g. fio li. ARCADICO DI SCIENZE, LETTERE , ED ARTI TOMO ri. APRILE, MAGGIO, E GIUGN^ MDGCCXX. ROMA «ELLA STAMPERIA DE ROMANIS Con lÀeenza de^Sup, SCIENZE Observations on the casual and periodicrtl influence of particular states of the atmosphere ec. — Ossers/azio- nì sopra la casuale e periodica influenza de'' partico - lari stati dell' atmosfera sulla umana salute e ma- lattie , segnatamente la Pazzia , con un novero dì Au- tori : di Tommaso Forster ec, ec. : Seconda Edizione . Londra 1819. X-issendp stata volgarizzata ia Roma l'Opera sulla Pazzia del sig. Spurzheim , ed avendo noi dato di essa l'Estratto in uno degli antecedenti Quaderni , abbiamo giudicato far cosa gra- ta ai nostri Lettori offrendo loro il Sunto dell' Opuscolo del Sig. Forster , che ben a ragione può dirsi una continuazio- ne, o piuttosto illustrazione di (juella . Difatti quest'Opu- scolo , che si legge nella Raccolta periodica Inglese The Pamphleteer containing the best Pamphlets of the day n.xxFir Aprii 1819, è diretto a provare che gli animali, e gli uomini principalmente , vanno soggetti ad un Periodo di Ir- ritabilità , nel quale si sviluppano quelle malattie , cui so- no disposti per altre cagioni , e che a modificare coteste ma» lattie influisce sommamente 1' aria atmosferica . Verificati una volta questi principi , ognun vede quanto bene ne po- trebbe emergere per la cura di parecchie infermità , ed in particolare del disordine delle intellettuali funzioni . Ma ve- niamo al dettaglio . L' Opuscolo è diviso in xiv Sezioni eoa una Appen- dice , la prima delle quali porta per titolo : ce L' umana sa- 4 Scienze tute è sottoposta all'influenza delle atmosferiche cagioni « , Da tempo immemorabile ( dice 1' A. ) si tiene per certq che le vicissitudini atmosferiche esercitino un dominio so- pra la salute dell' uomo , e tale credenza è fondala sulla osservazione che molti individui di varia età , di coslitu- ziuue dissimile , con diverse abitudini , e in differenti luo-; ghi , vanno nello stesso tempo soggetti alla medesima ma- lattia ; ed è nata ancora dall' aver veduto che sotto certi stati dell'atmosfera, eia certe stagioni dell' anno insorgo- no alcuni particolari disordini nella macchina animale . Men- tre però la maggior parte de' Fisici pensa che ai muta- menti dell' adii dal caldo a! freddo , dall' uniido al ^ecco , sì debbano prinripalmenle trìbuire i suddetti disordini , crede il nostro A che dalle -variazioni dello stato elettrico dell'- aria si debbano maggiormente derivare. Ecco in breve le prove della sentenza di luì . Il dolore che sentesi nelle mem- bra una volta rotte innanzi il cambiamento del tempo ; il turbamento di stomaco che molti soffrono avanti , o dii- tante il temporale ; il lagnarsi che altri fanno d' incomode sensazioni , quando in mezzo di un cielo sereno apparisco- no all' improvviso delle nubi con pronostici di prossima pioggia , e il sollievo eh' essi sentono , cessata la pioggia stessa j il mal essere dì altri prima di una caduta abbon- dante di neve , ì quali rimangono imperturbabili sotto al- tre meteore acquose 5 il piacevole sentimento che taluni pro- vano , quando nella state si stemperano i vapori dell' aria in larghi ed elettici torrenti : questi ed altri sono i fatti che il nostro A. adduce. E poi ( soggiunge egli ) durante quel tempo che dicesi contrario alla salute, e quando i Me- dici si rattristano pel cattivo stato de' loro infermi , ho io osservato nell' atmosfera tali circostanze che sembrano dino- tare l'irregolare distribuzione della sua elettricità: nubi, intendo , le quali prendono molte e svariate forme , ed ora Influènza dell' Atmosfèra 5 s5 dispongono in rami , ora dilalano in ogni direzione le loro fibre; altre che ora si raticolgono , ora si dissipano in difFerenti luoghi del cielo ; l'aziotìe intermittente dell' elet- troscopio atmosferico di De Lue ; stratii , e tarj venti ; in uU timo l'abbondanza di luminose meteore durante la notte; Vero è che non si può facilmente spiegare come qiie* ste elettriche variazioni agiscano siili' animnle organismo , e solo per conghiettura può asserirsi che sotto di esse mol- tissimi individui y in specie i più deboli , sono privati di una porzione della loro elettricità naturale, e cosi vie- ne a scemare l' energia del cervello , e del sistema nervo- so j ovvero che l'atmosferica elettricità essendo inegualmen- te distribuita nell' aria , e ad intervalli propagata verso il suolo, cagiona anche ne' riostri corpi una irregolare distri- buzione, e apporta in conseguenza disordine di funzioni. Mi sìa pur incerto il modo di azione , non perciò rimane meu certo che le funzioni del sistema nervoso sono alta- mente disturbate dalle elettriche vicende dell'aria, che ne sofiVé in Consenso anche il sistema digerente , e che scon- certati una volta questi due sistemi , si apre la via ad al- tri morbi , ai quali già si abbia uria disposizione . Né raen certo si è che essendo il cervella 1' organo della vita ani- male , e dipendendo dallo stato di esso le intellettuali ope- razioni, soffre eziandio l'anima nell' esercizio delle sue facoltà sotto l'influenza della cagione divisata. Difatto accade sovente di sentirsi innetti a profonde occupazioni mentali , sinché dura certa costituzi(»ne atmosferica , che incomoda il nostro corpo : ti sa ognuno che parimente in alcuni stati dell' atmosfera: fan- no i pazzi le maggiori stravaganze . Dilata quindi il nostro A. più oltre il suo pensiere , e riflette che l'influènza dell'atmosfera non sembra soia- inente limitata a conturbare i sistemi nervoso e digerènte, ma par che talvolta abbia il polare di suscitare e?.iaadiu ma- (ì Scienze lattie epidemiclie e contagiose . Lasciando a parte il nove- ro delle affezioni morbose, clie compariscono in diverse sta- gioni dell' anno , ei prende a considerare il Catarro , e con- tra 1' opinione dei più , i quali ne distinguono due spe- cie, e ripetono 1' una da traspiro represso pel freddo dell' aria, l'altra riguardano siccome contagiosa, ei pensa che entrambe dipendano dall' influenza dell'atmosfera . Non du- bita supporre che possa talvolta 1' aria acquistare le quali- tà dì uno stimolo , e come tale agire sopra il sistema de'ner- vi , sconcertare le funzioni della vita, e dare origine a malat- tie gravi , e di facile infezione, in specie quando nell'indivi- duo vi sia 1' opportuna disposizione . La quale vuole egli che si ammetta anche nella prima specie di catarro , prove- niente da traspiro represso , perchè spiegar si possa la fre- quente infreddatura nel verno di quelle persone , che si hanno i maggiori riguardi , e come egli stesso sia stato im- mune da questa affezione , sinché viaggiando per le monta- gne , e niuna cura avendo del suo corpo, ha affrontatole intemperie dell' aria , ed abbia poi incominciato a soffrirla quando , abbandonato quel genere di vita, ha incominciato a godere dei comodi della Capitale . Dal catarro passando ad altre malattie eminentemente contagiose , osserva che molte di esse insorgono repentina- mente , senza una cagione apparente , e si estendono con mirabile rapidità . Alcune parti della Turchia sono visi- tate dalla peste ogni cinque o sei anni , mentre questo flagello pili di rado percuote altre contrade di essa • Il va- jolo infierisce sovente per tutta l'estensione di un paese, ed in altri ben di rado vi si riscontra: lo stesso si osserva della scarlattina, e rosolia. Io > non posso persuadermi (ei dice) che questo sia meramente 1' effetto di accidentale introdu- zione . Non è egli possibile rhe vi sia qualche qualità nell' aria , ia particolari tempi , per la quale ella diventa più Influenza dell' Atmosfera 7 atta al trasporto della contagiosa materia ? Ovvero noti pos- siamo supporre che l'effetto di un particolare slato dell'at- mosfera sia quello di rendere il corpo più suscettivo dell' ordinario della infezione ? Discorre poscia sul modo disordinato di vivere nella so- cietà, sopra le cattive abitudini che in essa si contra; gouo , e che contribuiscono assai a cambiare le naturali costituzio- ni é temperamenti degli uomini , e renderli più sensibili ai perniciosi effetti dell'aria. In ultimo coli' autorità di anti- chi Scrittori , e segnatamente di Lucrezio, corrobora la sua opinione, che oltre le accidentali pestilenze havvi in alcu- ne parti della terrà una locale influenza sopra 1' uman cor- po, per la quale certe malattie sempre predominano, eco- tèsta iriflùerizà si debbé ascrivere allo stato particolare dell' atmosfera in quella data regione . Noi beri conosciamo che alcune proposizioni dell' A. di sopra esposte intorno 1' influenza dell' aria rielle malattie contagiose non piaceranno a tutti i Patologhi recènti ; ma le dottrine di questi sono talmente divulgate, che non ci impegniamo a contrapporle alle proposizioni suddette . Sezione II. - La salute degli, altri Animali e affetta da atmosferiche cagioni ■z=. . Si è veduto che 1' uomo , attesa là sua organizzazione e il suo modo dì -vivere in società, si dispone a sentire 1' influenza di un' aria nialsana : anche gli altri animali, e special m!en te i domestici, sebbene immuni dai vizj degli uomini , sia per la fame , sia per il cattivo hodrimento , per la fatica , e le accidentali ingiurie , còntrag- gorio in qualche grado là disposizione agli effetti perniciosi dell'aria. Dietro questo principio dall'aria in parte ripete 1' A. l' Idrofobia canina , che comparisce talvolta in luoghi disparati di una regione , e lo rilèva dal vedere che in princi- pio si manifesta in pochi cani , in quelU appunto già disposti per disordini antecedenti a provare gir effetti delle almosferi- 8 Scienze ohe impressioni . Addebita all' aria la considerabile mortalità de' gatti, che avvenne in Essex pochi anni addietro : dallo stesso fonte deriva quel morbo epidemico detto parotitis felina , che spense parimente un grandissimo numero di gatti intorno Haywood in Staffordshire , non esclusa tutta una razza bellissima di gatti persiani , della qual malattia parla Darwin nella sua Zoonoraia j non che una terribile contagione fra i medesimi animali in Westfalia j le glan- dule de' cavalli , e molte malattie del bestiame . E che realmente gli animali sieno incomodati dai mu- tamenti dell' atmosfera lo sa anche il volgo , e particolar- mente il sanno gli agricoltori , i quali dall'osservazione ap- punto degli animali preveggono bene spesso lo stato del cielo. Innanzi la pioggia, per esempio, e specialmente innanzi le copiose cadute di neve , si osservano i cani pigri in un mo- do singolare ; i loro orecchi s' infiammano , e sonnacchiosi giacciono avanti il fuoco per tutta la giornata , e possono essere scossi senza timore . II porco sembra infastidito dal tempo ventoso, e mostra sintomi d'inquietezza dall' inco- minciare del vento sino al termine , correndo all' intorno , gri- dando , e dimenando in alto la testa ; e cosi dicasi di altri segni di sensibilità negli animali sotto i cangiamenti del cielo . Ne' quali cangiamenti sospetta l'A. che siavi dì mez- zo 1' azione del fluido elettrico , appoggiandosi ai scopri- menti de' moderni Filosofi intorno 1' esteso dominio di quel fluido nel campo dell' atmosfera . Sezione III. = Le vicissitu dini dell' aria influiscono sul' la vita della piante = A provare che non tanto dal gra- do diverso di temperatura e pressione nasca 1' influenza dell' aria sopra i vegetabili , quanto dal suo stato elet- trico, si giova l'A . del seguente fatto. Nella state del i8io quasi tutti i platani a corteccia scabra ( platanus occiden- Ulis ) divennero malati nelle vicinanze di Londra , ed a Influenza dell'Atmosfèra ^ xnt)lle miglia d' intorno : pochissimi di essi , in confronto di tutto il numero , si riebbero, e così a stento, che nel- la primavera seguente misero fuori i lori germogli ; men- tre i platani a corleccia piana ( platanus orientalis ) , ed i sicomori ( aCer pseudoplatanus) rimasero sani . Lo stesso fatto sì ravvisò anche in parti lontane del paese , nell' Ir- làhdà , nella Scozia , ed in contrade pivi remote eziandio dalle isole britanniche . La stagione non fu notabilmente calda , né manco straordinariamente secca j ma si osservaro- no bensi nell'atmosfera tutte quelle circostanze esposte nel- la prima Sezione come dinotanti uno stato insolito dell' atmo- sferica elettricità . Nella state seguente, vale a dire del i8ii , alcuni platani della stessa specie sì ammalarono , e qual- cuno ne peri . E' a notizia dell' A . che alcuni anni addie- tro una simile mortalità , sebbene non tanto estesa , ebbe luogo fra i platani orientali . Da' quali fatti egli conchiu- de, che olire il caldo, il freddo, e l'umidità, v'ha altri stati nell' aria atmosferica , ì quali a guisa di uno stimolo specifico inducono il morbo in particolari generi di piante . Sezione IV. =r Z' influenza atmosferica sembra in mol- ti casi essere periodica := fioì diciamo knomenì periodici quelli che appariscono in regolari intervalli di teifnpo, a diffe- renza di quegli altri, i quali sembrano accadere in tempi incer- ti , e indeterminati . Se si avesse pii!i estesa cognizione del- la natura , forse in tutti i naturali fenomeni si ravvisa- rebbe un periodo ; ma conviene limitare le nostre vedute a quelli , ì quali hanno un periodo sufficientemente mani- festo, che di sovente sì appalesa nel corso della nostra vi- ta , onde misurarne, e paragonarne gì' intervalli . In que- sta categorìa entrano appunto i differenti stati dell' atmo- sfera , aventi una particolare influenza sopra 1' uman cor- po j intorno a' quali osserva l'A. che possono avere perio- di di estensione diversa , e che h malattie da loro cagio- tó Scienze nate possono seguire cosi rapidamente , e ad intervalli cò- si distinti da manifestare apertamente la regolarità dolla lo- ro comparsa . Se una qualche oscurità si presenta in tal periodica influenza dell'aria sulla salute j essa dipende dalla differente costituzione , e disposizione degl' individui , per la quale modificano talvolta , o pienamente resistono al po- tere dell- aria . L' A. pria d' immèrgersi nella considerazione dei periodo delle malattie , vuol mostrare come in natura tutto proceda periodicamente , e con regolare disiribuzioue di tempo . Sezione V. = La natura esibisce in se stessa fenome- ni periodici i= , A questa considerazione dice 1' A. di essere statò indotto dalle savie riflessioni , che il Dot. Spurzheim viaggiando seco lui faceva soprai molti incomodi , che a da- ti intervalli eli tempo insorgono nella macchina animale , e che sembrano essere in relazione con i grandi fenomeni della natura ; Di fatto ( continua 1' A. Stesso ) il giro delle sta- gioni somministra un esempio evidente del periodo rego- lare che regna in natura : il ravvivamenti» di essa nella prinrtavera , la sua maturazione nella state , la caduta: delle foglie e il generale deperimento nell' autunno , il tristo qua- dro di una vita sospesa nel verno , sono altrettanti monu- nleati di periodicità . La sola temperatura non gli sembra essere la cagione de' fenomeni delle stagioni , ma qualche cosà di più che avviene in particolari tempi . La situazione del nostro globo rispetto al sole ,■ il gran motore delle sta- gioni , può anche produrre qualche altro secondario agente nell' atmosfera , nel qiiale risieda il periodico potere eser- citato sopra la superficie della terra. Oltre poi 1' andamento ordinato delle stagioni j egli prende in considerazione ezian- dio quei cangiamenti , o per meglio dire stravaganze , che suc- cedono talvolta nel corso delle stagioni medesime , come a modo di esempio una primaverai umida , una state fredda , Influenza dell' Atmosfera ri un verno tiepido , e via discorrendo . Riflette pertanto che queste varietà di stagioni sembreranno casuali , e lontanis- sime da ogni periodo , soltanto a colui che prende a con- siderarle isolatamente ; ma se si contempli ciò che è av- venuto in epoche anteriori alla nostra esistenza , e si ponga a confronto con ciò che è avvenuto a memoria nostra , in esse varietà ancora si riscontrerà un periodo . Termina la Sezione con una breve considerazione della periodica vege- tazione delle piante , loro germogliare , crescere , fiorire ec. non che della vita degli animali , loro accoppiamento in dati tempi dell' anno , loro passaggio da una regione all' altra ec. ec. Sezione VI. ::= I periodi di molte malattie sono rico- nosciuti ZZI Annovera qui 1' A; alcune malattie , altre conta-^ giose , ed altre non attaccaticce j le quali appariscono cori una celta regolarità di tempo ^ e fra le seconde nomina ià ispecie le fabbri intermittenti , la terzaiia , quartana ec , nel- le quali il periodo è osservabilissimo . Sebbene riguardo A. queste egli ù una riflessione , ed è , che il ritorno del pa- rosismo è ima conseguenza di quello antecedente , ossia che il periodo dipende unicamente dal tempo necessario al pro- ducimento della nuova febbre : e di piìi riflette che se ia principio tali febbri provengono da mala influenza di aria sopra Un corpo già disposto dal concorso di altre cagioni ^ in progresso poi fanno elle il loro corso indipendentemente dalla esterna impressione dell' aria medesima . A queste poche nozioni si ristringe la Sezione presente . Sezione VII. :=: f^' ha una Periodicità diurna zzzy ha snolti notabili , e beri conosciuti casi di esacerbamento di malattia , il quale accade in particolari tempi del giorno, o in date ore della notte . Il Dot. Darwin ha riportato di- versi curiosi casi nella sua Zoonomia , nei quali gli accessi di alcune malattie sono Stornati per lungo tempo alla stessa 12 Sciente ora . In Hn caso gli orologi erano stati alterati con iritett-' iìone d'ingannare il pajiiente sili tempo reale, dietro l'i- dea che la periodicità del suo incomodo fosse effetto di fan- tasia : ma si conobbe essere la cosa altrimentej imperocché svegliatosi egli nella notte , ed osservando 1' orologio , signi- ficò la sua sorpresa che il suo pólso incominciasse a battere irregolarmente un' ora avanti il tempo consueto . V ha molte specie di mali di capo , i quali si risve- gliano in determinati tempi del giorno . Io conosco un'in- divìduo ( dice r A. ), il quale per più di 20. giorni è stato sensibile ad una qualche particolare influenza sopra il suo nervoso sistema due volte nel corso di ciascuna rivo- luzione della terra . Egli sì levava il mattino apparente- mente bene , ma bentosto innanzi il mezzogiorno incomin- ciava a soffrire il mal di capo con leggero movimento feb- brile e languore: i sintomi crescevano sempre per due ore cir- ca , e quindi scemavano gradatamente , e facevansì sentire per altre cinque o sei ore . Quando essi sintonii erano fortissi- mi nella loro prima accessione , il paziente ordinariamente verso la mezzanotte cadeva di nuovo nel suddetto males- sere . E' da notarsi eziandio eh' egli lo provava sia che tra- vagliasse ne' suoi affari nella Capitale, sia che viaggiasse pet il paese , e tenesse il suo corpo in esercizio salutevole all' aria aperta . Abbiamo dunque ragione di pensare ( così con- chiude ) che vi sono varie originali idiosincrasie , o parti- colari specie di costituzioni, nelle quali diversi stimoli agis- cono con particolare effetto j ma sempre dee esistere la ca- gione eccitante , quantunque la sua operazione non sia sem- pre la stessa . Nel caso poc' anzi riferito vi può essere sta- ta forse una particolare sensibilità a qualche diurna influen- za , la quale non operi generalmente con mollo effetto so- pra V umana costituzione . Influenza dell' Atmosfera 1 5 Passa quindi a confermare la giornaliera influenza dell' atmosfera sugli uomini colla osservazione de' fenomeni delle piante , e non è lontano dal credere che la medesima ca-^ gione sia che agisce su gli uni e gli altri esseri . I fiori in generale si aprono colla exposizione al sole ; ma altri si apro-^ no e chiudono in determinate ore del giorno , anch^ quan- do il sole resta offuscato dalle nubi , come il Tragopogon porrifolium , ed il Tragopogon Pratense , i quali a mez- zogiorno chiudono i loro fiori (i) . E questi regolari periodi di taluni fiori , simili a quelli de' morbi , sono interrotti dalla condizione dell' atmosfera . Anche allora che il sole è splendente nel tempo consueto all' apertura , alcune piante tengono chiusi i lor fiori , se la pioggia è imminente , come pi osserva nella pimpinella ; quindi derivano i pronostici del buono o cattivo tempo . Mettendo a paraggio questi fenomeni periodici delle piante con quelli egualmente periodici dell' uomo , e in is- pecie col caso di sopra riferito, avverte l'A. che se alcuni fiori si chiudono verso il mezzogiorno , e il sopraddetto in- comodo di capo avveniva similmente circa il passaggio del sole pel meridiano , non si possono tali fenomeni derivare con fondamento dalla varia altezza del sole medesimo , né dalla influenza diretta de' suoi raggi , la quale poco diver- sifica alcun tempo prima del mezzodì , ma si deggiono piutr tosto ricercare in qualche cambiamento cotidiano dell' atmo- sfera , soggetto ad interrompimento per 1' intervento di ca- gioni occasionali che lo disturbano. Chiude la presente Sezione confessando la oscurità di sifiatte investigazioni , e la iusuflìcienza degli stromenti me» (i) Ciò che rieri chiainato Oriuolo Botanico è qna porzione circolare di t-'n-ra sparga di rane piante , le quali aprono e chiu- •iono i lori fiori in certi tempi dellJi giornata. (N. dell' A.) l4 Scienze teorologìci , onde conoscere ed apprezzare appieno le atmo- sferiche vicissitudini : ciò non pertanto raccomanda di tener conto de' loro effetti , e non trasandare la giornaliera osser- vazione della barra magnetica , e dell' atmosferico elettro- ntetrq . Sezione Vili — L' atmosferica influenza h notahì" le per la sua maniera ascura di agire sopra il sistema nervoso. z= Premette l'A. che tutti i fenomeni della mac- china animale , le varie funzioni della vita organica , le sensazioni , come anco molte malattie dipendono in ultimo dal sistema nervoso : che non v' ha errore più comune , e più pericoloso nella sana pratica , dì quello di confonde- re i diverbi sintomi della malattia con lo stato morboso del sistema de' nervi , e la sua influenza sul!' organismo , ove realment* risiede la malattia : che il cancro eziandio può essere riguardato come una conseguenza di diàtesi mor- bosa ; che infine varj sintomi del dolor di capo , della vertigine , delle cutanee eruzioni , e in genere delle malata tìe locali , dinotano uno stato disordinato del sistema ner-» voso , e degli organi digestivi . Poscia , non lasciando ra^i di vista il soggetto princi- pale delle sue osservazioni , avverte 1' A. che le esacerb^zio- ni , ed i periodi de' sintomi sono sovente regolari ; che questi sìntomi nascono ne" periodi di generale Irritabilità , e quelli appunto Insorgono , a' quali il corpo è preventiva- mente disposto in forza di altre cagioni : che poi a varia- re essi sintomi concorre l' influenza dell' atmosfera , la quale poiché non presenta periodi regolari osservabili nel corso della vita umana , può essere considerata siccome ca-! ;aale , o accidentale. Ciò premesso , Egli mostra che intanto 1' influenza atmosferica agisce sopra i nostri corpi in ui\ modo imper- ^ làbile , in quanto che non consisie nel grado di caldo, Influenza dell'Atmosfera |5 (Ji freddo , di umidità ec, , d' oade risultar ne possa in noi un sentìmeato immediato e palese da conoscere 1' in- dole della influenza medesima , ma verosimilmente consiste in un particolare stato elettrico dell' aria , il quale men- tre sembra legato con la cagione della Periodicità , poca o nulla si appalesa ai sensi , E che 1' elettricismo costiti^is- ca infatto 1' influenza suddetta , lo rileva 1' A . dai re- gistri degli atmosferici elettroscopj , da uno in specie da ^ui conservato , dal quale risulta , che al conliouo cangia- mento e ineguagliauza della azione elettrica dell' aria sopra gli opportuni stronienti han tenutq dietrp periodi di scou- pertata salute , A questa oscura maniera di agire dell' aria ha proba- bilmente voluto alludere il Dot, Gali , quando noverando le diverse sorgenti delle malattie ha distinto dapprima la Soppressione proveniente da pienezza de' vasi , da ventre co- stipato , e dalla esterna influenza dell' aria sulla traspirazio- ne 5 quindi ha distinto 1' Esaurimento , il quale nasce , a cagion di esempio , dall' usq costante e smodalo di liquori stimolanti , violente evacuazioni eo. ; in ultimo nel piìi sem- plice genere di disordine delle funzioni ha notato una sor- ta di Patimento , e giudizi osa niente ha segregato questi^ dalle altre due sorgenti nominate . jog Sezione IX. = I periodi mensuali di Irritabilità han^. no influenza sopra molte importanti funzioni dell' ani* male — . Ai Tedeschi spezialmente sì dee la conoscenza di questi mensuali e semìmensuali periodi di irritabilità, e nominatamente al D. Gali , il quale ha osservato che un^ volta in ventisei o ventotto giorni essi ricorrono in mollisp simi individui , e che allora questi si levano la mattiofi con penose sensazioni, senza conoscerne la cagione. Ha.p^ servato di più che nelle persone di fibra sommamente ijr*- rotabile dura parecchi giorni cotesto stato tormentoso , irj i6 Scienze «Itre un giorno soltanto , in alcune appena fassi sentire : ciré in questo tempo sono più frequenti le liti , i duelli , i suicidj , ed altre simili determinazioni risultanti da mal amore , e da smarrimento di ragione : che finalmente ia questo tempo agisce con maggiore energia 1' influenza at- mosferica, della quale si è parlato di sopra , e sovente ia particolari luoghi . Un gran numero di suicidj occorse una volta in Vienna , durante un breve periodo , in quella cit- tà , ove tal delitto ordinariamente è rarissimo . L' A. da principio non prestava affatto credenza a (jaesle osservazioni , ma poscia n' è rimaso convinto dal- la osservazione sua propria : e quindi aggiugne Egli stes- so, che in quel generale periodo d' irritabilità le persoqe sog- gette a m Imconia cronica , ed alU pazzia , soffrono sinto- mi assai più violenti del consueto , il quale aggravamea- to male a proposito si ascriverebbe alla influenza delle fasi lunari , come per lunga pezza si è creduto , dando il titolo di lunatici agli uomini alBìtti da pazzia . I periodi reali d-i irritabilità non corrispondono in verun conto con quei del- la lana , e il voler sostenere una mutua corrispondenza tra loro saria lo stesso che riprodurre un argomento già dimenti- calo della scienza astrologica , la quale forse in origine fondata sopra qualche osservazione di periodicità è stata male inte-r sa dalle generazioni posteriori, e impastata con mille stra- ne ipotesi sull' influenza de' pianeti e delle stelle sopra i} nostro globo . Gii antichi diligenti osservatori de' fenome- ni naturali veggendo un periodo ne' movimenti della luna , • un periodo ravvisando eziandio in molte malattie , si sa- ranno talvolta imbattuti nella casuale coincidenza di en- trambi i periodi , e quindi ne hanno dedotta la mutua loro connessione , e corrispondenza .' Entrava fors' anco in ta- le divisamento una certa malizia , spezialmente per parte de' sacerdoti , i quali serbando a se la cognizione del flr* mameoto, la predizione de' futuri eventi nel cielo, e 1^ Influenza dell' Atmosfera 17 loro influenza sugli eventi terreni , |)rofitiando della facile credulità dell' uomo in cose sublnni voleano imporre alia massa popolare , e mantenerla nella ignoranza , e supersti- zione . Oijyidi tolto di mezzo ogni abuso , soltanto come possibili ammettono delle cagioni esistenti al di là del nostro globo , e sua atmosfera , le quali abbiano parte ne' periodici fenomeni , che accadono in noi . Ma il Dott Gali va anche pili oltre colle sue osser- vazioni, e asserisce che il parto, e gì' inconji.di femminei han- no ordinariamente luogo nel mensuale periodo di irritabi- lità ; che similmente in certi anni nisoono più maschj , in altri un maggior num-^-ro di femmine , quisi ohe vi fossero generali cagioni per la determinazione del sesso , le quali avessero un casuale, o alternativo periodo di predominio. L' A. confessa di non avere su questo proposito siifìl'^ien- li oiservazioni onde confermare , ovvero escludere i' asser- zione di Gali ; fa però un' altra osservazione , ed è la seguente . Noi veggi^mo le persone avanzate in età , come anche i maJati cronici compiere il corso de' loro giorni il più delle volte in compendio , mentre naturalmente parlando dovrebbe la lor vita giungere al suo termine a passi len- tissimi : sarebbe egli mai possibile che una esterna influen- za durante il periodo di irritabilità acceleri quella morte, che altronde si effettuerebbe con graduata lentezza , e sa- rebbe molto più a lungo protratta ? Da tutto ciò che si è detto siuora intorno la notizia del mensuale , o semimensuale periodo di irritabilità rica- va 1' A. il reguente risultamento pratico , vale a dire che gii individui di costituzione Irritabile deggiono in quel tem- po astenersi dal vino , dalle vivando stimolanti , e da ogni morale cagio'ie di eccitamento, , e passare il t^iupo in eser- cizi all' aria aperta , ed in piacevole società . ( Sarà continuato ) G. F. G. A. T. VI. «^ ■- ■f»J]l.JlllJ«l«lJIM»ii»»l — fiMUM IMmMWIL l-bSFJMWKII Illuftrazioni delle Tavole Filosofùke del Principe Federico Cesi - Memoria inedita del D. MichcV Angelo Poggio- li Prof, di Botanica nelV Uni\'ersi(A della Sapienza ; letta all' Accademia de' Lincei . Oe il bone scriverò dal pi'ofoiiio sapere deriva , come da .1 propria fonte , ed origine , giuita il detto del VeMOsino Po- eta , legittima ne discende la consognenza , che dallo scri- ver bene il profondo sapere cliiarainente si scorge . Partendo di un tal indrjbilato principio si presenta a noi un argomento invincibile delle estese , e profonde cognizio- ni Botaniche del celebre Federico Cesi . L'aurea sua opera col titolo di Tavole Filosofiche inserita nella grand'opera di Filip- po Hernandez Rerivìi rnedicarnin nova; Hispanice, thesau- rus etc. venuta alla luce per mezzo de' Lincei , mentre per un riguardo rende attonito cljiunque si occupi di leggerla , e meditarla , poiché vi rinviene in pi'jciola mole ristretta l'im- mensità della Botanica scienza , sorpru'nde per un altro ri- guardo, che sia slata cosi ingiustamente preterita dalla sto- ria Botanica , e mollo più reca meraviglia , che lo stessq Linneo , troppo dotto per non ascrivergli ad ignoranza il silenzio di un autore , non più che mediacre, il quale aves- se in qualunque modo scrino della scienza del Regno vege- tabile, abbia potuto nominar l'opera di Ilernandez , che del- le Messicane piante ci ragguaglia , con affatto preterire lo Tavole del Cesi in detta opera inserite^ e non dimentican- do i nomi di Giovanni Terrenzio , di Giovanni Faber , e di Fabio Colonna Lincei , solo nell' obblio sepolto abbia 1' illustre nome di Cesi , che pur di una delle più insi- gni Accademie fu il fondatore , cui le Tavole Filosofi- che il merito aveano procacciato di doversi tra i Bota- Tavole Fitosof. del Cesi 19 nici Filosofi annoverare . E 'se egli di,>ia^? coti verità lo stato miserabile della Scienza delle piante prima di Cesalpino , e de' fratelli Bauhini , epoca tlie non pre- senta se non se le opere di Teofrasto , di Dioscorilo , e di Plinio e de' loro commentatori degni, è vero, della no- stra venerazione, come P airi della Scienza, ma troppo man- canti della Botanica Filosofia , e limitati a parlar non sem- pre bene degli u-.i , e delle virtù disile piante 5 e se considera meritamente Cesalpino siccome il primo raggio di luce , che scintillò nella Scienza , con^? poi dimenticar Cesi , che sparse su di essa lina luce così copiosa colle sue Tavole Fitosofiche ? Il buon esito dello studio d' ogni scienza dipende dal buon ordine, cui siegue la mente ne' suoi travagli; end' è che tavolta per disavventura taluna scienza è ri lardata ne' suoi avanzamenti , poiché se ne intraprende la carriera senza averne con saviezza appreso il modo di percorrerla. Ed è perciò , eh' io vivamente bramerei , che pria d' accingersi allo studio di qualsisia scienza , sia sacra , sia profana , pria sì studiasse il modo di studiar la cosa , e poi la cosa stes- sa si apprendesse ; ed amerei , che i Professori di ciascuna scienza, da questa giustissima massima penetrati, o alle lo- ro Istituzioni , o ai loro Trattati , la bella , ed utile Pre- fazione prenjettessero : Della retta maniera di studiar quel- la scienza , di cui essi trattano . La verità , meta unica delle scienze , è un prezioso tesoro , non però situato alla vista di tutti . Essa risiede sovente tra i più secreti nascondigli ; le vifi , che alla sua sede conducono , sono lunghe , penose , ed intralciale ; che se taluno avido di farne conquista s' accinge al cammino senza un saggio antlvediinonlo , sappia che non il lungo , ma il retto viaggio a questa sacra meta conduce ; onde u "^"o prognostico è , eh' egli sovente intrigato trovandosi in 2 * 2© Scienze uu penoso labirioto , terrà f.ilso tracce , e si allorUanerà da essa api)pimt(} allori , quando si lusingherà d' averli aiFer- rata; e forse penerà, e suderà in vano tutta la sua vita, come a tanti suoi simili avvenne non senza raintnarico , Ben l'intese una sirail verità il nostro Federico Ger si , siccome uelle scienze tutte , alle ([uali si dedicò , co- sì specialmente nell" ameno studio delle piante . E quanto interesse per essa prendesse , scorgesi ad evidenza nelle sue Tavole Fitosotìche , eh' io brevemente vado ad esporvi , e dichiararvi . StudiuTii circa Stirpes , oinuisq , Plaiitarum Scientia prsescribitur , Kcco i! prezioso tema di questa Tavola . Studiosi amatori della Scienza Botanica , ed ancor voi dotti Professori se non vi spiace , io v' invito a contemplar meco pochi momenti siccome in questa Tavola il gran Cesi tutti ad un colpo d' occhio chiarameat? , dottamente , e matcr maticamente ci presenti i sentieri, che dal primo punto della Botanica Scienza partendo, dee tener presso il nostro intelletto! affinch(V per gradi salendo all' opposto punto ne giunghia- mo , ossia all'a)ice delle Botaniche cognizioni . 11 tutto ben-r sì è compendiato , ed espresso , siccome in questa , così in tutte le Tavole , quasi in cifre snere , ed in semplici cen- ni . Ogni ceiuio per altro è \in sentimento , ogni periodo è un trattato , ogni trattato sebben compeudiosissimo è un gran libro , ma un libro scritto pe' soli maestri . Fu saggio divisanienlo del nostro Cesi di risolvere in tre grandi stadii la carriera , che percorrer si dee nello studio delle stirpi vegetabili , espressi nella prima colonna della tavola in tre distinte sezioni • La prima o sia la superiore ne' seguenti termini indicata « Exordii vel potius prseludii modo in genere simul ac specie pra;fi- nitio qusedam , ìndicalio caussarum , et historiae Theoreticis ac practicis signis praejuqctis » La seconda , ch'è la media coi Tavole Fitosof. ì)el Cesi ai seguènti vocaboli « Circumscriplio qusedfun iti genere . Cnus- sse universales , el liistoriae , sejun» lis Thooiia , et Praxì ce. La leiia culla seguente espressione ce Enuinerdtio , ac expo- sitio in specie . Divisio , ac finitio • Caussse , et hislori* pe- culiares junctis Theoria , et Praxi . Quanto ben' inteso sia" un tal divisamènlo del dotto. Principe Linceo ^ riiuno , che di buon senso sia foinito potrà uon iscorgere . 33 A puncto ipsius ( così si espriirie il Cesi nella sud- divissione corrispondente ) scilicet primi , sumtniq planlse tjoininis Centro per titiilormn omnium Lineas in capitum Superjìciem a quibus corpus deducatur perlractas preesigni adumbialione prsemissa > qua objecti , et tracia ti onis circa illud indicia summatim ex omni materia presumi pòssìnt. Unde plantBé proferendse ad omnifariam cognitionem 33 . In- tellectu vago ( prosiegue nella seguente suddivisione ) in frontem prospectante « Pliyticnographia 33 vocabolo eoa cui esprime il disegno dalla intera scienza , e che tradu- ce in latine parole : « ReprEesentatio piantai ad plenam cognitionem ce. Ed in fatti siccome mal si appiglierebbe qnéll' Archi- tetto , che inalzar volendo un grandioso edificio , non s'im- primesse in pria nella mente 1' imagine complessiva di tut- te le parli coi loro respetlivi rapporti o-ade stabilire un insieme di membri ben collegati , ed armotiicamenie di- sposti, e quindi le concepute idee non esternasse con cor- rispondente disegno , così mal si consiglierebbe quel Bota- nico ^ che allo studio delle varie parli dell' amena Scien- za un ben" inteso diseguo della Scienza tutta non pre- mettesse . Partendo dunque il Cesi dallo stesso nome Pianta o sia dalla prima definizione , quasi dal centro, planUe no- ininix centro intende, che da un tal punto si tirino delle s,! Scienze linee formale dai titoli della materia da trattarsi , TitU" lorum linens, e queste condotte sieno alla superficie del corpo scientifico , la qual superficie viene dai varj capi- toli formata , ad Cap'Uum supe/Jiciem , e da tai capi tutto il corpo risulti a quibas corpus dedacatur . Si fac<-ia la più plausibile Fiticnografifi della scien- za per compiacersi di aver aderito all' istruzione del Cesi con quella marcia progressiva dell'intelletto, chela natu- ra dello stesso scientifico oggetto richiede, come egli ne istruisce . Volendo io allo studio delle piante applicarmi il mio intelletto esige in primo luogo la definizione dell' oggetto del mio studio , primo punto adunque del disegno sia la definizione della pianta , e siccome una tal definizio- ne mi porta all' idea di esseri viventi , l' intelletto ricerca in secondo luogo per ordine naturale , come son formati que- sti esseri , quali sono i loro organi ; ècco una linea tirata dal punto centrale , e che costituisce il titolo « confor- mazione , organizzazione delle piante » Anatomia « . Acqui- stato che abbia l'intelletto questa seconda cognizione, co- sa mai sarà esso eccitato a ricercar di nuovo ? Egli è ben chiaro, che riotelletto vuole indagare le funzioni , che da lai meravigliosi variati organi si eseguiscono a sostenere la vita, ed a propagar la specie di codesti esseri : seconda linea , secondo titolo =: Fisiologia vegetabile. = Allorché l'intel- letto si sarà fatto sazio di queste dolci cognizioni , arre- sterà la sua marcia /• Non già , ma gettando uno sguardo sulla immensa Popolazione delle piante, anelando di tutte conoscerle , e co' proprj nomi indicarle , avidamente richie- derà un filo Ariadneo , che sicuro lo condura in un si intrigato labirinto ; questo non potrà riuvonirlo , che nel- la metodica distribuzione da ft ndarsi sulla ^a^ietà de' ca- ratteri : ed ecco la terza linpa , il terzo titolo = Caratte- ri delle piante , e sistema Botanico = . xiè sarà già qui Tavole Fitosof. drl Cesi aS dove 1' intelletto del Botanofilo sofTriià d' arrestarsi . Esso infatti rifletterà , che gli esseri vegetabili non hanno già con. noi il solo rapporto di coesister sulla terra , ma che so- no di infiniti usi , ed infiniti vantaggi recano , e recar possono alla nostra vita , ed ai cominodi di essa , ed ec- co il titolo finale , ècco la meta della scienzn ~ ricercar con impegno , quali beni possono ritrarre dalle piante la nostra vita, la nostra salute, le nostre arti =z Ognuna poi di queste linee necessariamente ci con- durrà ad capàiiin superjiciein . 1 Capi del titolo Anatomia saranno formali dall'esposizione delle esterne parti delle pian- te , e da quella dell' interna organizzazione « praesigni ad- ùmbratione prae'missa , qua objecti et tractationis circa ìl- lud summatira ex omni materia preesurai possunt «. Vi sa- rari dunque segnali i capi della radice , dell' erba , della fruttificazione, dell'epidermide, della corteccia , del legno, della niidolla , de' vasi comuni , e de' vasi proprj , delle piandole eie. Il titolo della Fisiologia fisserà i Capi del ger- mogliamento , della vegetazione , della fecondazione eie. H titolo de' caratteri e sistemi fisserà i capi delle classi , degli ordini , de' generi , delle specie , e delle varietà , del sistèma naturale, e dell'artificiale . Il titolo finalmente de- *gli usi e delle virtù costituirà i capi delle qualità medi- cinali delle piante, d'onde risulterà là Materia Medica , e degli usi delle piante rapporto alle arti varie destinale al ben' essere , ai comodi , ed al lusso. Compiuta la Fiticnograha , ossia il gran' disegno della Botanica dall' intelletto , che vagando ha fissato i grandi punti di vista della scienza tuli» \ntellet:tu vago in fi'on- tem prospectante , è duopo in seguUo di far passaggio all' esecuzione del disegno form.indo parte a parte la mole , ed il corpo della scienza ; e quindi è , che nella inferior parte della seconda colonna divisoria' della" taVola leggo la seguente" i:\ Scienze esì>ressirnc : 3Iole ohjecli loia in corpus subsequente , ut sua cuni materia ad enucleai ionem usque omni ex parte in prcBnunciatorum implementum exposita remaneat , mo- dis videlicet , quibns ab intellectu sunti tur . Ed .'iffinchè la marcia dello studio ordinata sia , e m»- tematinn mente progressiva siccome nel disegno della scien- za universale si scorgono i lineamenti del corpo Botanico intero , ciò che riguarda il Regno delle piante considerato complessivamente , ed in globo , e del corpo divisibile , dò che si rapporta alle speciali cognizioni delle stirpi ve- getabili tanto della metodica distribuzione , quanto delle individuali (jualith integri et scissilis corporis facie , così noli' esecuzione di un tal disegno vede il Cesi la neces- sità , in cui la mente Botanica ritrovasi di circoscriver le sue studiose ricerche prima al corpo intero investigando le proprietà varie delle piante, non però del genere, della spe- cie , o dell'individuo^ ma di tutta la Popolazione, poi al corpo divisibile dividendo 1' intera massa in classi , in or- dini , in generi , e specie , e considerandone partitamen- te gli attributi e le qualità sino a discendere alle cogni- zioni dell'individuo per trarne le utili applicazioni al bene dell' umana società , il qual ordine progressivo espresso a chiaro note io leggo nella terza colonna divisoria della ta- vola , in cui superiormente sta scritto: « Gitra ullam pre- cisam appi icaticnem , aut discretionem ampliori prout late fundituc , cunrtaq. complectitur collectione in vegeti cor- poris nolionibus generalibus ab istius dotibus , aflectioni- busq. cunctis insumptis , unde universim comprsehensse stir- pps exhibeanlur ce i?i discisso corpore jì : ed inferiormente , si legge : discisso et sedo corpore m Discernendi ac dividen- di applicatione , indeque totum considerandi , prout ex par- tibus conflatnr in quae discindi debet , mox ad partes illius positaruni sciiicet in specie plantarum Jinitionibus , discre- Tavole Fitosof. del Cesi 2$ tim sumertdas observatione per suas caussas , inde praxesi per singulas . Non basta però determinar ciò, che si dovrà dall'in- telletto eseguire , è pur d' uopo accennare i modi , ed i mezzi con cui dovrassi eseguire : ed <) perciò che nella quar- ta divisione della tavola due Sezioni distinte osservansi , la prima delle quali riguarda il modo di studiare 1' intero corpo Botanico o sia le generali proprietà delle stirpi ve- getabili , e la seconda il modo d' investigare il corpo Bo- tanico diviso, o sia le proprietà del genere, della specie, e dell'individuo. Due sono i mezzi insinuati, ed inseriti nella prima Sezione , e sono appunto que' due mezzi , i quali se pur vadan d'accordo sormontano ogni ostacolo, che frapporsi possa all'acquisto delle naturali cognizioni j cioè , Teoria e Prassi , « Theorelicis ( I. Articolo della Sezione ) prsegressionibus illorum omnium , quse ex pian- ta venire in contemplationem possunt , quibus materiam perlustramus m . Practicis ( secondo articolo ) stirpium per- quisitionibus tam in Natura , quam in charlis ad plantas considerandas et cognoscendas legitlma norma , indeque exercitiis , quibus moles tota in obsequium intellectus per- tractatur » . Ed ecco 1' intelletto non più vagante , e risguar- dante gli oggetti in superGcie , ma meditabondo , e fisso per approfondar la materia . ce intus et in cute ( come si espre- me il Ct'si ) versanda per omnes cunctas parles indistin- cte collectira agnoscente w : percórrendo in pria con Fitosco- pica contemplazione le cose singole da considerarsi nelle pian- te, e con regole Fitognostiche in seguito accingendosi a con- siderarle , ed a conoscerle : ce intellectu percurrente " Phi- loscopica omnis contemplatio instimi tur m Quae consideran- da in plantis , et cognoscenda ? w Intellectu prsehensante , Phitognosticse regulae excitantur » Quibus planlse conside- randse , et cognoscendae ? a6 Scienze Illuslriamó la Istruzioni del Cesi con un esèmpio ,• Nella Botanica Fiticnografia trovo il titolo Anatomia delle piante . Questo titolo mi ricorda la duplice distinta notizia delle esterne, e delle interne parti . La meditazione Filo- scopica mi fa rilevare la necessità di partir la pianta in tre parti distinte , cioè radice, erba , e fruttificazione . Della ra- dice per esempio dovrò investigare le varietà , queste avranf luogo nella figura , nella grandezza, nella struttura, nella di- rezione, nella sede ed appunto per conoscer bene, e rav- •Visare tali varietà mi gioverò delle regole Fitognostìche , o assoggettando al mio occhio gli oggetti stessi , che la na- tura mi presenta , o sostituendo le fedeli imagini degli og- getti incise , o dipinte nelle tavole , e nelle carte : « pracli- cis stirpum perquisitionibus lam in natura quam in charlis . La seconda Sezione riguarda il corpo Botanico divisi- bile : « Discisso dissecto corpore «. L'immensa moltitudine delle piatite esige una melodica distribuzione . I caratteri più essenziali ^ e piìi costanti formeranno le principali divi- sioni , osia le classi ; le secondarie , terze , o quarte divi- sioni saranno stabilite dai caratteri più variabili , e cosi dis- cendendo per gradi dalla classe , all' ordine , al genere , alla specie, all' individuo, si farà passaggio dalle universali cogni- zioni delle piante alle particolari, persino alle individuali. te Discernendi ac dividendi applicatione , indeq. totum cori- siderandi prout ex partibus Conflatur , mox ad partes il lius discretim snmendas observatioiie per suas caussas , in- de praxes per singulas w . ce Comunes ( cosi il primo artìcolo della seconda Sezione) adhuc amplioribus partibus natura generatim per gradus de- Scendendo Plantaruni classes , genera , ac species medias apta divisione e natur.'R plantificis ofTicinis deductas constitucndo latiuscula contempiatione » .-Priori in ampliora agmina par- titione( così a capo della seguente divisione) , ed a piò dell» Medesima ce secundariis iii mauipulos sectiunculis w Tavole Fitosof. del Cesi l'j Ed ecco così 1' intelletto , che fece il primo passo nel- la Botanica carriera , allorché vagando per l'immensa Bo- tanica mole , ed osservandone con brevi slanci le parli tut- te, iìitellectu %>ai^o in frontein prospectante , formò il suo bel disef^no, Phiticnographia , dove segnò le linee di ogni sor- ta di cognizione nelle piante ; « representatio pianta; aa plenam cognitionem » andò quindi innanzi a realizzare il suo disegno percurrente , e con Fitoscopica contemplazione pria si sciiierò le cose tutte da conoscersi , e da meditarsi nel- le piante « Phitosoopica omnis contemplatio instituitur » quse consìderanda in plantis , et cogno5cenda ce : poi con Fitogno- stiche regole determinò i mezzi onde meditarle , e cono- scerle,PAi7o^r?oi7;/tr(5p regulfe excitantur :>:> quibus plantse con- siderandse , et cognoscendse « inflne con un atto di separa- zione, separante , distribuì la grande moltitudine in parti ce dignostica distractione partes separantur ce: eseguendo da prin- cipio la triplice grande parti tione » Triphitologia summi explicati piantarli generis triparlatio ^ : e poi con un atto di ulterior divisione , dissidente , progredì d'wìdendo aììe par- ti delle parti stesse " Loganotomia procedit ad partes par- tium minuendo ce priorum membra , quse a summis in- terdividuntur cognita , et subsequentibus tabulis distribnta « giunse finalmente , ce displicante , ac discernente « alle più infime divisioni ce Phitotomia impraehendendo ad illa us- que contirtuatur , quEe numerum dumtaxant constituunt. » Postremis paullatim discretionibus homonjma fere conten- ta , et vix exigua quadam varietale sectiunculis modum e\- hibeutia , quae iodividuorum complentur numero in syntaxis complementum ordinate ostensa " . In qual modo per altro , con qual norma 1' intelletto si farà a dividere , e distribuire il Regno vegetabile ? For- se segnando le tracce del artificiale metodo Botanico/' Non isfuggì allo sguardo Linceo di Cesi 1' imperfezione di un tal ^8 Scienze siitema 5 il quale nella metodica distribuzione propolicndosi di riunir delle piante, per la convenienza di un carattere, o di un altro, e trascurando l'importantissima -veduta del complesso de' caratteri , che forma e costituisce ciò che Adamsou con atto nome chiamò abito delle piante , e che secondo il Cesi risulta ex Phisico processa , non di ra- do cade nella mostruosa deformità di riunir delle piante cosi tra di loro proporzionate, siccome sarebbe lo Scarabeo coli' Elefante j che anzi il Cesi esige, che le classi apta divisione ÌVaturce plantijicis qflicinis deducanlnr j è lo stes- so che dir classi naturali , come ad evidenza dichiarasi nel- la susseguente Tavola , in cui sviluppando meglio i germi scientifici di questa, a chiare note si esprime, che le pian- te deggionsi distribuire , prout a [Statuì a propriis statuuntur agniinibus , rejectis discordibus Jainiliarutn titulis , niiibus renuente natura contubemii necessitate cogtintur . Sì, pur troppo è vero, renuente natura ^ giacché l'ar- tificiale distribuzione non succede , che con una certa vio- lenza , che si fa all' ordine della Na tura , la (juale legando questi esseri viventi coi stretti vincoli di affinità , le fami- glie naturali costituisce ; Abbiamo sin qua tenuto presso a qu»;ll' ordine ammi- rabile , con cui il Cesi ha diretto 1' intelletto del Botanico nello studio della Scienza, ed abbiam veduto, che conser- vando un tal' ordine matematico dalla nozione piìi semplice per gradi progredendo giugne felicemente sino alla meto- dica distribuzione . Ndu è però questa 1' ultima operazione dell' intelletto nello studio Botanico j giacchò essenlo esso già persuaso , che da una così bella , ed aovena Scienza [)ur se ne debba ti- rar partito pel bene dell' Umana Società acquistando le utili cognizioni degli usi e delle virtù delle piante stimolato si sente ad investigare le piante stesse individuali , dalle quali Tavole Fitosof. del Cesi sq unicamente il desiderato scopo si può ottenere ; e quindi è , che il Cesi gli addila ancor quesl' ultimo passo che dee f-tfe a compiei' 1' opera : Ultimas praecisius partes intimas s^-ici ^s , ips.ismet scilicet plantas a suis originis , vita;,fi- i ■ « .\irium foiitibus in seriem Mathematice , Phisice , Me- i .ietivando . Matematicamente per la ligura , e la quan* t i , L^oicamente per le sensibili qualità , Medicamente per le ni - ".fiiiiali propriiilà . ' », '!tv.iiit.: meco , o Colleghi ornatissimi , che quei , che di sì filta g.iivi dirige 1' intelletto nello studio della Bota- nica e n\ i:,ca la Filos.ifia della Scienzi ? Potreste negirmi , che prima di Cesi un linguaggio cosi preci.s:» , così d itto , cosi matematico non fosse affatto co- gnito in Botanica ? Basterà solo , che vi diste la pena di leggere non dirò le opere intere degli autori lutti al Cesi anteriori , compresa r opera del Cesalpino , ma solo i Frontespizj , e gì' indici , per convincervi di una tal verità . Ed abijenchè questa hrieve Tavola da me espostavi , <,he da pochi cenni , da poche cifre vien formata , non sia , che un primo gernie Scientifico , vi persuadente , o no , che in codesto germe vi sia racchiusa una immensi fecondità? Se mai taluno ne dubitasse attenda di grazia lo svilup- po di questo primo seme nella esposizione del 'e seguenti ta- vole , che io sarò per fargli , mentre io son sicuro , che pas- so passo r introdurrò in uri campo immenso , in cui la bel- lezza , e la leggiadria scherzerà tra la magnificenza , e la solidità , ed allora forse mi si farà a rimproverare , ch^ ho detto poco del merito grande delle Tavole Filosofiche 4i Federico Cesi . 5o Sulla restituzione del naso : R inporto fatto a S. E. il òig. Capitan Gen. Conte Lavai De IVu^ent Coman- dante ec. dui Cavaliere Alberto De Schomberg . Napo- li nella Reale Tipografia della guerra 1819. Xintica è molto in Europa 1' arte di ristnurare i nasi , se a quanto ne dice Celso al Gap 9 del lib. y. ed Abu' 1 Ka- sem al lib. 1. vogliamo con l' A riportarrì : non tanto poi Io è , se all' epoca di Branca Siciliano, di Vincenzo Vìaneo , di Alessandro Benedetto di Legnago tale operazione si pos- sa riferire ; ovvero si voglia fissare al secolo decimo sesto allorché Gispare di Tagliacozzo dopo essersi reso famoso in Italia per i nasi i labbri e le orecchie rese a chi n'era re- slato p|:ivo in guerra , o per morbo gli si erano consum ite , stampò il SU) metodo in uaa lettera diretta a Girolamo Mer- curiale . Più antica apparisce quest' arte secondo un rappor- to, che leggesi in un foglio periodico Inglese del 179$ in- titolato Gentelmans Ma^azine , nel quale si racconta di un Indiano che era al seguito dell'armata di Bombai nella guer- ra del i''92 , che essendo stato fatto prigioniero dai soldati di Tipoo gli furono ( come sogliono fare quelle nazioni ) ta- gliate le mani ed il naso , e rimandato 5 e .he dopo un an- no un chirurgo Maralto gì' innestò un nuovo naso simile al perduto , Soggiunge che ab immemorabili una casta partico- lare esercita privativamente l'Astrologia la Medecina e 1' arte «lo' vasellaj , e pcclò questa casta si divide in sotto caste, e quella che all' arte salutare si addice , rifaceva nasi dal tempo , o poco dojio 1' introduzione di quella bu-Ij ira leg- ge marziale, che peraiette, fra loro , di raalilare i prigio- flieri . Restituzione del Naso 5j Quest' uso di conservate io alcune famiglie par discon- denza , l'esercizio esclusivo di una prufcssioue , noii è pri- \ativo degl'Indiani soltanto, ma presso altre nazioni si ve- de praticato. Esempio siane la famiglia degli Asclepiadi , che sebbene incominci con un individuo favoloso a cui gli Egizj assegnano Menfi per patria , i Greci loro coni'ittadino lo vogliano , e Cicerone moltiplichi fino a tre individui', quan- do nel lib. 3. della natura degli Dei dice « che vi sleno sta- ti tre Esculapj il primo de^ quali e ausilo stesso che gli arcadi adorano , era figliolo di Apollo . ... Il secon- do fi\, fratello del secondo Mercurio , e fi fulminato dei Qiove e seppellito nel promontorio di Cinosura . Il terzo era figliolo di Aristippo e di Arsinoe ; egli inventò la purga e fu il primo cavadenti . Ciò non ostante incor miacìaado da qualunque siasi di questi Esculapj si coa- tatio in quella famiglia diecisette non interrotte generazioni di medici: e la dleciottesima fu distinta dal grande osser- vatore dei morbi e padre della m^iicini Ipp )crate . E cre- diamo essere utilissima la continuizione dell'esercizio di uà arte in una f.ì miglia , e perchè si trasfonde quella organica disposizione di agire , necessaria , quanlo 1' opera delle ma- ni debba averci parte , e tutte le risorse , tutti i segreti e tutti 1 mezzi , si conservano , si accrescono e si trasmetto- no . Su tale principio si può in qualche modo spiagare 1' o- rigine di questi innesti carnosi conosciuti dagl' Indiani . Pro- babilmente qualcuno osservò , che due contigui arboscelli agitati dal" venti , si confricano e lacerano a \icenda la lo- ro corteccif) , e poi si uniscono e formano un solo albero : qualche altro, che dovette curare una scottatura alle ma- ni , di quelle , che oltre la cuticola alterano la cute , e non ebbe la cautela di fasciare i diti ognuno separatamente, vid- de con la gairigione unirsi le carni : chi osservò che in una ferita nella quale un pezzo di cute sia slaccato quasi intera- 3a Scienze mente , il nutrimento passa per ia sola anclie piccola por- zione, che lo riunisce al membro cui appparlieae ; ed inol-^ tre notò che se per un lato la detti cute si accosta alla fe- rita , vi si congiuuge: chi iu Gue da tutte queste nozioni desunse il progetto di farne un utile applicazione per ri- donare i nasi in quei paesi d' oriente , che dopo una guer- ra tanti devono esservene mancanti ; tentò un innesto , e la buona riuscita fé' scala agli altri , migli )rali a seconda delle cognizioni che I' esercizio di un arte fa acquistare . Ma noi siamo ben lontani da pretendere che queste nostre congetture possano dim unire alcuna parte di gloria a Ga- sparo Trigliacozzo ( elebre , come operatore , come teorico descrittore di queste naturali innestature , e di ricordevole memoria come Professore di Anatomia dotto , e facondo , nella università di Bologna . Ma torniamo al rapporto del Sig. Cavaliere De Schom- hìirg . Fa egli conoscere che esistevano i due metodi ; Tlta-. liano del Tagliacoz«50 cognito nel secolo in cui fu pubbli- cato, e poi negletto e disusato; e l'Indiano incognito al- la Europa , finché V Inglese Chirurgo Garpue non lo fece conoscere mettendolo in patìca in alcuni casi, che gli si pre- sentarono . Riporta con ogni esattezza la descrizione di que- sti sopraddetti due metodi , per poi far conoscere che il Sig. Gav. Carlo Graefe consigliere ititi no Jdl ile di Prus- sia e Professore ordinario della università di Berlino , ha fatto dei cambiamenti utili al metodo italiano e lo ha tra- spiaatdto ia Germania, dove non era peranche conosciuto. Descrizione del metodo Indiano eseguito in Europa da Carpite . In oriente si forma il naso perduto servendosi di un peazo della pelle della fronte . Kestituzione del Naso 35 Carpue operò uu officiale inglese che aveva perduto pri- ma in guerra una parte del naso , poi per azione del mer- curio gli si era distrutta ia cartilagine grande , il tramez- zo , e quasi tutte le pareti delle narici . Dovette il Carpue prima sradic«re una porzione di capelli per farsi la quantità di pelle che gli occorreva, onde evi tue che rinascessero sul naso: poi fece un modello in cera del naso che gli conveniva rifare per ricavarne sopra una carta la quantità e figura della pelle che doveva incidere Prima di accingersi alla operazione distese sulla fronte del paziente la sopraddetta carta per segnarvi attorno con una linea rossa la traccia del taglio j pose quindi l' ufficiale situato col dorso sopra una tavola , e la testa appogi^iata ad un guanciale , uè ebbe bisogno che alcuno glie !i sostenesse; tanto era grande il coraggio di quel militare . Allora con un piccolo cortello tagliò tutta attorno la cicatrice che aveva lasciata il naso reciso e corroso , e rese cruento un pezzo di cute del labbro superiore nel sito dove si congiunge il tramezzo del naso : dopo incise la pelle della fronte attorno al segno già demarcato , la staccò con diligenza dal pericranio , e la volse attortigliando il lembo che la lasciava unita fra i sopracigli . Cosi la superficie interna di questa cute sebbene ro- vesciata diveniva interna anche quando doveva far parte del naso. Adattò! lembi della detta pelle ai sanguinolenti lembi del aaso, e con sutura cruenta ve li unì ; lo stesso fece al pic- colo lembo che formar dovea il tramezzo , cucendolo al punto del labbro superiore dianzi escoriato . Ebbe attenzione d' in- trodurre in queste artificiali narici due proporzionati stuelli di sfila acciò non si chiudesseio : strinse poi con empiastro unitivo! lembi della pelle della fronte, per clìiudere alla me- glio il vuoto fa Ito col reciderne sì gran porzione ; medicò in fine, e fasciò secondo Parte richiede, le parti operate, e pose in letto il. malato , entro una stanza piuttosto calda. G. A. T. VI. 1! 34 Scienze L' operazione durò ventidue minuti , e ;td eccezione di poca emmoi;*s;ia , e di un senso di freddo, nel luoa;o dove fu st le- cita In pelle, nitro in quel tempo non soffrì 1' opernto . Fino al sesto giorno , lo stato dei polsi , 1' nppetito ed il buon aspetto dell'aggiunto na-jo , fa<;ev;)no prevedere sollecita la guarigione; ma al settimo dì , si staccò un lembo del con- giunto naso , ed il Carpue dovetle riunirlo con empiastro adesivo ; comparve allora un oic. olo edema alla cute tias- formata in naso , cUe si mantcnii > |)er i^uatlro mesi , epoca in cui tagliò l' alloriigliala cute , clic era ancora aderente alla sua originaria deriva /.ione , e così scomparve l'edema, ed il nuovo naso si compose nella forma che poi sempre conservò . Collo stesso metodo , e successo operò il Carpue un inglese die alla battaglia di Albufera perde iqezxo naso . Descrizione del metodo italiano di (^aspai^e Tagliacozzo Questo insigne anatomico a rifare li naso perduto si serviva della pelle del braccio sinistro . Aveva osservalo che in questa piarle la pelle ha pochi e piccoli peli , è mor- bida , e faci! mente si distacca , m.i sapeva ancora che le sue fibre hanno una forz.a contrattile capace di molto ristrin- gere il pezzo demarcato necessario, e perciò disegnava nel luogo anzidetto un parnìleiogramo , e tagliava (ino alla cel- lulare i due lati maggiori staccando al disotto tutte le ade- renze ; passava poi da una di queste incisioni all' altra un pannolino piT matenerla staccata dal sottoposto muscolo . Così dava campo che si contraessero le fibre quanto pote- vano . Il paziente era preventivamente vestito con un abito stretto attorno al tronco e che aveva nlcciiu' strisele di tela adat- tate a legare il braccio e la testa in modo che non si potessero tentennare . i/ operatore aveva già fatto un modello di carta conveuicute ili quantità e forma della pelle ehe gli abbi Restituzione del Naso 35 sognava : situato il paziente in sito apporluno , rendeva cruenti i lembi del naso cicatrizzati , poi staccava dal lato superiore la pelle , già come si è detto preparata, ed avvicinando il briocio al naso , la pelle si rovesciava presentando la sua in- terna superficie alli già fatti cruenti lembi del naso ; univa con filo ed ago i lembi e poi legava il braccio conia testa, fasciando, e medicando il tutto come ccn^iene. Qnnudo ve- deva conglutinati i lembi curili , tagliava il lato inferiore della pelie del braccio col quale faceva il tramezzo del naso unen- dolo al labbro superiore, e mantenendo aperte le narici con gli proporzionati stuelli . II Professore Graefe conobbe il metodo indiano, e vi operò due individui facendo delle utili correzioni in quei luogbi (he credette convenirgli , quando per c-is'» gli venne fra le mmi 1' opera del Tagliacozzo , ne conobbe il merito , e giudicò essi re migliore il metodo italiano perchè non leva una defor- mità facendone un' altra , e perchè la pelle del braccio non è rhe involucro , quando quella della fronte ha moto e dà ca- rattere alla faccia. Si decise a preferire il metodo italiano, e I) pose subito al cimento in un individuo, che nella bat- taglia di Waterloo aveva perduto il naso . Si giovò deli' uso indiano, di far prima in gesso, o in cera la forma del naso che deve aggiungersi per avere un modello esatto della quan- tità e figura della pelle da incidersi ; immaginò un conve- niente numero d' istromenti idonei a questa openzione , e fece alcuni cambiamenti utilissimi nella lasciatura , che deve assicurare il braccio alla testa : in tutto il resto operò come prescrive il nostro Tagliacozzo , ed ottenne il brautato elFelto. Il rapporto del Gav. de Schonberg ò adoni) di sei ta- vole incise , che gran lume spargono tanto per far intendere il modo d' fipe(»are , che j)er far conu^cero gì' istromenti e I9 fasciature . Noi desidereressimo poterle inserire se cosa 3 * 36 Scienze facile fosse', ma suppliamo coli' indicarne le rapresentate cose . Le tre prime fanno \ edere tre individui nel loro stato senza naso, e col naso innestato ; la quarta mostra un braccio con la pelle staccata secondo il metodo di Taglia- cozzo , un naso d" argilla , e le forme die da questo si ri- cavano : la quinta delinea gristromenli per fare le suture, per incidei'e i bordi cicatrizzati , per mantenere pervie le na- rici , ed ha disegnate due figure di faccia , nna senza naso , e l'altra col naso innestato alla indiana : 1' ultima presenta, la fasciatura del Tagliacozzo e quella del Graefe , ed ha inol- tre una macchinetta da questo ultimo ideata , con la quale si possono togliere alcune deformità nei novi nasi , e per questo jiotrebbe chiamarsiyò/7/irt nasi . Couchiudel'A del rapporto col fare osservare, che due operazioni eseguite a Londra da Carpue col metodo indiano , tre a Berlino da Graefe colio slesso mtetodo corretto , e tre col metodo italiano da Graefe migliorato, escludono qualun- que dnbbio, non solo sulla possibilità di tali innesti , ma provano ad evidenza , che se per disgrazia si perde il naso, per arte si può racquistare . Questione sarà se siavi compenso , Scarificazione della fronte o del braccio sinistro: poi ravvivar cicatrici già per- fetto: poi cuciture , poi una legatura lunga e penosa j poi tagliare le appendici o frontali o bracchialì , poi fare il tra- mezzo e la narici , per avere un pezzo di pelle inerte, che presenta la sola forma di naso, senza moto o per coa- traersi ad evitar le puzze, o per espandersi n gustare odori, e senza che possa fare alcuno dt'i movimenti , che pure ca«- ratterizzano In tante circostanze una faccia . Ma se ad onta di tutto ciò v'ha chi desidera, trovandosi nel disgrazialo caso di aver perduto il naso, averne dei colali, l'arte Chirur- gica glie ne può dare, grazie al ;^enio del nostro'italiano Ta- gliaco/.7,o , mì fiiiglìorarnenti del Prof. Graefe , al rapporto dal Gay. De Schonberg pubblicato . G. D. M. ^- LETTERATURA Sexti Rnfi Viri Consularìs Brcviariiwi Rerum gestarum Populi Romani ad f'alentinianuin /4ugust.um : ad tnss. Codices Paticanos , Chisinìios , aliosque emcndatum . Romce lòig. ap. Li mi in Con tedi ni 8. 1 1 chiaro nostro giureconsulto RaiBiello Mecen;- Y Ed. non ha voluto sesuire la declinazione di alcuni Gcmberi- no , 0 qnella di altri Ganibcrinio , potrà confortarsi rli qnalclie sna particolare rascione . IVla nel S^acrce Romance anice flilHihu^ jnJi- ccmdis , difficilmente , e neppure con tiiolta eleganza , ci si farà in- tendere il Tribunale delia Sacra Rota Romanri . Perchè il Morcflli disse nella Epie;rafe preparata per la 'epoltura di Monsig;. Alessandro Lieta XII viro Sacri CoUcgi silitibua judiccmdls , fu^icndo da qucl- r cada che in antico e genuino senso ben altro vuol dire che Seda Rcp;ia o di Corte , cerne ora suona volgarmente . Innoltrc tutti san- no, né un uomo di quella curia può ignorare, che ora la S. Rota è tribunale di Apjxdlagionl : e perciò seguendosi i vocaboli del fo- ro non corrotto vi sì potrà frapporre un ytppellcttionum ovvero in AppcUcdione : oppure , appellandosi al chiarissimo Schiassi , Xllviro Stlitibiit ultima pro^'ocat-one dirimendis ; come leggcsi nel i. vo- lume flelle Iscrizioni puMiIicate da quel!' itisignc Archeologo ,. splen- dore della Poiiiificia Università di Bologna. 3o L E T T E li A 1 U R A lo , che non di rado ci adiriamo contro i Breviarj storici , i quali nati nell' appassire delle eleganze latiae cagionarono la perdita de' più celebrati volumi , Poiché la comodità de' Gompendj fé si che si mettessero in noncale e Livio e Ta- cito e il Quadrigario, le Origini di Catone, le Istorie di Sallustio e molti altri : i quali andati in disuso soffrirono il secondo rasojo per 1' inopia delle cartapecore , e andaron vergati di più basse scritture in codici che si dicono pa- limpsesti : donde si studiano con lunga e dotta fatica resu- scitare le reliquie de' perduti tesori quegli uomini , cui le lettere son più care degli occhj . Il saggio editore però non vuol niegare il suo rendimento di grazie agli abbrievatori de' libri antichi : poiché in mezzo al naufragio de' grandi originali han potuto cosi piccoli e poverelli fuggir dall' un- ghie dell'avara ignoranza; ed hanno a noi consegnato le imagini di tante cose che forse non avremmo conosciute. Son pur essi difatti utilissimi a' giovani , de' quali guidano gì' incerti passi nel gran viaggio de'secoli andatij agli adulti perchè agevolmente li ricorrano, ed a' vecchj servono d' ajuto per la memoria che se ne va . Né tace il nostro Editore che Se- sto Unf) è da lui reputato il migliore di tutti gli epito- iint<ìri ; seguendo forse la sentenza dello Scaligero che dia- selo il più utile di tutti gli storici : e ne avvisa che leg- gevasi 6no ad ora corrotto , né in forma commoda , né se- parato dagli altri . E perciò ebbe cura dì emendarlo nel te- sto , e perciò ne ha fatta la stampa raccomandandola a' so- li suoi patroni ed amici . Di che gli rendiamo grazie as- saisslme per la facile occasione che ha dato a' compratori di mettersi nel novero degli uni o degli altri ; mentre noi sce- glieremo di star tra' secondi , e per maggiore orgoglio , e per la considerazione che de' primi non soffrirà carestia ; Opel- latn vero qualcnirunque nieani patronis tantum et amicis commendandain arbitratus , quibus non perfvuor multis , Sexti RuFi Breviar. ec. 3^ quin(juaginta duo numeris prceflnita exemplarìa salii su~ perque censiii . (*) Il solo primo esemplare ne ha tratto da' torchj in carta pecorina pel suo patròao ed amico Móiisig. Gamberini , al quale teneramente ricorda i comuni sludj giovanili del foro e delle lettere ancora . Per ciò che all'intrinseco del libro si appartiene, noa loderemo gran fatta la maniera colla quale il nostro Mece- nate pubblica la sua recensione . Perchè se questo libro ci fosse dato d' oltremonti avreiui.ni> ben motivo di dubitare esser egli una di quelle derrate di tanti moderni , che spac- ciano il venerabil nome degli antichi per la povera gloria di contornarli d' un periodo ; come se non avessero le gio- je altro prezzo che quello cui loro danno gli orelì i colla giunta di una dramma di metallo. E, vaglia il vero , non trovasi per alcuna guisa nel libro l'indizio delle varie le- zioni , e molto meno naa distinzione qualunque tra' codici Vaticani , e i Chigiani , e gli altri (i)j névi si legge al- cun predicamento de'vantaggi , che arreca questa edizione alle lettere . Ma noi , lungi d il dubitRie dalla leggit limita delle va- rianti, interpreteremo piuttosto che sia state mente dell Editore che chiunque giungesse a possederne un eseiuplire, vi spen- desse ancora un pò d'olio e un pò di fatica a riscontrare il Ruio vecchio col nuovo : e ubbidienti a questa pii volontà ab- biamo cercato di soddisfarla . iVè volendo che il prò ne ri- manesse a noi soli . n'^ piacendoci , ohe alcuno di là da l'Alpi si ricambi per ngevol mercato sopra gli editori Uo- (*) Epist. nuncup. pag. 4- (i) L' Ed. (lice ad raticanox , Chisianos , alios'jue emenda- tum : e poiché ri ha fatto sapere che un Codice di Rnfo possiede egli medesimo di ottinui nota, e siamo altresì persuasi ilcl'i sua buona fede letteraria, ci dispensiamo dal dimandargli rubicazione degli al- tri , pastinando la nostra curiosità . Molto ci piace di vedere svolti da' letterati i «dodici della famosa Biblioteca Chigi, che di prcsetue non può de.-' ierar più cortese uè più dotto signore. /io Letteratura mani , ci valgliianio di (jiiesli fogli per fare , a chi il vuole, conoscere in quali e quanti luoglii sia diversa que- sta lezione da tulle quello finora pubblicate ; che sarebbe troppo lungo a notare in un giornale ( cosa che abbiamo però fatta per noi ) in quanti punti differisca dalla sola re- censione dell'Olandese Errico Verheik ; la quale fu l'ultima per quanto sappiamo , e corre unita ad Eutropio per le slam- pe di Leida del 1762. Nella quale edizione siccome trovausi in nota le varianti di molti codici famosi e delle altre re- censioni più antiche , quali sono del Guspiniano del Silbur- gio e del Cellario , polrebbersi anche aggiungere per postil- la queste nuovissime, se l'amore della nitidezza de' margini e le splendide legature non si opponessero gih troppo agli studj . Tralasceremo pure di dire come per questa nuova lezione del Mecenate venga accresciuto il numero de' capitoli , sen- za che vi sia nu.'la aggiunto ; rua per sola spezzatura dell' ultimo Gap. XXIX. , che ora dà XXX: e che venga fer- mato il nome dell' Abbreviatore per Sesto Rufo calando al- tri hanno voluto che si chiamasse Rufo Fest.o , o Festo Rufo , 0 Rufo Festo Avieno , o Sesto Rufo Festo per conciliare più codici e più congetture : e che fosse l'ope- retta intilolata all' Imperadore Valentiniano anzi che al fra- tello Valente , cui dette Eutropio la sua . In che viene os- servato il giudizio del Cellario piuttosto che quello del Ver- lieik. IVI a le ragioni che si misero in campo dall' una e dall' altra parte non è qui luogo di raccontare ; le quali si pon- no agevolmente vedere nella sopraccitata edizione di O- landa . Una bellissima correzione mostracisi di facciata nella prima linea . Leggevasi fino a Silburgio il principio cosi . B re veni fieri Clcinontia tua prcecepit . Talché sembrava una misera codi anzi che un bel capo di libro : e bisognò ri- Sexti Rupi Breviar. ec. 4» correre a Brevem sustantivo , che adoperossi per Codicillo , e Ristretlo e nel senso appunto che diconsi breves quelle scrit- ture del Papa , che non sono lettere, e non hanno l.i for-. malitk delle Bolle . Silburgio vi aggiunse un libellum sulla fede de' codici: ed ora il nostro eh. Editore amplifica la ' lezione così: B RETE M fieri Clemenùa tua RE RUM GE- STA RUM POPULl ROMJ.Vr SUMMULAM prcecepit : e così ove senti il mal' odore della corrotta latinità ascolti pure Ìa sua grandiloquenza , che i parlatori di questo no- bilissimo Lazio non hanno perduta giammai . Curiosa è poi quella variante che s'incontra a pag. ^18. lin. 2. della citata edizione de' varj , ove i nostri Codici han fatto scoprire che anche le guerre de' Pirati ebbero il proprio denominativo : perchè se le antiche lezioni reca- no Servilius proconsul ad prcedonuin beUiun inissus subegit in questa nuova stampa leggesi chiaramente ad Prcedonicum belluin : co- me il Germanicum il Gallicum il CeUiciun ed altri con- simili . E questo denominativo manea al Forcellinoj ed è bello , ed è comodo , ed è servibile assai . Barbaramente leggevasl finora quel luogo , ove parlasi \ della proditoria ferita che toccò Cajo nipote di Augusto in Armenia, e delle sue conseguenze ( pag. y36. lin. 1. ed cit. ) Partiti ad satisfactionem tam audacis admissi ob- sides ecc. ma ora invece dell' audacis vi è facinoris : e co- sì spiegasi quell' admissi per ammessi secondo il senso vol- gare per aggiunto a Partili: poiché realmente fu loro con- cesso da nostri maggiori di espiare ad eque condizioni quell' attentato j quando che prima era duopo spiegarlo come un commissi per frase monca ed oscura . Erasi scandalizzato il C Ilario , anzi avea data senten- \ za che Sesto Rufo non fosse Grisliauo per quella arditis- sima maniera che leggevasi pag. 744- • ^^«/* Imperatoria 4^ L E T T !• R A T IT !l A. Victoiia rie Persio niniiiitn jìotcms sujìci no iiìimini vìsa est . ISnm ad inrndiam ccelestis indignationis pertinuisse credendn est : volinndosi quasi dire che il cielo ebbe in- viflìa rielle umane grandezze di quell' imperadore , e perciò rolpillo d' un fulmine . Ma il eh. Editore legge ben diver- s unente (|uel luogo, come può vedersi iu fine; talché, quan- do non v' abbia più forte argomento in contrario , potras- si rivendicar d'ora in poi il nostro Abbrevialore a' catalo- ghi degli anti(;hi Cristiani da chi ne abbia la volontà . Se queste però , non meno che altre , son chiare e belle varianti di facile dichiarazione; altre ve ne sono , che ab- bisognano di lungo studio , ed altre che sembrano men giu- ste delle antiche , le molte che pel niun valore si possono trascurare . Quindi noi ristringendoci alla nostra debole con- dizione diamo per corona di queste notizie il divisalo ris- contro delle lezioni novelle . Scxti Bufi Br Cv'iariwn ctc.Cinn Llcin fjusdem ex Codd. mss. not.var.Lugd Butuv.i-j&i. Bo/nac 1819. NOVAK LECTIOiNES Pag.lln. fìSS 1 Brevem fieri Clemcntia tua lìrcvcin fieri Clementia ina praecepii rerum g;estarum Populi Roniaiii snmmulam pra;- cepit 6 quae breviter dieta quo brcviter dieta f)36 y ut annosam vctustatem pò- Ui annos et ajtatem rcipubli- puli Roniaui ac piisei fa. oa; a^ pr.Kieritl facta tcm- età temioris non tain le- poris non tain l?gcrc tibì gere , r?3 6 et septem . Sub et sepiem, sic. Sub f'^ii 'ì lireviter intiiiabo brcviter imlicabo 4 quam usque ad portum quas usque ad Portum 7 quum finitìnicc cani quum fiiiitimae eircum Sexti Rufi Breviar. ec. 45 692 6 Ponti regnum occupatum 11 omnis Hcta est . Cilices et Syri 12 venerunt 2 juncta administratio 9 obtinuimus 10 Caeterum Cajus Caesar 2 Germania? duae 8 vieti : atque Thessall 8 Sub Julio et Octaviano cae- saribus 6 Uscndamarn 3 qui aa 'tores sceptris tuis 4 post fidelissirnis 2 ad pr.td<)(iniTi bellum 9 rex. fi«deratas regebat 2 coastitatus est . Sed Hadria- nus , qui suecessit Traja- no , iiividcns gloriae Tra- jaui 3 divi Coiistantii 1 Romanos probabis extitise victores 3 Arsaces R'x Parthorutn ,mi ssa 2 percuteretur 5 dcdit 4 Daphnensem lucum 8 redaotos 1 , obtalit lateiitlas i Partili ad satisfactlonem tam audacis admissi 9 Romani exercitus sacramenta 2 Huic cognomina ex victoriis quaesita sant £ ex juvcntutis fiducia 2 qui praefectus pretorio ejus erat 695 697 609 702 703 704 7'59 711 7.3 718 ^•4 725 726 728 729 731 735 736 740 742 primum Ponti regnum occu- patum omnis devicta est. Cilicla et Syria devenerunt junctaque illi administratio contlnuimus Cajus Caesar Germanicae duae vieti sunt . Thessali Sub Jub'o et Octaviano An- gusto Uscudaniam qui victores sceptris tuis post iisdem fidelissimis ad praedonicum bellum eam rex faderatus Ptoloe- maeus regebat institutus est. Sed Hadrianus quia suecessit Traiano ejus invidens gloriae divi Constantini Romanas probatas extitisse victorlas Arsaces Rex Parthorum pro- pulsatus , niissa pcrimeretur dedidit Daphenscm lucum rejectos , ini obtulit attentius Parthi ad satisfactionem faci- norij athnissi Romani nominis , exercitus sacramenta Hiiic cognomitiaei a victoriis acquisita sunt ejus ex juventutis fiducia qui praefectus pra-torii erat 44 Ij E T T E 11 A T U n A ^44 2 Cari iiiiperatoris Victoria de Persis nimium potens su- perno numitii visa est . rJam ad invidiam caelestis indignatiotiis n+S 7 a Diocletiaao susceptus est ^46 7 ac Mesapotamiam 9 Pax faota , usque ad nostram mcmorlam reipublicae ati- lis perduravit 747 3 ut supplex ad ciim legatio adcurreret , et facturos imperata promitteret 743 3 vario ac magìs difficili pu- gnavit eventu 6 per duces suos ,' scpties ; ipse praesens bis adfuit veris et gravi bus pugnis ult. ( Verum Singarcna priescti- te Constantio , et itcìum Singarcna, Gonstantìnien- si quoque et cum Amida capta est ) 750 2 in Agro Elejensi 3 praesens Constantius 761 5 jactus -52 4 qoi per ardua nitentes 7 miscuerunt 8 Victor rniles intrasset 9 ni major praedarum occasio 755 2 ( non mutai GAP. XXIX.) et aevo gravior Cari impfratoris Victoria de persis nimium andax su- perno numini visa,eadem ad judicium caelestis indi- gnationis a Diocletiano exccptus est et se et Mesopotaniam paceque facta , usque ad no- stram memoriara in fide perdurarunt ut multiplex ad cum Icgatio adcurreret Persarum qti» facturos se imperata pfo- mitterent vario ao difficili magis, quam prospero , pugnavit even-i tu per duces ejus, seplies ipse praesens adfuit veris et gravibus pugnis Verum Singarcna imperante Constantio , et iterum Singarena Constantinien- sis acta fuit, et cum Amida in agro Hileiensi Imperans Constantinns . ictus qui ardua nitentes occuparbnt victores intrassent nisi major eis prsedandi ec. Gap. XXX et aevo graviorem G. S. 45 La battaglia delle P^ecchie colle Giovani canti due di Franco Sacchetti pubblicati per la prima volta ed il lu- strati da Basilio Amati da Savignano . Bologna 1819. J-Ja grande cura che i veri letterati Italiani ora pongono nel conoscere e nell' illustrare le opere de' Glassi' i , non solamen- te giova a far rifiorire la vaghissima nostra lingua , ma ci conduce a scuoprire la più occulta storia delle nostre let-. tere . Eccone prova nel poema del Sacchetti ora pubblicar to per la prima volta dal chiarissimo Basilio Amali da Sa- vignano . S' è creduto finora che il Berni fosse il più antico de' poeti burleschi: e tutti a lui concedevano il vanto di si leggia- dra invenzione. Ma questa or vuoisi vendicare ad un altro nobilissimo ingegno, vissuto quasi due secoli prima del can- tore delle Anguille e à' Orlando : cioè a Franco Sacchetti : che con questo poema intitolato la Battaglia delle vecchie colle giovani , si acquista in Italia il bel nome di primo padre della poesia eroicomica . 11 libro si apre con un dotto ragionamento, in cui si tratta della casa di Franco , della sua persona , degli stu- di! e de' libri suoi . Le quili cose sono toccate con multa gravità e brevemente: talché certi facitori di po- liantee farebbero gran seiiao se vedessero la pref;izio- ne del nostro autore , e ne imitassero 1' ordine e la bon- tà . Aggiungasi ch'ella è scritta con molta grazia di voca- boli e di modi . Per cui si manifesta 1' Amati non essere della lunga schiera di que' pubblicatori di Testi di lingua , che mentre levano al cielo quella benedetta eleganza de'vecchi, bruttano poi le loro prefazioni e le loro note con tutte le lor- dure d(/ moderni : e rendono figura dell'asino dell' oste , che a^M altri porta il vino , e per se beve 1' acqua . 1 46 Letteratura Dopo avere parlato di Franco, narra l'Amati come que- sta gentile poesia non fa ignota al Padre Negri , da cui ne venne notizia al Bottari . Ma la sospetta fede del /Ve- -4 gri e '/ silenzio degli altri scrittori fecero sì che il Bot- tari ne avesse per incerta V esistenza . Cessò alfine ogni dubbiezza , quando il Bandini annunziò die nella Lau- rcnziana erane un esemplare in un codice del Secolo X.V ( plut, 90. cod. 95 ) appartenente alla Biblioteca Gaddia- na , nella quale a punto doveva trovarsi , secondo che disse il Negri . // eh, Sig. Bartolomeo Borghesi , nuovo lume de- gV Italiani Archeologi , ottenne da quell'illustre bibliote- cario di farne estrarre una fidata copia che alV Amati co- municò , invogliandolo a spendervi attorno qualche studio , onde purgarla dalle molte mende , che frequentemente ne rendevano il senso non intelligibile . E qui l'autore segue dicendo : die per quanta diligenza siasi da lui posta cercan- do l« più celebii biblioteche , onde ritrovarne altro codice , ogni opera è riuscita vana . Quindi ha dovuto faticare non poco per ritrarre dall'unico manoscritto Laurenziano le ve- re lezioni : ed emendare gli errori col solo presidio dell' jirie critica . Ma in questo ci fa avvinati , eh' egli non ha dimenlicaia hi temperanza che usar si dee in tal condizione di lavori : e che in pochissimi luoghi , ove gli è parso che per sanare la piaga convenisse spingere il ferro troppo pro- fondamente , egli ha preferito d'arrestar la mano, e abbiu- dunare la cura a medici più valenti o piìi coraggiosi . E que- sto è consiglio veramente saggio , e degno di buon lettera- to ; perchA i soli saputelli confidano nelle loro forze ; e d' ogni cosa danno sentenza certa, grave, ed irrevocabile. Il buoa sapiente si tiene a' fianchi la timidezza. Si fanno quindi alcane parole sulla m.iteria del poe- ma : nel quale ( dice il codice Laurenziano ) si fa ricor- do di (ulte le belle dofine di Firenze in quel tempo . li si Sacgultti la Battaglia iìg. 47 uyi'ra ; coin' elle Linrio.u fjcucarti cu un jji alo Juroiio sfidate dalla vecc/iìe : e combattendo insieme, le vecchie Jurono sconjitie . Né può negarsi , coucliiude l'editore, che il ti- tiovalo del nostro Franco non sia assai bizzarro e poeti- co : perciocché ha immaginata questa battaglia per condan- nare ridendo il mal vezzo d'alcune vecchie querule e incon- leutabiii che straziano le buone e timide giovinette . Né al- tra generazione di vecchie vuole intendersi dall' autore. E questo anche è da tenere come scherzo . Imperocché , giu- sto e costante in tutti i secoli fu e sarà il rispetto dova- lo per consenso di tutte le genti alla venerabile vecchiez- za . Ma forse il poeta sotto il velo di questa allegoria vol- Ip nascondere alcun [larticolare avvenimento de' tempi suoi : perchè in mezzo queste finzioni trasparisce mollo del rea- le ; né sembrano fantastici i luoghi ch'egli accenna, e i uoini delle fanciulle eh' ei celebra ; e sono veramente vere le insegue delle famiglie eh' egli descrivo . E però cercan- do di scuoprire anche i! tempo in cui il poema fu sciato , il buon critico coiichiudo : clie non troi)po si dilungherebbe dalla verità chi tenesse questo poema scritto da Franco circa il i354-' "^^1 qual' anno Felici di Ncolò Strozzi coiidus;; la prima moglie. Imperciocché da una parte il poema sembra fatto ad onorare le donne di qu:dla illustrissimi f^iraiglia , alla quale ci sembra apparte- nere Gostanza goufaloniera della battaglia ed eroina del can- to ; e dall' altra parte lo stile assai fiorilo ed il soggetto fes- toso lo accusano per opera giovanile . L'Amati non dissimula alcune colpe del Sacchetti : le quali però non cosi sono proprie di lui , che non sieno an- cor comuni a quasi tutti gli autori dell'età dell'oro. Ma dice ch'elle sono assai compensate dalla bellezza delle in- venzioni , dilla proprietà delle voci e delle formo , e mol- la più da una certa leggiadra franchezza , che porge uu di- 48 Letteratura letto mirabile all'animo del lettore. Ma peVché queste cose noa sieno credute per l'altrui parole, leviamone alcun' esempio , e mostriamo tutte le parti di questo componimento . Si fa principio dalla invocazione alla madre del Cre- atore : di quello stesso modo che il Pulci pot fece nel suo Morgante invocando la Trinità . Dove a noi sembra che stia assai male quel meschiamento delle cose sante colle profane: del che la religione si tiene sempre poco contenta . E la stes- sa arte poetica vi si oppone j perchè in un corpo non debb' essere alcun membro che sia discordante dall'intero , e que- sto principiare devotamente una storia eh' è ridicola ed amo- rosa, a noi par simile alla follia di quel pittore che vo- lendo dipingere una Venere appiccasse ad un corpo osce- namente nudo una testa di pudira monachella col velo sul- la fronte. Dopo due stanze d'invocazione, narra il posta , che le vecchie pensarono un giorno in Firenze di sfilare a battaglia le giovani . Per a\ere milizia cercarono di tut- ti que' gaglioffi che viveano disamorati : mandando a chie- derne per tutte le siepi , le boscaglie , i fossi , e le spelon- rhe della terra : e così pensarono di fare il loro sforzo , e vendicare la gloria di Donna Ogliente , cioè donna Fetente, loro regina . A noi pare piena di molta poesìa , ed assai viva .la dipintura di queste vecchie che tengono consiglio j e s' armano , e si presentano alla battaglia . 4 Nel borgo delia Noce un casolare Siede cerchiato da ogni bruttura , Dove le Vecchie per consiglio fare Tutte si raunar senza misura . Or quivi si facea sì gran ciarlare Con urli e canti di maniera' oscura , CMn nello inferno non si fece mai Tanto rotnor di strida e tauti gaa,i . Sacchetti la Battaglia ec 49 5 Quivi era gente di vii condizione , Bigliocchi , portatori , e beccamorti , Ragazzi che facean novo sermone , Treciie sonando e panato) ritorti : Quivi era dispiegato un gonfalone lerribile a veder , pien di sconforti , Tutto dipinto d' infernal ruina : A cui nel mezzo siede Proserpina . 6 Tanto neri mantili e cani>vacci Adoperali a foco mai non furo , Quinti alle teste lor facean legacci : E questo ben parea timido e scuro, Pendevano a quell'ombra cappellacci Canuti , ed unti d'olio e di bituro: Gli ocelli focosi e le vizze mascelle Avrebboa morto il diavolo a vedelle . 7 Erano armate d' uncinati raffi, Di pale , coltellacci , e di schJdoni : E 1' un all' altra ; oi' credi M io V accaffi, : Diceva spesso con brutti sermoni . Qaasi eran senza selle e senza staffi Montate con gran pena a cavalcioni Su magri tori e su bufole nere , Come più sozze e di maggior podere . 8 E quale a pie con un forcon da stalla Di gran valor combattere inteiidea . I portator colla callosa spalla Con grand' urli seguivan tal giornea. II villan canta , e '1 sottocuoco balla , Gridando ver Proserpina lor dea : Dacci vittoria, imperadrice diva , Verso chi vuol che la tua fama viva . A noi veramente pare che in queste rime sieno alcu- ne immagini , delle quali un pittore di bambocciate potrebbe giovarsi a fare un bel quadro . Ma noi abbiamo errato , G. A. T. VI. 4 5o Letteratura dicendo lYi bambocciate ; dovevamo dire Jt genere: perchè anche i bambocci ai nostri giorni hanno voluto cangiarsi no- me : e magnificarsi con alcun vocabolo oltramarino . Se non che conft^ssiamo di non sapere come le bambocciate si sieno inalzate al genere ; speravamo che fossero contente della spe- cie . Torniamo al Sacchetti . Le Vecchie eleggono in capitana una tale monna Ghiso- la strega f;dsa ed invidiosa ; e questa elezione è il frutto di una lunga congrega , in cui per un pezzo si furono scon- sigliate senza ragione e con invidia . Qui il poeta fa una bella preghiera ad Amore ; e si mette nelle sue braccia per- chè 1' ajuli a cantare le giovani , che s'apparecchiano a soste- nere la guerra . Ma i versi non sono tutti d' oro : e qualche poco di scoria offende ancor qui lo splendore del buon tre- centista . Oh amore , egli dice , Tu se' nel petto mio tanto soave , Che prima ch'io ti chiami tu rispondi: E con la tua perfetta e vera chiave Aperto m' hai , e tratto alle chiare ondi , E se nel regno di Ghisola praTa Grande spavento e tenebre si vede , Così dall' alto ciel virtù fischiara , Viltà di queste donne e di lor fede , Con allegrezza tanta che ingannava Le pietre e 1' acque per trovar mercede , Oh ? si ; la vena dell' qro qui si secca : e la miniera mena fango . Lisciamo quelle chiare ondi poste in grazia di rimi per le chiare onde : siccome alla stanza 7. fu posto le staff. per le staffe , Ma chi sarà di si dolce palato che tenga per buono il dire, che la ^irth delle donne Jiscìiiava dal cielo alto ? E poi eh' ella ingannava le pietre e V acque per trovar mercede ? Chi sark 1' Eldlpo di questa Sfìnge ? Noi confessiamo che questi ci pajono scerpelloui , e stranezze : che e e Sacchetti la Battaglia ec. 5i e vogliamo di molte cose lodare il poema e il poeta, ma non di queste , S' iacoraincia a caatare il campo delle fanciulle ; oh per opporre allo sterquilinio in cui sono state dipinte le vec- chie , si pin.-e in un verde prato avanti un giardino , e presso una belici selvetta : ove ogni cosa è piena di canti e di cetre , che per le orecchie mandano nel core una dolcissima ed inso-' lita melodia. La bella Costa n/.a , coudottiera deUe ninfe, le prega perch^ si tacciano e 1' ascoltino . Propone che' si mandi a chiedere 1' ajuto del duca degli amanti: non già per tema , ma per accrescere gloria in ciascheduno che è servente d'amore. Così gì' inviano due messaggi , ond' egli mova allo scontro con quanti amano seguire /« sua celasti trionfale insegna : e gli mandano dicendo eh' ei ven^^a do pò tre di , ° Tosto ei rispose senza alcun pavento Che nonché al terzo di, mi al di secondo « - Verrà con tutti gli amador del mondo, bpuato il duca da molta letizia, B' argento fé sonar trombe e trombette , Jwa cui gran voce priva di tristizia Sentita fu , mentrechè non ristette \ la acqua, in terra, ed in l'alta primizia, Uove dimoran 1' anime perfette : A quella voce quasi in men d' un punto Ogni amadore innanzi a lui fu giunto. Vengono \ guerrieri : tutti belli e ricchissimi , con cimieri e scudi di più colori, ed armi lucide quanto il sole = Per- le , zaffir , balasci , argento ed oro . Grillande avean di fior meravigliose Sovra destrier coverti tutti a rose 22 Dinanzi al duca lor con riverenza Allegramente si rappresentare : E il duca per la sua magnificenza , 4 * 52 LetteratuiiA Come più degno più felice e caro , Per non poter ricever violenza D' alcuna piaga o d' altro colpo amaro , Si fé' menare 1 suoi quattro destrieri Glie son sì forti , poderosi e fieri , 23 Egli eran bianchi più che l'ermellino. Coverti di meravigliosa veste , Con pomi tutti quanti d' oro fino Sovr' un velluto di color celeste : Ed ogni pome aveva '1 suo rubino Siccome il fior che prima si diveste : E per picciuoli avien cari topazi , Le foglie circumcinte in grisopazi . Perchè mi metto in quel che dir non posso Ned io ned altri che nel mondo sia ? Egli avea '1 duca tante perle addosso Ch' e' non vai tanto Spagna e la Turchia . Immagini ciascun che non è grosso Ornai la lor virtude e vigoria : E quanto sia lucente lor ricchezza , Che '1 ragionarne più mi par mattezza . 25 Ma "loi che furon tutti apparecchiati , Il duca comandò d' esser seguito ; Così la sciiiera degl' innamorati Si mosse su per l'arenoso iito; N^n eran gli strumenti ammutolati , Ma ben parea quel suon da cielo uscito : Trombe , trombette , nacchere , sveglioni , E d' altra guisa più di mille suoni . 26 Serrati sotto un vago pennoncello Verso (|uella foresta cavalcando Chi fosse stato sopra un monticello La lor bellezza in quello rimirando Saiiagli '1 sol parato oscuro e fello . Sacchetti la Battaglia ec. 55 Simile è lo splendor che va raggiando La vaga schiera della santa Dea , Che d' angioli una nuvola parea . Nobili e facili e sane a noi pajono le presenti stanze . Ma forse a molti non piacerà quel sole che al paragone del beli' esercito saria parato oscuro e fello . Può darsi più strana espressione! il sole Jèllo \ Se n'usasse alcun poeta de' moderni , ei sarebbe bello e spacciato: ma perchè un classico l'ha usata non saremmo meravigliati se qualche grainuffdstron- zolo la riponesse fra i tesori del bello stile . Noi però lodando le altre mille cose , che qui sono da lodare, doneremo questo sole fello a chi volesse con parole antiche seguire la matta scuola del celebre Sperandio . I giovani cavalieri giungono dov'è donna Costanza : • tosto si dà nelle cetre , e si prende un ballo . Oh ! chi porria contar la gran letizia Di quegli amanti tanto valorosi Spogliati di dolore e di tristizia , Quando si vidon ne' prati amorosi ? Ciascun riguarda sua dolce primizia Cogli occhi vaghi onesti e vergognosi , D' animo giusto e di perfetto core , Come leali amanti d' alto amore . Bellissima poi, e assai innalzata sulle altre, potrà a molti sembrare la seguente stanza , in cui vedesi anche alcun verso imitato da quelli della divina commedia . Amore in cor vi ila n non ha suo loco , Che amor per sua virtù vizio abbandona r Oh quanta pace , quanto dolce gioco Cosi alto signore al servo dona ? Chi sente fiamma del benigno foco La cosa amata amar chi 1' ama sprona: Or pensa pensa se allegrezza induce L' alto valor di sì perfetta luce ! E pieni di quella utile dolcezza , in cui sta il fin della poe- sia , sono i versi che vengono dopo . 54 Letteratura Ma tu che segni 1' empito carnale Usando nuove e dolorose leggi , Se pi.ingi per angoscia e pati '1 male , Ramniarcati di te c\\e più non veggi , E non di dnnoa , il cui valore è tale Che non intende alli tuoi bassi seggi ; Atnore è tanto quanto onesta brama , ]\on già carnai desio , com' altri '1 chiama. CiT^tinzi ohi» si Vide intanto accoruoigaata da tanti valorosi servì d'ana'H'e, chiaon le compagne a consiglio : e fa dare il grido dalla battaglia . Ed ecco le fanciulle e i giovani tutti all'arme: anii come dice il poeta : Ecco sul V arme il fior d'ogni bellezza . Costanza bella sopra un gran destriere Era salita , come imperndrice , Per ordinar le valorose schiere Dell' alta schiera per tanto felice'. Ella aveva sul capo tre bandiere In segno tal rome a reina lìce , E più di mille be' cavagli a destra , E palafreni da dritta a sinestra . A questo passo il valente annotatore vuol che sia buono 1' av- vertire, come la voce Palafreno sia distinta dalla voce de- striero . E ne porta un testimonio bellissimo di Brunetto Latini , che molto gioverà a quelli che vogliono conoscere la proprietà delle parole . ( Tes. lib. i. e. 55. ) Sono ca- valli di molte maniere. Tali sono Destrieri grandi per combattere : e tali sono Palafreni da cavalcare per agio del corpo : e tali sono ronzoni per portare soma . Segue ìj racconto della magnificenza dell' Eroina , e del- le tre bandiere . In quella insegna , die nel mezzo siede , Trionfi Giove e sua bella figura ; IVolla seconda Venus poi sì vide , Più bf'lla che mai fnssc creatur.H : Kel terzo luce il sol con tanta fede Sacchetti la Battaglia ec. 55 Ch' ogni altra cosa fa parere oscura : Quando per vento isventolaudo vole Par che tal Sol dal Sol riceva Sole . A noi questa stanza pare siftalta da (iiv contenti du9 se- coli ; perchè i primi sei versi sono tali da' piacere a tutto il ciuquecerìto 5 e gli ultimi due farebbero la delizia del secento . Sono tali dà gloriarne l'Achillini e 'I Marino. Co- si è. Anche que' barbassori del beato secolo dell'oro aveano i loro bisticci, e le loro venerabili inezie. Non v'ha dub- bio : gli uomini hanno sempre fatte e scritte delle molte e grosse follie in tutte le età , è in tutti i modi . E non è certo da porre tra le pili tenui quella di dire , che una ban- diera , quando vola sventolando per vento , par sol che riceva il sole dal sole . Ma i versi che seguono tornano a quella buona inaniera de' veeclii . Il ciel non credo che di maggior lume Mostrasse mai virtù per sua grandezza , JNed altro cerchio sopra il suo cacume Non porse meglio niai tanta allegrezza : Quivi d' ogni diletto corre un fiume Che cerchia lo universo per altezza : Ed io che tanto lume rimirai Non potrei dirlo , sì forte abbagliai . In questo A'engono altre donne mirabili che dando or- dine al campo mettono il cuore ne' giovani, e' li confor- tano. Fra le quali viene Telda , che all'insegna' de' picco- ui vermigli è dal nostro chiosatore riconosciuta' per una della famiglia dell' Antella : Questa risplendé tal nell'armi bella Qual nel sereno ciel si ve' la stella . Raccolte le schiere, sembra che il verso s'inalzi an- eli' egli , e goda a pari di quelle fémmine valorose; e vicine alla vittoria .• 56 Letteratura Or si rallegri lutto lo universo , Lo imperio grande e 'I regno di Plutone , Sentendo d'allegrezza il dolce verso , Vedendo 1' armi di tanta ragione , L'oro, le perle, il vermiglio col perso, I fior, la seta , e poi 1' alte corone, La festa, il giuoco, l'amore, la fede, La franchezza di cuor che ia lor si vede . Una schiera è guidata da Alessandra , che avendo per insegna le catene ed un Serafino , 1' erudito interprete cre- de essere della casa degli Alberti da Catenaja , e della fa- miglia da Gastiglionchio . E la terza squadra è capitanata da Kleua , Saggia , bewtgna , onesta , e gloriosa , Chiara nell" arme a guisa d' una stella , Amorosa , vezzosa , e valorosa . Il poeta si fa poi maggiore di se slesso , dove descri- ve il campo e l'arme delle vecchie : e forse tiene alcune di quelle partì che hanno fatta la gloria del Tassoni e del Beriii . Certo non senza una rarissima evidenza sono scritte le seguenti stanze : Fatte le schiere ed ordinati i segni , La santa \enus fu data per nome , E gli strumenti di dolcezza pregni Incominciaro le vaghe idiome . Aliur le vecchie con crudeli sdegni , Cogli aspri volti, e le canute chiome, Sentendo 1' apparecchio eh' era fatto , Bacini e corni leron suonar ratto . 5o E poi che alquanto doloroso suono Ebbon finito , con superbo fine Ghisola si levonne con gran tuono, E la sua strozza paurosa aprine , Dicendo : In nome del crudel demono Scilla e Cariddi e tulle altre mine , Adcnipiam oggi il nostro mal vdere Sì che ugai bea si possa far cadere . Sacchetti la Battaglia ec. 57 5i Dolor , tormento , il core ci nutrica : Dunque la pace non si fa per noi ', La grande invidia , che al cor ci si abbica, Farà Costanza sempre gridar ohi ? Altro non vi bisogna eh' io vi dica Se non che ciascuna sia morta , poi - Che più di noi si tengon d" esser belle ; Asine , brutte , disdegnose , e felle ? 52 E fece quattro schiere di sua gente , E die la prima al Ci uffa , portatore , Vecchio , bistorto , pazzo , e frodolente , Che un cercine per arme ha messo fuore . Ora vedrete come francamente Si porterà nell'arme il feritore: Che volendo in sull' asino salire , Sei volte e più ne cadde al lor venire . 53 A Nuccia trista impose la seconda : La qual per arme porta un strofinazzo . Questa d'ogni bruttura sempre abbonda: Porta padella per un tavolazzo ; Una pentola in testa poi s' affonda : In pugno prese lo schiedone avvazzo s Minacciando Costanza , sovra un toro Salio rivolta indietro per ristoro . 54 La terza a Dogliamante concedette Con 1' arme sua dipinta di malie . Costei porta per guanti due scarpette , E per barbuta una cesta d' ubbie : Fatto è lo scudo di cuoja venzette , Dico di topi : e non si armò di die : Questa sovra una bufola s' inforna Legata con la coda fra le corna . 55 Ghisola , tutta piena di tristizia , Volle U quarta sotto il suo condotto 58 Letteratura Con Pucci r» , Matta , Tondi na , e LavJzIaV Con Semaldrudo che pare un merlollo : E menò seco per maggior letizia La Grigna , la Giermiua , e Ser Mercotto ,; Quelle che mai non calan di gridare Per rabbia e per invidia del bea fare . 56 La insegna sua , che 1' è portata sopra , Riluce a guisa dell'oscura notte: Perocché Proserpìna vi si adopra Cerchiata di ramarri t; serpi e botte : Ed ili tal danza intendo che si sruopra Il gran sotìiier che usci dall' altre grotte 3, L'asino dico, che pare un balestro Legato sopra il fondo d' uri canestro . 57 Sopra iinà mulai magra , zoppa , e cieca Trecento portator si caricaro Con gran fatica quìesta Vecchia bieca : E poi d' intorno ben la puntellare Di paglia e di capecchio che ognun reca ,• Si che non caggia per un colpo amaro : Ed un pajuol le dieron per targhetta Con una forca per doppia vendetta . Secchie ,' bacini, e vecchi cari latrando,- Corni, vassoi, ed altri vaghi suoni, E quelle vecchie a gridar cominciando , Giove temette di si fatti tuoni: Però che il ciel si venne annuvolando Sentendo lo stridar de* gran dimoni. Che fecion , quando fu Ghisola arm.'ita , Ciascheduna altra vecchia apparecchiata . Qui firiisce il primo Canio : e questo poco che n' ab- biamo rìfefjtO è forse troppo pe' dotti nostri lettori . I quali troverànhtl il Canto secondo pienamente rispondere al primo , Anch' esso incomincia da una' sacra invocazione fatta a Sacchetti la Battaglia ec. 5^ Maria reina madre di qnel re Che costringe le stelle a patir l<3gge . E come il poeta ha quivi rinnovato la colpa , così noi qui rinnoveremo la censnia : perchè egli abbia chiamato la santità della religione tra il riso e le baje di una favola cosi strana ; Intanto cominciano le dolorose grida , e lo stormo del- la battaglia. Costanza si gitta dove è il nervo del nemico, il campo delle vecchie j o come il poeta dice , il nido del- la grammezza grave ed oscura . Giungono le torme de' ni- mici d' amore guidati dal capitano Ciuffa . Ma il Capitanò uccide il CiufFa j é lo abbatte morto dall' asinelio . E poi; Mosso da virtuoso ed alto sdegno Il Duca cogli amanti poi trascorse Fra quella gente senza alcuno ingegno , La qual fuggendo subito si torse . Allor gli amanti seguendo lor segno Molti ne uccison nelle gravi corse . Costanza bella , che questo mirava , Il Duca cogli amanti gloriava , 9 Ride Costanza , ed alle donne dice : Certo le vecchie mal fanno vendetta / Parmi che i loro amanti alla pendice Vadan cadendo in sulla fresca erbetta, Alessandra chiamò in quella vice , E disse: Figlia, che sia benedetta. Percuoti con tua gente e fa che sia Oggi palese la, tua gagliardia . Alessandra vede la vecchia Nuccia fermata nel grosso dell'esercito: brocca ella il destriero: abbassa l' asta , e Iesi j scagliai addosso ; ma la Nuccia fugge , e Alessandra feris- ce uà altra vecchia d' anni novantotto , che 1' era a fiart- co , e che si chiamava donna Garrire . 6o Letteratura Or quivi cominciò la bella zuffa Fra quelle quattro schiere principali , Di pentole e vassoi una baruffa Vedeasi per lo ciel volar senz'ali. Ed era già la gente del gran Ci uffa Tutta sommersa per li colpi tali ; E già le vecchie tutte scapigliate Correaa pel campo a guisa di arrabbiate Era Alessandra in questo mezzo chiusa i E guarda pur se JN uccia può vedere : E fitto ave il destier fino alla musa Nel sangue di cotanto vii podere . E cercini ed islanghe e marre e fusa E pentole e pajuoj di quelle fiere Avieno '1 campo tutto asseragli;ito , E del lor puzzo lutto infastidiato . Nuccia è finalmente giunta dalla sua nimica , e gittata morta del toro . L' altre compagne menano grande strage j e la capitana delle Vecchie si rivolge a bestemmiare il cie- lo con lai furore , che par Capaueo che chiama i fulmini di Giove sotto il muro di Tebe . Nel tempo stesso la reiaa delle donzelle alza le braccia al cielo : e lo ringrazia del- ia vittoria. Che non è però ancora compiuta , poiché Do- gliamante viene a battagliare un' altra battaglia . '9 Elena ciò veggendo tosto rise , Dicendo fra suo core : ecco diletto : E colla spada il capo le divise , E morta cadde in sull' erboso letto . Elena bella per gran cuor si mise Di tor la vita a Ghisola dal petto, Correndo per lo mezzo di sua schiera Trovò per forza la crudel bandiera . Sacchetti la Battaglia ec. 6ì 20 Trovata ch'ebbe la infernale insegna , Gbisola vide colla spada in mano : Ed a fedir I' andò con miinle pregna D'alto valor d'ogni villa lontano, Ghisola ciò vedendo forte isdegna ; E cominciò a gridare un urlo strano, Che fece tutto il mondo impaurire , E 'tutta l'aria e la terra putire . 21 Il puzzo fu si duro e cosi forte Che uscì di quel canal disabitato, Che questa Elena , a cui , vezzose scorte ^. Le leggiadrie gentili erano a lato , Costumi vaghi di celeste corte , E nimicizia d' ogni rio peccalo , Sentendo il suo contrario , con gran pena A gridar cominciò: or muori Elena . 22 Ma prima , disse , io non verrò già meno , Ch' io non mi sazii del sangue doglioso , Punse il destriero ed allentogH il freno , E prese il brando tutto sanguinoso , Facendo delle verrhie aspro rimeno, Che a mille e più donò mortai riposo ; Ma poi essendo per lo puzzo afflitta , Chiamò Gostanza sua sorella e Ghilta : 23 Gridando : donne mie , Elena vostra Non può durare in vita più con voi ! E sola in mezzo della crmla giostra ( Dice piangendo ) e' mi convien ch'io muoi ! Costanza paria: Ov'è Elena nostra, Ch' io non la veggo ? E riguardando poi Nel mezzo vide il suo vago cimiere A. punto appiè delle crudei bandiere . Dice Costanza : Elena sia soccorsa ; Ed in uu tratto «osse il grande stuolo . (555 Letteratura Ma troppo tardi fu la breve corsa , Però clie al cor sentiva il mortai duolo | Molte si uccisoti in quella trascorsa Di quelle vecchie nel veloce volo. Costanza era ita e Telda per aitare Elena , che si muor per ben provare . Quando furono tutte a pie di lei Fuor la cavaron di quell'aspro loco , Giove progaado e tutti gli altri dei Che ajuti Eleua trar di cotal foco. Smontò Costanza del destriero a piei, In braccio la portò lonlMua un poco , Si che dal campo la ritrasse alquanto la un bel prato sopra un ricco ammanto 26 Fuor che Costanza , Ghita , e Telda bella , L'altre rini^ser tutte combattendo; E queste disarmaron quella stella , A cui di testa il bello elmo traendo Vider che morta non era ancor ella : Ma gli occhi aperse quasi sorridendo ^ Verso Gostanza , e con un gran sospiro L'alma produsse al ciel senza martire .5 Così morio chi piìi d'altra gentile Mentrechè visse si potea dar vanto , Benigna , saggia , cortese ed umile , Vezzosa , leggiadretta , e bella tanto : Sempre nimica d'ogni cosa vile Più d'altra donna in virtuoso ammanto, Onesta , piena di perfetta gloria , Pietosa donna , sepza vanagloria . Piange Costanza la perduta Elena Spesso baciando '1 suo candido viso, E dice: donna, d'ogni virili piena, Come farò eh' i' seuto il cor diviso ? Sacchetti la Battaglia ec. ^5 Morir convienmi teco in grave peaa , Gilè lutto sento il mio voler cou^uiso ! Così piangeuilo cadde (.raiujrtita , Giiiainaado : Eleni mia , dove se' gita ! Ghila si duole e Teldn fortemente Con graye pianto del perduto bene : Ciascuna dice , la f iccia dolente ; Morir con teco, Elena, mi conviene: Ma prima che la morte ci abbia spente Tutte le vecchie sosteranno pene , Sovra quel corpo ciascuna giurando Metterne mille al taglio di suo brando 3o Rinnovasi la battaglia : e Costanza mette ardire nelle 'ue schiere col promettere la vendetta della bella Elena : in cui si vede l'imitazione d'Omero: quando 1' ira de' Greci si raddoppia per la morte e la vendetta di Patroclo . Due parti delle vecchie son per terra Svenate , isbuJellate , ismozzicate : E della terza ( se "1 mio dir non erra ) Eran più che le mezze innaverate : Sì che mal posson scongiurar la guerra Quelle dolenti streghe isyenturate . Ghisola drento d'ira si consuma Facendo al ceffo velenosa schiuma . E la guerra s' inaspra tanto , che lo due capitane ven^ gono a siugolar duello , e la bella Costanza uccide la brut- ta Ghisola . Singolare è la dipintura del campo tutto pie- no de' cadaveri di quelle vecchie . Non trovan più lo spade da ferire , Ed è la terra piena di carogne : Quivi molti moscon si fan sentire , ]\ibbj , cornacchi , corbi , gru , e cicogne , Chi con budella fugge a non mentire , Chi i loro membri porta per lo fogne ; I teschi e l'ossa i lupi divoraro : Le mosche il sangue tutto e •^-^"•^aro . 64 "Letteratura Né meno poetica è la descrizione del campo delle vìa- citrici : che dal contrapposto riceve un bellissimo lume . Le donne traggon gli elmi agli amadori Donando lor ghirlande di be' fiori . 48 Chi canta , chi s' abbraccia , chi pur suona , E chi si lava il volto alla fontan a ; Chi dolce bacio alla compagna dona , E chi per bigordar fa la chintana : Chi l'una verso l'altra corre e sprona Per allegrezza sovra la fiumana : Chi giuoca colla palla, e chi pur danza , Chi porta rose alla bella Costanza . 49 Tutto quel giorno con sommo diletto Le donne nel bel prato fan dimora ; E poi ciascuna un suo bel trabicchelto Acconcia per la notte all' ullim' ora , Drappi e zendadi, non capanne e tetto. La notte le coperse: in fin l'aurora Mostrò del giorno il giovane mattino Tornando Febo ad esser montanino . Perché la fine del poema sia tutto festivo , narrasi come la bella Elena ritorna in vita fra le braccia della reina Co- stanza . E tutte le donne con somma letizia Corron d'intorno a quella giovinetta , Vedendo Elena bella ritornata Dall'alto Giove per pietk mandata. Cosi con allegrezza il campo mosse Ver la foresta con ulivi t; fiori In segno di vittoria e di lor posse , Andando innanzi tutte gli amatori . Le belle insegne non parean percosse j Ma rilucendo con vaghi colori Danno nel vputolir sì bella vista , Che il cielo allegro più valor ne acquista Sacchetti la Battaglia ec. 65 Le donne entrano al nobile loro castello : e quivi prestamente disarmate rappiccano l'arme e gli scudi alla muraglia: dal che sì rinnova tal festa , che il poeta sciama : Teme la lingua mia di raccontare Jl minimo diletto eh' io vi scorsi ; E il vago punto , e ' 1 dolce solazzare Che allor facevan le donne mi accorsi , Il gran Nettuno rabbonaccia il mare , E per le selve si rallegran gli orsi : Tutte le fiere son venute pie Per la virtù dell' alte melodie . Finalmente la Gostanza dice che intende di ordinare una colonna d' alabastro , in cui sieno intagliati i nomi e i volti di tutte le donne vincitrici . Spiriti vaghi sono intorno ad ella Con trombe d' oro lucide e pulite , e nel sommo v' è 11 simulacro del duca , e degli altri più coraggiosi amanti . Sotto questa colonna siede Costanza , e dice l'ultime parole d' onore, per le quali s'accresce la festa, e si chiude il poema. Di cui è veramente nuovo e bellissimo il comiato : perchè mentre gli altri autori rac- comandono i loro libri alla buona fortuna, e all'amore de- gli amici , perchè li salvino dai morsi degl'ignoranti e degl' in- sidiosi , il nostro Franco prega solo dagli dei , che il poema non giunga mai ad esser lodato dai cattivi . E a ragione . Perchè grande seguo di bontà nelle cose dell' arti è che elle spiacciano a' corrompitori dell' arti : siccome prova dì animo virtuoso è 1' esser fatto segno alla persecuzione de' tristi . Ma noi daremo fine al lungo articolo , ringraziando il chiarissimo editore del bel dono da lui fatto alla repubblica delle lettere : e ne loderemo 1' erudizione sparsa nelle note : e la diligenza usata nel raccogliere molte voci di bellissimo conio antico non mai avvisate e registrate ne' nostri vocabo- lari . E invitando gli amatori della nostra lingua a leggere G. A. T. VI. 5 gg Letteratura questa poema , li preglieremo ad aver sempre in mente quel grande principio : che non tutte le cose de' classici sono ugualmente perfette : che gli antichi furono uomini rome noi siamo : e che le p;irti corrotte e guaste sono da disgiun- gersi dalle sane e perfette . Si tolga 1' ottimo : sì gelii il cattivo 5 seguasi religione : superstizione non mai; si ct-rchi 1' eleganza , e si tema la pedanteria : perchè non si sa che nella casa della pendanleria sia entrain giammai 1' eleganza . G. P SulV eloquenza forense , Lezione di Lorenzo Collini detta neir adunanza dell' accademia della Crusca . ( Atti dell'accademia della Crusca ) Firenze Piatti 1819. pag. 177. a 189. A ppena nel i8i4- ricomparve la pace in Italia, le cure de' governi si rivolsero ad una generale restaurazione delle leg- gi, e riordinamento de' Tribunali ; una serie di politiche vi- cende vi aveva arrecati successivi mutamenti , ed iiJl' epo- ca del nuovo ordine di cose le Popolazioni fluttuavano tra le patrie antiche istituzioni , e le recenti arrecateci da Ol- tremonte . Il sovrano di Toscana fu tra li primi a ricono- scere il bisogno di una compilazione di Godici , che cessar facesse le incertezze , e contenesse quanto di piti utile po- teva raccogliersi dalla propagazione de' lumi del se-colo , Un reale editto delli 9. Luglio 1814. invitò i Giurpconsulti to- scani d cooperare ad uno scopo cosi salutare . Allora si fu , che 1' A. presentò come Giuresconsulto quelle osservazioni , che ridotte in lezione ha dì poi recitate come accademico in una adunanza della Crusca . Ardeva egli di nobile deside- rio , che il pregio del bel parlare natio si mantenesse e duo- Dell' Eloquenza Forense 67 vo lustro acquistasse per mezzo della Forense eloquenza; e temeva forte , che a si bella dote non fosse per nuocere 1' introduzione d' un nuovo metodo , clie la pubblicità esclu- desse de' giudizj , e con essa la solennità d' arringare . Quin- di si propose di adoperare in ogni modo , perchè questa uso nella Toscana introdotto si mantenesse . Esponendo i pro- prj pensieri ad un principe invulnerabile da qualsisia pre- venzione, presenta , come cosa dì pubblica utilità , la con- servazione della publicità de'giudizj , sebbene questo institu- to ci fosse recato da straniera dominazione ; sostiene perciò doversi ogni provedimento governativo giudicare dall' intrin- seco pregio , e non dalla mano qualunque sia stata , che ce lo porse j e si giova dell'osservazione del collega cava- lier Galeani Napione , che cioè « gli italiani seppero in ogni tempo trarre dalle straniere genti tutto ciò , che se- condar potesse i loro disegni nelle cose sia di stato , sia di guerra , sia di lettere ; che siccome ognun sa , per con- senso generale dei savj , s' attribuisce in gran parte la grandezza , a cui giunsero i liomani , a questa qualità , ed al nessun ribrezzo , che mai non ebbero nelV adot- tare tutti quei modi , istituti , ormi , leggi , costumi , che contribuir potevano a condurli all' altezza cui salirono : tuttoché fossero usati da prima dai debellati nemici « .. Passa di poi più innanzi a dimostrare , che la pubblici- tà de'giudizj civili, e criminali in Toscana può dirsi piut- tosto un'istituzione immaginata, e stabilita dal gran Duca Pietro Leopoldo, di quello che un sistema sconosciuto, e recatovi negli ultimi tempi dalla forza di armi straniere . Chiama l'A. in testimonio il chiaro senatore F. Gianni , che in una memoria sulla costituzione imaginata dal gran Duca, di cui fu ministro, cosi scrisse : tutti possono rammentarsi , che in Toscana non era V uso di parlare in pubbli- co nei tribunali , e molto meno in adunanze civiche , 5 * 68 Letteratura quantunque V arte dell' eloquenza sia favorita dalla linmia, e la facilità di sri^ere in prosa, e cantare all' improviso in ve' si , non sieno qualità punto rare nel- la nazione . Ma bisognava bene eccitare alla fran- chezza di arringare in pubblico quella gente , che per la costituzione doveva un giorno parlare nell' assemblee e to-'liere un costume di umiliante silenzio ^ e perciò ju ordinalo , che le cause civili si trattassero in pub- lieo d' avariti ai tribunali . Tale era la scuola dì dire , e ragionare , che il granduca poteva institui- re per iniziarvi, incorag%irvi , e prepararvi la nazione. Ma l ignoranza ha bisogno di segreto per nascondersi , e teme il pubblico che la deride o la condanna ; onde in breve tempo un occulto artifizio curiale seppe trovare tan- ti pretesti , da mandare in fumo anche questo stabili- mento . ]Non contento 1' A. di ravvisare nella soli ignoranza, e negli occulti curiali artificj la vera , e più universale ra- gioue della povertà italiana in questo ramo di lode , s'inol- tra a ricercare quanto abbiano ne' diversi tempi, e ne' di- versi stati d" Italia servilo di ostacolo ai progressi della fo- rense eloquenza , dove la forma de' Governi , dove il si- stema de' tribunali , e dove il difetto di una lingua nobi- le e sonora , che sola può date all'orazione una convenien- te maestà., e grandezza: e da questo difetto ripete il lan- guore della forense eloquesza presso i Veneziani , ed i Na- poletani , sebbene ai primi offrisse un degno teatro la stes- sa forma dell' aristocratico comando , ed ai secondi potes- sero essere di sprone a distinguersi nell' arte oratoria la moltitudine delle cause , je la celebrità , e pompa de' tribu- nali , e la frequenza del popolo curioso ed avido di assi- stere alli forensi dibattimenti . Dell' Eloquenza Forense 69 Che anzi siill'autorllà, e colle parole stesse di Carlo Dati tolte da una Prefazione inedita al volgarizzamento di Eschine e Domestene , si avanza ad aflTermare , che « in genere giudiziale non ha veruna orazione la lingua no- stra , avendo V età nostra scioccamente bandita V eloquen- za dal Foro , ed introdottavi in quella vece la barba- rie delle scritture legali jj Rivolto perciò a' suoi concittadini l'A. si conforta di- cendo ce A noi spetta , se la 'vogliamo , la lode dell' elo- quenza forense , quella di cui è priva assolutamente V Ita- lia e perchh ì privilegi largiti dal cielo a que- sta Città , e la gloria de' tempi andati sono un Patri- monio , di cui ora , senza alcun nosfro sudore , godiamo gratuito frutto , nostro dovere è bene ( dirò con Seneca ) di trasmetter pia ricca a' nostri Posteri l' eredità , che ab- biam ricevuta da'padri, i quali ci lasciarono appunto a co- gliere la palma dell' eloquenza forense , e ci diedero cosi tacito comando di farci vie più simili agli Ateniesi , i qua- li soli fra tutti i Greci furono oratori ec. n Dopo aver molte cose all' opportunità discorse sulla di- gnità , ed eccellenza dell' avvocatura , sull' utilità , e mira- bili effetti dell' eloquenza forense come piti vantaggiosa al- li popoli del valor militare , e sulla convenienza di for- mare nella Capitale una curia ben' istruita , imparziale, ze- lante del suo dovere , conchiude la lezione consolandosi , che in mezzo alla riforma totale delle leggi , e sistemi giu- diziali sia in Toscana sopravissuto 1' uso de' pubblici giudi- zj , e solennità di piatire, e d'arringare le cause civili, e criminali, talché nulla possa arrestare il compimento de' suoi voti . La lezione era ben degna della pubblica luce pel no- bilissimo argomento , e per la gravità delle sentenze : vi ri- spl«?nde per eatro il caldo amore della patria gloria , l' in- 70 Letteratura teresse di mantenere, ed illustrare il sacro deposito della lingu» , la dignità del Giureconsulto, l'erudizione dell' uo- mo di lettere, e lo stile dell'accademico della Crusca. Potrebbe pur nondimeno sembrare a taluni , che trop- po facilmente sulla fede di Carlo Dati l' A. abbia afferma- to , che nel genere giudiziale non ha veruna orazione la lingua nostra , E che altro sono le orazioni in accusa , e difesa del finto Leone Segretario scritte da M. Claudio To- lomei , e presentale come modelli di simil genere ai stu- diosi Giovanetti ? Che quelle che ci rimangono del Ba- doaro ? e quelle ( per tacere di altre ) di Giulio Camillo Delminio, e di Cornelio Frangipane , che con onore d'Italia Hostrn, ed ottimo successo perorarono in favore de'rei, l'uno alla corte di Francia, l'altro in quella di Vienna? Né in tanta effer- vescenza di rinuovate conlese sulla proprietà del linguag- gio Italico mancheranno altresì delle orecchie schive, che mal sopportino il privilegio della forense eloquenza ripromesso dall' A. alla sola Fiorenza , come al dire di Cicerone la so- la Atene in Grecia n'ebbe vanto esclusivo. Che se non v'ebbero oratori in Argo, Corinto, e Tebe , ve ne furono già fuori di Toscana in vario Città d'Italia, e segnatamen- te in Venezia , ed in Napoli . Lo stesso A. rende la dovu- ta giustizia al Badoaro , ed a Francesco altrimente Cicao d' Andrea , di cui ci lasciò onorata menzione il Redi nel suo Ditirambo con que' versi ; « E sebben Ciccio d' Andrea ce Con terribile dolcezza , ce Con amabile fierezza ce Tra gran tuoni di eloquenza ec. Eppure l'uno fu veneziano ( come di quello stato furono il Frangipane , e il Delminio ) , e 1' altro napolitano , e vissero in quelle stagioni , in cui ponendosi mente più al- le rose , che alle parole , molto nou si attendeva a serbar Dell' Eloquenza Forense 7* nel foro la pmith dell' Italica lingua . Che dunque non do- vranno sperare le più illustri curie nell' età nostra , in cui per tutta Italia veggiamo risvegliarsi nel petto de' suoi fi- gli il desio di aver parte nel retaggio della Patria favella ? Non ini'ontrerk forse oppositori il sistema della pu- blicità de' giudizi , ma partigiani non pochi tuttavia ri- marranno delle scritte Allegazioni, Chi negherà, che que- ste ne' tempi andati siano state per lo pi^i scritte barbara- mente ? Ma non è questo vizio intrinseco dell' iiislituzione , che il Dati qualificò di barbarie, ma sibbene. vizio degli uomi- ni, che poco diligenti nello scrivere sarebbero per avventura nel parlare più trascurati . Col bandire dai tribunali le scritte allegazioni si gioverebbe di assai la Forense eloquenza : resta però a vedere , se ne soffrisse lesione la retta amministrazione della Giustizia. E qui divisi sono stati mai sempre i pa- reri de' sapienti , avendovene molti , che opinarono non do- versi avventurare l'esito di cause gravissime sulle fortune, estimazione , libertà , evita de' cittadini ali" idea sovente im- perfetta , che dello stalo della questione ti forma nell' ascoltare le verbali perorazioni degli avvocati ; non potersi guardar sempre i magistrati dalle sorprese della facondia, e senza tranquilla , e matura meditazione non potersi dì- scernere il vero , ed il giusto da ciò, che ne ha soltanto l'e- steriore apparenza , segnatamente quando concorre V oscuri- tà de' falli , e la sottilità delle questioni . Quello pertanto potrebbe stimarsi ottimo ordinamento dei Giudizj , nel qua- le alla pubblicità delle discussioni fosse congiunta la facol- tà di difendere le cause secondo l'indole, e l'opportunità di ciascuna , sia per mezzo di allegazioni scritte , sia per mezzo di verbali perorazioni . Ora mercè delle recenti dis- posizioni legislative di questo doppio beneficio fruisce già in gran parte delle cause civili la bella porzione d' Italia , che venne restituita al reggimento del Romaao Pontefice. 7» Letteratura Che se in qualche dipartimento della Romana Curia si man- tiene colle antiche Istituzioni 1' uso della lingua latina , si otterrà anche da ciò il vantaggio di conservar l'esercizio, e la dignità della lingua degli Avi nostri , che fu , ed è la lingua de' dotti , e della Chiesa , mentre coli' uso prescritto della lingua italiana un nuovo e largo campo si apre al- la toga . La prospettiva di questi vantaggi , e lo spirito di emulazione, non farà certamente esser gli ultimi in que- sta novella carriera i begl' ingegni , che sorgono fra il Pò, e il Garigliano , e ce ne dà buona guarantigia lo stosso A. nel riconoscere dalla sponda dell'Arno , che ce lo studio del- la liìii^ua già si coltiva più che per lo passato di là dall' Apenniuo w . Per lo che non isdegnerà , che a tutto il bel paese , che 1' Alpe , e '1 mar circonda le speranze estendia- mo da esso concepite : che possa avvenire un giorno , quan- do che sia, che l'eloquenza italiana sorga dai fieri ludi fo- rensi tanto ricca ed ornata di Prosa quanto la Poesia dalle cetre, e dalle trombe de' Padri nostri uscì regina a domi- nare in Parnaso sopra le altre lingue moderne . P. A. Ruga. 73 Le Odi di Pindaro tradotte ed illustrate da Antonio Mezzanotte Professore di lettere greche nelV Università di Perugia . Tomo Primo . Pisa presso Niccolò Capur- ro : co' caratteri di F, Didot MDCCCXIX. Di 'ìsse il grande Orazio , che chiunque si studia di emular Pindaro ceratis ope Dcedalea Nitilur pennis , vitreo daturus Nomina ponto . La qual sentenza fu a miglior ragione , che fatto non ave- va Orazio , ripetuta dall' Alamanni : il quale disioso di tra- sportare nel nostro Idioma tutti i generi di Poesia adope- rati dai Greci , e dai Latini ; vide che avventuravasi ad ar- duo volo nel tentare gl'Inni Pindarici: Sd , io pur V ali stendo Coii V incerate piume Per dare al Ponto nome . Che se la sentenza Oraziana può meritamente far perder l' animo a coloro , i quali si attentano di scriver versi alla foggia pindarica ; assai più deve suonar grave a qualunque voglia por mano al volgarizzamento de' sublimi inni scritti dal Lirico greco . Imperocché quegli che nuove e libere co- se scrive intorno un subbietto , la cui grandezza , e nobiltà lo agita , e lo commuove, può arditamente seguire i voli della sua poetica fantasia , e può forse lodevolmente , dirò col Salvini , pindareggiare . Ma il volgarizzatore di Pindaro cal- ca tale una via , che è piena di cardi, e di spine: perchè i passi eh' ei muove sono studiati , e circoscritti , né può cor- rere con quella ardita e franca rapidità , che fu tutta pro- pria del Tebano . Dal che avviene che Pindaro non 74 LETtERATURA è più PìnJaro : ma tu lo vedi privo del migliore oraaraento che irli restava , dopo che i secoli distrug- • gitorì lo avevano dispoglialo di tante altre bellezee : sendo- chè molli fatti da lui narrati siano divenuti oscuri ; mol- te città da esso celfbi'ate giacciano fra le ruine ; di mol- li Eroi nuli' altro re3ti fuori <:he il nome : né perciò possa- no di presente le Piebie di lui ingenerare negli animi no- stri quel dolce commovimento , die agitar sooleva que' buoni antichi , che erano conoscitori de' falli , de' luoghi , e delle persone . Laonde molti furono che posero mano al volgarizzamen- to di Pindaro : pochi che lo condussero al termine . E tra i primi voglionsi annoverare; il Salvini che una sola parte della prima Ode Olimpica volgarizzò ; il P. E^angelj , e Sa- verio Matlei , che volgarizzarono la sola settima delle Pi- tie j Girolimo TagUazzucchi , ed Ennio Quirino f^iscon- ti , che della versione di sole due Odi si contentarono ; l' Ah. Ceruti , che si ristette alla quarta ; il Professore Gio- vanni Rosini , che ne'giovenili anni ne compiè cinque, le quali fecero di^siderare il proseguimento di quel lavoro: Gian- batista Gondar , e il P. Stellim , e il eh. Marchese Ce- sare Lucchesini: i quili due ultimi gran parte consumaro- no dell' impresa . Tra i secondi , ciotì quelli che condusse- ro al termine il volgarizzamento delle Odi Pindariche non possiamo annoverare se non che 1' Adimari e il Gaulier : im- perocché quel tanto desiderato volgarizzamento di Angelo Mazza non vedrà più la pubblica luce , dacché egli stesso prima di morire volle che fosse consegnato alle fiamme . In quanto all' Adimari e al Gaulier, l'uno è troppo prolisso, né fu esente dalle ampollose metafore proprie del secolo in ch« scrìveva : 1' altro per esser facile e semplice divenne spes- so pedestre ; né seppe avvicinarsi alla maestosa armonia del suo inimitabile Autore . Le Odi di Pindaro Trad. 76 L' altrui esempio non ha tolto ma dato animo al no- stro eh. Professore . Il quale conobbe che ardita impresa era il cimentarsi ad un nuovo volgarizzamento di Pindaro; ma pur gli parve che vi fosse ancora qualche fronda d'al- loro da cogliere in quesV arduo cimento : imperciocché vi- de che se avesse schivate le sirti, nelle quali arenarono i precedenti volgarizzatori , gli sarebbe potuto venir fatto di afferrare alla riva , Ed è perciò che ha voluto principalmen- te , che la sua versione fosse non già servile , ma libera : ed ha via tolto ( imitando in ciò il Lucchesini ) quell'in- ceppamento delle Strofe Antistrofe , ed Epodi . Di che sa- rà lodato da tutti che conosceranno , essere quella triplice divisione divenuta a' giorni nostri soverchia ; anzi priva del suo perchè . E ad evidenza di ciò pìacemi di riferire un passo di Plutarco nella vita di Teseo : dove ai svela la ca- gione di quella costumanza misteriosa . La Strofa ( dice Plutarco ) era quando dalla parte destra alla sinistra si muoveano ; col qual movimento ha proporzione il girare del mondo dalle parti orientali verso le occidentali : per- ciocche Omero chiamò V Oriente parte destra, e parte si- nistra chiamò V Occidente . Ma usavano V Antistrofa quan- ' do dalla sinistra si muoveano alla destra ; al qual gi- ro risponde proporzionatamente il moto de^ Pianeti dalV Oc- caso alV Oriente . Usavano V Epodo quando stavano fer- mi in un luogo ; il qual Epodo si paragona alla stabili- tà della Terra . Dalle quali parole si fa chiaro , che al- lor quando i Greci cantavano la Strofa si movevan danzando dall' Oriente all' Occidente; che una contraria danza prendea- no cantando 1' Antistrofa ; e che giunti al cantar dell' Epodo fermi si stavano innanzi 1' ara . Ma ciascun vede , che quanto quelle Ballate, Controballate, e Stanze ( che cosi giustamen- te furono chiamate dall'Alamanni ) erano convenienti al mo-» do di cantar gl'Inni, e alle costumanze mistiche, e religio- y6 Letteratura se de' Greci ; altrettanto sonosi rese inutili a' tempi nostri ; senJoclìè noi non cantiamo gl'Inni di Pindaro , né cantandoli muoviamo la danza o la intralasciamo, siccome usavano i Greci ; ma dobbiamo esser contenti di leggerli . Onde non fa mestieri al volgarizzatore tenersi stretto fra gli angusti limi- ti segnali da movimenti, e da pause, che non hanno più ninna significauza . Ma comechè sia util cosa 1" uscir dalle angustie delle Strofe , Antistrofe , ed Epodi ; non però di meno questa uti- lità non sarebbe di per se sola bastevole ad ottenere un buon volgarizzamento , se volesse il volgarizzatore tradurre della greca nella italiana lingua a parola a parola tutte le frasi , e tutte le sentenze di Pindaro : perchè tal volta Pari a torrente che giù d'erta sbocca , Per larghe piove a le due sponde infenso , Pindaro ferve , e con profonda bocca Ruina immenso', (*) tal' altra volta per lo contrario tanto stringe il freno alle pa- role, che to la let- terale traduzione di ciascuna Ode : affinchè possano coloro i quali non sono versati nelle lettere greche , conoscere ciò (•) Solari , Folgariztamanto di Or aito Lib. IF. Od IL Le Odi di Pindaro Trad. tj elle appunto apijiinto disse Pindaro , e far paragone della versione letterale colla Poetica . Non ci diffonderemo pii!i oltre intorno al metodo te- nuto dal nostro A. ; su che è a leggere il Discorso premes- so all' Opera . II qual Discorso abbonda in erudizione , e in dottrina . E imprimamente vi si parla degii Scoliasti di Pin- daro gr<;ci e latini : e. appresso dei Traduttori : dove si fa menzione di un volgarizzamento dì Pi ndaro^ fatto peri' Ab. D. Antonio Jerocades , che ci era ignoto , e che il nostro A. non ha mai vednt» Trapassa q. lindi l'A. a ragionar di se stesso , ciò è a dire delle due tr.iduzioni , l'una letterale , l'al- tra poetica ; e del Com«nto all' intiero testo ; qual Comen- to ha egli voluto che f)sse critico, filologico, e filosofico, seguendo ì precetti dati da Ugo Foscolo nel Discorso I, che precede la traduzione , e coinento della Chioma di Bereni- ce di Callimaco . E noi teniamo , che un così fatto lavoro gli acquisterà molta lode: perchè abbbiamo preso molto di- letto della lettura di quelle belle sposizioni , né soverchie né scarse ,• e tali , che spargono di molla luce le Odi pinda- riche , diradando la caligine de' secoli , e squarciando quel misterioso velame sotto il quale volle Pindaro nascondere agli occhi del volgo dottrine altissime . Jl perchè disse nella Ode II delle Olimpiclie : Molti veloci strali Ho dentro la faretra al fianco mio , Che suonali chiari al saggio , Ma oscuri al vulgo , se un antico raggio Ad esso non ìsgombra La iinpenetrabil' ombra . All'ultimo l'erudissimo A. espone l'opinione di coloro, a' quali sembrò le poesie pindariche , o non essere degne di quell' alto grido , che di esse suona per ogni dove , o non essere al- meno confacevoli ai molli costumi de' presenti Italiani . Dove io penso che il nostro A. abbia male spesa 1' opera sua ri- ^8 LETTERATURA spendendo ai rlprenditorl di Pindaro : sendochè meglio sì convenga loro dispregiamento che risposta. In quanto ai co- stumi poi de' moderni Italiani non vuoisi di noi favellare così, come se fosse spenta negli animi nostri ogni scintilla di •valore , di gloria , e di amore dì patria , e come se fosse .... dal corso suo quasi smarrita Nostra natura vinta dal costume : Imperocché se noi pacificamente vivendo , non desideriamo nei sanguinosi allori de' guerrieri , nei celebrati premj de" pu- gili , e de' lottatori j abbiamo però le menti accese nel de- siderio di quella gloria , che deriva dalle tranquille arti di pace : e ci fatichiamo di onorare la patria nostra ( come moltissimi han fatto ) collo studio della sapienza : mercè la quale il mondo può farsi aureo tutto , e pieno d' opre leg- giadre . Onde il gran Pindaro disse che una pioggia d' oro cadde su Rodi , quando ivi la Dea della sapienza nacque dal divino capo di Giove j sotto la qual favola ( siccome ciascun può vedere ) sì nasconde questa sentenza sublime : che il luogo dove sono in fiore 1' arti , e le scienze sia il l'icchissimo , e il nobilissimo di quanti vedono il sole . Per le quali cose la lettura delie Poesie di Pindaro sarà nuovo seme che frutterà a noi amor patrio, e desiderio di gloria. Imperocché non é una sola la strada per la quale possiamo giungere ad onorare noi medesimi , non che la patria . Ed oltre a ciò non é poi vero che gli abitatori di Italia siano og- gidì giunti a tale , che non abbiano forza e cuore di durar fatiche, affrontar pericoli , e difendere le patrie terre: per- chè noi moderni quel medesimo sole irraggia che gli antichi irraggiava j e il medesimo suolo calchiamo, e beviamo le stes- se acque , che calcavano e bevevano i nostri progenitori : e potrebbono gl'Italiani mostrare all'uopo, che in loro non menomossi il valore, come non venne meno l'ingegno. Le Odi di Pindaro Trad. 70 Ma troppo mi sono sviato dalla mia impresa. Alla rua- le tornando diro , che al ragionamento premesso dal no- stro A. al suo libro , seguita la vita di Pindaro per lui scrit- ta con assai di ordine, e di accuratezza . E di poi ad essa succede Ja prima delle dissertazioni Agonistiche del ch.Ednardo Corsm, , ciò é ,jue!la che appartiene ai giuochi olìmpici : la quale dal Mezzanotte è stata recata dalla favella Latina nella itn.an., e compendiala tanto, quanto basti a dichiarazione delle Odi olimpiche . Ora da queste Odi poeticamente dal nostro A. volgarizzate trascerrò alcuni passi di vario metro , affinchè , lettori possano saggiare l'ordine, la bontà , e lo *t.le d, questo nuovo lavoro, e cosi conoscere (parlando alla pindarica ) se quest' Arciere Italiano abbia ben drizzati i vo- lanti strali al d.fficile segno : e sarò contento di produr parte delle Od, Vr. VH. e XIII. , le quali a me , dai primi anni che mcominciai a legger Pindaro , sembrarono sempre bellis- «ime fra le belle. La sesta Ode delle Olimpiche fu scritta da Pindaro per lo- dare Agesia Siracusano figlio di Sostrato vincitore col carro da mule . E s.cconie questo Agesia discendeva dalla fami- glia de'G.amidi. cosi volle il Poeta con bellissimo Episodio narrare ,1 nascimento di Giamo autore di quella antica pro- sapia . Adunque narra come da furtivo congiungimento di Nettuno colla Ninfa Pitana nascesse Evadne : la qnale se- grelamente fu consegnata ad Epito figlio di Elato Re degli Arcadi . Dove crescendo e in anni , e in persona , e ia bellezza, avvenne che Apollo si accese nell'amor di lei tanto che la fanciulla ne ingravidò. Ed essendosi maturato il tempo del parto , la misera giovinetta , che avea tentalo di occultare la sua pregiiezza ad Epiio , notturna e sola entraa- do in un bosco ivi fra le viole depos. un fanciullo , che G.amo da que' fiori si nominò ; e quindi timorosa fece ri- torno alla Reggia , abbandonando il bambino che per volere 8o Letteratura degli Dei da due Dragoni fu nutricalo . Assai bene ha il Mezzanotte recato in versi italiani questo Episodio , massime nel luogo dove è descritto il nascimento di Giamo . Timida intanto e mesta Depon la zona e 1' urna Evadne in taciturna Notte , fra i durai d' orrida foresta . Nasce un fanciullo j invia Febo le Parche , e insieme La genitrice a consolar che geme Yien placida Ilitia . Ma nato il mira appena Lascia al suol nudo e gramo Il tenerello Giamo L'afflitta madre , e in fuga il pie la mena . Donzella , i passi arditi Arresta .... ah dove corri ? 11 pargoletto tuo ( crudel ! ) soccorri . . . Non senti i suoi vagiti ? Non' ode , che 1' ullrice D Epito ira paventa : Ah di te Febo or senta Pietà di padre alnien , Giamo infelice ! Ma per la conscia selva Qual sibilo risuona ? Odia il figlio anche Apollo j e lo abbandona Forse a vorace belva ? E qui seguita narrando la venula de' due dragoni, e come il veleno, di che lo nutrirono, si cangiò iu soave miele di pecchie . Dovrei tutta qui riferire l'Ode settima: tanto essa è bella nel testo greco , transfuso nella versione italiana . Ed è quella Ode clie Pindaro intitolò a Diagora di Rodi Pu- gile : la quale , giusta 1' opinar de' Greci , fu tra le poesie liriche la bellissima : e perciò l'ebbero in tanto onore, che come cosa divina la consacrarono a Minerva , e scritta a lettiere d' oro la collocarono nel suo tempio . Ma per amore di brevità ( perciocché 1' Ode è assai lunga ) mi contenterò Le Odi di Pindaro Trad. 8j di trascrìverne due soli passi. E imprimainente sceglierò quello dove il Poeta, volendo celebrare la stirpe del suo DIagora , che per Tlepolemo figliuolo di Ercole discendeva da Giove, si fa a narrare come Tlepolemo da Tirinto si traosferisse nell'Isola di Rodi patria di Diagora . E ciò fu, perchè avendo egli in Tirinto ucciso Licinnio fratello spurio di Alcmena , partitosi da quella Città e riduttosi ia D^ifo , fu dall' oracolo di Apollo consigliata , die dovesse recarsi a Rodi j che é quella terra , su ehe Giove fé' scendere una pioggia d' oro , quel di che ivi dal suo gravido capo per- cosso dalla scure di Vulcano emerse la Diva dell' armi , e della Sapienza . Già dal materno tetto ecco in Tirinto "Viene , germaa d' Alcmena , Licinnio ... e quegli (*) da furor sospinto Vibra un' asta , e lo svena : Per indomabir ira Anche il saggio delira , E alfin torbido è tratto a inferocir . Perde 1' amica pace Ei , che macchiossi di quel sangue , e ratto Mosse a Delfo : il verace Oracol chiese, e pianse il rio misfatto. Udinne i preghi, e dal suo tempio alfine Febo , che d' oro ha il crine , Con fatidica allor voce tonò . re Volga omai dal Lernèo lido le piante « Su nave a quella terra , ce Che il ceruleo del mar fluito sonante ce Tutta all' intorno serra . Egli vi giunse j or godi, O Diagora , è Rodi La terra che all' Eroe Febo indicò . E' la tua patria , dove Un giorno aprir di bionda nube il grembo (*) Tlepolemo. G. A. T. VL 8a L E T T EK ATUKA Piacque ni Saturnio Giove , Che d' auro piovve ad irrigarla un nembo j Quando la dura vulcaaia bipenne Alto librata venne Sovra Lui, che Minerva concepì: Appena il colpo rapido scendea , Dalla paterna testa L' occhi - ctMulea egidarmata Deq Balio } tnise funesta Voce di guerra j i' grido Corse di lido in lido , K il Ciel tremò , la terra inorridi . Rammentata in tal guisa la cagione dell'essersi Tlepor Ipmo ri J ulto in Rodi , e hisingate le orecchie del Rodia- no Diagora colla narrazione del nasci meato di Pallade , eh' ebbe ci>n lui comune la patria ; prende il poeta greco al- tissinio un volo , e penetrando per la via de' secoU trapas- sali tocca dell' origina di Rodi , e poi di quella niafa che alla celebrata Isola diede nome . Sovra r ali de' Carmi Sublime io vò levarmi Fin di Rodi ali" origine immortai . Quando il Tonante eterno ( Antico evento , e fan^a il narra a noi ) Prtia 1' ampio governo Dell' Universo fra i (^^lesti suoi , Non era ancor su le spaziose e chiare Vie del profondo mare Visibile di Rodi il vago suol , Ma di Nettun sotto le torbid' onde L' Isola si celava . Del casto Febo, errante in altre sponde, Niuu la sorte indicava ; Mentre ciascun divìde , Unico in Ciel si vide Del tenestie suo regno orbato il Sol ^ Di Giovi- all'aureo trono Salir If' voce di querela il Sole . Giusti i suoi dritti sono, Le Odi di Pindaro Trat». 85 E trar novelle sorti Egioco vuole ; Ma noi permise il Delio Dio , Si volse Al Re dei Numi , e sciolse Così le labbra, favellando . umil ; ce Supremo Olimpio Padre, odimi j io veggo CI Entro i flutti spumosi te Amica terra ; ornai s'erge ( io la reggo ") ec Dai cupi abissi ondosi ; te D' uomini , e greggi ha fidi ce Paschi in fecondi lidi te Questa or mi dona , e don mi fia non vii , Giove assenti chinando Le negre ciglia ; Lacbesi feroce , D' Apolline al comando, Dell'aurea benda il crin s' ornò veloce, E al giuro degli Dei non fu nemica: Iperione amica L' arbitra Parca all' avvenir pregò : Onde non più di Teti in grembo inamersa , L' Lsola ornai giacesse , Ma fuor dell'onde in lucid' aere emersa^ Qual trono a lui s' ergesse Del mar sull'ampia faccia . Lachesi allor le braccia , Avverando i Febei detti , levò . Pel formidabil atto Il mar sentì la forza ; aprissi , e parve Muggir per gioja , e a un tratto Spuntando fuor l'amena Isola apparve , Qui regna il Padre dell' acuta luce , Che d' Alipedi è du,ce Foco spiranti sotto 1' aureo iteti ,' Vergin trilustre di beltà c^^lestt Qui 1' almo Sole un giorna Vide Rodi , e l'amò; d' Imen qui desjQ Le fici , a lui d'intorno Per dono di Lucina Pargolt'ggiò divina Prole ch'alto saver già chiuse in sen , Chiuderò, questo articolo dando la versione dell' Epi- sodio intorno Bellorofonte Re di Corinto . Il qua! Episodio fa parte dell' Ode XIII. intitolata a Senofonte di Corinto 6 " 84 Letteratura tornitore dello stadio , vincitore nella Corsa , e nel Quìn- querzio . E loderò il valore Dei Coriutii guerrìer. Vidersi un giorno Di man forti , e di core , Alle Dardanie invitte mura intorno Ultimar d' ogni parte I litigi di Marte j Questi chiedendo cogli Atridi Elèrta , Quelli niegando ad ugni patto . Appena Glauco di Licia venne , Tremar gli Achivi ; ei con altera fronte Nomava 1' avo suo Bellorolonte , Che già in Corinto 1" aureo scettro tenne; Qiiei che bramoso ottenne II Gorganeo destriero , e il fé' soggetto ; E fu r ira delusa Del figlio di Medusa (i) D'angui il crin pena, e il petto . Oh quai sospir dal seno Presso i ruscelli di Pirene ei trasse , Pria che l'aurato freno A lui la vergi n Pallade recasse ! Quest' opra a me tu pronta , O vocal Clio, racconta, E dimmi come da sognate larve , A lui fedele visione apparve. ce Tu dormi, o He, che scendi te D'Eolo? ( gridò Minerva ): eccoti arcano (a) « Questo incanto d amore ; oggi tia vano ce Di Pegaso il furor: sorgi, distendi ce Al fren la destra , il prendi . ce Del doniator tuo padre ondi- sonoro ce Supplice l'offri al guardo j te E svena a lui non tardo , ce Fior de la greggia , un toro . (i) ( Cioè di Pegaso ) (2) /^TCoy iTTTrHov ; phclf rumequinwn ; perchè il freno ri' oro , dato da Falladc a Bcllorofontc ^ doveva a guisa di uu fiUro iupautar Pegaso, e renderlo mansueto, ed amorevole. , Le Odi di Pindaro Trad. 85 Così fra r ombre spesse , Mentre i suoi lumi dolce sonno allaccia , Parve all' Eroe dicesse La vergin che l'oscura Egida imbraccia. Ratto ei levossì , e slese Al portentoso arnese La invitta man ; poscia a indovin sagace Corse, e narrò la vision verace: ce Che appo r aitar si giacque ; ce Che la figlia del Dio dalla rovente ce Asta fulminea, l'oro onnipossente, (i) ce Cui cede ogni alma, a lui dar si compiacque Tosto il vate , che nacque Da Cerano , votiva ara prescrisse A P.'illa equestre , e feo Che al magno Enosigeo Ei pingue toro offrisse . Sovente è fuor di speme Umana opra , e impossibile si giura j Ma il puote un Dio , che insieme La via ne rende agevole e secura . Trattar con tal potere L' aligero destriere Osò Bellorofon ; se domo il fea Di Palla il freno; e Palla al fianco avea . Salì quindi com'era Aspro di bronzo , ivi danzò la forte (2) Euoplia ; e un di sul Pegaso die morte Ai Solimi, e all'ignivoma Chimera, E d' Amazoni arciera lurba ferì fra 1' Iperboreo gelo . Taccio l' estreme prove ! (3) (i) Si è (letto ài sopra che il freno era d' oro . (2) V Euoplia , o Pirrica , era una danza militare accompagna- ta dagli strumenti musichi , e dal canto : ed era si faticosa , che il desiderio della gloria spesso era vinto dalla fatica: perché i dan- zatori dovevano essere tutti ricoperti d' arme assai ponderose - V. Gronovio nel Tesoro delle antichità greclie . (5) Tace il Poeta greco , con maestrevole artifizio , 1' ultima temeraria ed infelice impresa di Bellorcfonte : il quale tentando di^Jsalire in Cielo cadde, divenne cieco, e miseramente mori: ed allora avyenna che Pegasp fu collocato fr* le stelle a 86 Letteratura Ma le stalle di Giove Hall quel destriere in cielo . Il Ch. Vermiglioli , Professore dì A.rclieologìa nella U- niversità di Perugia , ha questo primo Tomo corredato del- la incisione di tante Medaglie quante sono le Odi Olim- piche . Dove ciascuna Medaglia ha qualche analogia con una delle Odi : conciosiacchò ricordi o l'Atleta lodato, o il giuoco iu che vinse, o la patria di lui, ©qualcuna delle storie , o favole episodiche . Ed ogni Medaglia ha la sua di- chiarazione . Cosa per certo utile e dilettevole ! Onde ia fine di tutta 1' opera avremo una Numismatica Pindarica breve , ma preziosa . Sassio di una traduzione di Lucano, del conte Francesco Cassi di Pesaro — Milano , dalla società tipografica de'' clasnci italiani 1S20. in S.° A. .1 poema della Farsaglia si vuole in parte reputare da' critici il guasto, che dopo il secolo d'oro ebbe la bella poesia de' Latini . Imperocché sembra che Lucano, lascian- do la via che seguita aveano con alto senno gli antichi , volesse aver fama per ogni altro merito, che della sem- plicità e del vero . E presa 1' epica tromba , si desse a trar- ne que' suoni , che gli dettava 1' ardito ingegno : e talora de' pili strani che mai si udissero : quelli per avventura tenendo magnifici, che più dal comune concetto si dilun- gassero . Quasiché a muovere il cuore umano debba chia- rissima mostrar l'arte chi narra: e non gli convenga piut- tosto con fino avviso rappresentare le immagini delle cose in quella viva e schi'»tta sembianza , con che usiamo ve- derle in natura ; perchè così, al dire dell' immortale Gravi- na , la mente astraendosi dal vero s^ immerge nel finto , Tbaduziòne TtT Lucano 87 è .9' ordisce un mirabile incanto di fantasìa . Ma in tem- po che fiori Lucano tutte le róse aveaoo mutato valore : eie stesse \irtù si direvaiio per altro nome, che per quel- lo santìssimo , onde furono venerate nelle trascorse gmie- razionì . Quindi parve che al popol romano , pochi anni appresso I' infausta giornata di Filippi , niente piìi rima- nesse del beato tempo de'vecclii : neppure i pensieri ; i qua- li tennero al menzognero; come il comune usare della cor- te de' cesari : dove ni una voce quasi più risuonava che fos- se degna della fortezza è libertà di que' secoli , in che i greci e i latini poserò le prime fondamenta dell' univer- sale sapienza . E però siccome di tutta forza sclamavasi , che tolte le venerande immagini di Cicerone , in loro vece si ponessero quelle di Seneca filòsofo , il corruttore della romana eloquprtza : cosi del pari gridavasi , che a' versi dei primi padri dell'arte dovessero arttiporsi le ardite e frequenti declamazioni dell' autore della Farsaglià . Di che abbiamo testimonianza in Papinio Stazio, non vergognatosi dire nel ^enethliiicon Lucani (i): Ccdet musa rudis Jerocis Enni , Et dodi furor arduus Lucreti , Et qUi per f reta duxii ^4 rgon autas : Et qui corpora prima irahsfii^urat : Quin majus loqiinr , ipsa te latinis Aeneis venerahitur canentem . Anzi abbiamo testi irionÌHnza iti Svetonio : che nella vi- ta di Caligola (2) ci fa chiiramtnte a sapere qual fosse in fatto di buone lettere il senno della corte cesarea . Narra egli di quell' Impèradore , che: et f^irgilii et Li vii scripta et irnagines paulum àbfdit , quin ex omnibus bibliothecìs amoverst , quorum alierum ut nullius ingenii minimceque (i) Stivar. II. 'j. (2) Cap. 34- 88 Letteratura doctrince : nlteram ut verbnsuni in lùstorìa negligentemr que carpehat . E il popolo de' colligiani , siccome è 1' uso , raccoglieva le ciance del suo signore : e le ripeteva , e le ■ alzava a cielo, e ne traeva precetti di sano scrivere, ai quali poi conforofava quelle tante miserabili rapsodie . Co- si colla civile condizione de' romani si mutò il giudizio de' loro scritti : e le lettere si lasciarono andare alla deprava- zione del secolo . Il perchè n' è accaduto che molti tengano in picciol con- to il poema della Far stiglia , o gridino per lo meno , non doversi dar leggere se non cautamente ed a soli espertissi- mi in tempo che le italiane lettere ; monde dalla bruttura de'nov.ttori , procedono gloriosamente vfrso la piena loro re- staurazione . Ma se, come innanzi abbiamo notato , mal vi- de Papinio Stazio quando autiposo Lucaiko a Lucrezio Vir- gilio ed altri grandissimi : male anche sì appongon coloro , che il vogliono al tutto per cosa vile . Mentre se in va- rie parti è egli danncvole per gravi colpe , e primieramente per la stessa forma del poema: in altre per singolari virtù è pur degnissimo di commendazione . E ne' suoi versi studiarono i più riputali nostri scrittori: e primo TAb'ghleri, che nel convito il chiamò grande poeta , e nella coìnmedia il pose quinto fra quelle venerabili ombre, e di cotanto senno, che ' vide nel regnò de' morti. Perciocché quando Lucano mette ireno r.ll' indomita finlasia , e rista da que' suoi modi stra- nissimi, allora il dirci (juasi vicino all' eccellenza de' vecchi . Ed aho sono le sue ^ienlenze : e piene di caldi spiriti le narra- zioni : e in molte cose è simile ad un incendio, che stesp largamente, divora e consuma tutto ciò che incontra : e più va, più s' afforza . Alla qual lode se ne vuol anche aggiun- gere un' altra , tanto più bella , quanto meno comune agli scrittori di quell'età , tolto il solo Cornelio Tacito: ed é i' aver osato pensare colia mente degli avi . Talché lieve Traduzione di Lucano 89 cosa è avvisare nella Farsaglia le cagioni di quel consiglio , onde il poeta fu messo ad avere studio nella congiuri di Pi- sene contro il tiranno . E cosi per 1' efficacia di que' \«;rsi e di quelle immagiai li senti tutto rapire : e ti par d' esse- re a quel fiero tempo, a quelle concioni , a quelle battaglie . Stai con Cesare sulla riva del llubicone , dentro Roma , e ne' campi farsalici ; e chiaro in esso ravvisi quando la nes- cia virtus stare loco , quando il solus pudor non vincere bello . Vedi il magno Pompeo dare di se spettacolo mise- rando sul lido d' Egitto : sei ne' severi congressi di Bruto e Catone , e tutta ti trema 1' anima quaudo ascolti Marzia che sparsa i capelli , e piena di dolore , tornando dal rogo d' Ortensio , cosi dice al primiero marito : mentre che in ine fu il sangue , mentre che in me fu la maternale vir- tù , io feci e compiei li tuoi comandamenti , e tolsi due mariti . Ora che il mio ventre è lasso , e eh' io sono per li parti vota , a te mi riforno non essendo pia da dare ad altro sposo . Dammi le parti degli antichi letti ; dam- mi lo nome solo del maritaggio ; dammi , o signor mio , ornai riposo di te; dammi almeno, che in questa tanta vita sia chiamata tua . Cosi Dante Iraducea nel Convito que' bellissimi versi dal Cordovese . Ben si può dire che alla Farsaglia non sia toccata fin qui una versione italiana : mentre quelle che vanno attorno col nome del caijdinale di Monticchiello , del Morigia , dell' Abriani , del Robillo , del Campani, del Meloncelli , e in ulti- mo del Bocella e dell' abate Cazzola , sono cosi poca cosa da non essere più ricordate . Ma il signor conte Francesco Cassi , chiarissimo gentiluomo pesarese , sdegnando che al solo Lu- cano manchi oggimai nel Parnaso la bella veste del nuovo la- tino ha tolto finalmente ad emendarne il difetto . E provate eon lungo studio le forze sue , e trovatele intere e gagliarde , ha voluto darcene ora tal saggio, che ben lo preghiamo a ^6 L E T T E 11 A T U R À Tioa tenero* più in aspettare il compiuto Invipr» : mentre tiorì dubitiamo, ch'esso non debba essere singolarmente r:ieco- mandiito a tutti coloro , cbe si conoscono di quel huoci Senno , che guida sempre i taravi scrittori nelle opere loro . Imperciocché sénno grandissimo del conte Cassi ^limiimo essere stato quelTaver preso a tradurre Lucano per tal maniè- ra , eh' abbia in molti luoghi ridotto solo in migliori termini quelle immagini del poeta, che male stanno col vero; e cosi adoperato piìi sanamente del Marm«4nlel , che troppo ardito o severo tolse di peso dalla sua trudtizione della Farsa^^lid tutti que' concetti e quelle narrazioni, le quali avvisò uoa confarsi alla ragion poetica . Ond' è occorso che laddove il traduttor francese a rendere più fruttifera questa pianta 1' ha d' ogni parte Senz' altro studio incisa è tagliata : il nostro italiano, più avveduto coltivatore, ha saputo trarne ugual frutto col solo correggerne discretamente i rami involti o ùodosi . E così Lucano nulla avendo perduto nelle parti essenziali della sua epopea , è divenuto tale per le cure. del. conte Cassi da dnrsi senza periiolo agli studiosi giovani i per- chè vi apprendano a pensare de' fritti aaticlii con libertà an- ii'-a . E siccome pregio d p però teniamo che il signor conte Cassi debba colla sua traduzione vincere lilialmente la guerrj degli anni roditori d' ogni umano lavoro . Ma a far che ciò sia senza invidia o contrasto de' troppo severi critici , noi lo preghiamo a vo- lere attendere se alenila piccola cosa vi si potesse mutare in meglio . Che a ninno è toccalo il crear perfettissime le opere sue : essendo dati poi tutti dalla natura , anche gran- dissimi , alla necessità dell'errore. Tale per nostro avviso potrebb' esser quel luogo dove dice Lucano ; Tacitum sine nubibus ullis Fulmen , et Arctois lapiens de partibus ignem , Percussit laziale caput . E il nostro Cassi traduce: Senza nube alcuna Dalla nordica plaga folgorando Il fulmine percosse il Camnidoglio , parendomi che caput latiale dicessero i nostr' 7ecchi noa già il Campidoglio, ma sì (juella cima del monte Albano, dove i popoli latini si riductjvauo per celebrare le loro ferie , ed era il tempio di Giove Laziale . Tale anche quell'altro luogo del v. 4^3., dove non sap- piamo approvare , eh' egli abbia preferita la lezione di Clau- diano a quella dell' autore delia Farsaglia nella v-oce Caycus : la quale ha voltato in Cauco : con poca riverenza verso il ^6 Letteratura suo poeta, che più dotto e più antico di Claudiano doveva esser seguito nel ìiorae d' un popolo barbaro , di cui o nott più o poche altre volte hanno parlalo i nostri classici . Potrebbe final monie non suonar bene ad alcuno quel verso Con lanosi gran fiocchi in sul cucuzzolo con cui il signor conte Cassi si è avvisato di tradurre quell' al- tro di Lucano ; Et tollens apicem generoso vertice; f lumen . Imperocché tjufl cucuzzolo non par che renda dignitosamente il generoso vertice : msenào per noi moderni una voce bassa e ài saura , né da usarsi perciò in una narrazione di cosa gravissima, com'è il giro lustrale intorno le mura dì Roma frtltu per impetrare il favor degli Dei in tanto guasto della rei^ubblica . E se quel pileo lanoso sembra a noi , che vi- viamo devoli ad altro cullo , uà ignobile ornamento ; sap- piasi che da' gentili guardavasi con altissima riverenza : e i filmini s,;l p(jnr\ano in capo ne' loro giorni più santi ad ostendendam , djce Servio (3) , sacerdotii dignitatem . Anzi chianjaudosi apex , a tanto poi venne questo vocabolo, che solo bastava ad indicare coloro che avevano in cura i fatti della religione, come in quel passo di Seneca (4)-' homo ho- jieitus non apice purpurave , non lictopuni insignis ministe- rio . Ed apex infine si disse per eccellenza la sommità dì tutte le cose , E però Annibal Caro dovendo tradurre que' versi del libro Vili, dell' Eneide Hic exmllanles Salios , nudosque Lupercos , Lanigerosque apices , et lapsa ancilia casto Extuderat : (3) Ad Aencid. Vili. v. 664- (4) Apuil Lactant. lib. VI. cap. 17. Traduzione di Lucano ^7 non con altri termini il fece , che genlilissimi , secondo il raro suo senno : Quindi de'' Salii e de* Luperci ignudi , E de' gregi de' Flamini scolpito V avea le tresche e i cantici e i tripudi , Ed essi tutti, o co' i lor fiocchi in testa, O con gli Ancili , o con le tibie in mano . Ma questi , come ognun vede, sono ben piccoli nei , se pur lo sono , in mezzo tante bellezze : e noi gli avremmo di buon animo trascurati , se il tacere delle cose meno lodevoli non loghesse talor la fede alle lodevoli già dimostrate. Del resto il signor conte Cassi non potea trovar per- sona , a chi meglio donare il titolo di questa sua traduzione , che fosse la chiarissima signora contessa Gostanza Monti Per- licari . La quale educata nella scuola di due grandissimi , il padre e Io sposo, non potea fallire a quel segno, dove sta la bontà d' ogni arte gemile . E però sottilissima cono- scitrice , com' ella è , d' ogni poetica squisitezza , non è a dire quanto abbia tenuto in grado , che Lucano le si pre- senti vestito di si nuove e si belle fogge. Ma poiché ci è venuto in acconcio di ricordare quest'alta donna , non vorremo passare anche di rallegrarci con es- solei di quel giudizio che pone bellissimo in tutte 1' opere sue : fra le quali ci è caro di nominare quel poemetto dell' ori- gine della rosa . E certo ci ha egli sembrato tale in più luo- ghi , da fare a prova con molte nobili poesie: cosi ne sono scelte le immagini , e pure e leggiadre le forme del favel- lare . Onde si può ben dire , che quel fiore soavissimo non po- tea essere né con versi più soavi , né da più soavi labbra cantato . E perché non paja che 1' antica servitù e venera- zione che noi professiamo alla signora contessa ci faccia ora velo al giudizio : intendiamo finalmente di far qui piene le brame di tutti coloro , che udendo d' ogni parte lodare A. G. T. VL 7 9$ Letteratura CTUe' versi , non hanno potuto imi attantamente considenrl| ; E ce ne sensi la gentil poetessa : né voglia credere che per altro motivo abbiamo preso di vincer su ciò la moltis- sima sua rìpngranza e modestia , che per intimo convinci- mento dell' eleganza del suo lavoro . Le stanze che rechiamo sono del canto secondo, quando Venere entrata nel giardino di Flora , s' avviene in quel fiore bianchissimo , in che fu mutata la vergine Rodia , una se- guace di Diana , uccisa da un cinghiale per fiero patto della stessa dea degli amori . Qui vien Ciprigna: e ovunque il passo moyc( Ogni fior s' apre e le si piega umile : Baciale ognun le piante , ognun s' innova Lieto più. che non suole ai dì d'aprile. Rodia la rnira : e per 1' antica prova Arde di sdegno , e offende il pie gentile , E coli' ardila spini il sacro umore Tragge , eh' è saqgue in terra , in cielo icore, |1 vendicato fior già tutto accoglie E beve il sangue della sua nemica : Già di porpora nuova orna le foglie , E giuso poi> la p^llidetza antica . posi dell' alba su le chiare soglie Candid.» nuvoletta al Sole oblica , Prima è di bianco argento, e po.scia siiole Tutta d' oro mutarsi al rni del Sole . yidela di sue vene esser vermiglia , E del cor 1' ira Venere depose : E volgendole amica alfin le ciglia, Regine d' ogni fior disse le rose . Non più di mirto i biondi qrini impiglia , INfè colma il petto d'erbe altre odorose: Di rose splende delle trecce il freno , Colmo di rose è il bianco indocil seno . Jje Grazie , di quel cespo un fior raccolto , Mosser dell' Alba alle sedi beate : Ne volava nell' aria il crin disciolto , E 1' auree veste addietro ventilate : Per lo nuovo color rider più mollo Traduzione di Lucano 99 Alle stelle parca la lor beliate ; E le sanie Ore , visto il nuovo stelo , Rupper 1' eterno balio in mezzo il cielo . E alle Caritè aggiunte , irò ne' campi Dell' odorato lucido oriente , Ove accende 1' Aurora i primi lampi Quando il novello dì reca alla gente . Quanti sono i color, ond'è si stampi Qualunque cosa qui si fa parvente , Tanti sono colà dov'è quei duce Che. li versa dal carro della luce . E là , deposto liei divin terreno , Pili bello e vivo il nuovo fior germoglia : E mille rose e mille aprono il seno Fra lo smeraldo della verde foglia . Qual s' incasella in giro , e qual vien meno TiUti rendendo al suol la rossa spoglia , Quii mostra sol sua cima , e qual nel foco Arde , e fa pompa del rinchiuso croco . Jja sacra Aurora , ciie Gnor si cinse De' fior del melograno , e u' empiea '1 grembo , Gli aurei capei di fresche rose avvinse La prima volta , e le versò dal lembo ^ Il cacume de' monti allor si pinse Sotto la pioggia del soave nembo : S' imporporò la nebbia mattutina , E il largo tremolar della marina . Della notte e del dì 1' eterne ancelle , Trattando il ciel con pinte ali leggere Li brune e bianche vergate gonnelle-, Mossero prnite alle superne spere : Tenean converso il volto in ver le stelle Liete danzando , e di quei fiori altere, Gh' alto levavan su le chiome d' oro Chiusi in canestro di divin lavoro . All' odor novo ed al novcl colore Tutta esultò degli dei la famiglia . Giove i talami suoi del sacro fiore E la gran mensa d' or fece vermiglia . Rldea Saturno del novello onore Con fronte crespa e rilevate ciglia : E la superba Giuno il suo depose Cerchio di gemme , e s' adornò di rose , 7* loo Letteratura L' annoda Febo al verJe lauro amato , E 'l lungo crin ne pinge , e 1' aurea cetra : Oblia Bacco il corioibo , e al suo beato Capo la rosa più vaghezza impetra . Amor , tutto di rose incoronalo , Fiammeggiar ne fa 1' arco e la faretra : E in mezzo al coro de' celesti assiso Sciolse la voce , e lampeggiò d' un riso. tì Salve , o rosa gentil , dell' universo 33 Tu letizia e dolcezza ognor sarai : M Sempre vedrassi di te il suol cosperso , » Sul letto degli dei sempre arderai . w Di qual donna è più vaga , il labro asperso » Del minio tuo divin sempre farai : ■» E qual più è bella , tanto più fia nota ij Quant' ornerà del lume tuo la gota . Salvatore Betti Lettere in edile del cavalier Battista Guarirli al Duca di Urbino . E' ognor presente all' animo nostro la parola data all' in- coniinclrtre di questo giornale , di offerire cioè di tempo ia tónapo a'gentili nostri Lt-ttoii alcuna di quelle inedite cose che ^ noi lisciarono scritte nel deciìnoqu;irto e decimosesto secolo que' viienlissimi nostri padri e maestri, d>i'quali giova ripetere tutto ciò che nhhiumo di ben parl;>ie italiano. Messi da questa sclenne promessa abbiamo preso di pubblicare in questi fogli cinque lettere del cav. Battista Guarini al Duca d'Urbino suo I rnrettore , le quali sappiamo esistere nel codice 433. pag. 9 \'j. della Biblioteca Oliveriana di Pesaro . Non è questa I I prima volta che il nostro giurnale parla del dottissimo Ciiiarini , perchè fu già nel 1. volume dello scorso anno, che per noi si dette un ragionato estratto dell'opera sua sulla politica libertà uscita in luce nel i8<8. la prima vol- ta a Venezia . Se con quell' estratto ci studiammo mostra- le quanto il Goarini oltre l'eleganza poetica fosse ancora .valente conoscitore delle difficili dottrine politiche; teniamo Ola fondata speranza , prr mezzo della pubblicazione di que- ste poche lellert dcversl confermar l'opinione, la quale già tutti i dotti hanno di lui , cioè eh' ei fosse uno de' più. culibrati segretarj de" giorni suoi. Queste lettere non trat- ta n(> di pitbbliche negoziazioni , ma si di domestici e privati .'iflaii: e twiie per soavit?t di sermone e per semplici mo- di , si come a noi pare , son tali da farsi leggere con avi- dità; e specialmente la quinta, in che l'infelice padre discorre al Onca la disgraziata morte della diletta sua figliuola Anna uccìsa barbaramente dal conte Ercole Trotti suo marito. De 1 qual caso trisiissijno chi avesse desiderio d' esseve eoa 102 Letteratura maggiore prirtlcol/^rità istruito può leggere la vita del Gua- rini scritta dell' ab. Barotli nel tomo 2. de' suoi scrittori Ferraresi pag. 208. E per fare cosa gratissima a' nostri let- tori diamo anche in nota la lettera che Margherita Duchessa di Ferrara scrisse al Guarini in occasione della morte d' essa figliuola sua ; lettera che dà chiaramente a conoscere di qua- li rarissime doti fosse adorno 1' animo dì quella giovine sventurata; ed in conseguenza quanto la morte sua di giù- sto duolo dovesse aver ferito il cuore dell'amantissimo ge- nitore . Se ci verrà data per sorte di avere qualche altra cosa inedita di questo nobilissimo autore, ci faremo debi- to di non defraudarne i cortesi nostri lettori , i quali spe- riamo dover frattanto con grato animo accogliere 1' offerta che qui loro facciamo. Pietro Odescàlchi Lettere Ìned. del Guarini iò3 Lettere del cavaliere Battista Giìàrlni a Fraucescd Màtìà IL Duca di Urbino ; i. L o mando d V. A. là mia figliuola legittima: che co- sì mi gio\^a di chiamar la mìa favola ora da me stam." baia , rispetto ad ogni aUrà che se ne sia veduta Jì:i qui . Ho sempre desiderato di ridarla a juesti hdoti termine . Ma poich^ io seppi eh' ella era cd^'itata in mano di V. A. ; è senza Jin cresciuto in me cotal desiderio , acciocché ri- uscisse meno indegna che si potesse di quella grazia , che dalla singolare benignità di lei ha so\>rd ogni suo meri' io ricevuta . Supjilicó dunque la sud bontà , diesi degni di gradirla nori come opera mici , die come tale pur troppo V ha favorita , ma come sua creatura , non avendo ella maggior certezza di {'ita , che V esser pia- ciuta a lei . E perchè mi y'ien dello che f^. A. non ha veduta V Apologia da me fatta intorno a questa sor- te di poèma , è come lettura di cosa curiosa non sia gran fatto per dispiacerle , nii sonò assicurato di mandarle an- òhe questa ; raccomandandola più tosto alla sua sii: scolare umanità , che al sua isquisitissimò giudizio E perchè non se ne troica dà vender piii , ho preso ispedienle di mandar la mia che sola m'' era rimasa : non guardando eli' ella sia in molti luoghi segnata con la mia penna. , per averla corretta da infiniti errar i commessi è dàlld stampa e dà chi ebbe cura di farla stampare . Baciò ùrnilissimarnenté le serenissime mani dì f^. A. , e le prego ogni feli- cità desiderabile . Di Finegid li Villi dì tìlbetnbi^è MDLXXXIF: io4 Letteratura II. La servitù non men devota eh'' antica , la quale ten^o con V^. A. , e la molta benignità con che ella sempre si è degnata sovra ogni mio merito di gradirla , m^ assicu- rano di potermi promettere del suo favore per occasio- ne di cosa che sommamente m' importa . I Sig. An guscio- li gentiluomini Mantovatii per assicurarsi d' alcuni loro beni , che posseggono nel Parmigiano , si che venendo il Caso della successione non incorrano nella imminente ca- ducità ; desiderano di ottener da quel principe un privi- legio di cittadinanza nella forma , che dalla qui con- giunta supplica V A. V. , così piacendole , può vedere . E peicìic il Sig. Alessandro , che in essa vien mentovato , è mio genero , da me ohi a la congiunzione del sangue per merito delle sue buone qualità , amato come figliuolo ; ho voluto provvedergli d'intercessore com'cuiente all' impor- tanza del suo bisogno , e al paterno affetto , con eh' io sono obbligato di protegger le cose sue . Le quali stimando io senza alcuna differenza ìnie proprie , supplico quanto pos- so pia efficacemente ed umilmente VA. V. diesi degni di voler interporre le sue calde preghiere e la sua grande autorità con quel prencipe , acciocché conforme al con- tenuto in delta supplica la desiderata grazia s' ottenga . La quale se si considera bene non può essere malagevole ne a J^. A. da oUenere , né a quel principe da concedere : poscia che i Sig. Anguscioli , non impetrandosi il privi- legio , son risoluti di vender i detti beni , avendone già prontissimo il compratore . Nel qual caso quel serenissimo Duca verrebbe a perdere tanti sudditi . Questo e H favore , Sermo Principe , che da lei si de- sidera , col quale non uno o due persone , ma le famiglie intere ( com' ella vede ) ne resteranno beneficate . Ed or come di cosa ricevuta dalla sua mano , perpetua ne' loro Lettere Ined. del Guarini io5 posteri ne serberanno d' obbligo la memoria . Di me non parlo ; perciocché non avendo io da offerire all' A. V. se non la mia sincera divozione ', è tanto tempo che questa « sua , che mi pare sconvenevole V offerirgliela . Sen~ za che io non posso se non con mio rammarico ricordar- mi d' esserle devotissimo , che hisieme non mi ricordi d'es- serle inutilissimo servidore . E senza pia a V. A. umil- mente bacio le mani, pregando Dio che tenga sempre in sua santa guardia la serenissima sua persona. Di Mantova li FUI, di Luglio MDLXXXIXIH. ìli. Ha più, di un mese eh' io partii da Mantova , e che son ito quando a Vinegia , e quando altrove peregrinando . Al mio ritorno , che fu pur jeri , ho trovalo il piego di /". A. Senna con entravi la lettera per V altezza di Par- ma , di elle ella si è degnata di favorirmi in servigio di mio genero . E siccome di questo ho sentito grandissima contentezza ; così mi è doluto infinitamente eh 'l detto pie- go sia stato tanti giorni ozioso, con pericolo di mia non picciola contumacia . Supplico f'\ A. serenissima che si degni di scusare questa tardanza: poich' ella non è mia colpa ; ed esser certa che la cognizion del mio debito non sarà mai scompagnata da quelle più vive e divote dimostrazioni , che- potranno venire dalle mie deboli forze , L'umanissima lette- ra di f^. A. Serma mi promette caldissimo V ufizio che si è degnata di fare con quell'Altezza: ond' io siccome dalla molta autorità di lei ho conceputa la mia speranza , così dalla speranza ho contratto queW obbligo , che sarà sempre in me grandissitno per tanta grazia ri- cevuta da lei . Intorno alla quale fin' a qui non s' 4 presa diliberazione alcuna , per essere il Sermo di Parma a Milano . Al ritorno del quah questi Sig. Anguscioli ìòé Letteratura sé ri' andranno à corre il Jiutto della singolare benignila di jr. A. Serma. Alla quale del seguito si darà parte: ed io fra tanto perfine della presente fo umilissima riveren- za , è prego Dio che le doni il compimento d^ ógni suo disiderio -. Di Mantova li 20. di Agosto iSyJ: IV. Z/' anno passato , avanti ch^ io partissi da Roma di pochi dì , uno di casa mia mi portò alquante lettere di di- versi principi , tutte scritte a quel Cardinale che V. A. nelle qui congiunte vedrà : dicendomi di averle per sua curiosità comperate da uno speziale , che dell' allriii n'a- verla assai . Io mi condussi subilo là , e trovaiiie una cè- sta piena j e non pure delle sì fatte , ma di molte anco- ra scritte da diversi in materie gravissime ed importanti alla casa e agli affari di quel signore . Delle quali aven- do preso maggior maraviglia che cura, , mi diedi solo d ricercar delle scritte dal Sig. Duca mio signore, e da V. A. e di quelle tróveiene assai poche, e di niuri rilievo, e di que- ste buon numero: portatele a casa, e fattane la scelta : que- ste sole vi furono che trattassero di negoziò , essendo tut- te V altre di semplicissimi complimenti. E siccome mi parve indegnità di' elle andassero di quel modo vagando , e che i pensieri di V. A. potessero capitare sotto gli occhi d'ognuno ,■ così mandandole in man di lei , non ho creduto d' errare : dolendomi che troppo tardi giugnessi iti quella bottega , aven- domi confessato lo speziale che ve n' erano niolte piìi , le quali tutte s' erano consumate; che mi fé verisimile che altresì di quelle di V. A. fosse avvenuto . Or io la sup- plico che si degni di gradir iti ciò se non altro la buo- na volontà mia > non so se troppo superstiziosa , ma sem- pre però divola , e sempre desta nel suo servigio : scusan- domi se 'n quella mia frettolosa pdriitci non mi sovvenf Lettere Ined. del Guarini ióf fie di portarle con essomeco da Roma , dove rimasero cori tutte V altre mie scritture ed arnesi , che per ora ho fat- to venir di là , stanco ogginiai mulam de corde pieno omnique veneratiotie a me acceptam » „ et jurejarando affirmatam , meaque manu subscriptam ad ipsam „ Apostolicam Sedem per Episcopum ipsum remiserim : licet , in- „ quam. , ista praestiterim apud .?anctissimam Petri Sedem , et epi- „ scopos meos veramtamen semper ac vehementer optavi , ut hJ „ sensus mei omnibus patefierent . Daxi enim , hujusmodi Re^ „ tractationes non in secreto habendas : sed patefaciendas esse „ coram Ecclesia , tum ut errorum vestigia omnino tollantur ; tum „ ut suspiciones eorumdem errorum amoveantur ex hominum animis , eorum , in quam , hominum , qui charitatem habent , „ quae omnia credit , omnia sperat , qua non gaudet super ini- ,^ qaitate , congaudet autem veritati ; tum ut glorificetur Deus , „ cui gratias agunt boni, dam misericordias ipsius audiunt ; tum „ demum ut iteratis Cpnfessionibus veteris crroris culpa purgetarj, „ atquc evpietur «.d anime» retnedium . Io P. Ferdinando Panieri ho scritto di propria mano il sudd. Articolo; e supplico che sia pubblicato . In fede ec. M^no pra ne veniva *8 ii6 Varietà' persuaso; e ben divisava, che nissuno dei molti argomenti prodotti da quel Teologo a provare la fallibilità del Papa valeva al suo in- tendimento . Ma quindi una confusa Istirìa ^delle dispute insorte nella Chiesa da Bajo fiao a noi mi affascinò; e specialmente un certo Catechismo Ifforico e Do^'natico di Fourquevaax mi impose con una ardita asserzione di fatti non veri . Comiaciai allora , sedotto da una opinione di pietà e di verità , a vincere me stesso : ed un fallace argomento , che mi venne in capo , mi rese più franco . L'ossequio della Fede, io dieea tra me stesso , debScsi ad una au- torità incontrovertibilmente e per fede infallibile: ma che il Papa sìa infallibile è argomimto di controversia , e non dogma corto di fede . Cosi presumendo di richiamare al esane le cose anche de- cise o disposte dalla S. Sede , caddi in più errori . T<>rminato l'infausto periodo delle innovazioni in questa Diocesi , per la Grazia di Dio che operava in me , e commosso anche dal!' aspetto misera- bile delle cose della Chiesa in Europa , cominciai a studiar meglio nelle materie , conoobi in aleani puati di esser caduto in errore , e ne scrissi al Sommo P^ntefio*» Pio Vi. una mPinoria , nella quale peraltro io protestava ingenuamente , che sopra altri punti io non sapeva indurmi a dar tede alle derermlii.r/.i mi della S. Sede , e spie- gavo le ragio.ii, che da ciò mi ritraevano . Intanto un \bate Val- lombrosano , uomo notasi nostro Santissimo Padre P'o VH , il quale era mio Contessore , mi avvisava seriam-^nc di non cadere nello Spiri/O privato : la qdal cosa io abborriva negli Eretici. E mentre io proseguiva il mio studio , mi si apriva 1" iitelletto sopra altri panti di errore : sinché mi pervenne dopo un anno da Roma una volumìaosa risposta alla mia pn.^ noria : risposta, che ho inteso dopo , essere stata per commisi )ne del sommo Pontefice composta dal Car- dinal Gerdil . Io ii>n p > ;so ricordare senza lacrime tauta carità del Padre Comaae verso un Fig'io si indegno . Dal qu de scritto per la miscricor lia di Dio si fini di squarciar la tenda a!;Ii occhi miei . In questo tempo , Si)ri)re3o da mort le infermitA, feci il voto sopran- nominato : e da in li in poi h'o sempre desiderato , e molti mezzi ho adoperato, sebbene ineffi acemente , per n-nder pubblica Ritrat- tazione de' passati errori ; sic-ome i j desidero adesso anlentemente , ed a lei perciò m> ra coman lo . lì forse se il Signore mi farà la grazia di vedere stampato 1' Articolo a lei rimesso , questo primo Varietà' 117 dono mi ispirerà il coraggio ad un secondo passo; cioè a comporre e p'abblic:u-e in confenn 'zione del detto articolo ano scritto dottri- nale sulla legi^e dell' obbedienza dovuta da tutti i Cristi ni al Ro- mano Pontefice ; che è T argemeuto capitale della mia Ritrattaz'one': affinchè fatto manifesto questo, si mostri la sincerità e la forza di quelle . Perdoni , Monsignore, se la prima volta che io ho avuto l'onore di scriverle , ed in un affare , che per me è di somma importanza , mi sono dilungato troppo , vole idole esporre lo stato mio : mentre coi sentimenti della più alta venerazione, e del più umile ossequio unito alla più ingenua gratitudine, ho la gloria di protestarmi ec. T, utto ciò che vien dalla penna del eh. signor cav Dionigi Stroc- chi è sempre cosa gentile : ond' essendoci pervenuto un sonetto di lui con parecchie nuore lezioni , ne onoriamo volentieri que- ste carte a diletto di quanti amano le belle muse italiane. Per la ricuperata salute del sig'. Prof. Tommaso Torrlgiani , Chiunque in que«to 'Fgeo correndo varca Dove arricchir di bei tesori ectima , Per prova imnara , che Fortuna adima Nave che più di buona merce è carca ; E colei che d' un riso ognor fu parca A chi d' ogni valor sedette in cimas In note di pietà poi lo sublima , Che all' Invidia lo strai ruppe la Parca . Per te , che vlncitor di lunga guerra Al tempio dei celesti appendi 1' armi , Ciascun s' allegra , e a ringraziar si atterra . Mirar gli atti soavi , udire i carmi Di letizia e d' amor nella sua terra , Fregio è miglior che simulacri e marmi . ii8 Varietà' L a seguente bella iscrizione ci è stata fatta avere da Orciano , dove esiste nella chiesa di S. Silvestro • La compose il fa uditor Cosmo Betti , illustr* autore del poema della consumazione del secolo . DEO PRO. MORTVORVOT . ANIMABVS QVAE . IVSTAE . SPEI . DILATIOWE IN . TENEBRIS . ACRITER . GRAVATAE SABBATI . AETERNI . L7CEM PRAESTOLANTVR TRCEANENSE . SVFFRAGII . SODALITIVM HOSTIAS . ET . PRECES Paolo de Marperger-Asters ai Signori Compilatori del Giornale Arcadico . H o trovato in una vigna fuori dell'antica Porta Pincìana una lapide colla seguente iscrizione fedelmente da me copiata lOiV LIDIS . I RVFI . 1 circvIt vigiliar P. CCCCL mi La forma del sasso prova che niente vi è troneo tranne le tre prf- «le righe che sono mozzats da un lato . ¥or« non vi dispiaceri di Varietà' 119 pubblicarla nel rostro giornale per dar occasione ai Signori Antiquarj di supplire quel che manca , di decidere a qaal uso questa lapide assai singolare può essere stata destinata, e dirci se la lettera P. si- gnifica Praefor, o Praefectus^ o Pede.i, o Passiis, su di che io noti ardisco di aver veruna opinione . Il suddetto sasso si trova adesso nel possesso del sig. Marchese Origo , Tenente Colonnello , Direttore e Comandante della guardia per gì' Incendj , Sf Caputo il gradimento con che sono slati accolti dd' letterati i tré sonettti dell'anonimo romagnuolo , stampati nelle varietà dell' ultimo numero del nostro giornale : ci facciamo utl pregio di darne qui alici quattro del medésimo chiarissmo autore ^ ben sicuri di (>;ratificar€! con ciò a tutti coloro ^ che sanno quanto difficile arte ella sia^ bea^ •he tanto profanata dal volgo , quella de' poeti i Dal più bel lauro di Elicona pènde L' arpa amorosa del Cantor toscano ^ E se r aura la fiede , un tal suo rende Dolce sospir , qual di lamento Umano : y erra il buon vate intornò, é là difendè « Che non osi appressar piede profanò ^ Né già A rhiei lunghi voti amor là prende ^ Benché v' appressi la tremante nìànò : Come , o donna , cantar le vostre lodi , Se da quella santa Ombra al gran desiré Vostra benignità non la m' impetra ? i»' alta bellezza ^ e i vostri onesti modi Porìan soavemente impictoiire , Won che uno Spirto , ogni piCi durai pietrii i no V A R I E T V Vien, mi disse Fortuna , a me tT affida Ne r ampio mar d' amor , che non ha sponde , E sorti volgerò liete , e gioconde Si , che benignamente il Ciel t' arrida . lo m'avviai co la malvaggia guida , E già le stelle risplendean seconde, E propizio era il vento , e piane 1' onde : E su la poppa sorridea V infida - ]VTa ahimè ne V alto la crudel mi lassa , E il mar si turba , e la prora smarrita , Gioco de' flutti , a naufragar mi mena : Ne si mi duci di non campar la vita , Quanto il veder , che la mia donna appena Degna d' un guardo il mio periglio, e passa ! Se il Ciel costei ne la canuta etate Non privilegia di nuovi soccorsi , Co' gli anni ingrati a lei dovrà pur torsi Quella ond'or va superba alta beliate : E r ire antiche , e le alterezze usate Spero vedremo allora alfin deporsi , Ove anco il fasto de' trionfi scorsi / Non la pasca di sdegno , e feritate ! Benché il mancar del vivo almo splendore Al bel viso , che tanfo orgoglio or serba , Potrebbe forse rilevare altrui; Io che avrò in petto fino all' ultiin' ore La prima immago , d' onde preso fui , Sempre la mi vedrò bella , e superba ! Varietà* tat Mostrami, Amor, che gran desio m'invoglia. Se qaesta donna, che prigion mi tiene, D' ogni mite pensicr 1' animo spoglia Sempre mi graverà di rie catene : O se mirando a la nia onesta voglia Mi volgerà le luci più serene , Onde a la fine , o in lagrime mi scioglia , O mi conforti di futuro bene ! Ma ohimè , che il vero discovrir non os9 , Temendo il peggio l V alta disianza , Dunque la sorte mia mi tieni ascosa: E lasciami , poich' altro non m' avanza , L' inganno mio : che di mirabil cosa È già gran premio la sola speranza ! Stcondo manifesto per l' edizione italiana compiuta e comen- tata dalle istituzioni di medicina pratica deW illustre Gio. Bat- tista Borsieri de Kanilfeld , in dodici volumi. Padova i. apri- le 1820. dalla tipogrujia della Minerva . Fino dal di 20 luglio 1819 si era fatto sapere a' clinici , che questa beir opera sarebbe venula in luce nel primo trimestre del- l' anno corrente . Ma ( cosi ora se ne scusa 1' illustre editore ) allorché erano di già state prese tutte le disposizioni per dar mano sollecita ad un tale lavoro , si venne in cognizione , che il doti. Cullen -Brown (JìgUo del celebre Giovanni Brown , e adot- tivo del eh. Cullen ) ne uvea pubblicata in Londra una tradu- zione inglese arricchita di annotazioni , nelle quali procurò di conciliare gì' insegnamenti di Borsieri colle dottrine di Cullen 0 di Brown . Una tale circostanza , che ogni clinico riputerà imper- lià Varietà* Xante , /eoe ritardare V impresione deW edizione promessa , onde poter ritirare utile partito dall' edizione inglese . Il ritardo di gaalche mese sarà cose largamente ricompensato ! Ora il primo tomo è già sotto il torchio : e sarà cost a! trttto preziosa sécondochè ricaviamo dal prospetto , che se ne dà nel manifesto ; ed è il seguente : Prospetto delle aggiunte al i. voi. Le materie appartenenti all'autore e comprese in questo primo vo-» lume , sono : la prefazione ; — il commentariolo sulV infiamma'^ zione ; — il trattato delle fehhri in generale ; -^ e quello delle febbri intermittenti in particolare . L' editore , oltre le annotazioni a questi trattati , vi aggiugne i- una prefazione , che comprende la biograjìa del Borsieri ed una breve analisi del merito di queste istituzioni . I prolegomeni clinici divisi nelle seguenti sezioni ì t . Introduzione allo studio clinico . i. Definizione ed oggetto di questo studio . 3. Dottrine , d' onde risulta un tale studio * 4. Natura e corso delle malattie . 5. Diagnosi delle malattie . 6. Differenze reali delle malattie ; 7. Prognosi delle malattìe . %■ Precetti terapeutici per la cura delle malattie . lì fomentano inedito sui polsi di Borsieri ,con annotazioni dell' edi- tore. L' indicazione de' più accreditati scrittori relativi alle materi* ricordate dall' autore e dall' editore . L' elenco alfabetico degli scrittori citati d»ll' autore e dall' edi- tore , e delle relative loro opere , colle necaisarie notizie bibliogra- fiche e crìtiche , ove queste sono richieste . II formolarìo de' medicamenti semplici e composti citati dall* autore e dall' editore in questo primo volume , coU'indicazione br«* ve, ma precisa, dell' uso delle esposte ricette; L'elenco degli associati ee. ec: Os'^eivazionì Meteorolos^iche fatte alla Specola del Colle^. Hom. Aprilt; 1820. Barometro j8 '9 -.8 o 27 II 27 n 27 1 1 27 11 28 o 28 I 28 27 IO 27 IO 7 10 2 ,j 27 10 3o[ 37 IO ■|lNA D. ( SIO RNO Tori rerm. , 1 Ig' barometro n. Igro. 7 I i5 4 28 •X 5 l'i 3 37 0 2 2 1 b 28 ■2 3 '4 14 4 44 e " (i li» l 28 1 2 5 3b 5 1 8 19 7 2-7 II 9 14 8 33 : 8 0 -0 2 28 l 3 3 29 u 9 3 n 4 ^7 1 1 0 >4 5 20 6 «J 2 14 3 27 8 4 4 2 28 3 IO 1 14 0 27 5 5 1 1 0 7 * 9 3 -, 2 27 II 5 i3 2 2b 4 IO I 22 7 27 1 1 4 >4 2 33 . 9 6' ly 9 -8 0 I >4 8 5i, : .9 7 >■♦ 9 28 0 4 16 3 4o 2 10 3 '-5 8 28 0 /, 17 5 ^ii 5 1 1 0 ^if b -8 0 fi 17 8 34 0 i5 I i5 2 27 1 1 8 18 2 ^9 : 14 0 27 2 27 II 6 i« 9 4it 0 U 4 5o 1 27 II fi ,« 6 43 0 14 2 2Ò 4 27 II 1 18 6 39 b i5 3 32 1 28 0 5 20 5 45 6 >4 4 27 4 28 1 7 19 3 39 8 12 3i 12 4 28 0 3 18 9 42 ' >4 4 25 3 27 IO 8 17 6 43 ^ 10 0 /,5 3 28 0 5 12 q 52 I 10 5 38 2 2!i II 7 i3 4 4r. -, 9 7 35 2 ■ 27 10 8 i3 a 4a ^ II 0 -9 2 11 7 IO 2 28 4 8 2 ,6 8 27 IO 8 i5 6 -^4 1 1 9 -. 5 27 IO 7 >4 3 28 8 I! 0 26 4 -7 IO 0 12 7 32 . 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I •P-"- MuZ Lib,^ ■- ' 59 rnez.Ub.o s.n. 0 108 mez. 1 mez. 1 .■■ 2 0 str. 0 .<:. mez.sir. i «. s^i. 1 piog. n. I i3 /el'. im n. 2 S6 /ei». I m n. /di'. i m p.^.B. 4 55 mez. im n. 3 124 mds. I in s.n. po.lt. I al pi.^.li. t..p.'. 1 01 me;. 1 s.n. mez. 1 s. ff. I Il, 2 38 mez. 1 ll.p.S. 0 96 me:. 1 s. po.il. 1 piog. S,p,n, 2 /, mez, I s.p.n. mez. Uh. 1 s. /'.^. l s 1 i3 Cra.ma.o s.p.n. pò.. I *■• pò. 1 .«. a 3i tra.mu.l s. po.lib 1 /^ .. 0 ^.p.n 2 i9 mtz.lib.i s.p.n. po.L.b 1: i. po.tì.. 0 ..n. 1 40 ^r- 0 t.D .n . /./.. 1 r n. i neb." ,,■.«. 3 4 fra. I s.p.n. i-'(t.tib. I . /^du. 1 inek;. <,r,. 3 2 era- 0 •.'.n./i. 1 ru. 0 , ^* pon. 1 nt-n." *.o.«. 2 io 2 40 tra.gr. 0 ■■,.p.n. s.p.n po. 1 ;;o ma. 1 pi'H. 0 piin. 0 n.p.t-^l.ff. neb.' s tra, 1 s ù 0 fra. 0 s. mcz.hb. . ,n.ll. /J. I .p.n. pOH./ . 1 neb." s. 2 40 ùra. 1 n. tra. l". tra. X nebL.-- «• 3 0 tra.gr. 3 ^.n.n. flit. I 11' ■ p.n. 'ti ,. I s.p n. i 0 £rd. 2 i.p.n. tra. I m tra. i s.n. 2 25 fra. 1 m s.n. /'"• ' s.n. mez. \ P'-t^-- s.n. I 33 leiJ. 1 n. Uv. 1 <.p.n tra. 1 i"-^:- s. 0 45 l>u. 0 lì. 4 72 pò. ih. I .n. L,^. 1 neb.f n. 2 0 m e 3 . 2 n. e 18 mez.ub. 2 ;i '/.S. ifez. I pi.i.ton. s.n. 3 .7 mez. 1 s.n 0 16 fra. I fra. 3 pi.;' .1.1. «. I 36 t/a- 0 ! s n. frn. 1 .'^.'1. i'7a. 1 P'-5-t Vuleitdosi da' eh .astronomi abbondate per diligenza , pongonsi le * .sservszioni Triplici in ogni giorno ; e voieudosi da noi risiringere in pagina , af&nchè meno facilmente si disperdano , usiamo alcune abbieviature . Hertanio nella colonna delle Meteore pi significa pioggia 1 lampi t tuoni n nebbia g gelo b brina . E nelle colonne d-llo Slitto iel Cielo s vuol dire sereno n nuvolo , p poco . Le altre abbreviature neile colonne de' venti sono per se stesse intelligibili. Quando segue un asterisco 5' intenda gran tptantilà ; ove tro- vià una -j- croce s' intenda piccola quantità : IMPRIMATUR Si Videbitur Rev. P. Mag. Sac. P. A Mag. Candidus Maria Frattini Archiep. Philipp. Vicesger. Nihil ohstat . F. Joseph. Maria Silvsstrini Q. P. Theo- log. Caganateu . IMPRIMATUR, Fr. PhìHppus Anfossi Ord. Praed. Ssieri PaUlii Apost. Mag. 129 SCIENZE Continuazione e fine delle Osservazioni del Sig. For- ster sopra la casuale e periodica influenza de' parti- colari stati delV atmosfera sulla umana salute e ma- lattie , segnatamente la pazzia . Vedi Quaderno di Aprile pag. 3. C . kJezione X — Gli animali impiegano varj rimedj contro gli effetti delle atmosferiche influenze : Io non pretendo sapere ( dice l'A. ) se nasca da istinto , o dall' azione di I particolari organi sul cervello , o da altra cagione ; ma egli è certo che gli animali, in comune con 1' uomo, han- no trovato e adottato certi rimedj contro gì' incomodi eli' elli soffrono per 1' influenza dello stato dell' atmosfera . Si osservano i cani innanzi la pioggia mingiar 1' erba , spe- zialmente Z' agrestis canina , per soccorrere Io stomaco dal- la penosa propensione al vomito . 1 gatti hanno la me- desima abitudine j e molti altri esempli di questo ge- nere saria facile produrre di rimedj adoperati dagli anima- li contro gli effetti dell' atmosferica influenza . L' uomo a fortiori per le sue intellettuali facoltà di gran lunga su- periori potrà assai meglio munirsi contro di essi , e pren- dendo in disamina le sensazioni apparentemente frivole po- trà trovare la cagione d' onde hanno origine ; e quindi passare alla cognizione delle cause più poderose ne' loro effetti , Sezione XI — JV^oi possiamo adottare de'' rimedj per le affezioni atmosferiche , particolarmente quelle che han- G. Ar T. VI- 9 i3o Scienze no periodi; quindi la cognizione di esù riesce vantaggiosa-^. La storia de'periodi atmosferici, e loro influenza sopra il cor- po merita 1' atteazione de' Medici in tutti i luoghi ( segui- ta l' A. ). Imperciocché dalla preveggenza di que' periodi non solamente possiamo apparecchiarci a mitigare i sinto- mi, ma abilitarci eziandio a giudicare in qual momento ^ella malattia debba intraprendersi il piano di cura . Noa può negarsi che questo sia 1' argomento più astruso tra le indagini mediche ; ma è vero altresì che dopo la pubblica- zione delle opere dì Spurzheim , quella in specie sulla paz- zia , molti MddicI in Inghilterra si sono fatti più attenti al- la periodicità de' morbi , di quelli principalmente del cerr ▼elio . Prende quindi a contemplare le malattie nervose , 1« 1 quali sono accompagnate quasi sempre da disordine degli or- gani digerenti , hanno un periodo loro proprio , sentono le vicissitudini dell' aria , e si iuaspriscono (i) nella ricor- ^ renza del generale periodo di irritabilità. Queste malattie prodotte da cagioni morali , che operano sull'animo , da ìur fluenza atmosferica e costituzionale , o ereditaria disposi-' (0 In questa Sezione spiega meglio r\. la sua opinione intorno cotesti mensuali periodi, esprimendosi cosi „ lo dissento da Spur- „ zheim , e Gali in questo che non trotto esserci mensuali perio- „ di percepiti da tntte le persone sane ; né sono essi» secondo la „ mia opinione, cosi precisamente regolari come ai tempi della lo- „ ro comparsa . Un esperimento nondimeno merita particolare at- ti tenzionc. Sia divisa una lunasionein quattro settimane , cosi che 4, ciascuno de' quattro punti, chiamali quarti di luna , accalerà nel «1 mezzo di ciascuna delle settimane ; allora io dico ohe quelle set- ti limane, le quali contengono il novilunio e plenilunio, si troveran- «, no le più e Mitrarie alla salute ; in esse ha luogo la periodica ìt- «, ritabiiità ; in esse avvengono moltissime crisi, e in esse gl'indi- j, vidui di costituzione nervosa e infermiccia si sentono peggio che «, nelle settimane , le quali contengono il primo e V ultimo quarto „ di luna. Quinti la mensaale irritabilità può dirsi accadere dontro M <ìuattro giorni del plenilunio , e novilunio ^, . Influenza dell'Atmosfera i3i !EÌone , fanno la prima impressione sopra i nervi , e per con- senso disturbano lo stomaco , alterano la separazione della bi- le, e inducono altri disoi'dini ne' visceri cliilopojetici . Quan- tunque però il sistema digestivo sia sconcertato per sim- patia, pur nuUamanco esige esso per parte del Medico una par- ticolare attenzione, avendo l'esperienza mostrato, che in vano sì tenta ricomporre le funzioni del cervello , e delle nervose diramazioni , sinché non si prò vegga a rettificare il processo della digestione , e della chilificazione . Perciò all' uso di un'aria salubre, all'esercizio del corpo , all'eccita- mento di grate sensazioni ,fa di mestieri accoppiare de' rime- dj , che agiscano direttamente sugli organi digestivi nel ca- so delle malattie suddette. L'essenziale però sta nell' ap- profittarsi del periodo del male , e cogliere il tempo debi- to all' uso de' medicamenti . E qui 1' A. insiste nel raccomandare che I' amministra- zione de' rimedj cada nel tempo opportuno della malattia , assicurando che molte infermità , le quali correvano verso il loro termine , sono tante volte divenute peggiori per l'am- ministrazione intempestiva di alcuni rimedj , i quali se da- ti si fossero quando i sintomi aveano oltrepassato il perio- do della massima loro esacerbazione : avrebbono d' assai sol- lecitata la guarigione . Se 1' affezione ipocondriaca ( continua egli ) salita quasi al grado della pazzia, è slata curata da 5. gr. di pillole mercuriali nel breve spazio di una notte , v' è tutta la ragione di sospettare , che in questo caso la ma- lattia fosse nella declinazione, e che la cura sia stata af- frettata dagli effetti del mercurio dato nel tempo conve- nevole . Appunto sul mercurio ha egli osservato parecchie volte che avendolo amministrato in epoca inopportuna del- la malattia , è rimaso sorpreso dal vedere che esso non pro- duceva alcun effetto se non dopo una certa crisi pGìiodica, per la quale la malattia stessa passava. 9* i33 Scienze Dopo ciò s' intrattiene l'A. nella cura della pazzia proprla- Biente detta ; e siccome in questa circostanza offre de' canoni vantaggiosi alla pratica medica , noi abbiamo stimato bene ri- portare le stesse di lui parole . « Il trattamento medico della fc pazzia non differisce da quello delle altre malattie sot- cc ttì questa veduta ; ( intende il riguardo che dee avere il te Medico agli organi chìlopojetici , come di sopra si è det- cc to ) ; ma generalmente involge la necessità di procede- cc re anco più oltre . Imperciocché ordinariamente si rav- « visa in essa un grande afflusso dì sangue verso il capo , ce ed una lenta infiammatoria azione determinata al cervello . «e Quindi la necessità di spingere più oltre le deplezioni in que- « sta malattia, che in molte altre, nelle quali col ricomporre le ce sconcertate funzioni de' visceri addominali , noi possiamo « immediatamente in organi rimoti alleggerire i sintomi , che « sieno solamente simpatici . E la ragione , per cui la paz- ct zia , segnatamente quando affetta un periodo , rimane so- ft venie non curala , dappoiché gli organi digestivi sembra- cc no ridotti allo stato di sanità , io penso essere la seguente . ce — La determinazione del sangue al cervello non essendo te o generalmente, o parzialmente impedita , i sintomi dell' ce azione disordinata degli organi cerebrali non solo persi- tc stono, ma cagionando un generale turbamento nelsiste- cc ma nervoso tendono a disordinare eziandio la digestione; ce e cosi i disordini del capo, e quei dell'addome si ali- ce mentano , e sostengono a vicenda . Il modo di trattare la et pazzia è stato diverso fra i diversi Pratici j ma oggigior- cc no sembra ammesso da coloro , i quali molta attenzio- cc ne han prestato al subielto , che un piano di cura de- ce bilitante riesce col miglior successo , e debb' essere inco- re minciato subito che vanno a discoprirsi i periodi della inci- « piente malattia. Così adoperando, la crisi può essere accelp- « rata nel tempo, e mitigata nella forza j> . Influenza dell'Atmosfera i33 Sezioue XH — La Pazzia ha i suoi periodi , e la cognizione di (juesti diviene importante alla cura : . Do- po aver Cssata la sua opinione , che duranti i periodi dì ir- ritabilità , la paxzia , e segnatamente la specie melancolica presenta delle esacerbazioni j e chela cognizione di qua' pe- riodi è di una importanza somma per incominqiare il pro- cesso curativo appunto quando sono passati , e per dispor- re gl'infermi contro di essi o per mezzo del salasso , ov- vero di medicine interne , dà I' A. qualche istruzione in- torno i medesimi , e sopra quelli proprj della pazzia per norma del Medico , e per maggiore intelligenza del suo ar- gomento . I periodi di irritabilità ( ei dice ) non avvengono pre- cisamente nello stesso tempo a tutte le persone . In ven- totto giorni v'ha due periodi , e Gali ha distinto i pazien- ti secondochè sono eglino affetti nell'uno, o nell' altro , ia particolare le femmine. Alcune persone soffrono in entram- bi i periodi . Con poche osservazioni sopra un particolare individuo , possiamo noi abilitarci a scoprire i periodi , e la maniera , ond' egli è affetto , la quale appartiene alla sua individuale costituzione . Oltre le sopraddette , due altre pe- riodicità denno notarsi nella pazzia : una è il periodo di- urno , stando alcuni pazzi peggio nel mattino , al mezzo- giorno , nella sera ec. L' altra può essere appellata il lun- go periodo , o estensione della malattia . Imperocché quan- tunque i pazzi abbiano le maniache esacerbazieni nei co- tidiani e mensuali periodi , e talvolta nel tempo di acci- dentale influenza atmosferica , ciò non pertanto v' ha un certo termine o corso , che la pazzia compie a somiglianza delle altre malattie , e che debb' essere accuratamente stu- diato . L' A. denomina questo lungo periodo il termine del- l' attacco della manìa . Esso è di più o meno lunga du- Mta ne' differenti casi : in alcuni continua costante in mezzo 234 Scienze a molti periodi mensuali di inasprimento . Circa 1' epoca del termine accade frequentemente che le idee illusorie sì ri- svegliano soltanto per pochi giorni del mensuale periodo; o in quel tempo si riproducono solamente ne' sogni . Fi- nalmente ì termini della pazzia sono capaci di ritornare a remotissimi intervalli di tempo, talvolta annualmente. La cessazione della pazzia ora descritta, accompagna* ta dal riproduci mento di false idee ne' sogni , induce 1' A. a far men/.ione di un fenomeno narratogli da individui melancolici , ai quali era toccato percorrere molti termini dì ipocondriasi. — Quando la malattia incominciò per la prima Tolta , eglino provarono un particolare , e costante sentimen- to di timore e ansietà , il quale però potevano facilmente distinguere dalla impressione più violenta di angoscia e di spavento proveniente dalle comuni esterne cagioni morali , e ben conoscevano essere morboso . Ne' periodi susseguen- ti , a norma che la malattia s' innoltrava , eglino riguarda- rono le allucinazioni come oggetti reali di terrore ; ma nel termine della malattia stessa elli si ricredettero , e diven- nero nuovamente conscj del morboso stato delle loro sen- SJizioni anco ne' periodi di esacerbazione . L'infermità andò finalmente a svanire ; ma nel tempo della periodica irri- tabilità , ebbero i pazienti de' sogni ipocondriaci , seguiti da un certo turbamento nella macchina ; e destandosi go- devano di trovare che il loro male era cessato realmente , e che quanto aveano veduto con terrore era stato un pu- ro , e passeggiero sogno . Mette fine 1' A. alla presente Sezione con osservare che le persone col cervello grandemente sviluppato sotto il mez- zo dell' osso parietale , vanno soggette all' anzidetta specie di pazzia , vale a dire air afiezione ipocondriaca : e che sendo la pazzia un'azione morbosa degli organi del cervello , per- e?ìò debbe oflTr're -eie modificazioni secondo la comparati- va loro grande2z,a . Influenza dell'Atmosfera i35 Sezione XIII — Certi suicidj sono periodici , e pos- sono essere prevenuti : . Il suicidio ( incomincia 1' A, ) è stato mai sempre riguardato come un delitto j ed é ben giu- sto che tale sia giudicato , quando commesso da persone , le quali posseggono una sana ragione , e per mancanza di fortezza a resistere all'oppressione di un male qualunque pongono volontariamente fine alla loro vita. Ma il suicidio é bene spesso la funesta conseguenza dì uno stato disor- dinato del cervello , ed è commesso da individui , i quali non hanno veruna esterna cagione d' inquietezza , e di tra- vaglio . In questo caso avviene esso sovente ne' periodi di irritabilità poc' anzi nominati , e debb' essere riguardato come un effetto di pazzia . Difatto con i medicamenti , e con un particolare trattamento morale degl' individui , i quali hanno questa tendenza , usato seco loro circa il tempo di quel- li periodi , possono le intenzioni di molti essere felicemen- te distratte . Conviene pertanto distinguere questo secondo caso di Suicidio dal primo , e a tal fine raccomanda VA. di esami- nare le varie circostanze che lo precedono , insieme col na- turale carattere della persona . Que' soggetti a modo di esem- pio , i quali hanno o molta naturale timidezza , o faciliti somma a concepire strane idee , o una disposizione roman- tica , o una propensione a distruggere , sono in esperienza più sottoposti a questa malattia di coloro , ne' quali siffiit- ti sentimenti insorgono con forza minore . E siccome il Sui- cidio , di cui sì tratta , a somiglianza di una pazzìa piìi de- cisa , non solamente dipende da uno stato disordinato del cervello e de' nervi , ma nella varieth de' sintomi dipende ancora dal modo di loro organizzazione, perciò l'esame di questo non dee tampoco essere trascurato . Qui 1' A. , co- me ognun sì avvede , emette una opinione conforme ai prin- cipi del celebre Gali, e procura illustrarla con alcuni ca- i36 Scienze si , fra quali sceglie quelli , che non sono stati sinora pub- blicati nelle recenti opere sulla Pazzia . Noi ci limiteremo a riportarne qualcuno . Un individuo si lagnava da lungo tempo di depres- sione di spirito , e di terrore ; né sapeva assegnare l'ogget- to, e il motivo di questo patimento . Ei ragionava con se stesso , onde persuadersi della vanità di tali sensazioni ; ma indarno : imperciocché vi soggiacque' infine , divenne me- lanconico, e pose termine alla sua vita coli' appiccarsi . Que- sto è , secondo 1' A. , un semplice caso di morbosa attivi- tà di un particolare organo cerebrale , senza una esterna ca- gione neppure immaginata . Un'altra persona cadde in cattivo stato di salute per disordine degli organi digestivi, seguito da scarsità di bi- le , il qual disordine cagionò in ultimo un' aflezione morbo- sa al cervello: ella avea i periodi di esacerbamento , in uno de' quali dichinrò che sarebbe stata rovinata dai debiti , che erano per piombare sopra di lei , quantunque i suoi com- pagni sapessero essere di pochissimo debitrice . In uno di quegli accessi sali pian piano una scala , e si appiccò . Ta- li persone ( soggiunge 1' A. ) , conosciuti che sieno i pe- riodi della loro affezione , possono essere allontanate dall' at- to dalla uccisione . Per confermare inoltre la natura fisica della propen- sione al suicidio , si serve 1' A. di altro argomento desun- to dal desiderio che talune persone hanno di un dato ge- nere di morte , che egli ascrive ad una particolare e mo- dificata attività del cervello ammalato . Il caso seguente assicura essergli stato narrato da persone fededegne . Era solito un fanciullo andare a diporto In un giardino , d'on- de sovente fuggiva , e si ritirava nella casa esclamando che una voce imperiosa il chiamava sempre all'acqua, ma egli non ardiva immergersi in essa . Frequeh temente ripeteva Influenza dell'Atmosfera ìZj questa storia dicendo che la voce non desisteva dal chia- marlo, e che egli doveva e voleva andarvi assolutamen- te . Un giorno fu trovato 1' infelice annegato in una quan- tità di acqua . ' V'ha delle persone ( continua 1' A. , ), le quali sen- tono una gran propensione a terminare la lor vita nell'a- cqua , fuoco ec , ed anco con mezzi più strani , e sebbene elle in principio ragionino contro questi , che chiamano as- surdi sentimenti , pur nullameno si procurano in ultimo con i detti mezzi la morte . Alcune di queste persone si cono- scono sufficientemente , né di se stesse si fidano in certe si- tuazioni , e quando s'imbattono ne' periodi d'irritabilità (i). lo so ( cosi egli ) di una persona , la quale si ricusava dì ascendere con me un precipizio assai pericoloso , dicendo che in quel periodo ai non poteva rispondere di se stesso atte- sa una forte propensione , che sin dalla fanciullezza avea avuto , di gittarsi giù da luoghi elevati ; che egli vi sareb- be volentieri e senza timore venuto dopo 1' Intervallo di pochi giorni . Molti hanno attestata questa pazza propen- sione a lanciarsi giù da luoghi erti e sublimi , ma per buo- na sorte ritenevano ancora un sufficiente impero di loro stes- si per non venire all' atto . E' perciò probabile che in molti suicidi da morali cagioni, ne' quali gli individui han scel- ta questa terribile specie di morte , sieno stati diretti da qualche interna propensione , poiché si sono accontentati di soffrir tormento in uccidendo se stessi in questo special mo- do , mentre aveauo a disposizione de' mezzi assai meno pe- nosi . Si sa infine dì altri , i quali nel tempo de' perio- di han provata una quasi irresistibile inclinazione a pre- (i) Foeminarum oatamenia etiam occurrunt in hiscc tempo- ribus , quse Gali periodioa dixit. Tum insanÌ3 accednnt sympto- mata violeutiora, atque nonnunquam Suicidium ( N. dall' A. ) i38 Scienze cipitarsi entro grandi cascale di acqua, al quale impulso non si fidavano di reggere , mentre niun' altra specie di mor- te sembrava loro più dolce e piacevole di questa . Chiude 1' A. le presente Sezione dicendo che egli avreb- be molli altri casi a riferire di persone , le quali lo han- no veracemente assicurato che nei periodi di irritabilità han sentito un fortissimo desiderio di spegnere la loro vita con particolari mezzi (i) ; ma egli si astiene dalla narrazione di essi , si perchè a taluni sembrerebbe quasi incredibile , co- me anco perchè non servirebbe gran fatto ad ijluslrare la scienza fisiologica ; e in conseguenza il fine da lui pro- postosi nel riportare 1 pochi casi antecedenti è stato uni- camente quello di eccitare 1' attenzione di coloro i quali per dovere di professione hanno frequente opportunità di osservare , e conversare con i mentecatti . Sezione XIV — Fa 1' A. in quest' ultima Sezione al- cune considerazioni sopra la struttura , e funzioni del cer- vello ad oggetto di ricavarne la spiegazione di qualche fe- nomeno riguardante la vita animale sinora sconosciuto , e si propone in primo luogo a considerare la doppia fabbrica di quel viscere . Dall' osservare pertanto che due sono gli emisferi del cervello , e doppj in conseguenza i di lui or- gani , nasce tosto la quislione se questi agiscano alterna- tivamente , oppure agendo contemporaneamente , come unica (a) In Germania molti casi di questa specie sono stati rammen- tati , ed è da notarsi che presso quei popoli , nei quali provale 1' I- dealità , debb' essere più ss^iUippato il carattere fantastico delle sen- sazioni , e deggiono piti facilmente osservarsi quelle infiri? e larve e modilìcazioni della facoltà senziente , e q'ezli errori di mente, i quali , lorchè gV indlvidiiL dì tal fatta divengono pazzi , sogliono dare un particolare carattere ai loro sinti mi . Anche sa questo proposito si raccontano curiosissimi casi; ma é di minore impor- tanza il noverare le eircostanze di essi , che di risvegliare V atten- zione de' medici in verso il grado , nel quale i disordini stessi pos- sono essere periodici (T A) . Infltjenza dell' Atmosfera i 39 possa essere in noi la coscienza delle nostre percezioni . Molli han \oluto sciogliere il problema dicendo che gli or- gani doppj del cervello sono fra loro congiunti , e armo- nizzali per cosi dire da quelle commessure , che di tratto in tratto si riscontrano nel viscere : altri si sono tratti d'im- pegno supponendo che le fibre cerebrali sieno disposte in modo da far capo all' org.ino della Individualità , il quale risiede nella fronte propriamente nel mezzo degli organi delle intellettuali facollà : altri altre ipotesi hanno imma- ginato . 11 nostro A. inchina a credere 1' alternativa asione delle doppie parti del cervello , e vi è indotto dal contem- plare molte circostanze , le quali accompagnano la periodica irritabilità . Ma pria di esporre alcuno de' suoi argomen- ti , ci piace per escludere ogni ombra di immoralità da sif- fatte ricerche , riferire letteralmente la sua protesta mede- sima contro il materialismo,, . Coloro (egli dice) che nella struttura degli organi del cervello trovano e vita e mente sono appunto da paragonarsi a que' Filosofi stravaganti , i quali si danno a credere aver discifrata la visione col mostrare che 1' occhio è una lanterna magica , dimenticando che se fosse la più perfetta camera possibile , sempre do- vria esservi di dietro a mirare un' altr' occhio dotato di di percezione ! Così è precisamente del cervello . L' orga- nizzazione di questo viscere non può giammai spiegare la percezione , la quale deesi riguardare come proprietà di un Essere essenzialmente distinto da' suoi organi , necessarj al- le varie manifestazioni delle sue facoltà. La coscienza del nostro proprio Essere individuale è affatto diversa dal cre- dere 1' individuale esistenza degli oggetti esteriori . Ella è una semplice idea , e come il tempo e lo spazio non può essere definita ,, (i) . (i) Introduco questa oss«rvazione col solo fine di confutare alcuni pregiudizj comuni , che si sono spsursi za reca in mezzo le esacerbazioni delle febbri , ed altri sin- tomi morbosi circa le ore sei della sera , le tossi periodiche , i periodici mali di capo , risipole , emorroidi , gotta , la ricor- renza lunare de' mestrui , gli effetti della luna sul!' idro- fobia ce. ec. (i) . Non vuol negarsi che il movimento della luna abbia una connessione particolare con i cambiamenti dell' atmosfera , come anche con le vicende del mare : quin- di ne verrà che quel satellite avrà parte nel generare al- cune cagioni neir aria , le quali influiscano sopra i corpi terrestri ; ma i periodi mensuali di irritabilità , de' quali (a) Ved. Zoonomia Class. IV. ii. 4, e Sez. JKXXII. vi. , e XXX- VI. ili. 9. Influenza dell' Atmosfera i43 parla Gali , non corrispondono esattamente con 1 periodi della luna , e v' ha in conseguenza un precediraento , o re- trocessione in essi relativamente alla posizione di quell' as- tro nel cielo : sembrano ordinariamente anticipare, o posti- cipare di tre giorni e mezzo per rapporto al novilunio , e plenilunio . Sarebbero nondimeno necessarie molte altre os- servazioni per determinare 1' esatta relazione fra la luna , e questo fenomeno , il quale , come altre leggi della natura occulte sinora e misteriose , potranno un giorno illustrare le replicate indagini de' Filosofi avvenire , E a tal uopo con- verrà prestare una particolare attenzione allo stato elettrico dell' aria col fare giornalmente le osservazioni agli elettro- metri atmosferici , ne' quali si ravvisano grandissime varia- zioni durante un morbo epidemico , e nei periodi mensuali di irritabilità . Appendice — . In questa 1' A. presenta una serie di Scrittori antichi e recenti, i quali han fatto parola nelle loro opere della casuale e periodica influenza dell' atmosfe- ra sulle malattie , principalmente epidemiche , e che egli non conosceva mentre scrisse 1' antecedente opuscolo , non avendo allora il comodo di consultare alcun libro . Ciò è fatto in grazia di coloro , i quali bramassero per 1' av- venire coltivare di più quest' argomento fisico-medico impor- tantissimo , poiché avranno cosi una traccia nelle loro ri- cerche dai tempi de' Greci e degli Arabi sino all' epoca del Dott. Gali , il quale ha fatto conoscere la mensuale e ge- nerale influenza , da lui denominata periodo cV irritahilitèi } .epoca veramente distinta nella storia della anatomìa e fisio- logia per r osservazione de' fatti diretti a rischiarare la strut» tura e funzioni degli organi del cervello . Quindi insistendo sulla necessità di formare un Gior- Ijale , nel quale sieno registrate esattamente le vicende dell' atmosfera , i fenomeni celesti più significanti , le principali i44 Scienze malattie iu corso , e cose simili, onde apprezzar meglio do- po uua luaga serie di osservazioni l' influenza delle cagioni esteriori fisiche sopra 1' umana salute . Egli ne esibisce il il piano, e vuole che il proposto Giornale sia diviso in i6. colonne .La i. conterrà il giorno del mese : la 2, le ore delle osserva/.ioni , le quali saranno per lo meno tre nella giornata , vale a dire alle 9. della mattina , al mezzogior- no , ed alla mezzanotte ; quantunque saria cosa benfatta re- plicarle altre volte , specialmente in prima mattina , e nel- le ore pomeridiane , ne' quali tempi accade spesso o 1' ina- sprimento , o la crisi di molle malattie , in specie di quel- le che hanno un periodo cotidiano : la 3. conterrà i gradi del barometro : la 4- quelli del termometro : la 5. i gradi dell'igrometro : la 6, la misura della evaporazione nello spazio di 2^. ore : la 7. la quantità di pioggia caduta : 1' 8. le varia- zioni dell'elettrometro atmosferico : la g. quei dell' elettrosco- pio di De Luc:la io. la direzione del vento : l'i i. la sua forza : la 12. le m-iidificazioni delle nubi (a) : la i3. racchiuderà osser- vazioni generiche sul tempo , fenomeni accidentali , meteore straordinarie ec. ; la i^. le malattie in particolare ,• la i5. i periodi di irritabilità ; la 16. la posizione della luna . Varie giunte miscellanee possono annettersi alle suddivisale colon- ne , riguardanti per esempio le malattie degli animali , il passaggio di uccelli erratici , e via discorrendo . G. F. (a) Sono esse il Cirnis , Cumidus , Strufus , Cirro cwnidus , Cirrostrcius , C umido stratus , Niinbus . Per la descrizioti de- gli stromenti meteorologici con fidare , e delle modificazioni delle nubi r A. indirizza ad un suo Opuscolo intitolato-Kesearches about Atmospheric Fhaenomena ( 26. edit.) Baldwin and. Co. i8i5. , i45 Sopra un tiuoì'o acido dello zolfo . Estratto di un Arti- colo inserito negli Annali di Chimica e Fisica : Quin- terno di Gennajo 1820. pag. 62, I 1 numero degli acidi che lo zolfo e suscettibile di forma- re colle sue combinazioai si è molto accresciuto da pochi anni a questa parte . Ai due acidi solforico , e solforoso conosciuti fin dai più remoti tempi Berthollet è sialo il primo ad aggiungerne un terzo, l'Idrogeno solforato li- quido , ossia (/' acido idrosolforico : Berzelius ne ha am- messo un quarto meno ossigenato del solforoso , e che ha chiamato acido ijfosolforoso , sul quale non si hanno altre notizie sperimentali , che quelle inserite negli Annali di Filosofia di Thompson , e dovute ad un giovane Chimico che porta il nome di Herschell : finalmente Welter , e Gay- lussac nel Marzo del 1819. ne hanno scoperto un quinto intermedio fra il solforico , ed il solforoso , ed al quale hanno dato il nome di acido iposolforico . A questi cin- que se ne deve ora aggiungere ancora un sesto , eh' è stato trovato trattando l'acido solforico coli' alcool , ed il quale ha avuto il nome di acido solfovinoso . Questo nuovo acido ha i piìi grandi rapporti coli' acido iposol- forico . L'uno e 1' altro infatti si presentano allo stato di un liquido senza colore , acidissimo , il quale non può essere concentrato per mezzo del fuoco senza cambiarsi in acido solforico , e solforoso . Ambedue possono passare ad uno stato maggiore di densità sotto la macchina pneu- matica . Formano ambedue sali solubili , rhe hanno fra loro la più gran somiglianza. L'uno e l'altro egualmente che i loro sali sono decomposti dall' acido nitrico col mezzo del fuoco , e danno l' acido solforico , e dei solfali . G, A. T. VI. IO i/jg Scienze Ad onta di questi caratteri analoghi , e ad onta delle stesse proporzioni dì ossìgeno , e di zolfo , che ambedua contengono v' è peraltro fra loro una differenza , la quale consìste in ciò , che l' acido solfovinoso , ed i suoi sali contengono tin olio volatile , un olio dolce di vino , da cui ha preso il nome , che manca nell' iposolforico , La presenza dì quest'olio volatile sembra bastante per distìn- guere questi due acidi fra loro , tanto più che i solfovi- nati quantunque somiglianti agl'ìposolfatì , presentano pe- rò dei caratteri particolari } quello di barite p, e. ha una cristallizzazione divers» da quella dell' iposolfato , e perde 45 , 07, colla calcinazione , mentre quest' ultimo non per- de che 26 , 9 . Gli altri sali formati dall' acido solfovi- noso , ed iposolforico presentano ancora delle differenze . 11 Signor Dabìt sembra essere stato il primo , sono già diversi anni , ad accennare la formazione di questo nuovo acido, allorché si fa agire l'acido solforico sull'al- cool per la preparazione dell' etere . Saturando egli col car* bonato di calce il resìduo della distillazione dell'etere, e separandone il precipitato , ossìa il solfato di calce, otten- ne per mezzo dell'evaporazione del liquido un sale solii- bìle nell'acqua, capace di essere decomposto dall'acido solforico , e suscettibile di passare in solfato saturandosi d' una nuova dose di ossìgeno . Ottenne ancora col mede- simo acido dei sali a base di barite , di potassa , di so- da, e di ammonìaca , i qu^di presentavano caratteri diversi dai solfati . Queste sperlenze di Dabìt sebbene ancora in- complete facevano però vedere l' esistenza d' un acido me- no ossigenato del solforico , ed intermedio fra questo , ed il solforoso ; ed avrebbero dovuto certamente risvegliare r attenzione dei chimici , ed impegnarli non solo a ripe- terle , ma a portarle a quel grado di evidenza , di cui ave- vano bisogno j esse però appena pubblicate restarono per Acido dello Zolfo jAj diversi anni sepolte nell' obblio , allorché nel Settembre del 181 3. comparve una memoria del Signor Sertuerner nel 60." volume degli Annalen cler Phjsik , nella quale senza mostrar di conoscere il lavoro fatto da Dabit si pro- pone di provare, che l'acido solforico agendo sull'alcool per formar l' etere dà origine a tre acidi che distingue coi nomi di acidurn protcenothionicum , acidum deutcenothio^ nicuni , acidum tritcenothionicum . I metodi ch'egli espo- ne per ottenere questi tre acidi sono i seguenti . Per il primo si fa un miscuglio di parti eguali d'acido solfori- co , e di alcool , si riscalda , e si satura colla creta , si fermerà il solfato di calce , che verrà separato per mezao del filtro . Il liquido si fa svaporare ad un dolce calore j concentrato che sia si filtra , e per mezzo del raffredda- mento si otterranno delle piccole lamine di prolosol favi- llato di calce . Il secondo acido ( deutaenothionicum ) sì trova nel residuo della distillazione dell'etere trattato molte volte coir alcool . Si affonde in questo residuo della creta , o il carbonato di barite , si separa il solfato , e resta il deuto- solfovinato dell' una , o dell' altra base . II deuto-solfo- TÌnato di calce è dolcissimo , ed ha la proprietà di assor- bire r ossigeno dell' aria , e di formare il solfato di cal- ce . Da ciò si vede perchè il residuo della pi'eparazione dell' etere riprende all' aria la proprietà , che aveva perdu- ta di dare dell'etere, e perchè allora satura maggior quantità di base di prima . Il tritacido solfovinoso si ottiene facilmente lasciando al contatto dell'aria, finché non vi sia più assorbimento di ossigeno tanto il secondo acido , quanto il residuo esau- sto della distillazione dell'etere solforico. Saturando o l'uno o l'altro colla creta si olliene il trito-solfovinato di calce , eh' è deliquesceule all' aria , ed è combustibile 10 i48 Scienze come tutti gli acetati . Ha presso a poco il medesimo sa- pore del primo solfoviuato di calce, ed ha molti rapporti con questo sale . Il Signor Vogel però ripetendo le medesime sperienze di Serluerner con quella es.itjtezza , e diligenza , che lo di- stinguono , esclude qualunque differenza fra i tre acidi che si ottengono nelle tre esposte operazioni , e chiaramen- te dimostra, che l'acido solforico agendo sull'alcool pri- Dia , o dopo l'eterificazione dà sempre origine ad un me- desimo acido, ossia alV acido solfovìnoso . Questo chimi- co non si è limitato solamente a ripetere le slesse speden- te di Sertuerner , a dimostrare l'identità dei tre acidi prolcenolliioniciim , deulienothionicuni , tì-itccnolhioiìicum , ma ha voluto ancora meglio che non si era fatto finora studiare le proprietà di questo nuovo acido solfovinoso , e le comhinazioni , eh' è suscettibile di formare. Ha fatto egli parte di quest'interessante lavoro, all'Accademia del- le scienze di Monaco in una memoria che lesse il dì 9. Ottobre ^^19* ^^ nuovo acido secondo il risultalo delle sue sperienze non può essere concentrato sul fuoco : può ridursi però ad una maggior densità , in modo da sem- brare quasi oleoso, come l'acido solforico ponendolo sotto la campana della macchina pneumatica vicino ad un vase pieno di quest'acido concentrato . Con questo mezzo ha potuto Yogel ridurlo alla densità di 1 , Sig . Lasciato però più lungo tempo nel vuoto si decompone . L' acido solfovinoso portato a questo grado di densità può restare a freddo in contatto coli' acido nitrico senza provare de- composizione: a caldo però si sviluppano vapori nitrosi, e resta l'acido solforico. Lo stesso accade quando sì trat- tano i solfovinati coll'acido nitrico. Molti sali formali dall' acido solfovinoso sono stati ancora esaminali con gran diligenza dal Signor Vogel . Acino DELLO Zolfo 149 Il solfo-vinato di calro si presenta in tavole qandrila- tere inalterabili all'aria . Ma allorché questo sale ha svapo- rato troppo rnpidameute è sotto la forma di una massa amorfi , ed allora attira 1' umidità . I cristalli hanno uà sapore leggermente zuccherino, e sono solubilissimi nelf acqua , e nel!' alcool . Nel vuoto vicino alla calce perdo- no la loro trasparenza , e l'acqua di cristallizzazione. Get- tati in un crogiuolo arroventato bruciano con fiamma, e si anneriscono j ma continuando a riscaldarli , divengono bianchi , e non sono allora che solfato di calce . Il soltoviiialo di barite si prepara saturando il resi- duo dell'etere col carbonato di barite. Per mezzo della lenta evaporazione del liquido si ottengono dei cristalli lucenti , e diiifaiii sotto la forma di tavole compresse a quattro facce inalterabili all'aria. Sebbene il solfo-vinato di barite sia solubilissimo nell'acqua non lo è qua^i affat- to neir alcool . Il soltovinato di piombo si può ottenere come i due precedenti . Questo sale ì) delii^uescente , e solubilissimo an- cora neir aleoul . 11 soìfovinato di potassa è stato preparato neutraliz- zando il carbonato di potassa coli' acido puro . Si presen- ta sotto la forma di piccole lamine perlacee simili a quel- le dell'acido borico. E' grasso al tatto, come il talco ^ zuccherino è il suo sapore j si scioglie facilmente nell'ac- qua , ed ò fusibile ad un leggero calore . Il soìfovinato di soda si è presentato in cristalli , la di cui forma non era ben regolare , ed i quali sono di- venuti efflorescenti . E' stalo preparato il soìfovinato di rame facendo scio- gliere il carbonato di rame nell'acido solfovinoso , La so- luzione ha dato per mezzo dell' evaporazione dei cristalli di color blu sotto la forma, di larghe lamine, solubilissi- ]^5o Scienze mi nell' acqua , e neW alcool | il sale passa allo stato di solfato , riscaldalo che sia a pochi gradi sopra la tempe- ratura dell'acqua bollente. L' acido solfovinoso scioglie anche il ferro con svilup- po dì gas Idrogeno . La soluzione è senza colore , d' uu sapore dolciastro . e non precipitabile dai sali di barite. Coli' evaporazione spontanea si ottengono dei prismi a quattro facce d' un color giallo-biancastro , Questi cristalli sono efflorescenti al contatto dell'aria, e perdono pronta- mente la loro trasparenza . Tutti questi risultati ottenuti dal Signor Vogel nell' esame delle proprietà dell' acido solfovinoso e di molti de' suoi sali sono stati confermati dagl'illustri Redattori degli annali di Chimica, e Fisica di Parigi , ì quali haa- no voluto ripetere le medesime sperienze : e siccome il Signor Yogel si era semplicemente contentato di far rile- vare l'analogia , che v'è fra l'acido solfovinoso, e P acido iposolforico, questi dotti Chimici hanno creduto interessai>- te di ricercare ancora se la composizione dell' acido solfo- vinoso , fatta astrazione alla sostanza oleosa ,. era la stessa di quella dell' acido iposolforico , ed in qual modo questa sostanza vegetabile influiva sulla capacità di saturazione . Cento parti di solfovinato di barite disseccato all' aria hanno perduto 45 » 07 , ed hanno dato 54 1 93. di solfato di barite bianchissimo , e puro . Cento parti del medesi- mo sale calcinato con un miscuglio di clorato , e di car- bonato di potassa , e precipitati in seguito col cloruro di barium hanno dato 111, 4? ^* solfato di barite , numero eh' è presso a poco doppio di 54 , gS . Facendo dunque astrazione dalla materia vegetale , l'acido solfovinoso sem- bra composto nel modo stesso dell' acido iposolforico , e la sua capacità di saturazione non è perciò cambiata , e sembra far le veci dell' acqua di cristallizzazione . Essa però ÀCIDO DELLO Zolfo i5i forma sempre mm differenza fra questi due acidi . Dalle sperienze fatte da questi stessi chimici pare ancora che la maggior parte delle sostanze vegetali , ed animali , sulla quali l'acido solforico concentrato esercita un'azione ad una temperatura moderata , e senza che si manifesti acido solforoso , siano capaci di dare origine all' acido iposolfori- co combinata con una sostanza di natura animale , o ve- getale diversa secondo la differente specie di corpi . Dopo i risultati di tutte queste sperienze ( conchiudo- no i chimici Francesi ) la teoria dell' eterificazione , com' è stata data da Fourcroy , e Vauquelin , non può essere in oggi più ricevuta . L'acido solforico cede realmente l'os- sigeno all' alcool j ed il risultato dell'eterificazione sembra essere 1' etere , 1' acido iposolforioo , ed una sostenza vege- tale di natura oleosa , che ha la piiì grande analogia coli' olio dolce di vino . Si forma in fatti una quantità consi- derabile dì acido iposolforico relativamente all' etere pro- dotto , e l'olio dolce di vino non si manifesta che nel mo- mento stesso che comparisce l'acido solforoso , cioè a dire è probabilissimo, che questi due corpi siano il risultato della decomposizione dell' acido solfovmoso « L' alcool per convertirsi in etere ha solamente bisogno di abbandonare dell' idrogeno , e dell' ossigeno nelle proporzioni , in cui que- sti due corpi entrano nella composizione deli' acqua , m» poiché l'acido solforico gli cade realmente dell' ossigw'* dovrebbe deporsi del carbone, eome si ritrova reaìjnent* uell' olio dojc« di vino . i5a Elmnenti d' Idraulica del Signor Professore Fenturoli . Milano ec. 8. i.^ oi abbiamo esaminata la prima parte dell'opera del VenLuroli , ed abbiamo detto esser l'Idraulica il soggetto deli' altra j e voler aoi parlare alquanto di questa , come di quella facevamo. L'ingegno che l'Autore ha mostra- to nella Meccanica , ed il vantaggio che può recarci la conoscenza delle leggi dell' acqua , potrebbero forse mostra- Te con quanto studio , e quanto utilmente egli di questa materia trattasse . Affinchè però la cosa sia per se in qual- che parte manifesta , e sia la nostra promessa attesa , noi proseguendo diciamo : Poiché fu conosciuto ingannarsi Aristotile con i suoi seguaci , credendo che i fluidi , i "quali posano sopra mole- cole omogenee non fossero gravi ; dcpo aver per mille espe- rienze i Fisici provato che ogni fluido diventa solido , se da esso si toglie una conveniente quantità di calorico , era certo facile il vedere che molte leggi della Meccanica si- milmente alla Idraulica appartengoiio ; e che prima è ne- cessario stabilire queste leggi , e poi esaminare quelle co- se , "che al fluido soltanto possono convenire . In questo modo ha operato il nostro A. e* molto acconciamente . Egli divide la materni della Idraulica in cinque li- bri : e come , ragionando de' solidi nella Meccanica , ha considerato prima il loro equilibrio , e poscia il loro movi- mento : cosi , parlando de' fluidi , espone nel primo libro i teoremi > che fanno conoscere la cagione, onde essi so- no in equilibrio , e gli effetti , che da questo procedono . E nei quattro seguenti è dimostrata ciascuna legge , che al moto de' fluidi appartiene . Le forze cagionano equilibrio, se egualmente 1' una l'altra preme. Queste però nel nostro proposito ;^possoao Idraulica del Venturoli t53 derivare o da partirelle fluide omogenee : e di ciò dà un esempio l'acqua raccolta in un vaso; o da molecole fluide eterogenee ; come avviene se in due tubi ccraunicanli il mercurio , che è in uno , contrasta contro 1' acqua , che è nell'altro, per modo che il primo, e l'altra sian fermi; o dalle parli di un corpo solido , e di un fluido , come stanno le navi sopra il mare . Finalmente ( non essendo necessario considerare la potenza di due fluidi elastici , che l'uno l'altro toccasse ) le sopra dette forze possono essere prodotte da un liquido , che un fluido elastico pre- me ; lo che nel barometro si scorge . L' A. esamina cia- scuna di queste cose in dodici capitoli , ed i suoi teore- mi sono sublimi , utili molto, e chiari a chi ben guarda. Nel secondo libro s' incomincia a ragionare del moto de' fluidi . Ed affinchè si considerino bene le leggi generali di questo movimento , che derivano da quelle stabilite nel- la Meccanica; e perchè sia chiaro ciò che accade al fluido, il quale scorre in vario modo , e per diverse vie : il no- stro A. divide questo secondo libro in cinque Sezioni , e parla della teoria generale del moto de^ fluidi ; e della teoria del loro moto lineare : cioè quando il fluido segue la traccia di una data linea per modo che intendendo diviso il fluido per le sezioni ad essa normali , tutti i punti della stessa sezione camminino con velocità prassi-* mamente eguale tra loro , e parallela alla linea direttri- ce . Poscia tratta dell' ejfflusso dalle luci de^ vasi ; del moto dell' acqua pei tubi, e del moto dell'acqua per gli alvei . Il sapere con quali leggi i fluidi sono in movimento non potrebbe recarci alcun vantaggio, se non fosse nota la resistenza loro : cioè se non si potesse o per forza di ra- gionamento, o per esperienza conoscere ciò che avviene quando un corpo solido immobile sta contro una corrente equabile ; ed allorché un solido va con moto equabile per i54 Scienze na Jluido quieto . Dalla risoluzione di questi due proble- mi tutta procede la infinita utilità , che si trae dalla forza de' fluidi . Ma convieu dire, e non senza nostro cordoglio, che il ragionar de' Mattematici su tal proposito non è sicuro , perchè salde non sono le sue fondamenta . La resistenza del solido al moto della corrente , e la resistenza del fluido al moto del solido saaebbero a noi manifeste, se si potesse sapere per qual via , e come si movono quelle molecole fluide, le quali toccate dal lato di uu solido, che o per- cuote , o è percosso da un fluido , vanno negli altri lati del medesimo^. Ma questo è a noi ignoto. Il nostro A. che vede dove i Matematici giunsero , co- sì su tal materia ragiona : se formata una ipotesi , perchè mancano dati certi , e stabilita questa , come principio , e base del calcolo , ciò che ne deriva fosse conforme alla es- perienza , il desiderio dell' Analista sarebbe giustamente sod- disfatto . Se però la esperienza con 1' analisi non consuo- na ; ad avere il migliore effetto per forza di ragionaraenta convien questa a quella , come meglio si può , adattare , Egli perciò esamina la teoria di Newton , e quella di Juaa ^ le quali posano sopra una ipotesi. ^siìoneV esperienze suW urto di una vena d^ acqua contro una lastra ; V esperien~ ze sulla resistenza de' fluidi indefiniti; e con questi ar- gomenti , e con le formole di Bossut , e di Romme sta- bilisce una Tavola della resistenza de' Jluidi divisa in sei parti , dove è notato 1' angolo d' incidenza , lo. resistenza osservata , la teoria di Newton , la teoria dì Juan^ la formala di Bos»ut , e la formola di Romme . Affinchè queste cose dall' A. diligentemente waminate sleno cagione di buon frutto : egli nel quarto Libro parla delle Opere idrauliche , dove considerando tubi idraulici , canali , fiumi , argini Re , comincia a far uso delle già es- poste teorie . V ultimo Libro ha per oggetto le Macchile idrauli- Idraulica bEL VenturolI io5 elle ^ e siccome queste possono talvolta esser causa del mo- vimento dell' acqua ; ed alcuna volta possono esser mosse o dall' acqua , o dal vento , o da vapori : cosi il Venturo- li divide questo Libro in tre Sezioni , e nella prima ci fa conoscere il valore delle macchino elevatrici delle acque ^ nella seconda considera le macchine mosse dall' acqua j e nel- la terza esamina le macchine mosse dal vento , e dal vapor&i Termine di questa utilissima Opera è un'Appendice,- in cui si calcola il moto de' fluidi a due coordinate ; e dove sono cinque tavole , nelle quali si notano alcuni nu- meri di frequente uso nei calcoli della Meccanica j il ma- do per trovare la velocità media dell' acqua corrente, da^ ta la sezione e la pendenza dell' alveo j si osserva la ta^ ^ola delle velocità, e delle altezze ad esse dovute , le une, e le altre espresse in metri . Si conoscono le misure li- neari di diversi paesi espressi in metri , e viceversa ', ed in ultimo i pesi espressi in chilogrammi , e libbre metri' che , e viceversa . La scienza dell' equilibrio , e del moto de' fluidi è mon- ca . e le sue leggi spesso danno una luce tale , che noa basta per andar sicuri ; e di ciò il nostro A. ne fa bene ac« corti . Noi osiamo credere cbe se i Chimici dassero soccor- si maggiori agi' Idraulici , forse questi sarebbero più valo- rosi. L'affinità tra le molecole fluide , e fra queste ed una «uperGcie di un corpo solido , se non è ben manifesta , può spesso render fallace i teoremi de' più ingegnosi Analisti. Le nostre scienze sono tra loro permodo congiunte, che 1' una dall'altra procede, e ne riceve alimento j e dì ognuna è principio il nostro sentimento . Le cose da noi dette della Meccanica del Venturoli j e queste poche parole intorno alla sua Idraulica vogliamo che bastino a dimostrare il pensar nostro verso il Sig. Profes- sore Venturoli , la cui fama in tutta Italia , ed aacora ol- ir» i monti lo ha reso già chiamo . bG Notizie sopra varj argomenti di fisica , cliiinica , e storia naturale, tratte dal Journal de P/iyslque , Cliiinie , lìi- stoire naLurelte oc. dagli .iimales de Chnn:e , et de Physicjue , dalla Biblioteque unii^erselle , e da altre ope- re periodiche . Sopra le Aeroliti . 'uè nuove spiegn/.ioni sono state proposte nel corso dell' anno 1819. sopra la formazione e caduta delle pietre me- teoriche j l' una dal Professore Murray nell'opera periodi- ca P/u7o50/;/u"c«/ Mui^azine Tom. LIV. pag. ÒC). , e l'altra d:d signor Reynolds iiell' Àinericniit Journal of sciences Tom. I. pag. 266. II professore Murray suppone , che il gas idrogeue sviluppato alla superficie del nostro globo in un gran numero di processi chimici della natura, per la sua specifica leggerezza , e per la sua forza dissolvente , Ira- pporli e sollevi nellf^ n^gìnnì ntmosfrìche superiori le ter- re, i metalli, ed i corpi combustibili, che l'analisi ha di- mostrato esistere nelle aeroliti . Che se cjueste masse di gas ìdrogene composto s' incontrino a quelle altezze fra due luivole cariche di clettricilà opposte e fulminanti , allora è che secondo l'illustre Autore si accendono, detonano e sca- gUano sopra la terra le pietre meteoriche formate dalla istantanea agglomerazione dei materiali terrosi , metallici e coml)ustibili confusamente precipitati per 1' accensione del gas infiammabile . L'opinione del signor Pieynolds differisce da (jnella del Professor Murray in quanto che attribuisce al calorico ed air aria atmosferica il potere di sollevare nelle alte regio- ni atmosferiche i materiali delle pietre meteoriche , e con- viene per il resto col professore di Edimburgo sopra l'a- zione della elettricità fulminante riguardata come causa pre- cipitante delle sostanze solide costituenti i bolidi lapidiferi . Noi sappiamo che il signor Atkinson ha vivamente com- battuta l'opinione del professor Murray nello stesso Phi- losophical Mai;azine Tom. LIV. pag. i'^C). , m;i non aven- do sotto gli occhi questa confutazione , immaginiamo , che le più forti obluezioni debbano essere prese dalle conside- razioni seguenti . 1." Nel maggior numero dei casi di for- mazione e caduta di bolidi fulminanti , gli osservatori han- no notato che il cielo era perfettamente sereno , oppure che una piccola e semplice nuvoletta ha di poco precedu- to il fenomeno . 2." Che, la combustioue delle imtnenss Notizie di Cose Naturali 167 masse supposte di gas idrogene composto , avrebbe dovuto dar luoj^o alla caduta simultanea di una pioggia teuipore- lesra , cht non si trova mentovata in alcune delle osserva- zioni di bolidi lapidiftri . 3 ° Finalmente che nella ipotesi di una combustione fiamme£;gianU' di gas idrogene ferru- ginoso e sfijioroso , non si può concepire, come il ferro ti trovi nelle pietre meteoriche allo flato melalliro , e lo zol- fo affatto inrombusto . Si potrebbero a queste aggiungere altre diflìcohà prese dalla semplice agglomerazione dei prin- cìpii delle pietre meteoriche in tutta la loro massa, men- tre appena si vede un principio di fusione alla loro su- perficie , dalla traiettoria che percorrono nella loro caduta , dall' esplosioni che di' frequente si rinnovano nel loro tra- gitto dalla regione , in cui si formarono , sino alla terra . Queste medesime difficoltà militano in gran parte con- tro 1' opinione del signor Reynolds, nella quale inoltre ri- mane sempre impossibile a bene intendersi il modo , col quale il solo calorico e I' aria (ilmosferica possano solleva- re a grandi altezze il ferro , il tiichel , il cromo , la ma- gnesia , e gli altri principi delle pietre meteoriche . Della polvere atmosferica Né a rendere più probabile 1' opinione del tig. Bivnolds può molto valere 1' osservazione falla dal Sig. Rafinesque Americ. Journ. of. sciénces Tom. I. pag. 897. sopra la polvere atmosferica , rioè sopra (juclla minutissima polvere che sembra riempire In nostra atmosfera , e che si scuopre perpelu;i mente agilnta da un mo\imento vorticoso attraver- so raggi di luce solare che s' introducano in camere oscu- re. Questa polvere se<:()ndo l'analisi fattane da questo chi- mico è per la maggior parte composta di alumina , terra che di rado , e in piccolissima quantità si trova in qunl- cheduna soltanto delle pietre meteoriche. Del rimanente curiose e nuove sono le osservs/.iorii fat- te dal Sig Rafinesque sopra questa polvere , che comu- nemente si riguarda come formata d,ì minulissiuic mole- cole di ogni genere di sostante terrestri distacc.'le dall' at- trito , e mecanicameate sospese nell'atmosfera. Egli l'ha ri- trovata sopra le più alte D^ontagne della Sicilia , delle AU pi, e dell'America, e nell'atmosfera cl.e sovrasta .il centro dell'Oceano, e sempre di una conjposizioue nnitornic. Kgli ne valuta l'accumulazione in una cameia chiusa, e dove r aria sia tranquilla da un quarto di pollice fino ad uno nell'intervallo di un anno,- enei luoglìi scoperti , dove mol- te altre varr.gzioni e meteore influiscono a modificarle il i58 Scienze risultato , egli ne porta in gener,ile 1' accumulamento da sei a dodici pollici in cento anni . Noi non possiamo giudi- care della giustezza dì queste valutazioni senza conoscere prima i processi impiegati dall' Autore , e che servirono pro- babilmente di base ai suoi calcoli . Ciò che ci ha recato sorpresa , e sorprenderà egualmente 1 nostri lettori è che il Sig. Rafinesque riguarda questa polvere atmosferica , come 1' effetto di una combinazione degli elementi primitivi i qua- li concorrono a formarla nel seno stesso dell'atmosfera in guisa che sarebbe da considerarsi come una meteora chimica , che insensibilmente sì , ma perpetuamente si vada formando nell' atmosfera • Formazione di alcuni nuovi Vulcaoi Mentre 1' attenzione di tutti 1 naturalisti Europei è rivolta ad esaminare con un ardore sempre nuovo , e eoa un' attenzione sempre più scrupolosa e minuta 1 grandiosi fenomeni de' Vulcani ardenti ,di Europa , e che il Vesu- \lo , 1' Etna , il monte di Vulcano , quello di Stromboli e 1' Ecla dividono e richiamano a vicenda la curiosità e la folla degli amatori della Filosofia naturale , due nuovi Vulcani si sono di recente aperti nel nuovo mondo , una de' quali è rimarchevole per la sua piccolezza , e fu sco- perto la prima volta 1' anno i8i8. negli Stati del Prin- cipe Giorgia in vicinanza deìV Indian Rivcr , Parrocchia di S. Giovanni , e le sue dimensioni sono le seguenti j altezza sei piedi j perimetro della base quarantanove, e quello del cratere due piedi e due pollici . Nuli' altro si sa finora di que- sto Vulcanetto in miniatura, se non ch'esso è ardente, e getta materie infuocate dalla sua bocca . i L' altro è un Vulcano di assai maggiori dimensioni che si elevò nell'Arcipelago delTe Isole Aleuti l'anno i8i4- iu mezzo ad una violenta tempesta , accompagnata da fiamme e terremoti nelle Isole vicine . Alcuni Russi vi approdarono il primo di Giugno dello stesso anno, quando il sollevamen- to ed il fracasso parvero cessati . Trovarono un' isola di circa due miglia di lunghezza , riempita di fenditure e di precipizii , e la cui superficie era raffreddata sino alla pro- fondità di pochi metri . Nonvi rinvennero traccia di acqua , ma 1 vapori eh' esalavano ancora copiosamente dalle fendi- tuce non parvero loro in alcun modo molesti ai sensi o al respiro ; iu guisa che se questi vapori si condensassero co- là come si pratica dal Sig. Glmberuat sul Vesuvio , potreb- Jìero forse somministrare acqua pura, e potabile . Nel i8i5. ie foche ed altri animali marini si erano già impadroniti Notizie di Cose Naturali 169 di quest' isola vulcanica , alla quale i Russi hanno dato il nome di Boguslan . Sarebbe a desiderarsi che qualcuno dei dotti naturalisti che abbondano negli stati uniti di Ame- rica , visitasse questi nuovi vulcani per darne una contezza più scientifica e più soddisfacente di quella che ce n' è sta- ta finora somministrata dai Giornali Letterari! di America . Stato della temperatura a grandi profondità nel IVIarc e nella Terra. Le sperienze del Sig. Gio. Davy ( fratello del celebre chimico Onofrio Davy ) sopr« la temperatura delle acque del mare alla superficie , ed a differenti profondità ripetute in diverse latitudini nel suo viaggio da Londra all' isola di Ceylan , avevano fatta generalmente adottare 1' opinione che la temperatura delle acque del mare decrescesse dalla super- ficie verso il fondo . Tutte le sperienze tentale dipoi da al- tri Fisici o Marini intelligenti avevano dato un risultato ana- logo al precedente , e fra le altre quelle di Abel Clarske pel mar giallo , e del Gapittìtt Wanhope a qualche grado dall' Equatore ; quando una qualche anomalia si è osservata nelle sperienze fatte alle più elevate latitudini boreali dai Marini della spedizione Inglese verso il polo Nord. Il Capitan Ross, nello stretto di Davis , e nella Baja di Baffin ha trovala ve- ra la regola generale stabilita, essendosi assicurato che l'a- cqua del mare alla profondità di 5oo, 600, 700, 800. e 1000. metri aveva una temperatura sempre decrescente da -\- 2. cen- tigradi a — 1 1/2 circa . Per lo contrario il luogotenente di vascello Franklin all' Est del Groenland , e nelle più eleva- te latitudini trovò costantemente 1' acqua del mare attinta da grandi profondità più calda di circa due gradi e mezzo centigradi di quella della superficie . Tutl' i fisici però di Europa si accordano a riguardare quest' aberrazione d»lla Icg'^e generale come un effetto di qualche circostanza locale , che modifica 1' influenza della stessa legge ed ìnverte il fenomeno . Checché sìa della causa della irregolarità osservata , non è però meno certo , che viniversalmente la temperatura delle acque del mare si ab- bassa dalla superficie verso il fondo , mentre nelle maggio- ri profondità della terra ha luogo precisamente il contrario , cioè la temperatura si accresce colla profondità . Già da molli anni le osservazioni termometriche fittte da Gensanne nelle miniere di Giromagny presso Befort quel- le di Saussure in un pozzo di Bex presso BeriM , quelle isti- tuite nel 1802. da Daubuisson nelle miniere di Freyberg , «d in seguito di jPoullaoven , e di Huelgoat in BrelUgna avevano dimostrato ai Fisici , che le temperature itv tult' i luoghi sono costanti ad una profoudiiù nn pu- i6o Scienze co considerabile, ma che crescono progressivamente eoi crescere delle profondila . Il celebre Humboldt nel suo viaggio iu America ebbe campo anch' esso di convin- cersi colie proprie sue sperienze , che la temperatura delle miniere le più profonde, qualunque fosse la loro altezza sopra il livello del Mare , era tanto più elevata della me- dia competente al luogo dell'osservazione, quanto maggio- re fosse stata la profondità alla quale sì sperimentava per es." a Gu.'inaxuato nel Messico , lat. 21., o' , i5", altez- za sul livello dell'Oceano ii(jro tese, temperatura media annuale dell' atmosfera 16. cenlìgr. , simile a quella di Ro- ma , la miniera di Yalenciana è sì calda , che nelle partì le più prfonde a aSo. tese dall' apertura superiore delle gal- lerie, i minatori si trovano costantemente esposti alla tem- peratura di 33. centi gr. e l'acqua che si raccoglie nel fondo della miniera è a 36.ceniigr.cioè di tre gradi più calda dell'aria, Risultrimenti analoghi hanno ottenuti i più re; enti spe- rimentatori , specialmente i Sig. Fox. , Tommaso Lean , Mi- chele Williams e Gio, Rode nelle miniere di rame e sta- gno del Cornouailles , e più recentemente ancora Rob. Bald nelle miniere di carbone fossile del Nord dell' Inghilterra . Al primo annunzio di questi fiitli, che sì trovavano in opposizione colle idee ricevute sopra le tejnperature costan- ti delle mediocri profondità come quelle dei sotterranei dell' osservatorio di Parigi ec. , si credette che la respirazione de- gli uominìe dei cavalli nelle miniere potesse essere la ca- gione dello straordinario elevamento di tempenitura che vi si trova nelle grandi profondità . Ma Daubuisson , Humboldt, e tutt'i sperimentatori Inglesi sopra menzionali hanno evi- lata questa sorgente di erroi'i facendo le loro osservazioni e quando le miniere erano vuoti, e quando erano più o me- ne riempite di lavoratori e di animali da trasporto . Altri pensarono che il fenomi no dipendesse dilla de- composizione delle piriti , specialmente nelle miniere di car- bou fossile , ov'esse sogliono abbondare ; ma Daubuisson so- prattutto ha dimostrato che questa causa di errore non è meno insussistente della prima , giacché giammai le piriti si trovano in decomposizione jjelle grandi prolondit.ì delle mi- niere , ma sol Unto duv' esse sono esposte ad un pieno e facile conlatto dell' aria atmosferica , Ognuno può facilmente prevedere di quale importanza debbano essere simili osservazioni per la teoria della costi- tuzione fisica del nostro globo, e per servire di base ad un sistema geologico , che non sia in opposizione colle verità fisiche le più co:uuaemeiite conosciute. ( Saia conùr.aato') i6i LETTERATURA Sancii Aurelii AugiLstini IJipponensis Episcopi Sermone^ X. ex Codd. Cassinensi, nunc primum editi cura et stu- dio D. Octavii Fraja-Fi aiigipane Monacld Cassiiiatis ej'asgue Bibliotlwcae Pruefecti . Jiomae exciid. de lìonia' nis pag. X. et /^S.Jol, Ovolgendo i manoscritti della famosa biblioteca Cassinense ^ alla quale è preposto , il monaco D. (Jttavio Fiaja-Fi'augi- pane per catalogarli , fortunatamente incontrossi in molti sermoni di S. Agostino , che nelle più compite edizioni o si desideravano affatto , o eraa laceri in molte parti . Cercò negl' indici stampati della Mediceo - laurenziana e della bi- blioteca di S. Marco : vide che alcuni di quelli ci là pure esistevano , e che i dotti Bibliotecarj aveangli annotati co- me inediti ancora . E avendo poi di.scoperlo che venti de' medesimi erano stati pubblicati dal Denis , prefetto della Cesarea di Vienna , si accorse per altra parte che molti de' suoi erano ancora privi dell' onor della luce. Volse pertanto sovra di essi tutte le sue cure per assicurarsi se veramente fossero quai si mostravano ; o se , come sovente facevasi ne' secoli oscuri , fossero pezzi di santi Padri adulterati , e del nome di Agostino indebitamente fregiati . A sciogliere i quali dubbj il nostro, umile editore non fidandosi nelle forze sue invocò il consiglio di uomini gravissimi, tra quali nomina e ringrazia fra Luigi Vincenzo Cassitti de' Predi- catori , che insiem cogli altri convenne essere quelli vera- mente sermoni di Agostino , e degnissimi della stampa . G. A. T. VI. Il j6a Letteratura Ma non però si leva il Fraja-Frangipane in alto seg- gio per seuienzlare ; vuole anzi che i critici vi aguzzino gli occhj sopra : maniera assai da lodarsi , ma forse trop- po umile in questo caso , ove tutti gli argomenti sembra che in favore cospirino della cercata legittimilh . A chi però volesse opporsi per una certa dissonanza di stile che in qualche luogo apparisse , non lascia di ramnient;ire che non sempre lo stile ha fatto indubitata pruova del vero au- tore fra i Padri : dacché si vede che dal Combefis aggiudicasi %d Origene un sermone che principia Hodie veriis sol , e' dal Bruni si vuol dare a S. Massimo , e vuoisi mettere dal V.illrirsi tra gli apocrifi dì S. Girolamo , e dal laurenziano Bandini tra le opere di Ambrogio dottore . JNè vuole in se- condo luogo , che s' abbia ad opporre come trovandosi in questi sermoni alcune medesime frasi , sentenze , ed anche periodi , che si leggono in altre opere d'Agostino , possano essi credersi un centone di quelle . Imperocclif^ ne ricorda , ch« i Maurini riconobbero ripetizioni parecchie tra le non du- bie e diverse opere del medesimo , siccome apparisce prin- cipalmente ne' libri delle quistioni . E non poteano al san- to dottore ( dice il monaco Cassinense ) quando i sermoni scrivea , e spesso improvvisava , ricorrere in un co' medesi- mi pensieri alla mente le sUe medesime parole alla bocca ? Siccome poi non v'ha dubio, che i Maurini non videro punto i codici di Montecasino , de' quali non fanno al- cuna menzione nell'indice di quelli che svolsero,- né vale il dire che li svolgessero , e che apocrifi li riconoscessero , perchè de' codici apocrifi di altre librerie eglino fecero pur conto ; muniscesi di queste ragioni 1' editore per combat- tere ogni argomento , che attesa la fama e lo studio di que' dotti compilatori della piìi compita edizione , si potesse fab- bricare in conti-ario. E noi converremo con esso lui in con- siderare , che auticamente poca fama correva in Francia S.' AuGUSTiNi Sermones ex Mss. i63 delle Cassinensi dovizie . Cosi dall' indice de' Manoscritti vi- sitati da' Maurini chiaramente apparisce , clie di tutte le bi- blioteche d' Italia la Vaticana soltanto osservarono , e quella di S. Croce in Gerusalemme . Né disconverremo dui dire coli' editore medesimo , che il Mabillon e il Montfaucon , i quali spalancavano gli occhj sopra le nostre anticaglie sembra che li chiudessero sopra queste Omilie di Agosti- no : del quale non curarono di leggere i codici di un loro antichissimo monastero dopo aver tolte le mani da quell' edizione Parigina ; oppure li disprezzarono come che fossero meno antichi di altri già da loro esaminati . E questo gran correre che si fa sempre appresso al più antico , non curando le scritture de' meno rimoti , abbiam detto altre volte che ci pare un' idolatrìa , che troppo schiava di una lodevole e saggia intenzione , non fa onore, e non fa giustizia a' lu- mi e alle cognizioni che si conquistaron coi secoli . Ma v' è di più ; il Montfaucon nella sua Bibliotheca Bibliotheca- rum , ove reca i titoli di quasi tutti i codici del mondo, annovera ancora gli Agostiniani di Monlecasino e nulla ne avverte : dal codice inoltre de' Benedettini ;z. y. in Ss. Seve- rino e Sosio di Napoli , ora in Vienna , da lui pure cita- to , il dilÌ5entissimo Denis trasse quegli altri inediti sermo- ni mentovati di sopra , ed egli non se n' era avveduto ! Resti però da noi illeso , come lo è pure dal discreto Editore , il nome di que' due lumi dell' ordine di S. Benedetto , a' quali non solo molte opere di Ss. Padri , ma molto «deve ancora la profana filologia ; e si consideri che se tutto non videro, videro essi pur molto j e che la vita degli uomini non basta a tanto lunghe ed operose fatiche . Sia questo un nuovo esempio , che se non è facil cosa il compilare un catalogo di libri a stampa , difficilissima la è certamente de' Codici : ove saria vano il fidarsi de' titoli ; e non basta nep- 11 * li^A Letteratura pure lo svolgerli , ma è diiopo osservarli sciupolosamenle e riscontrarli . Così appoggiato il P. Fraja - Frangipane pubblica dun- que , col modesto titolo di Specimen ( cui speriamo clie ven- oa appresso r edizione degli altri tulli , al die fare lo invi- tiam caldamente) <^iV?a Omilie di Agostino in due rbtssi : la prima cioè che quattro ne conliene già edile , nìn ii- -slabilite in molli e lunghi passi che prima non avevano : la seconda che ne ha sei totalmente novelle , e che trovansi citate dal Possidio nell' indice che ci ha lasciato delle opere del santo Dottoro : trulle si le mie cìie le altre da' Codici dell' undecimo e duodecimo secolo, di nlcuni de' quali ve- desi un saggio calcografico in tavola diligentemente incisa al fac sirìulc . E le ha il dotto Fdilore illustrate di noie e di riscontri , e le ha contornate di postille , che citano i luoghi della S. bcpiltura , o recati ad verbiim o impastati nella materia dal dottissimo concionatore , che vero mini- stro del vangelo di niente altro servivasi per rinforzare le fondamenta della nascente Cristianità . Ma affinchè gli eruditi , che si compiaccion di leggere i nostri fogli , abbiano in questi medesimi aperta la via per giungere a pronunciare il loro giudizio sovra la non dubi- tabile legittimità , secondochè a noi pare , di queste nuove pagine di Agostino ; ed anche per illustrar noi m(!Jesimi della luce di sì venerande parole ; e per mostrare non meno che ci chiniam volentieri al santuario quando in mezzo alle scienze ed alle lettere incontriam cosa che nuovo e vero onore gli faccia ; poniamo qui appresso alcuni luoghi , traiti dalla citala edizione, della prima non meno clic dell'altra classe , non trascurando ogni altra indicazione che basii . I. Del sermone intitolato de decein plagis , et deceni praeceptis, quae per Moseii data sunt popnto junfioonuìi vc- deasl un frammento nell' cdiz. maurina io. V. co! /fi , ed ora S. AuGUSTiNi Sekmo.nes ex Mss, i65 col cod, Cass. n. 27 , e coli' ajuto di nitro //. i3. intitolalo Eu- gipii sententice excerptce ex libri s Jìu gii stini leggasi i nitro , ed è il primo di questa niccolla . Dopo aver p. e. parlato il S. Dot- tore de' dieci comandanienti e delle dieci piaghe d' Egitto , con quel suo artifizio di antitesi e di paragoni, scende nel luogo, che or.» s' aggiunge, ad esporre con molta chiarezza al popo- lo alcune altissime cose intorno i giudizj di Dio, per le quali dispulerebbero gian pezza le stuoie, e t&nto fruito di pietà non se ne otierrebbe . 11 frammento conosciuto diceva Sic eniin evitis popnlus Dei ec hoc non cessai fieri : ed ora vi si connette il se.juente . Naia (1) si atlcndamus etiam expoìiavms j^gjptios. Neque cniui illud prceter mjsterium Jaclitm est , quom- inodo ìioiuincs niinus intelligentes accusare hic audent De» uni , quia jussit peli ah yEgjptiis aurum , et argenUim , et vestes ; data sunt hcec , et ablata . Fures isti essent , nisi Deo juhente focissent. Intendat caritas vestra : fure^s , inqiiain , isti essent nisi Deo jubente fecisscnt ; quia 've- ro Deo jubente fecerunt , fures non fuerunt . Hos jani non accusas , ipsiun Deutn accusare paratus es . Ad illos ob- temperare pertinuit (2) ; apud Deiim fuit jubentis consì- lium , qui novit quid quis pati debeat ; quis , quid, quo merito patiatuy , Parricidiuni apertissimiun et funestum esset Abrahce . si ultro fìliuvi perciississet ; hoc tantum se- ciis , laudabiliter faciebat , quia Deo jubenti obediebat , et quod esset in spontanea voluntate crudelitas , sub Dei jncecepto facta est pietas . De actibiis Apostolorum volo ali quid di cere . Petrus clini esset inclusus in carcere , venit ad eum Angelus sa- lutis , qui (3) catenis de manibus ejus jussit exire . E- (1) Vide ]ib. 22. cont. Faust, e. ji. et seq. (2) Vifle lib. 2. quffistionam in Exodo questione sexta . (3) Aliqiiiil profecto omissum est, forte adjunctum vocis fa/e/H'.s". i66 Letteratura gressus ìlle seculus est Angelum ; de carcere Uheratus est Domini imperio. Dei auctoritate . Postero die judex eum qucesivit ad audiendum ; abscessisse cognovit , custodes car- ceris duci jitssit ; mililes , inquam , interrogatos duci juS' | sit ; dedit in iilos sententiam , legem , quam sibi * vi- | debatur , nisi im>enirent Petruni . Quid dicis ? Petrus au- 1 ctor fuit mortis illoruni ? Nonne esset perverse pius , si vo- luntati Dei contradiceret , diceretque vangelo jubenti , ut exiret , non exeani , ne propter me miseri honiines , cu- stodes carceris moriantur ? Responderetur ei , dimitte ista Creatori ; quia non es artifex ut homo nascatur , non es- se judex potes quomodo moriatur : nemo enim moritur , nisi qaeni vult Deus . Blori consilium judici Deo diniit- titur , scd tamen concupisccntia homicidce damnatur . Ne- que enim hic attendendum est quid Deus judicavcrit , sed quid mala gens cogitaverit (i) . Judas quippe tradidit ad passionem tìlium Dei , et per passionem Filii Dei om- ì nes gentes redemptce sunt ad saluteni ; nec tamen prò sa- lute gentium merces reddita est Judce , sed prò cjus ma- lilia debitum supplicium retributum est . Nam si traditio Christi , et non tradentis animus considerandus est , hoc jecit Judas , quo d fecit Deus Pater , de quo scriptum est : ce qui Filio suo non pepercit , sed prò bonis omnibus tra- cc didit eum ». Hoc fecit Judas, quod fecit ipse Domi- nus nosler Christus , de quo scriptum est ce qui seipsum te tradidit prò nobis oblationem , et hostiam Deo in odo- cc rem suavitatis » ; et iterum : ce Sic Christus , in quit , di- re lexit Ecclesiam , et seipsum tradidit prò ea , ut cani san- te ctijlaaret » . Et tamen gratias aginius Deo Patri , qui ce unico Filio suo non pepercit, sed prò nobis omnibus (0 Qua; seqiiantur verba , iterata inveiiiuntnr in Psal. gS. usque ad Illa nostra rcdamptio . S. AuGusTiNi Sekmones ex Mss. i6j « tradidit euin -n . Gratias a_^iinus ipsl Ftlio Dei ; qui ce seif/sum tradidit prò nobis , et in eo voluntatem Pa~ ce tris implevit jj .Et dcleslanuir Judam , de cujui Jacto tanium benejìcium prceòtitit Deus , et lecte dicimus : ce red- ce didit ei Dominus secuvduni inìquitattin ej'iis, et secun- ce duin ìiìalitiam ej'us disperdidit euin 33. Non enim prò nobis tradidit Chri stani , sed prò argento , quo veli didit euni , quamvis Christi sfenditio sit nostra Bedcniptio . Neino ergo , Fratres , nemo discutiat Deum . òuper- buni est , iinpium est , stulluni est . Tu concupiscentias tuas frena , nihilfacias animo malo , obtemperare paratus esto, non nocere . Itaquefecerunt illi , fecit Deus . Si illi fur- tumfecissent , eliam sic voluerat forte Deus Christus pati qui paterentur , quando peiniisit eos , qui fece/ unt/acere } servaret tamen (i) furibus pcenain , exigeret aliquam tem- poralem vindictam de iis , qui passi sunt furLum . JVune vero illi ultro nonfecerunt , Deus justo judicio fieri voluit . Cum si appendas causam, forte non aurum alieuuni tulerunt^ sed debitam mercedem exegerant . Injuste oppressi dum in y^gjpto lateres fecerunt , prò duris operibus servitu- tis sine mercede non exieruut , et tamen Deus cei la ali- qua causa fecit hoc (2) . Si sumus , tamquam populus Isra- el in JEgjpto , in Jioc mundo , certe audeo vobis dicere , puto enim quia spirita Dei loquor ad vos , tallite aurum , argentum , vestes ySgjptiis. Aurum ipsorum sapientes, ipso- rum argentum eloquentes ipsorum , vestes ipsorum varie- tas liiiguarum ipsorum . Nonne hcec omnia 'videmus in Ecclesia ? Nonne quolidie hoc facit Ecclesia ? Quanti sa~ pientes in sceculo credunt Chrislo '( Ablalum est aurum jS,- (i) Vide in Ps. io4- nnm. 28. (2) Libro Sec. De Doctrina Christiana ditati dicuntur aegyptio- rum divitiis . Cypriaiius , Hylorins, Victofinus , Optatus , aliique i68 Letteratura gyptiis (3) . Sanctus , cujus mensa ista vocatnr , /uit ali' quando vel auriim vai argentum ^'Egrpliorum. Vestes autem yEgjptiorum, quibus quodammodo sensus induunlur , lingua sunt varia; . Tidetis eas ex jEgypto ad populum Dei vìigrare : « non sunt énim loquelce neque sermones , quo- te rum non audientur voces eorum w. Hic aurum, liic argen- tum yEgjptioruni, et videììtes eximus , et mercedem nostram ferimus ; non enim sine causa in luto Algjpti laboravimus . Sic omnia, fratres , sii>e quce exponi a nobis possunt , sive quce nondum possunt , sive quce potestis intellige- re , sii^e qvre nondum potestis , sive hoc modo , quo a nohis dieta sunt , sir^e alio meliori modo , ere- dite omnino , quia « omnia tunc in Jìgura contin- « gebant eis , scripta autem sunt ad correptionem nostram , te in quos Jines sceculorum devenerunt » , Itaque ego non fierem inlenlus ad ea ? ec. II. Nel sermone che leggesi il secondo e che erasi franto in due nell' edizione maurìna sotto i nn. 589 e ^o , inti- tolato de proprio natali , come vescovo appellando alla sua consacrazione , trovasi tra tanti ritagli un comento conve- niente alla circostanza e all' Oratore su quel di S. Mat- teo 5. 26 Concorda cum adversario tuo cito , il quale di- ce così. Quis est sermo terribilisì Ad la^titiam venistis: na- talis hodie Episcopi dicitur : numquid aliquid ponere de- beo, linde vos contristem? immo hoc pono , unde gaude- at dilector , irascatur contemptor : melìas est mihi con- temrtorein contristare , quam jidelem fraudare . III. Del dispregio delle cose terrene s'intitola il terzo in moltissimi luoghi riempiuto, che i Maurini non dubitarono di dar per intero : to. V. n\ 345. Parla Agostino priucipal- (3) Portasse ad mensain Cypriaiii loquebatur , qui rcthorlcam docucrat lìriusqnain a Csecilio convciterttur . S. AuGUSTiNi Sermones ex Mss. 169 niente del generoso riGuto che del mondo fecero i Mar- tiri per la confessione di Cristo : ecco una mostra dì un de' passi più lunghi , che in esso corrono la prima volta . ]Sfon ergo nobis dura sint , Fratres , maxime his tem,- poribus abundante (1) pressura . Conteinptus est a Mar- tjribus miindus cum, fiorerei . Vere magna laude contem- ptus est Jlorens , et amatur perìens . Contempserunt illijlo- res ejus , et tu aniplecteris spinas ejus . Si migrare piger es , vel domus ruinosa te terreat . Sed insultai libi Paganus . linde tibi insultai Paganus ? He vera tem- pus est ut insultet tibi Paganus , quia implentur prce- dicta Domini lui . Rectius tibi insultaret . Si non ini- plerentur quce ille prcedixit . Ille Deum negai , quem colis , tu ex his quce patitur mundus , ostende ve- racem , et non contristatus prcedictis , gaudeas promissis . yenit enim eo tempore , quo jam mundus , celate vergen- te , quasi ila factus , ut Jìniendus , abundaturus erat cla- dibus , et calamilatibus , et angusliis , et molestiis . Ad so- latium tuuw venil qui lune venit ; ne drjiceres in pres- suris vitce pereuntis , atque transeuntis , promisit alteram, vilam , jintequam Mundus his afflictionibus , et calami- latibus laborarel , missi sunt Prophetce ; missi sunt servi ad cegrolum istum grandem , ad genus humanum, quasi unum, hominem languidum ab Oriente usque ad Occiden- tem , et jacentem ; misil Medicus potens servos suos . Ven- tum est ut tales accessiones venirent cegroto huìc , in qui- bus multum laboraturus erat. Et ait Medicus : multum la- (1) Hujosmodi additiones ( nota V Editore ) frequentes sunt in sermonibus editis . Prima autem vcrba sunt alicujus notarli , vel CKceptoris . Porro ex hoc loco confirmatur , quod Possidius in Au- gustini vita testatus est , saepe Episcopos , et populum , apud quos S. Doctor divcrsabatnr , non solum fuisse deprecatos , sed eum insuper ad sermoeinandum adegisse : quod eximium argumentum est probaiissimae scientiae , florentisque famae illius incliti . 170 Letteratura boraturus est iste cegrotus , ego sum necessarius . Jam stul' tus cegrotus dicat Medico : Domine labaro ex quo viuì- sii ? stalle non laboras de eo , quia veni , sed fju.'a cras laboraturus , veni. Compendio igitur , fratres -. quid nul- la dicimus ? ce f'erbum consummans breviavit Doirunus sU' « per terrum ^j ec. ec. IV. Con sette codici vedesi reintegrato il quarto Sor- mone che è il «, 189 del lo. V. Maur. Ma egli è ti.Ie uno spineto dì brevi incisi , e pìcrole varianti , che 4>areb- be troppo lungo e malagevole l' intraltenervisi . Dlcesi de Natali domini . V. Il Quinto sermone che è il primo della classe de' nuo- vi dice in fronte Habitus Carthagine ad mensnm B. Cy- priani sexlo id. septembris de eo quod .^nostoius ad Gala- thas dicil : Fratres si preoccupatus fueril homo ec. tolto dal cod. ». l'j. Sembra all'Editore che da questa omilia il Floro carpisse le opoortune sentenze per 1' esplanazione de' primi versi del cap. 6. dell'epistola di S. Paolo a' Ga- lati ; e vorrebbe che fosse collocato avanti il sermone n. iCì\ de' Maurinì . E siccome egli è testimonio di vera morale ci piace di recarne un saggio tradotto da noi , affinchè sia , più che si può , divulgato . ce La santa Scrittura ha detto : ce lodasi il peccatore in mezzo a' desideriì del cuore suo , ce e bene si dice di colui che mal fa . Però se in mezzo ce a' desideriì del cuor suo il peccatore è laudato , e bene ce si dice di colui che male adopera , vattene in tracria de' ce lodatori . Ti consumeranno forze le male cupidigie ? Atn- favellare . Adulatori snn quegli i quali sanno che tu ma- ec le adoperi e pur ti lodano : quegli però , che te male ope- S. AuGusTiNi Sermones ex Mss. 171 ce rante lodano quando buono credon che sia ciò che tu « fai , non sono adulatori perchè ti lodan di cuore : ma egli- « no son seduttori , perchè a far quelle male opere col- cc la continuità delle ledi loro li conducono , né lasciano ce che tu prenda lena .E fu ti sollevi in vapore : cro- ce di buon ciò ohe fai : fondi le tue facoltà : sfrutti la ca- ce sa tua : nudi lasci i tuoi figli . Quelle lodi ti han cor- ee rotta la ragione : corri ; allarghi le mani : i plausi racco- cc gli , e li baci : gitti il danaro , e pigli il vento . =: Ma ce come avviene ( tu dici ) che coloro siano i seduttori miei ce quaud' el mi lodan di cuore ? ::= Questi però , che seducono ce te, son quelli che prima errando sedussero se. E vuoi che ce un si faccia gradino appo di te , e renda sé tanto piìi grau- cc de che non ti seduca , quando ei sedusse sé stesso . Viene ce dunque laudato il peccatore in mezzo a'desiderj dell' ani- ce ma sua, e bene dicesi di colui che mal fa. Fuggi da le- ce datore siffatto , e da siffatto encomiator va lontano .* Anzi fa ce il bene . ==; Ma dispiacerò ( tu mi dirai ) a quel cotale co- ce si facendo ? =::= E tu spiaci pure a quello , e piaci a Dio . ce Imperocché se dispiacerai a quello , e a Dio piacerai , tut- cc ta ne terrai la gloria entro te stesso , e a dividerla noii avrai ce con alcuno. "Cosi parlava Agostino, e se deggiano attenta- mente ascoltarlo i letterati ce ne appelliamo a' Filosofi . Co- mincia il sermone Recolite commemorantem epistolce Apo- stolicce lectionem : termina col testo sine me nil potestis facere . Quindi trovasi Et post Sermonem Quia plebs postulavit ut ante diem Natalis Beati Cj- priani non projicìsceretur , adjecit: Vere dico cavitati ve- strce , quia nostrum desiderium , et querelas etiani per Ut- ter as f erre non possumus ; sed quia hoc quod petitis , jam jussit et sanctus senex , sic concludo sermonem: Natalis Beati Cjpriani jam propinquat ', propter eam solemnita- 172 J-J E T T E R A T U li A tern in me retinendo violenti esse voluistis ; ergo qui ver- bo studemus , bonum est ut etiam corpore jejunemus . VI. Dicesi il Sesto Sermone de pluribus Martjribus tratto principalmente dal cod. n. 12. e 1' Editore vorrebbe cLe si collocasse dopo il 326. de Maurini , Eccone il prin- cipio : e questo pezzo può dirsi la decima parte dall' intero sermonp, essendo brevissimo. Martjriini ìiomen grceciim est , latine testes diciintur : si ergo tesies sunt , prò testi- inonii sui meritate tanta perpessi sunt . Serviebat veritas Dea, nientiebatur iniqiìitas sibì . Sic enini scriptum est; corpus Christi loqailur in psahno , quod est Ecclesia „ et surrexerunt mihi testes iniqui , et mentita est iniquità^ sibi „ . Testes et testes ; testes iniqui , et testes justi ; te- stes diaboli , et testes Christi . Utriusque testis genus vi- dimus , expectavinuis , aiidivinius cura Beatoruni Martj- rum , quorum dies solemnitatis agilur , passio legehatur . Finisce : Celebreinm ergo niartyrum dies honorando niar- tyrum passiones , non amando potiones . Conversi ad do- mi num ec. VII. Il Settimo s' ialitola de Sanclo Joanne Baptista dal cod. medesimo che il 6.° e se si ponesse, come 1' Edito- re consiglia dopo il 2C)3, sarebbe l' ottavo intorno la nativi- tà del Santo Precursore di Cristo . Leggiamo ii principio . Quoniam voluit Dominus hodierno die reddere ca- vitati vestrce vocem et prcesentiam nostrani, et , ho e fecit ipse non secundum dispositionem nostram , sed securiduni voluntatem suam , aginnis ei gratias vobiscum , et rcddi- rnus vobis sermonis obsequium , quod est ministerium no- strum , in quo nos servire vobis et oportet , et decet , Ve- slrum est autem , carissimi , dispensalionem qualemqumque servorum Dei accipere cum caritate , et UH gratias agere fiobiscum , qui nobis donavit hunc dicm simul agere vo- biscum ... S. AuGUSTiNi Sermones EX Mss. 173 Esordio veramente da Padre , che vuole ungere e for- bire le piaghe dell' anima , non medicarle col ferro e col fuoco . Pare di veder piangere il fitto popolo, e promettere penitenza pria di ascoltare più altro . Termina con quel d' Isaia Omnis caro foenum , et claritas honunuin ut ftoi foeni ec. Vili. Volgesi l'ottavo sopra il medesimo argomento. Comincia Fratres cariisimì natalem hodie magni hominU celebramus , et vultis nosse (juani magni? Segue con San Matteo II. 11: termina con questo squarcio dicendo del patrocinio del Battista : ove rinveniamo un testimonio de' gentileschi spettacoli che nella vigilia di .quel giorno anti- camente si celebravano . Sed si volunius invenire ejus gratiam , non faciamus natali ejus injuriam . Cessent Religiones sacrilegiorum , cessent studia ; atque joca vanitatum } non fiant illa , qum jieri solcnt , non qucedam jam in dcemonuni honoi cni . Sed adhuc tamen secundum dcemonum morem . Hcesterno die post vesperam putrescentihus flammis antiquitus more dcemoniorum tota civilas flagrahal atque putrescehat , et universum aeremfunius obduxerat . Si paruni attenditis lìe- ligionem , salterà injuriam cogitate communem . Scimus, Fratres, haec a pauperlhus fieri , seda majoribus fieri pro- hiberi debuerant . Ait enim quidam ; qui non vetat peccare , cum potest, jubet quidem. Fratres in nomine Domini , et Dei nostri Jesu Christi , quia proficit Ecclesia per annos sui- gulos , ista utique et omnis diminulio lendit ad niliilum , sed nondum ita consumpta sunl , ut secuii tacere possi- mus. Nihil est vctustas et noxjitas , nisi pervenei it ad de- bitos fines , et vetus superstitio consnnietur , et nova reli- gio perficiatur ; IX. Dimitte et dimiltelur libi di S. Luca è V argo- mento del Sermone 9. tolto dal codice //. 170. trattato 174 Letteratura ancora nel ii4- de' Maurlni , dopo il quale vorrebbelo ve- der l' Editore, che dice parergli scritto dopo 1' anno 4^0 di Cristo non prima che S. Prospero scrivesse ad Agostino intorno 1' eresia de' semipelagiani che imperversava in Fran- cia , quando i preti di Marsiglia negavano essere necessa- ria la grazia a muovere i primi passi nella fede . Impe- rocché il santo Oratore tolta occasione dalle lodi di Dio propone a se stesso la questione Jiiim primitite Jìdei sint n Deo ? Il sermone comincia : Prceceptum saluòerriinum audivimus de sancto Evangelio : termina: Dominus invo- cetiir , ut. quod prcecipit donare dignetur : diniiuite et dimittelLir vobis . X. Il decimo Sermone , ultimo di questa raccolta, in dedicatione Ecclesice sarebbe il quarto di questo subietto se si leggesse oltre il 338^ de'Maurini, e ne viene per via di confronti da' Cod. gS , ii5, i'z3 , i43 . Comincia admoneo vos , dilectihinii , ut demtis operam ec termina et ille te snhtòriter audìat orantein . Cui est fionor etc. Argutissiin.i aringa ! della quale ci piace di recar tradotto il principio ce Dilettissimi; io vi ammonisco che facciam 33 di maniera per esser noi la casa di Dio , e tale che w abbiamo il Signore abitante entro di noi : poiché se lo M avremo abitante entro dì noi lo avrem sempre in ajuto 33 di noi . Rallegriamoci di quelle buone opere , che pe' 33 suoi fedeli ha fatto Cristo , e ciascuno , in quanto dal 33 divino patrocìnio è assistito per vantaggiare di quelle 33 buone opere, costantemente le imiti. Egli è però ne- 33 cessario , o Fratelli, che ognuno edifichi la casa di 33 Dio. La edifichi il ricco, la edifichi il povero; la edi- 33 fichi il grande e l'umile personaggio j il signore la edi- 33 fichi e il servo . Ma come noi predichiamo la stessa 31 cosa al ricco ed al povero, all'uora grande ed all' umi- li Je , al signore ed ai servo ? sendo che non è in questi S. AuGUSTiNi Sehmones ex Mss. 175 3> la medesima facoltà, né la dignilà ^ né il potere. Può •3 dunque a r?igione rispondermi il ricco e dire: eccomi J3 io innalzo una casa a Dio perchè molto ho ricca la fa- 33 colla . Bisj)onderà pure l'uom grande : ecco io edifi- 33 co la casa di Dio , perchè di già son salito in al- 33 tissimo onore . Risponderà il signore : ecco edifico la 33 casa di Dio perchè ho molte braccia , che al mio po- 33 tere ubbidiscono . Oh quanto ci gratuliamo noi di co- 33 storo , che noi stessi allegrano e colle buone parole , e 33 co' fatti . Ma se costoro cosi ci rispondono , il ricco si 33 fi obbedie'ite per la ccpia di sue facoltà : agogna l'uom 33 grandi' la sommità degli onori : il signore s' appoggia al- 33 la moltitudine de' suoi schiavi. Ma noi udimmo la ris- 33 posta del ricco , udiamla del povero ; la udimmo dell' 33 uom grande, udiamla dell'umile; la udimmo finalmen- te te dol signore , udiamla del servo . Queglino ebber di 33 che promettere : avranno questi ragion di scusarsi ? Ci 33 dirà senza dubio il povero : come io posso edificare una 33 casa a Dio , che angustiato mi trovo entro le siepi del- 33 la miseria ? Ci dirà 1' uomo abietto : la edificherò io , 33 che oppresso mi sto dalla ignobili tà del mio povero spi- 33 rito ? PI ([uindi ci risponderà il servo : e come la fab- cc bricherò io che son tenuto sotto il giogo di schiavitù? 33 e mentre dal padrone viemmi appena dato uno scarso 33 pane alla giornata , ove troverò le sostanze , che n'abbiso- 33 gnano r" Sembra quasi , che ragionevolmente rispondan co- 33 storo . Ma ec. 33 La conseguenza é chiara per 1' edifica- mento della casa spirituale di Dio , che ha messo l'ugua- glianza tra gli uomini, e fa gli umili più alti assai e più preziosi delle cupole , e de' tabernacoli , 11 libro è dedicato dal Bibliotecario Cassinense alla Santità di Nostro Signore Papa Pio VII. die ne venne a questo trono felicissimo dalla povertà di Sau Benedetto ; 176 Letteratura e glie lo raccomanda come a Mecenate delle scienze e delle arti . E n' ha egli ben donde : perchè tutti sanno che la Gittedra di S. Pietro è sostenuta da' Dottori ; e che Ambrogio e il nostro Agostino , Attanasio , e il Grisosto- mo , che il Bernino pose a sorregger la Sedia Apostolica in Valicano, non che altri moltissimi, che di Padri e Dot- tori di santa Chiesa ebber nome , furono uomini forniti di molte discipline : perchè a niuno è dato esser dotto in divinila , se i grandi rami non conosce , ne' quali si allar- ga lo spirilo umano , che tra le mondane creature è la so- la che si approssima a Dio , G. S. J77 Continuazione e fine deW Articolo intorno il lieame de- gli Asantéi . Otabilito il Sig. Bowdich alla corte di quel potentissimo Re dell'interno dell'Affrica, e conciliatasi la di lui slima e confidenza , si trovò in istato favorevole per raccogliere intorno i costumi , la costituzione , le leggi , la storia , e le corrispondenze politiche degli Asantèi , notizie avvera- te e nuovissime , che ci chiariscono delle cose di quell' ignoto continente . Comecché gli uomini di quelle contrade sieno ancora in parte barbari , e ripieni di crudele e insensata super- stizione, sono però dotati di acutezza d'ingegno e di una esatta cognizione intorno tutto ciò , che rìsguarda i loro interessi , e la loro fortuna : quindi è che trovansi ido- nei a somministrare , al paro degli Europei meglio incivi- liti , giusti e sinceri ragguagli , risguardanti i particolari so- pra discorsi . Allorché Bowdich ottenne dui Re la prima udienza , la quale venne a lui concessa , giusta lo stile , innanzi a tutti i Baroni della Corte; quel Principe lo richiese, o per meglio dire lo fece richiedere da' suoi ministri , donde ve- nisse , e con quale disegno ei fosse entrato il suo reame . Bowdich incominciò a descrivere con parole altissima la po- tenza e la ricchezza della Inghilterra : il numero e il va- lore de' suoi soldati : la eccellenza delle sue arti , e la quan- tità infinita de' suoi vascelli; i quali riempiendo tutti i mari portano fino ai confini del mondo il risultamento della sua industria ,, Noi siamo venuti, diss' egli , dalla nostra patria „ per far parte anche a voi dì tali beneficli ; sendo persuasi 5, che il renderli comuni a tutti i popoli sia il maggiore G. A. T. VI. 12 ij8 Letteratura „ omaggio di gralitudioe , che possiamo offrire a Dio , al ,, quale ne andiamo debitori ,, Disse il Re . ,, Tale cagione non può essere veritiera : ,, perocché io veggo bene essere voi Inglesi assai migliori „ de' miei Asantèi nelle cose , che alla industria , e alle ,, arti si appartengono ; mentre avete nel piccolo luogo di ,, Capo - Coast tante cose , che noi non sapremmo operare. ,, Ora sappiate che trovasi non lontano da miei stati , aell' „ interno, un altro popolo appellato di Knn^ , il quale è , „ rispetto a noi , così poco avanzato nelle ani , che noi „ lo siamo rispetto a voi . Egli non sa operare ornamenti ,, d' oro : non murare comode abitazioni , e non tessere pan- „ ni . Contuttociò non vi sarebbe un solo de' miei Asantèi , ,, per mendico eh' egli si fosse , il quale lasciasse la pro- ,, pria casa per la sola cagione di andare ad ammaestrare „ il popolo di Kong. E come volete che io creda aver voi „ abbandonalo quella bella e felice Inghilterra : aver voi „ traversato un immenso spazio di mari ; impreso per terra „ un cammino difficile e pericoloso : rinunziato al dormire ,, in letto, e ai tanti comodi della vita : e in fine esservi ,, da per voi stesso costituito mio prigioniero con pericolo ,, di farvi mozzare il capo , per una così lieve , e strana „ cagione come quella per voi allegata ? Questo calzante argomento fu ripetuto all' indomani in- nanzi alla pubblica ragunanza dei Capitani d' arme , e pri- ma che Bowdich potesse far risposta uno dei Ministri mo- ri , levatosi , sussurrò segretamente alle orecchie del Re al- cune parole , e questi soggiunse: ,, e se in oggi è tale il ,, disegno benefico del vostro popolo , ditemi ora perchè „ avete trattato gì' Indiani jn modo tanto diverso ? » 11 gio- vanetto Bowdich , senza perdere l'animo , dimostrò , in ris- pondendo, la diversità delle intenzioni presenti del suo go- "verno : allegò la differenza delle circostanze , e la necessità , Reame degli Asantei jyc) nella quale eransl trovali gl'Inglesi nell'India, costretti di ricorrere ad una difesa legittima : infine giunse a dissipa- re ogni sospetto . Dalle quali cose si fa manifesto quanto bene fosse il Re degli Asantei informato degli affari , che accadono fuori del suo regno : e com' egli potesse almeno donare eccellenti notizie sopra i suoi vicini . Né il Sig. Bowdich lasciò sfug- gire si bella occasione : giacché ne' suoi discorsi famiglia- ri e giornalieri col Re e coi capi dei mori raccolse intor- no la geografia , la politica , e i costumi de' paesi iiilerni dell' Africa infinite notizie veridiche , e nuove . Venendo ora alla istoria del reame degli Asantéi , sem- bra che , tal quale si trova al presente , ei fosse fondalo intorno il principio del secolo decimoltavo da una banda di guerrieri provenienti dall' Oriente . Il loro capo per no- me Sai Tootoo si fece Re del paese vinto, e i suui prin- cipali capitani diedero origine ad un' aristocrazia militare , colla prerogativa di non poter mai essere condannali all' ultimo supplizio : la qual cosa è di prezzo inestimabile in mezzo a nazioni barbare . Uno dei Re susoCguenti Sai Cii- dio temendo la soverchia possanza di queste famiglie le rovesciò per la maggior parte , e concedette il loro grado a famiglie del paese , eh' erano a lui devote . Per tal modo afforzò il suo potere , e non distrusse 1' aristocrazia . Que- ste famiglie sacre formano in oggi , in numero di quattro , il secondo ordine dell' autori là . Il terzo ordine è costituito dai capi supremi della milizia ■ Il rimanente del popolo è soldato , o schiavo , o vassallo dei M»agnali , e discende per la massima parte da que' primi abitatori , che furono sog- giogati . Il governo procura incessantemente di cancellare ogni traccia della propria straniera origine. La qual cosa gli riesce facilmente , perchè né il popolo conosce le scrit- ture , nò le sono conosciute alla corte medesima tranne dai 12 * j8o Letteratura consiglieri mori : né in fine trovausi istorici documenti , che sieno scrini . Giusta il calcolo di Bowdich le milizie dogli Asantei si compongono di dugento quattro mila uomini , e la to- talità del popolo di circa un millione . Il qual calcolo può sembrare troppo scarso a primo aspetto , ma ove si osser- -vi la natura e gli ordini del governo si troverà che la mi- lizia deve comprendere ogni uomo, eh' è in istato di portar le armi , eh' /è a dire dai dieciotto ai quaranta cinque an- ni , e quindi il numero di dugento mila soldati corrispon- de alla totalità di un millione di popolazione : questa cor- risponde a quella della Scozia , ma lo spazio del territorio degli Asantéi è almeno il doppio . Quantunque quei governo sia , ne' suoi pariicolari , dis- potico fino ad essere barbaro, pure nei negozii d'alta ira- portanza è controbilanciato da molti poteri .11 Re è signore assoluto dell' amministrazione interna , uè le famiglie sacre possono in ciò far altro che usare del loro ascendente e del loro favore ; ma nelle cose , per lo contrario , che risguar- dano la politica straniera , esse possono apertamente opporsi alla volontà reale , e costringerla con un veto soleime . La sola guerra si decide per il concorso dei tre ordini dello stato , che sono il Re ; le famiglie sacre ; i capi supremi della njilizia . Le forme avviluppate di governo degli Asantéi : la dif- ferenza sostanziale , che passa tra loro e la razza dei mori tanto per la fisonomia , che per i costumi, e l'intelletto: la eccellenza di molte arti come il tessere j il ricamare: il far vasi di terra : conciar le pelli : il fonder metalli : 1' o- rificeria : l'architettura: la pratica di molte superstizioni, ed usi bizzarri , stranieri ai mori , e sconosciuti ai popoli circoslanli , guidarono naturalmente Bowdich a credere che quel popolo derivar possa in origine da una contrada dell' Reame degli Asantei i8i Affrica più Incivilita di quella , eh' è ora per lei abitata . Ei crede dunque che provenga da quegli antichi Etiopi , i quali al dire di Erodoto erano stati cacciali dal loro paese sei- cento trent'anni prima di lui d,, una colonia di Egiziani, e che dopo spinti continuamente , per la tendenza dei po- poli d'Alfrica dall'Oriente in Occidente, sempre più s'in- ternarono lasciando indietro al Mezzogiorno gli Etiopi sel- vaggi o antropof.gi , di che parlano Diodoro di Sicilia , e lo stesso Erodoto, e che al presente conservHno la medesi- ma ferocia . E a viemmaggiormente persuadere intomo la sua ooinlone, discorre Bowdich le seguenti analogie. Il titolo di Sai, o Zoi, che si dona al Re degli Asan- tei , è lo stesso Za , che si dava ai primi Re dell' Abis- sinla : che gli Abissinj discendano essi pure dagli Etiopi mi- sti a colonie Egiziane è provato per gravissimi scrltt.ri . Un altro costume comune ai due popoli è quello che il Re non parla mai in pubblico che per l' organo dei suoi ministri , o Inierpreti , i quali ripetono ad alta voce ogni suo menomo detto . Presso l'un popolo e l'altro il Re non può mai man- J!iare in pubblico : vive solitario tra gli schiavi , e i ser- genti della sua casa, ed è un delitto degno di morte II porsi a sedere nella sua seggiola , la quale , appena eh' egli è al- zato , deve essere capovolta . In Ablssinia i difetti del corpo escludono i Re dal tro- no . Presso gli Asanlèl 1' uso sanziona tutto ciò . che può contribuire alla bellezza della stirpe reale , ancorché illecito altrove , e ne consegue che non si reputa essa legittima che per discendenza femminina . Per tal modo al Re succedono i fratelli nati dalla stessa madre , quindi i figli delle sue sorelle . Havvi un' altra rassomiglianza piiÀ sino;olare e forte , co- mune ai due popoli , ed è che ambidue i Re educano al- i8a Letteratura le loro spese gran numero di fanciulli , appartenenti alle più nobili famiglie , in qualità di paggi , e gli addestrano a rubare con maestria , siccome facevano gli Spartani . Gli Asantèi e gli Abissini non combattono mai duran- te la notte, né subito dopo il tramontar del sole, qua- lunque fosse il vantaggio , die a loro derivar ne potesse . Appo i due popoli il maritaggio è rìsguardato egualmente come un semplice contratto , che si può sciogliere median- te la restituzione delle somme ricevute . La circoncisione infine , quantunque in uso qualche volta , non è risguar- data come cerimonia d'obbligazione. Oltre alle analogie dette , Bow^dich ha notato molti usi, che gli Asantèi anno comuni coli' antico Egitto . Giusta Ero- doto gli Egiziani mangiavano nelle strade , ma per gli al- tri bisogni si ritiravano ne' luoghi più secreti della casa . Gli Asantèi anno essi pure queste due usanze , ed è cosa j notabile che ai diversi piani delle loro abitazioni costrui- scono latrine tenute con infinita pulizia , cosa affatto scono- sciuta a tutte le altre razze dei negri , Gli Asantèi , come gli antichi Egizii , si lasciano ere- j scere i capelli , e la barba in segno di dolore : non imbal- 1 samano i cadaveri , ma gli affumicano onde conservarli : il colore bianco è il colore sacro , come lo era in Egitto , e ì sacerdoti se ne rivestono , e s' imbiancano tutto il corpo colla calce : la stessa cosa si pratica cogli accusati , che ven- gono assolti . 11 Re , e i Magnati vestono di bianco nelle grandi cerimonie . Gli Asantèi nutriscono con polli bianchi i Coccodrilli sacri , e i sacerdoti , come ,nell' antico Egitto , hanno il carico di dar loro a mangiare . Di più, s' incontra tra loro un altro uso notato da Ero- doto , ed è ohe ogni famiglia è astemia da tale o tal sor- ta di carne : cosi gli uni si astengono dalla pecora : altri Reame degli Asantei i83 dalla capra : altri dal bove ec. e vengono quindi a forma- re altrettante caste contraddistìnte dal nome dell' animale rispettato . Quantunque l'architettura degli Asantèi sia leggiera, e che i loro palazzi di canna non ricordino i monumenti di Tebe , o le Piramidi , siccome queste non avevano cer- tamente nulla a che fare colle case del volgo Egiziano , nul- lameno non sono spogli di caratteri storici , e si vede di frequente l'ornamento di una figura rappresentante ad evi- denza 1' antico Ihis. Delle quali investigazioni e ravvicinamenti dobbiamo saper molto grado al giovane Bowdich : perchè ove sì trat- ta di ragionare di un popolo nuovo, non è tanto utile il dirne gli usi, la forza, le cognizioni , le leggi , i costumi, la industria, quanto lo investigarne le origini , onde con- catenare , per quanto è possibile , la storia del genere umano . Il governo interno degli Asantèi è dispotico al piìi al- to grado , e dì una politica sottilmente raffinata . Il Re, per esempio, onde assicurarsi della fedell.\ di coloro a'quali affida i caiichi pili elevati dello stato , prende a educare presso di se uno de' loro figliuoli, e ne manda in cambio uno de'suoi proprìi , o di un suo fratello . S' egli à motivo di lamento contro uno de' Governatori delle provìncìe , egli dissimula il suo risentimento anche per anni interi: va riunendo le prove contro la persona sospetta : chiama di nascosto alla capitale i testi monìi , e li fa all' uopo scomparire , per inspi- rare maggior fiducia all' accusato , il quale viene senza ti- more qualche volta alla corte . E allora che arrestato, e con- vinto da testimoni, ch'ei credeva o altrove , o morti , si con- fonde: non sa difendersi , ed è dannato all' ultimo supplizio , a meno che non paghi il suo riscatto al prezzo di tutti i suoi averi , giacché ogni delitto può riscattarsi coli' oro , e il Pie è l'erede universale di lutto i'oro de'suoi sudditi . i84 Letteratura Lo stato s'impadronisce di tutti i pozzi d'oro, che cadono per terra nei pubblici mercati , e nessuno , neppu- re quegli a cui apparteneva , può raccoglierlo sotto pena della vita . Allora quando una grande pioggia ripulisce la piazza del mercato, tutto l'oro, che trovasi riunito dalle acque è scrupolosamente ricoperto di terra , e lasciato come deposito sacro. Durante il governo del presente Re la rac- colta dell'oro e stata fatta due volte, ed à prodotto insie- me il valore di circa venti quattro mila piastre forti di Spa- gna . Quest'oro, e tutto quello che viene sepolto coi cada- veri della famiglia reale è risguardato come cosa sacra , che non può essere né tocca , né impiegata che alla difesa della patria , e nelle circostanze le più gravi . Per una stravagante flnzione , e per una fina superbia il Re non fa mai mostra di pagare i scrvigj dei grandi uf- fiziali della sua corte; ma nel rimettere loro la quantità d'oro reputata necessaria al mantenimento della Casa reale, quest' oro viene pesalo col peso del Re , eh' è pili grave di circa un terzo del peso comune . Per tal modo la differenza ed eccesso del peso costituisce i loro emolumenti . Se il Re vuole innalzare uno dei suoi Capitani, e gui-^ derdonarlo , gli presta gratuitamente , per due o tre anni , una certa quantità d'oro , onde la metta ad usura . Che se per tal via non riesce ad arricchirsi , ei viene considera- to come un uomo da nulla . Imperocché l' usura le- gale è colà di trentatrè e un terzo per cento ogni qua- ranta giorni , quanto a dire più di cento per cento in quat- tro mesi . Questa spaventevole usura deriva necessariamen- te dal despotismo di quel governo, che riunisce nelle ma- ni dei potenti le ricchezze , né dona sicurezza degli averi che a colui , che può difenderli . Gli Asantèi trovano nuUameno modo di sfuggire alla oppressione allorché diviene intollerabile . Un uomo , p. Reame degli Asantei i85 e. , perseguitato da un altro più potente se ne vendica giu- rando per 1=» testa del Re che il suo nimico deve ammaz- zarlo . Il qua! giuramento è così grande, perchè contiene implicitamente la morte del Re se non è mandato ad ese- cuzione , che il nimico è forzato a divenir uccisore . La so- la disperata impotenza può per vendetta appigliarsi ad un tale espediente , perchè 1' oppresso vede nella propria mor- te la conseguente rovina del persecutore , il quale è in se- guito processato , e condannato ad un' enorme rifazione di danni inverso la famiglia dell' estinto . Cosi pure uno schiavo può togliersi alle crudeltà di un padrone domandando ad un altro di prenderlo al suo servigio , e invocando la sua morte s' egli non lo fa . Al- lora 1' antico padrone non può più ridomandarlo . Può al- tresì mettere , a suo grado , in rischio di vita i maggiori Baroni del reame in giurando che il Re ucciderà un tale , o tal altro, i quali a sottrarsi dalla inevitabile loro per- dila si riscattano a furia d'oro. E non è maraviglia se co- lui, che giura sa di dover perdere talora la vita, enuUameno vi si espone , mentre i Negri sono usi dalla loro fanciullezza a veder con occhio indifferente la morte, e i tormenti . Av- vi ancora qualcuno di costoro , che per sottrarsi alla op- pressione consacra la propria vi ta al Re , il quale da quel momento lo mantiene , e lo protegge , e per tal modo lo schiavo vive libero da persecuzione , e da guai , al patto però dì morire quando muore il Principe . Infatti sono scan- nati tutti quanti trovansi in tal condizione , sulla tom- ba del loro padrone . Tali sono i modi singolari co' quali resta bilanciata e imbrigliata la soverchia , anzi eccessiva tirannia dei potenti tra gli Asantèi . Per le quali cose fin ora discorse è facil cosa il 'con- chiudere che la religione di un tapi popolo non può esser» i86 Letteratura che suporslTziosf» e feroce . Infatti gli Asintèi qa.intunque credano esservi un Dio, e una vita avveniff-, pure sì ab- bandonano alla pratica di tutte le superstizioni dei negri , e dei mori, perchè nella loro cr»deiiz;» non anno do^^mi sta- biliti. Comprano a peso d'oro certi amuleti somiglianti a piccoli grani di terra colta, dipinta a varj colori , ai qua- li attribuiscono ogni fatalità . Assicurano essi trovarsi questi grani nascosti sotto terra , e dall' esorbitante prezzo clie so- no venduti si conosce non esservene gran copia . Bowdich à scoperto che sono trovati nelle antiche sepolture , a si- militudine delle piccole figure , che si rinvengono nelle ca- tacombe degli Egizi . Fin qui la cosa è innocente ; ma ciò che fa fremere ò la estrema facilità , con che si versa il sangue delle vit- time umane . La più lieve cagione, e le spesse volte il ca- priccio , sono prodighi di questo spettacolo a tale che non commuove piìi né alla pietà , né alla sorpresa . In tutte le feste , in tutte le grandi cerimonie si sacrifica una vittima umana , e quel volgo , che dovrebbe prevedere in questa orribile scena la probabilità del proprio destino, non si scuo- te altrimenti che per allegrarsene, e per insultare all'infe- lice che muore fra i tormenti . Buwdich dà la funesta as- sicurazione che dopo la cessazione del commercio detto t/'at~ ta dei Negri , (juesti sacriGej si sono moltiplicati , e si an- dranno allargando a misura che il divieto di un tal commercio prenderà piede j imperciocché coloro, che anno costume di procacciar schiavi per venderli agli Europei , so- no astretti a disfarsene a qualunque patto e a vii prezzo , non trovando più compratori . Ma sia fine alla narrazione di costumi C05I atroci, e segui- tiamo Bowdich nelle sue note intorno aldi ogi^etti.Egli ha com- pilato un vocabolario di circa trenta lingne scoiiosrinte prima dì lui ; che se questa non sarà opera perfetta, è tale però da Reame degli AsAntei 187 meritar lode avendo egli analizzato profondamente la filosofia, e la costruzione di due di quelle lingue , nelle quali ha scoperto evidenti concordanze di frasi , e di sintassi col greco , e col- l' ebraico . Di piìi ci à fatto conoscere molti pezzi di mu- sica degli Asanlèi , e di altre nazioni Affricane dell' interno , e ne à religiosamente conservato il carattere semplice , e fat- to osservare come il modo minore sia più frequente del mag- giore , e com' essi passino con facilità in una stessa aria dall' un® all' altro . In proseguendo 1' Autore registra lutti gli usi i più rimarchevoli , e ci fa conoscere che gli Asaatèi non pesano nessuna merce , tranne 1' oro , del quale sono questi i pesi : 8. To-koos fanno un' achia : una piastra circa . i6. Ackie — — un niéen 36. idem ■ un benda ^o. idem — — un periguin . Che tutte le altre merci si misurano •• la polvere da schioppo si vende a barile se all' ingrosso, a carica di schiop- po se al minuto : il tabacco a fasci grandi o piccoli: il fer- ro a verghe : il piombo a piccole verghe della lunghezza di un dito : Che il loro anno comincia col primo di Ottobre , e lo dividono, a seconda delle loro cerimonie religiose, in parti di tre , e di sei settimane , che si succedono alternamente .• Che fanno uso della settimana come tutte le altre na- zioni , ma che ogni famiglia la comincia in un giorno di- verso , e in quello precisamente , in che e^sa si astiene dal lavoro . Quindi egli passa a ragionare delle malattie , delle piante , e degli animali i più rari di quelle contrade . Ma il servigio più importante che Bowdich abbia reso all' Europa è la cognizione geografica, eh' egli à dato dell'interno del continente AfìVicano, intorno ij quale era- i88 Letteratura ■vnmo fin ora nelle tenebre . Collocato quel gidvinetto ih un vasto reame , che la ricchezza e potenza melte in comuni- cazione colle nazioni circostanti: il numero grande di con- siglieri mori , il cui uffi io osi^ge un certo gr^do di dottri- na : il concorso infine dei mercad lUti di schiavi , che ven- gono dall' interno, ei legami di famigliaiità amichevole , per lui contratta colle persone più illustri del paese , gli hanno facilitato il modo di raccogli<^re notizie , le quali quantun- que non equivalenti al ragguaglio di un viaggiatore, ch'ab- bia visitato minutamente da ppr se stesso ogni luogo , pure in deficienza di tal presidio divengono preziosissime , Peroc^ che la riunione di tante testimonianze verbali concordanti fra loro, abbenchè attinte da moltiplici e variate sorgeuti, deb- bono tener luogo almeno di probabilità. La pili importante delle notizie dette è quella , che k per oggetto il fiume JN'igri , intorno il quale sono stale fat- te tante, e sì opposte conghietture , prinripalmente sulla di- rezione della sua corrente . Perchè gli uni la volevano d' oriente in occidente : altri in senso ron!rario : ora egli doveva perdersi in un mare interno, ora gettarsi sulle coste occidentali, ora sulle orientali per tribalnre le sue a<;que o all'Atlantico, o all' Oceano Indiano . Alloracliè Mungo Park aggiunse questo gran fiume presso Sego , e vide de' suoi proprj occhi che la corrente andava di occidente in oriente^ fu creduto che in seguito ripiegasse so^.ra se stesso, e vol- gendosi alle coste occidentali , generasse una di que' gran fiumi, che sboccano nell'Atlantico, siccome il frolla , e il Congo} ma le notizie riunite da Boivdich distruggono tutte queste conghietture . Per esse si ricava , ccnforniemento a quanto vide lo stesso Mungo Pardi , che il Nigri scorre dall'Est al IVord-0-(vest da Sego fino al hgo Dihhev: indi nell' Hscire il lago si divide in due rami , ciò che Mingo P.rk non come testimonio oculare, ma per detto altrui affermò.- Reame degli Asantei 189 uno de' quali rami correudu al N. O passa vicino a Tom- bucloo : V altro assai ujaggiore che deve risguardarsi come la conliuiiazion^ del vero IVigri , nel volgere che fa al S. O. assumi? il noqie di QaoUa . il primo di questi du' rami , dopo aver corso al N. O. si divide di nuovo un poco al di sotto di Tambuctoo , e la parte ctie va dirittamente al Settentrione è chiamata dai Morì Jo//&^/ ( acqua grande) e dai Nei^ri Lah-nier: 1' altra scorre verso occidente e si nomiua Gamharoo . Questa, andando sempre niella stessa direzione , va finalmente a perdersi in un lago interno , che quegli abitanti descrivono come vol- canico , e eh' essi venerano come il deposito delle acque del diluvio . Tornando ora al gran ramo appellato Quolla , egli scor- re dapprima , come vedemmo , al S. O. , indi declinando da questa direzione , si rivolge intero ali' occidente , e sulla riva destra dona origine a molle riviere , le quali scorrono al S. O. finché si perdono nel mare. Esso però indebolito, e votato da questa continua perdita di acque va a rag- giungere il Nilo al S. O. di Sennaar con sì povero corso, che appena è navigabile nella stagione delle grandi pioggie . Questa notizia era inaspeliata , e il fatto cosi straordinario , che Bowdich raddoppiò di precauzioni , e moltiplicò le ri- cerche . Egli consultò non solo personalmente i mori, che avevano fatto piìi volte il viaggio di Egitto, ma si fece dare le carte odografiche per loro stessi disegnate: raffrontò le narrazioni di tutti coloro, che potevano dar qualche lu- me intorno questo particolare: e tutte, tutte le notizie fu- rono conformi . Ciò che fa credere vero quanto egli dice , è la fran- chezza colla quale confessa le contradizioni delie persone per lui interrogate in altri casi : è la ignoranza nella quale di- ce essere rimasto intorno alle sorgenti del Nigrl: è la gin- igo Letteratura stizia in flue ch'egli reade agli scrittori, che l'hanno pre- ceduto, de' quali ricorda con sollecitudine le indicazioni delle cose da loro vedute o conghietturate . In proseguendo la geografia dell' Affiica , parla Botvdich della popolosa città di Houassa la quale posta sulla sponda del Gambaroo è il centro di tutto il commercio dell'inter- no , nò cede in vastità, in potenza , e in ricchezza che al- la sola Bournou . Houassa è in oggi quello eh' altra stagio- ne era Tomhiicloo , divenuta sua tributaria ; questa ultima, da poche vestigia del suo antico splendore in fuori, non è pili che un mucchio di povere capanne . Bowdich ha visitato molte delle contrade poco distan- ti dalle spiaggie . Egli ha per il primo segnata la carta del corso del gran fiume Volta dalla foce fino alle montagne del Kong , che i geografi appellano Montagne della Luna. Il Lagos , altro gran fiume , che fu creduto fin qui scor- rere al N. O. , scorre dirittamente al Settentrione fino ad una distanza incognita . Gli schiavi , che vengono dall' ìn- lerno dichiarano sempre aver viaggiato lungo le sue rive per più di un mese. I monti della Luna erano finora creduti una catena non interrotta di montagne, dalle quali si facevano deriva- re molli fiumi tanto dalla parte di Mezzogiorno , che da quella di Settentrione. Bowdich ha riconosciuto essere que- ste altrettante montagne isolate , e divise da intervalli ba- stevoli al libero passaggio di grandi fiumi . Resta per tal modo distrutto il canone , sul quale i Geografi fisici stabi- livano la teoria , che determina il corso degli anzidetti fiu- mi , e del Nigri stesso . Non conlento di ciò Bowdich s' è recato a visitare que' medesimi luoghi , ne' quali andò a voto 1' ultima spedizio- ne Inglese , che con grandi s^ese fu incaricata di risalire il fiume Congo , che si supponeva essere il vero Nigri . In Reame degli Asantei jgi questa occasione egli potè confermare come vere le notizie avute dagli Asantèì intorno la non comunanza del Nigri col Congo , ed esHmi(i.ire il vasto , ma breve fiume di Gabeon. Si divide questo in due rami non lunge dalle rive del ma- re; ma neir attraversare un-i penisola deserta, compresa da questi due rami, si trova verso l'interno alla distanza di tre giorni di cammino un grosso fiume appellato Ogooawai , che vien creduto procedere da quel ramo grande del Ni- gri , eh' è detto il QuoLla . L' Ogooawai pure , dopo un lungo corso, si divide in due rami, uno de' quali va a rag- giungere il Congo . (Jltre questi risul lamenti, utili alla geografia generale, il viaggio di tiowlich abbonda di notizie locali della mas- sima importanza . Egli è per lui , che sappiamo come il reame di Dagwmba , di cui la fama è pervenuta fino alle spiaggie del Mediterraneo , trovasi essere uno dei regni tri- butar) agli Asantèi , e come siano ivi conservati assai codi- ci , che 1" Europa può ora sperare di conoscere un giorno : come sìanvi altri popoli , e stati , di cui era al tutto sco- nosciuta innanzi la esistenza , intorno a' quali questo viag- giatore , colle sue indefesse ricerche e fatiche , ha potuto stabilire e nomi , e posizioni : a tale che per lui è stato riempilo di uomini e di cose quell'immenso vano dì Affri- ca , il quale giace tra le spiaggie delia Guinea , e il fiume Nigri ; vano per molti riputalo fin qui deserto . Termina Bowdich l'opera sua, parte ancora più utile del rimanente , col proporre i mezzi e le strade convenien- ti per islabilire un commercio coli' interno dell' Affrica ; e dice che in luogo di ricorrere agli inutili ^ e pericolosi ten- tativi di spedizioni isolate onde penetrare nelP interno dì quel continente , è duopo avanzare graduatamente per la via delle spiaggie della Guinea , e colla mediazione degli Asan- tèi. Imperocché le spedizioni isolate, siccome 1' esempio ha 1^2 LETTERATtJRA funestamente dimostralo , oppongono gli ostacoli del clima , delle malattie , del cammino , non che la gelosia , gì' inte- ressi , e le superstizioni di abitanti feroci , e barbari . Con- viene adunque progredire a poco a poco : contrarre amici- zìa coi governi dei paesi : stabilire presso loro uomini pro- bi , onorali , fermi , e istruiti , che non destino né gelosia, né sospetto , né malevoglienza contro gli Europei . Egli sarà allora che si potrà spirare a que' popoli l'amore dell' incivi- limento , il rispetto per il nostro carattere j e colla dolce persuasione, e l'esempio, lo spirito di equità, dì umani- tà , di travaglio , di agricollnra , e di commercio . Così po- co a poco e senza violenza saranno essi staccali dalle loro feroci superstizioni , e condotti a quella santa religione , che vuole e comanda tutte le virtù socievoli , e che farà di loro altrettanti uomini buoni , laboriosi e felici . I quali savj suggerimenti dimostrano ad un tempo e la bontà del cuore, e l'acutezza dello intelletto del giovine Boivdich, alle cui fortunate fatiche, e indomabile coraggio non saranno meno tenute la religione , e la umanità , che le scienze , le arti , e il commercio . A coloro poi , che per tanta novità di cose trattassero questo viaggio nell' interno dell' Affrica di narrazione favo- losa , e il suo autore di cervello romanzesco , opporremo due gravi, e iadistruttibili prove: la prima derivante dal fatto, ed è il presente già operoso commercio introdotto tra l'In- ghilterra e gli Asantèi per la via del Capo-Coast , in conse- guenza del trattato fermato da Bowdich : né per certo avreb- be questi osalo pubblicare sogni e favole , mentre i suoi con- cittadini possono ad ogni istante penetrare , sua mercè , in quelle regioni e discoprire la falsità delle cose da lui nar- rate . La seconda prova è la luminosa testimonianza , che di lui dona il Nestore della geografia , il Maggiore Rennell , del quale rechiamo qui le onorale parole . Reame degli Asantei 1^3 3ì II laroro del sigaor Bowdicli , dice egli , contiene no- « tizie importanti e nuove intorno la parte del globo me- » no conosciuta . Egli offre risiiltamenti i quali niuno po- » teva aspettarsi . La scoperta del fiume Gamharoo è tale » da meritare la più scrupolosa attenzione . In generale le ri- j» cerche di questo giovane viaggiatore appresentano una " massa di prove vere, e incontrastabili , e dimostrano nelP 5> autore grandezza d' intelletto e di abilità . « TAMi-taupji . Alla tomba del Petrarca in Arquà , canzone del conte Giovanni Marchetti: ora qui pubblicata la prima volta. c. _Uoa questi versi ha preso il signor conte Marchetti a celebrare il sepolcro di quel Divino , onde il nome di Lau- ra suona ancora soavemente a (ili iia senso di gentile/.za . I quali ci sono sembrati si buona cosa , da rendere un gran- de onore a queste carte : e confermare quell' opinione , che da parecchi anni corre fra noi , essere cioè ii &l:irchet- ti uno dei piìi gentili coltivatori delle muse italiane . Pie- ne infatti di magnanimi spiriti sono sempre le-^sue rime : e cosi semplice e casta n'è la lingua , che le grazie ve le dici poste dal caso , e non dallo studio . Tale atto d' ama- bile ingenuità sa egli dar loro, E in questo è 1' arte sot- tilissima degli scrittori .-'mentre , al dire di Tullio (i) , del- le molto acconce e splendenti parole nasce una sospizio- ne d'esservi molto artijìciosamcnte pensato : la quale co- sa e al dire toglie la J'ede , e al dicitore l'autorità. Co- (i) Presso Bartolomeo da S. Concordio , Ammaestr. degli An» tichi , Distiiiz. XI. rubr. III. §. 4- G. A. T. VL i3 j<)4 Letteratura sì' vennero i nostri vecchi io fama d'eccellentissimi; e si fecero eterni nelle opere loro : e cosi parimente dee usare lo scrivere chiunque ha desiderio di vincere la forza del tempo, e giungere a meritar quella lode, che molli pre» clarissinii ingegni italiani , e fra essi il Marchetti , si sono a questi ultimi anni giustamente acquistata . CANZONE. V erde e solingo calle Ch' al mio Vate gentil tanto piacesti . Che vivo e morto riposar qiù volle : Tu che vivo il vedesti ( Quanto t' invidio ) ! e di bei lauri cinto Trar sua vecchiezza a lenti passi e gravi Per queste ombre soavi ; Quando del prisco italico valore Pensier gravosi e mesti Qu\ portava nel volto , ancor dipinto De la dolcezza che vi pose Amore : Dì , qual parte di questa ombrosa chiostra Copre r avanzo de la gloina nostra ? Ecco , io ti veggio , o solo E più che gemme prezioso sasso ! Fortunata quest' aura e questo suolo , A cui rivolge il passo Cupidamente ogni anima bennata Che qui gode inchinarsi e star pensosa , E Ogni anima amorosa Che sospir più soavi unqua non spera . Io veggo Amor che lasso Canzone del Marchetti ig5 Si volge all' urna dolorosa , e guata ; La sagra Poesìa , cinta di nera Benda , con mano a' tristi occhi fa velo . Credo la guardi con pietade il cielo . E Amor così le dice : Quivi seder con lagrime e con lutto A me veracemente , a me s'addice; Vedi a che m' han ridutto Diversi tempi e tralignate genti , Ch' io porto di lascivia abito e nome ; E ben sa 'I mondo come La più gentil fra le gentili cose Questi mi fece , e tutto Pudico innanzi a giovinette menti , Col suo sì dolce lamentar, mi pose : In lui sommo intelletto e puro core I divini pensier spirava Amore . Ed ella a lui : Ben parmi Che più a me si convegna il van disio' Qui disfogare , e piangere , e lagnarmi : Amor , tu 1 sai , com' io Presi r alme più schive e più selvagge Di mia beltate , allor eh' ei mi die veste Eletta , e sì celeste Dolcezza che suonò per lunga etade , Or Donna vii che il mio Nome si toglie , e i nuovi ingegni tragge Dietro sua vanità , che par beltade , Vaga di strani fregi usci del fango : Ella gode onorata , ed io qui piango . j3 * igS Letteratura O cener benedetto , Or cener muto , che una pietra guarda , E già stanza d' altissimo intelletto ; Ben cred' io che ancor arda , Volta quaggiù , la tua santissim' Ombra Di queir amor magnanimo e cortese Che ben d'altro l'accese Che d' occhi rilucenti e di crin biondo. O Sol , eh' ogni più tarda / Reliquia hai \into di barbarie' ombra , E adorno ancor di gentilezza il mondo , Or ehi ti cela ? or che saria mestiero Di te che apristi ai più superbi il vero . Canzon , sovra quest' urna Poni un serto di lauro ed un di mirto , E la querela affettuosa e il canto Leva umilmente a quel divino Spirto , A quel sovrano italico decoro , E lui ringrazia : intanto Io bacio il suolo , e questa tomba adoro . À i97 Sul tempio chiamato volgarmente della Tosse presso Ti' voli memoria inedita del Sig. Avv. Sante Viola . 1 . Allorc i-quando negli scavi di Tor Sapienza nella Via Prenestina fu trovata la qui sotto rifer'ta iscrizione (i) alla Famiglia Tossia relativa , i Sig. compilatori delle notizie del giorno di Roma N. 49' 16. Decembre 1819. annunzia- rono al Pubblico , che alla famiglia medesima appartiene il Sepolcro presso Tivoli sotto il nome di Tempio della Tosse. Sebbene alquanto io occupato mi sia nelle ricerche delle patrie memorie , né giammai abbia rinvenuto traccia ve- runa , la quale indicasse quel monumento essere stato uà Sepolcro, tuttavoka , rispettando l'assertiva de' predetti com- pilatori , nuove diligenze , e nuove indagini ho voluto prat- tirare , il risultato delle quali sono alcune osservazioni che vò brevemenle ad esporre in questa memoria . Se, il prefato monumento , che va sotto il nome di Tempio della Tosse presso Tivoli , fosse stato un sepol- cro della Tossia Famiglia , di cui si parla nella Lapida (1) L . TOS?IVS . L. F SVC. PIVS . TREBOWIANVS SABINVS . LIGTOR . IMP SIBl . ET . L. TOSSIO . MENANDRO ET . TOSSIAE . STACTE PARENTIBVS . OPTIMIS BENEQ . DE . SE . MRRITIS ET . L. TOSSIO . PIETATI ET . L. TOSSIO . FILirS . DVLCISSIMI9 ET . VALERIA E . TOSSJAE PIAE . SABINAE . EVHEMERIAE . VXORI OPTIMAE DE . SE . MERITAE . ET . LIBERTIS LIBERTABVSQ SVIS . BENE . MERITIS jg8 Letteratura degli scavi di Tor Sapienza , il fondo ove si erge esser dovea o una villa o una possessione alla medesima spet- tante , come il Sepolcro de' Plauzii al Pontelucano, quel- lo de' Cesonli , e de.' Popilii \a altre contrade del Tibur- tino territorio , i quali posavano su terreni di proprietà delle istesse famiglie. Ora è possibile che nelle Antichità Tiburtine non se ne trovi vestigio , e che fra gì' infiniti marmi in quel suolo scavati" , e raccolti dal Nicodemi , dal Marzi, à& Antonio del Re, dal Grufe/'o , dal Gudio , dal Muratori, e specialmente dal f^olpi , e da altri ancora, neppure un frammento sia comparso che faccia di detta famiglia menzione ? Prima del marmo trovato negli scavi prenarrati , la esistenza di questa famìglia era già stata annunziata da va- rie lapidi conservate da' preindicali Fabretti , Grutero , Gu- dio , e Muratori . Due il primo ne riporta , una delle quali esistente in Roma negli orti de'' Mattsi ; (i), e 1' altra nella Villa Corsini (2) . Di una Sollia Tossia parlasi in un mar- mo del Grutero (3) . Una Tossia figlia di Quinto rammenta (i) Fabretti Inscr. Antiq. Rom. 1699. pag. 65i. TOSSIA L. L. TOSSIVS . STEPHANVS . VIXIT A . XXX VALFRIA . TERTVLIA CONIVGI . SVO . fEGLT (2) Idem pag. 442. D . M TOSSI AE FELICITATI TOSSIA . F0RTV3MATA IVIATER . ET . L. VEBIVS FRI IMVS . PATER . FECERVT . FILIAK DVLCISSIIVIAE (3) Gruter, p. 829. SÒLLIAE . TOSSAE VXORI SANCTISSIWIAE IVL . SANCTVS F Del Tempio della Tosse ec. 199 altro marmo Romano del Muralori (i)j ed un Tossio altra Epigrafe sepolcrale del Grutero (2) . Finalmente un Publio Tossio Zosimo , ed una Tossia òat.urnina ci presenta una lapide Veronese dello stesso Grulero (3) , ed una Tossia J^enusLa altra del Gudio , trovata nelle campagne Tuscu- lane (4) • E qui sembra potersi osservare , che né quel Lucio Tos- sio Stefano della prima lapide del Fabretti , né quel Tos- sio della seconda del Muratori sono di alcun titolo onori-, fico decorali ; è perciò a congetturarsi , che le loro respet- tive famiglie non fossero ragguardevoli, né in istato da po- tersi fabbricare dei Sepolcri simili a quella mole presso Tivoli esistente . La istessa osservazione può farsi sul mar- mo trovato negli scavi di Tor Sapienza . In essa quel Lu- (1) GEMELLA . TETTIA . P. K PAVLLA . TKTTIA . P, F. TOSSIA . Q. F. (2) Grut. pag. io56. IVLIA . IVIETHE HIS . FOKIBVS CARAE RECVBANT WllHI C03N1VGLS OSSA. EXPECTANTQVE SVIS VT MEA COIvfTRIBVAM TOSSIVS ISTA TlBl PROMISIT SAEPE PETENTI PRAESTABIT MANES SI MODO TANGIT AMOR (3) Idem pag. 2 5 SATVRNO AVG. SAGR P. TOSSIVS . ZOSIMVS VI . VIR . AVG. ET TOSSIA SATVRNINA V. S. L. M (4) Gud. ^iitìcj. Inscripf. cum not. Frane. Hessdii . Leowar- diae inZi. TOSSI AE Q. L. VENVSTAE FECIT . P. EPPIVS EVTICHV^S . CONIVGI B. M. ET . subì . ET . SVIS 200 Letteratura (■.io Tossio Pio Trehoniano della Trihk Siiccussana , por- ta il solo titolo di Littoj-e imperiale , e perciò di uà offi- cio della ultima classe fra quei dell' Impero . E se quel Publio Tossio Zifisimo del marmo Veronese era nn Seviro Aligli stale : non può in Tivoli trasferirsi , poiché essen- dosi quella trovata in Verona , o nel territorio di detta Città : è presumibile che in quella contrada d' Italia posse- desse de' fondi , e atesse dimora . Ma sebbene un qualche marmo , o altra reliquia di Antichità rinvenuta si fosse nel Tlburtìno territorio , che alla Tossia famiglia avesse relazione ; che anzi sebbene concludentemente costasse , che quella in esso territòrio fos- se stata proprietaria di una villa , o di altra rustica pos- sessione , nulladimeno il succennato monumento non potreb- be per un Sepolcro caratterizzarsi : giacché la tradizione , e 1' Autorità lo hanno sempre per un Tempio riconosciu- to , e per tale devesi ravvisare eziandio la sua istessa ma- teriale forma , e struttura . Gio. Maria Zappi che scriveva gh' Annali di Tivoli sua patria verso la metà del Secolo XVI . il Tempio di S. Maria degli Orli ne' suoi MS. lo appella . Quasi con- temporaneamente Antonio del Re Tempio del pari lo di- ce ,, La Dea Tossa ( egli narra ) sarebbe ancora Tempio nel ,, territorio di Tivoli presso ;illa Città per la strada re- ,, mana fra gli orti di forma ottangolare con nicchie . . . ,, Questo Tempio fu dedicato dai Cristiani alla gloriosiisi- „ ma Madre dì Dio , sotto nome di S, Maria della Tos- ,, se(i).Lo stesso ripete altrove nel Capitolo V. delle sue Antichità che fu stampato-, ove chiama detto edificio un Tempio antico (2) . (1) Ant. del Re Anlich.Tlb. MS . cap. S. nella Biblioteca del- la Famiglia Brigcaiti- Colonna Tivoli . (2) /Jntichilà Tiburt. Cup. f^. Roma presho Mascardi 161 1. Del Tempio della Tosse ec. 201 Nella età di questo scrittore fioriva in Tivoli 1' Acca- demia degli Agevoli sotio gli auspicii dei Cardinali D' Este Governatori perpetui di quella Città (i) . Le ricerche dei dotti in tale società letteraria riuniti erano dirette preci- puamente sulle Tiburtine antichità , ed i primi talenti della Italia , dalla protezione di que' magnanimi Principi alla lo- ro Corte invitati , erano membri della medesima . Malgra- do però le indagini , le diligenze, gli scavi allora pratica- ti , alcun vestigio non potè rintracciarsi , il quale indicasse che detto edificio fosse un Sepolcro . Tempio chiamavasì allora , e dopo tre Secoli incirca da quel tempo decorsi non variò mai denominazione . Pietro Sante Bartoli Autore dell' Opera sulle antiche Lucerne Sepolcrali , e sugli antichi Sepolcri de' Romani , e degli Etrusci compilò la più accurata desci'izione de' ve- tusti sepolcri , le reliquie de' quali veggonsi ancora nel ter- ritorio Romano , ed altrove ; e benché trascorra eziandio il territorio Tiburtino , e descriva specialmente alcuni di tali sepolcri ivi esistenti , non fa parola del preteso Sepolcro , di cui si parla , né lo pone nella serie degli antichi se- polcri (2) • I diligentissimi colleghi ed Antiquari Stefano Cabrai, e Fausto del Re allorquando composero la loro opera delle 'ville , e de' più. notabili monumenti antichi della Città , e territorio di Tivoli , non si arrestarono soltanto sugli scritti de' precedenti osservatori , e sulla semplice tradizio- ne . Eglino esaminarono palmo a palmo il terreno , scan- dagliarono con accuratezza ogni sasso , ed ogni luogo che presentava una reliquia di antichità , e confrontando i ló- (1) Idem toc. alt. nella Frefaz. (2) Fet. Sanct. Bartoli water, sepul. ci mausol. Rom. et Efrusc. cum Expiicaf.Jo. Aiul. Bellori Gronoy. Tom. XII. pa^. 43. e 44. aoa Letteratura ro rilievi colle memoiie di già racccolte , esibirono al Pub- blico reltificHte le nuove scoperte . Ora anche qut^sti haa dovuto confessare die fu Tempio , e nun Sepolcro fin dalla sua fonJazione ([uel monurneuto ,, Poco sotto le Polverie- ,, re ( dicono quelli) per la medesima strada Romana , dalla ,, parte sinistra degli orti . .'. vedesi mio aulico Tempio, „ di forma rotonda , a somiglianzà dèi Panteon Romano . ,, Esso è di Vaga struttura , e mollo ben conservato ; ma ,, presso gli Storici Tiburtini non trovasi notizia alcuna a ,, quale profano Nume fosse dedicato . Solo la costante voce ,, del volgo lo ha sempre chiamato , e lo chiama il Tem- „ della Tosse ,, (O • Finalmente Tempio lo chiama egualmente il Chomprh Autore del Dizionario Porlalile delle Favole (2) , noa che il Volpi (3) ; e il chiarissimo Ab. Uggeri , per omet- terne altri , in una delle sue Giornate Pittoriche di Tivoli ci presenta sotto gli occhj il prefato monumento, e con esat- tezza Architettonica ne rileva le misure superficiali , e di tutto forma un quadro dettagliato. Osserva in primo luo- go e ne scandaglia il Diametro e la circonferenza . INota quindi nell' interno Otto nicchie di diversa figura e gran- dezza , ed infine da tali osservazioni conchiude che è un Tempio , e congetturando successivamente sulla comune de- nominazione di Tempio della Tosse, si spiega così « Non ce è inverisimile che i Gentili i quali inalzarono Edicole, « e Fani alla Febre , ed alla Mala Fortuna , ne avessero pu- tc re uno consacrato alla Tosse .... conservando questo « edìfioio e forma e denominazione , venne nelli secoli sus- (1) Cabrai , e del Re Ville e monuiìicnii antichi di risoli - Cop. 2. part. I. §. 3. (2) Chompré Dizion. Portai, delie favole art. Tosse. Bdiz. di Bassano i8c4, (3) Volpi pag. i.%. de Tiburlinis pari. 1. Del Tempio della Tosse ec. ao3 M seguenti dalla Pietà e Religione dei Tiburtini converti- cc to ia Chiesa Cristiana dedicata alla Vergine Maria , ed al « Redentore .... Queste due Sagre imagini sono dipin- cc te nelle due Absidi aderenti all' ingresso attuale , e ma- cc nifestano evidentemente il nuovo e posterior Culto , de- ce clinato il quale fu posto in abbandono questo Tempio . ce Egli è però oggetto di curiosità e di studio per gli An- ce tiquarii , e per gli Artisti « (i) . A tutto ciò può aggiungersi un' altra riflessione risul- tante dallo stile degli antichi Cristiani nel convertire i Tem- pi della Gentilità in Chiese Sagre . Vogliono gli Antiquarj , che molte di queste , le quali al presente esiggono in Ro- ma il vero culto , fossero anticamente Tempj profani . In- fatti fra gli altri , ove è la Chiesa di S- Costanza ricono- scono il Tempio di Bacco . (2) , in S. Sabina quello di Diana Aventina (3) , in S. Maria in Ara Cceli il Tem- pio di Giove Feretrio (4) in S. Lorenzo in Miranda il Te.Tipio di Faustina (5). Non costa peraltro, né sembra potersi cosi facilmente provare, che alcuno de' vetusti sepol- crali monumenti fosse sottoposto ad una istessa trasforma- zione, benché si sappia , giusta le osservazioni dell'eruditis- simo Sig. Cancellieri , che i Cristiani abbiano fatto uso del- le Lapidi Sepolcrali servite ai Pagani (B) ; e se gli anti- chi Cristiani Tiburtini, come è indubitato, in Chiesa sa- (i) Uggeri Gior. plttor. dì Tivoli pag, 67. (2) Marlian. Topog. Urbis cap . 25. Fabric. descript, iirb . Romce cap. 19. Fitisc. art. Templwn. (3) Marlian. loc. cit. Fabr. toc. cit. Soissard. Topog. Uro. Rom. 26. (4) Donai, de Urb. Roìn. lib. 2. cap. io. Faiinus uint. Urb. Rom. lib. 2. cap. 6. „ (5) Nardini Rvm. Vet. lib. 3. cap. 12. Borrich. .Antiq. Tiri, fac. cap. 6. n. I. (6) Cancellieri dissertaz. sopra due Iscrizioni della Marti- ri Siinplicia Madre di Orsa , e di un ultra Orsa . 2o4 Letteratura era convei-tirono il nostro Edificio , è ben presumibile che a ciò far s'inclucessero , seguendo il costume del tempo e de' Cristiani di Roma , e percliè era a loro notizia essere stalo originariamente un Tempio del Paganesimo . Le ima- gini della Vergine , e del Redentore , dipinte , secondo il pre- citalo Uggeri , nelle due Absidi aderenti all' ingresso attu- ale opera dimostrano di secoli bassi , ed oscuri . Infatti ver- so la metb del secolo XVI , quando cioè scrivea Antonio del Re , come pocanzi si è veduto , già era declinalo il nuo- vo culto religioso , e perciò a secoli più antichi rimontar dee la Ep'>ca in cui fu quello introdotto, ed in cui fu det- to edificio in Chiesa convertito . Giusta il titolo tradizionale di Tempio della Tosse , o della Dea Tossa , si potrebbe dir la questione quasi de- cita, se nel catalogo degli innumerevoli Dei di Roma pagana la Una o l' altra di quelle Divinità si rinvenisse. Cicerone ci ri- arda un Tempio alla Fehre dedicato nel Palatino (i) , e tre n'esistevano in quella Capitale si tempi di Valerio Massimo, qurlio cioè nel Palatino, il secondo nella Piazza dei monumenti di Mario sull' Esquilir:o (2) ed il terzo nel Fico di Longo . Che anzi sembra che questo culto anche fuori di Roma si fosse dai Romani propagato; poiché un marmo riportato fra gli altri dal Grutero (3) , dal Fabretti (4) , dal Pilisco (5) , (0 Ciccr. ile Nat. Dcor. lib. 3. ccip. 2$. ,, Tebris enim Fa- nam in Palatio conscrvatum videmus „ (2) Valer, max. Uh. 11. cap. 5. „ Febrem ad minas noccn- dam Templis colebant , quorum adliuc unum in area Mariaiiorcftn 1,'ionumentorum , tertium in summa parte vici Long!., Fedi S. ago- stino Eiìist. 27. ad Maximum madaurensein . De Civit. Dei Uh. 3. cap. 20. , et lib. 4- ca^. i5. Enarrai, in Psal. 10^. . Alexand. ab Al(^.v. GeniuL lib. \. cup. \Z. cum Annot. Tiru(juel. Gy rat- di Ilist. Dcor. Syntug. 1. (5) Cirut. pag. 97. 1. (4) Fuhrelti de Colimi. Traj.Cup. i. (5) Titisc. art. Febrls Del Tempio della Tosse ec. ao5 ed ultimamente dal eh. Sig. Doti. De Matteis nella sua ele- gante Dissertazione sul Culto reso dagli antichi Romani alla Dea Febre (i) , ci si fa conoscere un monu mento ad essa dedicato nella Trasilvania , ove i due primi dei delti Autiqaa- rj affermano essera stato detto marmo trovato (2) , Un Tempio alla wa/a Fortuna vedeasi pure suU' Esquilino (3) ; e la Tem- pesta (4) , la Rugine (5) , il Pallore , la Paura (6) , la Sca- bìa (7), ed altre simili Divinità stravaganti e nocevoli , Fani , e Tempj avevano anche esse. Ciò non pertanto né Fano, né Edicola alla Tosse, o alla Dea Tossa si trova cousagrato. Se- sto Rufo y e Publio P^ittore fra gli antichi , il Marliani , il Minatolo , il JYardini , i lodati Gir aldi , e Pitisco, e tanti altri moderni Antiquarj , col pii\ minuto dettaglio la serie descrivono di tutti i Tempj , Fani , ed Edicole , che erano nelle diverse Regioni di Roma, e de' Numi in esse ido- latrati , e mai fanno menz.ione della Tosse, o della Tossa Dea , o di un Tempio , Fano , o Edicola , ove fosse il di lei culto praticato . Vero è però, che il prenarrato Chomprè sotto la pa- rola Tosse , dice appresso « Tosse , Dea dei Romani , che aveva un Tempio in Tivoli jj Ma questo dottissimo mi- tologo pare che siasi troppo buonamente fidato della voce volgare , e tradizionale che su quel monumento correva , pdi- FEBRI. DIVAE . FERRI SANGTAE . FKBRI . MAGNAE CAMILLA . AMATA . PRO FILIO . MALE . AFFEGTO . P. (1) Roma (2) Pitisc. loc. cit- (o) GyraUli Hist. Bear. Syntcìg. 1. (4) Idtm loc. cit. (5) Borrich. Ant. Uri.. Fcic. ccip. 6. §. 5. (6) LiV. lib. i. Cup. 27. S. August. de Ci^it. Dei lib. 4. Cap. i5. „ Cur autem et iniquità^ Dea non est. ... Si Favor , «t Pallor , et Febris Dii ? „ (7) Prudent. press, il d. Sr. Br. De Mcdieis loc. eU. pag. q. to6 LETTERATURA che, come testé si è provalo , la superstizione e Teologia pagana de' Romani non conoscea questo Nume , né veruno autore antico , o altra memoria dì qualche sicuro ed auten- tico carattere rivestita ci può istruire di un Tempio alla Tos- se esclusivo nel territorio Tibiirlino ; ne risulterebbe for- se una qualche congettura, se la Tosse chiamar si potes- se la malalia del Clima ; Ma questa circostanza non sussi- ste, e riguardo al tempi antichi e al clima Tiburllno è da Catullo smentita. Attaccato dalla Tosse si porta questo Poe- ta nella sua villetta circa un mezzo miglio distante dal- la Città di Tivoli , e ne rimane pienamente sanato . et O « mia villetta ( dice Catullo ) Tìburtina o Sabina che tu sia, ce poiché da quelli che vogliono far cosa grata a Catullo , « appellata sei Tiburtma e da quelli che cercano « dispiacergli Sabina ma o Sabina, o piiì vera- te mente Tiburtina che vogliono chiamarti , ben volentieri te venni a trattenermi nella tua posizione suburbana, e scac- tt ciac dal mio petto la Tosse maligna n (x) . Altra adunque essere dovette la originaria destinazio- ne di quel monumento, e ad altro INume dedicato. Nel discorso preliminare della mia Storia di Tivoli art. 4- prO" posi per semplice congettura che quello esser potesse un piccolo Panteon da Marco ^grippa , Autore del Panteon Romano , o da Cilnio Mecenate presso la sua celebratissi- ma villa costruito . Malgrado questa , forse troppo ardi- ta congettura , nuove scoperte e recenti osservazioni m' in- ducono ora a proporne delle altre . (i) Cut III. Epig. 44- ■.1 O funle noster sca Sabine , seu Tibars', Nam te esse Tiburtem autiimant qaibas non est Cordi Catallum laedere , at quibu!, cordi est Quovis Sabinam pignone css» contendunt . Sed sea Sabinam , seu vcrius Tibars , Fui libcnter in tua Su!. urbana Villa , malamque pectore expuli tussim . Del Tempio della Tosse ec. 207 Sié detto , ed è filio notorio , che la mole predetta è di forma rotonda; insogna l'erudito Lamenti, che gli antichi Tempi in tal modo fabbricati dedit-av^nsi ordin^rianente a Vesta , a Diana , a M'^mirio , e ad Ercole ce Tempia rotun^ da panca; f^estce duntrarat, Diance, Herciilis, et Mercii- rii » (i) Nel precitato articolo del preliminare discorso del- la Storia di Tivoli ho accennito che Festa , Diana , Mer- curio , ed Ercole Tijmpj avevano in qnella città , e che il loro culto respettivo parte facea dilla Religione idolatra dei Tiburtini . Potrebbe sospettarsi per avventura che ad alcu- no di questi Numi fosse quel Tempio dedicato , se una Iscrizione conservataci dal lodato .Antonio del Re non das- se luogo ad una nuova non affatto dispregevole congettura. Racconta quel Purio Scrittore che , intagliata in un marmo presso il monumento, di cui è questione, fu tro- vata la Epigrafe seguente AiSTiNoo i<:t beleno par aetas FORMAQ PAR EST CVR NON ANTINOVS. SiT QUOQUE QUI BELENUS Q. SICULUS. (2) Interpretandola quindi , suppone il Del Re , che Quin- to Siculo , il quale amava Beleno , ui età , e di bellez- za eguale ad Antinoo , avrebbe desiderato a quello la sor- te <1I questo ; Mi il Volpi crede meglio , che quel marmo formi uno elogio di de tto Antinoo , e lo spiega nel modo seguente ,, Quimqutm hi versus etiam in laudem Antinoi „ explicari possint. Belenus enim Graecis dictus est Sol. Sca- fi) Joseph LaurIa- rimis Dei A.ntinoi Capite , et titulo percussis illain oelebrasie coa- tentus ; nihil frequeatias aite oculos quam ejus iina^iiics, quo- camque pergeret, hahere voluit . U.ule Villa Adriani Tiburtina to« ta scatait ubiqae Antinoi statuis picturis , caelataris , in tantum ut tot etiam post soecula plures eorum no:>tra qaoqae aetate ibidem refossae futìrint „ Del Tempio delxa Tosse ec. ^h Edifi'^io , era, riguardo ai tempi antichi, quasi a conl.-itto della ViJla di Cilnio Mecenate , e quasi sulla estremità del- la spianata inferiore deìi' altra Villa di Giulio Cesare , poi di Crisno Sallustio . (i) Non potrebbe pertanto congettu- rarci che quel Quinto Siculo Autore della Iscrizione e del monumento che la riguardava , fosse stato un successore dell'una o l'altra di dette Ville, erbe per lare tosa gra- ta alio Imperadorc tuttora \-ivente, td anche s.-guita la di lui morte, aveis; fabbricato cjuel Tempio v.d Anlinoo , e lo avessi per adalazioae al Si)le uiruaglJato ? La forma del- lo edificio, come costa, è rotond;i , e così appunto erano i Tea,)) :\\ SAi; dedicali ce Tempìoium quoque forma va- ria *^('sia-: , Solis ,et Liberi rolunda , al dire del precita- to Laiirctiii . (2) Mia (jieiio d'snorso oppor si poti h la materiale strut- tura dc'l T;u)ii) medesimo , che iii'.Ur,,. lia età allo im- pero di A bi;ino poUc"ioré . Ciò aou pertanto non resteik aiFitto anaie. Itati l-i ncsiia coagetiura . Imperciocché costa, che il Culto di Aiit'iiijo nor si spcìiso colla morte del Ce sare , che ne fi l'Auto -e, confettile rilevasi dalle opeité di E-^esi'in'y , e di (J-i^e: . ^lige ippo storico greco del Seco- lo li. Irovavasi in Pv-ma srito l'impero di Marco Aure- lio, e nell'Ann) iSo. si restituì ue'la Grecia . Kgli scris- se una storia Ecd.'siastica in cinque lib.i dalla morte del Redentore fi;io al P lutificato del Papa Aniceto , dì cui non restono , che alcuni frammenti . (J) In uno di questi , ri- (1) fedi Cabnal e dal Re loc. cit. cap. 5. §. 1. e Storia di Tii'oli Tom. I. pag'L 214. (2^ Loc. eit. (1) l FraiTiinonti di Egesippo sono stati raccolti e pabljlfca- ti con note dal P. Hallolx. Non biiojna eonfoalire questo eoa altro lìjjojìpp > di malto poUeriore , ohe scrisic; al l'iì lìi^ri sul- la Uiitruziouii di Gjrasaliai.nj , e sulla 2; ^ erra dtfji,ìi Ebrei. . . . 14 * 413 Lettera TURA portato da S. Girolamo , si scorge chiaramente , che ai tem- pi di quello Scrittore vedeansi ancora ì Tempj di Antinoo , ed era tuttavia in vigore il predetto ginnico combattimento appellato Antinojo « Tumulos mortuis ( dice Egesippo ) « Templaque fecerunt sic xisque hodie videnius , e qaibus « est Antiiious Scrvas H>iJriaiii Ccesaris , et Gjmaicus Agon « exercetur Antinoius « (i). Quindi Origene , posteriore ad Egesippo poiché vivea ancora circa la metà del Secolo III. , fa conoscere colla stessa chiarezza , che nella età sua 1' ido- latrico culto di Antinoo durava tuttora . Disputando egli contro il celebre Celso Filosofo Epicureo , il quale sembra che avesse fatto un elogio a quel culto , gli o[)pone tut- ta la empietà del medesimo , dimostrando non contener esso che una parte dei tanti tenebrosi misterii Egiziani «t Talis est is , ( Antinoo ) , qui apud Aiitinopolim ab jE- « gyptiis prò Deo coli tur ( scrive Origene ) , de quibus « virtutibus fabulantur quidem quibus inde qurestus est . . ec Quamvis si (juis incorrupte veritalum scrutetur in rebus «e Antinoi , nihii inveuiet praeter prcesiigiosa quaedam ^Egy- «c piiorum misteria ce (2) La villa Tiburtina di Adriano , adorna come si è det- to , di tanti m')uumenti di Autinoo , anch' essa non finì col- la perdita del di lei Fondatore , conciosiachè è provato che i Cesari successori venivano sovente a trattenersi fra le mol- tiplici e seducenti magnificenze della medesima , e per lun- ga stagione servi a loro d'ordinario diporto . Essa in fatti somministrar dovea un attraente soggiorno anche sul cade- re del Secolo HI. allorchò 1' augusto Aureliano , per ad- Vcdi Morcry clLctian. Hist. Art. H<^^esippe , e AUss. Simmaco Mazzocchi CcUend. Marmar. Napnlct. (i) Fresso S. Girolamo de yiris Illusi, cap. 22- delle sue Optre Tom. 2. pag. 849- Ediz. f^allarsii Feronae l'jSS- (2) Oriceli, coni. Caelsum Lio. 3. N. Z6. DEr, Tempio della Tosse ec. 2i3 dolcire le noje della servitù alla famosa Zenobia Regina de' Palnxireni , le volle assegnare nel Territorio di Tivoli una convenevole possessione presso la Villa predetta, giusta la testimouianza dì Trebellio PoUione . (i) Se dunque il culto di Antinoo esisteva ancora nella Grecia , nell' Egitto , ed altrove nel Secolo III , è presu- mibile che in Roma , nella Corte Imperiale , esistesse ezian- dio , ed in Tivoli segnatamente, ove nel Reciato della pre- fata Villa era in tante guise , e sotto tante forme quel Nu- me imagnario rappreisentato . Sicché potrebbe congetturarsi che durante lo Impero di Adriano , fosse stato costrutto uà monumento sagro ad Antinoo in quel luogo ove ora vedesi lo edificio , di cui è questione , o ancora in quelle vici- nanze , pe' sopraccennati motivi , che a tal monumento , for- se minato, o minacciando mina , fosse stato sostituito det- to edificio nel Secolo III. , e nel principio della decadenza delle Arti, in cui era vigente tuttavia il culto di esso An- tinoo , ed in cui la superstizione de' Cesari Romani, e l'adu- lazione dei Popoli verso di essi non era meno forte di quel- la dei tempi del Successore di Trajano . Qualunque però sarà per essere la forza di questa e delle altre indicale congetture, sul Nume a cui fu la mo- le surriferita originariamente dedicata , e sul tempo in cui venne costrutta , il Lettore non pienamente appagato potrk tuttavia nella iucert(;zza restarsi . Ma non cosi sembra po- tersi asserire , riguardo al punto che ha somministrato il tema alle presenti Osservazioni; poiché la Tradizione costan- te e immemorabile , V Aiilorilà dei patrii ed esteri Scrit- tori , la forma della mole medesima , cogli altri addotti ri- lievi ci determinarono a crederla un Tempio , e non un Se- polcro . CO Truid. Voli, in RUt. Mig. Lugd. Bat. 1672. si4 Letteratura A persuader poi ( a. 'Ila combattuta ipolesi ) clie fos- se un Sepolcro app.irtMieute alla Tossia fnniglia ed a quel- la precisamente, di cui si parla nella Inpide , degli scavi di Tor sapienza , Qoa vi è che la sein,)lice e nula congit- tura della coaformilà desunta dì essa famiglia alla voce , o titolo tradizionale della Tosse; ciò che par troppo poco per potersi anaunziare come uà fatto sicuro e incontrastabile . Malgialo per altro quanto si è da me sinora dedotto, se memorie più sicure , e più convincenti ragioni si pro- darrannj sullo articalo controverso , io non solo abbando- nerò la mia opinione , ma mi fatò un pregio eziandio di U'iiformarmi alle altrui erudite ed antiquarie scoperte . Mio scopo si è d' illustrare qujl Suolo , che mi diede i natali , e non di attaccar brighe letterarie. La docilità ed una mo- desta rassogufizì^ne sembra a me che debbano formare il ca- rattere di coloro i i quali ùella cartiera scientìàca pongono il piede . Sante Viola , 2l5 Illustrazione di una Iscrizione Greca . Salvatore Betti al suo Girolamo Amati. E ccovi dato modo di spendere qualche ora in bellissime fantasie . Una greca iscrizione de' tempi barbari , che ha fatto girare il capo , e dir mille cose a' più riputali cono- scitori d' antichità ; sema che niuno mai cogliesse nel ve- ro . 11 Passeri e 1' Olivieri , que' due gran pesaresi , ne te- nevano la lezione quasi per disperata j né andavano mai a vedere la lapide nella basilica di S. Decenzio di Pesaro , dove tuttora esiste , che non sentissero all' anima un gra- ve rincrescimento . Il celebre padre abate De-Costanzo vol- le tentarne per ultimo la spiegazione , che mandò in una lettera al padre abate Giordani de' camaldolesi , e si ha nel cod. olìveriano CCCLIX. Ella è la seguente . ,, Diciamo qiial- ,, che cosa della iscrizione greca barbara che mi avete man- „ data. Gl'idiotismi nelle iscrizioni greche e latine del IV. ,, V. e VI. secolo sono frequentissimi : scorrettissima n' è „ 1' ortografia , e confusi i termini . Una però cosi bestiale ., come questa pesarese non so se si trovi: onde per la sua „ mostruosità acquista il pregio di rarità . Comincerei a „ leggere la prima parola , in vece dì OTpANiC 9 OTAlc ; „ e la seguente , A0ANATOC : doriche 1' espressione oucTs/? ,, tx.d-ei.vctT 01; , nemo immortalis , nelle lapidi greche costan- ,, temente s' incontra . Nella quarta riga v'è un brutto ro« „ spo ; ma dev' essere il nome del morto EIcTABApiC • E „ però chiara la penultima parola EN0AAEKAIT : xa/T ìa ,, vece di «.uiTxt , hic jacet . E' anche chiara 1' ultima pa- ,, rola : ma lo scultore o raarmorino si scordò di metter© „ i^titriv £TW , DÌxit annis, prima di EKATOK , e supplì eoa j, mettere iu un lato eeTA , che ragionevolmente si de» 2i6 Letteratura 5, ìnterprelare e^ttf^v ETh . Sicchò l' iscrizione corretta di- ,, rà così : OTAIG A0ANA TOC HI CTAEAPIC EN0AAEKA1TAI i(»ffiv ETH ekaton Io non mi tengo certo un gran fatto negli studi d' an- tichità : ma parmi scorgere tuttavia , che 1' interpretazione del padre de-Costanzo è piuttosto ingegnosa che vera . A voi dunc^ue ne chiedo , a voi che siete si gran maestro di queste cose , che quando ci ponete 1' ingegno ben può ap- propriarvìsi quel nil molitur inepLe d' Orazio . Fate eh' io ne .sia favorito coli' usata vostra cortesia : e state sano lun- ghi anni ad onore delle lettere , e a conforto degli amici . RISPOSTA V. oi mi strignete in si gentil maniera , ed a cosa tanto bella e conveniente , <;he il non corrispondervi sarebbe un gravissi- mo ptccare contro ogni civiltà e decoro . So bene di non avere in me alcun magistero , e di non meritar quindi l'espressioni d' onore , delle quali mi colmate. Se m'appongo ad antiche lapidi , talvolta non infelicemente, ciò proviene come da uno slancio di passione verso quegli studj , che sarebbero stati a me prediletti . Conoscete quanto mai questi richieggano di libri, quanto di agio , onde consultarli frequentemente; e quanto io me la passi tutto di sommerso in altri lavori . Vi replico ciò non ostante la mia lezione e spiegazione del monumento Pesarese , quale mi si offerì spontanea , allor- ché me lo mostraste la prima volta , alla presenza del no- stro Osiaudro . ^A-- ^ IscRiz. Greca Illustrata. 217 OTPANIG . ANNA. 0OMA2EI . CTAFApIO . EN0AAE . KEITaI (ircov) EKATON . EOTA . Caelestìs , vel Cacasti'. a , Anna , ( uxor ) Thomasi Stavaris , hìc jacet , ( annorunt ) centiim septem . Crederei , che i nomi di Celeste e di Anna dovesse, ro ammettersi per ciascuno , quali ben proprj in j;nn don- na Cristiana . Il primo è forse addjettivo , clie alliìde alla santa vita , menata dalla nostra sopra centet.-tria . ]Nè qui, né dopo , non -v' ha nel marmo alcuna mostruosità , o bar- barismo , fuori del consueto , Il P. De Costanzo fu dun- que travialo dalla erudizione, la qual certamente si fa mae- stra d' inganno , se retta non viene dal criterio . Questa gK suggerì alla mente una frase , ovvia si , ma non indi- spensabile , ne' monumenti Cristiani e Gentileschi ; della quale d' altronde non si trova quasi orma nel chiarissimo « distaccato OYPANIG . ANNA . Potrebbe anche aversi me- glio quell' OYPANIC pel nome personale della defunta . Es- so ci fa sentire la forma de' più belli vezzeggiativi , da OYPANIH , o OYPANIA . Saprei comprovarvene 1' uso , tanto ne' tempi migliori della lingua , che ne' declinanti , o barbari . Se questa seconda interpretazione più vi piace , allora 1' ANNA prender si debbe pel cognome paterno della Celestinuccia di cento e sette anni . Siffatti cognomi erano già nati presso i Greci de' secoli X. XI. e XII. Parecchi di es- si terminano in A: pronunciandosi allora come le nastra pa- role tronche ,• sia pure acuto o circoaflesso 1' accento , con cui vanno segnati . L' udir ciò farà maravigliar forte colo- ro , i quali studiano la prosodia sulle Grammatiche sol- tanto. Ma , se io volessi sostenere tutto 1' assunto con esem- pj » questa letterina riuscirebbe nojosa e pesante un pò trop- po . Segue eOMACEI , eh' è scritto , assai perdonabilmente a tutti i Greci moderni , senza 1' u mega , col sigma mi- ai8 Letteratura nuscolo f , e col solenne El , in vece d' I semplice o dop- pio . Esperti , come siete , voi ed il Sig. Teofilo vostro pa- dre , nella lettura delle carie de' basai tempi , saprete bene, che i popoli , nel rustico loro Latino , aveano formato nuo- ve declinazioni . Tra queste s' ammira costante , a dispetto delle regole di Prisciaiu e Donato , Thomasius , Tlwmasii , e Tlioinaxii . Donde sarebbe mai derivato il nostro Tom- maso, ò Toìna< ukktjJ'ÌVìi rrxpA tov AS'^13.v , y^ctV' Hurav VTTOftpuyivruv KxriTroSu . Pisauruin civilas , ejusdem AnLonù (soloìila , al simun Hadriacain si'a , vora^inibus subtus juptis , mari absorpLa est . L'Olivieri ( Ma, mora Pisaurensia , pa^- li.\. ), contro convenienza, e con un pò troppo di miilanieria , ha preleso di gittare a terra l'au- IscRiz. Greca Illustrata aaS torìtk di un filosofo magistrato , che componea in Roma , sotto l'impero de' Vespasiani , quell'opera delle Vite paral- lelle , vero tesoro di scienza e delle piiì esatte istoriche co* gnizioni . Gli argomenti suoi sono però semplicemente ne- gativi , e vaghi quanto il raziocinio . A me fa più impres- sione , il non trovarsi né avanzi riguardevoli di fabbriche , né marmi scritti della Colonia Giulia Felice , o dell' Au- gustaa , tra tanti che n'abbiamo d' epoca posteriore . Una osservazione, come suol dirsi oggidì , geologica, mi trattie- ne la mente anni sono , che passai alcuni soavissimi gior- ni presso l'incomparabile Ospi tallero . Ella è , che sporgen- do colà sul mare una catena di colli, dal promontorio di Focara fin verso Fano , il solo tratto della luagheijia dell' odierna città si mostra sgombero d'ogni montagnuola , ed anzi avvallato e disiigucde , più che non soglia sulle spiag- ge sottili . Ciò mi rende assai probabile , che 1' acropoli , o la città Giulia , fosse posta una volta su monti cello caver- noso e fissile, quali sono i fiancheggia nti , cinto da rista- gni maremmani , e poscia ingliiottito dalle onde , che sem- pre corrodono, e sempre appianano e ricolnirìno . Mi sov- viene ancora con piacere, che incontrando l'amico al filo- sofico passeggio del lido , mentre io tornava da certe fac- cenJuole con un di lui domestico ( srusate ) a me sovra tutti carissimo, egli m'additava i ciglioni a levante , sog- getti a si continuo sfacimento , che ne cadono macigni , ed impediscono la strada di marina per Fano , che sarebbe più breve , e più deliziosa 1' estate . V accorgerete però , mio Betti, e me ne accorgo un poco anch'io , che queste le non sono già fantasie , ma cose pesanti assai , ed mz\ opprimenti . Cesso adunque per lo meglio . Gradite la mia buona voloalà j Che io sono fei-maineu. te il vostro GiROLAjfo Amati , is4 y^iaggio nella Grecia fatto da Simone Pomardi negli an- ni i8o4- i8o5. 1806, arricchito di tavole in rame. To- mi 2. Roma 1S20. Presso Fincenzo Poggioli Stampatore Camerale . xVidondano al di là delle ftlpi e nei paesi del Nord le slo- rie dei viaggi, e di continuo altre se ne pubblicano j ed i giornali letterarj ed i fogli periodici , spesso compendiano nuove politico-commerciali spedizioni , cui associano dotti cooperatori , per la geografia , per la geologia , per la sto- ria nnlurale , costumi , e religione di popoli o per anche igno- ti , o non ben conosciuti , che abitano i grandi continenti o le immense isole dell' Asia , dell' Africa , delle Americhe , e delle terre Polari . Ma questi utilissimi sforzi , che tan- to i.iiiii'scouo a dilatare la sfera delle umane cognizioni , 6e onorano gli attuali governi , non tolgono ad Italia né il primato di simili intraprese , né il merito di cooperare , per quanto il suo stato ora le permette, nelle ricerche dell' utile e dello scientifico sparso nella variata superficie del globo . Signora dei Mari nel medio evo la nostra penisola spediva i suoi navigli dal fondo della palude meotide al di là delle colonne d' Ercole per concambiare i suoi prodotti e m.niiatiure, con l'altrui derrate e spezierie, e quando quel- le repubbliche di altro non si ©ccupavano che di gelosia di stato e di guerra , un Marco Polo , un Pietro della Val- le, e poi altri desiderosi d'istruirsi, viaggiavano in lonta- nissime regioni per riportarne notizie peregrine . Cadde la potenza d'Italia, e le gare di partito, gli ostracismi e le pugne civiche si cangiarono in scientifiche e leltanarie accade- mie , che tanto contribuirono all'incremento d»lle scienze , e vivo mantenuero il desiderio delle ricerche nei grandi con- Viaggio in Grecia 226 tinenti oltremarini . Né a' nostri giorni questo spirito di ri- cerche è illanguidito . L' opera del Sig. Pomardi , della qua- le siamo per dar conto , cono orre a provare la nostra as- serzione , come i nomi di un Gavazzi , di un Borgia , e di un Belzoni gli fanno eco (i) . Viaggiò il signor Pomardi nella Focide , nella Beozia , nell'Attica, nella Tessaglia , nella Megaride, nella Corinlia .nell' Argolide e nelle isole Ioniche negl'anni 1804. i8o5. e .806. in compagnia del Sig. Eduardo Dodwell come disegnatore. Nello scorso anno il signor Dodwell pubblicò il suo viag- gio in Grecia in idioma inglese , con grande lusso di tipo- grafia , onde per questi e per altri titoli lodevole ed uti- le a chi quella favella intende , ma non fatto a garbo de- gl' italiani . D' altronde il Sig. Pomardi zelante dell' onore della natia sua patria volle che il suo viaggio servisse a suoi nazionali che volessero visitar la Grecia , e come fede- le itinerario, e come semplice storia delle cose coi suoi pro- prj occhi verificate , e come raccolta di vedute di paesi 'un dì famosi, e che destano rimembranze di ogni genere a (hiun- que ha cognizione anche superficiale della Greca storia . E posta a principio dell' opera una carta generale rap- (0 Gavazzi presso il Cairo raccolse molti idoli Egizj ed altjrf aMìchi marmi , che saranno situati nell'impareggiabile Maseo Pio- Clementino-Chiaramonti . Borgia Camillo visitò le ruine di Cartagine e riportò in Na- poli notizie e testimoni di quanto aveva osservato . La prematura morte di questo cavaliere ci ha privato di veder colle stampe re- so pubblico quello scientifico viaggio . Belzoni Architetto Romano percorse I' Egitto , fece dei scavi presso Tebe e rinvenne una superba statua di Giove Ammotie . Arrivo nella Nubia e fu il primo Europeo che penetrasse nel Tem- pio d' Ypsambull : scopri con opere peno^^e e difficili V ingresso che conduce nel centro della seconda piramide detta Hi Gisa, "e su- però in arte meccanica i talenti di molti artisti facendo trasporta- re sul Nilo la gran testa di Memnonc , operazione prima di lui iautilinente da quelli tentata . G. A. T. VI. x5 226 Letteratura presentante le provùicie dall' A. scorse . Nei due primi ca- pitoli racconta quanto vide partendo da Reggio per re- carsi a Messina , e nella escursione fatta al capo Scaletta . To- arraina , capo Schiso , Aci reale, Longina , Catania , Lenlinì e Siracusa . Noi lodiamo il nostro A. che con Strabene Tu- cidide e Pausania rincontri queste sicule marine non meno delle greche famose , ma non ci tratterremo a seguirlo mi- nutamente in questi luoghi perchè già noti per t.-inti scrit- tori antichi e moderni, e perchè della Grecia c'interessa parlare . Vedendo Messina dal mare restò soi-preso da quella immensa fabbrica lunga mille novecentocju.iranta passi in parte ruinata dal terremoto del iy83. , che clnamano Pa- lazzata . Fa questa fronte ad una strada , e finisce con le fortificazioni, che giungono fino al mare. Si riatta adesso con grande attività setto la direzione dell' ingegnere mes- sinese Signor Giacomo Minutolo. Partendo da Messina il nostro viaggiatore alla volta di Siracusa un dì principale cittk della Sicilia , passò il capo Scaletta ed il capo di Sant' Alessio , Lasciò da un lato Toar- mina , per visitarla al ritorno da Siracusa. Superalo il pro- montorio Schiso vide l'enormi masse di lava etnea , e si diresse ad Aci reale , che appena mostra alcune traccie del famoso fiume di tal nome, come noi leggiamo in Vibio Seqest. lib. 2. ,, y4cis ex monte Etna in mare decurrit , ex cujus ripis Poljphemus snxuin in Ulissem egisse die i tur . 11 borgo di Longina , o porto di Ulisse , non tratten- ne il nostro viaggiatore , perchè ora in luogo del Portus ah accessu ventorum immotus et ingens Ipse , sed horrijicis juxta tonai Etna ruinis , (1) presenta immense masse di lava dove prima era mare . (i) Virgil. Aeneid. lib. 3. Viaggio in Grecia 227 . A Catania distrutta più volte dalle furie del prossi- mo volcaiio , e Sempre riedificata , osservò le belle chiese , il portico , la piazza ettagona di gotica architettura , ed il Museo di Statue e di storia naturale del Principe di Bi- scari . Bisogna credere che il tempio di Cerere , e i tre ma- ravigliosi teatri , uno di pietre quadrate nere situato ver- so Leoutioi , l'altro verso la porta Steslcorea o Acida, ed il terzo presso la Chiesa di S. Agostino , per l'eruzioni dell' Etna sieno interamente scomparsi , non facendone il Sig. Pomardi menzione . Parlando di Catania ci piace ricordare quanto leggiamo in Plinio (2) che 1' uso di fare orioli so- lari fu da questa città portato a Roma da M. Valerio Mes- sala al tempo della prima guerra Cartaginese . Leontini la più antica città Sicula una volta popola- tissima ora non presenta altro d' interessante , che caverne tagliate con lo scarpello nel vivo sasso , delle quali s'igno- ra i fabbricatori e 1' uso , -ed alcuni castelli sulle vette dei monti fabbricali 0 dai Normanni , o dai Saraceni ^ che ora vanno in mina . Dirigendosi alla volta di Siracusa , si presentarono al- lo sguardo del nostro viaggiatore gli avanzi di un edificio a basamento quadrato sorregente un éorpo di fabbrica circo- lare, chiamato dai naturali del paese la Guglia, e da lui creduto un sepolcro . Grandeggiano i rottami , ed i soprad- detti avanzi in mezzo ad una vasta pianura , passata la quale si giunge a Siracusa . Ai tempi del vecchio Dionisio , se- condo che il Pomardi riferisce , era questa città divisa in cin- que regioni denominate Orligia , Acradina , Tica , Neapo- li , ed Epipoli 5 ma noi leggiamo in Cicerone nel libro con- tro Verre che Siracusa era composta di quattro città, non facendo menzione di Epipoli , ed abbiamo osservato che Stra- (1) Lib. 7. Cap. 90. i5 228 Letteratura bone conta in Siracusa cinque regioni perchè suddivide 1' Ac- radina in uiontucsa , td in pi;uia , ed anch" esso non parla di Epipoli ', cnnjuiiqup sia ora non resta in piedi che la so- la Orligia . Corse il Sig. Pomardi a ricercare il tempio di Diana , ed il famoso di Giove Olimpico, ma trovò che il tempo avea distrutto interamente questi edificj ; rinvenne la sorgente di ArelusaCi), e rinvenne la spelonca Dionisiaca la- vorata nella pietra a similitudine dell'umano esterno orecchio, e verificò, che chi sta nel fondo sente distintamente i di- scorsi che a voce sommessa in lontano si fanno . Monu- mento di raffinala malizia per sentire i confidenziali disorsi dei detenuti, che i sospetti del palpitante tiranno fa( eva- no rin(hiudere in quella artificiosa caverna. 11 teatro an- tico è superstite nella regione di Tira , e lo ha veduto sgombro dalle macerie e ripulito dall'erbe parasite. Lasciò Siracusa , e tornando a Mt^ssina , non trascurò di salire a Toarmina posta sul monte Tauro . Videvi un tea- tro costrutto di mattoni cotti non molto danneggiato , spe- cialmente nella scena, e che gli avanzi di colonne, di ca- pitelli e di varj marmi , dimostrano essere state quelle un' opera assai magnifica ; vi ritrovò le antiche cisterne , e le ruine del tempio d' Apolline Archegeto . Alla fine di Gennajo i8o5. prima di far vela verso la Grecia , vide sfilare dieci vascelli e tre fregate , che (0 1 poeti si deliziarono a mescolare ( poeticamente ) le ac- que di questo fonte con i|uelle ilelF Alleo fiume d' Arcadia . Fra gli altri Virgilio nel 3. della Eneide volgarizzato dal Caro cosi sì esprime . Giace de la Sicania al golfo avanti Un isolotta Per nome Ostigia • A qucst' isola è fama Che per vie sotto al mare il greco Alfco Vieti da Doride intatto , infin d' Arcadi^ Per bocca d' Aretusa a mescol'iirsi Con r onde di Sicilia ;...,, Viaggio in Grecia 229 rammiraglio Nelson condiiceva nelle acque d'Egitto; spet- tacolo imponente anche per il concorso dei battelli carichi di persone che d.iì lidi vicini si emno messi in mare . 11 primo giorno di Febr^jo salpò da Messina con vea- to prospero, che presso Cotrone divenne furioso senza far- gli deviar direzione , e giunto presso Cefalonia vide la città che i Greci chiamano Cacava sommersa nelle acque j si pose in un battello per avvicinarvisi , ed osservò v.rie colonne e capitelli caduti , che attestano essere essa stata a' suoi tempi ragguardevole . Felicemente navigando per un- dici giorni si approssimò a Messalongi , e gettata P ancora al- la distanza di sei miglia , per essere sottilissima la spiag- gia , e sul battello traversando (juesto tratto di mare , pose il signor Po?iiardi il piede a terra in questo villaggio dell' Acarnania . Egli e la sua compagnia furono corlesemente ricevuti in casa propria dal signor Pantaleonc Pallamari , e cosi ebbe agio di vedere tutto 1' abitato ed i contorni . La massima parte di questo villaggio è occupato dai Greci , che vi hanno cinque chiese, e da otto o dieci famiglie Turche per il culto de' quali è sufficiente una sola Mo- schea. I Turchi per altro governano il paese con un Vai- voda , ed un Giudice chiamato Cadi , Messalongi ha un cat- tivo fabbricato e pessime strade , ma poco lungi vi sono avanzi di antichi monumenti chiamati dai naturali del pae- se Paloeokastron, che presentano gli avanzi di un teatro, un edificio sotterraneo , e dei muraglioni paralleli costruiti di pietra calcarea a grandi pezzi regolari , comunicanti fra loro con porte piramidali , Scorrono vicino a Messalongi i fiumi Acheloo ed Eveno , e siccome Strabone dice essere stata situata fra questi la novella Oeniade, cosi il signor Pomardi crede che i sopraddetti ruderi a quella apparte- nessero . ii3o Letteratura Lasciò Messa longi e salendo sopra un battello del pae- se , chiamato Pliarion , riguadagnò la sua uavej fece vela verso Patrasso , ed in poche ore vi giunse. Quivi bene ac- colto dal console Inglese ebbe una scorta per visitare quan- to poteva inter«ssarlo . L'interno di questa città nulla of- fre d'importante nel suo fabbricato ; tutte le case sono circondate da un muro , onde per le strade non sì vedo- no fenestre . La sua situazione alle falde di una collina congiunta al monte Panacaico , ora chiamato Voidia , lon- tano un miglio dal mare , non la garantisce dai cattivi in- flussi di un' aria malsana , che nei suoi dintorni predo- mina . Quindicimila Greci , e circa cinquemila Turchi la popolano : un Vaivoda la governa , ed un Disdar Agh co- mnndando una buona fortezza , che alla città sovrasta , tie- ne tutti in rispetto . A piccola distanza dal mare vi fu un antico tempio a Cerere sacrato , sulle cui mine fu poi fab- bricata una chiesa in onore dell'Apostolo Sant'Andrea , che più non esiste essendo stata distrutta nell' ultima guerra con la Russia . Ancora esiste presso questo luogo sotto un grande atrio la fonte descritta da P.uisania , nella quale si pretendeva a' suoi tempi , che un oracolo predicesse con un fenomeno al malati la guarigione o la morte . Volendo recarsi ad Atene per la via di terra ne fu di- stolto , per la notizia , che in Patrasso si sparse , che in Corinto vi fosse la peste. Quindi si rimise ì^ mare per traversare il Golfo di Lepanto , e poi per la via di De- lo giungere ad Atene . In questo tragitto il Sig. Pomardi contem])lò deliziosissimi punti pittorici , ed il suo occhio fu spesso trattenuto da variate scene di montagne che lambi- scono il mare , e cangiano tinta pel movimento delli bo- schi agitati dai venti e per la dissimile superficie delle roc- cie e delle acque che da quelle discendono . Intanto ri- trasse la prospettiva di due castelli , quello di Morea , e Viaggio in Grecia aSi quello di Runielia con in lontano i porti di Panormo e di Drepano ; ritrasse ancora la Città e golfo di Lepanto fa- moso per la insigne notissima pugna navale che fiaccò l'au- dacia Turchesca , e diede a Roma tranquillità , e nuovo spettacolo di giubilo col trionfo di Marco Antonio Colott- na , cui fu accordato come uno dei principali cooperato- tori nella vittoria di si nobile giornata . Continuando lo stesso tragitto ammirò li monti di Saxopirgo , il porto Lam- piri , e nelli alpestri monti dell' Acaja 1 antica Egio , chiama- ta adesso Yostizza ; e volgendosi dal lato della Rumelia , il capo Petronitza gli apri un vasto golfo , che termina al capo Aiidromachi , poco lungi dal quale è situata Galaxi- di . Scese il Sig. Pomardi questo villnggio in fabricato ia una penisola circondata da un vasto e sicuro porto incon- tro a cui il Parnasso e le montagne di Corinto grandeg- giano con le loro vette nevose . Era tempo di Carnevale e tutti gli abitanti si occupavano in certi balli nazionali o cerne attori o come spettatori , alcuni dei quali cambiava- no le vestimenta comparendo i giovani con abiti da don- na e viceversa . Questi balli consistono in un cerchio forma- to da metà donne che 1' una tiene per mano 1' altra , e metà uomini medesimamente abbracciati . Dove finiscono le donne vi è un ragazzo ; ed una ragazza dove termina- no gli uomini . In mezzo di questa rota di danzanti vi è uno che batte a varj colpi un tamburo , e due o tre suo- nano una specie di clarino : intanto i ballanti tengono alzata la gamba destra , e con la sinistra soltanto si aggira- no in molle maniere , e cosi passano festevolmente il lo- ro tempo carnevalesco . Parti da Galaxidì per la via di terra dirigendosi a Sclona . Ctmmin facendo osservò gli avanzi di antiche mu- ra costruite di grandi pietre tagliate ad angoli retti , e striate ad arte nella faccia che mostrano , senza capire » 23a Letteratura quale edificio un dì appartenessera . Giunse a Salona edi- ficata sulle mine della antica Anfissa , ora piccola città po- polata da circa quattromila abitanti metà Greci e metà Turchi , occupati a conciare le pelli ed a tingerle di color giallo. \1 è un Vescovo che risiede in un villaggio pros- simo denominato Crissò . Fuori della città sulla montagna si vede una fortezza , presso la quale restano alcuni avanzi di muraglioni costruiti ad opera ciclopea , come quelle del no- stro Ferentino , Alatri e di altri luoghi , che appartennero alla distrutta città di Acropoli . Ricercò invano il tempio di Pallade del quale fa menzione Pausania parlando della stessa Acropoli , In tempo che il Sig. Poraardi dimorava in Salona i Greci incominciarono la loro quaresima di set- te settimane innanzi Pasqua, ed a questo proposito descri- ve tutte le altre quaresime del rito Greco . Narra ancora il ricCTimento che gli fece l' Agà residente in Salona e ri- porta la conversazione che fece assieme con i suoi compagni col mezzo di un Medico, che parlava il Greco, il Tur- co, e r Italiano = L'Agà domandò chi eravamo, e per qual motivo eravamo venuti a Salona , al che il medico rispo- se elle eravamo galaììtiiomini e che viaggiavamo per ve- dere e disegnare le cose belle ed antiche che sono nel- la Turchia . L' Agà soggiunse : perchè fanno questi dise- gni ? L' interprete rispose: se ne servono per ricordarsi del- le cose che hanno veduto . L' Agà replicò : ma questi Fran- chi vengono qui ogni anno . Il medico rispose che non erano sempre i medesimi : poi si fecero altre domande e risposte di poca entità , Si parti da Salona per andare a Delfi , e dopo sette miglia di strada vide il vilhiggio di Crissò che piccolis- simi avanzi conserva della antica città di Crisa , ma restò colpito dal punto di veduta , che scopre la pianura Cris- sea , il Golfo di Galaxidi , ed i monti della Morea e di Viaggio in Grecia 233 Rumelia , e lo delìneo come in una lavola dell' opera si ve- de . Avanzando verso Delfi a traverso i sassi caduti dal Parnasso , oltrepassò il villaggio di Castri abitato da pochi Albanesi , e dove questo poetico monte si divide in due grandi roccie chiamale Fediiadi sgorga la fonte Castalia dì abbondanti e freschissime acque , che ora servono di la- vatojo alle donne di Delfi . I dintorni di questa scaturig- gine sono pittoreschi , e possono dirsi veramente poetici per quella commozione , che ispira la naturale unione di ru- scelli di limpide romoreggianli acque radenti da balze dì monti nevosi nelle vette, di sassi di vario colore, di ser- pentine frondose edero , e di annosi platani . A piccola distanza della Castalia fonte s' incontra una chiesa ed un monastero di Greci , e salendo verso Delfi fino alla pianura dov' era 1' Ippodromo , vicino al fiume Plisto , restano avanzi di molle opere di Architettura , il cui uso non è determinabile perchè quasi eguagliate al suo- lo, e tuttavia attestano che in questo luogo fosse la città di Delfo che aveva (secondo dice Strabone al lib. IX,) sedici stadj di circuito ( circa tre miglia ) costruita a gui- sa di teatro nella cui sommità stava il tempio famoso di Apollo , Nulla più resta di tante magnificenze e di quel tempio , che prima concorsero a formare gli allori di Tem- pe , poi i favi Iperborei , poi massi di bronzo , e poi pie- tre smisurate , e nemmeno , con Pausania per guida , il sito ove fosse ritrovasi : trovò per altro il signor Pomardi i! famoso Eoo, e la fontana Gassolide . Ai primi di Marzo , due mesi dopo la sua partenza da Sicilia costeggiando il Parnasso passò Aracova e poi il pic- colo fiume Temenè , ed inoltrandosi per la via Schiste giun- se ad , un trivio, nel quale Pausania dice ch'Edipo uccise suo padre . Oltrepassato questo trivio la strada diviene sas sosissima , e camminando per il ramo destro si giunge a 234 ^ etteratura Distomo villaggio di poca entità, i cui abitanti per giuo- co gatteggiano in tifar più lontano che possono delle gros- se pietre , come un tempo i Gteci si emulavano in, tifar pali , palle , e giavellotti . L.isciato indietro Distomo entrò nell'altro villaggio D»ulis o Daulide , nel quale ancora si fabbricano delle Lire a tre corde con somma facilità , dalle quali cavano con un plettro , a guisa di un arco di riolone : un certo suono, che alle falde del Pniiiasso non sem- bra tanto ingrato. Poco o nulla resta dell'antica Daulide se si eccettuino alcune pietre che fnnno parte di un mu- ro ed alcuni avanzi di una porta . Pernottò il nostro viag- giatore in questo villaggio, e il di ii. di buon mattino si pose in cammino per veder V antica Panopea , ora chia- mata Julasc . ( sarà continuato ) 235 Notizie della Venuta in Roma di Canuto IL, e di Cri- stiano I. Re di Danimarca negli anni 1027., e 1 474-» ^ di Federico IF. giunto a Firenze con animo di ve- nirvi nel 1 708. raccolte da Francesco Cancellieri . -fio- ma , Bourlie anno 1820-^m ^. pag. 6%. JLj umano ingegno inventò già 1' arte stenografica perchè lo scrivano aggiunger possa la rapidità degli eloquenti disito- ri . A nostri giorni la rapidità della penna dell'instancabi- le A. esige per cosi dire un' arte nuova perchè gli eruditi giungano a scorrere quanto egli vien pubblicando con fecon- dità veramente straordinaria . Non ancora ci eravamo di- staccati dal gustare la varia erudizione , onde aveva testé arricchite le memorie delle Ss. Mm. Orsa , e Simplicia ec. ed ecco un nuovo parto del eh. A, in occasione della fausta permanenza in Roma delle LL. AA. RR. il Principe Ereditario dì Danimarca Cristiano Federico , e Carolina Amalia . Seb- bene giacesse 1' A. afflitto dall' ostinata infermità delle gam- be , pure in soli sette giorni ha saputo pubblicare queste interessanti memorie, siccome intendiamo dalla dedica ele- gantissima al signor Luigi Chiaveri console residente in Ro- ma della corte di Danimarca , da cui ebbe l' impulso a rac- coglierle . Il ridurre un' opera somigliante dentro ì confini di un estratto , per certo è malagevole impresa : perchè ad ogni passo s'incontra sia nel testo , sia nelle copiosissime note, un' infinita varietà di particolari , che più o meno d' ap- presso accostandosi all' oggetto principale delle memorie, for- mano sempre pel lettoce un ameno e dovizioso campo d' e- rudita curiosila . Porremo tuttavia studio di ritrarre in po- che linee almeno li principali avvenimenti , e circostanze 236 Letteratura de' viaggi fatti in Italia dai Sovrani , e Principi Danesi se- condo 1' ordine tenuto dal cti. A. E siccome in un Iworo estemporaneo , e compilato col solo soccorso della domesti- ca Biblioteca, sarebbe ingiustizia il pretendere , che l'argo- mento fosse del lutto esaurito , così ci permetteremo tal- volta accennar qualche cosa di più per via di note . Ma candidamente vogliam dichiarare , che a queste giunte ci spinse sovente non già difetto dell'egregio lavoro, ma sib- bene amore del suolo , in cui aprimmo gli occhj alla lu- ce , cioè della Città Leonina , che fu spettatnVe delle re- gali comparse e della pietà religiosa de' Sovrani Danesi . GAP. I. Venuta in Roma di Canuto II. nell'anno io2y. Tutti gli sto'ici si accordano in narrare la venuta ia Roma di Canuto II. He di Danimarca . Non convengono però intorno all' epoca precisa . Questa diversità di senti- menti viene a lungo discussa dall' <7«o;7/mo nella prima par- ta scriplorum socielatis Hnfiìiensis pag. a5. e seq. Gli Au- tori Danesi ed Inglesi riportano il viaggio agli anni io3i, o io32. All' incontro il Cardinal Baronie lo stima avvenu- to nell'anno 1020 : e l'opinione dell'Annalista è appog- giata ad una lettera dello stesso Canuto II. all' Arcivescovo , clero, e popolo d' Inghilterra , in cui suppone d' essersi tro- vato in Roma a trattare de' bisogni de' suoi Uegtii e sud- diti col Pontefice Giovanni alla presenza di Corrado Impe- ratore , e di Rodolf) Re di Borgogna . Non fa , è vero , menzione della coronazione di Corrado , (i) ma V indica ab- (0 la cororia/.Ione di Corra lo il Salico in Uoma per man» del Pontefice Gio. X X. nella solPn:iiiT di Pasi^ua dell'anno 1027 che farilli26.di A'arzo , viene d<-!. ritta da Wip/n'iit' nella vita di quesf Imperatore . E prcie perciò un m v ifesto abba^iliii /' uib. de JVui'Cii:*- , quan lo srTÌs-.e , che la coronazione segui in Como . Che anzi ri sarebbe non poco a ridire sul viaggio del Pontefice De* re Danesi in Roma ec. 237 bastanza quando gli dà il titolo d' Imperatore , e nana lo straordinario concorso de' Principi , e Cavalieri „ oniinuin gentiuin a monte Garginio ad Ocnanum usqu<- oc'iduum „ . La riunione de" tre òovrani e di Unta nobill'i sLaaiera nella nostra Roma mal si accorda coli' anno loJi., o lojs; sapendosi specialmente , che Corrado in qnegli anni era oc- cupato in sedare i m>vi.nenti della Gernriuia . Pi-rtanto non potendosi scindere la vennta di Canuto dalla toronoziine »di Corrado detto il Salico , rimane avvalorata 1' opinlune del Baronio , e convien rigettare quella de' Danesi , ed Inglesi scrittori , come tratti in errore dal monaco Ingulfo , che appose alla lettera di Canuto la data del io3i. in vece del 1027. (1) . Lo scopo del viaggio intrapreso dal Re Canuto si scorge dal tenore della stessa lettera ,, Nolijico vobis, uoviter me ivis- se liomam oratiim prò redemptione peccatorum meorum . ,, Così egli seguì 1' uso de' sacri pellegrinaggi al Sepolcro del Principe degl' Apostoli , di cui abbiamo testimonianze 6n dei Secoli VI. , e VII. raccolte dal Mabillon , e dal Padre Pietro Lazzari (a) . Ritornato il piissimo Principe ne' suoi fino a quella Città all' incontro dì Corrado , di cui è mallevadore il solo Monaco Glabro Rodol.Jo citato dal Baronio. {JYota del Coni- pil.) (1) Che Corrado fosse coronato Imperatore nel 1027. è con- formato da due L/ipIoini di quelP acino colia data del o. anno del Regno , e primo dell' Impero , che puhblioò il MuraUiri l'uno nel toin, 2 part. i. Script, rer italic; V altro nelle antichità italiche Disscrtaz. Sb.pag. 45 1, toni. 6. {S'ota del CompU.) . (2) Quali fossero le accoglienze del Pontefice , e dell' Impera- tore , e quanti preziosi rlonativi ricevesse Canuto in tal circostan- za, lo apprendiamo dalla di lui stessa lettera sopracitata ,. Magna congregafio nobilium in ip sa sohmnUata Vcscliali ibi ciiin D. Papa Joanne , et Imperatore Corrado erat eie. qui omnes ma honorijica suscepcruut , et magnifice donis Iwnoravcre . Maxime aiitem ab Imperafore donis i'ariis , et muneribus honoratus snm ta>n in irasis aiireis , et argenteis , (juam in pclliis , et l'csiibiis valde pretiosis „ . Fece Canuto una luminosa comparsa nella so» a38 Letteratura Stali , ordinò che venissero dai sudditi soddisfatte le Deci- me , e che si trasmettesse il soldo, che danaro di S. Pie- tro appellavasi, intorno al quale eruditamente scrissero Gio. Alberto Fabricio , Muratori , Zaccaria , Garampi , ed al- tri (i). lenriità della coronazione , poiché marciò sempre al fianco dell' Im- peratore , standogli dall'altro lato Fodolfo Re di Borgogna . Nella vita di Corrado narra Tf^ippone ^ che,, his ita penici ! a in diiorum Rcgum prcesentia Rudulphi Regis Biirgundite , et Cmitonis Re. gis ^nglarwn , divino officio finito , Imperutor diiorum Reginn mediiis ad cubiculwn siiiitn honorijlce diictus est ,, . Dove fosse albergato V Imperatore lo dimostra il secondo de' Diplomi puliblicati come sopra dal Muratori , in cui leggesi la data ,, Anno Dornini- cet Incurnationis MXKriI- Regni vero D. Cunradi II. Regnan- tis III. Impera ejus I. Indictione X. data in CIFITATE LEO- NINA nonis Aprilis „ Verosimilmente dunque ebbe alleggio nello stesso Pontificio palazzo Vaticano , in cui due secoli innanzi da Adriano I. e Leone III. era stato ricevuto Carlo Magno . La letizia di Canuto , e dell' Imperator fu alquanto disturbata dalla questione fra gì' Arcivescovi di Milano , e quel di Ravenna , che dovette cedere al primo la precedenza; e dalla rissa fra i Romani, ed i Tedeschi , nella quale perde la vita il Giovane Cavaliere Berengario confidente dell' Imperadore, che lo fdce. tumulare nel Vaticano vicino al Se- polcro di Ottone II. Se poi in quest'anno nella circostansa della coronazione fossero stabi'ite le nozze fra Cunilde figliuola di Ca- nuto , ed Enrico Primoj;enito dell' Imperator Corrado, non è con- troversia così facile a sciogliersi . Enrico Figlio di Wratislao VII. Duca di Pomerania Rè di Danimarca , e scrittore delle storie Da- nesi , notò solamente , che Canuto ,, genuit . . . fdium nomine Gunnild , ffiiam Hen-icusjìiius Conrad ilmperatoris Uxorem uc- cepit „ . Nulla di più chiaro ci lasciò /' anonimo Autore della sto- ria compendiosa de' Monarchi Danesi puldjlicata da Krpoldo Lindcn- liruch ,, Genuit ( cosi egli parlando di Canuto ) fdiuin unum , cjuain Conrudus Imperator accepit Jììio suo Vxorein „ . Il Ba- ronio affidato all' autorità dell' Huntindoniense pone le nozze di En- rico , e Cunilde in quest'anno lo-jy Ma il Pagi seguctKio il rac- conto di Wippone , che si accorda in sostanza con Ermanno Con- tratto , e col W estmonasteriense, pretende d'ai-gnire d'errore l'Anna- lista , e di riferire il matrimonio all' Anno io36. come stabilito non da Canuto per la figlia Cunilde, ma da Hardecannto di lui fi- gliuolo per la Sorella (Nota del Compii .) (0 Per r esortazioni di S. Egclnoto monaco di Glastemburi , e poi Arcivescovo di Canlorberi , fece Canuto , ed adempì il voto di venire in Roma a purificarsi de' suoi peccati , e per consiglio del medesimo S. Prelato rinnovò le leggi Civili , ed i regolamenti De' Re Danesi in Roma ec. 039 GAP. II. Venuta in Roma di Cristiano I. nelF anno i474- Al Poatefice Sisto IV fece intendere Cristiano I. per mezzo di lettera il proposito di i ecarsi a Ptoma per adempire un volo religioso . Wella Storia degli anni santi riportò Do- menico M. Manni per disteso la lettera afTettuosissima di risposta , e d' invito , che il Pontefice fece tessere dal ce- lebre Jacopo Ammannati Cardinal di Pavia , Giunse di fatti il pio Monarca nella primavera dell' anno i474' > ^ fu dal Pontefice fatto incontrare con magnifico apparato , ed ac- compagnare per tutta Roma da numerosa cor'e fino all'al- loggio , che gli assegnò nel suo stesso Palazzo , come si ha dall'iscrizione fra le storie dipinte nel fregio dell'Arcispe- dale di S. Spinto pubblicata dall' Oldoino nelle aggiunte al Ciacconio . GH atti di venerazione , ed ossequio , che co- stantemente prestò in tutte le funzioni al Pontefice , for- mano r elogio del piissimo Monarca tramandato alla poste- rità nelle lettere dal Cardinal di Pavia , e dal Ciacconio , che ne fece l'epilogo. L'anno preciso della permanenza di Cristiano in Roma ci viene autenticamente confermato dal libro delle entrate della S;igrestia Vaticana , ove si legge = «' 12 di aprile 1474 ducati cinque Papales , quos oh- tulit Rex Dacice reliquiis , quando sibi fuerunt ostensae ,, e poco appresso „ a' 28 di aprile ducatos 10 venetos , quos obtulit praefatus Rex Datice , quando sibi fuerunt ostensae reliquiae . Da questo passo toglie 1' A. occasione d' inserire belle notìzie intorno al valore de' ducati Papali , sulla preziosa relìquia del S. Sudario detto altresì Folto Santo e Veronica , e sopra lì diversi luoghi , in cui fu suc- cessivamente conservata , e mostrata ai fedeli , ecclesiastici , e molti atti di liberalità esercitò versa le Chiese . ( Elog. Scec. ri. Bcnadict, p. l^k-j. , Tom. IX. GoncU. p. 914.) ( Nota del Compii. ) a4o Letteratura Scortalo da cento Cavalieri sotto il giorno dieci Set- tembre (i) il Re Cristiano I. si parli da Roma facendo ri- torno ne' suoi Stati (2) , ove quattro anni appresso istituì 1' ordine cavalleresco dell' Elefante : fu amalo dai sudditi per la prudenza , dolcezza, e liberalità: sotto il di lui Re- gno durava ancora la più bella armonia colla santa Sede (3) . Da' registri degli Arcliivj secreti Vatican i risulta , che nel i483 M. Bartolomeo Maraschi Vescovo di città di Castello fu dichiaralo da Sisto IV. Nunzio con facoltà di Legato a Latere nell' Impero , in Germania , Boemia , Ungheria , e Da- nimarca (4) . (i) S'ingannò dunque 1' Abbate Ruggiero Gaetano quaiirlo scrisse nella prefazione al Diario dell' Anno Santo iGyB- , che Cristiano fu fra i Principi , che intervennero al Giubileo del il^jh. ( Nota del Compii.) (2) Se prestiamo fede ad ./llhcrìo Krantzio , ed a Sassone Gruinmafico , il di\'^oto Pellegrinaggio intrapreso da Cristierno do- veva continuare fino a Gerusalem'iie . Ma il Pontefice Sisto IV. commutò per giuste cause il di Ini voto in limosine per 1' Ospe- dale di S. Spirito in Sassia eretto in Roma nelle vicinanze della Basilica Vaticana . ( ISola del Compii.) (ó) Ci piace di aggiungere , che Cristiano nel fondare V uni- versitA di Copenaghen V anno li'/^. si rivolse al Pontefice Sisto per confermare si beli' opera coli' Apostolica autorità. ,, Una fan- iu,n est in loto Regno Jicadcmia , Eafiiicc , tjìiuc fundaiu est to a voce di popola dovette prima di assumere ]'• signoria far sacramento di lasciar iuulto il fratello. L'autore nomina tra quei che il loda- rono al suo tempo , anrìie Pirro Perottf : e noi riferiremo alcune parole di questo, p Kste iiifiie :illa lettera al detto Duca , onde dedi(;a vagli la d(,itissima opera di Niccolò Pe- rotti suo zio, cioè i Gomentarj della lingua latina; affin- chè il lettore conosca in che venerazione fosse Federico al suo tempo , e quanto am.n'raie le sue magnificenze . Sa^ rà oltre ogni credere invidiata la ventura di questo libra < di essere ricevuto da te , o Pr miero di tutti , e di essere accolto in cotesta tua reggia degna stanza degli Dei , e dì te , o Principe vittorioso di tante genti , degnissima ; e quando tra cotesti marmi e V argento e V oro che li fregiano , e in cotesta tua sontuosa biblioteca jia collo- cato , quantunque muto e privo d' anima ; gli parrà non- dimeno di sentire e di letiziarsene : e beatissimo sì di- rà poi, vedendosi letto da te o principe ottimo, in cui ri- splendono tutte quelle virtù che in ottimo Prìncipe si de- siderano , Con questo tenore procede il Perotli sino al fi- ne della sua dedica . Federico fu tale a muore de' buoni Studi , e così moderato nelle vittorie , che polendo sac- Uomini Illustri Urbin. aSi cheggiare Volterra , non ne tolse che una Bibbia Ebraica di molto pregio . Mori tra le sue trincee presso Ferrara . ///. Duca Guidobaldo I. Questi oltre all'essere pro- de , fu anche dotto . Meritò di ammogliarsi a Elisabetta fi- glia di Federico Gonzaga , Duca di Mantova : la Teane di quella elk . Chiamò alla sua corte il fiore de' letterati Ita- liani , il Bembo , il Castiglione , ed altrettali famosi . L' one- sti! la sapienza e la grandezza della sua Corte ^ vedila nel libro del Castiglione , che n' è il modello . Sostenne con inaudita fermezza le perfidie del Valentino , e quando potea vendicar- sene volle piuttosto perdonarlo . Singolare coraggio mani- nifestò Guidobaldo , quando in sugli occhi del Pontefice , e tra molte guardie ammazzò di sua mano cerio Pavese che agitava colla sua potenza lo stato , degnissimo , come avverte il Guicciardini , per i suoi vizii enormi , e infini- ti di qualunque acerbissimo supplizio . Iq Guidobaldo ebbe fine la famiglia Feltresca . Jp^. Duca , Francesco Maria della Rovere . Ebbe vir- tili principesca e valore militare , come Guidobaldo che Io adottò . Fu Generale de' Veneziaai . Mostrò d' essere Ita- lianissimo j quando combattendo contro i Francesi non fu sa- zio di vincerli, sinché non li ebbe al di là delle Alpi cac- ciati . Ed esempio dette egli di magnanimità , allora che ten- tò di por fine alle sue guerre con Lorenzo de' Medici , man- dandogli a dire „ troppo lunga perfidia è la nostra per pri- „ vate contese spargere tanto sangue fraterno : decidano i ,, nostri soli brandi di chi è più prode tra noi w Guicciar- dini. L. XIIL Seguentemente dominarono Urbino Guidobaldo II . quinto Duca , e Francesco Maria II sesto Duca . Al tem- po di quest' ultimo fu devoluto il Ducato al Pontefice Ur- bano Vili. ii52 Letteratura Fatnis:lia AlbaHÌ A proteggere Urbino finiti i Duchi successe questa il- lustre famiglia , la quale oriunda da Michele Larj fuggitosi dall'Albania e venuto in Italia ebbe Giorgio, e Altobello che militarono sotto i Duchi , donde discesero a tempo i seguenti . Clemente XI. Mancato Innocenzo XII, fu meritamen- te eletto "Papa questo figlio di Carlo Albani e prese il no- me di Cleniente XI. A noi non bisogna favellare delle co- se da lui fatte a prò di questa Roma ; che ovunque ci rivoltiamo si veggono monumenti della munificenza di tan- to Pontefice . Compi la fabbrica del Campidoglio , crebbe il museo , abbellì di preziosissimi codici ìa Vaticana , ecchè non fec' egli ? Ma rende sopra tutto onorata la sua memoria , l'aver dato imitabile esempio a suoi pari che gli studiosi si deono premiare e proteggere : e riel vero gli uomini di lettere e di scienze furono sempre 1' amor siio , e solca ri- munerarli e confortarli da principe , Poscia ricorda 1' Autore le gesta di Annibale Albani Cardinale che tanto operò a decoro della propria patria , ch'egli non dubita che nori avvanzasse in pregio di muni- ficènza Pericle e Falereo tra Greci , Muramio e Verre ira Romani , Seguono appresso gli encomii de' due altri cardi- nali della stessa f=tmiglia , cioò di dlessandro amico e Me- cetìàté del celebralissimo Winkelmann , e di Gian Fran- cesco il quale meritò che delle sue virtù parlasse la lapide sepolcrale , e da ultimo è notato Carlo Albani come uo- mo di molte lettere , e singolare protettore d' un Marini e à' un Morcelli , IJqmini Illustri Urbin, 353 Uomini illustri nelle scienze Scienze sacre Frate Bartolomeo Carusi Vescovo cV Urbino . Sinàìò, nelle scienze sacre, e lesse publicamente in Bologna sei an- ni , poscia in Parigi . Fu autore d' un' opera giovevolissi- ma a Teologanti intitolata MiUeloquium S. Ju^ustini , ^ per questa fatto vescovo di Urbino da Clemente VI. Fu ami- co a Francesco Petrarca , il quale la detta opera in una sua pistola famigliare del libro sesto molto encomiò . Dice lo storico nostro , eh' ei sapesse pressoché tutte a memoria le opere di S. Agostino . Rara felicita, de' monsignori di que' tempi ! quando oggi non è senza stupore che uno ti reci- ti a mente un solo canto dell'Ariosto. Dopo Frale Bar. tolameo ebbe Urbino fra s^oi illustri Francesco Uguccione Brandi e Gaspare Viziavi nelle scienze sacre , e tra mol- ti altri quel Cesare Becilli , continuatore della storia ec clesiastica del Baronio ; e quel Bafaeio Beni scrittore di alcune opere teologiche . Scienze profane. filosofia . Federico Comandino , Fra i matematici del secolo de- c.mosesto, de' più celebrati fu il Comandino. Dice lo sto- rico nostro saviamente , appoggiato all' autorità di Vincenzo Viviani , che a quella guisa che la filosofia deve al Galileo ilsuoristoramento; cosi le ma tamatlche lo debbono al Coman- dino , « Illustrò il planisferio di Tolomeo , e di Giorda- - no , cementò 1' analemma di Tolomeo , tradusse e rischia- » rò molte opere d' Archimede , i libri de' Conici d' Ap. .. pollonio Pergeo , voltò dal greco i lemmi di Pappo libro sul centro di gravità de' solidi , opera da essere w paragonata a quelle de' più nobili antichi . Fu maestro a Guidobaldo de' marchesi del Monte , e a Torquato Tasso. Maraviglioso è a dirsi , quanto al suo amore agli studj , come egli ancora morendo , fattisi recare sul letto i libri e le geometriche tavole , mostrava godersi , toccandole ed isvolgendole , e pareva che d' altro lasciare al mondo non gli dolesse che que' cari stremanti di sue diuturne medi- tazioni . Federico Bonaventura . Se Urbino non vantasse altri medici che il Bonaventura , pure avrebbe gran vanto . Co- me assai dotto fu^ amato e riverito a' suoi giorni dal Caro , e da Bernardo Tasso , e questi gì' intitolò il suo ra- gionamento della poesia . Vissuto quasi sempre presso Fran- cesco Maria II. si fece assai perito delle cose di Corte , e del trattare i pubblici negozj . Fu utilissimo allo stato per molte illustri ambascerie condotte a' loro fini con prudenza mirabile. Scrisse e mandò a stampa molle opere, le quali comunque foggiate alla Aristotelica , spirano tutte elevatez- za d' ingegno , e dottrina molla . Il nostro storico ricorda la sua opera de' venti , quella del parto di otto mesi , il libro de'' mostri , e gli altri del /lusso e re/lusso del ma- re e della natura del raggio solare . Noi aggiungeremo, seguitando 1' Eritreo , queste altre — De Hippocratici an- ni partitione — De via lactea — In Thcemistii para- phrasim , e il libro Utrum homo affici rahie possit , effe- ctus inferire , stampato in Urbino presso il Mazzantino nel 1627. Scrisse ancora quattro libri in politica intitolati Sul- la Ragione di Stato , Di quest'opera postuma fatta impri- mere da Francesco Maria II. noi non sappiamo fare elo- gio : non essendoci sembrata che una lunga, e vota di- sputazione metafisica intorno ai punti i più astratti dell' Uomini Illustri Uebin. a55 etica d'Aristotele. AIp^smOk; Corvini idilore di cotesti li- Li i dice die iJ iJdUH ventura aveva coruposto ancora i trat- tati li^lln Elezione dell' azione , e della sede delle virtìt Vioiidi , H . Die pubblica prova di sua dottrina con un libro da lui stampato sull'Enfiteusi, il quale ar- gomento egli trattò di modo che al dire del Baldi , gli altri trattatisti né il superarono né 1' agguagliarono . Ebbe- ro nome eziandio di valenti giuristi Biagio Mioalori , An- tonio Cornei , Giovanni Carlo Riviera , ed altri , i quali noi tralasciamo perocché ci chiama 256 Letteratura Beriiardino Baldi . Sta bene a questo luogo il poa me del Baldi , cioè tra la classe delle scienze e delle lèt- tere ^ che in ambe fu chiaro. Lo storico appropria al no- strq Baldi quello che S, Agostino disse di Varrone » che M tanto ei lesse che è a stupire , che pur gli rimanesse 33 tempo a scrivere alcuna cosa , e che tanto scrisse quaa- J3 lo appena crederebbesi che si potesse leggere da alcu- » no w . Di fatto ascendono al numero di novanta le opere scritte da lui . Ma prevalse il suo grido nelle poetiche . Ed è cosa accertata da molti esempj , che i dotti in molte ma- terie , se il sono e mostrano con opere di esserlo al pari nella poesia , per questa più che per altre si fanno cari e famosi . Cotanto è proprio della umana natura ammirare , e gratificare con lodi prima que' belli ingegni che la dilet- tano , poi ( e questo non senza fatica) gli altri che per co- se filosofiche ed austere alcuno ammaestramento le proca- ciano . Molte opere del Baldi rimangono tuttora inedite . Fu pubblicato non ha molto in Firenze dal Cav. Alessan- dro De Mortara il suo volgarizamento in verso sciolto no- bilissimo del primo libro de' Paralipomeni Omerici di Quin- to Smirneo : e al detto volgarizzamento il Baldi premette un discorso ove si leggono notate le molte opere scritte da lui . 11 Perlicari volle far conoscere all' Italia con che lu- cido siile e grandezza di pensieri ei dettasse la vita di Gui- do Feltrio , publicandone alcuni squarci nel decimo qua- derao della Bibl. Italiana, essendo che lo stile del Baldi, discostandosl dal dire severo e contratto di Sallustio, e di Tacito, si avvicina alla copia , anzi alla magnificenza di Livio , e del Guicciardino . ' Noi facciam voti che qualche dotto diseppellisca dalle Biblioteche , e dia a stampa almeno questa vita del Feltrio , tra le molte cose che restano tut- tora inedite di si nobile ingegno . Uomini Illustri Urbi». h5^ mastri nelle Belle Lettere. Raffaello Fahbretti . Questi è giustamente appellalo s»inmo neU' antiquaria . Basti il ricordare di lui , le sue dis- sertazioni sugli acquedotti Romani , 1' opera sulla Colonna Trajana , e su quella antica tavola, che contiene 1' Iliade, la descrizione dell' emissario del lago di Fucino , la raccolta delle iscrizioni antiche di Eoraa , pregiatissima dall' erudito Mdffei , e dal Morcelli . Polidoro f^ìr^ilj. A Roma si fé conoscere per molto erudito ne' più freschi anni , pubblicando il suo libro dei provei'bii . Poco dopo dette a luce 1' opera sua ricantata ds inventoribus rerum. Ma perchè a tale vastissima materia voleavi più d' un ingegno , egli non la potè trattare , che con notizie scarse e sproporzionate. Scrisse anche in 27 li- bri la storia dell'Inghilterra. Corre generale opinione tra gli uomini di lettere, che non sia cotesta storia molto pre- gevole . Se si vuole sapere più oltre dei Virgilj si possono consultare le note , che lo riguardano apposte da Luigi Bos- si alla sua traduzione della vita di Lejue X. scritta dal B-oseoe . Gentile Becci . Fu il Becci maestro di Lorenzo il ma- gnifico, e di Giuliano Medici, poscia di Piero. L'autore difende questo Becci , che fu poi Vescovo d' Arezzo , dalle accuse dategli dal Guicciardini nel libro i.^ delle sue sto- rie. Ma il Guicciardini non avea occasione di mentire ri- spetto a un tal Monsignore , ed è da credere , che come uo- mo tenesse realnaente le macchie , che il Guicciardini gli appone . Cardinale Domenico Riviera . L' autore il dice molto perito nell'Idrostatica. Scrisse in latino la vita di Raffiello Fabbretti. Nel i^S; passò Prefetto del così detto Bion Go- Terao , e eoa tante virtù resse questo miiìisterio , che a p*'- G. A. T. VI. 17 q58 Letteratura rete de! nostro storico, potè pareggia|-e quelle de' Coruwc*-» nj , e se non basta anche quelle de' Fabbnzj e de' Curj . Etco altra volta mutato iJ nostro storico in panegirista . Pier Girolamo Vernaccia . Uomo assai benemerito de- gli Urbinati , perchè con molta industria raccolse infinite no- tizie intorno alla storia della sua patria . Vantò amicizie di rarissimi pregi ; come dire d' un Maffeì d' un Muratori d' un apostolo Zeno d' un Crescimbeni , e d' altri dotti de' suoi giiirni . Le lettere di questi valentuomini a lui scritte si conservano tuttora presso il Dottor Antonio Rosa Urbinnte, passionato raccoglitore anch' egli d' ogni prezioso moaumeD- to , che Ja sua patria riguardi . Altri illustri nella letteratura . Sono qui nominati in compendio varii alti uomini di lettere, che onorarono Urbino. E poiché vediamo tacciutQ in questo loco dall' Autore , un illustre Urbinate meritevole «n'h' egli di letteraria ricordazione j non vorrai riput;irsi a suo malgrado l'autore medesimo una nostra breve appen- dice . Se è patria dove si nasce , e dove sì hanno i pi'imi anni di aramaeslrameuto in ogni altra cosa , e massime ne- gli studj ; ci sembra che della famiglia Bonarelli della Ro» vere , la quale per la fede , e servitù che prestò a' Duchi fu iasignila del cognome , e dell' arme di questi , Guido- balda Bonarelli appartenga ad Urbino . Egli nac jue di Pie- tro Bonarelli , e Ippolita Montevecchi li aS Dicembre dej l663 nel Ducal Palazzo di Urbino , imponendogli il Padre un tal nome per contrassegno della divozione , che al Du- ca Guidobaldo prestava. E il padre lo lasciò a educare ili quella Corte, che fioriva allora d'un Bembo d' un Dovizi^ da Bibbiena d' un Castiglione d' un Bernardo Accolli . Ivi fu ammiestrato nelle lettere e nella filosofia , e tale spiegò Vi^geguo che di 12 aaai teaae ia pubblico molu coaclj*'» Uomini Illustri Urbin. a5q sioni . Ebbe stanza in Urbino fino circa al suo quarto lu- stro , e fu di là inviato dal padre ia Francia , quando Fran- cesco Maria succeduto a Guidobaldo Duca tolse alla famì- glia Bonarelli il Marchesato d' Orciano . Il nostro. Guidobal- do assai bene meritò delle lettere Italiane colla sua favola pastorale intitolata la Filli di Sciro ; e mostrossi non or- dinario cultore delle dottrine Platoniche ne' suoi Discorsi per difesa del doppio amore di Celia personaggio della sua favola, indirizzati all'Accademia degl'intrepidi dì Fer- rara , nella quale era denominato l' aggiunto . ( Vedi il Mazzucchelli , e gli stessi Discorsi del C. Guidobaldo Bo- narelli della Rovere ec. Venezia 17Q0 , per Lorenzo Ba- seggio . ) Grecisti , De' celebri ellenisti di Urbino, che eoa onore rimem- bra il nostro storico , noi non noteremo che Livio Guida- lotti, il quale tradusse dieci Dialoghi dal Greco di Luciano, opera che resta tuttavia inedita . Un codice dì questa tra- duzione è nella Biblioteca di Siena , e se ne promette tra breve la stampa. 17 * %6o De M. Tullio Cicerone deque Angelo Maja , doctissimo Antistite , ejus de Repuhliea libros e tenebris vindi- eante Francisci Guadagnii Adv. Elegìa. Homce-ap. de Romanis 1820. I n questa breve ma operosa scrittura del eh. Signor Av- vocato Guadagni che noi qui andiam recando per intero vedranno gli eruditi una prova di schietta latinità , e s'ac- corgeranno aver luì svolto gli antichi esemplari , e aver fatto tesoro de' men comuni luoghi di quelli , e nudrir cu- ra , che questo suo studio apparisca . Monta egli , e non paventa , nell' arduo periodar di Catullo , e cerca molte frasi nel Venosino , che fu il felicissimo de' latini scrittori neir ardimento j tanto che ne' bei versi , de' quali parliamo , scorgesi una maniera che sì può dir peregrina dall' uso di ver- seggiare i molli elegi latini sulle traccie , che ornai son più trite , di Tibullo e del Sulmoneee . Sale anch' essa 1' inven- zione poetica per le vie del sublime ; poiché trattasi dì ve- der conversare in Eliso le magnanime ombre de' padri dell' eloquenza e della filosoOa j e Greci , e Latini ; i quali pen- dono dal labro di Tullio . E conveniamo , che al paragone di tanto augusto spettacolo sì liete non sembrino né sì bea- te le favoleggiate delizie de' giardini d' inferno . O si pergratus superisque , imisque deorum . Me ferat in -campos Maiugena Elysios , Seque oculis pandat cupidis veterum ilie viriitn flos , Tanto deterior quos stupeo , atquc colo , Quae pertentarent mihi pectus gaudia ! Quiret O ubi mi species Julgere amabilior ? Adstarct de sublimi fans aggere Tulli Umbra gravis senio , Palladi a et macie , GuADAGNii Elegia a.6i Quani stipant humeris densi Graiique , Latiniaue ^ Olim qui Suadae lumina , vel Sophiae . Illi etenim verbis , rerum isti fondere capti Uiùus cupide se lateri agglomerant , Ohvertuntque uni mentes , ac lumina . Sordent Puniceis late pietà vireta rosis , Et volucrum cantus liquidi , fontesque loquace! « Canaque odoratas citria sylva comas , Il concitare che Tullio fa delle furie incontro ad An- tonio , non sai se pili debba dirsi figlio di Temi , che di Melpomene; e le tenere rimembranze dell'amore che lo ar^ dea della patria , e quelle lagrimevoli della morte , dalla quale egli non rifuggia nell' estrema rovina della repubbli- ca , ci pajon degne di un nostro concittadino . Il rapido passaggio alle preghiere per la salute di Monsignor Majo , e per lo \igore de' suoi occhj , è veramente misurato col magistrale ardire del Veronese : e le lodi che ne scrìve soa tali , che per esse ci sembra il Majo esser degnamente e veracemente encomiato. L'erudizione dell' Ercole PI ulodole di Persio riesce molto sobria e gentile ; e può servire an- ch' essa di esempio a chi voglia lodare colla favella dei dotti un gran personaggio ; dal quale molto si aspetta la let- teraria repubblica . Tesori veramente sotterranei erano f^juei libri di Cicerone , che il Majo ci annunciava aver rinvenuto in parte , e che tutto il mondo è impaziente di possedere. Se poi da questi libri appariranno nuovi e stabili ordini per jli Stati , che obliar facciano quelli insegnati dal Miicchia- Vello , come tien certo il Ch. A. , noi sapremmo ancora in mezzo a' nostri deslderj assicurare . Vero si è che Platone imaginò una repubblica che non fu mai, forse per difetto di chi 1' abitasse : e finora ci dissero , che Cicerone in quegli scritti seguitava il Filosofo d'Atene . Nou sappiamo se ftGa Letteratura Tullio movesse per avventura a giitar la prima pietra di quel sociale edilizio , quando con certo dispiacere scriveva a Trebonio (i) qaani vellem ad illas pulcherrimas epulas me idibus marsiis invitasses \ reliquiarum nihil hahere' mas : in qual caso non sarebbero stati uè lieti né santi gli au- spic} ; ma non li avrebbe Messer Nicolò condannati . Noi rammenteremo a questo proposito , che quando Tullio nell'e- pistole familiari parlava col cuor sulle labbra di cose pal- pabili e vere, lungi dell'artifizio rettorico e dalla filosofica ostentazione disse nos princìpi ser^fimus , ipse tempori' bus (2): la qual massima se allontanisi dal primo fondamen- to della Macchiavellesca dottrina il definiranno i Politici , «he a noi tanl' oltre non piace di penetrare . Comunque però sia gioverà di sentire per 1' autorità di Tullio alcune sentenze , che da molti fin' ora non erano ascoltate : e al- cuni partiti si paleseranno forse , che in quella mente sublime albergavano , e ad altri uomini non fu concesso di conce- pire ; egli studj latini , e la storia , e il nome di Cicerone , e quello del Majo , e quello di Roma , s' ingrandiranno . inerba autem is promens imitata volubile fulmen , Siqiie potens ictu quid mage fulmineo , In te acuii dictis , in te flammatque , cietque , intoni , cretas ex Acheronte deas } Quae instinctae , et rahidis cumulata in cordibus ira , Invadunt sontem , dilaniant , lacerant . Quuni vero memorat quam , liberiate ruente , Optarit Stjgio cedere praeda Jovi ; Quam non invitus juguloque exceperit ensem , Eversaeque rogo se intulerit patriae : (i) Ad. familiar. X. 28. (a) Ib. IX. GuADAGNii Elegia a6S Misceri plausus > getnitus , lamentaqùe ; voìvt Uinbrarum exsàngUes perque genas lacrjniae ^ Sed quando ex ihiis spirantem sedibus arcet Verreà vis fati , té r gemina sq uè canis , Ast saltem , qitae dieta f^iri con credila chartis j Depascar , dutci dutcia melte magis , Eloquii normani vasti , norntanique decori -, Mille micans radiis , insolitunique ivbar , Di , qui bus ingenuae propugnatonbus artes Mutarunt cultu barbariem lepido , K) morbos , et làngiiorem defendite Maiì Lwninibas fessis, , atque Inboriferis . His siquidem iritentis , dudumque evanida verhà Inter lucialus , dijjicilesque hotds Mèrsd dia tenebri s Ciceroni s scripta rèt'exit , Queis regìt iniperio , queis beat et populos Justitiae custos , maculòsae fraudis et òscr ; JVec levis a redo proposito excidere . (i) Tuque , o doctrinis date vindex munerè di^'tlni ; Et laevo JìilcrUm in tempore , pèrgé dómus , Quae priscis ditata opibus , dextro Hercule , (2) caecos Excutere angetlos , excutere et forulos ; Donec canata adjtis einergant , qua^'. modo noeti } Quae situi , et blattis tradita lucijugis è (i) Quid egerit in libris de Repuhlicn TuUiiìs docuit me Marro- lius in SOmn. Scìp. ìib. i. cnp- i. scribens : In Omni rei puh! icae odo ^ ne negotio palmnm iiistitiae disputando dcdit . ! ecoxisti iaiii , \irnlae Mttcchia\>etle , cuius pestiferum dogma libris Tidlias propediem edeti- dis quatict. (2) rhesauromm niónstrator, datofque divitiarum,seu n>iCt/To/cf»; habebatur TTercules ; ITinc illud rustici profecto liòniinis voluui apud Pertium Sai. 7.. v.xo: et seqq. O si Sub rnstro crepet av^cìiti mihi seria , Dsxtro 364 Letteraturì. Ma non ci piace intanto, che siano messe in non cale le notturne e dinrne fatiche degli Astronomi, alle quali sembra che niente inchini 1' A. trattandole da inutili e vane speculazioni . E pure molto ne disse in prò Marco Tullio in più luoghi , e specialmente nelle Tuscolane ! il qual Tul- lio tradusse eziandio i Fenomeni d' Arato ; e nel sogno di Scipione eh' è parte dell' Opera de Republìca pare che ne volesse insegnare colla suprema armonìa delle cose celesti, quella de' reggimenti terreni. Quamquam plus oculo iam tu venatus , inani Quam plausu infiali saepius astronomi , Jnstructo vitris tubulo explorare laborant ''' Corpnra qui tractu pendala in aetherio , jÌc quibus inspectis , nullis sese auctibus effert Publica res j misero ntl fluii auxilii . Ut tamen hosce illis praefert pars maxima , glebatH- Qui fiumano exercent frus^ìferam generi , Qui vitiis , qui eradendis accomoda curis T raduni . O sneclum perditum , et insipiens ! (i) Né parrà quindi una strana avventura che questi ulti- jne distiri del Guadagni siano in aperta contradizione coi seguenti di Ovidio . Felices animce , quìhus hcec copioscere prììnis , Inquc domos siiperas scandera cura fuit . Credibile est illos pariter vitiiiscjue jocisque Altius humunis cxeruissc caput . (t) Omniiun nobilissima, ac praestantissima illa philosophla, quam devocfivit e cacio '"ocrates , per quam foedi hominum moies ema- ciilrTiilur, et reipii])lfcae l^eatitati corisulitur . Quid ? Konnc mereiitur landeni , qui cogitai iene , ac curis in cadi regionibus liahitant, qui su])eros orljcs , corumouc conversioties , atque intervalla mcliuntur? Sane Iialcrdi suiit in (oi'Cje; sed it: tamen Ut propiora curantibus de instituti utilitiite, ac dignitate conc^dant . GuADAGNii Elegia ^ aGS Non fcnits et vinum sublimìa pletora fregit , OJJiclwnquc Jori , militiccque labor . Nec Iqvìs ainbìtio , perfuscnjue corporu fuco , Magnaruincjun fumes sollicitavit opum . Adìnovfire ocidis dlstantia siderei nostris , Aethcracjue ingenio supposuere suo . E' vero che i poeti dicono toccar essi le stelle col ca- po e ragionare co' Numi ^ ma vestonsì a buon dritto di que- ste figure anco i seguaci di Urania : e il nostro A. che fa in nota una mezzana penitenza dell' alterezza cui s' accorse esser giunto innocentemente co' versi , sembra che molto avvicinisi a meritarle. Tanto che speriamo che per le ope- re sue ancora , e per le scoperte fatte in questo secolo da- gli astronomi e dai naturali , e pel grande incremento di ogni sorta di studio , e di ogni arte si pentirà egli di aver falsamente detto per ultimo perditum et insipitns il secol nostro : anzi noi chiamerà diverso da quel primo che inte- se il Mantovauo l'Eneide e gl'influssi cantare degli Astri sulle fruttifere campagne ; e vide Cesare che all' apice giun- gea de' trionfi , i coraeutarj ne scriveva e gloriavasi , come dice Lucano , . media inter presila camper Stellarum cculique pla§is , superisque vacavi . 266 VARIETÀ' Il eh. Sig, Gìo. Ant. Cas sitti , in data de" 29. di Aprile del cor- rente anno 1820. ha trasmesso al suo Corrispondente Francesco Cancellieri il seguenti; elegantissimo saggio di un' Elegia , composta di 202. P^ersi , sopra f uccisione del Duca di Ber- ry , Sposo di S. A. R. f Infanta Carlotta , Frincipe.<.sa di Ca- labria , che godiamo dì partecipare agli amatori di queste lautezze . Dopo di aver detto , che non un Franzese , non un Vomo , e nemmeno una bestia feroce V uccise , dice , chu .... Tartarels prorupit sedibus amens Eumenis ; huic armat sica dolosa manus . TVIox habitum , gressum , vultusque imitata virile* Ingreditur portas nocte parisiacas ; Dein , qua Italis dictum ZVIusis exsargit in astra OdeoT ; thymele plausibus excipitur ; Dnmque intenti aares , intentiqne ora tenerent Plcbs , riqnites , Procere s , Eumenis adproperat , Obseditque fores , vigili non visa Cohorti , Ceu malus in Sylris obsidet angnis iter : Progreditur noto securas calle viator , Et tenerae pergit conjugis ire mcmor . Desìdit , heu lelhale malum , tactusque veneno Frigidus , et morti proximus ille jacet . Sic Èrebi pestis subito ruit impcte : nulli ras prohiberc : stupetit ; Dux cadit ; illa fugit . Confossus juvenis , perir ! clamab^t , efe Uxor In sua delapsum pectora sustinuit , Seqae oculo contcmplantur morientc vicissim ; Faucibus haeret vox ; sicca labe.lla trcmunt , Osculaqne ingsminant , quam tristia ! quamque minora Illis , proh superi ! quae dare Jussit amor . Nulla voluptiitum reliqua est ibi stilla priorum ; Cuncta dolor subita turbai ainaritie . Varietà' «67 Forte vìdens ambos , uter , exclainabis , acerbe Valnerc confossus, victima mortis erit ? Pallor et in valtu nota plurima mortis utroque ; Candida de Parìo marmore signa putes . Hcu Carolina ! haec sunt Tibi scìlicet Hymenaei Gaudia ? debuerant Te mala tanta sequi ! Heu miseranda tuis ! Quot prò Te ambivimus Aras ! En sumant , et adhuc in mea vota calent . Teque Avus , et Pater, et Patria heu ! solvisse videbant Nnper ! o quae nobis gaudia nuper erant ? Quot desidcrii , jucundaque signa doloris l Signa quot andacis publica laetitiae , Debueras primis haec Tu sensisse sub annJs ! An quidquam passa est durins Andromache ? Tu lenem , et faeilem , parcentemque hostibus ultro Ipsa in morte, anima jam fugiente , tenes Ileroam amplcxu ? fluit alto vulnere sanguis ; Tun' es tincta manus , tincta cruore sin'js? Tu vultum gelidum , et lethali rore madentem Ut polias , vclum deripis uberibus , Anxia , corde raicans, tantis indigna Paella , Sed non fracta tamen , non superata malis ? Macte Itala virtute ingens ! Divina Virago Macte ! Triumphales quam bene rcddis Avos ! Lodi del Re Ferdinando , e dell' Iinp. Francesco , Sat lacrimis , Carolina , datum est : age , fortior esto : Esto et Parthenopis , cujus alumna , memor . ( Descrizione deW Eroina Partenopea , della sua fedel- tà, del tosamento della chioma etc. secondo la nar» razione di Eustazio in Dionys. Perie^. ) Hoc Tibi jam solamen erit. Carolina , decusque ; Nobilis haec nostrae pars erit Historiae - Scinde Comam ; Caelo debetur dignius illa , Quae Bcreniceo vertice rapta nitet . 2^8 Varietà' Borbonidae Cereri splendcbit proxima ; et alter Plattias ecce Conon fiderà dìnunicrans Deprcndet , Venerìs dum fulget clanor astro ^ Tunc et Calimachos expcrierc novos . Aureolas aaimosa Comas abscindc ; quii haeres ? Tolle , tao Juveni quae placuere, Comas . Ipsc habeal pìgnus filici , sanclique pudoris ; Aeteruis quidquam si addcre deliciis , Qaeis fruimur , liceat , jam terqae quaterquc beatus Hoc erit : arine aliquid carìus esse potest ? Dulcias anne aliquid ? nisi Tu Carolina , tuumque Cadeste Os , Divae quale datar Paphiae . Non despecta viri , nec Te obliviscitnr umbra ; Alter in Uxorem Protesilans erit . Saepc aderii , vacuo dum versas Corpora Iccto , Saepe tacens veniet , nocte silente , donium ; Ne timeas, gelidis dum junget labra labellìs , Teque levis dubia quum sonus aure vocat ; Languida quin ctiam praecìnget braohia collo Non alitcr Psyclien blandus adibat Amor . Chi non dee restar commosso da si tenera, e patetica descri- zione ? Chi non dovrà dolersi dell'avarizia dell' ingegnosissimo Au- tore , che ci ha privato di tutto il resto di questa elegante com- posizione ■ aGg Tlorof italic CB descrìpfiones et iconeis , auctore Jeanne De-Bri' gnoli a Brimnhoff, in K. Archìgytnnasio Mutinensi hotani- ces et rei rusticie professore ec.fol. S/Iuiince . ra tutte le nazioni europee V Italia è forse la sola a cui man- chi u ia /loru generale . Eppur fra noi quest' olile scienza ^della botanii-a ebbe il suo cominciamento '.e fra noi 'venne in fiore per le cure d' ingegni chiarissimi in Ogni tempo . Ora il celebre professore Tìe-Bri^noli ( siccome ci fa sapere in un suo manifesto latino ) si è finalmente risoluto di tergere questa macchia della gerite italiana , col darci un' opera in che tutte sieno descrìtte ed incide le piante del nostro suolo . Ed egli è uomo da ciò, dotto, laborioso . e m età virile : sicché ne speriamo benissimo : e fino da aue«to momento ce ne rallezriamo e coli' esimio professore 9 coll'TiaHa. L'onera uscirà in fascicoli di mese in mese: ed ogni fa4 6 29 0 25 4 27 8 8 I 60 8 27 a i3 12 0 2 25 2 27 9 8 i3 4 27 10 0 ifi !? 34 0 27 II 4 4 23 3 8 28 0 4 IO 6 i5 3 28 0 4 17 t8 4 fi 37 <, 28 I i3 2 41 6 9 28 I ? II 6 33 2 28 2 2 40 0 28 3 0 i!> e 39 6 IO 28 3 4 i5l 2 67 b 28 3 6 18 4 42 6 28 3 5 j4 3 40 0 li 28 3 0 ib 3 27 0 28 3 0 48 2 23 2 5 i5 0 45 I 12 38 2 0 li> 2 37 6 28 I 9 20 7 459 28 I 4 i5 4 39 a i3 ' 28 I a >7 I 35 4 28 1 f; 01 6 46 7 28 1 I '4 0 29 0 «4 28 0 8 17 0 28 6 28 0 3 21 ^ 44 e 28 0 5 ,5 4 20 6 ib 28 0 5 16; 0 23 3 28 0 «i 2° 9 a 5 28 0 5 17 u 35 4 16 28 I 2 ib' 8 24 4 28 1 0 2 0 3i 5 28 I 0 i5 7 22 3 17 28 1 2 16 4 2« 2 28 1 0 l9 4 3i 9 28 0 6 i5 3 22 4 l!i 28 0 4 17 0 27 0 28 0 5 l9 4 32 ò 28 0 3 16 e 23 2 '9 28 2 0 16 0 20 4 28 I ^ 20 9 35 3 28 2 0 * 17 3 27 2 20 28 1 7 '9 0 33 1 28 2 ti 24 I 4« 2 28 3 0 ì6 6 26 0 ÀI 28 3 16 0 28 8 28 3 I J7 5 34 5 28 2 8 i5 5 34 6 ZI 28 2 7, 16 3 33 2 28 1 9 19 ^ 34 5 28 I 8 >4 0 25 3 23 28 I 9 1 i3 4 22 0 28 I 8 '9 5 3ti 0 28 I 9 14 5 26 2 24 28 2 >7 0 26" I 28 2 I 20 9 37 2 28 2 0 i£ 9 28 5 25 28 2 1 i£ I 26 0 28 2 0 22 5 42 2 28 I 7 '7 2 38 0 26 28 I 7 iti 8 27 ti 28 I 1 24 2 47 6 28 I I 18 0 34 3 ^1 28 0 5 i8 0 20 4 28 0 4 21 6 37 3 28 0 a 18 5 3i 2 28 28 0 0 >7 5 26 2 27 ti 6 22 2 4. . 27 II 4 J7 e 35 6 ^9 3o i? IO 7 20 0 2q 2 -1 IO ti 22 5 43 ' 27 10 5 18 5 22 3 27 11 0 18 2 26 I 27 1 1 I SO 3 53 2 27 IO 9 >7 6 23 0 3' 27 I 0 17 8 27 o| 27 1 6 18 5 3o 9 28 0 0 16 2I 17 0 Osservazioni Meteorologiche falle alla Specola del Collegio Romano. Maggio 1820. MATTINA GIORNO e ERA Meteore B >taro del Eva- por. Vento Stato del Pioggia Vento Stato del Vento ■o o^elo Cielo . Cielo , s. 2 18 i^ra. 1 m ll.D.S. gr. 2 s. tra, i ' 2 s-p.n. ■6 26 tra. 1 n.p.s. mez. i s.p.n. gr. I 5 •i.p.s. 2 0-2 tra. ma. i n.p.s. mezdib. i n. mez,lib,i 4 sp.n. 2 4 ira. i s.n. Uh, 1 s.n. mez. i neb." ò s.n. Ò 0 mez. im s.n. mez.sir. 2 n. mez.lib.-ì n.pi.g-.f b 7 n.p.s. 3 2 mez.lib.2 lev. i n.p.s. Uh. 2 m n. mez,lib,i pi-iT-". pi.n.g:.l.t. s.p.n. 6 0 s.n. 1 12 iib. 1 m s.p.n. mez, I 8 s. 2 8 tra. 1 s.p.n. 2 5 pò. Uh, i s. po. I 9 s.p.n. 2 10 tra. 1 su. pò. ma. 1 s. po. 1 IO s. 4 ,8 tra,ma,i s. po. 1 s. po. J II S.p. 71 2 bo gr. 0 s.p.n. pò. 1 s.p.n. po. 1 neb. 12 i3 S. 4 20 tra.ma. i s.p.n. po.lib. 1 s. s.p.n. po. 0 neb. neb. S.p n. 4 0 fra. 1 s.p.n. Uh. , tra. 1 14 s.p.n. 4 0 tra.ma. i s.p.n. niez.lib. 1 s.p.n. tra.ma. 1 13 s. i ijo tra. 1 s.p.n. ira. I pon. 0 neb.^ n. 16 n. a 8 mez. i n. mez.lih. 0 s.p.n. pon. 0 neh.'g.n. >7 n.p.s. i 48 pò. 0 n.p.s. oo.lib i s. pon. 0 neb." iH ll.S. 2 0 iir. I n.p.s. po.Ub 1 lUp.S, mez.sir.i m neb,pi.^.-j- '9 n. i 4. mez.sir.j n. 0 99 sir. i s. pon. 1 P'og-S^- neb. 20 s. :) 12 gr.lev. i a. mez. I I!. n. m.ez. i 2j s.n. 7 « pò. 1 s.p. n. po./t. I in <.n. pon. 1 neb. 22 n. 4 32 mez.lib.i s.n. niez.Ub, 1 ^.H, fra. 0 23 s. 2 0 tra. 0 s.p.n. /'on. 1 i. tra.ma. 0 neb. 24 s. a 0 tra.ma. 1 s.p.n. lib. i s. tra, I 25 s.p.n. 3 0 tra.ma. 1 n.p.s. lev.sir, 0 V. mez.sjr.i neb-t 26 s.p.n. 3 32 tra. 1 s.p.n- trd.ma, 0 II. mez. 1 27 s. 4 lò' tra. I s.p.n. po.li. 1 {. po. 0 28 s. 4 0 mez, 0 s. mez.lih. i !. ma. 0 29 s. 5 22 nzez. 1 m s.n. mez. 2 n. mez. 1 m 3o n.p.s. b IO mez. J m n. mcz.lib. J ■ 1. mez.sir.i 3i i.p.n. 4 26 raes. 1 m s.p.n. /j'i. 1 m s. po. 1 neb. Volendosi da' eh. Astronomi abbondare per diligenza , pong Dnsi le Osser vazioni Triplici in ogni giorno ; e volendosi da noi ristringere in pagina , < ure . Pertant iffinchè meno facilmente si disperdano , usiamo alcune abbreviat 0 nella colonna delle Meteore pi significa pioggia 1 lampi t tuo ni n nebbia g gelo uvolo , b brina . E nelle colonne dello Stato del Cielo s vuol dir e sereno n n p poco . Le altre abbreviature nelle colonne de' venti s ono per se quantità ; 0 stesse intelligibili . Quando segue un asterisco s' intenda ^ran ve tro- visi una f croce s intenda piccola quantità : IMPRIMATUR Si Videbitur Rev. P. Mag. Sac. P. A Mag. Candidus Maria Frattini Archiep. Philipp. Vicesger. Nihil ohstat . F. Joseph. Maria Silvcstrini O. P. Theo- log. Casanaten. IMPRIMATUR, Fr. Philippus Anfossi Ord, Praed. Saeri Palatii Apost. Mag. 277 SCIENZE Degli effelli deìV acido Solforico sopra alcune sostanze ve- getali ed animali : Articolo estratto da due memorie nel Signor Enrico Braconnot (i) . M< -ohi illustri chimici hanno diretto la loro attenzione sulla maniera , con cui 1' acido solforico agisce sopra le sostanze vegetali . Alcuni , come gli antichi , non videro elle la trasmutazione di esse in carbonio ; altri , come Ber- tliollet ammisero la formazione dell' acqua , e deli' acido solforoso per mezzo della riunione dell' Idrogeno della so- stanza vegetale, e dell'ossigeno dell'acido solforico, e la ■precipitazione per conseguenza della parte carboniosa : al- tri finalmente, come Fourcroy , e Vaucjuelin negarono in quest' azione lo sviluppo del gas acido solforoso , e cerca- rono di dare un' altra spiegazione se non vera almeno mol- to ingegnosa a questo fenomeno. Ad onta però dei lavo- ri di tanti e sì celebri chimici , a noi sembra che da nin- no sia stalo meglio studiato questo punto interessante dì chimica , quanto 1' anno scorso dai Signor Braconnot in una memoria che lesse all' Accademia Reale delie scienze di "Nancy li 4- Novembre . I i-isultati quanto curiosi altret- tanto importanti che questo chimico ottenne dalle sue spe- rìenze , lo hanno impegnato a ripeterle sopra alcune sostan- ze animali , ed egli dette conto aache di queste in una seconda memòria alla stessa Società Reale delle scienze di (i) Annal. de chim. et phys. Oètobre 1819. et Ferrier 1S20. G. A. T. VI. 18 ajS Scienze Kancy il di i. dello scorso Febbr;ijo . il f;iUo più inte- ressante che presentano le prime ricerche di tjiieslo clii- inico , si è i" a/Jone dell' ;iciilo solforico sopra le diverse specie di sostinze legnose , come il legno propriainenle det- to , la corteccia , la canape , la paglia ec. ma sopra tutto le fibre del tessuto della tela Quest'acido stando in di- gestione sopra tali soslan/.e , le convi-rte prima in una gom- ma multo somigliante alla gomma arabica , la quale poi i trattata con altro acido solforico si trasforma qu;isi intie- ramente in zucchero , oltre una piccola quantità di un aci- do particolare, ch'egli c!iÌMTia acido vci>cto-solforico . Il processo , col quale secondo 1' Autore si può ottenere C[ue- sta trasmutazione è semplicissimo . Si prende un peso de- terminato di stracci di tela tagliati in piccoli pezzi , i qua- li si pongono dentro un mortajo di vetro , e si bagnano a molte riprese con poco piti del doppio di acido solfo- rico , avendo cura di agitare continuamente il miscuglio , ^" afTinchè 1' acido possa penetrare per quanto è possibile tut- te le parti della tela , e ne distrugga intieramente il tes- suto . Dopo qualche tempo si trova un tal miscuglio con- vertito in una massa mucilaginosa , la quale si scioglie neir acqua per separarne qualche particella di tela , che non abbia subito la totale decomposizione . Questa massa mucilaginosa così diluita nell'acqua si satura con la creta, sì separa per mezzo di un filtro tutto il solfato di calce, che dev' essere diligentemente lavato , si riunisce tutto il liquido , e si fa svaporare fino a consistenza di sciroppo . Sì lascia quindi raffreddare, perchè deponga qualche altra parte di solfato di calce , che vi fosse ancora restala . Ciò fatto , sì continua l'evaporazione con diligenza fino a sicci- tà , e sì ottiene in fine una gomma trasparente, poco co- lorala , e quello che reca più meraviglia , di un peso mag- giore dei stracci impiegati : mentre 1' Autore trattando Effetti dell' Acido Solforico eg . 279 venticinque granirne di tela di cnnape , ottenne 26, 2. gram- me di gomma j e qnest' aumento di peso trovò di' era do- vuto per la massima parte agli elementi dell' acido sol- forico , e dell' acqua combinati in una maniera particolare con la sostanza legnosa . Questa gomma così oltf^nuta ri- tiene ancora qualche piccola porzione di calce , che si può separare per mezzo dell'acido ossalico . Si purifica ancora versando nella sua soluzione il sotto-acetato di piombo , il qmle vi forma un precipitato biiuco, che si decompo- ne con un'eccesso d'acido solforico, si svapora conve- nientemente il li(juido separato dal solfato di piombo , e si precipita la gomma coli' alcool. Per rendere più breve, e meno imbarazzante il processo l'Autore preferisce di far uso dell'ossido di piombo invece della creta, per saturare direttamente l'acido solforico; quindi fa passare attraversa il liquido una corrente di gas idrogeno solforato , per sepa- rare qualunque altra parte di ossido che vi fosse ancora re- stata , svapora di poi il liquido fino a siccità , ed ottie- ne la gomma perfettamente pura . Questa sostanza gommosa ottenuta o in un modo o nell' altro ha moltissima somiglianza colla gomma arabica . E' trasparente , d' un leggero color giallo , senza odore , insipida , sebbene arrossi la tintura di tornasole , e sembri comportarsi alla maniera degli acidi . Ha una frattura ve- trosa , si attacca fortemente ai corpi formando su di essi una patina lustra come una vernice . Brucia al fuoco spar- gendo un odore penetrante di gas acido solforoso dovuto alla decomposizione dell'acido solforico, che contiene in uno stato particolare, ed in modo da non poter essere in- dicato dai reagenti . Se questa materia gommosa dotata di tutte queste proprietà si metta a bollire coli' acido solforico diluito nell' ac^ua, prova un tal cambiamento nell'equilibrio de' suoi t8 * aSo Scienze principi costitutivi , che si ottengono due sostanze 'parti - col, ri : I' lina che forma quasi la totalità della materia e dello zMcclit;ro cristallizzabile: Taltro racchiudo j^li elemen- ti dell'acido solforico, i quali essendo disseminati nella Tnatefia gommosa , foritfano un' acido particolare che l'Auto- re chiama vegeto-solforico . La sostanza zuccherina portata a consistenza di sci- roppo , e Ifisciata in riposo si solidifica in una ma'ssa cri- stallina , la quale per renderla più pura, e più bianca , si tratta col carbone inimale , e di nuovo si fa cristallizzare . I suoi cristalli sono in gruppi sferici , che sembrano for- mali d;dla riunione di piccole larwlne divergenti , ed irre- golari . Sono fusibili alla temperatura dell'acqua bollente ; hanno un sapore grato , e danno nello stesso tempo una leggera sensazione di freschezza . Si sciolgono uell' alcool caldo , e erisl;dlizzano di nuovo col raOVeddamento . So- no suscettibili -di fermentare, e d-i dare l'alcool con la di- stillazione . In fitie questo zucchero è perfettamente simile secondo 1' A. a quello dell' uva , e dell' amido . L' acido vegeto-solforico che si ottiene contemporanea- mente allo zucchero, si può separare jier mezzo dell'ai^ cool rettificato , che lo Scioglie ; il liquido alcoolico che ritiene ancora un poco di zucchero si fa svaporare fino a consistenza di sciroppo ; si agita si nero , die fin», a tanto che si potrà avere lo zucchero di c.mna , niiinr. vor-. rà certamente far uso di quello ottenuto da! lef'no , .• ihglt stracci , come è stato quasi abbandon;ito quello di castagne, di barbabietola , di uva , almeno fra noi . Questi prodotti quanto sono utili in mancanza delia zucchero di canna , altrettanto perdono di valore in con- fronto di questo, quando esso abbondi in commercio, per- chè tutti più o meno gli sono inferiori non solo p^r l'e- strinseche qualità ; ma ben anche per il potere di addol- cire . Quello che potrà piuttosto essere di qualche vantag- gio per le artv, si è la gomma , la quale aveu lo ijtusi la stessa qualità della gomma arabica, potrà, essere lui^icr gata ai medesimi usi , Ma la trasmutazione della sostanza legnosa in gomma , ed in zucchero non è il solo vantaggio chd prestili ino le sperienze di Braconnot . ^^ A me sembra , cosi egli dice , M che dàlia trasformazione del legna in gomma , ed in zuc- oi chero possono dedursi alcune conseg^ienze importo mi , » che potranno schiarire molti punti ancora oscuri della 33 vegetazione. Infitti poiché l'osservazione sembra indicar- n ci , che il legno non è altro se non della gornm i , o M della mucilagine. , meno una quantità di ossigeno o d'i- jj drogeno nelle proporzioni per formar l'acijua: noi pos- si siamo, rimontando all' origine della frjrmazione. della so- jì stanza lesnosa , conoscere i mezzi , clw la natura mette 28a Scienze » in opera per crearla . Se noi 1' esamìaìamo un poco pri- » ma della sua origine, vediamo ch'essa si presenta sotto M la forma di una mucilagine , nella quale si osservano 33 dei piccoli grani bianchi , che sembrano essere un pri- 7> mo rudimento del legno . Una tale mucosità per la par- j> te importante , che ha uella vegetazione , ha ricevuto il 33 nome di sostanza organizzatrice , o cambiiim di Duha- » mei . Favorita dall' influenza vitale una tale sostanza 33 sembra abbandonare a poco a poco una parte degli ele- 33 menti dell' acqua , per formare prima il libro , i strati 33 corticali , T alburno, il parenchima , ed in fine il legno 33 proiiriamente detto , il ([uale dev' essere estremamente 33 variabile nella proporzione de' suoi principi secondo che ce è di nuova , o di antica formazione . Questa maniera 33 di riguardare la trasformazione del cambio in legno sera- 33 brerà molto probabile , se si consideri che si può far re- 33 trocedere >|uest' ultimo al suo stato primitivo di muci- » lagine . Noi non abbiamo bisogno di ricordare , che il 33 legno si concreta spesso in grande abbondanza nel seno 33 stesso della sostanza muccosa , e zuccherina , come si 33 vede nelle frutta a nocciuolo , nelle concrezioni legnose >3 delle pera ec. Osserviamo inoltre che la morte del ve- 33 getale non mette un termine a questa sottrazione di >3 ossigeno , e d'idrogeno; essa continua ad aver luogo , e 1» fa passare la sostanza legnosa sotto diversi stati fino a 33 tanto rhe sia intieramente distrutta . 33 Avendo 1' A. ottenuto dei risultali tanto singolari dall' azione dell'arido solforico sopra tutte le specie di sostan- ze legnose , egli ha \oluto ancora esaminare quali erano gli effetti di questo medesimo acido sopra alcune sostanze animali ; e siccome molte di queste , come la pelle , il tessuto cellulare, le membrane, i tendini, le aponeurosi , • le cartilagini si sciolgono intieramente nell' acqua ho' Effetti dell' Acido Solforico ec, 983 leale, e si convertono tulle in gelatina: ha incominciato da questa sostanza le sue sperieiize , Ha preso egli un peso detein)inato di colla forte del commercio , 1' ha polverizzata , e 1' ha mescolala con il doppio d'acido solforico concentrato : dopo 2|. ore ha ag- giunto al miscuglio dell' acqua , e 1' ha fatto bollire per lo spazio di cinque ore . Diluito il liquido con nuova acqua 1' ha saturato con la creta , e ne ha separato per mezzo dì un filtro tutto il solfato di calce . 1/ ha posto quindi ad evaporare , e ne ha ottenuto uno sciroppo , il quale ab- bandonato a se stesso per lo spazio di un mese, ha depo- sto nel fondo del vaso dei cristalli eranellosi d' un sapore zuccherino deciso . Per purificarli li ha separati dallo sci- roppo , li ha lavati con alcool allungato , li ha asciugali , e li ha sottoposti ad una nuova cristallizzazione . Questo zucchero di gelatina ha molt' analogia secondo l'A. con lo zucchero di latte , ed ha presso a poco la slessa solubilità nell'acqua, ma differisce da questo per altre proprietà. Il suo sapore zuccherino è quasi simile a quello dello zuc- chero di uva : cristallizza più facilmente di quello di can- na , ma è meno fusibile di questo , e resiste meglio al fuoco senza decomporsi . Se la sua soluzione si faccia sva- porare lentamente, i cristalli che si ottengono sono granel- losi , duri , scroscianti sotto i denti come lo zucchero can- dito , e sotto la forma di prismi compressi , o di tavole fra loro aggruppate . Finalmente diilillato dà un sublima- lo leggero , bianco , ed un prodotto ammoniacale , locchè prova che contiene dell' azoto , Trattando a caldo questo zucchero di gelatìna con l'a- cido nitrico , si discioglie nel medesimo senza che abbia luo- go alcuna effervescenza , o sviluppo di \apori rutilanti , Una tale soluzione posta ad evaporare con diligenza lascia un residuo , il quale per mezzo del raffreddamento si rappiglia 284 Scienze in una sola m.issa cristallina , che asciugata , e di nuovo fatta cristallizzale , presenta le proprietà di un nuovo acido particolare, elle 1' A. chiama nitrosaecarico . Quest' acido è presso a poco simile aH' acido tartarico, ma nello stesso tempo ha un sapore leggermente zuccherino. E' solubilis- simo , e cristallizza con la più gran facilità in beli* prismi compressi , bianchi , trasparenti , e leggermente striati presso a poco come il sale di Glaubero . Esposto al fuoco si rigonfia , si fonde , e sparge un \apore piccante . Scioglie il carbonato dì calce con una viva effervescenza, ed il liquido evaporato ad un leggero calore cristallizza intieramente in belli prismi aghi- formi, i quali non sono deliquescenti all'aria , ed in pic- cola qnantilà si sciolgono nell'alcool concentrato. Gettali sul fuoco si fondono nella loro acqua di cristallizzazione , e detonano c«me il nitro. Quest'acido nitro«saccarico com- binato con la potassa forma un sale acidulo, ed un sale neutro , che cristallizzano ambedue come il precedente . Una tale combinazione ha un sapore fresco e nitroso , e nello stesso tempo zuccherino . Gettata sopra i carboni accesi de- tona come il nitrato di potassa . Il sale che risulta dalla combinazione dello slesso acido con la magnesia è delique- scente , non è suscetlibiW di cristallizzare, si rigonfia con- siderabilmente al fuoco , e lascia un residuo spongoso bru- no , il quale assomiglia ad una vegetazione. Con gli ossidi di rame , e di piombo forma ancora de' sali , i quali non sono alterabili all' aria . Qnello formato con il primo ossido è cristallizzabile ; quello con il secondo assomiglia alla gom- ma , ed esposto al fuoco produce una specie di esplosione. Finalmente scioglie il ferro ,, e lo zinco con svilujjpo di gas idrogeno , e ne risultano delle combinazioni incapaci di cri- stallizzare . Lo sciroppo separato dallo zucchero di gelatina ha un sapore dolce bea marcato , contieoe però una sostanza un Effetti degl'Acido Solforico ec. 285. poco azotata , che si può in parte precipitare col tannino- . Non subisce né la ferineatazlone alcoolica , n-è la putrefa- zione . Esposta al fuoco brucia rigonfiandosi senza spargere- alcun odore fetido , e lascia un carbone facile ad incenCrh'- si . Quantunque mostri poca disposi/Jone a sciogliersi neM' alcool ; ciò nonostante se questo sia allungato e bollente , ne scioglie una parte, e lascia deporre, raffreddandosi, un sedimento biancastro formato di zucchero, e d'una sostan- za bianoa particolare, di cui parleremo fra poco. Il liqui- do akvjolico svaporato dà uno sciroppo che ha un odore di miele deciso , e che mostra qualche tendenza a crislalliz- zare . Dalla gelatina è passato 1' A. ad esaminare 1' azione dell'acido solforico sulla fibra muscolare. Ha preso egli un pezzo di carne di bove , 1' ha divisa in pezzi , e 1' ha te- nuta per qualche tempo nell' acqua , rinnovandola più vol- te , per separarne tutte le parti solubili ; dopo di che l'ha spremuta fortemente in una tela . Questa fibrina trattata con 1' acido solforico , vi si è disciolta senza sviluppo di gas acido solforoso. Diluito il miscuglio con acqua, l'ha fatto bollire per lo spazio di circa 9. ore , versando di tem- po in tempo della nuova acqua sul medesimo : 1' ha sa- turato quindi con la creta , e dal liquido filtrato ha otte- nuto per mezzo dell'evaporazione un estratto, il quale non era sensibilmente zuccherino , ma aveva un sapore marca- tissimo di osmazoma . Quest' estratto triturato con la po- tassa sviluppava! dell' ammoniaca ; esposto al fuoco si rigon- fiava , bruciava , e lasciava un carbone facile ad incene- rirsi . Fatto bollire con l'alcool a 34-° diBeaumè, e quin- di filtrato , il liquido ha deposto una sostanza bianca par- ticolare , a cui 1' A. ha dato il nome di I\eucina . Questa sostanza contiene un poco di materia animale, che si può precipitare per mezzo del tannino : la sua soluzione pò- 286 Scienze sta ad evaporare firn ìiè si ricopra alla superficie d' una pel- licola , depone al fondo della rapsnla dei piccoli criàlalli granellosi maniniellonali , un poco scroscianti , e di un co- lore bianco sporco . Abbandonando all' evaporazione spon- tanea una soluzione di leucina fatta nell' acqua tiepida , si formano alla superficie una quantità dì piccoli cristalli pia- ni , isolati , perfettamente circolari , che hanno esatta- mente la forma di anime di bottoni con un orlo circola- re ed un punto o un incavatura nel loro centro . Ha la leucina un sapore grato di brodo di carne, un peso spe- cifico minore di quello dell'acqua. Riscaldata in una pic- cola storta di vetrosi fonde , e ad una temperatura superiore a quelli dell' acqua bollente sparge un odore di carne ar- rostita , ed in parte si sublima sotto la forma di piccoli cristalli bianchi granellosi , ed rpachi . Il prodotto liquido conteneva dell" olio empireumatico , e ridonava il color blìi alla tintura di tornasole arrossata . La soluzione di leu- cina non è turbata né dal sotto-acetato di piombo , né da altre soluzioni metalliche; il solo nitrato di mercurio la separa dal suo dissolvente , sotto la forma d' un precipita- to bianco fiocconoso , ed il liquido prende allora un color di rosa . Trattata la leucina al fuoco con 1' acido nitri- co, si discioglie interamente nel medesimo: questa solu- zione svaporata ad un leggero bagno di sabbia si rappiglia in una massa cristallina , la quale ha tutte le proprietà di un acido particolare analogo all' acido nitro saccarico . Quest' acido the 1' A. chiama niuolciicìco con la calce forma un sale inalterabile all' aria cristallizzato in piccoli gruppi ro- tondi , il quale gettato sul fuoco si fonde nella sua acqua di cristallizzazione , ma meno rapidamente del nitro-sacca- rato di calce Si unisce ancora alla magnesia questo nuo- vo acido , ed il sale , che ne risulta , cristallizza in pic- coli cristalli granellosi inalterabili all' aria , a differenza di Effetti dell'Acido Solforico ec. 287 quello formato con 1' ncido nilro-saccHrico , il quale è deli- quescente , ed iacap.Tce di cristallizzare . Finalnieiile la lana sottoposta come la fibrina all' azio- ne dell acido solforico è suscettibile di formare ancor ossa della leu( ina . 1/ A. si propone di proseguire le sue spe- rienzc soj)ra altre sostanze , e noi ne attendiamo con inipa- Z'enza i risultiti . Analisi dell' Opera del Sig. D. Bretnser — /?e' J^ermi lù- 'venti negli uomini ^ùvenli ec. Vienna i8iy — e di quel- la del Sig. D. Rudolph! — Entozoorum Srnopsis , cui acccdunt etc. Berolini 1819 — - per servire di schiarimen- to, illustrazione, e supplimento all' articolo comunicato negli Annali universali di Medicina compilati dal òig. D. A. Omodei n°.xxxviii Febbr. 1820, pag. 216 ( Com- pendio ) G, f^li illustri Compilatori dei Commentar] di Medicina e Chirurgia di Padova istituendo questa Analisi incominciano dall' esporre i motivi , per i quali hanno preso cumulati- vamente in disamina le due opere annunciate , e ricordim- do la posizione vantaggiosa , in che trovasi il Sig. Brem- ser , qual' è quella di Custode dell' I. R. Museo di storia naturale di \ienna , fanno rilevare quanti mezzi abbia egli avuto , onde comporre un' opera eccellente sopra i vermi proprj dell' uomo . 11 giudizio che ne ha dato il Sig. Ru- dolphi è favorevolissimo, mentre appunto al Sig. Bremser intitolando la sua Si nopsi lo proclama £'/mi/zfoto^o ^ommo ; tale è anco il giudizio datone dalla Gazzetta Imp. privi- legiata di Vienna, seguendo l'autorità del Naturalista di Berlino : resta ora a vedersi con imparzialità se realmente abbia essa corrisposto ali» espettazioae del Pubblico . a8& Scie n z e Lasciando a parte quanto il Bremser difte nella Prefa- zione interne i progressi della tìiuinl'iiatM) , ikI cbe si è mostrato mea giusto verso gli Itali mi , molti de' tjuali vi hanno coopi(ofo^hi erottivi, com' egli crede temerarian;enle , ma col solo fin»' d'istruire la gioventìi consacratJi allo studio della Mi dìcina ; passando finalmente sopra all' ehogi o poco decente che di se stesso fa nariandoci il num«ro delle f>fte/,i<.QÌ verminose da lui cu- rate nell' anno, che non ò poi straordinario , la celebrità gua- dacnata presso il pubblico nirlle mentovate malattia , la spe- ciale sua vocazione allo studio delle medesime, e simili al- tre puerilità, veniamo subito al i. Capitolo dell' opera di- retto ad indagare l'origine, e la formazione dei vermi vi- scerali sì dell' uomo , che degli animali , (^) '»< il Sig. Brem- ser ripetendo le dottrine esposte dal Prof, ireviranus nel n. ■voi. della Biologia adotta 1-a ipritesi della generazione spon- tanea , o equivoca, ovvero com'egli la chiama yò/'ma^ione primitiva de' vermi in discorso , e per conseguenza trovan- dosi in opposizione con quei molti , i quali dicono essersi veduti parecchi vermi viscerali nella terra, e nelle acque , e quindi credono che in prima origina ne sieno introdotti i germi nel corpo degli animali col mezzo del cibo , e del- la bevanda , impugna con calore la loro sentenza , armato specialmente della seguente ragione . I vermi ( ei cosi ragio- na ) osservati nella terra , e nelle acque, e che dìconsi ap- partenere allo stesso genere, o specie de' viscerali , confron- tati con questi presentano nel colorito , nella grandezza, e nello sviluppo delle parti costituenti differenze tali da esclu- dere assolutamente la pretesa loro identità . Dovea però egli riflettere che come accade adr altri esseri viventi di variare Aj^alisi di Opere Naturali 289 ncir abito del roi-jio a seconda del clima, del modo diverso di vivere, e -.iitili circostanze, lo stesso è naturale che av- vi uj^-a ne" vermi , i gemi» de' 4UMIÌ ove si Sviluppino non .più nc'ila terrt i' ii' ile cict|Ue , me uè' visceri, sono certamen- te in uii luoti 1 . lUatlo ditrerenle da i^uello abitato da' loro genitori . Di più si polrel*be dimandare al Sig. Bremser qual uso mai arv ranno i^li oiyaui deila generazione osservali ne ver- ihi , e uà lui pu.e ruonosciuti , quando i medesimi sieao un prodotto della materia organica vivente? E come senza imbnlt'.re in una contraddizione rainifesta poteva egli af- ferTiifwe (be i venni viscerali offrono di generazione ia.^e- ner izione tjarilten divi-rsi dagli aquatici e terrestri per ro- vestiaic- 1' i|)ofesi della loro mutua provenienza , e poi fran- camente soslemre \n forni azione pi iiiìitiva , ossìa spontaneo .nuòcifnent.o 1 Insodii.iiìe perciò si rende la censura, cb' ei nei presente argomento fa al Gb. Sig. Brera , il quale am- mettendo la prima provenienza de'vermi viscerali dagli acqua- tici I' terrestri , hi ammesso una dottrina per nulla ripugnan- te alla sana ragione , ba fnlto conto come si conveniva del- le osservazioni di un Linue>, di un Rosestein , di un Tis- sol , di uu Gnielin ec. , ed è fiancbeggiato dal consenso di scrittori più recenti , quali sono Buniva , Toggia , Gandol- fi , Cbabert , Brugnone , Metaxà , ed altri molti . Recente- mente Miller Barry ba riferito puie cbe una famiglia abi- tante nelle vicinanze di Macromp in Irlanda -divenne il ber- saglio delle ascaridi in consegnenza dell' uso di -un' acqua tol- ta da certa sorgente, e che a fine di liberarsene fa obbli- gHla di cangiar paese . Il Sig. Bremser non esiterebbe a giu- dicare queste ascaridi per larve d" insetti ; ma la cosa può essere altramente. Il Ch. Prof Renier registra fra i vermi viscerali nella sua Tavola IV V echinorinco scudato , estrat- to anche dal mare adriatico , e cosi tion m.mcherebbono al- tri esempj da addurre di simil fatta . Esenipj eziandio non 2()o Scienze inancoiio di venni , e di insetti abilal-ni d.-lla terra , e del- le acque , i ijuali si sono inlrodolli in cjUiili Ile parte del corpo aniinrde, ad hanno ivi lungamente aìioi;gi.iio producen- do gravi disordini nella di lui economia . Se questi esseri stranieri lian trovato noi corpo degli nninuili materia ai lo- ro nodriraento , e quindi vi liaii potuto soggiurn/re per lun- ga pezza , couvien dire che il loro org.mismo siasi accomo- dato a questo modo novello di vivere , e però non è as- surdo il credere che la loro slnilturi ed obito esterno ne rinjanga in tali circostanze modificato . J,a cosa poi sembra anche più naturale quando si tratti non di vermi o incetti terrestri già sviluppali , ma de' loro germi insinuali nella macchina animale per mezzo del cibo e della bevanda ; e con essa può spiegarsi come diversi animali debbano offrire particolari vermi viscerali ; come differenti tessuti organici debbano divenire la sede di particolari vermi 5 come snidati questi da tali parti necessarie per la di loro conservazione , debba alterarsi la solita loro organizzazione ; ed alterata in- fatto era l'organizzazione di quel lombricoide , che lo stesso Sig. Bremser fece disegnare sotto la Fig. 17 della Tav. 1 , uscito dal naso di una femmina ; come infine possano vi- vere talvolta i vermi viscerali in quantità ne' tessuti sud- detti senza alterare sensibilmente la salute dell' animale che gli alberga . Ma il nostro A. quantunque partigiano decìso della ge- nerazione spontanea de' verrai , pur nuUameno sembra che non abbia potuto resistere ali" evidenza degli argomenti in contrario , e quindi non niega che possano i vermi visce- rali propagarsi ancora per mezzo degli ovi , e questi comuni- carsi tra individui della stessa specie , imaginando un mo- do di comuaicazioae veramente strano , come vedrassi tra poco . Analisi di Opere Naturali 191 Si sarebìie egli iti lai partito aperta una facile via al- la spiegazione di molti fenomeni intorno la presenza de' ver- ijii nel corpo umano : imperciocché non allontanandosi dal parere de' buoni pensatori avria potuto congetturare con fon- damento che gli ovi de' vermi siano talvolta ass(jrbiii , tra- sportati nel torrente della circolazione , e con gli umori se- parati dal sangue o deposti in luoghi insoliti del corpo , ov- Tero comunicati ad altri individui. Dietro la qua! conget- tura avrebbe egli potuto spiegare come talvolta sieoo stati estratti de' vermi del cervello , dalle vene , dai reni , dalla vescica ec. ; come talune volte siansi sviluppali nella placen- ta , e nel feto medesimo ; e con molta probabilità avven- turare che germi della stessa specie e varietà possano es- sere comunicati nell'atto generativo mediante 1' umor pro- lifico, e trasmessi dai genitori ai discendenti ; che le nutri- ci ne tramandino ai fanciulli lattanti , e via cosi discor- rendo . Tutte queste congetture non sono certamente disap- provate dagli uomini di maggior senno. Eppure il Sig. Brem- ser le ode con sdegno , e le rifiuta per due ragioni , ^he in verità meritano tutta la considerazione . In primo luogo gli sembra impossibile che gli ovi de' vermi possano circolare per i vasi dell' animale senza subire alterazione , e impos- sibile anco gli sembra che possano conservare per lun- go tempo la facoltà di svilupparsi . Ma ciò eh' egli vede impossibile , si rappresenta al nostro intelletto siccome co- sa possibilissima , riguardand© specialmente 1' esemp o delle semenze vegetali , le quali in mezzo a varie vicende , e perfino ingojate e d*;posle dai volatili ritengano per anni molti la potenza di germogliare . Difficilissimo piut- tosto a noi pare quel me-zo di comunicazione da lui imaginato , e mentovato di sopra , vale a dire ohe eli ovi de' vermi deposti dall' uomo cogli escrementi , e pas- sando insieme ccu questi uJlc ciucche, quindi ne' fiumi o 0,^1 Scienze rtisoelli, e in ultiino nelle fontane, die somministrano l'ftcqua all' uso della vita , possano entrare nelle intestina di altri uomini, ed ivi acquistare vita ed incremento. La strada co- , me ognun vede è lunghissima , e piena certamente di ostacoli superiori di assai a quelli , che presentano i vasi e gli umori dell' uman corpo . La seconda gran ragione, per cui il Sig. Bremsèrsi fistie- ne dal prestare il suo assenso alle sopraccennate congettrure si è il non poter comprendere come gli ovicini de' vermi sieno tanto minuti da poter entrare nel lume de' vasi ; ma il non poter comprendere non fu mai una ragione plausi- bile in quistioni fisiche per escludere la possibilità di un fat- to d'altronde non ripugnante ai principi della Fisica ani- male . Nemmeno si può comprendere come le materie con- tagiose sieno tanto tenui da insinuarsi per gli esilissinii as- sorbenti della cute, del ventricolo, e de' canali del polmo- ne ; come talvolta producano subito dell' irritamento nell' organismo, talaltra rimangano inerii, e rimanendo inerti in un'individuo, possano intanto essere comunicate ad un' ai- tro , ed a questo riuscire fatali, evia discorrendo j eppure, tutto ciò ò dimostrato dal fatto , e se i contagj sono or- ganizzali , siccome è stata , ed è tuttavia opinione di mol- li , dal fatto medesimo vien dimostrato che quanto è supe- riore alle forze della mente, soventi volte è véro e i^ale . Del resto per parte nostra non si vuol presumere di dare ^lle antecedenti congetture un valore maggiore di quello che loro si conviene ; come anche non spiace all' ingenuo Sig. Brera di confessare essere trascorse nel suo dettato alcu- ae inesattezze ed errori ; mentre però ei protesta emendar- -^li in una nuova Edizione , fa altresì riflettere essere stata scritta la sua opera diciotto anni fa , dalla qual' epoca al giorno d'oggi ha fatto T Elmintologia giganteschi progressi. Analisi di Opere Naturali agS Nel secondo Capitolo espone il Sig. Bremser l.> divi- sione sistematica de' verrai viscerali del big. Hudolphi, ma senza alcua fiullo j poiché egli non la siegue , e per gli altri è cosa già abbfistanza conosciuta . Poscia annovera i[ue' vermi , che sono, secondo lui , proprj esclusivamente dell'uo- mo , e tra questi conta lo slrongilo gigante , che a carte 224 dice trovarsi ancora ne* cani, ne buoi , cavalli ec. In- fine divide i vermi stessi proprj dell' uomo in cjneili , i [ua- li annidano nel tubo intest'n ile , e in quegli altri , i quali hanno sede in diverse cavità e tessuti dell' organismo : di- visione inesatta e viziosa, poiché tante le volte i vermi in- testinali si riscontrano in altri orgnui , rome nvsiene Je' lom- bricoidi ; ed i vermi appartenenti alla seconda sezione si tro- vano talvolta domiciliati nelle intestina, come i vescicolari . INel terzo Capitolo si com|)rcndono adunque i vermi , che annidatio nel tubo intestinale dell" uomo . Si riportano eolio stesso ordinò , col quale sono dall' A. esposti : 1. Tricocefalo dispari II nostro M.)rgngni fu il pri- mo ad osservarlo ( Epist. Anat. XIV. art. 42.) ; rna non es- sendosi posto mente ad una tale scoperta , fu dessa in se- guito atliibuita a Roder^r , e Wagler . Nulla di nuovo per altro dice 1' A. intorno ad un tal verme , e solo gH di- spiace che il sig. Brera sia stato troppo esteso nel darne la descrizione , 2. Ossiiiri vermicolare , ossia ascaride vermicolare di tutti gli scrittori . Questo verme può facilmente essere coa- fuso con alcune larve d' mosche II suo sesso mascolino fu dall' A. egregiamente dimostrato in alcuii di tali esseri ad esso lui trasmessi dai Sigg. Soemmcrring , ed H>^rmann. Egli crede che appartener debba al genere degli ossiuri , e non più a quello delle asca-idi . 3. ascaride lombricoide . Wvp. negli intestini tenui , e secondo il sig. Bremser non è possibile che sia stato ia origiae a. A. T. VI. 19 2^4 Scienze una yaiietà del lombrico terrestre. Dietro questo priiicTjiio egli insorge contro il Sig. Brera , il quale appoggiato ;irl una serie di osservazioni e di esperimenti mostra assai probabile 1 identi- tà di specie de' due lombrichi , e ripete la diversità del lo- j-o abito dal modo differente di vivere , dal differente nodri- jnento , ed altre circostanze . Il Sig.Brem.sfr per lo contra- rio nulla , o almeno non tanfo, vuol tribuire a queste cou- dizioni , allrinienli ( ei dice con mirabile giustezza di razio- cinio ) 1' uomo , h scimmia , il Icinur , ed altri animali ap- parterrtbbono alla medesima stirpo, piriche appunto dalla va- rietà del clima , alimento , e genero di vita dovrebbesi ri- petere la diversità dell' esterno , ed interno del loro cor- - pn . Couchiusione sì strana non merita risposta, tanto pia che 1' A. può essere convinto col fatto da lui mt-desimo nar- rato , e da noi ricordato di sopra, vale a dire di quel lom- brico estratto dal naso di una vecchia , il quale in tauto diversificava dagli ordinar) lombrichi nella grossezza , lun- jghezzja , e struttura , in quanto che non abitava come gli altri le intestina , ma bensì le cavità delle narici , dove tro- ■yavasi esposto a circostanze dissimili ■ Del resto la descri- izìone ch'egli dà dell'ascaride lombricoide , siccome quella (li altri vermi , lascia molto a desiderare , lo che non può dirsi egualmente delle descrizioni dateci dal Sig. Brera nelle Sqe opere . Tralascia fra le altre cose di far menzione di quelle punte cornee , di cui sono munite le tre pro- minenze situate d' intorno alla bocca di questo verme , e che iusienje riunite formano lo stromento acutissimo , de- scritto già dal cel. Prof. Jacopi , col quale desso verme la- pera e perfora non rade voU^ le pareti intestinali : sul qual Jatto patologico interessanti osservazioni ci ha dato il Sig. Gualtier de Claubry nel Nouveau Journal de Medecine ec. p. de Juillet i8i8. (i). (i) E' fl?>. notarsi ch« la stomac.hldit .li Pcreboom e dal Sig. Analisi di Opere Naturali agS 4. Botricefalo laLo , o meglio diremu tenia lata , te- nia inerme . Rispetto a questo verme V A aon è d' accor- do col S'ì^. Rudolphi nel determinare gli org^mi destinali a succhiare il nodi-imeuto : la bocca è da esso lui riposln nel me^zo fra le due fessure longitudinali , marginali della te- sta . Il rimanente della descriiione è uniforma a quanto sì legge negli altri scrittori j e il raccont>i che quivi si fi di un m tst'-o di tenia lata procurato all' A., dal Sig. Soem ner- ring mostra eh' egli ancora riconosce ed aiuinette le mo- struosità de' vermi viscerali già avvertite dal Gh Brera . 5. Taenia soliiim , ossia tenia armata , volgarmente detta verme solitario cocarbitino . La descrizione che ne porge r A. è esatta , ma nulla presenta di nuovo . Il Sig. Rudolphi parlando di questo articolo dell' opera di esso , dir ce a carte 6i5. et tueuiam lalam L'nnaei a solio genere differre pariter primus detexit . Qaal grado di credenza meritar possa quest' aulico elogio , ogni medico , e qu.)lua- que naturalista potrà facii m'unte deciderlo' Il vero sì è che r A. parla di questa sua scoperta come se fosse dell' imoor- tan2a di quella di Cristoforo Colombo , al quale non man- carono ingegno , e meriti . E qui si pone fine dal Sig. Bremser alla storia de' ver- mi soliti dì annidare nel sistema gasiro - enterico . Ma aven- do egli composto la sua opera principalmente per uso de' medici , pareva che non dovesse ommettere quella specie di animaletti iiifusorj o monadi , che capaci sono di su- scitare nell' uomo una febbre continua remittente con se- gni di verminazione , ma senza l'evacuazione appa;ente di alcun verme o grande o piccolo . Che se però una goccia Bremser riconosriuta per una lombricoide sfigurata, ciò eh' era sla- to dal Sig. Brera di già indicato a carte 273. delle sue memorie , ove parla de' vermi mostruosi . 19 * a^S Scienze 6o}i dfll.i milt^ria mucoso - spuinosH degli esrieinr^n'i dell' inA fini) s' innnide ne;!!" ic |ai (iopid.i , essa si spuile in una peliicella , che guaidita col inicoscopio oilVe alcuni punti esilissimi , gehliiiuai , libili , rolumli , liMspareiiti , lucen- tissimi , pelosi , cmìtrattili , vagaiili , i quali raj-.iilami^nte sì niuovou > il) linee rette , ed angolari , seu/,a mai urtarsi vi- icenJevolMienle , e l' uno pionlamente srlùvando di trovarsi di contro all' altro . L' espulsione insieme cogli escrementi 4i q'.iesfi isscri ^i^inti , sieuo , o non siono vermi , porta s^co lo scioglimento della ntalaitia , e giovevoli i'i coinseguea- za sono i rifuedj die tendono a promuoverla, fra' quali in speiMe il mercurio dolce. ( ra colesti animaletti accenniti pme dal Oli. Brera nelle Mi'iìiorte sui vermi ec. tav. IV. fig. II, sono stni o non conosciuti , o dimenticui dal Sig, Bremser ad onta che uell' anno abbia occasione di curare da no in i^o afTi.'iioiii verminose di ogni geticre . Il (quarto capitolo dell' Opera è destinato ad investigare le cagioni della generazione de' vermi nel tubo intest naie deli' uomo : e poiché 1' A. uon ammette la priniiliva loro pr.>V\ uieuxa dall' esterno , come si è veduto , fuori di qual- che e ISO , cosi egli ricorre ad una ipolesi stranissima, eh' è pur quella della si ita degli imponderabili , ed è in poche parole la scgu<;nle . Nascono i vermi ni canale intestinale dall« matinia destinata al no 1 ri mento del corpo, la quale per debole-s/,a non già universale , ma relativa di un sol mem- bro abbia suI)ÌLo un cangiam-nto nel grado di assimilazio- ne, e nelle sue qualità , ovvero an-h'a sovrabbondi . Ma perchè i vermi stessi possano risultarne , è necessario in 0I7 tre il concorso e 1' opera di un Fattore di tlofyjiia essenza , viater inle /' una , e spirituale l- altra , la seconda delle qua- li co nfcssa \' A. d' igni rare . IC ciò rispetto alle cagioni pros- sime : fjuanto poi alle rimfite , adduce quelle stesse degli altri Pratici , per esempio iì vitto composto di sostanze vi- Analisi di Opere Naturali 2c)7 scése , mucose , farinacee , il Late , lo /uccliero , u' .ibita- zioni uiiiiJe, il poco eseicizin dilla macchina ce. ec , e solo da esse esclude il villo magro, e poco nulrieiile , opinando" che la fame sia la peggi »r nimica de' vermi, e lta ostruito il lume , ed ha provocalo -^osì la morte dell' infermo : ei di bollo ti nega colesla osservazione . Se gli rammenti le istorie dettagliate degli illustri Richter , e Wedeking relative all' incarcera- nienlo delle ernie degli intestini , per effetto de' vermi in es- si contenuti , e confermate da altri Autori : li risponde che sono favole e sogni . Se gli poni innanzi gli occhi gli ef- fetti locali e consensuali prodotti dalla meccanica irritazio- ne de' vermi sulle pareli della intestina (i) , e mollo piìi (i) Fra le 'liverse osservazioni raor^lte nell' Ospitale di S. Spi- rito troviamo la seguente nel nostro privato registro . Un fanciullo di circa io, anni mentre in istato di convalescenza seduto sul let- Analisi di Opere Naturali 5oi le Inrerazioiii , e perforazioni di (jiicsle da vermi stessi ef- fettuate , sn (li che hai in appoggio e le osservazioni so- pr;iccit;tte di liicopi sopr;i 1' appareechio perforante , del quale è gncriiita la lesta de' lombiicoi li , e il caso de' vermi pe.rfornlori di Gaiiltier de C'auliry , e il raso di cardi.il- gia mortale riportalo fh S.iuvages per traforaruento del ven- tricolo , e il venlricolii muscoloso di un corvo traforato da sei vermi , cÌh' conservasi nella Università di Padova , e cento storie analoghe , die potresti raccogliere da ciualuti- que Scrittore di anatomìa patologica , ti soggiunge il Sig. Bremser non essere altrimenti vero che i vermi abbiano gli organi necessari ad operare questi perniciosi effetti , e ti ad- duce come prova validissima l'autorità del suo amico Ru- dolplii . Ora nota la seguente contraddizione solennissiraa . Egli che di consenso col suo amico niega ai Termi il po- tere di ferire le intestina, egli stesso a carte \i\. del suo quinto Capitolo racconta di aver esaminato un ciprino au- rato preso nelle acque di Schonbrun , nel quale V echino - rinchio clavceceps di Rudolpbi , che è pure un verme vi - to parlava con i vicini malati, e mr\ngiava un pomo , fu improvvi- sarne (te colpito da male mortale : si fecero langiiiidissimi i polsi , pallide le lai. lira, nn sudor freddo bat^nò le membra; ruotava Tiri- fermo sii occhi , ed ora cadeva in brevissimo sopore , ora di re- pente destato tremava in tatto il corpo , e in sfra' ì modi agitato si vol,'!;eva per il letto; non inghiottiva, balbettava, e spesso met- teva alte grida quasi che fosse stato punto da forte dolore ; intan- to senza avvedersene evacuava le feccie . Impedita la dea,lutiz)one , si procurò di apprestare per l'ano de' medicamenti anodini e se- dativi, ma indarno; imperocché persi -tendo semjirG i medesimi sin- tomi, e dopo un'ora e mezza fttta la respirazione fredda e ster- torosa, morì r infelice con comune cordoglio. Nel giorno seguente fu fatta una ispezione anatomica minutissima sojira il di lui cada- vere , incominciando dal rapo: e nuli' altro si rinvenne, cui as- crivere si po'es-e la cagione della morte, che un globo di lombri- coidi annidato nelle intestina tenui , il quale fu recato innanzi al Primario, alii-.no, come il Sig. Eremser, dal credere chetante ma- le provenuto fosse da vermi . ( Il Como. G. F. ) 5oa Scienze ■cerale , si era fatta strada non solo a traverso la parete intestinale , ma eziandio fra la sostanza muscolare , e la pelle d,4 suo ventre . Ben dicevamo noi pocanzi , che la tponcii del nostro A. dovea condurlo inevi labilmente a con- seguenze stranissime , e perfino a contraddirsi . Ma d'onde mai tanta persuasi>ine in lui , che ad efFet- tnarii una malnitin vermint sa , non sia assolutamente ne- cessario lo sviluppo de' vermi ; e che questi debbano riguar- darsi quali ospiti . mansueti e innocenti del corpo uma- nf> ? IN'on da altro , se non perchè in alcuni casi di affezio- ni af 'omnagnate dai segai della verminazione , dietro 1' uso de' pin validi antelmintici , nessun verme apparisce , né si trova nella cavità intestinale degli ammalati , che così pe- riscono . Ma già di sopra si è avvertito, che se in tali ca- si non si eliminano, né s'incontrano gli ordinarj vermi, si elimina bensì, e s'incontra invece nel tubo intestinale quella colluvie verminosa degli Scrittori , nella quale , giu- sta il suespresso sentimento del Sig. Brera , annidar suole il caos intestinale ivi rammentato : al qual fatto se avesse posto mente 1' A. , si sarebbe al certo dispensato dalTimma- ginare la san teorica , né sarebbesi dilungato dal modo di pensare de' migliori pratici, e da quanto c'insegna l'osser- vazione . ( Sarà continuato ) 3o3 Prospetto de' risaltanienti ottenuti nella Clinica Medica dell' I. R. Università di Padova nel corso delV anno scolastico 1817 - 1818. dal Signor Consigliere , e Prof. V. L. Brera , compilato dal Dottore Pietro Dall' Oste ec. ec. Padova 1719- Estratto. lì valente Signor Doti. dall'Oste, inalzato poc'anzi al gra- do di Professore V. O di Medicina Teoretica pei Chirur- ghi nella 1. R . Università di Padova, rende di pubblico diritto il suo terzo Prospetto Clinico , nono però della se- rie già incominciata dal Consigliere Prof. Brera . Ne dare- mo volentieri un sunto ai nostri Leggitori , trattandosi di un lavoro , ch'espone i rìsultamenti della osservazione , e del- la sperienza , conseguiti in quel Clinico Istituto di Padova sotto la direzione del prelodato esimio Sig Consigliere . Precede una breve introduzione , alla quale tien dietro un conciso ragguaglio della costituzione morbosa dell'anno clinico 1817- 1818. Alle febbri è consagrato il prim' ordine , a cui spettano 83. infermi fra li 192. individui ricevuti nella Clinica . 11 primo genere di quest' ordine ha per oggetto le febbri intermittenti , e viene suddiviso nella triplice spe- cie , ipostenica cioè , iperstenica , ed irritativa . Ove tratta delle intermittenti iposteniche , o legittime , troviamo assai lodevole il divisamenlo del nostro A. nell' aggiungervi al- cuni pratici avvertimenti degni di essere rammentali . Di- mostra egli da|>prima esser facile la recidiva di tali feb- bri , qualora non siasi tolta la morbosa condizione locale , eli' ebbe a suscitarle ; o qualora dopo vinta la febbre non si dirlg-ino le mire a distruggere la ipostenia , che fu causa di essa ; o qualora espongasi il convalescente all' azione delle Stesse potenze morbose , che la produssero . Giustamente 5o4 Scienze vi si ri sa; u arri fi 1' ejnetioo come iimiile ^ efl anrnra cl.'inrto- so se la prinni-ia cnndi/jone morb;>sa cousisln ne!!» iposte- nia universale : n se le febbri ia quisti ne dìoenJario piut- tosto d.ill.i costituiione iiilivid u ile , che dalla do nin iute . Le decozioni am-tre spiritose si ebbero a ricon >scere profi- cue contro le febbri ip)steniche con atonia parziale delle vie gasiro-entcìiohe , C)in;- anche per impedire le recidive: ed il capro ammoniacale riuscì vantaggioso per vincerle spe- cialmente nei bambini renuentl alla pratica della chlnachi- na . Siogiiono le piressie intermittenti , o lebbri intermittenti ipersteniche , delle qu^Ii , sebben rare , si presentano cin- que istorie: si rbhe in tre di esse a riscontrare la compli- caxione ove alla flogosi splenica', ove alP artritide , ove al gastricismo . Dipende questa specie di febbri per ordinario da uni pletorica condizione originata il più delle volle da qualche s'-spensione di flusso sanguigno . Per alcuni loro particoliri s'otomi dislinguonsi tali febbri dalle altre , come pochissimo freddo, molto calore, poco o parziale sudore, dolor di capo front.tle , ritenziiìiie dell" escrezioni , ec. ec. De- primente si fu il trattamento di esse , ma sempre relativo al grado , alla complicanza , ed alla causa della febbre. Non lascia 1' A. di avvertire I" incoerenza dell" uso indistinto della corteccia contro tutte le febbii acccssionali , quasi che T in- termittenza fosse r unica san ione per amministrarla a te- nor di quell'adagio; ubi int.ei'missio , ibi china . Rammenta altresì ciò eh' egli disse nell' antecedente prospetto in ordi- ne alla duplice facoltà della china , febbrifuga cioè, ed ac- cessifuga , volendo confermare , che s'^ in alcune periodiche ^ quantunque non imlicato dalla condizione dinamica 1' uso della china , pur vaglia tjuesta a troncarne gli accessi, non n' è già assai costante il profitto . Giaci liA in tal circostanza la china non mostra la sua facoltà febbrifuga , come allor quando agisce nel vincere le legittime intermittenti iposle- Clinica Med'ca di Padova 3o5 nube; ma bensì viene ad agire come accessi fiig.i non vincen- do radicalmente la malattia , di cui in vece non f,i che turbare unicamente 1' ci dine degli accessi. D,il rif.rlo di questi nasce poi l'illusione di caratterizzare in serie dei se- guenti accessi col nome di recidiva , mentre , lungi dall' appart(!nere ad una nuova riproduzione , nitro essi non sono che un'alterazione nella successione degli accessi, un'alte- razione di semplice forma costituita dal ritardo della com- parsa delle accessioni , e perciò una contin.iazione d.-lla is- tessa malattia . Chi fosse avido di più accurate e chiare ragioni su di un tale argomento , dovrà consultare il testé nominato prospetto dell" anno clinico i8iò" i8iy in cui 1' A. spiega con somma erudizione le sue vedute int.rno a c{ue- sta duplice fncolià della corteccia peruviana Risj.ett) alle intermittenti irritative ( die( i delle quali furono gastriche, una verminosa , ed otto s|)laucnich.- ) nellrì instahiliià dei sintomi, che preslaron forma alla febbre, meno instabile si fu la qualità delle orine per lo più spastiche ed acquose; ma costante sì ebbe a riscontrare il polso irritato anche nella intermitten?a d' ordin-irio brevissima . Fra le febbri splan- cniche cintjue riconobbe, o per causa un morboso ingran- dimento dei visceri . Appartennero esse a cinrfije individui quasi tutti di tenqieramento ej-.alico , liuè col subilterico colorito della cute e di mediocre nutrizione: e si videro tener dietro a diut'jrne , e trascurate intermittenti , non che a sospensione di fi issi sanguigni . il lor tipo più nr diletto sembrò essere il quarlanario : e fra i buoni presngj di pros- sima guarigione veggonsi noverati il diminuirsi della irri- tazione del polso , non che la diminuzione di quella tinta giallastra che può dirsi costituisca il .iii.rio patognomonico di (|ueste febbri , ed anche il nn'suratore della splancnica atie/Juue . Quasi siuiile a quella delle febbri etiche si fu la follila Jviili al'.ri accese^ febbrili per aio-boso iuduraiiicaio: 3o6 Scienze mal sommo freddo , mai caldo ecresivo , mai profuso sudo- re . Gli eslratli di assenzio , e di cicoria , ii sapon veuoto , il calorael.ino , le fregagioni merf^uriali , e gli empiastri ri- solveuti roòtiluirono il trattamento terapeutico di queste . L' altro genere di febbri abbraccia le continue , quali contemplansi dal N. A. sotto la varietà d" iposteniche , di pi- ressie , e di continue secondarie irritative . Siccome però i limili di un giornale non ci permettono , come vorremmo , render conto minutamente di tutti gli articoli di quest' ope- ra j fisseremo quindi specialmente lo sguardo su quegli utili precetti , su quelle più interessanti osservazioni , che fanno propriamente distinguere questo lavoro digli altri , Assai giu- sta ci sembra la linea di demarcazione , che si stabilisce affin di distinguere le febbri gastriche d die piressìe con ga- strìcisnio . Osservansi in queste ultime 1 sintomi della iper- stenia generale manifesti nel polso , nell' aspetto , ec. non già per altro nella forma febbrile . Nelle così dette piressie il dolor di capo cinge la fronte ; ma nella forma febbrile suol essere quasi sempre gravatìvo . Su)le inoltre la forma gastrica risultare ovunque pili eminente della forma della febbre, e questa siegue sempre lo sviluppo , e l'andamento della gastrica condizione. Fra le continue irritative si ebbe a trattare una splancnico ■ gastrica, dalla quale rimase l'in- fermo perfettamente guirito nel settimo , uierrè 1' uso di una decozione amara rabarbarata , a cai si fece precedere 1' eme- tico , •^ Ma in proposito di questa febbre splancnica giova ri- flettere coli' A. , che dessa fu spnrii , giacché dipendevano i fenomeni epatici dilla irradiata gastrica irritazione : men- tre le splancniche vere , quando sono continue , risultano per ordinarlo da degenerazioni del'e intermittenti , dipen- dono da vera tabe dei visceri, e l'esito n' è quasi sempre fatale , Clinica Medica di Padova 3o7 Viene questo prina' ordine terminato dn un : Centro pra^ lieo sidV uso de'rimedj purganti : il quale abbi/imo li ovato di sommo pregio. Incomincia 1' A. coli' esame d< i generali eftetti dei rimedj purgativi, dichiarandone esteso il potere non solo a depurare il tubo gasiro enterico dalle mal(^••ie ivi contenute dì qualunque natura es*e siano col promuove; e l'e- vacuazione; ma a rendere altresì libera !ì < icf^olazione nel bas- so ventre; ad operare un antagonismo di azioiif; o di funzione con qualche altr' organo ; a favorire gli assorbimenti , richia- mar le metastasi, diminuire la massa del sangu':;, e 1' energìa dell'eccitamento. Siccome però questi diversi effetti dipen- dono dalla qualità dei nominati rimedj , dal rispettivo lor modo di agire sul tubo gastro-enterico , e dalla miniera di amministrarli ; cosi necessario vedendosi il sej^^uire alcune i-egole generali dettate dalla sperienza, chiaro emerge il va- lore dei dogmi pratici , che a vantaggio specialmente dei giovani Medici viene ora 1' A. ad esporci desunti dalle cli- niche osservazioni del presente Prospetto . Dopo di aver egli premesso la partizione dei purganti in emelici , in dra- stici , ed in lassativi , si trattiene a prima giunta in divi- sare gli effetti degli emetici per quindi conchiuderne in con- fronto la qualità dtìlle circostanze , nelle quali .«iano essi in- dicati . Siffatte circostanze , ch'esigono T uso degli emetici , sono quelle di una condizione gastrica per replezi .>ne annunzia- ta già dai proprj fenomeni morbosi ivi pur descritti ; . provenienza non Leu dissipa- ta , la stessa invasione linfatica polmonare, ed altre di si- niil sorta . Vi sono ( egli avverte ) alcuni fenomeni , che , sotto 1' ajiparenza di esigere i vomitorj , ingann ino ; fra essi specialnipnle son degni di parlicolar meu/iionc gì' indizj di gastricismo fomentato dal lungo uso dt' purganti ; le op- pressioni , o dolori di stomaco di provenienza o isterica , o ipocondriaca ; le febbri biliose veementi , dove lo stato mor- boso del fegato può essere dall' emetico reso peggiore . Par- lando della scelta dei mezzi , con i quali indurre si voglia il vomito, loda il valersi della sola ipecacuana senza l'ad- dizione del tartaro emelico nei casi di tendenza alla ipo- stenia, o di esistente diarrèa; e dopo aver suggerito il tem- po più opportuno })cr la sua amministrazione , consiglia la necessità di f:ir precedere alcune operazioni , come il salas- so nello stato pletorico , ed i clisteri nei casi di stitichez- za . Ricorda le varie cautele tendenti a ben dirigerne 1' uso afBn di soddisfare nella varietà degli elfctti alle mire che si avrà prefìsse il medico ; e le cautele inoltre necessarie a Hon ignorarsi ove esigasi da alcune circostanze la ripetizio- ne dell'emetico. E specialmente non deve questo ammini- strarsi ove la diarrèa , e non 11 vomito sia sialo 1' eil'etto della prima di lui propiaazione , come in alcuni casi addi- Clinica Medica di Padova 309 viene : lo che indica una grave atonia universale , e piin- cipalraenle dello stomaco. Ove poi suggerisce i piìi utili com- pensi per sedare il vomito protratto oltre il dovete , e per ovviare alla lipotimia , saviamente ne avvisa non doversi iU' distintamente prescrivere i paregoriei senza una decisa ne- cessità , né doversi frammettere i medesimi alla esibizione dei vomilorj , o dei purganti . lutraprende in seguito a trattare dei rimpdj purgtivi per secesso , e dopo aver descritto il di loro potere si j^.ro- piio die comune cogli emetici , annovera assai distinlauunie le circostanze , nelle qiiali sia indicato il promuovere le al- vine evacu izioni . Distingue la maniera di soddisfarvi o col mezzo dei drastici , 9 con i così detti lassativi , o ia virtù dei cristeri , esponendo i casi nei ipiali or 1' uno , or i' al- tro di ess' venga ad essere meglio dettato dalla forma mor- bosa o in vista delle complicanze che un di essi ne vieti- no , o in atle!\z,ione degli effetti , che conseguir se ne vo- gliano. Fa rifl'llere , che tristissime sono le conseguenze de- rivanti dall' incauto uso dei purgativi , e raccomanda la più scrupolosa circospezione nel distinguere le false ed in- gannevoli indicazioni dalle vere che talvolta possono essere occulte. Ed in proposito delle indicazioni false rammenta, eh' esistono certe condizioni morbose, dalle quali la fibra vi- vente non può liberarsi che col mezzo di una serie succes- siva di movimenii da essa medesima procurali. Così la con- dizione morbosa delle malattie acute , come infiammazioni , esantemi , febbri nervose , e gastriche dichiarate , o provenga essa da uno stato patologico nella condizione vitale della fi- bra ( malattie diatesiche ) ; o dipenda dalla presenza di al- cune potenze eterogenee , che morbosamente vi agiscano ( ma- lattie irritative ); è sempre costituita da un particolare pro- cesso morboso che probabilmente attacca la intima assimi- lazione vitale della fibra vivente , processo risultantti da una G. A. T. VI- 20 3|o Scienze nec«fss:uia successione di mutazioni , da un passacelo '^' sue» pessive vicende morbose , die incomin'ifllo deve progredire senza possibillà di esscie airesUito, né il morbo può per al- tra strada aver Cue ; viene per tal niriniera ad operarsi una specie di preparazione denominila dagli Anticlii col nicl.ifo- rico sì , ma espressivo, vocabolo di cozione . Una ìn(ìpien- le infiammazione , nn incipiente gastricismo , e forse il pri- Epo sviluppo delle nfìTe/Juni contagiose può troncarsi con un salasso , con un einelic) , con un dinfureliro forte (i) ; ma tutte .[uesle affezioni giunte ad uno stadio più avvanzato vo- gliono iualterab bnente progredir^? al fine del lor dato amla- piento , e riproJuconsi talvolta con maggior forza ove giun- gisi per qualche momento a sosp'Mulerne i! corso . Di cjui è )' inutilità td il danno dei purgativi fut)ri del primo stadio delle malattie acute. ,, Distingua adunque il medico (ed ec- ,, co in compendio gli aurei precetti dell' A.) nella cura delle ,, febbri ove possa o non possa togliere la condizione mor- ,, bosa , o la causa elle la pr* dusse ; e dove debba agire j ()) Mii^iamo predente ancora il ca«o riferitofii dall' eruflito l'ot- tor GoMigtti già ine lieo nella Ctià di Faleìtrin^ . Ebbe egli la com- piaoenza di narrarci quanto avvenne ad un Giovane allievo nello Spedale di S. Spirito , il unale trovandosi nel quarto giorno di ena grave nosocomiale tratìgugiò .id un tempo nel momento di delirio due ottave circa di liquore a lOiliiio , che trovavas: in uti botton- cino per innavvertenza lasriato villino al Jetto dell' infermo. Pas 6 quCiti tutta la notte inquictisima Irà agitazioni e smanie le più cruc- ciose , ma nel di seguente dopo un pr.itusissimo sudore trion ò del farmico arditamente» iiigojato , • 'il)ero restò eziandio totalmente dolla grave nosocomiale, che avca |T)inaciùalo tronoargli i suoi giiT- ni - Può anche qui alludere ciò che dice il CI». Fri>t. Toinniasini nella rispo ta J^Ha seconda lettera del Ch. Prof. De A'Iaithaei- sulla fc')bre Peteccliiale ec. incerila nel Fase. IX. degli Opusc. Scientif. di B,)!o:;!ia per 1' anno 1818. intorno a quei campagnuoli , che nel principio di una plcuritide tr ngugiano ardite dosi di vino , e dì 5ij)iriti , ci api'licano alla parte caldissime fomentazioni , e quindi , 0VV. la corda non si rompa i>er la repentina tensione , si bagnano ^opo fuoco d' interao di abbondante sudore , e sorgono dal letto . Clinica Medica di Padova 3ii „ dove aspettare fino al momeìnto opportuno . la una parola „ in tutte queste circostanze il medico non dee che imitare „ il mudo di agire della natura : cioè cimentare le evacuazio- „ ni in sul principio (sussistendo le cause ) ; mantenere re- „ golare Tandiraento del processo morboso in seguito, al- ,, lontanandone pn*nci[)alrneate gli ostacoli e toglienda le com- ,, plicazioai ; e favor're una bu )na e perff>tta orisi nel Q- „ ne. Gli evicuìnti attivi nel primo stadio: i rimedj di- „ nnmici nelle ninhttie diatesiche , o li sein;)lice aspetta- „ zione nelle semplioeioiente irritative, n-;! seconl) : e i blan- „ di eliminanti giusta le vie indicate dalla disposizione cri- ,, tica , nel fine, sono i rimeJj opportuni per soddisfare al- „ le sopraddette indicazioni . L' uso del tartaro stibiato a „ dosi rifratte riesce quindi nel progresso delle malittie acu- „ te del miglior giovamento , in qunnto che senza proniuo- „ vere alcuna evacuazione , avendo una tendenza a disporle „ tutte , quella si effettua più facilmente , alla quale la na- „ tura infine si decide „ . ( Sat'à continuato } 20 OI« Lettere del Cus^. Professore Antonio Scarpa al Cav. Pro- Jessore A. f acca Bertinghìeri sulla legatura delle groS' se arterie degli arti , e risnosta del Cav. Professore A. Vacca Betlingkieri . Pisa presso Sebastiano JSistri ^1820. X^ el nostro Giornale, Tomo quarto pag. 77 , si legge il con>p«'n(lio di una Memoria del Hrolcssure Vacca Berlin- ghieii sopra l'allacci ilura delle arterie , nella quale ilCh.A. escluso ogui altro tnexz > fiii allora usato per stringere cir- colnnnente un vase arterioso , stabilisce la preferenza: del nastriiio e del cilindreito di tela interposto (Va i nodi che stringono e fi-nnano il nastrino, e si vanta con«^orde in que- st> con il VAì. Fr 'fessore Scarpa , dichiarandoglisi contra- rio lidia niissi.n.t di sciogliere la legatura dopo quattro gior- ni . .Si V. dono inoltre ci)in,)en liati in una tavoli sei dei più silienti esperimenti ins'iliiili sopra le arterie crurali di \jirj cani , qu^li esperimenti danno appoggio ad alcune os- serv iz'onì tenlv^iti a provine, contro l'opinione del Gh. Scarpa , che la legatura deve lasciarsi cadere da se stes- sa , quando il processo suppurativo ha diviso il canale ar- terioso . il Professore Scarpi appena ricevuta e letta la memo- ria sopradetta diresse al Professore V acca tre lettere . Mella prima iena a dichiarare n che una \olti applicato il lac- s3 L'io ad unii delle grusse arterie degli arti , ancorché co- » desto lae( io venga tulio via prestamente , o al piìi tardi » sul principio del quarto giorno , il processo suppurativo » ed ulcerativo in lotto dalla pressione del nastrino per lo 33 spazio di tre £;ioriii non si arresta , e progredisce anzi S3 necessariamente ed inevitabilmente sino alla totale cor- » roslone e rottura dell'arteria , nel punto in cui «ra stala Legatura delle Grosse Arterie ec. 3i3 M allacciritn » . Passa poi a ii ii^re fine ec|UÌV('erazione necessaria per allacciai la , ai! a tomnressione all' irritazione di un laccio per lo spazia di tìuattro giorni , s' infiammi , cada in suppurazione , es re- cida ; secondo , è imprudenti ssinio togiiere il laccio mentre i grumi sono ancora debolmente aderenti alle pareti del /vaso , e mentre V aderenza reciproca delle pareti è a-'ioi a incipiente 'f terzo, V obliterazione più o meno pronta dciì ar- teria allacciata non dipende unicamente d dio stUo d h— bolezz-a , e di forza dell' individuo che se T oblile" razione dell'arteria non è compiuta nel sesto giorno non ros- sa più ottenersi, perchè il tardo srnluopo ddV infiali mn- zìone non è prova di condizione patologica grave . In fioe cita il caso di Astley Cooper che per curare un anearis.na popliteo tenne prima legit^ 1' arte:-i i per fé it » l'i" , poi per quaranl' ott' ore , T arteria si obliterò, ed il daudecìa»o giorno ricoraparv* l'emorragia. 3i4 Scienze Risponde il Ch. A. a questi rilievi con ordinati razio- cini sì fallamtiLile connessi , che per intenderne la forza e la dottrina converrebbe testualmente trascriverli . Ma non pernieltendolo questi fogli , noi procureremo estrarne il più interessante , acciò ognuno possa da se stesso portarne giudizio . Al primo rilievo fa osservare , che un abile opera- tore presto s'impadronisce dell'arteria, la disimpegna dalla poca cellulare ciroostinte, leggermente la lega, e chiusa subito la ferita con ceroto , impedisce che 1' aria vi pene- tri ; osserva inoltre che stringendosi la legUura quanto basta ad intercettare il corso del sangue , l'impressione si fa sulla sola tunica e>terna , nel lato opposto al cilindretto , e che il doppio sislem» vascolare che compone il vase arterioso non è compresso in guise da impedire quella leggiera infiamma- zione adesiva necessaria . Cosi viene esclusa ogni irritazione , fi processo distruttivo, e la necrosi dellf^rteria . Al secondo rilie- vo opp(in(; 1' esperienza . Questa fa vedere col fatto , che seb- bene le aderenze dei grumi sanguigni ( on le pareti interne arteriose sembrino deboli , pure sciolto il laccio , non tor- na il sangue a passare per il punto . che soffri la legatura. Né vaie gran fallo il dire 5 che tali esperimenli sono poco numerosi ; mentre riunendo quelli dei compressori (1), quelli delle fasciature, quelli di Travers , quelli sparsi in tanti giornali (2) , ed in tante memorie , si può dire che que- (i) Non vogliamo lanciami sfusjrirc questa oncasione per ram- mentare il Coinpruxsnrf miìtalli(:o 'lei nostro 'h. Professore Sisoo , la cui utilità non può essere m.\\ al»' astanza lodata '^en/a esporre il maialo ad una operazione luiii;a , riolurosa e-l incerta , il nuovo compressore opera a volontà del chirurgo inieroetraodo il corso del sanane, ed oljlirern'ido prima il oanalf' arterioso poi V a-ieurisma. Nel sagfjio dell'Istituto Cii;iico di Koma dcijli anni 1H16 1817. sì trova delincato questo strumeoto , e si Iegs;o"o airone istorie di aneurismi telircme.^te «urati co[ solo us'^ i!i cpie-ta mcnehinetia. ,2' L' as-ooto del ih. Proi'essore Scarp-' non solo è verificato nei bruti , ma anche ne;i,li nomini, il Professore Pallelta fece, co- Legatura delle Grosse Av.tkrtk ec. ?>i5 sto argomenta è stato .ihhisifiuza vciìGctIo , e che k\ può senza pericolo levare il laccio dopo quattro giorni . Al terzo rilievo, che ha due parti , i ch'a. issimi Pn tesseri conxeii- gono rapporto alla prima, che la v irla oinpiessioiie di un'in- dividuu , la diversa età e slato di salute ^conie influiscono sulla guarigione più o meno sollecita di ogni opeCazi^ne Chirurgica , cosi hanno una influenza suUa più o nu-no pronta , o possìbile ed itnp'ssibiV^ adesione delle t(ini( he arteriose. INell altra pfirte il eh. Professore Scarpa osserva, che quandr) dopo quattro giofni n«.n si è sviluppata 1' in- fiammazione adesiva , è inutile attendere pili lungamente uri risultato contraddetto dalle disposizinni (isiehe dell' operato ^ 11 caso di Asiley Cooper altro non prova, che questo , che abbia m ora detto . Nv^lla seconda lettera dal eh. Professore Scarpa sono descritte sei sperienze eseguile dell'eccepente Pi ofosore Si- gnor Panizza sopra le carotidi di due a>ini , di un mon- tone , e d' una pecora. L' allacrintura fu fatta col nastrino, e coli' interposto cilindretto , e si riunì la ferita di prima intenzione. Posto a morte il primo animale, (cui già nel quarto di era stata tolta I' allacciatura ) nel Ventiquattresi- mo giorno , presentò nel luogo operalo un cumulo di lin- fa addensata, che univa l'arteria alle parli corconslantJ ^ Si trovò , aperta I' arteria , il trombo cotennoso , ed un in- crespamento sul'» sola tonaca esterna . L' allro animale subì me le;!;i!;esi nel Uiziouar-o flelle Scienze Meliche pag. 207 .., Trois operatioiis sur rlcs honimns par le Professeur Palletta suiiaiit la dernicre metliofle modliée par -carpa, ont contìrmé le resultai iles experience; i|ue ce Sava it n' av-ait faites que sur Ics atiimaux . Chez toiis, l'adlicsioii était parfatte le quatrièmc jour : la Hj^aturc firt relirce aussitòt la plaic reuiiie , et la guerison fut aussi promj)te qu' exem, te (racciden;. ,, A'c Io stesso DizìO.'iarie ed articolo , si riportano allre opera- zioni di Molina, e di altri ( nota del Comp ) 5i6 Scienze la stessa ispeziona nel quarto giorno in cui fu posto a mor- te : aveva inccmincifito a raccogliersi Ja stessa linfa ;U torno all' arteria , e si osservò una linea rossiccia al sito della le- gatura . 11 montcne uccìso dopo quattro giorni , e la peco- ra dopo cinque , nulla di pnrlicolare mostrò dove era stato il laccio , meno i soliti trombi cotennosi , ed una piccola tumefazione . La quinta sperienza fu istituita su di un ca- ne , e sulle arterie crurali a similitudine delle Berlìnghie- riane . La sinistra fu scioltn dopo due ore, si riunì la fe- rita , e si lasciò vivere il cane quattro giorni con la lega- tura alla destra crurale. Ucciso il cane, ed osservale l'ar- terie legate, quella che lo fu per due ore altro non presenta- va , che un piccolo rossore , ed ingorgamento nelle sue to- nache : l'altra, cioè la destra, mostrava una specie d' iii- fossaminto nel luogo delT applicato nastrino e cilindretto , 8 a differenza della sinistra aveva i grumi cotennosi aderenti al canale . La sesta sperienza cadde pure sulla crurale destra di un cane ; il nastrino fu più del solito stretto , e dopo due giorni si vide suppurare la ferita, e presentarsi al suo orificio il cilindretto senza emorragia conseguente . Sezionan- do dopo tre giorni il cane , fu trovata divisa 1' arteria , e circondata da molta linfa plastica . Il eh. Professore Scarpa osserva i. , che questi speri- menti sulli bruti coincidono con gli altri suoi pubblicati in altra memoria: 2., che il nastrino nei quattro giorni, che lo ha tenuto applicato, mai si è da se stesso staccato, tol- tone il caso in cui è stato stretto più del dovere : 3. , che in questo periodo le tuniche arteriose non hanno sofferto morbose alterazioni : 4- i" fine che tolta l'irritazione del lac- <:ìo, se sana fu trovata l'arteria, sana dovea continuare a rimanere. Coi principi sodi dell'arte, sviluppa, ed illustra queste sopraddette osservazioni, e conduce i leggenti a con- cludere , che le sue sperienza , ed i derivati coroHarj sono Legatura delle Grossiì Arterie ec. 3i7 io opposizione con le speiienze del eh. Professore Vacca Berliiighieri . l\eU;i terza lettera il Ch. Professore Scarpa esamina i corollari che il Piofessore Vacca desume dalli suoi venticinque es|>( rTufUii fatti suUi bruti. Essendo d'accordo questi insi- gni n lestri salia pr^f.^reriza lei naslrinj e cilindretto^ d' ac- corilo , che meno di tre giorni non debba lasciarsi ap- plicata l'allacciatura, acciò possano formarsi i coni coten- nosi , el il canale possa obliterarsi ; sono contrari e dis- seiiziciiii sull' epoca di togliere 1' allacciatura , credendo il pruno che sia nuu solo inutile ma dannosa benanche, se si lasci oltre quattro o cinque giorni : all' opposto il a^.- condu sostiene sia indispensabile di protrarla finché dalla supj)u azione non venga mandata fuori . E si dilunga que- sta lettera con ingegnosi argomenti , capaci di convincere anche i piìi renitenti , non lasciando il Ch. A. sfuggire senza replica , le più piccole obbiezioni ed osservazioni , che gli si sono contrapposte, e che ulteriormente contrapporgli potrebbero . Quindi i maestri della salutare arte chirurgica osservi- no pure come precetto teoretico , che l'allacciatura dei vasi arteriosi deve farsi col nastrino e col cilindretto interpo- s'o nell' annodatura , che deve essere moderatamente stret- ta ; che la ferita , fatta per giungere al vase arterioso , deve essere richiusa di prima intenzione e ben difesa dall' aria j e che df.po il quarto o quinto giorno riaperta eoa cau- tela la ferita si taglia e si estrae la legatura , e si cura ia seguito , come 1' arte insegna , la piaga . Saranno cosi ope- rando garantiti da moltiplici regolari esperienze ripetute da sommi pratici ed attestale da preparazioni patologiche esi- stenti nel Gabinetto dell" Università di Pavia , che tanto lustro e gloria vanta, per i sommi uomini che in suo se- no possiede , fra quali luminosissimo posto occupa il ce- leberrimo Professore e Cavaliere Antonio Scarpa . 3i8 Scienze Latterò del Vrofi.^sora fiacca Bcrlin^hiari al Profesmrd Ari' tonin Scarpa . Il Cli. Professore dì Pisi in .1 le If^Uere responsive dichi'irà (li nvjn ess(^re restato convinto n^ drilli esperimenti del Sig. Professore Pani/./,), né dilli corollari ( lie ne desu- me il Ch. Professore Sii'A-v»i-!m'aiCi.s3X^v Notizie soj)ra varj nr^omeuti di fisica , chiinic;i , e storia naturale, tratta da iuirj Giornali ec. Ideili p. i56, -^z Secondo ed ultimo Articolo . Sopra alcuni nuuui procc ssl calori/ìci , e frigorifià , l fornello a miscuglio detonante di gas ossigene e di qas idrogene imnnginato in Inghilterra da Brouke , ed esegui- to da New man , è stato nell'anno decorso perfezionalo da Berzelius in vista di allontanare il ptricolo di una deto- nazione . Questo illustre Chimico ha disposta una serie dì veli metallici lungo il tubo di comunicazione col serba - tojo del miscuglio detonante, per impedire la retrocessio- ne della fiamma , e 1' esplosione di gas contenuti nel cor- po del fornello . Se ci è permesso di fare qualche riflessione sopra que- sta nuftva disposizione , noi temeremmo che i veli o gaze metalliche non possano essere sempre bastantemente forti per resistere all'urto di un miscuglio gassoso compresso al quadruplo o anche al sestuplo della ordinaria densità dell' atmosfera, nell'atto che sbocca impetuosamente dal tubo di comunicazione. Perciò noi abbiamo preferito , nella costruzione di questo fornello, di separare i recipienti dei fine gas, di fare sboccare i fluidi elastici nelle proporzioni convenienti in una sfera concava dì metallo munita di una valvola dì sicurezza , dalla quale partono uniti per un tubo , alla cui estremità si accendono . In qualsivoglia caso di retroces- sione di fiamma , la detonazione non può aVer luogo che nella sfera , e la vaK 'h mette al coperto l'operatore da qualunque perìcolo . Oltre alla sicurezza noi abbiamo avu- to iu vista nella costruzione di questo fornello di potere 540 Scienze Sconotnìzzare a piacere , e secondo il bisogno "dello sperJ-npn- tatore , la provvisione dei due gas compressi ; vi abbiamo aggiunti due man mietri per riconoscere ad ogni istante la pressione dei gas racchiusi in camere separate , ed in fine abbiamo discosta la macchina iu modo da poter servire alla dimostrazione della sintesi deir acqua , e ad un gran numero di altre sperienze sopra i fluidi elastici . A bea comprendere però la costruzione e gli usi dti\ n >slro for- nello , fa duopo averne u 1 1 descrizione dett.i^liata , e noi la daremo in qualcuno dei fascicoli seguenti di questo Stesso giornale . Ma oltre i moltiplici usi calorifici , può quostn stesso fornello servire ad uno dei processi frii^urifi 'i i più potenti che si conoscano, e che consiste nello esporre allo sbocco rapido e continuato di un gas compresso il corpo che si vuol raffreddire , come la palla di un termometro , o un liquido congelabile, come l'acqua. Il r/ifTicrldamenlo nasce in questo caso dall'aumento straordinario di volume che riceve l'aria compressa usrenda per un foro o per un tu- bo dnl recipiente che la conteneva. Il cdebre» Gay Lussac è stalo il primo a fare questa felice applicazione del prin- cipio già noto che i gas svolgono calorico condensandosi , o ne assorbono rarefacendosi . Sul calorico ilei vuoto . Questo stesso illustre chimico volle determinare coli* sperienza , se il principio generale or ora citato fosse ap- plicabile al calorico, che c(»munemente si riguarda come sostanza eminentemente elastica , e causa produttrice della elasticità dei corpi ponderabili . A tal' uopo egli fece costruire un tubo di cristallo della lunghezza di un metro , e del diametro di settanta- cinque millimetri, chiuso nella sua estremità superiore eoa Notizie ni Cose Naturali 3ai una lamina metallica guarnita di (iu>' fori, l'uno destina- lo £ dar passaggio al tubo di un termo uietio ad aria , e l'altro a st.ibilire um comunicazione fra il gran tubo ed una buona macchina pneumatica per mezzo di un altro tubo munito di robinetto al di sopra dt-lla lamina . La pal- la del termometro ad aria aveva un diametro quisi egua- le a quello del tubo di cristallo, nel quale era rin. Iiiuea immediatamente sotto la lamina metallica , mentre il tubo termometrico proveniente dalla palla era esiliisimo , e rac- chiudeva una piccola colonna di liquido colorato • Questa coslrazii ne dava all' istromenlo una tale sensibilità, che se<;ondo il calcolo un seicentesimo di grado di un termo- metro comune a mercurio , occupava un millimetio di lunghezza nel tubo del termometro , di cui si tratta , ed erd perciò fa«:ilmente apprezzab'le . L'estremità aperta d*l tubo di cristallo pescava nel mercurio contenuto in un tino di ferro laminato della profondità di cinque dera la Campana dei Palom1>ari . 11 Signor D. Hamel Consigliere di Corte di S. M. l'Im- peratore dille Russie è di'ces'o in mare alla profondita di trenta piedi a Howtb vicino a Dublino in una Campana di Notizie di Cose Naturali 3^3 pnlomban', ed ha arricchito la scienza d' inU'ressamissime Oisservazioni La campana che servi a qiipsta disresa era stata co- struita dall' Ingei^iiere di marina Hcnnit sopra i principi di Sme,)«m . la san f.rma è quelln di una cassa it-tlangolare aperta in b.-isso , della lungiiezza di sei pi,di , laii;a quat- tro, ed aka cinque. E' cosliutin di fcirf. (uso per isfug- gire le commessure, e le saldaiur«-. La paiti^ iiiferirre del- la m.AC(hina è più spessa e più pesante della supcriore per ottenere l'appiombo. L" iusirnìe dell,, medcsin.a pesa tanto più dell'acqua , che non ^i è hiscgno di aggiunger pen o zavorra pt r farla distendere . la parie snpc.iore ha dodici f<='i , ai quali sono adattale stabilmi-nie d-wH.i g.r.sse lenti pinno-ccnvesse , capaci di esistere a fortissime pressioni , che danno passaggio alla luce. Inoltre è praticato nella stes- sa parete un altro foro del diametro -li nu pollice, nel qua- le passa un tubo di cuojo flessibile, destinato ad introdurre nella campana 1- aria spintavi dalP alto per mezzo di una tromba prenente. Questo f m o è chiuso nell'interno della can.pana da una valvola di tu..jo duro e sp.'sso , che impe- disce all'aria di rimontale per il tubo. L^ aria guasta dalla respirazione viene spi.,Ia fu.ri della macchina per la parte inferiore aperta, in forza dc!h pressi me sless-. , che viii- troduce la nuova. K.-lUi parte intenia della cassa al lato più lungo sono praticati due sedili a marciapiedi per comodo dei palomba.ij ed ,noh,e dal cielo della camp^n., n mez- zo ai fori descritti, scen.Ie un. cat.na de.stM,.ta a sostenere 1-- piHre , che si vogliono impiegare alle f -ndazioni sotto- marine, ovvero ad attaccary cpdle , che si voless.ro rilira- re dal f.ndo del m .re , Questa specie di campana o piutlosto cassa è racco- mandata ad una catena di ferro , che si annette al mezzo della sua parie superiore . Unu torre mobile sopra uua piat- 3a4 Scienze taforma o fìssa , o galleggiante sostiene la catena , e la cassa annessa, ed i marina) destinali alla manovra del tullamonto e del ritiiamento della cassa sono sopra questa piallafonna e ricevono i segnali da quelli , che discendono sott' acqua per mezzo di colpi di martello , che i palombatoj secondo il convenuto danno in numero determinato sopra le pareti della campana . L' ardito sperimentatore vi entrò con due operaj . La Campana cominciò a discendere lentamente , ed appena fu. immersa qu'tlro o cinque |)i('di sotto la superfìcie delT ac- qua , eh' egli cominciò a sentire un \ivo dolore negli orecchi, che divenne più intenso di mano in mano, che discendeva più b;isso . Il dolore proveniva manifestamente dalla pres- sione , che r aria della campana faceva sulla membrana del timpano, ed il Sig. Hamel fu determinato, come da un'i- stinto , a cercare d" introdurre per la via della tiomba di Eustachio , inediiintp i sforzi della deglutizione , 1' aria della campana, perché facess" eijuilibro ;illa pressione , che quella entrata nel meato uditorio esterno faceva sul timpano . Dopo molti sfrzi inutili finalmente vi riusci per 1' orec- chio destro , ed il dolore ces>ò in questo idi istante . La difficoltà fu più grande per ottenere 1' introduzione dell' a- tia , e la cessazione del dolore nell'orecchio sinistro; ma finalmente il Sig. Hamel vi riusci alla profondità di quir liei a sedici piedi . Il passaggio dell' aria mila cavità sinistra del timpano si fece con una esplosione sensibile , accom- pagnata dalla istantanea cess.izione del dolore. La campana si arrestò alla profondità di trenta piedi , e quivi stette per tre quarti di ora , finché gli operaj ebbero compiuto il loro lavoro . Il nostro sperimentatore ( col quile noi abbiamo avu- ta la fortuna di parlare sopra questa sua spedizione sotlo- marioa ) stando a quella profondità sottoposto alla pressio- Notizie di Cose Naturali 325 ae di quasi due atmosfere, e per così lungo tempo, non senti alcuna molestia nel respiro , o pericolo di sofFocazione per esuberanza di aria guasta, perchè l'azione della trom- ba premente iaviava perennemente una provvisione di aria pura e fresca. La quantità di luce, che penetrava uell" in- terno della campana era cosi copiosa , che vi si poteva fa- cilmente leggere una lettera . Non si sentiva alcuno strepito al di sopra , benché quelli che manovravano nella piattafor- ma ne facessero molto, e benché questi non mancassero giammai di sentire i segnali dati con i coljà di martello sopra le pareli della campana . Nel rimontare verso la superfìcie del mare lo stesso dolore si fece risentire più volte nei due orecchi , prodotto dalla stessa causa, che agiva inversamente, cioè dalla pres- sione dell'arra dilatata nelle cavila del timpano; ma sicco- me la struttura della tromba di Eustachio si presta più fa- cilmente all' uscita , che all' entrata dell' aria , una bolla , che ne usciva di tempo in tempo, faceva cessare il dolore, che si trovò dileguato affatto quando il Sig. Himel giunse alla superficie dell'acqua, ed in seno all'atmosfera. Questo dotto fisico ha avuto per il primo il coraggio di affidarsi per pura scientifica curiosità ad una campana di sommersione in mare; ma bentosto il suo esempio è sla- to seguito da altri , perfino da molle Dame Inglesi , e fra esse dalla moglie dell'Ammiraglio Hardy, e tutti hanno provato le medesime sensazioni del Sig. Hamel . Paragonando ora gli effetli prodotti sopra la nnerhina umana dalla pressione atmosferica o accresciuta del doppio, come nello sperimento del Sig. Hamel , o diminuita della metà , come nelle grandi altezze raggiunte per mezzo dei globi acreostatici , si vede, che l'aumento di pressione noa produce alcun disordine nella respirazione, e nella circola- zione polmonare , mentre la diminuzione cagiona difficoltà G. A. T. VI. ai oaG Scienze di respiro, turgescenza nei vasi polmonari e cutanei, e non di rado sgorghi di sangue dalla bocca e dalle narici , Per Jo contrario i volatori aere! .. e ì fisici che salirono i più alti monti di Europa e di America , non fanno alcuna men- zione della dolorosa pressione prodotta npgli orecchi dall' in- terno all' esterno nella salila . ed in senso contrario nella discesa . Quest' ultimo fenomeno può spiegarsi per la graduata e lenta successione della differenza fra le densilk dell' aria racchiusa nella cavità del timpano, e l'esterna nelle ascen- sioni e discese aeree, d'Onde nasce, che 1' equilibrio fra le due arie si ristabilisce colla stessa lenta progressione con la quale si rompe, insensìbilmente cioè, e senza grave dolore o esplosioni 5 laddove il corto intervallo, che passa fra l'im- mersione della campana, ed il suo arrivo alla profondità, dove le differenze di pressione fra le due arie sono enormi, produce il dolore, e la necessità degli sforzi per ristabilire l'equilibrio. Il primo fenomeno poi delle gravi affezi oui di respiro , e di circolazione che si provano nell' aria molto rarefatta , e che non si percepiscono affa ito nell'aria molto conden- sata , sembra dipendere dalla energia che il solido vivente , e specialmente il sistema irrigatore , possiede per vincere gli ostacoli che si oppongono all' esercizio di loro funzioni , mentre le sole forze ordinarie della circolazione bastano per vincere la resistenza dei vasi , quando essa non sia soste- nuta dalla consueta pressione atmosferica . L' effetto delle coppette sopra le varie parti del sistema cutaneo , e 1' intu- mescenza che prova im dito , o un braccio rinchiuso in un recipiente , ove si faccia il vuoto , provano la verisimi- glianza della proposta spiegazione . Notizie di Cose Naturali Z27 Sul magnetismo . Le oscillazioni diurne che si osservano nella direzione dell' ago magnetico non si poterono finora ridurre ad al- cuna leggo , né attribuire ad alcuna causa ben determinala . Il Capitano Ross nella relazione del suo viaggio verso il polo artico ha riunite molte osservazioni che sembrano mostrare uno stretto rapporto fra le variazioni magnetiche , e le vicende meteorologiche . E' già lungo tempo che i Fi- sici conoscono l' influenza delle aurore boreali sulla decli- nazione dell' ago magnetico , e sanno altresì che 1' elettri- cità scintillante, e molto più fulminante, modifica talmente le forze magnetiche , che giunge a roversciarle . Non si sa- peva però quale potess' essere l'influenza delle più elevate latitudini sul magnetismo : ed i Capitani Ross e Sabine co- mandanti la spedizione verso i mari circumpolari hann' os- servato che le Iititadini modificano tanto la declinazione dell'ago magnetico da farla divenire verso il yS. grado quasi affatto occidentale . A questi fatti il Sìg. Barlow in una memoria inserita nelle Transazioni Filosofiche per l'anno 1810 ha aggiunte due altre osservazioni assai piccanti e nuove . L' una è che intorno a ogni globo o massa di ferro si trova un circolo inolliiato dal Nord al Sud , formante coli' Orizzonte un' an- golo di 19 a 20 gradi, nel piano del quale il ferro non can- gia affatto la direzione dell' ago magnetico . La seconda è che una sfera vuota di ferro del peso di 23 oncie esercita sul!' ago la stessa azione che una sfera piena dello slesso diametro, pesante 128 libbre da sedici oncie, ciocché sta- bilisce un nuovo rapporto di somiglianza fra il fluido ma- gnetico e l'elettrico, die si accumula sempre alla super- ficie dei corpi , ai * 328 Scienze Le osservazioni più importami però die siensi fatte so- pra questa materia sono quelle del Colonnello Gibbs pubbli- cate nel Tom, I , p;ig 89 del Jouin. Amer. of sciences . Egli osservò in prima in una miniera di ferro magnetico a Succassuny , chela parte superiore del Alone era magnetica con pobrità , e che la parte inferiore lo diveniva dopo qual- che tempo di esposizione a'I atmosfera . Volendo in seguito dicifrare meglio quale azione l'atmosfera esercitasse sul minera- le ferrui;inoso per comunicargli le proprietà magnetiche e la polarità, fu condotto da prove nqmeroseed eseguite con molta sagaci t^ a questa ronrlusione = che la luce compartisce alla miniera di ferro le proprietà magnetiche = Fra ì molti tenutivi fìtti da questo Fisico per cimentare con la spe- rien?;a |a verità della esposta conclusione , merita di essere riferito il seguente . Avendo tenuta una magnete durante un lu'tgo intervillo di tempo nella oscurila , dopo una espo- sizi-^ne di f\0 minuti ai raggi solari guadagnava in f>rza tan- to , da sostenere un pezzo di ferro di dodi-i on:ie piiì pe- sante che prima , e che cinque altre ore di ulteriore influsso dei rai;gi solari accrescevano la forza della magnete di al- tre due oncie . I Fisici di Europ-T riguardarono i fatti osservati dal Fi- sico Aiuericano come comprovanti i risultaraenli delle spe- rienze tentale in Roma sopra la forza magnelizzanle del rag- gio violetto, sperienze che per la qon riuscita in Francia e npll' alta Italia , non avevano e non hanno ancora ottenuto l'assenso generale. Ma d'onde nasce questa diversità di risultali in pro- ve che possono ripetersi dappertutto senza grandi difficoltà , e senza marchine o apparati straordinaiiì/" Se 1' amore delle cose nostre mm ci accieca , noi crediamo di ritrovarne la cagione nella Irascuranza che i Fisici dell' alla Italia e di Francia h.imio p.isla in adempire a tutte quelle condizioni, Notizie di Cose Naturali 029 che furono raccomandate nelle due memorie pubhlic^te in Roma gli anni 1812 e i3 (i) soprala forza magnetizzante del raggio violetto . La prima coadizione per la bu'>na riuscita di queste spe-. rienze fu indicata nello stato secc> deli' atmosfera , e nella stazione o marcia dell'igrometro versola siccità . Isoli che abbiano avuta presente (juesta indispensabile condizione , fu- rono il Professore Babbini , ed il Marchese Biflnlfi di Fi- renze , i quali riuscirono ambedue completamente e ne det- tero conto al pubblico . La seconda condizipne egualmente necessaria , fu con- trassegnata nella neoessi la di adoperare una lente che egua- gliasse almeno la forza di quella cbe si eia adoperata in Ro- ma . La non riuscita dei cel. \olia e Moscati nelle loro sperienze è manifestamente dovuta all'avere alFatto trascu- rata questa avvertenza. Essi servironsi ora della semplice immersione degli aghi nel raggio violetto semplicemente rifratto , ora nel foco dei medesimi rifratto da una lente, ed ora riflesso da uno specchio , dei quali uej)[)uie indicarono la forza , ossia il rapporto col diametro della lente, e dello specchio . Aggiungasi a questo , che nel racconto dtHe loro sperienze questi due ili. Fisici nou fecero alcuna menzione dello stato igrometrico dell' atmosfera . Queste stesse omissioni fecero mancare in gran parte le sperienze del Prof. Gonfigliacchi di Pavia, (2) abbeiirhè yia chiaro che gli effetti magnetici da lui ottenuti con la luce violetta fossero stati maggiori che qudlli dal medesimo at- tribuiti al magnetismo terrestre o alla elevazione di tem- peratura prodotta dal raggi indecompostl . E qui è bene (1) Per le stampe del De Romanis . (2) Giorn. di fisica e Chimica ili Lametherie : Quinterno di Settembre 1610 . SSo Scienze di notare chs i successi dei Ire Gel. Fisici citati non fu- rono sempre e costantemente negativi : Mascati e Volta rin- scirono due volte (i) , e tre Gonfigliacchi ( sper. 56, 58, e 66 della cit. mem. ) Gay-Lussac in Francia ha certamente tentata senza suc- cesso la magnetizzazione degli aghi nel raggio violetto , ma non avendo pubblicata cosa alcuna sopra i suoi tentativi , non ab- biamo dritto di portarne alcun giudizio . Anzi non dob- biamo tacere , che questo ili. Fisico e chimico ci partecipò un tempo per lettera letta in una società letteraria , e che conserviamo tuttora, eh' egli credeva di non aver potute co- gliere le circostanze favorevoli indicate nelle memorie pub- blicate in Roma . Finalmente r anno scorso il Sig. Dhombrè Firmus mol- to abile nelle osservazioni meteorologiche ripetè in Alais le sperienze in questione, e senza successo^ ma dalla sua memo- ria (2) apparisce eh' egli non conosceva appieno i] metodo e le cautele tenute dai primi sperimentatori , e gì' invita con quel- la lealtà , che caratterizza i veri dotti , a fornirgli le noti- zie opportune , per mettersi in circostanze , per quanto si potrà , simili a quelle che favorirono il successo degli spe- rimenti fatti in Ptoma . Gli è slata inviata copia della secon- da memoria stampali in Roma nel i8i3, dovesi trovano in- dicate minuiamenie le condizioni necessarie al successo delle sperienze . Del re^to oltre le due già enunciate condizioni altre ve ne sono , che la pratica ha insegnato a noi , e che non conviene omettere , sebbene possano credersi meno neces- sarie: quali sono la forma, ed il peso degli aghi, le ore (1) BiLliot. Rritaii. quinterno di Giugno del igio. (2) Anaales de Chimie et de Phisique cahier de mars 1819 Notizie di Cose Naturali 33 i del giorno più propizie alle spérienze , la maniera di pro- gettare il fuoco dei raggi , e tali altre che si avvertirono nella citata memoria . Ed è sopra queste principalmente che il Sig. Dhombrè Firmus si è allontanato dippiù dalla nostra maniera di sperimentare . E qui ci sìa permesso per ultimo dì riflettere che quando si ripetono spérienze altrui, che riguardano un sog- getto oscuro , com' è la dottrina del magnetismo , e che so- no in opposizione colle idee più comunemente ricevute*, non bisogna allontanarsi di una sola linea dalla maniera adope- rata da quelli che i primi fecero la sperienza . In questa sola guisa operando potrà venire in chiaro la verit-^ , e sa- rà facile o di scoprire la causa che potè indurre in errore ì primi sperimentatori , o di accumulare una massa di fatti che direttamente confermino o distruggano le conseguenze dedotte dalle prime spérienze . MORICIIINI . 332 LETTERATURA Lettere inedite del Beato Giovanni Colombini di Siena , Jon datore de' Gesuati . De *el beato Giovanni Colombini , autore del bel trecen- to, non è altra scrittura italiana alle stampe, che una can- zone : quella cioè riferita dal Crescimbeai (i), e che in- comincia : iì Diletto Gesù Cristo , chi ben t' ama , jj Avendoti nel cuore, si ti chiama . Avea egli composto la vita del beato Pietro Petroni cer- tosino , uno de' carissimi amici suoi ; ma non seppe ella durare contro le guerre del tempo , e si smarrì : né ora si conosce per altra guisa che per una traduzione latina fatta da Bartolomeo da Siena monaco della Certosa di Firenze (2) . Sicché stimo dover piacere agli amatori del- le italiane eleganze , se loro dirò , che un intero volume delle lettere spirituali del Colombini si ha nella bibliote- ca vaticana , cod. urbin. 653 ; il quale dai celebre pre- fetto della medesima monsignor Angelo Mai fu gentilmen> te dato a vedere e trascrivere non pure a me , ma a' chia- rissimi letterati e molto miei amorevoli il principe D. Pie- l tro Odescalchi e il cavaliere Luigi Biondi che meco ne '^ vennero . E noi ne leggemmo gran parte , e ne provammo grande compiacimento: imperocché in quel secolo del ire- (1) Ist. Volg Foes. Voi. 111. f. 110. (2) V. Uollandisti , mese di Maggio , Tomo VII. f. i83. B. Colombino Lettera Inedita 335 cento tutti scrìveano , anche i meno eruditi, con certa squisita semplicità e gentilezza, che ti tocca l'anima ed innamora. Parla d'esse il Belcari nella vita del Colombi- ni , e dice d' essersene assali giovato in quell' opera elegan- tissima j ma ninno fu che mai le traesse dalla polvere delle librerie. Ora eccone un saggio, cioè la terza lettera: la quale ho recalo all' uso moderno e comune di ortografia . Perchè ella tenendo al sanese , vi si dice : io adempisse , fadiga , fadigoso , iscuopia ( per iscoppia ) , dovaremoci , puoi vivale , savate , quagli ( per quali ) oviamo , so ( per sono ) , ricevare , duoni, vivaremo , aprite ^ povaro , ed altre simili cose . ' Salvatore Betti . A V Abbadessa e a le Monache del Monasterìo di Santa Sonda . c. arìssime e dilettissime in Gesìi Cristo , mie dilette e riposo dell' anima mia , letizia e gaudio per amore dello diletto sposo mio e vostro , per cui e in cui è tut- to questo verace amore , e per cui è ogni bene e ogni giocondità , e senza cui ogni cosa torna in amaritudine in pena ed in pianto. Manifestovi che bene mi par' es- sere stalo cento anni separato da voi, e confessovi che a me è grandissima pena : ma io mi era posto in cuo- re di non venirvi mai, se prima non adempissi il desi- derio mio d' alcuna cosa d' onore di Cristo , ed a me utile , e a voi , per onore di Dio , dilettevole . E però vi prego per la carità di Cristo , che voi lo preghiate che adempia il desiderio mio , se è secondo lui : acciò che ispedito possa compire il cammino lungo e malagevO' le , che in così brevissimo tempo ci è prestato ; ristoran- do alquanto del molto perduto tempo e male ispeso, del 334 Letteratura quale nulla n' ho a tenere . Ora considero , e parmi da considerare : se tanto mi pare malagevole a separarmi da voi , che siete mortali creature e che non siete perfette • quanto dee essere malagevole alV anima , che ha avuto e gu- stato Dio , e poi da lui si separa , e rimane tanto sterile e misera ? Certo maraviglia grande è come non se ne (scoppia il cuore in corpo, veggendosi di tanta prosperi^ là privata , e vedersi vedova e derelitta del suo isplen- dentissimo sposo . E non sa forse con quanto dispiaci- mento e odio della sposa partito s' è : e non sa per qual peccato . E però , dilettissime , chi ha Cristo sei tenga con ogni sollicitudine e con ogni virtù usare per lo suo amore : e di lui sia geloso e curioso : e dispongasi a se- guitarlo con le virtù , acciò che lo sposo non isdegni : e chi Vha perduto, si sbrighi di ritrovarlo con ogni pian- to , con ogni fatica , con ogni desiderio e fervore . Do- vremmoci disponere innanzi a morire di fame e di pe- na , e trovar Cristo ; che con ogni agio e vita stare sen- za lui : però che senza lui non si può vivere . Oh mise- ri acciecati che noi siamo ! Che se io considero lo smi- surato amore che il nostro maestro e signore ci ha mo- strato , io ci vengo meno , e tutto tremo di paura e di dolo- re . Ora per ricolmare lo stajo , considero la grandissima grazia, esso fatta v' ha . Io , con ogni persona che la consi- dera , sì stupisco , però che eravate desiderose ed affan- nate di poter essere assolute da ogni colpa e peccato , e per questo non vi parea faticoso ad andare per lungo cammino, ove correste molti rischi e pericoli . E '/ vostro amatore, buono e fedele , con grandissimo diletto, con molto agio, con molto onore, senza alcuna fatica, vi concedette la grande e desiderata grazia : e più , aggiun- gendovi di farvi mostrare il chiovo che affisse e confic- cò la santissima mano che ci creò , oon essa ricompran' B. Colombino Lettera Inedita 335 doci dall' inferno : poi con tante altre reliquie sante e bel- le e divote : poi farvi tornare con cotanto giubilo e di- letto , ora messovi nella vostra pacifica casa con tante e tali grazie . E' poi da considerare a che tempo : quan- do a la più gente la propria casa e arsa , e toltagli la roba , istraziati , e morti , e presi , e ricomprati ; e con tutto ciò senza alcun conoscimento di Dio , e in conti- nui scandali e peccati . Ora voglio domandar voi e noi miseri ; ove queste grazie , innanzi che le avessimo , me- ritammo ? Per quante e quali operazioni ? Poi che l'ab- biamo avute, che grazie ne rendiamo a Cristo donatore? Che pensiamo di fare ? Oimè , oime ! Che anco ci pare ehe Cristo abbia pure a satisfure a noi . Farmi da pian- gere , e da dubitare che quelli della campagna non ci abbiano a giudicare : e non dubito che se Dio facesse pure la metà a loro , mollo più di noi farebbero . Oi- me \ ch'io sono tutto ispaventato ! E panni ragione : pe- rò che se per ricevere i doni si doveva aver vita eter- na, certo nessuno la meritò mai più che Salomone (i). Però che tanto piacque a Dio , che domandandogli sapienzia , glie ne die più che a uomo che mai in questa vita na- scesse : poi gli die grazia di fare cotanti libri della Sa- cra ScriLtuì-d , e parlare di tutte le cose : poi gli fece fare il suo santissimo tempio : conobbe e disse essere tut- to 'l mondo vanità : ebbe tanto di Dio , che fece la can- tica dell' amore dello sposo celestiale alla sposa e anima divota ; poi per tutte queste cose dice sant' agostino eh' egli e dannato, ed è all' inferno . E questo , però che per e molte grazie non essendo umile , non ne rendè a Dio (i) Vedi il cap. XXI. della vita del Colombini scritta per Feu Belcari , dov' è riferito questo esemjji» di Salamone colle stesse parole che qiù usa il Beato . 336 Letteratura il debito suo , e ìion rispose come doveva : che togliendo- gli Iddio il dono del suo lame , sì cadde in infìnile mi- serie, e finalmente adorò gl'idoli e in tutto si partì da Dio . 'Sì che non è da conjidare ed assicurarsi , ina da tremare : e rispondere a Cristo con tali virtù , che per quelle piaciauio a lui , volendo per lui patire infino alla morte . E per le grandi cose che per lui faremo, colla ■grazia sua vivremo sicuri. E sapete che a cui Cristo più dà , più a lui domanda . E però aprite le orecchie , che a noi non intervenga come al popolo giudaico: il quale, ingrato di tutti gli benejicj di Dìo , fu riprovato , e tol' togli la eredità . Mo' , carissime ispose di Cristo , faccia- mo sì che noi con un buon volto vogliamo e chiamiamo Cristo crocifsso , il quale ispero die con molta dolcezza e allegrezza ci guiderà , e faracci giubilare e godere , e non temere la morte . E non dormiamo piìi , però che il tempo è breve molto. E però affrettianci, e corriamo dopo Cristo : al quale piaccia per sua cortesia di farci fare la sua volontà , e darcisi con ogni carità e verità , e di dargli noi e le nostre povere cose , le quali e' im- pediscono da lui . A Cristo piaccia . Deo gratias . Il vo- stro servo Giovanni , non anco poriero come vorrei , ma desidero . Orate prò me . Pregate Dio per le donne di frale Pietro , e per lui, e per alcuna cosa la qual sareb- be di grande onore di Cristo : e in ciò non dico altro . Pregate per Guccia nostra . Viva Cristo crocifisso mille- migliajci di volte . SS; Memorie per senùre alla Storia politica del Cardinale Francesco Buonvisi patrizio Lucchese : del Consigliere di Stato Tommaso Trenta . Dedicate a S. M. la Du' chessa di Lucca — Lacca per il Berlini 18 x8. Tomi 2. in 4'° I 1 Cardinale Francesco Buonvisi Lucchese fu uno di que- gli uomini di cui pu(^ gloriarsi il secolo decimosetUmo ; poiché non solo meritò di pervenire ai sommi gradi della carriera ecclesiastica , ma acquistò fama eziandio dì sagace politico e di abile negoziatore : della quile abilità seppe far uso non tanto in prò' del Sovrano cui serviva , quan- to in bene di tutti gli Stati di Europa . Per la qual co- sa se devono essere conosciuti ed onorati i chiari ingegni , e quelli in ispecial modo che si distinsero nel giovare i loro simili ; sarebbesi a questo fatto gran torto , se paghi delle Iodi che gli dettero i suoi contemporanei in voce e in iscritto ; gli avessero i posteri negato il modesto uibu- to di raccogliere le sue memorie . Noi andiamo debitori al coltissimo cavaliere Tommaso Trenta da Lucca di ave- re adempito questo comune obbligo : il quale con fino discernimento , fatta diligente ricerca delle cose dal Buonvi- si operate nella sua vita politica, le ha date in luce in- sieme a molte sue lettere, che mentre fanno prova di quel- lo che si narra , ne danno un saggio del suo sapere , e del suo accorgimento . Tutto questo è cosi congiunto con la storia di que' tempi , che se ne rende importantissima la cognizione : giacché avendo avuto gran parte il Buonvisi nelle pratiche e ne' trattali che si fecero negli ultimi ven- ticinque anni di quel secolo, veruno poteva meglio di lui spiegarci le cagioni che li mossero , e i mezzi che li con- 338 Letteratura dussero a fiae . Oltre di che giovò non poco l'opera sua alla conclusione della pace di Nimega da cui nacque il così detto equilibrio d' Europa ; non che all' alleanza fra la casa d'Austria e la Polonia , frutto della quale fu la famosa liberazione di Vienna dalle armi Turchesche . Le lettere da esso scritte , specialmente nelle sue legazioni di Varsavia e di Vienna , sono documenti preziosi per la Di- plomazia , perchè dimostrano che niente è impossibile a conseguirsi da un' esperto negoziatore . Abbia dunque il Trenta la nostra sincera riconoscenza pel buon' uffizio da lui renduto non solo a Lucca , che vide nascere il Buon- visi , ma a tutta Italia che è pur sua patria : la quale si compiace della gloria che le viene da' suoi figli nelle let- tere e nelle arti , e che di tanto l' è più cara perchè è l' unica che le rimane , e sopra cui ninna ragione può vantare la conquista. Ed è questo un bell'onore dell'età nostra, di stimare non solo, ma d'illustrare le gesta de' più insigni fra' nostri concittadini col pubblicarne la sto- ria : di che ci troverebbe degni d' invidia Tacito , che nel- la vita di Agricola accusava in ciò la sua di trascuranza. Ma due altri singolari pregj distinguono il lavoro del no- stro Autore , la verità nel racconto de' fatti , sempre appog- giati a documenti , e la parsimonia nel farne la scelta . Dei quali il primo se devesi in parte alla bontà del sog- getto , che non ha bisogno di comprar lodi dalla menzo- gna , il secondo è tutto dello scrittore che deve fare gran forza a se stesso per lacere molte cose , quando il suo amor proprio , e la predilezione per quello di cui narra le ge- sta , lo spingerebbero a dirle . Savie e giustissime riflessioni s'incontrano in tutto il corso dell'opera, e copia grande di notizie atte a dilucidare gli avvenimenti . Anche lo sti- le è commendabile per la sua semplicità e chiarezza , 're- quisiti essenziali nell'esposizione de' fatti , mentre tanti si Del Card. Buonvisi 339 piacciono di renderlo rigonfio e tortuoso . Tutto in som- ma ci sembra tale da destar desiderio di vedere spesso de' parti di questa penna . Invitiarno per tanto a leggere le memorie del Buon- visi chiunque sente amore per l' Italia , perchè conoscerk un cittadino che l'ha onorata. E in ciò fa al di sopra di molti, che seppe unire con plauso il ministero della chie- sa a quello dell' uomo di Stato , mostrando ai maligni che spesse volte l'unione di queste due qualità fu la sorgente di sommi beni . Escavazione alle Terme di Trajano in Centocelle . XJià predicata salubrità delle acque Taurine , e la fa- ma di quel termale edificio degno del suo fondatore, Tra- jano, renderanno accette agli eruditi queste brevi notizie, che mi spedisce di colà il eh. Sig. Pietro Manzi : le qua- li spero che saranno seguite da molte altre, dì mano in mano che gli scavi , a' quali egli è pronto di porre la ma- no , restituiranno in luce cose che giovino all' arte me- dica ed alla scienza antiquaria . C. S. Cjrli u( lomini idioti sogliono vedere con intelletto difet- toso ed angusto . Di qui è che bene spesso chiamano con nomi volgari quelle cose , che furono destinale ad usi piiì eccellenti e maggiori . IVon è dunque meraviglia , se le ter- me degli antichi abitatori di Centocelle , siensi fino ad ora credute vaste conserve di acqua . Per escludere la qua- le volgarissima tradizione molti argomenti verrebbero pron- tissimi , ma voglio lutti trasandarli, riserbandomi di ragio- narne in una dissertazione che mi propongo di fare . Ora mi restringo 'a dare al pubblico la bellissima notizia di aver Restituito al loro vero nome le antiche terme di Cen- 540 Letteratura tocelle , lusingandomi di vederle restituite all' uso primie- ro dalla munificenza di Pio VII felicemente regnante . Io sono stalo sempre di parere , che la bellissima villa de- scritta da Plinio nella trentunesima epistola del libro VI, sì estendesse dalle Terme Taurine (1) fin sopra l'ame- nissimo colle di Belvedere, che sovrasti alL Città , e alle sue pendici contiene queste nuove terme Centumcellensi . Villa pulcherrima , dice Plinio , cingitur viridissimis agris; inirninet litori . Le parole di lui non abbisognano di co- mento , e mostrano a qual fonte abbia io attinia la mia opinione. Non occorre poi di muover questione sulla ma- gnificenza di questa villa . Essa fu 1' opera e 1' abitazio- ne di Traiano ! M Tenutomi sempre in questo intendimento mi venne ■uhimamenle pensiero di andare a vedere questa conser\>a di acqua, che io credea una fabbrica de'bassi tempi. Quan- do con mia estrema sorpresa veggo , pressoché sepolta tra gli sterpi e le in* mondezze , una magnifica fabbrica Romana di opera reticolare . Postomi ad esaminarla più accurata- mente, conobbi essere divisa iii due vasti portici, le di éui colonne sono squadrale . Ciascheduno di questi por- tici contiene un bapListeriuin , o vogliani dire gran vasca (2) per prendere il bagno freddo in comune (.^)) . Esse vasche si veggono falle grandissime da potervisl eziandio addestra- re e spassarsi a notJirvi (4) . Un assai ben consorvato con- dotto, che viene del monte , si divide in due porli , e ver- sa le sue acque per due diverse aperture nelle due grandi (1) Queste terme di arque miiirrali si veggono congiante alle mine di antico e vasto palazzo, che io suppongo essere stato Tan- tico Imperiale palazzo di Trojaiia . (2) Plinio jim iib. 11 epist. 17. (3) Si vede una simile vasca nel bagni della casa di campaj;na a Pompeja. Plin. li!>. 11 cpist. 17. (4) l'iiii, juii. 111;. 11 epist. xj. \ Scavi di Centocelle 34 1 Yasclie . Questa divisione e cmitiguità di vasche mi fa cre- dere, che l'opera sia di Adriano Imperadore , perchè noi sappiamo che Adriano è stalo il primo ad ordinare , che i due sessi si bagnassero separali (i) , come si usava nei primi tempi (a) . Tale scoperta mi animò a nuove ricer- che. Portatomi da' villani coltivatori del luogo, dimandai loro, se sapeano vi fossero altre fabbriche antiche. Mi rispo- sero esservi , non mollo distanti dalla conserva , alcune grotte antiche. F;itlorai condurre in queste grotte antiche, ci penetrai a grandissimo stento per esser sepolte tra gli spi- ni e le macerie . E dopo diligentissimo esame delle mede- sime , mi pare di poter asserire essere esse una continua- zione delle terme , ed avere servito ali' uso di bagni caldi . E' questo luogo diviso in tre parti: ie prime due di forma quadrangolare, la terza di forma circolare e strettissima, voltata a cupolino con un vano , che si apre verso una delle altre due parti suddette. Questa terza parte mi pare che sia la stufa , che gli antichi diceaiio Lacouicuiu (8) . La quale essendo , come si vede essere , riscaldata da for- nelli esteriori, tramandava il calorico alla parte vicina, che servir dovea ad uso di Caldaviiim o sia Sudatoriuni (4) • Vi sono in questo de' gradini per servirvi a beli' agio , ed in mezzo la vasca, che dovea contenere l'acqua calda. So- pra poi , e precisamente di fronte alla stufi , si vede un'aper- tura semicircolare , dalla quale svaporava il vapor soffo- cante , che suole elevarsi dall' acqua calda . Uscendo da questo luogo , si entra nella parte contigua , eh' esser dove- va il Tepidarium (5) , nella di cui più temperata atmosfera (0 Spart. Had. cap. XlX. (2j Vair. de liiig. lat. VIH. (3) Vitruv. lib. V. cap. io in fine . (4) V'itruv. HI). VI cap. io. (5} Viti-Liv". lib. V. cap. 10. G. A. T. VI. %x 342 Letteratura si rifugiavano quei, che non poteano più reggere all' ecces- sivo calore del Caldarium . Io poi azzardo un'altra congettura, e dico che in que- ste terme dovea scendere eziandio 1' acqua minerale delle j Taurine , per comodo di quei malati , cui avrebbe pregiu- dicato il porsi in cammino . E la mia congettura nasce dal vedere , che dall' acque suddette parte un condotto, e s'in- cammina verso il colle di Belvedere. Lo che mi fa argo- mentare che si dovesse portare , più che in tutt' altro luogo , i nelle terme Centumcellensi . Esso si trova presentemente | in gran parte sprofondato dalle terre , ma io mi dò debito di rintracciarlo. Intanto ho avuto il piacere di vedere ve- rificata un'altra mia congettura. La quale versava sull'e- sistenza di una strada , che conducesse alle nostre terme . Mi è riescito di rinvenirne le traccie ne' molti pezzi di grandi pietre connesse a uso di antichi . Ulteriori ricerche porgeranno maggiori lumi , e daran luogo a nuove scoper- te , le quali essendo di diritto pubblico saran da me di ma- , no in mano pubblicate. Pietro Manzi Membro della commissione di antichità nella. Delegazione di Civitavecchia. 345 Della libertà e ìndependenza d' Ancona nel medio evo . Appendice alla If^ . dissertazione del Canonico Periiz- zi . Bologna pel Nobili MDCGGXX . Un volume in 4- dì pag. ii6 . N. el volume III, P. II, di questo nostro giornale pag, 172. aanunaiammo con quella lode , che ci parve che me- ritassero , le dissertazioni anconitane di questo dotto scrit- tore . Aveva egli promesso di pubblicarne in quest' anno il secondo volume, ch'esser doveva delta Chiesa e dei f^e- scovi d' Ancona . Ma per una inaspettata necessità ha do- vuto ritardare 1' adempimento della promessa , e porre invece la mano a questa appendice : di che ecco la ragione . Ave- va egli nella quarta dissertazione preso a definire la quistio- ne per la storia d'Ancona importantissima : se questa illu- stre e primaria città del Piceno fosse mai slata quel che si dice repubblica libera del tutto e independente , e signora di se. E percorrendo 1' epoche tutte , fino a quella del MDXXXII . nella quale da Clemente VII. fu ridotta all'egual condizio- ne delle altre città dello stato pontificio , con gravi argo- menti avea concluso , che mai non era giunta alla piena libertà e Ìndependenza , e sempre era stata subordinata alla pontificia sovranità , tranne alcuni brevi periodi , che di ri- bellione ( colpa de' tristissimi tempi) s' hanno a dire anziché di legittima Ìndependenza , Or questa conclusione appunto ad alcuni suoi concittadini , tratti forse da un volgar pregiu- dizio, parve un oltraggio fatto alla patria, come se esso per bassi fini avesse impreso ad oscurarne la gloria . Quindi gli scagliarono contro alcuni opuscoli ', e in un di questi , intitolato Osservazioni sovra una dissertazione ec . che noi ancora non conosciamo , si stabilirono diversi piincipj di aa * 344 Letteratura " pubblico diritto , si narrarono in altra guisa i fatti, e si sfi- dò 1' autore delle dissertazioni a definire le parole libertà , indepeii (lenza, alto dominio, popolo libero e independen- te , e a distinguere P epoche della storia anconitana. A cotale provocazione adunque risponde 1' autore con quest' appendice , la qual è veramente una nuova dissertazione . Vi stabilisce dapprima il vero stato della quistione , e la importanza di questa a voler dare una giusta storia d'An- cona , e donde ne penda la soluzione ( N. ii. iii. ) . Quindi, data la vera nozione 4^1 vocabolo republica (IV), non potersi questo nome dare ad Ancona; lo stato però della quistione, e le diverse epoche della storia anconita- na , essersi diligentemente stabiliti nella IV dissertazione ( V, e VI. ) . Definite dipoi le parole libertà e independen- za , non poter dirsi , che Ancona in nessun' epoca fosse li- bera e independente e signora di se (VII. X.), sì per- chè in nessuno de' casi , in cui dai pubblicisti s' insegna po- tersi uria città , riscossa la monarchia , costituire a repub- blica , potè essa veramente costituirvisi ( XI. XVII. ) , si per- chè una perpetua serie di fatti , pubblici solenni innegabili , evidentemente esclude la contraria opinione (XVUI.XCVIII ). Le prove di diritto sono fondate su i principii del giure pubblico universalmente conosciuti , e confermati da' più fa- mosi scrittori . Le altre di fatto si appoggiano alle testimo- nianze della storia , alle bolle pontificie , ai diplomi imperia- li , a innumerevoli pubblici monumenti d' ogni maniera , estratti dagli archivi della provincia . Percorre egli così tutta quanta la storia della sua patria fino al MDXXXII. alla quale con quest' appendice dà egli quel lume , di cui tuttora mancava . Oltre alla non comune; perizia dell' arte critica, ed alla dirittura e forza de' razioclir) , «on da lo- darsi in quest'opera la nitidezza della dizione, la sponta- neità dello stile , e la inoderazione dell' animo incontro alla Liberta' di Ancona 345 provocazione , commosso talora ma non mal trasportato . E per darne un saggio ai nostri leggitori ci par ben fatto il qui recare le gravi parole , colle quali egli conchiuJe tutto il suo ragionamento . w La gloria della mia patria ij non è fondata sul falso: è solidamente eternaraeale stabi- li lita sul vero . La remotissima origine di lei , l' ampiez- » za del commeriio , la prudenza de'suoi maestrati , lo splen- » dorè delle famiglie nobilissime che in lei allignarono e vi »s fioriscono , il valore il coraggio lai costanza la intrepi- M dezza 1' industria dei suoi cittadini , la lunga e splen- 33 dissima schiera dei dotti dei santi dei prelati dei capi- » tani che uscirono del sen di lei , ed illustrarono non M meno lei che la cliiesa e lo stato e l' Italia j la prima- M zia che ottenne sulle altre città della provincia , le pub- M bliche e le private virtù di che fu ognora ferace , le » prerogative di cui si largamente adornaronla i pontefici « sovrani , e la fedeltà e la obbedienza da lei costante - M mente professata alla sede apostolica : son questi i pregi 33 solidi e veri che costituiscono la gloria di lei, no quel- » la , non so quale , sovrana independenza che mai non 3j ebbe nessuna realtà. Ed io oltraggio la mia patria, se » abbatto questa vana chimera favoleggiata dal pregiudi- M zio, carezzata dalla ignoranza/ Io l'oltraggio dìmostran- » do , che città sommamente cara ai suoi sovrani , da' suoi » sovrani ìarghissimamente privilegiata , m3nteunesi glori o- 31 samente leale alla loro sovranità ? Ma i veri suoi pregi n ben saprò io rilevarli , descrn-^endone , se Dio mi conce- » da tanto di vita , la storia : e ben si parrà tanto esser >} mendace profeta l'osservatore, quanto leggiero è falla- li ce osservatore si è dimostrato . Né a lui né ad altri che 13 si ingiustamente m'assalga, com'egli ha fitto e il suo 11 eroe degli strafalcioni (*) , m' inchinerò mai più a' ri- (*) Cosi intitola il suo dettato «n.^ «le' fiontradditor! del Peruzzi. 3^6 Letteratura >s spondere una sola parola, m Che se non possiamo del tut- to lodar r autore dell' appendice per non aver meglio in altri nuovi argomenti impiegato il suo tempo , dobbiamo lodarlo però e del modo onestissimo che tenne e della patria carità che ve lo indusse. Ode del Conte Giovanni Paradisi per nozze . 4« Parma co' tipi Bodoniani 1820. 1 nvano uno de' più illustri poeti d'Italia ha voluto na- scondere modestamente sotto semplici lettere iniziali il suo nome in pubblicando 1' ode epitalamica , che qui rechia- mo a diletto de' cultori delle sublimi Muse. Lo stile tut- to Oraziano: la gravità delle sentenze; l'altezza del con- cetto: e la magistrale sonora tessitura de' versi bastavano per se sole a discuoprire il Conte Giovanni Paradisi . Pe- rocché rari sono ora in Italia coloro che sappiano aggiun- gere tanto magistero ne' lirici componimenti, ne' quali si- gnoreggiar deve la filosofia unita al rapido volo dell' ar- dente farilr\sia Pindarica . Ed è artificio , per quanto si pa- re , inteso da pochi quello spaziare per vie ardue , e in apparenza lontane dal subbietto , e poi ricondurre a que- sto con transizioni inaspettate la mente e il cuore dei leg- gitori : ed è pure arte difficilissima il dire molte cose in poco : e il sapersi sostenere con forti penne ne' debiti con- fini , che non tocchino da un lato la parsimonia , o dall' altro la sazietà . Non si offenda quindi la modestia del Si- gnor Conte se per noi è ora sollevato il velo , che cuo- priva il suo segreto ; ma ne accagioni la bellezza della sua ode , e il debito che ci corre dì pagare il meritato tribu- to di lode a' suoi versi , de' quali vorremmo vedere sem- pre imitato la sapienza dai tanti voti ri malori , eh» assor- Ode del Paradisi 347 dìno il bel cielo Italiano , né di altro ci donano che di frasi poetiche tolte a questo e a quello degli antichi Mae- sl'i , e cucite insieme a danno del gusto , e della ragio- ni. Perchè la fatica di costoro è quella del corvo della fa;ola , che vestiva le penne del pavone e per quanto eì faiesse non altro sapeva che gracchiare. L'attingere dai fmli antichi è cosa lodevole , ma ardua oltre ogni crede- re: ed è più facile, diceva il grandissimo dei poeti latini, il togliere la clava di mano ad Ercole , che il saper ru- bire Un verso ad Omero , Tambroni. ODE Musa , che il fremere di litui bellici Fuggendo e il regio fulgor di porpore , Tra domestiche mura La virtù pura = segui ed il piacer , Non usa un giorno d' udir che supplice A le pregassi , quand' io co' numeri D'Alceo cingea di fregi luvilli regi n: e impavidi guerrier , E memorava con un sol impeto Scosso l'orgoglio d'alteri popoli, Esempio onde ì polenti Temprin lor menti =3: e allentin saggi il freu ; )ggi invocata m'arridi , e facile 'a che a me l'aure rechino un cantico Dal vocale Libetro Ch' orni di Pietro = il fortunato imen . 348 Letteratura Non ei , languendo nei mo^i talami , Fra i casi angusti del suolo italico Invan di Marte udito Avria l'invito = e il generoso suoa ; Ma come gouQo trabocca l'Aufido Sceso sarebbe tra l'aste indomite Pronto a rapir la palma O ad offrir l' alma ::= alla sua patria in don! O già maturo negli anni teneri Tra i padri avrebbe con leggi proyide E severi consigli Domi i perigli z=: e volto il rio destin ; Se non che il mento molle lanugine Gli ombrava appena , cpando 1^ egioco Giove dell' ime arene Die' cura a Irene = che ha gli olivi al crìa. A lei dinanzi d' arme e di timpani Tacque il fragore , e sullo splendido Carro sparve Vittoria, E d'alta gloria = intepidi l'arder. Sacra è ad Imene la pace e a Venere ,. Ed al placarsi del civil turbine S' aprono i vacui petti Ai patrii affetti = e al maritale amor . Garzon felice , cui gli astri offrirono Esca a vivaci fiamme la Vergine, CU' ora a te giugner godi Cogli aurei nodi = di seciira fé I Ode del Paradisi 349 O 1' alme scota cogli occhi fulgidi O spieghi i vezzi del volto candido O le forme leggiadre Onde la madre ■=! a lei dovizia fe'j Cede al paraggio vinta Penelope E la bellissima suora di Castore j Quella di fede esempio , Questa di scempio = origine e di duol . A te le Parche dal nascer diedero In membra sane sagace spirito E labbro al dire arguto , E te di Pluto = circondò lo sluol . Così benigni sempre ti guardino I Numi , e sempre saldo il bel vincolo Con perenne dolcezza Della vecchiezza = ti riscaldi il gel ; Qual de' pastori che Giove accolsero E' fama , e quale d' Admeto tessalo , Cui solo la consorte In faccia a morte ac si mostrò fed«l . 35o i^jiÉ:xsxxBi:9m-ja Degli uomini illustri di Urbino , Comentario . V. pcig. 249- articolo 2.° ed ultimo (*) . Poesia . o, 'Itre al Baldi , pochi altri Urbinati ebbero nella poesia colai merito che bastasse a salvarli da dimeuticanze . Pon- no essi vantare che tra quelli creduti da' letterati i primi rimatori, stia anche l'opinione per certo Lodovico J^er- naccia Urbinate, cui vuole taluno dar gloria d'aver inven- tato il sonetto agostino Staccali. Rimangono di questo poeta alcu- ne rime petrarchesche , le quali gli conciliarono vivente la ber.ivolenza e la stima di molti dotti , e possono meritare qualche lode anche tra noi : che sebbene più lodevoli sie- no que' rimatori ohe imitano del Petrarca le canzoni poli- tiche anziché le amorose; nondimeno non vogliamo sì mol- to riprender questi . imperocché allo storico, cui pare che que' sensi pietosi rendano onta turpissima al nostro gra- ve idioma , non sappiamo .assentire: e quanto al poetare amorosomenle imitando le carezze di quel dolcissimo labbro di Calliope, pare a noi che sia da lasciar correre; e co- me molti quattrocentisti , del pari i nostri , se il facciano con bella grazia , potranno averne giusto merito Galli Jngelo . Le rime di questo visso nel quat- trocento, tengono anch' esse dello stile del Petrarca. Si trovano manoscritte in Firenze ove fu ambr.sciatore , e anco (*) A pag. 55 nella prima parte di questo estratto Art. illu- stri nella Medicina lirj. 5 , invece di ricaiilule tui'olc Euslachiancj locch'': ec . si deve le;,gerc ricantate tai>ole del Beni promettendo di dare in luce le altre tavole di Eustachio. Lacchè ce. Uomini Illustri di Urbino 35 1 sì conservano in Roma nella Vaticana passatevi coi codici della ducale d' Urbino Galli Antonio. 11 Baldi nell'Encomio della patria accerta che questo poeta Urbi uà te lasciò sonetti canzoni e alcune pastorali che furono, vivente l'autore, recitate in , Urbino con molto plauso. E nel comporre le dram- matiche pastorali egli avauzò di tempo 1' Aminta del Tasso . La gloria di questo nuovo genere di dramma , affatto sco- nosciuto ai Greci e ai Latini, tutta è dovuta all'Italia: e mentre in Ferrara il Beccari il LoUio e 1' Argenti erano i primi a tentare questa inusitata maniera di rap- presentazioni , Urbino o innanzi loro , o in quel tempo medesimo già applaudiva sulle scene quelle del Galli . Af- ferma inoltre la storico, che valse mo!to cotesto Galli an- che nella milizia ; e quindi prende argomento di pareg- giarlo con Orazio dicendo : inferiore di gran lunga ad Orazio nel merito della poesia , lo superò ne Ila gloria militare . Non altrimenti disse tal' altro , smanioso anch' egli di cosiffatti paragoni , quando volle innalzare il meri- to del P. Segneri sopra quello di Cicerone : inferiore a Cicerone nelV eloquenza , lo superò nella pietà cristiana . Marco Montano. E' fama che Torquato Tasso inter- rogato da Federico Bonaventura chi più stimasse tra i poe- ti contemporanei: il Guarini , disse, l'ho per secondo, il Montano per terzo . Quando però oltre la lirica poesia vol- le il Montano tentare anche la drammatica , in questa non valse né punto né poco: e v'ha di lui una tragedia d'ar- gomento sacro intitolata P Erode insano, nella quale par- ve che tra l'insania d'Erode, e quella dell'autore non fosse niuna differenza . Esempio che dovrebbe slare sempre dinanzi alla mente di certi moderni poeti i quali , bo- tiosi d'una canzone o d'un poemetto, credono di riuscir bene egualmente nella tragedia , e vi si provano : né li sgo- 35a Letteratura menta ( ed è mirabile a dirsi ) la vivissima luce della gloria d' Alfieri ; perocché melliflui , credono poterlo avanzare , nella commozione degli affetti j puristi , stimano di soperchiarlo nel nitore della lingua . Ma la sostanza della tragedia ( egli non vonno saperlo ) stette tutta quan- ta nella grand' anima d' Alfieri j e chi ha per avventura quella grand' anima , non soffre mai di essere imitatore e secondo , e volendo essere originale non tenterei mai la tra- gedia , in che Vittorio a tanta eccellenza è salito j chi non l'ha , farh sempre buon senno se di scriver tragedie non accoglierà nemmeno il pensiero . Cornelio Lanci . I patrocinii della famiglia Feltresca e della Rovere chiamarono sulle scene d' Urbino la Ca- landra del Bibiena , 1' Aminta del Tasso , e le Commedie dell'Ariosto del Machiavelli dell'Aretino del Salviati del Varchi e di altri non pochi. E Cornelio figlio a Baldassar Lanci nobile matemitico , verso la fine del secolo XVI. volle anch' egU ingegnarsi in questo genere di produzioni , e scrisse nove commedie , sette ne pubblicò lodate dall' Allacci dal Quadrio e dal Fontanini . Laura Battiferri . Nel secolo decìmosesto ebbe Urbi- no questa illustre donna che in molte lettere fu erudi- ta , seppe di filosofia , e amò sopra tutto di studiare alfa poetica italiana. Ed in questa così valse, che tra le rime delle donne per grazia di dolci maniere e per idee nobi- li e pietose le rime di Laura entrano innanzi ad assai . Il Varchi e il Caro ebberle in molta stima . Voltò in versi italiani i lamenti di Geremia, i salmi di penitenza in se- rio metro, l'inno della gloria del Padre Sunto Agostino. E piace a noi qui di aggiungere altre cose inedite ch'ella lasciò : cioè , la traduzione dell' epistola di Lentulo scritta al Senato di Pioma sopra la passione di Cristo , che sta Mss. nella libreria Riccardina di Firenze nel cod. segnato li. Uomini Illustri di Urbino 353 V. 4^3. ia 4- Si serbano ancora Mss. nella libreria Stroz- ziana della stessa citlk in un cod. segnato del num. 48i' non poche sue lettere scritte a Benedetto Varchi . Altri coltivatori della poesia . Nota qui T Autore al- cuni altri Urbinati poeti , che qualche lode verseggiando si procacciarono ne' secoli decimo quinto , sesto , e setti- mo ; nel quale fa partioolar menzione di Gio. Leone Sem- pronj autore di un componimento lirico detto la A'e/va poe- tica , d' una tragedia delta il Corradi/io , e d' un poema epico intitolato il Boaniotido o Antiochia difesa . Le quali poesie , perciocché dettate furono in quel tempo io cui a' poeti era venuto il farnetico di veder sudare i fuo- chi a liquejar metalli, poco durarono la vita. Pittura Raffaello Sanzi . Nacque Raffaello in Urbino l'anno i483 e i primi dipinti eh' ei vide furono quelli di Giovanni suo padre . Mandato a Perugia ebbevi a maestro Pietro , e di Ik in Firenze dove il suo divino spirito senti la pri- ma volta inspirarsi dalle immortali opere del Vinci e del Bonarroti . Poscia venuto a Roma , a questa ricchissima di arti belle non chiese, come altri fanno j ma donò tesori nobilissimi : talché mentre Roma va superba di aver for- mato artefici i più famosi ; dinanzi a Raffaello bisogna che s' inchini , e si protesti a lui solo debitrice d' ogni suo van- to nella pittura. Delle opere del divino Urbinate e chi pon sa ? Chi arriva con parole a degnamente magnificarle? Se quanto infino a qui di lui si dice Fosse conchiuso tutto in una loda , Poco sarebbe a tornir questa vice. 554 Letteratura Insomma egli ha tocco quell' alio grado di perfezione che non si può più là , e che ( ventura che il giro del- le cose umane solo al primo di tutti comparte ) a propor- zione che le sue opere saranno ammirate e studiate , sco- nosciute o neglette , il buon gusto e il vero bello della pittura dee fiorire o declinare . Federico Barocci . E' molto celebrato il Barocci nel- la storia de' pittori Italiani , perocché nel suo disegna , nel- la prospettiva , nell' aria delle teste , nella consonanza de' colori , si pare cosi fino artifizio e armonioso , che potè es- sere giudicato inferiore di poco al Correggio . Egli nacque in Urbino nel iSaS . Dipinse colà i lodati quadri di S. Sebastiano e di S. Cecilia . A Roma lavorò coi Zuccari nel palazzelto del Bosco di Belvedere , Divenuto infermic- cio per un veleno datogli da' perfidi suoi emuli , ritornò in patria e piià non volle uscirne . Per moke citlk d' Ita- lia sono ammirate le sue tavole ; e la B. Michelina esta- tica sul monte Calvario fu da Simon Cantarini giudica- ta per la sua miglior opera . Il quadro di cui il Baroc- ci comecché modesto parve pregiarsi sopra gli altri è quel- lo che rappresenta il Perdono di S, Francesco d' Assisi , intorno al quale lavorò sette anni . Anche la sua Deposi- zione dalla Croce è celebrata di molto ; e per accrescergli qualche merito, ci racconta lo storico, che attirò a se, non ha gran tempo , piìi d' una volta gli sguardi di Francesco I. Imperatore, il quale nelle arti, come ognun sa, sente moltissimo innanzi , Seguono altri illustri nella pittura, come Timoteo yi- li contemporaneo di Ilaflaello , col quale dipinse le Sibille nella chiesa della Pace ; Orazio Fontana , detto da alcuni il primo inventore del dipingere Vasi di Creta , Majoliche , e Porcellane . E quindi si noverano parecchi altri che se- guitarono la scuola d.;l Barocci . Baldinucci nel Tomo IV Uomini Illustri di Urbino 355 afferma che gli artefici dello St.to Urbinate computavano tra i discepo]! di Raffaello un tal Crocchia , e ne addita- Tano un quadro ai Cappuccini di Urbino ( Lanzi Stor Pitt. Ital. rom. 2. pag. 95. ) . Il nostro storico intorno a ciò non ci dà veruna contezza . ■Architettura Civile . Bramante . Malagevole è a intendere il perchè i no- stri sensi di quelle medesime cose , onde traggono diletto , lungo tratto non corra che ne abbino noja : e\,uindi tiene' l'occulto principio quel vicendevole disfarsi e risorgere del vero bello nelle lettere e nelle arti . Imperocché nojati del semplice si va all'ornato, quindi al festevole, e poscia al grottesco ; donde si conviene far ritorno ( e vale si molta pena) a quel principio, nel che, siccome piii glio o eguale o certamente superiore a \u\; fu destro ne' jj maneggi , nelle domestiche conversazioni affabile ed ar- sa gutamente faceto ; d' età quasi pari a Federico , e non 33 molto a lui dissimile di aspetto . Dopo la morte del pa- M dre, che seguì sendo egli ancor giovinetto, ricoverò nel- 35 la corte dell' avolo , sotto la cui disciplina crébbe ed al- s> levossi con Federico come se gli fosse slato fratello ; e M di qui appunto ebbe origine quella falsa opinione die 3-, veramente fossero tali. Ebbe, o mostrò di avere, molta 33 inclinazione alle lettere, e perciò fece sempre molla sli- 33 m» de' letterali ; nel che secondava egli la natura di Fe- « derìco , e guadagnossi perciò nome di dotto e d' intwi- 33 dente , e fu egli di grande ajuto nel governo all'uno e 3) all' altro principe padre e figliuolo . Era dunque sì per i Uomini Illustri di Urbino 35q « lo splendore della sua famfgHa che per la consanguìnitk » che teneva co'princìpì, e per la fresca memoria del va- 0. lore e de' meriti di Bernardino suo padre, stimato il m«g- « g.or personaggio della corte 5 la quale opinione mantene- » vasi colle maniere accorte . mescolate di gmvilà e di » dolcezza , ajutandoio massimamente la maestà del volto j » cosa di gran momento nell' imprimere I' amore e la ri'- « verenza negli animi altrui . E quanto a Guidobaldo, cer- « ta cosa è ch'egli lo riverì, l'amò, e ne fece grandissima « stima: fuori che negli ultimi anni , per cagione de' sos- « petti che nacquero contro di lui . Tale fu Ottaviano « Ubaldini , i vizj di cui con la consueta libertà dipiogen- " do gli uomini più arguti di quella corte, dissero ch'ali » «ra ambizioso, maliguo , cupo, e che per conseguire i » suoi fini simulasse, dissimulasse, o, cosa al tutto abbo'- « minevole , si valesse delle arti superstiziose e nefande ». Federico Feterani . Uomo molto addestrato nelle ^r- mi, e di focti spiriti fu il Veterani . Piacque al cuore del Montecuccoii , il ^:,.ale lo inviò nell'assedio di Candia , do~ ve operò valente -^ate e si segnalò sopra gli altri . Di nuo- vo , quando Ìl M .nlecuccoli capitanava gl'imperiali a di- fesa degli Olandflsi contro al Maresciallo di Turrena , il Ve- terani combattè con gngliardia . Fatto una volta prigione da' Francesi , e trattato poi il cambio de' prigionieri , quelli per averselo gli offerirono il reggimento di grossa cavalle- ria : egli fermamente ricusò di assoldarvisi , e a Saverua nel 1676 fugandone e rompendone tre squadroni , mostrò a' francesi con qual animo avea ricevuta la loro offerta. Nel 1684 in Transilvania batte e sgomina l'esercito dei Tekeli. Nel i685 in Ungheria soccorre il presidio di Ze- ben assalito da mille ribelli , ed egli col capo degi' impe- riali li dilegua: sconfigge e forza a vergognosa fuga il Vi- slre nell'anno appresso, e con una sola vittoria assicura la 23 * 36o Letteratura dcrninazione del Tibisco e toglie al nemico l' ingresso nell* Ungheria superiore. Nel i6gi snida e caccia presso di Cher- mes il Tekeli e la sua masnada : oppugna Lippa , e strin- ge alla resa i Turchi che la tenevano : impedisce sul Daiu- b'o il veleggiare delle ;irmi nemiche; guarda Porla Ferrea dalle incursioni de' Tartari ; agguerrisce i paesi della Mol- davia , mantiene in fedeltà quelle genti , tra tanta rovina di rose, al trono di Cesare. D.il quale alla fine è rimeritato col titolo di Maresciallo . Ma un anno dopo , combattendo di nuovo contro gli Ottomani , rotto più. volte e ferito , muore sul campo . Colin vita di questo glorioso Capitano terminano le notizie de' preteriti uomini illustri d' Urbino : e il Cnmen- tarlo è chiuso con una Conclusione , nella qnalft dopo un rpi-to complimento coi lettori riguardo ad alcuni difetti , che lo storico modestamente suppone nel suo scritto, si fa un breve riepilogo delle virtù e delle grandezze discorse . Dal che invitali , anzi costretti , anche noi richiameremo alcune cose del primo articolo , ed in ispezieltJt ciò che ris- guarda la famiglia Albani . Onde rivolgendoci al Cardinale Gio. Francesco Albani , affinchè riconosca il lettore , che de' suoi meriti non fu la sola lapide senni orale che parlas- se ( come per brevità dicemmo ) aggiungeremo eh' egli fu un preclaro ornamento del Sacro Collegio, in che fu elet- to a sedere di soli 27 anni da un Pontefice sapientissimo, Benedetto XIV . Il lettore troverà certamente in questo Comentarto de- fili Uomini illustri molta copia di nobili concetti , e bella franchezza nel trattare la lingua e nel fregiarla di voci e di modi acconci ed eleganti . Imperò noi dubitiamo che a questi meriti mal risponda la perizia nel trattare la storia. Un abito d' Italiana dizione , comunque vago e lussureg- giante, non istk bene sopra ogni argomento. E massime al- Uomini Illustri di Urbino 36 1 la storia e al comentario non si addice affatto Io stile tu- mido , ampolloso , e molto adorno di circonlocuzioni . Le cose di storia vonno esser H'attate eoa efficace e sugosa bre- viloquenza , nuda , disadorna , e semplice come la verità . Perocchò gli spessi tumulti della narrazione portano ad al- tro grave peccat® gli storici , che è quello di dare sommità a piccole azioni» di dar aria di giganti a' pigmei , d' isti- tuire confronti troppo disparati , di perdersi in esclamazio- ni ó meraviglie per faccende ordinarie , e di fare arrestare il Sole perchè Carlo Magno consumi la vittoria sopra i Sa- raceni . Tra la storia e 1' encomio ( dice Luciano nella in- troduzione a' suoi due libri della Storia) non v'ha già un piccol muro , ma grosso di molto j e distano tra loro , co- me si esprimono i musici, d'una doppia ottava. Per le quali cose avrebbe potuto il nostro Autore fuggire in par- te queste riprensioni , solo che avesse intitolato il auo li- bro Encomio della Patria , come fece il Baldi : ovvero Elogj degli uomini illustri di Urbino : e dicemmo in parte , perocché nemmeno negli elogj è lecito magnificare oltre misura . Di che fajino fede tutti quelli che si leggo- no oggi di Pietro Giordani , i quali possono ammaestrare chiunque imprenda a trattare simili materie , che si dee sempre serbar modo nelle lodi , affinchè non avvenga de' lodati il destino della rana d' Esopo , né i lodatori per mantacare e strepitare con ogni sinecdoche iperbole ipoti- posi , ed altro vecchiume delle scuole , la propri» dignità e quella del vero profanino (i) . (i) Alla pag. 258, prima parte di questo Articola, tre righe avanti rultima , invece di in qudla Corte che fioriva allora d'uà Bembo eq. leggi fiorita aveya . 362 Illustrazione di un'' antica Iscrizione Latina trovata nelle maremme Sanesi . PIETRO ODESCALCHI AL SUO CAV. LUIGI BIOMDI . I 1 eh. signor abate Luigi De-Angelis , pubblico professo^ re e bibliotecario di Siena , mi ha fatto tenere cortesemen- te la copia d' una antica iscrizione latina , la quale è sta- ta disotterrata , a quanto egli me ne dice , nelle marem- me sanesi . Ed io a \ci la rimetto , che siete versatissi- mo in tali studj : onde poniate ogni vostra cura in darne r illustrazione , e rendere cosi un bel favore non pure al prelodato signor professore ed a me vostro amicissimo , ma anche all' Eminenza del signor Cardinal Zondadari , che , tanto dotto quanto gentile , si è degnato raccomandarmela per mezzo d' un lettera sua umanissima , la quale per ti- tol d' onore mi piace qui riferire : Eccellenza Ammiratore ancor io , come tutti gli altri , del bel' lissimo giornale d' Arcadia , che si pubblica sotto il pa^ drocinio di V. E. , non posso dispensarmi dalle premu- re che mi fa questo bravo professore dell' università , e bibliotecario del pubblico , signor abate De-Angelis , il qual vuole , che presso di lei accompagni una sua let- tera , colla quale le invia un'antica iscrizione romana ritrovata adesso in un bosco solitario di queste nostre maremme . Son perciò ben contento di aver così un oc' casione di aderire a V . E. li attestati della mia per- Iscrizione Sanese 363 fetta stima , e desideroso da' suoi comandi mi fo un pre- gio di dirmi Di Fostra Eccellenza Siena 27 Maggio 1820. Affmo Serv. Obblmo A. Card. Zondadari Are. di Siena Noa dubito che siate per favorirmi : e con belle eru- dizioni gradire a quanti sono amatori di sapere le cose de' tiostri avi grandissimi , State sano . A Sua Eccellenza il Sig. D. Pietro de' Principi Odescalchi Direttore del Giornale Arcadico . LUIGI BIONDI. JLi cosa dolce a considerare eoa quale e quanto ardore oggi- dì gì' Italiani si travaglino di raccorre e d' interpretare le antiche iscrizioni j per le quali ricevono ornamento e lume le lettere , e le vetuste memorie . E dove in altri tempi gli scritti marmi o inonorati giacevano per le campagne , o erano destinati a divenir calcina nelle fornaci , o parte di fondamento e di muro negli ediCcj ; ora sono dai più de- gli uomini tenuti cari e preziosi . Di che abbiamo un' esem- pio nella iscrizione sepolcrale sanese , di che favellerò bre- mente; la quale dal eh. Professore e Bibliotecario Signor Abate De - Augelis è stata copiata per appunto nella stessa forma nella quale anticamente fu scritta j con tauta dili- genza, che non mai la maggiore. Anzi egli ha futo esal- taineute disegnare tutto intiero il cippo, su che l'iscri- zione sta incisa ; notando ogni Hiieazione cosi della base , come della cornice ) e rappreseiu.indo le belle forme della patera e dell' urceolo , scolpiti a biibso rilievo, 1' una ai de- stro lato del marmo , 1' altro al sinistro . 564 Letteratura Se le angustie del tempo , e le altre mie cure , che son pur gravi , non lo mi avesser vietalo , avrei con qual- che studio atteso alla interpretazione di ogni parola , e mas- sime di quelle scritte sulla cornice , che sono le più diffi- cili a interpretare . Ma poi cl>e il potere rade volte accor- dasi col volere, ne dirò quel eh' io posso , non quello che avrei voluto • Adunque sembrami che la iscrizione s' ab- bia a leggere a questo modo : NVMERO TERTIO — IDIBYS INOVEMBRIS DIIS MANIBVS DIDIAE . QVINTI . FILIAE QVINTINAE LVCIVS . VETINA PRISCVS YXORI . OPTIMAE VIXIT . ANNIS . VIGINTI . SEPTEM E imprimamente confesserò , clie sono stato dubbioso alcun poco intorno la dichiarazione delle lettere della cornice N. Ili- ID . NOV. Imperocché andava meco stesso considerando , che la cifra numerale III può egualmente bene accordarsi tanto colla precedente lettera N , se leggasi NVMERO TERTIO , quanto colle susseguenti ID. se si legga HI IDVS NOVEMBRIS . E quindi sovvenendomi di parecchie iscrizioni , nelle quali la N spesse vojte significa NATVS o NATA , e qualchs volta eziandio NEFASTO , o NEFASTO DIE i veniva du- bitando , non forse si avesse a leggere NATA TERTIO IDVS NOVEMBRIS ovvero NEFASTO DIE TERTIO IDVS NOVEMBRIS. y5.. T N III ID N OV: DIIS MANIB\3 D I D I AE QF Q VI NT I NAC LVETINA PRI5CVX VXORI OPTIMAE V A XXVII J J^x^ XW^r- Iscrizione Sanese 365 Ma dalla prima delle due opinioni mi ritrasse questa considerazione : che suolevano que' nostri buoni anlichi non il giorno della natività , ma quello della morte segnare sui monumenti i come a suo luogo dichiarerò. Che se talvòlta vediamo ne' marmi notato il giorno natalizio , questa par- ticolarità suole quasi sempre essere non senza qualche ra- gione : sia che il giorno della natività si vegga unito al giorno della morte , affinchè appaja fino a quale età giugnesse il defunto ; sia che del giorno natalizio si faccia menzione , perchè si sappia , che quegli, il quale ivi era stato sepolto, avea cessato di vivere al ritornare dello stesso giorno in che nac- que j siccome è a vedere nell' epitaffio di Gneo i Cossuzio Felice, che sta tra quelli della gran serie Vaticana : sia che l'autore dalla Iscrizione sepolcrale, o per volontà del de- funto , o per sua propria , avesse voluto , che fosser notate sul marmo alcune specificazioni più sottili che quelle , che per tutti comunalmente si usarano . Di che sia prova la seguente iscrizione Vaticana . D. M. BLASTIONE . VlX. AN. VI MENSIB . Vili. DIEB . XIII. HORA . I NATVS . V. K. SEPTEMBRES HORA . DIEI . VI. DIE . LVNAÈ JbEFVNCTVS . III. IDVS . IVNIAS HORA . PRIM . DIEI . DIE . SATVRN ITEM . MATRl , EIVS . QVAE . VIXIT ANMS. XX. DIEB. XXX. HORIS . X RELIQVIT . EVM . MENS . XII. D. XX BLASTVS . PATER . FÌLIO . PIISSIMO FECIT Mi parye adunque che non bene si confacesse alle antiche «ostumanze il supporre , che il giorno della nati\iià fosse 566 Letteratura stato segnato sul nostro cippo senza altra aggiunta né !n- torno il giorno della morte , né intorno il Consolalo , né intorno altre minute particolarità . In quanto poi all' altra opinione , ciò è che quella N potesse significare NEFASTO DIE , non voglio tacere , che in essa mi fermai un sol momento, e per questa sola ra- gione : che sembrandomi dover trovare menzionato sul mar- mo non il giorno della natività di Didia Quintina , ma si quello della morte di lei ; credei averlo per appunto tro- vato leggendo NEFASTO DIE III IDVS NOVEMBRIS quasi che Lucio Vetina Prisco avesse voluto significare , che quel giorno, in che la sua donna morì o fu sepolta , sarebbbe sempre slato per lui lagrimevole e tristo . Imperocché seb- bene giorni nefasti fossero propriamente quelli , ne* quali nefas erat lege agi , né poteva il Pretore proferire le tre solenni parole Do Dico jéddico ; non però di meno l'uso comune aveva torto e tiralo quell' antico vocabolo a signi- ficare eziandio i giorni ingrati e funesti . Laonde Livio e Stazio dissero nefastain lerram , nefasta loca : e Orazio disfogando la rabbia contro all' albero che sopra il capo gli era caduto , diede comiaciamento a quella bella Oda colle parole llle et nefesto te posuìt die . Ma toslaraenté mi avvidi che questa opinione non si appoggiava in buon fondamento : sendochè la lettera N non altrove si trovi posta a significare NEFASTO DIE, NEFASTVS DIES , che ne' fasti e ne' calenda- ri : né mai veggasi a quel modo usata su i sepolcri , o in altri marmi . E mi avvidi eziandìo , che non m' era uopo la parola NEFASTO , a poler leggere sulla cor- Iscrizione Sanese 567 nice del marmo dinotato il giorno della morte , o della sepoltura di Didia Quintina ; conciosia che dividendo in due eguali membri le quattro cifre , che compongono lo scritto della cornice , si abbiano due separati sensi : e questi sono : NVMERO III. , con che si volle dinotare il numero del sepolcro: e IDIBVS NOVEMBRIS , con che venne indicato il giorno che fu ultimo alla Didia Quintina , o nel quale le reliquie di lei furono seppellite . La quale opi- nione credo che sia da preferire alle altre due , perchè ben à accorda con altre iscrizioni , e cogli usi de' nostri antichi . Il che dimostrerò brevemente , favellando prima del nu- mero del sepolcro , e appresso della indicazione del giorno , La numerazione di quelle cose , le quali esser dove- vano con certo ordine disposte , era usitalissìma tra i no- stri antichi . Perciò veggiamo spesso le Statue numerate , o con numero romano , o con lettera greca . Né siffatto uso era infrequente nei luoghi sepolcrali: dove le lapide, e le urne , e le olle , e i cinerarj , e i cippi in lungo ordine disposti talvolta apparivano numerati , perchè i ri- guardanti leggendo il solo ultimo numero comprendessero 1' intiera somma di tutti i monumenti ; e per lo maggiore o minor numero conoscessero eziandio chi fosse trapassato prima , e ehi dopo . Anzi è da osservare , che le ossa de- gli uomini poveri molte volte in uno stesso luogo stavano ristrette sì fattamente , che le reliquie di due estinti cuo- priva una stessa lapida di un solo numero contrassegnata , e cosi angusta , che appena i nomi ne conteneva . E siano prova di ciò le seguenti quattro iscrizioni Vaticane . [ 368 Letteratura I IIX L. ST\TIVS STATlA L. L. AIVTIOCHVS L. L. AMANTISSIMVS FELIGVLA SVVIS II XXXI EGNATIA EGNATIA IVLIA. D.L T. L. 6ALVIA LVGNIS III N. XXXIII C. ANTISTIVS LAEVIA HERMOCHRATES M. F. PRIMA IV LX D. CORNELIVS VITF.LLIA D. L. L L. FELIX FAVATA Nò vuoisi passare sotto silenzio , rhe nella stessa Gòlle- iionc Vaticana sodo a vedere alcuni marini <^uasi della stessa ISCPIZIONE SANESE 369 qualità, grandezza e forma dei testé riferiti non d' altra ci- fra seguati , che della numerale ; a questa guisa : N. XXIII N. LIX ì quali marmi dimostrano , che erano già stati collocati in setip insieme cogli altri nella cella sepolcrale , ed attende- vano i nomi di coloro , che a mano a mano dovevano es- sere in quei luogo sepolti. Per le quali cose tutte veggian;. manifesto , che quella N. seguita dal numero III , nella no- stra iscrizione altro non può sigiùGcare , che NVMERO TERTIO : dal che si deduce , che la Quintina fu terza fra i defunti seppelliti in quel luogo. Ma se così è , ciascun vede come egualmente chiara si tende la spiegazione delle seguenti lettere ID. NOV. , non potendo esse altro significare, che IDIBYS. NOVEMBRIS : ciocché vai quanto dire , che la Didia Quintina o mori , o Zyo Letteratura fu ivi sepolta il giorno degl' Idi di Novembre . E fu ben ragione , che quel memorando giorno fosse segnato sul mar- mo sepolcrale . Imperocché di anno in anno , al ritornars dello stesso giorno , dovea 1' infelice e vedovo marito ce- lebrare r anniversario della defunta consorte . Il quale uso era comune a tutti quanti i popoli dell' Italia , che ne avevano avuto esempio da Enea loro progenitore: di cui Virgilio narra , che essendo stato per fortuna di vento ri- sospinto all' Isola di Sicilia , dove , 1' anno innanzi , eragli stato da morte rapito il Padre ^ volle quell'acerbo giorno ed onorato celebrare con sacrifizj e con ludi : facendo sa- cramento , che li avrebbe ogni anno rinovellati , posciachè avesse fondata io Italia la sospirata Città . Questa è 1' amica terra , ove oggi è I' anno , Che a le sant' ossa del mìo padre Anchise Demmo requie , e sepolcro ; e i mesti altari Gli consecrammo , Oggi è (s'io non m'inganno) Quel sempre acerbo ed onorato giorno , Gh' onorato ed acerbo mi fia sempre , Poiché si piacque a Dio, quantunque, ovunque Questo esiglìo infelice mi trasporti , Pongami ne 1' arene e nelle secche De la Getulia ; spingami a gli scoglj ^ Del mar di Grecia j ne la Grecia stessa Mi chiugga, e dentro al cerchio di Micene; Io 1' avrò sempre per solenne ; e voti Farogli ogn' anno , e sacrifizj , e ludi . Or poiché da' Celesti,- oltre ogni avviso Nostro, 8 tra' tvostri siamo in pruova addotti Per onorar le sue ceneri sante ; Onorianle ,• adorianle ; e dal suo Nume Imploriamo , divoti , amici i venti ; Iscrizione Sanese 371 E stabil seggio ; ove gli s' erga un tempio In cui sian quest'esequie, e questi onori Rìnovellati eternamente ogn' anno . Quinci avvenne , che i discendenti d' Enea conserva- tono quegli antichi riti , e celebrarono 1' anniversario dei loro defunti , chi più pomposamente , chi meno , secondo iljor potere, e secondo^ l'amore più o meno grande, che portato avevano, a quegli estinti . E perù il giorno, in che quelle esequie s'avevano a celebrare, o rimaneva scolpito nella memoria de' viventi , o registrato ne' domestici libri , o segnato sovra le pietre de' sepolcri . Perlochè non è difficil cosa trovar marmi sepolcrali con sopravi il giorno, o della morte , o del sotterramento . Onde per esser breve , due soli ne addurrò in esempio ; nell' uno de' quali è il gior- no in che una Ulpia Ada trapassò: nell'altro il giorno itt che un Marco Aurelio Onesimo fu tumulato. I Nella Collezione Vaticana D. M. VLPIAE AVG. LIB. ACTE CONIVCr OPTIMAE CALLISTVS . AVG DISPENSATOR DalV un de' lati del Cippo. DECESSIT UH IDVS DECEMBRIS OKFito et PRISCO COS 372 Letteratura La quale noi abbiamo alle altre antiposta , perchè in ve- ce di OBIIT vi sì legge DECESSIT , e atterra T opinione di coloro i quali credono , che il DECESSIT sìa solamen- Ce delle iscrizioni Cristiane . JI Nella T'alila Borghesiana presso il Lago D. M. M. AVRELIO. AVG. LIB ONESIMO . GVBICVL ET. A. LOCIS. CVBICVL. STATI (*) M. AVRELIVS. DIONYSIVS PATRONO. PIENTISSIMO ET. BENEMERENTI. FEC OSSVA POSITA SVNT VI IDVS. NOEMB. CRISPI NO. ET. AELIANO. COS. ARA. XV KAL. lANVAR ISDEM COS Dove è da por mente alla religione con che i Romani os- servavano i sacri riti funebri , che sì credevano instituiti da Enea . Imperocché dalla lettura di Virgilio , che per detto dì Macrobio fu in lutto il suo Poema scrupolosissi- mo osservatore de' sacri riti , questa cosa chiaramente ap- pare , che Enea nello stesso giorno e seppellì le reliquie del Padre , e l' ara funebre gli consacrò : Annuus exactìs completur mensibus orbis Ex quo relliquias , divinìque ossa parentis (*) STATIONIS PRIMAE. V. Frammento d' Iscrizione presso il Fabretti de Coluin. Triijan. VII. p. i!J4- Iscrizione Sanese 5^5 Condidimus terra , luoestasque sacravimus aras : Jamque dies , ni fallor , adest . Quindi Marco Aurelio Dionisio avendo voluto consagra- re agli Dei Mani di Marco Aurelio Onesimo una bella e grande Ara , al cui compimento non breve tempo si richiedea va , volle sul marmo notato non meno il giorno iu che 1' ossa furono sepolte , che quello in che l' ara fu posta : affin- chè ed egli e i posteri , o in ciascun' anno ambedue i gior- ni colle meste esequie celebrassero , o quel giorno presce- gliessero , che sembrasse loro più sacro . Ed iu tal modo si rende eziandio ragione di quella diversità che ne' ubar- mi sepolcrali s'incontra, intorno la indicazione del gior- no : sendochè alcuni specifichino il giorno della morte , altri , più rari , quello del sotterramento . La qu.le secon- da indicazione io credo essere stata usata da que' tali , che ponevano troppo mente ai riti funebri stabiliti da Enea: il quale celebrò l' apaiversi^rio del Padre il giorno Quo relliquias divinaque ossa parenlis Condidimus terra . Peraltro i più facevan l'esequie nel giorno della mor- te; e però quelle fosse lugubri dalla voce greca si chia- mavano necisia . Queste mie considerazioni tratte dalla lettura de' versi Virgiliani , saranno dalle persone erudite tenute iu quel conto , di che le re,>uleranno m.^riievoli . Ora tornando alla nostra iscrizione, dico, che ninna maraviglia deve recarci se veggiamo ivi indicato il mese, cioè Novembre , e il giorno , cioè gì Idi , senza che sia' fatta veruna menzione dell'anno, cioè a dire del Consola- to . Imperocché, serbata la memoria del giorno e del me- se , altro non bisognava alla celebrazione delle esequie an- nuali ; né perciò era necessaria l'aggiunta del Consolato- G. A. T. VI. ,4 374 Letteratura il quale , ne' marmi eziandio ove ponevasì la indicazione del mese e del giorno , talvolta notavasi e tal' altra omette- vasi : secondo il piacimento del compositore dell'Epitaffio. A me più che una volta è occorso di vedere marmi se- polcrali , ne' quali il giorno ed il mese non erano segui- tali dal Consolato . E non ha guari di tempo che tra quelli della Raccolta Vaticana ne vidi uno : la cui iscri- zione è veramente singolare : e ciò che più giova , leggesì in essa la lettera N posta in significazione di NVMERO . D. M. S. PVPASTOR QVATIANVS FILIVS BONVS QVI SEMPER PARENTIBVS OBSEQVENS VIXIT ANNIS Vili M Vili D XIII ITEM ALIVS PVPVS LAETIANVS QVI IDEM FIL BONVS ET OBSEQVENS IDEM PARENTIBVS VIXIT AINNIS N. VI M VI D VI POSVERVNT CA lANVS ET EVCHARIS PARENTP:S FILIIS DVLCISSIMIS ET NON HOC MERENTES A VOBIS QVI ( vel QVOD ) SIBI SEN SERVNT III ID SEPT EX QVIBV8 VNVS VIX IN XI KAL OCT ET ALIVS IN III KAL EASDM E questo uso del segnar sulle lapide il giorno ed il mese senza far menzione dell' anno fu imitato in par- ticolar modo da' primi Cristiani : sui sepolcri de' quali spes- sissimo si legge o il DECESSIT o il DEPOSITVS ac- compagnati dal mese e dal giorno sia della morte sia del- la sepoltura , e scompagnati quasi sempre dall'addizione del Consolato. Dal che si dimostra che anche i Cristiani fin da qua' tempi celebravano gli anniversari funebri sicco- Iscrizione Sanese SjS me per molti , massime tra' grandi , suol pur farsi og- gidì : e si dimostra eziandio , che taluu i serbavano dolorosa memoria del giorno in che i loro amici o con giunti era- no trapassati , tali altri del gi orno , in che erano stati se- polti . la questa guisa sembrami bene spiegato perchè ragio- ne manchi il Consolato nel nostro marmo. Che se anche altra spiegazione volesse aggiungersi , dir si potrebbe , che in una serie d' iscrizioni numerate non si richiede che cia- scuna abbia 1' indicazione dell' anno : ma basta sol tanto che siffatta indicazione si rinnuovi su qae' marmi che in ciascuu'D novello anno sien primi: perchè quelli che in or- dine yengon dopo , rimangono di per se stessi compresi en- tro l'anno dal principio indicato, fiachè dall'uno all'altrp anno si trapassi . E per spiegarmi coli' esempio meglio che non ho fatto colle parole , suppongasi che il primo Cip- po posto nel luogo sepolcrale e segnato N. I. portasse in fronte i nomi di Tito StalUio Tauro e di Lucio Scribo- nio Libane, c?ie furono Consoli l'anno di Roma nSo; e suppongasi altresì che sul Cippo segnato N. IV. fossero scol- piti i nomi di Cajo Cccilio Rufo e di Lucio Pomponio Fiacco che tennero il Consolato V anno 'j'jo ; e chi non vede, che gli intermedli Cippi N. H. e N. III. non ave- aa ineitieri di ripetizione di Consolalo, come quelli che rimanevan compresi nell'anno già indicato 769 ? Ma basta di ciò , e passiamo a ragionare del rimanente della iscri- iione . Sarebbe soverchio spender molte parole intorno il no- me gentilizio Didiae , il prenome Quinti , il cognome Quin- tinae e il prenome Lucius, Dirò dunque brevissimamente, che la Gente Didia , alla quale la nostra Quintina appai-- lenne, fu di assai chiara rinomanza: ed ebbe uomini po- tenti : tra' quali quel Oidio , che dettò la Legge Suntuaria , 34 * ZyG Letteratura «Inaurata f-jPggf^ Dldia dnl nome Ji luì ; e Tallio Didio , che fu Consolo l'anno di Roma 656: e Marco Didio Se- vero Giuliano , che giunse alla DignitSi Imperiale , ma breve tempo la tenne . Questa Famiglia era stesa per tut- te città d' Italia , e specinlmenle d' Fkruria , come è a ve- dere presso il Gori , il Passeri , e gli altri raccoglitori del- Je Iscrizl'Uii Toscane . Né altro dirò intorno il prenome Quintus se non che potersi credere, quello aver avuta la sua origine dalla Eiru- ria ; siccome accenna il dottissimo Lanzi nell' Opera Sag- gio di Lingua Etnisca Tom. Il pag. 288. Dal qual pre- nome Quintus nacque il cognome Quintina , quasi dir •voglia la Jìgliuoletta di Quinto . Sappiasi infine che dal- la parola Etrusca Lucumon , o Lucumo ( Rex o Reclor ) , che Properzio abbreviò dicendo Lucmon , derivò né Ro- mani il prenome Lucius, secondo che ha lasciano scritto Valerio Massimo . Sarà peraltro non disutile il fermarci alquanto | sul nome gentilizio VETINA : il quale alla prima sembrom- mi affatto nuovo ed incognito, ma poi mi venne fatto di pur trovarne qualche indizio . E imprimamente noterò col eh. Lanzi ( Tom. IL pag. 2gS. ) che gli Etruschi le piìi yolte usarono gentilizj che hanno <%pparenza di Cognomi , e cadono in terminazione femminina . Su che egli adduce alcuni esempj tratti da urne con ritratto virile . E dimo- stra con molta dottrina ( ihid. pag. 292 ) , come si fatti nomi gentilizi spesse volte ebbero origine o da qualche Deità , o da qualche luogo , o da altre antiche denomina- zioni , di cui conservarono- il suono . Cosi i Talna , de' quali fu un Mirco Talna rammentalo da Livio (^lìh. XXXfA. e. 3i. ) presero quel loro nome da Venere, che Talna si appella in due patere etrusche . Così pure i Sena ( Sae- na ) probabilmente si nominarono dalla Città di questo cio~ Iscrizione Sanese 377 Rie . Cosi gli è certo che ai Cecina diede noitie il fiume Cecina rammentato da Plinio, e che scorre presso Volter- ra . Imperocchf^ quella famiglia fu Volterrana : e Cicerone ( Ep. ad Att. XVI. 5 ) nomina Ccecinom quondam Vola- terranum diverso da quell' Aulo pur Volterrano , che per lui fu difeso: e Tacito , e Dione ricordano un Cecina To- sco : e presso Volterra 1' anno 1739 venne a scoprirsi il Co- lombario di quella famiglia con parecchie iscrizioni riferi- te dal Muratori (MDCXXXXVIIL). Anzi la famiglia de- Cecina vinse , per cosi dire , la barbarie de' secoli , e do- po l'essere stata nominata nelle antichissime pergamene Vol- terrane giunse fino a' dì nostii , ed ebbe uno Scrittore del' le notizie I storiche della Città di Volterra . Sarebbe opera troppo lunga e sottile il voler riferire i nomi di tutte le Famiglie Etrusche , che ebbero termi- nazione femminina , Mi contenterò dunque di dire , che il Lanzi, oltre alle Famiglie già ricordate de' Talna e de' Cecina , parla eziandio degli Aulinna ( T. I. pag.356. ) dei Tormena ( T. IL pag. 292 ) dei Volusenna ( ihid. p. Sqo ) e dei Pepna chiamati anche Perperna , e Perpenna ( ibid. pag. 333 e 346 ) . E questa famiglia ebbe uomini illustri, e Consolari ; ed anche uomini di cervello ameno , quale si fu quel Sesto Perpenna Firmio , che fece incidere que- ste parole sul suo marmo sepolcrale ( Gruter. DCCCCXX.q ) DIIS . MAN SEXTI PERPENNAE . FIRMI! VIXl . QVEMADMODVM VOLVI . QVARE . MORTVVS SIM. NESCIO Nella raccolta Gruteriana sono a leggere i nomi di uno Arcumenna Trf)fimo , di un Sesto Creusino Secondo , dì 378 LETTERATURA un Quinto Velcenna Proculo , di un Quinto Vihenna Quieto , di altro Quinto Volferna Trofimo , e dì più al- tri. E ne ha de' simili il Guarnacci , e il Gori , e il Dein- pstero . Ma in maggior numero abbondano i Casati Etruschi di questo genere raccolti dal Muratori. De' quali è piaciu- to al Signor Luigi Vescovali giovine studiosissimo delle co- se antiche, formarne catalogo. E sono i seguenti (i); M. ABENNA . PRINCEPS MCGXXXVII. i M. ACENNA, e ACCENNA. HELVIV;S,AGRIPPA MDGLXV. 3 MLXV. 8 DCCCXL. IO MCCCXVI. 3 cccxxvm. 1 CXXXI. 3 DCV. I DCGCXLIII 5 MMXXJCVIII. S MDLIII. 4 DCCLXXV. 5 CCCVII. 1 MXClV. 2 DCCGLXXXII. 1 CGGXL. 1 NDCCG. 8 MDGGCLXVI CCCVII, 1 DXXVJ. 1 MCCLXIV. 4 C. AGISENNA , POTHVS . . ALINNA . FIRMVS A. CAECINA . ZOSIMVS A CATINNA . SVRIVS . FLORENT C. CEVNA . IVSTVS A. CIVICA . VENVSTVS Q. FLEXINA . SEVERVS . . FRABENNA . MARCELLINVS L. PERPENNA AMPLIATVS C. PERPERNA . GEMINVS L. SAENA • CELER L. SECVRA . ALEXANDRVS Q. SPVRINNA QVINtlANVS L. TATTENNA . SIC . . . Q. TERSINA . LVPVS C. TROCINA . HONESIMVS L. VALERNA . R. . C . . I.. VELINA . NAVTA P. VIRVCA , MAXIMVS M. VOLASENNA . FEROX Tra questi ed altri Gentilizj etruschi , i quali , co- mecliè maschili , pur suonano femminilmenite , vuoisi ora dar luogo al nostro Gentilizio VETINA : di cui fra le (i) Si è scelto un solo cognome ili ogni Famiglia Iscrizione Sanese 379 antiche Iscrizioni etrusche mi è venuto fatto di trovare indizj non dubbj . E ad evidenza di ciò ini conviene pre- mettere brevemente alcune notizie . Adunque dico , che l'antichissima favella etrusca aveva alcune terminazioni in AL, ed alcune altre in ALISA : come per esempio Cidtanal Larthial , Latinal , Sapevanial , Titial ec. e Arunthalisa , Larthalisa , p^estrinalisa ec. E in quanto alla prima desi- nenza in AL , egli è fuor d' ogni dubbio , che i nomi personali a quella guisa terminali , quasi sempre nelle Lapide sepulcrali sono posti ad indicare il nome mater- no e forse anco paterno del Defunto . o della Defunta. Imperocché come i Latini dicevano Cervical , Cubital , Pii- teal , che era quanto il dire ad cervicem ad cubttum , ad puleuni pevtinens , cosi gli Etruschi usavano di dire Lar- thial , Vestrinal : ciò è ad Larthem, , o Lartiam , ad VestHnam pevtinens: ovvero Lartkis vel Larthice , e Vestrince Jllius : Ansi Larthial , Titial , Latinal ec. potevano tener \océ ài Larthialis , Titialis; Latinalis , e cosi assimigliarsi perfettamente alle voci Latine Martialis , Pomonalis , Quiri- nali s , Festalis : sendo proprio quel troncamento delle lin- gue assai antiche , e trovandosene anche traccia nelle an- tichissime scritture de' Latini : i quali erano stali usati di dire Coel. Famul. Subtil. Simil. Debil. in vece di Coe- lum Famulus Subtilis Similis , Debilis ; su che è a veder Vossio Anal. 1, 11. 36, Né tacerò una opinione del Lanzi : il quale dichiarando la seguente Iscrizione TANIA SVDERNIA SARNAL cosi dice « La terminazione in AL. « con cui si esprime il nome della Madre , non è inveri- « simile che sia un ablativo con lettera snperflua . Ove i « Latini avriano detto Sarniad , gli Etruschi , che non ce pronunziavano D, equivalmente poterono sctìwer Sarninl.u Ma checché sia di ciò , ella é , come dissi , cosa fuor d' ogni dubbio , che la' desinenza in AL, dava indizio di un Ma- 58o Letteratuhà tronimico, o di un Patronimico , rome, oltre agli argomen- ti arcennati , si è reso manifesto per alcune Iscrizioni bi- lingui , scritte etniscamente, e latinamente . In quanto poi alla terminazione in ALISA il Lami , il Passeri , il Lanzi sono stati di vario avviso . Imperocché al Lami è sembrato ohe Alisa fosse un nome proprio equivalente ad Halecius , e perciò, giusta l'opinione di lui, la parola Vestrinalisa do- vrebbe significare Vestrina Halecius, Lett. Guai/, png. i5o. Il Passeri veggendo che la voce Alisa è bene spesso isola- la , ha creduto che fosse in certo modo sorella della greca voce (xT^niroi <^ternce memorice ( Lett. Roncagliane VI. ) Il Lanzi , variamente congetturando , ha detto (^Tom. I. vag. 344- ^ altrove ) : I. che Alisa può essere un diminu- tivo del nome antecedente : IL che può aver significazione di alius in guisa che quel SEX. CREVSYNA . SECVNDVS del Grutero sarebbesi anticamente scritto SEX. GREVSY- NALISA : III. che può, per '-josì dire, affratellarsi coli' al- tra desinenza in al : e dove Festrlnal colla giunta dello due lettere è lo stesso che V^estrinalis ; f^estrinalisa col troncamento della Lettera A sia egualmente un medesimo eoo Vestrinalis . La quale opinione egli chiama verisimile più che le altre : e trova sin tra' Latini 1' esempio della voce Alis qualche volta isolata , riferendo acconciameute la se- guente Iscrizione conservataci dal P. Lupi . D. M. VENERI AE MARTI . ALIS Veggano i dotti di tali materie quale di queste opi- nioni sia da antiporre, e se la desinenaa in Al, e in Alìsa iu ciò solo si diversifi'^hino , che Prestinai p. e. sia un ma- tronimico , e Veslrinalisa un patronomico . Io quest'una cesa , al mio uopo , farò osservare , che il nome post* Iscrizione Sanese 38 1 inanzì ad alisa vimansi latatto sempre ed immutabile , sìa «he Festrinalisa o pestrìn. alisa ( per iscegliere questa pa- rola ) significhi Feslrina Halecius secondochè opina il La- mi : sia che significlii f estrina di eterna memoria , secondo l'arbitrare del Passeri: sia the signifnhi il piccolo Festri- na , o Vestrina secondo , o il Figlio di Feslrina , secondo le congetture del Lanzi . Queste notizie intorno le desinenze in y^i , e in Alisa , che ho dovute premettere di necessità ; rendono leggibili , e, quanto al nostro proposito , chiare due antiche Iscri- zioni Etrusche , in ciascuna delle quali scopresi il nome della famiglia VETL\A , o VETNA , che vai Io stesso : da che abbiamo veduto che gli etruschi dicevano Lucnion , o Lucumon , come i Latini Tibris , e Tiberis , e simili . L' una delle dette due Iscrizioni è scolpila in una Umetta di Chiusi , s conservasi nella Biblioteca Vaticana . LARDIA aERNEI . YETINAL -^ ciò è Lardia Lerneia Felina nata , o Fetinae fìlia .\J aX- tra è riferita dal Passeri nella FI delle lettere Roncagliesi LARTHI , CAIMLINIS . AV LEM . VETN A LISA Dove il VETN ALISA è posto a dinotare, che Gaimlino fu figliuolo di Fetna , o Felina , secondo la terza con- gettura del Lanzi, che credo doversi preferire alle altre. Né tacerò che il medesimo Lanzi (T.II.pag.ag^ ) fa menzione di una Fetne . Ecco dunque tre certi indìzj di quell' au- lica famiglia ; ed altri ancora se ne potranno avere facendo più diligenti ricerche. Il nostro cognome Felina latinizzato in processo dì tempo dovè cangiarsi e in Fetìnius , « in Fetinus : per-* 382 Letteratura ehè ( secondochè insegna il L^nzi pag. 2g5 ) i Toscani cosi fecero per lo più quando mut^ron lingua : onde spesso ( come è a vedere più che altrove nella Raccolta del Gori ) le Iscrizioni della Toscana presentano in latino que^ Casati che poco prj^ma in que' luoghi medesimi si dicevano in Etru- sco . Laonde fu probabilmente discendente della famiglia Felina quel Marco Velino Assiano , che consagrò un' Ara a Marte : siccome si ha dalla Iscrizione riferita dal Grutero (LVI. io) MARTI M. VETINVS ASSIANVS V. S. L. M. Chiuderci tjuésto mio scritto un' Epitafio scolpito so- pra un Cippo che si conserva in Firenze , ed è riferito del Gori ( 1. 3oi ) . 11 quale Epitafio ha molta simiglianza colla nostra Iscrizione cosi per Io nome etrusco , come per lo giorno che vi è notato da destra . Q. TERSINA . Q. F SGAP. LVPVS FLOREN. MILES POSITA . IDIB. APRIL MAMERTINO . ET RVFO COS Di Casa A VI. di Luglio M. DCCC. XX LuGi Biondi 383 ARTI BELLE ARTI. Pittura di Storia : // Ca.alier Ve Grassi Direi- tore delV Accademia Sassone di Belle Arti in Roma, Socio delV Accademia di S, Luca ec. TT t^ no de' più grandi quadri, che siansi veduti ope- rare a' giorni nostri , è stato ultimamente condotto a termine dal Signor Cavaliere De Grassi , già Di- rettore della Reale Accademia di Pittura Ai Dres- da , edora Direttore dell'Accademia Sassone di M- ^6 Arti in Roma . Prima di venire alla descrizione di questa bel- lissima dfjìintura , e di dire quale sia stato il giu- dizio , che di essa hanno dato in generale gli Ar- tefici e gl'intelligenti delle Eelle Arti , non sarà discaro ai nostri leggitori il conoscere onde traes- se origine il grave subbietto , che per essa è rap- presentato - È dunque a sapersi che il Serenissimo Du- ca regnante di Gotha e Altenburgo , il Principe Augusto , penetrato di venerazione e di amore per le grandi virti^ del Sommo Pontefice Pio VII., non lasciava dal formare ardenti voti per la sua libe- razione , allora quando fu , per la violenza delle 384 BelleArti passate vicende , condotto prigione in terra stra- niera . E aveva cosi fortemente impresso nell'ani- mo questo suo desiderio , eh' era divenuto il suo solo pensiero . La qual cosa dimestica quanto pos- sa in un' animo nobile e gentile l' idea del giu- sto , e la compassione per la oppressa virtù . E a tale pervenne in quel Sovrano la speranza di ve- dere mandala ad effetto la sua generosa brama , che un giorno, per quanto ci riferiscono , il suo spirito lanciatosi nell' avvenire gli rappresentò il Sommo Pontefice liberato dalle catene , e ricon- dotto per mano dall' Arcangelo Michele alla sua Sede . Nella qual' occasione gli parve pure di ve- dere il Principe degli Apostoli S. Pietro , che qua- si aprendo il cammino della città santa al suo Suc- cessore , gli tornava il possedimento di quella in pre- mio della pazienza magnanima , con che aveva du- rato il penoso suo esilio . Avveratasi successi vamenteVol fatto questa vi- sione , piacque a quel Serenissimo Principe di per- petuarne la ricordanza , e tramandarla a' posteri con un quadro esprimente le cose , che a lui era sembrato vedere ; e volle che l'Artefice fosse degno pel suo valore di conservare , per quanto è pos- sibile alle opere umane , la memoria di questo fatto . Per la qual cosa allogò il quadro al Signor Cavaliere de Grassi , la cui fama suona cosi gran- demente in Germania , e si ripete ora in Italia , e a buon diritto . Perocché al molto valore , e alla Quadro Istor. del Grassi 385 modestia , compagna inseparabile della vera sapien- za , accoppia questo valente uomo una immaoina- tiva poetica, e uno squisito accorgimento filosofi- co , quale rimane sovente a desiderare in molti Artefici , che hanno arido . u Il quadro adunque di che parliamo è alto quindici palmi rotnani , e largo dieci . Vedesi sulla diritta S. Pietro , il quale tiene nella sinistra mano le chiavi , e innalza la diritta al cielo quasi indicando al Pontefice , che per la volontà di Dio gli viene restituito il dominio di Roma sede della cattolica Chiesa . Il Papa è ginoc- chione davanti all' Apostolo , e colle mani giunte lo risguarda in atto di umilmente ringraziarlo , as- sorto e penetrato della più fervente devozione . Il celeste guerriero Michele gli sta al lato destro , e §li posa la sinistra sulla spalla : e colla destra , che appoggia sulla spada , sostiene il triregno per lui custodito , e salvato dal furore della teirena pro- cella . Sul lato sinistro del quadro è il Cardinale Pacca in abito viatorio , avente sotto il braccio il volume delle costituzioni ecclesiastiche : dietro a lui sulla dritta è un sacerdote , che rappresenta il clero rimasto fedele all'esule Pontefice . Questi e il Cardinale sono stati ritratti dal vivo . Ma né il Porporato , né 1' altro ecclesiastico mostrano aver parte alla visione , e risguardano gli spettatori . Per tal modo l'Artefice in riserbando la contemplazio- ne della misteriosa apparizione al solo Pontefice , lo ha donato di maggior dignità , e di maggior il ori a . 386 Belle Arti Nel fondo del quadro si vede parte di Roma, e la Basilica Vaticana . Il cielo si viene spogliando delle sue nubi , che il ricoprivano : e nel mezzo della campagna non lungi dal ponte Milvio , che è ivi figurato per indicare il luogo della scena , sta un pastore circondato da agnelle, che pascono tran- quille e sicure . E questo episodio lega pure sim- bolicamente il resto della composizione . In mentre che queste cose accadono sulla ter- ra , si apre nell' alto una magnifica scena , tutta risplendente di gloria celeste , e rappresentata da grandissimo numero di Angioli . La disposizilone , e i vari aggruppamenti , gli atti , e i diversi ufficj a' quali si mostrano essi intenti , è parto al tcerto di un' anima , che sente vivamente , e crea con fan- tasia poetica , e con sublime immaginativa . Dal de- stro lato è un gruppo di Angioli , i quali rialzano una croce rovesciata ; e alcuni altri , assisi sulle nu- bi un poco più avanti , si recano in m^no strumen- ti di musica , e guardano in basso , e osservano S. Pietro , e Pio VII . Quest' atto naturale e sem- plice è ripieno di molta considerazione , perchè di- mostra le connessioni delle idee tra ciò che acca- de contemporaneamente in cielo e sulla terra , e dona unità e grandezza al composto . Al lato sinistro della gloria veggonsi molti cori di Angioli festeggianti pel rialzare della Croce : e ripieni di sovrumana contentezza cantano plauden- do al felice avvenimento . Quadro Istor. del Grassi 587 Altri Angioli , più innanzi e nel mezzo , lasciano cader fiori sopra il Pontefice ; significando che il ri- manente della sua vita sarà sparsa di ogni felicità . E qui pure 1' Artefice ha saputo maestrevolmente rannodare il composto , in togliendo l' odioso di quella linea di divisione , che separa in quasi tutti i quadri sacri la gloria dal soggetto terreno , in modo che uno può stare senza l' altro a discapito della unità . Altri Angioli si recano in mano le palme del martirio : altri recano corone ; e per tal modo tutto è moto , tutto è vita in quel gran- dioso quadro , senza che niuna delle cose espresse generi confusione , o si trovi non aver ragione e peréhè ; o sia disutile , e fuori di luogo . In passando ora a quello , che risguarda l' arte del pennello e del disegno , diremo senza adulazio- ne , che quest' opera ha fatto concepire una idea altissima del valore del Signor Cavaliere De Grassi . Perchè , esempio assai raro , il giudicio del pubblico è stato concorde intorno la purità del disegno , e r armoniosa disposizione dei colori , e la propielà , e la nobiltà dell' aria delle teste , che nella gloria si mostrano veramente angeliche . E questa pai-te del quadro è quella , che à fermato e ferma di più gli Artefici e gl'intelligenti: e la ragione n' è sem- plice . Essa è tutta ideale, e gaja . Volti , mosse, panneggiamenti , varietà di grappi ; e quella dolcezza e splendore di gioventù ; e quel nudo delle brac- cia e delle gambe ; e quel variato modo e colore dei capelli 5 contrastano colla imponente e severis- 388 BelleArti sima scena eh' è figurata nella parte inferiore , e attirano a se più facilmente gli animi nostri , pro- clivi alle iuiniagini ridenti e nuove. In somma il valente Artefice Iia pienamente di- mostro che lo studio degli antichi e grandi Mae- stri è il solo che possa formare la mente , e le opere dei moderni ; che il voler sottrarsi alla meditazione e scuola di cjuelli è vana prosunzione de' nostri tcnpi; e che non basta il dire di studiarli , ma bisogna dimostrarlo col fatto imitandoli, siccome egli ha operato con quel grandissimo da Correggio , dal quale sembra aver egli in questa opera imi- tata gran parte e della migliore . Ed ecco perchè ora riscuote le lodi dovute alle sue meditazioni condotte alla pratica esecuzione con tanto valore : ed ecco perche 1' opera sua ricorda i bei tempi , e le ottime scuole . Il Serenissimo Duca regnante di Gotha avev a destinato in dono al Sjuinj Pontefice questo qua- dro . E l infatti ha spedito a Roma , come Inviato Straordinario, il Signor Barone Brideri -Bridel , scienziato celebre nelle cose della Botanica , onde offrirlo in suo nome a S. S. , la quale lo accolse con tutte quelle dim jstrazioni di gratitudine , che na- turalmente inspira la gentilezza del nobile pensiero del donatore , e con quella modestia e bontà , che fregiano l' animo suo . Si aspetta ora con ansietà dal puliblico che que- sto quadro venga dLJ^ian iute oli jcato ii qualche luogo adatto , e per la vastità , e per la luce , alla gravila djli' il. -^ ) Il Mt'j , e alia htì-ì.'.:x .ÌA dipinto. Quadro Tstor. del Grassi 389 Possa r esempio di Principe cosi munificente ec- citare r animo de' grandi ad imitare la sua genero- sità non solo inverso le arti belle , ma eziandio inverso le scienze , delle quali egli è ij magnanimo de' proteggitori , siccome ne fanno fede 1' osserva- toi'io astronomico di Secberg : la università di Jena : i musei di numismatica , di fisica , e di storia na- turale per lui donati alla pubblica istruzione : e i viaggiatori naturalisti spediti alle sue spese in Orien- te : e i molti giovani studiosi delle Belle Arti da lui mantenuti in Roma e in Parigi : ed in fine gli uomini dotti condotti a' suoi stipendj , senza cercare a quale patria essi appartengano . E queste nostre lodi non procedono al certo da adulazione , ma da quel sacro dovere , che corre ad ogni animo ben- nato , di pubblicare la virtù degli animi generosi , e dei Principi magnanimi . Tambroni . G. A. T. VI. a5 Sjjo Due scritti inediti intorno il sepolcro di papa Giulio II. SALVATORE BETTI Ì.L SUO CAV. GIUSEPPE TAmbBONI. Xo non so cui debbano maggiormente gradire che a toì , dottissimo amico mio , i due scritti che tolgo qui a pub- blicare la prima volta . Perchè toccando del Buoriarroti , cosi vi suona carissimo il nome suo , eh' udirlo e lutto ac- cendervi d' un santo amore di patria suol' essere in voi lo stesso . Il che tauto mi piace , quanto non so qui scrì- verlo : ni un' altra cosa parendomi che meglio dica colla presente condizione d'uomo italiano > che l'onorar la me- moria di que' grandissimi , i quali faci^ndo d'Italia la sedè d'ogni sapienza e cortesia, l'esaltarono a somma gloria, e coronarono sopra 1' altre nazioni . Sì , mio Tambroni : vere e grandi nostre ricchezze sono gli alti intelletti : per essi duriamo ancora dopo tanto guasto di barbari ; per es- si siamo ancor venerandi ii^ cospetto d'Europa: per essi in fine n' ha il cielo fatto un compenso delle larghe minie- re d' oro che pose sott' altri imperi . E però chi non li venera , questi odia la patria sua : ed è ingratissimo, an- zi empip , e si con^ier» sequestrare da ogni buona citta- dinanza f Che sarebbe Italia senza le scienze ? che senza le lettere e V arti belle ? Poca terra avanzo delle fiamme e del ferro nemico , a cui verrebbe lo straniero dicendo : bene sta ; ella giace ; ogni si;a grandezza è in ruina . — Ah no che Italia non giace : ella è ancor bella e regina ; e se per forza d' arme la sua signoria non si stende piiì collo spa- zio d' Europa , e non va in Africa e in Asia , s' allarga però per bontà d'intelletto su quante terre fioriscono d'utili Sepolcro di Giulio II. Sgi cliseiplioe e dì gentilezza . E se a que' che l' insultano non può ora mostrare i vincitori d' Annibale , e di Mitridate , addita loro bensì una lunga e nobile schiera di valorosi , che più fiere e ostinate battaglie pugnarono e vinsero, quel* le deli' ignoranza • Questi due scritti sono intorno il sepolcro di papa Giulio II ; la più alta opera, a che il divìn Michelangelo ponesse mai il senno e la mano . Perchè oltre la gloria ^eir arte sua , aveva egli a condurla cor» eccellenza uaa più grande e bella cagione, la gratitudine, che ne' gentili pel- lai può tanto : essendo che in amar Michelangelo oiuno fu più caldo di papa Giulio , principe generoso e di po- ^ntissirao braccio , e gran seguitatore d'ogni cosa che fos» «e magnifica e signorile , S' era egli ordinato questo se- polcro quando ancora regnava : il quale dovea essere in ipezzo la basilica vaticana , là dove ora sorge quella gran- de tribuna . E tanto amore vi avea riposto , che an- che vicino a morte ne parlava come di cosa carissima ; dolendosi che le sue ceneri dovessero andar sepolte ia altro luogo . E però commetteva alle amorevoli sollecitu» dini d' AntonÌQ Pucci e Pietro Grossi della Rovere , due cardinali più intimi nella sua grazia , che vedessero tutti i modi , onde quell' augusta opera non avesse ad andare senza il suo compimento . Ciò sapea Michelangelo : e ne prendeva gran cuore : nò d' altro lavoro avrebbe più vo- luto sentire. Tre statue furono da lui condotte j una del- le quali è quella tanta maraviglia del Mosè; ma non potè far' altro : tjanti e sì forti furono , come ognun sa , gì' im- pedimenti che vi si frapposero . Ed egli se ne doleva all'anima: e ne pregava i pontefici; e sentendone gli sde- gni e i richiami del duca d' Urbino , nipote di Giulio , se ne strappava cruccioso le vesti . E' a leggere su que- sto una bella lettera di Annibal Caro , con che preade s 25 * S^a Belle Arti srusare ad esso duca la tardila del lavoro , e la volontìi tieil' artefice : onde abbiano cosi ad ammutire c®loro , i quali ardiscono anch'oggi d'accusare di sconoscenza quel petto div'ino . Tre volle il Buonarroti venne a composizione col duca d' Urbino : « tre volte fu astretto a fare contro la fede da- ta : di che è da vedere quanto dice il Vasari , amico suo , nella vita che gli scrisse . Ma non so che ninna carta di queste cniuposizioni abbia veduta mai la luce pubblica. Eppure è cerlissiaio, che per esse n'avremmo molte belle ed utili notizie intorno la persona del Buonarroti , e quest' opera del sepolcro . Or eccone una , e , se non erro , la seconda: che fu fatta nella camera di papa Clemente il l532 tra Michelangelo, e i deputali di Francesco Maria I duca d'Urbino, alla presenza de' cardinali Dal Monte e Gonzaga , di donna Felice della Rovere Orsini , e di fra- te Sebastiano dal Piombo , eh' è detto della famiglia Lu- ciani . Alla quale carta di composizione seguirà una lette- ra del cardinal Ascanio Parisani scritta in nome di Paolo III al duca Guid' Ubaldo figliuolo e successore del duca Francesco Maria : perchè abbia sempre più a scusarsi il di- vino scultore , se anche negli ultimi anni di sua vecchiez- za dovè ad altro pensare , che al sepolcro di papa Giulio . Tutto sta originale nel cod. mss. 374. della celebre Oli- veriana di Pesaro . Gradite le mie premure , e state sano . In nomine Domini : amen . Anno a nativitate ejus- dem Domini millesimo quingentesimo trigesimo secuudo , indictione quinta , die vero vigesima nona viensis aprilis , pontificatus sanctissimi in Christo patris et domìni nostri , domini Clementis divina providentia Papae VII. anno nono . Sepólcro di Giulio IL 593 Coram eodein sanctissimo domino nostro Papa Cle' mente VII, deqiic suae sanctitatis voluntale , consensu pa- riter et assensu ad infrascrijìta omnia et singula intcr- iienientibus ; in mei camerae apostolicue notarii testium- que infrascriptoruni ad haec spescialiter vocatoruni et ro- gatorum praesenlia , personaliter constitati nuignfjlci viri domini Joannes Maria de la Porta mutinensis et illu~ strissimi domini domini Francisci Mariae ducis Urbini apud eunidem sanctissimuni D. IV. orator , et HieronjmUs Stacculus de Urbino romanae curine sequutor , ejusdem. il- lustrissimi ducis procuratores , de quorum mandato con- stai publico instrumento manu domini Bernardini ser Gas- paris de Factoribus civis et notarii publici pisaurensis sub die XIV. decembris 31DXXXI. ex una ; et magister Mi- chael Angelus de Bonarottis , civis Jlorentinus , pictor et statuarius in orbe iinicus , partibus ex altera : asserentes quod alias fel. ree. Papa Julius II in humanis agens lo- cctvit , et ad fabricandum dedit ac construendum , seu sepulchrum seu sepulluram marmoream prò ducatis deceni minibus : et inde , defuncto praedicto Julio , illius exé- quutores prò XVI. millibus , seu uerioribus summis , prae- dicto magistro Michaeli Angelo denuo locarunt , prout in instrumentis desuper per publicos notarios , et praesertim uno per ser Albizum N. notarium publicum florentinum , confectis , ad quae et illorum tenores partes praedictae prò nunc se retulerunt ^ plenius continetur . Quodque prò hu- jusmodi sepulcliri confectione idem magister Michael Ali-' gelus habuit , prout idem habuisse confessus fait , in di- versis solutionibus summam octo millium ducatorum au- ri . ... et sepulchrum, hujusmodi nondum est perfeclum , prout nec illud partes intendunt conslrui et confici juxta dieta alias conventa . Ilinc est quod propterea ad infra- scripta dictae partes ( cum praesentia voluntate et con- 394 Belle Arti sensu prafifatì sanctissimi D. N. Papae ) novam devenè* ruHt concordiam et capìtulationem j qiiod praefatus san- etissiinus D. N. , et procuràiores praenominati , nomine seu nomìnihus qiiibus supra , vigore dicti mandati omnibus meliorihus modo via jure causa et Jornia , quibus magis melius tutius et efficàcius de jure vel de consuetudine dici et fieri potest et debet , praenominatum magistrum, Michae- lem ^^ngelum , ibidem praesentem acceptantem et stipulan- tem prò se suisqùe haeredibus et successoribus , quietant liberant et absolvunt , prout quietarunt liberarunt penitus et tìbsolverunt , ab observatione hactenus Jaclarum conventio- num , et summa ducatorum odo millium praedictorum .CaS' santes propierea , extinguentes , et annullantes, ac prò cas- sis irritis et annullatis habentes , omnes et singulos con- tractus pacta et conventiones desuper alias occasione con- fectionis dicti sepulchri cum praedicto Julia secundo et illius exequutoribus , seu aliis quibuscunque personis , ini- tos et faclos : cum pacto perpetuo de atnplius non repetendo dictam summam , nec requirendo calculum sive comptum illorum ab ipso magistro Michaele Angelo , nec ab illius haeredibus sive successoribus , in judicio vel extra . Hanc nutem quietantiam cassationetn et absolutionern fecerunt s'jipranominati sanctissimus D. N. et procuratores prae- Jati , eo quia praedictus magister Michael ^àngelus prò- misit facere et dare novum modellum seu designum dicti sepulchri , ad sui libitum : in quo et illius compositione ponet et dabit , prout dare promisit , idem magister Mi- chael Angelus sex statuas marmoreas inceptas et nondum per/ectas , Romae vel Florentiae existentes , hic Romae sua manu et opere confectas ^ nec non ulla quaecumque ad di- ctum sepulchrum parata . Et insuper idem magister Mi- chael Angelus prò dieta conficiendo sepulchro injra trien- nium , proxime a Kalendis Augusti incipiendum , solve- Sepolcro di Giulio IL 3^5 re et exbursare usque ad summam duorum millium da- catorum auri de Camera , comprehensa et computata in ejuS' dem duobus millìhus ducatis domo posila in Urbe prope Macellum Corvorum , uhi nonnullae statuae marmoreae pra dieta sepulchro existunt , et totum illud plus quod ultra dictos duo millia ducatos prò conjiciendo et construen- do dieta sepulchro exponi necesse erit . Et ut sepulchrum seu sepuUura hujusmodi confici constpui et ad debitum fi- nem perdaci possit , praelibatus sanctissimus D. iV. Papa dahit , prout dat , licentiam et facultaterti dieta magistro Michaeli Angelo , praesehti et stipulanti ut supra , ut di- eta durante triennio possit ad urbem Romam venire, et singula anno in ea stare et commorari per duos menses et plus vel minus prout dieta sanctissimo D. JY. ptacehit. Et de consensu dictopum procuratorum similiter deditfa- cultatem dieta Michaeli Angelo f quod praeter dictas sex statuas possit opus sepulchri hujusmodi ^ in totum vel in partem , alio vel aliis locare ad modellum et designum quod ipse dahit , Et insuper promisit idem magister Mi- chael Angelus dietum sepulchrum per ficere , juxia designum et modellum , intra triennium , in loco infra quatuar men- ses sibi ab hodie assignanda in Urbe : et quod pecunias praedietas per eumdem exhursandas ut supra, illas sem.' per exbursabit de tempore in tempus de consensu et vo- iuntate procuratorum , seu procuratoris praedieti illustris- simi ducis Urhini , seu ad id deputati pra eo agentis , et non aliter , nec alio modo . Et insuper convenerunt partes praedictae , quod , in eventu in quem praedictus Michael Angelus praemissa non ohservaverit , quietantia praemissa sit nulla et nullius momenti , et ipse Michael Angelus te- neatur ad observationem alias conventorum ac si prat- sens contraetus celehratus non fuisset , et praedictus illu- strissimus dux Urhini et sui in pristinum statum redeant : SgS Beli- E Arti et ad dictam ohsevvationem alias com^entorum ìpsum coni- ' veliere possint , non obstante hoc pvaesenti iiìstrumeutò et in eo contentis . Et siicceisiiye inconlinenti reverendi ssì- niUs domimis domiiius Àntonius e/?is(opus portuensis car" dinalis De Monte nuncupatus , ac illustrissimus et reve- rendissimus Hercules cardinalis mantuanus , nec non illu- strissima domina Felix de Buere de l/rsinis, ibidem praesen- tes , et quatenus mandatum procurationis non esset ad prae- missa sufjìciens , proniiserunt , et quilibet eorum promisit , de rato in forma juris valida, et dare instrumentum ratijicatio- nis infra duos menses . Pro quibus omnibus et singulisobser- vandis et adimplendis pr cefali reverendissimi domini Car di'- nales , et praefata domina Felix sese , et procuratores prae- dicti eorum principalem , nec noti dictus magister Michael angelus , obligaverunt et quilibet eoium obligavit se suos- que haeredes ac successores , et bona omnia praesentia et futura , in Jorma camerae apostolicae ampliar i , cum re- nunciationibus opportunis , procuratores costituerunt ec. Juraruntque praefati reverendissimi Cardinales mann ad pectus admota more praelatorum , praejati vero procura- tores et domina Felix et Michael Angelus tactis scriptu- ris ec. Actum. Romae in palatio apostolico et in camera ejusdem sanctissimi D. N. Papae ,praesenlibus domino Iii~ cardo de Milanensibus canonico ecclesiae florentinae , et fratre Sebastiano de Lucianis bullarum sedis apostolicae plumbatore testibus ec. II. Lettera d' Ascanio' Parisanì cArdlnale a Guid' Ubaldo li. duca d' Urbino . Desiderando Nostro Signore , ed essendo risoluto che Michelagnolo metta mano a dipignere la sua cappella nuo- Sepolcro di Giulio II. 597 va di Palazzo , e sapendo la obbligazione che tiene con V. E. de la sepoltura di papa Giulio , e lo interesse che lei pretende in questo caso i me ne avea parlalo , ed im- postomi eh' io le dovessi scrivere esortandola a dar qual- che assetto a questa causa , acciocché il detto Michelagnolo j'ossa con l'animo tanto pia scai'ico attendere al sei vi- zio di sua Beatitudine : mostrando , che avendo a dipi- gnere la cappella , non si potrà per lui lavorare la se- poltura , per èsser vecchio , e risoluto , finita detta cap- pella (.ve tanto vivrà ) , non poter piii lavorare: e vi cor- rerà tre o quattro anni , e bisognerà che per altra via sì provveda • Io non ho mancato replicare a Sua Santità, che voglia aver considerazione e rispetto «' meriti e nome di quella santa memoria , ed all' onore di p^. E. , la quals tuttavia ero certo , che , come devotissima sua , era per ob- bedirle in questa ed in ogni altra maggior cosa : e eh' io le ne scriverei . Ne ho parlato col signor ambasciador suo qua ; e così dico a lei , che vista la risoluzione di Df. S., è considerato anco che per lei non fa stare in questa so- spensione , perchè ii potria un dì trovar senza la sepoltura e senza li danari , la conforterei in un tempo medesiino farsi grado con Sua Santità : e, per fornirla una volta, contentarsi che la detta sepoltura si potesse dar a fornire ad altri maestri , con V assistenza però del detto Miche- lagnolo , e suoi disegni ; di sorte che la detta sepoltura si fornisca secondo /' ultimo disegno e contratto e obbli- gazione fra le parti , di che ne deve avere f^. E. la cO' pia . Io non ci cognosco altra differenza che questa , che le sei statue, quali si doveano fare di mano del predetto Michelagnolo , si faranno per mano di un altro maestro , con il modello e disegno suo : benché si farà diligenza per veder se di queste sei statue se ne potrà avere qual- cuna o fatta o abbozzata di sua mano . Di che ne fo 398 Belle Arti dubbio , perchè N. S. pare che se ne voglia inalerà a or- namento pubblico di detta cappella : asserendo che per lo nuovo disegno de la sepoltura non potriano servir quel' le . Io vedo che se ora non si piglia questa risoluzione per la sepoltura di papa Giulio nel modo detto , non la vedremo più fornita a li di nostri : perchè nel contratto e c<}nvenzione fatta non ci mancano attacchi e sotterfugi di ritornare al primo disegno , con domandar deposito di altri ottomila scudi , e luogo aUfi sepoltura in san Pie' tro sfornita che sarà la fabbrica . IrHperò io conforto V .E. a mandare il mandato qui autentico , V contrattare e risol- 'vere questa materia , in persona di chi a lei parerà , in quel miglior modo e forma die sarà giudicato espediente, come di sopra è ragionato . Che sì farà piacer grande a Sua Santità , e si darà fne a la sepoltura di papa Giù- Ho f non senza laude e commendazione di V' E. Ed io per V obbligo ho con quella santa memoria , e per rispet- to de la E. V. , non mancherò di ogni assistenza ricordo e sollecitudine . Ed a quella mi offero e raccomando , la quale viva felice • — • Di Roma li XXIII. di novembre del XLI. 399 Vi una Medaglia pel Capitano Francesco de' Marchi : e prima della nuova Edizione dell' opera sud d' Archi^ tettara Militare -, che ne forma il soggetto . Oe fossero stati in Roma i giornali della letteratura quando comparve la magnifica e desiderata edizione dell' opera di Arclntettura Militare del Capitano Francesco de' Mairchi da Bologna non avrebbero certamente tacciuto quan- ta e qual gloria rivendicossi all' Italia da 5. Eccellenza il Conte Francesco Melzi d' Eril , che tanto l' amava , e po- scia per morte a lei dolorosa se n'è dipartito. Avendo egli saputo per fama che il nostro Signor Cavaliere Lui- gi Marini, autore di un'operetta intorno a' Bastioni , oc- cupavasi in deciferare le oscure pagine del de' Marchi , lo incoraggiò tosto all' impresa , e lo soccorse ; e quando vi- de che buona messe andavasi maturando , ne comandò al medesimo la stampa : e ne fu prodigo di moltissimo dana- ro , che richiedevano i tipi , e molto più le tavole delle fortificazioni eon lungo studio dal Marini disegnate novel- lamente , e in ogni parte raddrizzate . Ma ciò ch« prima non fecési per difetto di mezzi -, non ci pare giusto che si trascuri più lungamente , né che s' abbia da perdere la bel- la occasione ora che il Signor Tommaso Mercandetti Ro- nahò , segtiitando la serie degli uomini illustri , ha inciso Una gtaiide medaglia pel de' Marchi , della quale non ta- ceremo ili appresso . Gran s»:olo -, e non mai abbastanza lodato, si fu il decìiììosèsto . I molli e dilettosi studj delle lettere pros- peravano da per tutto in Italia . Ma questo delizioso giar- dino d' Europa invitava ^ ahi troppo spesso , e le vicine genti e le lontane a dilettarsene eoa gravissimo nostro 4oci" Belle Arti danno! Che invano, o almeno ben poco, avea provvccltì^ to la natura a questo stato t;ol duro schermo di^U'Alpi, divenute ornai quella cote sulla quale affilavansi le spade tiimiche . E però fii decreto della Provvidenza , che quasi nell'ombelico d' Italia , nella dotta e nobil Felsìna 1' an- no i5o6 circa , ne venisse in luce il de' Marchi a fortificirne le ricche città : del quale , non potendo ora narrare la vita , basii il dire che fu ingegno di que' che si chiamano creatori ed originali . Gittando di fatti un fugace sguardo sul!' opera sua dell'Architettura Militare, a ragione dal Marini ditta proleni sine vtatre crealain , e mirando c[uìaci le piti munite ^fortezze d'Europa che sono a' nostri giorni , non si vedrà sorgere alcuna forma di bastione o di cor- tina che in quella non fosse ideata . Né altrimenti si scor- gerà di quelle opere , che si dicono basse , quai sono le Jalsahrache , le tanaglie , i barbacani : né altrimenti del- le alte , cioè contragguardie , aloni , mezzaluna , rivelli- ni , frecce , ridotti : né di quelle che hanno il nome di berrette da prete , di quelle a corno , e di quelle a co- rona . E quinci son da far meraviglia le variate forme de' fossi , ora corsi dall' acqua , ed ora asciutti : ed ora 1' e- lemento obbligato a lambire il pie del riparo primario ; ora condotto intorno alla contrascarpa ; ora tra questa e quello per via d'una cunetta obbligato a discorrere: e quando sia d'uopo, non mancano i mezzi per inondar la campagna . Le strade coperte riceverono pure dall' ingegne- rò bolognese molta novità nelle parti . E i recinti, i spal- ti , i contraàpalti , i pomerj , i rastrelli, le cannoniere, le batterie, le ca.serme, e (per dir corto) ogni sorta di pro- pugnacolo , e quanti furono ripari , o trabocchetti incon- tro al nemico insegnava a' suoi italiani il de' Marchi ; if^ qui si arrestava : perchè la fortificazione di mezzo lato , e q^uella che all'esterne difese congiunge le interne, e l'ai- Del Gap. Franc. de' Marchi 401 Ib-a a fortini , e i principj di quella che dicesi perperidi- colnre furono subietto di lungo suo studio , ed ora di co- mune ammaestramento. E ovunque uno stato eriger Voglia una fortezza ha dimostrato egli come porvela , e il come adattarla ; sia nella valle , sia nel monte : su' promonlorj : sugi' istmi : nelle isole : nelle penìsole : sul lido del mare : in riva a' fiumi : entro uno stagno : in mezzo una palu- de : cose mostrate da lui fin dal i545 quando ancora non si ave;i delie medesime alcun seniore , salvo quel poco , che non ottimamente uè disse il Segretario fiorentino nel libro dell' arie della guerra , che dette in luce del iSai. Una sola edizione compiuta de' disegni e del testo aveasi però di tanta e si utìl' opera , compilata da Gaspare dall' Oglio nel 1599: e tanto essa è trascurata e disordinata , che chiaramente apparisce aver poco avuto cura gì' italiani dì fortificarsi . O f u per meglio dire assai maggiore la cura eh' ebbero gli stranieri , e principalmente i francesi , di togl'erci questo palladio ; prima che altri più dritto e pietoso del dall' Oglio lo collocasse in più sicuro seggio ; facendone co- noscere col riprodurlo il prezzo inestimabile : e quanto fosse necessario 1' insegnarlo nelle scuole , fenz' aspelirr • che i libri altramontanl arrogassero il privilegio delle prime cattedre al Belcio e alla Francia j e in un con esso quel prestigio ci recassero, pel c[uale , anziché maestri, divenuti troppo umili discepoli, credemmo che quegli stati fossero assai più destri , e più muniti di noi. Ma il gran lombardo liparar volle a questo peccato in tempo che pur sembrava oppor- tuno ma più difficoltoso di primi , per essere allora Ita- lia più che per lo innanzi afllilta di straniera schiavitù: e il nostro Marini con tutto 1' animo vi si occupò : tantoché se noi non possiamo più ritogliere agli stranieri quelle opere che le ricchezze loro , e i loro industri ed operosi inge- gni hanno co' secoli sopr* di noi coaquistato , possiamo 4o2 Belle Arti almeao per la generositk dell' uno , e per lo studio dell' al« tro rinfacciare a' medesimi 1' occulto e fraudolento bottino j e come il tempo è giusto ; e come 1' arte di fortificare le piazze neppur basta ove siano deboli i petti : perchè il ne- mico se le lascia ora da terg» , e rompe sul!' ale e sulle corna de' numerosi eserciti : e li frange . Costretto il de' Marchi a trapassare i monti , e paf«s lamentare co' capitani di tutte le nazioni , aveva acquistato un gergo che non si potri^ difinire . Agg'ung» la fretta e il disordine che van sempre compagni de' militari : aggiungi che negli attendamenti non sogliono albergare le biblio- teche ; e vedrai come un uomo di squisito ingegno , che molta farraggine di cognizioni abbia in mente , e tutta vo- glia adoperarla, non possa maturare in mezzo a tante dif- ficoltà ì suoi lavori , e molto meno disporli con quell' or* dine e chiarezza che iu cose dimostrative precipuamente si richiede. I disegni sono, com'è proprio della circostanza , appena abbozzati : i richiami e le citazioni non confronta- no : sono scambiati i nomi degli autori : il dall'Oglio vi aggiunse i suoi errori , Io stampatore non fu avaro» di altri ; e cosi 1' opera del de' Marchi poteasi dire un zibaldone , una raccolta di schede indigeste , una cartella di tavole a penna senza giusta misura , e sena' alcuna esattezza delinea- le . Prenaesse queste notizie parliamo ora brevemente della nuova edizione . Leggesi da principio nel Tomo I. una prefazione , la quale oltre le cose fin qui ristrette parla del metodo tenuto in quest'opera novella. Sono poi le notizie della vita del de'Mar- chi : e quinci sei dissertazioni prelimirlari . Trattasi nella prima dell' invenzione della polvere , e togliesi al tedesco Schwarlz la gloria di avere inventata questa , al dire del Cornazzano , Regina delle macchine e corona : e negasi che losse adoperata la prima volta da' Veneziani nel i38o : poiché Bel Gap. Franc. de' Marchi 4^3 « forza di documenti ci prova il Marini che fin dal secolo XI $ì ha notizia di questo terribile trovato : ma 1' Autore non si può definire in mezzo a tanta oscurità e lontananza di se- coli j né fcen»? è certo come nac-que ,....,. madonna la bombarda Di quel che venne le cose iterando, Che due figli ebbe ; schioppetto , e spingarda . • fia da qual punto funesto Questa diabolic'arte dette bando All' altre tutte . Or le città serrate Apre a' nemici che van saccheggiando , E fa tremar col suon le squadre armate . Vengono esaminati nella seconda dissertazione i cambia^ menti prodotti nell'arte di fortificare da quella invenzione: e quivi non tralascia il Marini di analizzare i varj pareri sulla costruzione de' primi bastioni alla moderna ; e lascia indecisa la palm^ ( sopra cose reali parlando , non oscu- re 0 favolose ) tra' due Architetti italiani il Sammioheli , e il Sangallo ; benché per analogia si possa argomentare averli il Sangallo ideati per la fortificazione di Civitavec- chia comandatagli da Leon X. prima che il Sammicheli costruisse il suo più antico bastione veronese . Quella for- tificazione del Sangallo però non fu eseguita , forse per la sopravvenuta morte del Pontefice . Nella terza dissertazione sì dimostra , che gì' Italiani sono slati gl'inventori e i primi maestri dell' arte dì for- tificare alla moderna, con più sodi e certi argomenti che non furono del MafTei , del Fallois , del Corazzi , del Mal- let , e del Pini : e rintracciate le genealogie de' più antichi ingegneri che architettarono anche altretoonli le fortifica- zioni^ e sopratutto coli' etimologia italiana dimostrata l'ori- gine delle voci adoperate in quell' arte , ci pare , seppure 4o4 Belle Arti l'amor patrio non ci fa travedere , che l'argomento in fa- vor nostro soffrir non possa objezione alcuna che valga. Di qui passando particolarmente a' sistemi del de' Mar- chi , impiegasi la quarta dissertazione a dare un' idea ge- nerale e metodica de' medesimi , ricavata dalle massime confusamente sparse ne' suoi libri e disegni . Serve la quinta a parlare delle misure dal medesimo usate e principalmente sul piede antico Romano , eh' egli più spesso adoperava , tratto da quella colonna di porfido eh' era in SS. Xll. Apostoli di Roma , divisa in nove par- ti , e coli' Iscrizione nOA ' 0. cioè piedi g. Discordi era- no gli Architetti a tempo di Paolo 111 intorno a ■ questa misura : alcuni voleano , che fosse del piede greco anziché del Romano : il Marchi la credea del secondo . Da questo punto prende il Marini l'occasione di definire per vero e legittimo piede Romano quello seguato dal celebre Lu- ca Peto in Gimpidoglio nel cortile de' Conservatori per servire di norma alle misure Romane , il quale confronta con quell'altre misure che dicono del piede Staliliano se- condo il Filandro , del Cossuziano o Coluziano secondo il medesimo , e del Capponiano secondo il Revillas : ed equi- vale a parti iSog del piede Parigiuo , che si considera divi- so in i44o parti . Nella sesta ed ultima dissertazione viene descritto quel rinomato bastione di Roma a fianchi duplicati , e munito di duplici contraramine , tra la porla Ostiense e la Capena , il quale fece costruire Papa Paolo IH dal San- gallo giuniore , dopo aver inteso il consiglio de' princi- pali ingegneri di quel tempo , tra' quali era pure il de Mar- chi , che disse : m che benché quella figura di bastioni du- ce plicati non era conveniente per un picciol sito , sembra- si vagli però addatta a forlifìrare nna Pioma w . E soggiunse , 3> che quella figura di bastioni presentava al nemico una Del Gap. Frang. de' Marchi 4o^ ì3 gran difficoltà volendola rovinare j giacché l'obbligava a 33 fare in ogni fronte cinque grosse batterie . w Volea Pao- lo III circondar tutta Roma in quella guisa , ma o non vi fu il danaro , o il tempo parve troppo lungo a quel Pontefice per veder 1' opera compiuta prima della sua vi- ta : e perciò fu tolta la mano dal lavoro , e solo si con- dusse la fortificazione de' borghi per impedirne un nuovo assalto de' barbari. 11 Tesoro de' vocaboli italiani di fortificazione, che ne viene appresso , oltre le giuste definizioni de' medesimi, serve a mostrare quanto anche in questa parte sia ricca di sinonimi la nostra favella a preferenza delle altre : ad- dita inoltre l'etimologia de' principali fra quelli , cosa che un campo apre vastissimo agli studj militari : accenna fi- nalmente quali siano i più legittimi , e meritevoli di es- ser resi comuni a tutte le scuole . E qui è da notarsi che questo dizionario è stato aggiunto alla serie de' testi di lingua dal eh. Gamba j e che ha preceduto di qualche anno quello de' vocaboli militari , d' ogni genere , compi- lato dal Grassi , del quale udimmo parlare con molto fa- sore ì letterati . Apresi in fine del primo volume una Biblioteca isfoiico critica di Jortijìcazione , nella quale veggonsi schierati quanti autori italiani e stranieri fu da- to al Marini di rinvenire . Leggesi in ogni articolo un breve cenno delle qualità dell' autore : segue una succin- ta analisi dell' opera , qualora ijn oggetto vi sia che la richieda : e sonovi quante notizie biografiche e bibliogra- fiche si possono desiderare . Dicemmo che il testo dell'opera del de' Marchi era di siffatto linguaggio , e cosi sconcio in tutte le sue parti , eh' uomo non potea senza lungo studio e più di nnja giun- jgere ad interpretarlo : né facil cosa era il districarsi dagli errori , che le false citazioni , e le spesse reticenze prò G. A. T. VI. %6 4o6 ^ELL E Arti eevano ad ogni passo . Però il nostro editore detteci nel Tomo II la nuova lezione àe\ primo e secondo libro dell' ope* ra : per la quale senza alterar punto la sostanza , viene ri- formata la sintassi , corretta 1' ortografia , raddrizzate ne seno le erudizioni , e rischiarati gli equivoci ed oscuri passi . Sono al di sotto per via di note dotti e lunghi comeatì , i quali illustrano la materia , e rendon ragione di questa lezione novella . E siccome il de Marchi si rivolse qualche volta a parlare di Architettura civile , e intorno all' arte di fabbricar degli antichi, non si è fatta il Marini fuggir l'oc- casione d' illustrare per via d' annotazioni molli passi di autori greci e latini , e di ristabilirne parecchj non ancora giustamente interpretati . Così senza dilungarsi dagli ar- gomenti del de' Marchi ha potuto l'editore faasi conoscere -valentissimo altresì nell' Architettura civile , e nella greca e latina Filologia : facoltà che non ha egli mai abbandonate ; anzi per dolce ricreazione ritorna giornalmente a visitare quando le gravi occupazioni del Censo , cui 1' ha destinato la Santità di N. S. , di trapassar gli permettono dalle grandi mappe dello stato alla squisita sua biblioteca . Ma ciò che il Marini aveva operato ne' primi due li- bri non potea praticarsi pej terzo , il quale contiene le dichiarazioni de' disegni; poiché quelle a queste non cor- rispondono punto né poco : dì maniera che il Marini sti- mò essere più opportuna cosa di dare le nuove dichiara^ zioni i ossia un'analisi de' diversi progetti, per la quale vengono esaminate e vendicate le sublimi invenzioni del nostro Architetto . Ogni dichiarazione è corredata della co- struzione geometrica della pianta , e de' valori delle linee principali della magistrale , ricavati per mezzo de' calcoli trigonometrici , affinchè ognuno possa a prima vista cono- scere i valori delle parli costituenti il perimetro della pianta : e in ogni dichiarazione il Marini co' più esatti pa- Del Gap. Franc. de' Marchi i\oy rallell ci dimostra continuamente i plagj che di quelle ia- venzionì fecero gli stranieri , tra' quali il decantato Vau- ban . A queste succede la nuova lezione del libro quarto, che tratta delle Artiglierie. Credè l'Editore pregio dell'o- pera il porvi innanzi una biblioteca de' scrittori di quel- le j e dietro alcune brevi ed utili osservazioni . Non parleremo del terzo volume , il quale contiene la ristampa del testo genuino del Marchi . Ha potuto cosi mo- strare il gentil cavaliere quale sia stata la sua lealtà nel tradurlo all'intendimento comune: non sarebbero mancati al- trimenti que' rimproveri de' critici, che spesso dicono; tor- cersi da molti le opere degli antichi per servire alla mi- serabil gloria de' glossatori moderni . IVel quarto e quinto volume si comprendono i4o, gran- di tavole : loi. delle quali abbracciano 169. disegni del de' Marchi : -ì. esibiscono in dettaglio il Bastione del San- gallo , detto di sopra j e 1' ultima racchiude parecchj di- segni dell'editore per illustrare alcuni passi dell'opera. Gli archetipi della vecchia edizione altro noq erano che semplici piante lineari , unite a pochissimi profili o pros- petti non corrispondenti alle piante, e totalmente informi : ma dicea benissimo il nostro Cavaliere ,, GÌ' inventori delle ,, cose non sogliono quasi mai produrle in tal modo com- ,, piute e distinte , che nulla di più si possa loro aggiun- » gere , o da' minori ingegni perfezionare . Intenti essi sem- „ pre mai alla sostanza delle cose par che abbiano lascia- „ ta la seconda incumbenza a coloro, che li seguitavano, „ Così Fidia facea polire i sudati suoi marmi dagli sco- ,, lari , i quali pure le parti secondarie ne scolpiano . I ,, parerghi delle pitture di Raffaello erano riscrbali a Glovaa- ,, ni da Udine , e ad altri discepoli . Tutte le opere ori- „ ginali di qualunque scienza o arte hanno per lo più bi- „ sogno di chi le conienti , vi aggiunga quelle particolari- a6 * 4o8 BelleArti ,, tà , elle da' loro autori sono slate omesse , e vi faccia ,, risplendere quelle bellezze cha vi sono nascoste , quae ,, plus in sinu quam in fronte habent . ,, Cosi persuaso. il Marini ha durato volontieri la gran fatica di publicare con ogni finimento i nuovi disegni : mettendoli tutti sotto una scala proporaionale i difficoltà che non si comprende da chi non sappia, che quegli del de' Marchi , ora la scala non aveano ; ora , essendovi , non corrispondeva , né avea divisio- ni in parli aliquote : ora a parte di un disegno adattava- si , e non sulle altre . Per tale oggetto il eh. Marini ima- ginò una scala modulatoria rappresentata dal lato del Poli- gono intf-rno: e per rendere pilli facile ed esatta la delinea- ^i;;ne delle piinle ha in ciascheduna ricavato la costruzione geometrica stabilendola in uno de' fronti soltanto della fortifi- caci >ne per non oncuparli tutti inutilmente. Nel fronte ci mo- stra la furiezza tagliala al piano del fosso, mentre negli altri lati rappresentasi al piano de' parapetti . C indica le dire- zioni de' tiri con altrettante linee sottili segnate in uno o due fronti , per non imbrazzare inutilmente tutta l'area della mappa , com'era nelle antiche; ed ha le nuove piante ac- compagnato di tutti gli accessori di comunicazioni , scale , ponti , scarpe , parapetti , banchine , cannoniere , feritoje , fabbriche , spalti ec. Finalmente ove stimò necessario uni alla pianta un profilo, o un prospetto che rappresemi la parte più interressanle della medesima ; preferendo sempre la prospettiva geometrica alla reale , perchè cosi praticano gl'ingegneri militari, e le dimensioni non vanno alterale. 11 big. de Roraapis eseguì la parte tipografica con molta e soda eleganza . Le tavole de' disegni uscirono da' bulini del Cipriani e del Ruga assai famosi per queste architetture : 1' incisione del ritratto grande circa la metà del naturale, fu opera del Fontana , celebrato maestro , e corre tra le pi}i belle sue stampe ; le grandi vignette che sono in testa Del Gap. Franc. be'Mardhi 4^9 delle dissertazioni del tesoro e della bihlioiecn sono pa- rimenti lavoro di vnlorosi artisti . La gloria restituita in tal guisa all' Italia dal conte Melzi e d il cav. Marini fu e sa- rà sempre una dolce rimembranza per la medesima , e spe- cialmente per Roma. DifTttt' appena iisi>rto il de' Marchi a- questa luminosa vita delle lettere e d, Cui delle dire eliconine il coro Alleva a 1' arti istesse , e al rezzo aduna Dei sacri rami de 1' eterno alloro . £ se a più alti studi, e a più gran vold Te sollevar fin là , dove governa Natura archittetrice i suoi misteri: E me le muse istesse alzar dal suolo Alla sfera superna E celesti mi dier modi e pensieri . Certi a'I' acque segnar fini e sentieri E il corso misurarne , ed il volume. Arte ed opra « del Nume , 4i4 Varietà' Che la mole mondial pesa e misura. Ma ed arte ed opra è pur d' ingegno umano , Cui Dio medesmo dà , che di natura Indaghi e svolga il chiuso libro arcano . Tal fosti tu . Con fragii asta (*) V acque Tu primo interrogasti : e le sdegnose Furo al tuo cenno d' ubbidir costrette . E quando al tuo voler questo soggiacque Dei fiumi re , le algose Chiome riscosse e attonito si stette ; Fur ciò che altrui negato avea cedette A te suo figlio , e a r ardir tuo die vanto * JVIeravigliaudo intanto Fra r ombre sacre degli Elisii allori , Dove basso livor giunger non osa, A te la gloria de' vetusti onori Gedea di Guglielmin 1' ombra famosa. Ma i gran nomi eternar degli alti ingegni , Che le muse maggior vie più fan dotti , Dato è a quei sol , che le minor sorelle Di bere all' onde ippocreuce fer degni . Per loro ottusi e rotti Sono gli strali dell' età fubellc ; Per lor le serpi estinte , e le facella Di lei , che solo ai tristi e- ai vili è amica ; Per lor nella nemica Onda letéa non osa il veglio edace Far dei nomi famosi oltraggio e scempio ; Per lor colà dove fama non tace Recansi intatti della gloria al tempio . Felice in ver ohi dopo se tal nome Lascia , cui non obblio non tempo oltraggi , E 1' ultima progenie ammiri e laude ! Ei , come sole in ciel puro , le chiome (*) L' Asia riirotnctì'ca , invenzione del eh. Bonattì Varietà* 4,5 Cinge d' ardenti raggi , E lo seguon dovunque onore e laude . E giusto è ben , se a le la patria applaude. Per cui cotanto in si lung' anni oprasti ; Che gli antiqui suoi fasti Per te ritrarsi al chiaro di rivide : E di sé stessa non altera indarno , Certa per te jdel primo onor sorride Alia Senna al Tamigi al Tebro a l'Ama. Ma più felice assai chi degli sparsi Per la patria sudor , mentre ancor rive Per lei non cieca , o ingrata ha di mercede Degna , qual tu , non tardi frutti o scarsi ! A me del Pò le rive Miglior , che le natie , dan serto e sede . E , bench' esule , invidia anco mi fiede Di basso vulgo I Né però mi doma i Che so di quii la chioma Nove ghirlande ornar in onta a lei . E s' anzi sera il mio di non s' arrssti , Esempio tu , spirto immortai , mi sei , Come vincasi il vulgo e si calpesti. Canzon , tu andrai dove di questi eletti Giovani cigni il coro il vale estremo * A Teodor col canto offre devoto. Tu i flebili concetti , Ond' io qui ploro e gemo , Mesci ai lor carmi , e per me sefogli il roto . E al sasso , entro cui posa il ceiier sacro , Dona di pianto e ba«i ampio 2«va«ro. ^1$ Varietà* Del moto intestino delle parti de' solidi , memoria seconda di D. Paoli. — g. Firenze 1820. 'oesta bella memoria succede ad un' altra , che il celclire autore pubblicò in Pesaro 1' anno 5819. Di quella parlò il nostro gior- «ale ne' voi. IV. e VI. , e dì questa farà il medesimo ne' venturi* Non si può intanto che commendare il eh. conte Paoli dell' alto «enno che pone sempre nelle opere sue , le quali siccome illustra- tio grandemente le scienze e 1' Italia , così pongono 1' autore iu Un di que' seggi , dove la nazione venera i suoi principali sapienti. Di (jual modo usar si debha delle acque porrettane , cani» bernesco — 12 Imola 1820 dalla 'tipografia del Seminario. X% è autore il ''eh. cav. Vincenzo Bemì degli Anton) , ex-pro- fessore dell' università di Bologna : il quale ha voluto donarne il tìtolo ad una gentile e colta Signora Bolognese, la contes.?a Teresa Malvezzi. Il canto è tutto pieno dì festività , e lo stile n* e facile e piano . Eccone esempio . Non starai piii d' un' ora entro la tina i Esci , t' asciuga , e nel tepido letto Rannicchiati . Frattanto alla cucina La pappa , il fritto , ed un manicaretto Il cuoco ti prepari , o una gallina ; Cibo che sempre sia semplice e schietto : Che , risanato , ti dovrà servire Almeno per un mese in avvenire* ÀI parco pranzo succeda il riposo ; E dopo , se ti piace , monta in sella * O cammina , ma a passo non furioso. Poi quando il sole asconde sua facella » Obbediente come religioso Ritirarti do\ rai nella tua cella . Pensa , figliuol , Che se non hai giudizi* Picciul fallo ti manda in precipizio . Varietà' 4j^ Lettera di Francesco Cancellitrì al eh. P. D. Ottavio Fraiu Frangipane , archivista e bibliotecario di Monte Casino , editore di dieci sermoni di S. Agostino ora per la prima t'olia pubblicati — Roma i^-^o presso Francesco Bourlié . 'uesta lettera del eh. Cancellieri è ornata di Lelle e recondi- te notizie , siccome tutte le altre opere sue . De' sermoni di S. Ago- stino pubblicati dal dotto P. Fraja frangipane si è da noi ragiona- to n@l fascicolo del mese decorso . L* erudito Signor Michele Ferruzzi di Lugo , di cai abbiamo parlato con lode nel voi xiv. p. 285 di questo giornale, ci ha fat- to gentilpnente tenere ì e seguenti sue iscrizioni , le quali sembrai" doci scritte coii eleganza epigrafica, riferiamo qui volentieri. Luci in Aemilia prò forihus aedis curiae S. Francisci Paulani MARIAE . SANCTAE . A . CINGVLO TVTELAE . PRAEDIORV^M . LVCIENSIVM CVIVS . NVT7 REDVCTIS . SVBMOTIS . IMBRIBVS VINETA . ET . SEGETES . GRAWDIRE . FATEIMVR SODALEsS . ElVS DIEM . ANNO . REDEVNTE . SACRVM CELEBRAOIVS . RITV . gOLLEMNIORK 2. Intus , ad purietes cellae maximae ARVA . SI . CAELO . DESPICIAS y JET . MESSES . ET . BONA . VIWA PRAEBEBJT . ANWVS 4i8 Varie t V AT . POTENS . VIRGO VI . VREDO . A.VT . ORANDO . QVIPPIÀM . NOCVIT ID . TIBI . ANIMADVERTENDVIVI Sepidcralia lOSEPHILLO . PVERO . SEPTENNI CVlVS . AETATEM INGENIVM . LONGE . VICERAT m . CAELVM . ABIIT . X7I . K . SEPT . A . MDCGCXIIU ET . ANTONILLAE . SORORCVLAE . ElVS QVAE . lAM . QVADRIENNIS DIEBVS . V . FRATRIS . MORTEM , PRAEVERTIT PETRVS . P0GGIALI7S CViM . MAGDALENA . STAGNIA . CONIVGE FILIOLIS . CAELESTIBVS , P. HAVETE . AWIMVLAE . INTEGELLAE ET . VALETE . IN . PACJ 4. VALE . VALE . ANTONILLE HEIC . TE . DECENNEM . MORIGERVM DIVTVRNI . MORBI . PATIENTEM ET . SVPRA . ANNOS . ERVDITVLVM PETRVS . POGGIALIVS ET . MAGDALENA . STAGNIA HEV . PARENTES . MISERRIMI CONDIDIMVS . CVM . LVCTV PRID , KAL , DECEMBR . A . MDCCCJtVIIII DELICIVM . FVERAS . NOSTRI . DVM . VITA . MANEBAT NVNC . DESIDERIVM . NVNC . DOLOR . ET . LACRIMAE Varietà' 4*9 P.ime di Fra ncesco Petrarca : Padova\ nella Tipografia del Se minario 1820 , due Tomi in 4 reale . JL/i questa edizione , che per ogni bel titolo rende onore all' Italia , parleremo ampiamente nei venturi fascicoli . Non possiamo intanto tenerci d' anticipare le lodi più ingenue al eh. Signor Professore Marsand per le indefesse e dotte cure da lai poste in tanto lavo- ro . Certo è che 1' Italia non ha veduto più bella stampa del sro Petrarca, che questa padovana: la quale è ornata dì belle prefa- zioni e varianti , e soprattutto di IX tavole in rame , operate sa scelte pitture da altrettanti valenti intagliatori ; fra' quali nominia- mo principalmente 1' immortale cav. Morghen , di cui è il ritrat- to di madonna Laura dipinto già, come ne suona almeno la fama, da Siamone Memmi . L' edizione è composta di 45o esemplari , tutti cilindrati , il cui prezzo è di lire cencinquanta italiane . Il Cenacolo di Leonardo da Vinci , descritto in ottava rima da Antonio Mezzanotte , professore di lettere Greche nella Uni' ver sita di Perugia. 8: Perugia 1820 presso il Badaci. JUf i questo poemetto ha voluto il eh. professor Mezzanotte fare un dono alla contessa Costanza Monti Perticari, colta e gentile, du- ma pesarese : la quale valentt; com' è nelle arti del disegno , e nelle belle lettere , non temiamo , che debba averlo avuto carissi- mo . E certo sono in esso alcune stanze , che molto si avvicinaiìO al modo de' buoni . Leviamone il saggio : È questo il venerando eletto luogo A celebrar la pompa del convito ; Aperto in fondo e il vasto atrio , che pcco Dal sole ornai cadente è colorito ; Già fiammeggiando il elei si tinge in croco , E questa è 1' ora del solenne rito . Qui sta fra i pochi suoi seguaci assiso L' unigenito Ke del Paradiso . 4^0 Varietà* Oh d' italo pennel mìrabil opra , Adorna di vaghezze in terra ignote ! A ritrarne i colori or mal si adopra L' ingegno , mentre 1' alma arde e si scote . Genio , or te invoco , si che tutti io scopra Quei pregi in queste armoniose note , Donando a quei pensier vita novella, E a quegli atti e a que' rai vita e favella. Pue errata corrige sopra un testo classico del buon secolo del- la lingua : 8. Milano 1820 dalla Società Tipografica de" clas- sici Italiani . pag. 78. 'uesta è una bella e dotta operetta del celebre cav. Vincen- zo Monti sopra gli errori onde in buon dato ridonda I' edizione, che il Rigeli, accademico della Crusca, ha fatta nel passato an« no in Firenze dell' antico volgarizzamento delle pistole t/' Ovidio, Noi ne parleremo nei venturi quaderni di questo giornale , allor- ché avremo fatti i dovuti riscontri sui codici Vaticani e Barbe- riniani d' esso volgarizzamento . Proposta di alcune correzioni, ed aggiunte al Vocabolario del- la Crusca : Voi. II. par. II. : 8- Milano 1820 daW I. e R, Stamperìa . 'uesto volume è interamente occupato da due opere del ce- lebre conte Giulio Perticari di Pesaro : la prima deWaìuor patrio di Dante , e del suo libro intoriw il volgare eloquio : la seconda della difesa di Dante , in cui si dichiarano le origini , e la sto- ria della lingua comune Italiana . Gravissimo lavoro , da durare lontano quanto V amore della filosofìa e il suono della lingua ita-^ liana . Noi ne parleremo nel venturo quaderno . Varietà* 431 La caduta della Marta presso la Città di Toscanella , poemet- to di Vincenzo Campanari professore rf' eloquenza nel Semi- nano Vescovile di detta città : Roma , de Romanis 18.9, 8. \Ji congrataliamo sinceramente col Sig. Professore Campanari per questa suo gentil poemetto , il quale ci dà buoni presagi delle *Itre opere, oh* egli avvisa di pubblicare, e specialmente di quel- la su» versione dell'Eneide in ottava rima. Perchè ad esso non manca né ardire di fantasia , né facilità di vero , né certo boon fiiadizio di lingua. E che tale sia il vero , eccone un esempio : ? Giace fra verdi colli , ov' ebbe cuna La superba Vnlsinia all' evo Tosco , Dolce e placida e chiara una laguna Tanto , che la più chiara io non conosco . Vedi sott' acqua scintillar la Luna , Cangiar le nubi , e frondeggiare il bosco . S' era più larga , al sol venia talento Meglio che in mar di coricarsi drento . 4 Quanta è la vena , che per vie profonde Colma r azzurra conca , e sazia il Iago , Tanta dall' ima foce si diffonde In ampio rio romoreggiante e vago. Poco lungi un aguato a lui s' asconde Là dove il pesce , che non fu presago , Chiuso e guizzante si rJman fra gli assi , ^ prega Y onda invan ^ che non Io las.-' , <\ A. T. VI. ^y J<;spr nazioni Meteorolos^iche fatte alla Specola del CoUeg. JRom. iS 3o Giugno 1820. MATTINA Barometro Term.jigro. a8 o ^)) o 37 li 18 . 28 1 27 II 27 u 37 9 27 IO 27 M 27 II 27 10 '7 11 28 o 28 o 28 o 27 li 28 o 28 I 28 o 28 o 28 2 23 I 28 28 28 28 a8 28 5 '■*? I 28 o 4 27 3 a8 . o 8 56 o| 2„ ,, 3 f8 aj 28 a 0.2» i! a» o 4 7 2 7 2 6 2 8 7 41 41 28 2 9 41 o| 28 2 8 40 oj 28 I 6 4, 3' 28 a 2 46 4! 28 1 8 41 ol 28 1 6 >RNO Terni . Igro. 34 9 38 1 '9 21 l 21 8 33 8 35 2 ì« 8 20 '9 y 6 36 a 37 2 19 21 fi 2 40 8 22 3 473 18 2 3i 4 19 '9 4 0 i3 0 4i 7 55 2 20 5 >9 3 39 6 20 4 4i 3 1 9 7 39 8 1 9 2 34 8 2« 0 4. I 49 3 20 7 18 S 36 ii 19 2 24 3 20 6 43 0 ai ■7 5i 2 18 2 34 8 21 9 44 9 32 9 45 7 23 8 45 5 23 9 4q 8 24 2 4» 2 23 7 45 5 SERA Baroraeiro Term 27 li igro, 38 45 3 26' 3 29 3 36' 3 27 3 23 -8 3 26 3o Ji a 2 39 3o 33 47 3 35 7 31 Osservazioni Meteorologiche fatte alla Specola del Collegio Romano, Volendosi da' eh. Astronomi abbondare pei diligenza , ponyonsi le Osservazioni Triplici in ci!;ni giorno ; e volendosi da noi ristringere in pagina , af&iicbò mano facilmente si disperdano , iiiiauio alcune abbreviature . Feitanto «ella colonna delle Meteore pi lignifica pioggia 1 lampi t tuoni n nebbia g gelo L brina . E nelle coUsine dtlio Stalo dei Cielo s vuol dite sereno n nuvolo , p poco . Le altre abbreviatu'e nelle colonne de' l'enti sono per se stesse intelligibili. Quando segue aji asterisco i' intenda ^ran quantità ; ove tro- visi una f croce s' intenda picrcìa (juantità ; IMPRIMATUR Si Tidebitur Rev. P. Sac. P. A- Mag. Candidus Maria Frattini Archiep.Philipp. Vicesgei IMPRIMATUR Fr. Philippus Anfossi Ord. Praed. Sacri Palatii Apost. Mag. 4*^ I N P I G JE DE' PRINCIPALI CAPITOLI CONTENUTI N^L TOMO V.. DEL GIORNALE ARCADICO APRILE , MAGGIO , E GIUGNO i8ao> SCIENZE Forster , osservazioni sulla casuale e perio- dica influenza delV atmosfera . , . . 3 I2g — • Poggioli : illustrazione delle tavole fìlosofi- cke del Cesi 18 — — Schoemberg , sulla restituzione de' nasi . . 3o •— — Sopra un nuovo acido dello zolfo . . . — \^S — y^enturoli , elementi d'idraulica . . . . — 162 — Morichini , notizie sopra varj argomenti di fisica , chimica e storia naturale . . . — 1 56 819 Braconnot , degli effetti dell' acido solfo- rico ec — — ayjf Bremser e JRudolphi , de' vgrm i viventi , e sjnopsis entozoorum , — ■ — 287 Dall' Oste , risultamenti ottenuti nella cli- nica medica di Padova nel 1817.61818. — — 3o3 Scarpa e Vacca , lettere sulla legatura del- le grosse arterie degli arti — — 3i2 LETTERE Mecenate , nuova edizione di Sesto Rujo . 37 — — Sacchetti, la battaglia delle vecchie colle giovani 66 -^ -^ Col lini , dell' eloquenza forense . . . . yS — — Mezzanotte , traduzione di Pindaro ... 86 — — Cassi, traduzione di Lucano 101 — — Guarini , lettere inedite — 161 — Fraj a- Frangipane , edizione di nuovi ser- moni di S. Agostino — 177 — Biot , intorno il reame degli Asantei . . — 793 — 4^6 Marchetti , canzone alla tomba del Petrarca. — Viola , sul tempio della Tosse — . Betti ed ornati , lettere intorno una iscri- zione greca di Pesaro — Pomardi , viaggio in Grecia — Cancellieri , venuta in Roma di parecchi re di Danimarca — Uomini illustri d^ Urbino — Guadagni , de M. Tullio Cicerone deque Angelo Majo elegia — B. Colombini , lettere — Trenta , memorie del card. Buonvisi . . — Manzi , notizia dell' escavazione delle ter- me TraJane a Centocelle — Peruzzi , della libertà e independenza di Ancona — . Paradisi , Ode — Odescalchi e Biondi, lettere sopra un'an- tica iscrizione latina trovata in Siena . — — 829 ARTI = BELLE ARTI . Pittura ■=: Andrea Pozzi . . . .. .110 — — — — m Cav. Grassi _^ — . 34^ Scoltura = Scritti inediti intorno il sepol- cro di Papa Giulio If. da farsi dal Buonarroti. ... — — ò(jo Architettura militare :=: D' una medaglia per Francesco de- Marchi, e della costui opera di fortificazioni edita dal Marini . . ' »— -^ ^r.^^ iq5 — »97 — 2l5 — 224 — 235 249 35o 260 332 337 — 339 ^__^ 343 346 -r^;./»'^: