A^:wx OKCH X ►:< >; x«:>;mx ^►::li <:■ x«:rr/ ^> 111 b, C 0 M M E N T A R I DELL ATENEO DI BRESCIA PHB GLI A?f?ri ACCADEMICl m.DCCC.XLV. :>l DCCC.XLVI uSrt M ■>s\;: BRESCIA TIPOGRAFIA VENTURLNf M. IICCC. XLVII. ANNO M.DCCC.XLV. Series juncturaque. Hon. O ella e sentenza incontraslabile die nelle umane cose certo ILmite e poslo, oltre 11 quale ne 11 Tero ne 11 bello non puo trovarsl, ne 11 gliislo ne 11 buono, egll e Indvilntablle ancora cbe nella umana natura e cerla tendenza, la quale contlnuamente ci trae a trapassar cpiesto limlfe, e cbe do sopra tutto succede per 1" esagerato appllcar cbe facda- mo dell' astratlo al concrete e del prmdpj alia pratlca. Dl qui la mania de' slsleml nelle sdenze melafislcbe, lo stolclsrao nella morale, 11 fanatismo ndla religlone, le utople nella polltlca, 11 manle- rismo nelle artl, U selcentlsmo ndle lettere, e tutte le aberrazlonl e gll esaltamentl dl cbe abbonda la stona dello sphilo uraano. Se non cbe questa ten- denza dl cul j.arlo e imo dl que* mall cbe sogllono 6 neo^li effettl rlie piorlucono portar con se slessi il loro proprio limedio; imperciocclie quest! efFelti sfofzaadcci a commisurar sopra i falti il valore dei piincipj, ci famuo eoireggere in pralica gli abusi 4ella teorica, cl additano coU' esperieuza gU scogli e i pericoli dell' infinite, ci inconducono nella sfera piu raglonevole e piu certa del finite, e sembrano quasi direi esser fatale per Fuomo che i suoi pro- gress! nel vero non sieno che ritorni dall'eirore, e che 11 vedere della sua corta ragione non sia che un ravvedersi. Di queste alterne -vlcende, dl que%tE se cosi dlr possiamo, trascorsi e ricorsi della scienza, ci ofTerse la medicina copiosi in ogni tempo gli esenipi, ed uno ce ne fornisce a'di noslil nell'ap- plicazione del salasso alia cura delle malaltle infiamr Miatoriet nelPuso del quale s^ ella in addietro esorbito in quegli eslremi che tutii conoscono, e che non pochi lamentano, sembra che oggimai si disponga a riduvsl a quella misuia e a que' termini discrezlo- uali che alfine, secondo I'antico dettato, sono, come dbslmo, in lulte le umane cose prescritli. I. Questa disposizlone dell'arle a reprimere 1' a- buso del salasso verrebbe non poco favorita da quella dotlrina che, admeltendo nelle malattie flo- gislidie uii cangiamento di diatesi, cioe a dire un mutarsi del morbo da stato di eccitamento in istato contraiio, predica I'opportunlla del sostiluire, dope certt glorni Ji malattia, alia cura deprimente la vlnforzante, se una tale doltrina. sicconie da taluni ii ficceltata e promos^a, cosi non foise per altrl corner 7 battula e rcsplnta. Considerata percio la Impor- tanza di si gaave questione, parendo al noslro socio d'onore d.r Aulonio Sandii ch' ella meritasse I'at- tenzione dell' Accademia, in una sua meaiioiia die del cangiamento della diatesi s'intitola, egli solto- pose alle nostre .eousiderazioni i sepienll fatti pa- tologjci, a lui medesimo occorsi iiell" eseivlzlo del- l' arte, ed atti per suo awiso a provare la realila del controvverso mulaniento. Piinio case — Uua fanciuUa d' aaiul died am- mala\a di grave affezione, con s'uitomi manifesti di gastiica-maligua. Tale veiiiva giudicata la malattia, e il continuo sopore, la vomiturazione, T alvo osti- natamente serrato, la lingua secca, impaniata, assai rossa ai bordi, la pupilla dilatata, la fehbre ardente, accompagnata da deliiio durante la notte, e par- ticolarniente la fuliggine che c^ii malllua appa- riva sulle labbra e sui denti, giustificavano siffatla diagnosi. Curata col metodo indicato dal caso, cioe col controstimolante, 1' infernia sul setlimo gior- Jio trovavasi migliorata per modo, die quasi polea dirsi convalescente. Ma giunto Toltavo giorno, ecco il male di nuovo aggravarsi, e tornave in campo i segni della flogosi, lipgua rossa p secca, polso vi- brato e frequente, ventre meteorizzalo, nausea, vo- inilurazione, delirio in forma cataleptica. Ad onta di cio nondimeno I'autore, incumbente alia cura, fallo riflesso die se le sanguigne, i puiganti e I'austera dieta non aveano domata la flofcosi co- sliluente la malattia, ma sulo abbassata d' assai 8 la vifalita, potean i delti sjnlomi iion esserc pro- cedenti dalla causa prima, cioe dalla flogosi, ma esserc piuKosto simulati e ripetuti dal sistema ner- \oso, com'eco dell' impressione flogisllca esercilafa sul sistema sanguigno, e conslderato che ov'egll avesse continuato col metodo deprimenle, dovea colla rimanente flogosi togliere ancora la \ila alia inferma, mentre alPincontro eccltando la \ItaUta po- teva aver mezzo a superare la malattla, appigllatosi a questo secondo partito, si volse invece ad un trat- tamento nutriente ed alquanto stlmolante prescri- vendo per alcuni glorni sei granl di chinino ed iino di oppio puro, e concedendo airammalala cibl riii- forzativi, non escluso il vino. Al secondo giorno tuUi que'siiitomi di pessimo augurio syanirono quasi af- fatto, ricomparvero le speranze. c in allri otto giorni Ja fanciulla trovossi in istato di perfelta guaiigione. Conla questo caso alcuni anni, senza che la gio- \inelta abbia d'allora in poi a\uto piii a dolersi di altre infermita. Secondo caso — Una signora nella eta di annl trenta, di temperamenlo vlgoroso. die avea quallro ■volte figliato senza aver mai sofTerto malallia, venne Tanno scorso assallta da colica uterina, con sintomi che quallficavano la malattia fra le piu gi'avi. I do- lori si estendevano all' intero corpo dcU' utero ed a'suoi legamenti, assalendola lancinanti, insoppor- tabill: ne era aflPetto per consenso anche il ventri- colo, che si manifestava sofFerente ed oslinato, insor- gfiva ad intervalli un vomilo di nialerie biliaii, o 0 d' allra qualunque sostanza clie 1' ainnialala leulasse ingollare. Un energico liallanienfo controstimolante, continuato per sei gionii con auslera diela, parec- chi purgallvi ed estrazione di cenlocincpianr oncie di sangue, produssero un notevole, bendie Iciilo \an- taggio, "vigendo tutlavia una flogosi ostinata e dif- fusa, Trascorso 1' ottavo giomo, pareTa V acuUi afiFezione prossinia al suo decluio^ ed essendo Ic forze Titali dell' infenna assal depresse, v' eia luogo a speraie clie la sola sospensione della cura de- primente occorsa a debellare la flogosi, potrsse bastare a rinvigoviie Y abballulo organismo. Ma ec- co alia nona gioinata mutarsl aflallo Ic cose, tor- nare la colica uterina, con doloii spasniodicl ai legamenti e lungo le coscie e vomito conlinualo. II polso deir Infernia era eccitato. frequcnte, ed 11 vollo arrossato^ e nella notte ella fu mollo inquiela, ed in ismania con delirlo. La soniiglianza di questa enier- genza con quella del caso precedenle destato avendo neir autore lo stesso pensiero occorsogli in esso caso, Tcnuto nella rlsoluzione di niular del lullo il regime della cura primitiva, egli prescrisse sul- 1' istante una decozione di cliina, di cui furono consumate in qviel giorno stesso Ire oncie liparlile in intervalli prima del cibi rinforzalivi, dope i quali a piccole riprese il \ino di Malaga nella quantila di mezza libbra durante la giornata. \ erso sera la condizione dell' ammalata trovavasi mulata da quel- la della mattina, essendo lutti i sinlomi di prima sconqiarsi di mano in mano ch' ella si vcniva con- fortanclo colla cuia nulrienle e affortificaliva. Nel seguente giorno si continuo colla stessa cuva, e cosi pure nel terzo, quarto e qulnlo^ nel quale mani- festaiosi vn leggerissimo imbarazzo gastrico, pro- €edente da alquanto abuso de' cibi nutrlenti fat to dairinferma, \enne dissipato con poca magnesia; dopo di che si prosegui neir uso del metodo nu- trltivo stimolante, fincbe P aramalata si riniise nella florida salute primlera, Terzo caso — Soggelto di quosto caso essendo r autore medesimo, lo riferircmo colle seguenti sue parole. » Sono due anni passali dacche io trava- 55 gliava di dolore reumalico al capo, il quale era ?5 accompagnato da mnl stare universale, e da feb- 5' bre infiammatorio. die giudicossi del genere delle M reumaiicbe. Ando sccmando il dolore, e tutti i 35 sintomi della malaltia, piix clie si usava del solito 55 metodo autiflogistico: in nove giorui perdetti set- 55 tanla oncie di sanguc, presi diversi purganti, ed 55 osservai astinenza scrupolosa nel vitto. Le cose 55 procedevano per tal modo, che pervenni a quel- 55 r epoca libex'ato dalla rcumatica afFezione, e piii 55 di lulto dal dolore lancinante ed oppressive al capo. 95 Ma senza maijifesta cagione al decimo giorno rai 55 trovava in condizione eguale o peggiore di quclla 55 del primo. Al dottore clie mi \isitava 55 parve riscontrare i sintomi idenlici della primi- '5 tiva alFezioue, e gludico die se eiauo stali tolli 95 col controstimolo, nello stesso si dovesse tulla- 55 via fidatamente proseguire. Da contrarj peusieri 1 1 » e liniori comhaUulo, eblji fiualnunle a persua- 5i dei'mi clie si trattava solo tli eccitanienfo iienoso, if e cjie erano bugiardi quei sinloml, quautiincjue » in apparenza idenlicl al piinii vcraraeute iuQam- 5» nialorj. In quesla cerlezza ml applgllal ad una ?> cura al tutlo coulraria alia prima prendendo fra »? quel giorno e 11 successlvo iiuo sprupolo dl chl- 5> nino, usando del aUIo nuUieiile e del vino g;c~ » neroso .... Llberommi quel metodo., quasi pel- s' incanlo, da tultl 1 nilei palimenti, ed al teizo n gionio, come se da nessima malatlla fossl mal V stalo oppresso, mi I'lloniai alle consucte iijcom- ?5 benze ??. Quarto caso — Verso la fine dello scorso gen- najo un gio\ane di circa -vent' anni, dopo aver gozzovigllato fino a tarda nolle in allegrgi brlgala, condottosi a casa e coricatosi, un lanclmuile e fitlo dolore alia deslra reglone del pcllo non v}i conresse che pocjie ore di sonno. Cliiamalo I'aulore a vlsl- tarlo, lo tj'oyo Inquleto ed affannoso, e glacente syl la(o sljiislro, non potendo die a mala pena lislarsi sul deslro. Aveva il polso vlbralo e feb- brlle, ai'Ida e secca la pelle, era oppresso dalla losse e dair affanuo. II dolore al petto era insopporlablle sotto la resplrazione, corrlspondente slno alia spalla: lingua secca, occlii rossi, cefalalgla. Questi sinlomi non lasciando dubitare clie si traltasse di pnpu- monite, gli si eslrassero da vent' oncie di sangue, e gl^ v/snue somministrata una valida pojsione pur- gativa: verso sera, essendosi II male aggravato, gli I 2 si riapeise la vena : nel giorno tlopo, contmuau- clo un lale stato, si fece una nuova sanguigua, usando del tartaro stlbiato epicraticamente: la sera, peggioiando le cose, si fa un altro salasso^ nel terzo giorno, non ottenendosi un miglioramento, si rontinuo la medesima cura*, nel quarto la febbre rinielte d'alquanto, ma verso sera i fenomeni del petto s' aumentano si fieramente da mettere 1' in- fermo a mal parlito: nuova flebotomia, dopo la quale la violenza del male sembra rallcntarsi^ ma pol maggiormente riprende forza. Si continuo nella cura deprlmente fino al sesto giorno, essendosi in questo frattempo estratto cento quarant'oncie di san- gue, sempre plii cotennoso. sclolto qnattro volte I'alvo insistendo col tartaro stibiato in dose di sei grani, applicati due vescicanti, e raccomandata austora diela. Ad outa pefro di un metodo cosi energico, Tamraalato continuava ad offrire sintomi si gravi, che gia la sera del sesto giorno si dubitava di perderlo. w Mi » feci a considerare ( dice I' autore ) su quanto si era '? sino alloi'a eseguito. II solo decubito sul lato w affetto faeeva insorgero aflanno, tosse e catarro, v> da minacciare il povero aramalato di soffocazione: 5> non poteva compiere 1' inspirazione senza la com- w parsa dei fenomeni gia annunziati. Cbe sperare, ?? dlceva fra me, da nuove sanguigne. se quel la " istessa praticata slamane aggravo maggiormente wl'infermo? La sua vilalila e gia spenta. E come " potra egli sostenere nuova perdita di quel fluido 55 si iiidispensabile alia \ita? Torno ad ispezionare i3 » il suo polso, die e vibrante, frequenle e clilalalo, » non pero duro, poiche alia nienonia pressione n sconipare^ facilmente ei si assopisce e delira^ percio » Jissi fra me: la forza vltale eslste ancoi'a nel- sjrammalato^ ma vige pur anco incontraslabil- » raente la malattia per tutti quei feuomeul gia » descritti. Ma e se io eccitassi questa istessa vita- n llta a combattere la condizione patologica costi- « tuente la malattia, la quale debbe pure essersi » attenuata per la medicazione istituita, non potrei " ottenere il desideralo scope? Misi a severo calcolo n le leggl deirassorbiniento, e mi fiu'ono esse di y> conforto. Eccomi nella posizione d'essere lontano 55 dall'idea di continuare il controstimolo; gia sono » persuaso e convinto die il solo metodo eccitanle » e nutriente possa giovare, e fors'anco salvare il » nostro ammalato. Con tutta persuasione quindi 5» io stesso ne apparccdilai il limedio con una » dramma di foglia di the, di buona qualita, ne feci » un infuso con due libbre circa d'acqua, Io rad- ?> dolcli in proporzione, e T'aggiunsi non meno di 55 Ire oncie di rliuni, da preudersi caldo, mezzo '5 biccliiere ogni due ore; ordinai parimenti alia 55 persona die 1' assisteva cbe ad ogni quattro ore 55 obbligasse I'infermo a prendere una panalella 55 composta di brodo nutriente, e die subito dopo 55 gli amminislrasse due cuccliiajate di vino gene- 55 roso; cio venne eseguito precisamente. Alia mat- 55 tina seguente si ritro\a I'individuo in assai mi- 55 gliore slato; nella notte avea sudato, e la pelle >4 55 era matilda lullora. In liitto cpiel giorno fu seguito 55 il novello metodo, e nella notte lepKcai ancora 5! I'acqua col iluim, non die la panatella gia detla. ?5 In fine rammalalo si vide cliiavamente insorgere, 55 e scacciare tuttJ! i fenomeni morbosi di mafio in 5! mano cbe risentiva il berievolo influsso della curd 55 nutrlente e stimolante^ aJ decirtio gloino insomniA 55 era convalescente^ se non die il turbava una tosse 55 conlinua e secca, di' io ritenni fenomeno nervoso, 55 la quale spari in fatto con un grano di nior- 55 fina diviso in sei parli, per altrettanti glorui. 55 Al quiudicesimo levossi dal letlo, e si ristablli 55 tiniforniemente senza avere di rimanenza alcun w jncomodo ne scnsazione molcsta di tosse o di 55 escreato 55. Da qnesti falli palologici, e da qdesta contra- riela di efFetd oflenuli daH'uso di contrai-j nictodi m malattie della stessa natura, I'aulore deduce non potersi tale fenomeno altrimeuli s[)iegare se non eol supporre un rovesciamenlo della nialallia dallo slato primltivo nello slato opposto, ed esser forza percio riconoscere clie puo in ^enerale nelle flo- gosi realniente succedere un cambiamento di dia- tesi. Ragionandu poi a priori sulla possibilila di tal cangiameulo e sulla convenieuza, in lal easo, delPanaloga nuUazlone di tratlamento n«l secondo stadiy della malallia, egli osserva die, median le la slretfa relazione del sislema nervoso col san- guigno, possono 1 nervi rlpetere i fenomeni In- iiaimuatonj , e quindi siiuulare i inedesiiui slnlomi i5 niorbosi, quantunque mutata la causa che li pro- duce: che r infianiuiazioue, una volla esistente, per usar che si faccia de' mezzi deblKlanll, si puo bensi modificaie, impedirne gli esiti^ ma sospen- derne il coiso, grugularla uon mai^ che percio coBsiderando 1' uonio nello statu palologko^ cioe m uno stato non nalurale, i mezzi piu idonei a fuffare i residui deUallei'azione e a riordinare Tor- ganismo, non possono essere se non quelli che Hiantengono lo stato fisiologico, quaU sono lo sli- niolo e la nulrizione^ ed aggiunge non mancavc le autorila e gli esempj ad appoggio del suo pensa- mento, allegando come Rlverio somministrasse con felice successo il muo nell' ultimo period© del life niicidiale che domino in Mompcllieri nel 1 623, come, al riferue di Vansvieten, uu ammalalo di febbi-e petecchiale si rravesse dagli cstremi a cui era ridolto coll' USD del \ino di Spagiia, come altesli liuclum d'aier salvati parecchi amnlalati di til'o, sel>bene in istato di conlinuo delirio, col mezzo d' una bot- liglia di \ino per ciascun gioino, come si abbia da Borsiei'l che neirospilale di s. Marco in Vien- na piu di 40 ptierpere affette da peritonilide ma- ligna furono guarite con larghe dosi di china e di canfora sommlnlstrale per bocca e per cli&tere, eome finalmente parecchie malatlie chirurgiche, ejuali sono la gonorrea, la oflalmia, certi tumori della pelle, benche si milighino col controstimolo, tultavia nel secondo periodo richieggono per la perfelta loro guarlgione il sussidio di soslauze sll- i6 molanti, clot; a dire la canConi, il vino, I'alcool ecc, f. come in varie lenle floirosl deiruielra, della ve- scica e dei polmoni sia vantaggiosa la tiuluia e polvere di cautarelle presa per bocca. Nelladmel- tere pero in teorica il cangianieulo in discorso, egli non lesta di riconoscere la difficolta di coirruiie e giudicare nella pratica il \ero punlo in cui nasce, e in cm la malattia domanda un corrispondente cangiamenlo di cura, ed indica alcunl segni e cri- leri clie possono, per suo avviso, ser\ire alP arte di sussidio e di guida in quest' ardua e delicata contingenza. Questi si potrebbero, secondo I'aulore dedurre dal considerare in qual grado, maggiore o inlnorej di energia siasi usalo il tonlrosliniolo fino all'epooa crilica. clie per lo piii, egli dice, non passa i dieci giorni. dalhj shito soddisfacenle in cui prima lrova\asi rammaUitOj dali insorgenza improwlsa di fenomeni allarmanti seuza causa manifesta, dalla mollezza del polso, dal subtlclini credeva in convalescenza e non Lisogiioso d"alli-a ordinazioue, mori inaspet- tatamenle, senza che la sezlone fattasl del cadavere diraostrasse in alcun \iscere nessuna causa deiracca- duto^ tantoche fu, siccome dice i'autore. « chi mag- n giormente si persuase che le consegueaze del •' trattamento energico antiflogislico abbisognato in w queslo caso ridusse quell' mfellce ad eslrema » debolezza, la quale prolungata col rigore della " dieta, gli spense la vita puramente per mancanza ">' dl slimolo necessarlo w. Alcune considerazioni, che per brevita tralasciamo, sulle conseguenze in generale del nietodo antiflogislico eccessivo, con- cludono la memoria. a i8 Succede poi un'appenclice, contcnente la storia esse operate come posseufe conlroslimolo, abbas- sando e quasi spegnendo la -vitalita, si porsero alle llvide labbra dcirinferma da due oncie di buona malaga, e tutta gliela si fece ingollare. Dopo po- rhi istanti si -videro comparire il calore, il sudore, insomma i segni palesl della vita. Questi effelti suc- cess! alFuso de' corroboranti e degll stimoli, avendo persuaso ad usare de'piu possenti, con rlium di buona cpialita e con the \enile coniposla una calda bevanda, da farsi preudere all' ammalata durante la notte. Di mano in mano clie questa bibita ve- ni\'a consumata, ella \enia sempre piu riavendosi da queir abbattimento e letargo mortale. Prese in quella notle Ire oncie di rbum e una libbra circa d' infuse di the, oltre ad un mezzo sci'upole di solfate di cliinina, di cui non erasi frattanto oni- messo Tuso. come neppure d'' una panatella col line. Alia mattina del prime di giugno T ammalata quletamente nposa\a: breve era il suo respire, ma libero da calarro, pallido il volto, ma naturale la fisonemla. Si perduro ncirintrapreso metedo fine alia perfetta guarigiene, clie avvenne pochi giorui dope, e che poscia continue costanle. II. Oltre il cambiamento della diatesi. una fra le nen poclie e tuttora insolute difficolta della me- dicina e pur quella che ^ersa iiitorno alia vera causa ed origine della pellagra. Occupo giii questa a3 questloue i« luu^jlii sludj II d.r LoLlu\ico CalarJini, e fu Ha lui riprodotta in quest'anno con una sua Memoiia intorno alia nialaltia delta del K'erJetame nel grano tuvco, daU'iiso eccessivo del qual cereale, che , noil escluso il corrotto , si fa dai contadiiii lombardi, in un sue scrilto altra -volta prodolto * egli avea falto origiiiar questo morho si inf'esto alle no- stre campagne. A convalidare questa opinione e diiella la nuova sua memoria, in quanlo ch'egll in essa cliiareiido la nalura, la forma, i caiatteii e le cause della predelta coiruzione del grano turco, ed esponendo fenoraeni sperimentati prodursi sugli uoniiui e su^rli animali OTanivori dalFuso del ce- reale die n"* e guasto, deduce una relazione di causa ad efFetto fra una tale alimentazioue e la nialaltia della pellagra. II yerderamc, secondoclie insegna Tautore, non si niaulfesta nel gi'ano turco prima clie questo sla gia raccolto e riposte. Appare in certo solco di forma oblunga, coperto da sotlile cu- ticola, die corrisponde al gernie del gi'ano. Quesla cuticola, die in istato nalurale suol essere raggriii- zata ed aderente all'embrione, nata die sia la de- generazione, si gonGa alquanlo e si dislende, la- sciando trasparire una niaUuia verdastra, die sollo vi sta riposla. Al rimovere die si faccia la pelli- cola, si presenla tosLo un ammasso di polviscolo di color verdci'arje, or piu or meuo fosco. die in- vade prima la sostaiiza farinacea a contatto col * V. Commentaij dcirAlcneo per rauno 18 i3. .4 germe, a quanto pare, poi tjuesto mede»lino. e lo distrugge; benche molte volte si truvi intaccata pcv la prima fjuesta parte vitale, die allora diventa gial- lognola ed in qualche punto di colore d'arancio. Siffatta materia morbosa si scioglle mediante lo stro- fmamento in tina infinita di globetti minutissimi tutti eguali fra loro, perfettamente sfericL, diafani tanto a secco che umettati, seuza traccia di sporidioli interni o diaframmi, seuza vestigia di cellulosita od appendici alia superlicie, lisci e semplicissimi. L'au- tore stabilisce clie tale raorbosita consista in un fungo, a do persuaso e daU'analisi microscopica, e dalFanalisi chimica, mediante la quale, invece dei componenli ordinarj del formentone, vi si rinvenne buona dose di slearina, della resina, deiracido fim- gico, ed ima sostanza azotala fluida ammonoicale, L'esame microscopico poi fece scoprire frammisti, bendie in assai scarso numero, fra quei globelli dei filamenti semplici o quasi semplici. e l'esame di confronto fra la materia morbosa e la farina in- corrotta fece trovare che questa invece consisle di cellule irregolari non perfettamente globose, ma po- liedre ad augoll otlusi e spesso ineguali, grosse per lo meno due volte di piu de" granelli uiicetoidci dianzi descrilti. Questo fuugillo parassita converle nella sua morbosa sostanza piu d"uua settima parte del peso del grano, ed ollre modiflcarne !e qualila fisico-chimiche, ne mula aucora Tordinario sopore dolcigno in amarognolo ed a. rfdijioso. E morho^ sua assai comune fra Ic noslip .ampagne ed al- 25 Irove. massime alloiclie le annate fieilde e yli au- lunni piovosi ostano alia perfetla niatuiaiione e alia necessaria slagionatura del grauo, ue risparniia pur anco il ricolto bene coiidlzionato. allorclie venjia rlposto in uniidi slti. \ uolsl desso rlportare al geuere sporisoriuni LlnJc, e merlta di formare una specie da se: sporisoriuni maydis. Cio discorso Intorno alia natura e alia causa del morbo. passa 1 auloie agli effelti del p'ano inlaccutonis suiriiomo e sugli animali granivori, effetli da Ini chiariti colle seguenti sperienre, clie riferiarao colle stesse sue parole, w Falla Auiua di lal grano fungosu, " confezionai con essa ne' modi consueti, niedianle "w arqua e scarso sale e bollitura di poclu minuti, 5i della polenta, la quale sorti un color verde-giallo « scuro in luogo del sue natural colore d'oro, e stoI- 9» geva odor ingrato partirolare di fungo, ed esplo- " rata colle carte azxurre da^va indizi d acidita. Ne "> mangiammo in niodica dose, a stomaco digiuno, " io, il d.r Grandoni chlmico-fannacista degli spe- •" dali di Brescia, ed il mio fiijlio maggiore; la tro- •^ vammo di un sapore amarognolo nauseante , e " ben toslo provainnio un senso di ardore niolesto ?r al palato e alle fauci, die si estese poi a gran "» parte dell'esofago, il qual senso persistetle a lungo y> incommodissimo nella giornata. AH' ardore si as- w socio ben presto della nausea, susseguita da qual- •^ che rutlo e da geuerale languore, <;he partiva dal •>■ ventiicolo mv\ soflerente I'insano alimenlo. Paive ;' che lardissima ne avvenisse la digestioiie. Psstn- 26 55 docile eii effelli meiixlouali durarono quasi I'in- 55 tera eiornata, con insolito inesprimibile mal essere, 5) clie scemo soltanto dope avere verso sera pran- <>■> zato. lo soffersi ben anco qualclie scorrevolezza ■>5 dl corpo clie non provarono i niiei compa^i. Nei » quali tanto fu il disguslo avutone, clie il Grandoul y> dopo ripetuto respeiimento il secondo giovno non 55 ebbe animo di tentare ulleiiori prove sopra se ^tes- ■» so, come vl si rlfiuto niio figlio. lo ins^ojai altra 55 volta ancora I'ingrata polla, in minor dose peio, 95 e n'ebbi presso a poco seuipre gli effetti sopra narrall. 55 Venuto poi nel divisamento d'istiluire degli M sperimenti sopra gli animali, ml appiglial ai gal- 55 linacei, granivori clie sogliouo appelire 11 grano 95 lurco, e venlrne sovente IVa nol alimeiilall. LI 3o 95 oltobre i844 P^^^ ^^^^ pollastii deirela dl mesl 95 tre circa, che assieme pesa\ano llbbre piccole 95 quattro, in una gabbla In camera lerrena alia 95 temperalma di f • ^ " ^^\ ^ "^'^ ^^^^ ^ porgerc 95 loro dlnanzl del formentone guasto In buona co- 95 pia. Dessl si misero a beccarlo,, ma poco dopo 95 fm'ono visli rigettarne [>iu grani appena franli. 95 Piii tardi parvero di mala voglia; e alia sera i 99 polli si preseutarono al([uanto trisll con cresle 99dimesse|) beveano di frcquente e s' accosclavano 95 \olenlicri. JJel giorno successlvo scorgeasi in essi 99 loro ripugnanza al beccare, erano malinconlcl e 95 mal ferml sville gambe. Si contlnuo nello stesso 95 alimento fino al quarto giorno^ nel quale vedula 95 la renltenza al beccare il grauo inlevo, awisal di ^7 w dailo loro pesto t'd inuniidilo con ar(jua. "Shx iiii M tale pastello iion era me^lio apjjelilo, niaLnado » die puie avessl nel segiilto pro\ato a conegi^enie n Tamaro sapore coji alquanto zucchero. Per lo clie »' feci poi rltorno al grauo inlero come dappiiina, » e noil dledi loro che di esse fino alia sera del r> giorno 8 novembre. Durante un lal tempo si rl- ?» marco die gli escrementi de" polli in esperinienlo v> erano molli piii del consueto, cd alcuni liquidi- ?' presenlavano tultl una tinta \erde, e si coprivaiid "prestissimo duna muffa bianca flttissima. w Contemporaneamente al collocamento dei due ?' gallinacei in gabbia separata sollo il traltaniento '5 anzi descritto, doe nello stesso giorno 3o olto- » bi'e, posli aveva in altra gabbia uella medesima w stanza due pullastri del peso di 4 libbie piccole >' ed once ^. die furono alimenlali sino alio stesso » gioi'iio 8 novembre con grano turco sano, di bella » qualita, cosi inlero die polverizzato e bagnato. w II detto giorno 8 novembre, decimo dello spe- " rimento, rij)esali i due polli nutricati con grano >» turco guasto dal verderame, non erano aunieu- w tati, nia sensibilmente diminuili di peso^ gli altri 9j due alimenlali con buon grano erano cresciuli di M once 6. D'allora in avanli continuai neirallnien- s» lazione con mays guasto, frammistovi pero il >' quarto circa di grano sano, pei primi, e con grano " sanissimo per gli altri, ora inlero, ora ridollo in V pastello, flno al z8 novembre, cioe pel tralto di 20 -•' giorni. Alia quale epoca i primi polli pesali 111 m 28 J' erano cresciuti che circa ouce 4'? malgrado clie !? fossero nell'eta deiraumento, e gli altri due ave- y> vano invece ragglunto il peso di libbre 5, once 4, M vale a dire aveano aumentato dl una intera lib- y> bra. I primi avevano perduta la loro vlvacita, pa- ■>■> reano raal fermi sulle piante, stavansi tacitumi, *' e vedeansi inoltre spennaccliiati in piu luoghi, e » aveano meno tIvo il rosso delle creste; al con- *5 trario gll altri apparivano vivaci, spiegavano aculo w il canto, e sebbene non in;:'rassati gi-an fatlo, come •>•> lo sarebbero stati se si fosse loro dato il turco ■n altemato con altro grano, mostiavano pero buona ^ salute. In quel giorno 28 ollobre pensai di scam- n biare il trattamento de" noslri polll col sostituire w del grano di formentone sano. inlero e in polta, " a cibo di qnelli die erano resi magri ed esle- y> nuati dal cattivo alimento, e coll assoggetlare gli »» altri due prima meglio pasciuti all'uso del grano " alterato dal verderame. Sotto il mulato trattamento w i primi ripigUarouo alquanto vigore e nutrizione, " da trovarsl, dopo ti-ascorsi soli dodici giorni, cre- " sciuti dalle libbre [\. once [\. alle I'dtbre 5, once 2, " mentre gli altri due furono visti giomalmente de- ?' crescere, farsi tristi, tremolanli, bere spesso, e " dopo lento penare morirsi Tuno in 12.® giornata, •>•> e rendersi Taltro scemo di forze: e tutti due poi v> messi assierae in bilancia pesa^ano appena libbre " 5 in luogo delle primitive libbre 5, once 4- yi Qtiatiro altri gallinacei d^^lPeguale eta presso a »• poco di quelli sottoposfi al descrifti cimenti, ve- *9 M nivano coulemporaneamente e nella medeslraa ca- •» mera pasciutl in gabbia separata con cUjI sva- T riati, cioe grano turco sano, polta con farina del i> medeslmo, alteraata con qualche erbaggio, e del !5 frumento in giano^ e crebbeio prosperosl e \ispi n si fattamente, die ogni pajo de' medesiml nel pe- w riodo menzionalo dal 3o oltobre al lo dicembre » crebbe dalle libbre 4i onre 6 circa, ad ollre 11b- yt bre 6. » Li 5 gennajo i845, ripigllai le sperienze as- M soggettando due polli del peso di lib. 6, once 3, » all'alimentazione della polenta preparata con fa- s' rina di grano affello dal verderame, e pochisslmo y> sale, e breve bollltura, precisamente come con- s' fezionasi fra nol la volgare polenta, la qual polla y> veniva con niinore rlpugnanza del grano intero w guasto ingolkta dai nostri animaletti. Pesali i me- w deslmi dojx) \!\ giorni di tale nutrltura, cioe il 19 » del mese, si trovarono ridotti a lib. 5, once 10, T clee diminuiti in gravita di once 5. Ripesati dope »' altri 1 4 giorni, cioe il 2 febbrajo successivo, si y> rinTennero discesi a sole libbre 4- once i, diml- « nuiti quindi nel solo pevlodo di jnorni 28, di 5' libbre 2, once 2, e condotti a tale eslremo di w forze da gludicarsi prosslmi a socconibere r. Da queste osservazloni sulla natura ed orlgine della morbosita in discorso e da questi sperlnienli sugli effetli del grano che n' e contamlnato, egli e condotto a conchludere cbe la parte allbile di un tal grano e pressoche Inetla del tutto alia nutri- 3o z.ione, e tjuindi alia riparazione dell' organismo e tlelle forze; che una tale conuzlone raccliiude piin- cipj deleted, acri, inasslinilabill^ che possono que- st! prlncipj col lungo e contiuuato uso del grano guasto esercitare un' azione talmente nociva suU'u- inaiio organismo, da guastame la conipage, alte- rare la normale condizlone de' visceri dige&livl, per- \ertiie gli vimori e la crosi del sa)»gue, indurre insomma una forma speciale di mala Ilia cpial e la pellagra, a quel modo istesso clie allri \eleiil ve- gelall ed altri cereali afFettl da altra fungosa de- generazione sogliono produrre nelluomo altre forme particolari di alterazioni morbose. E a ronvalidare una tale induzione invocando Tanalogia, rlcorda «ome il frumenlo, e precipuamente la s^gale degene- rata in qviella produzione I'ungosa clie dlcesi grano sprone^ segdle cornuta, produca la raphania o con- \nilsione cereale gangrenosa, e come nello stesso grano turco un' allra produzione morbosa, lo sprone del mays^ sconosciuta in Europa, ma comune nella Columbia solto nome di peladero^ generl ima in- fermlta singolare clie porta la caduta delle unghie, dei denti, del capelli, de" peli, delta perelo pela- lina. In prova poi clie il principio svollosi nel for- mentone dalla descritta infernrita, introdoltu uel- 1 organismo possa mantener\isl inassimilato, ei;]i al- lega I'odore specifico del sudore degli inffniii di pellagra, rassomiglialo dagli scrittori a quello del pane preso dalla muffa, e che il detlo principio indur possa nella organli^a miscela morbosi feno- 3i meni simlli agli efFetti d' altre soslanze \enefiche, lo • leduce anclie dalle alterazionl speciali dagli scrittori e da lui stesso osservale nel sangue de' pellagrosi, confronlato con quello d'ludividul sanl od affetli da mali d^alli'a nalura. III. Contlnuando ue'medlcl soggetti. faremo cenno d'uji prospetto statlstico clinico dei pazjd d'ambi i sessl curali nel manicomi di Brescia durante 11 biennlo i842-43,compilalodal d.r Francesco GlrelKsulle os- servazloni da lul falle nel tempo in cul limase prepo- sto al governo dl quella inedico-pslcologlca dlvislone. E questo lavoro una sequela e complniento d'ahro conslralle, esegulto dal nostro socio sul due blennj dal 1 83?^ al /ji, e da lui gia oflerlo, or sono tre annl. airaccademla, e pubbllcato coUe stanipe. L'au- tore rlferendosl a quanto espose in questa falica precedeule rispetlo a lie sue Idee generali sulle ma- lattie della mente, alia rlpartizlone da lui fattane in mania, mallnconla e demenza, ai caralteri par- ticolari di queste tre forme di allenazlone menlale, al metodo di cura sllraato da lul plu opportune *, si restringe nel nuoTO prosj>etto a presentare le cifre numerlclie delle pazzie tratlate e delle morti e guarlglonl avvenule nei due manlcomj durante il citato biennlo *'*. e a rinforzare con nuovi ar^o- * Vedi Commcntarj dcirAteneo per Tanno 1842, pag. 9 e seguenli. ** Le cifre nel totale sono queste: neU"anno 18 i2 222 uo- mini, e 136 donne, e nel 1843 2o2 uoiiiiui, e doane 192. No- llsi rlie in questo computo non essendosi distinte le recidive, iiifuti la dottrina da liii professala. clie Itr inoidli alternazioni della menlc iiuu sieno e iiou pussano le quali nptjli onmini sogliono esser pia fVequenli che neWc- cJoHne. il nuniero degli uomini, benche apparlsra ina^j^iore, non e I'orse tale. La mortalila si nell'uno cbe nelTallro anno fu. Come negli aiuii aritecedenti. alqnanlo maggiore iielle donrie che negli uomini, negli uni e nelle altre poi maggioie iiel 1843 che nel 42. Questa sorama couiplessiva riprntifa snile tre classi di pai- lia sopiadelte, offie i segnenti risullati: — Mania — Nel- Tanno 1842, uomini 118. dei quali 76 usriti d^lTospitale guariti, 24 non guariti e soltanto migliorali, 18 rimasti in fine dell'anno; dunue i)l, delle quali .30 guarite, 10 uscite dall' ospizJo non guavite o soltanto migliorate, 11 morte, 40 riniasle in fine dull" anno. Nel 184.3, uomini 119, dei «juali 59 guariti. 18 u«riti dal P. L. non guariti o sempli- ceniente migliorati, 18 morti. 20 riniasti in fine dell' anno; doune 107, delle quali 34 gunrile, 9 uscite non guarite o soltanto aii^lioralf, 19 morte. 41 rimastc in fine dell' anno. Dalla mortalita degli uomini nel 18'»3 conviene esclndere, siccome non appartenenti propriamente alia infermeria dei pa77.i, due pellagiosi e due all'etti di seniplice encefalile, e dalla mortalita pure degli uomini nel '12 tre infermi di tifo pellagroso e due dl encelalite. anch'essa semplice. — Malinco- nia — 1842, uomini 63, guariti 21, non guariti o semplice- menle miglloruti 10, morti 11, rimasti in fine dell" anno 72j donne 40, gviarite 18, non guarite o soltanto migliorate 8, morte 4, rimasle in fine deiranno 10 — 1843 — uomini 77, guariti 35, non guariti o semplicemente migliorali 12, morti 7, rimasti in fine dell' anno 20: donne 55, guarite 21, non gua- rite o semplicemente migliorate 10, morte 9, rimaste in fine dell'anno 13. — Demenza — 1842— uomini 39, guariti 6, non guariti o semplicemente migliorati 8, morti 13, rimasti in fine dell'anno 12; donne 25, guarite 2, non guarite 2. morte 11, rimaste in fine deiranno 9 — 1843 — uomini 36, guhiitl C, non guariti o semplicemente migliorali 7, morti 14, rimasti in fine dell' anno 9j donne 29. guarite 4. non gua- 33 pssere senza dipendenza Ja fislche niorboslta nel^ Torirano del cervello. A questuopo egll si vale delle recenti mvestigfazioni falle da celebri scrlttori, come dire Bellineeri. Roland, Mairendie, Panizza. Legallois, Miller, Flomens, Marsliall-liall ed allii, sulTeiicefalo, sulla spina e sui nervi. dinioslranli le inliiue ed aslruse relaziuni Ira lorganisnio ed i fenomeni uon solo della vila vegetativa ed aniniale, ma pur anclie della in- felleUi\a^ soggiungendo le osservaziuni sue proprie fatle sopra le autopsie cada>ericLe eseguite ne' due maniromj. delle (piali riferisce ben 36 slorie, cbe airjiiunte ad allre 28 da lui narrate nelPantecedenle prospetlo, sommano a 64, tutte dimostranti una tpialclie piu o meuo notabile allerazione morbosa negli organi del cervello. Ui queste autopsie 35 appartengono ad uomlni, del quali ly nianiaci, 8 inalincouici, 9 dementi, e 29 a donne, 12 maniacbe, 9 melanconicbe, 8 dementi. Sulle parlicolari alte- razlonl morbose, a seconda delle tre forme di paz- zia 6 dell' uno o dell' altro sesso, elleno offrirono alTautore le seguenti osservazioni. — Mania -— Prevalsero in questa cUisse di alienazioni mentali le alterazioni delle nieningi, e si trovarono eguali in proporzione negli uoniini e nelle donne^ se non die fra gli uomini fu piu frequenle e pronunziato rite o semplicemcnte migliorate S, moTte 13, rimaste in fine «leir anno 7. — iSota Pautore die le alo solamente in tre sopra nuve. Delle nove donne, in selte >'avea effusione sierosa o sieroso-sangui- gna sulla superficie cerebrale, nessuna eflusione nei \enlrIcoli; degli otto uomini, I'effusione sierosa o sieroso-sanguigna sulla superficie cerebrale era in due solamente; in un terzo pero questa slessa ef- fuslone superficlale era conibiuala ad altra dei ven- Irlcoli, ed in un quarto si Irovo qucUa dei venlri- coli soltaulo. Punteggiamenti russi della sostanza cerebrale si osservarono in un uonio ed in una donna. Era il cervello indurlto in quailro uomiiii e in due donne, moUe in una donua il cervello e mollissimo il cervelletto, cite si spappolava fra le mani. In una donna erano per injetlamenli sanguigni alterate la niidolla alluugata e le ineningi clie la ricoprono, in due altre donne erano piu pronunciale ed appariscentl le strie o iibrille clie formano Tinterna strultura di essa nildoUa, e Tuna aveva anche piii voluminosa la glandula pineale. In im uomo invece erano piii pronunciate ed appariscenli queste stesse fibriUe clie formano T interna slruttura del talami dei nervi oltici. In un sol uomo si ebbe I'alrofia 36 (lei cerveilo combiuala airassottigliamt-nlo e fragi- 11 ta deile ossa Jel cranio: quesle si trovaroiio sem- pUcemenle assottlgllate in due uoonini, eil una sola «loniia le avea foitemenle depresse alia regione lem- porale posterionnente. — Deinenza — Ai conlvaiio di do clie si e osservato nella malincorHa, le me- ningi si Irovarono injettale di sangue in tre donne sultantc, in due Ingiossate, dure, stipate, ed in un solo uonio la dura niadre indurita, grossa, stipala, ma di color nalurale. In Uitti i decessi, uomini e donne, eccetto un uomo soltanto, v'ebbe della ef- fusione suUe anfraltuosila cerebral! o nei venlri- coli, od in entrambi i luoglti. Nessun puntcggia- mento o injez.ione dei ^asi sangnlgui del cerveilo; in un uomo pero v" era injettanienlo, e si potrebbe pressoclie dire effusione sanguigna nel cervelletlo, divenulo si molle, clie quasi scioglievasl in niano, mentre il cerveilo eia rimasto in istato nalurale : nalurale appariva il cerTcHo allresi in una donna, menlre 11 cervelletlo era aminoUito, ed In on^altra il cerveilo era indurito e il cervelletlo in istato nalurale. In Ire uomini e due donne idrope della spina dorsale, con Iraccle in luia donna d'infiam- mazione del midollo stesso, e eosi pure in un uomo. In due donne raocolta d'idatlic^ nei ventricoll, ed in un uomo idrope di essi Yoluminosissimo. In un uomo ingrossamento delle pareli anleriori deile ossa del cranio e grande assoUigliamenlo delle laterali, ed in un allro invece notevoli rialzi presso ciascuno degli angoli parietal! anleriori superior!, rispoudenli per forma e volume a quasi due mezzo noci con- cave all'mteruo, ed occupati da sosfanza cerebrale in istato naturalc. Paragonando insieme le condizioni palolofnche dl qiieste tre forme di alienazione. ponno esse cosi riassiimersi. JVella mania furono in mageior copla le alterazioiu delle meningl e quelle del cervelletto e le prime prevalsero inoltre anrlie nel grado, sic- come' piii pronunciate e piu attive di quelle del maliuconici. Nelle mallnconJe furono piii abbondanti le effusioni, cbe socondo I'autore si dovrebbero dire sierbso-sanguigne, ragguagliatamente a qrielle delle manie, cbe. a suo dire, si dovrebbero piutlosto de- nominare sanguigno-sierose. Nella demenza. piu au- rora cbe nella malinconia scarseggiarono gli iujeKa- iienti e le altre allerazioni delle meningi, e pre- valsero le effusioni di siero e di sangue. In quesla forma di alienazione mentale stanno poJ anclie in eguale rapporlo con la malinconia le alterazioni delle ossa del cranio, rarissime nella mania. Que- ste alterazioni banno cio di comune con le idaltidi, clie furono sempre riscontrate in cadaveri d' indi- vidui cbe avanti di morire avovano sofferlo lungbe e diuturne malatfie della mente. Gli spessi punlef^- giamenti ed injezioni dei vasi sanguigni cerebrali, frequenlissimi nelle manie, rari nelle malinconie, mancarono affatto nelle demenze. Avverte Tautore rbe fra le ricordate pazzie dodiri apparteneano ad nidividui affetii da pellagra. Avendo rercato qualcbe alleiazione cbe si potesse dire caralteristica di que- 38 ste alleiiazionl, o alnieno in esse piu comune die nell'altre, panegli die questa potesse forse consl- stere in una macrffior frequenza di idattidi, sem- precdie pero rammalato non fosse morto col sin- tomi tifoidei^ die allora idatidi non si trovarono mai. Nola nondimeno clie ancbe allordie le trovo poteano forse dipendere da lunghezza di malaltla anzidie da causa pellagrosa. Forni la medidna, oltre a questl lavorl de'no- Btri socj, le seguenti niemorie di esteri contri- hutori. IV. Suirinfanliddlo — Ricerdie del d.r Bar- lolomeo Paslelli. Poise occasione a queslc ricerdie uii caso, offer- iosi air autore, di sospetto infanllcidio, non po- iulosi appurare a cagione della morte della puer- pera, successa in corso di pi'ocesso giudiziale. Una giovane d'auni 2,6. nubile, d'otlinia coslilu- zione, accoria anzicbeno, partoriva per la quarla Yolta alTolba del 2.4 m-irzo 1839 una banibina, Visitata dall" autore, cb'ella, trovandosi presa da frequent! dellquii per islraboccbevole eiiiorragia ule- rina, niand^va a cbiamare Aerso il niezzogiorno, e da lui interrogata siille circostanze del parlo, e se ■viva o niorla nascesse la banibina, facendosi rossa di pallidissiina cb' ell' era, rispoiide\a confusa ed incerta: aver partorito senza alruna assisleuzo, tutio esser procedulo in via naturale, nia la baiubiua esser nata niorta, ed essere stata da lei consegnata ad 00' a^ mica, perdie la seppellisse. Iat sua coufusione e 39 dubbiela nel lispoudere, il suo cainblaisi islanlaueo di colore, V aver essa per sua propria asserzione due glonil innauzi sentitl bene i iiiovlnieuti del felo, I'essersi trovata sola alPatto del parlo, la sua tardauza a chianiare il medico soccorso, un sinistro sospetto s\egIiauo in menle airaulore, clieincalzando le ricerclie intorno alia bainblna, rlduce la ])uerpera a palesare dopo mendicati sotterfugi e sempre plu confoudendosi e farendosi rossa, clie la neonata era riposta in un Aeccliio armadio clie slava cola nella camera. Aperto Tarmadio, un Invollo dl cenci ch'ea- tro \i si trovava, offiiva appunto la forma di uix bambino malamenle fascialo, e sciolti i cenci e messo a nudo il corpiccino clie vi era avvolto, fu senlito mandar tutlora mi calore nolevolissimo, benclie fos- sero trascorse piu di sei ore da clie era slato par- torito. Questo fenomeno e il perfelto s\iluppo, la maturita, ia forte complessioue della neonate, la durezza delle sue carni e il colorllo roseo. la nor- male coslituzione della madre, la gra\idanza clie procedette sempre fisiologicamente, la brevila del travaglio del parto, la nessuna complicazione ante- riore, la mancanza di una causa aliueno probabile che potesse far credere la bambina morta nell'utero, da\ano maggior fondamento ai sospetll d'infanlici- dio, i quali vonivano anclie aggravati dalPosser- varsl un legglero rossore plumbeo per lutta la cir- conferenza della bocca, alcune piegature dirette dal- Talto al basso sulle labbra, ed il naso alquanlo scbiacciato. Mosso da queste concomitanze, e so- 4o pra tutfo (la quel ralore si a Iungx> protiallo, cluf rontrastava coirassen'r tiella niadie che la bamblna nasrpsse niorta, Fautore dopo essersi ijidaino ado- perato per richininare in Tita la neonata, suppo- nendola liittora asfitica, si decise a dar racff^ua^lio del caso alia polillca aulorita, dalla quale fu im- preso il piu scrupoloso esame del piccolo cadavcre, ond'appurare la vera causa della morte. L'ispe- zlone, istiluita 28 ore circa dopo fatto il rap- porto, ofFri le seguenti partlcolarita. Nessuna niac- cliia di putrefazione suU' estemo del corpo, gli arti ligidi, la soprannotata ronipressione del naso e delle labbra col loro colorito plun)beo, la fai-ria goiifia un poco piu del naturale ed akpianto rossa. le ju- gulari turgide, il cordone onibelicale consisU-nte. re- ciso a tre dila trasverse dairombelico e sciulto co- me venne trovato il giorno innanzi, ne gemeiile san- gue, le carni compatto ed elastlclie, le uuglile beu pronunciate. come pure i capelli, la cule d'un co- lorilo roseo traente al pallido, ben couformata la cassa toracira, sicclie si giudico la neonata a per- fetta malurita, e da poco piu clie da 3o ore fatta cadavere. Sparata la cavita della testa, si presento la pia madre sparsa di leggiera injezione sanguigna. mentre la dura, il cervello co'suoi ventricoli, gli aggetti tutti alia base ed il cervellelto, che si se- /.ionarono a strati a strati orizzonlalmente, furono trovali sani. Messi poscia a nudo i visrerl del torace, si tro\6 il foro del Botalio aperlo, II cuore. le orec- (biette ed 1 \asi circonvicini gfinii di sangue. ed i 4 1 poluioni d" un colore rosso-sci^vo, al<^[uaulo conipalti e pesanti. Ommesso ogni altro espeiinienlo sui pol- moni e sul torace per couoscere se fosse o no av- ■venuta la respirazlone, si pratico sollanto la doci- mazia polmonale, siccome prova la piu diretlaij e legata piinia Taspera arteria ed i ^ossi vasi in ua col cuore c abbandonalill a se in un vaso pieno d'acqua pnra, abbastanza alto ed ainplo. preciplla- rotu), eccetlo il cuore, e rinnovato I'espeiiuiento, ca- larono egualniente al fondo^ nello slesso uiodo ese- guita Pesperienza lanlo nel destro clie uel sinistro polmone, caddero^ finalmente ripetuta la prova con soli pezzi dell' uno e deirallio, si ebbe il medesiino cffetto. Siffatti risultameuU, aviilo liguai'do alia pra- ticata insufflazione dell' aria, dando luogo a credere clie alcuji iutoppo si trovasse nella laiini:^e, reclso percio quelF iiubuto ed ispezionatolo in un colia glotide e colla bocca, non si ti'ovo ne corpo stranlero ne strlngimento", dal clie si argomento non essore r insufflazione stata esegulta ne'deblli ijiodi, a ca- gione del caunello male acconcio. Recisa quindi I'aorta, le orecchiette, il cuore, le cave e gli altri \asi precordiali, iisci niolto saiiguij nero, simile a quello clie nvaiidauo i pohiioui l;if^liati a pezzi e spremufi. Finalmente aperto 1' addome, non si h'ovo nulla di patologico in nessun viscere niinu- tamente esaminato, eccetlo clie la vesclca ronte- neya nn poco d' urlna, ed il fegato era al([uanto yoluminoso, L'autore ragionando sopra tall nsullati, e cer- 4- cando se, nella supposlzlone clie la morto della bambiiia fosse avvenuta o neH'utero o nel travaglio del parto o immedialamente dopo, alcu..-) di essi possa darne spiegazione. osserva die non da ane- mia se ne potrebhe ripetere la causa, oslando af- fatto ad un tale supposto la uutrlzione, lo s\iluppo, la duvezza dei muscoli, il colorito della pelle, la sua resistenza, la tessitura di lutto 11 corpo, nou da emorra^ia estei'na od interna, non essendosi in nes- suna cavita troTato la menoma tracria di sangue stravasato, non da effusione sierosa, non essendoscne alcun indizio scoperto ne nella oavlla della testa ne In quella del torace ne in quella delladdoine, non finalmente da lesioui esterne, da presenza di vermi o da conTulslonI, essendo di cio mancato ogiii segno. Rcslerebbe il precipltare de' polmoni, clie essendo lenuto per segno di non seguita resplrazione, potrebbe dar luogo ad arguire cbe la bambina non avesse vissuto fnori dell' ulero. Ma 1' aulore sull'appogglo di vallde aulorita * ed espenenze sostiene potere 1 neonali per cpialche tempo \ivere senza respirazione, e quindi Taffondar dei polmo- ni non essere sicuro indizio per giudlcare che nel • Zeller, Alberti, Bulenio, Mahon, Torlosa. Si aggiunga inoUre che slaiuU) allc auloril.T ilel consij^licie Osiander e di Haller, il precipitai- de' polmoni, nitre ii non provare la morte del felo neirutero, non proverebbe nep pure la non avvenuta respirazione fuori deirutero. u II " Consiglier Osiander ( cosi Pautore ) lesse alia sociela reale •• delle scicnze in Goitinga nel novembre 1820 una memo- • 4^ caso in dlscorso la niorte abbla precedulo la na- scita, cioe a dire la vila fuori dell'utei'o. Clie se volesse opporsi Y eslslenza dell" urina iu vescioa per indurre non esser avvenuta la respiraxlone, egli ri- spoude coir autorita del Torlosa, poler \ivere gli infantl alcun tempo senza evaciiare ne luina ne raeconio, ed agglunge clie questi visceii d'altronde non subiscono alcun notabile cangiamento se noa efiettualasi la respirazione. Dalle crespe poi delle labbia, dal loro colorito plumb(,'o e dal naso sclilac- clato trae argomcnto a vleppiii convalidave la siip- poslzione clie la niorte avvenisse fuori dell utero, e cio lanto piii in quanlo clie cjuella decolorazioue e da iui osservata non succedere che a corpo vivo. Moslralo per tal modo cbe la elasllclta, frescliezza e conijiatozza delle carni d«lla neonata, la rol>usta sua tessitura, 11 colorito roseo della pcUe, la luci- dezza degli occlii, la gestazlone fisiologica della madre, la brevita del parto, la presenlazlone naturale del feto, desiuita dalla facillta con cui la gestante sgi'avossene e dal non aver essa avuto blsogno d' assislenza, I'esame pralicato tanto esterlormente sul cadaTcre che interiormente svii vlscei-i non danno luogo a trovar causa naturale che spieghl il supposlo n ria colla quale, siijrappoggio di venti anni di assidue espc- ■1 ricnze. provg gallcggiaie i polniuni dci feli rhc non rcspi- :■> rar'ino, e viceversa precipitate quelli che ebbero vita fuori r deir utero Haller poi ne'suoi elenienti di llsiolo- r gia lib. ^ III va piii iurianzi, ed afferma che i p(jlmoui r-- de' iofi preci[iitano pei ihe lianno un poco respiralo. 44 della morte avvenuta innanzi al parto, nel travaglio od immediafamente dopo-, considerato inoltre die puo il bambino vivere alcim tempo senza respirare, e die r affondarsi de' polmoni non e indizio sicuro die non abbia vissuto fuorl deU' utero^ egU concliiude oplnando ohe la neonata in discorso sla iiata ylva, e morta per inierceUa respirazione, slaper ignoranza, o per colpa della raadre, traendo argomento in appoggio di questa sua opinlone andie dalla quantlta di sangue accumulato nei \asi precordiali e nello slesso cuore. Ad avvalorar pel magglormente la sua supposizione, egli adduce la lunga durata del calore nella morla neonata, e nioslra come una tale durata non sLa conciliabjle colla supposizione contrana. «« Supponianio per un inomt'iito. egli dice, w die fosse anco nata morla, come concepire die M nello spazio di tempo trascorso nel raccogliere 5' il feto, nel nascondere la placenta, nel tagliare « il tralcio ombelicale, nel racimolarc fascie e panni " prima del di lei imprigionamento nelle fascie e 5' nell' armadio, a cui la madre non avra dato fine n nemmeno subito dopo il parto, tan to per la 55 grave emorragia da cui era presa come pei dolori » e confusione die rilengo avvenire in slmili c?isi, w non siasi questo calore della bambina gia quasi M equilibrato coll' atniosfera od almeno d'assai di-r »5 minuito? II tempo die impiega il calore a spe- w gnersi in un corpo morto, dice Coufanceau, sta ■" in ragione diretta del di lui volume, quindi gli " anlmali grandi si rafiieddano piu lentamenle dii 45 M plccoli, avvegnache in qiiesfi la circolazione sla y> plu celere ed il respiro piu frequente. Dunque » nella nostra bambina dovea il calore, siccome cor- » po piccolo, disperdersi piu presto die non suc- " cesse Iiiollre e oplnione dei fisiolo«^ici » cbe la sorgente della calorificazione sia liposta » nel slstema nerveo, nel sanguigno e nel respira- » torio cutaneo. Ora Irovandosi nel nostro caso tulti » questi elaboratori del calore in in^niediato contatto r> colle potenze fiigorifere deU'atmosfera, avrebbero » dovnto, tolta la forza Titale. sentire le loro inflnen- y> ze raffreddandosi prima clie trascon-essero sei ore y> dalla cessazione delle loro fimzioni^ ma eontinuando » invece ad espandersi anco fin ollre le sei, ne »» dairesame i&tiliiifo scorgendo appoggio alla'sup- » posizione clie quella vita fosse sUta ioterfetta y> per alterazione dei visceri, lesion! d'organi, di w sisteraa, o per qualunque altra causa morbosa, s» lenla od iiupi-ov visa, awenuta in via naturale, siamo " indotti a ritencre, eziaadio per queslo dato clie la » baiubina sia nala viva, e ntorta per soffocazLone » in quelle ore d'intervallo Ira la mia visita e la 5' di lei iiscita dairulero 5?. Tale si e Topinione dell'autore sul caso in di- scorso, e tale fu il parere da lui esposto uella qua- lita di perilo presso rautorita giudiziaria. Reslava clie la sentenza del giudice concorresse a coufer- marlo, ma, come di sopra accennammo, la morte della puerpera, successa due giorui dopo il par to, Iroiicava il corso al processo. Alia mancauza pero 46 tU una tale confernia s'awlsu Tautoie ill sopperiie colle seguenti osservazioni, s«mbrandugli cU' esse ba- slaiitemente depongano a favure della sua seuteiiza. 1.^ Una donna di circa 33 anui, di buoua costilu- zione, ma male nudiita, il 20 novenibre i83g da alia luce un bambino a termlne con segni di vita. Poco appresso il neonate per la sua liisLe confor- mazione, gracilita e stalo di anemia manda 1' ultimo respiro. La camera ove stava era discretameute ri- parata, e il termomelro di R. vi avrebbe se- gnato circa 1 1 gradi sopra zero. Venne involto in un panno-lino, e poslo sopra una sedia in essa camera. Mantenne il calore unora e cinquanta mi- nuti. 2.^ Una giovaiie sposa nel fiore dell' eta, ben nutrila, il giomo 10 niar/.o 18^0, dopu un lungo V. laborioso traAaglio, parlorisce per la piinia volta un bandiino con segni di \ita. clie muore mezz'ora dopo. Fasciato com' era, lo si depose sul letto della inadre. L'ambiente della stanza sognava 10 gr. R. Si raffreddo dopo due ore precise. 3.* Nel marzo dcllo stesso anno 1840 una sposa d'anni 32, dopo una grave infiammazione polmonale, incolla alia nieta della gravidanza, e della quale, a cagione della cnra forleniente dopressiva, rimase inferniiccla per lutlo 11 resto della gestazione, espelle un felo a Icnnlne, morlo da qualclie giorno. Ravvolto in un dopplo panno-lino, e cuslodlto sul letto viclno alia madrc, perdelte 11 calore ini'ora dopo. Nella stanza ove si trovava 11 lermometro R. segnava i 1 gradi. 4-'' Keir agoslo del 1841 una contadina dl mezza 47 eta, spossata dalle rurall fatiche della slagione, par- torisce un bambino con lutti i segni dl maturity, morto da tie glorui circa. Fasciato in piu pannJ, e poslo a fianco della niadre, si fece freddo dopo un'ora ed un quarto. La temperatura della ca- mera segnava -}- 2a gr. R. 5.^ JN'ello stesso mese cd anno una giovane contadina d'anni 22, sposa novella, robusla, d'ottima costituzione, ma aflaticata dai campestri layon, partorisce tm feto giudicato a termine, coi primi gradi di pulrefazioue. Involto in pannllini e deposto sotto le coperte del letto della madre, mantenne il calore pei" quasi due ore. II termometro segnava gi\ 2^. 6." Una donna ben coiuplessa, nelF olta\o mese di gestazione da in luce un bani])lno ben nulrito e conformato, ma morto nel travaglio del parto per rotlnra de'vasi cerebrali. Riparalo come gll anleceilenti, fu poslo sul pavimento della stanza della puerpera, al pri- mo piano, la cui temperatura segnava 21 gr. R. Si raffieddo due ore e quaranfa mlnuii dopo. 7.''' Un bambino moriva dinante il travaglio del parto, sia per causa di una operazione manuale clie occorse di praticare per la sua eslrazioue, sia per convulsion! della madre. Dai sintomi die pre- sentava, e dairaverne la madre sentito i movi- menti appena innanzi ai primi doloii ( dai quali al compimenlo del parto trascorsero otto ore ) si gludico die da j)odie ore fosse morto. Avvollo in pannilini, e posto sopra una sedia della stanza, la cui temperalura segnava 1 1 gr. sopra zero, 48 nianlenne il calore due ore e cliiquaiita luinulf. Era il 1 3 mai'zo 1842. 8.^ Dopo tre ore di con- tinue conTulsioni una donna d' anni 28. ben tar- cliiala e robusta, II glorno 28 d'agosto. nelP ultimo niese di gravidanza partoriva un bambino, il quale, agli indizi che presentava, si giudico a tevmine, e niorto nell' utero da circa due giorni. Slretlo in varj panni e posto in un canestro accanto al lello della puerpera, manlenne un grado sensil)ile di calorico un'ora ed un quarto. La lemperalura della stanza segnava gr. 21 R. g,* II prime mag- gio 1843 una giovane sposa primipara, dotata di forte costituzione, e stata sempre di prospera sa- lute, moriva d'apoplessia neir ultimo mese di gra- \idanza. Trascorsefo sedici ore dall' accesso apo- pletico al trapasso^ ed appena fu spirata, neU'in- tenzione di salvare il felo, del quale il giorno innanzi alia avea ben senliti i niovimenti, accertata la di lei niorte, le venne fatta Toperazione cesarea. 11 feto elie si raccolse era normalmente sviluppato, d\ina tosaitur* simile a quella della madre, di carni corapalte: non gli mancavano clie poclii giorni di vita pel fisiologico oompimento, ma non oflPriva alcun indizio di \ita. Credendoai clie fosse asfilico, lo si sottopose alle fregagioni sul petto, dopo aver- gli allacciato il cordone ombelicale. Ma i segui della morte si facevauo di mano in mano sempre piix rnanifesti. Lasciatolo quindi involto in pannilini fra le coscie della madre, che maudavano ancora uu considerabile calore, noix divenne freddo che 49 dopo Ire ore. L" ambiente era appena solto II tem- peralo, tro-vanJosi la stafiza a plan terreno e l" aria estema fredda. lo." Nella maltina del giorno i8 dicembrc i844j ^'^ Je ore cjtiatlro e le cinque un bambino di circa Ire mesi, ben nudrito, \ispo, ed in uno stato perfettamenle sano, mentre dor- niiva fascialo nella cuna. riniasi? sofTocato da un g^atto, che gli si era posto suHa I'accia. Alle ore g dello stesso niatlino fu h'ovato ancora caldo. Kella stanza, fiscliiandovi aria da ogni parte, il termo- metro non airebbe segnato clie fre o quattro gradi sopra zero, ii." II i:Jonio 23 maggio dello stesso anno 1 844- ad una donna ben complessa, robusla, e precisamente a terniine della sua geslazione, \enne estratto mediante 1' operazione del rivolgimento un feto, die si giudico morto nell'ulero da due o Ire giorni. Appena estratto fu involto fra pannilini, e posto sopra una sedia nella stessa stanza della puerpera. Mautenne i! calore tre quarli d' era. II termometro segnava i8 gradi R. Da qtieste spe- rienze risultando clie in nessuno de' riferiti casi 11 calorico dopo la morle del feto, sia nell" utero, sia nel travaglio del parlo o inimedlataniente dopo, non fu protratto oltre le quatVro ore circa, cbe il calore si spegne piu presto ne' bambini morti per causa inlrinseca lenta, sia neirufero, sia fuori, che nei morti pev causa subitanea interna od esterna, clie a parita di causa si raffreddano ancora piu presto i fell nati morti cbe 1 natl vivl e morti fuorl deir utero, Tautore ne deduce che nella piu- 4 ralilii del casi, e cpecialmente allorclie si possa appurare clie non sleno Irascorse plu di sette ore (lopo r uscita del lelo dal seno nialerno, uno de- ff\'\ indizl atti a condurre il medico forense a sco- prlre se il neonalo abbia cessato di vivere per causa naturalmente morbosa o provocata, sla nel- 1' iitero, sia fuori deirviteio, puo essere la varla Intenslta di calore o di freddo che percepisce la mano al toccar del bambino, confrontata col tem- po trascorso dal pai'lo alia \lsita, e calcolata la lemperatura del mezzo in cui viene il neonalo rac- colto, e la quantila e tpiallli de' panni onde viene coperto. , V. Cenni sulla migliare — Del d.r Paolo Codi- pnola. Sono quesli cenni diretti a stabilire che la mi- gliare e malattia essenziale, primiliva, siii generis^ diagnosticabile a priori per sintomi parlicolari e suoi propri. Non si contrasta da nessuno fra i iiie- dlci Tesistenza della migliare, ma da molti si con- sidera non come soggello, ma come semplice forma e fenomeno, non come efflcenza, ma come semplice efietto e dipendenza, e cjuindi si repula «osa inu- tile il ricercarne la \era natura, tenendosi die cio nulla possa influire a modificare la qualila del trat- tamento. L' autore percio innanzi tratlo s'applica invece ad inculcare la importanza c necessita di una tale ricerca. A quest' uopo egli osserva che per con- venire giudizlosamenle sulla cura di una malattia conviene che prima convengasi sulla sua essenzia- 5i litii", clie cio e paititolarmente necessario trattandosi di migllare, malaltia, egli dice, w lalineiile protea da » simulare la morbosita di presso clie tuUl 1 nostii » \isceiL, inga)ine\oliueule Iraendoei a gludlcare di M morbosi processi a corso necessario, meutre quesli » invece, perclie siinuluti o veramente sorretli da « quella, da un f^^ionio alTaUro, anzi da uu' ora w all'allra, dannosi domi e anuicliilili "^ clie non e posslbile T accordarsi sul trallamenlo di una nia-' laltia cjuando le si neglii un'essenzlalita sua propria, costlluita da un enle reale, niinaccianle la vita^ ch' egli 6 ben veio clie durante il corse della rni- gliare sviliippansi de' processi cosi evidentemente iufiammaloij da non lasciar discrepanza sul modo di Iraltarli, ma che laddove il processo fosse svolto o nianlenuto e direlto dall'ente mlgliaroso, si richie- derebbe somnia prudenza sul grado d' applicazione della cura, perclie allriiiienli si correrebbe pericolo di troppo affieTolire la Titalila necessavia a vlncere I'azione delFente nemico. « E di quesla prudenza » ( egli soggiunge ) vorrassi fare maggior calcolo w nella cura di tante flogosi eccitate od almeno » regolate dalla migliare, flogosi clie infermano a » mio gludlzio la legge del corso necessario, o » v'oppongono lale una eccezloue da dar forle ap- " P*^8&'^ ^ ^^^' "^^ ^^^ ^^pS^ impugna co' prallci M argomenti. E non e a dire che scambinsi le flo- » gosi con altri processi^ che la pei'ipneumonia con- s' statala da tutti i sintomi e posta in viva luce 5' dai segni fisici sominiDistrati dall'ascoltazlone, ci 5z 11 salva »la osiii iinputazione. Ij insistenza di f'alto ?! e la lenaclla d" una leggera peripneumonia in « onta ad un allivo traltaniento aulitloiiistico. e 11 per converso la rapida ed inaspettata rompleta 11 risoluzione di grave anz:i gra\issima epalizza-' 11 zione polmonare senza diminuzione d'r moAi- 11 menti febbrili e della difticolla della respirazione " con grave senso d'ambascia, non susseguila 11 toslo o tardi dalla migUarosa eruzione . non '■• prova ad evidt-nza clie una lal floi(osi e od 11 in parte o per intero eccilata, manlenuta e re^o- 11 lata da un corpo neniico clie inita ranatoniira " compage de" nostri visceri? r . . . . « Imporfa M dunquo, egli concliiude, aecordarsi priraiUvanrienle, 1- se non suUa vera natura, die e per noi inacces- 5« sibile, suir indole almeno del morbo clie iinpren- 11 diamo a curare, perclic sieno utili e ragionati i " noslri sforzi, e perclie restino i'ermi quel valicinj " clie pur troppo ci si domandano, vaticinj sempre 11 azzardati in princlpio di grave inalattia, e ripro- " vati poi sempre da 11' arte ogni qual volta non 11 sono appoggiati sul giusto diagnostiro n. Cio premesso, egli passa ad indlcare i sinlonil che pos- sono, per suo avviso, condurre il medico a giudi- care I'esistenza del morbo in discorso. ea ricono- scerlo nella sua essenzialita prima che 1 apparizione delle pustole lo manifesti nella sua forma. Quesli sintomi sono i seguenti: la froppa tenia di morire, od invece la non curanza della vita, Toccliio stu- pido od irrequieto. una fisonomla parlicolare ed 53 espressiva, tintimrio tVoiecclu, facili «lelkjul airuscire clie teuti T aiumalato dal letto, lui' ambaM-ia, uu toiporeo fonn'icolio degli arli, coa seiiso di pie- nezza e di peso, forze sommameiile prostrate, a nieno clie iion sieuo sorretle dal delirio, sussulti di tendini o dolorl vaganti per tutlo il coi-jjo, o fissi e lancinanti in alcuna parte, specialmeule del petto, molestando la funzione res]iiratoria, nia non senipre allerando la compage degli orgaiii clie la reggoiio, sudori copiosi, che minorauo altjuauto la frequenza del polso, ma che uon alterano per nulla lo stale penoso deir infermo, delirj sommanienle Aaglii, o stupldita. Awerte pero clie tali fenomeni non so- gliono niai tutti comparire congluntamente, e clie dalla comparsa di un solo, sia o non sia accompa- gnato da febbrc, non si puo giudicare Tesisteuza della migliare, ma bensi dalla simultanca appari- zione di parecchi e specialmente dal loro costante avvicendarsi, sopra lutto ova Irattisi di dorainante costituzione, o contagio, Uno luttavia egli ii'eccet- tua, cioe un profuso e per lo piu gencrale, ma lalora parziale e vagante sudore, avvicendato dal secco ed urente calore della cute, il quale feiio- meno apparendo anche solo, accenua a suo pareie diretlaniente ed esclusivameule alia migliare, mas- sinie se un tal sudore spieglii un odore particolare suo proprio. A confermare poi quesle sue osser- vazioni col risconfro dei faltl, egli produce alcuni casi occorsigli nella pratica dell'arte salutare. Ma noi per brevlta ci asterremo dal rlferire le storie 54 palolofficlie di questi casi, basUudoci T avvertire che in ciascuno fli essi si rltrovarono in maggiore o minor copia concorrere i sintomi sopraddetti, e che Tapparizione delle pustole tenne dielro ad essi sintomi^ dal che V autore si ijene aulorizzato ad inferire legittimarnente, essere la migliare raalaltia essenziale, potersi come tale diagnosllcare per mezzo di sintomi suoi propri, e come tale venire confer- mata dalla successiva comparsa della eruzione. VI. Di alcune maniere d" ammorbare del nerro gran-simpatlco — Memoria del d.r Pietro Ferrari. E il nervo gran-simpalico o trisplanico il pemo animatore ed il centro della \ila individuale, Tagenle prijicipale della innervazione, il dominatore delle funzioni vegeto-anlmali. L'autore di quesla memoria tende a qualificare per affezioni di queslo nervo *• per dlsordlni della inner\azione molte alterazioni patologlclie che \engono allrimenti quallficale, fon- dando la sua opinlone sulla somma importanza di e$so nervo nella economia della \italita, e sulla correlazione die gli e aTviso di scorgere tra i feno- meni espressivi in csso suscilali, sia dalle affezioni dell'animo, sia dalle impressioni degli agenli estemi, sia col mezzo della magnellzzazlone aniniale, ed i sintomi di parecchi morbi. Dcscrive egli quindi i fenomeni esprimenli alferazlone della innervazione per impressioni prodotte nel trisplanico. sia da cause morali, sia da agenti fisirl, sia dalla magne- iizzazione, confronla quesli ftnomeni coi sintomi di varie affezioni moibose. e da qnesto confionlo 55 conclude in favoie del suo assuiito, nioslrando aver si le une che le altre alterazioui un foute cumune, un centre unico, da cul partono come laggi per prodursi airesterno della niacchina, rappresentando la peculiare mukizione di slato generatasl nel centro stesso, cioe a dire nel gran-simpatico. In questo scritlo r autorfi si reslrlnge ne'lerniiui d'idee gene- rali e sommarie, e promette di svolgere ed am- pliare le proprle ossei"vazioni in altro srritto, del quale il presente non e die un enibrione ed un preparativo. VII. Storia di una emorragia addominale suc- cessa nel periodo algido di febbre pemiolosa in donna creduta gravida da sette niesi — Del d.r Paolo Fiorani. Doraenlca Fraini di Padeughe moriva per febbre lerzana algida perniciosa la sera del 24 novembre 1840. Esseudosi la defunta credula gia gravida in seltimo mese, \eniva T autore di questa storia chia- niato per I'operazione cesarea. I segni della su[>- posta gravidanza erano questi: la donna non era da sette niesi piii stata raestruata, durante queslo spazio di tempo aveva soflerto incomodl somiglian- tlssimi a quelli clie aveva provato altre volte essendo gravida^ il venire le era veuuto mano mano cre- scendo: sul quarto e quinto mese aveva sofferto movimenti tali die le parvero al tutto identici con quelli del feto. Ma la ispezione esteriore del ventre fi la esplorazione della vagina arendo mostralo ad evidenza die gravidanza non esislcva, ommesso il 56 tagrlio cesareo, e fallasi in^ece la sezione del cada- \eie, \enne da questa spiegata siccome la causa della moite. eosi quella della falsa gi-ayidanza, Tuna coiislstenle in una immedlcabile emorraaia interna, r altra in affezioni morbose dell' utero clie aveano prodolto gll ingannevoli sintomi di una reale ge- stazione. Eifereudo questo caso, intese il signer Fio- rani di fornire alia medicina un nuovo areomento a pro\are clie i segni quallficati per razionali e quelli neppure clie si dicoiio probabili o cerli, uon bastano ad assicurare la reale eslstenza della gi-a^ \idanza, nientre tulti questi fenomeni possono tro- larsi anclie in donna non gestante, e nop essere clie sintomi di qualcbe nialatlia. VIII. Prospetlo delle piincipall malattie curate uella infernieria femniinile di-gli spedali ciTili di Brescia nel bimestre di gennajo e febbrajo 184 5. Altro pel bimestre di marzo ed aprile dello slesso anno. — Del d.r Pietro Motliui. Incoraggiato dalla favorevole accoglienza fatla dall'Ateneo ad altro simile lavoro esegullo pel bi- niestve di marzo e d' aprile del passalo anno *, I'autore continuo il suo ragguagjio anche per gli accennali due bimestri del presenle. Questi due prospetti sono compilati coUe stesse norme e inten- dimenti del precedente, se non rlie essendosi in quello r autore largamenle djffuso sulle attenenze delle prlncipali malattie clie occorscro piii fiequenli ' V. Comnaenlaij dell" Alcueo pci 1" uuuu \%\\ pug. 7 « stguenti. ^1 e piu eiavi iiel P. L., ed avendo lu ispecial modo trattato del metodi cuiativi in esse adoperati, in questi invece passando, a scaoso di ripetizioni, leg- germente sopra tali oggetti, egli s'applica di pre- fereaza alia stoiia de'casi piu siugolaii, e allarga il suo discorso nelle considerazioni patologlche alle qviali essl casi danno occasione e materia, e cli« gli sembrano poter essere di ulllita Ujalla pralica deir aile. Le inferme curate nei due niesl di gennajo e febbrajo ascendoiiOj seeoudoche abbianio dal primo di questi due prospelti, al numero di 178, delle quaii 68 furono licenziale in istato di perfelta guarigione , ^ per la natura iucui-abile de' loro morbi uscirono dal P. L. non per anco ridonate alia prima salute, 8a rimanevano ancox'a nellospi- zio al cliiudersi del biraeslre, e a i moriiono. jLe affezioni delle vie respiratorie j>reponderaroiio a segno suU'aUre, che costituirono il quarto della totalita; del clie Tautore trova facile spiegazione nella qiialita del nostro clima, uelle Aequenti ed istan- tanee alternative di temperatura a cui osso e sog- getto, e nella specialita della coria stagione. Della diversa sede dei morbi in discorso egli trova poi la cagione nelle modilicazioni della geuerale coudi- zione atmosferica avvenule nelle epoclie successive dei prefati due mesi, essendoche nel gennaju, uel quale fu eslrema V umidita, e la tenipei'atura se- gnala sul termomeiro esterno non eccedette nelle ore piu iredde i due gradi, terniine medio, pre- 58 domlnarono con insolita perllnacia le affezioni dei bronchi, e nel febbrajo, die fu assai piu rigo- roso, pxii secco, e piu soggetto a frequenti e im- provvise vicende atraosferiche , non solo le bron- chili che esistevano al principio del mese acqulsta- rouo maggiore intenslla e s' irradiarono al tessuto polmonare e alia membrana slerosa clie lo investe, ma s' ebbe altresl un maggior numero di peripneu- monie pnmltive, delle quali alcune se ne conta- rono apparse air impi'ovviso in ammalale raccolte nell'ospizio per acute affezioni di ventre. Wei corso del bimestre furouo curate 1 5 bronclilli idiopalijche, oltre ad altre secondarie, clie tulte furoiio vinte .usando sovra ogn'altro limedio il salasso, nou omet- lendo del resto gli allii noli sussidj, die pero Tau- lore qualifica per secondaij nella loro azione, « giacche, egli dice, Iroppe prove d' infelicissinio ■» risultato si trovano pubbllcate dell' uso loro esclu- » sivo ». Nei casi d' insolita gravezza del male una maggiore persistenza del melodo anliflogistlco gene- rale e locale valse a domare bronchiti die gia mostravano tutti i segni razionali della lubercoliz- zazione polmonare incipiente, di cui faceano temere lo sviluppo e la durata del male e la caltiva costi- tuzione delle infernie, e sopra tutto la conosciuta facilila del passaggio della brondiite in etisia. Quindici del pari furono i casi di pneumonite, dei quali due susspguili dalla morle. Nota 1' au- tore die fra i molti sintomi senslbill e razionali indicanti Tesistenza di questa specie di morbo. uno 59 si trovo senipre ed in tulli i casi mancare. lo sputo sanguigno, e die una tale singolarita ei \ide non solo nelle Teccliie, uelle quali suol essere frequente, ma ben anche nelle donne assai meno innoltrate negli annl. Altra notablle particolarlta e 1' esito ordinarlo risolutivo ch'ebbero le flogosi polmonari per le Tie degli sputi e delle orine anzlclie per quelle de' sudori^ del che Tautore attribuisce la cagione alia gi'ande vastita della infermeria, sollo- posla percio a tutti gli inconvenienti della riglda stagione, e quindi ad impedire la piii naUu'ale e speditiva di tutte le crlsi, il sudore *. Delle due peripneumoniache morte, la prima era seltuagena- ria, e Tenne condotta alio spedale in tal gravezza di malatlia, che mori entro le prime 24 ore, pre- sentando alia necroscopla i caratteri del rammolU- menlo purulento nel polmone destro, con un enor- me versameplo sloroso nella pleura; la seconda avea 65 anni, e fu vittima della duplice azione della flogosi polmonare e d" un' antlca ipertrofia dl cuore con slrlngimenlo i-artilaginoso delle valvule semi- lupari. Per quanto spetta alle afiezlonl precordlali, le osservazioni dell autore versano intorno ai segiienli due casi, dei quail, siccome usceuli dalle vie degli ordinari, esfll riferlsce circostanzlata la Storia. Primo caso — Adelaide Agosti di Brescia, cucilrice, d'anni 2/^, di temperaniento llnfalico, di coslitu- * Nel jiUDvo spefKile che si sta cusliucndo veira rifjarato a qut'slo inconyenienle. 6o zlone scrofolosa, nubile, di statura piccola e tozza, con petto ristretlo alia base, sofferti nell' infanzia tumoii glandularl al collo passati aU'esito di sup- purazlone, alcun anno fa, beuclie regolaraiente me- struata, venne afllitta da reumi articolari accompa- gnati da dolori ai precordi e da palpitazione con bre\ita di respire. Cessero all' azione de' limedj le altre molestie, eccetto I'ultima, che persistette con- linua, ed esacei'bavasi sotto gli sforzi niuscolari, niassime nell'ascendere portando qualcbe peso. Es- sendosi I'inferma nella prima meta del passato gen- najo afiaticala in lavori eccessivi senza cautela con- ti'o I'intemperie atmosferlche, aggravossi per niodo clie fu costretta a ricorrere al P. L., dove fu tra- sportata il di i6. I sintomi cli'ella ofFriva erauo i seguenti: decubito dorsale con impotenza a piegarsi sui fiancbi, pallore bianco-giallaslro sulla superficie del corpo, edema negli arti supenori, negli infe- lioii ed in grado plu leggiero ancbe nella faccia, veglia, spesso lamento per dolori lancinanli alia re- gione del cuore, di tal forza da rendere all'inferma insopportabile la menoma pressione^ dolori alle grandi arlicolazioni, fatle alquanto rosse e tuuiide^ fremito vibratorio alia regione precordiale con ot- tusita di suono per I'estensioue di circa cinque pollici in altezza e qualtro in larghezzaf, la punla del cuore pulsante un pollice circa piii a basso del giusto segno; runiore di soflio, approssimanlesi a quello di sega, coincidente colla conlrazione dci \tTtricoli, che parlendo dalla sinistra dello sleruo 6i ;il livcllo tlella terza e quarta costa, ascendeva verso la clavicola, seguendo la direzione dell'aorla. rumore assai vicino all'orecchio deirascohanle^ leggei'o rii- rnore di sfrogamento, piu chiaro verso il capez- zolo; hatliti del caore piu foiii e pm eslesi del naturale: polsi fiequenli a gS'-ioa, vibrali pienr, ma senza inteimlttenza: resplro breve, dispnoico a 28-3o, tosse frequente, secca, senso di eccesslva oppressione e di costring^imento alia base del pelto, sonoro alia percussione uella I'eg^one anteriore de- stra, alqnanto oltuso nella lalerale corrispondente, dve tidi'vasi pure un rumore di sfregamento pleu- vlllco, con ranloli broncliiali^ eiife arida e secca, urine lorblde c sedimentose, con emissione alquanlo dolorosa, lingiia umida, non appetlto, non sete, sli- licbezza e Icggero meteorismo. Benche non siasi potuto con lulta precisione esegnire I'esame stelo- scopico nc csterKlevlo a tutto il torace peF Testremo addoloramento della iniVrma e la sua impotenza a recarsi nelle debile positure, si raccolsero sejrni ba- slevoll a quallficare la malattia per una endoperi- cardite revimatica. con antica ipertFofia fli cuore e lesione delle valvole aorli<:lie, compKcaba da pleu- rile. La cura istiluila fu essenzlalmente anliflogi- stica. Nei pnmi cinque giorni si fecero sette co- piosi salassi, dalle 12 alle 16 once ciascuno, clie diedero un sangue assai colennoso-coriaceo , e si prescrissero i farmachi stibio-nitrati. Ma in onta di cosi energico traltamento il male persisteva^ sol- tanlo I'ortopnea, che ne" primi giorni sembrava minacciare aJ ogni islanle la vita delia infernia, alquanto minorossi, e la tosse, dappilnia secca, si fece uinida, con sputi albuniinosl di facile escreasl. Non perniettendo poscia lo stato generale della pa- ziente altri salassl generali, si sostituirono i locali ed i larglii vescicanll appllcati alia rcgione del cuoie, alle braccla ed alle coscie, i purgatlvi ed i diuielici a maggiori dosl. Con tal maniera di me- dicamento lo stato deirinferma sembra\a mostrare un seusibile miglioramento, almeno al respiio^ quando la mattina del giorno 28 apparve suU' apice del naso un punto violaceo-scuro, die nei di stisse- guenti si estese a grado da presentare nel quinto una maccliia circolave del dia metro di quattro li- nee, clie si conobbe essere di natura gangrenosa, e cbe I'u foriera della \icina niorte. Infalli da quel- I'istante il male ando piu sempre peggiorando, i dolori precordiali si fecero piu acull ed intensi, 1' ansieta del respiro niagglore, i polsi decrebbero in forza ed in ampiezza, sebbene non siensi ma» mostrati intermittent! : il rumore di sfregamenlo divenne assai niinore, le conlrazioni cardiaclie meno vibrate e un po' meno superficlali^ apparvero fre- quenti lipotimie con niinaccle di soffocazlone, e dopo iormentosi combattlmenli, il di 9 febbrajo I'inferma cessava di vivere. La necroscopia, eseguita 48 ore dopo il trapasso, ofFri il seguente apparafoi | Abilo esterno — Color cereo della cute ^ edenta enorme negli arti itnferiori e superrori, con tunii- dezza alia faccia^ apice del naso gangrenato, con 63 mortiCrazionc llmitala agli strali superficial! della cute: — Cavila toracica deslra — Aderenze fra Ic pleure ed 11 costalo, in basso del petto e poste- liormenle: -versamento siero-albuminoso di circa sei oncie^ lobi medio ed inferiore del polmone ingor- gati di siero torbldo^ del resto la sostanza intiera Sana e crepitante solio le dita: — CaAitk toracica sinistra — Aderenze del lobo infeiiore del polmone con la pleura medianle densa pseudo-membrana, bianco-opalina, trasparente^ lobo superiore libero e normalcy 1' inferiore nella sua porzione media an- leriore compresso dal cuore ed infillralo di siero, nella inferiore libero e sano. Peiicardio concreto con la pleura costale sinistra per una fitla mem- brana^ stralo esterno di esse rugose, grosso piu del dopplo, ma senza alterazione di colore*, T inter- no liscio e normale; raceolta di siero gialliccio, cor>- leneule de' fiocchi albuminosi e striscie di linfa pla- slica^ cuore ipertrofico, del volume triple, occupante quasi per intero la meta sinistra del petto*, senza morbose aderenze, e conteneiite nella cavrta deslra un polipo recente, nerastro, coll' orecchietla iper- trofizzata, un altro polipo consiniile, di colore biai>- castro, nel ventricolo Mulstro, con ramificazioni nel- I'artena polmonale^ apertura aortica rislretta per una rilevante tumefazione di una delle valvule se- milunar!, nel cu! cavo s! raccbiudeva una materia gialUccia, granulare, fragile, steatomatosa, che si scblacciava sotto le dita, e cbiusa in una cistl a parel! sotlill, liscie e Irasparenti, di tale volume 64 tla occupare lutto 11 cavo della valvnla sfessa, e da giungere fino presso all' orifizio delP arteria coro- naria, che per altro rimaneva libero. Qiiesla con- crezione anorniale diminuiva per piu di un terzo il volume dell'aorta*, 11 restante delFalbero arterloso e ■venoso era sano: — Addome — ^ Fegato Ingorgato di sangue nero e fluente, e splnto a sinistra dalla anormale conformazione toraclca riscontrata durante la \ita deirinferma, con lo sloniaco cacclato in basso fin presso airomljelllco In vevtlcale direzlone^ In- testlni tenul, I'lstretli d' un terzo nel medio della lovo hingliezza, per circa dleci polllcl, con la mucosa alquanto ingrossata ed un colore Inanco-sporco. Gli altii organi e sistemi del corpo in istato sano. Risiilta da qnesfa slorla palologica clie la cagione immedlata della morte fu lo strozzamento del cir- colo prodolto dalle lesioni de' precordi. Fatla at- lenzione alle partlcolari cireostanze del descritto caso, e prLmamente al rumore di soffio approssi- mantesl a quello di sega, Taulore osserva che le allerazioTii patologirhe delle \alvule essendo rap- presenlale durante la \lta dai diversi runiori o di soffio o di sega o di lima o finalmenle di rigur- gito secondo il di verso gi'ado del male o il minore o maggiore Impediiiiento delle funzionl, il detto rumore notalo nel caso in discorso fu indizio die la degenerazione di una delle valvule sublunari non solamente era limitala in estenslone, ma non era nemmeno gi-an fatto inoUrata in nalura:^ siccome lo provo la necroscopia, moslrando clressa non era costltulta Ja osslficazioul, non avea la supeifi- cle aspra e Ineguale; ma invece era ravvolta in una meiiiLrana liscia e le\lgata, e la valvula stessa non avea perduto per iutlero la sua pie- ghevolezza ed elasticila, chcostan/a anatomico-palo- logica, osser\a ancora I'autore, clie spiega allresi la mancanza del ruraore di rigurglto durante la \ila, che a prima apparenza senibrerebbe essere stalo necessario^ « perdie, egli dice^ le >al\ule aorticlie n non rimanendo aperte a permanenza, cliiudevano » ad ogni contrazione il lume dell'arterla, ed il » sangue spinlovi \enl\a senz''allro lantiato ncU'al- » bero arten'oso senza clie la minima tjuanlita ve- » nisse resjnnta ncl ventricolo w. Egli osserva in fine clie questa medesima circostanza spiega la non intermittenza del polso durante la tita, considcrato che il lume dell' aorta, tjuantunque ristretto dalle alterazioni palologiclie d' una delle sue \alvule, per- meUeva ancora il libero e non interrotto passaggio alia colonna sangiiigna, operando sempre con per- felta regolarita le altre due valvule rimasle sane. Quanto alia progressiva diniinuzione dello sfrega- mento vibratoiio coincidente colfapprofondarsi delle contrazioni cardiaclie riscontralesi nell' ullime fasi del male, egli trova cio Ln armonia col crescere del yersainenlo del siero nel cavo pericardico, e col conseguente diminuirsi di questo a segno da rendere impossibile il contalto delle due p.igine slerose. Per ultimo al morboso stringiniento d' una porzione delT inteslino tenue, risconlrato nel cada- 5 06 Tfire, egli alliibuisce 1" abituale stitlchezza ond' era r iiiferma travagliata. Secondo caso — Orsola Capra til Castelnuo-Vo^ \illlca, d'annl 28, dl lemperamento linfatico, di giacile costituzioiie, di cute fina e delicata, niJjile, di raestruazione regolare, ma scarsa, da lungo tem- po molestata da respiro breve e da senso di pie- iiezza nella re^lone toracica sinistra, in conseguenza d'antiche afFezisni reumatiche, veniva ammessa nel P. L. il 3 gennajo }>er reumalismo arlicolare ge- nerate, ond' era da ti-e gibrni slala colta p*r in- cauta esposiziofie al freddo, mentr'era in sudore, con difficolta di vespiro, tosse e febbre. — Sinto- nialologia — L' ammalala, oltre i dolori acuti che seutiva alle principali giunture, con rossore, calore, leggera tumefazione e difficolta sonima nel mno- verle, presentava i seguenti fenomeni morbosi: ot- tusita di suono alia regione precordiale per circa cinque poUici in ogni \erso-, leggero rialzo di essa regione e forte rumore di sfregamento vlbratono^ dolori lancinanli clie si irradiavano in alto nel lo- race, e si esacerbavano sotto la tosse, la pressione ed i movinienti^ impulso cardiaco plii forte del nor- male, ma in mugglor grado in corris}K)udenza del- r epigastrio;, rumor di soffio prolnngato accompa- gnante il primo suonoj polsi a 100, duri. contratti^ rantoli nuicosi nella regione toracica posleriore si- nistra, con sonorita delle pareti^ nella dcslra e po- sleinore rautolo crepitante con ollusila di suono^ senso di sollocazione, ansieta, respiro u 82 j tosse ^1 frequeote, s^cca, cli raro slero-mucosa: sete intensa COD lingua umidat slilichezza:^ pelle calda ed asclutla*, orloe scarse e torbide, leggero edema alle man! ed ai pledi^ non lurgore nelle vene del collo, ne lab- bia \iolette, ne faccia livida. — Dlagiiosi — Pe- rlendocardite acuta sopra un* autlca ipertrofia di cuore, con reuuialismo aiiicolare acuto, peripneu- mouia desti'a incipienle, e broncliite sinistra. — Cura -— Nei prlmi lo gioi'ni nove salassi generali, dalle died alle qtiattordici oncie Y uno^ sussidiati dai locali e dal pia appropriali vimedj disinGam- manti, i quali nei giorni successlvl presero affallo 11 posto del salassi. La malattia pero, anziclie mlti- garsi^ ando piii sempre aggravandosi; i dolori arli- colari e precordiali non diedei'o lual tregua^ ai se- gni fisici forniti dal cuore si aggiunse uu senso dl ondulazlone^ il rantolo crepitante del polmone de- stro diede luogo mano ma no al soffio broncliiale ed alia broncofonia, percettlbili suUa maggior parte della superficie posteriore destra del torace, ma in maggior grade della uiediana. L'^nTerma non po- leudo piu giacere supiiia, era cosli'etfa a star sem- pre seduta col trouco incurvato sul ventre, per r estrema difiicolta del respire, die la facea dare in fpecjuenli grida^ la voce si fece piu debole, quasi infantile^ e gli arli iuferieri e superieri si anda- rono grade grade gonfiando^ T espettorazione, die ad un certo punte del male era cepiosa, si sop- presse quasi del tutto', i polsi si fecero frequen- tissimi, d'una lenuita estrema ed intermittenli. Que- sto proTessivo aggravarsl del male fu assai lento, e non pervenne al suo massinio gratlo clie nel lerz' ultimo giorno di vita delF Infeima, die spiro il di II febbrajo. Anclie in questo caso, come nel precedente, occorse di notare, molti giornl innanzi alia morle della inferma, suir apice del naso un punto gangrenoso, clie si estese in largbezza fino a 4 linee nei di successlvi. Le facolta mentali resta- rono sempre illese. — Necroscopia — Infiltramento enorme delle membra supeinori ed inferior!, con macchie grangrenose, cutanee, superficiali al peri- neo, al contorno delle grand! labbra ed al lato in- terno e superiore delle coscie^ cpiella dell apice del naso intaccava tutti gli strali della cute, col tessuto cellulare sottoposto, disteso da sangue nero-, le articolazioni dei piedi, ginoccbi e cubill conte- nenti liquido sieio senza alcuna apparente altera- zione. Effusione sierosa nelle due cavita toracicbc, ma pill nella destra, con aderenze del corrispon- dente polmone alia esfremlta media anteriore co- stale^ la superficie Inoltre di esso polmone coperta da strato albuminoso, sanguinolento, moUe, foggiato a fiuissima lete, d' un rosso carlco clie si sleadeva al basso lino alia porzione della pleura clie copre la parte destra del diafragma^ epatizzazlone rossa nei lobi medio ed inferiore del polmone deslro, iatarsiata in alcuni punti dalla grigia. Polmone sl- nistro ingorgato di siero, masslme nel suo loba superiore, compresso dal cuore e spin to in alto, ove aderiva alle coste: il suo lobo iuferiore avlz- 6c, zilo, lua pcrnieablle airaiia. Pericarclio disteso da enorme quanllla dl siero, nella sua facoia de- stra coperto dalla medesima rete albumlnosa die nella pleura destra e nella anteriore, come pure nella sinistra, da una pseudo-meuibrana assai tenue, bianco-giallastra, grossa due liuee, clie si pote iso- lare dalla sottoposta membrana pericardiaca. Cuore bovino, d' un volume piii cbe triplo del normale, ed occupante quasi per intero la meta sinistra del petto, col diametro longitudinale di plii die cinque poUici e col trasTersale di quatlro: la parete ante- riore deir orecdiietta destra coperta da uno strato membranoso, bianchiccio, foggiato in alto a fibrille reticolari, ramificate, tenace e trasparente, e die si pote, come il sovrapericardico, staccare dai sottopo- stl tessuti. L'iperlrofia del cuore era generale, la cavita destra occupata da un coagulo molle, recente e biancastro^ nelle maglie reticolari della orecdiietta, ed in corrispondenza del foro del Botalio, alcuni piccoli strati di maleiia bianco-giallastra, membra- iiacea, assai tenace ed aderente ad essa orecdiietta per fitto tessuto cellulare^ 11 principle della cava snperiore fino airaltezza di circa tre poUici conte- nente un polipo di forma cilindrica, organizzato a membrana, die si rompeva con facUita, e ncl cul cavo era occulfo un fluido bianco-giallo, denso e purulento, die aderiva alia superfirie interna di quella specie di nuovo tubo, e chiudeva in gran parte il lume della vena, il cui strato interno era assai injeltato ed unito al medesimo per lasse lim- 70 brie cellular!^ arteria polmonare ingorgala di sangue fluido coUa superficie interna del ventricolo deslro | d' un rossore morboso^ il sinistro pieno di sangue 1 nero seraicoagulato^ 1' orecchielta occupata da llnfa concrescibile, tnolle; la yalvula mitrale addensata ed in alcunl punti fatta cartllaginosa. Fegalo -vo- lurainoso ed inzuppato di sangue, slomaco spinto ; neir ipocondrlo sijiistro, del resto sano. Gli altri organ! in istato normale. Dal confronto fra le alterazioni patologiche ri- scontrate nel cadavere ed i fenomeni morbosi no- tati dux'ante la malattia I'atitore deduce le seguenli osservazionl. La bre\ita del resplix> ed il senso di pienezza che linferma soffriva gia da tempo, di- pendevano manifestamenle dalla enorme iperlrofia del cuore e dal conseguente impicclolimcnlo dclla capita del torace. II pronunciato rumore di sfrega- rnento vibratorio die si sentiva nei precordi era dovuto nella massima parte alia alterazione del pe- ricardio ed alia lesione deirorecchletta deslra della cava supenore, clie difficoltaAano il movimenlo del sangue. La positura curva all'innanzl, cui I'infenna era obbligaia negli ultinii giorni di vita, era Tu- nica clie le convenisse per aver meno penoso il respiro, perclie quella sola lasulava libere le por- zioni riniasle lllese del polmone sinistro in special modo. Le congestioni sierose nelle estremita noii essendo apparse clie neirullinio peilodo del male, clo prova clie le precedentl nllerazloni erano tut- taria compatibill coUa liberta dtUa rorrenle sun- 7» Suigna. La deposlzlone della Unfa plastica ntrovata uel prlnciplo della cava superlore e im esempio della somma rapidlta colla quale la flogosi piio per- correre i suoi stadj, e della urgente necessita di combatteila con tutte le forze terapeuticlie ne'suoi piimordj: il clie pro\a I'assoluta necessila della energica cura adoperatasl nel descritto oaso. Le al- terazionl patologiche del lato destro del more, sic- come assai rare a troyarsi, rendono qnesto caso meritevole di singolare attenzione. L'eslrema pic- colezza e frequenza de' polsi sul finire del male provano die si veniTano formando delle concre- zioni sanguigne nelle caTita del cuore niano mano clie la \ita si andava estinguendo^ e gli sfessl segni del polso, uniti alia intermittenza, si devotio rife- lire ail prodolto organico riuvenuto nel pvincipio della cava, giunto in poco tempo a tale sviluppo finale da interceltare quasi del tutto il corso del- Ponda sanguigna. Lo sviluppo della grave ed estesa pleuropneumonite nel polnione desfro, anziclie nel sinistro, mostra clie questa complicazione non avea avuto luogo. com ■ ha d'ordlnario. per la via della irradiazione, ma clie .invece era stata originata uni- camente dall'azione del freddo, e clie era concorsa in modo diretto a produrre la morte , rendeudo inutili tutli i medlri sussidj. A quests speciali osservazioni sul descritto caso ne seguono altre dedolfe da vaij puntl di somi- glianza tra esso ed il precedenle. E in primo luogo, avendosi in eulrambi i casi una cagione reuraatica 1^ clie opero molto tempo prima che le inferme fos- sero ammesse neU'ospizio, e clie interessando i precordi, avea lasciato una lesione nelle funzioni del circolo e del respiro, osserya Tauiore, che cio serve a vieppiii confermare la frequeule coinei- denza delk endocardite e della peiicardile nei reumi artlcolarl acutl, notata dai piu recenti patologi, e la conseguente necesslta di portar sempre Tocchio in slmlli casi alia regione del cuore. Osserva inoltre come enlraral)i qnesti casi concorrano egualmenle a provare I' utilita dell" ascollazione nella diagnosi delle malaltie del cuore e dei polmoni, perclie, seb- bene per le contrarle circostanze delle inferme non siasl dessa polula eseguire con lulta la possibile preclsione, tuttavia non resto clie con questo sus- feidio non si potessero conoscere le diverse aitera- zioni opd'erano quegli organ! affelti. Soggelto per ultimo di considerazione gli oflie la sin^olarc con- formila del due casi nella maccliia gangrenosa com- parsa alFapice del naso. Avendo tutli coloro clie scrlssero sulle malattie del cuore parlafo bcnsi della gangrena clie, in conseguenza della iriceppala cir- colazione, s" induce in diversi punfi della cute e del lessuto cellulare sottoposto, nia nessuno a saputa di lui avendo finora direttamenle Iratlalo della gan- grena che si forma sul naso, questo segno gli sem- bra assai da notarsl. Fondato sulla comparsa di esso nei descritti due casi. ed anche in un Icrzo identico ad essi, avvenuto nei P. L. in epoca an- tfcedenle al bimestre di rui (juI si iralta. e susse- 73 culto pur esso dalla morte dellinfenna, egll avvisa -° e 4^**' giado di latitudine a no di presso, giace in una fascia di poco oltre le lOo miglia italiane. Ma questa fascia, quantunque vistrelta. comprende tuUi gli strati del cliiua fisico, 74 essendoche il suolo <3a pochi melri sopra il Hvello marlno si eleva coUa sommlta delle sue piu alte montagne fino alia regione perpetuamente nevosa. Comprendendo perclo il paese moltissime varieta di clLma, e prestandosi opportuuameate alio studio delle sue condizioni fisiche, pare al nostro socio die tali condizioni sieno argomento meritevole delle ricerche de'naturalisti, e tra esse quella in particolare clie spetta alia diatiibuzione geografica degli esseri Tiyenli, considerata come mezzo a co- noscere la diyerslta dei cllmi, e cli'egli fix appunto soggetto della presenle sua memorla, reslringendo le sue osserTazloui alle sole faniiglie de*vegeta-r bill piii conosciule cd agli insettl, anzi altenen- dosi, quanto agli iusetti, alle sole farfalle diurne, sembrandogli queste seguirg piu da -viclno la di- stribuzione geogi'afica delle piante dalla bassa pla-' nura sino alle plii alle cime dei nionti. Parte egli dalla nota divlsione dei llmiti d'pllezza nelle quat- tro regioni natural!, plana, collina, montana ed al- pina, e ritenute le misure d'altezza assegnate a ciascuna dai botanici, da una leggera niodificazlone in fuori rispetto alia regione collina, cb' egli sopra buone ragloni prolrae dai 5oo metri ai 600, trova che gli sli-ati entro i quali Tengono comprese le dette quatlro regioni sono fra Ipro nel rapporto regolare dei numeri progrcssivj i, a, 3, (\. Gonsi^ dera poscia ciascuna di esse suddivisa in due parii, inferiore e superiore, sembrandogli cbe si possa con cio scorger raeglio i passaggi dall'una all'altra, te- 75 nendo dielro al successi-vo progredlmenio plu o meno conlinuato delle varie specie di plante e di farfalle clie yi si possono riscontrare, e passa quiiidi a proTare con varj esempi la concordaiiza che re- gna neUa loro geografiea distribuzione, constderando le region! tanto in complesso tulte insleme, qnanto ripartitamente, dapprima le sole due prime, poscia le pi'ime tre, quindi ciascuna da sola. Dopo di do partendo col pensiero, come per un \laggio inin)a-> ginario, dalla linea del Po, e da una in altra re- gione success! vameute progredendo sino alia mas- sima elevazione deiralpma, vlene dl mano In mano nolando le plante e le farfalle die secondo la na- tura del suolo e le altre clrcostanze local! sono come le piii proprie e caratleristlclie delle I'arie regioni, non onietleudo di tcnev conto di quelle eziandio die a preferenza dell' altre gl! sembrano indlcare i passaggi d'una in altra regione. Cosi osservato in questa scorsa ideale quail sieno le plante e le farfalle clie hanno particolare stazlone in ciascuna delle accennale regioni, passa ad indl- care In qual mode polrebbes! determinare per ap- prosslmazioue la media temperatura estiva coni- spondenle a ciascuna col snssldlo della fiorltura, sclegliendo qujelle specie die Tosservazione gli ha falto conoscere per le piii opportune ad un tale scopo. Slccome poi si polrebbe da alcunl pen-, sare die a ciascuna specie particolare di pianta o di farfalla debba esclusivamente corrlspondere una delcrminata altezza, egli diinostra che le spe- 76 cie servono ad Indicare, auzlcli^ le allezze, le re- gJoni ed i cllml a queste corrispondenti, osservando clie se puo aweniie talvolta clie s'incontrino le stesse specie alle stesse altezze In piu luoghi, cio pero non avvlene geaeralmente, mentre per effetto dl circostajize locali o secondarie possono esservi alcune sUuazioni clie, sebbene ad altezze different!, godano d'una eguale temperatura, ed allre per couversD alle quail, sebbene a non different! altezze, tuttaTia coiTispondano temperature diverse. Da clo trae partito a determ!nar£ i limit! approsslmatlvi della parte superlore e della infeinore della regione alplna in Lombardia; 11 clie fa con varj esempi di confronto fra le varie specie \egetall alpine clie la praflca delle escurslonl ha fat to conoscere dl plu limitata sLazlone, accennaiido come per conslmllc modo si potrebbe far altrettanto delle allre region!. Da ultimo, fatto un breve cenno sulla natvirale umldlta clie e propria del suolo di clascuna regione secondo le clrcoslanze locali delle varle provlncie, parendogli clie lo studio deila geografia botanlco- zoologica sla un ramo della sclenza tuttavla colti- \ato fra poclii, conchiude confortando gll amatori della natura ad appllcare le loro indaglnl intorno a quesla importanle raateiia, conslderati I vantaggi die da queste rlcerclie potrcbbero risultare per la conoscenza tanto degli enti natural!, quanlo del climi in cu! si trovano. X. Appartlene al d.r Lanfoss! un'alfra memoria deltata in contlnuazjone e compimcnto di sludj 77 precedent!, spetlanll alia omilologia, TrattanJo et^li allia -^olta la sloria della MotaciUa Jlava di Lin- neo, ave-va dimoslralo die alcune motacille credute dal naturalisli apparteuere ad altrettante specie da cjuesta e fia loro diverse, non formano Teramente che una specie inedesima, altro non essendo che varicta della specie Unneana *. Restava peio una lacnna a' suoi sfudj^ polclie, sebbene egli ayesse motivi abbastanza probabili per riferire a qiiesta specie anclie la MotaciUa dtreola cH Pallas, non- dimeno per mancanza di pove maleriali, desttnte da tip! naturali, non gli era per anco riusclto di poler dare rlsj^ello a qwesta yariela quella piena *e decjsiva dlmoslrazlone die per 1' altre avea dalo. Ma finalinente un iiuli^iduo della specie in dlscorso * che per sorte gli occorse di vedere, gli presto modo a riferire con plena sleurezza pur questa alia iden- llca specie alia quale avea riferlto le altx-e. L'indi- \iduo esiste uel museo cl^ico di Milano, e vi si Irova disllnto eoUa iiidlcazlone di Molacillajlaveola^ raa Tautore eonsldera questa indlcazione come uh puro scambio di nome, di cui non fa nessun caso, conoscendo egl? gra la Jlaveola in mzyiq sue llvre«, il cui carattere distlntlvo egli fa conslstere nel co- lor giallo-cltrino delle sole striscie sopraclgliari ***. • V. Commentarj deirAteneo per I'anno 1840. •• ISota Tautore che questo carattere essendo di qualche costanza in individui tanto giovani che aduiti, seaibra po- lersi considerare come distintivo di razza; mentre il giallo alia fronte csservasi talvolta anche nella MotaciUa cinereo- capilla. 78 Se non che II confronto di quesf Indlviduo colla desdrizione della Motacilla ckreola data da Pallas potrebbe dar luogo a qualcli'e dubbio. Iiifalti Pallas descrive questa motacilla come atente tutta la testa giallo-citriua, con una limula nerastra in mezzo alia cer"vice e col dorso clnerino plombato, mentre neir indivldao del museo milanese il giallo-citrino puro non oltrepassa la sommita della testa, non Irovasi, almeno in modo senslbile, la lunula nera- stra, e le piccole coprilrici delle ali ed il dorso non sono di color cinerluo piondjato, ma verde olivaceo. Ma Y autore a rmiuoyer un tal dubbia osserva in primo luogo cbe la Motacilla ckreola venne descritta anclie da TemmincK, il quale aven- * dola osservata tanto in pfrmaTera clie nella sla- gione auliinnale, dice die si le femmine clie i ma- sclii dopo la muta d'autuiuio non lianno sulPoc- eiplte la stiiscia nerastra, raa clie questa parte e allora gialla come il rimanente della testa, e che le femmhie \ecchie sr distinguojio in ogni tempo dai masclii pel giallo un po'meno vivo delle parti in- feiiori e per avere il dorso e le piccole coprilrici delle ali di color cinerino-olivastro, anzielie cinerino- plombato, come hanno i maschi^ dalla quale de- scrizione del Temminck argojnenta che se nell'in- dividuo del museo di Milano non osservasi la lu- nula nereggiante di segulto al giallo della tesia, clo non toglie che sia nondimeno la 3Iolacilla ci" Ireola^ come nulla de-ve oslare se in esso si osser- vano il dorso e le piccole coprilrici delle ali di 79 color Terde oliTastro e non cineriuo piombalo, A lincalzar poi ii sue discorso egli allega inoUre la descrizlone d'un indiyiduo della Motacilla citreola state preso nella Ligtiria, data dal prof. CalvL, il quale dice clie il glallo citilno si limita alia sola fronte, e comprendendo le redini, estendesi anche alle striscie sopracigliari, e non facendo cenuo di alcuna lunula nereggiante, aggliuige che il dorso e le spalle sono di color cinertno-bruno ■yerdaslro, giudicando percio il detto indiiaduo una femmina giovane in li- \rea d'invemo, com' e deseritta da Temminch. E ri- portando il Temminch nel primo Tolnme delFaggiun- ta alia sua opera tale indi\iduo, liferendolo alia Mo-- iacilla cil/eola, eglt non Tede perche a quesfa non debbasi riferire del pari anelie quelle del museo civico milanese. Ma non essendo quell' individuo per niente discordanle nel reslo dalla 3IotacniaJlava di Lruueo, avendo egli moslrato altra volta clie cjuesta motacilla ya soggetta* all'albinlsmo modiflcato in giallo, non seuza qualche regolarlta nella distri- buzione, e talvolta limita to alia sola testa, e lo stesso Pallas dicendo della citreola che arriva in- sieme coWa. flava, eoUa quale ha comuni le abitu- dini, egli ne conclude che il giallo citrino di cui va adorna la testa della 3Iotacilla citreola altro non puo essere che un efFetto dell' albinismo modificato in giallo, e che anch" essa non e se non una semplice varieta della specie linneana, prodolta da eitrinismo. Stabilita in tal modo I'identika della Motacilla citreola colla yZai'fl linneana., Faulore per dar Tul- 8o lima niano alia storla Jl questa specie, agglunge cio che segue, onde purgare Linneo dalla nota che alcunl inclinano a dargli d'aver confuso essa specie con un'alti'a clie molto le somiglia, cioe coUa hoajxila, u Questo cek'berrimo naturalista, egli dice, oltre n la delta Slotacilla Jlava descritta iiel systema na-' n turae, ne desciisse un' altra nella sua Mantissa n sotto il uome di Motacilla hoarula secondo i con- 55 cetli della seguente bi-e\is&inia frase: 31. supra ci- 55 nerea suhtus Jlava, rectrice prima tola, secunda lu" y> tere intej'iore alha *. Col medesimo uome di Mo- 55 tacilla boanila ne -venne indicata una anclie dallo 55 Scopoli nel sue Anno /.° historiae naturalis. Ma 55 senza riportarne alcuvia frase desciiltiva, ne espose 55 soltanto la seguente brevissima diagnosi: Minor 55 priore, gregaria, nee aquatica^ e ne indico pol M le abitudini dieendo: Adit greges annenlorum in 55 pascuis, cursitat et insecta venatur circa eorurn 55 ora pedesque, voceni edit acutam, distinctissima 55 a priore **. Quest' ultima accennala per confronto, 55 e creduta da lui la Motacilla Jhwa di Linneo, h 55 descritta da esso medesimo prima della hoarula 55 ed accompognata dalla frase linneana della i a.* 55 edizione del systema naturae —~ Motacilla pectore 55 abdomineque Jlavo, reciricihus duahus lateral/bus 55 dimidiato oblique fla^is **'*. II sig. Pallas descvisse • Mantiss. pi alt. p. 327 in Gmel. Syst. nal. p. 997. '* Anno 1. Hist, natur. p. 134. •" Anno 1. Hist, iialiir. p. 1.5.1. — Foisc per nn orrorc ac- ci(jenlale di stanipa vi e oblique Jlavis. in^ece fli oblique al- lis, cum" 6 iicl Icslo di Linnto, e come si ossei\a in natuia. St » anclregll una motacilla ne''suol vlaggl col nonie » di campestris xiel niodo clie segue: MagniliiJo » et fades M.Jlavae. Supra iota cinereo-virescit, wo- " PJ'o"^'"^ i'irjdius. Ductus supra ciliaiis cum pal- it pehis alhulo flavel. Gula et crissum pallicUsswie, v> rellcjua suhtus inlenshis Jlavescunt. Peimae ala^ 5? rum alhidu-marginatae. Cauda longa aeqiuilis, ie- n ctricibus utrinque duabus albis, interioi'e margine » nigris. Ad nucham utrinque pili aliquot ultra •>■> plumas eminent. — Frequens in desertis grami- 55 nosis, siccis, inter gramina cursitans., ut sacpe y> murem mentialur. lidetur esse 31. boarula Scop. ■)■> Anno I.pag. i54 Linn. Mantis^, pag. 62^ *. — J" E \\ aggiiigno pel come sinonlmo la Motacilla ■>■> cinerea cli W illungbev, della quale eccone la de- 5' scrizione: Magnitudo ei Molacillae vulgaris seu •>■> alhae^ vox acutior et cJamosior. jostruni nigrum, " rectanu gracile acuniinalum; oculi glauci: paJpc- " brae supernae et infernae albae^ supra oculos " insuper per longitudinem ejctendilnr linea albida. '5 Supina pars corporis cinerea: in capite ( quod " corporis proporiione pa/vuni et compressum ) non- w nihil Jiiscescit. Alae subnigrae, quas medias linea ?5 albida, minus tamen conspicua, percurril (seu 55 transversim secat ). Mentum et guttur albo el ci- ">•> nereo varia. Pectus el venter ecc albo lutescunt. " Uropygium circum circa intensius luleum. Cauda » dodecaplera toto corpore longior ,• pennae ejus » eortimae totae albae; binae utrinque pivoriniae in- ' Pall. it. 3. p. 696, 11. 13. 6 82 ?> tej'iore latere alhcte, (.xterwre suhnigrae. Ciwa ■>•> (quae hngiuscola ) et pedes (qui scahri) e pallida iijuscescunt. Ungues fncu/vi. posticus caeteiis longior. 55 Bias parum dijferl, nisi quod sub menlo ma- 55 culam hahet nigi'am. 55 Fhmos ldpida.?ov Jr-equentant, et insectis aqua-^ 55 ticis vescuntur. 55 Prendendo a considerare con dillgente con- 55 fronto clo die dr tali motacille boarula e ccimpe- 55 stris esposero qiiesti tre grand! naturalisli", si vlene 55 a rlle\are, elie Linneo nel com|X)rre la descri- 55 zlone della boanila aVea soU'occliio una specie 55 diversa di quella cili lo Scopoll altribulva il 55 medesimo nome, e clie quello sulla quale il Pallas 55 niodellava la descrlzione delle cavipestiis , era 55 bensi la boanda di Scopoli ma non di Linneo, 55 esseudo invece idenlica con quella di quest' ul- 55 timo la Motacilla cinerea di Willungbey. 55 Ne il Pallas si avvide clie descmeva quesla 55 niedesima immediatamente dopo la campestris 55 solto il nome di Motacilla me/anope, secondo i 55 concetti seguenti rlportati da Gmelin nel systema 55 naturae: 31. ex caej-uhscvnte cinena subtus JlavUy 55 loris et gutture uigris, superciliis et rectricihus 55 utrinque tribus lateralibus albis. practer extimas, 55 margine eocteriote nigi'is. Raiior circa ripas gla- 55 reosas orientates Danuriae, hahilu JlnKHie sed mi- 5' nor, pedihus niinoribus , Cauda longiore *. 55 Dunque nel mentre clie la Motacilla boarula " Tallas it. 3, pag. C96, n. 16. 85 ?> ell LInneo, colla cincrea dl Wllleiiizbey e coUa » melanove d'l Pallas, non sono clie una medesima '» specie^ la hoarula di Soopoll colla campestris di » Pallas, idenlrche fia loro. ne costiloiscono un'altra. w La prima e quella clie i toscaiii ciiianiano Codin- n ti'nzola *, e i iiosfii lomhavdi Sqiiassaclhia. Sciitas- i^ sach y Trernacoa d'acc^ua^ quella cloe clie dagli » oi'iiitologi de" rn)Slii gionil vieiie riferita coi>cor- » deniente alia 3IohiciUa melanope di Pallas: kx se-^ « conda poi non e allro die il giotane della Mo- •n tacilla Jlava di Linneo, Eccone le prove. Linneo to descriyeHdo la 3Iolacilla hoarula, come viene espo- « sto da Gmelin, dice: Supra cinerea, suhlus Jlava'^ M ^^ illungbey descrlvendo la Motacilla cinerea, dice: » Siipina pars corporis cinerea , e quindl : pectus » el veitter ej^ alho lutescunt: e Pallas nel descrl- M >eie la Motacilla melanope. dice: ex caendescente w cinerea suhstus Jlava. E clii non vede clie tulli " e tre s'accordano col dire clie la parte s-iiperiorc y> del corpo e ceneriua e clie T iiiferiore e gialla? 35 Linneo progredisce dicendo: reclrice prima titta^ y> secunda latere interiori alha^ \\ illnngbey: Cauda M dodecaptera tofo coipore longior^ pevnae ejus ejcti- 5' mae totae al/iac: hinae utrimpie proorimae inte- 55 riore latere alhae, eocteriore suhnigrae^ e Pallas: 55 rectricibus utrinque tribiis lateralihus alhis, prae- 55 ter cxtimas, niargine anteriore nigris. E clil non * Non spcondo il volgo, ciie applica lal nome indiireren- temente a pli'i di una specie; ma sccondo la storia naliirale degli "uccellj del Grerini. :•> rileva clie tulli e tre dicono unanluaemenle die 5? la prima penna da ambe le paiLl della coda e 55 mtieramente blanca, e clie le viclne sono bian^ •>"> che ancli' esse, ma col margine estemo nero? La 55 frase linneana, qual e indu-ata da Gmelin, e esau- 55 lila, ed ognun Tede clie tutta si confa perfetta- 55 mente alia Motacilla melanope di Pallas^ ma PaW 55 las e Willuugbey \anno avaiiti e descrivono piu 55 minutamente la loro specie. Pallas dice: loris et 55 gutture nigris , superciliis alhis:, e Willungbey: 55 supra oculos insuper per longitiulinem erlenditur 55 linea albida^ e sul fine: 3Ias paruin difftrt nisi 55 quod sub menlo maculam hahet nigram. E con 55 cio s'accordano entrambi nel far conoscere clie 55 la gola e neia e clie avvi una strisciu sopracci- 55 gliare blanca. Cosi e esaurita anclie la desCrizione 55 della Motacilla melanope di Pallas rifeiila da 55 Gmelin*, e si vede chiaiamenle che era quesla 55 medesima specie clie Willungbey aveva solt" oc- 55 cliio allurquaiido cuiuponeva la descrizione della 5' sua Iflotacilla cincrea. Ma quest' ornitologo, oltre 55 indicare clie la coila e uiollo lunga: tolo corpore 55 longior, dice di piu clie il groppone e di color 55 giallo iutenso all'iutorno: uropygium circum circa 55 intensius luteuni: e clie le gambe sono di color 55 fosco pallido colle unghie arcuate, delle quali la 55 posteriore piu lunga: crura el pedes e pallido ">■> fiiscescunt. Ungues incurvi, posticus caeteris Ion- 55 gior. Ora clii puo mai esservi ti"a gli omitologi 55 che non riconosca in queste descrizioni rappie- 85 5' sentata la Codlnzivzola de'toscanl e la Snuassn- 5' clina de'louibaidi? Di plii Pallas e AVillungbey w fanno alcuni cenui delle abitiidini, ed il primo M dice: circa fipas glareosas orientals Danurlae, 5» ed il secondo: flimos lajmhsos frequentanl et » inseclis a(juaticls vescunlur: abitudini cbe perfet- 55 tamente convengono alia delta Cvdin-Jnzola e " Squassaclina. Duuque la Motacilla cineiva di Wil- w luugbey e identica alia mehnope di Pallas. Ma i " concetti secondo i quali viene descrilta da Linneo « la sua Blotacilla hoaiiila \i si accordano iiiticia- ?' mente^ dunque la Motacilla hoarula di Linneo e " identica ancli' essa colla melanope di Pallas. E w siccome e cosa notissima agli omilologi modernJ " clie la Coclinzinzola e soggelta alia doppia muta •>■> annuale, e die in primaTera vesle la gola ed il » gozzo di penne nere, e clie vestendo i lati del y> petto di un bel giallo deciso presenlasi tutta gialla 5' nelle parti inferjori^ dunque se a norma della " Irase snddelta Linneo non fa cenno del nero ?' della gola, e segno clie I'ebbe solt'occliio noii " ancora adorna deU'abito di priinavera. E se Pal- " las lo indica in modo assoluto senza fare ecce- " zione, e segno ch'egli la ebbe per lo coutrario, w sott' occliio coU'abito completo di quesla stagione. " E se, in fine, Willungbey ne fa cenno riguardo w al maschio, e segno che la vide tanto nelTuna " cbe neU'altra livrea *. Prendendo oia a consi- * Faccio riflcltere che audiebbe erialo, chi atlencridosi pie- eisaoiente a cio clie dice qutsl' oinilulugu, riteiitsse ia gula 86 V derare la Motcicilla boarula dello ScopoU, e la w campestiis di Pallas, e njetlendole a confrouto w colla flava di Linneo^ lo Scopoli nell' unica bre- n Tissima diagnosi con cui accompagna la boarula^ y> dice: gT'egaria, nee aqiiatica^ e questo riferendosi ?!> alle abitudini, non puo sevvire di confronto per w cio clie riguarda pi'opriaiuente la desciizioue. Pal- y> las descrivendo la campestris dice: Supra tola r> cinej'eo-K'irescit, gula et crissum palJidissime, j-eli- 5? qua sifbtns intensius flavescunt. Cauda longa n aequalis, recti'icibus utiinque duabus albis, inter/ore s> margine nigrisj e Linneo descrivendo Ja Mo~ » tacilla Jlav^a dice: Pccloie abdomineque flai^.o, re- •>■> ctricibus lateraJibus duabus dimidialo oblique al-- y> bis. Da cio si lileva chiai'o clie si I'uno clie M 1' altro s' accordano perfetlameni.e nell'altiibulie ?? alia loro specie le parti inferiori gialle, e le due ?' timoniejre e^teme bianclie per una porzione e ?? nere per I'altra. E sicconie anche la Codindnzola n sopra indicala ha le parti inferiori gialle e due M timoniere laterali vai'iate di bianco c di nei,'o^ y> cosi, a togliere ogni dubbio, faccio osseryare clitj r> nella Codinzinzola l^i prima limoniera estern* e » totalniente bianca, cpnie >iene indicate da Lin-r w neo, da Pallas e da Wiljungbey, che in qut^lla M le timoniere variate di bianco e di ncro sono la neia pel carallcre distinlivo del rauschiu. nicnlrc in estate np vanno adoini tanto il inaschio cho la feinmina, t)oii dislin- giiendosi ijuesla dal luaschio che [ti'l cploiilo in ^epf-'iale pieno vivace. 87 » secontla e teizai, e che la porzlone bianca clelle » medesime e al ill denlro, ed il nero al dl fuoii, >' essendo tulto il contrarlo nella Motacilla Jlava ?5 di Linneo, e nella cawpestris di Pallas. E iiien- w tre che do .\iene precisato da quest' ulllmo col M dire: rectricihiis utrinqiie duabiis albis, intenore •>■> margine nigris^ da Lluneo se iie deteinilna con r esattezza la diiezione clie lianno il bianco ed il » nero, dicendo: rectncibus lateralihus divalms di- n midiato oblique albis. Ke e da farseioc case se » Temmiucli descriyendo la Motacilla Jlava di Lin- >•> neo dice clie le due penue laterali della coda ?' sono bianclie, senza iudicare die awl una por- n zione nera *, polclie quella e una mal esposi- » zione gia rllevata prima di me dal prof. Calvi, v> ed accennata dal medesimo nel suo catalogo 5> d' oniilologia di Geuo\a *^. Duncjue la Motacilla M booi'ula di Liniifio non puo ossere confondibile, w per do chji riguarda le note caratlensliche pre- •<» sentale dal colorito, coUa Motacilla JloK'a di esso ^■> mede§imo, ue coUa Motacilla campcstris di Pal- » las. Per cio die spelta poi alle abitudini, la cam- ">■> pestJi's di Pallas conviene in modo preciso coUa " Motacilla boajula dello Scopoli ^ poiclie, se Pallas •>■> dice: Freqiiens in desertis graminosis, siccis, in- v> ter gramina cursitans^ iit saepe murem nimtiatur; M Scopoli dice: giegaria, nee aquatica. ^dit greges * " Les deux pennes latctales de la queue hlanches «. Temni. I. p. 260. ** Cdlvi Cat. li Oinit. di Genova j>, 38. 88 « armentorum in pascuis, ciositat et insecta vena- ->•> tur circa eoruin ova pedesque. E qiieste sono le 55 abiludini die tiitti gli ornitologi concordemente w riconoscono propvie della Motacilla Jlava di Liu- ?5 neo. Qulndi se la Motacilla campestris di Pallas 11 nianifeslasi per la diligente descrizione del colo- n rito, identica coMdt. Jlava di Linneo *, se ne ma- 35 nifesta egfualraente identica la boarula di Sco- 11 poli per resaltissima esposizione delle abitudlni. 11 Dunque la motacilla descritta da Linneo col uo- yi me di hoarula, non e gia il gio^ane della sua v> Motacilla Jlava, ma non lo puo essere altro clie >» quella iiidicala dallo Scopoli sotto il medesimo n nome. Ne io saprei compiendere come mai il 11 diligentissimo principe di Canine ed il Temminck 11 abbiano potuto indursi a litenere la Motacilla y> hoarula di Linneo pt»l giovane della Motacilla n flas>a di esso slesso; ne la ragione riferlia dal ■» Temminck mi senibra sufficiente a convalidare n quesla cosa. Poiclie se i naturalisti del Nord, w com'egli dice, assicurano non Irovarsi giammai » in quelle regloni, non basla per concliiudere clic " la Motacilla hoarula di Linneo, sulla quale e fon- w data la sua esistenza nel Nord, e una Motacilla " Se Pallas qggiugnc alia descrizione di quesla uiotacilia la parlicolarita: ad nticham titrinque pUi aliquot ultra plii- inas eminent j cio m)n deve far senso, poirlie e cosa comiitie ad allre specie d' uccelli; c soglionsi osse-rvarc lali peli so- pra\anzare le penne della iiiira allorquando la nmta e et- feltuata di fresco, e specialmenlc mgli individiii siovani. 'iijlava giovane *^ giacclie la ilesciizloiie linneana, 5j com' e indicato da Guiellu, e lioppo cluara per •)■) non vederci definita la Codlnzinzola de'toscani, y> cioe la Motacilla mehnope di Pallas non aucora •f> adoma delF abito di piimavera , e non gia un w giovane della 3IotaciUa JIava. E sembia piuttosto n clie sia stata male interpretata la frase suddelta. 55 E nemmeno cio die \iene detlo della Motacilla •n hoai'ula nella tredlcesinia edizione del systema n naturae di Gmelln puo essere di qualche valore, y> perclie, in primo luogo nellc descrizloni e no- w lizie \i sono amalganiali insleme i caralleri, le w abitudini e le citazioni clie s' aspettano tanlo ■>■> alia Blotacilla JIava di Linnco clie alia Motacilla 5» nielanope di Pallas^ secondarianicnte \i si trova ?5 descrllta separata quest' ultima come specie di- v> versa **. Ora litornando alio Scopoll, iiidicai su- »' periormente clie egli, senza fare alcun cejiuo de- w sciitlivo della sua Motacilla boarula, la raette a •o confronlo con uu' altra parlando delle abitudini, e » clie egli stesso ripf)rta dappilma col nome di Mo- y> tacilla JIava. Coiislderando un jioco clie cosa e 55 quest' altra sua motacilla, si rileva non essere clie 55 la Codinzinzola di^ toscani, quelja doc denominala 55 cinerea da W'illungbey e mdanopt da Pallas, e clic * " Lrs nafuralistes du IVord assurcnt quelle tie s^y Irom'e jamais, cur la Motacilla boarule de Linnc, snr la quelle est fondce son existence dans le Nord. est tine Mo- tacilla JIava jenne ". Toniin. III. p. 179. *' Gmel. Sysl. nat. p. 1197. 90 55 Linneo descrisse nella sua Mantissa solto 11 nome 55 di MotMilla boaivJa^ c cite egli forsi.e, per aveila 55 veduta gialla nelle paiii inferlori, bisogaa dire 55 ch.e abbia creduto di ravvlsare lu essa la 3fota- 55 cilia Jlava di Linueo. E sebbene yi unlsca la 55 frase con cui quesla \iene descritta da Linneo 55 stesso, nondimeno si rende evidente I'insanno 55 in cui e caduto dal nome italiano e dalla tlia- 55 gnosi coUa qviale 1' accomp.agna, e dal cenno che ?5 ne fa ilguardo al colorito ed alle abitudini. Lc 55 applica diffatti il nome di Squassacqcla d'acqua^ 55 e nella diagnosi dice: Ck>nstans in omni aetate et 55 secru iiropygium Jlavum, quindi soggiunge: liivos 55 sequifur, non gregaria, ncc migrans^ rcctrica pri- 55 ma albq., palpebris alhis, dorso cijierto *. Ma il " groppone glallo e le palpebre biauclie erano gla 55 slate nolale anclie da Willungbey nella sua Mo- 55 tacilla cinerea^ e la prima timoniera da antbe le 55 parti della coda totalmcnte bianca ed il dorso 55 cenei'ino sono inollre indicatl anclic da Linneo 55 nella boarula e da Pallas nell* melanope. Dun- 55 que nel menlre Scopoli credeva di descrivere la 55 Moiacilla Jlava di Ljnnpo, descrive\?i la Codinzin-r 55 zola de' toscani, e diede per lo contrario il no- 55 me di boarula alia Motacilla Jlava di quel mede- 55 simo autore. 55 Dunque si prenda la cosa da qualunque lato 55 si \oglia, sempre apparisce die la Motacilla Jlava " Ann. I. liisl. nal. p. 133, n. 223. 0» » soKo il ftoaie dl hoarala venue indlcala da SCO- 's poll e UOJQ da Linneo. E se a Liuueo veiine at- » trlbuita una cosa cbe nou e. si puo avere nello » scambio accidentale clie ne fu la cagione, un » argomenlo cbe dimostra quauto sia facile lo iu- M gannai'si nella determinazione della specie r>. Data cosi P ultima mano alia storia della mola- cilla flava bnneaiia , T autore conclude la sua memoria pa&sando ad altro genere di uccellj, e rinn.ov^indo il discorso tenuto altr.a volta inloiuo a cLie piccole eniberlz.e IroAate nella provinc'ui bresciana I'anno iS^o e da lui possedute. Tuna dellje quali egli area riferlla con certezza alia Eni- berizii pusilla di Pallas, e Tallia, parsagli per certi i'ispetti rlfeiibile alia melanocephala di Sco- poli, e per altri AV aureola di Pallas, avea ripor- tala a qiiesjL' ultima specie, ma dubitativamente **. Le nuove .osservazioni cb'egli aggiunge nel propo- sito riescono a mostrare, quanto alia specie certa, cioe dW Emberiza pusilla di Pallas a cui egli riferi la prima delle due emberize da lui possedute, cbe alia specie medcaima dee riferirsi il Gavoue de Pro' vence di Buffon, creduta finora d'incerta esistenza:^ e quanto alia specie dubl)ia, cioe all'allra delle duo emberize, a proyare se non in latlo, almeno in gran parte, la sua identila coW aureola di Pallas. JVoi riferiremo coUe sue stesse parole queste osser- yazioni, alle quali diede occasioue il congresso * V. Conaneutarj dcirAlcueo per raiino 1843 pag. 79 e spgiie>iti. 9^ scientifico tenuto in Milano. « La favorevole cii- 5? costanza, egli dice, del congresso scieullfico di 9? Milano, avendomi, non so come, incoraggialo a w soltoporre gli individui da me posseduti a quel ?5 dolli clie Y^ iulevvennero, non solo potei ritrarne 15 degli scliiarimenti intorno alia specie dubbla, raa 55 venni anclie niesso in sltuazione di conoscere a M quale specie debba riferirsi quella descrltta e ?5 fatta figurare da Buffon, I'esistenza dulla c|uale ?5 venne creduta incerta. L' indiTiduo fatto figurare 55 da Buffon sotto il norae di Gavoud Je Proi^ence 55 ( pi. 656. f, I." ), e che da Latham ed altrl orni- 55 tologi si credette di denominare Emhciiza pro- 55 vincialis, Tenne messo in dnbbio, non essendosene 55 plu veduto alcun allro da quell" epoca in poi. 55 E Fattivissimo ornilologo niarsigliese sig. Polidoro 55 Roux avendolo corcalo iudarno p(;r >ari anni 55 nella Provenza, il dubbio s"" accrebbe talmente, 55 che non si seppe piu rav\isave in nalura qiial 55 si fosse la specie rappresentala daUa figura sud- 55 delta. Ma il Temminclj. considerando bene la cosa 55 "venne con seco stesso nell'opinione che la spe- 55 cle non dovesse mancare, e che sarebbe \enuto 59 un giorno m cui da alcuno si sarebbe Irovata. 55 Di fatti non ando raolto che si fece vedere nella 55 Liguria, dove se ne presero vari individui^ ed 55 al dislinto ornitologo di Genova sig. marchcse 55 Durazzo ne va debilrice 1' ornotologia d" Italia di 59 varie interessanti notizie. 99 L'illustre principe di Canino peio, Irovandosi 93 I') ancora trail enuto da qualclie duLbio, e non po- ?5 lendo perciu couvenire col niedesimo, pluttostoclie 5? avvenlurare una decisione sopia una specie clve, » pei modi (loppo Taglii coi quali venne descritla » da Bu.Ton, uon si seppe mai definue in modo n precise, anio meglio d' iniporre alia specie clie, J) dal suddetto sig. marchese Durazzo gli Tenne w Irasniessa un nonie noA'ello, ed inlilolandola al- ♦' romitolot^o stesso, la denominO Emheriza Durazzi. » Essendone stale jii'eso un indi-viduo anclie nella M provincia bresciana ai priinl di gennajo iS/^o, '> ed a\^endo io attt'nlaineiUe esamlnalo la figuva i.** " della la\()la 656 di Buffon, e la figura i." della ;' tavola illuslrativa clie acconipagna la Emberiza » Durazzi della Fauna itallca, lo Irovai cosi bene » rappresentalo in enlrambe clie lio dovulo con- ?! vincermi esser essa e 1' Emhenza Durazzi una w cosa idenlica col Gavoue dc Provence fallo figu- w rare da Buffon nella tavola suddelta. Cosicclie se w la descrizione troppo vaga clie quesli ne lia la- w sciato lenne per tanlo tempo incerti gli ornito- M logi suir esislenza della specie, ora i confronti w degli indi\idui naturali colla figura per mezzo r» della quale Btiffon si e iiileso di rappresentarla, ?9 ne rimuovono qualunque siasi dubbio. Ma 1' in- ?' dividuo slalo preso nella pvovinria bresciana e 55 da me posseduto, oltr'essere affatlo eguale agli 5? indlvldui dell' Emheriza Durazzi clie si presei-o w nella Liguria, come venni assicurato dal -valente " ornilologo di Geneva, il sig. Yerany, che lo lia 94 y) osservalo, cortlsponde allresi perffctlaiuefile all'^w- 55 heriza pusilla \eJiila fif(|iifnle da Pullas IVa i 55 larlceti delfe Alpi dauiicLe. Du?i(pie la specie 55 esisteva realmenle^ essa lro\avasi ab'bastanza bene 55 figurata, ed era a'bbastan/.a lieiie desciilta^ ina il 55 \aiitagiiio clie la scienza avrebbe piDlnto ricavarue 55 dalla prima, -veniva disliullo dalla descii/.ioiie •» troppo vaga clie lo stesso Buffon' no avea lasclata. » E quaulunque dopo non iiioito tempo il Pallas I'a- 55 \esse troTata e detinita in modo abbaslanza clnaia » e precise, nondrmeno essendo raancato, a quel clie 55 pare, i confrouti degli Individui natural! coWtt fi- « gnra della tavola suindicafa, gli ornilologi non po- 55 terono mai yenlre ad una doterrainazione assoluta. 5? Le notizle pertanto clie s' aspeltano a questa » specie, a me seuibra clie si potrebbero esporre nel 55 modo seguente, sommesslvamente pero alia saggezza 55 di que* dlslinll orultologl clie se ue sono occtrpalr: « JEmberiza pusilla Pall. — - E ccnpore supra ex gri" 55 seo ferrugineo^ suhtus alhido, jugulo niaculatu, 55 capiie Jasciis altemis tcsluctis nigiisque longilu- » dinalittr vario. Gmel. syst. nat. i3, p. 871. n. 28, « E Diagnitudine wa? Spiiio aequalis. Caput supra 55 et laterihus longiliulinaliler variutn fiisciis (piiiu's 55 testaceis, interjectisfjue iiigris cpiatuor. IJorsum ■n passerini colorisj suhtus albida, jugulo lilurato. 55 Circa rivos niontnnos in luricetisj/igiclis, circa 55 torrentes alpiuin dauricarum frequens . Pall. it. 3. 95 p. 6-9 7- n. 20. Emhvriza Durazzi Boitap. — E 55 carnco-lunda w'gn'cunti wria^ capile concuhri, 95 n siihtus alhiila, htcrlhns Jiisco notatls, superciliis '5 albirantibiis: taenia auricular i f us ca: gula adlatera ^ atro-marginata: rectricibus nigficantibus, exdmis v> utrinque duahus pagonio intento magna parte aJbo^ M CTlemo alho-limhato : I'ostro tenui, acuta. Bonap. » Fitin.Ital. — Id. tav. 111. f. i.Buffonpl.eiil.6i6.f. i. M Emheriza provincialis Gmel. Sjst. nat. 1 3, p. 88 1 . ?? n. 5 9. « Vein. ora. III. p. 9^8. sp. 3. tab. 1 53. f. 4- W. >j Faun. fr. orn. p. 93. sp. 4. tab. 45. f. i. y) Roul oiCn. Prov. I. p. 17 5. tab. 1 10. w Gawoue de Provence Buff. om. IV. p. 32 1. 55 JBniant Gavouij Roux. 1. c. » Oltre le locallta indicate da Pallas, e la Pro- w yenza, secondo cbe apparisce da quanto lia detto y> Buffon, la Liguria e la Lonibardla sono 1 luoglii « do\e, a m\s cognizioile, e slala veduta finora quc- « sla rarissima specie. » Per cio die spetta airaltra da me liferila ditbi- « tati\amente nAV Embeiiza aureola dl Pallas, in prl- « mo luo'TO mi venne levato assolutaraeAte o' colorito, e circa 11 dopplo plii grossa, e percio non " potervisi per akvm modo rlferire. Dunque lima- " neva solo clie alcnna prova posiliva m'accertasse 5> appartenere piultoslo zW Emberiza aureola sud- •/> delta. Quando ad appagarmi anclie in queslo, se v> non conipletamente, almeno in gran parte, avvenne » che nel nientre io presenlava ai niendifi della se- •>•> zione zoologica del congresso di Milano Trndividuo 5? da me posseduto, stato preso nella provincia di w Brescia, Fornitologo sig. Verany. gia da me nomi- 1? nalo. ne presenta\a egli stesso vm allro, stato preso 55 nel trenovesato. Ma quell* individuo. cli'egli tenne 15 \ivo per alcuni anni e die presentava imbalsamato, y> lo accompagnava altresi con una tavola maeslrevol- •)•> mente dlpinta, dov'erasl prt-so cura di rappresen- 1' larlo quale gli apparve nel colorito tanto in estate ?5 che dopo la mnta auturinale. Osservando recipro- ?? camente, il sig. Veranj I'individuo cli'io presentava, « ed io tprello cli'egli esjioneva unilamenle all•> Ed il mio essendo stato preso dopo la mula d'au- •>•> tunno, sembravami da questo la to una niedesima w specie con qviello, e che potessero entrambi ap- ?5 partenero all" Enihcjiza aureola di Pallas. Piima- w neva jiero a venficare se Pindividuo che il sig. Ve- w rany presenla\a e die trovavasi in livrea dVstate ?5 era realmente la Emheriza aureola quale da Pallas ■» venne descritta. Presolo pertanto a risrontrari! roHa ?> descrizione letterale del detto naturalisia Insieme ■>' alio stesso sig. Verany, trovammo die vi si poteva » applicare abbastanza bene, tranne una striscia tra- w versale al collo di color rosso-iliarone che I'iudivi- 97 » duo sotloposlo aJ esame non presentava. Questo r> basto perche nun si potesse riconoscere iJentila r> nelle specie. Osservali in seguito si Tuno clie Pal- w Iro indiviJuo dallilluslre principe di Cauino, pie- w sidente della sessione, egli manifesto la sua opinio- T ne dicendu clie quello presenlato dal sig. Yerany r> gli pareva specie nuova quando non fosse VJEnibe- M riza Bonapartii di Barlhelemy, e quello presentalo » da me a lui senibrava una specie nuova per tutta ji I'Europa. Due riflessi pero ^ovami di qui esporre r in favore del mio pcnsamento: Tindividuo presen- w tato dal sig. Yerany aveva effetluata piu d*'una 5' volta la muta in istato di schiavitii, e Tindividuo •>•> presentalo da me, clie era, come gla dissi, adomo r> dell'abito autunnale, avea da un lato del petto una w penna per mela di color rosso-marone netto e de- » ciso con alcune altre vicine lueuo appariscenli, clie " insieme formavano una Iraccia della striscia sud- y> detta. Tutfi sanno con quanta difficolta gli uccelli w tenuli in iscliiavitu svilupplno il colorito delle loro >5 piume cosi bello e cosi variato come in istato di » liberta, ed a tutli e nolo quanto facilmcnte varie w specie colla perdita della liberta perdano altresi " certe particolari tinte clie non riassumono piu, op- s' pure non appariscano mai suUe loro piume se ven- ?» gon tolte dal nido, o prese aventi ancora Tabito V con cui se ne \olarono da quello. Dunque il non w presentare al coUo la striscia rosso-marone, non »> mi sembra sufficiente a costituire I'individuo pre- ss sentato dal sig. Yerany una specie diversa. D'al- 7 98 55 Ironde il htio indlvkluo avendo alcune penne da n xxTi lalu fk'l petfo tlnte di rosso-marone, porge-' 55 rebbe un indi^io della possd)irita dello svlluppo 55 della slriscla suniiominata iiello stalo di liberta coUa 5? successione delle muie^ per cui essa sembrerebbe 55 un distintivo non delle piiaie eta, ma defjli adulti 55 e dei \ccelu. lo noa so se alcuno possa dire d'aver 5! \eduto il noslro passero comune (Frlngilla cisalpina 55 Temm. ), di cui non si saprebbe trovare una specie 55 piu fiequenle e clie lenula in iscliia"\itu si famiglia- 55 rizzi lanto all' uomo, adornaisi la gota e la parte 55 anteriore del collo di penne di color rossb-marone, 55 per quante \olte le ablna mutate, Eppure questo 6 55 il distintivo del mascliio \eccliio nello stalo di li* 55 berta^ ne questo colore si sviluppa in una sola 55.volta, ma insensibilmente in piu anni, conUacndone » gla degli indizi i giovani colla prima nnita in al- 55 cune penne dei lati del petto. Dunque non paniii 55 fuori di probabilila die anclie YErnheriza aiueola 55 svlkippi una slrisria rosso-maione al collo nello 55 stalo di liberta colla successione delle mule. 55 j>Ia una probabilila presunliva, sebbene abbla 55 de'buoni appoggi, non puo formare una pro\a di 55 falto^ ed essendo soltanto per mezzo dei fatti clie 5! progredisce di passo franco la scienza, cos'i la- 55 sciando die il tempo e lo studio metlano in cliiara •» luce la cosa, rimari'ommi conteRki d'avei'e corrispo- 55 sto, per quauto ii pcrmisero le mie deboli furze, ai 55 mezzi die m'offrirono le circoslanze nelle quali mi 55 tro\o. E sla poi clic si scoprauo specie idenliche, S9 If oppur (lifTeventl, nVmergera ad ognl niocto per M r ornilologia lombaixla uu' airgiunta novella, die 55 dislinijTieia fra le altre la provmcia bresciana w. XI. Anclie Tab. Francesco Riccobelli, in conli- nuazJone J un siio prececteiite discorso sul pr'ui- cipio fonuale della Titaj ne del to qnest'anno un secondo^ nel cpiule, riassinita somiuarlaniente la serie di lunghi suoi sludj diretti a cercare il prln- cipio fondanientale della filosofia^ concliiude collo stabilire un tale prlucipiu, idlinio scopo di parec- cliie altre luemorie negli andati annl da lui pro- dolte. Egli comiucia dall' osservare clie la filosofia enipirica, derivando dalla sola atlivita degli agenti esteriori le operazioni intellettuali deiruomo, e in- sufficiente a spiegare d'onde deiixino le leirgi neces- sarie del pensiero e del conoscimento nella scienza, clie cpielle interne operazioni le cpiali da ben senlila coscienza intimameute derivano, enlro di noi e in noi soltanto conseguono compimento e durazione. e clie qulndi dee il filosofo derivare tali opeiaziuni non da soli moyenti esterni, ma da una interna po- lenza eoerente aU'uonio e ad esso inerente u per la w ragione, egli dice, ciie le sensazioni essendo per se 55 stesse tanto accidenlali ne^diversi uominl e colanlo w cangiantl ncllo stesso uoino a seconda del variare 55 de*' tempi e delle eircostanze, non mai quindi \ar- 55 rebbero a germinare n«ll"intelletto idee pure, idee 55 generali e categoricbe, nonostantecbe qiialcosa \i 55 abbia di comime per la conformila di organizza- 55 zione e somijrlianza di relazioni in tutll fdi uo- lOO r mini w. Per cpeslo ponendo in coufronto la filo- sofia cle' sensisti col sistema (l<;lla I'aglon pura, egli riconosce clie i princlpj di Kant, beilche non admis- sibili per le conseguenze a cui porta la loro applica- zlone, hanno in questo almeno giovato alia scienza, clie apersero e facilitarono la via a conoscere clie vi lia certamente nel nostro spirito alcun clie di subiet- livo solo capace di rendedo intelligente. Se non che ii paragone de' due diversi sistemi la trae a conside- rare che se da un lato quelle clie per intero derivai le umane cognlziom dal mondo esteriore, ollre es- sere inetto a spiegare come la seBsazione si trasfornii in idea e a fornire le nozioni di causa, di sostanza e di categoria, mctle altresi per la tia del materia- lismo, dairaltro il sistema della snbiettivita razionale clie cerca le leggi del pensiero e Torigine delle idee e della certezza nel mondo interiore, cioe nel solo spirito umauo indipendentemente dall"organisino, dal- Tosservazione e dairesperienza, riesce in fine ad un pretto idealismo. Nello slesso tempo pero ogli scorge clie la contrarieta de' due sislemi si riduce ad esser meno reale che apparenle, quando ne Tuno ne Tal- tro venga malamente ed esclusivamenle usato. ma da enlrambi si tolga cio che puo conferire alia ricerca del vero, e cio si rifiuti che puo indurre nell'crrore^ dal che egli inferisce consistere la diritta via di filo- sofare nel fermare il giusto mezzo, cioe nel saper calcolare quanto entri di elemento subiettivo e quanlo di obbieltivo nella origine e formazione delle idee e delle umane cognizioni. Ma non si puo altrimenti cio I 01 faie se non collo studio sperluienlale de'fafli intel- lettuali die alia produilone delle uostre cognizloni concorrono. Ora, se le umane idee si fanno deriyare per inliero dal solo m,orido esteriore, oltrecche non si puo debitamente splegare rorieirxe di tutte, si cade nel pnalerialismo, se pol si ripetono dal solo interne, noiji e allora piu possibile render conlo deirobbiet- tiViO, del sensibile,4el raondo esteriore, e non cadere per necessaria consegiienza neiridealismo. Da cio I'autore deduce clie per non dare o nell'una o nel- I'altra di queste assurdita, o in quella d^uno scelti- clsmo universale, e forza il dire w clie nei fatti in- y> Itellettuali si annoda essenzialmenle il subielUvo »» all'oggetlivo, rinterno all'esteruo, die la coscienza 5» uraana si eleva gradatamente dalle percezloni alle 55 categorie deirintelletlo, dairenipirismo aH'assoluto, »? fondaniento e scopo di ogni filosofia..., ch.e I'uni- » versale sapere \iene innanzi pei fatti e coi fatti, ed 5» elevasi gradataniente assoluto..., die i fatti estemi w sono quelli cbe precisamente costituiscono per la ?s menle Tobbletti-vo, ossia il n^ondo a noi esteriore M propriamente detto,e i fatti intei'ni costituiscono " insieme il subiettl\o e Toggettivo relativo, vale a " dire die i fatti intellettuali possono essere in uiio " riguardati sollo doppio aspetto, subietlivaniente w cioe ed oggettivamenle •>•>. Di cio egli adduce ad esempio la proposizione pensare Flo, nella quale VIo figura come soggetto, considerate sotto aspetto di agente e pensante, e come oggetto, preso per la cosa pensata,avvertendo pero die per quanto si possa 102 menlalmeiile distinguere I'/o pensanle dall'/o peh- sato, non e lutlavia da farsene una distinzione in re, come fosse cosa die a se iion riferisca, <■<. perclie, egli M dice, la slessa riflessione dell'/o sopra se stesso, men- » tre non va mai distinta dalla cosclenza della propria n atli"vita col peiisiero,ne fa poi anche del pari seulire 5J die termiua sempre in se slessa e die tinisce per- M cjo onde ha tratto incominciamento^ che quindi e •>•> identico 1' lo pensato all' lo pensante, come ne v> e intrinseco 1' alio stesso del riflessivo pensiero. 55 Ma pensare in se, egli soggiunge, denota azione 5-> manifesla di una qualdie cosa in qualdie cosa. L'/o •>•> adunque peiisante e pensato non e, ne si puo con- s' ceplre come un accidente, come una pura astra- w zio)ie, ma si bene come un quid suslanziale, deter- 5? minato, reale e peculiare •>•>. In prova di die egli osserva non essere possiljile pensare VIo oggettiva- niente ed in se senza concepirlo ad un tempo effet- tivamenle esistente, per modo die il sentimento deft- VIo riflettenle venga ad essere insieme la stessa materia della riflessione medesinia. Osserva poi per con verso die il penslero di qualsivoglia altra cosa, dalP/o pensato in fuori, non include giammai per se la esistenza della cosa peiisata, per queslo die I'og- getto del pensiero, laddove non sia VIo pensato, e affjilto estraneo alia potenza pensanle, e non cade die sulla nuda possLbilita della cosa intesa e pensata, la cui esistenza nulla lia die fare collVo pensanle. 4^vverle pero die da questa divcrsita di alii per rui rintelletlo pgusaudo a &(>. si seule con se stesso ideii- io3 lico etl intlaviiWo, e pensanilo aJ allra cosa cpialun- que, tuttoche soltanlo possibile, la scor^e e trova da se distlnla e sepaiabile, nasce in noi 1 idea dell'/o e del non lo: e da do ioferisce die, esseudo questa idea il punto precipuo della vera psicoloiria, dalla psicolojiia appunto cosclenzlosameute o sentilameute sperimentata dee prender base e piiucipio la filo- sofia, non dalla outologia, non da cosa clie non sia immedeslmata coWJo o coUe sue furolla sperimen- lalmente sentile e conosclute nell'uso e nel loro oz- gelto per fatti ed operazioni interiori. II die a raag- giormente proyare egli anallzza le idee di atlivita, di causalita e fli forza, moslrando come il concetto di foiza si rannodi con quello di causa, come Tuna sia immedesimata coU'altra, come col concetto di forza o di causa propriameiite detta non sia da confondere I'idea di nioto, che denota semplice atto ed effetto, non poienza, come noi non possiaiuo avere una giu- sta nozione di forza S(; non movendo dalla sentita potenz-a della nostra yolonta, come dalla coscienza delja fjorza deU'/o voleute I'umano iutelletto si elevi a comprendere Tesistenza di luia furza assoluta, di una forza poleuziale die lutto giorno si manifcsla nella produzione, ripiodu/ione, conservazione In uni- versale della immensa catena degli esseii \lvenli, come per tal modo le idee di attivita, di causalita e di forza si derivino non da astrazioni ontologiche, ma Immedlatameute da un senlllo princlplo di vita die Tuomo lia in comune con tutta la natura, slccome quello eke riguardato nel rispetto fisico, intelletluale io4 e morale, comprendendo In se da un lato lulli gVi elementi prlmitivi degli enti orgauizzatl e dall'altro la somma di tutli gli istinti, dl tutti i modi di senso e d'intelllgenza, di tutte le inclinazioni e altitudini die si manlfestano nella universale e in- finita varieta di tutle le specie animali, viene ad essere il sunto, o piuttosto il mirifico rappresen- tativo dl tutti i fenomeni della vita in generale e in particolare, e quindi tale clie soltanlo col pro- fondare al possibile lo studio di esse si possa me- glio die per altro mezzo riuscire alio scoprimento della vera origine degli esseri, del loro stato, delle loro relazioni, e giungere a cogliere verita clie cer- cate altrimenti sfuggirebbero ad ognl altra maniera d' indagine e di comparazione. Ma questo principio di vita di cui qui si tratla sara egli particolare, distinto, individuale a ciascun ente, a ciascuna spe- cie di enti, ovvero si dovra animettere una for/a vitale clie unica e diffusa per tutto Tuniverso, e sempre mobile e presta a creazloni svariale, prenda nuove forme e propriela peculiari secondo le cir- costanze in cui trovasi, e secondo la condizione degli agenli coi quali concorre nella produzione variata delle generazioni? L'autore trova piii con- forme al vero questa seconda supposizione, consi- derando die la vita si viene insensibilmente avan- zando e sviluppando mano mano cbe sale piii in alto la scala degli esseri sino alfuomo, il piu per- fetto di essi, e per ogni verso rannodato a tutte le operazioni della natura. die la natura ••procede sempre e camniina ron im medesimo e costante metodo dl unita, tulto irainutando con perpetuo altemare dl condensazioni e di dissoluzioni sempre operate colla stessa legge, e die quindi pare -ve- ramente clie la causa della vita, negli effetti al- raeno, si condizioiii alle varle forme della materia organizzata. Osservando poi die quanto piu i corpi di-vengono ran, leggeri, imponderabili, producono effetti incomparabilmente maggiori e movimenti piu rapidi e piu moltlplicati, e clie quiudi un essere tanto sara piu capace di attivita e di forza quanto sara piii semplice, egli sale da questa osserva- zione al concetto degli agenti iperfisici, ossia me- tafisici, e da questo concetto a quello di un agente metafisico universale, intelligente, signoi'eggiante ogni cosa, dal granello di sabbia fino all' astro, dal filo d'erba fino all'uomo, e che appunlo co- slituisce il principio di vita di cui si tratta. « Pe- w rocche beu si vede, egli dice, clie i movimenti, » i quali sono necessaij alia creazione e forraa- »> zione degli esseri, condensano e dissolvono de- M gli elemenli, li avviclnano o allonlanano, formano » delle parti e le collocano ordinatameute ciascuna M al suo posto. Ma questi stessi movimenti sono » ordinati e sottoposti a leggi, non sono dessi per T se una legge, una intelligenza, una causa libera w di azione e di organizzazione, sono in tutto e w per tutto finiti e limitati, sono lanti effetti, e w non atti a fare np piii ne nieno dl quello che w Tordine generals e peculiare comporta: forza e io6 n clunque stabilire clie ollre ai confini tl! tuUo n quelle clie noi sentlamo e vegglamo, e al fatti ?: clie iiol posslamo conoscere e ciraentare. Uavvl una 55 causa piu generale, superlore, iiivisiljile, iiitelli^r 55 gente, uu pensiero supremo, infinito ed assoluto, 55 fine e sropo di ogni filosofia, e senza cul tutto 55 e nulla, tulto incomprensibile. Ora manifesto e 5? prlmamente clie nella formazione di ciascuna 55 parte de' corpi organizzati si scorge uu inteudi-r 55 meuto, un disegnp di produrre un tutto coor-r 95 dinalo, e clie da quanto possiamo inlelleltualnaenlfi 95 conoscere, scopo e della natiu'a di diiron«lere da 55 per tutto la vita, di mantenerla in ogul grado, 55 conservarla in infinili moili per lulti i proccdi- 95 menti possiblll. Secondarianiente clie la uatura 55 tende sopra Uilto e piii IntensanionU; a pr.odurre M degli enli sepsibili e intelligenll^ poicli.e po«-e 95 ch^ella meita tutlo e larganienle a disposizione 55 deir inlelllgenza, come nc abbiamo ragione par- 55 lanle nell'uomo, ultimo risultamenlo delle sue 55 elaborazioni, e appo il quale le piu alte conse- 95 guenze della organizzazione e della \ila si con- 55 giungono e rannodano alle funzioni mentali. Onde 95 segue clie, esseudo 1' uomo di tutti gli esseri or- 55 gaulzzali e \iventi il piu finamente elaboralo, 11 55 piu intelligente. il piu libero, sia esso anco, per 55 qual si sia grado, naturalmente in rapporto jn- 55 lelleltuale con la Intelligeuza inlinila. C'"aro « 95 adunque e provato die il concetto di \ila tauto M in parlicolare quanto in universale iucludendo lo; » quello tli orcllne, ilenotn nocossailamente m\ prn- » siero, e clie una proibnda anallsl sopra di esso » fa gi'adatamente pvogredire e filosoficamenle ascen- » dere alia realta di un pensieio sostanziale e as- » soluto, di una causa universale e intelligente, » piinrlpin e fine di ogni cosa ». Tale e la seiie delle deduzioni colle cpiali T autore si conduce a stabiiire il metodo, a suo pai-ere, piii confa- cente, e il pr'uicipio ioudamentale della iilQsofia. Decide quindi clie « per non dare, com'egli dice, w Irattando di filosofia, scienza delle scienze, iia an- ?» dii-ivieni di parole, in iscogli di sorla, e andar M relto per la Aia del vero, senza corrcre pericolo M di rorapere colle ullime conseguenze nel matej* » rialismo, o ueiridealismo, e ruinare cosi a falale 5? scelllcismo, si conviene ed e assoliilamente indis- sj pcusablle di cominciare lo studio della filosofia » dai falti della cosclenza, dai ialti della Datura V umana, allenlamente e diligenlemenle raccolti, e » metodlcamente scevrati e IVa loro ben disposli, 5j ordinati e classificati; in conclusione dare inco- w minciamento alio studio della filosofia, della me- w lafisica, solo vero studio dplT uomo, dall' uonio 5> medesimo w. XII. Due rami speciali della scienza, due lemi prediletti dalla odicrna filosofia, 1' elelUicita nella fisica, e la riforma delle carceri, o sistema peni- tenziarlo, nella ])uliblica econouiia, fiarmano da rpialclie tempo materia di studio anclie nella bre- sciana accademla. Puo legU ua sistema di punjzipne, io8 qual e il penitenzlario, fondato soltanlo nella soli- tudine. nel lavoro, nella religiosa e morale istru- zioiie del colpevole, corrispondere ai finl d' una provTida legislazione? Puo la penitenzieria conse- guire, se non altro, I' Intendiraento di moralizzare e convertire il colpevole? E questo mtendin;ienlo in accordo coUa con'uzioue radicale e profopda della classe ordinaria de' malfattori ? Se- V ha mezzo per queste perdu te nature, se non a ravviarle nella \irlu, almeno a rileuerle dal tornare al delitto, puo questo esser altro clie il materlale patimento di rigide pene, congiunlo al tenore dl nuovamente subirle? Un slstema clie fa del carcere, almeno nell'opinione dej popolo, un conventuale piuttosto che penale ritiro, puo senza danno del pubhlico esempio so^tituirsi ai castiglii solenni, severi, ricor- dabili? II sentimento della virlu, V orrore del de- litlo non \errehbero con ap a menomarsi nel pub- blico, a scapito della slossa civllta, a danno della pace e sicurezza de'buoni, per una male intesa piela de'raalvagl? Secondo il nuo\o sistema la scala dl proporzione legislaliva non verrebbe ad csser lolta dall'unica ed uniforme intensita di pene, od almeno ridotla alia sola varieta della durata? A questl gravJ punli la queslione della penitenzieria da due nostri egregi socj venne lo scorso anno ridotta, e con opposte sentenze risolta^ ^ e sottaltio punto di vedula fu in quest' anno trattata dal ' V. le merijorie dei Socj Pngani e Mominani riferite nci Coiumentaij per I' anno accadciuico i844- 109 tl.r Liiigi Fornaslni, cioe solto quello della educa- zione, da lui posta per base prlmaria di civilta e di soclale niiglloiainenlo, sia clie la si conslderi come Jhmlatrice o primilivay secoiido cli' egli la cliiania, cioe formatrlce dell' uomo incolpevole, sla clie la si rijjuardi come riordinalrice e secondaria, cioe riformatiice delF uomo colpevole. Da questa manlera dl considerare il soggelto egli e condotto a traltare dapprima della educaxione e sua pub- blica utilita in geoerale, poscla in parlicolare delle carceri e del concetto nel quale a suo avviso si debbono avere; il clie egli fa in due capitoli offerti per saggio d'esteso trattato sulla carcerale riforma. Cominciando pertanlo dalla educazione in generale, egli stabllisre die T uomo e da nalura fornilo di iacolla e Inclinazloni, le quali gOTernale dalla legge morale, lo guidauo alia pralica della virtu, e clie percio nasce buono e quludi perfettiblle. E nello svlluppo e coltura di questl genni di bonla e per- fettlbillta consistendo la educazione, da cio egli de- riva essere dalla natura X educazione ricliiesta e ai fini della natura rlspondente, considerando clie que- ste facolta e inclinazioni, le quail nel fancluUo si manlfestano come in embrlone, col progredire del- Teta si sviluppano in bisogni e passioni, alle quali e ufficlo della educazione 11 tracclare anliclpata- menle una norma clie valga a fondare i morall prlnclpj e le migllorl abitudlnl pel resto della -vita che rlmane da percorrere. E a •viemeglio mostrare questo concordare della educazione colle eslgenze no e col fiiii della natuia, egH osserva come il con- tinuo perfezienarsl del fflortdo Gslco per opera del- Tuomo significlir una confiuua tendeuza e pro- grcsso della nostra morale natura verso il proprio perfezionamento, came avendo I'arte.e I'educazione tanto potere da modificare, e pressoclie trasformare del tulto uei ref^ni vegetabili ed aulmali le naLu- rali condizioni della specie, cio tanlo piii debba opci'are nell' uomo, quanto piu esso, a preferenza di lutti i viventi, e sotloposlo alia influenza delle cause esteriori fislclie e morali, cosi per la sua arrendevole organizzazione,' come per la profoiida e squisila sua seusibilila, e per k \igoria dl me- moria, ayidila dl sapere, Aersalllila d inlellelto ond'e dotalo^ e poslo menie ai nioUi e \arj vantaggi re- eati dalla odi»irj>a cl\illa ulk fisica condizione del- I'uomo, egli domanda perelie non sabbla ancora ad awanlaggiare la sua coudl'z,iuue morale, perebe fra tanlo procedere deiriuluUelto aella saplenza non debba il cuore progredire allrellaiito nel bene? Dopo di cio, toccale le opj>osizioni degli avversarj deUfxlienio incivillmenlo, ed in parllcolare aecen- nala 1" accusa dedotta dalla pubbllca corruzioue cbe fra tanta SLjulsitezz.a e dliiusioue dl dollrine si vcde tullavia domlnare ed accrescersi, e mostrato cbe di qiiesto disordlne non I'aumento del lunii si deve accagionare^ ma piullosto i desiderj e le passioni Indivise dall udh^o, i ciescentl bisogul fatllzl dii una parte, e la poca iuduslrla, lozio e sopraluUo la lullora imperfella educazioue dall ailra, passa ad accennare i mezzi per suo qtmso piu acconci a promuoveie una educazione valevole a regolare le passioiii e i desiJerj atl eccllare 1' industria, a ri- mtiovere dalF ozlo, ad infoiideie iiell" iiitelletto e n(A cttove la conoscenza e il sentlmeH'to del dovere, fd otlenere insomnia la moiallta de' pid^blici co- stuml. Questi mezzi consistouo soslanzialmente iiella primitiva istltuzione si fisica clie morale da procu- rarsi dalla famii^Iia pei fanciulli agiah, nella slessa istituzione da fornirsi ai ligli de" po\eri negli asili ififantili, nella islruzione sfcientilica e letteraria per glj agjati ed induslriale pei poveri, da darsi agli aduhi nelle pubbliciie scuole, negli islituli di rieo- vero per gli or Ami e pei figli tlei condannati, ptivi de" mezzi di sussislenza. Ma per qvuinto far possa r educazione a rimuovere dagli intellelli df'popoli lignoranza, non polra mai giungere a toglieve del lulto ne le passioni, ne i bisogni, condizioni ine- rcnti alio staio e alia natura dell" uomo, e fomili iBdestrutlibili pei quali il delitto, ad onta di ogni civile pTcvvediraento,- non poka mai \enire sban- dito dagli uraani consorzl. Da cio miiove I'aulore a parlare della penalila e del mezzo piu comune di esercitarla, cioe delle carceri, applicaudosl a sviluppare il concetto iii cui per suo avviso si debbono avere. Ammessa la doUrina clie fa oriiri- o nare il dirilto di punire dal diritlo di ilifesa, non dalla vendetta, egli osserva clie la difesa, perche sia secondo giustizia e non trascorra nella vendetta, deve couleuersi in cerli liiiiili, clie souo quelli I 12 della necesslta. Consldera qtiindl clie la necessita noil altro esige se non la custotlia del colpevole die gli tolga la possibilita della fuga, e una con- gruente incussione dl liniore clie lui distolga dal ricadere nel delitto e gli altri dall' imitarlo. A que- st! inlendimenti riferendo ristituzione delle career!, egl! lie deduce clie gF inaspiimenti, le esacerbaz!on!, i suppHzi clie al carcere plu o meno rigoroso, di piu o meno durata, vengono agg!unt!, eccedono i termini della necessita, e sono qulndi contrar! alia giustizia. Agglunge clie 1' uomo, del par! clie tuttl gli altri viventi, deteriorando nello stato di catti- \'ita, questo deterioramento non puo essere mag- giore di cio clie porta la cattlvita per se stessa, senza die sia alterala la deblla proporzione fra il delitto e la pena, die le e»aceibazioni e ! suppllzj tolgono la probabilita dl resislere alia prigionia fino al termine di sua dura la, e quiiidi conipro- mettono ingiusJameiite la salute e la \ita del col- pevole, die un tale abuso della giustizia melte in disistima la santlta del suo ministero, e die una tale sevizle nelP applicazione delle pene solleva ne- gli anim! sentiment! dl ferocia, e guasta i pubblici rostumi. A chl poi glustifica gli inaspritnenti cor- poral! tenendol! necessari ad una sufficiente impres- sione d! terrore, egl! risponde die se tale necessita poteva essere allegata nelle andate ela, nelle qual! prevale\a sugli anim! Tlmpero della forza materiale, non lo puo essere nella nostra, nella quale, a suo parere, la sensltivita morale predomlna sulla fisica: the ne' tempi nOstii, sicconrte ognl islilulo e rego- lato dalla forza morale, lo debbono gli istiluti pe- nali essere del pari^ clie le carceri debbono percio stare pur esse in ischiera cogll altri mezzi di so- ciale miglioramento, fra i quali essendo oggidi prin- cipale elemeuto V ediicazione, debbono a questa per conseguenza pilncipalmeflte applicarsi;, clie dovendo il carcerato tornare tin giorno al comune consorzio, r inleresse sociale doraanda che il carcere sia oggl- niai i-i\ollo ad un intendiiuento piii nobile e pro- fittevole die non fu in allri tempi, cioe non solo alia custodia e punizione del reo, ma ben anco e precipuamenle alia sua correzione e migliora- mento^ che non potendosi questo meglio ollenere che colla istruzione, dee percio la societa provve- dere che sieno istruiti non solo gFinnocenti, per- che non de\iino dal camniino del giusto e deirone- sto^ ma pur anche i colpevoli. perche vi ritornino. Per ultimo adduce argomenli intesi a provare la possibiUta della conversione de' prigionieri^ e non essere questa, com' altri lengono, una mera utopia^ e ridotto il concetto delle carceri a quello d'istru- menti d' educazione rifoiTnatrice, mostra com' esse, conformate che sieno ad un tale concetto, si eol- leghino coUe altre istituzioui sociali intese a pro- muovere 1' educazione formatrice, ed in partlcolare cogli asili per I'iufanzia, facendo inoltre occasional- mente alcun eemio, che per brevita tralasciamo, sul patronato degti scarcerali. XIII. Sulla elettricita, altro tenia, siccome disslmo, 8 1,4 oggidi fa-vorilo tiella scienza, Terso il d.r Paolo Gorno, Iraendo maleria da una memoria prodotta lo scorso anno dal prof. Antonio Pere^o sullo stesso soggetto *. A.Teva il Perego in quella memoria ri- ferito alcune sue esperienze elettriclie, dalle quali eragli parso di poter dedurre alcune leggi intorno alFattitudine dlversa di alcuni co^pi nel trasmettere o I'una o I'altra eleitricita, clie costituirebbe una nuo^'a e imporlante scoperia nella Cslca, e mette- rebbe quasi all' evidenza essere le due eleitricita vltrea e resinosa di natura affatto differenle. Esegiiiva egli quesle sperienze adoperaudo per elettroforo un istrumenlo di sua invenzione, col quale imme- diatamente e con poco strofinio de'due piatti pro- duceva ad un tempo' le dive el«!tlricita contrarie. In questa specie di eleltroforo il piatto inferiore ( che assumeva V eletlricita' \itrea ) era di marmo detto bardiglio, coUocato sopra uno zoecolo di legno, con frapposto fra questo ed il piatto un sottile strato di materia resinosa*, il superiore era d'abete, con un nianico di velro infiltovi nel mezzo, onde Isolatamente produrre lo strolinamento sopra il sot- toposto, ed isolatamente pure rialzarlo staccando- nelo^ da ciascun piatto partiva un filo melallico in- fitto in vui pun to della circonferenza, e i due fili nell'opposto estremo si riunivano insleme, e si alta- cavano al condultore dell'elettroscopio di Bonlien- berger, owero separatamente sopra due eguali elettrometri del Volla^ o tagliati i pvedelti fdi nel * V. Commenfaij per 1" anno 18ii. ii5 bel mezzo, lo speiimenlatore vi frappone\a ora liste- relle di cartone, til seta, di lana*, ora pezzetti di car- bone, di Tetro, di sapone e varj altri corpr, ba^ava pure le listerelle di cartone ora con acqua semplice, con ispirito di rino retlificalo o diluito, ora con altri liquidi. Mediante questo triplice apparecchio egli ha osservato differenli ed opposti rlsnltatl di elet- tricismo^ dal quail fu condotto a conchiudere die alcuni corpi sono conduttori a preferenza del fluldo resiiioso o negallvo. ed altri del Titreo, anzi pure che mentie alcuni si trovano essere isolalori per- fettl per rapporto ad una specie di elettricita, gli stessi si mutano in conduttori rispetto all'oppostn, e A'iceversa. II d.r Gorno admette gli esposti risultati, ma non la conclusione clie ne trae lo sperimen la- tore, ed accerta che le anomalie d' eflFettl osservate dal Perego procedono dalle condlzloni e circostanze diverse del due platti coniponenti il suo eleltro- motore, non dalle leggl ed atliludini diverse del corpl a trasmettere o Puna o Tallra delle due op- poste elettricita, Egli osserva che il piatto di pletra e per la sua superficie maggiore 'di quella del piatlo di legno, e per essere vlclnlsslmo ad altro corpo conduttore, quale era lo zoccolo di legno, inter- postovi sottUe sti-ato di reslna, doveva presentare un elettrlclsmo ad assai niinore tenslone in cou- fronto del piatto dl legno, e che 11 grado di con- duclbillla del fluido elettiico nel prlmo piatto e assai magglore che nel secondo. Da queste diffe- renze pertanto di matei'la e di circostanze nei due ii6 corpi dell'elellromotore egU lipete imicamente la differenza dei fenorneni rispttlo al \aiio grado di conducibilila del fluido eletlrico dei corpi suiu- dicali. In prova di clie egll adduce die ripetuto avendo le stesse speiienze in disrorso, ma in modo clie i due piatti suniferifl fosseio della stessa grandezza, della stessa maleria, posti isolati nel- I'atmosfei'a a pari la di circo9ta>ize, non elettriz- zati collo strofinio dell' uno sull' altro, ma col co- munlcare V elettricismo diverse e nell' uno e nel- r altro col mezzo di boccie di Leida od altro, ad egualisslme tensloni, lia veduto svanire ailatto le cviriose auomalie osser\ate dal Perego, e non lia troTato la nienoma differenza nei gradi di condu- cibilita dell' elettrico, sia -viti-eo sia resinoso, nei varj corpi psperimenlall. XIV. Un libro, date da poco tempo alia luce, del- I'ingegnere Luigi Saccardo suUa malaltia del calcino nei baclii da seta, e dalFautore soltoposla al giudizio del noslro Ateneo, ci porta a passai'e dalla fisica al- 1' agraria, ricordando la relazione fattane al corpo accadenuco dall'avv. Gio\anibattista Pagani. Consi- st*;, secondoche abbiarao dal relalore, questo libro di due parti, la prima delle quali Iralta delle cause dei morbo, laltra del modo di prevenirlo*, diiiaino pre- venirlo, dacclie I'autore non riconosce altri rimedj efficaci nei caso, fuorclie i preservalisi. Non aderendo alFoplnione die il male sia contagioso, il Saccardo ne ripele Torigine da vaiie cagioni, clie lulte si pos- sono rldurre alia mala, cioe Infetta semenza, al cat- tlvi melodl di far nascere i \erml, alia Irascuraiiza delle necessarie aYTeitenze neU'educaili, e principal- inente di quella clie spelta alia opportuna circolazioiie deiraila. Quanto al preservatni dalfautore proposti, consistono in cautele circa il modo, il tempo, il luogo della nascita dei venni, la qualitii dt41e stanze dove allevarli, la condizione del cibo, la forma e disposi- zlone de'cannaj, la purgazione del letti. la facllura delle semente. Per cio clie spetta al glndizio del 11- bro, il relalore non gli e scarso d'encomj. benche la- luno clie prima di lui lo giudlco, non abbia fatto al- trettanto. Non potendo nol, ne dovendo decldere se questa dlversita di parere proceda da troppa severita da una parte, o da troppo facile conientatura dal- Taltra, ci restringeremo a notare clie 11 giudlzlo del buon Pagani non manca, per quanto iiitendiamo, presso speriuientati bacologl d'aulurlla e di coiifernia. XY. Ad uu'altra memoria agionomlca, breve ia- voro del d.r Antonio Rodolfi, dlede materia 11 nietodo di piantare^ come dicono, a palo^ usato nella rlviera di Garda per le traplantagioni delle llmonlere. Queslo metodo, come fa conoscere la sua denominazlone.con- siste nel ridurre die si fa gli agrumi da trapiantarsl pressoclie al solo tronco con tagli spietatl non solo de'rami, ma altresi delle radlcl. L'autore deplorando slffatti guasti, osserva clie Tincongruo taglio de' rami, oltie menomare Tentrata, fa si clie gli umorl vegetall trovandosi ristretii In mlnore spazio, erompano in esuberante quaiUlta o nella corteccia del fusto, o in quella de'pochisslmi rami lasclati, e quindl la vegeta- zione de* piiaii aimi sla per lu plu di gross! e lunglii succliioni, molti de'quali, come superflui e dannosi, vengono poi scapezzati nelFeducare la novella pianta^ clie il danno recalo ai rami si coraunica alle corri- spondenli radiri minorandone lo sviluppo;, che la pianta vieue ad essere spogliata di quasi tutto il fo- gliame, e venendole meno gli importanli ufiici cora- petenli alia foglin, intristisce e diviene pressoche it- terica*, clie la nutrizione della piauta tanto sara mi- nore quanto maggiore sara il taglio delle radlci, or- gano principale di essa nulrizlone^ clie la pianLa tendendo per natural legge alia propria conserva- zione, inipieghera prima di tutto a ramnuirgmare le mollc fcrlle delle radici e de'rami non piccola quau- lita di umori, clie altrimenli avrebhtTO servito a van-f taggio e incremenlo della vegelazione e dclla fruttifi- cazione. A riparo percio di tali inconveuieuti egli propone ai cultori dei giardlni limouiferi il seguente melodo di Iraplantaglone da lui stesso con vantaggio praticato. iSel tavare, sia dal vivajo sia d'altronde, I'agrume da Irapiantarsi, egli usa prima di tutto ogni cura perclie nessuna delle I'adici venga nuuomamente offesa. De'rami uoii taglia se nqn grinlrutlKeri ed i poclii rigogliosi succliioni, ad un di presso come nel- Tordinaria potagione. Collocata in ora opportuna c senza perdita di tempo la pianta nel luogo destiualo, copre a sufllcienza le radici, distribuilele quasi ad orizzontale corona, con terreno misto a spento e nii- nuto concime, ovvero a consume \inaccie, calcando sopra alquaulo co* piedi il terreno, alliuclie le barbe '>9 trovaudovisi in plu >icIno contallo, pussaiio plu fa- cllmente inalare i nutritiyi prlncipj. Avvenendo, sia di primavera o sul finire della state o nell'eutrar dellautunno, tempi piu adatti alia traplantagione, die il terreno si trovi arsiccio, lo annaffia ne* debiti modi, e ne replica rannaffiamento, ov« sia meslieri. Ad ovyiare che le foglle si accarlocciuo per la forza clie lia il sole nei detti tempi, difende la novella pianta con asslti, stuoje ed altro. ombreg^giandola fino al tra- monto.^ e contiuuando una tale attenzicne fino a die le radici coraincino a moltiplicarsi e allungarsi, pre- sentando biandiiccie le estremita. doe fino al termine di un raese al piu, tenendo egli superflua oltre a questo termine ogui difesa, masslnie se la stagione progredisca a seconda, ne manchi il benefido di piog- gle ristoratrici. Ad un tal melodo egli si professa de- bitore di questi piincipali vantaggi, che avendo con- ser^ato le frutta piccole ed immature, queste ingros- sarono poscia, e maturarono, die mm avendo ta^liati i rami fruttiferi, gli continue Tentrata senza aspettare die dall'epoca della trapiantagione scorressero i quat- tro o cinque anni calcolati necessarj alia rlprodu- zione di essi rami, die f entrata ad eguali circostanze ando ogni anno progressivamente aumentando, e il novello \egetabUe rapidamente prosperando e iu- gi'andendo. X\I. Avrebbe qui fine il rasrguaglio delle produ- zioni scientifiche se uoi non credesslmo di poter ri- ferire a questa classe altresi due memorie spettanti alia tecnologla, alzata pur essa oggimai alia dignita di I ao scienza. Apparliene la prima al 6 altresi I'erudlzione del sig. Galiriele Rosa in alcnne osservazioni suUa con- quisla della valle lombarda falta dai Galli sugli an- tiolii ahltalori di questa provincla, osservazioni of- fertesi occasionalmente all' au tore nel corso d'altri suoi stud], cioe di quelli clie \ennero di fresco da hii' publ)licati inlorno alle genii slabilile fra I'Adda ed il Mincio prima dell impero romaiio. II modo con cui si consumo la conquista della pianura si- tuata fra il Po e TAlpi, gli effetti clie ne segui- rono, le relazioni clie si formarono fra i conqui- statori ed i conquistati, senibrano al stg. Rosa tanti punti storici non abbaslanza appurati fra gli sludiosi delle italiclie anlicbita. Egli stabilisce priniamente clie la occupazione del piano lombardo non fu consumata per opera dei soli Galli capitanali da Beiloveso, ma XI'J che airimpresa dl qnesti si collegarono altri Galli, gia prima stauzlali nell'Italia subalpina occidentale. E quesla sua opinione egli fonda sopra uii passo di PolUaio, storico, slccome egll awerte, 11 piii autore- vole nell'argomeiilo, sia per crilica e per auterio- rita ed esatCezza di cognizioni, sia perclie, slato fra i Galli ne' tempi in cui erauo tuttaYia indipendenli dal Romanl, consulto e conobbe le cose loro, per niodo che fu tollo per guida da Livio medesimo. II passo iu discorso e nel lib, II, cap. i6, dove Polibio, descritte le qualita topografiche della pianura lom- barda, soggiunge: « Questi piani in antico furono 55 possedutl dai Tlrreni, ai quail essendosi frammisti 55 lungo il confine i Celti, considerata la bellezza del 55 paese, per lieve pietesto vennero con grandissimo 55 esercllo. scacciarono 1 Tirreui dalla retrlone intorno 55 al Po, e teunero per se quella pianura. 55 Da que- sti cenni di Polibio I'autore congettura clie ab an- tico.^ cloe prima della spedlzione di Belloveso, al tempo della floridezza delle colonic etrusche transpa- dane, si trovassero Galli nell'Italia sub-alpina occi- dentale, stabiliti nel Piemonte, foise fino al Ticino e all' Adda ^ clie trovandosi questi a contatto coi popoli italiani, doveano aver con loro conflitti d'interessi, esservi dall'una parte usurpazioiii, resistenze dall'al- tra, e quindi reciproci odj e vendette da soddisfare^ che percio quando avvenne la grande emlgrazione capitanata da Belloveso, i Galli gia stabihti in Italia si debbono essere uniti ai sopravvegnenti, forse averli chiamati, e aver fatto causa comune con essi, come 1 aS causa comune fecero^ con a capo gli Etruschl, i po- poli italiani settentriouali, clie poi scoi>fiUi in una ^rande Lattaglia presso il Ticino, Vennei'o Ju sog- gezioiie degli iuvasofi. Qui I'autore domanda a se stesso: i.° come avranno i Galli usato della Tittorra? 2.° che cosa avraiino fatto i Tlnti? L'immainta e la ferocia del Galli, e in generale di tulle le orde senri- Larbare, essendo, come egli dice, un fatto storico lu-* coiitrastabile, attestato dallincendlo di Roma, dalle devaslazioni della Giecia e dell Asia, dai racconti di Livio e di Possidonio presso Stiabor>e , egli osserva clie quest! Galli cosi terribili ai viiiti ai tempi di Possldonio e di Camillo, doTeano esser ancor pi it fe- roci al tempo di Tarcjuiulo Prisco, quando iiiTasero ritalla subalpiiia occidenlale ed il piano lombardo. Cousiderato poi clie griivvasoii erauo una moltilu- dine immensa,in gi'an parte a cavalio, nomadi a guisa degli Unni,inspirati da vecchie Inimlcizie, ebbri della viltoria, a\idi di preda, e che innondarono il piano conquistalo coUe famiglie, coi cavalli, coi plauslri, coUe gregge, egli e condotto ad argomentare clie la parte mlgliore della vjuta popolazione, cioe la piii eolta , cospicua e facoltosa, clie trovavasi piir esposta alia rabbia e alia cupiditu debaibari, non poteudo o non volendo cbiudersi fra le mura delle citta, o slog- giando da quelle die "venivano di raano in mano espu- gnate, avra cercato scampo e difesa fra le \alli e le Hiontagne piii prossime, che dairAlpi reliche degra- dano verso il piano: la quale sua congettuia egli fonda allresi neHaualoijia storica e uelk condizione fisica 129 cle'siti, allegatitlo come circa «n secolo dopo I'ln- "vasione di Belloveso, in im'altra invasione di Galli fra rAppenniuo ed il Po^ una ^ande moltiludine dl Etruschj, Danni ed Unibri, per atlestazione di Dionigl d'Alicarnasso, ricovrasse al mezzodi degli Appennini, e il simile facesseio Veneti e Lorabardi alia calata degli Unui, e piii lardi a quella degU Unijlien, ed osservando come le valli contermini alle Alpi retiche doveano ai tempi in discorso es- sere assai piii fertili, e piu facili e comode ad aliilare, e cio per Ic ragioni fislclie e storiclie au- torila da liii medesimo addotte al Cap. I. dei sopraccennati suoi studj sulle genii stabilile fra I'Adda ed il Mincio prima delP impero romano. Slando poi contro alle sue congetture cio clie nel proposito da taluno fu sostenuto, essere cioe im- possibile clie i fuggeuti dal Galli potessero trotar passaggio e stanza fra gli aborigeni alpini, e clie da questi non fossero invece armatamente respinti e distrutti, a quest' obbiezione egli risponde clie se ai pianigiani fu possibile fuggire pei niouti avanli agli Unni, ai Garni, passare a traverso ai Veneti e stabilii'si nel Norico, agli Etrusclii, Umbri e Dauni passare fuggendo fra le belligere e slabili genti de' Sabini , Sanniti , Marzi, e pcnetrare lino a Cuma, ai Boi passare le Alpi fra i Reti nemlci e stanziarsi nel Tirolo tedesco, agli Euganei pe- netrare e stabilirsi nel Trentino, ai Pelasgi mutare, fuggendo per terra, tante sedi nella Grecia, do- ■vetle essere aneora piu facile agli Italiaui colli ri- 9 1 3o narare fra valli itallane abitale da gentl nomade, viventi di pastorizia. Ne gli fa caso che i Romani, In tempi posteriori, nella conquista deH'Alpi tro- vassero durissima resistenza di frequenti castelli; dacche egli liene per cosa dimostrata che Parte di costruire castelli, ignota alle genti settentrionali, fu insegnata al pastoii alpigiani dalle popolazioni me- ridionali fra lore stabllite. Che se per awentura \'i fosse a cui paresse cosa assurda che i colon! Unibri ed Etruschi fuggissero verso il settentrione anziche al mezzodi, dov' erano i loro fralelli e I'antlca patria, egli farebbe osser\are che la scella delle monlagne do\ette essere stata persuasa ai fugirenti dalla prossimita ed opportunity di esse a servire d'asilo, dalla massinia difficolta che avrebbe Irovato una grande moltitudine con armenti e mas- serizie a superare senza ponti iin fiume si vasto com'e il Po, e dall" avere i Galli, siccome fomiti di raolla cavallei'ia, invaso rapidamente, dopo la \'ittoria, il piano lombardo. II perche egli non trova capricciosa, comecche coniliattuta da un vivente scrittore, 1' asserzione di Giustino, di Livio, di Plinio il vecchio, essere i Reli Tosrani che, per- dute le sedi avite, occuparono TAlpi, parendogli quest' asserzione giustificata da rehquie di opere d' arte e da nomi affini agli Etruschi, non comuni aU'altre genti \icine celte e germaniche. Con che non intende pero di sostenere che tutli i Reli fossero di razza meridionale, ma soltanto di asse- rire che i fatti e tutte le ragionevoli congetture i3i debbono persuailere che sla avvenuta una m'lgra- zlone di popoli appartenenti alle colonie etrusche ed umbre nelle valli alpiue, specialraente uella Rezia, ed una mlscliianza e fusione de' soprawe- nuti col nativi. Per quanto pol spetta al restante della anllca popolazione italiana che non fece parte della emio^'azione, non avendo questa ne disrnila, ne facolta da perdere, ne mezzl da sost en tarsi nella fuga , deve a parer dell' autore esser rimasta sul suolo natale, diventando gli abitatori delle colte campagne servi della gleba de' vincitori, ell stan- ziatl in luoghi insalubri, infecondi, remoti, e per- cio trascurati dai GallL, segiiitaudo a couduiTe una vita libera fra la pastorizia e la coltura dei campi, e i citladiui sopravvanzati alle fuglie ed agll eccidj dando tributo delle lore piu rozze manifatture ai vincitori, siccome diedero ai Longobardi e ai Fran- cbi le arti dei niuniclpj roraaui. Ma essendo i Galli stanziatisi nel piano lombardo in tanta moltitudine da sovercbiar forse di numero la rimasta popola- zione italica, e questa essendo la parte piu abietta della nazione, Tieppiu ancora avvilita dalla servitu, trae da cio I'autore argomento ad indurre clie non abbiano i vincitori potuto senliie sul suolo con- quistato quei beneficj che provarono i Tartari nella China, i Turchi fra i Saraceni, i Goti, i Fran- chi, i Longobardi, i Norraanni sulle reliquie del- I'impero romano, cioe i beneficj della civilta, che finisce col soggettare il conquistatore al conquistato. Egli afferma che di poco migliorarono quei Galli l32, i propri costuml, e clie probabilmente non niuEa-' rono ne lingua ne religione, ripetenclo da cio la cagione perche nella pianura lombarda non si tro- vano monumenli di arti italiane anteriori alia con- c{uista fattane dai romani, mentre ne rimancono Iraccie nelle soprastanti montagne. D'altra parte, egli avverte, non essendo la nuoTa patria de'rifug- giti ferace come I'antiea, non pcrmetteva a questi ne ozio ne copia delle eose necessarie alio &>iluppo intelletluale ed alia coltura e perfezionamenfeo delle arti, e cio tanlo piu quanlo the dalla pianura non poteano ricevere soccorsi per le oslilita in cui \i- veano coi Galli, e percio di niano in mano anda- rono per Y asprezza dc* siti nel corso di cinque secoli, anclie per altestazione di Livio, piu senipre inselvatichendosi. Siccome poi, egli segue ad osser- Tare, i Longobardi ed i Franclii, al modo dei Galli, non dominarono iiitieramente, ne si accam- parono clie nel piano e suUe coUine, percio i mon- tanari loiubardi, specialmenle quelli de'luoghi piu aspri ed elevati, poterono mantenersi quasi sempre indipendenti, per modo che si possano tuttavia Irovar traccie di famiglie liguri, umbre ed etrusche, e conoscere il fondo aborigeno. « La natura del » suolo poi, egli aggiunge, e la qualita della \ifa " di quei montanari li mantiene sani, robusti e sve- 55 gliati, menti'e rabboiidanza e la materia della 5? pianura ammollisce il pianiglauo, e ne ottunde M I'ingegno^ quindi avviene da tempi rimoli un 55 rigurgito di gente dai monti suUa piauui'a, mia i33 »' vencletta di nipoll <3el Tintl sul- vincltori, vm li- 5? mescolamento delle razze del piano ed un lattem- w pramento del loro aspetto, del costumi e dell'indole 5? loro. Cosi quaiido i RomanI stabilu"ono il lore do- 5J minio nella pianura lombarda, 1 Galli conquista- 55 toil si erano ommorbldid tauto, clie non bastavano S5 pill a salvarsi dalle escursioni dei Reti, e dal qoo »' al 1 3 00 1 planiglani feudatarj non seppero rintuz- ?j zare le offese liceTUte dai montanari lombardl, ni- n poti di quclli cli'essi aveano fatto fuggire fra le w slrette delFAlpi. Ma ora le circostanze hanno mu- ss tato e seguono a cangiare conslderevolmente, per- 5> clie i monli steriliscono e risentono un rafliedda- « menlo ed inaspiimento dl clima, mentve la pia- >5 nura ando sempre piu diventando ferace e salubre, >5 e perche gll uominl cessni'ono di vivere quasi esclu- w sivamente del frutto della pasloiizia e deiragricol-' »5 lui'a, per \ivere eziandio in gran parte del pro- f) dotto dell'industria , la quale si esercita e si gode s' specialmente sul piano, \iciuo ai mezzi spediti ed 5? immediati di comunicazione. Laonde le popola- 55 zioni yanno calando al piano, e con loro s'abbassa 55 la coltura e la vegetazione, e nasce sul piano una 55 fusione di razze e di famifflie clie fa illanjruidire i 55 Iralti caratleristici, piltorici e vigorosi di originaliti 55 e di indipendenza, meulre pero tutto aggentili- 55 see 55. Tali sono le osservazioni del sig. Rosa sulla con- quista dei Galli cisalpini. II fine a cui per esse egli mira e di premunire chi studia la storia patria con- 1 34 tro Topinare di laluni, clie daH'Alpi sieno calale le genti prime dell" Italia setteutrionale e media in uno stato civile, e die non sia successo mo\imento di popoli dairApennino e dal Po verso TAlpi. Egll ad- mette che se le Irasmigrazioni e calate di popoli clie divennero poscia italiani successero dall Aljii orien- tali, lungo la cosla adrialica, le geuti venute da cola abbiano potuto seco portare lingua e principj di ci- vilian ma se i nuovi popoli calarono dal settenlrione. egli nega clie polessero esser diversi dai Pannoni, dai Teutoni, dai Cimbri, e da quei Galli dell interno clie non furono educati dai Focesi e dai Fenici, e che la civilta possa esser discesa dal settenlrione al mezzodi, osservando ch'essa dee nascere e svilup- parsi prima e megllo cola dove 1 uomo e stabile, e dove vivendo di agricoltura in paesi fecondi, non e coslrelto a sempre occuparsi delle prime necessita della vita, ma puo neirabbondanza e nelPozio aver agio a coltivare le arti e lo spirito. Concliiude percio slabilendo cbe tanto alia caduta della grandezza etru- sca, come a cjuella dell'impero romano, ebbero luogo passaggi di abitanti fra il Po e TAlpi nelle valli re- zie, che a questi passaggi si debbono la coltuia della vita, la costruzione de'' castelU, le opere d'aite italica, le iscrizioni in caratleii etrusclu e gi'eci. il cullo di alcuue divinita meiidionali trovato fra quelle valli dai Romani, e che raflinlta e la concordia raanifesta- tesi fra gli abitatori delle piu alte montagne loin- barde ed i corpi dell'arli delle cltta poste al limife della pianura e quando i roinaiii riordiuaroiio nelle i35 cltla subalplne 11 luunicipio etrusco*. e i|uaiKlo i co- jauni rlcoslruirono il municipio romano, liauno ra- tUce nella paienlela anteiiore a quest! passajgi. XX. Da queste antichissime eta della sloria a quelle di raezzo ci poilano gli studj del secolo XIII del si- gner Costaiuo Feriaii. Con questo titolo chlama lautore una specie dl prodomo, deslluato a servlre d'introduzloue ad un suo romanzo fondalo nella stoiia patria di quel secolo. Secondo un tale con- cetto, bastandogll ofFiiie una immagiiie generale e sommaria de' tempi, egli si restringe a raccogliere in un quadro di semplicl contorni e di scorci 1 piin- cipali avvenimentl politici, ie istltuzionl clvlli e re- ligiose dl quella eta, le condizioni in cul si trova- rono allora gli studj, ell uomini insigni die piii illu- strarono 11 trono, 11 pontificato, la chiesa, le lettere, larti, le sclenze, lavoro clie non adiuette relazlone per sunto. non essendo clie un sunto esso slesso. Un punto di cjuistlone filologica pero, cioe I'origine e Tuso della lingua italiana, egli tocca alquanto in par- licolare. Posto mente che anclie ne"" plu bei tempi della latinita si trovarono poeti, storicl, letori, che mossero lamento dl certo latino scorretto e plebeo, egli argomenta rhe c'uesto fosse il latino del basso popolo, che fosse uno del dialetli stabllito ab antico in Italia, derivato dalia lingua Osca, se pure non era la lingua Osca medesima, che fosse insomma 11 * E opinione delPAuiore che il municipio sia originaria istituzione etrusca. peife^ionata, ma non invenlata dai Ro- man!, e ripioduttasi qviindi nei comuni del Medio- Evo. i36 Unguaggio volgare delle provlncie roniane, disso^ nante dal latino sclentifico e nobile, a quel modo medesimo che, per uua delle oidinarie ■vlcissitudini delle lingua, si \eggono comunemente nelle nazioni dissonare dal nobile i llnguaggi volgari, sia che cio awenga dall'ayere ogni provincia un dialetto eredi- taiio, o dalla mala abitudiue del popolo di storpiare, ^Ua guisa de' fanciuUi nelFappreuder le lingue, le parole, e di scouciare i coslruUi. Ora questo dialelto provinciale e volgare, sul quale nell'aureo secolo d'Auguslo, merce la prospeilla degll studj e la buona educazione diffusa per tutti 1 ceti e per tulte le pro- vincie delllrnpero, prepoudero il collo lalino, nei tempi in cui per la cresciuta corruzione de'costumi, per le pubbliclie calamita, per le irruzioni de' selten- Irionali, decaddei'o piii sempre gli sludj e si neglesse r educazione, yenne invece a mauo a mano sul colto latino preponderando , a segno clie questo inseusi- bilmente fini collo scomparire non solo dalla favelia, nia pur auco dalle scrlllure, e col cedere il luogo ad un uuovo idioma, nel quale si rifusero quelle parole di lalino clie non polerono ijou rinianere. Ke, se- condo clie pensa lautore, e da credere clie in que- st'opera a\essero potato aver parte le iuvasioni dei popoli setteulrionali, cioe a dire clie cpiesli populi ave^sero potuto a noi prestare il loro linguaggio, o che dalla mescolanza di questo col lalino avesse po- tuto nascere il volgare. « La liberta de' popoli, egli M dice, e una coslltuzione precaria: quella delle lingue 95 e Judefcttiblle jj. Per questo egli opina clie i seLt.en- ,3; liiooall, anziclie Imporre a noi la loro lingua, aM)iaiiO dovuto assumere la nostia , e die se aUuue voci si trovano in questa cli£ hanno soniigllanza ed affinita colle loro, clo uon pro^enga ehe dalia comunanza d'origiiie che lianno lutll gil idiomi letterai'j d'Eu- ropa, siccome facenti parte egnalmente della graude famiglia delle lingua indo-gernianiche: il clie fa clie ad onta delle partlcolari yariaziojii subite, abhiaiio tutli un grau nuniero di radicali comuni. Tale, se- €ondo Tautore, e I'origine della lingxia italiana o yol- gare. Per cio clie spetta al suo uso e alia complela sua sostituzione al latino, lasciata da parte la ipofesi ch'ella potesse esser dominante ntl ba^so popolo fino dai tempi piii aHticlii, egli si restiinge ad aiumettere soltanto per positive che in iscritto la si tro\i usala per inliero in alcuni documenti del declmo secolo, aderendo alFautorlta del Muratoii, clie nferisce a quest^epoca i documenti citatl nella tiigesima se- conda dissertazione sulle anticliita italiane del me- dio-evo. Lasciando altresi dl seguire nell'andamento degli sciitti dal settimo al dodicesimo secolo le va- riazioni gradatamente subite dalla lingua latlna, e stlmando inutde falica il \oler determinare I'epoca precisa in cui la nuova lingua usurpo il posto di essa, gli basta di nolare cbe nel secolo decimoterzo, cioe un secolo prima di Dante, la lingua italiana era gla Yolgare, citaudo la serie de'molti poeti e prosatori Tolgari di quel secolo, tutti antcriore a Dante, noii creatore, egli osserva, della lingua italiana, per que- sto clie uno scrittore non puo niai creare una lingua i38 senza essere mintelligibile, ma bensi correllore di essa, e grande cooperatore a quella robilta e perfe- zlone alia quale dopo lul fu ritalico idioma recato dal Petrarca nella poesia. e nella prosa dal Boccaccio. XXI. La ipotesi die la lingua itallana fosse dorainante e nazionale nella penlsola fino ai tem- pi plii antlclii, occaslonalmente accennata sollanto dal sig. Ferrari, -venne dottamente sostenuta dal prof. Giuseppe Picci in una sua memoria sull' an- lichita della lingua italiana e de' suoi dialetti. Opina il sig. Picci cbe questa lingua si a quella medesima clie usarono gl' Itali anliclii duiata in Italia sem-^ pre dappoi, parlala dal popolo, e diversa nelle forme dalla lingua illustre, cioe da quella degU scriltori^ iu tanto discostandosi dal sig. Ferrari in quanto die qucsti ripete, se non lorigine, almeno il piedominio della lingua ilaliana dalla degenera- lione della latina, nientr'egli invece rawisa nella la- tina una alterazione, per non dire una degenerazione della ilaliana. A sostegno di questa sua opinione, contraria bensi alia comune, die fa della lingua ita-^ liana una figlia del latino, corrotlo dal tempo e dalla mcscolanza degli idiomi selfentrionali.ma gia espressa allra \olta da qualdie erudite, ed c^gi.dj sussidiata dagli stud] e dal progresso della linguistica, egli os- serva die i caralteri fisiologici de'popoli. e con essi gli psicologici, cbe ne dipendono, e con questi per con- seguenza le lingue. cbe ne sono respressione. sono indestruttibili^ deiiva da rio una prova a priori del- Vanticbita e indefettibilita della lingua italiana: ne i39 deiiva per analogia uiT altra jnova da altre lingue anticlie d'Europa, consenatesi malgrado la domi- nazione rojnana; ed un'altva dalle antiche colonic straniere superstlll in Italia, pailanll luttora il loro natiAO idioma; mostra esser piii licca di forme e di \ocl la lineua italiana clie la lalina, e da cio deduce I'antenorila della prima, creata dalla nalura Ira il popolo, in confronto della seconda, creata dall'arte fra gli scritlori: deduce cio steiso da molle vori ilalo- greclie, die in tjuella si trovano, non in questa^ mo- stra per testimonj di storici che una lingua popolare, per forma e per lessico pivi italiana die lalina. csi- steva realmente non solo nell' Italia in generale e nelle altre parti deU'impero romano, ma nella stessa Roma, della qual lingua rileva le traccie sparse nelle slesse scritture de'classici; sostlene che ne le legionl lie le colonie romane, ne le iuTasioni de" barbari po- terono aver forza di distniggere questa lingua fra i iiazionali, non le legioni e le colonie, perclie troppo scarse di numero in confi'onto degli indigenl, non le invasioni, perclie troppo vai'ie e di troppo breve durata^ e concliiude die la lingua italiana piuttosto- clie figlia, deve tenersi per madre della latina, in questo senso ch'ella fu, come dire, il fondo parlato sul qt\ale fu la latina, cioe la scritta, dalFarte e dagli aiitori con alterazione delFantlco e nativo stampo co- strulta, a quel modo die poscia, al cessare della la- tina, fu dagli autori e dalFarte, sopra il fondo me- desimo e colla stessa alterazione di voci e di forme palive, eretta la illustre, cioe la scritta, italiana. i4o XXII. Le allre procluzioni tli cm cl rimane a far cenno spettano tutte ad un raedesimo ramo di lelteralura, cloe alia biografia^ impevciocclie in qiialcke senso si puo alia biografia allresi rlferire un altro minor lavoro dello stesso prof. Picci, con- sistente in una nota ad alcime osservazioui fatle ai nuovi suoi studj sopra la Divina Commedia di Dante, da lui nou lia molto puJablicati. Versa, com' e noto, il Id^ro del sig. Picci clie porta que- slo titolo, suUa intei'pretazione dell' astrusissimo senso della selva allegorica, nella quale I'autore ravvisa figurata la calamita principale della \ita del poeta, cioe il suo esilio dalla pati-ia Firenze. Fu clii assentendo con lui in geuerale suU' admis- sibilita d' una tale interpretazione, mosse poi in parlicolare sulla sussistenza di alcune sue prove varie diflicolla, a rimuover le quali e appunto de- slinata la nota di cui parllamo. Ma la natura al tulto polemica dello scritto non ce ne rende pos- sibile il compendlo: e pero rimettendoci per mag- giore uotizia alia pubblicazione che Tautore intende fame colla stampa, vogliamo die ci basli d'averne solo accennato Tassunto. XXIII. Un'ampia e lucubi'ata nolizia d(;I noslro illustre socio e censore bar. Camlllo Ugoni sulla >ita, suir indole e sulle opere di Giuseppe Piazzl, lo scopritore del pianeta di Cerere e fondatore delle specole di Palermo e di Napoli, conferniu le spe- ranze in noi dalF autore lo scorso anno deslate colla sua biografia del Filangeri, ch"' egli sia per i4i far poga raspcltazione tle^buoni col clar compimento alia s'la innollrata sua storia tlella letteratuva ita- liana nella seconda niela del secolo XYIII. Nacqxie Giuseppe Plazzl, secondoclie abbiamo dal nostro biogi'afo, in apiata e spettabile famiglla da Bernardo e da Fiancesca Artaria il 16 luglio 1746 a Ponte in Vallellina, allora sis^noria de' Grii^ioni. Avula in patria, anzi in famiglia, la prima educazione, fu posto d'anni undici nel serainario di Como, d''dnde passo nel collegio Calclii e alle scuole di Brera in Milano, dov' ebbe a maestro il Tiraboschi, e poscia a Torino, ove ascolto le lezioni del P. Beccaria. Nel 1764 "vesti Tabito de' Teatini in s. Antonio di Milano, e mandato a Boma a slvxdlare teologia, \i apprese altresi la raatematica del P. Le Seur. Consacrato sacerdote nel 1769, passo ad insegnar filosofia a' confratclli in Genova, e da Genova a Malta, in\lato\i a leggere malemalica nelFuniversita tlal gran maestro dt'll'ordlne gerosolomitano, Pinto. Soppressa la universlta dal gran maestro Ximenes, torno a Roma, d'onde i superiori lo mandarono a Ravenna a re<:trore il colleatorio parte del regno al di qua del Faro, e nell'anuo 1817 determinava clie in Napoli ancora si stabilisse una specola, ordinando che fosse recata a complmcnto quella clie era stala incominciala sopra diserjni presentati dal baroue di Zacli e dallo Zuccari sotto il goTerno di Murat. A dar efTelto a questo mu- nifico cousiglio del re fu eletto il Piazzi con litolo di direttore generale delle regie specole, con libera facolla d'amministrare e disporre i ricclii fondi assegnati in dote alia nuova specola, e di eles^erne il direttore. Quanlunque gia grave d' anni y i , egli si reco alF ubbidienza, e nel volgere di tre anni ridusse il nuovo istituto in istato da poter operare, corrispondendo ampiamente si con lo zelo e la ope- rosita indefessa e si coUa enercfia nel far fronle a'di Gstacoli, colle saggie rifornie del primo dlscgno, coUa economia de' fondi e coll' ottinia scelta dell* astrono- mo, alia fiducia in lui posta dal Sovrano. Questo nuovo incarico lo tenne occupato pel resto della tita in gra\i e moleste faccende, e in frequenti pas- saggi del Faro daU' una all' altra metropoli del re- gno, fino all' anno 182G, nel quale, troTandosi in Napoli, dopo bieve malattia cesso di ^ivere ai 22 di luglio, entrato da poclii giorni nelFanno ot- tantesimo. Per alto di ultima Tolonta, otteuutane siccome regolare la licenza del Pontefice, dispose, di Palermo dal 1792 al 1813, giunta fmo a Uitto il 1800. Ove pure, per certe omissioni del Piazzi, quesla pubblica- zione dovesse riuscire negativa, come teme il suo editoie, sara ad ogni modo utile agli astronomi il conoscere i fondanienti de'due cataloghi del Piazzi, e in breve gli avranno interi. 10 i46 oltre ad altrl legatl, della sua bUjlioteca e de'suoi quadri e strumenti privati a fayore della specola di Palermo, e di una rendita annua per mantenere in essa un allieTO astronomo che portasse 11 suo nome. La sua spoglia mortale fu, secondo la sua pia dlsposizione, sepolta nella cliiesa di s. Paolo de' Teatlni, e agli onori cli' ebbe in vita di presi- dente delFaccademia reale delle sclenze in Napoli, di socio forasliero dell'accademia delle scienze di Francia e della societa reale di Londra, di so- cio pensionato delFisfiluto di Milano, di membro ordlnario della societa italiana e delle accademie di Torino, Gottinga, Berllno e Pietroburgo, gli furono agglunti in morte quelli di solcnnisslmi funerali, d'una statua di bronzo e d'un magnifico sepolcro. Ad un''alta, magra e dirltla persona, con fronte prominente, tempie spaziose, mento sporgente, ocelli piccoli, neri, lucidissimi, uni il Piazzi im' in- dole franca e sincera, clie talora il traeva all'im- prudenza, e appasslonafa e ■vivace, die sovente 11 faceva trascorrere ad atti d'lmpazlenza^ difelti lar- gamente in lui conipensati da eccellenti doti di cuore, fra le quail prlmeggiava in singolar modo la gratltudlne. Fu leale nelle amicizle, difficile cost al conlrarle come alio sciogliejle, soccon*evole agli araici nelF indigenza, procllve a favorire clascuno nelle onesle domande. Facile, ameno e animato parlatore, abborriva nel dlscorsi e nelle lettere al- Irui le lodi lambiccate e le involute espressioni, e, benclie sinceramenie modesto, non era indlfferenle '47 alia gloria*, ma piu assal clie la gloria poteva in lui il saiito ainore del vero e della scienza. XXIV. XXV. Maleria d'altre due biografie por- sero al d.r Anlonlo Sclilvardi due perdife recenll fatte dalla hresciana accademia, Tuna del prof. Bartolomeo Sifrnoroni. siiccessa in Padova il trlorno 28 novenibre i84'|i Taltra del d.r Giovanni Zan- tedeschi niorto nella terra di Bovegno il 19 mag- gio di quest' anno uiedesimo. Ci fere lo Scliivardi senlilamente conoscere la gra^ezza di queste per- dile narrandoci i niolli e imporlanii servigi pre- slati dal Si Poiche la carita del natio loco y> Lo \inse, raduno le fronde sparse «. XXVII, Per ultimo il Segretario in tma serie biografico-cronologica abbracciante lo spazlo di tem- po dall'anno iSBj a tulto il 1844^ commemoro le mancanze avvenute fra queslo interrallo nella no- stra letterariafainiglia, restringendosi ai socj della provincia bresciana, per la difficolta di otteuere quanto agli esteri le necessarie notizie *. Con che egli intese non meno di ademplere ad un carico del proprio ufficio, che di offerlre un tributo di zelo all' accademia e alia pallia, e d' introdurre anclie pel tempo a\ venire una pratica che non e senza esempi nelPaltre scientifiche societa, e che onorerebbe la nostra. Benche sia, come dissimo, questa serie vistrctta alle sole perdite patrie, i nonii die vi figurano appartengono alcuiii per fama al- tnente quella che tratta della influenza della elettricita nella ^ egetazione, e allre due, nelle quali 1' autore riprova la troppo estesa coltura del grano lurco sicconie dannoso alle rampagne, e I'abuso che si fa di queslo alimento dai con- ladini, siccome cagione della pellagra. ' \. Coinmenlarj per I'anno 1844. i5i ritalia, e futli per llfoll o di virlu o dl Joltriua o di publ)liche beuemerenze sono e saranno alia citta nostra di sempre cara e onorala ricordanza. Che se per Tuna parte un senso di mcstizia ci prende pensando alle tante perdite sofferte da que- sto nostro consorzio nel \olgere di si poclii auni sorge dair altra un conforto guardando a^Vi acqui- sti con cui yengono in esse cosi bene riparate le continue rapine della morte. Tossano per I'onore de'patrj studj uon Tenirci mai meno siffatti com- pensi, possa nella bresciana accademia non eslln- guersi niai per difetto di cultori il fuoco sacro della scienza^ e possa mai sempre ella dire di se stessa che, uno avulso, non dtfieit alter. (e-»^ rm PUBBLICA ESPOSIZIOISE. J_je arti belle ci si presentarono in quest' anno animate da nuoTo spirito di fecondita e di vita, e parvero coUa Tarieta e copia delle loro produzloni \olerci ricompensare del desiderio clie da qualche auno ce ne vanno lasciando. Comincieremo dai lavori del socio attivo di quest' Ateneo, slg. Gabriele Rottini, consistenti in un quadi'o d'altare che figura la Presentazlone di M, V. al Tempio, e in tre ri- tratti, due toltl dalla mascliera e il terzo dal vivo. Nominare I'autore di questi preglati dipinti e dirii degni della sua stabllita e distinta riputazione, do- vrebbe bastare ad ogni piu beU'encomio. Noteremo nondimeno siccome pregi speciali nel quadro d'al- tare la bella sempUcita e il naturale piramidare della composizione, la pastosita dei contorni, la soavita nell' aria delle teste, e la maestria dell' ar- lista nel superare le forti difficolta della composi- i54 zione di prospelto e dell' equabile diffusione della luce^ la quale, se per Tn-ia parte e piu consona al vero, toglle per I'altra il mezzo piu facile a dare risalto al diplnto, qual e il contrasto del lumi e deir ombre. La buona condotta e la verlta racco- mandano i rltratti^ e il njerito della somiglianza, clie appare eminenle in quello die e tolto dal vivo, non manca ne' due clie il plttore trasse dalla maschera. A quest! suoi propri lavori piacque al Rottini di aggiungere un saggio soleune del profitto de' suoi giovani allievi, ofFrendo alia patrla materia di sod- disfazijone e di belle spex^anze uei molti e varj spe- rimenti di figura e d' ornato a matita, a cesello ed in plastica, usclti dalla scuola gratuita da lui, or souo quattr' anni, istituita in Brescia, e sostenula dalle contribuzioni di beneraeriti cittadiui, Se il merito di questi studj e la copiosa loro mostra onorano in comune la scuola e V egregio maestro, onora questo in particolare 1' otlima §celta degl^ esemplari. Ci dispensiamo dal far parola della Pia de'To- lomei e d' una sacra famiglia del sig. Luigi Sam- pieiri, essendo quest' opere riproduzioni delPautore. Bensi noteremo la \ivacita e biio del pennello clie appare nella gio\iaelta leggente e in cinque ritratli, altri suoi lavori, e la evidente somiglianza che si i55 liscontio nei ritialti, massiine in quello del plftore slesso e nelF altro dipiuto per comraissione della sig. Trappa, vedova Saiui, 1 quail due fmono an- che giudicati soprastare agli altrl In bonta di di- segno e savia condotta. Di tre altii ritralli, a mezza figura, presentali, con altii lavori di composlzione, dal sig. Giovanni Sottlui, fu particolarmente lodato il suo proprio per lo spiccare che fa dal quadro, e fra gli altii lavori, quello che rappresenta una venditrice di poUi ebbe speciale encomio. Atlrasse la simpatia de' riguardanti una preglilera vespertlna, rappresentata da un dipiuto del nob. Giuseppe Martinengo in una madre con due figli, I'uno bambino, ch'ella tiene in braccio, e I'altro, gia graudicello, genuflesso, con appiedi il cappello deposto ed un piccolo bastone, che stanno innanzi ad una croce di stazione in campagua. Lodarono poi gli inlelligeuti la bonta della composizlone, la fuslone nella testa della figm'a principale, e il pro- gi'esso dell'artista nel colorito. La pubbllca attenzione fu altresi e particolar- mente chlamata sopra un grande quadro d'altare. i56 primo lavoro ia tal genere del sig. Filippo Brunelli, in cul e dipinto s. Filippo Neri in mezzo a' gio- vanetti, assorto nella coutemplazione della Vergine, die gli si mostra in -visioue daU'alto. Bene intesa composizione, espressione e Terita nelle teste, felici partiti di luce, forza dl colorito sono i pregi di questo quadro, clie raisero ia bella aspeltazione del giovane artista. Si vede pel trasparire la buona scuola, cIo6 quella dell'accadeinia Carrara di Bergamo, di cui e allievo il sig. Otta-vio RonchI, in una Yerglne addolorata col Cristo, due ritralti e una copia dal Rubens di una lesla di Neltuno, produzioni di quest' altro gio- vane artista, clie registriamo a compimento de' cenni sui lavori a figura. Dal qual genere passando ad altro, ci si offrono non meno di diecisette dipinti dal sig. Faustino Joli, fra piccoli quadri e medaglie aderenti al Tetro, rappresentanti vedute campestri, gruppi di gente di \arie condizioni, animali, e clie so altro. Non passa esposizione clie questo pittore non dia saggio di non comune attivita, e clie piii monta, di con- tinue progresso nell'arte. Dai lavori ciregli pre- senta in quest' anno, e massime dalle medaglie, ap- i57 pare quant' egll sia gla innanzl nel trattare 11 pae- saoforio, e qual brio e verita, seguendo la scuola del ppl Migliara, sappla dare alle maccliiette, Anclie i qvradri di fioii presenlati dal slg. Tom- maso Castellinl, socio d'onore, pro\e¥ebber» T esi- mla perizia dell' egreglo arllsta, se dopo i saggi di lal genere da lui allre Tolle presentafl, avesse que- sta bisogiio d** esser prorata, e se dopo cio die in questi stessi commentarj fu detto de' suoi precedentl dipinti, uon bastasse dire de'presenti ch'egli non e venuto meuo a se stesso. Piuttosto ripeteremo a queslo hiogo gli unanimi encomj largitl dal pubblico ad uu giovane allievo della I. R. Accademia di Mllano, Giambattista Lom- bard! di Rezzato, per un medaglione di fiori in marmo di Carrara, da lui presentato come saggio de' suoi felici primoidj in quest' arte gentile. La slngolare delicatezza dello scalpello e rartlficio squi- sito che seppe piegare la pielra a rappresentare nella piu perfetta verlta oggetti di tanla tenuita e leggerezza, fecero da tuttl ammirare questa podu- zione, e sperare nell'autore alia patria un artista d'esimla rluscita nella scoltui'a ornamentale. i58 La franchezza del pennello, e il biio del talento piltorlco furono ammirati altresi nelie molte e belle vedute a tempera presentate da Gaetano Biseo^ e la buona e classica scuola apparve cosi nel disegno del prof, arcliit. Gaetano Clerici, nostro socio d"o- nore, per rampliazlone e ristauro dell' orfauotrofio masclille della Misericordia in Brescia, che si sta eseguendo, come pure ne'due dell'altro nostro so- cio onorario sig. Luigi Douegani, beneraerito inge- gnere municipale, rappresentantl in nobile prospetlo la ricostruzlone, da lui progettata, della porta di s. Nazaro in Brescia, che dal corso interno metta direttaraente alia strada ferrata lombardo-veneta. Ai rpiali disegni agglugnercmo qui, bonclie alia ingegneria piii die alle belle artl speltanti, i molli altri presentati In due volumi con Indlci e descri- zioni dal nob. Giambaltista Cliizzola. zelantisslmo e benemerito assessore municipale, e denotanti le boc- clie e partifoj che diramano le acque di Mompiano a tutte le pubbllclie e privafo fontaue della nostra citta^ opera di somma lucubrazione, perizia e pub- blica utilita nella deterniinazione dei dlritti, finora in gran parte incerti, de' ciltadinl neir uso delie acque potabili. ID9 Ne ommetteremo di xicordare fra gli oggetti della puljljlua atteuzioue tre vedute a olio di Angelo Marianni, clie atteslano il buon awiamento deU'au- tore nella ]iittura urbaua, due di Carlo Pensotti, entrato di fresco con fellce aspettazlone nella \ia delle aiti, quatlro dfl nob. Francesco Prata di Milano, due all" acquarello della nob. Olimpia Prata, pure di Milano, e una scena del diluvio di bella invenzione, modella'a in iscagliola da Giuseppe Bernardi veneziano, clie in aggiunta ai palri lavori concorsero a decorare la nostra esposizione^ un modello di bambino in creta e una copia in cera del nicnumento Tosio, di Primo Boretti, glovanetto delle piii belle speranze, quatti'o ritvalli in basso- rlllevo e due in niinlalura del sacerdote Stefano FenarolL, dilettante di nola perizia per saggi altre Tolte prodotti, un bel frogio in ceroplastica di Pietro Telasio, luia Madonna della Seggiola, incisa a bulino da Giuseppe Fiorani, i saggi del metodo di pittura orientale applicato alia litografia, del socio d' onore d.r Antonio Sandri, clie appartengono insieme alle belle art! e alia Industria *. Alia quale passando, ci permetteremo di riferire alle produzloni ad essa spettanti, benche oggetto deUa sclenza chirurglca, un apparecchio ad esten- * Suir applicazione fli questo metodo versa la breve We- moria del sig. Saadri riferita in queslo volume. i6o slone permanente per le fratture delle gambe, pre- sentato dal d.r Giuseppe Pedrioui, chirurgo pri- mario negli spedali di Brescia. II producente ha inteso di applicare alia frattura della gamba il consueto apparecchio per la frattura del femore, e cio percbe si possa far senza delle fasciature usate finora, considerato clie queste non si possono rimuoTere nei bisosni della medicazione senza danno deir infermo. n sior. Bartolomeo Laffrancbi, udllore dell'Ateneo, presento un orologio, col quale si studio di dimi- nuire la reslstenza del due ostacoli al moto, I'arla e Fatlrito. Egli intende dt ottenere questo scopo coir abbreviare la corsa del pendulo, cioe col ri- durre a pochissimi gradi I'arco di oscillazione. Uu altro cronometro, cioe un orologio regolatore a secondi, fu presentato dall' oriuolajo Eugenio Bonfiglio. Con bello e lodato artificlo ottenne Tau- tore die allri secondi segnati nella lente del pen- dulo e perfeltamente isocronl con quelli deir oro- logio, ■yengano misurati e notali iudipendentemente dal moto di esso orologio, e merce il solo squill- brio del raovlmento del pendulo. i6i Una maccliina industre di Gaetano Zapparelli per la fabbiicazione delle lime, tende a liberarci dalla dipendenza daU'estero in questo ramo di mauifatture, ed un"altra dello stesso e destinata a facilitare il modo di rllevare i dlsegni ad uso de^ lelaj alia Jacquaid. Un''aUra macchina, invenzione di Ignazlo Fab- bri, e destinata alF ufficio di lagliare i mattoni da pa^imenlo. Consiste in una sega, messa in moto dair acqua, mediante la quale il tagllo, ollre essere piu spedllo di quelle clie si fa a niauo, e perfet- tamente orlzz'^ntale, siccbe i raaltoni coinbaclno ap- pleno sopra tulti i punti. Uno scfuisito lavovo in tarsia, eseguito da Ber- nardo Rozani con una maccliina di sua invenzione, prova come si possano ottenere per essa tali lavori con risparmio di tempo e di opera, senza die per- dano punto di perfezione. Altri gentili lavori eseguiti a pave nell'officina della ditta Pietro Gualla dal lavorante in essa ofllciua, Giambattlsla Pivetli, sono una bella e nuova in- troduzione nella nosti'a Lombardia, e non la cedono 1 1 in perfezione e vaghezza ai pave die ci vengono da Yienna e da Parigi. Fu altresl particolarmente encomiata per consi- slenza, esattezza ed eleganza di lavoro una spln- garda operata a damasco nella fabbrica del fratelli Franzinl in Gardone, ne andarono senza ^logi una canna da arehibuglo del valente arlefice Marco Comlnazzi, ed un sagglo di maglle lavorato con nuo\o melodo, di Giuseppe Frigerio. Le pregevoli imbalsamazioni di uccelli indlgeni e forastieri, alia quali ^a unita una civetta imbal- samata a susta per itso di uccellanda, produzione del clilruriro minore Lui?i Udescliini, un lavoro d'ornato a cesello di Paolo Novello, un altro dello slesso genere di Carlo Landi, un altro di frutta pure a cesello di Gaetano Manfredi ed un ornato in plastica e doralo di Glo-vanni Fantoni, tutti con buon gusto condotti, un nuovo metodo per irabo- scare i baclii da seta di Pielro Zo, un carello mi- gliorato per la filattira del lino, della canape ecc, di Alessandro Scovolo, una lucerna e una finta candela a olio economiche, di Bortolo Berenzi, sono gll allri saggi clie di se diede in quest' anno la pa- tria ijidustria. G. NicoLisi Segretario. FINE. ELENCO dei Uhri ed altri oggetti pen^eniUi in dono aWjiteneo di Brescia durante Tanno accademico 1 84 5. Description de l' Egypte. XX ■vohimi. cloe IX di testo e XI di rami, imp. fol. Edizione origlnale colle prime prove di stampa. Niello Antipendium nell' Abazia degli Agostini in Rlosterneuburg. Un volume imp. fol. colo- ralo, ed uno di leslo. Doni di S. Maesta I. R. Fehdinaudo I.'* AccAfiEMiA R. d' agricollura di Torino — Annali. Vol. III. Elenco dei quesiti proposti dalla R. Accademia d' agricoltui'a di Torino nell' anno i8/|5 sulla produzione della seta. Statute della R. Accademia d'Agricoltura di Torino. Adorni Giovanni — Ode per I' aprimento degli asili infanlili in Parma, Osservazioni intomo ad un discorso di Cesare Cantu sopra i vocabolarj della lingua italiana. Discorsi tre agli alunni della scuola militare. - Lettere tre, cioe i.^ intorno certi modi clie si trovanonelle scritture di questi tempi ^ 2.^ sul- I'economia^ 3.^ sulla educazione. i64 Albeui EuGENio — Replica ad iin articolo tie! prof. Guglielmo Librl relativo alia questione insoiia in Firenze circa i laTori di Galileo e di Re- nieri intorno ai satellitl di GioTe, clie si con- s^r-vano nelP I. R. biblioteca palatina de' Pitti. AuER Alvisio — II pater noster in piii lingue. Atti — Delia sesta riunioue degli scienziati ita- liani. Balardini LoDOTico — Delia pellagrar del grano turco quale causa pi'ecipua di quella malattia, e dei mezzi per arrestaila. Balbi Adriaxo — Eleraenti di geografia generale. Di alcune ultime opere di stalistica e geo- grafia patria, e di alcuni receuti lavoii di geo- desia e cartografia italiana. Bassi Agostiso — Tre niiove memorie da presen- tarsi e leggersl alia sesla riuiiione degli scien- ziati itallani, la pi'inia sulla coltura dei gelsi, la seconda sul miglior raododifaree conservare i villi, la terza sul contagi in generale. Beltrami Clsare — Sliidi sulla genesi della fibrina e sul suo aumenlo nelle malattie flogisliclie. Bernardosi Giuseppe ■ — Osservazioni sopra la let- tera 3o marzo i3i4 a Gnido NotcUo da Po- lenta Signore di Ravenna, attribuila a Dante. Beroaldi Pietro — Considerazioni patologico-pra- tlche sulla migliare. Dizionario della legislazione austriaca intorno la sanita pubblica continentale e la pubbllca beneficenza. i65 Bertiwi B. — Relazlone del duodecimo congresso sclentlfico di Francia, lenutosi in Kimes nel set- tembre i844' BiAGisi PiETRo — Ossei-vazione clinica sopra una particolar forma di febbre puerperale. — Letteie sopra uuo slraordinaiio sarcoma ce- rebrale. Bosi LciGi — El-ementi di patologia imiana. Brasca Carlo — Catalogo della librerla di Carlo Branca. Bresciamde-Borsa Giuseppe — Osservazioni teorico- pratiche sopra il taglio cesareo in donna Tivente. Bret Gaetano — Diziouario enoiclopedico-tecnolo- gico-popolai'e. Yaij fasclcoli. Dissertazione sul modo di lavorare il ferro, onde abbla la ricliiesta resislenza a sostenere i massiml sforii. Brizi Oheste — Lettere e articoli intomo alia qulnfa riuflione degli scienziati italitmi, tenuta in Lucca nel setlembre 184 3. BurriNi AxDREA — Ragionanienti storlco-economico- statistici e morali iutorno all* ospizlo dei tro\a- teUi in Milano. Bulletin bibliografique, ou liste des ouvrages nou- ■veaux pubbli^ eii France, seizierae annee N. 3, 4, 5 e 6. Canipsa Luigi — Ricerclie sull' architettura piii pro- pria dei templi cristiaui e applicazione della medeslma ad una idea di sostiluzione alia chiesa caltedrale di s. Giovanni di Torino. i66 Canina Luigi — L' architetlura auUca descrllla e dimostratacolmonumentl. DIscorso preliminare. Opere principali del cav. L. Canina, iiuprese a pubblicavsi in Roma nella lipografia slabilita presso r autore ( manifeslo ). Cantu Cesare — Ragionamento sulla storla L.om- barda del secolo XVII. Discorso preliminare al volume di documenti iptitolato della letteratura. Prefazioue al volume III dell' ai'cliivio slorico italiano. Primordj della lingua Italiapa. Casa:xova AcHiLLE — Emalologia patologico-tera>' peulica fisico-clilmica ecc, Casazza Akdrea — - State agrario ccouomlco del Ferprese. Catullo T. A>toivio — Memoria sulle caverne dellp proviucie venete. Cerisi Gidseppe — Deirimplanlo e conservazione dei bosclii e del modo di regolare lo scolo delle acque di pioggia a vaataggio della vegelazione bpscliiva. Cesati ViNCENZD — Iconographia stirpium itaUcarum^ fasclcolo 3.*^ C^ER€BINI Fraiscesco -r- Vpcabolarip milajaese e ita? llauo. CoDpE Luigi — - Istruzione filosofico-morale sulle fa^ colta dell' anima umaua. vr"- — Notizie biograficlie di Antonio Tlbaldeo. CpsjiV M, A. -t- Intloviuajuiento ^' mezjsi d| pui avm 167 poluto valei'sl Archimede per far andare per terra con la sola forza della sua niano una gran- disslma nave carlca di un peso enorme. Cozzi Aadrea — Ricerclie sopra i tidiercoli polmo- narl si crudi clie fusi. Fdcerclie siil clanuro di jodio in una bile umana. Relazione dell'anallsi cliiniica dell'acqua ja- nella presso Enipoli. — RIceiche &ulla combinazionc dell' albumina con sali piomblci. Poche parole intomo ai metodi ordiuarlaraenle impicgali per separare i coniponenti dalle acque minerali saline che servono ad uso medico. Acido valerianico olteuuto col melodo a spo- stamento, e studj ad esso relativi. Relazione dell'analisi cliiaiica deiracqua Mar- tinelli di Montelasini in Val di Nievole. — - — Ricerclie geologlclie e mineralogiche sopra l^Ionlieri e sue adiacenze. DetLA Casa ViTTORio — Proposizioui fondamentali del nielodo differenziale dimostrate siutelica- mente ecc. De la Rivji A. — Notice sur la vie et les ouvrages de A-P. de CandoUe. Del Cuiappa Giuseppe — Progetlo di una edizione di lutte le ojiere di M. T. Clceroue volga- rlzzate. Riogratia di Alessandro Volla. Idem di Luigi Cerrelli. i68 Del Chuppa Griseppe — Biografia cU Domenioo Mo- schenl. Idem di Angelo Teodoro Villa. Idem del cav. Vincenzo Brunani. Idem del car. bar. Pio Magenta. Idem del prof. Vincenzo Racclietli. Idem di Defendente Sacclii. Alcune osservazioni sulla Kngua c sulla elo- quenza italiana, massimamente rispetto alle dif- ficolta clie s' incontrano nella -versione delle orazioni clceroniane. Desideeio Achille — Intorno ad alcune applicazioni terapeuticlie del solfato di cliinina — Risposla al dolt. Rognelta di Paiigi. — Giudizio suUe deduzioni del dott Triberli in- torno al solfato di cliinina. Esame di un giudizio dato intorno ad alcuni fatti relativi al solfato di cliinina ecc. Dissertazione sulla -virtii specifica del solfato di cliinina, rislretta entro i limiti del \ero. DiscoRsi suir educazione, letti nell' islituto Raclieli in Milano. Filippisi-Fastom Achille — Nuove considerazioni teorico-praticlie sulla yera azione terapeutica delle acque di s. Pellegrino nel Bergamasco. Febrario Giuseppe — Delia mortalila e dimoia me-' dia dei malati nello Spedale maggiore di Mi- lano dal 1811 al 1844. edinquellodeiRR.PP. Fate-bene-fratelli dal 1604 al i844- Flauti V. — - Delia invenzione geoiueliica, opera 169 postuma (li Nicola Fergola, oidinala, coni})luta e conedata d" importantl note. FoRMiGGiNi S. — Scritti varj. FusiNiERi -V-MBROGio ■ — Rispostc al dolt. Bartolomeo Bizio sopra van puuti di meccanlca mole- colare. Risposta su la rugiada, sulla scomparsa della neve ecc. ad ailicoll del Signoii Mandonio Mel- loni ed Angelo Bellani. Delia tramutazione del coloi'l di riflessione delle lamme sottili nei lore coruplcmentarj di trasmissione col mezzo della slessa luce liflessa. Gallo VncEszo — Almanacco naulico per 1' an- no 1845. Gatta Matted — Primlzie poetiche. Ghibellim Francesco — Conipeudio di geografia antica e moderna, sciitto con nuovo luetodo elementare. GiOTAKELLi Benedetto — Anticliita scoperte uel Ti- rolo meridionale 1' anno i838 (in tedesco ). -» PensleilsuiRezl, sulPorigine deipopoli d' Ita- lia, e sopra una dgscrizlone Rezio-etrusca. GoETz Edmo>bo — Vocabolarium graeco-latinura cum duplicl appendice Lrevis grammaticae grae- cae sectioni I. Avviamento alia traduzione del latino in le- desco ( in tedesco ). loni B. — Osservazioni sul creduto acido -valerianico. ■' Fenomeni elettro-cluniici sulla ripiistluaMone deir argento. JuLiEN Marcantoxio — Cougres scientlfique d'ltalie reuni a Milan le i 2 septembre 1 844- — Ode. LoRENzuTTi Antonio — ■ Breve i-elazione di alcuni pezzi conservatl uel luuseo patologico dell'ospi- lale ci\ico di Trieste. Cenni sul male di Scarlievo. Conipendio di notlzie storico-descrittive del- I'ospitale civile di Trieste. Succinta descrizione di un seudo ermafrodismo. Maggi Gaetano — - Sul nuovo catasto. Manengo Andrea — Necrologia del dolt, fisico Gae- tauo Camozzi. Meifredy Ermentario — Sulla educazione moltiplice dei baclii da seta. Menin Lodovico — Elogio funebre dell' abate For- tunato Federici. Elogio funebre di Nicolo da-Rio. Discorso inaugurate letto nella grand' aula del- n. R. Universila di Padova per i'apertura di tutli gli stud) nel giorno 4 novembre i844- MoRBio Carlo — Storia della citta e diocesi di No- vara. NovELLis Carlo — Storia di Savigliano e deU'ab- bazia di s. Pielro. BioOTafia d' illuslri Savifflianesi. Orti Giovanni — Gazzetta eclettlca di chimica far- maceutioa-medica-tecnologica e di rispeltiva let- teratura e coinmercio della conversazione me- dico-farmaceulica clie nieusiliuente si riuuisce iti casa del cav. nob. Com. Giovanni Orli. 171 Paleocapa Pietro — Considerazioni sulla coslilu- zione ^eolosica del baclno di Venezia e sulla probabilita clie \'i riescano i poz;z,i ai'tesiani. Perom Aagelo — Trattato leorlco-pratlco suU'edu- cazioue del baco da seta. Picci Giuseppe — Dei nuovi slutlj sopra Dante pub- blicati da M. G. Ponta ia Roma e da G. Picci in Brescia Fanno i843. PoGGi G. B. — Delia medicina e del medico, PoLLi GiovA>si-T— Ricerclie sulla cotenna del sanirue. o ■ Nuovo criterio regolatore del salasso. PoLiGBAFO, giorjaale di scienze, leltere ed arti — Varj fascicoli. PiUOJETs et rapports relatifs a la puljlicaliou d'un recuell general d'epigraphie latine. JRagazzisi Francesco — Nuove ricercbe fisico-cliimi- clie, ed aijalisi dell'acque termali euganee. Analisi cbimica dell' acqua acldulo-saliDO-ferr ruginosa della \alle di Rabbi nel Tirolo italiano. — .r — Analisi cbimica dell' acqvia acidulo-salino-fer- rosa dell.a yalle di Pejo. Reale Agostino — Sulla \ita e suUe opere di Jacopo Menoccbio. Regokati Francesco — Prlmizle poeticbe. Rizzi D. • — Cennl storici suirarcbilettura antica e moderna, e proposizione per migliorare I'agri- coltura delle provincie venete, Rosa Gabriele — Studj intorno alle genti slabilite fra TAdda ed il MJucio prima dell' impero ro- m,aup, RosEjjTAL Francesco Antotjio — Regole fondamen- tali della graramatica tedesca. Eserclzi italianl di traduzione. Idem tedeschi di traduzione. Leltera al dottor Foldi intomo al raetodo stenopedico. Programma dell' opera Vltaliano in Germania. Prospetti sinottici N. 5, 12, i3, iSdelmetodo rosentaliano. Raccolta di esemplari calligrafici. RossARi Carlo — Descrizione mitolocfica delle co- stellazioai, e nozioni pi'eliminari di astronomla, per servire di illustrazione alle carte celesti di- segnate dalP ingegnere Carlo Rossari. RuscoNi PiETHO Martire — Del Tiver sano e longevo. Poema didascalico. RuspiNi Gio. — Manuale eclettico dei rimedj nuOTi. Saccardo Luigi — Scoperta delle cause che produ- cono il calcino o mal del segno nei baclii da seta ecc. SiSDRi GiULio — Nota alia meraoria sulle maccbie nelle foglie de'gelsi. S. QoisTiNO (di) GicLio — Delia zecca e delle mo- nele di Lucca nei secoli di mezzo. ScoLARi FiLippo — Leltera critica Intorno alle epi- stole latine di Danle liligliieri. Sembemm G. B. — Annuario delle scienze chimiche, farmaceutiche e medico-Ieofali. SociETA AxiEARiA di Bologua — Memoiie, fasc. 4-, 5, 6 del vol. 2." 173 Spettatore ncrsTniALE, giornale di stutlj e nolizie di tecnologia, igiene e letteratura, fasc. 6. TiPALDO Emilio — Biografia degli italiani illustri nelle scienze, lettere ed arti del secolo XVIII.*' e de' contemporanei. Vol. 9, fasc. i." ToFFOLi LuiGi — NuotI cenni illustrativi intomo gli sludj snlla genesl della rabbia canina. Lettera sopra i rimedj preservalivi o profilatici della rabbia canina. Uberti GiuLio — Alcune liriche. Villa Antoivio e Gio. B.^ — Catalogo del coleopteri della Lombardia. Catalogo del raollusclii della Lombardia. Zajotti Paride — Discorso sulla letteratura giovanile. Buslo in gesso del defunlo cai. Carlo Donegani, Socio d' onore — Dono del sig. Pietro Causini. I I N D I C E Sul cangiaraento clella diatesi. Memoria e appen- dice del Chirurgo Antonio Sandri, Socio d' onore Pag. 6 Delia malattia del grano turco, delta il verde- rame, e de'' suoi mali effeltl sulF nomo e sugli aniniali. Memoria del dott. Lodovico Balardini, /. R. Medico di Delegazione, Socio attivo » 22 Prospelto medico - statistlco dei pazzi d'ambi i sessi curati nei mauicomj di Brescia durante il biennio 1842-43, del dott. Francesco Girelli, Socio attii'o « 3i Suirinfanlicidio. Ricerche del dott. Bartolomeo Pastelli » 38 Cenni sulla migliare. Del dott. Paolo Codl- gnola ?' 5o Di alcune maniere d'ammorbare del nervo gran- simpatico. Memoria del dottore Pietro Ferrari ?5 54 Storia di vuia emorra£ria addominale successa ^ nel periodo algido di febbre perniciosa in donna creduta gravida da sette mesi. Del dott. Paolo Fiorani »> 55 176 Prospetto delle prlncipali malaltie curate nella infermeria femmlnile degli spedali civ'ill di Brescia nel blmestre di geiinajo e febbrajo 1845 — Altro pel bimestre di marzo ed aprile dello stesso anno. Del dott. Pieti-o Mottini Pag. 56 Sulla concordanza bolanico-entomologica nella distribuzione geogi*afica rispetto alia Lom- bardla. Memoria del dvtt. Paolo Lanfossi, Socio d' onore w ^3 Notizie spettanti alia storia di alcune motacille e di alcune emberize. Dello stesso . " 76 Sul principio formale della \ita. Ragionamenlo secoudo deir ah. Francesco Riccobelll, iSo- cio attii>o "99 Della riforma delle carceri \olula dalla morale, dalla politica e dairigiene. Capo i.*' e 2.°, del dott. Luigi Fornasini, Socio d'onore w 107 Osservazioni sopra una Memoria del Prof. An- tonioPerego intitolata Nuo^'e esperienze elet- triche. Del nob. dott. Paolo Gorno, Socio atti^o " 1 1 3 Sopra un libro delFingegnere Luigi Saccaido spptlante alia malattia del calcino nei baclu da seta. Relazione delV aw. Giambatlista Vas^ni. Socio attii'o w iio Sulle traplantagioni nolle limoniere. Memoria del dott. Antonio Rodolfi, Socio d'onoie m 117 Nuovo metodo per la litogiafia. Memoria del chirurcjo iVntonio Sandri, Socio d'onore m 119 Sulla ulllila ell una scuola teorico-prallca di Gsi- co-meccanlca. Memoria di Baitoloineo Laf- franchi, Uditore P^'g- ^"^^ Brescia lolta al Visconti. Poema del dott. Et- tore Qiuiianla, Cautl I." e II.° , , , « laS La plaiuira lombarcla conquistata dai Galli. Me- moi ia del sly. Gabiiele Rosa, Socio d'onore •>•> i 26 Stiidj sloricl sul secolo XIII. Del suj. Costanzo P'ciiaii ■>' i35 Suiraiillcliila dclla liiii,aia itallana e de'suoi dia- lelti. Mt'iiioiia del pi of. Giuseppe Picci, Socio d' onore w i38 Nola ad alciuie osservazioni iulorno ai nuovi stud] su Dante. Dello stesso . . . . m i/|0 Delia -vita e delle opera di Giuseppe Piazzl. Ai- licolo blografico-critico del nob. bar. Ca- millo Uj^oni, Socio attivo ....■» ivi Kt'croIo<;la di Rarlolomeo Signorcinl. Del dolt. Antonio St hi vardi, iSocio af^A'o . . . " i47 Necroloj^la di Gio. Zanledeschi. Dello slesso " ivi Meniorie della \ila e de<^di studj di Carlo Buc- cio. Del dott. Giacomo Uberti, Socio atti^'o •>•> 149 Alcune INecrologle, Del Segrelaiio . . " i5o Pubblica esposizione 55 i53 Elenco dei libri ed allri oggetli pervenuli in dono alFAteneo nelFanno i845 (*) . ?> i63 (') Le session! tlella Censura spettanti allc aggiudicazioni flc" premj per I' anno 18'i3 si trovano in fine del volume con quelle che speLluno al 1846. 12 ANNO M.DCCC.XUVT. Series juncluraquc. IIOH. SCIENZE E LETTERE I. JL/overe d'ufficio e carlta di collega, ill clt- tadino, e dlro anclie d'amico, m'imilano a dar funesto principio alia presente relazlone comniemo- rando il Irapasso tutlora, puo dirsi, recKiite d' uu egrecrio cultore delFarti, d'un candido amator d«;l sapere, Alessandro Sala, chiaro e perduto ornamento di quest' accademia e della atta nostra. Non e iii- solila cosa P incomlnciar nel compianto del defunti fialelli quest! annual! rapporti, avendone dato io medeslmo altre Tolte I'esempio e nella mancanza deirottirao Tosl, altro spento decoro d! quest© pa- trio Istituto, ed in quella di Antonio Sabatti, ve- neranda memoria, col quale se il Sala non ebbe coniune !1 caduco splendore de' titoli, uon gl! fu secondo in un alUo plu rare e solido \anto, 1' in- l82 colpabilila della \'ita, condotta nelPossenanza del giuslo, ut41o studio del l)ello, nel fido consoizio del liljii e nel salutare rldotto della pace dome- sllca. Ma questa \oIta a do fare mi porta natu- ralniente 11 so^'getto medeslmo del preseule raggua- gilo, trovandosl fra le produzloni accademlche di (juest'aniio un tiibuto d'affetto e d'encomlo reso alia buona meniorla del Sala dal nostro operoso cousoclo aw. Paganl, spettabile e zelante dl lui successore a Vice-Preside dl questo coUeglo scleu-» liflco. Nato, slccome abblamo dal sue enconiiatoi-e, da noblll e ogiali parent!, e sceso da magglorl ri-^ cordati spveute con gloria nelle patrle cronaclie, Alessandro Sala manifesto slno dagli anni puerlli un in^enlto Irasporto per Farte della pittura. Ebbe in Brescia i primi rudimenti del disegno, continuo la sua educazione pllloilca in Bologna e in Flrenze, e la perfeziono in un suo \laggio d' Italia fra i monumenti di Roma e di Napoli. Uni alio studio (It'lla plltura quelli dell' anllquaria e della niinera-y logla, ne' quail rlusci non medlocremente versato, Trallo Tarte non per lucre o per \agbezza di gloria, ma per soddlsfare a se stesso, e per servire agll amicl e ai cDnclttadlni. CompUo ad insinua^r zione di quest" accademia la Guida di Brescia, illu-r stro a petlzione de' presidi della Querinlana ( del corpo dc' quali fu membro zelantlsslmo ) la croce gemmata, i tre ditticl, T evangeliarlo ed altrl mo- numenti custodlti in quella biblioleca: disegno, incise e commeuto una collezione de'quadri plii inslgni i83 della nostra citta. rlslaiiro parecchi cllpinti flel nostro Bonvicino, gratilico ad amicizie e ronosccnze con finiti lavori di rltratto, dono alia cliiesa d'l s. Carlo la s. Caterina. tavola a olio, che passa per la nngliore delle sue opere. Con qneste benemerenze nelF arli, nelle lettere e nel pubhllco, unendo af^li ornamenti dell'ingegno le doti piu elette deiranimo. e facendo degli stud], unica sua passione. Tunico sropo del- rinnocente sua A-ita, nierilo raflezione e la stima di tulti i buoni, e lasclo dope se un norae non diraenticabile alia patria. II. Un'altx-a perdita della nostra cltla, precessa in quest' anno medesimo a quella del Sala, e non meno degna di licordazione e di compianlo, esercito in quest' ufficio pietoso Tespei-ta facondia del nob. ab. proC Zambelli^ io voglio dire la perdila della contessa Paolina Tosi'-Bergonzi, successa il giorno 3 apiile, nel quale la morte, aggiungendo al maiito di sempre cara ricordanza 1' egregia superslile, con- surao il danno comune con nuovo ed ullinio colpo. « In questo giorno, diceva il nostro socio, si » spense in Brescia una famiglia che era lo speccbio y> della cortesia plii squisita, un raro ornamento n della nostra patria, V amore di tutti i piu colli » e ragguardevoli cittadini. Si cbiuse in perpetuo " una casa che era veramente il domicilio delle belle " arti, I'esempio del buon gusto e della eleganza, ove " non meno de'capolavori che \i eran disposti, da- " vano maraviglioso diletto le ospitali accoglienze » che vi trovavano loraslleii ed amici. Si disperse i84 5? per senipre una raunanzu di persone slimablli e 95 degue, e una rou\ersazlone d'amici, clie Vi tio- » vavano un utile sollievo alle occupazioni della M gioraafa , una ricreazione Istruttiva, un' occaslone » di piarevoli dispute e di uffici benevoli e cor- ?? tesi. Tante peidite ci reco in una sola volta w la moite della contessa Paolina Tosi, la cpiale w percio fu sentlla come danno di molti e come » disavventura comune n. Da questo I'encomiatore entrando nei paiiicolari del soirgetto, toccata la no- bilta de" natali della illustre defunta, parla della educazione squisita cli'ella ebbe nel coUegio delle Orsoline di Parma, sua patrla, quasi appena uscita dal quale, passu alle nozze col conte Paolo Tosi, e divenne nostra conciltadina. E mostrato come, per Sana e fondata coltura di spirito, per bonta sincera di cuore e per genlilezza e soa\ita di co- stumi, nelle nuove sue condizloni di sposa ella to- sto si facesse uotabile fia le nostre piii spettabili dame, egli osserva a propnsito cbo quanlo e raro clie la educazione delle nobili giorinette si TPsrga baslarc alTacquislo di laiita isLruzione, senno e \irlu (lie s'addira alle prove a cui poscia le cliiama lo stato matrimoniale, altrettanto e ad ascriversi a lode* di lei lutta propria T essersi formata all' omamento deir intellelto, alia dignita e disiuToltura dei modi, alle mascbie \irlu delFanimo, per modo cbe clo tulto apparisse effetto spontaneo di jiropria^enersfia. Della eccellenle e virluosa sua indole tlie prova i sopratullo la Tosi nelle relazioni domestiche, niuna ■ i85 piii di lei essendo slala rispeltosa e somniessa ai suoceri, beuieua e pazienle coi sei\i, uou grave ai dipendeuti, e lutti a\eiulo vodulo e speiiuiea- tato com'ella vivesse col iiiaritu, e come fosse cou- corde e docilissima a' suoi voleii, e con qual con- fidenza e disinteresse gli facesse abbandono del suo noa piccolo patiinionlo, e con quale aidore, anzi entusiasmo ne parlecipasse i gusti, le opljuonl, le consuetudini, e onorasse, lui niorto, la sua me- moiia. Se non die avendole, con infinllo e per- petuo suo rammarico, la natuia negato U bene della lualernita, e con cio trovandosi sclolla dal piu grave e importaute degli obbllglii conjugali, 6 dagli allii piu mluuli e leggeri assolvendola le condizioni acriatissime di sua fauiiirlia, ella trovossi c c - in istalo, per non dire in necessita, di far prin- cipale sua occupazione quella die nelle donne -\onebbe esser sempre accessoria e secondaria, cioe a dire lo studio. Ma di cio, secondo clie tlice il nostro socio « ebbe scusa onorevolissiiiia non 55 pure nella nobilla dell' iii<::e appagarsl di vanita fenimiuili, ue dinulili pouipe " e superbie, ma piu ne'progressi ch'ella vi fece " di belle coErnizioni, di elelto guslo nelle letlere e " nelle arti. e quel clie e piu, di supienza >?. Al die avendola soccoisa, oltre la scelta ed il metodo delle letture e la varia e squislta dottriua del marilo ed i ^iaggi falti in sua corapaguia nelle citU'i princi- pali d' Italia, auclie I'usare delle dolte persone alia eletla conversazione die tutto glorno era a[)erta i86 in sua casa , entra V autore a parlare di questo circolo in cui raccoglievasi il fiore della citta, e della parte eke -vi avea la contessa qual auiraa e centro. A qiiesto noblle e fiorito convegno furono carlo altrattiva e I'iusigne raccolta di tele, di stam- pe, di marrai, di disegni, d'aaredi bellissimi oad' era adorna per ogni stanza la casa in cui si teneva, e la eortese ospltalita e gentilezza infinita de' pa- droni complaceiitlssimi^ « eppure, soggiunge Fen- 55 comiatore, da questa slngolare e continua urbanita » verso gli altri, die fu comune ai due sposi, ar- » gomentare die pari fosse fra loro la corrispon- n den^a e la scanibievole felicita, non saiebbe in- 55 duzione legiltlnia, come non lo e dalF apparenza 55 alia realta, dall' officiosita all'amore.^ e dagli agi, 55 dalla niollezza e dalla niagnifzcenza alia beatilu- 55 dine della \ita. Questa nel niarltale consorzio non » e frutlo die dell' amorevolezza costante, de' piu 55 assidui e dellcali riguardi e di tal proposito di 55 osservarli die non va mai dis5 perclila , che aggiunsero il suffragio delle lovo » preci alle sue esequie, die visitarono il suo se- j» polcro. A me medesimo incresce staccarmi da » qnesle lodi e da questa preziosa memoria-, ma » essa e di quelle die si ripongono nel sacraiio » deiranima, e yi rlmangono venerate e incancel- M labili 55. III. IV. D'un allro eucomio dovrel qui far cenno, cioe di quello di Giovita Scahini, deltato dal suo nobile amico e compagno di yita slg. Filippo Ugoni. Ma di questo ingegno dislinto e purgato scvittore, troppo presto rapito alle palrie ed ilalidie lettere, ayendo io stesso parlato ndrarlicolo suo necrolo- gico, die sta fra le serie del defunli academid stanipata negli alti di questo Aleneo per I'anno iB44-) ed ayendo do fafto sulle informazioni ottenute dal- I'amidzla dell'autore medesimo dell' eucomio, io mi permettero, per istudlo di brevlta, di rilerirmi a queir arlicolo *, e passero invece ad un' altra pro- duzione dello stesso sig. Ugoni, o per meglio dire ad un satrslo d'altro mafrsrior suo lavoro, destlnato CD CO ' a raccogllere le sue rimembranze e impressioni spet- tanti alle fisldie, morali e ciyili condizioni de'yari stati da lui conosduti durante le sue lunghe dl- raore in estranee contrade^ saggio di'ei produsse in quest' anno, dandoci il primo articolo della de- scrlzlone della Svizzera, die tratta la geografia fislca del paese, e promettendoci il rimanente, che ne descriye le condizioni raorall, ciyili, religiose e let- * Vedi Cominenlari deirAteneo per T anno i844- igo terarie. Premessi alcimi cenni generici sulla deno- minazione, situazlone, coiiGnl e superficle della pro- ■vincia elvelica, entra Taulore nel parlicolaie de'sin- goli oggettl clie speltano alle geografico-fisiclie sue condlzioni, incominciando dalle montagne, ch'egli classifica in quattro principali catene, tie dal lato meridiouale, il plu ele\ato e il piu steiile dt-l paese, die sono le calene delle Alpi, ed una dalla parte nordica, clie e quella del Giura. Di tutte queste catene la plu alia, la piu elevala e quella del nionte Rosa, nel Vallese, cosi denominato, a quanto pre- lendesi, dal rosso colore clie prendono al levarsi e al Iramonto del sole le nove sue guglie, la piii alia delle quali si eleva a 14220 pledi. A quesla catena appartiene il Camoglieo, la piu sublime fra le montagne svizzere, dalla cima del quale lo sguardo si stende per uno sterminato orlzzonte dal monti d'onde scende la Dora fino a quelli ov'lia origlne I'Adige, cioe a dire per tutto Taroo delFAlpl elve- tlclie da mezzoglorno. Oltre al Caniogheo disllnf^ue Tautore fra questa catena il s. Salvatorc, il Gene- roso, bei moull tlclnesl, ed il Juller, allraverso al quale passa la slrada clie mette dairOberlialbsteiner neir Engaddlna superiore. Essa catena e per la masslma parte formata di granlto, gneiss, seenite, poco porfido e allre roccle prlmlllve;^ ma le sue appendlci sono di seconda e terza fVaniaziiiue. La seconda catena si stende dal Yallese Inlerlore fin entro al paese del Grigioni. Incoralucia cui Dlab- lerest, nionli calcarei sclslo-arglUosl e arenarj, cosi »9i cliiamati per la ro\ina die in varl tempi menarono, e meiiano tuttora talvolta, le frane de'loro cocuzzoli sui cainjii e ■vlllagorl soltoposti, al liquefarsl dalle nevi. Ad orieiite del Diablerets Iroviauio la Gemmi, sel- vaggia e ripldissima montagna, e in alcun luogo sor- geule a perpendlcolo per piii migliaja di piedl d' al- tezza, ma in altri di facile declivio, per le molte gira- volte d'nn'otlima \ia su per essa costrutta^ e ad oriente della Gemmi sorge sovrana fra i monli del Bernese la Jungfrau ( pulzella ), cosl delta per Tam- nianto ond' e s«mpre veslita di Candida neve. II Faul- liorn all'estremo settentrione di questa catena, dal quale di verso nord-est la vista si stende fino alia Selva nera, e dall'altre parti si spazia fra i gliiacciaj bernesi clie tutto lo circondano^ il Grlmzel al sud-est del Faulhorn, colla sua singolare Valletta tutta cinta e lastricata di orride e affatlo sterili rupi d'un nero granito^ il Martinslocli ( foro di s. Martino ) nel can- tone di Glaroua, atlraverso il quale non manda il sole i suoi yaqs-i die per sei giorni dell' anno ne' due Co r o equinozi, sono gli altri monti particolarmente indicali dall'autore fra quelli di questa catena. Ndla terza ca- tena troviamo il monte Pilato, in riva al lago di Lu- cerna, detto dagli antidii riions fraclus a cagione ddle molte sue guglie, spaccalure e insellamenti, de- nomlnato dipoi Pileatus, e successivamente PilatuSy aggettivo die scamLiato dal Tolgo nel sostantivo del prefetto romano di tal nome, diede origine a super- sUzioni e leggende popolan riferite dall'autore, die per brevita tralasciamo, nionte a cui prestano d'al- 192 tronde caratlere singolare e nieraAir^lloso e la quallta de'snoi abitatori, d'origiue diveisa da qiiella desfli altri Lucernes!, e forse prnveniente da Romanl cola sottrattisi all'invasione de'liarbari, e lo stiano orrore del suo aspetto, massime c|iiaudo lo oscurano 1 tem- porali, o il cielo lo rischiara di certa magica luce, e le sue molte caverne ed un eco clie vi si troTa, 11 piu meraviglioso del niondo. Opposto al Pilato. sulla sponda orientale del lago di Lucerna, tiOTasi il Riglii, o Rigl-5 amenissirna montagua, decorata di questo no- me, cbe vale regiva montium, per !a deliriosa sua vetla, vestita di bellissima praterla, pascolata da 3ooo giovenche. e tramezzata da \agbi cespugll e da rose dell' Alpi, sulla quale concorrono da ogni contrada luibe di ylsitatoi'i per godervl T aspetto delPAlpl in tutta la loro maesla, e la scena de'gliiacciaj, delle coUine, di lagbi, di fiunii.
  • Lajdes soherat^ o Daule poteva coi'reggeilo col » raffronto del passo di Stazio e della favola a lui 5? nota^ e lo corresse, perche egll abbisognava d"ln- 5' terprete d' enlgmi, e non di dlvinlla rendeuli » oracoli^ e tutto gli fiuggeriva il figlio di Lajo, e M tulto lo allontanava dalle Najadi, ch'egli dovea ri- i? Itenere clie non fossero stale inai interpetri d'e- » nigmi e d' oracoU. Quaud' anche poi clo non 5» si potesse avere per fermo , uoi se dovremmo 55 in ogni case preferire la lezlone miglioi'e, perclie 55 plu probablle e piu onorevole a Dante, lo dob- J5 biamo tanto piu nell'attuale che trallasi di avere s> nel divino poema o uij bel verso di piu,o un errore 55 qualunque ei sia, nia cei tamente un errore. » XXII. Mesccrcmo un fiore poetico a questi cri- llci triboli, inserendovi una Canzone del Prof. Giu- seppe Gallia a Nostra Donna delle Consolazioni. Non e la prima volta clie in questo sai)to e caro sqggetto si esercita la Musa del nostro Gallia, ponen- dovi egli a parlito il suo ingegno in ogni auuuale ricorso della festa alia Divina \ ergine cousecrata. Questa volta egli Irae argomento dalla iucontenta- bilita degli uniaul desiderj. dalla irrequietudiue dello spirito fva la prigiouia della carne, e pensando agli aflanni e alle lagrime clie ne sono la couseguenza pd il frutto , egli esclama : « Dal prime giorno all" ultimo . ■>' Dall' une all' altre sponde , 5 Dove le lende ondeggiaiiQ .3; »j Di geuli vagabou4e, r> Dove le moli sorgouo '• Di gloiiose muia. n DoTe il deserto spazia, y> O ride la nalura, w Additami clii il clglio » Di pianto non bagno? Dopo la quale enfatica entrata, egli segue chiedeudo: y> Fra I'oro e fra la porpoia » Nelle siiperbe reggie, « O d'un ruscello al murmure w Fra le belanti greggie, M Forse s'invola ai vlncoli » Che il fanno prigioniero >: Questo indomato spirito " Ricinlo di mistero, w Che nato ardente e libero, » lu ceppi Iddio lego? Pescritta qulndi con -varieta d' immagini e copla d' esempi 1" aflFannarsi dell' aniiua fra desideij che iiiai non fmlscono e dietro a beni che mai nou conlentano, percbe, siccome egli dice, quel ch'ella agogna e raedita non e cosa di quaggiii, si Tolge cpn voce di preghiera alia grande Madre degli afflitti, affinch' ella !5 Slenda la mano all'esule w Che agogna al suol natio, » E il ribellante spirilo « Ne riconglunga a Dio, i38 55 Fidenle e iiel baltesimo 55 Purgato de' raarllr\ »> E concliiude: » In te speriamo. Acchelasi 55 Questa fatal procella, M O Madre, al raggio aniabile » Delia tua santa stella: 55 Si drizza ad iufalliblli » Mete per te esulando w Lo spirito dimentico 55 Di questo iniido bando, 55 £ da quest' ombre splendere 55 Mira un'eterno di w. Cost con Ingegnose variazioni del raedesimo teiioie contlnua il sig. Gallia a ben merltare dalla sacra poesia, moltlpHcando sull'are della Madre di Dio queste annuali corone. XXIII. Anche il d/ Ettore Quaranta prosegue alacremente il suo poema suUa liberazlone di Bre- scia dal dominio di Filippo Visconti, del quale ci lesse in quest' anno un canto episodico, che con- liene gli amori di Tisna Maggi e di Tebaldo Brusali. Desciitto avendo nel precedente i milllari apparec- cbi del Duca e della ribellata citta, gli uni per domare, gli allii per sostenere la rlvolta, il poeta ci trasporla alle rive dell'Oglio, ove schiere d'eletti combatlenti, capitanate da Ghei'ardo Averoldo, si trovauo accampate a difesa del confine. Milita alia testa di una di queste schiere il giovane Tebaldo. i39 / ahhracciano) Manf. Oh inia sorella ! . . . (br'eve silenziu) Bic. Sowa il core ti stringo, e un sogno parmi, Un sogno ancor! Sei tu ben desso? Manf. Guarda, Guarda mia Bice, il sono! Bic. Oh quanti giorni Passai nel pianto e nel tinior! Ma lutlo Nell'esser teco oblio. i45 Manf. Ah! si, d'affanno Lungo compensa un dolce istanle. Bic. E denlro DI quel pensleri clie il dolor forma\a Cancella quel momenlo anco la traccla. Dinimi, nulla li accadde? Manf. Nulla. Bic. II Franco A conquisfar muo-ve Slcllia... Manf. E pena A' fidi miei, piii die il pugnar, rindugio^ Piu clie il niorlr, ch'egli non venga han tenia. Bic. Oh bra\l! oh forti! Oh dl te degni erol! Tregua -vol date al niio tremor. Manf. Che? tremi? Treraln le Tranche donne: esse i lor cari Pill non vedranno rltornar. Del mare Si lor precisi e dalla terra i varchi, Che pria d'entrar sul regno mio, sconfittl Inleraraente andranno. Bic. Oh fosse vero! Manf Cerlezza n'abbi^ la vittoria e mia. Bic. Dolce fidanza! Giovinetto ancora T'appalesastl eroe: del padre nostro Tu fosti ognor prima speranza e cura. Si, -vincerai. Presagio emmi felloe Sano 11 vederti. Paventava io tantl Perlgll sul tuo capo! e 11 mio Riccardo, Vietando ognor clvlo mi recassi a corte, Quel tlnior ml crescea grande gla molto. lO i46 Manf. Ei tel vielava?... E la ragion non disse? Sic. Giammai. Rotte parole eran risposla Qual dl clii adombra o vuol tacere il vero. Manf. (tra se) La calunnia infernal dunque Caserla Intese e la crede? £ic. Che fal? Conosci Del mio sposo I'ambascia? e puoi lenlrla? Manf. Riccardo sofFre? Sic. E quanto, oli quanto soffre ! Quanto da quel di prima egli rautato ! Oh mio fratel!... Se tu nel cor vedessi Di questa afflitta tua, come n' avresti Pieta profonda ! Manf In me confida, o Rice. D^alma genlll le delicate angoscie Deh! non fidar clie a chi gentile ha I'alma. Al suhlimo dolor die 1' nomo india Risponde il niondo con beflfardo riso: Ma versa tulta del tuo duol la piena In me die tengo ad ogni duol capace L'aniraa: parla. hie. E die direi? Riccardo, r^ol rrconosco io piu. Nelle mie bfaccla Gemer lo sento e fremere talora, Poi lerribile farsi, e fuggir ratto. Alia mia voce die all'araor lo desta Par che s''acqueti, e s'abbandona a intenso Possente affetto, e me sua vila appella. Ma ad arnica domanda, a una parola. Da me furente si distacca o fugge. (]lie trasognata, alio sconforlo in preda, Mula limaniTO. Manf. Oh povera mia suora, Quanto infelice sei! Quanto il tuo duolo Mi tocca il cor! Ma ti rallegra: amanle Piii die i primier' giorni d'amor Riccardo Rltroverai fra poco, cd ingannato Si chianiando, e stoltissinio e crudele, A fe piangendo chiedera perdoiio, Bic. Tulto da molto ei gla roltenne, ali! tulto. Cosi lornasse, come un di, fidenle Nel mio verace amor. ^anf. D'un puro affetlo DubitI il vil nelle brutture involto, A nol gustar, a nol comprender nato^ Ma nou fia mai che di Caseita il possa L'anima eletta. II duol deb! sgombra, e volgi Air avTenir che ti sorrlde il guardo. Bic. Ah il luo conforto al cor mi sceiide: io tale T'avea ne' giorni deirinfanzia. A muta I uoslri Tersi leggevam: felici Eravam noi neU'innoceute gara. Manf. Oh da que' di mi ruino sul core L' ingiustizia del moudo! BiC. E ti compiansi. Ma la svenlura i cor gentili aflina, E piu santi li rende. Io ti vorrei Veder, Manfredi, d'ogni macchia puro, Per venerarti. Manf. Un auglolo di Dio i4» Tu sei, mia Bice! A te coiivien de'cai'mi L'arte clivina, clie divina hai I'alma. Scrivesti versi? Bic. Nel dolor compagni Essi mi fuvo, ed io piangendo scrissi. Mairf. (accostandosele suppUchevole) Ch'io li legga, o mia Bice, oli ch'io li legga! Ai di perduti ch'io ritorni ancora Pe'tuoi Tersi d'amor! SCENA V. Caseeta e delti. Cas. T'ho collo, infame! I^anf.'Eik osi? Cas. Osare!... Osar!... Di te si Iratta E cliiami ardir I'accusa? Iniquo e vile In un tu se'! Mai]f. Cognato! Cas. A me quel nome Addoppia rira, a te il delitto. II taci! Bic. Oh Die! Che fate? onde il repente sdegno? Deh sposo!... Cas. (fremente) Sposo!... Sposo!... Bic. Oh qual furore?... Che ti fec'io? Cas. Fino a' capei ti rende Sozza la rolpa, e il chiedi? Maiif. Emplo! ardiresti?... Cas. Difenditi, fellon. (snudandolaspada) Mnnf. Morle abhi duiique. (come sopra) I >49 Bic. (gettandosijia loroj Me uccklerete! Cas. (respingendola) Svergognata, indletro. Bic. Piela, Manfredi! (andando a lul) Cas. Oh per chi preglu? Oh rabbia! Manf. Vien meco tu. Bic. (impedtndo Vuscita a Caserla) Non uscirai. Cas. (respingendola) Ti scosla, Femmhia, \ial Manf. Vile! Bic. (a Manfredi) Pleta!... Riccardo, Pura son io. Cas. Vituperata! il giuri Qui dove tutto urla fremendo « incesto? » Bic. Dio!... Die!... che error!... Manf E troppo! Usciam. Cas. Son teco, Poca e la vita a raia vendetta. Manf (con gesto imponente e sdegnato fa segno a Caserta di seguirlo, e parte) Bic. ' Oh ferma! Fratel! Riccardo! Cas. (gettandola a terra fremente) Invereconda, indietro! (parte) XXY. Beiiclie sla stato dubllato se la Commedia possa dirsi poesia *, registreremo fra i lavori poetici di quest''anno una comica produzlone del sig. Lo- * . . . . quidani Coniaedia necne poema Essel quuesivtie. Hon. Ser. -t. lib. 1. i5o renzo Eiculiani, intltolata w 1 figli di una divorzia- ta » Ma tilde Bandlni, douua vana e le^gera, dopo qualtro anni di malrinionio , si divide dal luarito e da due figli bambini, Enrico e Teresa, die morto il padre alcan tempo dappoi, rimangono abban- donati a se stessi. Meuaudo vita galante in Milano, ella iuvagliisce di se un sig. Bassani di Napoli, ricco bancliiere, col quale passata cola, e stata dieci anni in sua casa come educalrice ed arnica di un'unica di lui figlla, essendo egli vedovo, la sposa, c mo- rendo, la lascia liccamenle provveduta. Dopo la niorte del Bassani, continuaudo ella a \ivere fra le pompe e i piaceri, c corteggiata da un conte Ferdinando del Moro, discolo soggello c in dissesto di fortune, clie per riinetlcrsi in istato, fatto dise- gno in Adelc, I'unica figlia del Bassani, rimasla erede d^ una soslanza di tre milioni, oltiene dalia malrigna, con cui la giovane convive, che gli sia fidanzata in matrlmonio. Fraltanto Matikle \ive af- falto aU'osciuo de"* suoi figH, die crede rimasti in Milano, benche le sieno piu vicini cirdla non pensa. Eurico Irovasi in Napoli, anzi nella medesima sua casa, da lei sconosciuto, e sotto finlo cognome, Egli \i e venuto di fresco come commesso di una casa eommerciale di Palermo, per lo stralcio de'conli coUa casa Bassani, die, attese le vicine nozze col conte del Moro, cessa dal commercio. Teresa an- ch'essa dimora in una vicina villetta, in condizione di mantenuta del conte predetto, dal quale e slala sedotta con proniessa di maliimonio. Eurico sa tan- i5t. lo della sorella quauto basti a non duLItare cli'el- la trovasi ui Napoli a posla d'allrui^ ma ignora il luogo della sua abitazione ed il nome del suo se- duttore. La commedia comiucla cogli apparecclij pel prossimo matrlmonio di Adele col conte. Men- tie gia lutlo e dispo&to, mentre non resta clie a segnarcgil contralto nuziale, Enrico, il quale frat- tanto e \enuto a sapere do^e sta la sorella, ne va in cerca , la tro\a , intende da lei die il suo sedut-» tore e il conte del Moro, clie le ha detto i suoi inipegni con Adele, clie "vuole cli'ella si rassegni, clie, per toglierle campo ad ogni replica e ad ogni speranza, le lia date ad inleiidere d'essere gia am- mogliato. La conduce con se, la ri\ela alia madre, ri\ela se slesso, riytla alia sposa la pralica del conte. Da questo.punto lutto cangia, e la commedia pre- cipita alio scioglimeuto. II matrimonio e stornato; il conte abbandona Kapoli^ e forse per sempre. JRiporteremo per saggio le scene seguenti. l52 ATTO SECONDO SCENA III. ENaiCO , M ATILDE . £nr. Mi fu detto che vol desiderate parlarmi. Jifat. Si. I patti uuziali furono estesi? Enr. II tutore della signora Adele si e or ora messo d'accordo col notajo del coute Ferdinando. Mat. Ci furono dlfficolta.'' Enr. AlcLina ce ne fu^ ma la condiscendenza del tu- tore appiano ogni diseguagllanza. Mat. E quando si firmera I'istruraento noziale ? Enr. II notajo ha promesso di approntarlo per di- mani al mezzodi. Mat. Sia lodato Iddio! Ancora un glorno, c Adele sara coUocata, ela mia responsabillta finita. E pur grave la cura de'figli altrui. Enr. lo credo che i figli sieno sempre un impaccio. Mat. Quando pero sono noslrl... Enr. Sono sempre un tedlo, se non si amano. Mat. Oh! non e perche io non ami Adele che la desi- dero coUocata. Io I'amo, e credo che non avrei potuto fare per essa dl plii sc fosse stata mia. Enr. E vero|| e i legami di saiigue non sono sempre una cagione d'aflfetto. Mat. E per6 un' ingiustizia, ove almeuo i parcnti non abbiauo dcmerilalo il noslro amove. I l5?> Ew. Dices! die al cuore uoii si comanda. 3Iat. Ma chi ha cuore ben fatto si mantiene ligio al dovere seguendo la propria inclinazione. Enr. E una sentenza della quale io non mi scordero. Credo infatti die se \'ha colpe imperdona- blli, siauo quelle die provengono da perver- sita di cuore! Mat. Avete ragione^ ed io vi ho fatto appunto cliia- raare perche mi ajutiate a secondare gl'im- pulsi del cuore. II raio avere fu separate da quello d'Adele? Enr. Fu separator e le ottocento novanla mille lire die vi spettano, vi furono assegnate in capi- tal!, a seconda del vostro desiderio. Mat. Egregiamente 1 Ora io vorrei pregarvl a con- certare col nostro cassiere in niodo, die que- st! capital! mi sieno pagati in Milano, solle- citando la cosa il piu possiblle^ perche io vorrei pure al piu presto andarmene di qui, e strlngere fra le mie braccia due figl! die da lungo tempo non ho vedutl, e a! quali sono volt! tutli i miei pensleri. Em: Voi avete due figl! ? 3Iat. Del primo maritp. Io sospiro I'istanle di riab- bracciarli, io intendo finire i miei giorni con- fortata dal loro afFetto. Enr. Egl! e ben glusto die i figll adult! ricanibino alia madre quelle cure, queiraffetto con die li crebbe e li sorveglio bambini. L'amore figllale s' iiniesla sopra T amore materno. E i54 quando le madii nella lovo ■veechlezza liaiiuo argomento a dolersi del poco amoie dei fi- gli, prima di scliiudere le labbra alle do- glianze, do^rebbero esaminare se stesse, per vedere se ai loro tenerl figli diedero esse quelle prove d'affetto, clie ricbieggono da loro fatti adulti. Percbe i figli de\ouo amare la madre prima die sappiano averne debitor e se la voce della natura nou e rafforzata dalla consuetudine e dalle cure, essa o si estingue o debolmente si fa sentire. Anche gli afietti £amigUari, alia maniera delle frutta, maturano neirautunno della vita, ma in esso non ispuntano. Ho io ragione, o signora? Mat. Credo die possiate aver ragione.... almeno ^&^ neralmente pailando. Veniamo a quello die preme. (essa si volge a celare il siio tur- hamento) Enr. Essa e turbata! (tra se) Mat. Io vorrei dunque cbe mi procuraste delle let- tere di cambio per Milaiio^ e iutanto amerei vedere la nota dei eapitali assegnalimi. Enr. Sara mia preniura il servirvi. Quanlo alia uoU dei capilali, fra mezz'ora voi Tavrete. MaL Vi ringrazio. Non voglio tenervi piu ollre a disagio. Enr. Con vostra permissione. (tra se) Tu speri alle- grezza dai figli, nia t'inganni, (parte) I i5S ATTO QLARTO SCEINA VIII. Adei.e, Matii.de, il NoTAJo, il Coxte, Giuseppe (che recato ha I'occorrente per scrk'ere)^ il Tutore, due tesllmonj, poi Tebesa. Mai. Veranienfe questa mi pare un" lutliscrezioue. Adel. Pertlonate, signoii... Conl. Nessuno dl noi vi accusa. Permettele cli'io slesso \\ ponga in mano la penna die devc segnare la mia felicita. Add. Lo credete ^jeramente? Cont. Ne fui certo al primo \edervi. Add. Conle, io uou \orrei tradire la yosU'a aspet- tazione. Cont, E impossibile. Adel. Uditemi. Voi tenete da me una promessa... Mat. Adele, a che teudono queste parole? Add. Innanzi di sottoscrivere un alto dal quale il conte si ripromette la felicita dell' iutera sua vita, io Toglio essere con lul sincera, e dligli cli'io... Conl. Clie mai, Adele? Adel. Cli'io voirei ritrattata la mia pvomessa. Not. I tie milioni sono in ciraenlo. (tni sv) Mat. Voi deliiale, Adele! (Mnt.Wi sono io meritato da voi quesl'oltragglo? Add. Io lion credo offendervi... i56 Mat. Adele, lo noa ra'aspetlava... Adel. Che ho io fatto, signora! Tut. Udlamo s'ella ha ragioni... Adel. Non potra una fanciuUa pentirsi oggl di quello che ha promesso jeri, senza altra vagione che quella del proprio anirao che rauto sentire ? Conl. E chi allora avra fede nelle promesse di que- sta fanciulla? Adel. Ma io non sono ancora legata ? Ckmt. I solenni legami non furono iutrodotti in so- cieta che a premunirsi contro la nequizia dei traditoii e Pincostanza degli animi ab- bietti. Per chi ha rettitudine di cuore e gentilezza di seHtire, tanlo vale una sem- plice promessa, quanto I'impegno incon- Irato col piu solenne dei sagramenli. (Adele sorride) Ma io fuori di proposito mi accen- do, giacche ben mi accorgo che Toi scher- zando avete voluto pro-varmi. Mat. O scherzo o realta, la cosa e indecorosa. Add. Mi perdona il conte, non mi perdonerete voi? Veramente ho scherzato, ho \oluto udirc dal conte qual importanza dava egli alia promessa: perche la durata di queiraffetlo ch'egli mi promette non puo dipejidere da uno scritto, ma dalFonesla dell'auimo suo^ e di questa ho io voluto assicurarmi. Conl. Ed ora ch'io mi ebbi la fortuua di accertar- \ene.... 15^ Add. Mi trovo rassicurata^ e non ho che a pregani di ripetere I'importanza che sox atfribulle alia promessa a lal persona che pare ne dubiti: venite, signora. (mette suUa scena Teresa) Cont. Teresa ! Not. Egli Impallldisce. Adel. Conte, \i prego ripetere a questa fanciuUa fpanto or era insegnaTale a me intorno alia promessa. Mat. \o vorrei sapere a che tende questo. Cont. (coroggio) "Ve lo dlro io. Conoscete \oi quella donna ? Mat. Non so nemmeno com'ella sia qui. Cont. E questa un'avventuriera che mi capit6 tra'piedi ne'miei \iaggi... Ter. Voi mentite, signore... Cont. Voi rendei'ete raglone del vostro operare ove sogliono renderla le pari Tostre. Intanto io ho ragione a dolermi altamente veggendo al fianco della mia fidanzata tal donna, dalla cui presenza questa casa e contaminata. Ter. Dlo! quale orrore! Adel. Conte, le ingiurie non sono ragioni. Questa fanciulla... Mat. Basta, signora^ quest' e un'infamia. Chi ha introdotta questa donna? I i58 ATTO QUIINTO SCENA III. Matude, Ehrico. Mat. Figlio mio! Enr. Eccomi, o signora, agli ordini voslrl. Mat. E non al mio seno ? Enr. Voi non avete assuefattl i -voslri figli a venirvl. Mat. Enrico, questo freddo conlegno... Env. Fu da \oi provocalo. Mat. Perclie inlrodurli in queslacasa sollo lui fin!o nonic ? Enr. Peiche il mio nome non poteva die imporlu- namenle ricoidarii \incoli d'afFetlo che voi voleste scioUi. 3Iat. Enrico, tu sei meco ingiusto, cvudole. Enr. S'io sono Ingiusto, m'appello alia vostra co- scienza^ che se io -vi sembro crudele, non a\ete a dimenticarvi che voi per la prima lo fosle coi figli voslri. 3Iat. Credimi ch'io t'arao, che un inviluppo di fatali circoslanze... Enr. Resero i vostri figli infelici, orfani, ramin- ghi senza tetto, senza una famiglia, senza im affelto che li consolasse, senza una vigi- lanza che li prolegesse. Mat. Tu sei meco crutlele, ollre ogni dire sple- tato! Menlre le mie braccia stanno aperte per istringerti al mio seno, lu mi rc- spingi, mi oltraggi! Enrico, io sono pur lua madre! Enr. Questo nome, alia santlta del quale voi vl appellate, credete voi \eramente si competa a chi, fatto a'suoi figli T infausto douo della \ita, nego loro le pi'oprie cure, e da lore si tolse, e dei'elitti li abbandono? Se cio fosse, non potrebbe gloriarsi della ma- teniita anclie la donna clie nelle tenebre espone il proprio bambino, e perche sia cresciuto lo affida alia pubblica carila? Mat. Ma la colpa non fu tutta niia: la severlta del padre tuo... Ew: Signora, io non voglio erlgermi a giudice dl chi mi diede la vita, di clil mi crebbe con- solato del suo affetto, di chi non ebbe pensiero die non fosse Tolto a' suoi figli. Se il niarito pole avere qualche torto verso della moglie, nessun lorto aveano i figli verso della madre*, e se in essa avesse par- lato r affetto de'suoi bambini, I'amore di / madre avrebbe prontamente soffocato il rl- sentimento della sposa^ e 1' avrebbe soffer- mata presso la cuna de'suoi figli. Mat. E non parlera in te • un sentimento di dol- cezza, non si fara in te udire la voce della natura ? iGo Enr. Non sapete vol clie I'abitudine e una seconda natura, e che ai figli Toslri non fu inse- gnato ad aniarvi? 11 padre lore diceasi da •vol ofFeso, oltraggialo, 11 sue risentimento IraboccaTa, e dal cuore del padre rlver- savasl necessariamente In quelle del figli. Oh! credeteral che mentre io\l tengo qiie- ste parole, ranlmo mio e fiei'amcnte dila- cerato dal pensiei'o ch'lo non ebbl madre. Che se Iddlo una me ne avesse data, nessun sagrificio avrel creduto bastasse a ricompensarla dell' alFetto, delle cure, coUe quail avesse asslstlta la mia Infanzla. lo r avrel amata dl uu araore immenso, dl queir amove dl cui sento 11 mlo cuore ca- pace. Ma lo non ebbl niadi'e. Mat. Me sventurata ! Enr. E la maucanza della madre a me non reco che la dolorosa prlvazione della plii dolce corrispondenza d'afFelto; ma alia mia po- vera sorella fu cagione della mairgiore sven- tura che possa Incogliere ad una donna. Pochl istanti sono, essa era olfraggiata, vilipesa nella casa della propria madre, la madre sua scagliavale 1' infaniia in volto, la cacciava dalla propria casa. Mai. Ma lo non vi conoscea. Enr. Signora, una madre che confessa dl non co- noscere 1 proprj figli non ha pronunciata la propria senlenza? (con accento mitissimn) i6j Mat. Enrico, pieta di me ! Enr. lo \enni qui dlsposto a tenervl parole ben piu severe, e un sentimento di riyerenza infreno il rfio labhro. Simulare un affetto al quale vol non mi educaste, non e del- 1' indole niia'^ e la piaga del cuore, per tanti annl esacerbata, non guarisce in un istante. Mat. Ma s'io t'avro vicino, potro dell' amor niio persuadertl, potro rlguadaenarnii il tuo. Enr. Voi poneste tra noi una barriera clie ci terri per sempre divisi. Oh s' altro fosse stato di noi! Se io \i avessi appresa ad amare a un tempo col padie mio: sequand'egli cbiu- deva gli occhi per piu non riaprirli , io \i avessi trovato accanto al suo letto, e avessi potuto geltarmi fra le vostre braccia... E in quell' ora tremenda, o signora, il mio cuore smarrllo \i ricerco, e cola non trovandovi, una mano di ferro lo strinse. (piange) Mat. Tu sei commosso. Ah s'apra il tuo cuore air affetto della madre tua ! Enr. (reprimendosi afat'ica) Foste voi che a que- ' sto affetto lo voleste chiuso. Mat. Promettimi almeno di non partire. Enr. La partenza mi e indispensabile.... Noi ci siamo veduli. (parte agitato) XXYI. XXVII. Air arte poetica ed alia musicale ad un tempo appartengono una Memoria del P. Mau- rlzio da Brescia suUa melometria dei ranti biblici. 162 e le osservazioni del conte Luigl Leclii suUa me- moria medesima. Ella e generale opinione clie i canti origiQali delle sacre sci-itture fossero dettatl secondo un arllfizlo pecullaie'clie It difFerenziasse dalla prosa^ ma per cio che spetta al decidere in die potesse un lale artlfizio conslstere, avverte il P. Maurizio clie, sebbene non sieno mancati scrlt- lori L quali per mezzo d''ingegnose ipotesi cerca- rono di riparare alia perduta tradizione, nondi- meno i plii si contentano di aramirare nei sacri earmi la nobilta delle espressioni e la sublimita del concetti, -veramente poetici" e divini, senza cercare qual artlfizio ne regolasse la costruttura, occupan- dosi d'un probleraa luttora insoluto, e secondo al- cuni fin anco insolubile, e troppo superiore alle forze deir umano inlendlmento. Ad onla pero di una tale sentenza, egli non rlfuggi daU'entrare pur esso in tale indagine, e iinmagin6 che potessero per avventura in cl^ servlrgli di guida la scienza e Parte musicale. Suppone egli perlanto clie Tarcano artl- fizio dovesse forse conslstere: prlmieramenle in me- lodic espresse nel sacro testo dalle leltere (othijoth) prime di slUaba-, secondariamente in raetri rego- larl, suflicienlemente accenuati nel testo medesimo medlanle le \ocali e gli accenti, o espressi o sottin- tesi*, melri non precisamenle tali quali vengono inse- gnati dai greci e dai latlni grammatici, ma quali \engono pralicati dai musici. Sopra quesla suppo- sizione egli si prova a costruire T ideato edifizio, sopperendo coirajulo di razionali congellure e «li i63 musicali tentatlvi al tllfelto ell precise tradizioni. E in piimo liiogo per cio die spetia alia melodia, egli la cerca con una regola til falsa poslzlone, faceu- do raglone fra se slesso clie, data una scala dl suoni corrlspondenti a clascuna lettera deiralfabeto ebralco ed appllcatala alle prime letfeere d'ognl slUaba nel sacro teslo, dorendone usclie una cantilena qua- lunque, se cjuesta cantilena risultera incoerente e irrazionale, la sua Ipotesi manchera dl fondanieiito, laddove al contrario se coUa destra appllcazlone della data scala al sacro testo si otlen'a una nielodia razlonale, cantabile ed espresslva, avrassi un forle motlvo per sospetlare almeno clie cio proceda non da caso fortullo, nia dalTessersi egll per avventura incontrato preclsamente coll' rntenzione dcll'aulore, speclalniente se la stessa scala si IrovercSi atta a cayare una convenlente melodia, non da un solo ■versetlo, nia da un' Inlero cantico. Secondo questo ragionamento, lasciate da parte tulle le altre sca- le, come non facenli al suo pioposlto, egll prende quella clie viene offerla dalla tradlzlone gregoria- na, nella quale 1 setle suoni musicali sono Indlcati dalle sette prime letlere dell' alfabeto latino, ed appllca quesla scala all' alfabeto ebralco, prolun- gandola slno alia fine dl esso alfabeto, per modo clie V ah'ph corrisponda al la del moderni, Beth al si, Ghimel al do, e cosi dl segulto slno all' ulti- ma lettera Tau. Essendo sette soli 1 nomi de' suoni , e -ventidue le lettere dell' alfabeto ebralco , si hanno Ire lettere unissone per ogni suono medio, e quat- 1 64 tro per il la, che si trova nel due eslremi. * Ora egli suppone che di queste lettere unissone il poela pio- fittasse per esprimere piu agevolmente i proprj pen- sieri, e che esse lasclassero pure al cantore la liberta di prenderle a comodo suo nell' ottava piu grave o nella piii acuta; percio egli pure le traduce in maniera che la cantilena riesca il piii che si possa comoda e naturale. ** Dovendo poi questa canti- lena eniergere esclusivaraente dalle consonant! pri- me di sillaba, ne viene che in ogni parola \i sa- ranno tanti suoni scrittl quante "vi sono sillabe, o mozioni, ne piu ne meno; sebbene egli non \ieti al cantore di aggiungervi delle note d'ornaraento, e di queste profitla egli slesso quando il buon senso lo perraetta. Tale per cio che spetta alia prima • La scala di cui si tratla, applicata all'alfabeto ebraico, offre la combinazione seguenle : Aleph r= La; Beth = Si; Ghimel z= Do; Daleth = Re; He =: Mi; Vau =: Fa ; Zaiu := Sol ; Heth=:La; Teth = Si; Jod z= Do; Caph = Re; Lamed =: Mi ; Mem ::: Fa ; K un = Sol ; Samech == La ; Hain z= Si ; Pe = Do; Zade =r Re; Coph =3 Mi ; Res =: Fa ; Scin =: Sol ; Thau =: La. ** Egli prende le note secondo I'ordine della scala, e non secondo quello dell'alfabeto. Per esempio, nella parola hascira vi sono tre lettere prime di sillaba, cioe haleph, scin, resc. Secondo I'ordine alfcibelico fra I' aleph e la scin vi e la rlislanza di venti gradi, ma secondo Tordine della sua scala vi e nn grado. Percio egli cosi la canta: la. sol.Jh- 1 65 pa lie df] stipposlo edlfizio. cioe alia nielorlla, e la legola clie lauloie si propone,- e ch'egli altresi lento di applicare, segnando la melodla deWffasrira^ quale si lro\a nel lesto ebiaico al capo XV del- I'Esodo, cloe del salmo mosaico Cantemus Domino y canlato dagll Israelili sulle sponde deirEritreo dopo il miracoloso passaggio. In questo esperlmento il cantico vlene intonato per la, sol, Ja; e cosi tlene I'aulore che possa intonarsi pur sempre, sia die si leffga secondo la tradizione massorelica o secondo il inetodo di Mascleffo. porlando la sua ipotesi che le letlere prime di sillaba debbano dare una me- lodia cantabile e razionale, qualunque sia il siste- ma di pronuncia che si \oglia seguire. Che poi la segnala nielodia risponda verainente alia intenzione del sacro scrittore, che il risultato di questo espe- rinienlo basti a risolvere il proposlo problema, I'aulore non pretende, dichiarando modeslamente che molle e varie essendo le soluzioni possibili, potrebbe darsi che la sua non fosse la \era. Non resta pero che esponendola, egli non la creda con- \enienle, probabile, e decorosa, atta forse ad aprire una nnova strada per la illustrazione di alcuni punti di sacra archeologia, e che non accenni cio che ne segulrebbe se si -verificasse una -v'olta la sua ipotesi. a Ne Tcrrebbe, egli dice, che i sacri can- s' tici degli Ebrei sarebbero tanti pezzi di musica M stenograficamente scritti, gia da niolti secoli nel- »»l*oblio sepolti: i quali pero, sollevato il velo che M 11 ricopre, tornerebbero alia luce del giorno, e 1 66 >? tradolli in note muslcali moderne , polrebbero » ancora risuonare alle oreccliie de'fedeli, ed ecci- ?j tare ne'lorb cuori i dolci affettl di una santa e >3 divota aramlrazione n Pertanlo, egl'i prose- V sue, ancorclie non ci liiiscisse dl trovare con M ui^aiale facillta nei cantici ebrel un metro abba- 5j stanza regolare da potersi conslderare come ca- ?? rattere distlntivo di una versificazione misurata, w sara senipre vero die nei cantici ebrei, indipen- « deutemente dai punti vocali nazionale e religiosa. I loro legislatori , i loro re V) erano in uno i loro poeti. D' immagini e di canto M si coraponevano principalmeute quei carmi, che V) col mezzo degli occhi, pei quali erano fatti, cal- » mavano ed infiammavano i cuori. I cantici di w Mose (egli prosegue coU' Herder) hanno I'impronta w del suo carattere^ un non so die di vasto, di w rude, di grave, di solltario: scintillano come il » suo volto, e come il suo volto sono coper ti di M un velo. Davide, Salomone, non sono piu ispi- ?> rati dallo stesso genio. Cantando la magnificenza 55 di un re, lo splendore di un governo civile, fu M posto naturalmenle un freno al santo furore della 55 musica antica. Sarebbe impossibile di negare clie '5 queslo perfezionamento facesse sparine la rude 55 energia, 1' animazione danzaute dell'antica poe- 55 sla^ poiclie invano si cercherebbe nei salmi dei 55 cantici come quelH di Mose, un linguaggio d'imma- 171 » ginl come quello di Glob, di Balaam, dl Jotham. r> Tulto v' e monotono, peiclie tulto v' e aggruppato 5> intorno a Sion jj. Che poi gran diversita di stile dislinguesse fra gU ebi'el la poesia dalla prosa, e che, per quauto spetta al metro, 11 verso ebralco a\esse una struttura tutta sua propria, senza misura ne dl sUlabe come 11 nostro, ne dl tempo come 11 greco, e oplnione comune, e da graTlsslme autorlta avvalorata. La sua forma prevalente era 11 paralle- llsmo, cloe la successlone dei pensieri e il rltmlco movlmento, non di slllabe e di parole, ma d'lm- raaglni e dl .seutimentl in libera simelrla^ forma clxe, secondo Du-Conlant de la Molette e s. Clemente Alessandrlno, fu coraune alia poesia primitl\a di lutll i popoli, e che, per sentenza dell' Herder, era la forma piu naturale alia poesia degli Ebrei, non conslslente che in una danza, in un canto a coro semplice e corto^ poetica forma, dice questo scrit- tore, che in grandioslta -vince 11 rltmo e la rlma, e seconda 11 movlmento anzlche Incepparlo ^ polche quando 11 cuore si apre, si espande, I' onda prenie I'onda, e nasce 11 parallelismo. Queste cose accenuale intorno alia poesia degli ebrei, chiede I'autore a se slesso qual niuslca I'ac- compagnasse. E innanzi tratto, che questa rousica potesse esser la nostia, benche da moltl lo si spacci, e prmclpalmente dal Mattel, egli lo nega franca- niente, osservando che sebbene nessun monumento rlmanga della musica ebralca, la sua anlichlta per altro, la sua provenleuza, la poesia colla quale, iu unione alia daiiza, nacque e limasp a lungo cou- giunla, Tuso che ne facevano gli Ebrel. se non valgono a mostiarci quello ch' ella era , ci dicouo alnieno cio che non poteva essere. La musica degll Ebrei derivo, a suo parere, daU'Egitto, dal paese ov'essi erano a lungo Tissuti in scluavilu, e neU'arti del quale il loro libeiatore era , secondoclie abbiamo dalla Bibbia, pienaraente istrutto. E sebbene ella fosse inslta nella educazione e nella Tita di quel popolo, il culto ne assorbi la maggior parte, par- licolarmente ne' mille anni che corsero tra Mose e Salomone, tempo in cui il caraltere di poeta e quello di legisldtore si mantennero congiunti. Questa mu- sica sfoggiava in istrumenti; ma poco di questi si puo dire al di la del nome, spesso anche male interpretato. Ad ogni modo, che questi fossero assal numerosi e diversi, non e da dubitarsi, e che lanla profuslone e varieta derivassero gli Ebrei daU'Egitlo, altestano i solterrauei di Tebe coUe lore pitture di *emotissima antichifa, le quali ne rappresentano di svariatlssimi si da fialo, e si da corda che da percossa. Alia moltitudine degli strumenti corrispon- deva quella de'musici e de' cantoii. Da\ide ne aveva scelti fra'Leviti quattromila, non comprese le donne, i quali cantavano per tumo, e suonavano istrumenti diversi^ e gli aveva divisi in ■venliquattro classi, presledute da altretlanti capi o maestri, ciascuno de' quali avea sotto di se undici altri maestri, e tutti erano dlretti da tre soprantendenti. SifFatta musica era certamente degna della magnificenza del terapio; ma essa non dee giudicarsi colle nostre regole, Forse la maggior parte de' cantici ebraici non si eseguiTauo die sopra canlilene tradizionali e popolari, siccome praticasi tuttavia nell' Orlente non solo, ma anche in alcuni paesi fra noi, e sic- come opinano aulori gravissimi, fra i quali 1' Herder, che nella parola SeJah, spesso ripetuta ne' Salmi, ravvisa iin awerliraento di cangiar tono e mbura^ ed osserva die questo avvertimento sarebbe stato inutile se quei' cautid fossero stati accompagnati da musica scrilta ed espressaniente composta, ed il Padre Martini, il quale inoltre sosliene die il canto degli Ebrei nel tempio fosse quel medesimo die nella sal- raodia dei nostri cori ecclesiastici risuona ancora nella cliiesa cattolica. Non si sa se gli Ebrei avessero note musicali; anzi, benclie i rabblni pretendano possedere certe note indicanti il modo con cui la Bibbia era declaraata da Mose, a?' ha clii opina che rinla\olatura, o Tarte di regolare il canlo per mezzo delle note, non fosse niai praticata fra gli Ebrei, e chi presume die eglino non avessero altra musica se non la risullante dagli accenti della loro lingua. Jfondimeno, per quanto tradizionali fossero i loro canti e consecrati dalla religione e dal tempo, tiene 11 conte Lechi che per la loro esecuzlone niateriale col cori e cogll strumenti possano esservi stati alcuni segni semplicissimi, o specie di note, die guidassero quello stermlnato nuniero di muslcl^ bench' egli sia lontano dal crederll un sistema di segni all'uso no- stro. Ma questi suoi cenni intorno alia musica degli 174 Ebiel servenclo piuttosto ad indicar Tuso ch'essi ne facevano, che la natura di lei o di un sistema qualun- que, egli fra tanta oscurita si I'lvolge ad un' altra rauslca meglio conosciula, cioe alia greca, neirin- tendimento non gla di farcene per intero conoscere i sistemi (die cio lo avrebbe tratto inutllmente fuori di "via), ma di toccarne solo quel tanto clie valga a mostrave la dlversila loro dal nostio, onde cliiarire il significato di alcuni -vocaboli usiitl nella Memoria del P. Maurlzio, e 1' inipossibilita di espii- mere col noslro que' sistemi, quand' anclie ci aves- sero reso Y idea dell' ebraico. Le notizie cli' ejrli ne poi'ge nel proposito si possono compendiare nei cenni segueuli. II sistema greco fu da principio di quattro toni, secondo alcuni, per gi'adi congiuuti, secondo altri, non dialonlci. Vi si aggiunsero altre corde in basso ed in alto, sino ad ollrepassare la doppia ottava (grande sistema), rimanendo esso per allro sempre fondato sopra una serie di qualtro suoni, o tetracordo, formato di due corde fisse, la lonica, e la quaria, e di due altre die tendevansi o allentaTansi secondo il genere in cul il musico voleva suonare. II grande sistema, o pcrfetto, com- ponevasi di quattro letracordi, tre congiunti ed uno disgiunto, col sopra piu di un tono al disotlo. Questi suoni molliplicavansi col Tariare de'modi. II di\'idere die fecero i greci i loro sistemi per letracordi simili, alia manicra die noi di\ldiamo il nostro per oltave similmente divise, mostra die i loro sislemi non erano stafi prodotti per verun 1^5 senlimento tVarraonia, ma per rendere. con inlen'alli pill serrati, le inflessioni che la loro lingua annonica e sonora dava alia recllazione sostenuta, e masslme alia poesia, clie fu dapprima un Tcro canto^ ond'e clie la musica uon fu per essi se non I'accento della parola. La primitiva dWisione per quatlro corde, di cui tutte Taltre erano repllche, esclude ogni analogia tra il loro sistema ed il nostro. Gli inter- Aalli de'suoni nei lelracordi costitulTano i generi. Di questi noi stimiamo inutile il far parola-, e Tautore me- desimo non ne parla clie di \olo. Bensi non ommet- teremo la sua osserTazione, die i Greci pigliavano il \alore delle note unicamenle dalla quantita delle sil- labe, che quindi non aveTano se non due maniere di note, lunglie e breyi, clie dunque la balluta, o niisura, dipende\a al tutlo dalla lingua, die la poesia I'aveva data alia musica, e cbe coUa musica non sarebbesi potula misurare la poesia. Queste cose premesse, entra il nostro socio nel- Tesame della Memoria, e liassunta in iscorcio Tipo- tesi die ne forma il soggetto, comincia daH'admeltere col P. Mauri zio non solo come opinione comune, ma come cosa di fatlo, che i carmi biblici sieno stali deltati secoudo eerie regole e modi che li distin- guessero dalla semplice prosa*, ma non admette del pari che sia probleraa insolubile 11 sapere quali fossero queste regole, ne die perduta se ne sia la Iradizione. « La regola, ei dice, che diresse la com- » posizlone di quelle stupende poesie, lutlai/ia noi " la scorgiamo palesemenle in esse, e la tradizlone 176 w se ne mantiene con loro per la eslstenza del lesto. ?j A che dunque andare in tracc'ia di regole che » non eslstono, non souo necessarie e non produr- n rebbero che efiPettl sconvenienti, pei' disconoscere w quelle che esistono, soddisfanno e sono palesl? »» Allega, e -vero, il P. Maurizio parecchie autorita di scrittori in soste^o della sua asserzione, ma il conte Lechi interpreta invece queste medesime aulorila come facenti contro di lui, ed altre ne adduce di proprio, quelle cioe di s. Gregorlo di liissa, clie dice la melodia de' cantici ebraici, diver- samente da quella dei poemi delle allre nazloni, non conslstere die in una successione sonora di parole^ del rabbiuo Azarias, che scrive la misura de' versi ebraicl consisleie piinclpalmente nelle cose e nelle sentenze^ di Salvador, che ravvisando nel cantico di Mose un linguaggio poetico differenle dallo sto- rico, ne qualifica il rltmo per affatto arbitrario. «4 E non bastano, egli agglunge, i soli carmi acro- w stici e riraati a sfiduclare il piii ostinato cercatore 55 di metri? m Rigettato 11 supposto di un arcano ar- tiiizio, passa il conte Lechi a confutar Taltro sup- posto che un tale artifizio fonda nella musica^ ed osserva che questa supposlzione non ha fondamento di tradizioni, ne testlmonio di autorita, ne sussidio di analogic; che il P. Maurizio non fa conoscere quali fossero le combinate ipotesi, le ragionate con- gettuie e i muslcali sperimenti che a suo dire gli servirono d'appogglo^ che la musica non puo altri- menti prestare Tufficio che Pautore le altribuisce. 177 e clie pu6 bensi vestire di melodia ognl parola anclie prosaslica. ma non mal renderla poelica ui misurarla^ clie se le vocall ebraiche, come le gfi'eche e le latine, danno misura alle note, e con esse al verso, anco senza note debbono poter dare quests misura; che non v'ha biso^o di metro poetico per cantare, ne di canto per aver questo metro; che i nostri salmi in prosa si cantano tuttodi senza clie mai acqulstino un metro e senza clie la musica ne senta il bisocfno: che se la sola melodia potesse dar metri alia poesia ebraica, ne seguirebbe che questa non ne avrebbe se non cantata. Chiede poi se le musicali misure del P. Mavuizio sieno sempre in relazione colle rime, coUe assonanze, col para- lellismo del teslo? Se abbiano sempre il movimento rlchiesto dalla parola ? Se rlescano adatte alle danze, agli strumenti usati nelle diverse circostanze, ecc? E quanto alia scelta delle consonanti a rappresen- tare i suoni, e dei punti vocali coi rispettivi accenti a modificavli, chiede al P. Maurizlo perche invece di tale scelta non fece I'opposto? Perche si servi di due segni, I'uno antico e I'allro moderno? E la- sciando ai dolti in ebraico il chiedercfU ancora se o nel cambiamento delle lettere samaritane, o antiche ienicie , nelle odierne caldaiche , o nell' aggiunta ancor piu recente dei punti e degli accenti, ogni cosa rimanesse come prima, e se le -vocali che deesi supporre aver avuto la lingua ebraica erano esal>- tamente tutte quelle che le supposero i Masoreti, egli si restringe ad osservare che anticamente le 1 1 178 leltere degli ebrel niancanclo cli puntl e dl accent!, le loro supposte note saranno maiicate dl galore; clie fra tante tradizioni di minore impoi'tanza, que- sta iniportantlssima delle note musicaii non sareb- besi perduta, se le note musicaii fossero stale una cosa sola col testo, clie pur tradizionahnenle fu serbato^ che a molti sapienti in ebraico i punti sono sospetli, cli' essi conlrastano spesso colla Interpre- tazlone dei settanta^ che il loro piii grande av- "vei'sario, MasclofFo, era uomo dottisslmo. Cliiede finalmente come si possa immaginare un slstenia dl poesia nel quale 1 segnl delFalfabeto sieno let- tere e musica ad un tempo, e come sla posslblle trovare un poeta i\ quale possa coii tale condlzione e fra le slrettezze delParte comporre ad un tratto parole e musica, non solo di un intero poeraa, ma neppure di un sul "verso? « In quanto poi, » egli atrglun^e, « ali'uscire, col metodo del P. Maurlzio, 55 cantllene razionall e coerenti alle regole, debb© M rivolgermi a chl si conosce della musica, e chie- » dere, se una melodia, anche razionale, sta per noi w modernl cosa da fame le mera\iglie e per la quale 5? si esiga gran scienza^ e se le melodie prodolte ?5 col siateraa del Padre, riescano sempre razionall w e secondo arte, e non possano derlvare che dalla 55 menle di nn composilore? Clii ignora 1 gluochi w musicaii che rallcgrano talvolta le nostre ?eglle? w Chi non sa che si fanno col dadi canzoncine e >' duetti? E i nostrl maestri galanti non traggono 5' canllleue e motlvi dalle leltere component! 1 nomi '79 » delle loro belle, presso a poco collo slesso arli- w ficlo? E Hajdn non segnava a caso dei pvmli M sii ili una carta muslcale, onde cavanie motivi " singolari per le sue composizioni? Scala destra- V mente applicata , replica di parole, intercalazione 59 di \ersi, aggiunta di note, come visa il P. Maurl- w zio, bastaiio a spianare le poclie difficolta che " potessero nascere dal caso. Farebbe altro discorso » clil esigesse melodie squisite » — Cio qnauto a\ sistema del P. Maurlzio considerato in complesso. Considerandolo poi nella pajte che spetta alia me- lodia, osserva il conte Leclii, che secondo la regola di falsa posiziorie di cui si valse 1 auloi'e, facendosi segni niusicali tulte le veulidue lettere deU'alfabeto, si hanno piu lettere che suoni, ed e forza asse- gnare piii d' un segno ad un suono medesiino ^ che quesli ventldue segni poi per una scala diato- nita sono forse troppi^ che pochl sono forse per le sue inodulazioni, e che non si vede d'onde Iragga il P. Maurizio i segni per gli accidentf. Altresi ti'ova strano che le consonanti prime di sillaba debbano dare, come suppone I'autore, una melodia canlabile e razionale, qualunque sia il siste-^ ma di pronunzia che si voglia addottare, e che, o seguasi il masoretico o cpiello di Mascleffo,'il can- tico al quale applic6 il P. Maurizio la sua regola abbiasi .sempre ad inlonare per la sol fa. « Mi M guardi il cielo, egli dice, dal parlare di pronuncia » ebraica , e dal pormi gludice fra i masoreti e >' Mascleffo^ ma per quanfo mi fu delto da chi sa, i8o » que'due sistemi sono al tutto diversi. Ora due cose sj diverse possono elle produrre efFettl egiiali? *> Per queste considerazioni pertanlo, per le cose da lui gia dette in proposito. della diversita della mu- sica antica e della nostra, e della conseguente in- convenienza del Iradurre i salmi in note musicali moderne, per la qualita delle melodie prodotte per saggio dal P. Maurizio, ch' egli trova tutt' altro da quelle con cui dovea essere cantato I'inno mosaico, il conte Leclil e alieno dal credere cLe la ipotesi in discorso sia conveniente, piobabile, decorosa, come I'autore la cliiama, ed utile forse alia illu- strazione di alcuni punti di sacra arclieologia , per la ricerca de' quali s' apra una nuoTa strada non ancora segnata dall'orme di alcun curioso investi- gatore^ ne chc ella possa verificarsi, e seguivne che i sacri canlici degli ebrei venissero ad essere, secondo che dice il P. Mauiizio. « tanli pezzi di 55 musica stenograficaniente scrilti, gia da raolti w secoli nell'oblio sepolti^ i quali, soUevato il "velo y> clie li ricopre, tornerebbero alia luce del giorno, w e tradotli in note musicali moderne, potrebbero y> ancora risuonare alle orecchie de'fedeli, ed ecci- 5» tare ne' loro cuori i dolci affelti d'una santa e » divota ammirazione. » Per quanto appartiene al- 1' altro punto del sisteraa, cioe alia parte spettaute alia prosodia, ovvero alia durala de' suoni ed al metro, la quale, secondo V ipotesi, risulterebbe dagli accenti masoretici, non sa il conte Lecbi vedere co- me da questi potesse il P. Maurizio cavare non solo j8i niiiiiine f seniiuaiiiime, sufiicienll forse a qualunque musica popolare ed antira, ma crotne e biscrome, e note col punto, e se^ni per le rispetthe pause e pel tempo forte, Intiero, ordlnario,
  • inlende poi, egli soggiunge, f^uel prcceder diato- w nieamente per tetracordi conglunti fine alFaccento wdistintivo? queir impiegare un disgiunto tetracor- » do, se occorre, dopo una pausa ? * Come c'entrano M tetracordi o congiunti o disgiunti? Come si usano « col nostro sistema, cui solo si adopero? Come, y> se sono Ten tetracordi, si associarono col sistema 95 deH'ottava, secondo le regole piii comuni deW ar^ n monia? » Bensi egli riconosce che. se non una Tcra dimostrazione, come dice il P. Maurizio, alme- no un argomento di gran peso alia ipotesi, sarebbe il troTare una corrispondenza tra i canti biblici ed i tradizionali gregoriani^ ma all' autore, che spera di riuscire un gioruo ad un tale trovato, egli chiede • Parole del P. Maurizio — v. retro. f8i perclje in lauti anui non abbia ancora lenlato la ftrova? Tro^andosi poi detto In una nota della Me- moria che i eanli biblici, secondo il P. Maurizio, oltre alia melodia risultanle dalle leltere prime di sillaba, portano seco loro scritla un'altra musica «spressa dagli accenti, che I'autore venera come preziosi ruderi delF antlca maniera di notare la mu- sica, e dai quali, non meno che dai titoli dei salmi, egli spera lirare un gloino un buon partito per la sua ipotesi melometrlca, non sa il nostro socio \edere in queste parole che un' enigma , scorgendo che ollre la melodia dai P. Maurizio scoperta, un altra ne scappa fuori da quei medesimi cantici, espressa dagli accfinti , da lui venerati come preziosi ruderi della musica antica. « Dunque, dice il conte M Lethi, "v'era uu'anlica musica, >" era un' antica » maniera di scriverla ? Dunque aveanp que' cantici w doppia melodia e doppi scgni per esprimerla? E M qual melodia era cotesta degli accenti? Simile pt alia Irovata dai Padre, o diversa? Migliore o peg- ?5 giore:, prefcrita o posposta? E come cotesti ac- v> centi Cguravano or da note, or da segni per inr 55 dicare il tempo e modificare i punli? Esso non n dice nulla, e non dice nulla ne dei titoli dei salmi, M come element! musicali, ne del partito ch'ei spera M tirarne un altro eiorno. » Per ultimo toccaudo dello sperimeuto, egli osserva che questo, perche fosse so- lenne, provante e \alenle a surrogare tradlzioni, auto- rita, raziocinj, doveasi fare in cospelto di rabbini £• di maestri, i primi de' quail confermassero coUa i83 loio attestazione le cose asserile intorno la lingua ebraica, i suol metri, i suoi punli, i suoi accent! , i second! Irovassero che il pi-oposto artificlo produ- ceva realmente nielod!e lazional!, d! forme ant!che, adalle agl! pigomenti, alle parole, alle rime, alle assonanze, al paralellisaio^ e tuttl insieme po! atte- stassero che la prova teutata sopra un numero di salmi era rluscita., e clie rlusclla non era, tenlata sopra la prosa^ ! qual! estrem! e condizioul nou Iro- vando egli concorrere, fa floe al suo disrorso con- cludeudo le sue considerazioni nei seffuenti coroUarj, che no! riferiamo teslualniente. « I .° Che la poesia ebraica non ha mefrl slmili ai >' grecl, ai latin! ed ai nostri, ma propi-j: e non »? abbisogna di nulla, n « 2.° Che la musica non e abile a dar raetri « alia poesia. » « 3.° Che i sistemi musical! anlichi sono affailo ?? diyersi dai noslri, e iio» esegulblli coi raoderni » strumentl. 55 « 4-° Che e assai probaijile che gl! Ebrei, almcno i> aniicamente, non a\essero segni musical!, o pochij w e cantassero i loro innl per tradizione. >■> « 5.° Che i segni musical! supposl! dal Padre non » lianno alcun fondamento. » « 6." Che la sua ipotesi si risolye in un giuoco. » . « 7." Che la musica dell'inno di Mose, dovuta in » payte, come si alTerma, al caso, riusci senza \,erun »» caraitere, dlsadatla alle parole, all'ai'gomenlo, " triviale e scorretta. « i84 XXVIII. Una questione d'alta filologia e di re- coudita erudizione, spettanle alia storia delle lingue romanze, e della italiana in particolare, in relazlone alia storia delle orlginl, massime italiche, s'agila da qualche tempo nella nostra accademla. Fu pro- posta dal prof. Picci, or sono due anni, fu I'anno scorso riproposta dall'avv. Mazzoldi, e prese nel correnle qualita di polemica tra il slg. Gabrlele Rosa e il sig. Picci prenominato. Sostiene il sig. Rosa che le lingue dell' antica Europa occidentale e me- fidionale fossero in origiue -tante favelle diverse, unifier te poscla e trasfuse nel latino dalla ci\ilta romana, ed al niancaie del latino illustre trasfor- Nintesi nelle lingue romanze, medlante la prevalenza del latino rustico, variamente modificato. Sostiene al contrario il sig. Picci clie le lingue I'omanze, fra le quali I'ltalica, sieno radicalmente le slesse clie quelle die si parlarono nella -vetusta Europa occidentale e meridionale, e die queste non fossero laule favelle diverse, ma tanli dialetti d'una stessa lingua priniiliva, unica per se stessa, non unlficata per sovrapposizione, radice del latino piuttosto die frutto, antivissula al latino, col latino convissula, e ad esso soppravvissuta, conservandosi inalterata, quanto ai radicali dementi, dalla sua origine fino a noi. Questa tesi del prof. Picci fu gia da noi liferita in questi comniefilai-j accademici per I'anno 1845, ove altresi ^iportammo per sunto gli argo- menti addotti allora dal nostro consocio in soilegno di essa nella sua Memoria suW antichitd della lingua 1 85 italiana e de' suoi dialettl. Ora rimandando, per quau- to a questa appartieue, il lettore alia relazione acca- demica del citato anno, riferirerao una nuova Memo- ria da lui nel presente prodotta, sulla concordanza della linguistica colla storia circa le origini italiche^ la quale slccome raostra il suo titolo, coU'antecedente s' affratella , e \iene con nuovi argomenli e con- clusioni in sussldio della tesi controversa. Posto per principio, anzi per canone di liuguistlca, l'in"vinci- bile tenacita dei popoli nel serbare gli elenienti die cosliluiscono le primitive lore lingue, anche a traverso le raigrazioni e le conqulste, e in onta alia violenta sovrapposizione di nuo^e favelle, rautore assume di mostrare I'affinita dei dialelti italici e la cognazione degli italici popoli, \aIendosi di questa coiucidenza liuguistico-storica per dedurre dalla co- gnazione dei popoli raffinita dei dialetti, e reci- procamente dall' affinlta di questi la cognazione di quelli. In prova del quale assunto iuTOcando le concordanze di pronuncia, di lessico, di gramma tica, di sintassi, le omonimie, cioe a dire le conformita di nomi proprj de'monti, de'fiumi, de'paesi, le storiche tradizioni, egli incoraincia dall' osservare , per cio che.spetta alia pronunzia, come si trovi, per esem- pio, fra le alpl retiche proferito spessisslmo il suono dell' a toscano, il quale odesi pure in Corsica ed iu Sicilian come nelle -valli bresclane e bei'gamasche assai frequente si oda I'iato degli antichi Eolici, e in tutti i vernacoU cisalpini si risconlrino i caratteri del gallico accento^ come gli antichi Umbri ed Etru- i86 schl , per testimonlanza dl Plinio e de' monumeuli, si distinguessero dai loro vicini ia do, clie raanca- \ano dell' o, a cui sempre sostituivano la «, a quel raodo che questa \ocale medesiraa si vede preferita aU'altra dai Corsi (altu, eru, signurili, lu per /o, nun per nonj, dai Slciliani famuri, enuri, duluri, amurusu, Jbcu, vwu, nun per non, lu per lo), dalla plebe toscana in alcuue Toci (vu per voi, nun per non * )^ e in nioltissime \oci del \olgo bresciauo (milt per monte, tu per tuono, h'li per kone, jitir per Jiore, dulur per dolore, sul per sole, oradu per orazione, gulus per golosoj^ e dai Rell fiu77i4 per tuono, Jlur ^lexjiore, frunt per fronte, superiur per superiore, dolcrus per dolorosa)^ e dai Valachl (Rumni, ventu, tunu, munte, truncu, nu per non ecc.J Facendosi poscia a cercare se oltre a queste coin- cidenze, che sembrano adombrare un'afEnita di ori- gine fra quesli popoli, gli allri mezzi di prova suddivisati concorrano a confermarla, trova, per quanto appartiene ai Reli, che la loro cognazione cogli Etruschi e attestata da Llvio, da Giustino, da Pllulo e da allri anlichi scrlltori, e che I'attesta- zione di questi storici -vlene awalorata dai riscontro dei retici dialetli coirodierno idioma toscano, e piu che coirodierno con quello del trecento, argo- mentaudo che, essendosi i Toscani fra lutti i po- poli d' Italia serbali piu puri da meschianze stra- * 11 Sembia che in antico fosse quest' uso anclie quivi piu « frequente, come assai piu spesso occorre nei vetusli codici •n di classic! toscani, « (Nota delVautore). 187 uiere, e dovendo con clo aver serbata piii pura altresi la loio favella, se essa rnela dementi co- muni- anclie a quella del Reli, non deLba parer dubblo che questi esser possano ■veramente Etruschi. Ne crede che dall' ignoranza quasi totale in cui siamo deirantico etrusco possa dedmsi TestiDzione di questa lingua, troTando egli che perfino le favelle delle piu povere genti conquistate durarono illese in perpetuo, e parendogli quindi a maggior raglone impossibile che la lingua dl un popolo che tenne tanta parte d' Italia, e fu niaeslro de' Romanl e dei Greci, non sia sopravvissuta a lutte le rlvoluzloni de' secoli e a lutte le conqulste dal Tevere airArno. Oltre a cio conslderando che da' tempi di Qulnti- Ilano fine al secolo di Dante la lingua latlna cbbe sempre 1' appellazione di grammatica^ che ■vale a dire scritta^ in contrapposlzione alia Tolgare, o par- lata, egli domanda che potesse essere dunque, e d' onde nato, se noa dall' etrusco, cotesto toscano volgare, diverse dal latino? AUe colncidenze lesslcali e alle storlche testlmonlanze aggiuugendo poi le omonlmie de'luoghi, accennati i conCui della Rezia, estendentesi, secondo Plinio, da Cpmo e da Verona fino al lago di Costanza ed al Creunero (compren- dendo fra questo trattp di paese la Valtelllna, il Tirolo meridlonale e settentrionale e 11 qantone dei Grlgioul) egli trova le seguenli rellco-etrusche corrlspoudenze ; — Nella Valtelllna Olonio^ Cosio, TalamoTie, Boalzlo, Slazzone, Tirana, LU'ignQ, il fiume Liri y i monti Ombraglio ed Areit, che gli i8S ricordano Sohnio, Cosa, Telatnone, Alsio, SlralO' nia, Tirenia, Liavinio, il fiume Lirl, ora Ganglia-' no, VOmbrone, Pdett, tuttl luoghi deirantlca Etru- ria. — Nella Rezia transalpina Retzuns, Oenotrium, Tusis, Tusciana, Raseliein, Ramnensis, Remus, Falcres, Cur, Thyrol, i laghl Egerio e Bodamico, i fiuml Reno, Alhula e Sarno, i monti Pennlno e Lukmannier, nei quail egli ravvisa Arezio, gli Oeno" trj, Itali priml, i Tusci, o Toscanl, i Raseni, da cui voglionsi quesli discesi, la tribu Ramvense, Remo, Faleria, Curi, la patria di Numa, Tyriolo, creduto stanza degli Oenoli-j nella media (]alabria, la Ninfa Egeria ed il lago d'egual nonie presso A.lbano, U fiume felsineo, gli anticlii nomi del Tebro e del Po, VAppennino, 1' anticlilsslmo govemo etrusco dei Liucumoni. E fatto riflesso die i prlmi nomi dei iuoglii, egualmente che quelli delle persone, avendo dovuto essere significativi, dovevano percio appar- tenere alia lingua de'primi loro abitatori, dalla osservata affinita di nomi imposti a luoghi dlversi e da lungo spazio divisi egli argomenta che afliui do-yessero pur essere le lingue dei popoli che loro le imposero. Dai Reli passando ai Valachi, aventi anch' essi coi Reli in comvuie la u degli Etrufechi e degli Umbii, essendosi la lingua Talaca creduta un courotto avanzo del latino, che si Yolle impor- tato nella Dacia dalle roniane legioni e colonic, I'autore osserva in contraiio, che questa lingua ritraendo piu dall' antico italico volgare che dal la- lino grammalieale, si deve piuttosto affratellare pur 189 essa cogli idlomi italic! primitivi^ che se nella lio- gua valaca si trovano eleraenti latinl non punto comuni alia Italiana, non si poseono per questo tali eleinenti dire porlati nella Dacia dalle colonie e legioni romane, sia perclie gli dementi stessi non si trovano nei \olgari itallci, the di molli secoli piu lunga e piu immediata do\ettero sentire la in- fluenza della dominazione e della lingua di Roroa, sia perclie potrebbero derivare da piii antichi prin- cipj clie nella lingua -valaca si fossero smarriti, a quel mode che molti Tocaboli si trovano nel dialetto bormiese, che occorrono spesso nei trecentistl to- scani, e che in toscana son andati in disuso, senza che percio s' abbia a tenere che questi Yocaboli sieno stati insegnali ai Bormiesi da questi scrittori, anziche dire piuttosto che Bormiesi e Toscani li abbiano ricevuli da una piu antica fonte comune, come non si tiene che dalF arabo proceda 1' ebraico perclie spesso si trovano in quello radlci che man- cano in questo. Procedendo quindi alia lingua sicula, fondato sul principio della perpetua conservazione del parlar nativo dei popoli, egli non dubila che la si debba attribuire ai Siculi o Sicani antichi^ e che poi tener la si debba d'una stessa famiglia col- I'elrusco, egli lo deduce dal trovarvl dominante il puro eleniento toscano , da lui ravvisato in tutte le poesie dellate nel siciliano dialetto da CiuUo d'Alcamo fino al Meli, ed anche dall'affermare che fa Dante nel Vol^are eloquio, che fino a' tempi suoi idioma \olgare e sicihano era tutt'uno. Quanto m alia lingua de'Corsi, a dimoslrarla in affinlta col- I'etrusca, allega Diodoro Siculo clie allesta avere gU Etruschi avuto in Corsica dominio e colonie, e Tau- torila del Tommaseo, clie pote lungamente studiarla. e clie osserva, clie se nella gente clie tuoI parere da qualclie cosa ella e sudlcia dl francesismi accattati, nel popolo serba ancli'essa modi scliietli e potentl, clie rammentano la parola di Dino e 11 verso di Dante. Quanto poi alle consonanze umbriclie, cenoma- ne ed orobiclie, egli trova Fodlerna favella umbrlca delle Marclie nianifestamente affine a quel medesi- mo idioma toscano da lui nolato nei popoli anzi- detti, e clie se 1 dialetti delle famiglie cenomana ed orobica dal Minclo all' Adda se ue discostano per pronunzia e per forma piii espressaraente gallica , la massa delle radici clie coslltuiscono il loro ele- mento essenziale risponde al toscano nella masslma parte: in prova di clie allcga la tavola compaiatha di voci proprie ad un tempo del dlaletlo fiorentino e comasco aggiunta al vocabolario dei dialetti della citta e diocesi di Coino dell'ab. Monti, e gli Idio- lismi lombardi riscontrati nei classici toscani dl Ge- sare Cantii. E non potendo egli queste consonanze dei dialetti fiorentino e comasco altribuire alle influen- ze del prioialo romano, trovando che in esse Tele- mento latino non lia clie la minima parte, ne al precedente prlmato etrusco, riscontrando mollis- sinie consonanze, neppur latine, di questi dialetti colla lingua degli Spagnuoli, a cui T etrusco primato giaramai non giunse. si fa a ricercare se non piut- »9' loslo si debbano rjferlre ad un'affinita dl origine fia tutle le srenti romanze in generale. Entrando nella quale disamina, egll ossena come Pllnio chiarai gli Umbri antichissimi degli Italian! prirai scanipati dalPacque^ Appiano li dica Tcnuti di Sicilia, forse per alcuna somiglianza cb' egli trorasse fra loro e i Sicani^ Erodoto li collochi a settenlrioue delFAlpi fra i Celti; Solino, Servio ed Isldoro li facciano prosenie de' priscbi Galli, e proprlamcnte, secondoclie da alcuui si crede, degli Edui e dei BIturgi, appellali, al dire di Tacito, dal Senate lomano frateUi consanguinei^ clie importe- rebbe un'affinita della loro lingua col cellico e col latino ad un tempo:, come Grotefend ne' suoi Ru- dimenti di Imgua iimbnca, principalmente fondali suUe famose tavole Iguyine, per certe somiglianze ciregli yi troTO col greeo pm antieo, fosse indolto a credere gli Umbri consanguinei de"Greci^ il Micali asserisce in quelle ta\ole stesse per una Toce greca trovarsene venti la line ^ il Galvani e il Bruce-Wbyte le interpretassero coU'ajuto del Celtico^ come il Bullet, il Galvani, il Betbam, il Mazzoni Toselli, il Bruce-Wbyte predetto riputassero d'origine cel- lica Tosco, cbe si liene comunemenle aver avuto parte coll' umbro nella formazione del latino^ come Pricbard, Pictet, Bopp, Edwards abbiano mostrato cbe il latino riTcla afiinita celti cbe*, come finalmente il Cattaneo abbia trovato cbe una gran parte di quelle voci cbe in latino riguardano il piii rustico e semplice tenore della \ita, si nscontrano quasi tutte nella lingua gaellca, ossia nella lingua die si parla soltanto in quella parte appunlo delle isole britan- niche, die resto sempre divisa ed ignota al mondo romano. Osserva in secondo luogo die ammetten- dosi comunemente 1' afEnita dell' umbrico coll' osco e la influenza dell' uno e dell' altro nella formazione del latino, ed essendo, com' e delto poc'anzi, opi- nione d'antichi sciittori die gli Umbri fossero pro- genie di Celti, e particolarmente di quelli fra gli anticlii die dai Bomani erano appellali col noma di fratelli, e vicino a questi e ai Sicani, fra I'Arari e il Rodano, abltando i Volci Areconiici, die prirai fra tutti i Galli furono da Roma privllegiati del diritto del Lazio, e die Strabone dice uniform! ai Romani nell'idloma e nel Tivere, si potrebbero essi Volci credere progenitori degli Osci, solo die in luogo di Yolci si proferisca f^olsci^ die potrebb'es- ser composto di T'^ol-Osci^ die appunlo snonerebbe Anlichi-Osci^ il die splegherebbe il singolar pri- vilegio onde furono dai Romani distinti, e I'accen- nata conformita della loro lingua e de' loro costu- mi con quelli dei Romani, a quella guisa che la prossimita loro alia patria degli Umbri renderebbe ragione dell' affinila fra i dialetti umbrico, osco e latino. Aggiungasi die Roma ebbe dai Sabini ie prime madri, le quali debbono alia novella prole aver insegnato la propria favella, e che i Sabini, da Strabone creduti antottoni. ebbero comune coi Celti il costume del ver sacrum e il culto del Dio Camiilo, come tieiie Tautore. fondato suU'al- 193 teslazione di Giusllno, e suU' appog^ao d" anticlie Iscrizionl, pubblicale dal Grulero. Aggiun£^asi inollre clie i Lallni uiruagliavano il cUllonfro au alia sem- plice o, e clie pare proferissero la c come la j, e que come c/ze, per quel verso d'Ausonio clie dice di Veaere - Nata salo', siiscepta solo^ patre cdita ccelo, ove mancherebbe ogni vezzo se non si pronunciasse selo per ccelo; e per quell' ariruzia dl Cicerone, clie scherzando sull'omofonia di quoque e cache, diceva al figllo d'un cuoco: tibi quoque favebo. La quale pronuncia, dice T autore, essendo pur in parte co- raune al rolgo siculo, toscano, brcsciano. Iridenlino, non puo non liferirsi a que' Galli piimi clie, secon- do Polibio e Pliuio, tenevano cjueste regioni da plii secoli innanzi la venuta dl Belloveso, anzi avanli clie Roma sorgcsse, e primi iniponevano il nome aU'Insubria nostra, al Bodenco (Po), all'Appenni- no, alle Alpi, alia maggior parte de'luochi della gran valle clrcumpadaua. Aggiungasi in terzo luogo il ti'o\arsi fra i Tridentiui, i Bresclani-Cenomani e gli altrl Lombard! e fin dentro le reliche alpi \ u nasale e \ eu dei Galli posteriori e dei Celli- Breltoui, che secoudo T EichofF nascevano d'una medesima slirpe clie gli Umbri, i Boij e i Sequani^ ed oltre a cio 1' appellazione che i Germani a noi danno lultogiorno di TVelsch^ propria dei Galli della famiglia celto-brettone. Ne fa caso all' auto- re I'oplnione di alcuui clie gli Umbri fossero Iberi pluttosto che Celti, slimando egli che Celti ( inlen- dendosi per questi tutta la famiglia de' primi Gia- i3 »94 petldi che dall'Asia passarono a popolare 11 sud- ovest d' Earopa ) possano essere gl' Iberl medesimi, per queslo che essl furono 11 prlmo ceppo della nazlone spagmiola, la quale avendo dovuto, pel prlnciplo linguistleo gla posto, conservare almeno il fondo della Kngua de' suoi progenitorl , ed es- sendo lo spagnuolo affine alle altre lingue romanze, aftinl debbono esser qulndl ai Celtl anche i pro- genitorl dl quelle nazlone, cloe gll Iberl. Gil Orobj furono dal Rota nella stom di Bergamo dlmo- strati, della schlafcta de' Celtl prlml. P. Monti nel vocabolario comense mostra come k magglor parte de'noml propij delle loro terra, del loro monti e fiumi possano dalle reliqule del celtici dlaletti rice- vere la plii ragloneiole interpretazione^ e 11 noslro autore dal riscontro dl gran numero delle loro tocI \ernacole colle fa\elle degll Armoricl, del Cambri, dei Caledonj e dcgli Irlandesi, inferlsce elie dopo le gran- di Innondazlonl del globo, le orde di seWaggi o dl pastorl, o quegll Insubri ed Orobj e Aborigeni di cui cosi poco si sa, e die prlml qui capltarono e \i posero i princlpj della vita socle\ole, a-vessero "via- coli d' aflinlla colle genti celtiche. Addotli poi in comprova molti esempi dl luoglil orobici die mo- strano avere la loro radice in parole celtiche, sog- glunge I'osservazione che parecchie di queste radici rispondono in pari tempo anche al greco, e che reclprocamente niolte parole de^nostri volghi, signi- ficative di cose rural!, sono ad un tempo di greco slampo e di celtico, e da queste oraoniraie celtjco- 1^5 greclie argulsce un rapporto di antica affinita fra le due gently congettura ch' egli avvalora osservando come tutte le tradizionl dei due popoli additlno le orme di un popolo auticliisslmo disceso dal set- tentrione a popolare la Grecla e T Italia^ come per questa antica cognazione possano spiegarsi le lanle toci greche de'nostri dialetti esprimenli cose spet- tanti alle prime necesslla della \ita, come possa pure chiarirsl perclie le piu antiche iscrizioni etru- sche sieno tanlo simill al greco, perche serbisl Ira i nostri popoli alpini il norae de' Greci nella piii antica sua forma (alpes Grayae — Grauhundev), per- che appawsca tanta somiglianza tra i piu \etusti monumtiiiti dell' arte pelasglco — greco — etrusca, perche finalmente si Teggano negll inni d' Orfeo i nomi di Camilla e Cainillo^ di Juturna, Limentina^ Jjucumone, Forcuta, Picumna, Quirino, J^elahro^ f^ollurno, T^erlunno ecc. Aggiungesl che i Liguri, i quali secondo i fasti consolari estende\ansi dalle sponde del Po fin dentro le retiche •valH, erano da Strabone avuti per Greci, da Pausania per Celti, da Dionigi d' Alicarnasso per Aborigeni insieme d' Italia e della Gallia, e che i pochi monument! superstiti dei dlalettl degli Umbri e degli Osci poterono ai filologl rendere somiglianza di eeltico e di greco ad un tempo ^ le quali ambiguita non avrebbero, secondo T autore, potuto a^er luogo se fra questo e quell' idioma non fosse qualche an- tica affinita, Scrivono Cesare e Tacito essersi tro- Tate fra gli Elvezj ed i Reti iscrizioni antlchis- 196 slme in caralteri grec'i, e di grecL caraltcri aver usato i Bardi etl i Druicli: furono d'avvlso 11 Maz- zocclii ed il Maffei, quelli clie potevano sembrar caratteri greci, dover essere slati piuttosto etrusclii : annunzio il barone di Crazannes ( Journal des artistes — Parigi iSSa ) essersi scoperli fino a Rheinzalern nella Ba\iera Renana , 1' anlica Yin- delicla, frammenli di Tetusta stovlglla con caralleri elrusclii, e dlmoslro cotesla maaiera di scvittura essere stata somlqllante del pari al celtico, al cel- libero, all'eiiganeo, aH'osco, al sannlla, al greco antico: illustro il Giovanelli iscrizlonl etrusche tro- vate nella Rezia, per la forma delle letteue alquan- lo angolosa, pel difello d" interpunzlone e per allri gravissimi indizj, anterlori a qualunque simile mo- numento greco. Che nc' prisclii tempi si parlasse in Italia una sola lingua comune, di cui Tumbro, Tosco, Fetrusco, il gi'eco antico e quant' altri par- la rl di quella eta si rlcordano, non fossero se non lantl dlaletll, si puo prcsumere dal ■vedersi molll caralteri fonetlci connini dalla Slcllia alia Rezia^ dalfessersl da Grolefend nolalo 11 celtico nel sici- liano^ dall'a-vere gF illustralori delle tavole Igmine, del canli arvali, del monmiiento d'Avella scamblali coi celllcl molll vocaboll dell" umbro, deirosco e del greco:, da clo clie narra Aulo Gelllo di certo cava- llere Romano, di'l quale dice clie, avendo pronunclalo due slrane parole, parve che parlasse tosco o gallico (thiisce aid gallice)^ dal clilamare che fa Cajo Seni- pronlo i Llgurl Apuani, stanzlall fra la Wagra e il '97 Te-vere, Hetniscis orti cognomine veteribtts Gallis; dal dire die fa Danle, lanti secoli dopo, deiritalica llnjijua clie in tutte le cilta si trova e in niuna" I'iposa^ da piu niigliaja di Toci e nianiere di dire e provorbj coinuni al toscano ed al greco, raccoltl dal Monosini^ dair udirsi tuttodi in Slcilia, in Corsica, in Toscana Tocaboli clie la Rezia e la Venezia ripetono, dal riscontro altro\e avverlilo di idiolismi lomLardI coi testi di lingua toscani. Clie poi colla lingua italica si convenissero le altx'e romanze, ruostrano moltissime voci e propriela gramraaticali della lin- gua del SI raccolle dal Galvani e dal Kannucci, arenli riscontro nel lessico e nella grammatica dei dialetli d' oc e d" oil, ed osservate dal nostTo aulore anclie in quella del retico-ladino; le elimologie ap- poste ai vocabolarj dei nostri dialetti ed anclie del- la stessa lingua illustre, massime a quelli del Waz- zoni e del Borrelli, che in massima parte sono dal cellico^ i niollissimi nomi delle lombarde cilia e borgate, die rispondono a simiglianti delle Galiie^ il teslimonio di Strabone, che i Celti - Aquila- ni, onde uscirono gli Edui e i Biturgi, si con- Teniyano in tutlo cogli Iberi, che al di la dei Pirenei diedero origine agli Ispani moderni^ il costoro idloma, che al pari del portoghese si ri- scontra all' italico, al retlco, al valaco ecc. , come dimostrano il Raynouard, il Diez, il Bruce-Wliyte^ e le omonlniie de' luoghi die possono vedersi nel- Topera di Pclit-Radel sulle origini sloriclie ddle cilta di Spagua. CoUe quali affiuita liugulsticlie, 198 autorita di scrittori ed omoiiimie de' luoghi moslrala la orlglnaria cognazlone delle genti romanze, pro- rede I'autore ad avvalorai'e il suo assunto con altri argomenti. Osserva egli pertanlo rhe gli auliclii popoli d" Europa, invece di cliianiarsi dai loro capi, come soleano comuneraente. gli Asiatici, si cUlamaA^ano per la raassima parte dai luoghi, dai fiumi, dai monti ove abita-vano, e clie quelli fra essi die pre- valevano per dpvizia e per anticlilta estendevano il loro noma sopra tutti i vicini, Cosi avvenne, egli dice, de"" Franchi, de' Romani, dei Pelasglii; cosi il fiume Arari e il Beti djedero il nome ai Volci Arecopici ed alia Betica^ .cosi i Sicani, cjie secondo Tucidide e Diodoro Slculo ebbero la prima stanza suUa Sequana, do\ettero da questo fjume ricevere la loro denominazione^ e i Liguri^ derivali da Ero- doto 6 da Tucidide dai Ligeri ( Loira ), devono ancli'essi aver porlalo in Italia il nome delle ori- ffinarie loro sponde^ cosi trovando gli Isarci sul- risaro, i Licates sul Lico, i Vendi sul Vindo. i Yindelici fra T uno e T altro di questi fiumi, i Venosles o Venones suU' Eno , e i Sarunetes sul Sarno, si deve credere coUo Tscliudo, coll' Hormayr, col Giovanelli clie tutti questi popoli traessero an- fh'essi il nome da questi fiunii^ e trovaiido i Reti collocati da tutti i geografi e storici in mezzo a coteste genti alle fonti del Reno, dobbiamo, mal- grado coloro clie li vollero deuomiiiati da Reto, capilano degli Etruschi fugall da Belloveso, lenere, '9'J f, per legge ^^ aualogla e pet* V aulorlti d' Isidoio e del Giovanelli, clie la loro denominazioue deri- vasse da quel fiurae. Dal non sapersi poi d' allri popoli, (egli conclude) die prima degli annoverati ibitassero i dintorni del loro fiumi, e dall' essere i,uttl 1 loro noml foggiali alia medesima legge, si Jeve argulre e ch' essi fossero di quel luoglii i orimi abilatorl, e die apparteuessero ad uiia iiie- tesima stirpe, o per lo lueno ad una medesima eta, e parlassero lingue fra loro affini; nel die egli ra'visa una nuo\a \ia a spiegare perclie gll anti- dii e modemi storicl tenessero derivati i Liguri ed i Sicani dagli Iberi^ gli Etrusdii or dagli Iberi, or dai Retl, or dai Greci^ gli Orobj or dai Greci, or dai Liguri, or dagli Urabri, or dagli Elrusclii, or dai Celli; perche Filisto di Siracusa, presso Dionigi d'AIi- carnasso, coilocasse i Liguri in Sicilian e perclie in essa Sicllia, nella Spagna, nelle Gallie, nella Rezia, neir Italia occorrano lante elnograficbe e linguisliclie rispondenze. Le quali rispondenze poi essendosi tro- vate di gran lunga maggiori nelle scrilture del medio evo die non al preseute, egli trae da cio motivo a considerare, die, se tante erano in quella eta nel- la quale queste lingue uscivano appena dall' uni- versale scompiglio die tanti barbari aveano menato in Europa, in assal piu gran nuraei'o doveano es- sere in una eta piu antica, quando di fresco par- titesi dai seno della madi'e coniune, doveano assai piu ritraiTe delle materne sembianze. E avendo loc- cato dei Sanmetes^ dei f^'enosles. dei Licales, dei 2,00 yindl^ degU Isarci, da lui tenutl appavtenenti alia famlglia del Rvti e de' J^indelici^ i quali, del pari che i Noric'i, soiio da Strabone e da Polibio avuti per Celli, e nou essendo d' altronde la regione dei Yindelici e de' Norici e di grau parte de' Reti piu conipresa nel regno delle lingue celtiche, egli crede clie cio si debba attribulre alle iuTasioni de'po- poli tedesclii, che, supex'alo 11 Danubio, si spinsero A mezzodi, innoudando le valli dell' Eno e del- FAilige, e il ILnguaggio di queste valli, cli'ei crede esscre stato fino all' ultimo secolo il romanzo retico, rlducendo fra gli angusli confinl della parte, piu lueridlonale del eantouo del Grigionl, dov' egli Tos- serva sussistere non allrlmenti die associate al tede- sco e diviso in due dlalettl, cioe 11 ladino della valle superlore dell' Inn, e il cialowrr dell' attigua valle supcriore del Reno, I'uno plii traente al germanico, I'altro all' llalico: dlvislone da atlrlbuirsl, a suo credere, non ad altro che ad una legge di assimllazione comune a tutte le lingue, per cui non possano non venire Inforniate dalle loro Tlclne: logge ch' egli rawlsa nelle modlficazloni dell' ilaliano di Llguria nel francese provenzale, del francese d' Alsazia nel tcdesco renano, del tedesco nello slavo , del gallo- aqultanico nel celtlco e nell' iberlco, del bclgico nel celtlco e nel jrei'nianlco, del latino nel jjreco- eohco, deU'etrusc'o itahco nel latino, del cellico- rezio nell' clrusco Itallco: c piu ancora nelle favelle de' paesi biUngui, osservando ch' ellcno \anuo di grado in grado diminuendo a niisura che dal con- 201 line ovc le due Ungue si toccano T uo»io arretrasi al cenlio cU clasclietluna*, del che arreca ad esem- pio lo slesso nosUo idioma. w Esleso, egli dice, dalla » Francla e dalla Rezia alia Sicilla, e soggelto » quinci all' araba e greca, quindi alia tedesca e fraii- n cese influenza, esso ci oflre nel slculo, nel cia- » lower e nel piemontese gli elenaenti stranieri in >» maggior copia che in qualsiasi allra parte. II dia- » letto bormiese e quelle delle altre \alll del pendio » meiidlonale delle rellche alpi tengono luogo me- w diano fra 11 ladlno e 11 tridentino, siccome fra » questo e II tosco gentile e mediano 11 -veneto, le M cul forme men guasle acqulstano maggior lume 9> dal confronto dell' intei'posto cisalpino, ove il nuo- >5 \o gallico inserilo per le orde dl Belloveso sul » celtico antlco, coverse d' un -velo or piii or meno » denso le pure forme italiane. II tosco pol, che M tiene 11 centro, e mal non senti straniera Influ- r> enza fuor del romano, die incco delle dovlzie y> dl un Immenso Impero e di una splendlda let- » leratura , forse giovo plultosto ad accrescergU » dlgnlla , siede sempre purissimo esemplare ed » arblh'O merltamente fra tuttl onorato. »» E aven- do fra quest! ilallcl dialelti annoverato 11 venelo siccome mediano fra U tridentino e 11 toscano, e quindi siccome appartenenle auch'esso alia faml- glla rezio-etrusca, a provarlo tale egll allega I'au- torila di Diudoro Slculo, che dice esser Adria colonia dei Toschl^ cila Pllnio, che nel III delle Istorie chiama Verona d«' lieti ed EugatKij ed 202 osserva, die, siccome il dlaletlo Veronese e piu pros- simo al veneto clie al cisalplno, cosi dev'essere pure la schlatta del popolo clie lo parla, come lo dev'essere altresi per autorita di Pollbio nel II, il quale ponendo i Yenet'i confinanti coi Cenomani al fiume Clusio, comprende fra quelli anche i Ve- ronesl: cita questo storlco stesso, che rlgettando la derivazlone paflagonica seguita da Livlo, dice i Ve- neti provenienti dall'Illiria, e Strabone, clie asserlsce di cola arrivati anclie i Noriei, ed Appiano, che lo stesso afferma dei Reti^ dalle quali asserzioni argo- menta clie siccome i Noriei, djelti da Pliuio Tau- risci, hannosi da Polibio per Celli, cosi debbonsi avere per tali anclie 1 Veneli. E soggiungendo esso Polibio essere i Veneli siniili ai Cenomani, nia di favella diversa , egli dall' asserta somiglianza induce la comune origine celtlca dei due popoli, ed opina che r asserta diverslta di favella possa spiegarsi per Felemento eugeneo coufuso e forse predominanle nel dialetto degli uni, ed escluso da quello degli allri. Ed attestando Strabone avere i Reli, i Ven- noni, i Leponzj, i Tiidentini, gli Stoni ed allri popoli alpini occupata nei tempi anliehi 1' Italia, ed essendo Verona detla da Plinio degli Euganei e dei Retl, e da Catone colonla Toscana, egli rav- visando nell'odierno dialelto veuelo una manifesta continuazione del tjideiilino, crede, assai piii della enetico-paflagonica, simile al vero la derivazionc dei Veneli dai non lontani Venoneti delPEno, osservando che questi assai facilmenle polevauo »o3 esseie dalP Adige, clie dl lassu cola, alle adiiaclie spiagge facilmente guidali. Finalmente allega a sostegno della sua induzione e I'autorita di Servio, che afferraa essere la Yenezia slata prima occupata e nomata da un Eneto venuto dairilUrla, dalla quale Appiano deriva anclie i Reti, fra cui anclie i Venoaeli erano compresl, e quella di Plinio, clie annoyera i Veneti coi Tridentini, che pur erano Beti, e fra le genii rezie annovera i Feltrini, clie yenivauo pare compresi fra gli Euganel^ e conclude: « Cos'i dal Lilibeo all" Adula nevoso, e dalle foci »» del Timavo a quelle del Varo, parrebbe il fondo » priraitivo d' ogni nostro dialetto dover essere il » celtico, come Celti furono per le accordate lesli- »9 monianze di Erodoto, dl Polibio, di Diodoro »» Siculo, di Dlonigi d'Alicarnasso, di Plinio, di » Cajo Sempt'onio, di Catone, i Sicani e gli Unibri » e i Lalini e gli Etrusclii e 1 Liguri e gli Insubri » fi gli Orobj e i Yeneti e gli Euganei e i Reti » e i Yindelici, tutti progenie di quella prima » famiglia di popoli, clie Tcnuli dall'Asia lungo le » piu alte catene montane, si diffusero a poco a poco w per tulta la meridionale Europa, e dalle regioni » piu elevate mano mano scendendo nel bel paese, M sortirono il nome generico di Aborigeni, o vo- M gliasi questo interpretare con Festo per errant! , >» o coll'Alicarnasseo per abltatori dei monti. » E in prova di queste imraigrazioni dagli allipiani del- TA^ia invocando la geologia e la storia, egli osserva aver dovulo le catene de' monti essere la prima 2o4 stanza de'popoll, siccome quelle clie prime emei- sero dall'acque iniiondatricl, clie prime si rivesti- rono di quella \egetazioue die sola poleva soslen- tare i no-velH animantl, e che offrivauo loro e le ample selve e le piofonde miniere, onde faLbiicare le prime abitazioni e le prime suppellettili neces- sarie alia vita, ed una maggior sicurezza che hei jiiani, ove, e per cio slesso e per amore al luogo natale, cosi potente negli abitatori de'monti, e pel timore di nuove innondazloni, e per la memoria anzi per le traccie recenli delle passate, non do- veano poter essere sospinti die da necessila inelut- tabili', addilarci la storia die dall' Atropalene, da Dembea, daU'EIlopia, da Casmira, dall'Analiuac, dal nuovo Messico e dal Desalgucdero discesero i popoli die abitarono la terra di Sennaar nella Caldca, Meroe neU'Etiopia, Laora nell' India, la lallc dell' Usuraafiiita uel Guatemala, il conflueule deU'Oliio e del Mlssissipi negli Slati Uulli^ die dalla parte piu montuosa e settentrionale della Tes- saglla proveunero Elleno, Doro e gli altri proge- uitori de'Gred^ die sui monti della Tessaglia rin- novo Deucalione il genere umano^ die patrla fu la Tessaglia de'primi eroi, pallia la Tracia di Museo, di Lino, di Orfeo*, die la Tracia ancora e tulto il tratto di terra al di la dei monli Bora, d'onde si voile disceso Apollo, fu cuna de' Grcci riti e della greca religione^ die fra tutli i popoli della Gjiecia, mentre i Tcbani, i Lacedemoni, i Messenj, t Corinlj, tulli jeguaci deqli Eradldl, si tenevnno 2o5 per popoli nuo\i, gli Arcadi si vanlaTano piu an- tlclii dclla luna, cd aMlavano la parle piu mon- luosa della Grecia, dondc faceasi disceso quel Pelas- £;o die si annovero fra' grecl tesmofori^ a>er DIo- nigi d' Allcarnasso tcnutl per aborigeni i Liguri deir Italia e delle Gallie, e cosi pure gli Oenotrj, discesi, secondo lui, da Licaone^ aborigeni a"ver norainato Diodoro Siculo tutti i Celli, e Stefano di Bizanzio aunoverali i Siculi fra gli Tperborei o selten- trioiiali^ a genti alpine avere ascritto Slrabone la fon- dazione dl Verona e la prima popolazioue d' Italia^ ad Ocno Dianore, clie vale abitatore de'raonli, aTcr Virgilio attribuita la fondazione di Manto-va, e Calo- ne ad abitatori de" moiili f'OroZ'/yl Como, Bergamo e Liciniforo^ ad Evandro. pastorc d" Arcadia, clie valea presso i Greci quanto dire la regione piu elevata, credersi dovute le prime colonie slraniere condoUe in Italia^ ad Enea atlnbuir Licofrone la fabbrica di Ire forfezze nel paese de' Boreigoni, che val quanto seltentiionali^ Saturno, principale divi- nita degli Aborigeni, averli Irovali, secondo Virgilio, dispei'si sugli alti monti, e secondo il Giovanelli aver esse Saturno avuto culto speciale fra gli alpl- ni Rezj^ Cibele, niadre di tulli gli Dei, esser, secondo che di lei canta Orfeo, arnica degli alii monli, e a lei sacro il pino, nativa pianta de'gioghi nevosi^ Marte, da cui la bellicosa gioventu fu deno- minata marziale (titolo che ricorda la Toce mares dei relici niouti ) vedersi in alcuni monumenti relici sim- boleggiato in un'asta, secondo I'uso degli Etruschi e 2o6 de'Celtl, e da cio doversi presumere derlvato (al simbolo a quelli da questl, In un coll'uso delle villi- me umane, che secondo Plinio fu druidico*, avere i Celti, per attestazione di Cesare, adorate le niede- sime divinita del Roman!, Mercurio, Mai'te, Apollo, Glove, Minerva^ essere le prime faci usate ne' sacri riti romani e degli Etruschi state le tede, le quali non erano che rami e scliegge d' alberi resinosl al- pini, adoperate tijtta\ia fra i retici niontl negll usi domestici^ essere da Clemente Alessandrino ricordati come primi scavatori i Noropi, detti poi Norici, nella Carinzia;, raostrarci la filologia die tra quelle seUe furono i primi pascoli, additandoci e quelle e questi appellati coUe medesime •voci, se hosco e nemus derivarono da ^o<;x'^ e vifia^ ameudue signifi- canti il pascere:^ e ricordarci nel monte Lucmanier nella Rezia clie Ira le selve stesse ebbe origine il primo governo de' nostri popoli civill, quello cioe dei Lucumoni. Non rlferiremo cio che Pautore a tutto il fin qui detto soggiunge a mostrare, in conferraa delle sue deduzloni, Tarmonla in cui tiovansi queste con quelle a cui per altre vie fu condotlo il conte Cesare Balbo, e cbe puonno vedersi nella sua storia (T Italia jino aW anno i8i4-) e nella Enciclopedia del Pomba^ e concludendo ci restnngeremo a rapportare te- stualmente il seguente passo finale della Merao- ria, nel quale il nostro dotto consocio combatte le contrarle sentenze di chi reca ad altre immlgrazioni I' origine della italiana civilta , piuttosto che a quella de' primi Giapetidi dall'Asia neU'Europa occiden- ao7 tale e meridionale, com* e la oplnione sua e del Balbo prenominato. sul Phalesghi o Pelasgi. Ma 1' illustre Balbo da ■» lullo quanto fu scrlllo sino a' di nostri intomo " air eniirraa di coteste genti e di cotesto nome, » non pote allra ' concluslone derivame, se non » ch' essi vennero dal 1600 al 1100 circa ayanti " G. C. per la via di mare, e si framniiscbiaroiio w fra I'altre genti cbe vedemmo assal prima \enule » dal settentrione, e cacciate, tornarono e furona "ricacciate^ oudeclie di tantl sangui fin d'allora » rimescolali nel saugue italico, non rimase cerla- •>■> menle se non a slille il sangue pelasgico. E se » cosi sta la cosa veramente, potremmo noi, come s» molti pur vogliono, attrlbuire ai soli Pelasgbi " lutto il lume di quella priraitiva civilta cbe sap- >5 piamo essere fiorita in Italia? E I'altre scbiatte M^ui stanziate tanli secoli prima, e qui durate di 5> generazione in generazione sempre, non ci reca- st rono esse nulla del comune patrimonio dall'unl- » versale innondazione scampalo ? Se poterono i fi- " gliuoli di Sem e di Cam edificare suUe sponde M del Tigrl e deU'Eufrate quelle immense citta di » Ninive e di Babilonia, meraviglia del mondo, se 55 valsero i nipoti di Cam ad operare quell' altre 55 sublimi meraviglie cbe etemano la loro memoria » nella superior valle del Kilo , saranno a credersi M al tutto rozzi e selvaggi, e d'ogni arte e d'ogni w civile istiluzione digiuni i figliuoli di Giapeto , " essi cbe coUa scintilla al sole rapita osarono emu- 2o8 « lare la diTina creazione ? Non fu Jafet il mag- » giore de'figli di Noe? Non dovetle egli essere r> adunque 1' erede piimo e il custode di tutle le » tradizioni antidiluviane ? E non dovellero quesle w passare coi figli e coi nipoti di lul, siccorae avito 5' retagglo, nelle novelle loro sedl? E non sono » coteste origini dell' ilalica civilta assai plii slmlli » al Tero e piu coufonni a ragione, die le altre volu- S5 tesi per altri derivare da genii fenicie, siriache, M aramee, arcadiche, lidie, egiziane, come fossero M queste sole deposilarie di tutta la scienza e industria w noetlca? Si fa grande assegnamento sulla simi- »» glianza delle costruzioni, clie diconsi pelasgiche, ?5 della Gvecia, dell' Italia e sue isole, e della Spa- '> gna; ma non erano esse comuni eziandio a quegli w A-vei, Argobidt, Anacliiti del Deuteronomio, gi- w ganti abilaiorl di cittii vaste, situati su colli ed al- " ture siuo al cieh murate? Diremo noi clie abbia«o » queste apparata Y arte di siffatte costruzioni dal- y>VAigos o Acros de'Pelasghi Greci, e dall'^ra- M dei Pelasglii Latini, ovvero clie Tapprendessero e " gli vuii e gli altri da comuni progenitori , e seco » la portasse oguuno alle nuove setii dal falo asse- J5 gnate, e se ne facesse inloruo quella dlfesa clie via condizione de" luoglii e de' tempi richiedeva? » Cio che delle costruzioni , dicasi parimenle della w favella e della scrittura e delle arti e delle cre- « denze, e di ogiil altro elemento di civilta primi- •» liva, clie devono essere slati di tutli, senza clie >»runo abbia al lulto do\uto accaltarlo dall' altro, 209 wl'uno e Taltro essendo stall fratelli, egualmenle y> partecipl del noetico patiimonio a tulli comune. •>•> XXIX. XXX. Dalla tesi del Prof. Picci passeremo ora alia tesi contraria, soslenuta, come gia annun- clammo, dal sig. Gabiiele Rosa, e da lui largamente trattata in due meuiorie. Tende T autore nella pil- ma memoria al sue scopo partendo da un priu- ciplo fondamenlale, opposto a quelle del sig. Picci, in quanto clie, menlre quesli deiiva la storla delle razze da quella delle lingue e quesla da quella, egli deiiva invece la storia delle lingue della civilta 6 -viceversa, indipendentemente dalla storia delle razze. « Essendo, egli dice, le parole immagllii del- » le idee; e quindi rappresentando gli oggelti ester- 5? ni, gli affelti, i sentlraeuli e le sensazioni, i po- y> poli piix ci"vili, plu attivi, piii doviziosi o piii ?? comunicanti lianno lingue piii ricclie. Pero la » storia delle lingue e determinata, non dalla storia M del potere o della fortuna, ma da quella delle w idee e delle cose;, tantoclie se \i hanno \ar) po- y> poli in relazione fra loro, quello di questi clie M comunlca agli alui maggior numero didee e di M cose, fara clie la sua lingua invada tutte le lin- » gue degli altri, perclie clii da una cosa od una w idea nuova da anclie la parola che la rappre- » senta. E la necessita del progresso, inerente alia S5 razza umana, fa si che le genti barbare, ancor- » clie dominino colla forza altre genti civili, deb- •n bano da quelle ricevere parte della loro collura, » e quindi anche parte della lingua dei Tinti 5> E si vuole considerare che lo spirllo trlonfa serapre ?' della materia, die un padrone barbaro adotta molta 71 parte del suo scbia\o civile, e se dieci uomini w die hanno una lingua ricca di selraila vocaboli •>•> si pongono a convlvere con mille la cui lingua « non aggiunga che a niille \ocaboli, col Tolgere 5' del tempo, durando paclficamente la convivenza, v) i dieci dirigeranno i mille, e toro comunlcheranno ■>•> qualche migliajo de' Tocaboli loro. Cosi se varie m gentl di strania favella vengono a far parte di » un dominie che pei commerci le mette tutte in 5? relazione fra loro, quelle s'enti ne'grandi mercati VI non parleranno piii la rozza lingua nalia, ma adot- 5? teranno quelle del popolo piii civile, di quelle 5? che esercita, il commercio: e quella lingua, veicolo M delle comuni relazioni che sempre piii si aumen- S5 tano, diverra la lingua di moda, la lingua della ■>i vita pubblica. n Applicando la qual considera- zione generate al partlcolare delle lingue romanze, egU ne deduce die quando Timpero romano fra Celti, German! , Iberi fondava colonie che dive- nivano centri di ambizioni, di maglstrature, di com- merci, di lettere e d"artl, in quelle nuove citta e su quei grandi mercati convenivano da lontani paesi genti di favelle diverse, le quali, per intendere e per essere intese, doveano studiarsi di latinizzai'e alia mesrlio i loro sermoni, trasformandoli cosi ma- no mano ed uniricandoli, specialmente nelle citta e nei dintorni, nel latino rustlco, che fu base delle lingue romanze, la cui affinilfi si vuol quindi ripe- 21 I tere piu clie tutlo dall'azione tra&formitrlce, ope- rata sopra tutte in comune della lingua roniana. A continuare la quale fusione, non solo nell' occi- dente e mezzodi dell* Europa, ma anche suUe cosle deir Africa, tre gvandi piinclpj, secondo lui, dovet- tero concoirere, cioe quello della unila polltico-mili- tare, quello dell' unita religiosa ciistiana e quello dell'unita muuicipale. il prirao diiaraando alle mi- lizle e alle magistrature delT impero . e con cio romanizzando, per cosi dire, la giovenlii di nazloni disgregatissime, il secondo rarnificando la gerarcliia eccleslastica da Roma, suo capo, per tutto Tim- pero e fuori, abolendo ogni rlto materiale delle genti, alTrafellando Inlte col Aincolo della carila evangelica, e i dogmi di questa diffondendo e fa- cendo dominare doTunque coUa favella deUImpero d' Occldeute, il terzo logliendo le genti del Tivere milllare, nomade o \enturiero, e ordiuandole tutte uniformeniente a >ita stabile a^ricola e comnierciale, raccolte in lanti centri di civilta, quanti erano i raunicipj, con forme di governo copiate da quella di Roma. Del che invocando in confevma le auto- rita e gli esempi, allega s. Agostlno, che ad Ip- pona predicava in latino volgare e die sclamo aver Roma imposto alle genii doraate non solo il giogo, ma anclie la propria favella, Strabone, che disse de* Galli e de' Liguri de' suoi tempi, non esser egli- no piu barbari, ma per 1' influenza di Roma aver rautato i costumi e la lingua, Villeraain. che trat- tando della letteratura del medio -evo, disse che 2 1 2 tulta la civllta delle provincie conquislate in Oc- cidente si esprimeva in lingua latina, Galvani, die sebbene propenda al celticismo, sciive che al cadere deir Impero le lingue dei soggetti si ordinarono in maggiore o minor fratellanza, secondo che piu o meno aveano risentito 1* influenza della ronianita^ ed osserva come per siralli cagioni ed in simile maniera fra i Negri d' Hayti la lingua francese sia svdienlrata alle aborigene, come nella Sassonia, nel Mecldenburgo, nella Pomerania, nelF Hannover, nel- I'Holsteln la lingua tedesca abbia pressoche sop- piantata affatlo la slava, e vada a poco a poco oggidi prevalendo in Unglieria , e come fra le varie e rozze tribii del Caspio si slenda niediante il commercio la lingua de'Persiani, e niolle lingue native in se vada Irasformando. Insislendo poi nuo- vaniente sulFenunciato principio della indipendenza della storia delle lingue da quella delle razze, os- serva col Caltaneo come i Turclii, i Saraojedi, gli Ungheri, i Basclii, parlanli lingue originalmente afl'atto diverse da quelle della famiglia indo-gei'ma- nica, sieno fisicamente assai piu simili alle razze greco-ilaliche , celtiche e germaniche, che non i zingari ed altre iudiane tribu, che pur parlano lingue radicalniente aflini alle indo-germaniche, e come la lingua spagnuola o portoghese si parli e domini fra i Messicani creoli, rossi e meticci nel- TAmerica gla spagnuola o portoghese, indipenden- temente dalle diversita assolule di razze;, dal che argomenta non potersi dalla somiglianza delle razze 2l3 concludei'e a quella delle liiigue ue viceversa, e che \olendo fondare sistenii di migiazioni e figlia- zloni dl popoll suUe affiiiita clie possano intercedere IVa \arie lingue, nou si pone mente die alle conso- nauze, obbllando le dissouanze, alle quail iuvece si dere avere, secondo lul, priucipalmente riguardo, siccome a testiraonj delle radicali e non spente dif- ferenze. Se non che ottiene fra molti fa\ore Topl- nlone die in generale rimontando verso I'antidiila si \atla sempre piu dilatando la sfera delle lingue, e die la loro scomposlzione in \arj rami o dialetti non siasi Tenuta efiettuando die col \olgere dei tempi. Ma T aulore trova in\ece die qviesto supposlo andamento delle lingue e contrarlo al falto, alte- stato non meno dalla storia die dalFesenipio delle tribu nou state ancora sottoposte alia influenza di un comune ci^llizzalore, e da quello deNiAenti dialetti. Imperciocclie egli osserva cbe questi \en- gono assorbiti dalle comuni lingue nazionali a misura che crescono le comunlcazioni fra i popoli che li parlano; che nell' America, nelP Oceania, neirinterno dell' Africa, fra i Tartari cjuante sono le tribu tante sono le lingue diverse e scambieTol- mente incomprese^ che sino al tempo di IVlitridate sul Ponto e nella Bitinia si parlayano aa lingue non intelliglbili senza interpx-ete da chi non avesse fatto di ciascuna speciale studio, come ne avea fatto quel re, tenulo perdo come un portento di me- moria: che ai tempi d'Omero, iunanzi che i varj dialetti della Grecia si fondessero prima nel jonico, 2 i4 poscla nel doiico, iiidi nell'attico, nella sola Creta, come appare da un luogo dell'Iliade, si parlavano cinque liiigue, dal clie si puo far raglone quanto grande esser dovesse il numero dei dialetli di tulta la Grecia prima della loro successiva fusione in quelle lingue illustri^ che ncll" Italia, prima clie il latino "vi preudesse universale dominio, i Veneti usavano una lingua diversa da quella dei Cenomani, avevano nomi di radlce diversa da quelli deiGalli In- subri, i Liguri parlavano un linguaggio che poi mu- tarono nella lingua lalina, della quale se difFerisse I'etrusco nessuno piu dubita, se ne fossero divei'si il sabino e I'umbro dimoslro Grotefend, e provano gli iuterpreti usati dai Romani cogli Urabri, ed al- cune parole sabine passale a Roma, come ricordano gli scrittori, e se allre due lingue dal latino diverse, il greco eolico e Tosco, dominassero in Italia atte- sta il detto di Enuio (presso Aulo Gellio), che si vantava d'aver tre cuori, perche sapeva parlar greco, osco e latino^ che mold nomi di luoghi, i quali non trovano liscontro ne in Grecia ne fra i Galli Celli ne Ira gli Iberi ne fra i Gerraani, e non sono ktini, mostrano che v'ebbe tempo in cui le genti stabilite nelle nostre provincie parlarono lingue af- falto diverse dalle dominanli altualmente in Europa. « Tulte le quali diversila di linguaggio, egli dice, M in Italia, e le allre di cui non rimase memoria >' nelle slorie e ne*'monumcnti, non si poterono tan to M aboliie daUopera cenienlatrice del latino, che non ?> ne rimanessero ancora molte in quelle pot;he ra- ai5 yi dici diversissinie che si troTano disseminate nei r dialetti viventi, i quali sono plii diversi nei niouli » e nei luogbi remoti dal conimercio, dove sfuggi- 55 rono air azione unificalrice e poterono serbare » mageiori traccie dell" antica loro condizione ». Nei quale pioposito egli nota potersi in due soli casi mantenere pura una lingua da mischianza slraniera, cioe in quello di un tofale isolamenlo e stale sla- zionario, e in quello di una conservata superiorila assoluta di coltuia di un popolo rispetto a tutli gli allri coi quali e iu relazione, e di questo caso cita ad esempio la Grecia, dell'allro gli Scandinavi neirislanda, i Tcdeschi dei j e dei i3 comuni, i Valaclii ne' monti della jWesla, i Basclii ue' Pi- renei, gli Ebrei, i Guebri, gli Arnieni, con allre nazioni orienlali. Ne crede che senza il concorso deir una o delP altra di queste due condizioni possa la purila delle razze, niantenula mediante I'autogamia, bastare a mantenere la purila delle lingue^ eel in prova della insufficienza dell'autoga- mia nei proposito allega gli abitanti del monle Rosa e dei ^ e i3 comuni, dove si dimenlica Fan- tico tedesco per acceltare i dialetli contermini, come si fa Ira i Baschi, Ira 1 Grigioni, e fra tulti i popoli rozzi posli frammezzo e in conlatlo de' piu civili, ed aggiunge essere il celtico da pochi secoli scom- parso dal Mecklemburgb per Fiuvasione non della nazione, ma della lingua tedesca, avere i popoli germanici die invasero T impero romano, bendie raramente roiscbiassero i matrimonj coi vinti, accet- 2l6 tato il costoPb linguaggio, tanto clie noii rimane piu traccia della lingua de'Goti, de' Vandal! , dei Longobardi^ allega inoltie 11 falto degli Ebrei , ai (puili, benche uessun altro popolo siasi serbato piu puro di sangue, bastarono yo anni d' esllio in Babllonla per mulare nel caldeo 1' antlca favella, e poscia la conqulsta greca e romana per inutare il caldeo nell' ebralco attuale; allega finalmente il rapido scomparire clie fan no i dlalettl in tutli i popoli d'Europa per fondersi nelle llugue na- zlonall. II perche egli crede erroneo altresi I'iden- tlUcare la coudlzlone delle llngue con quella dei caratterl fisici delle razze ed argomentare a priori cbe siccome le razze non perdono per vicende i lore caratteri dlstlntivl, cosi non possano nep- piire le llngue perdere i loro. In jiroposito poi della diverslta e moltipllclta degli antlclii sermoni tivo clie tulte queste lingua simlli fra lore, perche w affini ad una terza. che e la romana, comune edu- 5> ca trice, assunsero il generale nome di romanze, w che portano tutlavia, e che non e usato iie inven- ?' tato dagli scriltori, ma e radicate nelle tradizioni " popolari e nell' use volgare. •>? Da queste conside- razioni suUa varieta d' orisine delle senti romanze in generale, passa I'autore ai parlicolain*, ed avendo il sig. Picci ascrillo alia stirpe celtica non solo 1 Liguri e gli Umbri, ma pur anche i Veneti e gli Etruschi, facendo discendere i Veneti dai Venoneti delFAlpi, rlcordali da Plinio, e gli Etruschi dai Reti, egli oppone a questa sentenza, per quanto spetta al Liguri ed agli Umbri, che ne i nomi dei liioghi di questi popoli. ne gli accent! dei loro dia- letti non sono celtici; die diversi da quelli de' Celti furono i loro coslumi, in quanto che i Liguri mu- ravano castelli, corseggiavano sul mare, combatte- vano alia spigliala, e gli Umbri, oltre essere pur essi guerniti di castella, aveano I'ordinamento ita- lico della cilia, dissimile affatto dai dart e dalla Jara dei Celti^ che anche le piii autorevoli asser- zloni storiche concorrono a fare i Liguri e gli Um- bri dai Celli diversi, e non derivati. Quanto ai Ve- neti, egli opina che fossero Vendi, cioe di razza slava^ e questa opinione, da lui gia in altro scrilto soslenula considerando ch'essi soli ab antico esei'- citavano, prima coi Liburni, poscia coi Corintj, il commei'cio delP ambra, che traevano dai Baltico aa9 ove trovavansl i Wendi Slavi che loro la Irasmet- tevano per opera d'altri Vendi, ovvero VIndelici, posti framniezzo, questa opiuioae, dissimo, viene ora da lui awalorata osservando che un fondo slavo palesano ne'loro dialetti la singolare dolcezza della pronuncia veneta, il suono della z, la niancanza delle nasali celliche e delle slbllanti greche; che per una singolare coincidenza questa stessa dolcezza di pro- nuncia fu da'i Vendi comunicata al tedesco in Sasso- nia^ che il tipo nazionale delle fisonoraie, cosi nel veneti viventi, come piu ancora negli anlichi rltratti de'loro patrlzj , non trova risconlro migliore in altra razza che nella illirica, ossia slava. Quanto agll Etru- schi poi, egli non ciede che si possa d'allroude piu ragionevolmente ripeterne I'origine che dalT Asia Minore, cousiderando che le elrusche iscrizioni (state iinora insufficient!, malgrado gli sforzi dei cellistici, a stabilire un'affinita fra il celtico e I'etrusco), anallz- zate profondamente, palesaiouo caratteri distinti\i delle lingue seniitiche, e fra gli altri la mancanza di vocali brevi e di consonanti doppie;, che alia lin- gua s'aggiunge anche I'alfabelo, corrispondenle nella forma e nell' andamento a quello che, secon- do le receuti scoperte degli Inglesi, appare essere slato usato nell'Asia Minore; che la mistica aslro- logia, le figure di chimere, di sfingi, di sirene, di scarabei, i gruppi bizzarri di animali accoppiati, r Apollo liralo da lupi, la Minerva con flauJi e troraba, tulle cose comuni agli Elruschi e ad alcuni popoli di quelle region! , il seppelllre i morti rhe 23o i Carj, secondo Tucldide, facevano come gll Etiu- schl , V usare le genealogie materne clie , secondo Erodoto, come gU Etrusclii facevano i Licj, la con- formlla del sepolcio d'Aliatle nella Licia, accennalo da Erodoto ed ora scoperto e (Jescrllto da Thiersch, con quello di Porsenna nella Toscana, sono tulte cose che ricliiamano la coltura elrusca all' Asia ininore. Avendo poi il sig. Picci opinalo altresi, come vedemmo, die i popoli dell'anlica Europa si denominassero dai luoghi da loro occupall, egli trova non esser cio sempre vero , e che i popoli incominciauo a ricevere alciiul nomi dai luoghi ed a segnarli coi nomi loro solo allorqtiando vi si fis- sano stabilmente, ma die passano sopia i luoghi senza lasciarvi storica tiaccia quando sono nomadi o venturieri, com''erano,a suo parere, i Germani ed alcuni de"'Celti. Guardando poi al significalo di molti nomi di popoli barbari, egli osserva che, o assunll da loro o ricevuli da allri, sono piutlosto qualificativi o deHe loro esleriori apparenze o dei loro coslnmi, o di checche allro^ del che cita ad esempi le denoniinazioui di Amazzoni, cioe vivenli sui carri,di Traglodili, o abitaturi delle caverne, di Ijofofagi e Illofagi, mangialoto e mangiapesce, di L'ongobardi, lungobarbali^ Sassoni, armali di stoc- clii^ G(n'mani, sagillaij o guerrieri;, Franrhi, ardili: Aleinanni, raunallcci^ Svevi, Vandali, vagabondi:^ Marcomanni.^ confinarj; Goti.^ divini^ Pelasgi, er- lanli. Da tutte le quali rose discorse egli conclude che Ic gvaudi masse delle popolazioui europec ve- 23 I uule pei mouli dal Caspio e da^li Uiali, e^per I'Alpe calate in Italia, nou venuero tutle d'uiio stampo con una sola lingua, colle medeslnie istilu- zioui e ciedenze:^ die se \i ebbe una pilmiliva lingua coraune, quesla e perduta, ne puo entraie nel dominio della storia; che se le nioulagne fuiono la stiada tenula dalle popolazionl nomadi, la via delle nazioni civili e il \eicolo d" una piimiliva unificazione civile fu il Medilerraneo, cougiungeudo arcanamente l' India e T E^itlo -coll' Europa sino airislanda^ che quella iiicipieule unificazione fu riassunta e compiula dall" Inipero roniano, e clie poscia dal Vangelo venne Cno a noi continuata, e propagata per tulle le parti della terra. XXXI. A queste obbiezioni per siugolo, e pri- mamente airaddolta Influenza unificalrice della ci- >iUa e della lingua lat'uia , il sig. Picci, a difesa della propria tesi^ rispose: nou potere 1' influenza d' una lingua sopra un' allra essere die in ragione del conimercio fra gl'individui di quella cogli indivi- dui di questa, e il commercio die in ragione del nu- mero dei primi rispello ai secondly cio posto, nel caso immaginato dal sig. Rosa, di dieci uomiui aventi una lingua di seimila vocaboii, comniercianti con inille uon aveuli clie mille parole, il conimercio non essen- do che nella ragione di uno a cento, anche la co- municazione dei vocaboii dover essere nella stessa ragione, cloe niiulraa^ e il caso ipolelico del sig. Rosa esseudo appunlo quello delTelemento roniano inler- \enulo per le colonic fra i popoli oonquislati, con- 282 stando per autori i piu accreditati die un tale in- lervento fu d'uno fra cento, non vedesi come un s\ scarso elemento di civilta potesse tanto operare da trasformare nella lingua de' conquistatori quella de' conquistatl : provare anzi 11 contrario le testimo- nianze concordi di Cicerone, di Tacito, di Giu- seppe Flavio, di Svetonlo, di s. Ireneo, di s. Ge- rolamo, di Lampridio, di Ulpiano, tutti attestant! che nel 1.° a.** 3.° 4'° secolo dell' era volgare fra gPIspani, i Germani, i Celti, che sono i popoli appunto che il slg. Rosa dice aver subito P influenza unificatrice delle romane colonic, si conservarono sempre vive le nazionali favelle: provarlo il testimo- nio -fivente delle medesime lingue, nelle quali non e tanta parte della romana latinita, che dcbba esser lolto di riconoscervi i loro elementi nazionali, come vorrebbero i propugnatori della romana influenza: aggiungersi le moderne autorita e del Bruce- Whyte e. del Fauriel, concordi in asserlre e dinioslrare che r uso degli antichi idlomi nazionali si mantenne tino agli ultimi tempi della dominazione romana, e a lei sopravvisse: I'afllnita tra le lingue romanze e il latino, suUa quale si fa gran fondamento dai partigiani della unificazione romana, essere assai minore di quanto si crede, essendo assai magglore del creduto le voci straniere al latino nella stessa lingua provenzale, non ch'altro, che e quella fra tutte le romanze che piu al latino si accosta-, delle quali voci averne il Fauriel raccolte da 3 mila nei inonumenti supersliti di quella lingua, nnmero 233 calcolato da quel filologo essere appena la meta di quelle che potrebbe fornire la completa raccolta di que' monumenti, ma bastante, anche solo, a pei- suadere la tenacita de' popoli a custodire il palrl- monio delle avlte favelle: esservi di piu che le voci slesse che sembrano di stanipo al tulto latino, possoDO lenersi piu anliche cittadine del paese che il latino stesso ( per eserapio caitieii ( captivo ) che puo derlvare dal celtico caeth egualmente che dal latino captivus^ suau (dolce) che puo provenire cosi dal latino siiavis, come dalt'irlandese suabhois)^ uotando il Bruce-Why I e che quanto piii ci arretria- mo verso I'origine dei dialetti roraanzi, tauto piii essi ne si mostrano affini al primitiTO brettone^ rivelandoci la medesima origine il latino stesso, onninamente distinto dal dialetto -volgare per opera degli scritlori^ contenendo il dizionario della lingua gallese di Owen i oo mila voci , delle quali alcuna appena ve n' ha derivata dal latino^ avendo e il Prichard e il Picfet e il Bopp dimostrato 1' affinity del latino col celtico, e ultimamente il Cattaneo osservato poter il celtico essere stato padre del la- tino, e voci latine trovarsi fra le llngue celtiche e romanze, senza che vi si debbano dire Iraportate dai Romania scrivendo il Monti, nel VocahoJario dei dia- letti della cittd e diocesi di Conio, che la forma latina di una voce vernacola non e sufficiente argomenlo a far credere che la si abbia dai latini, e producen- do una lunga serie di esempi diniostranti che uno sfesso oggetto e significato colla sfessa forma e nel 234 latino e nel cellico: notando il Pricharcl clie sola la lingua celtica puo co"* suoi eleraenll spiegaici la foi- mazione del verbo latino altivo, e il Bruce-Wliyte clie solo il welcli, o gallese, puo tuttaviia additarci fra'suol elementi quello onde venae all'antico passlvo la desinenza in er clie vedlamo in Eunlo, in Plauto, in Lucrezio^ e da codeste lingue medesime avendo il Bonelli demato V etimologia de' nomi delle lomane divinita^ essendo stati e dal precllato Bruce-AVhyle c dal Raynouard e da altri dimostratl afllnl al bre- tone, al gallese, air irlandese della grande faniiglia celtica gli elementi piii in apparenza somiglianti al latino della stessa lingua valaca della Dacla, la quale, se nelle famiglie deUe lingue I'omanze al- cuna ve n' ha cbe possa con qualche apparenza dirsi imposla dalla loniana dominazioue, sarebbe pur dessa, altesoclie ivi ia popolazlone, quasi esau- &ta dalla lunga guena di Decebalo, fu dalle ro- niane colonie pressoclie rinuovata^ essendo auche nella Toscana, benche stata pur essa innondala da colonie I'omane, la lingua, assai piii che alia lalina, afline alia provejizale e alia celtica, e avendo da queste due lingue il Mazzoni Toselll e il Borrelli tratto il maggior numero delle etimologie loscane, e 11 Nannucci derivato la niassima parte di quelle voci e forme che occorrono piu spesso nel monunienli del prlnio secolo della nostra lelteratura: non aver potuto i tre principj allegatl dal signor Bosa, cioe runila polilico-mililare, T unita rellglosa e 1" unila muuicipale, cooperare alia pretesa fusioue delle ^35 liugue indigene nel latino;^ non la piinia. peiclie, posto ancora, conlro cio die pui' vedianio noi stessl nelle nostie provlncie. die la giovenlu ddle piovin- cie romane avesse potulo uelle niaeislraluie e nelle niilizie divenir roniana a lal segno da obbllaie la nativa favella, questa non si sarebbe potula spe- gueie nelle famiglie' rlniaste in pallia, ne dalP idioma in quelle iniparato esser soppSanlala la lingua dei uegoz) famigliaii, delle aili, de' mestieri, del com- mevd , delle nazionali Iradizioni e ctedenze^ non la seconda, percbe non avvenne niai die la reli- gione e la ecdesiastica gerarcbia rimutassero a se- gno le usanze, 1 cosluml, i sentimenti, le idee, gli elemenli luUi della \ita del popopll, da niu- tare al modo die si pretende la loro lingua , e pei- «'lie la rollglone cristiana non si uuiversallzzo die nel medio evo, quando gli veni\ano lisorgendo i dlalettl volgarl a spese del latino, come appare dal concilio naibonese del 58g, 11 quale presciivendo die non si ordlnasse diacono o prete dii non sa- pesse dl lalino, fa conoscere die questa lingua non era nell'uso coniune, e perdie 11 cristianeslmo, non < he ajulasse il lalino a sopplanlare i dialelti volgaii, ajuto anzl 11 ilsorgiraento di quesli, come fecero e il concilio luronense, e quello di Reims, e uu capllolare dl Carlo Magno, ordinando die le omelle sciitte in latino si traducesseio al popolo nel proprio volgaie: non la terza, perclie 1' unila munitipale iogliendo le genii al \lvere mllltare. e liordlnandole a ilia stabile agiicola e couimeiclale, h\ questo un 236 lichiamarle in se stesse, un raccoglierle intoruo agli indigeni elementi della loro condizione, un afFrancarle dagli stranlerl, un raflfer marie nell' uso dell' antico idioma : ne le predlcazioni di s. Ago- stino, ne la testimonlanza di Strabone, ne I'ar- gomento d'analogia dedotto dall' attuale predoml- nio del tedesco sullo slavo in Ungheria e in varj stati germanici, ne la sovrapposizione della lingua francese alia nazionaie fra i Negri d'Hayli poter far prova in favore della unificazione in discorso^ perche s. Agostino, come appare dalle sue opere e da' suoi stessi sermoni principalmente, predicava in latino rustico in Ippona, bensi ai coloni romani, ma non agli indigeni africani, i quali, per asserzione di lui medesimo nella Epistola a Novato e per os- servazione del Poujoulat nella vita di lui, parlavano pur serapre la loro lingua punica^ perche la testi- monianza di Strabone non regge in confronto di s. Ireneo, vescovo di Lione, di Lampridio, di s. Ge- rolamo, d'Ammiano Marcellino, d'Ausonio, di Clau- diano, di Sulpizio Severo, di Salviano, di Sidonio ApoUinare, che tutti attestano come nel 2.° S.*^ 4-° *" 5.° secolo il gallico idioma era pur sempre esislente^ ne in confronto dell' edltto di Alessandro Severo ricordato da Ulpiano, che concede il poter fare fe- decomessi non solo in latino od in greco, ma iu lingua punica, e gallicana altresl, od in altra di qualsiasi gente^ perche Todierna prevalenza del tedesco sullo slavo non e caso di analogia ne d'indu- zione^ non d'analogia, non importando la prevalenza .3; sopra una lingua estinzione della Kngua stessa : non d'induzione, non potendosi nella materia di die si tratta da un esemplo moderno nulla con- cludere all' evo autico, essendo gli elementi tutti dell' odierna chilta tanlo disslmili da quelli anche di soli mllle anni addielro^ e perche per poter trarre conseguenza dalla sovrapposlzione del francese alia lingua indigena fra i Negri d'Hayti, converrebbe poter dimostrare che la condizlone di quei selvaggi isolani fosse a paritii con quella dei Galli, Gerraani ed Ispani: per ultimo il signor Rosa trovarsi discor- de da se medesirao, avendo nel giornale euganeo dell'ottobre 1846 scrilto egli stesso die nella pia- nura fra il P6 e 1" Alpi, non solo dope I'invasione elrusca e la successiva conquista gallica, ma andie dopo la romana, rimasero tultavia esistenti le Iraccle delle primitive genti conquistate. Passando poscia al prindplo professato dal sig. Rosa, in unione al Catfaneo, die dalle affinita delle llngue non si possa dedurre la cognazione delle razze , ma soltanlo I'azione assimilatrice di posteriori idiomi predomi- nanti, e die non le affinita, ma soltanto le disso- miglianze possano rivelare ie lingue aborigene, egli oppone: die dai confronti fra lingue europee risul- lando le affinita loro consistere principalraente nei \ocaboli significanti le cose e le idee di prima ne- cessita, i quali percio dovettero essere i primi a proferirsl dai popoli, a -voler supporre tali affinita derivanti dall'azione assimilatrice di idiomi posteriori e d' una ciyilta imporlata daH'Orieale in Europa e 238 diffusa per sacerdozj, per religloni, per banJe ili \enlura, converrebbe ammeltere per vere e certe due cose contrarie a tulle le iradizloni e induzloni storiche, cioe essere stall i paesi europel, innanzi a quelle prime gentl che la storia posdiluvlana ci rlcorda venutevi dalla comune cuUa noeiica, abi- tati da alU'e gentl al tutto diverse, e le genii indo- europee, che vorrebbersi sopravvenute dappol, aver trovalo quelle gentl prime si diglune dl ognl umano costume e selvagge, da non aver neppure le idee e le parole speltanll alle prime necesslta della vita: che 11 far conslslere nelle sole dissomlglianze la chlave delle lingue aborigene, importerebbe una primillva radlcale dlverslta delle lingue slesse, e una niolll- plicila dl schiatte. Tuna daU'allra aflalto diverse, da cul quelle dissomiglianze fossero derlvate^ men- tve tulti 1 rlsullali finora oUenutl dagli sludj fisio- logici, linguislicl cd archeologlci provano unlver- salme)>le e concordemeute la prlnuliva nulla della specie umana, a quella guisa che 1 confronli Isli- Inlti fra tulle le lingue rivelano la origlnaria loro derlvazione da una madre comune. dalle cul forme si vennero mano mano modificando in allretlantl dialettl, a misura che le gentl si divisero In plii lontane sedi, e si Irasmutarono per dlversl gradl e condlzloni diverse dl clvilla: che non v'ha nes- suna raglone perche si deI)bano considerar primi- tive piuttosto le dissomiglianzp che le aflinlta, non potendosi ne dalla forma nr dalla slgnificazione dl quelle rlca\are un carallert- di priinllivila preferi- 23c) Ijilnienle a quesle, e potenJo Jalla slessa lingua madre derivare cosi le une come le altre. « Non 5J possono, egli dice, alcuni elementi di quella es- " sersi conservali in alcana delle sue propaggini e y> non in allre? Non forse possono piu lingue nate ?? da una madre comune, qua avere perduto dei 5> primi elementi, la aveme assunlo de' nuovi? w Perche queslo non fosse potato av venire, sareb- w be d'uopo che i popoli che le parlano fossero » sempve \issuii tnlti egualmente, sebben divisi di w spazio, solto r influenza di eguali condizioni fisi- M clie, nioiali, poliliche, religiose, arlisliche, scien- n tiftche e letterarle, che e cosa imposstbile e non " awenula giammai. 5? Se non che confro il pro- cedeie delle uniane favelle dalla unita primiliva alia moltiplicita dei dlaletli, il sig. Rosa, sostenendo invece il loro processo contrario, cioe dalla mol- tiplicita alia unita, oppoiie, come \edemmo, e il non intendersi fra loro delle \arie tribu non state an- cora sottoposte alia influenza di un comune civi- lizzatore, e il continuo assorbire che fanno le lin- gue nazlonali i dialetli viventi, e la moltiplicita delle lingue parlate nel Ponto e nella Bilinia ai tempi di Milrldate, nella Grecla al tempi d'Omero, in Italia prima della dominazione romana, e fi- nalmenle molli nomi di luoghi che non trovano riscontro ne in Grecia ne fra i Galli Celti ne fra i Germani, e che non sono latlni. Rispoiv- dendo alle quali obhjezioni, 11 sig. Piccl osserva. che 11 nou intendersi delle barbare tribu fra di loi'o non implica necessanamente una dlversita originaria ne di schiatta ne di favelle, potendo il fatto dipendere o dalle antiche rivoluzioni della terra, che sperdendo que"* popoli di la dall'Oceano, abbiano loro fatto a poco a poco sraarrire insieme col palrinionio della primitiva civilta anclie la mag- gior parte della primltiva favella, insegnando loro ad esprimere con nuovl suoni le loro nuove con- dizlonij oppure non tanto da radicale diversita delle loro lingue, quanto da dlverso modo di sfor- marle pronunciandole. Oitrediche « sonosi esse, ?» egli dice, nieglio studiate del nostri proprj dia- 55 letti, perche si possano da esse dedurre conclu- " sioni cosi assolute? Inlendonsi forse meglio fra »» loro, senza studio, Italiani e Francesi, Francesi « e Britannl, Britanni e Tedeschi? E non si ten- w gono essi tutlavia nati dal comun ceppo indo- w celtico? J' Clie j)oi i dialetti vengano assorbiti dalle comuni Iliigue nazionali, egli crede esser cio pluttosto una supposizione che un fatto, osservando clie se sussitono tuttodi i dialetti italicl quali esi- stevano al tempo di Daute, e se cinque secoli di commercl e progressi, ajutati per tante nuove vie dl conquiste, di comunicazione, di scuole, di stampa uon bastarouo, non che a spcgnerne alcuno, neni- uieno a mutarli, a niaggior ragione nel medio evo e nell'antico, quando tutti questi mezzi di fusione niancavano, non dovevano a cio bastare le lingue nazionali, le quali d'altronde. ej^'ll aggiunge, troppo povere in confi'onlo del dialetti per poler assor- ^4. birli, non sono in sostanza che una parle Ji cssi, approprlatasi ed ingentlHta dagll sci'ilioii. Oltre di che, egli prosegue, la tenacisslma lendenza a conservare i nativi dialelti non solo fra il volgo, nelle campagne e nelle valli, ma pur anco fra le persone squisitamente educate, e fra la glovenlu die versa nelle scuole e fra i libri. Paver tutte le lingue avutl i proprj dialetti, I'essere i dialelti delle anticbe lingue illustri sopravvissuti alle lingue stesse, tutto cio mosfra che la loro eslirpazione sara cosa sempre cosi difficile, da repularsi poco meno che impossibile: e ad ogni modo, posto ancora che cio andasse ora succedendo, o che potesse in fuluro succedere, non sarebbe per questo men vera la loro antichita e conservazione lino ad ora, e da cio che in presente avvenisse o che fosse conlingibile non si potrebbe, senza alterare la quistione, fare indu- zioni contrarie a quello che i fatti ci attestano rispetto al passato. Per quanto poi spetta alle ven- tidue lingue parlate nella Bitinia e nel Ponto al tempo di Mitridate, egli si restringe ad osservare che, conlando dai tempi della divisione falegica ai noslri, le lingue che scorapartile tra le famiglie gia- petica, semitica, e camaica non erano allora che in numero di ^o per tutto il genere umano, si accreb- bero di mano in mano, secondo i computi di Adelung e di Water, a 2000, con ben 5 000 dialetti, e sopra questa osservazione, concesso pure che il calcolo de' citati scriltori sia esageralo, ed anche riducibile a dieci volte meuo, domanda dov' e il loro pro- 16 2^2 cesso dalla plurallta antiea all' unifa , soslenulo dal- V oppositore ? E all' obbiezione desunta dalla molll- plicita de'parlan usatl in Grecla al tempo d'Ome- ro, appuntando d'errore cio che dice il sig. Rosa nel proposito, I'isponde primamente clie le cinque favelle parlate, secondo Omero, in Greta, non era- no altrimeuti lingue, come esso sig, Rosa le chiama, ma dialettij che 1' unificazione e fusione dei dialetti greci non awenne mai, attesoche la lingua ales- sandrina di tutti si compose bensi, ma non li estinse^ che i dialetti de' Greci, anziche esser piu numerosi, come presume 1' oppositore, nei tempi antichi che dopo, do\evano esser in nnmero minore, avuto riguardo alle comuni imprese dei Greci nei tempi eroici, al concillo degli Anfittioni, alle feste Pana- tenaiche ed Eleusine, ai giuochi Pilj ed Olirapici, a cui tulte intervenivano le greche tribu, ed al- r essere il dialetto jouico stato in origine uno col- I'altlco, ed uno il dorico coU'eohco^ che non gia r ionico prima, poscia il dorico, quindi I'altico di- ventarono lingue illustri, ma che I'uso dell' attico per Eschilo fu anteriore al dorico Pindarico e al- I'jonio stesso di Erodoto. Quanlo poi aU'eserapio del- le diverse favelle italiche, sogglunto a quelle del dialetti greci, cgli osserva innanzi tratto che contro la tesi del sig. Rosa slanno le stesse parole di lui (da noi altrove riportate ), non esser si, cioe, po- tule quelle favelle tanto abolire dall' opera cemen- tatrice del latino, che non ne rlmanessero ancora molte tracce in quelle poche radlci diversissime, 243 die si trovano disseminate nei dialelli viventi. Quin- di venendo al parlicolare dei popoli italicl, cilati dalF opposilore come parlantl lingue diverse, I'i- sponde die il veneto ed il cenomano, pru che nella radicale sosfanza, doveano differire, come al pre- sente, nel suono e nella forma, e clo per la so- vrapposizione dell'euganeo sul veneto, e per quel- la del gallico-bellovesiano sul cenomano, le quali sull'affinita priniitiva stesero un velo die la oscu- ro, ma non la distrusse: che lo stesso dee dirsi del ligure e dell' insubrico, altese le singolari omo- nomie de' luoglii dei Liguri Apuani e degli anliclii Liguri Velejati, i quali o^gid'i si rlpetono idenlici suir Adda, suirOglio, sul Clislo, sal Mincio, sul Po: che anche 1' etrusco e il latino antico dovet- tero avere qualche affinita, se tosco e latino veg- gonsi da Gio^enale fatti sinonimi, se tosco appel- lasi il Tebro, e se fra i Romani \i ebbe fusione d' Etruschi , come provano 1' antico vicus tuscus di Roma , 1' avere Roma avuti alcuni re d' origine elrusca, e ricevuti dagli Etruschi molti saccrdozj, i vati, I'auruspiclna, i litlori, i fasci, la sedia cnrule e molti costumi ed ornamenti: che simile affinita Tuolsi ammettere eziandio fra i Sablni e gli Umbri, affermando espressamente Zenodoto da Trezene presso Diouigi d' Alicarnasso, ed ammeltendo an- che Grotefend, che gli Umbri stanziati sul Tevere presero il nome di Sablni : che lo stesso Blondelli dai lunghi e speclali studj fatti sopra queste ma- teria fu condotlo a conchiudere che Euganei. Liguri, 244 Ausonii, Tirreni, Tusci, Osci, Volsci, Umbri, Lucani, Bruzj, Marsi, Piceni, Sabini, Sannlti, ed altri po- poli, pailavano tllaleltl di una sola lingua. Per ulti- mo quanto ai noiui iion latini Je'luoglii delle noslre pro^incie, die al dire del sig. Rosa non trovano riscontro in altre parti d'Europa, rispoude clie per poter legittiraamente fare una tale asserzione conver- rebbe clie ropposltore conoscesse tutte le miaime parti, tutti i piii oscuvi casali della Grecia, della Francia, della Spagna, della Germania, tanto da po- ter escludere clie alcun luogo \'i si trovi che a cote- stl noiiii risponda; e che poi ad ogni modo cio non toglierebbe che laffinila delle favelle 'non potesse uondimeno sussistere. Avendo poi il sig. Rosa indi- cato, siccome vedemmo, alcune radici celtiche di nomi di luoghi italici, assereudo che queste radici ne nelF Italia settentrionale, ne in Francia non s'in- tendono, egli confuta 1' asserzione, mostrando come pen (alto) da cui Apennino, lo si abbia in pinacolo ed in appendere^ land (pianura) in landa^ is (basso) d'onde Issa^ in abisso^ tor (alto) in torre^ dun ( colle ) d'onde Comenduno, in duna^ gona^ d'onde Gana^ lo si tro\i registrato per ro\inio di pietre nel vocabolario comasco del Monti ^ bar ( elevate, alliero ) d'onde Bariano, bodert ( fondo ) d'onde Bodeuco, com ( convalle ) d'onde Como, abbiansi in bar, podin^ comba del dialetto di Bormio^ e Gri- anta ( rispondente a paese soleggiato ) si abbia in gn'antlu'r del gaelico. Che se poi nei dialetti lom- bardi e nella lingua francese le cose signiticale da a45 quesle radici lianno assunlo nomi radicalmente co- munl alia lingua latina, egli soggiunge, tenendo da lui dimostrato avere 11 latino coniuni le radici primitive col celtico, clie Tattribuire 11 fatlo alia preponderanza civile romana, come fa U sig. Rosa, sarebbe una petizione di pnncipio. Passa dopo questo alle due condlzloni indicate dal sig. Rosa come le sole clie possano conservar pure le lingue da straniere meschianze, cioe 11 to- tale Isolamento, e una coslante superlorita di col- tura^ e osserva quanto alia prima che, adducendo r oppositore ad esempio gll Scandinavi deirislaa- da, i Baschl ne' Plrenei, i Valaclii ne' monti mesil, i Tedeschi nei 7 e i3 comuni, e gll Ebrei, non si vede che intenda per totale isolamento, se lo riconosce in questl al pari clie in quell! , meutre potrebbesi dire altrettanto di ogni altro popolo che viva entro gll aviti e nalurali suoi ronfini, mentre si potrebbero dire slmilmente isolatl fra r Alpe e 11 mare tiitli gl' Ifalianl, fra I'Alpe. il mare e i Plrenei tutli 1 Frances!, fra i Plrenei ed il mare tutti gll Spagnuoli. E quanto alia seconda, avendo 11 sig. Rosa addotto ad esempio la supe- rlore coltura de' Greci rispelto agli altri popoli e poi confessato presso a poco lo stesso degli Etru- schi, egli chlede come potrebbe cio infermare la lesl della conservazione dell'antico volgare itallco, anzlche confermarla? Se non che 11 sig. Rosa os- servo che ove si fosse la lingua elrusca fino a noi conservala, dovrebbesl colla lingua loscana pofere inlerpretare le etrusche iscrizioni, non sarebbe 1' al- fiabelo etrusco rlraasto straaiero a tutta V Italia ne a questo sarebbesi soslilulto il pelasgico, do\reb- be nella Toscana abbondare il suono della vocale «, che Prisciano disse propria dei Toschi. Ma egU u queste osservazioui risponde: non far caso nella quistione che le etrusche iscrizioni non possano oggi spiegarsi colla lingua toscana, perche la lin- gua di esse non consta per lo piii die di nomi proprj, di litoli e di vocaboli rituali, che si pos- sono essere smarriti pel mutati tempi e costunii, seuza che percio debba credersi spenta la lingua tutta, e perche la mancanza delle vocali e delle ijiilerpunzioni e le \ariazioni ortografiche rendono la lezione ed interpretazione di quei letlerati monu- menli troppo incerla per poter asserire che le voci che ne risultano siano assolutamente straniere alia lingua toscana: non poter il sig. Rosa affermare senza contraddizione che 1' alfabeto etrusco rimanesse alia Toscapa e all' Italia tutta straniero, e che \i si sosti- tuisse il pelasgico, avendo esso medesimo amraesso iiel giornale Euganeo ( ottobre 1846) che questo dialetto era una cosa col greco, e il greco poi e r etrusco esseixd.0 uguali: essere asserzione con- tradetta dal fatto che I' u degli antichi Etruschi ijon abbondi nella Toscana, potendosi vedere negli scherzi coniici del Zanoni, nel vocabolario del Gi- gli e negli antichi codici di scrittori toscani del 3oo e di quel torno, frequentissirai gli esempj della vocale 11 si ucl corpo c si uel fine delle voci 247 clie comunemente si proferiscono e si scrivono col- la o. Ma il sig. Rosa estinia clie la u dell' anlica pronunzia etrusca, ricordata da Prisciano, provenisse dagli Umbri primi al>itatori del paese, ne inferisce che invece di quella proferendo i Celti la o, gli Umbri non fossero per conseguenza Celti, awa'lora questa conclusione coll' autorita di Grotefend, die tiene la lingua unibrica piu simile alia greca die alia celtica, ed aggiunge \entidue nomi di laoglii anlichi degli Umbri, clie non liauno, a sue credere, omofonia con nessuno de' luoglii cellici *. Al clie il sig. Picci rispondendo, domanda qual valore si possa ragionevolmente attribuire neH' argomento all' aulo- * II passo ove si conliene questa obbiezione del sig. Rosa Irovasi nella prima sua Memoria. IVIa essendo queslo passo appena e solo in parte accennato nel nostro sunto, credia- mo di dover qui riferirio testualniente ifGli Umbin ( egli « dice ) erano diversi dagli Etriischi, ma dovettero formare » un elemento principale della popolazione della Toscana, » dominata dagli Etruschi, perche gli Umbri erano nella To- " scana prima chc gli Etrusehi, la cui polenza alia loro si so- " vrappose; e noi leggendo in Prisciano nominati prima gli M Umbri che gli Etrusehi Ira eoloro che pronunciavano la m, •>•> siamo indotti a pensarc quel vezzo di pronuncia essere slato •n speciale degli Umbri, e quindi delle piu antirhe popola- n zioni italiche non ancora ellenizzale. E ci eonferma in que- « sta sentenza il trovare tale alibondanza nella pronuncia del- •fiX u, fra i Sicilian!, fra i Yalachi, fra gli isolani della Sar- 51 degna, e fra gli aliilanti di alcune paili delle Alpi Rezie » che conservarono piii Incorrolli gli antichi dialetti italici, » menlre nella Toscana non troviamo queslo vezzo; il quale « non pote essere slato importato dai Greci o dai Celti, i « quali invece preferivano 1' uso dell'o. E qui torna oppoi- 5' luno 1' osservarc che quauluuqu*. giavissimi scritlori ab- 248 rila dl Grolefeiid, il quale porto quel suo gludi- zio della lingua umbrica sopra le inscrizioni igu- vine, da altri dette etrusche, e dal Bruce-Whyte interprc'late col celtlco, e da Janelli col soccorso delle lingue semitlclie^ domaiida qual prova potreb- bero fare i ventldue luoghi indicali dalP oppositore, mentre si sa die gli Etruschi ben trecento luoghi umbrici occuparono. fra i quali, e fra gli altri ancora clie gli Etrusclu non occuparono, non potrebbe ra- gionevolmente negarsi clie non si troTasse I'omofonia coi celtici, quand'anche questa non esistesse fra i ventidue allegati^ domanda in lerzo luogo se sia vera- nienle provato clie nessuno di quesli a luoghi celtici rlsponda;, anzi trova che la maggior parte dl essi puo aver riscontri coil altri nella Belgica, nella Tarragonese, nella Lusltania, nella Provenza, nel Tirolo, nella Gallia Narbouese, nella Spagna-, ed » hiano teste combattuta la presunzione francese che faceva « da GrotctVni celtici. Inlatli i principal! luoghi degli Umbri chiama- 11 vansi Sarsina, Amelia, Tuileilo, Camcrino, Ocriclo, La- « rolo, Narni, Ccrsulo, Merania, Caiiieiio, Interamnc, Ispello, " Iloro, Pitrico, Titerno, Isvio , Infico, Cenlino, Asirico, « Nuceiia, Urna, Sjiolelo, Ragnia. nessuno de' quali e ripe- « tizionc di nome collico. » ^49 agglungc finalmeule esscre V origlne ccllica degU Umbri provala e da un luogo di Polibio, clie ot- testa come al di qua dell' Alpi aveano stanza i Galli assai prima die Belloveso \i conducesse i suol^ da Tito Livio, die ricorda aver i Belloveslani qui trovato il nonie d'Insubria, die pur era comuue al paese degli Edui *^ da Solino, da Plinio il vec- diio, da Sempronio nella divisione delV Italia, da Servio al 12.^ della Eneide, da Catoue uei J/am- menti, da Isidoro di Siviglia nelle origini, da Am- miano Marcellino nel i^P delle storie, da Tzetzes nelle note sopra Licofrone, tutli espressamente affer- mantl essere gli Umbri progenie degli antidii Galli, Gallorum veterum propaginem , -venendo coll' epi- teto d'anticlu dato ai Galli, a dire quanto Celli. All'osservazione poi sul passo di Livio ( Lib. 10. c. 2.) allegato dal sig. Rosa in prova die due linguc diverse si parlassero nell' antica Etruria, 1' una degli Umbri conquistati, parlata nelle campagne, 1' altra degli Etruschi couquistalori, parlata nella citta, rispoiide riporlando le parole tesluali del pas- so - sonum lingucSy et corporwn hahitwn et vitoreni cultiora quam pastoralia, riferibili ai pastori di cui in quel passo si parlay spiegando le quali - « a die r> altro, dice, accenna egli ( lo slorlco ) mai, se noa » solamente a quel divario die e d' ogni luogo c » d' ogni tempo dal dialelto e costume rusticano dei * " E niuno dubita, nota il sig. Picci, clie gli Edui non fos- 55 sero della famiglia celtica; c UiUi sanuo che Insabria tanto 1' vale appunto quanto Isumhr'K^ . o hassa Lhnhria. xSo 5! vlllici e pastorl alia favella e geuUlezza piii pro- 55 pria delle citta? La frase solium linguce culliorem '•> potrebb' ella mai signJficare un idioma radical- 55 niente diverse? »5 AU'autorita di Strabone, clie vle- ne dal sig. Rosa citato a provare essersi dagli antlchi riscontrate diversita radlcali e primitive di ILngue non pure fra i Galli e Britanni, ma ancfae nella Spagna, pur compresa nel dominio delle lin- gue romanze, e ciie dice al lib. 3.° cap. i." essere i Turditani i piu colli degli Ispani, aver poesia e lelteratura, vanlar selmila anni di esistenza, e gli altri Iberi aver pure lettere e grammatiche e llugue diverse, egli oppone prlmamente, per quanto spetta ai Turditani, che quella stessa esagerata lore an- tiehita, die trapassa di ollre a quallromila anni il termine delle piii lontane memorie d'Europa, dec far tenere il racconto del greco geografo al tutto favoloso^ il quale d'altronde, quando pure posasse 8ul vero, non riguarderebbe clie un solo popolo della penisola^ oppone in secondo luogo, quanto alle grammatiche e lingue diverse attribuite agli Iberi, clie Strabone medesimo in un allro luogo, cioe ncl principlo del lib. (:^P ^ parlando delle lingue de'popoli accennali nel 3.", dice clie quelle lingue erano solo alcun poco variate, e clie Taclto nella vlla d' Agricola dice dell' idioma del Britanni clie non era iiiolto diverso, hand mullum diversuSy da quello del Galli: dal quail tesll egll aigulscc die Strabone al lib. 3." accenuasse soltanto a quelle diversita che sogUouo passarc fra dlalelti dl una 25l liugua niedesima, o fia lingiie di una slessa fanii- glia^ avvalorando quesla sua indu/lone coll' aulorlta di Humbold, di Edwards, e d'altii linguisli, i quali dal rafFronto di quelle lingue fra loro e cogll anti- clii nomi locali della Spagna, delle Gallic e della Bretagna coacliiusero non potersi, malgrado le dif- ferenze apparenti fra Celti ed Iberi, negare al tutto una cognazlone delle due genti e delle loro favelle, anzi doversi tenere gli Iberi un ranio di Celti di- partitosi piu per tempo dalla loro famiglla, E alia proposizione del sig. Rosa, cbe il latino illustre fosse lingua non grammatizzata ed usata sollanto dagli scrlttori, nia parlata e di versa da quella del volgo, in quanlo che era lingua equestre, cioe la lingua de'patrizj, cio che il sig. Picci risponde in con- trario si puo ridurre a questo dilemma: o si \uole che i patrizj avessero mutata in tulto e radicalmentc la lingua de'plebei, e in questo caso non si vede come avessero poluto essere da questi inlesi^ o si \uole che ne avessero raulata solamenle la forma, e allora come dire che le due lingue fossero diverse, e come non venire in una sentenza contraria ap- punto alia tesi dell' oppositore? Piu lungamente discorre intorno alia influenza de' retori greci sulla formazlone della grammatica lalina, che dal sig. Rosa , come vedemmo, venne e nella prima e nella seconda sua memoria contraslata, sostenendo non trovarsi forma nel latino grammatico che prima deir invasione in Roma de' Greci retori e gramma- tlci gia non vl si trovasse. Ma nol ci restringeremo 252, all' argomento plu princlpale , desunto dal sig. Picci dalla primitiva rozzezza, dal lento e graduale progresso deU'antico latino, dalla strabocclievole dif- ferenza clie passa tra la lingua degli scrittoii po- steriori alle guerre puniclie e alia conquista della Magna Grecia, e quella de'monumenli della prisca liatinita, cose tutte, a parere di lui, non espli- cabili senza ammetlere in questo perfezlonaraenlo r opera de'Greci^ e ci dispenseremo dall'entrare in piu miauti particolari sul proposito, si per studio di brevita, si perche d'altronde questo punlo non ci sembra di primaria importanza nella qulstione di die si tralta, si anche perclie esso dipende dal- I'altro punlo piu generale di queslione, spettante airandamento delle lingue, ch'egli, contrariamente alia senteiiza del sig. Rosa, clie le vorrebbe pro- gredite dal complesso e sintetico al semplice, posi- tive e analitico, sostiene invece che progrediscano piuttosto in ordine opposto, e che le forme aaali- ticlie clie nei modern i volgari si riscontrano sieno piuttosto inerenti all' indole primitiTa delle llugue, clie dipendenti dai loro progressi. Al qual uopo riferendosi egli alle prove da lui stesse offerte altra volta deiranticliissima esistenza degli articoli e degli ausiliari nel latino, e del resto baslandogll sulla gene- ralita della queslione I'autorita del Fauriel, si restrin- ge a rifeiire testualmente le parole di questo scvit- tore nel proposito, sicclie a noi non resta die di fare altrettanto. «; La lingua sanscritta ( dice il Fauriel ) we la piu ricca di fornii- graiuraaticali: il greco, 253 » il lalino, il IVanccse, ritaliano con ordine pro- r> grcssivo si andarono semplificando. Cio mostra il r> passaggio di quesle lingue dalla condizione sln- » telica air analitica essere stato nelle sciitture a y> poco a poco. Ma nelle lingue pailate sembra clie » le forme analitlche sussistessero gia prima. Nei » mi^liori scrittori greci e latini se ne tro\ano » esempj. Ve n' ha in Cicerone, in Pindaro, in Ero- n dolo. in Platone , in Sofocle ecc. Sono irruzioni w accidentali del dialelto della moltiliidine nella •» lingua delle classi colte e gentili. Siffalti eserapj M sono rari, perche non si scrlsse die la lingua di » queste classi. Sappiamo clie il sanscritto era tutlo w liniraa sacerdotale e dotta, mentre il pracrito era w I'idloma della moUitudine. Quando i Bramani » ebbero pcrduto il governo politico dell' Indostan, » il sanscrilto cesso di essere parlato, e piii non 5? fu clie una lingua dotta morta^ e fu rimpiazzata y> da dialetti che Iianno con essa i medesimi rap- 's porti delle lingue neo-laline col latino. II somi- » gliante aTvenne del greco. jVelle Indie e nella w Grecia le invasioni e la conquista dislrussero l' an- ■» tica civilta e le antiche lingue, ponendo nel loro » posto i dialetti popolari. Ma non fecero esse que- » sti dialetti: esse li trovarono belli e fatti, e ap- « pena \i gettarono qualche voce della lingua del '5 conquistatore. Cosi nel latino. La decomposizione ■n delle forme sintetiche si opero in questo come ">■> nel greco e nel sanscritto nel niedesimo modo e " pel niedesimo principio ingcnitu nello spirito uma- 254 'i no. Tutli gl'ullomi di cui discorriamo conlengono » dementi di un' alta anlichila, maleriali slranlerl » alle lingue da cui \orrebbersi nati. Cosi per esem- M pio v' ha in pareccln idiomi neo-indiani degli ?> avanzi dl lingue anteriori alia conquista dell' India ?» pei Bramani. Cosi conservansl nel gveco moderno y> parole della piu alta antichita , che piu non "vi- »> -veano nel greco grammaticale all' epoca della sua M estinzione: vepo (I'acqua) nel greco scrltto non s» ha che un derivato nel nome delle Nereidi, divovxia, » nel greco antico significava cuojo, pelle, e nel » greco moderno veste, abito: onde sembra non » abbia potuto assumere questo sij:nlficalo che da y> quando i Greci vestivansl di pelli ferine. Cosi ■>■> sono nell' ilaliano moltissime voci che non deri- « vano dal latino, e che devono essere egualmente » antiche o piu antiche di esso. Finalmente gl' idio- » mi romanzi contenirono molti vocaboli dl linjruc 5? primitive del paese, i quali non vi poterono 5» entrare che mollo prima dell' estinzione del la- •>■> lino. Pei'6 e chiaro che tutli 1 dialelti delle w antiche lingue sintetlche, ove si Irovano molti di •n siffatti elementi, dovettero essere piu o meno » contemporanei di queste lingue niedesime », Sul- Taffermare poi che fa 11 sig. Rosa non bastare raulogamia per se slessa alia conservazione delle native favelle, senza I'lsolamento, il sig. Picci osserva in contrario, che quando pure fosse vero, contro a ciu che altrove fu detto, che i 15asrhi, gli abilanli del 7 e i3 comuuij e gli altri pttpoli cllali ad esempio 255 dall'oppositore, dovessero al solo isolainenlo la conservazione delle nazionall loro lingue, I'esempio degli Albanesi delle Calabrie, dei Catalan! della Sardegna, dei Tedeschi dell'Alpi pennine, degli Africani di Malta, dei Greci di Messina e di Reg- gio, che senza I'isolamento le conservarono, pro- verebbe il contraries che poi il sig. Rosa, afFermando che i popoli stessi da lui citati, e tutti generalniente quelli che si trovano frammezzo e a contatto d'altri piu ci-vili, "vanno ora malgrado rautogamia dimen- ticando rapidamente le loro lingue per assumere quelle de' circonvicini, esagera il fatto, essendo vero bensi che le lingue si •vengono frammischiando ai confivii di diversi paesi, ma altro essendo il fram- mischiarsi di alcuni elemenli di due Hugue diverse fra loro, ed allro il totale spegnersi dell' una per cedere il carapo alPaltra^ che oltre a cio, ad ogni modo, non polrebbe il presente venire in pi-ova del passato, per le troppo mutate condlzioni dei popoli^ che I'esempio degli Ebrei, citati pur essi dair oppositore in prova della Insufficienza delFau- togamla, per aver tramutata la loro lingua colla caldaica nella schiavitu babilonica, non puo fare al proposito, perche ne conservarono puro II loro sangue da mlschianza straniera, come abbiamo da Esdra, ne rlmasero come i popoli italic!, suUa lingua de'quali verte in partlcolare la quesflone, unit! sulla terra natale, ma furono da Nabucco dispersi in vai'ie parti dell' Asia. Finalmente all'ob- blettare che fa il slg. Rosa 1' (^sempio de' modern! 256 grammatlci greci, i quali clal trovare ne' loi'o antl- chl scrittori alcune forme grammatlcali non altro conclusero se non che fino dagli anllchi tempi si era incominciato il processo grammaticale che tras- formb la lingua antica in moderna, e al sue argo- mentare da cio che male da consimili eccezionali coincidenze del latino coll'italiano trovate nesli scrit- tori, si corre a concludere che in autico si par- lasse in Italia una lingua grammaticale eguale alia presente, egli ( senza entrare in cio che si peusas- sero i modernl grammatici greci, come cosa ch'ei tiene estranea alia questione) risponde, che le coin- cidenze di cui si tratta fra il latino desli antichi monumenti e la lingua italiana, come a dire i pro- nomi usatl a modo di articoli, i troncamenti delle finali, le sempliiicazioni de' \erbi, 1' uso degli ausi- liarj, non ch'essere eccezioni, come le qualifica il sig. Rosa, erano al contrario le forme comuni della lingua parlala, le quali si -vennero mano mano sperdendo a mlsura die gli scritton riducevano la lingua loro a regolari forme grammaticali, per ri- comparlre poscia allorquando, venuta meno I'arte degli scrittoi'i, dovette sorgere e levare il capo la lingua volgare^ e che admettendosi la contraria sentenza, conveixebbe dire che la lingua gramma- ticale precedesse la lingua parlata, e die le favelle fossero opera degli scrittori prima die de' parlanti. Applicando poi a se medesimo le parole del sig. Rosa che accennano a troppo precipitate conclu- sioni, dichiara non aver v pa; essere clo smentlto dalle testimonianze de"li » antichi, i quail attestauo clie dal i.° al 5.*^ seeolo n dell' era volgaie le liugue indigene delle slngole » provincie sopravvissero serapre a tutte le influenze M del romano conquistatore; essere smentito dagll M sludj de'modernl, i quail scopersero come quelle M slesse provincie die plu sentirono della roraana 9> influenza, quail k Narhonese, la Dacla, TEtrurla, » oggidi ancora ci mostrano le afUnita primitive del » loro idiomi non latine, ma celtlche^ essere falso w che tall affinila sieno posteriori al latino, e che » gli eleraenti primltivi delle favelle indigene, piu » che nelle affinita medesime, sieno da cercare nelle >» loro dissomiglianze, per le quail verrebbe statuito » 11 principio della moltlpllcita delle llngue primi- » live, conlradetto dai plu eruditi storici e llnguistl »» anticlil e moderni, e dai piii vetusti monumenli, » del pari che dalle llngue viventi e dalle omonl- » mie deMuoghi, che concordi rivelano tutte una s» solo origine comune^ essere pariniente falso che » le odierne llngue nazionall vengano cancellando » i rustici dialetti, i quali durano anzi e vigoreg- r> glano come rlvolettl che dalle profonde \ene della >» rupe materna vengono del loro perenne tribute »» ingrossando la patria fiumana; 11 dolcissimo nostro w idioma doversi veramente tenere anzi padre che M figlio del latino, 11 quale non fu che una piu w splendida forma onde gli scrittori a poco a poco M vestirono e fecero piu leggiadro il rustico serraone « de'volghi italici, che, insieme convenuti sui setts aSg « colli, fonnarono 11 popolo almo dl Quirino: il w dolcissimo nostro idlonia doversi \eramente te- w nere veneranda reliquia dl quel Toscanl. clie prlrai ■» col nodo della comune orlglne e favella In po- w tente federazlone strinsero 1 popoll Italicl deiruno 5» e deiraltro dosso d^ippenuino, dall'Alpe al mare, '» e priml planfarono sul Tebro 11 sacvo Palladio dl »» quella clvilla che 1 fall a^evano serbata ad Ingen- yy tlllre due \olte 11 mondo^ questo -vero essere com- s» proTBto pel duranll caratterl fislcl de' popoll non » mai cancellatl da stranlere mlsclilanze, pel loro nu- » mero non mai soverchlato da slranieri conquista- y> tori, per quella stessa clvilla non mai esllnta da » slranlera barbarie; essere comprovato dal testimonlo >» e dagll esempj degli antichi srrittorl che sempre « testlficarono T eslstenza del voljjare Itallco antico, T somlgUantlssimo non al latino iUustre, ma al vol- n gare d'oggidi^ i quail esempj non eccezioni sono, 5' ma fattl assoluli, universali, conformi a quelle » eteme leggi di natura che governano comunemente « ogni lingua, per cul ogni lingua e prima parlata 55 che scritla, per cul sul labbro delle raoltltudlni, »5 con perenne vlcenda Informate dal labbro materno, »» ogni lingua perdura e \lve e vigoreggia piu che 55 nelle caduche e raulabili paglne degli scrittori 5». XXXII. La colleganza che passa fra gll studj della lingulsllca e quelll della storia ci gaida ora a parlare di una Memorla del prof. Andrea Zam- belli suUe cause da cui derlTarono parecchie alte- razioni storiche del medio evo e del secoli modemi, aGo e sulla utility degU archivj sloricl nel proposito. A tre principalmente riduce I' autore le cause del- le alteiazioni in discorso, cioe alle sette religiose, ai governi, e alio spirito di parte. E facendosi dalla prima, f vero e, egli dice^ die la religione » cristiana , non che avviluppi nelle nebbie i suoi » primordj, come fece I'anllca idolalria, e il niao- » raetismo, gli diraostra cliiari ed evldenti, ed e w arnica della luce, la quale maggiormente ne ap- 5> palesi as dotli ed agli indottl I'origine purissima 55 e la celeste parola. Le lenebre die piacquero ai 35 bracmani, ai magi ed ai fautori delF Islam, noa » polevano piacere agli apostoli dell' Evangelic •, si 55 difFerenti dalle ambagi del Vedas, del Zend-Avesta » e del Corauo sone le nitide e persuasive paglne >5 di quel santo libro ! Ma gli uomini a cui fu poslo 55 in mano, e cui sempre muove in differenti e 55 strane guise la diverganza dei pareri e degli inle- 95 ressi, e F intern peranza degli intelletti e delle pas- » sionl, proponendo alia guida di una sola chiesa 55 le interpretazioni individual!, divisero, siccome e 55 nolo, quella pura credenza in molte sette, che in S5 varie eta divennero il seme di inimicizie, di guer- 55 re e di scandali. 55 Segue poi notando come la nostra religione, se per 1' una parte per la su- blimita del suo scopo, per la inalterabilita della divina sua essenza, pel volgere cli*' ella fa gl' intel- letti e le cure vieppiii alia vita elerna che alia presente, non 6 da pai'agonarsi al paganesimo, il cui fine era piu politico e pratico che spirituale e a6i teologico, per I'altra, a caglone del suo caraltere spe- culative e contemplativo, e per la iiitemperanza degli uniani iiigegni, clie a lor modo pur \olendo inter- pretarla, s'lrritano contro clii pensi altramente in oggetto di cosi suprenia importanza qual' e la sal- Tezza o la perdita eterna, e piu del paganeslmo esposta ad essere divisa in selle, in fazioni, dlspo- sle a prorompere, non clie in controversie di scuole, anclie in risse ed in aperte guerre ci-viii, con cio sottostando alia sorle di altri culti contemplativi, che sebbene tanto da lei dissimili quanto e 1' ei'rore dalla vevita, banno con lei somiolianza di carat- tere. A cio si aggiunge clie riuscendo le inimicizie tanto maggiori quanto piu slretti e forii erano prima i legami delle rottc amicizie, codesle sette, le quali in sostanza vengono ad esser altrettante discordi figlie d' una stessa madre, iraggono a mag- giore averslone magglore e conlinuo alimento dalla comunanza dell' origine e dei fondamenli^ il cbe spiega percbe si acerbi e lenaci fossero gli odj fra gli antichi regni di Giuda e d'Israele, percbe gli Ebrei, i Crisliani e i Mussulmani, cbe tulli rico- noscono pure in Abramo il loro comune patiiai'ca, ed hanno eziandio qualcbe comune articolo di fede, inimicaronsi insieme assai piu cbe non facessero cogli idolatri, percbe la setta di All maledica nelle sue orazioni ai ire prirai Califi^ percbe Pimplacata dissidenza delle cbiese orientale e latina affrettasse la caduta di Costanlinopoli in mano de'Turchi^ percbe dagli Imperalori Greci in poi le eresie tanti 26a sconvolglmenti di stati, tante guerre, tanto sangua costassero all' Europa , non altriinenti da clo die awenne nell' Asia tra i seguaci di Brama e di Buddah, e fra i dissldeiili dell' Islam, E poiclie le . contese che diedero luogo a tanti disordini teneano dello speculativo e del metafisico, alia guerra dei fatti si uni quella degli argoraenti, all' armi dei combattenti si unirono le penne degli scritton, le tjuali , per la stessa ragione ond' eran nate le guerre, non potean fare clie non fosscro parzlali, clie non dassero negli eccessi, e che la storica verlta non ne \enisse nella varleta delle circo- stanze e de' tempi variamente alterata e tradila. Cosi taute indegne bugie della sedia apostollca si dissero dagli scrittori protestanli, tanle goflfe in- \enzlonl dagli Ebrei, degli Albigesi, di Lutero e degli altri eresiarchi si narrarono dai cattolici, cosi niistrattate oltre il merito furono dai Puritani Maria di Scozia, e dagli Ugonotti Catteinna di Francia^ cosi da I'omanzieri e poeti Filippo II, che fu padie piu s\enlurato che reo, fu fatto carnefice del pro- prio sangue, mentre suo figlio Carlo, che fu d'in- crescevole aspetlo, mal sano del corpo e della mente, fautore di ribellioni e d'eresie, benche primoge- nito del re Cattollco, divenne agli occhi della po- sterlta un giovane di forme avvenenli, di nobile ingegno e di alti sensi, un amante corrisposto di regia nioglie, una -viltima di gelosa tlrannide. Le quali alterazioni e menzogne, benche sieno state dalla critica odierna col sussidio degli archivj ret- a63 tificate, beuciie uella eta uostra, si civile e si colta ed eclettica, anche la verita storica si trovi nella via di migliorl condizloni, nondiraeno ne tutti gU ostacoll per anco sono tolli, ne da tutti sono per anco abbandonate le vecchie opinioni, ne tutte le imenzioni o allerazioni di fatti avvenut« per studio di setta sono per anche rettlficate, com'esser potreb- bero, e come 1" autore augura che suUa ti'accia da csso indicata si procuri che sieno. Passando alia seconda cagione influente sulle alterazioni in discorso, cioe a quelle dei governi, parecchie considerazloni egll propone. La stampa, egli osserva, benche trovato si utile alia civllta e ad ognl maniera di sludj, particolarmente alia storia, fra i passati governi, non fondati, come gli odierni, nella equlta, nello studio del bene dei popoli e in una politica illurainata e malura, non tardo, sebbene dapprima promossa e protetta, ad esser trovala importuna alle lore mire o alia lore fama, come propalatrice d'avvenlmenti, ripieghi e disegni che doveano rimanere occulti. Da clo la censura preventiva dei llbvi. la quale, parlando della storla, puo bensi poco in essa iufluire oggigiorno, merce la benefica e saggia politica de' presenti governi, la quale, avendo per base la raglone e la giustizia, dee, tranne il caso di qualclie riguardo diploraatico, desiderare che i coetanel ed i posterl sieno in- forraali de' fatti suoi; ma guasti considerabili e grandi dovea fare alia storica verita in altri tempi, e sollo governi che tanlo difFerivano dai noslri, e 264 niassimamente fra le ailstociazie , attesa la natui'a singolarraente sospettosa e gelosa di questa ma- nlera di governl. Del clie V autore allega in prova gli annalisti di Genova, i quali, o avendo mano essi medesimi nelle pubbliche faccende o essendo dal goveruo prepostl a compllare la storia della repubblica, erano costretti so\ente a tacere le ocul- te file de'pubblici avvenimeali, come del pari, e forse piu aiicora, avveniva in Venezia, per quelle leggi die prescrivevano dovei'si la storia della repub- blica scrivere per pubblico decreto e a pubbliche spese, e ogni storia presentarsi manoscritta al raa- gistrato de'Riformatori per la licenza alia stampa, provvide leggi in se stesse , ma funeste nell' ap- plicazione, perclie altesa 1' indole diffidente e ge- losa di quel governo, la storia, cli' esser dee luce di verlta, fu costretta a tacere, o a dire quanto un rigido ' e sospettoso Riformalore voleva clie si dicesse o lacesse, come provano due solenni esem- pj addotli dair autore, I'uno della storia veneziana del Bembo, della quale essendosi negli ultimi anni della repubblica, quand' ella rimetleva della sua natural diffidenza, trovato nei pubblici archivj, aperti dal Consiglio dei Dieci alle indagini degli erudili, il \ero origiuale, apparve manifesto quauto guasto e quanto strazio nella stampa, creduta per due secoli genuina, avesse fatto la falce dei Riforma- tdri, massimamente la dove la storia nairava le indirelte e basse vie che tenne la repubblica per ttscire dalle dif'ficolta in cui trovavasi involta per la 265 lega di Cambray^ T altio della storia del Garzoni, scritta per pubblico decreto, nella quale un ordiue del raagistrato ingiungeva alio scrlttore di togliere o modificai'e parecchi passl spettanti all'acquisto ed alia ritlrata de' Veneziani dall' Isola di Scio, soggiungendo queste natabill parole: « clie Tautore » con pompa di erudizione, ma con perlcolosa esat- « tezza avea svelato materie arcane e gelose >'. Dai quali esenipl si puo argomentare di die fatta do- vessero essere codeste storle scritte per pubblico decreto, e per alcuna clie lrov6 chi ebbe cura di ristorarn% i dauni, quaute \e ne debbano essere clie nol trovarono ancora, e quante rettlficazioni se ne potrebbero fare nelle bibliotecbe e negli ar- cliivj « Benedetti coloro, sclania I'autore, clie dal w Mui'atori e dal doge Marco Foscarini in poi \i ?» si adoprarono e \i si adoprano coUa diligente w pubbllcazione e illustrazione di cronache e di »' document! prlvati e pubblici! m Nelle nionarcbie la coscienza degli scrittori non fu messa a si dura pro\a come nelle repubbliclie^ ma non pertanto le loro penne poterono essere affatto sciolte, per que- slo clie Fandar di tra\erso, o per errore o per colpa, ( come diraostrano le storie, segnatamente dei secoli quinto e sestodecimo ) non essendo cosa rara nei go-verui di que*" tempi, quale che ne fosse la forma, la severita dei gludizj e la pubblicazione dei do- cumenti, non dovean piacere ne a principi ne a vepubblirlie. A cio \'Uolsi aggiungere la misteriosa riservatezza della corle di Spagna, che facendo a66 d'ogni cosa un arcano, nou voleva die se ue pro- palasse ne 11 pro ne il contro, e per la sua piepon- deranza influi lungaraente suUe usanze e sul carat- tere delle allre corti europee. Ne poco influi a far men chlare le storle un'altra causa, provegnente da polilica necessita, cio6 a dire il segreto, che di grande importanza nei negozj privati, e dl gran- dissima ed essenziale nei pubblici, clie non osser- vato puo mandar a vuoto sovente i meglio orditi disegni, che fu in ogni tempo rlchlesto come do- vere indlspensabile negli uomini di state, la cui osservanza ebbero in mira i Persiani, i La^edcmoni, e in grado eminente il Senato Romano, la cui arte, come si -vede nelle legazionl del IVIacchiavelli, comincio a divenir slsteiuatica nei secolo declmo- quinlo, e perfezionossi dappoi nei seguenli, nei quali se per una parte gU ingrandlraenti, e cogli ingrandimenti la magglor francbezza e generosila degli stati, e la progressiva clvilta per cui vennero i governl in miglior cognlzione dei loro "veri inte- ressi e ne fu migliorata I'opinione pubblica, dimi- uuirono 1' uso del simulare e dissimulare, per Taltra codesto medesimo sociale progresso, le moltlplicate corrispondenze soclall e politiche, le raagglori comu- nicazioni fr-a i popoli, 1" influenza rlspeltiva degli stati e il loro comune pericolo relalivamente alle potenze preponderanti, coll' induire le corti europee ad invlarsi reciprocamente agenti diploniatici in rais- sione fissa , accrebbero a tauto 1' importanza del segreto, die la diplomazia diveiito. non che un arte^ 4 ©7 una sc'ienza singolare;, ed ebbe anch' essa uno spe- ciale ministero, i suoi codici, e trattatistl e maestri, clie tulll principale precetlo e dote piu uecessaria del dlplomatico fanno il segreto; del quale quanta sla sempre stata la soliecltudine, dinioslrano le me- morie iutorno ai piu cosplcui ambasciatorl, e piu die tulto r usanza dello scriTere in cifra , foise ritraente dagli anticlii scitali laconici, ma con gergo di arcani caratteri, di numerl convenzionali, cou distlnzione di cifre cifranll, dicifranti e comuni, e con siffatte complicazioni d' ambagi senza fine generalizzata e sistematizzata nel secoli moderni. La qilale usanza dee bensi senza dubblo la politica lodare' come quella die serve mirabllmente agli alti suoi fini, ma intanto per questa e per le altre notate cagioni la storia dovea rimaner priya di pa- recehi necessarj documenti, potendo ben essa nar- rare alia distesa le guerre, le paci, le alleanze e le altre cose \enute in cliiara luce, ma non cosi le pratidie occulte, i disegni, i maneggi segreti, le intime cagioni^ il giadizlo da forsenej cose tutte die durante il fatto coprlvansi d' impenetrabile velo, e delle quali non si palesava se non clo die la po- litica volea che si sapesse, e sepellivasi il resto negli arclilvj, gelosaraente serratl^ sicclie, o storici fossero o cronisll o annallstl gli scritlori di sif- fali awenimenti, non poteano sempre essere . certi di traraandarne ai posterl una notizia appurata e sicura^ e cosi non raeno le storie scritte per pub- blico decreto che le altre , ed anche gli annali, i 268 diarj, le cronache cui scriveano i privatl, uon po- tean fare clie non raancassero talora di necessarie notizie, e non rlmanessero imperfette. II perche non basta il pubblicar queste, ove ne fossero cl' inedite, ma conviene particolarmente rivolgersi agli archivj diplomatici, che oggimai pel mutamento delle cose e della poUtlca aprono generosamente i govevni alle invesdgazioni degli eruditi. « Cbi sa (dice I'auto- r> re) quali cause di avvenlmenti noi ci riutracce- « remmo, clie ora non si sospettano tampoco! Fru- » gliiamo in essi, ieggiamoli, interpetriamoli fiache y> ci basta la pazienza e la vista all' arduo cd im- M portante lavoro ». Venendo a parlare delle alterazioni storicl^ pro- cedenti dalPamore di parte, -volge I'autore prima- mente il pensiero alle contese fra il sacerdozio e I'impero, clie taato esorbitar coutro principi e papi fecero gli storici guelfi e i gliibellini. lulorno alle quali, in conformita del gia detto in altra sua opera ", egli premette, clie nei secoli di mezzo, essendo scom- parsi perfino i vestigl della romana civilta, e non rimanendo alia ro"vina totale del pubbllci coslumi, ai soprusi, all'anarcliia feudale, alia railitare liran- pide, ai mali insomraa tuttogiorno crescenti della barbarie altro riparo fuorche la religione, il cri- slianesimo, benche legge morale di spiritualita e di universalita, piuttostoche di politica, dovette assu- raere un carattere di circostanza, faceudosi in via ' Delle differenze pollliche fra i popoli anliclii ed i nio- derni. Parle seconda '> Lc Religioni «, pubblicata iiel 18 i6. di . eccezlone necessaria a sua ingerenza poUti- ca, SI perche nelle ela grosse il sacerdozio divle- ne naluralraenle Teducatore, e perclie la dove manclil uii regolare governo conTien licorrere a qualcosa die \i supplisca. Cio premesso, egli ne deduce die il predominio teraporale dei papi, sorto a poco a poco in quelle barbate eta, e ingrandito e consol'ulato da Gregorio YII.° e da lunocenzo III.**, non fu ne una loro usurpazione, ne un altributo inerente alia sede apostolica, ma una necessita del tempi, una specie di diritto pubblico die allora prevalse, per cui i principi ricorrevano al ponlefici, acciocclie li sostenessero nei loro contiasti coi po- poli o con allii principi, e quesli alia loro Tolta facevano lo stesso nei loro ricliiarai contro quelli. Vero e, egli prosegue, die principi e popoli cerca- vano andie di sottrarvisi qualora ci avessero un interesse^ ma non percio ardiyano impugname il principio. Volge\ansi nei loro blsogni a quel rifuglo, die poi sconoscevano e ingluriayano. Combatte\ano in essi col sentimento della propria debolezza e coi terrori religiosi I'ambizione, la cupidlgia, le solda- tesclie ablludini e la sfrenata intemperauza , talor anco il naturale sentimento della maesta reale, die non puo sussislere senza I'ossequio dei sudditi. Nella quale compHcazione di umili ed alteri sensl, di pie e vizlose teudenze, se una mano potente non aVesse assunto il goTerno della umana com- pagnla, lutto sarebbe rovinato in caos, e la Chiesa slessa, non cli' allro, ayi-ebbe corso 1 niaggiori pe- 2^0 rlcoli. Quanto salutare pertanto eva allora V Inter- Tento politico della sedia apostolica, altrettanto 1 papi ne doveTano esser gelosi , per soslenere se stessi e la necessaria indipendenza della Chiesa, per frenare quelle sregolate passioni, e perch' essi soli il potevano in tempi di tanta ignoranza e barbarie, in tempi ne'quali il principalo abusava delle regie investiture dei benefizj ecclesiastici , arrogavasi il dirltto di disporre a proprio arbltrio e di fare un turpe traffico del pastorale, e talor anche della tiara, e proteggeva la simonla ed il concublnato del clero, in un tempo di scandali Infiniti, di univei'sale di- sordine e corruzione pubblica e privata, die non potea ne dovea comportare il capo supremo della chiesa, custode e yindice della eccleslastica discipli- na e della morale evangelica. Erra adunque egual- mente, egli conclude, e chi qualifica i papi di quei tempi per usurpatori anibiziosi, e chi traendone esemplo, ne propone anche al presente la polilica prevalenza , ne giudica come se fossero dell' eta nostra, ed aperlamente dimostra che non ha letto a dovere quelle slorie, o non comprende la qua- lita dei tempi. Ma non meno dei pontefici essen- do geloso delle sue prerogative il princlpato, il quale vi Irovava largo campo a soddisfare le sre- golate sue voglie, ed anche il necessario mezzo a mantenere la propria aulorita , dalla lotta di questi contrarj e fortemente combattutl interessi , nacquero necessariamente i partiti, le fazioni, le guerre, le disorbitanze che gh storici giielfi raccontarono delle *7« auguste case di Franconia e di SveTia e degli al- tii prlnclpi venuli in contesa coi papi, e quelle che di parecchi pontefici spacciarono per -vere i ghlbelllni. In proposito di clie, seguendo la storia e per cosi dire le fasi di queste doe fazloni dal- r epoca in cui, da una compelenza di due case regnantl al trono gernianico, tralignarono nella dls- cordia fra il sacerdozio e 1' impero , V autore \Iene moslrando come in processo di tempo passarono a rappresentare le coutese dei feudataij e dei comuni italici, dei nobili e dei popolani, benche si agli uni clie agli allri non tanto premesse il papa o rimperatore, quanto la smania di soverchiarsi a \i- cenda; come a poco a poeo dal tempo, clie rafFredda gli sdegni e matura i consigli, dalla sopravvenuta civilta, dair ingrandimento e dalla consolidazione delle primarie raonarchie che fecero preponderante il principato, e per ultimo dai concordati, fossero indebolite e spente^ come poscia le ire ghibelline, che ad onore del vero ed a quiete del mondo avreb- bero do\uto rimanere per sempre nel silenzio della tomba, fossero risuscitate dalle sette religiose del secolo decimoseslo, che si valsero delle tacce calun- niose gia tempo apposte ai pontefici, per giusti- ficare se stessi-, come furono quindi raantenute ■\'i\e dalla setta filosofica del secolo decimo ottaTO^ come a questa setta di noTelli ghibellini ( se cosi puo chiamarsi chi non era amico ne di principi ne di papi) sottentrarono per reazione novelli guelfi, non certo al papato timidi aniici; dei primi dei 2,^2 quali egll dice che senza avvertlre alia dllFerenza del tempi, senza fiox'e di critlca storica, e solo serveii- do a quel loro irreligloso e maligno laleuto, fecero d'ogni erba fasclo, e di tante false cose diedero ai papi biasimo e colpa e mala voce, e dei secondl che trovando tutlo letto, tutto buono in quel tem- porals predominlo pontificio del medio evo, e fa- cendo della eccezione una regola genevale, e d' un esclusivo rlraedio a ignoranli e scomposte societa un modello di reggimento per ogni eta e per ogni paese, Yennero ad adulterare I'essenza della reli- gione cristiana, deviandola dalla diietta sua mira, eloe dal fine soprannaturale dell' uomo e dal mezzi necessai'j per giungervi, ed intromeltendola nelle cose temporali piu di quel che domandi la connes- slone di queste con quel supremo fine. La quale reazione guelfa, cosi egli prosegiie, « che vorrebbe » convertire il dogma illuminativo degli inlelletti, w ed il cvdto che mansuefa i cuori in un governo ?5 civile, pei'cio appunto die conscienziose ne sono ■>■> le intenzioni di chi la fece, riesce piu dannosa 55 al cristianesimo che non tutte le ingiurie de'suol 55 nemici^ imperciocche non con ostili argomenti, 55 i quali o alienano o mettono in guardia, o non 55 possono avere che un passagero trionfo, ma col 55 linguaggio delle pieta e dello zelo, che avvicina 55 e seduce, perverte senza volerlo il vero carattere » di quello^ e d'un culto che, rispettando tulti i 55 governi, e degno del favore di essi tulti, ne fa 55 un culto politico, il quale offendendo o meno- 273 »» mando i diriltl della so-vranlta, pu6, se non altro, » indisporla e iusospellirla w. E qui, osservato come per allro e il papato e la storia abl)iano a lodarsi del secol nostro, merce di lanti conscienziosi scrittori clie sorsero a rivendicare la fania del pilrao ed a correiTErere molti errori della seconda , sejrnalali con encomio fra questl sciittoii i due celebri storicl di Gi'egorio VII e di Innocenzo III, Woiglit e Hurler, e convenulo pienamente con loro intorno a do clie concerne le intenzloni, la rellitudine, lo zelo dei due grandl papi ond' essi trattarono si lumlnosamente la causa, e inlorno al bisogni e al singolar carat- tere di quell' eta, egli prende occaslone a consi- derare cLe, anclie lasclalo da parte il dubitare se forse noil sapessero di Iroppa durezza i mezzi ado- perati da quei pontefici al conseguimento del santo lor fine, ed appro\ata ogni loro cosa, rimarrebbe ad offni modo a jriustiticarsi la condolta dei sucressivi papi Terso I'impero, ed in particolare verso rullinio innocente erede della casa di Svevia, rea -veramente di molle colpe, ma non di tante quanle gliene ap- posero gli storici guelfi^ in vista di che si permetle di opinare che, se ben fecero Hurter e Woiglit a difendere Innocenzo e Gregorio, arrebbero fatlo anclie meglio a scilvere , invece delle loro stoiie parlicolari, la storia generale dei papi del medio CTO, come scrisse il Ranche quella dei papi degli ultirai tre secoli, senibrandogli che mediante una tale storia, accuratamente e tilosoficamenle Irattata, si possa dimostrare essere gli energici provvedimenti 18 274 del due Inlemerali pontefici stall bensi richiesli dalle circostanze, ma non essere stati senza peiicoli c scosse, averne allrl papl tralignato, e da clo esser \enuti in decadenza e il sacerdozio e I'impero, non esser perclo da desiderare die rlnasca 11 blso- gno dl quel provvedimentl*, e clie clu dimostrando, e dlstlnguendo lempl da tempi , si definlrebbe per sempre questa gran lite guelfa e ghlbellina, non sterpata , com' egll dice, fiuora dalle radlcl , e pro- ducente anche al di nostrl Inopportunl fruttl. Alia quale Istorla generale dl quanta utillta possano rlesche gll archlvj, lascla egll a clascuno decldere. Dalle contese fra 11 sacerdozio e I'lmpero passando ad allrl fomltl dl partlti e sorgenti di storlche altera- zioni, cloe alle contese tra 1 feudatarj ed 1 comunl, i . noblll e 1 popolanl, 1 prlnclpl e i grandl, rappresen- late pur esse in Italia , come si dlsse , dalle fazloni guelfe e glilbeUlne, ma d'origlne assal plu antlca, entra I'autore a dlscutere alcune storlclie dlffi- colla, nelle quail conceulrasl quest' ultima parte del suo dotto dlscorso. Versano tali dlfficolta sul gludlzlo da farsl dl alcunl storlcl personaggi, die egll dublta se forse non avessero poluto essere mlgllorl dl cl6 die per le storle ne dice la fama^ e la prima dl esse rlguarda BruiiecliUde, l' antlca reglna de*^ Franclil. Le crudelta, le Infamle, I rais- falti die dl lei raccontano i cronistl fi*ancesi non sono da rlcllrsl^ ma quel cronistl, domanda Tautore, erano essl verltleri o non plutloslo aulmatl da studio di parte? Sognlvn Brunerliilde. egll osserva, 2^5 la polltlca del priml re Merovingl , anzi <3e' primi re barborl clie invasero rimpero roraano nel qulnto secolo^ la quale miraTa a sostltnlre la cenlralita del polere ad una potenza divisa fra una moltitu- dlne di rozzi capltani, compagni della conquista, alle loro immunita le general! imposte, alia loro selvas'ffia iirnoranza il lusso e la civllta della scadata corte imperiale , a sostenere insorama la maesta regia e le forme romane contro la lega aristocra- tica dei leudl e dei Tescovi unitl, che pol dlven- nero i feudalarj del regno;, impresa plena di dif- ficolta e di pericoli, ed anclie, se si \uole, impos- sibile a rluscire, nia consigliata dalla ragione, sugge- rita dall'esempio dei caduli Cesari, invocata dal Toto del niunlcipj^ nella quale nessun prlncipe di quella eta per energla e per saggezza pu6 stare al paragone di questa reglna. Alia qual gara polilica aggiungendosi quella della laida e crudele Frede- gonda, partiglana de' leudi, clie impiego le sue seducentl attraltlve e i suol scallri artifizj per tro- ■yare la mano clie uccise a Brunechilde una sorella e due marlti, e per suscltarle implacahili nemici da cui salvossi a gran fatica, egli ne inferisce che se dall'un canto molti alroci ed enormi fatti si leggono di quesla regina de' Franclii, dall' altro, awertendo a que' suol tanti pericoli che la sfor- za^ano a trucidare ed opprimere per non essere oppressa e trucidata, a quegli oggetti delle sue affezioni che caddero vittiuia di una odiosa rivale, e il cui sangue gridava vendetta, alia fiera Indole dei tempi, da cnl non poteva essa pure non rllrarre, aTvertendo che i cronisti, suoi detrattori , segnata- mente Fredepario, erano amici del leudi, e che molte atrocita da essi appostele sono taciute da Gregorlo di Tours, alia lunga serle di queste si debba fai'e non poco diffalco, e quanto al reslo piu corapiaugerla clie biasimarla, piu compatirla che odiarla, e ammu'arne ad un tempo Fintreplda fermezza, la Inslancabile attivita ed il maturo senno. In appoggio della quale sua induzione egli allega le due leltere dl papa Gregorlo Magno a lei dirette, che ne esaltano le rare doti e gli alti meriti, le conformi testimonianze di Mariana e di Velley, quella di Sisniondi, che la encomia per lo zelo religiose , per la protezione largita ai missionarj mandati da Gregorio a convertir I'lnghllterra, per la fondazione di molte chiese, e per gli edifizj di maestosa grandezza che ancora si ricordano come da lei eretti in Francia e net Belgio, quelle di Fauriel e di Lehuerou, dimostranli che l'orr*J)ile suppUzio inflitlole da Clotario fu conslgliato, anzi esalto dai leudi, che gliel' aveano data in mauo^ e che la \itloria riportata da quel re fu il trionfo non di lui ne del poter regio, ma della aristo- crazia della chiesa e dello stato. Un altra storica dlfficolla riguarda i due Borgia, padre e figlio, dei quali I'aulore sospetta che il Pontano, il Sannaz- zaro, Guido Postumo, il Guicciardini abblano esagerato i \izj ed i misfalti, considerando come in quei corroltissimi tempi, nei quali si teneva 277 possiblle, anzi probabilc quanto di piu atroce c nefando Immaginar si sapesse, la perfidia dell'eta poteva non scompagnarsi dagli scrlttori, come ter- ribile fosse I'opposizlone, nuiuerose le aderenze dei feudatarj della Romagna, al quali Alessandro VI e il Valentino dledero si gran crollo, e come grande, e percio grandemente sospelta in proposlto di -verita storica, dovesse essere I'aniraositada loro suscita- tasl conlro nella impresa tanto funesta alia prepo- lenza di quei signorotti , quanto utile alio state della chiesa e all'Italia, di sterminare del tulto quella tlrannia, quella licenza, quelle indipendenze d'atroci ribaldi, si contrarie alFunila monarchica, alia pub- blica giustizia e al ben e^ere de'popoH, come sa- rebbe avvenulo se i successori di Alessandro aves- sero in cio conlinuato le sue arli, o se il Valentino avesse piii a lungo dominato. Ma in proposito dei Borgia, riassumendo I'autore le cose da lui stesso gia dette nelle sue Consideiazioni siil Principe di Blac- chiavelli, noi riraanderemo per bre?ita a questo suo libro medesimo, clie e di tutti il consultare, e pro- cederemo ad un terzo dubbio da lui proposto, e spettante alia storia di Piacenza. Era veraniente Pier Liuigi Farnese, primo duca di Parma e Piacenza, queir uomo nefando e sceleratlssimo che ci descri- vono il Varclu, il Segni, e dopo questi Carlo Botta? La tragica sua fine fu TeiTetlo dell'odio universale, come dlcono questi storici, o non piut- tosto di quello dei potenti e numerosi nobili pia- centinl? E quest' odio fu promosso dai \izj e delitti x;8 appostigU, ovvero da altre cagionl' Desta sopra di cio nou poclu dnbhi nell' autore il dire del Muratori negll annali d' Italia (anno i^^j) " clie gli scrit- 3J tori lianno dimeuticato di tramandare ai posteri ■>5 ie virtu di Pier Luigi ?', Tesser Tauaalista iacerlo s' egli fosse a perduto negU affari della seosualita w, il suo affermare « esser Tenulo d'altronde il mal 55 talenlo della aobilta piaceutiiia ecc. " Ma questi idubbi vengouo accresciuli da parecchie notizie rac- colte dial sig. Luciano Scarabelli nella Guida ai mo~ numend stoi'ici ed arlistici della citta di Piacenza, cavale daU'arcliivlo di quel comune e da altri aulen- tici manoscritti, e portaiiti die furono opere di Pier Luigi un censo della citta e territorio per una piii £qua distrlbuzione dei cai'ichi, la proibizione ai signer i di fabbricar easlelli uel contado, Tordlne ■41 feudatarj di fermare la lore dimora in citta, sotto pena dello spoglio del feudi e del carcere, e una mllizia urbana capilanata da cinque popolani; fhe a ci6 egli agglunse una popolarila molto nota- blle, ascoltando in qualunque luogo si trovasse le doglianze dei clttadinlj e magglormente quelle della plebe e del villici, e Iraendoli in amore di se per la sommaria giuslizia cUe esercituva a loro pro con- tro le soperchierie de' potently che le cagloni della congiura dei nobili contro il duca venuero lutte dagli interessi de"" feudatarj cli' egli voleva depressi, e clie quando ne riinase assassinate, essi soli furono di cio accagionati dal popolo, 11 quale tuniulluando gridaya duca, duca, e nialedlceva agli assasslul, e *79 nove anul appresso, al rltomar di Piaceuza ai Far- nesi, corse a furia a cancellar dal palazzo del pub- blico Fiscrizione che i congiurati ci aveano posta, chiamandosi ottimi ciltadini e Uberatori della patria. Comnientando i quali faltl I'autore argomenta: noa essere il governo di Pier Lulgi stato molesto che al nobili, avere 11 duca, media nte la concentrazlone delle forze e 1' abolizione delle aristocraticlie Immu- nlta, servito princlpaluienle alia eonsolidazioiie del suo potere, raa aver ad un tempo proTveduto al bene del popolo, essersl con clo, non aUrimeati che Cesare Borgia, concitato contro T odio degli ai'lslocradcl, e questl, gioyandosi del mezzl die loro somministraTa una maggiore intelligeaza e coltura, e la moltitudlne degll aderenti, essersl argomentati dl allucinare 1 popolanl con un vano fantasma di llberta, e dl dare a credere che la loro congiura e I'assasslnlo del duca fossero una giusta punlzione de' suol mlsfatti, una pubblica \endetta, ed essi ouoratl e magnaniml clttadini^ non esser peroJoro rlusclto dl dare ci6 ad intendere al popolo, ed essersi, perche la loro Impresa avesse un successo che altrimentl non sarebbe stato, non che durevole, neppur transltorio, dovuti rlvolgere a Carlo V, le cui arml occuparono Placenza a condizione di rlspettare 1 prWilegi della nobilta. Sopra le quail conslderazloni egll crede poler sopeltare che tra per le vocl sparse dal partito e per le adereuze che lo secondavauo, e tra perche in un tempo clie il popolo era ancor igno- rante, il sapere e la sloria erano aristocratic!, anche i 28o ^izj di Pier Luig'i potessero venlr esagerali. Un''ulll- fna clifficolta dell' a u tore rlguarda Giovanna I, re- gina d'l Napoli. Clie assai meiitasse questa regnanfe da' suol sudditi colle date leggi, coll' Imparziale giu- slizia, col generoso palroclnio della religione e delle leltere, col provvedimenti economlci e colle gran- diose fabbriche, risulta da quanto il Giannone ne lia scrillo e dimostrato. Ma il celebre storico, e con lui Angelo di Coslanzo e il giureconsulto An- gelo di Perugia, meritano inlera fede quando affer- niano esser ella stata innocente dell' assassinio di suo marito Andrea, ovvero ne sono magglormenle degni Lodovico Gravina, Tiistano Caracciolo c il Muralori, i quali tengono per certo cli'ella -vi avessc niano? Fra cosi discordi e cosi solenni senlenze ed aulorila V autore non osa pronunciarc, ne dire se la nera imputazione fosse promossa dagli aderenli di Carlo III di Durazzo e di Urbano "VI, di lei nimicissimi, e se Irattandosi di tempi fazlozissimi, in cui principi c repubbliche e scritfori d' ogni lazza facevano a clii piu s' ingiuviasse e vitupe- lasse, possa forse anche questa registrarsi fra lanle menzogne delle storie « Amo, egli dice, la memoria M della illustre e leggiadra nipote del gran Roberto^ 5? ma pill clie tulto amo Ic verila. ?» Ma quello di cui fra tanli dubbi egli tiene die non si debba dubitare si e I'ulilita degli arcliivj alio scopriniento della storica verila, sia clie si con- sideri non esser sempre le storie iniparziali, nc sempre, o per albagia di polculi o per villa di a8i aclulanti, verilierl gll stcssi monumenll, sla che si pensl che gli scrltlori conlemporanei, o per credere, Irattandosi di cose iidite co' proprj orecchi o cogli occhi proprj vedute, di saperne abbastanza e di far leslo essi stessl, o per impediment! frapposti, non curano o non lianno facolta di cousultare eli originali documenti, sia che si guardl al carattere e di -veracita inconlraslahile che seco portano o le comunicazloni ufficlali di ambasclatori che hanno I'interesse e TobWigo di scriTerc il vero, o quei documenti che pei proprj bisogni ed usi e pes I'amore della sua terra conserva un comune, quasi retaggio degli avi, o le oscure memorie che un dihgente ciltadino registra nelle sue carte di giorno In giorno, non per farsene bello, ma per solo scopo di narrare a' suoi figli e discendenti le cose che \ide ed udi, senza spirito di parte, senza timore di prin- cipe, senza mire secondarie, che non puonno ca- dere in siralli scritture, destinate a rimanere fra i taciti penelrali d'un archivio, o serrate in uno studio domeslico. Questa erudlta Mcmoria suUe alterazloni storirhe dei mezzi tempi e dci moderni serve di seguito e di compimento ad un altra dall'autore, non ha raolto, stampata sulia alterazione delle an-^ tiche storie. XXXIII. Anche una produzione archeologica del slg. Federico Odorici \iene in seguito di cosa pre* cedenlc. Versa questa produzione sulla basilica di s. Salvatore e sul tempio di s. Maria in Solario^ compresi nel noslro autlco uionaylero di s. Giulia^ e forma 11 terzo ed il quarto capltolo, Parte I, delle Antichitd Cristiane di Brescia illustrate in ap- pendice al Museo hresciano, opera del nostro dollo consoclo, in corso di stampa. Nel primo dei detti capitoli, illustrando la basilica, preraette Tautore alcuni cenni suUa storla generale dell' arcliltettura in Italia, dal tempi della decadenza fino ai longo- bardici, per moslrare che Tarte itallana neirepoc^ie delle invasioni baibariche non si e mal discostata dalla idea nazionale, ne di nulla fu debllrice agli invasori, e per qulndi offrire di cio una prova novella uella basilica in discorso. Citate perlanto come fabbriche improntate dello stile antico, malgrado I'anterior corruzione, le romane basiliche di s. Paolo fuor dalle mura, di s. Maria Maggiore, di s. Gio- vanni Lateranense, di s. Maria transteverlna, di s. Pietro in Vaticano, la cattedrale di Parenzo, la cat- iedrale e le chiese di s. Agata Maggiore, di s. Spl- rito, di s. Apollinare di Ravenna, tutte fabbriche erette dal IV al YI secolo, a mostrare come nulla innovassero i Goti nell' Italico arcliitetlare e ado- prassero le manlere viziate che presso i latini tro- varono, oltre accennare in generale molti edifizj di Ravenna, di Roma, di Spoletl, ricorda in partico- lare la Rotonda di Teodorico, come ritraente dai mausolei di Augusto e di Adriano, e appena ser- bante qualche traccia delle asiatiche licenze intro- dottesi ueir arte , e come fabbriche impresse del carattere italico, ricorda il portico del sigillo Ve- ronese (posto che questo rappreseuli verameute un 283 palazzo del golo coiiquislatoie), le rellqule d'allre costruzionl iu TenaciDa , attribuite anch"esse a Teo- dorico, e la cappella sepolcrale di Galla Placidia, in cui egli raTTisa tutto lo stile de'gentUi ipogei. E sebbene U prospetto d'altro palagio che si \oiTebbe di Teodorico pur esso, i ravennati edifizi di s. Vitale, di s. Giovanni in fonte, il baltistero di Firenze, il tenipietto di Canosa facciano fede die a quei tem- pi non s' ignorayano le arli blsantine, egli ossevva esseie scarse fuori di Ravenna tali edificazioni, accenuar esse bensi I'introdursi, ma non il diffon- dersi delle arli nuove, non la loro prevalenza sul- Parte latina, e di quesla rinianere tal numero di nionumenti, che mostra come a rllento si propagas- sero gli stranieii caratteri oltre i confiai dell'Esarca- lo. Che i Longobardi, non allrlnienli che i Goti, nulla cangiassero ne caogiar polessero nella maniera di edificare trovata da loro in Italia, egli ha per cosa da non potersi rivocare in dubbio, attesa la loro barbarie e la niiseria de' tempi, e non fatlo calcolo del qualificar per felice che fa Paolo Diacono il regno d' Aulari, considerando che un tale glu- dizio (benche dal Denina, dal Gianuone, dal Mura- lori, dal Rossi a\uto in gran conto) non e av\a- lorato da prove di falto, che lo storico parla di tempi anteriori a lui di forse due secoli, che questo rapido e improwiso passagglo dagli orrori del go- vei'Do dei duchi alia pubbllca felicita ha troppo del portentoso per uoii rendere quell' asserzione sospelta. Aggluuge a questo che nei monumeuti de' 284 tempi non si trova vicorJo se non dl romanl arle- fici, che di maestri comacini soltanto e parlato nelle leggl di Rotaii e di Llutprando, e clie ita- liani erano e il casario di Toscanella che ven- deva nel 789 ad Opportuno I suol beni, e quel Natale del secolo VIII al quale i Luccliesi dovette- ro un tempio, e quell' Auriper to pittore che tanto fu caro ad Astolfo, e gli scultori che rozzamente segna- rono i loro nomi sulle colonne del cLbono Veronese, e quel pacifico arcidiacono al quale nessuno an- dava innanzi nell' arti della scultura e della fusloue. E pensando alcuni che i Longobardi, non averido architettura propria ne buona ne cattiva, avessei'o forse potuto valersi d'artefici grecl anziche d'ita- liani, e che da questa preferenza derivassero forse le architettoniche varieta osservate in qualche monu- mento dl quelFepoca, egli non puo con venire in questo penslero, osservando non esser presumibile che 1 Longobardi, trovandosi in guerra aperta e ostinata col Grecl, raendicassero arteficl appo loro, quando trovar 11 polevano tra i propi'j sudditi; esser bensi possibile che per gll editti persecutor! dl Leone Isaurico riparando fra nol qualche greco artefice, da cio originassero alcuni caratteri decora- livl non compatibili collo slile di quel tempo, ma le romane forme esser sempre restate^ non esservi luemoria di nessun artefice o qui fu^gito a quel tempi o qui chiamato dal longobardi douiiuatori; non esser provato che le fabbriche nelle quail si ravvisano quel nuovi caratteri sieno verameute longobardlche^ cssere il concetto delle ooslruzioni f1i accertata eta loncrobarda prettamente italiano. La cjual ultima osservazione tenendo egli convalidata dai pochi, ma a suo parere Jncontrastabilraente longobardi oplficj, e parendogli andare iusigne fra quesli la nostra basilica di s. Salvatore, passa a tratfare di essa in particolare, incorainciando da alcuni cenni storici, direttl a tracciarne le vicende e ad accertarne Tela, e jirendendo le mosse dalla basilica di s. Michele, alia quale pare essersi, pochi anni dope la fondazione, soslituita la cliiesa di s. Salvatore, e qnesla per avvenlura sopra i ruderi di quella. Stabililo pertanto, sulla base dei diplomi del monastero, essersi la \»asillca di s. Michele eretfa dalle fondamenta da Desideno e da Ansa e cio convalidato col fatto della benedizione data da Stefano III ad essa basilica nel ySS (fatto ch'egli argomenta avvenuto in quest' epoca e dalla lestimonianza del vecchio rituale del convento in cui sono citate le cronache autentiche di esse, e da un atto di ricognizione delle ceneri de'santi che \i si veneraTano, e dalla passata di papa Stefano in Lombardia appunto in quell' anno), Tenendo alia nuova basilica di s. Salvatore, e^^li trova esser ella slata ben tosto resa insigne per suppellettili preziose e venerande reliquie, e so- prattutlo pei privilegi ad essa conceduti da Paolo I nell'anno 7 6 3, probabilmente nella solenne circo- stauza della traslazione ivi falla delle spoglie di s. Giulia dall'isola di Gorgona, della qual irasla- 286 zione fu forse collooato a rirordo un capilello clie nel segulto della niemorla tvovasl dalFaulore tle- scrltto, e clie 11 Papebroccbio, Ruinart, Guada- gnini, Labus, Brnnati sostengono essere avvenuta in quell' anno medesimo. Fra le ceneri del martiri cbe si adora^ano nella confessione afFerma 1' autore esservl stale allora quelle dei santl Ippolilo Giu- stissimo e Ipimineo, delle tre figlie dl s. Sofia, e col capo dl questa altre reliqule. Ma cbe nel tem- plo dl s. Salvatore fosse il sepolcro dl Ansa, ben- cbe clo dicesse 11 Malvez7.1, e dopo lul altrl scrlttori, e al glonil nostrl Alessandro Sala nella Gulda di Brescia, e la Baltelll pubbllcasse come sculla siil monumento I'eplgrafe ^nsa Uegina Regis Destderj uxor, Taulore non osa asserlrlo^ conslderalo cbe r essersl indarno cevcata dall' Astesali nel mona- stero la pvelesa laplde, il sllenzlo del rltuale di sopra cltalo sul luogo di cjuel sepolcro, nienlre nolandoTisl 1' annhersario delle longobarde regine, dovea darsene contezza, la critica corrlva del Falnl, della Baltelll, del Savoldo, del Capriolo, cbe nar- rarono I'eslstenza di quel sepolci'o in s. Salva- tore, la testlnionlanza dei francbi annallstl e di non pocbl llallcl, cbe dlcono aver Ansa seguito il consorte prlglonlero dl Carlo Magno, ancbe la iscrl- zlone niedeslma quale ci venne prodolta, sono tutle cose cbe parlano fortemenle in contrario. Trova poi cbe nell'anno 8^5, per larglzloni della -vedoTa Iniperalrlce Angllperga, venne II tesoro della basi- lica aumentalo; ma cbe nel 877 fu essa spogllala 2«7 da Carlo il Grosso, percio da Gregorlo VIII aspra- menfe rimproverato ; se non die non troTando nelle lettei'e di quel Pontefice fatto piii ceuno del minacciato anatema, ei congettura die le tolte ric- cliezze fossero alia basilica restituite, Congettura altresi die sul comindare del secolo X il culto della marllre cartaglnese comindasse fra le vergini del convento a salire in qnaldie celebrita, tro^ando nel 91 5 per la prima Tolta tongiunto il litolo di s. Giulia a quelli di s. Mario, di s. Midiele, del Sahatore, usali anteriorniente, per indicarlo, e sog- giunge die intorno a quel tempo, se non forse nel secolo consecutivo, parrebbe essersi I'abside della crlpta, oye giadono le spoglle di quella santa, sen- slbilniente ampliato. Da questi cenni storlci egli procede alia descri- zione della basilica, coniinciando da alcune impor- tanti particolarita die si notano nella porta laterale della minor nave a destra. Trovasi cola .una porta otturata, ed a piu basso livello dell' attuale payl- mento, che e pure I'antico del tempio^ piu ad alto, ed a siinmetriche distanze dalla porta, sono alcune finestre, le unlclie di primltiva costruzione che nel tempio si \eggano, Nei lali internl di essa porta, scopertasi mediante la demolizione del niuro fatta eseguir dall'autore, stanno dipinti a fresco due oblatori, rivolti in senso opposto alia cbiesa. Lo stile di queste due figure, la loro inversa po- sizione rispelto alia basilica, la nessuna relazione delle finestre cogli arcbi degli interni perislilli, le loro clistanze non corrisponrlenti die alia porta, I'alterato livello di questa, lutlo concorrendo a persuadere esser quel flanco un avanzo d'allro sacro edificlo al quale la porta, gli oblatorl, le fineslre si riferiscano, I'autore ne arguisce che questl fossero i ruderl del tempio di s. Michele^ rudcri al suo proposlto iraportantisslml, in quanto che avendo riguai'do alia grande semplicila della porta, e le finestre arapie, numerose, a lati paralelli, arcuate a pieno centre rendendogli immagine delle basill- clie costantiniane che si troTano in Roma e a Ra- venna, eretle fra il IV e il VI secolo, egli ne induce essei'e slato italico lo slile del detto lenipio^ induzione alia quale si agglungerebbe forza ova si \'olesse snppoiTe che a s. Michele fossero lolti i capitelli e le colonnc della chiesa di s. Salvatore. Serge questa nell'ambito del monasteroj alle falde del coUe cidneo^ e consiste in un'ampia sala qua- drilunga, divlsa in tre navate da due perislilli di otto colonne per ciascuno, comprese quelle che furono levate per far luogo a posteriori costru- zioni. Gii'ano sovr' esse otto archi a tutto sesto, e fanno sostcgno a due muraglle che sorgono dalla nave di mezzo, coronate da una niodesta fascia che tutta circonda la nave stessa, cui ternilnava proba- bilmente un'abside o triliuna semicircolare, la quale era forse fiancheggiata da due absidi minori, cor- rispondenti alle minori navate. Le colonne souo quasi tulte di marnio e di proytorzloni diverse, sor- relle la maggior parte da basi roniane (varie pur 289 esse di misura e tli forma, e tolte, com'anco I fusli, a piu anliclil edificj ), e adorne di capitelli, quali scolpiti nel marmo, quali neU'arenaria, imltanti I'ordine corlnzio, eccettuati due soli. Opera di tempi posteriori, sorge a fianco della basilica una lorre, nel cui basamento apriiasi la cappella di s. Olivio, ivi ricordato da una breve iscrizione tuttora esistenie. Lastricato di marmi e il pavimento delle navi minori, e lo era forse pur quello della niag- giore, la cui volta e le fiuestre sono aggiunte d'assai piu recente elht ne molto antica, a parer delPautore, e la stessa volta a crociera delle navi laterali, alia estremita delle quali si discende per due scale nella cripla. E questo un piccolo edlfizio quadranirolai-e, scompartito da otto anguslissirai peristilli di cinque colonue per ciascuao. Gli arcbi a tutto cenlro, cbe vanno pel lungo e pel Iraverso del santuario su queU'esili colonne, disegnaoo tanti rettangoli, accliiu- denti ciascuno un volticello a croce, Sostenuto da semplici piloncelli e il soppaico dell' unico abside circolare, costruzione di secoli posteriori. Cosi de- scrilto il tempio di s. Sal va tore, a ecco adunque, 55 dice r autore, una basilica, la quale, se non fos- 55 sinio certi averla dai fondamenti edificata la pia r> consorte di un re longobardo, per poco la si ter- » rebbe costantiniana : tanto e vero altre fogge d'aiv » cbitettare non essersi adoperate durante la lon- » gobarda doniinazioue cbe le latine dei tempi di »» Llborio, d'fnnocenzo, di Gelazio I «. A meglio poi dimoslrare come I'antico stile s'impronti in *3 ago questo tempio, facendosi ad esauiinarlo nel generale suo coucetto e nelle parti, egli osserva, *{uanto al concetto, rawisarvisi 11 tipo di tutte le cFistiaue basiliche cosliulte dal quarto all' otlavo secolo sul- I'idea delle vilruviane, modificala dai nuo"vi riti; tlpo, secondo lui, stablllto nel IV secolo dalle cliiese costantlniane, contlnuato da quelle, fra I'altre, di s. Agala magglore in Ravenna, nel V, di s. Apol- Knare, nel VI, di s. Agnese suUa via Nomeutana, nel YII, e percio fedelmente imitate neU'VIII in questa nostra, cli'egli Irova mirabilmeute rispon- dere alle ravennate dello Splrlto Santo, tenula dal D'Azincourt per opera dei tempi di Costantino. Nota, in quanto alle parti, riscontrarsi in tulti i capitelll ( eccetto due soli nella cliiesa ed uno nella cripla) barbara si, ma non dubbia I'irallazione degli ordini latini. Non dubita poi cli' essi fossero tolti ad altro sacrario:, e che sieno de' tempi in discorso, lo conclude dall' epoca precedentemente stabilita della fondazione di s. Michele, dalla rude e servile loro esecuzlone e dallo schlacclato rilievo, caratte- ristica, a suo parere, generale delle scolture dei secoli di Bertarido e di Astolfo. Nelle colonne poi e nelle basl, guardando alia viziosa rastremazione, e plii ancora agli imoscapl a larga fascia, ravvisa un epoca di decadenza e dl barbaric, e dai diversi loro diametri e diverse altezze deduce che appar- tenessero ad altra fabbrica; slccome pure dall' or- dlne partlcolare in cui sono addattate queste reli- quie, arguisce ch' elleno apparfengano ai tempi 291 longobardici. Nella forma degU arclii, tutti a pieno ceiitro, ravvisa V imitazione delle altre baslUche di Roma e di Ravenna, e nelle poclie ed otturafe finestre, le uniche d'antica data, oltre la grande sempliclta gia da lui avverlita, la loro proporzione di 2 a 5 gli e nuovo argomento ad averle per longobardiche, parendogli che appunto nel secolo "VIII s'incominciasse a limltarne alcun poco la luce. Non avendo esse pero ne la listrettezza ne i lati dlvergenli di quelle d'una eta posteriore, egli yi riconosce una vera imitazione dell' arte antica. Fi- nalmente nel piano unif'orme del pa-vimento e nella uguaglianza delle navi minori egli riscontra i carat- teri delle basiliche de'primi tempi, siccome nella confessione lo stile delle cripte primitive; in essa pero ei giudica Tabside posteriore al mille, guardan- do alia sua ampiezza oltre il semicerchio, ai pila- stri die vi sono sostituiti alle colonne, alle finestre terminate in arco a lati angusll e divergenti, e al carattere di alcuni resti ornamentali. Le colonne, le basi, i capitelli essendo per la maggior parte diversi di marmi, di forme, di proporzioni, egli non teme d'affermarli del secolo d'Ansa, e tolti, non pero tutti, alia cripta di s. Michele. Nella basilica non rimane piu traccla ne dell'abside, ne del tetto, ne dell'altare, ne della fronte primitiva. «i E ben deplorabile, osserva I'autore, debb'essere >» state lo sperpero e la rovina degli italici monu- »» menti, se questo tempietto, qual ci rimane, e a j» tenersi fra i piu conservati del secolo ottavo. »• 292 Cosi descritfn la basilica, passa 1" autore alia iL- lustrazione de' suoi monumenli si decorati\i die storici. Fra i decorativi trovaudosi alcunl capitelli ora frasporlali nel museo patrio, e disegnati nella illustrazione dl esso *, ed essendo in quest' opera tenuti del secolo seltimo o delF ottavo, egli si ap- plica a dimostrare potersi all' ollavo soltanto at- tribuire, adducendo che il santuario di S. Michele, dal quale si vogliono tolli, essendo stato soltanto edificato nella meta dei secolo ottavo, e la stessa immaglne dellarcangelo tutelare replicata sovi'essi facendo supporre la loro esecuzione contemporanea alia fabbiica, non debbonsi tenere di un' epoca anteriore^ e che se anclie si potesse dubitare die la chiesa di S. Michele raedesiraa fosse stata co- strutta colle reliquie di un'allra, sarebbe assur- do supporli dei tempi dl Grimoaldo e di Rotario, mentre Taccuratezza onde sono lavorati permelte appena di crederli del secolo di Liutprando e di Desiderio. Che poi non debbano dirsi di un secolo posteriore, egli lo argonienta dalP immagine dell'ar- cangelo scullavi sopra, die 11 fa supporre trasportati dalla basilica di S. jtfichele, e per conseguenza non meno anlichl dl essa e della cripta del nuovo teni- plo, della quale sostennero le \olle. Al die aggiuuge che alcuni di essl a suo parere non trasportati da S. Michele, ma statl sculti appositamente per la cripta in discorso, rispondono si appieno uello stile e nella condotla delle loro fogUe ai rimauenti, da po- * Museo hresciario illuslralo Vol. 1." Tav. XXIX. terli dire non solo della sfessa epoca, ma del uie- deslmo scalpello. Cio notalo circa l' ela dei monu- menti di cui si tratta, yiene a discorrere del loro carattere, preudendo da cio occasione a Irattare in generale la storia dei caratteri decorativl cbe dal secolo III airVIII si ^ennero coUa iuiitazione dei siiuboli e delle licenze orlentali introducendo e ac- comunando neU' arte italiana. Noi ci ristrineei-erao a riferire testualiuente le sue conclusioni per quanlo spetta soltanto alle arti decorative dell' epoca lon- gobardica in partlcolare, i monument! delle quali egli divide nelle seguenti tre classi : « 1.^ Allegorici^ e comprendono i simboli, cui »» non e gla che si conformasse, come fu preleso, » r ornamentale sislema^ ma che gli ilalioi d' al- » lora non ignoravano. M 2.* Bisantini^ che abbracciano le imitazioni piu y> o meno fedeli deirli orieutali adoriiamenti. « 3.* Romani degenerati , e sono i piu, e costi- 9» tuiscono nella rozza liproduzione del fare Italico, » il carattere premineufe, fondamentale delle po- » Tere arti di quei tempi infelicissimi. n Applicando la quale distinzLoue ai capilelli di S. Salvatore, egli ascrive alia prima classe alcuno di essi, edito nell'opera Miiseo Brtsciano illustrato (Tom. 1. Tav. XXIX. n. 6), a quella dei hisantini I due da lui disegnati nella parte stampata della sua opera (Tav. Ill n. 8, g). a cjuella dei romani degenerati i molti della basilica ( eccettuati i due anzidetti). e uou pochi della coufcsMone. " Accop- ^94 w piamento slngolarissimo, egli dice, di ornamentali 5? caratteri, tutti di un tempo, di un edificio solo*, » le cui cause non alfrimenti potremmo investigare M che in quel torbido stato d' irresoluzione delle »» arti che fra il lento eadere di uno stile dege- M nerato e 1 semi lontanissiini di un altro stile, yi non clie prescriverne, svincolava da ogni legge » que' rudi esecutori, i quali fra tanta incertezza w pendono naturalmente per le forme piii note, » pill anticbe, piu -veneiande. » Ai monumenli storici rifeiisce un capitello tolto alia cripta di S. Salvatore e depositato nel patrio niuseo, un altro esistente ancora in quella cripta, ed un basso rilievo edito nel -volume I dell' opera Museo bresciano iliustrato; dei quali considera il siguificato, il costume e V esecuzione. Quanto al si- gnificato, in due delle frontl del primo capitello, cb' egli stima non anteriore alia traslazione delle ceneri di S. Giulla e non posteriore al secolo di Desiderio, egli x'avvisa rappresentato il raartirio di quella santa, e nelle altre due la conversione d'lp- polilo, carceriere di S. Lorenzo, e 11 martirlo di esso Ippolllo, die T artlsta rappresento nell'istante in cui da uno sgberro vlene preclpltato nel fondo di una fossa, con clo confondendolo coU' altro martire Ippollto di Porto, die 11 raartirologio romano e il Barouio dicono in altamjbveam aquis plenum preci- pitatus. Nel secondo capitello egli non dublta rap- presentarsl V arcangelo Mlcbele , tutelare dei Lon- gobardi, senza far caso che non vi si trovi armato clie del conto, o lungo sceLtro, addueendo clie cosi pure lo si vede oegli anticlil dlpiuti del sacrario di S. Nazaro e Celso In Verona, nel celebre musaico della cattedrale di Trieste, nelle anticlie basillehe di S. Michele e di S. Appoliuare in Ravenna, e in altri monumenti. Nel terzo rilievo egli tiene istoriato il sogno di Giacobbe, e precisamente Tistante in cui, cessata la lotta fra Tangelo e il patriarca, questi diceva « non dimhtam te nisi benedixeris mihi ». Quanto ai costumi, trovandosi tra le figure rappre- sentate nel primo capitello la regina Ansa, fooda trice del monastero, cbe s'attiene al manco braccio della martire s. Giulia, egli tratta la questione gia stata agitata fra gli erudlli, se i re longobardi portassero diadema^ e conlro 1' opinione del Muratori e d' altri che al Muratori fecero eco, stabilisce, sulla base dei monumenti e di gravi autorlta, che cingessero quei re veramente corona^ il cbe fa perche il diadema gemmato cbe ciuge in quel nionumento la reale consorte di Desiderio non dia molivo a so- spettare che esso non appartenga, piuttoslo che all'epoca longobarda, a quella dei Carolingi, pre- tendendosi dal Muratori e da' suoi seguaci che solo intorno ai tempi di Carlo il Caho i re d' Italia abbiano incominclato a coronarsi. Osserva poi che in uno dei caruefici di S. Giulia, sebbene egli abbia il capo coperto di un berretto, od elmo, slngolaiissimo , il Tolto imberbe, i calcei, le vesli lengono assai dell' italico ^ che all' italico assai del pari si accosta 11 costume del miUte Lorenzo, nel 296 quale gll sembrauo con lievissimi mulamenti ricor- dati il militare maiitello, la tunica succinta, il nudo meato del figll di Peiiimone, duca del Friuli, scol- pitl sulla mensa di Cividale nel secolo di Astolfo; clie nel martire Ippolito non e ricordata ne la statua -yaticana del secolo III , ne il musaico del Gampini, attribuilo al VI, bastato essendo all' ar- tefice il costume sacerdotale di quei terapi^ che se il contus ' dello sglierro che spinge il martire nel- r acque ricliiama uu uso antico dei longobardi, il resto del costume patentemente si approssiaia al latino, sebbene lo scultore air Intendimeuto die aver doveva di riprodurre le latine fogge In un fatto del secolo III, sopperisse in gran parte con quelle de' tempi suol. Per cio clie spella alia esecu- zione, dicliiaraudo i capitelll di s. Salvalore insigni fra i monument! dell'epoca in discorso, e facendo eco al Vantini che ne coUoca alcuni fra i piu ele- ganti deir epoca slessa (Mus. Bresc. illus. T. I.), osserva nondimeno che cio si puo dire non tanto delle figure, quanto piuttosto degli ornamenti. Trova pero le figure stesse assai lontaue da quella estrema barbarle che incominclala nell' arti decorative del secolo di Carlo Magno, peggloro fino al cader del- r XI. Fra i monumenti storlci comprende il nostro socio i due oblatori di cui addietro fecimo ceuno. e che dissimo ora trasportall nel patrio museo^ Infe- licissimi diplnti, barbari come i tempi, ma preziosi per la storla dell' arti fra tanta poverta in ch'ella trovasi di avauzi longobardici. L'uno di quesli obla- =^97 tori offre un pane, reca 1' altro nella mano sinistra una capace ampolla, e indossauo entrambi, un am- pia e rimessa tonaca, -variegata di lembi o striscie verdi e rosse, accoppiate a qualche dlstanza, tutte a larglii e regolarl angoli salienti nel primo oblatore, e segnate a linee paralelle pel lungo della vesle nel secondo. Ravvisa I'autore in questa maniera di ve- stimenta quelle stesse de' personaggi die, al dire di Paolo Diacono, Teodelinda voile che fossero dlpiute sulle pareti del reale palazzo, e ne trova pure il riscontro in un altro affresco riporlato nel- r opera vetera monumenta, ed ivi dichiaralo del se- colo di Adoaldo^ dall' avere ti'ovato non pure i lati della porta ov'erano dipinti i due oblatori, nia quelll ancora delle finestre, tutti rlcamali a Tcrdi fogliami argoraenta die di pitture, comecdie sgra- ziatissime, fosse copiosa la diiesa di s. Midiele, e condude il capitolo nel deslderio die la sua illu- slrazione possa valere a portar qualdie lume, per quanto spetta alle arti, nella grave e famosa con- troversia intoruo alia condizione delle genti itallane durante il dominio dei Longobardi. II capitolo die a questo succede, tratta, come dissimo, del tempietto di s. Maria in Solario. E desso, secondoclie lo descrive Y autore, una fabbrica quadrangolare a due piaui, tutta di pietre liqua- diate, di varie dimensioni, ma con esatezza con- gluiite. II piano sottoposto, a volte semicircolari, e sorietto nel mezzo da un' ara antica, e rischiarato a stento da due sole angustlsslrae finestre. Plii ampie 298 le ha la chiesa sovrapposla, di forme quadrangolari pur essa, terminata da tre absidi arcuati a pieno centro, e sormontata da una volta emlsfeiica sul ■vertice, ottangolare alle base, e riclnta iu basso da una serie d'l piUoncelli e colonnelte, cou piccoli archi soYrapposti, a maniera di loggiato. Due porte si aprivano in uno del fianchl^ delle quali la pros- si ma agli absidi comunicava col piano superiore del niouastero, Taltra, niediante una scala praticata nella grossezza della rauraglia, melteva al sottoposto edi- fizio. Crede 1' autore clie nel luogo ove fu costrutta questa chiesetta sorgesse prima un antico tempio del Sole , e clie l' epiteto in Solario , aggiunto a quelle di s. Marig, cori'isponda al solarium, cioe a dire orologio solare, dei Romani. E facendosi a giu- stificare questa sua opinione, egli parte dall' accen- Data lapide antica che sorregge le volte del piano sottoposto, adducendo Fautorita del Labus a pro- late che ^i fosse stata questa allorche il tempio si edific6, e ad interpetrare I'epigrafe Soli. Deo. Res. Puh.., che in quella si leggono, valendosi delle se- guenti parole delPillustre archeologo, che noi pure con esso rifeiiamo testualmente. w Dalla maestosa M regolar forma di essa, dalla eleganza dei caratteri, ■" dalla voce Respublica, che denota I'universa cit- 55 tadinanza bresciana, mi persuasi che nou appar- w tenesse a cui solo gloria ed onore si dee » soli Deo y) honor et gloria w ( ad Rora. c. XVI ), ma al Dio •>i Sole , al Sole Elio H^toj^ divinita cosmica, mo- » dera trice delle stagioni (Cic. 11. Tus. a8 ), da 29^ » cui derivano la luce, il calore, nostra dovizia e » gioja. II suo culto, forse il piu antico del mondo, Si si propago dalle orientali regioni primieramente M nella Grecla (Pausan. II. c. i. 6. e 3i), poscia ia » Italia, e vi ebbe approvatori e seguaci. Fu adorato 9> in Brescia « Soli Deo w ed eziandio cogll epiteti 7> dl invitto m soli deo inticto >» (Grat. p. 358, Rossi n Mem. Bresc. p. 4^ ), di dlvino w soli diviso »» M (Donati p. 1 8. 6 )•, e abbianio un bronzo clie il w raffigura nel patrio museo ( T. I. Tav. LII. fig. a). » Crede il Venuti che il predicato d'invitto sia stalo 55 dato al Sole primieramente da Eliogabalo (Mus. » Alban. T. II. p. 63). L' Eckel dice esser ovvio » sui monumenti dopo Aureliano (D. N. V. T. III. ♦5 p. 3 1 2 "). Pure il marmo Capilollno di Pubblio M ^lio Amando n soli invicto deo 55 ne reca il busto 55 in bassorilievo e cinto il capo di dodici raggi, e reca 55 la data dell' anno i58, -ventunesimo dell' impero 55 di Antonino Pio (Guasco Mus. Cap. T. I. p. 33). 55 DEO iNvicTO e in un'ara del 201 solto Settimio r' Severo ( Haller Bibliothek der Scheveizergesch 55 T. IV. p. 124), SOLI DEO isTicTO in un'altra di yi Acjuileja ( Sertoli AA d'Aquil. p. 100), e cosi in 55 molte altre, ove ha sempre il capo circondato di " ^^S^^-> ^ talvolla anclie il flagro od un globo nella M sinistra^ per cui non si confondeva ne col Sole- 05 Apollo, ne col Sole-Mitra, appartenente a super- s' stizioni al tutto diverse. Esso e appellato con- » servatore, compagiio invincibile degU Augusti, si- s' gnore del popolo roiuano r, soli consebvatobi, soli 3oo w ijjvicTO coMiTi, SOL DOMiNOs P. R. ?' Dall'essere il Sole M nella nosti'a ai'a piivo di epltetl, mi pare ch'essa « debba essere piii antica degli altri due marmi » preiudicati, e die per la sua elegante serapliclta »' possa attrlbuu'si pluttosto al piimo cLe al secoudo " secolo delFera crisliana n. Passando poscia a cer- care se ua pubblico solario esistesse in Brescia, dal quale il tempietto di s, Maria ricevesse poscia 1' ag- giunto predicate, egli osserva clie per asserzione degli scrittori, e particolarmenle di Plinio e di Macrobio, a Roma si coUoca^ano gli orologi solari nei siti piii cospicui della citta, dove i circhi, i templi, gli anfi- teatri, le magistrature promoveano la maggiore afflu- enza di ciltadini^ die una tale asserzione, oltre consuonare coUa convenienza de'luoglii, s'accorda con cio die Iroviamo in Varrone ed in Cicerone, in quanto die, secondo il primo, Cornelio non trovava luogo piu addalto a dipingervl meridiaue die le niuraglie di due basiliclie, e raltro dicea d'un uoiiio scliivo e selvatico: vixit enim semper incuhe atqiie horride: non ad solarium, non in campo, non in convivio versatus est^ die percio andie nel munici- pio di Brescia, ad imitazione della romana metro- poli, un solario doveva esistere in quella parte die 1' unione de' principali edificj pubblici faceva la piii detta delle citta , e die era quella appuuto ove ora Iroyasi il tempietto in discorso. Per ultimo s'applica a dlmostrare I'esistenza in Biescia di un tempio dedicate al Sole^ e primamente ricorda come ad un teinpio d' Apollo , edificalo in \icinauza del 3oi teatro. che e quanto dire ove ora sorge la cliieselta di cui si tratta, alludesse un'anlica tradizione fra noi conser\alasl fino ai tempi di Ottavio Rossi, cio6 fino al secolo XVL Cercando poscia P origin e e il fondamenlo di questa tradizione, nelle salutazioni supreme dei nummi di Claudio il Gotico, di Tetrico, di Aureliano, di Gallieno, di Crispo, di Costantino, pubblicate dalF Eckel, in due monumenli dei musei clementino e mantovano, dove tutti gli Dei, e Giove medesimo, secondo che dice il Visconti, cedono al Sole // posto d' onore, in una laminula del Vittorio colla epigrafe Sol Dominus Imperi Romani, e nelle seoccentcB arce annoverate dal Gori, ove al Sole iiivitto ed eterno e supplicato, egli trcva die il culto di questa di\inita, derivato dall'Asia, era in Roma uon solo praticato , ma prediletto , e clie il Sole ■vi era il Massimo de' Wumi. E che al Sole sorges- sero tenipli ne'luoghi piu decorosi e frequenti della elerna citta, come dire dinnanzi ai circhi e agli anfiteatri, egli il ritrae dal ricordo die si fa so\ente negli alti dei martiri degli uccisi credenti presso i delubri di quelle divinita, daU'attestazione di Rufo nella Nomenclatura, che un tempio del Sole sorge-va rimpetto al Colosseo, nella splendida regione IV della via sacra, e da quella di Eckel, che il colosso di Kerone suUa medesima via fu da Yespasiano can- giato nel simulacro del Sole, dalla menzione che fanno il Nardini di un obelisco sacrato al Nume nel mezzo del Circo Massimo, e il Panvinio del- Vcedicula Solis nello stesso circo, e Tacito d'un 3oa altro sacello ivi presso, e dall'asserzione dl Tertullia- no, die quel circo Soli principaliler consecratur. a Non » e quindi senza motlvo (egll prosegue) se il Donato " sogglungeva, quel magnifico tempio del Sole cui w Voplsco ad Aureliano altribuiva, non altrlmenti >5 doversi reslltuiie nisi uhi cedes sunt pontificis j w perche quel tempio immensis sumpdhiis Roma i^erectum, e cui decoravano le spoglie del debellato r> Orlente, doveva esser degno della romana gvan- 5? dezza. E fu in Roma che il Sole \enla procla- n mato oriens Augustus. Pacator oj bis- Providens M Dcorum. Restitutor Orienlis , cui Giuliano pre- n dlcava dominalore di tutto llmpero, cui Plinio " salutava unico Dio ». Clie poi templi al Sole sorgessei'o anche in Brescia , imitati da quelli di Roma, egli ne clta in prova i monumenti scoperti nel 1828, e gli interpretati nel Museo hresciano illuKtrato, e il Labus die nei suoi Jasti della chie- sa dal niarmo di Dugio Valenzio e dalla grand' ara di cui si e addietro parlato, li argomenta edificati sino dal secolo di Vespasiano, e gli atli dei martiii Fauslino e Giovita, ove coll' anfiteatro e col campi- doglio nostro si ricorda anche un tempio consecrato al Sole. E atteso il grado assegnato al Nume sopra tulti gli altri, e la predilezlone pel suo culto, egli ne inferisce che luogo piu acconcio al suo tempio non dovea riputarsi di quelle ove il teatro, la basilica, il foro, il carapidoglio e il non loutano anfiteatro costituivano quello splendido aggregato di monu- menti imitati dalla metropoH, che piu s'irapronta\a 3o3 della romana magnlficenza. II die argomenta altresi da clo die si dice negli alti de'nostri martin, die durante il loro processo erano essi fatti passare dal Iribunale a quel teniplo, condotti quasi ad ultima proYa dliinanzi alia statua auro perfusa^ habens in capite radios ex auro puro, com' e cliiamalo in quegli atti 11 sirnulacro del Sole. Osserva innoltre die le simbollche afiinita intercedenti fra Glove ed 11 Sole, come numi suprenii e proteggitori del romano ini- pero, rendono probablle die in Brescia, come in Roma, presso 11 canipldogllo, eletta sede del prime, quella del secoiido venisse pure coUocata. Conside- rando per ultimo die gli etnlci suppllcavano al Sole come a divlnlta proteggllrice degli umani dirllti, ri- velatrlce degli occulti reati, e non parendogli cosa in- fondata 11 pensare die a qual modo che, per sen- fenza di Livlo, la tulllana o raaraertina carcere stava non lungi dalla curia oltayiana, e facea parte, al dire di Pllnlo, del teatro di Marcello, anclie in. Brescia, per quelle studio che sappiamo essere state nei munlcip) di rlcoplar la metropoH, presso al fore e alia curia sorgesse il carcere, e facesse parte per avventura del vicino teatro, anclie da queste egli crede poter argomentare die luogo migliore fra noi non si potesse eleggere dalla giusllzla, di quelle parti della cltta ove trova-vansi e que' tribunali die la giustizia rendeTano e quelle carceri che punivane i trasgressori delle sue leggi. « Concludiame adun- y> que, egli dice, essere probablle die dove sorge il 5} fempletlo di s. Maria in solario un delubro sor- 3o4 55 gesse al cosmico sole: tanto persuadcrci il costume 55 ant'ico del collocarne I templi , come a signore 55 deir Impero, nei piu eletti luoglii delle citta^ 55l'aversl quel nume a tutelare della giustlzla, le 55 cul aule facevano parte del prosslmo foro bre- 55 sciano^ raflinila simbolica del Die co' numi ca- 55 pltolini^ I'ara maestosa che sostiene le volte di 55 s. Maria, 11 cenno clie del temple negli atti dei 5! martiri si fa, la tradlzione costaute, mantenuta, 55 non ch' altro , slno al secolo XVI. 55 XXXIV. Porrerao fine alia nostra I'elazlone acce- nando un funebre eloglo di Alberto Francesco Baz- zoni, prevosto di Gambara, detto dal nob. ab. Pictro Zambelli nelle rlnnovate esequie di lui, e con op- portune oonsigllo rlpeluto in questo nostro lettera- vio sodalizlo, di cul T lUuslre defunto fu si deguo consoclo. Non e raro in fatto d' elogi die, traltan- dosl anclie degli uomlni piu Insignl, i loro prlnci- pj si trovlno essere cosi privl d' iraportanza, da rifiu- tarsi ad ogni opera che altri volesse spendervi In- torno. Ma quelli del Bazzoni merilano d' essere ricordall, non nieno per la slngolarita del suo In- gegno, che pel mode end' ei seppe usarne. «< Mente 55 svegriatissiiTia, dice 11 suo enconilatore, memorla 55 pronla e tenace, arrendevolezza alle inipressioni M del bello, immaglnativa atta a raccogllerlo e a 55 rlprodurlo con mirabile vlvezza e fecondita, pene- 5? trazione profonda, discorso facile ed animate, fu- 55 rono le doli die si manlfestarono nel Bazzoni fin 5' dal prlmi anni in tulta la loro copia e Intenslla 5». 3o5 Ne quesfe doti passarono, ne passar potevano inos- servate e negletle, niassime dalla matlre, Marglierlla Federlci, donna di perspicace intendimento, proni- pole di Giamhattista Guadagnini, che primeggi6 ne' suoi tempi fra gli uominl plu doUi e piu celebri della bresciana pvovincia. Da Cerveno, sua palria, mandato alle scuole di Loyere, fu ivi inlzlato alle lettere ed istltuito ne'buoni costuml e nella cristiana pieta dal precettorl di quel seminarlo: 1 quail me- ravigllandone Flngegno straordinarlo, lo fecero losto conoscere a Monslgnor Nava, venuto dl fresco al governo di questa diocesl, clie, fatto suo prlnio pro- poslto la educazlone de' clileilclii, pose tanto amove nel rare giovinetto, clie lo voile plu mesl pi'esso di se, dllettandosi de'suol progressl, e confortandoli con ognl dlmostrazlone di pateina bonta. Conlspose sollecito il Bazzoni alle cure dell'egreglo prelate, ed emerse ben tosto fra i condlscepoll in ogni prova cui fosse messo di poesla e dl oratoria; in cul egli s\llupp6 prematura la nobllta del concetti, il nerbo e I' ordlne de' pensieri, la leggladria delle immaglni, lo stile elegante e pensato, e un gusto tutto suo proprlo di sacra letteratura; s\iluppo mi- rablle nella adolescente sua eta e nelle imperfette condizloni in cui trovavasi a que' tempi 11 letterarlo tiroclnio nel seminarlo nostro; e ch'egli per c\b dovette a se stesso intleramente, e alio studio cli'ei pose a francarsi dalla scuola che avea slno allora falsato 11 pubbllco gusto In Italia, a mettersi nella migllore che incominclava a prevalere , a nudrlrsi 20 3o6 ne'classici airtnrh merce 11 (juale studio la sua ricca immaginatlva « si rendeva propri e famigiiari, sic- M coR*e dice 11 suo lodatore, i modi e i colori con M cui seppe adornare dappoi le cose plii arlde, piu »» razronall ed astratte^ e medltando ad un tempo >» nell'e materie sacre, egli si addestro a cogllerne » 11 sublime e raffettuoso, e a vestirle con tale j» splendore d'immagini, con si elette grazle dl lin- >? gua e dl stile, con partiti si nuo-vi ed efScacl di 5» eloquenza, da proraettere in lul tale scrillore e n oratore, quale da gran tempo non si era udito dai " pci'gaml 59. Appartengono a questl primordl di sua camera un suo sermone sul Redentore, un altro sopra M. V., ed un alfro suHa dottrlna crl- stiana, dei quail In chl ebbe ad udirli dura lodata tuttaTla la memoria. Fattasi intanto vacante nel seminario la cattedra di belle letlere, 11 Bazzoni, benche appena assunto al sacerdozio, fu eletfo ad occuparla^ ne scelta fu mal preceduta da migllor fama ne accolta con magglore entusiasrao^ ne mai alia concetta aspettazione cosi amplaniente corrispo- sero gll efFelti. Egli non Insegno die pel corso di qua tiro auni^ « ma questl qaattro anni, dice 11 j» Zambelli, saranno lungamenle rlcordati nel semi- w nario bresciano e per lo splendido Insegnamento, 9' e perclie ne rimase tale Impronfa di buon gusto M e dl lettere itallane, clie non \1 si e piu smarrita m. Ne il rlposo di molti mesi clie succedette, egli lo passo in ozlo sterile e inoperoso. Tratlenuto dal Nava a suo segretarlo, lutto 11 tempo che gll a>an- 3oy zava da quell' ufEcio implego nello studio delle sa- cre scrltture e de'Padri^ e diede poscia opera a rldune il suo stile, e 11 suo compone oratorio a quella castigatezza a cul lo conslgliavano il pro- gresso degll anni, la miglior conoscenza dell' arte, e il proposito che in lui ferveva di consacrarsi ad iacombenze di piu ampia e stabile utilita. A con- seguire un tal \oto gli fu presto offerta Toccasione nella \acanza della Insigne preposltura di Ganibara; alia quale invocato dal comune desiderio e dalle speranze di quel popolo, ed assunlo dallo spontaneo consenso del Na\a, vi fece 11 soleune suo iugresso nel febbrajo del 1820, e pronuncio la sua prima omelia, gia data alle stanipe, e daU'elogista quali- ficata per una delle piu belle die si sieno composle in slffatto argomento. Compreso deU'alta impor- tanza del suo ministero, e tenendosi mandato e strettamente obbligato ad ogui utilita e ad ognl bene del suo popolo, e segnatamente all'islruzione del ■villico, delPartigiano e del fanciuUo, egll fece suo prlmo studio di approprlare 1 suoi pastoral! sermon! alia umilta della sua gi'eggia, conformando, per cosi dire, questo clbo dell'anima alia condizione dl clii ne abbisognava, e rlnunciando all'amore che aveva po- sto fino allora alia bellezza della parola, e che era stato la delizla de' suol anni piu gioTanlli, « II raae- » stro lodatisslmo In lelteratura, dice 11 suo en- M comlatore, lo squlsito commentatore del bello, 5> r esempio dl ognl eleganza si rendeva ad un » tratto 1' umile catechlsta dl ognl idlota e lo spo- 3o8 n silore piu cliiaro e piano della fecle e tlella nio- » rale cristlana, clie si propoiieva dl aigonienlare « la bonta de'suoi ragionamenll dal frultl clie ne » trarrebbe e dalla edificazlone del popolo, al quale w era inviato dal clelo Anzi prese a rlordinare » a quella sempliclta e gravlla pastorale ogni allro M suo ragioiiamento piu elaboralo, in modo clie le n sue prediclie aTCssero indi innanzi la limpidezza we I'unzione clie meglio s'insinua negll animl, e » la spontaneila.^ rabbondauza e il calore del parlare js iniproTviso ». Ne perclie la fania dalla sua elo- quenza, diTusa fra le \iciiie e lontane provincie, gli proraovesse d' ogni parte le chiaaiate di paroc- chi, dl vescovi, di sacre comunlta per feste e occa- sion! ordinarle e straordinarie dell' anno, ne perche pocbe se ne celebrassero, o \1 si chiamasse il con- corso di sacri oratori, cbe il Bazzoni non y\ primeg- giasse, non fu mal tuttavolta ch' egli non meltesse innanzi a ogni altra cura quella del proprio gregge, o clie non moslrasse in parole ed in falti le prin- cipali sue sollecitudinl esser quelle del suo minislero. E qui Telogista entra ne' particolarl delle beneme- rlte soUecltudlui da lui siuclie visse iniplegale, sia nella utilita, prosperila e nioralita del paese, compo- neudo discordie, ti'oncando dissidj donieslici, riu- nendo matrimonj , concliludendone di quelli a cui strane difficolta s' altraTersavano, togllendo cagioai perpelue di rancori e di risse, abolendo per sem- pre col potere deirammonizlone segreta molte con- suetudlni di peccalo: sia nella edificazlone crlsliana 3o9 del suo gregge, ■vigiiaiido alia dlgnila, accuiatezza, splendore del culto dlviiio, e operando che alle sacre feste nou mancasse il miglior oi'iiamenlo del teiiipio, cioe la devozlone e la frequenza de' fedeli^ sia provvedendo alia saggia divlsione de' carlchi, alia nnanlnilta de'voleri, alia scamblevolezza d'affet- to, alia mdefettlbilila dello zelo fia'suoi curatl^ sia accorrendo esso stesso all' asslstenza degll infermi, al conforto del tribolali, e ad ogiil caso ove fosse rlclilesta la sua presenza, coUa proutezza de'soccorsl, colla opportunlta del consiglj, colla forza trionfalnce della parola, e fmaiico, ove cjuesta non bastasse, con quella delle lagrline^ ajulando I'eiTeUo delle sue sollecitudinr la dignlta del suo aspelto, la gravila de'suoi modi e delle sue parole, 11 rlspetlo conci- gllatogll dalla vita lutegerrima, la coufidenza pro- niossa dalla sua affablllta, dalla scliletla bonla, dalla libeiallla, del disinleresse", la caliiia e placldezza deir indole, la intrepldezza nolle ardue clrcostaiize e nel perlcoli", la quale in lui apparve erainente sopra tutto nel lutluoso eccidlo del cholera, del i836,« al- ss lorclie, slccome dice Telogisfa, in mezzo all' unl- 5> versale costernazloue e colla morle d'ogui Inloino M 6 11 raccapricclo nell' anima per tanta strage cosi w irreparablle e cosi inoplnata de'suoi, fu alia testa v> di ogni atto del suo maguauimo clero, ed ebbe 55 la massima parte nei provvedimenli che furono M presl per arrestare 11 furor del contagio e sviarne ?5 1 formidabili assaltl 55. Queste cose narrate del Bazzoni, a compienie Teloglo iocca U uostro Zaiu- 3io belli delle rare sue qualiti e de' soavi suoi gosIu- ral, e dl quell' amabllita e gentilezza squlsita che gli valsero una specie di particolare celebrita, alia quale perfino i suoi ozi e passatempi prestarono occasione. E concliiude ritraendoci le attrattive del suo conversare coHe seguenti parole, le quali tor- nandocelo in certo modo uu istaute dinnanzi redi- "vivo e parlante, ci fanno doppiamente sentire la gravezza della sua perdita. « Spiccaya ne'suoi dis- s» corsi quelle spirito die ravvicina ad un tratto i »> punti piu disparati delle cose, ne coglle le piu 55 intirae relazioni e conaunica novita e grazia alle piu w triviali e ordinarie ^ quella piacevolezza clie sa 55 temperare la gravila degli argonienti piu sen, e ■n yolgerli a inaspettata giocondita^ que'saU che met- 55 tone il sapore e I'arguzia ne' molti e T urbanita 55 nella satira, e correggono delicatanieute 11 rigore 55 e la severita de' giudizj ^ quell' arte di narrare che 55 li dipinge un avvenimento in tutte le sue circo- y> slanze e come se di preseute ti accadesse dinnanzi 55 agli ocelli^ quella -virtu descrlltlva che ti rappre- » senta ne' loro colori le scene piii belle e subliml »j della natura, e ti trasporta a siti lontani, e ti 55 mette davanti cose non ancor Viste ne conosciutej »5 quella parola scolpila, e sempre elegante e sicura s' con che altri si recherebbe a pregio di scvivere. » Aggiungete che la sperienza de'casi del mondo 55 gli dava un criterio finissimo per giudicarli; che 55 la conoscenza del cuore umano gliene palesava i 95 segreli piu occulti e lo faceva divinalore delle 3ii 55 cose men prevedute; die la copiosa erudizloiie 5J forniva a'suol ragionamentl mateiia svariata e rlc- M chissima, e acqulstaya per essi rlsalto meravigliosoj w e che anco le cose da lul ignorate in fatto d'arti » e di scienze, tostoche avesse udito parlarne, egli » sapea renderle e veslirle per modo da farsene M credere dotto e peritissimo. Percio quanli usarono » con lui serbarono vivo desiderio de' suoi colluqui » come di trattenimento il piu dilettevole e il piu 9» istruttivo ad un tempo ^ e coloro che n' ebbero « piu frequente la consueludine nou potevano sa- M ziarsi di udirlo, e si reputavano a gran ventura » I'amicizia di lui cli' era maestro di dottrina cosi s> spontanea e cost amata, e di senno cosi maturo y) e cosi gradevolmente condito. Ne dee tacersi che » quest' uomo cosi festeggiato, e che lanto si di- » lettava del piacevole conversare, non vi prese » parte se non in quanto gliel consentisse la gravita y> del sue ufficio, e nemmeno violo mai il divieto M ch' erasi imposto d' ogni pubblico divertimento » 6 spettacolo, cui non sempre la decenza condanna, » ma in cui sembra inevitabile partecipare a quelle M distrazioni che mal s'accordano col riserbo della y> vita sacerdotale n. *^<9aau ESPOSIZIONE PUBBLICA N. ei commenlarj die a quesli prccedono, parlan- do dei saggl die lo scorso anno oQ'ersei'o rarli belle alia palrla esposizlone, ebbimo a muover la- mento che uno de'piu llberall e lodali contributori a questa pubblica mostra, il sig'. Fauslino Joli, preferisse di esporre a quella della metropoli i pro- doltl del suo distluto pennello, con vaulaggio bensi della propria fama, pel lusingliieii suffragi cola con- segulti, ma cou discapito nostro. 3Ia largo compen- so cl diede 1' egreglo artlsta in quest' anno, of- fiendocl tale una copia di lavorl die forse e insolita a lui stesso, e nella quale, cio che plu monta, il [)regio deirabbondauza va unlto a quello del merito. Spelta in coiuune quest' encoraio a tutti 1 prodottl dipinti, nei quali la nota perizia del sig. Joli nel rappresentare al vivo gli animali appare piu seinpre maggioie e piu consumata^ ma dcvesl in partico- / 3i3 lare ai quadretli dipiiili sul taffeta aderenle al cri- stallo. Fia i la\orl di inagglor diuiensioue, la seia tralta da un quadio del Canella e opera condotla ton tale fedelta e inlelligenza, da potersi facUiuenle scambiare coll' orlglnale. Ma la \eduta della Val- trompia con pastore clie abbevera T aimento, per la selvacrtria anieuita della scena. per la niaestria ond' e tratlata ogni parte non meno principale die acces- soiia, per la bella iutonazione, 11 colore e la verita delle tiute, e quella che attesta per eccellenza Tabi- lita deir artista. Una scena giocosa della vlla contadlnesca, un \ero e graziosissinio iddilio ci venne rappresentato in uno de' piu notablll e piu notatl dipiuti della esposizlonc. E una vecchla, la quale addormeulalasi filando, posa il capo sopra una rustica tavola, postu d'inuanzi ad una finestra con ferrata, che guarda sulla Tia. Collo questo destro, una \ispa e gaja foresotta s' affaccla alia ferrata, e manda in frella alcuui cenni e parole all" amante, cLe sla dl fuorl alia posta: dietro alia giovane e una fanclulletia, clie plan piano accostatasi, sla origliando in segrelo il coUoquio. Nominare Fautore dl questo ameno quadretto, e fame il piu completo enconiio. Fu presentato dal yalentlssimo nostro Rollini sotto il finto nome di Wenceslao Gowenhoff di Pietrobm- go; ma nessuuo credette alio scherzo, e tulti nel brio del concetto, nella economia della composi- zione. nel preciso diseguo, nella \ivace espressione, 3i4 liconobbero i pregi che taiile voile ammirarono nel veio autore. Solto doppio e d'nerso rispeHo merit6 altresl la comune aramirazlone un grande quadio d'anlmali del sig-. Francesco Inganni. Imperciocche, ollre le lodi largite all' autore uel rispetto dell' arte, gli si tenne couto altresi delFintenzione di dar un nuovo carattere, cioe un carattere storlco, a questo genere di dipinti^ il che nieglio non poteva tentare clie immaglnando, come fece, I'uscita della univei'sa famiglia degli animali dall'arca dopo il diluvio. Qual campo egli siasi aperto con questo vasto e felice pensiero, ciascuno puo immaginare^ ma la maestria con cui egli seppe combinarue I'insieme, I'intelligenza onde seppe disporne e aggrupparne le parti, la vaghezza rappresentata nel cigno, lo sfarzo nel pavone, la vivezza nelle squamme del serpe, ia verita e la ^ita impressa in tutta quella molti- tudine d' animali, puonno soltanto comprendersi da chi ha veduto questo bellissimo quadio. La consuela fecondita e felicita del sig. Luigi Sampietri, e la sempre sua crescente perizia, mas- sime nel clipinger ritratti, fu pure ammirata in quest' anno come nelle precedenti esposizioni. Ma fra i vai-j suoi dipinli, i due ritratti muhebri ese- guiti in piccole dimensioni, ollre alia somigliauza, che e sempre perfetta in quelli di quest'artista, 3i5 aadarono segnalati per la verita del colorlto e per La francliezza del tocco. Vivezza di €olonto, espressione nell'aria delle teste, ben intesa composizlone sono gli encomj clie >ennero largite ai sex dijointi del slg. GioTannI Me- neghetti^ nei quail se cosa si desldero, fu qualche Hiaggiore studio nelle estremita, e men roseo co- lore nelle carui. Nei quattro del sig. Giovanni Sottinl restauratore, tulti variamente pregevoli, si lodarono in particolare il quadrelto ristaurato, ed un ritratto in cui per- fetto e il riscontro coll' originale, e notabile la ve- rita delle carni. Accuratezza di lavoro, bonta di disegno nelle figure, -verita nelle pieghe si encomiarono in partico- lare nei dipinti all' acquarello del nob. ca-v. Antonio Calino. In tutte le loro parti poi si ravviso 1' ottima scuola a cui seppe educarsi questo nostro distinto dilettante. Condotte con singolare perizia, sia quanto alia prospettiva ILneare e all'acrea, sia quanto alia -vi- vezza ed espressione naturale delle macchiette, quattro -vedute della gio\ane dilettante slg. Amanzia Quevellot destarono non ordinaria aspettazione negli intelligenti dell' arte ^ siccome il bell' aggruppamento delle macchiette, il facil tocco onde sono trattate, le 3i6 linle calde, appropriate ad uri tranioulo di sole, fccero conoscere nel sig. Angelo Mazza di Milano, autore d'un paesagglo rappresentante uu mercato, un provetto ed espertissinio artista. Se in tre medaglloni del sig. Costanti'no Bar- gnani, rappresenlauli aniniali appena nali, pole laluno desiderare mafjsior vivacita e mlnore uni- formlla di colorito, lutti consentiiono nel lodare la Terila e la somma dlligenza del lavoro. Quest'ul- liino encomio appartiene altresi alle mlnialuie del sig. Giacomo Bonetti, piessoclie tutte ritratli, ne'quali pregiossi ancora la fedele somiglianza, noii escluso il muliebre, fatto a sola reminlscenza. Ma il rilievo delle figure, la verita delle carni, la naturale espressione, I'aria animata delle teste, la singolare sprezzatura del tocco, atlrassero, non al- trimeute clie ad un fascino, gli speltatori a due rilratti del sig. Natale Scliiavoni. E Teraraente non potea cio non essere, favorendo al merito intrin- seeo dei dipinti la celebrita dell' autore. Delia benemerita scuola del nostro Rottini, clie anclie in quest' anno die' saggio di se in una vaga e svariata congerie di disegni a uiatita in figura ed ornate, quali di propria invenzione, quali desunii da rilievi e da tavole, di candelabri, di ornati, di fregi modellati nella crela, d' esperimeuli in olio fin anco di copie, imilazioui, rilratti, frulti copiosi ad elelti dl hen venti tliscepoll, non cl occorre dire clavTanlagglo, dopo clo clie allra volta del suo be- nefiro scopo, de' suoi cosfanti hicrementl dissimo in quesll commentaij. Scmpre la stessa cura neiregre- gio maestro nella scelta de' migliorl csemplarl, seni- pre la stessa gara negli alunni dl progredlr suUe traccle segnate dal zelantisslmo precetlore. Cosi di favore, cosi d" incoraggiamentl non manclii questo bennato istituto, come \edremo per esso non pure nell' aril del dlsegno, ma si e piii ancora nelle ma- nlfailure, die tanto dal disegno dlpendouo, per gentilezza , perfezionc, buon gusto andar segnalala la palrla nostra. Due grandlosi e lodati disegni forni alia patria esposizione TarcMtettura. Opera e I'uno delParclii- tetto slg. Luigl Donegani, nierltissimo ingegnere comunale^ e consiste in un progetlo di carcerl se- condo il sisiema cellulare, con locali pel tribunale, per la prelura, e pel temporario ricovero de'sog- getll al patronato, eseguibile nell' abbandonato edi- fizio del noslro ospitale maggiore, profittando del fabbricato esistente. L'altro e un progetto di una nuova casa di ricovero, da erigersi in campagna, ca- pace di cinque o seicento invalidi, eseguito per or- dine deirAmminlstrazione degli orfanotrofj e de'pii ricoveri in Brescia dal prof, architelto sig. Gaetano Clerici. Le varie facciale del primo, le piante del secondo merltarono parlicolarmente le consldera- zioni e il suffragio degli inlelligenli:^ la buona dot- 3 1 8 trina e 11 buon gusto spirano da tutte le parti
  • F 1 9 £. SESSIC»5E DELLl 'cEAzo — Slofla ragiouata ill vasto aneurisma della quarla iutercostale per fratturii sclieggiata della corrispondente costa. lu morte del nob. Giovanni Fortis. Discorso. BiMA Palemone Luigi — Scric cronoloffica defrli ar- civescovi e vescovi del reirno di Sardeirna. Serie cronologica del roniani pontefici e degli arcivesco-vi e Tescovi di luttl gli stati di terra ferma di S. M. Sarda e di alcuni del regno di Sardegna. BioGRAFiA degl'ilaliani illustri nelle scienze, lettere ed arli del secolo XVIII e del confemporanei. Vol. X, fasc. i.° 2.° 3." e 4.° BoGAA'i EucENio — Pocsie e prose. Bbey Gaetano — Dlzionario enciclopedico-lecnolo- gico-popolare. Brizi Oreste — Statistica milllare degli stati sardi. Blzzetti Curzio — Sullo stato meteorico della Lom- bardla. Caimi Pletro — Memoria in risposta al quesito: additare la migliore e plu facile maniera per rlmettere i bosclii nelle montagne disboschite deir alia Lonibardia ecc. 324 Cebioli Gaspare — Sloria metVica dl vennlnl trovatl nelle puslole dl vajolo confluente. ■ Delia possibllita di cornunlcare la slfillde col mezzo della vaccinazlone. Chiakli Achille — Air Italia. Canne. CoDEMO GiovANM — Una scuola di creoirrafia ele^ o o menlare in Treviso. con una tavola litografica e qualtro inclsioni in rame. Cbosta Lorenzo — Origlne e progressi deffe leltere in Italia. Vol. 2. Della misura geneiale del terreni. Del-Cuiappa Giuseppe — Vila del bar. Pio Magenta. • ' Saggio di volgarizzamenlo di alcune orazionl di Cicerone. Desiderio AciiiLLE — Intomo alle sperienze sui co- nigli col solfato di cliinlna del d.' Antonio Sandri. Nola. La febbre tifoidea e il solfato dl cUlnlna. Avvertiniento. Sopra la spina bifida. L'ammoniaca e I'amaurosl. Storla. II ferro fa egli a rlnfrescare? Annotazlone crltlca, De-Viwceszi GiDSEPPE — Proposta dl glornale di osservazlone deU'educazlone del bacbl da seta. DiscoRso del Segretarlo perpeluo della Reale Acca- demla delle sclenze di Napoll, Sezlone della Soclela Pieale Borbonlca, pel lavori di questa clie hanno avuto luogo nel periodo annuale dal I." liiglio 1845, al 3o glugno 1846. 3a5 Dbago:^! ab. A?iTo>io — Sulla predicazione aposlo- llca, sul primato pontilicio. suUa educazione del clero e sulle arti crisliane. Sermoui cat- tollco-fanilofliari. EsTHATTo di alcune meraorle scieutificlie lette nelle ordinaiie adunanzt? delPAccadenila niedico-chi- rurgica di Ferrara nel corso de^li anni i836- 1839. Fereario GirsEPPE — Statisllca medica di Milano dal secolo XY fiuo ai nostrl giornl. Vol II, fasc. 1 1 .° Ferrazzi Jac. — Di Bassano e del bassanesi illu»tri. Filippini-Faistoni Achille — Sunto apologetico com- parativo della luemoiia esiologica sulia pellagra data in luce dal d/ Lodovico Balardini. Delle opere e degli scrltti di Giovanni Pa- lazzini, medico bergamasco. FisELLA M. A. — Delle loHure del cuore. OsserTazioni teorico-pratiche sul cholera spo- radico ecc. FusisiERi Ambrocio — Sulle ossidazioni Interne delle copple saldate di zlnro e di ranie the entrano a comporre la pila di Volta. • FondamentI di filosofia della fisica. Meraorla. Dlscussjoni sopra Tarj oggetti di filosofia del- la fisica in risposta al prof. Carlo Conti. Gajam Mariano — Generale vaccinazione del i844-) eseguita dalf autore nella citta e proyincia di Camerino. GiRDiBi Frarcesco- Opere teatrali, orlginan e tradolte. 326 Garbiglietti AiNfOiMO — SuUu iialma coutaglosa del cholera oiieulale. Meiuoria. -I Ricerclie esiologiche inloino al cretinlsnio. Osservazioni praticlie sulPeflicacia deiracido arseuloso iiella cura delle fe]>bii latermittenti. In huiiiauum dlapliiagma ejusque geneslu lllustratlones quaedain etc. Antonius Andreas Garl)iglielti bugellensis pliilosophiae medlcinje cl clilrurgiae doctor am- plis. laur. cliirurglaj collegli candidatus anno 1 833 die 3o mail ora nona niatut. -: Conslderazioni suirantagonlsmo paLogenico Ira la scrofola e la pellagra. Mcinoria I e II. GiAKNiNi Michelangelo — Delle manlfatture Italiane e del niodo dl aunieutarle. Gjornale agrario dei dislrelli Ireutlni e rovci'elani humeri 33 — 49- GozzAso Carlo — SulP anlagonisnio palogenlco Ira la scrofola e la pellagra. Lettcra al d.' Antonio Garbigllelli. HoiiBREs-FiRMiAs (d*) L. A. D. — Voyage a Posluni. Maggi Gaetako — Risposta alle osservazioni del sig. Francesco Rezzonico iutorno alia meraoi'ia sul nuovo catasto di esso Maggi. Mariam Carlo — Progetto dl un teatro moderno. MoMPiAHi GiAciHTQ — Suir istltulo dei sordo- n^uti in Genova. MoRTARA Anto.n Enrico — Sagglo dl osservazioni sul vocabolario della Crusca ripurgalo ed ac- cresciulo dalFal). Paolo Zanoifi, e sopra alcune 32^ di quelle falte a tuiti i \ocabolari italiaui ilal d/ Giovanni Gherardini. Negeori Carlo — Delia giurisdizione ecclesiastica nelle cose cnminali secondo gli usi e i con- coi'dati del Plenionte. Odorici Fedekico — Autichila cristiane di Brescia illustrate in appendice al Museo bresciano. Ore (le) solltarie. Bihlioteca di scienze morali legi- slative ed econoniiclie. Giornale pubblicalo a Napoli. Anno 1846, fasc. ii.*' Patellaki Lcigi — Abozzo per un trattalo di ana- tomia e fisiologia veterinaria. Vol I, fasc. 'j.° 8.« 9.° 10.° II.'' Pesolazzi Ignazio — Delia miliare perniciosa. Perego Antomo — Note intorno a qualche feno- mano elettrico. Alcuui falti sulle materie fulminanli. Picci Giuseppe — Delia lelteratura dantesca con- temporanca. Rivisla crilica. Nuuieri i." e 2." PoLi Baldassare — Saggi di scienza politico-legale. Fasc. 3.°, parte 2.^ ed ultima. PoLLi Giovanm — Se esista una rivulsione tera- peutica. Memoria. Di un nuoTO metodo d' analisi del sangue. Ricerche ed esperimentl intorno alia forma- zione della colenna del sangue. - Dello stato della fdarina del sangue nelle infiammazioni. - Sulla nalura della nialeiia colorante rossa del sangue in relazione alia materia glalla della ])ile. 328 Ragiosamekto in rlsposta alle censure mosse dal prof. Giuseppe Picci contro I'opuscolo = Os- servazioni di un benacense intorno ad alcuni commenti sopra i Tersi di Dante in cui e fatto cenno del lago di Garda. = Rapport fait a TAccademie Royale du Gard sur le congres scienlifique de Genes. Ratti Issocexzo — Sulla nialatlia dorainanle dei pomi di terra. Osservazioni praticbe. Relazione della sotto-coramissioue per Tistruzione agraria, letta il 2.1 febbrajo 1846 all' adu- nanza generale deirAssoclazione agraria. Reidiconto delle adunanze e dei lavori della "Reale Accademia delle scienze di Napoli, Sezione della Socleta Reale Borbonica. N."^' 2.5. a6. 27. Rizzi DoMEMco — Piano per fondare e condurre in Italia una scuola provinciale di agricoltura. Rozzi Ig>azio — Alcuni pensleri relalivi alia orga- nizzazloue dei cou"ressi scienlifici itallani. Sacxhi Giuseppe — La scuula e la fainlglia nelPor- dine educalivo. Discorso. Sambiiy Emimo P)ERT0>e — Alcune conslderazioni per far segullo al piogetlo della sotlo-coinmis- sione per la istruzione agraria. Relazione della solto-comniissione per la istru- zione agraria. Sasseverino Facstiso — Reniinlscense di viaggi. ScHu,LiNG AtGrsTO — Aggiuute alia storia del so- vrann ordine dei Gioanniti. (In tedesco). Sicca Angelo — Nuovo dizionario di mitoloiria. 32Q Sicca Asgelo — ?iuova ed\iwu» delle rime del Petrarca. Spreafico Giuseppe — Sogni e \erit^. Canti Uriel. Stdcchi Adose — L'arla atmosferica. Lezioni di fisica popolare. Tavole della statistica della Monarcbia Austriaca per I'anno 184 a. compilale dall'I. R. Dire- zione della statistica amininistratlva. TiPALDO Emilio — Intorno la Grecia. Pensieri di di Gio. Goffredo Herder. Traduzione. Disegno di un tratlato di diritto commerciale. caniblario, mariltimo e di finanza. ToRBiAM Leone — Del magnelisnio aniniale ne'suoi rapporti colla fisica e fisiologia niodenie. Pis- serlazlone. \egezzi RnscALLA GioTE>ALE — Del coDciml artlfi- clali e del contime privllegialo inventato da Giusto Llebig. Memoria dell'lnTenfore, arrlc- cbita dl scbiarimenll dal d/ A. Pezboldt. Ver- sione dagli origlnali tedeschi ed inglesl. Zambelli Andrea — Delle differenze pollllche fra 1 popoli antlcbi e i modernl. Parte 1. La guerra. Parte IL Le rellgioni, Delle cause da cul deri\arono pareccble al- terazloni nelle stone antiche. Zambelli ab. PiETBO — Nelle solenni esequie ad Alberto Bazzoni, preTOsto di Gambara. Orazione. Zei'se Augusto — Sulla forma del cranio, per una plu sollda distinzione delle razze uniane. 33o DONO di S. M. II Re di Napoll, Pit ruRE antiche di Ercolano. Dal vol. II al VII, con altro dl catalogo. Sacra arciiitettura dei Greci. Vol. I. II e III, con altro di supplemento. Cathalogus codicum sec. XV impressorum. Vol. I, II e III, con altro di supplemento. Catiialogds librorum typis impressorum in bibllo- theca borbonica. Vol I. Ercclanexsium voluminum quae supersunt. Vol. I , II, III, IV, V parte I, e VI e VIII parte II. DissERTATioivis isagogicec ad erculanensium volumi- num quae supersunt explanationem pai's I. Codices greci mss. regiae blbliothecae borbonicae. Vol. I e II. Cathalogus blbliothecae latlnae veteris et classicae manuscriptaj quae in regio neapolitano museo borbonlco adservantur. Vol. unico. I N D I CE Allocuzione del Presidtnle noh. bar. Camlllo Ugonl per aprlre la sedula pubbllca delFAteneo il giorno 19 Agosto 1847 .... Pag. Ill Relcizione accademica del Segretario . . ■» i psperimento sull' azione dell' elere solforico islltuilo sopra se slesso. Nola del dott. Pietro Mollini, Socio d' onore . . . w ivi Esperimento di eleiificazlone eseguito neirospl- tale niilitare iii Biescia dal s/g. Liii<;i Plz- zicbelll, cliirurgo niilitare e dal Jarmacista si'g. Francesco Bianclii. Relazione del sig. Francesco Bianclii predetto ....»; 4 Belazioui della conimissione incaricata dal- I'Ateneo a riferire sulla eterizzazione. Del sig. dott. Francesco Girelli, Socio attivo y> 5 Awerlenze suiruso della eterizzazione. Del sig. dott. Francesco Maza, Socio d'onore v 8 Pvoposta di un nuovo apparecchio per la in- spirazione dell'ctere solforico, da sostlluirsl alia niacclilnella a vescica. Del farmacista 4'/g'. Francesco B.iancbi .....■>•> la 33 a Cenni su'i piiacipali sperimenti falti uegli spe- dali di Brescia colla eterlzzazione, e storia della sua applicazlone ad ua tetano e ad una idrofobia. Del sig. dott. Francesco Girelli, Socio attivo P^g. 16 Quesltl sulla pellagra, proposti ai medici con- dotti della provincia di Brescia. Del sig. dott. Lodovico Balardini, Socio attivo » ac) Della pellagra. Studj teorico-pratici. Del sig. dott, Pietro Mottini, Socio d'onore . »» ivi Osservazionl stalislico-clinlche suUe iuferme curate dal i.° Aprile al 3i Marzo 1847 nelFospitale femininile di Brescia. Del sig. dott. Agostino Maraglio, Uditore . . v l^Z Cenni sullo slato e andameuto medico-sanlla- rio degli spedali di Brescia neU'anno 1846. Del sig. dott. Francesco G irelli, Socio attivo »» 69 Delia cura ossigenante di alcune specie di cal- coli billari. Memoria del sig. dott. Giovanni Polli, Socio (F onore >» 65 Delle sorgenti minerali di Pejo. Memoria del sig. dott. Giacomo Uberti, Socio attivo » 7 5 Anallsi delle nuove acque medicinali di Rabbi. Del sig. dott. Jacopo Attilio Cenedella, Socio attivo "86 Sul Commercio de'grani. Memoria del sig. ai>i>. Giambattisla Pagaui, J^ice-presidente « yo DeU'egoismo e della mollezza, se dominino nel tempi nostri, 0 come rintuzzarli. Dello stesso "9' 333 Sul prlnciplo formale di vlla. Ragionamento terzo. Del sig. ab. Francesco Rlccobelli, Socio attho Pag. 9 3 Sulla fislologla dell' eletlrlco. Memoria (Jul sig. ^ro/" Antonio Perego, Soc/'o (T onore. . ?♦ 100 Delle calcl Idraullclie. Memoria del sig. dolt. Francesco Maza, Socio d'onore . . »• 106 Delle fungaje artlficlali e dello sviluppo in genere del funglii. jVIemoria del sig. Carlo Antonio Venfnri, Socio attivo . . . >» 1 1 j Proposfa di una nnova stiifa per far morire le crisalldi dei liozzoli. Di monsis. An^elo Bellani, Socio d'' onore » ii4 Proposta di nuova lezione di un passo della Di- vina Comraedia. Del sig. Angelo Sicca, Socio d' onore » 1 3 i A Nostra Donna delle Consolazioni. Canzone del prof! Giuseppe Gallia, Socio attivo »» i36 Brescia tolta al Visconti. Canto IV. Del sig. dott. Ettore Quaranta, Socio d' onore. « i38 Manfredi, tragedia. Del sig. Carlo Coclietli, Udiiore » 1 4o I figli d'una divorziata, coramedia» Del sig. dott. Lorenzo Ei'culiani, Socio d'onofc v i/^g Melometrla dei cantici originali della Sacra Scrittura, e particolarniente del Cantemiis Domino. Memoria del Rev. Padre Mau- rizio da Brescia . »» 1 6 1 Osservazioni sulla predetla Memoria. Del sig. CO. Luigi Leclii, Socio atfivo . . . » i6g 334 Sulla concorclanz.a clella lingaistica colla storia circa le originl italiclie. Memoria del sig. prof. Giuseppe Picci. Socio atth>o. Pag. 18^ Di alcune Ticende della lingua in correla- zione alia storia dei popoli. Conclusione di alcuue questioui sulle \icende delle lingue. Memorie due del sig. Gabrlele Rosa, Socio attii'o ?■ 20f) Esame dei pilncipj e delle conclusioni del sig. Gahriele Rosa sulla linguislica applirata alia storia. Memoria del sig. prof. Giu- seppe Picci, Socio atdvo . . . . ?' 2 3 1 Sulle cause da cui derivarono pareccliie al- terazioui sloiiclie del medio evo e dei se- coli moderui. Memoria del prof. nob. An- drea Zambelli, Socio fFonore . . . » aftQ Anticliita cristiaue di Brescia illustrate in ap- pendice al Museo Bresciano. Parte I. cap. 3.*^ e 4.° Del sig. Fedei'ico Odorici, Socio d' onore ?? 2 8 1 Elogio funebre di Alberto Francesco Bazzoni, prevosto di Gambara. Del nob. ab. Pietro Zambelli, Socio attivo « 3o4 Esposizione pubblica « 3 1 2 Sessione della Censura speltante al giudizio dei premj d'iudustria per I'anno 1847 • » 32i Elenco dei libri pervenuti in dono airAteneo neir anno 1847 »322 y-m!.. ysncc Mit -£i.'kpj)i2vL -I- .>/?-< ^ Jfetn ' ' ' '■ » f 9 6 J oracna ' ' j '■ j ■ ' | ' I .1 Wm looiii Sill alia 3#- ;2 ^^^r's^T n"?*»j.^/s iiiti iiiafiMiretui ^ ^^ A ^ ^ A ^ • ■» 1 ' V. ^; •i • ^ «a^ •(• ' / 1 • i 1 1 m^ V^ V r' T • - T *•? 't* aniiaiueiito libern K i -# r Ice bo iri ma ^hci - jatri ^¥i 12: Q g / ^-»^=;^ IZI // //i^/* iwl/iiar/ji'm pi to^ -6-^ :ss: 1 _ -^ t^ -T-V » ■ I /.■ I ' ■ 1 ' ^ 1 i ^ -^ f. ^ • » \ J • '^, ^ ^ I ■ 1 E Jlelodia lavata daEe letlere pebie d'ooni Sillalia ^ <> lirrzw: -i rr '■j^ c^t nK:i ns > ♦<■ s* \alorp ilelle stpsse:^eT]E ravalo dai ]iiiiili mafisiiri'tiri -V ^ % » -^-^ -•-%- ♦^%--%-t:*-^ a=:5=] E^SEE^ -t-^-*^ Lo stessnrniijiarafrflsi italiaiia eilarruiii]ia|{iiainp]ilolilHTn T m js._j»i ^=ff^v^ rps(,, " Jfa scii^aliHio^ Jiai J:i ^a - M^Jut) jusi^ew^^l^^ '* 1 ' ^ " _ TT , . ( X/ ■ //. /J - / _ _._• ' /«* Aiiii'.Miu'.a!;
  • r esternjo pressocbe natui'ali, e nou niai quelle 5? eCFusioni di Unfa plastica. di pus, di sleri puri- 5j formi, quelle forti adesloiii die raggriippano in M una sola niassa tulti gli intestini, quegli estreml 5» ingi'ossamenti di membrane, le injezioni sangiiigne y> pronunciatissime si all" interno die alF estenio, 9> le suggellazionl gangrenose^ non mai quel sommo 55 rlgonfiamento di tutti gli intestlni per la raccolla r di molfa aria, quell' odore il piu tetro e nauseoso w die sono propri delF acuta enteritide. I-iC stesse •^ alterazioni rlnveniva nel sistema nervoso, mas- » sime in quelli die morissero per tifo pellagroso, '! come sareW^e plu o meno pronunciali Injetta- V inenli tli sangue sulle membrane encefaliclie e w sulle vaginal! dei neni, masslme nel midoUo spi- » nale, quasi sempre accompafi^ate da le^£[ieri effu- « sioul arquose. contenenti qualclie Tolta rarl fiocclil » di materia librinosa concrescibile e niente altro^ » mi parve in qualclie altro caso riscontrare di » pill una prelernaturale consistenza del cenello, 5! esso pure, per un maggiore injettamento di \asJ, w fatto di colore rosso-fosco. Paragonando queste !? poclie alterazioni con cjuelle de' trapassati per » acuta encefalilide, tro\o cbe sia\i pure una grande » difierenza, perocche in questi ullimi scopriva y estremi ingrossamentl di membrane, adesioui fra » di lore e col cranio, la superficie intestiniforme ?5 del cerTello tutta cospersa di pus, \ersameuli n sanguigni nei Tenfricoli, nella polpa cerebrate e r neir ambito fra essa e le membrane, trovava » strane durezze, o invece rammollimenti, talvolta 55 locali suppurazioni, come av\iene spesso nelle » forti contusioni eslerne. Le quali differenze anche » in queslo riguardo cagioneranno sempre nel me- » dico sperimentato de' forti dubl)j se debbasi cre- " dere cbe nel pellagroso esista un vero state in- » fiammatorio acuto nelle parti ammalate r>. Conchiuderemo colle osservazioni spettanti alia cura, colle quali il nostro socio termina la sua Me- moria, iutendendo con esse non tanto di tracciare un complete melodo di terapia, quanto di far sem- plicemente conoscere i risultali della sua pratica me- 238 dica, e partlcolarmente de'suol sperimenli In propo- slto fatti duranli le funzloni di medico prlniaiio da lui esercilate in quest! uostrl spedali civili. L'uso de' bagni, e speclalmente la dieta aniniale pluttosto lauta clie no, furouo gli unici e fondameutall sus- sidj da lui sperimentati con profitto nei casi piii ordinavj e frequenti di pellagra, die sono quelli di malattia in primo stadlo, lasclatl da parte i so- liti suglii antlscorbutici ed ognl altro farmaco, ben- clie non senza ordinare o bibite o pillole, ma di nessun efletto in se stesse, collo scaltrito intendi- nienlo di ajutare la eflicacia della cma alimentando la fiducia degli infermi, soliti a non averla se non nelle pillole o nelle ampoUe. Nelle compllcanze poi delta malattia trovo esser sussidio -validisslmo i preparati di ferro, raassime il solfato nella clorosi, che quasi sempre accompagna il primo apparlre della pellag^ra nelle donne di glovane eta. jNdle gravi irrltazioni inteslinali, sopra tulto nelle coliche, uso pai'camenle le sanguigne generali, limitandosi quasi sempre airapplicazione delle miguatte alFano, avendo sperlmeutato die il salasso produceya troppo indebolimento di foize anziche giovamento, e die d' altra parte F uso di bevande mucilncrinose. i ba- gul, le fomentazioui, i clisteri aramoUlenti, la diela animale bene intesa, la toUeranza cd 11 tempo con- ducevano con sicurezza a buon terralne; ma nel caso die fossero gla formati gli esulcerameutl in- testinali, tutto ilu'^^clva inutile, e somministrando qnalche oppialo od astringente nou si potera aver a39 clie la mira i i alleviare i patimenti, e forse di rl- tanlare soltanto 11 tioppo rapido fme dell' iufeiino. ^elle allcrazioui cerei)vall trovo oppovtuno Y ope- rare blandamente e a rllento, usando bensi qualche salasso e le mignalte, ma non in quel grande nu- meio die so<(lioiio alcuni medici per timore clie la floeosl del cervello preclpill alia disorganlzzazione, e non domala rlduca T infermo air ultimo fine od a pazzla stabile, essendo a lai pavso dl poter cre- dere In contrarlo clie queste alterazloni possano, a dlffei'enza delle irenulne encefalitl, durare a lun^o senza caltnl accldenli, e plii agevolmeute rlsolversl coi revellentl, col tempo e colla qulete del corpo e dell'anlmo, clie non coi metodl, deltl erolcl, del molto dlssanguare, del mellere la testa a gelo ecc. Nel quale proposlto raccomanda slccome precau- zlone delle plu importantl, clie i bagni sleno plut- tosto a mite clie calda teniperatura, e non oltre- passino i yenti gradi a iin di presso del terniome- tro di Keaumur, tenendo clie altrimenti, massime i caldi a trenta e piii ^radl, possano caglonare effimere oppresslonl di testa e dellrj anclie in co- lore che non vi avessero la nienoma tendenza, e negll affetti di delirio esacerbare 11 male iu plu doppj. Fra gli emuntoij, da usai-si a rlmedio di grande utlllta nei dellrj pellagrosi e nelle parallsle, egli rigetta 11 setone alia nuca, benche da lui stesso stato usato per sempllce irritazlone, e -vi sostltuisce, come plii profitte\oli, i vescicatoi-j e 1' applicazione della pletra caustica lungo U midollo splnale, per questo clie i setoni al collo, pel molto dimenarsi dell'infermo, producono tali irritazioiii sulla parte, da produrre spesso gia\i lisipole. e talvolta per- sino moitali, sefizache, anclie la sola agltazione torna sempre ad aumento dell' alienazione mentale. Ma nel tifo pellagroso, sempre accompagnato da gravi alterazloni nel sistema de' ner\i, e quasi sem- pre mortale nel corso di niolli gionii, non lia il nostro medico trovalo clie fosse £,'lo\e\ole ne Teroico indebolire, ne 1' uso de' toaii i e degli eccilanli, ne qualsiasi allro rimedio, e noto clie forse 1' eccessi\o deprimere, massime coi salassi, traeva bensi piu in lungo il male, ma lasciava F infermo vieppiii profondato nella maliuconia, apatia, o, per dir me- glio, affalto idiota, e di mano in mauo T estrema prostrazione delle forze e il raarasmo dopo qualclie mese ne troncavano la vita. Per ultimo gli fu poi ovvio 1' osservare che quanto piu a lungo rimane r infermo nel Pio Piicovero, lanlo e, maggiore e piu durevole il suo miglioramento^ il perclie sarebbe, siccome concliiudendo cgli aggnunge, desiderabile per la migliore riuscila delle cure, che i nostrl ospitali potessero per maggior tempo clie nou so- gliono rltenere i pellagrosi, se a clo non si oppo- nesse la troppa quaiititii de' ricorrenti, e piii clie Uitlo la loro impazienza del ricovero e la brama di toniare alle loro famiglie. YIII. Soggelto d'un'altra Memoria dello stesso d.r Gorno furono alcune sue osservazioni sulla pu/ pai a emon ayica, malatlia cue il coniune de' me- z4i did coufonde facilmenle collo scorbuto e colla petecchla, a grande scapito del sano metodo di medicare, massime qiiand' ella \enga scambiata cnUo scorbuto, dorendosi allora trattare col tonici e cogli eccilanll, che le sono affalto conlraij. Yen- gono queste osservazioni desimte dai casi occorsl all'autore nel siio lungo eserclzio, sia nei noslri spedali, sia iiella citta e proviiicia, e sono pvlnci- palniente desliuate a convalidaie con nuove pro\e di fatto Tassimto del d.r Saccheno, professor di Torino, c]ie in una sua lettera inserita necli An- nali deir Omodei prende a niostrare la essenziale differenza fra la nialatlia in discorso e le duo an- zidetle. I casi riferiti nella memoria del nosli-o socio sono i seguentl: 1.° Caso — Una contadina d"^eta fra i sedici e i dieciolf anni, di forme robuste e re^olari, benche di piccola slatura e d' un'' appareuza come di per- sona dissanguata, Teni\a recala al pul>J:>lico spedaie in conseguenza di tre violentissimi accessi d' epi- stassi, sofferti nel corto spazio di quindici giorni circa. Le si trovarono i polsi assai frequenli, quasi sfuggenti sotto le dita, ma nondimeno fatti a mar- tello, secondo T espressione dell' Alberlini^ grave la palpitazione del cuore sotto i piu leggeri mo- "vimenti del corpo, con liiUiuio e rombo molesto alle oreccliie, con affanno di respiro, con qualclie edemazia agli arti inferiorl, con eslrema pallidezza della faccia, e sopra tutto con eruzione in tut to 1 anibito del corpo, principalmente sul petto e suUe 16 a4i braccla, di moccliiette rosso-sciire, rnlonde. uon pvomlnenli. della g-iandezza d' una linea rirra, af- fatto siiuili a quelle che si osseiiano negli scor- butic!, con questo di notab'de che le gingive, anzich^ esser lumide, I'ossegianti o nerastrc e dolentl, come si Irovano essere nello srorbuto, erano invece bian- chissime, asciutte, sane insomnia, e senza 11 menomo tiamando di calti\o odore. Malgrado V eslreraa prostrazione delle forze si e credulo opportuno il rlcorreie ad un melodo anliflogistico, prescriTendo sopra tutto bevande tamaiindote, o con acido sol- foiico, ilgorosa dieta e somma quiete del corpo; sotlo r azioue del quail limedj ebbesl tosto un nolabile miglioraraento. Ma passati, appena nove giorni. duranli 1 quidi scomparve altresi c[uasi af- falto r ciuzlone, ncompariva T eplslassl, e con essa reruzione, con un profluvio rosi smodalo, cbe [•erdendo riufenna in poclil mlnuti llbbre di snngne, pote\a riuscir falale, se nou si avesse soUecitaniente fatfo rlcorso alia mauo clilnirglca. Passati altrl sel gionii, insistemlosl lultavia nell' uso delle bevande acidulate, si vide insoiger di nuovo V eplstassi, \'lo- lenta come prima, accompagnata da pin spessa eruzione della cute, e con agglunta di echimosl o lividure nerastre, rllevale cpia e la rarnmente fra le maccbietle lenticolari, lasciando 1 inferma nel- r estremo abbattimento, con polsi osruii e fvequen- tissimi e con plii moleste palpltazloni di cuoie, prendendo iuoltre la pelle per tutto 1' amblto del corpo quel lurldo e sudlcio aspelto clie direbbesi 243 proprio anclie ilegli scoibutici. A qnesto punto si penso ill ricoriere alia segale cornuLa, e la si prescrisse nella dose di sei grani per volla della sua polvere. da ripetersi ogiii due ore, continuandone Tuso per otto e plii giorni. Dopo questo Iratta- nienfo non si riprodusse piu Tepistassi, ne Tern- zione: e quando la donna usoi dal Pio Luosfo avea non solo sgondirata ogni maccliia della pelle, ma ripreso il color sano, riordinati i polsi e i mofi del cuore. e ricuperate le forze del corpo. Questo caso, oltre 11 concorrere cokU altri clie seCTiono alio scopo principale della 3Iemoria, potrebbe avere al- Iresi qualclie importanza speciale per 1" uso a cui s' ebbe da ultimo ricorso della segale cornuta, e far congetturare clie qnesto rimedio sia non solo \alevole nei casi di metrile per la sua partirolare in- fluenza deprimenfe suU' utero, ma che i suoi elTetti eslendendosi a tutto il sistema irrisfatore sanguigno. lo si possa adoperare cou profitto in qualsiasi allra emorragia. L' autore pero da questo solo e sem- plice fatto non ardisce dedurre conseguenze. consi- derato clie forse i flussi sanguigni precedent! al ri- medio possono aver da se soli meglio di esso com- piuto la cura. 2.° Caso — Rlijuarda qtiesto caso una distinta signora di Brescia, die sino dalla prima fanciul- lezza ando so^jjetta alia malattia di cui parliamo pel corso di parecchl anni. Manifestavasi il male dapprima coll' erompere per tutlo il corpo, massi- mamente sul coUo, sulle braccia e negli arti infe- .44 rlori, spesse puntofrciature rosso-fosclie. quail picco- Hssime come movsicatnre di pulce, quail plii c^anili e rotonfle come granl di lente. Fra queste ed a larglil InterTalli apparlvano \aste ecblmosl nerastre, rileTate, dolenti, quasi fossei'O contusion!, Poclii ^iorni dope sirssegniva la perdila del sanii^uc. lenla dalle pudende, ma profusa dal naso, con leggera fehbre, dolore di capo e eonato al recere. Cessa^a poscia c[uasl spontaneamente oi^ni moleslla. per rl- prodursl dope glorni non moltl, o parecclile settl- mane, non ossenando alcuna regolarlta negli In- teivalll. Non valse ad inipedire il rlcorso di quesli Incommodi ne un ben res^olato slstema di nufri- zione, ne 1' uso dei subacidi vejretali e minerali. ne pareccbl rimedj delF ordine de^li emoslalici, ne il praticar qualclie \oUa il salasso. ne I' aria libera e soleggiata della campagna, ne tanti altrl sussidj a cui si suole ricorrere nelle malattie ostlnate. Final- mente dope un lungo corse d'anni il male si sclolse, convien dire da se slesso. perche non si potrebbe \edere 11 rimcdlo a cui so ne dovesse dar Tanto. E da notarsl clie in cosi luncra Infermlta F amnia- r lata non solTri la menoma turaefazlone delle iron- give, clie mai da esse non le usci sangue, ne mai le puti ne]ipur lieAemente 11 fiato, e conser\6 sempre belllssima la dentatura^ osservazloue d" es- senziale importanza nell'argomento^ dalla quale, e da considerare altrcsi die non mauca\a nel caso ne la sana e buona nutrlzione, ne la plii squlslta pulitezza del corpo. del veslito e dell' abltazione, i45 r autore conchlucle clie U male non dove\a essere altiiuienli di natura scoibulica, ma veramenle una purpura emoi rarjica. Osserva inoltre come questo caso dimostii clie il male in discorso possa, non altrimenli clie il pemfigo, gli erpeti e simili moi'bi, vesllre la forma cronigp, ed apprendersi anche alia prima fanclulezza. 3.'^ Caso — Dua conladina d'anni quarantacinque, di abilo pellagroso, in primavera fu presa per tutlo il corpo da una eruzione di miuule macchietle rosso- scure, senza febbre e senza nessun altro sintomo morboso clie le recasse la piii lieve moleslia^ tan- loclie si avrebbe poluto dirla non punlo ainma- lata, se non fosse clie la spaventa\a la qualita tempo della eruziouue^ la quale per aUro spari in breve senz' essere accompagnala ne sussegulta dalla solita emorragla. L' anno seguente si riprodusse in aprile la stessa eruzione colle medesime for- me^ alia quale quesla volla si aggiuusero largbe ecliimosi sparse qua e la in varie parti, massime sulle piu muscolose, del corpo, una febbre ga- gliarda con polsi duri e tgsi, profuse emorragie dalle parli sessuali e dal polmone, con grave do- lore di lesla e con vomiti frequenti di sole ma- terie viscose e salivali. Per la troppa copia de' flussi sanguigul le fu risparmiato il salasso, bencbe con- sigliar lo paressero la durezza de' polsi e F iutensita della febbre., e si credetle sopperire colle sole be- vande refrigeranti e colla severa dieta^ errore ma- nifesto, per ingenua confessione delF autore, al 246 quale un altro se ne agpiunse, clie fu quello dl adoperare gli astringeuti ed 1 tonlcl, quelli per fre- nare le emorragie, quest! a caglone del fenomeni convulsivi, del sopore, della sonima pioslrazione dl forze, che di poco precedettero il decesso dell' in- ferma^ fenomeni che accusajido una -valida infiam- mazlone dell' encefalo, e raasslmamente del sistema \ascolare sanguigno, doveano invece persuadere 11 salasso. Questo caso, del pari che il precedente, dimostra il facile riprodursi della malattia di cui parliamo, e speciahnente la sua indole infiamma- toria, che tale si mantiene malgrado le plii profuse emorragie. In esso e pure notabile la nessuna tu- mefazione delle gengive, e Y essere la prima volta comparsa 1' eruzione senza il solito fenomeno delle emorragie. 4.° Caso — Era per avvenlura della sfessa in- dole una eruzione generale per lullo il corpo di macchiette rosso-scure della forma e grandezza me- desima di quelle de' casi precedenti, apparsa in un fanciuUo di circa dieci anni, il quale del reslo ei*a sanissimo, e che solo per appreso llmore era fatto dai genitori \isitare. Forse , osserva I'autore, nel riprodursi del male qualche mese dopo o neiranno segueute saranno ■venuti in iscena gli altri feuo^ meni plii gravi della purpura, o forse non era que- sto che un caso di malattia lievissima , non con- trassegnata che dalla sola eruzione, solita a com- parire come prlmo sintomo , al modo de' prinii fe- nomeni soliti apparire in ogni sorta di morbosila, a47 die falvolfa sono cosi miti da non lasclarne rico- noscere la nalura. 5." Caso — Un uonio d'annl 60, sol'ito ad abu- sare del \mo e delF acqnavlte, fu preso quasi ad un tratto da febbre violenta con ei-uzione delle gia desciitle bollicelle per tulto il corpo, e di larglie echimosi lilevate e dolcnli. Soffrlva gia da qualcbe tempo un indurimento doloroso alle gambe, le quali nel decorso dclla febbre si fecero assai calde e in- iiammate, effetto di cronica infiammazione dei vasi sanguigni, coadjuvata dal moto conllnuo di tutto il giorno, ricbiesto dal suo niesliere di rivenditore d"aceto. Un metodo di cuia debditante, con parec- cliie emissloni di sangue, lo rlmise presto in ista- l)ile salute, Mancavano a queslo caso le sollte pro- fuse emorragie. 6." Caso — Una gio\inetta di sana e robusla coslituzione di corpo, rico^erata in un istituto di educazione, toccati appena gli anni sedici, fu presa da febbre intensissima, con palpilazioni, con feno- meni nervosi convulsivi, alia quale poco dopo suc- cesse una profusa epistassi, con una eruzione delle solile maccbiette lenllcolari. Malgrado lui metodo assai ajllvo di cxn-a depriinente, si rinno\arono I flussi sanguigni sempre piii in copia^ il cbe fece ri- correre ancbe ai sussidj cbirurgici , cbe principal- mente consistettero nelF applicazione dello stru- mento del Belloc. Ma forse percbe Toperatore non ebbe I'avvertenza di cbiudere esatlamente le narici dalla parte posteriore, e quindl, senza cb'altri se 248 ne accorgesse. il sangue antio a grossi gorglil scen- tlendo nel ventiicolo, eome ue diedero ludizio i \oniitL di spaventosa quantlla coagulala die poi successero , nel \olgere di poche ore fu lionca la vita di;ir iufenna, noil toccaijdo la nialattia che il decimo giorno circa. •■ ' 7.° Caso — Lo stesso funesto accidente occorse ad un giovine giacenle nelle infermerie civili di questa citla per ostinata febbre periodica, con op- pilazioui di fegalo e di milza, ci'esciuta ad gnornie volume^ il quale Teniva preso da epistassi profu- sissima, clie pareccliie \olte si riprodusse, acconi:- paguala dalla gia descritta eruzione per lutta la pei'sona. II corpo era assai emaciato, e la cule linta di colore rosso-fosco, che dava apparenza di sucidume. Mori cpiasi senza avvedersene per ricorso del flusso sanguigno, faltosl prpfusissimo in tempo di nolle. Tali sono i casi riferlli dall" aulore in rolazionc al suo assunlo^ lo scarso numero de' ([uali rispeUo ai mold anni di sua pralica medica. prova iniianzi Iralto, siccome egli osserva, che la purpuia etnor- ragica e raalatlia molto rara fra noi. Se non che egli ci avverte altresi d'avere parecchie \ojl.e veri- ficata I'osservazione de'piii recenti pralici, che questo male si associ al vajuolo umano, e d' aver trovatp che in tal caso il contaglo Yajuoloso e sempre d' in- dole mahgua, Al qual proposito oplna che tutti i pralici, e lo stesso Borsieri, abbiano preso abbaglio asserendo che il \ajuolo si associ alia petecchia, e a4o clie per peteccliia abbiano prfso la purpura: la quale sua opiiilone egli I'onJa nel fatto cliereru- zione creduta petecclilale succede sempre nei primi giorni della maiattla, meutre la vera peteccliia suol nascere a male innoUrato, e quasi seuipre verso i quattordici giorrii; al clie atrgiunge clie a quella eruzione tcngono dietro le profuse emorra^ie, fe- nomeno proprio e speciale della sola malattia di cui pailiamo. Dalla vaiieta poi del lenomeui on» egli dice, divieiie iiisensllnlinenle mefitica, onde ♦» -veggonsl inciprignire le plaglie, e le nialatlie farsi T> pill ribelli e piu pericolose, se il sangue. la so- 59 slanza ceiehrale. il fide enlrato in putrefazione, V I pns. applicali svdlo paifi \ive di una fcrita, n susfilano vomito, prosfrazione e, dopo nn tempo r pill o meno Inngo. la morte possono dclerniinare, » se i cadaverl nella medesima condizione possono » comnnicare al sangue degli esseii Tiventi lo slato * di sromponunento, e se il bistorl rhe li seziona yf piio ragionare inia malatlia mortale. percbe uelle w infermeiie e nelle stanze anatomiche non si man- y> liene una disinfezione costante, sia oogli apparnti *> \eiililatoii, sia coi mezzi disinfellanli? « ^la ollre i gas pioTenienli dalle nialerie putrefalte. cdpinse sr.'itiiriifini di jras acido caihonico si irovanu nel- I'intenio della terra, piesso i \ulrani esliiiti. nel fondi de' pozzi, d* onde questo gas, clie per la grande sua copia impedisce ai vuotatori il calarvi ^nza peiicolo della \ita, si puo assorbire, seoondo cl>6 provano le esperienze del sig. Hubbard, rol carbone calcinato, cbe per osservazione di Saussure, assorbe, arrossato, in ventiqualtr'ore una quanlila di gas acido carbonico di 35 ■volte il suo yolume. Aggiungansi ancora i \arj miasmi ed emanazioni pestilenzlali die si miscblano all' atmoslera in vici- nanza del suolo, le quali se, non potendosi isolare nelle indagini cliiniicbe, sfuggirono sinora all' analisi, '7 258 non rosfa nondimeno che la loro eslstenza rion sia comprovata dalla palologia, dai fenomeni che ac- compaqnano I'lncessanfe decomposlzione delle ma- terie vegetabill ed animali, e dalP analogla', imper- ciorclie se non possiamo scoprire 1' essenziale na- tui'a di queste maleficlie emanazionl ed 1 mezzi per dissiparle, prodotle clie sieno, sapplamo pero che ne'' luoghi ove sono promulgatl e ossei'vati i rego- lainenti di puhblica igiene, che impediscono o neu- trallzzano ogni centro di pulrida infezione, la sa- lute de'popoli e guarentila dalle plu mlcidiali pe- stilenze. Varl processi speciali di disinfezione vi sono pol, che V autoie per minuto descrive, e che noi ci restringiamo ad accennare, supponendoli gia noli agli studiosi di queste raaterie. Tali sono la polvere di Siret, farmacista a Meaux, composta di feiTo, di solfato di calce, di carbon fossile, di ca- trame di carbon fossile e di calce viva, alia a di- sinfettare cessi, sia preventivamente sia nelP atto dello svotarli^ la polvere carboniosa disinfettante di Salmon, che si oltiene ralcinando in cilindii di ghisa la fanghiglia de fossi e dei fiumi impregnata di materie organiche^ il processo del sig. Derosne, consistenle nel separare nelle latrine le parti solide dalle liquide, disinfellando le solide con una pol- vere analoga a quella di Salmon, e impedendo la putrefazione delle liquide con una soluzione di cloruro di calce e di acido solforico allungalo col- lacqua^ rapparecchio dei signori Huguln e C. alto a separare i solidi dai liquidi, a disinfellare i prlm'i ed a rondere inetti i second! a putrefarsl, quelU ritenendo in un -vaso nietalllco, e c|nesti raccoi;llendo in un serbatolo Interamente cliiuso, donde si estraggono con una troniba aspiranle; Tapplicazione die si fa dai signori Ivraff e C.** pel loro stalnllmento presso a Colombes del pro- tossido dl feiTo alia dislnfezione dei cessi e alia fabbricazione dei sali ammoniacali e dtlla poudrette; la polvere dlsinfeltante di Buran, Payen e C.°, che si ottiene niediante la distlllazione delle materie animali lolte ai macelli e delle malerie stercoracee, e clie \ale a togliere Imraediatamente il fetore dei pozzl neri e dei recipienli di materie escremenlizie^ il processo di Enrico Bayard, riferito da Perey- niond, per disinfettare 1" orina, ponendola a con- talto del calrame del carbon fossile, die le impe- disce di entrare in fermentazione aminoniacale, e la mnntiene aclda. Ma la disinfezione delle fosse escremenlizie, oltre al sovvenire ai bisogni della pubblica salute, presta altresi Findirelto ■vantaggio di provvedere ottimi ingrassi all' agricoltura, fissando i sali dell' ammo- niaca € d' altre sostanze azotate contenuti nelle feci, i quail, slccome tanto volatili, andrebbero altri- menli dispersi. Ne solamente le feci, ma il sangue degli animali macellati puo essere trasformato in eccellente concime carbonizzandolo, come, ad onla del caro del combustibile, si fa tra i Francesi. Ma 1' eccellente e il piu energico fra tutti gli ingrassi e r orina, slccome quella in cui si riuniscono tutti aGo i sail solviblli del sangue e degli altrl lujuuli della economia animale. Col conclo orinoso 1" ammonlaca coutenuta neir oriiia ia assai pixi gran copia che iiegli esciementi solidi, s'infiltra nel teireno per modo clie la pianta \i tro?a tina fonte d' azoto niaggiore dell' almosfeiiea. e gran copia di fosfato magnesiaco, indispensabile* a fornlre ai vegelabili un grano farlnoso. « Ora, soggiunge Tautore, se 55 r orina e un si prezioso Ingrasso, e cosi agevol- 55 mente si puo rendere Inodorifera, peixlie la prov- 55 \ida e >lgilante Polizia municipale non cercliera 55 di abolire intieramente la turpe coslumanza di 55 gettar le orine per ognl dove, insozzandone i » marciapiedl con frequentl spruzzi, ed anche poz- 5? zanghere fetidissime, facendo invece aprlre nel 55 muri in certi luoghi e a convenienle allezza nn 55 comodo scarlcalore, clie per mezzo di un tubo 55 termini in llnozze conlenenti la materia disinfel- 55 lanle e capaci di ricellare le orine fino a clie 55 debbansi dispensare pe'campi? E UJia tale inno- 55 vazione nel pidiblici usi frultera all' igiene, alia 55 pulltezza, alia decenza, alF agricoltura una pe- 55 I'enne universale utilita. I Cliinesi, fra 1 quail 55 ragrlcollura e salita al piii alto grado di perfe- 55 zionameuto, liauno leggl severe clie vietano di 55 gettare qualslasl umano escremenlo, e in ogni 55 casa \' Ixanno serbatoj costrutti con accuralezza, 55 onde conservarli, frammisciandovi della marna, per 55 fame poi dei mattoncelli inodori, clie si rommer- 55 ciano quai coucliiii 55. Noi non rileriremo per 26l punto alcunl cetml. J'altronde hrevisslmi, dcirautore salla cliiiuica apronomica alluale, contentantlocl cli notare con liil come, grazie ai moderni Irovati della cliimica, ragricoltura sottratta oggimai al cieco e capiiccloso empirismo, «eiUi cite colpevoU, pri'ri|)naineiile cousl- stenti. passa <'gli nt-ila pieseiile conlimiazlone a Iral- laie deUe caiceii oons'ultrale iiellr luvo contlizumi altuall, e ad esaininare se queste condizioni ad uii tale rpncelto sieno o no coixispondenti. Pr.emesso per- lanto die il sislema 4^11*^ carcerj si Irova ora d''assai piigliorato, si nolla qnalila del looali come nel trat- JanQeqto dei piigiooierj. da quello che era nel tempo de^padri noslji, si fa a consideiare se i miglioramenti sieno pol tali clie per essi ragglunsfansi appieilo i tre ilni, politico, morale, igienicd, die secondo lul deve ^vet la carcera?:,ione: il primo de' qiiali consiste dcHa sicnra ciistodia del delinquente, il secondo neir esenipio e uella incussione del timore eHicace a ffenare dalle recidive, il Icrzo nella consevyozione de'reclusi in ji05sibile buonp stato di salute. E fatlo un cenuo ixuidente intorno alle carceri preventive, e brevemeute nolalo slccome inconveniente rontra- rio ai diritli individuali, nop menp che agli inle- .ressi della civile economia, Pessere in esse i sem- plici pre\eniili soltoposli alio stesso tr>iltamenlo die i condannati, se non anco a pe^crjor condi- zione, per una ; segregazione piii seyera, necessa- rifi bensi, ma sovenle di soverdiio rilardatja per lentezza della istruzlone processuale, passando alle carceri punitive, precipuo e speciale soggetto del suo dlsGorsp, egli ossena come nel sistema pre^ sente di carcerazloue la convivenza promiscua di nunierosi prigionieri, \fi vari gradi di corruzione e di colpa, in una sala medesima, la quale to.cca con a66 allie, o -vi serve pur anco d' accesso, lascl luogo alle iutelligenze segrete, a legami di simpatie e d'iu- teressl, a speranze a disegnl crimin.osi, fecilitl le corrispondenze al di fuoii, le insobordinazioni e le sommosse di deutro, faccia il penslero del car- cere un oggetto di compensi e pressoclie d' attral- tiva, piuttosto die di paura, a coloro clie 1' ozio ed il vizio inclinano al mal fare, e come gli orribili esempi, i detestabili discorsi, le suggeslioni, il pre- domlnio de' piii perversi, cbe souo anclie i piii audaci, i piii riputatl e i piii potenti, servano a preripitare e indurare i piii deboli e meiio colpe- Toli neir ultima corruzione. « Se fosse, egli dice, w possibile assislere inosservati a quelle riuuioni w diabolicbe, udire gli osceni propositi cbe vi si w tengono, notare in disparle tutti gli atti invere- 55 condi cbe sfacciataraente vi sono adpperati, ne 55 avremmo scandalo e orrore. Coloro cbe per an- 55 zianita nelle colpe e per sapienza nelle malizie 5' souo fatti maestri d' ogni perfidia, predicano »5 quasi da superba liibuna le solenni infrazioni 55 del dovere, rigettano qualunque principio di virtii, 55 insegnano il peccato in tutte le rli)uttauti sue 55 forme: quindi le anime miti vengono conturbate 55 e scon volte, e sono insinuati empj consig^li, de- 55 rise le praticbe di religione, inculcata la menzo- 55 gna, la Lestemmia, la fraudolenza, la rapina, 55 Tassassiuio^ e per tal modo le massime caltive 55 corrompeudo la ragione, col guastarsi di questa 55 si sinarrisce interamente qualunque speranza di .6; r bene '?. Oltre a questi iuconvenu'ntl. altrl noii meiio funesli ne awerte 1 aulore nel slstenia pieseute di carcerazione pron^iscua, quali souo 11 so^gioinar de'due sessi in sale diverse bensi, ma sotto il me- desirao telto. i soccorsi in danaro concessl, il la- voro non prallcato se non appena nelle prigloni centrali, 1" istruzione religlosa iraparllta In coinune, osservando conje nelle attuali prigioni la non im- pedita comunicazione di parole, di segnl e di sguardi fra i due sessi, facendo piii Tivamente sen- tire la privazione di conyivenza, irriti i yiii lascin desideij, accenda le guaste fantasie de'rediisi alle piu turpi \olulta, come 1" ozio, ollre alinientarvi r immorality, -vi promuOYa 1" iusuliordlnazione, e torni dannoso non solo alia salute del prigionioro, ma anclie alia economia dello stato, come ii de- naro clie \i si lascia circolare, di\enendo\l stru- niento di corruzione, comprometta 1' interna disci- plina, pregludiclii al poco resto di costumi pro- niovendo i prestiti illeciti, i clamori, le crapule, spcondando il ladroneggio, le barallerie, la passione del gioco, come Y istruzione religiosa debba essere sterile in lupgbi, egli dice, « nei quali vi e prima » una scuola repellente di pessimi esempi e po- " scia il vizio sfacciatamente predicate ", e come tutto cio contrayy(?nga ai fini polltici e moral! die dee proporsi la carcerazione. Ai finl Igienici poi ostano, siccome egli segue a notare, i difetti di costruzlone, clie ad onta de' local! e del tratta- mento migliorati da quello cbe erano negll andati 268 tempi, I'Imangono tutta\Ia nelle oJierne carcerl, e clie non possono non rimanere in eclifizi acconclali bensi ad u&o di carcerazioue, ma che nella origl- nale costruzione furono a tult'altro ordlnati. Tali dlfetll consistono piiiicipalmente nella poca nettezza e troppa an^islia 'de' luoglii rispetto al numero de' rincliiusl, nelfaria corrotta e immutata. nella pri- vazione del moto per manranza di cortili. A que- sli si ag^ungono T ozi,o, Le gozzoviglie, i patimenti morali che il convivere fia tanli perduti cagio'na in colore in cui rimane alcun' senso di probita e di pudore, tutti o casjioni o fomiti di malattie, e specialmente favorevoli ai contagi. dacclie se qnesli troTano difficolta a penelrar piu clie aUiO\e nelle carceri, e in generale ne' luogbi o\' e clausura, pe- netrati che vi sieno, \i trovano piii rlio altrove facillta ed occasioue a menar guasti i^frenabili e rovine, Ne tace Tautore degli inconv^nienti clie le stesse sale d' infermeria presentano nell' attuale sislema delle prigioni. « Le sale d' infermerie per w le carcevi, egli dice, rese indispensabili a sepa- ls rare gli ammalali dal sani, dlventano il centre M di tutti gli abusi, il punto piii sicuro in cui si » conneltono e da dove parlono le inlclligenze me- » dianle coUoquj e mandali: e peio i prjgionieri, » cui non e ignola alcnna malizia, sousabile ancoi'a, » dacclie oijnuno ha il diiillo di iiiigliorare. po- »» tendo, la sorte end' e minacciato, trovano utile ?5 appiirlio nel simularo malanni, e per ottenervi » un niigliore trallamenlo dletetico, e quelle clie 2G9 1-I e ppgfrio. per convenire in accord! che eludano w le inTesligazlonl della giusllzia Di plii 11 gio- n \arsi dei delenuti medesiini per infermieri e pei' n 2:11 allrl scrvifri altinenli alle carceri e massinia » contra ria alia iiiterlore disclplina e fecondalrice » di niali. cui il sistema proiniscuo diHicllinente y> sapiebbe liparare.. 11 toe'Iiere buon numero dl » pnixionieri alia uuifonnita della pena coslltuisce n di loio quasi allieHanli individui privilegiati^ il n clie pone una odiosa differenza lispetto agli al- 11 tri: i faTorlti assumono allora ceilo fare d'ln- -n dipeudenza, di doniinio, di arhllrio, e sovente » con orgie e impudente liberta insultano alia mi- w seria de" lore compa^^ni, o si fauno ministri dl » relazioni e di corrispondenze: inoltre cjuale ca- » rita si puo sperare da loro verso gli infenni, M quale obbedienza alle prescrizlonl del medico, » quale rispetto alle pratiche della morale e della » religione , alia cpiele del corpo e deiranima » nei hioi^lii do\e si soffre e dove si muore? » Questl esseri abbielli, jjuasti del cuore, nel » quail la salute e la sensilivila sono egual- » mente indurate, mossi da rapace egoismo, si " valgono di tulto. perfmo dei dolorl e delle trl- » bolazioni. infrangono 1 doverl plii sacrl della w umanila, irridono i soavl conforti che la sola w ix-ligioue sa offrire all" uomo clie abbandoua una « vita plena forse dl angoscie e dl funeste me- » morle 5?. Tali sono gli InconTenleuti clie trova il nostro socio nell' atluale sistema di carcerazione promiscua, com'egli la clilama. Ai quail non ve- dendo mii^'llor rlmeJio die qiiello iT un opposto sislema di recluslone, solilaria e silenziosa, e nella solltudlne e nel sileiizio conslstendo appunto la riforma delle carcei'I raodernamente Ideata e da alcuni stall altresi efTettuata con nonie di sistema pen'ilenziario, egli passa a parljire di questo sistema, moslrando i suoi vantaggi in confronlo deirattuale, risolvendo le obblezloni de'suoi avversarj, indlcando e confrontando le diverse sue scuole, cioe a dire I diversi modi coi quali la soliludine e il silenzio vengono appllcati alio scopo a clascuna scuola co- inune della correzione del colpevole, e da questo coufronto deducendo qual sia la scuola da preferlrsi. I \anta«;gi dell' isolamenlo e del silenzio, basi corae disslnio, nclle quali il sistema penitenziario e fondato, riescono al triplice effetto. secondoche I'au- tore divlsa, di megllo provvedere alia custodla e alia disciplina del colpevole, di sottrarlo alle influenza contrarie alia polltica, alia morale ed alia salute, di indurre in lui regolari abitudini, per la direzione che preudouo le sue ciu'e e il suo spirlto: con clie \ien megllo provveduto al fail polllici, morali e Igienicl della detenzlone, e owiato agll avvertlti in- convenienti del carcere promlscuo. A dimostrare i quail vantaggl -viene 1' autoi'e rapprcsentando come il detenuto dlviso dal compagni di colpa, e con cio imposslbllllalo ad ordire concerti di slmpatia e d'ln- teresse per eludere la vigilanza de'custodi. segregate dal mondo ed escluso da ognl nianiera dl coope- razione e dl concorso, umiliato dal rlgori di una condaiina che gli toglle la llbertii dl mal fare in ogni seiiso, governalo da una disciplina inflesslblle, sla sforzato a conoscere la necessita di sottostar ras- segnato alia sua sorle, a persuaders! ben tosto die ognl tentativo in contrario non rluscirebbe clie a pegglorarla, e die la sola sommlssione potrebbe farla piu mile^ come, a proposito dl disciplina, sia speciale prerogativa del sistema penitenziario Fof- frire una serie copiosa di niezzi plii atti de' con- sueti sia a reprlmere 1 piu insubordiuati, sia a pre- mlare i piii dodli , sia ad accomodare il penale trattamento alle \arie indoli, eta, gradi di colpa, e cio col solo appllcare con piu o meno di rigore i due strumenti di punizione, la solitudine e il sl- lenzio^ come consegnalo alia cella che gli de\e ser- vire di stanza Immutabile fine alia consumazione della condanna, tranne i momenti di ricreazione e passeggio in appartato cortile, diviso da ogni com- mercio di corruzlone, da ogni mezzo di ree intel- Hgenze, ignaro del sito, dell' ordine, delle adiacenze del luogo che lo rinchiude, ove tutto e mlstero per lui, eccetto il molivo che vel condusse, il prigio- niero, sedate die siano le tempeste de'primi mo- menti, rinunciando ad idee di legare interessi e slnipatie con chi mai non vide ne udi e di cui Ignora persino Tesistenza, dia luogo nel suo spirito alia rassegnazione, si disponga alia sommessione, ascolti I moti del ravvedimento, a cio confortato e ajutato dalle pie inslnuazloni di appositi \isilatoi'i, dal la- 272 \oro concessogli a sollevarlo dal peso, allrimentl Jnsoppoitabile, deir o/lo, a riordinare le sue traviate abitudini, a tenerlo esercllato neir arte sua pro- ])iia. 0 ad abilitarlo ad alcun'altra, a procacciar nel rltratto dalla sua solltaria fatica un vantaffgio eco- noniico alio stato, e un risparrnlo pecuniario a lui stesso da sopperire ai prinii bisogni della scarcera- zione, e dalf isfruzione religiosa, ben plii efficace e l)enefica comparlendo ind'niduabnenle la parola di Dlo nel raccogliniento d"una solilaria cella, clie non puo essere, predirata in assend)lee dl delinqnenli fra le dislrazloni, i licenziosi intrattenimenti, se non anco fra gli scberni degli ascoltanti, siccome avviene nei Inoglii dl delen/Ione proniiscua^ come nel sl- sleina in discorso le cellule dlvenliuo come una spe- cie di conlumacla si fisica clie morale pel delenulo, sottraendolo ad ogni contagio malefico non meno al corpo clie alio spirito: come V iiumulabile pre- scrlzlone cbe lo confina nella sua cella, ancbe in caso cbe ammali, togliendogll la speranza di potere, almeno in (juesto caso, aTer occasione di comuni- care con allri, ad effetlo di cpialclie reo iiitciuli- nieuto, fa cessare in gran parte le iiialaltie simulate, iiientre ai \eri ammalali provvede nel loro ritiro piu accurata e pietosa asslslenza clie nelle conmni infermerie. non compromettendo le piu geUise cau- tele della prigionia^ come in questo sislema il di- ^ielo assoluto dei soccorsi in denaro, la soppres- sione de" circoli e delle cantine. la proprlela interna delle ccUe. 1' esercizio del corpo uiedianle 11 pas- ^73 segglo in appartali cortili, e piu ancora il laroro sieuo altrellaiitl mezzi efficaci non nieno alia fisica salute clie alia morale riforma dei prigionieri..4t Questo » assieme di occupazlone, dice Tautore, di lerape- » ranza. di ordine. mentre asisre direttamente sul- » r animo del deteniito s^enza martoriarlo nel corpo, » lo colloca nclla posizione piu discorde alia sua y> vita anteiiore di dissolulezze. di penicacia. di ozio, » spicffa tale poteiiza clie lo reprime nelle sue piu n sreofolate alnludini, ne' suoi pegsriori pensieri, e » sviluppa quella salutare paui'a tanto ricercata ed »5 efficace a contenerlo in appresso, meglio che non w griovino i ferrL le battilure ele rijrorose minaccie ». Le obbiezioni clie sogliono farsi al sisteraa pe- nitenziario spettano principalnieule alia piu rigorosa delle sue scuole- cioe a quella dell' isolamenlo as- soluto. o Pensilvanica, ecceltuata la prima, clie versa in geuerale sopra tutlo il sislema. Si oppone per- tanto essere contraiio non meno alia convenienza clie alia eoonomia dcgli stati il profondere in pro della classe colpevole della societa enormi spese per la cosfruzione di edifizi appropnatl a£:^li usi del nuoYO sistema di carcerazione, ai cpiali non potreh- bero gli esislenti acronciaisi^ non essere il sislema penitenziario una lal pubblica riforma, clie possa dirsi sottrarre T ordine penale all" impero della forza materiale, per questo che eserclta sul detenuto una \iolenza non meno s6vera di qualunque altra, ri- ducendolo ad osservare il silenzio per forza, e a pra- tlcare il lavoro meno per volonta che per necessita i8 274 di fuggire la noia tormentosa della solituclme: po- tere la prigionia solitaria convenire bensi ai grandl e induratl dellnqnenti, ma esser pena forse troppo severa ed illegittima pel semplici traviati, trascorsi in qualche unica colpa per mero impeto di pas- sione, non per Tolonta assolutameute peryersa^ in- contrare il slstema in discorso un grande ostacolo alia sua pratica applrcazione nella varia indole dei popoli, e poter essere quincU il silenzio e la soli- tudine una pena sproporzionata al delitto per ec- cesso o per difetto, secondoche \iene applicato a popoli mollo sociabili e comunicativi, come sono i meridionali, o ad altri di chiusa e concenlrata na- tura, come sono quelli del nord:^ in uno slato di continua solitudine, nel quale non cessano per altro di farsl le passioni fieramenle senlire, nascere fa- cilmenle e fomentaisi 1* abitudine di turpi \olulta^ col sistema delF isolamenlo continuo crearsi air uouio una esistenza ripugnante e conlraria alia propria natura, essenzialmenle compagnevole, ed una tale esistenza, quando puie il colpevole vi si polesse adaltare, esser Auota d" effetlo, dovendo esso, scon- tata la pena, riprendere un altro genere di "vita, anzi doversi temere die nella impazienza di scuo- tere il glogo di una punizlone cosi fuori di na- tura, egli turbi, all' avvicinarsi del termine, le re- gole della subordinazione , e clie poscia, appeua uscito dal carcere, si lanci iii tutli i disordiui della liberta^ non potere la prigionia regolata col prin- cipio della solitudine e del silenzio sosteuere la prova 275 dl una lunga Jiirata senza deperimento del corpo e dello spiiito, ed esser ca^lone di un numeio dl malattie, e pajticolarmente di alienazioni mentali, mago^iore di quello delle pnglonie ordinaries final- mente non penuettere la reclusione per celle die yenga bastantemente coraparlita e diffusa Tistru- zione morale, religiosa ed iuduslviale, condizione precipua e fondamentale delta penltenzieria. Alle quali obbiezloni Tautore risponde, die Tauniento di spese portato dal nuovo sistenia al pubblico erario per la coslruzione dei nuovi edifizi e per gli or- dinaij bisogui del manteuimento, della disciplina e della istruzione, per quanto sia grave e consldera- bile, viene pero conlrabbilanciato da larglii compensi, quali sono i ritratli dal lavoro, tornanti a guadagno dello stato, le niinori durate delle prigionle, e con esse 11 minor -tempo in cui dee stare il prigioniero a carico delT erario. atteso 11 supjilire die nel sistema di detenzione solltaria e silenziosa Tintensita della pena fa alia estensiune richiesla dalla prigionla oi'- dinaria, il miglioramento del colpevole, die torna non solo a vantaggio di esse, ma pur anco dello stato, reslituendo redenli ed ulili membri al corpo sociale^ che ad ogni modo Tobbiezione non cade sulla uti- lila della riforma, ma solamente suUe difficolta eco- nomiche della sua esecuzione, le quail, trattandosi della morale sanita dei colpevoli, non debbono fare ostacolo piii che non facclano le spese che si ri- clileggono per la sanita corporale, stanteche se i nguardi economici dovessero nel caso di die si 276 ^ tratta prevalere, il magglore specUente sarebbe qiiello di mandare ognl eolpevale alia morte^ die quanlo al nou essere la peiiitenzieria una Ud riforma so- ciale che sottragga del tutto il colpevole all' impero della forza materlale:, e clo necessariamenle portalo dalla natura delle cose, non potendosi ordlnave prigione ne Immaginare penale teorla clie non in- cluda peidlla malerialraenle forzata di liberta, ma nondimeno non e questo maleiiale costiinglmento r unlco fine dclla riforma in discorso, un allro es- sendone in essa, sconosciuto in passato, assui piii proficuo e plausibile, e tulto speltante alia potenza morale, cloe Y educazlone e T emenda del pnfjio- niero, il clie se non iscioglie del tulto 1' ordine pe- nale dal dominio della forza brutale, steiide aliueno r impero della forza morale nella parte piu gene- rosa e salutare del sisteraa, col far coniprendere ai condannati i loro doveri ed esercitarli per convin- zione', cbe la convenienza della prigionia solitaiia non puo restringersi, come si obbielta, ai soli de- cisi scellerati e perdnlamente corrotti, ma si estende ntilmente e leglltiniamenle a lutti i casi e giadi di reita, sia clie una talc prigionia si considcri come provvedlmeuto, o come pena, per questo clie come provvedinieiito impedisce clie i corrolli s'indurino, e clie i migliori si coirompano, e come pena puo essei'e, nierce i teiupcraiuenti e le esacerba/.ioni ond' e suscetlibile, apprupriata a tulli i gradi di colpabilita, anzi puo esscrlo anclie senza modifica- zioni ne in piu ue in meno, essendo la solitudine ^77 per se st^ssa jnu o meno penosa a misura della nia-i^iore o uiinore reila, dacche rlJuce il -rande scelerato alia sola compa-nla dl se stesso e de'pro- pri rlmorsi, e solleva il niii^rllore della conipagiiia de'perversi^ die a froi.le del vai-j elementi di com- pensazlone clie ofFre il sislema penitenziario non regge ToLhiezioue dedotla dalla varia indole delle nazioni, potendosi il principio della solitudine e del sUenzlo appll, are con piu o meuo di rigore a se- conda della vaiieta de'casi, niediante una ma-giore o minor frequenza delle visile di melodo, e cosi pure raccorciare o allungare la durala della deten- zione^ clie le turpi abiludiui alle tpiali si accenna dagll aTTcrsarj, se per Tuna parte sono un pericolo della reclusione solitaria, per Taltra la solitaria re- clusiooe offre guarentigie nd proposito die non si trovano nella prigionia proniiscun, sia per la man- canza di scaudalosi discorsi ed esempj, sia per lo esplorare inosseryati die puonno fare i guardian! per gli spirogli dominanti le celle, sia aucbe per lo sviar dagli impuri pensieri, corroborar 1' aniraa con- tro gli assalli delle passioni, dinger le forze del corpo a regoLire disliibuzione mediante il lavo- ro, la temperanza, le moraU e religiose istruzionl-, che non si puo dire, come dagU avversarj si dice, che la penitenzieria crei una esistenza contraria alia nalura sociabile deiruomo, imperdocdie se Togliasi por meute alle limitazioni cbe pone il sistemralla soliludine e al silenzio, merce le visile concesse, aJizi ;prescritte, degli istruttori, si dovra dire ciressJ 278 noa tanto mlra ad isolare il colpevole dal com- merclo de'buoni, quanto ad ImpedlrgH quello del tristl^ die le stesse limitazioni e modificazioni pre- scritte al silenzio e alia solitudlne risolvono altresi 1' obbiezione clie spetta al preteso perlcolo dl uu maggior numero di malattle, e particolarmente dl alienazloni men tali, e clie anzi, parlando delle ma- laltie fisiche in generale, debbono queste venir mi- norate dal complesso delle abitudinl sobrie prodotte dalle regole del sistema, dall' esercizlo del corpo mediante il lavoro, dal sequestramento a cui serve la cella dalle infezioni morbose, e alle alienazloni mentali puo ovviare la calma dello spirlto indolla dalla discipliua, dall' occupazione e dai morali e re- liglosl ammaestramentl, ammonizlonl e conforth clie finalmente 1' opposla dlfficolla di una abbaslanza diffusa istruzione rellglosa, morale ed industriale aell' iraprigionamento per celle, e una difficolta pu- ramente economica, clie si risolve in confronto del corapensi di sopra notati clie offie il sistema in discorso al pubblioo eraricw Giova inoltre osser- 55 vare, soggiunge V autore, che i guardiani proposti 5> alia sorveglianza debbono attendere nel niedesimo w tempo air insegnamento industriale, come tutti » gli altri impiegati -voglionsi atti parimenti ad edu- » care^ il che sempllfica la moltiplicita degli uffici, » e riduce a minor numero quelli clie \i si do- ss vessero esclusivamenle chiamare. In ultimo a see- s' mare 1' apparente importanza della obbiezione e " pur bene si faccia notare come non tutti i de- ^79 y> tenuti al loro enfrare nel carcere, ne in tutti i K periodi della loio prigionia abhiano bisogno ogni » di deiralimenlo iiitelleltivo e morale, ovveio del- >» rinsegnamento d" un arte, si da rlchiedere una » soverchia profusione di tempo per parte dei loro » maestri. Alcuni vi entrano gla abili all' esercizio M di tal professioue acconsentila dalla disciplina pe- » nitenziaria, per cui Tistruzione torna per essi » opera vana. Altri, sospinti da una operoslta tutta w nuova, o per rompere la noia del carcere, o per » bisogno di riparare alle colpe, apprendono con w precoce attitudine 1' arte clie \ien loro proposta, » e mostrano ben presto compiuta T educazione in- »* dustriale. Altrettanto si dica rispetto all' ammae- » slramento intellettivo e morale: nou tutti i con- » dannati sono ignoranti, non tutti sono perversi; » poche dottrine clie si aggiungano, poche mende » clie si correggano, basteranno taWolta a riparame » r imperfetto sapere , a richiamarli nelF intiera » scienza de'proprj doveri, a cogliere il fine pre- y> finitosi della carcerazlone. Che se il maggior nu- » mero dei delinquenti viene tribulato alle career! » dalle infime classi, a cui riguardo il piii delle » Tolte si fa indispensabile ogni sorta di cura, v' ha » di quelli eziandio che, per la loro condizione so- » ciale, sarebbe inutile, per non dire dannoso, Toler » istruire in uu' arte qualunque cui non sono chia- " mati, e che poscia non seguirebbero mai. Le oc- » cupazioni del leggere, dello scrivere, ed anche » del disegno, ove il posseggano, ed alU'ettali, for- 280 y> meranno 1' esercizio di quesli, oncle non abljiano it a languire nelP ozio. Ne si dica clie di tal ma- >5 nlera sarebbe troppo 11 eve per costoro la pri glo- ss nia , poiche tantb se si conslderi 1" occupazione S5 come peua, quanto se si conslderi corae allevia- 55 mento, questo si do\ra prescrivere e somininistrare « possibilmente conforme alia condlzione e alle con- y> tratte abitudini dei prigioniei'i , o allrimenti si 55 fara peggiore a paragone degli altri lo stato di »» quelli cui venga prescrillo un esercizio coutiario ». Le scuole nelle quail si divide il slstema peiii- lenziario altro non sono clie appllcazionl e conibi- nazioni diverse dei due coiuuni elementi, solllu- dine e silenzlo, e conslstono, come e noto, nella Pensihanica o Filaihlfiana clie dire si voglla, fon- damento di tutte F altre, clie prescrive I'lsohmieu- to assoluto e per celle di glorno e di notte, uella Auburniana, in quella di Gand, e fiualmeute nella media od ecleUica, tutle modificazloni della prima e fondamentale^ delle qiiali la Auburhlana, rilenulo r isolamento per celle ili notte, ammette la reclu- sione in promlscuo di glorno^ quella di Gand, uni- formandosi nel resto all' Auburniana, vi agglunge soltanto la divisione del detenuli per classi a norma della vaila luro condlzione morale^ la media od ecleltica, parteclpando della PensUvanlca e della Au- burniana, alterria Y isolamento soltauto notturno col- r isolamento contlnuo di glorno e di notte, appli- cando 1' aggregazione sUcuziosa d" Auburn sollanto alle piii lunglie prlglouie, alia quale prcpara dap- -Si prima il condaunato colla solihidine a?solula clclla cella, ove poscia lo licoiulncc ad inlcrvalli e (pialclie tempo iunauzl alia sua libcra/.loiie. Ora cpiesle mo- dificazioni o scuole secondaiie essendo state intro- dolte uel sistenia coU* inleiulimcnlo di peifezionare la scuola priiuiliva, cioe la Pensilvanica, 1' autore airojreelto dl riconoscere se yeranieiite un tale scopo siasi poi poluto couseguire, si pone ad esaiaiiiaile ad una ad una in confronlo di quella. E quanto alia scuola aubuiniana, egli osserva clie nell.e pri- gioni tenute secondo questa scuola il sileazio, lanto necessaiio alio scopo del sistema, jion puo essere clie \iolento, slccome iaiposto fia laute occasioui e tanti allettamenti ad infrangerlo, nientie nelle car- ceri pensilvanicbe e sponlaneo effctlo dell" isola- mento^ clie nou puo quindi nelle prime esser falto osservare senza un continuo esercizio di barbare coercizioui, e senza clie assuma percio un caratfere di pena, mentre nelle seconde non tanto come ele- Tnento dl pena e Impiegato, quanto come mezzo con-r ducente al precipuo e benelico fine del sistema, qual e rimpedlre 11 dcterioramenlo e promuovere il miglio- ramento del colpe-vole, ed oltre a clo non cbe es- sere accompae'iiato dagll inaspiimenti, e auzi mitigato dalle pie \lsite degll istrutlori^ cbe nella reclusioile promiscua admessa dalla scuola auburniana, ottx'ecbe il silenzio e difficilissirao ad attenersi, e, quando pure si otlen^a, un aggravamento di pena, cbe nelle careen pensilvanicbe e escluso merce le interruzioni de' visilalori, e luddove non si oltenga, si rjcade 282 neir Inconveniente delle pngioni ordinarie', clie oltre a cio la regola puo essere infrania, se non colla parola, almeno cogli sguardi, coi gesti, coi cenni^ cbe le aceiblta e i castiglii adoperati per farla os- servare, lasciando stare che puo essere ingiusto il punire quando tutto tenia a trasgredire, puonno seiiza pi'oporzione di eolpa e di pena colplre del pari le infrazioni per semplice inavvertenza come quelle die proven gono da mallzia e da insobordi- nazlone: die inoltie le violazioni della regola sa- rebbero piii o nieno frequenti, e qulndl la disdplina anbuniiana piii o meno applicablle, anzl pure le repressioui piii o meno legiltime, a seconda della natura piii o meno sociabile delle Tarle nazioni^ die la convivenza diurua conijiunta all' isolamento notturno nelle carcex'i aubmuiane porta 1' inconve- niente di render necessario un maggior numero di locali e piii difficile il provvedere a tutti i bisogni del reggimento politico;, morale e igienico dei pri- gionieri^ die finalmente in questo sistema di car- cerazione la convivenza silenziosa generando una lotta continua fra le tentazLoni e la regola, mette il prigioniero in uno stato di violenza e di tortura morale, che puo dar luogo agU sviamenti della ra- gione piii die non faccia 1' isolamento assoluto, e quindi non ripara a questo pericolo apposto al si- stema pensilvanico, siccome neppuye avvantaggia nel resto le coodizioni igienicbe. Dalle quali osservazioni concbiude die T utilita della scuola d"" Auburn si ridurrebbe al semplificare, ecu risparmio di persone 283 e di tempo, ristruzione del condannato, se qiieslo vantae;£rio non andasse pei'duto in confroiito dei pravi ed inevitabili dannj della lecluslone in con- sorzio. Per quanto spetta alia scviola di Gand, la piii i::iave osserTazlone cade sulla difficolta, per non dire impossilnlila, della classificazione dei detenuti per condizioni di nioralita, die forma la sola dif- ferenza di qnesta scuola dall'Auburniana, alia qnale esseudo nel reslo conforme, lia pure con essa con- formi gli altri gia avvertili incoiivenienti. Dovendo la classificazione da questa scuola prescritla avve- nire, dice I'autore « nella piii rnsta esfensione mo- » rale, e dovendo procedere da un atteqto esame « e da un calcolo ragionato sopra ciascun detenuto M dal meno corrotto al peggiore di tuUi, dall'im- >' prudente fnio al piu mahagio, ammette una seiie ?5 di graduazioni si \ana quanlo il numero cjuasi r dei prigionierl medesimi, da non potersene fare » una dislinta e seniplice classificazione. E in vero 55 nel compiere la proppsta riparlizione per gradi 55 di moralila, quali procedimenti si dovrebbero se- 55 guire, ciuante classi determinare, quali estremi 55 confini prescrivere a ciascuna?... La sola cognizioiije 55 del delitlo, delle circostanze che lo avessero ac- 55 corapagnato, della eta giovanUe o matura del reo, 55 non basterebbe a suggerire la classe a lui com- '5 petente, potendosi dare un misfatlo gravissimo 55 in chi non sia di perduta nioralita, e cost in sul 55 principio della vita, come nella maturita degli 55 auni, e viceyersa potendosi Irovare niiuima colpa 284 5? e coslumi tolalmento roTmati. E a qnante dlffi- 55 colta non va incontro lo scrulare T indole pro- 55 pria di clascuno, die .coraprende il seqreto di 55 lante idee, di tanli errori, di tante passioni? I 55 fatti sensibili adunque, e piu ancora 1' esarae delle 55 coscienze sono cosi difficili ed inceiti, da non scor- 55 gere nel proposito quel sicuro regolo ai giudizi 5? clie pur sareljbe necessai'io Meglio si pi'este- 55 rebbe alF uopo V avere nolizia non solamente di 55 tullo cio die s'altleue al delillo, ma della edu- 55 cazione, delle pratldie, della manieia di \ita, in 55 una parola delP uomo interiore, e possedere la 55 sua biografla sociale e morale: se non die cio 55 menerebbe a indagiui lunglie, difficili, piene d'in- 55 ganni e il piii spesso inesliicabili, da non po- 55 lersi condliare colla pronla destinazlone die Tuolsi S5 data al condannato. E in fatti come e con clii 55 collocarlo fino a die sieno assunte le necessarie 55 istruzioni? Impoilando per ogni prigioniero li- 55 cerclie cosi \aste e profonde, di tanlo s'impli- 55 clierebbero i doveri dei preposli da sfidare i piii 55 zelatori in un'impiesa plena di stenli e soggetta 55 a hioltlssinii falli, si per le informazioni vuote o 55 menzognere, e si per T utile appiglio d^infingersi 55 die ne \eriebbe agli ipocriti. D' onde cousegne 55 die, essendo i principj di questa diAisione per 55 se insussistenli ed impralicabili, nemmeno la scuola 55 su di essi fondala debba a\ere miglior Centura 55 di quella d Auburn 55. Per ultimo la souola media od ecleUica^ mescolando i due sistenii auburniano 285 e pensllTanico,, non fa, secondo Fautore, clie ca- deie iiei tlifetli clelFuno senza ottenere corapluta- mente i \antafr trasto colla sua \ita anteiiore, e la sua posizione r penale, repviniendolo ne'suoi peggiori pensieri e » negli usi sregolati. svlluppa il principio della paura, n e favorisce quello dell' emenda. Tfel tempo stesso » r islruzione religiosa, morale e industrlale si stende j> sopra di lui, ed egli ne raccoglle i pfecetti senza n dissipazione dl animo', e soavi confortl gll si ap- » prestano a sedare le tempeste del suo cuore, e a ?? temperare gli efieltl della soliludlne sulla I'aglone « e sui sensi. Do\e il resistere e -vano, e pur vana 5? la forza^ e quello spirlto dl violenza che prorompe w talvolta e dlvampa in una iulera prigione, anclie » per lie^i molivi, manca del precipuo suo alimento: » quindi gli ufficj della cuslodia resi piii facili e " spogliali di ogni caiallcre barliaro: legate cor- » rispondenze di afFetto fra il piigloniero, i guar- w diani, gli islruttori e i -visllantl le carceri*, con che » si dispone il recluso a moderare le focose pas- 5' sioni, a rispeltare i suoi simili e ad imparare la » "vita. Secfuitando il sistema dell' isolamento diurno » e notturno e preclusa la \ia tanto ai contagi clie " si appigliano al corpo, quanto al contagio delle " massime e degli esempj die si appiglia alF animo: " invece e data la piii larga estensione ai precettl " clie preser\ino la salute dell' uno, e soccorrano " alia rigenerazione dell' altro. Dope di che, scon- 288 55 lata la condanna, i Yihevali. senza leg'aml, senza 55 amlcizie, cresciuti acl ablludini nnove cli econo- 55 mia, cli temperanza, cli relijjlone, di atllYlta, rlen- 55 tvnijo nel consoizio def,di uomini. e la societa con- ?5 fidente li accoglie, assume a protecfg^erli, si ripro- » nielte da loi'o opere dli^eise dai falli anleriori 55, XTIT. Un ai ticolo cillico del si^j. Raonl-Rocliette sid primo volume dell' opera ?Iuseo hresciano il- lust/alo, inserito nel glornale dei doHi dl Francia *, impegno il' prof. Rodolfo Vantini in una erudita polemlca di parlicolare interesse per rAteneo, a cura del cjuale, siccome e note, quelF opera insigne si va pubhlicanclo. Trovasl nel yolume in discorso una mcmoria del nostro esimio aroliiletto, nella cpiale illuslrando il romano edifizio suUe cui ristaurate relic^uie sorge ora il patrio Museo, egli entra a cer- care rjual fosse la nalura di quelja magnifica fali- brica, e quale F ufiicio a cui potesse essere desli- nata. Prendendo le mosse da Vitruvio, egli trova cbe in vicinanza del foro soleano gli anticbi, ollre r erario ed il carcere ( fabbricbe cbe nulla lianno a fare coUa nostra in cpicstione) soleano g^li anticbi siluare la basilica e la curia. \Iostralo poi cbe al genere nnmento, se non unico affatlo nel suo genere, r almeno piu coniplelo e piu imporlante di tjuello •n dl Pompel, inrece di un tempio di piu. clie nulla » aff^lung^eiebbe alle nosire cosnizioni, e che anzl 11 contravierebbe a tulte le nolizie che noi posse- r diamo in questo genere di monumenti •'. A queste obbiezioni il sig. Yantiiii risponde os- servando in primo luogo die afTallo gratuitamente asserisce il sig. Rochette die il tempio capitolino fosse una espiessione esdusiva della religione e del- r ardiilettura romana, non trovandosl antico scril- tore suir autorlta del quale il critlco francese possa appoggiare una tale asserzione. e dalla storia della fondazione, costiuzione e rlcostiuzione di quel tem- pio non risultando die nulla esse avesse d' esdu- sivo, per modo die non ne potesse venire altro-ve riprodotta la forma. E quanto alia dlfficolta del sig. Rodielte, die per ammettere la supposizione che quel romano edifizio \enisse imitato nel nostro hresciono converrebbe dlmostrare die le dtta mu- nicipali avessero andi' esse un campidoglio a somi- glianza di Roma, egli la risolve ricordando che il campidoglio romano era una fortezza nel reclnto della citta, comprendente neir ambito delle sue mura, oltre il capitolino, piu di cinquanla altri templi mi- nori, dal die si puo naturalmente indurre die una simile fortezza eii^essero nel loro interno anche le citta munlcipali a difensione de'loro principal! edi- fizj: die, per osservazione del sig. I^Iongez ( Dictio- naire d'antiquites ) le colonie ed i municipj, stu- =^94 diando d' asslmlgliarsi al posslbile alia metropolt, imponevano il nome di capitollno al loro tempio principale ^ che Irovasi in fattl a^er molte cilta ayuto il loro spec'iale canipldoglio, e fa di parecchi men- zione il sig. Quattremere de Quincy nel suo di- zionario d'architeltura^ clie ve n'erano a Niraes, a Besancon, a; Narbonne, ad Aiitun, a Palmiers, a Reims, a Clermont, e tuttora si aecennano le rovine di un antlco campidoglio a Tolosa*, che nelle de- scrizioni di Colonia, di Carlagine, di CostantlnopoH, di Capua, di Ravenna e fatto cenno di un cam- pidoglio*, che di un campidoglio paila pure il MafFei nella Verona illustrata, situato sul colle di s. Pie- tro, gia compreso nell' anlico recinto di quella citta^ che molte citla provinciali, e prima e dopo la ca- duta dell' impero romano, dall' essere il tempio ca- pitolino in Roma il luogo in cui sopra tremila ta- vole di bi'onzo serbavansi la storia e le leggi della repubblica, traevano la consuetudine di chiamare anch'esse col nome di capilolino Tedifizio in cui custodivansi gli atti e adunavansi le magistrature municipali^ il che per iucidenza concorre a mag- giormente confermare che il tempio capitoUuo di Roma non era gia una espressione esclusiva della religione e dell' architettura romana. Per quanto poi spetta alle tre celle del foro di Pompei, alia loi'o analogia con quelle dell'edifizio bresciano e alia conclusione che da questa trae il sig. Rochette per stabilire che I'edifizio in questione fosse una curia anziche un tempio, il noslro architetto risponde che setbene egli licordasse le Ire celle pompejane, sebbene, secondo 11 parere di alcunl arclieologi, non contro il sentlmento di tutti, come Torrebbe far cre- dere il critico francese, egli le cbiamasse tempi! , sebbene iu alciina analogla le trovasse egli pure coUe celle bresciaue, nondimeno lie dalla loro esi- stenza, ne dalla denomiuazione loro data, ne dalla acceniiata analogia Intese di trarre nessuna indu- zione a favore del suo assunto, essendosi egU fon- dato sopra ben altra analogia, cioe su quella del nostro tempio col capLtolino, ed essendo V analogia delle celle pompejane colle bresciane piii apparente die reale, e di lunga mano inferiore a quelle di quest' ultinie col tempio romano. a Infalti. egli dice, 5» le tre sale dell' edifizio di Brescia erano rettan- » golari e disposte con perfetta eui'itmia', quella di » mezzo supera\a in dimenslone le due laterali , » e queste T agguagliavano fra loro. Le sale pom- s' pejane erano varie di forma e proporzioiii^ due " di esse aveano- nel fondo un emiciclo, e la cen- " trale era men yasta di una delle laterali. Gli an- » ditelli inlerposti fra le sale di Brescia erano egual- M mente larglii, non servivano di passaggio, perche " chiusi alle loro estremita, e dava ingresso a cla- " scuno una porticella situata nelle sale minori. Gli » anditelli cbe dividevano le sale di Pompei difFe- » rivano in largliezza di quasi due melri, erano w aperli alle loro estremita: Tuno per troppa an- » gustla era impraticablle, I'altro a modo dl riottolo » serviva d' ingresso ad alcune abitazioni retroposte. 296 « I paviraenii delle sale di Brescia spianavano e 5J fra loro e col portico esterno. Quello delle sale « pompejane erano costrutti a disuguale livello, e w due dl essi sovrastavano al pavimento esteriore. w II portico die seryiva di vestibulo alle sale di Bre- v> scia era formato da colonne maggiori di quelle r clie circondano il foro, e coslitulva il parziale » prospetto dell' edifizio^ ondeclie la porta di cia- M scuna sala corrispondeva in. mezzo al vano di ua » Intercolunnio. In quella vece il portico cbe stava y> innanzi alle sale di Pompei noii formava la fac- V ciata particolare di esse, perocclie era 11 medesimo y> che sor lati minoii di quel foro. Che se la costruzione y> di queste sale si Tolesse anteriore a quella del M foro stesso, non sarebbe tuttavla presumibile che 55 in nessun tempo abblano avuto mai un comune 5; e regolare prospetto, giacche i due brevi traltl *97 w dl muro die d'l qua e di lai GOiiiriun della sala di mezzo coUe due lateral! differiscono » in lunghezza fra lore quasi due nielri e mezzo^ •» il clie rende impossibile 1" euritmia di una eoniune v> facciata. E fosse anclie vero clie queste sale pom- n pejaue avessero servito ad uu medesimo uso, nou » per tan to hanno cosi nianifesta apparenza di tre » edifizj dislinti, clie il sig. Mazois nella sua illu- w strazioue ponipejana le inlltola: Xe trois edifices 9> du forum de Pompej, e trois edifices le cliiania w in piu luoglii il sig. Raoul-Rochette, clie si cou- *> forma all" opinione di lui. Or clii mai, fa-vellando « delle sale di Brescia, osei'ebbe chiamarle tie edi- y> fizj, e non piuttosto xni edifizio diviso in tre sale? » Queste considerazioni mi sembrano tali da per- st suadeie che I'analogia fra le sale pompejane e y> quelle di Brescia e soltauto analoE^ia di nuiiiero, non' » di forma, ne di coUocamenlo, ne di prospetto, e » meno poi di decoro »• Da questo confronto fra le celle di Pompej e le bresciane procede il signor Vantini a parlare dei massicci die si trovano nelle. une e nelle altre, massicci da lui qualificati per imbasamenli aventi fonna d'altare, non assoluta- mente per altari, come erroueanieute gli fa dire il sig. Rocliette. E ayendo questi affermato die di tali imbasamenti non se ne fossero mai trovali nei tem- pli, e da cio concluso die non potessero essere che tribunal!, e quindi curie gli edifizj ove si trovavano coUocati, e die percio al genere delle curie debba riferii'si V edifizio bresciane, egli risponde alia gra- 298 tulla asserzlone del crlllco citando esempj cU sitnili imbasamenti trovati neU'mtenio de' tempi! nell'iden- tico luogo di (juellL dell'edifizio in questione, aventi ugual forma, dimensione^ materlali, e destinati, se- condo ia generale opinione degli antiqaarj, a so- stenere le statue dei numi ed i dowi votlvi. Tale e r imbasameato fiancheggiato da colonne che tro- vati aderente al muro iu fondo alia cella del tempio dl Diana a Nimes, il quale s' innaizaTa quasi otto piedi da terra ed era posto innanzi al slmulacro della dea^ tali j^i imbasamenti che si osservano nei templi di Mercuarlo, di Augusto e della Fortuna a Pompej, i quali se non uguagllano quelli dell' edi- fizio bresciajio nelle dimensioni , come li uguagllano aell* forma e uei materiali, egli e perche neppur Farea delle celle che li conteqgono uguagUa I' area di quelle del detto edifizio^ tale e quello del tem- pio di Giove pure a Pompej, che, siccome dice il cav. Bonucci, serviva a sostenere il simulacro della delta principale. Alia qualificazione percio di tri- hunali data dal sig. Rochette agli imbasamenti in discorso, 6 di curia ail' edlfizio in questione iia cui erano contenuli, ostano sifiatti esempj, ed ostano poi in particolare le circostanze notvabili occorse negU scavamenti del nostro edlfizio. Imperciocche nello sterrare Timbasamento della cella di mezzo si trovarono sovr'esso rovesciate, ma non rimosse dal loro sito, due graudi are di raarmo rettango- lari, larghe un metro circa ed alte piu che altret- ianto, elegantemente scolpite, con emblemi allusivi *99 a sacrlfizj. Fra qiieste due are. in cima all' imba- saraeuto medeslmo, si scoprirono due scaglioni di marmo, aventi forma d' uno sgabello -di Irono, gi- rantl in quadro, 1' inferiore de' quali aveva due metri e mezzo per ogni lato. Si argui clie fra quell' ara, ed in cima a questi gcaglioni, doTCsse esser posto il simulacro del uume*, e iufatti, continuandosi gli sterramentl, appie di essi scaglioni fu trovato il fraramento di un torso, e intero il braccio d' una statua Tlrile senza alcun veslimento, scolpito da va- lente artefice in bel niarmo pentelico e di forma colossale, e dalle proporzioni del braccio fu desunto die tutta la. statua dovesse supeiare d'alquanto cin- que metri in altezza, Osta altresi la pianta del- I'anlico foro di Brescia, espressa alia tav.^ I.' del Museo hresciano illustrato, dalla quale si conosce clie in vmo dei due latl minori di esse foro, cioe dal lato opposto all' edificio in questione, ne sor- geva un altro non meno ricco di marmi e d'in- tagli, maggiore di a^ea, beache avente minor maesta. di colonne, di prospetto e di poslzione, di forma probabilmente rettangolare , copioso di porte e di finestre ( di cui rimangono tuttora i vestigi), in- dicant! che neirinterno si tro^assero diversi spar- timentl per le pubbliclie adunanze^ edifizio i cui resti un'antlca tradizione qualifica pei resti della curia hresciana, e talmente diffatti ad una cmia confacenti, clie se per una curia si qualificasse, come fa il sig. Rochette, 1' altro edificio chiamato invece per tradizione il tempio d' Ercole, converrebbe, per 3oo escludere dal foro breseiano 1' esislenza d' un lemplo, ammettervi due curie. Ostano finalniente i seguenti riflessi clie il slg. Yantini, iasciata auclie da parte la clrcostanza olie i massicci in questione, qvialifi- cati dal sig. Roelielte per tribunali, maiicavano di una scala stabile per salirvi sopi'a, desume dalle stesse misure locali. Corainciando dal massiccio prln- cipale, cioe da quello dclla sala di mezzo, sul quale, stando all'ipotesi deU'arclieologo francese, avreb- befo dovuto sedere i duumviri , e sulla cinia del quale stavano, come fu notato poc'anzi, due are, e fra quesle due scaglioni di maimo, e probabil- mente un lerzo a questi due sovrapposto, e sopra gli scaglioni la statua colossale del nume, il signor Vanllni domanda come potesse il detto massiccio servire di seggio a quei magistrall quinquennali? « Si facciano, egli dice, due supposti: o la stalua M sorgeva in cima dei predetti scaglioni, OTvero nel 55 mezzo della sala. Nel primo supppsto i seggi dei w duumviri non avrebbero poluto occupare altro w spazio fuor quello minore di un metro in lar- r gbezza, die rimaneva fra le are e la statua, e 5j quindi i due magistral* si sarebbero trovatl di- ss visi da un intervallo di Ire metri alF incirca per w I'interposto colosso, il che avrebbe lore impedito » di parlarsl a bassa voce, e quasi di vedersi. Nel » secondo supposto ( il meno probabile ) i due seggi w de' magistrati avrebbero dovuto locarsi sulla cinia •» degli scaglioni, cioe su d'una superficie quadrata » di meli'i i. /^5 per ogni lata, la quale si addice 3oi y> per forma e gramlezza ad un solo scanno, ma y> non a due, ripugnando il suppone che i duumviri « sedessero rasfute fra loro, o, che e peggio, sugli orlL •>■> di quell' alto sgabello. Aggiungasi clie la statua j5 colossale elevandosi plii di cinque metri nel mezzo 55 della sala, avrebbe \olto il tergo a' magistrali, ed » iiiipedito che si potessero T^dere da chi entraya^ 5? finalmenle che il peso di quel colosso non po- w tendosi reCTtrere dalle soltili lastre di marmo del CO 55,pavimenlo, sarebbesi trovato alcun indlzio della ?5 salda muratura che doveva servirgU di fonda- 55 meulo 55. Ne meno difficile trOTa a spiegarsi come sopra un massiccio di metri 4^85 in lunghezza e nietri i , 68 in larghezza ( che e il maggiore dei due nelle sale laterali ) si potessero coUocare I se- dili de'Seviri, come suppone il sig. Rochette. <.<■ La 55 grandezza d' un Iribunale ( cosi egli ) essendo na- 55 turalmente in raglone del numero • de' magistrati 55 che devono occuparlo, quello dei Seviri avrebbe 55 dovuto essere il triplo del precedente^ ma nel 55 caso presupposto dal sig. Raoul-Piochette sarebbe " al contrario piu che due terzi minore. Non e 5' presumlbile che sopra vin si meschino tribunale '5 potessero stare gli scanni di sei magistrali, dispostl » in una medesima linea e con intervalli propor- »5 zionati a decorosa congrega-, perocche vuolsi anche »' avYertire che i seggi posti alle due estremita di " quella linea doveansi tenere ad una certa distanza " dagll orll, non voleansi esporre coloro che \i sta- » vano seduti al pericolo di cadere da un'altezza 3oi w non minore tli due metrl «, Tall sono le rlsposte del sig. Vantini alle obbiezloni del critico francese. Nel proposilo poi della importanza per la storia deirarti che annette il sig. Rochette alia propria ipotesi che 1' edificio in questione fosse piuttosto una curia costrutta a mode delle pompejane, clie un tempio, osserva il nostro arcliitetto che in tal caso non potrebb' esse considerarsi che una piu no- bile riproduzione di un edificio secondario che tut- tora sussiste^ ma clie ove si qualificasse per un tempio fatto ad imitazione del capitolino, divente- rebbe nella storia dell' arti 1' unico monumento che porgesse un' idea nobilissima del principale fra i sacrl edifizi dl Roma, che piu non esiste. « La sola w novita ( egli soggiunge ) che offre 1' opinione del « nostro autore si limita a questo, che il foro di » Brescia, paragonato coi piu cospicui di Roma e « con quelli che per tradizioni storiche o per ve- ?' stigla si conoscono appartenenti a municipj, sa- « rebbe il solo che fosse stato privo di un tempio. w Ma non si faccia quest' onta alia religione dei « nostri padri^ che certamente il principale edificio M del foro bresciano era consacrato agli dei ». Ollre alia principale censura, della quale abbiamo sin qui parlato, alcune altre secondarie se ne tro- vano nell' ai'licolo critico del sig. Raoul-Rochette. Versa la prima dl queste sulla tavola III.^ del Miiseo bresciano illustrato, rappresentante la ristau- razione della facciata del nostro edifizio, clie 11 cen- sore trova inesatta, sia perche il frontone "vi si vede 3o3 composlo dl element! clie non si trovano disegnati fra le altre tavole delP opera, sia raassimamente perche nel \ertice di esso frontlspizlo si Teggono i-appresentati tre acroterj, ch'egli crede non essere statl Irovali fra i restl del monumento, e quindi in-ventali a capriccio. Al clie il sig. Vantini per cio clie spetta il fronlespizio risponde, che se gli ele- menti che lo compongono non -vennero disegnati in altre tavole dell' opera, cio si fece perclie nella tavola VL* tro\andosi rappresentata la cornice oriz- zontale, le cui modanatui'e sono identiche con quelle del frontespizio, sarebbe stata una inutile ripetizione il disegnai'e quest' ultima in nuoTe tavole a parte, e cio tanto piu quanto che nella tavola III.* venne gia i-appresentato il grado d' inclinazione del fron- tespizio e de' suoi modiglioni. Risponde poi quanto agli acroterj, che se questi si disegnarono sul pro- spetto ristaurato, cio non fu a capriccio, ma sopra iudizj non dubbj della loro esistenza^ imperciocche, anche non facendo caso di parecchi dadi che si ti'ovarono fra i rottami delP edificio, perche questi dadi avrebbero" potuto servire egualmente di soste- gno agli acroteij come ad altre statue che ador- navano il monumento, si trovo che fra i cinque massi appartenenti alle cornici inclinate del fron- tispizlo, quello che ne formava il \ertice e i due che \i sla\'ano aderenti da una parte e dall'altra, alquanto piii addietro del listello che ne foi'mava la cimasa, splanavano orizzontalmente quasi due metri in quadro, circostanza che sarebbe inesplica- 3o4 bile, se questo piano orizzontale non avesse ser- ■vito di sostegno agli acroterj, mentre in caso di- verso qiteste parli del \ertic-e del froiilispizio avieb- bero dovuto seguire 1' incllnazioue del rimanente^ al clie si vuole aggiungere die sopra il piano me- desimo si trovarono 1 fori ne' quali impernavansl le spranghe di bronze per sostegno dei marmi sovrapposli, Un' altra censura del sig. Roclietle versa sopra un gludlzio ciixa lo stile del monumento in que- stione die il sig. Vantini tiova analogo a quelle deiranlico foro bresciano, opinando perdo die le due fabbridie possano essere conlemporanee o di epodie poo distauti, ed opera probabilmente d'uno stesso ardiitetto. Dal quale giudizio e dalla quale opiiiione il critico dissente, didiiarando di non ri- conoscere analogia di slile fra i due monumenti, ed osservando die Tuno, come appare dalla slessa iscrizione scolpitavi, apparliene ali' anno 7 3 dell' era volgare, mentre I'altro, doe il .foro, diiamato nel secoli di mezzo forum Nonni Anii, denominazione die luttora conservasi in quella di piazza del Noa- tino, d'oveva essere, secondo ogni apparenza. un edifido eretlo in gran parte a spese dell' illustre famiglia dei Nonnii Arrii, die fioriva sotto gli An- tonini, doe un secolo piii tardi. Ma quauto alia realita della controversa analogia di stile, il signor Vantini appoggia il suo giudizio sopra ragioni in- trinsedie dell' arte, dedotte dalla conformita delle modanature e proporzioni de' due monumenti , e 3o5 da ceite pratlclie parlicolarl, rare volte esegulle in allii. e die in essi riscontransi. « Da Augusto agli w Anlonini ( egli osser\a ) fu assai rade volte om- 5? messo o tramutato in listello il gocciolatojo, clie M e inenibro essenzialissimo delie cornici. Due esenipi, 5? clie dal Desgoudelz si rifenscono al recrno di Ve- M spasiano, trovansi in Roma di questa insueta e » non lodevole pratica, la quale si riscoulra del w pari in amendue eli edlficj bresciani che raffron- yi tianio fra loro I fianrlii delle niensole che nelle y> trabeazioul coriutle soglionsl abbellire di alciini SI ornaraeufi, in amendue i nostri edifizj sono lisci, 55 e la superficie inferiore delle medesime e vaga- r- mente freijiata da una foglia d" ulivo. II numero w e la quallta delle modaualure delle cornici sono » eguali in amendue gli edifizj, come poco dissi- M mile e la disposizione loro:^ se non che nella w cornice del tempio, per lasciarle la debita pre- 5? minenza, il dentello, 1" ovolo e la gola sono in- r) tagliati, e in quella del foro lisci. Amendue gU » edificj hanno il fregio prossimamente alto quanto " la sovrapposta cornice, anzi. trascurate le piccole » differenze ( assai volte riferibili alia maleriale ese- " cuzione ). amendue le trabeazioni hanno architrave, " fregio e cornice di eguale altezza: simetria tanto » singolare, che non saprei accennare altro simile " esempio fra gli edifizj romani di quell' epoca. >» Eguale e pure in entrambi la forma della base " e quella dei gradlni e della doccla destinata a » raccogliere le acque pluviali. Ma soprattutto sin- 3oC »» golarmente unlforme e bellissiino in amendue gll r, edifizj e il maglslero con cul sonoscolpiti i fogllami M e gll svariatl ornamentl dei lacunaii n. >'e potrebbe ostare la distanza. 6 reale pretesa, delle epocbe^ im- perclocflie 1' arcbltelluia romana venula in eccel- lenza durante il regno dAugusto, se scade alquanto dope la morte di lul, si mantenne luttavia in onore, a preferenza della scoltura fin sot to gll Antonini, come proyano 1 raonumentl: oltredlcbe, qualunque sia lo state d'un'arle, non mancano mal in nes- sun tempo alcunl arlistl cbe, o per noblll inlendi- menti, o per Imitazione e successione dl scuole, toglieudosi dalla nioda cf)rrenle nel volgo, rlinan- gano fernii ne" sani principj did bello scguitl d.li loro precursorl. Che pol la distanza di un secolo corresse, come afTerma 11 slg. Rocbette, Ira la co- struzione del due edifizj, non e per avventura tanto certo cbe non si j)ossa, non senza probabilila, con- gbietturare 11 contrarlo. u Dal patrll niarml ( cosi argomenla 11 slg. Yanliiii) r> si desume cbe essen- ■>i dosl 31. Nonnlo jMacrlno ( cbe vlveva al tempo r> degli Antonini ) sposato ad una fanciuUa degli S5 Airii, 1 figll di lui assoclassero al nome paterno w quello della niadre, e ne venisse quello de' Noit- v> nil jiri ii. Ma 11 padre di questo ]\lacrino si llene y> cbe fosse M. Nonnio Muciano, 11 quale sostenne " in Roma iuiporlanti magistrature, e fin quella di « console suffetto: o allora non erano scorsi cbe 70 »5 annl circa dopo 11 compimento del nostro tem- » plo. Non \eciro qulndl come si possa licusare a 3o7 » questo spellabile e dovlzioso hresciano. od al pa- » die di lui M. JNoilnio, 1" onore di avere in pallia w coopeiato alia coslruzione del foro, la quale, come w avviene in ogni \asto edifiziu, non avra potuto » condursi a termine se non colle rlccliezze arqul- » state dal fiplio Macrino nel goveino delle Pan- s> nonie, coniniessoeli da Marco Auiello; lo clie forse » sai'a stato cagione clie 11 foro pigliasse nome dalla w famiglla dl lui. Ed ecco con una pianissima con- r gliietlura falto spariie 1 intervallo dl un secolo, r clie senza laglonevole causa vonebbesi Inlerporre »? fia il teiuplo ed il foro bresciano, edlfizj cosi » unltl fia loro, clie la \enusta dell' uno dovea ne- M cessariamente accrescere quella dell' alt ro w. Per ultimo il critlco francese pretende clie la co- struzloiie delP edifi/.io sia stata erroneamente attii- buita dal sig. Yantinl al bresciaiil. e afferma clie fosse opera della munlficeuza dl Yespasiano, fon- dando la sua asserzione nella epigrafe scolpita sul fregio del monumento. L' epigrafe, dottamente reln- tegrata dal cav. Labus, e la seguente: imp. Caesar. i^esPASIANVS. AuGVSTu^. font. max. tr. poteST. IIII. IMP. X. PP. COS. lllll. CENSOr. Rispondendo a questa obblezlone del censore, II sig. Yantinl osserva clie le iscrizionl de' pubblicl edlfizj, nelle quail 11 nome dl alcun personagglo sia posto In caso retto banno sempre alcuna di quesle terminazioni : fecit, curavit, restituit, adjecity 3o8 ornari pernovai>rt etc. E avendo 11 cli. cav. Labus, sopra una conslniile osservazione fatla gla dal signor Mazzocclil, avuto occasione dl afFermare clie a studio di brevlta quesll \erbl sovente non si esprlmevano, lua \enlvano sotlintesl, egll admette che si lasclas- sero bensi sottlntendere in alcune iscrlzioni scol- pite sopra sacelli, are, statue ed altrettali monu- nienll di non grande iniportanza, raa non gia che si ommeltessero nelle epig^rafi poste ne' fregi dei pubbllci edifizj dl molto spendio e lavoro, iiupor- taudo alia storla il conoscere qual parle avessero presa alia costruzloue 1 personaggi in esse eplgrafi iudicati^ ed agglunge che ad ogni modo, quand'an- cbe polesse provarsi die In alcune iscrlzioni di pubbllci edifizj fosse realnienle solliuleso 11 fecit od li cuia\>it, non reslerebbe percio che la rlfeiita epigraCe non potesse mancare di qualche verJJO che lacesse conoscere non doversi a ^ espasiano la co- slruzlone, ma sollanto 11 compimento deila fabbiica, essendoche si e smarrito 11 frannneuto sul quale slava sculpita 1' ultima lellera della parola Censor, come pure quella parte del fregio die \eniva ap- presso. Ove poi si opponesse che 1" aggiunta dl una parola avrebbe alterato T eurltmia della Iscrizlone, egli osserva che supponendo nella seconda lliiea scrlllo Pontif. in luogo di Pont., e Trib. in\ece di Tr., e con cio allungato 11 principio di essa liuea, ovvero nella liuea siip^'riore scrlllo Cats, iuvece di Caesai\ e con cio accorclato 11 prlnci[jio di essa e nspetlivameute allungalo quello della iulerlore, ri- 3o9 sulterebLe nella estremlta opposla rll qiiesta Unea uno spazlo sufTiciente per Tasrojlunta di uu \erbo, saka Feuritmira disposlzione delle letlere compo- nenti 1' epiirrafe. Essendo poi coni^liiettura del pre- lodato cav. Labus che il monumento in questione fosse dono dl Yespaslnno fatfo ai Brescianl per ^\i ajuti da essi prestati ad Antonio Prime, o^enerale deir imperatore nella liattacflia di Bedriaco, in cui furono sconfitli i Yitelliani, ejrli awerte die nes- suno scrillore fa menzione di un tal dono. il quale essendo di tania niaErnificenza , non lo si avrebbe potato non ricordare. massime dagli serif tori con- teniporanei, ad encnmio d'lin imperatore, die dopo Augusto, fu il primo die d'enromj fosse degno^ di'egll e dubbio assai ehe i bresciani soccorressero ad Antonio Primo nella batlaglia anzidetta. essen- dodie Tadto, die fa menzione de'soccorsi prestati dal Teronesi in quella battaglla, di soccorsi bre- sciani non fa pur motto, mentre avrebbe invece dovuto ricordarli di preferenza. se fossero stati ri- munerati con tanta munificenza ; die non e facil- mente credibile che in meno di un triennio po- tesse in un municipio edificarsi dalle fondamenta una fabbrica di tanta imponenza per mole e piii ancora per eleganza di costruzidne. nella quale non poteansl impiegare. come nel eolosseo, migliaia di schiavi, ma soltanto artefici esperti nel difficile la- voro dei marmi, e nella diligente esecuzione di tanta copia d' omamenti. Da tutte le quali cose conchiude opinando che V edifizio in discorso fosse impresa 3io de'Bresciani, e die essendo stato condotto a ter- mine dalla rihevalila di Yespasiano, v' abbia la cit- tadina rlconosoenza scolpito in fronte 11 nome del munlfico regnante, XIV. Un" opera di curlosa e recondlta erudlzione eblie r accadenila nella dissertazlone del slg. Ga- liinele Rosa sull* alcliimia, e sid libro intltolato la Compostella di frate Bonaventura da Iseo, nella quale il nostro ■valente collega si studla prlncipal- mente di far conoscere, i." « Che le cosi dette M scienze occulte conleugono preziosi frammenti di ?' tutla la sapienza intuitiva e tradizionale delle an- M tiche nazioni civilly 2." clie lo studio fdosofico y> di queste scienze ajula niiralnlmente a spargere w luce sulle piii intricate qneslioni della slorla dei v) processi della civilian 3." che in origine le scienze y> occulle erano fuse colle vere scienze natiuali, cui •n prestarono grandi servii^i:^ die le scienze naturali » in parte nacquero da quelle, e die le scienze oc- " culte diyentarono scnipre piii dellranti in ragione ■>' che le scienze naturali acqulstarono incremento; M 4-" die r Italia non ha mai perduto, neppure nei w secoli della barbarie, le tradizioni e le pratiche M delle antiche sue scuole greco-italiclie e delle na- " zioni cristiane' in ocddente, e che, come fu la w prima a risorgere civilmente, cosi fu la prima ad y> arriccliirsi della sapienza degli arabi, die avevano » fatto una incomposta fusione della sapienza della M scuola Alessandi'ina, e fu in gran parte 11 mezzo •n per cui quella sapienza si comunico alle alfre 3ii » nazioni; 5." die I' opera di frate Boiiavcnlura, fa- w talmeute occulta siuo ad ora, e di grande inipor- y> tanza per illustrare la storia dell' alcliiinla e quella » della civilla itallaua nel medio evo ". Premesso un breve cenno suUa iitiportanza clie uello studio della storia degU uominl lia quello pur anco del loro jiilelletfuali aberramenli, fra i quail lengono principal luogo quelli clie sotto denomiiiazione di scienze occulte occvqiarono per lungo corso di se- coli iutere nazioui, egli enlra a parlare di quella fra quesle scleuze die forma il soggetto speciale delle sue considerazionl, cioe dell" alclilmla, comiu- ciando dalla spiegazione del suo nome. II vocabolo alchlmia fu usalo primameule nel secolo IV.*' da Giulio Firmlo come sinoulmo di clieraia ( ;l *?/*** ) o chimlca. Ma alcuni secoli prima Alessandro dAfro- disia, commenlatore d'Aristotele, avendo cliiamato x«xa opyara gli jstrumenli chimlci, Tautore argo- menta die la I'oce chemia o cliimlca derivi dal greco xva^ o ^iLo. clie significa fondere. Al modo poi die col Tocabolo ^^/ca i Grecl, mediante la particella (leva,, fecero mi'tafisica, da chemia o chimin y me- diante r affisso arabo al o allach, si fece alchimia, die significa clilmica suprema o divina. benclie da princlpio e sino al secolo XYII.*' si usasse quale semplice sinonimo di chimica. Presa in questo se- coudo senso, l" alchimia, o diimica, si puo dire es- ser nata colle civili socleta, avendo gli uomini gia incominciato le operazionl cliimidie sino da quando fecero il vino, la cervogla, il llevito, la cake, e fu- 3l2 sero i metalli, mentre nel primo senso, cloe in quello di mistlca scieuza direlta a scopiire gli ele- nienti dell' oro e quindi anclie il modo di arlifi- cialmente comporlo, non si tiova usata clie nei piimi secoli deir era nostra. Ma questo progresso delT al- cliimia dal semplice al mistico fu pur comvme ad altre scicnze^ imperclocche siccome le prime e piii antiche scoperte sono anche le migliori, perclie iiate da pura intuizlone del buon senso e osserva- zione della natura, senza idee ne'sistemi preconcetti, e siccome tutto V umano sapere in origine, quando era scarso ancora di suppeliettile, non si scompar- tiva per classi, ma tutto si conteneTa in un com- plesso enciclopedico, cosi lutte le scienze in questo incorporate malurando di pari passo e riflelleudosi rispeltivamente tanlo i yanta'ggi de'trovamenti quanto i danni delF errore, ne avvenne clie pareccliie scieiize naturali atlrayerso alle fasi del sapei'e passarono dal naturalismo, cioe dalla semplice osservazione e rac» colta dei fenomeni, al misticismo, e per tal modo, siccome dall' astronomla deri\6 V astrologia, dalla arilmelica la cabala, dalla mediclna la magia , cosi dalla chimica derivo 1' alcliimia. La quale rivoluv zione delle scienze dal naturalismo al misticismo avvenne in remotisslmi tempi fra le nazioni orientali, e poscia fra i greci, suUe cui scienze il misticismo di buon'ora iunestato da Pitacrora, da Empedocle, da Democrito, da Platone, clie lo importarono dal- 1' Asia e dall'Egilto, non divento dominante clie dopo r apogeo della greca filosofia, cioe dopo sorta 3i3 la scuala Alessandnna. Slcrome poi la chinilca, iiata ad un paito colle arli piiuie della civile societa , lion si uso soltanto a soddisfare alia necessita di alimenlo, veslito e difesa del corpo, ma eziaudlo a medicare le organiche alteiazioni eoUa ricerca e pre- parazione di sosfanze faimaceuliclie , cosi questa scienza in origine fu sorella della medlcina, colla quale geoeralmente pi'ocedette di pari passo e con- giunta fra le nazioni del mondo anlico e moderno, ne se ne separo che In Europa alia fine del medio evo. Ma essendoche e presso i popoli dell'anticliita e presso i moderni d' Europa, durauti le epoclie d' incompiuta civilta, Fumano sapere, impronlato di carattere leologico ed arcano, rlniase in patrimonio esctusivo di luia sola classe della sociela , cioe della sacerdotale, avvenne percio clie la medicina e la cliimica, come tutle le altre scienze cliiamate oc- cuUe, da poclie eccezioni in fuori fra 1 Greci e fra gli Arabi, non si propagarono fra il popolo, ma restarono un segreto tradizionale di alcune famir- glie o razze, trasmesso laholla per testamento, ma sotto forme tradizionali , inlelligibili soltanto agU adeptl. Percio nel medio evo la cliimica, sicconie pure la medicina e la farmaceutica, ridotte ad un puro e tradizionale empirismo, non ajutate da os- servazioni e cimenti della natura, non fecero alcua passo. Se non die intanto per altra \ia, fra le -vi- cende de' popoli, s' andarono preparando scuole clie doveano seminar per 1' Europa que' principj delle scieijzfi nalurall, che poi tanto fruttificarono. Im^ 3i4 perciocclie essendosi per le conquisle d' Alessandro tulto il sapere dell' oriente fuso con quelle della Grecia e dell' Egitto nell' eclettismo alessandrino, e poscla essendo sulle.rovine dell' impero romano in Oriente, e sopra tutte le conquiste d'Alessandro, sot- lentrato il dominio del Corano, die stendendosi dalla China alia Spapna , pose in commercio gii ultiiui confini dell" Oriente con quelli deirOccidente, 6 nel seno del \astissimo loio impero avendo gU Arabi Irovato le Iradizioni e i frammenti di tutte le scienze ed arli dell* antico mondo civile, si die- dero a raccoglierli nelle scuole e nelle grandi bi- blioteche di Bagdad, ed in quelle di Cordova e d'altre citla della Spagna, e col mezzo di produ- zioni originali o tradolte dal persiano, daU'ebraico, dal siriaco, dal greco, sparsero e divulgarono la scienza per tutte le nazioni dell' Europa crisliana, fra le quali 1' Italia, dove per altro non erauo cessate per la caduta dell' impero romano le tradizioni scien- lifiche e le praticlie dell'anlica sapienza, fu la prima ad accogllere la luce di quel sapere die splendeva nella Spagna saracena ( mentre tutto il reslo dell' Oriente era per anco afialto imbarbarito ), e vi si vide sor- gere la prima e la piu linomata fi'a le medlclie scuole della cristianita, quella cioe di Salerno, die figlio quella di Montpellier, alia quale tramando 11 medico sapere degli arabi, e poscia a quella di Parigl; tanloche, siccome pensa I' autore, non e admissibile 1" opinione che fa derivare il passaggio delle arabiclie dottrine da oriente in occidente dalla spedizione de' crociali. 3i5 Da qnpste ossen'azioni clel nostro socio si co- nosce gia come nelle Iradizionl e ne'i fraiumeuli deirantico sajiere si conlenc^ano I germi delle sclenze occulte, e segnatamente dell" alchlniia. II die a far meglio compreudere, egli precede ad indicare lo spi- rito e lo scope di queste sciehze, e mostra come molli dogmi od opinioni di cosmogonia e filosofia e^i- ziana ed oiientale si trovassero in essa adoinbrale, e parlicelarmente il principio a tutte comune della emanazione. Nol restnngendoci per brevlta alia sola alclilmla, noterenio coir autore come I'ldea fonda- mentale di tulta lalcirmiia cssendo quesfa, cUc vi fosse slate in oiigine un elemento nobilissimo, do- minatove di tutti gli altri, consislente in una ma- teria umlda, denominata dagli alcliiniisti Merciirio, inteudende con tal nome V argt-nlo \ivo, non giii nelle slate ordinario, ma d* una purita da lore im- maginala, una tale idea si accesli a quella degli Egizianl e degli Indi, riprodotta da Omero e da Ta- lete, die facevano V acqua origine di lutle le cose. Andie il diiamare e rappresenlare die facevauo gll alchimisli per uove filesofale cjuesto lore imniagi- narlo niercurio, si puo considei'are come un' allu- slone air uove del mondo, a cjuelF novo die gll Egiz) rappresentarono uscente dalla bocca di Rnef, 11 grande creatore, e die dalPessere degli esseri indlano si colloco sulle acque primordiali. Altresi fra i principj degli alchimisli si vede doniiuare tal- volta r antica teorla de' quattro elementi, il fuoco, da loro figurato nelle zolfo, Faiia nell" orpluiento, 3i6 Tacqua neirargento tIvo, la terra nel sale ammo- niacof, fra i quali elemeiiti il mercurlo e lo zolfo, lion <^ia nello slalo uatiuale, ma in altro d'ipote- lica purila, faceano priucipj cU tuUi i metalli. Par- teudo dalle quali idee, c vedendo come nel calore e nel mezzo di allri disolventi si poleano alterare, puigare, analizzare, incorporart^ le sostanze metal- liche, argomenlarouo clie ove si fossero poluli sta- bilire i -veri elementi dei metalli e trovare gli agen- ti della loi'o dissoluzione c composizione, sarebbe slate possibile imitare in compendio la grand' opera del Demiurgo die trasse 11 raondo dal eaos, com- porre tutti i metalli, e quindi anclie V oro, e render nobili gll ignobili, e clie oltre a questo fosse pos- sibile ancora scoprire nella materia il bene ass<^)luto, o pietra Jilosofale od elixir, come lo cliiamarono: medicina per eccellenza "e panacea cosi dei metalli per riobilltarli, come d"' ogni corpo guasto per sa- narlo, atta percio a procacclare e ricchezz^ e pro- spers vita e lungliissima; elixir clie sebbene nou fosse mai stato trovalo, la magglor parte degli al- chimistl, o ingannandosi o ■volendo ingannare, osten- tarono d'aver rinvenuto, od esscre in via di sco- prirlo, od almeno determinarono quali fossero gli element! dell' oro e quale 11 modo di comporlo. Egli e il vero clie i piii anticlii alchiniisti anleriorl al secolo XIV." stabilirono non polersi attendere alia loro scienza senza prima conoscere le propriela natural! de! metalli. Ma come 1' esperienza mostro die si andavano bensi trovando molte propriela 3i7 ilel corpi die non si attenJeiano n^ si cercavano, e che pifjiaravaiio la suppelletlle ilella chiniica e clella farniaceulica, ma che la grande panacea non si poteva oltenere coi mezzi ordluarj, gli alchiniistl posteriori el>hero rlrorso a tutte le strane e nii- sliclie dollrine delT anlicliila da qualunque parte venissero^ quindi e die fra gll alcliimisti posteriori al i3oo si lro\ano le forme enigmaticlie, i segni geroglifici egi/.iani, le iniziazionl, e tulle le lormole delle sclenze occulte coi segni zodiacali, la croce o nilomelro egizlano, le figure matemaliclie ecc, strano e moslruoso mosalco di noblli frammenti d' antiche dottrine, e die da quell' epoca in poi sino al prin- ciplo del passato secolo Falcliimia, iuvasa da tutti i delirj delle sclenze ed artl occulte, ando sempre piu fanlastlcando fra i sogni e dilungandosi da qiiella regolare osservazlone del fatli nalurali die avea prima guldato a scoperte cliimiclie e farma- ceutlclie. u. Frattanto, dice Tautore, e finclie i luini » delle scienze del vero non a^essero fugato qnella M callgine, quanll belli ingegni fatlcarono assldua- 5? mente e peuosamenle seiiza frutto, quante facolla M sprecate, quanli en'orl fecero piu araara la \ila » deir uomo, e tutto questo per la sola fallacla di » alcuni prlnclpj prcconcelll! II medllaie in quel » delirj e sulle loro cagloni dovrebbe tenerci in " guaidia conlro allii clie di quando in quando " invadono ancora la filosofia dopo die Galileo e " Carleslo ne llberarono le sclenze naturali. Ma la » imperscrulabiie economia della prowideuza conduce 3i8 ?j alia veil La anclie attraverso agll errorl, e senza « gli Inimensl e faricosissimi tenlallvi degli alclu- 5j misti in cerca di sostanze sognale e degli astro- '5 logi a determlnare influssi immaginarj, la cliiaiica » e r astionomia sarebbero loulane dal segno ove M sono giuute w. Discovso cosi dell"* origlne e del piimo sviluppo deir alclumia, passa 11 sig. Rosa agli sciittoii di questa sclenza, per conchluder quindi con alcune nollzle spettantl alia -vita di (Vale Bonaventura da Iseo ed al libro della Compostdla, alF oggetto di ■vendlcare nella debita fama 11 nonie di qiiesto scrlt- tore, suo compaesano, stato finora inimeiitatamente quasi aflatto iguorato. Falto quindi ricoido del- r arabo Geber, fondatore delF Alclilmla ed autore di varie scoperle cliimiche di grande moraento, fra le quali, secondo T opiuione piii probabile, e da ascriveigli anclie quella dell' acido nitrico, viene agll alcbimlsli cristlani, fiorenti nel secolo XIII.", fa- ceudoci paitlcolarmente conoscere la vita e le opere del piu lamosi fra loro, Alberto Magno, s. Tomaso d' Aquino, Ruggero Bacone, Raimondo LuUo, Pielro d'Abano, Guido Bonato, non senza acceniiare gli altri del niedesinio secolo, piu o mono conosciuti, quali sono Ainaldo di Villauova, Vincenzo di Beau- vai, Cristoforo da Pailgi, Micliele Scoto, Alfonso X." re di Casticjlia, Taddeo di Firenze, Guido da Ca- stello ecc. Per quanto spetta a frate Bonaventura da Iseo, le poclie nolizie clie T autore puo darne consislono in un licordo di lui falto nella cronaca 3i9 til Bologna Jel GliirarJacci, e in qualclie barlume ca- valo dagli aiinali tltW oi dine dt Minori del Wad- dingo, e dallo slesso libro della Conipostella. Tro- vasi il nosiro nionaco ricordato nella citata cronaca Ira tt alcuiii frati, come dice il testo, religiosi, prudenti r> e di molta dotlrina e bonta, deir oi"dine minorl- » tano, die presero parlicolar carico di ten tare clie « insieme si pacificassero i Veneziaui ed i Bolognesi »> in guerra fra loro, e vennero a compiraento del- wTafFai'eai i5 d'agosto i2^3 ", non i 268, come disse malamente il Rossi ( elogi pag. 100), die riferisce la nolizia di quesla pace, senza mostrare d'averne avuta alcana del frate da Iseo, eccello appena il suo nonie. Negli annali anzidetti del Wad- dingo e altresi ricordato un frale Bonaventura, nii- norita, come stato proposto nel 12^2 a papa Gre- gorio X.*^ per uno dei rpiattro ambasciatori presso rimperatore Paleologo per tratlare del concilio ecu- menico, tenutosi poi nel 12^4 '^ Lione; il qual monaco Bonaventura, bendie non ne sia nominata ^a patrla, tiene nondimeno il sig. Rosa die sia il nostro d'Iseo, considerata la sua doltrina e la so- praddelta missione diploniatica ch' egli ebbe V anno dopo presso i Yeneziani e Bolognesi. Dalla Com- postella poi ( Liher coinpostlUae multorom eccperi- mentorum, com' e il sno titolo ), ricava V autore die il nostro frate scriveva in Venezia la sua opera, essendo doge Rainero Zeno, cioe nelF epoca tra il 1252 e il 1268, di'egli fu intrinseco amico e com- pagno di studio del celebre Alberto Magno, die 320 studio, non peio in arti occulte, ma in teoloffia, a Parigi, dove conobbe s. Tomaso d' Aquino, Rug- gero Bacone, e lo stesso Alberto anzidetto:^ ed os- sei'va clie leggendosl in alcun luogo del libro: Ego Bonaventiira de Yseo comifatas chntatis Brixiae, queste parole pongono fuori di dubbio la patria del monaco., Ma dov' egli sla stalo educate, quali sieno le particolaiita della sua \lta, quando e dove sia morto, cio tulto e finora ignolo; tantoclie clo che della sua persona sapplamo si riduce a questo pocbissimo, cb" egli e state a Yenezia, a Bologna, a Costantinopoli , a Parigi, e cb' ebbe conoscenza od amicizia e comunanza di studj cogli uomiui piii famosi del secolo XIII." Del suo libro di Conipo- stella il primo cbe ci abbia data notizia fu il Pol- cani, in una memoria sul platino, letta all' istituto di scienze in Bologna nel principio di questo secolo, non trovandosi quel libro accennato in nessuna storia della cbimica e dell" alcbimia, in nessuna storia let- teraria, e neppure nella libreiia bresciana del P. Leonardo Cozzando, ne nel piu copioso catalogo compilato nel 1784 da Yincenzo Peroni col titolo di Biblioteca bresciana. Una membrana dice il Pa- leani di possederne esso stesso, ed un altra ne ac- cenna esistente nella Biblioteca Riccardiana, veduta altresi ed ancbe copiata dal sig. Rosa. II libro e dettato con molta scbieltezza e risponde alia pro- testa dell' aulore cjuod nullum mendaciuni scripsi nee ullam fa/sitatem composui cum istud opus aiiiore dmiiac charitatis proxind in Christo. 11 sig. Rosa 321 lo qualifica per opera plutloslo clumica e farnia- ceulica chef alcliimislica, «t perclie, egll dice, fia I n trallatl d'alcliimla e il piii scevro dalle foruiole >5 delle scienze occulte die noi ahl)iamo Teduto, e M si pone a livello d' ognJ progresso della sclenza ■« chimica d^ allora n. Ma del suo contenuto stimaudo cosa ti'oppo lunofa e nojosa il presentarci I'analisi, essendoche cio clie allora era la cima della sclenza, ora merce gli sfudj successivi -e diYenlato affatto elementare, ogli si reslringe ad indicarne T assunto rifereudoci teslualmente il seguente passo, che sem- bra esserne il proeniio: -a Composlilla est liher com- >? positionis operis et traclafus magnae sublililatis » et ingenii scientiae et doctrinae magnorum expe- n rimentorum operis et naturae spirituum et me- » tallorum per quae homo fit sapientlor cum de- " leclu et cum conveuiente labore manuum suarum w propter magnam speni lucri acquirendi magna- » I'um divlliarura ex quibus possunt in hoc mundo 5> vivere ad honorem et feliciter gfaudere cum ami- » cis juxta Intellectum. Unde homo expertus in tali « arte quae alcliimia Yocatur scit multa facere de y> novo si vult et argcntum et aurum, sales, gem- s' mas pretiosas, tincluras et colores, lacham^ scit » destruere mulla facta ut omues spiritus et omnia 5' metalla, lapides pretiosas et non pretiosas, ligna, » marchasitas etc. converteudo multa corpora in " pulverem in aquas claras in oleum in \ilreum n. Trovansi nell' opera, oltre gli altri insegnamenti, \arie ricette per preparare acque cosmeliche, me- 2,1 322 tliclnali e solutive, e con somma diligenza vl si cle- termina la qualita del vasi, del lambicclii, del fuoco, 6 -vl si a-vvertono le caulele necessarie per le di- verse operazioni, XV. Fra Tarti occulte polrebbesi classificare quella specie dl arcana dotlrlna degli anticld, la quale dagli insetli, dal rettili, dalle maferie, dal \olo degli uccelli, dai -vlsceri delle -vrttrme, dalla fiamnia dei sacrificj, dal fumo degli inceiisi, dal getto delle sorti, 6 da che so io, pretendea presagire i segreli del futuro. Io parlo della divinazione, di quella uni- versale superstizione dell' anticliita, non anco spenta del tulto fra noi, secondo la quale dipendeva il fellce o infelice successo d'un affare dal cadei-e dl una \erga all' innanzi o all' indleho, o dal pendere a destra o a sinistra d' una freccla agitata in un turcasso, bastava a prorogare una pubbllca adunauza la comparsa d' un topo o d' una donnola, a far re- trocedere in casa 1' inciampar nella soglia, a togliere 1' appetllo il rovesciarsi del sale suUa mensa*, e beato chi starnutava a sinistra, infelice clii a destra! Dl lutte le innumerabili manlere usale dagli anti- chi ad iudovlnare I'avvenlre tralta dottauiente 11 Talente lettcrato e tipografo in Padova sig. Angelo Sicca, noslro concitladino e socio d'onore, in un suo articolo suUa divinazione, clie non lascia nulla a desiderare su questa curiosa materia, e che fa parte d' un nuovo suo dizlonarlo mitologico in ter- mini di pubblicazlone, cli' egli consacra ed intltola all'Ateneo, nel quale dall' egregio consocio d.r Ot- 3a3 ta^Io Fornasinl con belle ed acconcie parole di racconiantlazione fu T opera pvesenlafa, e lelto que- Slo arlicolo per sagglo di tutto il rimanente. II nuovo dizionario del sig. Angelo Sicca, slccome av- verte egli stesso nella prefazione, e compllalo sul- r orme di quelle oh' egli altra Yolta pubbllco in appendice al dizionario della lingua italiana della Miner\a, ma piii esteso, e accresciuto di molli ar- ticoll non ancora compresi in alcun dizionario mi- tologico. Vasto e il disegno, benche in rislrette pro- porzioni eseguito, essendovi la materia distribuita in non meno di venti mitolo£;ie, comprendenli le Iradizioni favolose di tutte le nazioni antiche e mo- derne del raondo conosciuto. II clie apparira dal seguenle quadro annessovi dair autore, che noi ri- portiamo trasciitto, stimando non poter in altro niodo far meglio conoscere 1' imporlauza dell' opera. W QUADKO DELLE MITOLOGIE contenute rrnl presente dizionario. La materia tutta fu da noi distinta in 20 mi- tologie*, cioe: 1.° Articoli generici. Fra questi nel Dizionario mitologico, stampato in appendice al Dizionario della lingua italiana della Minerva, comprendevansi gli articoli Iconoloyia, Luna, Mitohgia, Sole ed Uovo, che offerivano una qualclie importanza^ ora ci ab- biamo aggiunto gli articoli Deiy Fontane, Fores te, Jeroglijici, Menestrelli. 3»4 Mt'jor, C,mti£*s £ftim^ ■K>«yiJ>fcv. 6mwi», Jfmfvi-, Kitim^ AmiHitf^ ttHmn^. JUtSAs Lttmmri^ JLtsfri^ tomuT* .Vmdm. A^A»3(\#o «!vir. S.* Mkl«kie^ Idjok^WM^ AUm«i»o tr«tK> «.Ul Pkclwl 6.'' QuAttto all* «k)U>k- Enmrm^ Fkiffm„ Gmnitih^ /mJfcrvy^ £»Ar« Jf»- Olio •» *«m»n\v\> ^Mx>s<» »1ji1 ^o^ e tUl PAfisol. twt'^ut, JiMttiN J4mtm^. A^^J<4, jkiit. A«yM/ 3a5 f^." \r.\ niiloIo;.'ia l''cniriii, o viiim ( liiiimiiila Orifii- llilo, niil>il<'Mcsr, Siiintii, ('(iin.iiiciisc vvr. ^ clilir I noslri nrlitoli .//>iti/i/\ ronsidnaln sullo (diiua di- vorsn (la opu allid, iihtnjitlc y J'llion , I'ltnidcCf lio/nid vi\ OsMforo. l<>." Sii la iiiilnlii;;ia tiri rrrsiniil nnllilil, (Itii Gnclui, Priisi, ^allal»ill, ci sliinio aI(|iiaiilo cslrsi jii;li ailiriili .linscliaspaiuls, v/siirnnii, Ihiisi, Gidii- Ilni-fiiiiii, lliilcciu, //(itnuili, llds.uin^ lloin, littio- iniiiti, lihoi scliiily Oiniiizd rrr. II." Al>l)iamo rcrralo d' illiislran' la inilold^In Arnl»!» «* DladiiH'llaiia con j;!i arlnoli .lijutino, ,il~ honn\ (liiaiii(i Irallalo j^'li ar- iicoli /liircdiii ^ (Iiici/mu - hii/i , /luiiiti^ Inindiii/di/iif Iiic/t , /{nil, /in inn I, I iiihiiiil.\ili\\ii , IjIi ii\ Oity ()l.\r/iii hiiiini. l',\." INclla iiiiloloi^ia Indiana alibiamo avnio cainpo di (.•sicndcici con ^\'i ailicoli //i/iinit, lUnn'itni , /hiiliiinm, Ihiihni, llnililhn, Cnnlivvn, fht/i\lii /inn, Elloia^ (iiinisn, llnnymaitn, Imii, Iswiini, linln , Kama, fiilnilryii, hrsoni., /j(i/,i:lismi\ liln/inf, !\lanii, Maya,- !fl nil), Dliiii, Mrillolia, D'i/M'in/fia, Paiii/ii, vr. i/|." Ija niilolo^in Cincsc fii da noi csposla ncgli arlicoll /''()(•, Lao- /Hum, /^an-/ion, ollir n Ao/k/- //naiifjf^ /lo-Ciiini/^ //njiini-Sin^ //iini-liin^ /iiirirlianij, Hi, liounif Ijif J joni-Tscu , iViao, DIouniinj \-xx. 326 , 1 5." Quanlo alia mitologia Giaponese, poco o nulla abbiamo poluto aggiungere agl'i autecedenli mitografi, ad onta delle usate diligejize su le opere di Roerapfer, di Sparnoann e di Thumberg, e su la relazione di Ambrogio Levali nel Costume an- tico e modeino^ pure si trovera sviluppata agli ar- ticoli Ainida, Budso, Chaka, Daiboth, Daikakus, Fodoke, lemma-o, Ofiadanm. iG,*' Pella mitologia Polinesiaca trattano gli ai'ti- coU Coyan, Dehata-Hasi-Asi. Elieulep, Erigire- gers, Gounong-Dipng, Hiiia, Hiio, Kami, Kane- Apoua, Layueuleng, Lanyui, Ligobud, Na(ja-Pe- doha, NaudgiUf Pele ecc, i^,® La mitologia Egizia fu da noi tratlata con amore negli arlicoli Amnion, Anubi, Asino d'oro, Athor, Bubaste, JSuto, Ciief, Ctoniiis , Ikh-To, Jside, Kamefi, Kons, Nilo, Obelischi, Omifis, Oio, Osiride, Pane ( il primo ) ecc, i8.° La mitologia Gnostica, Cabalistica, Rabbl- nica, Depioniaca ecc. fu da noi sviluppata agli ar- licoli Abraxas I Achamot, Behemoth, Demogorgone, Ennoja, Eoni, lahlabaoth, Lilith, Metis, Morgana^ Noce di Benei^ento, Niis, Ogdoade ecc. 19." Poco abbiamo potuto aggiungere alia mito- logia Africana, cbe troverassi sviluppata alle voci Aguaja-Xerac, Billi, Bombo, Fetisci, GangaSy Mo- ckisso, Mumbo-Iumbo , Ovissara ecc. 20.° Abbiamo pero potuto aggiungere dei pre- ziosi articoll alia mitologia Americana, specialmenle con la scorta dell' Humboldt, e sono: Bochica, 327 Centeotl, CihuacohualL Citlalatonac, Cohuailhuitl, Cox-Coop, ffuilzilopochtii, Manco-Capac , Meulen, Mexitli. Mictlanteiihtli, Nezahualcojotl, Ometuctli ecc. Nella compilazione del presente dizionario ci glo- vamnio degli autorl qui solto indicatl, oltre a quelli citati neir artlcolo Jeroglifici, pag. 358 e segueuli. Graber, Fiickius, Iliiber, Sclilegel, Gelielin, Pa- rlsot, Creuzer, Igino, Fablo Pittore, Scbelllng, Pic- let, Mallet, Heibin, Heibelot, Bock, Remusat, Ce- sare Cantii, Paulhier, Guignot, Court de Gebelin, De-Hammer, Noel, Antonio Conli, Kant, Martin, Biot, Slia-\T, Famin,. Tartarolli, Sacchi Defendente, Humboldt, Gian R. Carlr, IMenln prof. Lodovico ecc. Da tulto cio si vedra cliiaro se quanto abbiamo pro- messo in priucipio della prefazione sia stato da noi fe- delmente eseguito^ vale a diie clie questo Dizionario sarebbe arriccbito di mold articoR non compresi hi alcun altro Dizionario mitologlco finora pubblicato ?». XYI. Dal dizionario del sig. Sicca faremo pas- saggio a due produzioni poeticbe *, per V aflinita e colleganza degli studj mitologici colla j^oesia. La prima di queste produzioni e una nuova tragedia del nob. sig. cav. Francesco Gambara, inlitolala Ja congiura di Piacenza. Soggetto di essa e la morte di Pier Luigi Faruese, duca di Piacenza e di Par- ma, d'ignomlniosa memoria, successa per trama di nobili Piacentini, mossi a congiurare dall' abominio e dalle molte vessazioni del tiranno, dalle istiga- zioni di Ferrante Gonzaga, governatore di MUano, ' Kon per aiico rese di pubblico diritto colla slainpa. 3^8 personale nemico del Farnesi, e dalla speranza di Irovar favore uelP imperalore Carlo V, aspirante al possesso di Placenza. Gli attori soiio il Duca, il Focrliani, suo minislro e confidente, il da Teini, SUO capllano, e Giovanni Anguissola, Agoslino Landi, Camillo Pallavicini, Gian-Luigi Gonfalouieri, licor- dati dalle storie come piincipali congiurati, ai quali altri mold secondaij si trovano congiuuti iu se- greto, accennati dal poeta, ma non introdotli sulla scena. L'azione e semplice, la condotta spontanea, e procede alia catastrofe con facile e naturale an- damento. L' ejjrefrio autore si e fedelmente attenufo alia stoiia, guardandosi dalF imitare ceiti odierni riformatori della Iraofedia storica, i quali menando trionfo di qualche tocco locale clie possano dare, dl qiialclie allusione a costume clie possano fare, di qual- che formola de' tempi clie possano ripetere, e correndo dietro a silTalle pcdanlcrie serondarie, non si fanno poi scrupolo di alterar nelle guise piu strane i ca- ralteri, le passioni ed i fatti. XVII. L'altra produzione poetica appartiene ad un giovane ingegno estraneo airaccadeniia, il d.i' Ettore Quaranta, nostro concittadino di belle spe-- rauze. E il canto III." d' un epico la\oro sulla li- berazione di Brescia dal dominio di Filippo Vi- sconti duca di Milano, del quale lo scorso anno I'autore ci diede gia un saggio nei piimi due canti, con- tenenti la congiura tramatasi in Brescia a questo fine, fomentata dalla repubblica di Venezia, e scop^ piata nella presa della citlii colla espulsione del 3^9 presidio ducale per opera del congiurati cilladim, sussidiali dalle \enete fuize, e colla dedizume dei Bresciani al veneto govcrno *. INel canto di cui parliamo ci si fanno dal poeta conoijcere i maneggl politic! del Yisconti presso gli slatl italiani e i snol apparall guerresclii pel riacquisto di tanta perdlla. Gia le forze ducali, capitanate dal Picclnino, spin- tesi fino airOglio, s'avanzano formidabili alFim- presa^ gia tutll 1 principi d* Italia, o voltisl alia parte del duca, o vacillantl nella fede, o . indifFe- renli, o impotenti, lia'nno abbandonata alia sola Venezia la difesa dl Brescia. Gattamelata capitano della repubblica, in campo. Francesco Barbaro prov- \editore, nella citla, i capi del popolo, cpiali fra le mura, cpiali accorsi al passo deirOgllo, s'apparec- cliiauo a far fronte al turbine. Grandi pericoli in- combono, grandi prove e materia di gloria alia co- stanza degii a\i nostii. Delle quali cose attenderemo dal giovane poeta la descrizione nel canti seguenti. X\III. Contribuzione d' eslranea provenienza so- no altresi le osser\azioni del d.r Agostino Maraglio sopra iin nuovo appareccliio ad estensione perma- nente per le fratture complicate della gamba, ideate dal d.r Giuseppe Pedrioni, cliirurgo primario negU ospitali di Brescia. Figure gia I'anuo scorso que- sto appareccliio fra gli oggelti concorrenti nella pubblica esposlzione al giudizio dell' Ateneo, clie lo rimerito della menzione onorevole^ considerandolo nel solo rispetto meccanico, fatta astrazione dalla * V. Comm. per I' anno 1843, 33o sua imporlanza sclentifica, suUa quale, per la natura del coucorso, non poteva cadere il giudizio. Ora egll e da queslo lato, cioe dagli effetti della sua appli- cazlone suUe membra ammalate, die prende a con- slderarlo il sig. Maraglio, facendone conoscere la sempllcita, 1' efficacia e i vantaggl. Descrivererao prima il congegno colle stesse parole dell' encomia- tore, quindi passeremo alle osservazioni. « Un pezzo M di tela di forma quadrilatera clie stringe ed at- M tornia tutta quanta T arlicolazione del ginocchio, y> delta dall'autore W^inocchiello, le sta slretlamente » congiunto per due clngliie della medeslma stoffa, » ivi fermate da due fibbie di metallo. Alia loro » contraria parte il ginocchiello forma una saccoccia, ?5 la cui bocca libera \olgesi in basso, ed il fondo w cieco e semilunare mira alia parte superiore del- » r arto. In essa s' insluua un' assicella di legno » della largliezza di tre polllci circa, la sommita si yt addatta alia forma del fopdo della saccoccia, e 5? restremita iuferiore prolungantesi al di la della M pianta del piede per alcuni poUicl, si terraina 55 con ima raacchinelta di metallo, la quale pre- 55 sentando un angolo retto coll' assicella, si dirlge 5> orizzontalmente per tutta la largliezza della pianta 55 del piede, pertugiata da tre fori rotondi, ordi- 55 nali fra loro ad eguale dislapza. II collo ed il 55 dorso del piede sono esaltamente ablnacciali da 55 uno stivaletto, sliralo sulla parte media di essi 5» per mezzo d'una stringlietla infissa in adattati 55 perlugi, aperti ai marglni lateral! ; dal margiiie 33i * inferlore pol di esso stivaletto. in comsj)onJenza M della concavila della pianta del piede, da aniendue v> i lati si proluDgano due iiastii o coivioui di lal r cousistenza o grosse/.za, da sopportare una gra- w duata trassione..,. Disteso I'infermo sopra lelto ac- w conciamente accomodato per la cura dei frat- w turati, si assetta di sollo alF aito ammalato un » leniuylo a quallio doppj spie^ato: s'allaccia il y> ginocciriello allarticolazione tihio-femorale ,^ e ados- M sato lo stivaletto sul piede corrispondente, spin- s' tromette nella suddescritta saccoccia la ferula di » legno, s'iusinuano nei fori laterali della lamina » di raetallo i due nastri p cordoni, rarcomandati y> alio stivaletto si allacciano, e per mezzo di un w piccolo perno introdotlo fra essi si eseofuiscono « movimenti girevoli e vitiforral, opportuni ^d esei*- » citare una graduata trassione secondo la direzione v> delFasse del membro^ questi movimenti si con- » tinuano j&no a clie P operatore abbia la cer- « tezza che i frammenti ossei sieno perfettamente » ridotti ad un mutuo i ontatto. Dopo di clie si y> ferma il perno. si rotola il paunolino soUoposto, -w e s' involge cosi tutto X apparecchio m. Descritta in tal modo la maccliina, e la njaniera di appUcarla, T autore, venendo a rilevarne i van- taggi, ricordata la grande frequenza delle fratture, particolarmente obblique, nella £^amba, e la facilita che vi si complichino le ferite delle parti moUi, per la singolare disposizione delle punte delle ossa a sporgere dalla pelle, osserva come insufficient! e disadatli 33a air iiopo sieno gU apparecchi comuni. II lenzuolo rotolato, entro il quale si celano due stecclie lun- ghe, die obbllgano il merabro da due lati per tutta la sua lunghezza, ^ale appena, per suo avviso, nel pilmi momeuti in cui I' irritazione flemmonosa, pro- dotta dalla contusione, mal sofFrlrebbe le compres- sioni o trassioni forzate^ cosi parimenti le fasclature di Sculteto, od a dieciotto capi, giovano soltauto a difendere la parte dalle offese esterne, ed oc- correndo ad ogul tratto di levarle per la medica- tura delle coniplicazioni, tornano piu dannose clie utili, inducendo facibuente lo spostamento dei fram- menti. Ne si dee credeue cbe molto siasi oUenuto sostituendo alia posizione diritla la semiflessa del- I'arto ammalato, nella supposizioue die questa, sic- come pill naturale, ponga ia rilassaraento maggior eopia di niuscoll, essendoclie il falto dimostra cbe in qualunque posizione sia V arto, avviene sempre cbe i muscoli altri si rllascino alfri si contraggano, con questo inoltre cbe la posizione retta oiizzon- tale, per osservazione del Monteggia, ofTre due van- taggi essenzialissimi, cbe sono, di dislribuire la pres- slone del peso del corpo e del membro sopra una superficie assai piu estesa, rendendola con cio meuo faticosa ed ofFensiva, e di dare una estensione mag- giore alia pressione laterale delle steccbe lungbe o de'fanoni, e eon cio d'aumentare il loro efFetto nel conteaere la frattura, siccome ancbe nel nian- tenere immobili le -vicine articolazioni. Anche il melodo detto inamoviblle, applicato dai cbirurgbl 333 francesi alle fratture complicate della gamba, nella intenzione d' iiupediie lo spostamento tanto facile de' frammenli, non e Invenzlone da lodarsene quando si tratti dl lali fratture. Conslsteudo uii tal metodo neir appllcare alia parte fratturata, dopo averla ri- composta, per mezzo d' una fasclatura a die'ciotto capi, un cemenlo solidlficante, lasciandolo in site sino a cura compiuta senza mal rlmuoverlo un solo momenlo, e facile il ^edere quanto sia inconveniente e perlcoloso T abbandonare in uri astuccio ascoso all'occbio del clururgo per quaranta e piu giorni II membro malconcio sotto la semplice tutela d' una compressione mutabile secondo il grado di consi- stenza a cui per\iene il cemento, e sotto Fazione d' una forza cieca die dal cliirurgo non puo diri- gersl a sua volouta. t* O vol stringete, dice lautore, » troppo da principio il Tostro appareccbio, e pro- 95 durrele facilmeute degli strozzamenti die \i con- » durranno alia gangrena delF arto senza nemmenp r accorgerveiie.... O la compressione pol e mode- sj rata, ed allora, solldificandosi il cemento e cedendo w il lurffore, il coiiirefrno si allar modo die unico si vviol dire fra le macchine ad " estensione permanente, senza pero che la serapli- " clta nuoca alia potenza. Una stecca sola che ,336 ,v comprlme assal lieTemente in un pnnlo unlco »;l'artp dlfeso dal glnocclnello, e che a proprio 9! senrib, e come piu conviene airuopo, si acconcia « al lato esterno od interuo, forma la parte inte- « grante 4i questo apparecrluo^ due cordoncini, ai M qttali \leiie la loro forza dal dorso del piqde, sono w gli ,;orgar)i, della estensione, cbe senza -violenza ,»5 iSfeconda, i crlterj diagnostici, confermando nel »,tjeiiapQ^tesso il plede nella piu normale posi- » zione^ la controestenslone poi esercitata al glnoc- » cliio lascia la coscia ed il baclno in perfetta li- ?> berla Applicalo dopo che sono mltlgati » i segni della piii" acuta iiifiaramazione, non si w ri;no\e mai se non a etna compita, e tutlavia » avete la mira alle ferite aggravant! la frattura, 55 apiile gli ascessi, pulite il membro dalle suppu- 5> razioni, tramulando il lenzuolo rotolalo sottopo- J5 slo. In fine Tesperlenza di pareccbi anni, die 5> mai non falli, e nei quali 1' autore ebbe ad espe- » rimentarne Tefficacia in ben plii di cento casi, » fia suggello alle raie parole. Ogni qual volta si >5 ebbero dati certi pei quail la conservazione del »5 membro eia sperablle, e lo stato generale del- 5J r animalato nulla offriva di palologico, questo » appareccbio condusse la frattura al suo inlero J? consolidamento, senza die F esttnsione perma- 55 nente facesse danno alle compllcazloni, senza die 55 la semplicita di esso permettesse accavallamento w dei fiammeuti, accorclamento del meiubro, o mo- 55 struosila di sorta ». XIX. tJn e^egio e prestante magistrato di que- sla cilia piacquesl di concorrere ancli'esso con qiie- sti esteri contribiitorl ad accrescere il numero delle Memorle accademiclie. II d.r Francesco Reina, con* slgliere meritissimo presso questo I. R. Tribunale, mosso da quel seullnienlo d'lnleresse e d'afFetto cli'ei nulre per- tutto clie nguarda le cose nostre, detto e produsse uno slorlco raffguaglio delle vl- cende alle quali andu V amministrazione della giu- sUzjia soggelta in LonibafdIa,e particolarmente nella bresciana pro\uicia, dalla rlvoluzione del 1 8 marzo 1^9^ fiiio al 1845. Piemesso alcun cenno spet- tante alio stato delle cose guidiziarie in Brescia durante il veneto dominio, egli passa a ricordare 1 caugiamenti awenuti in sequela a qUcl moto po- litico, cioe a dire la creazione del giudici di pace, r erezione di un tribunale civile e criniinale nei died cantoni del governo provvisorio, quella di un tribunale costltuzlonale nel capoluogo: segue accen- nando la soppressione di quel goterflo, la rlunione di Brescia alia repubblica cisalpina nel 21 no- "vembre 1797, la sua soggezione alle lt'j:gi di quella repubblica, T abolizione di questa all' ingresso de- gli eserciti austiiaci col 6 lugllo 17991 e il richia- mo delle letfgi anteiiori alia livoluzioue^ indica il ritorno delle leggi repubblicane col reing'resso dei Frances! In Italia, Y islituzione del nuovo metodo criminale, delle Preture, degli ufficj di concilia- Mone in Brescia, secondo il decreto 22 luglio i8o3, quella d' un tribunale costituzionale nella citta, in 22 338 \irtu dell' altro tlecreto i.° ajrosto delto anno, la sostituzione delle giudicature di Pace alle Pre- ture, r islituzlone dei tribunaK di prima istanza, delle corti di giustizia, d'appello, di conclllazione, merce 1' oiganlzzazione giudiziaiia del 1807, ac- cenna la promulgazione del codice Napoleone, del , codice penale, del codici di procedura civile e cii- niinale, non senza ricordare con alto encomio il progetto del codice penale italiano, monumento perenne della sapienza legislaliva \igente in quesla nostra nazione, e conchiude colle mutazioni avve- nute neir ammlnistrazione giudiziaria dopo la rivo- luzlone successa in Mllano il 20 aprile i8i4, eper efFelto della successlva organizzazione del 2 niarzo 1818. Corredano queste notlzie una indicazlone dei presidenti, consiglieri ed ascoltanli clie si succedet- tero nel tribunale di Brescia faio a tutlo 11 i845, ed una affelluosissluia commemoruzione speclale del gran gludlce miuisfro della glustizla, conte e se- natore Giuseppe Luosi, le cui dotl eminenti del- r intellelto e delP aniino vorrebbe F egreglo aulore raccomandate alia memoria dei posteri. XX. XXI. Dalla storia civile, alia quale puo ri- ferirsi questa memoria del consigllere Relna, pas- seremo col dottisslmo preside di questa accademia, barone Ugoni, alia storia lettcrarla, rlferendo gli arlicoli Giuseppe Baretll e Giuseppe Luigl Lagran- ge, spettanti alia nota di lui opera crilico-storica suUa letteratura itallaua dopo la meta del secolo decimo otlavo. Trovandosi V articolo Baretti tra i gia slarnpall, il sig. Ilgonl innanzi tratto ci avverte clie, olhe essere gia stato non poco acciesciuto per la traduzione tedesca delF opera, quest' articolo trovasi ora rifuso di pianta:^ tantoche \i si TCggono poche rlpetlzioni non clie di cose dette da altri , ma neppvue delle pubblicate da Ini nella stampa, essendosl egli in questa rifusione parlicolarmente e di preferenza applicato ai casl della vita passata dal Baretti in Inglillterra e alle opere da lui cola pubblicate", merce le cpiali opere e gli scritli o di lui o sopra lui inserlli nelle raccolte di Londra, gli e riuscito di dare all' articolo un compimento di cui mancava, e sopra tutlo di diversificarlo, recando notizie' ed esami da non Irovarsi in altri biografi. Naccjue- Giuseppe Baretti ( secondoclie abbiamo dall'autore ) in Torino ai a5 d'aprile dell'anno 1719 da Luca e da una Calcrina di cui si ignora il cognome. Fu d'origine Monferrino, e, se non fu una sua Tanila, pare clie fosse discendente dai marchesi del Carretto*, de' quali anclie assunse il cognome in qualclie accidente della sua vita che lo costrinse a celare il proprio. Venne dapprima avviato alia professione paterna, cioe airarchitettura, poscia, per naturale inettitudine a tal'arte, essendo iniope, fu messo nella carriera ecclesiastica, per conferii'gli un beneficio fondato da' suoi maggiorij carriera per la quale apparve mancante di voca- zione, siccome ancbe per quella del foro, a cui dopo si tento di applicarlo, essendo le sue incli- nazioui piuttosto rivolte alia letteratura, e partico- 34o larmente alio studio delle lingue. Ma le contrarieta in tali studi soflerte da parte del padre, e piu ancora i mall trattamenti e portamenli della ma- Irigna ( a\ea suo padre sposato in seconde nozze una ballerina ) lo disgustarono in modo, che Tanno 1^35 fuggi di casa, e recossi presso uno zio che aveva in Guastalla, doTe passo piu di due anni esercitando I'uffizio di scrilturale nel negozio San- guinetti, e uueudo alle occupazionl del commercio la leltura e lo studio dei poeti italiani. Da Gua- stalla passo per piii ffiesi a Venezia, dove entro in amiclzia con Gasparo Gozzi, e t«raria imperfetta, d'ingegno e di sapere ne vasti n ne profondi, e neppure brillauti^ pur caltlvasse 5? gli anlmi a' suoi di, e si pu6 agglungere die gli » scritti suoi svegllano tuttora la curloslta, bendie » non rappaglilno gran fatto? w Al quale quesito egll rlsponde recando la caglone del fatto alia bur- bera frandiezza e airaniiiia calda dello scrlltore, al suo coraggloso e costanle anioje del vero, al suo con\lndmeiito e alia strella adesloue tra la sua co- scienza e la sua parola, d'onde una certa nialla ed eyidenza di stile, com' egli la dilama, die alletta allordie pure gli scritti suoi altro preglo non pos- sano vantare. Lodandolo pero di slflatte quallta, egli non resta dal riconoscere die la francbezza di lui fu splnta sovente fino ai confini dell" animoslta e della jatlanza, cbe la sua smanla belllgera lo trae talvolta alle esorbltanze, alle contumelle, alle ma- lignlta, die per pocliezza dl materially cioe d'idee propiie e d'altrul, egli da nelF ampllficato e nel retorico, die i suoi insegnamenti souo elenienlari e le sue riniembranze scolastiche: e strlnge 11 bene 347 ed il male che dl lui si puo du-e, in questa con- clusione: " Clie Ai scrittore popolare, ehe in una » sfera accessilille a tutti moral izza spesso, riscuote w gli animi, ed ora con lepldezze semplicl, ora con « desciiziuni o cailcature trivlali risyeirlia una ral- » legratura popolesca, che lo stlle, quasi accella » taglientlssima, benche in rozzo manico, ferisce » foitemente, clie se non doltrlna pvofonda, ha in- 55 formazione estesa quanto basta delle letteralure, 55 e prlncipalmente delje lijjgue 5S Premesse queste pssevvazioni grnerall, entra negll esami parlicolaii, \ersando principalmeutesulle opere deirautore piii iniportanti, quali sono il Viaygio di Spagna * e il Ragguaylio del costumi d Italia **, ambe in inglese, la Frusta letteraria e il Discorso sopra 3Iacchia^,'elli, clie serve di prefazione ad una edizione di lutte V opere del segrelario Fioren- tino *'**. Assai lavorevole giudizio egli porta sulla prima di queste quallro opere, qualificanclola sic-^ come quella o\e i pregi dello scrjvere delF autore meglio e in maggior copia appariscono clie in ve- run'allra, e doAC degli abltuali dlfetti suoi non e ' A Journey from London lo Genoa through England, Portugal, Spain and France by Joseph Baretti Secretary for fereign correspondence to the royal academy of painting, sculpture and architecture — London T. Dalies 1770, 2 vol. in 4." ** An account of the manners and customs of Italy, with observations on the mistakes of some travellers with regard to that country. London 1768, in 4.° '*' London, Daviez. T, 3 in 4." 348 quasi traccia. La narrazione, egli osserra, trascorre ladle, trasporta il leltore nel bel mezzo delle cose e nel fervore della vita, ed e interrotta con arte clie pochi recarono a majjgior perfezione^ ne so- lamente e tale die I'autoi'e con essa lascio addietro tutti i predecessor! nel parlare di un paese si poco allora conosciuto, ma in essa attinsero quanti ven- nero dopo. Essendo poi quest' opera ignota in Italia, ne riferisce alcuni saggi parlicolarmente spet- tanti alia descrizione dei costumi nazionali, parte la pill copiosa, nella quale, a suo parere. I'autore poco lascia a desiderare^ altresi la rafTronta col- 1' opera italiana sullo stesso soggetto *, facendo co- noscere com' essa a rispetto di questa si trovi accre- sciuta e migUorata, e come andrebhe errato clu credesse dall' una poler far giudizio deiraltra. Non e a gran pezza cosx favorevole al Rmjcjuacjlio sulle maniere e sui costumi (Tltalia, nel quale poco piu loda che la buona inteuzione dell' autore. « L'in- M lenzione ( egli dice ) di difendere il proprio 5? paese assalito- nel momenlo appunto che Baretti » fu costretto a lasciarlo, e che ad esso piu non » lo legavano ne speranze ne timori, gli fu som- 5J mamente onorifica. La esecuzione di quest' opera 5? merila molte censm'e^ ma intercede per 1' autore » la sua intenzione, e in parte, benche troppo a M zibaldoni soraigliauti, auche le notizie in essa » raccolte 5'. Della Frusta letteiaria loda lo scopo, • Letteie familiar! di G. Barefli a' suoi tre fratelli Filippo, Gioyumii, c Araedeo — Mil. e Vcri. 1763 e ijGS, Tom. 3. 8.* 149 mirantlo In essa 1* autore a sollevare le lettere ita- liane tlall" awiliinento e dalle fiivolezze in cul erano cadute a" suoi tempi e a rivolgeile a studj e sog- getti di ma£:g^lore utilita e nobilta. Ma non resta di notare com' egli, benche mosso da rettl principj, per difetto di dottrina, ed anclie di gusto, dia tal- Tolta in istorti giudizj, e per effetto di preconcette simpalie od antipatie, trasmodi cosi nella lode come nel biasimo. JFra le antipatie del Barelti ricorda in particolare quelle pel Veiri e pel Beccaria, e quella, die grida piii alto, per le commedle del Goldoni. Quanto al discorso sopra Maccliiavelli, se per Tuna parte non consente col giudizio ab irato, come lo cliiama, clie ne fecero il proposto Lastri nelle no\elle letterarie di Firenze, ed altri clie al Lastri tenner bordone, per Taltra non crede questo lavoro merite\ole che lo si qualifichi, come fece il Custodi, per la piii ampia, giudiziosa e im- parziale analisi delle opere di Maccliiavelli e del suo carattere. Trova clie di miglioii ne esistono, anteriori e posteriori^ cita fra le prime in partico- lare quella del Bayle, e celebra fra le seconde quella di Macaulaj. Delle opere minorl del Baretti, come dire le sue invettive contro il Bartoli, * il Bonafede **, il Bowles **% niadama Thrale riraa- ritata in Piozzi *'***^ i suoi libri per T insegna- Primo cicalamcnto sopra le cinque lettere del d.r Bartoli. Uiscursi in risposta a Don Luciano da Firenzuola. '** Tolondron. *'" Slrictuxes oa madam Pioizi. 35o mento delle lingue *, si restrlnge a far appena alcun cenno, clie per brevila tralasciamo: trapassa, come non meriteYoli di menzione, le poesie pia- cevoli e teatrali e le traduz'ionl di Ovidio e di Corneille, priral lavori glovanlll deirantore*, e per tuUi gli altri scrittl di lui rimette il lettore alle coplose memorie del Custodi e al suo catalogo di 35 opere, avvertendo sollanto clie in questo cata- logo si Irova ommessa una liadiizioqe francese del Rasselas di lolnison, ed una Italiana di un opu- scolo, pure di lohnson, sopra certi lentalivi di Zac- caria William "**. Parlato delle opere, cliiude Tarticolo colP indole deir autore. Fu il Baretti, secondo ch' ei lo descrive, atletico della persona, d'aspetto poco atlraeute, di rozze nianiere, ma non insocievole. Avea gli occlii miopi, ma dolce lo sguardo quando \ole>'a o pia- cere o mostrar compiaceuza^ il clie gli a^veniva fra i giovani e particolarmente colle giovani. Gran dllelto pigliava del conversare coi giovani e d'avviar con essi dlscorsi sopra temi istrutlivi. Avea Tarte di alleltarli nella sua corrispoudenza per abilitarli ad * Intioduzione alio stuflio dclla lingua it;i]iana — Diziona- lio iiiijiese-ilcilijno, e Pallro sjiagnuolu-in^lese — DissL-rtacion Ejiistular acciea unas obras de la Real Acailemia Espanola: su auclor 1. Baietti^ segretaiiu per la rorre^poiidencia estian- gera de la real acadtaiia de piiiliiia, esciiituflii y aiquiieclura: al Seiior Don luan C "* l^° 17H4 — Guida all' accademia leale di Londra ( in inglese ) — Traduzioue ilaliaiia del di- scoisi ilel cav. Giusui lieynolds. '* Tenlalivo per arrerlare la longiftidine in innre, ron esalla leuna delle \ai'iuzioiii nelle pnncipali citta d° Europa dull' auuu i6Gu al ijOu. 35i esprlmersi con efficacla e facilila, mentre rlcevevano dalle sue letteie lezloni di morale condotta. L'affe- zlone clie i crIo\ani scolai i suoi. anche da res^ionl lon- tauisslme, serbarono costante alia sua persona mentre \isse, e alia sua memoria dopo morte, e una rlsposla per coloro che inclinano a giudlcarlo di tenipra fe- roce e ])rulale. Nelle relazioni general! col mondo fu facile e conipagne\ole. Nelie famiglie, presso le quali fu cspile domesllco, si comporto con sa- ■viezza e incolpabilita^ affabile cogli inferiori, con- ciliativo coi padroni, non inquisitivo, non intro- mettenlesi. II suo coiitcgno fu si regolato in [ali casi, che da gioAane dimorando in cerla citta, accortosl d' aver ispirato molla sinipalia ad una fanciulla, cli' egli pure amuva, ma non pote^a sposare, si fece una legge, per non turbaro la pace di quel cuore e ciella faiiiiglia, di non lornare piii in quella cilia, bencbe \i fosse tratto e invitafo da molti legami d' araicizia^ e di simili prove di severa e delicala probila e piena la sua vita. Non era in- sofierente di contraddizione, ma desto era e ri- sentito ad ogni parola, dalla quale gli paresse offeso 0 travisato il suo carattere, o vilipesa la sua di- gnita d' uomo, la quale temendo esposta dalla sua poverta, si teneva tanlo piii in debito di proteg- gere^ al die non manco mai. Ancbe in lui, sic- come nella raaggior parte degli uomini, si conobbe quauto sia difficile il non esagerare le \irtu, e 1' e- Titare quei difetti che piix ad esse si accostano. E pero per esser francOj egli cadeva nel rozzo, e 35a asplranclo ad una masclila inJipendenza, Irascorreva nel cinico e nel declamatorio^ il die apparve mas- 5imamente ne'suoi scrltti. Ne' quail rispetto sempre la rellgione, tenendola necessaiia all' ordlne sociale, e non omise occaslone per ledarguive T incredulita a' suoi giorni alia mode, benclie fosse incretlulo egli stesso, e al dire de' suol blografi Inglesl clie plii dapj)resso 11 conobbero, presumesse, tenendosl per fdosofo, dl non dover umlliare la mente a nes- suna rellgione. Ma questa presunzione^j die fu la parte debole del sue carattere, uon lo trasse mai a piofessare o a tllfendere lu socleta 11 suo scet- tldsmo. E pero, slccome osserva 11 sig. Ugoal, « per aver egll celala, anzlclie ostenlala cotal plasma, 59 dobblamo almeno assolverlo da un senlluienlo »' plono dl \anlla, die sedusse non podil de' suoi S5 conleniporauel, quello dl dlsprezzare le cose plu » sante a pompa dl coiagglo ». Dl Giuseppe . Lulgi Lagrange 11 bar. Ugoni d dlede la sola blografia, lasdandod deslderare la parte delFarllcolo die tratta delle sue opere, ben- die dl queste pure si trovlno occaslonalmente nella Aita cenul bastanll a farcl preseiilire la grandezza dl quest' aUlssinio Ingegao. Nacque lu Torino ai 25 dl geunajo 1^36 da Maria Gros, unlca figUa dl un rioco medico dl Caniblauo, e da un allro Giuseppe Lulgi, tesorlere reale, costilulto e per r iniplego e pel nialrlmonlo in agialezza dl stato, die posda assoltlgllossl per gll arrlsdilatl negozj. Iinparate le prime lettere nella casa pa tenia, con- 353 llnuo gll sluJj nolla pallia nnlversita, dov'ebbe a maestro tli loi^ica e melalislca il padre Yacca, di geonielria e J' elemenll di calcolo il Pievelli, di ii- losoGa nioi'ale il padre e poscia cardinale Gerdll, e di lisica 11 padre Beccaria, si celebre in qaesta scienza e si benemerito dei^li studl elettrici. Desi- derdndo i pareiili d lucanimiuarlo nella carriera lei^ale, benclie si sentisse poteutemente cliiamalo alia scieuza del calcolo, egli si plego per alcuu leuipo al placer loro^ lua finaliuente, sccondato ancbe ed eccltato dal Beccaria, cedette alia nalu- rale vocazione, e poste da canlo le isliluzioni ci- vil! e cauonlclie, dalosi a studlare quanto lianno di piu astruso e diflicilfe le matemallclie, Vi fece si rapldl e niaravigliosi progressi, clie cranni iHpole pubblicare in Torino una Lttte/ a al conle Giulio- Cai'lo di Fagnano, canonico di Sinigaglia, conle- nenle una nuova serle per le dilFerenziall e inte- gral! di un ordine cjualunque. Nel 17 55, decimo- nono del la eta sua, fu eletlo a professore di nia- tematica nella scuola reale di arliglleria, e compose per uso di essa trall&.telli di calcolo inlegrale e di meccanica, clie raccbiudavano eccellenli metodi, ed ancbe semi cjua e la sparsl di future scoperte. Essendo i suoi alllevi tulti in eta plu provetta di lui, i plu in•> stra. Chi vi propongo, o Sire, con massima fiducia e il « sig. Lagrange, accademico di Torino. E giovine assai, non It anche avendo compiuti i trent'anni; eppure e gia, a dir n poco, mio [lari neH'alta geomelria. Ne tali parole procedono '' punto da mia rana modestia, o da complimento ch' io in- w tenda di fare al sig. Lagrange; sono a lui debita giustizia; " ne temo di predire che in progresso egli andra molto piii « lontano de' suoi predecessor! n. 356 aver prima ricusato altro posto ncir accademla di Pietroburgo, al quale \eni\a da Eulero, cola chla- iiialo da Gaterlna II, con calde islanze iuvilato. tin anno dopo il suo arrivo in Prussia si ammo- glio con Yittorlna Conli, sua cuglna, condottagli a quesl'effelto da un fratello di lei a Berlino^ colla quale visse in felice concordia fine alFanao 1788, in cui con suo dolore gravissimo ebbe a perderla dopo lunga e grave malattia. Occupato in inlensi e profoudi studi e nella direzione della sua classe neir accademia, \isse pel corso di \enll auni in Berlino, durante il quale compose le sessanta e pill raemorie contenute in quegli alii accademlci dal 1767 fino al 178^, le allre clie in questo spazio di tempo furono instrlte fra quelle delle accademie di Torino e di Purlgi. le profoudissime invtstigazioni intorno alP analisi indelermiacila, die furuuo ag- gluale ulla traduzlune francese duAWlljdjra di Eu- hro, e la Meccanica ione scgrcla dal minlstro Calouue alia corle di Berllno. accello la pi'oferta di passare a Parisri con stlpcudio di 6000 franclii, allog'gio al Louvre, tilolo di peri'sionario volerano alTacca- detnia dolle scie^ize: e x^on queste niunificlie condi- zioni, ottenuto facilmente dal* nnovo re di Prussia il permesso di abbandonare Berlino, neiroltobre deir anno anzldelto parti per qnella metropoli, ove con festa eguale al desiderio clie gia si aveva di liii, si vide accolto da tulli i membri dell'acca- demia, alia quale fmo dal 1772 apparteneva co- riie associato forastiere, e con parlicolare benignita trattalo dalla stessa Regina, alia qiiale era state raccomandato da Vienna. Se non che dopo il suo arrivo a Parigi il suo amore per rjuegli sludi a cui doveva tanta celebrila di nome e tanli van- taggi di slato, invece d' accendersi, parve a un tratlo ralTveddarsi, e ridursi ad apatia. Forse dl cio fu cajrione 1' essersfliene venuli meno frF inco- raggiamenti, essendoclie Eulero e d'Alembert, clie continuaniente stimolavaiio i suoi progressi e sa- peano piu che tnlti apprezzarli, erano gia morti, i matematici dell" accademia di Berlino dispersi, quelli che rimanevano in Francia ed altrove, con- frontati con quelli della ela antecedente, pochi e svogliati, le inclinazioni de' tempi ad altre scienze converse. Qnal che ne fosse il motivo, egli s''era 358 tUstolto allintutto dai calcoH, applicandosi per ben due anni alia cliimica e ad altri studi dispaiatis- simi. Ma la rivoluzione, riuietteiido iii onore ed in voga le mateniatiche per la iraportanza delle loro applicazioiil all' arte della guerra e alle molle rlfor- me social!, riaccese in lai una passione piultosto sopita clie spenta , e lo fece alacremenle concor- rere al ser-vigio del pubblico colla scienza da lui professata. Fu eletto- membro della commissione speciale per P jittuazlone del sistema metrlco, ed ejnerse fra gl' lUustri suoi colleghi per zelo in questo importantlssimo ufficio. Depui'atasi ai tempi del terrore questa commissione, egli "\'i fu manle- nuto. Nel 1791 TAssemblea nazionale gli confermo lo stipendio di 6000 franclii, lo elesse alia con- sulta de' premi per gli . utili trovali, poi uno dei ti'e ammluisti'atori della zecca. Nel 1793, un anno dopo il suo nuovo matrimonio con madamigella Lemonnier, venne a turbarlo il decreto del 16 ottobre, clie intiniava a lutti i forastieri di partire dalla Francia. Egli erasi posto in asselto per par- tire, allorclie gli fu comraesso di rimanere per con- tinuar certi calcoli intorno alia teoria de' projetli. Non rimase tuttavia senza pericolo, a-vendo la Con- venzione nazionale pubblicato un decreto d'arreslo per tutti i forastieri nati in paesi belligeranti con- Iro la Francia^ se non clie, a contemplazione dei servigi da lui resi alia repubblica e della prefe- renza data alia Francia per sua dlmora, venne egli 359 eccettuato da siffalto decreto *. Passati I perlcoli deiranaiTlila, e ilordinalesi le pubbllche cose, egli venne cliiamato a professare alia scuola normale, poi alia politecnica, nella quale il calcolo delle fun- zioni analitiche fu materia de' suoi inseguamenti. Cieato rislituto di Francia , il suo nome fu il pri- mo insciitto. Istituitosi poscia Tufficio delle longi- tudinl, qui pure egli ottenne la prima elezione. I quali pubblici incariclii concorrendo coUe cagioni di sopra accennate ad accrescere la sua operosita e a riaccendere il suo ardore per la scienza , fu questo periodo forse il piii fecondo della sua \ila. Cinque suoi lavori, de" piii importanti fra i pub- blicati, Tennero in luce nello spazio di pochi anni. Al mutarsi degli ordini politici in Francia, le ca- riche e gli onori premiarono le insigni sue bene- merenze. Bonaparte, che solea chiamarlo Talta pi- ramide delle matematiclie e che carico degli allori d'ltalia e dell'Egitto piacevasi di prender posto ac- canto di lui nell'Istituto, nominato Console e po- scia Iraperatore, lo eleggeva senatore, grande uf- ficiale della legion d'onore, conte delFImpero, gran croce delFordine imperiale della riunlone. Tante onorificenze ed incarichi lo incitarono a correre con piu lena T ultimo stadio della sua carrlera. Di- mentico della gia grave sua eta e della cagionevole ' Di cio fu Lagrange debitore a Lavoisier, che interce- delte per lui presso La Kanal, dejmtato alia pubblica islru- zione. Lavoisier tenne cosi celato questo insigue beneficio, che il beneficato mori iguorandolo. 36o salute, e quasi, come dice 11 sig. Ugoni. rlmeitendo un tallo sul veccliio, si ripose cou rinnovala ala- ci'ila alle matemaliche -vigilie. Occupava gli ultinii snoi sforzl una nnova edlzione della Meccanica ana- lilica^ nella quale pvoponevasi principalmente di moltipllcare e svolgere le applicazloui di maggior uso. Ne pubblico il primo Tolume nel 1811, ricco di addizioni, e tosto pose mano a preparare il se- condo, imprimendo pure in quel mezzo una nuova edizione della Teorica clelle funzioni analitiehe, clie riveduta ed acci^esciuta usci in luce nel principio dell'anno i8i3. Ma il lavoi'o assiduo a cui tali as- sunli lo aslrlnsero, rifini le sue forze, fino allova serbatesi intere. Sul finire di marzo dell'anno pre- detto una forte corlzza con febbre, cou avversione al cibo e con altri sintomi gravi lo colse, e in po- clii giorni lo condusse airestremo. Usci di vita il giorno i o aprlle 1 8 1 3 alle ore no\e e tre quarti del mattino. Tre gioiuil dopo, segulto dal senato, dairistituto, daU'uflicio delle longltudinl , fu sep- pellito in una tomba de" sotterranei del Panteon , dove due illustri amici, il presidente del seualo e grande cancelliere della legion d'onore Lacepede e il cancelliere del senato Laplace, gli dlssero Tul^ tlmo vale. XXII. Nel desiderlo che oltre a queste nolizle suUa vita di Lagrange, piaccla al sig. Ugoni favorir I'accademla del resto dell' articolo , cbe spetta alle opere del sommo matcniallco, passei'emo ad altra memorla, riferlbile anciressa alia storla letterarla, 36i' a quella cioe deiravv. sijr. Anffflo MazzoKli snl vnl- gar parlare e prammatioo d'llnlia, e sidle sue \i- cende e particolare costruttnra dclle sue parole car- dinali; nella quale Tautore assume di pro-vare la prinulivha e pevpetuita iualterata del nosfro vol- gare dalle primissinie origiui italicbe fino a noi^ toccando con do ad un' ardua questione, non nuova nel mondo erudlto, ma da lui per avventura sotto nnovo aspetto e con uovita di argomenli tratlata. Prendendo le mosse da general! considerazioni sul- I'origlne, pj'opagazione e perfezionamento delle umane favelle, egll rav\isa in ciascuna dall' una parte un parlar rolgare, dalTaltra un grammaliro, identici nella sostanza, diversi negli accidenti, nella genesi e nella tradizione, I'uno primltivo e nativo, Taltro derivato e artelatto. il piimo inses^nato dalle, balie, il secondo dal maestri, qiiello portato dalla culla, questo dalla scnola, e da cio si conduce a stabilire clie il volgare, come fi'dio della natura^- e fondamentale e immutabile. e clie accessionale e mutal^Ile e il granimatlco, come produzione de!-; I'arte. Applicaudo poi questo discorsd razionale al- ritalia, egli trova dall'una parte cbe mentre noa pure nel tralto di paese cbe dall'alpi si stende fin6 al capo merldlonale della Sicilia, ma nelie isole maltesi altresi, nella Corsica e nella Sardegna, e nelle provincie allltalia conterminl della Provenza e della "Dalmazia, anzi pure ne' luogbi cbe con- giungendosi all' Italia per le montagne della Savoja &ono all'oriente bagnatl dal Reno, cbiusi a tramon- 362 tana e ad occldenle dall'Atlanlico, confinatl a mez- zod'i dallo stretto di GIbllterra, ed ora abitati dai Frances! e dagli Spagnuoli, deve ne' tempi antl- chissimi, anterlori all'inTenzione delle lettere, es- sersi formato nel centre della nazione e propagato nelle diramazionl un comune linguaggio volgare, unlforme nelle tocI, ancorclie modificato nella pro- nuncla a seconda de'luoghi in cui vennero I'ita- liche colonie raraificandolo, dall' altra die dopo il Irovamento della scrittura, rjuesto stesso linguaggio, sempre rlmanendo il medesimo quauto all' essenza ed al corpo de' vocaboli, de\e aver sublto. quanto air ordinamento e accldenti di essi, tre diverse vi- cende grammaticali , corrispondenti alle tre grandi epocbe della storla d" Italia: tantoche, laddove un unico parlar volgare dai tempi anlichissimi fino ai nostri si venne perpetuando, tre volgari gramma- tici siensi venuti nelle dette epoche Tuno alfaltro succedendo, cioe Tetrusco, il latino e I'italiano illustre, il primo, formatosi nei tempi anteriori al domlnio roraano, die noi cliiamianio etru- schi, il secondo, successo al primo durante il ro- mano dominio fino alle invasioni de' barbari , il terzo, sottentrato al secondo dopo il risorgimento degli stud] dalle tenebre del medio evo. Stabillto cosi per principio I'anticliita e perpetuita del -vol- gare parlato, e la niutabillta del grammatico , e premesse alcune osservazioui, clie per brevlta tra- lasciarao, in confutazione , o piuttosto a dicliiara- zione, d'una contraria sentenza di Dante, espressa 363 nel 111)10 della volgare eloquenza, proceJe rauloie alia stoila delle tre grammatiche sopiaddette , al- roggeUo di nioslrare in compiova del suo assuuto, che tulte oiiginarono dalla stessa foute coraune, e clie I'una cacclando Taltra, non mularono altri- menti la lingua antichissima e primitiva, ma uoa fecero clie oidinarne diversanienle e costruhne gli elementi in tre successiyi sistenn, e questi sistemi sostllulre Tuno airaltro, lasclaudo sempre intatti i loro fondanienll, cloe il corpo de* Tocaboli costi- tuentl la sostanza e il complesso cosi del volgai'e parlato come del grammaticale. E cominciando dal grammatico etrusco, considerato ayere i Tii'enni, od Etruschi o ToscanI, per lestlmonianza massuna- mente di Livlo, dorainalo TlUilia dalFuno airaltro mare insiuo all'alpl, ed anzi oltre a quelle, egli osserva clie sebbene sia difficile accertare cjual fosse la lingua cortigiana ed illustre di questo gran po- polo, sia perche dell" anticliissima epoca di Giano e di Saturno non rimane nessuna o quasi nessuna memoria, e dell" epoca etrusca o tirenuica il tempo ha distrutto tutli i libii da cui poteausi rilevare la forma e le leggi di essa lingua, non lasciandoci clie poco piii di alcuni nomi propij su qualclie vaso o moneta o lamina o pietra e alcune isciizioni in bronzo od in rame sparse qua e la per 1 Italia, delle quali ignoiasi 1' epoca, e si puo dubitare se appartengano ad una lingua illustre comune, op- pure a particolari dlaletti delle citla in cui furoiio composte od a quelle dal cui terreuo fuiouo dis- 364 sepolle, sia perche niolti, anzl la manfglor parte dl quesli monunientl appartenendo alFepoca della do- minazioiie roniana, in parecchi si seolplrono parole ialine con lettere etrusclie, in altri s'ag-triunseio alle ^ CO parole desinenze Ialine, ed in alcuni il latino si trova fraministo alTetrusco, sia finalmeiite perclie questi stessi searsi e laceri avanzi dclle etrusclie letteie si presentano pi'ivi alTalto di regola nella or- tograGa e nella punteggiatura, con voci piii \'olte ripetute variamente nella slessa forniola, coi nonii stessi delle plu note citta scrilti ora a un modo ora ad un altro, tutti ostacoli Insnperabili a clii \olesse derivare un compiuto nesso di regole gram- maticali, nondimeno ad onta di siffalti ostacoli, la comunanza raxlicale della lingua e Tunita delPag- ffreirazione e dominazione couducono a confjliiet- lurare ragionevoliuenle cLe fra tante citfca rette ad un solo freno esistesse anclie una lingua comuue, nella quale si dettassero le leggi, si ordinassero i parlamenli e si scrivessero le opere deiringegno. « Tutle le memorie (egli dice) clie ci rlmangono » delForigine delle nostrearli e dell-e nostre scienze 55 ci attestano clie 1' Italia innanzi al dominio ns- 55 niano era glunta ad un cospicuo grado di civilta 55 con iscritture di ogni liberale disciplina^ e con- 55 seguenza necessaria di una esistenza civile noi 5» \edemmo sempre essere TordinanLento di un " gfamuiatico comune n. Entrando poi ad indagare qual potesse essere questo grammatico comune a lulto il gran popolo etrusco, egli e tratlo a pre- 365 sumcre die molto dovesse avTicinarsi al tlialetfo particolave di Toscana. per essere questo stalo ed essi^r liiltoia, niasslme per le desinenze delle paT- role ia Tocali e pul parco uso delle consonanll, il dialelto yui nobile, piii ricco, plii armonlco tli tulti i Toleaii d' Italia, e qiiello clie maggiormeute rav- ■vlcluava la lingua scrllta alia parlala. Ne i raouuaieutl stessi ripugnano, anzi prestano foudamento di pro- babilila ad una tale congeftura^ essendoche i pocbi e piu certi nomi d'uomini celebvi clie si possoiio leg- igere sui Tasi, sidle sculture e siiile raonete elruscbe, si trovano, come inostra Tautore con analoglii esempi, scrilti con desinenza vocale secondo Tuso toscano, -fra i quali se alcuui si Aei2gono llnill in consonante alia latinai, di qnesli noii si piio accertare se piut- toslo air«poca lalina cbe alia elnisca apparleugano, o se il loro finiinento in consonante lion sia cbe luia elisiorie della \ocale fniale^ e clo cbe si djce dci nonii di persone e di clttii, dcesl pur diie di quelli di ianiiglla e de' nuiuerali, sicconie altresi di knolle parole e modi e concetti cbe leggonsi t nelle pocbe iscrizioni cbe cl limauguuo, i quali o sono prelti toscani, o tali rieseono con piccola mutazioile grammatlcale. Cbe se poi valesse la conge ttura de- sunta dal Lanzi dalle iscrizioni etruscbe da lui esamiuale, cbe questa lingua usasse Tarticolo, si arrebbe un nuovo argomento per assomlgllarla al- I'attuale toscano, 11 quale per indole sua propria senza Tarticolo non polrebbe adoperarsi. Ne. vuolsi ammettere i'opluione di alcuni scrittori, cbe ip Ta- 366 rie lingiie principali vorrebbero distinguere la pri- mitlva favella Itallca, come dire nellaEuganea, Volsca, Sannitica, e particolarmente nelle tre seguenti, alle quail pretendono ridurre tutte le altre delP antica Italia, cioe dell'Osca, usata nell" Italia merldionale, airEtrusca, propria dell'Italia centrale, ed airUmbria dell' Italia meridionale, assegnando altresi a clascuna di quesfe regloni, anzi pure ad altre d' Italia, diverse e particolari forme dl lettere; imperclocche quanto alle lettere, sarebbe meslieil per ammetterne la di- •verslta accertar prima Tepoca de' raonuraenti sui quali queste lettere pretese diverse furono sculte, sapendosi come la forma delle lettere stesse varj nelle vaiie eta , e qiial parte abbla nel rappresen- tarle la varia perlzla degli scultori; e quanto alle lingue, la teoria degli acceunatl scrlltori pofrebbe essere admisslblle se si trattasse di volgari muni- cipal!, ma trattandosl, come ora si tratta, dl una lingua lUustre connine, e cosa assurda I'lmmagl- narne tre, od anclie dl plu, usale contemporanea- mente in comune nel tempo in cul gll Etrusclii aveano riuaita lulta Tltalia in una sola domlua- zione. Al che vuolsi agglungere clie per teslimonlo di molti greci e latlni scrlttori consta clie un'an- ticlilssima linsfua comune eti'usca si uso nelle les^su ne' pubblicl parlamenti, nel Idjrl anclie dopo lo stablllmenlo della domlnazlone romana , sapendosi clie 1 romani facevano Istruire 1 loro figlluoli nelle sclenze e lettere etrusclie, che 1 llbrl morall e teo- logici etruschl erano con grande rlverenza consul- 36; tali fino a' tempi della decadenza deirimpero, che auruspici elruschi seguivano gli eserciti romani an- clie dopo r inlioduzione del crlslianesimo , clie ai tempi di Cicerone esistevano tnttavia e si legge- Tano libii di Talirele e di Mercurio in lingua etrusca, che storie patrie dettate dagll etruschl tutta^ia esi- stevano ai tempi di Varone, clie Claudio Augusto aveva scrilto una storia etrusca in \enti libri, tratta dagli scriltori nazionali^ che il libro delle origini di Catone era stato ricavato dalle origiuali memorie della citla^ a tutte le quali nolizie e da aggiungersi t;lie in Pompei si rinvennero iscrizloni in lingua etrusca, sculte poco prima del giomo in cui la cilia venne sepolta solto le lave vulcauiche. Che poi gli scrittori sieno per lungo tempo andati er- rando fra strane supposizioni nel cercare quali fos- -sero gli elemenli ed il fondo della lingua etrusca, cio provenne dall'avere essi immaginato che perche gli etruschi scrivevano da destra a sinistra, e perche da destra a sinistra vanno parimenti le scritture ebraiche, il fondo di essa lingua dovesse essere asiatico, e dall'esser partiti dal principio che un popolo si debba presumere venuto d' altronde sui luoglii da lui abitati, e che la sua hngua debba credersi piuttosto invenzione forastiera che nazio- nale^ le quali supposizioni li trasse a porre senza alcun frutlo a soqquadro tutte le lingue asiatiche, ed anche africane ed europee per ispiegare i mo- numenti etruschi^ fino a che, merce i benemeriti studj del Gori e del Lanzi, s'incomincio a verifi- 368 care e dichiurare essersi colla sola rivoltura delle comiuii lettere italiche formata la scrilliira da de- slra a sinistra, le parole etrusclie essere apparte- iienti alia nostra commie lingua, ed apparire in .essa una grand« conformita col latino, audi" esse ^erivato da eguale sorgente. II clie per allro os- servando, 6011 lascia Tautore di avvertire clie ben consideraudo le tavole eiigubine e la lauiiua \olsca, clie sono i soli monumenti di qualche notabile esten- sioue, come pure le iscriscioui di alcune touibe, e niestieri coufessare clie il solo dato della sciittura da destra a sinistra nonbasta a stabilire ne Tap- paileiieriza etrusca, ne un' epoca auleriore airin- troduzioiie del latino, essendoclie delle cincpie tar- vole euguiiiiie due appartengono alia lingua latins^ I'iscrizione sepolcrale di Cajo Herenio, pubblicata dal Gori fra i monumenti romani, e scritia da de- stra a sinistra, la lamina \!olsca accenna uu'idioma niisto sulie iiaccie djel rozzo anlicLlssimo laliiio e del romanzo del medio evo. Dal graramatico etrusco passando al graramatico latino, Tautore, posto irifente alia natura delFag- gregazione romana, o|>eralasi pel concorso in un angolo del Lazio di geiite avventiccla, esulaiite da lutte le parti d' Italia, ne deduce che una colale strana societa doveva nel Lazio -naturaluieute re- care una mlstura di tutti i nalivi dialetti , dalla quale, ordinate die furono quelle tuibe alio slato civile, deve poscia csser sorto un uuovo giauima- ticG della cumuue e \olgare lingua italiaua , che 3G9 ebbe nome il latino, e cbe, formato dal cllalello paitlcolare del Lazlo, doveva aver niollo dell'etru- sco, e altresi qualche radice del greco, per essere al governo di Romolo siiccesso quello di Numa, di nazione Sabina ed istltuito alia scuola che teneva Pitagora in Crotone, e poscia quell! di Tullio Osti- lio, nalo da madre Sabina, d'Anco 3Iar/.io, nipole di Numa e di Tarquinlo Frisco, nato in Toscana da ascendenle di famiglia coiinzia. II qual nuovo gramnialico si ando tultavia foiinando leutaniente, e non si ridusse a queirartlficioso, complicato e purgalo latino die noi era apprendiamo nelle sciiole, se non ciica i tempi di Ennio, anzi di Plauto, duecent' anni o poco piu innanzi allE. V. II cbe Tautore deduce clai frammenli delle anlicliissime loggi regie e decemvirali, dalledilto perpeluo, dalle iscrizioni posle sul monumenti di quelle eta , dal fiaramenti de" poeli e comici anlicbi e dalle scrit- ture dello stesso Ennio e di Plauto, Iraendone in prova e adducendo ad esempio molte \oci e ler- minazionl cbe sono tuttora proprie de' nostri dia- letti parlati, e costruzioni cbe accusano una colal lingua baslarda, cbe non e 11 \olgar parlare di Ro- magna e di Tuscana, ne 11 latino grammatico del classici^ " tutta ruggine e brutlura, egll dice, cbe " si comlncio a lavave da Ennio, cbe si lolse quasi M alFatto da Plauto, e di cul non si trova gia piu 55 radice negll scrittorl cbe vennero appresso w. Ai quail esempl aggiungendo tutte quelle centinaia di "vocl cbe tall rlmasero nel buon latino cpali erano .4 3jo nel volgare senza mascheramento di lerminazionl artefatte. ag-crlunffernlosi inoltie I'Identita del mo- on c nossillabi cardinali della lingua latina con quellL del dialetti parlati, Idenlita di ciii si tratta nel pro- gresso della memoria, a si Tedra cliiaramente, con- M tinua I'autore, clie a voler contendere della pree- •>■> sistenza di esso volgar parlare al grammalico la- w tino, e come Toler negar fede a cio clie direlta- »5 mente vlene a colpire i nostri sensi «. Quanto al lento e siiccessivo foimaisi.e peiTezIonarsi del la- tino gramma tico sino al grado in cui lo vediamo ridotto nei classici scritfori, cio si Tcnne operando coU'ajulo di una moltiplicazione di slUabe, di lei- tere aspirate e di dillonglii, con un grande intral- ciamento di pronuncia e di coslruzione, e niassi- mamente col mezzo di arlificiose terminazioui in an, om, ant, tint, is, soslituite alle primitive in a, e, i, o, u, colle qiiali e si miro specialmente, a quanto pare, a sopprimere Tarticolo indicante i ge- neri e i casi, e si credelle di crescci-e armonia e togliere al dialetto del Lazio quella durezza e sca- brosita clie il buon latino stesso mal non perdette. E questl aggiungimenti e mutamenti artificiosi di lettere, di dittonghi, di desinenze e di giri di co- struzione si derivarono forse in gran parte dal greco, conosciuto in Roma fin dai tempi de*" primi re (sic- come I'autore con \alide ragioni, clie per bre\ita Iralasciamo, sostiene contro la sentenza di coloro clie tengono non essere le greclie terminazioui en- Irate nel latino se non ai tempi di Ennio) e pro- 3;. diissero tale tramutamento e travestlinento nel pi-i- niillvo latino, die le scrltture in questo dettate, ai di Catone e di FaTOiiiio e a quelli dl Polibio, come si lia di Polibio niedesimo, erano appena in- telligibili ai piii dolti dopo molta applicazione, e, come si ha da Anlo Gelio, le parole e i modi del parlar Toli,'are erano soirgello di risa e di vitupe- rio. Ma se tanto il latino illustre, merce queste mu- lazioni e quesli travcslimenti, si era venuto diffe- renziaudo dal latino priniitivo e dal \olgare, e se quello non si surchiava gia in Roma col latte della nutrice (come non dubilo di dire il Salvini, asse- rendo che in Roma non esistessero scuole di gram- raatica se non greca), ma nelle scuole s'impavava, come sostiene I'autore, mostrando che precettori e scriltori dl latlna grammatica furono in Roma fin dai tempi dl Ennio, come aTvenlva che esso potesse essere Inleso dalla plebe, parlante 11 dlaletto volgare, anzlche solamente dal dottl? A quesfa graye ob- blezione. alia quale fu chl rlspose che la plebe d'l- talla udlva 11 latino senza intenderlo se non In parte, a quella guisa che V ode tuttodi nelle no- stre chiese, 11 nostro autore, rlsponde Invece am- mettendo come cosa di fatto che la plebe Inten- desse dal pari che 1 dottl 11 latino Illustre, perche « certamente, egli dice, Plaulo e Terenzio scrlssero » le lore commedle pel pubbllco , ed 11 pubbllco w che frequenta i teatrl non si compone dl pochl » dottl « I, e splega pol la posslbillta dl un tal fatto osservando che 1 corpl del vocaboli del latiiio ii- 3^* lustre, tranne 1 pochi che furono tlerlvati dal greco, sono identici con quelll del volgare, e die 1' una lingua non differenziandosl dall' altra se non per certe leggi grammaticali di terminazlone, di pro- nunzia e di costruzione, una tale differenza poteTa farsi sparlre almeno in gran parte col mezzo della pronuncia, che levasse quegli artificial! aggiungi- menti dalle scritte parole, e queste riducesse presso a poco alia primitivila delle parlate. « Clii lia, egli y> dice, Iramandato a noi con verila e sicurezza il »' niodo con cui i latinl recitando pronunciavano le " parole? Cerlo e che pronunciando e deniarcando M indistintamente tutle le lettere delle parole la- » tine, come si fa da noi nelle nostre scuole, e se- M guendo le I'egole a noi date per gli accenti. que- w ste si lra\isano in modo che quasi pin non le » I'iconosciamo, quanlunque sieno tuttodi nella no- y> stra bocca. Ma egli deve ritenersi per certo che M la pronuncia latina si operasse ad un modo che v facesse disparire, se non in tutto, in gran parte " gli aggiungiiuenti grammaticali fatli a' vocaboli, e 55 facesse dai yocaboli stessi trapelare V originaria ji tessitura; ed io per me reputo che non s'intenda « dalla plebe romana nelle nostre chiese se non in " piccola parte il parlare latino, a quel modo che « in piccola parte intenderebbe la plebe di Francia 55 o d'lnghllterra la lingua francese od inglese, ove " nelle parole si deiuarcassero coUa voce tutte le » lettere che sono nella scrittura, e non si seguis- ^• sero negli accenti le regole particolai'i di quelle T linffue dalla viva voce del maestro inse^nate «. Mostrata per tal modo la formazione, il successivo perfezionamento del ^ammatico latino , e la sua coesistenza eoirilalico vals^are, viene I'autore a par- lare delle sue vlcende. Fiuo a che questa lingua non venne ildotta a queirai'tificioso sistema gram- matico col cjuale fu scritta dai buonl autori che ci rimasero, fu considerata siccorae esclwsiva propriela del Ijazio, e benclie molte delle citta vicine a Roma fossero so^sjiosjate, nou si coacedeva loro di usarla DO O " se non per ispeciale privilegio e decreto. Appresso, fermamente stabillta ed insegnata nelle scuole, iu- comincio non solo a concedsisi, ma ad iniporsi a tutti i popoli soggelti al dorainio romauo. Le altre lingue si italiclie che forastiere cessarono cosi nelle leggi, come ne' pubblici parlamenli^ nelle scuole non s'insegno che il latino^ lutti g]i scrittori o al- lettati da una lingua preposta alia loro educazione giovanile, e piii largamente intesa, o tirati dagU onori e dallambizione, concorrevano a Roma, e non allrlmenli che io latino componevano i loro libri. Poscia ando taiito ognor piii procedendo la bisogna, che ai tempi di Trajano. se tutti i mortali, come aflerma Plularco, e come lautore non crede, non parlavano romanamente, tutti certo romana- niente scrivevano ed arr'mgavano, « Le allre itali- » che lingue, prosegue I'autore , non insegnate, non » collivate, dense, auzi coucidcale dai dominalori, ■n mancati quel che Le scrivessero , venuero natu- » ralmente in disuso, e alia fine si perdettero af- ^74 ?5 fatto nel gran vortice del inondo roinano y>. Per quanto poi spella alia decadenza e successlva per- dita delle lingue in discorso, egli nun ammetle ropinione del Perticarl, che ne accagiona la trasla- zione della sede deirimpero da Roma a Coslanli- nopoli^ M perclie, egli dice, la lingua cortigiaua e » diplomatica della nuova sede di Bisanzio non fu » la greca, ma la latlna^ perche in latino, e non » in greco, si dayano le leggi e gli editti, e in la- » lino rispondevano ed arringavancJ cosi gli amba- 5» sciatori come i giui'econsuUi, da alcuni pochi in »» fuori, il cui testo greco \eane accolto nelle Pan- » detle, e Roma fino alle incnrsioni de' barbari fu » sempre riguardata in parole slccorae la capitale » del moudo, nel falto siccome capitale dell'Impero » d"'occidente n. II perclu", adereudo alia opinione piu comune, la perdita del latino piutlosto die alia li'aslazione dell'Impero egli attribuisce alle iuva- sioni barbariclie, per opera delle quali successe alle ■virtii deiriu'.ellello la forza brutale, e alle arti della pace la rapiua e la guerra , si cliiusero le scuole, cessarono i pubblicl parlameuli, fuorche di barbari fra loro, scomparvero gli sci'ittori, cessarono gli scritti, le regole del buon latino, con tanti studj e colle fallche di lanti dolti troTate, si dimenticarono, e air ultimo si speiiseio. E beuclie alia corte degli imperatori die mancava sotlentrasse in Roma quella dei pontefici die sorgeva, e il latino da lingua di- plomatica deirimpero fosse stato assunto a lingua sacra della cristianita, tuttavia neppure le corti dei pontefici,o per mag^iore sollecitiidine delle cose del- ranlina clie di quelle della vila civile, o per bisogno di seiTuir la corrente per farsi intendere, taulo sep- pero fare clie quella artiGciosa lingua fosse salvata dal naufragio e nelia sua natura conservata^ ed an- che il liuguagglo cattollco fu un cotal raisto di fa- Telia decadula e degeuere, clie piii non riteneva ne il suono ne i casi ne le preposlzioni ne nulla del sue miglior tempo. Ma se dalle invasloni bar- bariche deve ripelersi la perdita del lalino, non e da dirsi per questo cbe i barbari tanlo framnii- schiassero della lore favella neirilalleo \olgare clie rimase, cbe questo non reslasse nel fondo qxial era e qual serapre era stato. Anzi e opinione deH'au- tore cbe da alcune parole in fuori spettauli alle magistrature ed alia guerra, altro delle lingue set- tentiionall le conqulste barbarlcbe non mescolassero alia nostra, a quel modo cbe la conquista romana altro di latino non niescolo nel tedesco fuorcbe ap- pena alcune parole attenenti o alle arti civili o alle nostre islituzioni o magistrature o a piante e ani-* mail introdotli nel paese coUa conquista, ed ancbe queste accusantl nella desinenza cbe conservano piut- tosto una derivazione dai dlalelli \olgari parlati dalle legioni cbe dal lalino inseguato nei pailamenti e nelle scuole. E quanto alParticolo, esseudo esso in- dispensabile a quelle lingue, cbe sicconie Titaliana ed altre, non banno \ariazione di desinenza per Indicare i casi, il pretendere cbe fosse recato in Italia dai Tedescbi e nella itabana lingua traplan- 376 tato, e lo stesso clie Jire clie uon eslstesse in Italia quel volgar parlare clie v' incomlncio eoirabltazloue umana, giacche senza raiticoio questo volgare uoa poteva susslslere. Queste cose discorse intorno al grammatiGO la- tino, passando Tautore airilaliano giammalico aU tuale e partendo dai principj euunciati dal bel prln- cipio della Memorla, ricorda il fatto da Ini sopra tali principj stabilito, dell' anticliissima formazione in Italia, e nei luoglii ove la primitlva italiana fa» miglia si dissemino e diramo , d' una lingua viva , parlata e comune a tutto questo gran popolo, noa venuta d'altronde, non mai niutata ne mancata giam- niai, per le leggi eterne clie dominano le iimane favelle. Ora da questa lingua sorse al mancar del graniiuatico latino il gramniatico italiano, siccome da questa stessa era sorto il latino al mancar del- Fetrusco, clie parinicnti sopra di essa era state fon- dato. « Al mancar degli studj del latino, dice Tau-r » tore, s'introdusse quel volgare spropositato die w fu cliiamato romano o romanzo, e clie non era » ne il \olgar parlare ne un volgar gramniatico » qualunque siasi, perclie mancaute di ogni discir w plina ed usato piuttosto per una imperfetta re- w niinisceuza e consonanza clie per istudio ^ e w procedendo i tempi, e la reminiscenza mancando M sempre piu, gradalamente si venne in fine alia » totale dimenticanza ed ignoranza dogni desinenza >5 e costruzione latina, e la lingua italiana incomincio » ad essere scrilla com'era parlata, e coUe regole clie 377 y> prano innate ad essa «. Con rhe egl'i non intonde rapon sorsero i comuni, i pubbllci parlamenti e le corti, » s' incomincio a considerare le naturali leggi e Tar- » monia del volgar pai'lare. ed a far canti e rime,' y> ed in esse specialmente a ripulirlo ed ingenti- » lirlo, e prima la dove questi benefici del vivere v> civile si erano prima fatti sentire «. Cio avvenne prlmamente in Napoli alle corll di Federico e di Manfredi, centre di genlilezza e dottrina, e con- •yegno di leggiadri spiritj, dove non il volgare il- lusive, come dice ij Perticari, ma il volgare par- lato comiucio a coltivarsi d& rimatori di tutta Italia cola concorsi, e ad adoperarsl nei poemi, che si- crliani dal luogo onde uscivano vennero chiamati , e tuttora nel Trentino si chiamano. Coi riiuatori di Napoli gareggiarouo contemporaneamente i T.o- scani, e mano mano emersero luminosi e sopra quelli primeggiarouo^ il che dovea naturalmente av- "vejjirp., perche in su quei primi principj ogni scrit- 378 lore rltraeva in gran parte dal proprio parlar vol- gare, e quel dl Toscana era forse II piii ricco , armonloso e soave dl tulta Italia , tantoclie soTer- cliiando tutti gli altri, fu come ceppo del nuovo \olgare illuslre, il quale percio, illanguiditasi la luce e scemato il favore degli scrltti siclllani, non d'i- taliano, ma di toscano ebbe nome. E forse la nuova lingua Jin tal nome conserverebbe ancora, se non fosse stata I'opera di Dante, die non consentendo ai Toscani Tarrogarsi il vanto di dar regola e for- ma airillustre volgare, cliiamo tutli i dialetti ita- liani a concoiTere ed aver parte nella composizione d'una lingua comuue di tutta Italia, clie da lui im- maginata, creata, e slabilita, fu poi dal Pelrai'ca e dal Boccaccio all' ultima perfezioue condotta. Con .questi argomenti razlonali e filologici giu- slificanli il suo assunto, con altro da ultimo si slu- dia Pautore d'avvalorarlo, dcdotto dalla parlicolare costrultura de"* yocaboli cardinali del volgar parlare italico, cli'egli qualifica per unisillabi e perfetta- mente uniformi ai corrispondenti vocaboll del gram- matico, concliiudendo da clo che le voci primitive e parlate della lingua preesistettero al latino nella lingua etrusca e che al latino sorvissero nel vol- gare loscano, sempre le stesse, quali furono in ori- gins, e quali sono tuttodi, dopo tanti secoli, uelle bocclie di tuttl, da quelle artificiose lerminazioni in fuori clie v' introdussero i dotti, secondo T indole parlicolare delle grammatiche alle quali vennero sot- toponendo la comune lingua nella successione dei 379 tempi- A quesfuopo, inunagiiiafo, secomlo un idea delPAlberti, polersl tulti i vocaboli elemeulaii di uua lintjua classificaie iielle tie giaudi rlpaiiizioni deiruniveiso, Dlo, Tuoino, il moudo, egll trae da queste Ire class! una serle d'esempj (die presenta coiue saiTgio di un piii ajnpio e conipiulo piospetto clie a suo parere, collo slesso nietodo, si polrebbe compilare ) togliendo essi esempj dal nostii vol- garl dlalelti, ponendoli a fronte delle conispon- denti parole gramniaticali latine, e niostrando come queste, spogUale della teiniinazione arlificiale , ri- mangauo identiche con quelle. Al clie aggiuuge una tavola di confronlo fra monoslUabi tolli dai dlaletti e le coiTispondenti parole italiane, la- tine, greclie, tedesclie, francesi e spagnuole;, dal quale liscontro risullajidogli clie il corpo del vo- cabolo e per lo plii sempre uguale nei dialelti par- lati, nel latino, nell'ltaliano, nel fiancese, nello spagnuolo, diverso nol greco, e plii ancora nel tedesco, egli ne deduce le seguenti osservazioul fi- lologiclie, clie noi riporteremo coUe slesse sue pa- role, e coUe quali cliiudeiemo la nostra relatione. « Egli si pare clie per ambo i lati dei nionli clie » cliiudono r Italia dal lato di Lamagna, la popo- » lazione ilalica si traplantasse in modo clie, occu- » pati tutti i luoglii del pedemonte, e rasentando 55 la costa dei due niari, si allungasse da un lato 55 dalla Yenezia e dai luoghi occupati dai Carni e 55 dagli Istriani insino aU'Epiro e dalFallra dal Ge- 55 uo\ese e Kizzaido insino al Kodano, e clie in 38o 9) tutti quel luoglil quell' antica lingua i-ecasse clie » Italia tutta e Corsica e Sardegna e Malla avea » rlenipluto, propagandone anzl Tossatura cou par- 5i llcolaii ramlQcazionl fino alia sponda occidenlale » del Reno ed airAtlantlco; ore sostarono aecat- r tando e penuulando parole da altre genti, die » per altra Tla e con altre lingue erano pervenute » alia spon cesi e degli Spagnuoli, e la loro dlversita da » quella dei Tedesclil e dei Greci. Le genii ita- 5» liche, francesi e spagnviole derivarono, a quanto » pare, da un medesimo ceppo, poslo aU'occidente^ w le tedescbe da un altro ceppo, posto a selten- r trione, le greche da un altro, posto a levante. y> Le comunicazioni indotle dalle relazioni civili di » tutli questi popoli, fecero nascere tra -varie lin- « gue nno scambio di \oci appartenenti non alia » piimitiva ossatura della favella, ma bensi ai tempi » del loro dirozzamento^ lo scambio tra T Italia e » la Grecia fu maggiore die tra 1" Italia ed i paesi w nordici, per 1' influenza si della durata e si della w natura e delle cause del ravvicinamento seguito. « Le lingue pero di tali nazionl non possono in- " sleme confondersi, a\endo in se elementi che le " differenziano 5 e se pure, ammessa la ditfusione 38a ?? origlnarla del genere umano da un solo ceppo, w Tuolsi riscontrare tra esse alcuua vaJice di co- w munanza, qnesto cotanto remoto e sparuto si 59 manifesta, clie II pensiero umano nello scontrarla w non puo giungere forse ad alcuna dimostrazlone y> clie lo acqnieti •?. XXIIT. Conchiuderemo con una Memoria srien- tlfica del d.r Paolo Lanfossi suUa Tariabillta delle forme della campanula elatinoides di Lombardia. L'utilita delle inda^ini e delle osserva/ioni non ap- pare mai tanto nelle scienze in generate, quanto in parllcolare allorche si Iralta di \egetabili, con- siderato clie le tanfe dilTerenze e pecnliari circo- stanze dei climi locali, inllnendo potentemente sulle piante clie vi lianno stazione. possono talmente al- terarne I'aspetto e le forme, da riuscire spesse volte dlfliclle il ravvisare le specie per quello clie sono. L'autore pertanto, clie ben merlto in allro ramo della storla nalurale coUe sue osservazloni, altra Tolfa da noi rlferite, sulle specie orulfologiclie, cre- dette far cosa utile alia botanica producendo nella presente Meuioria quelle clie gli occorse di fare sopra questa pianta lombarda, merce i molti esem- plari cli"" egli ebbe opportunila di raccoglierne. Fu la pianta in discorso primamente scoperta Del territtrio bresdano dal padre capucclno Gre- gorio da Reggio, clie nel i6oj la comnnico con accurala desrrizione e figura dipinta al celebre Clu- sio, dal quale fu pubblicata nel 1611, nelle sue Cu/ce posteriores, sotto noiiie di Pyramidalis Gre- 383 goi ii de Regio. Dopo il Clusio fu pubbllcata dallo Zulnger col nome dl Rapunculus hrixianus Gre- yorii Je Begio nel suo Theatrum botanicum, ed in se^Miito ne parlarono uelle loro opere Parkinson, Gerard e Morison, riproducendo la figura gia da- tane da Clusio e da Zulnger. Dall'epoca indicata, sla per la scarslla de' ciiltori della botanica, sia per la difficolta delle escursionl Scientificlie, passarono circa due secoli prima clie renisse di nuovo tro- Tata. Cio avvenne nel territorio bergamasco^ e nel i8o3 Tenne pubbllcata nel catalogo delle plante di questo paese dal prof. Slaironl da Ponte, il rpiale, per certa somiglianza clie vi riscontro con un altra Irovata nel Piemonte dalFAlIionl e da Linneo, a cui \enne trasmessa, qualificala col nome di cam- panula elatines, vi applico questo medesimo nome, benclie si possa tenere con sufficiente fondamento clie la pianta bergamasca altro non fosse che la campanula ehitinoides. Parecclii anni dopo venne scoperta ancbe nella pro\incia di Brescia, cioe in Valtrompia dal d.r Zantedescbi, clie ne mando al- cuni esemplari al prof. Moretti a Pa via, il quale rafTiontatoli colla figura della campanula elatines del Piemonte, pubblicata dairAllioni, e con quella della Pyi amidalis P. Gregorii de Regio^ stampata dal Clusio, trovo la pianta bresciana doversi. piut- tosto clie a quella, riferirsi a questa seconda, per la perfetta corrispondenza dei caratteri^ e la pub- blico col nome di campanula elatinoides nella terza ■delle sue decadi di piante italiane, stampata nel 1822. 384 Venne pol tlopo quest' epoca nelle esciirsioni pel territoiio Lombardo trovata da molli altri bota- nlci nelle provincie di Como, di Bergamo, di Bre- scia, e pubblicata nelle Flore parziali e nei cata- loglii. Da questi cenni sulla storia della planta passa Faulore ad esporte le varieta plu notabili di forme cbe gli vennevo osservate, desci'lvendole nelle due seguenti session! clie riportiamo testualmente. « Sezione prima. — Fiorescenze racemoso-pa- " nocchinta e densa. •>"> I ." Le foijlie subradicali e caullne inferiorl •>•> cordalo-acute, e le caullne superlorl tendenti In- v> senslbllmente alia forma o>ale. Tutte col conlorno 5? profondamenle ed Irregolarmente denlalo o bl- 55 dentato. 5! a) Tiitla la piauta di qualche conslstenza e 55 colonoso-bianchlccla. - Di questa varlela ne colsl 55 esemplarl attorno alle roccle presso Tavernole iu 55 Val Trompia. 55 h) Tutta la planta di qualche conslstenza, 55 ma le fogjle verdastre e soltanto pubescenti. - La 5? troval promlscua alia precedente. 55 c) Le foglle sottUl e molll ed appena to- 55 menlose , com' e generalraente tutta la planta. - 55 Questa la troval attorno ad alcune plccole ca- 55 veruoslta tra S. Glo. Blanco ed il Gornello in 55 Val Brambana. 55 a." Le foglle subradicali e caullne inferiorl 55 cordato-ottuse, e le caullne superlorl tendenti 55 gradatamenle alia forma ovale alkuigata, tulle col 385 » contorno deutato iiregolarmente, o bidentato ^ y) sotlili e molli, dl un \erde scuro ed appena pu- y> bescenti. - La colsi attorno ad alcune plccole ca- 55 veiiiosila tra S. Glo. Blanco ed il Cornello in 55 Yal Breiubana. » 3.^ Le foglie subradicali e cauline inferiori cor- 55 dato-renlformi, e le cauliue superiovl tendentl gra- ss datameule alia foruia rotondai nel resto, come la 55 vaiieta precedente. - La trovai piuiniscua alia va- 55 lieta precedente islessa. w 4.^ Tulle le foglie subradicali e cauline alluu- 55 gato-lanceolale, coUe cauline superiori gradata- 55 menle decrescentl in grandezza. - Tulle col cun- y> torno mlnulamenle denlato-pelllnato. 55 a) Le foglie di un \erde gialliccio cd un r- poco lomenlcise: jieduucoll e laclnie callcinali fi- 5? liformi, alluugale ed Irsule. - Gli esemplari clie 55 possiedo di questa bella variela mi \enuero dali 55 dal d.r Bergamasdii, clie 11 culse fra le fendllure 55 delle rocce a Tulpiano in Yalle Brembana. 55 h) Le foglie d'un Terde-scuro ed un poco 55 lomentose^ i peduncoli fillformi, allungali ed un , r) poco irsuli, e le laclnie callcinali llueari lanceo- 1 w late, corle ed appena pubescenll. - Anche questa 55 la ebbi dallo slesso d.r Bergamaschi, clie la trovo 55 a Plan dl Borno in Yalle Camoulca. 55 5.* Le foglie subradicali e le cauline inferiori w allungale, cordalo-acute, ed anche promiscuamenle 55 cordato-accurainate e cordato-oltuse^ le cauline 55 superiori tulle ad un trallo piccolisslme. Le pri- 25 386 '? me col contorno tlentalo-petlinato . e le ulllme y> soltanto minutamente dentato. Tutte poi, com' e » generalmente tutta la planta, alquanto tomentoso- y> hianclilccie. M a) Le foglie cauline superiori di forma ovale- w acuta, e tanlo le lacinie calicinall come tuttl i pe- s' duncoli filifoinii, allunj^ati e molto irsuli. - Que- '? sta ben distiula varleta la troTal piuttosto co- »' mune attorno alle rocce presso Tavernole in Val " Trompia. 5? b) Le foglle cauline superior! dl forma OTale yf ottusa, e le lacinie calicinali ed i peduncoli fili- »> formi bensi, lua in parte allungati ed irsuti, ed " in parte alcpianto brevi e soltanto pubescent!. - « Ancbe questa la Irova! comune promiscua alia M precedente. » 6.' Le foglle subradicali e le cauline inferior! M subcordato-ovali; le caidine superior! gradata- " mente decrescent! in grandezza, ed a poco a poco w volgenti alia forma ovale acuta. Le prime den- " tato-petlinate, le ultime soltanto dentate, e tulle » un poro tomentoso-biancbiccie. I peduncoli ed i » callci, le cu! lacinie sono cpiasi filiform! e molto » abbreviate, copert! d! un denso tomento bian- » cliiccio. - Questa la cols! in compagnla dell'ottimo 55 d.r Bergamascb! attorno ad alcune plccole caver- 55 nosita lungo la strada tra S. Gio. Blanco ed 11 »» Coruello in Val Rrembana. 55 rj,^ Le foglle subradicali cordato-acule, irre- 55 golarmente dentate, e qualclie volta suboval! con 387 w poclii deiiti : le cauline non di rado tutte piccole, w di forma ovale e gradatamente descrescenti in n giandezza. Tutla la pianta di qualclie consisteiiza » ed alquanto tomentoso-biauchiccia. « a) Le foglie cauline, lutte uniformemente J? ovali, e quasi tutte dentate regolarmente^ le la- J5 cinie calicinali, che sono lunglie circa la meta « della corolla, di forma lineare-lanceolata , e la » massima parte dentate quasi pennatofesse. - La » trovai piuttosto comune in cima al monte Mad- M dalena presso Bi'escia, attorno alia muraijlia esterua M del piccolo caseggialo con oratorio clie \i si tro^a. w b) Le foglie cauline inferior! ovali-ottuse, e r le superior! ovali-acute, col contorno avente po- w clii denti piccoli ed irregolari, ed anclie promi- » scuamente col contorno quasi inllero; le lacinie » calicinali, clie sono luiiglie circa la meta della w corolla, di forma lineare-lanreolata, e la maiffrior » parte prive affallo di dentatura. - La trovai non y) rara promiscua alia preredente. 5> 8.^ Le foglie subradicali cordato-acute e col » contorno in-egolarmente dentato, le cauline non w di rado tutte piccole, di forma ovale-lanceolata, M e la maggior parte prive affatto di dentature. - » Tale Tarieta la colsi sul monte Maddalena insieme » alle due precedent!. w 9.^ Le foglie subradicali e cauline inferior! cor- »' dato-oltuse^ le cauline superior! cordato-rotonde, »» gradatamente decrescentl in grandezza e perdenti >» insensibllmente la forma cordataj le prime col 388 » contorno mlnutamente ed irregolarraente dentalo, »> le altre con piccoli denli bensi, ma rjnasi tultl » esfuali, Iranne alcune della somniifa ilfl caule clie w lianno 11 contorno quasi intlero, e clie sono dl « forma tendeule alia ovale otlusa:, tutte pol, com'e w generalmenle la planla, di un verde scuro ed ap- yi pena pubescentl, o leggerraente tomentose. Le la- s' cinie callclnali piii corte della corolla e dl forma y> llneare-lanceolata. - Questa la colsl In compagnla » del gla plu \olle citato d.r Bergamaschl attorno w alle piccole cavernoslla suddette In Valle Brem- M ban a. w 10.''' Le foglle subradicall e cauline Infcrlorl »» cordate, le cauline medie cordato-subiotonde, e r> le superlori tendentl alia forma ovale: tulle plii w o meno irregolarinentt' denlate e coperte, com' 6 » In generale la planla, di un denso tomento blan- M clilcclo. r> a) Laclnle callclnali assal corle. — Anche w questa cresce comuue colla precedente. y> h) Laclnle caliclnali senslbilmente allungate.- » Questa e del monte Resogone. nella provlncla di M Como, e mi venne gontllmenle donala dallegve- " &''^ prof. Coniulll. M ii.** Le foglle subradicall e cauline infcrlorl e » medie subcordato-acute e larglie, e col contorno « a poclii denli irregolarl e piccoli: tutte di un verde n scuro ed appena tomentose. 11 fusto ed i calici, 55 le cui lacluie sono assai corte, tomenloso-bian- 389 >» clilcci. I fiori bianclii. e talvolta bianclu col fondo 5? giallo promiscuamente nei medeslml racemi *. 55 a) Le foiilie della sommita del caule e dei 55 rami eecondarj siihovall ed anche ovali acute, e 5? col contorjio quasi Intleio. - Questa singolare va- 55 ilela la colsi in compaguia del d.r Bergaiuaschi 55 atloino alle piccole caveniosita suunominate in 55 Yal Brembana. ■>•< h) Tnlte le foglie anelie snhradicall e cau- 55 line di forma subovale I'otondala ed anclie un » poco acuta promiscuamente, e col contorno quasi 55 intlero. - Questa pure la troval promlscua alle 55 precedentl. 55 12.^ Le foglie subradlcali cordato-olluse, ed » anco subovali, piutlosto larghe ed irregolarmenle 55 dentate*, le cauline inferiori OTali, ed anche sub- 55 cordate, molto larglie e col conlorno quasi rego- 55 larmente dentatof, le superiori o\ali-acute e col 5? conlorno sparso irrejjolarmenle di poclii denti ^ 55 tutte di un verde scuro, e piuttosto pubescenti 55 clie tomentose. I peduncoli filiformi, allungati ed 55 irsuti^ le lacinie calicinali allun£;ate, fififormi, ed 55 anche di forma lanceolata promiscuamente, ed esse 55 pure irsute. - La trovai attorno alle rocce presso 55 Tavernole in Yal Trompia. 55 1 3.* Tulte le fogUe tanto subradlcali che cau- "• (') Le foglie dei germogU che sono alia base del fasto 55 di questa rara varieth, e che sono uniti agli escmplari che 55 possiedo, sono, la niaggior parte, di forma presso che or- 55 bicolare e col contorno intiero, o con pocbi e piccoli denti. n line di forma ovale, promiscuamente otlusa, quasi v> rotondata, ed anche acuta, col contorno intiero, ed » altresi con pochi dentl sparsi irregolarmeute^ tutte » di un ■verde-scuro, e piultosto tubescenti -che to- » mentose. II fusto coUe lamificazioni deboli e di- » vai'icale. I peduncoli filiformi, allimgati ed iisuti; » le lacinie calicinali allungate, filiformi ed anche » lanceolate, e sensibilmeute ingrandite, si intiei'e » che dentate, e piu o meno irsute. - Anche que- s> sta bella e rara varieta la trovai presso Taver- » nole insieme alia precedente. » Sezione seconda. — Fiorescenza racemoso-pan- 95 nocchiata ed assai diratafa. n 1 .* Le foirUe dei e^ermotrli radicali di forma » cordato-acuta e dentate, coi'dato-ottusa e con pic- J5 coli e brevissimi denli, cordata quasi reniforme » ed anche quasi orbiculare e col contorno presso- » che intiero^ le foglie cauline tutte plii o meno v> ovali-ottuse, gradatamente decresceuti in gran- w dezza, e promiscuamente col contorno a pochi e » brevi denti ed anche intiero: tutte di un \erde- » scuro, ed appena pubescenti. I peduncoli filiformi » ed assai lunghi ( circa il doppio della lunghezza 5» delle foglie), solitarj e portanti un sol fiore, ed » anche suddivisi in due o tre peduncoletti, qual- 55 che Tolta corti, ma per lo piii allungati, ed essi 55 pure filiformi e portanti un fiore ciascuuo, ed 55 aventi per lo piii verso il basso qualche piccola, 55 fogliolina bratteiforme^ la base del calice emisfe- 55 rica, e le lacinie libere lunghe circa la meta della 55 corolla e di forma lanceolala*, la corolla plccola, n (11 colore ceruleo-porpovluo intcnso, col fondo » biancliiccio, a cinque dhisioni lanceolate e pro- r> fonde due terzi circa della lunf^liezza totale, e w molto rivolte^ il plstlllo esilissinio e luni^o circa 55 11 doppio della corolla. II fiisto a ramificazioni 55 eslli e divaricate, e tomenloso-blauclilccio. - Di 55 cjuesta varieta siugolare e larissima ue truvai ua 55 solo esemplare cresciulo quasi a llor dl terra, e 55 clie era confuso con delle erbaccle In uu angolo 55 dl una delle piccole cavernosita clie \'I sono luugo 55 la sfrada Ira S. Glo. Blanco ed 11 Cornello In 55 Valle Brembana * 55. Seguono a questa descrlzlone varle osservazloni suUa campanula in dlscorso assoggettata a coltura. Questa pianta per asserzlone del nostro socio fon- data suir esperlenza dl plii anni, Irasportata dal luogo natl\o, si acconcia facllmente alia coltlvazlone, e prospera in qualunque terreuo, purclie "vi sla Ira- planlata d'autunuo^ ne e necessario estlrparla con « (*) Prima di passar oltre, mi trovo in obbligo di render 55 pubblicamente grazie distintissime alFegregiij sig. d.r Berga- 55 maschi I. R. medico della pro^ incia di Bergamo e socio di ■n qiiesto Ateueo, il quale amanlissimo della botanica, e cor- 55 tesissimo verso gli amici. oltre all'avermi tatto dono di diverse 55 belle varieta della campanula elatinnides di detta provincia, 11 colte da lui stesso, avendomi voluto a compagno di una gita " nella Talle Brembana, mi ha messo nella opportuna silua- ■n zione di raccogliere e dl osservare. Senza di si cortese amico, « ben poco avrei potuto dire; e pero se avvi qualche cosa che 55 possa essere di \anlaggio alia scienza, e dovuta per la mas- i n sima parte a lui. molte radicl, bastancio clie le resli xmito qualche pezzo di fittone raJicale. I suol carattevl dislintivl subiscono bensi qualche alterazlone, ma iion rlman- gono essenzialmente distrutto; cosi che alia produ- zione delle tante varieta natural! sembra clie assai plu della quallla del terreno Influiscano le parlico- laii circostanze delle diverse situazion'i nelle quail cresce la piauta. Le niodificazioui prodotte dalla collura, osservate finora dalPautore, essendo i vasi esposti a ponente, ma riparati dall'azione diretta de' raggi solarl durante la state, sono le seguentl. Wella Tarieta i.^ /;), nella ysriela 5.^ a), e nella varieta 12.**, colle atlorno alle roccie fra Brozzo e Tavernole in A^allrompla, si conservarono assai bene i caratteri clie ne distinguono si lo svlluppo clie la lortuosita parlicolare del fusto, come anclie quelli della grandezza, forma e dentatura che sono pro- prie delle foglie di ciascuna-, ma in Intle si diniiiiui, 6 specialmente nella prima, la ispidezza e pube- scenza, massime delle foglie, con minor diniinu- zione pero nella varieta 5.^, nella quale solo s'in- grandirono alquanto le foglie cauline superiorl. La fioritura fu quella che ando soggetta a piii sensi- bili modificazioni, essendosi in tutte le indicate va- rieta sviluppata una tendenza airallungamento del peduncoli, airingrandimento delle lacinie libere del calice, ed a qualche maggiore aumento anche della corolla. Particolarmente pol nella varieta i.^ b) le lacinie libere del calice , che sono piuttosto corte che no e filiforml nello stale naturale, si svllup- 39^ parono costnntemenle ino-ran<^ite, sorpassanli in ;il- cuni fioil la luiiijliezza delle coroUe e di fomaa lanceolata, pei' lo piii semplice e seaza deuti^ la corolla un poco ingrandita ancli' essa , coUe divi- sioni profonde fin quasi alia base e di colore ce- ruleo-porporino. intense nelle lacinie, e quasi bianco nel fundo, esseudo le antere e lo sllmma di colore rossaslro vinato. NcUa varieta S.'"* a) le laciule 11- bere del calice si mantennero fdiformi beusi ed irsu.te, ma si allnnfrarouo sensibilmente , restando in alcunl fiori di poco al di sotto della corolla. Quesla si s\ilupp6 sempte della medesima graudezza, o appena di plccola cosa maggiore clie uello slato naturale, e tutta di colore celeste-pallido, coUe tli- \isioni del lenibo profondo due terzi ed anclie di piu, essendo le antere e lo stimma tli color giallo- biancliicclo. In quesla varieta non fu rare il case di Tcdere i fiori col calice avente sole quattro la- cinie libere, la corolla col lembo diviso regolar- menle in cjuatlro, e con quattro soli sfami, e qualclie volta anclie lo stimma quadrifido. Apparve questo quatrifido altresi in alcuni fiori coUa corolla e ca- lice a cinque divisioni, ed in uno apparve finanche cinquefido. Cosl pure non fu laro il vedere alcuni fiori col lembo dolla corolla divlso bensi in cinque, ma con due licinie separate meno profondamente delle altre, in modo die la corolla sembrava a primo aspelto irregolare. Nella \arieta 12.^, le lacinie li- bere del calice si svilupparono un poco di piu che nello stato naturale, e spiegarouo piii decisameute 394 la forma lanceolata che gia incUnavano a prenclere nello stato nativo^ la corolla si sviluppo con qual- che maggiore ingrandimento, colle laciule un poco piu strette clie nelle due \arieta precedeuti, di color ceruleo-po,vporiuo intexiso, col fondo quasi bianco, e spesso colla puuta delle lacinie medesirae biauca, essendo le antere e lo stlmma dl color rossastro-\i- nato. Le divlsioni pol del calice e della corolla ed il numero degll stami andarono soggettl anclie in questa Tarieta alle stesse variazloul della preced^nte. Ma sla nello state naturale, sla nello stato di col- tura, non v' ha parte di questa piauta che non sia soggetta a varlazioni di forma. Trascriveremo dalla Memoiia le seguenti coiisiderazioni generali del- I'autore in queslo proposito. « La radice la osservai nello stato di natura, n era suddiyisa in piu rami, ed era uuica e sem- 5? plicissima allungarsi d'assai tra le fessm-e delle w rocce, fornita sollanto di poche ed esili barbo- n line^ e jiello stato di coltlyazione formare un pezzo 5j di fittone piuttosto grosso, e qulndi, a guisa della »» maegior parte delle piante che si coltivano in w vasi, svilupparsi in un ammasso di sottlli e lun- ?5 ghe barbe, e andare ad investire la terra nel 55 fondo ed allorno alle pareti del Yaso stesso. 55 II fusto lo osservai essere ora cilindrlco ed 55 ora aiigoloso, ora semplice ed ora ramificato , 55 qilando consistente e quando debole, ora ascen- 55 dente ed ora diflfuso^ ed in fine quasi glabro, 55 ed anche densamente tomenloso. 395 5? Le foglie le \Itli \arlare talmente. clie tvoppo w lunea cosa sarelibe il \oleine tesser la serie^ e >j le principali sono pk iudlcate ne' cenni descrit- M tivi delle vaneta sopia esposte. » In quaiito alle parti del fiore, le variazioui piii >5 riniarchevoli. si trovano esse pure di ^ia esposte r> nella enumerazione delle variela suddelte: e solo w credo utile Tindicare clie le lacinie libere del ca- » lire sono forse quelle che presentano tale \aria- » bilita da non doverue Iralasciare alnieno un cenno. » In una pianta coltivata in vaso, trasporlata » anch'essa dalla suindicata localita della Yal Trom- » pia, e clie puo rigqardaisi come una modifica- w zione della varieta 12.% si s\ilupparono dei fusti » secondaij alquanlo tardi, che fiorirono in ottobre » e noYembre. Uno di essi clie trovavasi in piena 55 fiorilura sul finire deH'ottobre, avea un fiore colle w lacinie calicinali ingrandite, lunglie quasi couie la » corolla e di forma lanceolata^ uu altro le avea » pill piccole e piu strette^ un terzo le avea molto n corte e filiformi*, un quarto piccoUssime ed in » forma di denti- ed altri ire o quallro ne man- 's cavano del lutto. Una cosi fatta obllterazione to- » tale delle lacinie del calice awiene anche iu ua- y> tura^ ed io possiedo un esemplare che la presenta, r stato colto nella Yalle Brembana altorno alle pic- " cole cavernosita piu volte jiominate tra S. Gio- » vaunl Bianco ed il Cornello. Un altro fusto che 5' spiego i fiori uella prima meta del novembre , » avea un fiore colle cinque lacinie hbere del ca- 396 y> lice molto ingrandlte, di forma lanceolata, ma di- ss suguali, ed una era anclie dentata^ e di altri ciu- » que fiori clie erano spai'si pel fusto, e che erano 55 lulti ascellari e solitarj, e col peduncolo alquauto M luDgo, cjuattro principalmenle aveano le laclnie » llbere del calice svilupatissime e I'idolle alia con- » formazione di foglie presso a poco lanceolate, S5 ondulate e col contorno irregolarmente dentate. S5 Di questi poclii liori, il primo avea beusi la ce- ss roUa col lembo diviso in cinque lacinie e cinque ss stami, come suol a\ venire comunemente^ ma due ss aveano il calice con quattro lacinie libere foglia- 9s cee, ed altii due solamente con tre, ed uno di »s questi ultimi avea la corolla col lembo diviso in »s tre sole lacinie, e tre soli stami, mentre Taltro ss avea la corolla col lembo diviso in quatUo lacl- »s nie e quattro stami. » Per cio che rlguarda il frulto, venendo la sua »s forma ad essere in cerlo modo rappresentata da ss quella del calice, ho osservato che allorquando »s il fiore e appena spiegato, presentasi generalmente ss emisferica, sebbeue uon di rado osservisl anche ss turblnata: e che iugrossandosi tende alia rotondo- »s globosa ed alia lurbiuata. In tale slalo manifesta ss aU'esterno de'rigoniiamenti, che cjuanluuque siano ss quasi sempre tre, se ne contano non di rado >s quattro e qualche volta cinque, ai quaU pero, ss traune il caso di qualche eccezione, che e sempre ss possibile, essendoche lo stimma trovasi qualche ss volta diviso in quattro ed anche in cinque, uon 397 » covrispondono altreltante cellette, come ho osser- 5> \ato nelle plante asso£fseUale alia coltivazioiie. Che » alleslerno del frutlo possano apparire non di rado w quattro ed anche cinque rigonfiamenti, ecco, se- » condo le mie osservazioni, come puo ayyenire. Le » lacinie libere del callce hanno longitudinalmente w nel mezzo una piccola costola. quando piii quando » nieno apparlscenle, la qual6 prolungandosi scorre w sul fiutto:^ e qiu-sto avendo tie rigonfiaraenti, e w le latiuie calicinali essendo cinque, si condiinano w iiregolarmente, e quindi ne awiene die 11 fiulto ?? senibra aveie qnatlro ed anche cinque riironfia- » menti, die lascierebbero supporre altrellanle eel- s' liette, mentre lagliandolo trasversalmente non se » ne trovano die tie. Si falta illusione pero vien y> raeno lasciando che il frutto aiTivi alia completa » matuiita, poiche in allora rimanendo bene decisi M i rigonfiamenti liidicaiiti le Ire cellette, si ren- >5 dono dlstinte le costole proluugate delle lacinie w calicinali che riraangono ristrelle e depresse. Fi- » nalmente il frutto e sormontato dalle lacinie ca- n hcinali, che ora sono diritte ed avvicinate, ed » ora divaricate ed anche spesso rivolle iuchetro, » secondo che nella fioritura erano piu o meno » consistenti, o piii o meno lunghe, deboli e flli- M formi ??. Conchiudendo poi la Memoria , Fautore, posto mente che la varieta coUocata da sola nella sezione seconda sembra, cosi per la fiorescenza sua partl- colare come per Tabito generale, presentare forme 398 tall da a-vvicinarsi non poco alia campanula gar- ganica, e considerato altiesi clie questa campanula tende ancli'essa a qualcbe modificazione , prende occasione a rappresentare se si possa admettere as- solutamente una dhersita specifica fra la garganica e la elatinoides , o se abbiasi raotivo da dubltare che quesle ed ogiii altra non sieno clie forme sin- gplari dl una specie medesima, prodotte dal clima e dalle partlcolari circostanze delle localita rispet- tlve. Sulla quale queslione astenendosi dal decidere, egli se ne rlmette al giudizio de' coltivatorl della botanloa, lasciando ad essi altresi il fare suUa va- rlela in dlscorso e suU'altre da lui descritte quelle riflessioni clie essi crederanno plu "vantaggiose alia sclenza. ESPOSIZIONE PUBBLICA. JLje arti belle non parvero in quest' anno essercl gi'an fatto llberall de' loro amabili proJotti , e la- sciarono desiderare alquanto piu di quello spirito di Tita e d'operosita di che dledero prova nell'anno passato. Ma in compenso di clo torna o:rato 1' os- serTare che se forse difetto fecero gli ofFerfi lavori nel rispelto del numero, supplirono in quello del merito. Questa ossevvazione si applica in partico- lare ad alcune produzloni: fra le quali, per comin- ciare dal genere storico. accenneremo in primo luogo quelle di Luigi Campini, nostro gicvane artista, no- tablli pel rapido e non piccolo progresso fatto dal- Tautore, e plii ancora per la nobile aspettazlone che fanno di lui conceplre alia patria. Prlmeggia fra queste un quadro daltare, primo saggio del Campini in figure di tutta grandezza, rappresentante S. Giovanni Eyangelista, portato dai 4oo suoi dlsoepoli alia cliiesa cl''Efeso per pretlicani. Lodossi in questo quadro la bella coniposizione, il far largo, priucipalmente nelle pieglie, e la verita del colorito^ la quale, perfetta nel paunl, si desi- dero iiondlmeno clie fosse allreltanla nelle carni, e clie in esse apparisse qiialclie maggiore succosita. Degno pol dogni encomio e un altro suo quadra rappresenlante in rllrallo una famiglla, siccorae pure allri quallro rilratti in piirole diniensioni: uno di essi in parlicolare , rappresenlante un nobile bre- sclano. LotLili altresi per esattezza dl somiglianza , va- rieta di fisonomia e naluralezza di atteggianienti fu- rouo i non poclii ritralli esposti dall' operoso e fecondo Luigi Zaiupietri. Quello fra gli altri dal- Tartisla eseguilo per comraissione del sig. Anionic Lagorio ha tulto il sapore della scuola fiamminga. Ne passarono senza encomio per buona condotta e pev pregio di rassomigllanza tre rltratli a mezzo busto di Pietro Francini^ ne senza iiileresse fu voUo I'occbio del pubblico ad una Yergine addolorata di Filippo Brunelli, clie tanto si raccomando lo scorso anno col suo bel quadro d'altare, rappresenlante S. Filippo Neri. Ma sovra lutli e da tuttl ammi- 4oi rata fu una fi^ra muliebre dl Natale Schiavoui , conslgliere deiri. R. accadeiuia di belle aili in Ve- nezia. La giazia e respressione inefFabile della va- ghissima persona, rappresentata dinnanzi alio spec- cblo nellatto di pettinarsi, la perfezione dei linea- nientl, la delicatezza e succosita della caruagione, la \erita del coloiito, fecero cbe iutelligenti e non intelligentl non sapessero staccarsi da tjuesto allet- tevolissimo quadro. A questo lavoro ideale ando aggiunto un ritratto virile, deguo per ogni riguardo del celebre artista. In altro genere di lavori ando prossiino a questo dello Scbiavoni nel favore del pubblico un quadro rappresentante il ta\olo d"uu giardiuiere, dipinto a olio di Tommaso Castellini, nostro socio d' ouore, arlista in tal genere di queU'esimio \alore cbe tulli sanuo. La scelta e la dlsposizione de' fiori, cbe me- glio non potrebbero essere intese, la leggerezza mi- rabile e la franchezza maestra del tocco, la va- gbezza del colorito, la verita, la trasparenza, la perfezioue iusomma, conconono a coUocar queslo quadro ne' prirai gradi dell'esposizione. Qualtro belle vedute di paesaggio , nelle quail ammirasi una maestrevole varieta nel tocco delle frondi, e una somma bellezza delle arie, attesta- rono i progress! fatti in questo genere da Carlo 26 4o2 Pensottl: siccome nel genere stesso tre altre veclule collocano, si puo clue, nel grado dl aitista, benclie semplice dilettante, un glovane d'ingegno distinto e dl yaiia coltura , Giaoomo Pedersani^ masslme, fra queste \edute, quella die rappresenta un cac- ciatore in una palude;^ nella quale, oltre la somma verita delPacqua e dell'aria, si osserva aver Fautore sclii\alo la tendenza alle tinte azzurrognole, alle cjuali si desidero ch' egli non propendesse nelle alti-e , siccome si bramo nel Pensotti qualche raaggiore accuratezza nelle macchiette. Delle miniature sullo smallo e sulla porcellana del socio d' onore Plelro Vergine, parlarono allre Tolte questi commenlarj, rilevando i meriti delPar- tista, che lutto deve ad ostinati studj e alia pro- pria esperienza I'esito felice de' suoi tentativi in questa difficile industria. Una Odalisca, miniatura sulla porcellana, la Vanita, Raffaello clie ritrae la Fornariiia, sullo sinalto, furono i nuo\i saggi da lui prodotti in quest'anno, clie I'uno piu che Fal- tro, e principalmeute I'Odalisca, attestarono i suoi rapidi e continui avanzamenti. Paidammo altresi Tanno scorso della scuola di dl- segno e pittura istituita in Brescia dal nostro Rot- lini con tanta benemerenza, non pure dell'arti belle, ma ancora delle meccaniche , siccome quella clie 4o3 essendo particolarmente fondata per la classe ({e^W artigiani, mira a propagare in questa classe 11 Inion gusto de' laTori. istituendola principalmente nel di- segno ornanienlale , dalla intelligenza del quale la perfezione delle manifatture niassimamente dipende. Anche in quest'anno forni questa scuola alia patria esposizlone copiosi dlsegui d'ogni maniera si d'oi- nato die di figura, ed anche ornameuti modellati in plaslica sui niigliori esemplarl. Di questi saggi noi polremmo enumerarne non poclii de' piu lo- devoll; ma non piacendoci fai* luogo a distinzioni, ci restiingeremo a dire, clie, Uitti del pari, ancorche in vario grado, attestano il prolitto degli allievi, la solerzia dell' esperlissimo maestro, e la crescente prosperita di questa benefica Istituzione. Piaoque al Rottini di esporre fra questi espeiimenti de' suoi discepoli un ritratto di donna, suo proprio lavoro, die esesfuito coUa solila e consumata sua mae- stria, d porse occasiene a dolerd die egli abbia preferlto in quest'anno di niandare i prodotli del suo lodato pennello alia esposizione della metropolis siccome fece de' suoi un altro distinto nostro arti- sta, Faustino Joli. Se non die, se per Tuna parte cl debbono increscere quests privazioni per la pa- tria esposizione, dobbiamo per laltra congralulard dei lusingliieri suflPragi die sentiamo aver trovato cola presso gl'intelligenti i larori di questi due no- stri Talenti concittadini. 4o4 Non passeremo senza la debita ricordazloue i varj saggl offer li dalla scuola del maestro Jacopo Savio^ i disegni a nialita e i lavori in iscagliola di Primo Borelll, giovinetto di ottiiiie speranze, gia dislinto discepolo del noslro Rottini , ed ora allievo del- ri. R. Accademia di belle arti in Milano^ il Sera- fico S. Francesco, bel saggio d'incisione a bulino di Flamlnio Zemendiui, altro allievo di quell' ac- cademia^ una incisione alP acqua tinta del duomo di Brescia, e una litografia rappresentante una mo- naca allinquisizione, del noslro socio attivo Giuseppe Gandaglia^ gll inlagli a basso rilievo in avorio di Giovanni Sorbi^ i cinque rllratli, quattro in bronze ed uno in cei'a, del dilettante sacerdote Giuseppe Luziardi^ i quattro ritralti in miniatura, con altro a basso rilievo in avorio e con un niedaglione in iscagliola, dell'altro dilettante Stefano Fenaroli^ un putllno a tutto illievo e quattro piccoli bassori- lievi in marmo, di Luigi Broglio, esso pure dilet- tante:^ un porao di bastone in argento cesellato a rabesclii, finllissimo lavoro di Pietio Telasio, de- slinalo daU'egregio artcfice in dono alle scuole in- fantlli di questa citla. Noteremo poi in particolare i due progetti arcliitettonici del nostro socio d' o- nore prof. Giovanni Cherubim, Funo della facciata di Porta Pradella in Mantova, nel quale lodossi la sempllcita e gravita del concetto e la purezza dello stile, Faltro d' un mouumento sepolcrale da erigersi ad Angelo Bonomini in -viclnanza alia cliiesa del colle suburbano di S. Florlauo, lodabile per 4o5 severita dl forme, rlspondente al soggetfo. Final- mente rlpeteremo gli encomj largiti dagli lutelli- genti ai laTori di scoltura di Giovanni Emanueli, consistent! in un busto in marmo del fu d.r Giu- seppe Febbrari benemerito arciprete di Bedlzzole, lodato lavoro per la carnosita della ben modellata testa, in un faneiullo che contempla I'amore ma- temo in un nido di passer! che ricevono Tlrabec- cata, in cui si mlro il gentile atteggiamento della figura e I'espressione della testa, piena di natura- lezza infantile, in un modello di una Inimaculata, die per la grandloslta del concetto ne fa dcsiderare resecuzione in niarmo a majrglorl dimension!. Per quanto spetta all'industria meccanlca, pro- dusse la fabbrica del fratelli Franzin! una bella pi- stola a doppio tiro, incassata in legno 6!'crahle ed ornala dl ceselli in acciajo con artlfi/lo onde Im- pedlrne I'accldentale esplosione*, e con cpiesta un'al- tra plstola ed un piccolo archlbuglo per bersagllo da sala. da tvavre senza polvere e colla sola capsula comnne. Altra canna da plstola, da tirai'e in egual modo, produsse pure Marco Comlnassl da Gardone, esperto arteflce d'arml, noto per altrl saggl di sua perlzla alia patrla esposizlone. Rlprodusse Pletro Zo 11 suo nielodo presentato gia Tanno scorso per im- bo^rare 1 blgatti coir use delle gramlgne. t)ecor6 anche in ciuesl^anuo il chirurgo Luig! Udescliiui 4o6 la pubblica mostra colle sue pregevoll imbalsama- zlonl. Nuove lucerne ecoiiomiche presento Borlolo BereuzL in agglunta alle ideate ed offerte nelfanno passato. Un modello di macchina per facilitare i trasporli dalle sommlta de' monti produsse Giam- battista Beccaguti, un torcliio a carrucola per cal- care i graspi dell'uYa Faustino Benini, un saggio di legnl segati con maccbina introdotta dairestero Giuseppe Gliirardi^ ne manco Tindustria femmi- nea di abbellire la raccolta coi consueti lavori gen- tilL di ricamo e trapunto , quali furono in que- st' anno un fazzoletto messo a pizzo di Gluseppa Valeck-Tomietti, e ."vari artificiosi ricami delle gio- \inette Caterina Rovetla, Maria Bonassi, Cecilia e Margberlta Calabria, Emilia Micbeletti, Angela Ver- gani, Angelica Angelini, allieve, la ixiaggior parte, tut- tora delle nostra case d'educazione. Ma le produ- zioni die piii particolarmente cbiaraarono la comune allenzione, e clie dobbianio ricordare con eucomio speciale, sono un meccanismo di oriuolo a movimenti celesti, di Giosue Grianla, e \arj niodelli de" mi- gliori e piu usati scappanieuti, dello stesso dislinto artefice, eseguiti per commissione dell" I. R. Istituto Lombardo, e per uso del gabinetlo tecnologico in Milano. G. NicoLWi Segretario. FINE. SESSIONE BELLA CENSURA »^' Brescia 8 fahbrajo 1846. Sopra invito presldenzlale del giorno 5 corrente raccolfasi o-l la Censura accademica pel gludlzio intorno alle produzJonI d'mdustiia proposte al con- corso de'premj nel passato anno 18455 Presenli i signori bar. Camillo Ugonl, presidenle, aw. Giambatfisla Pagam, vlce-presldente, noh. Gla- cnito Mompu.nl, prof. Rodolfo Vantlni, conte Lul-i Lechi, d.r Stefano Grandonl, prof. Glus. Gallla\ prof. ab. Pletro Zambelll, censori, e d.r Giovanni Pelizzari, censore dlanzi scaduto, soprachlamato; Sentiti 1 rapporti delle commissioni elette a ri- fenre in proposito, e ponderato e discusso il me- rito assoluto e relativo delle slngole produzioni, si fecero le aggiudicazioni seguenli: I. Prebiio A Pn^Tuo e Bebkardo fratelli Rozani, di Brescia, per nuoTO metodo di layoro in tarsia a naacchina. II. Premio Alia ditta fratelli Franzin,, di Brescia, per spin- garda operata a damasco. 4o8 III. Premio A Marco Cominassi, di Gardone, per canna da archibuglo damascal;a, Menzione onobefolb Alia dltta PiETRo GuALLA, dl Brescia, per !a- vori di orlficieria a pave ^ di particolare fahbrica- zione di Giambattista Pivetti, lavorante presso la dltta medesima. Menzioke oxorefole Ad EuGENio BoNFiGLio, oriuolajo in Brescia, per orologio regolatore a secondi, con altri secondi in- dipendenti dal mo\imento dell' orologlo. Menzione ONORErotE Al d.r Giuseppe Pedrioni, chirurgo primario de- gli spedali in Brescia, per appareccblo ad esten- sione permanente per le frattui-e delle gambe, per cfuanto spetta al merito della produzione conside- rata nel rispelto meccanico, oon dichiarazione che nel rispetto scientifico non puo essere presa in con- sjderazione dalla Censura, non enlrando nel con- corso die le produzioni industriali. 4o9 Trovandosi fra le produzionl concorrentl uu nio- dello di nuovo metodo per imboscare i baclii da seta, offerto dal sig. Pietro Zo, di Brescia, la Cen- sura, fatto liflesso per Tuna parte alia iniportanza dell'oggetto, e per I'altra non trovando apparire abbastanza dal solo modello prodotto i Tantaggi as- serti dal producente risultare dal proposto metodo, ha determlnato die debba provocarsi con lettera esso producente a piu estese esperienze, da comu- nicarsi, in quanto egli creda, airAteneo, per esser prese in considerazione in altro concorso. C. UGONI Presidente. G. NicoLiNi $egretario. SESSIONS DELLA CENSURA. Brescia 9 luglio 1846. Sopra in-vito dl jeri, 8 corr., raccoltasi oggi la Censura per raggludicazione del preiuj alle produ- zioiii accademiche del p.° p.° auao 18455 Presenti i signori aw. Giambatlista Pagani, vice- presidente, facenle fuuzioni del presidente, clie non interviene, trovaudosi fra i concorrenti a premlo , nob. Giacinto Mompiaai, nob. conte Lulgi Lechl, nob. prof. ab. Pietro Zambelli, prof. Gius. Gallia, prof. Rodolfo Vantini, censor!, e d.r Gio. Pellzzai'i, censore dianzi scaduto, soprachiamato^ Omissis Sentiti gli scrltti rapport! nservatamente ollenu- tisi a senso delFart. 26 del regolamento accademico, Ponderato e discusso il merlto assoluto e rela- t!vo d! dascuna produzione, ebbero luogo le ag- g!udicaz!oni seguentl : n. Prehiio Al s!g. d.r Frakcesco Girelli, socio aftivo, per prospetto med!co-statist!co del pazzi d'ambo i sess!, 4" curati nei manicomj di Brescia durante il Irlennio 1842-43. Mek ZIONE QXORErotE Al sig. d.r Paolo Laivfossi, socio d'onore, per Memorie suUa concordanza botanico-entomoloE^ica nella dlstribuzione geografica rispetto alia Lombar- dia, e sulla storia di alcune motacille e di alcune emberize. MeKZIONE OXORErOLB Al sig, Gabriele Rosa, socio d'onore, per Me- moria inlltolata: La pianura lomhaiSa concjuistata dai Gain. Me: Nzioys ONonErots Al nob. sig. GiAMBATTisTA Chizzola, socio d'o- nore, per dlsegul e descrizioni delle bocche e par- titoj, diiamanti le acque di Momplano alle pub- bliche e private fontane di Brescia. Merzioke oxorefole Al sig. d.r LoDovico Balardini, socio attlvo, per Memoria sulla malatda del grano turco, delta vtr- demme, e sui suoi mall eiFetti. 4ii Sulla Memoria del bar. Camillo Ugoni, presidente, intorno alia -vita e alle opere di Giuseppe Piazzi, fu sospeso il ^'iudizio. .Pel presidente, PAGANI J^ice-presidente. G.. NicoLiKi $egretario. SESSIOrvE DELLA CENSURA Brescia 28 fehbraio 1847- Presenli i signori nob. bar. Camillo Ugoni, pre- sldenle, aw. Gianibattista Paganl, \lce-presidente , nob. Girolamo Monti, nob. conte Lnigi Leclu, nob. Giacinto Mompiani, prof. Giuseppe Gallia, prof. Rodolfo Vantini, Carlo Antonio Venturi, dot- tor Francesco Girelli, nob. d.r Paolo Gorno, cen- sori ; Omissis Si passa quindi al giudizio delle produzioni In- dustriali state ofFerte alia pubblica esposizione del passato anno 1846, prendendosi ad esame le sole indicate nell'atto della Censura 8 settembi'e 1846 come meritevoli di considerazione, die sono le se- guenti : 1 } Fazzoletto fornito di pizzo - Di Giuseppa Va- LECK-ToMIETTI. a.* Modelli dei migliori e piu usati scappamenti da servire per islruzione nel gabinetto tecnologico 4i4 di Milano - Meccanlsmo tli orologio a movimenli celesti - DI Giosue Gria^ta. 3.^ Due pistole a doppio tiro incassate in legno di erable, ed ornate di ceselli in acciajo - Pistola e piccolo arcliibugio per bersaglio da sala, da li- rare senza polvere coUa capsula comune - Bersaglio - Delia fabbrica dei fratelli Feanzini. Sulle qiiali sentitosi il parere dei relatori no- minati nelFatto anzidetto, La Censura giudica non poter essere soggctto di premio il farzolelto della signora Yaleck-Tomietti, ne le produzionl della ditta Franzini, e cosi pure gli scappainenti del signer Grianta, di questi pero lodando I'esecuzione. Quanto poi airoroloffio a mo- \imeuti celesti, si astiene da ogni giudizio, avuto riguai'do alia condizione incompiuta di esse all'e- poca della presentazione. C. UGONI Presidente. ~n\ inGisnbinq 1/5 Jr. ihniup i!?v ;fj 18 I-jL anoisJioq^-i (5-. Nicolini Segretarib.'' sloR 'jl 'jmwg'j 1 Ij ;-.':ii;'M — Dlscorsi quinfo e oltaTO agU alunnl della scuola militare di Parma. Allegbi Giuseppe — ■ Per le auspicate nozze Loren- zetli Cassia. Versi. Un cespo di rose. Leggenda. A^:^A^I deirAccaderaia reale di agricoltura di To- rino. Vol. IV, dlsp. I." Atti deiri. R. Accademia di belle arti in Venezia per ranno i845. Baibi AnRiA>o — L'AusUia e le primarie potenze. Saggi di statistica comparativa, raccolfi e or- dinati da Eugenio Balbi. Bat.ei EuGE?tio — Miscellauea itallana. Ragionaraenti di geografia e statistica palria di Adriano Balbi, raccolli e ordinati. Barchi ab. Alema>no — Invenzione del sepolcro di S. T.atino, terzo vescovo di Brescia dopo S. Annlalone, ecc. ■ Stona dei SS. Marliri bresciani, invesligata nei primi nove secoli del cristianesimo. Beliam Angelo — Riflessioni sulla memoria del d.r L. Balardini. iiititolata della pellagra e 27 4i8 dol giano turco, qual causa precipna ili qiiella malattia, e del inezzi per arrestarla. Rf.llaivi Angelo — Cenn'i stoiici tlelle parrurclie. Bertiai C. B. — Osservazioni praticlie sull* ulilila del coniino nolle diarree inveterate. Ber»to!v Ll'igi — Studio di N. f)0 tavole ornamen- tali. BuGiM PiETRO — Sopra uno straordinario ram- moUIniento del midollo spinale. Osservazione clinica e riflessioni. BiASOLETTO Bartol." — Escursloui botaniclie sullo Schneeberg ( monte nevoso ) nella Carniola. Discorso. BioRci DoMEMco — II VI conofresso deffli scien- ziati italianl in Milano nel settembre i844- Reminiscenze. Bizio A\To>io — Sperimentl sopra Tazione della calce entro Tacfjua, conducenle a ravvlsare. in clie consista la soliizione. Sullo stato delle molecolc alia superficie dci corpi solidi, riguardalo come causa delle iui- maginl die in varj naodi nelle dette superficie si producono. Cousiderazioni. Braguti ab. Paolo — Inno a S. Pantaleone martire. Nella prima mossa del novello sacerdote Giu- seppe Poliuetti. Versi. Ricorrendo nel santuario di S. Maria della croce fuori di Crema Toltavo anniversario della solenne incoronazione del simulacro di Ma- ria SS. Carme esultatorlo. 4^9 Bbaglti ab. Paolo — VersI per la precHcazloue quaresimale del rev. padre Callsto Boselll uella cattediale di Crema. Bret Gaeta>o — Dizionario enciclopedico-tecnolo- g'lco popolare. Vol. Ill, fasc. 7.° e 8.° Vol. IV fasc. I.*' e 2.° ' Bbizi Oreste — Cennlsul lanifido niilllare dl Arezzo. Rlcordl pltlorici di Teofilo Torrl Areliuo, coa illustrazloiii. BiFFi.M Andrea — Ragionamenll slorici econo- mico-statisticl e morali intorno alPosplzio dei troTafelli In Milano. Cattaneo Giuseppe — L'ldrofolna o la rabbia canlna. Manuale di osfelricIa-\eterinaria. Cervetto Giuseppe— Letlera al prof. Giacomo An- drea Giacomlul, relallva ad una orazlone del prof. Francesco Cortese sul teatro analomico di Padova. Cloch Leonardo — Accennatore del medicamenli e del melodi di cura tenuli, per le osservazioni e per le sperlenze dei migliorl raedici di ogni tempo e di ogni nazione, efScaci a sanare le principali e piu frequenti malattie del corpo umano. CiTo Michele — Esperimenti sulla forza elettro- motrice delle Tarie sostanze, pubblicati in oc- casione della VII nunione degli scienziati ila- liani. Codejio Gioyaxm — Descrizione geografica della nio- narcliia austriaca, con cenni genealogici. 4^0 CoMmzoM AxGELo — II calciiio, ossla il mal del se- gno nel bachi ila seta e assolulainente conta- gioso. Dissertazioue. CoMiNUAzioxE delle ore solifarie, biblioleca dl sclenze morali, legislative, econoimche, ecc. Anno i8!^5, fasc. 8.°, 9.° e 10/' Anno 1846, fasc. i.'^ De-Castbo YncENzo —^ Riassunto delle lezionl d'e- stetica del secondo semestre. De-Giovanni Giuseppe — Sopi-a un' acuta encefalite. Meraoria. De-Luca Ferdisa>do — Memoi'ia per rivendicare alia scuola italica tulta I'antica geometria. De-Marcui G. — Cennl statistic! suUe farraacie del regi stali (Sardi) in terralernm, non conipreso il ducato di Genova. Devincenzi Giuseppe — Discorsl. Proposta di un gioruale di osservazioni del- I'educazione dei bachi da sela. De-Zigno Achille — Osservazioni sul terreno cre- taceo deirilalia setlentrionale. Diedo AsTONio — Fabbiiclie e disegni. Fasc. i.", 2." e 3.« DoDici lettere d'illustri Rodiglni, con annolazioni. EucE Ferdina>do — Notizle sui conduttori elel- trici. Letteia al prof. Glan Alessandro Ma- jocclii. Emilj PiETRo — Elogio del coule Gland>altista da Persico. Storia delFaccadeniia di agricoltura, art! e commercio in Yeiona negli annl 1842, 43, 44* F^RBAHTo G..SBPP. -_ gfatistlca medloa di MilanJ dal secolo XV fino ai nostri gioini. Vol. 11 fasc. lo." ' FiuPP,M-F..xoM Ac„x..K - Prospetto s.alis.Jco- clm.co dei ri.ulta.ue,.^i avuti nel manicomlo d Asduo.pr^sso JJergamo, durante I'anno 1 844 FOH.AS.., Lx.r.--Ossenaz.lo„i inlorno alio carceri cnmuiali di Brescia e sullo state sanitorio di esse. Relazloni dello stesso sul trattato di paloWia cerebrale di Scipione Pinel. Fr.4>ch..o Pkospbro _ Larius. Carmen, sen cento ex anfquis latinis yatihus, et ex aliis qui deinde usq. ad. ann. i65o floruere F.s.>-,HHx cLr A«BHOo,o - Memoria sulla fdosofia aella fisica. ^Agpunte.alle risposte ad opposizi^ni del prof Carlo Conti contro lo scHtto delPautore sulla iilosofia della fisica. Gm. G1.ST..V0 - Diagooslica fisica, ed uso di essa nella medicina, dnrurgia, oculistica , otiatrica ed ostelruia, contenente Ja ispezione, mensu- razione, palpazione, percussione ed ascolta- zione (m tedesco.) Le nxalattie dellorecchio e il traltanxento di esse dxetro nuove e verifica.e sperienze dei piu ceebr, medial tedeschi, inglesi e francesi in tedesco. ) ^ Manuale sul|-,sc„l,a,i„„e e pe,c,«l„„e e I'uso d; esse nella nK-dicina., cl,i„„gia ed os.el.icia (in tedesco.) Gera Luigi Antomo — Iscilzloui lafine e italiaiie. Per le auspicatissime nozze Insom-OUvlerl. Saggio epigrafico. Prose. Gerusalemme liberata (la) di Torquato Tasso; edi- zione quasi del tulto conforme alia milanese delPanno i844' GioLO ViNCESZo — Critlca sul segreto di Bruclmer conlro la peste ])ovina. Epizoozie del pollame nelle pro-vincie -venete. Memoria suUa sifilide cayallina. GioRNALE agrario dei disti'etti trentini e roveretani. Anno sesto i845. Anuo seltlmo 1846. n." da 1 al 3i. GiOR^ALE deiri. R. Istituto Lombardo di scienze lettere ed arli. Tom. IV e Y. GiovAAEi.Li Bi:>'KDETTo — Le anticliila rezio-etru- sche scoperte presso Matrai nel niaggio i845. Memoria. GiRELLi FRA>'cesco — Prospetto medico-stalistico degli spedali dei pazzi e pazze in Brescia per gli anni 1842-43. GoLA DoMEMoo — Saggio sul diagnostico e suUa cura della plevuitide. Saggio sul diagnoslico e suUa cura della pneu- monitide. GtssALLi Antosio — L'Odoardo Stuart di Giulio Cordara volgarizzato. Hammer-Pcrgstall Giuseppe — Libro di preci te- desco ed arabico, diviso iu sette tempi del siorno. 4^3 L.orossi Paoi.o — Sulla roncortlanza botanico- enloniologica nella distiibuziune geogialica in Lombardla. Marciiese Salvatore — Discorsi sul niij^lioramenlo di alcuui rami d'istruzione in Sicilla. Maspare Paolo — Tradvizione dellOdissea d'Omero. 3Iemohie dell"!. R. Tstituto Lombardo di seitaze let- lere ed aili. Vol. II. MixoTTO GiovAiNNi — Cousidcrazloni suiruso eco- noinico dei conibuslibili e sui vautaggi dell" aria riscaldala come forza molrice. MoATAGiNA Giuseppe — Esh'allo delle lezioni d'o- stetricia. Mosii.iiEr«Ti e munificenze di S. M. la [)rlnripessa iinpeiiale Maria Luigia. Opera Irasmessa dalla M. S. alFAteneo In segno d'aggradimenlo per Tofferta fattale del prime volume del Museo bresciano illustrato. MoRTARA A?tT0S E:vRico — Delia vita e dei lavori di F. Mazzola, delto il Parmigianino. Nava Ambrogio — Relazione dei rislauri iutrapresi alia jrran iruella del duomo di Milano uel- ranno 1844, *^cc. Oliari Francesco — Cenni sulle inconvenienze di alcinie medicatine nelle oltalniie. OssEiivAzioM di un Benacense intorno ad alcuni commenti sopra i versi di Dante in cui e fatto cenuo del lago di Garda. Patellani Luigi — Abbozzo per un tratfalo di anatomia e fisiologia veterinaiia. Vol. I, fasci- coli i.°, 2.", 3.°, 4.", 5.'' 8 6.° 4a4 Patellani LijiGi — Cenni di slorla eel igiene, qual appenJice al fasc. a.** dell'abbozzo per un trattato dl anatoinia e fisiologia Aeterinaria. Due riglie sopra un cervello ossificalo in lui animale sano. Nuovo trattato di ferratura, con cenni suUe razze del cavalli e pecore d'Ungheria, per uso del TCterinarj, maniscalchi e cavallerlzzi. Pezza^a Angelo —r- Dl Ylncenzo Formaleoni. Pi.TiEL ScipiosE — Trattato di patologia cerebrale, ovvero delle nialatlie del cerebro. PiTTUEE antlcbe di Ercolano esposle. Tom. I, fa- cenle parte dell'lnllera opera in vol. i8, do- nata alfAieneo da S. M. Siclllana In segno del suo I'eale aggradliueuto per Tofferta lattale del i,° vol. del Jluseo hrtisciano illustrato. PoLi Baldassaee — Saggi dl sclenza pollllco-legale, Fasc. 2.° '. Prosa del P. Giambattlsla Giuliani C. R. S., poe- sla di Augelo Gera e Giuseppe Gando - So- pra la deposizione di croce scolpita dal cav. Pletro Teneraul. Phogramma di concorsl a' preinj proposll neiradu- nauza pubbllca della Socleta niedlco-chirurglca dl Toi'lno 11 la febbrajo 1846. JIagazzoni Rocco — Repertorio d' agrlcoltura e di sclenze economlche ed industriali. Tom. II , fasc. 1 2.° JIapport fait a Tacademie royale du Gard e a la 4"^^ society pliilolecnique cle Paris sur le congres de Naples. Reale Aoosimo — Pensieri di Giuseppe Di'oz so- pra il cristianesimo, e prove della sua verila: seconda versione italiana , con note. Ruspisi Giov a:\5j — Preparazione econoraica della mannite. Studj pratici. Saccahdo Luigx — Sunto del ragionamento sul calcino nei bacbi da seta, letto alfaccadenua di scienze, lettere ed arli in Viceuza. Saltiom Agostiso —^ Di Giuseppe Diotti e delle sue dipinture. Memorie. Sanphi Astokio — Considerazioni praticlie suU'an- damento di alcuoe infiammazioni, Saszogao Lorenzo — Beuvenulo Cellini. Drarania storico. . — Donna Giustina Leyzaldi. Processo niilanese del secolo X\II. Racconto. .. I , II castello di Milano. Cronaca di cinque se- coli. l^icende di Milano rammentate dai nomi delle sue contrade. ScHivAEDi Antoxio — Nccrologia del medico-bota- nico d.r Giovanni Zantedescbi. TiPALDo Emilio — Biografia degli Italiani illustri nelle scienze, lettere ed arti del secolo XVIH, e de' contemporaneL ToFFOLi LuiGi — Breve istruzione popolare sul modo facile e sicuro di guarentire la societa dalla vabbia canina o idrofobia. 426 Trevisan Vittore — Le alglie del tenere udlnese deDorainate e descritle. TuROTTi Felice — Beatrice di Tenda. Dramma. — — Egllda di Montefeitro. Dramma. Glovanna Shore. Dramma. Veladini Giovanni — Dei principall scappamentl usati negli orologi portatili. Ventiiri Antonio — I Miceti dell' agro bresciano , descritti ed illustrali con figure tralte dal vero. Fasc. I.", 2." e 3.° Villa Antonio — Degli insetti carnivorl adoperati a distruggere le specie damiose air agricol- tm-a. Memoria entomologico-asrana. ViscoNTi SiGiSMONDO — Poesic. Volentieri Angelo — La religione studlata nella sloria. Zambra Bernardino — Introduzione alio studio della fisica. Relazione degli atti dellaccaderaia di Udine durante I'anno accademico i8/^4~4^- Zakon Bartolommeo — Deirachillelna e deiracido achUleico, nuovi prinripj immediati vegetabili ruivenuti nel millefoglio. Zardetti Carlo — Danza della morte dipinta a fre- sco suUa facciata di S. Lazzaro luori di Gomo. Letfera. ZoNcADA Antonio — Discorso suUo studio della lin- gua latina. Collezione di N. ^3 specie di concilia lie de'mol- lusclii terrestii e fluviali della provincia bre- 4^7 sciana, coii relativi calaloErlil. Doiio del sifruor Glambattista Spinelll. CoLLEzio>E dl K. 3i2 cjualita di fossili, con cata- logo. Dono dello slesso. lis DICE Vita di Alessandro Sala, pitfore e scienzlalo da Brescia. Dell'aw. Giambattlsla Paganl, f^ice-presidente . . . . . . Pag. i8i Necrologla della coiit.^ Paolma Bergonzi-To- slo. Del nob. ah. prof. Pietro Zambelll, Socio attu'o . j» i83 Cenni biografici intorno a Glo\ila Scahini. Del nob. Filippo Ugoni, Socio atti\;o . . » 189 Della geografia fislca della Svizzera. Memoria. Dello stesso w ivi Espeinenze sui conlgli col solfato dl chinina. Del chiiurgo Aoitonio Sandrl, Socio cTo- nore "217 Della pellagra, e principalraente delPopera del dott. Teofilo Pioussel suUa medesima. Me- moria del dott. Pietro Motlini, Socio d'o- nore " 227 Osservazloni medico-praliche sulla pellagra. Del nob. dott. Paolo Gorno, Socio attivo " 228 Pi'aticbe osservazloni sulla porpora emorragica. Dello stesso . . . » ^^o 43o Cenno storico-meJlco sul monte Orfano di Ro- vato^ del suo convento, e della convenienza d'lslituirvi una casa di salute. Del dolt. An- tonio Schivardl, Socio atlho . . Pag- aSo Del mefitismo. Memoria del dott. Francesco Maza, Socio (Vonore . . . . • . w 253 SuU'industila seiica biesclana nel 18^6. Dl- scorso deU'av^. Giambattista Pagani, Vice- pi esidcnte "261 Della rifornia delle carcerl volula dalla mo- rale, dalla polilica e dalligiene. Cap. Ill, IV, V, YI, YII. Del dott. Luigl Forna- sxni. Socio d'onoie y> 264 Intorno ad alcune osservazionl del sig. Raoul- Rocbette suU'opera Museo bresciano illu- strato. Memoria del pi of. Rodolfo Yantini, Socio atti\,'o "288 Sulle scienze occulte e sulla Compostella, opera di frate Bonavenlura da Iseo. Disserta- zione del sicj. Gabriele Rosa, Socio d'o- nore .w3io Safrgio di vm breve dizlonario di mitologia. Articolo Diviiiazione. Del sic/. Angelo Sicca, Socio d onoie . . , . . . , . n 2^2 La congiura di Piacenza. Tragedia del cav>. Francesco Gambara, Socio at lis, 0 . . m 32j Brescia tolta ai Yisconti, ossia la lega d'ltalia del secolo XY. Canto III. Del dott. Pie- tro Ettore Quaranla "328 Sopra un nuovo appareccbio ad esteusione 43i peinianente per le fratture complicate della gamba, del Jolt. Giuseppe Pediioni. Me- iiiorla del do t f. A^os\'ino Maraglio . Pag. 829 Memoiie storiclie suUe \icende dell' ammini- strazione della giustizia in Lombardia, e particolarmente nella provincia di Brescia, dalla rivoluzione 18 marzo 1797 sino al 1845. l?e/ c'o«^. (/o//. Francesco Reiua n ZZy Giuseppe Baretti. Articolo letterario del nob. bar. Camillo Lgoni, Pi esidente , . >» 338 Giuseppe Luigi Lagrauge. Articolo letterario. Delia stesso »352 Sul volgar parlare e grammalico d" Italia, e sulle sue \icende e parlicolare struttura unissillaba delle sue parole cardinali. JVIe- moria delVa^w Angelo Mazzoldi, socio d'o- nore » 36o Sulla vaiiabilita delle forme cui "va sojrffetta DO la campanula elatinoides di Lombardia. Menioria del dott. Paolo Lanfossi, Socio altii'o »382 Esposizione pubblica " ^gg Sessioni della censura spettanti al giudizio del premj per gli anni i845 e 1846 . " 4^7 Elenco dei libri ed allri oggetti peryenuti in dono alFAteneo neiranno 1846 . . ♦'4^7 m )Ore R. L Iceo neir anno 1845. RATU STATO DFX CIELO Venli ii 'P -r o :: '^ '^ o -r .2 'tjD D ;:= dominanti na v >■ fen ^ - P ^ i i 3 _c <^ 6 ', 00 65 23 20 3 I 2 2 — .XE. E. i, 25 56 28 17 I 5 ^ — NE. , 00 63 18 22 D 8 1 0 — E. i '^'^ I 3a OSSERVAZIOINI METEOROLOGICHE iatle c rompilale a merilo e ailigcnza del SJg. Curzio Buzzettl Professore supplente di Fislca e Storla Naturale nell'I. R. Liceo nell" anno 184^ Ge»ajo . Febbbajo . Mi&zo . . Aprile . . Maggio . . GlUGSO . . LcGLIO . . Agosto . . Settemebe Ottobre a'ovembbe DiCEMBBE . ALTEZZA DEL BAKOMETRO RIDOTTA ALLA TE^IPERATURA DI ZERO ^ TEHPERATURA DELL' ARIA MISURATA COL TERMOMETRO IN 80 PARTI STATO DEL C.\KV 8,33 10. C I :■ 00 8. 00 10. 50 1 3 (lop< 2 l.l™ 3 1 ilopo mezzojr. 9. 48] 9 niallina ., 81 J i4 *^opo mt'zzog. 8 o, 3o ] 5 ideill 2j 10. 44 - 9 niatlin l'„|li,-, Lliice 9' 95 2 0 11,13 0. 6 1. li 3, j6 o, '9 3,80 3, 88 0,37] I (lopo mezzog. 1 9 idem 10 idem 5 idem 3o maltina [ I dopo mezzog. Jledia ill Ulltu 11 : eh Mas; Polllci Linee M Gradi -7 Medic di tut to Tanno 27 ni hi + 8°, 00 4,02 M 5,69! i 4,02!® 5,98^ 7.^7 1 7, GG ^1 5, 95 M 5, 25 23, 80 27, 20 22, 90 18, 5o iG, 00 1 5, 1 J, 1 8 dopo r 25 idem 3o idem 28 idem 2 idem 8 idem 809 idem 2 idem 6 idem 3 e 6 idem 9 idem I idem Gradi — o, 25 " 3, 5o f 6, 00 " 7, 3o " 12, 70 9, 5o 6, 00 1 4 idem 6 idem 4, 5 e 19 idem I 2 idem 4, 18 e 19 idem 1 7 idem 1 7 idem 1 6 idem 25 e 26 idem 2 5 idem 16 idem Media di tultoilmese Gradi t 4°, ^o 3, 59 9. 34 12, o4 ■ 7,35 20, 23 16, 84 >4, 98 II, 27 7,8. 4,3, t '0°, "3 Vcnti dominanti NE. E. NE. E. ■ N. O. («) — 9 O. 2 I SO. N. O. SE. N. NE. KE. E. K. Ji. O. (a) Nel giorno 6 alle a ore pomer. caddero due fulmini sul campanile di S. Giovanni; il lemporale era accompagnato da grandine. A£f. he osservaziuni ordinarie si fanno due voile al giorDo verso le ore 9 matlina cioe, e veiso le ore 5 pumeridiane. ET ^ e siipR. LIceo nelP anno 1846. . _ rURA I STATO DEL CIELO >Ciill • . ■- 1 . c 0 _ I ~ £ t:-.^ Z ? -^ 1 ^^- D — (loniinaiiti 15 '- ^ ^ ' S a ) 3i c 6G 41 16 5 4 1\R. Clll.- <• . -„,,[, ;|.(.- ;, tlK-ril,, .■ (Ill) OSSKIW AZIO.M MKTKOllOLiM.K II I,! - < "■ • J! •<■ ]>^ i.-^r^- I.. .. .;; y: N titr.ilo n.iri. W. I , . ,S,<:. M.Tty./.x III r. ii4ii(iiiirrRo ■iiMrrrt »i-i.4 timpiihtiih ih jjjk- ttl ■4PriJ. iRU «IMRlTta>LTrJI«<>«lvT«Ml> ».• I'tRIt I >T4Tt» DM. OKU' I M IMIhi Irfl*'*- >» J. r.j • k iR •>. •■; •7 », Jl •; .1, '..^ •: », M 1" 9, 1» »7 », ■... *• 1* 1. mUu *1 Jo .»..,« 1 in.lM mniaf. tC •5 .:..u« i; »• Mlrm • ; .1 „iem •7 <. il I. II *« I*.*; «ri« « Ml* Tmbd lot \r< •am 4| lian»s rafxr^v t>^«^ 4r»*< <■ ■■ U< «,•» iii Ci' t, Co t;, o« T» •' «,•> '•"15 ! , . ••• *r — n _ >: ■!«« Una • — . ,%,m .'. Win. . iJ,*. s u— • IV •• >S tin • »• •• •Am . (. !• . • • 1 .J«i • a. >a «h« - 1 M. (•l*b • IbtM l.« .b« ■ U* 1 Ki.* " •». i" :• • t • iC >irm - ift, .J (» »J •? •'^ I. lo C'< W« . o. ,J ;• 'U) + ••. 7» ill .1 .,,.,. I, • •« >|l *| BK. O. •I. NK. K. H. ?iO. mt CM*. • ««« to S «« I '''u/e//i(LJ ff^uc/!^/' / / X^»v COMMENTARf DELr ATENE DI BRESCIA PEH l'a\>0 ACCADEMICO M.DCCC.XLTII. '■f 'iV's^r^S i< ■;•;' ;•;' >f >c '■■■''■■.' ^.■••^.' >..'>. ^ ^m/ditfi. COMMENTARI DELL ATENEO DI BRESCIA P£H l'aN50 ACCADCMICO MDCCC.XLVII. BRESCIA TIPOGRAFIA VENTURINI M. DCCC. XLIX. ALLOCUZIONE PER APRIRE LA SEDCTA PUBBLICA DELL'ATENEO IL GIORTiO 19 JGOSTO 1 8^7. D a che vennero istituiti i congressi scientifici, parve die le accademie al cod- sueto officio di eccllare la emuIazioiie,por- gendo opportunlla , esemplo^ uditori e premi a'lavori, ne aggiungessero un nuo- To, dico quello dl elaborare ed appianare i teral da congressi promossi. Quella pro- gressione continua, che gla preesistera tra ginnasi e licei, tra licei ed universita, tra uniTersita ed accademie, fu veduta pro- lungarsi tra le accademie e i congressi, in guisa clie ciascuna di tali istituzioni, oltre alio scopo pro[)rio5 raccliiude in se quello di essere preparatoria alia "vicina ascendente. Congregando in uu sol luogo i disgre- gati cullori delle scienze, la novella isti- tuzione ne raccoglie gli studi parimenti divisi, e con rapida universale comuni- cazione riversa per ogni parte, per ogni angolo della nazlone quegli sperimenti o IV que'troTati, che, usciti dal cimento della discusslone universale, piii ch'altrl seni- brano degni che ad essi volgasl I'atten- zione degli scienzlati. Queste protoaccademie uoadlmeoo, che le unite forze di atleti sperlmentati con- centrano, appajono e scompajono in pochi giorni dall'orizzonte scientlfico, irradian- dolo di luce splendlda, di vita cospicua, ma effitnera. Spetta forse alle accademic di ricongiugnerne gli stami disgiunti, di protrarne gli spiri fugaci in continuo tes- suto di vita. Tale cooperazionc nondi- meno sta bene che sia ufficio accessorio delle accademicy continuando ad esserne il principale Tantico istituto loro, per cui e concesso a ciascuno coliivarc quelle facol- ta, a cui ciascuno e dalla natura chlamato. I naturali auslliari de' congressi nelle ac- cademie sou quelli, che ne coltivano gli studi medesimi. Tal misura nel concorrere coll' opera propria conviene del pari e alle accademie e a' congressi. A quelle, perche ne vengo- no a conservare la grazia della varleta ne- gli studi. A questi, perche ne vengono premuniti contro P ingombro de'sussldl. Quanti ajuti non si spiccano da' punli V diTersi della peuinsulare elisse verso i fuochi mobill de* cougressi! Ove molli sie- no i contributori, le quote parziali voglio- no essere limitate. Ora mi pare, che TAteueo nostro abbia soddisl'atto ad entrambe le condizioni. Da una parte noo manco di associars! a un importantissimo intento de'congressi, sot- loponendo a nuoyi esami una quistlone d'iglene d'alto rilievo alia umanita sof- frenle, caldamente in quelli agitata, e a lungo da parecchi nostri soci contraddi- toriamente dispulata» tanto che il proble- ma iutorno alia cagiono della pellagra senibra omai recalo assai presso alia so- luzione. D'altra parte PAteneo fu geloso di conservare la varieta degli studi. Da que- st a in fatti germogliarono copiose e dif- ferenti sperienze e relazioni della uuova applicazione dell'etere solfbrico; e memo- rie mediche: e analisi di acque minerali; e osserTazioni e statistiehe degli spedali nostri; descrizione di nuova stufa per far morire le crisalidi de'bozzoli; use della ralce idraulica nell'arte murarla e nel- r agricoltura; saggi di una diTinazione della melonielria de' caniici ebraici, e im- VI pugnazione di un tal tentativo; interpre- tazione di un passo di Dante; saggi di lirica sacra, di epica, di drammatica di pill generi; saggi di eloquenza, disqui- sizioui storiche, illustrazioni di antichilu cristiane patrie, letture e doni spettanti a storia naturale; memorie di elettro-ilsio- logia, di econornia,di morale^ di metaGsica, sopra tutto di linguistica. Le ricerche intor- no alle vicende delle llngue rispctto alia storia de' popoli; quelle dell'utilita do' dia- letti alia storia delle origini italiche, e quelle dell'anticlilta della lingua italiana c de' suoi dialetti inaugurarono le sessloni accademiche, ne occuparono il mezzo, e le concliiusero. E per fmire la onde abbiam cominciato, osserveremo come prima che le accademie nascessero, e a' tempi del Tar- laglia e del Gardano, ora per proyare il va- lore de' gioTaui che venivano a schierarsi co'provetti, ora per alimento di emulazio- iie tra gli uguali, piii spesso per giovare alia scienza coU'attrito degl'ingegni e col- I'unione o coU'antagonlsmo di piu forze, che dovrebb'essere sempre lo scopo d'ogni associazionCj, usayano gli scieuziali di pro- vocarsi reciprocamente con problemi da sciogliersi. L'uso de' problemi si manlennc Til ancbe dopo islitnlte Ic arcadomie, e forse r ultimo esetnpio dl tali cjare e quello che Irovasi nel cartej^jfjio Inedito tra Euloro e Lagraufje. Cresiiute poi in numero e in operosita le accademie, cotali sfide cessa- rono aftatto; lutto si concentro negli Atti e Memorie loro, ove si pubblicavano pure le discussion! tracnltori delle scienze lontarti: e allorche una quistione era da riscliiararsi o un passo importante da pronnioversi, si proponrvano premi e corone accademiche. Ecco dunque la hieve seric de' vari modi onde si cerco comunicare e diffondere I lumi: da prima problemi o scoperte enun- ziate enimmaticamente, clie si comunica- \ano per lettera, ovTero slide tra lontani, per rispondere alle quali con dispulazioni verbali gli emuli si riducevano in un sol luogo. Fattisi piii civili i tempi e piii uu- merosi coloro che si ded'icavano agli studi, si aprirono le accademie. Queste furono, che, oltre ad altri laYori, diffusero spesso tentativi e anclie germi di scpperte che talora rennero compiute da altri. Ora so- praggiungono i congressi scientific! , i quali se per la breve dnrata e per essere della stessa ricorrenza loro mal certi ce- dono alle accademie. le eclissano pero VIII duranti que' loro rapidi passaggJ per la vastlta degli elementi clie vi concorrorio. Conchludiamone pertanto, che tutto si mo- difica quaggiu, che spesso le istituzloui aotiche dall' innestarsi alcun germe delle nuove ritraggono vigore e ringiovaaiscono; e per tal modo piegando resistono agli urti posseati del tempo. Scries jnncturaque. HoR. SCIENZE jl iu nobile e deguo principio a relazione accademica lo non potrei Irovare di quelle clie in quest' anno mi presta la sclenza in quel suo recente e mera\iglioso trovato, mediante il quale rinfermo, sopito in alto letargo ed assorto in dolcissima ebbrezza, soggiace insensibile alle operazioni dell'arte, mentre il medico ferro gli lacera le carni, e gli lavora nell'ossa. Dissi recente, e potea dire anche -veccliio trovato^ imper- clocche reterizzazione, della quale il lettore gi^ intende die io voglio parlare, puo omai come tale qualificarsi, tanta e la rapidila colla quale nel ^o\~ gere di pochi mesi, dalle Americlie, ove nacque, sono appena due anni, questa stupenda scoperta per lutta Europa trascorse, e lanto il favore, tanta la felicita de'successi onde fu accreditata ed accolla. 2 Delia quale essendosi alacremente ocrupati i nostrl opei'osi accademici, e aiendo i loro stiidj ampia- mente riempita piii d'una delle nostre toniate, par- mi, come dlssi, clie liferendo gli atti di quest' anno sclentifico, io non possa meglio che da lei prendere incominciamento. I. Primo a cliiaraar I'attenzione accademica su queslo impoitante soggetlo fu il nostro socio d'onore d/ Pietro Moltini, direttore provvisorio deU'ospitale civile di Chiari*, il quale non presentandoglisi occa- sione a tentare la eterizzazione sngll infermi cola ricoverall, slimolato dall'amore della scienza, penso di tentarla sopra se medesirao. L' esperimento ebbe luogo in quel plo ricovero stesso il glonio i ^ feb- brajo di quest' anno, alia presenza degU addetli aH'ospizio e d'altrl elelti spettatorl. AU'inspirare ch'ei fece I'eterea sostanza, la prima sua sensazione fu una specie di solletico per tutte le membra inferiori, a cui tenne dietro un sudore minute e generale , un rilassamento dei muscoli volontarj , un abbandono delle forze, uno stato di partico- lare bcn'essere, una tendenza invincibile al sonno^ poi- mano mano gli si cliiusero gli occhi, s'offusco rintelligpnza, seguirono la stupidezza e la sordita, in fine la pmdlla de'sensi in un inebbriamento d'inneffabile dolcezza. A questo punto, divenuto insensibile a tutti gli oggetli esteriori, la faccia gli si tinse d'un pallore cadaverico, i polsi gli si fccero lenlissimi ed appena percettibili, bencbe non inter- mittenti, le pupille vimasero serrate ed imraobili. 3 Allora oltre a ventl punture d'aculo bistorl gli fui'ono fatte sull' avambraccio , sulla mano sinistra, sui polpastrelli delle clita^ le quali tutte mlsevo san- gue, ed alcune penetrarouo pure ai tessutl sotto- cutanei^ ma benche taiito ricche di nervi sieuo le parll ferite, niun'atto, niun moto, iilvina scossa che in lui dasse segno di sensibilita piu clie faccia un uoino niorlo. Finche dopo poclii minuti, faltigli aspirare i vapori d'ammoniaca, riscosso da quel sopore nervoso, usci quasi per incanto da quella strana ebbrieta^ e tutto fu riraesso nell'ordine normale, restandogll soltanto uno spossamento di breve durata, al quale poi succedette un'insolita leggerezza di menibra. Due circostanze nolabili occor- serb in questo esperiraento. i .** Tre successive dosi di etere solforico, di un'oncia clascuna, si doveltero adoperare per efFettuare la narcosi. La prima era etere di prima qualita, la quale non essendo stata bastante, ed altro etere non avendosi in pronto della qualita stessa, si credette poter sopperire con quelle della farmacia dell'ospitale, di non recente preparazione; il quale, oltre il mancare di effetto, avendo eccitato una tosse secca, clie ripetevasi ad ogni aspirazione, fu necessario mandare per una terza dose della qualita medesima della prima ^ il che fa conoscei'e la necessitsi che 1' etere da usarsi sia recent emente e diligentemente preparato. 2.*' Ad ajutare la narcosi torno vantaggioso il far lunghe e profonde le inspirazioni e il frapporre tra esse e le esplrazioni il piii lungo inlervallo possibile. Cosi facendo, i vapoii eterei parevano espandersi meglio per tutla la cavita toraclca eel indi salire, ed ope- rare sul cervello, producendo un subito aumenlo tV ebrezza. II. Accadea per venlura che nella mattina mede- slma nella quale il d.' Motlini produceva all'acca- deiuia il rapporlo di questo felice suo sperimenlo, un allro ancora p'ui forhmalo e importanle avea luogo neir osplale nillltare di questa cilta. Veniva ivi accolto nel fehbrajo di quest' aimo Giovanni Lazarof di DeKbatz nel Banalo, da sei anni con- dannalo ai lavori forzali, prima al bagno di Venezia, poscia nel 1846, per deperimento di salute, trasferlo a Pizzigliettone, quliidi, nell'agosto deiranno mede- simo, all'ospitale milltare di Cremona, e di la in questo nostro, come lio detto. Tra\agliava da due anni questo infelice di sei flstole profonde all'orlfizio delTanno in diversa direzione e distanza, delle quali nellospilale di Cremona era stalo senza suc- cesso operato. Tiallandosi percio di rlpetere lope- razione, parve bpportuna I'occaslone per tentare Tesperiniento dell'etere, com' anco fu tentato per opera del clilrurcjo militare d/ Luigi Pizzichelli, assistendo e cooperando il si^/ Francesco Biancbi, farmacista in questa citta^ dal quale ne Acnne anclie steso e prodotto circonstanziato ragguaglio. Fu I'etere fat to inalare al paziente col mezzo d'nna bottiglia di Vulpli, applicata con qualclie leggera modifica- zioue^ e in capo a quattro minuti ne fu oltenuto reffetto: i polsi divennero iniperceltlbili, gli occlii 5 shalunali e scmiclili.si, e qualclie voce incom|i.esa indlcava un luil)amento nei sensi. Cosi assopito rinfermo, cinque tacjll profondi gll fnrouo fall! alia parley clue del quali inleruavansi nell' intestine retto sino aH'allezza di tie o quattix) pollicl, un allro era nella diiezione del rafe, un altio in quella del cocige, ed il qninto dalla punta del cocige dirl- gevasi A/erso I'iscluo sinlstro. Nessun grido frattnnto, nessun gemito, nessun moviniento diede indizio di sofferenza^ ne il pazlente nnito mai la posizlone die gli si era fatto prendcre prima dell'asplrazione dell'etere, ed alia quale nessun mezzo lo aveva tenuto obhiigato fuordie la ^iifu del prodJgioso vapore. Pochi nilnull dappoi gli si rianimarono i polsi, accuso sensibile freddo, e coperto, riposo tran- quillamente. Piix tardi visitato ed interrogato, rispose star bene, ed accorgersi soltanto d'esser bagnato di sangue all'ano, trovandosi averne la mano imbrat- lata; domando se mai fosse state operate, e disse che se cio fosse, era cosa meravigliosa^ e vivamente ringraziava che senza il menomo dolore gli si fosse salyata la vita. III. Se non die nella stessa malfina in cul cio succedeva neU'ospitale mllitare, alcuni altri tentatlvl, fatti, e colla bottiglia di Vulph e coUa spugna imbevuta nell'elere, negll ospitall dvlli, non ave- Tano la stessa riuscita. Rappresentata la cosa udla lornala accademica della mattlna medesima, sera- brando al corpo sclenllfico die questa vaiieta di successo meritasse le sue considerazioni, fu preso il 6 partilo fli eleggere nel seno stesso deR'accademia un'apposita commissione die riferisse nel proposito. Cio valse un accuralo rapporto che a nome della commissione medeslma fu falto dal d/ Francesco (iirolli^ nel cpiale il referente, olfre U certificare r esposlo dal sig. Bianchi intorno all' esperlmento esegulto sul Lazarof nell'ospitale militare, altri ne viene adducendo, falti dappoi nell'ospitale civile, in numero di undici, de'quali ne' he primi si uso la botliglia di Vulph, negli altri la macchinetta a vescica, ed in tulti si fece inspirar I'etere noa puro, ma insieme air aria atmosferica, Tre di quesle eterizzazioni furono lentate sopra pei'sone sane, per seraplice intento scientifico di studiare il fenomeno, le altre venncro seguite da operazioni chlrurgiche^ che furono I'applicazione del fuoco sopra un -vasto tumore freddo alia regione superiore anterior-lalerale del torace, Teslrazione dell' ultimo dente molare eseguita sopra due individui, I'applicazione del se- tone alia nuca col fuoco pure sopra due soggetti, 1' asportazione di un porro canceroso sul dorso del memhro, ramputazione del dito indice della mano deslra, la'cauterizzazione dell'osso del calcagBO col mezzo del fuoco. In tulti quesli medici sperimenli la narcusi si ottenne pronlamente, se due se ne eccettuino, nell'uno de'quali dopo cinque minuti d' inutile inspirazlone, fu d'uopo sostituire nuovo etere al gia vaporizzato, e 1' eterizzazione nou av- \enne die dopo tre altri minuti, e nell'aUro nou si otteune die dopo dieci, forse perclie riadi\iduu. 7 persona zotlca, era til cjuelll clie appartengono alia categoria cosi delta eccezionale da Pttrequin^ dlf- ficilmente accessibill aijli eflelti delFetere, per esser troppo abituati agli alcoolici. NegU allri la narco- tizzazlone ebbe luogo in 5 i[2, 5, 4i 3, 2 ip, 2 niimiti, ed anche in nieno di un minuto. In tulti altresi la senslbilita fu compiutamente abolita, se pure non voglia eccetluarsi quelle della cauferizza- zione del calcagno col mezzo del fuoco, eseguitasi sopra una gio\inetta della pro-vincia. In sul prin- cipio deir operazione non diede la pazienle alcun segno di sensibilita ^ ma non appena il boUone di fuoco comincio a profondaisi, ella inlraeia la gamba, dimena\asi, e mandava un acuto e dolo- roslssimo grido, clie duro oltre a mezzo minulo anche dopo rlmosso il ferro, non essendo pero cessato II suo stato di asfissia, ne essendo stafo dl- verso da quello degli altri pazienti. Rlsveglialasi fra due minuti, e interrogata, rispondeva d'aver grldato per qnalche male che le pareva le fosse stato fatto (forse cacciandole con troppa \Iolenza delle filaccle nella plaga) e aver provata una lontana sen- sazione di puntura. Dopo alquanti giomi pero, essendo ella slala di nuovo sottoposta all'esperl- niento, ed essendosi spinta un poco piu innanzi I'eterizzazlone, subi 1' appllcazione del ferro rovente con una perfetta insensibilita, tardando none'imeno piu tempo a risvegliarsi. Per ultimo la narcotlzza- zione fu sempre accompagnata da perdila de'' polsl e da pallore cadaverico della faccia in In Hi gli s accennati esperimenti, due soli eccettuatl*, nell'uno de'quali il polso diede segno bensi di notabile ab- bassamento in sul principio, ma in seguito, quan- tunque la narcosi perduiasse completa, le pulsazioni si rimettevano quasi subito in istato normale: la faccia del paziente. anziclie pallida, si era fatta piu rubiconda, e tale si mantenne per tutta la durata della narcosi. Nell'altro caso la faccia dell'indivi- duo non era diventata ne cadaverica ne rubiconda, e se si eccettui un poco di pallore, conservava la sua apparenza naturale*, i polsi erano piu lenti e piii piccoll, ma non mai scomparvero. IV. Ma per quanto copiosi e soddisfacenti sieno i successi ottenuti coll' aspirazione dell' etere, non resla clie 1' immediato suo efietto essendo una pro- curata asfissla, anzi una morte apparente, la quale pu6 essere seguila, se non da morte reale, almeno da gravi sconcerti si fisici clie morali, la cosa non domandi le piu gelose cautele e minute avvertenze, ianto per assicurar la narcosi, quanto per evitarne i possibili ed anclie laWolta successi incon^enienti. Queste av\ertenze e cautele spettano principal- mente alia conformazione, condizione ed uso dello struraento inspiratorio , alia preparazione, qua- lila e propinazione dell' etere^ punti ne' quail ver- sano alcune considerazioni del d."^ Francesco Maza, siccome in oggelti della piu sostanziale importanza, per la mic^liore applicazione della grande scoperta. Quanto all' appareccbio respiratorio, ricordati i di- versi congegui die furono finora immaginali. I'au- 9 tore da sopra tutli la pieferenza a quello til cui la Tescica forma la parte piu imporlante, e questa v'orrebbe clie nella superficie interna ed esterna fosse intonacala con %arj strati di una dlssoluzione di colla di pesce, cosi per tenerla netta da ogni grassume, come per renderne piu fitta e meno intaccabile dalP etere la tessitura. Sara la -vescica munlta di un tubo del lume di mezzo pollice e della lungliezza di quattro o cinque, il quale finint ellargandosi in un imbuto elastico, clie dolcemente, ma esattamenie ricopra le narici e la bocca. JNe 11 tubo pero ne 1" iuibulo non dovranno essere falti di gomma elastica , essendo 1" etere un lento sol- vente di questa materia. Si fara respirare etere ed aria in glusle proporzionl, p. e. due dramme di etere combinato all' aria clie puo capire in una larga yescica, introducendo dopo 1" etere con un piccolo mantice Taria, 11 cui ossigeno sara bastante ad allmentare 11 respiro per molli minuti. Ad ov- "viare alle emergenze, che, seguendo la respirazione in luogo cliiuso, potrebbero essere fatali. si avra pronta altra \escica rigoufia, alFoggetto di riparar pronlaraeute le perdite fatte dall'aria decomposta della qiiantlta d' ossigeno necessaria alia respi- razione. Rlflettendo clie P etere suddi-viso sopra sottili strati di spugne per nieglio evaporarlo agi^ tandolo con una corrente d' aria atmosferlea sof- fiataTi da Teutilatori. • massime se col mezzo del calore, si acetifica, Tautore proscrive gli apparati eostrutti con tale inlendlmenlo. e con questl quelli lO composti di tubi metalllci, siccome inlaccabili dall'a- cido acetico; giudicando altresi inutile, auzi daunosa la complicazione di valvole, robinetti, tubi elasti- ci, angusti serbatoi, trombe aspiranti e prementi^ M poiche i vapovi, egli dice, ora assai densi e com- w pressi, ora troppo diluti d' aria, saranno scaricati » pel tubo uispiraloie ora stentatamente ed ora con •>■> -vibrazioni le piii brusche e pericolose^ inentre fu >5 creduto potersi sprigionare con tali mezzi una »' graduata o equabile atraosfera, ignorandosi die 91 sempre ha luogo necessariamente una rarefazione w dal lato ove si prende I'aria, ed una compres- M sione da quelle in cui la s'invia. ■>•> Devesi pa- ventax-e 1' avvicinar corpi accesi all' apparato in azione, massime nelle parti piu basse della stanza, dove vanno scendendo i vapori pesanti dell'etere^ e quando fosse bisogno di lume, questo deve col- locarsi neU'intei'no di un cllindro di tela metal- lica, fatta di filo di ferro di loo a i4o maglie al centinietro quadrate, riveslito, all'altezza d'un teizo, di un cilindro di cristallo ricotto assai gros- so, affinche non accada che una corrente d'aria un po' viva spinga i vapori eterei attraverso alia tela metallioa^ pi-ecauzione di tutta importanza, e sola capace di prevenire il pericolo di un'orribile accen- slone e detonazioue^ alia quale precauzione devesi aggiungere Taltra di rimuovere ogni materia in com- bustione. Considerato poi eke il peso specifico dei ■vapori eterei e maggiore di quelle dell' aria atmo- sferica. ed altesa la loi'o sumnia iufiunnnabilita ed 1 1 aziouc irrilante, se spargansi per ratmosfera, de- vesi avere avvertenza a non eterizzaie in luo£flii ove si trovlno "raccolte molte persone, o che sieno abitati dal infermi, o intleramente chiusl. A quesle awertenze circa la condizione e V uso deirordicrno respiratorio seguono quelle che spettano alia so- stanza da respirarsi, le quali noi rifeiiamo testual- menle dalla Mernoria. « Dovra I'elere solfoiico (cosi » Tautore) essere perfettamente scolorato, llcpildo, »» fluldisslmo, di un odore gradevolmente aromatico, »» volalilissiuio. di un sapoie dapprima acre, bru- M ciante e doklgno, iudl fresco, senza veazione aclda » o alcalina", non -diverra latteo disciogliendovi due •» centesimi di fosforo, segnale della presenza del- » I'alcoole, il quale ne accresce la denslla, niesco- w landosi a lui in ogni proporalone, e ne rende w piu difficile la boUitura. Dovra essere privo di » etere acelico e di acido acetico, die facilmenle » vi si forniano, assorbendo I'osslgeno dellaria, w massime colFintervento del calore^ ma quest'acido M e quest' etere in sulle pi'iine vi si discoprono M difficilmeute: pel quale facile imbrallo la conser- M vazione dell' etere dovrassi procui'are sempre in »» piccoli vasi rlpieni e ben turati e in luogo fre- » SCO, essendo 1' etere alterabillssimo anclie dal piu M lie\e calore. L'eterificazione, ossia la formazione M dell' etere solforico si ottlene altualmente col M processo contlnuo, in cui liavvi quasi la possibi- » lita di eontinuare la pi'oduzione dell' etere inde- " finitameute col mezzo dell'alcoule anidro. men- I 2, >5 tre coir alcoole della gravita cl'i 0,8 150 si ha con- 55 tinuata per sole 1 5 ore. Quest' operazlone e facile^ « c si e gia condotta con grand! apparali e otlima- « Hiente ordinali al suo piu economico perfe/io- M namenlo , onde anclie Y industria se ne possa w utilmente approfittare nelle sue piii delicate nia- M nlfatture, quali sono le piii brillanti verriici col « coppale 0 col succino, rapidamenle dissoccantisi 5' all' aria. Lo si depura dall'alcool, se I'elere \i e M frammisto, con due Tolto il suo volume di acqua, 9? e agltandone la mislura, onde I'acqua discioglien- « do 1' alcoole costringa I'etere a galleggiare, e in « queslo slato separasi tosto con un sifone, ma se M fosse imbrattato di altre impurita, con convenient! 9i dissoluzioni di potassa e di soda causlica , e in » fine con quella di cloruro di calcio fuso di quelle w lo si spoglia , lidlstlllandolo cautamente, e lo si » avra allora della densila di o, 726. » V. Nello stesso intendimeuto di rendere inefficace cd innocua al possihlle 1* eterizzazione, bencbe niosso da oplnioue contraria a quella del d.' Maza, il sig. Francesco Bianclii di sopra nominato ideo una sostituzione da farsi alia maccbinelta a vesclca per la inspirazlone deHetere. Pensa egli clie queste mac- cbinelle per le impurezze che a suo parere I'espi- razione nun puo non accumularvi, per I'alterazione clie \i soHre I'aereo veicolo, per la troppo violenta asplrazione clie vi si fa dell' elerea sostanza , non sieno le piix a proposito. Propone quindi uu suo Jiiiovo ap[)arecehio da sosliluirsi , tome oppor- funo ail eTitare srl' incoriTcnienti cL'eMi in esse rawisa. e a fare in modo che I'etere ?iuD?a alTaspi- rante nella massima sua purezza. che venga intro- dotto nell' aereo Telcolo nelle varie proporzioni richieste dalle tolleianze individuali, a seconda della costituzrone , delT eta e delle diverse clrcostanze fisiok>giclie e patologicbe , note od arcane . e die non venga inalato con tioppa Tiolenza, producendo una precipitata e pericolosa narcosl. Questo con- gegno si compone: i." di uu venlilatore, o soffietto a ruota vealilatrlce contiuua , che raccoglie ed emette incessanteraente una sempre nuova cor- lente , d' aria atmosferica. Ollre a quest" ufficio il soffietto lia lo scopo di produrre una piii solle- cita gasificazlone dell'etere colla spinta agitazione deir aria, anziche colla esteriore appUcazlone del calorico, che \iene taluni raccomandata per sol- lecitare 1' anastesia . e che 1' aulore non giudica acconcia, temendo che Timpressione organolepti- ca del Tapore elereo caldo possa bene spesso tor- nare insopportablle alia mucosa respiratoria dcgli indi^idui delicati. 2.° Di un \asetto. che I'autore denomina eteroforo, chiuso ermelicamente, e munito di due tubi, Puno de' quali sfoga nel fondo di esso vasetto, I'altro iie altraversa 1' interna capaclta, Quesli due tubi s' in-vestono inferiormente nella canna del soffietto in giacltm'a orizzontale all' ete- roforo, e quello che ad esso eteroforo si altraversa. superiormente ed esteriormente si raccoglie in un robinetto a due aperture, nell' una delle quali sfoga 14 pel (lello tubo la pura aria atmosferica, e nell' altra sl'oga I' eleroforo; per modo die all' asplrahte possa raandarsi o la pura aria die glunge dal soffietto, o I'arla eterlzzata die dal tubo tronco inferiore splnta neir eteroforo, ivi si satura di etere, od un miscu- glio, qual piu convenga, di aria pura, o di aria ete- rizzata; e lutto cio merce il lieve mo\imeiito di un robinetlo esteriormente munito di un indicatore ad iniziali, doe delle lettere C, indicante robinetto diiuso, A, apertura per I' aria atmosferica, AE, aria atmosferica pura ed aria eterizzata, E, aria eleriz- zata sola. Anche il tubo tronco inferiore giova die sia esternamente munito di un piccolo robinetto, per evitare la dispersione del vapore etereo, cliiu- dendo all' uopo I' eteroforo. A due terzi circa di sua interna capacita 1' eteroforo e orizzontalraente altra- \ersato da una finissima tela metallica, cui soprap- pongonsi strati tenuissimi di spuj^na, die dovra essere della massima purezza, e superiormente e munito di un boccliettone, pel quale introdurre e rinnovare all' occorrenza le spugne. e di un robi- netto pertugiato a forma conica, per entro versarri colla posslbile maggiore pronti.'zza 1' etere, e rimet- terlo anclie, bisognando, senza interronipere I'ope- razione. L' applicazione dei robinetti all' eteroforo lia per iscopo di preparare con tal meccanismo il paziente all'eterizzazione, istruendolo prima nei regolari mo\imenli dell' inalazioiie ed esalazlone col dargli sola aria pura, e ^vezzandolo poscia per gradi alia impressione dell" aria eterizzata, e di padroueg- i5 giare Toperazione, alternando l"inalazione d"aria piu o meno elerlzzata e d'arla schletta la quella niisura clie occorre secondoche trattasi di splnfjere piu o meno 1' anaslesia per le piu o meno dolorose operazioni. 3.*^ Di un pezzo munito di \al\'ole ina- lanli ed esalanti sonore, annesso aireteroforo, me- diante un tubo elastico. Servono le valvole ad eraet- tere e sperdere al di fuori i prodoUi della espira- zione, e il loro suono ad avveitiie della regolaiita del moto respii'atorio, e a indicare, secondoche e forte o laiiguido, in cbe stato si ti'ovi il pazienle, sia di normalita sia d'incipienle o progressiva ana- stesia. Durante il suono delle valvole aspiranti, si gira piix o meno rapidamente la ruota del soffietto, e si cessa immediatamenle tosfoche il suono delle Talvole esalanti annunzia I'espirazione. 4-" D'un boc- chetto aspiralore, annesso al pezzo a valvole, il quale bocchetto puo essere di quella forma o di quella materia cbe piu aggrada, pui'cbe ermellcamente aderi- sca alia bocca, mentre le narici vengono otturate col mezzo di due piccole molle elasticbe, cbe mediante una vite piu o meno s' avvicinano e comprimono. Tale e il congegno cbe il slg. Biancbi propone in soslituzione delle niaccbinette a vescica. Oltre poi il riputarlo megllo e piu razionalmente opportuno all' aspirazione dell'etere, I'autore lo raccomanda siccome applicabile a tutti i successivi progressi nel- I'argomento cbe fosse per avventura per fare la scienza, introducendo per le vie della respirazione nel vasto sistema circolatorio altre eroiche sostanze^ i6 nei quali casi egU osserva die sempre piii impor- taule emeigerebbe la necessita di determinare le propox'zlonl delle sostanze introdotte. Qualora pero il costo di queslo istrumento, clie sarebbe di un centinajo di lire, seml)rasse forse troppo grave, e qualora lo si -volesse restringere al solo uso chi- rurglco, fatla astrazione dalle future applicazioni clie si potrebbero fare della Inalazione gazosa, I'autore olTre alcune modificazioni da lui ideate, merce delle quali il congegno riescirebbe piu semplice e piu economico. VI. Ma fiuora 1' inalazione dell' etere, limitata com' e solamente ai bisoirni cliirurfjici, malirrado i niirabili suoi effelti, non e lulta\ia clie un suasidio, per cosi dire, indiretto e preparatorio, un sussidio negative, clie annullando la sensibilita, opera piut- losto suir ammalalo clie suUa malattia. Clie sarebbe se la eterizzazioiie polesse diventare un'ausllio po- silivo, diretlo, terapeutico, se da sussidio alia cura ella polesse diveulare la cura stessa, se insomuia dagli usi della clilrurgla ella potesse estendersi agli ufficj infiniti della inedicLna? A queslo grande e be- nefico scopo non nianca di teiidere la scienza, e checclie sia per uscire da' suoi sforzi, non cessa dai tentativi a raggiungerlo. Ne qui pure fra noi quesli tentativi mancarono, essendosi la eterizzazioiie espe- rila qual mezzo terapeulico sopra due casi medici in quesli uostri spedali civill, come ne venne riferto dal direttore di essi d/ Francesco Girelli in una sua relazione fatta in a£r£riunta della sovracilala. Uu fetano traumallco e il piimo di qiiesli casi. Bacco Giuseppe, contaJino d'anni ao, dl afletica cosliluzione e di sanissima tempera, scendendo da un murlcciuolo nell' alveo del Naviplio a sanl' Eufe- mia, stato asciugato pei solili espurglii dl primavera, ebbe a riportare uua lepgera ferita lacero-confusa alia parte interna del dito mlgnolo del piede de- stro. Passali dodici giorni circa, tenevasi cgli quasi guarlto dalla piccola ferita, quando all" iniprowiso s'accorse di non potere clie diflicilniente aprire la bocca. Spaventato da tale emergenza, ricorse al me- dico condotlo del paese. il quale a\endo losto rico- nosciuto il trismo e giudioato 1 inlernio in pessi- ma condizione, rinvlo alio spedale il giorno 26 dell'aprile di quest' anno. Alia \isita dolla sera, oltre il trismo, si osservarono forlemente con- trattl i rauscoli degli arti, i posliclil del »tronco e comproniessi non poco quelli deirapparecchio re- spiralorlo. La parele anteriore addominale si trovo cosi tesa da offrire una rcslslenza Teramente lapi- dea. I polsi erano velocissimi, piccoli e serrati; il respiro stentalo o frequente. Un siidore viscido In- nondava la cute, indizlo del patimento generale a cui soggiaceva I'ammalato. Un talc apparalo dl sln- tomi non lasciando dubblo clie rinfelice fosse collo da tetano giunlo al piii alto ^rado dl svolgimento, conslderata la gravezza del caso e la poca eflicacla dei consuetl traltamenli in simili malattie, si penso di tentare oltre i rimedj clie godono di magglor credlto nel proposito., I'inalazionr deU'etere solfo- i8 rico. Premessl difatll un purgante di olio dl ricino ed un generoso salasso, si sottomvse nella stessa sera del 26 aprile II pazlente alia elerizzazione. Dopo due minuti d' inspirazione col sollto appareccliio a •vescica, cadeva rinfevmo narcotizzato, e siffattamente, die non s'accorse della cautevizzazione della ferlta, operata col caustico attuale. Un bagno generate fii altresi eseguito, e verso le ore i o il pazienf e sem- brava alquanto migliorato. Questo lieve successo incoraggi ad una nuova eterizzazione, a cui si die niano la sera stessa^ sollo I" influenza della quale si vide calmarsi il circolo, rilasciarsi meravigliosa- mente tutte le conlraltnre tetanlclie, farsi flesslbill gli arli, sparire le rigidezze addomlnali e toraciche, e nianifestarsl neiraramalato un tal ben essere da offrire le migliori speranze. Ma la matlina del 27 si Irovarono i sintomi lelanici, dlanzi descritti, pres- soche rinnovati. I polsi die si erano rallenlati e fatli meno vibranli, avevano acquislato nuova cele- rila e vibrazione, tantoche si trovo necessarlo dl prescrivere un'altra racciata di sangue, di applicare un energico revellenle lungo la spina dorsale, di rlnnovare il bagno, e di ordinare una nuova ele- rizzazione, clie venne susseguilata dai medesimi buoni effelti di sopra nolali. Se non cbe alia sera lulto il miglloramenlo otienulo era scomparso. I polsi si trovarono frequentissimi, le contrazioni toraciche forli e ad acressi dolorosisslnii, la respirazione oltre- modo angustiata e difficile. In lali emergenze non si credette rosa prndenle il soltoporre I'infermn ^9 a nnova eleiizzazione. e non si fece die prescrivere due flramnie di etere solforlco in oncie 6 d'acqua stillata da prendersi epicraticainente. II di 28 i polsl serano alqnanto rialzali, e la respirazione si ti'ovo meno inceppata. Si presrvisse un nuo\o bagno, Duova inalazione dei \apori etei'ei, e la segiienle formola Acotat. morphin. gr. ij Aether, sulphur gr. ij Aq. fon. dislil one. jv sol. et cap. cochlear, j omni dimid. hor. Mediante un tale governo curativo si Irovo alia sera neUammalalo un sensibile nii^lioramenlo, po- lendo egli muovere liberamenle gli arti superior! ed alcun poco anco grinferiori. Si ripele osni cosa, eccetto rinalaraento elereo, al quale I'infermo non pote resistei'e. II gioriio 29 le cose continuavano a volgere in meglio; se non die essendosi liovati i polsi piu tesi e frequenll, si credelle dover prescri- lere 3o mlgnalte lungo la colonna \ertebrale, la mislura elerea di sopra acceunata, e la inalazione dell' etere, die non .pote per decisa iiifolleranza dell'ammalato essere effettuata. Alia sera si ripe- terono le sangiiisuglie ed il bagno, e si coulinuo neU'uso della mislura coU' etere. II 3o si Irovo rinfermo notabilmente migliorato. Le conlrazioui tetanidie erano diminuile, e assai meno dolorose. Si continuarono le niedesime prescrizioni cosi in questo giorno come nei susseguenti 1, 2, 3, 4 inaggio. Nel giorno 5 ancora maggiori \anlaggi dal- 20 Tiiso continuato tlella mistiira eterea e del bagno^ I'apparato tetanico quasi scomparso, flessibllita con- solaute negli arti, conforto nell' ammalato, qualche speranza ne' curauti. Ma 11 di 6 tornarono in carapo le forti e spasmodiclie contrazloni, specialmente al ■ventre, al torace ed al coUo. I polsl si trovarono piccoli e frequentissimi. Uso inutile della mistura eterea. appllcazlone inutile di molte sangulsughe lateralmente ai processl spinosl della vertebra. Peg- gioramento serapre crescente nei di 7, 8 e 9*, e inorte 11 10 alle 2 pomeridlane; 19 giorni dopo il prirao sviluppo del morbo. Colla necroscopla non si poterono raccogllere precise indlcazionl anatomiche tlella progressa malallia, atteso lo slato del cadavere, clie avea gia sublto un prlnclplo di putrafazlone , per causa del caldo aiFatto straordinario di quel giorni. Tuttavolta nelle nienlngi splnall, die si tro- \avano non poco iujettate, era effusa notablle copia cll siero. Tale 6 la storla del prime case; nel quale sebbene 11 tentative della eterlzzazlene, forse 11 se- condo, e 11 piu significative degli esegulti sinora, non riuscisse a impedlre 11 precesso del morbo e 11 suo esito fatale, nondimene non manco di rlspon- dere con risultati netabill. Imperocche si e potute osservare clie se la merte non venne impedita , Tenne alnieno protratla di tanto da non aversene esempio in nessun cnso di tetano, e clie i slntemi benche non lestassero di ilconiparlre, venivano peio dall'uso dell'etere, sla inalato sia Introdetto liquldo nelle vie gastriche, costantemente emendali, e a tal 21 segno da far credere quasi vinla la malallla^ taato- die non sarebbe forse Iroppo presumere suppo- nendo che se, 11 lentalivo dell'elere si fosse fatlo al prirnissirao apparlre della Infermita, ayrebbe per avventara 11 pazlente sfugglto 1' ultimo fatto. L'al- Iro esperlniento dl eterlzzazlone fu fatto In un case d'idrofobia. Fanfonl Pletro, d'anni 7, del comune dl Flumlcello, dlstretto di Brescia, di robu- sta costltuzione di corpo e d' oltlnio teuiperamento, uel glorno 26 raarzo di quest' anno, menlre slava tiastuUandosl nella pubbllca via, venlva morslcato da una cagna lattaute, di razza bastarda, nella pal- pebra superlore dell' occlilo sinistro e nella guancia del lato stesso. II chirurgo condotto del luogo ne cauterlzzava le ferlte, e nel glorno seguente 11 fan- clullo conduce\asi in cjuesto spedale magglore, ove cauterlzzata di nuovo la parte morsicata, -venne coUo- calo sotto partlcolai'e osservazlone nella sala clilrur- gica, senza clie s' avesse rlcorso a nessuno fra i tanti metodi curativl, erroneamente vantati, per prevenire lo s\lluppo della rabbla. Egll godeva dl una salute fiorente, e fu sempre dl quella vivacita ed allegria clie e propiia dell' eta. Soltanto nel i o aprlle, cfuin- dici giornl dopo la sofFerla raorslcatura, alle ore sei del matliiio, meutre 1' Infermlere gli recava da bere, niostro qualche aversione ed all'acqua e ad altre bevande, aversione clie un' ora dopo la visita si fece piu manlfesta e splegata, ed alia cjuale si associava per gluula I'aborriineuto della luce ed un seiiso di slriugimeulo all'esofago. Nou polendosi dubltare 2 2 (li un incominciato sviluppo d' idrofohia, ed essen- dosi la parte ferita clcalrlzzata, mediante la medi- cazione eslerna. della quale era cessato il blsogno, venne tosto il fanciullo fatto passare dalla cliirurgia alia di\lsione mecUca, per essere sottoposto a qual- clie tentativo di medicazlone interna. Yisitato alle c) antimeridiane., a\e\a in si poco d' ora gia d'assai peggiorato. Oltre agli accennati fenomeni, gli occhi si erano fatli sclnllUanti, i polsi frequenli e vibrati, restando tuUavia sane le facolta mentali, e cicatriz- zate mantenendosi le parti morsicate, senz' essere dolenti e nulla presentare che polesse far credere essere in esse aTvenuto qualche speciale cangiamento. Fatlo riflesso che tutti gli specifici decantati slnora fui'ono per esperienza sempre trovati di nessuna efficacia contro I'idrofobia, considerate d'allra parte che, per asserzione dei pratici plii consumati e de'plu autorevoli scrittori, se v' ha qualche rimedio in cuL poter sperare nel caso, queslo debb' essere il mer- curio, e fatto pensiero che se questo sussidio, piu \olte proposto come I'unico razionale, riusci fine ad ora ineflicace, ci6 deve attribuirsl al processo idro- foblco che non permetta al farmaco di esercltare e nianifestare la sua azione prima della morte, sopx'a quesfe osservazloni fermossi il partito di usare delle frizioni mercuriali ripetute in varie localita ogni due ore, e di sottoporre contemporaneamente ogni tre o quatl* ore il fanciullo alia eterlzzazione ^ e cio nell' intendimeuto di ottenere coUa narcosi eterea la sospensione del processo Idrofobico, si per dar 23 luogo all'azione del mercuiio sull' organisrao, si per la idea die un processo, anche micidiale, se venga sospeso o sluibalo nel suo andameuto puu volgere talvolta a buon termine. Si prescrlsse percid un'oncia di unguento mercxiilale da dividersi ia otto parti, per fame frlzioni ogni due ore. Alle tre pomeri- diane fu eseguila la prima eterlzzazione mediante una \escica con maschera, contenente due dranime di elere solforico. L'operazione rluscl lunga e dif- ficile, moslrandosi il paziente molto inquieto^ nondi- raeno in capo a qviallro minuti cadeva eterizzato. Ria^utosi tosto, duro per circa niezz'ora in raag- giore esaltamento delle facolla nienlali^ ma dappoi si mostrd molto tranquillo. Yisitato alle 5, era alle- gro, anda\a dlcendo di non avere piu nulla di male, e clie nel glorno seguenle voleva andarsene a casa. Toccatogli il polso, si Irovo piccolo e frequente, e la lingua impaniata di muco bianco. AUa regione sot- lolinguale scorgevausi le ^ene canine molto injet- tate, ma non ^i si riscontrarono le tante proclamate vesciclielle del Marchelti. Per difetlo di scliariche alvine, si prescrissero due dramme di conser\a di prugne con uno scrupolo di jalappa. Alle sei della slessa gioruata si dava mono alia seconda eterizza- zione, adoperando una spugna imbevuta di due dramme d'etei'e solforico, non potendosi adoperare la \escica per la indocillta del fanclullo. Dopo un rainuto e mezzo il paziente restava narcotizzato, ma subilo si riaveva, facendosi dappoi molto locpiace. Alle lo della nolle fu eterizzato per la terza volta. 5.4 Versala la solita dose di etere, gli si appllcava alia bocca la spugna, e dopo quallro mluuti prinii ca- deva in una le^giera narcosi: ma ■voleiidosene otte- nere uua piu completa. accresciuta d'una dramraa la dose deU'etere e uuovaraenle applicato I'appa- rocchio- cadde il fancluUo in perfetta eterizzazione, riiiianendovi per ben sei minuli. Riavutosi, era glo- condo e loquace, e smauioso di tulti abbracciare e baciare. Avviciualagli una laiupada accesa, non ne vifuggiva piu con orrore, come faceva prima della eterizzazione, anzi ne aflisava con piacere la luce, e \i si Irastullava intorno. Alle 1 1 prese sonno, ma sempre inquieto e agitato da sogni spavenlevoli. Nel susseguente giorno 1 1 alle ore 3 del matlino svegliossi molto inquieto cercando le sue \estiinenta, dicendo di essere guarito, e dicendo di voler tornar- sene a casa. Alle 6 parve piu quieto, e prendeva per bocca alcuni pezzetli di zucchero bagnati da poclie goccie di etere solforico, contenente mezzo grano di bicloruuro di mercurio, clie ingojava con somma difficolta^ ne fu possibile fargliene inghiot- tire dappoi nessun altro pez/.etto per quauto s'in- sistesse con calde istanze. Alle 9 era in perfetta ealma; i polsi gli si trovavauo frequenti e piccoli; lo spulo si i'acea piu copioso. Fu portala dell'acqua, e ne prese alcuni cucchiaj senza molta diflicolta ed aversione. Presentategli delle ciambelle, ne tran- gugio alcune con piacere. Alle 10 fu eterizzalo per la quarta \olta. A un' ora pomeridiaua conservasi ancora tranquillo. e fu sottoposlo alia quinta eteriz- zazioue. Alle Ire chiese del cibo, e nianj,aa\a una scodella di minestra, con poca cervella^ bevette altresi senza grande difficolta dell'acqua niisla col vino. Yisitato alle 5, si lamentava di dolore alia bocca, airesofago, ai precordj. II lespiio era diffi- cile, i polsi freqiienli e plccoli. jNdn avendosi a\ute scarlche alvine, gli si prescrisse di nuovo il pur- gante di conserva di prugne e di jalappa, e gli si ordino una seconda dose di unguento mercuiiale, onde continuare le frizioui. Alle sei si eterixzava per la sesta volta. Dope un minulo prime di inspi- razione era narcolizzato, e fra brevi secondi si ride- stava. Interrogate come si sentisse, rlspese star bene, e per qualche tempo continue ad essere libero dai dolori che prima I'angustiavane fortemente. Alle 8 e i]2 lameiitavasi assai di dolore al capo, all'eso- fago ed al petto. La respirazlone era difficile ed inlerrotta. i polsi plccoli e mollo frequenti^ spa- \entevoli ^isioni grandemente lo agltavano, fra le quali passa\a tutta la notte in grande incpiietudine. II giorno 1 2, alle ore ^ antimeridiane trovossl in discreta calma*, gli si apprestarono alcuui cucchlaj d*acqua contenente alcune goccie di etere idroclo- rico. Alle nove del giorno stesso i dolori di nuovo lo molestayano, i polsi si trovavano piccolissimi e frequent!, la respirazlone difficile ed affamiosa. Si ordino mezza drarama di etere idroclorico * in 6 ' Si voile tentare quest' etere piultosto che il solforico, pevche Tacidu idroclorico I'u vantato come specifica conlro r idrofobia. 2 6 oncie di emulslone comune da applicaisi per cll- stere. Alle 1 1 si fece la settima eteilzzazione, clie valse a ristabilire la calma per piu di mezz' ora. Alle 2 porneridiane s'ebbero leg'geri scariclie alvlue. L' inquietudine era grande e frequente, e sospirosa la respirazlone. Alle 5 comparve 11 catarro, nunzio di viclna morte. II respiro si fece sublime ed afFan- noso^ 1 polsi erano Imperceltibili, le estreinita afFatlo fredde, I'occhio rattralto ed immobile. Alle y e i\2 la faccia era pallida, una vlscida bava fluiva in copia dalla bocca dell'ammalalo, interro^ato non dava pill risposta, e in tale stato contliiuando, alle ore 8 spirava. Sembra da questa storia, secondoche osserva Tautore, che sebbene la cura tentata, ed in ispecialita le inalaziuni eteree non sieuo slate po- tenti a \incere il processo idrofobico, abbiano avulo pero qualclie debole azione sul suo andamento. — M B un fatto, egli dice, ed e il primo, e forse del w lutto nuovo, che coUa eterizzazione costantemente, » e per piii o meno lunga durata , si pervenne a M sospeudere e fugare i sintomi spaventosi della ?» idrofobia nel momenlo clie questi lieppiii infie- w rivano, e cio in modo cosi positivo e palese da » far quasi intrawedere , se la storia e il criterio 5> medico non avessero per avventura sconfidato, " qualche lontano barlume di speranza. ?? Oltre a queste due stone, la memoria del d/ Gi- relli contiene ancora una Indicazione sommaria delle varie operazionl chlrurgiche eseguite col sussidio della eterizzazione in questi noslri ospilali, dopo 27 quelle clic furono da liii reglstrale iiel suo pre- eedente rapporfo^ la quale indicazione noi riferi- reino tcstualuiente. « Le operazioni die con tal w mezzo mirabilissimo venlvano rese iudolenti sono *) in numero di diecianove nell' ospitale niaschile, 55 cioe — Un ascesso alia spalla anteiiormente aperto » col ferro ario\entato — Tre eslrazioni di un dente » molare ™ Una escisione al prepuzio fatto sciioso, w e successlva cauterizzazione col caustlco alluale — 99 Tre settoni a fuoco — Due disarticolazlonl, una w del dilo indice della mano, Taltia del dlto se- 95 condo del plede — Due cauterizzazioni, col fuoco 99 rovente, di ferite per morsicalura di cane idrofobo 99 — Uno snucleamento di tumor cistico alia reglone 95 perotidea destra — Uu' aniputazlone della coscia 55 destra per fungo al ginocchio, e cauterizzazix>ue, 55 dopo molli giorni, del midollo del moncone os- * seo protruso, susseguita da rapido rimarginamento 99 — Una semicastrazione per scirro al testicolo — ^ »9 Due altre cauterizzazioni, l' una sopra un' artro- »5 cace, e I'altra sopra un cancro della mascella in- 55 ferlore. Otto sono quelle praticate nello spe- 99 dale fenirainile — Due applicazioni del caustico 99 attuale per carle nel calcagno in una giovane 95 di 20 anni — Altra applicazione del fuoco su di 95 una cotUite autica in glo\ine di i g anni -^ Una 85 eterizzaziune procurala in donna di 27 anni af- 99 fetta da ernia strozzata, per niegllo ridurla col » taxis — Due amputazloni della gamba per pedar- •' Irocace. Tuua in glovane di iq anni, I'altra in 28 w donna di 5o — Uu' amputazlone di una coscla in >5 giovane d' anni 1 9 per gonartrocace — . Si nel- 55 r uno die nell' altio spedale tulte queste opera- w zioni plu o meno gravi, ed alcune in vero gravis- 5: sinie, nella successiva medicazione e cura non 5J jireseiitarono nessuna paiticolare varleta, nessun ■>■> jiaiilcolare indizio o fenomeno che no fucesse w sosj)eltare di una protratta azione delf etere, ca- 5' pace a modilicare il successivo loio avviamento 55 alia guariglone. In alcuni glornali, speclalmente ?5 alemanni, si era voluto spiegar dei dubl)) e mel- » tere in seria avverlenza i medico-clilrurgi sopra 5? una particolare malignila delle vaste piaghe con- s' secutive alle graudi operazioni, cui si areva fatto ?' precedere V eterizzazionc, e sopra il loro piti dlf- " ficile cicatrizzamento^ ma per le replicale espe- » rienze nei nostri spedali si e pervenuto a cono- y> scere non essersi in pralica conferraati quei troppo » esagerati timori. La narcotizzazione otlenevasi sem- » pre o quasi sempre in meno di due minuli, e •>■> durava presso a poco altretlanto, e si e sempre » fatto use di circa due dramme di etere solforico M collocate nella vescica del noto appareccliio. In « tutte le eterizzazioni ^i ebbe una perfelta insen- 5? sibilita. Qui come altrove e avvenuto in qualche n raro caso die durante F operazione Vcbbero in- » dizj neir Infermo di patiinento ; ma , cessata la 5? narcotizzazione, Y ammalato pero non ue conser- » vava nessuna reminiscenza. In quella donna di 5' sopra menzionata di anni 5o clie ha subito I'aui- a9 j» pulazlone della gamba, reterizzazione rlusclva plu n difficile, e conipirasi soltanto dopo quattro o cin- » que miiuiti, ed il suo stafo di nai'cosi continuava M per altri venti. Si risvegliava dappoi, ma gli effetti >? della inspirazione eterea duravano in lei circa Ire » giorni. Ei'ano questi, polsi piccoli, sopore, aver- » sione alia luce, senso di calore al capo, tendenza » al sonno e indizj manifesti di delirio. Due salassi, » le sanguisiiglie alia testa, il ghiaccio al vertlce » del capo \alsero a togliere tutti questi fenomeni. » II salasso fatto la niattina dopo mandava ancoi'a » abboudanti esalazioni di \apori elerei^ il clie ne M pare sia una prova evidentissiraa che V etere in- » trodotto per la respirazione s' immedesima a tutta » la maccblna, e iuTeste e compenetra tutti i solidi s» ed i fluidi componenti il corpo uraano. L'esito j» della operazione non fu per questo menomamenle » disturbato, ne piu cbe nelle altre fu ritardata la « guarigione del raoncherino. w — VII. YIII. Dagli stud] sulla eterizzazione passe- remo a quelli clie spettano alia pellagra, oltro fra gli oggetti che occupano oggidi maggiormente i cul- tori della medica scienza, massime dopo che usci la Imporfante memoria del nostro collega d/ Lodovico Balardini sulla causa di questa popolare malatlia, cosi funesta alle nostre campagne. E accenneremo gli stud] teorico-pratici raccolti in una memoria del d/ Pielro Mottini sopra questo argoraento, non senza prima ricordare, come porgenti occasione a questi stud) parecchi quesili proposti dal prefato 3o (1/ Balardinl ai medici condottj della nostra pro- "vincia, all'oggetto dl procacciarsi da questo fonte, le piu slcure notlzie opportune a progredlre suUe sue benemerite indaglni intorno all'arcana endemia. I quesiti articolati dal Balardin'u e da lui con ap- posila nota comunlcall anche alia nostra accademia, \ersano principalmente sulTepoca della comparsa del morbo, sulPattuale suo stalo di difusione rispetto alia popolazione, ed in confronto del tempi addie- tro, suUa sua indole, sui suoi sintomi, esiti e risul- lati necrologici, sul preteso suo antagonismo locale o indlviduale colla serofola e coUa tisl polnionare, sulla sua causa o cause prossiine, predisponentl od occasionali, finalmente sul nilglior nielodo dl trat- lamento cosi prolilafico come curative. In risposta de' quail quesill e dettata la memoria del d/ Mottini. Suir epoca origlnaria della malatlia in discorso, I'opinione dell" autore e consentanea alia piu co~ mune, secondo la quale quest' epoca iion rimonta pill addlelro della prima mela del secolo scorso. Iliporlandosi a quanlo in sostegno di tale opi- nione dislesamente fu scrilto dal Balardini nella cltata memoria, il slg. Mottini osserva in agglunla clie nelle opere la line di Lorenzo Joubert, pro- fessore a Montpellieri, pubblicale a Lione nel 1 582, non si trova alcun cenno della pellagra, quanlunque contengano la prima monogralia com- j)lela delle malattie cutanee. Aedendovisi soltanio descrilta la pellarela, ma con caratteri denolanti uii morbo piii imniondo e sclufoso e dalla pellagra 3 1 fliverso. * Altra prora. qiianttinque indiretta e llmi- tata a due soli comuni, di Chiari e del -vicino Rudia- no, e qtjesta, die nei rispettivi registrl mortuarj di quest! comuni, i quail rlmontano ad epoche assai remote dalla nostra, fra le cause presumlbili delle morti i\i inscrltte non Irovasl prima degli ultimi ses- sant'annl mal notala la pellagra, ne alcun altro voca- bolo scientifico o vemacolo die a lei equivalga. Clie la pellagra dopo la sua prima comparsa nella nostra provincla, Vi si diffondesse in immenso, e un falto del qviale noTi si puo dubilare, quando si conslderi coirautoro die in quest" ultimi anni ella e pene- trata fino alle estreme Talli die conterminano il Bresclaiio Terso 11 Tirolo ed 11 Bergamasco, die dai reglstii nosologici dello spedale di Brescia risulla die nel decennio dal i836 al ^5, 11 termlne medio del pellagrosi d' ognl anno, esclusl 1 pazzi, fu di ^aS ( 335 masclil e Sgo feminine), e die in quello di Cliiari, ove ognl anno concorre circa un mlgllajo d' infernii, Y annuo numero medio del pellagrosi nel detto periodo dl tempo ascese al declmo del tot ale. ** • I caratleri sono questi. <■<■ Pellaiela ex lue hispanica n frequens siinllis est; sed foedior ponigine et impetigine n affectus. Volam mannuin et plantain pedum afficere dum- ■n taxat putavit Rondelilius; nos in srroto quoque obser- •n vavimus; sed tamen in praedictis partibus multo frae- » quentior est, quod illic sit crassissima et densissima epider- M mis cutis haerens tenacissima. ■:■> *' Le nntizie raccolte in questa Memoria si riferiscono prin- cipalmente alle osservazioni fatte dall'antore nello spedale reniminile di Drescia. duranti le funzioni di medico-chirurso 32 Ma se I'i nuniero de'pellagrosi sia ora in aumento o in diminuzlone, e qnestlone tultora indecisa, stando a favore della prima sentenza le slatisliche fornite dngli spedali e dai medici condotti. e I'in- vasione progressiva del morbo in paesi per lo ad- dietro immuni, e a favore della seconda la raiglio- rata condizione dei contadini. e i matjgiori socrorsi offerti dai pii ricoTeri, circostanza alia quale, piut- tostoclie all' aumento rcale del morbo. polrebbesi attribuire il raaggior ccncorso apparente dalle sta- tisticlie. L'autore considerando che I'fatti i quali danno argoniento alT una od all' altia sentenza sono egnalmenle innegabili, ma che d"altronde non sono fra loro inconciliabili, opina clie la pellagra, almeno in questa noslra provincia, segua le vicende del pro- gressive aumento della popolazione; tantocche, presa in se stessa ed isolatanienle da questa circostanza, possa dirsl da qualche tempo slazlonaria: il clie egli destime dai riflesso che, esclusi i paesi di nnova invasione. ai quali il riflesso non si rifevisce, il ffc- nere di vita che costituisce la causa del male e il medesimo oggidi qual era 20, 3o. 5o anni addietro in que' luoghi, faniiglie e individui che ne sono anche ora infeslati. Per quanto spetta lo sviluppo e procedimento della malattia, l'autore, notato esser (juesto presso a poco il medesimo in tutii i luoghi infestati nel uoslro regno, e rio provaie la nalura secondario, ivi da lui sostenule, cd a quelle cl»e gli ocroi- sero ncU'ospilale di Chiari, ove eseicifa ora t,li uHicj di Diictlore piovvisorio. as singolare e coslanle ilel morbo e la quallla speci- fica delle sue cause, dishlbuisce sopra tre punti di- vei'si 11 comparire de' suoi sinloml, cioe sul sistema cutaneo, sul digerente, sul cerebro-spinale. Ma quali, nell' ordine dello sviluppo del morbo, sleno le con- dlzloni eziologiclie di preminenza suW uno o suU" al- tro dl questi sistenii, non si e poluto per anco de- termlnare. In sui primordj della malattia 1 sintomi non si mauifestano tulli insienie sullo slesso indi- \iduo, nia in cbi sopra queslo sistema, in clii sopra quello*, nondimeno si associano poscia col progresso del morbo, e quand* esso e pervenulo a cerla gra- vezza, egli e raro clie non si tro\ino tulli rluniti in uno stesso individuo, sebbene con niolla diffe- renza di grado. Posto, dopo di cio, come cosa non bisognevole di prova, e dimostrala da troppo nu- merosi ed irrefragabili fatti, essere la pellagi-a ma- lattia ereditaria, e non ammesso clie ella sia con- tagiosa, siccome cosa clie sino ad ora niuno pote dimoslrare e clie 1" osseryazione ripetula ed attenta esclude in niodo assoluto, passando a parlare del- r esito della pellagra, 1' autore lo decide nella plu- ralita de' casi fatalmente esiziale. « Non gia, egli dice, y> cbe tolga la \ita ad un tratto ed in breve spazio di w tempo: che anzi per I'ordinario e di un corso M lentissimo, sebbene sempre progressivo', ma in ul- M timo la pellagra e morbo incurabile, c|uando per ?5 felice combinazione gli indiridui non vengano sot- " tratti alle cause clie la produssero e la raanten- » gono: cio che si osserva falalaienle assai di rado. 34 M E I'ugual cosa delle febbri intermittenll, della co- « Ilea dei pittorl, e cosi di seguito di tanli altrl mali M che infierlscono ed uccidono lentaruente gl' infe- » lici condannati per tutta la vita, in mezzo alle w piu infette paludi , a maneggiare il piombo ecc. » Non descrlve i risultati necroscopici, essendosi cio fatto con ogni minutezza da tanti scrittori^ e si restringe ad osservare che sebbene questi risultati sieno i postumi dei tre sistenii ammorbati, presen- lano nondimeno un iusieme di speciale e di carat- teristico, massime per le lesioni anatoraiche del tubo intestinale. Sull" appoggio de' proprj suoi studj pero egli soggiunge che tali lesioni, consistenti in un singolare assotigliamento delle membrane di quel viscere, non si riscontrano in tutti i cadaveri dei pellagrosi, essendovi dei casi in cui la parte troTasi in uno stato contrario; il che awlene quando il male precipita le sue fasi in bi-eve spazio di tempo, in forza di una qualsiasi complicazione sopraggiunta che ucclda I'infermo in poclii giorni^ tantoch^ le prefate lesioni sono coslanti solo nei casi nei quali la pellagra percorre i suoi stadj nei suo mode ordinario di lentezza e apparente intermittenza. Sulla questione deirantagonismo della pellagra colla scrofola e colla tisi polmonare, egli non ammette una tal legge per qnanto spetta alia localita, almeno nella nostra provincla, allegando esservi paesi che avendo dei tisici e degli scrofolosi, hanno pure dei pellagrosi. Nei rispetto dellindividuo, egli la esclude allresi quanto alia scrol'ola^ ma nou la ammette 35 ne la esclude quanto alia tisi, e cio per mancanza di fatll a sua cognizione nel proposito; asserendo pero di non aver raai vedulo tisici offrire i caratteri della pellagra, o viceversa, egU osserva essere la tuber- colosi polmonare un' alFezione clie si raanifesta in indiTidiii delicati, che per lo piu ne portano il germe dalla nascita, i quali essendo poco atti alle fatiche campestri e ad aspri lavori, e non usando per la loro giacilita di que' cibi il cui,lungo uso da origine alia pellagi-a, non entrano nella legge che domina lo sviluppo di questo niorbo, Che se la tisi, egli aggiunge, " appare in coloro che da » qualche tempo sono infermi di pellagra, in lal » caso essi devono di necessita mutar abitudini di » vitto, nutrirsi di cibi di facile digestione, e cessare » dai lavori, sla che riparino negli spedali, o che » proseguono a vivere nella famiglia^ e ci6 avver- w tendo, la pellagra \iene arrestata nel suo corso 9> ed alia lunga svanisce, senza fare ulteriore cum- » parsa. Riguardo poi agli individui malmenati da » lungo tempo dalla malattia, che vi ha gia fatti » profondi guasti, fino ad era di moltissimi pella- » grosi osservatl, non ne vidi pur uno colpito dalla « tisi. w Passando quindi a parlare della causa del morbo, I'autoi'e, aderendo alia opiuione propu- gnata dal d/ Balardini, e favorita dal consenli- menlo di molli in Italia e fuori, dhe 1' allribuisce all'abuso del mays, descrlve, nel rispetto delPali- mentazione, le condlzioni dei \illici nella nostra provincia, alia quale intende restringere il suo di- 36 scorso, moslra come I'uso cotidiano del jrrano turcov in foi'ma di polenla o di pane, formi la base del loro vitto, osserva come dalla loro predilezlone per quesla specie di alimento, non si possa, come al- cuni pretendono, arg-omentarne ne la innocuila ne la virtii nutritiva, sia perclie I'esperienza dimostio clie la concessione della polenta fatta agli ammalati di pellagra, anche in misura assai limitata, e coUa cura clie fosse della piii scelta farina, ed al mas- simo grade di cottura, esacerbava i sintomi gastro- enterici, sia perche, per confessione medesima dei conladini, non per altro si crede questo cibo piu nutritive che perche, siccome di raanco facile assi- milazione a confionto di altri cibi migliori, tiene piu a luugo occnpati gli organi digerenti, e da piu abbondante residue d'escrementi, cosa che nella loro ignoranza essi hanno per un segnale dell' ottima qualita dell'alimento, sia linahnente perche essendo essi fin dalP infanzia abituati all' uso della polenta, non e meraviglia che solo per questo motivo, e noa per la sua innocuita e virtii nutritiva, si renda loro necessaria e piacevole al palato, a quel modo che agli alpigiani il pane di segale, onde si cibano nella nalia valle, riesce preferibile al pane mighore, e certo piu nutritive, preparate colla semola di fru- mento:, e ritenuta la sen'.cnza oggidi piii diffusa, che la causa piu influeute alia generazlone della pellagra debba ripetersi dalle sestanze onde gli ia- dividui abitualmeutc ed in copia si pascono, egli jie inleriscc qual naturalc concluslone. che nessuu 3^ altro cibo, fuorcUe il giano turco, fra noi puo Te- nire aecusato come causa del moibo, perclie nessun altro vi e £reneralraente e costantemente usitato^ e peicbe iuoUre nelhi nostra provlncia non concorrono le altre lufluenze niorbose, alle quali si da taccla in altri paesi: non T imraondezza e 1' anguslia delle abitazioni, le cjuall Ira noi sono bastanten>ente spa- ziose e decenti, o per lo meno convenientemente ventilate^ non il brusco passagglo dalla infetta atmo- sfera delle stalle all' aria viva e \ibrata dei campi, essendocbe la fredda sfairione, almeno nel piano della pro\incla, die comprende la mafr^^ior popola- ziMie, non dura a lungo, ed i lavorl campeslri pro- prlamente detti non coniinciano cbe a primavera inuoltrata, e d'altronde i contadini non passano tulti i loro momeuti d" ozio e di riposo nelle stalle fra gli armenti, ma ne escono spesso ogni giorno, o per passatempo o per recarsi ai \icini mercati* non quel residuo snervalo del latte, spogliato della parte migliore e plu sostanziosa, e denominato con pa- rola \ernacola cagiada , di cui si fa uso nelF alto milauese, ed a cui molta azione vien da taluni altri- buita Bello sviluppo della pellagia, essendo ignoto quest' uso si nelle parti media e bassa del Bre- sciauo, dove troppo si scarseggia di yaccbe e di pecore, e si nella parte uiontuosa, dove si ha tanta parte appena di latte quanta basta ai bisogni coti- diani-, non lo scarso uso del sale, accusato pur esso come causa impellente del morbo, constando e dalla graude quantita di sale che fra noi si con- 38 suma, e clie puo desumersi dai regis tri d'ufficio, oltre a quella che si puo pi'esuraere imporlata per contrabbaudo, e dall'a\ida brama che moslrano i ricorrenli degli spedali d' aver i loro cibi beu con- dili di sale, che i palati dei nostri contadini non sono fatti per gli insipid! alimenti. Una opinione diversa da questa dell' autore, e di grave peso , almeno apparente, addlla come causa precipua del morbo la dijiclenza o la scarsezza dei principj adottala neW ordinaria altmentazione dei contadini, Chiamando ad esame una tale opinione, u. colore, »» dice egli, che sostengono questa tesi si puonno » dividere in due categories gli uni fanno dipen- « dere la pellagra dall' essersi sostituilo il grano » turco, assai povero di glutine, ad altri cibi piu » abbondanti di questo principio nutritivo, che usa- « vausi per I'addietro, vegetabili ed aniniali^ gli « altri ne accagionano in modo esclusivo il troppo »» scarso use dei cibi fibrinosi o camei , a cui e w ridotto il villico lombardo, che Dio percuote del « lagriraato flagello. Ma i prirai non fanno che mu- 9? tar faccia alia questione, lasciandone intatto il 55 fondo, perche e pur d^ uopo ammettano essi pure y> svilupparsi la pellagra soltanto in coloro dai quali » si fa uso cotidiano del mays^ e come spiegano *» poi essi I'incolumita di cui godono le popolazioni w delle regioni calde, che pure si nulrono di grano s» turco? Quanto ai secondi, la loro ipotesi e di- 5? strutta dair osservazione d' intere nazioni clie vi- " vono d' un vitlo esclusivamente vegetale, ma i)i } 39 » cul non enlra ne molto ne poco il giauo oggello » della controversla, e nelle quali non s'' inlrodusse » per auco la funesta malattia m. Concluso poi per le addotte raglonl essere Tabuso del ways nella nostra provincia, ed anclie dovunque allrove, la causa precipua dello s\iluppo della pellagra, egli non esclude le altre secondarie e conconiilanti, quail sono il lavoro , gli stentl, la poverla, T uiiio- ne della polenta con altri clbi pochissimo riparatorl delle forze^ dacclie I'esperienza troppo chiaraniente dimostra che nessuu danno proviene alia salute quando colF uso del viays queste altie circostanze non si congiungano. Dalla eziologia del raorbo, passa I'autore a parlare della sua indole, e final- menle della cura. Quanto all' indole, senza preten- dere dl entrar giudice nella conlro^ersia se questa consisla in una leglttima infiammazione, come credo- no alcunl, o in una affezione speclale e sui generis, com' altri sostengono, egli opina, sul fondamento delle sue proprle osservazioni sugli ammalati, che la flogosi non sia il prirao effetto deR'azione-morbosa che da origine alia pellagra, nia che si abbia qual- che cosa che preceda la flogosi, sia un virus, sia una lesione del misto organico, sia un' alterazione nella crasi del sangue, come fu variamente pensato, sia checche altro. II che egli desume in special niodo dal tratlamento, avendo sempre osservato che gli antiflogistlci soli non valgono a combattere 11 morbo, e che la loro azione e piuttoslo limitata a togliere o mitigare le manlfeslazloni sintomatlche 4o plii o meiio gravi e osliuate. Quanto alia cura, egli la deriva dalla qualita della causa del morbo, di- chiarando innanzi tratto die il primo eleraento di essa devc coasistere nell'igiene, modificando e mi- glioraudo il clbo di cui si uutiouo i Tillicl, e die la terapeutica eutra in linea secondaria soltanto, essendodie i suui eft'etti soiio temporarj e passeg- geri, e non si approforidano alle piii recondite radlci dd male, die non tarda a ripuUulare quando gli infermi ritornano al villo die li fece animalare, 0 die il niorbo sla di certa gravezza o in\eterato. Cio premesso, tra i diversi sussidj terapeutici die 1 osservazione lia mostiato piu o nieno giovevoli nel tratlamento della pellagra, egli pone innauzi a tulti il bagno tepido d'acqua seniplice, accorapa- gaato pero nella pluralita de'casi da una dieta nutriente aniniale, non senza concedersi anclie Tuso del vino generoso. Quanto agli altri soccorsi della terapeutica, {ondato suUa propria esperienza, egli per primo rifiuta i suglii antiscorbutici, siccoiue inutile sussidio, od alineno di cosi poco sensibilc effelto da non fame alcun conto. II lafle, sia rime- dio o sia cibo, per la sua emoUiente e rinfrescativa proprieta e pei nutritivi prlncipj onde abbonda, lo lia per ottimo sussidio, purclie non se ne faccia uso esdusivo, come malaniente, a suo parere, lianno consitilialo laluni. Le sotlrazioui san P. L. ricaduli nella trista condizione di prima. E r> poi chi ne ritrae il piofitto? Won e la societa » stessa , non sono i rlcclii proprietarj, a favore dei y> quali \engauo ridouate tante braccia vigorose » all'agiicoltura? w Dal metodo curativo del raorbo I'autore, in sul conchiudere della Memorla, passa a fare alcune parole sul metodo preservative. Ma cl dispenseremo dal riferire i cenni da lui fatti nel proposito, coincidendo in questa parte deU'argomento le sue idee compiutamente con quelle die ciascuuo puo trovare nel libro piu volte citato del Balardini. IX. Gli slessi punti di questione a un di presso tratla il d/ Agostino Maraglio nelle sue osservazioni statistico-cliniche sulle inferme curate dal i.° aprile 1846 al 3 1 marzo Zj^ neH'ospitale feraminile di Brescia^ delle quali produsse finora la prima parte, in cui si restringe a parlare delia pellagra. Comin- cia I'autore da alcune notizie di fatto, raccolfe in tavole statlstlclie, suU'andamento del morbo in quel- I'ospitale e nella detta epoca, confrontato coi risul- tati degll anni addielro e con quelli dell'ospitale maggiore, dichiarando di riferire le deduzioni ch'egli trae da questi fatli e da questi confronti alle sole esperienze condotte sulle inferme delle quali si tratta, senza pretendere di generallzzarle in tutll i casi, ne di presentarle come principj e statuti di nuova teorica. II numero complessivo delle pella- 44 grose raccoUe e curate nella sala medlca femmlnlle fu di 345^ delle quali, 10 I'imastevi al i.° d'apiile 4846, e 335 dl nuova provenienza^ 129 uscirono risauate, 5 afTette da mania pellagrosa fiirono trasferte al manicouiio, ij rimasero in cura, 25 soccombettero alia malattia, gia conclamata e mortale. Avverte I'au- tore cbe nella cifra indicata non sono tutte com- prese le ammalate di pellagra , essendoche se altre acute malattie sopravvenlvano nell' anno, erano dia- gnosticate, curate e registrate nel senso delle so- pravvenienze. Quantunque la pellagra si manifest! specialmente ai primi soli di primavera, tuttayia in ogul mese dell' anno concorrono pellagrosi ai nostri spedali. La cura balnearia, die solitamente si co- mincia nel maggio e cbe si protrae fino aR'agosto, producendo in questl uiesi il maggior concorso, offre mezzo ad osservare in questo intervallo di tempo la malattia in tulle le sue svariate fazioui ed in ogni periodo, mentre negli altri mesi non si banno cbe i risultamenti dell' ultima consetruenza del morbo, per cui i guasti dei centri nervosl e assi- nillalivi banno spinlo Torganismo a tale perturba- mento e dissoluzlone da far disperarc ogni ammen- da. Difatti, in ragione del uuraero, la mortalita degli inditidui nei mesi di aprile, settembre, ottobre, novembre e dicembre e assai piii considerevole di quella cbe ha luogo nel restanle dell' anno. Delle pellagrose conveuute al P. L. nel corso delKanno, la maggior parte, cioe 266, appartenevano ai soli distretti raeridionali dclbi provincla ed a quello dl 45 Brescia: il die serve a confermare ropinione clie il ceulio della pellagra si tro\i in quesla parte del nostro territorio. La Yalsabbia, la parte superiore della Valtrompia, la Yalcamonica e la riviera d'Iseo, sia per la lontananza della citla, sia per poca op- portunlta di trasporto, sia per ripuinianza a rlcor- rere agli ospitali, come sono afflilte da minor nu- mero di malaltie, cosi onVono ancora uno scarso niimero di pellagrose. Col dlslretlo di Adro, del- rOspitaletto, di Gardone, si apre, per cosi dire, il campo della |>ellagra, clie si allarija poi avvici- nandosi alia citta , devastando Nave, Mompiauo, Fiumicello, s. Zeno, la Volta , la Cliiesa Nuova, tutto il subburbio e le ortaglic, qiiindi si stende al dislielto di Bagnolo con Flero, Gliedi, Malrano, Castel-Nuovo, Quinzanello, al territorio di Leno, Porzano, Manerbio, Cigole, Pavone, Pralboino e Gottolengo, a quel di Verola-iVuova , Faverzano , Cignano, Bassano, Quinzano, s. Gei'vasio, al distretto di Orzinuovi, dove colpisce specialmeute i comuni di Gerola, Oi'zivecclil, Gabbiano, Barco ecc. Quanto poi a Lonato, Monlecliiaro e Salo, e forza sup- porre clie non sieno del tutto inimuni dalla lue pellagrosa, poiche olti-e averne da occupare i patrj ospitali, ne raandano anclie ai iiostri, essendosi nel- I'anno di cbe si tratta coiilale nelle nostre infer- meiie 8 pellagrose apparteuenti al distretto di Lonato, 6 a quello di Montechiaro, 1 1 a quello di Salo. Quanto a Clilavi, basta pel proprio distretto. A questo luogo Tautore propone il quesito se la 46 pellagra attualmente sia in diminuzione od in au- mento. Intorno al quale egli osserva clie dai cata- loglii dei pellagrosi concorsi all'ospitale maggiore di Brescia negli anni 1827-28-29 risulta aver la pellagra occupalo allora a un di presso gli stessi comuni die occupa al presente, e che per asserto dei medici primarj d' allora, riferito dal dJ Girelli in un suo prospetto clinico dei pellagrosi ivi curati nei detti anni, nessun pellagroso trent'anni addie- tro vi si vedeva o curava clie provenisse dai comuni di Botticiuo, Rezzato, Gavardo, Virle, Guzzago, e nemmeno dalle parti piii interne delle "Valli^ dal clie gli sembra poter desuiiieie clie, amraessa la ■verila di una tale asserzione, e le iudicazioui ap- parent! dal citati cataloghi, la pellagra da ^o anni in poi avrebbe fra noi guadagnato assal poco ter- rene, se pure non foss'anco piu ragionevole il credere clie fosse rimasta stazionaria. Questa sua congettura egli avvalora con un prospetto dei pel- lagrosi d' ambo i sessi concorsi negli spedali di Brescia dal 1840 a lutto 1846; dal quale apparisce die il niaggior numero dei ricorrenti in questo spazio di tempo sarebbe stato negli anni iS^t. e 43, ed il minirao nel 45. Oltre a cio, dal citato lavoro statislico-clinico del d/ Girelli si raccoglie die nel solo ospitale maggiore si coiitarono nel 1827 pellagrosi 4^°^ ^^'^^ 1828, 44*^- "*'^ J<^^9^ 5 1 3^ nu- mero die, confrontato col niassinio dei niasclij regi- stratl nel prefato prospetto, lo supera di 52. Si aggiunge che, secondo un computo del d/ Balardini, 47 nell'anno i83o, memorabile per quantlta strabac- chevole di pellagre, dovuta a condlzioni particolari atmosferiche ed economlche dell' anno precedente, la provincia bresciaiia ebbe 6,989 pellagrosi, nu- mero clie, secondo lo stesso Balardini, nel i83i e 32 diminui di tanto che nel i833 si restrinse a soli 5ooo. Ne la mortalita troTasi in giusto rap- porto col nuniero degli ammalati, mentre in 3i3 uoniini curati nel 1840 ne morirono 2,3, in 34 1 curati nel 1841, soltanto 14, in 286 curati nel 1845, ^o. in 4o3 curati nel i843, 26. In 627 donne curate nel 1842, ne perirono 26, ed egual numero ne mori sopra 3i8 curate nel 1844* ^^^ quale avvicendare di aumento e diminuzione trae Pautore argomento ad opinare che le cause atte a svolgere la pellagra -varino col variare del tempo, e che la diffusione e la gra\ezza del morbo, alnieno nella nostra provincia, derivi affatto da circostanze I mobili e -variabili, e quindi non suscettive di com- parlo fondato. Appare poi dal citato prospetlo che le donne ( contrariamente alia opinions di varj scrittori ) sieno piii che gli uomini alia pellagra sottoposte, e che la mortalita sia' maggiore in que- sti che in quelle, essendoche nei sett' anni ivi re- gistrati, sopra 2634 uomini, ne morirono 20 5, il che equivale al 7, ^^jioo, mentre sopra 2880 donne non si ebbero che i5i morli, cioe il 5, 28{ioo. Per quanto spetta alle condizioni individuali di professione, di abitudini e di regime di \ita, j nulla di specialmenle notabile ofFre il complesso 48 tlelle pellagrose in dlscorso. « D'' ogni abito, d' ogni v> temperamenlo, dice V autore, sia clie pervenissero w dalle vallate o dalle parti pedemontane della pro- ?? \lncia, o dalla planura, quasi tutte lavoravano i w campi, od esposte alle intemperie delle slagioni w guardavano gli armeuti; pocliisslm'e s' induglavano n in casa, a dure e lunglie fatlche condannate. Le 5? abilazioni umide od asciutte faceano non sempre w sufficlente riparo agli insulli dei veull e delle " pioggle^ non di rado erano famiglie numerosissi- 5? me stivale in plccole camerette, ove 1" aria cor- 55 rotta da esalazioni. faoevasi mefitica ed irrespira- 55 bile. Parte del corpo nudo, parte nial difeso da 55 cenci, nido non di rado di osplti scliifosi. Pocliis- 55 si ma cura della neltezza del corpo, 1' acqua non 55 sempre llmpida per bevanda, polenta, pane di 55 grano turco, legumi acconciati con olio di lino, 55 pesce, pochissinia carue, quasi mai \liio. 55 Quanlo all' eta , sebbene si ricoverassero pellagrose in ogni stadio di vita, dalla piii acerba fanciullezza airestre- nia \ecchiaja, dalF essersi riscontrato il maggior nu- mero delle morti dall'anno 2,0 °al 60.'^, ed il mi- nimo dal 7.° al 20/', e dal 60.° in poi, T autore conclude che la pellagra si sviluppi con maggior forza e frequeuza, almeno nelle donne, dai 20 ai Go anni, con somma \ariela lutlavia nella durala e nella risoluzione. Enlrando poscia a parlare del- Tapparato sintomalico, egli osserya non esser sem- pre conforme al vero la distinzione in varj stadj dei fenoraeni che accompagnano la malatlla. per 49 quest(t che essi non til ratio si confondano fra loro. si unlscano, si alternino, e talora o nemnieno ap- pariscauo, o non diano quei risultali dei quali oidi- nariamente si suppongono forieri. Nessun sintomo pero egli tiene per tanto generale e coslante qiinnlo r alterazione piii o meno appariscenle del sistema nervoso. " Ne fu dato y> ( egli dice ) « diagnosticare » pellagre senza eruzioni cutanee, senza alterazioni » iutestiuali, ma nessuna che non avesse primili- w vamente o verligini o contrazioni spasmodiche dei » muscoli del collo, od allucinazioni o cefalee gra- ?! vative, e sempre poi deboiezza nelle ganibe, e » spesso assoluta impotenza o malogevolezza a reg- » gersi dii'itte. L' alterazione fu coslante e generale, w la forma pero ed il grado non sempre. Si ebbe M una cevta Manera Angela di Earglie, di 5o anni, w che da molti anni soffriva di pclla£;ra, e piu la y> cruciavano le confratture spnsmodiche di tutfa r> la spina dorsale e i crampi telanlci alle estremila y> inferiori, che la costringevano a stranamente ag- » gomitolarsi. toltole ogni libero mo\imento. In la- wlune, verligini, sbalordimcnto, stupori^ scinlillano » gli ocelli piu del nalurale, e si crea 11 delirio piii o » meno acuto, contii>iio ed intermiltenle, lielo o me- » lanconico, versatile o concenlralo in una sola idea, » furloso, loquace e talvolta osllnalameute mutolo w Non di rado si manifesta wxC antagonismo di- » chiarato tra il delirio ed i profulvj enterici, si " che si riaccenda Tuno col cessar degli altri e y\~ » cerevsa. O il delirio si sospende. od accompagna 4 5o 5? il marasmo, la ttiarrea e la febbre coireuntiva, e ?5 la -vita si tronca fra le convulsioni della mascella 5? inferiore e del capo, clie si dimena lateralmente, S5 fra la carfolagia e le contrazioni quasi tetaniche y> dei muscoli addomlnall^ o mediante I'apprestata 55 cura r inferma torna a poco a poco alia prlstina w salute, e abbandona il letto de'suoi tormenti, per y> vicorlcarvlsi non di rado alia nuova Primavei'a. » A quesle indicazioni inforno ai sintomi altre ne soffgiunge I'autore, clie fanno contro il preteso anta- gouismo tra la pellagra e certe altre malattie, ed in ispecle la scrofola. Che dove serpeggla la pellagra possa ancora la scrofola trovarsi, ne diedero prova alcuni comuni delle "vairi, e specialniente quello di Lumezzane: dove inferme, fra F altre, si ebbero, in cui la pellagra germogllaTa, dlrebbesi quasi, sopra un fondo decisamcnle scrofoloso^ Puna, oltre tutti i sintomi della pellagra, aveva le glandule del collo in^rossale ed indurlte. ed alcune anche all'esito di suppurazione*, e la sezione cadaTerlca avendo pale- sata altresi I'ostruzioae delle glandule meseraiche, fece dubitare se la diarrea e la tabe estrema piut- tosto alia scrofola che alia pellagra si dovessero attnbuire^ I'altra, alle mani sirr-ili a cuojo non con- cio, alia semiparalisi degli artl inferiori, al delirio, alio stomace, alia diarrea giudicata pellagrosa, ave- \a insleme le glandule del collo ingrossate, ed una anclie suppurata, e gli occlii affetti d'un'oltalmia di non dubbia natura scrofolosa: rabito, il colorito, la dclicatezza dei tessuti, tutfo in lei certificava la 5i scrofola. Quanto poi agli altrl morbi, si trovarono frequentemente assoclati alia pellagra risterlsiuo, le febbri iulennittenti, le nietrlti ciouiche, e si \idero anche non poche pellagrose perire per "vizj organici di cuore, per tisi tubercolari ed afFezioni acule d'ogni specie. Si e potuto osser\are altresi esser la pellagra piii clie altrove frequente in quelle parli della provincia ove i niiasmi paludosi, le acque stagnanli, Fumidita ed il caldo eccessivo alimen- tano, per cosi dire, le febbri periodiche, gli infar- cimenti addominali. e quindi ove piu abbondano le caccbesie, gli scorbuti, e le idropi. Noi non se- guiremo I'autore in cio che soggiunge intorno al metodo di cura pralicato nel P. L. durante il pe- riodo di tempo in dlscorso. essendo esse sostanzial- mente quel medesimo clie fu costantemente seguito da tutti i pratici anticlii e moderni-, e senza piu passeremo .alle deduzioni ch'egli trae dai fatti finora esposti. Conservando da piu anni la pellagra il solito andamento e la consueta misura, egli da cio conclude essere infondalo ogni timore cbe in awenire ella pos- sa piu rapldaniente e perniciosamente diffondersi. L'appigliarsi clie fa questo morbo in ispecialita ad una sola classe di persone, il sue sviliipparsi in de- terminate stagioni, il preferire ciregli fa certe loca- lita territoriali , e I' influenza uianifesta di alcune -vi- cissitudini atmosfericlie e cambiamenti econoraici, doTrebbero guidare alia conoscenza della causa pro- duUrice, se, come a^i-erte I'autore, non avvenisse anche in questa cio che non manca raai d' avrenire 52 in qualsiasi malattla di misleriosa natura. a Ivl, » egli dice, la condizione patologica trovasi avvolta w fra le ambagi di proteiformi manifestazloni , per » cui si crede avere stanza ora in questo, ora in quel » tessuto organlco, ed a seconda della sede presup- 5? posta della condizione morbosa \i si modella pure S5 una causa effettrice. E sulla pellagra plii che altrove ?5 insuperabili sorgono gli ostacoli^ che essendo mor- )? bo di lunghissinio ed irregolare decorso, I'occliio y> delF osservatore spesse Tolte non pu6 seguire tutta 55 la trafila di quel patimenti, e studia bcn"'anco I'en- 55 tila del procediiaento passato dalle ultime risul- 95 tanze. 55 Fu dello che il sangue de' pellagrosi si Irova esser piii lenue, poco coagulabile, sprovvisto di iibrina, e su quest' asserzione alcuni patologi non dubitarono aver sede la pellagra nella crasl del san- gue afletto d' alterazione primiliva. A questa sen- tenza Tautore oppone il seguente dilemma: o le esperienze da cui si deduce f'urono inesatte, e sono da rinnovarsi, o furono esegulte con lulta esattezza, ed essendo coutraddette da altri sperlmenti di op- posle rlsultauze, non valgano che a far sorgere dub- biezze, potendo essere che i pellagrosi dai quali si Irasse quella supposizione fossero affetti anclie da altri morbi, p. e. da scorbulo o da simili cacchessie^ nel qual caso le allerazioni del sangue p()lreb- bero anche atlribuirsi a quelle complicazioni. E che risullali siensi avuti in couti'ario, cgli lo afFerma suUappogg'o di esperienze in proposilo, eseguite nel P. L. Ollro di che ecli lirnrHa come oggidi si 53 ripugnl alle espressioui di crudlla e cozione degU umori, effenescenza , fermentazione, puhidita del saugue, come la clilmica organlca si limiti a siiida- care nel sangue la composlzione e pioporzione dei suoi elementl. e come tutti i caralteri fisici, le pro- jx>rzioni tia il s'lero ed il crassamento, la maggiore o minore coagulabilita nei pellagrosi seguano le medesime le^gi cliimlco-organiclie che regolano ogni indhiduo sano ed amraalato. Quanto a se, sopra i fatti osservati nel P. L. egli crede poter fondare I'opinione clie la pellagra si manifesti primitiva- mente per un peiturhamento nella innervazioue , diffuso in tutto I'organismo: e quanluuque, nella tanta poverta di cognizioni fisiologiclie e patologiche sul slstema nerveo, non sia facile determinare la natuia di tale turharaenlo, tiene la sua opinione atta a spiegare, se non altro, tutti i fenomeni mor- bosi della pellagra dai prodromi a^li esiti, a conci- liare quanto v'lia d'inconcusso nelle osservazioni necroscopiche , e nello stesso tempo a far nascere il dubbio cbe nella invesligazione della causa qual- cbe cosa si sia trascurato die aver possa non poca influenza nella produzloue della fatale endemia. Aramessa in fatti una tale opinione, potrebbesi, se- condo I'autore, far ragione che \enendo dal sup- posto pevturbamento modificata la sensibilita della cute, qvielle parti del corpo che son piu esposte alle Ticende dell' atmosfera, con tutia facilita irri- tate, subiscano quelle alterazioni che sono conosciu- te solto i nomi di scottature, erisipole, eritemi, 54 aventi un carattere peculiare secondo la specialila del turbamento nervoso e della sua causa efficleute^ che venendo invece preso specialmenle il centro cerebro-spinale , da ci6 provengano le cefalee, le lombaggini, 1 dolori spinal! , le vertigini, i delirj, le convulsioul, le contratture tetaniche, la paralisia, la mania ecc.^ che prevaleado il turbamento nerveo nel centri ganglionlari, s'abbiano i di sordini asslrai- lalivl assorbenti, secernenli: quindi le dispepsie, il senso di ardore interno, le alterazioni della cliimi- ficazione e chiUficazione, i proflulvj e le litenzioni^ che in sulle prime il turbamento in discorso con- sista in un sempllce disordine funzionale, dal quale non venga offesa I'intima tessitura dei centri ner- "vosi, ma che possa in segulto dlventare un \ero guasto organico che iuvada la piu recondita com- page degli stami vitali^ che nel prime caso il pro- cesso possa essere sospeso e il disordine delle fun- zioni ricomposto col togllmeulo della causa, colla contro-irritazione dei rivulsivi, colla virtu mollitiva e rilassiva del bagni, e che nel secondo succedano quel processi e lavori llogistlcl, rammollimenti, effusloni che distruggono I'individuo, e che Tcngono testifi- cati dalla sezione cadaverica. Dall' essersi i disor- dini assiiuilatlvi presi in princlpale considerazione dalla maggior parte di medici. e supposto nel tubo digerente aver sede la pellagra, osserva Tautore che dovette originar la oplnione che la causa effi- ciente del morbo sla la cattiva quallta degli ali- menli ; alia quale, plii oltre procedendosl , successo pol I'altra opinlone clie, dotando di malefiche in- fluenze e di velenose \iitu il grano turco, a questo solo da colpa della rea infermita. Concludendo la sua Meinoria nelF esarae di questa opinione, egli riconosce die numerose osservazioni \e fanno so- stegno, che non le maucano caratleri di -verisimi- glianza;, e clie 11 non trovarsi traccla di pellagra prima della introduzlone del grano turco in Euro- pa, 1' imperversare del morbo ove questo cereale e il Titlo cotldiano, Tessei^ne immuni alcuni paesi ove i contadini si cibano allrlmenli, negli stessi villaggi 0"ve il mays e il principale e costante nutrimento r andare esenli dal morho que' Tillici die lianno occasion! e mezzi di recarsi spesso in citla, e di nieglio nutrirvisi, la scarsa \irtu nulritiva, e piu ancora le malatlle del grano in discorso, sono cose die a primo aspetto depongono in favore di clii lo incolpa di una taula funesta produzione. Non- dimeno non gli senibra clie una tale sentenza possa essere eseute da difficolta ^ e in primo luogo egli dubita se gli argomenti spettanli alia apparizione della pellagra bastlno a stabilirla accertatamente raoderna, sembrandogli die il iiiodo indeterminato con cui ne parlano i prirai die ne scrlssero, cloe il Frapolli e lo Strambio, il comprendere die si face"va una \olta In una sola famiglia differenti ma- lattie, Tanipio slgiilficalo che si altrlbuiva alio scor- bulo, all'erpete, alia lebbra e ad altri siiiiili morbi die ora, per la niiglior conoscenza della loi'O con- dizione patologlca, si collocano in difierenti classi nosografiche, debbano ia qiialche uiodo indurre nel sospetto die gli antxchi avessero potulo, pel vario manifestarsi della pellagra, coufonderla con alcune dl cotali malaltle, che hanno comune con essa parte del loro fenomeni. In secoado luojjo, ammesso jincora die la pellagra sia morbo di recente com- parsa, resterebbe a vedersi, egli osserva, in quale rapporto si leglil colla intioduzione del mays in Eu- ropa. Facendosl a discutere un tal punto, egli mo- stra coH'aulorita di parocclil scrittori * die la col- tura e I'uso del grano turco in Ispagna, Porlogallo, Francia ed Italia rimonta per lo meno ad un secolo ed itn quarto prima die la pellagra eccitasse I'atten- iione dei medicl^ e da queslo fatto cosi argomenta: o non v' ebbe pellagra prima dell' e'poca coraune- mente assegnata alia sua comparsa , e in questo caso per qual ragione il grano turco non manifesto fine a tal epo.ca la sua influenza maleiica? o v'ebbe pellagra, e perclie non si potrelibe credere che \i fosse anclie prima della coltura di quel cereale? Se ira il grano turco e la produzione della pellagra, egli pol prosegue, vi fosse una relazlone di causa ad effetto, dovrcbbe la rea malaltia esistere da tempo immemorabile la dove Indigeno e il prodotto di quel cereale. Eppure nessun cenno di pellagra, ' Gonzago Oviedo presso Ilumbolrl Kss. pnlidg. siir le Roy de lu Neii. Ju'p.T. 2, 1827- Ecoiioni. Rur. dans ses rapports etc. par M. Boussingault T. 1, 1843 - Carlo Elicnne e Giovanni Liebault neWopfVixVd Maison rusti(/ue - Coats coinpl. d'Agric. Pilati-Appeiidicf alio Gioruule di Agoslino Gallo. 57 nessuna allusione al potere del mays a produrla fanno i \iag^glatorl clie con ognl diligenza descris- sero i costunii, le religioni, le malaltie degli Ame- ricani^ non Hurutjold, che con tanta accuratezza descrlsse la nuova Spagna, clie con tanta cura scien- tifica ragionu della lebbre gialla^ non I'OYiedo, che parlo della slfilide e d'altro morbo Indigeno del- TAmerica, ed in particolare di certo guasto ne'denti, ivi causato dal pane di niajs^ senza acca tici non s' era per anco potuta liberare. lo fui M cliiamato per la prima volta in un moraento dl w grave accesso, che presentava lutti i caratteri di vun' acuta gastrile, o di una gastro-duodenite. » Alcuni salassi, qualclie emulsione oleosa e leg- »> germente catartlca, sciolsero in poclii giorni, come M al solito, da' suoi tormenli I'ammalata^ ma i5 w giorni piii tardi I'acuto dolore all' epigastric, ac- >» conipagnato da viva febbre, si riprodusse. Un j» lieve ingiallimento osservato alia pelle in quesla w contingenza, e specialmente alia congiuntiva, ed 9> un coloramento croceo, anzi coffeauo delle orine, » che poi rapidamente disparvero, mi posero in 5? sospetto dl calcoli nella clstifellea, 1 quali oslruis- M sero di quando in quando temporariamente, nel »' loro passaggio pel coledoro, le vie biliari, e pro- y> ducessero cosi I'iucomodo cui I'ammalata andava »> soggetta. Feci portare diligente 1' osservazioue » suUe feci, e vidi infatli clie al cessare delle eva- M cuazioui blanche o ciueree che s' ebbero nei primi 67 w giornl deU'accesso, comparTero tre grossi calcoli di » coleslrina , leggermenle colorall all' esterno, faccet- r tati, bianchl all'interno, e aventi un piccolo nu- » cleo di materia biliare concreta. La diagnosi in »» questo caso non poteva piu essere dubbia, e la M spiegazione delle ricorrenti gastralgie, e della loi'O » resistenza al trattamento usato, \eniva parimenti » spontanea i^. Trattandosi qulndi d'una cura radi- cale, I'autore, passando fra se stesso a rassegna i metodi finora suggeriti per la cura de' calcoli biliari, considero clie coll'emetico e coi drastici, proposti da alcunl onde meccanicamente smovere dalla lore sede quei concrementi , qiiand'anche si avesse tanta fortuua da e\acuarne coUe scosse emetico-catarli- che completamente la cislifellea, non si pre^er- rebbe pero la formazione e la riproduzione del calcolo^ che molto indlreltl gussidj sono i risolvenli mercuriali o iodici, da altri proposti, essendoche la loro efficacia non potrebbe spiegarsi che come secon- daria conseguenza dell' attivato generale assorbi- menlo, il quale lascia ancora nel desiderio di sapere con che arcana \irtu possano smaltirsi a poco a poco le solite concrezioni che trovansi unite alia bile nella cislifellea^ che fra gli specific! chimici, cioe r etere solforico misto all' essenza di tremen- tina e lo spirlto di vino sullo zucchero, racconian- dati nelle cure di Durande e d'Odier, I'etere, quan- tunque disciolga assai bene la colestrina fuori del corpo, non puo a gran pezza esercilare un'analogo contatto solvente sui concrementi della cislifellea, esseiidoclie nft dal ventrlcolo al cavo biliare v'lia una diretta via , ne gll oi'gani traduttorl dell' etere sono conduttori passivi, e gli alcalini, quantunque sieno atti a ridisclorre la bile inspesslta e la ma- teria colorante, non lianno, per ripetute prove da lui fatte , se non pochisslma azlone sui calcoli di colestriua^ che le soluzionl acquose di soda e di potassa glornalmente adoperate all'oggetto di diso- struire 11 fegato, messe a contatlo con calcoli cole- slrlni ad una temperalura Cfjuale a quella del corpo umano, non mostrano di attaccarli in modo da po- terne sperare vma dlssoluzione. Sopra queste con- siderazioni sembrandogll la cura de' calcoli biliari non essere stata finora clie palliatlva, empirica, o irraglone'volnienle solullva, determluossi a battere allra via, movendo dalle idee di Liebig intomo alia funzlone epallca, alia natura e causa della for- mazlone del prlucipj della bile ecc. E considerate die 1 calcoli dall' ammalata evacuali erano quasi interamente composti di coleslrina, la quale e uno del grassi solldl piii dlGFusi nella econorala^ che essi erano faccettall, e trovavausi qulndi probabll- nienle In gran numero nella clstifellea, dlmostran- dosi in quell' aspelto la loro reclproca disposlzione e 11 loro contalto^ die non era dubbio che non si producessei'o conlinu^menle e jion fossero stati la causa delle collche, lo quail da cinque anni ad inlervalh si ripelevano ;, die 11 \lzlo dl qud legato cousisleva duuque nella secrezlone eccedente di un piiiu'lpio grasso, pochisslmo solubile nella bile, e 69 quiudi concrementautesi e cxistalizzaDtesi nella clsti- fellea, entro nel penslero die la eccedente secrezione di una tale sostanza idiogene-carbonosa potesse per aTventura essere corretla con sostanze ossidanti, e die il grasso solido coleslerico, ossia i calcoll dl questa materia, potessero essere fluidificati e in qualdie modo corabusti dall' ossigeno die "venisse ofFerto, nelFatto della loro produzione, all'idrogeno e al carbonio die 11 compongono, potendo, a suo ayviso, la produzione dl questo materlale riguar- darsi come una elimluazione de'piincipj idrogeno- carbonosi, die eccedono nella normale proporzione delle comblnazionl ternarie e quadernarie costltuenti I'organlsmo. Sopra i quali pensamenti egli prese 11 partito d' assoggeltare T ammalala ad un rimedio abbondante di ossigeno e facile a cederlo, neU'idea die arrlcdiendo il sangue di materie ossigenanti, o di ossigeno, I'accennala separazione grassa dovesse cessare d'aver luogo. Preserisse dapprincipio del permanganate potassico, poi del perossido di man- ganese: del primo Tammalata non prese die qual- clie scrupolo, ma del secondo consumo otto oncie, prendendone due dramme al glorno. Con questa pre- scrizione egli raccomando altresi Tastinenza dai dbi grassi. Contemporaneamenle poi fece istituire il piu diligente esame delle feci emesse, passandole ogni Tolta attraverso un fino staccio di crine, sul quale "venlvano stemperate e disclolte cou molta acqua, rimanendo i grani calcolosl sullo staccio. Colla quale precauzlone pote tener dietro alia interessante modi^ ficazlone che i calcoli, glornalraente emessi durante il trattamento, andavano presentando. Nei prliui due glorni di cura ossldante si evacuarono tre cal- coli a faccette intatte, e della dimensione di circa un pisello ciascuuo: nel 3.° giorno due calcoli piu piccoli comparvero, 1' uno de' quali con un lato tutto rose, in raodo da potersene per un certo tratto osservare la tessitura stratiforme: nel 4-'^ giorno altri tre piccoli calcoli, ancora plii erosi, e I'uno di essi ridotto perfino all'apparenza di un fram- mento di cglcolo plii grosso: nella 6.* e ^.^ gioi^- nata non si evacuarono calcoli^ nell' 8.* e nella JO.* si ebbe la dejezione di una copiosa arena colesterica, ossia di un aramasso di piccoli fraro- menti calcolosi di colestrina. Questa specie di arena colestrina continue ancora per alcuni giorni: quindi cominci6 a scemare sino a scomparire totalmente. II trattamento col perossido di manganese si con- tinue ancora per qualche settimana dopo questa epoca, e la paziente non ebbe piii a lamentarsi di alcuno de'suoi ricorrenti incoraodi, in seguito alia descritta cura: e souo omai quasi due anni. Jlagionando sull'eslto di questo trattamento, I'au- lore, fatto riflesso die quei calcoli si manifestavano sempre piii rari e piu erosi di mano in mano che si compiva la terapla, mentre invece nella cisti- fellea de'cadayeri i calcoli si trovano senipre ad Intere faccette e ben disegnati, trova aramissibile la supposizione clie I'ossigeno ceduto dal perossido di manganese, impcguando le soslanze tradotte 7« al fegato pel sislema venoso portale o pei chiliferi, abbia impedlto rulteriore formazione e deposizione del grasso colesterico. Amraessa questa supposizione, la bile, fatta priva di colesliina, deve, egli osser^a, spiegare una cerla facolla solvente sui calcoli gia esistenti nella cistifellea, e quindi attaccarll, corro- derli, impiccolirli, e favoiirne in tal guisa la trasfor- mazione e 1' espulsione, essendoclie la proprieta sol- •vente la colestrlna che nei casi ordlnarj, la bile ha saturata da una certa quantlta di colestrina, clie sempre raccliiude^ verrebbe sotto la cura ossidante ad esser messa in liberlo, in conseguenza della ces- sata separazione colestrica nella cistifellea, e quindi agirebbe completamente a disciogliere i concrementi colestrici coi quali si troTasse in contatto. « E M ormai uniformemente ammesso, egli aggiunge, da M lulti i chiraici e fisiologi, clie il regime destinato »> a crescere 1' adipe nell' organismo , favorisce le » malattie del fegato (esempio il fegato grasso ar- » tificialmente proclotto nelle oche)^ che il fegato » e r organo di deposizione dell' idrogeno e del » carbonio^ che come il polmone e organo di ossi- >9 dazione, cosi lo e di riduzione il fegato^ che le M separazioni idrogeno-carbonose, le quali, a mo- » tiyo di qualche moibosita, non possono aver luogo » sugli organi respirator], si fanno dal fegato, o w nel fegato almeno si radunano ( la degenerazione » grassa nel fegato dei tisici ). Trovlamo inoltre che » fra le sostanze incolpate di dar origlne ai calcoli » epatici si annoverauo le bevande spiritose, la birra 7^ 55 receule, P uso di soslanze aniinali grasse: clie M Sommering raccomanda nella cura di questa nia- " lallla I'esercizio del corpo, die aunienta colls 5? resplrazioni rintroduzione deH'ossigeno, e Tasli- "■ neaza dai nutrlraeuli troppo anitricatizzati, e ciie •J lo stesso Durande, clie dava per rimedlo etere » ed essenza di Irementina, raccomandaTa a' suoi 55 inalati di evilare ogni bevanda spiritosa •>•>. La cura ossldante, o avente per iscopo d'inlro- duri'e molto ossigeno insieme colle sostanze desti- nate a formare il cliilo ed il sangue, puo, secondo Fautore, avere anche altre indlcazioni, oltre quelle dei calcoll colesterlci del fegato. La obeslta, I'asma, r albuminuria, la febbre tifoidea, la sifilide, il dia- bele zuccherino ecc. sarebbero, a suo parere, malat- lie nelle quali questa cura potrebbe convenire, od essere solto certe vedule indicala. E pero egli crede opportuno far cenno de" mozzi terapeutici che me- glio potrebbero prestarvlsi. Cio nol pure, a concla- sione del nostro rapporlo, faremo colle sue stesse parole. " // perosshlo di fturo e quelle di manganese " cedono iafallibilmenle uua parte del loro ossigeno w alle malerie elciraose e cliilose, quando vengono « inlrodotle coi cibi, e poco lonlano da essi, ed M escono in parte colle feci ad uno stato di ossi- 5' dazioue minore, che e il protossldo od una coin- M binazione ad esse uiolto vicina, e in parte sono M condolli in circolo alio stato di combinazloni or- 55 gauiclio. Qucsli ossidi melallici sono di couiodis- 7* M sima animlnlstrazlone in forma dl elleltuario col » mele, o in tavolelte colla cioccolata. La loro dose » pu6 essere rogguardevole senza clie le vie dige- » renti ne soffrano. Si puo cominclare da qualclie M diamma al gioruo, e giungere fino a parecchie » oncie nelle 24 ore r. « // petnianganato di potassa ( camaleonte ini- » nerale ) e piii, ossidante ancora del perossido di » manganese, o almeno cede piii facilmeute e in » maggior copia 1' ossigeno^ ma e d'assai meno co- » moda amministrazione, e non puo mai portarsene » la dose molto avauti. Forse non andra molto clie » si potra con vantaggio prescrivere anche il fer- 55 rato polassico di Fruny w. 1 ■ « // nitrato e il clorato di potassa sono sali » assai meno ossidanti di quello clie a prima giunla y> si polrebl^e credere: essi infatti trovansi ancora n alio stato di nitrato e di clorato nelle orine. M Forse sara meno tenace del suo ossigeno il cro- 55 mato di potassa^ ma non ho esperienza sul suo »5 uso. Esso d' altronde non puo essere toUerato a n dose alquanto generosa n. a Jl perclorato di potassa, clie si oltiene assai » facilmente spingendo lievemente e per poco tempo » il calore, oltre la fusione, del clorato potassico, » ridisciogliendo nell'acqua e separando il cloruro « di potassio dal percloralo di potassa per la di- 5» versa solubilita e crislallizzazione, e un sale clie y> tiene I'ossigeno assai meno tenacemente del clo- » rato : esso polrebbe riescire di cffelto decisanienle 74 » ossidante, quando venlsse sopportato in una certa >» dose ». « JJ' acido nttrico, allungato di molta acqua, e w raddolclto con qualche sclroppo o collo zuccliero, w puo ofFrire una non ingrata bevanda, la quale » non mancherebbe di produrre ossidazioni. Questa » liinonea nitrica puo comporsi con uno scrupolo (un w grammo circa) di acldo nitrico fumante (a 1,4^)7 » con un'oncia e mezza di zucchero ed una libbra » d' acqua ». tt U acqua ossigenata, diluta in man I era da con- w tenere solamente 3 o 4 "volurai d' ossigeno, do- »5 \rebbe essere il piu eomodo e il piu attiyo del r> rimedj ossigenanli , se la sua difficile e costosa » preparazione non la rendesse ancora rara pei'sino » nei laboratorj. Nell' aspettazione che quest' acqua » divenga piu usuale, si puo frattanto raccoraandare >» Tacqua comune fortemenle impregnata di ossigeno >» (100 parti d' acqua in Wume ne assorbono 3, 5 » air ordinaria pressione e temperatura ) ^ oppure » acqua saturata di protossido e d' azoto (100 » d' acqua ne disciolgono Sag parti). Sembre- w rebbe che 1' acqua azonata di Schontein godesse » della maggior parte delle proprieta del soprossi- >» do idrico: essa potrebbe per lo meno apprestarsi i> con raolta facilita per fame pi'ova w. « II cloro, disciolto nell' acqua, e uno dei piu » \alidi ossidanti, giacche per la sua grande avidita »a combinarsi coll' idrogeno, lo svincola da quasi » tulti i couiposli , e mette quindi in liberta una 75 ♦» corrispondenle proporzione dl ossigeno. II cloro M del resto puo essere bevuto nell'acqua con assai » nieno dlfficalta di quello ch' esso possa essere » respirato «. « Debbono pure considerarsi come mezzi ossl- M genanti il moto e I'esercizio muscolare, la voci- » ferazione ecc, come quelli che obbligando a fre- » quenti respirazioni, mettono il sangue a contatto M di maggior quantita di ossigeno. I climi freddi » e la stagione vernale sono parimenti circostanze » che crescono la quantita dl ossigeno inspirato, w trovandosi sotlo un egual volume d' aria respirata 9> un maggior peso d'aria >». XII. Trattando delPacqua di Pejo, il d."^ Glaco- mo Uberti, come dlchiara egli stesso, non tanto si propone di accrescere con nuovi ed astrusi pen- samenti il capitale della scienza, quanto di amma- nirne i risultati a chi n' e digiuno, non tanto di pi"esentare teoi'iche ai medici, quanto di porgere un pratico e popolare indirlzzo agli infermi che fon- dano la loro fiducla in quest' acque benefiche. Fa- cendo quindi princlpio dalle condizioni locali della fonte, egli si restringe ad ofFrirne in digrosso la idea nei seguenti cenni spettanti alia poslzione geo- grafica della ^'alle ov'ella si trova, alia qualita del soggiorno e prima e dopo i niiglloramenti intro- dottivi, alle esteriori proprleta dell'acqua, alle di- scipline relative all'uso di essa sul luogo, ed al suo trasporlo. S' apre la Valle del Sole al di sopra di Male, nel Tirolo Italiano, in dlstanza di circa tre 76 ore^ e di la continuandosl da pouente hi piii an- gusto spazio, si termina in Lombardia colle Talli Camonica e Tellina. Ivi apple della costa raeridio- iiale del monte Polon, sulla riva del torrente Noce, I'antico Naunus, che scorre frammezzo alia yalle alPaltezza di 35 lo metri, o in quel torno, dal livello del mare, sprilla da un angusto speco per due zarapilli la salutifeia vena, lasciando segno di se per un bel colore giallo ocraceo. Ne per sovercliiare di pioggie, ne per copia di nevl sovrapposle non in- torbida mai, ne mai s'immuta o diminulsce per lungbezza d'estive sicclta. Un tratto bre\issimo di- vide le due poUe, forse comunicanti fra loro per occulti meati^ I'una delle quali rarapoUa a sinistra meno copiosa, ma piu efficace dell'altra-, la quale sorge con piii abbondanza dall'opposta parte, me- scolando le minerali sue linfe alle dolci e purissi- me d' un ruscello vicino. La sua temperatura varia fra gli otto e i nove gradi R La differenza pol fra le due polle fa clie 1' acqua da trasportarsi e conservarsi altrove si attinga sempre alia polla piii minerale. Essa accusa al gusto un sapore fresco, agreste e un tal poce piu metallico e ferruginoso, ed e il suo odore pecullare plii vivo e risentito, simile a quello che suole spargere il ferro sciolto di fresco in qualche acido inodoroso. A meno e lieto e I' aspetto della valle , sparsa di fantastici paeselli, di ruslici abituri, d'opifizj per la fusione del ferro, rumoreggiata ad ogni poco dall'acque che volgono vuole da seshe e da mullni . e fecondata dall'indu- 77. stria degli abitatori, giunll coUa fatica e coll' arte a superare clo\unque la sterilita diel suolo e la con- trar'ieta della natura. Vi abbondano il latte ed 11 burro squisiti, ed ottime carni di vitelU, di nion- loul, di camozze^ forniscono i suoi torrent! la trola saporila e minuta, il tremolo, il barblo, e le sue montagne la pernlce, il cedrone, 11 francolino^ ne, sebbene non -vi alligni la vlte, non vi niancano \lni pretli e generosi, cbe vi si recano dalle costiere di Trento e di Roveredo. Fino a quesl'ultimi tempi le disagiate abitazloni, e gli alpestii e dirupatl cam- mini faceudovi malagevole V andata ed incomodo il soggiorno, ed aggiungendosl ancora il dlfetto di medica vigilauza e di discipline, e la liberla con- cessa ad ognuno di trasportare I'acqua in lontane parti in ognl maniera di vasl mal suggellatl, in bari- letti, in tinozze, clo tolse die la fonte pejana non venisse in tutta quella fama die merita fra le acl- dule pill decantate d' Italia e di Germanla. Ma ora o rlstorando le vecdiie abilazioni o di nuove co- struendone, si vanno apprestando piu sempre ad opportunlta de"* forastieri decent! e comodi alber- gh!^ fra ! quail dlslinguons! quelli di Antonio Slanzi delle Fucine e di Baldassare Oliva, prossirao alia sorgente, a cui altri se ne vogliono aggiungere non molto discosti, benclie non di pari agiatezza. Anclie le pubbliclie vie si trovano talmente ridotte da quel che erano, die poco piii die si faccia, s! polrauno dire del tulto appianate. Cosi pure si pro wide non ba guar!, die due medic! abbiano la soprainlen- 78 denza delle sorgenti , e raccolgano osservazioni sugli effetti della cura, e nel i845, a spese dl quei co- muni e ad opera del Ragazzini, professore nello studio di Padova, fu condotta un'analisl chimica, che non poco contribui a diffondere la conoscenza di quell'acque, ed a porle nella debita estimazlone. E finalmente nel passato anno allogatasi la fonte dal Governo d' Innsbruck al s\s- Lul"i Gafriria, cliimico farmacista in Brescia, questi non trascu- rando nulla di cio clie puo crescere a quell'acqua il concorso e la nominanza, a profitto di chi dee berle lontano dalla sorgente, mise in pralica, per impedirne la decomposlzione, il metodo del Melan- dx'i, die introduce nelle boltiglie le boUe aeree di acido carbonico libero, e per guarantirla da con- traffazione, vi appose con fini artificj il suggello raetallico^ avvedlmenti merce .i quali quell'acque appajono piii chiare clie non quelle di fonlana, non fanno posatura nel fondo, non ragnano alia superficie, e per quanto si conservino a lungo, non lasciano suUe pareti della botliglia alcuna traccia di ferro^ ne voile omettere di farle scrutare ed ac- creditare con nuova analisi^ la quale fu eseguita ad opera e squisitissimo studio dell'insigne nostro chimico d."" Jacopo Altilio Cenedella. Queste cose accennate, si fa il nostro socio a considerar I'acqua pejana nelle sue facolta igieniche e mediclnali^ e innanzi tratto, volendone segnalare la differenza colle altre acque marziali di piu no- minanza, gli basla per tutla espressione della sua 79 supeilorita sopra ogni altra, il poter afferraare, sic- come afferma, die anche trasferla dalla fonle in qualsiasl ioutana parte, usata anche nel fitto inver- no, mauifesta sul corpo viTente una piu pronta e piii energica possanza di quella di Rabbi e di Recoaro, bevute alle stesse loro si famose sorgenli. In conferma della quale asserzione egli osserva clie r acqua di Pejo in confronto di queste e nolabil- mente piii gravida di acido carbonico llbero, clie e in tutto sce\ra del solfalo 'calcico , sostanza con- trarla alia salute ed agli usi medici, della quale non e prlva I'acqua di Recoaro, e che altri principj contiene che la rendono superiore, cioe il carbonato di soda ed il cloruro di sodio, i quali fornendo piu \irtuose facolta alia terapeutica, con^engono in un numero maggiore di malattle^ e riporla dall'ana- lisi deir acqua di Pejo del Ragazzini e da quella deir acqua di Recoaro dal Melandri i rispettivi pro- spetti, diraostranti la composizione dell' una con- fronlata con quella dell' altre. Deducendo poi dai principj componenti dell' acqua pejana le sue im- mediate e naturali proprieta, quelle cioe ch'ella contiene in se stessa in -virtu di essi componenti, indlpendentemente dalle circostanze locali, ed anche be-vula lontana dalla sorgente, egli riconosce in lei un'azlone risolvente tonlca, leegermente eccitante, ma di una diversa uatura ed efficacia, specialmente sui poteri e sugli efTetti della circolazione sanguigna^ azione che gli pai'e esercitarsi nelle affezioni che dicousi a forma asteuica, nate da inerzia o alterazio- 8o ne nei solidi vlvl, o Jalla tardata circolazione nei fluidi, ove produce una parlicolare reazione vUale, i cui eflfetti sono a suo parere di grandissimo mo- menlo, pevche suscitatl con lenti e quasi non av- verllti pl'ocessi. Passaudo qulndi a consideiave Facqua in discorso nei rispetto terapeutico pratlco, in quello cioe delle malattie nelle quali ella puo convenire, egU trova in primo luogo clie il suo vero e reale beneGcio si dimostra singolavmeHte nelle afFezloni lente o ner- vose dello stomaco e degli intesllni, del quali lior- dina i motimenli inveititi, e li spiirga facilmeule e con diletto da ogni niolesla acldezza. Fra le quali affezioni egll regislra di conseguenza le lesioni del- r appelito, sia che proccdano da \iziata natux'a del sugo nulritivo, da cagioni nervose, da languore del solido, o da quello infiammazioni che dlconsi croniche locali irritative. Utllissimo del pari egli tiene 1' use dell' acqua pejana nelle lunghe e ribelli affezioni del fegalo, per un cotale eccitamento co- municantesi alia superficie inlestlnale, o piu vera- mente al parencliinia epalico, ed inollre nelle ostru- zioni di quel \iscere, e negli Infarcimenti della mllza. La riconosce allresi dotata di vlrlii elettiva e risolvente nei Ualtenimeuli, recenll ed antichi, nelle glandule meseutericbe , prodotti da febbri per- linaci, da dlarree, da cattiva aria, dai varj abusi, o dalla scambiata crasi dei liquidi^ come pure la gludica efficace a sincere la clorosi, pei c^rbonali di ferro e di soda clie in gran copia \i si conlen- 8i gono, e piT esser qiicllo un morbo di corso lento o croiiiro. cotnpllcalo a sconcerti degU organl di- eesllvi: ne la reputa dl minore ylrlii nella clorosi se- condaria^ se non che consldera clie in questa es- sendo Tutero moleslato piuttosto da irritazione clie da TCTO languoro. conviene in prima duiare piu lun^^amenle nei lassalivi e nei risolvenll. Senza poi negare o sconoscere i reali "vanlaggi delle acque mi- nerali arlelatte^ re^istrate da Orfila fra i prlncipali medicamenli composli, osseiva. quanto a queste che in jiaragone delle acque natiuali ilescono sempre diverse e spesso anclie conliarie al line terapeutico, quelle in ispecie elie sono di complicata formazione, la ci\i inferloiila. in confionlo delle acque naliu'ali, \iene da lui provata allegando luso di quesl' ulti- me, speilnieutalo con assai niigHore successo nei civico spedale in quelle aflezioni nelle quali soleasi prima far prova delle acqvie faltizie ferruginose, le piu facili ad imilarsi, e a preferenza nella clo- rosi, nelle lenli angiolli e negli inlarcimenti glan- dulari. Fu inoltre I'acqua pejana utllmente speri- menlala nei fluore muliebre bianco dell'utero o della vagina, che avviene negli intervalli delle pur- ghe mensuali; negli incomodi conseguenti di gonor- rea non bene sofferuiata^ negli scoli cronici e slm- patici, dipendenti da irrilazione in lievisslmo grado o da generale lassezza delForganismo; negli scorri- menti causati da rilassamento degli orifizj dei vasi inlerni dell' uretra , per tenui esulcerazioni non in- teramente saldatej negli edemi provenienti dalla C 82 sminuita rlroolazinne venosD, e nelle klropisie iion mantenule da lesioni organiche del ruore o dei polmoni, o da vere infiammazionl, e piii. cbe tutio neir anassarea per dlfetto di azione dei vasi riassor- benti. Mold altresi otiennero da quest' acqua non sperati -vantaggi nella itterlzia nata da ostrtizioul del canale epatico e coledoco, massime quando non e accompagnala da lesioni organiclie peimanenti dell'apparato blllare. Appoito essa giovamento pur anclie nei dimagrinienti, non siiitoml d'altra affe- zione, ma cagionati da liinghe faliclie, da pateml d'animo, da vnrj abusi. Del)itamenle celebrata la reputa ancora l" aulore nei catarri cronici vescicali, provenendo essi in quello stadio piuUosto da rilas- samento clie da irritazione; e non dubita cb'ella piu die nessun' altra d' Italia, se si ecceltui quella di s. Pellegriuo, giovi nella renella, nei calcoli renali e vescicali, ancbe a preferenza dell'acque della fonte Lelia, o regia, di Recoaro;, ne tace della sua atti- ludine a moderare il soverchio turgove \ascolare, aggiungendo alle considerazioni dei pralici, die perdo la raccomandaiio nelle congestioni dei visceri, nelle angioiti e nelle arterili cvoniche, averla esso stesso \eduta cessare prontamente le palpitazioni e i tumulti del cuore, e le paventate irregolarita della sua azione, e della arteriosa, le respirazioni diffidli e gli anelill, oiiginali da nialattie primitive del basso ventre, del fegato, della milza^ ne vuole die sieno ignare le faucluUe e le giovaui doiine della sua facolta singolare a niondarle da quelle 83 marrhiuzze o colornnnonti epatlcl, die le se£fnano al volto, al collo, al petto od altrove, a scapJto della bellezza. La cura dello scorbuto le puo, a suo parere, esser affidata per intero, attesa la "vlrtu del carbonato di ferro contro il difetto di assimi- lazione del sangue, ingorgo o fisconie ad alcuii \iscere, vigenti in quest' affezione. La crede ancora utillssimo medlcamento per coloro ai quali, usciti da cjualclie nialatlia, per atonia dei ■\isceri digeslivi si pvolunga di troppo la convalescenza, o sono da tempo molestali da diarrea atonlca^ e pensa altresi die non mai o raramente abbia fallito nella inerzia degli oragani genilali, senipredie non sia indolla da cause superiori ai sussidj lerapenlid. La consiglia inoltre nella sterilita muliebre, quando derivl da mancanza o irregolarila della mestruazione, da tem- peramenlo inerte o linfatico^ ed anche nelle febbri iiTegolari irritative, procedenti da congestioni atoni- die dei -visceri addomlnali, e nelle passioni emor- roldarie. Per ultimo, quanto alle affezioni ipocon- driadie ed isteridie. nelle quali I'acqua di Pejo fu dicliiarata einula in virtu a quella delle fouli piu, famose della stessa nalura, egli awerte die bevuta alia sorgeiite, tra la frescura della valle, e confor- tala dalle igienidie influenze locali, e senza para- gone piii efBcace die altrove bevuta a rimetlere gli splrili travagliati da que' patimenti di forme e d'indoli si slrane e diverse. Indicate per tal niodo le malattie nelle quali I'acque pejane possono utilraenle adoperarsi, e a 84 quando a quantio giusllficate le sue indirnzioni con pratici esempj di ottenule £Xuan£^ioni, passa Tautore ad accennare le afTezioni nelle quali luso di esse e noclvo. Sono da evltarsi, seconda ch'egli ne av- verfe, ne'naall sqiiisllamente aculi, prodotti e man- tenuti da febbri continue, o da infiammazioni le- gitlime. Non si debbono assolutarnente concedere, neppur miste al lalle di vacca o di capi'a, nelle tisichezze e nelle malattie croniclie, ov'arda latente o palese un lavoro di degenerazione tubercolare o caucei'osa, poiclie la loro funzione tonica e ecci- tanle raddoppia la febbre etica, ed affretta 1' ulti- ma fine deir iufermo. Sono ancor plii nocive nelle lesioni oiganiche del cuore, nelle congeslioni del polnione e del cervello, siccorne attissime a susci- tarvi r emollisi, o la stessa apoplessia. Quanlo poi alle lonli initazioni brondiiali e uterine, benclie inlegie da alterazioni nel lessuli, si deve ben per mente a non fare clie la medicina dlvenli veleno. Considerando die la pellagra muove in oingine da una condizione niorbosa puramente irrilativa, per- turbalrice delle fuuzioni uaturali e deirintimo equi- librio, particolarmente del sistema gastroenterico, polrebbesi, seguendo le teoricbe di alcuni palolo- gbl, argomeuUire clie 1' acqua pejana valesse a tor- nare alia prislina integrita que'sislemi, promovendo la circolazione, e conseguenlemenle le funzioni del Tentrlcolo e degli inlestini. u Ma ad onta delle y esperienze altrui e di lali ragionamenti, debbo, r dice r autore. dicliiarare clie se j^iovo come qua- i 85 f liiiKjiK; ajiilu j.'ia ncH' iis(t dci incdici. iiuii mi fu » clalo da lale sussidio iaterno ed eslenio di nie- " venire la I'uiia dei fuUiri assalli, ma vidi il lalale » maloie inveslire .a grado a i^^rado le membrane w e la soslanza del ceiebro, ad una a quelli del » midoUo spiiiale «. E slringeado in breve il discorso in proposito, conclude a che son esse (le acque 5»pejane) dalla plii lougeva spericnza dlchiaiate » dannose in tulte le malattie clie*derivano da aaione 5» o affelto perlurbante di stiraolo, cioe da infiam- » mazioni spoulanee ed accidenfali di corso aculu. » Le seguenti awertenze spettanli alia cura pon- gono fine alia meaioria. Cbi intcnde bevere I'acque In discorso alia soigenle, su quell'alpi di perpetue nevi, deve accedervi nella stagione estiva; lontano dalla sorgeute possono beversi in qualuuque sta- gione dell'anno. Debbono. come ogni altro farmaco, non a iutti prescriversi in egual misura, ma pro- porzionarsi al grado dell' allezioue ed alio slato dell'infermo. JNelle afiezioni croniche deve la cura continuarsi per lungo spazio di tempo, e con blando metodo. Siccome le malatlie alle quali convengono quest' acque, sono, inlorno a due terzi, complicate ad una condizioue irritativa e quasi flogistica, cosi sara bene incominciare dalla polla a mano destra per tutli coloro cbe nbn potrauuo toUerare I'acqua della pill forte, poiche potranno con quella avvez- zare lo stomaco alFazione piii prouuuciata dell'al- Ira, senza soffrirne molestla. E prudeute consiglio il laie le jjibile a stomaco digiuno, e per la prima 86 volta prepararvisl liberandosi da ogni colluvie ga- slrica o intestinale, usando a tal uopo di preferenza la magnesia pura o il rabarbaro. II vitto sia di facile digestione, nutrlente, confortativo", ne si nie- ghino, se alcuna partlcolare cagione nol vieti, il \ino generoso, il cafFe, le bevande amare. In alcune aflFezioni I'acqua minerale si mescola col latte o col siero distillato, . all' oggetlo di ricreare le forze dello stomaco, e disporlo a toUerarne in maggior quan- tita. E mestieri, incominciate le blbite, sospenderle, per tornarvi poco dopo", e clo particolarmenle e da ncordarsi alle persorte deboli e lifinlte da gra\i patimenti fisici e morali. Sono altresi da raccoraan-r daisi gli eseiclzj piacevoli del corpo, come qiielli che usali moderatamente, concorrono ad ajutare la digestione, I'assorbimento e la circolazione. Final- mente si dovranno lalvolla gli infermi , in un eoUe bevande, sottoporre alia doccia o alle ba- gnature. XIII. Trova qui luogo per affinita di soggctto Tanalisl dell'acqua minerale nuovamente scopertasi a Rabbi, lavoro del d/ Jacopo Altillo Ceuedella, ese- guito per commissione dei sig.' fratelli Pangrazj, pro- prit'tarj di quella sorgente. Presentande airaccademia il suo operalo, proemia rautore coirosservare che og- gimai le acque minerali tutte non si debbono con- siderare composle a norma dei risultati ilnali delle chimiclie analisi, altesticlie la maggior parte di que- sle ci danno per prodotlo dei sali clie sono in apei'la e decisa conlraddizione fra di cssi, e die 8^ lion possono coesislcre simullaiieanienle seuza ve- nire tra loro a vlcenda decomposti. Fatle quindi parecchle riflessloni suUa mutua decoinposizioue de' sail neulil, e rlcliiamatosi ai profondi studj di Hicliter, egli piova clie la composizione cliimica delle accjue minerali non devesi deduiTe dalP ulti- mo risultato della loro evaporazione^ risultato che coutieue tutll i principj concreli ueiracque esi- steiiti. £gli trova perclo necessario neiranalisi delle acque minerali lo staccarsi dai nietodi di processo comuiiemente seguiti per la detenniiiazione dei varj principj miueralizzunli. Secondo lui i varj reat- tivi cliimici non indicano giammai che gli acidi o le basi, ma sempre fra loro distjiunli. E erroneo il credere che un reallivo indicia un sale partico- lare, od un analogo coniposto^ e sempre Y acido o la base, il principio negativo o il positivo, che stabilisce 1' efFetto del reattivo. Ora sovra questi principj condusse il Cenedella il suo lavoro^ e sic- come egli proponevasi di determinare separatamente gli acidi e le basi, si servi di altrettante quantita di aeque minei'ali per islabilire i confront! coll' ul- timo risultato della evaporazione di una quantity determinala dell'acqua in discorso. Cosi col nitrato argentlco in una delermiuata quantita di acqua stabili la proporzione del cloro e del pochissimo jodio:, coi sali baritici 1' acido solfoiico*, coll' anti- nioniato potassico i sali sodici^ col fosfato sodico la litina, e da questi separati sperimenti dedusse la quantita di ciascun maleriale uello stalo d' iusolu- 88 bilita a eui lo aveva con tali niezzi poitalo. Sc- guendo poi in parte I metodi ordiuarj, nienlie dal residuo salino della evaporazione dl cento once medicinali dell' acqua di cm si tratta toglieva le varie sostaaze clie lo coniponevano, le veniva rafr frontando nelle loro quantita con quella dei com- posti insolubili die in tante separate quanlllii di acque aveva isolator sicclie ne I'isulto la esalta quantita dei principj mineralizzanli la quantita di acqua acceunata. I risultati delle sue operazioni lo portarono alia conclusione seguente^ cioe a de- lerminare la coraposizione della uuova acqua ml- nerale di Rabbi ui questa guisa: Acido caibonico libero centim. cub. 4803, SO - Gr. 107, 2700 " " combinato 15 ri 1122,10 - -^ 02o, 3040 11 solforico n 000, 44GS T) fosforico « 000,0322 " silicico « 001,8000 Cloro ^ „ 011,8800 Joflio « „ 000,0612 Sodio n „ 007,7388 Ossido sodico, o soda " 037, 1930 _j, « litico, o lilina j, 001,2660 ■n ferroso „ 003, 3400 ■:■> alluminico, o allumiiia -.■, 000, 6000 i» calcico, o calce :, 006,2000 ■>■> magnesico, o magnesia „ 002,1300 » nicholico traccie Maleiia organica dell' humus „ 002,3982 Tolale 210, OoOO Acqua .... 4778it, 'JoUO Totule oucie 100 - 48000. 0000 «9 E potli' e<;li indiciiva 1 ariilo rarbonir/i qual |>iliiio conipoueule dell" acqua in discorso, esscndo esso alio slalo gazoso, ne delermlnava dappiima con un semplicissimo mezzo eudiomeliico la quan- tita in volume; la quale veniva lidotta a peso comblnandola coUa calce mediante la boUitura del- 1' acqua nelle viclnanze della funte, raccogliendo poscia il precipllato calcico risultanle da quesla reazione, e facendo s\olgere dallo stesso piecipi- tato sul medesirao tubo eudiometrico sul- mercurio r acido carbonico , che in Tolume coirispoudeva di uuovo a quello in una data quanlita d' acqua de- terminato. Fatlo rlflesso pero clie le acque rainerali, considerate nel complesso delle loro sostanze mine- ralizzanti relatiTamente alia medlca applicaziono, vogliono essere fra loro comblnale in questo stato, sieno o non sieuo in cliimica contraddizione fra loro, in fine del suo Lavoro diede il Cenedella una tavola della probabile costituzione dei Tarj com- posti salini, quali potrebbero essere all'uso medico applicati, dividendo cosi in varie pi*qporzioni Tacido carbonico, e le altre sostanze nelle \olute propor- zioni, per formare dei nuovi coniposti salini neutri^ dal che rlsulto poter essere la composizione della Auova acqua niiuerale di Rabbi couslderala nella 90 Acido carbonico libero ccnlira. cub. 4803, 50 - Gr. 107, 2700 Cloruro sodico " « 019,0276 Joduro sodico « 000,0724 Ossido nichelico traccie Carbonate sodico « 049, 8713 « lltico « 803,7000 « ferroso « 008,7700 n calcico . 17 011,0000 n magnesico « 003, 8300 Solfato sodico " 000,8130 Allumina « 000,6000 Acido silicico « 001,8000 Materia organica dell' humus •■. 002,3982 210,0500 47789, 9500 Acqua . . Totale oncie 100 - 48000, 0000 XIV. XV. II caro de' cereali che afflisse in que- st'anno r Italia e I'Europa, e che i popoli atterri col prospetto di un pegglor avvenire, porse occa- sione alPaw." Pagani, Vice -Preside nostro, ad alcune poclie parole sul coramerelo dei graai. Ma I'aspetlo delle cose routatosi col progredire della slagione, e il successlvo ribasso dei prezzi, piodotto dalla copia de'raccoltl, togliendo ora a questa breve Memorla quella opportunita di circostanza che i saggi peusamentl in essa raccolti le davano nel luomento in cui fu dettata, uoi ci dispenseremo dal rlfeiirne per minuto il soinmario, e ci restrin- geremo ad accennarae T assunto. Parle Y autore dal priaclpio della liberta del commercio, acceltato ojreiinal come assioma dadi statisti ed esteso senza Do ~ Hmllazione a tutti i prodotli dell'iudustria e del 9> suolo, cerca se un tale piiiicipio possa venir sot- toposto a cjualche eccezioiie, admette ed accenna alcuni casl uei quali resportazlone del grani all'este- ro pu6 con ulillla o per uecessita dello stalo venir temporariaraente sospesa, applica in particolare il discorso agli stall d' Italia, applaiide alle occasionali raisure prese dai governi nel proposito, domanda se e quando possa convenire il rivocaile o modi- ficarle con parlicolari concessloni e discipline per la esportazione , e porge dati e notizie di fatto, dalle quali preiider conslglio nell' argomento. Un' altra memona del nostro Pagaui versa nel- Targomento deU'egoismo e della mollezza. Falto pro- cedere dalla forza eoncentrica dell'umana nalura, cioe dal naturale amor di se stesso, la forza espan- siva, cioe T amore degli altrl, mostrato come dal accordo di qtieste due forze morali derini la feli- cita individuale e sociale, fatto nel disaccordo di esse forze e nella preponderanza della piima sulla seconda consistere 1' e£roismo, assesrnata la caasa di un tale dlsovdine al cattivo regime delle passloni, imputato il disordine dcUe passloni particolarmenle alle turbazioui politiche, ai raffinamenti della civUta, ai blsogni fittizj e alle niolli abitudini die del Iroppo squisito inclvillmenlo sono conseguenza, tratta 1' au- lore una curiosa questione di sociale filosofia , cioe se I'egolsmo e la mollezza regnino nei tempi nostri, e se reguano, come rimediarvi. Quanto alia prima parte del quesito, fatta astrazloue da particolari fcccezioni , egli non dubila di decidere clie 1' egoi- 0^ snio oostilnisce. f^(nievalmente parlaudo. la m»la ca- ralteristica delle odierne societa tV Euiopa. Oel clic adduce a cagioni il male . Inteso progresso , che, 44 scolpisce, com'egli dice, nella mente lidea d"uu w cammlno incessante, dlritto, indeterminahile, clie 95 sospinge, senza ■•.osta, senza guida, fuoii clie del- " r Individuale interesse, in una corsa deslltuila di ■" previdenza e di fine morale ??, le guerre, i tral- lati politici, le ricostruzioni di stati, occorse cosi di frequente ne' tempi nostri, ne' quali pubblici avvenimenti dominando il principio dell' utilita, queslo principio convertesi, egli osserva, in egoi- smo nelle azioni de'pi'ivali, e finalmente T arislo- crazia , com' egli la cliiama , della riccliezza , la quale la base del reggimento municlpale, provinciate e generale la possidenza, cli' egli bensi riconosce come la miglior guarenligia della conservazione dcUo stato, ma clie vorrebbe nou si lenesse per unica, obbliando di metlere nella bilancia le social! virtii cd i talenti^ « dal clie ne avviene, egli dice, clie 5? la generjizione uascente, il dominio della quale »i sta nell'avvenire, in mezzo alia foga degli affari, » dei piacerl, delle speranze, per emergere sul tea- 59 tro del mondo, pone per bersaglio d' ogni ope- » razione la conqulsta di dovizie j;. Egli altresi non fa grazla alle moderne societa della nota di moUezza, ma considera in pari tempo clie la mol- Iczza de'giorni nostri essendo generata dal lusso, e questo venendo alimentato dall' aniore della di- slinzione, slimolo all' operosita c fomenlo di vita, 93 non »' Jessa di quel fjenevp die induce alia inerzia e al torpore, ma dl quelle che giova a promuo- Tere T industria . cd anche le azioni magnanime e jjenerose: le quali pero non sono a suo credere in tanta copia da pofer contrappesare lo spirlto da lui lav-vlsato per distintivo del secolo, cloe lo spirlto dl er'oisnio. Quanfo alia seconda parte della que- sllone, clie spetla ai rlniedj. egli U augura ed invoca da sasrgl sislemi dl pubblica e privala educazlone, da provvcdlraentl dlrettl prlnclpalmente ad islltulre il cuore, e a foroiarlo alle sociali vlrlii, ad equili- brare 11 naturale amoi-e dl se medesimo coU'amora del ben pubblico, dal sapienti governl, dai bandi- tori della morale eiangelica; e conchiude propo- nendo gli esempj della piu lodata antlcliita a dl- mostrar quel clie possa la bene intesa educazlone e le altre pubbllche istltuzlonl sul buoni costumi e sulla prosperita e fellcita dei popoli. XYI. Dai posllivi intercssi della sociale filosofia affli speculali\i ed astralll della Irascendentale ci soUeva r abate Francesco Rlccobelli col suo terzo Rafrionamenlo sul principio formale dl \lta. In che conslsta queslo astruso principio fu da lui largamente dlscusso e dlffinito ne' due precedentl, e da noi gia rlferlti dlscorsl *f, e pero nel presenle non si trovano raccolti clie alcunl coi-ollarj, dllucidazioni e avvertenze sul gia pronunciato e concluso. A-vendo aduuque I'autore fermato essere 11 principio for- male di \ila un pensiero, una forza essenzialmente * V. Com. deirAlcneo per gli anni ISVi. 1843. 94 vltale ed immensa. in se comprendente e dl se rlerapiente I'universo, sempre altiva e dlsposta ad infinite ed infinitamente \arie creazioni uovelle, ed avendo da cio dedotto apparir manifesto nella pro- duzione degli esseri it disegno dl creare un tiitto coordinato, di difibndere dappertutlo la vita, infi- nitamente graduarla e per modi imperceltibili con- servarla, egli vuole che per pi'imo s'avverla non dovei'si con cio intendere die tutfo in sense onto- logico sia vita nell'viniverso, e clie vita sia Tuni- verso medesimo: Imperclocclie ove s' intendesse che tutlo viva una vila quidittativaraente propria, avente cioe una potenza soslanzialmente vrtale e per se vlvificativa, si confonderebbe la forza vilale, crea- liva , unica e universale colla sempllce virtu orga- nica, vegetativa, prolifica, si guarderebbe alio svi- luppo e alia virtu produtliva degli esseri in generale come a sostanziale emanazione dclla primitiva forza vitale, e con cio si darebbe in un vero panteismo, oppure , allorche s' intendesse non essere la vita altra cosa rhe una contiuua eccitazione in esercizio, un ajritamento di conlinua estenzione, cajrionato da legge costante ed universale di espansione, un com- plesso di efTelti puramente fenomenali delle leggi di gravita, di altrazlone, di magnetlsmo, di elet- tricita, di afiinita chimiche, si confonderebbero i caratteri della vita in genei'e coi fcnomeni della materia semplicemente in molo; il clie sarebbe uno scliietto materlalismo. E siccome da quesli e da simili fallaci supposti de'panteisti e dei materialisti 95 segnirebbe loglcamente. potere I'liniverso esislere e sussisleie senza causalila e senza un primo molore, pi'ende 1 atitore da un tale assurdo occasione a distinguere 11 concello di moto da quello di \ita, di forza o dl causa movenle, osservando die la idea di molo alfro non denola per se stessa clie il nudo e semplice atto con cui un mobile passa da un luogo alPallro, il soto prodotto vlslbile di una potenza Invislbile, mentre questa forza preesi- stente, questa invlslbile potenza, strettaniente par- lando, e una causa producenle e movente, non moventesi, prlnclplo di moto, non moto, perclie non fa passageio da uno in altro spazio, e in se rimane sempre imniota. 11 concetto di tale potenza si fonda, secondo I'autore, in una prova riposta uella evldenza del sentimento, derivante dalla co- sclenza del conati al moto dell' /o volente , cloe a dire dalla cosclenza che nol in nol abblamo del- riulerno nostro arbitrio, conslderalo in se stesso, sla neir ordine puramente psicologlco, quale facolta deir lo agente, sla nell' esercizio rigorosamente fisio- lojrlco del Tltall movimenli sangulnei. nervei e mu- scolari. E perclo egli inculca dl nuoTO, cio die in altra memoila, da noi altrove rlferlta *, ebbe ad awertlre parlando dell' orlglnale princlplo di forza, che per cogliere intellettualraente la verita fondamentale e assolulamente necessario dar opera alia investlgazione analltlca delle cause atte a spon- taneamente produrre Intrinseco conalo di forza, * Commentar j dell' ateneo per 1' anno 1842. a niovenclo sopvattxiUo, egli dice, una colanlo sotlUe ?5 disamina dagli alii sponlaiiei della timana rolonta, ?? slccoiue dair uuico mezzo e fonte dl una forza 5? intrlnseca, spontanea, inleiriirente, libera, dettata e w appresa dal falto primlllvo della coscienza, e per ?j la quale solo e dato airuomo di potersi elevare 5> eol penslero sino alia uozione e al comprendimenlo r di una forza prlniilifa, assoluta, necessaria, eterna, 55 universalmente moveute e uniTersalmenle creanlew. E qui egli osserva come cia clie scrlve il Gioberti intorno al princlpio di forza, non puo far coniro a questa sua conclusione suUa necessila di riflettere alia coscienza dei conali interni delP lo, onde per- \enire al concetlo della forza primiliva anzldelta. Dice il Gioberti ne' Prolegomeni. « La idea di forza j5 non e logicamente prima, non puo dicliiarare c " leggittiraare se stessa, noa puo avere una base 55 stabile, un fondanjenlo apodittico, sonza la leoria 55 della creazlone, poiclie la causa creatrlce e ad 55 un tempo la forza jirinia, assoluta. produltiva di 55 ogni forza seconda e relatlva, II tipo ideale e 55 perfetto di ogni forza universalmente, la condi- » zione logica e onfologicale, senza il cul concorso 55 forzc finite non po&sono eserrltarsi nel giro del 55 reale, ne concepirsi in quello dello scibile 55. Ma il nostro socio amniette bensi questo penslero del Gioberti ontologlcamente parlando, non gia ideolo- gicamente, considerando esser ben \ero die in senso stretlamente ontologico ogni forza finila, lol- lasl a considerare separatamente, non ha dl clie 97 lepHlmare se stessa. non ha base stabile, fontla- menlo apodltlico, ma esser vero altresi nel senso ideolo^nco che non si puo mal ravviare la tela delle nmane cognizioni, Irovare 11 bandolo alia genesl delle Idee, e farsl a snodarlo. se non mediante la rlflesslone sulle intulzloni, salendo per ossa ai prlml concetti Intellettuali, e per cpiestl al j)rinclpj plii generall e fondamentali del sapere, non avondo nol (slccome fu da lui stesso avverllto nella sopra- cltata sua Memorla sul prlnclplo dl forza ) allro mezzo pill dlretto a intendere la necesslta dl una forza assoluta, clie la rlflesslone suH'lnterno sentlto potere dell'/o volente , unlca forza concessa alTuomo a tal uopo, e per Intulto rlflesso compresa nel fallo prlmltlvo della cosclenza. Ed essendo penslero do- mlnante in tulti jrli scrltti dello stesso Globerti cbe nello studio delia filosofia si deve dare la prefe- renza alia ontologla sulla pslcologla, e percio non da questa, ma da quella dare Inconilnclamento alia sclenza , penslero fondato sulla formula idealo Tcnte. crea le esistenze, egll si tiene In debilo dl avvertire che sebbene sla vero entltlvamente che X umano conosclmento non puo esser cerlo e sicuro se non si fonda suU'ente, suU'assolulo, che I'assoluto e 11 fondamento d'ogni filosofia, e che per conse- guenza auche la formula del Globerti rente crea le esistenze hassi a considerare come un prlnclplo assiomatico, soramamente fecondo, nondlmeno egli e ugualmente ed effettivamente vero che nol non conosclamo reslslente per Tenle creante, ma bensi 1 98 r ente creante confessiamo per la conoscenza delle esistenze create, per questo clie non potendo noi naturalmente intendere nulla senza il senso, non arrlviaiuo alle cognizioni die salendo dal sensiblle air inseasibile, dal visibile alF invisibile , dal noto airignolo, dagli effetti alle cagioni, mostrando lo studio della natura che le cagioni e le forze sono tutte occulte, o come dice lo stesso Gioberti nei Prolegoaienti, sovrasensate in se medesinie e solo dagli efFetti argomentabili^ che e quanto dire so- stanzlalmente che si conoscono le cause per gll effetti, e non viceversa, che soltanto dalle cogni- zioul a posteriori si apre la strada per gradata- mente sallre alle cognizioni a priori, e che quindi tutta la somma dello scibile esordisce e rampoUa dalla coscieuza riflessa dull' 7o, il quale pensando se medesinio, coU' atto del pensiero riflesso, se me- desliuo sente ed intende subblettlvamente ed obbiet- tlvainente ad un tempo. Le quali cose consideraudo, egli argomenta che se per I' una parte gli esseri conlingeuti, finlti, relalivi, dilettando lutrinseca- niente di ragione sufficieute, sono per natni'a asso- lutamente dipendeuti dall'ente per se ed assoluto, per 1' altra non si sale alia nozloue e comprendi- niento dell' assoluto se non per la scala del contin- gente, del relativo, del fiuito, e che dall'un canto se alio spirito umano si toglle la cognizione del finito, non gli si rivelera mai rinflnito, e se dal- I'altro gli si toglie l' idea dell' assoluto, lo si riduce allu stato dei bruli. Da questu cousiderazioni deduce 99 altresi non essere Y uomo di condizione epicicla come i pianeti, die ora sono progressivi, ora sta- zionarj, ora relrogradi, ne tale da poter ^erdurare iiel medesimo state, ed essere, come i brutl, peren- nemente stazionario, ma essere per natura progres- sivo, perche naturalmente perfetdbile, nella indivi- dualita e nella specie, perfettiblle, perche riflessivo, riflesslvo. perche libero, e Hbero, perche razionale. Ed a questo proposito, essendo sentenza del Ler- minier che la hberta costlluisca I'essenza dell'umana natura, e che la ragione non v'abbia parte, e non sia umana che per accidente, egli corabatle una tale sentenza osservando che la Hberta ha essen- zlalmente bisogno di ragione, consistendo la essenza sua nella facolta elettlva, e la essenza di questa facolta nel confrontare, giudicare e conoscere, e quindi nel ragionare^ che ogni potenza libera vuol per se slessa essere eziandio ragionevole, che queste due idee sono reciproche, e I'una non pu6 slare senza I'altra, che non gioverebbe I'intendere senza I'arbitrio di sciegliere, e non si potrebbe scie- gliere senza P intendimento. « Dal naturale accop- w piamento poi, egli conchiude, di ambe ([ueste w facolta mentali origina nell'uomo la perfeltibilita, " r attitudlne e la disposizlone a progredire nel- » 1' incivilimento con la promozione deirinduslria, M dell'arti belle, delle scienze fisiche, poliliche in- w tellettuali e niorali^ onde la filosofia e detta im- y> pero scienza principe^ e cio appunto perche 11 » vero filosofo non si ferma limilatamente a questa lOO J? o a qnella scienza in particolare, sibbcne con 55 una dialettica non scolastlca, ma platonica, ma 55 generale'mlra all' unita complessiva, enciclopedica 55 dello scibile 55. XVII. Da questa sfera sublime di speculati-vi principj discenderemo col prof. Perego in quella de'fatti e delle sperienze. Benche sia piu d'un mezzo secolo dacche si \a meditando intorno al po- tere della eletlricita sugli aniraali, la poverta dei fatli in die tultoia versiamo fa si cbe non possiamo per auco procedere alle ricerclie lieoriche, e che sieuo ancora un mistero le leggi che governano i ■varj e mirabili fenomeni della fisiologla elettrica. Parve percio al uostro Perego die il far noti al- cuni sperimenti elettrici die da qualche tempo egli "viene operando sulle rane, potesse aver interesse per r accademia ed opp«)rtunita per la scienza. I>' Istrumento ond'ei suole far uso e un modesto appareccliio eccllalore di blanxle tensioni, composto di granilo orbicolare di Corsica e di legno d'abete, e le esperienze con questo mezzo eseguite furono quest' esse, i.^ Esj)erienza. Presa una rana uccisa di fresco e preparala alia Galvani, e collocatala sul- risolatore per modo die le vertebre ed i nervi ciurali ne sceiidessero vertiealmente a maniera di peudulo, eletlrizzato I'appareechio mediante lo sfre- gameiito di due dlsclii, e destata releltvicita \ilrea, o positiva, nel disco di marmo, e la negati-va, o resinosa, in quelle d'abete, fiuche I'animale si con- servo ill istato di vigore e di eccitubilita , toccan- lOI done le vertehre, sia coirnnclno metallico sporgente dal marmo, sia coU'aUro sporgenle dal legno, si ottennero delle forti contrazioni^ ma noa appena la rana coraincio a perdere 1' energia e la nrita- blllta, die uon fu piii possibile eccltarla ad alcuna scossa colla eletlrlcita reslnosa, o negativa, naiatre colla \itrea, o poslUva, si continuo a eommo\<^rla. Kota r autor« che le scosse si otteugono magLiiorl armando le vertebre di una foglia di stagnoln , e clifi si elevano al massinio grado di energia qiuilora si separino le due coscle della rana tagliando Tosso del pube in maniera ehe ciascuna coseia non ri- manga attaecata alle verlelne clie pel pioprio nervo crurale. Ne \'uole che si creda dipendere il feno- meno dalla elettricita gahauica, osservando die seb- bene si pongano a contatto sostanze dlssimill ed eletlromotrid, quali sono I'undno e le Tcrtebre, e massime le vertebre armate, il drcuito pero nel caso presente e inlerrotto, e die oltre a cio le contrazionl non succedono menomamente se non &i carldii Y apparecdiio colle fregature redprodie del legno e del marmo. 2.^ Esperienza. Messo a nudo il nervo Isdiiatico di una delle due gambe della rana, ed armatolo di tenue foglia metallica, il contatto dell' armatura col piatto elettrizzato po- sitlvamente produsse le j^ontrazioni muscolari Uinto ad animale isolate, quanto ad aniniale posto per le \ertebre in comunicazione col suolo, ma il ron- tatto eol disco elettrizzato negativamente non su- scito i movimeuti se nou sotto la secouda coudi- I02 zioue, cioe ad anlmale posto in coraunicazione col terreno. Con rane dotate di molta yigoria trovo Tautore potersi oltenere quest! fenomeni anclie sen- za mettere a nudo il nervo ischiatico, e bastare le scariche suU'uno o suiraltro piede avmato di stagnola. 3." Speneuza. Legali insieme i nervi crurali in vicinanza delle coscie, non si oUennero contrazioni ne coUa elettriclta positiva ne coUa contraria^ legati invece i nervi medesimi in prosslraila delle Tertebre, rauimale non si pole far contrarre col fluido elet- trico del legno. ma sibbene con quello del marmo; anzi postosi sopra la gamba di una rana a cui erano stati legati i nervi in vlcinanza delle coscie, il nudo nervo di una gamba d'altra rana, toccando col marmo le vertebre della prima, si contrasse la gamba dell'altra. Avendo lautore lipetule moltissime volte queste sperienze, e sempre coi medesimi risultati, parvegli di poterne legittimamente concbiudere clie I'azione fislologica della eletlricila per eccesso e dilTerente da quella della elettricila per difetto, e che la prima e piii confacente della seconda ad eccitare nelle raue le contrazioni. Se non che una obbiezione potrebbesl fare a quesla tesi; potreb- besi dire cioe clie qualora il marmo fosse piii con- duttore delP eleltrico che non e Tabete, in tal case trascorrendo dall'apparecchio alia rana piu facilmente il fluido vitreo clie il resinoso, a questa circostanza, piuttostoclie alia varia indole delle due elettricita, dovrebbesl attribiiire la maggiore eccitabilita deirani- maie in contatto coUa pietra clie in contatto col io3 legno. Ma I'autore rlsponde a quesla obbiezione col fatto, allegando non aver ommessi gll oppor- tuni tentativi per conoscere e coufrontare la relativa coibenza del due corpi posti fra loro in con ditto elettrico, e d'aver trovato die Tabete e piu defe- rente del marmo, e clie per conse^uenza il divario fra i detti due corpi di lacolta defereiite favorisce, anziche contrarlare, la sua tesi. Polrebbesi dire allresi che i notall fenomeni, anziche dairindole particolare delle due elettricita, dlpendano sollanlo da clo, die la posltiva coniunicata alle vertfbre della lana entil iiell'aniniale seguendo la dlrezione dal nervl al niuscoli, e die la negaliva corra la via opposta, cioe la dlrezione dai musculi ai ucivi, sapendosi die nella efettricita dlnamica avvenpono fenomeni assai dlversi e curiosi secondoclie la cor- rente e dlretta pel verso delle ramificazioni dei nervi, o contro le ramificazioni medesime, e che scarlcandosi sopra una rana, preparata alia Galvani, una bottlglia di Leyde debolmente elettrica, nella dlrezione dei nervi ai muscoli. i moti muscolari neir anluiale sono piix forti che allorquando la scarica si opera in senso contraiio, cloe dai mu- scoli ai nervi. Ma neppur questa seconda ohliie- zloue pare all'aulore che possa far forza contro la sua tesi, ne che a spiegare gll esposti fenomeni possa bastare la sola influenza della varia dlrezione dell'eleltrlco comunlcalo agli anlmall, senza anuuet- tersi la vaiia natura delle due elettiicita. « ^>e la »» varla natuia dei due fluid! , egli dice, non avesse io4 y> pai'tc nel fenomeui, allorche relettrico Tieiie co- •>•> niunicato alia rana pel verso delle gambe, iu » questo caso i raoti muscolari sarebbero piii vlgo- » rosi impiegando 1' elettrico negativo auziche 11 5? contiarlo, o positivo^ eio die opponesi a quanto M effetllvaraente si osserva in piatica ». Ghiude la jMemoi'ia additaiulo uu nuovo metodo di destare, uiedlaute il ferro ossldato, le contrazioni nelle rane, da lui ideato sopra cerla esperienza dl Selionbein, duduceiido da questa esperienza come possa il ferro, solto certe condizioni, dlventare un elemento vol- Uijco. Nel cbe lascieremo parlare lui slesso, rife- rendo testualmente cio ch' egli viene esponendo ed aigoineutando nel proposito. « Nella sesta riunione M degli sclenzlali italiani il ctiiniico Schonbe'm noti- M ficava nella sezione di fisica e malemalica come il V) ferro possa perdere la sua affinita per I'ossigeno, 55 e acquislare quello stato ch'egli cliiama di pas~ 55 sivitd. Un fih di fitro, ( prosegue il piofessore 55 di Basilea nella sua comuuicazione ) die nello 5J stato ordinario sarebbe furtemente intaccato dal- 55 I aciJo nilricu del coi/iniefcio , cessa dl esserlo 55 se fortetnente riscaldato in una estiemitd , lo si 55 lasci in seguilD rajfreddare. Siccome lo avverte lo 55 slesso Selionbein, si procuia al ferro la ridella 55 potenza di resistere all' azione dell' acido nilrico M del commercio mettendolo a contatlo col platino. 95 Oia il calore non fa clie coprire di un leggier 55 velo di protossldo la parete riscaldala, ossidazlone ;> clie non puo succedere pel coulalto del plaliuo, v> e cio nou perlanto il ferro cimentato uelFuna o » nell' altra manlera rimane egualmeate dlfeso e w protetto contro la forza corrosiva dell'acido ul- » trico. Couvlen dire adunque die il fenoraeno v> tragga la sua origine dalla elettricita;, e come il 95 ferro ed il platino costiluiscono un eleniento vol- 95 taico, cosi del pari uu elemenlo \ollaico si generi 95 tra il ferro ed il suo protossido^ e tanto piii facile 95 era un simile pensamento iu quanto elie e a 99 notizia dl lulti clie togliesi ad un metallo Tomo- 95 geneita per riguardo all'elettrico con Impercet- 95 tibili turbamenti fisici o chimici noUa sua raassa, v> e lo si converte in un elemenlo vollaico capace » dl produrre le contrazioni nelle rane, quantunque » miti e non paragonabili a quelle clie si procacciano »9 con due metalli. Aveva inoltre osser\ato clie al- 95 cuni fra gli stromenti di ferro, come scalpelli, 99 forbici ecc. , posseggono una eminente facolta 95 elettromotrice^ era quindi naturale il credere clie 99 il ferro ossidato alia foggia di Sclionbein doyesse 95 produire delle forli contrazioni nelle rane. Si 95 riscaldi adunque un filo di ferro in una delle sue 95 estremita alia fiamma della lucerna a spmlo di 99 vino, e si lasci quindi raffreddare. Se dopo si 55 adoperi qual arco eccitatore per mettere in co- 99 raunicazione i nervi coi muscoli di una rana o 59 meglio i ujuscoli fra loro, purclie I'auimale sia 95 preparato colle coscie I'una separata dall' altra, sii 99 ottengono si vive ed energiclie contrazioni, che " spesso pareggiauo le forli clie du il coulalto del io6 M rame collo zinco *. Finora non si e potuto destare M in altri metalli la virtu elettromotice che si eccita n nel ferro. Queslo potere elettrico si altera e si di- » rainuisce col tempo, ma sembrando che una tale » perturbazione derivi da una lenta ossidazione del- » 1' estremita die non fu riscaldata, cosi si ripara S5 air inconveniente limando la parte che dev'essere " pura e monda di ossido »?. XVIII. Alia relazione d'altrui, piuttostoche pro- prie sperienze dedico una memoria suUa fabbrica- zione delle calci idrauliche il dJ Francesco Maza, zelante cultore d'ogni studio spettante alia chimica industrials, animato dalla nobile brama che I'ltalia non resti straniera al meraviglioso progresso di que- sli stud], fatto fra le vicine nazioni, e dal benerae- * « Si sa che iielle s[)erienze galvaniche quando la rana si « h stancata, ed ha quindi perdula quasi [ler intero la sua n vitalita, ci occorre di osscrvare il fenomeno che le contra- " zioni in una gamba si manilVstano all'attacco o coiitalto « dello zinco col rame, nel mentre che nelle altre si presentano « al distacco dei due metalli I'uno dall'altro. Succedono le u contrazioni all'attacco in quei muscolidove la corrente entra " a norma della direzione dei nervi. Succedono le cunliazio- M ni nel distacco in quegli altri dove il fluido elettrico li v> trascorre in senso contrario. Or bene, per aver una prova M dccisiva e parlante di questo vero, conviene preparare la " rana nel modo descritto in questa dissertazione, e disporre « una coscia suUo zinco e I'altra sul rame, faceudo che le 11 vertehre ed i nervi non locchino alciina specie di metallo. « E qui non posso ommeltere di chianiare I'atlenzione degli r accademici suUa singolare curios! ta che mi occorse colTelc- 11 mento platino e ferro, e coll" elemento feiro ossidato; in « quest! due casi le contrazioni delle rane sembra non sue- « cedano che al contatlo n. ( Nota dell'autoi'e). 10^ rilo intenlo di promuoveve V applicazione degli utili trovati, rendendone popolare la conoscenza. Movendo dalla parte storica del soggetto, accenna Tautoi*" lo smalto Idraulico degli anticlii, consistenle secondo Vltruvlo in un miscuglio di poheri di poz- zolana \ulcanlea con calce e rottarai di pletra, il quale sommerso nell'acqua, acquistaya una durezza lapidea: impiegavasi questo cemenlo nella edifica- zione dei raoll^ e i niagnlfici nionumenti di Roma clie resistettero ai guasti Tandalici debbono ad esse la loro stupenda solidlta. Nel 1786 il celebre Clia- ptal si proponeva d'iniitare questo cemenlo cuo- cendo le argille ferruginose ad un fuoco piu at- tuoso deU'interno dei vulcani; ma non gli rlusci il tentatiTo ; come neppure riescirono i successi\i esegulti da Guyton di Morveau e da Gratien Le- pere, seguendo presso a poco le prescrlzioni di Chaptal. Piu fortunali furono quelli degli Inglesi Parker e Wvatli, i quail nel 1796 giunsero ad imitare il cemento I'omano, preparando con pietre calcari assai arglUose, compatte e tenaci, delle con- tee di Sommerset e di Glamorgan, una yariela di calce idraulica, colla proprieta di solidlficarsi quasi istantaneamente, sla nell'acqua, sia nel contatto del- I'aria *. II nostro Brocchi verso il 1807, aderendo • « I ceuienti usati dagli Inglesi (cosi Tautore) conlengono « maggiore aigilla di quella flelle calci eminentemente idrau- 11 liche, e le tacciate di quasi tutte le case di Londra sono " inlunacate di uno strato di oemento misto a CO pev 100 di « sabbia quavzosa fina, e la loro superficie non viene sfoimala " da rigontiature, crepacci o disquauuuaziuni. I bastimenti io8 alle idee d'l Chaptal, attribuiva la durezza e solidita de' ceraenli artificiali a particelle ferruginose , a cio iudotto dal vedere die certi smalti yieppiu s'indu- riscono quando vengono incorporati a feriuginose materie, quali sarebbero le porcellane e le scorie delle fuclne. Con quest! storici ceiini 1' autore si conduce alle teorie di quest' altimi tempi, fondate da Vicat nel 1819, dopo avere speriraentato la nes- suna Influenza del ferro a fare idraulica la calce, e da lul date in luce, or sono due anni, provando die le argille, sebbene dolci, fine, poco cariche di sabbia e di carbonate di calce, possono essere tra- sforniate in pozzolane, ora eguall ora superiori alle naturali, col mezzo di una mite calcinazione e col concorso deiraria, Enlra dopo cio il d/ Maza nella parte tecnica dell' argomento spettante alia causa imraediata della solldificazione del cemento. agli in- gredienti ed agenti opportuni alia sua solldifica- zione, alle leggi die ne costltuiscono la potenza pozzolanica, alle norme che debbono regolarne la cottura e I'estinzione, alia scelta delle terre pozzolani- che, alle varie qualita di calci e di pozzolane cbe deb- bono entrar nel composto, a seconda delle varie sue n inglesi ricevono come zavorra questo cemento, per tradurlo n sino alle Indie. Esistono degli ammassi considerevoli di una n calce in parte migliore dell'inglese a Pouilly; e nei din- " torni di Boulogne v' ha delle alte spiaggie composte di 51 banclii di argilla mescolata a ghiaja, con cui si fabbrica il r> platrc - ciment , eguale a quelle di Parker; ed k assai " prcgiato il cemento di Vassy, che e quasi bianco, e ullimo " a rintegrare le pietre scheggiate. « 109 destlnazioni. Sul quali particolari, considerata la po- "verta delle nostre cognizioni in slflFatte materie, a stu- dio di fedelta, lascleremo parlare Tautore medesimo, rlferendo testualmente quanto egli dice nel pro- posito. « Le affinita clie producono Punione trlna- » ria dei principj essenziall della calce idraulica, 55 quali sono la calce, la silice e I'allumina, costi- 5> tuiscono la causa immediata della solidificazione " progressiva e della coesione 6nale, che si perfe- 5s zionano nell'acqua^ e il primo esperimenlo die n illumino la via di questa rlnascente induslria fu, » che projettando della polvere fina di pozzolana nel- » Tacqua di calce, questa -viene rapidamente scom- wposta, e si combina con quella precipitandosi. »> Quest' azione e altrettanto piu energica quanto 55 la proprieta pozzolanica della materia e piu svi- 55 luppata, e quella operazione puo servire di assag- 55 gio misuratore^ e allora si spargono delle piccole 55 quantita di pozzolana in un dato volume di ac- 55 qua di calce, fino a die tulta la calce sia pre- 55 cipitata^ lo che si riconosce quando il liquido 55 non \iene piu intorbidato dalla aggiunta di una 55 goccia di carbonato di soda. La potenza pozzo- 55 lanica e proporzionata al volume di acqua di calce 55 decomposta, e la durala della malta fabbricata 55 colla sostanza esaminata sembra seguire la me- 55 desima legge di energia, queirattitudine che han- " no piu o meno grande le pozzolane di entrare 55 in corabinazione colla calce per via umida, seb- 55 bene prenda maggior vigore di saldissima pielra I lO M il cemento composto di un calcario assai cempat- » to dl quello prodotto da una marna leggiera 55 che impietrisce plu tostamente, essendovl minor »5 grado dl coesione. Le argille, base dl ogiil pozzo- 55 lana, pei' cernerle dalle altre terre e dalle pletre M molli, le si videro facilmente stemperablll nell'ac- 55 qua, onde componsi una pasta si conslstente, 55 untuosa e leuace, da manlfestare una tale pla- 55 stlclta da potersela \anamente modellare, lasclan- 55 dosl allungare e irapastare in tuttl i sensl senza 55 scomporsl. Col disseccamento questa pasta diventa 55 sollda, e posta ad un calore sempre crescente, 55 assume un raagglor assodamento, e puo acqui- 55 stare una tale durezza da sclntillare percossa dal 55 batllfuocG. Per lo die a regolare la normale cot- 55 lura delle argille, bisogna vegliare sul progresslvi 55 fenomenl. Dapprlma la polvere di argilla legger- 55 niente impaslata, e in poca dose posta nel fondo 55 dl un crogluolo rlscaldato al rosso plu cbe oscuro, n si \ede boUire durante alcuni Islanti per I'eTa- » porarsi subilaneo delle prime porzioni d'acqua : 55 in questo stato la si pu6 ancora stemprare, nou 55 avendo \isibllmente provato 11 calore Incande- 55 scente. Ma se si spinge la teniperatura del cro- 55 gluolo al puuto da colorare la polvere argillosa 55 in rosso plu che ©scuro, qulndl in un rosso as- 55 sal visibile, e se in questo slato si persiste nel- 55 r Impaslarla, in guisa che nessuna delle sue parti 55 non possa sfuggire alia Incandescenza, dopo cln- 55 que o sei nilnutl la si \edra immobile, come la * III » sabbia colante, sotto la spatola, e preseulera al »> contrario la consistenza di una neve o dl una farina » quando avra perduta quasi 1" Intera sua acqua, e 55 la cottura uormale, per avere il massimo della » potenza idraulica, sara complela. E sara forte 55 poi quella cottura quaudo I'argilla divenga assai 55 lucida per la grande compattezza ricevuta, e dif- r> ficilmente s' inibeva di acqua. La cottura normale 55 si preferisce in quelle terre da pozzolana clie non 55 hanno carbonato calcare, o ne hanno un 1 5 per 55 cento, e la sopranormale si addice a quelle die 55 n' hanno dai 20 ai 60 per cento. Si rinvennero 5» migliori le terre pozzolaniche piii pesanti , e in »5 cui moderatamente cresce la silice ^ e fu sempre 55 terra da pozzolana eccellente quella clie contiene 55 una maggior dose di ai'gllla. L'estinzione della 55 calce idraulica si fa poco prima di usarla , e in 55 bacini piii alti dei comuni, piii favorevoli alio 55 scolo, e per distribuirvi su tutti i punti I'acqua in- 55 dispensabile, e tulta in sul principio, guardando clie 55 non sia sovercbia, gioTandosi di quel condotti di 5' piombo gueruili di robinetto, a cui e addattato ua 55 tubo flessibile, terniiuante in una testa da annafia- " tojo. Generaluiente per 1' Impasto degli smalti che 55 devono essere costantemente sotl'' acqua , o esposti " a\r umidita, si fara la mescolanza di calci grasse 55 con pozzolaue le piu energiclie, e al contrario, " dl calci eminentemente idraullcbe, con sabbio 5? quaisose, o mateiie inerti. Imperciocclie emerge 5' cluaramenle non venire profitto dal comporre la I I % » ganga flei botoni con linone pozzolane o buone ">■> calci idraullche, Iranne il caso che qnesti si deb- y> bano tosto abbandonare alle onde cbe 11 dilavano ■n e disaggregano", cbe I'ercesso di calce comunica rall'impasto una conslstenza grassa e tenera, ed w e sempre notevole lo svantaggio di preferlre al •>■> semplice sraalto di sabbia e buona calce idraulica 55 una malta di calce grassa e buona pozzolana, 55 quando quesfa debbasi usare coU'aggiunla della 55 sabbia •». Fra gli usi della calce idraulica raulore accenna come Importantlssimo quelle di formame del betoni o smalti per le fondan>enta^ i qaali si compongono comunemenle colla mescoknza di una parte del solllo sinalto e di due di pieli-uzze pcr- fetlamente spoglie di polvere e con diligenza ba- gnate *. Oltre il scrvire die fanno questi betoni per le fondamenta, si gellano con essi in forme ancbe delle grandi pietre artefatte, cbe giovano assai a pa\imentare le latrine e a coprirle di sal- dissima volta, Poirel, ingegnere in capo del ponli in Algeri, seguendo i processi dcgll anlicbi Roma- ' II colamento rlella pasta dei heUmi lacevasi con tubi iinl)utiforini; ora, coiiie c" in forma rautonr, si fa mcglio con casse ferrate, a [)arctl inol)ili, che si srhiiulon* per dare uscita al belone, il quale appena colalo iicHo sca-vaincnto c sona- merso nell'ac(iiia, si trasforma in una pietra. Aftinche oa tale manufatto proceda con buun esito, si avra cura che 1 "arqua della localila del lavoro si n)aj>leni,'a costanteinenle piu ;dta, perclie con ciu e nieno ai;ilal)ile; gli strati di ogn» colamento saranno di uno spessore considerevole. e alTog- gelto che bene ed equabiluieiile si uniscano, si sjiazicia con diligeiua la cake poherosa onde si troiino inif)ratlati. 1 1 .1 ni per la edificazione delle dlghe del mare, poso nei fondi clie non si possono niettere a secco delle masse di bctone di Tolume enorme. I betoiil idrau- lici si pongono ora in iiso per le cateralte dei fjranrli iiumi, die acquistano per essi una insupera- bile perennita; e di betoni idraulici si \alse feli- cemente Mous^el nella edificazione del \asto cantiere onde abbelli Alessandria, e nella colossale e mirabile inipresa dell" arginatura del ]\ilo. Accennali i quali iifticj preslati all' arte del murare dalla calce idrau- lica, Tautore passando aconsiderar questa guisa di cemento in relazione della pubblica igiene, sic- come tutela coulro le influenze meteoriche, ricorda come gia sino dal i8i3 sia noto I'intonaco idro- fugo di Thenard e d' Arcet , die preserva i muri dair uniidita, e dal guasto le pitlure sulle pielre e sul gesso, intonaco di un costo venti \olte niinore delle lastre di -vetro applicate con gesso di Bologna, consigliate da faluni;^ in proposilo delle cpiali egli osser^a come in confronlo di esse tornerebben* meno dispendiosi i ripari di piombo fuso. Si ot- tengono questl colando sopra tavole di pietra teneia d'una grana unlta ed oraogenea il piombo in lastre dello spessore di ^ a 8 centimetri, le quali ven- gono poi laminate in sottilissiml fogli, clie si ap- plicano alle pai'eli con piccoll cliiodi di rame. A minorar poi la spesa di questi intonachi idrofugbi furoiio sperimenlati utilmente il calcario asfaltico, una soluzione di allume e di sapone, mio slralo di vernice encaustica, in unione per6 ai quali mez- 8 ii4 zi lion Jevesi ommetteye la cura di allonlanave i continui diramatoil deirumidita, e d'impedire a questa 1' ascenzlone capillare, arrestandola alia base delle pareti con corpi impermeabili. Porta to poi dall'affmlta di sog^etto mineralogica e tecnica, tra- scovre I'autore a toccare de'migliorainenti introdotti dalla chlmica industriale nella manipolazione del gesso, per renderlo resistente al posslblle alle at- mosferlclie iufluenze. II gesso a tal uopo si prepara cou tre diversi metodi, il primo de' quali consiste nel mescolarlo coiralluine. Preparato cou questo nielodo, lo si la\ora plu facllmente del gesso co- mune , si rapprende piii lentamente, non s' indura die dopo alcune ore, acquista una somma durezza, poco si dilata e poco si restringe, aderisce tena- cemente al legno, alle pietre, al gesso eomune, e divenia un emulo della calce idraullca: lo si ado- pera nelle rinzafiature degli edifizj, ove riesce di molla durala, e nelle parti ornaraentali, pel qual USD da uno stucco di rara bellezza e di consistenza quasi marmorea. II secondo melodo e quello di unirlo al solfato di zinco: nieice quesla prepara- zione, se "viene applicato ad ingessare U ferro, di- stendendovelo sopra a guazzo, lo preserva dalla rugglne. II terzo inetodo e I'lnipasto del gesso con una dissoluzione di silicato di potassa, Imraaginata da Kulmann. Avendo Rulmann nei cemenli di Poul- ly, di Yassy, e sulla pietra calcare-silicea clie si raccoglie sulle sponde del Tainlgi, trovato una grande quantita di potassa., osservo clie si faciliia 1 1 J la combinazione dell'ldrato dl calce colla slllce a«j- giunfjendovl un po' di potassa o di soda, owero di sail dl fjueste basl, che si cambiano in sllicali nierce della calclnazione. Col mezzo della slllce e deirallumina disclolla nell'acqiia medlante la potas- sa, eeli ottenne del cementl Idraulicl, cloe del sill- call e degU allumlnati che non si stemperano nel- lacqiia. jNel preparare tali sllicali si preferisce la potassa alia soda, ove si tralti di pi-eservare le pareti dalle eflorescenze crlstalllne^ nei lavori da sommere^eisi si prefeiisce la soda, perclie questa discloglie maggior copia di slllce. Vide Kulnianii che mettendo a conlatto, anclie a freddo, la crela con una soluzione dl sllicali alcalinl( vehi solublli ), nasceva una reazlone fia 1 due sail, che una parte della crela era can^lata in sillcato di calce, e una certa quantlta di potassa entrava uello stale di carbo- nalo di potassa. Un tale miscuglio indurisce a poco a poco all'arla, e la durezza dhlene tale da Tincere i pill valldi cementl Idraulicl, oltenendosi una pietia artificiale si dura da scalfire alcuni mai'mi. Serve oltimarhenle rimpasto del slllcati alcallni colla crela a rlslaurare i monumenti e a far modanature: se il miscuglio invece sia fatto col gesso, produce ef- fetli plu rapldi e plii completi di quelli della creta, acquistando vma superficle assai dura e levlgata, d un belllsslmo aspetto. Questi fa 111 chlmici mostra- no come 11 velro solublle gio^i a imbiancare gU edificj coslrutli con smalti tenerl, e come sia utile a Incamlclare una fabbrlca un miscuglio di due ii6 paiil tli calce tVisciolla con una di allume, clie im- prime le apparenze di un colore dl olio. Per ul- timo il nostro socio pone in vista i servigj clie ha prestato e clie tuttavia puo prestare la teoria della calce idraulica alia economla agraria, facendo con- correre ad aumentare i materiali dei concimi i cal- carl clie servono d'ingredienti per questo cemento. Considerando quindi che a far copiose le messi deve il lerreno esser ricco di prlncipj che favoriscano la solubilita dei silicati difficilmente disgregabilt, egli osserva come a cio conferisca mirabilmente la calce calcinala, la quale allorquando sia sparsa so- pra un suolo compatto, argilloso e d'accesso dif- ficile alle ladici, eutrando in combinazione co£;li elementi del feld-spato o dell'argilla plastica, libera una parte degli alcali, e Tabilita a cooperare alio sviluppo de' vegetabili^ come una moderata calci- ray.ione deirargilla plastica faccia che questa ceda facilmente solubile la sua silice, e trasformi steri- lissimi siti in campi allegrati da ridenle e eopiosa vegetazione ; come anche la raarna , per effetto di sifFatte reazioni chiraiche, dlffonda Tuberta sopra alcunl de' nostri colli -vicini, nei quaU. merce di essa, penelra age\olmente Paratro, con meravlglia del lillico, in terreni per se stessi difficili a fendersi, e quasi invinciblli dalla estiva caldura^ come una tale \irtu concimatrice venga allrlbuita da Kroker anche alia polassa da lui scoperta alio stato solu- bile;,« e quale singolare fertilita, egli conchiude, » non si produrrebbe nei campi, se oltre agli alcaU e •>•' alia silice, si doiiasse loro Tacido fosfoiico iiatu- ss lalmente esisteule nel caolino, nelle tracliiti, nei « basalti, nei tufi, nelle lave, per cui i terreni fonaati M (lagli scomponimenti delle i"occe -vulcauiche sono 5J si fertili ? » XIX. Dai nilnerali passevemo ai veffelabili eon una Memoria del nostro valente micologo sig. Carlo Antonio Venluri suUe fungaje artificial! e sullo svi- luppo in genere dei funglii. Cosi svariate e nioltl- plici sono le soslanze atte alia produzione dei lun- glii, clie facllmente non \errebbesi a capo di lutte numerarle. Ma quasi non bastassero tante nianiere fornite dalla nalui'a alia produzione spontanea di questi vegetabili, altre e non poclie ne aggiunse I'induslria deiruomo alia sua foi'mazione arlificiale. Di queste entrando Faulore a parlare, inconiincia dal costume di alcune citta della Romagna di disporre orizzontali in apposite buche dei troncbi di pioppo, dai quali, coprendoli di uno strato di leggero terriccio, nel volgere di poclii ruesi, se la stagione corre pro- pizia, si otliene che sopra vi si moltiplichi un fungo affallo innocuo, cbe serve assai bene per quanlita e buon sapore ai desiderj di clii lo colliva^ fungo, conosciuto auclie nella nostra provincia sotlo nome di albarello, e descritto e figurato dal Viviani, cbia- niandolo Jgaricus piopparello , bvuto riguardo al luogo ordiuario del suo sviluppo. Nella Romagna parimenli, presso Albano, presso Trascate, e piu ancora presso Rocca di Papa, facendo abbronzar lentamente dei ceppi di nocciuoli, e come i pioppi ]i8 situandoli e disponeiidoU, si oltengono funglil di gratisslmo odore e di squisito sapore, d'uua specie clie appartieiie ai Polipori. e clie veune dal profes- sor Mauri chiamata Polyporus corylinus. E senza troppo scostarsi da noi, nella riviera benacense. e nella stessa citta nostra, dalle spremute bacche d'al- loro un fungo innocente alio stomaco, gradito al palato si suole far nascere, denominato da Jacquin Jgaricus Ostreatus dalla forma del suo cappello. Anche dalla concia adoprata nelle stufe dopo aver sex'vito alia preparazlooe de' cuoj nasce un fungo \oluminoso ed esculento, chlaniato da Bulliard ^garicux vohaceus^ perche sbuccia da un sacco, o volva, clie prima lo involge. In un convento di IVapoll fu per la prima volta osservalo da certe monaclielle die molti funghi voluniiuosi sorfrevano sui deposlti di caffe fermentanli. Fu esperimen- tata la loro innoculta, fu gradito il loro sapore, e Persoon nel collocar questa iiuova specie tra i fuuglii esculenli, la chiamo col iiouie di ydgaricus neapolilaniis . beiiche poscia il professor Viviaiii di Genova, aveiulo otleniito dalla posatura del caffe lo stesso fungo, ma nou avente per appunto lUlti gli ideulici caratteri, abbia creduto di diffe- renziare il suo denomiuaudolo jfgaricus Coffees. Altra curiosa produzioiio del paese di Napoli e il Polyporus tubtrastei.^ s([uisita specie di fungbi, che h\ fanno cola nascere in ogni slagione da certi pezzi di terra, detti pietre fuugaje, clie si traggono dal- l'A.bni7,7.o, p che si ripongono a questo scopo nellc 119 rantiiie. Pailaudo delle quail sostanze, credafe da Matleo Silvatico, da Ermolao Barbaro, da Andrea Cesalplno E^eneiate dall'orina rappresa della liuce, da Dlscovide una sorte di eletlro, da De-Borch un ammasso dl tiifo argllloso , da altri una ladice perenne di funfro, e dal Prof. Gasparinl un fiingo appartenente alia faniiglia delle tuberacee:^ I'autore possedendone due grossi campionl, e a\endo po- tulo diligentemente esaminarli e veder crescere per parecchi anui ogni volta i loro prodotti, tiene in- dubbiamente che nou sleno ne pietra, ne radice, ne tufo, ne fungo, ma agglomerazione di terra e di a\anzi \egetali, f'atta probabilmeute dal micelio istesso del Polyporus tuherasier, cioe dalla gerniina- zione delle sporule di questo fungo, germinazione die in catena fin dove arriva, per cosi dire, la terra, e lutlo cio che in essa terra e contenuto. Artificial men- te altresi, preparando la fungaja col fimo caTallino, si ottiene VAgaricus campestris di Linneo, indicato dal Toscani col nome di pratajolo, perche appunto si tro\a nei prati, e conosciuto nella nostra pro"vincia sotto le denominazioni vernacole di Piis, Manar- coi y Carbonaii, a seconda dei luoghi eve nasce. E in Francia questa maniera di produzione arti- ficiale e la piu comune, ne sui mercati di Parigi e permessa la Tcndita d'altro fungo fuorche di que- sto, cliiamato cola champignon de couche dal co- glierlo che fanno i coltivatori dagli strati di fimo di cavallo, sparso di certa mateiia che dicono hJanch du champigiiofij e che corrispoude alia cavcyte dei naturalisli. Finalmeate un fungo esculenlo e di molta grandezza si accerta essersi ottenuto da tron- cln di castagno sepolti a poca profondita nella terra, fungo veduto dal nostro autore , e da lui ricono- sciiito pel Pofyponis ftondosus di Fries, che ap- punto si sviluppa spontaiieamente al piede degli alberi di castagno e di quercia, ed esteude e mol- tiplica le sue ramificazioni per raodo che un solo individuo arriva soveate al peso di cinquanta e sessanta libbre. E comune nelle nostre valli, e spe- cialmente nei boschi presso Vestoue . dove lo si conosce sotto la volgare denomiuazione di Volpino; e dai Fiorentini e Lucchesi e chiamato il Griffone. dai Pistojesi il Fungagnino^ e Orgion e Berbescino nelle citta di Pienjonte. Tali sono le varie maniere di artificiale produzione dei funghi che T autore rlcorda, non facendo alcun caso dei raezzi sujrseriti dal Thore per ottenere arlifizialinenle allre specie, ne di quelli che insegna il Roques per la coltura ijrliiiciale dei tartuffi, tutle idee ch'egli considera come sogni cd illusioni. Dalle cose esposle egli poi deduce che la dillerenza dei miceti e dovuta in gran parte alia difFerenza delle basl, cioe delle sostan- ze sulle quail essi s'ingenerano. E a questo propo- sito osserva di passagglo come, parlando di funghi di un'ordine inferiore, ve ne sieno di quelli che non crescono che sopra quel tal ramo, o sopra quella tal piauta, auzi di quelli pure che non nascono se non nella pagina superloi*e, o nella inferiore, o nel mez- zo delle foglie. Cosi il Ceiiangium Raincri non fu I 21 U'o\alo fiuora die sui laiui della Geuisla radiata^ la Peziza paivula cresce sulla carex spinosa. ma soltan- lo al di sotlo della sua foglia^ la Stictis herberidis noii appare die sui rami dlseccati della berberide vol- gare. Tulte poi le specie curiose del genere Ascoho- lus. tutte quelle dei generi IlidropJiora, Pilohohis etc. nou si ■ trovano che sugli esciemeuti dei bi'uli e su quelli deir uomo. Altre specie ed altri generi d' ifo- miceti e pirenomiceti non si hanno cbe dalle carni in putrefazione e da allre sostanze animali in de- coraposlzione. Una specie nuova d' ipocrea, alia quale il barone Cesati, cbe la troTO non ba guari, dava il nome di Ipocrea myowecophila, sorge sotlo graziosa forma dalla tesla o dal dorse soUanto delle formicbe fatte cadavere. Altri fuugbi non uascono cbe sopra fungbi, altri non si sviluppano cbe sopra ruomo in certe malattle. Ma dispensandosi di en- Irare in piii minuti particolari, troppi essendo i generi e troppe le specie *, I'autore si restrlnge, per quanto spetla alle molle specie comuni e spontanee, cbe non si possono ottenere coll' arte, ad inculcar r aA-^erteuza cbe vi souo altre specie d' abito poco differente e sommameute veueficbe, lo scarablo delle quali ba date non pocbe \ittime ancbe nello scorso anno, e conlinuera a darne fino a cbe non sia affatto distrutto il pregiudizio, cbe dura tuttora non solo nel \olgo, ma ancbe in persone cbe volgo non sono, cbe sia questo o quel bosco, questo o quel monte cbe avveleni i fungbi, e fincbe le genii non si per- * ?^0D mcno di venlimila. ripailite in piij di milk generi. I 22 suadano die alcune specie sono in ogni luogo e in ogni tempo venefiche. Da clo rimportanza di questo sludio, fin qui nelle stesse Universita troppo negletto^ studio importante eziandio per decidere se si debba attribuire ai miceti il depeiimento e la distruzione di tanti prodotti di cui in quest' anno si patisce" o inopia o difetto, ascri-vendosi da taluni la malattia dei pomi di terra al Fnsisporium solani ed alia Botritis infastans, siccome pure ta degenerazione del grano turco e del fruniento, sospettandosi clie un fungo amuiorbi anche le radici dei gelsi e produca il disec- camento di tanle piante in pochi anni, clie un allro cagioni il nial del segno o calcinetto, tanto funeslo al prezioso prodotto delle sete *, e clie il seccume inathio, la ruggi'ne, o pin comunenienle sferza, die intacca la foglia dei gelsi, e tanto ne scema il rac- colto, provenga dall' ingenerarsi clie fa in essa ii Fusarium maculans. Intorno a che 1' autore non negando l' esistenza di questi micromiceti , ne asse- rendo di'essi sieno la causa de'laraentati danni, si altiene all' avviso di coloro i quali tengono die r esistenza di questi esseri organici abbiasi a ripe- tere dall' alterazione o dalla sconriposizione della * L'aulore fondandnsl sopra esperiinenli v no una classe vasta ed importante del regno \ege- >5 tale, ha gia da niolto tempo oltr' Alpi attlrata Fat- ?5 tenzlone di dlslinti botanlci, ed e debito nostro di » non negllgeilo, giacclie anclie queslo ramo di •>•> scienza orlglnalmente e nato in Italia. E all' im- w mortale botanlco fiorentino, confessa 1' iugeuuo V, oltremontano (vedi Montagne)^ clie dobbiamo le ?! prime uozioni giuste sopra i \'egetabili di questo » ordine, a quel Micliell cioe, clie gli stranieri stessii 55 lianno distiuto col nome di piincipe dei critto- ;? gamlsti. Tolgasi adunque cbe piu oltre gli stra- w uieri colgano il frutto di quel seme clie piimo M fu gettato in questo suolo 5». XX. Ultima nella serie scientlfica \iene una memoria di monsignor Angelo Belani, nostro socio d' onore, tanto beneraerito degli studj fisici ed agra- rj. Descrive F autore una nuova slufa da lui ideata per far morire le crisalidi de' bozzoli, indicando il modo di usarla, i vantaggi cU' egli se ne promelte sopra le stufe comuni, e unendo alia descrizione la tavola die noi pure poniamo sotlo gli occhi del lettore, e cbe ofiie il disegno dcUa stula in quattro figure, la prima delle quali ne rappresenta Festerno, Teduto di fronte, da un lalo e superiormente, la seconda la pianta, la lerza lo spaccalo trasversale suUa llnea A. B. della pianta, la quarta lo spac- cato longitudiuale suUa linea G. D. ( V. quesla tavola in fine del volume). Consiste il nuovo ap- parecchio in una camerella quadrata, da erigersi 125 sul mallonalo, o Isolandola da tutll I lati, o appog- giandola alia parete di un portico^ il che facendo clie questa le scusi per dorso, oltre il darle mag- glore solidila e dlmlnuire la spesa di costruzione, servirebbe anche a ripararla dalla pioggia. La parte posteriore della camerelta {o^e non ne tenga vece la parefe del portico) e costrutta di mattoni. e cost pure le due laterali. La parte anteriore si costruisce di cotto ne' soli due fianclii, e puo indif- ferentemente esser anche tutta di legno. Un vacuo ha questa parte nel mezzo, con portiera pariinenli di legno, avente otto aperture orizzontali in cui s'introducono altrettante tavolelte, o piuttosto telaj, come Tedesi alia figura prima, ove quattro solfanto di esse tavolette si sono disegnate poste in fessu- ra, lasciando vacue le altre quattro fessure, de- slinate a ricevere le altre quattro laToletle: quesle fessure pero puonno anche essere in nuraero mag- giori di otto, prolungandosi al basso, senza alterare le dimensioni della stufa. Ciascuna lavoletta e ar- mata di una rete d" ottone sottoposta *, destinata a sostenei'e i bozzoli, da sovrapporvisi a due strati, ed e munita nel dinnanzi di un battente a guisa di tiratoie, per ben premerla contro la fessura, come \edesi indicato alia figura /J-^-) rappresentante una tavoletta in posizione orizzontale, veduta di fianco, ma non del tutlo intemaia. Dentro la stufa le tavolette scorrono orizzontalmente sopra un si- * Non di ferro, perche la luggine potrebbe infaccare i bozruli. sterna di regoli, indicato da a a fig," 2.', a' a' fig,^ 3.% a" fig.* 4-*- ^ sostenuto da sei sbarre di ferro, rappresentate in pianla da b b fig." 2.", e da b' b', b" b" fig.'* 3." e 4-^ La pai'tc superiore della cameretta, ossia il telto, e formata da un la- ■volato composto di grosse assi con fori! tra\ersi, avente nel mezzo un foro quadrato , clie si apre e si cliiude a scorsojo. (fig." 1.") Due fornelli di lamina di ferro, cariclii di carbone acceso, servono a scaldare I'apparecchio, introdotli perdue aper- ture laterali pralicate nel basso, e indicate alle fig.° I.* e 2.": cjueste aperlvire oltre dar adifo ai fornelli, sono anclie deslinate a dare uno sfogo esterno all'aria alquanto rafTreddala dal conlatto dei bozz»li, die \ien calando al basso di mano in mano che nuova aria riscaldata si porla in alto^ il clie si olliene mediante un portello da chiudersi piii o meno secondo ii bisogno. Per ultimo due ter- mometri nel di fuori, i cui bulbi, medianle il tubo piegato a gomito, s'internano alquanto nella stufa, misurano i gradi di calore, slando collocati nel lalo opposto a quello delle due anzidelle aperture, e Tuno superiormente all'altro, percbe si possa otte- nerne la tempera tura media. Per servirsl della de- scritta stufa, rltenuto cli'ella abbia otto fessure d'ln- troduzione, si ricliieggono nove o dieci lavolette, cioe una o due piu delle introdotte nell" apparecchio coi bozzoli, e che dopo quello spazio di tempo che indicbera la pratica , e che noii dev" essere maggiore di mezz'ora, tiebbono rimiovorsi. Al che fare s"" in- J 1'J comlncla a levor fuori la prima in alto, ed a questa pronlaniente si sostituisce quella clie e rlmasta di soprappiu, e clie si sara. gia caricata di bozzoli; quindi si leva la seconda di ordine, ed a questa si sostituisce tosto quella che fu levata per la prima, e clie di nuovo si sara caricala:, e cosi di seguilo, levando con clo sempre la tavoletta rimasta plii a lungo nella stufa, e sempre ricominciando, senza perder tempo, I'operazione dalla prima tavoletta superlore. Quando le tavoletle si volessero aumen- lare di numero, o si temesse clie in tal caso le piu basse si trovassero ti'oppo \icine alia emanazione calorlfica ( sebbene sia questa sempre modificata daU'aria raeno calda clie scende al basso), si potrebbe lutt'al piu collocare di contro al fornello un liparo composto di latla lucida, clie rlfletlendo il calorico radiaute , ne pveserverebbe le galette piu •vicine. Calcola r autore clie ove la lemperalura si ele\asse da 5o a 60 gradi R/, sarebbe sufficiente a far mo- rli-e le crisalidi, anclie dei doppioni, nello spazio da un quarto d' ora ad una mezz' ora al piii, os- servando che una tale temperatura sarebbe ben facile ad ottenersi in una stufa di piccole dimen- sioni, quale egli la prop'one, e in una stagione in cui la temperatura eslerna trovasi a circa 20 gradi, che altresi il gas acldo carbonico, oltre a qualche allra emanazione deleteria, derivante dalla com- bustione del carbone, contribuirebbe alia niorle delle crisalidi per asfissia. Ne Tuol che si creda che, per la piccolezza delta sua stufa, piceola debba iz8 essere, in confronlo delle stufe ordinarie, la quan- tlta de' bozzoU da potervlst in dato tempo introdurre e levar bene condizlonall , perche egli conta che la minor durata del tempo clie dovrebbero in quel- la rimanere i bozzoli , in confronto del maggior tempo in cui dovrebbero rimanere in queste, com- penserebbe le quantita rlspetlive. I -vantaggi ch' egli attnbuisce al suo appareccbio sopra gli ordinarj sono i seguenti: i.'' Polrebbe la proposta stufa applicarsl tanto alle piccole cbe alle grandi partite di bozzoli, con proporzionato consume di combu- stlbile, di tempo e di mano d' opera. 2.° Porte- rebbe una spesa di gran lunga minore di quella dell'altre, tanto per la costruzione cbe per Tuso, ollreche occuperebbe poco spazio, sarebbe facil- mente trasporlabile con stangbe da luogo a luogo a mano di due uomini, od anclie la si polrebbe scommettere, quando la si facesse tutta di legno con armature di ferro, e colle paretl ^icine ai fornelH federate con fogli di latta. 3." Non danneggierebbe la bava dei bozzoli, perche essi si trovebbero tutti egualmente esposli ad eguale temperalura^ il che non succede nelle slufe ordlnarle, nelle quali i bozzoU piu esposti al calbre sono sempre i piii superficiali, menlre in molti degli altri il calore bene spesso non giunge a tanto da farvi morire la crisalide, la quale poscia trafora il bozzolo, con- \erlendosi in farfalla, con danno del filandiere e del compratore della semenza di tali farfalle, che e sempre imperfetla. 4" Percio nella Hlatiira la 129 seta sarebbe di plu facile ed unifornie svolgl- mento: ne il siio colore naturale soffiirebbe quelle alterazloni a cul va sbggetto cogll altri melodi, sia pel tioppo calore, se ruccisione delle crisallde e fatta a secco, sia per la troppa umidita, se fatla a vapore. 5.° I bozzoli si pvolrebbero conser\ai'e da una stagione aU'altra senza deterioramento, e senza il pevlcolo a cui vanno iuconlro i bozzoli trattali col vapore dell' acqua boUenle, che tardano ad asciugarsi se vengano cavati dalla stufa in gior- ni piovosi, si schiacciano facilmente a cagione della loro mollezza, e in ogui caso doniandano locall spaziosi e ventilati, oltre a molla mano d' opera, pel loro asciugamento. Alia essenziale applicazione di questa stufa, cioe alPufficio di far morire le crisalidi dei bozzoli, I'au- lore agglunge poi quella ancora di far nascere con essa la semente de' baclii, e di usarla altresi pel loro alle-vamento nella prima eta, costruendola a queslo oggetto o trasportandola in una camera, clie servi- rebbe anche per bigattiera. In questi casi converra. ordinare 1' azione del combustlbile , sia carbone sia toi'ba o lignite, in modo che il gas carbonico, o il fumo o qualunque altra esalazione possa emanariie, non comunichi nell' interno della stufa, ma die \i penetri il solo calore, e die I'aria viziata si sparga al di fuorl. Siccome poi la temperatura che si ricliie- de e assai minore di quella die e necessaria per la morte delle crisalidi, cosi sara facile ottener questo intento e mantener ad un grado d" umidita convene- i3o vole I'amblente, collocando qualclie piatto d'acqua sul piano inferiore, e promovendo la circolazione e rinno\azione dell' aria mediante le aperture al basso e all' alto della stufa, a seconda del bisogno. Col mezzo di queste aperture si potrebbe ancora variar la temperatura per Y uova non nate in confronlo di quella per le nate, o di quella per bachi di una eta in confronto di quella per una eta diversa, non fosse per altro clie per ridurre tutli i vermi ad uno stato uniforme, com'e di pratica. Quando si levano le tavolette per esaminare lo stato delle uova, levare i bachi gia nati o dar loro foglia, le si collocano sul copercliio caldo della stufa, onde perdano il meno possibile del calore acquistato. Potrebbe finalmente la stufa in discorso \enlre adoperata a stagionare e disumidire granaglie, es- sicar frutta ed erbaggi, asciugar biancherie ecc. Per le granaglie e per le frutta si frapporra carta o tela alia rete metallica. i3i LETTERE XXI. Nel nome del gran padre delle itallche leltere, Dante Allghierl, entrero nella parte lette- raria di questa relazione con un passo della Dl- vina Commedia, pel quale una nuova lezione, di\ersa dalla comune, cl vierie proposta dal sig. Angelo Sicca, nostro socio d'onore, per critiche e tipografiche cure, e per le sue belle edizioni dei nostri maggiori poeli, benemerlto de'classici e particolarmente dei dante- schi studj. II passo di cui si tratla e nel canto 33.** (v. 4 9 e seg. ) del Purgatorio, ove Beatrice, dopo aver prouosticato in barlume al poeta certi avve- nimentl, e paragonato il suo bujo pronostico agli oracoli di Temide e della Sfiuge, contlnua dicendo: J5 Ma tosto fieno i fatti le Najade, « Che solreranno questo enigma forte » Senza danno di pecore e di biade y. In-vece delle quali parole il sig. Sicca legge; " Ma tosto fieno i fatti lo Lajade »' Che solverane questo enigma forte ecc. , sostituendo a Najade, ( le Najadi ), clie \era- mente noii hanno troppo che fare al proposito, Lajade, cioe il figlio di La jo, Edipo, che sciolse il famoso enigma della Sfinge, e solverane ( cioe solvera ) a solveranno. Nessuno fra i vecchi sposi- lori sospetto, o parve almeno aver sospettato, che fosse errore in questo passo, e tulli lo commenfe- l32 rano lasclando^i slare le Najadi, per quanto tI slieno, come si suol dire, a pigione. Ma fra i mo- dernl i migllori hanno o intraweduto o manifesta- raente rlconoscluto lo scambio di Lajade in Najade occorso nel passo. e masslmamente dopo cio che lie scrisse il Monli ( Saggio dei mold e gravi er- ror/ trascorsi in tutte le edizioni del Convito di Dante ), non si puo oggimal far piii questione sul- r esistenza dell' errore, ma sfollanto se V errore av- \enisse per falto del poeta, o per fatto degli am- manuensi. Posta in questl termini la questione, si liene comunemente, e dal Monti in particolare, per la prima di quesle due supposizioni, cioe che 1' er- rore fosse del poeia, e die egli, nieno per propria ignoranza die per altrui colpa, vi fosse tratto da un passo d'Ovidio nel 7." delle Metamorfosi, die manifeslamente egli ebbe in mira, e che nelle Tec- chie edizioni dice corrottamente: Carmina Najades non intellecta prionun - Soh'unt ingeniis ^ mentre dovea dire Liajades invece di Najades, e solverat inv'ece di sohnint^ secondoche modernamente lesse 1' Einsio, la cui correzione fa in tutte le posteriori edizioni e da tutti i critici accettata e applaudita, se si eccettui il solo Rosa -Morando, che pretese difendere I'antica lezione ovidiana, e con essa la danlesca, allegando male a proposito un passo di Pausania, nel principio della Beozia^ ove si paria di certe ninfe che dal glogo Sfragidio, sul monte Citerone, davano risposte in oracolo, e non consi- derando che non ninfe rendeali oracoli, di cui parla i33 Pausaiiia. ma ninfe inleiprell di enigini . di cui jiarlan-o Oiltlio e Dante, abbisognavano a sosteaeie il suo assuuto. Ma il sig. Sicca nou potendosi recar a credere che Danle potesse essere condolto in un laiilo iugauno, s'allleiie alia seconda supposizione, che attribulsce T errore al copisti, e in conlrario alia prima cosi argomenta. Che nel passo in discorso si tratla manifestamente di un enigma da spiegarsi, e non d'altro, poiche la dea Temi non e infro- dolta se non nella prima parte della sentenza, dove Beatrice paragona T'oscurlla della su^ predizione cosi agli oracoli di essa Temi come agli enigmi della Sfinge, ma passato piii avanti, il poeta non parla piii di predizione, bensi di enigma, mirando specialmente a quelle parole - Nel quale un cinque- cento dieci e cinque - Messo di Dio ecc, che sono veramenle un indovinello;, che dunque egll abbiso- guava d' interpetre, che ad interprete intendeva, e che perclo quand' anche avesse conosciulo il passo di Pausania, a\rebbe vsduto che questo non faceva al suo caso, mentre vi si parla di ninfe rendenti oracoli, non di ninfe interpret! di oracoli, e molto mena di enigmi da Sfinge;, che d'allx'oude non e supponl- bile che Dante , 1' uomo il piu sapiente , anzi il compendio di lulto il sapere del suo tempo, Dante I'amico di \irgilio e di Slazio, che e quanto dire studiosissimo dei loro poerai, ignorasse la favola della Sfinge e di Edipo;, che sebbene sia \ero che i testi scorretti de' suoi tempi lo trassero in altii errori, quesli ue furono lanti quanli appajono og- 1 34 ^idi che i suoi sci-itti ci pervennero passando per lante mani d' ignoranti coplsti, ne tali che lo con- ducessero mai a dlr altro da cio che lutendeva ^ che percio s'egli voleva signiticare che a quell' enigma di Beatrice, oscuro quanto quelli della Sfinge, avreb- bero i fatti servlto d'interprete, se non poteva noa sapeie che interpetre dell' enigma della Sfinge fu Edipo, cagione per cui quel mostro fiaccossi il collo lasciandosi cadere dalla rupe, se le dolorose e fa- tali vicende di Edipo non poteano essergU ignote, e sopra tutto il parricidio involontario, commesso nella persona di Lajo, non poteva altres'i non conoscere ehe la lezione di Ovidio era errata, e che quell' inter- prete non erano le Najadi, ma il Lajade, il figliuolo di Lajo^ che per ultimo conoscendo errala I'ovidiaua lezione, dovea correggerla di sue capo, e scrivere Lajade, non Najade. E poi chi assicura che il teste d" Ovidio ch'egli ebbe fia mano fosse corrotto in quel passo? Perche il piii delle edizioui, il piu dei codici portano I'errore, e cio baslanle a supporre irhe lo portassoro ttilti? Non fa contro un tale sup- posto la stessa osservazlone di parecchi, che I'Eiuzio non corresse da se, ma scoitalo dai migliori Ira i codici? Ollre