'J(J\ *% m.. m '1\ ^ ■<^' HARVARD UNIVERSITY. LIBRARY MUSEUM OF COMPARATIVE ZOOLOGY Library of X SAMUEL GARMAN ll(HJ^imdvL^\{pJ^lt NOV 1 6 r928 (la^/ ^ order tio- LIBR O DI MONS. PAOLO QIOVIO DE' PESCI ROMANI. tradotto in Volgare da Carlo Zancaruolo. CON PRIVILEGIO. Ifl Venetia^apprefloil Gualtieri. 1 5 60. e- AWNOBILISS. S. C arloP peraro Carlo Zancarvolo. Vesti dì, che con tanto piacer mio ho qui goduto cofi fa- migliarmentelacon uedàtione di V • S. Hata tanti anni in Fiandra , & quella di quefti altri S. Mantouani il S. Aure- lio Mattei 5 il S. Giufeppe Prouenzali , & il S. Pirro Paftelli^tre gentilihuomini^che co il lor molto valore fanno vn'altro Cho ro felice d'altrettante tre Gratie felicifsi- ine j mi fono ftate vfate parole piene di tanto amore5& cortefia dalla fomma gen tilezia di V. S. ch'io per me conoico di non trouar capo 5 ò fine à tanto obligo, A 2 di 4 di che me le (cnto tenuto^ perche if.ouei- fivnaperronadisì rare conditioniàgra^ dir chi perle non vale 5 & quafi non co- nofce 5 è fegno^à mio giudicioj di una cor tefia la piti alta^ che fi polla trouar al moa do 5 per efler hoggi pochi) anzi niuno, che faccia cafo^non dirò di quelH'j che non hanno alcun'ombra di virtù 5 come fon io^ che di quefti comunamente fi ten- ne Tempre poco cóto; ma ne anco di quel li 5 che da donerò fono virtuofifsimi . On- dejiauendo à dar fuori quefto mio libro, tradotto di Latino in Volgar d'Italia, mi fi parò dauanti un'aflai bel campo di di- moftrarmele in qualche maniera grata> deiraffettioncj elvella 5 la fua mercè, mi porta; & fopra tu^to fcoprirleil difiderio, chehodiferuirla^có feruitù almen degna dell'amor mio verfo di lei, poi che non fi può del fuo verfo di me. Ma dapoi nel vo lere fcriuere in quefto propofito mi ten- nero fopra penfiero alcune difficulcà, cer to grandi 5 perche 5 facrandole quefta tal. mia 5 mia fatica^conueniua ò ch'io lodafsi V.S. ò non la lodado^come fi richiedcua^ chìo tacefsi ; lodar cofi alla fcoperta vna perfo na di tanta boncà5& valore mi pareua vna certa Ipecie di adulationej tacer era un moftrarfi manifeftaméte priuo degli uni, & gli altri occhi ; Hipendojche fi dice, che in tutto è orbo chi non vede il Sole j per eflerV.S.ornatifsima di tutti quelli beni, che poflbno far veramente beato , & feli- ce vno. Perlequalidifficultà^quafi ch'io fui vicino à rimanermi da quel primo prò ponimento di didicarle, come difsi, que- lli primi frutti degli ftudij miei j quando , moftrando V. S. con molte parole di do- uer hauer cara ogni mia colli , quale ella fi fofie; mi fi ruppe il freno di ogni rifpetto, &. m'incorai da me fteflb à non mancar in nulla al mio grand'obligo, & al fuo molto merito . Tuttauia, fé ben poteua fpatiar à mia voglia per il campo delle fue lode,mi piacque nondimeno di rinchiudermi in ogni modo in quelli primi difficili termi- ni 6 ni aflegnati ; cofijpche nel giro di vn bre- uè foglio a me pareua imporsibile , che fi potelTe Ipiegar vn concetto sì pieno, & numero fo j come 5 perche mi riufciua an- co cofa rouerchia5& no neceflaria.Or qui tacerò quelle cofe^che non hano bilbgno ci dimoflrationi ^come l'hauer V.S. l'ori- gine della fila gentilezza da gencilifsimo iangue Tedefco 5 Teflere nata in tate opu- létifsime ricchezze^che è fama>ch'ella c6- corre con i primi ricchi d'Europa ^l'ulci- re di patria, che fi mette tra le prime d'Ita lia;& hauerparentijche, contuttoché fiano chiari da fé , ella nondimeno col fiio valore falor molto più lume, che non efsi à lei 3 perche quefte cofe fi veggono a oc- chi aperti, & il ragionarne le fcemarebbe più tofto,che non le accrefcerebbe orna- mento 5 perche chi non sa, che farebbe goffamente colui, che cercafle con fillo- gifmi prouar , che luce il Sole ? Adunque dirò {blamente di quelle rare parti di V* S. che fono fue proprie, & peculiari j per- che 7 che quell'altre per eflere òin mano della fortunato proceder da cagione altrui , n5 fi poflbno veraméte chiamar cole noftrej & quato è fuori di noi, come non noftro, non è lode noftra ; perche fi vede, che Ib- lo dall'operar noftro nafce in noi ogni ho norejnepuò eflere honorato colui, che virtuolamente non opera; però quel Pro dico di Senofonte introduce Ercole vo- ler prima con i fudori, & co le fatiche per venir alla gloria5che5neirocio3& ne'dilet- ti godédo la vita^rimaner lenz:a alcuna fa- ma al modo . Et di quefte rare parti di V. S. le prime, & le più notabili fono la libe- ralità5& la magnificenza5due virtù^con le quali ella facilmente gioftra con i Re gra difsimi ; pcioche noi fappiamo qui in Ita- h'a per vero, che i Anuerfa ella ha fèmpre tenuto corte bandita à cialcuno; fiche no pur la fua cafa è ftata ricetto di ogni tem- po de'priuati , ma di molti gran Signori ancora j ilche fi vide ben tutto quel tem- pOjche vi dimorò ilS. Ferrante Gozaga, cofi 8 cofi alto Prencipe > che fu con tutta la Tua' corte dava Re alloggiato da lei . Perciò V. S . è in tanto grido in quelli paefi , che pare y che d'altro non ui fi ragioni . Que- fte cofe nVè parutoquì di douerbreue- mente toccare nel confecrarle quefta mia faticajperche fi uegga, che gli Itudij delle lèttere fono molto più à lei douuti ^jche à Re 5 & à Prenéipi 3 poi che veramente V, S. ha & animosi Prencipe , & cuor mol- to più fignorile vche non fi conuiene à priuaca fortuna.La prego a gradir con la medefima cortefia, con laquale m'ha tut- to legato d'indiflblubili nodi 5 che hono- ri glifcritti miei del fuo chiaro nomej fà- pendo, ch'egli farà il medefimo eifetto in mecche il Sol nella Luna^che da le non lu- cerebbe 5 s'egli con i fuoi raggi non la riP chiaraflfe. Bacio le mani di V, S. ÌKJ allillvstr: ET REVERENDISS.SIG. CARDINAL LODOVICO DI BORBONE, PAOLOGIOVIO, OI mi perfuadete II lufl:nrsimo5& Reue- rendifsimo Sig.mio^ che^pereflermi pa* drone^mi potete an- co comadarejch'io fcriua quelle cole 5 che fi deputarono sì dottamente, & sì fot tilmente de'pefci Romani alhora, che' Papa Clemente per fua ricreatione diede mangiar tutto allegro famigliarmente a uoi 5 & al Signor Gio. Cardinal di Lore- no, rarifsimo ingegno ; cofa certo diffici- le da conorcerfi5& da trattarfi non men perlauaria, & infinita natura de'pefci, B lacjuale \ io laqiiale me 5 & molti altri curlofi fin qui ha ftancato con uanafatica, che per ladi- fcordanza de gli fcrittorij che ingombra- rono tutti queftiftudij di tenebre perpe- tue 5 intrauehendoui le molte 5 8^ diuerle lingue. Perlequalidue cagioni neceifa- rio è 5 che Tanimo {pauentato non poco tema di hauer tolto fopra di le quefto ca- ricojche merita di cflTere portato da mag^ giori forze d'ingegno > & di perfetto giù- dicio 5 che non è il mio . Ma tale è la di- gnità voftra, ramplitudine5& la dolce zza à€ coftumi 5 congiunta con quel raro di- fiderio, che hauete delle buone lettere^ che uoglio anzi patir di riceuer danna nell'honor mio y fé alcuno fe ne hanno ac- quiftato gli ftudij miei, che macar in nul- la allhoneftifsimo difiderio uoftro . Tut- tauia uoi dapoi giudicarete , che me ne pr egafte, fé io 5 che ho prelb à trattar vna cofa di tanta importanza , & pormi à im- prela^che uince le forze miejhauerò pec- cato da imprudente > di che già vi diman-* do tf do perdono ^ folo per dimoftrarmi à voi ufhciofo, & cortefe. Peròuorrci) chei feueri cenfori non giiidicaflero quefto li- bro con quella acerbezza, con che foglio no giudicar Taltre cofe^ per hauerlo io co una certa piaceuoleallegreiz.a5 quafi per miorcherz.05 & paflfatempo penfato^Sc in qualche parte ridotto à perfettione , eflendomi ritornato à mente le mie anti- che ofleruationi fopra ciò 5 mentre molti quefti dì ianti fi fono aftenuti dal giuoco, & da gli altri piaceri; & farà forle quella fatica di uno non ociofo in tempo dello- cio de gli altrui diletti un principio di una giufta 5 & perfetta opera , fo coloro , che uagliono nelle lettere , & nella induftria, proponendofi dauati gh occhi quelle co- fe^ch'io alla sfuggita ho moftratOjUorran- no porfi allalor contemplatione con più accuratezz.a5 & illuminarle con dichiara- tioni più piene. Io certo peniarò dihauer fatto à uoi 5 & à lor cofa gratifsima : & an- co l'animo mio ricreato , quafi in un più B ^ allegro 12 allegro diporto 5 ritornerà più forte 5 & piuanimoroairincominciata fatica, di fi- nir riiiftoria 5 percioche vfcirà tofto fuori la prima deca diqueftalaboriofifsima o- pera no fenza qualche Iperanza d'immor talità: & molto più piena, & ornata ^ fé conofcerò, che qualche volta ella fia pia- ciuta à U0Ì5& al Chriftianifsimo Re Fran- cefcO) che odo dilettarli aflai de gli ftudij delle buone lettere. ìWv ^S Capitolo primo ^ che ferueper Proemio. L voler inueftigar i nomi. Spianatura di tutti ipefci, come è quafi opra d'infini- ta fatica 5 & di non medio- cre dottrina 5 coli non farà imprefà del prefente mio proponiméto ; percioche gli autori Grecia che furono di ligentifsimi in cercarla natura delle cofe, & a tutto dar fuo proprio nome, hanno fcritto copiofamente in molti libri di tut- to il genere de gli animali acquatici. Ne imiterò Plinio mio compatriota, che,per efprimer in lingua Latina le inuétioni de' Greci , hauendo tutta la natura per tutto miracolofamente rapprefentata, non pur cercò i pefci del chiufo mare^Sc de' fiumi, male iftefle fiere, che fuggiuano, per tut- toTOceano. La onde io non mi partirò da' termini de' lidi noftri,& folo citerò quelli pefci del mar Tirreno, de' fiumÌ5& laghi 14 D e' p 6 s CI laghi d'Italia 5 de' quali fi apparecchiano in Roma buoni bocconi. Ne donerà efle- re marauiglia a curiofi , fé non fi confron terannoinognipartecole pefcherie del tempo noftro quelle cole, che fcriflera gli antichi ; percioche, con tutto che non fi pofla dubitar, che fempre le medefimc fpecie de gli animalinon fiano fi:ate con perpetuo ordine della natura in mar^&i in terra; molte però perdiuerlè cagioni fi ueggono mutate , & alterate ; perche i pazzi prencipijpreflb i quali le ricchezze erano uno fcherzo , come conduflero le colonie de gli huomini^cofi conduflero quelle de^pelci^acciocheil luflbhauefle in pronto quel, che auanti haueua difide- rato 5 & perciò i lidi ammiraflero nouclli habitadori^percioche lo Scaro quel pe- ice in Grecia nobilissimo, che Ennio poc taper la fua rarità chiamaua ceruello di Gioue, Optato Liberto di Tiberé) Impe- radore, come auanti di lui Lucullo il ciré- gio,portò à' lidi di Campagna di Roma ; la Romani» 15 I^ progenie delquale penfiamOjchein tut to fia Ipenta, ò come è ragioneuole a cre- dere, tirato dal lungo difiderio del Tuo na turai mare, eflerfene ritornato in Grecia. Cofi quel Acipenfer^tolto dalle tauole de' Re, & raro per vn'ordine di Icaglie riuol- to al capo , perla medefima ragione, che perauentura fu foreftiero in quefta età in tutto s'è annulato j percioche i pefci da iè vanno peregrini, & fpeflb fi partono da' nati) luoghi, &,ò infaftiditi daMidi, ò per naturale lafciuia, chefiainloro,fi danno perimmenfi Ipatijdi mare a cer- car nuouefedi • Similmente ipelcatori fi fono marauigliati di hauer prefo con le retinuoui pefci , che fi de credere, che veniflero da' più ripofti luoghi del mare>. ò da'bafsi gorghi del profondo , ò che entraflero perlo ftretto di Calice fin dal- l'ampifsimo Oceano nel mar noftro; co- me anco fi riferisce in certeriuolte d'anni eflere volati in Italia vccelli di ftrana Ipe- tie venuti da altri diuerfi paefi . Molti ftromenti 16 De' pe s et fìromenti poi dell'arte del pefcare fono niancati , per non fi hauer potuto la- fciar le regole delle lor fatture a pofteri , ò ritrouar delcritce nelle lettere per la per dita, che fi è fatta di tanti notabili libri an tichij&perloppofitofifono penfati al- tri ingannijaltre arti da' noftri j laqual co- • fapar^chehabbia pofto non poca diffi-^ cultààconofceripefcij di maniera, che fi può per fermo credere , che alcuni pe^t fci^per quefto un folo argomento^che n5 fi veggono mai , fchifino le reti , & fcher- nifcanoconaftutia l'arti de' prelenti pe- fcatori 3 & alcuni préderfi più fpeflb , che nonauenne ne' tempi antichi, del nome de' quali hora grandemente fi dubita . Et fi sa 5 che alcuni pefci , che non furono mai in alcun conto , perche leppero buo- ■ ni à' prencipi , fi tennero vn tempo , per vna certa publicaadulatione^in fommo honore ; iquali poco poi, mancata con quelli prencipi Topenione della lor rari- tà, mentre ogn'vno mifuraua ilfapore co pari, Ro MANI. 17 pan, & libero giudicio di tutto il popoIo> caderono in pregio vilifsimo ^ come fi vi- de pur mò nella Merluccia^pefceokra modo abietto 5 che fu comprato per più di vn mediocre pregio y ridendofene tut- ta la pefcheria, da Papa Adriano, che, co- me fu nel gouerno della chieià di groflb ingegno, ò pur cattino giudicio, coli fu in ciò d'hiipidiisimo gufto . Ne de parer miracolo , che altri, & altri h^ibbiano dif- ferente il palato , & che molti più cibi fi traggano dal mare, che dalla terra j per- doche i fecondifsimi mari non pur gene- rano vccelli,& altri animali bofcareccij ma da' medefimi pefci fi hanno in copia allViò de' fabri, & de' legnaiuoli ftromen ti con varietà mirabile da elfere imitati da gli huomini . Ne ninna cofà fi può imagi- nar con l'animo , ò veder con gli occhi lòtto quefl:o cielo,che ci fi copre intorno, che il mare non habbia ne' ricchifsimi re- gni del profondo, & benignamente non ci dona . Ma maggior fomma di pefci , & maggior i8 I>h' pe s ci 'maggior varietà anticamere 11 veHéuà ia' Roma, che non fi vede hora; mentre, trouandofi le delicie in colmo , fi «ricerca- nano ipefci foreftieri fin da' rimotifsimi lidi del mar Ionio , & Siciliano 5 & perciò efìendo ftati fatti velociisimi brigantini tutto il buono y el meglio y che fi pigliaua a Brindifi 5 àMeisina 5 & a Taranto fi por tana in vn volo nelle cucine di Roma^ do- uè tanto più iaporiti fi ftimauano quelli pefci , quanto con più fatica de' pefcato- pi 5 & maggiori colli fi comprauano . Ma nel vero farebbe flato poco , che gli habi* radori sul mar Ionio a forza di uela, & re- mi, folcando i lontani mari, haueffero cò^ dotti prigioni i pelei chiufi in cane fora- te 5 perche i cibi della magna Grecia non pur frefchi, ma uiui , & fpiranti fo fiero fta ti mangiati in Roma da qolofi : fé non il fofle trouato in alcuni Jmperadori la me- defi ma ingordigia dìyt-ofonda gola^ che, fe erano ne^ paefi preifo il mare non pote- uano ueder i pefci 3 & dapoi ne^ luoghi fra terrajt Romani* ip terra^ e tra' monti, quafi che la caccia fof- fé lor venuta a noia 5 fé gli faceuano con- durre in gran diligenza di velocifsimi cor rieri. Furono anco trouati i uiuai , che -con pazza Ipefa edificauano preflb il ma- re j perche qualche volta fofle vinta con quefta iduftria de gli huomini la furia de' venti crudeli; ne potefle eflere ripreioil uiuer deliciofo/e ben Eolo, Nettuno, & gli altri Dei marini haueflero uoluto efle- re moleftÌ5& contrarij à^conuitati. Per quefto in niun tempo dell'anno, & inni- un luogo , benché lontanifsimo dal mar^i i rari pefci mancarono mai alle tauole de* Romanijtanta cura5& ftudio in ciò haue- uano porto gli inuecchiati coftumi di qlla natione ; che ninna , tutto che di freddo , dirò da poeta, degna cena di caualiere e- ra ftimata quella , nellaquale non ui fi fol- fero uedute uiuande pefcareccie . Et noi per lo contrariojie non sforzati da legge, non fi cibiamo di pefce , anzi pare , che fi faccia rolennifsima facrificio quel dì , cJie C 2 fi '20 1)e' pesci fi mangiano ò uolaticini 5 ò faluaticinej o buone carni di uitello; di maniera, che/e gli animi follerò fciolti dalla religione, i golofi non mangiarebbero mai pefce^ma difiderarebberoin cambio di Muli, Ora- te5& Spigole Fagiani, & Capponij& que fti folo 5 perche 5 hauendofi lanata la gola con le folite uiuande, fi Ibno trouati nuo^ ui allettamenti per deftar l'appetito: e taa to è paflato inanzi il poco capitale , che fi fa del pefce^che ne pur in quelli pochi quaranta dì j aflegnati a far penitenia de' noftri peccati, ne timor di Dio , ne infa- mia fi può mouere^che fi aftegniamo,Gon difiderio certo degno di riprenfione , di non mangiar carne . Di qui è nato, che per il poco conto , che fi fa del pelce, & per confeguente del pefcare > i no- mi antichi de' pefci in tutto fono man- cati; percioche i noftri pefcano ftudio- jamente , & à gara fola diprimauera y & non pigliano perciò 'di tutte le fòrti pe- fciiconciofia che i pefci col uariar de' tem pi ROMANrI 2! pi hora uanno attorno , & bora cercano i ripoftigli danafconderfi, ne fi poffonopi gliare^fenon a certi tempi determinati. LeLaccie ne' bei principi] della primaue raalhora^chefiappreflTano le Cicogne, fogliono entrar nel Teuere^ &, inchinan- do quella ftagione, no appaiono più : co- fi nel lago di Como il pefce Figo ^ raro, fecondo Plinio j per i chiodi calzari , non fu ueduto da me in altro tempo 5 con tut- to che curiolàmente lo cercafsi affai , che nel nafcer delle Virgilie;ne' quali dì i Tor di fono ufati à fchiere di uolar dall'Alpi nelle vigne . Ma quefta fopra tutto è prin cipalifsima cagione, che fiamo inganna- ti, & difficilmente trouiamoeffere neri i nomi de' pefci , che cerchiamo, ch'eglino fono chiamati in quefto , & in quel paele con altri , & altri nomi , fecondo la diuer- fità de' tratti delle marine, per ufar le pa- role di Plinio , doue elsi fi pigliano . lìche non de' parer cofa nona, poi che le natio- ni barbare, cofi piacendo alla noftra for- tej ìì De* p E s CI te 5 hano in maniera afflitto Tlmperio Ro inane , che l'Europa 5 rernpiutaii delle co Ionie di genti ftraniere^ ha perduto con le aere lettere l'antico fuo ornameuto an- cora. Del Capidoglio Cap. 2. aonuD^fbo:^ "'Il maggior di tutti ìpefcivcTie tocchino i lidi noftri , è quel , che da' Ro-r manie chiamato il Capidoglio. Vn di quefti pochi anni fa grande > & fmifurato di corp05& fiero d'occhi, & di dentijipin to da forzatifsime onde, fu tratto dal mar irato nelle bafle no lontano da Cornetto nel paefe di Tolcana 5 doue tutto ftracco per le molte botte di mare fi ficcò in ma- niera nell'arena, clvegli col fuo pefo, & empito haueua folcato , che , oppreflTa dal fuo proprio carico, non fu mai pofsi- bile, "RoM A N iV 2^ bifc) che fi potefle mouer di luogo 5 & fal- uare 5 hauendolo il mar dinanzi gonfio di tante onde per la calma , che foprauenne abandonaco in quelle bafle 5 con tutto ch'egli fi àfFaticafle aflai 5 & mettefle for- ila con molto gemitOjòc ipefsi guizzi del^ la fua gran coda di rifuggir nelmare* Oa- de 5 quafi che circondato da perpetui ar- girtiyrifoffiando inle fortejtutto (degnato ìpirò : rimanendo preda 5 & Ipettacolo delle genti 5 che erano concorfe à vedere lo j allequali, tagliato conlefcuri in pez:^ z^ij&pòfto a' torcoli 3 diede di molto \k qùore per ufo delle lucerne . Tanta era la gfandezza di queftabeftia, e tanta Taltez za della fua fchiena, che quelli^ che caual- cauano dall' vnoj & l'altro fuo lato , non fi poteuanò vedere. Per un miracolo furo- no appiccate ne'tempij le lue grandi ofla, & fopra turco quelle^doue ftauano gli oc- chi 5 che pareggiauano il cerchio di una (gran botte; ma poco poi quefta cofa fi ri- uolfe 1 prodigio^ per il trillo fucceffo^ che ne 14 15 E* P E C SI ne auenne ; percioche gli ardenti /oli del- la ftateguaflarono talmente per la mar- cia 5 che faceuano le brutte uifcere della fiera horamai corrotta5che)re bé per il fa- fìidio del trifto odore fu abbracciata qlla raccolta materia 5 non valfe perocché in breue ilpaefe di fua natura peftilentiale con sì puzzolente , & nociuo uapore fi uenne a infettare, che quel autunno fi for ni con le morti di molti habitadori, Simil mente alcuni anni inanzi un altra beftia della medefima fpecie fi fiaccò nelle bafle non lontano dalla bocca del fiume Arno, eflendo fortuna in mare per un gagliar- do uento Oftrojche loffiaua j laquale^vin ta dal malcjdalla uecchiezza^Sc dallo sbac timento delle onde, da un fimile concor^ [0 di habitadori fu tagliata in pezzi^ Cjtrat te le cottole, & i nodi del fil della fchiena, fi abbrucciò di fatto , perche Taere, infet- to dal grane odore, non diuenifie infàlu- bre . Io credo,che il Capidoglio fia quel, che Plinio chiama l'Orca j laquale in pre- fenza Romani. 15 fenza derpopolo Romano fu combattuta ta, & morta nel porto di Oftia dalllmpe- rador Claudio ; che la cbiufe in lungo or- dine di reti^nonakrimente che nel Circo mafsimo, mentre egli in perfona 5 mon- tato fopra Tarmata pretoria, haueua per quei lidi dilpofti i Ibldati 5 come s'egli ha- ,ueflehauuto à far battaglia nauale; con non minor gloria di fpettacolo 5 che auan ti Attilio Regolo opprimefle con tutto leflercko in ordinanza 5 ufando le cata- pulte, & le baleftre il fèrpente al fiume Ba -grada . Le Orche fanno continuamente guerra con le Balene, & per tutto 1 Ocea- no combattono tra le con fan2;uinofi(si« me battaglie^ T vne, & Taltre entrano alcu na volta nel mare Mediterraneo per lo fìretto di Calice . V'è con quefte nell'O- ceano della fpecie delle Balene la Rota, che fu veduta dall'armata Portughefe paf fato il Capo di buona Iperanza.Diconc^ che pareua , che ellahauefle fopra la fchie na due ruote , fimili à quelle , che ne' luo- iù: D ghi %6 t) E* P E SCI ghi fourani girano attorno le pietre 5 che macinano 5 fpinte da' venti j doue gli ac- corti marinai fi Ipauentarono in maniera di affrontar una tanta beftia , che, con tut toche dianzi haueflerolprezzatoi certi pericoli 5 & Timmenlè onde di un mare non conofciuto; parue lor nondimeno ef* fere meglio di riuoltarle uele5& fuggire, che afpettarla j mentre con terribile ftre- pitoTauedcuanouenire fendendo il ma^ re fpumofo, & sfidandogli 5 quafi che ha- uefle ueduto i nimici,con fuperbo fremi- to a battaglia. Ne la Ipauentarono pun- to le artigliarle 5 che efsi /pararono, del cui ribombo rifuonauano tutti quei marij & lenza fallo , che quella crudel beftia co tortuofi giri, & riuolgimenti nuotando gli hauerebbe fèguiti , cedendole nella preftezza le uele, & i uenti, fé tutta am- miratiua non fi folfe fermata; quafi che jiella fretta, ch'efsi haueuano di continua- mente fuggire , con affai gloriolb incalzo moftraffeinquel modo di hauerhauuto vittoria Romani. ay vittoria. Si vede anco fuor dello ftretto di Zibilterra il Fifiterjchiatnato da' Latini Flator 5 ilquale con vn certo relpiramen- to vomita onde coli alte , che pare, che di lontano fiano uele di naui per la bianchez za dell'acqua y che fpuma . Quefta beftia pofe in terror Tanno paflato certi Imperia li, che paflTauano d'Inghilterra in Ilpagna, rapprelentando quella ipecie di uele di lontano le naui de' Francefi; iquali alho- ra, che ardeua la guerra, infeftaUvino con le armate quei mari. Mahoramai lafcia* r ò all'Oceano le fue fiere, hauendo io più tofto à narrar i cibi delle tauole , che cofi grandi miracoli della natura del m.ire • Pel Bue fiera, òc della Canicula. Gap. 5. M A , prima che , fecondo il propofto ordine, fi peruenga à quelli pefci , che fi portano in tauola,non fi de lafciarquel D 2 Bue 2:8- D E* p E s ei Bue grande^ & largo di corpo^ che'diud-' ra gli huomini, che nuotano . Quefta fie-^ ra con marauigliola aftutia va aflafsinan-^ do il ìnar noftro , frequentando i porti^Sc- i lidi ornati di cale 5 & dipalagijpreflbi^ quali fi pone in aguato 5 e, tutta pigra, &^ lènta facédo iiifta di dormire5aflalta i nuo; latori . Il Cardinal Saulo Bendinello fòle- uà Ipeflb ne' fuoi ragionamenti riferire , che 5 eflendo ancor giouanetto , nuota uà Vn dì con altri compagni del fuo tempo j &5 ufcito in alto mare, s'incontrò non lon tano dal porto inqueftafierajlaquaìenel* piaceuole, e tranquillo mare quetà, & im mobile fi uedeua chiara , & palelé j il cu| afpetto lelpauentò cofi forte, che, fopre- fo da grandiisimo timore , quafi abando- lìato dalle braccia, & dall'ufata arte del nuoto, à pena fi faluò. Et uri Moro,ualen tifsimo tuffatore 5 che infegnaua a quei giouanetti nuotare, Sì àpòco à poco ve- niua addeftrandò i corpi & gli animi loro a pericoli del mare j uedendò y che per il - ^^^ fbprauenir ROKANI.' 2p faprauenir della beftia efsi s'erano tutti ipauentati^andò con velocilsimo nuoto contra di lei y che fi ftaua in aguato j ò per moftrar con quella animofità, che no foi- fe nulla il pericolo 5 ò per riferir quella ma rauiglia di hauer ueduto dapreflbla fua effigie . Ma efla^che ftaua intenta alla pre dajluijche temerariamente nuotaua^prefè con una terribile ap ritura di bocca, & fu- bito lo diuorò j ne altri fegni fi videro del la mofte di quel mefchino Moro 5 fé non una fchiuma languinofa^che bolliua nel mare commofToj tanto che fu creduto, ch'egli foife prima mafticato da un'ordi- ne doppio 5 & acuto di denti, che inghiot tito . Oppiano defcrifle in alcuni uerfi leg giadrifsimaméte un Bue micidiale^lalèn- tenza delquale è ftata tradotta in bellifsi- Ini verfi latini daLippo, E nimica anco à' nuotatori la Canicula, chepiu tofto col morfb de' fuoi denti mortali dilacera gli huomini, che gli diuori . Quefta ha gran- de il capo 5 riftretto il uentre , & finifce in una 50 De* pns ci una lunga 5 & picciola coda: l'inganno dellaquale 5 & la natura marauigliola con molta paura 5 & con molta audacia con- giunta 5 s'io mi sforiafsi di riferire farei goffamente; perche Plinio à fuo luogo rha efprefla con incomparabile leggia- dria di parole, & breuità , come fu coftu- me del fuo ingegno diuino . Dello Sturione; Cap. 4. D I tutti i pefci 5 che fi pongono alle tauolepiu fontuofè, niun uè né in tutto'l mare 5 ò fiumi 5 che fia più grande , ò più faporito dello Sturione. Et certo è,che in queftaetà egli è lèmpre ftato tenuto per tutto il mondo in fbmmo pregio 5 & gran de honore. Nafce nel mare, ma ne' fiu- mi diuien molto raro : percioche col ber l'acque dolci s1ngrafla5& fi Ipoglia quel acetofofapore,che apprende nel mare. Entra RoMANr. Il Entra difiderorifsimo ne' gran fiumi ; per quefto particolarmente fi troua nel Ni- lo, nella Tana 5 nel Danubio, & nel Pò. 11 fuo capo è col becco , & fporto in fiiori fimile a vna piramide quadrata : la bocca è fenza mafcelle, & fenza denti^Sc in ogni fua parte differente affai dalla forma di quella degli altri pelei, & pofta lotto il barbuccio preffo la parte della gola , ton- da a guilà dVna canna , & Tempre aperta , & cartilaginola, & fbpramodo bianca; Tapritura dellaquale ne gli Sturioni mag- giori no empierebbe cofi di leggero per la graffezzarhafta di vn braccio. Tutto il fuo capo è anzi vna certa dura , & callola cartilagine , che certo offo ; tanto che pa- re 5 che egli fia appigliato infieme da vna non so che lenta , & graffa lanugine . Re- spira con le nari, che ha picciolilsime fo- pra il becco, mancando di branche ;&, fé riceue alcuna acqua tirando a le, con la medefima bocca china fubito la righetta: &per tutto il corpo lugo il fil della Ichie- na 52 De* p e s ci naglilbpraftanno leggiadramente alcu- ne fcaglie graffe della durezza di un'offo diftinte con un certo numero , & ordine, nella maniera^che veggiamo in alcune fu- perbe porte , che , hauendo con vn certo ordine in fé fitti chiodi di ferro , & dorati, fono vagamente figurate . Vefte l'altre parti del fuo corpo con un coprimento di cotenna ruuido più tofto che di perpe- tue fcaglie, ilquale tira alla fpecie del co- lor uerde fcuro. Con che nome foffe chia mato dagli antichi lo Sturione non indo- uinarei facilmente , dilcordando ne' lor pareri igrauifsimi auto ri^delf età noftra; & farà cofa più facile confutar quelli pa^ reri fondati fopra nane congetture, che por in mezo il nome vero, & certo di que fio celebratifsimo pefce. Tuttauia affai farà l'hauer moftrato à' curiofi gli altrui er tori , accioche un'altro più accommoda- to , & migliore gliene cerchino , le pera- uentura parerà, ch'io non gliene habbia trouato un proprio. 11 Volterrano, che di tutte Romani. s 3 di tutte lecofefcriflevna faticofirsimao- pera , pensò, che quel, che fi chiama hog gidì Sturione , fofìTe il pefce, che da' Gre- ci è detto Labrace^e da' Latini Lupo ; lo- pinione delquale moki docti dell' Acade- mia Romana lodarono in tutti i conuiti , e fra gli altri Tomafo Fedro , & Portio Camillo ; mofsi da quefti argomenti, che il Lupo delTeuere era preflb i Romani lòpra tutti gli altri pefci molto buono ; & mafsime quel , che entraua nelle cloache della città , & ueniua prelb tra i due pon- ti ; per laqual vna fola conditione gli Stu- rioni hanno per giudicio di ogn vno fòm ma lode di fapore, come gli celebrano Oratio^Giuuenale, M. Varrone Plinio,& Macrobio ; & rapportarfi alla cógettura dell'antico nome gli S turioni eflere chia- mati hora da' noftri pelcatori Lupi, p ha iier eglino in coftume, quado hanno pre fb quel pefc^,e tirano le reti,gridar per al legrezza con chiara uoceilnomedi Lu- po 3 lequali congetture a me paiono per . AÒciì^iJ E alcune 54 E>e' pesci alcune ragioni affai friuoli 5 effendo preP fo i Dialettici quella maniera di argomen to fallaciisima^i Lupi del Tenere fono di- licatifsimi, ma gli Sturioni del Tenere fo- no dilicatilsimi , adunque gli Sturionì fo^ no Lupi^percioche in quefto non fi parart gona tutto il genere de' Lupi con gli altri pefci 3 ma il genere di quelli^ che fi piglia- no nel Tenere 5 & da quelli 5 che uiuonò in alto mare, fi elprime la differenza, per- cioche farebbe cofa da ridere anco prel- fo i mediocremente intendenti parafiti y che fi metteffero ne'focondi gradi di di-' gnità, antepofto lo Sturione a tutti gli al- tri 5 la Laccia, la Spigola, & la Lampe- dra, pefci prefi fimilmente nel Tenere, che poco poi fi dirà, con che nome fi chia mino latinamente; per non effer fempre grato Io S turione, come quello , che folo e lodato ne' maggiori caldi della ftate. Poggio 5 figliuolo di Poggio il letterato 5 non folo dotto in vecchiezza , ma ritrofo fin allo fdegnarfi nel condiméto delle vi-, uande, R o MAN r . ^ 5 uande 5 &fòlenne parafi tOjCredendojche anticaméte il Lupofoflelo Sturione^fò- leua dire nelle cene del Papa, che egli lo- pra tutto feguitaua, che gli antichi haue- uano hauuto il palato hilpido, hauédo tdn to marauigliofamente celebrato il Lupo; percioche egli ha le carni non tanto du- re, quanto non Ibaui per Tabondanza del fugo vifcofo, &primafatijno5 & empino chi le difidera 5 che dilettino ; perciò giù- dicaua , che foflfero più tofto da porfi al- la tauola della famiglia 5 che non de' pa- droni ; eccetto il capo , che^leflb, & con- dito in bianco mangiare^ era cercato da lui auidamente col pirone , & con le dita per tutti i fuoi buchi , & i riportigli . Ma , perche non fi itia troppo in confutar i lor argométi, dirò il Lupo efferevn altro pe- {ce diuerfo dallo Sturione 5 chiamato vol- garmenteSpigóla', ilquale approuato la- fciarò lorieiiza nomelo Sturione.Lalpi- gola è hoggi preffo i Romani quel pefce, che in Vinegia è chiamato il Varuolo, Lu <^^^vi E a paccio ^6 De pesci paccio in Gcnoua, in Tofcana RagnO)& Lupoinllpagna. Quel 5 che fi prende in Roma tra i due ponti del Tenere per pa- rer di ogn Vno tien il primo honore; per* ciochell sa per detto de'pelcatori^che egli fi vende aflai più a mangiatori de' buoni bocconi 5 che quel, che fi piglia in mare . Quefto oltra modo vorace fuol cacciarfi nelle cloache, & entrar nelle ca- uerne di meza fuburra , come dice Giuue naie 5 dimora attorno le fogne, & le lor- dure j&diuora ogni cofa,che gli uiene dauanti , ne perdona à pefce alcuno , ne à cibi Ibzzifeimi . Pochi mefi auantijmétre fiapriuain pefcheriauna Spigola gli fu trouato nel uentre un lugo fèrpej p lequa li cagioni nel Teucre singrafla, & crefce oltra modo : ne negherei anco gli Sturio- ni entrar nel fiume, & goder nelle acque più graffe, e tanto più diuenir.iàporiti, quanto più s'allontanano dal mare j ma non fi approua lo Sturione,&. il Lupo effe re lo fteffo per quefta ragione ^ quando Tvna Romani. 57 iVna 5 (& l'altra differenza airuno 5 & all'ai tro dirittamente fi conuenga 5 percioche l'entrar nel fiume del Tenere, & goder di quel pafto, & ingraflarfi pare, che fia più proprio della Spigola, che dello S tu- rione 5 conciofiache non compariamolo Sturione prefo in mare con quel, che fi pe fca in Roma , non fi prendendo lo S turio rione quafi mai,ò certo rarifsime volte in alto mare, ilche per relationi de' pefcato- ri ho chiaramente conofciutojdoue per l'oppofito la Spigola & d'alto mare,& dal fiume Teucre giornalmente fi pefca con le reti , ò con gli hami , di maniera , che fi può ftimar hauerlo uoluto inferir Ora- rio poeta , quando dilfe , Doue conofci al gufto , che fia nato Quefto Tiberin Lupo,òpre(b in mare Apra la bocca, ò tra' due ponti ipinto > O pur {otto , oue sbocca il Tolco fiume ?. Sciocco tu lodi il Mulo di tre libre, Et forz'è , che lo fcemi,& parti in quante Viuande cuocer ^ & condir tu uuoi ; Veggo j8 De* p E s CI Veggo ben, che ti Ipinge la bellezza ; Ch'importa aduque odiar i grandi Lupi? Perche die lor natura maggior modo , Et picciol pefo à quelli j rare uolte Digiun (lomaco fprezza il comun cibo . E manifefto adunque^che i Lupi fi piglia- no in marche tra i ponti^ilche chiarifsima-* mete auiene nel pigliar hoggi le Spigole ; & anco par^che quadri ànon ifp rezzar la congettura quel prelb apra la bocca^per- cioche chi vide mai lo Sturione aprirla bocca, s'egli l'ha fotto il barbuccio5& im^ mobile , & ftretta^che ninno beneficio di cflTo 5 che la giri , ò di mafcella , che l'alzi , & abbaisi la può allargare ,&: la Spigola rha piegheuole, & larga per quel, che Tempre fi vede in loro5& hanno in vfoi cuochi per galanteria ap redo molto ben ie mafcelle di por lor in bocca un mei aranzo ? Ne ofta quel , che foleua dire Iv Amiternino oftinato grammatico , che hebbe con le fillabe Tempre lite, Oratio hauer detto odiar i grandi Lupi per dino^ tar R O M ANI. 59 tar i piccioli eflere molto più rari, che i grandi ; ilche pare, che fi venga à punto à confar a gli Sturioni, fèguendo i golofi^Sc i più accurati parafiti rifiutati i maggiori i minori Sturioni, che fi chiamano Porcel lette; percioche quel buon gramatico er- raua forte da fenfi del poeta; conciofia che Orario non comparò i Lupi grandi con i piccioli 5 ma con i Muli di tre libre , come egli poco poi apertamente dichia- ra; dicendo eflere dato dalla natura à' Lu pi maggior modo , & a Muli negato , che crefcono poco . Ma , mentre egli tutto fu perbo Ibpra di quefto contraftaua,era da noi bellamente riprero5& certo con no- fìroeftremo ipaflb, percioche noi Io ri- chiedeuamo, che pefce penfaua egli , che anticamente fofle la Spigola,ch'egli fole- ua cofi volentieri mangiare,s'egli diceua, che il Lupo era lo S turione ? riipondeua, che egli era la Squilla ; error degno di ri- Ibjper quel, che difFufàmente narrerò nel proprio Capitolo della Squi!la,quando fi toccheranno 40 D E* p E s e I toccheranno i verfi di Giuuenale . Ma 10 mi mouo à fermamente credere queljche della Spigolami fono perfuafo 5 ch'ella in llpagnahoggidì è chiamata Lupojlaqual vnalola prouincia di tutto il mondo ha conferuato in gran parte incorrotta la lin gua Latina , & i Genouefi pronuntiano il nome di quel pelce vicino al nome La- tino . Pur per tor via l'ambiguo di quefta queftione allegherò la fentenza di Arifto tile; percioche egli dice , che il Lupo è fcagliofo 5 & che nuota con quattro pen- ne; dalle quali due differenze rimane in tutto efclufo lo Sturione; percioche egli non è fcagliofo , ma coperto di vna cor- tina molto alpra, & no vfa quattro pen- ne al nuoto. Oltradiciò Galeno nel ter- zo degli alimenti dice 5 che il Lupo gene- ra fangue mblto lottile 5 & per quefto che ha vna certa fimile conuenienza con le carni delle Pernici ; ilche niun buon Me^ dico hauerà ardire di afcriuer allo Sturio- ne 5 generàdo egli più tofto un graffo hu- more, Romani. 41 more5& affai lento, che effe chiamano vi- fcofòj & perciò da effere anzi pareggiato alle carni di un ben crefciuto vitello 5 che alle leggerifsime polpe delle Pernici. Si- milmente Cornelio Celfo à cófermar l'au tcritàdi Galeno dice 5 che il Liipo5& il Mulo fono tra i pefci di più leggero ali- mento^ ilche fi approua giornalméte con Telperienza , che ne facciamo ; lenza che lànto Ambruogio neirEfamero loda fo- pra modo nel Lupo la tenerezza 5 & Pli- nio nel medefimo la dilicatezza, non ha- uendo lo Sturione tenere carni , doue te- nerifsimeper opinione di ogn'unonele hanno i Lupi. Penfarono poi 5 che quan- do Plinio affermò, che i Lupi erano detti lanuti dalla bianchezza delle lanijinten- deffe dello Sturione , per moftrarfi forte bianche le carni degli Sturioni^ quafi che i Lupi non auanzino tutti gli altri pefci, ò nel candor delle fcaglie d'argento , ò in quella eftrema bianchezza delle carni di latte j & cofi quel verfo di Martiale F Tien '41 D fi' PESCI Tien il lanuto Lupo Talee vfcite : ^^ Deli'Euganeo Timauo. manifeftamence fi contrapone alla opi- nione lorojpercioche il Timauo^fiume sii quel di Aquilegia 5 le bocche del qua- le 5 tanto celebrate da Virgilio 5 per i fan- ghi crefciutij hoggi fono in gran parte ve nute meno 5 non ha Sturioni, con tutto che abondi di Spigole, & di Trutte. Et^fc fi dicefle Martiale hauer prefo il Timauo per il Meduaco, che hora è la Brenta del Padouanojcon la medefima ragione fi ri- iponde 5 che la Brenta no ha alcuno^ò cer to pochifsimi 5 & quelli anco molto minu ti Sturionijdi maniera^che Martiale fareb be fiato vn goffo , hauendo a celebrar lo Sturione di efl^ere ricorfo al Timauo, po- tedolohaueredalvicinPÒ5fiume per la fua grandezza non meno famofo,che per molta copia di Sturioni chiaro . Et à più certa fede della opinione mia pare , che fi rapporti quel, che raccontano hoggi i pe fcatori non fenza miracolo delle Spigole; percioche Romani. 4^ percioche dicono , che {èntendofi effe prelè airhamo 5 fubito dircorrono5& guiz zano forte5& allargano la ferita; accioche à quel modo, ftracciatafi la gola5da fé ftef le vengano a cader da gli hami, & porfi in libertà, ilche riferifce chiaro anco Plinio, che fegue in quefto Ariftotile . Et per lo contrario fi sa 5 che gli Sturioni non fi pi- gliano 5 fé non con le reti , & non mai con gli hami ; fpecialmente le fono maggiori di vn cubito ; & riferifoono i pefcatori , che eglino fogliono ipeffo con empito al largar5& róper la magHa delle reti, & per ciò auenir, che no fi pigliano co gli hami; perche fi nutricano più tofto leccando^Sc fucciando , che diuorando 5 per hauer la bocca non troppo difpofta a prender l'e- fca . Ma quel m'inuita forte à creder cer- to 5 che lo Sturione non poffa effere il Lu polche i Lupi per quato fi ha quafi da tut- ti gH fcrittori , & le Spigole hoggi foglio- no roder gli fpaghi de gli hami con denti ferrati; ilche niuno accorto huomodirà. F 2 mai, 44 D e' p E s e I mai 5 che poflTa fare lo Sturionc , mancan- do manifeftaméte di denti . Oltra che c'è preflb Columella quel detto molle di Fi- lippojilquale, métre alloggiaua preflb vn fuo amico in Cafsino 5 gli fu pofto a cena inan2.ivnLupo5& fubito^che ne guftò vn poco 5 lo fputò fuori , dicendo , Pofla morire 5 s'io no mi penfai, ch'egli foife pe fce; quafi che egli volefle inferire^che fo- li i Lupi del Teucre erano degni del no- me di pefccj e tutti gli altri Lupi più tofto da riporfi tra i minuti pifciolini 5 che tra i pefcij dal qual detto fo cogettura certo , che quel Lupo non fofle lo Sturione 5 per non haueri fiumi 5 che fono sià'l paefe di Cafsino 5 & ne' confini di Arpino Sturio- ni : ma che Lupo fofl^e quel cofi difpiace- uole al palato di Filippo dirò^ quado toc- cherò delle Trutte . La feconda opinione del nome dello Sturione hebbe per capo M- Francefco Filelfo 5 nellaquale veggo eflerehora alcuni de' nofl:ri Lombardi di aflai buone lettere . Coftui 5 che era ardi- to Romani. 45 to tra quelli , che non fapeuano nulla 5 ef- fendo riufcito chiaro ,& famofo in quel tépo per faper lettere Greche : andò fpar gendo per tutta Italia co lettere fopra ciò fcritte, che lo Sturione era quel 5 che lì chiama Attilo; con chiamar ignoranti nò fenza ofFera di parole coloro , che della forza di quel vocabolo haueflero voluto credere altrimente di quel y ch'egli fenti- uajma tato fu lontano a trouar il vero no- mcjche 5 mentre egli fi sforzaua di ripren der alt ri 5 che non fapeuano niente j fi la- fciò cader puerilmente in vn error vn pò co più grane ; percioche egli Icriue, che il Lupo non è in alcun modo lo Sturione; percioche il Lupo è hoggi quel pelce^che da tutti è chiamato il Lucio 5 cóciofia che licos in Greco è il Lupo^ilquale dapoi corrompendolo i Latini per mutamento di vna lettera riulcì in Lucio; & efprime il Filelfo Teffigie di quel Lucio^dicédo, che è un pefce lungo . col capo fporto in fuo- rijcon la bocca forte dentata , con alcune fafcie j^.6 *De' pesci fafcie ofcure per trauerfo , con la fchiena nera5& col uentre molto bianco ; & gran demente famigliare in tutti laghÌ5& fiumi d'Italia jquafi che quefto frettolofo uec- chio non s'auedeffe il Lupo animale terre ftre efìere chiamato da^uoi Greci licos, & il Lupo pefce lab race . Ma y che pazzia di gratia farebbe quefta dir^chei Lupi ta- to lodati da tutti gli autori fiano quelli* ftefsi pefci, che uolgarmente fi chiamano; Luci? tencndofi anzi i Luci tra i cibi della uil plebe 5 che uiuanda in Roma di gentili huominÌ5& di Signori , tanto che no uen-[ gonomailorpofti dauantÌ5fe nonquan-? do il peice di mare è caro^ ò non fé ne tro uaj come occorre alcuna uolta^ che per le fortune nò fi può pefcare : & alhora anco non ui uengono pofti per altro, fé no per ornar 5 fecondo che fi dice, il piato^piu to fio che per dargli mangiar a' conuitati. Diceua Poggio , che nel Lucio no u'era alcuna botà^có tutto che egli fofle pefca- to nel lago Cimino 5 & prefo mo^to buor noj & Il (DM ANI. 47 noj & graflo, le non albora^cli'egli fi met- teuane'definariingrandilsima fame de' conuitati • Mi marauiglio, che il Filelfo, huom di tante lettere 5 non hauefle letto ini^ufonio quelli uerfi, ne' quali è nomi- nato rpeflo il Lucio pefce ignobilcj diuer fo dal lupo preflb gli Inglefi 5 & Fiammin ghi 5 che fi dirà poi nel proprio Capitolo del Lucio . Ne de parer miracolo 5 che il Lucio non fia troppo celebrato preflb gli antichi} hauendo pochi autori/e no un fo lo Aufoniojcerchi quato uoglia un lettor curiofo 5 che no'l trouerà mai , fatto men- tione de' pefci de' fiumi , & de' laghi ; do- ueilLupoèpoftodatuttitrai marini pe fci , che entrano ne' fiumi ; & il Lucio per giudicio di tutta Europa è noto, che non entra mai nel mare . AffermauapoiilFi- lelfo, che lo Sturione era anticamete l'At tilo 5 fondato fopra un'autorità di Plinio> ilquale nel nono della hiiloria naturale, doueei parla della grandezza de' Toni, dice, Sono pefci in certi fiumi no minori il Siluro 48 D e' p E s e t il Siluro nel Nilo, TEfo nel Reno, S^rAt- tilonelPò^cheper pigritia s'ingrafla al- cuna uolta al pelo di mille libre,ne fi pren de 5 fé non con un hamo incatenato,tiran dofi fuori del fiume co i Buoi polli al gio- go . Dallequali parole moffb giudicò, che TAttilo non poteffe eflere altro , che lo Sturione , per tenerfi quelli Sturioni grandi , che fi pigliano nel Pò , i m aggio- ri pefci, che fi pefchino in quel fiume : la- qual cofa è manilefl:àmente falfa ; percio- che f Attilo è quel, che ritenendo l'antico fuo uocabolo5è chiamatoin Ferrara Ade lo 5 pefce dello Sturione più ampio5& nel reffigie5nel fapofe, & nel pregio & in tut ta quafi la fua natura da lui molto dirimi- le 5 tal che p la diuerfità fi fuol dire in pro- uerbio in Ferrara , quado fi uogliono mo ftrardue cofe tra fé grandemente dittan- ti, elle fono tanto differenti, quanto Io Sturione dall'Adelo . Et quefl:o poco fa ci è flato affermato da gli ambafciadori di Ferrara mandati dal S. Alfonlo da Efle à Papa R O M ANI. 4P à Papa Clemente; de' quali il primo era il Cafellio famofo giurifta , & il S. Antonio Coitabiliojuecchio di molti anni per elpe rienza di cofe ^ & per ifplédor di uita chia ro . La terza opinione afferma, che lo Stu rione preflb Plinio è il Torfione; delia- quale molti giudicano, che ne foffe auto- re Teodoro Gaza; & pochi anni auanti la difendeua gagliardamente il Longolio Francefè, giouane di dottrina fingolare, ilquale farebbe giùto al fommo della elo- quenza Latina , iè la morte non l'hauefie cofi immaturamente tolto in mezo il cor fo de' fuoi ottimi ftudij . Era egli miofìb à ciò credere da quefta ragione , che uede- ua Plinio hauer elpreiìa la forma, & la na- tura dello Sturione nel capitolo de' Torfì nijdoue dice^Hanno fimilitudine de' Del fini quelli> che fi chiamano Torfioni^lblo fono da lordifferenti per una certa trifti- ria di afpetto, percioche non hanno pun- to quella lafciuia, afsimiglìandoli aliai ne' becchi alle nociiieCanicule . Onde per ^^ G quefte 5 o D n' p E s e t quefte parole gli parue5che gli Sturioni follerò quelli ftefsi , che i Torlìoni 5 & fo- pra tutto per quefta congettura^ che ueg giamo 5 che moftrano & nell'alpetco 5 & nel nuoto minor lafciuia, che i Delfini ; & habbiano la canna a fimilitudine de' Del- fini 5 benché pofta lor con diuerlbmodo dalla natura 5 percioche i Delfini per la lo ro relpirano, & prendono refrigerio y&c gli Sturioni ufano la loro in ifcambio di bocca; conciofia che di ibpra ho detto, che ufano le nari 5 & le branche affai ftret- tep tirar raere5& refrigerarle parti uitali. E'i medefimo Longolio giudicaua, che quefto nuouonomedi Sturione alludeP le forte alf antico uocabolo delTorfione. Da' quali argomenti tirato il Gaza 5 che era nel trasferir i lenft Greci diligentifsi- mo offeruator, & imitator delle parole di Plinio 5 tradufle preflb Ariftotile nell ot- tano delVhiftoria de gli animali la Focena Torfione5quafi uocabolo tolto in prefta- za da Plinio . Ma, fé co buona perdonan- za Romani. 51 la fi pu5 repugnar agli huomini buoni mortijmoftrarò, che Teodoro non prefe il Torfione per lo Sturionejperche^fe Tha uefleprefo , hauerebbe grandemente er- rato 5 & Plinio anco 5 per quel Torfione, che noi cerchiamo 5 non dinotò lo Sturio nejpercioche il Gaza nel tradurre in La- tino Ariftotile, che dic^^ell'ottauo dell*- hiftoria de gli animali , Nel. mar Pontico non uè alcuna fiera/uor che il Delfino, & la Focena ;pole per la Focena il Tor- fione, fapendojchelaFocena era meffa daAriftotiletra quelli pefci^che parto- rifcono parti uiui ; percioche Ariftotile uuole, che alcuni pefci partorifcano uuo- ui, altri parti uiuÌ5CÌoè pefci natijne c'è al- cuno, che fia cofi ignorante, che non fàp- pia lo Sturione partorir uuoui, per quel, che fi raccoglie giornalméte dal mangiar ne 5 & del pane falato di cauiaro , che fi fa de' uuoui de gli S turioni 3 percioche non è da credere , che il Gaza , huomo di tan- ta eruditione, & diligenza, fi haueife coli : . G a fan- 5 2 .De; -pe se r fanciullefcaméte lafciato ingannare^maf^ fi me hauendo notato , che quefto luogo era ftato tradotto altramente da Plinio , che pofe in luogo di Focena non il Tor^ fione, ma il Vitulo m.arinoj ilche annotò bene M.Ermolao Barbaro nelle corret- tioni di quel autore.Oltra che preflb Ari^ ftotile la Focen^on può eflere lo Sturio ne^dicendo chiaraméte nel fello della na* tura de gli animali ^doue egli eiprimela fua effigie^che le Focene mancano in tut-^ to di branche, ma che in luogo delle bran che hanno la canna y ilche non auiene ne gli Sturioni, percioche oltra la canna dei- fa bocca 5 come ho detto , hanno le bran-» che, tutto che picciolejS^ ftrette, fé le pa- ragoneremo al gran corpo di un tanto pe fce; però la Focena in alcun modo non; può effere lo Sturione . Dice fimilmente Ariftotile^che la Focena nafce nel mar Pontico, laqual cofa non hauerebbe det- to dello Sturione5trouandofi gli Sturioni facilmente in tutti i mari^Si ne alleuino in molta R OMAN l. 55 molta copia i più illuftri fiumi ^ che fcari- canoò nel mar noftro 5 ò nell'Oceano^ Che Plinio penflilTe^che il Torfione folTe lo Sturione^non lo crederei mai 5 almeno perquefto un folo argomento 5 che ueg- giamo Plinio non hauer fatto mai alcuna mentione dello Sturione, pefceper la fua grandezza^perlafrequéza, &in fine per Tifteflo fuo pregio molto famofo, fé nò in quefto luogo & pur nominasse dipinge fpeflo i minimi pefcÌ5& quelli^che^danna- ti da' Medici , non fono ne anco buoni à mangiare, non folamente nel nono pecu- liar libro de gli animali acquatici 5 ma car fualméce in altri luoghi aifai. Onde fi può credere, che il Torfione di Plinio, per quanto affermaua Ariftocile, fi troni par- cicolarmete nel mar Pontico,ne altrimen te ulcir ne dallo ftretto di Coftantinopo- lÌ5ne da quel di Gallipoli per andarfene at torno ne gli altri mari . Séz.a che Plinio^fe fi confiderano le parole di Ariftotile,inte ìè per la Focena il Torfionej ilqual pelce, fé 54 De' PE s CI fé crediamo al medefimo Plinio è malefi- co 5 perche s'aflbmiglia à' becchi delle Ca niculejSt l'iftefla Focena da Ariftotile, per eflere grandemente malefica 5 è chia- mata col nome di fiera ; ma^in che modo lo SturionepoflTa eflere maIefico5non so uedere 5 mancando in tutto di denti j cofi forfè dalla natura formato, perche non fi nutrica di pelei; conciofia che farebbe co fa da ridere il dire 5 che lo S turione fi mo- uefTe contra i pefci folaméte per lafciuia ; percioche i pefci maggiori danno la cac- ciaagli altri , accioche, morti che gli han- no 5 non altrimente che in proprio lor pa fio fi poflTano cibare . Ma 5 per diradicar in tutto quefl:ainuecchiata opinione del Torfione, poco poi dimofl:rarò un'altro pelce diuerio da IUÌ5& ipeflb celebrato dal medefimo Plinio eflere lo Sturione. La quarta opinione fu di M . Ermolao Barbaro, huom famofifsimo per la gloria de'fuoi nobili fl:udij; ilquale , ricercato cdi dire lopraciò il Ilio parere in tanta di^ '^i fcordanza Romani. 55 fcordanza di huomini letterati, rifpofe c5 lina lettera fcritta à M. Paolo Cortefé , lo Sturione anticamente eflere ftato THic- ca; fpinto à farne cofi congettura dal gin dicio di Ateneo^che THicca fignifica Por CO5& lo Sturione chiamarfi da'noftri Por celletta^quando è picciolo, con gran con formità di quel nome. Niuna cofà fin qui trouò mai il Barbaro migliore di quefta j perche , come quel 5 che era d'alto inge- gno 5 & molto ben fauio^haueua di già ri- fiutate le fciocche opinioni del Lupo^del- i'Attilo 5 & del Torfione; & ne lo puote muouer Santo Ambruogio, che nella Do menica pafsione dice ; 11 golofo ama il Porcello per mangiarfelo ; quafi che egli hauefleelpreflbper il Porcello l'Hicca; &neirEfamero dice 5 che i Giudei fi pa- Icono de' Porci marini, & non mangiano de' terreftri . Nondimeno quefta congec tura à me riefce molto fredda^effendo nel mare un altro Porco diuerlb dallo Sturio ne i & anco hoggi affai pelei grafsi 5 & di molta <6 De' PESCI molta fugna fono chiamati da'pelcatorì Porci;come fi uede eflere nominato Por- co il Tono da Strabone^Sc da Polibio. Et il medefimo M. Ermolao nel Corolla- rio 5 che egli appefe alle interpretationi di Diofcoride^dice 5 che fono detti Porci i pefci lulidi 5 iquali fono pur forte diuerfi dagli Sturiònij & il pefceSeagrimanco hauerebbe potuto chiamar col nome di Porco . Parimente Ateneo , ilquale dice , che THicca 5 per autorità di Callimaco, (ì chiama pefcefacro , perche ha ecceìlen- tifsimo fapore ; fece mentione di un'altro pefce 5 che lo dicono Him , cioè Porco^ò Cinghiale • Altri Grecipenfarono, che il Porco marino fia chiamato Pfammatida^o Pfammitin ; ilche ho uoluto dire 5 accio- che chiaramente fi uegga 5 che il Barbaro non doueua cofi indubitatamente in quel!; la lettera affermar, che l'Hicca foflc lo Sturionej e tanto più, perche moftra: di dubitar forte del fuo nome nelle corret- tioni di Plinio , & nel Corollario di Dio- s^n-^L. fcoridej Romania 57 fcoride ; hor dicendo 5 che può eflere^che egli fia il Tomo Turiano , detto per quel, ch'egli penfa da Turio città d'Italia in Ca labriajper alluder alla fimilitudine del vo- cabolo j &quefto5 perche Ateneo affer- ma il Tomo Turiano eflere in Italia vi- uanda dilicatifsima ; hor penfando che lìa ilGaleote^ò pefce Spada/ecodo Strabo- ne 5 hor affermando 5 che fu detto Scilla, Lamia, & Carcaria; & in fine intricato in tanta diuerfità di nomi^confeffajche ò lo Sturione anticamente fu chiamato conqueftinomijòche fu cofi detto dal Tomo Turiano dihcatifsima viuanda, tanto celebrata da' Greci . Ma io mi mo- uo à non ne creder nulla per quefto 5 che non c'è alcuno tra gli autori, che ho letto, fuor che Ateneo , che faccia mentione dell'Hicca infieme,& del Tomo Turia- nOjdoue è forza pure^che fi troui allo Stu rione , pefce celebratifsimo, fecondo che tante volte ho detto, vn nome certo, & chiaro • Però vorrei, che quefte inuen- ù H tioni, 58 D e' PE S CI tioni 5 che mi fono andate imaginando per ifcherzo 5 & paflatempo 5 foflero pre* fé in buona parte da' lettori 5 & confide- rate da' dotti con quel medefimo candor di animo , clie le ho fcritte; percioche io non fono huomo 5 che con dettratar l'al- trui lode voglia parer più dotto de glial- tri 5 non mi elfendo da metter in parte al- cuna ne per ingegno 5 ne per letteratura con quelli, che di fopra ho riprefi . Adun- que in tanto contralto di perfbne erudite potrò ancor io propor l'opinione mia, con proteftàr auanti^che fin tanto ftarò nel mio parere, che i più accurati troui- no un'altro nome , che più gli quadri . Dico adunque, che lo Sturione fu chia- mato dagli antichi Siluro , che per il Gia- ni il Gaza traduce preflb Ariftotile ; & con tutto che preflb di me ci fiano certif- {nYìc congetture di queflacofa^filon'io principalmente da vn'argomento moflb à crederlo, che noi non fappiamo bene in quefla età, che pefcefofle il Siluro^^ilqua- le Romani. 59 le nel mare 5 & ne' fiumi è tanto celebra- to da Ariftotile^Plinio , Ateneo, & Aufo- nio j & per l'oppofito dubitiamo aflai del- l'antico nome dello Sturione; ilqualedi tutti i fiumi quafi di tutto il mondo è ha- bitador notifsimo . Ne fi de credere 5 che gliantichi folTero di cofi hilpido gudo, che penfiamojche non haueflero cono- fciuto lo Sturione, ò il Siluro : non altri- mente , che , fé Ipenta la Tua progenie per alcun difetto di natura, egli forte in tutto mancato . 11 Siluro, per quanto vogliono Plinio , & Aufbnio,è pefce di fiume , & di mare,& certo molto grande; ma di fin- golar grandezza nel Nilo , & nel Gange, come in fiumi grandi più degli altri; nel refto di carni dolci , fenzofsi , ò fpine fra- pofte , & nel becco , & nella coda fimilif. fimo al Delfino ; talché fi può ben ri - prender chi voleua 5 che lo Sturione fofie il Torfione , perche era nella effigie, & nel becco fimile a' Delfini . Et quel fopra tutto mimoue aflai^che nel Nilo, nel Bo- 1 -V ' H 2 riftene. 6 o D e' p e s c I riftene 5 come dice Plinio de' SilLinV& nel Danubio anco hoggi, ui fi trouano niokif fimi Sturioni^percioche in tutte le boc- che del Nilo 5 & più fopra preffo il Cairo iMoripefcanolo Sturione; & nel Bori- rtene 5 che hora è il fiume Neperj&nel Fafi 5 & nel Tanai preflb la Tana 5 famo; fifsimo mercato 5 uè ne è tanta copia^ che ci fono ftate fatte botteghe de'pefcifala- ti ; nellequali fi fanno i falami de' vuoui de gli Sturionij che chiamiamo cauiarÌ5& gli Schinali fatti de'lombi de'medefimi pefci inuecchiati col fale5«& al fumo. Et nel Da-- nubio fono cofi Ipelsi 5 & grandi , che da lui anco entrano ne' minori fiumi 5 che fi fcaricano in lui ^ cioè nella Draua, nel Sa- no 5 & nel Tibifoo , & non fia miracolo , che entrino etiandio nel fiume Menim, fé condo Plinio , preflfo Lisboo , nelquale i Siluri nella maniera , che nel Danubio op primono i caualli 5 che nuotano . Et cre- derei con M. Ermolao Barbaro 5 che il Menim fofle quel fiume ^ che con altro nome ': Ro M ANI. 6i nome fi chiama l'Eno . (^lefto fiume di- iiide la Sueuia daii'Auftria)& dalla Bauie^ ra)& fi mefcola col Danubio.Però io pen fb 5 che quefto pefce è detto dal fiume Iftro Iftrione , per trouarfi in quel fiume raro , come fi vede hora 5 & piace ad' Ate neo 5 che, per cagion di honore5& rarità, fìominò per tutta la Tua opera il Siluro Iftriano, & Danubiano . Ma Tentiamo va poco cantar Aufonio nella Mofella del Sii uro 5 che non lafciò à dietro le Tinche ignobili. Hor farai celebrato alto Siluro, Gregge raarin , che tutto fparfo il tergo, Q^afi d'Attico oliuo , efler ti ftimo Delfin di fiume,sì per l'ampio mare Grade,& groffo difcorri, &fciogliàpena Del lungo corpo le tue membra al nuoto O da'piccioli fcagni in mar d'aren^ O dalle porte de'fiumi difele^ O quando fai nel puro5e terfo argento Tranquille vfcite j te le verdi riue Te la fchiera de' pefci al nuoto intenta , Tel 6i D e' PES CI Tel liquido chriftallo ammira in viftaj Et diffufo per l'alueo il moflb flutto Corrono Tultim onde al lido tutte. Tal la Balena già nel mar d'Atlante. Percioche , che fi può notar, ò efprimer più certo in quelli verfi, che per Io Sturio ne il Siluro, ilquale grande^^ pelce di fiu- me 5 & di mare , & fimile al Delfino , & che par^ che habbia Iparla la fchiena di co lor di olio? Certo tutte quefte cofe fi con- uengono allo Sturione j & à punto cofi propriamente 5 come egli è fatto; tanto che è necefliirio ) che coloro, che lo vo- gliono negare alleghino vn'altro gran pe fce di quei fiumi, che fi fono detti per il Siluro 5 che fia differente dallo Sturione; & ne dimoftrino vn'altro preflo Aufonio, per ilquale il poeta habbia voluto inferir lo Stui^one ; percioche non è da credere, ch'egli, ch'anco i minimi pefci de' fiumi appellò con lor proprio nome cofi fon- nacchiofamente hauefle lafciato fuori lo Sturione fenza fallo per la fua grandezza, & Romani. 6^ & dignità Re di pefci de' fiumi. Ne poco aiuta l'opinione mia quefto , che ne' fiumi deirifolaCanaria, pofta neirOceano At- lantico, vi fi pigliano pefcandodi molti ottimi Sturionijper quanto ne dicono gli Spagnuoli 5 & i Portughefi ; i quali 5 men- tre con inufitata5& miracololanauigatio- ne per l'immenfo Oceano vanno cercan- do nuoue terre del mondo non conofciu to 5 fanno fcala per tor acqua ali'Ifole For lunate . Et Plinio riferifce, che i fiumi di queftalfbla Canaria abondano di Siluri j ilche non de parer troppo gran fatto 5 ef- fendo quello pefce famigliarifsimo di tut ti i maggiori numi 5 come chiaramente fi vede nel Tamigi d'Inghilterra 5 & d'altri fiumi 5 che fi fcaricano nel mare . E tutta la Spagna chiama Sulio lo Sturione 5 che par, che di poco erri quella voce a confar fi con Siluro , che parimente fi dice Sulio. Et auanti fi è detto, che la Spagna ha rite- nuto il fuono antico della lingua latini^ & gli ftefsi vocaboli non fenza rolTor dell'I- talia^ ^4 D e' p n s CI talia^che fé gli ha tutti difimparatì. Majin che modo i Siluri fi diceflero Sturionijpo co fa ce l'ha infegnato^à mio giudicio con felicifsima inuentione, il S. Michele di Sii uà ambafciador del Re di Portogallo pref lo Papa Clemente 5 ilquale^percheè in- tendentifsimo di tutte le buone lettere, & di ogni antichità^cofi afFerma^che i Su- lij fi trouano di gran lunga ottimi per giù dicio di ogn uno in Afturia, dallaqualelb nodetti Afturionijquafi che da region,^ che gli produce molto nobili , rifiutato l'antico nomcj fé ne habbiano voluto por vn nuouo . Santo Ambruogio anch'egli confi^nte àquefto parer mio; dicendo, che il Siluro viue de' vermi degli altri pe- fci 5 & gli Sturioni non fono habili à diuor rar i pefci grandi 3 perche la natura ha po- llo lor la bocca fotto il becco sì fattamen tCjche^s'efsi non fono più che minuti^non pofibno prenderglÌ5& perciò folo col fuc ciarefi nutricano 5 come afferma Alberto Magno 5 & fi vede hoggi in alcuni , che fi fuentrano. Romani. 55 fuentrano 5 nel ventricolo de' quali , che è mokoftrettOjnonui fi trouano maipe- fci inghiottiti. Aggiunge nondimeno San to Ambruogio , ch'egli è fpeflo preda in- utile di coloi O5 che pefcano ; ma io credo fermamente, che nella parola inutile 5 la particella in vi fia di fouerchio, poftaui per maniferto error ò di Itampajò di quel IÌ5 cheprima trafcriflero quell'aurore; el- fendo che il Siluro preflb Ateneo e ripu- tato pefce flipor^tilsimo; percioche nel lodar egli il pefce Lato, che fi troua fpef b nel mar di Sicilia^dalla bianchezza5& foa- uità della carne lo pareggiò al Siluro Da- nubiano . Ne giudico 5 che fi confaccia in niente quel di Plinio, quando eo;lidice5 che il Siluro ha le carni dolci di niun olio, ò di ninna fpina frapofte , poi che fi vede chiaro 5 che lo Sturione ha ofsi ; conciofia che io ftimo ^ che Plinio intenda,che il Si- luro ha vna folaipina continuata per lo lungo della fchiena, da' nodi dellaquale nonnafcono altre Ipine/econdo che auie I ne 66 D e' p E s e I ne negli altri pefci y dallequali tutta la car- * ne5& il giro del corpo , come da coftole è circondata^ chiiidendofi lor dentro quel- le dilicate polpe con molto faftidio5& più pericolo di coloro , che le mangiano. Ma io penfoj che gli Sturioni non furono anticamente in quel pregio^ che fono ho- ra 5 ò perche la lor carne da fé dura 5 & ri- piena di molto graflo empia in vn tratto di fé la vogha in su' 1 più bel del mangiare; ò perche fia grane, & molefta agli ftoma- chi deboli . Par anco ad alcuni^che Giuue naie chiamafie il Siluro pefce vile 5 quan- do diffe 5 parlando di Crifpinoj Vender in pezzi tronchi Della fua fteffa terra altrui i Siluri. Doue io credo, che Giuuenale accennaf- le 5 che il venditore era vile, & non la mer catantia; cioè Crispino di Egitto, chcjef- fendo pofto in bafla fortuna, & humile flato , foleua vender i Siluri tagliati in pez zi nel modo, che fi vendono ancor hoggi. Nelqualluogo Giorgio Merula accorti^ fimo Romani. 6^ fimo gramatico péfà^che i Siluri no fiano troppo difsimili da gli Sturioni 5 perche già egli s'era accorto, che haueuano mol- to errato quelli 5 che voleuano, che lo Stu rione fofle il Lupo 5 TAttilo, il Torfione, & THicca . Quanto ipetta alla natura del pefce^dico 5 ch'egli fi digerifce vn poco tardi) & perciò da' Tuoi purgamenti nafce in noi di molta flemma. II difetto della Tua carne fi può in qualche parte emendare, tagliadola infette^come il dito groflo, &, pofla fopra la graticcila, roftirla con afper gerla fpeflb , fecondo il precetto di Gale- no 5 con olio, fale , & vn poco di aceto : ma quelli, che vogliono anzi dilettar il pa lato , che giouar allo ftomaco, lo mangia- no per tutto leflTo con bianco mangiare; &, bench'egli quafi in ciafcun tempo del- l'anno fi pigli , è perfettifsimo nondime- no nel maggior caldo della ftaté . Gli an- tichi foleuano vnger col fele del Siluro in corporato c5 il mele Attico gli occhi de' Buoi , che per il biancume in lor nato ha^ I 2 ueuano 68 D e' p E s e I ueuano perduro la vifta per quanto affer- ma Edo 5 che rcrilTe in lingua Greca i pre certi dell'arte del medicare. Ma quefto credo io^che efsi faceuano per eflere il fe- le del Siluro molto agro, & non per occul ta proprietà 5 che fia in lui j vrandofi anco di far medicine di mal d'occhi de gli huo- mini, col fele de gli animali terreftrÌ5& de gli vccelli 5 & tra gli altri delle Pernici. DeirOmbrina- Cap. 5 . Nel fecondo luogo dopo gli Sturio- ni tien de'pefci più grandi la prima pal- ma di fàpore la Sciena, chiamata da Mar- co Varrone5& da Columella Vmbra; che fu anco celebrata da Ennio Poeta per quel verlb 5 che cita Apulegio, Melanur, Tordo, Merla, V mbra marina. Quefta è tutta coperta di larghe fquame, & è dentata 5 agile, & molto vorace, & per Romani. 69 per parer di Ariftotile 5 & di Plinio ha rei capo vna pietra . Aufonio parlando della fua velocità cantò, Al nuoto la preft' Vm- bra. JSi piglia Ipeflo con gli Sturioni intor no le vfcite de' fiumi , & anco in mare , il- che non auiene a9;li Sturioni. Anch'elhi s'ingraflTa ne' maggiori caldi della ftate5& fi vende alhora quafi ad egual pregio con gli Sturioni. 1 Romani hoggi la chiama- no Ombrina; le tefte delle quali infieme con quelle de gli S tu rioni fono donate a' tre Conferuatori di Romani quali per vna certa antica confuetudine fotto nome di tributo s'hanno obligato i pefcatori àpa gar loro le tefte di quefti pefcijpercioche fono molto buone 5 per opinione anco di ArcheftratOj che 5 perch'era ingeniofifsi- mo cuoco nell'apparecchiar leviuande, fu chiamato da' Greci Dedalo . Preflb Ateneo fi leggono molti fuoi verfi , ne' quali egli deforiue un nobilifsimo accon- ciamento di vna tefta dì quefte Ombrine. Di qui è 5 che per non fi poter comprar con ^o D E* p n s e j con alcun pregio tali tefte , i golofi d'hog gidì con grandilsima auidità le uanno fe- guendo ; & viue ancor in bocca di alcune perfone facete la piaceuole nouella di Ti- to Tamifio 5 ilquale ne' pronti detti argu- ti Romani^ & Cortigiani fu al fuo tempo illuftrejma di sì profonda gola^ ch'egli n era infame . Coftui ^hauendo intefo da vn fuo feruidore 5 che à quefto folo effet- to faceua ftar attéto in pefcheria, che vna grande^ & bella tefta di Ombrina era fta- ta porrata a' Conferuatori^ fubito fé ne venne in Capidoglio ; acciò^con moftrar di hauer altro che fare preflb quelli Si- gnori 5 tirafle artificiofàmente in lungo le fue parole5& definaffe con loro. Ma i C5- feruatori di già haueuano tra fé conchiufo di madar à donar quella tefta al Cardinal Riario. Onde, come vide Tamifio por- tar fuori della porta della corte quella no- bile tefta in un gran piato coronato, falli- togli il fuo primo configliojveniuapaflb paifo feguitando il fuo feruidore , che ha- ueua R OMAN!. 71 ueuci mandato inanzi , perche offeriiaire il camino degli officiali , che la portaua- no 5 ne molto poi 5 vedutala entrar in cafli del Cardinal Riario^ diiTe5 La cofa va per noi molto bene 5 che defmaremo hoggi fontiiofamente 5 percioche egli era ufato mangiare rpefib col Cardinale 5 latauola delquale fu Tempre lautifsima. Maque- fì o Signoresche di Tua natura era iplendi- do^&magnifico, diife, Quefta gran tefta de Conferuatori di ragione fi conuiene a vn gran Cardinale; & fubito la mandò à donar al S. Federico Sanfeuerinoj Cardi- nale di grandezz a di corpo ftupenda; do uè Tamifio 5 maladicendo quella impor- tuna liberalità) tiratafi dauanti la v efte, ri- montò la fua mula 5 & fi mife à lèguitare il dono alla cafa del Sanfeuerino j ilquale^ con la medefima magnificenza , ch'egli l'haueua hauuto^ lo mandò à donare con molte belle parole in vn piato d oro al Chifi 5 banchiere ricchifsimo, per eiTergli debito grofia fomma di feudi non men per q% De* p E s e I per denari predati , che per vfure corie . Tamifio 5 vedutofi ingannato dalla terza fperanza tirato dalla gola vola in fretta, facendo vn eftremo caldo il dì negli hor- tioltra il Tenere, che ilChifi haueua fa- bricati con fuperbafabricajdoue {trac- co 5 e tutto molie5& fudato^per eflere ben fornito di pancia , la fortuna gli mancò la quarta volta ; percioche trono, che il Chi fi faceua metter in ordine quella tefta con vna corona di uaghi fiori alhora alhora colti per farne un prefente à una Cortigia najch'egli fingolarmente amaua j laquale, percheerabellifsima, & dlntertenimen- ti virtuofi 5 & gentili fi chiam aua la Signo ra Imperia 5 girò la briglia tutto fdegna- to Tamifio , non però , che fofle adirato con la gola, che haueua quel dì fopporta- to le fatiche di Ercole , & caualca verib la Signora Imperia , che fliaua su la ftrada di ponte Sifto, abbruciando horamai il Sole . Infine tanto fu lo Ipafimo della fua ladra gola, che quel, che era fì:ato fl:ralci- natOj Romani. 75 nato per tutta Roma, quel medefimo vec chio , & di robba lunga definò fenza ver- gogna con vna Cortigiana 5 che fi maraui gliaua della venuta di vno , ch'ella non co nolceua. Di maniera 5 chepofsiamoben rimaner di ftupire di Apitio^che dice Ate neo, che, mentre egli pelcauaà Linter- no Aftefi^gli fu detto, che molto più gran di 5 & più rari efsi fi pigliauano alle mari- ne di Africa j onde egli , tirato dalla gola, montò fubitofopra vna nane, & v'andò volando 5 ma , prima ch'egli fmontafle in terra, gli vennero incontra alcuni pefcato ri con degli Aftefi ; &, perche non corri- Ipondeuano cofi allafuaafpettatione, & alla fama , che di loro haueua vdito , riuol tò le vele fenza hauer pur falutata l'Afri- ca, & ritornò in Italia à' maggiori Aftefi. Quanto alla carne della Ombrina ella ha quafi la medefima conditione, che quel- la dello S turione ; percioche l'una , & l'al- tra è molto grane a' deboli ftomachi, K Del 74 D e' p E s e r Del Tono. Cap, 6. I T o N I per la lor moltitudine fono conofciutida tutti ilidijpercioche vaa- no in greggi j & per quefto negli ftretti fé ne prende grandifsima copia. Del mefe di Maggio entrano nel Mediterraneo dal mar delle C anarie , sforzandogli i Sifij, ò pefci Spada; iquali^armati co quella pun ta^ch'efce lor fuori da'becchi^gli perfegui tano per tutto il mare . Quefti fono pefci femplicifsimi : percioche , fpinti anco da vane paure/acilmente fono cacciati nelle baffe del mare 5 & z lidi ; colqual modo il popolo di Calice con molto guadagno , ,&folennefpettacolo ne prende vna infi- nita moltitudine 5 doue fi fatiano le genti intorno delle lor frefche polpe ^e'irefto vien leuato da' mercatanti di falami, & pò fto in fale in pezzi fi conferua nelle botti , & poi con illuftre mercatantia5fi uanno Ipargendo Romani. 75 fpargendo quali per tutta TEuropa. Ma folamente la lor fugna è buona 5 laqual parte è chiamata in Roma Tarantello; perche nel golfo di Taranto 5 doue fi fa grofsifsima pefcaggione di tutti i pefci 5 i Toni s'infalano . L'altre parti del corpo , perche mancano oltra modo di fugo graf fo, vengono in vlb della vii plebe ; lequali fono dette da Plinio Melandria.I primi parti de Toni fin dal vuouo fi chiama Cordilla 5 ilquale dapoi riefce in Limarie, & dalle Limarie più giouanette fi fanno le Pelamide^cofi dette dal fango^che chia miamo anco Pelamie 3 &, quando le Pc- lamide paflano la grandez,za di un piè^riu fcifcono Toni, Ma dice Ateneo 5 che in ciò allega l'autorità di Sottrato, che^quan do i Toni crefcono in grandezza eftre- ma 5 diuengono Orcini, infeftifsimi à tut- ti i pefci ;percioche i Toni crefcono in maniera, che Plinio afferma, che le lor code fitrouanodi lunghezza di due cu- biti, i quali dapoi pefarono nouanta li- K 2 brej ^6 D e' P E s e I bre; laqual cofa pare^che fi contraponga all'opinione di Ariftotile , che dice ^ che i Toni finifcono la lor uita in due anni , il- che afferma elTerfi trouato per affai veri- fimile ragione, percioche 5 eifendo man- cate un certo annoa'pefcatori le Lima- ri e^i Toni anco l'altro anno mancarono j quafi che^prele tutte le Limarie^non ne ri maneffero alcune , che potelfero crefce- re in Toni . Di maniera, ch'io credo^che i Tonijpaffando due anni , fiano chiamati con altri nomi, cioè Creino, & Pompi- lo y compagno delle naui , che Plinio cre- de 5 che fia della fpecie de' Toni . Circa il nafcer della Canicula patifcono il Tafa- no, che è un picciolo animaletto , che fic- ca lor la punta fbtto le penne, dalqual do- lore fpinti molte uolte paffano oltra i na- uigli,e1 medefimo auiene à'pefci Spa- da , che poco fa nominai. Qjiefti li piglia- no intorno Capo Spartiuento, che è l'ulti mo promontorio d'Italia. Mi diffe M. Giouanni Cataneo da Ncuara, huom ra- ro Romani, 77 ro per la cognitione di molte lettere 5 che fi trouò alili pefcag^ione di quefti pefci Spada nel lido della Rocella 5 clVefsi fono d'ingegno tato docili^che par^che diftin- guano il parlar Greco, che s'ula per tut- ta quella riuiera di Calabria 5 dall Italia- no^ ilche conobbi con marauiglioii ar- gomenti, non hauendo efsi alcuna pau- ra delle noci Greche 5 doue alle Italiane fuggono via rubito;& quefto m'è ftato affermato da molti Calabrefi . Quefti pefci Spada crelcono nel mar d'India in tanta grandezza 5 che con fortifsimi bec- chi forano i fianchi delle nani de' Portu- ghefi per fèi palmi. Sono i pefci Spada per bontà , & per pregio poco men che egua li agli SturionÌ3ma rare uolte toccano que fte marine^perciòche efsi godono affai di fìar in cotinue fortune di mare^come auie ne nel mar di Sicilia; però no fi dipingerà qui la fua effigie infieme con quelle degli altri pefci , percioche fin hora non nV è mai auenuto di poterla hauere .Mai To- ^8 D e' PE s CI nij & i pefci Spada^ perche fentono il Ta- fano 5 & perciò elTendo riputati nociui, non fono lodati à mangiare . Nel refto i Toni s'ingrailano marauigliofamente) tal che propriaméte fi poflbno chiamar Por ci 5 & Polibio afferma 5 che efsi fi pafcono nepiu profondi lidi à fimilitudine de'Por ci di ghiande . 1 Toni^cofi come fono gra ti nella polpa frefca preiToiluentre^cofi fono forte nimici a deboli ftomachi^ per- che Ili fogliono produr molta flemma, & intorno la fchiena, & la coda hanno con- traria difpofitione; perche ^doue per la molta fecchezza poco dilettano, cofi pri- uidifouerchio humoremennuocono. Falcone Tofcano plebeo parafito, & dot tor folennifsimo di golerie , mentre face- ua mercatantia in Ifpagna di falami , tro- uò dal ventre de' Toni una nuoua & fapo ritifsimaviuanda; percioche egli apriua gli vbilichi^e , tagliata lor itorno la fugna, gli chiudeua in bariletti , hauendogli pri- ma conditi con fale , aceto 3 & finocchio ; laqual Ro MANI. yp laqual forte di uiuanda fu tofto difiderata da moltijdoue auantÌ5à giiifa di cofa imiti lederà tratta fuori delle botteghe.Ma è da notar^che i Toni falati hanno mirabil for- za di fueglrar l'appetito perduto 5 tutta- uia producono di molta maninconia 5 ac- cendono il fangue , &c abbruciano il fega- to. Lelor frefche polpe fi cuocono molto bene in vin di Corfica^Sc nell'olio^ pofto- ui di fopra via delle ipeciecon delle cip- polle minutamente tagliate, ilqual condi mento fi chiama da Genouefi Azimino . Le Pelamide nutricano molto, &prouo- cano l'orina , ma^fecondo Ateneo/i cuo- cono tarde j nondimeno afferma^chefala te giouano affai agli ftomachi.Si dice5che nel fegato de' Toni c'è vna mirabile pro- prietà a vietar, che non nafca a' giouanet- ti la barba : con inuentione certo federa- ta de' Mangonij iquali, perche haueua- no per cofa troppo crudele , & fiera il caftrar gli huomini, fi sforzauano, per ha- uerne più compiuta lufTuria, di arredar i principi] della virilità. 8o^ De* p E s CI Della Lcchia. ^ Cap. 7. V'e vn altro buon pefce per grandez- za 5 & per colore mezano tra il Tono 5 & l'Ombrina, chei Romani infiemeconi Genouefi chiamano Lechia . Alcuni giu- dicano 5 ch'ella folle anticamente la Cen- trina , perche è pugnacifsima 5 & con ne- re 5 & fode punte intorno la fchiena ; ben- ché non in tutto lunghe per quel^che fcrif fé Oppiano della Centrina^doue la Le- chia è coperta di cuoio, che non ha Ica-^ glie, fecondo che fi uede ne' Toni, ma fot tile,& rilucente fimile all'argento fparfo di cileftro. Et la penna della fuacodafà vna figura della Luna , quando crefce, ef- figiata in quel concauo tondo al giro del compaflb . Et quella di quel genere , che ha più largo il ventre , è chiamata volgar- mente da' pefcatori Lopida , & un'altra Lopida minore Stella . Io e redo , che la Lechia Ro MANI. Si Lechia anticamente fia ftatarAmia^che Plinio afferma 5 che efce dal mar Pontico con i Toni ; perche pare, ch'ella fia in tut- ta la fuafpecie grandemente vicina à' To ni }& Oppiano chiama le Amie audaci; & nel compararle à' Toni dice^ch'elle fan no guerra con i Delfini. Similmente Ari- ftotile afferma 5 che le Amie diuorano le carni , & che hanno i denti ferrati , & le branche coperte; lequali branche non mi paiono tanto larghe nella Lechia, quanto nelle Ombrine, nelle Spigole, & ne' Co- racini . Majper non dir alcuna cofa di cer to in quefto, le parole di Oppiano mi mo uono affai ; ilquale dice, che le Amie fuc- ciano àfimilitudine delle Rondini il fan- gue de' Delfini ; ilche non fi p uò dir , che facciano le Lechie, crefcendo effe gran- di tre piedi , & fiano armate di denti acu- ti, & di punte fode ; con lequali arme non fucciandojma combattendo con le feri- te, & con la morte vincono il Delfino. Ma quefto per auentura alcuno ftimerà, L che 8l De' p E se I che Oppiano hauefle detto delle Arhici Quel poi di Ariftotile delle Amie parodie non fi confaccia alle Lechie, percioche egli dicejche le Amie ibno cofi dettCjper^ che vanno in greggi ; & le Lechie è chia- ro 5 che fpeflb fi prendono folitarie 5 ilche rare volte auerrebbe , fé in fchiere andaA fero per il mare5& lungo i lidi, come i To ni 5 & gli altri pefci . Ma, per credere^che le Amie fiano le Lechie, per quefto argo* mento fipofsiamomouere, che i Greci: dicono 5 che le Amie hanno carni tenerif^ fime, & fbauifsime al gufto; percioche Ateneo allega alcuni verfi di Epicarmo, che fcrifle delle Sirene, & di Archippo poeta antichilsimo, ne' quali le Amie fo- no eflremamente lodate , per quella loro gratiofa graflezza j & Archeftrato ifteflb, ilquale peregrinò tutta la terra, e tutti i mari per inueftigar guftando, & ricercan do ogni piacer della gola,& in ciafcun luogo ogni forte di buon mangiarej cele- brò nelle noz^e di Ebe l'Amia per pe- fce RO MANI. 8j fcc nobilifsimo; S^c'infegnò con {bien- ne precetto , ch'ella fi cuoce molto bene, lefparla con Origano, &inuolta in foglie di GÌUCO5Ò di Zucca^per vietar^che il più dilicato fugo non Icorra fuori , fi rofte à lento fuoco . Et hora è manifefto 5 che la Lechia è pretiofa nella pancia lodata 5 & nel fapore delle grafie polpe, i capi delie- quali fono antepofl:e per giudicio di ogn* uno in Roma alle tefte delle Ombrine, & degli Sturioni . La Lechia fi piglia molto buona nelle marine del Genoefàto . Il Si- gnor Ottobuono del Flifco, illuftre p fan gue , & per Thonore , che fa' a' foreftieri , efiendoioin Genoua à vn banchetto di gentildonne , ci milè dauanti vna Lechia lunga tre cubiti , laquale fuperò le lode non pur de pefci Romani , ma de'marini ancora . Sono alcuni fottili ne punti della gola 5 che 5 allettati dalla foauità delle fue polpe 5 vogliono , che fiano loro {erbate per vn altro dì, le viuande della Lechia meze mangiate, non fenza ofFefa degli ve L 2 celli, 84 D E* P E S CI celli, & degli animali terreftri ; da che na- ice, che polsiamo Tenia fallo confeiTar, chela Lechia fia ftaca l'Amia; non poten- do noi lafciar alcun pefce 5 che fia di raro fàpore f fenza il fuo certo nome Latino ^ & niun pefce hoggi ci occorra dalla Le^- chia^chepofsiamo chiamar col nome di Amia . Ne mi pofTo diiporre di entrar nel parer di coloro , che credono 5 che la Lechia fia quel pefce, che M. Ermolao Barbaro per l'Hicca pensò , che fofle lo Sturione 5 per queftopoco argomento, che l'Hicca , poftogli dauanti un'altro ar-? ticolo , come è hora coftume della Italia ^ che va perdendo ogni dì più della fua an- tica elócutione,fia riufcito in Lechia. Ice- fio nel libro della materia lodò le Amie per il lor buon fugo , e tenerezza^Sc dice, che con non molta difficultà fi partono negli ftomachi , ma che però non danna molto nutrimento. R O MANI. 85 'Del Corno. Gap. 8. 'bipÀR'fe ) che Teodoro Gaza voglia, che il Coruo fia quello fteflb , che il Cora cino 5 q uafi che fi deriui da Coruo Goru- ulojò CoracinOj ma gli ripugnano M.Er itiolao Bàrbaro 5 & il Volteranoj perciò- che g iu dicano 5 che il Coracino fia detto, fecondo AteneOjdal verbo Greco^chefi- gnifica mouere Ipeflb le guancie5& gli occhi 5 & non dal Coruo 5 che grecamen- te è Co rax . Et io fono di una medefima opinione col Volterrano, che il Coruo nel fuo genere non è differente dal Coraci- no } mafsime per quefta ragione, che del Coruo non fi fa alcuna mentione da nin- no approuato fcrittore, & per autorità di tutti gh antichi il Coracino fia pefce largo 5 negro , & fcaghofo j lequali diffe- renze fi confanno affai con quel , che noi hoggi chiamiamo Coruo i& àcompara- ^i^^ tione S6 De' pesci tione degli altri pefci fcagliofi pare, che fia molto largo, come auiene a Coracini, che Parmenione da Rodi , che fcrifle del- l'arte del cucinare, citato da Ateneo,dal- la larghezza del corpo chiamò platiftati- ci. Similmente veggiamo ne'Corui le pen ne nere , che Ariftofane, che fcrifle de pe fci paluftrijafcriue a CoracinÌ5 percioche i Coracini fono pefci di mare, & difiumej tuttauia quefti noftri fiumi niuno , ò cer- to rarilsimi uè ne hanno ; benché le ne tro uino nel Nilo , & in Ifpagna nel fiume Guadaquibir, per quanto ne dicono Pli- nio , & Martiale ; & a Calice , & intorno lo ftretto di Zibilterra fi pigliano molto buoni , & grandi, & fimili à quelli del Ni- lo, che erano chiamati Zei,& Fabri dal co lore della nera caligine. IlCoracino èdi quelli pefci , che bene, & facilmente s'in- falano, per parer di Galeno nel terzo de^^: gli alimenti . Eutidemo , che fcriffe de'pe fci falati, afferma preflb Ateneo, che il Coracino falato fi chiama Saperda , tal^ che Roma nì. 87 che pare 5 che Perfio volefle intender il medefimo^quando difle. Et conduci di Ponto la Saperda. Et noi, che di fiate la pigliamo più Ipeflb, che di verno 5 ilche dice anco Plinio^hab- biamo coftume di frigerlo nell'olio, fin che fia mezo cotto 5 e fubito trattol fuori lo poniamo in catini condito confale5& aceto fbpra foglie di mirto ; colquale arti- ficio fi conferua molte fettimane contra ogni ofFefa, che gli potefle fare ogni gran caldo. Il Coracino, & fbpra tutto quel del Nilo ha le carni dolcifsime. QueVche fi pelea ne' vicini lidi non pafla in tutto la grandezza di tre piedi 5 ma la fua carnee vnpoco fecca, & perciò non molto loda- ta da quelli , à cui piacciono i buoni boc- coni. Ateneo aiferma^ch'egli è miglior aif fai 5 fé fi lefla nella pignatta j & noi con di- uerfavfanza 5 quando ne trouiamo alcun frefco 5 & grande lo cuociamo in caldaie di rame nell'acqua fchietta5& cauatol fuo ri fi va ipargendo con verdi foglie di pe- trofelino 88 De' PES CI trofeìino nella maniera, che fi co ft urna nel le Ombrine , che nel fapore 5 & nella lar- ghezxa delle fcaglie s'affo migliano lor molto ; ne ciò con goffa ragione 5 percio- che le lor polpe alquanto durette 5 perde- rebbeno in tutto ogni perfettione di fapo re, fé non fi mollificaflTero da quella lor na turai durezza con alcuna forte di alletta- mento . Ma, benché fiano difficili à dige- rirfi , giouano nondimeno affai a* paraliti- ci 5 per opinione di quel Plinio , ehe fcrif- fé il libro di Medicina . Certi ignobili au- tori hanno detto , che nel capo del Cora-? cino v'è vna picciola pietra , che , attacca ta al collo de fanciulli 5 è contraria al mal Regio. Della Spigo la,o Lupo Gap. p. tnsìv Nel Capitolo dello Sturione ho dif- fufamente moftrato 5 che il Lupo antica- mente Romani. 8p mente fuquelpefce, che i Romani Rog- gi chiamano Spigola) i Vinitiani Varuo- lo 5 i Tofcani Ragno 5 gli Spagnuoli Lu- po, & i Genouefi Lupaccio . Quefto pe- fce è tenuto fra gli altri pefci ingeniofifsi- mo^&dilicatifsimo^marsime quel 5 che fi pefca nel Teuere^e tra i due ponti 5 per- che le acque del fiume in quel luogOjper molti Ipandimenti di cloache 5 gli danno vn aflai graiTo nutrimento . Il Lupo 5 pre- fo airhamo , ip rezza ogni dolore 5 che gli poffbno fare le ferite, & le apre fortemen te 5 doue tratto l'hamo fubito fugge ; & chiufo nelle reti fi cala nel fondo del ma- re, & fa vn folco nell'arena 5 buttandola via con mouere fpeflbla coda, & cofi fottofugge 5 come dice Oppiano5& con- feflano hoggi i pefcatori , che ne dicono maggiori miracoli . Però , per quefta fua tanta viuacità , è chiamato da Greci la- brace.Dice Ariftotile, che il Lupo parto- rifce due volte all'anno . Quelli, che fi pi- gliano di verno hanno fomma bontà di la M pore pò D E* P E S CI pore 5 & fopra tutto del mefe di Génaio ; percioche fono alhora fommamente loda tÌ5& per la tenerezza, fecondo Santo Am bruogio 5 & per quel molle5& candido^fè condo Plinio 5 che hanno le loro carni . Pare à Plinio 5 & à Martiale 5 che alcuni de' Lupi fiano lanuti , ò lanofi dalla bian- chezza 5 &Coluinella vuole 5 che alcuni altri fiano varij ; dicendo , che ne' vinai fi pofìbno chiuder i Lupi sézamacchiajche diftingue da quelli^che Ibno varij : di ma- niera 5 che credo fenza fallo 5 che i varij maggiori preflb Santo Ambruogio fia del genere de'Lupi^che egli chiama Trut te ; percioche fi conofce aflai chiaro 5 che la Trutta è del genere de' Lupi^per quel :, che fi vede dall'afpetto, & dal conferir in- ficme la natura dell'uno 5 & dell'altra 5 di- che più largarne te ragionerò nel proprio Capitolo della Trutta • Nel refto le carni de' Lupi fono forte lodate da Galeno nel conferuar lalanicà, percioche generano iàngue affai fottile, &c fi pareggiano alle carni Romani. P r carni delle Pernici . Et Ateneo dice ^ che il Lupo è di buon fugo , ma di non molto nutrimento ; le fuperfluità del quale non- dimeno non fi poflbno troppo ben parti- re . Et in quefto propofito Cornelio Cel- fo afferma , che i Lupi infieme con i M uli fono di leggerifsimo alimento. Del Cefalo. Cap. IO, I ROMANI chiamano con Greco nome Cefoli i Mugili 5 i quali fi diuidono in più fpeciej percioche alcuni dall'am- piezza del capo fono detti Capitoni, alcu ni da quelli minuti labri di fotto Labeoni, che diedero quefti cognomi alle cafàte Romane . Altri fi chiamano Ceftri 5 altri Bacchi 5 altri M ilsini 5 ^z Cheloni, & Leu- chifti 5 & Muconi . Dice Ariftotile, che del mele di Dicembre i Capitoni foglio- no diuenir grauÌ5 & afferma il medefi- M 2 nio P2 De' PESCI mo autore, che qiiefta fpecie di pefce na- fce per quel 5 che fi vede in mare^negli fta gni 5 & ne' fiumi . Nel refto i Cefali fono di velocità mirabile 5 percioche 5 quando fcherzano , ò volano con vn falto oltra le reti^paiono faette vfcite di arco. Alcuna volta entrano dal mar ne' fiumi y & da'fiu- mi nel mare . Non è animale punto male- fico ; perche fi pafce folo d'alga^ d'herbe, & di quelle minutie 5 che fono nel fondo del mare , ò delle riue j perciò tutti i pefci hanno in honore , & in riuerenza quaii fantOj&diuino il Cefalo. Galeno loda quelli Cefali 5 che fi pigliano in mare ;& per Toppofito dana quegli altri, che s'han no dagli fliagni , & da' fiumi , che bagna- no gli fterchÌ5& le lordure delle città^per- cioche diuengono cattiui per quel nutri- mento molto fecciofo 5 & anco per parer di Dorione fono antepofti i marini à quel li de'fiumi. Ma quelli fopra tutto fono pef fimi, che da fé fteisi nafcono di fàgo negli fìagnij& nelle paludi, delqual numero Co- noi Romani. 93 no i Cefali in Tofcana^che dal lago Prilli- no piTo Orbeteilo fono portati al mare^di manierajchefipolTonoancobiafimarqgli altrijche fi pigliano 1 tata copia neTango- fi canali della Paduia, & di Chioggia^che, |) eflere/econdo che efsi gli chiamanoj da buon budello 5 fono fi grati à' Ferrarefi^Sc a' Vinitiani . Icefio , autor Greco molto famigliare di Ateneo , e'I medefimo cuo- co 5 & Medicoj afferma- che i Cefali fono grati al gufto , & di buon fugo . Et Gale- no dice 5 ch'efsi molto tardi , & con gran fatica dello ftomaco fi partono 5 & dige- rifcono; Scinfegna, che ne' lor iaporetti vi fi debba porre dell'herba Origano; per virtù dellaquale pare 5 che più facilmen- te fcorrano nelle budella; tenendo^chei falati fiano affai men nocini • Noi fappia- mo 3 che i Cefali 5 che fi mangiano a cena fin al troppo 5 prouocano dolor di capo , ilqual male è chiamato da' moderni Medi ci Cefalea : malsimC) fé a più laute cene vi fi trouano ftomachi deboli. Dell'Orata. P4 D E* pn s CI Dell Orata. Gap, II. G L I antichi non pur hebbero in ho- nore il pefce Orata , ma per la deliciofa ftima 5 inche hebbe Sergio gentilhuomo Romano quel pefce, lo fecero perpetuo cognome di vna calata 5 percioche con- duceuano dal mare ne' laghi fra terra i fe- mi 5 & i pefci viui delle Orate 5 & degli al- tri animali acquatici; accioche foflero tra dotti i mari al feruigio delle cucine^iquali giornalmente deffero alle cene le pretio- le viuande negate alle acque dolci , con malifsimo ftudio de' ricchi . Per quefto i laghi prelTo Roma di Bracciano, & Cimi no 5 & i più lontani di Bollena , & di pie di Luco alcuna volta produflero Orate, LupÌ5& Murene ; iquali pefci di femenza, degenerandola figliatura^per non poter pefci ftranieri con quella felicità nafcer nelle altrui acque, che nafceuano nelle lo ro Romani. P5 ro proprie 5 tofto perirono. Gli antichi antepofero à tutte le Orate, che per tutto il mare nafcono fecondifsime^la Tarenti- na ; & fopra tutto quella , che portata nel- lo ftagno Lucrino s'ingraflaua di conche, ilche efprime Martiale in quelli v erfi , Non ogni Orata mertapregio^à: lod^j Ma chi Ibi conche nel Lucrino palce. Molti huomini famofi nelle migliori lette redimano, che tra le Orate fi venda da* pefcatori lo Scaro quell'antico pretiofifsi ino pefce^che ha i d enti fimili a gli huma- ni 3 & molto attoà ruminar le herbe del mare, & fi aflbmiglia nella ipecie delle fcaglie forte alle Orate; ma io credo,[che noi conofciamo facilmente per error di quelli, che'l vendono ; iquali ingannati dalla fimilitudine , ne auertendo "punto la nobilita del fuofapore, fono viati dime- (colarlo in pefcheria infieme con le Ora- te , & con i Sarghi ; tuttauia, per giudicio de'- pefcatori , il pefce Zafiro cofi detto dal color verdefcuro di quella gemma tra p5 D e' PE s CI tra le Orate è tenuto faporitilsimOjilqua- le perauentura fu l'antico Scaro . Le Ora- te fi pigliano la ftate rare volte5& il verno molto ipeflro5nelqual tempo fono più buo ne.Sono le Orate tra tutti ipefoi^per pecu liarlor dote di fingolarfaporej & fanifsi- me, p parer di Cornelio Celfo^che le giu- dicò nel darle agli ifermi di leggerifsimo alimento. Galeno c'infegnaà volerle ben cuocere 5 ch'elle fi pongano fopra la grati cella 5 Cjtirate lor fotto lente bragie/i ba- gnino con olio 5 aceto j &. fale. Del Dentale. Gap. 1 2. I LATINI chiamano Dentali i pelei " Sinodonti ^ che fono vicini alle Orate j & à'Fragolini; percioche hanno denti mi- nuti 5 & fono larghi ^ & belli à vedere per vna certa lor varietà rofla . Quefto pefoe Sinodonte fi chiama per altro nome da* Greci Romani. P7 Greci Carax, cioè circondato 5 per eflTere circuito da un perpetuo ordine de'denti, che fòuraftano Tun l'altro . Ateneo dice > che quel , che fi piglia negli ftretti è mol- to buono 5 e1 medefimojper opinione di Galenojè più lano; percioche diuengono aflai migliori per lo sbattimento grande del mar inquiet05& fortunofb. Il Sannaz.- zaro5gentililsimo5& leggiadrifsimo poe- ta del tempo noftro^nelle fue Egloghe pe fcatorie lo celebrò in quefto modo 5 Sefla dà i Rombi 5 e'I lido di Pozzuolo I Fragolini , & i Dentali Malfi, Et d'Ercole le rupi il pefce Mulo. Gliantichi Latini, & parimente i moder- ni chiamano volgarmente Dentice il Si- nodonte , & lodano queljche s'ha da i lidi di Dalmatia , & fbpra tutto da Salona , & da Traù, doue tagliato in pezzi mezo cot to fi pone in gelatina con di molto zaffe- rano 5 & cofi chiulò in botti vien portato quafi tutto Tanno per Italia , & a Roma , doue fi ha lempre frelchiisimo. Tuttauia i N Medici p8 D e' P E S CI Medici dannano forte quefta forte di vi- uanda 5 e tra gli altri Pietro Apono^che al fuo tempo in quella ftrage delle buone leu tere meritò di haueril nome di Concilia-/ tore diuino ; percioche egli affermadi haj uereper elperienza crouato^che ipefci vna volta cottÌ5& fé rbatij & malsime chiù fi in coperchi deVafi^hanno mortai quali^ tà, & chi ne mangia s'infetta non alj:rixii& te^che^fe mangiaffe veleno* Ì.A Del FragolirLa,,,,,! Cap. iji^Itàiu^iH'b^iEl iji:;JidDnri£ÌiD Dietro le Orate vengofìò 1 Pa- gri 5 ò Pagri 5 chiamati volgarmente Fra-^ golini 5 di tutti quelli pefci, che fi roftono molto buoni^ percioche fono grati al gu^-^ fto 5 & non molefti allo ftomaco , per el^ fere pefci , che fi concedono anco à quel- li 5 che hanno la febre j percioche , oltra quel 5 che intefe Auice nna di tutti i S affa- tili, Romani. 90 tili, 1 Fragolini non hanno alcuna abonda za di humore lent05& vifcofo; & per que- lla ragione fi concedono à'febricitanti; percioche,per effere tutto il genere de' pefci di natura fredda ^ & humida, fi deb- bono dar a tali ammalati anco per opinio ned'lppocrate i cibi freddÌ5& humidij però non poflb far alcuna uolta di non marauigliarmi di certi Medici fcropulofi, che, quando vno ha la febre, gli fanno di- iiieto di non poter mangiar quafi di tutti i pefci. I RomanÌ5 & grà parte degli habica dori del lido del mar Tirreno chiamano i Pagri Fragolini , i Vinitiani Albori , & i Genouefi con Tantico nome Pagri 5 iqua- li 5 quando paflano la grandezza di fei pai mi^percommun giudicio de'pelcatori, diuengono Dentali . Qjiiefti pefci nel lor colore , che pare, che fiano bagnati in vin ròflb^s'alTbmigliano, p parere di Speufip- po preifo Ateneo à' pefci E ritrini 5 & le- cinorijdaUaqual opinione fono manife- ftamente riprefi coloro, che penfano^che '^i ^ N 2 i Fragolini, ICO D e' P E S CI iFragolini 5 fecondo che dice Oppiano, &Ariftocile5rianogli Eritiini^ che Teo- doro Gazatradufle in Latino Rubecule; percioche in quel luogo Ateneo parago- na i Pagri agli Eritrini . che fono di gene- re diuerfi miriadi color pari. Ma quel mi moue affai ànon tener dall'opinione lo- ro 5 che Ariftotile , & Plinio affermano , che gli Eritrini )& le Rubecule fi piglia- no grauide5& piene di uuoui in tutti il té- po dell'anno y non ci effendo nella loro fpeciepefci mafchi^ ilche non auiene a* Fragolini 5 che per tutto fi mangiano mol ti mefi dell'anno fènza alcun fegno di uuo ui. Similmente quel fi può tirar à propofi- to^per far buona quefta opinione, che, mentre fi fucciano i capi de'Fragolini^tan to grati al palato^fi lente lotto i denti vna certa picciola importuna pietra, che Ari- ftotile, & Plinio affermano , che elsi han- no nel capoj& veggiamo anco i lor cuori triagoIari,come fcrilfero gli antichi.I Fra golini per parer d Icefio fono molto buo- ni Romani. i o r ni di primauera5& per giudicio di Arche- fìrato nel nafcer della Canicula^ tuttauia noi gli crouiamo affai più iaporiti il ver- no . Ma.per hauer eftrema perfetiione di fapore, bifogna, che habbiano à giudicio de parafiti quefte tre condirioni , che fia- no frefchi ^ fritti, & freddi ; di maniera pe rò 5 che le addormentate lor polpe fi ven- gano a mollificare ,& à fuegliarecon fu- go di melaranio , & un poco di fpecie. Della Salpa- Gap. 1 4. L A Salpa, pefce bellifsimo fra tutti gli altri 5 ritiene l'antico fuo nome, & è cono fciuto da tuttij percio^he dal collo fin al- la coda 5 & à' fianchi d argento lo dipingo no vagamente certe linee d'oro, & rofle diftinte per certi interualli . Onde i Gre- ci più antichi diedero cognome di Salpa à Mnefea Colofonio , perche haueua fac- to 101 De' PESCI tovn poema vario. Sitrouaper tutto in copia grande, & grandifsimo nel mar di Maioricajmafsime all'lfola di Euizzo^ce- lebrata per la moltitudine delle Saline . E chiamato da alcuni/econdo Plinio, pefce olTeno , perche non fi può cuocere , fé non fi batte prima co unabacchetta.Egli èfolitario^&partorifcedue uolte all'an- no à fimilitudine de' Lupi . Dicefi , che di fua natura è aftutifsimo, & che ode fottile più di tutti gli animali acquatici; è miglio re di ftate , & di tutto il mare è buonifsi- nio qljche fi piglia intorno Medelino.Ma ArcheftratOjche fu riputato da'Greci nel l'arte del cucinare vn altro Teogni, ò E- fiododifleinvnbelverfo.^che la Salpa è fempre cattiua • Talché non de parer ma- raiiiglia/e anco hoggi quel pefce , che c5 tanto ftudio, & leggiadria è dipinto dalla naturale rifiutato dalle tauole de' Signori per hiipido5&: difettoib. Del Romani. 105 Del Sargo, o/irn^uc: Cap. 15. .In quelli mari non vien Tempre il Sar go 5 benché fia pefce conofciuto.C^el di Brindifi^per parer di Ennio poeta js'ha per molto buono, fpecialmente s'è gran- dej percioche quellijche habbiamo in Ro ma a pena paflano la grandezza di vna Orata^ allaquale s'affo migliano anco nel- la larghezza 5 & nelle fcaglie di argento. Dice Ariftotile 5 che il Sargo parto rifce di Autunno , & di primauera 5 pefce tan- to fuperbo, che non s'accompagna m.ai con altri d'altra fpecie, ò della Tua j & ag- giunge Plinio 5 che in quelli de' lidi non u'è alcuna bontà;ilc he pare miracolo^pré dendofi efsi principalmente preflfo ilidi, come largamente fcrifle Eliano nel libro della hiftoria degli animali ; doue egli di- ce, che i S arghi s'in amora no delle Capre, & perciò facilmente pigliarfi alla loro ombra 104 I^ e' pesci ombra in quefto modo ; ch'elle fono col- locate contra i raggi del Sole negli orli de' lidi 5 & degli fcogli , da' quali buttano in mare la lor ombra, & cofi da quella fpecie tutti infiammati d'amore fono al- lettati 5 & prefi . Il Sargo è buono, quan- do tramonta la ftella di Orione , che è quafi negli virimi dì dell'Autunno alhora, che leviti fifpogliano dell'honore delle foglie . Archeftrato, ch'io fono per allega re fpeflTo ne'piaceri delle cucine^dice, che il Sargo è di carne fecca, & perciò lo lo- da rofto 5 & caldo, condito con il formag gio,& con l'aceto ; come per legge ci in- fogna, chefiano conditi tutti i pefci di foc ca polpa j non altrimente che fia necefla- rio i più grafsi, e teneri, i quali molto Jà- poritamente fi cuocono su la graticcila, bagnati folo con il fale,& con l'olio. Del Romani. , io$ Del Capone. Cap. 1 6. I L Capone è famigliarifsimo à lidi no fìri 5 & in Vinegia non fi troua . Quefto pefce ha il capo grande y brutto , quadro, & fenza alcuna polpa 5 i fuoi occhi fono fermi , & immobili j i Iburacigli diftefi , b bocca languida 5 & i denti minuti • Sotto il mento gli pendono alcune barbe lun- ghe 5 & rofle/imili à vna barba mal petti- nata. Tutto il bufto del corpo è rotondo, & brutto 5 & dilcrefce a poco a poco , af^ fctigliandofi nella coda, finche finifce nel la vltima penna di lei. La pancia è bianca, & vergata di color fanguigno a fimilitudi ne de' Muli 5 & la fchiena tira più tofto al biondo, che al roflb j fimilmente ha le poi pea{raiibde5& bianche .-pur, con tutto che fia tale, è tenuto pefce più fano , che làporìito,mafsime da' parafiti più dotti, che lo iprez.z.ano,comevn pocoaridet- uìmiC^:J O to. Io5 De' pesci to . Si ritrouano altri Caponi , che hanno i becchi {partiti in due forche , & la fchie- na armata di fcaglie d'olTo , che i peicato- ri affermano , che nel genere de' Caponi fono i mafchi 3 ma io credo^che quefti fia- no di vn'altra fpecie; comunque fi fia que ftaè laverà efprefla effigie del Capone j laquale m'ha dato vn poco^che farcjmen- tre cerco gli antichi nomi de'pelcÌ5& non (ènza qualche ragione dubito diciafcu- no 5 hora penfando , che dalla grandezza del capo egli fia della fpecie de'Capitonij hora rOrfo dall'afpetto degli occhi^Sc rof fo colore; hora l'Eritrino, ò Rubeculà dal medefimo roflb colore j percioche non mi veniua in pronto di poter far con- gettura per alcun frelco nome di alcuna natione del fuo vero antico; & dir di cer- to qual cofa degna degli orecchi degli huomini dotti; percioche in Roma eglifi chiama Capone, in Genoua Organo , & in Francia Rofcetto, che in quella lingua uono Rubeto . Quanto airelTere egli de' Capitoni Romani* 107 Capitoni della fpecie de' Mugili ho cono fciuto eflere falfa la congettura di quel no me^per quato giudica il Volterfano, che pensò fcioccamente, che il Capone fofle il Labeone . Et rOrfo è maggior pefce^Sc ha vna fola continuata Ipina lungo il fi! della Ichiena ^ ilche rarifsime volte fi tro- ua negli altri pefci^ & è noto infine per pa rer di Eliano , Ateneo , & Oppiano 5 che egli muore tardi 5 fé ben vien tagliato col coltello in due pezzi in mezo . Et, per la medefima ragione 5 con laquale habbia- mo confutato l'opinione del Pagro , egli nonpuòelfererEritrino^perciocherÈri trino fi prende tutto Tanno grauido , & pieno di UUOUÌ5& il Capone quafi fempre fi trouacoluentre vuoto. Ma io tengo per fermo , ch'egli fia della fpecie de' M u- lijprontifsimo nondimeno à mutar pare- re, fé alcun più fuegliato d'ingegno , che non fbn'io, trouerà qualche coHi di mic- glio; conciofiachc egli fi raflbmigliapun talmente al Mulo nell'effigie , & nel color O 2 fanguigno, io8 Db* p e s ci Sanguigno , che non è cofi chiaro in niuh* altro pefce fuor che nel Capone , & nel Mulo 5 percioche alcuni Muli hanno la barba 5 & perciò da molti fono chiamati Barbati 5 & Barbatuli, & fopra tutto da Cicerone . Che ci fiano due ipecie di Mu Ji, fé ne ha tellimonio preflb Ateneojper- cioche egli antepone 5 fecondo che giudi caua Sofrone poeta, il Mulo barbato à quello 5 che non ha la barba. Similmente Plinio quella fpecie de' Muli, che è diuer- là da quelli, che fono ornati di barbale hia mòAlutaria 5 ch'era à comparatione de' Barbati uiliftima . 11 Volterrano s'inganò affai in penlàre , che i Muli barbati foffe- ro quelli , che volgarmente fi chiamano Barbi j cioè quelli viuaci Barbi per la ma- licia de' vuoui nocini , effendo il Barbata pefoe di marCjSc il Barbo di fiume. Il Bar^ DO viuace è celebrato da Aufonio,ilqua- le, per quefto argomento , eh egli muore rardi,non può effere della Ipecie de' Muli barbati 5 percioce i Muli, per opinione di Plinio^ Ro M A N Ir' 109 Plinio, & per quanto ho io veduto fpeflb con gli occhi miei , tofto che fono canati dalle reti muoiono ; doue i Barbi , che fi vendono ne' laghi di legno, come fi ufa di far in Pania, viuono lungamente. Che l'Alutario fia quel, che fi chiama il Capo- ne, laiciarò qui fenza conchiufione • Ne farebbe anco in tutto fiior di ragione, che fi prendefTe il Citaro per il Capone; per- cioche io mi fono accorto, per quanto pa re , che accenni Galeno , che il Citaro ìion è molto differente dal Capone nella natura , & qualità delle polpe. Della Laccia. Cap.' 17. Il pefce Laccia diede affai da far , & da dire à' maggiori dotti dell'Academia Romana; percioche^hauendofi effo iàpo ritilsimo nella città , non fapeuano ben trcuare^con che nome Latino eglifi do- ueffe no De' PESCI uefle chiamare ; di maniera , che Pompo- nio Leto 5 il più valente grammatico del fiio tempo 5 & il Platina y che per tante ra- re opere, che vfcirono dal fuo fertilifsimo ingegno , fu diligente hiftorico , & buon cuocoj crederono falfamente, ch'egli fof- fé il Lupo; con doppio errore 5vn,mo- fìrando di non faper, che pefce antica- mente fofle la Lacciajraltro, che pefce fia hoggi il Lupo Tiberino . Quefto pefce è coperto di fcaglie molto fottili , & bello per vn certo lume argentino, che ha; & fopra tutto è molto dilicato nelfapore, & nella tenerezza delle polpe ; tuttauia le fue carni moHi fono cofi piene di certe IpeHe 5 & noiofe fpinette , che ne' conuiti perillorfaftidio, & pericolo vengono a perder ogni gratia di eftrema foauità. En trano le Laccie nel Tenere ne' bei princi- pi] della primauera; mafcarne, & magre, & per V na certa Secchezza del falfume del mare poco amabili ; lequali dapoi nello ibatiodi pochi di in quelle dolci acque del Romani. hi del fiume s'ingrafìfano mirabilmente, ra- re volte paflano la grandezza di vn cubi- toj e, tofto che foprauiene la ftate.ritorna no in mare , ne fi veggono in altra ft agio- ne più. Oltra il Tenere , & l'Arno , lOm- brone in Tofcana, & in Campagna di Ro ma il Garigliano 5 & il V^olturno fiumi le hanno perfettifsime . Similmente le ne pi gliano nel Pò , forfè non men buone 5 ma ne' fiumi della Francia , & della Spagna fi trouano affai grandi^tuttauia i parafiti più dotti giudicano, che non fono da effere paragonate à quelle, che fi pefcano nel Tenere. GhSpagnuoli le chiamano Sa- nali 5 1 Francefi Alofè , & i Napoletani , i Tolcani , & i Vinitiani Chieppe . Et pref- fb Ariftotile, Strabone^Eliano^Oppiano, & Ateneo fi legge Trifle , che il Gaza , & il Tiferno traduflero Alolè. Onde fi ve- de più chiaro,che il Sole^eflcre vn medefi mo pefce la Trifla, l'Alofa . & la Chieppa quel, che hora in Roma fi chiama Lacciaj perche TAlolà di Auibnio in quelli verfi , Et ii!r De* pesci Et alle fiamme le (tridenti Alofe^ Cibo della minuta5& bafla gente èintuttofimile5per quanto ne dicono i Francefi alla LacciaMi Romaj &le Chiep pe in Vinegia^ & in Tofcana fono tenute» vna ftefla cofa con le Laccie . Il lago Ver-: bano 5 che hoggi fi chiama lago Maggio- re 5 & il lago di Como hanno i pelei Ago- nijmolto rimili nella effigie 5 & nellàpore alle Laccie; ma per grandezza minori,; perche non paflano al più la mifuradi un pie ; & di primauera fono più aggratiati con diuerfa natura dalle Laccie, & di Au-^ tunno molto buoni . Ne ofta quel^che da moki fi dice 5 che la Chieppa, & la Laccio no poflbno eflere il medefimo pelce^per- che la Chieppa^pefce di tanta nobilità^co me fi uede, s'ella è la Laccia 5 è poco^anzi nulla celebrato dagli antichi autori ; con? ciofiachevn folo Ennio poeta mi può ba ftarper tutti^quando egli dice. Come di tutti la Chieppa è più rara ; V 'è del mar la Muftella^e i Toppi d'Eno ^ j-1 . Et Romani. irj Et d'Abido molt'Oftriche alpre 5 & dure. Di Mitilene il Toppo, celebra poi Ennio molti altri pelci^ come fi vede in quelli verfi 5 che citò Apulegio nell'Apologetico . Et crederei 5 che ciò auenifle, perche le Chieppe ftanno nafco fe,quafi tutto l'anno^S^ fohmente in quel poco tempo della fua giouanezza, nel- quale particolarméte fono rare per buon fàpore 5 quafi per far di le moft ra, entran- do ne' fiumi 5 fi pigliano ; di maniera 5 che difle argutamente , & piaceuolmente il Vida, grande 5 & religiofifsimo poeta, mentre à tauola fi ragionaua della prude- za de' Polpi 5 & delle Spigole, che niun pefce gli pareua più prudéte della Chiep pa, percioche non fi lafciaua mai vedere, fé no quando era grado, & a tempo à pun to opportuno ; perche, eflendo di prima- uera vietato dalla chiefa il poter mangiar carne , quefto pefce da' Chriftiani è tenu- to in grande honore . Nel refto le Laccie nutricano graflamente j ma, per le fuper- i P fluita 114 De' PESCI fluita del vifcofo alimento no fi fiiialtilco- no fiicilnience negli ftomachi ; & fi giudi- ca da quei vapori 5 che per lor fi leuano, che fanno venir fonno inanzi le fue debi- te hore ) & che accrefcono la fete : fpecial mentCj fé non mancano à quelli, che le di- fiderano, per trarfene la voglia anco di mediocre gola, ilche a pochiauiene5& folamente à'Prencipi, & Signori^peril groffo pregio , &. rarità di quel pefce. Della Triglia. Gap. 18. G L I antichi Latini chiamarono Mu- Jo quel pelce , detto da' Greci Trigla dal colore delle fcarpe m.ule, che raflbmiglia quello fmorto colore, che veggiamo ha- uer al rouefcio le foglie del Pefco , & del- Therba Ciclamino , fecondo che dice Pli- nio hauer penfato Feneftella ; & per que- llo eifcre flato dato il nome di Trigla da' Greci \ Romani. 115 Greci à quel pefce 5 perche egli era facro a Diana Ecate 5 che è triforme , come di- ce Virgilio, Della vergin Dianale tre faccie. E teftifica Ateneo, che egli fi làcrificaua à Diana per quefta cagione, che leTrigle pfeguitano le Lepri marine, mortaH agli huominÌ5qua{i cani di caccia agli aulpicij della Deacacciatrice- In Roma fi chiama hoggi quello pefce, per eflere di già man cato il nome Latino di Mulo , con noce Greca Triglia. Fu quello pefce per il prò digo luflb degli antichi cofi raro,&pre- tiofo,che Ipeflb egli veniua comprato da' priuati anco Romani ì pelo di puro argé to, quando egli paflaua la lunghezza di un pie . Galeno , che riprendeuafieramé te la lufluria Romana , molte volte fi ma- rauigliò,perla ftimadi vndi quei pefci, della lor gola, che vn sì picciolo pelce comprauano pertanto pregio jalqualei parafiti più dotti rilpondeuano Ibttilmen te, che perciò gli cercauano più grandi , P 2 perche li^ De'pusci perche ne' più grandi fi trouauano mag- giori ceile, & più larghi fegati a condir di uerfi manicaretti 5 come fi raccoglie da' verfidiOratio^ Sciocco tu Iodi il Mulo di tre libre. Et forz'è^che lo fcemi^Sc parti in quante Viuande cuocer5& condir tu uuoi Et dalle parole di Plinio s'ha chiaro , che Talece fi faceua de' fegati de'Muli. La Tri glia partorifce tre volte all'anno , & non più 5 perche in quei tre parti nafce vn ver micelio 5 che fubito rode i femi genitali . Quefti pefci fono oltra modo voraci; per che molte volte fi pafcono anco de' corpi humani , ilche elprefle Oppiano, Mangia del mar la Triglia ogni fozzura, Et fi caccia nel corpo ogni lordura. Si lodano i Muli , che hanno la barba fot- to il mento ^ l'altra Ipecie ignobile fi chia- ma Alutaria. Ne' lidi dell'I fola Tafo fi pi- gliano molto buoni , & grandi ; prefìTo di noi fono lodati quelli, che fi pefoanonel mar fotto Roma . Qjuelli ^ che s'hanno à Genoua, Romani. 117 Genoua, à Vinegia 5 & à Napoli non ten- gono la medefima bontà di fapore 5 ben- ché fi pongano molte uolte affai grandi in tauola . Galeno dice , chela carne del- la Triglia non è ne graffi 5 ne lenta , ne vi- fcofa, ma dura, & frangibile 5 & perciò grata al gufto , & facile à digerire, & nel genere del nutriméto alla natura delì'huo mo forte conuenie.ntej&accommodata j quantunque Plinio la ftimi inutile a ner- ui ; fi cuoce bene , & fana su la graticcila ; & più che in altro modo faporica , fé ui fi pongono di fopra uia delle foglie fritte delpetrofelino, bagnato nellolio , & po- ftoui poi di fopra del fugo del melaran- zo . Q^el folenne golofo Apitio Nepo- teannegauaiMuli viui^ perche diuenif- fero più faporiti , nel Caro, ch'era liquo- re degli Scombri falati . Se fi affoga la Triglia nel vinoj & quel fi bee fubito dal- rhuomo 5 afferma Ateneo 5 per parer di Terpficle , che ha gran forza à vietar^che non dia impaccio la voglia di Venere j dicendo, r\ ii8 De' PESCI dicendo , che, fé le donne anco ne beuo- no 5 non poflbno ingrauidarfi. Del Sauro, del Tracu- ro 5 & dello Scombro. Gap. 1 9. Il Sauroferbaancoral'anticofuono me 5 ne paflfa la grandezza di vn pie , & fi chiama pefce picciolo da frigere ; percio- che ci fono molte forti di pefci, che per la loropicciolezzaficuocono conia patel- la da frigere nell'olio bollente; & quefti fono le Triglie 5 le Boche, gli Scombri, i Tracuri, i Fragolini^&le Orate; & però volgarmente con vnfolo nome fi chiama no pefci da frigere . Galeno lodò i Sauri per la mediocrità delle carni , per eflere mezane tra le dure, & le molli . Similmen te dice Ateneo , ch'efsi fono faporitifsimi, fé tagliate ior le branche, fi códifcono col for maggio,col fale , & con l'Origano • La Trachina 1 Ro M A NI . 119 Trachina anch;ella fi pone nel numero de' pefci da frigere, che, fecondo Oppia- no, crediamo , che fia il Tracuro, ò lecon do Ateneo la Trachida , per quefto argo- mentOjch'ella ha vna fpina nimica3& qua- fi mortale sù1 collo, & due altre forte acu te , che gli efcono dagli orecchi . Quefto pefce è lungo , fottile , & riftretto nel ven tre; i fianchi delquale fono vaghifsima- mente dipinti di alcune Ipefle linee , & ftorte, che tirano al color cileftro. Lo Scombro è chiamato da' nofìri Lucerto- la, & in Vinegia pur col fuo proprio anti- co nome . Pare, che Cornelio Cello il prenda anch'egli per Lucertola, per farfi di lui il falame , & quel antico goffo tra- duttor di Galeno,chiamò il Sauro Lucer- tola • Gli Scombri fono lunghi, & fcar- ni , & belli per il color del zolfo, che han- no; & alhora fopra tutto, che nuotano nell'acqua. S'mgraflano di primauerajnei qual tempo fi tengono in Vinegia per- fettifsimi à mangiare ; doue in Roma, per 120 De' PESCI per vna certa lor innata fecchezza, non fi hanno in alcun conto . Icefio antepone gli Scombri minori a maggiori ; & dice, che danno a corpi vn buon fugo 5 tutta- uia, che fipartono vn poco difficilméce. Dell A fino , òc della Merla. Cap. 20. I GENOVESI chiamano con pro- prio nome Afino quel pefce , che in Ro- ma è detto Scarmo 5 & Merluccia ; ilqua- le ha la tefta forte larga5& fchiacciata non d'altra maniera 5 che Thabbiano i Gobi) , & la bocca dentata5& larga ; nel refto del corpo è lungo, & le Tue fcaglie fono minu te 5 che tirano al color bigio 5 come fi ve- de negli Afini terreftri, percioche dice Marco Varrone 5 che la Merla , il Tordo, r Vmbra, & l'Afino fono chiamati dal co-? lore^alquale fi aflbmigliano. GH Afini^ mentre i Soli di fiate tutti ardono 5 per la noia Romani, 121 noia del caldo ftanno nafcofi a guifa del Glauco, & dell'Orata j & dice Ariftotile, che non fi può trouare quante uoke all^an no partorilcano . Ce ne fono diduelpe- cie^i maggiori fono detti Banchi^che non crefcono in grandezza di due pie 5 & i mi nori Callaria.Plinio riferifce5che efsi han- no nel capo vna pietra, & che fono dilica- ti 5 & Galeno afferma, che hanno con i Saffatili vna medefima carne. Ci Jfbnoi Tordi per il color verde , & per le goccie Iparle, fecondo che fi vede ne' Tordi ve- celli, varij, & belli, appreffo le Merle, chiamate da' Greci Coccige , che fi raffo migliano agli vccelli Merle in vn certo co lor mezano tra il nero , & il lionato 3 ma nella Ipecie degli acquatici non hanno quella nobilita di lapore , che gli antichi attribuirono alle Merle,& a' Tordi vccel li; conciofiache i Tordi fono forte hilpi- di,&le Merle,fecondo Ateneo, fi cuoco- no difficilmente; nelfacconciamento del lequali quel poeta parafilo Archeftrato -- ' Q^ melcolò •I 22 D e' P E s c r melcolò col ibrmaggio^col pomo grana- to 5 & Colcy & olio il belzuì, che^ per parer del Barbarojè Ipecie del Ijtfero.Ma^in che modo quel fugo riftretto, & odorife- ro fi confaccia a condir i pefci, lafciarò nelhltrui giudicio. Ci fono anco le Pici- de 5 che rapprefèntano il color5& reffigie delle Tinche verdi, chiamate volgarmen te Pici, i quali rare volte fono pofti dauan ti i Signori y per efiere da fé hi^idifsimi. Della Boca. Cap. 21. La Boca ha dipinta la fchiena ; pefce conofciuto quafi da tutti i lidi, & per tut- to chiamato con vn iblo nome . Fu detto cofi dalla voce, perche è lacro a Mercu- rio Dio della eloquenza, non altrimente, chefia il Citato ad Apolline, la Triglia à Diana, il Citulo a Bacco, fApua à Vene- re, & il Pompilo, compagno de'nauigli,à Nettuno. Romani» 125 Nettuno . Ariftofane Bizantio preflb Ateneo afferma 5 che la Boca (i douereb- be chiamar Boopa, percioche quefto pe- fce ha gli occhi affai grandi 5 dice fimihìie te, che bifognarebbe 5 che il Siluro foiTe detto Sciuro.peril mouimento Ipeflb del la coda • Nel redo le Boche fono fecon- difsime5&fi pigliano in greggi ;& le Ib- gliono i pefcatori ierbar meie cotte in olio 5 & aceto^con affai foglie di mirtojle- quali dapoi fono portate da' mercatanti in lontanifsimi paefi dal mar d Italia, Del Gobio. Cap* 2 2. I L GÒ5C) Gobio rarifsime volte fi ve- de in Roma5& in Vincaia fi troua in eran copia 5 & dilicato per vna graffa tenerez- za; in cambio di fcaglie ha vna cotenna varia 5 & forte lubrica . Quelli 5 che tran- no al bianco , per quanto ne dice Plinio , • . Q^ 2 fian- 124 ^^* P^ s ci fi antepongono a neri; i verdi fono catti- uifsimi : no paflano la lunghezza di mezo piè5& fogliono partorir, come vuole Ari- ftotile, preflb ilidi, &piu tofto nelle are-- ne, & paludi, che in alto mare, ò doue l'onde rompono negli fcogli; benché di queftafpeciefiano maggiori della fpecie de' SaflTatili, quelli,chei Siciliani chiama- no Caulini , & Cotoni per quel, che ne pa re al Barbaro . Icefio afferma , che i Go- bi] fono di molto fugo, & di facile dige- ftione j ma tali però , che danno picciolo, & cattiuo nutrimento . Et Galeno dice , che i Gobij intorno i lidi arenofi , & i prò inontorij faflfofi fono grati al gufto; & che nella prima, & foconda digeftione facil- mente fi fmakifcono ; & per 1 oppofito quelli , che fi pigliano alle bocche de' fiu- mi, & degli ftagni eflere eftremamente Gattini • Ci fono con quefti i Gobij di fiu- me , mafsime del lago Maggiore , & del lago di Como , che s'hanno per rari per eflere i lor fegati al palato gratifsimi,& quefti Romani. 125 Squefti fono chiamati da' Milanefi Strinci, &Botetrirsi. Cofi inTofcanaj&fopra tutto nel fiumicello Marina 5 che da' gio- ghi deli'Apennino preflb Prato fi fcarica nell'Arno^ ci fono i pefci piccioli lottij, di licatifsimi 5 & fimiUrsimi a' Gobij, i quali, con tutto che elprimano marauigliolà - mente quella medefimaeffigie^hanno an co nella lor poca carne lo fteflb fapore. Della Scorpena. Cap. 25. Pare, che Arifìotile faccia diuerfi lo Scorpione , & la Scorpena 5 e'I medefi- mo pensò Ateneo, che cita in quefto prò pofito Ariftotile . Onde il Barbaro an- ch'egli nel fuo Corollario no affermò alcu Ila cofa fopra ciò di certo. Noi quafi tutti chiamiamo volgarméte Scorpena vn pe- {cG roflb5& vario, & armato di molte pun te, & con cotenna non fcagliofa, ma lubri caà J26 D e' P E S e I ca à fimìlitudine di quella del Gobio. Di- ce Santo ifViTìbruogiOj che quefto pefce è fiero 5 perche ha una punta velenata • Ve ne è vna fpecie di mare , & vn'altra di pa-j lude ; i marini fono rofsi, & i paluftri nerij iquali non fi tengono ne anco per buoni j partorifcono due volte all'anno. Nel re- llojper parer d'IcefiOj mollificano il cor- pOjfacilmente fi partono, & perche abon, dano di fugo, danno anco molto nutrirne to.Epicarmo nelle nozze di Ebe dice, che la Scorpena è fi^litaria, & che fi pafce d'alga marina . Le minori , che non pafla- no la lughezza di mezo pie , s'antepongo no alle maggiori, fecondo Archeftrato , che fu fottilifsimo cuocitor di viuande. Della Perca , oc del- rOcclìiada. Cap. 24. Rare volte fi veggono in Roma le Perche di mare. Si raffomigliano quefti pefci R O MA N I. I 27 pefcialle Mencjchehoggi fi chiamano Menole ; pcrcioche hanno certe fafcie ofcurejdaliequali per tutto il corpo ica- gHofo 5 & argentino fono diftinte .Dal fil della fohiena efcono lor fuori alcune pua te difpari , teflute da vna fottile pellicina. Per queftodine Ateneo 5 che la Perca è coronata di fpine5& bella per vna rara va- rietà 5 & nel uero fono bellilsime, grate al gufto 5 & falubri agli ammalati . Plinio le mette tra i faflfatili , & tra quelli 5 che fi pi- gliano di verno. Capo^&conducitor del- le Perche è il Melanuro, che con altro no me fi chiama Occhiada dalla grandezza degli ccchi){econdo che traduce il Gaza, Quefto pefoe è vario , e tempeftato di Ipefle gocciole non dilsimile dall'Orata j tuttauia è di fua natura 5 per parer dì Eiia- no5timidirsimo5& accortifsimo pefoedi quanti altri ne fono 5 percioche dalla tran quiliità delle onde conofoe la venuta de' percatorÌ5& fi fommerge nel profondo del mare; & fé ha da nuotar di fopra via l'acqua 128 De' PESCI l'acqua fé ne uà à cato gli rcogIÌ5& co ma- rauigliofa {àgacitàli nalcode nelle fpume, che continuamente le rotte onde produ- cono preflb gli fcogli . Cornelio Cello lo dò fommamente TOcchiada nel genere deiralimento ; & Numenio afferma, che i Melanuri hanno gran forza à chiuder le vene , & effere nel fapore5& nel fugo mol to inferiori à' Sarghi ; di maniera, che pa- re, che il Melanuro fia diuerfb delfOc- chiada , come fi crede , che fintendefle PliniOjche mefcolò la Occhiada con iFo glÌ5& con le Paflere ; & nel medefimo luo go fa mentione dell'uno, & dell' akr;l le- paratamente , ilche annotò il Barbaro di- ligentifsimo, che giudicò^, che in quefto errafle certo ò Plinio , ò il Gaza. Ma quel puote mouerc il Gaza, perche Ariftotile nel far mentione dello Scaro fempre l'ac- coppiò col Melanuro , e'I medefimo fece Celio 5 percioche egli nominò fempre lo Scaro conTOcchiada, quafi che difpia- cendogli il Melanuro dittione Greca,gli riufcilfe Romani. 119 riulcifle meglio di porin fuo luogo Oc- chiadajilqualpefce da' Latini, fecondo chefi vede in VinegiajSc altroue, dalla grandezza degli occhi è chiamato Oc- chiale 5 & non ch'egli fia detto dalla ne- rezza della coda , come l'appellarono i GrecÌ5Negracoda5& Antracilla. Mail Melanuro 5 che fi troua in Napoli sì fpef- fo 5 rare volte fi vede in Roma j però non fi marauigli alcuno , fé non fi porrà qui la fua effigie 5 fecondo l'incominciato ordi- ne della pittura degli altri pefci. Nel re- tto le Perche per opinione di Ariflotile fi trouano anco ne' fiumi 5 & ne' laghi j & quefte hoggi in Francia fono tenute in grande honore nel darle à' febricitanti, & le chiamano i Francefi con l'antico nome Perchcjche furono celebrate da Aufbnio poeta Fracefe, quado diffe nella Mofella, Ne tra tanti buon pefci anco te Perca, Delle menfe diletto , andrò tacendo, Pefce di mar degnata effer di fiume. Facil fòla tra gli altri a gareggiare, R Con I jo D e' p E s e I Con i fanguigni Muli. Et in Italia fono molto buoni quelli del la go di Como 5 che i Comafchi chiamano Perfèchi . E fama , che quefti pefci furo- no portatili ,& foreftieri ) cioè tradotti i femi dal lago Eupilo, che fa il fiume Lan> bro 5 fecondo che riferifce frate Benedet- to Giouio ne' verfi del Lario à Minitio Caluo. Son il Perleco in l'onda d'Eupil nato , Et d'indi il Lario peregrin mi prefe. Purl'Eupilogli produce molto minori, che il lago di Como j ma per difetto ò del le acque fcorfej ò per eflere per alcuna oc e ulta apritura della terra ftato forbito , molti anni auanti quefto lago s'è in gran parte feccato , & è riufcito in tre minori laghi 5 raccogliendofi le fue acque ne' più bafsi luoghi, iquali dal Foro Licinio anti- co caftellojanch'egli mancato, fi chiama- no hoggi i laghi della villa di Licinio. Nel lago di Como le Perche crefcono alla grandezza di un pie j hanno le penne gial Ro MANI. I JI Ic^Sc al tempo delle uue mature per il graf io delle lor tenere interiora fono troppo buone . Q^afi tutti i Medici di Lombar- dia non dubitano punto di dar à mangiar agli infermi, che fi fono alquanto rihauu- ti dal male, le Perche jmafsime Te fono ben acconcie nel fugo delle vue crude, che fi chiama agrefta . Similmente Dio- cle Medico nel libro de' làlubri , fecondo che cita Ateneo.^ lodò affai la Perca tra quelli pefci Saffatili, che hanno le carni più molli , come fono i Tordi , le Merle , iGobij, &iFici. Del Rombo , òc della Paffera. Gap. 25. Fi n qui affai s'è detto de' pefci fca- gliofi 5 hor diremo de piani , che hanno le fpine , & di quelli , che da Ariftotile fo- no chiamati felaches, perche mancano dilpine, & dà Plinio cartilaginofi. Tra R 2 quelli 1^2 De' PESCI quelli tien il primo luogo il Rombo, det- to forfè cofi dali'iftrumento , che in Tef- faglia fi vlàua nell'arte Magica, che fia rombo , cioè rotondo ; percioche quefto pefce è grandemente largo , & più tondo della figura ouale, laqual forma nell'ordi- nar le fquadre è chiamata rombo da quel li 5 che fcriflero dell'arte della guerra , pe- rò diffeMartiale, Se ben larga patella il Rombo tiene. Pur più della patella il Rombo è largo, j Gli autori Greci chiamano il Rombo col nome di Pfitte ; di maniera , che pare^che il genere Pfitte contenga in iè il Rom- bo 5 la Paflera , & il Foglio , percioche Ariftotile non nominò mai i Rombi , ma le PaflerejCofi dette da'Romani dalla gra dezza , & per fapore , & per figura molto più lunga fono differenti da' Rombi j & *anco in quefto dirimili, che il deftro è poftodifopra à' Rombi, & il finiftro alle P aflere, & à^ Fogli . Ma tra i piani il Rom bo tiene il principato , & vn certo nobile Cortigiano Romani. ijj Cortifziano, ins-eniofifsimo intorno le de licie del mangiare, lo foleua chiamare Fa giano acquatico , come anco aguagliò i Fogli alle Pernici, le Lampedre alle Star- ne ^iVaruoli a' Capponi 5 & gli Sturioni a Pauoni , per quanto fi vede ne' Com- mentarij del cucinare, che fotto il Tuo no- me fi leggono. Si piglia il Rombo da ogni tempo dell'anno 5 & fopra tutto intorno rarenapiugralTa5&nuota negli eftremi orli deiidi per trauerfo^riuolgendofi con certe pieghe in fé àcoftume de' guerci, accioche il fito emendi il vitio degli oc- chi 5 & più tofto con la fua larghez-za^che condotto dall'aiuto delle penne drizza il corfo . In fomma è pefce di tutti i tempi , & di tutti i luoghÌ5& dilicat05& fano , tut- tauiapiu nel verno, che nella ftate,& mol topiu lodato in Italia attorno Rauenna, che altroue. Le polpe de' Ronr.bi fono bianche , & fugofe per vn certo humor compreiTo, lequali nutricano largamen- te, & fanamente, pur che nella prima di- geftione I J4 D E* PE S CI geftione , che fi fa nello ftomaco, le parti loro fuperflue fiano con buon giudicio fé parate . Galeno nel dar mangiar agli am- malati^checominciauano ì rihauerfi5Cuo cena fchiettamentei Rombi con un po- co di fale 5 co' porri 5 & aneti peftatij & à' fani, & quellijche haueuano perduto Tap petito^era vfato di dargli à mangiare rofti ti su la graticcila, & bagnati con l'aceto , ò fritti col garo 5 & col vino. Del Foglio. Cap. 26. S E G V E il Foglio, nominato da Mar- co VarroneLigulaca5& da Ateneo Bu- glofìfo 5 perche rapprefenta l'effigie della lingua del Bue. Hoggi nelle più fontuofe tauole, ancorché ci fia copia grande di tutti gli altri pefci 5 fi tiene in fommo ho- nore . E lodato il verno fritto , & con fu- go di melaranio, & con ipecie bagnato .. Si Ro MANI. 155 Si troua grandifsimo ne' lidi della Fian- dra : i noftrali rare volte paflano la lun- ghezza di un pie . I Fogli fuggono i pefci nocini, & Iblo fi trattengono in quelli luo ghi 5 doue non s appreflano le fiere del mare ; di maniera, che s'ha per argomen- to 5 che non ci fono pefci nociui, doue ef- fi 5 quafi foiolti da paura , vanno vaghi . II Foglio genera nello ftomaco nutrimen- to leggerifsimo , facilmente fi cuoce , & nelle feconde digeftioni delle vene^Sc del fegato nonlafcia quafi alcun efcremento di nociue fuperfluità. Della Citula , o pefce San Pietro. Cap. 27. I R o M A N I chiamano Citula, & pe- fce San Pietro infieme co' Vinitiani , & i Genouefi Zafiro , quel pefce , del genere de' piani , che ha tutta piena di punterà fi- militudine deiriftrice,il filo della fchiena, col Ij6 De' PESCI col capo {porto in fuori , con bocca mol- to larga, le mafcelle dellaquale da vna me brana affai chiara fi veggono à fuo luogo pofte • Nell'uno, & l'altro fuo lato fono due cerchi, che paiono eflere due veftigij di diti, che imprimono; fé fegli taglia il capo per fapore, per pregio, & per effi- gie è in tutto fimile al Rombo . Con che nome gliantichi Greci chiamaflero que- fto pe(ce,io non ardirei certo indubitata- méte affermare. Alcuni vogliono,ch'egH fia il pefce Calchi del genere de' Rombi preffo Columella; io penfai già , che egli foffe l'Acantia del genere de' Galei pref^ lo Ateneo, cofi detto, perche è fpinofo; & certo, fé i Galei riceuono in bocca i lor figliuoli per difendergli dalle offefe de' pefci , che gli affaltano , quefto pefce fo- pra tutti gli altri ha la bocca difpoftifsima per poter vfar commodamente quegli vf ficij di pietà contra i figliuoli . Le Acan- tie, come vuole Oppiano,fono del gene- re de' Galei , che fono pontuti . Ma forfè, io:> ch'egli è Romani. 157 ch'egli è quel 5 che da noi è chiamato pe- fce Colombo 5 cibo della gente minuta, che è pefce lungo 5 & cartilaginolb 5 & ha vna Ipina nella fchicna . Altra volta dubi- tai 5 s'egli era il Citaro 5 che Galeno Homi na Ipeflb col Rom.bo, affermando i Rom bieffere molto più fliporiti, & migliori, che i Citati, come fi vede nel paragonar- gli in tauola l'uno ,& l'altro. Trono non- dimeno preflTo Ateneo, che il pefce Citu- lo è dedicato a Bacco , il Citaro ad Apol- line, la Triglia à Prolèrpina,& l'Apuaà Venere j onde, volendo feguir la conget- tura del nome, certo può eflerejche la Ci tuia Romana fia il Citulo degli antichi Greci . Della Torpedine- Gap. 2 8, La Torpedine, mirabile per effigie, &poflanxa,è cofi detta,perche prefa nel- S le reti Ij8 De' PESCI le reti prima ch'ella fi tocchi ftupefà le ma ni de' pefcatori j per quello i Vinitiani la chiamano Sgranfo^che è affetto del mem bro addormentato 5 & i Romani hoggi la dicono hor Bottipotta , hor Fotteri/a^ma più Ipeflb Occhiatella 5 perche la natura dipinfe nella fua fchiena cinque occhi, chetranno al nero; nella parte di fottoè rofla^ & di fopra bianca • Auerroe e tutti i Filofofi furono di opinione, che la Tor- pedine faceffe cofi quel effetto alla ma- no, come fa la calamita al ferro . Galeno nominò la Torpedine tra quelli pefci, de* quali fi pafciamo, nel terzo degli alimen- ti; benché ella fia hoggi mangiata dalla baffaplebe5& dapouer'huomini* Della Ragia , &l altri pefci. Gap. 29. Sono fimilmente de'pefci pianile Ragie, & le Squaine , & le compoft e del- rune Romani. ijp Tune 5 & dell'altre i Rinobati, & le Squa- tragie 5 lequali fono bruttilsime a vedere, &cattiue a mangiare 5 per eflere tenute cibo della infi ma plebe 5 & pecorai. II felc delle Ragie è perfettiiUmo a ianar delfor do gli orecchi j & la cotenna riiuida delle Squaineperla Tua alprezzajè difiderata grandemente dagli artefici per far netto Tauorio ; & di lei i Turchi 5 & i Mori fo- gliono far bellifsime vagine di coltelli 5 & di fpade con Telzo , che chiamano Sagri- ne . Parimente è di quella ipecie la Pafti- naca detta anco Tortora, e Trigon 5 la- quale per la mortifera Tua punta è nomi- nata da Oppiano mortale, eflcndo con lei flato morto Vlifle da fuo figliuolo, hoggi è detta Brucco . Q^efta 5 & la Ra- gia 5 &. gli altri pefci di fopra allegati fono del genere de'Mufteleni , tuttauia non poflbno hauer figliuoli dalla bocca per Pafp rezza della coda 5 nella maniera , che fo^liono hauer gli altri di quella fpecie. S z Del 140 D e' P E S e I DcICongro. Cap. 50. D o p o i piani citerò i pefci lunghi, & lubricÌ5& auanti gli altri il Congro bià- co 5 & nero 5 che ha ipecie di una grande Anguilla . Icefio dice , che quefto è il più duro pefce di tutti quelli, che vanno in greggi 5 & per la rarità delle carni nutrir lòttilmente , ne però dar buon fugo 5 pur non far noia , ò dilpiacerallo ftomaco; ilche afferma anco Galeno , che dice i Congri dar poco nutrimento , & le lor carni digerirfi3& partirfi facilmente j di maniera , ch'io mi marauiglio di Alberto Magno 5 che dice , che \ Congri, per una certa naturale proprietà,logliono genera re il male della lepre. Eudoffo riferifce, chei Congri crefcono in eftrema gran- dezza nella Morea prelfo Sicione , fi che auanzano la lunghezza di un carro-Et Ar (cheftratotid librQddle leggi del ventre giudicòi Romani. 141 eiudicò , che i Condri nafceuano in Italia molto buoni ; laqual cofa a me non rie- fce verifimile, eflendo che ne i Signori della corte^ne i folenni mangiatori non fanno di lui alcun conto 5 foli alcuni Spa- gnuoli 5 che ftanno in Roma à camera lo- canda, pare 5 che Vhabbiano in fommo ho nore^cuocendolo in certi lor vafi foreftie riportatili. Della Murena: Cap. 31. Le Murene fi trouanop tutto il mare, ma in quel di Sicilia grandifsime 5 & mol- to buone.Columellale chiamò fllute 5 per che fluitano, cioè nuotano Top ra acqua; onde nafce, che/eccandofi lor la cotenna negli ardétifsimi ardori del Sole, non pof fono tufFarfi,& perciò vengono prefe, ha uendo perduto l'agilità del nuoto flefiuo- fo . Sono macchiate^ Se fi dice ^ che han- no 142 De' PESCI no certe ftelle nel collo à fimilitudine del- la Tramontana, che morendo fubito di- fpaiono.Inloro è marauigliofà accortez- za 5 percioche tofto che fi fentono prefe , diuorano ingordiftimamenterhamo, & roteo lo ipago 5 fubito fuggono.Io credo, che gli antichi Romani hebbero in pre- gio le Murene più tofto perche viuono affai 5 che per rarità di fipore j percioche lenepoteualaluar a lungo vna gran co- pia al giornale vfo chiufa ne' vinai, moren do facilmente tutti gli altri pelei ò per £1- fìidio della prigione, ò per colpa de' vi- uai 3 percioche fi fa , che Gaio Hircio nel banchetto del trionfo di Cefare trafle cin que mila Murene da fuoi vinai , & gliele diede in preftanza. Sidomefticanoj&di mano dell'huomo prendeno il mangiare. Graffo quel , che per fopra nome fu chia- mato il ricco 5 amò cofi vna Murena , che egli haueua alleuato^che morendo la pian fé 5 & le diede fepoltura. Et s'ha quel falfif fimo detto di Craflo^quando rijpoiè à Lu ciò KOMANI. 14? do Dorrìit^b-, ridendorij & maimiiglian- dofi .che egli piangeiie vna Murena mor ta.paFergiivn miracolo 5 che egli pian- geiie vn morto pefcc , ma parergli molto pili miracolo^ che egli non haueua pianto tre mogli vna dietro l'altra prefà 5 percio- che Lucio Domitio haueua hauuto tre mogli 5 allequali fi diceua 5 ch'egli haueua dato il veleno per goderle lor doti. Simil mente alcune gran Donne Romane heb- bero in delicie delle Murene, & vna ne fu Antonia di Drulb 5 che à vna manfuetirsi- ma pofe agli occhi pendenti di gemme . Le Murene fi pafcòno di carni humane 5 ilche fi vide effere vero per la crudeltà via ta da Vedio Pollione , che gettaua i ièrui condannati alla morte ne' vinai, accioche non moriflero di fatto, ma à poco àpoco ftratiati in miinutilsimi pezzi foflero con- fumati da' morfi delle Murene . Dicono , che quelli pefci hanno lo fpirito vitale nel la coda: & perciò molto più prefto eìTere morte fé fono percoifc con i baftoni più tolto 144 D E* p E s CI tofto che nel capo nell'eftremità della co- da.Il Saga poeta Romano piaccuole^per beneticio delquale leggiamo Ateneo La- tino 5 mentre pefcauamo ne' lidi di Ciuità vecchia , m'inlegnò con Tanto rità di Plau to 5 che le Murene dagli antichi erano di- ibflate 5 a fine che le lor carni diueniflero più grate j non eflendo impedite dalle Ipi ne ; &5per darmene eflempio, egli tolie vna grandilsimaMurena5& nell'una, & l'altra mano prefi due baftoncini la ftrin- fe5& fece ben netta, S^cofi le traile gli ofsi molto allegramente. Santo Ambruo- gio 5 & molti altri degli antichi riferifco- no, che i ferpenti fi melcolano nel piacer amorofo con le Murene, chiamadole col fifchio dal profondo del mare, alla opinio ne delquale fi contrapone Ateneo, fecoa do che piace ad Andrea , che fcrifie vnli-, bro di quelle core,che falfamente fi credo no.Le M urene partorirono tutto Tanno, & della loro fpecie il Muro è più robufto, ScpiugrandcjSc di vnoftèffo colore del legno Romani. 145 legno Larice 5 come piace ad Ariftotile, fimile al colore , che Plinio chiatta Miri- no. Si troua anco h M urena di fiume affai più picciola^ & da Ateneo 5 per parer di Dorione 5 è chiamata Gallaria ; di manie- ra, ch'io giudico Ateneo hauer voluto 5 p quefta minor Murena, inferir quella , che da noi fi dice Lampedra; rna ciò fi tocche rà poco più giù più dififufàmente. Le car- ni delle Murene non men nutrifcono^che quelle delie Anguille , & de' Congri , co- me afferma Icefio ; pur per una certa lor naturai durezza , e tenace humore con gran fatica fi fmaltilcono ; ma da' latti ra- ri n hanno vn'eftrema lode j con iquali di ce Lampridio nelle fue hiflorie , che f Im- perador Eliogaballo con pazza prodi- galità, trouandofi in paefe fra terra,fpa- uentò tutta la corte^Sc i villani. T Dell'Ago. 145 D e' p E s e I Dell'Ago . Cap. 5 2. L'a G o è anch'egli del genere de' lun ghi 5 che da Greci è detto Rafi , & Bello^ . na; ha il becco fimileà quel della GrÙ3& della Cicogna 5 il color argentino 5 & la Ipina 5 come annota Alberto Magno di color verde • Qjaefto pefce partorifce tardi, & folamente di ftate^aprendofe- gli il ventre nel tempo del parto , non al- trimente che aiienga à tutti gli altri pe- lei, che, per quanto parue ad Ariftotir ' le^partorifcono per lo forame dell'ul- uà . Le fue carni danno humido , & buon fugoj maficuocono vn poco tardette à comparatione di quelle degli altri pefci. Delle Roma n i. i 47 Delle Anguille. Gap. sj. Marco Varrone fu di opinione , che le Anguille foiiero dette , perche s'aP fomidiano aG^li an^ui, cioè leroenti.Na- fcono nelprofondo de' jaghi^& de' fiumi, come dice Ariftotile y di fango , & di pu- trefatdone di alsib-e, fenza alcun con2Ìun gimenco, ògrauidanza. Sono viuacifsr- me, perche hanno branche molto ftrette; perqueftonafce^che con diftìcultà ap- portano di ftar nelle acque torbide.Si tro uano anco Anguille nel mare^portate dal corfb de fiumi 5 non altrimente che intra- uenga agli altri pefci 5 che 5 allettati dalla dolcezza delle acque, Ibgliono entrar dal mare ne' fiumi , & quefte fi trouano elTe- re molto più faporite , che quelle 5 che fo- no nate , & nutrite ne' fiumi , come quel- le, che in tutto fi Ipogliano quel lento , & vifcofo habito col buon temperamento T 2 delle 148 De' pn s ci delle acque (alfe . Non però 5 che fi deb- ba credere 5 che nell'alto 5 & profondo mare non ci fia hiimor dolce, dalquale vengono nutriti i pefci 5 percioche/econ do che dice Ariftotilcjne' profondi guadi ci fono vene perpetue d'acque dolci; & nello fteflb corpo delle marine acque ci fi troua vna certa portione di humor dol- ce jeflendo che Tacqua del mare non è fèmplice 5 ne^per quanto volfero alcuni, puro elemento; & fé ne può far argomen to da i vafi di cera calati nel mare 5 i quali nello Ipatio di poche hore, tolta acqua dol ce dentro per fottilifsimi fori, manifefta- mente fi riempiono ; ilche trouarono per elperienza Democrito auanti Ariftotile, & dopolor Teofrafto . Ma rariisime voi te le Anguille in mare , & più fpeflb fi pi- gliano in quafi tutti i laghi, & fiumi d'J fa- lla; ma grandifsime3& faporirifsime nel la go di Bollena , & noi ne habbiamo vedu- to prender incredibile moltitudine in gra ticci di vimini fabricati alfufcita del fiu- me Romani. 149 me Marca 5 quando in quel amenifsimo paeie ii Cardinal Farnefe raccoWè co ma- gnificennrsimo5& fontuofifsi mo appara- to Papa Leone, ch'era vlcito fuori di Ro- ma alla caccia . I Medici biafimano le An guille in ogni luogo 5 & in ogni tempo^Sr fpecialmente circa il Solftitio j percioche fono nimiche agli ftomachi, & alle reni , & fopra tutto ne ientono grande nuoci- mento mangiando di lor, quelli^che pati- fconoil mal di pietra ; perche pare, che da quel lor vifco elle fiano raccolte.^ & in- durate in pietre: nuocono anco à coloro, che patifcono di gotta, ne Ibno medicina a forte alcuna di male j fi che pare , che la natura habbia fatto male a darcofi Ibaue fapore à quelli pefci, che fi douerebbono rifiutar, & iputar fuori, anzi che magiare. Ma le Anguille, lequali nafcono nel Se- rio fiumicello su quel di Cremona, che, Icaricandofi nell'Adda , bagna le poflei- fioni paterne del Vida Poeta, non fono troppo nociue ; & quelle fopra tutto , che per 150 De'^esci per la picciolezza non fi poflbno commo damente roftirneglilpiedi. DellaLampcdra. Gap. 54, Le Lampedre entrano nel Teuere/& nell'Arno 5 ne' quali due fiumi particolar- mente diuengono molto buone . S'aflo- migliano alle Anguille,© più tofto piccio le Murene; percioche fono lubriche5&, nere 5 tirando nondimeno la lor parte di, fotto al color cileft ro , & nell'uno , & Tak tro lato della gola hanno certi fori; per- cioche mandano fuori Tacqua ^ che pren- dono, con fette canne pari 5 fabricate nel vero dalla natura con ordine mirabile; mancano di branche , ne fogliono mai pafiar la grandezza di un cubito.In tutti i ruicelli dì Lombardia^&fopra tutto nelle acque tirate dal Tefino5& dairAdda^fi trouano okra modo perfette ^ ancorché poche Romani. 151 poche volte pafsino la groilezza del dico minuto. Nelle Romane ogni lor bontà confifte, che fiàno grandi, &iIiporite; di maniera, che Ipeflb vna fola vien due feu- di :mafsime di primauera^nel qual tem- po fi lodano più che in alcun altro dell'aa no ; conciofiache non fi può riftringeril luflb ne anco quando digiuniamo, & dob biamo eflere parchi nel mangiare > Dice il Platina nelle fue cucine , che gli ipendi- tori di due Cardinali , che gareggiauano tra fé difuperbia, &di grandezza, com- prarono vna volta vna Lampedra per ce- to Giuli) , mentre in pefcheria, non altri- menti che airincanto,contendeuano am- bitiofamente con oftinata , & pazza pro- fufione di chi haueua da eflere quel pe- ice. I moderni penfàno,che la Lampe- dra fi chiami cofi à lambendo, cioè dal leccarle pietre 5 & noi crediamo,cheque ftopefce fia quel, che da' Greci è detto Galeo 5 & da' Latini Muftella , che Ennio poeta fa eguale à'pretiofifsimipefci; & Plinio 152 De' PESCI Plinio afferma- che per bontà è vicina al- lo Scaro y & Santo Ambruogio la chiama foaue al gufto . Tuttauia molte fono le fpecie de Galei^per quanto fi vede pref fo Ariilotile , Ateneo , Oppiano5& fopra tutto Galeno; percioche fi dice^che'l pe {ce M uftella de' Galei 5 ò del genere Mu- fteiiino 5 fecondo che per tutto traduce il Gaza, riceue in bocca i figliuoli)& di nuo uo gli madafuorijper difendergli dalfof- fela de' pefci malefici. Ma Galeno nel ter zo degli alimenti riprende Filotimo 5 che poneua il Galeo nell'ordine de' pefcijche hanno le carni durcjcffendo il Galalsio quel pelce della fpecie de' Galei 5 che i La tini chiamano M uftella, pefce dice, & molle 5 & preflb i Romani gloriofo ; per- cioche ne anco quel antico goffo tradut- tor di Galeno non interpretò mai perii Galeo la Muftella ; ilche hauerebbe cer- to fatto il Gaza , ilquale à tutto fuo pote- re era visito di dar a nomi Greci i uoca- boli Latini. Similmente Icefionel libro della Romani. 15^ della materia chiamò le Afterie della Ij^e- eie de'Galeiperi migliori 5 & più molli. Onde fi può per auentura péfar , che egli volelTe accennar per TAfteria la Lampe- dra; quafi chela Lampedra ha e renipefta tadi macchie, benché ofcure^S: mcllcy &:dilicata; Trono alcuni autori , che in- tendono per la Lampedra vna picciola Murena, come dice Ateneo per parer di Dorione ; prelTo ikjuale la M urena di fiu- me molto minore di quella di mare è chiamata Gallaria, percioche ha folamen te vna fpina . Può anco eìTere, che la me- defima Gallarla di Ateneo fia il gloriolb Galafsio di Galeno per mutamento di vna lettera; ne de parer quefto maraui- gìia 5 percioche i libri di amendue quefti autori Greci fi leggono cltra modo fcor retti . Alberto Magno chiamò la Lampe- dra picciola Murena; &,con tutto che fia autor goffo, & barbaro, non fi de però credere , che egli fé Thaueffe lognat05per hauer eglifcritto tanti notabili libri più to V ilo 154 De* PESCI fto dalla lettione fatta con molta fatica in terno le opere degli antichi, che per acu- me di raro ingegno . Et mi moue affai à non credere 5 chela Lampedra noftrafia il pretiolb Galeo preflb i Greci, che il Ga leo 5 che s'ha molto buono , & dilicato à Rodi, è chiamato da Archeftrato l'Acipé fer nel libro, doue egli cerca la vita di Sar danapallo; ilqual pefce, fecondo Plinio > fi troua di rado , & bello per le fcaglie ri- uolte alla bocca. Vero è, che i Greci con vna infinita fomma di nomi chiamano rAcipenfer,hor Ellope>hor Callionim.o, hor Antia , & bello , & Calittin, dicendo, chei feruigiali lo fòleuano portar à' ban- chetti inghirlandati , & fonando i pifferi . Ma, ch'io penfi , che la Lampedra antica- mente f ìa ftata la Muftella Plinio chiara- mente me'lperfuade,quando ei dice, che nel lago Brigantinode'Reti v'è la Muftel la , emula à quella di mare ; percioche quefto lago hoggi è Tldrio sul confine di Trento, ilquale fenza dubio fu f antico Brigantina. Romani. 155 Brigantino.Da quefto nalce il fiume Cli- fio 5 nelquale fi crouano Lampedre • Cofl il lago Sebino sii quel di Brefcia vicino al BrigantinOjche hoggi fi chiama l'Ileo , & fa il fiume Oglio , per quanto m'è flato affermato da' paefani , diede alcuna volta Lampedre nella Ipecie, & nel laporefimi lifsime alle Tofcane 5 & alle Romane.Ne diffe Plinio emula à quella di mare, per- che la volefle intendere prefa in mare; percioche fono Lampedre di mare quel- le 5 che fi pigliano neirArno5& nel Teuc- re ; conciofiache quefte fono di gran lun- ga lontane per bontà di polpe da quelle, che alcuna volta fi foghono pefoar in alto mare^pereffereellefocche^Sc cattine: di maniera 5 che PHnio volle efprimere^che le Muftelle, che non toccarono mai il ma re per iapore lodate trouarfi nelle acque dolci; percioche non è da credere^che Pli nio voleffe comparar le picciole Lampe- dre, che chiamiamo Lampetroccie con le marine ; conciofiache^s'egli haueffe in- -- V 2 tefo 15^ De' p e s ci telo dellcpicciolejnonbifognaua ricor- rer alBrigàntinOjlago ignobile, & afcofò^ nelle Alpi^ trouandofi eìle^ come di Ibpra s;è detco^ per tutta Lobardia in tutti i fìu- micelli 5 & rurcelli in gran copia 3 perche poi gli antichi chiamalTero cofi la Muftel la, non fi sa. Io crederei 5 ch'ella fofìe coft detta dalla lunghezza, & dalla bianchéz- za del ventre, & dal color di latte della fchiena prefìo il capo per quel , che fi ve- de nelle Mulìelleterreftri , Furono alcu- ni dotti delnoftrotempo, che credero- no, che la Lampedra preflo Plinio foire; il lumbrico,dicendo nel nono^ Due in tut- to fono le penne ne' pefci lunghi, come ne' Lumbrici, nelle Anguille , & ne Con- gri; per efìerc le Larinpedre lunghe5& per vna certa proportioiic fi rafeimiglino a' Lumbrici terreilri^doue rAlcionÌQ,huom molto ben dotto, mioftra, che quel luogo è tutto guafto 5 percioche fi vede chiaro, che Plinio ha tolto per modo di dire in preftanza quelle parole da Ariftotile • Le parole Ro MANI. 157^ parole di Ariftotile fono quefle nel pri-/ nio libro della natura degli animali • Et: quelli animali 5 che nella fpecie^che vfanot il nuoto^mancano di piedi^ quelli nuota- no con le penne 5 cioè i pefci; alcuni de^ quali ne hanno quattro 5 due nella parte di fopra 5 & due in quella di fctto 5 come l'Orata , & il Lupo ; altri folamente due > che fono lunghi , &lieui 5 come l'Anguil- le, & i Congri 5 ò in tutto ninna vene han no^come la Murena; ma cofi fo ne vaglio- fìo nel mare, che , nel modo che fi ftrafoi^ nano per terra , nel medefimo vanno per Tacqua . Et il Gaza traduce in luogo di lu brici 5 lieui 3 perche , eflendofi intoppato in quella foorrettione di Pliniojnon s'aui- de bene5Ìn che maniera ellafi poteua cor- reggere 5 percioche è da ftimar certOjche per ignoranza de' librai, la parola di lubri ci riufcifle in lumbricip l'aggiunta della lettera m. Senza che il Barbaro nelle cor- rettioni di Plinio no difle cofa alcuna de' iumbrici, & nel Corollario prefìb Dioico ride 158 De* PESCI ride^hauendo a nominar la Muftella > che pefce fofle quelpreffo i moderni accorta mente fi tacque j come quel, che non fi ri- cordaua di hauer trouato fin alhora alcu- na cola di certo di quel pefce. Et, fé que- fte cole non Ibdisferanno ad alcuni ^ che nella ftefla manifefta verità ifbno oflinati , farà forza, che tro nino il nome dellum- brico per pefce preflb alcun fufficiente autore; ilche certo non fi potrà mai tro- uare , fé non m'inganno/e ben vn legger- le diligentifsimamente quanti libri fono al mondo . Ma^iè il lumbrico farà il pelce, che fi chiama Lampedrajforleper tefti- monio di alcun autore ritornato da mor- te avita, che pelce infine per l'oppofito farà la Muftella tanto celebrata dagli anti chi? non ci eflendoquafi pefce alcuno, che piaccia al palato noftro,alquale da noi non fia ftato dato il fuo vero antico nome . Le Lampedre adunque fono mol- to foaui , tuttauia lòlo del mefe di Marzo, &di Aprile jpercioche,ibprauenendo la ftate Romani. 159 flate^slndura lor il neruo di dentro, che hanno per fpina.Ma riceuono molto mag giornobilitàdavn certo dilicato accon- ciamento 5 che lor fi falche per hauer bua ne polpe ; percioche fi fogliono annegari nella maluagia 5 & chiuder lor la bocca con vna noce molcata, & cofi con altret- tanti garofoli empier quelli lor fori , & poi nel dame inuoIre5& fra le piege pofte lor delle fufine lecche^moUenadi pane, olio, maluagia, & Ipccie , cuocerle à lente bragie tirate fotto per certi interuallij col quale condimento Papa Leon Decimo in minorfortunapofto5perfuolpaflro5& per allegar la tauola, kce vna fblenne bur la à Frate Mariano, huom falfo, &piace- uole ; percioche pe r beffar la fua gola , & l'eflere egli conofciuto mt gran mangia- tore gli mife dauanti in vn gran piato vna fané cotta à fimilitudine di vna Lampe- dra fommerfa nell'acconciamento , che s'è detto 5 del quale hauendo ne egli man giato buona parte ^ prefela falfa Lampe- dra, i5o De' PE s CI era , & con le iinaGceUe, & con i denti ma- fìicando;a,& nmaO:icandolaarnii,& tutti perciò leuando grafsifsime rifa, facetifsi- inamente rifpofe , Faccia Dio, che fpeflb voi mi diate la baia in quefto modo, per- cioche in quefto condimento non pur le funi i ma le catene ftelTe , con lequali fi le- e;aiio i pazzi pari voftri, con grandifsimo piacere mi mangiarci. Ma è da credere- per certo, che nelle Lampedre non e è alcuna qualità nociua per eflcre elle nu-, de in tutto &di durezza, & di graffo vi-^ fcofo; per le quali due conditioni i pefci fogliono per lo più far male agli ftoma- chT; & il dir,ch'elle per occulta virtù nuo- ciano à' nerui , è cofa d'ingegno fciocco , Silcropulofo. » Della Trutta. Cap. 55. Che pefce foffe anticamente la Trut- ta preflb Roma NI • i6i ta preflo i Romani non affermarci facil- mente 5 poi che folamente de' Latini vn Santo Ambruogio 5 & de' Greci autori Eliano hanno fatto mentione della Trut- ta; &quefto certo non fenza gran mara- uiglia 5 per effere tenuto quefto pefce di quanti ne nafcono nelle acque dolci^per commungiudiciodiogni natione, nobi- lilsimo; per laqual cofa pefo^che in lui par ticolarmete mi farà perdonato dagli huo mini dotti, le confefferò ingenuamente di non hauer ancora trouato il fuo voca- bolo vfato dagli antichi. Ma io credo, che la Trutta preflo gli antichi fu della Ipecie de' Lupi , fecondo che moftra a' cu riofi 5 & accerti lettori Moderato Colu- mella 5 quando afferma, che i Lupi fenza macchia fi poffono chiuder neViuaÌ5& di ca>che ci fono altri Lupi 5 che fi chiamano vari) -di maniera^che alcuni Lupi uengo- no a effere fonza macchia, cioè di mare y che entrano ne' ifiumi, altri varij , cioè di .fiume^che nafcono nelle acque dolci; per iJbrnuIoD X quefto 1(52 De' PESCI quello veggiamojchela Trutta da alcuni autori non troppo famofi è chiamata va- rio maggiore • Nel vero la Trutta è mol-; to varia , perche ha dipinta vagamente la Ichiena di alcune macchie nere , & le Spi- gole fi ueggono eflere di un Iblo colore di argento ; benché, per moftrar pur, che ritengono il nome della Ipeciede'Lupi, liano tempeftate di punti neri , ma mino- ri 5 & più fmarriti , che non hanno le Trut te ; percioche non è da penfarejche Colu mella per i Lupi condottti nel lago Cimi- no, & Sabatino habbia voluto intender le Trutte,© i Lucijconciofiache farebbe ila to fbuerchio, ch'egli hauelTè intefo delle Trutte, dellequalii fiumi lotto Roma d'o gni tempo ne danno gran copia , come fi vede tutto dì da quelle di Rieti , di Sub- biaco , & dal Teuerone di Tiuoli . Oltra di ciò non farebbe flato ne cola degna la lufTuria Ro. ne di marauigliofa magnifi cenza,che fi folTero feminatifblamente pefci di mare in quelli laghi j percioche Columella Romani. i6; Columella parlaiia de' marini , & de' più nobili 5 come moftrò chiaro delle Orate, delle Murene , & degli fìefsi Lupi 5 i qua- li, mancata à poco à poco la lor progenie, per non poter reilfrer lungamente con- tra la natura, fi veggono in tutto eflere eftinti. Séza che c|l fattO:^& detto delicio- fb di Filippo preflò quei Tuo amico, doue egli alloggiaua in Cafsino, fàcertifsima congettura, che quel Lupo, ch'egli Ipu- tò fuori per il Tuo hifpido lapore , & biafi- mò fubito con le parole j eflere fl:ata la Trutta^ perche in quei fiumi di Calsino, di Sora,& di Arpino fi pigliano aflai Trut te, che Filippo giudicaua, che non fofle- ro da paragonarfi alle grafie Spigole del Teucre • Similmente Plinio dice , che al- cuni Lupi fi chiamano dalla bianchezza lanuti,& ciò dottamente, & propriamen- te j percioche fi sa, che i Lupi, cioè le Trutte tutte fecondo la carne rofleggia- no,&: le Spigole del mare infieme con quelle del Teucre, con vna certa rara ^ X z bianchezza 164 D e' p esci bianchezza fono candide 5 ma non troue- rai cofi de leggero la Trutta nel Tenere > come ne anco la Spigola negli altri fiumi vicini à Rom.a j perche poi folo Eliano ce lebraffe con sì piena lode la Trutta , pen-? fbjche auenne per quello , ch'egli fu da Prenefte5& in quelluogo ne' fiumi circo-, ftanti ci fitrouino molte Trutte; perla- qual ragione fi può credere 5 che Santo Ambruogio Vefcouo di Milano per efle- re ufato alle Trutte del lago di Como^vol fé inferir neTuoi fcrittiil nome uolgato di quelpefcCjtuttauia Eliano fa la Trutta della Ipecie de' pelei marini^ che fbgliono combatter con i Delfini , & dice, che ella bacienti continuati, e taglienti , & che prefaalfhamo non fi ritira indietro , ma continuarne te lo fegue, acciocheinghioc titolo 5 & cacciatofelo nel corpo pofla ro der Io fpago ; & perciò effere ftati trouati de'pefcatori hamidipiu lungo manico; dal quale la Trutta è chiamata Saltatrice , il che noi vegliamo ancor hoggij perciò- che Romani, 16$ che s'è trouato 5 ch'elle entrano con incre dibile empito contrala piena de' fiumi, con tutto che cadano anco da dirupi altif fimi; percioche confì:upenda uelocitàà fimilitudine di uccelli par^che afcendano dal fiume Nare nel lago Velino hoggi detto Piedi luco 5 ilquale dalla cima di vn monte altifsimo ferrato prima in certe fìrettezze 5 & dapoi con tutto il corpo delle acque precipitato 5 non bagnando pur le fbttopofte rupi , quafi che cada dal cielojfi diffonde nel Nare.Ho io anco in- tefo à dire, chele Trutte maggiori nelle riue del lago di Como alcuna uoltacon un guizzo hanno folcato per gli ultimi orli dell'arena in lunghezza di un paflTo giufto . Nafcono Ipeflo nel medefimo la- go Trutte tanto grandi, che pelano cen- to libre, iaporitifsime ibpra ogn altro pe- fce , fia qual fi voglia di mare; mafsimcjle fi pigliano del mefe di Maggio, & nella bocca del torrete di Brefcia. Morte ch'el- le fonopin pò chifsime hore perdono quel la i66 D e' p E s e I la loro eft rema bontà di fapore; perdo- che per la lor grafia tenerezza pretto (i putrefanno . Si cuocono tagliate in fette in pignatte di pietra fatte à ruota nell'ac- qua fchietta , poftoui aflai fale j ne fi fa al- cun conto di altro condimento 5 che vi fi poflTa aggiungere ; percioche, poco poi mandata fuori vna certa fchiuma fimile alla brinatajle lor polpe roiTe di fatto fio- reggiano ; di maniera 5 che fritte poi rie- fcono molto più buone . Tuttauia il Mo- ro nobile parafito j che trouò di fua tetta molti buoni manicaretti intorno l'accon- ciarle viuande^giudicaua, che la Trutta lunga vn cubito 5 fi douefle cuocere in graflb brodo di Cappone , come anco il Fagiano grotto, che lo leflaua vnpoco nel medefimo brodo di Cappone 5 & da- poi per ifchifar la fecchezza , che egli po- tette prender nel rottirfi, lo riuolgeua in vn reticello di capretto sfitto con molti chiodi di garofoli; & nello Ipiedo la cuo- ceua a calor di lente bragie.Io mi maraui- glio Romani. i6j glio fpeflo di alcuni 5 iquali per parer faui fogliono pareggiar, & antepor il Carpio- ne del lago di Garda, lo Sturione del Pò, & molti altri pefci di mare alle Trutte del lago di Como^ & nella ipecie anco di que fìe diano il primo honore alle Trutte di Sora, ingannandoli nondimeno aflai. Percioche Ìo no poflfo eiTere cofi inelper- to 5 ch'io fia tenuto fciocco nel far giudi- ciò di quefta cofa, hauendo io fpeflb man giato 5 & fatto paragone alle più fontuofe tauole di pelei nobilifsimi prefi nell'uno, & l'altro mar d'Italia , & quali in tutti i fuoi laghi 5 & fiumi. Ma quello procede per auentura, che gli huomini lodano per lo più lempre quei cibila' quali fi Ibno aueziati dalla loro fanciullezza , come auenne à vn gentilhuomo Fiorentino , il- quale , mentre à una cena di Papa Leone fi lodauanoà gara 1 pefci di mare con va- rio giudicio de'conuitati, di{re5Lodate Si gnori quanto vi piace i pelei di mare, che io certo anteponerò fempre vna Tinca del i68 D e' p E s e I dellago di Perugia condita in bianco ma giare à quefte voftre Triglie 5 Spigole, &: Rombi ; ilqual detto 5 come goffo , traffe le lagrime degli occhi per le rila à quanti erano prefenti j & poco poi pofto in pro- uerbio diede grandifsima chiarezza alno me delfuo autore, che era dianzi ofcuror percioche egli era vfato à quel pelce Tin ca, che da Fiorentini pofti fra terra dì quareiìmaè tenutoin grande honore . Si dice, che le Trutte più graffe5Come quel- le del lago di Como , riempiono di molto^ fugoi corpi, & danno copiofifsimo hu- mor genitale , fecondo che per legge iii;- tefe Auicenna , quafi di tutti i pefci,^^ mangiano caldi , & frefchi ; tuttauia nuo- cono apertamente agli ammalati, come- quelle , che tardi , & con fatica fi fmaltiA cono,& partono negli ftomachi . I Me- dici più piaceuoli Ibgliono lodar, & dac mangiar agli infermi le Trutte de' fiu> mi>che contra l'empito de'torréti fi effer- citano,& fregate per le oppofte pietre ivi> delle Romani. 169 delle bafle ineguali hanno pancie fcarne , & le carni vn poco fecche ; & le lodò an- co force ne' cibi de' paralitici quel Plinio, che fcrifle delle infermità^ & rimedi] loro vn molto leggiadro libro . Fu coftui fen- za fallo dopo Pliniojche corapoie lahifto ria naturale , & Plinio Cecilio , & fi chia- mò Plinio Valeriano il IVI edico; la fepol- tura delquale vaga di marmo intagliata con bellifsimi caratteri fi vede a Como, doue la caia de'Plinij fu in fiore 5 in chielà di S an Probino fotto Torlo delbattifteo. Della Tinca. Cap. 55. Pare, che il nome della Tinca fia frefco 5 & nuouo ; perche gliantichi auto- ri 5 fuor che vn folo Aulonio, non hanno mai fatto alcuna mentione di lui. Puree celebrato prefib Cicerone vn certo face- to orator Piacentino, chiamanto ilTin^ Y ca. 170 D e' p E s ci ca, ilqualc fu per auentura cofi nominato da quel pefce; come Lorenzo de'Medi- ci il grande^che era di fua natura oltra mo do piaceuole 5 pofe nome Tinca à vn gen tilhuomo Fiorentino 5 che vanamente fi vantaua di hauer in cafa una grande 5 & bella Tinca) cotta con folennifsima arte, ilqualnomedapoi glirimafe eterno. Io credo 5 che quefti pefci paluftri non furo- no preflb gli antichi in alcun pregio ,& perciò non eflere flati celebrati da ninna memoria di lettere j& me ne mone affai Aufbnio 5 ilquale nominò le Tinche 5 & i Luci con i pefci ignobili; ne è da credere, che egli haueffe leuato via i vocaboli , & 1 lor luogo ne haueffe porto di nuoui, fa- cendo egli mentione di tutti gli altri pe- lei con il nome loro antico 3 ma , benché la Tinca fiapefce plebeo, come fi vede effere chiaro quafi per tutta Italia , & per quanto ne dice Aufonio in quefto verlò , Le verdi Tinche fol piacer del volgo j tuttauia alcuna volta furono porte in ta- uok Romani. 171 noia de' ricchi, & Ipecialmente in Roma quella^che fi prende su quel di Tagliacoz zo nel lago Fucino, che hora fi chiama di Celano. Le Tinche di quefto lago hanno il labro difetto confumato , che è fegno della loro {pecie; percioche fi uanno for- te riuoltando nel fuo fondo faflbfb . Ne le ha molto buone anco ql picciolo laghet- to quattordici miglia lótano da Roma pf- lo il bofco di BaccanOjche veggiamo effe re flato conofciuto da Antonino Pio nel fuo Itinerario ; dellequali ne mangiano non pur gh huomini plebei, ma i gran Si- gnori ancora . Quel gentilhuomo Corti- giano 5 che fu tanto ftudiofo alla noflra età de' buoni bocconi, che alcuna uolta fi vantò di hauerfi cacciato in corpo du- gento mila feudi, cuoceuaperfettifsime le Tinche di Baccano prefe di Autunno con aglio , & lardo tagliati minutamente, &aggiunteui herbe odorifere, &fpecie,' in tiami al caldo di un forno tiepido . Si- milmente ha Tinche, benché picciole, Y 2 pur 1/2/ D e' pesci pur da non ilj:^rez.zarri nelilipore^illago di Santa Prafeda à' confini di Campagna di Roma 5 &: della Sabina, che anticamen te fu il lago Regillo/amofo per quella no tabil giornata , nellaquale furono vinti i Sanniti 5 ma fi vendono con le Ragie, & con le Squaine , & altri pefci vili preflb il Panteone piazza ignobile à'poueri huo- niini . Il Platina nelle fue cucine ha fatto vn brutto errore a dire , che le Tinche an ticamente fo fiero le Mene^che fono hog- gi fenza fallo quelli pelei , che fi chiama-; no in Vinegia Menole^ & Giroli^pefci co nofciuti 5 & riputati da Cicerone abietti . I Medici fl:imano , che in tutte le Tinche ci fiavna certa forza à far venir la febre; percioche fi:anno in luoghi fangofi j & fi pafoono delle lordure del fango putrefat- to j ma fparate per lungo il fil della fchie- na 5 & pofte alle piante delle mani , & de' piedi alcuni Giudei furono di opinione chepoflTono afiai contra il caldo della fe- bre j iquali 5 tutto che goffamente, &ri- dendofene Romani. 175 dendofene gli altri faceflero di tai cofe efpericnza ^ pur alcuna volta trouarono , che, ardendo efsi del medeiìmo caldo, ne riceuerono grande rileuamento. &' Del Lucio. Gap. 57. I L Lucio non fi troua mai in mare, & negli ftagni , &c ne' laghi per tutto con le Tinche in gran copia • Per laqual vna ra- gione fono manifeftamente conuinti co- loro 5 che (limano , che anticamente egli fofle il Lupo. Similmente Aufonio fa men rione del Lucio con la Tinca, afferman- do però, che per la puiza,che ipira, quan do li rofte, non è troppo buono à man- giare . Per quefto io non pofìb cofi facil- mente giudicar, s'egli è quel, che in Ita- lia è chiamato Lucio , & in Francia Bro- fcetto; perche quefto in Fiandra è tenu- to nel fecondo luogo de' buoni pefci di fiume; 174 De' PESCI fiume j & in Inghilterra gli Inglefi lo ven- dono d'ogni tempo vino 5 che nuota ne' vinai di legno ; & , per moftrar la fua graf- fezza, che fi vede alle ferite 5 gli aprono con i coltelli la panciajaccioche i compra tori fi allettino dalla villa di quel buon graffo j ne fi muoiono 5 con tutto che fia- no rifiutati 5 perche le ferite fi riftringo- no col toccar le Tinche , lequali, quafi che con vna certa medicina vifcolà , con quella lor tenace bruttura le rilaldano tue te . Il lago di Perugia n'ha di quefta Spe- cie di molto buoni 5 & grandi 5 percioche alcuna volta paflano la grandezza di due cubiti , Dopo i Luci di quefto lago quelli del lago Ci mino , che hoggi fi chiama la- go di Rofsiglione ( fu quefto villaggio an ticamente la villa di Siila) s'hanno affai più buoni in Roma, percioche quelli^che fi pefcano nel lago di Bracciano 5 che già fu il lago Sabatino 5 fono per grandezza , & per fapore lof inferiori . L'effigie del Lucio ho elpreffa 5 doue s'è ragionato del Lupo Romani. 175 LupOj tanto che quelli, che verranno do- po di noi^non dubiteranno punto, chepe fcefiail Lucio, che ho nominato. Que- llo pefce, per parer di tutti i Medici, è ri- putato molto fano , tuttauia, per una cer- ta hifpida fecchezza delle polpe, non ha mai hauuto alcuna lode , ò pregio alle ta- uole de' Signori j di maniera, che i noftra li non fono punto da effere paragonati à' Francefi , & voi Reuerendifsimo Signor mio, &i voftri comenfali fe ne Ibno in- gannati alcuna volta, mentre gli fpendito ri Francefi nel comprargli , non cono- Icendo ancor bene il lor vilefàpore, era- no folaméte tirati dalla grandezza, & bel lezza loro j percioche non Tempre i gran- di fono buoni , efìfendo che in ciaìcuna Ipecie de'pefciè lodata, per autorità di Cornelio Celfo , l'età di mezo , che non ha ancor piena la fua compiuta grandez- za . Nel refto le mafoelle de' Luci abbru- ciate,& fatte in poluere , le fi beono in vi- no con pefo d'oro, fogliono romper la pietra nella vefica^Sc nelle reni. l-jS De' pesci Della Kaina, òBurbaio.cap.58. T V T T I i laghi d'Italia hanno certi lor particolari pelei, che lì antepongono a. 'h altri di queiia fpeciejperciochene- la maniera che negli alberi, & negli al- tri animali fi vede, nella ftefla amene ne- gli acquatici;che altre,& altre acque pa- re , che aflai conferifcano à diuerfi pelei , pervna certa occulta proprietà prefa q dal terreno , ò dalla paftura , ò dallìfteflTo cielo, non folamente à crefcer in mag- gior grandezza di corpo , ma ad hauer an ^obuonilipore . Però fi fogliono lodar i fichi del Genoefato, le pefche di Tofca- n3,le uue del monte di Somma , i meloni diChioggia, & delle bocche del Pò, le mandorle di Puglia , i pomi granati di Terra di lauoro , le oliue di Prencipato, i pomi api) delpaefe di Roma, & i peri mofcatelli della Sabina,le ghiande di Ta- ranto, Romani. 177 rantOjIe caftagne di Chiauenna^vicina al- le Alpi de^ Grigioni, la rapa di Noiiìa)& i tato difiderati in Roma tartuffi di Roma- gna, Et coli degli animali lodiamo à cie- lo per grandezza 5 & per fàpore i buoi Mi laneil ^ le giuuenche Romane 5 i cinghiali Tofcanijle vitelle di SurentOji capretti di Romagna 5 i caftrati di Piftoia , le galline dì Padoiia. & le colombe di Trani. Il lago di Como adunquCjchiamato da Virgilio per la Tua lunghezza grande^ genera pefci grandifsimi; Trutte alcuna volta di pefc di cento libre^ & Burbari di dugento. Ma queiBurbari fmifuratifi poflbnopiuto- fto vedere nelle liquiderà: chiare onde> che pigliar con le reti 5 fquarciandole efsi quafi Tempre con gagliardo empito . En- trano ne' dì del Solftitio nelle ombrofe ca uerne fotco le rupi Lic^niane^ che fono nell'oppofta riua del detto lago al dirim- petto deinibla5& dello ftretto di gém.e, celebrato da Plinio Cecilio.Vn certo pre te accorto > mentre efsi nel fondo delle :ìou Z acque 178 De' pesci acque fi ftanano à ripofàrc, non gli pocen do giunger con le folsine, & con i triden- ti, fi sfor^aua di ferirgli con le freccicjche egli fi:aricaua con vna Tua baleftra j ne pe- rò quelle freccie^legate a vna lunga cordi cella, faceuano colpo 5 s'efsi perauentura no erano riuolti in sùj perche^eflendo be niisimo arniati diquellor ordine difca- glie 5 facilmente ributtauano tutti i colpi. Cofi nel lago di Mantoua^ilqualcjftagnan do il fiume Mincio, fi fparge intorno mol to largocci fono Burbari perfettilsimijper che quelli del lago di Como folo per elfer grandi fono rari 3 doue quefti di rado fo- gliono paffar la grandezza di due pie ; ef- fendo larghi , & , per la bellezza delle fca- glie grandi , & dorate, per il labro ro ton- do 5 che ha color d oro , & per le penne gialle , vaghifsimi oltra modo a vedere . • 1 Vinitiani gli chiamano Raine,& i Paue- fi 5 i Piacentini , e tutti gli altri habitadori sul Pò Carpene; Hanno carni humide, pur non nociue^perabondar di humor . ..; .. non Romani. 179 non tenace, ma acqiioro5& humido. Si dice 5 che nella lingua hanno quafi ogni lor bontà ; percioche & per Hipore è rara , & ha forza di accrefccre l'appetito di Ve- nere 5 come prouiamo nelle lingue delle Tinche5& delle Anitre. Del Polpo , della Se- pia, & del Calamaio. Gap. 5p. O L T n A i pefci fcagliofi5&: Iubrici,& piani, v'è anco la Ij^ecie de^ molli, cofi det ti 5 perche fi fcntono molli al tacco ; come fono i Polpi 5 i Calamai , & le Sepie . Si sa, cheì Polpo ha corpo aliai picciolo, & nel mezo, per mandar 1 acqua Fuori,accannel lato 5 hauendo intorno moltiisimi crini, & braccia , con lequali , per ctlere accorti!^ fimo fopra ogn altro pcfce , tutto ciò, che incontra,lega,batte,(lringe5& abbraccia; sforzandoli anco d'inganar le Itciìc Olirà Z 2 che 1 8o D e' PE s e I che^cofi ben nmnite di quei ior coprimeli rodi pietra: percioche egli ha di più ma- niere riccijafìai branche nelle eitremità de'piedijS: fpefsi pie picciolÌ5& maniache fi piegano per ogni verfo^ con lequali me tre egli è in caccia fà^ coie marauigliofe; percioche pone alle coche aperte vna pe- truccia per tor loro ogni aiuto di poterli più chiudere; fimilméte intrica neTuoi rie ci il Leonesche co le forbici delle branche ammazza la M urena gagliarda , & in quel modo abbracciato , fucciandolo à poco à pocojl'uccide. Si ftraisina anco fpefTo per terra, monta su gli alberi , & alcuna vol- ta pafia nelle cafe . Riferifce Plinio , vn Polpo di eftrema grandezza, & ardire eC- fere entrato di notte nelle botteghe de' fa lami in Hpagna ne' tinacci , & hauerfi via- to a quefto alcuni dì , mangiando, & gua- jftando quanti pefci falati vi erano; finche, fpiando i padroni chi fofle quel ladro^che ciò fiiceflfe, colto all'abbaiar de' cani, & combattuto da tutta la famiglia,chiui era concorfk Romani. i8r concorfa^ efiere ftato à gran fatica morto con le lancie , & con gli {piedi ; il corpo delquale^ per memoria di quella notabil battaglia, fu poi mandato da Trebio Ni- gro Proconfulo à Lucio Lucullo. Il Polpo nonviueoltradue annijSc alcuni hanno detto 5 ch'egli muore nel congiungimen- to di Venere . 11 fuo capo è di cartilagine, laquale tofto s'indura , onde lo fa venir vecchio auanti tempo.Le carni de'Folpi, per parer di Galeno ,& di Ateneo , fono dure^& difficilifsime à digerirfi 5 ma, dige rite ch'elle fono , danno non poco alimen toj &conillorlalfumeruegliano Tappeti to di Venere , & aiutano forte i fiacchi, & i deboli. Si portano à Vinegia di Schiauo nia inuecchiati nel falej le branche de' qua li,& eftremità de' ricci,fono difiderate da^ vecchi, per procrear figliuoli. Alefsi poe- ta nella fua Panfila, come cita Ateneo , ri- ferendo quali fono grincitamenti di Ve- nere, celebrò fopra tutti gli altri il Bulbo, & il Polpo • Q^el Plinio anco , che fcriflfe illibro i8x De' Pesci il libro di Medicina^come ho detto altro^ uè, giudicò) che i Polpi giouauano affai a cardiaci . La Sepia poi , & il Calamaio fono differenti in quefto, che la Sepia è più larga , & il Calamaio più lungo j que- fìo nella paura fparge liquor roflb, & quel la negro. Nel CalamaiOjche già fu la Loli gine, u è vna certa Ipadetta chiarajSc fimi le al chriftalloj & la Sepia ha vn non so che di gonfio corpo tra la fpina5& 1^ boc- ca di mez,o di natura ipugnofa , & frangi- bile. Nell'uno, & nell'altra^non altrimen- te che ne' Polpi , ci fono barbe 5 crini 5 & branche 5 tutto che più breui 5 con lequali prendono l'efca , fenza che fono vn poco più capaci d'alueo di corpOjche i Polpi; à' quali la natura diede poi in cambio di ciò crini più lunghi. Dice Ateneo nel libro della Medicina de' pefci 5 che la Sepia lel^ fagioua al vétrcjil fuo fugo fa fangue fotti le5& mone fluflb per le emorroide co falu te. Et Plinio afferma^che i lor vuoui ^uo- cano l'orina >& purgano la flemma delle reni. Romani. i8j reni.Nel refto la fpecie de' pelei molli dif ficilmente fi cuoce negli ftomacbij &, (h pienamente fi cuoce^dà nutrimento • Per laqual ragione , fecondo Ateneo , fi dice, che eccitano la vogliaamorolaj percio- che nella prima cuocitura alhora^che la virtù nutritiua più lauora, neceflarioè, che ci nafca affai vento , colquale il mem- bro virile fi vien a enfiare^^ à rauiuarfi an co ne' vecchi il piacer amorofo, benché languido , & mez,o morto . Ma da me in particolare è flato manifeftamenteauerti tocche tutti i cibi 5 che fi fanno de'pefci molli, fi cuocono con molta difficultà ne- gli ftomachi degli ftudiofi5& degli ociofij perche i vitij della prima digeftione , non fi poffono regolar cofi bene ne' partimen ti del fegato , & delle uene, ne affinarfi il langue allafua ragioneuole purità. Per la- qual cagione io ho aliai uolte biafimato in faccia à tauola tutta la Ipecie di quefti pefciàPapa ClemétCjche foleua difidero fiisimaméte magiare Ipelfo di fi fatti cibi. Della 184 De' pesci Della Locufira. Cap. 40. A' p È^s e I molli vengono dietro i Crufìaceijtra quali la Locufta tien il pri- mo honore . Teodoro Gaza fu di parere, ch'ella fbfìTe il Carabo di Ariftotile, & Qp piano per il Carabo intende il Leonesche è il Gaiiimaro del Gaza ; percioche doue egli fcriue in molti leggiadrifsimi verfi la battaglia del Carabo con la Murena,dice che il Carabo è armato di vna forbice de tata, con laquale egli prende il collo del- la Murena . Ma, fia che fi uoglia^certo la Locufta è il Carabo, benche^come dice il BarbarOjquefti nomi fi confondano; per- cioche egli non ha forbici a piedi, fecon- do che V uole Ariftotile . Oltra di ciò fi sa, che la Locufta ha il corpo roflb, poncuto, & afpro ; ilche apparifce effere vero da Suetonio , che dice , che l'imperador Ti- berio preffo Capri fece fregar il vifo con una Romani. 185 vna Locufta, eflendogli da dietro uia lìfo la per luoghi fuor di ìentiero venuto im- prouilamente inanzi per donargli vna Lo cufta^che egli alhora alhora haueua prelà; & per l'oppoiito il Cam maro 5 che preflb Plinio è il Leone, come il chiamiamo con volgar nome anco hoggidì, ha in cambio di mani forbicÌ5& il corpo leggero, & ver defcuro, & riluce tutto Iparfo di molte ne gre macchie 5 come vaghifsimamente lo dipinfe Ariftotile, &noitutto dì veggia- mo 5 ilqual Leone è chiamato anco da Op piano Aftaco;& noi nominiamo Gamma ri quelli , che fi trouano nelle acque dolci, firn ili nella effigie à' piccioli Leoni. Di quefti ve ne è grandissima copia in Lom- bardia, che è bagnata per tutto dafpefsi fiumicelli.Ci fono leMaievn poco più grandÌ5& più rotonde nel uentre,in terra tarde à caminare, & uelocifsime in mare ; rVinitiani le chiamano Granceuole, ne' cui todi coperchi fi fogliono chiuder per leggiadria gli Ipecchi . Ci fono fimilmen- AA tei \S6 D e' p E s e I te i Pagiirijdetci hoggi Granchiporri^ ap- pilo le Squillerò Cheli , nominate da Op- piano, & da tutti gii altri Greci Caride. Apitio le lodò eftremaméte nella ina ope ra di cucina. 1 Romani hosi^i le chiama- no Gamerugie, & Pernocie . Ma fono al- cuni 5 che giudicano le Squille eflere quel la Ipecie de' Granchi , che Ariftotile chia mò gobbe ; percioche pare^che le Squille fianooltramodo gobbe. Che cofa poi Ca la Squilla in quel uerfo di Ginuenale^ Mira^come ben copre il piato tutto > Con lungo petto quelH^he fi porta Squilla auanti il padrone. Io credo , ch'egli confondeflTe i nomi de* Cruftacei , & uolle intendere per la Squii la la Locufta^ò il Leonesche fi foleua met- ter à tauola dauanti i padroni ; & per quel li Gammari piccioli accénafle, che a com paratione delle Locufte grandi, quafi mi- nutaglie, fi metteuano in tauola de' ple- bei . Nel refto i Cruftacei fono molto lo- dati peri uuoui 5 & fogliono ingraflarfi a Lune ROxMANI. 187 Lune piene. Per parer poi di Galeno^tuc- ta la loro fpecie p la durezza delle carni fi cuoce difficilméte5& genera humor falfo, tuctauia un poco più téperato^che non la Ipecie de' Teiiacei 5 de' quali trattaremo appreflb.I GranchÌ5& i Cancelli^che non hanno coda^fono di corpo largo^ & forte rotondo ; quefti nel color fono rolsÌ5& ap pefi agliipaghi fi vendono prefib la chie- fa di ponte Adriano 5 agli etici, & à quelli, che hano la febre^conferifcono affai; per- cioche danno alimento humido^leggero, & che rifrefca molto, mafsime/e come 1- fegna Galeno 5 cotti nell'acqua fi leu:ìno dattorno quel loro innato falfume.Efcrio precettore di Galeno affermò , fé que- llo Granchio, che preflb i Greci è il Car- cino , s'abbrucia vino nella patella fot- to al nafcer della flella Canicula, quan- do il Sole entra nel Leone del Zodiaco, che è fortifsimo rimedio contra i morfi di un cane rabbiofo . Et Pelope Medico anclVegli famigliar di Galeno , dice, che AA z queflo i88 De' PESCI quefto viene dalla qualità del medefimo Granchio , & non per peculiare proprie- tà della Tua nacura^l'opinione delquale no è ftata fèguita quafi da alcuno . Ma Dio*- Icoride intefe de' Granchi di fiume> dicen do, che^abbruciati con uite bianca^mefco landoui la gentiana, rifanarono ièmpre i morfi del cane rabbiofb. Delle Oftrache, oc de- gli altri Teftacei. Gap. 41. D E L L A Ipecìe de' Teftacei le Oftra- che in Roma fono tenute in gran pregio, le Gappe fante 5 & le Telline • Da Corfica ci vengono portate le Oftrache , ma rare volte5& Ipeflbj che puzzano j percioche , non fi potendo per le fortune nauigare, ò dilcorrendo il marci Gorfali Mori, non può cofi facilmente giunger à Roma j & quelle, che gli anni paflati erano portate da' lidi di Pelaro, quafi che eftinta la lor progenie. Romani. i8p progenie, intuttofi fono partite. Quan- do Roma era nella fua grandez.z.a^ e tene- uà il colmo delle delicie^fi portauano le Oftrache da Brindifi nel lago Lucrinojle- quali^come fé gioilTero di peregrinar in quel modo 5 & di eflere addottate per fi- gliuole dalle acque dolci s'ingraflTauano mirabilmente; & furono cofi tenute in ho nore le Oftrache da' primi, & più grandi mangiatori di quel fecolo^che veniuano condotte da rimotifsime contrade di ma- re in laghi di legno. Riferi fce Ateneo,che un certo Apitio nobile parafito, che meri tò di eflere chiamato col nome di fuperio re, portò frefchifsime Oftrache a Traiano che guerreggiaua contra i Parti nelle par ti fra terra della Meflbpotamiai certi vafi artificiofifsimamente fabricati. Si lodano aflai quelle Oftrache, che s'appiccano nel le parti di lotto delle naui grandi , & fono diftaccate da' tuffatori con le mani. Nel refto le Oftrache, come dice Galeno , ge- nerano h umor falfo^&ipecialmentes'elle fi mangiano ipo D e' P E S CI fi mangiano crude ^ oltra di ciò accrefco^ no forte l'appetito nelle cofe falaci. Simil mente Plinio Medico afferma, che elle mouono il corpo j dicendo, che le loro fcorze abbruciate qiouano aHai a diflen- terici; & che la lor carne fritta libera dal veleno 5 fé fi haueffe magiaro della Lepre marina.Et Plinio/crittor della hiiloria na turale^è disparere , che ricreano lo ftoma- co. Sono le O flrache medicina à' faftidij, mollificano leggermente il corpo, gioua- no à quelli , che hanno Ipefla , & vana vo- lontà di fcaricar il ventre ; & incitano for- te con il lor falfume l'appetito di Venere , & cotte ne'tiami fanno vn buon prò al ca^ tarro. Con le Oftrache hano natura>& fa- porefimilifsimo i Pettinilo Pettunculi, che hora chiamiamo Conche, lequali fo- no piene di canalettÌ5& con carne, che ti- ra al rollo , &lodatifsime nel golfo di Ta- ranto,& più grandi ; onde latinamente fo no chiamate Pettini.però difle Oratio, D'hauer Pettini larghi Taranto Romani. i p i Taranto molle in fé fteflfo fi vanta. Seguono quelle picciole Conchette^chia mate da' Latini antichi MitilÌ5& da'Roma ni hoggi con Greco nome Telline^che te gonoil luogo delle infalatuccie, perciò- che fono grate al gufto; tuttoché piene di fabbione 5 & pciò nociue a qllijche pa- tifcono il mal di pietra. Oribafio aiferma, che la loro cenere vieta , che no cadano i peli delle palpebre.Ci fono altre fpecie di Coche quafi infinite^come le Porpore, le Cornette 5 gli Orecchi , le Cappe lunghe, i Capparogolijle Pantalene 5 & le Cappe, dellequali non ne faccio perquefto qui mentione, perche rarilsime volte fi piglia no nel mare fotto Roma. V'è anco il Riz- zOjnon rifiutato dalle tauole de'Signori^fi mile allo Ipinofo coprimento delle cafta- gne^ della Ipecie delquale c'è l'Echinome tra molto più grande, & che nafce fola- mente in alto mare ; & afferma Ariftotile, ch'egli è efficacifsima medicina agli ftilla- menci dell'orina . Vien pofta fimilmence tra ipi De* pesci traledelicie delle tauole la Vertibula^ò pur Orticajche è vn certo callo della gran dezzadiuna ghianda^ la durezza delqua- le 5 fecondo Ariftotile^è tra la pietra 5 e'I cuoio di colore fmorto 5 & roflb . Si troua fpeflb ne' lidi di Ciuità vecchia 5 & j come è piaceuolilsimaal palato 5 cofi ho troua- to^che no è puto inlàlubre agli ftnmachi. De' Salami. Gap. 42. Resta, ch'io tocchi alcune poche colè de' Salami 5 che furono cofi in hono- repreflbiGrecijche gli Ateniefi fecero loro cittadini i figliuoli di Cherettrilo, che vendeua pefci falati, folo per compia cer al padre . Similmente i Romani furo- no ftudiofifsimi di quefta cofà, come fi può far congettura per quel 5 che ne feri- uè Plinio • Ma Top ra tutti gli altri fi tenne in gran pregio il Garo 5 che era vn condi- mento Romani. ip^ mento liquido fatto di falamora de gli Scombri falati , il quale giornalmente fi ufaua in diuerfi bifogni della cucina 5 & fi faceua perfettifsimo in Africa 5 onde fu chiamato de' compagni ; nondimeno à' noftri dì in tutto è mancato. In Ibmma gratia è hora quel de' uuoui de' Cefali , le quali, tagliate intorno5& nelle parti di fo- prachiufe in due pellicine, fi traggono fuori de'frefchi Cefali ; i Greci le chia- mano per tutto Batta rghe ; dopo le quali tien il primo luogo il Cauiaro^che fi fa de* uuoui dello Sturione nel mar Maggiore , & raccogliendofi in una gran mafla il fal- fume 5 fi ripone nelle botti . Quefto fi mangia crudo 5 ò su fette di pane brufto- lato alle fiammej percioche con poco fuo co quafi tutti i làlami fi cuocono 5 fecon- do Ateneo ^ il quale dice, che uenne in prouerbio, quando fi parla delle cofe pre ftamentefatte^Si cuoceranno più torto che i falami , come ufurparono i Latini de gli iparefi . Il Cauiaro piacque fomma- BB mente rp4 1^ t' F H s e I mente à Papa Giulio , per hauergli fp^ffe uoke ritornato il perduto appetito, & ma rauigliofamente Tallettaflero al bere, & al uino, come auiene ne'uecchi. Sono. ancoineftremalode gli Schinali, coli uol garmentedetti,cheti fonno delle polpe degli Sturioni 5 & s'aflbmigliano aliai al legno del larice . Si lo da la Morona, pez- zi durifsimi , & oltra modo rofsi di un pe- fce da noi non conofciuto, che quelli y che habitano lugo la palude delle Tabac- che ci mandano per cagion di mercacan-.- tia 3 i quai pezzi però non fi poflbno trop- po ben mangiare ^fe prima lauati con ac^* qua calda non fi fanno molli. Le Sardelle,. che da Plinio, & dal Gaza fono chiamate Trichie,& quelli, che communemente fi chiamano Sardoni un poco più piccio- li, che le Sardelle, fono forte ufati per mantenimento delle famiglie ^ fono pefci piccioli lunghi un dito , & fi falano piu- che in altro luogo perfettifsimi nel Ge- noefaco 3 & alcuni uogliono ^ ch'elsi fiano le Romani. 155 le'Apue, le quali, per autorità quafi di tut ti gli antichi^nafcono di fango, & le ne pi- gliano in gran copia preflb Pireo, porto di Atene . Parimente di Dacia ci uengo- no portate in graticci le Aringhe^condite prima col làle , & poi leccate al fumo ; al- lequali non diede proprio nome il Barba rOjhauendole a citare, come quel, che non glipareua, che da quelle genti folle fiato ulato il uocabolo di Alece. Si con- ducono anco di Gottia,& di Noruegia le Merluccie lunghe un cubito, cofi du- re , & ftirate , che paiono baftoni ; lequali fi ueggono eflerein gran delicatezza de' Tedefchi, cheftanzanoinRoma. Male Tonine Ibpra tutto empiono tutte le piaz ze, & le botteghe di falami 3 delle quali affai difFulamente s'è detto nel fuo pro- prio Capitolo. La Fiandra poi con quelli ci manda i Salmoni,tuttauia in ulb del uol go, perdendo efsi quella loro prima no- bilita delfalato.Madituttii pefci falati, come quafi tutti à una uoce confeffàno, B B 2 tengono ip6 De' pesci tengono il primo honore i Carpioni del Iago di Garda 5 che un poco fritti sinfala- no . Quefti hanno il fapore delle Trutte , & la Ipecie del corpo 5 percioche le lor polpe fono bianche5& la Ichiena di argen tOj&per tutto dipinta di punti uarij ; ma quellijche ueggiamo nelle frutte neri 5 lo no ne' Carpioni rofsi j di maniera, che fcn za dubbio pare, ch'egli fia quel pefce^che è chiamato da Aufonio Salar^quàdo dice» E'I Salar tempeftato tutto il tergo Di gocciole fanguigne . Ne in altro luogo di tutta Italia nafcono i Carpionijche nel lago di Garda ; & cre- d o 5 che aueniife per quefto , che gli anti- chi, che fcriflero de' pefci, come di non conofciuto pefce più tofto che ignobile , non fecero di lui alcuna mentione. Quan to al nutrimento i Salati di ogni forte in- fiammano il làngue, accrefcono la ma- ninconia, & nuocono al pifciare difficil- mente à gocciola a gocciola; pur gioua- no à quellijche hano lo ftomaco pieno di molta Ro M A NT* IP7 molta flemma non falata;& molti aurori fcriflero^che/e fi ufano fenza modo5& fen za mifura, incitano anco gli ftefsi vecchi al piacer di Venere. I L F I N E. Errori corretti . à faccia 14 riga 21 Tibero) Tiberio. 315.8 annuiate ) annullato, a 24. 5 abbracciata) abbruciata. alla medefi. 2 2abbrucciò) abbruciò . a 51. 20 mancando di branche)manca- do in tutto di branche larghe, à 54. 6 parangona) paragona. 340. 15 cotanna) cotenna. 356. 16 Pfammatida, Prammitin)Plàm matida 5 ò Pfammitin . a (55. 1 1 faporotifsimo) faporitilsimo. 385. 5 Volterano) Volterrano, à 1 1 0.1 5 molti) molli, à I 2 2. 5 Lelero ) Lafero. ài 58. 5 Fotterija) Fotterifa. àijp.ip Mufteleni)Muftellini. (Da C^cOì^ - — i /5 '2z f.>* i (^(U ^0^ r-- ^ ^ ? ^e^ Jc^ne-nA^ — ;- — ^—i V £^^^ Qe^ ej))e^ fiuÀu)»^ ■ tt/^ 0U flcUo , e. i^. %£e^ _ tv 0d'fi^à.. ^"^^. <$iUÙl' fia^UL ^ *^^ &' ^'^^" C':/C(rM^ __ ■.i