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DIALOGO |1

INTITOLATO

LA STREGA,

OVERO de gli inganni de

Demoni delì'Illuftre Signor Gio-

uanFrancefco Pico Contede

la Mirandola .

TRADOTTO IN I.INGVA

Tofcana per il Signor Aba»

te Turino Turmi

da Pefcia.

CON PRIVILEGIO*

il

ì

IM P E S C I A

M D X. V.

\S2H .PM

A ce

ALLA ILLVSTRISS. S. LA S,

LEONORA DI TOLEDO

DuchelTa di Fiorenza .

Turino Turini^bdte da Pcfcìafuohtèmilip fimo > e denoto feruo .

A Fedeliffima et humil Ter

uitu tenuta già gran tem- po da M. Baldaflari Turì- ni mìo zio, e da mio padre Maeftro Andrea co la UIu ftrifsima& Eccellctiffima cafa de Medici. Prima con Leon X , poi con Clemen te Y 1 1 . rari e fantiffimi Pontefici , e continuata ancora con l'iilufhifs; •& Eccellentifs. S. il S, Co fimo Duca Tuo gran Conforte, ne laquale fono profperamenteuiiìuti,e felicemente morti (Ec- cellentifs. Signora Duchefla patrona mia fingo lariffima) ha mollo me loro fucceflore che in e£- fa deuotiffimo e humiliffimo per/èuero con le Eccellenze voftre.e con i uoftri Illuflrifs.figliuo li, a dedicarle quefta mia piccolafatica;piu per fegno de lairezzione cordiahfsima,e de la reue- renza ch'io le porto>che perche io giudichi che la fia cofa degna di lei, alche fare mi ha dato ani mo Thauere letto,efiere ftata ufanza de gli anti- chi di offerire le primizie de loro frutti (come che ei fufieno) a quei grandi Heroi che più ha-

A li

ueuano'in venerazione,& il uederetutto giorno che non fdegnano i fugaci fiori de la terra,e le liumili frondi di Mirto e d'Alloro ne gli honori dediuinifsimi Tempii,e de fanti Altari. Quefìa poca fatica Eccellentifs.&IIIuflrifs.Signora per due cagioni ho io prefo a fare prima per fuggire rozio(radiceelondametod>ogni male ) poi per -giouare generalmente a quegli che non hanno la lingua Latina:fcoprendo con ella gli inganni de lo inuidiofo Demonio?nemico de Thumana gcnerazione,acciochelxhuomo poffa guardarli intefi i uarii modi eh egli ha ufato , e che cótinua mente ufa,per indurlo con peruerle uie, con dia boliche lusinghe, e falii diletti a far/i adorare ;

(>er farlo nimico al fuo fattore: in dispregio de anoftra fanta religione,e del uero culto di Dio, contra ilcjuale hauendo noi fempre continua battaglia , armati de la fantifsima fede , farem o .più ficuramente refiflcnza.fcndo per quella an- cora auuerti ti de le lue in lidie, de le fraudi , e de le uane apparréze de falli e mortiferi piaceri , de gl'infiniti lacci che fempre ci tende,: come uo- flra eccellenza potrà qui(per letamine di quel- la fcelerata gente che fi gli in preda.)conofce- re ne la ftoriadi quello libretto. Quella aduque non fi fdegni d accettare quella pìcciol cofa che le offerifeo per fegne de la mia fedeliffima ferui tu. E cofi pregando Dio che le doni felicità in quefla e ne l'altra vita le bacio humififiimamen - te le honoi'atifiime & ìliuftriflime mani .

Alt

GIOVANFRANCESCO PICO

AL SVO MAINARDO; S.

Vr hora o Mundio ho fcher^ato fbpra co/è graut3fe noi giudichiamo pero che tanti huo- mìnifamoftfigent linearne Cnfiianiche han no ferita Dialog ih abbiano /ibernato : come fifia>a me par che quedo genere difcriuere fa un giuoco^quando io lo comparo a quelli che fi dt/putano con maggior grauit a >douc fi tratta de le cofefteffe yJe fianc in natur acquei ctiellc fianoj donde de pendino 3 e quello che h abbino dentro 3o *li accaggìa di fuori . E/fendo una uolta domar* dato [ragion andò fi [opra le mie opere) per qual cagione io non feri ne firn ÌJialoo-o^mam orazione continoata^per capiyper condufió- ni^ad alcuna coja ancora per qui si ioni & annotazioni ì di fi libe- ramente piacermi più lofpartire la cc/a diche fi tratta ne lefue mt èra : e eh' ti Diabgo mi p arcua fintile a la Poe fa : quantunque io fappia che tal uolta lefauole fi pgliono friuere in oratone fami- Ilare. e tal uolta ancora le cefi ben grani in uerjo^ il che ojferuam-* mo ne no/fri Hmm&in quesla e he facendo poco fa > laquale bo- ra ti mandiamo per trattenimento ne l'odio. Ma co fi come non mi e cofxnuoua che quella fintone che fi me fola nel Dialogo none bugia .( accennando fi 'tacitamente a chi legge per il nome la cofit non e/fere fiata appunto come fi narra , ma co fi facilmente potuta e/fere :) co/i ancora non mi è dubio ne Dìakgi ufàvfi quelt ordine che conuiene a con i] cere la natura de le co(c>mapm toflofprefup pone dottrina confufa che in un certo modo paia rafsimiglwfi a le fimilitudim di \Anafagora . Qjtcfìo modo difcriuerefHapprcffo de Greci in molta ftt 'ma (nondimeno [ animo h umano è de fiderò fo de la uarietà con laqude mafsimamente lo allettaur, e tratteneva Celo quen^a socratica) per r accorre naturalmente (qua fi come dicef fin un corpo) le cofefparfe . Laquale facondia di dire per effère da me lontanarmi fece anco difajìare da quella forte di [cnmre ?

pure ahrefente^i è piaciuto tentarlo dandomìfene buona occafio- neper le illufioni,eperi malefici de le Streghe corrimeli pochi me fi fono nel nojìro diftr effonda ledali Coperà, s 'ha acquili ato il nome di Strega, oueramentefepiu ti piacetegli inganni de Demoni,dal quale incitati correuano a gara tutti quelli che fi diceuano effcre portati algiuoco di Diana ihoggi detto f andare in corfo] cofa cer- to nel nome diuerfa da quella antica impieta , ma sellafia di natu* ra differente^ no ,e come fi debba giudicare chefia,efimile,e dif- famile, s intenderà nel procedere. Diradi parimente che cofa hab- bia comune con £ altre antiche fuperfìi^ioni de Gentili , quel che le fia aggiunto per nuoua malica dal Demonio maligno, nimico de Churnanagemra'zwne , e quatofi accrefea a la uerità Cri/liana nel fcacciarlo : che ti parrà infieme con gl'altri miei amici giudì'^pfi e dotti, che io non habbia perduto quejìo tempo di circa diecigiorm chehofpefiin quefle tre difpute > cueropiu tofìo libretti fatti in Dialogo, forfè che fermeremo ancora (hauendo tempo) Dialogi d'altre materie . In quefla operetta doue fentir ai parlare la Strega, credi uer amente d'udire la Jìoriapura,(aqua!e , parte ho uijìa con gliftefìi occhi,e parte udita con quefle orecchi, mentre che mifilcg gemmo iprocefsi: Ma per non ti menare in lungo, e difcoflo da Ut, odi *Apifiio, Fronimoja Strega , e Dica/io dfputare infume de gli inganni de Demoni.

DIALOGO INTITOLATO

LA STREGA, O VERO DE

LE BEFFE DE DEMONI:

TRADOTTO IN LINGVA

TOSCANA DAL S. ABATE

TVRINO TVRINI

DA P E S C I A<.

Ze perfine del Dialogo, fono, *sfpìfìio, fronimoy Strega , e* Dicafte .

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r o N i ivi o. doue corrono tan teperfoneperlapiazzade l'her- be ?F R O. accodiamoci un' po- co che intendiamo la cagione di tanto concorfo , poca può edere la perdita di fi pochi pafsi . Apifh Non faranno pochi andiamo infino a' la Chie fa che fi e cominciata «ila Vergine madre di Dio,à cui fi e dato il nome di fanta Maria de Mi racoli ; però che ci fi fa più d un* miglio . panni di uedere alcunfdi quella compagnia che d han no eletto 1 a danza a detta chiefa,però mi imma gino che tutti quelli che noi ueggiamo uadiano colà. Fro. Credo che tu dichi il uero , perche s'io non m'inganno ho uiftofrala moltitudine de fanciulli ,i famigli che feruono al Vicario del Vefcouo,ma che danno ce ne può egli mai auuenire d andare in fin colà ? anzi più tofto ere do io ci farà vtile/e non grande,almanco tanto

B

i8 DIALOGO INTITOLATO

che quando torneremo haremo voglia di man f giare, ma forfè che porterà la ipefa , che faria fa cil cola intendefsimo qualche nouità,perche io penfo che ha prefa una Strega.e che tanto popò loiniiemeconi fanciulli corra a uederla. Api. ohabitanoflreghein quelli luoghi? certo che per uederla non mi farebbe graue l'andar dieci miglia. Fro. Se dunque tu non n'hai mai uifte horapotreftiuederne. Api.o gl'auuenilTe che io potefsi trouare uno vccelio che già con tanta diligenza ho cerco ne mai ritrouato ? Fro. Che vccel di tu? Apift. La ftrega. Fro. burli Apiftio? Apift. credimi ch'io dico dauero e* non burlo , che il vedere una volta quello che non uiddera mai gl'antichi , debbe effer caro ad ogn uno , e* mafsimamenteàchiccuriofo. Fro. Adunque tu non fai quello che sa tutto huomo? Apift. ere di ch'io uoglia attribuirmi d'hauer notizia di quello che tanti grandi huomini e* dotti affer- marono non hauer mai potuto ne pigliare , ne fapere quel ch'egli fi fuffe,fe alcuni però mai ne prefono? Fro. Che cofa ? A pift. L Vccelio Stre- ga,perche ancora che io babbia Iettai *> 77 2 *. t L'infami con la carne ali di Strega *

zfazmano. Che timido Alsiuoi che la notturna., Strega fi lagna > e fuona in medi l'ai e' quell'altro. z>4etrAgÀìse £*} trifto augurio dmfelice Strega

El cuor de i'Afsiuol mefto e' dogliofo,& ancora

ncca.

L A ST 11EGA, 19

Gl'interior canati a uiua Strega, Auuenga ch'io iappia ancora ìblerii mandare anticamente per maledizioni, nodimeno quel che fiacche natura ell'habbia,non lo so : e' Pli- nio il penfa che fia fauolofo quel che fi troua fcritto de'Je Streghe che mettino le lor poppe ia in bocca a bambini,e dice inueronó fiaperfi che vccello ita la Strega. Fro. Marauigliorni ueden- doti pratico ne Poeti che tu non babbi letto co- me anticamente le Streghe fi fòleuano cacciare da gli ufei con una mazza di fpina bianca, e che fono vccelli ingordi col capo grofioe glbcchi fiffi, incauati, il becco torto le penne macchia- te di bianco,e Pugne adunche , e che ii chiama- no Streghe da l'horribile ftridire che fanno notte , uedi adunque che pur fi truoua fcritto co me ella fi chiamile perche, e qual natura, e qua! formatala (uà. Api. Tutto intendo, maquefte Streghe fon forfi d'un altra forte,e di natura di- uerfa,perche li dice che quelle beono il fangue de bambini,e non-che gli munghino le lor pup- pe in bocca onde dille colui , Ouid.

Volan di notte & i pargoletti figli Guaftano in culla a le nutrici allenti Gli ingordi petti empiendo &i crudi menti Del fangue noftro tinti, & i fieri artigli . e che queflecofefiaiio fiate ofieruate infino al tempo- de gi'Heroi mi muouono a crederlo quei verfi ,

B ii

*o DIALOGO INTITOLATO

Venner di Proca drente a 1 ampio tetto (Ouu Di poco nato il figlio iui trouaro Lafdiato loro in preda, el mifer petto Votar di fangue,empiendo il ventre auaro Gridando aiuto l'infelice affretto Tra crude man, corfe al grido amaro La nutrice fmarrita ei figlio uede Guafto che tardi ornai foccorfb chiede non ti pare egli che quei uerii tanto diuerfi in fra di loro ,dimoftrino ancora la natura diuerfae contraria de le Streghe ? Quelli fi poteua giudi- care che fufsino vccelli amoreuoli facendo Tuffi zio de la balia,e quefti altri h può dire che fiano molto noceuoli,che beuuto il {angue de fanciul li gli facciano morire. Fro. A me più tofto pare che fia fabulofo l'uno e laltro,oueramente al- cuna uerità e nafeofta lotto la fauola, credo che non manchino tal forte d'uccelli, ne mai fiano flati trouati, ma canzona, e baia che

Trasfigura in vccellaifcioccauecchia penfoj3enpiutofto,che quelli ffcefsi uccelli per opera di Demoni maligni apparifchinoin for- ma di balia che cerchi d'ingannare,e tanto più che quel Demonio falfaméte creduto lanoinfe gnò il rimedio del falcino, treuolte toccado gli ufci,& altretante fegnando i fogli co foglie d'Ar batro,fpargendo l'acqua fu 1 entratale 1 altre cole macchinado che non erono facre.ma portenti e fecrabili auuenga che anco i medici ne parlino,

onde

LA STREGA, u

onde fi legge quello , Da Quinto Sereno.

In oltre la ftrega a notte ofcura Preme jn bocca il veleno al picciol figlio Mungendo Tempia a Te la mamma impura. c*cofi ufano di fare le Streghe del noftro tempo, quando fi dice che fon portate al giuoco di Dia na,guaftano i fanciullini nati di poco che pian- gono ne le Culle,di poi gli foccorrono col rime dio,lequali cofe mi pare che habbiano hauto ori gine da queflce' che eziamdio il nome loro fia deriuatoda quelle,conciofia che le donne che fanno tal eccello , appreffo di noi , e per tutto habbiano hauto il nome di Strega. Apift. parmi adunque Fronimo chetufiaingannato dalme- defimo errore che fono aggirati la maggior par te de noftrijcredendo tu per uere le cole che fo- no dette dal volgo, io no che donnicciuole fi iiano quefle che uolano a conuiti,& a gli abbrac ciamenti de le Fantafime,ne la notte più ofcura, dalequalelìan guadi i bambini. Fro. Non dir coh però che quello che hanno per cofa certa molti huomini dotti, efperti e' dotati di buon co ftumi^e'che apertamente h> confeifano,non deb be crederli che fià errore. Apift. Certo che io non fono mai iìato fatto capace a credere que- fte cole. Fro. Per che ragione ? Apift. Perche mi par cofa da ridere,che fatto un circolo,& uh toh il corpo con elio uno ungueto non foin che modo,e dette mormorando non fo che parole,

B ili

i* DIALOGO INTITOLATO

iimefcolino coi Demoni e che quelle ribalde caualchino la notte fopra quel legno col quale fi concia il lino elacanapa,fopracapre>fopra bec chi o fopra motoni, e che altre fiano portate per Paria piuueloci che ducuto . Echefitrouino ne le congreghe di Diana e de le Erodiadi,a fcher- zare.mangiare bere.& a pigliare dishonefh pia- ceri . Ma auuertifci che come io ho intefo , non ni uanno tutte ad un medeiuno modo impero che dicono alcune efler portate per la più alta re gione de Paria altre più preiio a terra,& altre af- fermano andanti con l'animo e non col corpo,& effere pofate fopra il lago Benaco in monti alni- ■fimi, merauigliomi che no habbino dette iopra il monte Micala aliar con Talete, o fopra Mi- mante con Anafagora,alcune altre dicono effer portate a l'arbore di Beneuento?hoggi detta ( Zjl" io non mi inganno) la noce di Beneuento. Ma

quale e la caufa che non fon porte più tolìo nel Àrpinato>eiTendoci pur più uici no a la Quercia di Mario ? e non graua loro l'andar pm lonta- no,perche non uanno elleno a la Quercia d'Alef fandro nel CheroneiTo ? in oltre ii dice che Riab- biano a fare coi Demoni liquali eflendo (pur come io credo,) fenza corpo,come pofiono ciler tocchi ? che libidine,& in che modo pofiona le donne di carne con una certa loro imagine ua- na pi gliare diletto ? le fantaiime fo io che foglio no icherzar co i morti, ma non già con uiuje

ZHCiccdcUdc

LA STREGA. * j

Fro. Credo che Te io manderò a ferra i tuoi^argo menti, che tu cederai. Api. Certo fi. Fro. É* coìÌl d'huomo ragioneuole lafciarfi perfuadere e fer- marfi,per le ragioni, per gii eiempi,per {autori- tà de maggiori, confermata dal comune parere . e quefto tanto più li appartiene a chi ha inge gno,e che ha dato opera a le lettere, io aduri cjue per i tuoi medclimi fondamenti ti farò ere dere quello di cheti fai beffe , che dirai? Apift. arrenderommieporgerotti le mani. Fro. Crc do che mi douerai porgere anco i piedi. Api il. Non nelle paftoie. Fro. Cotefto non dehdero già io, ma fi bene che tu uenga nel parere mio (come fi fuol direje con le mani e co i piedi. Que fto harei caro che facilmente mi fuccedefie . Api. Ogni cofa potrebbe efiere mi attenderai quello che ti prefumi. Fro. Panni uedere peri ragionamenti paffati che tu habbia molto bene per le mani i Poeti, e fimilmente la filofofia. Api. Cotefto non mi attribuisco io , d'hauerc i Poeti fu per le dita,percio che e tanto il fare profefho ne di tal cofa,che chi non fa niente non debba at tribuirfela.perche principalmente bifognereb- be hauere la lingua Greca e la latina , dipoi fape re i profondi fenfi , della più nafeofta Filofofia , delle quali cofe e pieno il Poeta, e mafsimameu te Homero,ilquale intendo efiere fiato dichia rato con gran comenti da Aristotile , e d'alcuni altri Filofofi stoici intendo ancora Plutarco

B iiii

i4 DIALOGO INTITOLATO

eiTerfi sforzato di moftrare in un libro affai ben grande , che quel Cieco hebbe ogni fcieza,ogni arte,e finalmente che Teppe tutte le cofe humane e diuine, per laqual cofa,cofi come io nego d'ha uer quella tal cognizione, cofi ancora confeffo che alle uolte quando ho hauto tempo mi fono efercitatofraloro,mafoloperhauer notizia de le lingue, per cauarne(fendo pur anco occupato in altro) alcuni ammaeftramenti accomodati a coftumijper non parere dipoi nel cerchio de gli amici ignorante de le lettere,quando uien occa iione di parlare . io non ho nauta quella filofa fia che e nafcofla in loro, l'ho almanco tocca , e (come li iìiol dire ) lyho guftata con la fommità, de le labbra. Fro. Non (timo che tu dica quello ne per arroganza,ne per ironia,ma per la uerità, laquale cpoil:a(da Ariflonle)nel mezzo di quei duoi viziirperòchetunon fingi di non fapere nulla , ne anco ti uanti di faper ogni cofa, e quel che dici della cognizione de Poeti non repugna al uero . perche Platone fteffo , & Ariftotile fon pieni d autorità d'Homero , d'Heftodo , di Si- monide,di Pindaro,d'Euripide,e daltriPoeti,pe dubito che tu finga non hauere quella filofo- fia che hai abracciara,la onde io giudico , che tu habbia molte più cofe ripofte che non moflri in apparenza. Apift. habbiano a le uolte da natu- ra fenza fludio niiìuno; o le uirtu,o le cofe fimi- glianti a quelle. Fro. Perquefla rilpoflami hai

LA STREGA, H

dato maggior fofpetto . Apift. Che fofpetto Fro. che io dubito parlare con un Filofofo,pur nondimeno io Io lafcieròda banda,dando prin cipio al noftro ragionamento,feuuoiperò prò mettermi di rifponderea quello che tidoman derb circa la prima difputa. Apift. Prometto ri /pondera. Fro. hai tu mai letto apprefio d'Ho mero, quando VliiTe andò a popoli Cimmeri ? Api. Certo fì,a quella gente chehabitane l'aria caliginose nera,doueil Sole mai non arriuaco i raggi. Fro. Che ui fece? Api. molte cofe. Fro, Non fono eglino quelli i veril , a dirli ne la no fìra lingua ?

Io dal fianco la fpadatrafsiallhora,

Et una folla cauar mi preii cura lui fotterra un gomito a mifura , Spargendo i facrifìzii a l'ombre fuora , Tu hai detto benifsimo e'1 fenfo,e le parole.Fro. I giuochi, & i balli di Diana con le Nimfe fue co pagne,credo che tu gli habbiatrouati fcritti più dunauolta. Api. Credi bene.Fro. Coli anco che tu habbia letto l'abboccamento di Venere, e di Anchife ; e come in quei tempi antichi diceua- no molti Heroi elTer nati da'i lor bugiardi Dei , Apift. E cotefto anco ho uifto piuuolte. Fro. Quelli che al tempo de gli Heroi, il diceuano ef fere flati in pregio, ingannauano in uarii modi gli huomiui dati alauitarufhca, e pastorale, co- me erano la maggiorparte di loro, in quefla gui

i6 DIALOGO INTITOLATO

faparimete hauea quel Demonio in forma di Te tide ( creduta da quelle géfi Dea marinajingana to Peleo paflore?il quale come cantò quel Poe. Poco iontan* da la cittade intento Da Ouid. Sol dietro a quella in unaombrofaualle Laido il bel gregge fuo lafciò l'armento . & accioche maco s'accorgefle de Tingano gli fu mlegnato da un'altro Demonio che pigli aua di uerfe cffigieCchiamato Proteo) in che modo ha ueisi a fare a pigliare Tetide,che Da Ouidio. Cento habiti mutaua, e cento forme, ma nota quefta altra fraude,che io ingannò an- co maggiormente : non uolle ufare ieco lotto nome di ftupro , o d'adulterio ì ma finfe di fare matrimonio . Laqual cola da Efiodo fu fcritta in uerfi,come fi legge nelle memorie Greche, e d\ qui facciamo noi buona coniettura che lo Epitalamio di Catullo, fia canato da Efiodo il che ci moftra anco la qualità del Verfo , hauen- do in quella antica facilità. Moflralo pari me te lo ftudio di Catullo ne l'imitare i Greci,di for te che habbia fatte Latine l'Elegie intere di Cai limaco,hora pigliandone il fenlo,&hora le pa- role,cof! facilmente ancora il Demonio ingan- nò Paride pallore fotto la forma delle tre Dee, che come dille Coluto Tebano nel libro della rapina d'Elena.

Non Ibi Pàfcea le pecore ma i Tori , BàpUfnt* Et andana ueflito che pareua rozzo guardiano

LA STREGA. * 7

pecore e di buoi,ccmeegli Tenue a dilungo. Coli l'anello riuoltato uerfo la palma de la ma- no lece inuiilbile quel paftor di Lidia che cómif le l'adulterio con la Regina, cnde e manifefto enei D emoni pigliauano uarie forme , hora di quelle chechiamauano Dee, hora di Ninfe ter »

relh ! ora di marittime, lequali perche eran' ere dmc ftar per lor natura aficofie fiotto lacque,ufci nano talhora fuori de Tonda biancheggiante in fino alle poppe5per efiere uedutc:& per più infia mare altrui appariuano anco in forma di nuuo- .la,coroe dicono le fauole che lece Giunone a I- iione. Donde finfero eiTere uficito il Centauro, al cune altre apparecchiauano illufiioni,& incanti, per inganar co efsi le gerire per fichei nirle a dop pio gli infegnauano coli a dotti come a gli igno ranti.ne fi trouaua alcunaimagine falfamete fìi mata diuina.che con le lue laficiuie no accecafìe quel fecolo rozzo, cociofla cofa che noi Tappia- mo che Diana fleira(il giuoco delaquale hor noi feopriamo a onta e difpregio del Demonicjfu liberale della uirginiti che fìngeua d amare, for per incitar quelli ch'aborriuano laluiìuria.co fi anco fotto nome de la Luna,che fienza dubbio alcuno era Diana7diceano Endimióe efìerfi ghia ciuto ficco. Similméte acccna Fimi. Ippolito ha uere hauto a far ficco lotto nome di Diana, che pefiaua hauerii a referire a quefìo/cofi anco il no me di Virbio > il luogo dou era flato fepoito.cer

tt DIALOGO INTITOLATO

cato con tanta diligenza, e la cura di Efculapìo con tutte quelle fimili altre cofe,tutto crede do- uerfi attribuire a la uanità del Demonio,fe però ne fu mai cofa nefiuna,ogni cofa fi debbe nleri- *~ re a la fauola,e quefto Efculapio ben fu rimerita to fecondo il premio che fi da a Magi,cioe d'una morte horrenda,imperoche tutti gli autori fi ac cordano che fuiTepercolTo dal fulmine,mafon .„..., bene in contefa per quale errore commcffo con m»tt dEfinUr tro a gli Dei ciò gli auenilie. Apiit. Virgilio dii ti9* perhauere ritornato in uita Ippolito , e Pli-

nio,i figliuoli di Tindaro. Fro.Steficoro Pania- fi, Polionto,Flilarco,Telifarco,egli altri diflero altrimenti^ che per altra cagione Efculapio fuf fulminato. Apift. Dillo per tua l'hai a me te. Fro. Sono alcuni che uogliano che Efcula- pio fufie percofio per hauer refo la uita a Tinda ro; non a figliuoli . Stafilo dille che non ritornò inuitanilìuno, mache fanb Ippolito che fuggi da Troezene,e per quello fu morto. Poliamo uolfe che ciò gli auuenifie per hauere guarite de la pazziale figliuole di Preto, Filarco> per haue re dato aiuto a figliuoli di Fineo. Quelli che uol feno , lui hauere attefo arrendere la vita , la maggior parte di loro difie, per hauerla refaa quelli chemonrno nella guerra di Troia, altri a quella di Tebe. Volle Teleiarco, che ei fufie fulminato per ellerfi ingegnato di rifucitare O- rione,manon peròeiiergh fuccclioXi è ancora

l'opinione

LA STREGA. i9

l'opinione di Pindaro replicata da Tertulliano ,

che 'diceua Efculapio efiere flato faettato dal eie

lo,percheegli efercitaualamedicinaper nuoce

re , e coli trouiamo la morte di coflui elTere *piu

uaria che quella di Romulo nondimeno 1 uno e

l'altro di loro fu fatto Dio da i Getili,quantiique

1 uno fufie Iadro,e l'altro Mago. La onde molto

mi marauiglio che quel huomo eccellente ( del

qual fi ricordan glauoli noftri,no fi fapefle guar

dare da tal cofajche co tante Ipefe di non (o che

Principe acui haueuapromiflb di rapprefentare

tutta la guerra Troiana,c5 lafledio d'Ilio métre

che difegnauail circolo per moftrare doue aliog . ,

giaua Achillea doue Vlifie,fu rapito da Demo- ém4^

ni, ne mai piucomparfe. Api. Turni dici cofe

marauigliofe. Fro. Si, mauere. Perciò che quel

Principe mandò a cercare del detto huomo in

varii luoghi di Italia , di Germania , e doue non

mandò egli? E poi che il maeftro andò in malho

ra un fuo fcolare capitò in quefta terra, che ci la-

fciò A feme de luoi malefizi, che infino al tempo

mio fi fono mantenuti . Imperò che chi fufie ito

a lui per ritrouare un furto,dipingeua l'imagine

del ladro, e dette certe parole facre fopra una

Guaftara d'acqua,ui moiTxaua drento la figura ,

il uefhre di colui, & tutto il modo che haueua te

nuto nel rubare . Se noi andafsimo dieci giorni

a dilungo infieme non crederei che mi baftatfe-

no a raccontarti tutte le cofe che io auuertiije

3o DIALOGO INTITOLATO

le infidie del Demonio in diuerfi modimon fm~ za giuftifsima cagione chiamato Satan, che lem preuada macchinando contral'humana genera zione,cofi in tutte, l'altre cole , come ne piaceri di Venere,de quali diceuamo di fopra. Che chi gli nega come oilinato e contrario a tanti huo- mini che dicono non hauergli già prouati efsi , ma bene fanno tede d'hauerlo intefo da chi n'ha fatto l'efperienza, è chiamato sfacciato da A- gufhno (tef!:imoniofamoio(alquindicefimo li- bro de la città di Dio,dicendo che i Siluani, & i Fauni (uolgarmente detti Incubi ) di molte uol- te fono flati maligni verfo le donne, e che le ha no deiiderate, e finalmente fono ghiaciuti co lo ro . e che alcuni Demoni (chiamati da Franzeii Dufi ) del continuo uanno cercando tal dishonc flà, e mettonla ad effetto. Api. Seguita di grazia Fro. Circa il uolare per Paria credo che tuhab- hlio de bia ancora vdito, e forfè letto, Abari fopra una U.dtUfou Saetta efiere venuto in Italia, a Pittagora dal te- ptttag. pi0 Hiperboreo di Febo. Api. E queflo anco so

che fcrifie un certo Filofofo Platonico. Fro. Se ti ricordi coli bene di quefte cofe,facilmente co cederai il redo, perciòche dobbiamo credere tutta quella negromanzia d' Vlifie hauere hauto originerai circolo, di modo che tu intenderai q ueiìe finzioni di formare il circolo non eilere cofa nuoua, ma antiche apparenze,o fauoleche uogliam' dire,lcqual cole cercado di imitare an

LA STREGA, 31

cora i Poeti Latini , impero che Scipione iimil- ^ s'Wittdfr mente e introdotto a cauare la terra moffa con w. la fpada,e tutto quel che fegue ad imitazione di VliiTerma chi ha uifto i uerii d'Orfeo doue par- la de ragionamenti delombre^onofce benilsi- mo quella non ellere fiata inuenzione d'Home- ro,mad Orfeo molto più antico, ilqualeècertif DdxtieloA* fimo che fu imitato da Homer.o non (blamente nel far uenire Tirefia , ma ancora ne uerfi ftefsi con gran diligenza e con grande olTeruazione, fcriueGiuftino martire che il primo uerfo de la Iliade fu feto a fimilitudine del primo d'Orfeo, ^m^mmì che inuocaua Cerere,e benché ufafsmo uarie ce- rimonie nondimeno tutti defiderauano ragiona re, co 1 morti accioche li diceffe che fufleno di- feelì àrinferno,comediceuanoeffere auuenuto aPittagorauntempodoppo ad'Orfeo,ead Ho mero. Et hauere uifte l'anime d'Hefiodo, e d'Ho mero effere punite grauementeper le cole che haueuano dette degli Dei: onde egli erahauto in gra nenerazione apprelTo de Crotenefi,e maf limaméte dicédo che hauea uifto ne l'inferno èf fer martorizati quelli che no uoleuano ufare co le donne loro.Hora io non fo circa a che tu du- biti del uolare per l'aria. Non effendo egli diffe réza nell'una, o uadafi fopra una Saetta , o fopra un Defco,o ueramete fopra una Capra, pure che fi uada come il uento , percioche non tro- fcritto in che modo e come fuffeno portati

** DIALOGO INTITOLATO

Pittagora & Empedocle, o del carro di duoi caualli , o di quattro,o dal cauallo pegafeo,o da Dragoni, o da Cigni per imitare,o Venereo Me dea, opiu torto Circe fopra il carro tirato da duoi ferpenti , o aguifa di Cibele condotta da Leonino a fimiglianza di Bacco tirato dai Lupi Cerueri,o ueraméte più toflo come Tritolemo uolando hor {opra l'Europa, hor fopra l'Ada la- minare quegli la Filofofia come quefhle biade ogn'uno di loro ingannato da Pallade cioè da la aftuziadel Demonio. Api. Parmi ancora (Te io non mi inganno) di ricordare di Simon Mago che con fuo danno tento l'andare per lana.Fro. Hai forfì ancora intefo di non fo che Etiopi, che foleuano frenare dragoni, e fopra di quelli a ca- uallo uenire in Europa. E quefto il dice hauerlo detto Roggiero Baccone , ma il crederlo Ha ri- meffo ne l'arbitrio di chi iegge,accioche non pe fafsiche ioti uoglia porre innanzi il uolare di Dedalo,ilquale non e cofa finta,fi può riferire pure a gli inganni del Demonio , per non dirti come Appollonio detto Tianeo fparifTe dalla prefenza di Domiziano. Ma tu concedi effe- re flati appreffo degliantichi gli fpiriti Succubi, & Incubi, perche non uuoi tu concedere che fìa- no anco a tempi noiìri ? prouandoli co tate auto rità e tanti teftimoni,che uuoi gli raccóterò , del unguento ancora penfo che tu fappia , quel- lo che ne fcriffeno,fi Luciano Siro > come anco

Apuleio

LA STREGA. 3J

Apuleio Afr. Quelli in lingua Latina e quelli in Greca. Onde ei difle,e la CalTetta, e molti bollo li,e 1 olio.Ap.a che adoperaua quella dona la caf fetta,tanti boiìoli,e l'olio riuoltandofi di qua , e di la? Fr.Dichiarilo lo fteiTo autoreti quale dice quelle parole,hauendo tolto di quefti tutta fi unfe,eHendoii cominciata da Pugne depiedi: e fubito le nacque l'ali , dice adunque che unta dal capo al piede, iùbito fi transtormb in uc- cello uolatile : & aggmgne poco di fotto che no era altro che conio notturno,cofi a tutti quel- li che Io guardauano,o che móftrauano di guar darlo pareua che fulfe un coruo notturno > per- cioche io non credo che con unguenti ne con in canti, cofa nefluna fi polla dalla Tua forma tranf- formare in un'altra. Ma quelle Streghe s'unge- uano con certe unzioni per parere oaloro me- dellme o ad altri efferfi tramutatene hauere più la forma che haueuano prima.E benché quefto retorico fallo & aftuto fingeffe d'eflere mutato, nondimeno non dille efiere,trafmutato in uccei lo, ma in Aiino,ancor che egli hauelTe ufato il medefimo unguento:onde quella donna fi dote uad'hauer mutato in Alino il ilio Luciano: per hauerprefo errore nel cambiare la Bolìola, per laqualcofadimoftròuariarfi l'imagine,enon lo ellere,de la cofa, e confermollo ancora più chia ramente dicendo d'hauer ritenuto fotto la for-

c

54 DIALOGO INTITOLATO

ma d'Aimo la mente,e lo ingegno di Lucio:eno e da credere che gli fuffe uenutoper la fantafla una tale imaginazione di trafmutare la formale fufTe flato publichifiìmo grido tal cofa e fiere propria de le donne di Teffaglia , affermò dipoi quello medefimo ancora quel Platonico che imito Luciano, dicendo effere andato in Teffa glia,doue eh einanzi che laiTaffe la prima forma finfe hauerneprefa un altra, tolto (Vio mi ricor do bene delle fua parole) un poco pm unto che non douea : e fatte molte altre cofe . De Iequali fa menzione , tal che dimonflri d'hauere uoluto Seguitare Luciano ne le parole & in ogni cofa,ha uendo egli fatto menzione del mormore di Tef faglia,de loglio Magico che transforma, e del rimedio delle roie che rende prima forma. ApifL Perche credi tu che habbiano detto le roie eiTere buon rimedio ? Fron. Se fonda- mento nifiuno eie, penfo che ila ftatocauato dal grande Ariftotile,appreffo dei quale io ho Ietto effere fra le cole grade e marauig!iofe,.chc l'Aimo facilmente foglia morire per Io odore delle rofe. Il che fapcndo,e Luciano e Lucio* cheTAfinoincui fi erano trasfigurati fpari per le rofe,o ueramente che pure fotto queffo ueìa-. mento ci e ancora nafeoffo qualche altro fecré IO diabolico,ouero Magico* perche in uerità co illunemente .le donn$ di Tcffa^lia e di Traci*

LA STREGA. 35 ì

anticamente haueuano nome dufare gli incan- ti, co quali fauololamente diceuano fare di- fcenderelaLuna eie Stelle fiffe dal cielo, ilche (come ancor diiTe colui ) haueuano infegnato ancora a le Sabine. in oltre diceuano efiere (pi- rate da Bacco , & indi il chiamarono Mimallo- ne , & Edonide.correuano velocifsimamentein furiate con ferpi rauolti attorno a baftoni chia- mati poi Tirfi , dicendo certe parole magiche, <& fumo haute in tantagrandiisima venerazio- ne, che Olimpiade madre del grande AlelTan- dro Magno Imperadore uolfe facrificare con le loro medefimc cerimonie , onde quelle cole che paiono bugie,credo che ila più ragioneuolc che le fauole habbino hauto origine e principia augumento da quefli prodigi de Demoni (non , fenza qualche poco di adombramento diuero mefcolatoui iniieme di molte vanità) più toflo che da fogni (come dicea Sinefiojpercioche a co lui che gli tuife parfo di uedere qualche cola ma rauigliofain fogno , non farebbe oorfc coli to- flo a diuolgarla, come ie Hiaueffe uifta fuora non dormendo Crediamo noi che tanti incati ti che fono celebrati da Greci e da i Latini iiano (lati fondati in fu niente? e tate forti di Ma- llevi che e pieno ogni libro e* ogni autore, laici nazioni, dare mal crocchio incantefimi iatturc,e ingam del noflro antico auenaric.Di qui uiene

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!<S DIALOGO INTITOLATO

quella facer doteffa de gente Mafiìlia che prò- metteua. Con gli incantefimi cauare altrui di mente,

Fermar le acque, e mutare corfò alle fteflcV chiamare 1 ombre notturne . Di qui fono le beuande di Circe, di Medea, e di Canidia, tutte quelle cofe amatorie di Si meta narrate da Teo- crito Siculo , feguitato da Marone . Io mi ricor do dliauer letto appreiTo di Plutarco, lafauola d'incantare la Luna eflere fiata trouata con afta zia da Aganice Teffalalaqualefapendachel'e- cliiTedelaLuna procedeua da hnterpofizione de lombrade la terra, dette adintenderea Tal- ire donne di Tartaglia che non lo fapeuano che quando la Luna fi feuraua era fatta uenire in ter ra da lei . Si può ancora raccontare de le altre fauole , che hanijo hauto cominciamento da, qualche cofa fatta,o da qualche aftuzia . Fu ap- preflo de Greci uno ( io mi ricordo bene > chiamato Palefato ilquale giudicò ellere cofa degna e di grandifsimo pregio monftrare in che modo la maggior parte delle fauole haueffeno principio e fondamento infulfaldo di qualche fìoria : tirata poi dalla opinione e falla credenza del uolgo a cofe più grandi e marauiglioiè , co- me fempre tuoi tare , il che come io penlb accea no Virgilio>dicendo

Moflralo il dotto Palefato in carte .

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LA STREGA. 57

ecci ancora quello che e notifsimo adogniuno fol ere farli per incanti che gli huominio fiano diuerfi da lor medefimi, come cicalauano alcu- ni,o che parelTeno:che ragioneuolmente non pare che alcuno polla negarlo perche lenza uer gogna poteuano dire che almanco gli parelTc che fufle coli . Non ti ricordi ellere flato icritto. Le figliuole di Preto il piano, e'1 monte Di falli mugghi hauer ripieno e'1 giogo Temutole corni in uan cercati in fronte Le quali (di poi dicono diuerfe florie) che fi co* me quelli con la rofa,cofi quelle fumo fanate da Melampo col purgarle il ceruello o ( come uol- feno alcuni altrijda Efculapio con l'arte della medicina . Mao fufieno infuriate per fdegni di Demonico uero per qualche infirmità , gli anti- chi le dettero diuerfi rimedi : peròche i Demo- ni in quel tempo che haueuano l'imperio del mondo tennero continuamente diuerfi euarii modi d'ingannare, non folo per mezzo defacer doti de tempii ; e per gli Oracoli,maancoraper uia delle donniciuole infuriate dalla fpirazione d'Apollo , imperòche facendo marauigliare gli huomini di loro , gli aggirauano fotto fpezie di religioncprecipitandogii ne le fceleranze,e per indurli a queflo pigliarono i Demoni uarie lor- mccome il può ucdere di Proteo ap-pfeflb di tut ti i Poeti, ilcuule fi monilraua con diuerfe appa- renze^ di quelli Heroi che morirono a Troia, i

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38 DIALOGO INTITOLATO

quali Filofìxato dette a crederete Dialogi dedi eati apofteri) che fuiìeno /lati nidi dai uignaiuo lo . Coli anco fi dice efiere apparta immagine di EmpulaLaniia(checuna fantafima con un pie foiose di rame) ad Apollonio Tianeo, mutadofi in diuerfe foggici talhorain un lubito toglien doligli di uifta:& il medefimoauenne a Menip- po cinico (non quello che imito Varrone ne le Satire,imperò che quelita coparazione di que- fio Menippo Lido), e tenuto antichifsimc^tené doli una tantafima o uero una Lamia, come che gli fulTe moglie . Paionti elleno quefte cole fimi li a quelle che fi dicono de le Streghe a tempi no ftri? Api. Si bene perche pure hora mi fouuen- gono quelle parole. Laura Lammia, Incubo, fa- ttole amichete quel uerlb .

A Culle di fanciulli Strega nota »

Sceleranza del Ceffo femmile Fro. Horfu andiamo al rcfto,accioche poffiamo farne giudizio fimigliante . De le Malie ne fono ftate fcritte infinite cole,beueraggi,incantefimif mefture,uoci fabulofe, e lufingiie di Marli , per- che quantunque! nauigantid'VlilTe fi dicefleno per metafora grugnire con i porci, trattenuti dal lelafciuiedeledonne, Hercole hauere amato fuor di mifura, bagnato dalfangue di Nello Cen tauro,e gli amori indotti peri ueleni di Coleo , e che fi lappiaehe per quelle cole ù inoltrano le straiate uoghe della brutta libidine 3 nondime-

LA STREGA. 19

nojelufinghc non fon badante per loro fte/Te, ma infieme con gli incanti, da quali non e preio le non chi uuolc,e però (dice Homero) che Vlif andò incontro a Circe non col bacio, ma con lafpada,ilquale fi comejnócraprefcda l'amore, coli anco no fu ritenuto da gli incanti, i quali no nuocono lenza la maligna mduflriade Demo- ni. E cofi tiene quelli che uogliono efTere tenuti, di ufa grande arte per indurgli a uolere , piglia i uolgariconlelafciuie, con le ricchezze quelli che fon dati a la uita ciuile , e con la gloria quei pochi che fi danno a gli Audi de la Filofofia. Co- li anco noi diremo, quei couiti parte e/Tere ue- ri,e parte imaginan, non ci dirotteremo da gli fcrittori antichi , pero che una fimil cofa era quella Menfadél Sole deferitta da Herodoto, uimata da Solino più diuina, ne la uita di Tia- rlSr^mA neo.il conuito di quella fpofajaquale era unade iui.le.dc0f. la compagnia,o de le Lamie,o de Larue, oue- v'w* ro de Lemuri, doue fi dice , che le tazze di i uali che pareuano d argento di d oro fparirono I Demoni adunque lotto uarie forme fi ac- compagnano con gli huomini, e Fi.loftrato li chiama apparizioni , e Lammie terribili, &ap- predo di Bfaia Profeta, doue fi fa menzione de le apparizioni de Demoni , e di uari modi di ingannare,dicendo habbiamouifto il letto de la Lanuuia : alcuni interpretano che uoglia

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40 DIALOGO INTITOLATO

intendere de Demoni Incubi, e credono che le Lammie dal mezzo in fu habbino effigie huma- na,dal mezzo in giù di beftia, alcuni altri He- brei uogliano intendere per le Lamie le furie in fernali : ancor che ne Treni di Hieremia fi fac- cia menzione de lepoppe de la Lammia, e penfi no qualcheduni quei nome deriuarfi da laniare, cioè lacerare. Altri uogliono che fi deriui da La ma,che uuol dire voragine, e precipizio . E per quello penfano che Horatio diceiìe Nel fanciul diuorato traggia uiua A la Lammia del uentre . Scrifie ancora Probo Celare, che molte Lamie fumo fpettacolo ttl popolo . In che modo hifle quella che fcherm Menippo non fi può di leggie ro fapere da altri che da Filoftrato , ilqual mo- flrainchemodoil detto Cìnico fu ingannato, mentre che ella fin^euacon matrimonio uolerfi congiungere fèco . Io ftimo che Apollonio an- cora fuffe ingannato,quando Io pregaua che no uolefle tormétarla , già ingannato in quefto,crc dendochele Lamie fuiTeno inclinate a 1 amore Iafciuo,e che fi palceffeno carne h umana. Pe- ro che i Demoni fon mofsi non da lafciuo defi- derio,ma da inuidia,per disperdere Thumana , nerazione. ne apetifconoil fangue,ele carne per berfele , o diuorarle , ma per condurre l'ani- ma ell corpo m perpetui tormenti. Pigliano i De moni con occulta fiamma, ma non fon già prefi

LA STREGA,

da quella. Ilche ben Teppe quello eccellente Poe ta quando dille :

Spiragli occulto fuoco . ricordandomi io che diiTe giauna Strega, che quando fi lemoftrauail Demonio fotto uarie i orme5foleua conofcerlo che fi fentiua un certo calore intorno al petto, e parimente affermaua che quando coceua la carne l'era a l'improuifo porto non io che d aiuto. Ilche penfo più chiara mente intenderai , quando udirai Dicafto , che mi paregiauederloa le mani con la Stregale locchio non mi inganna per la diftanzia. Àpi* Io m'imaginauo per lauefte ciuile e perla fpada che hai a canto di parlare con un foldato,ma ho ra ueggo che tu hai per le mani non pur gli Sto- rici e i Poeti famofiima ancora i Filofofi >8cife- greti de la noflxa religione* Il perche uoglio che quella uia che ci refta,la confumiamo nel ragio- namento cominciato,toccado breuementequel che ui rimane,e che più particolarmente mi di* ca quelle cole di che leggiermente paffando m'hai accennatele neffune pero ce ne fono , ac- cioche io polla raccorre il tutto di quelle che noi disputiamo, quali come io haueffi mangia te le cofe ben digerite. Fro. A quefto bifognereb be un'huomo più dotto che non fono io,e richie derebbefi non un breue andare a fpaifo , ma lungo dere> nondimeno in qualunque modo io poti o non ti ion per mancare, percioche co-

4* DIALOGO INTITOLATO

me farebbe egli mai pofsi bile che io non ubidif fi ad uno che di gia.per il ìlio ragionare hoco- nofciuto elTere curiofo di ritrouare la verità? Se guiterò adunque la difputa cominciata, e narre- rotri per quanto ne concederà il poco uiaggio quello che mi parrà al proposto noftro . Et in quanto che le Streghe non fi trouino in utx <hre,quando parlano del giuoco di Diana , que- llo può accafcare,o dal timore,o dalla poca me- moria,perche tutte le più fono dóne inefperte, e rozze .Si può dire ancora che nafea da Tingano del Demonio, ilquale no tutte le beffa ad un me delimo modo , e quefto fi può uedere ne gli in- canti antichi: imperoche quelli che sufauano ne 1 Eulino , nella ragione Taurica, e ne la Ita- lia, tutti eronodiuerii in fra di loro. Ne la Far- maceutria di Virgilio , e limile in tutto a quella di Teocrito . Il medelimo fi può uedere negli Oracoli , che alcuni ne haueuano da le donne fpi rate, alcuni da l'apertura de la terra, & alcuni altri da fogni fatti da huomini ne tempii, e per quefto dormiuano nel Tempio di Palile Hab- biamo Ietto ancoraché 1 Medici CaJaureli,eDau rii,foleano dormire intorno al fepolcro di Poda lirio. E cola molti ancora foleuano gliacere nel tepio di Elculapio,il che nófolofi iecealtépo de gl'Heroi^mafeguitotal usaza inhn'altépod Ari tonino, ilquale come dice Hcrodiano, perque fio ibio andò a Pergamo , leggiamo fìmilinefltc

U STREGA, 4j

che gl'Oracoli fi foleuano dare per ftatue, inte- re,dimezzate,e parimete per colobe,o uccellilo done che le fuiTeno,che per quella uia deiTeno ri fpoitereper alberi e piante, e nella felua Dodo- na , e ne l'India,erano alcuni prefi da un fubito furore,et altre eofe tali coli uarie come li falsino anco gl'auguri el modo di iacrificare de facerdo ti,imperòche spianano appreifo de gl'antichi di uerii modi di cerimonie nefande^e di facrifizi a- bomineuoli,cdiuerfeincatazioni,coh ancorate pi noftri quelle cole c'hanno hauta origine dalle cole profane, fi tanno co altre cerimonie che no ulauano i Rom.Catone,ilpiuuecchio,narracer te cole ne libri de la uilla,tato feiocche che a pe-> , na li trouachi polla leggerle lenza rifo:e pur ioti dette da huomo che fu Senatore, e Céfore, e che trionfò. Circailmouimentoedouefiano- porta te dal Demonio, e circa il luogo doue elle liana pofate,nódouea parerti cofa marauighofaperò che quel cheper fuanaturafuoleinganare,cdop -= pio,e uario, e quello eh* e ùerace li fonda in fu la {implicita , e quefto li può uedere ne le finzioni de poeti uarie e repugnanti tra loro,e bene fpef* (o ne le ftorie:quàdo,dicono la cofain più modi: e parimete ne l'opinioni de Filofofi.e ne le rifpo fle de lureconf.ma no auiene già coli ne le ferir- ture de Teologi, perche ne le cofe lor proprie no hanodiferepanza nelTuna, cioè irr quei precetti chapartegona la fedele ahiiuer necefTarioper la

44 DIALOGO INTITOLATO

falute,fono in tutto,e per tutto, confonanti, e co cordi jn fra di loro,e però il Demonio maligno e fallace, bugiardo,& amico della difeordia, coli uario,e muta mantelli (per dir coli) che e un vo- cabulotrattodagliftudiolìdela lingua Latina da quelle fauoledi che habiamo già parlato: le quali fcherzando diceuano che gli huomini li transformauano in Lupkdi poi coli come il De- monio ingannaua quegli antichi Filofofi fotto (pezie di dottrina, cioc Pittagora , Empedocle , Apollonio e' altri fimilifufando lacci a quelli che facilmente gli parea di potere ritenere)cofi tira- ua £ia le donniciuole con lafciuia , e con lo f be- uazzare,e umilmente hoggi di tira gli huomini, da le qual co(c molti Filofofi aborrirono.il De^ monioaduqueinpmmodi gli induiTe a farli a- dorare fotto ombra di fapienza, e fotto uelamé di falla religione, conciofiacofa che eglino an- daffeno per gradi di dottrina a le preghiere a gli Himni, a grOracoli,doue parea lor d'acquiftar- neilpronofticarelecofe future,el'elìere porta- te per aria a diuerii luoghi , e faceuaii quello per opera di Demoni che efsi attribumano a la Diui nità de gli huomini. Imperòche come harebbo- no gli fcolari di Pittagora, uedutolo disputare hora nel Taurominio di Sicilia , e hora poco di poi nel Metaponto? in che modo farebbe egli andato Empedocle per aria, e come ili farebbe ito Abari , donde fu chiamato caualcatore di

per-

LA STREGA, 4*

pertiche ? chi crede che Apollonio preuedefie molte cofe,e che comadalle inficmea Demoni , grandemente li inganna. Fingeua il Demonio maligno eiTere aftretto da lui,accioche hauendo lo allettato fotto fpezie di falla diuinità, per fuo mezzo potelTe più gagliardamente ingannare gli altri, ilche puoi conofeere perii fine, prima uolle fare perire Pittagora con il tumulto del polo, dipoi col fuoco, e finalmente s'ingegnò di farlo morire col ferro. Difperfe Empedocle con una morte infame, hauendolo condotto a tale chelicredeua deflere fatto diuino,& ufauadi cantare

State di buonauog!ia,cheioperIo auuenire ni farò Dio immortale non più mortale, per mo- flrare a compagni di rallegrarli nonellere più huomo mortale ma diuino . Del qual coli diiTc colui:

Mentre eh elTer gli pare immortai Dio Empedocle faltò nel fuoco d'Etna , Ma o egli ufciiTe di uita con quella morte , ó con quella che fcrilTe Democrito Treuenio,cioe che s'era appiccato ad un Corniuolo , s'ha da te- nere che il Demonio l'induceUe ad ammazzarli dafe,negli baflòd'hauerlo fchernitochei ere- deiTe l'anima fila efiere pallata in diueril corpi ; onde dille in quel fuo uerfo

Di già fanciullo e fanciulla fu io , ma ancora con uoci diaboliche., e con Ipknd^ri

4* DIALOGO INTITOLATO

fiaccole l'allctto, a morire/Rapi forfè ancora À- pollonio inlicmc con l'anima conducendolo a dannazione eterna, laqual morte pare indegna de Magici,perbchee dubbio doue egli monfie. Alcuni dicono effere morto in Efeio, alcuni in Creta* & altri in Rodi. Il iepolcro,ouero il depo fito infino al tempo di Filoilrato non fi trouaua, auuengacheda certi finocchi fufle adorato per Dio : il qua! culto mancò in poco tempo , come fanno anco gli altri inganni del Demoniche co- fi ce llorono gli Oracoli doppo l'auiiènimento di Crifto,de quali quafi tutto IVnJucrfb era infet tato,pure co i medefimi inganni .jMaquello che giapalefenìentefpargeuagli Oracoli, li ora .Uro de in oicuri iaberinti, appetendo i lafciui congiu gimenti hoggi tenuti uituperofi da le genti, do- ne già erano horreuoli /donde è quel uerfo .

Degnando Anchifc al fuo coniugio altero

Venere Dea, t quefto non purea! tempo de gf Heroi, ma al te

f>o d'AleffandroediScjpioncaquali accrebbe a gloriai efiere tenuti figliuoli di Gioue , fendo coli noto per liftorie che non faccia meftiero il raccontarlo, che Gioue Demone ilqual credeua no- effere Dio,fi ghiaceffe co la madre di Scipio-, ne in forma di Serpente,e co Olimpia moglie di Filippo. Cofi il Demonio induceua a lare male quelli che erano pieni di lufiuria mefcolandoci anco il uelo de lafupei flizicne* E di ione inue-

LA STREGA, 4 7

fcaua col or che erano cupidi de la gIoria,chc ha vendo pronofticato mentre che uiueano le cole future per mezzo de la (uà pratica,doppo morte ancoraprediceuanociochehaueada eiTere. la qucfto modo diccuano, Orfeo ilquale fu tenuto Profeta mentre che uiile,hauer date le riipofte e gli Oracoli, doppo morte Tuo capo tagliato da le d onne di Tracia efferfene andato in Lesbo adi habitare in una fpelonca,e che preadeua i uatici ri per l'aperture della terra, portauano ancora i Demoni in uolra gli Oracoli d'Anfiarao e d'An- filoco indouini,e mentre che uiileno e poi che fumo morti, ilche forfè che deitderò Empedo- cle quado uolfe effere tenuto Dio . E parimente fingeuano che i Re doppo morte efercitafleno la arte militare , come fauoleggiauano di Refo,il <juale diceuano armeggiare nel mòte Rodope,e* attendere a le caccie & al caualcareàn oltre dice uano che l'ani me di cjuefti appanuano , no pure per mezzo, di quei circoli e di quei facriEzidi Homero^rna che fi moftrauano ancora fpotanea tnéte,e per certe cóuézioni che faceuano ( come dice Filoflrato,che fi moftraua Achillead Apol- lonio^ Protefilao co gli altri capitaci che haue- uan fatta guerra a Priamo al Vignaiuolojmaper ciTere i uiii,i coftumi.c le cole fatte dacofloro di uerfeda quelle che fcriue Homero, ne punto confonante a quelle che dilTeno o.Darete Frigio, Q.uero Ditio Creteo itterico , puoi conofeere

DIALOGO INTITOLATO

quante bugie fiano aggiunte a alla felicita de De moni &alla cognizione delle cofe,e quanti aggi ramenti fiano pofti foprai modi del uiuere . La onde il Demonio fi puofe già con quelli che fi reputauano faui, e fcherniuagli di forte che def- loro a credere cofe cótrarie repugnanti , e lon tane in tutto dal uero, quale e la cagione che tu con tanta iflanzia ti marmigli che ne le Streghe del noftro tempo fitrouino molti aggiramenti, e la più parte contrari fra di loro? matauigliati più torto de la potenza e fapienza di Crifto,che quello che inanzi al fuo auuenimento,il Demo- nio maligno perfuadeua a i Re, a gli Oratori, & a Filofoti, come cofa grande marauigliofa e de- gna d'ogni fapienza:horaa pena lo può perva- dere a gli hùomicciatti &aledonniciuolef cioè che adorino lui,e che faccino quello che egli co manda,e che quello che già palefemente li face- ua in tutto rvniuerfo,per tutte le nazioni , come cofa honoreuole e degna di lode, hora fi faccia appreffodipochi,di nalcdfto>& in luoghi remo ti e folitari, come cofa brutta e piena di uitupe- rio . E confiderà (quello (òpra tutto degno della gloria diuina^ il fondamento della fede CrifHa- na eifer tanto fermo e faldo,che il Demonio ma ligno n5 uuole che le Streghe habbino affare fe- cole prima non rineghino la fede noflra , non" iprezzfeo i facramenti , e non calpeftino l'Offra falu tiferà. Inquefla guifa il nimico di Dio e de

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t A S T RE C A. 4>

|rli huomini uuolc che quelli che laflano la no- ftra religione piglino iprincipii de Tuoi facrile- gi.E quello perche non pollano (lare infieme il uero e'1 falfo,la luce e le tenebre, e la religione e la fuperftizione . Ma parmi che hora mai ti po- trai chiarire di quello che habbiamo ragionato per la uia. Eccoti la Strega a le fcale de la chie- fa,che parla con Dicallo. Api. Diouifalui. Die. Che ci e di nuouo Apiftio ? Api. Noi desideria- mo d'intedere le nuoue da te,cociofia che Froni trio qui & io fiamo uenuti quaper udire infieme con elfo teco la Strega:de le cofe che fi fanno ne f altro mondo,fete ne contenti però. Stre. ohi-^ me:Dic Sta di buono anìmo,parla fenzapaura, non dubitare ch'io ti manterrò che non ti farà fatto malniffunoyComet*hopromeflb:fètu dirai liberamente tutte le tue ribalderie , che ad ogni modo non le puoi celare perche ho teflimoni, e principalmente te delinquente,laquaìe mafllma inente ho defiderata. Stre. Io ho detto* perche mi tormentate più ? Dica. Bifogna replicare,no pure in prefenza di due o tre teftimoni , ma di molti: e poi anco di tutto il popolo , tu uuoi fcampare il martoro,a che ti condannano le \cg gim hai promeffo di fare tutto quello che ioti comanderò,& io per quello t'hoprome/To non ti mettere ne le mani del Potefìa , che ti faccia abruciare fecondo il coftume antico. Hora io non ti comando altro non che tu racconti le

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*o DIALOGO INTITOLATO

cofe che faceui con i Demoni quando eri in cór- fo,o uero nel gioco di Diana. Str. O giuoco per me amanffimo . O infelice donna che io fono ? Dica.Non ci e bifogno di piangere ne di ugno* lare. Stre. Di grazia non mi tormentate più : ui prego mi diate tznto tempo ch'io ritorni in me « & di poi ui diro tutto quello che ho fatto. Dica. Se piace cofi a noi io la contenterò , pero che fc noi indugiamo a domane,ella dirà ogni cofa co animo più pronto e con miglior uoce , alche io harb molto carò((e non ui increfeera la uia ) che ui trouiateprefenii.Api. Non increbbe la uia a quelli che andorno da Gnofo , a la Spelonca , Si al tempio di Gioue,per udire le nani leggi di Mi nos e di Ligurgo; & a me doueraincrefeere d'aa dare un miglio per intendere più da preffo e più minutamente quelle cofe che non fono uere * almeno per i difeorfi di Fronimo,mi paiono ue- rifimili .? Fro. Mi rallegro che tu ceda non a me ma a la mera uerità, o pur tu non fei anco chia ro ale cofe che le fon limili ? & a tue certamente non farà graue per fare efercizio ritornare in fin qui da la città. Dica. Domata na adunque ne uerrete da noi affettati con deiiderio .

IL SECONDO

LIBRO,

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del Dialogo intitolato la Strega

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jS|| I a T E appunto uenuti a tempo che s! la Strega hor fiora fi cauerà di prigio- ne. Apift. Eccola che la menano lega ta. Stre. Cofi m'attenete le promene eh ? perche date tormenti a^hi ha confeffato ? Apift. Buona donna qui non se portato nulla da darti martore Fronimo qui & io fiamo ue- nuti {blamente per uedere & udire,e per aiutarti doue noi potremo. Fro.Cofì e. Stre. Quefte ma nette mi fano male,&i nodi de le funi fono trop ftretti:et ho paura anco di peggio. Fro. Falla un poco allentare. Dica. Horfii fiaanco fciolta. Str.comincerb un poco a rihauermi.Dic. Sta di buono animo e non dubitare che non ti manche rb niéte di quello che io t'ho promefTorpure che tu anco mantenghi le promeife, ne ci inganni in cofaneffuna, manifeftando tutto quello diche farai domandata. Stre. Tutto manterrò fenza in gannarui.Dic.Raccontaci quelle cofè che tu co feflafti a me hier 1 altro,e hierfera quando il no* taio fcriueua. Str. Se uoi mi ridurrete a men- te col domandarmi quelfe co che uolcte, io ut rifpoderb ordinataméte. Dica. Dornadatela uoi Apiflio,e Fronimo,che io ui do iiceza,ch'hoggi

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i* DIALOGO INTITOLATO

quello Ipettacolo e fatto per uoi,io flarò a udire cdoue mancherà io la rimetterò in fu la uia. Api. Sei tu mai andata al giuoco di Diana, o uè- ro de TErodiadi ? Str* Certo fi che fono anda ta a quefto giuoco , ilquale fia di Diana , o de l'Erodiadi, quello non so io.Fro. Non ti diisi ia hieri Apiftio,cheil Demonio ingannaua in uà* ri modi , nel tempo che Diana era adorata dal- le genti, e che il fuo nome era chiaro e famofo per tuttol mondo , era cofa glonofa leffcre an- numerato frale compagnie di Diana, lequali au uenga che fuffino dette vergini, nondimeno era- no chiamate anco Nimfe , e piaceua loro il no- me di fpoia : ma più FefFetto,benche non cercai feno con debite cerimonie di elfere Ipofe legitti merperche fra loro v'era frequenza di flupri e di aduìterii ; donde e quella meretrice tante uolte replicatane veri! d'Homero,métre che fauoleg- giauano una compagna, ouero una Nimfa di Diana (Napea,Oreade,oDriade ch'elle fuffeno) hauere hautoafare con quei falli o Dei , o He- roi che gli chiamaffero,e béche fuile tenuto da ì Cetili cofermato dal comfx parere del uolgo , le Ninfe del mare, e de fiumi eiler inclinate a gla- mori(come tutrouerrai fpeflb di Cirene, Leuco toejCimodocea, e de 1 altre falle Dee de fiumi e del mare , nondimeno perche e manco perico- lo landare peri monti, che tuffarli ne l'acqua, perche piaceua più tonuerfare ne le caccia

LA STREGA, ij

di Diana che ne Tonde de gli Dei Marini, fi det- tero più uolétieri a giuochi & alle danze di Dia na come a cofe più diletteuoli : ne tirò poi de le altre a {otto fpezie di Erodiadi,a lequali daua piacere ne le danze de la felua Idumea.Dica.Di quefto giuoco di Diana o uero de le Erodiadi le ne fa menzione ancora ne decreti de Pontefici , doue fi recita una refoluzione del Concilio la quale fpre (fornente comanda che fi (caccino. Fr, Credi tu Dicafto che quefto fiaquei medefimo giuoco .? Dica. Alcuni dicono di fi , & alcuni al- tri uogliono che fiapiu tofto una nuoua Erefia l; Fro. Io credo certo,che parte fia di quello anti- co^ parte ripieno di nuoue fuperftizioni, come tu dicefsi antico d eiTenza,e nuouo d'acciden- ti (per parlare fecondo i moderni) Dica. Hai tro uatauna bella diftinzione perlaquale fi pollano nfoluere molti dubbi che ne nafcono,dode alca ni hanno prefo un granchio non piccolo,penfan do che quefte donnicciuole fempre fiano porta- te al detto giuoco folo con l'animo e con l'imagi nazione,e non col corpo. Api. Adunque tu cre- di che le Streghe fempre fiano portate al giuoco col corpo ? Dica. Non tutta uia perche fono (la te trouate qualche uoitafoprauna traue , oppref da fi graue fonno che non hanno mai fentite le percoiTe,& alcuna uolta a cauallo a certe gra- nate di feopa, appiccateui coli forte, che ancor che le do mufferò non ne le hanno mai pollate

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$4 DIALOGO INTITOLATO

ipicchare da lequali fcope penfano d efTere por- tate. Api]]:. Qual credi tu efTere la cagione , che, tal uolta fon portate col corpose tal uoka ancora mentre che fi prefumano deflere portate, il tro uino al giuoco folo con la imaginazione ? Dica, Qualche uolta procede da uno aggiramento e da un lottile ingano del Demonio.e qualche uol ta dalelezzioe fteffa delle 5treghe,percioche io mi ricordo già che Henrico, & Iacopo Teologi Germani fcriiTeno d'una certa Strega che faceua queluiaggiò ne i'un modo e ne lJaltro3come più gli piaceua,cioè e uegghiando col corpo,& alcaj na uolta folamente con l'imaginazione: quan- do glmcrefceua il camino ; & che allhora get tatafi in fui letto , dette certe parole abomine uoli , diceua efiergli rapprefentato in una certa nugola tutto quello che fi faceaal giuoco , quali come in fu la Scena. Fro. Che rifponderefti tu a gli auuerfari ? Dica. Prima direi marauigliarmi, che con un fol modo di fare quel uiaggio ofier- uato già in una regione del mondo,da una certa compagnia di dóne facrileghe e profane,uoglia no giudicare tutti gli altri modi de facrilegi,dc le fuperftizioni,e de le magiche uanita,e quel modo folo uolerlo accomodare ad ogni parte , del mondo, e che paia loro tanto di fapere, che uoglinoriftrignerela potenza grandifsima dei Demonio ('hautolainfino dalla fua creazionejad lana cofa fola .Dipoi che non uogliono fi dichi*

LASTRE G A. 55

ri la cofa fecodo quelli che fono più giudizio, per feparare le caie che appartengono a la natu- ra da quelle che s'afpettano a la fede Cattolica, e finalmente negano quello non eilere , che lenza biaiimo non poiiono negare che non Ha pofsibi- le . E non fi può dire che qualche uolta non Ha flato . Se non chi uoleffe sfacciatamente oppor- li a mille autorità. Ma qualch'uno più audace di me direbbe forfè di uolere uedere l'originai ue- ro del Concilio, e l'autorità più degna di colui che ha detto queflo:imperbche molte cofe lbno corrotte appreffo di Graziano, onde fra l'altre caule forfè quefta e una, che quel ino compen- dio non e mai Rato comunemente approuato, ne cofi hauto in luogo di leggi che non poffa co tradirfegli, ma (per concedere ogni cofa) co que fìa tua diluizione par che fi chiuda la bocca a l'auerfario,per laquale fi può uedere che queflo andareincorfoche fanno le noftre donnicciuo Ie,e' i nofìri homiciatti,parte è limile a quelgiuo co>e parte diuerfo, imperoche ne qui,ci interuic ne Diana, o ti crede Dea de pagani, ne ti ueggo- no cofe limili a quelle che danna il Concilio, in quella regione, e pure nondimeno qui ti fanno di molte cofe che non ti legge mai effere (late fat te quiui , comuni folamente con l'altre fuperfli Zioni de Gentili>e con gli inganni de falli Demo ni ne gli unguenti dan noli, nel fangue innocente de fanciulli; nel circolo;ne gli incantefìmi , &in

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f* DIALOGO INTITOLATO

molti malefizi,circa l'andar col corpo per la re* gionedelaria: e chi negafte quello moto per l'a- ria iopra humano non poterli fare dal Demonio, cafcherebbe (come io ftimoj nel nome diureti- co, perche come renile in quel libro facro Vfiti- de huomo iantifsimo non e potenza niiTu- na in terrache fi compari a quella del Demonio, eferitto ancora ne rÉuangeiio,che il noftro Si- gnore Giefu Crifto fu porto iopra il .Monte, e io pra la cupola del Tempiore tutti quanti iTeolo gi tengono per fermo che fu (Feportato attorno* e che i corpi ad ogni minimo cenno obediico- no a gli ipiriti fep arati dalla matéria,in quanto fi appartiene al mutarli di luogo a luogo, <X al di- sputare fé quefte Streghe fiano portate in ueritl onore quiflione di ragione,e quella e di fattoi Percioche quando fi sa che una cola fi può fare, s ella ila fatta o no , non fi può fapere te non per teftimoni,de quali noi n'habbiamo infiniti. Fro. Non e marauigha tutti parimente farneticano poi che intendono la uerità da altri . perche cofi come Dio dal male ne caua il bene,coii gllnuomi niefsedo male informati, da le co buone fi sfor zano trarne le cattiue. Il limile fanno tutti gli t> retici de le facre lettere. Apiil. Di grazia non mi' interrompeteil mio doroandare,perche di tutte quefte coie haueuopenfato di domandarne poi* Dica. Horfu domandala. Apiil. Come fi chia* ma egli quello giuoco? Str. Le noiìre pari e quei

LA STREGA. 5?

li de la copagnia Io chiamano il giuoco della Si- gnora. Apift. m che modo andaui tu ? Str. Ero portata non andauo. Api.EfoprachePStr. fopra un maglio da lino. Apift. come può eflere che quello andafte non portandolo niiluno ? Stre. ^Lo pprtaua l'innamorato. Apift. Quale innamo xato ? Stre. Lodouico. Apift. Foricun'huomo che ha nome coli? Stre. Non huomormaunDe monio maligno che sapprefentaua in forma di huomo,& io lo reputauo Dio. Api. Mi maraui- glio che il Demonio il quale hain odio tutti gli huomini , fiponeffe quefto nome di Criftiano ? Fro. Ti marauigli che s'habbi pofto quefto no- me che hàbbiamo hautoda Gentili, trasfiguran doli ancora ne l'Angelo. Api. Dici che e venuto da GentiIi?Fr. Da Gentili lì,imperòche(feio no mi ingannojaon trouerai mai per e (empio neflu notalnomehauere origine ne da Greci, ne da Latini . Ne Comentarii di Cefare folamente ho Ietto LitauicOrjdondecuenuto Luigi (uariato di poco) ne la lingua Franzeie : e poi ne la Latine* Lodouico,chenafce da quello. Apift. Non uo deputarla hora lendo rifoluto di uolere ragiona re con la noftra Strega. Fro. Ho detto quel che me ne pare , pronto nondimeno a udire i più fa- ui di me. Apift. Ma o buona Strega ti prego che tu a fcuopra finceramente i tuoi amori. Str. che cofauuoi tu fapere. Apift. Pareuati egli huomo? TJtrTHuomo,ecc«to che i piedi, chepareuafein

58 DIALOGO INTITOLATO

pre gli hauelfe d'Oca? Tempre gli portaua riuolri indietroytàl che rimaneuano l'orme a contrario. Api. Qual credete uoi che fulfe la cagione che fimoftrafle huomo nel uolto,e ne gli altri mem- bri.e ne piedi oca ? Dica. Tu leggerai quello in tutti i libelli de le querele,il Diauolo o nero il De monio?o uuoi dire Satanaffo>mofl:rarfi in forma d'huomo eccetto i piedi : di che mi fono Ipeflb marauigliato, & immaginatomi che la caufa ila che non polla interamente pigliare la forma hu- manarnon elTendogli concerto rapprefentarla ne piedi,e forfè può edere , che i piedi più torto che l'altre membra no rilpondino a l'altre fattezze , perche ufauano già ne fenfi millici lignificare gli affetti per i piedi, e per quello gli porti riuol ti in drieto & a contrario. Ma perche habbiapiu torto uòluto pigliare il palio de l'oca che d'altri ammalilo confelfo al tutto di non faperloife già ne l'oca n5 è qualche proprietà più occulta che polla accomodarli a la malizia. Benché ionotv mi ricordo che tal cofa Ila ftata auuertita da A ri- ftotile>anzi più tofto(fe io ho bene a mente ) at- tnbuilce a quella forte d'uccellila uergogna* Fro. può ancora il publico nimico del genere hu mano hauere uoluto fpargere alcune reliquie' più nafeofte de la fuperftizione de Gentili: a cui già 11 facrificaua loca lotto il iimulacro dìnaco e di Inachide , e di qui venneno quei uerli. Non giouail campidoglio faauer difefo

L A S T R E G A. 5 9

C he gl'in tediai fuoi non ti dia l'Oca

Inaco degno . ouero come altri uogliano che fi legga più torto

Il fegato la Vaccha Inaco dia

Atene piatti Dice Plinio che fifoleuafacrificare il fegato de l'oca a Inaco Dio del fiume d'Argo : il qual uc- cello s allegra de l'acqua, ed'Inachidefi proua perche li la per la ftona d'Herodoto,che i facer- doti Egizii erano foliti mangiare carne d'Oca : e quiui con gra fuperftizione sadoraua Ifide, che fu tenuta poi Diana : in oltre Foca più aftuta del Canefcome difle coluijfacilifsimamente coturba molto il filezio de la notte:a laquale diceano Dia na eflere fopraftante : el Demonio forfè prefe , i piedi di quello vccello a dinotare che coli come quello è vccello vigilante, & quando le bifogna eflere intenta a far la guardiane fenzafonno; coi! douerfi ancora eflere follecito a l'andare a quel giuoco , e quiui cofumare tutta la notte dandoli buon tempo. o uero perche fi dicefle che una cer ta parte di quello uccello incita le donne a luffa ria: potè Umilmente eflere indizio di qualche a- more pm occulto e più crudele,trouandafi feri t to roche hauer defiderato c5 libidine altri fuor de la loro fpezie.c cofanota appreflb di Plinio di un fàciullo d'Argo chiamato Oleno e di Glauco citaredo de Re Tolomeo de quali fi dice che le Oche n'erano inamora.te . Douc io credo che

DIALOGO INTITOLATO

Plinio crraflc,pcrb che Teofraflo nel Tuo libro de gli amori dice che il fanciullo fi chiama per nome Anfilocoenon Oleno, maOlenioeraii nome dellapatria,ne quello cai tutto inconue- niente,imperò che i piedi de l'oca fono già (lati hauti neledeliziedeconuiti,eper quello forfè fi può dire hauereuoluto dinotare che le uiuan- de fcelte de la menfa di Diana eran da efTere prò polle non pure a l'altre^ma ancora a quelle de la menfa del Sole d'Etiopia,doue non fi legge che ui fuffeno ufati i pie de loca,ìquali forfè per pau ra MeiTalino Cotta infino a qui non gli ha mefìi in ufo, quefte cole mi piaceno più che dire che Toche habbiano a effere celebrate con nome di Sapienza: per hauer conuerfato ancora con La- chide Filofofo ne bagni perch'io crederò più to fio che quefla forte di domeflichezz a fia fimile a quella d'Aiace Locréf e col Dragone,e no fuffe difforme da quella uoce famigliare che Socrate fentiua fonarfi ne gli orechi , o uero da quella che pronoflicaua ad Agamemnone e Menelao r & a Priamo,fecodo che fi legge nel poema inti- tolato de le pietre, che,c attribuito ad Orfeo, ne e al tutto fuor di ragione il credere che quei pie- di uogiino lignificarla preflezza del camino co' laqual llano portate al giuocó,conciofia che noi no leggiamo alcuno altro vccello mai hauer tat to tanto viaggio con i fuoi piedi,quanto foche, che come dice Plinio uenneno già da Morini in

Imo

LA STREGA, £.1

fino a Roma a piedi. Fro. Dimmi un poco tu,mo ftrauatifi egli mai con altri piedi che d'Oca quan do ueniua a te? Strc» Mai con altri. Apift. Come ui ueniua? Stre.^cTìimandoIo io,e fpeffo da per fé. Apift. Tempre in forma humana? Stre. J>em-_ pre quando ueniua per dormir meco. Apift, O cKe dormire con una uecchia grinza. Stre. Ohi^ me ohimè Dio ; di che hai tu paura? Stre. Vc~ dete uedete. Dica. Doue? stremi muro. Dica. In^ che forma? Stre. Di Paffera.Dica.Hora fi moftra in forma dVccelio luffuriofifiimo , no fi difeofta do dal parlare di quella donna, uoi auarczate co laluffuriaogni moftruofa libidine. Apift. Mara* uigliomichc neffuno altro eccetto cortei vegga quella Pallerà* Dica. Certa che niffuno non la uede. Apift. Coiainuero marauigliofa.Fro. Per che cagione ti marauigli, non ti facendo mara- uiglia de l'Anello di quel paftore di Lidia det- to Gigi , celebrato e da Platone e da Cicero- ne ? Die. Auuiene non pure ne le uane appari- zioni de Demoni iniqui e maligni > ma ancora ne prodigi diuini,che quelle cofe che fi fanno pa lefemente,ta!hora non fien uiftefe non da pochi e per tacere le altre cofe,quel lume che flaua ib- prail capo di S. Martino del qual difputa Seue- ro Sulpizio , fu uifto da pochifsime perfone . E quello fplendore che apparfe a S. Ambrogio me tre che fcriueua,fu uifto folamente da Pauiino : ma perche queflaprefenteimagine del Demo-

ai DIALOGO INTITOLATO

niò fia uifta folaménte dala Jtrega, io ne darò la cagione a 1 amicizia che ha con efio lui , per la quale fi fa che non foiamete gli occhi,ma anco- ra la potenza imaginatiua,per un certo habito fi indirizzi ne l'amato. Tre di fa,ci raccontò hauc re uiflo il fuo amatore rauuolto in giri a guifa di ferpe.Fro.Cofi anco fi moftraua appreflo de tili,& in forma dvccello & in forma di ferpe; pc che tu hai letto che domandando AlefiTandro la guida dei camino a l'Oracolo Ammone,gli dette i Corui. Api. E uero,e fc io mi ricordo be- ne gli dette anco i Dragoni. Fro. Dubiti tu forfe che quelli nonfufleno Demoni fotto fpezie di Coruo ? cofi quegl'altri due che racconta Arido tile fra le colè marauigliofeefler flati in Caria in torno al Tempio di Gioue . che bifogna che tu ti marauigli hauendo letto appreflo di Plinio che l'ani ma d'Ermolino Clarzomenio anda- na uagando fuor del corpo , e quella figura Coruo che era folita partirli da la bocca d'Ari- fteo Proconefio, la quale diceuano cfierela fua anima,non era ueduta da tutti gli huomini , ma da qualcuno , e molto meno ancora ti maraui-

{jlierefti tu fapeffi quel che fu detto da Ariftoti e,e confermato da altri di quei huomo Tallo. Api. Dicci di gratia quel che fi dica che gli auue nifie. Fro. Dicono enere ftata uifta da lui mede fimo, l'anima fua mentre che moriua dargli ina zi laquale non uiddeno gli altri huomini. Apifl.

LA S TRE GA, 63

Si può dunque credere fenza biafimo (come di- cono) che li uegghino qualche uoltafpiriti buo ni e cattiui lenza corpo,da quelli che flanno per morire i quali non fian uifti da altri ? Fro. Per- che no ?hauendolo creduto tanti huomini fa- mofi e ferirtelo ancora a gli altri ? Api. Etti paf- fato uia la paura .? Stre. Sijej>er i uofìri ragiona- menti e per la preienza uolìra. Api. Hai tu pero tanta paura del tuo amatore ? Str. Fu già tempo che non n'hauea paura,ma dapoi che fono in pri gione e che con tra la uoglia fua ho riuelati i no- ftri amon,mi fpauenta fuor di modo , flando tal hora a l'ufciuolo della prigione, & a quella fine- stra piccola mi dice villania, epromette d'aiutar mi,fe io fio opinata a non cofeiTare. Api. Quan- do tu andaui al giuoco non ti faceua egli mai nié te paura ? Stre. Nienteeertu. Api. Andaui tu o- gni di, o pure in certi tempi? str. La fecondanot te doppo il Sabato,che hoggi e incarto, comia dandoli da quello. Api. Andaui tu mai gior- no al giuoco? Str, mai JFro. Di qui puoi conofeé re ancora le reliquie de lamica fuperftizione ti ricorderai:

Su i notturni canton de le cittadì

Hecate hauer gridato che altrimenti fi chiamo Diana e Luna, a laquale (come dice Pindaro) foleuano facrificare le doa ne,conciofia cofa che i mafehi non ricorrefsino da lei non ne le cofe de l'Amore » La notte era

#4 DIALOGO INTITOLATO

dedicata a fimil preghi,* finiuanfi come finiua il giorno. Onde e quel verfo

Cacciommi coi Cauai l'iniquo giorno Apift Vi e forfè fotto qualche fenfo più nafeo- fto. Fro. Che? Api. Quello di che fece menzio- ne Menandro.Dica. Ogni un di uoi dice bene, condo la faenza humana,ma io fecondo la diui na,ui addurrò l'oracolo perfetto,non alcuno di quei nani d'Apollincma quello che uenne da la uerità e daDio fteifo. Api. DilloJDica. Colui che fa male ha in odio la luce. Fro. Certo fi che cote fio e verìfsimo:matu o buona Strega perche no ti trouaui tu ancora l'altre notti ne le danze di Diana, ouero de la Erodi ade , o di quella che tu chiami la signora ? o per parlare più chiaro per- che non ti ri trouaui tu,o nero non pareua di ri- trouarteinqueftaillufione del Demonio l'altre notti? perche iofo certo fecondo la fede noftra Diana non eflereDea>ne la Erodiade, ne anco gli fpiriti immondi eflere iìgnori deFliuomo. Stre. Non lo so. Api.Preparauiti tu per l'andare o pu- re afpettaui lui che uenifleper te ? Str. lo faceuo, un circolo , & untami montauo a cauallo fopra un fcabellojdi poi ero ieuatain alto e portata per aria al giuoco,quaIche uolta calpeftauo i'oftia fa crata nel circolo, e fubito giungeua Lodouico del quale io me ne feruiuo a mio piacimento Api. Che vnguent o era quello ? str. Fatto per la maggior parte di fangue di Bambini. Api. che ti

ungeui tu ? /

LA STREGA, «I

ungcui tu ? Eli mi uergogno adirlo. Api, omc retricesfacciatifsimade Demoni, fi vergogna delire quello che non fi uergognaa fare. Stre. Parui marauiVlia ì Apift- Mandafuora il uele-

~ or ir

no, che ungcui tu .? Sere. Le parte che io ufo per federe. Apift. O tu l'hai detto honeftamen te , maio uorrei fapcre quanto tempo tu mette- ui dal partirti di cala a farri uare al giuoco. Str, Poco. Apift. Quanto era quel poco ? Stre. Man co duna mezza hora. Api ti. Quanto andaui al ta da terra, quando eri portata ? Stre. A l'altez- za duna giuda torre- Apifl. Hora io uorrei par ticolarméte fapcre ciò che fi faceua nel giuoco , e non ti fia graue buona Strega (fé uuoi ch'io ti aiuti )ii dirci tutte quelle cofe che fi faceuano quiui , come mi hauefsi a rapprefentare detto giuoco . Stre . Quando noi erauamo giute al fiu me Giordano . Apift. Al Giordano i che e quel che io odo ? Fron. Quefto uiaggio fatto in fi co tempo infino al fiume Giordano. credo che fia una bugia del Demonio . Imperò che per ingannare anco le donnicciole, le tien legate più forte , trouando nomi di luoghi magnifici perciochenonfi può concedere che in ìpazio a una mezza hora, un corpo humano, d'Italia poiTaeifere portato in Afia. Ma forfè Satan ha dato colore a la cofa di qui, perche già habitaua no quiui l'Erodiadi , mi marauigho bene che

E

64 DIALOGO INTITOLATO

non dia loro ad intendere , che elle uadino in ScitiaalaltarediDiana,il che forfè l'harebbe fatto quel nome di Jfcitia fufle flato a quelle donnicciuole cofi familiare, come quello del Giordano , ilquale e conofciuto da tutti quelli che nelle chiefe hanno fentito recitare il Vange lio . Ma quella tal befhalità, non facra ma facri- Iega, non molto concernente a giuoco , ma più torto a morte crudele forfè che le coducc a qual che fiume vicino : benché alcune dicononon ef fere portate a l'acqua , ma a certe fommità di monti . Dica. A me non pare cofa impofsibije che fiano portate ai Giordano y almanco in fpa zio di dieci hore , come dicono quali tutte le Streghe. Fron. Tu peni! adunque che in fi po- co tempo faccino tanto uiaggio , quanto e da quefla noftra patria alla Siria & alla Fenicia l Dica. Può bene il Demonio muouere i corpi a fuo piacere. Froni. Si ma non feguita che gli pofla muouere in fi poco tempo : o portandogli lopra la terra uerfo la Schiauonia, e uerfo la Tra eia a man finiftra , ouero da la delira per TAfri- ca:ouero pattando a diritto il marelonio^'Egeo^ fopra Corfu,e fopra la Morea, fopra le Ciclade che guardano Rodo e Cipro , fi pofino ala riua del fiume Giordano. Dica. Perche non può egli efiere queflo ì Fro. Perche non uogliono i tuoi Dottori- Dica. Perchexaufa non uogliono?Fro*

LAS TR EGA- 67

Perche dice San Tomaio non potere i 1 Demo- nio muouere tutta la terra repugnando acciò la natura> laqual uieta che fi difordini e che fi gua- di lordine intero de le cofe, e de gli elementi Imperò che ripugna a la natura del corpo Fiu- mano leflere portato con tal uelocità, laqual natura fiainfieme cagione di conferuarlo e dam mazzarlo . Però che elle uiuono,doue che fareb bc neceflario che morifleno, conciofia, che l'ini peto de l'aria non mutato della natura fua dareb Le grande impedimento : fi rarificale facilmc te fi rifoluerebbe in fuoco , fi condenfafle per il grande impeto de la uelocità , impedirebbe il corfo, che tu ti imaginaffi che tutto l'aere fi muoueffe in quel modo , che Anftotile fi imagi che fi mouefie il cielo , allhora anco il leue- rebbeno contro di te,e Giouan Grammatico ap prelìb de Greci , e Scoto apprefio de fuoi : fubi- to opponendoti la intrinfeca natura de la quan tità, perlaquale il corpo per quel grandifsimo (pazio,doue non e niente d'aria, bifogna che muoua una parte di fteflb doppo l'altra . E cofidiqui infino in Afia,leuato ogni impedi- mento & ogni refiftenza d'aria , ci fi confume- rebbe molto più tempo che non dicono . Apift. ui prego di grazia che ferbiate a difputare que- lle fottigliezze a un'altro di . Seguita a narrare il uofìxo giuoco . Stre. Quando noi fiamo poi giunte quiui, ueggiamo di fubito la Signora a

E ii

•1 DIALOGO INTITOLATO

federe col fuo amatore» Apift. Chi e quello ? Ste. Noti lo so, ma benfoioquefto,che egli e uno bello, e ueftito di uefte d oro. Apift. feguka. Stre. Quiui noi offeriamo follie facrate ala Si- gnora, e quella accettandole con animo grato e uolto allegro , le fa pofare lopra uno fcabello r e montarui fu co piedi & orinami {opra ? Apift. chi ti daua quelle oftieper portare al giuoco? Srre. Bornio facerdote nato in quefta terra.Dic. huomo fceleratifsimo e peggiore di quanti fia- no già mai ftati conofeiuti , o da me,o da altri in quclìo mondo : dandomi giacoftui ne le mani > io lo giudicai degno deifere digradato e fio in mano de giuftizia, laquale ìubito gli dette quel fuplizio che meritaua fecondo le leggi . Apift. Seguita pure il tuo parlare. Stre. Vi man-* giamo,ui beiamo, ui pigliamo amaro il piaceri, cFeuoIete più? Apift. Voglio che tu lodicaa parte a parte , che mangiate uoi ? Stre. Caratile altre cofe che fi fogliono cercare per mangiare. Apift. Donde l'hauete ? Stre. Ammazziamo de Buoi^ma rifufeitano . Apift. Di chi fono quefti Buoi ? Stre. Di quelli che noi habbiamo in odio. e cauiamo ancora il uinode le botti per berce lo. Dipoi ciafeheduna donna fi chiama il fuù Demonio per cauarfi ogni una di noi la luffu- ria,& ogn*uno di quegli Huomini ouero Demo nifi caccia lòtto la Tua amica. Dica. De Buoi

pare che

IA STREGA, r*

pare che fieno cofeda beffe. Fron. Sono fimili a quelle fauole di colui . Apid. A quale ? Fro. Cioè le pelle e le carni de Buoi che vanno ferpendo e mugghiano . Api. Simili certo,impe roche, che differenza e a dire che la pelle de Buoi uada , e le carne mezze cotte mugghino , da quefta altra illufione che la pelle rauuolta del Bue già mangiato fi rizzi in piedi* Froni. Con unatalmarauigliacredettenogìi Argini chela fiaue di Faggio de gli Argonauti hauefle parla- to , eJ cauallo d'Achille indouinato, percioche credianfnoi che chi eccede cheXanto cauallo d'Achille parlaffe , non fiaper eccedere ancora, il Cauallo Pegafeo,o Dedalo , oueramete quello

Che riportando a fiioi la ipoglia opima

Del fier Libico moftro ad ali tefe

Per l'aere già fchernendo ogni altra Cima? Àpi. Se tu concedi quefte eofe,perche ti fai bef- fe del uolare de le Streghe ? Leggendo tu pure anco quelPalrro

Perieo tirar le penne di Parafio Fro. io non me ne fo beffe , tu penfi che tal co fian fatte per arte deDemoni 1 ma fi bene le tu credeffi che fi faceiTeno o per aiuto , o per inge- gno tramano, ne penfoio che fia cofamoflruola e'l fingere le penne da uolare aThuomo , o al ca- uallo , e la lingua infieme accomodatagli da par lare , conciofia che efprimedo molti vccelli fen- xa marauigiia nell'una deftintamente le parole

E ili

7* DIALOGO INTITOLATO

che hanno imparate quanto più facilmente fi tra fciorre la lingua d un Cauallo , a parlare per uirtu di Spirito , o cattiuo o buono che ma Apift. Tu dici che coteftofi può fare? Fronù Perche ? Effendo la natura uguale» Apift» Puoilo tu prouareperefempio l Si, con unopo fio de le facre lettere. Dicendo Tafina d'Arioba- laahauere parlato, che fecondo i Teologi fu fatto con aiuto de rAngeIo,&conciofia che no fapeffe ella quello che fi diceffe, nondimeno la lingua era fatta dire quello che era utile allo efer cito degli Ebrei, & accio gli era guida lo Spiri- to buono -Nondimeno diro quello che raccoa tino le florie de Gentili de Phauere parlato i Buoi. Apifl. Noi fappiamo che i Demoni non hanno ne offa ne carne , come mangiano , e co- me ufano con le donne? Stre. Sótio-fimili a lacar ne & a l'offa quelle parte ripiene da loro , e fono più groffe che quelle de gli h uomini. Apifl. Po^ treftile tu raffimigliare a qualche cofa, che noi intendefhmo come fon fatti quei membri ? Stre. lononsbjeccctto che fon pm grofsi di que glideglihuomini, epiumoruidi che non e una brancata di ftoppa : e quafi fono limili alla barn- bace . Apift. La (loppa intendo Fronimo : ma la babace nb.Fr.Credo che uogh'a intendere de ìm lanugine Xilina , cioè de la bambace noflra. Stre. l^Jlogli^Jntendere di quella materia de la quale fi iogliono empiere le coperte da letto ..

LAS TI EGA. fi

ApifL Io ho intcfo , feguita . Stre » Come s'era «sfogata bene la luffuria , noi erauamo riportate a cafa. Api fi. E qujui ueniuati egli mai a uedere ? Stre. Speflb , & qualche uolta ancora maccom- pagnaua quando io andauo , o tornauo dal mer cato, e ricordomi che effendo una fera vfeita del la città a buio per andarmene a cafa, treuolte ufammo infieme inanzi che noi ui fufsimo. Api. La tua cafa quanto cella difeofto da la città. Stre. Intorno a un miglio. ApifL E perciò hapre foTimaginedunapaiTera, ma io non mi pollo imaginare quel che uogliadire quelli abbraccia •menti . Frolli. Per contentare quelle lupe : fi contentano pcrò.dicendofi che elle fi braccano , ma non già fi faziano . Apifl. Ne mi pollo anco arreccare ne la fantafia donde colloro pofsino pigliare piacere. Dica. Dicono hauercene tan- to che affermano non efTere in terra un'altro li- mile, & quello penfo io che pofia auuenire per più cagioni, e prima perlagrandifsima bellez- za e grazia del uiib che pigliano quelli Spiriti maligni, di poiperlagradezza flraordinaria de membri,perche con quella allettano gli occhire con quella gli riempiano le parti più occul- te, inoltre fingono d effere molto innamorati di loro. Il che e cariffimo fopra tutte l'altre cofe a le miferedonniciuole. PofTono ancora muouere, drento qualche cofa onde elle piglino più dilet- to che non fanno con gli huomini . Il limile

E ini

7* DIALOGÒ INTITOLATO

credo che auuengha a quegli huomini che ufa* no i Demoni per donne : condolila che quello fceleratifsimo facerdote (di cui diceuo poco fa) diifechepigliaua molto maggiore piacere del dormire con quel Demone che il faceua chiama reArmellina:checon quelle altre donne egli hauelTemai hautoafare. E perche noi non pen- fafsi che hauefle hauta la pratica di poche : egli hebbe a fare anco con la propria forella : e dice- uafi che ìfhaueua hauto uno figliuolo . Come il fufie : quello so io che era in fui proceifo. Et era tanto accecato quel pouero huomo ne l'amore d'Armellina ; che bene ipeffo andando in piaz- za ella gli faceua compagnia, non lauedendo nifluno altrove per comandamento di lei i bam- bini che gli erano portati a la chiefa per battez- zare , ne gli rimandaua a cafa , come erano vena ti , & alzaualoftianon confacrata al popolosa gendocoi getti e con le parole di lacrarla per nafeondere la fua iniquità, e talhorala confe- eraua, riuolti per diipregioi piedi a Fin fu, di quella figura immaculata che ui fi fiiol fare drea to,l alzaua in alto e riponeuaIa,per dare a le Strc ghechelaportafleno al giuoco, quello amore demoniaco era caufa di tante fceleranze, vn al- tro pure in quel medefimo furore cofi beftialme te ama Fioràia (che cofi dice chiamarli ) che mi ha detto più uolte( mentre che io lefaminauoi uolere inanzi morire, che laiTare quella bellifsi*

LA STREGA. 79

ma donna di cui ha già tenuto la pratica quarau ta anni. Et e di modo impazzato,che non crede che ila altro Dio . Quello tale fi ferba ancora in prigione, uoleile per forte pentirfirma perche non crediate che coiloro che fono prefi datale amore faccino folamente contro a la religione , fprezzano Denegandolo & abbandonandola la fede della quale haueuan fatto profefsione in fino airhora,fappiate che fanno ancora contro a IaRepublica,tolgonolarobbad\iItrui,macchia no & infettano ogni cofa,e coni loro malefizii li inmergano al tutto è fi tuffano ne gli adulterii e ne gli Itupri, ammazzano i Bambini e beoni! il {angue loro, prouocano tempeile crudelifsime» gualcano i campi con tanta rouina di grandine, che quegli che anticamente incantauano le bia- de,paiono eflere flati manco nociui; contraiqua li fu fatta la Iegge,e polla poi nelle dodici tauo- le. Apifl. Adunque ci fanno danno, non pure ne beni di fuora che parturifee la terra, ma in quel- li ancora che uengono dal cielo, e da Paria che habbiamo intorno ? Dica. Domandane lei. Ap* Hai tu mai fatto uenire tuoni ? Stre . E [b^icJ^eC fo. Ap. Hai nociuto a le biade con la grandine ? Stre. Più uolte. Api. Con che cerimonie ? Stre* faceuano_il<ircolo e di fubbito ueniua quiui Lo douico, non in forma d'huomo ma di fuoco , & in uno illante cadeuano tuoni faette e grandini , fopra quei campi particolarmente che io uoleuot

74 DIALOGO INTITOLATO

guadare . Api. À che fine faceui tu quefta ruui~ na ? Str. Per odio, non per beniuolenza. Fro. Io iio letto già luoghi di Poeti>doue pare che i De- moni facciano quafi ftrepito ne uerfi ftefsi , co- me quando quella incantatrice,ouero l'ingegno foPoetainperfonadiieiglichiamaua folto no me di Dei, in quefta guifa ,

Con l'aiuto de quai ftupir'leriue

Fo mentre i fiumi a le lor fonti inizio ,

Le cofe fiffe muouo>e fermo al mio

Canto le mofle, a cui nuli altro ardue .

El mar trauagiio,e9l cielo,

Hor pien d'humido velo

Rendo , hor le nubi fcaccio

Hor i uenti, hor lo fcaldo,hora l'agghiaccio* Ma quefta noftra Strega più potente che M edea ha prouocataia grandine e fpintala nelle biade, Tirano ancora le méti de grhuomini ne la malia con quelle lufinghe che elle ingannano il ienfo . Impero che diffe quel Poeta.

Arfeno in fiamme illecite i feuerì

E duri uecchi* e non operan* tanto

Le nociue beuande e figli amati

Tolti al parto vicin fugofi e pieni

Quanto i chiufi veleni ,

Ne gl'animi impiagati

Solperuirtu d'incanto e quefto inabbiatn uifto in un certo modo rino uato ne la terra noftra.Quel facerdote di fettan-

LA STREGA. 7 *

taanni che noi abbruciammo, con le mecfeil me falcine fopra lequali andaua a trouare la Sue cuba lo faceua . un'altro che ìfhauea paffati fetta tacinque,&unaltro ottata,che fi trouauano otto uoke il mefe nel mede/Imo giuoco infieme.E co fi,per più teflimoni fi e trouato che non una Stre g a, o dua, o tre, ma molte : ne tre,o quattro huo mmi,mapiu, fono flati quelli che hanno hauto affare con i Demoni Succubi. riferifeono eglino ftefli che fono da due mila huomini quelli che frequentanoil giuoco. Api- Gli antichi hanno {blamente celebrate tre o quattro Maghe famo : la maggior parte poi fumo dette Medee , e molte anco Canidie, & a i tempi noflri non e Ha ta una fola Erittbna. Fro. Ti marauigii che fia no (late fecento Medee, hauendo tu pure per co fa certa (fenza marauiglia nilTunajch'in una città fola fi trottino da dodici mila circe ; Impero che fi teneuauo per forelie. Api. Io t'ho intefo,e non bifogna cercare il ienfo dello Enigma per Ino ghi occulti , o per ambage. Fro. Per quello pen foche fia fatto con gran prouidenza a di noflri» ne quali pare che ogni cola uada di male in peg gio,che il grandifìimo Dio habbia voliuto in piu modi confermare la fede ne gli animide fideli per allargare in tutti i uerfilareligione. Api. Cd che modi l Fro. Principalmente con tre, col fu e ceffo de le cofe dette,con i miracoli fatti per uir tu diurna, e con lo feoprire laicderanzadicoii

1% DIALOGO INTITOLATA

enorme errore. Pero che noi trouiamo e fiere nuteguerre,fame,pe{blenza,appunto come era no ftate diurnamente annunziate tanti anni prì ma. Laonde quelli che fufieno flati fenza fede haueffeno facilmente a fofpettare tal cofe eflerc fatte , o per forte,o per dettino accioche fufsino oppreflì da la grandezza de le calamità, fc perni forzala fede non fi mantenere, rifuegliata di nuouo in quella terra per tanti miracoli fatti da la Vergine madre di Dio , i quali fi come per lo ro ftefsi confermano la fede Criftiana , cofi per accidente la corrobora ancora quello che cótelé iano le Streghe per mezzo del quale conofeia- mo (per il gran numero de teftimoni cofi d'huo- inini comedi donne )i "Demoni maligni eflerc liimici a la uerità Criftiana , laquale quato più fi sforzano difperdere & offufeare tantojpiu fi uic ne ad inalzare e rilplendere in tutti i modi. Api. Tu hai ridotto benifsimo ogni cofa,ma o buona Stregha, hai morti ancora tu de fanciulli ? Stre. Aliai. Api. Col coltello, o col baffone ? Str.Con lagone con le labbra. Api. In che modo ì Stre. Noi-entrauamo di notte in cafa de noflxi nimici e tal uolta de gli amici perche ci fi apriuano tut- te le porte,e dormendo i padri e le madri noi to gliemoi bambini portandogli alfuoco , e quiui gli forauamofotto l'ugnine con lago e ponen- doui le labbra a fiicchiare ci empieuamo la boc- ca di langue, e di quello parte ne inghittiuae

parte

LA STREGA.

77

parte ne uotauain un boflblo,per fere l'ungue to da ungerli le natiche prima che andaffimo al giuoco. Dica. E perche uoi non credeffi che epe ftefuflmo bugie e finzioni, e che andaffino per le cafe, doue ammazzano i bambini con l'imagi nazione e fognadofi,fi fono tremati in fatto i fati ciullini piangere e co le dita forate fotto l'ugna. Apift. marauigliomi che non gridino quando fi fentouo pungere. Stre . S addormentano in mo- do che non fentono,quando fi dettano poi piati gon forte,e ne fiatino male, e talhorafe ne muo- iono. Apift. Perche non muoian tutti ? Stre. Gli curiamo noi altre, che Tappiamo i rimedi , onde ce ne uiene il guadagno. Apift. Chi u'ha infegna ti i rimedi ? Stre. I Demoni. Apift. Non mi pare che habbiadelueriiimile. Fro. Ai Demonio non fono incognite le forze e le uirtu deleherbe,lc quali hanno ancora cognofeiute gli huomini, ó£ hai dafaperechegia nel Tempio di Efculapio erano fcritte molte regoledi medicina,lequali li dice che Hippocrateprefe,e ferirtele ne fuoj li- bri. Dicono fimilmete le ftorie molti rimedi , et a veleni & a le ferite eiTer flati ri troua ti per i fo- gni, e parimente leggiamo che quelli che defidc rauano fufie loro riuelato in fogno la medicina del lor male(come habbiam1 detto di fopra) fole uan dormire nel Tempio di Pafite , e de gli alrri che erano tenuti per Dei. A pi ft. che ui promec tono quefli uoilri amadon,che fperanze ui dan-

78 DIALOGO INTITOLATO

no i Strk^ tÉb^Jatii^dtfitk^ltezaee diipacttri^ ne quali cbntiòùàmente ci trouiamo. Apift. Hat ti egli mai dato danarifStre.Me ne dette già una uolta alquanti che fparirono, eccetto pochi che mi rimafenó. Apift. o gran ricchezze è chejfa- rebbeno eglino coftoro gli promcttefle la rie chèzzadi Crefo, onero quella di Aleffandro mólto maggióre, che fu portata da quaranta mi la muli, noi crediamo a Quinto Curtio,ouero a Plutarco che difle,co dieci mila muli,e cinque mila Cameli bada che dia a quefta feccia d'huo- mini tanti piaceri,quanti non hebbe mai ne Sar- danapalo,ne Sandiride, ne Stratone. Ap. Quel- le erono cofe humane ancor che brutte , ma que fte fono ridicule e nane. Fro. Non le dire coli ne,!è ben tu Thai chiamate finte & immaginarie. Dica. Io certo {limo che elle fiano in parte uere, cioè che Te Aere loro fia qualcosa, & in parte ua- ne e lenza fondamento nefiuno , e malsimamen te quelle che fon dette da qualchuni , de la traf- formazione de Buoi già mangiati , e poi rifufei- tati, difendendola pelle rifèruata fopra lofia* Ma che fiano portate qualche uolta per aria , e che bene fpefib mangino, bcuano, prendano pia ceri amorofi, quefto non fi ha al tutto da /prez- zare, come cola faifa,e che repugni al uero , po- trei narrami molte cofe affermate da teftimoni d autorità, s'io non témefsi che uoi ui chiamafle ingannati, perche io uoleffi torui il tempo con-

LA Sf T R E G A. 7 *

ceflbui d'udire la Strega. Apift. Serbalo di gra- zia a domane. Dica. Il giorno di domane e già deputato per altre quiftioni, mafeuorrete deli- nare meco,ancor che noi fiamo in uilla , non ci mancherà da mangiare &haremo tempo di ra- gionare . Fro. Non è da ricufare il conuito de fa mico,e tanto più degno quanto che ci farà man co da mangiare e più da ragionare. Apift. L'uno e l'altro mi piace,con l'uno il pafee il corpose co l'altro l'animo. Dica* Domandate a la Strega di quello che più ui piace > io latterò coftui qui in mio fcambio tanto che io tornùperò chein tan- to farò prouedere da mangiare. Apift. Haueui tu fegno nelluno da chiamarlo quado tu eri nel circolo ? Stre. Si vfeendone e chiamatolo due -uolte. Api. Perche non tre,o quattro ì Stre. No losò^ma mi eommetteua cofi , & eipreffamentc m'imponeuacheiononlo chiamaffi tre uolte. Api. che dici tu di quefto Fronimo ? Fro. Que fle fonconuenzioni intefe da i medefimi Demo ni,comefono non pure quelle che paiono chia^ re, ma quelle ancoraché fono occulte,de lequa^ li haparlato el noftro Aguftinoegli altri, maio non credo già che Ha alcuna cagione naturale in quefto numero binario,ne penfocheper quello nabbia uolfuto dimoftrare il mifterio de la Dia- de di Mareta Caldeo, uenuto ne Platonici per mezzo di Pittagora, o fuflequel tale chiamato Zarete, a lufanza di Origene nel libro chiamata

fe DIALOGO INTITOLATO

Philofofumenonvouero Zareta, ilqual nome ufa Plutarco Cheroneo nel dìmoftrare il mae- ftro di Pittagora interpretando una particella del Timeo Dialogo, oueramére più torto s'bab bia a dire Zarada, citando Teodorito Teologo (nel libro de le leggijquerte parole, cioè leggi di Zarado , perche a che propofito haueail Demo nio a filofofare di tal cola con querta beftia ? Ma io credo ben più torto che fotto tal numero ci fuf nalcorto qualche inganno del falfifsimo nimi co . oueramente per non confentire ancora nel parlare a la lantifsima Trinità,che è Dio, ouero per più difcoftarle da l'ufo de la noftra religioe , oueramente più prefto per qualche ingano che noi non lappiamo , infegnato a Gentili , fotto il numero pari,ilquale uoleuano che fufle dedica- to a gli Dei infernali, coli come il numero impà ri a gli Dei del cielo. Apift. Qucrto mi piace .a te Strega pareuati mai d'eflere beffata dal tuo a- matore?Stre. Ma^Apift. O quando tu trouaui i danari elfere {pariti ? Stre. In qualunque modo fi fuffen5rauuertiuo,perbche egliftelfo ritorna- tami rilegaua di nuouo con molte carezze . Api. Quando e ti prometteua tante cofe, e che fingeua effere guarto di te: cheti domandaua egli ? stre. Niente^ltfo non che io non credef fi a la fcd^ Criftiana,ne ui hauefsi Iperanza neffu na , ma in quel cambio io honorafsi lui mio ama tore,a lui mi inginocchiale. tenefsilo per mio

Dio

LAS TR E GA, «i

Dio. Fro. O pefiimo Spirito ueramente Satana, detto da gli Ebrei auuerlario,da Greci Diauolo, e da i Latini, Calonniatore, poteua penfare mag giore.calonniauerfo di Dio che ingegnarti con le fue parole torgli la durinità ; & attribuirla a fteffo con tanta arroganza , e con tanta infolen- za falfifsimamente ? onde forie per quefto amò il nome di Demonio , o perche dimoftraffe feie za,ouerotimore.Mail proprio fuo e fempre di ordinare calonnie e fraude, e cofi ingannò il primo huomo fotto nome di Dei , onde fi acqui ilo j! nome di calonniatore,ccme afferma Giù- ftino Filoibfò e martire. Apift. Ma in che mo- do eri tuconofeiuta da le altre Criffiane ?Stre. Non ci era differenza alcuna , io andauo a la chiefa , la quarefima mi confeffauo dal facerdo- te, e diceuogli tutti gli altri miei peccati : eccet to quello, m'accoftauo a l'altare a uedere l'oflia facra , ne ci era differenza neffuna fra me e l'al- tre donne, ne quefto mi uietaua il mio amatore , folamente uoleua che io dicefsi certe parole pia- no, e che io facefsi nafeofamente certe cofe,Ie quali facendo, non mi domandaua altro. Api. Dicci ogni cofa.Stre. I giorni delefefleeffendo io in chiefa (come s'ufa) e cantando il facerdote rEuangelio, micommetteua,che io dicefsi da me fteffa, non e uero tu ne menti, e quando il fa cerdotes aizauaToftia facra fopra il capo, mi co mandaua che io non la guardafii , e che metten-

F

i* DIALOGO INTITOLATO

domifotto le mani drieto gli facefsi a quefto modo le fica (come io fo horajdi poi con ittanza grandifsima mi pregaua, e con ogni sforzo mi imponeua che io non dicefsi al facerdote cofa ncfluna de nottri amori,e de la nottra pratica, ne diquelle,cheapparteneuano il giuoco. L'altre cofe poi diceffiie io o , non gli importaua. In oltre quado io ero a l'altare a farmi porre in boc cailfacratiiììmocorpodiCrifto, uoleua che a poco a poco me lo cauafli,e mottrando di ipur- garmi,ìo conuolgefii nel moccichino per portar lo al giuoco,per poterlo quiui sbeffare e fcherni re in quei modi che tu hai intefo . Portano anco ra due offre meco cucitene lauette,mediante le qualimidiceuacheiononconfeiìerei cofa net- luna al Giudice di quel che mi clomadafle,doue che poi forzandomi el Giudice , e minacciando di tormentarmi , quel maligno me le fece gitta- te in un uafo da fare mio agio poftomì nella pri- gione,da quello che erafopra ciò. Apift. Vbbi- dittilo tu ì Stre. Si che io l'ubbidii mifera me , e dirouui una cofa molto horréda, che hauendole fpezzate, con una mazza, io uiddi ufeirnefan- gue. Fro. Andiamo (fé ti piace) incontro a Dica fio che ritorna a noi. Apitt.mi piace. Dica. Retta ci altro ? Fron. Siamo ttomacati in modo che non habbiamo bifogno di deiinare. Dica. Riti- riamoci un poco nel orto, e ipaffeggiando forfi ritrouerete 1 appetito -rimettati lei in prigio tic.

LA STREGA, «5

Apift. Non hard mai potuto credere che elle ha uefleno faputo trouare tante fceleranze.Io certo che prima harei facilmente perdonato a quefla forte d'huomini, (limando che il peccato loro non fulTe altro che leggierezza , circa a TeiTer co dotti in quelli errori: e credeuomi che le Stre- ghe fufleno ingannate.facendo parere loro quel che non è, e giurerei che elle fono sbeffate per tal uia. Macoli come ho fempre mai creduto a la religione de la uentà Cn{liana,cofi non com- porterei in modo alcuno che fi perdonala fi empii mal fattori. Die. s'io faro che fi uegga che quello appartiene a la religione Crìiliana.e che io ti adduca tanti teflimoni che farà forza che tu creda in quel giuoco eiTer molte cofe lequaii ramente (come noi fogliamo dire, concedimi quefla parolaj realmente fi fanno : penfo che poi ornatamente non farai refiflenza. Apifl. Infìno a qui l'animo non s'inchina, ne a luna , ne a l'al- tra parte. Dica. Dimmi (ti prego) hai tu ueduto mai morto alcuno rifufeitato ? Api fi. Non n'ho ueduti. Dica. Credi tu che i morti poffino rifu- feitare? Froni. Non lo negherà fendo quello cantato da Poeti, e fcritto da Filofofi e principal mente appreilo di Platone, i morti efiere rifufei- tati da gli inferi. Apifl. Io non fede in una co fa cofìgraueedi tanta importanza, ne a Poeti ne a Filofofi :maarEuangelio. Dica. Io ti met- terò inanzi efempi duna altra cofa che non fi

F ii

r4 DIALOGO INTITOLATO

contengane la fcrittura facra . Credi tu che le naui pofsino ufeire da le Gadi, e dal porto d'V- lisbona Città del Portogallo, & hora ( riuolte incontro a Zefiro ) eflere portate , per due mila cinquecento miglia, o più , o meno, in un paefe tanto grande che non fi iappia quanto giri di cir cuito, & hora rifpignendole Zefiro per il mare Atlantico pollino uenire nel Golfo Indico ? Apf Quefto crederò io. Die. A chi credi tu quefio l Api. A tanti mercatanti che dicono hauer fatto tal camino {oprale larghe fpalle del mare. Dica. Hai tu mai parlato loro? Api. Nomai certo, ma ho bene parlato a quelli che affermano hauerlo intefodachiuicnauigato.Dic. Non potrebbe- ro eglino ingannarti?Api. Gli huomini da bene non li dilettone di bugie. Die. Se io ti produrrò teflimcni quanti Hiiano quelli (e non manco da bencjche hanno confermato,e con giuramento* che le Streghe fono portate al giuoco,e che i De meni fottoipezie di donne fi fono fottomeffi a gli huomini,efottofpeziedi huomini hano hau to a fare con le dóne*E quelli ancora che coftret ti con fagramento l'hanno confelTato,non crede rai tu?Fro. Egli farebbe cofad'huomo fenza uer gogna e proteruo,fe tu non cedeffi . Apift -, Perche cagione? Proni. Perche quando molti li accordano infieme in concludere qualche cofa,& affermanla tutti per una uoce , non pare

verifimiie

LA S TR EGA. *5

uerifimile che alcuno di ragione polla contradir gli, le già non luffe mollo per qualche ragione di tanta eificacia, che hauciìe poilanzadi man- dare a terra iooinione confermata dal comune parere, la qual ragione non credo già che tu hab bia. Apilì:. Qucito tuo silogilmo harebbe qual che uigore,fe non s'apphcaife a le cole che paio no fopra natura , ma a quelle che fogli ono trat- tarli ne l'ufo comune de gli liuomini , e pero non repugnai a la nauigazione de l'armata Spa- gnuola, e repugno al giuoco di Diana. Froni. Molto più fi potrebbe contradire a quelli che narrano il uiaggiode gl'Indi, chea quelli che {pongono il giuoco de la notturna Ecate. Im- perbche quello non fu conofeiuto da gli antichi in modoalcuuo,folamentefi trouorno certi fé- gni, per liquali dicono che già non so che nmitf' d'india uenne al lito Spagnuolc. Horafi naui- ga d'Europa in India , per il mare d'Etiopia, e fo no già deferita i porti , & i liti ne le carte da na uigare , oltra di quefto fumo incognite a gli an tieni Ifole di marauigliofa grandezza, che hog- gifon trouate. E quella terra nuoua fi grande, trouata a noftri giorni, de laquale non ha parla- to mai nelfuno . Che le i Filofofi che fi fono ima ginati più mondi haueiìeno conofeiuto che fu£ le in rerum natura,forfe mofsi da quello, co piu ragione;parrebbe che fuffeno impazzati. Certo

F Hi

%6 DIALOGO INTITOLATO

chediquefte terre nuoue non n'hanno parlato, ne Strabone,ne ToIomeo,nc quelli che fon te- nuti fabuloli, e de le Streghe ne fa menzione chiaramente ne libri de gli antichi , e de moder ni. Apift. Io mi fento già già in un certo modo, pender Panimo per piegare ne la opinione tua. Ma io udirei uolentierii teftimoni che Dicafte uuol produrre , e alcuna altra ragione haucl- fe fuor di quelle che ha dette- From Il dubitare e fegno d animo incorante, e che pieghi hora in qua , & hora ih . Impero che le cofe che dice- vamo inanzi ti pareuamo non uere almeno aliai uerifimili , di poi contraftaui , e pareuati an. co di ragione douer contrattare ; hora confefii che l'animo t melina a uenire nel noflro parere* Per lequal cofe io raccolgo la tua inftabile opi- nione , già non mi deffi ad intendere , che for le habbia dette per Ironia , fendo tu affuefut- to a quello fcherzare che ufanoi Poeti, onero pratico ne Dialogi di Socrate > da quali non fi può cauare mai un certo che di fermo e ftabiie, onero fi caua con gran difficultà- Apift. Io non fingo niente ne giudico che mi bifogni teco ufa- re Ironia . Ma non uorrei in co fa di tanto pregiu dizio temerariamente cedere , mi pare molto meglio (pure che fi faccia con modeftia ) anda^ redubitando,efcopnrehordi qua, edi là, hor a te , hor a Dicafìe (quali come una piaga at Ci-

LA STREGA. tf

rugico ) la debolezza de l'ingegno mio , perche (s'io mi ricordo bene) è (lato detto da un grande huomo , che in fimil cofclequali pare cheauati zino il comprendere noftro, fi debbeire paffo palio , accioche facendocene noi beffe , non fi dica {libito che noi lo facciamo con fraude, o credendole al primo non diamo nela rete, e ne la fuperftizione de le vecchiarelle . Se bene io fo no flato ambiguo con 1 animo , e che mi parefle cola da dubitare,nondimeno non ho mai oftina tamente cótraditto.F. Se tu fei di quefto parere, di uolere in quefto feguitare l'intelletto, e non la volontà, fi può certamente fperare bene di te. Maofleruafempre in ogni cola douc ila pe- ricolo , & in quefta fpecialmente che noi difpu- tiamo,che le pafiloni non precedino l'intelletto. Sono bene alcuni , che ne gli ftudii e ne le faen- ze guaftano lordine, mandando prima quello che ha ire di poi . Prima determinando con la volontà quel che ila la verità, che Gabbiano efaminato con il lume de l'intelletto . Apift. Io già defidero d'intendere quello che Dicafte hab biada dire in queftarcofa, ilqual ueggoche ri- torna a noi , uorrà mantenere le fue promefle nonpofìbnoefTerefenon cofe eccellenti . Fro. Bifogna quietare la noftra fama , e poi fi quiete- rà lama fete, & il tuo defiderio. Dica. Il deg- nare e apparecchiato un pezzo fa, & habbia-

F iiii

t* DIALOGO INTITOLATO

mo htto tardi col noftro difputare , come noi haremo dato al corpo il Tuo bifogno , per rifto- rarlo di quelchc continuamente perde econfu- ma,entreremo ne la difputa che ci refta .

IL TERZO LIBRO

DEL DIALOGO INTITO-

t.

LATO LA STREGA.

Gli Interlocutori fono *s4pì{lìo>U Stregai Vicafle y e Fronimo .

O I che al tutto habbiamo rimof falafame,iiami lecito, Dicaftc Inquifitore , innanzi ogni altra colà domandarti quello che mi hameflb ne l'animo no uno fero parelio % ma una lancia , il con- cede che lia uero quello,che habbiamo udito da quella Strega . Dica. Siati lecito ciò che ti pia- ce. Api. Non mi fatisfanno le cofe che fon det- te da qualch'uni , cioè che di quefh moftruofiui ziichefon comportati ne faccia giudizio in luoghi fotterranei , per ilquale fiano puniti colo ro che fono immerfi in quelle fceleranze , efTen- do molto meglio il prohibirle, che il permetter le per caligarle. Dica. £ meglio certo tu rife rifea quefto a colui che ha commiffo il peccato , dal quale fendofi attenuto haria fatto grande uti le a fteflo . Apift. Perche cagione gli e permef fo che lo commetta ? non penfiamo noi che diui namente Ila douuto effere, diuinamente fia flato uietato ? Dica- E vietato per la legge >

90 DIALOGO INTITOLATO

non con -operazione, che non poffa farlo. Apift. Perche egli e permeila quella operazione ? Die Perche gli e pollane l'arbitrio libero de l'huo- mo . Apift. Non èra egli meglio , che quello che Dio haueua conofeiuto effere per cafeare in queftagrandifsima impietà, non fuffe mai nato. Dica. Era meglio certo che fuffe morto neluen tre di fua madre in quanto a lui , douendo perfe uerare infino al fine de lauita ne la fceleranza. Apift. Penfi tu che a lui fuffe flato meglio il non effere mai nato ? Dica. A chi e ? Apift. A effo Dica. E' quiftion friuolaimperòche ^effo , e nien te, fono in fra di loro tanti contrarli, che l'uno diftrugga l'altro, e quello che noi difeorriamo non apporta ad effo niente di prolpero o di infe- lice . Apift. Perche conto adunque creò Dio co la fua fomma bontà colui che conofceua effere dannato a l'eterno tormento . Dica. Per la fteffa fomma bontà fua. Apift. Come può ftare que- fto ? Dica. Può ftare in cotal guifa . Àccioche la infinita bontà di Diononfiauintada la ma- liziahumana. E queftafentenza dicono che ri* fpofe San Piero Apoftolo a Simon Mago , che gli domandauaunalimilquiftione, glie uero quello che ha lafciatofcritto Clemente de la fputa hauta in fra di loro . Parrebbe neramente che l'opera de la infinita potenza haueffe a man care del benefizio di creare l'anima , per quefta cagione che rhuomofia per male ufare quefto

LA STREGA. 9 «

tal benefizio , aggiungi che tu confideri a tut te le altre uirtu molìxate da Dio al Mondo,lagiu dizia fi fcuopre in coloro che hanno uoluto più predo fuggirebbe feguitare i doni de la bontà,e de la clemenza, ne per quefto o fi ammorza, o fi diminuifce la mifericordia, ponendoli fecondo che ricerca il rigore de la giudizia, e cofi di quel la fceleranza , e di quei mali, ne nafce qual cofa, che e cauata da Dio defio , predicato da Agufti no per tanto buono che non permetterebbe il venire del male, le non uoleffe cauare da quello qualche maggior bene, ilche da gli huomini dotti fpeffe uolte (fé n5 fempre) e conofeiuto riu fcirne,ma non e già uido dal volgo, baditi que- de poche cofe per efempio . Il giudo Giofef èfu uenduto da fratelli con grandiffimoloro pecca- to, l'indotta moltitudine non cerca più oltre nie te altro, magli huomini dotti e pieni danimo pio conofeono per cagione di cofi empie mer- canzie, Giofef fatto Re de l'Egitto hauere libe- rato da la morte il padre, i fratelli , e tutta la fa- miglia . E di qui poi eflere uenuti molti e grati miderii celebrati da noi . Riiplende la uirtu e la gloria de martiri, peri tormenti,eperle morti date loro dai Tiranni. E finalmente che piu.per la morte di Grido fi mani fedo a Thumana gene razione leccefilua bontà di Dio , la redenzione da l'eterna mortele la porta a la pietade aperta, & a ia giudizia. Apid. Tu mi hai cauato cpcllo

9^ DIALOGO INTITOLATO

fcroppareilo che mi moleftaua,dichiara al pre- ferite s'egli s'ha a mettere fra le cofe aere quella che habbiamo udito,feguitando quel che ne uè- niua, & moftrando quefto giuoco elTere (toriate non cofa finta e fabulofa,come prometterti di fa re. Fro. Sei tu per riceuere ogni cofaper iftoria? Àpift. No, perche quella Samofatena e mera fabula.e nondimeno ella attorno fotto nome di uera narrazione, ma fono anco molte colè co fi incerte, coil doppie e uarieinuoce gli huomi ni , che paiono enere poco differenti da la fauo- la . Fro. Tu la difeorri bene. Perche fi come in fra le tenebre delefauole qualche uolta riluce qualcofa di uero , coli fra le narrazioni de le fio- rie che hanno in fra di loro repugnanza , ne tro- uerai forfè una di uera : l'altre uacillando con fai fitàfono da efiere polle fra le fauole. Imperòche il uero non può contraltare al uero , dipoi Dica fte, mi pare d'intendere quel cheuuol dire Api filo. Dica. Che cofa ? Fro. Vna ftoria approua- ta con molti teftimoni , apetto a cui no le ne pof fa mettere un'altra maggiore o di pari autori* tà. Apifl. Tu hai efpreiìb l'animo mio. Dica. Vi prometto di moftrare che appartiene alla reli- gione Criftiana il credere che queflo Giuoco li faccia, & il procurare noi di eflirparlo , io ui ad- durrò molte ftorie che non pure non faranno iti fra loro contrarie, ma maffimamente concordi, e farouui rimenare qui la Strega, o guardia de

lapri^

L4 STREGA. 9 *

la prigione,ua menala qui fubito. Coflrignerol- la ancora con facramento che ella confefsi il uè- ro,di quelle cofe che io ui addurrò , Umilmente molte n'habbiamo haute tefbficate da huomini coftretti col facramento , e fcritte per memoria de polì:eri,a confermazione de la uerità. ApifL Hor di uia. Die. Io ui potrei rimettere a libri che trattano di quefla cofa , comporti con gran dili- genza,ma ancora che quefto fulTe grato a Froni mo,che moflra per la difputa che ha fatta deffe- re pratico in ogni forte di fcrittori , nondimeno nonfatisfarebbead Apiftio, che pare che hab- bia attinte molte di quelle lettere che fon più pu lite,e che contradica a tutti quei libri, che non fo no eleganti e puliti. Apift. Biafimi tu forfè Di- cafteCcon quella tua figura retorica) l'eleganza del parlare nel uerfo,o ne la profa ? Dic.Niente. Api. Pare pure che fogliano alcuni, i quali fapen do (blamente lettere Parigine, cioc {cnttc per quiftioncelle (imperò che ne ho già ueduti a Parigini uolumi fcritti da gente di quiui, con fti le elegante e buono )hauere in odio l'orazione continuata acconciamente, didimamente & or natamente compoila . Dica. Io farò da effere miffo nel numero di loro ? che fon certo cofi ha uer fatto Giouan Crifofì:omo,Bafilio,tre Grego rii,& m Greco Girolamo, Cipriano , Ambro fio,& altri Latini. Apift. Non fcrifleno anco vecfi ? Dica . La più gran parte di loro fcrik

*4 DIALOGO INTITOLATO

feno uerfi,accioche non fi polla dire che a quei tempi,non s'ufafle quel modo di fcriuere, impe^ roche faceuano refiflenzaancoinuerfoa nimi- de la fede . Sono anco a tempi noflri alcuni che con l'eloquenza più facilmente fono tirati a noflri facrifizi,laquale pure che fia cafla non fi può biafimare . Come non può anco biafimarfi un bene che fia eccellente fra gli huomini , con- fermato da la ragione e da l'autorità de gli anti- chi. Api.Che libri fon quelli , & in che tempofu ron dati fuora ? Dica. Jbno molti,dati fuora fe£ fantaannì fa, & a tempi noflri uno. Api. Chi So no gli autori ? Dica. Credo che fiano flati Belgi, o Germani, ma di quello che ho 'detto al ultimo fono due gli autori, tutti due Germani, i quali fi fono ingegnati di battere le malfattrici con uno martello,e con maggiore forza e più giuflamen te che non Nicreonte Ciprio, Anafagora Ab derite. Apift. Con che flilo fon comporti? Dica. Con quello che uolgarmente da Parigini e det- to quiflioncelle, ma per quanto patifee la cola con molta fottigliezza,fondati come mi pare fu lauerità&infuteflimonidi fanti huomini, ne queflo pare a me folo , ma e parfo anco a molti Teologi, il principio di "quello ultimo uolume comincia dal Mafilmo Pontefice,il fine e appro- uato per l'autorità di Cefare . Habbiamo fentito lodare il libro publicaméte ne la Colonia Agrip pina, da quelli che fanno profeffione di facra

LA STREGA, *<

fcrittura. Apiflr. Vorrei più torto che tu mi dicef fi o Dicaff:e,cio che hanno a fare con la cofa no- ftra ,o di quiui, o daltroue che fi uenghino , di- chiaramelo con parlare più manifefto. Imperò che fendo Fronimo qui prefente a la difputa co- fi come ha dilputato molte altre cofe,lequali no penfo che fi contenghino ne librinoli forfè non iifdegnerà daggiugere di molte cofe, eparimé te la Strega (che già s'appreffa) forfè ne accrefce ràde le altre,fuor di quelle che ha dette, non comprefe ancora in libro neffuno. Dica.Io ui ub bidiròjconquefta condizione pero che mi per- doniate^ che io fia fcufato appreffo di uoi , io dirò forfè cofa non più uditi da gli orecchi uo- ftri : perche bene io ho amato affai le lettere Grechete Latine, nondimeno con non minore ftudio ho praticato tra Teologi , i quali polipo fio l'ornamento delparlare,hanno attefo a la co gnizionede lecofe.Fro. Ella e minore la perdi- ta de le parole che quella de le cofe, & ho fem- pre giudicato che chi puohauere luna e l'altra fiapiueccellente,di chi n'ha una fola de le due, ma fi haueffe a eleggere una fola di quefìe , no farò mai d'opinione chefia da posporre la co- gnizione de le cole a quella de le parole. Benché come io ho raccolto dal parlare tuo,tu poteui fa re fenza quella efeufazione. Dica* Io diròinmi glior modo che io potrò. E pri ma e cola affai ma nifefta che chi negaffe che i Demoni non fufie-

93 DIALOGO INTlTpLATO

no, farebbe da effere fcacciato da lachiefa cattò lica,come ripugnante in molti modi a la fcrittu ra facra, e principalmente a io fleffo Euangelio. Apifl. Queflo fenzadubio alcuno te lo conce^ do, come cofaueriffima. Fro. chi lo negaffe fa- rebbe anco da effere fcacciato da l'Academiae dal Liceo,facendofi appreffodi Platone,edi tut ti i Platonici , affai menzione de Demoni . Non fufimilmente rifiutato da Ariflotile , eonciofia cofa che ne rEtica,ne la Politica e ne la Retori- ca (per tacere gli altri luoghi ) fece ricordo di quello nome. Dica, ma quelli fono differenti da uoflri in queflo,perbche eglino flimauano che i Demoni fuffeno buoni e cattiui,e noi li tenghia mo tutti cattiui, e bene gli chiamiamo con nome di Satanaffi,e di Diauoli , fono detti anco Demoni: e per queflo fanno quelle parole del Profeta. Tutti gli Dei de Gentili fon Demoni , e l'Apoflolo dille , non uorreicheuoi ui faceffe compagni de Demoni^ quel che diffe anco 1*À- poflolo i Demoni credono e tremano di paura Oitra di queflo neffuno huomo fauio ha dubita to,chcimaleliziiderincatarele biade, e quelli che fi fanno circa lo feiorre & il legare in torme tiimatrimonii maritali , e lecofe che fon fatte fuor di natura non fiano fatte con arte e conuen- zione de Demoni, e di qui fon nati i comanda- menti de Teologi antichi e moderni de la frit- tura facra, & i canoni de la cfaiefa Romana e le

leggi

LAS TR EGA. *7

leggi Imperiali. Nel Deuteronomio fi comanda che i maliardi , e gli incantatori frano ammazza ti,nel Leuitico gli indouini : e la legge comanda che quelli che uanno tifando lo fpirito Profèti- co di Febo, fiano lapidati . E molte altre cofc(co me fi può uedere ne laxxiiii , e ne laxxvi.quiflio ne de Decreti)che raccoglie Graziano. Apift.Si poiTon leggere tantecofe appreflb di Santo Ago ftinonelibridelaCittàdiDio,in quelli de la dottrina Criftiana che poche altre accagia ricer- carne fuor di quelle, per non (lare io a racconta- re 1 Teologi moderni , che in molti luoghi haa no difputato contro a quefli malefizii,mane Te fli Ciuili parimente, nel Codice di Giufliniano fono molte leggi contro a maliardi, e Matemati ci. Fra. Emoitealtre cofe che appartengono a quefto,fi u eggono anco appreflb de Filofofi mo derni,cofi Platonici,come Peripatetici, dico Ia- blico,Proculo, e Porfirio. Apift. Cofi come io non nego, che i Demoni non fiano, e che con la malizia loro non poffino fare di molti mali, cofi uorreiche mi fufle dichiarato quelle cofe che propriamente appartengono a la cofa noflra. Se quefte donnicciole e quefli homicciati uadia- no o fiano portati al giuoco col corpo , o pure noninteruengonoa quefli giuochi non con l'animo e con l'imaginazione . Il perche difleno alcuni che queflo giuoco era una nuoua fpezie dorella , diuerfa da quella antica fuperflizione,

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5>8 DIALOGO INTITOLATO

altri che ella era al tutto lamedefima, ma che quiui fi dauano folamente le querele , e determi nauafi il caftigo a quelli che credefsino Diana, ouero Erodiade effere Dea>e che il corpo huma no fi trasformi in uarii corpi di animali, come quel de Demoni , e quelle che affermaffeno po- terli difeernere quel ratto,queI furore de la meti te, mentre che fi fa: talché fi'poffa conofeere in quello, e benifsimo comprendere > fel corpo da doue afeende la mente, conciofiacofa che SS Paulo dica di non faperlo , ma quando quelle ta li Streghe fon portate col corpo, non fon rapite con l'animo,e fuffeno rapitela natura del rat- to uerrebbe a eifere diuerfa, uenendo da diuerfo principio,e fon portate uolendo euegghiando a balli,aconuiti , & a notturni piaceri d'amore La onde io, o Fronimo lodo ladiftinzionedela tua difputa di hieri, ne laquale determinaui che quefto giuoco de le Streghe fuffe anticoin quatv toaleffenza,enuouoin quanto a gli accidenti* Fro. Se noi confideriamo che ne le antiche fu- perdizioni de Demoni , fi truoua il circolo l'un- guento, rincantamento,l3andare per aria i corpi humani,le uiuande apparecchiate, gii amorofi congiungimenti fotto fpezie d'huomini,e di da ne,checirefta che noi non giudichiamo effe- re uno antichiffimocommerzio degli federati e maladetti {piriti con gli huomini dannati ^ E chefitrouino alcune cofe in quello fpettacolo

LA STREGA. 99

de Demoniache horac dato a la maggior par- te) lequali anticamente non fi leggono edere fta re fatte, n'ho anco aflegnate le cagioni riferite ueramente ne le mutabili e uarie aftuzie del De- monio maligno & inuidiofo de gli huomini . li quale in diueriì tempi con il mezzo di diuerfi huomini,& con uarie lufinghe , tiraife gli huo- mini in precipizio. Dica.per quello mi e piaciu ro molto quello che tu hai detto. Api. Voi pen- iate dunque che iiano portate col corpo ì Dica. Penfo che talhora iiano portate col corpo , e tal Iiora credo che pofiino coi! facilmente effere in gannate,chehauendomal difpoftala potenza imagmatiua , paia loro di elTere portate di dal monte Gargano, e di dal rifonante Afcanio, edilàdalCaucafoperlarme de le Amazzone famofo,con penne ancora Umili a quelle di De- dalo penimo uolare come li fa in fogno, ma non fono fottopofte a le querele, & a procefii per queflo . Imperòche a noi che ci importa, che dino col corpo , o con la mente a pie , o a caual- lo ? ma per hauer rinegata la fede , doue hanno già fatto profefnone. Scherniti i iacramenti,e /prezzato Criflo , per hauere adorato il Demo- nio^ commefii molti malefizii, perciò faccia- mo loro le inquiiizioni ,econuinte ne le fcele- ranze loro le diamo a principi, o a loro miniftri chelegaftighino . Confidati non pure ne le an- tiche leggi de la Chiefa, ma anco ne le nuo-

G il

loo DIALOGO INTITOLATO

uè, e parimente replicate dalnnocenzio otta- uo prima . E di poi da Giulio fecondo , Pontefil ci grandifìimi . Ma guarda nondimeno di non credere che la maggior parte di loro fia portata colcorpo. Fron. Hier lsaltro,o Dicafte auuertii quello Apiftio» che no fprezzi come cofa incre dibile quello che tutti gli huomini,o la mag- gior parte hanno per probabile, & e fentenza di Ariftotile che quello che e detto da tutti, noti può effére in tutto falfo ,. da laquale perfuafoTo, maio d^Aquino annouerato fra fan ti per la fua, pietà,T^erlaTuaIoenzairaT3ot^ri^ eccellenti^ fimi , fi penso nel fecondo comento maffimamé te fopra te temenze Teologiche , chegli Incubi i&i Succubi fufleno Demoni, per eflere flati di quello parere molti huominì eccellenti ,;. fi che non hauere Apiflio per cofa ahomineuoie , quel Io che e accettato per cofa tanto famofa , e per il confenfo di tanti litterati. Die. Ottimamente l'hai ammonito,& accioche hora fi gnene faccia maggior fede , uien qua Strega ; giura in fu que (lo libro fantocheio t'ho pollo inanzi, e fappi che per tal giuramento fei coftretta, in modo chele poi mancando de la fede di promefla,Sc ingannando, o pure in una minima co fa dicen- do la bugia » non hai mai a penfare , ne apprefla di noi , ne manco appretto al fecolo auuenire tra uare perdono. Str.Ho-giurato. Die. Eri tu porta ta al giuoco col corposo co 1 animo?St.E colcos

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LA STREGA. toc

po,ini!eme,e con 1 animo. Dica. Come fai tu effere fiata leuataper aria con effo il corpo ? Str. Perche io toccaua con quefle mani ileffe quel Demonio che il chiamaua Lodouico. Dica. che toccaui tu ? Stre. il Tuo corpo. Dica. Era come quello di ciafeuno di noi ? Stre. Più morbido . Dica. Eraui egli altri col corpo ? Stre. Vna tur- ba grandifsima. Dica. Coùì^jmQ^ ^cmMotut ti : di quanti mai nchociliminM , ancora fenza martore^. Coli dicono hauere nfpoflo per una noce quanti altri mai fono flati efaminati da al- tri inquifitori , benché fappiano quella non effe re la cagione donde habbiano hauer martoro,& effere punite , ma folo per hauere rinegata la fe- de chehaueuano promeffa. Nondimeno tutti per una bocca, tanto imafehi, quanto le femi- ne , o in queflo,o in altro luogo che fiano, parla no coli . Vo raccontami un cafo che non e fauo la, ma floria. Pochi meli fono che ne la rocca for tìfsima che tu uedi difquefta città, circondata di fi profondi e il larghi fofsi , e cinta di fi alte mu- ra, eraportato un fanciuilino in braccio da la fua madre (come il fa ) doue che iendo ueduto a forte da quello fceleratifsimofacerdote che fi è giufliziato, parlando con un fuo parente guar- diano de la Rocca,fubito gl'entrò adoffo la mala tentazione di uolerlo fucchiare,e guaflare,e par uegli quel di più lungo che non pare a chi lauo- ra a opraAcome lanette uenne , fi fece portare al

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xe4 DIALOGO INTITOLATO

Demonio per aria,& entro in cafa doue il fanciul lino ghiaceuane la culla,e fucchiolli il iangue in tanta copia, che non haueua più forma di fan- ciullo humano, mapareuaun*ombrauana, fen- do al tutto ignota la cagione de la pallidezza,e del male , infino a tanto che giudicato il malfat- tore al fuoco , chiefe perdono al padre del fan- ciullo, a cui hauea fufchiato il tenero fanguc, de Iafceleranza commifla , andando e uenendo fopra quelle alte mura. Vadino hora gli antichi e celebrino gli Antropofago, e marauigli fi fet& noftra che fi trouino ne lìfole del mare orienta le huomini che mangino le carne humane,quan do che nei mezzo dìtalia in una regione dome- ftichiffima ecoltiuata, lontana da ogni ferita- de, per iftinto de maligni Demoni, fi fia trouata compagnia di fi gran numero che fi pafee di fati gue humano . Ma io ritorno a la Strega,che con giungimento era il tuo con un corpo aereo? Str. NonjbjQon che corpo,ma conofceuo bene , che io ui haueuo molto maggior piacere che col mio marito. Dica. Non ti daua egli horrore e fpauentoil fapere che egli fuflc un Demonio .. Stre. Ionojiuedeup altro che humana effigie,ec cetto ì piedi , i quali non mi fi offeriuano cofi a ìauiftacome il petto, e come le altre membra» Apift. Oh , che afpetto. Fro. tale che occulta- la crudeltà, la inuidia , e moflraua la pulitez- za, la delicatezza , e le altre cofe con lequali al-

LA STREGA. i«v

lettaua; & inuaghiua . Venere ne le felue,defide rando mefcolaril con Adone teneua modo di cacciatrice,per allettare , e prendere il cacciato* re . donde Tingegniofo Poeta ( difle. In habito fuccinto a la uerdura

Nuda a ginocchio al modo di Diana f Chiama a la preda i can pronta e fecura. Ne altrimenti ancora ingannò Anchifè paftore, che con modi cóuenienti ad un huomo che ftef in uilla . Cofi e deferitto da Homero in un cer to hinno^nel modo,ne la grandezza, e ne la for- ma che fi moftraua Umile a la vergine Admeta 9 quando dille ne la fua lingua Greca. Dica. Dillo Latino. Apifl. Dillo al modo d'hoggi. Fro.Non riefee fempre il capriccio di tradurre a Pimprouà fo le cofe Greche.Dica.Traducili bene fi puof non fallo in qualunque modo fi fia. Fronì . La figlia a Gioue,e madre al ceco Amore Simil moftrofsi al giouanetto Anchifc A la fanciulla Admeta in uolto fuore .• Dica, chepenfituchehabbia uoluto intendere il Poeta per quella fimilitudine ? Fron. Lo dimo flranoa baldanza le cofe che uanno innanzi e quelle che feguitano . Imperbche lo troub impa- rato da fuoi che andaua co Buoi , e moftrogli lo Iplendore infolito a lui,e con grazia lo fece ma- rauigliare di lei,fingendofi mortale,& hauendo- gli per molte ambagi narrata la fua Genealogia, al fine lo tiro a amorofi piaceri. Apift. Ho Jet-

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xo4 DIALOGO INTITOLATO

to bene che Anchife ne fu punito,fendo percofc fo dal fulmine come gli era flato preditto , dori- ci e è quel verfo .

Gioue irato il ferì col Telo ardente. Et auuega che la cagione d cflerc flato in tal gui fa punito la dia a Thauere egli diuulgato il pecca to, nondimeno dimoflra innanzi, che tutti quel li che cercauano d'hauer a fare con gli Dei capi- tanano male» coi! dicono le fauole che Semele fupercofìadalafaetta. Ne fon molto difcoflo dal credere feguitando Callimaco in quefto (an cora che Ouidio dica altnmentijche Tirella ao- cecafle per hauere ufato con Pallade , ouero per hauerlain quefio affare desiderata: ancor che co più honeflo modo , habbia finto Callimaco ef- fergli auuenuto,per hauere uifla Pallade ignu- da. Fro. Che dici adunque ? Api. Che tutte fon cofe fimulate,e penfo, e dubito che elle fiano co finte. Fro. Penfi tu che in quei primi tempi de gli Heroi, fiano apparii Demoni, che fecondo la noffcra religione fai che fono fpezie di fpiriti ma ligni. Apifh Si certo. Fro. Perche non credi che quegli habbiano appetito di congiungerfi eoa le donne Cotto fpezie di huomini,e con gli huo- mini fotto fpezie di donne ? Apift. Perche non fono di carne che fi poffino dikttarfi di piaceri amoro fi . Frani. Sic detto più uolte, che non lo fanno per quello, ma per cagione d'ingannare. JVpift. Dicono pure figliuoli di Dei , e figliuole

LA STREGA. ^

di Dee , & Iiier l'altro mi ricordo che dicefli , le fauole hauere hauto qualche fondamento, don- de e egli adunque il feme ne mafchi? donde il partorire ne le temine ? di che cofe nafcono i pie coli fanciulli ? Froni. Dubiti tu forfè che fiano fatti di niente . Conciona cofa che anco nel fa- ero Genefi narrato da Mofe, in un certo luogo facendoli menzione de figliuoli e de le figliuole diDio,edeglihuomini,penfando alcuni che uoglia intendere limili congiungimenti , uoglio no che fi riferifea a la progenie giufta & a la in- giunta , ma non fi ha da (limare , che fia cofi , li dica alcuni effer figliuoli di Gioue e di Apolli- ne che quelli fiano tenuti ellere nati del feme de Demoni, che efsi non l'hanno, ma figliuoli di quel huomo donde e ufeito il feme che gli ufo- no. Imperbche quel Demonio che come don- na fi congiunge con Phuomo, quel medefimo poi congiungendofi con la donna fotto forma di huomo gli rende il feme che prima da lTmo- mo hauea riceuuto. La onde la donna che ingra uida s'ha a pefare ch'ella fia ingrauidata da quel- lo huomo da cui uene quello fteflb feme,e alai ni erano falfamente creduti figliuoli di Dee,s'ha ancora da credere , che i Demoni habbiano rubbatii parti ueri ad altre donne, & hauergli dati a quelle che per tal uia beffauano, e cofi ha- uerle ingannate , facendole alleuare i figliuolini d'altre fuppoftigli perfuoi. Nei qual modo fc

lèi DIALOGO INTITOLATO

uolefieno alcuni potrebbenofoflenere che non fuffe flato felicità in quelli che gii antichi chia- marne figliuoli di Dei e di Dee (ìlche non crede- rei io,tenendo la maggior parte di quefle cofe fabulofe) coli difenderebbeno ancora effere fta- to il nafeimento d'Enea in Afia, e quel d'Achille in Grecia, 1 quali fumo famofi al tempo de gli Hcroi . E cofi parimente eflere ingrauidata O- limpia Regina in Macedonia . Et in Italia la ma dre d'Africano maggiore. Dica. Le cofè che tu hai racconte Fronimo,paiono Umile a quelle Santo Agoflino, che il Demonio Ila flato Pinuen tore del brutto amore de fanciulli. Fro. Certo che non pure allettaua le donne a i piaceri amo- rofi, ma tentaua anco gli amori de fanciulli,don de facilmente fi può fare coniettura, che i brutti amori de fanciulli fiano flati tentati da quelli, che diceuano di corre il fiore ala virginità loro per efempio de Demoni , Et hauere hauto origi- ne primieramente in Afia, e diquiuipoi eflerii fparfi in poco tempo in Grecia,& in Italia,& infi no in Francia . Imperbche il ratto di Ganimede aTroia,non e dubio che apprefloi Gentili e fli- mato antichifsimo , L'incendio di Soddomae Gomorra,e de le altre tre città d'Afia f e cofa no- tiffima non {blamente appreffo de noflri , ma & appreflb de Gentili . Orfeo andando d'Afia in Tracia,&inGrecia,coficomefu primo autore di rimuouere il colto di molti Dei , coi! fu anco

LASTRICA. 109

autore di maledire quello vizio , e fu tenuto il primo huomo,chc fuffe appreffo de Traci,o(co- meuogliono più torto alcuni ) primo appreffo de Taurini . In Grecia eragia cola tanto publi- ca che i cattiui credeuano ellere cofa lecita e eoa ceiTa . Appreffo de Celti già, fi teneua (come di- ce Ariftotile) che non fuffe peccato alcuno , ma fi come fi crede che per benefizio de la legge Criftiana poi fuffe eftinto , coli mafiimamente crebbe e prefe uigore appreffo de Perfiani, fi per la fceleranza già antica , come per effere lontani ala legge Criftiana. Imperòche noi conofeia- mo quello infrai colhimi che e buono , quello checcattiuo, e quello che e pefsimoal tutto* La onde il Demonio maligno (non tanto per di- lettare le donne inclinate alaluffuria ftimulan- do la natura a I'ingrauidare) ufaua con loro : ma ritrouò ancora quella contra natura fporca abo- mineuole, promettendo premii a quelli che ne erano pazientila chi l'eternità (come a Ganime- de) ilquale da gii antichi uani fumiffoin cielo: cofa non manco impia che sfacciata,& a chi 1 ar te de Tindouinare (come a Branco paftorej a cui fauoleggiauano effere flato fpirato il vaticinio daApolline. ApilL Di grazia non me ne dir più , che certo coli come mi fono note , coli anco mi danno marauiglia quelle cofe : non effendo con tinuamente accadute nel corfo d ogni età , li può porre il termine dal tempo de gli Heroiiafi

io* DIALOGO INTITOLATO -

no a quel di Scipione. Die. Tu dici le gran co/e, in ogni tempo & in ogni età è accaduto qualco fa. Apift. Perche non fi fanno ì Dica. Si fanno la maggior parte non tutte. Apifl:. Perche non fo- no publicate? Die. Mi fouuengono due ragioni, l'una che fendo tolto il principato del mondo ai Demonio maligno per la morte , e per il fangue di Crifto,non fcherza coli fpeffo con i popoli,& a Io fcoperto.Imperbche già fotto fpezie di diui nità era adorato , & hora habitain luoghi difer- ti e foIitarii,CQme abbadonato e fuggiafco.L al- tra che allhora tendeuale fue reti d amore ad o- gni forte d'huomini, & hora attende aporre Fin iidie di Venere a due forte d'huomini {blamen- te agli ottimi,& apefsimi,chiamo ottimi quelli che li fono dati a Dio con tutte le forze,calpefìa te > e (prezzate tutte le lufinghe,e tutti i piaceri , mimo a quelli che fono honefli . Quefli gli affro. ta Ipeffo e di nafeofto, tal che quando quéfteco- fe fi fanno non fi palefano,fe non qualche uolta per efempio e falute de gli altri . Peflimi chiamo quefta generazione di Streghe de le quali noi parliamo . Tu hai ueduto che bifbgna cariargli di bocca per forza gli amor loro con minaccie e tormenti,perche non parlano di quefle cofe hbe ramentefe non fra i loro domeftichi. Api. Adun que tende le infidie d'amore a gli huomini fanti, & a quelli maffimamete che fi fon dati a Dio?Di. Se tu fapeffi i loro coftumi,& i loro gefti che fo- no

LA STREGA, ti»

no fcritti, non dubiteresti niente. Dice Sulpi- zio Seuero,che il Demonio tentò già d'inganna re.quel fantifiimo Martino fotto perfona di Gio uè, di Mercurio , di Pallade , e di Venere , non. credi tu che quando fi moftraua di efiere Gioue promettere regni e Tefori ? quando fi fingeua Mercurio,la eloquenza e tutte le arti, E quando Pallade, la fapienza e l'arte militare, ilquale egli già Tempre Fhauea cauato dattorno {otto la forma di Venere. Che forte di^ delizie penfitu che gli hauefie promefie ì corT(SFBacca7e^coa che purpura credi tu che s'haueffe tintele gote, e le labra ì penfi che douefle inoltrare una uefte di color cangiante, gli occhi uaghi elafciui,e parole attrattiue ì potrai fapere da Atanafio coti che modi tentafie il Demonio Santo Antonio. Imperòche egli fcrifle la uita, e lazzionifue. Quanto di caldo mettefle a San Francefco , ne polTonofar fedeleneui, nelequali figittauaper ammorzarlo . Quante delicatezze apprefentaf- le a San Benedettole Io moftrano le fpine lequa li ufaua per rimedio di queftapefte ; lacerandoli uolontariamente la propria pelle . Ne ceffajperò ancora uedendo il bello , tirare queTFcTe quello de lapIebealamore,& a manifefti piaceri amo- rofi . Fro. Io ho conofcmto un huomo che efer- citaua a piedi larte del foldo, ilquale m affermo più duna uolta d'hauere hauto a fare con un De monio che fi credeua efiere dona di carnee nar-

»** DIALOGO INTITOLATO

rana lliuomo poco afiuto la cofaeflere ita cofi , cioè che fendo in Tofcana & andando a Pifa per faccende, hauendo paflato un certo caftello che e in quel di Pila, doue hauea perduto a giuoco* tutti i denari che haueua,andaua uia beftemmia do quanto poteua,apparfongli tduoi mercatanti a cauallo,uno de quali haueua in groppa una do na, e correndo il cauallo uelociffimamente, ella ne gittb giu,& egli pigliandola per mano la in ui feco a lotteria, e ne l'andare uerfo Pifa infie me accefo de lamor fuo hebbe a far feco , e co- nobbe chi ella era, finita la faccenda il ualente huomo fi uenne manco e flette fei horein terra tramortito,doue che trouato da compagni- (che erano affai a drieto per la medefima uia ) fu por- tato a la città, e quiui hebbe male fei meli, fi pe- lò tutto,e dicono che hauea le calze arficciate, non altrimenti che fei fuoco le hauefic auuampa te per di fuora,e ricordofsi poi d'effere flato mo- leftacpdaleichenon tenefìe inmanounahada che haueua il ferro a guifa di croce , prometten- dogli darneli una più bella. Apift. Del congiun gimento carnale bora mai ne fon fàtisfatto , che lohabbia trouato e procurato il Demonio da principio de iafteffaantiquità. Fro. Voglio che tufappicheegli ufaua di procurare ogni forte., di commerzio non folo quello del letto, quali reti per pigliare gli huomini . E per cominciare da la guerra Troiana,che penfi tu che uoleffe fi-

LA STREGA, m

gnifìcare quel Dragone domefhco lungo {ette gomiti che beueua con Aiace Locrenfe , che gli andaua innanzi per uia, e flauagli attorno come un cane ? che credi che denotafleno le penne di Dedalo? che cofa le ali del cauallo Pegafeo?e le altre cofe moftruofe annouerate da le fauole . Perche cagione Pittagora e torna fi torto d'I- talia ne ljfola di Cicilia? perche fece Empedo- cle il viaggio aereo a guifa duccello? perche con to usò Abari il dardo d'Appolline di uelocità fi- mile al uento,andando da gli Iperborei a uifita- re Pittagora? che lignifica quella noce che am- moniuaSocrate,nonlo sforzaua? e che anco il Genio familiare di Plotino ? e che l'oca familia. re di Lacide Filofofo? Benché cofi come pochi Filofohia comparazione de giialtri huomini,co fi affai huomini e più fpefio fpingeua ne la libidi ne, che no commouelTe a gloria uana, ne gli mo leftaua di fuora fo!amente,ma bene fpeffo di dre to,che tu penfaffai elTere di poca importanza, che il Demonio affrontaffe il fenfo di drento,oue ro gli occhi fotto imagine di Venere lafciuame- te,domandane Girolamo che ti diràfinceramen te quel che patirno quei fanti, de quali haferitte le ui te e gefli : e fcriffe ancora ciò che hauea fofte rito egli,moftrando apertiffimamente che ne la carne poco meno che mortauibolliuafolamen te il grande incendio de la luiluria. Api fi. Ve- nere adunque tctbhauer a fare con Girolamo?

ni DIALOGO INTITOLATO

Fro. Affermoti certo che fiefprime il nome di Venere da Martino furono uedute le infidie tef futogli lotto perfonadi Venere. Noi non fappia mo già coi! bene s'ella fi feopriffea Girolamo, o pure gli lauoraua drento, io penfo che tu fap pi che da gli antichiffimi autori Gentili, Vj£oere___ fuole effere detta entrare ne gli occhi di fuora e di dentro,quando fi apprefènta di fuora, e facil cofa a conofeerhuma quando ellaentra ne la tenza imaginatiua, e muoue il ienlo, tutti non poitonocmìoIcèreTe rnìiHTe legrHeT^oITpuoi uedere ne gli Hinni d'Orfeo, Venere effere chia mata uifibile & inuifibile,e quegli amori parime - te che fon detti uenire da lei impiagare le anime con faette intellettuali. La onde cantò Orfeo in un altro Hinno dedicato a lei , che ella appariua e che non appariua in quelle parole interpretate cofi,cioc uifibile & inuifibile,& in un'altro , oue dice : i quali certaméte faettano l'anime con faet te intellettuali . Accioche moftraffe l'anime effe re ferite con faette intelligibili, ecci quel uerfb ancora di Proculo Platonico nell'Hinfio dedica to a Venere Licia

D'intelligibil nozze hauendo fegni. Per dimoflrare le nozze intellettuali* Apifl.Ma pure giudicò Apuleo che fuffeuno Dio quello che ftaua intorno a Socrate e non un Demonio Fro. Ma Plutarco,ma Porfirio , lo chiamano De monio : luno de quali fa libro di effo Demone , e

~ l'altro

LA STREGA. «$

l'altro ne fa due,ma perche cagione un'altro De- monio e detto hauer la protezzione di Platone, di Zcnone,ouero di Diogene,e un'altro e offer- uato hauer quella di Plotino ? certo per ingan na re,imperòche e da credere a coloro che hano dette elTerc uarie le nature de Demoni , tenendo eh e altri fi dilettino di cofe ciuili, altri di ruftica ne,& alcuni parimente eflere terrefti, alcuni ma- rini. Quefti fono fogni di genti che impazzano, parenti di coloro che cicalano, che alcuni efer citano la medicina, altri hanno cura dt l'arte del nauigare,altri di quella de Tindouinare,e che ad altri piace conuerfare fra le leggi & ad altri fra le armi . Cofi fono iti fauoleggiando che Efcula- pioePodalino mandano fogni iàlutiferi, coli che i Diofcuri fiano foprale tempefte del Mare; cofi hauere attefo dopo la morte loro a le colè de la guerra, Refo, Achille , & innanzi a tempi di Troia Teieo.ma quelli di nafcofto,e quefto a campo aperto. Imperòche fi dice che Timagine di Tefeo combatte in Maratone per gli Atenic fi contro a Medi, il che fu ferino anco da Plutar co . Percioche penfauano che i Demoni non fuf fero altro che le anime de gli huomini fpogliatc de corpi. E per quefto diccuano che Efculapio medicaua ? Minos e Radamanto giudicauanou Diofcuri fcacciauano le tempefte, A nfiloco* Mopfo,Orfeo, Trofonio indouinauano,e che Refo & Achille, e Tefeo trattauano le cofe de la

li

m DIALOGO INTITOLATO

guerra. Di tutte quelle cofe era i mietitore il De*, rnonio per farle credere , accioche gli huomini rnaggiormente fuffeno prefi, e ripieni di uana fperanza faceffeno facrifizii a lui quali che a l'a- ni me de gli Heroi, da laquale fuperfhzione fi uc de che non abhorrirno ne Anftotilc ne Platone, mentre determinauano le leggi publiche, diipti tàrido de gl'ordini, e de le arti de cittadini^ a no ftri tempi ancora fi e tenuto per uero , che i De- moni li fiano portati ne le guailade.e ne gli anel !);& haaere date riipofte hor dal uentre , hor da la cofeia , quali come Ipirito d'Apoiline , accio chenoi cdnoltiamo che il nimico de l'humana generazione in diuerfi tempi trouò diuerfe uic, lotto fpezie di familiarità. Apift. Coli ueramen te credo, maper ancora il giuoco non lo inten- do. Dica. A poco a poco calcherai nel noftro parere. Apift- Non certamente io non fono ti rato con ragioni e teftimoni. Dica, fappi o Stre- ga che tu feiobligata e cofìxetta per il medesi- mo giuramento fatto , a dirci la uerità di tutto quello che ti domanderemo circa il giuco, e non dicendola, prima farai punita con quefto fuoco ui fi bile che habbiamo preiente, e poi con quello eternale che noi non uediamo. Stre. Io

lom Dica. Mangiate e beete noi in quel giuo- co ? Poi che fi e parlato de piaceri carnali. Stre. Cbfrcome io fo in cala mia col mio marito e co miei figliuòli^- Froni. Hier&ltro t'haueua pollo

LA STREGA, 115

innanzi per cfcmpio la mcnfa del Sole appreflb d'Erodoto, e Solino e Pomponio tamoii. Im- perbehe i pouen5eluolgo oltrala fperanzade piaceri amorofi fono tirati dal diletto de la gola. Perbehe quelle carni che erano porte fu la men- fa del Sole, che hariano hauto a tare ? de la qual menta fa menzione Girolamo a Paulino come di cofauoigataefamofa, ma noncfplicacioclie f\a , e non può facilmente uedere selle fiano ai Icttamentie beffe del Demonio che inganni il gurto della uilplebarella, dicendo Erodoto che fono produttedalaterra, e Pomponio Mela, e Solino che Condite dal cielo . Ma noi conofeia mo mentre che Solino, e Mela difeordano da Erodoto & in fra di loro che quefta fuperftizio- ne è detta in uarii modi. Conciofiacofa che egli dica le carni elTere porte da i magirtrati di notte in un prato (otto a la città , accioche fi mangino e quelli del paefe dicono che fono date da la ter fa di di , e Solino narra che la menta abondante mente femore ripiena di uiuande de lecjuali man gi ognuno indirterentemente , e porta in luogo douc i malfattori fono legati con l'oro . E dico^ no che di trini fiimamente fono tempre accrefciu te. Ma Pomponio non dice nulla selle liane lotto a la città, oueroin una carcere, ma fola- mente eiTere affermato da lui che le uiuende ui nnafeono diurnamente, e benché non conuen ghino infra di loro ai tutto > querto nondimeno

H ii

ntf DIALOGO INTITOLATO

c conceflo da tutti fenza controuerfia che il eoa ùito fi faccia al Sole con ordine e modo maraui gliofo, laqualcofaconuienecon queflo conui- to di Diana/orellaCcome diceuano)di Febo che e detto anco Sole, Penferemo noi anco che fac- cia per quefto, quello che raccontò Pomponio Mela ne la deferizzione de la terra^cioe chec un luogo doue fpefìb di notte fi ueggono fuochi co me di elèrci ti accampatile occupino gran pac fi, e fuonino trombe e tamburi,& odanofi piffe- re di fuono più che humano,Ie Magiche di VliA ancora dimoflrauano in loro forma di conni- to,fpargendo il fangueper il circuito doue fi ra- dunauanoi Demoni lotto diuerfi afpetti. Nei qual modo era chiamata da Homero 1 anima di V liffe , come racconta appreflo di Filoftrato quel Vignaiuolo che era detto conuerfare con l'ombre di Protefilao ,e de gli altri Heroi* Le Streghe del tempo noftro fucchiano il fangue de fanciuliini , ma ferbanola maggior parte ne uafi per fare quel profano , e federato unguen- to^ ancora che del conuito quefte cofe pareffi- noa baldanza, aggiungerocci nondimeno la me fa d'Achille. ApifL Che farà quefto ? Fro. Non dico cofa finta, domandane il grandiffimo Ti- rio , anzi i luoi libri che ti moflrerà la menia, del fortiffimo Achille cflere fiata nota incirca mille anni innanzi al tempo fuo : fimile a quel-* le doue dicono cflerii rjttouate le Streghe*

Apift.

LA STREGA, uy

Àpift. lo do fede a le tue parole. Fro. Se tu non hai il libro di quello autore l'ho io appreflb di ine, e Greco, e Latino, nel quale e fcritto : ne l'U (bla del mare Euluio e fiere il tempio d'Achille, chequiuipiuuolteèftatouiftoj&ha menato al conuito gii huomini che ui fono capitati , e qui- tti fi fon ueduti Patroclo , Tetide, & altri Demo ri . E per ufare le parole che dice Porfirio (un co rodi Demoni) per lafciarcire che egli habbia fcritto , ciferc (olito uederfi Ettore in llione,& iiaucreuedutoegliiDiofcuri dare aiuto a naui che pericolauano, e quelle cofe non appartengo no al conuiro de le Fantafime. Apift. Non paio- no diuerfe dal conuito di Oereo, e del Oceano 0 de quali hanno parlato diuerfi Poeti. Fro. Il De- monio ha trouati quelli mortiferi cóuiti per tor re a gli huomini il conuito apparecchiato da Cri fto fopr'a la Tua menfa nel regno lucernaio ti rac conterò bora un conuito che non e flato deferit toda Poeta ninno, ma io ti adunò cele eie mi fctio fiate detre pochi anni fa col tcfhmonio di un grande di dignità , e ci ricchezze . Sono do- - dici anni che un facerdote ne le Alpi Reatine, ha uendo ad andare a dare la Comunione a uno ani malato che ftaua lontano, da non ui potere giun gerea piedi cofi pretto come forfè bifognaua, montò a cauallo legatofi la bofiola al collo , do- ne era follia per dare al malato e uia,nel uiag gio,fi gli fa meontro uno cheloinuita a uederc

H ili

n* DIALOGO INTITOLATO

unacofa miracolofa, Io fciocco accetta Io inuito e fcende da cauallo, e fente fubito e uedefi efler portato per aria infieme coi compagno, & in co tempo fon pofati tutti due ne la fommità chi no mote altifsimo , doue era un prato fpazioiìffi mo cinto di altifsimi alberi, e chiufo da ipauen- tofe ripe. Nel mezzo erano balli, e giuochi d'o- gni forte , menfe apparecchiate di uiuande, can- ti , fuoni fpettacoli piaceuoli, e tutto quello che fi fuoi fare interra per dilettare gli animi huma- ni . Ilfacerdote marauigliato , ne hauendo ardi- re aprire bocca per lo ftupore,e domandato dal copagnochc cuenutofeco per aria, s'egli anco ra uoglia adorare la Signora,e fecondo il coftu- me de gli altri offerire il dono. Era lafpetto di ef fa d'una bellifsima Regina, porta in tribunal db ro,IaquaIe andauano tutti a falutare a due a due, a quattro a quattro,& a offerire doni , & adorare con ordine uario,egli fentendo nominare la Si- gnora^ uedendola di tanto fplendore, e circon data di tanti miniftri, fi pensò che ellafufle Ma- ria Vergine madre di Crifto , Regina del Cielo e de la terra, come quello che non conofceua la diabolica apparizione,ne fi accorgendo (in qua to a lui) che quiui fufie fuperrtizione alcuna . La onde {limando a la madre non potere eflere do- no alcuno più grato che il corpo confecrato de l'unigenito figliuolo , s'accorta al tribunale per adorare , & inginocchiatofele a piedi, fi leua dal

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collo la boiìbla e rilettegliela in grembo , e Tubi- to il tribunale,c l'imagine di colei che ui era fu , fpari uìainfieme con la moltitudine di coloro che faceuano i giuochi^ i conuiti apparecchia- ti^ non comparie mai più nulla m luogo niu- no, ne riuide anco più il compagno che Thaue- guidato a uedere quelle cofe . Conofciuta la cofa,cominciò a pregare Dio che non uolefie a- bandonarlo in quei deferti , e non uedendo poi quiui ueftigio ne d'huomini, ne di fiere,doue ha uefle a uoltarii, li nfoluc di caminare : e coli pi- glia la uia per balze pericolofe per riufeire iti qualche luogo che conofea doue fi fia,come egli na caminato un pezzo intéde da un pallore che egli fi ritrouaua quali cento miglia difeofto dal luogo doue era già mollo per ire , ritornato che fu a cafa,raccontò al migliorato di Celare Maffi- miano tuttala cola pacata, per ordine come io t'ho narrato : dichiari n ti hora i Teologi tal cola efiere potuta tarli dal Demonio,affermandofi ef fi che la natura corporea in quanto appartiene al moto per ilquale e trasferita la fteifa cola da luo goaluogo,ubbidifce a le uogliedele fullanze ieparate da la materia . De corpi fiumani portati per aria , poiìon darne molti efempi , tanto per teftimonio de dottori, quanto per hauerueduri elfi con gliocchi, Enrico & Iacopo Teologi Ger mani nel libro loro chiamato (Martello) iiquale potrai hauerc uorrai ufarlo cótro a quelli che

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fzè DIALOGO INTITOLATO

dicono il contrario. Apift. Io ho udito unacofa miracolofalaqualenon puoelTere ofìufcata da le tenebre de la notte , ne fi può dire che ila {o- gno,ne che Ila cola non fatta mai , oper paura forzatamente confefiata ne procefsi, e ne le in- quifizioni . Maemireftadafapere quefto fola in queflo cafo , perche conto al toccare de To- dia, iparifcaaltuttoeuenti ognicofauana, no temendo i Demoni a toccarla , comandando- mentre che coftoro fono nel giuoco e procurati do che elle fiano gittate per terra e caipeftate da molti ? Dica. Non ti dei marauigliare , fapendo noi che talhorai Demoni tremano al fegno de la Croce, e talhora per ingannare pigliano l'effi- gie di Crifto. Setuhauefsiletto le uite di San Martino,di San Francefco,e di molti altri noftri Santi,non ti darefti marauiglia alcuna Et uedi che Criflo ancora uiuendo in carne fcacciaua i Demoni , epermifle nondimeno di effere tenta- to dal Demonio^ di effere portato fopra l'altez- za del tempio,e poi fopra la cima del monte . Il teflo di San Matteo dice (amchthi ) che può tra- durli fu portato , di poi (paralanuanijparola che lignifica portare,? che uuol dire poso, lequali di chiarano ciò che fi Ila detto e fatto,finalmente fi iafcib crucifiggere da miniftri del Diauolo . Tu fupponi oltra di quello > che le Oiìie facre fuìfe- nocalpetlatedaiDemonioJacofanon fla cofi, quello lo fa la -ribalderia de gli huamini procura

tA STREGA. ?**

fa & ordinata da Demeni che la faccino 9 non le fauno efsi, Malafemplicitàdel facerdote, ben- ché fuffe poco prudente, e principalmente la Uimidela fede Tua fu cagione, che non pure no fuile fchernito a fua dannazione, ma e che potef fc auuertirne gli altri , e manifeftafie la cofa che pareua dubia,cioe che il giuocofdi che noi par- liamo) fi polla fare non folamente con la imagi- nazione, ma anco col corpo , e finalmente la po- tenza de la diuinaprouidenza (non mai a ballati za lodata) permette che quello qualche uoita li faccia,qualche uoltanò: perche diucrlàmente il faccia fi può fempre afìegnare giuda cagione in generale,manon fempre in particolare , tanto e debole a ritrouare i fegreti diuini la fottighezza de la mente humana. Apift. Mi quadrano affai quelle cofe.F. Se ti refta altro domadane a Dica fte,nonIafciare confumare il tempo in uano,$C habbi rifguardo che il Sole già {ottoy6c auuer tifei che non ci bifogni alloggiare qui ftanotte fendo ferrate le porte de la città. Doue non e co- modità di letto ne di cofa che ci difenda da la in giuria de la notte , in quello refettorio a pena co minciato a edificarli. Ap. Non mi pare che Ila bora dadomadare non de le Maliarde. Di. che diciamo noi?Ap.S elle faccino inuerociochc elle fanno, ouero paia che lo faccino folamente con l'imaginazione ? e donde e che qualche uol ta Dio permetta che quelle cole fi faccino , e

in DIALOGO INTITOLATO

qualche uolta non lo moflra a baflanza la uirtu deiadiuina prouidenza, Tempre giuda e Tem- pre incognita . Fro. Ricorditi tu di Luciano Sa- mofateno e di Lucio Madaurefe? Apifl. Certo fi peròcheioholetto qualche uolta, & ho udito tre di fa te che dilputaui quello, ma io dubita chelle fiano finte,e non fatte,quelle che in quel Greco & in quel Afino Latino fono contenute . Fro. Cofi come io non dubito che ne fiano di molte fìnte,& anco tutte ( le ti piace ) coli tengo che elle non lìano finte di no niente. Imperòchc appreifo di Varrone , parimente e di Diomede fi trouano fcritte le trasformazioni di Circe iti uccelli,in beflie, & in Lupi Arcadici . il noflro Agoftino non (limò che tale occafione fia preia daniente,narrandone lottano e nel decimo li- bro de la città di Dio,che a fuoi tempi ancora in Italia foleuanofarfi molte cofea quelle fimilì -r4 che Apuleo accennò,ouero che finfe, afferman- do nondimeno quello che i Demoni non fanno cofa alcuna di potenza naturale, che non fia lo- ro permeila da Dio omnipotente,i giudizi! oc- culti del qua'e fono affai : ingiuri neifuni.La on de i Demoni fanno cofa alcuna tale , fon detti uafi mutare la forma fuperficiale de le cofe che òn create da un folo e uero Dio,accioche paia* no per quella mutazione eifere ciò che non fo- no, e riterifee al tutto ogni cofa , o ne lo fpirito ìmaginariOjO nel Demone che fuppone una co-

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L A S T K È G A. 1*3

fa per un'altra. Imperbche ftima Agoftino che Io fpirito imaginario de rhuomo come che egli hauefìe prefa effìgie corporea di qualche anima le , appaia coft effere egli a fenfi de gli altri huo- mini,e cofi anco pare l'huomo di effere a fte£ fo,e coli giudica,che i gefli di quelli afini, e le co fatte lotto fpezie di cauallo che porti la foma, eie difpute di Filofofo chedifcorra lecofe di Platone fenza corpo,e'l negozio mutabile e ua- rio de lupi d'Arcadia, & i uerfi dJ Vliffe che tras- formano i compagni d' Vliffe debbino attribuir il a lo fpirito imaginario, alqualecofi paia,e la Cerua effere foppofta e miffa dal Demonio in ca bio dìfigenia,e gli uccelli in cambio de compa- gni di Diomede. Die. Fronimo ha detto bene di mente d'Agoftino e molto breuemente e con la verità,come io credo. Pqxh^lLs^ di concor-

dia]comune de Teologi che il fenfo de Thuomo e lo fpirito imaginario e fottopofto a la potenza del Demonio,perfuanatuta. per effere fuflanza più baffa che non è quella,e feparata da ogni ma teria e da ogni mole corporea. Moftroffi anco perle ftorie,che narrano lazzioni & i gefli di co loro che fi eleffeno uita Solitaria ne gli Eremi , e ne difetti, efferfi fatto per incanti che una donna pareffe una caualla , e quefto incanto effer flato guaflo per mezzo de preghi e de le orazioni di Mano huomo fantifsimo. Poteuail Demonio maligno muouere il fenfo dilpentoV e la imagi-

iì4 DIALOGO INTITOLATO

natiua di molti, a quali pareua loro quefto,pcf hauere formata immagine nel fenfo intcriore, che era tocca da quella ftefla illufione,manon potè già comuouere quello di Macario che era armato de la grazia diurna; coli ingannaua la ui ftadegli altri il uelo del'imagine di quel huo- mochein Salamina di Cipri pareua vn'ahno, e non quelladella donna Maga, per il medicarne to de laquale fi fentiua turbare l'animo e circon- dari! da la forma afinina, fotto laquale dette tre anni a portare legne ni cambio di giumente. Do che poi aiutato da la prudenza de mercatanti Genoueii, i quali accorgendofi che quello Afi* tio fi inginocchiaua a gli ufei de le chiefe per ado rare,giudicaronononeiIerebcflia, e procurar- no di liberarlo da quel malefizio e tare punire la donna incantatrice, per certo che molte cofe fi poflon fingere, e molte parere altrimenti che el- le non fono per inganno del Demonio, e ftando l'anima ci corpo nel medefimo huomo fi poflb- no fare e trauagliare molte cole .JNiafijpuo bene ingannare la uiìta de gli huomini, e turbareTTTu me de lo intelletto commouendofi la potenza imaginatiua. Ma il corpo ancora può eliere por tato per uan luoghi (come noi habbiamo detto) tal che ne fegue che chi non efamina quelle cole didimamente, facilmente s'inganni, mentre che con dritto occhio non auertifeono, e non confi- derano le fcrittuit^e non difeerneno quanta dif- ferenza

LA STREGA. "t

fereza ila fra quello clic e creato, e quel die efee da la natura di qual cofa,quel che fi fa del tutto, quel che fi fa de la parte , quel che e fimile al ro,quelchemoftralafua, e quel che moflrala iman-ine d'altri. Ne con muda bilance elamina- no lapotenza deDemoni,ne ultimamente confi derano i giudizii di Dio,fpe(Te uolte occultifsi- mi , ma fempre mai giuftifsimi. Fro. Ora mai o Dicafte il.uenire de la notte ci inuita, e perfuadc a ritornare a cafa . Peròche non ti bafta Api- fho quefta difputa,non fo ueraméte ciò che hab biaabaftartijConciofiacofache tuhabbi potu- to cóprendere e per I3antiquità,e per le co(e fat- te a noftri tempi , quefto giuoco non effere una fauola uana, ma in efienza antiquifsimo,& ne la maggior parte de le cofe nuouo , mutato poi fe- condo che e piaciuto al Demonio . E muteraffi forfè ancora,tata è grande la fottigliezza de l'in- gannare ne lantico perfecutore degli huomini. Ti ho moftrato che i circolagli unguenti, le pa- role magiche,i uiaggi perla regione delaria,gli amorofi congiungimenti de Demoni,fi trouano cofi ne tempi noftri come in quelli de gli Heroi» & che i Demoni infino da principio de la anti- quata trouarno caionniecontraThumana gene- razione, hauere con rifpoftefchernito, inganna to con la familiaritàjconimagini > e fimulacrì , e tentato tendere infidie ad ogni eta>6c ad ogni fèf fo . Falfamcnte efierCi moftrati Diì^hauere dati a

n6 DIALOGO INTITOLATO

gli huomkii conuiti mortiferi Jigc hauergli por- tati d'Alino con le ali, & hauere appetiti loro ice- leratilìimi congiungimenti. Ma perche io ti ucg gio efiere male ageuolmente andato con lani- mo in diuerfe regioni 'd'Italia, di Siciliani dal mare Ionio, di da l'Eufino , e doue non t'ho io menato con le parole mie ì Horain Africa,hora in Alia, & a monti Iperborei , ritorneremo noi mai inliemeacafa.Apift. Ritorneremojmperb che io fono fatisfatto.Dic. Credi tu quefte cole? Apift. Credole.Dica.Peruero oper burle?Api. Penfi tu' che io ftimi burle quello nel quale con- uengono tutti gli antichi, e moderni, a cui s ac- collano i poeti, i Rettorici, gli Stoici, i Iurifcon {ulti, Filolofi, Teologi , gli nuomini prudènti , i Soldati, i rullici toltone anco uia gli efperimen- ti, le bene alcuni tenuti faui appreifo di loro eoa tradicelTeno. Dica. E cofl hai mutata opinione . Api.Senzadubioalcuno,e perche io ho mutato l'habito de la mente, da qui innanzi uogho an- co mutare nome. Die. Come ti piace,e per lauue nire farai chiamato Piftico. Api. Mi piace fuor di modo. Fro. Se non hai dunque altro niente che tu uogliadifputare, partiamoci con buona licenza de io Inquifitore,e ritorniamo aia città .

I L F I N Sili

REGISTRO.

ABCDEFGH.

Tutti fono cjuadernì,eccetto A che e terno,

Stampato in Pefcia apprefTb Lorenzo

Torrentino Stampator Ducale.

M D L V.

ConpriuilegiodiPapà GìuIioIII, edi Carlo V Imp. e flel S. Duca di Fiorenza,che niuno pofTa quefta opera (tarn- pare,ne ftampata uendere, non colonia quali da elio Tor rcntino iarà ciò permetto.

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