2 RICA aa A ( der 1a LE, SINO 29 (124 HARVARD UNIVERSITY IS LIBRARY OF THE DEPARTMENT OF MOLLUSKS IN THE MUSEUM OF COMPARATIVE ZOOLOGY Gift of: o f lire Erns sa ì 2 y uo 7 Da 0) Li Rat, feci ia J HARVARD UNIVERSITY LIBRARY OF THE DEPARTMEN MIO LAU i IN THE Museum of Comparative Zoology Gift of: 4 Di Tr MOLLUSKS dl È Sr: x si 5 Di n TUNE ti Li col Ù, ne hai n IRSREILOAN À “I iù; ble ti i ui _ È; n Pt : : i Ù IU SETTÀA ° LI i a a all I si Sal PRATT ( ni SO i | dl tu Î si: i) ù Ui î : a î) hi ma Î RI] La Mr N) : Pi DE aa : Inanr, J°d sE ui i °° Ò o) l i pi FL 5 E i 4 DA Mi | ” Te i DE 19° € Ù DA mA l V ©. he Ù) : U [ Ù 0a D) n n i Ul La Ù ml O Di PI Di a Ù i CI) , i il * ni E po { "90 ni "1 ; } Le 19 = h ida. ni i n Al, i) dna dn ni il tal LA ‘ n ti Ì ni i i : i di Sn E Tux se Le PL x puri , NPA "il ì N Ù o A Di : MORI DID, Ri Hi Po Di DALIA DI sr GAL NINO ) iuuri: Tary b ° i fa ti n i) Polti To | i ESCURSIONE SCIENTIFICA NELLA CALABRIA ISTT-TS FAUNA MALACOLOGICA SPECIE TERRESTRI E FLUVIATILI ENUMERA"TE E DESCRITTE | è DA M PAUL. G1 CON S ( 04 4 Ft BOCOGA BEIBRAI ROMA - FIRENZE - TORINO R. FRIEDLANDER & SOHN E SAN N. W. Carlstrasse, 11. 77, Boulevard Saint-Germain BERLINO PARIGI È 1880 dato LA SR wi > E ; ELA di, FAUNA MALACOLOGICA DELLA CALABRIA è ESCURSIONE SCIENTIFICA NELLA CALABRIA 1877-18 FAUNA MALACOLOGICA SPECIE TERRESTRI E FLUVIATILI ENUMERATE E DESCRITTE M. PAULUCCI IN FIRENZE COI Ze DELL'ARTE DELLA STAMPA ia Pandolfini — 14 — Palazzo Medici LT INR A MUCITI | Ù da el di A Ò mr) f ’ Rit sh Nk da ì i È Di 2 INT PROPRIETÀ LETTERARIA TE, LVII n *, ad n E IA 4 Bag (1 Î 199] SIVORI TIE: "i ia, è wW' TTT ————r—rrrr—rr—rrrrrree”"eeee""—"0—r_——_—_—_—_—_—_—_€_TT___e1a(a(e](Ì(À(àM\(-P'Pée.’@—mmmIi:-:. Pu DILLO SISSA LESLIE DIE DIISIIEILILIIDILIOIOOSIOSSISOSSSSEONI INTRODUZIONE lo commissione scientifica composta dei signori prof. Arcangeli, dott. Forsyth Major, dott. G. Cavanna e dott. C. De Stefani (1) venne nel 1877 incaricata dal Ministero dell’ Istruzione pubblica di recarsi in Calabria per farvi delle ricerche intorno a diversi rami concer- nenti la storia naturale. Da questi signori, e più special- mente dal dott. Major, ottenni che fosse accettato qual compagno di viaggio il signor C. Caroti, giovine intel- ligente, da lunghi anni mio segretario ed aiuto, acciocchè egli, a mio conto ed a mie spese, si occupasse della rac- colta dei molluschi terrestri e fluviali viventi in quelle provincie, delle quali si avevano sin qui solo delle no- tizie molto incomplete. (1) Il sig. de Stefani ritardò di un anno la sua gita in Ca- labria, l’effettuò cioè nel 1878. Raccolse colà alcuni molluschi che ebbe la gentilezza di comunicarmi. VI FAUNA MALACOLOGICA Era questa una favorevole occasione che mi si pre- sentava e della quale ben desiderava approfittare, perchè è mio scopo preparare, poco alla volta ed a misura che mi si darà il destro, il necessario materiale per compi- lare la Fauna malacologica di tutta l'Italia, la quale mi riprometto un giorno di pubblicare. Imperocchè penso che questa opera richiesta dagli odierni progressi delle scienze naturali sarà in tutti i paesi ben accolta dai nu- merosi cultori delle medesime, tanto più che da gran tempo si desidera un trattato nel quale si contengano cri- terii, notizie e dati sicuri intorno’ agli studii importanti che si sono fatti sin qui intorno a questa materia scientifica. Intanto rendo qui pubblica testimonianza di grati- tudine a tutti i sunnominati signori per la gentilezza che in tale occasione mi hanno dimostrata, acconsentendo non solo alla mia domanda, ma dando ancora prove di simpatia e di amicizia al mio protetto durante tutto il viaggio, e più specialmente quando sul finire dell’ escur- sione fu colto dalle febbri terzane. Parte della comitiva, alla quale era aggregato Caroti, lasciava Firenze il 2 maggio 1877, e si recava a Napoli ove s'imbarcava per Pizzo di Calabria. Da qui inco- minciarono le ricerche malacologiche, le quali continua- rono senza interruzione circa due mesi. Si prese a risalire dal lato del mar Tirreno il corso del fiume Angitola e da quello dell’ Ionio si esplorarono Stilo e Monte Con- solino, talchè questi due punti vennero nei due versanti opposti a tracciare l'estremo limite settentrionale come base delle ricerche effettuate in quella regione. DELLA CALABRIA VII Le località visitate ed esplorate furono Pizzo e i suoi dintorni, Monteleone, Soriano, Monte Pecoraro, Briatico, Palmi, Oppido Vecchio, Santa Cristina Vecchia, Scilla, Piano di Melìa, Palizzi, Monasterace, Stilo, Monte Con- solino, Monte Stella e Aspromonte Regione Cavaliere. In ognuno di questi luoghi la comitiva si fermava dai quattro agli otto giorni e di là faceva escursioni nei paesi circonvicini. Il materiale malacologico raccolto fu assai ricco; di alcune specie, soprattutto, furono rinvenuti numerosissimi individui; furono pure scoperte alcune nuove specie e for- me come si vedrà nella seguente metodica enumerazione. Le località più importanti ad esplorarsi dal lato ma- lacologico sono: Mongiana alle falde del Monte Pecoraro, ove fu trovata la Myalinia Carotit; Scilla e suoi din- torni, ove fu scoperta la Hyalinia fragrans; Palizzi e Monte Consolino, ove abitano le Clausilia transitans e Deburghiae, e VY Aspromonte Regione Cavaliere, ove vive la Vitrina Pauluccia. I generi più riccamente rappresentati in Calabria sono: DAauDEBARDIA, HyvALInIA e HeLIx; fra queste ultime primeggiano il gruppo Fruticicula rappresentato copio- samente dalla MY. OQwvieri che si trova in esemplari di dimensioni gigantesche e in diverse varietà; il gruppo Macularia, esclusivamente rappresentato dall’ H. vermi- culata, i cui individui sono di un colore particolarmente intenso e deciso; anzi una varietà di questa trovata a Pizzo nel giardino Alcalà ha l'interno dell’ apertura marrone scuro quasi nero, invece di bianco latte, quale VIII FAUNA MALACOLOGICA è il carattere usuale di questa specie; e finalmente il gruppo delle Xerophila rappresentato dalla H. pisana, comunissima lungo tutta la spiaggia del mare e parti- colarmente sulle Opuntia (1). Le CLAusILIA sono anche assai frequenti e fra queste la C. papillaris e la C. Kobeltiana formano il più nu- meroso contingente. Le Pupa invece e le specie fluviali vi sembrano assai rare, giacchè scarsissimi sono gli esem- plari che dei diversi generi e specie vi furono raccolti. I MOLLUSCHI ACEFALI mancano quasi del tutto; infatti non sono stati scoperti che scarsi individui di Pàés?- dium Casertanum e non sono stati trovati punti rappre- sentanti dei generi CycLas, Unio ed ANODONTA. Sono queste, in succinto, le osservazioni che ritrar si possono dallo studio comparativo della Fauna della Calabria, che se da un lato per le specie che vi abitano si congiunge con quella della penisola, dall’ altro serve di anello mediano a quella della prossima Sicilia, quan- tunque i comuni rappresentanti di quest’ ultima regione sì trovino in assai minor numero. Incominciai a studiare la Fauna della Calabria verso la fine dell'ottobre 1877, ma fui tosto costretta a la- sciarla da parte per volgere ogni mia cura ad allestire la collezione della Fauna generale malacologica italiana che aveva già domandato e poscia ottenuto di poter esporre nella Mostra Universale di Parigi del 1878. Quando questa collezione ritornò da quella metropoli, (1) Opuntia, Ficus-indica, Haw. DELLA CALABRIA IX cioè nel dicembre 1878, mi posi di nuovo con ogni cura a determinare e paragonare le specie state raccolte in Calabria, ed ho continuati poi questi studii senza inter- ruzione sino alla fine. Questo è il primo lavoro malacologico di qualche rilievo che io pubblico, e non senza una certa titubanza oso farlo, non perchè io tema la critica anche severa, purchè giusta e senza partigianeria, potendosi per essa imparar molto e correggere qualche errore o qualche incertezza, ma perchè la scienza è sempre piena di dif- ficoltà e di scogli. Inoltre io sento pur troppo in me il difetto di molte, anzi di moltissime cognizioni scientifiche e di quei tanti mezzi che io stimerei opportuni e neces- sarii; perchè questo mio lavoro possa riescire opera d’ in- segnamento efficace e d’utilità pratica. Infatti solo da poco tempo ho incominciato ad occuparmi di specie terrestri e fluviali, soprattutto nostrane, intorno alle quali so bene con quanto studio e diligenza e con quali criteri pratici poterono ottenere esito felice 1 numerosi scienziati, i cui lavori mi hanno servito di guida. Nè debbo tacere come io non sia riuscita a procurarmi alcuni tipi di paragone che mi erano necessarii per la determinazione sicura di qualche specie; la qual cosa invero ha reso in tali casì il mio compito più arduo e scabroso. Nondimeno ho fatto meglio che ho saputo con gli scarsi mezzi di cui potevo disporre, e perciò confido nella indulgente benevolenza di tutti coloro che comprendono le grandissime difficoltà che ho avute a superare, e di quelli particolarmente che incoraggiano per principio chi 32 Xx FAUNA MALACOLOGICA si fa a percorrere le ardue vie della scienza, apprezzan- done gli sforzi e le fatiche. Ringrazio i signori Westerlund e Boettger per il loro gentile concorso nella determinazione di diverse specie dubbie, e ringrazio pure il signor Clessin per il suo com- piacente aiuto nello studio delle specie fluviali. Nel corso di questo lavoro segno con asterisco (*) le spe- cie raccolte in qualunque siasi località dal sig. Caroti, con punto ammirativo (!) quelle rinvenute dal dott. G. Cavanna. Per render più completa l’ enumerazione delle specie che vivono in Calabria, ho creduto opportuno aggiungere anche quelle notate nel catalogo del capitano Adami (1), sebbene non siano state raccolte dalla nostra Commis- sione scientifica. Non intendo però d’assumere alcuna re- sponsabilità sulla determinazione scientifica delle specie medesime. Ed ora mi sia concessa una digressione che non man- cherà, spero, di un certo interesse. Tutti 1 raccoglitori di molluschi sanno per propria esperienza come troppo spesso accada che una specie particolarmente interessante si raccolga in pochi esem- plari, alcuni de’ quali giovani incompleti e perciò inser- vibili, e come riesca spiacevole gettarli via o metterli in tale stato nella propria collezione. Inoltre nessuno ignora che con essi non si possono far cambi, e non v' ha modo d’offrirli ai proprii amici o corrispondenti. (1) Catalogo dei Moll. terr. e fluv. della prov. di Catanzaro, estratto dagli Atti della Soc. Veneto-Trentina di Scienze Nat. resi- dente in Padova, vol. 2, fasc. 1, 1875, DELLA CALABRIA XI Per ovviare in parte almeno a tanto male, io mi servo con favorevoli risultati, di cassette da allevamento, Cocdle- arium degli antichi, Escargotières dei francesi. Queste cassette sono di castagno o di moro, o almeno di un legno solido che resista all’ umido; sono provviste di un coperchio movibile, che combacia regolarmente e che è formato da un’inquadratura di legno nel cui mezzo v' è una fitta rete d’ ottone (1). Ho adottata la forma rettan- golare come la più semplice, ed ho fatto dar loro inter- namente una o due mani di catrame. Non credo fuor di luogo dir brevemente in qual modo io prepari queste cassette. Incomincio a fare, nel fondo di queste con un succhiello alcuni buchi, 1 quali ricopro con rete simile a quella del coperchio, avendo cura di fermarla con bul- lettine; quindi fogno questi buchi con dei cocci, come sì pratica nei vasi da fiori, per facilitare lo scolo del- l’acqua ed impedire che si formi nel fondo uno strato di melma; e dopo aver messo sopra i cocci stessi alcune foglie secche riempio le cassette per più di due terzi di terra che ho fatta vagliare avanti. Da uno dei lati della cas- setta in luogo di terra pongo delle scaglie di pietra ammon- ticchiate le une sulle altre in modo da lasciare dei vani fra luna e l'altra scaglia, ove i molluschi possono an- dare a nascondersi. Quindi ricopro la terra tutta con uno strato di borraccina tolta dai prati o dai boschi, avendo cura di ripulirla e rivederla per impedire, quanto (1) La tela o rete metallica in ottone è molto preferibile a quella in fil di ferro, perchè questo si ossida presto e si strappa con facilità, ed i moliuschi se ne vanno allora a diporto. XII FAUNA MALACOLOGICA è possibile, che vi vengano casualmente rinchiuse delle specie locali e per conseguenza prive di particolare in- teresse. Non tutte le specie riescono parimente bene nelle cassette da allevamento; almeno sin qui non sono riu- scita ad ottenere indistintamente dei risultati egualmente buoni. Anzi comincerò subito dal dire che le Fruticicula e le Xerophila non ci fanno nulla, che vi muoiono in breve, quantunque io abbia avuto per esse delle cure speciali, ponendo cioè nelle cassette invece di borrac- cina dell’erba e tenendole in luogo più scoperto e meno ombroso. I Pomatias e le BaLeA pure danno lo stesso risul- tato. Gl' Iberus vi vegetano, ma non vi prosperano nè vi moltiplicano, e così le Campylea del gruppo dell’HH. cingulata; devo bensì notare che il primo anno in cui posi in una cassetta esemplari di tale specie provenienti da Bolzano, questi si riprodussero e formarono una gio- vane generazione numerosa, la quale però ebbe corta vita e perì prima di aver raggiunto il necessario sviluppo. Le specie invece che vi prosperano benissimo, sono le HyALinia tanto del gruppo della H. lucida, quanto di quello della 7. olivetorum. A Vallombrosa in uno scolo d’acqua nel fosso dietro il monastero, Caroti ed io trovammo, nel settembre 1877, quattro esemplari di una forma del primo gruppo e non so nemmeno oggi rendermi conto a qual specie appartengano; fra gli altri caratteri questi individui hanno un guscio così traspa- rente e un colore così chiaro che sembrano essere al- DELLA CALABRIA XIII bini. Due di questi li ponemmo in una cassetta da al- levamento ove la loro progenie è divenuta abbastanza numerosa da permettermi di ritirarne per la collezione diversi esemplari completi, più grandi dei primi quattro ritrovati, ma a loro assolutamente identici anche nel colore, mentre gli altri vivono tuttora in buonissime condizioni. Nell’ autunno 1878 ricevei di Sicilia diversi esemplari vivi di Hyalinia Calcare, alcuni de quali rotti in viaggio, altri incompleti. Misi anche questi in una cassetta insieme a numerose uova che per strada avevano deposte nella borraccina, nella quale erano state involte. Ai primi dell’anno le uova sì dischiusero, una quantità di piccoli molluschi cominciarono a formicolare per la cassetta ed ormai la maggior parte ha raggiunto il com- pleto sviluppo. Le Campylea del gruppo della H. planospira dagli esemplari del Vicentino sino a quelli dell’ estrema punta della Calabria vivono tutte bene e si riproducono nelle cassette. Le H. aspersa e ligata di diverse località V_H. nemo- ralis e le H. vermiculata vivono e si riproducono del pari. Credo anzi di non dover passare sotto silenzio un caso interessante che intorno a quest’ ultima specie ho potuto osservare e del quale mi riserbo di parlare altrove più ampiamente. | Alcuni anni sono ebbi la fortuna che mi fossero por- tate due ZH. vermiculata scalari raccolte presso la Castel- lina sul Monte Morello; una di esse essendo morta la misi in collezione, l’altra che era viva, la posi in una XIV FAUNA MALACOLOGICA cassetta dandole a compagno un esemplare di forma nor- male. Dall’accoppiamento di questi due nacque numerosa progenitura, e un individuo raggiunse il suo completo sviluppo partecipando dei caratteri dei suoi due autori. Esso era semi-scalare, cioè non così ben formato a giri sovrapposti come quello di Monte Morello, che era uni- colore, ma nondimeno assai interessante per la sua decisa tendenza ad avere gli anfratti staccati e superiormente pianeggianti; aveva poi il colore del secondo, cioè fasciato e marmorato. Anche le CLausiia del gruppo della Pestana e della plicata si moltiplicano numerose nelle cassette daddove ho già ritirate diverse generazioni; come pure le FERUSSACIA del gruppo della Hohemwark. Durante l’inverno io tengo tutta la mia colonia sem- pre fuori, ma in luogo riparato e in buona esposizione. Quando la pioggia perdura troppo continua, la faccio coprire con delle assi o degli incerati; quando minaccia di gelare troppo forte, faccio rinvoltare le cassette con tappeti. Ho però sempre particolare cura d’impedire che il sole vi piombi sopra troppo repente, e perciò durante la primavera le faccio mettere sotto una stuoia di canne, e quando giunge l'estate le trasporto in un luogo om- broso esposto a settentrione senza però impedir loro l’aria libera. Il nutrimento varia un poco a seconda delle specie; provvedo dei lombrichi per le cassette ove sono le Hya- LINIA e distribuisco loro di tempo in tempo alcune HELIX, alle quali *schiaccio prima il guscio. Le altre specie si DELLA CALABRIA XV contentano di cavolo e d’insalate diverse. Quando du- rante l’inverno la stagione è mite, ho osservato che distri- buendo loro il cibo sono aliene dal rifiutarlo e basta dar loro delle foglie, perchè poco dopo incomincino il loro pasto. Quando da qualche tempo non è piovuto in estate principalmente, faccio adacquare tutta la mia colonia servendomi di un annaffiatoio provvisto di uno spillo a nappa con buchi fitti e sottili. Credo utile però tanto nell'inverno quanto nell’ estate lasciar loro un’ epoca di riposo, imitando quanto più si può la natura; perciò mentre per le HyALINIA e per le specie piccole fa d’uopo osservare che la terra delle cassette non si risecchisca di troppo e che la borraccina rimanga sempre un poco umida, per le altre non bisogna neppure annaffiare ogni giorno, ma solo quando si giudica che sia necessario. Le Campylea, durante il giorno stanno general mente attaccate fra le scaglie del sassi e nei vani di questi profondamente nascoste. Le HyALInIa si rifugiano sotto la borraccina e nell’ inverno sotto la terra assai pro- fondamente, il che fanno pure le /. aspersa, vermiculata, ligata ecc, ecc. Si ottiene con tal sistema che non solo gli esemplari giovani e rotti si completino e facciano il loro peristoma, ma si ha pure il grandissimo vantaggio di poterci far sopra degli studii e di aver sempre a suo comando un vivaio ove trovare, senza moversi da casa, le specie o forme proprie del settentrione, del centro o del mezzo- giorno della nostra penisola. XVI FAUNA MALACOLOGICA Bisogna necessariamente esser forniti di molte cas- sette, aver un elenco preciso delle specie e della quantità di esemplari che si sono messi nell’una o nell’ altra cassetta, tener le località divise, cioè non porre per esempio delle H. planospira del Vicentino nella medesima cassetta ove già sono delle H. planospira di Toscana 0 di Calabria e viceversa; a meno che si vogliano fare tali mescolanze collo scopo prefisso di ottenere degli in- crociamenti, la qual cosa sino a qui io non ho mai pro- vata, benchè mi riserbi di tentarla. Non bisogna mettere troppi individui in una medesima cassetta anche se ap- partengono ad una sola specie. Finalmente è necessario fare di tempo in tempo delle revisioni o censimenti, ri- tirando i morti, prendendo gli adulti, osservando se vi sono nate nuove generazioni e come progrediscono. Del resto benchè questo allevamento richieda molte cure non è punto difficile a praticarsi ed è poco dispen- dioso; mi sembra dunque che meriterebbe di esser ge- neralmente adottato dai cultori di malacologia, molti de’ quali vi troverebbero, ne sono sicura, vantaggi suf- ficienti ed assai insegnamenti da esser largamente com- pensati di quelle fatiche e premure che vi avessero a spendere. Da qualche tempo invero è invalso l'uso di ri- porre i molluschi appena raccolti in boccie contenenti dell’ alcool e di lasciarveli sino al momento che il ma- lacologo, tornato da una escursione scientifica possa stu- diarli; ebbene quest’uso, a parer mio, devesi assolutamente bandire dalle savie costumanze dei cultori di malacolo- DELLA CALABRIA XVII gia, perchè 1 alcool sciupa del tutto le conchiglie, ne rode e ne deteriora l’ epidermide in modo che riesce impossibile anche lavandole e spazzolandole accurata- mente far loro riprender quel lustro che è loro principale ornamento. Nuoce pure assai all’anatomia dei molluschi in generale, perchè questi animali gettati così vivi in un barattolo pieno di alcool, anche quando questo sia mescolato con un terzo d’acqua, si contraggono talmente e divengono così coriacei che non si possono impie- gare in verun modo come oggetto di studio, e rimane perfino molto difficile l estrarli completamente dalla conchiglia. Io credo che il miglior modo da seguirsi, quando si va in viaggio in cerca di molluschi, sia quello di prov- vedersi non solo di scatole o cassette di diverse grandezze e di sacchetti di tela grossolana numerati per le specie grandi, ma ancora di tubi di cristallo vuoti per le specie piccole e fragili. In mancanza o scarsezza di questi ultimi sì supplisca con pezzetti di canna comune, i quali ser- rati ai due lati, sia con carta spintavi entro a forza sia con qualche foglia di albero o di erba, non corrono il rischio di rompersi, come spesso accade pei tubi di cristallo. Per molte esperienze non dubito d’ affermare che i molluschi terrestri possono così rimanere rinchiusi più settimane senza menomamente alterarsi. Tutti sanno che delle HeLIx di diverse specie, in numerosi casì e per circostanze for- tuite, rimasero per anni intieri dimenticate in scatole, e che quantunque prive di aria e di cibo per tanto tempo furono trovate vive e vissero più o meno lungamente. 3 XVIII FAUNA MALACOLOGICA Nel caso però a cui ho accennato di sopra, cioè, quando si è giunti a raccogliere una quantità numerosa d’indi- vidui, non bisogna pretendere di conservarli rinchiusi per lungo tempo, perchè se alcuni di loro morissero e venissero ad imputridire, gli altri pure ben presto si guasterebbero. | Si proceda poi alla scelta delle specie e degl’ individui, si facciano morire nell'acqua quegli esemplari che si destimano alla conservazione del mollusco e solo quando si è ben sicuri che sieno morti, sl mettano in barattoli contenenti due terzi di alcool.e uno di acqua; onde così preparati possano servire a studil anatomici, non essendo le parti loro divenute nè tanto coriacee, nè tanto con- tratte, perchè non soverchiamente incotte dallo spirito. Si facciano poi bollire quelli di cui si vuole conservare la sola conchiglia e se ne estraggano gli animali morti. Finalmente sì mettano nelle cassette da allevamento quelle specie e quegli esemplari che per qualunque ragione sì desidera lasciar vivi. To non mi illudo sul merito dell’opera che ora con- segno alla stampa. So e comprendo che per varie cause essa non corrisponde all'importanza del soggetto che ho preso a trattare. Nondimeno mi terrò contenta e non stimerò perduto il mio lavoro, che raccomando alla bene- volenza di tutti i cultori della malacologia, quando con esso io sia riuscita a dissipare qualche dubbio, a rettificare qualche errore o qualche inesattezza scientifica, e a far meglio conoscere quanto sia ricca e variata la Fauna di questa contrada quasi fin qui inesplorata. E mi re- DELLA CALABRIA XIX puterò felice, se questo mio libro potrà far nascere in alcuno l’amore delle scienze naturali, e più particolar- mente della malacologia, perchè non temo di affermare che fra tutti 1 paesi di Europa l Italia è ricchissima in belle specie e in forme varie, e perciò al pari di ogni altra regione merita d’esser studiata anche da questo lato, poichè non è da dubitarsi che molte e numerose scoperte sono riservate a coloro, i quali vorranno dedi- carsi a questo dilettevole studio. Villa Novoli, marzo 1879. M. PaAuLUCCI. — via £ i PIC]: gi SURE AR PATATA GG di) SRI Vas A I, O aa N pes | » é ta p ; E i vida & I DIV: ' Dil. , vi a 4 E: hi ) (pt. ' È o n È "ia % ? ua "A n rt LI] Ò 6 ì - ba . n LI - d n i , i ‘ '’ . ‘ Ù {i x # ” 7 i P £ nc DU Fi ui mA } 1 x LT. o È “li Po adel x Aa UE tt DIL DE A bi n A ©. 41)" fr - - i ag ri y pH LR » n è ” Mi Ù dia x ui uu Fò oe » i 0 PROSPETTO SISTEMATICO DEI MOLLUSCHI DELLA CALABRIA è AUOSAA: 2 . è HDD a dI 6d ”_ e - Pa PIANIIIDPIADDIIIIDPINDI_IDIEIDIDELLIIIEENENNIENIIDDII MOLLUSCA GASTEROPODA. GASTEROPODA INOPERCULATA, PULMONACEA. 1. Fam. ARIONIDE. I. Genus ARION. . ArION HorTENSIS, Var. grisea. 2. Fam. LIMACIDE. II. Genus LIMAX. . LIMAX CINEREUS. — variegatus, Var. rufescens. — AGRESTIS. III. Genus AMALIA. . AMALIA MARGINATA. 4 FAUNA MALACOLOGICA 3. Fam. TESTACELLIDAE. IV Genus TESTACELLA. 6. TESTACELLA, SP. V. Genus DAUDEBARDIA. 7. IDDAUDEBARDIA RUFA. 8. x MARAVIGNSA. 9. _ NIVALIS. 10: = FISCHERI. 4. Fam. HELICIDA. VNISGenis NIDRINA: 11. Virrina PauLUCCIA. VII. Genus HYALINIA. CONULUS. 12. HyALINIA FULVA. HYALINIA (S. Str.) - 13. HyALINIA CELLARIA. 14. — — Lucina, Var. Calabrica. dò; -- ERCICA. 16. _ OBSCURATA. DELLA CALABRIA VITREA. 17. HYALINIA DIAPHANA. 18. — CRYSTALLINA. 19. —= HYDATINA. RETINELLA. 20. HyAuinia oLiverorum, Var. icterica. 206 a CAROTII. DD: = FRAGRANS. VIII. Genus ZONITES. 23. ZONITES ALGIRUS. 24. —. VERTICILLUS. IX. Genus HELIX. PATULA. 25. Heuix BALMEI. 26. — ROTUNDATA. 20. — RuUPESTRIS, Var. trochoides. DSi —PYGMZA, ACANTHINULA. 29. HELIX ACULEATA. TRIGONOSTOMA. 30. HELIX LENTICULA. ME C0BVOLUTA. FAUNA MALACOLOGICA VALLONIA. 32.* HELIX PULCHELLA. TRICHIA. 33. HELIX CINCTELLA. MOoNACHA. 34. HELIX HIBERNA. 39. 40. 4l. 42. 43. 44, 45. 46. 47. Hetix Henix CONSONA. GREGARIA. OLIVIERI. CARTHUSIANA. CAMPYLEA. PLANOsPIRA, Var. Calabrica. XEROPHILA. PISANA. VARIABILIS. RUFOLABRIS. MARITIMA. SUBPROFUGA. LALLEMANTIANA. CONSPURCATA. APICINA. DELLA CALABRIA 48. HELIX PYRAMIDATA. 49. — TROCOIDES. SOIA APICULUS. COCHLICELLA. 51. HELIX CONOIDEA. 52. — VENTRICOSA. DI — ACUTA. MACULARIA. 54. HELIX VERMICULATA. IBERUS. 5b. HeLix murALIS, Var. alutacea. 56. — SURRENTINA. HELICOGENA. 57. HELIX APERTA. DS —— —’ASPERSA. 59. — cncra, Var. Calabrica. OST GATA. X. Genus BULIMINUS. CHONDRULA. 61. BuLIMINUS PUPA. 62. —°:. TRIDENS, Var. eximia. 63. 64. 65. 66. 67. 63. 69. 70. DL, 72. ris) 14. FAUNA MALACOLOGICA XI. Genus STENOGYRA. STENOGYRA DECOLLATA. DE Genus FERUSSACIA. FeRUSsACIA GRONOVIANA. - VESCOI. XII *Genus PUPA TORQUILLA. Pupa PHILIPPI. — | GRANUM. ODOSTONIA. PUPA CYLINDRACEA. — SempronI, Var. dilucida. — sp. ISTHEMIA. PUPA MINUTISSIMA. XIV. Genus CLAUSILIA. MARPESSA. CLAUSILIA LAMINATA. DELIMA. CrausiLia KOBELTIANA. Sea ITALA. 15 16 TI. {(-} (9. 80 81 82. 83 DELLA CALABRIA MEDORA. . CLAUSILIA PUNCTULATA. PAPILLIFERA. . Crausinia soLima, Var. Cajetana. — BipeNs, Var. virgata. — TRANSITANS. Sed DEBURGHLA. 5. Fam. GLANDINID. XV. Genus GLANDINA. . GLANDINA ALGIRA. XVI. Genus ACICULA. . ACICULA ACICULA. a SP. 6. Fam. AURICULIDEA. XVII. Genus CARYCHIUM. . CARYCHIUM MINIMUM. 10 FAUNA MALACOLOGICA 7. Fam. SUCCINIDA. XVIII. Genus SUCCINEA. 84. SUCCINEA DEBILIS. PULMONOBRANCHIATA. 8. Fam. ANCYLIDK. XIX. Genus ANCYLUS. 85. ANCYLUS GIBBOSUS. 9. Fam. LIMNZAEIDE. XX. Genus LIMNAA. 86. LIMNAA TRUNCATULA. 87. = PEREGRA. XXI. Genus PLANORBIS. TROPIDISCUS. 88. PranorBIs umBILIcATUS, Var. subangulatus. (GYRAULUS. 89. PLANORBIS GLABER. gi 94 95 96. — GASTEROPODA OPERCULATA. DELLA CALABRIA . PULMONACEA. 10. Fam. CYCLOSTOMID,. XXII. Genus CYCLOSTOMA. . CYCLOSTOMA ELEGANS. XXIII. Genus POMATIAS. . Pomatias WESTERLUNDI. ADAMII. XXIV. Genus ACME. . ACME POLITA. BRANCHIATA. 11. Fam. PALUDINIDE. XXV. Genus BYTHINIA. . Brrunia Leacui, Var. Italica. XXVI. Genus AMNICOLA. +. AMNICOLA VESTITA. CAROTII. 12 FAUNA MALACOLOGICA MOLLUSCA ACEPHALA. LAMELLIBRANCHIATA. 12. Fam. SPHERIDA. XXVII. Genus PISIDIUM. 97. Pisipium CASERTANUM. FAR MOLLUSCA GASTEROPODA INNI ORE SLI DIESIS SII LDOTS GASTEROPODA INOPERCULATA. PULMONACEA. 1. Fam. ARIONIDE. I. Genere ARION. Compreso e confuso da Linneo col nome generico di LmAx, venne distinto e diviso da Férussac (Mist. Moll. pag. 50- 53, 1819). Gli Arioy sono molluschi a corpo ovale allungato, di forma subcilindrica, leggermente attenuata ai due estremi, a pelle molto rugosa. La corazza o cappuccio è distinta e posta verso la parte ante- riore, di media grandezza, sagrinata. I tentacoli sono conico-cilin- drici, i due superiori assai più lunghi degl’ inferiori; il piede a bordi dilatati separati dal corpo da un solco. Non hanno conchiglia, nommeno interna, neppur rudimentare; questa è sostituita da delle granulazioni calcaree, isolate 0 ag- glomerate, poste sotto la parte anteriore del cappuccio. 16 FAUNA MALACOLOGICA Moquin-Tandon (1) li descrive come diversi dai Limax per la struttura della mascella, per la mancanza della l/i#maceZla, per la presenza della glandula muccosa caudale, per la spessezza e la separazione del piano locomotore, per la diversa situazione del- l’orifizio respiratorio e per quella dell'apparecchio genitale che è meno anteriore. Di più gli Arion non hanno mai nè corazza striata concentricamente, nè carena sul dorso. Ed appunto per questi numerosi caratteri distintivi questo ge- nere è stato universalmente adottato da tutti i malacologhi. Gli Arron abitano i siti ombrosi, freschi, umidi, sotto le piante o le pietre, negli orti e nei boschi, escono fuori la notte o dopo la pioggia. Si nutrono di sostanze vegetali ed animali, sono stati veduti divorare non solo dei cadaveri di piccoli vertebrati in decomposizione, ma anche degli escrementi, degl’ insetti, delle piccole chiocciole e persino degl’ individui della loro stessa specie. Il signor Bourguignat (2) osserva che questo genere è sparso piuttosto nell’ Europa settentrionale e centrale, che nella meri- dionale, quantunque non ignori che rappresentanti di questo sono stati trovati anche al Caucaso. Valuta a settantacinque le specie conosciute sin qui nel si- stema europeo. Non ho il più piccolo dato per poter affermare quante e quali specie vivono in Italia, perchè fin qui ho potuto occuparmi pochis- simo sia di raccogliere, sia di studiare i molluschi nudi. Conto e spero, poco alla volta, di togliere questa lacuna; ma non mi illudo sulla moltiplicità e la gravità degli ostacoli a’ quali andrò incontro per effettuare questo proponimento. (1) Histoire naturelle des mollusques terrestres et fluviatiles de France, II, pag. 9, 1855. (2) Descript. de deux nouv. genr. Algériens, suiv. d’une classificat. des famil, et des genres de moll. terrest. et fluvial. du syst. européen, p. 14, 1878. DELLA CALABRIA 17 1. ARION HORTENSIS, /érussac. ARION HoRTENSIS, F'érussac. Hist. Nat. Moll. pag. 65 (1819). Var. grisea, Lourguignat. Malacol. Gr. Chartreuse, pag. 30, tav. 1, fig. 10 (1864). Abita il Monte Pecoraro sotto la scorza di un abeto sradicato e marcescente. Un esemplare, Caroti. Questo è il solo individuo che sia stato rinvenuto rappresen- tante il genere, e confesso una certa esitanza nel determinarlo, tanto più comprensibile non solo quando sì rifletta come io sia fin qui poco pratica nello studio dei molluschi nudi, ma an- cora quando si pensi che questo individuo che io non ho mai veduto vivo, è già da diversi mesi immerso nell’ alcool e perciò contratto, ed ha la colorazione sbiadita, dimodochè non sì può ab- bastanza ben definirne nemmeno la tinta; sembra però convenire in modo sodisfacente alla citata figura. 2. Fam. LIMACIDE. II. Genere LIMAX. Venne stabilito da Linneo nella sua decima edizione del Sys- tem. nat. (1758). Esso comprende degli animali privi di con- chiglia esterna, ma provvisti internamente nella parte anteriore del corpo (al di sotto del collo e precisamente sotto una specie di placca, che sembra come sovrapposta al dorso dell’ animale e che perciò si chiama corazza) di una conchiglia rudimentare detta limacella, la quale è bianca, della forma di un’ unghia, alcune volte poco solida, altre invece grossa e spessa, senza traccia di 18 FAUNA MALACOLOGICA spira, ma più acutamente ovata da un lato che dall’ altro. Il mollusco è lungo, di forma cilindrica, assottigliato dalla parte opposta alla testa. Questa è provvista di quattro tentacoli; i superiori, più lun- ghi, sono terminati da un ingrossamento sferico un poco ovale, nel quale sono rinchiusi gli organi visuali. Il collo, leggermente assottigliato, riunisce la testa al resto del corpo, ed è terminato dal principio o parte anteriore della corazza o cappuccio, la quale è concentricamente striata, mentre invece tutto il rima- nente del corpo è coperto da una pelle sagrinata, formata da dei tubercoletti l uno accanto all’altro disposti per linee oblique. Dalla parte destra del collo, un poco al di sotto della corazza, sì scorge un’apertura di forma ovale detta orifizio respiratorio ; più innanzi, pure dietro il tentacolo destro, trovasi un altro ori- fizio che serve di via di transito per gli organi genitali. Il piede, o suola del mollusco è consimile a quello delle HELIX, ma è generalmente ornato da due striscie longitudinali, laterali, di colore più carico che il rimanente della parte inferiore. Questo genere sarebbe rappresentato nel sistema europeo da circa cinquanta specie. Non ho ancora nessuna esatta nozione del numero di quelle che vivono in Italia. Tre sono le specie che furono raccolte in Calabria. Il capitano Adami nel Catalogo dei Moll. terr. e fluv. della prov. di Catanzaro (1873), non ha nominato nessuna specie di molluschi nudi. I Limax si nutrono di sostanze vegetali ed animali; mangiano volentieri, troppo volentieri, i legumi ed i frutti teneri appena usciti fuori dalla terra e le fravole sopratutto, perciò gli orto- lani ed i giardinieri fanno loro una guerra accanita. Essi vivono nascosti nei luoghi umidi, sotto terra, nelle can- tine, nelle stanze terrene di località poco asciutte, in vicinanza delle fogne, degli acquai ecc. ecc. Escono per eseguire le loro escursioni o depredazioni, piuttosto nella notte, ovvero quando da poco ha cessato di piovere o piove non troppo forte. DELLA CALABRIA 19 2. LimAx cineREUS, Lister. LIMAX CINEREUS, Lister, Hist. Anim. Angl. (1678). — maxImus (partim) —Lenneo (1758). — ANTIQuORUM (partim) Férussac (1821). -- maxnus (partim) —Moquin-Tandon, Hist. Moll. Fr., II, pag. 28, n. 8 (1859). Var. vulgaris, Moquin-Tandon. Var. F'erussaci, Moquin-Tandon. In Calabria non sono state rinvenute che le tre seguenti va- rietà di colore. La varietà vulgaris è stata trovata all’ Aspromonte Regione Cavaliere a metri 1698, e conviene perfettamente all’ illustrazione di Férussac (Hist. Nat. Moll. tav. 4, fig. 7). La varietà Ferussaci è stata rinvenuta sul Monte Pecoraro a circa 1000 metri e gli si adatta benissimo la figura di Férussac (Hist.. Nat. Moll. tav. 4, fig. 8). Una terza varietà è stata raccolta pure sull’Aspromonte Re- gione Cavaliere, e non ho trovato nè descrizione nè figura che ben gli si adatti. Dirò solo che vista nell’alcool, presenta una tinta marrone pendente in rossiccio, e che ha il corpo vergato di quattro strie longitudinali più o meno interrotte e confuse di colore ancora più scuro del fondo generale. La corazza è pur macchiata di scuro. Sono state raccolte tutte dal signor Caroti. 20 FAUNA MALACOLOGICA 3. Limax vARIEGATUS, Draparnaud. LimAx vARIEGATUS, Draparnaud, Tableau Moll. pag. 103 (1801). Var. rufescens, Moquin-Tandon. Férussac, Hist. Nat. Moll. tav. 5, fig. 2. LimAx vARIEGATUS, 7 rufescens, Moquin-Tandon. Moll. France, II, pag. 25. Abita Palmi in una maceria di sassi vicino allo scolo di acque sporche, e a Pizzo nel giardino dei signori Alcalà, Caroti. Gli esemplari di Calabria sono identici a quelli che si rinven- gono in Toscana. 4. Limax AGRESTIS, Linneo. LimAx AGRESTIS, Linneo, Syst. Nat. ed. X, pag. 652 (1758). — AgrestIs, Moquin-Tandon, Moll. France, II, pag. 22, tav. 2, fig. 22. Abita Pizzo strada dei Prangi. Secondo Moquin-Tandon la sua figura sunnominata rappresenta la Var. ornata. I miei esemplari però non vi sì riportano in modo abbastanza esatto, perchè io possa assolutamente affermare che vi appartengano. Infatti questi esem- plari sono un poco troppo rovinati e contratti dall’alcool. Il loro colore più seuro che nella figura è un poco troppo incerto, per decidere che fan parte positivamente di quella varietà. Var. tristis, Moquin-Tandon. (Loc. cit., tav. 3, fig. 1). Abita il Monte Sant’ Elia, presso una casa rovinata. Due esem- plari, Caroti. DELLA CALABRIA 21 La determinazione di questa varietà, in grazia del suo colore marrone o cioccolata quasi uniforme, mi sembra esser più posi- tivamente esatta. I miei esemplari sono però piccoli assai, pro- babilmente giovani, e non hanno raggiunto il loro completo svi- luppo. III. Genere AMALIA. La separazione di queste forme dai Limax fu effettuata da Moquin-Tandon (Mist. Moll. France, II, pag. 19, 1855). Egli bensì non intendeva proporre un nuovo genere, ma una sezione o gruppo per dividere dai Limax le specie che se ne distinguono a colpo d’ occhio, essendo provviste di una carena mediana, che dalla fine della corazza sino all’ estremità caudale percorre tutto il corpo del mollusco. Nel medesimo anno 1855, Gray col nome di Mirax istituiva pure una divisione del genere LimAx per queste medesime forme. Alcuni autori hanno data la preferenza al nome di Amati, altri a quello di Mirax. Io, per ora almeno, prescelgo il primo, perchè non avendo il Catalogo di Gray, trovo che Moquin-Tandon mi guida nello studio dei caratteri. Inoltre non so quale dei due autori abbia realmente il diritto di priorità. (Questo genere possiede pure anche altri caratteri suoi proprii; la corazza è sagrinata, provvista di rugosità più o meno appa- renti, è priva di strie concentriche, divisa da una piccola linea ‘indicatrice della limacella; questa è distinta da un nucleo supe- riore mediano rigonfio, convesso, in luogo d’ esser destro e leg- germente concavo come nei Limax. Non mì sembra riscontrare differenza fra le AmaLia ed i Limax quanto ai loro costumi, al loro modo di stazione ed al loro nu- trimento. Il signor Bourguignat, nel suo già citato lavoro (Descript. de deux nouv. genr. Algér., suiv. ete., pag. 17), scrive di co- 6 22 FAUNA MALACOLOGICA noscere circa trentaquattro specie di questo genere, per il quale egli adotta il nome di Minax, ed osserva che esse sembrano pre- scegliere la regione mediterranea, abbenchè se ne trovino pure dei rappresentanti al di là delle Alpi. Il dott. Westerlund invece (Fauna Europea, pag. 13, 1876), nota due sole specie appartenenti a questo genere, e sotto il nome di A. marginata egli riunisce in sinonimia ben sette denominazioni che erano state date come a specie diverse. Fra queste due opinioni così diametralmente opposte, come deve regolarsi l'individuo che ha da mettersi a studiare questo genere? 5. AMALIA MARGINATA, Draparnaud. Liax miremmatus, Drap. Hist. pag. 124, tav. 9, fig. 7 (1805), (non Miiller). _ — Moquin-Tandon, Moll. France II, pag. 21, tav. 2, fig. 4 (1855), (non Miiller). MiLAx marcinatUs, Bourg. Malac. Gr. Chartreuse, pag. 37, tav. 3, fig. 1-8 (1864), (non Miller). Abita Pizzo, strada dei Prangi (bagni). Ruderi del castello di Bivona; Monteleone, giardino del prof. Pignattari; Palmi lungo il fosso di scolo o fogna che asporta le acque sporche. (Caroti). Questa specie si rinviene nei luoghi umidi, fra i sassi, le fo- glie imputridite e nelle località ove sono prossimi degli scoli di acqua. Var. fulva, Paulucci. Differisce dal tipo per il suo colore rossigno marrone, per aver le macchie o zonule laterali della corazza poco o punto marcate; i mieì esemplari sono anche assai più piccoli del tipo stesso. DELLA CALABRIA 25 Vennero raccolti di questa varietà due individui in una casa rovinata, sul Monte Sant’ Elia, a metri 400 circa. (Caroti). Var. Mongianensis, Paulucci. Riferisco solo in modo dubbio all Amalia marginata, Dra- parnaud, i tre esemplari che dal signor Caroti vennero trovati presso Mongiana, alle falde del Monte Pecoraro. Infatti, malgrado che il color generale del mollusco sì adatti bene alla fig. 4, tav. 2, di Moquin-Tandon, nondimeno trovo dei caratteri differenziali assai spiccati in questi tre esemplari. In primo luogo la carena che percorre il dorso dell’ animale è assai meno acuta di quello che lo è generalmente nella specie di Dra- parnaud; secondariamente questa è accompagnata da ambo 1 lati da due striscie di color marrone scuro; in terzo luogo il clipeo o cappuccio oltre la marginatura consueta ai due lati inferiori, presenta una seconda marginatura nella parte superiore, talchè quelle zonule laterali hanno precisamente la figura di un otto, e la marginatura inferiore che disegna la forma della limacella interna, non è prolungata ed acuta a guisa di seudo come nel- l’Amalia marginata, ma sembra invece come troncata. Altri minori caratteri distintivi si potrebbero ancora notare in questi esemplari, ma io mi riconosco ancor troppo poco pratica nello studio dei molluschi nudi per osare di trattarne molto dif- fusamente, tanto più poi che non ho veduti questi individui che già contratti dall’ alcool. Col nome di Limax marginatus, sono in generale confuse due specie appartenenti perfino a due diversi generi. Per shrogliarne convenientemente la sinonimia mi sono valsa del pregevole catalogo pubblicato nel 1876 dal signor N. Pini (1), e della Fauna Europea del dott. Westerlund, pag. 15 (1876). (1) Moll. viventi nel Territ. di Esino, pag. 42 e seg. 24 FAUNA MALACOLOGICA Il signor Pini osserva, e le citazioni del dott. Westerlund ten- dono a provare che egli partecipa e divide 1’ opinione di lui, che VA. marginata Drap. è specie fortemente carenata, mentre quella descritta da Miller (Verm. Terr. 2, pag. 10, n. 206 (1774), non può e non deve esserlo, giacchè questo autore sempre così esatto nelle sue descrizioni non parla affatto di tal carattere, che avrebbe certamente osservato e spiegato qualora la sua specie ne fosse stata provvista. Resulta strano che tanto Moquin-Tandon quanto Bourguignat non abbiano fatta simile osservazione ed abbiano perciò confuse le due specie, o abbiano piuttosto riportata la specie di Drapar- naud qual sinonimo di quella di Miller, mentre sono invece due specie appartenenti a due diversi generi. Che sia stato Draparnaud che abbia inesattamente identificata la sua specie con quella di Miller, ciò è indubitato! L'autore fran- cese bensì cita Miller e la sua specie col punto interrogativo. Da questo stato di cose risulta che le figure e le descrizioni attribuite da Moquin Tandon e da Bourguignat come spettanti alla specie di Miller, sì riferiscono invece a quella di Draparnaud. 35. Fam. TESTACELLIDE. IV. Genere TESTACELLA. Cuvier nel 1800 fu il creatore di questo genere (Legons d’anatomie comparée, tom. I). Diversi autori poi se ne sono oc- cupati successivamente più o meno in dettaglio; io però limi- tandomi a parlare dei più moderni, di coloro che ne hanno fatta una speciale monografia, nominerò in primo luogo i signori J. B. Gassies e P. Fischer, i quali nel 1856 pubblicarono un la- voro nel quale oltre la storia del genere, l'anatomia del mollusco, DELLA CALABRIA 25 e i molto interessanti e variati ragguagli sugli usi e costumi del medesimo si trova la descrizione dettagliata di otto specie, quattro delle quali rinvenute allo stato fossile e quattro tuttora viventi. In secondo luogo fa d’uopo citare una notizia del signor Bour- guignat, in fevue et Magaz. de Zoologie, 1861, ripetuta quindi nei Spicil. Malacol., pag. 55 6 seg., 1562, dallo stesso autore, ove le specie sono portate sino a quindici. E siccome in tal numero non sono comprese due specie emi- nentemente italiane, la 7. Beccard, Issel (Bull. Malacol. Ital. pag. 71, 1968), dei contorni di Firenze, e la 7. Gestroi, Issel (Ann. Mus. Civ. Genova, pag. 277, 1875), di Sardegna, così mi sembra che si può calcolare che attualmente questo genere comprende diciasette specie di cui dodici viventi e sei fossili, perchè la 7. haliotidea è stata raccolta nei due diversi stati. A queste si dovrà probabilmente aggiungerne in seguito un’altra, quella cioè stata raccolta, in un solo individuo incompleto, in Calabria dal signor Caroti. Le TesraceLLA vivono lungamente affondate dentro la terra, non ne escono che nelle stagioni temperate dopo la pioggia e particolarmente di notte. In questi casi si vedono strisciare in cerca di cibo, il quale consiste principalmente in vermi e mol- luschi nudi che divorano, o meglio assorbono con una voracità sorprendente. Una volta aveva rinchiuso alcune TestAceLLA in una cassetta da allevamento ove per caso trovavasi pure un Limax di me- diocre dimensione: la mattina seguente trovai il Limax quasi completamente divorato. Un’ altra volta aveva ricevuto alcune TestaceLLA che erano state trovate nel vangar la terra. Le dimenticai in una scato- letta di legno nel mio studio. Il 26 febbraio 1877, cioè tre giorni dopo, quando le ricercai, le trovai più morte che vive, mezze intirizzite e risecchite. Le posi allora in un piattino contenente 26 FAUNA MALACOLOGICA un poca d’acqua, pensando che forse questa immersione avrebbe potuto rinvispirle, e ve le lasciai sino all’ indomani mattina, cioè circa otto ore. Ma allora pure le povere TestAcELLA erano nelle stesse tristi condizioni. Una di esse aveva rigettato dalla bocca un grosso lombrico che facilmente potei estrarre intero tirandolo fuori poco alla volta completamente. Esso era lungo 4 centimetri! Ciò prova che la mia TestAcELLA lo aveva assorbito quattro giorni avanti almeno, cioè prima di esser capitata nelle mie mani. Ho fatto diverse esperienze con animali di 7. bisulcata Risso, o Pecchiolu, Bourguignat; ne racconterò alcune altre ancora. Generalmente i contadini me ne portavano la sera tornando dal lavoro, nei mesi di gennaio e febbraio; io le ponevo sulla ta- vola del mio studio, e le osservavo prendendo degli appunti. Così ho notato che nel punto ove sul dorso dell’ animale i due solchi laterali sì ricongiungono, e ove incomincia la parte arrotondata della conchiglia, esiste una specie di apertura o piuttosto un poro che l’animale allarga o stringe a volontà e dal quale scappa fuori un umore o un liquido. Una sera una delle mie TESTACELLA faceva delle contorsioni, cioè si contraeva successivamente ; in pari tempo da quell’apertura, di cui sopra ho parlato, usciva del- l’ umore, e l’animale produceva un suono somigliante a quello che fanno alcune HeLIx, l’aperta principalmente, quando, toccata, vuol precipitosamente rientrar nel suo guscio. Ogni volta che sì ripeteva questo suono cagionato, suppongo, dall’aria che l’animale respingeva dal suo corpo, un nuovo getto di umore, se così può definirsi, appariva fuori da quell’ apertura. Ho perfettamente veduto su diversi individui 1’ orifizio respi- ratorio. Esso è posto dal lato destro, sotto la conchiglia, in quella parte che resta fra questa e l’ attaccatura al corpo dell’ animale; però è assai difficile di scorgerlo a causa della sua posizione così nascosta. Bisogna che l’animale sia voltato da un lato, ap- poggiato cioè sulla parte sinistra; allora poco a poco la conchi- glia sì alza, sì solleva e si riesce a scorgere un piccolo foro ro- DELLA CALABRIA 27 tondo che il mollusco apre o rinserra a volontà, ma che non tiene nè sempre aperto nè sempre chiuso anche in perfetta libertà di azione. | Ognuno sa che le TesraceLLa sono animali notturni, gl’indi- vidui che io condannavo a strisciare sulla mia tavola rischiarata da una buona lampada, si mostravano necessariamente poco so- disfatti di tal regime. Infatti essi sollecitamente andavano a na- scondersi all'ombra di un oggetto qualunque che fosse sulla ta- vola, pur di procurarsi un’oscurità relativa, e diverse volte alcuni esemplari sfondavano la foglia di gichero (Arum arisarum) 0 la carta sulla quale le aveva posate per andare sotto di questa a nascondersi allo scuro. Foglia e carta viste con la lente con- servavano la traccia seghettata degli uncini che cuoprono la ra- dula del mollusco. Ho tentati molti e variati sistemi per conservare le uova di TestaceLca, ma tutti più o meno mi hanno dato un risultato pressochè negativo; poichè le uova loro, nell’ asciugarsi e nel risecchirsi, si spaccano ed i frammenti schizzano assai lontano. Ho dunque dovuto risolvermi a tenerle immerse in una mesco- lanza di alcool e di acqua. i 6. TESTACELLA, SP. Abita il piano di Melìa presso Scilla. Raccolta sotto una siepe sulla strada che conduce alle grotte di Tremisi. (Caroti). No- mino questa specie, perchè è stata trovata in Calabria, ed è interessante notarvi l’esistenza di questo genere. Sarebbe però impossibile il pretendere di determinare speci- ficamente questo animale dal solo individuo rinvenuto, tanto più che la conchiglia del medesimo si è per un malaugurato caso rotta, ed è attualmente incompleta. Credereì però di non errare supponendola specie da ogni altra distinta. 28 FAUNA MALACOLOGICA V. Genere DAUDEBARDIA. Questo genere venne istituito da Hartmann (Syst. der erd- und stissw. gaster. den Europa's, pag. 41, 1821), per designare un piccol gruppo di molluschi che anteriormente veniva incluso nel genere HELIX e con questo confuso. Le DaupeBARDIA hanno una conchiglia intermedia di forma alle TestaceLLA ed alle Virrina, ma essa è sempre provvista di un ombelico. Questo genere è dedicato al barone d’Audebard di Fé- russac, padre. Bourguignat (Amen Malacol. I, pag. 87, 1856), tesse diligente- mente la storia di questo genere e fà uno studio del posto che deve occupare nella classazione metodica basandosi sulla maggiore 0 minore affinità dell'animale con quello degli altri generi. Fischer (in Journ. Conch. pag. 1, 1856), sì occupa pure della monografia delle DaupeBARDIA e fa precedere la nomenclatura e la sinonimia delle specie ad essa inerenti da um’accurata descri- zione anatomica degli organi dell’ animale. Egli conclude col vo- lere che in un sistema ragionato le DAuDEBARDIA sieno incluse nella famiglia delle TestAcELLIDE, la quale opinione era già stata enunciata anche da Schmidt e da Bourguignat. Le DaupeBARDIA al pari delle TEsTACELLA, sono animali carni- vori che si nutrono principalmente di piccoli molluschi. Nell’'Italia settentrionale, questo genere è citato come esistente dal Brumati (Zelicophanta rufa) e da Bourguignat; nella cen- trale conosco un esemplare che venne raccolto in Casentino dal prof. Pantanelli. Caroti trovò in Calabria quattro specie. I si- gnori De Stefani e Pantanelli hanno ultimamente descritta una nuova specie col nome di D. Tarentina (1) dei dintorni di Ta- ranto. (1) Bull. della Soc. Malacol. Ital. Vol. V, pag. 11 (1879). DELLA CALABRIA 29 Finalmente in Sicilia vivono diverse specie; sei secondo il ea- valier Benoit, e sette stando a quanto scrive il signor Bourguignat. Non parlerò qui della specie che venne scoperta in Sardegna dal dott. Gestro, che il prof. Issel chiamò Helicarion Sardous, e della quale il signor Bourguignat si servì di tipo per istituire un nuovo genere, che dedicò al prof. Issel, nominandolo IssELIA (1874), perchè malgrado che diversi naturalisti l’abbiano inclusa in questo genere, ciò che feci io pure nei « Mazériaux » sembra stabilito che non possa rimanervi, perchè il mollusco è provvisto ali’ estremità della coda di un poro muccoso. Devo confessare che mi trovo molto imbarazzata per la deter- . minazione delle specie di Calabria! E credo che nelle attuali mie circostanze molti altri lo sarebbero al pari di me. Infatti non possiedo nemmeno un esemplare sicuramente determinato sul quale poter stabilire ì miei paragoni. Ho ricevuto di Sicilia cinque individui col nome di D. steula, e fra questi ho potuto facilmente riconoscere tre forme diverse. La sinonimia di questo genere è oltremodo imbarazzata ed incerta. Non esistono di queste specie che diagnosi poco dettagliate e figure grossolane ed inesatte. La scarsezza degli esemplari, la somma loro fragilità aumenta in gran parte la difficoltà di determinarli, perchè pochi sono gl’individui assolutamente perfetti. Finalmente l’ opinione degli autori non può in verun modo supplire alla mancanza di altri dati e non può servirmi di guida, perchè mentre la maggior parte di essi ri- tenevano fra loro identiche le poche specie che sin qui si cono- scevano, è sorta la nuova scuola partigiana delle divisioni all’in- finito e delle specie locali, la quale stabilisce, per esempio, che la D. brevipes Draparnand (Helix) è limitata alle rive del Reno (1) e che la forma di Sicilia è da questa perfettamente distinta. A priori io non sono punto partigiana di questa opinione; credo alla modificazione, alla variabilità della specie almeno in (1) BoureuIGNAr, Malacol., de l'Algérie, II, pag. 345, nota 3 (1864). sm 30 FAUNA MALACOLOGICA certi limiti, a seconda delle diverse condizioni. Ma in questo caso trattandosi di dover decidere con sano criterio da qual lato sia la ragione, se cioè dalla vecchia o dalla nuova scuola, bisogne- rebbe avere esemplari della località dove in origine venne rac- colta da Férussac la D. brevipes. Non avendoli, mi conviene at- tenermi all’opinione del signor Bourguignat, che più d’ogni altro era in caso di avere a sua disposizione il materiale necessario per effettuare tali paragoni. E se preferisco seguire la sua opinione, si è perchè ho avuto luogo di riconoscere giusti alcuni suoi apprezzamenti relativi appunto ad alcune specie della Sicilia, che io credo sieno iden- tiche a quelle trovate in Calabria. Se poi in alcuni casi le determimazioni resulteranno erronee, sarò la prima ad adoprarmi a correggerle. Sono convinta che in ciò nulla potrà meglio aiutarmi dello studio di quelle specie che vivono in Sicilia, le quali spero poco alla volta potrò riuscire a procurarmi. T. DAUDEBARDIA RUFA, Draparnaud. HELIX RUFA, Draparnaud, Hist. Moll. France, pag. 118, tav. 8, fig. 26-29 (1805). — — Férussac, Hist. Nat. tav. 10, fig. 2 (1819). DaUuDEBARDIA RUFA, Hartmann (1821). — — Bourquignat, Am. Malacol. I, pag. 95 (1856). Abita il monte S. Elia presso Palmi, a circa 350 metri sul livello del mare. (Caroti). Sono per verità un poco incerta sull’esatta determinazione di questa specie. In primo luogo perchè sebben la mia conchiglia si adatti as- sai bene alla citata figura di Férussac, nondimeno differisce per essere un pochino più grande ed aver l’ apertura più allungata. DELLA CALABRIA sl Secondariamente, perchè non ne è stato trovato che un esem- plare, ed almeno a me riesce sempre difficile farmi un criterio esatto della forma e dei caratteri della specie quando non di- spongo che di un solo individuo, trattandosi tanto più di con- chiglia piccola, e quando poi non ho tipi che possano servirmi di confronto. Finalmente, perchè se attenendosi alla nuova scuola di cui ho parlato nell’ articolo precedente, devesi supporre che questa spe- cie, come tante altre, viva più o meno localizzata in un ristretto cerchio, sarebbe azzardato ammettere che abiti la Calabria, poi chè il suo luogo d’ origine, secondo Bourguignat (loc. cit.), dove la scoprì Férussac, è presso Uberlingen sul lago di Costanza. Dipoi la sua presenza venne annunciata nella Germania meri- dionale ed in Italia. Malgrado la causa della mia incertezza non oserei davvero pro- porre di considerare questa conchiglia come una nuova specie. Preferisco dunque riferirla ad una già conosciuta ed alla quale è certamente molto affine, aspettando così che possano capitarmene altri esemplari compagni, ovvero che riceva il tipo della specie e che mi venga reso possibile di giudicare dell’ analogia o della differenza che passa fra quella e questa. 8. DaupeparDIA MaraAvIGNA, Pirano. VITRINA MiRAVIONE, Pirajno, Catal. Moll. terr. e fluv. delle Madonie, pag. 11, n. 2 (1840). DAUDEBARDIA BREVIPES, —Benoit(non Draparnaud) Il. Sist. Crit. Sic. pag. 48, n. 1, tav. 1, fig.5 (1846). —_ Maraviene, Bourg. Malacol. Algérie II, pag. 545, nota 3 (1564). Abita il monte Pecoraro a metri 1400 circa ; 1’ Aspromonte Regione Cavaliere a metri 1650 circa, sotto la scorza degli al- 32 FAUNA MALACOLOGICA beri atterrati e marcescenti. (Caroti). Gli esemplari di Calabria mi sembrano avere una identica forma alla citata figura di Be- noit, però sono assai più piccoli, misurano cioè diam. mag. 2 ?/3, min. 2 3/,, alt.-1:3/, mill. circa. Siccome nelle numerose opere che ho potuto consultare 10 tro- vava tutti i malacologhi concordi nel considerare la D. Mara- vigne qual sinonimo della D. drevipes, e più di ogni altro il cav. Benoit che nel suo trattato summenzionato sostiene - ener- gicamente questa opinione; siccome io non sono riuscita sin qui a procurarmi individui della specie di Draparnaud che, secondo il signor Bourguignat (1), Férussac avrebbe raccolta presso Uber- lingen, sul lago di Costanza fra la borraccina sopra gli scogli; siccome il paragone della D. brevipes dell’ Hist. Nat. di Férus- sac, tav. 10, fig. 1, con quella così chiamata da Benoit e rap- presentata a tav. 1, fig. 5, mi mostrava una notevolissima dif- ferenza tra luna e l’altra forma, così io avevo supposto che fosse avvenuta una posposizione nella citazione delle figure del- l’ IU. Sist. Crit. della Sicilia, e che perciò la fig. 5 dovesse esser riferita alla D. rufa, e la fig. 6 alla D. brevipes. E per conseguenza sebbene i miei esemplari di Calabria si adattassero assai meglio alla fig. 5 di Benoit che alla fig. 1 di Férussac, non osai citare quella del primo nei miei « Matériaua » per tema di dare appiglio a qualche confusione. Ora invece partendo dal principio altravolta sostenuto dal prof. Aradas e ripetuto dal signor Bourguignat, che cioè la specie di Sicilia sia diversa dalla D. drevipes, ciò che d’ altra parte ed in mancanza di tipi di paragone dimostra sufficientemente l’esame delle due figure, credo savio partito distinguere la forma meridionale qual specie autonoma e renderle l’ antico nome im- postole da Pirajno, barone di Mandralisca. (1) Amen, Malacol., I, pag. 97 (1856). DELLA CALABRIA 33 9. DAUDEBARDIA NIVALIS, Benott. DAUDEBARDIA NIVALIS, Berost, IM. Sist. Crit. Icon. Sicilia, p. 59, n. 4, tav. 1, fig. 8 (1856). Abita il monte Pecoraro e l’Aspromonte Regione Cavaliere. (Caroti). Gli esemplari di queste due località corrispondono benissimo alla descrizione ed alle figure dell’///ustrazione sistematica, e devo notare, appunto come lo osserva il cav. Benoit, che insieme alla forma tipica tanto sul monte Pecoraro quanto sull’ Aspro- monte, si rinvengono degli individui di assai minori dimensioni sebbene di egual forma; talchè sono condotta a supporre col pre- fato signore, che questi debbano rappresentare lo stato giovane della conchiglia. In questa ipotesi sono molto più confermata dall’ avere osservato che detti piccoli esemplari sono mancanti di oltre un mezzo giro di anfratto. La D. nivalis sembra esser più abbondantemente rappresen- tata che le altre specie congeneri. 10. DaupeBARDIA FiscHerI, Bourguignat. DAUDEBARDIA FIScHERI, Bourguignat, Malacol. Algérie, II, p. 345, nota 2 (1864). _ Sicura, Fischer, Journal Conch. p. 27 (1856), (1). sE — Benott, II Sist. Crit. Sicil. p. 52, tav. 1, fig. 7 (1856) (2). Abita il monte S. Elia presso Palmi insieme alla D. rufa Draparnaud. (Caroti). (1) Non D. sicula (Testacella) A. Bivona, Nuovi Moll. dint. Palermo, p. 5 e 6, fig. 3 (1839), che è diversa. (2) Non D. rufa Benoit (nee Draparnaud) IM. Sist. Crit. Sicil., p. 50; che è la D. Sicula ( Testacella) di Bivona. 54 FAUNA MALACOLOCICA Gli esemplari di Calabria sono del tutto identici a quelli che ho di Sicilia, e differiscono dalla D. sicula di A. Bivona, la quale vive pure in quell’isola e di cui possiedo alcuni esemplari, per maggiori dimensioni, per forma generale più globulosa, per ultimo anfratto più largo, più rigonfio ed arrotondato, per spira più marginale, più grande e meno depressa. Mi sembra che debhasi stabilire definitivamente che la D. s2- cula di A. Bivona (Testacella) sia diversa dalla D. rufa di Draparnaud (Hel). Il paragone della fig. 3 di Bivona con quella bellissima di Férussac (Histoire, tav. 10, fig. 2) lo dimostra in modo indiscutibile. Dal momento che ciò viene ammesso, convien resti- tuire il nome di D. sicula alla specie di Bivona, perchè ante- riormente descritta, e bisogna cambiare quello di D. steula imposto da Benoit, perchè si riferisce ad altra specie. Questa, se non erro, è stata la causa che ha indotto il si- gnor Bourguignat a proporre tal cambiamento di nome, e sic- come la trovo logica e giusta, così ne adotto la conseguenza. 4. Fam. HELICIDA. VI. Genere VITRINA. Questo genere fu istituito da Draparnaud (Tableau des Mollus- ques pag. 38 e 98, 1801), per certi piccoli molluschi, che secondo una giusta qualificazione del signor Deshayes sembrano dei Limax, portanti sul dorso una piccola chiocciola, ed è così ben caratteriz- zato e distinto che i Malacologhi universalmente lo hanno accettato. Sparso in tutte le parti del mondo terrestre, sarebbe difficile di pretendere di fissare il numero delle specie attualmente co- nosciute (1) tanto più che i moderni autori non si accordano (1) Il signor BourGUIGNAT, Descript. de deux nouv. genr. Algér. suiv, ete., pag. 21, indica 37 specie nel sistema europeo. DELLA CALABRIA 35 tutti a conservare un significato così largo al genere, che per conseguenza è stato nuovamente suddiviso e dal quale è stato separato il genere HeLicARION Férussac, che però non comprende che specie esotiche (1). L’ Italia non è ancora assai bene e minutamente esplorata in tutte le sue parti, perchè si possa stabilire con certezza il nu- mero di specie che racchiude. Troppi ancora sono i dati che mancano per farne un regolare catalogo. Quelle però positiva- mente state rinvenute al giorno d’ oggi sono otto, alle quali do - vremo aggiungere la nuova stata raccolta in Calabria dal signor Caroti. Le Virrina sono relativamente difficili a scuoprirsi, sia per la loro piccolezza, sia che vivono nelle regioni elevate, sia so- pratutto perchè si nascondono fra le foglie putride, s° introdu- cono in quelle accartocciate per terra e sì rimpiattano fra i sassi e sotto di essi, fra il marciume dei rami degli alberi sotto la scorza di questi, insomma nei luoghi freschi, ove penetra poca luce e ove non manca |’ umido. I pochi esemplari di questa nuova specie furono trovati sul- l’Aspromonte Regione Cavaliere a circa metri 1700 sul livello del mare. Un solo individuo fu raccolto vivo, sopra una foglia di faggio, e venne premurosamente conservato nell’ alcool. Quando incomincia a studiare le specie raccolte nell’ escur- sione in Calabria, paragonando queste piccole VitrINA con le al- tre della mia collezione, sì italiane che esotiche, facilmente mi accorsi che non potevano essere identificate con nessuna di loro. Avendole mostrate al cav. Blanc di Portici, che venne a vedermi, (1) L'Helicarion Sardous, ISSEL (in An. Mus. Genova IV, pag. 279, no- vemb. 1873), è considerato come una specie di Daudebardia (Pfeiff. Mon. Helic. viv., vol. VII, pag. 509, n. 2, 1876), e Clessin (Nomenel. Helic. Vivent. opus postum. L. Pfeiffer, pag. 5, n. 2, 1878,) mentre Bourguignat, loc. cit. pag. 20 (1877), ne fa il tipo di un nuovo genere, che dedica al profes- sore Issel, e che distingue col nome d’ Isselia, il quale fa parte della fami- glia delle Helixarionide. 36 FAUNA MALACOLOGICA trovò che assomigliavano ad una specie di Transilvania, la V. plicosa, Bielz, che alcuni autori riguardano come sinonimo della V. annularis, Venetz (sec. Studer) mentre altri la considerano da questa distinta. Il signor Blanc infatti non s’ingannava molto; perchè paragonati gli individui di Calabria con quelli di Tran- silvania si trovano assai analoghi fra loro sebbene non identici. Sono grata al sig. Blanc per gli esemplari di quella specie che mi donò e in grazia dei quali potei una volta più persuadermi che i miei erano da tutti gli altri diversi. In seguito a questa constatazione mì decisi a comunicare la Virrina di Calabria al dott. Westerlund di Ronneby che me la ri- tornò dicendomi che era una nuova specie. Ricevuta questa assicurazione pensai che sarebbe stato molto più utile per la scienza e sarebbe risultato più positivo il valore specifico di essa, se invece di limitarmi a dare una descrizione della conchiglia, la qual cosa sola sarei stata in grado di fare, avessi po- tuto unire alla diagnosi specifica lo studio anatomico dello animale. A questo scopo m’indirizzai al dott. P. Fischer chiedendogli in favore di volersi incaricare di tale studio autorizzandolo e pre- gandolo in pari tempo a fare la specie sua. Egli ha sodisfatta la mia domanda e mi ha gentilmente de- dicata la specie, per la qual cosa mi do premura di porgergli i miei più sentiti ringraziamenti. Ho preferito riportare questo studio non tradotto e tale quale è già stato pubblicato nei « Matériaux » cioè senza niente cam- biare alla descrizione originale, riflettendo fra le altre cose, che la lingua francese essendo più wniversalmente conosciuta che quella italiana, saranno più numerosi coloro che potranno così profittare delle spiegazioni e dei confronti scientifici del mio eru- dito ed illustre amico Fischer. Il capitano Adami (Catal. dei Moll. terr. e fluv. della prov. di Catanzaro) non indica la presenza di nessuna specie di questo genere nella regione da lui visitata. DELLA CALABRIA 37 11. Virrina (OLIsoLimax) PAvLucoLa, Fischer. n. sp. tav. 1, fig. 1. Testa minutissima perforata, orbiculato-subglobosa, tenuis, fra- gilis, pellucida, lutescens, haud polita nec nitida; apice papilloso, subexerto ; anfractus 3 !/, regulariter crescentes, convexi, sub- tiliter et peculiariter striati, obsolete plicatuli subcrispulati vel annulosi; striis, conspicuis, densis, parum obliquis; anfractus ultimus amplus parum descendens; apertura obliqua, transversim ovoidea, dimidium latitudinis paulo superans, sed */, non attin- gens; marginibus regolariter arcuatis; labrum simplex, acutum, tenue; columella perforationem umbilici tegente, margine colu- mellari elevato. — Longit. 2 1/3; lat. 3 1/4. Aperture diam. transv. 2; diam. vert. .l */, mill. Habitat Calabrie in Aspromonte. Cette espèce appartient è un groupe particulier auquel se rat- tache la Vetrina annularis, Venetz. La coquille est moins polie que les autres espèces, moins brillante, plus striée, munie d’un rudiment de perforation ombilicale. Le bord columellaire est très-Glevé, la surface semble plissée ou annelée d’espace en es- pace et à ce point de vue elle rappelle un peu l’aspect des SmpuLopsis brésiliens. Le sommet est privé d’épiderme. Je pense qu'il y a lieu de constituer pour ces Vitrines ombi- liquées à test peu luisant, un sous-genre distinet que j’appellerai OLiGoLIMAXx. Ce sons-genre nouveau est un démembrement des HenicoLimax de Moquin-Tandon et des PrEeNAcoLIMAX de Stabile, qui renferment toutes les Vitrines dont l’animal peut rentrer complétement dans sa coquille, et qui comprennent aussi bien les espèces non ombiliquées (V. 24707) que celle où l’on constate un rudiment d’ombilie (V. annularis). 9 38 FAUNA MALACOLOGICA J'ai pu examiner l’animal de cette petite coquille. La tète et le pied faisalent seuls saillie; je n’ai pas trouvé la demi-cuirasse caractéristique des véritables VirrInA; le manteau est épaissi au contact du bord de la coquille, mais il ne forme qu’un bourrelet non renversé sur celle-ci. D’ailleurs, la surface non polie de la coquille pouvait le faire prévoir. L’orifice pulmonaire est petit, placé au point où le manteau est le plus épaissi. Pied aigu en arrière, mais proportionellement beaucoup plus court que chez les autres Vitrines; pas de lobe polisseur bien visible ; s’îl existe, il doit 6tre rudimentaire. Masse viscérale tachetée de brun. Ces caractères exterieurs indiquent donc un mollusque aber- rant du genre Vitrine; c'est en quelque sorte une Vitrine qui devient Zonite. La plaque lingualé a pour formule (14 — 9 —1 —9— 14) X 102. Elle est allongée et assez étroite. La dent centrale tricuspidée a sensiblement les mémes di- mensions que les dents latérales. La cuspide médiane est très- longue, étroite; ses cuspides latérales sont courtes, aigués et n’at- teignent que la moitié de la cuspide centrale. Les dents latérales ont une cuspide moyenne, forte, de la longueur de la dent, une cuspide externe aigué, bien marquée, n’ayant que la moitié de la longueur de la cuspide moyenne, et une cuspide interne peu marquée. Les dents marginales sont disposées sur des rangées un peu obliques; leur base est courte, quadrangulaire. Elles sont hicuspidées, la cuspide moyenne est développée, aiguè, dirigée obliquement de dehors en dedans, dépassant la hase de la dent. La cuspide externe est rudimentaire. Pas de cuspide interne. La plaque linguale est par conséquent celle d’ une Vitrine. On sait que les dents de ce genre sont du mème type que celles des Zonires et des Limax. Mais la dent marginale des Vitrines typiques sont plus aigués, aculéiformes et indiquent un régime carnivore plus prononcé. Je suis heureux de donner è cette espèce le nom de la mar- quise M. Paulucci qui me l’a communiquée. DELLA CALABRIA 39 Voici comment je classerai les Vitrines d'Europe: 1° Animal ne rentrant jamais dans sa coquille. — Demi- cuirasse très-développée — Coquille è bord columellaire aplati, à surface brillante — De forme ovale allongée; S. G. SEMILIMAX, STABILE. Type— V. ELONGATA, Draparnaud, 2° Animal pouvant rentrer dans sa coquille et s’y cloturer avec un épiphragme — Une demi-cuirasse bien developpée — Coquille è bord columellaire non aplati — Surface brillante — Forme ovale — Pas d’ombilic; S. G. PHENACOLIMAX, STABILE. Type — V. maJoR, Férussac. 3° Animal pouvant rentrer dans sa coquille et s°y eloturer avec un épiphragme — Pas de demi-cuirasse visible — Coquille è bord columellaire non aplati et élevé — Surface striée — Forme orbiculaire — Une perforation ombilicale; SRGUOLIGOLIMAX, RISCHI Type — V. PaAuLuccLe, Fischer. J'ai examinée la plaque linguale du Virna (Semilimax) drevis d’après un spécimen conservé dans l'alcool et envoyé par ma- dame Paulucci. Les dents linguales ont pour formule 18-7-1- 7-18. Les dents centrales et latérales sont exactement semblabies à celles du V. Pauluccia, mais les douze premières dents margi- nales sont beaucoup plus subulées, aculéiformes, allongées; Ies 40 FAUNA MALACOLOGICA autres marginales (les plus proches par conséquent du bord ex- terne de la plaque) ont leur cuspide aciculée, assez courte et res- semblent è celles de toute la série des dents marginales du V. Pauluccia. Par conséquent le caractère carnassier de la plaque linguale est beaucoup plus évident chez le V. brevis que chez le V. Pau- luccie, ce qui confirme les inductions qu’on peut tirer d’ailleurs de la structure comparée du manteau et de la coquille. VII. Genere HYALINIA, Agasstez. Il primo autore, che ebbe l’idea di separare dal gran genere Hrix le forme di cui prendo a parlare, fu Férussac, il quale nel suo (Tableau systematique, pag. 44, 1821) adottò come divi- sione o gruppo del sottogenere Helicella Lamarck, la maggior parte delle specie a guscio sottile e trasparente, che designò col distintivo « Les Hyarines, HvALin® » nel quale incluse le H. oli- vetorum, cellaria, lucida, glabra, nitida, crystallina ecc. ece., le specie cioè che in seguito vi sono state lasciate, dacchè i mo- derni malacologhi lo hanno accettato definitivamente elevandolo al rango di genere. Solamente il genere di Férussac, seguendo le regole della no- menclatura, era difettoso e quantunque diversi autori lo ab- biano impiegato con la correzione proposta da Gray nel (1842) di « HyALInA, » altri invece vogliono che venga preferito il nome di « HyatInia » proposto da Agassiz come rettifica del primo. Questo genere Hyaninia Agassiz, data dal 1837 (Nowv. Mém. Soc. Helv. 1) ed è stato quindi riprodotto nel Nomencelator Zoo- logicus, pag. 48, 1842-1846 dello stesso autore. Nondimeno esso non è accettato, sia con 1’ una o con l’altra correzione, che da una parte di conchigliologi; infatti i moderni autori inglesi, che hanno descritta la Fauna del loro paese, come DELLA CALABRIA 41 Forbes e Hanley (A History of British Motlusca), lo com- prendono col nome generico di HrLix, Jeffreys invece (Lretisk Conchology) lo designa con quello di Zoxirzs. La maggior parte dei naturalisti francesi, Moquin-Tandon, Dupuy, Gassies fanno lo stesso; anzi nel genere ZovnImrs essi includono oltre le Hyarmma, le Lrucocmroa, Beck (1) dando per ragione che l’ anatomia del mollusco non offre caratteri abba- stanza diversi per autorizzare questa divisione generica. Crosse e Fischer (Mission scientifique au Mexique, vol. I, pag. 154, 1870) parlando della loro sezione Habroconus, dicono che questo gruppo serve di passaggio fra le MoreLETIA Gray e le Hyarmia e che colla riunione dei diversi caratteri dei quali partecipa, offre la miglior prova della poca utilità che vi ha di separare genericamente le HvArinia dai Zoxters. Gli autori tedeschi che più specialmente si sono occupati di Malacologia estramarina, Albers, Martens, Kobelt, Clessin l'hanno accettato, mentre Pfeiffer includeva fin qui nel genere Henix le HyALInia, Zoxites e LEUCOCHROA. Gl’italiani che in questi ultimi anni sì sono particolarmente occupati della nostra Fauna terrestre, Gentiluomo, Issel, Pini, Adami, Tiberi ammettono generalmente il genere HYyALINa, Villa e Benoit non lo accettano. A me sembra che ammesso pure che questo genere (dovrei dire questi tre generi) sia basato sugli esclusivi caratteri della conchiglia, questi sono così costanti e così ben delineati da riu- scire facile e naturale distinguerlo e circoseriverlo a colpo d’oc- chio anche da una persona poco esperimentata, dimodochè non sarà mai possibile (almeno nelle specie europee) di scambiare uno Zoxites da una HyALinia e questi due da una HeLIx o da una LeucocgtRroA; ho dunque preferito seguire l’ esempio degli autori che separano e distinguono questi diversi generi. (1) Bourguignat eccettuato, il quale vi riunisce le Hyalinia, ma distingue le Leucochroa. 42 FAUNA MALACOLOGICA Lo studiare e il determinare le specie di HyALINIa è cosa as- sai scabrosa; tanto perchè regna grande confusione nella nomen- clatura e nella sinonimia di diverse di loro, quanto perchè i caratteri specifici in molti casi sono non solo assai lievi, ma anche in aleune specie particolarmente sono sottoposti all’ in- fluenza dell’ habitat. Dimodochè studiandole, spesse volte mi sono trovata nella ten- tazione di riunirne diverse, o trascinata mio malgrado ad accet- tarne forse troppe. Una monografia coscienziosa del genere HyaLinia sarebbe un’ cpera meritoria. Ma converrebbe avere un ricchissimo mate- riale, esemplari di località sicure, la possibilità di procurarsi i tipi dei molti autori che ne hanno trattato. Solo allora, in tali favorevoli condizioni, sarebbe possibile di eseguire un lavoro che resulterebbe di utilità generale incontrastabile e metterehhe le persone, a cui fa d’ uopo dedicarsi allo studio di una Fauna lo- cale, nella possibilità di determinare con sicurezza le diverse spe- cie attualmente confuse o arbitrariamente divise. Le specie di questo genere sono sparse in ogni parte d’ Italia; esse abitano i luoghi ombrosi, freschi ed umidi; sì trovano fra le foglie in via di putrefazione (7. olvetorum); fra le pietre 0 sotto di esse (77. obscurata e Carotii); fra le pietre ai piedi del muri e nelle cantine (77. cellaria); nelle fogne, nei siti ove geme qualche scolaticcio d’ acqua, fra le foglie cadute e marcescenti (H. lucida). Le piccole specie del gruppo Vitrea si trovano fra la borraccina nei boschi o nei prati ombrosi. Finalmente la H. fulva, si nasconde volentieri anche sotto la scorza degli alberi accidentalmente atterrati. La caccia alle HyALia richiede dun- que minuziose ricerche, molto tempo ed una stagione propizia. E dovendosi il malacologo contentare, per mancanza di favorevoli circostanze, di raccogliere le sole spoglie, sarà utilissimo per al- cune piccole specie 1’ esaminare attentamente i fori o vani dei vecchi muri, le commettiture delle pietre, ove spesse volte si DELLA CALABRIA 43 rinvengono numerosi individui accumulati, stativi trasportati da insetti a cui il mollusco aveva servito di cibo. Mi è accaduto di fare una ricca messe di gusci di /. /ydatina, cercando fra le commettiture degli scalini di uno degli antichi templi a Pesto. Anche sulla sponda del mare, tra i detriti lasciati da qualche libecciata, come pure fra quelli dei fiumi dopo una grossa piena, si possono effettuare delle ricerche con speranza di felice risultato. ConuLus, Fiteinger. 12. Hvanmia ruuva, Miller. Hex ru.va, Miller, Hist. Verm., 2, pag. 56, n. 249 (1774). Zonires FULVUS, Moguin-Tandon, Moll. Fr. 2, pag. 67, tav. 8, fig. 2-4. (1855). Abita Aspromonte Regione Cavaliere ! * (metri 1700 circa). Questa piccola specie rinviensi fra le foglie putride dei faggi e sugli stecchi umidi sparsi nei boschi. Secondo il capitano Adami (Catalogo ece., pag. 7) si raccoglie pure in rari esemplari nei dintorni di Taverna. HYALINIA, S. Str. 13. HyALinia ceLLarIA, Miller. Helix ceLLARIA, Miller, Verm. Terr., pag. 28, n. 230 (1774). -- — ossmiissler,Icon., I, pag. 70, tav. 1, fig. 22, VII e VIII, pag. 36, tav. 39, fig. 527. Abita Palmi, in um orto (Caroti). Di questa specie non venne trovato, in tutta l’ escursione, che un esemplare solo; il che mi sembra tanto più strano inquantochè, paragonandolo con individui tipici ricevuti dal dott. Westerlund, i quali sono stati raccolti nella stazione originale indicata ap- 44 FAUNA MALACOLOGICA punto da Miller (i cellis vinartis Havnia), questi sono per- fettamente identici a quello di Calabria. Ho citato le figure di Rossmissler come rappresentanze della specie, ma devo avvertire che nè quelle nè alcun’ altra, che ho potuto paragonare, sono identiche ai tipi di Copenaghen, nè a questo esemplare. La H. cellaria è anche citata dal capitano Adami (Catal. Moll. Prov. Catanzaro, pag. 6, n. 4), il quale dice di aver trovato frequenti spoglie di tal specie nelle grotte, sotto le pietre e macerie, nei luoghi piuttosto umidi, ma esser raris- simo di rinvenirla viva. 14. HyAuinia Lucima, Draparnaud. HrLix Lucia, Drap. Tabl. Moll., pag. 96 n. 46, (1801). — Imma, Drap. (non Miller), Hist. Moll. France, pag. 117, n. 54 (1805). HELICELLA DRAPARNALDI, Beck, Index Moll., pag. 6, n. 10 (1837). Var. calabrica, Paulucci. tav. 1, fig. 2. Differt a typo. Spira elevatiuscula; ultimus anfractus inferne magis inflatus; apertura peroblique elongata, descendens, Abita Pizzo, giardino Alcalà » - Pizzo, strada dei Prangi * Pizzo, ruderi di Santa Venera ! - Rovine del Castello di Bivona - Bagnara ! - Monteleone » - Soriano, convento dei Domenicani ! Palmi, falde del Monte Sant'Elia + - Palmi, in un orto! » - Op- pido vecchio * - Scilla, in un orto * - Bagaladi!- Palizzi! - Stilo, Monte Stella nella grotta della Madonna ! + - Monte Pecoraro, presso Mongiana ». Gli esemplari di Calabria hanno un tipo assai diverso da quelli di Montpellier ed anche dell’ Italia settentrionale e centrale. Sono * =» DELLA CALABRIA 45 di questi anche più piccoli, ma il carattere principale che mi ha decisa a distinguerli, è la forma dell’apertura assai più ri- stretta, obliquamente allungata e scendente a forma di tetto; per il che da questo lato si ravvicina alla Hyalna glabra, Studer. Il capitano Adami scrive pure nel suo Catalogo di aver tro- vata H. lucida, presso Taverna, come pure fra Belcastro e Cropani. 15. HyALInIiA ERCcICA, Benoit. tav. I fig. 3. HeLIx GLABERRIMA, Benoit, IN. Sist. Crit. Sicil. pag. 157, n. 51 (1859). —— ERCICA, Benoit, (olim in Sched). Pfeiff. Mon. Hel. Viv. V, pag. 472, n. 670° (1868). -- GLABERRIMA, Benodt, Cat. Moll. Sic., 2 Bull. Soc. Malac. Ital., pag. 139, n. 65 (1875). HyALinia ERCICA, Westerlund, Fauna Europ., pag. 20, n. 6 (1976). Abita Soriano nel sotterraneo del convento dei Domenicani; Piano di Melìa nella grotta di Tremisi; Palmi lungo il torrente di scolo presso il mare; Monte Stella, grotta della Madonna. In quest’ ultima località venne raccolta dal dott. G. Cavanna, nelle altre da Caroti. Questa è probabilmente la specie indicata col nome di I. gla- bra, Studer, dal cap. Adami (Catal. Moll. Prov. Catanzaro, pag. 6, n. 5) che egli dice molto rara, avendone trovato un solo individuo vivo a Taverna ed alcune spoglie a Catanzaro ed a Belcastro. Il nome di H. glaberrima, non può esser conservato a questa specie, perchè sino dal 1854 Pfeiffer descrisse una ZL. g/aberrima, che proviene dalle Isole Salomone e che da alcuni autori, fra i 10 46 FAUNA MALACOLOGICA quali Pfeiffer stesso, è considerata come una HyALINA, (1) e da altri per una Nawina (2). Di più esiste anche una H. glaberrima (Mycrocrstis Semper) del 1870? e una Hyalnia glaberrima, Dunker di Venezuela, (Pàùtel. Catal. pag. 86). Per conseguenza fino dal 1868 Pfeiffer adottò per la specie siciliana il nome di H. ercica, e credo debba positivamente esser preferito a quello di g/aberrima, tanto più che le due specie vennero in origine descritte col nome di HELIX, ciò che potrebbe recar confusione. Del resto il cav. Benoit non perde nulla per questo cambiamento, perchè il nome di H. ercica è pur di sua scelta, ed egli ne resta ugualmente 1’ autore. È curioso che tanto Pfeiffer quanto Westerlund citano per rap- presentare questa specie la fig. 5 della tav. 10, dell’ Z0l. Sist. Crit. che non èsiste e che lo stesso cav. Benoit mi ha affermato non esser mai stata pubblicata! Ho paragonato i miei esemplari di Calabria con delle H. er- cica di Sicilia comunicatimi gentilmente dal dott. Tiberi, e poi con altri inviatimi, per studio, dallo stesso signor Benoit e sono d’ opinione che gli uni e gli altri sono assolutamente identici. Prima di aver veduti quelli di Sicilia avevo inviati alcuni dei miei individui di Calabria al chiarissimo dott. Westerlund, il quale me li rimandò col nome di Hyalnia glabra, Studer, forma CONVELA. Ma oltre che, a parer mio, questi sono identici alla H. erezca, Benoit, che tutti gli autori e lo stesso dott. Westerlund accet- tano qual specie distinta, oltre che li trovo abbastanza diversi dalla H. glabra per poter esser facilmente da questa divisi; prendo pur anche in considerazione la distribuzione geografica, ed os- servo che la H. glabra è specie dell'Europa centrale, della quale fin qui non son riuscita a veder dei rappresentanti che dell’Italia (1) Vedi la sinonima dell’ H. glaberrina, Pfeiff. Mon. Helie. Viv. 5, pag. 79, n. 473. (2) ALBERS, Die Heliceen 2.* ed. pag. 59 (1860). DELLA CALABRIA 47 settentrionale e mai del versante meridionale dell’Appennino to- scano, sebbene abbia fatte accurate indagini sì nello studio che nella ricerca della specie di questo genere; ne è la miglior prova la collezione che io sono già riuscita a riunirne. Per conseguenza sino a che non sì arrivi a scoprire, nel ri- manente dell’Italia, forme intermedie che servir possono a se- gnare il passaggio fra la H. glabra e la H. ercica, credo savio partito di lasciarle specificamente distinte. Il dott. Kobelt, nella continuazione dell’ Iconografia di Ros- smàssler, VI, pag. 33, tav. 159, fig. 1617, rappresenta col nome di H. ercica Benoit, una forma che a parer mio non può es- serle in verun modo riferita, giacchè fra gli altri caratteri, al- meno giudicandone dalla figura, essa presenta delle strie di ac- crescimento molto marcate, le quali perciò appunto non possono convenire alla H. ercica, il cui guscio è particolarmente glabro, liscio, polito. 16. HyaArInia oBscuratA, Porro. Porro (brevi manu-inedita). Heuix oBscurata, Villa, Dispos. Syst., pag. 56, n. 8 (1841). - — Chemn-Kiister, Gat. Helix, vol. 2, pag. 262, n. 788, tav. 121, fig. 16-18 (1846). HyALINia, — Westerlund, Fauna Eur., pag. 22, n. 20 (1876). Abita il monte Consolino nelle rovine del Castello di Stilo (Caroti). Non ne furono raccolti che tre soli esemplari, uno dei quali adulto e gli altri due giovani; i quali paragonati con individui di questa specie raccolti nella provincia di Lucca, ove in alcune località tale specie è relativamente comune, si riconoscono ad essi identici. La H. obscurata non è citata nel Catalogo dei Molluschi della provincia di Catanzaro del capitano Adami. 48 FAUNA MALACOLOGICA Virrea, Piteinger. 17. HyALINIA DIAPHANA, Studer. HeLix DIAPHANA, Studer, Kurz, Verzeichn., pag. 86 (1820). — HYALINA, £érussac, (Helicella) Tabl. Sist. p. 45, n. 224 (1822). _ — Rosmdssler, Icon. VIII, pag. 36, tav. 39, fig. 5530 (1888). ZoNiTes DIAPBANUS, Moquin-Tandon, Moll. Fr. 2, pag. 90. tav. 9, fig. 30-32 (1855). _ = Bourguignat, Amenités Malac., 1, pag. 195 (1856). Abita Santa Cristina Vecchia e Monteleone. In questa ultima località Caroti ne rinvenne due esemplari nelle fessure del muro che circonda il vecchio castello. È assai imbarazzante e difficile il nome che devesi preferire per questa specie, e perciò l’ opinione dei malacologhi in pro- posito a questa vertenza è assai divisa. Studer ha positivamente imposto il suo nome prima di Férussac. Di più la denomina- zione di quest’ ultimo autore non è stata accompagnata da una frase specifica che da Rossmissler nel 1838. D'altra parte an- teriore alla H. diaphana Stader n’ esiste una di egual nome di Lamarck; la quale però è una vera HeLix e non una HyA- LINIA. Talchè adottando, come io faccio colla maggior parte dei moderni autori, questo ultimo genere, non vi è assoluto im- pedimento che venga accettato per questa specie il nome dato da Studer. Bourguignat deve ingannarsi indicando l’opera di Studer del 1829, perchè per quanto mi consta essa porta la data del 1820. DELLA CALABRIA 43 18. HyaLinia crysraLnina, Miller. Hruix crystaLLINA, Muller, Verm. 2, pag. 23, n. 223 (1774). _ Rossmiissler, Icon. Tav. 89, fig. 531 (1858). Abita Aspromonte Regione Cavaliere; Monteleone, mura del Castello (Caroti), insieme alla H. hydatina e hyalina. 19. HyALinia HYDATINA, Ltossmdssler. HeLix HYDATINA, Possmdsler, Icon. der Land-und Sus. Moll. VII e VIII, p. 36, n. 529, tav. 39, fig. 529 (1838). Abita Monteleone, nelle fessure del muro che circonda il ca- stello. Un solo esemplare! Bisogna non confondere questa specie colla H. psexdohyda- tina Bourguignat, assai diffusa nelle provincie dell’ Italia cen- trale e particolarmente in Toscana. RemINELLA, Shuttleworth. 20. HyaLinia oLiveroruM, Hermann. Heuix oLiverorum, Hermann ex Schrot. Einl. II, p. 214, n. 157 (1784). — _ Gmetin, Syst. Nat., p. 3639, n. 170 (1788). — _ Pfeiffer, Mon. Hel. viv. IV, pag. 73, n. 440 (1859). 30 FAUNA MALACOLOGICA Var. icterica, Tiberi. HyvaLina IctERICA, Tiberi, Bullet. Malac. Ital. 1872, pag. 18, n. 82 (seine phrasis). = — Adanv, Cat. Moll. Prov. Catanzaro, pag. 7, n. 8 (1873). _ — Kobelt, Cont. Rossmiss. Icon. VI, pag. 19, tav. 155, fig. 1575 (1878). _ _ Tiberi, De quelques Moll. terrest. Napolit. pag. 1, sp. 1, tav. 1, fig. 1 (1878). Abita Melìa, un esemplare morto e calcinato, raccolto dal dott. Cavanna; abbonda a Tiriolo. Il cap. Adami me ne ha co- municati alcuni esemplari, oltre quelli che ho veduti di questa località inviati dal medesimo al Museo di Firenze. Il tipo di questa specie quale si trova in prossimità di Fi- renze, località originale, e quale sì riscontra in Lombardia, con lievi modificazioni, non vive in Calabria ove viene sostituito da una varietà, che si potrebbe caratterizzare colla frase confertim superne striatula. Di questa il dott. Tiberi ha creato una nuova specie, che, pel mio modo di vedere, presenta la massima parte . dei caratteri che appartengono alla H. olivetorum, distinguen- dosi unicamente per avere gli anfratti superiormente più striati di questa, e perciò il guscio meno ialino e più opaco. Esaminando una serie di H. ol2vetorum, cominciando da esem- plari raccolti in Lombardia, e continuando con quelli che si tro- vano in Toscana per passare poi a quelli dell’Italia meridionale, sì osserverà che i primi sono perfettamente lisci, anche guar- dati con una lente, i secondi sono più o meno, a seconda delle località, leggermente, ma visibilmente striati, mentre ì terzi lo sono più decisamente, cioè striato-rugosi, appunto come lo indica nella sua diagnosi il dott. Tiberi. DELLA CALABRIA 51 In quanto poi alla forma generale della conchiglia, questa varietà segue esattamente le orme del tipo, cioè è variabilissima. Per con- vincersene basta paragonare la figura di Kobelt, che rappresenta un individuo non adulto, con l'individuo figurato da Tiberi. Credo però che s’ingannerebbero molto coloro i quali voles- sero trar luogo da queste diversità di figure per supporre ed ammettere che tali due forme dovessero venir riferite a due di- verse specie. Ho nella mia collezione una serie di circa trenta in- dividui di Var. seterica, provenienti da Castellamare di Stabia, da Cava de’ Tirreni e da Salerno, ed anche fra quelli d’identica località ho esemplari che si riferiscono alla figura data dal dott. Tiberi, altri che si adattano a quella del dott. Kobelt, ed altri ancora di forma intermedia, i quali non potrebbero esatta- tamente venire identificati nè con luna nè con l’altra di queste illustrazioni. Da tali fatti emerge appunto la necessità che un malacologo coscienzioso non si debba fidare dell’esame e del pa- ragone di pochi esemplari di ristretta zona geografica per sta- bilire una specie, se non vuol quindi trovarsi o costretto a do- verla negare, od esposto a vederla rifiutare quando tal forma venga più diffusa e meglio conosciuta. Devo al dott. Tiberi due esemplari della sua H. ceteriea, pro- veniente da Cava de’ Tirreni. Nella medesima località raccolsì io stessa nella primavera 1877 diversi esemplari di questa con- chiglia, e tutti fra loro presentano qualche lieve modificazione di forma. E siccome il solo carattere stabile che potrebbe pel suo valore autorizzare una distinzione specifica, si limita alla sua più forte striatura, e poichè già nei surriferiti passaggi fra l’Italia settentrionale e centrale si scorgono delle modificazioni dimostranti, come nei paesi più caldi questa specie diviene più ru- gosa e in quelli più freddi si mostra più liscia, così mi sembra che non si possa nè si debba razionalmente accettare questa mo- dificazione che col grado di varietà. 52 FAUNA MALACOLOGICA 21. Hyaninia Caromm, Paulucci. n. Sp. tav. l, fig. 4. Testa peranguste umbilicata, globoso depressa, glabra, leevi- gata, lucida corneo-rufescens, superne ad suturam striatula, spira vix elevata; anfractus sei convexiusculi, forte accrescentes, ad suturam griseo-marginati, ultimus validus, subtus inflatus, non descendens, circa umbilicum excavatus; apertura ampla, ovalis, rotundato-lunaris, intus margaritacea; peristoma simplex, tenue, margine columellari vix expansiusculo, ad umbilicum subreflexo. — Diam. maj. 20-24 !/,, min. 17-20 1/,, alt. 11-15 mill.j apert. Ilomill: calta; 13 Tata. Habitat Mongiana (Calabria). Conchiglia con ombilico piccolo, di forma globulosa quantunque depressa, liscia, soprattutto di sotto, luccicante, semitrasparente, di color corneo rossiccio superiormente, verdastro opaco infe- riormente; minutamente striata intorno agli anfratti; questi sono sei, marginati di bigio ed assai convessi; l’ultimo grande, non discendente, rigonfio principalmente al di sotto e alquanto incavato in prossimità dell’ombilico; l’ apertura è larga, ovato- rotondata, internamente margaritacea, e in diversi esemplari presso il margine munita di una specie di striscia o callo- sità lattescente; il peristoma è semplice, sottile; il margine columellare leggermente allargato sull’ ombelico, che però non ricopre. Questa bella specie è stata raccolta a Mongiana alle falde del Monte Pecoraro (metri 920 circa), in una località assai umida fra mezzo alle pietre e al tritume di foglie. Il dott. G. Cavanna ne rinvenne alcuni esemplari, gli altri in numero di 27 furono raccolti dal sig. 0. Caroti mio aiuto e compagno di studii, al quale intendo dedicarla. DELLA CALABRIA 59 Il signor Caroti ha perlustrato per mio conto nei mesi di mag- gio e giugno 1877, le provincie di Calabria a fine di cercarne i molluschi. Il rieco materiale che ha riportato e in grazia del quale è ora dato a tutti i malacologhi di poter fare miglior co- noscenza colla Fauna di questa estrema parte della penisola, prova in pari tempo la sua premurosa solerzia e le sue cognizioni scientifiche. Egli ha dunque diritto non solo al mio encomio, ma a quello di tutti gli studiosi che prendono interesse alle in- dagini eseguite nello scopo di completare e riunire il materiale necessario alla compilazione di una Fauna malacologica del no- stro paese. 22. HyaAriia FRAGRANS, Paulucci. USP. davo Me. p: Testa anguste umbilicata, depressa, planiuscula, subpellucida, fragilis, levigata, glabra, ad suturam superne striatula, virenti- cornea, subtus albescens, opaca; anfractus sex, primi lente accrescen- tes, ultimus dilatatus, non descendens, circa umbilicum angustum leviter excavatus; spira plano-depressa; apertura perobliqua, am- pla, ovata, intus margaritacea; peristoma simplex, tenue, acutum, margine inferiore profundo, extense arcuato. — Diam. maj. 20, minor 17, alt. 9 mill. Differt ab H. Carotti, spira depressa, umbilico minore, anfractu ultimo celeriter accrescente, diverso colore, apertura ovata, mar- gine columellari non expansiusculo. Animal musco olens. Habitat Melìa (Calabria). Conchiglia ombilicata, fragilissima, liscia, lustra, trasparente, striata intorno alla sutura; color corneo-verdastro di sopra, bian- chiccio-opaco di sotto; anfratti sei; i primi aumentano gradata- ll 54 FAUNA MALACOLOGICA mente, l’ultimo invece largo assai, non discendente e legger- mente incavato intorno all’ombilico che è piuttosto stretto; spira piana, depressa; apertura grande, ovale, perlacea nell interno; peristoma acuto e sottilissimo. Differisce dalla H. Carotii, per la sua spira depressa; per l’ombelico più piccolo; per l’ultimo anfratto relativamente molto allargato; per diversità di colore; per l'apertura ovale; infine per il margine columellare non ripiegato nè allargato sull’ ombelico. La qualità più speciale di questo mollusco è un odore molto sensibile di muschio che tramanda, come fu subito avvertito dal Caroti quando lo raccolse, e quest’odore persiste tuttora malgrado che già da parecchi mesi l’animale sia stato immerso nell’alcool. Primieramente di questa specie fi rinvenuto un solo esem- plare giovane ed incompleto a Melìa presso la grotta di Tre- misi, quindi ne fu trovato un secondo vivo e completo per la strada che da Scilla conduce al piano di Melìa (metri 300 circa) sullo stelo di una felce in prossimità di un muro a secco. Le ulteriori ricerche fatte dipoi per trovare altri individui, riuscirono infruttuose. Nondimeno non ho titubato a presentare questa specie come nuova, perchè i suoi caratteri distintivi sono così diversi da quelli delle specie congeneri, che mi è sembrato doversi ritenere im- possibile di riferirla ad alcuna delle sin qui conosciute. VIII. Genere ZONITES, Montfort. Questo genere proposto fino dal 1810 da Denys de Montfort (Conch. Syst. 2, pag. 283), serve a separare dal genere HeLIx aleune specie che antecedentemente vi erano riunite ed i cui caratteri principali sono: conchiglia largamente ombilicata, rela- tivamente grande, generalmente solida, ad anfratti superiormente striati ed a solchi più o meno sensibili, che s’inerocicchiano for- DELLA CALABRIA 55 mando una specie di scultura ruvida, quasi granulata, inferior- mente glabri e luccicanti, con ultimo giro carenato almeno nei giovani individui. Come ho notato, parlando del genere precedente, non tutti i moderni autori danno un significato egualmente ristretto a que- sto genere. Infatti io intendo parlare del genere Zoxites già depurato delle specie che fanno parte dei generi Hyaninia, Agassiz, e LreucocHRoa, Beck. Così compreso, esso contiene un ristretto numero di specie, che quasi tutte, se non sono assolutamente europee, abitano le terre che circondano il gran bacino del Mediterraneo. Fino a qui le specie segnalate nei confini dell’Italia geografica sono quattro. Ed è cosa degna di osservazione che in alcuni casi le medesime specie che vivono nell’ Italia settentrionale sì trovano pure nel- l’Italia meridionale senza che verun rappresentante del genere, sin qui almeno, sia mai stato rinvenuto nell’ Italia centrale. Si potrà forse da alcuno osservare che Nizza, ove vive lo Z. algirus, ha il clima mite della regione delle palme, quanto e forse più che il promontorio Gargano ove questa conchiglia sì ritrova nuo- vamente! Ebbene questa riflessione me la sono già fatta io pure; ma come spiegare che lo Z. verticellus, che abita V Illiria ed anche in relativa prossimità delle Alpi Giulie, dal lato del versante italiano, si rinvenga quindi abbondante in Calabria ? Come non meravigliarsi che lo Z. compressus della Carniola sia stato scoperto sul monte Majella in Abruzzo? Che cosa deve pensarsi dello Z. Gemonensis limitato alle sole provincie Lom- bardo- Venete ? Inoltre per qual ragione questo genere non è mai stato tro- vato in Sicilia, mentre lo Z. algirus abita la Corsica, e forse verrà anche scoperto in Sardegna, quando quest’ isola sarà stata meglio malacologicamente esplorata ? To mi limito oggi ad esporre dei fatti, lasciando ad altri l’in- 56 FAUNA MALACOLOGICA carico di cercarne la spiegazione logica, che in quanto a me non sono riuscita a trovare. Nelle epoche di riposo, durante l’ inverno, gli Zonrres formano all ingresso della loro apertura degli epifragma membranacei (Moquin-Tandon, 2, pag. 95) di cui diversi sono sovrapposti gli unì agli altri. 23. ZonIites ALGIRUS, Linneo. Helix ALGIRA, Linneo, Syst. Nat. ed. X, 1, pag. 769 (1758). Zovites ALemRUs, Moquin-Tandon, Hist. Nat. Moll. France, 2, pag. 91, tav. 9, fig. 36, 37, tav. 10, fig. 1. Il capitano Adami scrive (Catalogo ece., pag. 5, n. 2) di aver trovato qualche rara spoglia calcinata di questa conchiglia sul monte di Tiriolo, e di averne rinvenuto un individuo vivo e tre gusci ben conservati nel bosco di Mancuso (Valle del Savuto); aggiunge pure che il professor Costa la trovò anche sull’Aspro- monte. Assicura infine che gl’ individui da lui raccolti raggiun- gono le medesime dimensioni di quelli dei monti del Gargano. Caroti si trattenne sull’ Aspromonte cinque giorni, ma non ne scoprì veruna traccia. 24. ZoNITtes veRrTICILLUS8, Férussac. HeLix vermicILLUS8, FPérussac, (Helicella) Pro. 202. (1822). Hist. tav. 80, fig. 9, 7uvenis) (1819). Abita il Monte Pecoraro (metri 1200 circa). Questa specie che anche il Capitano Adami, (Catal. Moll. Terr. e Fluv. Prov. Catanzaro, pag. 6, n. 3) dice di aver rac- DELLA CALABRIA 57 colta frequentemente nel bosco di Mancuso, fu rinvenuta in due esemplari giovani ed incompleti dal Caroti, ed appunto per que- sto motivo cito la figura di Férussac che lor convien benissimo. Ed è tanto più interessante di stabilire questo fatto inquan- tochè molti autori malgrado la pubblicazione del sammenzionato Catalogo del 1873, mettevano in dubbio l’esistenza di questa specie nelle provincie meridionali, e non l’ accettavano come fa- cente parte della Fauna italiana. IX. Genere HELIX. Linneo, il creatore e l’organizzatore della scienza che ha per scopo la ricerca, l’ osservazione e la determinazione metodica e ra- gionata di ogni oggetto che si riferisce alla storia naturale, istituì il genere HeLIx, (Syst. Nat. I, ed. X, 1758). Da quell’ epoca in poi il genere è stato corretto, emendato in mille e mille modi, e da questi successivi smembramenti sono stati fondati molti e numerosi generi. Nondimeno egli rimane di gran lunga il più copioso di ogni altro e comprende le forme le più variate, le più straordinarie, i colori più vivi, più eleganti che mente umana possa immaginare. In Italia questo genere è molto numeroso per le specie, alcune delle quali molto helle, altre ancora assai rare; se ne trovano di grandi dimensioni come delle piccolissime per lo studio delle quali convien far uso del microscopio; tutte sono egualmente interes- santi per il malacologo. Sarebbe oggi follia il pretendere di calcolare esattamente il nu- mero di quelle che vivono e si riproducono nel nostro paese. Le specie catalogate nei Matériaux pour servir à Vétude ece. ecc sono 146, nondimeno questo numero deve considerarsi come assai inferiore al vero, tanto perchè in quel mio lavoro dimenticai di no- 58 FAUNA MALACOLOGICA tarne diverse, quanto perchè ho inesattamente interpetrate alcune altre, cioè le ho considerate come varietà di altre specie, mentre dipoi studiandole e paragonandole pacatamente, con maggior ma- teriale e con più tipi, ho dovuto convincermi che potevano, anzi dovevano essere accettate come specie autonome. Bisogna inoltre osservare che buona parte delle nostre terre sono ancora malacologicamente poco conosciute. Nè devesi nascon- dere che una delle cause le quali hanno prodotto almeno in parte questo stato di cose, va riferita alla mancanza di sicurezza che im- pedisce al viaggiatore naturalista di percorrere tranquillamente alcune delle nostre provincie e di fermarvisi per accuratamente esplorarle, cercandone e raccogliendone le produzioni. Convien spe- rare che in seguito questa difficoltà verrà remossa, e che poco alla volta le ricerche malacologiche potranno allora essere alacre- mente attivate; e si può razionalmente credere che mano a mano sì scopriranno specie nuove o non ancora segnalate da noi, da ag- giungersi al catalogo di quelle già conosciute. Nell’ enumerazione di alcune di queste ultime regna una de- plorabile confusione, perciò la sinonimia è la cosa che più deve spaventare chiunque si accinga ad intraprendere un lavoro sulla nostra Fauna malacologica. In tempi da noi non lontani, cioè quando 1’ Italia era ancora divisa in piccoli stati e che le comuni- cazioni erano rare in modo che ognuno se ne stava a casa sua, e che i mezzi di trasporto erano dispendiosi e difficili, i malacologhi od anche gli amatori di malocologia nominavanv le specie a suo modo, spesso le comunicavano così agli amici ed ai conoscenti senza darsi ogni volta la pena di descriverle regolarmente, senza quasi mai farle rappresentare in figure e generalmente senza ae- certarsi, se nello stato limitrofo la stessa specie fosse già stata raccolta e anteriormente in altro modo denominata. Di più, molti e numerosi tipi sono andati perduti e dispersi, dimodochè è so- vente impossibile di poter con certezza identificare l’una e l’altra specie. Finalmente molti autori stranieri si sono occupati delle nostre specie, le hanno essi pure chiamate come hanno voluto, DELLA CALABRIA 50 e noi non curanti della nostra propria ricchezza scientifica gli abbiamo lasciati fare senza occuparcene. Per conseguenza volendo ora fare la Fauna malacologica italiana, occorrerà andare in traccia di questi tipi, converrà consultar libri, opuscoli, memorie, pubblicazioni diverse di ogni paese; e farà d’uopo non solo rifare la cronologia e la storia di ogni specie, ma ancora ristu- diarne tutta la sinonimia; però egli è certo che un tal lavoro oltre richiedere molto studio, numerose indagini e gran tempo, non sarà possibile eseguirlo senza incorrere in errori e inesattezze. E per terminare questo non lusinghiero quadro, debbo aggiun- gere che anche per le specie, le quali sono positivamente ed esclu- sivamente italiane, i nostri antecessori, soprattutto gli stranieri, sì contentavano il più delle volte di dare per indicazione della sta- zione dell’una o dell’altra specie un habitat così generale come per esempio « Italia » o tutt'al più « Lombardia, Toscana, Sicilia, Sardegna » ecc. ecc., talehè non è possibile nemmen da questo lato di potersi lasciar guidare per facilitare l’identificazione di una specie qualunquesiasi. Speriamo che si sia ora al termine di tante complicazioni di- sgraziate, e che, come già da taluno dei nostri malacologhi è stato saviamente incominciato, si continuino a pubblicare le no- stre scoperte dopo di aver bene esplorate le nostre provincie e d’averne fatti cataloghi locali dettagliati e coscienziosi. Ma che però non si cada nel difetto opposto, cioè non si diano nomi nuovi a specie vecchie e non si aumenti così il caos si- nonimico, perchè in tal caso si arrecherebbe alla nostra scienza maggior danno di quello che le abbiano fatto le cause qui sopra accennate. Dichiaro di rivolgere a me stessa prima che ad ogni altro que- sta raccomandazione, e mi auguro di riuscire a tenermi lontana, quanto più è possibile, da tali errori. Le Herix vengono generalmente divise dai malacologhi in diversi gruppi, secondo la forma della conchiglia, la confor- ‘mazione della radula, i loro usi e il loro metodo di stazione. 60 FAUNA MALACOLOGICA Alcune di esse vivono nascoste sotto le siepi o nei boschi fra le foglie cadute, altre sotto la borraccina e nei luoghi umidi ed ombrosi, altre ancora stanno sotterrate fra i sassi o le fessure dei vecchi muri e degli scogli; altre vivono attaccate ai massi, sfidando coraggiosamente i più forti e cocenti raggi del sole; al- tre hanno una preferenza decisa per le ortiche, dietro o sotto le quali si nascondono, altre finalmente si trovano appese a guisa di grappoli agli steli delle erbe e degli arbusti. Tutte si cibano di sostanze vegetali e producono talvolta dei danni in- genti nei vigneti e negli orti. Le Hex, come la maggior parte degli altri molluschi, stanno rimpiattate durante il giorno, ed escono a spasso solo nei tempi umidi dopo la pioggia e nella notte Quando giunge l'inverno esse formano all'entrata dell’apertura del loro guscio una specie di velo che chiamasi epifragma, duro e cretaceo in alcune specie, sottile e membranaceo in alcune altre, il quale serve a garan- tirle dal freddo e dalla visita di piccoli animali. Se ne restano in questo stato di riposo assai lungo tempo, e quando gela, si nascondono sotto terra a qualche centimetro di profondità e vi restano più o meno lungamente. In un medesimo individuo pos- sono trovarsi sovrapposti diversi epifragma. ParuLA, Held. 25. Henuix Banmer, Potiee et Michaud. HeLix Baumer, Potiee et Michaud, Gal. Moll. Mus, Douai I, pag. 120, n. 142 (1888). +—— FLAVIDA, Ziegler, in Rossmàs. Icon. IX, X, pag. 13, tav. 47, fig. 610 (1839). — Ban, Paulucci, in Journ. Conchy1. 1879, XXVII, pag. 6. IVI: PERI A CORSE Un solo esemplare incompleto di questa spe- cie venne trovato dal prof. De Stefani nel 1878 sul littorale di DELLA CALABRIA 6l Reggio, per cui è da supporsi che vi sia stata portata dalle onde del mare dalla vicina Sicilia e che non sia perciò indigena della Calabria, non essendo citata nel Catalogo del capitano Adami, nè raccolta dalla Commissione scientifica dei 1877. Mi sono già a lungo occupata di questa specie nel citato giornale di Conchigliologia, non starò dunque a ripetere tutto quel che ho già scritto, mi limiterò solo a dire che avendo ot- tenuto la comunicazione degli esemplari di Potiez et Michaud, esistenti nel Museo della città di Douai, potei accertarmi che questa è la specie sin qui da tutti nominata H. flavida, Zie- gler, e come seguendo le leggi della nomenclatura, quest’ ultimo nome devesi porre in sinonimia. Ora passerò qui ad altre osservazioni anche interessanti. Prima di tutto convien notare che alla H. Bal/mei, devesi pure aggiungere qual sinonimo 1’ H. Edel, Roth, di Smirne, Rodi, Malta ecc., ecc. Quando pubblicai ì Matériaua pour servir à Vétude de la Faune malacologique de lItalie et de ses îles, non possedevo che un solo individuo proveniente da Malta ricevuto in dono dal prof. Issel, col nome di H. Erdeli; sicchè dovei accettare que- sta denominazione senza potervi sopra discutere. Da questa stessa località ho in seguito ricevuti alcuni altri individui raccolti dal prof. Giglioli, che paragonati con la H. Balmei, di Sicilia, mi hanno convinta che è assolutamente impossibile distinguere e separare gli uni dagli altri, sia per forma generale, sia per gran- dezza e scultura. Ho veduto con moltissimo piacere essere questa mia opinione conforme alle parole del signor Bourguignat, il quale nella Malacol. Algérie I, pag. 171 (1864) scrive rapporto a questa specie che egli pure chiama Helix flavida, Ziegler, la se- guente nota: « L. Pfeiffer (in Mon. Hel. viv.), et quelques au- « tres malacologistes, à son exemple, séparent la /lavida de « VErdeli; SÉPARATION QUI NE PEUT ÈTRE ADMISE. Les nombreux « échantillons que nous avons recus de Beyrouth, de Smyrne, « de Rhodes, de Beicos, de Grèce ou de Sicile ne diffèrent ll 62 FAUNA MALACOLOGICA « sous aucun rapport. ILS NE PEUVENT MÉME CONSTITUER DES VA- RIÉTES. » Ognuno si può immaginare la mia maraviglia quando pochi momenti dopo di aver letta la frase precedente, ho trovato nel Bullet. Malacol. Ital. 1868, pag. 5, (Elenco dei Moll. rac- colti nell’Arcipelago di Malta dal prof. Issel), nominata un’ H. Erdeli, Roth, accompagnata dalle seguenti parole: « Gli esem- « plari della mia collezione provengono ece., ecc., e furono de- « terminati dall’ egregio signor Bourguignat. Secondo 1’ opinione « di Roth, cui aderisce anche il Mousson, questa specie sarebbe « una varietà dell’ H. avida, Ziegler ecc., ecc. » Da quanto precede sembrami chiaramente dimostrato che se il prof. Issel ha nominato come specie 1’ H. Erdelz, malgrado l’ opinione contraria di Roth e di Mousson da lui indicata, lo ha fatto esclusivamente perchè i suoi esemplari furono con tal nome determinati dal signor Bourguignat. Ora il prof. Issel visitò Malta nel 1865, come egli stesso rac- conta al principio del suo elenco; non potè per conseguenza comunicare gli esemplari della sua collezione al signor Bour- guignat per esser determinati, che al suo ritorno da quel viag- gio, cioè dopo la primavera del 1865. Come dunque spiegare che l’autore francese abbia chiamata, nel 1865 o dopo, tale spe- cie H. Erdeli, mentre nel 1864 aveva dichiarato così decisa- mente che essa non poteva nemmen costituire delle varietà ? E mi sla pur concessa un’altra osservazione non meno interessante, perchè serve a provare una volta più che nessun uomo è infal- libile, compresi coloro che più degli altri pretendono a questa infallibilità, e che perciò si mostrano così poco indulgenti per gli errori o le inesattezze dei colleghi. Il signor Bourguignat nell’ opera sopra indicata, vol. I, p. 170, ammette ed accetta un’ H. /lavida, Ziegler. Fin qui nulla di straordinario; egli ha copiato gli altri naturalisti senza darsi maggiori premure o fatiche di questi per rintracciar la verità, perciò si è ingannato come loro. DELLA CALABRIA 65 Nel secondo volume della stessa opera a pag. 345, ove prende ad esaminare la Fauna della Sicilia per paragonarla a quella dell'Algeria, egli nomina fra le altre specie siciliane, uno Zo- nites Balmei, quindi in nota aggiunge come spiegazione « Helix Balmei, de Potiez et Michaud. » Bramerei per conseguenza che qualcuno potesse spiegarmi come il signor Bourguignat ha potuto identificare 1° H. Lalme?, con uno Zoximes! Eppure i tipi di questa specie sono conservati al Museo di Douai, in Francia, e il signor Michaud, che vive tut- tora, abita la Francia! Dunque il signor Bourguignat avrebbe potuto senza soverchia difficoltà rendersi conto in modo positivo di ciò che è realmente VH. Balmei, senza erearne una di sua fantasia, identificando cioè a modo suo una specie che non appartiene nemmeno al genere in cuì egli l ha posta, non essendo questa nè uno Zoxires nè una HyALIiniA, ma bensì una HELIX. Egli non ha eseguita questa constatazione e non ha fatto tal paragone; egli sì è ingannato, come tutti gli uomini sono soggetti ad ingannarsi! Ecco quanto m’importava indiseutibilmente provare ed ho fidu- cia di esservi riuscita. 26. HeLix rotunpATA, Miller. HeLix RrotunDATA, Miller, Verm. Ter. 2 pag. 29, n. 281. (1774). — — Kossmdssler, Icon. VII, pag. 13, tav. 32, fig. 454. (1888). Abita Soriano, sotterranei del Convento * - Monte Pecoraro * - Palmi - Oppido Vecchio * - Palizzi! * - Aspromonte! *. Inoltre il capitano Adami nel suo Catalogo pag. 9, dice che que- sta specie si trova particolarmente abbondante negli orti di Ta- verna. 64 FAUNA MALACOLOGICA Ho distinta nella mia collezione una varietà stata raccolta uni- tamente al tipo nei sotterranei del Convento dei Benedettini a So- riano, la quale differisce per aver la spira molto elevata e per la sua forma del tutto solaroide. 27. Heuix RuPESTRIS, Draparnaud. Heuix RuPestRIS, Draparnaud, Tableau Moll., pag. 71 (1801). — umpinicata, Mont. Test. Brit., pag. 484 (1803). Var. trochoides, /érussac. Hex RUPESTRIS, Var. e. trochoides, Férussac. Tabl. Syst., pag. 44 (1822), et Hist. tav. S0, fig. 3. — Var. meridionalis, Issel, Conch. Umbria in Bull. Malac. Ital. 1870, pag. 115, n. 9. Abita Palizzi sui grossi blocchi di pietra lungo il torrente. Caroti. Il tipo di questa specie quale è rappresentato in Férussac (Hist. tav. 80, fig. 2) ed in Rossmissler (Icon. VIII, tav. 39, fig. 554) non è stato rinvenuto in Calabria ove vive invece quella varietà a spira elevata, ad anfratti pseudoscalari molto convessi, separati da profonda sutura, forniti di ombelico ristretto, la quale è perfettamente figurata in Férussac, e da lui distinta con 1 ap- pellazione di Var. trochoides, benissimo appropriata. Gli esemplari di Calabria sono identici a quelli che sì tro- vano nell’Umbria a Monte S. Angelo, di cui ho diversi individui sui quali Issel stabilì la Var. meridionalis. In queste provincie VI. rupestris, sembra tutt’ altro che co- mune, perchè non venne trovata che a Palizzi località poco elevata sul livello del mare, ciò che non è molto conforme alle sue abi- tudini. Non è nemmeno citata nel Catalogo del capitano Adami. DELLA CALABRIA 65 28. Herix pyvemra, Draparnaud. HeLix prora, Draparnaud, Tabl. Moll., pag. 93 (1901) Hist. tav. $, fig, 8-10 (1805). — — Moquin-Tandon, Moll. Fr. IT, pag. 103, tav. 10, fig. 5-6 (1855). Abita l’Aspromonte Regione Cavaliere, metri 1700 circa, Caroti. Il capitano Adami nel suo Catalogo pag. 7, n. 10, dice di averla trovata abbondante al piede di una roccia (steaschisto) sotto Taverna. ACANTRINULA, Beck. 29. Heuix AcuneATA, Miller. Heuix acuLeata, Mil/er, Verm. Terr., IL, pag. S1, n. 279 (1774). _ — ossméssler, Icon. VIII, pag. 38, tav. 39, fig. 596 (1858). Abita Palmi, Monte S. Elia e Aspromonte Regione Cava- liere, ossia a 350 e a 1700 metri. Caroti. Nontrovo nominataquesta specie nel Catalogodel capitano Adami. Trigonostoma, Ztemger. 30. Hetix LENTICULA, Férussac. Helix (Helicigona) LENtICULA, Férussac, Tableau syst., pag. 41, n. 154 (1822). Hist. tav. 66*, fig: l''(4S19). _ _ Rossmiissler, Icon. VII, pag. 12, tavola 32, fig. 452 (1838). Abita il Castello di Scilla fra le scaglie o rottami di mat- toni.!.*. - Palizzi, fra i sassi. !. * - Pizzo.* - Monasterace *. 66 FAUNA MALACOLOGICA Il capitano Adami dice nel suo Catalogo a pag. 7, d’avere pur rinvenuta questa bella piccola specie a Pizzo, in una località detta Mortilla. 31. HeLix oBvoLuta, Miller. HELIX OBVOLUTA, Miller, Verm. Terr., II, pag. 27, n. 229 (1774). — HOLOSERICA, Gmetlin (non Studer) (1788). ; — TRIGONOPHORA, Lamk (1792). — BILABIATA, —O%wvî, Zool. Adr. (1792). — osvoLuta, ‘ossméssler, Icon. I, pag. 69, tav. 1, fig. 21 (1835). Abita Melìa presso la grotta di Tremisi e l’Aspromonte ke- gione Cavaliere (metri 1700) nei tronchi vuoti degli abeti. Caroti. Il capitano Adami nel Catalogo a pag. 8, n. 15, la cita nelle vicinanze di Tiriolo e Taverna e nel bosco di Mancuso. Questa specie però sembra relativamente rara. VanLoNia, Risso. 32. Herix puLcHeLLA, Muller. Hreuix PULCHELLA, Mer, Verm. Terr. et Fluv., II, pag. 30, n. 232 (1774). _ — (part.), Moquin-Tandon, Moll. France II, pag. 140, tav. 11, fig. 84 (1855). _ — Adami, Catalog. Moll. Prov. Catanzaro, pag. 8, n. 14 (1873). Cito questa specie nella Fauna di Calabria, perchè è nominata nel Catalogo del capitano Adami, il quale serive che ne furono rinvenuti alcuni pochi esemplari dal signor Stefanini, sui dirupi calcarei un po sopra Cicala. DELLA CALABRIA 67 Tricma, Hartmann. 33. Heuix cimereLra, Draparnaud. Helix cincreLLa, Draparnaud, Tabl. Moll. (1801). Hist. pag. 99, n. 27 (1805). — —- ipa Icon. VI, pag. 36, tav. 26, fig. 563 (1837). — AA Moll. Fr. II, pag. 215, n. 48, tav. 16, fig. 38-40 (1855). Trovansi pure le due seguenti varietà: a) Fusca. Conchiglia bruna marrone. 6) Fasciata. Conchiglia chiara o scura con una lista ros- sastra sopra la zona bianca. Abita presso la grotta di Tremisi Piano di Melìa, presso Pizzo sotto ie siepi, Monteleone, Palmi, Oppido Vecchio, sempre pelle macchie o siepi e fra la borraccina. (Dr. Cavanna, Caroti). Molti degli esemplari raccolti sono più grandi e più scuri di quelli che generalmente sì hanno nell'Italia centrale edin Francia. Monacna, Hartmann. 34. Hrnix HIBERNA, Benott. Henix HBERNA, Benott, Ill. Sist. Crit. Icon. Sic. pag. 172, n. 62, tav. 5, fig. 25 (1859). — — Adani, Catalog. Moll. Prov. Catanzaro, pag. 8» n. 15 (1875). =. ni colle sopra a Pizzo, Monteleone, Castello di Bivona, Palizzi. * - Bagaladi, presso il casino di S. Bruno, proprietà Rossi! - fra i sassi. 68 FAUNA MALACOLOGICA Ho due esemplari raccolti a Bivona, che mi lasciano in grande incertezza per la loro determinazione, essendo uno di loro gio- vane ed incompleto. Infatti, il guscio lucido, malgrado la pre- senza di piccoli e corti peli setosi, la forma più elevata e il modo con cui l’ ombelico è coperto, il callo che riunisce i due bordi, che è assai forte, mi fanno alquanto dubitare che essi debbano riferirsi a tal specie. È però vero che fra gli esemplari di Monteleone ne ho pure uno che presenta in parte alcuni di questi caratteri, la cui spira però resta bassa come nel tipo. 35. HeLix consona, Ziegler. Hreix consona, Ziegler, Mus. Rossmiss. Icon. IX, pag. 8, tav. 43, fig. 572, 575 (1839). — + Pfeiffer, Mon. Helic. Viv. I, pag. 140, n. 365 (1848). Manca in Calabria il tipo della specie quale sì rinviene in Si- cilia, ma vi si riscontra, quantunque assai rara, una forma minore di cui Caroti ha riportati due esemplari morti trovati a Palizzi. Il capitano Adami non la nomina nel suo già citato Catalogo; però ne spedì un esemplare al Museo di Firenze, come proveniente da Tiriolo in provincia di Catanzaro, assieme ad una H. gregaria. Di più egli me ne comunicò quattro individui, accompagnandoli con lettera in data 14 ottobre 1877, colla quale, senza indicazione esatta di località, mi scriveva di aver ricevuti quegli esemplari di H. consona, dopo la pubblicazione del suo Catalogo della Calabria. La forma dell’ Italia continentale si distingue da quella della Sicilia non solo per le dimensioni più piccole, ma anche per l’ apertura meno allungata in traverso, più regolarmente arroton- data, più corta, quantunque conservi la forma egualmente globu- losa come si osserva nel tipo. È bensì vero che anche fra gli in- dividui siciliani ve ne sono di quelli che hanno l'apertura più o DELLA CALABRIA 69 meno scendente, più o meno trasversale ma non allo stesso grado che negli esemplari calabresi. 36. HeLix GREGARIA, Ziegler. Helix GREGARIA, Ziegler, (Teste Rossmissler). — ONYCHINA, Var. Fossméss. Icon. IX, pag. 7, tav. 43, fig. 569 (1859). — srriica, 8. minor subunicolor Pfeiff. Mon. Hel. Viv. I, pag. 131 (1548). — GREGARIA, Benott, IN. Sist. Crit. Icon. Sie., p. 167, tav. 3, fig. 19 (1559). — — Pfeiffer, loc. cit. V, pag. 481, n. 1104, a (1868). Abita Pizzo, Monteleone, Monte Consolino presso Stilo, Monte Stella presso l’ eremitaggio *. Seguendo l’ opinione di diversi autori e non possedendo tipi dell’H. Syriaca, Ehremberg, nei Matériaua pour servir à Vétude ece., ece., pag. 4, n. 95 io avevo considerata 1 H. grega- ria, come varietà dell’ I. Syriaca. Ora in grazia della gentilezza del marchese de Saint-Simon, il quale di ritorno dal suo recentissimo viaggio in Siria mi ha donati diversi individui di 77. Syriaca, sono in grado di stabilire dei paragoni fra questa specie e quella che vive tanto in Sicilia quanto in Calabria, e mi accorgo facilmente che nel mio summen- zionato lavoro mi sono ingannata; vedo cioè che 1/7. gregarza, ha caratteri suoi proprii sufficienti da meritare di esser considerata come specie autonoma, mi do dunque premura di correggere il mio errore e d’ indicare in pari tempo i caratteri principali che distinguono le due specie a fine di facilitare agli altri il modo di riconoscerle. L’H. Syriaca, ha il margine dell’ apertura internamente ed esternamente rossiccio, come 1/7. carthusiana, Miller. IH. gre- 12 70 FAUNA MALACOLOGICA garia, ha il labbro pressochè bianco. L’H. Syriaca, è ornata di due fascie, scure, l’una superiore e l’altra inferiore alla periferia, molto marcate e translucide. Nell’ I. gregaria, invece queste fa- scie sono appena accennate e pallidissime. Il guscio dell’H. SY riaca, è fortemente malleato, mentre quello dell’. gregaria, è quasi liscio. La H. Syriaca, ha la spira più alta e di forma più globulosa della gregaria, V ultimo anfratto della quale è re- lativamente molto più depresso. Finalmente l M. Syriaca, in prossimità della regione ombelicale è convessa, mentre l’H. gre- garia, è alquanto concava, presenta cioè una depressione sen- sibile. In Calabria oltre al tipo che benissimo si adatta alle citate figure di Rossmissler e di Benoit, trovasi pure una forma m4/0r, quella appunto che io credevo prima riferirsi alla Syreaca, che è rappresentata dalla fig. 568 dell’ Iconografia; questa forma mi- sura diam. mag. 12 ?/,, min. 11, alt. 7 mill. ed è stata raccolta a Palizzi, Monasterace e Monte Stella *. Ho preferito di accettare per questa specie il nome di HH. gre- garia, Ziegler, come lo ha fatto Benoit e dopo di lui Pfeiffer, invece di quello di onychina, adottato da Bourguignat, Malacol. Algérie II, pag. 347, nel parlare della Fauna della Sicilia per- chè Rossmissler sotto quest’ultima denominazione confondeva due specie, la Syriaca, e la gregaria; e per conseguenza l’im- piego di questo nome potrebbe dar luogo a malintesi o ad in- certezze. Del resto questa forma è generalmente conosciuta dai malacologhi come H. gregaria, anche da quelli che la ritengono come una varietà dell’ IZ. Syriaca. Secondo il cav. Benoit, loc. cit. VH. gregaria, sarebbe sino- nimo dell’. Olwvieri, di diversi autori siciliani, ma non del- PH. Olivieri, Férussac, nè dell’Olzvieri, Michaud, l’ultima delle quali è VH. carthusiana, Miller (1). (1) PFEIFFER, Mon. Helic. vivent. I, pag. 471 (Index). DELLA CALABRIA 71 37. Heuix OnrvirrI, Férussac. tav. 1. fig. 6. 7. HreLix OLivigrI, Férussac, (Helicella) Prodr. n. 255 (1821). E — Rosmeissler, Icon. VI, pag. 37, tav. 27. fig. 365. (1837). — — Pfeiffer, Mon. Hel. viv. I, p. 150, n. 339. (1848). Abita (Pizzo assai abbondante)! . *. - Monteleone *. - Briatico *. - Soriano *. - Nicotera! - Bagnara! - Palmi!*. - Oppido-Vecchio* - Mileto! - Piano di Melìa!* - Palizzi! *. Di questa specie sono stati raccolti individui di Var. mazor, che sono assal solidi e ben coloriti, i quali misurano dai 19 ali 20 mill. di più gran diametro, (fig. 6), ed altri molto minori che ne hanno solo dagli 11 ai 13. Due sono le varietà più interessanti che sono state rinvenute; la prima lho denominata Var. pallida, si trova tanto di gran- dezza tipica quanto delle due sopraccennate dimensioni; è di co- lore corneo roseo pallidissimo, nel mezzo dell’ultimo anfratto vi sì scorge a mala pena una stretta zona lattea, mentre all’incontro sui giri superiori sì distingue più sensibilmente marcata una stri- scia rossiccia più scura che risale fino al vertice della spira; que- sta varietà è di Oppido Vecchio e di Palizzi. Anche un’altra piccola varietà affatto unicolore, cornea, senza fascia nè bianca, nè rossiccia è stata rinvenuta presso Palizzi. Ma la seconda fra quelle che ho denominate particolarmente in- teressanti, è una piccolissima forma, che offre in miniatura tutti i caratteri del tipo; l'ho distinta nella mia collezione come Var. nana. La sua apertura, l’ingrossamento del bordo columellare, la forma della spira, il guscio assai fortemente striato, il colore e le fascie scure e bianche alternate non lascian verun dubbio sulla sua riunione specifica. FAUNA MALACOLOGICA -l DO Misura diam. maj. 7-8, minor 6-7, alt. 5-6 (fig. 7). Non ne ven- nero raccolti che pochi individui nei dintorni di Monteleone. Il capitano Adami (Cata/. pag. 8), parla di una Var. minor ru- fescens, che riporta alla H. dicincta, Benoit, che non è altro che una varietà della Olivieri, come egli stesso l’accenna, e come tutti gli autori lo concordano. To ben conosco questa Var. bicineta, di cui ho numerosi esem- plari raccolti in Sicilia presso Siracusa, ma nessuno dei numerosi individui che furono trovati in Calabria possono venir riferiti a questa varietà. La H. dicincta, Benoit, si distingue dalla vera O- vieri, appunto per il suo colore bigiognolo giallastro che la fa ras- somigliare un poco alla mia Var. pallida. Non so dunque com- prendere come la sinonimia della ‘varietà siciliana possa venire appunto applicata ad una Var. minor rufescens. Del resto la dicincta, Benoit, differisce sempre da tutte le di- verse varietà che ho vedute di Calabria, per guscio più solido, labbro più regolarmente ovale, apertura più piccola e più traversa; l’ultimo anfratto inferiormente meno rigonfio, maggior depres- sione della regione ombilicale. 38. HeLix cartHUSsIANA, Miller. Heix cartHUSIANA, Miller, Verm. Terr. et Fluv. Hist. II, — -- pag. 15, n. 214 (1774). — (CARTHUSIANELLA, Draparnaud, Tabl. Moll. pag. 86 (1801). — - Rossmissler, Icon. Ve VI, pag. 37, tav. 27, fig. 366 (1837). _ — Adami, Cat. Moll. Catanzaro, pag. 9, n. 18 (1873), Il capitano Adami dice questa specie esser frequente sul monte di Tiriolo ed a Belcastro. DELLA CALABRIA 73 Nelle altre località visitate dalla commissione scientifica del 1877 non ne venne raccolta nemmeno una spoglia! CimprLaa, Beck. 39. HeLix pLAnosPIRA, Lamarck. Osservazioni diverse e distribuzione geografica (1). Se v è uma specie che nel campo scientifico possa portare il vanto d’esser stata interpetrata e discussa nel modo più dispa- rato e contradittorio credo di non andar errata affermando che tale appunto è l’ I. planospira. Comincio dal dichiarare, per sentimento di giustizia, che la frase descrittiva di Lamarek (2), assai concisa, è anche poco ca- ratteristica, trattandosi di specie che divide con parecchie altre dei medesimo gruppo, e più o meno affini, i distintivi che po- trebbero servire a farla meglio riconoscere. Aggiungo che l’ha- bitat assegnatole dal summenzionato autore è pure poco espli- cito; perchè in Italia vi alligna tutta una serie di forme appartenenti a questo medesimo gruppo, sia come varietà della H. planospira, la quale cambia all’ infinito a seconda delle lo- calità ove ha eletto la sua dimora, sia di specie distinte da essa. Finalmente non temo di affermare con franchezza, perchè è pur troppo vero che i naturalisti di ogni paese, i quali sì sono occupati di questa bella specie, hanno tutti posto mano a con- (1) Questo articolo venne scritto così nell’ ottobre 1877. Le note che lo accompagnano sono state aggiunte nel marzo 1879. (2) H. testa orbiculato-depressa ; subtus convera, umbilicata, glabra, corneo- lutescente; spira plana ; ultimo anfractu fascia albida rufo-marginato cincto ; labro margine refleco, albo. GualkJTest., t-.3,f 0. Habite en Italie. M. Menard. Mon cabinet. Diam. environ 10 lig. Hist. Nat. des Anim. sans vert. Vol. VI, pag. 78, n. 48 (1822). Ed. II, Vol. VIII, pag. 48, n. 48 (1858). 74 FAUNA MALACOLOGICA fonderne la sinonimia nel senso più completo e più largo che si può concedere a questa espressione. Io non rifarò la storia di questa imbrogliata specie. Ci vor- rebbe un volume intero di appunti e di note, e credo che non basterebbe a rischiarare nè punto nè poco la questione, anzi mì allontanerebbe troppo dal quadro che mi sono tracciato. I mala- cologhi che possono per loro studio avere interesse ad effettuare simili ricerche consulteranno utilmente 1’ articolo che intorno a questa specie ha scritto nella sua opera l’ab. Giuseppe Stabile (1) ove ne parla lungamente chiamandola H. wmbilicaris, Brumati, perchè appunto non è riuscito a sciogliere questo problema, come chiaramente apparisce dalla nota che a pag. 57 incomincia colla frase seguente: « Qu'est-ce que VI. planospira, Lamarck? Voilà « une question agitée depuis long temps parmi les naturalistes! » E consulteranno pure con miglior risultato pratico, le osser- vazioni profondamente logiche, le quali sono le sole esatte, del Von Martens (in Jahrbiicher der Deutschen Malakozoologischen Gesellschaft, pag. 190, 1877), ove nel fare l’analisi bibliogra- fica della continuazione dell’Iconografia del Rossmissler, di cui si occupa il dott. Kobelt, parla a lungo dell’. planospira, e osserva che mentre Kobelt suppone che qual tipo di questa spe- cie debba considerarsi la forma del Nord-Est dell’Italia, egli crede invece che seguendo le indicazioni date da Férussac (n. 165 del Prodrome) si dovrebbe concludere che Lamarck ricevè la specie da Mènard de la Groye; (ciò che lo stesso Lamarck con- ferma) il quale avendola raccolta a Rimini, Ravenna, Napoli e negli Appennini, deve per conseguenza esser la forma del- l’Italia centrale. Egli aggiunge pure che il prof. A. Mousson gli scrive di aver bene esaminato il tipo di Lamarek e che dal- l'insieme dei caratteri che esso presenta, crede debba provenire dagli Appennini toscani. (1) Mollusques terrestres vivant du Piémont, pag. 55, n. 28 (1864). DELLA CALABRIA 75 Invece di spender tanta carta, tanto inchiostro e soprattutto tanto tempo a discutere quale sia e che cosa sia l’I. planospira, Lamarck, mi sembra che vi fosse un mezzo molto più semplice per decidere definitivamente tal questione. Questo mezzo io l’ ho adottato. Nell'estate (1877) al mio ri- torno da Parigi sono andata appositamente a Ginevra e mi ci sono fermata da mattina a sera; ho impiegata quasi tutta la mia giornata a visitare quel Museo, ed ho, in grazia della squisita gentilezza del dott. Brot che ne è il conservatore, potuto esa- minare a mio bell’ agio il tipo di Lamarek che fa parte della collezione particolare che apparteneva a questo autore. Prima di recarmi a Ginevra mi ero fatta mandare da casa mia diversi esemplari di I. planospira, di differenti località, e con questi in mano, il mio paragone doveva necessariamente riu- scir facile e decisivo, tanto più che il dott. Brot spinse la sua compiacénza sino a far staccare dalla sua tavoletta questo tipo; del che gliene sono gratissima. Sono dunque in grado di dichiarare che il tipo di Lamarck corrisponde esattamente agli esemplari di ZH. planospira, che si rinvengono nei contorni di Firenze. Esso è identico ad indivi- dui che avevo meco provenienti dal Valdarno superiore e pre- cisamente da Sammezzano, comune di Reggello. Si allontana in- vece alquanto da quelli della provincia di Lucca, che avevo pur meco, perchè questi generalmente hanno la spira un poco più alta, sono assai più grandi, hanno l’ ombelico un poco più largo, ed il guscio più sottile e trasparente; bensì anche questi fanno parte di un medesimo tipo. Devo anzi notare che nella stessa località summenzionata di Sammezzano, trovansi promiscui in- dividui a spira un poco più alta, a dimensioni maggiori e a gu- scio più sottile. L'H. planospira tipo, da appunti presi al Museo di Ginevra, ha 5 '/, giri di spira, i primi de’ quali esaminati con buona lente lasciano scorgere i segni dei piccoli pori ove nei giovani indi- 76 FAUNA MALACOLOGICA vidui sono inclusi i peli o le setole che come ognuno sa, esì- stono in questa specie almeno nella prima età. La spira è piana assai, ciò che non toglie che nella mia collezione io abbia esem- plari della stessa località, cioè di Sammezzano, i quali 1’ hanno più piana ancora. Il colore della conchiglia è corneo-verdastro, piuttosto che corneo-/ufescente, come lo indica Lamarck. L’om- belico è piccolo e lascia vedere nel suo interno una stretta por- zione della larghezza del penultimo anfratto. La fascia chiara in mezzo a due più scure è identica per colore e posizione a quella dei nostri esemplari toscani. IL’ apertura è lunare assai, ovata, a margine columellare reflesso come sempre. Tanto superiormente quanto inferiormente questo tipo è or- nato dei raggi pallidi, ossia delle sezioni di accrescimento che io considero come un carattere di questa specie; sebbene non tutti gli individui ne sieno assolutamente provvisti perchè alcuni, raramente è vero, ne sono affatto privi. Finalmente l’ esemplare del Museo di Ginevra misura diam. maj. 24, min. 22, alt. 10 #, mill. Riassumendomi dirò dunque in primo luogo che V'H. plano- spira tipo, risponde alla forma chiamata da Kobelt in Rossmis- sler, Var. Etrusca (fig. 1059) colla sola differenza che questa la rappresenta ingrandita, ossia quale potrebbesi definire come Var. major; e di queste dimensioni sono realmente gli individui di alcune località della provincia di Lucca. In secondo luogo che la Var. italica, Stabile, loc. cit. pag. 62, la quale è benissimo rappresentata in Férussac (Hist. tav. 68, fig. 10, D. c.) cioè destra e sinistra (quella del mezzo eselusa) e la fig. 1057 di Kobelt (figura non abbastanza esatta perchè non pone assai in rilievo la forma allungata e direi ammoniforme dell’ ultimo an- fratto vicino all’ apertura, che è propria delle varietà dell’ alta Italia e della Val Sugana principalmente) dovrà per ragioni di logica cambiar nome, ed io propongo quello di Var. Stabilei, in onore del nostro scienziato italiano che sì è occupato sì parti- colarmente dello studio di questa specie. DELLA CALABRIA di, Sarebbe invero troppo ridicolo chiamare una varietà di questa specie così eminentemente italiana col distintivo di Var. Italica. Il dott. Kobelt ha dovuto probabilmente fare questa stessa ri- flessione e perciò chiamarla Var. umbilicaris, Brumati. Non so davvero con quanta ragione, nè perchè questo nome debbasi ri- ferire a tal varietà piuttostochè ad altra. Infatti Brumati (1) non fa la specie sua, ma la chiama di Olivi (2) e questi dice la sua H. umbilicaris delle colline calcaree e vulcaniche del Vicentino, e cita per rappresentarla una figura di Gualtieri la quale non ha la benchè minima analogia con la specie in discorso. Ma qua- lora nondimeno sì volesse accettare questo nome di wd%/:car:s, bisognerebbe in tal caso prender la forma del Vicentino come tipo, chiamare la specie H. umbilicaris, Olivi, e porre quello di planospira, Lamarck, come sinonimo, ovvero per esser più esatti, bisognerebbe impiegare quest'ultimo nome per designare la va- rietà dell’ Italia centrale, essendo il nome di Olivi anteriore a quello di Lamarek. Invece, se si volesse lasciare in disparte, come si fa realmente da tutti, il nome di Olivi, non si potrebbe nem- meno accettare quello di Brumati per indicare una varietà locale o una forma; in primo luogo per non generar confusioni, in se- condo perchè Brumati impiega questo nome non per la forma del Vicentino, la quale corrisponde alla Var. Italica, Stabile, ma sibbene per designare una forma del Friuli Veneto come esso si spiega, la quale per conseguenza sì adatta invece alla Var. Iyrica. Stabile chiamava VH. planospira, Lamarek, col nome di H. umbilicaris Brumati; ciò è positivo, e distingueva una forma par- ticolare, di una località definita coll’ appellativo di mutazione o varietà /tal:ca, che indicava provvista di una spira particolarmente piana, e abitare il Veronese il Vicentino, il Bellunese ece., ecc. Per conseguenza il dott. Kobelt chiamando Var. umbilicaris, Bru- (1) Catalogo sistem. conch. Monfalcone, pag. 28, n. 24 (1898). (2) Zoologia Adriatica, pag. 177 (1792). 13 78 FAUNA MALACOLOGICA la Var. P Italica, Stabile, adottando cioè per essa un nome che non gli si può in verun modo riferire perchè non corrisponde alle vedute nè dell'uno nè dell’ altro dei due autori (il primo de’ quali inten- deva designare col nome di I. umbilicaris, una specie del Friuli Veneto, ed il secondo con quello di Var. Italica, una forma del Veronese ece.), gli ha assegnato una distribuzione inesatta, e gli ha dato una designazione arbitraria. Perciò io credo di non doverla accettare e propongo di chiamare questa forma Var. Stabilei. Ora che ho parlato della. forma tipica dell’H. planospira (1), voglio trattarne in generale per scender poi ai particolari che si riferiscono ad alcune varietà della medesima. Quando si ha una numerosa serie di questa specie, di diverse località, in molteplici esemplari, è certo che riesce malagevole separarne i singoli individui anche in semplici varietà. Kobelt_ lo dichiara francamente (Jalrbiicher 1875, pag. 203 e seg.) ove enumera appunto le diverse varietà della specie che dice im- possibile, a parer suo, di poter specificamente separare, e nella quale comprende individui provenienti dalla Croazia fino a quelli che vivono in Toscana e negli Appennini romani. To partendo da un punto diverso dal suo, prendendo cioè con Lamarek per tipo della specie la forma della Toscana, trovo nella specie medesima due diverse correnti opposte; o se si vuol me- glio, dal punto centrale ove vive il tipo, trovo due diramazioni che vanno in senso opposto. Risalendo verso il settentrione osservo che V'H. planospira, piglia una forma più grande, allarga o rigonfia il suo ultimo anfratto, secondo le diverse località diviene più traslucida, più trasparente, e alcune volte anzi diviene ialina più o meno scura; il suo ombelico acquista maggiori dimensioni, non vi si scorgono più nè peli nè setole e nemmeno i segni dei fori che li contenevano nei primi stadii della vita del mollusco. (1) Questa forma, con alcune delle sue principali modificazioni, è rappre- sentata a tav. II, e a tav. V, fig. 5, del presente lavoro. DELLA CALABRIA 119 Scendendo invece dalla Toscana verso il mezzogiorno osservo con facilità che l'H. planospira, poco a poco abbandona la sua forma tipica, sì cuopre spesso di peli, alcune volte caduchi, altre più o meno fitti, indifferentemente lunghi o corti disposti in un modo o nell’ altro, il suo guscio diviene più scuro, più grosso- lano, più rugoso, più solido; la spira si eleva, i giri sono più convessi, il peristoma passa dal bianco latte al corneo o al gial- lastro; alcune volte perfino in prossimità dell’inserzione del lab- bro e sul peristoma stesso si formano delle macchie marrone- violacee. A causa dei giri più convessi, la forma dell’ apertura si modifica naturalmente o cambia assolutamente di forma. Dimodochè quando io paragono un esemplare di I. plano- spira, di Toscana con un individuo dell’Aspromonte in Calabria, sono necessariamente indotta dai caratteri decisamente diversi di queste due forme, a dichiarare non solo che appartengono a spe- cie autonome, ma ancora che fra l’ una e l’altra si potrebbe fa- cilmente collocare più di um’ altra specie da queste due perfet- tamente distinta. Mi accade perciò quel che può e deve accadere a qualunque malacologo che abbia im mano individui isolati di H. planospira, tipica, ed altri delle varietà ///yrica, o Padana, Stabile. Per conseguenza dovendo ora studiare a fondo le forme del- l’Italia meridionale come Stabile e Kobelt 1° hanno fatto per quella settentrionale, mi converrebbe o proporre una numerosa serie di nomi specifici per designare le principali modificazioni di forma che la specie subisce nelle sue varie stazioni (la qual così a parer mio, non si può coscienziosamente intraprendere, perchè queste modificazioni passano impercettibilmente dall’una all’ altra, e per infiniti piccolissimi cambiamenti si svolge e si sviluppa una catena composta di una quantità di anelli tutti fra loro collegati) ovvero prender la decisione di riunire in una sola denominazione specifica tutte queste diverse forme, che si consi- deravano fin qui più o meno appartenenti al gruppo dell’H. pla- 80 FAUNA MALACOLOGICA nospira; assegnando loro un nome distintivo, ma di semplici varietà, e riconoscendo con questo che tutte discendono e sì col- legano in un tipo identico. Questo è il partito che adotto e sebbene io lo riconosca an- cora imperfetto (perchè ogni qual volta si conosceranno nuove stazioni intermedie fra località oggi note converrà aggiungere nuovi nomi o cancellarne alcuni antichi) nondimeno è il solo che mi sembra basato sopra un esame accurato e minuzioso dei diversi tipi locali, come quello che essendo logico e razionale si avvicina più al vero. E se oso esprimermi in tal modo lo faccio in grazia di oltre 300 esemplari, che ho attualmente nella mia collezione, provenienti da 26 diverse località dell’ Italia cen- trale e meridionale e che sono il resultato di una scelta fatta su qualche migliaio d’ individui, delle medesime località, che ho potuto confrontare e studiare. Ciò stabilito incomincio dal proporre per l’ H. planospira, tre grandi divisioni che chiamerò regionali. La prima sarà la centrale e comprenderà gli esemplari tipici e le forme che a que- sti più si avvicinano e che si trovano in Toscana, nel Lucchese, nel Romano, nell’ Umbria ece., ecc. Noterò solo per memoria che gl’ individui del Romano e dell’ Umbria hanno in generale i fori dei peli non solo più marcati, ma anche più continuati su quasi tutto il guscio ; questo stesso carattere 1’ ho però osservato pure sopra individui di una località dei contorni di Firenze de- nominata Castellonchio (1). Ì La seconda sarà la settentrionale ed abbraccerà le varietà del Piemonte, Lombardia, Veneto, Istria, ecc. ecc. La terza infine sarà la meridionale e ne faranno parte gli esemplari raccolti nella parte continentale dell’ antico regno di (1) Ultimamente Caroti ha raccolto a Fiesole sotto le pietre nell'anfitea- tro romano diverse H. planospira; fra queste ve ne sono alcune il cui gu- scio è tutto coperto anche inferiormente di fori, e due di esse sebbene adulte e complete, sono cosperse di peli lunghi, irti, assai fitti e sottili. DELLA CALABRIA SI Napoli e nel Piceno, che, quantunque sia fuori dell’ Abruzzo e faccia parte dell’ Italia centrale, non è però separato dalla me- ridionale che dal fiume Tronto e in parte da montagne, alcune delle quali rientrano nel Romano ed altre segnano il limite più settentrionale dell'Abruzzo medesimo, sicchè per conseguenza uno del loro versanti fa parte del Piceno. Nulla di particolare ho da aggiungere per le due prime di- visioni oltre quello che ne hanno scritto i due summenzionati autori e quel che io ne ho qui detto. Invece resta moltissimo a discutere intorno alla terza, la quale presenta forme più diverse, ed è stata sin qui meno studiata, e della quale io possiedo mate- riale di confronto più numeroso, raccolto in molte località tra loro relativamente distanti, tutte di provenienza sicura ed esatta. Vi sono qui due forme molto decise. L'una rientra nella di- ramazione, dirò normale, dell’H. planospira, come all’ ingrosso ne ho abbozzati i caratteri nel parlare delle forme meridionali ; l’altra sembra invece staccarsi direttamente dal punto di partenza, cioè dal tipo, e formare un ramo collaterale, se così posso espri- mermi, e prendere un carattere più delicato, più gracile, più pic- colo; la quale partecipa bensì del tipo comune, voglio ripeterlo a scanso di equivoci, ma però se ne allontana più delle altre. Di questo secondo ramo fanno parte le sole varietà Meapo- litana, e Cassinensis, le quali sono più o meno pelose, cioè al- cune lo sono del tutto, altre in parte ed altre finalmente non lo sono affatto. To non so se molti approveranno ed accetteranno quanto ho esposto sin qui. Sono anzi persuasa che gran parte degli odierni malacologhi mi saranno contrarii. Ciò non toglie che io possa e voglia operare diversamente dal mio modo di vedere e di comprendere. Ciò non toglie nemmeno che fin d’ ora io mi di- chiari pronta e disposta a ricredermi dalla mia opinione e a mo- dificare il mio giudizio, se un malacologo disponendo del mate- riale della mia collezione, arriverà a dividere ed a descrivere 82 FAUNA MALACOLOGICA coscienziosamente e logicamente le mie CampyLra dell’Italia meridionale; a dividerle, voglio dire senza eliminarne nemmeno un individuo, cioè tenendo conto dei numerosi passaggi e delle gradazioni di forma che ho delle diverse località ove gli esem- plari furono raccolti. È incontrastabile che uno dei principali meriti del naturalista consiste nel saper scorgere, afferrare, intendere a colpo d’ occhio i caratteri distintivi di una specie, di saperli limitare, di sa- perli esprimere. Credo però che per la scienza e per quelli che se ne occupano, non sia meno utile il saper riunire ogni volta che questi carat- teri sono solamente locali o transitorii, quando cioè dopo mille evoluzioni, passaggi e modificazioni vengono a riavvicinarsi, anzi a riunirsi in un tipo principale ed unico. Mi trovo qui impegnata a ripetere una frase dell’ illustre ma- lacologo signor Morelet che scrive (1): « La nature sans doute « est presque inépuisable, et ce n'est pas nous qui lui fixerons « des limites, cependant elle doit en avoir. » Per conto mio dunque preferisco dichiarar francamente che di tutte le CAmpyLaa dell’Italia meridionale appartenenti al gruppo dell’H. planospira, non so fare che una lunga serie di varietà di questa specie. Coloro che non vorranno per tali accettarle po- tranno facilmente separarle come specie distinte, tanto più che a queste diverse varietà do un nome locale che può egualmente servire per designare una specie come per segnalare una varietà. Sono persuasa, e lo dichiaro senza reticenze, che a chiunque non possa disporre di un ricchissimo materiale la mia opinione sem- brerà una follia, un’ utopia. Ma sono altresì convinta che quando le nostre specie saranno più diffuse, le diverse località meglio esplorate, le collezioni italiane più numerose e più conosciute, e che altri sì saranno dati la pena di riunirle, di studiarle accu- (1) Journ. Conchyl. 1877, pag. 249. DELLA CALABRIA 83 ratamente, la mia idea apparrà più giusta, più ragionata, più conforme al vero. La difficoltà e V impossibilità di separarle spe- cificamente, si farà allora più palese e più positiva, e il mio si- stema non potrà certamente non esser seguito ed approvato. Osservo intanto in appoggio alla mia opinione che il dott. Ti- beri (1) indica Vl H. planospira, Lamarck, come esistente nei colli di Camaldoli presso Napoli, nei monti di Cava e sin sul monte S. Angelo a Castellamare. L’ opinione del dott. Kobelt (2) che suppone non esser pro- babile che questa specie si estenda al di là dell’ antico Stato ro- mano e che gli esemplari della provincia di Napoli debbano esser riferiti alla setipea, glabra o depilata, è per conseguenza in parte erronea, perchè appunto nei contorni di Napoli, Poz- zuoli, Castellamare e Capri si rinviene anche una varietà che ha col tipo Lamarckiano ia più stretta analogia di forma e che si allontana perciò dalle varietà di quella che si distingueva sin qui col nome di H. setulosa, o H. setipila. Le mie proprie ricerche nei contorni di Napoli confermano pie- namente quanto ha scritto in proposito il dott. Tiberi; ripeto dunque che è impossibile specificamente dividere queste forme, e che anzi è necessario aver bene in mente che nelle sopraccen- nate località si trovano unite e mescolate tanto la forma che si unisce direttamente all’ H. planospira, tipo, quanto quella che ha più intimi rapporti con la Var. depilata, Orsini (3). (1) Bullet. Malacol. italiano, 1869, pag. 113. (2) Jahrbiicher der D. Malakozool. Gesellschaft. 1875, pag. 202. (3) Il dott. Tiberi in un recente opuscolo che ha pubblicato (Quelques Moll. Terr. Napolitains ou nouv. ou peu conn. Extrait des Annal. de la Soc. Malacol. de Belgique. XIII, 1878) e che ha avuto la gentilezza d’ inviarmi, del che gli offro i miei sentiti ringraziamenti, descrive a pag. 11 la H. pu- bescens, accompagnandola da un’ illustrazione. Egli impiega per questa HeLix la frase seguente: « Granulalo pruinosa, 4 PILIS BREVIBUS SPARSIS PLERUMQUE DECIDUIS, presertim ad suturas, conspersa » la qual descrizione benissimo si adatta a quattro individui che con egual nome mi diede a Portici nell'aprile 1877, in cambio di altre specie, due dei 84 FAUNA MALACOLOGICA Tutti questi paragoni, tutti questi dati positivi, indiscutibili, hanno avuto per risultato la divisione e la distinzione delle se- guenti varietà. A. Linea diretta discendente. 1. Var. pubescens, Tiberi. tav. III, fig. 1-2. HeLIx PUBESCENS, Zber?, (in sched). Guardiagrele, Abruzzo Citeriore, Monte de’ Fiori, Abruzzo Ul- tra I (Tiberi). Caramanico (dott. Cavanna). Questa forma serve di primo passaggio dalla H. planospira, più o meno tipica degli Appennini romani e dell'Umbria verso quelle più rigonfie delle successive varietà. quali provenienti da Guardiagrele, Abruzzo Citeriore, gli altri due del monte de’ Fiori in Abruzzo Ultra I. Tali esemplari che sono privi di peli, ma che più o meno hanno su tutta la parte superiore dei loro anfratti numerose traccie dei pori destinati a contenerli, si avvicinano non solo per questo ca- rattere, ma soprattutto per la forma generale all’H. planospira, dell’ Italia centrale, cioè ad alcune sotto varietà o modificazioni locali del tipo; perciò me ne sono servita come primo anello di congiunzione tra le forme tipiche o pressochè tipiche e le altre varietà più meridionali. Ho inoltre diversi altri esemplari di Caramanico, Abruzzo Citeriore, raccolti dal dott. G. Ca- vanna nell'estate 1878, ma questi sono forniti di peli lunghi, irti, grossi e assai fitti. Tra gli altri sinonimi, il dott. Tiberi unisce pure alla sua HELIX quello dell’ 77. setipila (non Ziegler) Var. depilata, Orsini (in litteris). Se egli erede all’ assoluta identità di queste due forme, ha avuto torto, mi sembra, di cam- biare questo nome con un nuovo, giacchè la denominazione di Orsini seb- bene non regolarmente pubblicata, è ormai sanzionata dall’ uso. E quando poi si dovesse cambiare, esiste già altro nome anteriore a questo del 1878 del dott. Tiberi, impostole nel 1876 dal dott. Kobelt (Rossmdss. Icon., p. 29, tav. 104, fig. 1060) di Var. calva. Dimodochè il nuovo nome dovrebbe pas- sare in sinonimia. Ma il dott. Tiberi s'inganna assai in proposito. La Var. depilata, Orsini, è una forma ben diversa dalla sua, come lo prova il paragone della figura DELLA CALABRIA 85 2. Var. Casertana, Paulucci. tav. III, fig. 3. Caserta vecchia, rovine dell’ antico castello in cima al monte sotto le grosse pietre sparse nel prato (Paulucci, Caroti). Guscio sparso di rari peli, di color seuro assai; peristoma ri- piegato all’ infuori piuttosto grosso, bianco latte, ovvero gialla- stro, macchiato di violaceo soprattutto al punto d’ inserzione; ul- timo giro assai rigonfio inferiormente. Diam. maj. 23 ' -26, min. 20-22, alt. 13-14 mill. Nella mia collezione ho pure una forma molto più piccola rac- colta nella medesima località. Assieme alla Var. pubescens, serve di anello di transizione fra V'H. planospira, tipica, e le successive forme. unita alla mia attuale pubblicazione. Egli nel suo già citato lavoro (tav. 1, fig. 3) col nome di H. pubescens, rappresenta una forma che non è la ge- nuina H. pubescens, ma un passaggio intermedio da questa alla Var. depilata. Infatti la H. pubescens, stando agli esemplari che mi ha dati il dott. Ti- beri e che perciò considero come tipi, ha l'apertura assai più piccola della Var. depilata, ed il suo labbro non risale fortemente ovato al di sopra del livello della sutura come ciò si osserva nella sua figura. Inoltre la spira è più depressa, e per tal carattere si avvicina appunto all’ H. plamospira, di Toscana. Finalmente la Var. depilata, ha sull’ ultimo anfratto il guscio privo dei fori di cui ho sopra parlato, o se qualche raro esemplare ne ha alcuni, fra quelli del Piceno che geograficamente confina appunto con la patria dell'77. pubescens, essi sono assai più fitti, molto più obliterati che in que- st'ultima, la quale anche secondo la frase surriferita è cospersa di peli sparsi. Questa invero è una delle cause per cui mi sono indotta a riunire gl’indi- vidui di Castellamare e di Cava de’ Tirreni presso Salerno, i quali sull’ ul- timo anfratto sono del tutto privi di pori, piuttosto alla Var. depilata, che alla H. pubescens. È solo a condizione che il dott. Tiberi consenta a limitare la sua pube- scens, alla forma dell'Abruzzo ed a rinunciare a quella rappresentata dalla sua figura, che riuscirà possibile mantenere il nome da lui imposto. Persistendo egli a voler considerare quella figura come l'illustrazione della sua forma e volendo accordarle quell’estesa distribuzione geografica indicata nella sum- 14 86 FAUNA MALACOLOGICA 3. Var. depilata, Orsini (in litteris). tav. III, fig. 4. Var. caLva, Kobelt, in Rossmissler Icon., pag. 29, tav. 104, fig. 1060 (1876). Colle S. Marco presso Ascoli e Acquasanta nel Piceno (prof. Ma- scarini e ing. Valentini); Abruzzo Ultra I. (cavaliere I. Blanc); Monti di Cava presso Salerno; Castellamare sulle alture, attac- cata ai muri fra le ortiche (Paulucci, Caroti). Avrei dovuto forse proporre un altro nome per designare que- sta varietà, perchè se esso esprimeva un carattere distintivo, giusto ed esatto quando veniva considerata come varietà dell’H. menzionata memoria, la sua pubescens, diviene un amalgama confuso di di- verse forme, e siccome fra queste ha pur mescolata la Var. depilata, ne con- segue necessariamente che quella divien sinonimo di questa. Il dott. Tiberi fa pure altre confusioni di forme. A Castellamare, per esem- pio, oltre la Var. depilata, si rinviene pure la Var. Neapolitana, che si di- stingue dalla prima per aver tutta la parte inferiore dell’ ultimo anfratto coperta di fittissimi fori nei quali, negli esemplari ben freschi, sì scorgono numerosissimi, sottili e corti peli che le danno un’ apparenza lanuginosa; il qual carattere manca assolutamente sì nella depilata, che nella pubescens. Inoltre la parte inferiore dell'apertura invece di esser ovata è pressochè piana e perciò si avvicina alla forma del labbro dell’7Z. planospira, tipica, dalla quale pur direttamente la faccio derivare. La sua spira è anche pìa- CI neggiante quanto nel tipo, e la conchiglia è in generale più depressa che in questo, sebbene di egual diametro. Il suo guscio è più sottile e più fra- gile. Lo stesso è da osservarsi per la forma di Capri e di altre località dei dintorni di Napoli nominate dal dott. Tiberi come riferibili alla sua pube- scens, e che appartengono invece sia alla Var. Neapolitana, sia alla Var. depilata. Anzi seguendo sempre le indicazioni d° habitat da esso nominate, credo ci confonda anche la Var. Casertana, e la Var. Cassinensis. In quanto poi alla forma rinvenuta dal capitano Adami (Catalogo pag. 9) e che io non ho veduta, mi sembra probabile che debbasi poter riferire, o DELLA CALABRIA 87 setulosa, Briganti (setipila Ziegler) diviene ora un aggettivo privo affatto di senso dacchè si riunisce direttamente all’. planospira, che è depilata o calva quanto questa. Nondimeno ho preferito non far alcun cambiamento non indispensabile, e rispettare l’an- teriorità indiscutibile del nome senza accordarle anzi escluden- dole qualunque significato qualificativo. Tantopiù che qualora si dovesse fermarsi a considerazioni di tal ordine, resulterebbe egual- mente inesatto l’impiego del nome di ZH. planospira, applicato alla varietà di Calabria, la quale ha una forma depresso-globosa quanto un’ IH. arbustorum. realmente, come egli lo scrive, alla Var. setulosa, Briganti (setipila, Zie- gler) e Var. depilata, Orsini, ovvero alla mia Var. Calabrica, che ha con questa alquanto di analogia. Nel mio modo di comprender le cose, mi sem- bra che le confusioni ed inesattezze che ho luogo di segnalare nella re- cente pubblicazione del dott. Tiberi, e la stessa estensione geografica da lui accordata alla pubescens, astrazione fatta dalle variazioni e modificazioni delle forme da lui riunite con questo nome, sono una prova evidente che militano appunto in favore della mia opinione e dimostrano viepiù che la Helix planospira, è specie infinitamente variabile a seconda delle sue sta- zioni diverse e che riesce impossibile di specificamente separarla. Giacché non sarebbe logico invero, oltre che è assolutamente contrario ai fatti, di ammettere che la H. pubescens, dovesse precisamente abitare senza distin- zione di località tutte le provincie che fanno parte dell’ antico regno di Na- poli continentale, senza varcearne i limiti, come se al di qua vi fossero le colonne d'Ercole, qual confine insuperabile e qual impedimento alla propa- gazione e dispersione della specie. Non bisogna, mi pare, quando si studia una specie esser così assoluti ed esclusivi, anzi è necessario paragonare i rapporti di forma della località che si vuole particolarmente studiare con quelli dei paesi limitrofi, essendo al- lora non solo possibile farsi un'idea chiara delle modificazioni che la specie subisce, ma ancora facile effettuare le necessarie riunioni. 88 FAUNA MALACOLOGICA 4. Var. setulosa, 5Brzganti. tav. IV, fig. 1, 2, 5. Helix setuLOsA, Briganti, Descriz. di due nuove Elici in Atti R. Accad. Scienze, Napoli, II, pag. 172 (1825). -— SsETIPILA, Ziegler, m Rossmàss. Icon. II, pag. 2, tav. 6, fig. 89 (1835). Colle S. Marco, Ascoli Piceno (prof. Mascarini, ing. Valentini). Devesi al dott. Tiberi di aver tolto dall’ oblio il nome imposto a questa forma da un nostro connazionale e di aver rivendicato il diritto di priorità che le sì perviene. Devo osservare che con una serie numerosa di esemplari di questa varietà si può passare quasi direttamente dalle forme pressochè tipiche dell’ H. planospira, fino a quelle assai più ri- gonfie che formano il passaggio naturale alla varietà seguente. 5. Var. Calabrica, Paulucci. tav. IV, 3, 4. Mongiana alle falde del Monte Pecoraro, a metri 920 circa, fra le scaglie delle pietre ed il tritume delle foglie secche, Aspromonte, Regione Cavaliere, a metri 1700 circa, (dott. Cavanna, Caroti). Conchiglia traslucida assolutamente sprovvista di peli; legge- rissime traccie di fori sui giri embrionali; forma depresso-glo- bulosa; ombelico ristretto; margine columellare ripiegato su di esso; apertura ovato-rotondata; ultimo anfratto molto rigonfio inferiormente. Diam. maj. 25-28, min. 22-23, alt. 15-17 mill. Ho di questa varietà esemplari più depressi, (tav. IV, fig. 8), alti 18 mill.; ne ho altri più globosi (tav. IV, fig. 4), che rag- DELLA CALABRIA 89 giungono 18 mill. di altezza su 26 di maggior diametro. È dun- que la forma depressa quella che servir deve di anello di con- giunzione tra le varietà giù menzionate e questa più di ogni altra meridionale. Non è però su di essa che ho fatta la mia descrizione, perchè ho preferito scegliere la forma che sì rinviene più frequente, ciò che faccio generalmente sia che io descriva una specie o una va- rietà, sembrandomi miglior partito basarmi piuttosto sopra gli esemplari che presentano caratteri intermedii che attenermi agli estremi. Il capitano Adami (Catalogo ece. pag. 9) dice di aver trovata la H. setipila, sotto Tiriolo ed a Sorbo. La presente varietà non è infatti che una forma glabra molto rigonfia e molto globosa di quella; egli serive di averla raccolta in una località col pelo e nel- l’altra senza. A_Mongiana e all’Aspromonte non è stata rinve- nuta che depilata; ma credo non si debba annettere nessuna se- ria importanza specifica a questo variabilissimo carattere, perchè l’esperienza mi ha dimostrato che la medesima identica forma è talvolta glabra e lucente, talvolta grossolanamente rugosa, tal- volta coperta di fori o pori più o meno fitti, più o meno obli- terati; alcune volte il suo epidermide è coperto da un leggero strato lanuginoso, ed altre è fornita di peli o setole lunghe o corte, fitte o rade, irte e ruvide o setose. Tutte queste sono modificazioni di un ordine assolutamente secondario, che il malacologo deve osservare e notare, perchè nulla deve sfuggire alle sue indagini, perchè tutto nei suoi cri- terii deve favorire i suoi mezzi di studio e perchè i molteplici ca- ratteri della specie o della varietà, intelligentemente esaminati, possono facilitare il modo di scambievolmente comprendersi nella discussione dell’ una o dell’ altra forma. Però io credo che non siano destinati ad avere nessuna influenza sul valore generale e persistente della forma della conchiglia, dimodochè non bisogna annettervi che un valore relativo. 90 FAUNA MALACOLOGICA B. Linea collaterale discendente. 1. Var. Neapolitana, Paulucci. tav. V, fig. 13. Castellamare di Stabia, sui muri fra le ortiche e la borrac- cina; isola di Capri, lungo un muro fra le ortiche, sulla via che conduce dalla Marina grande al villaggio di Capri ; Pozzuoli, lungo la strada che dal paese mena alla zolfatara, presso un muro sotto e fra le ortiche (Caroti, Paulucci). Isola di Capri (dott. Cerio col nome di H. Lefeburiana, Costa, non Férussac). Forma tipica dell’H. planospira, guscio minutamente granu- lato, assai opaco, coperto di fori fitti e sparso di rari peli; om- belico assai grande, ultimo anfratto più depresso e più discendente presso l apertura; peristoma giallo marcato e macchiato di scuro. Diam. mag. 19-24, min. 16-20, alt. 9-12 mill. Ho distinto nella mia collezione una forma depressa, (tav. V, fig. 3) una più piccola, (tav. V, fig. 2) e una di color molto pal- lido, che ho chiamato lufeola, di cui ho un solo individuo, or- nato alla periferia della fascia comune alla specie. È privo di peli ma vi sì scorgono i fori. In questa varietà vi sono esemplari che formano una vera di- scendenza diretta dall’H. planospira, tipica, di Toscana. Sennon- chè il loro guscio pubescente ed il colore opaco e scuro la rav- vicinano da un altro lato ad alcuni individui delle varietà de- pilata, Casertana, e pubescens. Per questo appunto ho pensato di farne una seconda categoria, se così posso esprimermi, perchè mentre così direttamente sì col- lega col tipo da un lato e con le altre forme meridionali dal- l’altro, serba e mantiene però un carattere depresso, gracile, de- licato e tutto sno. DELLA CALABRIA 91 2. Var. Cassinensis, Paulucci. tav. V, fig. 4. Monte Cassino nel bosco dal lato settentrionale sotto il mo- nastero, fra i grossi sassi e nel muri a secco, a metri 527, (Ca- roti, Paulucci). Forma consimile alla precedente; ultimo anfratto più arroton- dato e meno depresso; guscio tutto coperto di fitti peli piut- tosto corti; color corneo-chiaro; apertura molto arrotondata ; mar- gini che tendono ad avvicinarsi, il columellare assai rovesciato sull’ombelico. Diam. maj. 19 ‘/-24 ‘/,, min. 17-19, alt. 10-11 '/, mill. Questa è la forma la più graziosa e la più distinta di tutte le varietà meridionali. Assieme alla Var. Neapolitana, si allon- tana il più dalla linea principale discendente dell’ H. planospira, modificandone sensibilmente i caratteri normali. Disgraziatamente non potemmo raccoglierne che una dozzina di esemplari, perchè durante la nostra gita fummo perseguitati da una siccità desolante. In quanto alla presenza dell’H. planospira, in Sicilia, presenza che è stata tanto combattuta e contestata, mi limito a dire per il momento che nel mio modo di vedere 1’ 7. confusa, Benoit (IU. Sist. Crit. Sicil., pag. 91, tav. 4, fig. 20 e tav. 11, fig. 5, 1857) altro non è che un’ interessante varietà locale, a guscio assai solido, a peristoma particolarmente ingrossato (sebbene non al medesimo grado in ogni individuo) la quale partecipa as- solutamente dei caratteri generali della Var. depilata, Orsini, dei dintorni di Teramo nel Piceno. Nel trattare delle CAmpiLrA italiane spero un giorno spie- gare con maggior dettaglio la mia opinione sulle sue affinità e sulle idee che mi conducono a credere non solo utile, ma piut- tosto necessaria questa riunione. Spero che allora potrò disporre 92 FAUNA MALACOLOGICA di un materiale anche più ricco delle forme appartenenti a que- sta varietà e che per conseguenza il mio giudizio potrà esser basato su dati più positivi e più convincenti, su prove e fatti più indiscutibili di quello che lo sarebbe, se volessi accingermi a trattarne attualmente (1). Per sempre meglio far comprendere come io intendo e spiego i rapporti tra l’ H planospira, Lamarck, tipo, e le sue nume- rose varietà unisco un quadro il quale indica e dimostra le filia- zioni naturali della specie e l'andamento delle linee che chiamo diretta ascendente, diretta discendente e collaterale discendente. Unisco pure una carta geografica dell’ Italia per mostrare la distribuzione del tipo e delle varietà nelle diverse provincie. Bensì in questa carta sono solo indicate le stazioni principali nelle quali tipo o varietà hanno eletta la loro dimora. Ciò non- dimeno mì pare che queste indicazioni sommarie potranno essere sufficenti per meglio e più chiaramente spiegare il concetto che già ho sviluppato nel mio studio sulle CAampyLxA, di cui tanto il quadro del quale ho sopra parlato quanto la carta geografica non devono essere che il riassunto e il corollario. (1) Fino da ora però posso arguire che non sono la sola a considerare questa riunione come illogica o impossibile. Infatti il dott. Tiberi nel suo già citato lavoro (Quelques Mollusques terrestres Napolitains, ece., pag. 13 nota (1) scrive: « Voilà pourquoi nous n’avons pas cru devoir nous occuper « ici de cette forme esclusivement Sicilienne (7. macrostoma, Mihlf.) pas « plus que d’une autre, également de Sicile et voisine de l° 77, pubescens, « l’H. confusa, de Benoit, QUI EN DIFFÈERE SEULEMENT PAR SA TAILLE PLUS « GRANDE, SON TEST PLUS SOLIDE ET INTIÈREMENT PRIVÉ DE POILS. » Dunque se si ammette che 1° H. pubescens, Tiberi, non è che una varietà dell’ .H. planospira, il cui tipo è privo di peli e di setole, ne verrà per ne- cessaria conseguenza, anche stando all'opinione espressa nell’opuscolo del dott. Tiberi, che I’ H7. confusa, dovrà considerarsi come varietà dell’ H. pla- nospira. DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA dell’ Helix planospira LAMARCK Hai o N pei La all È ; Sn » | Di; Î # val Î 19) e ni Ùi BA;5.V. Padana di iO F . SEE ° ast.V. Illvrica ì Berfamo ; Le ; È p: ©? me 3.V. Ullepitschi i PERE Ma 2.V. Fuganea fam 1.V. Stabilei \ I) i Ls enze \ ì Aré®0 Si®a = (CHIC) Perugia Foligno BS 1.V. Pubescens I2.V. Casertana 8 3.V. Depilata NY, mi.V. Setosula i BM 5.V. Calabrica mai.V. Neapolitana B32.V. Cassinensis Rapporti tra lVHELIX PLANOSPIRA, Lamarck (forma tipica) E LE SUE VARIETÀ 5. Var. Padana, Stabile. a / 4. Var. Illyrica, Stabile. $ / 3. Var. Ullepitschi, Westerl. A S 2. Var. Euganea, Stabile. / / ea DA -S / 1. Var. Stabilei, Paulucci. /£°/ RAI DÌ | Helix PLANOSPIRA, Lamarck, tipo. RISI N Tor i Paulucci. 1. Var. pubescens, Tiberi. N % N 1. Var. Neapolitana, \ ®. \ \'Q È È . 2. Var. Casertana, Pisicci EN Se AA D.\ \ Ne alà 3. Var. depilata, Orsini. \% \g\ 4. Var. setulosa, NE CA Q 5. Var. Calabrica, Panaueci. \% DELLA CALABRIA 95 XeropHILA, Held. 40. Hetix pisana, Miller. Heuix pisaNA, Miller, Verm. Terr. et Fluv. II, pag. 60, n. 255 (1774). — — Chemn-Kiister, Gat. H. I, tav. 22, fig. 5-6 (1846). Il vero tipo di questa specie, stando alla descrizione di Miil- ler, non sì trova in Calabria ove la specie è generalmente pal- lida, a peristoma sbiadito, e relativamente piccola. Prendo dunque per tipo locale quelli esemplari che più si avvicinano alla figura citata, perchè insieme alla Var. unicolor, s'incontrano più abbondantemente. Le altre varietà pure non meritano special menzione, quan- tunque nella mia collezione abbia distinte cinque colorazioni o modo di fasciature diverse. Questa specie incontrasi comunissima su tutta la spiaggia da Pizzo al fiume Angitola ((aroti), e da Pizzo a Bivona (dott. Ca- vanna) sulle foglie dei fichi d'India (Opuntia) e delle Euphorbia. 41. Hetix varIaBILIS, Draparnaud. Henix varIaBILIis, Draparnaud, Tabl. Moll. pag. 78 (1801). — wreara, Montagu, (1803). — ELEGANs, Brown, (1817). — VARIABILIS, Possmdssler, Icon. VI, pag. 31, tav. 26, fig. 550. Abita i contorni di Monteleone e presso le mura del Ca- stello*. - Il Monte Consolino *. - Presso Mileto! - Ruderi di Rocca Angitola! sulle piante erbacee. Il capitano Adami nel suo Catalogo pag. 11, n. 27 la dice ovunque comune. 96 FAUNA MALACOLOGICA Faccio osservare che gli esemplari di Calabria che mi sono passati fra mano, sono tutti piccoli o di grandezza media, e che non ne ho veduti punti che sì accostino per dimensioni alle forme gigantesche della Sicilia e di alcune località dell’Italia centrale. Per colore sono tutti tipici ; hanno cioè una linea o striscia che percorre superiormente tutti gli anfratti presso la sutura, mentre l’ ultimo giro è ornato, nella parte inferiore, di diverse linee interrotte e punteggiate. Mi sembra probabile che tutte Ie forme di Calabria dovreb- bero riferirsi, secondo Bourguignat (Ma/acologie, Algérie. Vol I, pag. 221, tav. 23, fig. 12-25) all’H. lauta, Lowe. È positivo che diverse di quelle figure si adattano benissimo agl individui in discorso. Ma confesso la mia ignoranza, non so comprendere, benchè vi abbia sopra studiato parecchio tempo, quali sono i caratteri assoluti, stabili, che permettono di separare con certezza lH. variabilis, dall’H. lauta. Ho delle forme alte, ne ho delle quasi depresse; queste benissimo combinano in ogni riguardo con le fig. 17-19 dell’opera sunnominata; ne ho con ombilico relativamente allargato, come quello di dette figure; altre invece sono provviste di uno piccolissimo. Il carattere che a me sembra più spiccante è che l'H. lauta, ‘ha una scultura più sottile e più fine dell’. variabelis, che l’ha più grossolana ed è forse meno luccicante e più opaca. Questo lieve carattere però è l’ estrema variabilità che tutti i natura- listi concordano all’H. variabilis, mi rendono guardinga ad ac- cettare come specie distinta 177. Zauta, che, a parer mio, non do- vrebbesi considerare che come varietà della H. variabilis. Con ciò adunque vorrei seguire l’ esempio di Moquin-Tandon (Hist. Naturel. Moll. France, II, pag. 263), il quale della sub- maritima, Des Moulins (che secondo Bourguignat, loc. cit., è sino- nimo della Zauta) fa una varietà, e nulla più, della H. variabilis. DELLA CALABRIA o | 42. HeLix RUFOLABRIS, Benort. HeLix RUFOLABRIS, Benod, (Ap. Pfeiffer, Malakozool. Blàtter, 1596, pag. 184, n. 4). — VARIABILIS, Var. albescens, Benott, IN. Sist. Sic. pag. 126. — RUFOLABRIS, Bourguignat, Malacol. Algérie, I, pag. 210» tav. 24, fig. 11-16 (1864). = — Kobelt, Cont. Rossmis. Icon. V, pag. 106, tav. 146, fig. 1458 (1877). — _ Adami, Cat. Moll. Catanzaro, pag. 11, n. 28. Citata dal capitano Adami che scrive di averla trovata nel versante Jonio poco lungi dal mare, in Valle del Fallaco e del rocchia; nel versante Tirreno nella Valle del Lamato. 43. Heuix marITIMA, Draparnaud. HeLix Maritim, Draparnaud, Hist. Moll. pag. 85, n. 13, tav. 5, fig. 9, 10 (1805). — — Rossmiissler, Icon. IX, pag. 14, tav. 47, fig. 612 (1839). Abita Pizzo ed i suoi dintorni, presso Palmi, i ruderi del Ca- stello di Bivona, i contorni di Briatico (Caroti). L’ H. maritima, quale la descrive Draparnaud, è una piccola conchiglia globosa, che, appunto come egli lo indica, si distingue per la sua piccolezza sempre costante; rassomiglia alquanto alla H. variabilis, ma è di questa più conica, un poco carenata sul penultimo anfratto, ma la carena svanisce in prossimità della apertura, è fornita di un piccolo ombelico; il suo guscio, assai solido, è coperto di fitte strie sottili e distinte, il colore è tal- volta prodotto da fascie, altre da punti ben marcati, interrotti ; 98 FAUNA MALACOLOGICA il peristoma è internamente ingrossato da un cercine solido, pro- minente, bianco giallastro o rossiccio. Così limitata questa forma ha un aspetto suo proprio facil- mente riconoscibile e hbastantemente distinto dalle sue più affini consorelle. | Non so dunque comprendere il perchè Moquin-Tandon (Hist. Nat. Moll. Fr. II, pag. 265, 1855) e quindi Bourguignat (Ma- lacol. Algérie, I, pag. 218, 1864) abbiano avuta l’ idea di porre la specie di Draparnaud in sinonimia dell’H. Zneata, Olivi; la qual cosa, a parer mio, falsa completamente il senso della spe- cie di Draparnaud e getta la più gran confusione su quella che essi hanno voluto ripristinare. Sarei certamente ben lieta, seguendo le orme dei due sum- menzionati autori francesi, di rivendicare un nome imposto da un nostro connazionale, se l’ identificazione dell’H. Zineata, Olivi (Zoologia Adriatica, pag. 177, 1792) non mi sembrasse così incerta, anzi così problematica. Infatti il nostro compatriotta si è limitato a definire questa specie colle testuali parole seguenti: « Coch/ea terrestris umbi- licata etc. ete. » ed ha citato per rappresentarla le figure di Gual- tieri (Zestacea, tav. 2, L. M. N. O. P.) aggiungendo « sono tutte « varietà della stessa specie, la quale affetta anche altre modifi- « cazioni; abita sopra gli alberi, nei terreni secchi, e abbonda nei « siti arenosi del littorale. Le spoglie sì trovano sulla spiaggia. » Ora, domando, qual ragione vi è d’ identificare all’77. Zineata, l’H. maritima, piuttosto che IH. variabilis, ed anche forse la l’H. profuga? Olivi non ne fa alcuna descrizione. La citazione delle figure di Gualtieri, mi sembra mostrare unicamente l’amal- gama di forme diverse impossibili a definirsi con certezza. Mi sembra tendere anzi ad eliminare qualunque rapporto coll’ H. ma- ritima, giacchè la fig. ZL, una delle M, e una delle ., mostrano un ombelico che certamente non ha la minima analogia con quello della specie di Draparnaud. Finalmente il modo di stazione in DELLA CALABRIA 99 x dicato dall'autore italiano è quello di diverse specie littorali compresa la H. variabilis. Per conseguenza non potendo basarsi che su dati così incerti, come è possibile decidere con sicurezza quale e che cosa è la specie che Olivi distinse coi nome di H. lineata ? Mi pare dunque che tanto Moquin-Tandon, quanto Bourgui- gnat hanno avuto torto di porre in sinonimia una specie regolar- mente descritta e ben circoscritta, 'H. mar:tima, per accettarne una che non si può stabilire che cosa è, e che stando esclusi- vamente alla loro interpretazione risulta essere, insieme al- lH. lauta, Lowe, una forma della variabilissima IL variabilis, Draparnaud ! Nel mio modo di vedere VZ. lineata, quale è compresa da Moquin-Tandon (tav. 19, fig. 25) quale è spiegata da Bourgui- enat (Malacol. Algérie. tav. 24, fig. 22-24 e 26-27) non è che una forma elevata e circoscritta dell’H. varzabilis, Draparnaud, di cui 1’. lauta, Lowe (Bourguignat, Malacol. Algérie. I, p. 221, tav. 23, fig. 12-25) è invece una forma più depressa, a ombe- lico più largo, ma nondimeno così affine all’H. variabilis, che mediante una serie di modificazioni impercettibili si ricongiunge a questa. L’ identificazione dell’. Zineata, Olivi, è così azzardata, così fantastica, che mentre Pfeiffer (Mon. Helic. vivent. VII, p. 282, n. 1479) crede riconoscere nell’77. Zineata, una specie delle Isole Canarie alla quale riunisce in sinonimia 1’ HM. maritima, senza bensì indicare altra patria; Kobelt (Cat. pag. 21, 1871) chiama la specie mediterranea ZH. maritima, e considera V'H. lineata, come una H. variabilis, var. virgate, che dice d’ Inghilterra, Francia ed Algeria. Finalmente il prof. A. Mousson mi ha determinata per H. l- neata, Olivi, una specie della Russia meridionale e di Crimea, che non ha nessun rapporto nè con le figure di Gualtieri, nè con quelle di Rossmissler e di Bourguignat. 100 FAUNA MALACOLOGICA In questa divergenza d’apprezzamenti, in questa incertezza di concetti sulla esatta definizione della specie d’ Olivi, ho prefe- rito chiamar l’HeLix di Calabria con un nome che non possa fomentar dubbii nè false interpretazioni, e perciò anche a costo di preferire un nome posteriore di data, ho prescelto quello che in modo chiaro e positivo spiega ed esprime la conchiglia che è stata raccolta, lasciando in dimenticanza un nome che non può generare che confusione ed arbitrio. Diverse sono le variazioni di colore che vennero raccolte del- lH. maritima, mi limiterò a parlar solo delle principali, dopo di aver osservato che di forma e grandezza tipica, perfettamente conveniente alla citata figura di Draparnaud, fu rinvenuto un solo individuo nei dintorni di Pizzo. Non bisogna però tra- lasciare di rammentarsi che in generale tutte le figure dell’opera del naturalista di Montpellier difettano per avere la spira troppo elevata, ciò che spesse volte rende l’ identificazione della specie un poco difficile o dubbia. Invece furon trovati numerosi esem- plari che ben si adattano alla figura 612 d, dell’Iconographie di Rossmissler, sia a Pizzo come fra le rovine del Castello di Bi- vona e nei contorni di Briatico e di Palmi. Altri che convengono egregiamente alla fig. 612 c, vennero raccolti nei contorni di Pizzo. Individui appartenenti alla Var. interrupta, Moquin-Tandon (loc. cit. pag. 265) provengono da Pizzo e da Palmi. Anche il capitano Adami (Cat. ecc. pag. 11, n. 30) serive di aver raccolti pochi esemplari di questa specie, che chiama anche H. maritima, nelle vicinanze di Pizzo, non lungi dalla spiaggia. DELLA CALABRIA 101 44. Herix susproruca, Stabile 2 tav. VI, fig. 1-4. Henix supproeueA, Stabile, Moll. Terr. du Piémont, pag. 47 (1864). -- _ Westerlund, Fauna Europ., pag. 109, n. 252 (1877). — Arapasi, (partim) Kode/t, in Rossmiss. Icon. V, p. 107, tav. 146, fig. 1460 (1877). Abita Pizzo, scoscendimenti del Porto e giardino del cav. Al- calà!* - Castello di Bivona * - Grotte di Tremisi* - Dintorni di Palizzi * - Monte Stella* - Monasterace *. Stabile (loc. cit.) nel parlare dell’H. profuga, Ad. Schmidt, scrive (n. 22) che nel Napoletano ed in Sicilia quest’ ultima spe- cie è sostituita da altre due forme « dont lune è dernier tour « plus bombé, à ombilic très étroit, è bouche plus grande et cir- « culaire, è stries fortes et peu regulières, comme celles de la « H. profuga, (H. subprofuga mihi; de Avellino ete.); l’autre « encore plus globuleuse, è stries élégantes, contigues et regu- « lières (H. filograna, Villa — Helix Aradasii, Mandralisca, de « Sicile). » Il dott. Westerlund con lettera del 27 novembre 1877 mì seri- veva che appunto per questa frase egli ha creduto riconoscere la specie in discorso (la quale si trova pure nei pressi di Na- poli e particolarmente nelle campagne vesuviane da dove ne ho ricevuti dei bellissimi esemplari dal cav. I. Blanc) e quantunque con un punto interrogativo 1’ ha iscritta (loc. cz8.) con tal nome dandone un’ accurata diagnosi. È positivo che tutto concorda a far supporre che la proposta identificazione del dott. Westerlund debba e possa esser conforme al fatto; in ogni caso anche se si venisse a scoprire non esser questa la specie intesa da Stabile, sarebbe accettabile il nome 16 102 FAUNA MALACOLOGICA imposto alla forma attuale dal dott. Westerlund, perchè Stabile non avendo in fin de conti data una descrizione regolare della sua H. subprofuga, nessuno potrebbe a favore di lui reclamare la priorità, ed anzi rimarrebbe in ogni modo manifesta la gen- til deferenza che il chiarissimo dottore svedese ha usata in fa- vore del nostro malacologo. Per la qual deferenza a nome di tutti i cultori di scienze naturali che serbano cara la memoria dell'abate G. Stabile e dei servigi che egli ha resi alla mala- cologia nazionale, io porgo ben sinceri ringraziamenti. Il dott. Westerlund ebbe pure la gentilezza di comunicarmi esemplare sul quale egli eseguì la sua identificazione, ed è po- sitivo che tanto i miei individui delle campagne vesuviane, quanto di Calabria e di Sicilia, che il dott. Westerlund ha veduti, sono identici al suo tipo che proviene dai contorni di Napoli. Nei miei Matériaux, (pag. 32, n. 33) m’ingannai deplorabil- mente assicurando che VZ. subprofuga, doveva considerarsi qual assoluto sinonimo della H. Aradast, Pirajno di Mandralisca. Diverse cause contribuirono a questo mio errore. In primo luogo dall'aver ricevuto da un mio amico siciliano col nome di H. - Aradasti, degli individui di //. subprofuga, forma minor; in secondo dall’aver prestato fede alla descrizione dellH. Aradast, quale la dà il signor Benoit (1) (non parlo della figura che è troppo male eseguita perchè sia possibile identificarvi sopra una specie contrastata) che confonde le due specie; in terzo luogo dalle figure e descrizione del dott. Kohelt che nella continua- zione di Rossmàssler ripete il medesimo errore, e finalmente dalla citazione stessa di Stabile che come ho sopra notato riu- nisce a sinonimo dell’H. filograna, Villa, la H. Aradasti. Io possiedo un individuo cho ho comprato dai fratelli Villa col nome di ZH. filograna, Villa, e come proveniente dalla Sicilia, LS però esso non è altro che un H. subprofuga. In seguito ho ri- (1) IU Sist. Crit. Icon. Sicilia, pag. 152, n. 32. DELLA CALABRIA 103 cevuto dal prof. A. Aradas di Catania un individuo di H. Ara- dasti, ed altri ne ho avuti dipoi con questo ultimo nome dal cava- liere Benoit; così sono riuscita a farmi un'idea chiara di questa specie interessante, la quale sembra vivere confinata nei pressi di Messina giacchè l'habitat indicato dal cavaliere Benoit (oc. cit., pag. 135, dei contorni di Palermo) devesi invece riferire all’H. subprofuga. Suppongo debbasi riportare a quest’ ultima specie VD MH. Ara- dasti, indicata dal capitano Adami (Catalogo ece. pag. 11, n. 81) che egli dice di aver raccolta a Pizzo verso porto S. Venere, perchè in tal località rinviensi appunto V H. subprofuga, forma minor, assai comune, ma non vi è stata mai trovata fin qui lH. Aradasti. E lo suppongo con tanta maggior apparenza di probabi- lità inquantochè a Pizzo vive una mutazione di colore della H. subprofuga, forma minor, pressochè unicolore, cioè appena marcata alla periferia da una fascia interrotta a punteggiature sbiadite, che la fa rassomigliare alla H. Aradast. Ho distinta nella mia collezione una forma major, una m7n0r, una depressa, alla quale benissimo si addice la citata fig. 1460 dell’ [conograplie di Rossmissler. Il capitano Adami indica pure di aver raccolto PH. profuga, Ad. Schmidt, sul golfo di Squillace. Questa specie non venne tro- vata dal signor Caroti in nessuna località della Calabria. (Questa determinazione potrebbe forse risultare inesatta ? Come già l’ho osservato, V'H. filograna, Villa (almeno stando all’ individuo acquistato dai signori Villa con questo nome) è in- discutibilmente un’H. subprofuga. Stabile la considerava come sinonimo dell’H. Aradase. Pfeiffer, Westerlund, ed altri autori, la riportano qual sinonimo dell’H. urbinata, Jan. Sarebbe pos- sibile che 1 fratelli Villa avessero venduto per H. filograna, que- ste specie senza distinguerle l’una dall’altra? Del resto mi nasce il dubbio che l'H. Aradasti, possa essere una varietà dell’ ZL. fuy- binata. Io non faccio qui che esternare un'ipotesi giacchè non co- 104 FAUNA MALACOLOGICA nosco quest’ultima specie che per mezzo di figure, ma è appunto il paragone delle figure con esemplari di H. Ar adasti, che mi ha risvegliata tale idea. 45. Herix LALLEMANTIANA, Bourguignat. tav. VI, fig. Henix LALLEMANTIANA, Bourguignat, Malacol. Algérie, I, p.211, tav. 21, fig. 31-35 (1864). Abita il colle sopra Pizzo e Palizzi, sotto le pietre *. La specie descritta con questo nome dal signor Bourguignat, non è stata trovata, che io sappia, che in Algeria. Sembrerà dun- que strano che io identifichi ad essa i solo quattro individui che furono racolti in Calabria. Confesso, infatti, che la mia determinazione è un poco azzardata, perchè non ho tipi di paragone, ed ognuno sa quanto sia sempre difficile l’identificare una specie, particolarmente quando è piccola, e non si hanno che pochi esemplari. Il signor Westerlund, al quale io l’aveva comunicata, non è stato in grado di controllare la mia determinazione. Se però a ciò mi sono decisa, malgrado quanto ho detto di so- pra, l’ho fatto primieramente perchè la descrizione e la figura convengono a pennello a questi individui e secondariamente per- chè non sono riuscita a trovar niente altro che possa esser loro riferito convenientemente. Ho fatto rappresentare questa specie perchè altri malacologhi possano stabilire il paragone con la specie di Algeria; e perchè le persone che non possedono 1’ opera del signor Bourguignat, imparino a conoscere tal graziosa conchiglia. DELLA CALABRIA 105 46. Herix conspurcata, Draparnaud. HeLIx consPURCATA, Draparnavd, Tableau Moll., pag. 98 (1801), et Hist., pag. 105, n. 38, tav. 7, fig. 23-25 (1505). -— — Rossméssler, Icon. VI, pag. 27, tav. 26, fig. 351 (1837). Abita Pizzo, scoscendimenti del Porto *. - Rocca Angitola *. - Ruderi del Castello di Bivona *. - Monteleone, giardino del pro- fessore Pignatari *. - Palmi, falde del Monte S. Elia *. - Nicotera! - Mileto! - Castello di Scilla! *. - Palizzi sotto le pietre! *. Specie comunissima ovunque, anche al dire del capitano Adami. Di questa specie ho una forma 722207, che non differisce sola- mente per la sua statura, ma ben anche per la mancanza assoluta di piccoli peli sopra i suoi anfratti, per la forma di questi un poco rigonfii, invece di quasi piani come negli esemplari tipici, per l'ombelico alquanto più largo, relativamente alle dimensioni ; in- fine e soprattutto per il suo strano modo di stazione, perchè men- tre 'H. conspurcata, è, come tutti sanno, una specie che ama na- scondersi nei luoghi umidi ed ombreggiati, questa invece venne raccolta da Caroti alle Pietre Nigre presso Palmi, attaccata alle pietre calcaree ammonticchiate in una antica diruta caserma in riva al mare, e perciò esposta ai raggi del sole. Quest insieme di fatti mi teneva incerta se dovessi o no riu- nirla come forma minor alla Helix conspurcata, Draparnaud, e credei bene prima di decidermi di comunicarla al signor dot- tor Westerlund che me la rimandò così denominata. 106 FAUNA MALACOLOGICA 47. Hetix apioima, Lamarck. HeLix Apicina, Lamarck, Hist. Nat. des An. sans vert. VI, pag. 93, n. 102 (1822). Ed. Desh. VIII, pag. 74, n. 102 (1838). — Cenisia, Charp. Catal. Moll. Suisse, pag. 12, n. 42 (1837). — APICINA, Lossméissler, Icon. VI, pag. 27, tav. 26, fig. 352 (1837). Abita Pizzo, scoscendimenti del Porto *. - Ruderi del Castello di Bivona!*. - Castello di Scilla *. Il capitano Adami (Cat. ecc. pag. 11, n. 38) dice di averne raccolte alcune spoglie lungo la spiaggia del golfo di Squillace. Var. Requieni, Moguin-Tandon. HeLix aricima, Var. y RequieniI, Moquin-Tandon, Hist. Nat. Moll. France, II, p. 282 (1855). — — — B. RequienI, Bourguignat, Malacol. Algérie,I, pag. 199, tav. 20, fig. 19-20 (1864). Questa graziosa varietà che differisce dal tipo per aver la spira più alta e l'ombelico più stretto, fa rinvenuta a Pizzo ed a Bivona dal signor Caroti, e a Bovalino dal signor De Stefani, il quale per scopo scientifico visitò alcune parti della Calabria nel 1878. Nella mia collezione ho pur distinta una forma, assai grande relativamente agli individui che comunemente si trovano in Ca- labria, i quali sono piuttosto piccoli; questa misura diam. maj. $, min. 7, alt. 4, ed è stata trovata a Pizzo. mescolata ad esem- plari di dimensioni ordinarie. DELLA CALABRIA 107 Lamarck (Zoc. cit.) descrive la sua specie come « minutissime striata. » Deshayes (Encyclopedie Methodique, vol. 2, p. 221, n. 40) dà una dettagliata ed accurata descrizione di questa con- chiglia, e la dice « argute striata, » aggiungendo « que le deux « premiers tours sont lisses et d’un brun foncé, les suivants sont « blanes et finement striés, mais les stries sont irregulières, plus «ou moins fines et rapprochées. » Charpentier nella diagnosi della sua Helix cenisia, scrive che è « superne sulcato rugosa. » Bourguignat (loc. cît., pag. 198) dà una nuova descrizione della specie, limitandosi a chiamarla « striata » e completando la frase in francese serive rapporto alla scultura « stries irregulières, prononeées notamment sur la par- « tie superieure des tours. » Non sì vorrà certamente supporre che questi diversi autori non abbiano attentamente esaminata la H. apicina! Deshayes e Bourguignat soprattutto, i quali hanno corredate le loro de- scrizioni con osservazioni minutamente dettagliate. Ora, come spiegare che Moquin-Tandon (Zoe. cit. pag. 233) de- scrive questa specie come coperta « de poils rares et courts » e che il dott. Westerlund (fauna Europea, pag. 105, n. 243) la caratterizza per « rugoso-costulata hispidula » ? È positivo che VH. apicina, Lamarck, si trova in alenne lo- calità tale e quale l’hanno veduta e descritta i primi autori da me nominati, mentre in alcune altre, ma assai meno frequente- mente, si raccoglie coperta di peli setosi, flessibili, più o meno lunghi, come lo hanno indicato questi altri naturalisti. Vorrei, adunque, che parlando dell’. apicima, tipica, s° inten- desse la conchiglia priva di peli, siccome 1’ ha intesa e descritta Lamarck, e che si elevasse al rango di varietà quella che è co- perta di setole o peli, che non si rinviene in Calabria, ma che è frequente nei contorni di Firenze, Viareggio ecc., ecc. Per quest’ ultima, dunque propongo il nome di Var. hirsuta. 108 FAUNA MALACOLOGICA 48. HELIX PYRAMIDATA, Draparnaud. HeLix PYRAMIDATA, Draparnaud, Hist. Moll. pag. 80, tav. 5, fig. 6 (1805). — - Rossméissler, Icon. VI, pag. 25, tav. 26, fig. 349 (1837). — _ Bourguignat, Malacol. Algérie, I, pag. 260, tav. 30, fig. 26-32 (1864). Abita Pizzo, scoscendimento del Porto!* - Rovine del Ca- stello di Bivona!* - Rocca Angitola!* - Monteleone presso il castello *. - Briatico *. - Dintorni di Palmi *. - Pressi di Melìa!* - Mileto! Il capitano Adami (Cat. ece. pag. 12, n. 35) la dice pure ovun- que frequente. In queste diverse località si rinvengono comuni anche le va- rietà di colorazione, monozona ed alba, quali sono descritte da Moquin-Tandon (Fist. Nat. Moll. Fran. II, pag. 268, n. 78). È da notarsi che in Calabria questa specie si trova più for- temente striata che nell’ Italia centrale; venendo quindi sul ver- sante Jonio diventa anzi costulata, prende cioè l’aspetto della forme distinta da Pfeiffer col nome di Helix tarentira, che io non saprei ritenere che come una varietà locale dell’H. pyra- midata. Lo stesso Philippi (En. Moll. Sicil., II, pag. 110) la riguar- dava come tale. Pfeiffer (Monogr. Helic. vivent., I, pag. 161) l’aveva in primo luogo considerata anche come una semplice varietà. Quindi nel medesimo vol. I, pag. 442, correggendo il suo apprezzamento, l’inalzava al rango di specie e tale la man- teneva nei successivi supplementi della sua opera. Anche in questa varietà si osservano le medesime mutazioni di fascie e di colorazione; essa pure è più o meno elevata di | DELLA CALABRIA 109 spira, ha l’ultimo anfratto più o meno allargato come nella py- ramidata. Cosicchè il suo carattere differenziale consiste nel- l’essere striata o costulata più o meno. Ma già ho indicato che anche questo carattere subisce delle modificazioni graduali, tal- chè non mì parrebbe logico di accettarla qual specie distinta; l’enumero dunque fra le varietà, ossia come una forma locale interessante e nulla più. Var. depressa, Lourqguignat, tav. VI, fis. 6. Var. D. depressa, Bowrguignat, Loc. cit., I, pag. 262. La conchiglia è provvista di una spira molto depressa, alcune volte un poco subcarenata e generalmente l’ ombelico è alquanto più allargato che nel tipo. Gli esemplari giovani sono decisa- mente carenati. Il signor Bourguignat (Malacol. Algérie ece.), descrive e figura una Var. E. carinata, (pag. 262, tav. 30, fig. 80), la cui spira è troppo alta per potere essere identificata con gl’ indi- vidui di Calabria. Tal forma depressa venne raccolta dal sig. De Stefani nel 1878, in scarsi esemplari, ad Archi presso Reggio. Vi sono individui tutti bianchi, ed altri appartenenti alla Var. monozona, altri poi alla Var. interrupta. Var. nova, Paulucci. tav. VI, fig. 7; tav. VII fig. 1. Questa forma differisce dall’ altra per aver la spira ancor più depressa, l’ultimo anfratto, pressochè carenato; alcuni individui hanno la carena poco marcata, altri maggiormente. Quantunque a spira meno alta dell’H. numidica, Moquin-Tandon, questa va- 17 110 FAUNA MALACOLOGICA rietà presenta assai analogia di forma con essa, paragonandola con le fig. 19-21, tav. 80 dell’opera di Bourguignat ; l'ombelico però è meno aperto, l'apertura più grande, meno circolare, cioè meno alta e più larga. Venne raccolta in pochi individui sul monte Ghoni dal pro- fessor De Stefani. Ho individui unicolori ed altri della Var. mo- nozona, altri infine coperti tanto dal lato della spira che da quello dell’ombelico di macchioline giallastro-ruggine frammi- schiate di marrone e poste in guisa da produrre un disegno rag- giato, le quali sono traversate ed interrotte da fittissime fascie sottili del medesiino colore indefinito che l’ornano nel senso degli anfratti. Disgraziatamente la maggior parte di questi individui sono giovani e non hanno formato il cercine presso il peristoma. L’illustrazione di questa forma sulla tav. VII, fig. 1, non rappresenta abbastanza bene i suoi caratteri; perchè il suo ul- timo giro è un poco troppo globoso, non vi si scorge punto l’in- dizio della carena sulla periferia, carena che bensì è appena ap- pena marcata anche sull’ originale; di più la bocca è troppo scendente, troppo arrotondata e la striatura è più forte di quello che lo sia realmente sulle conchiglie. Var. tarentina, Pfeiffer. HeLIx TARENTINA, Pfeiffer, Mon. Helic. Viv. I, pag. 442, n. 415.° (1848). — PYRAMIDATA, Var. costulata, Rossmiissler, Icon. XI, pag. 3, tav. 51, fig. 690 (1842). Il signor Caroti raccolse questa forma a Palizzi sotto le pie- tre e sui monti Consolino e Stella. Il signor De Stefani ne rin- venne un individuo a Bova, e questo ha una forma anomala che dalla metà dell'ultimo anfratto mostra una decisa tendenza a divenir divaricato. DELLA CALABRIA AO 49. Herix mtRocnomes, Pozret. Henix rrocgomes, Poiret, Voyage Barberie, II, pag. 29 (1789). — CONICA, Draparnaud, Tabl. Moll., pag. 69 (1801). HELICELLA — Risso,Hist. Nat. Eur. Mérid., IV, pag.68(1826). Helix tRocnomes, Moguin-Tandon. Hist. Nat. Moll. France, II, pag, 273, tav. 20 fig. 16-17 (1859). Questa specie è stata rinvenuta solo lungo la spiaggia del mare. Il capitano Adami (Catal. pag. 12, n. 86) scrive di aver tro- vato un esemplare unico, morto, sebbene in buono stato di con- servazione, presso la foce dell’ Allì sulla spiaggia dell’ Jonio. Il sienor C. De Stefani raccolse tre individui, o piuttosto tre spo- glie sul littorale di Reggio. Questi due fatti autorizzano a supporre che tal specie non viva in Calabria, ma che i suoi gusci vi vengano trasportati dalle onde del mare fra i detriti che spesso abbondano sulla spiaggia, spinti dalle vicine contrade e probabilmente dalla Si- cilia, ove questa specie sì riscontra frequente. 50. Henix ApIcuLUS, L'ossmissler. HeLix ApIcuLUS, Possmissler, in litteris — — Pfeiffer, in Zeitschr. f. Malak., pag 115 (1848). — — Chemn-Kiister. EA. II, Vol. IT, pag. 248, n. 713, tav. 119, fig. 5-6 (mala). — Cuma, Calcara (in Sched teste Benoit). — — Benoît. Ill. Sist. Crit. Sicil. p. 202, n. 80, tav. 5, fig. 6 (1857). Abita Bova, prof. De Stefani. Con la massima riserva e sotto 1’ assoluta responsabilità del signor De Stefani io inserivo questa specie originaria dell’isola 112 FAUNA MALACOLOGICA Lampedusa, e che non è a mia cognizione sia stata mai trovata altrove, nella Fauna di Calabria. Egli ne riportò sette individui, di cui uno solo adulto, me li consegnò tutti coll’ indicazione del- l’ habitat già indicato. Non fidandomi del mio apprezzamento che avrebbe potuto es- sere erroneo, comunicali questi esemplari al dott. Westerlund per conoscere la sua opinione, e per non influenzare il suo giudizio, gli spedii semplicemente col nome generico e con quello di Bova, Calabria. Egli me li rimandò con quello di 7. apiculus, che, se- condo il mio parere, è esatto; avendo anche confrontato questi esemplari con altri che ho nella mia collezione provenienti dal- l’isola Lampedusa. Il mio compito è dunque di registrare questo fatto aspettando che ulteriori ricerche possano confermare questo caso, che per verità, mi sembra assai strano. CocHLIceLLa, isso. 51. Hrtix conomra, Draparnaud. HELIX CONOIDEA, Draparnaud. Tabl. Moll. pag. 69 (1801) et Hist.- pag. 78, tav. 5, fig. 7,8. Burimus soLitarIvs, L. Pfeiffer, (non Poiret). Symb. Helie. II, pag. 122 (1842). — conopeus, Lossméssler, Icon. VI. pag. 41, tav. 28. fig. 376 (1857). Abita i ruderi del Castello di Bivona (Caroti). Il capitano Adami la dice di presso Catanzaro sulla Marina. Gli esemplari raccolti dal sig. Caroti appartengono tutti alla Var. f simplex Draparnaud, (tav. 5, fig. 8) perchè hanno una sola fascia sull'ultimo anfratto nella parte inferiore di questo. DELLA CALABRIA 113 52. Henix ventRICOSA, Draparnaud. BuLimus ventRIcosus, Draparnard, Tabl. Moll. pag. 68, (1801) et Hist. tav. 4, fig. 31, 32 (1805). HELIX VENTROSA, Férussac, Prodr. pag. 377, (1821). CocHLIceLLA vENTROSA, Pisso, Hist. Nat. IV, pag. 77, n. 193, (1826), HELIX BULIMOIDES, Moquin-Tandon, Moll. Frane. II, p. 277, n. 77, tav. 20, fig. 25, (1859). — BARBARA, Bourquignat, Malacol. Algérie 1, pa- gina 286, tav. 32, fig. 36-41, (1864). — VENTRICOSA, Adami, Catal. Moll. Catanz. pag. 12, n. 58, (1873). Forse questa specie non è propria della Calabria, giacchè il capitano Adami indica di averne solo raccolto qualche esemplare morto, lungo la spiaggia del mare, portatovi probabilmente dalle onde. Per quanto mi consta però non è mai stata raccolta in Sicilia. Rapporto a questa specie ed al nome che per essa deve essere adottato, Moquin-Tandon fa un curioso ragionamento dal quale risulta, che Y H. ventricosa, Miller, essendo un giovane individuo di Bulimus oscurus, ed il B. ventricosus, Bruguière, essendo un vero BuLimus, il nome di Draparnaud, diviene il più antico in data, ma non si può adottare, perchè se questa con- chiglia può passare per ventricosa paragonata alle altre specie del genere BuLImus, si trova invece sottilissima passandola al cenere HeLix! Per questa ragione propone il nome di I. du- limoides! 114 FAUNA MALACOLOGICA 53. Heuix AcutAa, Miller. HELIX ACUTA, Miller, Verm. Ter. II, pag. 100, n. 297 (1774). TURBO FASCIATUS, Pennant, Brit. Zool. pag. 151 (1777). HELIX BIFASCIATA, Pulteney, Cat. Dors. pag. 49 (1799). BULIMUS VARIABILIS, Hartmann, Syst. Gasterop. pag. 51 (1821). CocnLIceLLA MERIDIONALIS, £tisso, Hist. Nat. IV, pag. 78 (1826). BULIMUS ACUTUS, Pfeiffer, Mon. Helic. Viv. II, pag. 214, n. 590 (1848). — — Rossmiissler,Icon. VI, pag. 41, tav. 28, fig. 378 (1837). Abita, Pizzo scoscendimento del Porto!*. Rocca Angitola, *. Monteleone mura del Castello *. Briatico *. Nel catalogo di Calabria il capitano Adami cita a pag. 12 questa specie ed anche I Helix ventrosa, Férussac, quantunque meno frequente. Il sig. Caroti ha raccolta solo l'H. acuta. Gli esemplari più comuni sono quelli della Var. strigata, Moquin-Tandon. MacunarIA, Albers. 54. Herix vermicuLatA, Miller. HeLix vermicuLATA, Miller. Verm. Terr. et Fluv. II, pag. 20, n. 219 (1774). Il tipo di questa comunissima specie da tutti ben conosciuta, non si trova in Calabria, talchè mi è stato impossibile rinve- DELLA CALABRIA 115 nire una figura che ben le si riferisse per poterla citare. Ogni località ha una o più forme distinte. Anzi per essere esatta dovrei dire che ogni individuo potrebbe costituire una muta- zione di forma, di colore, di disposizione nelle fasce ecc. ecc. Fra queste varietà o piuttosto mutazioni, meritano special menzione, primieramente quella a forma assai depressa, di co- lore scurissimo quasi tutta nera, se si eccettuano due fascie fili- formi chiare alquanto interrotte, che sono poste sulla parte superiore dell’ ultimo anfratto, e che provengono da Pizzo nel giardino dei signori Alcalà ; e secondariamente quella a forma più o meno normale, marcata su fondo bianco da fascie scure ben delineate e ben circoscritte, non interrotte, non intersecate da piccole macchie bianche, e che hanno per conseguenza, direi quasi, una certa somiglianza con quelle dell’ 77. nemoralis. Questa seconda mutazione sembra essere la più frequente in Calabria perchè è stata trovata in diverse località, cioè nei din- torni di Palmi, a Monasterace, ed a Rocca Angitola. Vi è pure nei dintorni di Palmi una terza varietà particolarmente gra- ziosa per la sua piccolezza (diam. maj. 20-21, min. 17-17 '/, alt. 14-15 mill.) e per la sua apertura scendente in modo spe- ciale all’attaccatura del penultimo anfratto, ciò che le dà una forma allungata e traversa. L’H. vermiculata, è stata dunque raccolta a Pizzo giardino Alcalà e Rocca Angitola!* - Monteleone * - Palmi! * - Scilla * - Palizzi! * - Monasterace. Essa, come si desume facilmente dalle sunnominate località esattamente nominate, non vive che nei luoghi poco elevati, cioè fino ai 300 metri eirca sul livello del mare. 116 FAUNA MALACOLOGICA Iserus, Montfort. 55. Hrrix muraLIs, Miller. HeLix muraris, Mw/er, Verm. Terr. et Fluv. II, pag. 14, n. 213 (1774). Var. alutacea, Paulucci. tav. VII, fig. 2-4. Differt a typo testa levigata, alutacea. Abita sulle roccie calcaree di Palizzi, del Monte Consolino e del Monte Stella ove è comune! *. Il tipo della specie quale è descritto da Miller, quale è figurato da Gualtieri, che è citato dallo stesso Miller, non vive in Calabria. Vi si rinvengono invece delle forme intermedie fra l’//. Sur- rentina, Ad. Schmidt, e 1 H. gIobularis, Ziegler, cioè delle forme e varietà consimili a quelle della Sicilia che ne ha una discreta serie le quali sono così diverse da quelle dell’ Italia centrale che sfido io qualunque specialista, anche il più provetto, disponendo solo di pochi esemplari, a ravvisare in esse la specie di Miller. Io non faccio qui un’ ipotesi cito un fatto che mi è appunto accaduto da non molto tempo mandando in comunicazione alcuni pochi esemplari di Calabria. Ho già detto che questa varietà è intermedia fra 1'H. Sur- rentina, e VH. globularis; però anche per il carattere del gu- scio perfettamente liscio, è assai più somigliante alla seconda che alla prima. Infatti in aleuni casi è molto difficile di stahi- lire una linea di divisione fra HM. globularis, e V H. muralis, var. alutacca, nella quale si trovano forme più depresse ed altre più globulose. Ma ciò che sin qui almeno, mi ha guidato a distin- DELLA CALABRIA bl7 guerle è che quest’ultima ha sempre l’apertura più stretta e più allungata dell’. g/obularis, la quale Vl ha invece quasi rotonda; inoltre la var. alutacea, anche negli individui unicolori chiaris- simi, cioè di un bigio perla unito senza macchie nè punteggia- ture, ha sempre l'interno dell’apertura scuro come 1H. muralis, tipo, la qual cosa non ho mai riscontrata nei miei numerosi esem- plari di H. globularis, ed ha pure la macchia scura all’ inserzione del bordo columellare, carattere che manca nell’H. globularis. Queste sono le basi sulle quali ho stabilito questa varietà, riunendola appunto pei summenzionati caratteri alla H. muralis, piuttosto che alla H. g/obularis. Tal forma mi sembra però desti- nata a mostrare la necessità di fondere l’ una coll’ altra specie. Il dott. Kobelt, nell’ Jahrbicher 1875, pag. 18, n. 44, par- lando della distribuzione delle Helix in Sicilia, scrive a propo- sito dell’H. g/obularis, di aver trovati bellissimi esemplari ti- pici presso Taranto. Senza oppormi a questa asserzione, osservo che mi sembrerebbe strano se questi individui dovessero real- mente riferirsi alla H. g/obularis, piuttosto che alla Var. alu- tacea, la qual cosa dimostrerebbe che detta specie la quale se- condo il dire dello stesso dott. Kobelt manca sulla costa orientale della Sicilia, e manca pure in Calabria, saltasse poi a Taranto. 56. Heix SurrenTINA, Ad. Schmidt. Herix SurrENTINA, Ad. Schmidt, in litteris. _ -- Martens, in Malak. Blitter V, 1858, pag. 130. — CARSOLIANA, /eossmdssler, Icon. VII, pag. 6, tav. 32, f. 441, (non Férrussac) (1838). —_ — Chemn-Kiist. ed. II, Gat. Hel. II, pag. 242, n. 711, tav. 113, f. 11, 12, (non Férussac). Abita sulle roccie al settentrione di Palmi e su quelle di Scilla! * 18 118 FAUNA MALACOLOGICA Questa specie che fino a venti anni sono era confusa con lH. Carsoliana, Férrussac, dalla quale però ben facilmente si può distinguere, è stata chiaramente definita dal dott. Von Mar- tens, nel citato Malak. Blàtter in un articolo nel quale fa uno studio comparativo fra le H. Carsoliana, Férussac, Surrentina, Ad. Schmidt, e circumornata, (signata) Férussac. La figura del Chemnitz-Kister che ho citata, sì adatta be- nissimo agli individui della Calabria. Però gli esemplari tipici dell’H. Surrentina, provengono secondo il sunnominato Von Martens, da Monte S. Angelo presso Castellamare, e dai din- torni di Salerno, Cava de’ Tirreni, ecc. ecc. HELICOGENA,. fesso. 57. Heuix ApERTÀ, Born. HeLIX APERTA, Born, Ind. Mus. Ces. Vindob. Test. (1778) et Mus. Vindob. pag. 887, tav. 15, f. 19,20 (1780). — namcomes, Draparnaud, Tabl. Mol. pag. 78 (1801). — _ Rossmiissler, Icon. V, pag. 1, tav. 21, f. 285. (1837). Abita Pizzo, Strada de’ Prangi!. *. Palmi!. *. Mileto! Palizzi! *. Scilla! *. Specie che sì trova comune in tutta la Calabria, anche se- condo il capitano Adami. 58. HrLix Aspersa, Miller. Helix AspERSA, Miller, Verm. Terr. et Fluv. II, pag. 59, n. 253 (1774). — — +érussac, Hist., tav. 18. Abita Briatico * - Monasterace * - Nicotera! - Oppido Vecchio *. In queste località sono stati raccolti di tal specie individui DELLA CALABRIA 119 di forma più o meno tipica, però di mutazioni di colore e di varietà diverse di forma e spessezza di guscio, delle quali no- terò solo, per brevità, le più interessanti. a. solidissima, Paulucci. Guscio grosso, solido, peristoma largo ingrossato, ripiegato all’ infuori, i due margini molto approssimati fra loro sono riu- niti da una callosità vitrea ed opaca, più specialmente ingrossata da un agglomerazione calcarea in prossimità del punto d’ inser- zione del bordo columellare che è dilatato, molto grosso e soli- dissimo. La fig. 10 della tav. 18, di Férussac, ne dà un’ idea as- sai esatta, come anche le fig. 1-8 della tav. 8 della Malacologie de V Algérie. Questa varietà interessante è stata rinvenuta esclusivamente in quattro esemplari a Rocca Angitola, essi tutti hanno un iden- tico grado di solidità. L’ ho distinta coll’ aggettivo di sol/:d:sstma, perchè mi sem- bra ben applicato, e perchè trovo nominata in Westerlund, Fauna Europea pag. 133, una varietà che già è stata desi- gnata col distintivo di Var. solida, della quale però non è indicata la patria, nè sono determinati i caratteri particolari. d. conoidea, Moquin-Tandon. Conviene alla descrizione che ne dà l’ egregio autore francese, Hist. Nat. Moll. France, II, pag. 175, ma il suo guscio però è anche solido assai. Fu raccolta nei dintorni di Palmi! *. c. conoidea, minor. Con guscio più o meno solido, di forma molto elevata quan- tunque piccola assai. Abita Monteleone *. 120 FAUNA MALACOLOGICA d. depressa. Solida a labbro ingrossato, della forma di un H. aperta. È stata raccolta nei dintorni di Palmi. *. e. Minor. Piccolissima più o meno elevata di spira, solida. Diam. maj. 26, min. 20, alt. 25-28 mill. . Venne trovata nei dintorni di Palmi e di Nicotera! Dall’ enumerazioni di queste diverse varietà si rileva che i caratteri predominanti dell’H. aspersa, della Calabria sono la solidità e la spessezza del guscio, il quale è pure in taluni esemplari molto fittamente malleato e come crispuloso. 59. Herix cinera, Miller. HeLix cincra, Miller. Verm. Terr. et Fluv. pag. 58, n. 25], (1774). Var. Calabrica. Helix aLBescens, Adami, Catal. Moll. Prov. Catanzaro, pag. 10, n. 24 (1873). — LIGATA, Var. Calabrica, Kobelt, cont. Rossmiissler, Icon. IV, pag. 23, tav. 100, f. 1037. (1875). — — Var. Calabrica Westerlund, Fauna Europea, pag. 136 (18706). Abita sopra a Sorbo in Calabria. Capitano Adami. Non venne rinvenuta dalla commissione scientifica che visitò la Calabria nel 1877, perocchè quei naturalisti nelle loro diverse DELLA CALABRIA 121 escursioni non risalirono mai sino all’ indicata località. Perciò non posso parlare di questa forma che sul confronto di un esem- plare unico che devo alla gentilezza del sunnominato capitano Adami. Io possiedo una numerosa serie di H. Zigata, Miller, ed un ragguardevole contingente di H. cincta, Miller. Il paragone del mio esemplare e della citata figura dell’ Iconografia che benissimo vi si adatta, mi fa credere che la forma raccolta @ Sorbo debbasi più esattamente riferire alla H. cincta, che alla H. ligata. Non è una supposizione assoluta, meno poi un’ opinione de- cisa che io intendo esprimere, ma semplicemente un’ipotesi e una presunzione. Non è infatti nelle mie abitudini di arrischiare un’ opinione assoluta se non ho il modo di provare il perchè sono stata in- dotta a metterla innanzi, mentre potrà forse anche essere erro- nea, ma certamente non è stata emessa senza riflessione. A_mio parere dunque essa potrebbe non essere infondata. In primo luogo perchè scorgo maggior analogia tra la presente forma e la H. cincta, che fra questa e la H. Zigata; ed inoltre la H. cincta, ha pure la parte inferiore dell’ ultimo anfratto presso il bordo columellare, la columella e l’ interno del peristoma mac- chiati di scuro, il qual carattere manca alla MH. Zgata. In se- condo luogo perchè sebbene 1’ Z. cineta, non abbia fin qui avuti rappresentati conosciuti nell’ Italia meridionale, vive però in diverse isole dell'Arcipelago, in Dalmazia, in Grecia, in Tur- chia, ecc. ecc. (Westerlund Fauna Europea pag. 135). Sicchè anche dal lato della distribuzione geografica europea facilmente sì potrebbe ammettere che questa specie viva pure in Calabria. Convien dunque studiare questa mia opinione con maggiori materiali. E quando verrà provato che mi sono veramente ingannata, sarò io la prima a correggermi e riconoscendo il mio errore 122 FAUNA MALACOLOGICA ringrazierò la persona che me lo avrà irrecusabilmente dimo- strato (1). 60. HeLix LIGATA, Miller. HELIX LIGATA, Miller, Verm. Terr. et fiuv. Hist. II, pag. 58, n. 252, (1774). CocLEA TERRESTRIS, ecc. Gualtieri, Test. tav. I, fig. E. HELIX LIGATA, (part). Pfeiffer, Mon. Hel. Viv. I, pag. 240, n. 634, (1848). — (GUSSoNEANA, Shuttleworth, in Sched. — — Pfeiffer, Mon. Hel. Viv. I, pag. 235, n. 622, (1848). — — Bourguignat, Amen. Malac. II, pag. 178, tav. 23, fig. 1, 2, (1860). Var. Delpretiana, Paulucci. Herix LIGATA, Miller, Var. Delpretiana, Paulucci, Matériaux pour servir è l’etude etc., pag. 8, (1878). — — | Férussac, Tableau, pag. 83, n. 29, Hist., tav. 21, Bea — — forma minor, Tiberi, in Bullet. Malac. Ital. 1869, pag. 121. — — Var. Kobelt, Cont. Rossmiissler, Icon. IV, p. 23, tav. 100, fig. 1043 (1875). Abita la Calabria? Il prof. Arcangeli consegnò al signor Caroti a Reggio tre esem- plari di questa specie che ritrovò nelle tasche del suo vestito, as- (1) Avendo avuto occasione di vedere di poi due esemplari di questa forma spediti dal capitano Adami al Museo di Firenze e provenienti da Tiriolo, mi sono viepiù convinta della probabile esattezza della mia attuale opinione. DELLA CALABRIA 123 sicurando di averli positivamente rinvenuti in Calabria ma non poterne indicare esattamente la località. Prendo nota di questo fatto che riproduco come mi è stato accertato ed osservo che quando fosse nuovamente confermato, avrebbe grandissima importanza perchè una qualunque località della Calabria segnerebbe il limite meridionale estremo della di- stribuzione geografica della specie, mentre quello più settentrio- nale fin qui definitivamente stabilito è Eremo di Camaldoli, ove venne successivamente trovata dal dott. Bonelli, prof. Targioni- Tozzetti e signor Caroti. Il capitano Adami non cita questa conchiglia nel suo ca- talogo. La varietà rinvenuta dal prof. Arcangeli è simile a molti in- dividui che ho nella mia collezione, provenienti da diverse lo- calità fra le quali dall’Abruzzo. Il tipo della specie quale è descritto da Miller e rappresen- tato dalla figura di Gualtieri corrisponde esattamente ad alcuni individui che vivono tanto nell’ Italia centrale quanto nella me- ridionale. Non devo però dimenticarmi di osservare che in ogni località vi è un tipo un poco diverso che è generalmente accom- pagnato da forme, le quali sebbene tutte inerenti alla specie, pre- sentano però alcune modificazioni locali più o meno salienti. Il signor Bourguignat, /oc. cit. chiama VH. ligata, Miller, H. Gussoneana, Shuttleworth, e fa dell’ H. secernenda, Ros- smàssler, di Dalmazia, il tipo dell’ H. legata, Miller. Egli avrebbe facilmente potuto risparmiarsi questi errori se avesse dato il ne- cessario valore alle osservazioni di Miller, il quale dice la sua specie d’ Italia e cita per rappresentarla la fig. E. di Gualtieri; se avesse riflettuto esser poco probabile che Gualtieri andasse a prendere una chiocciola della Dalmazia per rappresentarla nella sua opera quando ne aveva una pressochè simile vivente a poche miglia da Firenze; e se si fosse rammentato che l’opera sum- menzionata contiene numerosi esempii di specie italiana figurate 124 FAUNA MALACOLOGICA da tipi della Toscana, come la Hyalinia olivetorum, e le Helix lucorum, planospira, muralis, ecc. Il dott. Tiberi nel già citato volume del Bu. Malacol. Ital. ha scritto un forbito ed interessante articolo sull’ H. Zigata, nel quale oltre un’ accurata sinonimia, la descrizione della specie e di alcune notevoli varietà, ne tesse la storia dimostrando gli er- rori e le confusioni alle quali essa è stata fatta segno dalla maggior parte dei malacologhi soprattutto stranieri. Questo articolo sarà consultato con profitto da tutti coloro che avranno bisogno di veder chiaro intorno a questa specie. Io mi riserbo di parlarne più a lungo, quando mi occuperò par- ticolarmente della distribuzione e diffusione delle specie italiane. Pertanto non voglio tacere che divido le vedute scientifiche del dott. Tiberi, al quale mi associo accettando la sua sinonimia e il resultato complessivo delle sue osservazioni. X. Genere BULIMINUS. Ehrenbherg è il fondatore di questo genere (Symbole physice 1831), il cui scopo è di dividere e distinguere dal genere BuLImus, delle forme i cui principali caratteri sono la conchiglia perforata, ovale oblunga, o ovato-conica; l'apertura ovata, longitudinale, che però non supera la metà della lunghezza totale, anzi che spesso non la raggiunge; il peristoma generalmente arrovesciato a margini ineguali, a columella stretta, liscia, leggermente troncata alla base. Questo genere comprende indifferentemente delle specie esoti- che ed europee. Io lo trovo adottato da molti principali autori contemporanei. Mousson lo accetta nel trattare delle conchiglie di Oriente sulle quali ha fatti ripetuti studii, Crosse e Fischer lo adottano nella loro grande opera attualmente in corso di pubblicazione, Mission seren- tifique au Mexique, pag. 462, ove fanno appunto un paragone DELLA CALABRIA 125 interessante fra questo ed il genere Burimus, Leach. Albers, Ko- belt e Westerlund lo ammettono pure. Ho creduto bene di seguire le orme di questi maestri, tralasciando di comprendere le specie che presentano i surreferiti caratteri nel genere BuLImus, siccome lo fanno molti altri distinti autori. CHoxnpRrULA, Beck. 61. Burimnus pupa, Bruguière. BULIMUS PUPA, Bruguière, Eneyel. Method. I, pag. 349, TSI IE -. TUBERCULATUS, T'urton, in Zool. journ. II, pag. 363. (1825). — Emaranatis, Deshayes, Exp. Morée III, pag. 165, tav. 19, fig. 13-15. (1833). — © BABAUCHI, Anton, Verz. pag. 42, n. 1547. (1859). — LABIATUS, Ziegler, Mus. PUPA PRIMITIVA, Menke, Syn. ed. II, pag. 34. (1850). — NORMALIS, Menke, olim. BuLIMUS PUPA, Rossmiissler, Icon. VI, pag. 42, tav. 28, fig. 379. (1837). Abita Pizzo, Giardino del cav. Alcalà* - strada dei Prangi!*. - Ruderi del castello di Bivona! *.- Monteleone *. - Oppido Vec- chio *. - Santa Cristina Vecchia * - Nicotera! - Mileto! - Contorni di Palmi!*. - Grotte di Tremisi!*. - Bagnara! - Palizzi! *. - Monte ('onsolino!* - Bagaladi! - Monte Stella *. Siccome vedesi dalla lunga serie di località soprannominate que- sta specie trovasi comune ovunque. La stessa osservazione fa pure il capitano Adami nel suo Catalogo pag. 12. Egli dice che si rinviene frequente pur la varietà a/bina. Io non ho visto di questa punti esemplari. 19 126 FAUNA MALACOLOGICA Spesso però ho trovati individui privi della callosità denti- forme, e spesso anche della forma minor. Nella mia collezione ho diviso l'una e l’altra dal tipo. In generale però devesi osservare che gli esemplari raccolti sono piuttosto piccoli, confrontandoli con quelli della Sicilia, e colle dimensioni date da Pfeiffer. Secondo Hanley l Helix pupa, Linneo, sarebbe probabilmente il B. detritus, Miiller. 62. BuLimnus TrDENS, Miller. HeLix trIDENS, Miller, Verm. Terr. et Fluv. Hist. II, pag. 106, n. 305 (1774). Var. eximia, LRossmdissler Pupa TRrIDENS, Var. erimia, Rossmiissler, Icon. V., pag. 9, tav. 25, fig. 305 * (1837); XI, pag. 9, tav. 53, fig. 722. (1842). Abita il colle che domina Pizzo (Caroti). Disgraziatamente non venne raccolto di questa specie che un solo esemplare appartenente alla sunnominata varietà, la qual cosa invero mi dispiace maggiormente perchè il capitano Adami nel suo Catalogo non ne fa menzione. Sarebbe stato infatti in- teressante di poter definitivamente stabilire che questa forma la quale si rinviene piuttosto frequentemente al Nord-Est della no- stra penisola, che è stata indicata come vivente in Corsica e du- bitatamente in Sardegna, si ritrovasse poi così isolata in Cala- bria; e dico isolata perchè non mi consta fin qui che essa sia del numero delle forme state segnalate nel rimanente delle pro- vincie napoletane, e che non la trovo neppur citata fra quelle state raccolte in Sicilia. DELLA CALABRIA 127 XI. Genere STENOGY RA. Questo genere venne proposto da Shuttleworth nel 1854, per designare un gruppo di molluschi che prima erano mescolati fra i Buuimus e le AcHATINA. Nella Fauna europea è rappresentato da una sola specie, la Helix decollata, Linneo, il cui carattere più saliente è di avere costantemente, negli individui adulti, la spira sempre troncata, mancante cioè dei cinque o sei primi giri di accrescimento. Questo stesso carattere è comune ad alcune specie del genere CLAUSILIA. Molti autori non accettano questo genere, ed hanno continuato con Bruguière ad iscrivere tal specie fra i BuLmus; altri lo hanno adottato, ma vi comprendono solo delle specie esotiche, e ne escludono la I. decollata; montre altri lo impiegano invece come io lo faccio e fra questi si possono citare i più moderni scrittori malacologhi. La forma particolare di tali conchiglie sembra autorizzare que- sta divisione, come lo scrive appunto il dott. P. Fischer, nel Journal de Conchyliologie, V, 1856, pag. 239. Infatti i giri di spira sono numerosi, la forma generale è subulata ed acicu- loide, il colore uniforme (in aleune specie esotiche è trasparente ed ialino) l'apertura è ristretta. Questi molluschi sono notturni; aleuni si cibano di erbe, al- tri sono carnivori. Ve ne hanno degli ovivipari e degli ovipari. Il mio amico signor G. B. Gassies (1), ha diffusamente parlato del Bulimus truncatus (Stenogyra decollata). Egli racconta che ne rinchiuse diversi esemplari in una cassetta ricoperta da una rete metallica, e così gli fu possibile di seguirne le modificazioni e (1) Tall. des moll. de V Agénais, 1849, pag. 113 e successive. 128 FAUNA MALACOLOGICA i successivi sviluppi, giacchè gli osservò assieme accoppiati in un giorno tempestoso, gli vide deporre le uova, assistè a quando queste sì dischiusero e ne uscirono i piccoli molluschi e gli trovò alcune settimane dopo intenti a troncare i primi anfratti della loro spira. Questo studio del signor Gassies è interessante per ogni na- turalista, le osservazioni e le note in questo contenute sono così piacevoli e così hen fatte, che la loro lettura dove riuscire gra- devole ed istruttiva per ogni malacologo. Risso, Hist. Naturel., IV, pag. 82, tav. 3, fig. 25, ha chia- mati i giovani individui di questa specie Orbitina truncatella, ed i pulli appena usciti dall’ uovo, Orbitina incomparabilis, loc. cit. pag. 82, tav. 3, fig. 23. 63. STENOGYRA DECOLLATA, Linneo. HELIX DECOLLATA, Linneo, Syst. nat. Ed. X. pag. 773. (1758). BuLimus DECOLLATUS, Bruguiere, Encyclop. Method. I, pag. 326, n. 49. (1792). - Rossmiissler, Icon. VI, pag. 45, tav. 28, fig. 384. (1837). Abita Pizzo! - Santa Venera! - Rocca Angitola!* - Rovine di Bivona! - Dintorni di Monteleone * - Nicotera! - Mileto! Oppido Vecchio *. - Palmi! - Dintorni di Palizzi! *. Il capitano Adami, Catalogo, pag. 13, dice questa specie ab- bondante ovunque. Gli esemplari di Calabria rientrano presso a poco nelle di- mensioni ordinarie quali sono indicate dal dott. Pfeiffer, Mon. Hel. Viv., II, pag. 152, n. 395. XII. Genere FERUSSACIA. Devesi la creazione di questo genere a Risso che lo descrisse nell’Hist. naturel. de l'Europe merid., IV, pag. SO (1826), de- DELLA CALABRIA 129 dicandolo al signor di Férussac, figlio, distinto malacologo francese. Il genere FeRrussaciAa, differisce dal genere Acicura, Risso, (CaciLianeLLA Bourguignat) perchè la sua columella, più o meno callosa, va a terminare nel bordo columellare senza transizione sensibile, approssimandosi con questo carattere ai BuLImus, men- tre invece la columella delle Acicura è bruscamente interrotta, e come troncata alla base, il che si osserva pure nelle AcHatINA e Granpina. Inoltre, mentre Ie ActcuLA sono sempre di un bianco trasparente quando sono vive e gli esemplari morti sono opachi, le FerussAciA invece hanno sempre una tinta giallastra come quella dell’ambra trasparente, più scura o più pallida secondo le diverse specie, luccicante quando sono vive, opaca quando sono morte. Malgrado questi caratteri, ed altri ancora riferibili soprattutto alla diversa forma della conchiglia, i quali a parer mio sono sufficienti per autorizzare la separazione di questi due generi, la maggior parte dei malacologhi, anche moderni, non ne accettano che uno, ed in questo non solo includono le FERUS- SACIA, e le AcicuLa, ma pur anche le Zua, Leach, e Azrca, Leach, delle quali sì servono come di quattro divisioni o gruppi gene- ricamente riuniti col nome di CroneLLA, Jeffreys. Il signor Bourguignat, nel già varie volte menzionato lavoro, Descriptions de deux nouv. genres Algériens, suivies etc., con- sidera le Azeca, pag. 25, n. 27 (1), e le FrRussacia, pag. 25, n. 28, come due generi autonomi appartenenti alla famiglia delle Helicidzea, comprendendo qual gruppo distinto di quest’ ultime le Zua, e ponendole al seguito dei Burimus, CHonprus, LImicoLA- RIA, ecc., ecc. Delle Acicura poi fa un’ altra famiglia che chiama Ceecilianellidee, la quale comprende il solo genere CECILIANELLA, pag. 51, n. 41, e la pone prima appunto delle GLANDINA. (1) Non tratterò qui di questo genere AZECA, il quale sembra non esser rappresentato in Calabria, almeno stando ai dati raccolti sino ad oggi sulla Fauna di queste provincie. 130 FAUNA MALACOLOGICA Nei miei Matériaux pour servir à l’étude, etc., io avevo se- guito il primo sistema non avendo proprio avuto tempo suffi- ciente per studiare ponderatamente una classificazione generica logicamente metodica, ma ora riconosco francamente che il se- condo sistema mi sembra di gran lunga preferibile e lo adotto perchè mi persuade più del primo. Il signor Bourguignat calcola che le specie di questo genere attualmente conosciute, comprese le Zua, ascendono a 97, no- tando che esse vivono principalmente nelle contrade bagnate dal Mediterraneo e che l'Algeria è per eccellenza il paese delle F£- RUSSACIA. Le specie citate dal medesimo autore come viventi anche in Ita- lia, alcune delle quali sono anzi esclusivamente italiane, ascendono al numero di 13 e di queste ve ne sono diverse che non con sco ancora. Le Frrussicia sono dei piccoli molluschi che si cibano di erba e che molto volentieri si nutrono di foglie d’ insalata o di cavolo anche in putrefazione. Da oltre 15 mesi ho in una delle mie cassette da allevamento una numerosa famiglia di 1". Iohen- warti, Rossmissler, di cui ho veduto nascere e completare più di una generazione. Come questa piccola colonia si sia introdotta nella mia cassetta non saprei indicarlo; ma probabilmente colla terra del mio giardino che vi posi dentro quando l’ accomodai per le TesraceLLA che avevo fatto raccogliere e sulle quali vo- levo fare delle esperienze; oppure con le foglie d’ insalata e di cavolo che insieme a dei Limax e a dei Lombrichi davo in cibo alle TestaceLLA. Mi accorsi un giorno che una vecchia foglia di cavolo a due terzi marcita, rimasta per caso nella cassetta, era al di sotto, cioè dalla parte che toccava la terra, coperta da nu- merosi individui di questo piccolo mollusco di diverse età e gran- dezze. Dipoi essi hanno sempre prosperato nella cassetta e vi sono tuttora quantunque sovente ne abbia ritirati alcuni per la mia collezione e per darne ad amici e corrispondenti. DELLA CALABRIA 151 Ho osservato più volte, che appena io scoperchiavo la terra della cassetta, e Ievavo quello strato di foglie che la ricopriva, 1 miei piccoli molluschi si affrettavano tutti con lestezza ad im- bucare nelle screpolature della terra, dimodochè se al primo mo- mento che incominciavo la mia osservazione una trentina di esemplari strisciavano sulla superficie della terra, un minuto o due dopo erano tutti spariti. Così ho potuto procurarmi delle Fe- russacia Hohenwarti, vive che ho dipoi conservate nell’ alcool e così sono riuscita ad averne le uova, che ho trovate il 2 otto- bre 1877 nell’ uccidere l’animale. In ognuno di questi piccoli molluschi, dopo d’essere stati hol- liti ed estratti dal guscio, ho trovato un uovo, che non era stato espulso ma giaceva nelle parti anteriori dell’ animale, cioè in prossimità del collo. Ogni individuo era provvisto del suo uovo UNICO. 64. FrRrussAcia GroxnovIANA, isso. FERUSSACIA GRONOVIANA, sso, Hist. Nat. Eur. Merid., IV, pag. 80, n. 180, tav. 3, fig. 27 (mala) (1826). -- - Bourguignat, Syn. Mol. Alp. Marit., pag. 41, tav. 1, fig. 8-10 (1861). — _ Bourguignat, Malac. Algérie, II, pag. 28 e 43 (nota), tav. III, fig. 19-21 (1864). — — Pfeiffer, Mon. Hel. Viv. VI, pag. 249, (1868). Abita il castello di Scilla!, * unitamente alla F. Vescoi. Ho individui di questa specie nella mia collezione, di località tipica, cioè dei pressi di Nizza ricevuti dal signor Verany, i quali sono identici a quelli di Calabria. La F. Gronoviana, siccome lo indica il signor Bourguignat e siccome ho avuto luogo di constatarlo, sì distingue dalla . Ve- 152 FAUNA MALACOLOGICA scoi, colla quale solo potrebbe esser scambiata, per minori di- mensioni forma meno ventricosa, columella meno callosa, ma so- prattutto per la sua apparenza in forma di StREPTAXIS, cioè per esser più rigonfia dal lato sinistro che dal destro. 65. Ferussacia VescoI, Bourguignat. GLanpINA VEscoI, Bourguignat, in Rev. et Mag. de Zool. pag. 67, (1856). Frrussacia — Bourguignat, Amen Malac. I, pag. 203, tav. XV, fig. 2-4, (1856). Acnatima — Pfeiffer, Mon. Hel. Viv., IV, pag. 621, (1859). FerussAcia — —Bourguignat, Malacol. Algérie, II, pag. 42, tav. III, fig. 22-24, (1864). — .— Pfeiffer, Mon. Hel. Viv., VIII, pag. 303, (1877). Abita il castello di Scilla, sulle mura!, *- dintorni di Bova, De Stefani - Monte Consolino, *. Var. lanceolata, Bourguignat. Bourguignat. Malac. Algérie, pag. 48, tav. 3, fig. 25. Abita insieme col tipo, ma sembra più abbondante di questo. Il capitano Adami nel suo Catalogo non cita questa specie, cita invece la /. folliculus, aggiungendo: « questa raggiunge « dimensioni così grandi da potersi facilmente confondere colla « F. Vescoi, Bourguignat e colla /. Emirus, Benoit (1), Test. « Sicil. tav. VIII, fig. 6, alla qual ultima più si avvicina. » (1) Non conosco nessuna specie di Benoit che abbia tal nome, la fig. 6 della tav. VIII di questo autore, secondo una nota manoscritta da esso gentilmente comunicatami, è la I Biondiana, (Achatina) Benoit, pag. 239, n. 8. (1862). DELLA CALABRIA 193 Questo nome è positivamente shagliato e suppongo che la de- terminazione debba esserlo pure, perchè, secondo Bourguignat, Malac. Algérie, II, pag. 27, n. 5, la F. folliculus, sarebbe una specie propria delle coste meridionali della Francia e della Ca- talogna. È dunque probabile che la specie citata dal capitano Adami con quest’ ultimo nome debba riferirsi o alla F. Vescoi, o alla F. Gronoviana. Forse ad ambedue. XE: Genere RUPA: Genere che venne proposto da Draparnaud nel suo Tableau des Mollusques (1801) per separare e circoscrivere il gruppo di questi molluschi dalle HeLix e dai Burimus. Alcuni anni dopo soltanto, cioè nel 1805, il conchigliologo francese distinse le CrausiLia dalle Pupa sotto il cui nome generico le aveva in primo luogo tutte riunite. Draparnaud ebbe ragione di chiamare questo genere Pupa, perchè infatti la forma di queste chiocciole ha la più grande analogia con quella di un fantoccio, in miniatura, fasciato. Le Pura hanno una conchiglia allungata in forma di cilindro, la loro apertura, generalmente provvista di numerose pieghe, la- melle o denti, è parallela all’ asse. Numerose assai sono le specie che fanno parte di questo genere, molte delle quali, Ie più belle e le più grandi, sono esotiche. L'Europa pure ne possiede una buona serie, e l’Italia ha di esse un ricco contingente; tutte però sono relativamente piccole, di colore uniforme che cambia solo dal marrone più o meno scuro al bigio. Questo genere è universalmente adottato dagli autori. Nondi- meno non è da tutti egualmente compreso o limitato; perchè men- tre alcuni ne separano le specie piccolissime ad apertura rivolta a diritta, delle quali fanno il genere VeRtIGo, altri si contentano invece di distinguerlo solo come sezione o gruppo delle Pupa. 20 134 FAUNA MALACOLOGICA Questi piccoli molluschi sono erbivori, vivono in luoghi umidi e ombrosi quantunque ve ne siano pure alcuni che prescelgono rimanere esposti al sole cocente. Si raccolgono i primi fra le fo- glie secche e la borraccina, e i secondi si trovano attaccati ai massi, sui muri, e spesso riuniti in numerose famiglie. Moquin-Tandon dice che alcune piccole specie sono ovovipare, mentre altre depositano le loro uova nella terra ove scavano delle piccole gallerie o corridoi. Queste uova sono in numero di dieci a quindici. Il signor Bourguignat, Descriptions des deux nouveaux genres Algériens, ecc., all'articolo Pupa, pag. 29, calcola a centoventi le specie del sistema europeo appartenenti a questo genere, sebbene ne elimini come autonomi; le OrcuLA, Held, (P. dolium, doliolium, scyphus, ecc.) in 35 specie; le PupiLLA, Leach, (P. muscorum, cylindracea, umbilicus, Ferrari, biplicata, Blanci, ecc.) circa 60 specie; i VertIgo, Miller, (P. codia, pygmea, Maresi ecc.) - circa 70 specie; infine le IstamA, Gray, (P. columella, inor- nata, muscorum, ecc.) in numero di quaranta! È utile fare osservare che la Pupa muscorum è nominata in due diversi generi, cioè come PUPILLA e come IsTHMIA, e ciò perchè come Pupilla muscorum vien sottintesa la specie di Lin- neo (P. marginata Draparnaud) e come Isthmia muscorum, Draparnaud, vien sottintesa la Pupa minutissima, Hartmann. TorquILLA, Studer. 66. Pupa Piinippa, Cantraine. Puri Pupa, Cantraine, Malacol. Méditer. pag. 140. (1840). — capreARUM, Phil. in litteris. — -— Rossmdssler, Icon. XI, p. 11, tav. 53, fig. 729. Abita le roccie calcaree presso il castello di Palizzi! *. - Presso la fontana di Pazzano!. - Roccie del Monte Consolino*. - Vetta del Monte Stella*. DELLA CALABRIA 195 Adami, Catal. pag. 18, n. 44, cita questa specie del monte di Tiriolo, e sui massi calcarei di Belcastro. La figura rappresentata da Rossmiissler, /oc. ci6., come pure quella di Chemnitz-Kiister, pag. 32, tav. 4, fig. 14-16, riproducono individui, la cui spira è troppo corta per convenire esattamente agli esemplari di Calabria che sono più acuminati. Sta bene però che gli anfratti sono sette. Cantraine, Malacologie Méditerranéenne, pag. )40, dice che nelle conchiglie giovani ed incomplete di questa specie 1’ apertura è mancante delle pieghe. Questo è perfettamente esatto. Ma non è egualmente esatto che ne venga per conseguenza, come egli lo afferma, che il Bulimus rupestris, Philippi, sia il rappresentante giovane ed incompleto di questa specie. La Pupa (Bulimus) rupestris, Philippi, che è specie propria di Sicilia, nelle vicinanze di Palermo, è da questa perfettamente distinta. 67. Pupa GRANUM, Draparnaud. Pupi GrANUN, Draparnaud, Tabl. Moll., pag. 50 (1801). Hist. Tav. 3, fig. 45, 46. (1805). — — Rossméissler, Icon. V, pag. 14, tav. 23, fig. 322. (1837). Abita Monteleone presso il mulino Scotola. Palizzi, attaccata ai grossi blocchi di pietra vicino al fiume. Sulle roccie del Monte Consolino (Caroti). Deve supporsi che questa specie sì rinvenga poco frequente, imperoechè ne furono raccolti pochi esemplari ed il capitano Adami non la cita nel suo Catalogo. E qui interessa osservare che in detto catalogo sono invece nominate le Pupa minutissima, Hart- mann, 0 Vertigo antivertigo Draparnaud, nessuna delle quali venne riportata dai nostri esploratori. 136 FAUNA MALACOLOGICA Oposroma, Fleming. 68. Pupa cyrLInpRrAcEA, Da Costa. Pupi crLINDRACEA, (Turbo) Da Costa, Test. Britan., pag. 89, tav. 5, fig. 16 (1778). — UNMBILICATA, Draparnaud, Tabl. Moll., pag. 58 (1801) et Hist. pag. 62, tav. 3, fig. 39, 40. (1805). — CYLINDRACEA, Moguin-Tandon, Moll. France, II, pag. 390, n. 21, tav. 28, fig. 2-4 (1855). — UMBILICATA, Adami, Cat. Moll. Catanz., pag. 14, n. 45, (1873). Sebbene il capitano Adami scriva esser questa specie molto abbondante in alcune località dei dintorni di Taverna e presso al mulini lungo il ramo sinistro dell’Allì, come anche sotto Ci- cala ed a Carlopoli, deve supporsi che essa però sia assai cir- coscritta, dappoichè i signori Cavanna e Caroti nel 1877 e il prof. De Stefani nel 1878, non ne rinvennero nemmeno un esem- plare. Il capitano Adami accenna di averne raccolto presso Taverna anche qualche esemplare albino. Il signor Jeffreys British Conchology, I, pag. 246, n. 3, chiama questa specie P. umbiZicata, Draparnaud, ma riconosce, pag. 249, che essa dovrebbe portare il nome di cylndracea, che fu usato dal Da Costa molto prima delle pubblicazioni di Draparnaud. Ma non osa, egli aggiunge, di far giustizia perchè la specie è generalmente conosciuta come P. umbilicata, e per- ciò cede alla convenienza di mantener tal nome. Non cito le figure della Malacologie de Vl Algérie, per questa specie che il signor Bour- guignat chiama P. umbilicata, Draparnaud, vol. II, p. 91, tav. 6, fig. 8-16, perchè paragonando le fig. 12, 13, 15, 16 di questa DELLA CALABRIA 137 opera, con le già citate di Draparnaud, di Rossmissler (fig. 327) e di Moquin-Tandon, trovo loro un aspetto molto diverso da quelle non solo, ma pure dai numerosissimi individui di questa specie che ho di diverse località sì italiane che estere. Le figure 12 e 15 soprattutto sono così allungate e sottili, che sfido a ri- trovarci l’immagine o l’idea della P. umbilicata. 69. Pupa SemproNI, Charpentier. Pupa SempronI, Charpentier, Cat. Moll. Suisse, pag. 15 (1837). Var. dilucida, Ziegler. Pupa pILucina, Ziegler, Mus. — — Rossmissler, Icon. V, pag. 15, tav. 23, fig. 326. (1857). — _ Chemn-Kiister, Ed. II, pag. 55, tav. 7, fig. 8-10. Abita 11 monte Pecoraro, sotto la Sticta pulmonacea, a circa metri 1200 di altezza; l’Aspromonte regione Cavaliere a me- tri 1698 circa, nel tronco di un abeto marcescente (Caroti). Solo in modo dubbioso io riporto a questa specie i due esem- plari incompleti che furono raccolti: mi sembra però che non sì potrebbero riferire a nessun’ altra Pupa. A questo proposito credo utile notare che il cav. Benoit, nel catalogo delle conchiglie terrestri e fluviatili della Sicilia, 2 Bul- let. Soc. Malacol. itul., I, pag. 149, 1875, parlando della Pupa edentula, Draparnaud, la dice reperibile negli alti monti delle Madonie e sulle rocce di Pietralonga presso Nicosia. Ma la fig. 42, tav. 5, dell’. Stst. Crit. della Sicilia, del medesimo autore, la quale secondo una nota manoscritta gentilmente comu- nicatami dovrebbe rappresentare questa P. edentula, non è a mio parere e per quanto si può rilevare dalla figura assai mal 138 FAUNA MALACOLOGICA eseguita, che la P. Semproni, Var. dilucida. Cosicchè la pre- senza di questa forma sulle alte montagne della Sicilia, verrebbe mi sembra ad avvalorare la mia opinione e accrescerebbe la pro- babilità che questa mia determinazione debba essere esatta. Quanto poi alla controversa opinione dei malacologhi sul va- lore specifico della P. (Columella) edentula, Draparnaud, cere- duta specie distinta da alcuni (1) dichiarata da altri lo stato giovane della P. (Columella) inornata, Michaud (2) io non in- tendo dilungarmi ulteriormente, essendo tal questione del tutto estranea all’ attual argomento, ma consiglio coloro che potessero aver interesse a studiare e trovare una guida per definire tale vertenza, a consultare un articolo del signor Clessin, intitolato Pupa edentula, Draparnaud, inornata, Michaud, columella, Benz, in Malakozool. Blitter, 1873, pag. 50, che tende a dimostrare esser queste varietà o età diverse di una medesima specie. 70. Pupa, SP. Abita il Monte Pecoraro sulla scorza di un faggio, sotto la Sticta pulmonacea, a circa metri 1200; e sulle roccie del Monte Consolino (Caroti). Di questa specie non vennero raccolti che due soli esemplari giovani ed incompleti. Sarebbe perciò impossibile pretendere di - determinarli in modo positivo. Solo noterò che ambedue sono provvisti di due denti o pieghe, una delle quali circonda la co- lumella, mentre l’altra è posta alla metà circa dell’ anfratto superiore, cioè nella parete dell'apertura, e questa piega è sot- tile compressa come una lama. La conchiglia è umbilicata, ma il foro è rinserrato dagli an- fratti superiori ed ha una forma non circolare, ma bensì allun- (1) Moquin-TANDON, Moll. France, II, pag. 402. (2) WESTERLUND, Fuuna europea, pag. 193. DELLA CALABRIA 139 gata come se i giri di spira fossero compressi, ha tutto il guscio molto sottilmente striato, e per l’ apparenza generale e per la forma, a primo aspetto, somiglia alla P. cylindracea, Da Costa. Io non conosco nessuna specie di Pura che presenti i caratteri sopra indicati. Ma non ardirei di proporla come nuova specie, perchè bisognerebbe poter vedere i caratteri dell’ apertura e del peristoma. IstHMIA, Gray. 71. Pupa minutIssima, Hartmann. Pupa minutIssima, Hartmann, in Neue Alp. pag. 220, (1821). — muscorum, Draparnaud, Tabl. Moll., pag. 56 (1801) (1). — mInUTISSIMA, fossmdéssler, Icon. I, pag. 84, tav. II fig. 38 (1835). — - Pfeiffer, Mon. Hel. Viv. II, pag. 306, n. 15 (1848). VertIGO MuscoRUM, Moguin-Tandon, Moll. France, II, pag. 399, tav. XXVIII, fig. 20-24 (1855). = — Bourgwignat, Malac. Algérie, II, pag. 98, tav. VI, fig. 28-30 (1864). Pupa minutIssIiMa, Adami, Cat. Moll. prov. Catanzaro pag. 14, n. 46 (1873). Il capitano Adami scrive di aver raccolta abbondantemente que- sta specie nel terriccio di un orticaio lungo le rive del canale di un molino sotto Albi; e qualche rara spoglia anche sul monte di Tiriolo. Sebbene il signor Bourguignat nell’ opera sopra citata inclu- desse questa specie nel genere VERTIGO, osservando che vi ap- (1) Non Turbo muscorum, Linneo. Ed. X, (1758) nec Helix muscorum, Miil- ler (1774), 140 FAUNA MALACOLOGICA partiene realmente perchè il mollusco è provvisto di due soli ten- tacoli divergenti separati da uno stretto solco, invece di quattro come ne hanno le Pupa, ha dipoi modificata la sua classifica- zione giacchè siccome l ho notato nel parlare del genere Pupa, nel suo più recente lavoro, Deseriptions de deux nouveaua genres Algériens, suivies ecc., pag. 31, egli pone questa mede- sima specie nel genere IstHMIa. In quanto a me trattando di una Fauna locale ristretta, non credo utile di adottare questi smembramenti generici e mi limito piuttosto ad accettarli come semplici gruppi dipendenti dal ge- nere Pupa, sistema che è seguito da molti distinti moderni ma- lacologi. La Pupa Callicratis, Scacchi, clie alcuni autori riuniscono come sinonimo della P. minutissima, ed altri considerano come spe- cie distinta, venne istituita nel 1833 sopra individui dei pressi di Napoli. Avendo avuto occasione di vedere e paragonare esem- plari di essa raccolti nell’ orto botanico di Napoli dal bar. Ce- sati che gentilmente me ne donò alcuni, devo dichiarare che mi sembrano identici agli esemplari di P. minutissima, di Lom- bardia e di Toscana. Trovo cioè che fra questi e quelli non esi- ste che una insignificante diversità di dimensione e di scultura: la forma di Napoli è ieggermente più grande e un poco più for- temente striata di quella di Lombardia; ma gli esemplari di To- scana sono intermedii sicchè reputo impossibile di specificamente distinguerli. Il cav. Benoit, in Bullet. Soc. Malac. Ital., 1875, pag. 150, n. 142, parlando della P. minutissima, la quale conforme ad una sua comunicazione manoscritta è rappresentata tav. 5, fig. 48, della sua opera, nomina pure come vivente in Sicilia e come spe- cie distinta, la P. Callicratis, Scacchi. DELLA CALABRIA 141 XIV. Genere CLAUSILIA. Questo genere venne instituito da Draparnaud nell’ Histoire Naturelle des Mollusques, 1805. Esso comprende delle specie che erano prima di tale epoca incluse nei generi, Turpo, HELIX, BuLimus, PuPA, ecc. I caratteri generici di questa divisione sono così naturali, così normalmente circoscritti, che i malacologi l’ hanno unanimamente adottata. Le CLAUSILIA sono generalmente acchiocciolate a sinistra; ciò non toglie che ve ne siano pure voltate a destra, e che alcune poche, nella stessa specie, siano indifferentemente girate a sinistra oa diritta. Di questo genere sì conosce fin qui una sola specie dell’Ame- rica centrale, alcune poche provengono dall’ isola di Madera, di- verse dall’Asia, ma il gran contingente vien fornito dall’ Eu- ropa, ove secondo moderni cataloghi si contano dalle 450 alle 900 specie (1). L'Italia è ricca assai di CLAUSILIA, nei Materiaux pour ser- vir à létude ete., ne ho notate ottanta; ne ho bensì dimenticate alcune poche ed inoltre è supponibile che se ne troveranno altre nuove a misura che la nostra Fauna sarà meglio studiata e le no- stre provincie saranno esplorate e più accuratamente visitate dai malacologhi. Però alcune di esse dovranno senza dubbio sparire dagli attuali cataloghi perchè riconosciute identiche ad altre di diversa località con le quali non erano state identificate, o perchè appartenenti a forme altrimenti nominate, ed alle quali dovranno esser riunite come varietà. Ma non può mettersi in dubbio che la natura del nostro suolo (1) BouRGUIGNAT le fa ascendere a 1250! (Descriptions de deux noveaua genres Algeriens, suivies, ecc. pag. 28, 1877). 21 142 FAUNA MALACOLOGICA e la posizione geografica dell’ Italia che abbraccia climi così di- versi, sono particolarmente atte allo sviluppo di questi piccoli molluschi, le cui abitudini ed il metodo di stazione variano in mille modi. Infatti aleune specie sì trovano nei boschi folti al- l’uggia fra la borraccina, le foglie secche, le radiche delle piante, sui tronchi degli alberi, sotto la scorza mezza staccata dei mede- simi; altre invece cercano la mezza luce, vivono fra i sassi o sotto di essi o presso le siepi e fra le ortiche; altre infine vo- gliono la Ince, il sole, si attaccano sui muri, sì fermano sulle rupi, sui massi e vi sfidano i suoi raggi cocenti. Alcune di esse abitano la pianura a pochi metri dal mare; altre si annidano sulle alte montagne. Il naturalista può in conseguenza sperare d’imbattersi ovunque in qualche rappresentante di questo bel genere. Studiando le Crausinia è molto interessante di fermarsi ad esa- minare il Clausilium, piccola placca calcarea posta nell’ interno dell’ apertura, veramente ammirabile per la sua costruzione, mo- vibile a seconda della volontà dell’ animale, che l’ alza o l’ ab- bassa come una hodola e che, quando è chiusa, sigilla ermeti- camente le pareti della conchiglia, meglio che una porta fatta dal miglior artefice. Occorre però assai destrezza per tagliare il guscio senza offendere il mollusco, in modo da poterlo vedere effettuare questo movimento. DELLA CALABRIA 143 Marpessa, Moquin-Tandon. 12. CLAUsILIA LAMINATA, Montagu. HELIX BIDENS, Miller, Verm. Terr. II, pag. 116, n. 315 (1774) (non Turbo bidens, Linneo). TURBO LAMINATUS, Montagu, Test. Brit., pag. 359 (1803). CLAUSILIA AMPLA, Hartmann, Syst. Gasterop., pag. 50 (1821). HELIX DERUGATA, Férussac, Tableau Syst., pag. 67 (1822). CrAusILiA LAMELLATA, Leach, Brit. Moll. pag. 118 (1831). — — LAMINATA, Chemn-Kiister, pag. 109, n. 107, tav. 12, fig. 13-18. Abita Monte Pecoraro, a metri 1250 circa, sopra la scorza dei faggi, nascosta sotto la Sticta pulmonacea. Caroti. - Aspro- monte, Regione Cavaliere, sotto la scorza dei faggi. - Cavanna, Caroti. Questa specie non sì trova menzionata nel Catalogo del ca- pitano Adami. Osservo che gli esemplari di Calabria che da un lato ben sì adattano alle figure citate, differiscono dall’altro perchè hanno gli anfratti più rigonfi, e per lo stesso motivo differiscono dagli individui dell’Italia centrale. 144 FAUNA MALACOLOGICA DeLma, Hartmann. 73. Cravsinia KoBeLTIANA, Atister. tav. VII, fig. 5. CrausiLia KoBELTIANA, Aister, Die Bin-Conchyl. Dalmat. III. Gatt. Clausilia, pag. 43 (1875). — — Pfeiffer, Mon. Hel. viv. VIII, pag. 483, n. 212 (1877). — _ Paulucci, Matér. pour servir à l’étud. de la Faune d'Ital., pag. 12, n. 302, e pag. 37, nota 60 (1878). Abita Pizzo, !*.- Bivona, !*.- Monteleone, ! *. - Palmi,!*. - Ro- vine d’ Oppido Vecchio, *. - Santa Cristina Vecchia, *. Mileto, ! *. Nicotera, !*.- Monte Consolino,! *. Var. furcata, Paulucci. (avi: Lamella columellaris furcata, non tuberculata. Var. contorta, Paulucct. tav. VII dig. 6. Lamella columellaris contorta, non furcata. (Queste due varietà si rinvengano ovunque molto comuni, me- scolate col tipo; esse hanno delle modificazioni di striatura di dimensione, di forma generale più o meno ventricosa o allun- gata, di colorazione che passa dal marrone-scuro sino ad una tinta giallo-verdastra. L'apertura subisce delle variazioni con- tinue, talora è più arrotondata o allungata, talora il peristoma è più o meno ingrossato, più o meno ripiegato all'infuori. DELLA CALABRIA 145 La C. Kobeltiana, è dunque una specie grandemente varia- bile, siccome lo accennava anche il dott. Kiister che però non ne aveva veduti che cinque esemplari, mentre io ne ho avuti fra mano alcune centinaia. Il dott. Kiister indicava per patria di questa specie gli Abruzzi; non mi consta però che vi sia stata mai trovata. Ho anzi ra- gione di credere che anche gli esemplari veduti e descritti dal dott. Kiister, provenissero di Calabria, perchè egli indica di averli ricevuti dal dott. Kobelt, al quale erano stati mandati dal capitano Adami, che ne aveva fatta pure ampia messe nella provincia di Catanzaro, e che li ha indicati nel suo catalogo col nome erroneo di C. paestana, Philippi, pag. 15, n. 5]. Questa specie era stata anche indicata col nome manoscritto di C. Calabrica, Mousson, come pure con quello di C. LBenotti, Parreyss, (Boettger, Paleontogr. Clausilienstudien, pag. 34, 1877 e Sistem. Verzeich. der lebend. Art. der Landschneckengattung Clausilia, pag. 12 1878). La C. Kobeltiana, sì rinviene in famiglia, sotto le siepi, fra i sassi, alla base dei vecchi muri fra l’ortica. Il capitano Adami, Zoc. cif., la dice abbondante in tutta la provincia ed in special modo a Taverna nei muri degli orti. 14. Crausimia IraLA, V. Martens. Crausinia ItaLA, V. Martens, Reise n. Venedig., II, pag. 442, tav. 3, fig. 1 (1824). — — Chemn-Kiister, Gatt. Claus., pag. 68, n. 57, tav. 7, fig. 18-20 (1847). —_ — Pfeiffer, Mon. Hel. viv., IV, pag. 747 (1859). -- — Adami, Catal. Moll. Catanz. pag. 16, n. 52. Rapporto a questa specie, la cui presenza in Calabria mi ma- raviglierebbe moltissimo, mi limito a copiare le parole seritte dal cap. Adami. 146 FAUNA MALACOLOGICA « Si è con gran dubbio ch’ io riferisco a questa specie pochi « esemplari trovati nei dintorni di Maida e sotto Tiriolo; essi « rappresentano la specie in dimensioni assai ridotte, della quale « non sono forse che una forma ibrida. « Diam. mm. 2 ?/5-3 */,. Alt. 14-15. Anfr. 9-10. » È bensì vero che il dott. Bottger, System. Verzeich. der lebend. Art. der Landschneckengattung Clausilia, pag. 14 (1878) serive che questa specie è indicata come vivente in Sicilia, e che il si- gnor Bourguignat, Fuun. Malacol. de V Algérie, II, pag. 349, ove mette in rapporto la fauna di Sicilia con quella d’Algeria, nomina la Clausilia Itala, che in nota chiama « CI. subrugata de Ziegler, — CI. Brauni, Var. de Rossmissler, » qual sinonimi. La CI. punetata, Michaud, di diversi autori francesi è una va- rietà di questa specie (Pfeiffer et Bottger, /oc. cit.). Mepora, V. Vest. 75. CLAusILiA PUNCTULATA, Kiister. CLAUSILIA PUNCTULATA, Chemn-Ktister, Gatt. Claus., pag. 36, n.25, tav. 3, fig. 22, 23, (1847). — — ORSINIANA, Ve/a, (in schedis). Abita Tiriolo, Adami, Catalogo, pag. 15, n. 50. - Vetta del Monte Consolino. Caroti. Il cap. Adami ha perfettamente ragione di assicurare che la CLAUSILIA che rinviensi sul monte di Tiriolo è la punetulata, Kiister, perchè appunto come egli lo fa esattamente osservare, Kiister dice di aver ricevuta questa specie da Philippi che l’aveva raccolta a Tiriolo; per conseguenza non possono esister dubbi sulla esatta determinazione di questa specie, la quale con- DELLA CALABRIA 147 viene pure tanto alla descrizione che alle figure del summenzio- nato autore. Tiberi però non ha torto nemmeno chiamando questa medesima specie CI. Orsiniana, Villa, e dicendola pur di Calabria, Luwllet. Malac. Ital., 1872, vol. V, pag. 22, perchè infatti questi due diversi nomi rappresentano individui di differenti località per primo luogo di origine, i quali però sono fra loro assolutamente identici. Io ho esemplari di CZ. punetulata, Kiister, provenienti da Ti- riolo, e che devo alla gentilezza del cap. Adami. Ho inoltre esem- plari di CZ. Orsiniana, provenienti dall’Abruzzo, e comprati dai fratelli Villa, che possono per conseguenza ritenersi tipici. Ne ho infine di Gualdo Tadino (Umbria) ricevuti col nome pure di CI. Orsiniana, Villa, e posso dichiarare con sicurezza che gli uni e gli altri sono tipi identici di una sola unica specie, e che sarebbe impossibile poter separare anche come varietà locale. Non so poi capire come il dott. Kobelt nel suo Catalog der im europdischen F'aunengebiet lebenden Binnenconchylien 1871, abbia trovato modo di porre la C2. Orsiniana, Villa, nel gruppo Medora, pag. 40, mentre la CZ. puncetulata, Kiister, è invece nel gruppo delle Papillifera (non so a qual titolo) pag. 42! Ho distinte nella mia collezione alcune varietà o mutazioni. La più interessante è la seguente a. albinella. Identica al tipo per colore esterno e per grandezza, ne dif- ferisce per aver l'interno dell’ apertura invece che color crema o giallastro, perfettamente bianco latteo, e dipiù per aver l’apice bigio, cioè dello stesso colore della conchiglia, quantunque ia- lino piuttosto che corneo, come lo è nel tipo medesimo. Le altre varietà si riferiscono a piccole differenze di grandezza e perciò 148 FAUNA MALACOLOGICA non meritano special menzione ; tutte però provengono di Ca- labria. Questa specie vive sulle roccie calcaree. PAPILLIFERA, Hartmann. 16. CLausizia sora, Draparnaud. CLAUSILIA soLipa, Draparnaud, Hist. Moll., pag. 69, tav. 4, fig. 8-9, (1805). — -— RFossméssler, Icon. IV, p. 18, tav. 18, fig. 267. Il cap. Adami Catalogo, pag. 14, n. 48, scrive esser questa ab- bondante sul monte di Tiriolo, allà Mortilla, ed a Belcastro, as- sieme alla sua varietà cazetana, Rossmiissler. Var. cajetana, L'ossméissler. tav. VIII, fig. 3 CLausiLia soLina, Var. cajetana, Iossmiissler, Icon. XI, p. 4, tav. 52, fig. 696, (1842). Abita i dintorni di Monteleone e sulle mura di quel castello. Caroti. Var. mofellana, Parreyss, tav. VIII, fig. 4. CLAUSILIA MOFELLANA, Parreyss (in Sched). - Gentiluomo, in Bull, Malacol. Ital 1868, pag. 44, tav. III, fig. 5-S. Abita colla precedente, Caroti. Ho paragonati gl’ individui di Calabria con un esemplare com- prato dallo stesso Parreyss, il quale da molto tempo spacciava DELLA CALABRIA 149 questa forma come una nuova specie. Ciò ha dato luogo a varie discussioni ed a diversi apprezzamenti da parte degli autori. Fra le altre, il signor Ad. Schmidt (System der européi- schen Clausilien, pag. 107), scriveva a proposito di essa press’ a poco in questi termini: « La C7. mofellana, Parreys, è una buona « specie, ovvero semplicemente una varietà della C/. solida, « Draparnaud? Ciò è ancora da decidersi; per farne una specie, « bisognerebbe prendere in considerazione la sua grandezza e « la convessità del suol anfratti; per colore assomiglia alla C. « solida, di Nizza mentre per il suo grosso callo interno è af- « fine a quella che si trova a Gaeta. » Se dunque uno specialista come il signor Ad. Schmidt, che tanto particolarmente si è occupato del genere CrausiLia emet- teva un’ opinione così incerta, vi è poco da meravigliarsi se molti altri rimasero per molto tempo dubbiosi per decidere la questione. Il dott. C. Gentiluomo in Bulet. Malac. Ital., 1868, pag. 44, ha il merito di avere il primo, espressa l’ opinione che debba venir riunita alla C. solida, come varietà; ed ha pur quello di aver fatto figurare questa forma nel medesimo volume, tav. 3, fig. 5-8, servendosi di un esemplare che aveva acquistato da Parreyss, e che egli ebbe la gentilezza di mandarmi in comunicazione, prima che dallo stesso Parreyss avessi avuto 1’ individuo della mia collezione. Il dott. Kobelt, nel suo Catalog der im europ. Fauneng. le- benden Binnenconch., pag. 42, considera tanto la mofellana quanto la cajetana, come varietà della CI. solida. Il signor Bourguignat, nell’Histoire des Claus. de France, pag. 10 (avril 1877), pone la CZ. Mofellana, Parreyss, fra le va- rietà della CZ. solida, ed osserva di aver riconosciuto l’impos- sibilità di distinguere specificamente questa forma non solo, ma alcune altre pure che vivono nei dintorni di Nizza e di Monaco, dalla specie di Draparnaud. Finalmente il dott. O. Boettger, nel suo recentissimo lavoro, 22 150 FAUNA MALACOLOGICA Paleontographica Beitrage 2ur Naturgeschichte der Vorwéelt, Clausilienstudien, pag. 51, riunisce la mofellana, e la cajetana, alla CI. solida a titolo di varietà. Sembra dunque che l’ antica questione possa ormai conside- rarsi decisa in modo stabile perchè è stata definita conforme ad un sistema razionale. Infatti i caratteri specifici delle CLAusILIA devono esser basati sulle differenze, sugli accidenti dell’ apertura, ma non esclusiva- mente sul metodo di scultura esterno, nè sul colore nè sulle di- mensioni della conchiglia. 77. CLAusILia BIDENS, Linneo. TURBO BIDENS, Linneo, Syst. nat. Ed. X, pag. 767 (1758). Helix PAPILLARIS, —MiQler, Verm. Terr. II, pag. 120, n. 317 (1774). CLAUSILIA | — Draparnaud, Hist. pag. 71, n. 5 (1805). Var. virgata, Jan. CLAUSILIA VIRGATA, Crist. et Jan, Cat. pag. 5, n. 36 (1832). — PAPILLARIS, Var. virgata, Rossmcissler, Icon. III, p. 12, tav. 12, fig. 170 (1836). — . BIDENS, Var. A. Chemn-Kiister, pag. 53, tav. 5, fig. 32-94. Abita Stilo ai piedi del Monte Consolino!* - Monasterace *. Il cap. Adami, Catal., pag. 15, n. 49, dice di aver raccolto pochi esemplari della CZ. papiMaris, Mihlf. (?) nelle vicinanze di Pizzo, ma non parla punto della varietà virgata, che è la sola che sia stata riportata dai nostri esploratori. DELLA CALABRIA 151 78. CLAUSILIA TRANSITANS, Paulucci. nova forma (non spec.). tav. VIL fig. 8. Testa major, profunde rimata, regulariter fusiformis, solidula, acute costulato striata; griseo-cerulescens, costulis albidis; spira turrita, acuta, apice corneo, levi; sutura crenulata; papillis mi- nutis, albidis instructa, rufo marginata; anfr. 10-11, valde pla- nulati; basi fere bicristata; apertura roturdato-piriformi, basi subcanaliculata; lamella supera humilis, infera valida, arcuata; lunella suturam attingens, distineta; plica subcolumellari submersa; peristoma continuum, protractum, breviter expansum ; callus pa- latalis margini parallelus, plus minusve distinetus, supra et infra magis incrassutus. Long. 15-17; diam. 3 5/-4 mill.; apert. 4 mill. longa, 3 lata. Accedit a CI. bidente Linnei, Var. virgata, Jan, ad Cl. Debur- ghiam, Paulucci. Habitat in Italia meridionali, Calabria. Conchiglia assai grande, profondamente rimata, regolarmente fu- siforme, solida, fortemente costulata; bigio celestognola, costoline biancastre; spira turrita, acuta, apice corneo, liscio, sutura cre- nulata, fornita di piccole papille bianche, marginata di rosso; anfratti 10-11 assai ripianati; quasi bicristata alla base; aper- tura arrotondata, piriforme, subcanaliculata alla base; lamella su- periore subimmersa, inferiore forte, arcuata; lunella che arriva sino alla sutura; piega subcolumellare quasi immersa; peristoma continuo, leggermente protratto e ripiegato ; callo palatale paral- lelo al margine, più o meno distinto, superiormente ed inferior- mente ingrossato. Abita il Monte Consolino!* e il Monte Stella! *. 152 FAUNA MALACOLOGICA È interessante notare che questa forma si rinviene comin- ciando da una certa altezza sulle due montagne, là dove non si vede più la CI. didens, var. virgata, e che sulla vetta si trova mescolata alla CU. punctulata, Kiister. Di questa CravsiLia ho una forma m40/0r, una minor, una gracilis ed una decollata. Queste due ultime sono assai meno comuni delle precedenti. 79. Crausinia DesuraHLa, Paulucci. n. Sp. Tav. VIII, fig. 1-2. Testa rimata, gracilis, fusiformis, solida, sericina, pallide isa- bellina, costulato-striata, costulis confertis, filiformibus, albescenti- bus; spira attenuata, apice levi, hyalino, mamillato; anfr. 11-12 subplani, sutura crenulata, non marginata, neque papillifera dis- juneti, ultimus antice fortius costulatus, basi laeviter bicristatus, cristis ineequalibus, sulco divisis; apertura subpiriformis, sinulo lato quadrangulo; lamellis parvis, infera arcuata, profunda; lu- nella distincta, suturam attingens; plica subcolumellaris fere im- mersa; peristoma continuum, parum protractum, breviter expan- sum; callus palatalis distinetus, margine parallelus supra et infra valde incrassutus. Long. 14-17; lat. 3-3 !/, mill.; apert. 3 '/, mill. longa, 2 */ lata. CLAusILIA Tiver, Bourguignat, (inedit.) Teste Boettger. Habitat in Italia meridionali, Calabria (Caroti), et Sicilia (Boettger). Conchiglia rimata, gracile, fusiforme, solida, color seta cruda, costulato-striata, costoline fitte, filiformi, biancastre; spira assot- DELLA CALABRIA 153 tigliata, apice liscio, ialino, mamillato. Anfratti 11-12 pressochè piani, sutura crenulata, non marginata nè papillifera, 1’ ultimo fortemente costulato vicino all’ apertura; leggermente bicristato alla base; apertura quasi piriforme, sinulo largo quadrangolare ; lamelle piccole, l’inferiore arcuata profonda; lunella distinta rag- giungente la sutura; piega subcolumellare quasi immersa; peri- stoma continuo, leggermente protratto ed allargato; callo palatale distinto, parallelo al margine, superiormente e inferiormente assai ingrossato. Abita Palizzi sulle roccie calcaree, Caroti. - Castello di Bova, Biondi. Questa specie trovasi pure in Sicilia, secondo quanto mi scrive il dott. Boettger di Francoforte e sarebbe stata nominata CI. Tinei, dal Bourguignat, che però non ne avrebbe mai data la diagnosi. Dedico questa graziosa specie alla mia buona amica la si- gnora De Burgh di Londra che, come tutti i conchigliologhi già sanno, possiede una delle più ragguardevoli e ricche collezioni di quella metropoli, e la prego a voler gradire questa affettuosa testimonianza di amicizia e di stima. Potessero e volessero molte delle nostre signore imitare il nobile esempio di Lei ed occu- parsi, nelle loro molteplici ore di ozio, di coltivare qualsiasi ramo della storia naturale. In breve ci prenderebbero passione e ca- pirebbero quanto bello ed attraente sia un simile studio. Credo inoltre che sarebbe utile venisse considerato quale in- dispensabile compimento della educazione di ogni signorina un corso almeno elementare di storia naturale, che potesse in se- guito procurarle delle distrazioni sempre nuove, delle cccupa- zioni sempre piacevoli e un interesse sempre costante nelle pas- seggiate, nelle villeggiature, nei viaggi e in molti e molti casi lor servisse di sollievo e di consolazione nelle troppo frequenti triste e difficili circostanze della vita. Non so più qual autore serive che la donna è sovente più adatta che l’uomo allo studio della storia naturale, perchè è ge- 154 FAUNA MALACOLOGICA neralmente più tranquilla, più paziente, più minuziosa e perciò più propria ad indagarne î misteri interessantissimi. Inoltre le sue mani più piccole e più delicate, le sue dita più sottili e più affilate sono idoneamente più acconcie a maneggiare senza de- teriorarli non solo le infinite miriadi di piccoli animali sieno insetti o farfalle, sieno molluschi o crostacei, ma ancora a toccare senza guastarli i petali, i pistilli dei fiori, le loro foglie ed i loro bocciuoli. È inutile aggiungere che io divido completamente 1’ opinione di tale scrittore e che faccio voti sinceri perchè lo studio della storia naturale venga maggiormente diffuso. Ma torniamo alla CZ. Deburghie. Nella mia collezione ho distinte le seguenti forme: 1° major, long. 17 mill; 2° minor, long. 12-13 mill.; 5° cylindrelloides, che è notevole per la sua forma ele- gante, snella e sottilissima. Questa misura su 15 mill. di lun- ghezza, 3 mill. scarsi di larghezza, non è punto rigonfia nel mezzo della conchiglia, talchè ha proprio la forma di alcune CYLINDRELLA. Anche queste diverse forme vennero tutte raccolte da Caroti presso Palizzi. o. Fam. GLANDINIDXE XV. Genere GLANDINA. Quantunque fosse Monfort, che primo separasse questo gruppo di forme dai Burimus e Acgatina fino dal 1808, creando per esso il genere PoryPHEMUs, nondimeno è prevalso nella nomen- clatura quello imposto da Schumacher nel 1817, perchè questo era già impiegato ed accettato nella classe dei crostacei. DELLA CALABRIA 155 Il signor A. Morelet ha pubblicato fino dal 1852 (Sourna/ de Conchyliologie, vol. III, pag. 27 e seguenti) un interessante articolo sulle specie di questo genere (nel quale sono bensì comprese anche le FerussAcia) ove, oltre a tesserne -la storia, tratta pure dell’anatomia dell’ animale e del loro sistema di ali- mentazione che dichiara carnivoro, imperocchè le GLanpINA. si nutrono di molluschi. A questo proposito osservo che fra i Gasteropodi terrestri non sono le sole TEstAcELLA e GraxpIiNA che come lo indica il signor Morelet, in tal modo si cibano. Anche gli Arion, i Limax, gli Zoxrres e le HyAnmia, quantunque 0mnivori lo prescelgono. L'articolo del signor Morelet termina coll’enumerazione delle specie che a quell’epoca erano conosciute e comprese in questo genere. L’anno successivo il signor L. Raymond faceva nello stesso periodico (vol. IV, pag. 14 e seguenti) l’anatomia della G. Al- gira Bruguière, che è appunto la specie che si trova anche in Calabria. Bruguière descrive la sua specie nell’ Encyclopéedie Metho- dique (1, pag. 364), col nome di Bulimnus Algirus, da un sin- golo individuo che era stato raccolto nei dintorni di Algeri, e cita per rappresentarlo la tav. 61, fig. F, 1, di Favanne, Con- chyliologie, dicendo che questa somiglia molto alla sua conchiglia. Rimane per conseguenza chiaramente dimostrato, che questa forma deve considerarsi per tipo della specie, giacchè la sunnominata figura (non entrando bensì in dettagli troppo minuziosi) ne ha i principali caratteri. Il signor Bourguignat d’altronde nel suo lavoro sull’Algeria ne dà una buonissima figura che conferma pienamente questa identificazione. Assai varia è l'opinione dei naturalisti sulla distribuzione geografica e sulla sinonimia di questa specie, talmente che è assai difficile farsi un'idea del come bisogna intenderla; se cioè con la maggior parte degli autori conviene riunire tutte le forme 156 FAUNA MALACOLOGICA diverse sparse in Italia sotto un sol nome, distinguendole però come varietà, ovvero seguire il signor Bourguignat, che scrive, loc. cit., pag. 117, che in Italia ne esistono quattro specie di- stinte. Le mie proprie osservazioni, e il materiale di cui fin ad oggi dispongo, mi portano a credere che per restare nel vero è pre- feribile adottare il primo sistema. Ecco dunque come ho accomodato la specie nella mia colle- zione. GLANDINA ALGIRA, Bruguière (tipo) Bourguignat, Malacol. Algérie, II, tav. 7, fig. 1-4. Ne ho individui di Pesto, di Calabria e di Sicilia, raccolti nei dintorni di Palermo. Var. intermedia, V. Martens. GLanpina ALeira, Var. intermedia, V. Martens, in Malakozool. Biaàtter, pagina 161 (1859). Acgatima — Var. dilatata, Benott, (non Ziegler). Ill. Sist. Sic., pag. 228, tav. 25, fig. 24. Granpina — Var. intermedia, Kobelt, in Rossmassler Icon. V, pag. 57, t. 134, fig. 1314 (1877). Di questa varietà ho esemplari della provincia di Ancona, di Ascoli-Piceno (prof. Mascarini), di Sicilia, cioè dei dintorni di Segesta e di Monte Cuccio (cav. Benoit e Reina). -I] Ur DELLA CALABRIA 1 Var. pyramidata, Paulucci. ? GLanDINA Sicuna, Bourguignat, Malacol. Algérie, II, pag. 117, num. 3 (1864). -- ALerra, Kobelt, in Rossmissler, Icon. V, tav. 134, fig. 1313 (1877). — — Var. pyramidata, Paulucci, Matériaux pour servir àd la Faune Malacol. de l’Italie, pag. 1 (1878). Raccolta in pochi esemplari da me e da Caroti fra le ortiche presso le rovine di Pesto. Nella Malacologie de l Algérie il signor Bourguignat deserive con alcune poche parole una forma che chiama G. Sicula, che dice di Sicilia e che potrebbe esser questa stessa di Pesto. Bensì non ne fa la diagnosi regolare e ignoro se egli l’ abbia altrove regolarmente descritta. Se queste due forme saranno riconosciute identiche, è indiscutibile che il suo nome dovrà aver la preferenza. Osservo intanto che su 54 individui che ho di Sicilia nella mia collezione, non ne ho ancora veduti punti a cui potrebbesi riferire il nome di Var. Sicula, stando ai carat- teri indicati dal sunnominato autore. Il signor Bourguignat cita pure di Sicilia, la G. dilatata, Ziegler, sulla quale non oso fare nessuna osservazione, perchè non conosco punto fin qui questa forma, alla quale secondo il medesimo autore dovrebbesi riferire le figure 6, 7 della tav. 136 di Férussac, Histoire, e quelle di Kiister (in Martini-Chemnite, Conchyliencabenet, Bulimus), 19-21, tav. 17. Indica inoltre come specie distinta la G. Poireti, Beck (1837) Polyphemus algirus, var. angustatus, Villa, Dispositio, di Dal- mazia, Istria ecc., figurata da Férussac, Histoire, tav. 186, fig. 1-5, aggiungendo che l’anatomia del mollusco ha provato che questa specie è diversa dalla G. Algira. 2 158 FAUNA MALACOLOGICA Non avendo che tre soli individui di questa forma, non sono in caso di dire se i suoi caratteri sono o no realmente costanti ovvero se esistono dei passaggi numerosi e continui, come per le varietà summenzionate, i quali si oppongono a farla ritenere per specie distinta. È interessante osservare che la G. A/gira, la quale general- mente trovasi in vicinanza del mare o a pochi metri sul suo livello, è stata pure rinvenuta sul Monte Pecoraro a circa 1200 metri di altezza. Anche in Sicilia si trova sopra alcuni monti. 80. Granpina ALeIrra, Bruguière. BuLimus ALerrus, Bruguière, Eneycl. method. 1, p. 364, n. 110 (1792). Granpina ALeIrA, Beck, Index molluse., pag. 78, n. 19 (1837). — — Bourquignat, Malac. Algérie, II, pag. 119, tav. 7, fig. 1-4 (1864). Abita Oppido vecchio”. - Piano di Melia!- Monte Consolino!*. - Monte Pecoraro *. Il capitano Adami, Catalogo, pag. 5, scrive di aver pur tro- vata questa specie a Tiriolo, Catanzaro, Squillace, Cortale, Bel- castro e Cropani. Sul Monte Consolino, Caroti raccolse pure una forma più sottile e più snella, a spira un poco più elongata, che benis- simo conviene alla figura 4 di Bourguignat, che questo autore distingue, col nome di Varietà e che io considero come una forma tipica allungata. Caroti mi fa osservare che la G. A/g2ra, si rinviene princi- palmente ai piedi delle roccie calcaree. Devo notare che le forme di Calabria, sebbene si possano con- venientemente identificare colle figure dell’ 4/gérze, hanno non- DELLA CALABRIA 159 dimeno una decisa disposizione ad allungare più la spira di quello che si osserva in tali figure. Gli altri caratteri sono assoluta- mente eguali. XVI. Genere ACICULA. Le specie appartenenti a questo genere furono successiva- mente classate fra 1 Bucciwum, BuLimus, HeLix, CoLumva, GLAN- pina ed Acmatina (1). Férussac però le distinse col nome di CrciLiomes (Teste Blainville in Diet. Sc. Nat., vol. VII, pag. 332, 1817). Questo nome imposto da Férussac non può essere adot- tato, giacchè come lo scrive l’autore des Aménités, Férussac commise l’errore di aggettivare la sua appellazione, terminan- dola colla desinenza ozdes e rendendola con ciò inammissibile. Dal momento che il genere CrciLiomes, Férussac, è ricono- sciuto inammissibile, siccome, loc. cèt., lo dichiara il sig. Bour- guignat, ne viene per necessaria conseguenza, stando alle regole della nomenclatura, di dover accettare il nome che gli succede. Questo nome più antico in data è quello di Acicura, impiegato da Risso nell’ Hist. Nat. Europ. mérid., vol. IV, pag. 81, 1826, che al seguito del suo nuovo genere regolarmente caratterizzato, descrive pure una nuova specie, l’Acicula edurnea, dei dintorni di Nizza. Il signor Bourguignat dimenticando in parte, o interpretando a sua guisa, la legge di Linneo che dice: « Nomina generica in « oldes desinentia, e foro malacologico releganda sunt » mentre consente che il nome di Férussac è inamissibile, piuttosto che adottare quello di Risso, che egli stesso cataloga con ordine cronologico, accomoda a suo modo la desinenza di Ceeilioides, fa- cendone il genere CrcLianeLLa, Bourguignat, e valendosi a scusa del suo strano procedere del seguente ragionamento. (1) BouRGUIGNAT, Amenités Malacologiques, I, pag. 211 (1856). 160 FAUNA MALACOLOGICA « Désirant malgré tout faire droit è l’antériorité incontestable « de cette dénomination, nous en avons conservé le radical, en « le faisant suivre de la terminaison « nella. » Curioso sistema in vero, quello di mostrarsi così scrupoloso nel rispettare il diritto di priorità sino a conservare il radicale di un genere, per sostituire poi al nome del creatore di quello il suo proprio! Naturalmente l'appellativo di CrciLiormes, deve considerarsi come non avvenuto, e quello di CEcILIANELLA, rientrare come sino- nimodelle AcicuLa, e ciò malgrado les finesses dell'autore francese. Il medesimo, nel suo opuscolo (Descriptions de deux nouv. Genres Algériens, suivies etc.) pone la sua famiglia delle Cee- cilianellidee, il cui solo rappresentante è il genere CECILIANELLA, in assoluta prossimità della famiglia delle Glandinidee. Trovo questo sistema perfettamente logico e lo adotto a preferenza di quello seguìto da altri malacologhi e da me pure nei Matériaua di accettare cioè un genere CioneLLA, Jeffreys, diviso in quattro gruppi, Zua, Leach; Azeca, Leach; Ferussacia, Risso; Acicula, Risso.. Poichè come già l’ho detto parlando del genere Fe- RUSSACIA, queste, per la loro columella continua si avvicinano più ai BuLmvs, le AcicuLA invece, sono affini per tutti i carat- teri della conchiglia alle GLanpINAa, delle quali sono i rappre- sentanti in miniatura. I molluschi delle AcicuLA, secondo quanto ne scrive il sì- gnor Bourguignat, differiscono dalle GLANDINA per esser privi di occhi, cioè per esser ciechi, e per esser provvisti di una mascella cornea, pochissimo arcata, liscia 0 a strie quasi microscopiche. Per queste considerazioni che hanno certamente essenziale im- portanza, mi decido dunque ad adottare il genere AcicuLA come autonomo, ponendolo però nella famiglia delle Glandinidee. Ciò che hanno già indicato i fratelli Adams (Te genera of rec. Moll. II, pag. 108, 1855) i quali hanno ammesso le AcicuLa come sottogenere delle GLanpInA, avendo però il torto d’inclu- DELLA CALABRIA 161 dere fra le prime la G. A/gira, che è una vera GLANDINA, non un ACICULA. Pfeiffer (Mon. Helic. vivent. VIII, pag. 271) include le AcicuLa nel suo genere AcHatINA, disponendole nella sezione 8, p. 294, ma conservando loro il nome generico di AcmatINA. Mi sembra che tanto la piccolezza e la mancanza di colore della conchiglia, quanto l'assenza totale di punti oculari del- l’animale, costituisca un gruppo assai ben circoscritto per meritare di esser separato dalle AcmatIna, ed elevato al rango di genere. Non devo dimenticare di osservare che sino dal 1821 Hart- mann aveva impiegato il nome di Acicura per il genere AcxE, che però egli stesso abbandonò adottando quest’ultimo, poco dopo di averlo istituito e avanti che qualunque altro autore se ne fosse servito nelle sue opere, dando così la preferenza al nome generico di Acme che è stato adottato da tutti i malacologhi. Per conseguenza non vi può essere impedimento per accettare il genere Acicura Risso e non può da questo uso risultare con- fusione alcuna. Le Acicura sono delle graziose piccole conchiglie svelte, sot- tili, allungate, acuminate come lo indica anche il loro nome; a guscio sottilissimo, trasparente, lucido, bianco, liscio; formate da numerosi anfratti; ad apertura generalmente ovale, assai al- lungata, provvista alcune volte di un dente o di una protuberanza posta sulla convessità del penultimo anfratto; a columella improv- visamente troncata; a peristoma sempre semplice, come tagliente. Abitano nei prati, nei boschi sotto la borraccina, nascoste sotto la terra ove si scavano del ricoveri in vicinanza dell’acqua e nelle località umide, si trovano assai raramente vive. Le spo- glie sì rinvengono nelle fessure dei muri e degli scogli, ove probabilmente vengono trasportate da degli animali a cui i mol- luschi servono di cibo, giacchè mi è accaduto di trovarne delle intiere colonie in qualche buco o fessura di muro o sotto dei grossi sassi. Se ne raccolgono pure nelle alluvioni dei fiumi. 162 FAUNA MALACOLOGICA Il signor Bourguignat scrive di conoscerne una cinquantina di specie del sistema europeo, di cui ne indica sette come ap- partenenti alla Fauna italiana. Queste sono: acieula, Miller; Liesvillei, Bourguignat; edurnea, Risso; aciculoides, Jan; Gemellariana, Petitiana, e Stefaniana, Benoit, quest’ ultime tre di Sicilia. Le tre specie seguenti: Biondiana, Rizzeana, e Bourguigna- tiana, Benoit di Sicilia, che io non conosco e che erroneamente avevo posto fra le Acicua, nei miei Matériawx, pag. 9, devono prender posto nel genere Ferussacia. Non però 1’ Actoniana, Benoit, che è una vera Acicura, che probabilmente non era co- nosciuta nel 1864 quando fu pubblicata dall’autore francese la Malacologie de l Algérie. È positivo che oltre queste otto specie noi dobbiamo averne diverse altre ancora, tanto nell’ Italia centrale che meridionale; converrebbe dunque che qualcheduno dei nostri malacologi di buona volontà si mettesse a farne special ricerca, e vi consa- crasse un particolare studio. Nella mia collezione ha già diverse forme che non appartengono a nessuna delle sunnominate spe- cie. Vi è dunque molta probabilità di poter fare in tale studio delle scoperte interessanti. Forse a suo tempo potrei io pure occuparmene, ma quando? Ho necessità di zelanti collaboratori per la Fauna dell’Italia. In Calabria dai naturalisti dell’ escursione del 1877 fu ripor- tato un solo esemplare rotto e incompleto del genere AcIcuLa. Il capitano Adami (Catalogo, pag. 18) scrive di averne rac- colte molte spoglie nel terriccio degli orti, nei vecchi muri, fra le macerie e sedimenti di certi rigagnoli a Catanzaro, Pizzo, Ta- verna, Belcastro e Nicastro. Aggiunge ancora che gli esemplari sono assai variabili in grandezza e fra questi ne trovò due di forma molto allungata e simili alla Liesvillei, Bourguignat, alla quale specie non esiterebbe riferirli se non mancassero della ca- ratteristica callosità palatale ! DELLA CALABRIA 163 Nondimeno egli non cita, dandole un nome, che lA. acicula, Miiller, della cui determinazione lascio la responsabilità all’au- tore sunnominato. 81. Acicura AcicuLa, Miller. (1) BuccIiNUM acicuLa, Miller, Verm. Terr. II, pag. 150 (1774). CECILIANELLA = — Bourquignat, Aménités Malacol. 1, p. 215. CIONELLA — Adami, Moll. Prov. Catanz., pag. 13 (1873), Abita Pizzo. - Catanzaro. - Taverna. - Belcastro e Nicastro. Ca- pitano Adami. 82. AcIcuLA, SP. Monte Consolino nelle fessure delle mura del Castello. Caroti. Non metto in dubbio che l’ unico esemplare di questo genere che mutilato è giunto nelle mie mani, appartenga ad una nuova specie; sarebbe però impossibile di descriverlo regolarmente, per- chè è mancante di alcuni pezzi del peristoma e perciò non si può sapere la forma che può avere la sua apertura. Mi limiterò dunque a dire che è grande quanto l'A. aczcula, svelto ed allungato quanto VA. Liesvellei, ha una leggerissima ingrossatura callosa sulla convessità dell’ultimo anfratto, ma più superiormente posta e più obliterata che in quella. Le sue suture sono distintamente marginate, la columella è più sensibilmente arcuata che nell’acieula, ma troncata più in alto, non scendente sino alla base, nel genere cioè di quella della Liesvillei. L'apertura assai allungata. (1) Onde uniformarsi alle regole di Linneo il quale scrive: « Nominis spe- cifici vocabula non erunt composita, nominibus genericis similia » (Bourgui- gnat, Methodus conchyliologicus denominationis, pag. 65) sarà preferibile di chiamare questa specie Acicula hyalina, Bielz (Fauna Moll. Sicbenb. pag. 89, 1867, et Westerlund, Fauna Moll. terr, et fluv, Sveciae, Norveg. et Daniae, pag. 179, 1873). 164 FAUNA MALACOLOGICA 6. Fam. AURICULIDA. XVII. Genere CARYCHIUM,. Sebbene questo genere fosse creato da Miiller nel 1774, nel secondo volume dei Verm. Terr. et Fluv. Hist., pag. 125, ciò non ha impedito che le specie che naturalmente in esso dovevansi comprendere, fossero da molti naturalisti incluse ora nell’uno ora nell’ altro genere, talchè la confusione più completa regnava nella nomenclatura, soprattutto specifica. Per buona ventura della Malacologia, il signor Bourguignat (Aménités Malacologiques, vol. II, pag. 39, 1857) intraprese una monografia del genere Carvonmuw, ne studiò la sinonimia, asse- gnò ad ogni specie i suoi caratteri distintivi, indicò in parte almeno la distribuzione geografica, descrisse nuove specie, di- modochè ognuno può attualmente occuparsi di queste graziose piccole conchiglie con maggiore probabilità di riuscire a deter- minarle convenientemente (1). I CAryeHIvM sono dei piccolissimi molluschi che vivono sotto la borraccina e sotto le foglie cadute degli alberi, nei luoghi molto umidi, spesso quasi immersi nell’acqua, sopratutto quando questa invade le praterie senza sommergerle; stanno attaccati ai sassi, e quando in una località se ne è trovato uno è positivo che se ne rinverranno quanti se ne vuole. Moquin Tandon (Mist. Naturel. Moll. France, II, pag. 412) (1) Non parlo delle figure le quali in generale sembrano poco esattamente eseguite talchè non ho mai veduto un Carychium minimum, della forma rap- presentata dal summenzionato autore e nemmeno un C. tridentatum (specie che dovrebbe vivere in Toscana, nei dintorni di Firenze e nei detriti del- l'Arno) di cui non ho avuto la sorte fin qui di trovare un solo individuo che possa riferirsi alla voluta figura, sebbene il signor Bourguignat dichiari (loe. cit., pag. 120) che la conchiglia disegnata tav. 15, fig. 12, 13, è stata fatta da un esemplare dei contorni di Firenze. DELLA CALABRIA 165 fa osservare egli pure che questi molluschi cercano molto i luoghi umidi, ma non sono anfibi, e tanto meno acquatici; aggiungendo che respirano per mezzo di un sacco polmonare analogo a quello delle Sucernza. Questo autore dice che sono erbivori, e si nu- trono di detriti di materie vegetali. Il signor Bourguignat enumera quattordici specie che vivono nel sistema europeo, alle quali va aggiunto il mio Carychium Maria, delle provincie di Brescia e di Como. Secondo il medesimo autore (Malacologie Algérie, II, pag. 150) questo genere avrebbe pure dei rappresentanti nelle Indie, negli Stati Uniti e nelle isole del Capo Verde. 83. Carycniom minimum, Miller. Carycniom minimum, Miller, Verm. Terrest. et Fluv. Hist., II, pag. 125, n. 321 (1774). AURICULA MINIMA, Draparnaud, Tabl. Moll., pag. 54, num. 2 (1501). Carycmum minimum, Bourguignat, Amén. Malacol., II, pag. 41, tav. 10, fig. 15-16 (1857). — -- Adami, Cat. Moll., Catanzaro, pag. 16, n. 54. Nel sunnominato Catalogo del capitano Adami, questa specie vien citata come raccolta abbondante nei dintorni di Taverna vi- cino a rigagnoli e canali dei mulini sui legni e sulle foglie umide. Più raro a Cortale ed al mulino sul torrente Crocchia al piede della salita di Cervia. Questa specie sembra vivere pure in Sicilia, è almeno citata nel Catalogo delle conchiglie di quest'isola dal cav. Benoit (dr Bull. Soc. Malacol. Ital., 1875, pag. 154, n. 171), e sarebbe rappresentata (IU. Sist. Crit. Icon. Stc., tav. 6, fig. 80) del me- desimo autore. 24 166 FAUNA MALACOLOGICA T. Fam. SUCCINIDE. XVIII. Genere SUCCINEA. Draparnaud fin dal 1501 (Zableau des Mollusques, pag. 32) distinse e separò questi molluschi dalle HeLtx e BuLmous fra i quali Linneo e Bruguière li lasciavano confusi. Forse Klein (Meth. Ostracol. pag. 55, 1753) aveva avuto in mira di isolarli sotto il nome di NeRITostona, ma i suoi carat- teri sembrano così vaghi che gli autori non son giunti positi- vamente a decidere se sono applicabili a questo o ad altro ge- nere, quantunque non vabbia dubbio che la specie da esso citata come tipo sia la Succinea putris. Geoffroy fino dal 1767 avrebbe distinta questa forma chiaman- dola V Amphibie o VAmbrée denominazione che non potevasi adottare perchè, non conforme alle regole della nomenclatura scientifica. Del resto Moquin-Tandon (Mist. Nat. Moll. France, II, p. 55) scrive che questo genere ha ricevuto sette diversi nomi. Sfido dunque i malacologhi di non adottarne almeno uno! Il genere Succinea ha caratteri troppo distinti e suoi proprii perchè non fosse accettato all’ unanimità come lo è stato real- mente. Esso è sparso su tutta la superficie del globo. In Eu- ropa se ne contano dalle 25 alle 30 specie, secondo il catalogo al- tre volte citato del dott. Kobelt (1871), delle quali circa un terzo vivrebbero in Italia (1). Nei Matériaux pour servir à l’étude etc. (1878) ho indicate undici specie, nel qual numero non sono com- preso nè la /S. dedilis, Morelet, di Calabria, nè la S. #umeilis, Drouét, da me non conosciuta ma indicata da Stabile (Moll. Terr. du (1) Il signor Bourguignat (Descriptions des deux nouv. genres Alger, suivies ece.; pag. 21, n. 17) porta il numero della specie comprese nel si- stema europeo a quarantatre. DELLA CALABRIA 167 Piémont, pag. 27, tav. 1, fig. 4, 1864, S. oblonga, y humi- lis) per essere stata trovata nella valle della Varaita; Bros- sasco, 600 m., specie che tanto il signor Baudon (in Journal Conchyliologie, 1877, pag. 187) quanto il signor Bourguignat (Apergeu sur les esp. francaises du genre Succinea, pag. 31 n. 29, 1877) considerano come distinta. Le Succinei non sono anfibie; hanno bisogno di portarsi alla superficie dell’acqua per poter respirare; però nuotano perfetta- mente tenendosi arrovesciate a galla ed abitano generalmente i luoghi umidi, in vicinanza ai corsì d’acqua nelle praterie, ma so- prattutto sulle piante acquatiche esui giunchi. Si nascondono pure sotto i sassi e sì rinserrano nei tempi di siccità nella loro conchi- glia la cui apertura turano con un leggero epifragma. Sono erbi- vore, mangiano le piante o i loro steli più o meno coriacei a se- conda della conformazione della loro mascella. Questo genere è stato recentemente materia di un interessan- tissimo studio del signor Baudon (in Journal Conchyliologie, 1877, vol. 25, pag. 57). MI dispiace solo che questo distinto mala- cologo si sia limitato a trattare nella sua monografia esclusiva- mente delle specie che abitano la Francia. Al punto a cui son giunte attualmente le cognizioni malaco- logiche; con questa farragine di specie create a diritto e a ro- vescio in tutti i paesi d’ Europa; con questo caos di sinonimia, sarebbe desiderabile che vi fossero specialisti i quali si occupas- sero più particolarmente di un genere, che ne raccogliessero co- pioso materiale da ogni paese e che sopra vi facessero degli studii coscienziosi. In grazia appunto di questo sistema lo studio delle Faune locali diverrebbe meno arduo poichè si avrebbe per ogni e sin- golo genere una guida competente non solo, ma sì potrebbe an- cora con maggior sicurezza accertarsi della sinonimia, rico- noscere il merito e valore delle specie o varietà e stabilire le nuove. 7) 168 FAUNA MALACOLOGICA In una Fauna locale invero sono ben poche, relativamente, le specie di cui si ha da trattare; riesce dunque pressochè impos- sibile al malacologo di conoscerle ciascheduna a fondo e di possedere di ogni genere i tipi tutti che sarebbe necessario paragonare. Da questa cognizione incompleta e da questo materiale defi- ciente ne viene necessariamente, in spessissimi casì, la determi- nazione erronea delle specie la quale genera una confusione de- plorabile che ben difficilmente si potrebbe impedire. Invece se vi fossero specialisti a cui poter ricorrere nelle de- terminazioni incerte, se vi fossero delle monografie generiche ben elaborate, le Faune locali acquisterebbero un’ esattezza di determinazione che in breve renderebbe possibile l’ enumerazione sicura delle specie le quali sì trovano realmente nell’ una o nel- l’altra parte di Europa e si arriverebbe così a conoscere le co- muni ricchezze conchigliologiche. i Questo mio desiderio, che è il resultato di un vero bisogno che ogni giorno più generalmente si fa sentire, sembra sia stato compreso già da alcuni malacologhi. Infatti diversi generi hanno già una moderna e pressochè completa monografia, trat- tata da uomini competenti, la quale può servire di guida e di paragone ad ognuno. Ma quanti ancora, fra i più numerosi di specie ed interessanti di forme, ne mancano assolutamente e non si sa ove rivolgersi per studiarli! Credo dunque di formulare un voto che ridondi ad utilità ge- nerale, augurando che in breve possa formarsi una lega a que- sto scopo, e sono persuasa che il materiale accorrerà premuroso a chiunque annunziasse di esser deciso di dedicarsi allo studio speciale di qualunque siasi genere o famiglia. DELLA CALABRIA 169 84. Succinea DpEBILIS, Morelet. tav. VIII, fig. 5. SUccINEA DEBILIS, Morelet, Mss. in Mus. Cuming. E — Pfeiffer, Mon. Hel. viv., IV, pag. 811 (1859). _ -- Bourquignat, Malac. Algérie, I, pag. 65, tav. III, fig. 32, 33 (1864). — — Baudon, in Journ. Conchyl., XXV, pae. 177, tav. 9, fig. 4 (1877). Abita il fiume Angitola presso Pizzo ove il signor Caroti ne rinvenne alcuni pochi esemplari attaccati sulle piante acquatiche. Var. stagnalis, Gasstes. SUCCINEA STAGNALIS, Gasszes, Mal. Aquit. in Ball. Soc. Linn. Bord. XXVI, pag. 14 (1867). — peBILIS, Var. stagnalis, Baudon, in Journ. Conchyl., XXV, pag. 180, tav. 9, fig. 7 (1877). Abita il fiume Angitola presso Pizzo assieme al tipo; ne fu- rono raccolti due soli esemplari. Le Succinea sembrano assai rare in Calabria, perchè anche il capitano Adami scrive che ne venne raccolto un solo esemplare dal signor Stefanini ma disgraziatamente fu schiacciato talchè non potè determinarlo. Egli lo riportava dubitativamente alla S. angusta, J. Schmidt, appoggiandosi al fatto che il dott. Tiberi ne avrebbe ricevuti esemplari di Calabria, e che essa vive in Sicilia da dove è ci- tata anche dal cav. Benoit. Il medesimo pure osserva (Caza/. pag. 16) che le specie di questo genere devono esser molto rare perchè sfuggirono alle sue ripetute e minute indagini. 170 FAUNA MALACOLOGICA Ho comunicato esemplari del tipo e della varietà al sig. Clessin prima di azzardarmi a definitivamente denominare così i miei individui di Calabria ed egli me li ha rimandati approvando la mia determinazione. Questa specie non è marcata nei Maltriaux pour servir, ecc., perchè non avevo saputo ben nominarla e solo con miglior stu- dio e maggior tempo sono dipoi riuscita a dividerla dalla S. Pfeifferi, e S. elegans, Var. longiscata, alla quale in primo luogo l’ avevo identificata, distinguendo, nella mia collezione col nome di Var. rostrata, la forma che credevo poter riferire alla S. Pfeifferi. Il signor Bourguignat (Apergu sur les esp. frangaises du genre Succinea, pag. 16, n. 15, 1877) scrive che il dott. Baudon non ha fatto figurare nella sua monografia il tipo della Suecinea debilis, perchè quella indicata con tal nome, tav. 9, fig. 4, non cor- risponde alla descrizione data da Pfeiffer. Al tempo stesso egli di- mentica di dire come dovrebbesi chiamare questa forma non tipica. Osservo che gli esemplari della Calabria convengono benissimo alle figure citate, e più particolarmente si adattano a quelle della Malacolugie de V Algérie. Siccome credo che questa specie sia per la prima volta indicata nel numero di quelle che fanno parte della Fauna italiana, così ho creduto utile di farla figurare. PULMONOBRANCHIATA. 8. Fam. ANCYLIDEA. XIX:@Genere ANCAMIUS: Fino dal 1678 Lister, per il primo, scoprì la Patella Auvia- tilis,per la quale Geoffroy creò nel 1767 il genere Axcyrvs, che Miil- DELLA CALABRIA 171 ler adottò fino dal 1774, ma solo nel 1801 venne comunemente accettato, prima d’ogni altro da Draparnaud e dopo lui, sino ai nostri giorni, da tutti gli autori che hanno trattato di con: chiglio fluviali. Il signor Bourguignat ha fatti studii speciali sugli AxncyLus di cui diede una monografia nel Journal de Conchyl. IV, 1853, e quindi pubblicò un lavoro molto completo nei ,Spicilèges Malacol. pag. 139 e seguenti, 1862. Le conchiglie degli AncyLus hanno la forma di una piccola PatELLA sormontata da un apice minuto, il guscio è sottile, opaco o trasparente. L'animale è anfibio, e per esso Moquin-Tandon creò l'ordine dei Gasteropodi Anfibi ; il genere però viene com- preso fra i fluviali e diviso in due sezioni, AxcyLus (Ancylastrum, Moquin-Tandon e Bourguignat) e VELLETIA Gray. Il primo di cui l’animale è s22sfr0, comprende le specie che hanno l’apice della conchiglia più o meno inclinato a destra. Il secordo, il cui animale è destro, comprende le specie che hanno l’apice della conchiglia più o meno inclinato a s22- stra (1). Gli AncyLus si trovano nel corsi d’acqua pura e limpida ove vivono attaccati ai sassi, ai pezzi di legno ed agli steli delle piante acquatiche, preferiscono rimanere ove è una piccola ca- scata d’acqua, purchè questa sia ben chiara, e ne ho pur rac- colti aleune volte sugli scogli umidi continuamente ammollati da qualche gemitivo. Essi sono erbivori e si cibano volentieri di sostanze vegetali putrefatte. Il signor Bourguignat enumera trentacinque specie del sistema europeo fra le quali dice conoscerne dieci d’Italia. Su queste non trovo compreso l’Ancylus Dieckianus, Benoit di Sicilia, no- tato per la prima volta in Bw/let. Soc. Malac. Ital., 1875, n. 216, e che io non conosco. (1) BouRGUIGNAT, Spicilèges Malacologiques, pag. 145. 172 FAUNA MALACOLOGICA 85. AncyLus cIBBOSUs, Bourguignat. AvcyLus eIBposus, Bourguignat. In litteris (1852). — LacustRIs, £sso (1). Histoire Nat. Europ. Mérid. IV, pag. 94 (1826). — DEPERDITUS, Zuegler (non Desmarest, 1814). —_ SPINA ROSE, Schmidt mss. — — FLUVIATILIS, Morte//et, Coq. finv. terr. de Nice (1851). — ogLongus, Charpentier, in Litt. (1852). — @nsposus, £Lourguignat. Et. syn. Moll. Alpes mari- times, pag. 59, tav. 1, fig. 13-19 (1861). = — Bourguiguat. Spicil. Malac., p. 181 (1862). Abita il fiume di Palizzi sui sassi!* - Bagnara in un fosso d'irrigazione presso il Casino de Leo!- Fonte di Pazzano *. Esiste di questa specie nel fiume di Palizzi una varietà a co- lore più intenso, coll’apice eroso che ho tenuta distinta nella mia collezione. Esemplari promiscui delle diverse località già citate sono assai più grandi della figura nominata rappresentante la specie di grandezza naturale, altri invece sono a questa perfettamente identici. Io ero rimasta assai lungamente incerta sulla determinazione di questa conchiglia che ero tentata di riportare all’ A. Benoi- tianus, Bourguignat, Spicil. Malacol., pag. 180, perchè non avovo lA. Benottianus, che vive in Sicilia ed in Grecia, di più non avevo esatte figure dell’ A. g:bdosus, eccettuata una assai mediocre di Dupuy citata dallo stesso Bourguignat. Per buona ventura, non senza difficoltà, sono giunta a procu- rarmi un esemplare tipico di A. Benowzianus, che devo alla gen- tilezza del signor Benoit che me lo spedì col nome di 4. Tinet, (1) Non Patella lacustris, Linneo, nec Aneylus lacustris, Miiller, DELLA CALABRIA 175 Bivona, ma che è invece l'A. 7ne?, Benoit, come lo dice appunto Bourguignat, pag. 181, e sono pur giunta ad ottenere il lavoro di quest’ ultimo autore ove la specie è perfettamente figurata. Cosicchè tutti i miei dubbii sulla attuale determinazione di que- sta specie sono remossi. Suppongo che debbasi riferire all’ A. 92000sus, quello che il capitano Adami nel suo Catalogo, pag. 17, n. 58, ha chiamato A. fluviatilis, Linneo, var. pileolus, Férussac, e che dice abbondante in tutte le acque correnti di Calabria, tanto più che il Benoitiamus, è stato da Roth chiamato inesattamente A. pileolus, e riportato alla specie di Férussac dalla quale stando a Bourguignat è per- fettamente distinto. Io non m’incarico di definire simile questione che esce fuori del mio quadro. Mi limito a stabilire che lA. Benoitianus, è di- verso dall'A. 7rei, Bivona, di Sicilia e che ambedue sono di- stinti dall’ A. g:bbosus, aggiungendo che probabilmente 1A. pileolus, di Adami è sinonimo delia specie attuale. 9. Fam. LIMNAIDA. XX. Genere LIMNAA. Questa divisione generica venne creata da Bruguière nell’En- cycl. Method. (1791). Anteriormente le specie appartenenti a que- sto genere erano sparse e confuse nei generi HeLix, Buccinum e Burmus. Esso comprende delle conchiglie fluviali, destre, di forma al- lungata, alcune volte quasi turriculata, altre invece subglobulosa, a guscio sottile, trasparente, ad ultimo anfratto molto sviluppato (in alcune specie esso solo forma quasi tutta la conchiglia); columella provvista di una piega contorta, spesso coperte da un limo nerastro o verdastro. 25 174 FAUNA MALACOLOGICA Kiister ha pubblicato nella seconda edizione del Martini e Chemnitz, una monografia di questo genere, ed il dott. Kobelt nella continuazione dell’ /conographie di Rossmissler ha in parte completato, ultimamente, lo studio di alcune specie. Non cito che per semplice memoria, la così detta monografia pubblicata da Sowerby, nel vol. XVIII della Conch. Iconica di Reeve. Le LiunzA, vivono in compagnia dei PLANoRBIS, cioè nelle acque stagnanti, nei fossi poco profondi, come questi navigano arrovesciate sulla superficie dell’ acqua mentre la conchiglia che rimane per necessità sotto di loro, resta immersa; esse pure stri- sciano sui corpi solidi come gli altri gasteropodi, attaccandosi col piede e restando sospese alle pareti di un oggetto qualun- que. Infatti alcune volte si trovano appese alle pianti lacustri, sulle foglie e sugli steli, anche fuori dell’ acqua. Si cibano di erbe e di frutti acquatici; Moquin-Tandon dice di averne nutrite con dell’ insalata e del pane. Io ho delle Lim- nxA in alcuni piccoli aquarium, ove vivono da circa sel mesi ed ove crescono e sembrano in buonissime condizioni. Non ho mai am- ministrato a questi molluschi nessunissimo cibo, lo che mi fa sup- porre che si nutriscono sufficientemente con le foglie o gli steli delle piccole piante che sono in alcuni vasetti nei recipienti da loro abitati. Il signor Bourguignat enumera a settanta le specie del si- stema europeo. Ne ho fin qui catalogate dieci come appartenenti alla Fauna italiana, delle quali due sono state pur rinvenute in Calabria. Devesi però notare, come osservazione generale, che la Calabria è pochissimo atta allo sviluppo dei molluschi flu- viali, perchè attesa la sua configurazione geografica non vi sono fiumi a lungo corso e nemmeno stagni perenni nè laghi. DELLA CALABRIA 175 86. LimnzaA TRUncATULA, Miller. Buccinun truncatuLUM, Miller, Verm. Terr. et Fluv. Hist. II, pag. 130 n. 325 (1774). — FOSSARUM, Studer, Faunul. Helv. (1789). BULIMUS OBSCURUS, Poiret, Prodrom. (1801). LIMNNEUS MINUTUS, Draparnaud, Tabl. Moll., pag. 51 (1801). Limnza TRUNCATULA, = Moquin-Tandon, Hist. Moll. France II, pag. 473, n. 6, Tav. 34, fig. 21-24. (1855). Benott, Ill. Sist. Crit. Sic., tav. 7, fig. 9. Abita Pizzo alla Seggiola in un gemitivo d’ acqua *. - Mon- teleone presso il mulino Scotola*. - Sorgente sulla via fra Op- pido Vecchio e Santa Cristina *.- Fonte in un orto a Scilla! *. - Fiume di Palizzi! *.- Fontana di Pazzano!*. Il capitano Adami (Catalogo, pag. 17), dice pure questa spe- cie comune ovunque, sebbene poco abbondante. La citata figura di Benoit conviene egregiamente agli esemplari che sono stati raccolti; ma paragonandoli sia con quelle di Moquin-Tandon, sia colle altre di Rossmissler (Zconographie, tav. 2, fig. 57), sì scorge subito che gli individui di L. truncatula, della Calabria sono assal più piccoli. Mescolata colla forma più o meno tipica venne pur raccolta, solo a Pizzo, in un gemitivo d’acqua presso la Seggiola, una varietà che ha tutti i caratteri della Var. ventricosa, Moquin- Tandon (loc. cît., fig. 23) ne differisce però per dimensioni mi- nori quasi di metà. Gli individui della Calabria sono tutti a guscio pulito, 176 FAUNA MALACOLOGICA lustro e sub-trasparente, nè mai coperti di limo verdastro o nerastro. 87. LimnzA perEGRA, Miiller. tav. VIII, fig. 6 Buccinun PEREGRUM, Miller, Verm. Terr. et Fluv. Hist. II, pag. 130, n. 324 (1774). HELIX PUTRIS, Pennant, Brit. Zool. (1777). Buccinom mepIUuM, Studer, Faunul. Helv. (1789). LywxzA LImosa, Fleming (1828). Limneus PEREGER, Rossmdssler, Iconogr. I, pag. 97, tav. 2, fi (1835). Lina PEREGRA, Moquin-Tandon, Hist. Moll. France II, pag. 468, n. 4, tav. 54, fig. 18-16 (1855). n g. 54, Abita la fonte di Pazzano! *.-In una sorgente presso Favaz- zina, fra Bagnara e Scilla! *. Il capitano Adami (Catalogo, pag. 16) dice che questa specie è comune in tutte Ie acque correnti e che si trova pure nelle più considerevoli altezze della Sila (metri 1200) e del hosco di Mancuso. Paragonando gli esemplari della Calabria con quelli di Fran- cia e di Svezia, oppure con le figure di Rossmissler e di Mo- quin-Tandon ed anche con quella di Benoit (0. Sist. Ore. Ste., Tav. 7, fig. 10), trovo che essi sono assai più piccoli. Infatti l'individuo massimo raccolto a Pazzano non arriva a misurare 11 mill. di lunghezza sopra 6 scarsi di larghezza; e faccio 0s- servare che nella mia collezione ho distinta una forma 72707, a conchiglia più snella a spira più allungata, il cui più grande ipdividuo non oltrepassa gli 8 ‘/, mill. di lunghezza su 5 scarsi di larghezza. Eppure ambedue le località ove la specie è stata DELLA CALABRIA 177 raccolta non superano, anzi non giungono, ai 100 metri di al- tezza sul livello del mare. Questi fatti verrebbero dunque a distruggere o almeno a mo- dificare l’opinione espressa dal sullodato capitano Adami, il quale scrive di aver potuto in generale osservare che la conchiglia di questa specie è tanto più piccola e più fragile quanto maggior- mente aumenta l’elevazione del sito nel quale si rinviene. Fra gli esemplari raccolti ve ne hanno il cui bordo columel- lare è perfettamente diritto, privo cioè di quella specie di piega o torsione che generalmente si osserva nelle Limnxa; per tal carattere si assomigliano alla fig. 10 e. dell’opera già citata di Benoit, quantunque la forma dell’apertura sia meno dilatata di quello che la figura lo rappresenti. Tutti conoscono la Limnea peregra, e non possono esistere incertezze o dubbi sulla sua esatta denominazione. Devo però osservare che nessuna delle citate figure dà un'idea assai esatta della forma che si trova in Calabria, e per conseguenza ho cre- duto bene di farla figurare. XXI. Genere PLANORBIS. Venne istituito da Guettard nel 1756, essendo state incluse da Linneo nel genere HrLix le specie che vi si riferiscono. Di questo genere esiste una monografia di Kiister, nella IL" edizione del Martini e Chemnitz, Conchyl.- Cabinet; ed uno studio del dr. Westerlund, nel Malakozool.- Blitter, 1874-75, pag. 98 e seguenti. Non cito che per memoria, la pretesa mo- nografia di Sowerhy nel vol. XX, della Concologia Ieonica di Reeve, la quale è così inesatta ed incompleta da non potervi im- parare proprio nulla. I Praxorsis, come lo indica il loro nome, sono delle conchi- glie piane, rotonde, stiacciate, a spira non elevata al di sopra 178 FAUNA MALACOLOGICA degli anfratti, anzi, nella maggior parte delle specie, concava, immersa; ad ombelico più o meno allargato, ed in alcune nullo, ad ultimo giro fatto in guisa che presso l'apertura 1’ anfratto superiore sopravanza assai più che inferiormente, appunto come si osserva nelle HeLix. Parlando così io intendo supporre che il genere PLanoRBIS, abbia una conchiglia acchiocciolata a destra come lo ammettono in massima la maggior parte dei naturalisti. Non voglio però dimenticar di osservare che tal questione soste- nuta e combattuta a vicenda, non è però fin qui assolutamente risoluta, in un senso piuttosto che nell’altro. Anche nel vol. XXV, del Journ. de Conchyl. pag. 198 (1877) trovo un articolo del dott. Fischer, che milita in favore della sini- strorsità delle conchiglie dei PLanorBIs. Gli embrioni, egli dice, hanno una conchiglia spirale sinistra, gli adulti l’ hanno discoidea sinistra, e l’animale resta sempre sinistro! Il signor Morch qualche anno prima (1863) aveva pubblicato nello stesso periodico, vol. XI, pag. 235, un articolo intitolato « Le genre PLaxoRBis est-il dextre ? » la cui conclusione è identica a quella del dott. Fischer. Il signor Piré invece, ha stampato nel 1871 una notizia sul P. complanatus, forma scalare, raccolto in numerosissimi esem- plari in una pozza d’acqua del diametro di una sessantina di metri, al più, nei dintorni di Bruxelles, i quali hanno tutti la spira acchiocciolata a diritta, siccome si vede dalle due tavole unite a questo opuscolo, sulle quali sono figurate 42 forme di- verse di tale anomalia. Perciò egli conclude che questa scoperta è prova irrecusabile che i PLANORBIS sono destri. Non nego che questo fatto manchi di grande interesse scien- tifico, non trovo però che con esso si arrivi a definire rigorosa- mente la questione: giacchè vorrei domandare se l’ aver trovato una sola specie in una località unica, a spirale irrecusabil- mente destra, implichi la necessità che tutti i PLanoRBIS debbano DELLA CALABRIA 179 essere considerati destri. Mi sembra sarebbe presso a poco lo stesso come argomentare che avendo egli raccolti in questa pozza tal abbondanza di PLanoRBis di forma scalare, tutti i PLANORBIS dovessero essere scalari! O non potrebbesi ammettere la possibilità, che in quella ri- stretta pozza, appunto per eccesso di anomalia, tutti i PLANORBIS fossero ad un tempo destri e scalari ? Del resto il signor Moòrch di Copenaghen, trovò pure un P. um- bilicatus, di forma scalare, che gli ispirò l’articolo di cui ho sopra parlato. Esso però aveva l’acchiocciolatura a sinistra! Mi sembra dunque che le conclusioni che si potrebbero trarre da questi fatti fra loro in assoluta opposizione, debbano avere il solo resultato logico di distruggersi le une in forza delle altre. Non ho certamente la pretensione di risolvere quest’ antichissima con- troversia e non m’ incarico nemmeno di discuterla. Dirò solo che oltre il valore dei ragionamenti esposti dal dott. Fischer, sembre- rebbe a me pure più naturale il considerare quale ombelico la parte più concava della conchiglia e per spira quella che lo è meno, e l’ammettere per conseguenza in massima, che i PLA- NORBIS sono piuttosto sinistrorsi che destrorsi, ma mi limito solo a prender nota di questi diversi apprezzamenti e di queste opposte opinioni, senza trarne veruna decisione definitiva. I PLANoRBIS vivono nei fossi, nelle pozze d’acqua, nelle vasche, nelle acque ferme e stagnanti; spesso vengono a galla e nuotano tenendo il loro corpo arrovesciato sulla superficie dell’acqua, con la conchiglia immersa sotto di loro. Gli animali hanno dei lunghi tentacoli, ho osservato in una specie raccolta nei dintorni di Firenze, P. carinatus, Miller, varietà, che questi mentre alla luce del giorno appaiono di color giallastro arancione, di sera col lume, sembrano di corallo rosa più o meno colorito. Il loro cibo sì compone di sostanze vegetali (Moquin-Tandon). 180 FAUNA MALACOLOGICA Il signor Bourguignat scrive di conoscerne pressochè 150 spe- cie, delle quali, credo, circa 25 si possano calcolare come viventi anche in Italia. In Calabria sembra fin qui che ne sieno state rinvenute due sole specie. Tropipiscus, Stern. 88. Pranxorsis umpiLIcaTUs. Miller. PLanorBIs umBILIcATtUs, Miller, Verm. Terr. II, pag. 160 (1774) Var. subangulatus, Philippi. PLanorBIs susaneuLATUS, Philippi, En. Moll. Sic. II, pag. 119, tav. 21, fig. 6 (1544). = — Bourguignat, Malacol. Algérie, II, p. 153, tav. 9, fig. 27-30 (1564). _ umBILICATUS, 7 sudangulatus, Westerl. in Malakozool. Blit. 1874-1875, pag. 103. Il tipo di questa specie non è stato rinvenuto in Calabria, la varietà è stata raccolta nel fiume Angitola presso Pizzo, ove bensì non sembra comune perchè ne furono trovati soli otto indi- vidui. È invece frequente nei dintorni di Palermo (Philip. loc. cit.). Non è indicato dal capitano Adami nel suo già nominato Catalogo. Preferisco considerare questa forma come varietà del P. wm- bilicatus, piuttosto che separarla come specie distinta perchè 1 suoi caratteri non mi sembrano assai salienti per meritare una assoluta autonomia. È pur vero che non ho avuto, fin qui, a DELLA CALABRIA 181 mia disposizione numerosi esemplari e che perciò non sono in grado di definire se questi caratteri, quantunque lievi, sieno però costanti, ovvero se sì verificano del passaggi e delle mo- dificazioni di forma, dall’ una all’ altra. (HIRAULUS, Agassi. 39. PLANORBIS GLABER, Jeffreys. PLANORBIS GLABER, Je/freys, Trans. Linn. Soc. XVI, pag. 387 (1850). — Levis, Alder, Trans. Nat. Hist. Soc. Northumb. II, pag. 557 (1850). — — Moquin-Tandon, Hist. Moll. France, II, pa- gine 442, tav. 32, fig. 20-25. — — Rossmiisler, Icon. XVIII, pag. 133, tav. 88, fig. 964 (1859). GLABER, Adami, Cat. Moll. Prov. Catanzaro, pag. 17, Mico (500): Il capitano Adami scrive di aver raccolto in diverse località, dintorni di Taverna, Carlopoli, Conflenti e Case nuove, questa specie che è difficile a trovarsi attesa la sua piccolezza. Vive, secondo questo naturalista, sotto i sassi semisommersi, nelle acque stagnanti e pantanose, vicino a rigagnoli e canali. Non venne trovata dai signori Cavanna e Caroti, che non esplorarono punto le sunnominate località. Non ho veduto individui di questa specie stati raccolti in Ca- labria, lascio per conseguenza tutta la responsabilità di deter- minazione al capitano Adami. 96 182 FAUNA MALACOLOGICA La sua presenza in Calabria sarebbe però assai naturale, dap- poichè il dott. Westerlund in un suo recente studio sulle specie del genere (Malakozool. Blitter, 1874-75, pag. 114) la indica di Dalmazia, Corsica e Sicilia. Secondo il medesimo autore alla sinonimia di questa specie dovrebbesi pure aggiungere il nome di Gyraulus regularis, imposto da Hartmann (1844) e quello di P. eupaecola, assegnato da V. Gallenstein (1852). GASTEROPODA OPERCULATA. PULMONACEA 10. Fam. CYCLOSTOMIDA. XXII. Genere CYCLOSTOMA. Sembra, in vero, assai difficile definire il perchè così comu- nemente sia stato adottato tal nome per designare un genere che fa parte dell’ Ordine dei Polmonati Operculati. Imperocchè Lamarck lo aveva anteriormente usato per una specie marina che chiamò quindi Scanaria, e in seguito per altra specie pur marina che poi nominò DELPHINULA. Studer aveva fino dal 1789 impiegato il nome di PomatIAS che venne adottato per distinguere un altro genere affine. E Draparnaud, che è considerato come il creatore del genere Crerostoma, Tabl. Moll. 1801, vi mescolava e confondeva anche le specie operculate fluviali che successivamente sono state ri- partite nei generi Parupina e BrTHINIA. 1384 FAUNA MALACOLOGICA Comunque sia dappoichè questo nome generico è così univer- salmente adottato e l’uso e l'abitudine gli hanno impressa la loro consacrazione, io non intendo punto oppormici; ho solo vo- luto con tali osservazioni rammentarne la storia retrospettiva in poche parole e la chiuderò col dire che Pfeiffer nella sua Monographia Pneumonopomorum, non ha mai accettato il genere di Draparnand, al quale ha sostituito quello di CycLo sroxus, Montfort, quantunque porti la data del 1S10. Il genere (ycLosroma anche nel suo stretto senso, comprende molte specie esotiche; poche sono le europee, ed una sola sì raccoglie in Calabria ove trovasi comunissima ovunque. Le CycLosroxa si rinvengono sotto le siepi, fra i sassi, fra le foglie secche ai piedi dei muri, nelle fessure di questi, fra l’ellera e la borraccina, e abbondano soprattutto nei terreni calcarei. 90. CyroLostoma ELEGANS, Miller. NERITA ELEGANS, Miller, Verm. Ter. II, p. 177 n. 363 (1774). TURBO TUMIDUS, Pennant, Brit. Zool. (1777). | — STRIATUS, Da Costa, Test. Brit. (1778). PomatiAS ELEGANS, —Studer, Faun. Helv. (1789). TURBO REFLEXUS, Olivi, Zool. Adriat. (1792). Cyorosroma ELEGANS, Draparnaud, Tabl. Moll. pag. 38 (1801). CrcLostomus — Montfort, Coneh. Syst. (1810). CrcLostoMA = — Rossmiissler, Icon. 1, pag. 90, tav. II fig. 44. (1835) Abita ovunque abbondantissima. Cavanna. - Caroti. Il capitano Adami, Catalogo, pag. 19, dice il medesimo, ag- giungendo che in Calabria ha forme maggiori che nell’ Italia del Nord; e minori assai, osservo io, che nell'Italia centrale. DELLA CALABRIA 185 Ho distinte nella mia collezione alcune diversità di colore che ho chiamate: a. luteulum ; b. violaceum; c. griseum, Questa tinta sembra la meno diffusa. Per tipo ho adottato il colore che si rinviene più frequente- mente e che è un complesso di giallo sporco o cenerino, con fit- tissime macchioline disposte in serie trasversa, allungate e che formano dall’ alto al basso dell’anfratto come una rete radiante. L’operculo di tal specie è posto all’orifizio della conchiglia, non è immerso, ha quattro a cinque giri di spira, è leggermente striato dal centro verso la circonferenza, ed è perfettamente piano di sopra. XXIII. Genere POMATIAS, Studer. Venne creato da Studer (7 Core Travels in Switzerland) fino dal 1789, prendendo per tipo la Cyelostoma maculata, Dra- parnaud, separando perciò dal genere CycLostoma una forma i cul caratteri principali sono i seguenti: Operculo cartilaginoso, invece di calcareo, sottile, a nucleo centrale; conchiglia turriculata o conico-turrita, non ventrosa, striata o costata nel senso longitudinale; peristoma più o meno ripiegato, semplice o duplicato, generalmente auriculato ; limbo interno continuo o pressochè continuo. Il signor Bourguignat nel suo recente lavoro (Description de deux nouveaux genres Algeriens, ecc., pag. 37) dice cono- scere ottantasei specie vive di questo genere, ripartite fra l’Eu- ropa, il nord dell’Africa e l'Asia occidentale. Mi sembra che le specie sin qui segnalate in Italia si pos- 186 FAUNA MALACOLOGICA sono valutare a circa 35, ma è probabile che questo numero non rappresenti che una parte incompleta delle varietà delle nostre forme; mentre d’altro lato è egualmente possibile che alcune specie dovranno scender di grado, divenire cioè semplici varietà di altre, quando avremo più numerosi gli esemplari di località prossime fra loro, e si vedranno e possederanno gli anelli di congiunzione che formano passaggio, modificandosi, dall'una al- V altra. I Pomatias abitano generalmente sulle rupi calcaree, attaccati al massi e sfidando impavidi i raggi del sole. Bensì non tutti hanno eguali abitudini, giacchè alcuni di Ioro preferiscono le rupi ombrose, ed altri si nascondono fra i sassi. Molti di essi abitano i luoghi assai elevati; altri, in Sicilia per esempio, si trovano in prossimità del mare o al livello di esso, come il P. Dionysi. Laddove si seuopre un individuo, si può esser certi che da presso ve ne saranno molti altri, perchè i PowatIas vivono in colonie numerosissime in una località, e gli esemplari sì trovano vicini gli uni agli altri. 91. Pomatias WesrerLUNDI, Paulucci. n. sp. tav. IX, fig. 3. Pomatias WesTERLUNDI, Paulucci. In Bull. Soc. Malacol. Ital. Vol. V, (febbr. 1879) pag. 20, n. 10. Testa imperforata, conica, lutescenti-albida, seriatim pallide rufo-maculata, nitidula, supra medium sat distanter regulariter costata, costis strictis, vix obliquis, leviter flexuosis, in anfractu ultimo sat irregularibus et minus distinetis; anfract. nove, conve- xiusculi, ultimus basi leviter angulatus, ad aperturam supra et DELLA CALABRIA 157 infra breviter sed forte dilatatus, lineis pluribus (6-8) parallelis sicut internis extus conspicuis circumcirca spiraliter praeditus ; apertura truncatulo-rotundata, superne perobtuse angulata; peri- stoma sub-duplex, callo tenui subcontinuum, externum tenue, fragile, sat latum, patulum vel subreflexum, superne breve auri- culatum, margine columellari superne in auriculum triangulare productum, margine umbilicali deflexo, in laminam callosam la- tam regioni umblilicali affixam revoluta. Diam. 4, Long. 11-11 !/, mill. Conchiglia non perforata, di forma conica, giallo-biancastra, ornata di piccole macchiette rossigne disposte in serie trasverse una delle quali contigua alla sutura; i giri superiori, eccettuato il primo, che è liscio e trasparente, sono costulati molto forte e le costoline sono fra loro ben staccate ed un poco oblique, sul settimo e ottavo anfratto la scultura è meno marcata, le costo- line sono più fitte, ma meno acute, più rotonde, meno unite, nell’ ultimo, in prossimità dell’apertura svaniscono quasi, ma se ne scorgono delle sottilissime, nel senso della spira, che le in- crocicchiano; apertura ovata, superiormente alquanto angulata; peristoma pressochè doppio, collegato o riunito da un leggero callo columellare, la regione dell’ombelico ricoperta da uno strato aderente calloso. Fu raccolto sui monti Stella e Consolino nascosto sotto delle macerie di sassi staccatisi dai massi calcarei che formano tale montagna. Caroti. Cavanna. Ho dedicata questa specie al dott. A. Westerlund che con tanta gentilezza e compiacenza mi ha aiutata nello studio di tutte le mie specie terrestri, e dei Powarias particolarmente e che così generosamente mi ha forniti o comunicati tipi di pa- ragone e sovente mi ha guidata nella determinazione delle spe- cie dubbie che avevo a studiare. 188 FAUNA MALACOLOGICA 92. Pomatias Apam, Paulucci. n. sp. tav. VIII fig. 7, e tav. IX fig. 1,2. PowariAs scaLarInus, Adami (non Villa) Cat. Moll. Catanzaro, in Att. Soc. Veneto-Trentina Se. Nat. vol. 2, fase. 1. (1873) _ i 1 . Paulucci, Matériaux pour servir è l’étude de la Faune Malac. de l’Italie, pag. 45, n. 99 (1878). -- ADAMIT, Paulucci, In Bull. Soc. Malacol. Ital. vol. V, (febbr.-1879) pag. 17, 0.07 Testa imperforata turrito-conica, cornea, ad aperturam albida maculis pallidis hepaticis fasciam duplicem (in anfract. ult. tri- plicem) subefformantibus ornata, supra medium sat distantibus, medio regulariter costulata, in anfractu ultimo usque ad apertu- ram se@pius confertim striata, costulis et striis cinereis, parum obliquis; anfract. 8-9, convexi, ultimus teres, paullo major, paul- lisper ascendens; apertura paullo obliqua, rotundata; peristoma simplex (raro obsolete bilabiatum), patulum, album, in pariete plerumque continuum, margine columellari subauriculato, umbi- licali deflexo; Diam to one 708, Tel Habitat in monte Stella et Tirioli. Var. rudis, Paulucci. tav. IX fig. 2. Differt a typo, testa nitida, sat translucida, lutescente ; costu- lis distantioribus, argutis, in anfractibus supremis lamelliferis. Habitat in monte Tirioli in Calabria. DELLA CALABRIA 189 Var. gilva, Paulucci. Differt a typo, testa violascenti-grisca, fere opaca, costis va- lidioribus, sat distantibus, in duobus ultimis anfract. parum obsoletis. Habitat cum preecedente. Conchiglia priva di ombelico, di forma turrito-conica, corneo- rossiccia pressochè unicolore nei primi 6 o 7 giri, ornata negli ultimi di macchioline più scure, formate da dei punti staccati assai incerti e radi; sull'ultimo giro se ne scorgono tre serie; coperta di strie più grosse e meno approssimate negli anfratti “superiori, più fitte e più sottili principalmente nell'ultimo, piut- tosto oblique, cineree; anfratti 8-9, convessi, l’ultimo un poco più largo e rotondo; apertura leggermente obliqua, arrotondata ; peristoma semplice, rare volte debolmente bilabiato, aperto, steso, bianco giallognolo, per lo più continuo; il margine columellare provvisto di un piccolo bordo allargato, 1’ ombilicale ripiegato. La Var. rudis, differisce per costoline più forti, più distanti, lamellose negli anfratti superiori, ma rade su tutta la superfice anche degli ultimi; per non esser come il tipo opaca, ma anzi Incida e brillante, di colore più giallognolo; per gli altri caratteri è identica a quello. i La Var. gilva, differisce non solo per il suo color bigio vio- laceo, ma anche per le sue costoline ben distanti sebben poco ri- levate, particolarmente nei due ultimi anfratti, molto unite, bian- castre; il che dà alla conchiglia un’ apparenza opaca. - Questa specie venne per la prima volta raccolta dal cap. Adami sul monte di Tiriolo, quindi dal signor Caroti sul monte Stella attaccata alle rupi ove vive in famiglie numerose ed assai fre- quenti. In questa ultima località non fu scoperta che la forma sulla quale ho descritto il mio tipo. Solo ultimamente, avendomi 27 190 FAUNA MALACOLOGICA il signor Clessin comunicati esemplari provenienti da Tiriolo e che egli aveva avuti dai capitani Adaini e Stefanini, ho notato queste due varietà distinte di cui aggiungo la descrizione. È in- teressante che io faccia osservare che indubitatamente apparten- gono e sì collegano al P. Adami, giacchè fra questi individui ne ho trovati due che servono di passaggio tra il tipo e la var. rudis, che hanno cioè sugli anfratti superiori la scultura della var. rudis, sui due ultimi quella del tipo (1). Inoltre i caratteri principali di queste due forme non permettono di dubitare della loro stretta affinità. Come lo spiega il capitano Adami, loc. cit. egli aveva da primo riferito questa forma al P. striolatus, Porro; quindi allo scalari- nus, Villa, sebbene, egli scrive, avendolo comunicato a questi naturalisti anzichè riconoscervi il loro scalar:nus, lo crederono una forma del P. maculatus, Draparnand, (P. septemspiralis, Razoumowsky). (Questa specie dovrebbe forse esser riferita, in parte almeno, al Pomarias che nel primo volume dell’ Enum. Moll. Sicil., pag. 144, Philippi chiama C. turriculatum, Menke, e che dipoi nel secondo volume, pag. 119, riunisce alla C. striolatum, Porro, specie che probabilmente non abita la Calabria, e ove sin qui almeno, non è a mia cognizione che sia stata trovata; infatti la diagnosi contenuta nel primo volume, sebbene assai concisa, po- trebbe adattarvisi; inoltre nel secondo volume Philippi indica di averla anche raccolta sul Monte di Tiriolo. Solamente mi sembra potere indubitatamente stabilire che sotto l’uno o l’altro nome questo autore comprendeva più di una specie, e d’altronde il nome di P. turriculatum, non potrebbe in verun modo essere accettato, poichè secondo Pfeiffer (Monog. Pneumonop. 1, pag. 300 e 301)il P.turriculatum, Menke, sarebbe sulla unita tav, IX, fig. 1. DELLA CALABRIA 191 Anche qui sono costretta ad aprire una parentesi per fare os- servare che il P. patulus, Draparnaud, che vive nella Fran- cia mediterranea, e sì rinviene pure nel Nizzardo (1) non è la specie che Pfeiffer chiama con questo nome. Quanto poi alla riunione del Pomarias di Calabria con lo scalarinus, che nei Matérianx avevo creduta possibile dietro al paragone di esemplari comprati con tal nome dai fratelli Villa e come provenienti di Dalmazia, ho dovuto modificare il mio giudizio in proposito dacchè il dott. Westerlund mi ha inviati esemplari esattamente determinati del P. scalarinus, della Dal- mazia. Mi sono per conseguenza decisa a pubblicare questa specie con un nuovo nome, dedicandola al capitano Adami che ne è stato il primo scopritore sino dall’anno 1872 e a cui io sono debitrice di tante belle specie dell’ Italia settentrionale, come della comunicazione di diverse di quelle da lui raccolte in Cala- bria; con ciò intendo offrirgli un attestato della mia gratitudine e della mia considerazione. Il dott. Westerlund in una sua lettera paragona ed avvicina il P. Adamu, al P. elegantissimus (2) delle Alpi Apuane. In- fatti queste due forme hanno tra loro alcune analogie, di colore soprattutto; però il P. Adami, si distingue dall’altro, per avere le strie più forti, più nette, più distanti, per avere gli anfratti più piani, meno rigonfii, per avere una forma generale più turrita, le strie più cenerine, quasi argentate, per la sua apertura più ton- deggiante meno superiormente angolata, per il suo peristoma meno ripiegato all'infuori sebbene un poco più largo e più solido, infine per il callo che lo riunisce che è più grosso e più sporgente. Ambedue le sopra descritte varietà si allontanano viepiù dal P. elegantissimus, in causa della loro scultura più marcata, più (1) Leachia lineolata, Risso, Hist. Nat. des prine. product. de l’Europ. mérid., pag. 103, n. 241, teste Bourg. Etud. Synon. moli. Alp. maritim. pag. 66 (1861). (2) PAULUCCI, in Bullet. Soc. Malac. Ital., vol. 5, pag. 14, n. 2 (feb- braio 1879). 192 FAUNA MALACOLOGICA grossolana, dimodochè invece di servire di anello di congiunzione dall’ una all’ altra, servono piuttosto a far maggiormente spic- care la tendenza a caratteri che anche più decisamente dimo- strano esser esse ben distinte. XXIV. Genere ACME. Questo genere venne creato da Hartmann (in Sturm. Fauna VI, H. 5, pag. 37, 1821) che preferì sostituirlo definitivamente al generi AcicuLa, e Acmra, da lui anteriormente, ma quasi si- multaneamente impiegati (giacchè tutti portano la data del 1821) per designare e distinguere una piccola specie stata primieramente raccolta in Inghilterra, avanti al 1784, e alla quale riconosceva tali caratteri da impedirgli di riuscire a riunirla a veruno dei generi già esistenti. Valendosi così del diritto che ha ogni autore di cambiare e dar la preferenza all’ uno o all’altro dei nomi da lui imposti, quando nessun’ altro nelle sue opere si sia servito del primo. Questo genere accettato col nome di Acme da tutti i mala- cologhi, fa parte della famiglia delle Cycelostomidee. Devesi al dott. Paladilhe (1) una interessante ed accurata monografia di questo genere, dalla quale ho attinto la maggior parte delle no- tizie qui incluse ed ove ho studiata la molto intricata sinonimia di aleuna delle specie che ne fanno parte. Le Acme, sono dei piccolissimi molluschi operculati ; la loro conchiglia è subcilindrica, ottusa all’ apice, provvista di sottile epiderme, a guscio di color d’ambra, più o meno scura, lustra, lucente, alcune volte liscia, altre marcata da linee incavate lon- gitudinali e parallele, altre infine regolarmente costulata, ad apertura subellittica, qualche volta leggermente sinuosa all’ in- serzione del bordo esterno che è circondato da un peristoma as- (1) Nouvelles miscellantes malacologiques, pag. 65 e seguenti (1869), DELLA CALABRIA 193 sal ingrossato, ottuso, quasi continuo, e alcune volte contornato esternamente da una ingrossatura sporgente; bordi quasi paral- leli riuniti da una callosità sottile. Le Acwe, abitano i Inoghi freschi ed umidi sotto la borrac- cina, fra le radiche delle piante, sotto le pietre, nei boschi. Allo stato vivo non sono mai state raccolte che nell’ inverno o al principio della primavera. Durante l’estate si nascondono sotto la terra in ripostigli profondi dove riesce pressochè impossibile scuoprirle (Dupuy). Secondo il dott. Paladilhe le specie sin qui conosciute si li- mitano a 12 (1), tutte appartenenti al sistema europeo. L'A. lineata, è quella che sembra ocenpare la maggiore esten- sione geografica dal settentrione al mezzogiorno, essa abita anche l’Italia ma sin qui credo non sia citata che di Lombardia. Le A. polita, Bamatica, spectabilis, trigonostoma, è @dogyra, appartengono all’ Europa centrale. Le A. Moutoni, e Dupuyi, sembrano speciali alla Francia. Le A. Letourneuxri, e Lallemanti, sono d’Algeria, quest’ultima però è stata pur raccolta nella penisola ispanica. Finalmente le A. Benoiti, e subdiaphana, appartengono alla Fauna della Sicilia. Ho voluto dettagliatamente ripetere tutte queste interessanti indicazioni del chiarissimo malacologo francese, pensando che potranno essere di molta utilità per quei miei connazionali che non possiedono il suo lavoro. A queste dodici summenzionate specie conviene aggiungerne un’altra PA. cryptomena, de Folin et Berillion, che ignoro se sia ancora stata descritta, ma della quale ho alcuni pochi indi- vidui stati ultimamente raccolti a Pau (Bassi Pirenei) che mi furono determinati dal signor P. Fagot. (1) Il signor BOURGUIGNAT ( Descript. de deux nouv. 9g. Algéeriens, suivies ete., pag. 38) conferma questo numero, sebbene il suo lavoro sia posteriore al- l'altro di otto anni cioè del 1877. 194 FAUNA MALACOLOGICA Siccome le Acme sono molto piccole, del color della terra e si trovano isolate e rade, è dunque naturale che se ne conoscano così poche, che i malacologhi non se ne siano quasi occupati fin qui, e questo spiega pure che siano così scarsi ed incerti i rag- guagli sulla loro esistenza e distribuzione in Italia. Io non co- nosco attualmente che 1A. Zaneata, del Comasco e 1A. Benoiti, di Sicilia da me erroneamente riportata (1) alla A. Zineata, col qual nome l’ avevo ricevuta dal cav. Benoit, ma che in seguito mi- nutamente osservata, con buona lente, ho riconosciuta presen- tare leggeri caratteri distintivi. Il capitano Adami cita VA. polita, di Calabria. Il dott. Gen- tiluomo VA. Stmoniana, Charpentier, come stata raccolta in un unico esemplare dal signor Pecchioli fra i detriti all’ Isolotto in faccia alle Cascine di Firenze; quest’ultima specie però ammesso anche fosse stata ben determinata, di che mi permetto dubitare, non sarebbe un Acwe ma una MoiTESsERIA. Finalmente il professor Issel (App. Cata/. Moll. Pisa, pag. 15, 1872) cita pure un singolo esemplare di A. polta, stato raccolto nelle posature del Gombo presso Pisa dal signor Uzielli e che venne determinato dietro la monografia del dott. Paladilhe. Ecco quanto so fino ad oggi di positivo riguardo alle specie di questo genere state raccolte in Italia. È ben poco, in vero, ma non credo che in generale se ne sappia molto di più. Fino ad ora nelle mie frequenti minuziose e ripetute ricerche effettuate in diverse località della Toscana, anche nei detriti dei fiumi e sui prati non ho mai avuta la fortuna di trovare nemmeno una di queste piccole conchiglie. (1) Materiaua pow servir à la Faune malacol. de V Italie, pag. 44, nota 93, 1878. DELLA CALABRIA 195 93. Acme pPoritA, Hartmann. PUPULA ACICULARIS POLITA, Hartm. Erd-u-susw. Cat. pag. 5, Tav. II (1840). CARYCHIUM LINEATUM, C. Pfeiffer (1) (1821). — — Rosmiissler. Icon. V, VI, pag. 54 (tav. 28, fig.408, Acme lineata)(1837). ACICULA POLITA, Pfeiffer, Mon. Pneumon. viv. I. pag. 5, n. 2 (1852). AME — Palad. Nouv. Miscel. Malac. III" fa- scie. pag. 74. (1869). 2 - Adami, Catal. Moll. Prov. Catanz. pag. 18, n. 59 (1873). Abita ai piedi delle rovine del monte di Tiriolo ove venne rin- venuta una spoglia perfettamente conservata (Adami). Lascio al capitano Adami la responsabilità di questa deter- minazione, che può esser esatta, ma anche erronea, e la specie in proposito potrebbe invece doversi riferire alla A. subdiaphana, Bivona, secondo almeno l’ osservazione del dott. Paladilhe, il quale serive che questa rimpiazza nei paesi meridionali l'A. po- lita del settentrione. (1) Non Férussac, nec Draparnaud. 196 FAUNA MALACOLOGICA BRANCHIATA 11. Fam. PALUDINIDE XXV. Genere BYTHINIA. Questa divisione generica venne creata da Gray col nome di Bi- THINIA (Nat. arrang. Moll. in med. repos. XV, pag. 239, 1821), senza però esser accompagnata da nna descrizione caratteristica. Nel 1826 Risso (ist. Nat. des princip. product. de l'Europe méridionale, 4, pag. 100, 1826) impiegò il vocabolo BirHyNIA per indicare questo stesso genere di molluschi; quindi questo nome venne corretto da Stein (Schneck. Berl. pag. 95, 1850) in Brmunia, che secondo Moquin-Tandon è quello che deve essere adottato, stando all’ etimologia. Le Byrninia anche negli ultimi anni erano confuse da diversi autori col nome di PaLupina; al- tri invece hanno creato ed adottato una numerosa serie di nomi generici per distinguere le diverse forme, e i molteplici carat- teri di questi abitanti dei nostri fiumi, laghi e fossi il cui anì- male è provvisto di branchie, e la conchiglia di operculo. Coi moderni autori io limito il genere Bruni alle forme la cui conchiglia è ventricosa, più o meno allungata, e sempre munita di un operculo a nucleo subcentrale, circondato da strie concentriche, ciò che risponde alle Elona di Moquin-Tandon, (Hist. Naturel. Moll. France, IL, pag. 516). Le Brrunia sono degli animali ovipari, a corpo allungato, ornati di tentacoli cilindrici, acuti, la cui conchiglia è spesso coperta di una crosta o limo ferrugineo, alcune volte nero, e ver- dastro aleune altre. DELLA CALABRIA 197 Vivono nei corsi d’ acqua tranquilli, nelle vasche, nei ruscelli, nei fossi, aderenti ai sassi ovvero alle foglie ed agli steli delle piante acquatiche; in Calabria non è stato trovato che una sola specie rappresentante questo genere. 94. Byrumia LeACcHI, Sheppard. PALUDINA vENTRICOSA, Gray, Nat. Arrang. Moll. in Med. repos., XV, pag. 239 (1821) (sine diagn.) TurBo LEACHI, Sheppard, Descr. Brith. Shells, in Trans. Linn. XIV, pag. 152 (1823). ByrTHINIA — Forbes et Hanley, A Hist. of Brit. Moll. EVatav. 0307, 3 Var. Italica, Paulucci. tav. IX, fig. 5. Testa multo major, solidiuscula; anfranct. supra planulatis, ultimo magis ventricoso. Solo la Var. Italica, è stata rinvenuta in Calabria, rappre- sentata da due esemplari raccolti dal signor Caroti nel fiume Angitola presso Pizzo; sono di mediocri dimensioni, poco più grandi del tipo d’ Inghilterra, quale è indicato da una linea nel- l’opera sunnominata, ma di quello assai più ottusi, meno ele- gantemente svelti e slanciati. Però questi indubitatamente si collegano ad una forma che si trova comune nei contorni di Firenze e che come ho già indi- cato si distingue dalla B. Leachi, tipica, per esser molto più grande, più solida, e per avere i giri superiormente molto pia- neggianti, 1’ ultimo de’ quali notevolmente più ventricoso e ri- gonfio. Si raccoglie coperta da un limo nerastro, ma ripulita e 28 Ù 198 FAUNA MALACOLOGICA spazzolata si trova che la conchiglia è di un bel color d’ ambra trasparente. I miei più grandi esemplari gli ho raccolti presso il Fosso Macinante lungo la via ferrata Livornese, in un fosso senza nome particolare vicino alla fabbrica dei tabacchi, sulle piante acquatiche ove è comunissima; misura 10-11 mill. di lun- ghezza e 7 di diametro. Quelli di Calabria invece, identici per forma e proporzione ad individui trovati nei dintorni di Castello e di Sesto, anche presso Firenze, misurano 6 ‘/, mill. di lunghezza e 4 di diametro. Io ho fin qui la B. Leachi, var. Italica, di due località presso Firenze; dei dintorni di Pisa ne ignoro però l'esatta località; e di Calabria. — Nel Pisano si trova pure la 5. Loissieri, Charpentier, quasi identica al tipo che come ognuno sa venne descritto su esem- plari raccolti a Roma. Mi sembra positivo che sotto quest’ ul- tima denominazione sino ad ora fossero confuse le due forme, in vero fra loro molto affini, ma che forse si possono lasciare distinte perchè provviste di caratteri un poco salienti l’una dal- l’altra. Infatti non trovo nessuna menzione della presenza in Italia della 5. Leachi. Trovo invece, in primo luogo che Issel (Catal. Moll. racc. nella Prov. di Pisa, pag. 30, 1866) scrive che avendo comunicati esemplari di quelle parti al signor Bour- guignat questi il credè identici alla 5. Bossier? ; mentre all’in- contro il signor Stabile gli scrisse che avendo la vera 5. Lois- sieri, Vl’ apertura più ampia e i giri meno arrotondati, egli con- siderava la specie di Pisa come nuova. Probabilmente ambedue avevano ragione; suppongo infatti che il signor Issel avrà co- municati esemplari di 28. Bozssteri, al primo, ed individui di B. Leachi, al secondo, la cui risposta conferma la mia suppo- sizione; però quest’ ultimo non conoscendo forse la specie del- l’autore inglese e trovando gl’ individui ricevuti in comunica- zione alquanto diversi dalla B. Boisster:, li riputava una nuova specie. DELLA CALABRIA 199 In secondo luogo trovo che il dott. Gentiluomo (7 Bullet. Malacol. Ital. 1868, pag. 95) mentre presenta una figura rico- noscibile della B. Bosssieri, tav. 6, fig. 7 (parlo di quella che rappresenta il sol contorno perchè l’ ingrandimento è orrendo) da una breve descrizione di una forma che riferisce alla B. Boss- steri, a cui egli impone il nome di Var. producta, e dice d’averla trovata a S. Rossore; ma tanto dalle dimensioni indicate quanto dalle poche parole che le consacra mi sembra resultare non po- ter esser altro se non una forma slanciata della 5. Leachi. In- fatti anche lungo la via ferrata sunnominata si trova una forma più snella, più svelta che combina colle dimensioni indicate dal dott. Gentiluomo e conviene a pennello colle proporzioni e di- mensioni della fig. 7, 8, di Forbes et Hanley cioè all’ ingran- dimento della 5. Leachiî. Per questa forma snella mantengo il nome di Var. producta, Gentiluomo. Essa è rappresentata sulla tav. IX, fig. 6. Prima di decidermi ad identificare i nostri esemplari alla £. Leachi, e prima di distinguerne una parte come una nuova varietà, gli ho comunicati al signor Clessin, il quale ha confer- mate queste determinazioni. Ecco dunque una nuova specie da aggiungere alla Fauna ita- liana, poichè fino ad oggi io pure avevo confusa questa specie tra le varietà della B. Boisszeri, della quale devo 1 tipi di lo- calità originale alla squisita gentilezza del marchese di Saint- Simon, come a lui pure devo quelli della B. Leachi, d’ Inghil- terra, in grazia dei quali ho potuto correggere questa antica inesattezza e separare le due specie. Per facilitare questa divisione dirò che la B. Bossszeri, è sem- pre più piccola della B. Leachi, sebbene il numero degli an- fratti sia solo di un mezzo giro di differenza in più per la se- conda, nei grandi individui della Var. Ifal:ca. Le suture della B. Leachi, sono molto più profonde, i giri assai più rigonfii, l’ultimo sebbene molto grande in ambedue le specie, relativa- 200 FAUNA MALACOLOGICA mente alle loro dimensioni, è però più grande e soprattutto più rigonfio in questa e la sua apertura più grande è anche molto più arrotondata. Finalmente sì distingue pure per aver la parte superiore dei giri ripianati, ciò che le dà un aspetto scalari- forme che non ha mai la 5. Bodssieri, i cui anfratti sono ar- rotondati. XXVI. Genere AMNICOLA. Questo nome venne impiegato da Gould e Haldemann, £e- port inverteb. Massachussets fino dal 1841, quindi da Halde- mann, Monogr. freshw. univ. Moll. g. Amnicola 1845. Il genere AwxicoLa venne dunque istituito per un gruppo di forme del- l'America settentrionale, che per verità sono alquanto diverse, generalmente parlando, da quelle che nel sistema europeo si considerano come facenti parte di questo medesimo genere. Questa osservazione mi aveva indotta a proporre (Matériaux pour servir à l'étude de la Faune de l’Italie, pag. 45, nota 113 his) di adottare per le forme europee il nome di Pseupam- NICOLA. Il principal carattere sul quale è basato questo gruppo o di- visione generica consiste nell’ operculo. Questo infatti nelle ByrHINIA, come tutti sanno, è testaceo, fornito di strie o anelli concentrici di forma irregolare, e di un nucleo subcentrale; mentre nelle AmnIcoLA è corneo, provvisto di una linea spirale dalla quale partono una serie di strie più o meno apparenti che in forma di raggio raggiungono la pe- riferia. Le Amxicoa hanno la spira relativamente corta, mai conoi- dea acuta, o lanceolata. Gli anfratti sono assai rigonfii. Vivono quasi sempre attaccate ai sassi ed agli scogli. Numerose sono le specie sin qui conosciute, il signor Bour- DELLA CALABRIA 201 gnignat (Descriptions de deux nouv. g. Algériens, suivies etc., pag. 40) scrive di conoscerne oltre duecento ed osserva che sem- brano prediligere i corsi d’acqua che circondano il gran bacino del Mediterraneo. In Calabria ne vennero raccolte due specie, una delle quali comune alla vicina Sicilia. 95. AMNICOLA vESTITA, Benott. PaLupINA vestITA, Benoe, Cat. Clonch. terr. e fluv. Sicilia, (in Bullet. Soc. Malac. Ital. 1875, pag. 161, n. 220 sine phrasis). _ — . Benot in sched. (1878). Ill. Sist. Crit. Sic. tav.7, fig. 27.29. (Comunic. Manos. 1878). Testa rimata, obeso-conica, solidula, corneo-levinscula, vel limo virescenti vestita; spira acuta, apice minuto; anfract. 4 '/5-5, convexiusculis celeriter crescentibus, sutura profunda separatis ; ultimo maximo, ventricoso, dimidiam altitudinem subequante; apertura parum obliqua, ovato-rotundata, superne leviter angu- lata, subproducta; peristoma simples, continuum, sepe solutum, margine columellari appresso, reflexiusculo, externo ovato arcuato. Operculo typico, immerso. Long. 4; lata 4 mill. Habitat Sicilia et Calabria. Conchiglia provvista di un assai lunga fessura ombilicale, di forma obeso-conica, solida, liscia, di color corneo, ovvero coperta da un limo verdastro; spira acuta, apice sottile; anfratti 4 1/,-5, che crescono celeri e sono divisi da profonda sutura ; 1’ ultimo molto più grande e ventricoso quasi alto quanto l’ altra metà di tutta la conchiglia ; apertura alquanto obliqua, rotondato ovale, 202 FAUNA MALACOLOGICA superiormente un poco angolosa ed allungata; peristoma sem- plice, continuo, spesso staccato, margine columellare ripiegato sull’ ultimo giro, sebbene sporgente, margine esterno ovato ed arcuato. Questa specie venne in primo luogo scoperta in Sicilia, sulle montagne dette le Madonie, in quei rivi che da esse sgorgano. Ivi la conchiglia è sempre più o meno coperta da un limo as- sal spesso, che quasi impedisce di scorgerne le forme. Devo al signor Benoit alcuni esemplari di tal località. Dipoi venne rin- venuta da Caroti in due posti della Calabria, cioè a Scilla in una vaschetta ed a Palizzi. Qui gli esemplari sono affatto pu- liti lustri lucenti senza vestigia di patina. Nei Matériaux, io aveva erroneamente riportato questi esem- plari alla A. macrostoma, Kiister, fidandomi all’ autorità di Von Martens, come lo spiegavo a pagina 48 di quella mia pub- blicazione ; ora però ho potuto paragonare gli esemplari di Cala- bria con VA. vestita di Sicilia e con A. macrostoma di Grecia, e perciò sono in grado di rettificare quella prima inesatta deter- minazione. Ho comunicati gli individui di Calabria al signor Clessin di Ochsenfurt ed egli ha approvata la mia riunione, e mi ha man- dati esemplari di A. macrostoma, a fine di convalidare il mio giudizio. 96. AmnicoLa CarotI, Paulucci. n. sp. tav. XI, fig. 7. Testa rimata, elongato, ventricosa, subnitida, pallide corneo- virescens, striatula; spira conico-turrita ; anfract. 5, sutura pro- funda divisis, 3 primis parvulis, regulariter crescentibus, reliquis majoribus, supra planulatis, magis elongatis et valde convexiusculis, ultimo maximo, dimidiam altitudinem subequanti; apertura obli- qua, ovato-subpiriformi, superne producto-angulata; peristomate DELLA CALABRIA 203 simplice, continuo, margine columellari appresso, reflexiusculo, externo ovato-arcuato. Operculo normale. Alt. 2-3, lata 2 1/, mill. Habitat prope Pizzum in Calabria. Var. scalarina, Paulucci tav. IX, fig. S. Testa elongatiuscula; anfract. minus ventricosis, ultimo prope aperturam breviter solutum. Long. 4; lat. 2 ?/, mill. Habitat prope Pizzum et Palizzium in Calabria. Conchiglia provvista di piccolissima perforazione a guisa di fessura, elongato-ventricosa, pressochè lustra, di color corneo ver- dastro pallido, tutta striata minutamente; spira turrita, conica; anfratti 5, separati da una profonda sutura; i 3 primi piccoli crescono regolarmente, gli altri più grandi, superiormente pla- nulati, più lunghi e più convessi; l’ultimo relativamente grande, alto circa quanto la metà del rimanente della conchiglia; apertura obliqua, ovata, superiormente allungata ed angulata; peristoma semplice, continuo, margine columellare leggermente reflesso e disteso sull’altro anfratto, l’ esterno regolarmente arcuato. La Var. scalarina, si distingue per una forma più svelta e più allungata, per gli anfratti meno ventrosi, che crescono più re- golarmente e per l’apertura alquanto staccata e libera dall’an- fratto superiore. Tanto del tipo quanto della varietà ho esemplari di diverse grandezze, sembra però che la specie non sia punto comune per- chè il signor Caroti suo scopritore, ne rinvenne solo pochi esem- plari nelle sopra accennate località, i quali erano aderenti ai sassi 204 FAUNA MALACOLOGICA in uno scolaticcio d’acqua presso un mulino, nelle vicinanze di Pizzo, assieme a delle Lemnea truncatula, Miller; a Palizzi invece sì trovarono in un torrente sempre attaccati ai sassi. Probabilmente questa è la medesima specie che il capitano Adami, Catalogo, pag. 19, n. 65, indica col nome di Bythinia sp. e che dice non abbondante nella località detta la Seggiola appena sotto le case di Pizzo. Però qualora la mia supposizione fosse esatta non saprei troppo capire come egli possa rassomi- gliarla alla A. sli, Draparnaud, a cagione dell’estrema diffe- renza nella formadegli anfratti, rotondi quelli, pianeggianti questi della nuova specie. MOLLUSCA ACEPHALA LAMELLIBRANCHIATA 12. Fam. SPIUERIDAE XXVII. Genere PISIDIUM. Fu istituito da CO. Pfeiffer (in Deutsch/. Moll. I, pag. 17 è 128) fino dal 1821, per dei piccoli molluschi bivalvi che i no- stri antichi designavano col nome generico di TELLINA, e che ve- nivano dipoi inseriti nel genere Crcras, Bruguière (1791) e Dra- parnaud (1801). Senza entrare a parlare dettagliatamente delle monografie che intorno a questo genere pubblicarono in primo luogo il signor Gassies (1849) e poi nel medesimo anno il signor Dupuy, riman- derò piuttosto ed un elaborato ed interessantissimo studio del signor Bourguignat (Aménités malac., I, pag. 20 e seg. 1856); giacchè inesso solo si possono trovar riuniti e discussi tutti i ragguagli, tutte le indicazioni che a questo genere si riferiscono. Dopo aver constatato la confusione che regna nelle determi- nazioni delle specie, egli scrive con molta ragione, a parer mio, che lo studio delle conchiglie bivalvi essendo stato sempre ba- sato, in gran parte almeno, sui caratteri della cerniera, è neces- sario per esser coerenti, dare a questa una maggiore importanza 208 FAUNA MALACOLOGICA di quella che fin qui le era stata assegnata nella classificazione delle diverse specie dei Pisipivm. Tanto più, egli continua, che malgrado alcune modificazioni di forma, « Za charnière ne perd Jamais son facies caractéristique. » In seguito a ciò egli divide tutti i Pisiprum in due sezioni. 1° Sezione A. Cerniera proporzionatamente molto piccola, sottile, che pre- senta al di sotto un rilievo pressochè rettilineo; dente cardinale composto di due o tre denticolazioni triangolari sempre sporgenti, come troncate e fortemente pronunziate; denti laterali anteriori e posteriori assai piccoli, lamelliformi. d0 Sezione B. Cerniera proporzionatamente molto forte, solida, che presenta al di sotto un rilievo molto contorto, mai rettilineo; dente car- dinale composto di una riunione di piccole denticolazioni sem- pre ottuse, smussate, e appena sensibili; denti laterali anteriori e posteriori forti, spessi, molto alti. I Pisipium vivono nei canali, nel fossi, nelle vasche, nasco- sti generalmente fra le radiche delle piante acquatiche, ovvero attaccati agli steli di queste o a qualche altro oggetto solido. Moquin-Tandon scrive che si cibano di erbe o di vegetali in de- composizione, ma che non sdegnano nemmeno le sostanze ani- mali e i corpi in via di putrefazione. Il signor Bourguignat (Descript. de deux nouveaua genres ‘ suivies ete., pag. 51, 1877) calcola a quarantadue il numero delle specie del sistema europeo, senza parlare del suo genere EuPERA, di cui le quattro egiziane rientrano pure in tal sistema. Nei Mattriaua pour servir à l’étude ete., pag. 21, 1878, non ho catalogato che quattro specie italiane di questo genere ; tale DELLA CALABRIA 209 numero è però certamente incompleto e fra gli altri ho dimen- ticato notare i P. Sordellianum, Pini, P. Italicum, Clessin, ecc. Rapporto a quest’ultima specie devo osservare che il sig. Cles- sin (Syst. Conch. Cabinet, ed. II, Cycladea, I, pag. 40) dice questo Pisipivm, d’Italia « dei Perna in Toscana.» Tal località non è a mia cognizione che sia mai esistita in Toscana, deve resul- tare da una inesattezza di stampa che sarebbe però indispensabile di correggere sollecitamente. 97. Pisiniuom CasertANUM, Poli. Carpivx CasertAnuM, Poli, Test. utriusque Sicilie, I, p. 65, tav:X6VI5 fig. 11791). Pisipium AvstRALE, P’elippi, En. Moll. Sicil., II, tav. 14, fig. 11. (1844). — Casertanum, Bourguignat, Amén. Malacol. I, pag. 38 (1556). Abita Pizzo alla Seggiola. (Questa specie è pur citata della medesima località dal capi- tano Adami, Catalogo, pag. 19, n. 66, che serive rinvenirsi anche in qualche fontana degli orti di Taverna, ed in una piccola sor- gente del bosco di Mancuso. A Pizzo, oltre al tipo trovasi una forma che benissimo si adatta alla sopracitata figura di Philippi. La sinonimia di questa specie è così complicata che preferi- sco, invece di riportarla qui mozza ed incompleta, di rimandare all’opera del signor Bourguignat che ho appositamente citata. Noterò solo per memoria che egli mette in elenco sessantaquattro citazioni fra le quali col nome di P. Cusertanwn, rinnisce 18 0 19 diverse denominazioni che erano tutte state considerate come specie distinte. 210 AUNA MALACOLOGICA È bensì vero che il P. Casertanum, è specie oltremodo varia- bile e che gli esemplari di Calabria, per esempio, non potrebbero esser riferiti a nessuna delle figure dell’opera di Dupuy, citate da Bourguignat come appartenenti a questa specie, malgrado che con sette differenti nomi l’autore dell’ Histoire Naturelle dia otto il- lustrazioni di questa conchiglia. I RETIRERTEOA A pag. 104 di questo libro parlando della Pupa minutissima, Hartmann (P. muscorum, Draparnaud) e confermando quanto già avevo seritto nei « Matériaux » nota 58, ho dichiarato che la P. Callicratis, Scacchi, dei pressi di Napoli e dell’orto botanico di questa città, è assolutamente identica alla prima e perciò de- vesi considerare qual sinonimo. Questa mia asserzione però sebben sostenuta anche da diversi distinti malacologi e fra questi pure dal signor N. Pini (1), è contraria alla realtà dei fatti, perchè avendo io avuto occasione di ristudiare più accuratamente e con più ricco materiale di con- fronto 1’ una e l’altra specie, ho dovuto convincermi che sì pos- sono anzi si debbono ritener distinte. La P. Callicratis, Scacchi, si distingue dalla P. minutissima, Hartmann, non solo per i caratteri più o meno apparenti e par- ticolari dell’ apertura, la quale, come molti certamente sanno, è indicata da Aradas e Maggiore, siccome lo accenna Philippi, quale edentula, unidentata, bidentata o tridentata (2) ma pur anche per avere una forma generale più gracile, la spira meno attenuata verso l’apice, la striatura più forte e meno fitta, l’aper- (1) Molluschi viventi nel territorio di Esino, pag. 105, il quale scrive in nota: « Esemplari dell'orto botanico di Napoli avuti dalla gentilezza del « signor barone Cesati, direttore dell’ orto medesimo, ed altri del monte « Majella negli Abruzzi inviatimi dal Chiariss. signor Dott. Tiberi di Por- « tici, non differiscono affatto dai nostri di Lombardia ; per cui riferendosi « la denominazione dello Scacchi a specie già conosciuta dovrà il nome di « Callicratis passare in sinonimia degli antecedentemente imposti a questa « specie da altri autori. » (2) Anche la P. minutissima, Hartmann, è alcune volte provvista di un piccolo dente bianco posto nell’ interno del palato. Il dottor Westerlund Fauna Europea pag. 191 (1876) ha distinto questa varietà col nome di odon- tostoma. Io ne ho alcuni individui provenienti da Cavriana in Lombardia, da Sammezzano in Toscana, dalla Rochelle in Francia, ove sembra riscon- trarsi più comune che in Italia. Il dottor Westerlund la cita di Cristiania in Norvegia. tura meno ovale e meno allungata ma più arrotondata, e so- prattutto per avere gli anfratti assai più convessi e per conse- guenza le suture più profondamente incavate. Mi do premura adunque di rettificare e correggere quanto avevo scritto sin qui sulla P. Calkicratis, persuasa che è dovere di ogni malacologo coscenzioso confessare francamente di essersi illuso nei suoi apprezzamenti ogni qual volta le proprie osser- vazioni o le altrui indicazioni lo convincono che sì era ante- riormente ingannato. La P. Callicratis vive pure a Firenze. Alcuni rari individui sono stati raccolti nel bosco delle Cascine, unitamente alla P. m24- nutissima, che vi è pure molto rara. Esemplari delle due specie di tale località sì trovano nella mia collezione. ERRATA-CORRIGE invece di leggasi Pag. XIII linea 20 località 1’H. nemoralis e le località, 1 H. nemoratlis, e 1° 3 n l5e glisi e le si Ni Noe 3 gaster. den Gasteropoden - 37, 10 regolariter regulariter Di 400 6 trovata H. lucida trovata la MH. lucida, 5 46 nota Vedi la sinonima Vedi la sinonimia 5 52 linea 5 sei Sex > 57, 22 come delle piccolissime come di piccolissime © 83 nota “Granulalo pruinosa, “ granulato-pruinosa - 89 linea 21 il suo epidermide è coperto la sua epidermide è coperta A CRIS 5 coi col 3 121, 24 avuti rappresentati avuti rappresentanti » 123 +, 33 specie italiana specie italiane FORRIZO 23 dubitamente in dubitativamente in PRI 2: SO 7 lettura dove riuscire lettura deve riuscire » 144 ,», 20 rinvengano rinvengono » 193 - 81 triste e difficili tristi e difficili 5 159, 12 inammissibile inamissibile n 117, 26 Concologia Iconica Conchologia Iconica 3 186 ,» 27 anfract. nove anfract. novem di IBTi 0 8 umblilicali umbilicali DI 192 » 25 epiderme epidermide » 201 , 13 corneo-levinscola corneo-leviuscula n 202 x» 26 elongato, ventricosa elongato-ventricosa mi 20005 9 breviter solutum breviter soluto n 99» 14, tav. 19 fig. 26 tav. 19 fig. 28 È 99» 15, tav. 24 fig. 22-24 tav. 24, eccettuate le fiig, 22-24 INDICE ALFABETICO. Achatina Vescoi, Pfeiffer PERC TG o io eta Acicula acicula, Miller . 2 polita, Pfeiffer . CAISD. Acme, G. Acme polita, Hartmann . AMALIA, G. ; Amalia marginata, Draparnaud . — — Var. fulva, Paulucci a = — Mongianensis, Paulucci AwmnIcoLA, G. Amnicola Carotii, Paulucci SR — — — Var. scalarina, Paulucci -- vestita, Benott. AxcyLIpe, Fam. . ANCWBRUSI Gr e aa IIa n Pag. 214 INDICE ALFABETICO Aneylus deperditus, Ziegler. = Fuviatilis, Mortillet — gibbesus, Bourguignat . n° lacustris, Risso . — oblongus, Charpentier . se spina-roste, Schmidt . Arion, G. . Arion hortensis, Férussac . È — — Var. grisea, Bourguignat Arionina, Fam. AIR Auricula minima, Draparnaud AvricoLIme, Fam. BRANCHIATA . ERE Buccinum acicula, Miller — fossarum, Studer sha medium, Studer . = peregrum, Miller - truncatulum, Miller . BuLiminus, G. Buliminus pupa, bruguière. — tridens, Miller . —_ — Var. eximia, Rossmissler . Bulimus acutus, Pfeiffer . — algirus, Brugquière . = Babauchii, Anton. = conoideus, Rossmiissler — decollatus, Brugquière . — emarginatus, Deshayes _ labiatus, Ziegler 2a obscurus, Poiret — pupa, Brugwère. Ca solitarius, Pfeiffer . =i tuberculatus, Turton. Pag. 165 164 196 163 175 176 176 175 124 125 126 126 114 158 125 112 128 125 125 175 125 112 125 INDICE ALFABETICO Bulimus variabilis, Hartmann. . . . . . Pag. — ventricosus, Draparnaud ByrTHINIA, G. AAA Bythinia Leachi, SA = — . Var. Italica, Paulucco . =. — Var. producta, Gentiluomo Cocilianella acicula, Bourguignat. Cardium Casertanum, Poli CarvycHIum, G. SR IR I ai Carychium lneatum, C. Pfeiffer. -- minimum, Miller Cionella acicula, Adami . CURIE e a e ana Clausilia ampla, Hartmann . —_ bidens, Linneo — — Var. Kiister = — Var. virgata, Jan. — Deburghie, Paulucci. — Itala, Von Martens — Kobeltiana, Aiister #- - Var. contorta, Paulucci . = - Var. furcata, Paulucci —S lamellata, Leach . — laminata, Montagu. — Mofellana, Parreyss — Orsiniana, Villa. — papillaris, Draparnaud. se pa Var. virgata, Rossmiissler . — puncetulata, Aster. — solida, Draparnaud = — Var. Cajetana, Irossmiissler. = — Var. Mofellana, Parreyss — Tinei, Bourquignat 215 114 113 196 199 TON 199 163 209 164 195 165 163 141 145 150 150 150 152 145 144 144 144 143 143 148 146 150 150 146 148 148 148 152 216 INDICE ALFABETICO Clausilia transitans, Paulucci — virgata, Jan. Cochlicella meridionalis, Risso e ventosa, Risso . Cochlea terrestris, ecc., Gualtieri. CrcLostoma, G. : Cyclostoma elegans, Miller CrcLostowme, Fam... : Cyclostomus elegans, dee DAUDEBARDIA, G. A Daudebardia drevipes, Benoit . — Fischeri, Bourqguignat _ Maravignae, Pirajno . —_ nivalis, Benoit. — rufa, Draparnaud. -% Sicula, Benoit FerussacIa G. Ferussacia Gronoviana, /tisso . — Vescoi, Bourguignat = — Var. lanceolata, Bourguignat (GASTEROPODA INOPERCULATA. —_- OPERCULATA GLANDINA, G. Glandina Algira, Bruguière. — — Var dilatata, Benoit. = — Var. intermedia, V. Martens = — Var. pyramidata, Paulucci = Sicula, Bourguignat -— V esCo4, Bourquignat GLANpINIiDE, FAm. . Helicella conica, Risso i — Draparnaldi, Beck: . Hruicina, Fan. Pag. . 156, 157, 151 150 114 113. 122 183 184 183 184 28 S1 33 S1 33 30 33 128 131 132 152 15 183 154 158 156 156 157 157 132 154 111 dI Sd INDICE ALFABETICO 217 Herder e ie Pant oi Melixsaculeata; Muller «n.00 Lo te ate 169 Auto eiitieri See i E eg bescens, Adami ANA ZO. — algira, WITNCORIE I DIA RO MApertad, BO I AIA I MO — apicina, Lamarck. . . . . 106 == — Var. Requieni, ini ME A LOCO) —eaopiculus, Irossmassioni Da. ca I ORE errati ro — aspersa, Muller . . . re e o — . Balmei, Potiez et Michaud. AR dtt) 800), _— barbara, Bourguignali Adi ea e oto ins, Muller ae dille SERE se Ad — bifasciata, Paltengi)i te Ia Bor e LE — bilabiata, Olivi . . . VAS E pe EGG _ bulimoides, Moqun-Tandon 00 a + +0 113 = carsoliana, Rossmassler he e i —alcarthusiana,. Muller > 2 0.3 A ae, a 2 — carthusianella, Draparnaud. . . ..... 72 e iccilario: Miller Si. Loti e SR EnISIA Charpentiori! gol o POLARI once, Mullen ee 0 — — — Var. Calabrica, Kodelt . . ..... 120 —-! ‘icinctella,, Draparmmaud' <.<. a. «bud 60 CONICA Draparnaud «La GN II — conoidea, Draparnaud .. ... 0. +0. +, 112 —aconsona;. Ategler dotti set i ee o 168 — conspurcata, Draparnaud . .. 0. +0... 105 MA OPVWON AIR O “Cala a HA Ao Meat o AAA A A 28 a derugata, Hirùussaci tolse Mi e 6 218 INDICE ALFABETICO Helix diaphana, Studer elegans, Brown. ercica, Benoît . avida, Ziegler Ffulva, Miller . glaberrima, Benoit . gregaria, Ziegler . Gussoneana, Shuttleworth. hiberna, Benott holoserica, Gmelin ‘. hryalina, Férussac hydatina, Rossmiissler . Lallemantiana, Bourgui n : Jenticula, Fé6russac ligata, Muller . SISARE Tee — Var. Calabrica, Koelt — Var. Delpretiana, Paulucci lucida » Draparnaud . maritima, Draparnaud . muralis, Mwler ; — Var. alutacea, Rai) naticoides, Draparnaud nitida , Draparnaud . obscurata, Villa . obvoluta, Miller oli vetorum, Hermann Olivieri, Férussac. HA onychina, Var. Rossmiissler papillaris, Miller . . pisana, Muller . planospira, Lamareck . — Var. Calabrica, Paulucci seo Var. calva, Kobelt 150 INDICE ALFABETICO 210), Helix planospira, Var. Casertana, Paulucci . . Pag. 85 —_ — Var. Cassinensis, Paulucci. . . . 91 = —_ Var depilata; Orsi a 036 — — Var. Neapolitana, Paulucci. . . . 90 -- — Var. pubescens, Tiberi . . . .. 84 -— - Var: ‘setulosa, Briganti 188 E IUNESCENS MIDA N po, SITI —wopulehella,. Muller 0g a e ai e 66 — putris, PENTA AO RIOT Sa IU RIO —pyemaa, Draparnaudi lix 1.0 2 065 — pyramidata, Draparnaud . . . ..... 108 a ES Var. costulata, Rossmiissler. . 110 == = Var. depressa, Bourguignat . . . 109 — -- Var. nova, Paulucci. . . . . . 109 — _ Var. tarentina, Pfeiffer: . . . . 110 cero gundata;i Muller 200 AES 0 no) ad, TIVA PAPNAURI AAT GIA NE A 90 —aeruiolabris, Benoît, da 03 0 (at 0 — + Tupestris, Draparnaud + 0.000 0... 64 ca Ta Var. meridionalis, Issel. . .. 64 — — Var. trochoides, Mérussac. . . .. 64 ARMAN RA NA o scilosa, Briganti dl) 4 ie I 38 — Ssubprofuga, Stabile . ... . .. 0... 101 —aSurrentina, Schmidt, °° 3 0 I VIII CS UA Can BSP fer e OI AIB DEM IO — tridens, Miei e RDZ 2 \krigonophora, Lamarek è (iN 2: 166 A RFOCHOLMON,. Posate e AIA umolicato Monagui NIDI Sn 4 04 = ‘‘variabilis, Draparnaud i . 0... . + 799 E DailliWVarNalbescens:WBonot. 0 19M 220 Helix INDICE ALFABETICO ventricosa, Draparnaud . ventrosa, Férussac vermiculata, Muller . verticillus, Férussac virgata, Montagu. Hyalina icterica, Tiberi HyALINIA, G.. 5 Hyalinia Carotii, Paulucci . cellaria, Miller erystallina, Muller diaphana, Studer . ercica, Benoît fragrans, Paulucci fulva, Muller hydatina, £ossméissler lucida, Draparnaud E — Var. Calabrica, Paulucci . obscurata, Porro . olivetorum, Hermann -- Var. icterica, Tiberi. Introduzione, LAMELLIBRANCHIATA Limacma, Fam. Enrax, Gi. Limax agrestis, Linneo = Var. tristis, Mii anda 6 antiquorum, Feérussac cinereus, Lister SR sa — Var. Ferussaci, iaia —- Var. vulgaris, Moquin-Tandon marginatus, Draparnaud maximus, Linneo variegatus, Draparnaud Pag. Giò 113 114 19 29 20 INDICE ALFABETICO Limax variegatus, Var. rufescens, Moquin-Tandon Pag. 20 Limxnza, G. è Limn®a peregra, Muller. — truncatula, Muller . Linee, Fam. Limneus minutus, Da — pereger, Rossmiissler Limnea limosa, Fleming. Milax marginatus, Bourgquignat MOLLUSCA ACEPHALA . — GASTEROPODA Nerita elegans, Miller. Paludina ventricosa, Gray. _- vestita, Benoît . PaLupinIDE, FAm. Pisipiuw, G. ; ; Pisidium australe, Philippi. — Casertanum, Poli PLANORBIS, G. ; è Planorbis glaber, Jeffrey eYys . _ loevis, Alder È — subangulatus, Philippi -— umbilicatus, Miller = = Var. subangulatus, Philippi. Pomatras, G. Lab: Pomatias Adamii, Paulucci i —_ — Var. gilva, Paulucci . “i — — Var. rudis, Paulucci . — elegans, Studer. — scalarinus, Adami. — Westerlundi, Paulucci. Prospetto sistematico PULMONACEA . (N°) DO DO INDICE ALFABETICO PULMONOBRANCHIATA . {E3t) 2085 COSA ARI TR Pupa caprearum, Philippi — cylindracea, Da Costa. — granum, Draparnaud — minutissima, Hartmann — muscorum, Draparnaud . — normalis, Menke — Philippi, Cantraîne . — primitiva, Menke — Semproni, Charpentier . : = = Var. dilucida, Ziegler. __ tridens, Var. eximia, Rossmiissler . __ umbilicata, Draparnaud . RIS NSI to n E Pupula acicularis polita, Hartmann Rettifica SPHERIDE, Fan. STENOGYRA, Gi. ; Stenogyra decollata, Linneo SUCCINEA, G. Succinea debilis, Morelet. LAMA _ — Var. stagnalis, Gassies. — stagnalis, Gassies Succinina, Fam. Trsracauraà, G. Testacella, sp. TestAcELLIDE, FAm. Turbo bidens, Linneo — fasciatus, Pennant. — laminatus, Montagu —_ Leachi, Sheppard — reflexus, Olivi Pas. 150 114 143 197 184 INDICE ALFABETICO Turbo striatus, Da Costa . — tumidus, Pennant . : Vertigo muscorum, Moquin-Tandon . Vimrina G.'.. rai Vitrina Maravigno, Pio — Paulucciae, Fischer ZoNires, Gi. Zonites algirus, Linneo = diaphanus, Moquin- a — Fulvus, Moquin-Tandon — vertieillus, Férussac. —eg4— HE SA-IVIO RIE 55 DELLA FAUNA MALACOLOGICA DELLA CALABRIA TAVOLA TL, i (©P) SPIEGAZIONE DELLA TaAvona I. Vitrina Pauluccia, Fischer. Da un esemplare raccolto da Ca- roti sull’ Aspromonte; ingrandimento veduto dal lato della spira; - 1. @ (idem) ingr. veduto di faccia dal lato dell’aper- tura; - 1 d (idem) contorno di grandezza naturale veduto dal lato della spira; - 1c (idem) ingr. veduto dal lato del dorso; - 1 d (idem) ingr. veduto dal lato dell’ ombelico (1). . Hyalinia lucida, Draparnaud, Var. Calabrica, Paulucci. Da un esemplare raccolto da Caroti a Soriano; veduto dal lato della spira; - 2 @ (idem) veduto dal lato dell’ombelico; - 2 6 (idem) veduto di faccia dal lato dell’ apertura. . Hyalinia ercica, Benoit. Da un esemplare raccolto da Caroti a Soriano; veduto dal lato della spira; - 3 @ (idem) veduto dal lato dell’ ombelico; - 3 d (idem) veduto di faccia dal lato dell’ apertura. Hyalinia Carotii, Paulucci. Da un esemplare raccolto da Ca- roti a Mongiana; veduto dal lato della spira; - 4 @ (idem) veduto di faccia dal lato dell’ apertura; - 4 è (idem) veduto dal lato dell’ ombelico. . Hvalinia fragrans, Paulucci. Da un esemplare raccolto da S , p Caroti nei dintorni di Scilla; veduto dal lato della spira; - 5a (idem) veduto di faccia dal lato dell’apertura; - 5 d (idem) veduto dal lato dell’ ombelico. . Helix Olivieri, /russac, forma major. Da un esemplare rac- colto da Caroti a Briatico; veduto di faccia dal lato dell’aper- tura; - 6 a (idem) veduto dal lato del dorso. . Helix Olivieri, /érussac, forma nana. Da un esemplare rac- colto da Caroti a Monteleone; veduto di faccia dal lato del- l'apertura. (1) Il disegno di questa specie è riuscito alquanto inesatto, inquantochè l’apertura della Vitrina è troppo allungata e seendente mentre nell’ origi- nale è invece di forma più rotonda e meno traversa. Fauna Malacol. della Calabria. M.Paulucci. Tav, I. 1 IC. Ed.Ximenes dis. e lit. Lit. Ach. Paris Firenze e Roma 30 TAVOLA II, SPIEGAZIONE DELLA T'avora Il. 1. Helix planospira, Lamarck, tipo. Da un esemplare raccolto a Sammezzano, Valdarno superiore, prov. di Firenze (para- gonato al Museo di Ginevra); veduto dal lato della spira; - 1 @ (idem) veduto di faccia dal lato dell’apertura; - 1 d (idem) veduto dal lato dell’ ombelico. 2. Helix planospira, Lamarck, forma depressa major. Da un esemplare raccolto ai Bagni di Lucca; veduto dal lato della spira;-2 a (idem) veduto di faccia dal lato dell’apertura ; - 2 5 (idem) veduto dal lato dell’ ombelico. 3. Helix planospira, Lamarck, forma minor. Da un esemplare raccolto da Caroti a Perugia; veduto dal lato della spira; - 3 a (idem) veduto di faccia dal lato dell'apertura; - 3 5 (idem) veduto dal lato dell’ ombelico. 4. Helix planospira, Lamarck, forma globosa; Da un esemplare raccolto a Sammezzano. 5. Helix planospira, Lamarek, mutazione a guscio quasi intera- mente coperto di fitti fori. Da un esemplare raccolto a Castel- lonchio, Valdarno superiore, prov. di Firenze; - 5 @ (idem) ingrandimento dei due ultimi anfratti per mostrare la dispo- sizione dei fori. 6. Helix planospira, Lamarck, mutazione a guscio coperto di peli lunghi, irti e sottili. Da un esemplare raccolto nell'An- fiteatro romano a Fiesole; - 6 @ (idem) ingrandimento dei due ultimi anfratti per mostrare la disposizione dei peli. 7. Helix planospira, Lamarck, mutazione a guscio rugoso. Da un’ esemplare raccolto dall’ Ing. Molteni alla grotta di Pale presso Foligno. Fauna Malacol. della Calabria ,M.Paulucci. Tav Ed.Kimenes dis. e lit Lit. Ach. Paris Firenze e Roma TAVOLA III * SPIEGAZIONE DELLA Tavora III. . Helix planospira, Lamarek, Var. pubescens, Z'iberîi. Da un sesemplare del monte de’ Fiori, Abruzzo Ultra, ricevuto dal Dott. Tiberi; veduto dal lato della spira; - 1 a (idem) veduto di faccia dal lato dell'apertura ; - 1 d (idem) veduto dal lato dell’ ombelico; - 1 c (idem) ingrandimento di porzione dei due ultimi anfratti per mostrare il dettaglio della scultura. La) . Helix pianospira, Lamarek, Var: pubescens, 7beri. Da un esemplare raccolto dal Dott. Cavanna presso Caramanico, in Abruzzo Citeriore; veduto dal lato della spira; - 2 & (idem) veduto di faccia dal lato dell'apertura; - 2 6 (idem) veduto dal lato dell’ombelico; - 2 c (idem) ingr. di porzione dei due ul- timi anfratti per mostrare il dettaglio della scultura. I Melix planospira, Zamarck, Var. Casertana, Paulucci. Da un esemplare raccolto fra le rovine del Castello di Caserta- Vecchia prov. di Terra di Lavoro; veduto dal lato della spira; - 3 a (idem) veduto di faccia dal lato dell’ apertura; -3 d (idem) veduto dal lato dell’ombelico ; - 3 c (idem) ingr. di porzione dei due ultimi anfratti per mostrare il dettaglio della scultura. 4, Nelix planospira, Lamarck, Var. depilata, Orsini. Da un esem- plare di Teramo, Abruzzo Ultra 1°. ricevuto dal Cav. I. Blanc; veduto dal lato della spira; - 4 a (idem) veduto di faccia dal lato dell’ apertura; - 4 d (idem) veduto dal lato dell’ombelico ; - 4 e (idem) ingr. di porzione dei due ultimi anfratti per mostrare il dettaglio della scultura. Fauna Malaco]. della Calabria. M.Pauluccì. Tav.Jl Lit. Ach Paris Firenze e Roma Fg. Ximenes dis e lit. di DI VI. SPIEGAZIONE DELLA T'avoLa IV. . Helix planospira, Lamarek, Var. setulosa, Briganti, forma globosa. Da un esemplare di Ascoli-Piceno avuto dal prof. Ma- scarini; veduto dal lato della spira; - 1 a (idem) veduto di faccia dal lato dell’ apertura; - 1 è (idem) veduto dal lato del- l’ombelico ; - 1 c (idem) ingr. di porzione dei due ultimi an- fratti per mostrare il dettaglio della scultura. . Helix planospira, Lamarck, Var. setulosa, Briganti, forma depressa. Da un esemplare di Ascoli-Piceno avuto dall’ Ing. Valentini; veduto dal lato della spira; - 2 @ (idem) veduto di faccia dal lato dell’ apertura; - 2 è (idem) veduto dal lato dell’ombelico. . Helix planospira, Lamarek, Var. Calabrica, Paulucci, forma depressa. Da un esemplare raccolto da Caroti a Mongiana, veduto dal lato della spira; - 3 @ (idem) veduto di faccia dal lato dell’apertura - 3 è (idem) veduto dal lato dell’ombelico. . Helix planospira, Lamarck, Var. Calabrica, Paulucci, forma globosa: Da un esemplare raccolto a Mongiana da Caroti; veduto dal lato della spira; - 4 @ (idem) veduto di faccia dal lato dell’ apertura; - 4 d (idem) veduto dal lato dell’om- belico. . Helix planospira, Lamarcek, Var. setulosa, Briganti, forma minor. Da un esemplare di Ascoli-Piceno avuto dal prof. Ma- scarini; - 5 a (idem) ingr. di porzione dei due ultimi anfratti per mostrare il dettaglio della scultura. Fauna Malacol. della Calabria. M. Paulucci. Tav IV. Ed. Ximenes dis. e lit Lit. Ach. Paris Firenze e Roma pra = i A; pi MNT a 1 Cel. n nt : Ds La ; - a i da i ; i = Loco 2 A | Si : are” . 1 Ù x ; % À É rta h 7 = r ì i : i v ri pa E D] DE: i ' Ù bi A vi î : i - i . ai ì i S È ’ (> ì — o . È e Lal ù . Ù î dI î Ù i DO VI SPIEGAZIONE DELLA T'avoLa V. . Helix planospira, Lamarck, Var. Neapolitana, Pawlucci. Da un esemplare raccolto a Castellamare di Stabia; veduto dal lato della spira; - 1 a (idem) veduto di faccia dal lato del- l'apertura; - 1 d (idem) veduto dal lato dell’ ombelico; - 1 e (idem) ingr. di porzione di due ultimi anfratti per mostrare il dettaglio della scultura. . Helix planospira, Lamarek, Var. Neapolitana, Paulucci, for- ma minor. Da un esemplare raccolto a Castellamare di Stabia; veduto dal lato della spira; - 2 a (idem) veduto di faccia dal lato dell’ apertura; - 2 d (idem) veduto dal lato dell’ ombelico. . Helix planospira, Lamarek, Var. Neapolitana, Paulucci, forma minor depressa. Da un esemplare raccolto a Pozzuoli; veduto dal lato della spira; - 3 @ (idem) veduto di faccia dal lato dell'apertura; - 3 d (idem) veduto dal lato dell’ombelico. . Helix planospira, Lamarck, Var. Cassinensis, Paulucci. Da un esemplare raccolto a Monte Cassino; veduto dal lato della spira; - 4 a (idem) veduto di faccia dal lato dell’ apertura; - 46 (idem) veduto dal lato dell’ombelico; - 4 e (idem) ingr. di porzione dei due ultimi anfratti per mostrare il dettaglio della scultura. . Helix planospira, Lamarck, forma typica depressa. Da un esemplare raccolto a Lucchio, prov. di Lucca. Fauna Malacol. della Calabria. M.Paulucci. Tav V. ee Ed. Ximenes dis e lit. Lit. Ach. Paris, Firenze e Roma TAVOLA VI. i ” SPIEGAZIONE DELLA TAvoLa VI. 1. Helix subprofuga, Stabile. Da un esemplare dei dintorni di Napoli avuto dal cav. I. Blanc; veduto dal lato della spira; - 1 a (idem) veduto dal lato dell’ ombelico; - 1 d (idem) ve- duto di faccia dal lato dell’ apertura. 2. Helix subprofuga, Stabile. Da un esemplare raccolto da Ca- roti a Melia, presso la grotta di Tremisi; veduto dal lato della spira; - 2 « (idem) veduto dal lato dall’ ombelico; - 2 6 (idem) veduto di faccia dal lato dell’ apertura. 3. Helix subprofuga, Stabile, forma depressa minor. Da un esemplare raccolto da Caroti a Pizzo nel giardino del cav. Alcalà; veduto dal lato della spira; - 3 a (idem) veduto dal lato dell’ombelico; - 3 d (idem) veduto di faccia dal lato del- l’ apertura. Ù 4. Helix subprofuga, Stabile, forma major, divaricata. Da un esemplare raccolto da Caroti a Palizzi; veduto dal lato della spira; - 4 a (idem) veduto dal lato dell’ombelico; - 4 6 (idem) veduto di faccia dal lato dell'apertura. 5. Helix Lallemantiana, (1) Bourguignat. Da un esemplare rac- colto da Caroti sul colle che domina Pizzo; ingrandimento veduto dal lato della spira; - d© a (idem) contorno di grandezza naturale dal lato dell’ apertura; - 5 5 (idem) ingr. dal lato dell’ apertura; - 5 c (idem) contorno di gr. nat. dal lato del dorso; - 5 d (idem) ingr. dal lato dell’ ombelico. 6. Helix pyramidata, Draparnaud, forma depressa. Da un esem- plare raccolto dal dott. De Stefani a Archi presso Reggio; veduto dal lato della spira; - 6 @ (idem) veduto dal lato del- l'ombelico; - 65 (idem) veduto di faccia dal lato dell’ apertura. 7. Helix pyramidata, Draparnaud Var. nova, Paulucci. Da un esemplare raccolto dal dott. De Stefani a Monteleone; veduto dal lato della spira; - 7 @ (idem) veduto dal lato dell’ombelico ; - 7 db (idem) veduto di faccia dal lato dell’ apertura. - (1) Questa figura non è ben eseguita; in primo luogo perchè non si vede su di essa la scultura costulata della conchiglia; in secondo perchè la ca- rena che ne orna la periferia non è bastantemente accusata e 1° ultimo anfratto è troppo rigonfio superiormente e inferiormente; e finalmente perchè l’apertura è troppo rotonda. Fauna Malacol. della Calabria. M.Paulucci. Tav. VI 0) 54 5. 5a De CR POS <@; no? Ri 6 64 7 78 7) £d. Ximenes dis.e lit. Lit. Ach. Paris Firenze e Roma TA VODA: 9 ). (1 6. 1 3. Sprecazione DELLA Tavora VII, . Helix pyramidata, Draparnaud, Var. nova, Paulucci. Da un esemplare raccolto dal dott. De Stefani; ingrandimento dal lato della spira; - 1 @ (idem) contorno di grandezza natu- rale veduto di faccia; - 1 d (idem) ingr. veduto di faccia dal lato dell’ apertura; - 1 c (idem) contorno di gr. nat. ve- duto dal lato del dorso; - 1 d (idem) ingr. veduto dal lato dell’ ombelico. Helix muralis, Miller, Var. alutacea, Paulucci. Da un esem- plare raccolto dal Reina presso il fiume Oreto nei dintorni di Palermo; veduto dal lato della spira; - 2 @ (idem) ve. duto dal lato inferiore ; - 2 d (idem) veduto dal lato del- l'apertura. Helix muralis, Miller, Var. alutacea, Paulucci. Da un esem- plare raccolto da Caroti sulle rocce del monte Consolino; ve- duto dal lato della spira; - 3 @ (idem) veduto dal lato infe- riore; - 3 d (idem) veduto di faccia dal lato dell'apertura. . Helix muralis, Miller, Var. alutacea, Paulucci. Da un esem- plare raccolto da Caroti sulle rocce del monte Consolino ; ve- duto dal lato della spira. . Clausilia Kobeltiana, Atister. Da un esemplare raccolto da Caroti nei ruderi del castello di Bivona; ingrandimento ve- duto dal lato dell’ apertura; - 5 « (idem) ingr. veduto di profilo; - 5 d (idem) contorno di grandezza naturale; - 5 c (idem) ingr. dal lato dal dorso. Clausilia Kobeltiana, Aiister, Var. contorta, Paulucci. Da un esemplare raccolto da Caroti a Monteleone ; ingr. veduto dal lato dell’ apertura. . Clausilia Kobeltiana, Auster, Var. furcata, Paulucci. Da un esemplare raccolto da Caroti tra le rovine del castello di Bi- vona; ingr. dal lato dell’ apertura. Clausilia transitans, Paulucci. Da un esemplare raccolto da Caroti sul monte Consolino; ingrandimento veduto dal lato dell’ apertura ; - 8 @ (idem) ingr. veduto di profilo; - 8 d (idem) contorno di gr. nat. veduto dal lato dell’ apertura ; - 8 e (idem) ingr. veduto dal lato del dorso. Fauna Malaco]. della Calabria. M.Paulucci. Tav.VIL fd. Ximenes dis: e lit: Lit. Ach. Paris Firenze e Roma TAVOLA VITTO DO 4. "i as n . 6. _1 SPIEGAZIONE DELLA TaAvoca VIII. . Clausilia Deburghiae, Paulucci. Da un esemplare raccolto da Caroti a Palizzi; ingrandimento yedato dal lato dell’ aper- tura; - 1 a (idem) ingr. veduto di profilo ; - 1 è (idem) con- torno di grandezza naturale; - 1 c (idem) ingr. veduto in profilo dal lato della rima ombelicale; - 1 d (idem) ingr. ve- duto dal lato del dorso. . Clausilia Deburghie, Paulucci, Var. Cylindrelloides, Pau- lucci. Da un esemplare raccolto da Caroti a Palizzi; contorno di grandezza naturale; - 2 a (idem) ingrandimento dal lato dell’ apertura. Ù . Clausilia solida, Draparnaud, Var. Cajetana, ossmiissler. Da un esemplare raccolto da Caroti a Monteleone; contorno di grandezza naturale; - 3 a (idem) ingr. dal lato dell’apertura. Clausilia solida, Draparnaud, Var. Mofellana, Parreyss. Da un esemplare raccolto da Caroti a Monteleone ; ingr. dal lato dell’ apertura ; - 4 @ (idem) contorno di grandezza naturale. Succinea debilis, Morelet. Da un esemplare raccolto da Ca- roti alle sponde del fiume Angitola ; ingr. dal lato del dorso ; - 5 a (idem) contorno di grandezza naturale dal lato del dorso; - 5 è (idem) ingr. dal lato dell'apertura ; - 5 c (idem) contorno di gr. nat. veduto dal lato dell’apertura ; - 5 d (idem) ingr. veduto di profilo. Limnwea peregra, Miller. Da un esemplare raccolto da Ca- roti nella fonte di Pazzano; veduto dal lato dell’ apertura; - 6 a (idem) dal lato del dorso. . Pomatias Adamii, Paulucci. Da un esemplare raccolto da Ca- roti sul monte Stella; ingr. veduto dal lato dell’ apertura; - Ta (idem) contorno di grandezza naturale veduto dal lato del dorso ; - 7 d (idem) contorno di gr. nat. veduto di faccia. Fauna Malaco] della Calabria. M Paulucci. fd.Ximenes dis. e lit. SI ‘n DA N e TT LLLAS 5) 54 Lit. Ach. Paris, Firenze e Roma TAVOLA IX. (1 SPIEGAZIONE DELLA TavoLa IX. . Pomatias Adamii, Paulucci, forma di transizione alla Var. rudis, Paulucci. Da un esemplare raccolto dal Cap. Adami a Tiriolo; ingr. veduto dal lato dell’ apertura; - 1 @ (idem) contorno di grandezza naturale veduto dal lato del dorso ; - 1 d (idem) contorno di gr. nat. veduto di faccia. . Pomatias Adamii, Paulucci, Var. rudis, Paulucci. Da un esemplare raccolto dal Cap. Stefanini a Tiriolo; ingr. veduto dal lato dell’ apertura; - 2 a (idem) contorno di grandezza naturale veduto dal lato dell’ apertura; - 2 5 (idem) contorno di gr. nat. veduto dal lato del dorso. . Pomatias Westerlundi, Paulucci. Da un esemplare raccolto da Caroti sul monte Consolino ; ingrandimento veduto dal lato dell’apertura; - 3 @ (idem) contorno di grandezza naturale ve- duto dal lato dell’apertura; - 3 è (idem) contorno di gr. nat. veduto dal lato del dorso. . Bythinia Leachi, Sheppard, Var. Italica, Paulucci. Da un esemplare raccolto nei fossi presso Novoli; ingr. veduto dal lato dell’ apertura; - 4 @ (idem) contorno di grandezza naturale ; i veduto dal lato dell’ apertura; - 4 5 (idem) ingr. veduto dal lato del dorso; - 4 e (idem) contorno di gr. nat. veduto dal lato del dorso. . Bythinia Leachi, Sheppard, Var. Italica, Paulucci. Da un esemplare raccolto da Caroti nel fiume Angitola; ingr. ve- duto dal lato dell’ apertura; - 5 @ (idem) contorno di gran- dezza naturale veduto dal lato dell’ apertura; - 5 d (idem) ingr. veduto dal lato del dorso; - 5 e (idem) contorno di gr. nat. veduto dal lato del dorso. . Bythinia Leachi, Sheppard, Var. producta, Gentiluomo. Da un esemplare raccolto nei fossi presso Novoli; ingr. veduto dal lato dell’apertura; - 6 a (idem) contorno di grandezza na- turale veduto dal lato dell'apertura; -6 4 (idem) contorno di gr. nat. veduto dal lato del dorso. . Amnicola Carotii, Paulucci. Da un esemplare raccolto da Caroti nello scolo di un mulino a Pizzo; ingr. dal lato del- l’ apertura; - 7 a (idem) ingr. dal lato del dorso; - 7 è (idem) contorno di grandezza naturale dal lato del dorso; - 7 e (idem) contorno di gr. nat. veduto dal lato dell’ apertura. . Amnicola Carotii, Paulucci, Var. scalarina, Paulucci. Da un esemplare raccolto da Caroti nello scolo di un mulino a Pizzo; ingr. veduto dal lato dell'apertura ; - 8 @ (idem) ingr. veduto dal lato del dorso; -8 d (idem) contorno di grandezza naturale veduto dal lato dell’apertura ;- 8 c (idem) contorno di gr. nat. veduto dal lato del dorso. Fauna Malacol. della Calabria. M.Paulucci. Tav. IX, No Ed. Ximenes dis: e lit: Lit. Ach. Paris Firenze e Rome pe sala Tal hi A; » ù IO (GRA ez ST : : COND sai Moi Li I PETE, E TO VUOLE * n , i ser i n i tl | il : L, : î La | A al o | i i A ail A î o Ù Ù î RT TI il di Ri Ù ° UL: Di o, . i Ne AL) ì UaÒ a i ù n unì è | x Di x ÙÒ Ù Li E a ' nt va Ti TSO Va n NY uf ti Dal i i IDRA | ] ii O a I UE NI Di Ù — Ù mi n Ù MURI Ù Ù I i im Ere PÒ lp; Ù i Ù pal De ci | | i M LS | 7 DI hi Ù si TT) TUE DI e Ù IE PS iù i LIA È ea Fi ni FIA no Da = | ì î I i G Î ni 1 : 5 MI ti i ti x î. Dl 211 I I) se 80 | | » CL ù j i tI N et. 4 Ae NV VS : ì MI | Fi TI _ ì ti Ì x I LI E DI) (I _ EM dl O E _ È D ì ud”, =" n y Mei sli se U Li i i toi | si Ì Ù i) «= ni E DI i i 0 h : nn DI 01 UO e : Ò Di : ik : M x i sn nd ì Ai e x ou Ul x Ù — tl ; E n n Ù n x i n n (of vai x Ma Ù x hi R i n! : fl Ù _ DA î s DO tnt | I) ni Ul : E DO ui Ù F tI î : | î NI i sE i 5 D) si " Ù ì : : e i | i n : ù | : QU ni i | i : E EZIO N i SUR. tai ll È E Tdi de : fi Vi i cui Ù bl è i i Hi, Ò = Î ° si : | PALLA ' ù X Na I i VW n i bi 4 n dt Ri vi fi IN si Pani URI . VI i } IAT II Vu a Ù Ù Xi AL (i PONE Ire (A DTS Dun RIOT NO - se fi : È ù : AI i : si 7 a, “uni n I 5 Hd ile: d Mn li RT) | ©) sa ni Aia DEA gi Ti ar; | bOLS NEO PI) Ul i v : har Ù A N Nat all Di Ò re Ta Ii î î n I i l : Di ION dl; ti feti NI RC ALIA LA e ve î YO | ti Ò : ' [ ' ia Ni + miti dun ni LE ILTTRNOOI | DU ui dI "I i ì LIS gut ii ERANO pi Ù ne Wi. fl ì A? Ù D) _ til II n i Li - x AT TRI Di ou DI | 14 «e Ù \ î Di Lo DI PI x DI { Dn Vu AL! Mi ART x "i Da ni : ta if L' ha è rr î Bui Uta ni LG VAS TTI Î 5 D ii tp Miei ì dio PAL Î a PL x SUN 2a lo K ii iù pi do tu 1 AI LATE Vi ] | E PU MERI vor i CHE Ni Ù dadi Lil, al AI i pe DI Di vi th "O la, di) i Soli i IRE i dik Ji vi) na Monni Hol 1g NOT E, È vi MIT Hi x NI) (EAETIO Ù AAT “ È MRC Lula mo bi n! PORTATA di n hi a ie VI Da; nen fit. Mv x D hi di Li iù n ' SI ' hi lg, ì ii tun ai i NE I dn, vi iu iii Mi di Ps ue : SO HA jo i fi bi 0] fi "i sp” di DET. i ma Ù L3 di na n Vi j RI RENI hi i sn ali 1 CR Pe VI Î, 0 y Rol Di di Ni RR CA Di A ae I : SURANO DU TRATTA i NO ; USI * U i a i : : DI Li Hle Ù i a i di xa Ù i Ò y FTA VIDI) | RO PR î DARA LO ui (i } doi Ù IND TE ila: MA vasi NI NO di ih dii AU i ‘(IR N NI f li FIS Nar DI î Y È n), i U REATI us My Ri ui INT, n È 1A Lo. Ho LAN fi: na nti DR, Dr ur CI MEI i al pr In o” DI VA ui i È ) Wi » bag i pi), DI fp ui SI, DIOR MAIA i TA TRI j i LUCI MI) VE Di i Ii ‘ ° un Li Ng î nh Uni AL _ : dh, SEGA î LUPY 40 2 DR Lr Ì w SRATI Ly. ri "I i LASA mn di i dadi LIT } | RSS Rn VIN ICI MIL i i i î Ù VAL, | vl Hol Mica TRL) n ori IT ; x Mw ” o Ì 1 fo È no Mi diet : iu | l CRI T BETA I RR ST 0 IRA RIO ni Mifi i TA MRI DE TIA A CAIRO LI IRE BRIO MEA : Mi mi | i î Cu PT: n i "RAI "al | AI SIMBRTLIA (009 URGE | Ù alt | DO! Ni, PORSI ì i (LEZIONI Na TE Ri MRELI a” ] phi N : n, Ta 5 : ta 74 D nu; EI : LL i I n Ni Il MI : li î li È il a n DI I Tl pu " v) O DIE ni DIS I n Da î pati ; f x ELLI (A ti l PO SICA ud ui E Le n î Î uita n Hi | / | Nr ai n À ni I ma ini TORI : i i î \ î ui ll "i A TRAI UA i Rai Ù MA iO Mi ì W | RIE 7 MINOR RO SURI 1] Y LI ' n BI PE) MIUIIn, (Alan MI di i : i di ug f Mas \ PLS 000 3) n ni I : Ò | tu i x si È, Lu TIAGAAI pe: i : sE Na fn (o. pI si Ù | Li i Di RI n MUESCATI VAI i Di) î pe fe Ù ni I î Il t Ù n) vi \ IN A il dI i na î DI : Di DI IT V NL: t) i mil si, di î Ni ; 19 ù Lo Mt: dA : IM i DI i iii meme : î î Na tI né HUB : È i p9 Ù x l "I de, i u î Ù 5 N Ka? li + ì 9 Y n : *% Di Lasi : O e ai i JR È b LIE (OT, 06 o TO a: ig TI TR Di ì fi n Ù î _ Î i Ù vo Ù | ‘) I ar] Ogni x l ei l ì ° l I | Si; L î DNA n : i pi | x fi Î | i É Î : dì : ù i fi : : i iu î i : sai n 0 l di VI i I 9 Poi Di 1 i) x : 19] Il il A I Ù PI (WA a î ni î si x i i: I É Ù DA] IU di î si (e 9 n) É Ù n DER U È i II) TA vi : RI Ò n É | w i X ui i , i Ì î î Ri Do i Uh ì il, : eo: i DI | l À LI Di î VD MOTI sa : seul, MO ° î NEI _ ] Dadi 1 È în fl i Vin : SS | i NEI. TE io a' n SÙ N IO i j ol i. Ù l (O Ù Li Fi N Di n I î Di _ si Ù i — 5 ì 5 E; ' 7 Ni “BE ta' ni Ti N; a Ò : A È DI i : Ù _ na 5 NI IN LA i VA di si i ì ; vi | : us i È : AVIO 3 UPON i Ni ì : w : d se î ò Di LI "i tO, vi INA ni ti { : I i I NET: INTO i ni To) [i ì ti PS O ti i | i | 5 Ù i } | ni fi Ural LI î vr ST n VASI îÎ iS (i ma UA Di A î eli "il SU Ù Ti n i I DITE i di a i A | oi 1h CO ARR SEE | di, Ù pi Ù i: Di n Dia a i nl LIA, al IR DT cn Ii SINARBRLRE TARE Re SP. O a” RENI ER fato w MI i i N ì | unt DITA, (hp INI su i Ji Su : dd tr po, RI Ma atti QUI ui DI VURO di IN 0) ut O i (45 DI “ i a LI Io i : Lp VESTI : , if (UR INZONA Ù i na Î) i ì A pil i) i Ù, I 1 \y In \ | È ti TVELIIT 1) pi i (a ì st. LIU N tr deli Ni i | pi ) NPINUTRAI l E TAI TA Ù SALT. RI MPI SAFARI DI i 1 (ARI VEE a. LIU DI: [a oa nu su N ì i Me x da) MAU, RAR SRI RRUIATI ALI RC LN IMG di TARA SA È sn da vi È : fa A i i di NE ii! È Di (za! N Su) if | n° Î ie A AA), (IT i PDAL i HI 1 OT MI î n: VITTIATONI Rs A I ALETRO ORLO DI RATE A : SI RAIN dl i db can i ui Na DER dI (RU AT PINO bi RICA salti î cina E PINA DIL: ti i : di ti W FURONO] SAI ui DI ire n li P. SRL in DA! 9 h 5 i URRA i sul All ARI i (e a CCA Vu IPA PUTTI SI Di go Na pie Lol DI CURATO MA i N, : 07 MIA tr na MERITI n hug N Ù il ui | PEN SUNHINIAUITAINI 3 2044 072 2 AI Ss P ita ti sian o x NATIA , sali erede e . a CT PI PIE PN GI e et n eine Pn e => 0, TISANE Enne "n na a x cv o PN "% DAR ML sera iter na pra retin 7 ! ; A dra DTA RR RETI rina SIN PR E LI TA 3 a o ce 2a a de - urne #4 RIA LTTIIE tei REI SE geci feor ie ran » = valgo; PILE ADI. x "" muri mie an TARRA IE "n dò tan n > ” - = \ Vodbe - 1 n PLLPERPLN ppt i eqnga, n l é ” = vonlinigprgni; x er irona a sen STI - \ tari % - SC x" x ", enne rude, n sonni tn ee a TIT PE VALI » ° - x prep, i i ra n e > IAA E FELI LI re LE = : TO x = ra . 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