OSHSSSH SHSH52 SH 5H5H5H5B 5H A^SiffiffiS ffiffiiiiSiffiSift ii -cSZ-' •ztj a 15 13 ^"' f5 15 15 !5 15 [5 15 15 15 15 15 COMMENTARI DELL' ATENEO DI BRESCIA PER l'aNNO ACCADEMICO M.DCGCXXXVI. W: gi^;^igg pe o al magistrato 11 diritto di fissare il prezzo w alia mercl, die non di statuire co' suoi decreti, j> die la relazlone delT uno al dieci sia quella stessa }) che intercede fra Tuuo e il venti ». Se voi restringete il novero del venditori tornera ad essi agevole lo accordarsi a padroneggiare 11 prezzo dei generi, I'abbondanza apparente sara mi- nima, recala a quella sola misura che assecuri il prezzo maggiore posslbile: se accrescete 11 numero dei veuditori, e lo accrescete come natura vuole. XXV lasclando llbero il rnercatare, 1' abbondatiza appa- rente si porra a pari della reale, Ic offerle saranno possibilmente accresciute, abbonderanno percio i generi posli in vendita, c i pi-ezzi decresceranno. Volete adunque ( applicando le cose dctte al sub- bietto del nostro ragionamcnto ) abbondanza di pane e di carni, li volete di qualita eletta, li volete pel popolo al meno possibile prezzo: lasciate libero il fabbricarne, lasciate libero il vendernc, non rl- cliiedete licenze, non guarentigie, non fissate mete: la liberta sola, giova ripeterio, t; la lejge della na- tura, ed i suoi dettati guidano al bene: sono le leggi vincolaDti che scemano 1' abbondanza dei generi, che ne digradano la qualita, clie ne aumentano i prezzi collo scemamenlo del vcnditori, clie aprono r adito a fraudolcnze d'ogni raauiera^ e tutto ciu a danno di quel popolo stcsso che stoltauiente si ha in diseguo di favorire. Al sentenziare di alcuni, che pure vantano sopra gli allii zelo e solleciludiue al bene del popolo, parrebbe che quelle norme, che assecurano e 1' ab- bondanza e la moderazioue dei prezzi nel grande commercio, abbiano a mutare d' indole, applicate alia veudita dei commestibili^ ma la natura precede con regole Gsse ed immutabili. Che direbbesi da coloro che fanno gucrra alia liberta della vendita dei commestibili se si strisnca- se il numei'O del vendltori ili panno, di seta, dl fer- vo e di ogni altro genere mei'catabile? clie direbbe- si se di lutlo cbe pongasi in vendita si delerminas- sero a disci-cto limite i prezzi? il grido di lutti, e favoreggialori e nemici alia libera vendita dei cpm- mestibili sarebbe universale contro a misura che vedrebbesi diretla a toglicre V abbondanza, ad in- vilire il commercio, a crescere il prezzo. Onde viene adunque cbe gli stessi principj pare cbe si mutino dove trattisi dei commestibili? da difetto di poten- za intellctliva a penetraie nell' intimo dclle cose, dalla cieca reverenza a ciu cbe fecero i padrl no- stri, da male inteso amore al popolo, cbe gulda, anzicbe a luigliorare la sua condizione, a peggio- rarla. Le discipline aunonarie dunqae, oltre all' essere ingiuste, come si e detto di sopra, operano contro al lovo scopo: poicbe scemano F abbondanza, dimi- nuendo la concorrenza dei venditori: assecurano al privati la vendita, c cosl tolgono la emulazione, e r interesse iudividuale non adduce a procacciare qualita elette nei generi: crescono il prezzo, perclii desso, al contrario delT abbondanza, e in ragione inversa delle offerte e diretta delle ricercbe. Se vo- lete adunque il bene del popolo adottate questo solo principio: faccia e venda pane e carne cbi vuo- Icj dove vuole e come vuole. XXVll Gil esposti princlpj dovrebbero aver Ironco ognl suLbictlo (li controversial ma pure torna utile lo iutrattcnersi aucora ia alcune osscrvazioni. Onde stabilirc le mete si tengono a calcolo i prez.zi che corrono sul inercato , dove si vendono grani di ottima qualila, di mezzana , di infitna. II' pane debb' essere di farina di frumcnto dclla qua- lila mezzana. II fornajo adunque uon acquista che frumento di quabta media, e lucra il prezzo, nei cui dementi entra eziandio 1' ottimo genere ch' egli, guidalo dall' iuteresse , uon adopera nella fabbri- cazione del paue. La differenza fra il valore della qualita media e delP ottima forma V ingiusto e co- stante scapito dei compratori. Fondandosi la meta sulPadequato dei prezzi della libera contrattazione sopra i mercali, e molto piil aumentandosi V adequate di lire nova centesimi novc la soma per ispese, fitto e certo guadagno, i fornaj non solamcnte sono assecurati da ogni discapito, ove anco fossero delicati al grade di fabbricare il pane con farina di ottima qualita e di mezzana, ma haano pure uu certo guadagno. L' uno adunque dei con- traenti e certo uon solamente di non pevdere, ma di guadaguare: ove 1' altro, ed e quello che vorrebbesi favorire colic mete, viene solo esposto alle vicissitu- dini del commcrcio^ ingiustizia mostruosa, che toglie r indole intrinscca dei contratti commutativi, onde XXVIII per ameudue i conti'aenti vorrebbesi eguale la pos- sibjlita della perdita e del guadagno. Qnindi e cbe la professioiie del fornajo, e quella pure del beccaj e dl certo lucro^ e noi veggiatno, se la dissipazione smodala non intcrvenga, crescere e fiorive la con- dizione di coloro die vi si dedicano. Tiittl i mer- canti soggiacIoLio alle vicende della fortuna, e ne sono soltratti coloro soltaulo la condizlone del quali vorrcbb' essere piu svantaggiosa per favoreggiare i consumatori. Nella libera contrattazioiie di ogn' al« tro genera V utile costanle 6 dovuto alT aculezza della speculazione, all' opera laboriosa, alia parsi- moDia, alia probita: in quella del beccajo e del paneltiere alia sola opera della legge. II sistema vigente apre 1' adito a tutle le frodi die sarebbero impossibili nella libera concorrenza: frodi per alzare i prezzi sul mercati pubblici, ove i fornaj mandano spesso a vendere genere proprlo, cb' essi medesimi acquistano a prezzi elevati, onde si alzino gll elemenli dell' adequate. Di frequente i fornaj in parecehl si uniscono alia ingiusta specula- zlone comperando con veri contratti a prezzo alto il frumento, con patto di riparlirne poscia lo sca- pito: rigiri cbe si usano alcune volte con partico- lari, non addetti alio slesso mesticre, ed a cui i sensali si fanno cooperatori. Nella vendita stcssa ora la mistura di generi eterogeneij ora la qualita iafe- XXIX riore alle prcscrlzioni, ora 1' acqua data al grano prima clie sia macinato, ora alle farliie, ora il di- fctto di coltura nel pane, ora il ranno in luogo del sale forniscono occasioni molliplicate di fraudolen- za. JVe I'autorita, cui e fidato lo invigilare, torna efficace: cV ella e distralla da altri ufGcj: cV ella non c accorta e speculativa al pari dell' interesse individuale: cliti le frodi ammettono gradi, di cui i sommi si veggono ed i minimi sfnggono inosservati: ch' ella in fine e spcsso delusa dalla incuria, e tal- volta dalla mala fcde dei subalterni *. Nel determinare 1' adequato torna agevole Y er- I'ore: ed ognl errore si volge a danno del popolo, nessuno a danno dei venditori. Sono questi ultiml poclii, veggenti, solleciti, si avvicinano all'autorita, alzano voce e sono ascoltati. II pubblico, e i miseri specialmenle, non lianno nc tempo, ne capacita alle indagini : sono lungi dalT autorita , e non hanno voce, o Ic loro voci non si odono, tranne gli estre- mi radissimi casi in cui prorompano a pubblico commovimeuto. Per le cagioni stesse i venditori sono pronti a chieJci'e aumentazione alle mete, ove i generi cre- Le frodi che si coramcltono da fornaj si veggono chiaritc in varic momorie del Cav. Antonio Sabatti , onore splcndido dclla nostra accadcmia, la cui mcnte C il cuorc si volgono sem- prc alia ulililu dcHa palria. XXX scano Ji prezzo, e fanno ognl opera per inipeJirne la dirainuziouc. II danno anco solamente posslbile in un individuo e sensibile ed Impressiona^ dove il danno dei consuraatovi non si vede o trascurasi, di- viso e suddiviso com' egli e in infinlto numero di irazioui. La liberta sola puo cessare cotanti niali, e la esperienza si nel grande che nel minuto commercio concorre a sancir queslo vero, avvalorato oggimai dalla accordata opinione dei piu celebrali Iratlalori delle cose economiche. Vedemrao che operassero le leggi restritlivepresso i Roman!, e 1' esperienza offertaci dai moderni po- poli ne appalesa, che dove piu si molliplicarono i vincoli, le leggi direlte ad impedire I'escila dei gra- ni dal territorlo, le proibizioni dell'incetta, le mete dei prezzi, ivi gli slali furono piu esposti alia pe- nuria dei grani, al caro eccessivo, alle carestie, alle peslilenze ed a turbamenli miuacciosi: e che quelle epoche sole poterono dirsi veracementc avventura- te, in cui, cessati o scemati almauco gli slatuti di- retti ed i Yincoli , si aperse piii o meno il canipo alia liberta, che sola consuona al dirltto, dalla quale e Individua la verace utilila e costante dclle nazioni. Le coste del IMar Baltico e la Polonia non sog- giacquero alio straiio protegglmento delle leggi vin- colantij e nell' atto stesso che gli altri stali erano afflllli dl carestia aveano copla quel popoH di gra- nagllc, e ne faceano collo slraniero fruttuose spc- culazioai. Sully, ministro d' alto intelletto e non ischiavo dei pregiudizj, trovo il tesorodi Francia esausto, pei dcbili che si erano dovuti incontrare colle potenze che ajutaroDO il grande Eurico a salire sul trono, e r agricoltura fraucese in rovina \ il valente Mini- stro toglie le leggi diretle, scioglie dalle proibizio- ni e dai vincoli il commercio dei gvani: e la Fran- cia risorge, ed Enrico, usuvpcru le parole della sup- plica 26 aprile 1769 del Parlamento del Delfinato, muore adoralo da'suoi soggetti e pianto da ciascuno siccome padre, ed il suo successore raccoglie lesori accuraulati da un Principe il cui regno era stato ma- gnifico e generoso. Neir Ingbilterra si accordo nel 1660 1' escita dei grani,innanzi proscrilta,quanJo i prezzi delFinterno dello stalo nonfossero giuuli oltre certa raisura; que- sto sisteraa venne allargato nel i663: il celebre atto di gratiGcazione del 1689 S'''^^ le fondamenta di ua novello essere per quel regno. L' Ingbilteri'a, che sino a quell' epoca era pel grano tributaria della Polonia c delle coste del Baltico, ebbe il necessario al bisoguo nella interna produzione, e un com- mercio si utile cogli stranieri cbe dal 1746 al 17^0 entrarouo ueU' iDghilteiTa per grauo portato fuori xxxn ^4oooo sterllne. La Spagna e TOIatiJa dallo stesso sistema di liberta otteuuero del pari fortunati ri* sultamcnti. Nc la esperlenza che teslimonia del vantaggi della liberta si confina al solo commercio in grande delle uazioni, poich'ella offre iudubitati risultamenti anco nella vendita dei commestibili. Assunse Leopoldo, nome caro e rispettato nella nostra Peulsola, il reggimento dclla Toscaiia nel- r epoca ill cui quello stalo era afflitto di carestia^ porto egli acuta e filantropica investigazione sulle misure adottate onde riparare alia insufBcenza delle raccolle dei grani e moderarne i prezzi, e le rin- venne pou pure inutili ma dannose^ e V altezza del- r animo lo indusse all' abolizione dei vlncoli e delle mete, ed a statuire la masslma che ciascuno facesse pane e lo vendesse dove, e come, ed al prezzo che gli fosse meglio placiuto, JNelP atto in che il cooi- merclo dei commestibili godeva liberta intera, Leo- poldo facea redigere il prezzo del pane cogli aboliti metodi, poi mandava per Firenze a fame acquisto per conto proprio, e Totteneva di quaJita piii eletta ed a prezzo plu vantaggioso. Ne si tenne per siffatli sperimenti nel recinto della sola Firenze, ma ven- nero per lui ripetuti in ogoi parte di Toscana, e se n ebbero per ogni dove, e nei ComunI piu discosti dal mare e meno fertili affalto yguali risullamenti, e la esperienza di sessant' anni conlinui corono i \oti tlel filantropo legislatore. S' interrilppe il sistema di Leopol Jo dai coman* damenti di Napoleone clie, nell' eccesso del suo po- tere, presumeva talvolta di comandare alT ordiue di natura con un suo cenno, siccome era usato di comandare agli uomini colla spada^ ma i tnalanni che ne provennero tornarono il succeduto governo air antica abolizione di ogni vincolante disciplina. All' esempio della Toscana debbesi aggiugnere quello di GenoVa e di Londra, eve da venticinque anni con costante pubblico contentamento furono tolle le discipline tutte intorno 1' annona. Ma agli esempi teste accennati ne sorvengono di recenti e luminosi. L' illustre Do I'Escarene, prlmo Segretario di stalo per gli affari interni del Regno di Piemontcj clie ne ricorda nel nostro secolo i Gianni di Firen- ze, i Dutillot di Parma, i Tanucci di Napoli, i Fir- niian di Lombardiaj desideroso di togliere ai popoli fidati alle sue cure un resto dell' antica barbaric, e di partecipar loro le utilita del sistema di Toscana sui commestibili, diffondeva, ^ pochi anni, una let- tera circolare agP Intendenti delle Provincie, in cui, sponeudo i danni die Yengono dai vincoli e dalle mcle, comunicava loro 1' intendimento reale di so- slituirc ad un sistema di restrizioui un sistema di 3 libeita^ ma signiflcava loro ad un tempo non vo- Icrsi por mano alia desiJerata riformaglonej se le opinion! non fosscro prima piegate a favore, e se gli stessi conslgli munlcipall non ne porgessero ap- posite suppliclte. L' illuminalo Minislro fu secon- dato: la prima Provincia cLe venisse a liberta fii quella di Alba: vi tennero dietro quelle d' Ivrea e di Novara^ e nel memento attuale la plu parte forse delle Provincie di qaello stato gode di ua si- sterna al tatto libero, e con risultamenti si pronti e di si universale contento, die forse non erano preveduti. Quando le teorlche della sclenza rlspondano ai pratici sperimenti, la verita conquista il convinci- mcnto, nii vorrebbonsi discutere obbiezioni in coa- trario: cb&, anco seuza entrare nel loro intrinseco, e manifesto non poter elle essere fondate^ ma egli d tuttavia da porvi alcun pensiero onde agevolare il comprendlmento del vero a'minorl intelletti, i quali non sanno salire a grand! principj , ne afferrarne con robusta logica le lontane deduzioni. S' inslgnorlscono di pareccbi paure estreme die, consenlita liberta piena rispetto alia vendita, e ri- spetto al prezzo delle carni e del pane, vengano ina- nimate ed agevolate le coalizioni e le fraudi a dan- no del popolo. Se non accade mai clie vcndasi a mcno della meta ora che avvi un liraite legale rigo- toso, V interesse del venJitorl splngera i prezzi assai oltre V adcquato, quando venga adotlata una liber- ta Intera. Se tu tvovi, si dice, suLbietto a declama- zioni conlro i rigiri dei beccaj e del panettiei-l, avve- gnache al prescnte sieno vincolati, che non debbesi temere se si abbaadonino a se slessi ? i movent! alia frode dureranno nou solo, ma saranno fatti piu at- tivi, se ne allargheranno le vie, ed i subbletti ne vcrranno moltiplicati. Avvi, o Signori, del vero c del falso nel recatovi opponimento. Se le paure si stringono ai primt istanti in cui vengano abolite le discipline annonarie, elle non sono fuor di ragione: ma se si estendono a tempo indefinite, sono elle effetto di patente errore. L' accordare la libera concorrenza, moderatrice so- vrana del pregio delle cose, non 6 tutt'uno coll'ot- tenerla: imperoccbe perqualche tempo la vendita del pane e delle carni sarebbe conlinuata in quei soli iiei quali si raccolse per le vincolanti discipline, e la ingordigia del lucro potrebbe ingenerare un mono- polio rovinoso. II danno pero in siffatto caso non dovrebbesi ascrivere alia liberta, ma alle stesse leggi vincolanti, i cui effetti disaslrosi non cesserebbero sancita appena I'abolizione. A prevenire ogni scon- cio in Alba si avviso al partito, clie la civica magi- stratura accordasse lieve compenso ad uu panet- tiercj obbligato a vcndere il pane non piii del prezzo IXXVI corrente in una citta yicina, dove le meleerano tut- tavia in uso: in Ivrea, abolite le mete, si tennero In riserbo alio spedale farine bastanti ad alcune infor- nate di pane se il bisogno ne fosse aeeaduto, ma questo provvedimento, ne ammonisce il Ministro De I'Escarene, ebbe a tornare superfluo: che la liberta della concorrenza porto seco il rimedio im- medlato al danno che si temeva. In altre citta, come a Genova, si tiene aperla per conto del Comune un' officina normale: e il citato Ministro ne testi- monia die officina pari stavasi per istituire in To- rino. Parrebbemi pero niigliore spediente die il Co- mune si accordasse con un panettiere mediante un lenue saci'ificio annuo^ e il Paoletti ne ricorda es- sersi appunto attuata in Firenze somiglianle pre- cauzione. Soperate le difGcoIta prime", Y ordlne naturale delle cose ricondurra alia ginstizia, essendone ella il frutto SI nei grandi che nei piccoli contrattamenti di ogni genere mercatabile: imperocche il monopolio ingiusto edannoso non surge che ove leggiincousulte concentrino in poche man! traffico quale che siasi. Attualmente e le licenze che ottenere si debbono, e le guarentigie che devono darsi, e 1' obbligazione imposta ai fornaj die non difetlino mai di pane e che non possano mevQatare di grani, e somigllanti, distolgono i cittadini dal deAkarsi ad uu oggetto XIXTII il trafGco, al quale il sicuro smercio in un colla po- chezza della necessarla industrla e dei capitali gli attrarrebbero. Ne la fiducia die sia inanimala la concorrenza si posa sulla imaginazione, ma sibbene sulla esperienza: clie la moltiplicila dei venditori tenne dietro alia liberla si nel grande commercio cbe in quello del pane e delle carni in molti slati; ed k un falto eziandio presso noi rispetto a se- lie di cominestibili. Oltre i fornaj urbani, dice il Fabbroni parlando delle sequele della riformaglo- ne Leopoldina, si videro concorrerc alcuni viinuti ■panettieri sulle pubbliche vie, e gli speculatori delle campagne. Dal libera conflitto degV inter essi ne emer- se ilmiglior pane ed il maggiore vantaggio pel con- sumatori. Si penso negli andati tempi di togllere il mono- polio collo stringere il numero dei venditori, col sepai-are il proprietario dal consumatore, proiben- do e punendo V incetta, col prefinire i prezzi, sce- mando cosi le iucitazioui dell' interesse individuale agli ulili imprendimenti mercanteschi^ e non si vi- de clie per tal guisa si gettavano le fondamenla piu solide alia coalizlone clie voleasi antlvenire. La ve- race sapienza econoniica avrebbe insegnato un'altra teorica, clie 1' imraortale Gioja espresse colle paro- le memorabili : il mialior modo di rendere i mercanti concordi ncl servirc il pubblico consistc nel rcnderli XXIVIII discord! fra diloro: si rendono discordi rendendoli numerosi *. Pare a taluno chc, dove non fossero i venditorl di pane e di carne obbligati dalle vigenti discipline ad essere provveduti dclT occorrevole ai giornalicri Lisogai, sarebbe il popolo esposto al riscbio dl dl- fettare del necessario. Errore grossolano, o Signorij e gia dalle cose dette refutato: poiche, ove lo splrilo deir industrla e del commercio sia disviluppato, come accade in tutte le nnzioni incivilite, gli spe- culator! si volgono la dove il bisogno sia anco sola- mente probabile, e quivi si moltiplicano i fabbri- catori e i veaditori. Nou veggiamo uoi intervenire * NelU raente cli alcnni vanno confuse in una due cose al tulto diverse, V incetta e il monopolio. Incettare si e acquistarc per rivendere: e Tincetta vuolc esser libera, perche il viiole essere Pindustria e V iinpiego dei capital!; fiitti i niercanti che acquistano dai produttori e vendono ai consuinatori , e il cui iifficio ricsce utilissiino perche risparmiauo lo spendio del de- naro e del tempo onde sarebbe mestieri perche i produttori e i consuraatori si avvicinasscro gli uni agli altri, lutti i mcr- canti ripeto sono incctlatori. II monopolio a differcnza del- r incetta, sta nella convcnz.ione fraudolenta degP incettatori di non vendere che a certo prezzo oltre il liinite che sarebbe por- tato dal naturale andare della contrattazione. Un cosi fatto con- certo doloso sollanlo debb' essere proscritto e punito : e ne abbiamo esempio nella legge i. del Codice di Giustiniano al titolo lie mono/joliisj c nci gg. 227, 228, 229 dclla scconda parte del Codice peuale austri'aco. XXXIX Ciu stesso in ognl maniera t!l manifatture e di com- mercio, e in quegli oggetti medesimi clie, dedlcati alia moda sempre volubile, espongono gli specula- tori al plu gravi perlcoli clie vengano gittatl senza frutto 1' opera e il capltale? II consumo dei com- Diestibili e di assoluto iinmcdiato bisogno: la con- correnza alia fabbrlcazione ed alia vendita per essL Don dovrebbe venir meno giammai, perclie lo smer- cio ne e sovra ogni dubbiezza assecurato. Oltre al pane ed alia carne v' Lanno mollipllci oggetti di prima necessita non soggetti a meta^ e dove e quando mal si e provato difelto di venditorl? SI afTerma per altri, e questo dubbio in sulle pri- me parve partecipato dai grand! ingegni del Carli e del Beccai'ia, clie sia necessario agevolare al popolo il minuto calcolo della economla domestica con prezzi determinali^ e pare ad essi clie le mete of- frano mezzo al meno intelllgentl di causare gli er- rori e gl' inganni. Non bisogna, o Signori, portare troppo basso glu- dlzlo intorno il popolo: poiche inetto esso, per man- canza di educazione5alle astrattespeculazioni, e for- nito del comun senso, cLe si fa acuto e sottile nci subbietti di giornaliera applicazione, nei qnali I'at- tenzlone piii calcolatrice e indispensabile ondc si aggiunga al sostentamento di una famiglia. Pare a noi disagevole il minuto calcolo perclit;, fuor del XL bisogno, non vi pensJarao, perche, rivolta la nostra mentc a subbietti die piu ne interessano, lo pren- diatno a vile e ue infastldiscej ma del popolo noa la h cosi. Oltreal pane ed alle carni iraportano airallme.n- lo del popolo gli erbaggi, il vino, il burro, gli olj, i polli, il formaggio, i salurai, esenti da ogni meta: ed in quali casi venne mai il popolo sagrificato, ia quali non fu condotto a calcoli i piu sottili ed av- veduti? Non h a lemersi che s'illuda al popolo nella vendita dei commestibili e nel loro prezzo, in cui basta la comune intelligenza, ma sibbene in quegli oggetti nei quali vuolsi elevata scienfiGca cognizio- ne; potrebbe egli cadere in errore od essere tratto in inganno rispetto agli ori ed agli argenti, ai medi- cinali e simili: ed in siffiilti argoraenli torna utile e doveroso che la pubblica autorila soccorra alia imperizia degli iudividui. Potrebbe il popolo venire illuso inlorno la qualita salubre od insalubre del pane e delle carni ^ ma se io proclamo la libera con- correnza nella vendita, e F abbandono del prezzo a' suoi nalurali elementi, io sono lungi dal proscri- vere le discipline sanitarie, che anzi penso dover essere conservate e guarentite. Si adduce da ultimo che di una nieta e bisogno onde sieno i commestibili a un prezzo proporzio- nalo al limitati mezzi del popolo. Quest' oppoui- 5iLt ttifeiito. tlic pnt'c iio Tulilo fafsi (Ja molfJ, tvon dcrlva die (lalla coiifusionc di cose tra loro al tutto clis- parafe. Le mefe, clie si fondano snl prczzi medl del mer- cati pnbblici, non intendono a provvedere di ali- mento il popolo, onde nel casO di cavcslla o di caro soverchio non sia esposto a perlre^ ma con esse uon vuolsi clic raggiugrtere il giilsto prezzo. Nel caso clie il difelto dci grani e delle cai-ni ne cagionasse un pvczzo incomportabile al basso popolo , le melc dovrebbero nullariicoo, ed a rigOre, rispondcre aJ prezzi nicdi dclla grande contraltazione. Nessli- 110 dubita clie non debbasi provvedere alia fame per isli-ano caso affliggenle un' intera popolazio- lie^ ma savebbe stoltezza ed ingiustizia lo aggra- Varne la condixione dei beccaj e dei panettieri* La salute del popolo vorrebb' essere guarentita: ma il peso dovrebbesi dividere sovra 1' intero dei citta- dini^ non entra pero nel mio disegno il disaminare queslo importante argomento, clie forse le felici condizioni del nostro tempo lornerebbcro al tulto fiior di ragione. Parmi adunque dal sin qui detto vcnir cliiare al- cune sefjuelc: I. cLe le discipline lutfavla vlgoreggianli inlorno r annoua, filosoficameiite considerate, debbonsi ri- tenere offensive ai principj delia sociale giuslizia^ 3* XLII 2. cli*' elle ravvlsare si debbotso siccome contra- rlc ?l loro scopo, ed ai luml del nostro secolo ^ 3. clie il vero bene del popolo ne richiede la pronta abolizione, almanco ad oggetto di pensato e prudenle sperimento *. * A' sovt'rcliiatncnte tiraidi sull'esito della riformagione cl*e propongo io dico : facciamone lo sperimento. Le attuali disci- pline recano dauno : yeggiamo se alcun chc di meglio vi possa esscre sostituito; torneremo alPantico sistema se il nuovo noU si rinvenga fruttuoso, e il leulativo del meglio sara seinpre de- gno di lode. V Noi tcmiamo il pubblico giiulizio , dicono alciini ( entra n qui il Gcnovcsi nel siio Discorso sul fine dclle scienze ) : ll w mondo giudica gli uomini dalPevento delle loro intraprese, » ed e pronto a condannarli pef matti ove non riescano. Io M amo, egli aggiugne, che si riverisca il giiuli.io popolare, per- » ciocche e questo il carattere delle belle ed oneste anime ; ma n io non •vorrei che si temesse se non per quanto appartiene jj ai costumi , dove il popolo quanto piii semplice segue i na- si turali celesti doni della onesta e della equita, e rigido con- » serva la prima incorrotta istituzione , tanto e plu giusto e j> treinendo ne*' suoi giudizj. Sla nelle cose delle quali io ra- 55 glono ( e parla di ogni raaniera di riformagioni ) chi il vorra 55 prenderc per norma non aspiri alia gloria dcgli spiriti gran- 55 di : conciossiachc quella stcssa cagione clie rende il popoFo 55 nelle prime cose si rispettabile, il fa in queste geloso deiran- 55 tichita, delle novita ostinato contradditore , e non solo lento 55 e tardo a seguirc le piii utili scoperle, ma fino alicno dal 55 risguardaric ]\Ia quale vergogna, diranno essi ( gli op— 55 positori alle riforme ) il non riuscire nei noslri tcnlativi ? »> Kiuaa, dico io, dgye sicno copdotti cou gnesla cd ordiuatii xuii Nfi solo colla rlformazione die io proclamo verrst agevolato al popolo I'alimento: ed ogni cosa, an- che lieve, e considercvolc pel misero clie colle sue braccia dee provcdere ai bisognl di un'intera farai- glia^ ma specialissirae utilita ne verranno per indi- >j alia fclicila pubblica; anzi quando anche di mille ne ricsca n lino, qucsto solo fara piii di vera gloria all' ingpgno utnano, f> di qticllo clie gli possano far di vcrgogna lulti gli altri a cui » la fortuna non si c corapiaciuta di orriderc; cgli fara ancora w commendare tutii gli altri di mcno felice esito, i quali non » polranno [liu dirsi inutili, poiche avranno scrvito o di liime ij o di coraggio alia scoperla »?. Ed avvalora V illustre Italiano la sua asscrtiva con lunghissima seric' di esempi. La sola impossibilita di raggiiignore la giuslizia colla libera contrattazione potrebbe autorizzare le restrizioui, ma dipo che la liberla sia recata alia pralica. So il fatto provasse non po- tcrsi oltcnere una concorrrnza tale dei venditori che escliidesse il monopolio, c se il filto provasse del pari non potcrsi il ino- nopolio abbastanza reprimere colle pene dalle leggi statuile: ia siffatta diiplice ipotesi potrebbe cssere ragionevole il ritorno alle anticlie discipline ; c cotali discipline allora non dovreb- bero piu considerarsi come islituzione economica,ma come re- golamento di amministrazione e di polizia : poiche le derrate, se si considerino come produzioni, appartengono al commercio e alia economia, e se si risguardino come oggctto di prima no- cessita, possono appartenere alia polilica e alia ragione di stato; onde spcsso intrrvienc che la liberta naturale venga ristrclta e r esercizio di lei si levi perGno a delitto per le sequele che ne procedono per isventurate circostanze. La proibizione della delazione dcU" armi varrcbbe qui auche sola a chiarire i miei pcnsamcnti. retto air universale: il prezzo plii moderalo dei comniestibili influira alio sceniamento del prezzo delie opere manuali, e le nazionali manlfatture ne avraiino incremento, e potranno piu agcvolmente viuceria Delia concorreuza colle straniere: I'erarlo muuicipale oUerra scemamento alle annuali sue spese, die costa il procacciarsi le notificazioni, im- porta spendio 1' ufficio di clie e meslieri alia flssa- zione dei prczzi: le civiche magistrature otterranno risparmio di un tempo prezioso, che ora si spende in oggetti non pure inulili, ma dannosi: la morale pubblica nel minuto popolo sara cresciula, che quel guadagno che ora si procaccla dai commerciaati deir annona colla frode si dara opera a conseguirlo colla frugalila, colle oneste speculazioni, colla buo- na fedc: Ic leggi non saranno per molti un subblet- to di odio, contro cui ogni arte si adoperi per de- luderne le prescrizioni: e I'abolizioue del vincoli in- torno r annona aprira via a piu proGcui ed cstesi miglioranienti^ Leopoldo dono alia Toscana la li- berta deH'anuona: e tennero dietro ad essa i beneGcj della tariffa daziaria del 1781, che si ampliarono ed ebbero compimento da Ferdinando III colla con- ceduta estrazione libera delle lane, delle sete greg- gie, degli alabaslri. Ma tu, dira alcuuo, non sai riGnire dal proporre x-iformagioui: la nostra condizioae, se uou e ottiniaj XLV e tale die posslamo starvl contenti, n^ 11 popolo sarcbbe tranqui'.lo a vcder mutati discipline e sta- liiti, clie, consacrati dairabltudine, e avvezzo a rl- guaidare siccome la guarentigia infallibile del suo ben essere, Quesla obbiezlone, o Slgnori, lia due parti: nella prima si cotnbattono in genere le rifornie^ nella seconda pare non si voglia che usata tolleranza anco ai pregiudizj, e proceduto con lenlezza a mu- tamento di sistemi clie sieuo gia stabilitl. Ai nemici di ogni innovazlone direl che 1' avan- zare in verso al mcglio e legge della natura: che se il creatore avesse voluto a costanti cd invariabili leggl soggetta V umana specie non avrebbe posta neir uonio ne la intelligenza di attivita indeflnita, nc queir ansia die raai si posa e il muove sempre a miglior condizione: che questa legge di perenne mutamenlo governu sempre e gl' iudividui, e le na- zioni, e la specie inlera. L'alzar voce aduuque con- tro tulte le riformagionl e lo stesso che il combat- tere contro airordiiie nnturale die tulto, ncllo scor- rere degll anni, abbatle, o trasforma, o niodifica, e trasclna alle innovazioni, senza che il sappiano, co- loro stessi che ne conipajono piii tenaci del prin- cipj un d"i riccvull e dcllc abitudini. A coloro che, uon inimicl ad ognl riforma, vor- rcbbcro peru che uou fosse mai Icmpo dl por\i ma- XLVI MO, direi cli' lo condanno con essi la sentenza di Melon: doversi lalvolla forzare i popoli loro mal- grado ad essere felici^ e per verita, ove imprendasi mutamento nelle leggi e nclle istituzioni dal tempo consacrace, iion c solo da guardare alia verita ed alia giustiziadcl loro iutrinseco, ma soprattuttodeesi considerare se sieno elle opportune e confacenti al- Tessere dclla nazione. La verita e da diffondersi colla islruzione, nou dee volersi persuasa colla violenza^ del bene debbe infondersi al pari 1' idea, I'amore, il desiderio^ e un nuovo statuto allora solamenle deesi promulgare die il popolo vi si trovi preparato. La felicila umana noa pende per I'ordinario dalla rea- lita delle cose, nia dall' opinione die gli uomiui ne abbiano concetta: e le idee e i sentimenti che for- mano la vita intelleltiva e morale di un popolo sono proprlela cui uessuno ba diiitto di offendere. Oltra- che gittata opera sarebbe !o adoperarsi al meglio ove le opinion! comuni non fossero disposte ad acco- glierlo: imperoccbe io mi appresento V opinare ed il sentire di una nazione a gulsa di un campo in cut prosperano i semi adatti, e surgono piante rigolio- sc e fruttifere, e intristiscono e pei'donsi per lo con- trarlo i migliori germi se non sieno in esso i suc- chi nulrllivi e confacenti. Noi veggiamo spesso nella storia moderna Priucipi istrutti dominati da spiri- to rifox'matore, ma noa prudente ue calcolato: essi ewssero talvolla edIGcj ClosoGcamente lodevoli, ma chc si ridussero a riiiua, perito il polcre cue li aveva innalzati: le riformazioni scomparvero, e gli error! ed i pregiudizj risursero piu poderosi. Ma se viiolsi procedcre lentamenle alle rlfor- magioui in sC: guardate le piu salutari, e da caa- sare una timidita soverchia alle cose nuove, quasi le nazioni non fossero essenzialmente processive. Quando si veggano persuase all' universale alcune teoriche efficaci alia rigenerazione di un popoloj il savio legislatore dee profitlarne e condurle ai partlcolari della pratica applicazione. L'uomo vol- gare assai di rado. afferrata una verita, sa disco- prire tutte quelle che quasi in viluppo vl si con- tengono^ e Tuorao solo al raeditare abituato e pra- tico dcir andamento delle umaue cose sa cogllere il nesso che rannoda un grande principio alle se- quele piii remote. Lo statuire le grandi teoriche, il trarne le filosoficlie deduzioni bi appartiene ai pea- satori : la e qucsla I'elevala e splcndida loro mis- sioned il volgere i priucipj iu atto e ufficio de' civili govcruamenti. Una celebre scuola di Alemagnaj irrilata alPaspctto delle leggi arbitrarie die brutali governamenti imposero alle nazioni, volea che le innuvazioni venissero dalle opinioni e dalle consue- ludini:^ ma per siffalLo pensamenlo gli ulili miglio- rameiUi dc' quali oggi uaa nazione fosse capace si protraiTchhrro a secoli: sarfrhbe iniilile la r.ntnp^f-> sa fJi gran'Ji inqp^fni die la natnra fa sor^ere arl iotervalli p'il hnnc fJolla spfiric, e JoTreLbc.^i dire che ogni legje lanoTatrice chesi lanrlsra torni dan- noia*, efl il boon ?fnno nnlvcnale lia fafJo bensdirc a qnegli illuminali jjovemi cbe aniiciparono il b«- nefif.io #Ji nnovi rrxliri. Se mai fnrono rondiziofil rbe farwegglassefo agli innovamenf.! da mR propoifi Inf.orno Tannona, seti- ta Icma di mafcrjotenti e di sronrl, e.'ifr. rcrtamcnta concorrnao nel nrMtrn f.empo# E da fnngbi antir rbf! gTi scTiftori fiIo<»ofi di eranomla pobblfra prorla- mano la librrfa in o!»ni j^RnefR di prodr/f.fi drlPindrj- ftria c del romraercio si nelle interne cbe nellc csfcT- nerelazioni: e in aTrnni stall si agginnsc nei grandi contratlamcnti qnftlla libsTtS inlera , in allri, an?! in tnltf, pifi o me.no si abolirono i vinroli. La libcrlJl deiranoona k nna seqncla, nn^applirazionc di qnei principj chc nramai ronqnistarono I' oniversalfl HeA pensatori, 'Pfk ]e sole teoricbe r^ndntc nniversali dal prorcsso doll' elk nostra awiarono a sistema chc tolga i vincoIJ: ma la stcssa espericTiza, cbe islrainee e mnoTc i mf.Tio rc^^f^nti assai piu cbe Fr iilosoficbe disqnisizioni, ne off«r'i soric di falli, co- me notammo di sopra, rbe valgono ad assprtirarc i plii limidi fi dnbitatiri intorno alia opportuniti delle propo3te riformagioai. XLlt Ncir argoraento ilell' annona si aboU presso noi una tal serle ill rt-slrizionl, c senza inconveniente di sorta, che oggimai qucllo clie resla a farsi e nulla a paragone di ci6 che si 6 fatto. Vn giorno tiitti i commestibili sogglacevano a niela, il pane, le paste, le farlne, le carni di ogni ge- neie, il burro, i saluini, gli olj, i vini, le legne, il carbone, le candele di sevo^ ma la notificaziooe go- vernaliva 18 agosto 1817 fin da quell' epoca ridus« se le nicle «1 solo pane di comuno uso ed alie car- ni, eseluse quelle di majale. Vide adunque il popolo tollo il vincolo ad una notabilissiina parte dei com- mestibili: vi e lira abitiuito, e il falto lo ha cou- *it»to iu>n essere a lui nocevole la liberla. 1/ una dclle discipline, cui si attribuiva ah anti- CO la ma^giore importauza, era V esclusione dal »nercato per ctrtc ore di tulli colore che acquista> no per rivendere, onde agevolare al popolo il pro- cacciarsi le cose occorrevoli alia gioruata: e coll'ul- timo regolamento dei mercati e delle fiere fu tolto )o slaluto della bandiera; e 1' esperienia ha prova- to che la libt-rta dclT ac(|uisto accordata a rivcn- duglioli uon oflcnde di un punto ai bisogni della popolazioue *. Olio alcuni Icvar nimore coniro 1' abolizione ctello statulo <mi che desse alcun lume a rischiarare la pato- genia. Oltre di cio frequcnti soffocazioni, proceden- 3i tl, come provo la sezione, da difficile respirazione per idrotorace, faceano d' istante in istaute temer della morte. Cosi, scmpre plii peggiorando, giunse r inferma sico alia xnattina de] 7 Settembre, in cui spiro. Falta la sezione del cadavere, si ebbero i se- guenti risultati. Copiosa raccolla di siero nelle ca- vila loracica, senza traccia apparente d' infiamma- zlone nei visceri contenutivi. Aperlo V addome, comparve in istato normale il peritoneo, ed usci- rono forse dieci libbre di fluldo sieroso. Aderiva a luUa la curva convessa dello storaaco una sostanza come di adipe stipato, bianca nell' inlerno, un po' colorita al di fuori senza cisti particolare che la raccbiudesse, coperta dal peritoneo che vl stava adeso fortemeutcj e che dava alia superficie un aspetto levigato e lucente. Questa massa, che dal noslro osservatore e chlamata steatomatosa, era della grossezza dl due pollici, e comprendeva tutto il piccolo omento, del quale non restava plu traccia, presso che lutto il grande, e si estendea dal venlri- colo sin oltre V ombellico, di una forma rotonda, piana nella parte anterlore, e nella posteriore attor- niata da quattordicl a quindici bitorzoli, della for- ma e lunghezza d'un capezzolo, della stessa sostan- za del tumore, che il nostro medico gludico fosser glandule. La massa steatomatosa conteneva ante- riormenle e superiormenlc lutto il colon trasverso, 32 la membraaa posteriore del quale era uua cosa sola colla nuova sostauza, e 1' anterlore, quanlunque ispesslta, riteneva la propria natura, lasciando cosi libero il vuoto di questo Intestlno. La delta sootan- za morbosa facea quindl dl se e della convessita del ventrlcolo e del colon trasverso un pezzo sclc, come se fosse di getto, da non potersi dividere nelle parti clie il coraponevanOj cerchiando in pari tempo il duodeno dalla prima sua cui'va sino al piloro, il quale era tanto ristretlo da non lasciar passaggio a una pcnna di Colombo. Lo steatoma aveva ai lati adeso il colon ascendente, mutati amendue in una sostanza quasi cartilaginea, senza tultavia restrln- gimento della cavita. Sani appariano tutti gli altri Intestini, se non se qua e la leggermente flogosati : il pancreas , il fegalo , la niilza , I' utero in istato normalcy il che potea dirsi pur anco de' reni, se non cbe la capsula cbe li raccliiude avea comiucla- to a sentirc 1' alterazione morbosa. Il venlricolo era disteso da fluido raccollovl, e ne sgorgarono prcsso a cinque llbbre di chiarissirao, lasciando ve- dere nel fondo una sostanza fecale giallastra, in nulla dissimile da quella contenuta negli inteslini teuui. La membraua esterna cellulosa dello stomaco era ispessita e indurita, iavillosa aderia tenacemente alia sostanza fecale sopra nominata, e lavata appari del colore di carne viva. Oltre le suddescrille alto- 33 razioni vedeansl parimcnti induriti il mezzo rettOj il mezzo colon dcstro e sinistro. la ccllulare delle gambc del diafragma. Tale ^ il processo e i"e\ento di qiiesla moibosa affezione chc il uostro medico osscrvatore chiama stealoma piuttostoehc sciio del- I'omento, non sembrandogli avere le condizioni dello sciro, e alia quale nessuna di simile si trova registrata nei libri, se quella non fosse riferita dal- 1' IlalltT ne' suoi opuscoli patologici ( osservaz.^ aS ) di un giovane die peri per cffetto di un colpo di calcio, stoiia die per alcuni rispetti alia pveseute si rassomiglia, c per altri nc diffeiisce, impercioocbe scbben cosi 1' una come I'altra affezione fosscro ge- nerate da infiammazionc, e si apprendessero in or- gani medesinii, nondimeno il giovane citato dal- r Mailer provo un dolore continuo alia parte ovo fu col])ito dal calcio, laddove la giovane dell' Erco- liani non ebbc mai stabilita di doglle, e la natura della gcncrata sostanza niorbosa, o per meglio dire, dell' ailerazione, in quello fu il cancro e in questa lo stealoma, benche sia da credere die anche la materia sleatomalosa rinvenuta nclla giovane infer- ma, ovc prolungala si fosse la vita, potesse dege- nerare in cancro. Dalla storia della malatlia, pas- sando alia indagiue della causa, non sa il nostro medico d' altronde ripcterla se non da quella ente- ritc, o allra qualunquc malallia die ti fosse, a cui 34 soggiacque la giovane Rodella uatlici anni prima della sua morte, la quale sebbcne ei non sappla dire con cerlczza se altaccasse precisamente gli intestini o roraenlo, nondimeno si crcde abllitato a sup- porre clie nell' omen to piiucipalmcute sedesse , da questo die per dctto della giovane. cessata la febbre e i sintomi piu minacciosi rimossi, perduro lungo tempo ua acuto dolore nell' epigastrlo, al quale non giovo 1' applicazione di molti rimedj, e cbe per ultimo riputossi fugato da un empiastro di cicuta. n SIno d' allora ( egli dice ) si ordiva nella 5) nostra ammalata il processo d' indurimento e di y> degenerazione, cbe dovea a mezzo del suo corso w troncarle la vita^ il qual processo non vorremo J? altrlmenti riguardare, se non come una reliquia i- della prima malattia, una persistenza cioe dl una » lenta infiammazione, cbe e per la sua Icntezza e » per attaccare P omento, parte di non grande sen- 35 sibjlita, non diede di se gran sentore ». E di qui soUevando il suo discorso dal particolarc di quests malattia al generale della scienza, ei prende occa- sione ad enuuciare e proporre all' esame del corpo accademico una sua ipotesi, della quale si sforza mostrare la probabilita con pareccbi argomenli ca- vati dalla osservazlone e dal fatto^ ed e quesla: cbe le lente infiaramazioni banno esiti differenti noa perche sieno di di versa natura esse stcssc, ma per- ctiu d' indole diversa sofio le parti, alle quali s' ap- pigllano. A suppor la qual cosa egli trovasi indotlo dal scmbrargli lavvisare clie ovc la infiammazione affelti le parti in cui prcdomina la cellulare ne con- seguili r indurimento, e cbe allorquando a rincon- tro s' apprende alle membrane mucose, vi product r esulcerazione. Del clie primamente egli adduce in conferma la diatesi scrofolosa e la scorbutica, delle quali la prima, cbe elegge a sua sede i tessuli cellu- lari, presentasi costantemente sotto la forma di in- durimento, mentre la seconda cbe affetta le mem- brane mucose si manifesta con 1' esulcerazione. Un altro argomento in sostegno della sua ipotesi ei trae dalla sifilide, cbe nclla cavila della bocca, sul glan- de, sulla interna superficie del prepuzio si presenla sotto la forma di ulcera, laddove nelle parti cellu- laii manifestasi con indurimento. Ancbe del progres- so dell' ulcera cutanea e membranosa ei si vale al suo intento; il cbe ad esprimere giudicbiamo op- portuno il valersi delle sue stesse parole. « Da prin- » cipio ( egli dice ) 1' ulcera yedesi piaua, superfi-» f> ciale, e cbe non si eslende al di la dello strata « membranoso. mentre col tempo si approfonda. II n cbe non dipendc ( ei prosegue ) dalFaver Tuleera r> oltrepassato allora lo slrato membranoso, ma dal » rial/arsi de'bordi, effetto della infiammazione cbe » estesasi dalla membrana al sottoposto lessulo eel- 36 » lulare, lo ingrosso ed. induro, per cul si rlalza nella )) circonfercnza ricopei-to spesse volte dalla mem- » brana ancora intatta. E siccorae la infiammazione 55 del tessulo cellulare e ne'suoi esiti assai piu lenta 35 di quella delle membrane, e in questo caso poi 55 consensuale a quello della membrana, cosi ravvi- » siamo di sovente guarita V ulcera e alia pristina » lotegrita rilornata la mucosa, mentre perdura » tuttavia Findurimento cellulare 35. Finalmente da qiiesli fatti e osservazioni general! tornando al caso speciale della malattia di cui lia desciitta la storia, el trae da essa stessa di che avvalorare la sua sup- posizione circa il diverse operar della flogosi a se- couda delle diverse parli investite, e cio per essersi beusi trovati e il colon e il veutricolo e 1' omento ingrossali, indurili, mutati in una nuova sostanza, ma non gia la mucosa di questi visceri, rimasta morbida, liscia ed immune da quella vasta degene- razione, benclie infiammata. Chiude il Signor Erco- liani la sua locubrata memoria col richiamare I'at- tenzione del patologo sul fatto singolare della in- termittenza dei dolori die nclla descritta malattia presentossi, e die travio il giudizio de'medici sulla giusta diagnosi. Del quale strano fenomeno volendo pure in quulcbe modo tentare la difficile spiegazio- ne, ei ricorre al supposto cbe quel processo di de- g'enerazioiie incomiuciasse in uu punlo, e non de- 37 stasse dolore se non giunto clic fosse ad un cerlo qiial tcrmine il morboso lavoro^ doloi'e chc poscia ccssasse allorquando la disoiganizzazione del punto investilo fosse consumata^ e concedesse per lal mo- do alia inferma o glorni o mesi di tregua, insino a lanto clie la Initazione allargatasi ad altri punti vicini, una nuova vicenda gli stessi effetti produces- se, contribueudo frattanlo a lilardare il processo le copiose sanguigne sulla inferma operate. A so- stegno della quale supposizione primamente ei si vale della mauiera con che si manifesta la scrofola, cominciaudo lalvolta dalP ingrossarsi o indurir di una glandula, cbe da principio non duole, e che riamsla indolente talvolta ancora per lungo tempo, si fa poi dolorosa, e volge alia suppurazione, intur- gidendo frattanto le glandule vieine, per modo chc quando i dolori vengano a cessar nella prima, si fanno sentir nelle parti uovellamente investite. In secondo luogo egli allega il fatto di quella doglia nei reni eke, tutte Taltre cessate, perdur6 nella sua inferma Cno alia estremila della vita, e della leggera alterazione di essi reni, avverata, come notossi, dalla necroseo- pia^ il che a suo credere tende a provare che i do- lori nella Rodella fossero cagionati dall' irradiarsi della irritazione e poco dal processo disorganizzante. L' affinita della chimica coUa medicina ei guida ora con naluralc passaggio allc varic osscrvazioni c 38 spei'ienze delF opcroso e spcrlisslmo farmacisla Si- giior Jacopo Attilio Cenedella, nostro socio attivo, il cui ragguaglio ei raccolse in una memoria acca- demica di quatlro parll, od articoli, o nole clie vo^ gliam dire, composta, delle quali per singolo verce- mo a parlai'e seguendo V ordine in cui si ti'Ovano nella memoria dislribuite. Nella px'ima nota, inlito- lata Ricerche sui solfo cloruri , e particolannente su quelli cV antimonio di mercurio e di stagnoj assu- me 1' autore di provare mediante la relazione di certi suoi sperimenli die alcune coniposizioni tenu^' le sinora dai chlmici per solfuri sono invece da qua- lificarsi per solfo-cloruri. Prendendo 1' autore le mosse da alcune sperienze del Brugnatelli dirette a scparare il solfuro d' antimonio dal muriato dcllo stesso mctallo, al quale il celtbre chimico lo ere deva esscv misto, espoue die dopo varle inutili pro ve per avverare le cose dal Brugnatelli asserite, ci venne per occasione ad un tentativo die lo condus se al trovamento ddla prima fra le combinazioni da lui giudicate solfo-cloruri. Mescolo insieme due parti di solfuro d' antimonio cd una e mezza di clo- ruro di calcio prima fuso ed arroventato, e posto il miscuglio in un matraccio, lo sotlopose all' azione d' un calore rovente. Appena senti I'effetto del fuo- co ( clie r operatore ci avverte dover durare sino a che dalla bocca del matraccio si vcggauo uscire 39 ^ci bianchi vnpori ) il composto si fuse, bolli, e di niano iu niano clic si vcnne arroventando il tna- Iraccio ando esalando inortlacissimi e bianchi va- poi'i di zolfo e di cloro, pciicolosissimi a respii-aisi, men tie si vedeva fialtanlo I'interno collo del ma- Iraccio lapezzarsi d' una materia di bruno colore. Rotto il matraccio, ebbesi una conibinazione subli- mala, di color plumbeo scuro, lessuta di spleuden- tissimi aglii brillanti di forma romboidale con esti'C- mita acute, avente un odore di cloruro d''antimonio misto a quello dello zolfo, inallerabile all' aria ed alia luce, con sapor raetallico leggerissimo. Otte- nuta questa combinazione, passu il nostro osserva- tore alle seguenti sperienze che lo pcrsuasero a qua- liGcarla per solfo-clorurod'anlinionio. i.'Triturato il composto, ei ue oltenne una polvere somigliante a quella del solfuro del delto mctallo, che non si sciolse neir acqua ne fredda nc bollente, e non pro- dusse alterazione veruna sulla carta di tornasole, sia sccca, sia bagnata: riscaldalo con destrezza in un tubo, si sublimu anche prima d' arroventarsi^ ma alTarrossarsi del tubo u'esalarouo vapori acu- tissirai di cloruro d' antimonio, che fortemente ar- rossarono la carta di tornasole, e il tubo frattanlo si sparse di macchle rossastre, e nel fondo rimase una porzione di materia indccompnsta. 2.'^ IMcsco- lato coiracido uilricOj I'ottenuto composto iu parte 4o si disclolse, e ne nacque una solnzionc di color giallo citiino clie ben presto fallasi lorbida. si venue sem- pre pill intorbidando coU'aggiungervisi dell' acqua distillata, ne per eccesso d'acido nilrico clie vl si ado- perasse si pote mai ridurre ad intera scomposizione. Feltrata quindi per carta prima preparalaquesla lor- bida soluzione, e nel liquore feltrato infondendo del nitrato d' argento, ne ottenne an sedimenlo bianco solubile nelF ammoniaca: il nitrato e 1' acetato di barile non produssero in esso liquore se non leg-^ geri indlzj di decomposizione. Riscaldando poi leg- gerruente il composto ruescolato, come sopra, col-? V acido nitrico, sviluppossi del deutossido d' azoto, e il coniposto toccando al punlo della cbullizione si fe' bianco, innalzaudo ad un tempo dei vapori di cloruro d' autimonio: soltoposlo alia filtrazione e al cimento del nitrato e delP acetato di baritc pro- dusse un precipitato bianco abbondante clie noa isciogliesi negli acidi nitrico e acetico: ma il nIti"ato d' argento \i produsse appena qualche indizio di de- composizione dal clie il nostro sperimenlatore argo- menta ehe primaniente 1' acido nitrico stacclii dal composto qualche parte di cloruro clie viene dispor- deudosi ad una temperatura plu elevata c per I'azio- ue di esso acido, clie poscia si formi del solfato di antimonio per la decomposizione dell' acido ope- rala dal solfuro, e clie una porziouc di solfato d'au- 4« timonio solubilc reaglsca sul sail harillci. 3.^ Cimen- tato colla potassa caustica liquida, anche con essa cd a frcddo il coniposto in parte si sciolse, mercti una leggera Iriturazione, trasformaudosi in una pol- vere rosso-bruna che all' azione del calore tosta- mente scompareperprccipitaisi raffreddandoFram- inischiaDdo poscia alia siffatta soluzione alcalina alcune gcccie d' acitlo acetico, vide precipilarsi del solfuro d'antimoiiio, e separando un tale precipi- talo colla filtrazione e riscaldando la parte liquida ed in essa infondendo il nitrate d'argento, queslo si decompone in un precipilato solubile nell'ammo- niaca. /^.^ Fuse il coniposto in un tubo con presso- che uguale quantita di potassio, al niomento che il tubo venne riscaldato la materia deflagro con lieve slrepito, sviluppando una luce vivissiraa ed uu ca- lor di tal grado da fondere facilissimamente lo stru- inenlo. Fatlo perfcttamenlc raffreddare il tutto e in- trodotta nel tubo dell' acqua dislillata, successe to- stamentc la soluzione dclla materia con sibilo e svi- hippo di un forle calore^ la qual soluzione fatla bollire, dcposito, raffreddando, del chermes: mcsco- lando poi al raffreddato liquore alcune goccie di aci- do acetico onde precipitare tutto il solfuro, e fa- cendo evaporare esso liquore a secchezza, e scio- glicndo il residuo nell' acqua distillata e in esso in- fondcuJo del nitrate d' argcnto liquid© , queslo vi 4. cagionu un precipilato in forma di coagulo, solubile eome il sopra mentovato neiraramoniaca. Da que- ste varie sperienze passi il nostro cliimico alP ana- Jisi del composto, clic fa la scguente. Decompose in nn tubo grammi o,25,oo di esso con Oj35,oo di po- tassio, e il risultalo si fu 0,47,06 di solfuro di an- timonlo, e nel liquore residuale alia precipitazione del solfuro vex"sato il nitrato d'argento, ebbe 0,07,94 di eloruro d' argento gia disseccato. Ora calcolando la quantila d' antimonio che dee concorrere tanto a formare il solfuro quanto a mantenere saturate il cloro alio stato di protocloruro, egli trova che di antimonio si esigono o, i6,3g5o^ siccli^ ne deduce ehe laquantita di zolfo sara o,o4,2o4o, e quella del cloro o,o4;4oi0 5 il che corrisponderebbe ad 1 atomo di antimonio 161 2, 90 2 atomi di zolfo . . 4°^, 32 2 atomi di cloro . . 44^5 o4 II cui numero equivalente • sarebbe 2455, 26 e la formola esprimente Sb S^ Gh.2 Conclude r autore ragionando sul modo con cui formossi il composto finora discorso, e a tal uopo valendosi delle teoric eleltro-chimiche ed atomiche^ nel che noinol seguiremo, uon parendoci che import! stret- tamente alia sostanza del soggetto il cio fare. E cio quanto alia prima fra le combiuazioni dal nostro 43 ehimico csplorate e per solfo-cloruro qualificate. La seconda fu la panacea cinahrina di Tompson, della quale, omcssane come cosa gia cognita, la prepa- lazione e i caratteri, ei restringesi a dire che, de- composli col polassio grammi o, 5o, oo di essa, ebbe per risullalo: mercuric metallicOj o, 38, o3j zolfo o, 06, 04, cloro o, o5, 93 j il che cprrisponderebbe a 1 atomo di mercurio 253 x, 60 2 alomi di zolfo . . 402, 32 I atomo di cloro . . 220, 02 II cui numero equivaleiite sarebbe 3i53j 94 la formola espiimenle Hg S^ Gh'. La tei'za combi- naziouc esplorata fu 1' oro musivo preparato dal- r aulorc coi melodi ordiuarj, di cui decompose del pari col potassio giammi o, 25, 00, ottenendo sta- gno o, 22j 782, zolfo Oj 02, 1285 cloro o, 00, looj il che corrispondercbbe ad I alomo di stagno . 14705 ^^ I atomo di zolfo . . 201, 16 I atomo di cloro . . 220, 02 II cui numero equivalente — sarebbe ^891, 76 c la formola esprinaente Sa SCh. A queste tre com- binazioni reslrinse il nostro accademico le sue ri- ccrche^ il frutto dclle quali se corrisponda al suo assuuto, giudichcranno gli cspcrti di qucstc mate- 44 rie: ad ogni modo attestera questa nota quant'egli sla innanzi nella cognizione e famigliarlta della chi- mica trasccndentale. La seconda sua nota e sulla formazione spontanea del cianuro di mercuric ba- sico mediante il diretto concorso dell' acido idro- ctanico e del mercurJo metallico 5 il qual fatto, ben- ch e per detto di lui medesimo, non sia d' alcuna importanza per la farmacia, aggiunto noudimeno alle osservazioni di Vaurjuelin sull'acldo idrocianico, potrebbe sussidiare la scienza nel quidittare Fazioue di quest' acido sul fcrro metallico. e ad ogni modo varrebbe ad avvertlre gli spezlali della necessita di vigilare attentamente alia conservazione di certi preparati, come diinostra V accidente clie porse al nostro Socio occasione a notare la spontanea for- mazione in discorso, e che passiarao a riferire. Aven- do il nostro chimico per gli usi della sua farmacia preparato dell' acido idrocianico ofGcinale secondo il processo di Vauquelin, per impedirne 1' evapora- zione e I'alterazioue avea versato sul collo del grup- petto die il contcneva del raercurio metallico. Era il gruppelto verniciato di nero, conservato all'oscu- ro, e coperto al turacciolo con vescica bagnata. Do- po un anno a un dipresso ch' ei non apriva questo recipieute, occorsogli di dover levarne delTacido, vi- de con sua meraviglia tutto il mercurio coperto da uao strato saline bianco-cinereo, in guisa da potersi 45 Vcrsarc il mercuvio, e lasclare una crosta sallna din- torno al luracciolo di qualche spessore. Era questa crosla lutla framraista di miuutissimi, ma corti aghi splendenti, il suo sapore era mercuriale slitico, spiaccvolissinio, si disciolse prontanicnte in una leg- gera quanlita di acqua dislillata, e la soluzione era limpidissima. Lenlamente eyaporala quasi a secco forni dei cristalli bianclii prismatici aciculari, al- cuni dci quali aveano due linee di lunghezza. La forma di questi cristalli, diversi di quelli del deuto cianuro, e la pronta loro solubilita ncll' acqua re- carono il nosiro osservatere a giudicar quesla com- binazione un ciauuro con eccesso di base^ di cbe gli erano prova i earaltcrl fisici diversi da quelli dcir ordinario cianuro, e T eccesso di mercuric che si osscrvava tuttora. L' aualisi delF acqua raariua dclla laguna di Venezia, eseguita dal nostro cliimi- co uon sul luogo, ma nel suo laboi atorio di Lonato per allrui comraissione, forma il soggetto dclla ter- za nota. Prima di venire al ragguaglio de' suoi spe- rimenti 1' autore ci avverte cbe non essendogli stale fatto conoscere il sito nc le circostanze del tempo in cui r acqua fu altinta, cognizioni necessarie ad isliluire un perfetto lavoro, c la searsa quantita cbe glieue veiinc spedila non aveudogli permesso di spingor oltre abbaslanza le sue ricercbe, massime per determinare, isolandx), Ic quantita precise di jo- 46 dio e di barmo in essa esistenti, 1' analisi ch' ei presenta non dovra esser considerata se non come uu esame succinlo di quell' acqua, non forse e«e- guito col principj d' altre analisi dell'acqua marina, e da non esser preso per norma di posteriori la- vori. CIu premesso, ei precede al ragguaglio delle sue opcrazioni, incominciando dall' indicare i ca- ratteri clie I' acqua offeriva allorclie egli cavolla dal piccolo recipiente di legno in cui gli venue spedita. Appena estratta da questo e travasala in bottiglie clie vennero capovolte, apparia limpidissima, e dif- fondeva un odox'e insopportabile di acido idrosolfo- rico ( gas idrogcne solforato ). Ben presto si fe' tor- bida, lattiginosa, e depose dei fiocclii nerastri leg^ gerissinii die s' innalzavano ad ogni piccolo movi- mento delle bottiglie: dopo alquanti giorni di quie- te ritorno limpidissima come prima. Espostane una parte all' azione dell' aria, non lardo a farsi latti- ginosa, e mand^ un odore insoffribile di acido idro- solforico. Riscaldata alia bollitura, si disciolse del tutto la poca materia cbe 1' intorbidava, si fece di color giallo citrino cbiaro, perdette affatto I'odore di acido idrosolforico, e un altro ne manifesto par- licolare, ingratisslmo e qual di materie animali cor- rotte. Filtratane una porzione, fii trovata a 9, 5 R*; il suo peso speciflco eccedeva quello dell' acqua di- stillata preso per unila di o, o3o. II suo sapore era 47 amaro, salato e rlbullanle, e lasciava in bocca un scnpo di nausea indescrivibilc e tulto suo propvio. Da qucsto passu il nostro cbimlco agli esperimenti dell' acqua con varj realtivi, c n' cbbe i scgueuti li- sullali. I. Coll' acclato e col nilrato di barile ot- tcnnc un bianco precipilato abbondante, insolubile negli acidi iiitrico ed acctico. 2. Un nero precipi- tato assai abbondante si formo col nilrato d' ar- gento: questo si discioglieva in massima parte nel- 1' aramoniaca assai concentrata: la porzione insolu- bile cbe rimaneva liata di color nero si presenlava in aspctto di neri Cocclii leggeri, ed il liquore re- stava. quantuuque limpido, tinto in oscuro colore fuliglnoso. 3. L'acctato di plombo precipitu in nero bruno: questo precipilato scioglievasi in massima parte nell' acido nitrico assai concentralo, ed il li- quore allor rimaneva appena colorilo. 4' L" idro- fcrro-cianalo d' ammoniaca e quel di polassa non allerarono la coudizione dell' acqua. 5. Precipilo cssa in bianco coll' aramoniaca e col suo carbouato, c questo precipilato era solubile nell' acido idroclo- rico. 6. Decompose in bianco I' acqua di calce ed il precipilato era parzialmente solubile in alcuni acidi. y. II fosfalo di soda vi determin6 sull' istante un bianco precipilato solubile soltanlo in parte nel- r acido idroclorico. 9. La polassa caustica. in essa vcrsala, dava un bianco precipilato abbondante 48 che si sciogliea per intcro nell' acldo nltrlco, e an parte soltanto nel solforico. lo. L' idroclorato di platino non produsse in essa altevazlone. 1 1 • Golla soliizione d' amido ed acldo solforico infusi in true- st'acqua, e poscia con diligenza versando alia su- perficie del miscuglio del cloro liquido in modo da non frammiscliiarloj nou si osservo nessun colora- mento: questa esperienza replicala piu volte die' sempre il medesimo risultato. Compiute queste os- servazioni il nostro sperimentatore coll' intenzione di appurar cio che gia da Wollaston era stato in- dicato, cioe la presenza della potassa nelF acqua marina, fece evaporar dieci once medicinali del- 1' acqua tsplorala, e ridottala eon un mile calore al- 1' oltava parte all' incirca, quando fu del tutto raf- freddata v'insinuo delT idroclorato di platino: que- sto non vi produsse cangiamento all' istante, ma indi a poche ore 1' acqua si fe' torbida, e colla quiete abbandouu ua eslllssimo precipitate giallo-canarino, il quale raccolto e lavato venne decomposto in im crogiuolo di platino, e trattalo il reslduo coll' acqua, lo si trovu composto d' idroclorato di potassa e pla- tino ridotlo di colore oscuro : questo precipitate, quantunquc in piccolissinia e quasi insensibile quan- tita, fu nondimeuo baslevole a riconoscere la pre- senza della potassa. Per pol rintracciare, mediante la concentrazlone, nell' acqua cimentata ancbe la 49 prcsenza dell' jodio die in essa, non concentrala, uon s' era potuto rinvenlrc, ei nc ridusse colla eva- porazlone una parte alia meta , e ripete sii di que- sta le esperienze di sopra notate al n. 1 1.", le quali risposcro pronte al suo inteuto. Di fatto subitamente si produsse una zona di color prima azzurro, ma che tosto passi al rosso vinoso, che divideva i due liquidi, quello cioe dell' acqua marina e soluzione d' auiido, e quello di soluzione di cloro. Questa esperienza replicata piu volte colle medesime I'isul- tanzc pcrsuase al nostro ctimico 1' esistenza dell'jo- dio in queir acqua, e fors' anche del bromo. deno- tato, a suo credere, dal dislinto coloramento del- r amido in azzurro, e poscia in rosso. Rimaneva a ccrcarsi 1' idroclorato d' ammoniac^i indicate da Marcet qual nuovo principio da esse rinvenuto nel- V acqua marina. A questo fine ei concentro dieci oncie dell' acqua in esame e la ridusse ad un terzo circa ^ versatala poscia in un raatraccio di coUo lun- go ed angustOj sospese in questo a conveniente di- stanza delle striscie di carta, altre tinte colla cor- cuma, altre col tornasole arrossato ed altre col sol- fato di ramc. Cio fatto, lascio, mediante un lungo lubo, cadere in fondo dell' acqua una concentrata soluzione di potassa caustica, ed cstrattone il tubo, e turato alquauto con bambagia 1' orificio del ma- traccio, spinse il tutto alia boUitura. I vaporl che 4 5o si svilupparono noa arrossarono la curcuma, noB volsero airazzurro il toi'nasole arrossato, non resero azzurra la carta bagnata di soluzione di rame. Da cid, contro 1' asserto da Marcet, ei concluse che r idroclorato d' ammoniaca noa esiste nell' acqua marina. TuUe queste sperienze hanno condotto I'autore a stabilire die i principj esistenti nell'acqua osservata erano 1' acido idroclorico, 1' acldo solfo- rico, amcndue coniLinali colla magnesia, coUa calce e colla soda, traccie di potassa corabinata forse col- r acido idroclorico, e traccie di jodio e di bromo che la troppo piccola quantila dell' acqua spedila- gli gli irapedi d' isolare. Per quanto poi spella alia grande quautita di gas idrogene solforato cli' egli accenno da bella prima svilupparsi dalF acqua in discorso, a spiegarne la spontanea produzione ope- ratasi dopo che 1' acqua fu attiutu e chiusa nel re- clpiente, egli opina che Y abbondanlissima quantila di materia organica in essa esistenle abbia potuto delerminare una parziale deconiposizione dei sol- fati solubili, di soda cioe c di magnesia, e conver- tirnc lo zolfo in istalo di acido idrosolforico, che colla esposizione dell' acqua all' aria atniosferica e coll' ajuto del calore e del disseccameuto del resi- duo salino si riduce nuovamente in acldo solforico combinato colle basl gia esistenti. Ma, come di so- pra si c fatto osservare, questo odore idrosolforico Bt svauiva del tutto se 1' acqua fosse sottoposta alia evaporazlone, e uii altro se ue diffondeva affatto parlicolare. Peiciu il noslro cliimico s' avvlsu di esporre ad inlervalli delle striscie dl carta di torna- sole, cd aicune volte , e quand' era V acqua assai conccntrata, noto che la carta sensibllmeute face- vasi bruna. Gli entro in pcnsiero di distillarla fine a secco, e quando fii verso il fine della distllla- zioue regolo I'azione del calorc con graade cautela per non decomporre il residue salino die sempre si vedea tramaudar vapori di acido idroclorico. Con tutto cio ncU' acqua distillata, clie era limplda, e clie conservava Uu odore ingrato clie bca non sa- prcbbesi qualificarCj versato del nitrato d' argento ottcnne all' istaute un prccipitato bianco, clie po- scia si oscurava, e che per iutero scioglievasi nel- r ammoniaca, lasciando tinto alquanto il miscuglio in colore fuliginoso. Questo precipltato opina Tau- lore che attribuir non si possa se non ad una por- zione di acido idroclorico volatilizzato e disperse dair acqua niariua sottoposta alia distillazione, e che forse a quesf acido ascriver si debba V odore che particolarmcnte in estate esala continuo dalla supcrficie dclT acqua della laguna di Venezia. Tutte queste opcrazioni premesse, passo il nostro chimico air aualisi determinata delP acqua. Cinquanta once mcdicinali di cssa veunero da lul couveuicntcmente 52 evaporate fiiio a pcrfclta seccliezza in un vasto eva- poi'alorio dl porcellana, agitando di continuo il re- siduo salino, e regolando il calore, acciocclie noii avesse a succedei'e decomposizione alcuna, avendo notato che sul finire delle antecedenli evaporazloni s' innalzavano sempre de' vapori idroclorici. Man- tenne questo residuo ad ua calore di circa loo cen- tigradi per qualche tempo sine a che, ripetutamente pesato, non iscemava di peso^ cosi ottenne una ma- teria salina secca di color grigio sporco, il cui peso era di grani SaSjOO. Disciolto qnesto in una quan- tita appena necessaria di acqua dislillata fredda, ne ottenne un residuo di color bianco grigio che dili- gentemente seccato, risulto del peso di 006, 00, e trattato coll' acido idroclorico diluto, si disclolse con effervescenza in parte soltanto, lasciando una polvere dl color bianco grigio riconosciuta per si- lica del peso di 004,00: il rimanente di 002,00 era puro carbonato di calce. Allora nuovamente ri- dusse a secco colla evaporazione il liquore salino dal quale avea separato la poca silice ed il carbo- nato di calce, e poscia lo introdusse in un matrac- eio che iramediatamente espose a fuoco nudo e ar- rovento fortemente per qualche tempo. Non appena il liquore sent! 1' impressione del fuoco, che anneri e Iramando acuti vapori di acido idroclorico, quin- di, mantenendo il tutto ad una rovente tempera- 53 tura, nolabllmeule imbiancossi e cessu dal Iraman- dare vapoii acldi. Inlanto pcro die si disperclevano i primi vapori di acido idroclorico frammisti con quelli dclla materia organica che pure si scompo- neva, s' andava attaccando intorno al collo del ma- traccio una materia leggerissima che si pote racco- gliere nelJa massima parte quantunque con difficol- ta. Non si conosceva in quesla materia forma cri- stallina determlnata, era solubilissima nell'acqua distillata, il sue saporc era mucoso particolare, la sua soluzione precipitava in bianco il nitrato di piombo solubile nell' acido nitrlco e quelle d' ar- gento solubile nell'amraoniaca. Tocca da una solu- zione di potassa purissima e leggermente riscaldata, sparse un sensibile odore d'ammoniaca che ridono I'azzurro alia carta arrossata^ il che la fece cono- scere per idroclorato d' ammoniaca. Ma siccome le sopra notate sperienze aveano al nostro t;himico di- mostrato che questo idroclorato non esiste nel- V acqua in esame , cosi egli ne attribuisce per in- ticro la formazione alia decomposizione della ma- teria organica, dalla distruzione della quale, conte- ncndo essa anche dell' azoto, ei ripete , merce la reazione de' suoi elemeuti, 1' origine dell' ammonia- ca, e dalla unlonc di questa coll' acido idroclorico dell idroclorato di magnesia, scompostosi per I'azio- ne del fuoco, V idroclorato d' animouiaca j ncl che 54 el tvov6 nuovo argomento a couvincersi che questo idroclorato non esiste ncll' acijua ruarinaj almeno della laguna di Veuezia. Gio rilrovatOj ei verso nel matracciogia raffreddato dell'acqua distUlata. Tutlo il residuo saliao bianco si disciolse all' istaute, ec- cello una polvere bianca insolubile che diligeule- tnente i-accolta colla filtrazioncj lavata e seccata perfettamente, si manifesto per pura magnesia for- mante la base delP idrocloralo. Questa era 022, 5o, interamente solubile nell' acido solforico, e rappre* sentava cosi 041,06 d' idrocloialo di magnesia. Nel liquore dal quale quest' idrocloiato era stato eslrat- to ei verso a goccia a goccia diiigenlemente Jel- r idroclorato di barite sino alP iutero cessar d'ogni precipitazione. E per tal modo decomposti i solfati esistenti e ridottili in idroclorali , li raccolse in un precipitate biauchisszmo di solfato di barite rappi'e- scntante lutta la quanlita di acido solforico com- binata colla soda e colla magnesia, il quale lavato, seccato ed arroventalo ei'a del peso di 091,53, rap- presentante o3i,465o di acido solforico combinato colic mentovate basi, clie dal nostro operatore ven- nero determinate col seguente mezzo. Evaporo egli il liquore del quale avea separato il solfato di ba- rite, c lo ridusse a secco, quiudi l' arrovento forte^ nicnlc lino al cessare di ogni vapore idioclorico^ cosi sconipose V idroclorato di magnesia nuovamcule 55 formalosi, etl oltenne colla liscivazionc dul rcslduo la magnesia, che lavata, seccata cd arrovcnlata, ri- sultu del peso di 006,04. Qucsta combinala coiraci- do solforico dava 01 8,7^50 di solfalo di magnesia^ il rimancnte oiSj^aSo di acido solforico era corubi- tiato alia soda, e rapprcscntava la quantita di o33, 3i5o del dctto solfato. Glirimaneva da detcrminare la quanlita di calce che era combinata coll' acido idroclorico^ col quale scopo, versalo nel liquore I'ossolato d' ammoniaca, ebbe un abbondante pre- cipitato bianco, die separo riscaldando il liquore quasi alia bollitura, considerate le difficolta che s' inconlrano separandolo a freddo. Cosi raccolse I'ossolato di calce, cbe lavato e scccato fu da lui coll' ai'roventamcnto ridotto in carbonate^ ed ebbe per lal modo oi3,oo di esso, rappresentante oo8,58 di calce gia combinata coll' acido idroclorico alia quantita totale di oi6,53 di idroclorato di calce. Ridotto il liquido superstite a queste operazioni a sccco c fortemente arroventato il residue composto di cloruro di jodio, trovu questo del peso di 645,oo, dal quale detrattc le quantita 01 4,59 di soda col ncccssario acido clorico con cui si Irovava combi- nata, quando venne essa soda separata dall' acido solforico coll' idroclorato di barite rimaneva soltan- to 6 1 8,00 di idroclorato di soda. Disciolse per ul- timo 1' idroclorato di soda nell' acqua distillata, e 56 \' instillo a goccie a goccic dell' idroclorato di pla- tlno, die tcslo vi produsse un leggero intorbida- mento, il quale colla quiete si accrebbe, e si riuni in un precipitato giallo polveroso brillante di idro- clorato doppio di platino e di potassa, che decom- posto fu trovato constare di 008,750 di idroclorato di potassa, quantita da deti'arsi da quello di soda, die cosi rimaneva 609, 25oo. Corapita per tal modo Fanalisi dell' acqua in quanto s' aspetta al riscon- tro dei principj trovativi colle esperieuze esegulte coi reattivi, e questi principj con essa analisi rico- nosciuti, gli restava da verificar la presenza dell' jo- dio e del bromo, che, siccome s' e detto, si erano manifestati in appena risibile quantita nei saggi precedenti. E per6 sottopose alia evaporazione al- tre cinquant' once di acqua cbe gli erano rimase, e raccolse le acque madrl colla cristallizzazione dei sali e sepai'atamente le ridusse a secco, e calcino il residuo per distruggere la materia organica ade- rente, poscia discioltolo nell' acqua distillata, divise il liquore in due porzioni. L' una di queste distillo col perossido di mauganese e coll' acido solforico^ ma nou cbbe a notar verun vapore violaceo, eccetto uno sviluppo di cloro, non dotato pero del suo odore specifico. Nel liquor distillato non ravviso traccie di jodio colla soluzione d' amido, nemmeno aggiungendovi dell' acido solfoiico. Nell' altra por- 57 zione fece gorgogliare del cloro^ ma non osservo che un lievissimo coloramento giallo-citrino: verso nel liquido poco etere^ e queslo lo separo alia sua su- perficie, e gli fe' prender la forma di un liquore giallo ranciato. Levato quest'etere per decantazione, lo tratto colla potassa, che lo scoloro, e poi lo rl- dusse a secco*, ed ottenne per tal mezzo un residuo del peso di due grani appena. Disciolse questo con poca acqiia distillata e la lutrodusse in una picco- lissiraa storta, ove, mescolatolo con poco perossido di manganese, verso pel tubo di sicurezza 1' acido solforico, ed adattatovi un piccolo recipiente, passu alia distillazlone del mercuric. Tosto che V acido reagi sul miscuglio s' innalzarono dei visibili vapori violacei, i quali entrarono nel recipiente j ma non lasciarono traccie sensibili di jodio attorno ad esso, ne attorno al collo della piccola storta. Intanto di- stillarono alcune goccie di un liquor giallo che esa- lava un legger odore di jodio, ma confuse da qual- che piccolissima traccia di bromo. La piccola quantita ottenuta di liquore distillate non permise all'osserva- tore di spingcre piu oltre le ricerche per appurar i csistenza dei due corpi ricercati: c pero dovette con- Icntarsi agli indicati e nou equivoci indizj intorno ad cssi ottenuli. Tale e il processo analilico a cui venue dal nostro chimico sottoposta I'acqua in esa» luc^ dal quale risulta che 5o once di essa contengouo 58 Carbonato dl calce '. ooa, oooo Acido selicico . . . oo4, oooo Idrocloralo di magnesia 041, 0600 Solfato di magnesia . . 018, 'jy5o — di soda . . . 033,3150 Idroclorato di calce . . 016, 53oo — di soda . . . 609, 25oo — di potassa , . 008, ^500 Materia organica . , 091, 320o Jodio e bromo traccie Totale grani 825, oooo Conclude il nostro Socio quesla nota toccando una medica ipotesi die i-ampolI6 nella mente del ce- lebre prof. Brera ai tempi del cholera in Venezia , e che pare aver dato occasione alle sue chimiche sperienze. EssendosI 1' indico morbo mostrato in Venezia d' una singolare mitezza, dopo aver tanta strage menata in Livorno ed in Genova, sorse al Brera in pensiero che questo strano ed importanle fenomeno potesse attribuirsi alia influenza dei prin- cipj volanti dell' acqua dell' estuavio sulla distru- zione o modificazione del miasma choleroso. II no- stro chimico non moslrarsi alieno dal consentire in tale ipotesi^ in sostegno dclla quale annuncia 59 due supposizioni, a suo parere probabili, che, cio6, Jclla supcificic (Icir acqua marina s' innalzl in co- pia r acido idrocloiico, e die quesl'acido possa ope- rar sui miasnii o dislruggendoli o modiCcandoli: e il primo di questi suoi supposli cgli avvalora coa autoiita di scrittori e col fatlo stcsso delle sue pro- pric espericnze clie gli mostrarono il facile disper- dersi dcU' acido cloiico alia sola evaporazione del- 1' acqua in discorso, quantunque alterata, il secon- do col ricordare P azione fortissima di quest' acido sulle materie orgauiclie e col far osservare la pos- sibilita die sotto 1' azione della luce o d'altri agenti ci scompongasl, abbandoni il suo idrogene per sot- loporlo ad allre modificaziouij e cbe il cloro reso libero reagisca suUc sostanze orgauiclie disperse, le distrugga, e si converta di nuovo in acido idroclo- rico. Nondimeno ei non dissimula cbe queste sue opinion!, per probabili cbe possauo parere, nou po- tranno acquistar fondamcnto di certczza se non da uno studio particolare sulF aria, e forse da un nuo- vo lavoro suir acqua della laguna di Venezia. Alia quarla cd ultima nota del nostro cliimico porse ar- gomento una nuova proprieta osservata , fra le mol- le, del rame cianuro di potassio da lui gia scoper- to, e del quale gia parlarouo altvovc ampiamenle questi comnieularj. La nuova proprieta di qucslo xamc cianuro consislc iu ciu cbe il dcutossido di 6o mercurio con esso bollito lo decompone in parte, e cosi vi produce un composto quadruplo, nel quale si conteugono 11 raine, il mercurio. il cianogene ed il potassio. La nuova combinazioue fu dalP autore ottenuta col processo seguente. Versata in unabot- tiglia sferica una saturata soluzlone di rame cianuro di potassio, la espose alia bollitura sopra una lu- cerna. Appena incomincio questa a boUire vi getto del deutossido di mercui'io sottilmente polverlzzato e slato prima ben lavato e disseccato^ ma cio fece in piccole rlprese e ad intervalli , e cesso dal ver- sare il deutossido quaudo vide clie questo calava al fondo con egual colore. Durante I'agglunta del deu- tossido 11 liquido prendeva ua color nero, e lascia- tolo raffreddare, deposltava una polvere nera in mi- nor quantita deli' ossldo di mercurio aggiunto. Per quattro o cinque minuti contlnuo la bollitura, po- scia venne alia filtrazione per carta. Passo con que- sto mezzo un liquore di color rosso-violaceo langui- do, e col raffreddamento si deposero del minuti cri- stalli scagllosi, ai quail agglungendo dell' acqua di- slillata bollente, tosto si disciolsero. Questa solu- zlone ha un sapore mercuriale nauseoso, un color rosso vlolaceo, e costantemente reagisce sul colori vegetall alia gulsa d' un alcali. CoIIa evaporazione fornisce del crlstalll squammosi, iucolori, nuotanti iu un liquore rossigno chiaro. Raccolti i cristalli, e 6i prosciugalill con carta blbula, conscrvano la loro fjgura scagliosa, o si sciolgono facilmente neU'acqua distillata fredda. Questa soluzione che manlfesta una reazloue alcalina \ienc decomposta sull'acido idiociauico coll' evoluzione di acido idroclanico e deposizione di solfuro dl mercurlo, e s'annera pure cogli idrosolfati. Nlun reattlvo vi appalesa il rame, e r ammoaiaca vi precipita dell' ossido mercuriale e del cianuro che di nuovo si scioglie, ma non v' in- duce il pill lieve coloramento in azzurro. Se i cri- stalli gia ottenuti vengano decomposti in un tubo mediante uu color rosso oscuro, si fondono assai gonBandosi, si sviluppa in gran copia il cianogene, e si disperdono dei vapori mercuriali, i quali attac- candosi altorno al tubo, il fanno oscillare con uu suono analogo a quello che rende il gas idrogene nella sua oombustione. Innalzandosi il calore ed ar- rovenlando il tubo, tutta la materia si fonde e si dissecca, prende un color bruno, cessa dal mandar vapori mercuriali , e raffreddata depone un residuo di color quasi scuro in parte solubile nell' acqua distillata. La soluzione cimentata con alcuni reat- livi f.[ appalesa per cianuro di potassio frammisto di rame cianuro inalterato. Cio che non discioghe I'acqua distillata, tratiato coll' acido nitrico si scioglie nella massima parte, tranne delle minutissi- mc scbcggc dl carbone: cosi si ottiene una soluzione 62 di color verde-azzuiTO che si arrossa coIP idroferro cianato d' ammonlaca, passa colla stessa all'azzur- ro, e deposita del rame su di una lamina di ferro. La polvere nera deposta durante la mescolanza del deutossido di mercurio col rame ciaauro di potassio ben asciugato e di color Lruno Iraeute al verde oscuro: c se venga sconjposta a calore rovenle, tra- manda una leggera quantlta di cianogene, dei va- porl mei'curlali, e lascia un residuo di deutossido di rame. Da tiitte le quali cose rlsulta che 1' ottenuta combinazione consta, siccome fu di sopra enuncla- to, di rame, potassio, mercurio e cianogene, ossia dl rame ciauuro di potassio e clanuro di mercurio. Nuove non sono le combinazloui di quattro clemen- tly ma c notabile la presenter perclic laddove le combina&ioni del mercurio vengono le plu volte scomposte dal rame, in questo caso iuvece il mer- curio diviene il decomponente di una porzione della combinazione di rame. Dalle chimiche sperienze ne gulda alle fisicbe una nota del prof. Giuseppe Belli nostro cliiarissinio Socio d' onore, teudente a mostrare, merce il rag- guaglio d' alcuni clettrici risultamenti per esso ot- tenuti, che nell' aria comune e a parita di tensione si dissipa piu facilincule P clcttricita negativa che la positiva. A questa conclusione ei pervenue per tre diversi processi, che uoi verremo fedclmentc espo- 63 nendo nclP ordlne in cui sono dlsposti c narrati Bella nola. i." Garico in piu iin elcttrotnetro a qua- drantCj collocato allc estrcmlta d' uu piccolo cou- duttore melallico orizzontale portato da un sostc- gno di vetro invcruiciato, sino alia tensione di 25°, e misurato il tempo da esso impiegato a discendere da 20" a 10", per una media di tre prove ebbc 10' 2". Caricatolo poscia in meno, trovo clie a scendere parimenti da 20° a 10" impiegu invece ^^?)0". Ri- petute otto volte le stesse prove nel mcdesimo gior- no colla mcdesiraa disposizione dell' istromento, a medesimlta di circostanze atmosfericlie, caricando alternamente e a piccoli intervalli ora in piu ed ora in meno 1' eleltrometrOj trovo sempre richiedersi assai piu tempo per la dimiuuzione de' gradi quan- do la carica era positiva che quando era negalivaj 0 seLbene da prova a prova, cosi parlando delle ca- riche positive come anche delle negative, passassero differenze procedenti da circostanze momentanee e accidentali, nondimeao queste differenze non fu- rono raai tali che la dispersione delle due cariche si facessc in eguale spazio di tempo, o iu senso con- trario alia prima osservazionc, come si pu6 cono- scere dai scgucnti risultali effettivi: i-ao'>af 10°... io',2"... ii',o" ... io',i5''... i2',i5" ...g'jiS''... Media io',33'' -ao°a-io°... 4',3o".... 6',45'.... 4',55".... 4',45'.... 3',55'.... Media 4,58" 64 2.° Coll' intendlmento dl appurar qucslo fatto an- clie col mezzo della efficacia assorbente ed emissiva delle punte metalliclie, all' anzidetto conduttore isolate e armato dall' un capo d' elettrometro in- seri pi'imamente nel capo opposto una punta, in- troducendola da un ferro che in esso capo avea il conduttore: elettrizzo poscla in piu 1' apparecchio, elasciolio a se stesso. Scese il pendolo rapidamente fino a 6°, e quivi si fermo cessando la diffusione rapida che nella oscurita e accompagnata da luce, e sottentrando la lenta ed oscura clie e quella che fu considerata nel processo precedente. Dopo di cio, senza nulla cangiare la disposizione dell' apparec- chio, lo elettrizzo in meno, e vide 1' elettrometro ra- pidamente discendere fino a 4o '/i e quivi rallentar la discesa. Ripetute le due prove dopo avere dimi- nulto lo sporgimento della punta col mandarla piii addentro nel foro del conduttore, rimase in questo, dopo il decadimento rapido dell' elettrometro, una tensione maggiore si per 1' una che per I'altra elet- tricita, ma tuttavia piu grande quella della elettri- cita positiva. I risultamenti ayuli in tre prove fu- rono i scguenti 65 Protninenza massima (telle piinte Residua elettriclta po- sitiva dopocessata la diffusione rapida 60 Residua elettricila ne- gativa dopo cessata la diffusione rapida come sopra . 4° '/» Prominenza Prominenza media minima f'A ^"'A 1" ./, Quest! risullati concorrono coi precedeuti a mo- strare che P eleltrlcita negatlva si dissipa piii facil- mente della positiva, non correndo fra gli uni e gli altri se non questa diversita, clie i precedenti ris- guardano la dissipazione lenta ed oscura, quest! la rapida c luminosa. 3.° Al conduttore isolate made- simo niiinito d' elettrometro a quadrante in luogo di un're la punta la presento in piccola distanza, poncndola su d! un altro conduttore non isolato. Elettrizzato il primo conduttore in piii , disease r elettrometro con rapido moto fino a G.°, ova si trattenne per contlnuare la discesa lentamente. Elet- trizzatolo in meno , la discesa rapida dell' elettro- metro continuo siiio agli S.^ ^ dopo dl clie divenne lenta. Quest! due risultati conducono alia stessa conclusione de! precedent!: mostrano, ciot;, che una punta eletlrizzalasl in meno per induzione assorbe pill agcvolmente T cletlrico cl/ella non lo cmclla 5 66 quando per Induzlone sla elettrlzzala in plii. Espe- rlenze analoghe a queste del nostro esimio collega eransi gla fatte dall' Erman, dal Marianini e dal dottor Gazzaniga^ ma i due primi avendo versalo soltanto iutorno alia elettrlcita debolissima eccltata dalle pile Voltiane, ed essendosi 1' ultimo bensi oc- cupato intorno V azione assorbente ed emissiva delle punte presentate ai corpi elettrizzati, ma non aven- do avvertito il fatto poc' anzi esposto al num. 3.°, pare al nostro fisico cbe le sue osservazioni aspirar possano al pregio della novita. Resla clie ora, a compire il riassunto delle me- movie spettanti alle scienze natural!, parliamo del Saggio di una classificazione hotanica per Jamiglie applicato alle piante indigene di Lombardia y pro- duzione d'un modesto, ma valoroso cultoi'e di que- sti studj, il Dottor Paolo Lanfossi I. R. maestro in questa nostra Scuola Elementare di quattro Classi. Benclie utllissimi e sommamente ingegnosi sieno gli ultimi metodi stati proposti dai Signori Decandolle e Loiseleur-Deslongcliamps e Marquis per isludiare i vegetabili secondo i natui^ali riscontri delle fami- glie, nondimeno, acciocche questi metodi esser pos- sano di uso generale e servire di facile e piacevole guida a chi prende a studiar la botanica, un osta- colo ancora rimane da togliere, e questo e quello che oppoDgouo i caratteri dai quali dipendono Ic 6; prlmarie divisioni. Questl caratteri venendo desunti dai cotiledoni presentall dai semi, rlescono di trop- po malagevole riconosciraento a clii trovasi appena iniziato uella scienza, e facilmente lo stolgono dal proseguire in un tnetodo per se stesso commende- volissimo, die per passi gradati guida lo studloso alia conoscenza dei generl. A quesla difGcoIta, pro- cedenle dalla tninutezza di queste note caratteristi- che, s' agglunge quella pur anco della varlabilila del loro numero^ ad ovviare alia quale non basta il ripiego, comecclie ottimamente pensato, del Si- gner Decandolle, che statu! doversi fare altenzione non al numero , ma alia inserzlone dei cotiledoni, chiamando monocotiledoni quelle planle I cui semi sviluppano un solo cotiledone, oppure piu d' unoj ma allerni, e dicotiledoni quelle che alio svolgersi de'Ioro semi presentano due cotiledoni opposti, op- pure piu di due, ma verticillati. Imperciocche un' altra difficolta ne risulla^ ed e cbe conviene aspet- tare die, svoltosi il seme, la pianlicina si allunghi per conoscere se i cotiledoni 1' un dall' allro si sco- stino, e decidere se sieuo alterni o verticillati. Il die fece si che I botanici vedendo che cI6 faceva la cosa malagevole e una troppo gran perdita richie- deva di tempo, pensassero di doversi giovare di quel caratlcii die apparendo dall' abito delle piante po- Icano cssere in rclazione colla orcanica loro strut- 68 tura. Dei quali caratterl pero, sebbene, merce le loro diligenli osservazioni, ne scoprissero parecclii in parte positivi ed in parte negativi clie ponuo sei'vire di grande sussidio , nondimeno non avvebe alcuno clxe possa considerarsi veramenle esclusivo. A queste varie difficolta posto mente, avviso il Si- gnor Lanfossi che a toglierle non vi fosse altro mezzo che rendere la dislrlbuzione delle classi in- dipendente da siffatti caratleri •, del cbe voile far prova egli stesso ncU' annunciate suo saggio di clas- sificazioue, die 6 una riduzione dei metodi di De- candolle e di Loiseleur-Deslongcliamps e Marquis, e nel quale, rimosse le accennate difficolta, Ic piante si conservano secondo i naturali rapporti delle fa- miglie distribuite. Un prospctto delle classi ed un prospetto degli ordiui precedono in questo lavoro alia distribuzione delle famiglie. A sei solamente ri- duce I'autoi'e le classi, e conslderando dapprima le piante colla magglor parte de' botanici nel rispetto de' loro fiori vislbili od occulti , le scpara in due grandl sezioni, in Fancrogame^ cioe, ed in Criltoga- mCj, e fa di quest' ultime una sola classe, cioe la sesta, da esso appunto denomiuala delle Criltogame. Quanlo alle Fanerogame, presa a considerare sulla scoria di Lolseleur e Marquis la diversa natura degli inviluppi fiorali, divide queste piante in due sezioni secoado la varia condizione dei dctti iuvi- InppI a perigonio od a scmplicl squame^ e di que- sta scconda sczione fa una classe, che e la quinta, e cV ei denonjina dclle Scjunmijlore y nella quale concentra le due classl falte da Loiseleur e Marquis delle squamiflore monicotiledoni e delle squamiflo- re dicotiledoni. Suddivisa poi la prima sezione clie h delle perigoniate in quelle che producono fiori corredati di un perigonio doppio, cioe composto di calice e di corolla, c in quelle i cui fiori presentano tin perigonio scmplice, quest' ultime tutte raccoglle in una sola classe, cioe la quarta, da lui cbiamata delle Monoclamideej in cui vengono concentrate le due delle monoperianziee monicotiledoni e delle mo- uoperinnziee dicotiledoni di Loiseleur c Marquis: le altrc, cioe quelle a fiori biperigoniati, fatta una somigliantc I'iduzione delle diperiauziee monocoli- ledoni e delle diperlanzlee dicotiledoni del metodo di Loiseleur e Marquis, le suddivide esse pure in due sezioni, cioe in biperogoniatc a fiori semplici e in biperigoniate a fiori composti, c quest' ultimo raccoglie nella lerza classe die dcnoniina delle Cotii' poste: finalmentc nelle biperigoniate a fiori semplici considera la composizione della corolla, e con que- sta norma ne fa due classi, die sono la seconda de- rominata delle Polipetale, e la prima delle Blono- pctale. Ciascuna classe poi, per istudio di semplici- la, divide in due soli ordini. E consideraudo, ri- 70 guai-do allc Monopelale e Polipetale la posizlone del germe rispettivamente ai tegumenti fiorali, di- Btingue parimente 1' una e V altra di queste prime due class! in due ordini, il primo di Superovarie^ il secondo di Inferovarie : la terza classe, che k delle composte, distingue in un primo ordine die deno- mina delle Aggregate ^ e in un secondo che chiama delle Sinantere ) falta riflessione al presentarsi dei fiori con stami o liberi o congiunti per le antere: la quarta classe, delle monoclamidee suddivide nel- I'ordine delle CoroUiJere^ e in quelle delle Caliciferej a norma del perigonio 0 corollino o caliclno: divide la quinta, delle Squaraiflore, in Erhacee ed Arhore- scenti; finalmente la sesta, delle Grittogame, in Fo- gliose ed Afille, secondo che si presentano o no cor- redale di foglie. Passando alia distribuzione delle famiglie nelle classi e ordini sopraddescritti, 29 ne regislra nella prima classe, delle quali 21 formano il primo ordine ed 8 il secondo^ 62 nella secouda, 4 1 delle quali compongono il primo ed 1 1 il secon- do ordine. Si noti che, per facilita maggiore, nelle fiuperovarie di queste prime due classi ei separa le piante i cui fiori hanno corolla regolare da quelle che portano fiori a corolla irregolare, contrasse- gnando le prime con un asterisco e le seconde con due, e che quesla separazione estende altresi alle monoclamidee corollifere. Nella terza classe registra I 7« sei famlglle, tre delie quali conipongono il primo ordine e tre il secondo ; nella quarta 47? dclle quali 24 appartengono al primo ordine, al secondo 23, nella quinta sei, delle quali al primo ordine ne ap- partengono due, ed al secondo quattro, nella sesta ed ultima sedici, selte delle quali formano il primo ordine e nove il secondo. A ciascuna famiglia tien dietro I'indicazione dei gcneri, e a quesli quella del nome del rispettivo autore. Le famiglie sono quelle medesime che si trovano gia stabilite e pi'oposle dai botanici piu accreditati, Jussieu, Ventenat, Brown, Adanson, Richard, Merat, Derandolle, Loiseleur e Marquis, Lamarck, Desvaux, Sprengel, Bluff e Fin- gerlioth, Linneo stesso, Tournefort, Link, Mirbel, A-Sainl-Hillaire,Swartz,Hoffmanti, Brongniart,Vit- tadini. Ciascuna di esse viene contraddistinta se- condo i caralteri degli stami, dei pistilli, delle co- tolle, oppurc di quel perigonio che hanno i fiori, e dal frutto: s' aggiunge un breve cenno spettante air abito delle piante che vi sono comprese ed al luogo di loro stazione. Quasi in ciascuna classe poi r autore propone egli stesso delle nuove fami- §He, secondo che gli sembra esigere la importanza dclla materia, e per dar luogo piu confacentc ad. alcuni generi che pei loro carattei'i gli sembrano csscrc stali mal coUocati in altre famiglie. Qucsle cose prcmcssc ad iutclligcuza dcU' andamcnto c del- 7'^ r ordine seguito dal Siguor Lanfossi nel suo lavo- ro, noi diarao qui slampato il saggio dl classifica- zione, quale fu da esso pi'oposto al giudizio del no- stro corpo Accademico. ■"ii&m^ ■S. I- ^ 4 I) S .S ^ iO CO I o H H GO o o o a, a o E &4 a o 74 PROSPETTO DEGLI ORDINI Monopetalc . Polipelale Composte Monoclamide idee } Squamiflore Crittogame Perigonio infer, al frutto Ord. Perigonio super, al frutto » Perigonio infer, al frutto 0 Perigonio super, al frutto n Fiorellini a stami liberi » Fiorellini a stami congiun- ti per le antere . . Perigonio corollino . . Perigonio calicino . . Fusto molle, o culmaceo Fusto compatto e legnoso ProvYcdute di foglie Prire di foglie . . . 1. Superovarie. 2. Inferocarie. 1. Superovarie. 2. Inferovarie, I. Aggregate. 1. Sinantere. I. Corollifere. a. Calicifere. 1. Erbacte. 2. Arborescenti. 1. Fogliose. 2. Jfille, CLASSE PRIMA Biperigoniate monopetale OrcUne i. Superovarie, * Corolla regolare Gelsomi>ee Jussieu. Statni due inseriti nel tubo della corolla; un solo pistillo collo stiinma bilobo; corolla tubulosa. — Pianle Icgnose, a fasti qual- cbe ■volta sarmentosi. Jastninum Linn. Syringa Linn. Liguslrum Linn. Olea Linn, CoHvoLvuLACEE Jussieu. Slami cinque inseriti nella corolla; un solo pistillo collo slimma bifido, o due stimmi; corolla campanulala, piegala, frutlo capsulare. — Piante erbacec, a fuslo per lo piii volubile. Convolvulus Linn. Calyclegia Brown. ArociKEs Jussieu. Stami cinque inseriti nella corolla; corolla lubulosa col Icmbo diviso in lobi per lo piii obliqui; frutto follicolare spesse volte ge- mello. — Piante legnose, 0 erbacee vivaci. Asclepias Linn. Vinca Linn. Nerium Linn. PniMCLACEE Ventenat. Stami cinque, rare Tolte quattro , inseriti nella corolla; un solo pistillo; corolla tubulosa, o rotata 5 frutto capsulare di una sola celletta — Piante erbacee per lo piu \ivaci. Primula Linn. Androsace Liwi. Hottonia Linn. Soldanella Linn. Samolus Linn. Lisimacbia Linn. Anagallis Linn. Cyclamen Linn. ' SoLAKEE Jussieu. Stami cinque inseriti nella corolla; un solo pistillo ; corolla tubulosa, o rotata; frutto capsulare od anche bacciforme di due 0 76 piii cellette. — Piante erba- cee qualclie volta viYaci. Solanum Linn. Physalis Linn. Atropa Linn. Vcrbascum Linn. Datura Linn. Hyosciamus Linn. PoLEMONiACEE Jussieu. Stanii cinque inseriti nella corolla; un solo pislillo collo stimma trifido, od anche con tre slim- mi ; corolla tabulosa ; frutto capsulare di tre cellette. — ■ Piante erbacee vivaci. Polemonium Linn. BaRRAGI^EE Jussieu. Stami cin- qne inseriti nel tubo della corolla; un solo pistillo; co- rolla tubulosa; frutto ginoba« sico quadrilobo, altaccato al fondo del calice, qualche volta circondato da una specie di pericarpio che lo trasforma in una capsula. — Piante er- bacee, talTolta vivaci, coperte in tutte le loro parti di peli rigidi che le rendono irsute. Borrago Linn. Anchusa Linn. Lycopsis Linn. Symphytum Linn. Cynoglossum Linn. Asperugo Linn. Mj'osotis Linn. Echium Linn. Onosma Linn. Pulmcnaria Linn. Lithospermum Linn. Heliolropium Linn. Ceriktee iV. Stami cinque in- seriti nella corolla; un solo pislillo ; corolla ventricoso- tubulosa ; frutto ginobasico bilobo, altaccato al fondo del calice , coi lobi di due cel- lette. — Piante erbacee ge- neralmentc glabre. Cerintlie Linn. AcQuiFOGLiACEE Brown. Stami quatlro inseriti nella corol- la ; quatlro stimmi ; corolla rolata; frutto bacciforme. — Piante legnose a foglie sem- pre verdi. Ilex Linn. CuscuTACEE iV. Stami dai quat- lro ai cinque inseriti nella corolla; due pistilli ; corolla campanulato-globosa ; frutto capsulare tagliato circolar- menle alia base. — Piante erbacee prive di foglie, col fusto filiforme avviticcliian- tesi alle piante vicine. Guscula Linn. 17 GE^■zlA^EE Jussieu. Stami tlai quattro agli otto, rare Tolte novc , inscriti nclla corolla ; due pistilli ; od un solo pi- slillo coUo stimnia diviso; co- rolla tubulosa^ campanulata, od allelic rotata; frulto cap- sularc di due pczzi, ad una o due ccllclte. — Piante cr- bacee, rare volte vivaci. Gcnliana Linn, Swcrtia Linn. Mcnianthes Linn. Villarsia rent. Erytliraea Ilich. Clilora Linn, RoDODENDRACEE Jiissieu. Stami dai cinque ai dicci; un solo pislillo; corolla lubulosa , o campanulata; fnitlo capsularo di cinque cclletlc. — Arbo- scelli a foglic gcneralmeute semprc vcrdi. Rhododcndrum Linn, Azalea Linn. EniciKEB Jiissuu, Stami dagli olio ai dicci; un solo pislil- io; corolla campanulato-glo- bosa, o profondanientc di\isa in lobi; frutto capsnlarc, od anclic bacciforme di quattro o cinque ccUcttc. — Piante vivaci gcncralmcnte leguoso, talvolta a foglic semprc vcr- di, rare volte ci;bacce. Erica Linn. Arbutus Linn. Pj'rola Linn. Er.EKACEE Vcntenat. Stami dagli otto ai scdici inseriti nella corolla; un pistillo collo stim- ma diviso; frulto bacciforme di piii cellctte. — • Piante ar- borescent!, a fiori asccllari e diclini per aborto. Diospyros Linn, ** Corolla irregolarc. VEnoMCEE N. Stami dai due ai cinque inseriti nclla corolla; uno o tre pistilli ; corolla profondanientc divisa in lobi disuguali; frutto capsulare. — Piante crbacee, rare voile vivaci; alcune paluslri. Veronica Linn, Montia Linn. Vekbekacee uidanson. Stami quattro, rare volte due , in- seriti nclla corolla ; un solo pistillo; corolla lubulosa col Icmbo incgualmente lobato ; frulto bacciforme, lalvoUa solo ill apparcnza cssendo come un frulto ginobasico quadri- 78 lobo circondato da una specie di pericarpio dilicato e molle che svanisce alia maturanza del frutto. — Piante erbacee vivaci, od anche legnose. Verbena Linn. Lektibularibe Richard. Stami due inseriti talvolta nella co- rolla; un solo pistillo collo slimma bifido; corolla labiato- speronata; frutto capsulare di una sola celletta. — Piante erbacee acquajole, o crescen- ti in luoghi uraidi, e che portano i fiori air estremita di uno scapo, o di un pedun- colo privo di foglie. lltricularia Linn. Pinguicula Linn. FEDiccLiiitiEG Merat. Starai quat- tro didinami, rare volte due soli; un solo pistillo; corolla bilabiata, talvolta mascherato- speronata; frutto capsulare. — Piante erbacee, od anche Tivaci. Pedicularis Linn, Antirrhinum Linn. Linaria Toitrn. Melampyrum Linn, Binanthus Linn, Bartsia Linn. Euphrasia Linn. Paederota Linn. Lindernia Linn. ScROFCLARiEE Merat. Stami quat-- tro didinami, talvolta sola-> mente due; un solo pistillo; corolla labiato-anomala; frut' to capsulare. — ■ Piante erba- cee generalraente vivaci. Scrophularia Linn. Digitalis Linn. Gratiola Linn. Tozzia Linn. Ohobanchee Ventenat. Stami quattro didinami; un solo pi- stillo; corolla bilabiata; frutto capsulare di una sola cellet- ta. — Piante erbacee vivaci, parassitiche col fusto vestito di semplici squame. Orobanche Linn. Lathraea Linn. Labiate Jussieu, Stami quattro didinami, rare volte due; un solo pistillo; corolla labiata, per lo pill ringente ; frutto ginobasico quadrilobo. - Pian- te erbacee spesse volte viva- ci, e talvolta legnose; a fusto generalmente quadrangolare, ed a fioritura per lo piii ver- ticillata. Salvia Linn. Rosmarinus Linn. 79 Lycopus Linn. Lavandula Una. Teucrium Linn, Ajuga Linn. Lamium Linn, Mentha Linn. Galeobdolon Much. Galeopsis Linn. Leonurus Linn, Stachis Linn. Ballota Linn. Betonica Linn. Glechoraa Linn. Marrubium Linn, Nepeta Linn, Satureja Linn, Prunella Linn. Scutellaria Linn. Origanum Linn. Clinopodium Linn, Thymus Linn. Aeynos Moeneh, Alellitis Linn. I^Iclissa Linn. Ordinc 2. Injevovarie, VAtEniAifEE Decandolle, Stami da uno a trc, rare volte quat- tro, inserili nclla corolla; un solo pistillo: corolla tubulosa bene spcsso irregolarc; frutto acluniforuic coronato dai dcn- t! del calice sviluppati soven* te sotto forma di pappo. — Piante erbacee, non di rado vivaci, aventi una fioritura a pannocchia od a corimbo ir- regolare. Valeriana Linn. Centranchus Dec. Valerianella Toum. RcBiiCEE. Jussieu. Quallro sta- mi inserili nella corolla, rare volte cinque; un solo pistillo collo stimma diviso; corolla rcgolare tubulosa, o rotata ; frutto dicocco talvolta bac- ciforme — Piante erbacee, alcuna volta vivaci, ed a fo- glie verticillate. Galium Linn, Asperula Linn. Sherardia Linn. Valantia Linn. Campakulacee Jussieu. Stami cinque; un solo pistillo collo ; stimma diviso ; corolla cam- panulata, o rotatata col lem- bo talvolta profondamente di- viso; frutto capsulare di tre a cinque ccUette, aprentcsi latcralmente per mezzo di pori. — Piante erbacee, non di rado vivaci , cd a fusto spesse volte laltescente. 8o Campanula Linn. Prismatocarpus Lherit. Pliyteuma Linn. Sambucikee Richard. Stami cin- que inseriti nella corolla ; tre stimmi sessili; corolla ro- tata, qualcbe ■volta campaiiu- lata col lembo diviso ; frutto bacciforme. — Piante Icgnose sovente avborescenti, qualche volta a fusto erbaceo. Sambucus Linn. Viburnum Linn. Caprifoglucee Jussieu. Stami dai quattro ai cinque; un solo pistillo; corolla per lo piii irregolare col lembo profon- damente diviso , e talvolta soltanto lobato; frutto bacci- forme. — . Piante a fusto le- gnoso, talvolta Yolubilc , ed alcuna volta repente, colic fo- glie talora sempre verdi. Loniccra Linn. Xylosteum Tourn. Linnea Gronov. Vaccikiee Loiseleur e Marquis. Stami otto; un solo pistilloj corolla regolare campanulato globosa, o col lembo pvofon- damanle diviso; frutto bacci- forme di quattro cellette. — Piante vivaci a fusto legnoso. Vaccinium Linn. LoRANTEE Jussieu. Stami da quat- tro a sei inseriti sulla corol- la, talvolta ad antere sessili; un solo pistillo , a stimma talvolta sessile ; corolla pro- fondamente divisa; frutto bac- ciforme di una sola celletta. < — Piante parassitiche, a fu- sto legnoso ed a 6ori diclini. Viscum Linn. CuccRBiTACEE Jussieu. Stami dai tre ai cinque con alcuni 6la- menti ed alcune antere sal- date assieme, un solo pistillo gencralmente trifido ; frutto grandc carnoso, e talvolta piccolo bacciforme. • — Piante erbacee, qualche volta vivaci, a fusto az-rampicante o pro- strato, munito di capreoli asccllari, ed a fiori diclini. Momordica Linn. ^ Bryonia Linn. 8f CLASSE SECONDA liiperigoniate poUpetale. Ordiue i. Stipevoi'arie. * Corolla regolare, CnociFERF. Jiissieu. Stanii sci te- tradinami , assai di rado in niinor numcro per aborto , un solo pislillo ; corolla di quattro petali unguicolati, dis- jiosti in croce; friitto sili- quacco. — ■ Piante crbacee, spcsso vivaci , c rare volte siiffniltcscenlii (a) siliquosc Fiuphanus Link. Rapistrum Tourn. Sisymbrium Linn. Erysimum Linn. Hcsperis Linn. Alliaria Dec, Barbarca Dec. Arabis Linn. Cbeiranlhus Linn, Dcnlaria Linn. Cardaminc Linn. Brassica Linn. Sinapis £i>j/i. Diplolaxis Dec. (b) siliculose Alyssum Linn, Lunaria Linn. Coronopus De^fi Cakile Dec. Bunias Linm Tlilaspi Linn, CapscUa Moen, Iberis Linn. Biscutflla Linn. Hutcbiiisia Ait. Lcpidium Linn. Isatis Linn. Myagrum Linn. Comellina Crunlz. Neslia Desf. Calcpina Allan. ViTicEE Lamarck. Slami cin- que, rare volte quattro o sei; im solo pistillo ; corolla di quattro a sei pclali, talvolta saldati fra lore alia cinia, c sollcvati a guisa di bcrrelto dagli stami ncl loro sviluppo; frutto bacciforme. — Piaute a fiislo legnoso esarmcntacco, Vilis Linn. 82 Ramkee Jussieu. Stami da quat- tro a cinqiie ; da uno a tre pislilli; corolla di quatlro o cinque petali squamiforrni, talvolta inseriti altomo ad una specie di disco ; frutto bacciforme di due a quatlro cellette, od anche drupaceo. Piante arboree, o fruttescenti. Bhamnus Linn. Ziziphus Lam, Paliurus Tourn. EvoKiMEE Brown. Stami da quat- lro a cinque; un solo pistillo collo stimma semplice ; co- rolla di quattro o cinque pe- tali inseriti attorno ad un disco; frutto capsnlare diviso inlobi — Piante fruttescenti. Evonimus Linn, SoMACHiNEE Decandolle. Stami da cinque a sei ; due o tre pistilli a stili assai corti , od anche mancanti ; corolla di cinque o sei petali inseriti sul calice come gli stami; frutto di natura drupacea di una sola celletta. — Piante arborescentij o frutticose. Rhus Linn, Stafii-eacee Brown. Stami cin- que; da due a tre pistilli; co- rolla di cinque petali; frutto membranaceo composto , di natura capsular?. — Piante frutticose. Staphylea Linn. Drosefiacee Decandolle. Stami cinque ; da quattro ad otto pistilli, talvolta i soli stimmi sessili; corolla di cinque pe- tali; frutto capsulare di una sola celletta. — Piante erba- cee, od anche Tivaci die al- lignano ne' luoghi acquitri- nosi e palustri. Drosera Linn. Parnassia Linn. Bbreeridee Jussieu. Stami da quattro a sei; un solo pistil- lo talvolta mancante di stilo; corolla di quattro a sei pe- tali; frutto bacciforme, o cap- sulare di una sola cellct- ii. — Piante erbacee vivaci, od anche fruttirose. Berberis Linn. Epi medium Linn. Melaktacee Brown. Stami sei uniti ai petali ; tre pistilli ; corolla di sei petali ; frutto capsnlare trilobato , di tre cellette. • — Piante erbacee, talvolta vivaci ed allignanti ne'' luoghi acquitrinosi. ToGcklia Iluds. 83 Tamabiscinee Desi>aux. Slami tia cinque a dieci; da uno a tre pistilli, a stimmi talvolta piu- mosi; corolla di cinque pe" tali; frutto capsulare trigono di una sola cellctla. — • Piante frullicolose aventi il porta- mento del Ciprcsso. Tamarix Linn. Gebamee Jussieu. Stami da cin- que a dieci , gcneralmentc congiunti alia ba^ pei fila- mcnti clie sono per lo piii dieci; un solo pistillo con cinque stimmi; corolla di cin- que petali ; frutto risultante da cinque carpelli uniti e sor- montati da una specie di bcc- co. — Piante crbacee, qiial- clie volta vivaci. Geranium Linn. Erodium TVilld. OssALiDEE Loiseleiir c Marquis. Stami dieci coi filamcnti sal- dati fra lore alia base; cinque pistilli; corolla di cinque pe- tali; frutto capsulare di cin- que cellcttc. — Piante erba- cce, rare volte vivaci. Oxalis Linn. RcTACEE Jussieu. Stami da otto a dieci; un solo pistillo; co- rolla di quatlro o cinque pe- tal!; frutto capsulare lobato, 0 tubcrcoloso-spinescente. — Piante erbacee, od anche vi- vaci e suffrultescenti. Ruta Linn. Tribiilus Linn. SASsiFRActE Jussieu. Stami die- ci ; due pistilli ; corolla di cinque petali; frutto capsu- lare di una sola cellelta, sor- monlato da due punte. — • Piante erbacee gencralnien* te vivaci. Saxifraga Linn. Cahiofillee Jussieu. Stami da tre a dieci; da due a cinque pistilli; corolla generalraenlc di cinque petali provveduti di un' unghia alquanto lunga quando il calice e di un sol pezzo, oppnre, se c diviso, tanti petali quante sono Ic divisioni di csso ed altcrnan- ti colle mcdcsimc: in qncsto caso tanto le divisioni del calice qnanto il numcro dci petali sono alcune volte quat- tro, e di rado solameute tre; frutto capsulare di una o piii cellette aprentcsi gcncral- mente in piii pezzi alPapice, qualcbe volla baccifornie. — ■ Piante erbacee non di rado vir. 84 Dianthus Linn. Saponaria Linn. Gypsophila Linn. Lychnis Linn. Silene Smith. Agrostemma Linn. Cucubalus Linn. Cerastium Lirui. Stellaria Linn. Arenaria Linn. Spergula Linn. Cherleria Linn, Holosteum Linn. Polycarpon Linn. Sagina Linn. Moerhingia Linn. Alsine Linn. Elafine Linn. LiKEE Loiseleur e Marquis. Sta- mi dieci coi filaraeuti con- giunti alia base , cinque dei quali alternalivamente piii corti sono mancanti di an- tera, e di rado otto, quattro dei quail pare mancanti di antera 5 cinque pistilli e di rado quattro; corolla di cin- que petali, rare volte di quat- tro; frutto capsulare di dicci cellette , rare V"lte di otto. ■ — Piante erbacce bene spcs- so vivaci. Linum Linn, PonTCLAdEE Jussieu. Stami da- dici; un solo pislillo; corolla di cinque pctali; frutto cap- sulare aprentesi orizzontal- mente per mezzo di un co- perchio clrcolare. — Piante erbacee suculenti, a foglie alquanto crasse. Portulaca Linn, CbassclAcee Jussieu. Stami da dieci a dodici, rare volte ia numero minore; da cinque a dodici pistilli; corolla di cin- que a dodici petalij ed al- trettante squame nettarifere alia base del germe ; frutto capsulare composto di varic piccole capsulctte , ciascuna di una sola celletta. — Piante succolenti, a foglie crasse. Crassula Liftn. Rhodiola Linn. Sedum Linn. Sempervivum Linn, Salicahiee Jussieu. Stami da sei a dodici; un solo pistillo; co- rolla di sei petali inseriti sul calice ; frutto capsulare cir- condato dal calicc persisten- te. — Piante erbacee, tal- volta fruttcscenti. Lythrum Linn. Reseda CEE Decandolle. Stami da 85 tindici a quimllci ; da tre a cinque pistilli, talvolta man- canli di slilo; corolla di qnal- tro a sei petali; frutto capsii- lare angoloso, di una sola ccl- lelta. ■ — Piante crbacec , di rado \ivaci. Reseda Linn. Agrimoniacee Decandolle. Statni da cinque a dodici ; da due a cinque pistilli ; corolla di cinque pelali inscrili nel ca- lice persistente ridolto conic a forma di capsula. — Piante crbacee vivaci. Agrimonia Linn. SpinEACEE Lniseleur e Marquis. Stami molli inscriti nel ca- licc; da tre a dodici pistilli; corolla di cinque petali; frut- to capsulare composto. — Piante erbacce vivaci, od an- che fruttesccnti. Spiraea Linn. AcTEACEE N. Stami molti ; un solo pistillo; corolla di quat- tro petali; frutto baccifornie di una sola ccUctta. — Piante crbacee vivaci , a fioritura raccmosa. Actaca Linn. pAPAVEnACEE Jussieu. Stami mol- ti; stiinma sessile, scmplicc, od anchc raggiato; corolla di quattro petali; calice di due pczzi caduco ; frutto capsu- lare, o siliquaceo. — Piante erbacee, rare voile vivaci. Papaver Linn. Chelidonium Linn. Glaucium Town. Nl^FEACEE Decandolle. Stami niolti ad antere rivolte verso il centre del fiore e coi fila- mcnti per lo piii allar^ati ; stirama sessile raggiato ; co- rolla di molli petali ; frutto baccato colP aspelto estcrno di luia capsula. ■ — ■ Piante crbacee ac;quajole colic foglic dotate di lungo picciuolo c galleggianti. Nymphaea Linn. Capparidee Jussieu. Stami molli; un solo pistillo ; corolla di quattro petali; frutto bacci- forme di una sola cclletta. — Piante fruttesccnti bene spcsso spinose. Capparis Linn. TiGtiACEE Jussieu. Stami molli; un solo pistillo ; corolla di cinque petali ; frutto carcc— rulare capsuliformc. — Piante arborcscenti produccnti fie- ri pcduncoiati gcneraluicntc 86 asccllari congiunti ad una brattca fogliacea. Tilia Linn. CiSTEE Jussieu. Stami inolli; iin solo pislHIo ; corolla di cin- que pelali; calice porsistcntc a division! ineguali ; frutto capsulare , ad una od a piu cellctte. — Piante erbacee , generalmenle vivaci, ed an- clie a fusto Icgnoso. Cislus Linn. llclianthemum Desjl Ipericee Jussieu. Stami niolti , uniti pei fdamenti iu piu fa- scelti ; da due a cinque pi- stilH ; corolla per lo piu di cinque pelali; frutto capsu- lare di trc cellette, rare volte bacciforme. — Piante erba- cee, spcsso Yivaci, e talvolta frullesccnti. Hypericum Linn. Androsaemum Town. Malvacge Jussieu. Slami molti a Olamenti saldati infcrior- mcnte in tubo; varj pistiUi , od anche un solo con piii slimmi; corolla di cinque pe- tali, per lo pill uniti inferior- inente coUa base del tubo starainifero; calice general- meutc doppio, frulto capsu" larc di piii cellette , e piii spesso coraposto di piii car- pelli disposti intorno ad un asse centrale. — • Piante er- bacee generalmenle vivaci, e non di rado a fusto legnoso. Malva Linn. Althaea Linn. Lavalera Linn. Hibiscus Linn. Sida Linn. Drupacee Linneo. Stami niolli inseriti nel calice; un solo pistillo; corolla di cinque pe- tali inseriti sul calice ed al- terni coUe division! di csso; frulto drupaceo. — Piante arborescenli, o frutticosc. Prunus Linn. PoTENTiLLEE Sprengel. Stami molti inseriti nel calice; molii pistilli aggruppati nel cenlro del fiore ; corolla di cinque pelali, qualche volta di quat- tro, inseriti sul calic^ cbe e diviso spesse volte in dieci parti delle quali cinque alter- nalivamente minori ; frutto composto, risultanle dalPag- gregato di tanti piccoli grani bacciforrai , o drupacei piii o meno asciutli, sormontali talvolta da una rcsta. — - Plan- tc prbnccc , spcssc volte vi- vaci, c non di rado frultescenti. Potcntilla Linn. Toirnentilla Linn. Fragaria Linn, Comarum Linn. Dryas Linn. Gcum Linn, Biibus Linn. Rabukcolacee Jussieu, Stami rnolli; pistilli da due n molti; corolla di molli petal! , rare volte di cinque; friitto com- posto risultantc dair aggre- gate di piccole achcne o car- pelli indeisccnli. — Piante crbacee, spesse volte vivaci. Pianunculus Linn. Ficaria Hall. Hcpatica Dill. Adonis Linn. Paconia Linn. EMPETr.ACEE iV. Stami tre a Cla- menti assai lunghi ; un solo pislillo portante diversi stim- nii, per lo piu mancante di slilo ; corolla di Ire petali ; friitlo bacciforme. — Piante suffrutticosc a fiori gcncral- mcntc diclini. Erapctrum Linn. AcEnl^EE Jussieu. Stami da due a diccij uu solo pislillo cello 87 stimma diviso, rare volte due; corolla di qtiattro a nove pe- tali, rare volte mancanti od oblitcrati ; frutto risultanle da una o due samare unite assicme. — Piante arbore- scenti , a fiori spesse volte diclini per aborto. Acer Linn. Ornus Pei-s. Fraxinus Linn. Alismacee Decandolle. Stami da sei a molli ; da sei a molti pislilli; corolla di tre petali; frutto composto risultanle dair aggregate di capsulctte, o di tanti piccoli carpelli. — Pianlc acquaticbe erbacee , talvolta vivaci, provvedule di foglie sollanto radicali , c qualche volta a fiori diclini. Alisma Linn. Sagiltaria Linn. Butonius Linn. ** Corolla irrcgolare. ViOLEE Jussieu. Stami cinque coUe antere non di rado con- nivcnti; un solo pislillo; co- rolla di cinque petali, calca- rata; frutto capsularc di una sola ccllctta — Pianlc or- 8S bacee, spcsse volte vivaci. Viola Linn. Impaticns Linn. Fbassikellee Bluff, e Finge- rhnlh. Stami dieci ; un solo pistillo; corolla di cinque pc- tali ; fi-utto composto di piii capsulette unite assicmc. > — Piante suffriittesccnti. Dictamnus Linn. FuMABiEE Loiseleur c Marquis, StaiTii sei uniti in due fascelli mediante i fdamenti; un solo pistillo; corolla di qualtro petali spcronata, coi pctali alcune volte saldali alia base; frutto d' aspclto leguminoso, od nnche di una piccola cap- sulctta indeiscente. — • Pian- te erbacce, non di rado vi- vacij a fioritura raccraosi}. Fumaria Linn. Corydalis JVilld. PoLiGALEE Jussieu. Staml gcne- ralmente olto uniti pei Cla- inenti in due fascetti, ua solo pistillo; corolla di 6gura pa- piglionacea a pctali liberi , od anche saldati alia base mediante i filaraenti degli stamij frutto capsulare di due cellette. — Piante erbacce viyacj, od anche fruttescenti. Polygala Linn. LECUMiNOSEyjifijeM. Stami dieci, qualcbe volta liberi, non di rado congiunli pel fdamenti in un sol fascio , e gcneral- inente nove congiunti pei fiiauicnti e formanli un tube fcsso, cd uno isolato; corolla papiglionacea; frutto legumi- noso, alle volte piccolissimo. ■ — Piante erbacee, non di rado vivaci, suffrutticose, frut- tescentij cd anche arborce. Ccrcis Linn. Ulcx Linn. Ononis Linn. Anthyllis Linn. Cylisus Linn. Spartium Linn. Genista Linn. Colutea Linn. Lathyrus Linn, Orobus Linn. Vicia Linn. Ervum Linn. Lotus Linn, Tetragonolobus Dec, Galega Linn. Dorycniiun JFilld. Coronilla Linn. Ornithopus Linn. Hedysarum Linn. Hippocrepis Linn. 89 Astragalus Linn. Phaca JVilld. Onobrj'chis Toiirn. Trifolium Linn. IMclilotiis Tonrn. Jledicago Linn. Trigonella Linn. Ordinc 2. Injerofarie. CiscEACEE N. Stami due ; iin solo pislillo; corolla di due pptali rguali ; frutto capsu- lare di due ccllette. — 'Piantc crbacee vivaci , a fioritura racemosa. Circaea Linn. TnAPEE A''. Slatni fjnattro ; iin solo pistillo; corolla di quat- tro petal! ; frulto nuculare spincscentc. — Piante crba- cee acquajole , aventi una rosula di foglie galleggianti. Trapa Linn. Edbraceb Richard. Stami qnat- tro o cinqueJ un solo pistil- lo; corolla di quattro o cin- que pelali; frutto bacciforme o drupaceo. — Piante frut- ticose col fusto talvolta arram- picantc e produccute radici. Hcdcra Linn, Comus Linn. GROssrlAniEE Dacandolle. Sta- mi cinque; un solo pistillo bifido; corolla di cinque pe- tali ; frutto bacciforme. • — Piante frutlicose, munite al- cune volte di spine. Ribes Linn. Ombf.ellifere Jiissieu. Stami cinque; due pistilli; corolla di cinque petali inseriti so- pra una specie di disco; frutto composto didueachene unite assiemc. — Piante erbacec, sovente vivaci, a fioritura dis- posta ad ombrella, per lo piik composta, e di rado a capo- lino. Sanicula Linn. Erjngium Liim. Astrantia Linn. Hydrocotilc Linn. Selinum Dec. Heracleum Lifin. Peucedanum Linn. Laserpitium Linn. Alhamanta Linn. Arthusa Linn. Pastinaca Linn. Anethum Linn. Scscli Linn. Ocnantlie Linn. Caucalis Linn. Daucus Linn. 9» Tordylium Linn. Conium Linn. Sium Lam. Carum Linn. Falcaria Riuin. Ammi Linn. Aegopodium Linn. Imperatoria Linn. Bupleurum Linn. Angelica Linn. Ligusticuni Linn, Coriandrura Linn. Scaiidix Linn. Cliaerophyllura Linn. Pimpinella Linn. Trinia Hoff. Ferula Linn. Phellandrium Linn. Epilobiee Ventenat. Staini otlo; un solo pistillo collo stimma per lo pill quadrifido; corol- la di quattro petal! ; frulto capsulare allungato, di quat- tro cellette. — Piante erba- cee generalmenle vivaci. Epilobium Linn, Oenothera Linn. Mir.TEE Jussieu. Stami in nu- niero indeterminato inseriti Del calice ; un solo pistillo ; corolla di quattro a sei pe- tal!; frutto capsulare, o bac- ciforme talvolta cortecciato. — Piante arborescenti , o frutticose , alcune •volte mu- nite di spine. Myrtus Linn. Punica Linn. Philadelphus Linn. Cactoidee Ventenal.SiAon molli inseriti nel calice; un solo pistillo collo stimma diviso; corolla di un numero inde- terminato di petali inseriti sul calice, saldati alia base e disposti in diversi ordini ; frutto baccato, di una sola celletta. • — Piante grasse er- bacec vivaci, avcnli i fiori sessili sulle foglie o sul caule. Cactus Linn. PoMACEE Linneo, Starai in nu- mero indeterminato, inseriti sul calice ; da due a cinque pistilli; corolla di cinque pe- tali; frutto pomaceo, od an- clie baccato, cioe un piridio, od una pirenula. — Piante arboree, o fruttescenti. Pyrus Town. Malus Tourn. Cydonia Tourn. Mespilus Linn. Crataegus Linn. Sorbus Linn. RosEE Decandolle. Stami molti inscrili ncl calicc; pistilli in numero indctcrmiDato ; co- rolla generalracnte di cinque petalij calice urccolalo; frulto cstcriorniente baccate cora- prendcnte molte acbene os- see irsute. — Piante general- inentc frutticose, e per lo piii aculeate. Rosa Linn. iDROCAraDEE Jussieu. Stami in 9« ntimcro indcterminato ; sei pistilli bifidi , corolla di tre pctali; frutto capsulare, tal- Tolta, almcno internamente baccato. — Piante acquajole erbacce vivaci, a Cori diclini procedcnti da una specie di spata. Hjdrocbaris Linn, Stratiotes Linn, CLASSE TERZA Composte. Ordine i. yiggregate. DirsACEE Jussieu. Stami qual- tro, un solo pisliilo; corolla tubulosa col lembo diviso in quattro o cinque lobi; frutto Gonsistente in un'' achcna ri- coporta dal calice. — Piante erbacee per lo piii vivaci, c rare volte suffrutlescenti. Dipsacus Linn. Scabiosa Linn. GtOBiLAniEE Loiseleur e Mar- 4}uis. Stami quattro; un solo pistillo; corolla tubulosa alia base, col lembo diviso in cinque lacinic lineari ed ine- guali; frutto consistente in un'' acbena ricoperta dal ca- licc. ■ — Piante erbacee viva- ci, talvolta suffruttescenti, a fusto florifcro generalmente scmplice. Globularia Linn, Zasziee N. Stami cinque con- giuntialla base pei Glaraenti; due pislillij corolla tubulosa col lembo diviso in cinqae lobi; frutto consistente in una specie di grande achcna ge- neralmente echinata c sor- montata da due punle — Piante erbacee, a fuslo tal- 92 Tolta spinescente, cd a fiori dicHni. Xanthium Linn, Ordine 2. Stnantere. SfiMlFioscutosE TournefoH. Sta- mi cinque colle antere sal- date insierae e fornianti un tubo; un solo pistillo clie passa pel tubo formato dalle antere e termina in uno stim- ma biQdo ; corolla tubulosa col lembo falto a guisa di una linguetta; frutto consi- stente in un'' achena spesse Tolte papposa. — • Piante er- bacec, spesse ■volte •vivaci, e per lo piii lattescenti. Lapsana Linn. Rhagadiolus Willd. Cichorium Linn. Scolymus Linn. Picris Linn. Taraxacum Hall. Ghondrilla Linn. Leonlodon Juss. Crepis Linn. Prenanthes Linn. Tragopogon Linn. Scorzonera Linn. Lactuca Linn. Hieracium Linn. Sonchus Linn. Hypochoeris Linn. Flosculose Tournefort. Stami cinque colic antere saldate in un tubo; un solo pistillo cbe passa pel tubo formato dalle antere e termina in uno stimma bifido; corolla tubu- losa col Icmbo diviso in lobi, \ rare volte irregolari ; frutto > consistente in un' achena per lo piu papposa. — • Piante erbacee, non di rado vivaci, coi flosculi csterni talvolta privi di starai , ed a foglie spesse volte spinosc. (a) flosculi provveduti di ca- lice proprio, o di altro in- viluppo parziale. lasione Linn. Echinops Linn. (b) flosculi senza alcun ca- lice, od inviluppo parziale. Carduus Linn. Cirsium Town. Serratula Linn. Carlina Linn. Carthamus Linn. Onoporduni Linn. Arctium Linn. Centauraea Linn. Calcitrapa Gaert. Carpcsium Linn. 93 Tanacctum Linn. Eupalorium Linn. Conyza Linn. Chrysocoma Linn. Cacalia Linn, Artemisia Linn. Pctasites Des/l Xcranlhemum Linn. Xerotium Cassini. Leontopodinm Cassini. Acariterium Cassini. Imp la Cassini. GnapLalium Linn. Bacciate Tourneforl. Staini cin- que colle antere saldate in un tubo; un solo pistillo chc passa pel tubo formate dalle aiitere e termina in uno stim- ma bifido; (iorellini a corolla tubulosa col lembo rcgolar- jnente lobato insieme rac-> colli e disposti nel mezzo, circondati da fiorellini a co- rolla tubulosa col lembo con- formalo a lingiictta, il piii dellc volte di colore , diffc- rentc dci primij frutto con- sistcnle in un' achena spcsso papposa, c rare volte sor- niontata da piccole rcstc. — Piante crbacee, spesse volte vivaci, coi Corcllini della pc- riferia privi di stami. Calendula Linn. Chrysanthemum Linn. Matricaria Linn. Bellis Linn. Anthemis Linn. Buphthalmum Linn, Pyrethrum SmiUi Aster Lintu Erigeron Linn, Inula Linn. Cineraria Linn. SolJdago Linn. Doronicum Linn. Senecio Linn, Arnica Linn. Bellidiastrum Cassini. Grammarthron Cassini. Diplopappus Cassini. Maruta Cassini. Achillea Linn. Bidens Linn. Tussilago Linn. Ilomogjnc Cassini. 94 CLASSE QUARTA Monoclamidee. Ordiue i. CorolUfere. * Perigonio regolare. CbocAcee N. Stami da trc a sei; tre pistilli, od un pistillo solo con tre stimmi; perigonio con un tubo gracile assai lungo e col lembo diviso in sei; frutto capsulare di tre ccl- lette, 0 risultante di tre f ar- pelli saldati assieinc. — Pian- te erbacee a radice bulbosa da cui partono immcdiata- mente i fiori avvolti in una spata spesse vulte prima dellc foglie. Crocus Linn. Colchicura Linn. GicLiAcEE Jussitu. Stami sei; iin solo pistillo, talvoUa mancan- te di stilo ; perigonio di sei sepali qualche volta saldati alia base;. frutto capsulare piu o meno trigono, di tre cel- lette. — Piante erbacee a ra- dice bulbosa , od anchc tu- berosa. Lilinni Linn. Tulipa Linn. Erylhroniiim Linn. Aspliodelus Linn. Pbalangium Tourn. Scilla Smith. Ornitogalum Linn. Gagea Salisb. Allium Linn. EiviEKOCAtLiBEE Brown. Stami sei; iin solo pistillo; perigo- nio tubuloso inferiormenle col lembo campanulato a sei divisioni aperle; frutto cap- sulare di tre ccllette. — Pian- te erbacee vivaci , a radici fascicolate ed a fusto per lo piu ramiQcato. Hemerocallis Linn. MrscAniDEE iV^. Stami sei; un solo pistillo; perigonio cam- t panulato-globoso col lembo * dentato , od anche tubuloso col lembo piu o meno pro- fondamente diviso in lobi ; frutto capsulare di Ire cel- lette. — Piante erbacee a ra- dici bulbosc, ed a fioritura raccmosa. Muscari Toiim. Naucisee Jussieu. Stamisci, qual- che voUa coi filamenti con- giunti alia base; un solo pi- slillo collo srimma talrolta diviso; porigonio saldato alia base colP ovario clie e infero, diviso gcneralmcnte in scL colla fancc, talora munita cli un'' appcndice petaloidca in forma di tazza; frutto capsu- lare di tre cellelte — Piante crbacee a radicc bulbosa, ed a fiori poi'tati da uno scapo, involli in una spata prima del loro sviluppo. Narcissus Linn. Lcncojiim Linn. Galanthus Linn. BnoMELiACEE Jussicti. Stami sei; un solo pistillo collo stimma trifido; corolla ttibulosa col Icmbo a sei divisioni portante gli stami ; frutto infero cap- sularc, talora baccato, di tre ocllettc. — Piante perenni a caulc quasi mancante, o cnu- diriforrae, a foglic bene spes- 80 consistcnti e spinosc al- r cslrcmita e liingo i margiui, cd a fioritura ordinarianiente pannocchiula, o spigliiforme. Agave Linn. 95 Aspahagee Jussieu. Stami gene- ralmentc sei, talvolta quattro od otto; iin solo pistillo, di rado quattro; perigonio a sei divisioni, rare volte a quat- tro ed otto, talora anche cam- panulato col lembo diviso in lobi ; frutto bacciforme di tre 0 quattro cellctte. — Piante crbacee vivaci, a fiori qual- che yolta diclini per aborto. Asparagus Linn. Mayautheraum HotJi. Convallaria Linn. Polygonatum Tourn. Uvularia Linn. Paris Linn. AcoROiDEE N. Stami sei; un solo pistillo piivo di stilo; perigo- nio di sei pczzi persistentc; frutto capsulare di tre cel- lctte. — Piante crbacee vi- vaci allignanti ne' luoglii acquitrinosi , a foglie guai- nanti cd a fusto somigliante ad una foglia a mezzo del quale csce una spiga fiorifcra simu- lante uno spadice. Acorus Linn. TiMEiEE Jussieu. Stami olto in- seriti ncl perigonio; un solo pistillo; perigonio tubuloso col lembo quadrifiJoj frutto 96 bacclformp, o cotisistenlc irt una specie di aclicna o di- clesio. — Piante erbacec, oil anclie friiltescenti. Daphne Linn. Stellera Linn* PoLiGOKEE Jussieu, Stami da citique a nove, pii'i di sovente otto, inseriti alia base del pe- rigonio; due o trc pistilli; perigonio profondamente di- viso gencralmente in cinque parti; frutto consislente in un' achena bene spesso triango- lare rivestita dal perigonio. — Piante crbacee non di rado vivaci, a foglie intere accom- pagnate da stipule nienibra- nacee guainanti , ed a fusto qualche volla arrampicante. Polygonum Linn. ScLEEAKTACEE N. Stami da cin- que a dicci; due pistilli; pe- rigonio urceolato col lenibo diviso in cinque; frutto con- sislente in una specie di ache- na o diclesio. — Piante er- bacee piccole talvolta vivaci, a fiori piccoli ascellari , od auche in mazzetti corimbosi. Sclcranthus Linn. Clematidee Decandolle. Stami luolti; pistilli molti ; perigo- nio fornialo da un fttmicro indeterniinato di scpali , noit di rado quatlro; frutto risul- tante dalP aggrcgato di raolli carpelli sormontati da una specie di coda soventi volte piumosa. — Piante a fusto Icgnoso perlo pill sarmentacec. Clematis Linn. Atragcne Linn. A^EMO^•EE Decandolle^ Stami bu- nierosi; niolti pistilli: peri- gonio formato di quattro o cinque scpali, talvolta in nu- niero maggioie; frutto risul- tante dalPaggregato di molti carpelli mucrouati, od anclie sormontati da una specie di coda piumosa. — Piante er- bacec vivaci , a fusto giamniai sarmciitoso. Anemone Linn, Thalictrum Linn. ELLEBonAGEE LoistleuT c Mui- (juis. Stami numcrosi; da trc a molti pistilli; perigonio di un numcro indctcrminato di scpali; frutto capsularc com- posto, risultautc da un nu- mero iudcterminato di pic- colo capsule pill o nieuo con- giunle fra loro. — Piante crbaccc non di rado vivaci. Ilellcboius Linn. Koellca Biria Trollius Linn, Cnltha Linn. Nigella Linn. OsiRiDEB Jlichavd. Staini qiiat- tro o cinque, unsolo pistillo; perigonio di due a cinque divisioui solamcnte in parte coloratc ; frullo infero bacci- formc , o consistente in un diclesio. — Piante legnosc, od erbacee vivaci, a fiori al- cune volte diclinl. Hippophae Linn. Thcsiura Linn. RusciABE Sprengel. Stami sel coi filamenti saldati fra loio; tm solo pistillo ; perigonio piccolo a sci divisioni; rare Toltc globoso; frutio baccato. — Piante suffruttcscenti , a foglie consistent! c talvolta spinose alia cima, ed i cui Cori, cbe sono generalmenlc diclini sbnccrano per lo piu sul mezzo dcllc foglie. Buscus Linn. Vebathacee N. Stami sei; (re pistilli; perigonio a sei divi- sioni; fmtto capsularc com- posto. — Piante erbacee e Tiyaci , a foglie seroplici ner- 7 97 Vosc, ed a fieri diclini dispo- sli in racemi pannocchiuti. Veratrum Linn. EuFor.BUcEE Jusiieu. Stami do- dici, spcsse volte mancanti in parte delle antere; pistil- li tre ; perigonio turbinato avcnte delle appcndici squa- niiformi, o semilunate; frutto capsulare tricocco. — Piante lattcscenti erbacee ed anche talvolta vivaci. Euphorbia Linn. BossACEE N. Stami quattro; tre pistilli; perigonio ai quattro divisioni; frutto capsulare di tre ccllette. — Piante arbo- ree , o frutlescenti a foglie sempre verdi, ed a fiori di- clini ascellari. Buxus Linn. AsAnoiDEE yentenat. Stami da otto a dodici, alcnna volta coi filamenti congiunti; un solo pistillo collo stimma di- viso ; perigonio campanulato alia base avente da tre a cin- que divisioni al lembo ; frut- to infero capsulare, o baccato, di sei ad otto ccllette. — ■ Piante erbacee vivaci talora parassilicbc cd a fiori di- clini. Asarum Linn. Cytinus Linn. ** Perigonio irregolare. ' Orchidee Jussieu. Un solo sta- me, rare •volte due, antere divise e situate sopra un cor- po calloso pistillare; perigo- nio a sei divisioni, tre ester- ne e tre interne, V inferiore di queste, delta labello, di forma afTatto diversa delle al- tre, e terminata spesso infe- riormente in uno sperone ; frutto capsulare infero di una sola celletta. — Pianle erba- cee vivaci, a fioritura gene- ralmente in ispiga. Orchis Linn. Opliris Linn. Serapias Linn. Limodorum Swai: Gyranadenia Brow. Kigritella Jlich. Loroglossum Bich. Platanthera Hich, Liparis Jiich. Herrainium Brow. Epipactis Swar. Neotlia Bich. Cephalanthera Rich. Spirantes Bich, Iridee Jussieu. Stami tre; un solo pistillo con tre stimmi ta- lora sviluppati sotto forma di pctali; perigonio a sei divi- sioni 5 frutto infero capsulare di tre cellette. — Piante er- bacee ■vivaci, a fiori involti prima del loro sviluppo in una spata, ed a foglie ensi- m formi. M Iris Linn. Gladiolus Linn. Aristolochiee Jussieu. Stami s*i ad antere ressili saldate at- torno al pistillo; pistillo uni- co coUo stimma diviso; peri- gonio urceolato alia base col lembo protratto in forma di linguetta; frutto infero cap- sulare , di sei cellette. — Piante erbacee vivaci, a fiori ascellari. Aristolochia Linn. AcoKiTEE iV. Stami molti; da M tre a cinque pistilli; perigo- U nio a cinque divisioni; ed alcuue appendici non di ra- do speronate; frutto capsu- lare per lo piii composto, ri- sultante da Ire a cinque pic- cole capsule piii o meno tra - loro congiiinte. — Piante er- bacee generalmente vivaci, a fiorilura non di rado race- mosa, Aconitum Linn. Delphinium Linn. Aqailegia Linn. Ordine 2.° Calicijere. Na;adee Jussieu. Stami in nu- meto indeterminato, spesse volte quattro, talora un solo, e di rado molti ; pistilli da UDO a sei , talvolta privi di slilo; perigonio piii o meno profondamente diviso in pa- recchi segmenli, o rimpiaz- zato da una spata ; frutto pic- colo indeiscente di natura capsulare , contenente una sola semente. — Pianle er- bacee acquatiche, a fiori non di rado diclini, ascellari, od ancbe terminali, talora dispo- li in ispiga. Najas Linn. Ceratophyllum Linn, Potamogclon Linn. Zannichellia Linn. Vailisitebiee N. Fiori stainini- feri numerosi raccolti in una specie di spadice aTTolto in una spata, alia somraita di nn piccolo scapoj fiori pislilli- 99 feri solitarj avTolti cssi pure in una spata, alia sommila di un lunghissimo scapo rav- Tolto in ispira, in pi.inle se- parate; perigonio diviso in piii segmenti; frutto di na- tura capsulare. — Piante acquajole a foglie lineari lun- gbissime. Vallisneria Linn. CALLiTBicrsEE Link. Un solo sla- me a lungo filamento; due pistilli ; perigonio di due pezzi; frutto carcernllare. — Piante erbacee acquajole, a fiori ascellari bene spesso di* clini. Callitricbe Linn, Lesticclariee A'. Due stami 5 nn solo pistillo; perigonio di un sol pezzo; frutto capsu- lare tagliato circolarmente alia base. — Piante erbacee acquajole presentanti come delle piccole fogliette spesso lentiformi , galleggianti sul- I'acqua unitamente ad alcn- ni fascetti radicali che ban- no al di sotto, e cbe portano ! fiori al congiungimenlo del- le foglie qualche Yolla diclini. Lemna Linn. loROBitE Richard. St«ini oUo, too ed alcuna volta un solo; quat- tro pistilli, od anche un solo} perigonio seniplicissirao, od anche di qualtro pezzi; frul- to consistente in una specie di otricello, od in una se- mcnte cortecciata. Hippuris Linn. Myriopliillum Linn. Pbplacee N. Stami da due a sei; un solo pistillo; perigo- nio diviso in denli, od in la- ciuie ; frutto capsulare di due o quattro cellette. — Piante erbacee palustri, a fo- glie semplici opposte , ed a fiori piccoli ascellari e ses- sili. Peplis Linn. Isnardia Linn. AiumanDia Linn. Suffrenia Bellar. TiFACBE Jussieu. Stami tre ; un solo pistillo, talora con due stinimi 5 perigonio di tre pez- zi ; frutto consistente in una achena. — Piante palustri a fusto midollaceo sen^a no- di; a foglie lunghe, strette, e talvolta triquetre, cd a fio- ri diclini dispoiti in amenti cilindrici o globulosi scparati. Typha Linn. Sparganium Lenn. Jdncaginee Richard, Stami sei corti ; tre pistilli privi di sti- lo, a stimmi piumosi; peri- gonio a sei divisioni ; fiutto capsulare composto, risultan- te da tre a sei piccole capsu- lelte congiunte. — Piante pa- lustri a foglie lunghe e stret- te, cd a fioritura rada spi- ghiforme o pannocchiuta. Triglochin Linn. Scheuchzeria Linn. JcNCEB Mirhel. Stami sei ; un solo pistillo con tre stimmi; perigonio a sei divisioni pro- fonde ; frutto capsulare di ■ una o tre cellette. — Piante . erbacee non di rado palustri, a foglie tondeggianti, o pla- ne e lineari somiglianti a - quelle delle gramigne, ed a fioritura il piii delle volte co- rimbosa. Juncus Linn. Luzula Dec. Aeoidee Jussieu. Fiori disposti sopra uno spadice, la cui parte di mezzo e occupata da numerosi stami , e Pinferlore da molti pistilli , rare volte rivestito di staranii e pistilli frammisti ; frutti bacciformi j roi spaJicc difcso da una grandc spata orecchiforme. — 'Piante crbacoe \ivaci , di rado palu- stri, a foglic gcncralnientc intcre e radicali. Arum Linn. PLA^■TAGt^•EE Jussieu. Stami quat- tro a filatncnti lunghi, inse- riti alia base del tubo del perigonioj un solo pistillo : pcrigonio tubuloso general- mente a quallro division! , corredato alia base da una specie d^ involucro composto di pill squame; frutto capsu- larc, aprenlesi per lo piii per mezzo di un copercbio. — Piante erbacee non di rado \ivaci ,alcuna palustre a fio- ri diclini. Plantago Linn. LitlorcUa Linn. Atbiplicee Jussieu. Sfami da uno a cinque; uno o due pi- slilli ; pcrigonio avcnte da due a cinque divisioni ; frutlo consistente in una cariopside riveslita dal pcrigonio, od iu una specie di achena. — Pianlc erbaccc prive di sti- pule, rare volte vivaci , cd a fiori spcsse volte agglomcra- U, di rado dicliuj. Alriplex Linn. Chenopodium Linn. Blituni Linn. Corispermum Linn. Salsola Linn. Salicornia Linn. Polychnemum Linn. Parokichiee a. Saint- H Hair e. Stami cinque; due pistilli, od un solo bifido ; pcrigonio a cinque divisioni; frutto cap- sulare indeiscente contenente una sola semente ed avvilup- pato ncl pcrigonio persistcn- le. — Piante erbacee, qualche Yolta vivaci, a foglie scmplici accompagnate da stipule, ed a fiori aggruppati spesse vol- te ascellari accompagnati da brattee scariose. Herniaria Linn. Amabaktacee Jussieu. Stami da Ire a cinque; pistilli da uno a tre; pcrigonio di tre a cin- que segraenti , spesso raunito alia base di una squama co- lorala; frutto consistente in una specie di otriccllo. • — • Piante erbacee a fiori agglo- nierati ascellari, o disposti in dense pannoccbie, gene- ralmente diclini. Amaranlhus Linn. 102 Lapatacee N. Staini sei ; tie pi- stilli, di rado due; perigonio a sei divisioni, dcUe quali le tre interiori spesse ■volte gra- nifere; frutto consistcnte in una cariopside od acliena triangolare circondata dal pe- rigonio. — Piante erbacee vivaci, afoglie intiere accom- pagnate da stipule membra- nacee guainanti , ed a fiori disposti in pannocdiie iion di rado diclini. Rumex Linn. Sakguisorbee Loiseleur c Mar- quis. Slami in numero indc- terminatoj generalmente quat- tro, qualche volta numerosi e di rado un solo; uno o due pistilli; perigonio da qualtro ad otto divisioni, talvolta ac- compagnato da piccole squa- ine ; frutto supero di natura capsulare la di cui parte este- riore viene non di rado for- inata dal perigonio persisten- le. — Piante erbacee gene- ralmente vivaci, a Gori ag- gruppati ascellari , o disposli in corimbo od in capolino piii o meno spigliiforme, e talora diclini. Sanguisoiba Linn. Poterium Linn. Alchemilla Linn. Aphanes Linn. Urticee Jussieu. Stami quattro o 'cinque ; uno o due pistilli; perigonio a quattro o cinque divisioni; frutto consistente in una cariopside o achena circondata dal perigonio, od in una capsuletta Crustacea, oppure in piii specie di sa- mare che colla loro unione prrsentano come uno stro- bilo fogliaceo. — Piante er- bacee uon di rado vivaci , qualche volta arrampicanti, a fiori diclini ed a foglie spar- se di peli ruvidi talora bru- cianli. Urtica Linn. Parietaria Linn. Huraulus Linn. Cannabis Linn. LiKOzosTEE Sprengel. Stami da nove a dodici ; due pistilli ; perigonio a tre o quattro di- visioni; frutto capsulare di- cocco. — • Piante erbacee ta- lora vivaci, a fiori diclini ascellari e bene spesso ag- gruppati in piccoli racemi. Mercurialis Linn. Crisosplemeb jy, Stami da otto io3 a dieci ; da uno a cinque pi- stilli; perigonio a quattro o cinque divisioui talvolta ac- compagnato da alcune squa- ine; frutto infero capsulare sormontato da due bccchi, od anche baccato. — Piante erbacee allignanti per lo piii in luoglii umidi. Chrysosplenium Linn. Adoxa Linn, Tawi'ee Loiseleur e Marquis, Stami sei ; tre pistilli, od un solo a tre stimnii; perigonio a sei divisioni ; frutto bacci- forme. ■ — Piante erbacee vi- vaci od anche suffrutticose, a fusto arrampicante, ed a fiori diclini disposti in race- mi o corimbi asccllari. Tamus Linn. Ulmacee Loiseleur e Marquis. Stami da quattro ad otto, per lo pill cinque; due pistilli; perigonio avente da quattro a sei divisioni o dcnli; frut- to consistcntc in una samara, od in una specie di drupa. — Piante arborcscenti a fo- glie semplici , ed a fiori asccl- lari generalmenle fascicolari o disposti in racemo, talvolta diclini. Ulmus Linn. Ccltis Linn. TsBEBiKTACEE Jussieu. Staini cin- que ; tre pistilli; perigonio piccolissimo a varie dirisioni, non di rado accompagnato da una squama ; frutto di natura drupacea. — Piante arborc- scenti a foglie pennate, ed a fiori diclini disposti in race- mo talvolta pannocchiuto. Pistacia Linn. Caprificee iV. Stami da tre a cinque; un solo pistillo; pe- rigonio a tre o cinque divi- sion! ; una sola semente com- pressa, immersa da un lato ucl perigonio od ancbc libe- ra; frutto polposo risultante dal ricettacolo dei fiori in- granJilo. — Piante arboree o frutticose lattesccnti, a fio- ri diclini, ed a frutti gene- ralmente ascellari. Ficus Linn. 104 CLASSE QUINTA Squamijlore, Ordiiie I. Erhacee. Gramikacee Jussieu, Inviluppi ^orali formati da due ordini di squame ; stami tre , rare Volte due, a illamenli tenui e ilessibili e ad antere allun- gate e bifide alle due cstre- uita ; due pistilli, di rado un solo ; fruUo consistente in una cariopside piii o meno fari- nacca. — Piante erbacee a fusto articolato, nodoso e fisto- loso; a foglie alterne, lineari colla base fessa c guainante, munita per lo piii suU' alto di una linguetta membrana- cea; a fiorilura spighiforme, o pannocchiuta 5 a fiori non di rado diclini. Phleum Linn. Phalaris Linn, Nardus Linn. Crypsis Schrad, Tragus Hall. Cynodon Jiiclt. Alopecurus Linn, Polypogon Schrad. Hordcum Linn. Cynosurus Linn. Setaria Palis. Beau. Digitaria Hall. Anthoxanthum Linn. Sesleria Scop. Koeleria Pers, Echinochloa Palis, Beau, Triticum Linn. Lolium Linn. Elymus Linn, Aegilops Linn. Andropogon Linn. Calamagrostis Roth, Milium Linn. Leersia Swar. Agrostis Linn. Stipa Linn. Tricodium Schrad. Aira Linn. Avena Linn. Arrhenaterum Palis, Bec(u. Holcus Linn. Hierocloa Roem. e Schult. Bromus Linn, Brachipodium Iloem. e Schult Dactylis Linn. Festuca Linn. Poa Linn. io5 Molinia Moencli. Glyccria Brow. Triodia Brow. Aruiido Linn. Melica Linn. Briza Linn. Panicum Linn. CiPERACEE Jussieu. Inviluppo fiorale formato da una sola squama ; starai tre coUe an- tcre fesse solamentc alia ba- se ; un solo pistillo ; ifrutto consistcnte in un''aclicna. — • Piante erbacee, la maggi'or parte allignanti ne'' luoghi pa- luslri , avenli Paspctlo dellc gramigne ; a fusto pri^o di nodi , midoUacco , cilindrico P trigono, di rado ariicolatoj a foglie lincari, guainanti non fcsse alia base; a fioritura spighiforme molte volte ag- gloruerala 5 a fiori spcsse vol- te diclini. Cypenis Linn. Sclioenus Linn, Mariscus Fahl. Eleocharis Brow. Scirpus Linn. Eriophorum Linn, Carcx Linn. Ordine 2. Arbarescenti. QuEnciKEE Loiselcur c Marquis. Staini da cinque a venli at- taccati a squanie disposte in amenti ; pistilli da uno a tre collo stimma non di rado di- viso, situati generalmente nel- le ascelle delle foglie, e cir- condati spesso da un involu- cro ; frutto consistente in una specie di ghianda avvilup- pata alia base dall' inyolucro dilatato e persistente, talToIta intieramente chiusa dal me- dcsinio crescluto e cambiato a foggia di capsula cstcrna— niente echinata, e qualche ToUa presentante P aspetto di uno slrobilo fogliaceo. ■ — Pian- te arborce a foglie semplici, stipulate, ed a fiori monoici. iQuercus Linn. Corylus Linn. Fagus Linn. Castanea Town. LRTVLXCzzLoiseleur e Marquis. Stanii da quatlro adodici di- fesi da squarae, talvolta sal- date a tre o piu insicme e disposte in amculi cilindrici; tiori pistillifcri uniti iu amen- io6 ti imbricati globosi od anclie cilindricij composli di squame portanti uno o due ovarj sor- iDontati da due pistilli; frut- to lenticolare un poco mem- branaceo sui margin!, indei- scente, ritenuto dalle squame delP amento il quale pre- senta bene spesso Paspeltodi uno strobilo. — Plante arbO' ree a foglie seraplici, stipu- late, ed a Gori monoici. Bctula Linn. AInus Tourn.. Salicimee Loiseleur e Marquis. Fiori staminiferi dlsposti in amenti oyali o cilindrici, com- posti ciascuno di una squa- ma portante un numero in- determinato di stami , ma ge- neralmente da due ad otto, di rado in maggior numero, oppure un solo; fiori pistil- liferi disposti essi pure in amenti, composti ciascuno di una squama e di un ovario semplice sormontato da un pistillo a due o quattro stim- mi; frulto capsulare racchiu- dente delle sementi cotonosc. — Piante arboree a foglie semplici stipulate ed a fiori dioici. Salix Linn. Populus Linn. CoKiFERE Ju^sieu. Fiori stami- niferi rare volte solitarj, per lo piu disposti in amenti, com- posti ciascuno d'una squama 6 di due a dieci stami, por- tati talvolta dalla squama stessa, e talora unili in un fascio per mezzo dei filamen- ti ; fiori pistilliferi ravvicinati ia capolino, e piii sovente ia una specie di cono formato da squame ciascuna delle quali comprende uno o piu ovarj sormontati da uno stim- ma semplice o bifido, qual- che volla solitarj ; frutto con- sistente in uno strobilo, rare volte in una specie di dru- pa. — Piante arboree a fo- glie semplici strette e quasi sempre persistent! , ed a fiori monoici od anclie dioici. Pinus Linn. Abies Tourn. Larix Tourn. Juniperus Linti, Taxus Linn, 107 CLASSE SESTA Criitogame. Ordine i. Foglioie, Cabacee Richard. Piante erba- cee acquajole gracili, afoglie poco dissimili dal fuslo ver- ticillate cd articolatc, ed a frultificazione sessile ascel- lare. Chara yaill. E(juiSETACEE Richard. Piante terrestri od allignanti in luoghi acquitrinosi aventi un caule erbaceo, fistoloso, articolato diviso in ramoscelii verlicil- lati al pari di csso articolati, e muniti alle artitolazioui di una membrana dentata giiai- nante; fruttificazione in ispi- ga tcrniinale densa , formata da tanli piccoli corpi pellali. Talvolta i cauli porta nti la fruttificazione sono solilarj e spuntano da terra prima di quelli che portano le rami- ficazioni verlicillate. Equisetum Linn. LicopoDiACEE Swarlz. Piante cr- bacec tcrrestri, od allignanti in luoghi acquitrinosi; a fu- sto foglioso non di rado ser- peggiante, ed a foglic piccole e numerose; fruttificazione ascellare, od in ispighe. Ly cop odium Linn. Marsileaceb Brown. Piante er- bacee acquajoie afoglie sem- plici od anche composte, ed aventi un fusto che consiste in un rizoma debole e ser— peggiante; talvolta risultanti da sole foglie galleggianti sul- V acqua unitamente alle ra- dici che portano nella parte rovescia; fruttificazione com- posta di corpi globuliformi radical!. Marsiica Linn. Salvinia Mich. Pilularia Linn. Felci Linneo. Piante terrestri a fusto erbaceo o legnoso , bene spesso consislente in un rizoma o fusto radicante sot- terraneo , ed a foglie alcune volte semplici, ma general- niente pennate; fruttificazio- ne nelia parte rovescia dcUe io8 foglie, e di rado spighiforme unita alle medesime. Ophioglossum Swar. Botrvchium Swar, Osmunda Lam. Blecnum Smith, Acrosticura Lin?t. Ceterach Bauhin. Scolopendrium Smith. Polypodium Adans, Athyrium Dec, Aspidium Dec, .'. Polystichum Rolh, Pteris Smith, Adiantum Linn, Musci Linneo. Piantine erba- cee terrestri , o crescenti at- torno ai muri ed ai tronchi degli alberi, e rare volte nel- P acqua ; a fusto semplice o ramificato, talvolta nullo, ed a foglie sessili, intere ed im- bricate ; fruttificazione pre- sentata da un'' urnetta mu- nita per lo piii di una spe- cie di berretto o caliptra , e portata da un pedicello ia forma di seta. Phascum Linn, Sphagnum Schreb. Gymnostomum Schreb, Anictangium Turner, Tetraphis Schreb. Orthotricum Hedw, Grimmia Schreb, Trichostomum Hook. Encalypta Schreb. Cinclidotus Palis. Beau. Weissia Hedw. Dicranum Schreb. Fissidens Hedw. Didymodon Swar, Tortula Schi-eb. Leucodon Schwaeg, Pterigynandrum Hedw. Hypnum Linn, Hookeria Smith. Fontinalis Hedw Neckera Arnott, Daltonia Hook, e Tayl. Bryum Hook, e Tayl. Funaria Schreb. Bartramia Hedw. Polytricum Linn, Epatiche Adanson. Piantine cre- scenti generalmente sulla ter- ra ne"' luoglii umidi, talvolta attorno ai tronchi degli alberi, e di rado alia superficie del— r acqua. Esse offrono delle semplici espansioni membra- nose, ma verdi e fogliacee, e talvolta prendono P aspetto di cauli muniti di membra- nelle distinte o continuate sofflislianti a fogliette. La lo- TO frutlificazlone presentasi in ispecie di calici scssili, cd in ispecie di capsulettc or- dinariamente pedicellate Biccia Mich. Sphaerocarpus Mich. Targjonia Mich. Anthoceros Dillen. Marcanthia Mich. Blasia Mich. Jungermannia Linn. Andraea Iledw. Ordine 2. JJille. LicBEKi Hoffmann. Piantine Ti- Tcnti suUa terra, suUe rocce e sulle corlecce dcgli alberi, e die sono avide di umidita, e traggono il loro nutrimento dali' aria soltanto. Esse si pre- sentano sotto forme estrema- mente variabili; ora dMncro- stazioni impcrccttibili, o di lince fugaci; ora di foglictte elegantemente disposte , di cspansioni arborescenti, o di filamenti di una dimensione considerevole. La loro con- si&tenza c coriacea, membra- nosa, crostacea, o granulosa; ordinariameute secca, rare Tolte gelatioosa. II loro co- 109 lore, che assai dl rare presen- ta un verde deciso, tendc per lo piu al verde qnalora ven- gano bagnate. La loro frul- ti6cazione \iene presentata da riccttacoli in forma di tu- bercoli, o piu spesso in for- ma di scodellette o di scudi di cousistenza membranosa o camosa e di colore assai Tario. Lepra HalL Variolaria Pers. Pertusaria Dec. Urceolaria Ach. Lecanora Duhy. Placodium Dec. Squamaria Dec. Psora Dec. Patellaria Hoffm. Verracaria Pers, Ope graph a Pers. Calycium Pers. Bacomyccs Pers. Cenomyce Ach. Stereocaulon Schrad. Comicularia Dec. Usnea Ach. Bamalina Ack. Physcia Dec. Colleraa Hoffm. Parmelia Delise. Sticta Schnlf. Peltigera JHlld. no Lasallia Merat. Umbilicaria Hqf/iti, Endocarpon Iledw. Alghe Linneo. Le alghe sono Tegetabili d' un' organizza- zione estremamente seraplice; di consistenza erbacea, gela- tinosa o cartilaginea, ed an- che Icgnosa ; di colore ver- dastro o rossigno, ed abitanti nell'' acqua dolce e di mare, ed ancLe sni terreni umidi. Esse si presentano sotto la forma di filaraenti capillari articolati od inarticolati, ed ora sotto quella di lamine membranose intere o lobate. La loro fruttificazione con- siste in alcune specie di tu- bercoletli talvolta esterni e tal altra rinchiusi nella loro medesima sostanza. Queste piante hanno poi la singolare propricta di rinverdire e ri- pigliare Papparenza della vi- ta, eve s' immergano nel- 1' acqua, quantunque essic- cale gia da molto tempo. Lyngbya. Agard, Hydrodyction Roth. Conferva Jgard. Lemauea Bory. Zygeraa Agard. Vaucheria Dec. Nostoc Vauch. Ulva LamoUr. FuKGHi Linneo. I funglii sono vegetabili the escludono da loro ogni indizio di sostanza erbacea ; essi Iianno una con- sistenza carnosa , spongiosa , soverosa, o gelatinosa. La loro forma e variabilissima , e ci si presenta globosa, a bic- chiere , ramificata , o capel- luta, e crescono sulla terra, sui letarai, e sulle piante morte o languenli. La frut- tificazione loro trovasi rac- colta in una membrana par- tlcolare od imenio che ne ri- veste in parte od anche to- talmente la superGcie, pre- sentante delle laminette, dei pori, delle vene, delle pun- te, o delle verruccbe piii o ineno apparent!. Amanita Fries. Agaricus Linn, Coprinus Linh. Cantharellus Adaiis. Schizophyllum Fries. Daedalea Pers. Polyporus Mich. Boletus Pers. Fistulina Bull. Ill Hjilnura Linn. Thclcpbora JFilld. Mcrisma Pers. Clavaria VailL Leotia Hill. Morchclla Dill Helvella Linti, Pcziza Dill. Exidia Fries. Tremclla Fries. LicoPERDACEE Herat. Sono que* sli Tcgctabili molto af&ni coi funghi, i quali ci si prcsen- tano sotto forma di un iuvi- liippo mcmbranoso o peri- dio generalmenle globoso , coraposto di filamenli incro- cicchiati finissimi, formanti per lo piu due strati i quali talrolta si scparano alia ma- luranza. Questi si rompono irrcgolarmente dopo il loro sviluppo completo, o >i apro- no rcgolarmente alia som- mitli ondc dar passaggio ad esilissimi corpicciuoli che in essi racchiudono e che eosti- tuiscono la lorofrultiQcazione. Questi vegctabili sono sul principio liquidi o laltescenti, poi crescono rapidamcnte, si solidificano e passano alio •tato libroso, o polvcrulcnto. Lycoperdon MicK Geastrum Pers. Bovista Pers. Asteropbora Dittm. Scleroderma Pers. Tulostoraa Pers. Xjloma Link. Illosporium Mart. Sclcrotium Tode. Bbizomorpha Roth Cyalbus HalL Spumaria Pers. Fuligo Pers. Beticularia Bu.lL Lycogala Pers. Trichia Hall. Clatbrus Linn. Didymiam Schrad. Arcyria Pers. Ipossilee Decandolle. Vegetabili di consistenza coriacea , so- ■verosa, o cornea, di colore generalmenle nero. Essi ci si presenlano per lo piii sotlo la forma di sporangj o ricet- tacoli contenenti una polpa inuciIagginosa,i qualisiapro- no alia sommita. Vivono per lo piu sotto la scorza o IVpi- derme degli alberi morti. Phoma Fries. Leptoilroma Fries. Ectostroma Fries. 112 Phacidiuln Fries. Hysterium Tode. Eustcgia Fries, Dcthidca Fries. Lophiiim Fries. Sphaeria Hall. ViiEmiiEZ Merat? Vegctabili con- sisteuti in ammassi di vesci- chette polverolenti o sporule, spesse volte libere, qualche volta pedicellate che si svi- luppano sotto V epidcrmide delle piante morte od auche viventi, la quale forma bene spesso ai medesimi una spe- cie di ricettacolo. Uredo Pei-s. Aecidium Per-s. Puccinia Link. Phraginidiura Link. Melanconium Nees, Tubcrcularia Tode. MucEDiNEE A. Brongniart. Vcge- tabili formati da filamenli tubolosi J piii o nieno allun- gati, semplici o ramosi, por- tanti generaltncute dei pic- coli corpicciuoli o sporule. Essi crescono per lo piii so- pra le sostanze in putrefa- zione. Himantia Pars. Ozonium Link. Byssus Humb. Dematium Link. Atlielia Pers, Oidium Link. Cladosporiiim Link. Racodium Link. Circinnotricum Nees. Psylouia Fries. Sporendonema Desmaz. Tricothecium Link. Botrytis Fries, Penicillum Link, Aspergillus Mich, Mucor Link. Stilbum Tode. Erincum Pers. ELArOMiCEE Vittadini. Sono que- sli vegetabili somiglianti ai fiinghi licoperdinei, che ci si presentano sotto l''aspetto di un inviluppo membranacco o peridio di forma globosa , la cui sostanza interna can- giasi alFepoca della maturan- za in una polvere formata dalla fruttificazione mista a dei filamenti. Questi pero sono sotterranei , cd rl loro peridio e indeiscente. Elaphoniyccs Nees. Tbberac.ee Vittadini. Vegetabili sotterranei avviciuatisi in qualche modo alia natura dei ti3 funghi licoperdinei, e die ci si prcscntano solto 1' aspelto
  • pilloso-Ycrrucosi , ed anche talvolta fioccosi , la cui so- stanza interna compfendcnte la frutlificazione e general- tnente taoWe e carnosa. Tuber Mich. Balsaraia Fitt. Genca Fitt. Hymenogaster FilL Giutieria Fitt, Octaviania yitt. Hysterangium Filti FINE DEL SAGGIO. ii4 Dalle sclenze natural! passando allc razionall e filosofiche, ci faremo primamente da quella clie tale puo essere per eccellenza cliiamata, cioe dalla me- tafisica, e parleremo della memoria prodotta dal Signer Arciprete D. Francesco Piiccobelli, socio at- tlvOj cLe s' iutitola della Encefalogia degli aniinali perjetti. Lo scopo del nostro filosofo e di provare clie di tutto rorganismo animale il cervello e 11 solo organo delPeute pensante e delle facolta tutte del- I'uomo uon meno iutellettive che morali^ il clie egli assume di fare con argomenti indiretti e direttl. Prima di entrare ne'primi egli avverte siccome con- sideri quali funzioni dell' animale attivlta i soli fe- iiomeni che negli animali vanno congiunti a cosclen- za e pei'cezione, non gia quelll spetlanli alia vita puramente automatica, organica, vegetativa^ e di- chlara che ragionando del cervello siccome d'orga- no delle funzioni animali, non intendc altrimentl di prenderlo, com' altri fecero, a sede di tall funzioni, giudicando che ogni questlone spettante alia sede del principio pensante, com'anco al coramercio del- Y aniraa col corpo, debba omal venir esclusa dai filosoGcl tratlatl, e non esser ricovdata se non se nella storia a correzlone degli umani vaneggiamenti. E stabilito in tal modo 11 punto della questione e detcrminato e chiariGcato il suo assunto, ei viene procedendo alle prove^ le quali precipuamente con- ii5 sistono in qucstc due poslziotlj ch'el tiene come di- mostrate. i.* Che la percezione dipende Interamen- te dal cervello, per questo che non vi pu6 esser per* cczione senza la cosclenza, n^ coscienza di sorfa senza la corrclativa modificazione del cervello. 2.^ Che interrotla, come che sia, la comunlcazione del tessuto nervoso col cervello, cessa ad un tratto ogni sensibillta, oppure langue proporzionataraente filla inteiTuzione ^ e che per converse , viziate ben anco tutte le altre parti in un colla midolla splna- le, salvo il cervello, la sensitlvita continua ad cser- citar non pertanto come prima le sue funzioni ; il che a pcrsuadere egli adduce i seguenti fatti ed os- servazioni, cavate dalle esperienze di parecchi mo- derni Csiologi: compresso che venga o legato o sta- gliato un ncrvo qualunque, perde immediatamente la facolla di sentire, di modo che per quanto ei si tratti e tormenti al di sollo non produce piii sensa- zione veruua: una lesione del nervo al principio della fontale sua diramazione cagiona lo stesso fe- nomcno^ cosi una compressione alia origine del ner- vo olfaltorio distrugge Todorato, un aggravamento al nervo oltico produce il medesimo effetto sulla vista^ e dicasi lo stesso di tutti gli altri organi sen- sorj^ essendochi una compressione su I'encefalo ca- gionata da una qualunque massa umoralc, sangui- gna o liufalicajda un ingrossamento osscOj da gon- U6 fiamento de' vasi sanguigni , od anco da violeiits comraossione convulsiva puo togliere affatto 1' uso de' sensi, per quanlo sia illeso ed iiitero il loro tes- sulo ncrvoso al di sotto del cervello : s' aggiunge clie talor noi sentiamo, come a dire, il dolore sallre lun- ghesso il nervo al cervello , e che questi dolori ri- montanti dal luogo della fatta impressione al co- mune sensorio con acconcia legatura esser ponno totalmente intercetti^ che se intervenga clie il san- gue non fluisca al cervello nella quaulita consuetay o in troppa vi ricorra, i' iutelletto si altera^ che le sostanze fortemente operanti sul cervello, come le alcooliche e narcotiche, ne dlssestano le funzioni^che iin leggero abbassamento del cranio sul cervello, la scalfittura di una piccola scheggia, un' accensione , una febbre bastano a perturbare tutte le facolta intellettive, e che per lo contrario, intatto il cer- vello, tutte r altre parti dell' organismo animale ponno esser guaste od anco iudividualmente di- strutte senza die punto 1' intelletto ne scapili nella naturale sua attivita. Da tutti questi fatti egli infe- risce che la coscienza della impressione non origina nel punto dove il nervo e tocco, cioe nel punto ove il fisico e impresso, ma sibbene nel cervello, che di tutto che avvlene dentro o fuoi'i dell' animale non rampolla la coscienza se non nel cervello, che con- seguentementc seni' esso o fuori di esse uessuna cslerna impressione, come nessuna Irritazione intc- viore di per s^ ingenera sensazione veruna*, clie in- somma il cervello si dee dire esser 1' organo esclu- sivo delle funzioni della vita animale. Seguono gli argOTueuti direlti, cavati essi pure dalla esperienza e dal fatto; e primamente dalla osservazioue dl ci5 che succede in noi medesimi. Tale e il rinnovarsi piu o meno vivamente di affezionij di idee e di pas- sioni senza il piu lieve concorso d'esteriore impres- sione, che non solo nei sogni, nelle frenesie, nel delirio interviene, ma nello stato ancora di vcglia c di perfetta interezza di mente, nel quale talor nel cervello le passate sensazioni ed idea si riproducono c rinnovellano non solo senza mezzo di altri organi, ma involontariamcnte pur anco^ tale e il fenomeno clie aYviene ne'mozzicati die non di rado si lagna- no di spasimi nelle parti clie piu non sono, tale il fatlo che accade soveute dopo luuga ed intensa ap- plicazionc, che messo da parte ogni oggetto di stu- dio, nondimeno il cervello contiuua medesimamen- te, c talvolta contro il divieto della volonta, e fin auco nel sonno Ic imprese funzioni^ cose tutte che raostrano, a parer dell' autore, che il cervello non solo possiede la facolta di produrre e riprodurrc le funzioni ed azioni animali, ma che la possiede al- tresi indipcndentc del tutto dal riraanente sistema animale. La Csiologia comparata sommiuislra pur ii8 cssa al nostro filosofo un argomento a sostcgno del suo assunto^ la quale insegnando che la perfezione graduale degll animali, incominciando da quell i che piu si accostano ai vegetabili e ascendendo sino al- 1' uomo, h in relazione diretta colla perfezione gra- duale del cervello, ei ne conclude die dunque il cervello e il solo ed unico organo di tutte le quali- ta e facolta animali, sensitive, intelligenti e moi'ali. E quesla coQclusione ei rincalza coll' osservar quau- to all' uomo ia Ispecie clie in esso lo svilupparsi, il maturare, il decrescere delle facolta intelleltuali e morali segue di pari passo quel del cervello: aggiun- ge die le graudi contenzioni di spirito slancando in modo la testa da produr talvolta illusioui, vertigi- ni, sogni, veglie, commossioni violenle, cefalalgie, ^morrogie nasali, cio da a divedere die ogni opera- ™ zione della mente si consuma nel cervello: e final- mente a mostrare die non solo le operazioni, ma ancora gli sconcerti mentali nel solo cervello sue-' cedono, osserva die la pazzia e la mania in gene- rale traggono origine da cause piu immediatamente sul cervello operanti, come a dire una forte tui-ba- zione, uno spavento, una lesione, una frattura, una infiammazione di alcuna ddle parti encefalidie, un vizio organic© nelle meningi del cervello , una sca- brosita nella superficie del cranio, una fatica dello spirito troppo continuata e uniformej un disegno "9 liingo tempo vaghcggiato c pol fallito, una speraa- za svaaita, uii amorc tradito, uua fantasia sregolala, una passione licenziosa e violenla combattuta da circostaiizc esteriori o da iateriii sentimenti, ua orgoglio, ua'ambizione, una vanila eccessiva, insom- ma ogni passione, ogul idea che sia spiata airentu- siasmo. Sconsolata, umlliante, ed anche repugnan- tc al concetto dell' universale inlorno al modo con cui si pensa e si scnte sarebbe ia dottrlna del no- stro accademico se tutta si concludesse in ci6 che slamo venuti sin qui rlferendo. Ma dalle tristi con- seguenze del sistema de' purl naturalist! e organo- logisti ei la salva cogli insegnamenti e avvcrtenze onde sparge e correda il suo dettalo, e clic alienis- simo il mostrauo dal confondere I'organo del prin- cipio senziente e pensante con esso principio e dal veder tutto 1' uomo intellettuale e morale nel solo ccrvcllo. Insegna egli adunque, e solennemente di- chiara cbe V uomo siocome non c un puro spirito, cosi non e neppure un seraplicc automate sotlil- mcnte e maestrevolmente crganizzato, ch' egli con- siste e risulla di corpo e di spirito misteriosamente armoulzzauti, secondo quella gran Icgge che nel- I'opcrc tulte del creatorc meravigliosamente risulta dalla moltiplicila dci particolari coordinati ad un mcdcsinio fine, cioc alia inalterabile unita di ordine risullautc dalle varietal, che nella formaziouc del- lao r uomo entra del pari il morale che il fisico, tanlo die 6 stravaganza il separar 1' uno dall' altro, ve- nendosi con cio a non aver piu 1' essere ontologico uomo, perch^ piu noa vi sarebbe la prefata unita di fine e di ordine, e spegnendosi la identita indivi- duale e personale dell' uomo, a cui solo le umane azioni essenzialmente competono-, che perci6 1' an- tropologia si dee stendere sopra tutto 1' uomo e non sopra una sola sua parte, studiandone I'anima soltanto od il corpo separatamente, che la filosofia malamente applied la sua analisi non all' uomo quale egli ^ effettivamente in sh slesso, n^ come in lui vengonsi effettivamente sviluppando le facolta, ma bensi quale ei potrebb' essere, avvisandoio, scom- ponendoio e diplngendolo non quale egli h real- mente in subbietto, ma quale si crearebbe e imma- ginerebbe nel possibile della fantasia, dimenticando in tal guisa che Tuomo e un fatto e che i fatti non si denno discutere secondo rimmaginativa, ma giu- dicare secondo lo stato ed evento loro naturale. II quale rimprovero volgendo non meno alio spiritua- lista che al materialista, ei sogglunge che siccome r uno colle sole leggi e principj automatico-fisiolo- gici non conseguira mal di spiegare neppuie imper- fettamente il conscienzioso, P intellettuale, il mo- rale, cosi neppur P altro coi soli principj metafisico- psicologici non ispieghera mai tutto Puomo, cioe la sua Indole, caratlcrc, tendenze e affezlonl. E dalla filosofia allargando il discorso alia teologia , tra- scorre a dar nola a quel teologl mistici clie male interpretando alcuni passl scrilturali, e precipua- mentc le parole dell' apostolo filosofo, ciipio dissolve danno intenzione di riguardare alia parte corporea siccome ad ingombro gravoso ed inutile^ impercioc- che in ordine alle azioni morali non e il corpo, egli dice, ad aversi qual seinplice struraento, ma come vero e reale operante: e pero, non ch' esser errore il pensare che in questo stato di vita le proprleta corporee sieno di per s^ naturalmenle iroporlune ed inutili, ogni posata ricerca c investigazlone sopra di nol medeslmi e sopra di qiiello che in noi succede avvcrtitamcnte ne dovrebbe condurre piiittosto a ra- gionevolmente supporre che T anima per uatura incorruttibile durando eterna e immortalenon abbia poi ad esser scmprc disgiunta dal suo corporale conipagno, e che quindi abbia Tuomo a perpetua- mente durare un essere misto: il che si collega coUa dolee e confortante idea e credenza della risurre- zione de' corpi. Dopo di ciu Cnalmcnte ei conclude facendo voti che la filosofia antropologica venga per qualche solenne trallato e opera filosofica riformata per modo che 1' uonio non piii \i coniparisca spar- lilo a meta, ma messo in luce, diffinito ed auahz- zalo sccoudo il suo vero stalo ontologicOj c sccon- doche per nalura ei dee vivere eJ operare ; il che nuova luce addurrebbe in tutte le umane cognizioni, € soprattutto nella medicina, nella giuiisprudenza, nella morale, farebbe meglio e piu sentitamente eo- noscere cbe tutte le scienze naturall, razlonali e re- ligiose si pongono mano a vicenda, anzi cbe sono strettamente congiunte per unita di principio, e opererebbe dall' una parte cbe piu non s' avesse a temere cbe fosse mossa guerra ai pensatori, e dal- I'altra cbe lo studioso della natura e il fllosofo non avesse piu ardire, abusando delle naturali cognizio- ni, di contraddire al Vangelo con guasto dei costu- mi e danno del private e pubblico bene cbe nel- 1' umano consorzio non si puu mautenere e promo- vere se non colla santita delle leggi e colla vera sa- pieuza della religione. Ma egli e tempo cbe dalle astrattezze della me- tafisica discendiamo al positive della politica e della storia parlando, come siamo per fare, delle diffc' renze politiche fra i popoli antichi e modernij opera di grande locubrazione e importanza, alia quale sta iudefessamente applicando le sue veglie ed i forti suoi studj r eruditisslmo nostro socio d'onore pro fessore Andrea Zambelli, e cbe destinata alia pub blica luce, va intanto prosperando e crescendo ne seno della nostra Accademia, e porge da pareccbi ^nui copiosa materia di discorso a ^uesti commen- 123 tarj. Quest' opera a niente meno estendendosi che a tutle le differenze chc intercedono fra la vecchia e la nuova civilta, dalTarticolo dclla milizla avendo I'autore prese le mosse, ei divise questa prima parte del suo vasto lavoro in parecchi discoi'si dei quali ben sctle negli auni precedenti ci lesse, in cui posto per base cbe dalla invenzione della polvere debbano precipuamente riconoscersi i cangiamenti avvenuti nella gucrra moderna, inlese a dimostrare come 1' introduzione e il perfezlonamento delie artlglierle fece prevalere nella guerra di campagna e negli assedj alia forza ed al valore individuale le masse di fuGco e di genie, il maggior numero de'combat- tenti al minore, 1' ordine soltile al profondoj come per esse arliglierie piii efGcaci e spedite divennero le marcie, e la mobilita della cavalleria successe al- r ordine cbe dapprima esser soleva costante, le evo- luzioni moderne cbe si bene s' acconciano al prin- cipio fondamcntale dclle masse prcsero il luogo delle Icnle contrommarcie dell' anticblla, successero al valii anticbi 1' arte delle posizioni c le trincee di campagna, c nacque la strategia, le cui teorie prima del gran Federico non crano note -^ e come per ul- timo si nel difendere die nell'assaltare le piazze riusci superiorc la perizia al coraggio, il maggiore al minor nuracro, T offcsa alia difesa, ma non lanto cbe le furlczzc nou scrbasscro tuttavia 1' imporlauza ri- cliiesta dall'eta. Ora dalla guerra tcn-estre passando alia marittima, nell'ottavo discorso, ch'ei produsse in quest' auno accademico, assunse di provare che nn' analoga rivoluzione anche in questa successe 5 tanto che gli odierni princlpj dell' arte guerresca so no gli stessi e in terra e in sul mare, e fra il guer- reggiare antico e quello de'modei-ni corrono in en- trambe queste maniere di guerra le differenze me- desime, essendo nell' una e nell' altra alia superio- rita del valore soltentrata quella delle masse e di chi sappia dirigerle. Al qual uopo riassunto Tespo- sto gla insin nel prlmo de' suoi discorsi, cioe che i vascelli da guerra degli antichi erano per la minor parte forniti di combattenti, e di remiganti e di ciurma per la maggiore, che alia natura di quelle armi e di quelle battaglie si confacevano meglio i Jegni leggeri che non i grossi, e le armate meno nu- merose , con cul per conseguenza riusclva ordinai'ia- mente piu agevole il conseguir la vittoria, e che Ira pei modi di offendere e di difendersi usati in quel tempo, e perch6 un combattimento navale riduCe- vasi il pill delle volte mediante I'abbordaggio ad un combattimento terrestre, bene spesso nelle guerre di mare, non altrimenli che in quelle di terra, al- r arte prevalea la destrezza e la forza del braccio e alia perizia il coraggio, procede a mostrare come una tal condizione di cose continuu c coutinuare 17U tlovettc ncl bassi tempi e per tulto il medio cvo sino alia invenzionc c successivo mlglioramento delle aillglierie^ e cio pcrcli6 da cause cousimili non pos- sono nasccre cffetti diversi. II clie a provai-e ei rl- corda le ottanta navi di Costantino che vincono le duecenlo di Licinio, imbarazzate dalla stessa loro mollitudinc, il re Tolila, peritissimo nelle guerre terrcstri, ma poco pratico e poco curante delle na- vali, die non pertanto pone in rotta ua' armata romana, guidala da Demetrio un de'piii esperti ca- pitani di mare che avessc la corte di Costanlinopoli, i Saraceni,piii ancora inesperti della marineria, che nei prirai anni del loro imperio disfanno nelle acque di Licia la posscnte flotta dcirimperatore Costante, lui numcro forraidabile di navi unghere sconfitto dai pochi e leggeri legni e da! valore dei Veneziani in sul principio dei nono secolo, e poco poscia un piccol navilio d' luglesi che sotto la scorta del re Alfredo ne supcra un gravissimo di Dancsi, che pur da gran tempo aveau grido di valenli mariuai. Dai quali tempi procedendo all' eta delle crociate che durarono dal secolo undecimo Gno alia introduzio- nc delle artlglicrie, ei stabiliscc che neppure in que- sli tempi, quantunque, raerce que' famosi passaggi, sommi progressi facessero il commereio e la mari- neria in gencrale, nondimcno, perche sorta ancora non era qucUa causa possente, cioe 1' iuvenzione 126 della polvere, clie dovea sola rifoimar la ihiHzia modema, nessuna innovazlone per questo successe nella guerra mai-ittima^ che in questa continu6 I'usanza de' leggeri navlgli, la prevaienza ordlnaria del minor numero, la superiorita del valore sull'arte e sulla perizia navale, e la frequenza degli abbordag- gi che pareggiando un combattimento navale ad una zuffa terrestre facea del coraggio un elemento della viltoria, che anzi 1' uso de' legni a tale conti- nuo, che, mentre le navi mercaulili e da carico per motivo de' piu lunghi viaggi e de' piu coplosi Iras- portl aveano acquistato in grossezza , quelle da guerra acqulstarono invece di leggerezza. Delle quali cose adduce ad esempio le galcre veneziane e ge- novesi, guisa di legni ad un solo ordlne di remi, successi alle triremi latine e a quelle greche biremi che dromoni veniano clilamate, accreditatissime nel tempi delle crociate, e non pur da Venezia e da Genova, ma dai cavaliei'i di Rodi, dallaSpagna, dalla Francia e dall' Impero germanico addottate, le orche delle cilia anseatiche che uon di rado sconfissero i baslimenti dei re di Svezia, i legni leg- geri degli armatori francesi, che ruppero spesso e fugarono i Vandali che tanti mari e tante coste in quel tempo coi loro grossi armamenti infestavano j i gravi vascelli di Guido di Fiandra conlro i quali ben tosto prevalsero le galere genovesi accorse in 127 ajulo dcirOlanJa in sul comlnclare del secolo decl- moquarto, la battaglia di Corfu combaltuta ncl 1298 fra iiovantacinque galere venezlane e settanta gcnovesi, c da quest' ul lime vinta, le spessc guerre maritliine di Genova contro i Saraceni cd i IMori, ncllc quali il minor numero ebbe per 1' ordinario il di sopra, i cavalieri di Rodi che con poche galere sconGssero le ottanta navi di Orcano, sultano dei Turcbi, il valor veneziano e francese a cui la peri- zia navale de' Greci soccombeva nelle acque di Co- slanlinopoli, e in generale la ordinaria frequenza degli arrembaggi in tutti i mari, che pareggiando ai combattimenti di terra i navali facea che prevales- sero in qucsti del pari che in quelli il coraggio e r audacia. Queste cose discorse dei tempi anteriori alia invenzione delle artiglierie, trapassa a quelli che alia loro introduzione successero, e a mostrare siccome da quesla caglone riconoscer si debbano le diffcrenze die passano tra il combattere antico e il moderno in tutto ci6 che apparticne alia guerra navale. E cominciando dalla forma dei legni, egli osserva che introdottc le artiglierie, per tener petto al cannone abbisoguarono di necessita navi grosse, che esscndo queste per la loro gravezza sproporzio- nale alia forza dei remiganti, fu mestieri d' andare a sole vcle, al che non bastando le latine, convenue sostiluire ad esse le quadre pel maggiorc lor nume- TO e percli^ portano magglore copia dl vento, clie all'anlico modo di combattere a spronate, ad abbor- daggl, a tagliar di funi e di vele con falci e con scu- ri essendo successo quello delle fiancate, la prisca leggerezza delle navi dovette consegueutemenle dar luogo alia grossezza de'nostrl vascelli di linea, mer- ce de' quali il cannonagglo acquista quella tremen- da efficacia che richiede la condizione delle presenti guerre marittime^ die gli usi pratici e i suggerimenti del migliori maestri delia tattica navale danno a diveder I' importanza de' grossi navigli, sia nel dare come nel prender la caccia, sia nellc imbozzature, sia nel superar gli ingressi dei porti^ dal che con- cbiude aversi a teners in ogni guisa di combatti- niento marittimo le grosse navi qual mezzo princi- pale, anzi qual foudamento della vittoria, ed essere stata questa la necessaria conseguenza delle arti- glierie. Passando poscia dalla forma de'legni a quella del combattere, ei stabilisce che in ogni guisa non pure di gencrale couflitto, ma si bene in ogni scon- tro, in ogni accidente che a guerra marittima ap- partenga, laddove uelle anllcbe battaglie prevalea d' ordinario il minor numero al maggiore, e si vin- cea colle volte e rivolte, coi rapidi e varj movimentij colla forza fisica e col coraggio d' impeto, si vince invece oggidi con un fuoco supcriore, che e quanta dire con maggior copia di navi, di gente c d' armi, 129 col leucr qulndi uulle le forze e col procurarsene la relativa preponderanza, e che ladJove nei tempi anticlii la somiglianza d'una giornala navale ad una terrestre facea trionfare della perizia nautica e guer- riera il valore, nelle ela moderne non puo essere che non trionfi la perizia, si perclie Tandare a sole vele fa lutto dipendere dal vento, come perche le caronate e da ultimo le bombe orizzonlali hanno, non cbe difficoltali, ma anclie fatti impossibili alio navi gli abbordaggi. Le quali cose ampiamente ei di- moslra colF entrar nei particolari della tattica na- vale, nei quali sarebbe per noi troppo lungo il se- guitarlo. Da qucsto procedendo ad un'altra varieli del combattere in marc, avvenuta pur essa a cagio- ne delle introdotte artiglierie, osserva che laddoTC neir antichila le battaglie riuscivano meno raccolte in sul mare che in terra, succede oggidi tutto il contrario, e che se negli antichi secoli un capitano di terra potea divenire in breve tempo un buon ca- pitano di mare, modernamenle il generale d'un'ar- mata navale ne dee saperc assai piu cbe non un condottiere di milizie terrestri j e ciu perche se nella gucrra terrestre si ponno fare talora dei distacca- menli per le scaramuccie e pei finti attacchi, certo nol si puu in sul mare, dove il vcnto non conce- dendo il correre per lutti i versi, troppo renderebbe difficile il raunodare le navi che si fossero dislac- 9 i3o cate ; perclie 11 leggersi di Duillio, di Tolila, del Saraccni, i quali ben poco s' intendevano di mari- neria, come nondiraeno superassero in navale gior- nala nazioni espex-te e potent! sul mare, quali fu- rono senza dubbio i Cartaginesi ed i Greci, da a di- vedere essere stale nei loro tempi assai facile a clu conosceva la guerra terrestre il conoscere altresi la marittima, mentre oggidi le mutate armi rendendo necessarie altre forme di navi e queste altre guise di pugne, e 1' andare a vele invece che a remi facen- do dipendere la sorte della guerra dalla varieta dei Tenti, oltre il dover operare sopra un elemento si spesso e in tante guise mulabile, tutte queste cause addomandano in un capitano di mare e scienza e senno e sperienza e perspicacia e destrezza maggio- re che non in quello che guidi una battaglia terre- stre^ percbe le artiglierie meuando in sul mare piu guaslOj scompiglio e pericolo che non in terra, fanno che la vigilanza, la perizia, la pronlezza al riparo esser debba maggiore nell' ammiraglio che nel ca- pitano^ perche nellc spedizioni marittlme la scorta • delle navi oneraric e dei convogli e ben altra e piu gelosa e importante e difficile faccenda che nou quella delle salmerie, degli spedali, dei magazzini nelle terrestri^ perche finalmente 1' eseguire, il di- rigere e alle occorrenze islantanee varlare i disegni d' una battaglia e beu piu facile cosa ad un capi- i3. tano dl terra medlante Y opera de' suoi ajulanti dl campo die non ad im ammiraglio col scmplici se- gnali, colle fregate cd altrl legni minori, tutti mezzi di difficile nianeggio e d'incerta riuscita nel calor della mischia, tra il fulminare delle fiancale, tra I'ingombro del fumo, tra lo scompiglio deVombat- lenli, traJe varlazioni del vento. Per ultimo, indi- cata la leggerezza degli anticlii navigli, lo adem- piervi la ciurma gli ufficj di inarinai e di soldati ad un tempo, i piccoli o noa gross! eserciti a difesa delle coste e la non molta efiicacia delle maccliine militari, siccome cagioni clie contribuirono a ren- dere un tempo si facili e spcssi gli sbarchi, si volge ad esporre come quesla operazione di guerra siasi falta oggidi si difficile e rara per una serie di con- traric cagioni e di ostacoli che debbonsi principal- mcnte attribuire alia introduzlone delle artiglierie e alia conseguenle mutazione per esse avvenuta nella gulsa del combat tere e negli elementl della vittovia. Mostrato in tal modo per via di argomenti diretli che anclie nella guerra marittima, del pari che nclle tcrrestre, dalla invenzione della polvere si hanno singolarmente a riconoscere le differcuze tva il combattere antico e il moderno , seguendo il mctodo gia tenuto parlando dei comballiraenti di terra , ei passa a rinforzare indlrettamcnte il sue assunto facendo conoscere come -a mano a mano j32 clie le artiglierle venncro col processo delle eta pro- cedendo verso il loro pei-fezlonamento, collo stesso passo la guerra navale innoltrossi verso il nuovo ordine di cose, e come per conseguenza tra qUesto e il nuovo trovalo passi quella corrispondenza clie passa da effetto a cagione. E siccome, sccondo cli'ei dice « per quanto mirabile appaja ne' suoi princi- » pj una scoperta, essa non cangia le abitudini an- « liche, se non quando le sue qualita si trovino ia J5 istato di eccellenza », ed essendocLe le artiglierie luariltime introdottesi nclla milizia insieme colle terrestri non ebbero se non dopo di queste il loro perfezionamentOj cioe poco oltre la prima meta del secolo decimottavo , cosi faceudosi addictro fino all' epoca dclia loro invenzlone e fino ad oltre il i^So scendendo, ei vien tracciando a mano a mano le vicende e la storia parallela cosi del nuovo tro- vato come del nuovo sistema di guerra marittima, sia rispetto al mutar progressivo della forma e por- tata dei legni, sia rispetto al combattere, al vincere e ad ogni altra operazione di guerra navale. E co- minciando dal primo di questi articoli, ei prende le mosse dal secolo decimoquarto, nel quale le armi da fuoco furono trovate e dal seguenle nel quals durarono affatto rozze e imperfette, e viene coll'au- torila della storia mostraudo in favor del suo as- sunto come nessuna novita ia questi secoli successe 1 33 nella forma de' bastimenti. Ed allega in prova gli esempj delle galere veneziancj genovesi e portoghesi clic in quella eta combatteano a vantaggio contro a pill grossi legni, della lunga guerra che arse tra Frances! ed Inglesi per la successione al trono di Francia, nella quale le storie per lo pid non ci par- lano se non di piccoli legni combattenli e alterna- mente vincenti o perdenti dall' una parte e dall'al- tra , dello stesso Carlo VIII cbe pur si gran vanto mcnava di que' suoi cannoni o serpentini cbe dire si vogliano, e nondimeno aveva in galere la princi- pale sua forza marittima, e coucbiude cbe la difet- tiva condizione delle artiglierie era cagione cbe ri- manesse ai leggeri navigli 1' anlica maggioranza e riputazione. Da questi due secoli passando al snc- cessivo decimosesto, nel quale vennero migliorate, quantunque non molto, le artiglierie, mostra cbe alcun effelto corrispondente ne apparve nei legni da guerra, citando il Cordigliero, il S. Micbele, il Grande Enrico, il Reggente, lutti vascelli d' alto bordo costrutti in Francia, nella Scozia, in Ingbil- terra sine dalla prima mela del cinquecento, e le tredici navi di linea cbe in sul cadere di queslo se- colo numcrava 1' Ingbil terra nella sua flotta. Nota nondimeno cbe, per non essere il miglioramento considerabile, i baslimcnti cbe piu d' ogn' altro si nsarono in guerra furono per ancora le galere c gli i34 altri sottili navi'gli, ed allega in prova di ci6, fra i molti esempj che ne forniscono le islorie, il leggersi di Arrigo VIII re d' Ingbilterra com' egli cliiese ai Venezlani e galere e marinai ed ammiragli, di Sigis- mondo re di Polonia come cio fece esse ancora coir intendimento d' opporre una formidabile ar- mata al re di Danimarca, lo scorgersi negli annali della Svezia quanto il suo rigeneratore j Gustavo VasHj si servisse delle galere veueziane, e quanto suo pro ne facesse contro i corsari di Moscovia e d' Estonia, il vedere la flotta di Andrea Doria, che pur era ammiraglio del piu possente fra i principi del suo tempo, coraposta tulta di galere, Luigi XII, Francesco I, ed Enrico II, i tre piu lemuti monar- chi francesi di quella eta, che di quella guisa di legni si valgono e nel Mediterraneo e nelT OceanOj e il pill ancora temuto Filippo II di Spagna che manda una moltitudine di galee contro il Porto- gallo e le Azore per sostenervi le sue pretensioni sopra questa corona. I quali esempj tuttavolta, ei prosegue, sc fanno per 1' una parte chiararaente conoscere che la marineria degli stati del cinque- cento facea delle galere il maggior capitale, per I'alf tra non tolgono che essendo questa, com'ei la chia- ma, una eta transitiva, benche tale, per vero dire, notabilmente non fosse nella materia dell'armi, qual- che cosa non si andasse nondimeno facendo per 1 35 questo grandc passagglo dal tempo antico al mo- derno coll' introdurrc che allor si facca nelle flolte, oltre i legni grossi dianzi ricordali, cert'allre guise di legni che teneano parte del vecchio e parte del nuovo, come a dire le galeazze veneziane clie avea- no della galera e della nave di liuea ad un tempo, ma nelle quali nondimeno, e per 1' andar die face- vano a remi ed a vela latina, e per la poca portata che aveano, e pel piccol numero di soldati che im- harcavano rispetto a quello de' marinai e de'rema- torij ogni cosa sapea piu dell' antico che del mo- demo 5 lasciando stare che da poche nazioni furono usate e di rado o non molto contribuirono alia vit- toriaj il che e da dirsi altresi delle maone turche e dclle navi patrone, o galere grosse o bastarde che chiamarc si vogliano. Da cio stabilisce che nel cin- quecento le guerre, da questa guisa in fuori e qual- ch'altra di navi, ch'ei chiama d' eccezione, faceansi d' ordinario coi piccoJi legni, massimamente colle galee sottili, e che non faceano gran frutto per vin- ccre una battaglia le galeazze e gli altrl legni ta^ gliati a questa misura. E di cio allegando in con- fcrma le galee di Enrico II di Francia guidate da Leone Strozzi che trionfarono nell' Oceano contro una flotla di grossi legni inglesi, la giornala di Le- panto, in cui, secondo il racconto di gravissimi sto- rici , le galee di Vcnczia , di Genova e di Spagua 1 36 dettero quella glorlosa vittoria alia Crlstianita, I'ln- vincJbile armata di Filippo II, la quale anche pri- ma che la burrasca la sperdesse era stata in piu ri- prese condotta a mal termine dalle piccole e spe- dite ramberghe degli inglesi, i leggeri bastimenti d' Olanda che durante la guerra fra gli Spagnoli e le Provincie-Unite sul finire del sestodeclmo secolo ottennero la maggioranza sui gravi legni di Spagna, conclude che durante tutto il cinquecento a voler vincere sul mare ricliiedeasi quella forma di navi che gi^ richiese 1' antica tattlca, percbe le armi da fuoco non faceano per anche quella impressione che fosse del caso. Queste cose discorse del sestodeci- mo secolo, precede al decimosettimo ^ del quale, nel trallar della guerra terreslre, avendo mostrato che benche non del tutto maluro nel fatto delle artiglierie, era per6 volto a maturita, mostra ora come per conseguenza aver dovesse in questo secolo la milizia navale un maggiore progresso che nei pre- cedent!, e come I'ebbe di fatto, adducendo ad esem- pio parecchie maniere di navi transitive che alle galeazze e alle maone s' agglunsero, come a dire le earavelle turchesche, le caracche dei re di Porto- gallo, i galeoni di Spagna e quelli d' Inghilterra, i quali insieme colle vele quadre usando le latine, e non avendo, singolarmente i galeoni, dismesso I'uso de' remi, teneano una colale mistura di antico e di 13; Qodcrno, In cui pero quest' ultima qualiti soprav- vanzava la prima. Oltre di clie fa osservare che nb di vascelli di linea si mancava nel seicento e che massime dopo la meta di esso secolo ve ne aveva in buon dato, affermando che i raaggiorl potentati d' Europa , chi piii , chi meno , usavano in guerra legni d'alto bordo, che piii che tutti ne possedeano la Francia, P Inghilterra e 1' Olanda, che vascelli da settantaquattro cannoni allestiva la repubblica di Venezia, che i Turchi uscivano in mare colle loro grosse sultane, che i brulotti dal principio del se- colo in poi andavano di mano in mano miglioran- do non poco la loro condizione, che gia i remi ce- deano alle vele , le vele latine alia quadra, 1 sottili ai grossi legni da guerra, che tutto insomma accen- nava come si andasse alia volta della uuova costru- zione navale che e in voga nel noslro secolo, e che anche non di rado si conseguiva con essa la vitto- ria.Soggiunge nondinieno die non rimase percio che ancora con piccoli navigli non si vincesse j del che adduce in prova i cosacchi, popolo allora di cor- sari che con le loro pirogha cd altre navi minute, resc iuvlncibili, secondochc dicono gli storici, dalla stessa loro piccolezza, divennero nel 1624 il terrore de' Turchi c di Coslantinopoli, la battaglia trion- fata dal signore di Guisa contro la Rocella, nella quale nou furono iuutili le galee, la cclebre guerra 1 38 di Candia, in cui bensi combaltevano I grandl Vc scelli, ma nondimeno colle galere alia testa, quasi non s' arrischiassero a enti'ar da soli nel cimento ed a fronte scoperta, e durante la quale, particolar- mente nelle battaglie di Nasso, dei Dardanelli e di Costantinopolij mostrarono le galee di valer tutta- v»a quanto alcun altro vasccllo di quel tempo, la guerra di Messina, nella quale le galee efficaceraen- te operarono alia vittoria conseguita dai Francesi a Palermo, i combattiraenti navali dell'Etera e d'Al- geri e il bombardamento di Genova, nel quali la po- tenza di Luigi XIV fece colle galere la principale sua mostra. Pervenuto cosi col discorso al secolo decimottavo, ricorda i frutti stupendi cbe partori queslo secolo nel fatto delle artigiierie, da lul gla mostrati traltando della milizia terrcstrej ma ricor- dato altresi che anche in questa eta di sclentifici e sociali progressi quello dell' armi da fuoco, come altrove parimenti ei mostro, lentamente operossi, ei segue a dir cbe, alle cause corrispondendo gli effelti, sin dalla prima mela di esso secolo, sull'esem- pio de'grandi stati, quelli altresi di gVado inferiore cominciarono a mettere in mare navigll d'alto bor- do^ cbe nondimeno non si dismisero affatto le ga- lee j cbe senza parlar di Venezia, di Genova e di Malta, gla scadute dall' antico loro lustro e ridotte a circoscrivere al mediterraneo le loro imprese ma- i39 rittimej Fraacia, Spagaa, SvedesI e Russi non sde- gnarono tuttavia di giovarsi di quella vecchia ma- nicra di Icgni j che fiDalniente sol dopo il i75o, cioe a dire dappolcli(i vennero in eccelleiiza le artiglierie cosi marittime come terrestri, la rivoluzione delle costrutture navali compiessi del tutto, e allora so- lamente 1' arte de' remiganli fini d' essere in guerra quella che venne insegnata dall' antico Vegezio. CI6 ragionato e conchiuso rispetto alia costruzionc del legni, procede alle altre parti ed operazioni della guerra marittima, cioc ai combattimenti generali e parziall, e agli sbarclii j e seguendo 1' ordine fin qui esposto, mostra colla costante e concludente auto- rita della storia che, incominciando dal secolo de- cimoquarto e scendendo fino al deciniottavo, nel combattimenti le cose piegarono verso la prevalen- za delle masse e della perizia sul numero minore e sul valor personale, e gli sbarcbi si fecero sempre piu rari e difficili a misura che le artiglierie anda- rono procedendo verso 1' ultimo loro perfeziona- mento. Ma in cio, che troppo lungo sarebbe, noi Don seguiteremo i suoi passi, bastandoci il dire che lo slesso metodo di dedurre e concludere seguito rispetto alia rivoluzione opcratasi ncUa forma dei legni, ci segue pure per quanto in tal proposito spetta agli altri articoli della guerra navale. Ven- tilala in tal modo cd in ogui sua parte la proposta ii4o materia, concliiude sclogllendo alcune obbiezloni, le quali, lasciate sussistere, potrebbero infermare il suo assunto, siccome quelle cbe concorrono ad ascrlvcre ad altre cagioni le novita nella navale mi- lizia avvenute , cli' egli alia sola iuvenzlone della polvere atlribuisce. La prima obbiezione e quella di certual che affermano gli abbordaggi, si frequenti nelle guerre dell' anlichita, esser venuti pressoche al niente ne' tempi modernl non tanto per effetto delle bocche da fuoco, e proprlamente delle cai'o- nate, quanto per la rientrata maggiore cbe si dette ai bastimenti e per le evoluzioni navali. A risolver la quale el risponde con argomenti desunti dall'arte che le rientrate e le evoluzioni potrebbero bensifar grave ostacolo nel caso che si volesse tentar 1' ar- rembaggio o sprolungando la nave assalita, o ab- bordandola per 1' anca, o andando direttamente al corpo , jna non gla qualora 1' arrembagglo seguisse ne'modi e casi consentiti dalla buona tallica, e mas- slme colPassaltar la nave avversaria dalla parte del bompresso*, 11 che essendo, el deduce per conse- guenza non potersi ragionevolmente asserire che se gli abbordaggi da qualche tempo sono venuti poco meno che cessando ci6 sla accaduto per virtu delle rientrate e delle evoluzioni navali^ ma doversi ci6 ascrivere alia introduzione delle caronate, le quali ayeudo il vanlaggio del graude calibro e del piccolo i4i peso, possono eJ esser puntate per ognl verso con agevolczza e celerila, e far pure dovunque si ponga la mira uua imprcssione, uno spavento ed un gua- sto da sconfortarsene pur anco i piu arditi. Ad ua' altra obbiezlonc cbc attribuisce la introduzione dclle navi d' alto bordo nelia guerra maritlima e la mo- dcrna prcvalenza della perizia de' venti e delle evo- luzloni non alle artiglierle, tna quella alia stessa cagione per cul navi d'alto bordo furono introdolte nel commercJo, cioe alia invenzloue della bussola e alle lontane navigazioni, e quesla ai progi'essi della nautica, egll risponde: cbe grandi legni pel commer- cio e maggiori pci trasporti ebbero gli anliclii, usa- rono i tempi dclle crociate, si costrussero nel secolo posteriore a quello della invenzione della polvere, mentre nella milizia furono serapre in gran credito appo r antichita le liburne, successe il medesimo dclle galee nel medio evo, e Cno alia meta del tra- scorso secolo queslo genera di naviglio si mantenne nell'antico onore: che da cio si put* conoscere come la riputazione de' leggeri navlgli non slasi mantenu- la nella milizia per la penuria di piu grossi vascel- li, ma per la qualila de'' combattimenti clie ricbie- dea la natura delle guerre anteriori al perfeziona- mento dclle nuove armi, come, poiclie questo si ef- felluo la mutata condizione delle battaglle navali mutasse al tutto altresi quella delle navi guerresche J 42 e ridacesse al nienle la importanza delle leggeri sd tutti i mari, come dal bisognl del propagate commer- cio slensi bensi potute aumentare le forme dei legni onerarj, ma non gia quelle dei guerresclii, comfeper- cio non ai viaggi di lungo corso, ma alia invenzione della armi da fuoco sia da recare la causa della mutata dimensione dei legni nella milizia navale: che la nautica degll antichi non era altrlmenti im- perfetta come credono alcuni, essendoch^ e qualche passo dl Vitruvio, il libro delle galeggianti d' Archi- mede, un' epistola di Seneca a Lucilio, quanto le storie piu accredilale raccontano del Greci, dei Marsigliesi, dei CartaginesI del tempo antico e dei Venezianl dell' eta di mezzo non lasciano dubbio cbe neir aQtichita e nel medio evo non fossero na- zioni assai pratiche e intendenti della costruttura navale, e non s' ignora che si in antico come nel medio evo s' intrapresero ed eseguirono non poche lontane navigazioni d' alto mare, comeche pel di- fetlo in cui siamo intorno alia nautica di que' tem- pi, s' ignori qual guida allora s' avesse per intra- prenderle : che concesso ancora che quelle non fos- sero se non corte traversate di mare in paragone delle nostra, anzi che ciu che caratterizza 1' anlica natigazione sia 1' essersi ella circoscritta al cabo- taggio, com' ^ la comune sentenza, non tanto che quiadi si possa argomentare essere stali gli antichi 1 43 mal prallci marlnal, JovrebbesI anzl Inferirne il con- trario, i vlaggi costieri essendo quelli nella cui ese- cazlonc si trovano le magglori difficolta e Ic mag- giorl occasion! cli famigliarizzarsi coi pericoli e di apprendere ad affrontaili, quelli clie formano i piit esperimenlati uotnini di marCj quelli che sono i piu acconci ai progress! della nautica: cbe alia sola co- gnizlone della bussola noa si debbono attribuire le piu lontane navigazioni de' tempi moderni, essen- dochc ogni cosa reca a credere clie questa scoperta sia molto piu antica di Flavio Gioja, ricordandola come cosa gia nota il rotnanzo di Provins poeta provinciale del secolo duodecimo, e Ugone Berzio scriltore de' tempi di S. Luigi di Francia asserendo cbe sin dalla prima crociata, e chi sa se forse assai prima? gli Europe! n' ebbero notizia: cbe dunque non a difetto di cognizloni nautlcbe, ma alle circo- slanze in cui si trovarono gli anticbi costituiti si deve attribuire il lore sistema di marineria cosi mer- cantile come guerresca, avendo essi impiegato nel commercio e nei trasporti le vele latine, bastanti ai loro bisogni, percbe non comprendendo il monda allora conosciuto cbe tre continent! non divisi da vasti mari, mancava al prendere assai dell' alto ed alle grand! traversate uno scopo, ne quindi s' avea mesticri di vele quadrc, confacentcsi ai viaggi d'al- tura, e avendo usato di quella guisa di vele e de're- i44 mi nella gUerr^ percli^ I'une e gli altri etano plii acconci a quelle continue volte e rivolle degli anti- chi combattimenti, la sorte cle"'quali, stante i! biso- guo che si avea di poter uavigare ad ogui mossa e sopravvento e sottoventOj dipendeva dall'arte di ben dirigere i remi, anzicbfe dalla teoria de' venti: che perci6 se le arliglierie non fossero stale scoperte, siccome la guerra marittima non avrebbe lasciate le antiche regole e maniere, cosi sarebbe continua- ta r antica forma di costruttura navale^ laddove invece, per la introduzioue delle boccbe da fuocOj a quell' antico modo di combattere essendo sotten- trate le formidabili batterie, e per necessaria con- seguenza essendo le maggiori masse relative e Parte di procacciai'sele divenute il principale elemento della vittoria, fu forza sostituire i grossi ai leggeri navigli, quindi le vele ai remi, ed alle vele latiue le quadre, piu atte a tenere lungamente il vento in una data posizione, e rilevantissima cosa divenne la teoria de' venti, che non faceva altrimeuti me- stieri nei combattimenti marittimi dell' antichlta: che da tutte queste cose e quindi forza conchiude- re che le sole artigllerie causarono i cangiamenti in discorso, e che tutti i progressi della naulica, quanti mai ne s'appia immaginare la mente nostra, noa avrebbero prodotti tali effetti qualora 1' introduzio- ue delle moderne armi non avesse indolta la neces- t45 6ila di un altro gcticrc di resistcnze e dl offuse che 1' anllco non fosse. Finalmente all' autore ck-I di- scorsi sulla scieuza militare slampati nel giornale del Progresso di Napoli clie asscrisce non alia sco- pevta della polvei'e ia se slessa, clie, al dire di que- st'autore, polca farsi anche dagli anticlii, doversi attribuire la supeilorila de' moderni rispello all'ar- nii, ma piultosto al progresso di lutlc le scienzc esallc e naturali che quella scopcrta ^econdarona nel suo crescere e pcrfczionarsi , ei rispoude: che, ronccduto ancora per vero clie la polvere potesse invenlarsi dagli anlichi, il fatlo e che non fu da lore invculala, nc dal medio evo, come non furouo il fosforo, il cloro, n^ la gran forza di dilatazione dei vapoii dell'acqua, di cui vediamo nel tempo nostro le sUipeude applicazioni nieccauiche, atte a produrre poco meno che una rivoluzione nelle arli, nel commercio e nelle comunicazioni dei popoli. Che se fatta in tempi rozzi ebbe questa scoperta meslicri clie il progresso uelle scienze la miglioras- se e traesse a perfezione, e questo il caso pur anco di tutte le invenzioni, le quali abbisognarono sera- pre di tali ajuti scicnliGci cosi per venire in eccel- lenza, come per esscre convenienlemcnte ed effica- cemente ai pratici usi applicate : che se non pua esscr dubbio ogni scoperta abbisognar del progres- so dcllc scicnzc analoghe per andarc in vera pcrfe- 10 1 46 zlone, ne tampoco si pu6 dubitare clie 1' impulsb ai cangiamenti successlvi e dato esclusivamente dalla scoperta stessa, non gia dalle sclenze , le quali sol- tanto ajutaiio siffalto impulso: che percio a quel modo clie senza Y origlnarlo trovato di DIonigl Pa- pino tutle le sclenze del mondo noa sarebbero ba- state ad. introdurre le ingegnose macchine a va- pore di Giacorao Watt, ne i mirabili battelli di Fulton, COS! ne esse avrcbbero potuto produrre giammal i miracolosi effetti delle artiglierie, se non era quel maestro in obi mica, qual ch' egli si fosse, cbe trovo il primo la polvere d'arcbibugio: che, per glunta, r invenzione della polvere ba sopra tulte r altre questo vantaggio cbe non solo dette la spin- ta a quanto poi fecero le arti e le scienze pel suo maggiore incremenlo, ma come quella cbe per ca- gione della sua guerresca importanza ipipegno sin- golai'mente i potentati nel suo perfezionamento, gU indusse necessariamenle a promovere quegli sludj cbe potean meglio glovavc un tal fine princlpalis- simo, quali sono la fisica, !a mateniatica, 1' arcbi- tettui'a mllitax'e, la marineria, scienze tulte le quali cssendosi trovate abbisognare c alle nuove armi e alia nuova maniera di guerreggiare , a differenza dell' altre furono da quasi tutti i principi protette, e le prime a fiorire. Vicini a passar^^ dalle sclentificbe alle lettcrarie «47 ' prodiizioni, faremo qui un ccnuo speltanle ad una breve menioria del nostro Socio d'onore, Arciprete Bernardino RodolC, sulla nccessila di una scuola (eorico-pratica in ogui comurJe : la quale per una parte tratlando un soggelto, qual e 1* agricoltura^ clie ordinarlamenle, od almeno nelle partizioni di questi conimentarj, si suole classificar Ira le scien- ze , e per 1' altra appartenendo, siccome semplice proposla cli'clla e, all' oratoria dimoslrativa e quin- di alio letlere, sembra servire d' acconcia e sponta- nea transizione dall' una all' altra materia. L' auto- re, lamentati gli ostacoli che oppone al progresso dell' agricoltura 1' ignoranza del contadiui, recala, a suo dire, a tal grado cbe quasi niuna cognizione essi banno della terra cbc sarcbiano e scioversanOj quasi niuna delle organicbe parti delle plante cbe allevano e coltivano, quasi niuna del coucime cbe spargono e solterrano, quasi niuna dei siti diversi e dei varj Yenti cbe spirano, cercando ad un tal male un riparo, trova esser Punico la istituzione di una scuola teorico-pratica d' agricoltura cb' ei pro- pone da fondarsi in ciascun comune, e alia quale vorrcbbe obbligati tutti i villici, appreso cbe aves- sero a Icggere , a scrivere e a computare. Passa quindi ad indicare le condizioni e 1' assunto di cui gli parrebbe cbe dovesse consistere questa scuola, cbc sarcbbcro in primo luogo una breve logica per i48 informare le rusticlie menll a dedurre dalla Icorla legittirae conseguenze per la pratica, una preliml- nare istruzione intonio alle sementi, alle acque, alle piante, alle diverse qualita, attitudini e principj componenti del terreni , un generale traltato per sinlesi degli integutnenti, dell' organismo, della nu- trizione, della vegetazione delle piaute, delle loro foglie, dei fiorl, del frulti, dei mail che le infestano, dei ripari e rimed j che le difendono e guariscono, in un inseguamento parlicolare e analitico a dislln- zioni parziali , proprie di qualche specie soltanlo, e di quelle particolarmente clie trovansi nel luogo ove s' insegna, insomnia in un corso compiuto di agvicoltura teorico-pratica, e finalmeute in un pre- mio annuale da dlspensarsi nel fine ilella scuola a chi desse saggio di maggiore profitto. Da queslo pro- cede ad accennare i vantaggi cbe dalla proposla fondazione egli avvisa che sarebbero per risultare, e che sono, un piii facile e sempllce esercizio del- r agricoltura, un risparmio di tempo nei lavorl, un minor guaslo di sferza, di golpe, d'insetti e di tante altre pestl nei prodotti del suolo, una maggior quan- tita di raccolta, un maggior numero di coltivatori e operalj un mlnore o nessun blsogno die a supple- mento de' nostri discendano in varj tempi delF an- no 1 lavoratori stranlerl del vicluo Tirolo. E cou- chlude coir idea lusiugbevole che, raessa per laic »49 islituzione in onore ragrlcoltura, vi si possano, quando che sia, detlicare gll slessi signori, abban- donando per cssa i frivoli gioclii e le caccie, e noa disdcgnando di farsi con cio imilatori degli anticbi consoli e diltatori romani, di uno Sciplone Africa- no, di un Gerone di Siracusa, di un Attalo di Ma- cedonia, di un Tolommeo Filadelfo, de' clilnesi e persiani I'cgnanti. Tale e la proposta del nostro ac- cademico e tali le considerazioui e i motivi che lo indussero a farla. Se la ignoranza de' contadiui sia tanta quant' cgli la crede, sc da qucsta, o piuttosto dair incuria dc' proprietarj procedano gli ostacoli al progresso dell' agricoltura, se quindi anziclte far piu dotti i colonl torni meglio far piu vigilanti, in- telligenti e solerti i padroni, se 1' idea del propo- nente sia cosi agevole in pratica come e bella ed uniana in teoiica, altri polra considerare e giudi- care. Noi per ufficio dobbiamo restringersi a lo- dare 1' cgrcgia inlenzione dell'autorc die nella gra- ve e pii!i die ottagenaria sua eta non resta tuttavia di dar opera agli utili studj e al decoro della no- stra Accademia. i5o LETTERATURA Le patrle memon'e avraano la precedenza uella rassegna delle scritture di lelterarlo argonieulo pro- dotte in quest' anno accademico; e comincleremo dagli elogl di Giovanni Pianeri e di Francesco Rbn- calli-Parolinl. dettati dal socio d' oaore, Professor Antonio Schlvardi in continuazione della sua bene- merita Biografia de' medici illuslri bresciani, alia quale ei sta da qualche anno con patria carlta fatl- cando. Gla del Pianeri Oltavio Rossi e del R.oncal!i il Brognoll scrissero glJ elogi^ ma quello, al suo so« lilo, con tanta scarsezza di sloriche nolizie e super- flcialita di dettalo, questo con tanta sazlevolezza e gonfiezza di rettoi'ico stile, clie il rifar quesli elogi senza la grettezza dell' uno e senza 1' anipollosit^ deir allro, siccome fece il nostro socio, e da consi- derarsi siccome uu servlgio prestato alia bresciana letteratura. Ma per venire ai particolari di questa pvoduzione diremo brevemente e per sun to della vita e delle opere dei due medici encomiati, seguen- do le storiche traccie dell'autore. Nacque Giovanni Pianeri I'anno iSog in Quinzano, grossa terra della provincia bresciana, ed ebbe ad istitutore della sua adolescenza Domizio Conli^ celebre grammatico di quella eta, che tenca publlica scuola di umaue let- tcre \a Brescia sua patria. Compito lo studio della rellorica, portando allora fra noi il costume delle agiale famiglie d' inviarc i loro figli a Venezia per compirvi 1' intellettualc educazione , passu dalla scuola del Conti in un collegio di cola, d' onde noil' eta d' auui vculi si trasfersc alio studio di Pa- dova, ove laureossi iti filosoGa e mediciua e dimor6 qualclie tempo anche dopo conseguita la laurea per impralicliirsl ncll'esercizio dell' arte, acquistandovl credito, Lenclic la eta giovanile, d' esimio medico pratico. Ivi cominci6 pure a prodursi come autore, c speso avendo, sccondo il costume de' tempi, le sue vigille nello studio di Galeno, compose la prima sua opera iulllolata: Duhitationum et soluiionum in JII Galeni cle diebus criticis etc. Successe a questa opera uu' altra col titolo: Fcbrium omnium simpli- ciiim dii'isio et compositio ex Galeno et Avicenna excerpta, et in arhores ut facilius inteUigantur re- dacta^ c a questa una memoria Intitolata: Tractatus Irev'is de comete, composta aU'occasIone d'una nuo- va comcta sulla cui comparsa molto si scrisse a quei giorui, col quale scritto il Pianerl si fece stimare e conoscere altresl come astronomo, bencbe si mostri aperlamente parlecipc del prcgiudizj dc' suoi tempi inlorno alle influenze de'corpi cclesli. Qucstc opera, in un coi success! otlenuti nel pratico esercizio della Uicdiciua, avcado scrvito ad ampliarc il suo uomc) ei si trasfcrse In Vcnezla, ove trovc) molto credito, fii adoperato ne^casi gravlssimi siccome medico pra- tico c coiisulcnte, e dimoru fino all' anno i553. Ma la fama del suo merlto avendo passati i confini del Venetl Stati ei fu chlesto alia repubblica per archia- li'o dalla Corle inipeviale di Vienna, alia quale si reco in tale ufGcio nelT anno anzidello Diecisette anni dimoro il nostro medico in Vienna, duranti i quali la sola cosa cli' ei fece di pubblico diritto fu un consulto dettato a petizione d' un nobile -Vien- nese e inlitolalo: Del latte e del suo iiso nelle febbri etiche e nella tisi ^ nel quale discute se convenga o no presciivere il la tie in tali niorbose affczioni. Ma r aura della corte, die per tutto queslo tempo gli era stata propizia, gli si volto Gnalmente in turbata e contraria: il perche, fatlo segno alia invidia e alia Irame di troppi e troppo possenti emuli conglunti a rapirgli la grazia del princIpe, ei stinio di uon dovere affronlar la tempesta, e cbiese la sua licen- za, che non gli venne da Cesare assenlita se non dopo reiterate istanze. Rivide 1' Italia e la palria, dimoro in Brescia per alcun tempo, vi pubblico ua opera divisa in due parli sulla stranguria e sul mor- bo gallico, e fiualmente si rilrasse a riposare dalle onorate sue cure e faliche nella solitudine del na- tlvo Quinzano, dove tranquillamentc fini la lunga e studiosa sua vita. Uui ii Piaueri alle doli doll' iui i53 geguo c dclla Jottrina uii' Indole umana e modesta e piacevoli e dolci manicre, e alia scieuza dellame- diciua una graiide peiizia delle lingue straniere, lo studio e la cognizione delle sacre carte e il possesso dell' amcna letteratura^ di clie diede anche pubblici saggi nella memoria intitolata: Felicissimi adwen- tus Henrici Galliarum et Poloniae Regis ad urbem venetam, sciitia durante il suo soggiorno in Vene- zia, nella slorica relazioue del sacco di Brescia suc- cesso ncir anno i5i2, composta in Brescia dopo il ritorno dalla corte di Vienna, nelle epistole di sa- cro e morale argomento al Manuzio, air Egnazio, ad Alessandro Farnese cd al Benibo, dettale negli ultimi anni di sua eta, e finalmente in una storia di Quinzano, corapllata dopo il ritiro in questa na- talc sua terra, intitolata: Joannis Planerii Quintiani Philosophi et Medici Itali brevis patriae suae descri- ption ac illustrium vivoriini enumeration noi^^We per eleganza di latinita. se si dee far giudizio da qual- che pcriodo riferitone dall' elogista. Ma la troppo poca e troppo particolare importanza di questa e deir altre sue letterarie faliclie, e il valore delle sue operc medicbe affatto condiziouato alle cognizioni dc' tempi in cui furono scritlc, fanno cbe anclie nel Piancri come in tauti allri alia celcbrita contempo- ranca non corrisponda la postera, e cbe era la faina del suo uomc non ccccda i confiui dcllc gloric mu« 1 54 nlcipali. Beu altra t: la nominanza dl Francesco Ron- calli Parolini, celebre fra i coetanei pel molti e se- gnalall servigi alia medicina preslali e come scrlt- tore e come pratico, memorato fra I posterl per la sua grand' opera della Medicina cV Europa, coUo- cato fra gll uomini illustrl di tutte le nazioni e dl tutte le eta nella Biografia Universale. Nacque in Brescia quest' uomo insigne Fanno 1692 da civlll e dovizlosi parent!, ed ebbe in patria la prima educa- zione e dal padre istesso, cbe esercitava la medici- na e che alia medicina lo destinava, i primi rudi- menti in quest' arte. Giunto clie fu in eta congrua, fu inviato- alio studio di Padova, dove udi le lezioni del celebre Vallisnieri, e d'oude couseguita cVebbe la lanrea in medicina e in chirurgia, toruo in pa- tria, ove si pose ad esercitare la professione e a se- guitare praticamente le dottriuc del genitore. Uni air esercizio e alio studio della medicina I'applica- zione indefessa all' altre scienzc ausiliari, massime alia botanica e alia chimica^ e frutto delle sue co- gnizioni nella prima fu la sua Flora Bri'xiensis, ri- cordata dallo stesso Linneo nella sua dlssertazione sugli autori bolanici, e del suo saper nella cliimica r altra sua opera pubblicata con questo titolo: De acquis mineralibus Coldoni in agro JMediolanensis^ dissertatio phisico-chiniico-medica , la quale non fu che un preludio dcU' altra maggiore che alcimiauui dopo compose e del i'j4^ stampu, inlilolandola: Examen chiniico-mcdicurn de acquis bri'xianis cunt disquisitionc theorematum spectantluni ad acidulu' rum poturn et transitam in corpore aniniali ; nclla quale per cimento d' analisi si dimoslrano le qua- lita e virtu delle acquc d' Irma, di Collio, di Anfo, di Cologne, del Mella, di S. Cosimo in citta, di quelle dclla sorgente di Mompiano, di S. Pietro in Oliveto, di Milzaaello^ opera nella quale, se molto si trova da desiderare, non e da iucolparne lo spe- rimcnlatore, ma piuttosto i tempi 5 peroccbe allwa la cliimica non ben conosceva i reattivi opportuni alio scoprimcnto dc' semplici e alTesatto e comple- to processo delle analisi^ senza clie, V autore guar- do non tanto alia chimica, quauto principalinente alia medicina, considerando limpovtauza dell acqua nella pubblica e privata igiene. Due altre produzioni fui-ono frutto di qaesti suoi studj, 1' una alia cbi- raica in particolare spettante, intitolata:Z)e re chiini- coj c specialmenle dirctta a far conoscex'e 1' abuse die grandissimo faccasi a' suoi giorni de' due me- talli oro cd argento in forma di medicamenli, Tallro appartcnente alia scienza della natura in generale, c iiililolala: Dc Museo Palavino et tcstudine coriU' cea, nella quale e descrilto il Museo dclla scuola di Padova ed enumerati i professori clie la illustrarono c rccarouo iu tauta riputazionc, c si Iratta dclla i56 specie e propriela della testcgglne pescata nel ma- re Tirreno e pervenuta al venetl lldi, e delle opi- njoni de' n ituralisti nel proposito. Intanto un' oc- casioue gli si apprestu oppoitunissima a rendersi eminentemente benemerito della umanita. Eletto a proto-raedico consulcnte nell'Ospitale maggiore di Brescia, fu tra le priucipali sue cure il levare gli abusi nel pio istltuto introdottisi, applicandosi a rifortnarvi, come fece , la fairnacia specialmenle, collo sbandir dai riraedj 1' antica farragine degli eleituarj, dogli elisirl, degli unguenti accreditati dalla igtioranza, dal pregiudizio e dal volgare em- pirismo. Al qual effelto detlava anco uu' opera che intitolu: Nosocomium completatum ^ divisa in cento qtiestioui spettanti all' uso dei cibi, dei rimedj e di tutto clie piu dappresso appartiene al buon gover- no d' uno spedale^ utilissimo trattato, siccome fa fede r esserne slato il sistema addottato non solo dalla Presidenza dell'Istituto bresciano, ma da tutte le dlrezioni pur anco degli spedall d' Italia^ del quale la parte che spetta alia farmacologia e corre- data di una bella ed esatta classificazione dei rime- dj, con indicazione delle loro qualita, virtii e prezzo in modo si precise che la repubblica veneta ordi- no per decrelo che tuttl gli speziali dello Stato vi si attenessero. Ne solo ai medici partimcntidell'ospi- tale, ma pur anco ai chirurgici vigllando c intcnden- 157 do, frutto dc' suol pralici sladj fu un sno classico opuscolo inlitolato : Novum methodum extirpandi cavuuculas et curnndi fistolas uretrae, direlto prln- cipalmente a dcscrlveve la forma, V uso e P ulilita d' uno strumento ordluato a rlmedlare alle altcra- zioni deir uretra e Specialmcnte a distruggere le fislole e le caruncole, cV ei denomina sonda verini- colarc, e di cul, benclie 1' Accadeniia medica di Pa- rigi nc premlasse immeritameate un mons. Daran, fu egli il vero e primo iuventore, contribueiido con clo alia invenzlone clie poscla si fece delle siringhe a gomma clastica, e somraamente giovando la chl- rurgica scienza. Una meniorla spetlanle all' ostetri- cia fu altresi occaslonata dalle sue pratiche osser- vazloni, nella quale Irattando la materia principal- mente ncl rispetto tcologico, come abbastanza de- nota il suo titolo: Humanum genus a peccatis quo- tidianis liherntuin, discute cd afferraatlvameute de- cide la qucslione fta i teologi agitata: se sia legitti- mo il batfcsimo del bambino entro il seno muliebrc, e se si possa al bisogno amminislrarlo^ conchiudeu- do col racconiandarlo alle levatrici e ai cliirurglii in ogni caso di piu lieve pericolo. Le opere fiuora acccnnate del Pioncalli sono da considerarsi piutto- sto conic sussidiarie ed affini alia medicina clic stretlanienlc racdiclic. Oia di questc passando a parlarc, si prcscnlano quattro sue disscrlazioui di i58 medico c varlo argomeUto, dellale In latino, netia prima dellc quali, dedicata all' Istituto di Scienze, Lettcre ed Avtl di Bologna, di cui I'autore fu socio corrispondente, el traita del purgautl clie raeglio convengouo alTagro brcsciano, e da bnon fisico ra- giona delle diverse qiialita dell' aria e della varieta de' venli predomlnatili nelle varie regionl della no- stra provincla, cioe del piano, del monle, della col- lina , delle tro riviere de' laglil Bcnaco , SaLino e d'Idro. Tratta la seconda degli uomiui creduti in- vulnerabili {wiilgo ingennaclura) j^re^'iadizio di quella eta, di cui non accade parlare. La terza consiste in soslanza in una storia medica^ come quella che di- pinge II martlrlo, la morte, e I'autopsia di una mo- iiaca bresciana della patrizia famiglia Martinengo, la quale, per eccesso di divozione e per entusiasrao di peuitenza si era di soppiatto confltto nelle mem- bra un gran numero di spille acullsslme da lavoro, e massime in giro nel capo, ad imitar la cororfa di spine del Nazzareno. Finalmente materia alia quarta dissertazlone e una sostanza petrosa a maniera di calcolo cbe si forma nel ventricolo de'capri selvaggi delle sorgenti del Reno e dell' Elba, in molto uso a que' tempi fra i medici, massime per la cura di eerie febbri, e tenuto spccifico di varie morbose affezloni dai medici tedesclii, del quail I'autore bia- sima la troppa e mal fondata credulita, non avendo csso alia pratica oltenuto dalla delta sostanza ncs- suu cffclto felice. Introdotta in Europa T inocula- zione del vajulo, nou fu il Roncalli dcgli ultimi a mettcrla in uso in Italia, c a pubblicare i felici ri- sultati ch' ei nc ottennc^ il clic fece in una mcmo- ria indiritta aH'accadcmla franccse, dalla quale come in snguo di appro vazione e di gratitudinc ebbe il diploma di socio Essendo cio avvenulo nell' anno 1789 in cui nelle nostre tcrre inGei'iva il vajolo con- flucntc, non furono di poco moniento le sue cure e il suo scritto ad allontanav dalla patria il morboso flagello. Non meno opportuna e proficua fu 1' altra sua mcmoria: Do houm cpidcinia et eorundent pre- servationc atque curatione , pubblicata poco dopo, essendo a quella vajolosa influenza succodula nella nostra provincia una gravissima epizoozia, della quale ei studio cosi addcntro la natura, la forza , 1' andamento e la cura, che i preservativi e i rimedj da lui suggcriti e felicemente adoperati sono quet medcsimi che si veggono tuttodi posti in opera in ^ tali malattic. Merito con cio il nostro medico che la citta facesse coniarc una medaglia nel suo nomc, che il consiglio munlcipale gli decretasse una pub- blica testimonianza d" onorc, ch' ei fosse levato alia carica di Presidente al collegio de' niedici. Segue neir ordiue del tempo 1' epistola pubblicata col ti- tolo: Aiiliqua et tioi'a mclhodus curandi acutos pe- i(jo ctoris morhos / accuratlssimo lavoro , e ullllsslmo all' uopo della nostra citta, ove a cagione della sua topografica posizioue e clelle \icine montagne rc- spirandosi ua'aria si ossigenata, fredda ed acuta , sono affezioni endemiclie le tante e si varit; flerama- zle degli organ! del petto: Historiae morborum oh- servationihus auctae et clarissimorum virorutn con- sultationibus atque epistolis illustratae ^ fu un alti'o conslmile e lungamente lociibrato lavoro j risultato di pratiche investigazloni e di osscrvazloni occorse- gli neir esercizio dell' arte e ne' moltlssimi consult! da lui resi o in persona o per iscritto, chiamato, com' era, qual medico consulente in quasi tutte le citta d' Italia", opera die anche a' di nostri non e priva d' importanza, come quella die non .ostante i luolti progress! della scienza patologica, puo tutto- ra foi nire ai nioderni materia di considerazione e di studio. Ultima fra I'opere mediche di questo esimio e laLorioso scrittore e quella alia quale plu stretta- mente e durabilmente e congiunta la fama del suo nome, Intitolata Medicina Europaej opera di vasto concetto e di ardua esecuzione, alia quale sembrano appena bastare le forze di un sol uomo, massime vivente in citta di provincia, come quella die di- stinta in dodici parti, divisa i luoglii, le lalitudini, le popolazioni, le malattle endemiclie, i rimedj , le ac(juc miiicrali, i professori, Ic accademie, gli arcliia- kdft tri e lanl' altrc nolabili cose tli tulte le cltla prln- cipali d'Europa, abbracciaudo per tal modo la geo- graCa, la slalislica, la mcdiclna, la Icttcratura, la storia, c quasi ogni genere d' umane cogni/.ioul. Di quest' opera, che c dcdicata al re di Polonia, Augu- sto III, al quale 1" auiorc dovelle il titolo di conte^ parlarono coa somma lode gli estensori degli atti di Lipsia e gli allri giornali del tempo, e 1' Haller medesimo^ e venne il RoTicalli per essa creato ar- cbiatro ad hortorem della corte di Madrid, socio di quella accademia, della Viennese istltuita dal Mon- tecuccoli, c di tutle V altre d' Europa. Tali sono le opera mediche del Roncalli, e al merito di esse k particolarmente dovuto che gli sia rimasta fra i po- sleri in gran parte la riputazione di cul godelte vl-i vendo. Secondo 1' esempio nou iusolito ni infre- qucnle fra i medici ei fu pure felice cultore delle lettere; del che diede auche pubblico saggio con al- cuni scritti d' argomento numismatico , dei quali, come di cose secondarie alU assunto di quesla no- stra relazione, nou iraporta il far parola. Questo illustre nostro concittadino compi la carriera dei gloriosi suoi giorni 1' anno 1769. La perdlta fatta dall' Accademia in quest' anno d' un cgregio suo socio delto un' altra scrittura di genere patrio e biograGco, o a mcglio dire necro- logico, nou ccccdcndo il dettato i confini di una scm- 1 1 pllce necrologia, e magglor materia non somtnini- strando all' autore di essa Sig. avvocato Pagani, socio attivo, la qualila ed entita del soggetto. Dif- fatti allorche questo non fornisca di piii a ricordare che la onesta del natali, la bastante comodita delle fortune, la sufficiente coltura dello spirito, 1' incol- pabilita della vita, cio che caratterizza e qualifica questo complesso di doti e propriamente la medio- crita, il che per altro noi non intendiamo notare a discaplto, ma si bene ad invidiabile vantaggio di chi in se lo raccolga^ tenendo per fermo che la me- diocrita, la quale non si trova soltauto nello stato, ma ancora nell' indole, e puo esser considerata una cosa colla moderazione, non fosse mai meglio qua- lificata che da quell' antico che aurea la chiam6, e che la proprieta di una tale qualificazione non siasi mai tanto avverata quanto nell' uomo veramente aureo ed ecccllente di cui la breve comraemorazio- ne del Pagani raglona, Giorgio Ravelli, di cara e soavissima ricordanza a tutliibuoni. Imperciocche dalla mediocrita presa nel senso che e detto e ap- plicata ed estesa al carattere dell' anirao, risulta la tempei-anza e armonia degli affetti, la serenita dello spirito, la equanimita, la dolcezza, la benevolenza, la rettitudine, e InsomtTia la bonta e la virtii^ che tanto si araarono e atnmirarono nel Ravelli. Di cio in dipresso e in generale lo lo da il Pagani , ed in i63 pu-llcolare dl moJesliaj d' Ingenulla e di fortezza neir avverslta. A quest' ultima dote si collega la ri- coidanza d' una svcntura chc fu V unica, bencli^ grave, vicissitudine della sua vita, e cli'ei soslenne con cristlana rasscgnazioue e con stoica coslanza. Posscdeva in retaggio paterno un podere di nota- hlle ampiczza, bastaute al sue couiodo vivere e al- 1' esercizio della sua ruralc perizia j masslme nella collura de' gclsi. Avvenne che per amore di pace, e per megllo dedicarsi, senza domestiche cure, alia tranquillila dcgli studj egli cntrasse nella deternii- nazione di vendere questo podere e di vivere coi frutti civili del prezzo. La possessione fu vendutaj il prezzo conGdato ad un bancliiere che il facesscj negoziandolo in comune, fruttiGcare^ un fallimento fe' sparire il banchiere e il denaro, un giorno fu bastantc a sbalzare il Ravelli, gla nel declinare de- gli anni, dall'agiatezza nelT iudigcnza. ScossOj ma non abbattuto, afflltto, ma non disperalo, cerc6 so- stegni nella GIosoGa, conforti nella religione, spero che gli uomini e DIo non Tavrebbero abbandonalo, chiese un pane onoralo, e 1' ottenne. Le sue stret- tezze, la sua probita, la sua immeritata sventura per lui perorarono al cuor del Sovrano, merci^ la cui munificenza gli fu conferito 1' ufGcio di regio Cen- sorc provinciale in Brescia con slipendio, non largo bcnsi, ma bastcvolc a' suoi moderati bisogni. Cosi a questa tavola di salute fu couimesso 11 resto non breve dc' suoi gioi'nl, die placqiie a Dio di protrar- gli screno e tranquillo fino all' anno ottautesimo quinto, ncl quale, slcconie era vissulo da tntti ama- to e stimato, cosi mori da tutti compianto. Passando dalla patria alia straniera biografia e da una vita iugloriosa, ma incontaminata e incol- pabile ad un' allra piu celebre, ma assai men pura e corretta, ora procederemo a parlare d' un saggio letterario spettante a Pietro Aretino del conle Tul- lio Dandolo, nostro socio d' ouore. Questo dotto, brillante ed operosissimo scrittore clie intende con indefesso proposito a studiar tempi, paesi e co- stumi, e clie le sue lettere sulla Svlzzera resero st favorevolmente noto all' Italia, sta oi'a facendo sog- getto delle sue studiose vigllie il secolo XVI, come gia fecc i secoli di Pericle e d'Augusto^ ed il saggio del quale siamo per parlare non e se non un fram- mento d' un' opera alia quale ei sta faticando sulla letteratura italiana di quel grande e gloriosissimo secolo. Premesse alcune generali eonsiderazioni in- torno a questa letteratura, un' imagine della quale gli e avviso di scorgere nel teatro olimpico di Vi- cenza, la cui scena stabile arcbitettata da Palladio gli rende figura da' somrai e princlpali scrittori di quell'eta, e le tele colorate e mobili in cui, secondo le occasionij veane P aspetto dell' atrio palladia- 165 no canglato, gll scrltlor! secondarj, e toccata 1' op- portunita che possono 1' opei'e non piu lette e quasi (limenticate di questi scrittori prestare a studlarvi per entro i costutni di quel tempo, discendendo al particolare egli elegge fra essi iljlagello de' Principle Pietro Aretiiio, al quale rcslilnge il suo dibcorso, e dal cul voluminoso cpistolario da lui fatto soggetto di particolare meditazione egli argomentasi a ttarte una specie di apologia, e se non a mutare, almen6 a mitigare e correggere il siuistro concetto finora avutosi generalmente di quest' uomo troppo famo- so, del quale ei non dubita da bel principio affer- mare epremettere d'aver Irovato rovistando fra la scoria della miniera di quelle sue lettere do che finora alia moltitudiue fu occulto, cioe dell' oro, auzi piu che dell' oro, vale a dire un cuor buono. 11 che prima di passar a discuterc e a provare, egli si fa ad indagare quali esser potessero gli studj c la dottriua di quest' uomo che ha scritto in prosa ed in verso tanta mole di libri, che si e falto arbitro, giudice, legislatore nella repubblica delle lettere con tanta presunzione di se, con tanta non curanza d'al- trui, che ha potuto nienar vita si splendida, e tanto limorc incuter negli uni, tanto plauso dagli allri ri- scuoterc: e loccato in iscorcio il periodo della pri- ma sua giovcnlii, dal melodo incomposlo c dal ge- Berc di sue Icllure ci congeltura che la sua dottri- 1 66 na non esser potesse clie enciclopedlca, superficlale e insolente, siccome traspare da' suoi scritti, affer- mando che il siio stile, benclie assai tenga dell' in- voluto de' lallnisti del quattrocento, un po' di le- ;sIoso dei puristi del cinquecento, e faccia presen- tire la matta ampollosita del seicento, e con lutto cio suo proprio ed on'ginale, e come tale, piacente, e ^uand' ej scrive ad amici e confidenti impronlato d' una piacevolezza infinita e d' un brio aristofane- sco. Per saggio del quale riferito un frammento di una sua scrittura o lettera, siccome pare, ov' e par- lato di studj , di letteratura, di critica con molto giudizio ed acume, ei conclude riprendendo jl Tira- bosclii clie nella sua storia Ictteraria tratt6 con no- Xne di pazzo e ignorantissimo quest' uomo » clie fa « prova ( cosi egli ) di tanto acume in argomenti si 55 delicati, non ostante che a' suoi studj sieno stati 55 SI avversi i tempi e la fortuna^ sci-ittore spesso ele- » gante e terso, sempre vivo e originale... che vis- is suto in eta piu corretta, saria forse stato autore » degli 3nimali parlauti, o della frusta letteraria, o 55 della proposta di coiTczIoni alia Crusca?). Queste cose premesse dcll'Aretino cousiderato come uomo di letlere, pvocede a ciu che par essere I'assunto principale del suo scritto, cioe a considerarlo come uomo morale. E avcndo gia, come si e notato, pre- messo di aver uell' Aretiao scoperta la dote di un 167 cuor buono, el viene Ind?Vlduando le quallta clie gll sembrano giustiCcare il suo concetto di quest'uomo, € che sono animo compasslonevole e benefice ver- so gliafflitti, sentimento del figliali doveri, infinlta tenerezza di padre, Indulgenza e amore di padrone, gentilezza, sensitivlta, delicatezza in amore, e senso financo di riverenza ai costumi, allegando di mano in mano ad esempio di clascuna di tali qualita ua analogo fatlo o frammento trascritto dall' epistola- rio di lui, dei quali passi ed esempj tutta si cora- pone e conclude qiiesta parte della sua scrittura. Noi non sappiarao se queste prove desunte da sem- plici parole e da qualcbe fatto solo e staccato sieno sufficienti alT assunlo, ne se valgano a fronte degli scritti dilui, che il nostro socio medesimo confessa cLe gli gridano coutro, ne degli sciolti suoi costu- mi, apparenti dalla lunga scrie d' araiche e di pra- tiche, di cortigiane e di non cortigiane, dl libere e di non libere, di donne iusomma d' ogni fatta e condizione cbe PAretino tratto, e alle quali 1' au- tore medesimo accenna, nc se bastino a levare ad esso Aretino il caraltere di maledico per eccellenza cbe i coetanei ed i posteri gli attribuirono, e die il nostro socio esso stesso confessa cV ei si vesti, ma soltanto come una maschera assunta a studio per fini secoudarj e d' intcresse, per ciarlataueria, per fame spaveulacchio de' timidi , e vendere in tal mo- 1 68 do plu care al potenti Ic sue lodi e le sue adula- zloni. No! , disslj cio non sappiamo, ne porta il no- stro ufCcio ohe ricerclilamo, e molto meno che de- cldianio. Qviesto solo direino che essersi nell'Are- tino trovate alcuue buone qualita, masslme la Le- neficenza e la fedella cogli amlci , aver egll avuti tnolti nemici, e pcrci6 facilmcnte calunniatori del suo nome, essere molte parti del suo vero ritralto avvolte tultora nell' oscurita, cio rlsnlta pur anco dalla riputatissima vita di lui, scritta dal nostro il- lustre Giammaria Mazzuclielli. Due altri saggi nel corso di quest' anno accademico produsse il conte Dandolo, spettanti del pari a' suoi prediletli argQ^- menti storico-letterarj-, i quali, considerata la lore natura e la infaticabilita e intraprendenza di lui, si potrebbero essi pure congelturar per frammenti di altra maggior opera cli'egli avesse per avventura fra le mani. Spagna e Italia s' intitola il primo, e consiste in un quadro paralleio dellc vicissitudini politiche, civili e letterarie delle due penisole, I'al- tro, die viene inlitolalo Semplicita , e una rivista sommaria e per capi delle vicende delle arti e delle lettere, e occasionalmente anche delle scienze, nella Grecia, in Roma, in Italia fino ai giorni nostri, con- siderate nel rispetto della semplicita, sovrana legge lU natura J come dice 1' autore , dalT attenersi alia quale o scostarsene egli intende a mostrare essev v6g procedulo c procedere il fiorlre o il decadere del- r arti c dclle lettere clie sono della natura Imita- trlci. Rapidissimij densi, concisi proccdono amen- due questi saggi, tanto da ricordare in alcun modo I'andamenlo e talvolta ancoralo stile del quadro sto- lico del Mehegan. Sicclie per non csservi le cose se non lambite. e di volo toccate e per cenni e com- pcndio, non ci essendo posslbile riferirne la sostan- za senza rapportarle Irascrilte, vogliamo che que- sto poco ci basti del loro assunlo aver detto, e sen- za plu, continuaudo uelT argomento della critica lettcraria, procederemo a parlare del Saggio dinuo- vi studj sulla Poesia^ produzione d' un nostro gio* vine ingegno, il Prof. Giuseppe Picci, uditore. L' intendimento di questo lavoro , clie per am- piezza e importanza d' assunto onora di coraggio c d' iutraprendenza il giovane aulore, h, d' investi- gare qual fosse 1' intima essenza e ragione di quella bellissiraa fva I'arti appo gli anlicbi, cercando nella loro storia civile e politica, 1' una coll' al Ira raf- frontate e congiunte, la influenza reciproca dalle vicendc puliliche, dei costumi, deiculti, dei gover- rl sulla poesia, e di questa su quelli. La parte Cnora dal Sig. Picci traltata spetta soltanto airan- ticbissima poesia degli Orfici e dei Gnomici", e tale, ill brcvc 5 n' e la sostanza. Toccata per introduzione la ucccssila e convenicuza di ccrcare, ma scuza amor 170 dl sistema, nella stor'ia poetica non tanlo V estrln- seca espressione delle forme quanto la suprema ra- gione e 1' intima natura dell' arte, entra 1' autoi-e in materia, incotninciando dalP accennare 1' altissl- naa origine e scopo della poesia, cli'ei dice nata col- 1' uomo, ed intesa primitivamente a promuovere la religione e la civilta, e cio dimostrando coll' esem- pio degliEbreijdegliEglzj, deglilndlani, degliantichi Germani. Ma la poesia de' primi dovendosi, come inspirazione del cielo, prendere a soggetto piuttosto di venerazione clie d' indagini, e quella degli altrl popoli, siccome troppo alicna al suo disegno, re- stringendosi egli ad accennare, passa a parlare di proposito della poesia greca, e primamente di quella de' tempi orOci e gnomici. E fedele al suo assunto di raffrontare e condurre di pari passo la storia ci- vile e la politica, si fa ad esporre qual fosse lo sta- te de'greci dagli anticliissimi infino ai primi de' tem- pi anzidetti. Tocca lo stato barbaro e piuttosto fe- rino che umano di quel popolo nell' eta primitiva, e mostra qual parte avessero le colonie egizie e fe- iiicie ne' suoi primi dirozzamenti. Ma quanto lo sta- to della Grecia fosse per lungo tempo lontano da ci6 che dev' essere una civilta ben costituita non si pu6 meglio conoscere che dalle seguenti sue stesse parole : 55 quella societa nascente ( egli dice ) turba- » rono ben presto le gelosie, le discordie, I'incesto, 171 » il sangue fraterno: nelle valli piu riposte e sui n gioghi pill inacessi durarono tuttavia tribu osti- n nate nella selvallchesza, indocili alia voce della n umanita come gll odierni Mainotli a quella del » moderno Incivilimento : duraronvl feroci prepo- 55 tenti die fattisi raglone della forza, a gulsa dl » leoni e cinghiali mesceano alia pace delle sorgenti » famlglie il terrore e lo sterminlo. Gli spessi peri- » coli, la robustezza antlca, la cupidigia d' una su- K pcrlorita al solo valore concessa suscltarono gli » eroi. Inuanzi a loi"0 le discordle sopironsi , le » famiglie si ricomposero^ i raostri di Nemea , dl » Creta , d' Erimanto e di Lerna furono sterminati, » i Busiri. gli Anteij i Sinni, gli Scironi, i Procusti, » i Cenlauri, i giganti pagarono il fio delle loro M crudelta Se non clie la dolcezza e i vantaggi » della vittoria noa tardarono a volgere anclie quel- n r eroico valore ia tii-annlca prepotenza*, e il ferro « dapprlma impugnato per la salute della patria, » del debole, dell' iunocente, poco di poi si brandi- » see alia loro rovina; e gia si valicano rimoti marl, » si rapiscon tesori e donzcUe, si combattono guer- n re abomiuate, si seminano offese e rancori e in- » giustizie clic deuno fiuttarc ai luiseri nipoli atro- » ci vendette cd universale desolazione 55. Cio espo- sto, precede Tautorc a farci conoscere come, ancor- cliti vi fossero leggi, aucorche uu culto vi fosse, 172 quelle venissero dai loro stessi autori conculcale, c questo si riducesse in sostanza ad un rozzo natu- ralismo e ad una materiale adorazione della natura, non essendo le divinita se non simbolo dei natui'ali fenomenl, e come fosse riservato ai poeti lo stabi- lire sulle rovine dl quel culto una religione piii pro- pria ad esser base della morale privala e del pub- blico govemo, facendo di quelle simboliche signifi- cazionl altrettarite real! divinlta provvidenti, bene- ficlie, onnipossenti, amiclie alle virtu, nemiche del "vizio, eccltabili a sdegno per colpe, placabill per sacrifizj e per preci , dispensatrici di premj e di pe- ne nelia vita presente e nella futura. Di tanla sa- pienza primi ministri furono que'poeti che sogllamo chiamare teologi e fisici, Olcno, Panfo, Olimpo, Li- no, Epimenide, Museo^ ed Orfeo sopra tutti , clie diede nonie alia poesia di questo genere e di que- st' cpoca, e che al dire d'uno scrittore, fe' i Numi propizj alle nascenti citta, e insegno le mistiche ini- ziazioni, i riti dei sacrifizj, la coltura de' campi, la virtu salutare delle pietre e delle erbe e i sublimi portenti della natura. A quesli poeti successero i gnomici nell' alto e salutare ministero , fra i quali Esiodo primeggia cbe nella Teogonia ordino le mi- tiche traduzloni degli avi e le teologiclie dottrine dei poeti die avevano prima di lui scrutata e popo- lata d' Iddii la natura e foudato la nazionale reli- 173 gione, e uclle sue Opere e Giornate canto i prlncipj della civile e morale saplenza e dell' arti che sui ger- ml disscmlnali dcllc colonic asialiche e dei prischi poeli cominciarono a uascere e fruttlCcaie. Di ciii in conferma vengono bellissimi frammenti di Orfeo c di Esiodo che V autore ad esempliGcazione del- I'esposlo rlfcvisce tradotti, e che servouo ad infio- rare e amenizzare ]e sue critiche conslderazloni , siccorae ad avvalorarle contribuiscono parecchie gravissime autorita di antichi scrittori che I'autore, secondo il suo preconcetto ed enunclato disegno, a quando a quando vien riferendo e a sostegno dei suoi pensamenti , e acciocche non paja che la ra- gione supreraa dclla poesia, quasi dai soli moderni pcnsala, fosse agli antichi sconosciuta. Cosi il Si- gnor Picci trattu dell'Orfica c Gnomica poesia, e con quesla che e la prima lettura del suo Saggio di nuovi studj felicemente proluse al rimauente del- r opera. II concetto che di quclFarte bellissima com quesla lettura ei ci dcsta e magniflco, e ci fa natu- ralmeute ricordare quegli splendidi versi della Poe- lica, che sebbene notissimi^ ne giova qui riferire a gloria delle Muse e di chi si dedica al loro miui- stcro. » Silfcslres homines saeer intei-presque Deorum n Ccedibus et viclu fado dctcrruit Orpheus ; » Dictus ob hoc lenirc tigies ralidosque leoncs, 174 » Dlctus et Amphion Thelance conditor arch n Saxa movere sono testudinisj et prece hlanda n Diicere quo uellet. Fuil hcsc sapientia quondam }> Pubblica pfifatis secernere, sacra projanisj » Concuhitu prohihere I'ago, dare jura maritis, n Oppida moliri, leges incidere ligno. w Sic honor el nomen dwinis iiatihus, atque » Carmtnihus I'enil. Post hos insi'gnis Homerua » Tyrtheusque mares animos in martia bella n Versihus exacuit; dictce per carmina sortesj » El I'itcs nionstrata via est: et gratia regum » Pieriis tentata modis: ludusque repertus, n El longorum operum Jinis : ne Jorle pudori J) Sit tibi Musa lirce solers et cantor Apollo n. Concliiuderemo la nostra relazlone colla poesia, parlando d' una nuova tragedla del nostro illustre collega ed amico, Cav. Francesco Gambara. Calli- roe, vergine di Calidone, citta dell' Etolia, e amata ardentissimamente, ma invano, dal glovine Coreso sacerdote di Bacco. 11 misero amante in un dispe- rato Irasporto di passione ricorre al Nume ond' e ministro, e implora vendetta dello sprezzato suo amore. Esaudi Bacco la sua preghiera, e mando fra i Calidonj una guisa d' insania che li traeva in fu- rore, e poscia a morte. Spavenlati da tanta cala- mita, i capl del popolo spediscono a consultai' per rimedio V oracolo di Dodona: d' onde i messi rl- feriscono per risposta non potersi cessare 1' orribile flagello e placare lo sdcgno de' Numi se non immo- lando vlttiraa a Bacco la vergine Calllroc, ove alcua altro non s' offra per lei spontaneamenle a morlre. Dopo inutili sforzi per sottrarsi al trcmendo desti- ne la mlsera donzella e condotta all'altare innanzt a cui dee cadere sagrificata alia comune salule. Ma Coreso cul tocca il presiedere al sagriflcio, non so- stenendo di veder perire colei cLe tanto amava, e che sebbenc lugiata al suo amore, pena per effetto della sua inumana preghiera, si risolve a morire in sua vece, e in cospetto alia lurbe spettatrici innanzt a' suoi ocelli si uccide. Ad un siffatto spettacolo, a tanta prova d" affetto Galliroe, tardi pentila della sua ingratitudine, imita il fiero esempio, si trafigge cssa pure, e cade estinla appie dell' aniante. Tale c il falto che narra Tucidide nel 2° delle sue storie^ c sopra qucsto racconto fondo 1' egregio accademi- co la tragedia che in quest' anno produssc, intito- lata Galliroe. Semplice e regolare precede 1' azione sulle storiche traccie di questa narrazione, e il solo artifizio imraaginato dal nostro tragico per anno- darla e sospenderla e d' introdurvi i due padri del giovani che incitati a guerreggiarsi da lungo odio prodotto da rivalita di polerc, 1' uno pone in opera ogni suo mezzo per salvare la figlia, spargendo il sospotto fra il popolo che la risposla dell' oracolo non sia che una imposlura operata dalle trame del- r cmulo, uientrc 1* altro c per doverc che gli incom- 176 be, qual prIncIpe, di dar corso alia legge e al vdere de' Numl, ed anche forse pel segrelo compiaclraento di veJcrc il rlvale urailialo e sventurato, e plu an- cora per liberare il proprio figliOj colla privazione deir oggetto, dai lorraenti di uu amore senza spe- ranza, s' ostina a volei'e che il sacrificio della ver- gine abbia luogo. L' autore tento altra volta V al- trui giudizio sopra questa tragedia, producendola sott' altra forma suUa pubblica scena^ ma coninfe- lice successOj com'egli inedesimo candidamente con- fessa nella sua prefazione. Ora 1' amore dell' arte e della perfezione lo mosse a riformarla sulle traccle indicate, e a ridurla quale la lesse all' Accademia. E con cio corapissi la serie degli alti di quest'an- no accademico. La calamila della quale toccammo in sul piincipio di questo ragguaglio, impedendo che seguisse la pubblica e finale tornata, impedi pu- re che 1' arti belle e meccauiclie facessero di se mo- stra colla solita esposizione delle loro annuali pro- duzioni, e a noi tolse materia a corredare ed ador- nar queste paglne colla descrizlone de' loro inge- gnosi lavori. Speriamo che nel venturo anno 1' au- menlo delle opere loro sia per compensarci ampia- raenle d' una tale mancanza. G. NICOLINI Segretario. 17? 3ESSI0.\E DELLA CE.NSURA Jjiesciaj ai 12 Giu^no i33y; Convocala dalla Prcsldeuza con Invito del 10 cor- rente N. 4o, si 6 oggi raccolta la Cecsura per 1' ag- giudicazlone dei prenii annuali, a senso degli aili- coli 38, 3c), 4° 6 4' dello Statute accademieo. Gli inlcrvenuti furono, oltre al Presideute, i SI- gnori Cav. Bar. Antonio Sabatli Vice PresidcntC) Nob. Giacinto Mompiani, Prof. Antonio Perc(-;o^ Kob. Girolamo Monli, Ab. Pietro Galvaui, Nobile Alessandro Sala, Aw. Giambattista Pagani Censorfy Isobile Dott. Paolo Gorno, Censore da ultimo ficaduto ed invilato a soslitulre il SIg. Dott. Gia- como Ubciti altro Censore, clie, per Irovaisi fra i concorrenti a prcmio, iioa puu assistcre all* adu- iicinza. Si presero in esame, e vcrbalmcnte e col sn?si#Io delle rclazioiii scritlc dalla Prcsldcnza oltcuute, le varic produzioni dello scoi-so aiino accademieo i836j 178 che furono messe al concorso, e si eLbe per risul- tamento il seguenle giudlzlo della Censui*a. 1. Nessuna delle anzidettc produzioni fu trovala avcrc le condlzioni richleste per ottenere 1' aggiu- dicazlone del prlmo premio. 2. Fu aggludicato il premio secondario, consislen- te nella medaglia d' ax-gento, al Socio d'onore. Sig. Antonio Scliivardi per gli Elogi storici e scieutlOcl dei medici bresciani Giovanni Pianeri e Francesco Honcalli. 3. Ai Signorl Jacopo Atlilio Cenedella Socio dJ onore per la sua Nota sul rame-cianuro di potassio e cianuro di mercurio , Prof. Giuseppe Belli Socio d' onore, per la sua Memoria sul dissiparsi pih soU lecito neW aria della ehttricitd. negatiua che della positivay Ab. Bernardino Rodolfi Socio d'onore, per ia Memoria sulla jieccssitct d' istituire una scuola teorico-pratica di agricoltura nei Comuni^ fu aggiu- dicata 1' onorevole menzione. 4. Lettera di speciale incoraggiamento si e deler- luinato doversi scrivere al Sig. Prof. Giuseppe Picci Uditore pel suo incominciato lavoro inlitolato: Sag' gio di nuovi studj sulla poesia, 5. Si determine doversi tenere in sospeso il giu- dizio circa i Ragionameati del Nob. Sig. Prof. An- drea Zambelli, Socio d' onore, sulle differenze po* litichejra i popoli antichi e modemif fino a termi- »79 nala la parte Ji quest' anipia opera chc spella al, soggello dclla guerra. Del prcsciite alLo sara data notizia al Corpo ac- cadcmico nella prossioia vcnlura adunaaza. Aw. GIUSEPPE SALERI, Presidents G. NicOLiKij Segrctaiio. «8» dei lihri ed allri oggetti venud in dono aWAteneo ELENCO \ettt veiiud i TieW anno i83G. Aporti Ab. FERnANTE (11 Crcmona, Socio d'onore-— Memorie di Sloria della Cliiesa di Cremona. •^— Manuale di educazlone per le Scuole iiifaa- lill. Aprlmcnto dclla Casa d' Industria in Novara, Le- neficata dal Cav. Gaudenzio de-Pagave. Balardim D.r LoDOvico I. R. Medico Provinciale ia Sondrio — Olto casi di litolomia col laglio mcdiano. — Storia di gravidanza extra-uterina. Topografia statislico-medica della Provin- cia di Sondrio. Dclle act|ue saliuo-termali del Masino ia Valtellina. Bellani Canonico A.\gelo di INIilauo, Socio d'onore — Opuscoli diversi. Bellati D.r Aktomo di Milano I. R. Vice-Delegato nella Provincia di Brescia, Socio d'onore — ■ Saggio di poesic aleniauue tradottc iu vcrsi ilajiaiii. BiscAccu NicoLu — Prose. Volumi due. l82 Breea Luiei Valeriano, Socio J'onore — DelPasnia timico dei bambini, cenui patologlco-clinici. BuFFALiNi D.r Maurizio tli Cesena, Socio d'onoi'e — Fonrlameuti di patologia analilica. Volume 2.° Degli ufGci del clinico. Discorso. Carlini Cav. Francesco di Milano, Socio d" ouore — Modello di raantice a doppio effotlo. Catullo Prof. ToMMAso di Padova, Socio d' onore — Osservazioni sui terreni antcdiliniani. — • Memoria geognostica-zoologica di alcune concbiglie calcarJ. CoNTi Carlo di Padova, Socio d' onove — Arllme- ticaelementare esposla con metodo progressive. Dalla-Riva Giuseppe di Verona — Poesie e prose edite ed inedite. Dal-Negro Prof. Salvatore di Padova, Socio d'ono- re — Nuovi spcrimcnli sul magnclismo teni- porario. Dandolo Conte Tullto di Padova, Socio d' ouore • — Studj sul sccolo di Pcriclc. — Viagglo per la Svizzcra oricntale. Tom. i. Federigo Prof. Gaspaise di Padova — Topografia fisico-medica della cilia di Venezia. Parle III. ' Prospectus generalis ad morborum actiolo- giatii pertiiiens. Antmadversionum specimen In doctriuain medicam coutrostimuli. i83 FEDEnlGO Prof.GASPiEE dIPacIova — La costltuzione del tifi che prcdomlnarono in Venezla negll an- ni 1801, 1806, i8i3, i8i4 e 1817. ■ -■ ■ Leltcra polemica al Dott. Domenico Meli. Prclazione del 5 novcmbre i834. Ferrari Girolamo — Farmacopea eccleltica. Cera D.r Frawchsco da Conigllano, Socio d' onore — Nuovo dizionario di agrlcoltura, Gioto ViNCENZo di Rovigo — ' Descrizione e tnetodo curativo della splinite acutissima de' Lovi. ■ -- — Osservazioui sulla epizoosia dei bovi del i833 34. GoALANDi MicHELiNGELO — Delia esposizione di belie arti in Bologna nel i835, e pochi cennl su quel- la di Milano nello stesso anno. Lampredi Urbano di Napoli — La presa di Troja. Poemetto di Trifiodoro Alessandrino. Tradu- zlone; — — — SaggiO di traduzlone In verso dell' liiade. LoMENi D.r Ignazio di Milano, Socio d' onore — Del calcino, malatlia dei bachi da seta. Memo* ria V e VL — — — Del nuovo gelso delle isole Fillpplne. ISiiove sperienze sul gclso delle Filippine. Menis D.r WiLLELMO Imp. R. Medico Provinciale in Brescia, Socio d' onore — Brixia cliolcrico lu- doiiim morbo vastata. Carmen. i84 MoRETTi Prof. Giuseppe di Pavla, Socio d'onore -^ Guicla alio studio della fislologia vegetabile e della botanlca. MoRTARA. Cav. Francesco — Laude dl Feo Balcarl, slampata per cuva di Namias D.r Giacinlo di Venezia. — ■ Alterazione di forze vital!. Sui buoni eflfelti del cloro usato interna- mente nella cura dci colcrosi. ISeu-Mayr D.r AwTomo di Venezia — Descrizlone di due dipinti. — II pittore ritratlista. ■ ' ■ — Elogio di Federigo Manfred inl. Orti di Manara Gonte Giovanni di Verona, Socio d' onore — Di alcune antichita di Garda e di Bardolino. PiNizzA. Prof. Bartolomeo di Vicenza, Socio d' ono- re — Ricerclie speriinentali sui nervi. PoRCELH Giuseppe di Brescia — Prospetto gcnerale geografico statislico commerciale di ogni stato secondo le altuali politiche divisioni. Reale Prof Agostino di Pavia, Socio d' onore — Appendice I alle Islituz. del Dir. Civ. Austr. _«.» — „ Delle servilii rurali. RivXTO Prof. Antoniq di Vicenza, Socio d' onore — Di alcuni giovincLti straordinarj e del Pu- gliesi. i85 Rizzi DoMENico dl Padova — Manuale pratlco per la coltivazione del gelso. SxANCOvicFi Canonico Pietro dl Capo d'istria, So« cio d' onore — Delle tre Enione anliche citla e colonic roraane, e deila genulna epigrafe di Cajo Prcceilio. Steccui Tommaso da Imola — Inno a S. MIcbele Arcangelo. ZiNTEDEscui Prof. Ab. Francesco dl Verona, Socio d' onore — Elcmenti di psicologia. Elcmenti di logica e mctaflsica. Zecciiinelli D.r Gio. Maria di Padova, Socio d'ono- re — Saggio medico suU' uso delle terme pa- dovane. /. IN D ICE DIscorso deW Av\>ocato Giuseppe Saleri Presidente^ I letto ncir occasione del riaprimento Uelle adu- I nanze il di 3 Gennajo i836 . . . Pag. m i Rclazioue accadcmica del Segretario , . » 3 SGIENZE Sulle cagioni che diedero origlne al morbo Cholera nell'infermeria delle pazze in Bre- scia. Memoria del Socio d' onore D.r AleS' saiidro Bar^vani 4 Ccnni d' un osservalore imparzlale sul Cho- Icia morbus domiiiante in Venezia. Memo- ria del Sig. Giuseppe Battaglia Console Ponlificio in Fenezia " 9 Suir opera del Dolt. Carlo Calderini inlito- lata: rrospelto clinico sopra le rnalattie iwriereCj e parlicolarincnle sulle cure di esse seiiza mercuric. Osservazione del Socio at- tivo Dolt. Giacomo Uhcrli . . . . » i3 Di uii vaslo Sleatoma dell" omcnlo. Memoria del Dolt, Lorenzo Ercoliani . . . . » 22 Ricerche sul solfo-clorurl, e partlcolarmenle su quelli diantimonio, di mercui'io e di staguo, del Socio attivo J. A. Cenedella » 3jf Sulla formazione spontanea del cianuro di mercurio basico medianle il diretto con- corso deir acido idro-cianico e del mer- curio metallico, dcllo stesso . . . . n ^^ Analisi dcll'acqua marina della laguna di Ve- nezia, dello stesso » 4^ Sopra un nuovo coniposlo di rame-cianuro e cianuro c!i mercuriOj dello stesso . . » 5g Del dissiparsi delle due cleltricita. INleraoria del Socio d'' onore Prof. Giuseppe Belli » 6a Saggio di una classificazione botauica per fa- miglle applicata alle plante indigene di Lorabardia, del Dolt. Paolo Lanfossi . » 6G Dell' encefalogia degli animal i perfctti. Memo- ria del Socio attivo Arcip. D. Francesco Riccobelli " ii4. Differenze politiche fra i popoli antichi e mo- derni del Socio d' onore Profess. Andrea Zamhelli » 122 Sulla necessita di una scuola teorico pralica di agricoltura in ogni Coniune. Memoria del Socio d' onoro Arciprete Bernardino Rodolji yy l^Q * i8g , LETTERATURA 'Elogi (li Gio. Pianeri c dl Francesco Roncalli Parolinl, del Socio d' onore Prof. Anto- nio Schimrdi Pag. i5o Dellc lodi di Giorgio Ravclli, del Socio attivo jivv. Gianihattista Pogani . . . . »» i6r Saggio letterario spettante a Pietro AretinOj del Socio d' onore Co. Tullio Dandolo « i64 Spagna e Italia, dello stesso » 168 Semplicilaj dello stesso » ivi Saggio di nuovl studj sulla Poesia, del Prof. Giuseppe Picciy Uditore >* ^69 Calliroe. Ti\*gedia del Socio attivo Cav. Co. Francesco Gainhara " ^74 Sessione della Censura per 1' aggludicazione dei premj annuali *' *77 Libri venuti in done all' Ateneo a tutto Tan- no i836 : . « 180 ETE( c Stoi ia Giaidino Botanico di Brescia I } ERATURA STATO DEL CIELO = 1 V^nti OSSERVAZIONI METEOROLOGICHE fatte e compilatc a merito e diligenza Jel Sig. Antonio Pcrego Professore di Fssica e Storia Natiirale nell'I. R. ijpeo nell' anno i856 al Giaidino Botanico di Brescia elevalo sopra il livello del ni''"'^ melii i/\'], 8i (a) ii ALTEZZA DEL BAROMETRO RIDOTTA ALLA TEMPERATURA DI ZERO ,| TEMPERATURA DELL'ARIA MISURATA COL TERMOMETRO IN 80 PARTI 8, ■ IV, ' — =^= STATO DEL CIELO 6 g Me: u i 5 GENSiJO . • Febbrajo fi e 2,46 !8 idem 28 idem I idem »3 idem pollici Lincc 0.5G 3o dope 21 dopomezzogit 3o idem Media
  • :.g~f^:g'^^^^ GSH5H5H HESESHSH 5H5E5ESH 5HG M^vM^t^xM^vM/ ctSvIM?*^?;M5<'m5 g s ^M m m Bj Bi lij Gi Si Si Gj Hi ru m Bi Gl B{ Gl In f^^, Gii Gi:s Gl COMMENTARI DELL' ATENEO DI BRESCIA PER L ANNO ACCADEMICO M.DCCC.XXXVII. i f^i ^ HI K! |{! HI iD HI H! HI HI HI HI HI HI HI H! HI HI H] HI HI HI HI iggsEs EsasgsHsas hbhhhs hshsd COMMENTARI DELL' ATENEO DI BRESCIA PER L ANNO ACCADEMICO M.DCCC. XXXVII. BRESCIA TIPOGRAFIA DELLA MINERVA M. DCCC. X5X1X. D I S C O R S O dell' avvocato GIUSEPPE SALERI PRESIDENTE DELL' ATENEO LETTO NELLA PRIMA ADUNANZA DEL 22 GE^RAJO iSSj. E GLi e molt'anni che, dismesse le ridevoli nulllla onde un giorno soventi volte s' intrattenevano le Ita- liane acoademiej non si pronunciano in questo ricinto che parole gravi e signiGcative di profondi pensaraen- ti, e che le fatiche degli accademici sono in ispecial modo indirille a svolgere gli elementi dello incivilire delle nazioni :^ ma non surse qui ancora una voce in- torno alia donna, che la e pure il priucipale strumen- to di civilla dalla Provvidenza conscntito alia societa uranna. Nella eta nostra, in che uno spirito acuto di Closofia ne ha fatto addentrare neir iutrinseco dello cose e ne ha renduto sotlili perscrulatori delle loro cagioni, la polenza della donna sui destlni non pure deir individuo ma della specie, h verita che ha cotM[trfslata 1' unlrersale consefttlmento si degli uomini colli che dl colore die nol reputiamo bar- Lari a nostra coniparazione. II Sultano MamhoucI, tuttoche selvaggio ancora, sotto moltl rispetti avvi- sando ad inviare a procedimento i Turclii, ifitrav- vlde egli stesso che sarebbe ogni opera difettiva e manchevole se non vl fosse dato comuiciamen.to dalla graduale emanclpazione delle sue schiave. Per lo cbe ho posto di leuervi oggi discorso intorno la donna, e dirvl della sua indole, e dell' iuflusso che ella ebbe sugli umani destini, dell'attuale suo es- serCj e della missione che le e fidata nel noslro tem- po e per ravveniic. Ardua si e Timpresa, ed eccede di luDga il poco valore del vostro Preside^ ma io non mi propongo che di offerirvi dei cenni, e di porgere incitainenlo ai valenti, che onorano la no- stra Accademiaj onde recarneinnanzi compiuta trat- tazione intorno a subbietto, in cui dovrebbero ad tin tempo adopcrarsi V acuto e vivace iugegrib di Montesquieu, la profonda e severa eloquenza del- Taulor delFEmilio, e la sensitivitadelicata e I'esqui- slto giudizio di una Genlis, di un' Abrantes, di una Stael, di una Morgan. La donna attrasse in ogni secolo le considerazio- ni di grandi ingegni : poiche si conobbe com' ella in- fluisca senipre o nel bene o nel male della umana genetazione. Ovidio e Seneca tra i romani, Plutarco fra i greti, e nelle m'oderne nazioni Saint Erfcmont, TLomas, Bernardj Rousseau, Legouv^, Segur, e !• famose Carnpan, dc Gcnlis, Remusat, Guizot, e fra nol il Bandicra e il Vanetti s' intrattennero delle donne ^ ma a mio avviso non penetrarono questi scriltori nell' intimo del loro subbietto in modo confaccnte al suo intero sviluppamento. Eppure, o Slgnoi'i, le condizioni del nostro tempo volte alia fratcrnita universale vorrebberoche fosse argomento a profonda medilazione la meta piu amabile del ge- nere umano, clie eswcita sopra 1' altra un impero quanto piu iuosservato altreltanto continuato c sem- prc potenle. Ne c da far meraviglia die sla dalla donna offerta ancormo una messe in cui porsi ulil- mente la falce dalT osscrvatore (ilosofo : clie nei feno- menl i quali ne si dimostrano dal niondo morale alia pari cbe in quelli i quali nc si presentano dal mon- do fisico I'attenzione nostra non c attratta da cio cbe accade ogni di , ma da cio solo clie interviene nei graudi e straordinari rivolgimenli clie pajono tramutare il corso dell' ordine universale^ e la osser- vazione del comune degli uomini non procede per gli oggetti singolari, ma si atliene all' indistinto c confuso loro conipreso: ond' e clie nc risulta un senso di maraviglia, ma difctla quella comprensio^ ne cbiara c rainuta cbe costituisce in ogni argomen- to il vero sapere. Alia prima veduta le cagioni dl tauti e si svarlati accadimenti dovrebbero essere molteplici, compli- cate, recondite^ e nol abbaodonati alia nostra ima- ginazioae indaghiamo quelle supposte maravigliose cagioni coll'astratta speculazione, ed intanto nesfug- gono le reali e semplici die abbiamo sott' occhio e che tocchiamo senz'avvedercene con mano. Grande e tristo effetlo dell' abitudine cbe invilisce le cose consuele! sequela perniciosa della imaginazione che spazia e delira, n^ lascia comprendere come per vie brevi e spedite sia incamminata la nostra specie al hen essere dalla sapienza della natuia ! Da somlglianti cagioni provlene cbe non si volge il penslero nostro alia donna con quella profondita ed acutezza dl osservazlone clie sola varrebbe a fame recare dl lei giudizio che sia dettato da verita e glusllzla. La donna e a nol vicina, la e nostra confortalrlce ad ognl glorno anzl ad ogni ora, la h nostra ajutatrice araorevole e consolante in tutte le eta della vita, allevia ella le nostre sventure, cresce I nostrl piaceri: e nol non sospetliamo tam- poco dl quanto siamo a lei debitorl, come godiamo j dell' aria die ne ravvlva, della luce die ne Illuminaj < della rugiada die tempera gll ardorl della cocente staglone , senza pensare al magistero benefico ed ammirabile onde la natura ce ne fu larga dispensa- j trice. Eppure si e la donna, com'Io vi diceva. Tele- ' VII mento piu principale della clviltk delF umana ge- nerazlone. Molto fu Jetlo iulorno la clvilta e la bavbarle, ma si risguardo per avventura di Iroppo alle este- riori condizioni dei popoll onde staluirne le diffe- renze e i gradi, anziche alle intrinseche cagioni che la producono^ e se fui'ono fermati colla ClosoGca speculazione gli elementi della vita civile, non fu dato il confacente pensiero ai mezzi onde quegli elementi si svolgono e convertonsl in atto salutari ed operosi, Non puo dubitai'si essere le potenze accordate all'uomo la causa di ogni bene, ma il perfetto noa si dcriva che dal lore intero compreso: e coraecli6 tutte sieno al grande scope della civilta conducenti, non tutte vi hanno una relazione al pari immedia- ta ed operativa. La potenza del pensiero ba ope- rate meraviglle nel decorso dei secoli, e non avvi chi possa statuire i confini del suo processo nel- I'avvenire: fu dessa cbe, uscendo fuor dell' uomo e giovata dalla osservazione e dalla sperienza, si porto sopra il mondo fisico, ne scandaglio Tordine e pervenne a statuire infallibili le leggi che lo governa- no: fu dessa che, proGttando delle forze della natura, foggl6 il fisico a suo senno, costringendolo a forni- re all' uomo i mezzi svariati e moltiplici ai bisogni, ai comodi ed ai piaceri, end' 6 che fra popoli colli , VIll si ravvlsa per cosi dire sopra ogni oggetto rimpron- ta deir umano intendimento: fu dessa che, trascor- rendo dal fisico in cui nelle eta prime fu iuterte- nuta, e dovea esserlo, si volse alia pai-te piu elevata della umana coudizione, e sui'sero le discipline mo- rali, giuridiche, religiose e quauto avvi di delicato e di nobile nelle Icttere e nelle bell' arti. Ma tutte maraviglle siffatte non sono valevoli a procacciare ne air individuo ne alia specie queilo stato felice al quale sosplrarono e sospirano sempre i cuori degli uomini di tutti i tempi e di tutti i luoghi:^ la poten- za inlellettiva non fu perciu conceduta sola, ed a lei fu congiunta la potenza del cuore, e solamente allora che la vita affettiva sia svolta e disvlluppata spuntano nell' uopio i veraci e santi semi della vita civile. La societa infatti e barbara quaudo la vita fisica k prevalente, e la forza che concentra I'uomo in se stesso la vince sulla espansiva clie si diffonde sopra gli altri uomini: quando gli altrui malanni non ti commuovono, e non provi una tenera sollecitudine ad alleviarli: quando una benefacieute fraternita non t' immedesinia coll' altrui cssei'e felice od in- felice ch' egli sia : quando tu godi del comodi e del piaceri e non ti tocca il peusiero che altri geme nelle privazioni, e non senti ii bisogno di far co- mune possibilmente la tua felice coudizione^ e non possono (llrsi esciti della barbarie i popoli che ove lo spin^io di socialita non abbla raccolti in uno gli uornini luui e raunodatlgli con una Itggc santa di affezione recioroca, soUecita, bencfattrice. Snaturato il filosofo che si adopera a rinvenire le norme eter- ne cbe deljbono reggere i destini degb uornini nel solo intelletto stnza consullare le vociistintive del cuore! inconsuUo il Icgislatoi'e cbe delta leggi e statuti fondali nella sola giustizia e uon vi aggiugne i riguardi dovuli alia umanita! malavvsnturate le nazioni ove si ragiona, si discute, si ^udica, ma non si senfe con profondila efficace ed operosa! Quando la leggc evangelica disse agli uornini voi sicte figli dcllo slesso padre, voi siete tutti fj-atelli, araatevi gli uni gli altri, si posero le fondaraenta della civilta veracc, fu alzato un novello edificio socialc: si spcnse allora la civilta anlica, apparente, ingannevole e si giltarono i semi della moderna cbe data dal Vangelo, cbe ando sempre avanzando, ed ^ destinata ad addurro gli uomiui alia perfe- zione loro conscntita dall" ordine nalurale. Keiran- tica Roma erasi udita una voce cbe divideva 1' uo- mo dai risguardi a se stesso e lo volgeva alia uma- nita, e fu la voce della umana sapienza la quale per istinto disvclava in cbe slesse la civilta: Homo siim^ disse Plaulo, huniani nihil a me alienum piito ; ma. fu quella una voce cbe svcgliava V ammirazione e -X non imponeva un dovere: era la voce di un p^ela- filosofo, non quella di DIo: fu perclo ells sfugge- volcj ammirala sibbene ma non fruttuofa. Egli d dal cuore adunque cbe sono concetti i ger- mi della civilla: ed io mi penso che a disviluppare que'germi sia destinata la donna di mezzo agli uo- m'tai) e cbe tali fossero gl' inlendimenti dell' autore della natura quando, creato I'uoaio, V ente piii cle- gDO di luij il trov6 difettivo, e per addurlo alia per- fezione gli die una corapagna coUe parole che ne dinotarono a un tempo I'indole, Pufficio e la destl- nazlone: Non est bonum esse hominem solum: Jacia- vtus ei adjutorium simile sibi^ e la dottrina evange- Ilea splrante socialita comincio appunto T opera rl- generatrice di nostra specie colla emancipazione della donna, sciogliendola da leggi e consuetudini barbarcj che dividevano due enti destinati a forma- re un tutto armonico alzando I'uno all'impero del superbo padrone e digradando 1' altro alia coudi- zlane di schiavo. Sia che tu guardi all'essere fisico della donna, o che tu consideri le leggi per lei nascenti dalla posizione in che fu collocata onde esser felice, o che contempli gli uffici cui ella b destinata dalla natura, tutto in lei tl appalesa un ente creato a svolgere gli affetti del cuore, a fomentare e crescere il senso della sociali- ta della specie umana. Non fu che in alcuni tempi, XI nei quail un male inleso spirituallsmo non lasciava quasi, senza timore di sacrllegio, toccare al fisico, che gli studi moral! e psicologici si divisero dalla fisica costituzione di nostra specie^ e allora le idee sopra I'uomo furono difettive, non frutto della real- ta ma della imaginativa. Gli antichi sapienli, che avvisavano a tutte le scienze siccorae ad altreltan- ti rami sporgenti da un tronco stesso, reputava- no indivisibile la conosceuza delT uomo morale da quella del fisico, end' 6 che nella stessa scuola inseguavasi la fisica, la mediciua, la logica, la morale. Per legge infatti universale e costaute lo sviluppo del fisico precede ed agcvola quello delle facolla intelletlive e morali: I'epoca in che questo si per- feziona suole essere quella della intelligenza perfe- zionata: ove il fisico cade in ruina, le facolta lutte spirituali sogliono indebolirsi e perire. Dalla costituzione fisica delTuomo si sviluppa ia ispecial modo il senlire, che e il principio della vita: ed e desso che accompagna Tuomo in lutti i period! della esistenza, che influisce nelle sue idee, nelle sue inclinazioni, ne'suoi costumi, ne''suoi giudizi, nel suo ben essere, nelle sue sventure, e che forma la dlversa indole si dell' individuo che delle nazioni^ e toruereb- be agevoie il dimostrare come la varleta del clima, del regime di vita, le istituzioni, le leggi, i governi non variino la condizione degli uoraini nei diversi XII luoglii e nel decorso del secoli che ia quanto ne sia da essl modificata quella qualita primitiva a tutti concessa dalla natura. Taluiio vide nell'influsso ac- coi'dato al fisico una tendenza al materialismo^ ma egli e cliiaro a' meno veggcnli altro essere 1' accon- senllre che il fisico influisca sul morale a sull'inlel- lettivo, ed altro die il fisico predoraini, sforzi ed annichili le potenze superlori dell' uomo. II sistema nervoso della donna, sede del sentire, ^ estremamente delicato: il sislema muscolare, onde viene la forza raotrice, e debole: il tessuto cellulare di lei per tutto il corpo diffuse e rilassato: e la contestura di tutti i suoi organi molle ed arrende- vole^ d'onde procede che la donna e debole rispet- to all' uomo, ma per la sua fisica costituzione e so- vra lui sensitiva, dilicata e mobile. L' uomo vince la donna per forza e per ardimento^ ma egli e vinto da lei per 1' amabilita e per la grazia. La natura, che volea dell' uomo e della donna due enti distinti fra di loro, ma die a un tempo voleali uniti e co- spiranti a uno scopo slesso, comparti in modo va- rio all' uno ed all'altro i suoi doni : negli uni voile 1' uomo superiore, negli altrl superiore la donna, onde con egualita si associassero, con superiorita e ad un tempo cou dipendenza reciproca. Ammira la donna nell' uomo la energia dell' azione, 1' altezza delle potenze intellettive^ ma T uomo si trova ar- XIII Vinto alia donna per la venusta delle forme e la te- nerezza delle affezioni. L' imperio dell' uomo , clic suscita meraviglia, c nell' intendimenlo : F imperio della donna, clic svcglia simpatia, c poslo ncl cuo- re. La fcrmczza c la coslanza sono dell' uomo, cliti tali qualita si ricliieggono a compiere gli ufficj clie gli sono destinati^ mobile per lo contrario si ^ la donna, onde soffra e si adatli alle vicissitudini della sua vita, perche facciasi piacer proprio il piacere allrui, pcrclie dcstinata al bene di un allro ente non si fermi troppo e si concentri sopra se stessa. Errarono pcrciu coloro cbe impresero a dimostra- re la superiorita della donna sulF uomo ed al con- trario : conciossiaclie i paragoni nou entrano cbe fra enli uguali. Considera alia differente costituzione deir uomo e della donna, ai flni parlicolari cbe la natura prefisse all' uno ed all'altra, tuttocbe cospl- ranti a un supremo fine comune ad entrarabi, e ve- diai essere la donna al pari dell' uomo degna e su- blime opera della sapienza della natura. La donna, aggiunto ch' ella abbia il suo intero svlluppamcnto, c un ente cbe li apparisce privile- giato: tulto sembra in lei concorrerc alia felicita ed al piacere^ ma il suo essere e labile c fuggitivo: mi- nime cause la piecipitano a un tratto da sommo a imo: ella e un fiore cbe sul maltino ti appare il sorriso di natura il cui olezzo ti iuebbria, ma cbe tlY alia sera cade e quasi ombra svanisce : il sesso di lei V assoggetla a malanni sempre rinascenti: la ge- stazione, il parlo, 1' allatlaraento la fanno sofferea- te, rassegnata, sensitiva: e il bisogno ch' ella ha di essere dagli altri compatita la fa compassionevole de'mali altrui^ la Reglna che ispiro il piu elevato e il pill tenero de' poeti lalini potea dire a buoa dritto ancbe solamente qual donna: Multis experta mails miseris succurrere disco. Quindi e cbe ti av- viene spesso di trovare negli uomini il pensiero e raffetto volto a se stessi, e I'orgogllo inumano^ lad- dove non li avverra mai che la donna non pianga alle altrui s venture, e non ne sia fatta amorevole e generosa soccorritrice. Deslinata ad associarsi all' uomo, a vivere della ■vita del suo compagno, e costituita nel bisogno del suo cordiale soccorrimenlo, dee la donna farsi per natura indagatrice sottile de' suoi pensieri, debbe essere penetrante a discoprirne le affezioni, a stu- diarne ed a prevenirne sollecita i desiderj: concios- siache la sua felicita tutta penda dall' affezione che concepisce e dall' affezione che le risponde^ ond' e ch' ella cede facile agli altrui desiderj, modera i propri e fa suo scopo il ben essere altrui. La vita della donna non si concentra adunque in s^ slessa, ma per natura si spande fuori di lei^ e tanea e generosa de' suoi compagnl di sventura. Accostiamo adunque 1' uomo felice alio sventu- rato, I' agiato al povero, e le donnc in ispecial mo- do ne sleno Hitte proteggitrici : elle die sanno si be- ne penetrare nell'animo e discopiiruc tutti i segretl vi scorgeranno i dolori morali piu crudeli spesse fiata dei fisici, e se colla mano porgerauno soccor- so, colla onuipotente dolcezza dell-a parola avvive- ranno nei miseri 1' amore alia vila, vi faranno ger- mogliare le religiose e sociali virtu. L' istituzioue die, sorta di recente in Italia, ac- coglie e sovviene di ricovero, di alimento, di educa- zioiie fisica, intellettiva e morale i figliuoli del pove- ro, e che dee dare novella indole alia crescente gene- razione, sia del pari fidata alle donue bennate: cbe per esse, useio le parole del Lambruschini, sara ope- rata la ricondliazione del graude e dell'abietto, del ricco e del misero: per esse procedera sicura e be- nedetta la rigenerazione del popolo: per esse le scuole iiifantili saranno veracemente una sociale e religiosa istiluzione. lo mi conGdo specialmente nelle donne cbe verra accolto il veto cb' ebbi ad esprimere nelF annun- cjare V apriraento delle scuole infantili fra noi, che ai figli del povero in qucsti asili si associno ezian- dio quelli del ricco e delF agiato cittadiuo, onde si LXVI avvii il toglimento di quella separazlone clie forma tra I ricelii e I poveri quasi due cltta distiute , lad- dove le voci delia natura e quelle al pari dclla rell- gione li vorrebbero, non ostante la differeaza di fortuna e dl gradi, in una sola famlglia. La vittoria della ragione sul pregiudizio e sull' abitudine, della carita sull'orgoglio formera un' epoca luminosa nella storia della civilta bresciana^ e questa vittoria io la spero dalle genlili donne che onorano la no- stra patria: da esse nella cui anima sensitiva furo- no da natura posti i germi di civilta verace: In cui la sventura trova senipre un cuore pieloso: che ver- sano sincere lagrlme sull' infellce, senza ricbiedere se grande od abbietto, se forestiero o cittadino. Conchludendo adunque io diro agli uomini: non trascurate la donna, istrullela, amatela^ ma circon- datela di reverenza, fate si ch' ella senta la sua di- gnita, che le sia aperto V adito a migliorare la sua condizionc coi matrimoni : non slate frivoli, ond'ella stessa non s' invilisca nellc frivolita e negli amori vani e spregevoli, e sia virtuosa: date a lei una mis- sione sociale, nobile e dignltosa, che sara per tal modo tollo alle vostre compagne quel vuoto del- Tanima, che, pieno per noi di pericolo, puo divenire per esse la malaugurata sorgente di deplorabill dis- avventure, Ed aggiunger6 loro cio che Rousseau diceva: guai a chi deride 11 pudore delle donne e fa LXVII subblctto al riJIcolo la loro modestia! sventura a quel sccolo ncl quale clle abblano perduta la dlgnl- ta loro propria, e I cul gludizj non abbiano plii ef- Ccacia sulla mente dcgll uomini, poiclic cio sareb- be r ultimo grado della morale depravazione ! E vol amabili conclltadine, cosi direl loro se elle fosscro qui, alzatevi allc migliori sperauze, informa- tevi ai noveili deslini clie vi sono aperti dalle con- dizioni avveiiturale del nostro secolo, non tratte- uete il volo del voslro genio ove si clevi alle sclen- ze, allc leltcre, all' arti belief ma siavi altamentc scolpito nell' anima, che Y ufficio piix principale a voi confidato dalla provvidcnza si sta nel creare e rcndere la famiglia virtuosa e felice, nell'informare i costumi , ncllo svolgcre e fare operose le potenze del cuorc, gittando e fecondando i semi della fra- tcrnita xiniversale: ufficio allissimo, cbe il piii gran- de forse e il piu affettuoso dei poeti alemanni sl- guificu ncl suo canto sulla dignita della donna, che in SI bei modi fu volto nella nostra lingua dall'egre- gio accademico signor Bellati : j> La preval, clove V uomo Iia comando , 55 Della forza il diritto insolcnte : »> Sua ragione ba lo Scila ncl brando '» Mcntre imbelle de' il Pcrso scrvir. n Si disGdan con rabbia fcrocc » Scuza frea le sue cupidc braiue j IXYIII » Signoreggia d' Erinni la voce » Ivi d'' onde le grazie fuggir. 15 Ma colla prcghicra die dolce suade 5» Le donne han V impero del bello costume : j> Per lor la discordia che avvampa ed invade >j Furente le inenti si spense, spari. M Air inscie potenze, che s' odiau nimiche , n Iniparano a unirsi con dolce ligame, » Di mutuo sostegno cortesi ed amiche « CoDgiungono quello che ognor si fuggi. D I S C O R S O dell' avvocato GIUSEPPE SALERI PRESIDENTE DELL' ATENEO LETTO IL 131 20 SETTEMBHE iSBj NELLA SESSIONE PUBBLICA V^uAMDO si volge il pensiero alia condizlone Jelle lettere nella origine delle nazioni piu celebrate, si di quelle che ue si presentano dal mondo anlico, e si di quelle che sursero nei modei'ci tempi, e si con- sidcra che i semi della vita civile furono glltali dai poeti e dagli oratori, non puu non essere di mara- viglia V opinare di molti, che le lettere nou inten- dano per natura che a piacevole intrattenimento, efGcace ad alleviare le noje e i fastidi che seco trag- gono gli uraani eventi, ad ahbellire e letiziare tal- volta i mome-nti fuggevoli della esisteuza, ma die ogni grave ed utile risultaraeuto ripromettere si dcLba dalle sole ClosoGchc discipline. Del quale er- rorc sonuuamcnte dauncvole parmi in clo solo con- sistere la ragioue piu principalc, die nci primordi 5 dcllo inclvilire dei popoli, limitato il campo airuma« no intelletlOj ogni parte dello scibile era stretta in unOj e per la condizlone dei tempi gli iiffici del let- terato, del filosofo, del militare, del politico del cit- tadiiio si i-iunivano in un solo uomo, onde veniva che le lettere noa si disglugneano da quanlo innal- za il pensierOj e fa grande, felloe e splendido lo stato di una nazione: laddove nel processo dei secoli, allargati in immenso i conGni al sapere, fu mestiei'i dividere cio che era unito, polche il richiedeva la tempera dell' umano ingegno le cui forze a un tem- po stesso non erano a tutto sufGcienti^ ma quella divisione, tuttoch^ necessaria, fu sotto alcun aspet- to nocevole: imperoccli^, disgiunte le scienze e le lettere, non parvero ricevere piu alimento dalla stes- sa radice e scemarono della vigoria loro propria: i fini ne furono per cotal guisa separati, le une s'ia- dirizzarono all' utile, le altre al piacere, e parve obliato quel nesso onde sono pure dalla natura es- senzialraente raunodate. Cio die ei-asi un gioriio di- viso volea per 1' ordine naturale riunirsi, perch'i , appurati gli elementi moltiplici del sapere, non pu6 venirne la perfezione che dal loro congiungimento^ ma egli e proprio dellc umane cose che si contiuui 1' andare una volta preso, avvegnache ne sieno ve- nule meno le cagioni: e da cio tragge origine nella opinione di molti 1' invilimenlo della letteratura, LXil poichi andu srnarrlto il Jcltato tlel roniano Oralore chc jl sapere solo ne ^ 1' originc e il fondamcnto. E clie dall'accennala divisione sia procedulo lo sca- dere dclle lettere, la storia si dell' antica clie della modei-na lettcratura ne ^ in pronto a tesllmonlar- lo. Omero accliiuse tutto il sapere dei tempi ne'quali comparve nei suoi poemi , toccando egli il pevfet- to della scicnza e dell' arte, e staiino essi ancora maravigliosi dopo la lungbezza di secoli: e scaddero le greclie lettere in mano dei sofisti clie nelle parole metteano ogni studio, ma nbn si curavano della sa- pienza. Risorte le lettere dopo la eta di mezzo, com- parve il genio di Dante, clie, sebbene in condizioni al lutlo differenti, soggiacquc alia medesima ispirazio- ne di quell' anlico: e nella divina commedia ne vengouo innanzi tutto il sapere c Tumano ingegno di quei tempi nel solo Dante raffiguratl^ dcclina- rono in Italia le lettere, come fu nella Grecia vedu- lo, quando i letterati si divisero dai filosofi, cparvc creduto cbe le lettere disgiugnere si polcsscro dalla civile filosofia: e oggidi si alzarono a migliori de- stini, percbe si volsero da cmincnli ingcgni ad es- sere ancora maestre della vita civile. Per le quali cose io mi pcnso non abbia a tornare inutile ai no- stri giovani concllladini, cui si volgono principal- mcnte le cure della bresciana Accademia, lo spen- dere le mie parole iutorno le lettere, c il dimoslra- re come elle ajutlno e dlrei quasi creino il pensie- ro, come creatolo il diffondano e depurino, c co- me ia fine lo rendano pratico e fruttuoso alio inci- vilire delle nazioni: iraperocche non avvi prcgiu- dizio si spoglio di fondamento che, glttato nelle giovanili menti, non metla agevolmente radlce quan- do non sia contrastato, no avvene alcuno di si lieve imporlanza clie il diradicarlo non tragga seco ie sequele plu frutluose. Le lettere, ove si lascino le preconcette oplnioni delle volgari menti e si consideri alle cose con ispi- rito indagatore, non sono che la potenza delTintel- letto abbellita, fortificata e recata in atto dalla pa- rola: conclossiache noi possiamo astrattaraentc filo- sofando dividere il pensiero dalla sua esteriore si- gnlficazione, ma se ci addentriamo nel loro intlmo addiviene impossibile il disgiiignere I'uno dall'altra. |' E le lettere veggonsi originate dalla essenziale co- stituzione della umana natura al pari che la filoso- fia, poiclie nell' atto stesso che Dio creu nelFuomo i la facolta del pensiero, 1' iraaginativa ed il cuore, vi f' creo pure il bisogno di mettere fuori i segreli del- 1' anima plia reconditi, e gli elementl e 1' attitudiue alia parola. Appena Tuomo rivolse Tocchio al crea- te, appena si vide accanto una dolce compagna, i scnsi di meraviglia, di affello, di gralitudine gli csci- rono dal fondo dell' anima, comparvero sopra il siio LXXIII volto, c si esprcssero coi gestl e colic aspirazioni, in cui stanno i germi dclla parola, 1' origine dclla letteratura. E sarebbe crrore, contro al quale io mi penso non alzarsi raai abbastanza Ja voce, cbe le poten- zc deir uomo ravvlsare si debbano siccome le une dalle altrc divise, e cbe fini diversi sieno a ciascu- na dalla natura prcfinili: laddovc, essendo desti- no dell' uomo il vero cd il bene, non puo darsi in lui facolta alcuna cbe non gli sia consentita a co- si nobile cd clcvato intendlmento. L' unita del di- segno e la varieta del mezzi a ragglugncrlo forma- no r arraonia e la bellezza iacantatrlce del mondo fisico, ue Ic leggi dclla natura si mutano rispetto al morale c all' intellettivo: e se i subbietti eterni del- I'intelletto sono Dio, il mondo, I'uorao, la societa, i suoi destini, essi non ponno non esserlo delle let- tcre destinate a raffigurare il pensiero, ad abbellirlo a trasfonderlo. Ond' e cbe le leltere nell'intrinseco loi"0 essere, nell' amplezza e nella originaria loro de- slinazlone comprendono tutto die dall'umano inge- gno si adoperi c, senza riuscire in csterna materiale produzionc, agisca sopra I'auima uraana, e si mani- fesli col discorso e coUa scriltura, ed in esse si ac- chiudono per egual modo la poesia e la eloquenza, la filosofia c la sloiia. Dalle favole, onde Esopo istrui- va r idiota bisoguoso di fatti sensibili, ai poemi di JLXXIV Omero, chc rappixscnlava maeslose al Greci le eroi- che tradizloni, P iulervallo e immenso per la diver- sila dei subbietti: uii ncsso per6, inipercetlibile ben- si a superficiali osservatori ma strelto dalla natura, ravvicina le une alle altre quelle svarlate produzionl: ch^ la ove entra il valore della parola, ivi sono pure le lettere dalla parola indivisiblll. La itnporlanza della parola all'essere iatellettivo dell' uomo fu in ognl tempo sentita, ma o non si colse con isplrito indagatore e non si espresse come fosse ella essenziale alia vigoria, alia rapidezza, alia estensione del pensiero, e la posizione nella intera sua luce di questo vero era riserbala, siccome innu- merevoli altri ritrovamenti, alia moderna filosofia. Loke in Inghilterra si reco nelP argomento per in- diretto, e le sue indagini si rivolsero a fame accorti come r abuso della parola fosse la fonle precipua dei nostri errori, onde veniva chc il retto uso di essa dovea guldare a cerli ed utili risultaraenli. L' autorc del calcolo coltiv6 ed estese il pensiero dell' inglese filosofo, che fu poi allargato e renduto verita dimostrata dalle mcditazioni profonde del filosofi posteriori. Ne v' ha da stupire che tardo siasi posta in piena luce la efflcacia della parola al SQi'gere e al progredire della facolta intellettiva, poi- che egli e dell' indole dell' uomo che gli oggelti in se piu grandi e maravigllosi non sleno quelli che LXCT piti atlraggano V atteDzioae, se invilitl dalP ab!tu> dine: si ascrive al caso per I'ordlnario quello di cui non veggasi immediala la cagioue: si godono senza indagine i beni di clie la provvidenza e il corso del lempo ne furono larghi dispensatori, n^ si sospetta tampoco che un magislero tutto divino ne presegga all' origine, alio sviluppo, alia perfezlone. Ed h per SI falle ragloni appunto che Parte si vide precedere in ogni argomento alia sclenza: poich^ I'uomo ope- ra, e n' ha bisogno, anzich^ sieno statuite le rcgole dell' operare , le quali poi si raccolgono dalla rifles- sione sui processi gia consutnati. A recare gludizio intorno 1' utile della pai'ola noa 6 mestieri di approfondire le moltiplici ipotesi filo- eoiiche sull' origine delle idee, ed e perciu in tale disamlna indifTerente o che la sclenza si derivi dalle rlcordazioni di una vita primitiva d'onde I'uo- mo sla decadulo, e ch' egli si adopera a susci- tare ed a svolgere, siccome voleasi da Platone: o da princlpj stampati nel nostro intellelto di mano dell' autore della natura, come gli scolastici e Car- tesio stesso imaginavano : o dalle verita che quasi da specchio sieno dalla essenza divina in uoi riflet- tutp, siccome era 11 penslero di Malebranche: o che Ogni sapere ne venga dalle sensazloni degll obbietti cstcrlori c dall' esercizio sovra di esse delle facolla umane, come parea si volesse da Condillac e dai LXXVI suoi seguaci: o dalle sensazloni e dalle intuizionl nostre neir interuo della coscienza, siccome vole- vano Reeld e Stewart e con essi i seguaci della scuola scozzese, sistema che sovra gli altri si merita la preferenza^ imperocclie alio scopo che ne intrat- tlene deesi partire da quelle sole Icoriche che da nessuno tra I filosofi vennero contrastate: non d''al- tro venire le conoscenze che dalle idee, ed essere elle sole che forniscono i raateriali all'edificio mi- rabile delle scienze: volersi pero le idee compren- dere nel loro iutimo, sicchc nulla iu esse si acchiu- da che non veggasi , nulla vi si supponga che non vi abbia reale esistenza: doversi elle svolgere sotto tutti i rispetti, raffrontare le une alle altre onde coglierne intuitive le relazjoni, e farsi luogo cosi a lucenti ed accertati giudizj. Or questi atli pveliminarij ma pui'e moltiplici, che pongono le fondameuta alia scienza, o non si opercrebbero, o il frulto ne sarebbe manchevcle se difettassc il sussidio della parola. Vuoi tu compren- dere in guisa chiara e distiuta che si contenga in una idea, vengali ella dai sensi esteriori o dagli in- lerni moti della coscien^.i? vuoi tu comparare due idee fra di loro onde rilevare in che 1' una dall'al- tra si differenzii? vuoi dai risultati di quella com- parazione dedurre a modo di sequela altre idee, le quali come in viluppo in quelle prime si contcngano? LXXVII lu non puoi nessuna di lall cose ragglugnere se le Idee coacetle noa ti sieno fermate nelP animo, e non ti sia dalo con ciu di farle subbietto alia contempla- zione clic in sc le medita, e alia riflessione che dal- r una all' alti'a rccandotl le raffronta e parago- na, se non ti sia consentito di revocarle a tuo be- neplacito, ove elle sieno sraarrite, onde rifare su di esse i primi processi intellettivi per rilevare se surretti dalla realita o traviali dall' errore. Ma le idee per se stesse sono fuggevoli, si cancellerebbero dal nostvo animo appena ne fossero conceplte al discoraparire degli obbietti o al ccssare delle im- pressioni onde furono generate; egli e mestieri adun- que trovare 1' ingegno die vaglia a fermaie le idee se piescnti, a ripigliarle se ti'ascorse, a governarle a nostro talento: poiclie i mezzi natuiali che le produsseroj e si stanno o nella ripetuta azione de- gli obbietti che la prima volta le suscitarono, o nella ripetizione dei segni loro connaturali, un ge- sto, un grido, un suono, o gli accidental! che per la legge di associazione vl si collegarono non sareb- bero valevoli, siccome pendcnti dalla ventura, a cosi utile intendimento. I segni artificiali soltanto, le pa- role, ne offrono quello stromento maraviglioso: elle sole tolgono 1' anima nostra alio stato passivo in che trovasi, lasciata allc fortuite imprcssioni. c re- cano allu nostra libera disposizione le idee coucetle: Lxxtm ricchezza in prima sterile e da nol Independenle, elle divenlano nostra e sono fruttuose, ove ad un segno di nostra elezione congiunle la riproduzione di esso le riconduca alia mente quale che siasi 11 mutamenlo della nostra condlzione. Ond'^ cbe sen- za I'ajuto della parola impossibile spesso e sempx*e imperfelta tornerebbe la contemplazlone, quasi nul- lo r ufficio della rlflessione, infruttuosa o fallace la rlcordanza: atti senza i quali o il pensiero non sor- gCj o il processo h tolto e non si coglie la verita ma 1' errore. E il fermare il pensiero sovra le idee, il contem- plarle, lo scorgere che vi si contenga, che abbiavi in esse di preciso ed esalto, che di indeterminate e incompleto, lo afferrarne le relazioni e fame giu- dizio vagliono a raccorre gli elemenli alia sclenza, ma non la costituiscono: poiche ella si acquista al- lora solamente che dalle idee singolari, fatta astra- zione dei comuni accidenti , V intelletto s' innalza alle idee universali che sono pur vere, ma che in nessun luogo hanno reale esistenza , che nessuna sensibiie imagine raffigura, e che si assumono a nor- ma di ogni giudizio particolare; ond' e che a ra- gion& affermavasi dai padri nostri negli universali racchiudersi la sapienza. La inlelligenza infinita non ha bisogno di idee generali, poiche ella co- nosce e distingue gl' individui senza confonderli, IXXII e volgc a lutti il suo pensiero e li comprcnde ad un tempo ^ ma dell' astrazione i bisogno all' uma- no intelletto, e vuolsi per esso la immensita delle cose dividere in classi a porre oi'dine nel pensleri, a fame agevole lo svolgimento. Or come potreb- be r uomo far ragione a s& stesso della lunga se« rie e Intrlcata delle sollilissime operazloni iatel- lettive che a tale scopo richieggonsi , le quali sfug- gono di spesso iuavvertite, ma che levano a mera- viglia ove si ritentino le vie percorse e se ne con- templino le sequele? come profittare del frutto di quelle astrazioni nei vari casi occorribili se fosse air intelletto mcslleri di rcvocare ed avere present! le operazioDi, i ragionamenti, i giudizi che ne por- tarono a quelle astrazioni sottilissimc e quasi nou percettibili ? un vocabolo soccorre all' uopo : con csso si stampa nell' anima 1' idea generale: T intel- letto si parte allora da quella quasi da realita, e seuza passi retrogradi procede inuanzi, si crea slste- mi e si forma un tutto di chiari e dimostrati prin- cipj, in che sta per essenza il vero sapere. Le parole offrono allora in tutto lo scibile quell' ajuto stesso che le cifre nella scienza dei numeri, e le formole algebriche nelle matcmatiche discipline : poich^ 1' umano intelletto medita ed opera sovra i scgni senza che sia posta mente agli svariati elementi che ne sono signiOcati, ne da quelli si procede alia rea- LXXX lita dei risultamenti che ottenuta la espresslone ulti- ma delle Intellettive operazlonl. DIscorrete dallaori- gine agli ultiml gradi di perfezione una parte quale clie siasi delP umano sapere, c ne vedrete il pro- cesso cominciare dalle idee semplici, da questc sa- lirsi alle complesse e alle generali, e da queste, rl- dotte con segnl a raffigurare un' idea semplice ed unica, proseguirsl ad indefiuiti e maravigliosl risul- tamenti. Senza idee generali nessun processo scien- tifico : e nessuna idea generale se ad un segno non si rannodi. II fanclullo, dicea a proposlto il Gon- dillac, non giugne a coraprendei-e i grandl uumeri se non quando abbia veduto come I'uuita si cresca e moltiplicbij ed abbia trovato la cifra che segna, quasi unita, i numeri complessivij dai qnall pro- cede a numeri indefiniti. Se ne difeltino le parole onde usare le idee con- cette, onde accertarsl delle Velazioni un di scoper- te, della veracita del ragionamenti e dei giudizi, onde profittare delle ottenute idee generali, sarebbe me- stieri rifare da capo i soltili, lunghi e difflclli proce- dimenti coi quali si conseguirouo, e in luogo di pro- cedere innanzi le forze dell' umano ingegno si esau- rirebbero nei primi elementi della scienza colla inu- tile ripetizione delle stesse operazioni. Sperimen- tate, dicea il sopra citato scriltore, di farvi ra- gione delle difficolta che s' iucontrerebbero quando IXXXI 51 volessc (lecldere se un' azicnc sia giusta od in- glusta, se onesta o turpc, se decorosa o dlsdicevolcj ove si dovesse venire ogni volta all' analisi delle idee clie coir astrazlone si accliiusero nella giustizia, nella onesta, nell' onore, e vi cbiarlrete se i segni sieno alia rapidezza del pensiero indispeusabili. E il bisogno della parola e pur manifesto in cio stesso clie non sia per diretto pertinente alia filo- sofia, e risguardi piu da vicino, giusta le volgari opinioui, la lelteratura, voglio dire la imaginativa ed il cuore. Sono cssi doni supreml della natura, cbe alcuni tengono doversi combattere a tiitto potere, ma clie sono necessavi a porre a frutto le specula* zioni deir iutelletto, e a volgeriie in atto i trovati e i concepimenti. Boileau di acute ingegno, sciente di ogni precctto clie ne venne si dagli antlchi e si dai moderni, ma clie di rado saliva all' altezza cui si reca il genio, detlava ne' suoi versi il vero solo es- sei'e bello, il vero solo essere amabile^ ma dicea falso, poiclic la bellezza e I'amabilita non istanno nei concetti della filosofia, ma nello spleiidorc delle iuiagini e delle forme alte a suscitare la caldezza delle affezloni. La imaginazione fornisce alia vcrila cio clic gll ornamcnti forniscono a bella persona: s' clla in- tenda a rauoverne ad aniorc o a meraviglia c dessa ua' ape che fa lesoro di tutlo die csiste in rideute LXXXtl giardino dl plu odoroso: simile a Zcusi raccoglle a se d' innanzl le piil squisite bellezze di Grecia onde foi'- mai-e la sua Venere, prodigio dell' arte, raaraviglia del secoli: crea ella di questa guisa un mondo ideale che ne rapisce ed hicanta^ e per lo contrario rac- coglle in uno quanto fa ox-ribile il delitto o vltupe- revole il vlzio, se inlenda a suscitare 1' odio, o lo sdegnOj o il disprezzo. I suoi elementi stanno bensi nella natura, ma i suoi composti non sono reali e sono fi'utlo della associazlone delle idee primitive, volta ad attrarre, a sorprendere, a suscitare ora i piu elevati, i piu teneri e amabili, ed ora i piu pro- foudi e terribili commovimenti. Si svolgono cosl gli affetti del cuore, le verila dalla astrazlone dell' in- telletto si conducono all' atto, non illuminano sola- mente 1' uomo ma lo comrauovono c lo fanno ope- rativo: senza che il sapere non sarebbe che sub- bietto di curiosita vana e ridevole, ni volgerebLesI al bene che un nesso slringe mai sempre, per leggc dell' ordine naturale, alle verila di ogni specie. Ma come fermare quei composli, come raffigurarli, co- me suscitare negli altri con efficacia quelle idee com- plessc senza il segno della parola che loro da vita, che ue agevola la ricordanza, che da esistenza per 1' intelletto a cio che non esiste nella natura? E la sperlenza giornaliera e 11 testimonio dellasto- ria confermano quanto slamo veiiutldicendo:chenel- LXZXIK rindividuo le potenzc conoscitive si svolgono eallar- gano alio svilupparsi della parola, e colore cui la natura abbiane diniegalo 1' uso si vivono pressochi confinati alia vita fisica, ne vi si tolgono die eve con artificiati mezzi trovlao alia parola V equiva- lenza: che barbari e senza subbictli a storiche ri- cordanze veggiamo i popoli aatichi e moderni fra i quali il linguaggio sia limitato alle grida, ai gesti od a stretto novero di segni articolati: che il pen- siero e le scienze che ne sono sequela nacquero ove le Kngue coir uso si fecero ricche ed abbondevoli, e si crebbero ove al linguaggio vocale si aggiunse lo scritto, onde i concetti pensamenti trasmettonsi non pure ai lontani, ma dalle attuali alle succes- sive generazioni, e ne puoi disegnare i gradi se- condo che il linguaggio scritto o fu, come presso i selvaggi, una materiale dipintura dei fatti e degli eventi, o venne affinandosi, come presso gli Egizj ed altri popoli, coi geroglifici, o finalmente fu addotto alia massima perfezione colle lettere dell' alfabeto, le quali, giusta la sentenza di indagatori profondi della origine delle lingue, traggono tulle norma, av- vegnach^ di mezzo a variazioni inBnite e sottilissi- rae, da quelle radici primitive. E congiunto per co- tal modo il linguaggio orale alio scritto, e diffuso e perfezionato, il proccsso dell'uraano sapere fu im- raenso, cli^ al discoprinicnto c al diffondimento LXXXIV delle utlli verita si raccolsero le poteuzc intellettive clella intera specie. Egli e adunque a concliiudere , che se taluno dis- se troppo affermando che il pensiero non sarebbe se 1' uomo difettasse della parola, e cheunabuona logica si riduce ad una ragionata gramraatlca, e non pertanto verissimo clie le potenze tutte del- 1' anima si giacerebbero con poco o nlun frutto se la parola non accorresse ad esserne ajutatrice, e che non conoscono la natura e la destinazioae della pa- rola, nel cui valore la letteratura e riposta, coloro che vollero le letterc efGcaci a produrre il piacevole, non a cogliere il vero, e che Tintratlenersi intorno la lingua hanno in conto di occupazlone frivola e dispre- glevole: dappoiche lo studio di lei si fa uno colla invc- stigazione della origine e del processo dclle idee: la precisione della parola c il pensiero netlo, lucente, scevro da errore: e il dare opera a rendere puro il linguaggio non vorrebbe percio essere I'inlendimen- to dei soli lelterati di professione, ma V assunto di tutli gli nomini, che T ufficio della parola enlra del pari nei capo lavori della letteratura, nel det- tato delle leggi, nelle attitazioni giudiziali, nelle scnteuze dei magistrati c persino nei discorsi fami- gliari. Le quali cose dimostrano come con profondo senno il crealore della greca filosofia, il graude So- crate, la cui scuola duro per quindici secoli, e il txxiv cui splrlto regge e reggcra sempre la filosofia dei modern! tempi, dicesse nei Memorabili dl Senofonte: nonhaiteco pensato tu niai die quante cose sappia- mo per legge essere ottinie, e dalle quali ahhiamo norma alia vila^ tutle le ahhiamo imparate coll' ojuto delta parolaP c venti secoli dopo un intelletto pro- foudo, il grande Vico, rispondeva col fatto agli in- tendimenti del greco filosofo, quando a farsi ra- giouc della sapienza degli anlichi italiaDi si stu- diava di penetrare nell'inlirao ['indole, le viccnde, i mulamenti della lingua ch' essi nei vari tempi par- larono. Ma se le lettere sono stromento essenziale al sor- gere e al progiedire del pensiero , assunto questo vocabolo alia sua piii generale significazioue, elle sole vagliono a diffoudere il pensiero concetto e a ccrliCcarne la rispondenza alia realita delle cose, c a sceverare cosi il vero dal false che vi sia rac- chiuso col sommetterne i risultati positivi e pratici al giudizio infallibile del corauu senso. E questa senlenza die puu sembrare strana a coloro i quali pcnsano nulla iulercedere di comuue fra i giudizj delle volgari menti e i sistemi della filosoBa, e pur dettata dalla ragioue e dalla sperienza. Traviano in fatli dal vero, ne conoscono le leggi essenziali dell' ordlne naturale coloro die si peusano essere missione dei filosofi il creare cose niiove cbc 6 nessun ligame si abblano col fondo delle credenze generali dell' umana specie, dappoich^ il campo ia cui il filosofo pone la falce, le condizioni dell' uma- na natura, 6 quello e non puo essere che quello stesso che forma 1' argomento delle intuizioni del comun senso. I subbietti eterni della filosofia furono sempre e saranuo le investigazioni: che sla 1' uomo nella se- rie immensa degli enti della natura, e se egli sia un essere puramerite fisico, o se alia materia si aggiuu- ga alcun che di piu. nobile ed elevato: quale sia il suo destino nell' ordine universale della creazionCj e se egli si confiui ai limiti del presente, o si esten- da oltre ad una vita avvenire: se abbiavi ente su- periore, provvido, giusto, benefico , o se le cose di quaggiii debbansi dire a cieca falalita abbando- nate: se ne sia date distinguere il bene dal male, il vero dal falso si nei subbietti della iutuizione e si in quelli della deduzlone: se v' abbia una norma primitiva ed essenziale del giusto e dell' ingiusto, independente dalle convenzioni e dalle leggi: se 1' uomo sia per natura solitario o sociale, e se vi abbiano regole a reggere la societci che non pro- cedano dal solo volere di chi comanda^ e si fatte ricerche e somiglievoli, in che si contengono i pro- blcmi delle metafislche, morali e politiche discipli- ne, delle quali s'intrattengono, come e detto sopra, LXXJtTIl gli alii inlellelti, sono pur quelle Intorno le quali si rigirano perennemente le volgari menti sino dal principio dei secoii. Le soluzioni positive, oscure, ma eerie di quel problemi sono proprie del comun senso; le soluzioni ragionale e lucenli sono quelle delle Closofiche speculazioni. Intercede, dice un aculo scriltore, fra il processo del senso comune c quello della filosofla il divario clie passa Ira il vedere ed il riguardare: si vede un giardino quan- do tulti gli oggelli cbe vi si conteugono ne si presentano all' occhio quasi spontaneamenle: le pianle, le erbe, 1 fiori ne vengono innanzi bensi riunili, ma nessuno di cssi altrae sovra gli altri la nostra menle: vegglamo tulto, ma quella ve- duta generale e indislinta* si riguarda quando la nostra anima si reca di suo volere alF esame sin- golare di quegli oggelli molliplici, separa gli uni da- gli allri, c la conoscenza cbe ne raccoglie e riflelluta e luminosa. Ond' e cbe, ove vogliasi fare delle cose retto giudicio, dovrebbcsi dire cbe il filosofo nel suo meditare non apprenda cose nuove, ma cerlificbi e dilucidi, e con cio allargbi quanto gia da lui cono- scevasi in uno alle volgari menti per le intuizioni sponlanee del comun senso. Tulti gli uomini infalti, anzicbe sagliano alio speculalivo della fllosoGa, sono relti ed illurainati dal comun scnsOj e quei problemi, la cui soluzione Lxxxvni immediata e pratica era indispensablle, si sciolsero dal popoH anzich^ i filosofi si adoperassero a deci- frarli colla scientifica meditazione: conciossiach^ i prlnclpi del bellOj del buono, dell' utile, del giusto, del religiose si acquistano dalP universale delle gen- ti direi quasi per ispirazione^ e cosi doveva interve- nire, poicbe altritneuti, non propria che di pochi r altezza dell' ingegno atla a filosofici concepimenti, sarebbe e nell' individuo e nella specie difelto del mezzi a raggiugnere il fine loro prefisso dalla na- lura: pendendo, com' io vi diceva altra volta da questo luogo, tutta la economia morale e giuridica della specie umana, e la imputabilita delle azioni dal comun sensOj onde che, se ne togli i dettati, non sarebbero le leggi di ogni maniera se non se la violenza del forte usata a danno del debole. Uno adunque e il subbietto si delle filosofiche speculazioni, e si delle intuizioni del comun sense, e uno debb' essere di amendue il risultalo essen- ziale: poicbe la natura e una, n6 tiene ella nel pa- lesare le sue leggi un linguaggio ai filosofi e altro nell'essenza diverse all' intera specie^ e la differenza e riposta sollanto nella varia maniera onde ne so- no governati i procedimenti. II comun sense e ferme ne' suoi principj: inette a sottilita le volgari menti, tenacemente si atten- gone alle ispirazioni, e le loro credenze seno una LXXXIX fede, una religione. II Closofo puo cssere dalle astrat- tezze della spcculazione traviato: il comun senso ha la realta sott^ occhio cbc lo ratllene: egli reca giudizio delle dottrine pei loro effetti, e 1' crrore, quautunque appaja da sottili ragionaraenti porlato a dimostrazione, non puo mai dare utlli risulta- mentlj ond' e che gli errori moltiplici delle scuole filosofiche comparse nelP andare dei secoli non val- sero a distoglieie il popolo da nessuna delle cre- denze essenziall al vero ed al bene. II comun senso ^ geuerale e abbraccia tutte le verlta: il fllosofo, stretto a concentrare la riflessione sovra un solo obbietto alia volta, quasi altri non esistesserOj a separare in un obbietto medesimo le varie sue parti, o nonvede tulti i subbietti clie vo- gllono essere insleme congiunti, o non vede il sub- bietto stesso che dimezzato: egli dai particolari ascende agli unlversali, e nei processi intellettivi all'uopo indispensabili di leggieri ommette taluno di quei comuni accidenti che nell' astrazione puranco vorrebbero essere calcolati. II comun senso, stenden- dosi a tutto, non soggiace agli errori della parziale riflessione, guardando a tutti i particolari non cade in qucUi dell' astrazione, e ne fa accorti di ci6 che abbiavi di manchevole nei fiiosofici dottrinamenti. Zenone, per recare pratici escmpi, riponevaj il bene in tutto che sia confornie alia ragione, Epicuro nella gradevolc sensazioiie, Kant nel dovere^ e il comun senso noa rifiuta nessuna di (juelle teoriche, non le vuole pero dlvisc, ma in uno congiunte, perche 1' uomo c ad un tempo intelll- gente, sensitivo e morale. Gli spirltualisti negano la materia, i materialisti lo spirito: e il comun sen- so vide traviati del pari si gli uni che gli altri, e ammise si lo spirito che la materia siccome com- ponent! esseuziali della umana natura. Gli emplrisli non conoscono autorita in falto di cognizioni da quella in fuori clie viene dall' occhio e dalla mano : Cartesio la riconosce nella coscienza: Platonee Kant nella ragione^ e il comun senso riconobbe sempre e Indivisamente 1' autorita dei sensi, della ragione e della coscienza *. Maraviglioso c percio I'influsso che il comun sen- so esercita sulla fllosofia, come maraviglioso e quelle che la filosolla esercita sul senso comune. II comun senso colla fermezza delle sue credenze tempei'a I'ani- mo dal fervore che suscitano di spesso le novella dottrine, e ci6 agevola il depurarle: frammette tem- po anzich6 vengasi alia lore pratica applicazione , e cansa danni e traviamenti, rettificando ci6 che v'ab- bia in quelle dottrine di erroneo e di difettoso^ la fi- losoGa giova i dettarai del comun senso, poich^ ella schiarisce le verita oscure, e dai principj statuiti * Vedi Jouffroi. XCI deduce lumirkose le sequele plu lontanc, alle quail il comun sense o non giugnerebbe, o vi giugnercbbe soltanto dopo lunghi errori. Or quell' avvicinamento delle tcorlclie filosofiche al comun senso non puo operarsi cbe dalle lettere: imperocchc vanamente daresli opera ad alzare per diretlo il comune degli uomlnl alle sottilita e alle astrattezze della filosoGa, i cul dettati debbonsi raccogliere in adagi pratlcl, e direi quasi in pro - verbj, e debbonsi vestire d' iinagini e porgere in modo al popolo cbe ne illuminiuo I'intelletto e ne attraggano il cuorc. Cosi veggiamo essersi adope- rato dagli antichi sapienti nelia origine delle nazio- ni, i quali porgeano all' universale i germi delle utili dottrine sotto aliegorie e finzioni, e spesso le rendeano sensibili per via dell' apologo^ e da ua eguale spirito debbono reggersi i savj delle eta mo- derne a recare quei germi alia perfezione: e due gran- di eserapi in tale imprendimento debbonsi propor- re, la maniera di Socrate e quella di Gesu Cristo. Per cos; fatti modi, ove lo spirito filosofico sia pro- gredito in una nazione, se ne vogliono fidare alle lettere i risultamenti, poicbe ad esse sole si appar- tiene il renderli pratici e universalis e allora la co- spirazione in uno del senlire e del pensarc dell' in- dividuo, c del scntire c del pensax'e universale sara «riterio indubitato di verita, c il pensiero dell' uo- nlo filosofo si confondera, siarai consentita questa espresslone, col pensiero lafalliblle della natura. Fu tempo in che tutto 11 sapere voleasi derivalo dalle speculazioni individuali, e di questa guisa te- neasi a vile il giudicio della specie sulle questioni che hanno per subbietto il vero e il bene, e di ogni fiutorita si dispogliavano la teslimonianza dei secoli e le antiche tradiz.ioni. Tale era 1' epoca, dice il Kilter, nella quale i filosofi adoperavano al distrug- glmento degli antichi pregiadizj e di ogni rioevula dottrina, all' abolizione degli esistenti diritti, all'aa- nientamento delF opera di tutti quelli die furono, anziche alia conservazione e al perfezionamento di cio che i secoli ne presentano di vero e di utile^ ma quell' epoca, aggiungo io, che potea dirsi P epoca del furore a tutto distruggere, e per noi trascorsa, ed altra piu saggia ne e sorvenuta, nella quale il discopriraento del vero e del bene non si reputa privilegio di pochi, ma beneficio che la provvidenza comparte alia inlera specie. Le cose per noi discorse ne rivelano come le let- tere sieno efficaci a prosperare lo stato delle na- zioni, non dir6 collo spargere di fiori innocenti la vita, coir ingentilire i costumi, coll' aggiugnere amenita e splendore alle piu severe discipline, ma coll' appurare e diffondere le credenze risguardanti alia dignita umana cd al ben cssere universale: dap- poiche clla e teorica fuor dl dubblezza che lo stato sociale si fonda sulle credenze, che i> prospero se elle sono pure, e misero se sono figlie dell' errore. Un dl a rafflgurare lo stato vario dei popoll, e di un popolo stesso nei perlodl moltiplici della sua vita non si raccoglieano e metteano innanzi che i fatti ma- terial! della sua storia, e cio conformavasi all' in- dole dello spii'ito umano sul quale le azioni, siccome le sole sensibili, esercitano la prima e piu princlpale impressione: era questa I'epoca delle cronache, in cui won sapeasi ancora penetrare nelle cause della este- riore esistenza delle nazioni. I processi della filoso- fia condussero a scandagliare le immediate cagioni di quei fatti, e si credette riuveuirle nelle leggi, nei governi, nei costumi, nelle istituzloni religiose: e tale fu V opera dei sommi ingegni di Voltaire e dl Montesquieu. Ma nella eta nostra non si riguarda a quegli scrittorl che come a coloro che avviarono e furono assai lungi dall' addurre al perfctto la scienza delle cose umane: imperocche le leggi, i co- stumi, i governi, le istituzioni religiose non furono elle stesse che effetto di cagioni piu recondite che voleano trarsi in luce^ e queste cagioni si stanno nelle credenze popolari. Gl' individui adoperano in sequela di cio che crcdono, e le credenze loro in- formano non pure la coscienza, ma le azioni tutte csteriori, e le nazioni si rcggouo alia medesima xeiv isplrazlone. V La credenze costanti , e da esse ven- gono I costumi, le Istituzioni: ve a' ha di tempora- rie e sfuggevoli, clie souo causa del subiti mnta- menti che veggonsi intervenlre nei popoli e non ba- slano a renderne 1' essere duraturo: e clo che va- glia a fame raglone si del loro innalzamento che della loro caduta cd a deciferarne i destini si ac- chiude nel fondo della loro coscienza. L' influsso delle idee e delle credenze ne si appa- lesa ad ogni paglna della storia: era pi-edominava- no le idee religiose, e ne vengono iunauzi i prodigi di vario genere dei cristiani primitivi, degli arabi, dei protestanli: ora le politiche, e veggiamo le me- raviglie dei greci , dei romani e di molte fra le moderne nazioni: ora le idee industrial! , e tu vedi salire a potenza suprema popoli non favoreggiati n^ da fecondlta, ne da arapiezza di territori. Se I'idea religiosa fu pura, ella fu diffonditrice di soli beni fra gli uomini, la terra si parve al cielo conglunta, si resse alle plu elevate, alle plii benefiche ispira- zioni^ se traviata, la religione fu tramutata in su- perstizione ed in fanatismo, si confuse col delitto la colpa morale, doming una intolleranza feroce e Larbara, e discorse a torreiiti il sangue umano: che Y uomo si arrog6 orgoglioso il farsi vindice delle offese di Dio. L' idea politica che risguarda al ben essere della propria nazione e uu elemento della uma- na condizione, pcrchc la provvldenza voile nell' uo- mo un entesociale, non solitario: se stretta la idea politica nei liraiti a lei dalla natura preflssi, si volge ella nei rispctti Interiori al bene della socleta intera, ma non lascla dimcnticare rindividuo: c se esagerafa, riadividuo discomparisce, e Tesscre politico e un ido- lo cui tutto viene sagriGcato, e da si fatta esagerazio- neappunlo vennero gli errorl del sistema politico di Rousseau nei suo contratto sociale^ se bene ordi- nata nei rispetti esleriori, si procaccia la potenza e la gloria della patria, ma non e rotia la legge della fraternita universale fra le nazioni: e ?e disordinata, degenera nei furore della conquista e della oppres- sione degli altri popoli. Ond' 6 chiaro ai meno veg- genti come le lettere abbiano influsso sulle nazioni appurando, traducendo alia intclligenza universale e rendendo praticbe le dottrine della civile sapien- za. E infalti noi veggiamo die le veracemente utili ri- formagioui si debbono spesso al solo buon senno dei popoli che si crea e si diffonde dalla nazionale let- teratura: la vita intellettiva e morale sorge per esse in pregio e si digrada quella dei sensi , i costumi rozzi discompajono e gentili modi ne tengono vece, la eslimazlone reciproca mette radice, i vincoli so- ciali si stringono, e 1' uomo si accosta alPuomo : le leggi barbarc allora cadono, il potere assoluto seuza inoomposli moti si circoscrive , alle istituzioni non XCTI confacenti si suvrogano istituti piu accomodati, e se reggono tuttavia nelle perganaene e nei codlci, la dissuetudlue ne cessa 1' effetto disaslrosp: il magi- strato che 6 chlamato all'eseguimento di legge bar- bara od inconsulta sente II peso in contrario della ragione pubblica illuminata, e la sua maao e ratle- nuta dall' applicarla , e somiglia esso allora a quel canali d' oro, come dlcea coi modi epigrammatic! a lui propri il Presidente di Montesquieu, per entro ai quali discorrono e si conservano senza misturale acque limplde e pure, e nei quali le acque torblde depongoao la feccia e n' escono limpidisslme. Era scritto nei codlci che I'errore in materia di creden- za fosse delitto meritevole di estrema punizione^ ma anco prima che rimmortaleLeopoldo e Giusep- pe II sbandlssero dai loro stati la inqulslzlone, que- sto spaventevole tribunale si giaceva inerte, e i lumi diffusi gli aveano gia tolto il potere di che parvero dispogliarlo le leggi positive. I codlci d' Inghilterra si veggono ancora bruttati da disposlzioni di san- gue, lievi colpe vi sono alzate a delltti dl stato, pene atroci vi sono sancite per le quali la umanita sareb- be straziata: ma quelle crudeli sanzloni tutt'ora nelle leggi registrate nulla montano nella pratica, impe- rocch^ i magistrati o le temperano nell' applicarle o non le applicano , che la eterna legge della naturale glustizia prevale nella loro coscienza alia scritta da tcvii barbari legislator!^ c 1' irapulso della opinione ha fatto sorgere non ha molto nel Parlamento una voce a riforma, la quale ne da speranza che la barbarie, gia discomparsa dai tribunal], sara pur tolta dai co- dici di qucUa iliuminata e grande nazione. Cosi dalle nuove condizionij che 1 lumi diffusi dalle leltere crea- no in un popolo, nasce una legislazione spontanea, la quale coll' andare del tempo, di effetto si bene talvolta lento ma pero infallibile, distrugge le leggi esistenti: gli scrittori ClosoG, i magistrati, gli stessi privali giureconsulti addivengono per la civilta ere- sciuta essi medesimi legislator!, ed al loro adoperare si debbe, come ne lo diraostra la storia, che dai rot- tami del romano diritto, dalle leggi dei barbari, dagli statuti municipali e dalle cousuetudiui venisse una pratica nazionale giurisprudenza, onde ebbero origlnc i codici e gli istituti delle moderne nazioni piix celebrate^ egli c cosi vero che la societa umana si regge e governa sovra la scienza, e che procede e migliora secondo che il sapere si perfezlona e si cstende coll' opera della nazionale letteratura. E 1' influsso delle opiuioui e T opera del tempo par- vero si necessari al perfetto della legislazione, che la celebre scuola storica di Aleraagna vorrebbe che uessun codice venisse adottato pel diretto e po- sitive volere del legislatore, ma che i giudizi fossero la sequela della coscienza dci magistrati e delle ia- valse consuetudlni : seatenza eslrema, ma die vale a dimostrare come ognl statuto essere debba I'espres- sione e non altro dell' essere civile della nazioae^ imperocche certamente sarebbe meglio non avere leggi scritte cbe averle sconfacenti, sarebbe meglio r arbitrio dl giudici illuminati che non gli errori di un male avveduto legislatore, sarebbe meglio non aver codici se voiti a travisare la nazione, a spo- gliarla di quell' impronta caralteristica che, stam- pata da Dio negl' individui e nei popoli, non si pu6 togliere senza lo stremo della morale digradazione. Dalle quali cose discende chiaro come la lettera- tura, alzata a grado notevole di perfezione e univer- salmente diffusa, si presenti argomento gravissimo in che si svolgano le meditazicni non pure del GIo- sofo, ma del politico e del legislatore , veggendosi in essa, quasi in ispecchio, riflettute le ti*adizioni le credenze, i bisogni, i deslderj delle nazioni: e come andassero errati coloro che per lunghi secoli sovra ogni cosa temettcro il diffondersi del pensie- ro, ed avvisarono al bene col moltiplicarne d' ogni maniera i vincoli e le puuizioni^ dappoiche egli era lo stesso che intendere al saggio governamento di enti intellettuali e affettivi senza conoscerne ne la condi- zlone della intelligenza, ne quella delle affezioni. Alcuni eminenli ingegni illusi dalla astrazione, c alcuni filantropi che pur vorrebbcro il bene e il toil bene solo, si pensano tornare lo stesso II concepire teoriclie gluridiche e politiche c volgerle in pvatica per addurre un popolo a felice slalo. Che noa si pensO e non si disse a^ tempi nostri sulla liberta e sulla ugualita civile? clie non si fece per tradux're alia pratica le concette speculazioni? ma ondc la liberta civile e la uguaglianza non sieno nomi vani non ba- sla die veggansi nei codici registrate , se i principj che le costituiscono, e clie si compongono bensi delle teoriclie dei diritli, ma a un tempo di quelle dei sociali doveri, non sieno scolpili nella mente e trasmutati nell'essere inlellettivo dell' universale dei cittadini: ue il saranno mai se le lettere non li ab- biano recati per modi addatti alia intelligenza co- mune, se raffigurandoli sotto vivaci imagini non li abbiano elle condotti ad insignorlrsi di tutto il com- preso delle affezioul dell' anima. Ond' e che noi ve- demmo nello scorso secolo otlimi principi tutto volti a salutevoli e filosofiche riformagioni, le quali si ridussero in leggi positive cui i filosofi fecero plauso^ ma I'cdificio che alle apparcnze doveva es- sere frultuoso non offeri che un cumulo di mine, perita la mano che avealo innalzalo^ e le stesse iDDOvazioni moltiplici che formano il grande sog- gelto dclla storia conlemporauca o non sarebbero sovlc coir aspelto dclla violcnza, se precedutc da coufaccntc nazionale IclleraUuaj o non sarebbonsi 0 vedute imperfette e manchevoli, o nori sarebbonsi condotte a termini estreral, e bruttate di delitto, e accompagnate da crudeli svenlure, o non ne sareb- bero, dopo sacriGcj che non potrebbero essere mai abbastanza lamentati, ancora raal ferme e labili le foudamenta. Le quali considerazioni addllano la sola via agli utili e durevoli innovanienti nella repub- blica, e vagllono a temperare 1' ardore si spesffo no- civo di elevali iutelletti, cbe veggono il bene e il vorrebbevo d' Improvviso converso in alto*, poiche se le nazioni non operano se non guidate dalle loro credenze, se ognl utile innovazione esser dee il risultato dei bisogui e ad un tempo dei lumi di un popolo, in quelle credenze e in quei lumi fondare si debbono le necessarie preparazioni. Gil innova- menti piu filosofici e teorelicameute piu utili tor- neranuo vani, ue metteranno radice, quasi piante che non provauo in terra inopportuna ed ingrata, se le idee popolari nou vi rispoudano, s' elle non sieno atte a darvi alimento^ e la vlolenza, sorgente di delitti e serapre dannosa, se volta ad indurre statuti alle condizioni del tempo non confacenti, e difettiva di scopo se quelle condizioni vi corrispon- dano: cbe le innovazioui, i cui germi si trovino nelle idee generali di una nazione, souo a guisa del frutto cbe cade spoutaneo dalP albero ove abbia aggiunto la matuiezza. Of E la perfezionc della lingua ne offie raglone clila- rlssima til uno straordinarlo fcnomeno che veggia- mo nelle storie si delle anliche che dellc moderne nazloni, ncllc quali discorrono secoli senza che vi compajano uomini grandl, e veggonsi talvolta sor- gere a un tratio elevali intelletli non pure nolle lettere e nelle scienze, ma nelle arti, nelle magislra-' lure, nella mllizia, nei maneggi politicl. L' adula- zione sciolse nei tempi andati il mistero a favore dei principi e dei meceuati, ascrivendo 11 stcolo d'oro del greci a Perlclcj quello dl Roma ad Augusto, qucllo dl Francia a Luigi, quello d' Inghllterra a Elisabetta, quello d' Ilalia a Leone del Medici^ e iioi, perlinenti a uu sccolo in cul Ic apparcnze non fanno velo al giudizio, la Imaginativa non prevalc alia ragione, e 11 llsclare e vizio sopra ogni altro spregievole, direrao che 1 meceuati ed 1 principi nou crearono gli alti ingegni, ma se ne onorarono, e che i grandl uomini comparvero in una nazione allora che, cresciuta ed arrlcchlta la lingua, ebbe la facolta del pensiero, da cul pende tutto cio che avvi dl noblle e dl grande nella umana specie, imo stru- menlo dl azione che gll die' mezzo a disviluppare la sua potenza. Qucslo vero, che cl e aperto da ragioui inlrln- scche per la filosofia, nc c pure manifesto dalla le- sllmoulanza dtUa sloria: poiclie nol veggiamo nella 1 rozzezza del linguagglo delle nazionl sorgere di ra- do emlneuti ingegnl, e se alcunl ne appajono, acqui- stare essi fama ed influsso nella loro epoca, ma la fama contemporanea non accompagnarli alle poslere g6nerazioni: laddove nella perfezlone del linguagglo greco tu vedl un Omero e un Demostene, die grandl per la loro nazlone lo sono alia pari per la univer- salita dei tempi e del luoghi, e la corona onde si videro cinti dai contemporanei non venne meno e si crebbe in luce col decorso dei secoli. Le nazioni in cui apparvero piu presto i grandi uomini ne si presentano quelle in che la lingua nacque e procedette senza che fosse tardata dal me- scolarvisi d'altri linguaggi per la conquista: concios- siacli^ la mistura cess6 il processo insino a che, as- simllati quegli svariati elementi, pote la lingua es- sere una e avanzarsi a perfezione^ e discomparvero nelle nazioni, avvegnach6 a grado massimo inclvi- lite, a misura che le lettere si digradarono e cor- rupperOj e si spensero sempre che la strauiera do- minazione tolse ai popoli non pure la liberta e la politica independenza, ma ne altero ed estinse il lin- guagglo nazionale. Per le quali co»e si onora la gente italiana in rammentando il grido che fu levato in epoca non lontana, quando in bella parte di no- stra penisola si voile che in lingua a noi slrania si scrivessero le leggi, si discutessero i pubblici affari; si deltassero le sentenze del maglstrati: e lodl ebe- nedizioni si debbono a quel grido generoso, cbe per esso 1' uomo non abitualo a conoscere frcno e avvezzo a rompere lulti gli osla^oli si ristette dal concetto proponimento. L' essere dalle nazioni per intero si tramuta, ove dalla ignoranza trapassino alia coltura per la diftusione dei lumi operata dalla nazionale lettera- tura. Restiingi i lumi in pocbi, e tu vedi iu due classi dividersi la umana famiglia: 1' una cbe pre- tende all' esclusivo deposito dei principj dclle scien- ze, dei processi delle arti, dclle dottrine della reli- gione, dei secreti della politica, e perciu destinata a dommatizzare, 1' altra a credere: Puna cbe ccla gelosamente cio cbe conosce a fame stromento di potenza e di despotismo, 1' altra cbe riceve rispet- tosa e riconoscente cio cbe degnasi di rivelarle: Puna cbe s'innalza sulla umana ragione, I' altra cbe vl ri- nuncia rassegnata. E se in somigliante condizlone di cose tu vedi innalzarsi un uomo di genio, esso domina T universale, suscita la meraviglia, attuta il seuso individuale, imprime carattere e forma a! suo secolo, e pare crei e conduca a suo seuno i destlui di un popoio. Diffondi per lo contrario colla nazio- nale lelteratura le dottrine cd i lumi, e 1' aspelto delle cose si muta: gP individui per quanto sicno d' ingegno sono di per sii stcssi impotenti, e P in- CIV flusso loro sulle nazloni non deriva che dalle opi- nion! comuni cli' essi facciano loro proprie e delle quali addivengano rappresentatori: dominati un gior- HO i popoli dai grand! ingegn! se ne fanno !n quella vece dominalorl^ e si avvcra allora, per la onnipo- tenza della parola, il dettato clje la voce dei po- poli e la voce di Dio, pcrche saggia, perclie si- gnoreggia lutti i poteri, perclie a suo volere go- verna i deslln! della specie umaua. E se in ognl epoca della storia fu grande 1' effi- cacia delle lettere, nella eta nostra, e per la inven-^ zione della stampa, e per la civilla uulversalmente diffusa, e per V intlma comuulcazlone dei popoli la e certaraente maravigllosa : trascorre oggi la pa- rola colla rapidezza del lampo dall' una all' altra estremita della terra: la sua missone non e 11 pro- teggere i dirltti e gl'interessi di una citta o dl un popolo, ma della umanita Intera: 1' uorao alle ap- parenze il plu picclolo addlvlene per essa una po- tenza, polclie il penslero espresso dal filosofo, dal- r econonilsta, dal politico, dal giureconsulto, se vol- to ad alzare la dignita dell' uonio, e un gi'ido che risuona per tutti gli orecchi, che riscuote i cuori, che chiama all'attenzione tutti gli uomini pensatori che onorano la specie umana: non awl chi si alzi sovra di essa, polchc le sogglaclono tutte le potesta della terra, che immuni dalle leggl e dai tribunali, va- namente tu cercheresti sottrarle al giudlzio terribile della opinione generata dalla parola. Si lagnava nel decorso secolo un graade politico che la eloquenza non avesse nci moderni popoli gli antichi GomizI ovc comparire maestosa ed ouDipotente^ma novelli e piu augusti Gomizi si crearono nella sorvenuta condizioue delle cose umane: imperocclie i Gomizi per lo scriltore non consistono di una citta o di ua popolo, ma di tutto il compreso dei popoli incivl- liti : i voti della opinione creata dalla parola deci- dono della giustizia e della ingiustizia delle leggi e delle istituzioui, delle opere dei privati e dei prin- cipi, impartiscono inesorabili la lode 0 il biasimo: i giudizj dell' opinione trascorrono a traverso dei secoli e si concepiscono in ultimo risultato in due sole formole: onore e gloria ai benefattori degli uo- mini: infamia eterna a colore che li opprimono e li disertano. Laonde, dilettissimi giovani che alle lettere vi dedicate, alzate T animo vostro all' altezza cui vi chiamano le condizioni del nostro tempo : non mal si disglungano per voi le lettere dalla sapienza, poi- che, figlie araendue del cielo, il loro concorso k in- dispensabile al compimento della piu nobile delle mission!, I'incivilire della umana specie^ e vi si stam- pi neir animo, esservi oggetti piu degni di reverenza « di affetto che non la vana pompa del lusso o la cri falsa gloria delle rlcchezze, e che non mai vi solleve- rete a tenlar cose gi'andi, vi diro col Parini, senza r orgoglio di dislinguervi, bench^ nudi, fra 1' oro e le gemme clie circondano i ricchi e i potenli. N6 v' incolga timore che 1' opera vostra non abbia ad essere fruttuosa: n6 crediate sapienza il vedere che fanno alcuni la specie umana ravvolgersi in perenne cerchio dibenl e dl mali, e il non essere confidenti dell' avvenire, poich6 se non h dato di giungere al- r ottimo , il processo al megllo e indefinito per legge della natura. E se la parola sorrelta dalla verace sapienza fu sempre maravigliosa anche in tempi di eslrema disavventura, mollo piu deesi confidare in ess a nelle felici condizioni del nostro secolo. Cadeva la liberta romana, e s' invilivano gli animi nel despotismo : le conquistate ricchezze ammollivano e corrompevano: volte in dispregio si rideano le antlche generose credenze: le dottrine del sensi efficaci soltanto a sbassare 1' altezza del- r animo predomlnavano^ ma una voce sorgeva dalle catacombe di Roma, e quella voce dovea creare un iraperio novello sulle rovine dell' antico: la citta eterna che avea dominato il mondo conoscluto coUa forza si preparava cosi a dominarlo con una potenza piu. degna, quella dell' opinione : le perse- cuzioni estreme non valsero a spegnere, ma creb- bero edavvivarono quella voce: i martiri la cemen- cm tarono, 6 dal trono del Cesar! caddero gli errori del paganesimo, e vi si assise regina una novella ri- generatrice filosofia. RELAZIONE ACCADEMICA dell' anno M. DCCC. XXXVII. Series juncturaqiie. Hon. D, '\LLE medlclie meraorie e dal funcslissimo fra i loro argomenti, cioe dal cholera, anche iii quest' an- no, siccome ncl passato, ci conviene prender le mos- se^ imperocch^ la memoria ancor fiesca e recente dl questa fiera e non mai dlmenticabile calamita della pallia esercitando tuttora il pensi'ero e le penne de' nostri medicanti e consocj, fe' si che nella storia deir asiatico morbo incominciassero le nostra tor- nate e che nel corse di esse in sulla stessa materia di lagrime si tornasse per ben tre volte. Apri dun- que 1' anno accademico il dottor Giacomo Uberti egreglo nostro concittadino e collega, che intrepido e valoroso campione essendo, per chiamata della pubblica Autorita, stato eletto ad incominciare la lotta col tremendo nemico nel fcraminile nosocomio primo campo delle sue stragi, detto e lesse una se- 4 rie dl ceuni storico-niedlci, clie intltolu = del cho- lera morho^ che disertb le sale clelle pazze nell'Ospe- dal Jemminile in Brescia, e delta cnsa di soccorso e lazzarclto ivi atlivato. Del quail venendo a dar rag- guaglio, comlacieremo dalTassunto dell' autorcj che noQ e gia d' esamlnare o discutere gli altrui pensa- menti e teorlclie intorno al pestifero moi'bo, del quale niuna cosa, a suo parere , puo dirsi appleno certiGcata, ne di descrivere i slntomi e Ic speziali differenze di esso, essendo slato un tal campo accu- ralamente e in ogni parte cereato, ma di solaraente narrar con schiettezza le cose ed i fatli da lul ve- duti e notati, applicandosi masslinaineiite alia espo- sizione del metodo cli' ei pratico nel liattamento della rea pestilenza, del successi che ne otlenue, e delle osservazloni che gli occorsero a vanlagglo del- r arte. Nondlmeno parendogli da non passar del tutto in silenzio I'origine e lo svllupparsi del morbo neir infelice I'icovero alle sue cure conimesso e sti- mando di dover premetlerne alcune parole in di- grosso, noa consenlendo, per quanto spetta all'ori- gine, con coloro che pretendouo recarla a predispo- sizioni individuali, o a cagioni depriraenti per nia- lignita di locali condizioni, c ciu per aver dalP una parte osservato che le piu sane fra le ricoverate si trovarono le prime assalite dal morbo, e per I'altra che alcuni casi comparvcro nelle sale viciae e supe- 5 riorl al manlcomio che si dicono delle siGlltiche e delle pellagrose e clie sono le piu salubri dello spe- dale, non trovando come possa spiegarsi perche que- ste prelese cagloni predisponenti lornassero colanto nialefiche nell' anno cholerico e non prima, consi- derando che dalla sala delle pazze, pessimamente condizionata, uscirono piu guarigioni che dalle mi- glioii dello spedale, avvertendo com' e natura dei contagl r appiccarsi negli umani corpi anche me- diantc il veicolo di persone sane, stendendosi poscia in guisa epidemica, e come i fomiti contagiosi sl^ possono tradurre anche da luoghi assai lontani e, tradotti, mantenersi lungo tempo lalenti e operosij ei stabilisce siccome opinione piu prossima al vero, che la pestilenza sia stata importata nel nostro ma- nicomio da certa meretrice venutavi da Bergamo, eve era stala assistente d' altra donna che ne fu infelta. Questa congettura c poi anche avvalorata dallo stesso sviluppo del morbo^ imperocche la pri- ma ad esserne presa { cio avvenne il giorno i4 di Maggio ) fu una donna che giacea prossima di letto a quella meretrice, Rosa Pallavicini, da quattro anni ricoverata fra le pazze, che colla benche in fior di salute, in raeno di tre ore fu spenta^ e per effetto di cholera, come accerto la necroscopia. II giorno stesso fu assalita dal morbo una Maria Melotti da Polavinc, che ne mori, e con essa la sopraddetta me- relrice, clie dopo quindici giorni fu rlsanata. II gior- no appresso ne pevlrono altre tre feramine ed il ter- zo ne amrualarono altre quattro, delle quali tre ne morirono nello stato algido, ajutando in alcune di esse 1' inipeto del cholera una vigente alterazione di visceri, la quarta, giovaue e robusta, riusci dal male in nove giorni, guarita per giunta anche delle fa- colta intellettive. Nel quarto giorno una qiiinqua- geuaria ed una quadrilustre soccombettero in poco d' era a guisa di chi muore per soffocazione, e nel quinto un case di cholera fulminante successe in una prossima sala. II perche la Suprema Magistra- tura Provinciale ordino che fossero strettamente se- questrate le sale infette^ delle quali fu, come si disse, il medico governo al nostro socio commesso. Da questo punto incomincia la parte che forma il pro- prio e speciale proposito della sua Memoria storico- medica, cioe a dire il ragguaglio dei rimedj da lui posti iu opera nei varj periodi del morbo. Nel perio- do d'invasione, benche poca materia da travagliarsi avesse 1' arte salutare in questi primordj in cui ella puo pur tantOj pei pochi infermi in tale stadio che veniano cola condotti, era questa la pratica. Al prime sentore del morbo il malato venia posto in un letto ben caldo, gli s' imponeva la dieta piu au- stera, gli si vietava il cibarsi d' ogni soda sostauza, s' avea cura che le parti denudate non rimanessero 7 cspostc air influenza dell' aria, e plu die mal se fosse uniida o fredda. Le bevandc diacciate erano sem- pre o il plu delle volte propinate anche in questo periodo, e trovossi opportuno 1' use del salasso e pill spesso del sanguisugio a prcvenire le congestion! cerebrali o cardiache, ad attutar quell' ardore cru- cioso di che si spesso 1' infermo dolevasi all' epiga- slrio e agli ipocondrj e a mitigare i patimenti e le turLazioni del sistema nervoso che in tale periodo assai di rado si scompagnavano dall^afTezionc. Tor- narono acconcie altresi le frizioni secche, il tama- rindo, V ipecacuana. Nello stadio d' algore, slando anche al parere di Magendie, poichc il principale e primo fenomeno consiste nella circolazione quasi so- spesa o stentata, erano adoperati i mezzi piu acconci e pill pronti a ristabilirla, considerato che il tempo in cui giovano gli eccitanti c in questo solo periodo della malaltia. E pero ad eccitare la cute si pratica- vano fiegagioni secche e spiritose prolungandole e ripetendole secondo il bisogno, e specialmente se I'infermo fosse cruciatoda'crampi^ lati senapismi alle cstremita iiiferioii od allrove, o mattoni riscaldali e coperti di lela^ materie affini sulla superficie del corpo usando a quest' uopo sacchetti di sabbia, quali conduttori del calore^ altre volte applicazioni di calorico alia spina ^ clistei caldi con infusioui ecci- tanti, specialmente il tabacco^derivativi permancn- ti^ calaplasmi spruzzall col cloro. la generale que- sta cura era usata colle necessarie modlficazioni, accomodando il grado dello stimolo a quello della eccitabilita. A liinedio intcrno bevande aggliiacciate, per solito aclde o leggermente aroraatiche, misliire antispasmodlche eccitanti, invece del minderero, iisato in sulle pi-Ime, il musco, siccome d' azione pill pronta, ed anche opportuno a cessare lo stalo tifoldeo, brodi sciocchi mescolati con vino generoso, infusione dl caffe amara. Nello stadio di perturba- mento o reazione, quando qiiesto susseguiva, si avea ricorso alcune voile al salasso, piu ancora al san- guisugio ed alle ventose scarificate^ non pero quan- do la resistenza delle potenze organlclie o vitali al principio cboleroso era nulla, a meno che alcuna causa individuale nol comandasse. Imperocclie tutto annunziaudo nel cholera algido. alonia ed abbatti- mento, parve di dover procedere con riguardo anco nello stato di valido perturbamento per timore che il suo cessar troppo tosto non tornasse, come torn6 spesse volte, fatale,e per essersi osservato che, se, tolti i sintonii algidi, ha luogo una debole o incom- pleta reazione, si va incontro a morbosi disordini^ e cio tanto plii quanto che la reazione non si appa- lesa scmpre nel sistema sangulgno. E qui osserva I'autore, che la reazione in queslo sistema e pro- nostico di guarigione, e che il sangue di colore che 9 scampano dal perlcolo, siccome notu 11 Magendle e vei'ifico csso slesso per propria esperienza, h di ua cotal color rosso cotennoso e rapprendentesi. Osser- va altresi che in questo periodo il cholera manifesta assai varieta relative, e clie la difficoltii massima consiste nel riraediare a queste specie, gradazioni, modi ed esiti di reazione, varlabili anche a seconda del sistema sul quale il morbo lavora di pi'eferenza. A queste indicazioni il nostro socio soggiunge alcune stoi'iclie relazioni del male, nelle quali accuratamen- te se ne trovano descritti i sintomi, gli andamentij le fasi, i rimedj appreslati. gli esiti forlunali od in- fausti, e si notano i risultali delle necroscopie ope- rate sulle vittime del morbo. Ma piu largo carapo a lui si offerse d' osservazioni allorchc sullo scorcio del Giugno lulto lo spedale femminile fu ridotto ad uso di lazzaretto^ al quale affluendo in gran copia gl' inferini per 1' infuriare del morbo fra i cittadini, s' offrirono casi cholerici assai piu svariati d' anda- inento e di forma, laddove fra Ic dementi il male era sempre, od almcno le piu volte, d' una sola ma- tiiera speciale, iniprovviso, senza prodronii e preci- pitoso al pari die mortale. Se non che I'autoresti- mando sovercliio il dare uno speci.ile ragguaglio delle cure, si restringe a produrre per cifre il pro- spetto dei consegulli risultamcnti e a brevcmente soggiungere Ic ragioui cd i pralici argomenti da cui fu condotlo a seguire piii 1' un melodo die 1' allro. Dei quali argomenti riferendo in breve la sostanza diremo die a seguitar ne' plu casi, durante lo sta- dio algido un metodo inteso ad ajiitar le forze vitali ei fu persuaso non dai sintomi dell'affezione, insuf- flcienti per se a gludicarla puramente adinamica, ne in lulto dai criterj delle ragioni, bendie fra que- sti gli sembrassero assai rilevanti 1' assoluta man- canza di un processo febbrile e la si corta durata dell' affezione die esdude la possibilita di un lavo- ro flogistico sempre in piu o in meno perlungalo. Al quale proposito ei non dissimula d'avere alcuna volta notalo nelle sezioni cadaverlche segni parziali d'infiammazionej e principalmenle la mucosa gaslro- enterica con indizj di lividure e di rossore ed una valida consistenza di tessuti^ ma essendosi cio ri- scontrato in podii cadaveri non credette poter di- cliiarare die qiiesti fossero effetti di vera ed essen- ziale infiammazione, massime perche, rispetto al cholera, le indagiui anotomiclie non arrecano gran sussidio a stabilire alcun principio patologico certo. Imperciocclie « non si nega ( secondo ch'ei dice ) die w nel cholera indico si puo destare una infiamma- « zione parziale in ogni suo periodo, e per la necro- •< scopia vedemmo segni alcuna fiata di llogosi ga- « gliarde^ ma come certillcarsi per essa che questi « alleramenti fossero al tutto novelli, e difenderci II u. dal dubbio clie in picclol lerapo potcssero origi- « narsi alterazioni profonde ncl tessuti, Induramcnti u di glandule, epatizzazioni c vere traccie c pro- « dotti d' Infiamniazione? » Da queste ragioni per- tanto e dal sovrano di tutti gii argomenti, 1' espe- rienza, clie gli mostri I' inopporlunita del salasso cosi ordinai-io come all' arteria temporale, fu per- suaso r autore ad appigliarsi a una cura eccitanle diffusiva, indicata dalla celerita e natura della ma- laltia e da quella facolta che hanno gli stimoli espan- sivi d' irradiare il relativo eccitamento a tutto I'or- ganismo vivenle^ e questa cura fu sempre una cd invariabile nel periodo algido, e corrisposta da sod- disfacentl successi. Nel periodo successive il metodo fu sempre vario ed incostanle corrispondeuteraente alle fazioni proteiformi, complicate e non naturali del morbo in questo stadio. Un' altra Memoria spettanle all' indico morbo, per opera d' un altro benemerito oppugnatore di quest' orrendo nemico, ebbimo ne' Cenni storici in- torno al Cholera Morbus che afjlisse Brescia nel Givgno, LugUo e Agosto i836 del dottor Benedetto Manzini, medico Municipalc, che prima di pubbli- car colle stampe il suo lavoro, chiese di fame let- tura nel patrio Ateneo. Dando T autore al sue det- tato il modesto nomc di cenni, non intende ( sono Ic sue proprie parole ) « nc di tcsserc la storia di que- «stacrudelmalattia,iiecli aggiungcre aquantohanno M scrltto tanti valenti medici »^ma dal ragguaglio, c)ie siamo per darne apparira leggermente clie per I'accuratezza e lacopiadelle notizie egli piu attienedi cio che promelta. Premesse alcunebrevi a proemiali iuformazioni Intorno al cholera cosi indigeno come asiatlco, alle varle invasioni del priino in varj tempi e contrade d' Europa e del secondo ( male niiovo, a suo giudizio, in Europa ) in Russia dapprima I'an- no i83o, poscia in Polonia, nell' Austria, nella Prus- sia, in Ingliilterra, in Francia, nella Spagna e in va- rie parti d' Italia negli auni seguenti fino alio scor- clo del i835, ei passa a parlare del suo manifestarsi in primavera del 36, del suo dilatarsi, del suo in- ferocire, del suo mitigarsi e (inalmente sopirsi del tulto nella nostra misera patrla. Da queste genera- llta, descritto prima con patetici e vivl colori, lo state compassionevole della citta battuta da tanto flagello, ei viene a piu particolari notizie^ e inco- mincia da un' accurata e niinuta descrizione della malattia. Gravezza di capo, dolore alia fronte, inap- petenza, languore di membra, seraplice diarrea per uno o due giorni, dappoi, e il piii spesso di nolte, borbogliamenti e talvolta dolori al basso ventre, quindi un'improvvisa profusione di materie acquose bianchiccie, talvolta miste a biliose, per diarrea, accompagnata poscia da premili e qualche volta i3 rompentc senza clie I' amrnalato se n' accorgesse feccic di nalura sierosa, senza odoic, con fiocchi bJanchicci, poi vomito inipetuoso dclle lucdesi'mc materic c lalora del cibo ingojafo da poco, erano d'ordinario i primi shitomi del morbo. A quest! non lardavano a succedere i crampi alio estremita inferior! e spccialmenle al polpacc! cd a! poplil! con spasimo intollerabilc c un freddo marniorco dclle parti estreme, del quale pero I' ammalato non s'ac- corgeva, e invece lagnavas! d' un grande ardore e bruciore alia regione precordiale^ tenuissira! ! pols! od anche mancant! del tutto alle giunture delle man!, ma sensibili alle carotid! e presso al cuore, e air iucidcrsi della vena il sangue o cbe non usciva od a stcnto, denso, viscido, di color di pece, e che non fjceva separazione; fredda la faccia, fredda la lingua, il naso, F alito^ freddo, profuso, viscoso, di odor di lievito il sudore^ plumbco, terreo, cadave- rico, e spessc volte ceruleo il colore del volto, il naso affilato, le ossa zigomatiche prominenti, 1' oc- chio intorniato d' un livido cerchio, iufossato nel- r orbita, cristallino, la cornea appannala, lapupllla dilatala e poco scnsibile alia luce, I'aspetto orren- do, le mani, le dita, le ugne illividite, e qucstc in- curvatc nel mezzo, la pelle rugosa, la voce rauca, stcnlata, sepolcrale, fortissimo senso di dolore al- epigastno, c d' opprcssionc cbc si estendca circo- i4 larmente, ansieta somma di petto, soppresslone di urine, ne percio senso d' incomodo, sete inestingul- bile di fredde bevande, malgrado 1' umldita della bocca e della lingua, lintinnio d' orecchi e spesso sordita, un trageltarsi pel letto, un fastidio, un ri- muovere delle coperte, le funzioni intellettuali illese, e talvolta intorbidite, conoscimento del pericolo, lamenti, e in alcuni ammalati piccola tosse. Se av- veniva che questi sintomi durassero, come talvolta duravano, da i5 a 20 ore senza che succedesse cambiamento, I'ammalato moriva^ ma se la natura o Parte riuscivano a destare il calor febbrile, che dicesi stato di reazione, succedeva ordinariamente la guarigione, masslme se compariva un caldo e abbondante sudore, ncl qual caso il guarire era ra- pido e pronto, il che pero di rado avveniva. Tali erano i sintomi e gli andamenti ordlnarj della ma- lattia^ diciamo ordinarj, perocche moiti alFopposto erano colti improvvisamente e da tutti i sintomi piu gravi ad un tempo, e in poche ore morivano; il che succedea massimamente al primo invadere della pestilenza; se poi la raalattia, che, siccome fu detto, finia colla morte dopo quindici o venti ore, traeva iunanzi due giorni, cominciava la speranza, se proseguiva fino all'ottavo, la guarigione succe- deva facilraente, e taulo piii quanto era raaggiore I'assistenza de'medici e degl'iufermleri e la docilita i5 dell' ammalato , mcntre nel caso contrario, benche le cose sembrassero volgere ia meglio, la malattia tornava ad incrudelire, c si facea sommo 11 pericolo. Dalla descrizionc passando alle cause generalrici del morbo, 1' autoro s' astiene dal decidcre la que- stione se sia contagioso od epidetnico, e conlen- tandosi al riferlre glJ argomcnti cbe militano per 1' una e per 1' altra dcUe due sentenze, e che noi non rlpetiamo, siccome abbastanza notorj, si ri- stringe ad affermare die il principio nocevole del cholera, epldemico o contagioso cb' ei vogUa dirsl, e di tale natura da non potersi immedesimare col- rorgani'smo animale, anzi eserclta In esso un'azione disorganizzante per modo cbe gli toglie in pocbis- simo tempo la vitalita. Questo principio malefico apprendendosi specialmente al sistema nervoso gan- gliare, alterando le funzioni degli organi da questo sistema dipendenti, ne segue cbe alcune secrezloni debbano alterarsi in qualita ed aumentarsi in quan- tila, operando esso principio direttamente sulla membrana nervosa gastro-enterlca , la quale di ne- cessita mostrasi affetta per la prima, dal che nasco- no il gran vomlto c la diarrea di materie blanchlc- cie. L' influenza poi del principio medeslmo sulla inlstione organica fa cbe il sistema nervoso cada in tale prostrazione da non csser plii atto a sostenere se non dcbolmentc la circolazioue sanguigna^ e da i6 clo il rallentarsi assalsslmo o fermarsi cle'movimeall vitali, lo spegnersi anco Imniediato della vila, il cessar le secrezioni dell' urina, della saliva e della bile: col rallentarsi poi della circolazione sanguigna si toglie il calorico e la rarefazionc dell' aria che tien desti i tessuti, d' onde il dimagrare del corpo, r infossarsi degli occhi, le ruglie della pelle cbe si veggono nei cliolerosi- Finalmenle I'azione predetta del principio cholerico sul sistema gangliare, il cui influsso e, secondo Bracliet, necessario alia respira- zione, spiega come essendo questa fuuzione affievo- lita, il sangue raccolto nel polmoue non puo ope- rare la rivoluzione tanto necessaria per couvertirlo in sangue arterioso e crear la necessaria quanlita di calorico, dal che nasce il freddo ed il farsi del sangue di piceo colore. Da ciu proviene eziandio che, ritardata la circolazione sanguigna, i vasi mi- nimi sono quelli che piu sentono la raaucauza del- r influsso uervoso gangliare, e che ue'capillari della periferia del corpo si arresta il sangue, da ci6 il color livido, terreo. plunibeOjazzurro sotto la cute e le stasi alia superficie delle membrane interne, e le conge- slioni sanguigne. Ad una tale malignita del princi- pio choleroso se poi le forze della vita ajutata dal- r arte medica sieuo sufGcenti a resistere, succede allora la reazlone c con essa la speranza. Queste cose disGorse intorno alia causa del morbo, precede 17 i\ Manzini a Irallar della cura, secondo il metodo fra noi praticato dalla maggior parte dei medici. la sul principio del male amministi'avansi leggeri pur- gativi, come a dire il tamarindo, la cassia, gli olj, gli emelici, per ottenere le evacuazioni delle male- rie contenute nel tubo intestinale, pi-imo viscere infetto: per bevanda si davano llmonate ed acque gelate, decotti di riso con tuorli d' uovo, brodo di polloj mucillaggini di gomma arabica, e si mettevano cristerj della medesima fatta^ e negli ammalati di temperamenlo robuslo e pletorico si usavano le cacciate di sangue, modificando ua tal metodo se- condo r intensila del male e secondo Tela dell'am- malato. Al sopraggiungere del freddo si usavano, e d'ordinario in buon dato, leggeri eccitanti, per esem- pio r acqua di camomilla, di cedro, di caunella coa poche goccie di laudano e liquore anodino, la can- fora con mucillaggine di gomma arabica, la tinlura di casloro, il rauschio^ v' ebbe pur qualcbe medico die s'avviso di poter giovare all'ammalato prescri- vendogli del vino generoso con olio d'ulivo, ne man- c6 chi voile far prova del chinino: si amministrava nel singhiozzo il deutossido di bismuto, la radice di Colombo e il diascordio nella profusa diarrea, gli anlelraintici nella complicazione verminosa, il car- bonate di polassa e T acetato di morfina nello smo- dalo vomito. Per quauto spetla ai rimedj esterni, a si copriva T ammalalo con collri di lana e si riscal- dava^ comparso il fiedclo, si applicavano i vesci- cantl alle braccia, alle coscie^ alia pancia poi, ai polpacci ed ai piedi si mettevano i senapismi, che da alcunl medici furono ordinati in luogo de'visci- canti per V azione loro piii pronta, talvolta giova- vano le sanguisughe attaccate alio scorbicolo del cuore e le coppetle scarificate allorcli6 P amraa- lato era ivi straziato dal dolore, oltre il ghiaccio, il quale si dava anclie per bocca. Ne si trascuravano i caldi fomenti applicati al basso ventre, ne i mat- toni riscaldati involti in flanella raddoppiata imbe- vuta d'ammoniaca o di decozioni aromatiche con tinlure stimolanti di cantaridi, di senape applicati alle estreraita. Si stropicciavano e queste e la spina dorsale con morfina, con canfora, con setole, con flanella calda particolarmente nei crampi. Ottenuta poi con siffatto metodo la reazione febbrile, se que- sta era moderata e felice, accompagnata da caldo e abbondante sudore, dava speranza di guarigione^ se stentata, si conlinuava a leggermente eccitarla coi Jiffusivi, castorOj muscliio ecc. ^ che se avveniva che fosse soperchia, non solo non bastava cessare i sud- detli rimed], ma bisognava pur anco ricorrere ad un metodo contrario coUe cacciate di sangue, coi purganti, coll' acqua di lauro cereso ecc.^ se poi ve- niva in campo il deliriojcrano opportune le mignatte '3 ailc temple, I' emisslone di sanguc, il gliiaccio al capo ecc. In sul declinare della pestllenza si speri- nientarouo 1' ossido di zinco e F acqua fosforata, il primo come antispasmodico per acclictare il vomi- to, la diarrea e i crampi, e la seconda siccome su- dorifera^ ma dall' uso di quesli rimed j non ebbe il nostro medico lali risultati da potcrne dedurre Tef- ficacia contro il cliolera. INelle stauze degli amma- lati si facevano conlinui suffumigi di cloro, se ne spargeva di cloro liquido il pavimeuto, si teneano sempre ben ventilate, e si sequestravano gli amma- lati fiduciariamcnte. In generale il metodo di cura non fu ne il rigido sistematico, ne lo sfrenato empi- rismo, ma un empirismo raziouale, siccome quelio che meglio s' addattava alia sintomatologia del morbo e fu riputato il piu convenevole e proBcuo. La convalciscenza era malagevole e lunga: niun ap- petite, somma debolezza, e quasi in tutti gonfiezza ai piedi, che presto svaniva da se raedesima, ne per quanto puo testlGcare I'autore, mai recidive, seb- ben qualche scrittore asscrisca d' averne veduto al- cun caso. Segue la statislica del cholera, i cui risul- tati sono 56 per cento raffroulaudo i morti cogli ammalati, 9 per cento circa ragguagliando gli am- malati alia popolazione, e 5 ragguagliando i morti. Coufroulata poi la mortalita avvenuta durante il cholera coll' ordinaria della cilta, risulta che nei 20 mesi della pcstllenza morlrono tanti quanti muO- jono ordinariamente in un anno e mezzo circa. I ragguagli spettanti alle sezioni cadaveriche sono i seguenti, che rlferlamo colle stesse parole dell' au- tore « I cadaveri di colore che muojono del cholera « sono rigidi conie quelll che periscono di tetano^ « talvolta di color azzurro; hanno le antibraccia « rivolte verso le spalle rigide in modo da non po- tt terle distendere, le mani, le dita, le ugne lalor « cerulee, apcrti gli occhi, cristallini, infossali, naso « afGlato. le ossa zigoraatiche elevate, rugosa la pelle, u labbra sliiate in modo che danno alia bocca una « forma ovale. Internamente congeslione generale « di tutti i vasi, si maggiori che minori^ i vasi delle « meningi ingi-ossali di atro sangue, e queste me- et ningi aderenti al cranio;, i polraoni pure gonfi di « sangue nero, attaccati alia pleura, la vescica ori- « naria vuota e rislretta. II tubo intestinale si Irova « il meno allerato, sebbene, a cagione delle turbo- et lenze che soffre nella malatlia, il dovesse cssere « maggiorraente^ il cuore floscio, avente in ambo i K ventricoli atro sangue. In quelH poi che muojono « di cholera fulminante, si trova poca o nessuna al- « terazione, perche la violenza del male non per- « melte alcuna reazione all'ammalato ". Le misure profilatiche e di beneficenza in vantaggio de'poveri conchiudono la serie di questi cenni. 2.J Sopra uu plu vaslo tealro di morte, cioi dalla strage della citla a quella dell' intiera provincia, ci trasse il dotlor Willelmo Menls I. R. Medico Pro- vincialc, nostro socio d' onore, colle sue Notizie Storico-Slalistiche sul cholera epidemico coittagioso^ che desolb la cittci e provincia di Brescia nel i836^ delle quali gli piacque di far parte con due letture all' Accadeniia, prima di farle di pubblica ragione insieme col suo Saggio cli topograjia stati slice 'Tnedica della Provincia di Brescia ^ di cul formano queste nolizie un' importanlissima ed ampia sezione. Alia etoria del morbo ci preraette alcuni cenni spettanti alia costituzione atmosferica e alie condizioni sa- nitaria dell' anno i835 e del 36 ue' inesi che pre- cessero al flagello^ con che manifesta le vie che la funestissima lue trovo ncll' aria e ne' corpi prepa- rale al suo ingrcsso e a' suol strazj nel nostro pae- se^ e ciu nell' intendimento di mostrare come 1' ap- parire c prorompere de' niali contagiosi ed epide- mici fra i popoli sia spesso dipendenle da una serie di parlicolari circostanze ed eventi che lentamente predispongono 1' organismo a sentire gli effetli piu funesti delle cause morbose. E per quanto appar- tiene alia costituzione atmosferica ei nota come 1 anno 1 835, considerato nel suo generale andamento, volgesse men vario e piu rcgolare che nou furono i sei precedenti, come 1' inverno di esse anno non fosse precorso da quelle filte nebbie che sogliono al cominciar di tale staglone per plu giorni di seguito ed anclie per settimane vedersl nella nostra provin- cia, sempre asciutto e sereno e mite per modo clie appena vi apparve qualclie mostra di neve e 1' aria non scese alia temperatura dell'acqua gelata se non sul finire del Genuajo ed al principio di Febbrajo, e per pocln giorni |, come la primavera non fosse ne accelerata n^ tarda, e bench^. umida e ventosa nei primordj, fosse nel progi'esso alternata di sereno e di pioggie e senza vicende d' improvvisi abbassa- menti nella temperatura dell' aria che s'andava gra- datamente innalzando^ come pure serena e costaute fosse r aria durante la slate, il caldo continuato, ma non eccessivo, merce la frequenza di passaggeri temporali che venivano temperando 1' arsui'a atmo- sferica^ come una tale regolarita di stagione alte- rossi in sullo scorcio d'autunno, in cul Tatmosfera, gia stala da principio annebbiata e piovosa, torno ad infoscarsi verso la meta d' Ottobre sotto gl' in- flussi del vento di mezzoglorno, cui presto successe quello di tramontana con si straordinario raffred- damento dell' aria, die si videro ingombrarsi di neve le montagne piii vicine^ come da quest' epoca al ter- mine di Maggio ed anche a parte del Giugno noa si ebbe cbe una vicenda incessante di giorni umidi e freddi ed uno squilibrio s\ costante c perlungato nell'atmosfera, clic parve clie rinverno principiato nel niese d' Ottobre non finisse sc non col Magglo, anzi die in Glugno medesimo il solstizio che ap- prossimavasi non fosse per baslare a superar la preponderanza dell' invernale stagione; come tutto ad un tratto, mediante un uragano de' plu potentl, che scoppio nella sera del i8, conversi in pioggia strabocchevolc i crassi vapori ammassati nell' aria, quasi per incanto si mutarono le cose, ed alia fri- gida ed umida stagione successero subitamente gli ardori della piii calda state^ come Cnalmente questo cangiamento improvviso dovetle fornire occasione sopramodo propizia al rapido svolgersi e impetuoso allargarsi fra noi della malattia cholerica , che gia s' era qua e Ik manifestata. Le quali cose corredate col riassunto delle osservazioni meteorologiche del i835, e dei primi sei mesi del 36, quanto alle con- dizioni sanitarie osserva e con prove di fatto dimo- stra, che in tutto il corse del i835 le malattie or- dinarie prodotte da cause costituzionali furono me- no frequenti, variate, ostinale e di piu pronta e facile guarigione che negji anni precedenti:^ che fra le malattie che vengono generate da un.conlagio specifico non si numerarono che il vajuolo e la scar- lattina, il prime de' quali, ch'ci considera come una sequela dell' epidemia che dal 1809 in poi va con licva pose percorrendo qua e la la provincia, seb- =4 bene nell' inverno si dllalasse e incrudlsse plu clie negli anni precedent!, nella slate andi mitigandosi e al sopravvenire d'autunno parve del tutto esllnto, e r altra, clie si volse tutto ad un tratto sopra cin- que cotnuni, restrinse i suoi assalti a pochi indivi- dui, de' quali un solo fu vittiraa^ che nell' inverno e nella primavera del i836, benche queste due sta- gioni corressero cosi sinistre, non solo le malaltie d' indole costituzionale, tna persino le plu comuni scarseggiarono fra noi generalmente, gli spedali non furono raai meno popolati, non insorse nessun male epideraico, e quello clie piu fa meraviglia, lo stesso vajuolo che da plu anni di seguito nelle dette sta- gioni non restava di ridestarsi e piu o meno diffon- dersi in qualche parte del territorio, mostratosi ap- pena in tre o quattro comuni, scomparve per non piu riprodursi se non sul terminare dell' anno^ che nondimeno questa scarsita e mitezza di malattie che precesse il cholera non dee credersi che abbia relazione e affinita coll' arcana natui'a di esso, im- ■perocche un tale slato sanitario si vede esser con- seguenza delle costituzioni atmosferiche quando si consideri la costante e uniforme perversita di quelle due stagioni, nelle quali non essendo stata alterna- tiva di buon o mal tempo, non doveano natural- mente avvenire sconcerti nel fisico^ che ad onta di cioj perche in quel frattempo mancasse 1' occasione alio svolglraento dc' morbl, non dcvcsi credere che non si fosse a poco a poco gcnerato ne' corpi uno stalo di mala disposizione, di morbosa opportuaiti e proclivita a cedere prontamente all' azione im* provvisa di niallgne influenze, stanleche un freddo umido straordinariamente protrallo dovea modifi- care a quelle suscettivita e mutamenti le fibre e fors' anche I'impasto organico de'tessuti, ed in par- ticolare del nervoso e del membranoso, per modo da indurre una eniinente predisposizione morbosa: il che a stabilii'e contribuiscouo ancora gli argomenti di fatto^ essendosi in quel lungo inverno notato come la convalescenza delle malaltie sporadiche, el anche delle piii leggeri, si protraesse oltre il corn sueto e facilmente ne seguissero le recidive, come le persone dotate di molta suscettivita nervosa it- clinassero a quelle anamolie e a quei turbamea.I che dalTabnorme azione de' nervi dipendono, com? facilmente alia somministrazione dei rimedj purga- tivi venissero dietro scorrevolezze di ventre e diar- ree irrefrenabili, come la condizione flogislica, che suole mostrarsl fra noi tanto aperta in inverno e in primavera e accompagnarsi a qualsivoglia malat- tia, era oscura, incerta e raascherata sovente colla semplice irritazione, come finalmente in sul decli- nare di quell' umida e fredda costituzione le ga- stratgic, i lurbamenti di ventrcj i vomiti e le diar- 26 . ree si andavano qua e la manifestando^ i quali scon- certi bench^ non assumessero forma di bene spie- gate raalattie, nondimeno duravano a lungo, e sotto r uso de' rimedj evacuanti plu usual! si faceano in- sislenti e pertinaci. Dalle quali cose 1' autore con- clude I. che nel silenzio de' morbi die si ebbe a notare ne' primi mesi del i836 sotto 1' influenza d' un' umida e fredda costituzione cotanto prolun- gata si ordijjo quella particolare pvedisposizione nella fibra vivente che la rese oltremodo proclive alle raalattie del tessuto nervoso e membranaceo. 2. che al diffondersi dell' aura cholerica fra noi ognl cosa era in guisa coordinata da renderla somma- siente attiva ed al maggior grade perniciosa. Da quesli cenni preliminari egli b naturalmentecondotto nella narrazione della tragica storia. Comincio essa nel giorno i6 Aprile in una donna di sessant'anni, Maria Mazza lavandaja presso gli spalti della porta di S. AlessandrOj la cui morte seguita in poche ore dopo una malattia di forme straordinarie, in tempo che la pestilenza avea posto radice nella contigua provincia di Bei'gamo, esscndo stata riferita al no- stro medico Provinciale, ei non dubito, investigatane la causa prossima, di statuirla prodotta dal cholera asiaticOj e di dichiararla siccome tale al Magistra- te. Dopo essersi la Mazza tutto il giorno travagliata nel suo mestlere coUa sollta kna e buon umore si 27 ridudse in sul far dclla sera alia sua abitazionc, ovc fu tosto assalita da mal essere generale e da dolori di ventre, ai quali tennc dietro un secesso iufrcna- bile che la fcce cadere a terra svenuta. Un freddo marmoreo occupo e induri le sue membra per modoj che sembrava cadavere gia fatto. In tale stato tro- vata, fu messa a letto e con ognl diligenza possibile soccorsa e riscaldata. Risens6 a poco a poco ^ ma r angoscia e Y affanno non le permettevano di dire il suo male , e appena potea col gesto indicare la parte del corpo plu offesa. Ebbe un vomilo copioso e qualche altro secesso^ ma il freddo alle estremita ad onta di sussidj calefacenti coutiuuava ad essere intense^ i muscoli erano irrigiditi e contratti, e di quando in quando venivano scossi dal grancbio, che facea geniei'e cupamente 1' ammalata. Duro in que- sto stato alcune ore, e in capo a dicci spiro. L' au- topsia non mostro se non qualche alterazione su- perficiale nei tessuti del tubo gastro-enterico, degli ingorghi sanguigni ne' minimi vasi della mucosa: il cuore era floscio e ridondante di sangue sciropposo ed atro, e per sangue coagulato ingorgati e turgenti i polmoni^ ma quello che particolarmente si noto fu 1' cffusionc nel cavo intestinale di un umore lat- ticinoso mollo adercnte alT interna mcmbrana, il quale rassomigliava ad una decozione di riso. Tre altri casi successi in un mode pressoche identico 3d nei giorni iS, 19 e 20 In tre persone di sesso ma- scliile nel fiore della virilita, morte in capo a 4, 5 o 6 giox'ni senza prodromi della malattia, e, fuor che in una di esse, senza cause predisponenti, e le auto- psie che manifestarono beu pronunciate quelle con- dizioni patologiclie che trovansi descritte nei libri che trattano del cholera, indussero i nieglio veg- genti fra i medlci a x'iconoscere senza esitanza la comparsa di questa nuova pestllenza anclie in Bre- scia. Scoi'sero ventiquattro giorni, seoza che nella citta succedessero nuovi casi^ ma intanto il male andu scoppiando in varj punti del terx'itorio. II gior- no i4 Maggie ricomparve in Brescia, c stanziossi dapprima nelP ospital femminile, fra i cui cancelli si teune ristretto per tutto il resto del mese, me- nando guasto principalmente fra le ricoverate nel manicomio^ ne intanto ora in un paese ora nell'al- tro del tcrritorio la peslilenza cessava dall'ampliar- si. Nondimeno durante i due mesi d'Aprile e Mag- gie i casi success! in tutla 1' arapiezza territoriale, compresa la citta, non passavano il numero di 120, bench^, da pochi in fuori, fessero seguiti da pronta morte. Ma il germe diffuse in molti e sparsi siti, la ben raffermata disposlzione dei corpi alle malattie del sistema gastro-intestinale che si svelava qua e la con sconcerti addominali di varia natura, i rapi- dl progressi che andava il male facendo nel Ber- 29 gamasco, verso i confini del Bresciano, le frequentl comunicazioni dclle due provlncie per commercio o per altro, 11 passaggio continuato dellc milizie da un paese all' altro, e plu di tulto 11 cambiamento clie stava per succedere nella costituzione atmosfe- rica all'approssitnar della state, la quale ha senipre favorlta la diffusione del cholera, facevano giusta- mentc teniere di peggio. In fatti nel tnese dl Giu- gno i progress! del male si fecero di glorno in gior- no piu rapidi e incalzanti. Nel giorno tre salto dal- I'ospitale delle dounc nell' ospizlo delto della Mer- canzia, rlcovero di vecchiarelle impotenti ed infcr- miccie, e nei giorni appresso scoi'se di mano in mano in varie parti della citta, nelle parrocchle piii for- nile di poveraglla, negli ospizj di carita, nello spe- dale mascliile^ ne meno rapido intanto fu il suo diffondersi nel territorio, contandosi in quel tempo non meno di settanta paesi, nei quali erasi intro- dotto e serpeggiava il germe fatale. Due avvenimenti segnarono I'cpoca della maggior diffusione del mor- bo tanto nella citta che nella provincial e furono il tcrremoto accaduto nel giorno 12 del mese e il vio- lenlo uragano del 18 di sopra accennato. Dopo il tcrremoto si notu come il cholera diffondendosi con celcrila per molti paesi, acquistasse una latitudine doppia per lo meno di quello che avea prima. Dopo r uragano si propagu a dismisura in lutti i siti ove 3o avea messo radice. «. II nial seme { scrive I'autore) « sotto r influsso di un sole cocente e d' un' aria « calda eJ umida, che nel sllenzio d' ogni vento 5? offriva un velo sospeso nelle regioni plu basse del- « Tatmosfera, ed in un suolo carico di principj fer- u menlanti e attivissimi si formo in breve pianta u gigantesca, funesta, tremenda n. Nella citta dopo il giorno 18, nel quale ammalarono circa a 5o per- sone, i casi montarono al centiuajo, e nel giorno 22j nel quale la malattia pervenne al colmo del suo furore, i cholerosi denunciati non furono meno di i5o. Ne' seguenti fino a\ ^ o 5 di Luglio furono intorno a 100 ogni giorno. Mentre la pestilenza imperversava fra i citladiui andava sempre ingrau- dendosl in tutti i paesi die circondano la citta ed in quelli degli altri distretti dei quali avea gia preso possesso. Veniva pure di mano in mano penetran- do ne' siti piii riraoti, non rispai'miando la solitu- dine delle valli e le stesse vette dei monti. Nella citta dopo i primi giorni di Luglio comlncio il mor- bo ad attenuarsi ed a perdere d' intensita; e la sua diminuzione fu si costaute e progressiva, che verso la raeta di Luglio non ammalavano piii di i 2 o i5 persone al giorno^ tanto clie questo numero dimi- nuendo pill sempre, in sul finire del mese la malat- tia sembrava cessata. Perocchc gli assalti die av- vennero in Agosto e Settembre, e che tutti insieme 3f non superarono la trcnlina, furono di tal indole e di cosi facile guarigione, die non poteano riguardarsi se non come ultimo sfogo di una epidemia che di- fettava del necessario alimento per mantenersi viva. Com' ella andava scemando nella citta, cosi faceva ne'luoghi del paese che insieme alia citta ne furono assaliti^ talche intorno alia meta di Luglio in alcuni era affatto estinta, in altri si reggea debolmente^ in alcuni pochi, quasi a corapenso d' un piu tardo progress©, ebbe una piii lunga durata ^ in nessuno non si videro ne recidive nc ricrudesceuze. Se non che dopo la meta di Luglio la pestilenza si fece piu generale, e pervenne alle estremita della provincia in tutti i punti cardinal!. Ad eccezione di pochi comuni isolati fra le montagnc, non fu paese o bor- gata che andasse immune da'suoi assalti: ma questi non erano ne cosi rapidi, ne cosi irregolari, ne cosi violenti come per lo innanzi. Diffondevasi il male con certa regolarita da paese a paese, da contrada a contrada^ non prendeva di colpo, ma veniva sem- pre annunziato da prodromi, lasciando tempo at piu accorti a provvedersi: per conseguenza le stragi crano niinori rispetto al numcro sempre crescente de' casi che succedevano ovunque. Col terminare del raese era il male del tutto cessato in alcuni paesi che pill nc furono infestati ncl Giugno, ed in altri era prossimo a cessare. In quelli uei quali era ap- parso nella prima meta di Lugllo era diminuito notabilmente, e contluuava ad impervevsare nei siti ove era eiitrato ultlmamente. lutorno alia meta di Agosto si mostrava cosi languido e snervato anche in questi, die poteasi con slcurezza predire non lon- tano i! suo termine. I pochi casi cbe occorsero ne' mesi di Setterabre ed Otlobre poteano considerarsi piuttosto come conseguenze d' un male sporadico cbe d' una flagrante epldemia^ erano come 1' ultimo sfolgorare d' una fiaccola cbe si spegne. Un Giu- seppe Viviani di Manerbio fu Y ultima vittima. Da questi cenni sulla storia del morbo procede I'autore all' esame dei sintomi e delle forme: e quanto ai sintomi osserva cbe benche fossero svariatisslmi nel grado e nella intensita, secondo gl'individui assaliti e la guisa del succedersi, alcuni pero prevalenti e caratleristici se ne mostravano sempre, ai quali il cbolera si facea cbiaramente conoscere come malat- tia diversa da tulte le altre e sui generis. Consiste- vano questi nel vomito o nella diarrea d' una spe- ciale materia sierosa e biancastra, nel freddo piu o meno intense delle estrernita e spesso ancora di tutto il corpo, neir alterazione della voce, ma in guisa cosi particolare e distinta quale non si osserva in altri mali, nella soppressione generale o parziale delle orine, in ispasimi clonici o tetanici del sisteraa niuscolare e sopra tutto degli arti, in ansie ed am- 33 bascie pvecordiali , in un scnso di stringimento sof- focativo sotto le cosle spurie, in maccliie estcse di color livido c ncraslro dell' organo cutanco, che or- dinai'iamcnte principiavano dalle man! e dal volto e poscia propagavansi a tutto il corpo, nclla rallen- tata circolazione del sangue con pei'dita spcsso del polso, uella qualita del sangue estralto, ehe si pre- sentava d' un colore atro-piceo con poca fibrina e assai scarseggiante di siero, e per ultimo in un co- tale altcggiamenlo delle liuee del volto, clie pareva significare i piii grandi patimenti del corpo. Quando tulti o nella massima parte concorrevano insieme qucsti sintomi, e con caraltere ben pronuncialo, la malattia assumeva una forma niinacciosa e trenien- da, e r aspetto dell' infermo meltea spavento e ri- brezzo. Tenendo dietro al piu comune manifeslarsi e procedere del morbo era agevole lo scorgere come ne vcnisse preso per primo il sistema nervoso, e se- gnalamente il ccntro ganglionico formalo dal nervo gran simpatico che pretiede alia vita vegetativa, couie poscia ne seguivano perturbamenti ne'visceri nalurali e particolarmenle nel sistema gastio-intc- stinale e per ultimo come ne venisse colpito 1' ap- parato respiratorio e quello della circolazione del sangue. Ma un tal ordiue era spesso e a tal segno diverse, clie si puu dire che in ogni caso speciale la roalallia veniva modificala dalle coudizioni c dagli 3 34 abiti individuali, dalle idiosincrasle, dall' eta, dal sesso, dalle complessioni e dagli esterni agenti per raodo che benche sempre serbasse la sua indole di- stinta e feroce, vestiva le forme piu svariate e plu strane. II perche il nostro medico repula erronea e non rorrispondente ai fatti la dislinzione che del cholera si e fatla coraunemente in quattro stadj di- stinti*, di predisposizione o pi'eludio, d' invasioncy di algore e di reazione ^ imperocche il prime non era sempre foriero degli altri e talvolta cessava senz'al- tre conseguenze, il secondo facilmente si confonde- va col terzo, che talvolta mancava, il quarto costi- tuiva piu di fi'equente la crisi della malattia, ma talvolta ne apriva la scena. E pcru egli stima che ad una tale divisione sia mcglio, come piu naturale, sosliluire la distinzione del cholera in mite ^ grave^ e grai^issimo J riferendo al primo quelle alterazioni accompagnate dalla diarrea che si diffusamente si manifestano durante I'epidemia cholerosa e spesso, facendosi piii intense, danno luogo al cholera grave, denotando col secondo il vero cholera, che in modo ben distinto e prouunciato percoi're i due periodi di algoi'e e di reazione e manifesta prima la condi- zione passiva o tormentata della vitalita e poscia r attiva o I'oi-gasmo, e comprendendo ncl terzo i casi ne' quali la malattia invade da bel principio con somma veemenza e con tale apparato di sinto- 35 mi da togliere preslo la vita, il die se avviene nei primi istanli Jell' assalto o fra poche ore, la ma- lattia nicrila il nomc di fulniinanlc. Dopo di clo ei conlinua tratlaudo delle affczioni consecutive e co- me dir dipendenti dal cholera:^ impcrocche ordina- Tiamente col cessar dclia prostrazione vitale e col destarsi della reazione non si cliludeva la scena: ma nuovi malanui iiisovgevano di natura differente e talvolla complicatissitni, i quail a manicra di affc- zioni secondarie o di moibosc successloni si prolun- gavano piu o meno, tcrminando nel modo che so- gliono le malattie di ben conosciuta indole e di non dubbia cssenza. Queste secondarie affezioni erano sempre proporzionate alia violenza c alia durata dclla malaltia principale, e la gravezza e importau- za loro dipendcva dagli abiti, dalle condizioni indi- viduali e dai visceri e sistemi organici in cui si spie- gavano. Erano di molte specie: e le pid comuni si riducevauo a lenle ed acute inOammazioni del ccr- vello, de'polmoni, dcllo stomaco e degl' intestini. Le febbri nervosa con aspetto di tifoidee suscitate c mantenute dagli irritamtnti e dalla flogosi delle membrane del cervello e di esso slcsso queslo viscere si videro mollo frequenti , e parlicolai-menle nella stagione piu calda, in soggetti eslenuati e predispo- sti alle malattie nervose. Non furono rare, in alcuni luoghi principalmenle, le malattie dclla pcllo simu- 36 lanti esantetni dl varia natura, come rorticaria, la miliare, le petecchie. L' edema e 1' anasarca alle estremita inferiori videsi pure con frequenza tener dietro al cholera negl' individul clie aveano supe- rata ogni altra affezione secondaria, del qua! esito si ebbero moiti esempj in cltta ne'cholerosi del mese di Giugno. Le persone clie ammalarono di cliolera essendo in istato di lenta od acuta affezione di qual- che viscere o affetti da lesioni di tessuti o che ave- vano qualclie predisposlzione morbosa, superato il male, si trovavano in uno slato peggiore senza con- fronto di quello di prima ^ audavauo incontro a ga- gliarde esacerbazioni degii antichi nialori e doveano lungamente languire sotto una penosa convalescen- za, prima di poter riaversi ad uq certo grado Ji sa- lute. I dotati di molta suscettivita nervosa dopo i travagli chulerici si risentivano a lungo di un nota- Lile indebolimento di qualche senso esterno, e spesso andavano incontro a spasmodic, a tremori musco- lari, a cefalalgie, a perdita di memoria e perfino alia fatuita. I cagionevoli per debolezza o per vizj nel tubo gastro -enterico facilmente incorrevano nella diarrea, die si faceva abituale, in dolori co- lici, nel vomito, nel singhiozzo. L'apoplessia, che al destarsi d' una gagliarda reazione ebbe a rapire piii d' un individuo disposto eminentcmente a tale ma- lattia, comparve col processo del tempo in alcuni 37 qual conseguenza dcllo sfiancamento successo ad una troppo prolungata distensione di vasi del cer- vello solto I'alglda asfissia. Le palpitazioni di cuore accompagnavano soveute la coavalescenza di quelli che aveano a lungo durato sotto forti stasi sauguigne nel centro della circolazione. Non rara mostravasi in alcuni la difGcolta di orinare per una condizione paralitica della vescica, e non mancarono incomo- dl e parziali sconcerti cosi de'nervi come de'muscoli, i quali dipendevano dalPalterazione sofferta uell'm- tiiua tessitura da alcuni tronclii nervosi, dal mi- dollo spinale ed anclie dal cervcllo. Osserva 1' au- tore che il cholera non lasciava generalmente dispo- sizione a recidiva ^ ma che pero erano a preferenza disposti a contrarlo coloro che avevano in corso altri mali o proclivita a cadere in uno tato mor- boso di qualsivoglia natura^ nei quali quand'anche la pestilenza non sempre spiegasse una forma ben distinta e caratteristica, nondimeno la sua influenza era oltre modo perniclosa, come quella che affret- tava la loro morte, o produce va in essi cronicismi incurabili. I risultati delle necroscopie operate sui cholerosi morti cosi nello stadio algido come per afTezioni secondarie non discordando da quelli che si leggono riportati nei tanti libri che trattano del cholera, il iiostro medico non stima prezzo dell'oper ra il riferirli, e si ristringe a notare che se le in- 38 dagini fatte coUe sezioiii dc'cadaveri valsero a con- fermare la diagnosi pronuuciata dai medlci piu as- sennatl intorno al male che avea prodotto la mor- te, non rischiavarono punto 1' arcana sua natura, ne prestarono materia ad argomenti sicuri per ista- bilirne P essenza e per dedurne la causa prossima. Lasclata adunque da parte 1' Indagine di questa, el si volge a ricercare piuttosto iielF iatrodursi e pro- pagarsi del cholera nelia nostra provincia la sua causa occasionale. Al qual uopo, descritte dappri- ma con vivi e rapidi tocclii le peregrinazioni e le corse tremende della rea pestilenza dall' India sua culla in vai-ie regioni dell' Asia, d'Europa, dell'Ame- rica, dell' Affrica, e dall' anno 1817 fino a quest' ul- timi tempi, ei procede ad esporre piii particolar- raente il suo modo d' insinuarsi e diffondersi nella nostra provincia e a notare quelle peculiari circo- stanze che piu contribuirono alia suapropagazione. E pero, accennato come intorno alia fine del Dicem- bre 1 835 il cholera scoppiasse nella citta di Berga- mo, discosta non piu' di dodici miglia dall' ultimo confine occidentale della provincia bresciana, e come vi si propagasse e allargasse nel Marzo, osserva come appunto in questo mese avvenissero in Brescia i quattro accidenti cholerici di sopra indicati^ come la maggior parte degli altri che accaddero nella pro- vincia durante il Maggio succedessero nei paesi si- 39 tuali lungo la strada clie mettc in comuuicazlone le due provincie e nel plu vicini ad essa^ come in Brescia la prima persona colpita, cio^ la Mazza la- vandaja di sopra nominala, seppesi che avea lavati alcuni indumenli che provenivano dai paesi sospet- ti^ come i primi casi di cholera In Paratico, Palaz- zolo, Pontoglio, Urago d" Ogllo, Goccagllo ed allro- ve successcro In pcrsone che avcvano viagglato per luoghi infelti della provincia limitrofa od aveauo avuto commercio con gente che per inleressi ed af- fari avea diretta od indiretta comunlcazione coi Ber- gamaschi: come nel manlcomlo di Brescia fu il pe- stifero germe portato da una merelrice che durante 1' inverno avea trafficato preslando per pegni nella contrada di Bergamo ove primo apparve il cholera, soggiornando in una casa ove alcuni n'erano periti^ e cio quauto alia scaturiglne e derivazione della pe- stilenza nelle nostra provincie. Per quanto spetta alia sua diffusione, al modo per cui questa operossi e alle cause che piu. la Yavorirono, espone Tautore che nel periodo di tempo compreso fra la mela di Giugno e quella di Luglio pareva che non si potesse dubllare che una infezlone generale destatasi nel- r aria moltlpllcasse non altrimcnti che per emaua- zionl mlasmatiche i cholerici assaltl, essendoche po- teansi facilmente additare i centri ove divampava coa pill furore il focolajo dell' infezlone, fra i qiiali 4o il piu cospicuo era quelle della citta, d' onde par- tivano a guisa di vaggi gli effluvj pestlferi che infet- tarono il prlmo distretto die dalla citta si denomi- na, e dopo il quale venivano quelli di altre borgale, la magglor parte capo-luoglii di distretto, tutte sfere d' infezione il cui influsso si spaudeva piii o meno sui circostanti comuni in ragione delle distan- ze, della posizione piu o meno vicina delle abita- zioni, della maggiore o minore socievolezza, della ventilazione della plaga e della condizione dei sili e degli abitatori; cbe intorno alia meta di Luglio la pestilenza prese un corso piii regolato e progressivo continuando a diffondersi per ogni verso, percor- rendo tutta 1' ampiezza del territorio, e perdendo finalmente la sua lena e cedendo all'approssimarsi d' altre malattie che pareano voler farle corteggio e combattere sul campo delle sue vittorie^ che per r una parte la costituzione atmosferica e la condi- zione sanitaria di sopra notate disponendo i corpi alia infezione cholerica e per Taltra i progressi dap- prima lenti e non minacciosi del male facendo la popolazione poco curante del pericolo e delle pre- cauzioni individual! , servirono a favorire la propa- gazione^ che introdotto il germe cholerico nel suolo bresciano, e per quanto appare dai fatti sovra espo- sti, da Bergamo, principale veicolo a trapiantarlo ne^ suoi primordj da un luogo all' altro della pro- 4i vincia furono quegli opcrai mercenarj che sogliono nel tempo dell' allevamento dei bachi da sela fra noi far concorso dal Modanese, dal Parmigiauo e d' altrondc per la sfrondatura dti gelsi, detti volgar- meote Pelarini, i quali per le gravi faliche in che si travagliano , per la miseria e il sucldume in cui vivoao sono sommamcnle condizlonatl non tanto a conlrarre pei primi la raalattia quanlo a trasmet- terla coi loro cenci dai luogbi infetti ne' sani^ che il repentino carabiamento delT almosfera anuun- ziato dal terremoto del 12 di Giugno e compito dalla straordioaria procella del 18 e il subito tra- passo da un' umida e frigida primavera agli ardori d'una state violenta, riuneudo gli sparsi fomiti d'in- fezione, resero piii penetrante e operoso quell'ignoto principio che costituisce la causa occasionale della malattia, le fecei-o acquistare il vero carattere epi- deniico e in breve la recarono alTapice del suo fu- rore^ che finalmente una guisa d" influenza cholerica piu o meno sentita da tutti, la paura e Pavvilimento, frutto di una tale influenza, che operava piii gene- ralmente sul sistema de' nervi, le funeste simpatie che per gli orecchi e per gli occhi penetravano al cuore, r uso de' cibi vegetabili e succolenti, i con- tatti di persone e robe infette, i nuraerosi conve- gni di gente furono taute efficacissime cause ai pro- gressi del morbo. Dalle quali cose tultc ei deduce i 42 seguentl corollarj « i. II cholera del i836 fu una « malattia nuova per la provincia bresciana, e fu « iraportata da quella di Bergamo. 2. La causa oc- « casionale del cholera fu un princlpio specifico, im- « mutabile, atUvissimo che ingenerandosi e svolgen- « dosi dal corpi ammalati avea la capacita, inslnuan- u dosi ne' corpi sani, di deslare sotto certe date u circostanze un processo morboso simile a quello « che lo produsse. 3. L' origine del cholera e dun- « que contagiosa;, i suoi progressi si effettuano alia K guisa d' ogni altro conlagio. Non si fa cpidemico « nel senso d' una malattia diffusa nel popolo che «« al moltiplicarsi dei conlatti e alia frequenza degli « incidenti che ne conseguono. 4- Tanto piii presto « e con facllita si determina V epidemia cholerica K quanto maggior opportunita prescntano al morbo « le persone fra le quali venne lanciato il gerrae, e « quanto plu collimano gli esterni accidenti a ren- « der questo piu volatile, attivo e penetrante,e piu « ovvj sono i mezzi adatti a servirgli di veicolo. « 5. Le cause coslituzionali, insufficenti per se me- « desirae a generare il cholera, sono le piu atte a « determinare 1' epidemia cholerica. Sotto il loro « influsso portato ad un grado elevato puo stabi- « lirsi una infezione piii o meuo estesa neli' aria, « non gia una infezione nel senso comune, ma bensi « contagiosa. 6. Delerminata 1' infezione cholerica. 43 a >1 male finisce piix presto, giacche altacca in breve « il maggior nuniero d' iudividui: ma nel tempo « stesso fa scntire in uu modo o nell' altro i suoi « tristi effetti anchc in quelli che hanno le minori « disposizioni a siffalta malattia. y. II cholera come « semplice malaltia contagiosa c poco da paven- « tarsi, giacche pochissimi sono gli individui sani, « ben costituiti e regolali nel viver loro che natu- « ralmente siano proclivi a contrarla, e d'altronde « facilmente si puo ovvinrla con opportune precau- « zioni: come malattia contagiosa ed epidemica ia « senso costituzionale e una malattia tremenda e « devastatrlce. Quanto piii gli accidenti esterni pre- « scntano una condizione analoga a quella che e K propria del suolo ove il male ebbe la sua origiucj « tanto piu facilmente si spieghera con effetti ra- u pidi, irresistibili ed estesi. La cilta di Brescia coa « una parte del suo territorio ha per diversi giorni it in Giugno mostrala una decisa analogia col suo « clima ad una citta piantata in riva al Gauge, e « dovette percio provare nel modo piu violento gli « effetti del principio cholerico, il quale certamente tt sotto altre circostanze non le avrebbe recato niag- u gior danno di quello che reco in altre citta lom- « barde e venete n. Queste cose concluse, osserva r autorc come un male sotto denomiuazione di cho- lerasi conoscessefiao daUempi antichissimi, il quale 44 considerato nella forma di profuse evacuazioni per vomito e per secesso e una malattia delle piu ordi- narie clie si puo dire coetanea col geriere umano^ come al coatrario considerato ia altro senso ed aspetto, qual venne descritto dai piu famosi scrit- toi'i di cose mediche, e malattia ben piu grave, d'in- dole ordinariamente sporadica, e che in alcuni tem- pi assunse gli andamenti di un male epidemico; come nell' Indie orientali un tal male si considera come endemico, e si fece sempre dipendere dal concorso di molte cause topiche e particolari, ne fino al 1817, benclie assalisca con una forma piii minacciosa a mortifera di quella che suol pi-endere il cholera spo- radico degli Europei, si sospetto contagioso nep- pure dagli stessi Indiani^ come dopo il 18 17 essen- dosi quel male mauifestato successivamente in quasi tutte le asiatiche provincie, prendendo le mosse dai luoghi limitroG alP Indie, ed avendo poscia per- corsa quasi tutta I' Europa e una parte dell'Afi'ica e dell' America, e conservando in tutti i climi e nelle pill diverse regioni della terra, in mezzo a tante mi- sture di popoli, la stessa indole maligna, le primi- tive sue forme, con andamenti sempre eguali, e fa- cendo scempio di gente sempre ad un modo, ragion voleva che lo si attribuisse ad un germe contagioso e specifico e si considerasse non altro che una figliazione del cholera indiano. Dopo di che accen- 4S nate le epidetnie cholerlche successc in varie parli d' Europa prima che in esso apparisse 1' indico morbo, espressa 1' opinione cV elleno non avessero una deiivazione simile a questo morbo che da qual- che anno va desolaudo la terra, ma che fossero su- scitate da cause costituzionali, descritta I'epidemia cholerica a cui 1j provincia bresciana sottostetle nel 1827 e dal raffronto di essa colla pestilenza del i836 falto ravvisare il carattere dislintivo dell'una e deir allra, radducendosi al suo speciale proposito procede al ragguaglio del metodo fra noi adoperato nella cura della seconda. Fii questo qual natural- mente il portava una nialattia sconosciuta nella sua esseuza, rapidissima ne' suoi progress!, variatissima nelle sue forme, conlro la quale i cuUori della me- dicina, dopo varj sistemi di cura provati nei pri- mordj della invasione, non trovarono nulla di me- glio che appigliarsi ad un empirismo razionale, ad un metodo sintomatico, iudividuale, islintivo, sic- come il meno dannoso e pericoloso. Variarono quin- di sommamente i rimedj e le praliche nelle diverse cpoche del predominio della pestilenza, c a seconda del vario credere ed anche ricredersi de' medici: nondimcno per certi rispetti erano seguite alcune generali indicazioni secondo i differenti stadj del morbo. Nello stadio d' invasione, allorcbe il male procedea uella forma plu mite c coi sinlomi tenuti 46 in conto di prodromi, le mire del medico volgeaasi ad arrestare la diarrea, a domare il voraito, a pro- muovere il sudore, a calmare 1' orgasmo e T irrila- zione, a minorare la massa sanguigna se esuberava. Vennero pei-cio usati, a seconda de' temperamenti, dalle idiosincrazie, dell' eta degl' infei-mi, e sccondo r importanza dei fenomeui morbosi, i the di erbe aromalicbe, discuzienti, sudorifere. le fomeiitazioni calde ed ammollienli, i blandi purgativi di magne- sia, di tamerindo, di calomelano, gli olj, T ipeca- cuana, i preparati d' oppio, i salassi tanto generali die locali ecc. L' ammalato si faceva stare a letto e si alimentava leggermente. Se, uoq succedendo la guarigione, il male si aggravava e compariva 1' al- gore, in tale caso ed in ogui altro consimile si pas- sava prontamente all' uso delle raisture oppiate, degli antispasmodici, delle acque stillale aromati- che, dell' acqua di lauro ceraso, del muscliio, della canfora, di blandi purgativi, di rimedj alleranti e delle bevaude fredde e ghiacciate, dando la pi-efe- renza al ghiaccio in pezzetli, quando poteasi avere in pronto. Si copriva 1' ammalato con panui caldi, gli si applicavano sacclietli d' arena o di cenere calda e botliglie di terra con enlrovi acqua bollente alle parti piii fredde ed assiderate, le quaji oltre a ci6 si confricavano con paunilani aromalizzati di varj profumi, con spazzolc od altro. Ne' casi piii 4) gravi le fregagloni si cornplvano con sostanze oleose, con spirill canforati, con linlmenli volatili e simili. Nel tempo stesso coprivansi alcunc pari! del corpo ed in particolare la regione epigastrica e le eslre- mita inferioi'i con empiaslri rubefacenli senapizzati, co' vescicanti • ne venivano trascurate, secondo le circostanze, le deplczloui sanguignc col mezzo delle sanguisughe, dclle coppette scariGcate e talvolta anche della flebotomia, i clisteri ammollienti , gli irritanli e gli avvalorati con qualche preparalo d'op- pio. Tl ghiaccio veniva altresi di frequente applicato alia testa e alia bocca dello stomaco. Cessando I'al- gorc e succedendo la reazione, in questo stadio del morbo servendo di guida e direzione il criterio me- dico die ravvisava la necessita di favorire i rauta- menti critici, di secondare gli sforzi della natura, promovendoli se lenti, e reprimendoli se esaltati, e non trattandosi piu di combattere una malattia d' originc ignota, ma di opporsi agii effetti visibili per essa indotti sulla fibra e di medicare le affe- zionl secondarie die si destavano in varie parti del- Forganismo, la cura era percio determinala dalle leggi e dai canoni di terapeutica generale, e diver- sificava secondo i casi, Ic persone e le forme raor- bose c secondo i magglori o minori patiraenti sof- fcrti dalla vilallta sia nel generale, sia in alcuni si- slemi e visccri. Condiiceva a buon porto un blando 48 metodo controstimolante ed amtnolliente avvalorato dalle deplezlonl sanguigne si general! die parziali , alternando frequentemente i rimeJj alteranti , gli anodini, i blandi eccitanti, i demulcenll e slmili. Ollre a queste pialiclie generali alcuni metodi e ri- medj speciall furono da taluiii con buon successo tentali ed ebbei'o voga nel pubblico^ dei qudi non si potrebbe decidere 1' efficacia ed il merito reale senza molti e dlfficdi confrouti, e senza aver riguar- do a raolte circostanze di tempo, di luogo, di ma- lattla, di persona. Questi furono il vino niisto con olio, i bagni caldi e freddi, le frizioni mercuriali, le bevande fredde e V uso del gliiaccio, 1' ossido di zinco, il calomelano, la corteccia peruviana. Dalla cura della pestilenza, descritti pi-ima gli effetti pub- blicamente prodotti dalla impressione morale di tanta sciagura, il nostro storico precede al raggua- glio numerico degli aramalall, dei guariti e dei morti nella citta e provincia raffrontato colla po- polazione e coirordinaria morlallta, ch'egli accom- pagna col correi.lo di tavole statlsticbe, e che no- mina statistica generale del cholera I risultati dei suoi compuli sono i seguenti. Gli ammalali furono 20987 con masclii i ioa4 ^ femmine 9968. Dei ma- schi guarirono 5492 e morirouo 5545, delle fem- inine 555 1 furono le guarite e le morte 4-^99^ cosic- che la somma delle guarigioni fu iio43 e quella 49 (ielle morli 9944- ^^"^ S^* assaliti 4280 appartene- vano alia classe degli agiati c dei ilcchl e 16707 a quella dei non agiati e dei poveri. Ebbcro il male iSaSo personc fra gli anni i5 ed i 60, 2082 d' una eta niinorc, c d'una niaggiore SGyS. Sul totale della popolazione, che in piincipio del i836 ammontava a 5355/^6 anime, si ebbe un clioleroso in 16 ed un moi'lo in 33 circa, ossia 6, 25 d' animalati e 2 e 96 di niorti per cento. Col ragguaglio degli incidenli e delle niorti occorsc ne' due sessi e con quello della popolazione mascolina die ammontava a 16981 4 e della femnijnina che era 165^32 si ebbe la seguente proporzione: nei mascbi nn ammalato in i5, 5o ed un morto in 3o, 5o^ c nelle femmine un' ammalala in 16, y5 ed una morta in 3y cii'ca. Vario grande- mentc la proporzione fra gli aramalati nelle varie parti del tcrritorio, non tanto in raglone dcU'esten- sione del morbo quanto della sua inteusita. Col rag- guaglio della popolazione dei paesi colpiti colla luassima violenza nelTcpoca della rapida diffusione del male, cbe era di 154262, e di quella de' paesi colpiti posteriormente, che era di 181284, si ebbe la seguente proporzione: ne'prlrai, ove gli incident! furono I 1 209 c le morli 6825, si ebbe un ammalato in 1 4 ed un morto in 22, 5o, nei secondi, ove am- malarono 9778 e morirono 3i 19, si ebbe un amma- lato in 19 ed un morto in 58 circa. Fia tuttc Ic 4 5o parti della proviucia la citta fu la piu malconcla. Guardando non al numero de' siioi abitanti prima della invasione, die era di 3i4o5, ma al posleriore, che r autore computa 24000 anlrue, tenendo la via di mezzo fra quelli che vorrebbero scemata dopo Finvasione la popolazione d'un quarto e quelli che la pensano scemala di piu, in ragione di Saig che ammalarono si ebbe ua caso in y, 5o ed un morto in 14, So. Se poi si mettano a confronto gli incl- denti e le morti di essa citta occorse nell' uno e neir altro sesso, ne risulta una notabile spropor- zione a scapito del sesso mascoliiio. I maschi erano i52iy e le femmine 16198. Diminuendo propor- zionatamente questi due numeri fino al complessivo di 24000, col ragguaglio di iyi5 ammalali e g65 morti fra i maschi , ne viene la proporzione d' un ammalato fra 7 e di un morto in i i, 5o, menlre col ragguaglio di i5o4 donne colpite e 648 morte non si ha se non la proporzione d' un' ammalata in 8 e d'una morta in 19. Col riscontro delle eta si e tro- valo che la mortalita superu le guarigioni nelle per- soue vecchie, nelle estenuate, negli iufanti, e che in proporzione guarirono piii adolescenti e persona al di solto dei 4o anni. L' eta in cui si ebbe a no- tare una maggior propensione a conlrarre il morbo fu dai 3o ai 60 anni tanto negli uomlni come nelle doane. In tale pcriodo della vila si mostravano le 5i forme cholerlclie piii ben prouunciate, e le guarl- gioni negli uotnini succedevano piu difficilmente che nelle donne. Poncndo mcnlc alia condlzione degli ammalati, non si trovu gran divario fra i coslituiti in conioda e prospera fortuna e colore che loltava- no colla penuria e cogli stent!, se pure non e da dirsi che i primi fossero piu maltrattati dei secondi^ se non che le guarigioni furono piii numerose e pronte in quelli che in questi. Per quanto spelta alle cause predisponenti, 1' autore colla scorta delle informa- zioni coraputa approssimativamente come segue: Poco meno d' un terzo dei colpiti soltanto mostra- va evidenli indisposizioni fisiche di varia natura, e segnatamente affezioni nervose couclamale, malat- tie gastro-enteriche, lesioui cerebrali, inveterate reu- malalgie e cronicismi incurabili. Un decimo era se- gnalato per una vita sregolala. viziosa e dedita air ubriachezza, ed un settimo circa amraal6 per cccessiva paura. Sommando tutte le persone in cui apparjvano palentcmeute le dette predisposizioni, si avrebbe una meta circa di morbosamenle predis- posti, e r altra meta di non predisposti. Nel no« \ero di quest' ultimi debbonsi comprendere, oltre i poveri 5 quelli che, fatta astrazione della poverta , conducono una vita stentata e disagiata, che si de- dicano a smodall esercizj di corpo e di mente, che professano arti c mestieri mal sani, i dotati di fibra 02 troppo delicala e scnslbllc e quclli In (lac clie lianiio una Ingenita tlisposizionc alia malatlia in discorso. Tanto ne' niaschi che uelle femmicie le morli furo- no in maggior numero nell' algore che nella reazio- ne, riferendosi due tei'zl di esse al prinio stadio ed un terzo al secondo, Frequenli fuiouo gli sconcl e gli aborti delle donne gravlde, delle quali iii eb- bero a perire in diversi periodi della gestazione. L' operazione cesareaj tentata in alcune per salvare il feto, non riusci nessuna volta alP intenlo. Delle tre parli in cui la provincia bresciana e natural- mente divisa, cioe a dire ( fatta astrazione della citta ) quella de'monti, quella de' colli e quella del piano, ossia 1' alta, la media e la bassa, riusci il cholera senza paragone piii funeslo alia media. Col ragguaglio delle popolazioni, che al priucipio del i836 erano, nella prima di 47022 cinime, nella seconda di 11174O5 nella lerza di i453j:g, e delle incidenze e morti, che fui'ono 1780 e 796 ne'monti, 10840 e 5476 ne' colli, e 5i48 e 2059 nella pianu- ra, si ha la seguente proporzione degli amnialati e de' morli alia popolazione: uel monte di un amma- lato a 26, 4i) d' un morto a Sg, 06: ne' colli d' un ammalato a 10, 3o , d' un raorto a 20, /^i : nel piano d'un ammalato a 28, 24, d'un morto a 70, 61. Varlava la proclivita a contrarre la malattia se- condo la diversa condizione delle persone. Fra gli 53 agiali ed 1 signorl, immuni da predisposizioni mor- bose, i casi furono rarissimi tan to nelTuno che[nel- r altro sesso; tra i non agiati ed i poveri furono fre- quenli anchc nellc pci'sone sane e ben complessio- nate. I ministri della religlone ed i mcdici furono i incno proclivi^ erano altresi risparmiale le vergini consacrate a Die, quantunque il male si fosse in- tiuso nci loio chlostri. I collegi e le case di edu- cazione ebbero appena qualche vlttima, i carcerati non ne furono tocchi, e la classe dei niacellaj fu ap- pena sfiorata. I giovani imbcrbi, le fanciulle non mestruate,' gli student! erano generalmente rispet- tati. Fra gli uomini e le donne impiegati nelPassi- stenza degl' inferml, i primi piu facilmente delle se- conde conlraevano il male. Fra le arti e i mestierl si videro principalraente colpiti gli speziali, i cuo- chi, i tintori, gli spazzini, i falegnami, i conciatori di pelliji calzolaj, i domestici , i facchini^ e fra le donne le cucitrici, le filatrici , le meretrici. II me- stiere del lavandajo era il piu pericoloso, tanlo per clii lo esercitava quanto pei vicinl. Fi-a le persone che per dovere, professione e vocazione trovavansi i pill csposti al pericolo non fu gran fatto notabile la mortalila. Non soccombettero in complesso piu di una ventina di preti, della quale la meta non avea assistito infermi, perirono cinque medici, sette chirurghi, sette levatricl, c circa trenta infermieri. 54 Non peri nessuna delle persone benefiche tratte dalla carita all'assistenza de'cholerosi negli spedali e negli ospizj dl soccorso. I beccamorti furono tutti risparnuati. Fatto riflesso alio scarso nuniero d'iu- dividui colpiti da cholera fulminante che si traspor- tarono agli spedali ordinarj o agli ospizj di soccor- so, la mortalita fu maggiore fra i curati in consor- zio che nei soccorsi a domicilio: il che non toglie ehe il ricovero di tanli animalati ne' pubblici asili di carila non fosse utile sotto partioolari rispetli, benche conslderato ne'rigiiardi degli ammalati, tor- nasse forse piii di danno. Benche tanto ne'mesiche hanno preceduta T invasione del cholera, come in quelli che 1' hanno susseguita, le malattie comuni fossero ordinariamente scarse, nondimeno nell' an- no 1 836 la ordiuaria mortalita fu assai maggiore degli anni precedenti i-imontando fino al i8i8, tro- vandosi superare di ollre a due mila il termine me- dio delle ordinarie mortalita di questi anni e di ollre a quattro mila il termine minimo. Questo fatto si spiega dall' autore atti'ibuendo questa eccedenza di mortalita nell' anno i836 alle influenze del cho- lera stesso e alle sue conseguenze. Dal che risulta che la pestilenza fu assai piu funesta e micidiale alia provincia bresciana che generalmente non si pensi. Dopo questi calcoli statistici V autore accenna le misure profilatiche ed igieniche messe in opera con- f5 tro 11 cholera^ le quail nol omeltererao, cssendo iri sostanza quelle stesse che la sapienza del Governo prescrisse per tutle le provlncie Lombardo-Vcnete in gcnerale^ c conchlude rattemperando la impres- slone dclla storla funesta col rlscontrare i danDi apportali dal cholera a\V agricoltura, alle arti, al commerclo, a ognl oi'dine dl cittadinl e provinciali, c direttamente o indiretlamente ad ogni famlglia e persona, con vaij vantaggi materlall e moral! che dalla calaniita stessa risultarono a compenso dl tanti danul, sccondo quella leggc della dlvina Provviden- za che dispose che i beni e i mali di questo mondo siauo setnpre concatenati e gli uni dagli altri di<« pendenli. Mentre 11 morbo-cholcra menava tanta strage in tanle parti della nostra bella provlncia, un altro morbo quasi suo compagno ed ausillario, domlnantio in gulsa epldcmlca, facea guerra a Llvemmo, Odeno e Navouo plccole terre della Val-Sabbia. Manlfesta- vasi questa epldetnla sotto le forme morbose della febbre gastrica proprlamente delta e della dissen- teria, malattle ordlnarie e intercorrentl bensi, ma che rlcevono importanza dalla loro colncldenza di tempo colla pestilenza cholerica. II perche parve prczzo dell' opera al signer doltor Giusippe Turri- nl Medico dl quelle parti di brevemenle dettarne ua ragguaglio cliuico, che inylato alF Ateneo, ebbe 56 luogo fra 1' estere letture di quest' anno. ClassiG- cando I' autore le dette malattie conformemente al falto storico della loro produzionc, divide la prima in febbre gastrica con semplice gastricismo , febbre gastrica con verminazione , febbre gastrica con flo- gosi gastro-enterica, encefalica o meningea; e la se- conda in dissenteria con irritazione intestinale e in dissenteria con flogosi intestinale. Inclinando poi a sospettare cbe tali malattie partecipassero in qual- che modo alia costituzione pandemica cbolerosa, per questo che le ravvisa chiarameuLe collegate col fatto patologico che le malattie intercorrenti rice- vono una impronta caratteristica dalla epidemia do- mlnante J ei le coordina ucl genere delle intercor- renti, o modificate, rispetto alia gran massa e va- I'ieta dei casi di cholera legittimo^ a cio mosso allres\ dall' aver osservato V avvicendarsi che facea V affe- zione gastrica colla dissenteria e riscontrato nel corso di amendue un apparato morboso che si di- scostava dal loro procedimento consueto e che in alcuni punti, come dire il formicolamento, il freddo glaciale ed altro analogo, si avvicinava piii presto al compendio del treno sintomatico choleroso. Dopo di ci6 precede alia descrizione delle due malattie j e prima dcUa febbre gastrica. Veniva questa prece- duta da vertigine, sbalordimento e dolor gravativo di capo; seguia coslaute il dolor della nuca, del ^7 dorso c del lombi, con formicolamento in queste parli e nclle cstrcmita infcriorl, allcrnalo da fred- do glacialc duraturo per piu giorni ora nell' una ed ora nell" altra delle parli medesime. II calore ester- no in alcuni aminalati era cocente, in altri quasi naluralc: la lingua era secca, screpolata e legnosa, coperla d' una gromma biancastra o giallo-scura e rosseggiante ai conlorni e alia pimta : la faccia tu- mida e rubiconda, con occhi scinlillanti in alcuni, in altri livida e sparuta, con fisso e stupido sguar- do^ un cercbio di color plumbeo sotto le orbite pressoche in tulti: le facolta mentali erano scompi- gliate, e piu di tulte la memoria^ 1' orecchio per- cosso da tintinnio e da sordaggine: la sete in alcuni ardente, in altri moderata. Era costante 1' avver- sione al cibo, la nausea ed il vomito di materie ran- ciate e verdognole^ non mancava quasi mai un senso d' ardorc all' epigaslrio, e lalvolla dolente al tatto. 11 ventre ora cbiuso ed ora aperto: le dcjezioni al- vine in alcuni dure e rappallottolate, in altri fluide e miste con sangue, con uscita di lombricoidi. In molti avean luogo i borbogli con meteorismo. Le orine fluivano in pocbi pressocbc naturali, in altri torbidc ed infuocate. II polso era in tutti frequen- tc, vibratcUo in alcuni, dimesso in altri. La febbre csacerbavasi al mezzo giorno o poco dopo: e la nolle si passava inquieta e Iravagliosa. II sangue cslratlo 58 moslrava poca o nessuna cotenaa floglstica. In al- cuni dopo sette glorni di decubito sopravveniva un sudore universale sintomatico con somma prostra- zione di forze e dl spirito. La mente venia nel piu gran disordine, con sopore c tifomania: il polso fa- ceasi celere e depresso con sussulto ai tendini: il che tulto annunciava diuturnita di raalattia, grave pericolo o morte. In altri si manifestava I'epistassi, la quale riproducendosi a discreto intervallo, reca- va nolevole sollievo. La tosse fu molesta a Ire am- malati, ne' quali si complied la flogosi bronchiale. Nella cute, da tre casi in fuori, non apparve nessun esantema. La risoluzione della malattia si opero in tultl i casi per mezzo di profusi sudori universali, conlinuati per alcuni giorni. Qiiesta crisi benefica comparlva in pochi individul alia fine del primo o secondo settenario, e nei piu al corapiersi del ter- zo, quarto e quinto. Durante il corso di questa epi- demia V esperienza verifico il sospetto di Darwin die le epidemie si ammansino ed infieriscano alter- nativamente a guisa del flusso e riflusso del mare, cioe seguitando le fasi lunari. La dissenteria pro- rompeva con violenza straordinaria. II vomito com- pariva in quasi tutti gl' infermi , al quale succede- vano dejezioni alvine mucoso-sanguigne e di vario colore. Dolori addominali lancinanlij tenesmo in- cessante^ formicolameuto e freddo glaciale come nel- I' affezione gastrica^ inquletudioe generale. In alcunl questa malattia si mostrava aplrettica, in altri con folic liscnlimenlo fcbbrile c flogosi intcstinale. Lo stato morboso duro nella maggior parte de'casi da uno a due settenarj, e la crisi si operu in tutti per mezzo di sudori universali. Non poche persone dopo d' aver superato la febbre gastrica caddero nella dissenteria^ altri al contrario, guariti di questa, infermarono della febbre gastrica. Passando alle ca- gioni delle descritte epidemie e restringendosi alle principal! , ravvisa V autore la piii cospicua nel- Taria, considerate le graudi e strane vicissitudini atmosferiche onde fu segnalato 1" anno i836; alia qual cagione aggiunge la slerminata quantila d'in- setti e farfalle che nell' aria volitando a falangi si gettavano sui vegetabili esculenti recando lor gua- sto indicibile ed impedendone la perfetta maturita^ e a questa 1 pochi riguardi nello esporsi alle intem- perie, la poca raisura nelle fatiche, gli abusi di cibi nocevoli, massirae frutta e legumi ^ e finalmente admette il sospetto della coesistenza di un couta- gio lalente legittimo o modiGcato^ dal quale con- corso di tante e si varie potcnze nocive ei deduce la nccesslta di un infermare universale. L' esilo della cura risult6 felicemente a q5 guariti per cento sul totale degli infernii nei trc piccoli comunij e il rae- todo fu il seguenle. NclP affezione con scmplice ga- 6o striclsmo il sussidio terapeutico era fondato negli Eccopvoticiy doe a dire emulsion!, oleosij manna, tamarlndo, cassia, cremor di lartaro con qualche granello di tartaro stibiato o d' ipecacuana, sale d' Inghilterra e conserva di prugne, bevande suba- clde e refrigeraati, bagni freddi locall, clisteri emol- lienti e rinfrescativi. ^ella gastrica complicata con verminazione fu d' efficace sussidio Polio di ricino, il calomelano colla radice di gialappa, i semi santi col rabarbaro o col sal mirabile di Glaubero. Nella gaslrica con flogosi vennero usati uno o due salassi generali e un prodigioso numero di sanguisuglie, e coppette incise alle parti offese, e di prefei'enza al- r epigastrio, al pelto, al basso ventre, al collo, alle narici, alia fronte e alle tenipie^ ed in aggiunta il metodo evacuante e rinfrescativo cosi internamente come esternamente, e le paste vescicatorie e sena- pizzate. Nella dissenteria con irritazione inlestinale furono trovate eccellente rimedio le polpe di tama- rlndo e di cassia e Polio d'ulivo, il diascordio clie non snienti P antica sua fama di egregio e divino farmaco. Finalmente nella dissenteria con flogosi venne usato dapprima il salasso geuerale, e le san- guisuglie si applicarono al basso ventre con ba- gnuoli ora tepidi ora freddi e ecu analoghi clisteri. In progresso si ebbe ricorso agli stessi limedj usati nelle dissenterie con seniplice irritazione. La con- 6t ralcsccnza era singolarmenle lunga e penosa. La mcntc non senza disordine, un vacillamento tale (lella pei'sona clic rcndca nccessai-io il sostegno della gruccia, la desquamraazione dell'epldermidc, la suc- cessiva comparsa di rccidivi bitorzoletti a proccsso . supporativo, la scabbia, la caduta de' capelli . una slerininata geneiazione d' insctli scliifosi abitatorl del capo, n' erano le dolorose e niolesle conconii- tanzc. I valetudlnarj sembravano cadaveri ambu- lant! •, tanta era 1' alterazlone de' lineamenli e lo sGninicuto universale clie li prostrava. Non era appeua la brcsciana provincia rlsorla dalle batliture del cholera, che da un altro morbo si trovo visitata, cioe dal catarro epideniico, delto grippe o influenza, clic vi domino nella passata primavera^ il quale se non ba fatto fra noi piu im- pressione di timore di quello che facesse, fu perch^ troppo recente era la ricordanza e V immagine di quella morbosa calamita al cui confronto ogn'altra vicn meno. Ma essendo il grippe malattia di non disprezzabile enlila e di non poca moleslia inCn dal suo prirao operare, avendo natura cosi diffusiva come ba mostrato a Londra, a Parigi, a Berlino e fursc pill ancora fra noi, non essendo solilo a ri- comparire se non a grand! intervalli di tempo, parvc al doltor Francesco Girelli noslro egregio accade- mico die fosse per tornarc ad ulllila dclla scieuza 62 il raccontare la medica storia de" suoi effetti nella bresciana provincia, descrivendone , come fece in un' accurala sua Memoria, la forma, 1' andamento, 1' intensita e il metodo curative reputalo piii con- veniente. Premcsso pertanto non esser nuova que- sta guisa d' epidemia nella nostra Italia, ove con- tando dall' anno i323 ( cpoca nella quale ce ne vennero tramandate le prime nolizie ) tino al pre- sente, ben quindici invasioni del grippe si annove- rano apportatrici sovente di gravi e funestissimi danni, massime in Roma e Napoli, aver esso nel co- minciar del presente anno fieramente imperversato nelle nordiche parti d' Europa, poscia in Berlino, piia tardi a Londra e successivamente a Parigi ed in altre provincie di Francia, in Savoja, in Piemon- te e da ultimo in Lombardia, prendendo di mano in mano natura non gia meno diffusiva, ma sempre pill mite, essersi finalrnente insinuate nella nostra citta dove non era estinto per anco, benclie fosse nel dcclinare, il morbillo clie vi avea dominato, ei ne descrive la forma, che piu coraunemente era que- sta: una febbre accompagnata da gravissimo dolore di capo assaliva istantanea, per lo piii senza prece- denze di freddo, di brividi, n6 d' altro mal essere, e in si forte maniera che tosto obbllgava I'ammalato a mettersi a letto. In brev' ora la febbre valida- mente montava, il dolor di capo facevasi inlenso, si 63 aggiungeva altresi qualclie lieve dolore alle fauci senza gonfiaraento sensibile od inCamraazione delle tonsille, con tosse secca e somma proslrazione di forze: nc mancava talvolta o pesantezza o bruciore d' occhi con lacrimazione. Passate tre o quattro o cinque ore, mauifestavasi la tendenza ad un profu- se sudore clie si estendeva a tulta la persona, ma in maggior copia alia testa ed al petto*, il quale seb- benc non fosse a tutto rigore un sudor critico, come il diceano gli anlichi ( impcrocche la febbre stava in sul crescere e cresceva in fatlo, e con essa il su- dore e tulti gli altri sintonii ) nulladimeno poleasi considerare qual moderatore della febbre, clie sen- za esso sarebbe cresciuta d' intensita e di violenza. Ordinariamente il dolore di testa e la tosse erano in ragione inversa V uno dalT altra, ne talvolta man- cavano dolori gravissinii ai lonibi o al polpaccio delle gambe. Questi sintomi duravano uno, due o tre giorui, scemaudo poi grado grado, e prima di tutti la febbre, al cessar della quale era frequentis- simo il caso clic continuassero tuttora con qualcbe gravezza la tosse o il dolor di capo o delle giunla- rc o della musculatura, non pero piii d' un gioruo o due. E cosa notabile clie rispello al sudore, in quesla malatlia avveniva il contrario di quelle che succede ncIT allre febbrili, nelle quali il sudore ac- compagna il dissiparsi del male e spcsso dura au- 64 che dopo, laddove in questa era facllo , sponlaneo^ abbondantisslmo in sul comlnciare, andava mano mano scemando coUa fcbbre e cogli allri siutorai, e spesso ancora scompaiiva prima di loro. D' ordi- nario nel terzo, quarto o quinto giorno, in alcuni poch! casi nel secoudo, ottenevasi uu intero scio- glimento, e grinfermi senliansi star bene e piu leg- geri e delle membra piu sciolti che non fossero pri- ma d' ammalare. Ma non avevano appena lasclato il letto, cbe una grave proslrazione delle torze, to- gliendo ognl lena^ ricordava loro la breve malattia superata. A toglier questo debililamcuto bastavano d' ordinario tre o quatlro giorni di convalescenza. Quest' era la forma piu comune della malattia^ ma le varieta erano molte cosi nell' aspetto come nel- r andamento, nella intensita e nella durala. In al- cuni casi la tosse, la febbre ed il dolore del petto ! H erano di tale gravezza da far appai'entemente tetuer r ammalato in pericolo di forte peripneumonia. la altri la febbre era accompaguata ad un forte do- lore e bruciore dell' esofago, cbe F ammalato pro- vava specialmente all'ingojare del cibo: in altri era dolore e bruciore del ventricolo, in altri indolen- taraento di tutto il basso ventre. Queste varie for- me die poteano iiidurre nel sospetto di altre e di- verse malattie, ma cbe il modo dello scioglimenlo e la loro poca gravezza faccano cbiaramente apparir 6S ilerlVanti da una medesima orlglne, crano Indlzj mal senipre clie faceva mestlcri di maggiori sotlrazioni sanguigne, e clie la malattia avrebbe durato piu del tempo ordinario. Non in tulti s' accompagnava la fcbbre agli altri sintomi. V ebbe cbi soltanto pati di una tosse ostinata ora semprc, ora di giorno, ora di notte solamente, ora secca cd ora umida, oi'a con dolore o bruciore, ora no, senza nessuna alte- razione della voce, od accompagnata da raucadine e afonia, con sputi salivalij la cui durazione si esten- deva dai tie o quattro giorni alle due settimane, scioglieudosi spesso quasi per incanto, senza lasciar bene discernerc per quali mezzi o naturali od artl- Cciali fosse stata domata. Anclie in tal caso ed in simili d' affezioni affatlo epiretiche era sempre una certa tendenza al sudore, almeno la notte, ed una certa lassezza di tutto il corpo. In alcuni a poca tosse si accorapagnavano reumi vagbi die non ri- sparmiavauo veruna parte del corpo. F'inalraente in alcuni altri si osservu questa singolarita, clie furo- no colli subitaniente da Gerissinii dolori al polpac- cio della ganiba, clie conlinuavano soltanto per quindici niinuti o niezz' ora al piu, riproductudosi poscia dopo maggiore o minore intervallo di tempo. Non mancarono eziandio i crampl o altri spasimi e soli ed uniti alia fcbbre. Col coltivare il sudore ces- savano del tutlo in capo a qualclie giorno, lascian- 5 66 tlo una leggeia inappcteiiza e scoiicerto nelle dlge- stlonl:^ incomodi clie, per osservazione dell' autore, erano una quasi costante successionc morbosa in cjascuna, qualunque fosse, delle descritle forme. Per quanto spelta alia causa di queste malattie, il no- stro socio r atlribuisce ad un miasma particolare diffuse universalmente nelParia, probabilmente pro- dotto dalle almosfei iclie variazioni, conformandosi in cio all' opinione piu generalmente ricevuta, sic- come piu consenlanea alle replicate osservazioni di medici celebralissimi e ai fatti meteorologici notati per tutla I'Europa, non cbe fra noi, ed indicanti clie molte e variate e straordinarie vicissitudini pati dovunque I'almosfera in quest' anno, sia che si parli di quelle che cadono immediatamente sotto i sensi, come sono le pioggie, le nevi, i venti, il calore, o di quelle de' fluidi imponderabili diffusi nell' aria e nella terra, come sono 1' elettrico ed il magnetico, sintomi tutti che nel sistema del mondo avvenia quatche mulamento del quale non poteva non risen- tirsl I'umana economia, AIT opinione de' piu s'at- tiene parimenti 1' aulore decidendo la malattia in discorso sollanto epidemica e non contagiosa, (on- dando il suo giudizio nell' osservazione del modo quasi istantaneo ond' clla si propaga e quasi islan- taneamente cessa, e nel raffronto del suo andamen- to con qucllo del cholera, il quale essendo affatto 6y di verso, c forza clie a diverse cagioni le due malat- tie si altribuiscano. Essendo conosciuto e provato per autorita d' anlichi e modern! scritlori e per I'altenta osservazione di questa malatlia clie la sua condizione paloiogica consiste in unainfiammazione, e note essendo le vie per le quali la stcssa natura vale talvolla a sbarazzarsene da sc sola, era facile cosa lo stabilire uu inelodo ragionevole di cura. L'autore per quanto spetla a queslo arlicolo cl rag- guaglia della sua pratica, sperienze e successi. I blan- di evaciianll, quali sono 1' eleltuario purgative, le tisaue di manna con sena, i sali medj, gll riusci- rono sempre proficul. Per favorirc la naturalc ten- denza alia traspirazionc, e con cio sollecifare il fine della febbre, all' uso di quesli rimedj associava con maggiore utilita quelle bevande chc valgono a pro- muovere piu o meno il sudore, come 1' infuse di fiori d: sambuco, di liglio, di camorailla e di ibe^ che se la tosse od il dolore di testa pcrsistcvano anclie dopo ccssata la febbre, si 1' une che 1' altra facilmenle ccssavano colla continuazione dei detti sussidj. A questi attcnevasi il no.stro medico ne casi piu miti e leggeri. Quando i sintomi della iufiam- mazloue crane piu intensi c spiegati e le funzioni della vila gravemcnte turbate, ricorreva Gdatancn- te e con pronto vanlaggio al salasso. Nondimeno per far un csperimcnte di confronto, in alcuni casi 68 analoglii per Y intenslta e gravezza del male nel pri- mo giornOj ma con forme semplici ed esenti da com* plicazloni, voile usar soli que' sussidj clie usava pri- ma congiunti colla flebotomla, cioe qualclie blaudo purgante e bevaude diaforetiche, e trovo clie si negU unl clie negli altri casi la malattia cessava egual- menle circa al terzo o quarto giorno, ed oltre a cio che nei soggetti del resto sani poco o nulla differi- vano 1' andamento e la durata della convalescenza. Ma quando la malattia passava il grado comune e non si contenea fra le semplici forme di sopra in- dicate, 11 salasso diveniva assolularaente necessario ed era spesse volte mestieri ripeterlo le due e le tre volte^ perche omettendolo, la malattia, se non na- sceva di pegglo, assai lungamente e con magglor molestia si prolraeva. Succedendo la recidiva, come assai leggermente succedeva o per troppa sollecitu- dine, siccome pensa I'autore, nel cessare da ogni prescritto riguardo , o perche la malattia fosse piu addentro penetrata di quello che potesse per av- ventura apparire da'prlml sintomi, in quasi lutti i casi ei trovo utilissimo, auzl necessario, 11 salasso, ed una cura non punto diversificata da quclia che usava nella prima invasione. La durata della ma- lattia fu dal nostro medico veduta variare indeter- minatamente dai tre o quattro giorni, fiuo a quin- dici o diciollo, ed ei non dovette arrivare al quarto 69 salasso chc In qualche rarisslmo caso. Gil Incomodi della convalescenza, che lunga oltre il solito suole tener dietro a questa malatlia, consistenll precipua- mente in una lassezza straordinaria di tutta la per- sona, da non aspet tarsi in si mile affezione, veniano tolti mediante una moderata diela ed un moderato esercizio, coll' uso de' quali restituivasi presto al- 1' ammalato la sua prima salute e vigoria. Un falto per ultimo faremo notare coll' autore, siccome de- gno d' osservazione, ed e il sensibile giovamento e sollievo prontisslmo clie 1' infermo soleva ritrarre dall' uso dei gelati, che soli talvolta bastavano a scemare o a guarire del lutto sia il dolore della gola o delle fauci o del ventricolo, sia il bruciore lungo I'esofago. Potevansi dare senza pericolo di promuovere reazioni, clie in altre malattie, non con- tinuandone 1' uso abbastanza, sogliono spesso au- mentare anzich^ diminuire la violenza dell' infiam- mazione. Questo fatto e, secondo 1' autore, da an- Hoverarsi fra gli indizj della poca forza con clie il grippe assaliva nella nostra provincia. Appartiene al signor Girelli un' altra Memoria nedica alia quale presto materia un caso di grave malattia che tenne per plu di tutti i buoni in so- spensione e in affanno sui giovani giorni d' un no- stro egregio consocio, e che ad onore dell'umanita e a coDsolazione della virtu contribui singolarmente 70 a mostrare Ji quale efficacia nell' affezione degli uomini sia la sveulura e il pericolo allorche cade in persona cui raccomandi T incolpabllila della vita, il candore deiranima. la purezza de'costumi, la dol- cezza e ramabilita delle maniere e dell' indole, e allorche un tale complesso di morali qualita si trovi congiunto alia giovinezza, all' iiigcgno, al fioiire dl liete e belle speranze. Intendiamo parlare della Gera gaslrite nella state di quest' anno sofferta e fellce- menle superata dal professore Giuseppe Gallia:^ della quale la cura ed il successo essendo slati pi'incipal- mente dovuli all' opera arnica e alia niedica scienza del nostro Girelli, con opportuno consiglio ei s'av- viso di dettarne la storia, e perclie tanta sollecitu- dine in tutti a masslmameate nell' Accademia destu questa malattia cosi subitamente diventata moitale e cosi presto ad un tempo cessata, e perche i sin- tomi cbe 1' annunziarono , le apparenti anomalie che 1' accompaguarono, il precipizio con cui fece il suo corso furono di tale entita nella storia delle gastriti violenlissime, die meritarono d' esser fatti conoscere in servigio ed utilita della scienza. Co- mlucia il Girelli dalle precedenze della malattia, ed accenna le inclinazioui ed abitudini studiose del- r ammalato, i varj e faticosi impegni d' insegna- mento da lui assunti nel collegio Veronese, poi nel Peroni, poi nell' I. R. Ginnasio come professore di 7« Grammalica, Ic raoltc Iczloni privale che a quesli inipegni accoppiava, gll stud] violenti affronlati per renders! atto al concorso per la Cattedra vacante di Sloria Universale e Filologia nell' I. R. Liceo, e i tiaiori clie, non ostante la sua coniplessione appa- renteraente robusla, si destavano sul conto della sua salute, e che erano aggravati dal sapcrsi che quattro fratelli gli erano mancati ancor giovinetti per malatlia di petto gentilizia. Di fatto, continuan- do egli in questa maniera di vila affaticala e stu- diosa, la sua salute si Irovu flnalmente vulnerata per modo, che ando poscia senza iuterruzione sca- pitando fino all' epoca dell' indicata malatlia. Pre- ludio e prodromo di questa fu un dolore cupo leg- gero che fisso e continuo gli si slanzio nella regio- ne del ventricolo, e per pii!i niesi non curato, venne con andamento clandestino e coperto gradatamente crescendo, con diminuzione d'appetito nel paziente, inaDgiar pochissimo, visibile scemar di nutrizione e comporsi nell' aspetto a malinconia raaggiore di quella oh' era in lui ahituale. Finche, per isfortunate occasioni, alle presenti eh' erano gia troppe, altre nuove fatiche sopraggiunte , il segreto lavoro del male accelerossi per modo che le cose pcrvenuero flnalmente alio scoppio d' una malattia violentissi- ma e repenlinamente mortale. II giorno 23 di Lu- glio corainciu il Gallia a senlirsi piu del solito ia« 73 disposlo^ manglo pocliissimo, non bevette vluo, c dopo II pranzo senti un forte dolor di garube, una insolita prostrazione, un languire di tutta la per- sona, bocca cattiva, certa nausea ad ogni cosa che si riferisse a cibo o bevanda. Nella sera sopravvenne la febbre con forte dolore di testa, dolori alia giun- ture e specialmente alia scbiena. La mattina se- guente un' oncia di fior di cassia con mezzo scru- polo di radice di jalappa che prese da se gli pro- rnosse due scariche^ e a mezzo giorno ei s'alzo. Ma un' ova circa innanzi sera si trovava con febbre, forti dolori reumatici in tutta la persona, dolor gravativo alia testa, con discreto madoi-e in tulto r ambito del corpo, leggiera oppresslone di respiro e polso vibrato e frequente. A contemplazlone, non della febbre che non era gran fatto intensa, ma della morbosa frequenza di respirazione e d' un poco d' inacerbimento di quel solito dolore alia reglone del ventricolo, gli fu prescritto un salasso, die nella slessa sera fu fatto, ed un leggerissimo rinfrescativo , il quale, benche non ne fosse presa dall' amtnalato se non una quarta parte, che e quanto dire una dramma di cremore di tartaro av- volta in una dramma di tamarindo, gli procuro nella notte abbondanti e replicate evacuazioni fluide e prosciolte, quali sogliono essere proraosse da vali- di purgatlvi. La mattina ei trovavasi con poca o 73 nessuna fcbbrc, avca Irasplralo abbondantemente,' il (lolore del capo era svauito , duravagli ancora qualcbe madore dellc carnij sentivasi rimesso in buon statOj da quel dolor di ventricolo in fuori, del quale veramente non faceva gran caso, percbe coa- tinuazione, comeccbe nojosa, d'un iucomodo di sei mesi. II resto della giornata trascorse quieto^ nou s' ebbero che parecchie scariche di ventre, la febbre era cessatn, e I'ammalato si consolava nel pensiero d' una vicinissima guarigione. Sc non che quel mal- augurato dolore al ventricolo non restava di tor- raentarlo, erasi alquanto accresciulo, e si aggiunge- va un poco di nausea. Ma verso la sera, avvisatosi, per raitigar questa nausea, di prendere un gelato, non n'ebbe appena ingojata una piccolissima parte che gli si promossc il vomito e conteraporaneamen- te la diarrea. Visitato la sera medesima, fu trovato in condizione s\ fatta d' improvviso tramulamento da stupefare. Giacente, abbandonato sul letto, stre- ino affatlo di forze, pressoche freddo della persona, pill sospirante che respirante. Avea nausea conti- nua, spessi conati di vomito, faccia sparuta, liuea- menti alterati, fronle illividita, (Isonomia spaventa- ta, in Gnc la faccia ipocratica|, avea perdula la vo- ce, avea le carni fredde, i polsi piccoli e ristretti nella febbre. Quell' anlico dolore al ventricolo era fortemente cresciulo sotto le forme d' uu' ambascia 74 crudcle che mantenea la tendenza al vomlto e tra- vagliava la resplrazione per modo che non potea mal farsi compltamcnte. Disperava del suo vivere, tragetlavasl pel letto con smania affannosa. e invo- cava dal medico soccorso ne' suoi patimentl. Fat- tasl considerazlone alle precedenze del male, e rife- rltane la cagione alio svlluppo di una violenta in- fiammazione del ventrlcolo. ebbesi teste ricorso a que' rimedj che 1' arte suggerisce in cosi pericolose circostanze. Nulla esseudosi, neppur momentanea- mente, ottenuto dalle pozioni sedative, dalle pozie- iii aromatiche, dagli emellienti esterni, si ricorse all' USD del ghiaccio internamente, centinuato poscia ne' di susseguenti, che modero tanto o quanto la nausea, e apporto qualche leggerissima calma, della quale per6 non partecipava quel dolore gravativo del ventricolo, che continuava intensissimo ed am- bascioso. Non permettende lo state dell' infermo, considerata la generale prestrazione delle forze e della circolazione del sanguc e il freddo sparse per tutta la persona, eccetto la regione epigastrica che era ardentissima, che si usasse il salasse, non resta- va se non il rimedio de'revellenti per destar la na- tura ad una operosa ed utile reazione e distrarre dal ventricolo quella idiepatica irritazione. E pero diedesi raano immediatamenle all' applicazione dei senapismi. Procedendo in questo modo le cose, si 75 giunse fino al tcrzo giorno Uclla malallla. Nella nolle che successe a queslo giorno, e clie fu appena discretameDte tranquilla, ebbe rammalato un forte vomito di molt' acqua che aveva uu poco del ver- dastro, ed anclie alcune scarichc di ventre: i sena- pismi aveano prodotto 1' cffctto di rubcfacenti. La matlina trovaudosi 1' infermo tanto o quauto ria- vuto di forze, ma il consueto dolore al veutricolo esscndosi, non cbe dirainuire, in parte accresciuto ed aumeutata V ambascia cbe opprimeva il respiro, nella costante persuasione d' una valida iafiamma- zione, furono prescritte le sanguisugbe alia regione del ventrJcolo^ delle quali dieci bcii vigorose pro- dussero una discreta sottrazione sanguigna^ favorita da leplde fomentazioui local!, cbe reco airammala" to un deciso, ma passaggcro sollievo. Iraperoccbe dopo essere stato alle sei della sera lasciato in una condizione confortata e tranquilla, rivisitato a nolle avanzata , fu trovato assai differente. Dopo aver avuto una copiosa scarica alvina di feci prosclolle ed un vomito abbondante era cadulo in cosi graude prostrazione di forze ed in tale abbandouo da far pill ancora cbe la nolle precedenle temere de' suoi giorni. La faccia era divenula piii scarna, compresse le Icmpie, non piii traspirazione, lua piullosto in- lerrolti sospiri affannosi per la troppo cresciuta ambascia dello stomaco affcllo da calore grandis- 76 sirao auzi arclore senslblllsslmo al tatto. Fredde Ic braccla, fredde le mani, fredde le estremita inferio- ri: 1' occhio soltanto in mezzo a tanla rovina, ben- che infossato e rlcinto da fosche occhiaje, conser- vava tuttavia la sua uaturale vivezza. Non v' era febbre, ma i polsl erano piccoli, serrati, forti. II ghiaccio che s' era contlnuato a somministrare ia- ternamente, applicato anche all' esterno, mediante una vescica, apporto alcun refrlgerlo per una place- vole sottrazlone di quell' urente calore al ven trico- lor ma pero gli altri sintomi non scemavano.'^Fu fatto un salasso, si continuo 1' uso del ghlaccio si all' esterno cbe internamente, si rinuovarono larghi senapisrai alle gambe per toglierne il freddo e I' as- sideramento e promuovere una pronta ed efflcace rivulsione. Questi sussldj dopo alcune ore produs- sero una discreta calma. La mattina seguente ( quar- to giorno di malattia ) dopo una notte non buona continuava il dolore e l' ardore dello stomaco, quan- tunque non si fosse mai sospesa uu istante I'appli- cazione del ghiaccio, il calore delle braccia e delle gambe si manteneva ancora al di sotto del natui*a- le, e solo qualcbe leggero vantagglo si aveva nella respirazione. II sangue estratto nella sera antece- dente era rubicondo, avea separato pochissimo siero, cd era, se non cotennoso, certamente in istato di molta coesioue : il polso mantenevasi ancora vibra- 77 to e ristrettisslmo. Fu tosto orJInata I'applicaziond d'altre quattordici sangulsuglie. Mcatre duro il saa- guisuglo, clie fu dalle ore nove alle dodici, e per al- cun' ora di seguito, ranimalato provo qualche alle- viamento^ ma poscia verso le due pomeridiane si accrcLbe alquanto quell' oppressione di respiro, che ia breve divento molestissima. 1 polsi erano diven- tati molli, manteneansi epiretici e tali da non pre- sentare nessunareazione.Piutardi, fra le sei e le sette dcUa sera, gli slcssi sintomi, ma piuttosto aggrava- li; fredde aggliiacclate le gambe e le braccia, calore intensissimo alia regione del ventricolo e lungo Teso- fago, non che alia bocca, che era continuamente perfrigerata dal ghiaccio^ polsi molli, fiacchi, ab- bassati. Le forze dell' infernio e 1' universale suo ab- battimento omal piu non comportando raltlvo me- todo deprlmente sino allora praticato, si pens6 di ricorrere ad un metodo stimolanle a parti lontane e meno nobili per ivi richlamare il calore animale, una maggiore attivlta nella circolazlone ed un arti- ficiale eccitaniento che dlstraesse gli slimoli dal luo- go prjmamenle offcso e suscitasse una febbre di rl- soluzione con sollicvo dellc localita inOammate. E non esscndo permesso di somminislrare per bocca verun rimcdio per la pcrsistente Intolleranzadel ven- tricolo che faceva sciilire airamnialato un' assoluta avversione per tulto cio che uou fosse ghiacciOj ed 78 essendo percio necessario ricorrei'e ai revellenti este-* riori per T urgentissimo Lisogno di promuovere una distribuzione piu equabile di calorico soverchiamen- te accumulato al ventrlcolo e deficiente in tutte le pai'li lontane, venne prescritto uu bagno caldo se- napato di tutta la gamba fino al di sopra del ginoc- chio. Si ottenne con questo mezzo il desiderato ri- tovno di un moderato calore alle parti lontane, clie non si e poscia piii estinto, ed una certa sensibilita, con qualche maggiore crettismo nel polso, bencbe r affezioiie locale non migliorasse, e 1' ambascia ed il respiro affannoso continuasscro nello stesso gra- de. Dopo una notte inquieta, la mattina seguente si trovu clie 1' infermOj non che fosse vantaggiato, era in qualche maggiore discapito. Inquietissimo re- spiro, somma prostrazione di forze, maggiore ab- battimento morale, polsi depressi con nessuna rea- zione febbrile. Nato il sospetto da quella smodata prostrazione, da quell' abbandono de' polsi e da quel languore che 1' uso strabocchevole del ghiaccio, quantunque applicato alia parte infiammata, non vi producesse troppo avvilimento della fibra e male si comportasse, specialmenle sopra i nervi del gran simpatico e del plesso solare ivi immediatamente sottoposti, e impedisse la desiderata reazione feb- brile, s' incomincio a desistere dall' appllcazione dellc vescichc alia regione del vcntricoloj ma non 79 tla quella del gliiaccio per bocca, clie non fu possi- bile 116 sospcndere, nc sminuire, sicconie la sola cosa che V ammalato gustasse e die desiderasse ed appetisse, non altro potendo ingojare se non qual- che cuccliiajala di brodo o di latte, e facendogli peso intollerabilc le cose solJde. Alia sospensionc del rimcdio del gliiaccio applicato alio stomaco con- seguilo un calore alquauto forte iu tulto il basso venire^ ma non pero gran fatto moleslo. Qualclie buona tregua succcsse: ed in questo giorno notossi clic laddove negli antecedenti 1' ammalato comia- ciava a peggiorare nellc ore ponieridiane, in quesle invece parevagli omal di trovare qualclie maggior ristoro^ talche il suo dolore, a suo dire, era presso a poco ridotto ne' termini di quella molesta seusa- zione die il tormentava da qualche mese prima di infermarc. Se non die innoltrata la uotte, ecco sva- nire le speranze destate da questo miglioraraento e riunovarsi tulti i fenomcni di oppresslone, di lan- guore, di abbattimento fisico e morale. Applicazio- ne di due vescicanti all'interno delle braccia e d'uno assai largo alia regione del vcntricolo — Clislero comune. 11 giorno dopo, sesto ddia malattia, po- co 0 nessun miglioramento: un blando purgativo somministralo colPintendimento d'imprimere qual- clie moto al vcnlricolo da trc di in istalo d' iner- zia per la conlinuata sollrazionc del calorjco, La 8o pluttoslo peggiorale clie migliorate le Cose. 11 seU timo giorno la malatlla giunge al suo colmo.L'am-' malato era inquieto, il suo respiro affannoso, il do- lore del ventricolo s' era fatlo anclie plu gravativo degli altri giornl, i polsl erano in grande abbatti- mento^e I'arsura interna eccitava Finfermo ad ap- petire il gliiaccio con tale avidita da mangiarselo, a guisa d'affamato, come il pane. Essendo qucslogvu- dicato il momento della lotta fra la vita e la m&rte, parendo die gia con una cura valida, encrgica e ra- zionale la macchina dell'ammalato fosse posta nello condizioni piu addatte a vincerc la lotta, che avesse la medicina esaurlti tutti i suoi mezzi, non fu fatta nessuna innovazione ncUa cura, stimandosi di dovev stare aspetlando fiao a tanto clie una qualche nuo- va via gli accidenti tracciassero. Per tutta 'questa giornata e uel corso della notte essendosi la ma- laltia raanlenuta stazionaria, scnza clie si presen- tassero ne vantaggi, nc discapiti, la mattina del giorno seguente, ottavo della nialattia, nelT inlen- dimento di ex-igere le forze dell' ammalalo e di ec- citare qualclie movimento di risoluzioue, gli furono somministrate alcune cuccliiajate di vino^ ma que- stOj quantunque non rigettato, recando una mala sensazione alio stoniaco, fu lasciato siccome tenta- tivo perlcoloso. Tale era lo stato delle cose, allor- che in taluno dci medici clie oltre gli ordiuarj della 8( cura, per semplice amicizia e sollecltudine del caso amavano di veder I'ammalato, essendo sorto il pen- slero clie la malattia polesse riferirsi alia perni- ciosa cliolerica, e qulndi curarsi coll' uso del clilni- no per clistere, ciu fu cagione clie, quantunque non fosse accettata la delta qualificazione della malat- tia, nondimeno si deliberasse clie il sussidio del chi- nino fosse da tentarsi, daccbe si conseiiti che usato ju minor quantila clie non s' usa ncllc perniciose e per clislero, po'eva conveuirc nel caso presenter im- peroccbe si fece ragione clie o si considerava coa alcuni autori il cbinino come conLrostimolaate da usarsi dopo fatte le necessarie evacuazioni sangui- gne coirinlento di moderiire la sovercliia sensibilita e que'sintorai nervosi cbc spesso complicano le ma- laltie, e avrebbe ajutato a promuovere la risoluzione della gaslritc ancora esistcute, o non gli si negava una virlii tonica e blandamenle eccitante, e appU- x;ato air intestine retto, parle illesa dalla inGanima- zione, ne avrebbe con moderazioue innalzato un poco le forze e fallo un puuto di rivulsionc^ e ad ogni modo avrebbe rinforzato un poco la cura ecci- lante revellentc alle parti lontane cbc gia da cin- que giorui erasi iiiconiiuclata e incessanleniente con- tinuata col fine di riniovere 11 foco deli' iuGainma- zione dal viscere cbe s\ lenaccmente n era preso e rianimare le organicbe forze a salutarc movimcnto. 6 82 Fu dunque delermiuata 1' ordinazlone di uno scru- polo di solfato di clilnino in una libbra di emulsio- ne di gomma arabica che ne ammorzasse I'azione, da amministrarsi divisaraente in tre parti, una ogni cinque o sei ore per clistere, dose che parve suffi- ciente all' intento e die I' autore ci fa notare clie i non sarebbe bastala nel caso di dover vincere ua minaccioso parossismo di perniciosa. II prime cli- stere coraposlo di quattro once di mucillaggine di gomnia arabica e sci grani e mezzo di chinino, del quale pei'6 una parte ando anche a male, fu appli- cato alle ore due pomeridiane a calnia incomiaciata e continuata, e fu succcduto da qualclie sensibile miglioramcnto nei polsi, il secondo fu appllcato alle sei pomeridiane ed il terzo alle dieci, ai quali con- seguilu, oltre lacalma che continuava fino del mat- tino, anclie un evidenle rialzamento de' polsi, con oltundimcnto altrcsi del dolore del venti'icolo, ben- che sempre continuasse molestissimo il seuso d'op- pressione e fosse continue nell'ammalato e assololo il bisogno del ghiaccio a moderare quell' ambascia del ventricolo sempre pronta a rinascere ogni qual volta ne intermettesse I'uso, anche solo per qualche minuto. La mattina del giorno seguente, nono della malattia, verso le ore quattro fu amministrato ua quarto clistere, un quinto alle dieci e un sesto la sera. Alle ore undici di questo giorno, coroparve 83 flnalmetite la febbre di reazione clie si stava da cin- que giorni aspettando, ed eras! con ognl mezzo ten- tato di pvovocare, come quella nella quale ogni speranza venlva unicameiile riposfa. Era accompa- gnata da moderate madore, da caldo e vaporazione della pelle, da que' sintomi che sono proprj delle febbri risolutive. Ncl giorno cbe successe due altrl clisteri soltanto vennero applicall della stessa dose di solfalo. Conlinuo la febbre con madore, perdu- ro tutta la nolle, le forze si eressero un poco, andii scemando il dolore del ventricolo e 1' oppressione, cesso il bisogno del gbiaccio inlernamente. Cos\ la malatlia era al suo decimo giorno, e il pericolo po- tcva gia considerarsi, se non affatlo cessato, certa- menle diniinuilo. L' undecirao giorno , in tutto il corso del quale fu amministralo un solo clislere, raniMialato cominciu a prendere qualche cibo ( non avea sinora tolleralo se non qualcbe cuccbiajata di brodo o latlc )^ venne senapre pin scemando il do- lore del venlricolo: continua la febbre con madore, cbe manifesla progressiva e coslanle la reazione: la nolle passa Irauquilla. Nel duodecimo la febbre pro- gredisce con la solila traspirazionc abbondante, ben- cbe non niai elevala al grado di sudore profuso: il dolor gravativo al ventricolo c ormai divenulo mi- nirao e sopporlabilissimo^ I' ammalalo passa bene lutla la giornala. Sul decimolerzo era in ottimo 84 stato : durante la giornata contlnuo la fcbbre leg- gerissima ed un leggero madore: la sera le carni erano asciutte, ogni movimento febbrile era cessato, il polso avea il suo ritmo naturale di 60 battute numerlzzate ad ogni miuuto; e la guarigione eracora- piuta. A qucsto modo descritti gli andamenli e vi- cende della malattia, e slabilito cbe pei sintomi clie la precedettero, per quelli che raocompagnarono dal primo comlnclare fino al massimo incremento, pel modo col quale ando decrcscendo e finalmente dissipaudosi dee qualificarsi per una gastrile, Tau- lore concliiude coUa seguente osservazione, della quale allega a conferma la storia stessa di questa malattia cioe « che rinfiammazione del vcntricolo « puo contlnuare attivlssima e minacciosa sotto le K mentite forme di totale prostrazione di forze, di u languore ne'polsi, vuoli, abbassati ed ancbe di « estremo avvilimenlo di tutta la inacchina, e clie u in tali casi e d'uopo nou rifinire glammai d'ado- « perare con energia sempre crescenle un attivissi- u mo melodo revulsivo, nel quale unicameute c pos- es sibile trovare quei sussidj che scampino 1' infer- « mo dair ultima partita ». Dalle mediche produzloui, che hanno fine colla storia della riferita malattia, chiamano il nostro di- scorso alia chimicaj le Ricerche sulforro cianuro di o^sido di polassio c sul ferro cianogene del signor 85 J. Atllllo Ccnedella, socio altivo, le cu! varie spe- rlenze condolte a pro della scienza cli' ei piofcssa ed esercila sogliono prestar si frcquenti materie al discorso di questi Gommentarj. Gli studj gia fatti in altro tempo dall'autorc pel conseguimento d'altri risultati porsero accidcnlale occasiorie a queste ri- cerche onde siamo per parlare. Nei primi suoi ten- tativi diretli ad ottenere il rame cianuro di potas- SJOj dei quali ncgli anni addietro parlarono queste relazioni accademichc, da un miscuglio arroveiitato di potassa, di carbone e di perossido di ferro, sosti- tuito al rame carbonoso e sul quale ei spingeva i vapori del sangue in dccomposizione, cgli otteneva un risultato clie qualificava per puro /L-rro cianuro di poiassio, per la proprieta che vi ravvlsava di pro- durre un azzurro nei sali di ferro merc(^ I'aggiunta di un acido. Ma poscia il tempo e il caso gli feccro nascere forti dubitazioni che un tale risultato non potesse essere identico airordinario prussiato di po- tassa ferruginoso.Imperocche, abbandonata a su lun- go tempo per negligeuza in una bottiglia coperta con semplice carta una soluzione del credutoye/vo aa- nuro di potassio, osservando di tempo in tempo quesla soluzione, ei la vcdeva inlorbidarsi e depo- sitare sponlaneamentc a foudo una polvere rossigna lucente, ch'ei separava, c colle evaporazioni del li- quore saliuo ne olteneva dei cristalli die, nou sem- I 86 brandogll Identlci con quelli del vero ferro clanuro di potassio, in lul destarono le predette dubitazioni, e fecero sorgere astrattamente il pensiero che la polvere I'ossigna lucente esser potesse iljerro ciano- gene. Per verificare adunque una lale congetlura ed ottenere in fatto questo radicale composto desi- derate e preluso, ma nou per anco ottenuto dai chi- niici, ei die' mano ad alcune sperienze^ e tento di pervenire al suo scopo col coinbinare il ferrOj senza piu, col cianogene, spostando, merce II contatto del- I'acido idrocianico secco, della soluzione di potassa e deir acido idroclorico, dal perossido di ferro Tos- sigene, e surrogaudovi egual quantita di cianogene. Non corrisposero questi tentativi alia sua aspetta- zione^ raa nello stesso tempo non riuscirono pero tanto vani che da essi non trasparissero indizj evi- denli del cercato radicale, e non recassero a credere possibile una corabinazione di esso colla potassa^ combiuazione per avventura diversa dalP ordinario prussiato di potassa ferruginoso. Su quesla ipotesi ei si condusse a teulare se dalla reazione degli ele- menti del sangue sulla potassa e sul perossido di ferro misti al carbone merce una elevata tempera- tura potesse nascere un compOsto di cianogene, ferro e potassa, dal quale poi colla sola azione degli acl- di si avesse a separare il ferro cianogene soggetto di sue ricerche, II fatto avvaloro le sue supposizio- 8; nl. In una canna da fuclle perfettamente ctiusa sul fonilo e lutata introdussc un'oncia di sangue dissec- cato e polvcrizzalo. Alia distaiiza di tie pollici da esso saugue con un po' di cotone segno un"" interna divisione, e su qucsia verso un miscuglio di due once di tartaro rosso cristallino polverizzato e quat- tro denari di perossido di ferrOjCd adatlato alTestre- mita aperta dclla canna un tubo di vetro ricurvo che passava nell'acqua per assorbire in parte i fe- tenti prodotti che doveansi sviluppare, la colloco in un fornello, ed arrovento la porzione che conte- neva il miscuglio di tartaro e perossido, e quando la vide roventc passo ad arroventare altresi Testre- mita ove contenevasi il sangue , mautenne 1' ar- roventamento sino a che osservc) svilupparsi delle bolle di gas, dopo di che levo tosto dal fornello i carboni lasciando completamente raffreddare ogni cosa. Estralta la materia dal tubo, ^lanifestava que- Sti caratleri. Era solto forma di una rozza polverc nera, la quale risentiva 1' umidila dell" aria. Versa- tavi sopra delTacqua distillala, si disciolse in par- te, dando una soluzlone di color bruno oscuro. di sapor alcalico ingralo che restituiva V azzurro al tornasole arrossato. Evaporata questa soluzione quasi a secchezza, lasci6 un residue informe di co- lor giallo-bruDO. Disciolto questo residuo nclTacqua distillala, unitovi del carbone animale purissimo, e 88 cosi spogllatolo di un olio emplveumatico che I'im- brattava, ne risulto una soluzione giallo-rossigna che evaporata fino a densa pellicola, forni col raf- freddamento e col liposo una massa salina di color cinereo. Scparati i cristalli dalF acqua madre e di- ligeutemente prosciugati raerce uu mitissimo calo- re, si preseiilaiono sotto forma di minuti prisrai aciculari, alcuui de' quali aveano le estremita tron- cate, perfettamente inodori, sensibili alquanto al- r umidita atmosfcrica. Veduti in massa', appariva- no di color bianco-grigio, ma polverizzali, davano una polvere biancliissima. Sono solubilissirai nel- 1' acqua distillata fredda , e la soluzione e di color giallo-rossigno. L' alcoole assoluto non ne discioglie la piu piccola porzione, anche usando della bollilu- ra. Tale c la conibinazione dalF autore ottenula, e da lui denomlnata^;ro cianuro di ossido di potas- sioj ai caratteri eslerni della quale ponendo mente, ei ravvisolla per assai dlfferente dell'ordluaiio ferro cianuro di ossido di potassio. Sottoposta poi que- sta conibinazione all' azione di varj corpi e riscon- trata piu. sempre una tale differenza dalle risultan- ze dell' azioue di essi corpi diverse da quelle che gli stessi producono sull'ordinario ferro cianuro di po- tassio, ei fu condotto a concludere che la combi- nazione ottenuta altro non sia che i\ ferro-cianogene combinato coll' ossido di potassio. Ora da essa com- 89 biuazione egli ollenne col mezzo del cloro, dell' jo- dlo e di alcutii acidi un precipitate clregli conchiu- se clic fosse il puro radicale delT acido idro ferro- ciauico, ossia il puro ferro cianogene rlcercato: a convalidare la qiial conclusione ei ci descrive i ca- ratteri di csso precipitato nel raodo seguente. Esso si pi'cseula quasi senipre in egual aspetto, eccetto clie quand' c ottenuto coll' acido acelico il suo co- lore e piu smunto. Quaudo e ben lavato, sia che si ottenga con uno o con altro acido, c sempre iden- tico. Nello stato d' idrato ancor umido il suo colo- re e d' un rosso carico, ed una piccola quantila di csso t! atta ad essere disciolta dall' acqua distillata, dclla quale colora un' abbondante quantita. Ben disseccato ba forma di una polvere finissima rosso- bruna, insipida, inodorata, inalterabile all' aria ed alia luce solare. Esposto al calore della lucerna in un crogiuolo di platino scoperto. sulle prime si an- nerisce, quindi fa un leggero strepito e spande ua vapore piccanle, poscia si arroventa, c mantenuto a lungo a questo calore, si converte in una polvere rossa intei'amente solubrle nell' acido idroclorico, di null' altro composta cbe di puro perossido di feiTO. Arrovenlato in un tubo di vetro ricurvo, e per la eslremita apcrla riccvulo uell' acqua di calce, si fondc, spande ua bianco vapore cbe punlo non in- torbida 1' acqua e non lascia la minima traccia vi- 90 siblle d'l umldlta. RIcevuto nell' ammoniaca purlssl- ma mista coll'acqua dl calce, non si ravvisa il piu lieve intorbidamento. CiO» che rimane nel tubo noa consta d' alti'O che di purisslmo ferro e di volumi- noso carbone. Riscontrale tutte qiieste particolarila del preclpitato in discorso, era necessario provare se in via sintetica si avevano eguali risultamenti. Con quest' intento il nostro sperimentatore lo sot- topose successivaraenle airazione della potassa, del- rammoDiaca, dell'acqua di calce, del potassio, del- r idrogene, del cloro, dell' jodio e del fosforo, e gli effetti ottenuti con tuLte queste sostanze furono tali che sempre piu gli persuasero la vera composizione del precipitato e la vera sua natura di ferro-ciano- gene. Compile cosi le ricerche tendenti a compro- vare la chiiuica costituzione del composto, restava per ultimo a determiuare coll'aualisi la proporzio- ne de'suoi elementi, la quale quantunque sia stata calcolata dai chimici, non pote essere che in via ipotetica, non essendosi per anco da nessnuo po- tulo isolare. Composto essendo il ferro cianogene in prima composizione elementare di azoto, carbo- nic e ferro, ma cimentato col fuoco fuori del con- tatto dell'aria non isvilnppando punto d'acido car- bonicOj riducendosi il ferro e rimanendo combinato al carboue del cianogene scomposto, e d' altro non constando i prodotti gazosi che di cianogene e di 9' gaz azolo llbcro, penso il nostro chlmlco d' Inco- minciare I'analisi coll'acitlificare prima il carbonio, e converlitolo poscia in acido carbonico , merc6 I'aggiutila deirossigeue, determinare dalla quantita di acido prodotto la proporzione di esso carbonio fra gli elemenli della composizione. II deutossido di rame parendogli il mezzo piu acconcio a quest'uopo, mescolati centesirai oi, oo di ferro cianogene coa 02, 00 di deutossido di rame purissirao, li pose in un tubo ricurvo cbiuso ad una estremita. Riempiuto il tubo di nuova quantita di deutossido di rame e scaglie soltilissirae di questo metalio sino alia sua meta, immerse la parte aperta di csso ncll' acqua di calce mista d' ammoniaca , quindi 1' arrovento per qualche tempo fino al cessare d' ogni sviluppo di gas. Appena incominciarouo le bolle del gas, che r acqua di calce s' intorbido fortemente e si depo- sito un bianco precipitato, il peso del quale, poich& fu ben lavato e seccato, era di 06, 00 di carbonate di calce. Un tale prodotto conlenendo 02, 60 di acido carbonico, e questo essendo composto di 00, yi di carbonio e 01, 90 di ossigene, ne derivava che il ferro-cianogene dovea contenere 00, 71 di pure carbonio. Determinata la quantita elemenlare del carbonio, passO) Tautore alia ricerca di quella del ferro, trovata la quale, risultava trovata altresi la proporzione delFazoto. Ridussc egli perlanto il fer- 92 ro-clanogene in perossldo, collocandolo nella palla di un tubo e sottoponendolo all' azione del puris- simo gas osslgene lavato colla potassa caustica e dis- seccato sul cloruro dl calce. Durante I' operazione a freddo noa nolo reazione alcuna^ ma riscaldata che fu appena alquanto la palla , il ferro-clanogene si accese con vivlssiraa luce, sparse un bianco vapo- re, cbe venue assorbito dalla potassa liquida collo- cata in un piccolo recipiente all'opposta parte del- 1' apparecchio, e si mantenne rovente fino al cessa- re dell' azione del gas osslgene che conlinuo per mezz' ora circa. Raffreddato 1' apparecchio e pesato 11 prodotto, risulto che cent, oi, oo di ferro-ciano- gene, gia convertito in bellissimo perossido di ferro, aveano fornito 002, o3 di purissimo perossido, il quale conteneva 001, ^0 di ferro, e 000, 63 di ossi- gene^ dal che risultava essere il ferro - cianogene composto di Ferro . 00, 10, /^o Carbonio oo, 71, 00 Azoto . 00, 18, 60 01, 00, 00 Ossia di Ferro 10, 4^ Cianogene . 8g, 60 100, 00 93 Gorrispondenti — i Atorao d'l ferro . =i=- 678, 43 3 Atomi tli cianogcne = 495, og Dal chc risulla cssere V atorno del ferro cianogene = 1173, St. A qucslc ricerche del Ccnedella segue neir ordi- ne delle materie una Memoria dell'altro nostro col- Icga sigtior Stefano Grandoni , capo speziale nello spedale maggiore di Brescia, composta di varie note, o frammenll die dire si vogliano, spettanll lulte alia clumica, da una in fuori clie piii propriaraente appartiene alia zoologia. Delia radice del zenzaro tratta la prima nola. Studiando il Grandoni nel- Tanalisi di questa radice fatta da Bucliolz e da Mo- rin, trovato per avveutura manclievole, comecch^ industrioso e profondo, il loro lavoro , entr6 nel penslero di perfezionarlo, tenlando di estrarre dalla radice in discorso le comblnazioni auorganlche che non vi furono da quei cliiarissimi fisici investigate e cli' egli avvisava dovervisi celare, considerate che i vegetabill non meno clie gli animali si compon- gono di parti organiclie ed anorganiclie ordinate a mirablle armonia. Fatto perlanto un infuso acquo- so dclla esplorata radice, vi mescolo un poco di magnesia pura. cd appresso fece bollirc la mistura per qualche istanle, e fattala raffreddare alquanto, la lillro per una carta bibula collocata in un imbuto di cristallo. Tralta quiudi dalF imbuto la materia 94 addensata e disseccata, la raise nell' alcool anidro, e questo lasciato bolllre alcun tempo con essa, ei lo filtro compiutaraente e cogli artlfizj usati. Schizz6 per la carta un liquore di vaga chiarezza, che ac- colto in piccola capsula di porcellana, fu lasciato sfumare a sua posta alia comune temperatura del- I'ai-ia amblente, che ne succliio tutto Y umore. Ma anziche scemasse questo del tutto per la propria virtii e per quella del continente, apparvero in esso non pochi cristalli di forma cubica, che pel nitrato argenteo e il calorico in essi manifestato dalle rea- zloni, non meno che per la loro conformazione, si davano a conoscere composli di cloro e di jodio^ principj che dai prefati chimici non furono osserva- ti. Per poscia cercare se altre combinazioni anor- ganiche conteiiesse, oltre a queste, la radice in di- scorso, sulle quali il mcstruo spiritoso non avesse potuto operare, ridusse lo sperimentatore il princi- pio legnoso in cenere, ed in questa pote con sem- plice artifizio scoprire gli altri corpi seguenti — Car- bonato calcico = idem magnesico = acido silicico = solfato potassico = ossido ferrico. Versa la se- conda nota intorno alia composizioue di quel ma- teriale da pitlura che dicesi giallo di Cassel, o di I Turnery per la quale 1' aulore propone un nuovo processo, consistente nel combinare direttamente il cloro coir ossido piombicO, Airinvenzlone di questo 95 nuovo processo fu cgli accldentalmenle conJollo dal fatlo seguente. Liberava da un cloruro basico per mezzo di un ossiacido il cloro ond'era formato. Do- vendo riscontrare durante 1' opcrazione 1' identila delle sostanze e misurai-e lo spazlo di tempo che intanto andava scorrendo, e non trovandosl aver intorno ammaniti a tal uopo i soliti reattivi del cloro, ma soltanto alcune llste dl carta inzuppata d' acetato di piombo acido, immagiuo di poter coa queslo sopperire al bisogno^ e pero lo presentu age- volmenle al composto alogeno che venia disfacea- dosi. Indi a non niolto la carta esploratoria si tinse di color di legno, poi dei colori in cui si rivolve il raggio solare attraversando il prisma. Questo fcno- meno suggeri alT autore il pensiero di tentare nuo- vo modo di pvepararc il cloruro piombico surbasico o giallo di Cassel. Al cbe fare guido prima il cloro nascente, mediante un tubo, entro una soluzione di acctalo acido piombico, e continuo quesl'operazio- ne fino a clie non esalava piu acido acetico, ma solo del cloro. Creato per tal modo un cloro composto delle due sostanze, verso la nuova combinazione in- sicme col liquido in cui s' era generata entro un imbiito nel quale era collocato un acconcio feltro, e divisc 1' una dalT altra esse sostanze. Raccolse quindi il nuovo preparalo, dopo d' avcrlo compia- tamcnte lavato con acqua pura, e lo fece seccara 96 colle sollte destrezze. Cos! ridotto, era d'un colore giallo rossiguo, molle al tatto e seuza sapore. Ne! fuse una parte sopra una lamina di platino al fuoco d' una lucerna allmentata d' alcool^ e 11 preparato produsse su quell' argentea superficie i piu vaghi colori, tra i quali primeggiava il giailo zolfino. Fuso in niaggior quantila entro un crociuolo e lasclato dappoi raffreddare lentamentC) si ridusse in forma dl cristalli cubici disposti in contestura laniellosa. Ai fabbricatori del giallo di Cassel, col fondamento di quesle prove, pare al nostro autore di poter rac- comandare questo nuovo suo metodo di prepararloj acciocche vi esercilino sopra la loro Industria, cosi a conferma dell'esperimento, come a vantagglo della pittura. Un caso di slrana e singolare concrezlone morbosa porse materia alia Icrza nota. Una donna della terra di Quinzano, provincia di Brescia, d' an- nl 32 venne condolta nello spedale di citia per ma- lattia da sei mesi incominciata, consistente in un calcolo clie avea sede nella narice sinistra^ dalla quale fu intleramente rlsanata mediante I'estrazione del calcolo, fattale con una lanaglia da polipo. La concrezione nello stato in cui I'aveva ridotta I'ope- razlone era in forma di frantumi disuguali in volu- me, fornlli di bernocoletti scabri, solcali pel lungo, vestiti di una specie di crosta, clie unita indivisibil- mente col corpo, nou si distinguea che alcun poco 97 al colore di ruggine di ferro, c sparsi di minute ca- verue. Lo spezzarli, benchc non troppo agevole, fa- cea conoscere la coiilestura di tutta la massa, molto rassomigliantcsi a quclla del tufo calcare compatto, in cui Liilli alcun clie di cristallino. Avea la con- crczioue un peso specifico di i , 4, e peici6 posta nell'acqua andavane al fondo: non mandava nes- sun odore alia lemperatura ordinaria^ e pesava in tutto 76 grani niedicinali. In nessuno degli accennali frantumi era riconoscibile il nuclco o principio della concrezione, quando non si volesse aver per tale un niinuto seme d'una gramineaj clie teneva il centre del frantume maggiorc. Assoggctlatasi quesla con- crezione alle iudagini del noslro cliimico, per qui- dittarue Pessenza ei la sottopose alia segueute ana- lisi. Col mezzo di un Clo di seta ne fece ondcggiare nelfacido cloro-idrico un miuuzzolo del peso di tre grani, clie si disciolse in parte, mettendo un odor grave di urina. La parte chc non si sciolse occu- pava il fondo del recipiente^ era di color bruno, e si mescea facilmenlc al liquore soprastante. Al tor- mento del fuoco riusciva in gas acido carbouico e in altri prodotli derivanti dalla distruzione delle so- slanze organicbe. Legatone un altro pezzelto con un filo di rame, lo pose fra carboni accesi altizzati con due tubi ferruminatorj ^ s' infuoco tuttOj dopo aver levato fiarama ed esalato un denso furao. Dopo 7 9^' questa prova il calore del frammeato biancheggla- va. La sua durezza non era cresciuta, ed il suo peso era scaduto d' uii quinto. Iq tal condlzione non isciogllevasi che in parte nell' acido acetico, svilup- paodo ad un tempo del gas acido carbonico. Infuso nella soluzione acetica, prima feltrata, dell'ossalato d' ammoniaca liquido, manifestossi in essa , dopo alcuu tempo, un precipitalo bianco. Non fu altrl- menli d' un'altra porzione di soluzione nella quale fu versata insicme col sotlofosfalo sodico il carbo- nato basico ammonico. Non essendosi per potenza di fuoco la conci'ezlone mai potuta fondere, il no- slro sperimentatore dopo averla studiata per molti altri corpi e chimici arlifizj diversi, che non valsero a tutta scoprirne la quiddita, fcce per ultimo la prova seguente. Colla polvere della coucrezione, vuotata della soslauza organica col fuoco a de'car- bonati colT acido acetico, mescolo dell' acetato tri- piomblco sciolto. Trituru a liingo la mistura, separ6 la parte sollda dalla liquida, e conobbe che questa si componeva di acido acetico di calce e quella di acido foyforico edi ossido pioniblco. Asperse d'acqua piia volte la comblnazione insolubile che poscia es- sicco compiutamente. Fatto tutto questo, ne riscon- tro la composizione, mediante F azione del fuoco, che non tardo a fouderla in un globetto di color blaaco perlato, che raffreddato fu tutto sparse in- 99 tcrnamente di crislalli a larghe faccclte formati di acido fosforico e di ossido pionibico, come 1 saggi piu dillgenti mostiarono. Opeiato quaiito valcva ad ot- tenere la sicura conoscenza ed il peso prcciso dei varj corpi mcssi in serLo nel corso del lavoro, il risultalo deli'' analisi riusci quale si registra nella segiiente tavola. Sostanze clic compongouo cento parti della con* crezione. 1. Fosfato calcico 55, oo • 2. Carbonato detto i8, oo 3. detto magnesico oj, oo 4. Materia organica con traccie di ferro 20, 00 p. 100, 00 Conchiude Tautore oplnando che questa concrczio- ne pietrosa esser possa non altro che una materia osseo-lapidca sbucata fuori da' suoi canali e fattasi coir indurarsi in varj tempi ineguale nella supevfi- cie. Nella quarta nota Tautore rifcrisce alcuni suoi sperimenti e osservazloui iutesi a cliiarire se vera- mente il sesquiossido di ferro sia un anlidoto con- tro 1' arseuico, come pretese, or sono quattro anni, d'aveie scoperto il dotlor Bunsen di Gottinga, se- condochc venne anniinziato da parccchi giornali scicaliGci. Lc virtu del quale pretcso antidoto essen- do state dappoi cimcntate da varj chimici francesi 100 a rlscoulro dell'asserto dal Bunsen, raa le lore coW' clusioni noa sembrando alia dotta curlosita del no- stro socio sufGcienti alia piena coafermazione della scoperta, el fu condotto ad entrare pur esso in que- ste indagini^ il che fece colle seguenti spericnze. E primatnente per iiivestigare i rapporti elettrici tra il sesquiossido di fci'ro e 1' acido arsenioso, niisu- randoli dalla tnaniera e forza d' unione di queste due sostanze, penso, non allontanandosi molto dalle circostaiize cbe accompagnaao un veueficio com- piuto coll' arsenico bianco, di presentar questo ia forme diverse, cioe in quelle in cui suole di solito venire ingojato, al nuovo antidote. E pero in un vasello in cui contenevasl un' oucia di sesquiossido di ferro appena preparato e molle d' acqua immerse un frammento d' arsenico bianco dtl peso di ^4 grani. Fece in appresso provare al vasello per lo spazio di due ore di tempo 3o gradi di calore, av- vertendo che 1' arsenico si trovasse ognora in con- tatto di nuove mollecole di sesquiossido. Dopo que- sta operazione, levato dal vasello I' arsenico e ripe- satolo, non lo trovu diminuito cbe d'un sol grano, cio^ ridotto al peso di grani j3. Tritatolo in pol- Tere grossetta e poscia miscbiatoio esattamente col j sesquiossido di ferro in cui era stato prima tuffato, ma in altro stato, riscaldo il miscuglio a differenli temperature per la durata di 6o ore. Ciu fatto, vevso ia mlstura sopra un feltro e raccolse la parte flui- da*, la quale era di color giallognolo, arrossava la carta di tomasole, tingea d' azzurro intense la solu- zione di cianuro potassico ferroso e cagionava ua precipitalo di color verde d' erba infusa nella solu- zionc del solfato di rame ammoniacale. A queste esperienze aggiunsc la seguente. Pose in un piccolo inatraccio cinque grani d'acido arsenioso in pol- vere sollilissima, due once d'acqua stillata e cinque dramme di sesquiossido di ferro Idrato. Fece pro- vare al niiscuglio un calore di 3o gradi per lo spa- zio di sei ore e dappoi lo lascio ore 24 alia tempe- ratura comune, rimcstandolo tratto tratto. Separ6 poscia per mezzo d' un feltro la parte liquida dalla solida, e la prima fece evaporare in una cassuletta di porcellaua fino alia consumazione di tutlo il li- quorc. Rimase una sostanza di color gialligno, ia- solubile nell'acqua stillata e solubile nell'acido sol- forico, clie oliva d' aglio sui carboni infuocati ed avverdiva, disciolta, il solfato liquido rameico. Me- scolando a questa sostanza disciolta 1' idro-ferro- cianato potassico cd aggiungendovi appresso al- quanto di polvere di galla d'Istria e d' acido solfo- rico acquoso, ne nascea una somigliante reazione , diversa dall' antecedente in cio solo che il color verde passava alFazzurro, e cio per cagione del fer- ro nascojto nel liquido. Questa seconda prova scm- I02 bra air autore da registrars! siccome riscontrante in parte la precedetite fatla col sale rameico. La materia solida rimasa sul feltro e prlvata dell' acqua che la idratrava, sparsa sopra i carboui ardenti, mandava insieme a un denso fumo un odord'aglio. Queste esperienze non aveudo potuto condurre r autore ad ottenere la conipiuta combinazioue clil- mica deir acido arsenioso al sesquiossido di fcrro, ei si volse a quest' altra. Ad uua soluzione limpida di sei grani d' acido arsenioso fatta nell'acqua stil- lata e coll'ajuto del calore aggiunse mezz' oncia di sesquiossido di ferro idrato, preparato col solfato ferroso, 1' acido nitrico e I' ammoniaca. Lascio il miscuglio per sei ore alia lemperatura di 3o gradi -f o T. R. e poscia coi consueti saggi vcnne esaml- nando cosi la parte solida come la liquida, ne gli riusci di scoprire la piu piccola porzione d' acido arsenioso libero. Da questo risultameulo ei concliiu- de che dunque per quest' ultima via sollanto si puo combinare intimameute 1' acido arsenioso col ses- quiossido di ferro e domarne la mortalissima po- tenza. Ma succede nell' animale economia cio che nel laboratorio chimico circa all' unirsi dellarseni- co bianco col sesquiossido ferrico, o antidote di Bunsen? Ad appurare un tal punto che piu importa al costrutto di queste indagini iutraprese 1' autore gli sperimenti che seguouo. Ad un cane levriere vi- io3 vaclssimo e di buona complesslone, fece tranguglare 10 granl d'arsenico polverlzzato chiusi nella raollica dl pane, ed appresso gli vcrso nella gola un' cncia di sesquiossido di ferro idrato, tnlsto a diuci gocce di ammoniaca. Fu quiudi il cane costudito in una cella solitaria col muso stretto in un frenello, e dopo poche ore, duranti le quali s''era fatto malinconico, fra vomiti faticosi c frcquenti espulse dal corpo il veleno insieme airanlidolo. Ripctulasi il giorno dopo la stessa prova collo slesso successo,il cane fu riman- dato illeso e vispo come prima, Questo primo espcri- mento non servendo per una parte se non a confer- mare i salutari effelti del vomito nel caso di avvele- nameuto, e per I'altra a mostrarc come Y antidote non ritardi ne temperi punto Tazlone dell'arsenico sullo stomaco, il nostro cbimico s' argomentu di rinnovarlo sopra un altro cane in altro modo. Ad un cane barbone sauo e robusto fece ingojare dieci grani d' arsenico tritati in polvere minutissima, e poco stante dieci dramme di sesquiossido di ferro. Dopo di die venne stretto alTanimale I'esofago con un sotlile legacciolo e medicata la fcrita csterna. Dopo dieci ore di dolori acerbissimi il cane mori. Fattagli la sessione anotomica, si trovu cbegli avea tutto lo stomaco ingrossato e rosso, ed in parlico- lare quella parte di esse che dicesi cieca, in cui era- no per giunl^ e raaccliie di color rosso livido e ) io4 spesse ulcerl nei'iccie. Sebbene non si dovesse du- bitare che il cane fosse morto per effetlo dell'arse- nico, a conferma del fatto fii rinnovata Tesperlenza sopra un altro cane della specie niedesima clie il precedente, al quale fiirono propinati sette grani di veleno, e poco appiesso dieci dramme di sesquios- sido di ft-rro idralo. Legatogli I' esofago e cbiusa 1 esterna ferita, il cane non fu ne Iristo ne inquieto nelle pi'ime tre ore die seguitarono all'operazione, Ma quesle trascorse, gli si fe' la bocca bavosa, I'oo- cliio truce eu affannoso il respiro. Crescendo piii sempre i segni delFavvelenamento, dopo undici ore segui la morle. Sparato Y aniinale e cavatogli dal- r addome lo stomaco, si Irovarono Ic alterazioni seguenti. Turgide ed assai rosse di sangue erano le venetle eslerne, irrigidito e niolto ingrossato tutlo il lessuto del viscere insieme con una parte dell' eso- fago e del duodeno, increspata, di colore di fuoco, screziata di macchie nereggianli e facile a scoraporsi nella parte inleriore, in cui non raccoglievasi se non poca materia viscida, filosa, di color giallo-rosso e senza odore. Questa materia mediante un sale ra- meico si faceva di color verde d' erba , coll' acido cloro idrico, dopo essere dilulta con acqua stillata riducevasi in un coagulo albuminoso, coll'ldrofer- rocianato potassico tingevasi in azzurro. Un' altra prova fece I'autore dopo questa variando la maniera io5 (li vcisar ncUo stomaco tanto 11 vclcno che il preleso antidoto^ c clu per agevolaie 1' operazione ed evl- tare il pcricolo d'csscrc morso. Per la via dell' eso- fagOj a quest' uopo tagliato, col mezzo d'un imbuto di vetro fornito dl un lungo e stretto tubo furono introdolti nello stomaco d'un altro cane barbone sette grani d' arsenico polverizzato , misto a tanto sesquiossido di ferro idrato e molle quanto ne so- gliono dare diciotto dcnari di solfalo ferroso trat- tato coll'acido nitrico e successivamente coll' am- nioniaca. Ciu fatto, venne legato I'esofago al di sotto del taglio, unila I'esterna ferila e lasciato il cane a se stesso La morle dell' animale dopo trent' ore vissule in istato di tristezza e d'abbandono fu I'esi- to di questo sperimento. Uscito il cane dl vita, fu diligentemeute tagliato per avere ed esplorare lo stomaco, che si trovo d' un color rosso vivo e pic- chiettato dl macchie nericcie, specialmente nel sito dove si riducono le materie alimentarl: queste mac- chie non apparivano soltanto sulla superficie inter- na, ma eziandio sull' eslerna, benclie in questa fos- sero meno vlvaci. Dopo tutte queste sperienze re- stava all'autore da sapere se 1' arsenico di sesquios- sido di ferro sia veramente un composto arsei.icale innocente, come 11 Bunscn pretende. E pero coll'in- tendimento dl chiarirscne introdusse nello stomaco di un caue, varieta della specie catiis molossus, e per io6 la via dell' esofago inciso , died grani d' arsenico cliimicamente unlto col sesquiossido di ferro. Le- gato poscia V esofago sotto al taglio ed unita la fe- rita estcrna, venne 1' animale lascialo a se stesso. Stette qualclie ora accosclato^ e alle due pomeridia- ^ ne respirava affannosamente e cangiava spesso di luogo. Alle sei toruo tranquillo e di Luon umore, e duro in tale stato fino a cbe gli venne tolto 11 le- gacciolo clie stringeva 1' esofago, lo che fu fatto 32 ore dopo 1' introduzione del sale arsenioso. Per Tat- tizzato e ringhioso contegno della bestia parendo pericoloso il cimentarsi di nuovo con essa per tea- tare la cucitura dell' esofago od aitra medicatura, ne potendosi sperare che, ridotta com' era, potesse vivere lungo tempo, 4^ ore dopo incominciata 1' ope- razione fu tolta di vita tagliandole le arterie. Aperlo il cadavere, si trovo lo stomaco vuoto e non poco arrossato, inassime ove si raccolgono le raaterie die vi si versano. Le membrane di esse erano ingrossate e raggrinzate plii del solito^ ma 1' alterazione piu notabile e che fu giudicata essere effetto deirarsenico e poter essere plii tardi cagione di morte all' animale era nell' omento, tutto injettato di sangue, ed in molti luoghi fatto di colore violaceo. Da tutte que- ste prove e riprove I'autore trae le seguenti conclu- sioni. I . Non aver luogo la neutralizzazione dell'aci- do arsenioso per mezzo del sesquiossido di ferro se 107 non ncl caso che il primo sia sciolto compiulameate ncir acqua e le forze attrattive delle due sostanze sieno avvivatc per mezzo del calorico. 2. Non essere iiidiffLTCiile il far uso in quesli spcrimenli del ses- (juiossido di ferro preparato per qual siasi processOj come si penso da taliino, ma doversi preferire ad ogul allro quello die si otticne dal solfato ferrosOj mediante 1' acido nitrico e 1' ammoniaca liquida. 3. Non doversi il sesquiossido di ferro avere per sicuro autidoto delT arsenico, non combinandosi con questo che nel laboratoiuo chimico e mediante una lemperatura magglore di quella del corpo umano, c pero non esser da considerarsi vaievole contro ua tale veleno in forma solida, cioe in quella in cui suol essere ingojalo da clii tenia darsi la morte. 4. Non risultare confermato che 1' arsenito ferrico, ossia la combinazione dell' acido arsenioso col ses- quiossido di ferro, non sia velcnoso^ e quiudi anche per questo non esser racconiand;ibiIe V uso di ua si fatto anlidoto. Nota per ultimo che fra i varj pro- cess! ch' ei segui nclla preparazione del sesquiossi- do di ferro fu pur quello die si trova registrato nella farmacopea del siguor Dal-Bue, die consiste nel decomporre una pura soluzione del solfato di ferro col carbonato di potassa liquido, nel mesco- lare il precipitalo coU" acqua coutenula in un vaso di ferro di larga apcrlura e ucl far bollirc il tutto loS fino a che I'ossldo sla fatto di color rosso. Intorno al quale egli avverte che, median te la bollitura con che si forma 1' ossido ferrico , si da anzi per essa all' ossido ferroso un certo grado di stabllita-, e cio perche i vapori acquosi sovrastanli in copia al li- quore impediscono un tale effetto derivante dal- I'unione di altra proporzione di ossigeno coll'ossido ferroso. Alia zoologia, secondoclie fu accennato, spetta r ultima nota contenente il ragguaglio di varie esperienze dii*ette ad appurare se o no le mi- gnatte mediciaali reclse si rifacciano in intero. L'or- ganizzazione delle mignatte accostandosi raolto a quella d' altri vermi ne"* quali la forza riproduttiva k per esperienza certlficata, assai probabile dovreb- be tenersi la loro riproduzioue^ oltre a che si osser- va che tagliando nel mezzo una mignatta mentre e intesa al sanguisugio, la parte anteriore di essa con- tinua per alcuni minuti a rimanere attaccata al corpo ed a gemere il sangue^ al che si aggiunge che tagliandosi una mignatta in piii pezzi, la vitalila di ciascuno dura per un tempo piu o meno lungo, e finalmente che Rayer ebbe a notare che alcune mi- gnatte alia quali avea levate le due spiraglie vissero per ben quattro mesi. Queste considerazioni indus- sero il signor Grandoni a tentare sopra le mignatte le prove che siamo per riferire, e vieppiii ancora r indusse lo strano dispai-ere tra il Boscj continua- 109 tore Jella Storia Naturale dl Buffon, e 11 Dlzionario delle scicnze natural!, dal prlmo trarre dallo studio de'sommi scrittori, e sopra tutto dai divini Vangeli^ ed insegnato per autorita e boc- ca di Socrale e di Cicerone la via piu conducente e spedita alia vera gloria conslstere nelFadoperarsi a fare in modo da essere in effetto cio che voglia- tno parere ed esser creduti, andar errati a partito coloro che pensano poterai fondar stabilniente la gloria nella ostentazione e nella simulazione non pur del discorso, ma ancora del volto, la vera gloria metier radici e propagarsi e ogni cosa finta ed ap- piccata cader come Core , niente di simulato po- ler esser durevole, e pero dover chi brama farsi glorioso compiere gli ufficj della giustizia, conclude mostiando di quanto giovamento uomini istituiti a queste norme potranno essere a se stessi e ad al- Irui in ogni circostanza della vita, in ogni stato di fortuna, in ogni impiego e professione sociale. Ti'at- tata con questo discorso la educazione letteraria, tratt6 il Cattaneo in un altro italianamente del- tato la critica con cenni spettanli alia lirica antica e air italiana. Premesse alcune generali parole sulla origine e sulP indole di questo genere di poesia nata dall'eatusiasmo e connaturata coll'uomOj passa alia «79 stoiia <1I essa presso le anliclie nazionl, e incomin- ciando dagli ebrel addita come i piugraudi modelll dl lirlca perfezlonc i canti di IMos6, dl Debora e di Giuditta, i salmi davidici, la cantica di Saloraone e le visioni dei profeli, esaltando fra quesli Gere- mia e piu ancora Isaia, del quale decide che sicco« me Giobbe h il piu descriltivo ed immaginoso, Da- vide il pill affeltuoso, cosi cgli senza eccezione e il piu sublime di tutti i poeti. Dagli ebrei procedendo al greci, ei fa speciale ricordo di Pindaro, qualiC- candolo padre della lirica profana e dalla qualita c solennita degli argomenti ch'ei canta traendo ra- gioni a giustlficare la economia troppo in apparenza disordinata de' suoi componimenti ^ poi tocca di Saffo c di Anacreonte, dal cui « diverso tenore di « vita ( secondo ch' ei dice ) si distingue 1' indole « diversa dei loro carrai ». Fra i liricl latini ei si restringe a parlare del piu grande, cio6 d'Orazio; del quale celebrata la felicita nel cantare ogni sog- getto sia molle, sia grave, od eroico o divino, con- frontandolo ad Anacreontej nota clie se i suoi fieri non agguagliano per gentilezza quclli del greco poe- ta , sono d'una fragranza piu acuta e non meno ag- gi'adevole, e die se i suoi voli non sono cosi arditi e sublimi come quclli di Pindaro, sono piii diritti e regolari, e conclude riferendo il seguente amplis- simo giudizio diQuintiliano: lyricorum Hor alius fere 28* solus legi dignusj nam et insurgit atiquandoj et pie- nus est jucundilatis et gratice, et variis figuris et veV' bis felcissinie audnx. Dopo di che, passati per cenni in rassegna i liricl principali italiacii incominciando da Dante e venendo fino ai moderni, anzi ai vi- venti, torna ad Orazio che di poeta lirico prende a considerare come satirico, osservando com' ei sia sommo in questo genere, sia che si guardl alia eco- nomia dell' invenziune o alia venusta, concisione, efficacia, leggiadiia dello stile, o alia purezza della lingua, o alT artifizio del nuraero, o finalmente alia moralita degli argomenli, sentenze e precetti coa cui guida gli uomini alia conoscenza di se medesi- mi, alia fuga del vizio, all' esercizio della virtu^ il che a far meglio conoscere ei soggiunge a questi ge- neral! encomj gli speciali esempj tratti dall' analisi della prima e terza salira del poeta. Ad altro genere di poesia applic6 le osservazionl della critica il Sig Dott. Angelo Fava di Verona con una sua memoria intitolata uno sguarilo al tea- tro moderno. Considerando il dramnia come una espressione fedele delle speciali condizioni de' tempi e de' popoli, egli deternitna il valore dei varj tea- tri europei colla misura di un tale concetto da lui formalosi della essenza, carattere e scopo della draramatica poesia. E con tale norma imprenden- dgne la rassegna e incomiaciando dal teatro d' Ita- 28 r Ha, ei non dublta d' affermare clie sebbene da que- sta madre della moderna sapienza originassero i primi elciueriti della commcdia e della tragedia , nondinieno per non aver mai la nazione godulo di quello stato di polltica stabilita cbe in una od al- tra epoca I'altre nazioui godettero, e cbe a parere deir autore e il solo slato in cui possa svolgersi il germe della lelteralura diammatica, se nei nostrl drammatici autori si ponno liconoscere pregi di poeticbe parlicolarila, e indarno il cercare in essi il pensiero, coin' ei dice, e come piu sempliceniente direbbesi, T indole di un secolo. E venendo al par- ticolare dei due lumi niaggiori del nostro teatrOj Goldoni ed AlGeri, dice del prime cb'egli era bensl ingegno da tanto da creare la vera commedia, ma cbe le sue osservazioni circoscritte in piccola sfera e piu speltanti alia forma cbe alia sostanza dei co- slumi non ci o/fcrironoj per usare le sue proprie pa- role, che quadri pavziali e senza pro/onditcij e del secoudo cbe prcoccupalo da idee e sentimenti non conformi alT indole de' suoi tempi, cb'ei voleva a tutto coslo Irasfondere nel pubblico, diede sovente nelFesagerato, uniforme e monotone Le tragedie poi del Manzoni risplendono, a suo parere, forse piu assai per lirica sublimila che per iutrinseco pregio del dramma, essendocbe i caralteri di Carlo Magno e del Carmagnola, e con essi la storia de' tempi, vi 28a si trovauo alterati a grado della immaginazione del poeta^ e quanto alia Francesca da Rimini ei Irova che I'autore di questa tragedia lia pluttosto iu essa trasfuso s^ stesso ed il proprio cuore che mostrata una profonda conoscenza del mondo reale. Passan- do alia Francia, lasciato da parte il periodo ante- riore al secolo di Luigi XIV nel quale il dramma francese non fu, a suo giudizlo. die il frutto delle diverse imitazioni straniere , vlene ai tre grandi lu- zninari di quel secolo, Cornelllej Racine e Moliere, dei quali stessi non tutti i componimenti gli sem- brano egualmente corrispondere alia loro fama, no- taudo di Gorneille che la niagglor parte delle sue tragedie si rlsentono un po' troppo dello stile di Lucano, e intorno a Racine, che in molti suoi dram- mi servi con troppo scrupolo a certe regolc, benche ne' suoi piii arditi couceplmenti abbla saputo tal- volta scuotere il freno. Esalta nondimeno del pri- ino sopra tutte la tragedia del Cid come quella in cui I'energia e il cavalleresco spirito degli spagnuoli si trovano dipinti con maggior verita, e del secon- do VAtaliuy mirabilc rappresentazlone del popolo ebreo e de' suoi profetl. Meno parco d' encomio e a Moliere, delle commedie del quale ei decide che, ecceltuatene alcune poche dettate per compiacere a chi comandava, tutte sono improntate del plii pro- fondo conoscimcnto dei tempi e de'luoghi, e che 383 mcglio che le fredde pagine della storia ci fanno conoscere la nazlone di Luigi XIV in tutte le sue ridicolezze, in lutti i suoi intrighi di corle e di fa- miglia. A Gorncillc, Racine e Moliere aggiunge I'au- tore Voltaire, ma non lo accompagna con quest! tre sommi scrittori che trattandolo con massima se- verita, non dubitando d'assei-ire di esse essersi mo- slrato pill tenero dello slile e dei versl forbili che dello scope del dramma, gran parte delle sue tra- gedie non avere di greco e di romano che 1' argo- mento, ma la tempra, il linguaggio, le idee esser tutte del poeta, quelle in cui prelese di trapiantar rifioi'ito Shakspear in Francia esser troppo pallide copie perch6 possano paragonarsi coll' originale, conchiudendo aver egli posseduto tutte le doti di un elegante scrittorc, non la principale del poeta drammalico, cioe la conoscenza della natura uma- na. Assai piii favorevole e il giudizio dell' autore sul teatro spagnuolo, risconlrandosi meglio al suo concetto intorno alia poesia dramniatica tutti gli scrittori che finirono al terminare del regno di Fi- lippo II e del suo successore. Lopez de Vega e Cal- deron sono soprattutto per qucsto titolo csaltali. « Se nei compouimenli ( egli dice ) di Lopez e di u Calderon la virtu e male intesa , se V uccidere a « colpi di stocco uu rivale vi e celebrato come pro- « dezza, se le donne vl appariscouo ad un tempo e 284 « come oggettl dl un culto speciale e come vlttlme * di una opprlmente schiavitu, se i travestimenti, « le combinazioni plu strane, i rapiraenti, le auda- « cie, gli eroisml rendono pressoche inverisimili ai « lettori superficiali i loro soggetti, pure non h me- « no certo che in essi risplende V espresslone cora- « pluta dello slate sociale della Spagna. Piu tardi, « quando lo studio del classic! e le cognizioni stra- « niere originarono opere piu elaborate, a poco a « poco sparirono quest! luminosi vestigi, ed una cor- « retta , ma glaciale iraitazione form6 tutto il loro « vanlo. Lopez senti il prirao la necessita d! dare « a' suoi personaggi la tinla de' tempi !n cui visse- « ro. I suoi antich! spagnuoli lavoratori e soldati, « tutti per nascita gentiluomlni, in cui la sola ne- « cessila distingue il servo dal padrone, tutti rive- « stiti di patriarcale autorita entro alle pareti do- « mestiche , sono in una maniera mirabile rappre- ft sentati nel Tellos di Meneses e nel Rey Famha. « Egli fu lanto convinto di un tale dovere che cer- « CO d' introdurre verita per sin nel linguaggio, e s» tento in due commedie, el Caballo vos han maer- « to, e las fornioras AslurianaSy di far rivivere 1' an- « tico idioma di Giovanni I. e d! Alfonso il Casto. arono inlorno gli ammiratori, Ira i quali non nianco chi non dubi- tasse qualificarli qiial passo gigantesco fatto da quest' allro giovane ingegno brcsciano nelT arte che da si poco tempo ei professa, Parve eruergere so- 302 pra tulte quesle vedute per artifizio e per bell' ef- fetto quella che rappresenla la chiusa del Navlglio al ponte di S. Damiano^ e si ammiro in tutte indistin- lamente la rara lucenlezza del colorito el'eccellenza dell'acqua e delle macchielte, trattate col rnetodo di Canella, che potrebbe non disdegnarle per sue. Do- pe COS! ampli suffiagi uou dee parer grave a que- sto giovane d' alta speranza se taluno desidero che egli avesse posto qualche studio c arliGzio maggiore a concentrare la luce. Oltre a queste produzioni meritarono allresi I'at- tenzione degli intelligenti i niedagiioni rappresen- tanli animali e i quadri in maggior diiiiensione di animali con paesaggio di Faustino Joli, giovine di bella aspettazione in queslo geuere parlicolare di pittura, le dipiuture di commestibili, una delle qua- li copiala da un originale del celebre Fhitt, di Lui- gl Lorandi, la copia d' un Sansone con Dalila ese- guita da Paolo Calzavelli con diligenza e perizia che fanno da lui desideiare maggiori e [liu copiosi imprendimenti, i progetli architet tonici di Yinceu- 20 Beltoni, di Giuseppe Antonio Camotti e di Cri- stoforo Bonini, gia raccomandalo abbastanza dal premio della medaglia d'oro conseguito al concorso d' architcltura in Brera, le varie opere di scoltura, e massime il gruppo rappresenlanle una Carita, di Vittorio Nesli di Firenze da buoua stella condollo 3o3 a stanziarsl fra noi*, e in generale non andarono trascurate le tante allre opere prodotte, sia origi- ginali, o copie, o disigni, o studj die arricchirono I'esposizione: delle quali per esuberanza di materia ci asleniamo dal parlare individualmenle, dovtndo far passaggio alT industria meccanica che per copia di produzioui gareggio colle arli belle. 3o4 ARTI E MESTIERI I. Due modelli di macchine da pescar I' acqua dal lago di Garda per la irrigazione de' seminatt. udltro di niacchina da facililare lo sharco ai porti di de'to lago. Di Giuseppe Paolo Bogliaco di Desenzano. Se nelle prime due ruaccliine, benche portanll r impionta di un lalenlo invenlivo e meccanico, non si riconobbe nolabile ulilila di costrulto, mas- fiime pel poco innalzamento delT acqua che colP una si otteriebbe, per la troppo grande potenza che ad eseguir V alzamento in enlrambe si ricliiederebbe, e flnalmente pel loro coslo che non sarebbe minore di quello delle macchine ordinarie clie in simil uso s'impiegano, lo stesso non e da dirsi della lerza, clie pel suo scopo umanissimo e per la ben intesa invenzione sopra V altre si raccomanda. I venti di tramonlana e di levante cbe signoreggiano e infe- stano il lago di Garda in alcuni de' suoi porti, e principalmente in quello di Desenzano, fanno diffi- cilissimo 1' approdare col mezzo cola usato getlan- 3o5 (losi (la coloro clie stanno nella barca una fune ad altri die stanno sul molo per afferrarla, 11 che se noa e certo che succeda, sia per la lootananza del trat- to, sia per la impcrizia di chi getta la fuiie, o per la poca proiitczz di coloro ai quali e gettata, e poi iDcerlissimo c talvolta inipossibile nei tempi di bur- rasca. Ad ovviare ad «n tale inconveuiente ed ai disastri tremendi che pur troppo ne sono derivati^ immagino il Sig. Bogliaco una raacchina, che, se- condo il suo iuteadimeato, dovrebbe far effetto di guldar quasi per tuano il nocchiero, e da mezzo i vorlici tempestosi della punta del molo ov' h mag- giore il pericolo dolceraente e sicuramente condurlo uella calma del porto. La macchina consiste iu una lunga antenna guernita sotto e sopra d' una lamina di ferro e per gran parte di sua lunghezzS fornita di uncini di varia forma, variamente disposli, e d' un'ancora in suUa punta. Per mezzo d' una gran- de piastra di ferro e V aatenna raccomandata e congiuuta ad una colonna parimenti di ferro infitta nel suolo, e intorno ad essa si gira mediante una ruota di bronzo sottoposta che scorre sul molo sopra un cerchio di ferro incassatovi a quest' uo- po. E congegnala per modo che s' alzi o s' abbassi secondo che richiede la varia allezza de' legnl che vogliono approdare e il maggiore o uiinore mareg- gio deir ondc. Si escguisce lo sbarco gcltaudo dal 20 3o6 legno, sia barca o battello, un globetto di ferro che attaccanilust all" uno o all'allro de' lanti uncini Olid' e armata la mobile anlonna serve a questa di mezzo a coiiduire, girandusl, il legno nel poiio. A lire 760 auslriache riduce V inventore il costo della macchina^ che parra lenue a ciascuno, consideraiido che la spesa, siccome di pubblica ulilila, si farebbe dai Comune. II. Modelli di metodi per piantare e sostenere le viti a ceppaja e a filelto. Di LuiGi Mjzzoleni di Paderno. L' Induslre e provvldo agrlcollore dee sludiare Oggimai noii sulamenle come prospera e frullifera si allevi la vite, ma ancora come si sostenga col mi- nore dispeiidio che sia possibile di legiiame, del qua- le la somma peninia consiglia piu che niai il ri- sparmio e la straordinaria carezza fa in esso con* sumare gran parte di quel danaro che dovrebb'es- sere giusta mercede del vigiiajuolo. A cio ponendo nieiile il Sig. Mazzoieni rappreseiilO in due mudelli varj metodi di piantare e sostenere le viti cosi a ceppaja come a filetfo^ com'' ei si esprime, eleggendo a tal uopo cio che gli e sembrato il meglio tra i varj usi di qutisti nostri e degli esterni paesi, e qual* 3o^ clie cosa aggiungendo di proprio. II maggior possi- bile risparmio di legname essendo lo scopo al quale egli tende, F operazione fondamentale dei proposti nielodi consiste nel soslituire ai sostegni di legna- mi piantagioni di aibuscelli sorretli Cnchd siano teneri da pali e destiuati a soffolcere la vile quaa- do sieno giuiiti a congrua adolescenza. Avendo r esponcnie aggiunto alia piescntazione de' suoi modelli una memoria esplicaliva che avra luogo fra Ic letture del nuovo anno accademico, noi riservia* mo al fuluro comraentario il somrainistrare col sunto di essa memoria al letlore piu plena infor- mazione su questa proposta, bastandoci per ora averne fatto il presente cenno. in. Proposte di warie macchine ad usi rurali ed industriali. Di Gio. DoMEWico Stir A di Brescia. Di due modelli di trebbia, d' altro d'un torcbio, d^ una niaccbina efTelllva di pigialojo, d' ua nio- dello di niolino a mano, d' un miglioramento di macchina idraulica e finalmeiite di un erpice mo- dellato a parlicolare coslrutlura si compone la serje degli oggelti piodolli in quest' anno da que- sto nosti'O coucittadiiio, gia nolo per industriale 3o8 operosila alia patria esposizlone. Delle dae trebbie acceunate 1' una h una rlforma dell' altra gia pre- sentata dall'autore nel 1882 e descritta nel com- mentario accademico di quell' anno. Consiste la ri- forma nell'aver aggiunte alia nuova trebbia le parti seguenti: varj pressori sovrapposti ai train! , un ci- lindro rotante armato di lamina di ferro ad essi traini retroposto, una grossa spranga munita d'un- cini di ferro retroposta al cilindro e destinata a ri- mescolare la paglia. Sopra un nuovo e piu seraplice pensiero e modellata 1' altra trebbia , clie consiste soltanto di ire travl vestite di lamina di ferro so- stituite a tutto il piii complicato apparecchio della precedente, non conservato di esso se non I'ordi- gno pel rimescolamento della paglia, Di queste tre travi quella di mezzo e un metro piii lunga dell' al- tre, e questo pvolungamento a cui deve attaccarsi la bestia clie ponga in moto la maccbina, e sul qua- le deve esser posta una scranna in cui segga chi guida la bestia, fa clie essa trave serva a doppio ufficio, cioe a quello di pressore e a quello di leva nello stesso tempo. Quautunque 1' inventore non abbia fatto per anco ridurre il suo modello a mac- cbina effettiva, ei si promette un' ottima e pronta Irebblatura non pure del frumento ma ancora del riso e d'altri grani, c cos\ pure del lino*, e tutto cio crcde potcr otlenere coll' impiego d' un solo ca- 3oc) vallo. II torchio c preclpuamente deslinalo alia vi- nificazione; e i vantaggi di esso sopra i torchi ordi- narj sono, secondo I' autore, in primo luogo le leve corte, raerce le quali e tolta la necessita di un va- sto locale, in secondo luogo un' azione piii efficace di quella de' torchi ordinarj per essere in esso il punto d' appoggio della leva piu vicino die in quel- li. Questo torchio poi ridotto in minori dimensioni h proposlo dair autore per la facitura dell' olio e siccome applicabile altresi alia fabbricazione delle paste esculente. L' ufficio del pigiatojo t; di spreme- re il sugo dai grappoli dell' uva ad opera di due ci- lindri di legno contigui, I'uno ornato di prominenze di ferro ed ordinate ad attrarre dalla inferiore aper- tura d' una specie di tramoggia sovrapposta i grap- poli, I'altro veslito di tela a piii giri nella quale s'insinuino gli acini senza schiacciarsi ed ambidue destinati a tramandare raediante una specie di gron- da sottoposla il mosto spreniuto in un sottoposto reciplente. II meccanismo del molino a raano e il medesimo che nei molini ordinarj, con questa sola difTerenza che alia solita gran ruota di legno mossa dair acqua n' 6 sostltuita una di ferro del diametro doppio di quello della pietra macinante e del peso maggiore d'un quinto di quello di essa pietra. Que- sta ruota si volge a mano d' uomo mediante una jnanovella pur essa di ferro, od anco, se si credesse 3io di dovei" alleviar la falica, inediante un lungo vette dl legno. La macchina idraulica m!g1iorata h ad uso di allingere 1' acqua dalle fosse per la irrigaziooe dei campi, II niigliorarnenlo consiste nelF aggiunta di due leva distribuite tre per parte alle due estre- mita della Diacchina per diminuirne la troppa pe* santezza e per facilitarne 1' azione. Per ultimo Per- plce, die fra gli oggetti indicati parve il piu consi- derevole, e conforniato in maniera che pu6 lavorare il soico e due rnezze porche ad un tempo. Essendo piegato in tre sezioni e a seconda del campo, la- vora colla parte di mezzo il solco e colle due late- rali le due mezze porche corrispondenti, e cosi dl mano ia mano: il cavallo con quest' erpice cammi- na nel soico anzicbe sul colmo della porca, come fa coir erpice ordinario, e cosi non avvieue che ca- schi il terreno nei solchi con danno evidente della porca e con ostacolo alio sviluppo della semente. IV. Modello di macchina usata in Germania e in Valtellina per la purga del grano inuece del nostra ventilabro. Dono air Ateneo, cUl Prof. Giuseppe Picci, Uditore. L' egregio Professore facendo presente al corpo accademico di questo modello intese di proporlo a 3ii soggetto dl conslderazione per appiirare se forsc Tuso (li qneslo islriinienlo rnrale possa esserc so- stituilo a quello di:l venlilabro fra noi nsato con qiialche ulile li^parniio di spesa, di tempo e di fa- tica e con qualche risultato di niiglior tffelto L'Ate- neo corrispondendo alle benemeiite iiitenziuni del donalore e repulando lo strumenio degnissimo di osservazione pe' nostri agronomi , s''avvisu di pro* durlo alia pubblica rsposizione, aflinche dclla sua idoneita eimportanza si occupassero gl* inlelligenli. La macchina consiste di qualtro parli priiirlpali, la ruota, la tiarnoggia, la grata e la cassella. La ruota e nn cilindro forniio di cinque larglie ali di legno, le quali aggirandosi cnlro un ramo semicir- colaie o venhe, come lo chiamano, posto nella parte posteriore dulla macchina, S' rvono a mnove- re quelle correnti d'aria che dt-bbono investire e purgare il grano. La tramoggia, cbe ha la furma delle comuni, 6 collurala a somino della grala^ ri- ceve il grano e a poco a pocu lo tramanda iiella grata sottoposla, donde fra la corrcnle almosfcrica, che lo purga, Irapassa nella cassella, che foggiala in gulsa d' un largo canale inclinalo lo travasa pia- namenle sul suolo. Versato il grano nella tramog- gia, si da moto alia ruola interna col mezzo di una esterna furnila di trenla denli cbe ingranano nei dieci di un'altra piu piccola ruola coYrapposla cbe 3l2 risponde all' interna, e la muove con tanta veloclta con quanta e prodotta dal trlpllce numero dei dent'i della ruota motrice. Sovr' essi i denti della ruota . minore saltella, agitata dal lore raoto, una sottile stanghetta accomodata sul fianco del ventre a ma- niera di leva, la quale comunicando per un foro colla grata, le imprime un cotal moto ondulatorio, clie agevola la caduta del grano pei fori. Nel tem- po slesso pertanlo die il girar della ruota suscita la corrente atmosferica il grano cade dalla Iramog- gia e dalla grata, e nel cadere da questa sulla sop- posta cassetta h investito dalla corrente, la quale non potendo operare sul miglior grano per la resi- stenza del peso, sospinge invece il grano piu legge- ro, il grano cariato, il loglio etc. in un'altra cas- setta alquanto piii bassa della prima e diretana^ soffiando poi fuori piu lonlano suU'aja il polviglio, le pagliuzze e lutte 1' altre immondizie piii minute. Bi5 V. Modello di miglioramento alia trehhia del Giulittiy Caldajuolo economico ^ Modello di macchina per la sgonihramcnto delle nevi dalle strade con risparmio di tempo e spesa. Di Giuseppe Lazzaretti d' Isorella. Le rlforme colle quali il Lazzaretti intende di migliorare la trebbia Glulilti sono le due seguenti: I. Al cilindro di superficie piana, che dal centro dell'aja precede come ua raggio alia periferia, vle- ne sostltuito un cilindro di figura conica, che pu6 esser diviso in due, tre ed anche quattro parti gra- datamente disposte per niodo che formino un solo tutto composlo di piii ruote o cilindri dentati co- noidali, le cui prominenze o denti sieno munite di altrettante laminette di ferro : la divisione del ci- lindro in pill pezzi e destinala a questo che ciascun pezzo si giri dintorno al proprio asse colla tnaggior possibile celerita, ovvlando che il numero assal maggiore de'giri, che secondo le leggi del moto dee compiere la parte che resta verso la periferia , sia ritardato, come sarebbe senza la divisione del cilindro , dal numero minore di quelli che dee compiere la parte che resta verso il centro: T ar- matura di ferro aggiunta a ciascun dente d' ogni 3i4 rnota b ordinata a render piu grave il cilindro e a fame la prcsslone menu equabile e piii ef- ficace. 2. Alia eslremila cenlrale delTasla a cui si atlacca il cavallo viene aggiunlo un peso destinato a bilaDciare quello dulTasta, e quindi accelerare il moto del cavallo: I'aggiunta del peso inlende al- tresi a tener sollevata Topposta ruota per modo che non debba agire se non se Irovando qualche proniiuenza per secondare il moto. Da queste rifor- me il Lazzaretti si promette attitudiae della mac- china non solo a trebbiare il formento, ma ancora altri prodolti piu difGcili , specialniente il liso, ri- sparraio di tempo, di fatica e di spesa, risparmio delPaja merce la sospensioue della ruota. Airaumen- to di spesa che potrebbe porlare la scannellatura e armatura del cilindro ei trova un compcnso nel po- tersi far uso a comporlo di pezzi diversi, il cui co- slo complessivo sarebbe minore di quello del cilin- dro di un sol pezzo. Col caldajuolo economico mira il Lazzaretti al risparmio delle legne. A quest''uopo el varia la forma delT ordinario caldajuolo coH'ag- giungervi una lamina di rame che congiungendosi air orlo ed eccedendo d* alquanto 1' estremita infe- feriore, lo fascia tutto al dintorno. Questa lamina dee far ufficio di raccogliere e mantenere unita e aderente alia base la Oamma per modo ch^ella scusi una meta della legna che richiederebbe un calda- 3i5 juolo ordinario a pari effetto. Al tnaggior costo del nuovo caldajuolo V invetitore conlrappone siccome largo compeiiso il lispaimio della legna, il doppio uso al quale ei reputa poter esso caldajuulo servire, cio^ di caldaja e di pentola, e la facilita del poler- si, afferrando la base, versare ci6 che dentro vi si contiene. La macchina per lo sgombramento della neve quale h rappreseiitata dal niodello esposto e dallo stesso espoaenle descritta, consiste in ua triaa- golo isoscele formato da due lavole o panconcelli della lunghe/za di dieci braccia cornuni circa edel- Taltezza di circa un braccio, radeiiti il suolo, sno- dale nel mezzo ed in piii luoghi collegate e congiun- te ad una specie di schelettro di carro a quattro ruote che copi'ono da tre lali. Due buoi collocati fra V uno e 1' altro asse delle ruote ed atlaccati ad un' antenna cbe passa pel centro della macchina cainminando ne spingouo innanzi T angolo acute, il quale di mano in mano che i buoi piogrediscono s' innoltra anch' esso nella neve, e squarciandola e separandola, sgorabra tanla parte del suolo sotto- posto quanta in lunghezza k la via che i buoi per- corrono ed in larghezza la diraensione della base del Iriangolo^ la quale diinensione acciocche si possa accrescere o diminuire a seconda de'casi, dovra r asse delle ruote posteriori essere conformata a guisa di quelle leve dentate di cui sogliono far usO 3i6 i cocclilerl ed i carrettleri per ungei'e le ruole, co- sicche girando il manuhrio lo si possa allungai-e o raccorciare e con cl6 allargare o restringere la detta base, obbligando le due tavole snodate, cbe sono air asse lateralmente congiunte a ravvicinarsi od allontanarsi secondo il bisogno. Uu copertume a capanna, che serve ad accrescere la gravita della macchina e con essa la forza di pressione, serve altresi a riparare i bnoi dalla neve o pioggia cbe fosse per cadere. Una raangiatoja composta d' al- cuni legni, che fanno anche ufficio di collegare le due tavole laterali, sta loro d' avanti. Una lucerna riscbiara ad essi ed a obi deve guidarli la via se lo sgombramento si dovesse fare in tempo di notte. Un' assicella semicircolare cbe si sporge dal centre deir asse posteriore, coperta anch' essa al di sopra, e il posto destinato a chi deve condurre la maccbi- na, acciocche non obbligato a camminar sulla neve possa senza impaccio meglio dirigerne il movinien- to. Se neirappareccbio essenziale di questa macchi- na non si e Irovato novita, negli intendimenti ac- cessorj si e potuta riconoscere una evidcnle attitu- dine di meccanico ingegno. 3i7 VI. ModcUo Hiforza motrice di pesi divisi per torcere la seta e per altri opificj consiniili. Di Andrea Bodra di Carpenedolo. Per ovvlare alia fatica e perdita di tempo cite negli edifizj deslinati a torcer la seta e a consimili lavori ricliiede il togliere c rimettere del peso im- piegato come forza motrice immagino il Bodra d' alleviare una tale operazione dividendo il peso in piu frazioui disposte tutte sul medesimo asse o perno della ruota prima animaute, per modo die tutte insieme operando, mentre se ne togliessero alcune, Taltre seguissero ad agire, e cosi la mac- china a cui questo genere di forza animatrice venis- se applicato non rimanesse mai inoperosa. Rappre- sento il suo concetto in uu modello che rasseguo air Ateneo per la pubblica esposizione e concorso deir anno passato, nel quale non avendo 1' esposi- zione potuto aver luogo, vcnne il modello esposto in quest' anno. Frattanto in Carpenedolo patria di lui veuiva lavorata conformemente al modello una niaccliina a grandi dimensioni^ ma questa applicata al molo del fdaloglio , non rispose coll' effetto ai presagi delf inveutore. II quale con eseroplare ab- negazionc d' amor proprio, alia Comraissionc acca- demica depulala aU'csarae delle meccaniche produ- 3iB zionl pel gludizio de' premj venne da sc stesso a de- nunziare i difetti che la pralica manifesto nella sua invenzlone. Di quesla prodiizione si fa quindi ri- cordo non tanto per dovere d'' islituto, quanto per far conoscere quest' atto di problta e conscienzio- sita che onora 1' artefice piu che noa avrebbe falto il successo della sua tnacchiua. VII. Lino maciullato coW uso del trehhiatojo. Di Giuseppe Giulitti, di Montechiaro. Non pago il Giulitti ai success! ottenuti nella trebbiatura de' grani colla nuova niacchina da esso inventata e premiata da quest' Ateneo nel giudizio deiranno i835 e nell'anno stesso dall'l. R. Istitu- to iu Venezia, voile sperimentare se la delta mac- china potesse servire altresi a raaciullare il lino^ e present6 un saggio de' suoi sperinienli in un cam- pione di lino con essa maciullato ch' egli cspose con un altro di maciullato col metodo ordinario, pel raffronlo. Egli assicura che usando della sua macchina si risparmiano nell' operazione due terzi del tempo allrimenti lichiestoi; che si oltiene un prodotto luaggiore dell' ordinario del 5 all' 8 per cento, se il lino e sanisslmo, e che quesLo vantag- gio e molto piu graude se il vegetabile abbia sof- 3f^ ferto o per tempesta o per altro; che la quallta del lino riesce migliore e si valuta in commercto una lira od una e mezza di piu in ragione di peso^ che oltre a cio la sua macchina provvede alia salute del lavoratore, ovviando che la polvere che si sviluppa dal lino sia respirata, come avviene usando il vec- chio nietodo, con pericolo di affezioni polmonarle e d'altre gravi malattie. VIII. Sistema di travi armate per la fahhrica di un ponte, Di VtNCENzo Bettoni addetto all' J. R. Ufficio de.lle puhbliche costritzioni in Brescia. L' abilita meccanica del signor Bettoni fu gla te- stificata per suffragio della pubblica autorita 6no dalP anno i8i4 cun una gralificazione decretatagli a tilolo di compenso e incoraggiamenlo dalla C. R. Direzione Generale di acque e strade per un suo modello di si.slenia d'armatnra pel nuovo ponte sul flume Oglio a Soncino. Ora un nuovo saggio ei ne porse con un altro mudello di costruzione di ponti presentato alT esposizione di quest' anno. Si rap- presenla in queslo niodtllo un metodo di costru- zione di un punte di legno, eseguibile anchc in ferrOj diverso da quelle degli ordinarj , che sopperiica ai 320 ponti di pletra a grandi campate nel casi nei quali troppo difficile o dispendlosa riesca la costruzione di questi. II priacipio fondamentale di questo me- todo cousiste ia uno sviluppo d' arcuazione affatto piano ed orizzoiitale eseguito sopra i correntoni la- terali dopo la tratta di essi da spalla a spalla, se il ponte e di un solo arco o da stilataa stilata, se il pon- te e a piu campate, e sostituito al sesto elevate che coraportano gli archi di grandi campate di iin ponte di pietra. Lodando la produzione del signor Bettoni e con essa i suoi sforzi a progredire nell'arte cV ei professa, fu chi pretese che il principio che gli servi di fondamento non sia cosa nuova, e che qualche ponte sia gia stato fabbi-icato in Lombardia sovra concetti simili per lo meno a quelli delT autore. Del che si lascia il giudizio agli intelligenti di quesle cose. IX. Molinelli per la trattura dtlla seta. Di Gio. Battista Marches!. Tre sono questi molinelli, 1' uno per la trattura a fox'nello semplice, gli altri due per quella che si eseguisce a doppio fornello. Questi ullimi sono uu accoppiamento di due molinelli in un solo fatto con due diversi metodi: in tulti e tre poi e un fe- leralo superlore, pezzo d' aggiunta rispetto ai mo- 3ai linelli comuni, da collocarvisi i naspi sul quali e fitesa la malassa, invece di appenderli agli uncini disposti nel soffitto della Glanda, come si fa ordl- nariamente. Se Y arleCce abbia conseguilo il suo scopo, clie e di minorare V ingombro delle fllande e di guadagnare il maggior possibile spazio, mostre- ra la pratica se Y uso de' suoi molinelli si diffon- dera tra i filatorl delle sele. lulanto nou mancaro- no i debit! encomj alia precisione e Cnitezza onde le macchine sono lavorate e all' industria ijaecca<- nica e progressiva dell' autore. X. Fornello portatile per la trattura della seta , con nuovo molinello^ Naspo per incannarcj Fuso per hinare e torcere ad un tempo. Di Andrea Salvini. Se a sussidiare la tratlura della seta dal bossolo mira la produzione precedente, a maggiore intea- dimento s'eslendono queste del Salvini, come quel- le clie, comprendendo la trattura, 1' incannaggio^ la binalura e la torcitura, tendono a rnigliorarc tutte le successive operazioni del setificio, foute si con- aiderevole di ricchezza del nostro paese. 11 fornello mobile cdiretlo dairinvenlore alio scopo di rispar- 21 322 naiare ai filatori una nieta del combustiblle merce la concentrazione di tutto il calorico alia sola cal- daja, mediante una materia isolante sparsa tra la doppia parele del fondo e lati di essa caldaja: Tan- nesso molinello produce 1' effetto di dare alle fila della matassa una forma parlicolare che secondo Tautore agevola I'incannaggio, e cio in consegueu- za di un dato riscontro di velocita tra il moto del- Taspo e quelle del va e vieni. II naspo e coslrutto a raggi elastici, acciocch^ allungandosi questi o rac- corciandosi secondo die varia il volume della seta sovrapposta, la matassa da dispanuarsi rimanga sempre in istato di tensione uniforme, e riesca mi- gliore e piu facile 1' incannatura. II fuso torce e bina ad un tempo le tvame della seta e sostituito sopra il filatoglio al fuso ordinario, risparmia, se- condo I'iulendimento dell'artefice, la maccbina bi- natoria e concentra due operazioni separate e suc- cessive in una sola doppia e conlemporanea. La censura accademica incombendo all'esame di questi oggetti pel giudizio di concorso non riscontro, quan- to al naspo, col cimento della pralica il buon ef- fetto che se ne promise I'arteGce. Non pote poi per difetto di opportunita e di tempo compiere tutti gli sperimenti necessarj a stabilire la utilita del for- nelio, del inolino e del fuso, bencbe le informa- zioni assunte presso la casa Passeriui tornino a fa- 3^3 vote dell'artefice. Nondimeno non essendo queste sufficienti a fondare un accurate e assolulo giudi- zio, la Commissione se ne astenne per quest' anno, differeudolo al venturo, ove piaccia all' artefice di riprodursi al concorso. XI. Telegrafo domestico ^ Pianoforte pneumatico j Potenogrqfb y Esperimento matematico j Moto perpetuo matematico-meccanico. Di Elia Locjtelli. II telegrafo domestlco immaginato dal Locatelli e destlnato a raffinare i comodi dell' opulenza. Consiste in questo, die per mezzo di un niuto in- terprete e per seniplice rappresentazione possa il padrone o la signora dare i suoi ordini senza dis- pendio di voce, senza presenza di domestlco. E una macchinetta a quadrante da porsi sopra un mobile dell'appartamento. Gli ordini che sogliono darsi ai domestici sono indicati con lettere o cifre sulla cir- conferenza del quadrante. Col mezzo di certo mec- canismo corrisponde con questo un altro quadrante eguale posto nell' anticamera, e questo secondo qua- drante al toccar del campanello, che si fa dopo aver posto I'indice del primo sul segno dell'ordine che si 324 ^ vuol dare, segna esso pure coll'incllce I'ordlne mede- siinOjChe il doinestico intende ed eseguisce. II piano- forte paeumatico e un piccolo istrumento di minor dimensione di quella d'una cassa da violino, ad uso e passatcmpo in ispecie de' viaggiatori, die puo suo- narsi mediante un interno meccanismo stando in piedi o sedendo o passeggiando, e sul quale clii sa suonare di pianoforte a corde puo, secondoche I'in- ventore asserisce, con un sol giorno d' esercizio e senza maestro eseguire duetti , terzetti ecc. La sua eslensione e dalle quattro alle sei ottave. Questo ti'astullo pud essere considerato come un piano- forte ridotto in piccolo e a fiato. A piu Importante ufficio e destiuato il potenografo, cioe alia scrittura stenografica, che per mezzo di questo istromento si potrebbe, a cio che se ne promette I'inventore, ese- guire con prestezza dieci tanti maggiore di quella di tutti i sistemi stenograflci a penna. La forma del potenografo e quella d'un piccolo cembalo dell'e- stensione di due ottave, ed e da usarsi per scrivere stenograficamente come il pianoforte per suonare^ per modo che ciascun dito della mano diventi una penna. La mano destra stampa le consonauti, la si- liislra le vocali , che le une e I'altre sospese a leva stampanti cadono sulla carta che cammina da de- stra a sinistra di mano in mano che ha ricevuto r impronto d'una sillaba mediaute la pressione dei 325 tasti. Ma questa invenzlone non e finora die ua concetto espresso ia un semplice disegno. A rneno ancora si riduce la cosa per cio clie spclta al moto pcrpetuo y non essendo stato prodotto, ne niodello, r>c disegno di perpetuo motore. L' esperimento ma- tematico inteso a provare come, data una llnea qua- lunque che costituisca il diametro di un circolo, si possa trovare il lato della superficie quadrata, non h che parte e dipendenza del problematico moto perpetuo. XII. Olio preparato ad iiso clelV oriuoleria e d' altre manifattiire gentili. Di Step AS o Grandoni y Socio attivo. II metodo tenulo dal Grandoni a preparare que- st^ olio, consiste nel tuffare nella estiva stagione entro I'olio d' olivo chiuso in una boltiglia una o piu lamine di zinco, e poscia esporre il semplice ap- parecchio ai raggl del sole, mantenendovclo sino a che I'olio per lo spogliarsi d'una sostauza caseifor- me sla fatto incolore e di lutta limpidezza. Que- st^ olio c scorrevolisslmo , non gela se non al di sotto di zero, non intacca nei mclalli e nessun altro pu6 esscrc piu limpido. Considerate si falte prero- gative, lo SI puL) tenere di utile sussidio alia miniita meccauica, niassime che per la semplicila del me- todo pu6 esser preparato dagli stessi artieri. 3a6 XIII. Ricamo in sela rappresentante S. Doralice. DL Doralice Morelli. Due vasi e un giardinetto di fiori ad uso di Francia. Di Angela Gaggia. Due vasi di fiori e fiulta di lana. Di Angela Lusignuoh. L'accurata dlligenza e la lode che piu si compete e a cui ponno aspirare queste guise di femminili passatetnpl clie appartengono insierae alle arti in- dustriali ed a quelle del disegno. Questa lode, che non manco alle tre accennate produzioni, non dee parere scarso premio alle loro autrici, considerando che la diligeuza e 1' accuratezza sono i meriti che pill si ricercano nel sesso gentile, mentre la intra- prendenza e I'ardimento sono piu propri del forte sesso. Questo genere d' occupazioni collegandosi me- glio di certe altre con quelle a cui sono natural- mente destinate le femmine, noi vorremmo che in esse fossero spesi i momenli d'ozio e di riposo con- cessi dalle cure doinestiche. piuttostocht; in esal- tatrici letlure che falsino la loro sensibiiita, o in ambiziosi studj che le pascano di vanita c irritiao il prurito di brillare ne' circoli. 327 XIV. Miniature sullo smalto. Di PiETRO F'ergine. L'una (11 queste miniature rappresenla 1' Agar del GuercinOj I'altra PEbe di Landi, e se questa a giu- dizio degli inlelligenti pel colorito e per la fusione delle tinte ricorda il dipinto originale, segnata- mente nel torso della Diva, quella e precipuamente da lodarsi per certa lucentezza e trasparenza di co- lore. Oltre a questi riguardi, i grandi servigi che puo ritrar la pittura dal miniar sullo smalto, che vetrificando i colori intende a riprodurre i capi la- vori dell' arte e a fame intangibile dal tempo la bellezza e freschezza del colorito, le molte e gravi difficolta, gli studj ed anche i dispendj a cui va ia- conlro chi vuol esperire quest' artlGzio, dovendosi, nella somma scarsezza e riserbo di chi vi si applica in Italia, pressoche da se stesso crearsene il metodo, I'essere il Sig. Vergine primo introdultore ed unico cultore di questa guisa di miniature nella nostra provincia, e finalmente 1' utile applicazione che di questo genere misto appartenente al disegno e al- 1' industria potrebbe farsi ad altre arti, e special- mente all' orcficeria nell' odierna moda degli ori smaltati, mossero la Censura a rimeritare i suc- cess! del valentc miniatore corredaudo questi due 32$ lavori del secondo premio deslinato dalP Ateneo alle pill distinte produzioni industrial!. XV. Esemplari d' incisioni figurate e scritte moltiplicate medianle trasporto sopra pietre litografiche. Delia Litografui Filippini in Brescia. II risparmio di tempo e di mano d' opera e lo scopo che Parte litografica si propone col metodo dei trasporti, di cui offrono un saggio i prodotti esemplari. E quantunque non sia nuovo siffatto raec- canismo, ne per tale si dia dallo stesso producente, non resta ch'egli al merito d' aver in Brescia intro- dotta una officina litografica, per cui nel i83o cou- segui il primo premio accademico, non aggiunga oi'a quello di una nuova introduzione vantaggiosa per I'esercizio della lilografia ch' egli ha preso a col- tivare. 329 XVI. Campioni di carta Jabbricata colla sostituzione di un minerale a parte di stracci y confrontati con altri campioni di carta Jabbricata con soli stracci. Delia ditta Luioi Andreoli e Figli^ di Toscolano. I vantaggi che la ditta Andreoli asserlsce rlsul- tare da questa sostituzione d' iugrediente, fatta secondo I'uso d'Inghilterra e di Francia, nella fab- bi'icazione della carta, consistono in un risparmio notabile sugli stracci, calcolato al venti per cento almeuo, in un miglioramento notabile nella biaa- cbezza delle carte di pasta fina e plii notabile ancora in quella delle ordinarie, nel meglio prestarsl della nuova carta, in confronto deiraltra, agli usi della starapa e della litografia. La censura accademica ap- purato per opera di commissione col cimento dei prodotti campioni comparati che la nuova carta uon riniane per qualita al di sotto della fabbricata cogli stracci e che adopcrata per la stampa da niigliori e piii lodate impressioni di caratteri, e posto fuori di dubbio il costo assai minora del nuovo ingredien- tc in confronto di quello degli stracci a parte dei quali viene sostituito, facendo ragioue in gran parte all'asscrto della ditta esponcnte, ha considerate il 33o nuovo metodo come una mtroduzlone considerabll- mente utile al commercio della nostra provincla e come un nuovo titolo d^encomio da essa ditta acqui- stato per le assidue cure ch'ella pone a migliorare i prodotti della rinomata sua fabbrica. XVII. Un acciarino di nuova invenzionc , Un pezzo di torno per centrar conj efar cornici di medagliCj Saggi di un nuovo metodo per coniar medaglie^ Un assortimento dipunzoni di caratteri per inscriyer medaglie, Una bussola. Di Gaetano Zapparelli. Fra questa serle d'oggetti presentati dall'operoso ed induslre Zapparelli quelli che parvero alia cen- sura accademica particolarmente meritevoli di serio esame non furono che 1' acciarino ed i saggi di me- daglie coniate con novita di magistero. Gia sin dal- Fanno i834 avea lo Zapparelli prodotto alia pa- tria esposizione un saggio d'un nuovo suo metodo per far conj di medaglie sostituendo 1' impronto air intaglio e otlenendo una grande abbreviazione del tempo che si addomanda per intagliare i conj coi metodi usitati. La descrizione del qual metodo 33i qui si ummette, trovandosi registrata a suo luogo nella serie di questi commentarj ( V. Cotnm. per I'anno i834. )• Ma la Censura accademica facendo allora soggetto delle sue considerazioni il risultato artistico del nuovo metodo, e noa rinvenendo nel saggio allora prodotto dalTaulore quella squisitezza di lavoro che si dcsidera nelle raedaglie, non credette dover coiouarlo de'suoi suffragi. Ora veduti i nuovi saggl presentali e posto mente alia rapidita colla quale pel metodo in discorso vengono le medaglie prodotte, Ic parve di non dover lasciare I'artefice seuza un lestimonio di approvazione, e gli aggiudi- c6 un terzo premio accaderaico nella intenzione e speranza che quesla distinzione gli serva a progre- dire uell'iinportaate artificio unendo alia rapidita del lavoro il conseguimeuto d' una maggior perfe- zione. Fu mossa altresi la Censura a non lasciar scnza un tale suffragio il trovato d' un concittadino dal veder rifeiito nel Mouitore di Parigi in data del 12 settembrc dell' anno 1887 un articolo di un giornale Inglese nel quale viene anuuncialo e cele- brato un metodo per coniar medaglie seuz' opera d'incisione d'un Sig. Pistrucci divettore della mo- neta e medaglie in Lontlra, il cui artificio convienc in parte con quelle del nostro Zapparelli, anteriorc di tre anni. II nuovo acciarino sarebbe invcnzione di non piccola iraportanza se I'artefice avcssc con- 332 seguito 1' intento propostosi d' ovviare al pericolo delle improvvise esplosloni, com'ci s'avviso di con- segulre mediante una piccola leva aggiunta agli or- dinarj acciarini a capsula. Ma I'invenzione nou si trov6 atta a produrre I'effetto disegnato. XVIII. Orologio astronomico aforza costante e scappamento lihero. Di GiosuE Grianta. Per poco che si conosca il meccanismo deH'orluo- leria si sa che lo scopo fondamenlale e costante di quest' arte e risocronisrao delle osclllazioni del pen- dolo regolatore, nel quale tutta consiste I'esattezza e precisione dell' orologio. Avvisando il Grianta che al consegulmento di questo scopo non si possa per- venire se non coU'isolare lo scappamento dal rao- vimento roteante, e ci6 per liberare il pendolo da- gll inconvenienti che nel movlmento sono prodotti dagli attriti, dalle durezze d'ingranaggio, dal con- densarsi degli olj e da altre cagioni con alterazioue delle oscillazioni del pendolo e ritardo o accellera- mento nel moto della macchina, immagiuu 1' oro- logio che produsse alia pubblica esposizione, il cui scappamento k composto di una ruota che porta nella sua periferia sessaata punte ordinate a dare 333 clascuna una spinta al pendolo, e clie comple ungiro ia un minuto prirao, del quale le sessanta punte della ruola sono i sessanta secoudi componenti. A qnesta ruota e applicato un piccolo peso a corda perpetua clie da ad essa corda la forza di muovere il pendolo e mantenerlo in azione. II movimento roteante non ha in questo orologio altro ufficio se non quello di ricaricare il peso della ruota di scap- pamento mediante una leva clie ad ognl rainuto primo, cioe quando questa ruota lia operate sul pendolo la sessantesiraa spinta clie forma T ultimo minuto secondo, libera esso movimento, il quale trovandosi in liberta, scorre e scorrendo ricarlca il dello peso, il quale h ordinate in modo clie ad ognl minuto primo si trova sempre al suo posto, essendocbe in un minuto discende un pollice ed in un minuto e fatto riascendere dal movimento pure un pollice, mentre nello stesso tempo fa innoltrare corrispondentemente la sfera dei minuti primi. Per tal modo la ruota di scappamento viene ad esser mossa da una forza indipendeute e costantemente uguale, le cui spinte sul pendolo conferiscono al suo isocronismo. Se non die tutto cio non baslando per rendere preclsamente isocrone le oscillazioni del pendolo se non vi si presti pur anco e concorra la qualita dello scappamento, TarteGce congegno uno scappamento di tutta sua invenzione, il quale cgli 334 intende che nel rispetto del costante isocronisino del pendolo, cosi per la non piccola ditninuzlone degli attriti come per I'effetto facile ed infalliblle de' movimenti, sia superiore a quanll se ne cono- scono. Agglunge che itnpiegando il suo orologio ue- gli usi astronomici e marini vi si puo, merc^ I'indi- pendenza del movimento dallo scappamento, seuza inconveniente applicare la suoneria delle ore e dei quarti. G. NicoLiNi, Segretario. 335 SESSIONE DELLA CENSURA Brescia f 6 Aprile i838. Per invito presidenzlale 3 aprile corrente N. 32 e Inerentemente alle prcparatorie deliberazioni del giornl 30 settembre e 3 dicembre 1837 registrate nei relativi processi verbal!, si ^ oggi radunata la Gensura per la definltiva aggiudicazione dei premj agli esteri che si produssero al concorso d' indu- stria nel prossimo passato anno coUa presentazione di loro manifatture alia pubblica esposizione. Segui r aduuanza nell' ufficio dell'Ateneo ove si trovarono all'uopo trasporlati dallocale della pre- sentazione e raccolti gli oggelti da giudicarsi: e gli intervenuti furono, oltre al Presidente Sig. Avvo- cato Giuseppe Saleri, i Signori Conte Paolo Tosi, Prof. Antonio Perego, Nob. Alessandro Sala, Nob. Giacinto Mompiani, Ab. Pictro Galvani, Avvocato Giambaltista Pagani, Dott. Giacomo Uberti, Ceu- sori, e i Signori Nob. Girolarao Monti, Prof. Al- berto Gabba, Gabriele Rottini, Soci altivi, invitati a far parte del consesso come membri dcllc Com- missioni elette a conoscere e riferire del merito as- soluto e comparative degll oggetti in esarae, come dair atto 3 dicerabre 1837 sovra citato. 336 Presi in considerazione per singolo lutti gll og- getti prodottl al concorso uelP ordine in cul si tro- vano registrati nel ProspeLto a stampa della sessio- ne pubblica delT Ateneo del giorno i4 settenibre iSSy e sentito di mano in mauo il rapporlo delle speciali Commissioni sopra ciascun oggetto, la Ceu- sura dopo mature e ventilate riflessioni passu al definitivo giudizio dei prenij, del quale fuiono ri- sultanze le seguenti aggiudicazioni e deliberazioni: II. Pbemio. A PiETRO Vergike di Brescia, per due miniature sullo smalto. III. Premio. A Gaetano Zapparelli di Brescia, per lodevole speriineato di coniar raedaglie speditamente. Lettera patente di onorevole mcnzione. A GiovANSi Andreoli di Toscolano, proprietario e rappresentante della ditta Luigi Andreoli e Ggli, per campioni di carta fabbricata colla sostituzioue di uu minerale a parte di stracci. Lettera patente di onorevole nienzione. A Giuseppe Paolo Bogliaco di Desenzano, per modello di naacchiua diretla a facililare ai legni in 33; burrasca lo sbarco al lago di Garda, e particolar- mente al porto di Desenzano. Lettera patente di onorevole menzione. A Gio. DoMENico SiLVA. di Brescia, per modello di erpice piegato a seconda del campo onde lavo- rare a un tempo il solco e due mezze porche, coa aggiuata d' encomio in genere alia industriale ope- rosita delP autore dimostrata nelle sue molte e va- rie esposizioui. Lettera patente di onorevole menzione. A ViNCENzo Bettoni addetto all' I. R. UfGcIo del- le Pubbliche Costruzioni in Brescia, per sistema di travi armate per 1' erezlone di un poute. Lettera d' incoraggianiento. A GiDSEPPE Lazzaretti d' Isorella, per modello di maccbina pel pronto sgombramento delle ucvi dalle strade con tenue spesa. Lettera d' incoraggiamenlo . A Gio. Battista Marchesi di Brescia, per tre tela), ossia molinelli, per la fllaLura de' bozzoli. A PiETRO Chiesa di Brescia, per piccolo busto in avorio. Lettera cbe, dicbiarando al concorrenle non 3H8 poter r oggetto da lul esposto conslderarsi classi- ficabile Ira le produzloni d'induslria, ma doversi ascrlvere alle bell' arti , eacomj nello stesso tempo il suo lavoro. A PiETRO FiLippiNi, Socio attivo, proprietarlo dello Stabiliraento litografico in Brescia, per esemplari di incisioni figurate e scrilte moltiplicate mediante trasporto sopra pietre litograficbe. • — Lettera che avvcrta il produceute che la Censura si occupera degli oggetti da lui presentati nel giudizio de' pre- mj da aggiudicarsi agli accademici per le produzioni del prossimo passato anno, nou potendo egli, co- me Socio, concorrere cogli esteri. Ad Andrea Salvini di Brescia, per fornello e mu- lino per trattura della seta e per fuso da binare e torcere ad un tempo. — Lettera che dichiari al concorrente non essersi potuto procedere a giudi- care sugli oggetti da lui prodotti per difetto d' op- portunita ai necessarj sperimenti, e riservarsi la Censura a proferirne il giudizio ov' egli si ripro- duca al concorso nell' anno correnle. Fra gli oggetti presentati al concorso trovandosi poi anche 1' orologio astronomico a forza costante e scappamento libero di Giosue Grianta di Brescia, 339 tna essendo questo stato prodollo in termine non conseutito ne dall' editto presidenziale a stampa ne dalla consiietudine, la Censura, falta riflessione dair una parte a questa circostanza e dalP altra al- 1' imporlanza die avrebbe questo oggetto nel caso che r artefice avesse conseguito lo scopo della in- venzione, dopo matura considerazione lia determi- uato non doversi questa produzione far soggetto di esame per T aggiudicazione del premlo ordinarlo, ma essere nondimeno da eleggersi una Commisslo- ne la quale, esaminato e conoscluto V Importare di essa, riferisca se creda o no da farsi al Gorpo ac- cademico la proposla di un premio slraordinario per questo caso speciale, da non trarsi pero in av- venire ad csempio. E a comporre la Commissione a cio destinata nominu i Signori Profess. Antonio Perego, Prof. Alberto Gabba, Nob. Alessandro Sala. II presente atto sara portato per lettere a cogni- zione degli aventi interesse. Aw. GIUSEPPE SALERI, Presidents G. NicoLiNi, Segretario. 34o SESSIONE DELLA CENSURA Brescia y ^3' -^gosto i838. Con invito presidenziale convocatasi pel giorno d' oggi la Censura accademica, intervennero, ollre ai Signoin Aw. Giuseppe Saleri Presidente e Cav. Bar. Antonio Sabatti Vice-Presidente, i SIgnori Prof. Antonio Perego, Aw. Giambattista Pagani, Ab. Pietro Galvani, Dott. Giacomo Uberti, Nob. Alessandro Sala, Nob. Giacinto Mompiani, Censori. ( OMMESSO ) II. Ottcnulosi il rapporto della Commisslone eletta con atto del 6 aprile i838 a conoscere della importanza delP ovologio astronomico a forza co- stante e scappamento libero, prodotto da! Sig. Gio- su6 Grianta alia pubblica esposizione d' industria dello scorso anno, e a riferire se creda o no da farsi al Corpo acdademico la proposta di un pre- mio straordinario aggiudlcabile a questa produzlo- ne, fatta lettura di esso rapporto, consentitosi in massinia che la proposta del premio straordinario debba farsi, piii cose dette intorno alia entita del premio, fu determinate che nella prossima sessione 34i ordinarla debbasi proporre al Corpo accademico I'aggludicazione al Grianta di una medaglia d' ar- gento e di cento lire austriache a questo titolo: per orologio a forza costante e scappamento libera ; ri- tenuto cbe la presente deliberazione non debba trarsi ad esempio, giusla quanto si e stabilito nella seduta della Censura del di 6 aprile i838. Aw. GIUSEPPE SALERI, Presidente G. NicoLiNi, Segretario. 342 I. Sessione Ordinaria. Accademica. Brescia^ i3 Gennajo iSSg. ( OMMESSt ) VII. Finalmente, giusta il succitato invito, si chiamu il Corpo accademico a deliberare se deb- basi o no concedere il premlo straordinario di una medaglia d' argento e austriache lire cento a Gio- sue Grianta da Brescia pel suo orologio a forza co- stante e scappamento liberoy proposto dalla Cen- sura, e ritenuto che non debbasi trarre ad esempio. L' assistente al Segretario fece prima lettura del processi verbali della Censura 6 aprile e 28 agosto 1 838 nelle parti che trattano di tale argomento, non che del processo verbale di visita 8 raaggio i838 e del rapporto 7 luglio successivo N. g5 della Coinmissione eletta per Tesame dell'orologio stesso: e sperimentatosi quindi lo squittiao segreto, si ri- tenne con assoluta maggioranza di voti il premlo propostosi nei termini di sopra espressl. Aw. GIUSEPPE SALERI, Presidente Pel Segretario Dolt. Ottavio Fornasini , Assistente, 343 SESSIONE DELLA CENSURA Brescia y 17 Giugno i838. Sopra invito della Presidenza si ^ oggi raccolta la Censura accaderaica pel deflnitivo giudizio del premj annuali, a senso degli articoli 38, 89, 4°} 4' dello Slatato. IntervenLero, oltre al Presidente Sig. Aw. Giu- seppe Saleri, i Signori Nob. Clemente Rosa, Nob. Giacinto Mompiani, Ab, Pielro Galvanl, Nob. Alessandro Sala, Censori, e i Signori Nob. Girolamo Monti e Prof. Alberto Gabba, Censori da ultimo scaduti c sopraccliiamati in luogo dei Censori Dott. Giacomo Uberti e Prof. Antonio Perego, cbe non poterono formar parle dell' adunanza trovandosi fra i concorrenti al premio. Presa di mano in mano in considerazione cia- scuna memorla e ciascuna produzione d' arte cosl dei Socj altivi ed onorarj come degli Uditori, se- condo r ordine in cui si trovano descritte nell'ana- loga tabclla, leggendo a tal uopo i rapporti scritti riservatamente ottenuti dalla Presidenza sopra cia- scuna di esse, e ponderato per verbali discussio- ni il loro merito assoluto e relative, ebbersi per ri- sultamento le seguenti aggiudicazioni : 344 I. Premw. Al Sig. Dott. WiLLELMO Menis, I. R. Mcdico Pro- vlnciale, Socio d' onore, per Notizie storico-stati- stiche sul Cholera epidemico-conlagioso die desola la citta e provincia di Brescia net i836. I. Premw. Al Sig. Gabriele RoTTiNi, Socio attivo, per qua- dro storico dipinto a olio rappreseiitante la morte di Scomburga. II. Premw. Al Sig. Prof. Nob. Andrea Zambelli, Socio d' ono- re, per discorsi deW arte della guerra^ componenli la pi-ima parte di trattato iatorno alia differenze politiche fra i popoli antichi e moderni. 3Ienzwne o.vorefole. Al Sig. Dott. GiAcOMO Uberti, Censore, per Cera- ni slorico-medici sul cholera niorho che disertb le sale delle pazze nello spedale femminile in Brescia. Al Sig. Dott. Francesco Girelli, Socio attivo, per Memoria sul catarro epideinico ( grippe ) che ha do- minato nella passata primavcra del iSBy. 345 Al Sig. Jacopo Attilio Cenedella, Socio attivo, per Ricerchc sul ferro-cianuro di ossido cli potassio e sul fcrro-cianogene. Al Sig. Stefano Grandoni, Socio altlvo, per olio preparato ad uso deli' oriuoL ria c di nitre inaruj'at- titre gen till. Al Sig. Prof. Ab. Francesco Zantedeschi, Socio d'onore, per Illustrazioni intorno alia scienza ma* gneto-elettrica. II presente atto sara portato per lettere a cogni- zione degli avenli inleresse, e ne sara fatta lettura al Corpo accademico nella prossima ventura tor- nata. Aw. GIUSEPPE SALERI, Presidente G. NicOLiNi, Segretario. 32" 3^7 ELENCO dei lihri venutl in dono aW Ateneo neW anno 1837. Artaud — Sloria del Papa Pio VII. Traduzione del Prof. Ab. Cav. Cesare Rovida, Socio d'oao- re. Vol. 2. Badinelli Ab. LuiGi — Esperimento poetico. Barbo Giacomo — Descrizione e proposia agli Ita- liaiii di una uuova bigattaja salubre ideala dal Sig. d'Arcet. Bassi Dott. Agostuso, Socio d' onore — Del raal del segno. Memoria ia addizione all' opera di lui sul calcino. ■ — La innocuila ed efficacia de' liscivi medlci- nali di potassa e di potassa e calce, dei cloruro di soda e dell' acido nitrico da lui proposti. Bellani Canonico Angelo, Socio d' onore — Delia indeCnibile durabilita della v ita nelle bestie, con un' appendice sulla lougevita delle piante. Rimedio per impedire la roltura caglonata dal gelo ai tubi conduttori dell'acqua dai tetti. Descrizione di ua nuovo strumenlo meteo- rologico detto Collettore del calorico. 348 Bellani Canonico Angelo, Socio d' onore — Altre coittsiderazioni sul clima. — - — — Delia coltivazione dei bachi da seta special- mente In Francia. Bergamaschi Dott. Giuseppe, Socio d' onore — Cen- ni statistici siilla provincia di Bergamo. Bravi Ab. Giuseppe, — Analisi dalle opere di An- tonio Tadini. Brugnatelli Prof. Gaspare, Socio d' onore — Trat- tato delle cose naturali e dei loro ordini con- servatori. Vol. 3. Cardone Giacomo — Osservazioni chimiche intorno ai principali reagenti dell' arsenico. Cattaneo Prof. Carlo — • Carmina ad suos rellio- ricos. Catullo Prof. ToMMAso, Socio d' onore — Cenni biografici del Cav. Pier Luigi Mabil. Delle acque termali del territorio padovano. Memoria geologica. CoNFiGLiAccHi Prof. Ab. LuiGi , Socio d' ouore — Di- scorso inaugurale. De-Picchi Nob. Dott. Francesco — Cenni storico-? medici sulle acque termali di Bormio, Descriziojne della deliziosa villa di Sala. EsFOsiziONE di belle arti in Bologna nel i836. GiAcOMiNi Prof, Giacomandrea — Della condizione rsss;nziale del cholera morbus. 349 GioLo ViNCENzo — Stoila della fistola esofagea in un cavallo. Iliustrazione delle medaglle dei dogi di Venezia de- nominate Oselle. LoNGiNO DiONisio — Trattato del Sublime. Tradot- to ed illustrato da Emilio de Tipaldo, Socio d' onore. Mainardi Dott. Gaspare — Memorie di matematlca. ■y-^ Ricerche sulla dottrina delle equazioni. Trasformazione di alcune funzioni algebrl- clie e loro uso nella georaetria e nella mecca- nica. -> Lezioni d'' introduzione al calcolo sublime. Manzini Dott. Benedetto — Cenni slorici intorno al cholera-niorhus che afflisse Brescia nel giu- gno, luglio e agosto del i836. MoNTESANTO Dott. GiusEPPE, Socio d' onore — Delia antiche dottrine italiane sulla coutagione e dei fatti cbe le dimostrano verc. Pasini LoDOvico — Notizia sulla vita e sugli studj del. Go. Giuseppe Marzari Pancati. Reale Prof. Agostino, Socio d' onore — Cenni del- r origine, dei progressi, della importanza e dei precipui ufficj del Notariato. Rodolfi Ab. Bernardino, Socio d' onore — ■ Appen- dice alia sopraggiunta delle sue opcre. Scmzzi Co. FoLCHiNO, Socio d' onore — Inuo a Die 35o Strocchi Cav. Dionigi, Socio d' onore -^ Discorsi accademlcl. Tennemann Guglielmo — Manuale della Storla della filosofia, tradotlo da Francesco Longbena con note e suppliraenti dei professorl Giandome- nlco Romagnosi e Baldassare Poli. Vol. 4» Thiene Dott. DoMENico, Socio d' onore — Lettere sulla storia dei mali venerei. TiPALDO Prof. Emilio, Socio d' onore — Della vita e delle opere di Francesco Negri Veneziano. Zamboni Prof. Ab. Giuseppe, Socio d' onore — Sul- r argomento delle pile secche contro la teoria elettro-chimlca. Risposta ad una nota del Dott. Ambrogio Fusinieri. Zamnini Dott. Paolo, Socio d' onore — Biografia di Francesco Aglietli. Zantedeschi Prof. Ab. Francesco, Socio d' onore — Delia dinamica e statica elettro-magnetica, Delia polarizzazione dei condutlori isoiati diretti a determinati punti del globo. Zardetti Carlo, Socio d' onore — Lettera sopra due antichi monumeati egiziani posseduti dal Cav. Pelagic Palagi. 35 1 IN DICE DIscorso deir Avvocato Giuseppe Saleri Presidente^ lelto neir occasione del riaprimento delle adu- nanze il di 22 gennajo iSSj . . , Pag. m DIscorso dello stesso letto il giorno i4 set- tembre iSSy nella Sessione pubblica . « Lxix RelazioDe accademica del Segretario . . » 3 SGIENZE Del cholera-morhus cbe disert6 le sale delle pazze nello spedale femmlnile in Brescia e della Casa di soccorso e lazzarelto ivi attivato. Cenni del Dott. Giacomo Ubertiy Socio att'ivo « IvI Cenni storici intorno al cholera-morhus cbe afflisse Brescia nel giugno, luglio e agosto 1 836. Del Dott. Benedetto Manzini, Me- dico Municipale » 11 Notizic storico-statislicbe sul cholera epide- mico contagioso che desolo la citta e pro- vlncia di Brescia nel i830. Del Dottore 352 Willelmo Menisy Medico Provinciate, So- cio d' onore Pag. 2 1 Di alcuni morbi che donunarono epidemica- mente in Livemmo , Odeno e Navono durante 11 1° e 3." quadrirnestre dell' an- no i836. Memoria del Dott Giuseppe Tur- rini ..., ^ ........ 55 Del catarro epidemico ( grippe ) clie domin6 nella prima vera del 1837. Memoria del Dott. Francesco Girelli, Socio attivo . » 61 Di una gastrite gravissima risanata. Storia me- dica, dello stesso ...... .'> 69 RIcerche sul ferro-cianuro di ossido di potas- sio e sul ferro-cianogene. Di Jacopo At- tilio Cenedella, Socio attivo .... 55 84 Delia radice di zenzaro. Nola di Stefano Grandoniy Capo Speziale nello Spedale MaggiorCy Socio attivo "9^ Del giallo di Cassel o di Turner. Dello stesso » g^ Di una concrezlone pietrosa in un naso uma- no. Dello stesso .. .^ ...... 96 Osservazioni intorno all' antidolo dell' arse- nico, scoperto dal Dott. Bunsen di Got- tln^a. Dello stesso "99 Esperienze dirette ad appurare se o no le niignatte medicinali reclse si I'ifacciano in intero. Dello stesso 55 108 353 Delia natura delle calamite e degli scandagli magnetici. Memoria del Pro/. Ab, Fran- cesco Zantedeschij Socio d' onore . Pag. ii4 Dell' influenza reciproca dell' elettro magne- lico de' corpi. Dello stesso . . . . n 120 Delia polarizzazione del conduttorl isolati diretti a determinali punti del globo ecc. Dello stesso » ia4 Gontlnuazione delle sperienze sulla dispersio- ne delle due elettricita. Memoria del Prof . Giuseppe Belli , Socio cT onore . . . » i3a Di un nucleo fossile o pseudo petrefatto. Me- moria del Prof. Antonio PeregOy Socio attivo , .... 5) 1 36 Osservazioni risguardanti la Storia naturale dei Crocieri. Del Dott. Paolo Lanfossi, J. R. Blaestro nella Scuola Elementare di 4 classi » i4o Deir arachide, pistacchio o cece da terra. Memoria del Prof. Antonio Perego, So- cio attivo >j i5l Dell' importare della coltura agostana. Me- moria del Cav. Bar. Antonio Sabattij Vi' ce-Presidente « i56 Dell' uso della terra di carbonaja nella itte- rizia delle piante limonifere. Memoria del Dott. Antonio Rodolfi » 161 354 Del censo. Memoria dell' Ab. Bernardino Ro' dolfiy Socio d' onore Pag. 164 Delle dlfferenze politiche fra I popoli antichi e moderni. Discorsi del Prof. Andrea Zarri' belli) Socio d' onore '> 166 Delia fisica e morale educazlone de' fanciulli. Cenni del Nob. Sig. Giacinto Mompiani, Socio attivo >52I2 Del principio della causalita. Memoria deU V Ab. Arciprete Francesco Riccobelli, So- cio attivo j> 217 Dell' istituzione di un gabinetto tecnologico. Proposta del Prof. Antonio Perego, Socio attivo » 227 LETTERATURA Elogio dl Cesare Arlci. Del Segretario . m 229 Elegio di Antonio Bodei. Del Dott. Antonio Schivardi, Socio attivo » 235 Hagionameutl spettanti alle memorie bre- sciane. Del Cav. Co. Francesco Gambara, Socio attivo n 238 Memorie d'un viaggio nell' Africa occidentale. Del Dott. Tito Omboni » ^SS Saggio di poesie liriche. Del Dott. Luigi For- nasini j* 2^5 355 Voes'ieViriche. DelPAb. Prof. C. Cattaneo Pag. 276 Won fulilis gloria, sed utilltas prtesertim in studiis exquirenda. Discorso dello stesso » ayy Genni estelici iiitorno alle principali produ- zioni dei poeti greci, latini ed italiani, e specialmente intorno alle Satire di Ora- zio. Dello stesso » 278 Uno sguardo al teatro moderno. Del Dott. Angelo Fava » 280 Traduzione del Torquato Tasso del Goethe. Del Dott. Francesco Humeri, Uditore . » 289 BELLE ARTI La morte di Scomburga — Madonna con ani- me purganti sottoposte — Rilratti a mez- zo busto, a mezza 6gura e alia Fiammin- ga — Studj dal vero alia Fiamminga. Quadri a olio di Gabriele Rottini ^ Socio attivo "291 Le ultime ore di Missolonghi. Quadro a olio di Luigi Sampietri « 294 Ritratto senile. Quadro a olio del Nob. Sig. u^lessandro Sala, Socio attivo ...» 297 Veduta di avanzi d'acquedotti presso a Ro- ma — Altra di un corso di fiume. Qua- dri a olio di Luigi Basiletti, Socio attivo « 298 356 Veduta della piazza dl S. Marco in Venezla. Ultimo quadro di Giovanni Migliara Pag. 299 Vedule di vario soggetto. Quadro a olio di Giovanni Renicay Socio d' onore . . 5> 3oo Qualtro vedute e ua paesagglo. Quadri a olio di Faustina Pernici « 3oi Vedute di varle parti di Milano. Quadri a olio di Angela Inganni jj ivi ARTI E MESTIERI Due modelli di macchine da pescar I'acqua del lago di Garda per 1' irrigazione de'se- minati. — Altro di maccliina da facilitare lo sbarco ai porti di detto lago. Di Giu' seppe Paolo Bogliaco di Besenzano . » 3o4 Modelli di metodi per piantare e sostenere le viti a ceppaja e a.JilettOy di Luigi Mazzo- leni di Paderno " 3o6 Proposte di varie maccliine ad usi rurali ed industriali di Gio. Domenico Silva di Brescia » 807 Modello di macchina usata in Germania e in Valtellina per la purga del grano invece del nostro ventilabro. Doao all'Ateneo del Prof. Giuseppe Picci, Uditore . . » 3io Modello di miglioramento alia trebbia del 35; Cluliltl — ■ Caldajuolo economico — Mo- dello di macchina per lo sgombramento dclle nevi dalle slrade con risparrnio di tempo e di spesa, di Giuseppe Lazzavetti d' Isorella Pag. 3 1 3 Modello di forza tnotrice di pesi divisi per torcere la seta e per altri opificj consi- mili, di Andrea Bodra di Carpencdolo n 3 17 Lino maciullato coll' uso del trebbiatojo, di Giuseppe Giulitti di Montechiaro . . jj 3i8 Sistema di travi armate per la fabbrica di nn ponte, di J^incenzo Bettoni addetto al- /' /. B. Ufficio delle pubhliche costruzioni in Brescia " 3i9 Molinellt per la trattura della seta, di Gio. Battista Marchesi 35 320 Foi-nello portatile per la trattura della seta, con un nuovo molinello — Naspo per in- cannare — Fuso per binare e torcere ad un tempo, di Andrea Salvini . . . 55 32i Telegrafo domestico — Pianoforte pneumali- co — Potenografo — Esperiinento mate- malico — Moto perpetuo materaatico mec- canico, di Elia Locatelli " SaS Olio pieparato ad uso dell' oriuoleria ed altre manifatlurc gentili, di Stefano Grandoni , Socio attivo ...» SaS 358 Ricamo in seta rappresentante S. Doralice, di Doralice Morelli Pag. 3 26 Due vasi e uu giardinetto di fiori ad uso di Francia , di Angela Gaggia . . . . » ivi Due vasi di fiori e frutta di lana, di Angela Lusignoli J5 ivi Miniature sullo smalto, di Pielro P^ergine » 827 Esemplari d' incisioni figurale e scritte molti- plicate mediante trasporto sopra pietre li- tografiche, della Litografia Filippini in Brescia » 328 Campioni di carta fabbricata colla sostituzio- ne di un minerale a parte di stracci, con- frontali con altri campioni di carta fabbri- cata con soli stracci, della ditta Luigi Andreoli e figli di Toscolano . . . » 829 Un acciarino di nuova invenzione — Un pez- zo di lorno per centrar conj e far cor- nici di medaglie — Saggi di un uuovo metodo per coniar medaglie — Un assor- limento di punzoni di caratteri per inscri- vere medaglie — Una bussola, di Gaetano Zapparelli r> 33o Orologio astronomico a forza costante e scap- pameuto libero, di Giosue Grianta . » 332 Sessione della Censura per I'aggiudicazione dei premj annuali agli esteri ...» 335 359 Premio straordinarlo a Glosut; Grlanta per orologlo a forza costanle e scappamento libero Pag. 34o 342 Sessione della Censura pel giudlzio de' premj annuali ai Socj » 343 LibrI venuti in dono all' Ateneo nell' an- no 1837 » 347 '^ij0i) EORl 3ria Nat Giardino Botanico di Brescia ^^^^^^'^^' A DELL' i\ ST ATO DEL CIELO Giov a 'c z: o o > 3 to 0) .2 a u a '•% a a oj 3 ;s C/D *r<; '^ Ph o '^C 1 \ ■^ ~ ■•" \ Venti domlnanli OSSERVAZIONI METEOROLOGlCHE |S fottc c compilatc a mciito c diligcnza dd Slg. Antonio Percgo Profcssore tli Fisica e StOria Naturale ncll' I. R. Liceo ncll' anno 1807 al Giardino Botanico di Brescia ^ elcvato sopra il livello del marc nictri 147,81 (n) ALTEZZA DEL BAROMETRO RIDOTTA ALLA TEMPIiRATURA DI ZERO i Uci 3 Gectajo . Ml.H D 1 Macgio e i g UXTO I Nov,: 3,49 9. G9 5 matlina 3 idem ,G iacm 3o mezzanollc 9,=G [,j JopO DlCZl'.l iG mallMi 21 iJcin I TEMPERATURA DELL' ARIA MISURATA COL TERMOMETRO IN 80 PARTI McJi; ^ Masslma di tullo il mese ^ _ <£> Polli. 8,77 ♦ 8, G6 <$. S, 88 ■&■ ♦ 5,08 ♦ G, 85 <5> ?'■'■* <^ 7,oC| 8,90 ^ 7,43 ♦ J- G, 5o 15,75 a3, 00 =4, 5o 3o dopo t 30 idei 3 1 idci 17 iJci ■ idcii 6 Idctr Media di IvUlo il 1 « idei 5 idcl 10 idcl 7 idc, n,4o 18, .3 18, o3 '9, "'t '4,9' ,,,95 5, 33 STATO DEL CIELO Yenli dominanli i S. O. c s. I (M (a) La (li/terenza di livello c slala dL-lprminala per luc/zo JlUc o&srrva/.ioiii (A) Qualclie Tolta e piovuto per cjusa di tcmporalc.