MET STIA int e meri iticn “ (A GIORNALE SCIENZE NATURALI ED ECONOMICHE NARRARARARAPRARAARISA GIORNALE SCIENZE NATURALI ED ECONOMICHE PUBBLICATO PER CURA DEL CONSIGLIO DI PERFEZIONAMENTO ANNESSO AL REGIO ISTITUTO TECNICO. DI PALERMO Parte I ec HFE.— Scienze naturali ed economiche. VOLUME X.T— ANNO X. Walermo STABILIMENTO TIPOGRAFICO LAO PREMIATO CON DIVERSE MEDAGLIE I duna N EZIO i Dallo al e FS Siri, «Wp? s ta CR a, MALA RE è È Da CI 7 era è SERIE Mita eta bia lat fusti eb, RR ARI i i INDICE GENERALE DELLE MATERIE CONTENUTE IN QUESTO VOLUME X. Parte I. Cenni critici sui sistemi di distribuzione delle acque per irradiamento ed utilità della scuola dei capi-fontanieri in Palermo, dal prof. Ildebrando Nazzani......... » Pag. Avifauna del Modenese e della Sicilia, ossia catalogo ragionato e comparativo delle varie specie di uccelli che si rinvengono in permanenza o di passaggio nelle provincie di Mo- dena, di Reggio e nella Sicilia, per Pietro Doderlein, (continuazione) +. +. ....0.0..0) Sopra i fossili della zona con Terebratula Aspasia, Menegh. della provincia di Palermo e di Trapani, per il prof. Gaetano Giorgio Gemmellaro .......00...% SR OO pino Avifauna del Modenese e della Sicilia, ossia catalogo ragionato e comparativo delle varie specie di uccelli, ecc. col Prospetto comparativo, per Pietro Doderlein, (continuazione OUIDO)tto nn Sialtatate ebetafato IAA sea sneta atea Sete o are tsleio int cesoie RIA) PartE Economica — I Principii direttivi delle tasse italiane, csami e proposte del profes- ) SOLONSIMONCNCORICOTIA Vee alate eee le oleole tere eine tene rela nrate . Atti del Consiglio di Perfezionamento da gennaro a tutto dicembre 1874. .... elett) Elenco delle Conferenze pubbliche date nella grande aula della R. Università per cura del Consiglio di Perfezionamento in Palermo nell'inverno del 1874 ............ )) Parte II. MEMORIE DELLA SOCIETA" DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI Giovanni Battista Donati....... STSMONA SONO lavata ola eta te SEO RA Setta Rag Sunto della memoria del P. Rosa, sopra la variabilità del diametro solare. Lettera al Prof, PICO UTaCChINMt tele eo solette SUA Ii dale ao dei csdone A) Sopra un modo di disporre la fessura dello spettroscopio nel foco dei raggi di una qua- lunque rifrangibilità, e sopra qualche spettro eromosferico osservato a Padova in luglio ed agosto 1873, Nota di G. LOFenzoni . LL... 0.000 Dado Sori) 35 73 133 70 6 Delle ecclissi parziali di Sole e sulla maniera di osservare i contatti collo spettroscopio, por G. LOPENZONI . +... 00 iris ene0000 egdoo8 soa Ato Macchie solari osservate all’ Equatoriale di Merz di Palermo dal settembre al novembre 1873: Nota dil G. DelLisa nt teo eletto Dic iGia vo oleicte STICA Teti » Sull’uso di un reticolo di diffrazione in sostituzione al sistema di prismi in uno spet- troscopio solare. Nota del Prof. C. A. JOUNI . 0 0.00.00 DERE ) Discussione delle osservazioni eseguite in Roma ed in Padova nell’ecclisse parziale di Sole del 26 maggio 1873. Nota di G. LOPenzoni. . . ..... 00.0 SII Macchie solari osservate all’ Equatoriale di Merz di Palermo in dicembre 1873, ch G. (De-LiSd = a n a alte tt eee Pi neo I IE ) Nuova Stazione Spettroscopica in TOrino. ......... 0-0 0000 » On the Determination of the Wave-Lengths of the Ultra-Violet Rays, from Photographs made with a Diffraction Grating. (Illustrated by a Photograph ofthe Diffraction Spectrum of the Sun). By Henry Draper, F. D. Professor of Physiology and Analytical Chemistry in the University of New York... ..& a... cre eh PR I Cio ) Spettri di diffrazione e protuberanze solari osservate alla specola del Collegio Romano in gennaio 1874. Nota del P. A. Secchi .......... dIAISIO orde dato did dat » Sulla distribuzione delle protuberanze solari osservate dal 23 aprile al 2 ottobre 1873. Nota dell PI AS Seechi sio e I IAA ) Alcune considerazioni spettroscopiche, per A. Secchi. ............ IONE TO) Sui massimi e minimi delle macchie solari. Lettera del prof. R. Wolf di zimngofA ) Bordi isolani del'setle MDrne AS” 20 eat et li e et Idee o Alcune considerazioni spettroscopiche, per P. Tacchinî........... x Bordi solari del mese di ottobre e parte del novembre 1872, per A. Secchi. ...... ) Sullo spettro della cometa Tempel. Lettera del P. A. Secchi. ....... +... )) Macchie solari osservate all’equatoriale di Merz di Palermo nei mesi di gennaro, febbraro, marzo ed aprile 1874 da P. Tacchini. .....-...0-000% cato luant ao TAN) Osservazioni spettrali del bordo del Sole fatte a Palermo nel febbraro, marzo ed aprile 18740493 PIACCIO Catalogo delle posizioni del magnesio nel i e ie 1872 per P. Tacchini. ) Osservazioni spettroscopiche del Sole fatte a Ginevra dal signor E. Gautier....... » Osservazioni spettroscopiche del Sole fatte nell’estate ed autunno del 1873 dal Prof. 7. Bredichiti NR ra. g Macchie solari osservate all’ Equatoriale di Merz di Palermo, nel mese di di 1874 da P. Tacchini Bordi solari osservati nei mesi di novembre e dicembre 1872, da A. Secchi e P. Tacchini. » Di un mezzo atto a rendere visibile tutta in una volta una immagine monocromatica completa della cromosfera e delle protuberanze solari. Ricerca teorica del Prof. Giu- seppe Lorenzoni. ...... Aggiunta alla Nota del vol. II di queste Memorie (pag. 145) che ha per titolo : « Discus- sione delle osservazioni eseguite in Roma ed in Padova sull’eclisse parziale di Sole del 26 maggio 1873 » di G. Lorenzoni Paolo Rosa ® + 0° 0 0 0 e è s e 0 0 0 0 © 2 0 e Ss 0 e e e e e se 0 0a 0 0 CORI Rn VERA TO ISO I O ) 13 18 20 21 35 37 38 43 45 18 53 06 06 65 65 67 68 72 73 75 79 80 81 AEREE PERRIN 50 FOAPg CASEARI GIRONE N CR ) 103 7 Spettro della Cometa-Coggia. Lettera del prof. T. Bredickin .........000..0. Pag. 114 Spettro della Cometa-Coggia e luce polarizzata. Osservazioni fatte a Palermo da P. Tac- REST E REESE CERERE ARRE O SCORE AO I » 4145 Bordi solari del gennaro 1873 osservati a Roma e Palermo. ...........00.... » 1415 Visibilità della cromosfera a piccole altezze sull’orizzonte. Per P. Tacchini . . +0... » 116 La teoria delle macchie solari proposta da Galileo, per A. Secchi. .........0 e. » 417 Sull’appendice al volume II delle Memorie e su talune osservazioni spettroscopiche 3s0- lari fatte in giugno. 1874. Nota di P. TACChini. . L..... 0.00 irene » 126 Magnesio al bordo nel gennaro 1873 osservato a Palermo da P. Tacchini. ....... » 129 Macchie e facole al bordo. Osservazioni dirette e spettroscopiche fatte all'Osservatorio di Palermo nel 1873 da P. Tacchini. ...... DESERTO IE TACYOE DICO » 130 On a new class of absorption phenomena by J. Norman Lockyer, F.R.S. ara) 499 On the absorption of great Thicknesses of a Metallic and Metalloidal SEMO »” N. DORICO RISE Ae ERE GRES EIE RASO o.) 134 Studî spettroscopici, delle stelle cadenti fatti dal signor Dr a Cadice. Lettera diretta A PAISE CE e eat 2telato pre » 136 Macchie solari osservate all'Equatoriale di Merz di Palermo dal giugno al settembre 1874 dagParlacclhtni AGE Dei Satie IR i oiiglgeietoliopo tao niciatoete » 139 Bordi solari disegnati a Roma e Palermo nei mesi di febbraro e marzo 1873 ..... » 140 L’Ecclisse solare del 10 ottobre 1874 osservato collo spettroscopio in Roma. Nota del P. PAISCE ENI AI N ULTI aliis olopala Po ciaooo » AA Riassunto delle protuberanze solari osservate al Collegio Romano dal 26 dicembre 1873 al 2 agosto 1874. Nota del P. A. Secchi ........... tota Sb coae ) 143 Sugli spettri prismatici del pianeta, Giove e degli altri pianeti. Nota del P. A. Secchi. » 149 Studî fisici sulle Comete del 1874. Nota del P. A. Secchi. ...... ode este » 153 Studî fisici fatti all'Osservatorio del Collegio Romano sulle Comete di Tempel II e Cog- gia III nel 1874. 2% Nota, del P. Angelo Secchi. ...... SER RICO FACE » 157 Passaggio di Venere sul disco del Sole dell’8 dicembre 1874. Tieior di P. Tacchini. » Indice delle Tavole delle Memorie degli Spettroscopisti Italiani. 163 Tavola XXXII. Curve secolari dei diametri solari e delle macchie. XXXIII. Curve mensili dei diametri solari in gruppi dal 1766 al 1870. XXXIV. Spettri di protuberanze, ed altre figure delle Note del prof. Lorenzoni , pa- gine 134 e 137. XXXV. Figure della Nota del prof. Lorenzoni sul passaggio di Venere e sui metodi spettroscopici per osservarli, pag. 145. XXXVI. Fhotograph of the Diffraction Spectrum. XXXVI. Protuberanze e macchie solari osservate in gennaro dal P. Secchi e da G. De Lisa. XXXVIII. Protuberanze solari osservate in Roma nel settembre 1872 dal P. A. Secchi. XXXIX. Confronti di osservazioni spettroscopiche. XL. Protuberanze solari osservate in Roma nell'ottobre e novembre 4872 dal P. A. Secchi. XLI. Protuberanze e macchie solari. XLII. Protuberanze solari osservate nel novembre e dicembre 1872 dal P. A. Secchi e P. Tacchini. XLIII. Figure dimostrative della Nota del prof. Lorenzoni, a pag. 45 del testo. 8 Tavola XLIV. Immagini spettroscopiche del bordo solare osservate dal P. A. Secchi e da P. Tacchini in gennaro 1873. _ XLV. Analogie di fenomeni fotosferici e magnetici in connessione col moto proprio del Sole. _ XLVI. Protuberanze e macchie solari. — XLVII. Immagini spettroscopiche del bordo solare osservate dal P. Secchi e da P. Tac- chini nei mesi di febbraro e marzo 1873. — XLVIII. Figure dimostrative della Nota del signor Lockyer, a pag. 97 del testo. —_ XLIX. Immagini spettroscopiche del bordo solare osservate in marzo ed aprile 1873 dal P. Secchi e da P. Tacchini. _ L. Immagini spettroscopiche del bordo solare osservate in maggio 1873 dal P. Secchi e da P. Tacchini. _ LI. Immagini spettroscopiche del bordo solare osservate in giugno 1873 dal P. Sec- chi e da P. Tacchini. _ LII. Immagini spettroscopiche del bordo solare osservate in luglio 1873 dal P. Sec- chi e da P. Tacchini. —_ LIII. Immagini spettroscopiche del bordo solare osservate in agosto 1873 dal P. Sec- chi e da P. Tacchini. ti 1a Disegni della Cometa Coggia 1874 fatti al Collegio Romano dal P. A. Secchi. _ LVI. Immagini spettroscopiche del bordo solare osservate in settembre 1873 dal P. A. Secchi e P. Tacchini. —_ LVII. Idem, idem, osservate in ottobre e novembre 1873 dal P. Secchi. — LVIII. Idem, idem, osservate in dicembre 1873 dal P. Secchi e P. Tacchini. BULLETTINO DEI, R. OSSERVATORIO ASTRONOMICO DI PALERMO da Agosto 41873 ad Agosto 1874. N. 8. Agosto. Rivista, note ed osservazioni meteorologiche dell'agosto 1873...... Pag. 1 N. 9. Settembre. Rivista, note ed osservazioni meteorologiche del settembre 1873. . ... ) N. 10. Ottobre. Rivista, note ed osservazioni meteorologiche dell’ottebre 1873. ...... » 13 N. 11. Novembre. Rivista, note ed osservazioni meteorologiche del novembre 1873 ... » 49 N. 12. Dicembre 1873. Differenza di longitudine fra Palermo, Napoli, Roma, Terranova ed Augusta ..... LAO, IRIS Rate Maina E UCToI e 100 ee ENER Dr, IAT LEALI » 25 Idem. Rivista, note ed osservazioni meteorologiche del dicembre 1873. ........ » 27 N. 4. Gennaro 1874. Rivista, note ed osservazioni meteorologiche del gennaro 1874. Pag. 1 N. 2. Febbraro. Rivista, note ed osservazioni meteorologiche del febbraro 1874. ..... a N. 3. Marzo. Rivista, note ed osservazioni meteorologiche del marzo 1874 ......... » 43 N. 4. Aprile. Rivista, note ed osservazioni meteorologiche dell’aprile 1874... ...... » 49 N. 5. Maggio. Rivista, note ed osservazioni meteorologiche del maggio 1874........ » 25 N. 6. Giugno. Rivista, note ed osservazioni meteorologiche del giugno 1874... ...... » 34 N. 7. Luglio. Rivista, note ed osservazioni meteorologiche del luglio 1874..... St MESI N. 8. Agosto. Rivista, note ed osservazioni meteorologiche dell’agosto 1874 ........ » 43 CENNI CRITICI SUI SISTEMI DI DISTRIBUZIONE DELLE ACQUE PER IRRADIAMENTO ED UTILITÀ DELLA SOUOLA DEI CAPI-FONTANIBRI IN PALERMO del Cav. Prof. Ingegnere Ildebrando Nazzani Sopra di che si fondano le scienze sperimentali fuor- chè sulla osservazione accurata e sulla esperienza molteplice conducitrice per logiche induzioni a leggi generali e costanti? Laonde il dilemma risulta spic- cato fra la esperienza volgare, monca, incompleta, ed una esperienza diligente severa ripetuta. E però i lodatori della pratica, i quali vantandosi di essere positivi ostentano aborrimento alle speculazioni ed alle teoriche, hanno anch'essi una teorica ma abbo- racciata e imperfetta la quale vorrebbero sostituire alle teoriche elaborate e sapienti. Marco MincHETTI, Della economia pubblica, pa- gina 57. II ediz. Fra i diversi sistemi di distribuzione delle acque pubbliche ve n’ ha uno che io chiamerò indiretto 0 per irradiamento, il quale suolsi specialmente usare allora che le condotte delle acque si effettuino per tubi in laterizii. Mio assunto in questo scritto è di metterne in luce i vizii e le fallacie., E così adoperando estimo di fare opera non infruttuosa, perocchè se astraendo dall’ economia pecuniaria si appalesa chiara ed evidente la convenienza di preferire le condotte metalliche alle tubulature in late- rizii, dubbia invece ne riesce la stessa quando a conto sia messo la spesa. E non ho contezza che altri siasi accinto a rilevare le differenze particolari e le ragioni che fermando le imperfezioni delle une ne svelino delle altre i pregi e gli usi; anzi mi consta che mentre presentemente molte città si studiano di provvedersi di acqua po- tabile, sono taluni che reputando favoreggiarne i progetti coll’esca d’una falsa eco- nomia non si péritano a consigliare l’adozione dei tubi laterizii, ponendo in non cale gli esiziali ineluttabili effetti, Onde fissare meglio l’ attenzione e rendere meno vaga la discussione, discorrerò l'argomento assumendo ad esame, quasi a punto di riferimento, però sotto un aspetto generale, le condotte delle acque pubbliche in Termini-Imerese ed in Palermo, ove è in ‘* atto per l’appunto il sistema di distribuzione ad irradiamento. Pertanto darò inizio con alcuni cenni sulla condottazione delle acque in Termini. Giornale di Scienze Nat. ed Econ., Vol. X. 2 10 CENNI CRITICI SUI SISTEMI Cenno critico sulla distribuzione delle acque in Termini-Imerese. ° . Termini-Imerese è città di circa 30000 abitanti, in due parti divisa, luna (Ter- mini alta) di molto sovrastante all’altra (Termini bassa). L'acqua che 1° alimenta è derivata da scaturigini allacciate nei monti circonvicini a qualche chilometro distanti dalla città. Quando venne per la prima volta misurata da me nel luglio 1871 mon- tava in quantità a circa 14 litri al minuto secondo corrispondente a 40 litri al giorno per singolo abitante. Intubata alla sua origine è tale acqua, per mezzo d’an tubo di ghisa deposto sot- terra, condottata presso la città in un castello di divisione , ove per la sottopres- sione si eleva disponendosi a libera superficie quiescente e viene bipartita con boc- che a battente ed immessa in due tubi diretti uno per Termini bassa, l’ altro per Termini alta. Furono già le tubulature nell’interno della città tutte in argilla e le distribuzioni effettuate per irradiamento con castelli speciali di riunione a pelo libero, ma di re- cente cadde in mente alla provvida Rappresentanza Municipale di sostituire ai doc- cioni in terra cotta tubi metallici e propriamente di ghisa. Però vuolsi per spirito di economia o per attaccamento all’antico sistema o per soverchia fidanza nell’ as- suntore de’ lavori, in ciò non mi spetta di entrare, è il fatto che alle nuove tubu- lature di ghisa si fece seguire l’ andamento stesso degli smessi doccioni d’ argilla, surrogando ai castelli a superficie libera, piccole casse chiuse di metallo. Di sorte che una tubulatura cui è commesso la distribuzione dell’acqua ad un dato numero di case percorre ad esempio un cammino mediano all’incirca, e di distanza in distanza viene dessa interrotta da recipienti cilindrici chiusi mm. Tav I, fig. 1. Questi, mentre formano tanti centri di distribuzione d’acqua, altro ufficio non hanno che di estendere, nei punti in cui sono situati, la superficie del tubo di condotta al fine di porgere addentellato alle tubulature distributrici destinate a tradurre l’ac- qua alle case circostanti ai recipienti, Poste cotali casse idrauliche sulla linea della condotta, sottostanno alla linea di carico (*). E però restano subordinati internamente ad un’altezza di pressione costituita dal dislivello che intercede fra la condotta ed il pelo libero piezometrico sul punto di loro positura. ( L’acqua viene misurata a ciascun abbonato per mezzo d’un robinetto intermedia- rio posto al cominciamento della correlativa tubulatura, I robinetti portano nel loro (*) Linea dei livelli idraulici od idrodinamici o piezometrici. DI DISTRIBUZIONE DELLE ACQUE 11 interno un diaframma (tramezza) analogo a quello del rodinet de jauge di Parigi, sul quale si deve aprire un pertugio che nelle condizioni in cui giace sia atto a mini- strare il debito quantitativo d’acqua. Fontanieri così chiamati sono coloro che si ap- plicano a tale misura. Essi per modellare l’apertura di ciascun robinetto distolgono questo dal tubo di distribuzione, lasciando sol intatta la comunicazione del robinetto colla cassa a pressione, e praticano, allargano o restringono l’orifizio del diaframma finchè da esso sgorghi all’aria libera la portata prestabilita. Passo sotto silenzio la fiducia riposta dagli uffici municipali nell’abilità dei fontanieri addetti a tal servi- zio la quale giunge a tale che si lascia compiere una sì delicata misura perfino alla sola veduta direi quasi a divinazione, E dico solo che dopo avere accomodato ad libitum il foro del robinetto onde, lo ripeto a disegno, la vena liberamente emergente abbia la portata che debbe per di- ritto d’erogazione decorrere a profitto del concessionario, il fontaniere ristabilisce la comunicazione fra la cassa a pressione e la ramificazione dell’abbonato coll’intendi- mento che tutto il quantitativo d’acqua scaturiente dal robinetto all’aria libera debba definire eziandio per la condotta ricongiunta e zampillare nelle abitazioni dai punti di attignimento a differente livello. Quanto fallace poi ne segua l’ effetto si fa chiaro al lume dei più elementari precetti. Ed io colsì il destro di dimostrarlo in una mia relazione al Sindaco di Termini- Imerese, quando nel luglio 1870, egli mi procacciava l’onore d’incaricarmi di aicuni studii sulla condotta delle acque neila città da lui degnamente rappresentata. Dato non concesso che l’ampiezza di ciascun orifizio si possa agevolmente aggiu- stare alla rispettiva competenza, sì che scoverta all’aria libera offra una portata ade- guata alla domanda dei concessionarii; non ne promana certo da ciò che rimesso ogni tubo distributore in comnnicazione col corrispondente robinetto, il quantitativo d’acqua che dapprima effluiva liberamente da cadaun orifizio, trascorra indi in que- sta tubulatura privata per schizzare al fine ai diversi livelli nelle abitazioni. Pe- rocchè la grandezza e la velocità dell’efflusso libero dei pertugi modellati e dei fori d’attignimento alle case, sono effetto dell’ampiezza di loro sezione e della pressione idraulica incombente sugli stessi. Ed ambe le coppie di questi fattori della portata differenziano rispettivamente fra loro.in entrambi i fori. Le sezioni diversificano per- chè quella del robinetto vicino alla cassa è modellata ad una data misura, dovechéè l’altra o la somma delle altre nelle abitazioni è arbitraria ed accidentale, Le altezze di pressione, costituite in ambi i casì dalla differenza di livello fra l’orifizio d’efflusso e la linea di carico nel punto verticalmente soprastante all’orifizio, debbono pur esse evidentemente differire nei due fori l’uno sito alla cassa di dispensa l’altro collo. cato in una casa quasi sempre più elevata del primo, Designi verbigrazia @ la sezione di transito aperta nel diaframma del robinetto ed h Vl altezza correlativa di pressione sovrincombente, la sua portata all’ aria libera emerge prete] bi 1) q=ra V241 12 CENNI CRITICI SUI SISTEMI ove è w il coefficiente d’efflusso. Messa tal luce in comunicazione col tubo di distri- buzione di calibro 4 e lungo 2, l’acqua effluirà da una bocca di area d’efflusso A diversa da quella del robinetto di dispensa. E differenti saranno pure sulle bocche A ed a le pressioni disponibili, non tanto per la perdita subita in frizioni e muta- menti di sezione e di direzione lungo il tragitto della tubulatura, quanto perchè A si troverà sopraelevata alla a di un’ altezza %,. Pongasi @ il quantitativo d’ acqua effluente dal punto di attignimento nell’ abitazione. Il carico perduto per l’ attrito lunghesso il percorso del tubo distributore / fra la cassa e l’abitazione sarà _ 610, NA dò () e volendo valutare solo la perdita di carico pel cambiamento di sezione al foro mo- dellato in vicinità della cassa di dispensa, essa riesce essendo la luce del tubo S=%, 7 d?, 4 il coefficiente d’efflusso a un dipresso uguale a quello delle bocche in parete sottile e v=-È la velocità dell’acqua nel tubo di- stributore, ossia per sostituzione x= 9 (4, a) Q Laonde il carico agente sulla luce A discende ad h-h-YyT-% e per conseguente la portata rispettiva uguaglierà q=raV? hO_-h_-y—-%) (©) (*) È la formola monomia modificata di Darcy. (**) Surrogando ad y e y i loro valori precedenti si consegue pi uAV29 ®@ = ha) Vituwa(ik+00@ DI DI DISTRIBUZIONE DELLE ACQUE 13 la quale si proporziona a quella g del pertugio modellato nella ragione d_dyf My K_ AN _EITE quia i) a D E però ognuno discerne la mutazione ingiunta alla portata quando questa sia riferita anzi allo sbocco della tubulatura distributrice che al foro di misura presso la cassa. Negligendo y e x ne discende 01 A /hT- h, pro e posto di più A= ottiensi LEARN hT_- h A V h perché in tale ipotesi le portate starebbero fra loro come le radici dei carichi idrau- lici correlativi insistenti sulle bocche d’erogazione. Di che si è fatti capaci dell’annientamento dell’influenza spiegata dal foro di mi- sura, Innanzi di proseguire fa mestieri notare che si riuscì all’ultima formola muovendo dall’ipotesi implicita Q4 Un tal fatto sarebbe causa di aspirazione al pertugio modellato, per forma che la pressione atmosferica all’ origine della con!otta pubblica potrebbe essere utilizzata, In tale emergenza il carico sul foro domestico non sarebbe più %X — h,, ma mu- terebbe dipendentemente dalla nuova posizione della linea di carico. Qualunque volte il tubo distributore fosse di tal guisa inclinato che l’acqua, non a piena bocca, bensi trascorresse in esso come in un canale coperto, e nessuna im- missione d’aria potesse avere luogo nell’ interno della condotta a stagno, allora il foro modellato potrebbe essere considerato come esposto all’aria libera. Caso questo che non può avverarsi quando il punto di attingimento sia, come ordinariamente avviene, più alto del robinetto presso la cassa a pressione. 14 CENNI CRITICI SUI SISTEMI Valga questa breve intramessa ad avvisare alle eccezioni che si rivelano nello estendere a tutti i casi le mie considerazioni. Pertanto tornando a materia è messo fuori di contestazione che finchè Q< g non già dal robinetto di misura prende regola la portata della tubulatura , bensi dagli orifizii d’attigoimento nelle abitazioni; e che per conseguente tutto il lavoro d’ap- parecchiamento dei fori nei diaframmi in vicinità delle casse a pressione, al quale at- tendono i fontanieri, non raggiunge altro intento all’infuori di far sì che Q non sia > q senza che si verifichi un’aspirazione anomala da monte a valle della condotta: scopo questo che così si attiene a quello prefisso come il mettere all’ indovinare tre nu- meri al lotto. Solo che il fontaniere è fatto accorto per lunga prova, che mal suolsi concordare la sua prima misura istituita a foro libero presso la cassa a pressione, con quella che poi si avviene ai fori domestici d’attignimento. E però fatto un cin- cischio nel diaframma tanto che ne spicci liberamente un zampillo, e guidatolo nel tubo forzato di distribuzione, corre alla casa ove questo è diretto onde misurare ad occhio la portata del getto attinto, che è quando più quando meno di quella pre- stabilita ed ognora ben diversa da quella occorsa al diaframma, e ritornando poscia alla cassa restringe ed amplia il primo cincischio onde il getto di presa affievolisca od aumenti raccomandandosi alla portata di concessione. Fa quindi una rincorsa alla casa, ivi riesamina il zampillo del robinetto, ritorna di nuovo alla cassa e tasteg- giando, togliendo, aggiungendo, egli è allora ben lieto quando a lungo giuoco riesca a determinare nel diaframma una luce tale, che pur somministrando all’aria libera una portata onninamente diversa da quella richiesta, questa però eroghi allor che sia ricongiunta alla tubulatura distributrice, Però non hanno qui pausa i pertinaci inconvenienti. Io ritrassi solo la difficoltà che involge l’eseguimento d’un’ unica presa in una qualunque cassa a pressione. Ma ora è mio istituto investigare gli effetti provocati dalle variazioni di dispensa nelle altre rimanenti casse. Onde meglio lumeggiarli pongo che tutte le misure sieno bene eseguite nelle varie casse di dispensa disposte lungo la condotta pubblica; di sorte che in ogni tubo di distribuzione decorra la quota che spetta al rispettivo concessionario. E mi faccio a sceverare lo scompiglio e il disordine cui trapassa in balia la distribuzione, quando avvenga per avventura di modificare la somma complessiva dei volumi dispensati da una cassa di dispensa. i Innanzi di entrare a discorrere cotali fatti, convienmi addurre lo schema grafico di una condotta (tav, I, fig. 2°) @ @, do 000 A, Gn 0*» Qn divisa in tanti tronchi di dia- metro d,, d, +». d, e di lunghezza /, 2, /, perl’intermezzo delle casse a, Qg.n Gn di distribuzione. DI DISTRIBUZIONE DELLE ACQUE 15 Sieno 91, 92, ++» In le portate integrali dispensate dalle rispettive casse. La per- dita di carico fra due casse successive è espressa dalla relazione generale E 2 2) ia Enna alla quale soddisfa in fatto la condotta stabilita, finchè tutti gli elementi fondamen- tali L, Q, D rimangono inalterati. Talchè sieno Y, Y»»«* Y, le perdite di carico di ciascun tronco, siccome Vy ls «sh, le altezze di pressione sulle casse. Se una delle portate integrali qe varia, tutta la distribuzione dico è gettata in preda alla perturbazione. Avvegnachè sia dapprima per soppressioni di orifizii, fermostanti l’altezza di pressione idrodinamica e Ie aree dei restanti pertugi, menomata la portata integrale d'una cassa a, e ridotta a Qu < dk Ove è desso addotto si chiede l’eccesso q — Qx ? Non già nella cassa consecutiva dn perchè se questa non eroga più di 9, sotto una pressione 7, allorchè fra a, ed an non definisce che un certo volume gm +++:4+-4, con una perdita y,, sul percorso, meno per illazione e non più ne potrebbe erogare quando il volume d’acqua decor- rente fra le stesse venisse di qa — qx accresciuto, poichè la perdita di carico nel tronco medesimo sarebbe fatto maggiore di y, @ per conseguente di altrettanto sce- mata la pressione disponibile agli orifizii della cassa @: Se dunque il volume eccedente non può divallare ed uscire dalle casse successive, esso deve restituirsi a monte. Ma dove precisamente? Se sottratto tal volume alla sua origine le casse funzionassero nella primitiva loro condizione, ministrando la stessa competenza, non sorgerebbe lamento alcuno. Ma la bisogna non va di questa maniera, conciossiachè quante volte la portata integrale del primo tronto iniziale della condotta fosse stato soggetto a scemanza, eziandio la nuova perdita di carico, come lo riferma la formola antecendente, riuscirebbe rispetto alla prima minore in rapporto geo- metrico dei quadrati delle due diverse portate. Ondeché supposto costante il piano di carico originario già ne promana l’ effetto d’ un aumento di pressione ed in un di portata aila prima cassa a, E perchè di ogni quantità d’acqua somministrata in eccedenza da una cassa vengono defraudate altre consecutive od ulteriori, la dispensa seguirebbe dunque inadeguata e irregolare. Il vero è però che anche il piano di carico originario al serbatoio d’alimentazione non rimarrebbe costante, ma detratto il vo- lume gi — gx a quello primamente introdotto all’origine della condotta, esso effet- tivamente declinerebbe. Imperocchè laddove il volume disponibile risulta minore di quello competente alla pressione primitiva, forza è che si realizzi un abbassamento nel livello piezometrico, propagabile di cassa in cassa fino al piano di carico iniziale. Ciò non ostante la ripartizione dell’acqua uon può compiersi acconciamente; non possono cioè lasciando intatti i fori dei robinetti, rimanere costanti le portate di 16 CENNI CRITICI SUI SISTEMI dispensa di tutte le casse, se quella d’una di esse debbe subire il decremento qa — gx nella sua quota per soppressione di orifizii. Imperocchè a tale scopo converrebbe che costanti rimanessero le pressioni /,, 7, ecc, in tutte le casse. E ciò non può verificarsi se necessità come vedemmo impone l’abbassamento dei livelli idrodinamici o della linea di carico, Tutte queste considerazioni convalidano , nelle ipotesi fatte, la premessa che quando non s’introduca în capo alla condotta la quantità d’acqua di cui sia cessata 0 sospesa la dispensa în una cassa qualunque, e pur si lasciano intatte le luci di misura, ne riescono alterate con grandissima anomalia tutte le portate delle altre casse e dì ogni orifizio particolare Ove il quantitativo d’acqua di cui dovesse diminuire il volume integrale di dispensa d’ una cassa, fosse poi immesso nella condotta onde mantenere sugli orifizii le pressioni necessarie, l’irregolarità della distribuzione è una condizione sine qua non, poichè si tratta di dispensare comples- sivamente più di quanto in somma si deve. Un altro caso però fa, mestieri discutere. Quando in luogo di scemare la portata di dispensa d’una qualunque cassa, fosse necessario aumentarla per nuove conces- sioni. Accresciuto naturalmente il volume d’alimentazione all’ origine della condottà e posto che il piano di carico al serbatoio alimentatore possa elevarsi e shassarsi fra limiti estesi, facciamo di dimostrare quali saranno in tali emergenze le esiziali ed ineluttabili variazioni nei differenti centri di riunione o di dispensa, qualunque volta lasciar si dovessero invariate tutte le luci dei robinetti preesistenti, Le stesse formole (1) (2) governano la discussione nella quale sto per entrare. Per giungere alla cassa in aumento di dispensa dovendo l’acqua tragittare le casse e i tronchi di tubulatura anteriori, le perdite di pressione e le declività quindi delle linee di carico riuscir debbono maggiori di quelle per lo innanzi. Ed in tale neces- sità l'originario piano di carico nou può dimorare allo stesso livello primitivo, poi- ché le altezze di pressione idraulica sulle casse risulterebbero aflievolite ed insuffi- cienti a generare un efflusso avente la prestabilita portata. Adunque è forza che il piano di carico iniziale si elevi. Ma ognunque sia la sua posizione novella, non sarà giammai la condotta in situazione di ridonare alla cassa in aumento di portata la sua nuova quota, convogliando ad una alle altre casse le loro prische intatte competenze. Perocchè qualunque sia il livello nuovo sotto cui dispongasi il piano iniziale di carico, perchè la prima cassa a monte somministri costantemente il proprio volume, anche dopo alterato il regime della condotta per l’immesso volume devoluto alla cassa in aumento di dispensa, perchè ciò avvenga dico, fa mestieri che l'altezza di pres- sione ossia il livello piezometrico su di essa si mantenga invariabile. Il che, lo noto di passata, implica l’uguaglianza fra l’incremento della perdita di carico dal serba- toio d’ alimentazione alla prima cassa, e l’elevazione del piano di carico originario sul rispettivo livello primitivo. Ora osservo che fermo stando il livello idraulico alla prima cassa, quello stesso della cassa immediatamente successiva deve irreparabìl- mente shassarsi, se com’è supposto, la portata del 2° tronco di tubulatura dovette DI DISTRIBUZIONE DELLE ACQUE 17 subire incremento per l’ immissione del nuovo volume d’acqua destinato alla cassa in aumento di dispensa. Laonde riguardando nella 2° cassa alla diminuzione dell’al- tezza di pressione sui fori modellati ed all’inalterabilità degli stessi è da argomen- tarsi che la correlativa portata di dispensa deve pure soggiacere a scemanza e però la portata dei tronchi successivi ad escrescenza. Ma a fortiori scemar debbono ezian- dio i volumi di dispensa di tutte le altre casse pei susseguenti abbassamenti delle linee di carico resi ognora più considerevoli dai successivi cumuli d’acqua non dap- prima tradotti. E però la condotta risulterà disadatta a compiere la voluta distri. buzione e respingerà a rigurgito l’acqua immessa all’origine, a tal segno che il piano di carico originario in tanto si sopraelevi oltre il precedente ipotetico livello quanto è necessario per far smaltire dalla condotta l’acqua originariamente intubata, Ondeché posta la condizione che non sì debba abbassare il livello di pressione idraulica sulla cassa în aumento di portata, e dovendo nullameno crescere in base a tal aumento la perdita di carico, ne segue inevitabile una elevazione di livello piezometrico e quindi un accrescimento di portata in tutte le casse precedenti. Tale è la perniciosa conseguenza cui condurrebbe il fatto di dover aprire nuovi fori in una cassa onde accrescere la dispensa lasciando costanti, lo ridico, le sezioni e le portate degli altri fori primamente modellati. E per esprimermi con breve frase posso asserire dunque, che stabilita la condotta pubblica secondo un dato regime non è possibile nessun aumento di portata in alcuna cassa pel solo aumento di numero di robinetti, senza che un aumento di portata segua almeno în tutte le casse precedenti. E ricordando d’avere prima implicitamente dimostrato che nemmeno al- cuna diminuizione di portata in una cassa qualunque puossi ottenere scompagnata da aumenti di portata nelle casse antecedenti, se ne può inferire che qualunque sia la mutazione della dispensa în una cassa per aumento 0 soppressione dei fori, restando intatte le sezioni e le portate di tutti gli altri esistenti nella stessa cassa, forza è che tutte le altre precedenti soggiacciono ad uno speciale aumento di por- tata, e precisamente quando la portata debba, secondo la maniera cennata decre- scere, quelle almeno delle altre casse antecedenti aumenteranno sotto il pondo delle maggiori altezze di pressione, che la diminuzione della portata fece risparmiare; e quando all'opposto una cassa aumenti di portata per aumento di fori almeno tutte le altre che la precedono debbono subire incremento nella loro portata, dovuto alla pressione maggiore resa necessaria per le nuove perdite di carico lungo il percorso precedente la cassa in aumento, , Io volli sempre supporre in questa discussione che la variazione della portata in una cassa qualunque, succedesse per solo aumento o decremento di numero dei robi- netti, onde involgervi la condizione d’immutabilità dell’ampiezza e della portata dei fori degli altri robinetti nella stessa cassa e scrutarne le conseguenze. Ma se per avventura le variazioni di portata che si verificano in una cassa pro. cedono dal cambiamento delle sezioni degli orifizii ed anzi pure potesse essere qua- lunque l’altezza di pressione sulla cassa modificata, in tale caso riesce evidentissima Giornale di Scienze Nat. ed Econ. Vol. X. 3 18 CENNI CRITICI SUI SISTEMI l’alterazione delle portate alle altre casse. Avvegnachè o l'altezza di pressione de- cresce nella cassa modificata e decrescere debb’essa pure, fermostante le perdite di carico, nelle casse consecutive nelle quali perciò le portate verrebbero menomate. 0 l’altezza di pressione in una certa cassa aumenta, ed in aumento essa deve trovarsi insieme alla portata sulle casse susseguenti. Tanta rregolarità a valle può se ben si pensa servir di misura a quella che deve a monte avvenire. Onde è soverchio fermarsi più a lungo ad avvalorare le norme con nuove argomentazioni. Avviso però che fin qui toccai solo in separato della difficoltà del modellamento d’un solo robinetto e dell’ influenza della variazione di portata ad un’ unica cassa. Ma quanta complicazione di effetti importano egli mai i combinati mutamenti di dispensa in molteplici casse! assumendo a guida i precedenti principii ben si scorge che non si possano modificare le luci di più robinetti d’una cassa qualunque onde im- mutare la portata, senz’essere condotti a cambiare i fori dei robinetti di altre casse al fine di impedire la variazione delle loro portate. Ne questi fori lice di trasmu- tare senza rifarsi a cambiare le luci preaccennate. E così il giuoco continuerebbe a dilungo innanzi che la dispensa d’ogni robinetto fosse in giusta lance conseguita. Di che è fatto aperto quali impossibili manovre fossero commesse ai fontanieri di Termini-Imerese. Ma prima di lasciare il presente subietto estimo utile di mettere a comparazione questo sistema radiale con quello comunemente usato, ove le prese sono fatte lunghesso il percorso della condotta. A tal proposito si noti che il 1° sistema non è altro che il secondo, in cui però le prese d’acqua in luogo d’essere operate con diramazioni normali lungo la tubulatura, sono invece eseguite in dati punti di riunione con diramazioni conseguentemente divergenti. Io non dissimulo le inesattezze e gl’iconvenienti degli altri metodi di distribuzione ("). A Parigi come a Torino si usa infatti il secondo sistema coll’ausilio appunto di robinetti muniti di luce modellata. Ed è certo, comechè non sia ancora stato pubblicamente e per la minuta fatto chiaro, che molte anomalie si avverano eziandio a Parigi ed a Torino. Ma per molte ragioni sono l’un cento men dannose di quelle riscontrate nella distribuzione di Termini-Imerese. Innanzi tratto sì a Parigi che a Torino ed altrove, l’acqua s'intende concessa appena essa sia uscita dal robinetto propinquo alla cassa alimentata, lad- dove a Termini l’Amministrazione Municipale guarentisce la concessione d’acqua in questo od in quel punto interno delle abitazioni site lontane dai robinetti di misura, Secondamente dove le condotte pubbliche sono come a Parigi a graudi portate e ad alte pressioni, le variazioni probabili nella dispensa hanno ben minore influenza sul risultato complessivo della distribuzione, di quello si rivela nel caso di piccoli tubi di condottazione a bassa pressione quali sono quelli di Termini, In terzo luogo posto pure per un momento che nelle condotte di Parigi fosse teo- (*) Mi riserbo di fare su tale argomento nuove considerazioni in un mio lavoro che verrà pre. sto alla luce, e dove discorro i pregi e i difetti dei varii sistemi di distribuzione delle acque pubbliche. DI DISTRIBUZIONE DELLE ACQUE 19 ricamente grave il nocumento emergente dalla mutazione dei volumi di dispensa, in pratica viene esso sminuito a cento doppi dal generale allacciamento di tutti i tubi di condotta e dal particolare modo di distribuzione dell’acqua nelle case e dall'uso dei serbatoi domestici muniti delle rispettive valvole a galleggiante. [Imperocchè mercè i serbatoi domestici, tutte le prese non sono sempre in esercizio; il che im- porta diminuzione di portata continua e di perdite di carico, la quale si traduce in aumento di pressione laterale a vantaggio dei robinetti serviti in condizioni sfa- voreli di carico. Che se poi per bene alimentare alcuni punti, accadesse di dovere largire ad altri una quantità d’acqua superiore alla quota continua di ragione, il di più non andrebbe perduto, bensi solo anticipato, dappoichè conducendosi a riempire il serbatoio domestico ed a chiudere per conseguente le valvole a galleggiante, ben vedesi che esso verrebbe a porsi a degrado della portata continua. Od in altri ter- mini quando un consumatore incontra una deficienza d’acqua, egli è perchè altri ne gode in eccedenza, ed inoltre allorchè questi desisti dalla presa quegli può rifarsi della penuria sofferta. Ma ben d’altra guisa le cose camminano a Termini-Imerese Quivi i robinetti d’attignimento nelle case dei privati sono sempre aperti, e mas- sima ne segue la defluenza continua. Il che induce nella condotta la minima pres- sione utile, E però se un consumatore attinge meno di quanto gli spetta, non è a sperarsi che sopraggiunga aumento di pressione a reintegrarlo del danno patito; poi- chè l’acqua che gli appartiene se ne corre alla china per altre vie ognora aperte, talora da altri utilizzata ma quasi sempre negletta. Queste sono in breve alcune delle ragioni su cui riposa la critica da me fatta al sistema di conduttura delle acque in Termini-Imerese. Alcune dico non tutte, perchè le altre che pur si applicano al modo di distribuzione delle acque in Palermo, ho fermato di trattarle qui sotto parlando di questo argomento. Cenno critico sulla condotta e distribuzione delle acque in Palermo. Soccorrono all’ alimentazione di Palermo le acque sorgenti nei monti circonvicini, tradotte in città per mezzo di canali e tubi in laterizii. La popolazione di Palermo che è di 220 mila anime, consuma mediamente più di 200 litri per abitante al giorno. È questo un volume considerevole che nemmeno Londra può vantare e che a stento è superato in poche città, eccezione fatta di Roma che tutte le altre città della terra trascende nella copia d’acqua ragguagliata ad ogni abitatore. Le tubulature di condotta in Palermo, per regola non infirmata che da inconclu- denti eccezioni, vengono formate di terra cotta. Sono desse direi infinite per numero, e ne vedremo la ragione, e non distribuiscono l’acqua nelle case mediante dirama- zioni dirette e normali, ma fanno capo come a Termini a punti di concentramento dai quali l’acqua viene condotta alle case circostanti per mezzo di diramazioni di- vergenti, 20 CENNI CRITICI SUI SISTEMI Il sistema di distribuzione delle acque in Palermo e quello in uso a Termini dif- ferenziano di tra loro, in quanto alle casse a pressione sono surrogate le torrette, dette in Palermo castelli, secondo la denominazione datale dai Romani, ove l’acqua si eleva sino al livello libero piezometrico. Siccome ciascun castello di divisione è sormontato da una vaschetta così la dispensa si fa con luci a battente aperte nelle pareti di essa. Comechè il sistema di distribu- zione non muti nella sua essenza, qual che si fosse la specie degli orifizii adoperati, piacemi nullameno notare di passaggio che cotali luci a Palermo non sono in parete sottile, bensi munite di tubi addizionali, conici, divergenti (detti in Palermo volgar- mente cannelli, fistulae). Nella tav. I, fig. 3° ritraggo l’esempio d’una vaschetta di dispensa detta da taluni urna di concessione in cui termina superiormente ogni castello di divisione, ove @ è il tubo che versa l’acqua in un recipiente P Q, detto in Roma bdotticella, diviso mediante tramezze in tre scompartimenti di cui l’ intermedio è quello ove sbocca il tubo a, e da esso l’acqua si travasa per le luci d’erogazione 72, x nei due scompartimenti laterali, in un dei quali hanno origine i tubi d ordinati a condurre a nuovi castelli una grossa parte del corpo dell’acqua, nell’altro imbocca il tubo c che sottopassando il muro È entra nel centro d d’un ricettacolo di pianta circolare &S. Nelle sponde di tale ricettacolo sono disposti i cannelli che immettono nelle vaschette e, e dove l’acqua è ricevuta dai tubi destinati ad addurla nelle case. Questa pianta può essere prescelta a modello nella ricostruzione dei castelli. Data per ora la necessità dei castelli nel sistema di distribuzione vigente, nella pianta innanzi recata si compendiano infatti di molti pregi. Posto che le luci sieno tutte uguali, equidistanti ed allo stesso livello, la forma circolare del castello e l’immissione dell’acqua nel suo centro hanno per effetto importantissimo di produrre su quelle un carico eguale. Avvegnachè non essendovi ragione perché il tiro (chiamata) allo sbocco delle luci non sia non uguale per tutte, la declività della superficie dell’acqua debbe adunque risultare costante fra il centro della botte e le luci d’efflusso, e però man- tenersi ad un’altezza uguale sui centri di tutti i fori. ll che induce a conseguire le portate esattamente proporzionali al numero delle luci ed a suddividere per conse- guente l’acqua d’arrivo in parti ben determinate, E un tale effetto non potrebbe verficarsi laddove la vaschetta dispensatrice avesse una forma allungata e l'immissione dell’ acqua fosse stabilita ad un dei suoi capi. Perocchè l’acqua entrante chiamata alle luci più prossime, si disporrebbe a superficie inclinata, e le altezze di pressione sui centri delle luci, siti sopra un piano stesso orizzontale, minorerebbero a grado a grado quanto più distano dall'entrata. Anzi pure crescendo la lunghezza del castello, la disparità dei carichi sulle luci si farebbe mag- giore, e la distribuzione riuscirebbe ognora più ineguale. Sotto tale aspetto quindi le urne a pianta circolare sono quelle che offrano maggiori vantaggi. E però fino ad antico venne la loro adozione proposta in Roma. Ogni ingegnere ricorda infatti a tal proposito i nomi di Fontana, Venturoli, Cavalieri i quali non si rimasero dal predi- DI DISTRIBUZIONE DELLE ACQUE 21 care ai tempi loro i pregi dei castelli a forma circolare. Quando si dispensi inoltre l’acqua per mezzo di luci uguali, ragguagliando il loro numero alle parziali compe- tenze, sarebbesi provveduto secondo possibilità a stabilire le vasche di concessione ed i fori d’erogazione nella loro migliore forma e disposizione. I tubi verticali che fanno capo all’urna sono ordinariamente costituiti di creta e vengono involti in una muratura cementizia formando con esse le torrette o i ca- stelli. Ora le effiltrazioni che si verificano in tali edifizii, vuolsi per mal arte nel costruirli, vuolsi per movimenti susseguiti dappoi nel materiale, si traducono in tra- venamenti ed umidore nei muri delle case e dove divengono funesta cagione di de- terioramenti nelle fabbriche e di nocumento alla salute degli abitanti. Onde evitare questo inconveniente s’introdussero in alcuni punti i tubi di ghisa in Inogo di quelli in laterizii. Ma queste riforme anzichè a togliere i castelli mirano a favoreggiarli di vantaggio perfezionandone la forma, e non modificano nullamente il sistema di distribuzione il quale getta più salde radici a sostegno dell’alimentazione idraulica, Però ad onor del vero è mestieri aggiungere che non è possibile oggidi assumere a base dei progetti il cambiamento del sistema, arguendo questo una spesa rilevantissima, E sovviensi solo ai bisogni presenti col correggere nel miglior modo possibile il si- stema di distribuzione in vigore, Ciò mi premeva di premettere onde non si confonda col biasimo inflitto alle per- sone, la critica che io faccio invece ad un sistema che fu il portato di usi antichi comuni ai romani e che presentemente non potrebbesi immutare per ragioni di eco- nomia pecuniaria, Il sistema di distribuzione d’acqua in Palermo si può giudicare criticamente sotto due punti di vista; generale l’uno, quando si riguardi ai principii essenziali 0 con- siderando le cose non come sono irregolari e confuse ma come potrebbero essere regolari e meglio accomodate al sistema in discorso; l’altro speciale ove si rivelino propriamente i vizii estranei introdotti dalle abitudini, dai quali potrebbe facilmente francarsi un nuovo impianto di condotte informato allo stesso sistema. La prima causa che dà presa alla critica è la materia laterizia onde i tubi sono formati. Perocchè debole è la resistenza della terra cotta e d'altro lato grande è bene spesso la potenza meccanica dei colpi d’ ariete e dei cambiamenti di velocità che si sviluppa nel moto delle acque; laonde la fragilità della condotta viene posta in grave compromesso. Ricordo che uno dei mezzi valevole a mettere un tubo in ghisa in condizione di resistere ai colpi d’ariete si è quello dell’ aumento del suo spessore ("). Ora esso risulta troppo presto inefficace nei tubi laterizii, (*) Gli idraulici in generale non diedero sugli effetti dei colpi d’ariete che leggi congetturali ed empiriche. L’illustre Menabrea sparse il primo vivissima luce su tal argomento. Notai nel fa- scicolo ultimo di maggio p. p. 1873 dell’Engineer una memoria (On the thickness necessary to be conduit pipes etc.) in cui l’autore Robert Mallet C. E., F. R. S. riassume la teoria di Menabrea e 22 CENNI CRITICI SUI SISTEMI Né molto utili riuscirebbero le valvole galleggianti, i robinetti a vite, i serbatoi d’aria, ingegni tutti coi quali se pur si giunge a sminuire di molto la violenza dei colpi d’ariete, nulladimeno gli urti restanti, i quali ad onta di tali cautele si estrin- secano, potrebbero sol essi essere cagione del rompimento delle fragili tubulature di terra cotta. Ma dato non concesso che in un tubo d’argilla si possano onninamente prevenire gli effetti dei colpi d’ariete, rimarranno ancora quelli non meno nocivi dei repen- tini cambiamenti di velocità ingenerati dai mutamenti di luce (strozzature e varici) e di direzione (gomite e curvature). A taluno può a prima giunta parere di compensare su tal punto il difetto di re- sistenza dei tubi colla diminuzione della velocità ottenuta per mezzo d’ un amplia mento di sezione. Ma per disavventura la resistenza diminuisce quando aumenta la sezione, e la maggior solidità adunque parvente viensi tosto a trasmutare in debo- lezza. i Ma poniamo pure che anche dalle conseguenze dei subitanei cambiamenti di ve- locità sieno rese immuni le condotte in argilla, Vi ha sempre imperò la pressione pie- zometrica laterale nel loro interno, la quale essendo rappresentata in ogni punto da una colonna liquida avente un'altezza verticale sempre maggiore di quella cui tro- vasi sullo stesso punto il robinetto da servire, ascende sovente a tale da fare peri- clitare seriosamente la sicurezza del tubo d’argilla. E quivi per preservare la tubu- latura da questo effetto non è già ad eliminarsi la causa scemando un tale carico idrau- lico, chè sarebbe un rimedio inver peggiore del male, poichè quando la condotta ri- cerca un dato carico per tradurre l’acqua dall’uno all’altro punto, ben si comprende di leggieri che la mancanza di questo renda quella insufficiente allo scopo. Ed in si fatta emergenza, perchè l’acqua sia effettivamenie condotta nel luogo e nella quan- tità determinati non vi hanno altri mezzi dei due seguenti in fuori: 1° Ingrandendo la sezione delle condotte. 2° Aumentando il numero di queste. Il 1° è rifermato dalla formola monomia sopra citata. S LQ° r=D La quale arguisce che le perdite di carico nelle condotte sono caeteris paribus in ragione inversa delle quinte potenze dei dinmetri; e però intanto riescono d’esse alludendo a questi rileva, con inglese modestia, che non come agl’inglesi sfuggì tal subietto all’at- tenzione degli ingegneri italiani... « (It has, however, not escaped attention of Italian engineers «who for so many ages have been amongst the great leaders of hydraulic science). » In questo mezzo osserverò come certe teorie (di Lamè) condurrebbero ad ammettere che oltre un dato li- mite di pressione interna, però estesissimo, le pareti d’un tubo si spezzerebbero qual che si fosse il loro spessore « (wie dick man die Wand auch machen mòge).» (Der construcieur of von F. Reu- leaur, pag. 564. Braunschweig, 1869). P DI DISTRIBUZIONE DELLE ACQUE 23 minori quanto sono questi maggiori; di forma che ne segue la possibilità di allegge- rire fin dall’origine le condotte di quel carico che non si vuole perdere nè ntilizzare sul loro percorso, Ma non è soverchio osservare che così adoperando non si giunge ad affievolire la forza idrostatica spezzante il tubo nella proporzione della scemanza di carico, avvegna- chè lo stesso ampliamento di sezione del tubo è come dissi di per sè causa di sua minor resistenza. Laonde può avvenire, il vede ognuno, che questo primo mezzo vacilli e non soddisfi gran fatto all’ intento. E il 2° espediente dell’ aumento del numero delle tubulature è allora irreparabile. Si deve dunque l’acqua diramare in molteplici tubi in finchè in base alla proporzione diretta che corre fra i quadrati delle por- tate e le perdite di carico, queste ‘ultime vengono sì menomate che le condotte non abbiano ad accollarsi a monte che un carico sopportabile destinato a vincere gli attriti e convogliar l’ acqua a valle. Però egli è ben palese che questi ripieghi in- tesi a minorare le pressioni laterali coll’aumento di numero e di diametro delle con- dotte, traduconsi alla fin fine in un dispendio maggiore, frustrando i fautori del si- stema, di quei vantaggi pecuniari pei quali non si ristavano di attribuire ai tubi la- terizii una prevalenza ipoteticamente meritata sulle condotte metalliche. Ma pure concedendo di poter giungere a sottrarre la condotta in creta dai pre- cedenti esiziali effetti coi cennati espedienti, molti altri e gravi vizii si avvinghiano inseparabili ad essa. Addurrò innanzi tratto la pressione iudispensabile, da cui l’acqua trae forza ad estollersi sino ai punti più alti delle abitazioni, la quale non dovendo essere giam- mai minore dell’elevazione dei punti serviti sopra il livello delle condotte, occorre già in tal limite minimo, il massimo a un dipresso cui sia dato alla creta resistere, Onde l’infiuenza funesta che in cotali condotte lì presso a venir infrante sotto la minima pressione necessaria, spiegar debbono le scosse e gli smuovimenti cui sog- giace il terreno soprastante, vuolsi per passaggio dei pesanti veicoli, vuolsi in forza degli scavi fatti spesso in città per stabilire condotte a gaz, erigere edifizii, risarcir strade, racconciare le costruzioni esistenti. Arroge i sottopassaggi ai punti depressi del terreno, offerti talvolta dai quartieri disposti a guisa di versanti declivi verso un thalveg comune, pei quali la tubulatura dovendo seguire un cammino a sifone rovesciato, è costretta a tenere in collo nei punti all’imo, una minacciosa pressione forte in altezza della distanza verticale fra la condotta e la linea di carico, che è naturalmente maggiore del dislivello che la condotta separa dal punto più basso alimentato, Appresso, sono da additarsi le facili effiltrazioni attraverso i giunti, che si manife- stano anche sotto basse pressioni idrauliche e per le quali non pure le perdite dell’ac- qua sono da deplorarsi ma eziandio i deterioramenti occulti del suolo e delle fabbriche di cui quelle sono esiziale cagione, tanto più dannosi quanto essi sono meno appa- riscenti. Tutti questi fatti oppugnano per certo la scelta della materia argillosa per la costru- 24 CENNI CRITICI SUI SISTEMI zione delle condotte ma non sono i più gravi. Altri havvene fatali i quali impon- gono l’inveterato sistema di distribuzione ad irraggiamento si avverso all’ economia che alla comodità. Avvegnachè a mio avviso due sono le ragioni che intimano di pro- scrivere nelle condotte in creta le diramazioni private sul percorso. 1° L’indeboli- mento che subirebbero le tubulature per gl’ innumeri innesti sul percorso (*). 2° I colpi d’ariete cui le tubulature pubbliche comunicando colle private verrebbero facil- mente sottomesse. Per tali motivi io opino che sia una dura necessità inseparabile dalle condotte in laterizii, il sistema di distribuzione ad irradiamento che dissi già usato appo gli antichi, E però le ramificazioni private di ciascun gruppo di case debbono convergere verso un punto possibilmente centrale ove pur si tragga la condotta pubblica. E questa addurrà l’acqua al castello che ivi alto si erge fino al livello piezometrico, onde poscia servire d’acqua ad un certo carico le diramazioni private. A questo punto appare conveniente in Palermo la prelazione dei castelli d’acqua a superficie libera sulle casse a pressione. Questi infatti non rappresentano che con- centramenti delle diramazioni private in pochi luoghi della condotta pubblica e divi- dono nelle tubulature fragili gli inconvenienti del servizio uniforme sul percorso. Quelli vigilati dai fontanieri esperti e sottratti alle mani incaute dei privati si prestano a distornare i colpi d’ariete ed a compiere le dispense con misura suflicientemente approssimata. Però i castelli hanno comuni colle casse a pressione alcuni vizii radicali inerenti al sistema di concentrare in punti qua e là sparsi le diverse erogazioni, che dovreb- bero essere fatte lunghesso il percorso della condotta. Uno di questi è la soverchia lunghezza delle tubulature, che tanto detrae all’economia dell’impianto ed alla sem- plicità del servizio e della manutenzione. Comechè alla forma della pianta d’una città sia sottordinato il tracciamento generale delle condotte pubbliche, nullameno riguardando ai particolari, riscontrasi che ciascuna zona di case fiancheggianti i vicoli e le strade viene alimentata da una tubulatura maestra tramezzante fra le abitazioni. Di che potremo considerare l’alimentazione idraulica d’un certo numero di case di- sposte lungo una linea, e la disamina della quistione diventa di tal maniera suscet- tiva della massima restrizione. (*) Il che sarebbe maggiormente pericoloso al principio che al termine della condotta; essendo- chè in un tubo a servizio continuo ed uniforme sul percorso le perdite di carico sono in grande parte consumate nel suo tratto iniziale, poichè l'equazione della linea di carico è 1 Eq? Vi ANTE x3 ove y è la perdita di carico; d il diametro del tubo ed / la sua lunghezza; q la dispensa per metro corrente; x la distanza d’un punto qualunque delia condotta contata dal suo fondo. DI DISTRIBUZIONE DELLE ACQUE 25 Prescindendo dallo sviluppo delle tubulature di piombo nell’ interno delle abita- zioni, il quale si adegua in ambo i metodi antico e moderno messi a paragone, io osservo che per trasferire )’ acqua ad una tale linea di case col sistema di dira- mazioni dirette, sarebbe solo necessaria un’ unica condotta rasente e lunga quanto la linea stessa. Nel sistema a castelli all’ incontro, lo sviluppo delle tubulature, a- strazione fatta sempre da quelle site dentro le case, diviene secondo un certo rap- porto maggiore col crescere del numero delle case servite da ogni castello. Fingiamo infatti che, entrata la condotta maestra in capo alla linea, si erga un castello di divisione fra la seconda e la terza casa. Per dispensare l’acqua alle due prime case debbonsi staccare dal ricettacolo due tubulature di cui l’una scorra la linea di ambe le case, l’altra quella della seconda casa sola; avremo così rifatto due volte il passaggio della seconda casa immediatamente vicina al castello ed una volta quello della prima. Similmente volendo far servire lo stesso castello alla terza e quarta casa simmetri- camente susseguenti, dovremo trascorrere due volte innanzi alla terza ed una sol volta innanzi alla quarta casa. Avanzata indi la condotta maestra fra la sesta e set- tima casa, la distribuzione d’acqua a ciascuna coppia di case laterali verrà compiuta rifacendo analogamente due volte il cammino dinanzi alle case contigue, cd una sol volta dinanzi alle case estreme quinta ed ottava di ambe le coppie. E continuando ugualmente ad interporre un castello di quattro in quattro case, le tubulature distri- butrici sortiranno uno sviluppo uguale alla doppia somma delle lunghezze delle case attigue ai castelli accresciuta della somma delle lunghezze delle case estreme di tutte le coppie di case a due a due alimentate dai castelli in separato. E per semplicità posto costante la lunghezza d’ogni casa, è fatto aperto che per alimentare una coppia di case viene come ripercorso tre volte la Innghezza d’una di esse; e per conseguente la linea delle abitazioni deve essere rifatta tre volte per metà onde effettuare la dispensa. Il che importa per le tubulature complessive uno sviluppo due volte e mezzo maggiore di quello necessario nel sistema a diramazioni dirette. Io supposi che in linea vi fosse una sola fila di case, ma se due fossero le fila fiancheggianti una strada, ogni castello potrebbe essere destinato a servire otto case le une alle altre di fronte, ed allora mentre resterebbe costante la lunghezza della condotta nel caso delle distribuzioni dirette, la dispensa eseguita coi castelli diverrebbe cinque volte maggiore di quella. È questo invero il minimo sviluppo che immaginar si possa. Imperocchè non un castello per quattro od otto case suolsi in pratica costruire, chè troppi in tal modo si farebbero tali edifizii, già tassati, comechè in minor numero, d’imbarazzo d’umidità e di dispendio; bensi un sol castello si è usi di porre solitamente a servizio di 15, 20 case e più ancora ("). Noterò di passata che i tubi di distribuzione sono eziandio in argilla, non si potendo (*) Veggasi una mia relazione a S. E. il Ministro per l’Agricoltura, Industria e Commercio pubbli- cata negli annali d’Agricoltura, Industria e Commercio 4871. Parte II. Istruzione Tecnica. Giornale di Scienze Nat. ed Econ., Vol. X. 4 26 CENNI CRITICI SUI SISTEMI adattare a tal oggetto i tubi di piombo, sia perchè il loro piccolo diametro con- sumerebbe troppo carico, sia perchè torna disacconcia alla salute un’acqua che passi a contatto di estesa superficie di piombo. Ammettiamo in generale che sia 272 il numero delle case in una sola fila disposte, nel cui mezzo sia collocato il castello di ripartizione. Da ogni lato del castello si staccheranno m tubulature dirette a dispensare ciascuna l’acqua ad una casa cor- relativa. Dovendo di necessità trascorrere innanzi ad una casa tutte le singole tubula- ture ordinate all’alimentazione delle altre più di quella distanti dal castello, se ne inferisce che appellando 1 2 3... 20 le case successivamente poste ad un lato del castello, dovranno ripassare dinanzi alla casa 1a, 72 tubulature, dinanzi alla 2°, m —1 tubi e così di seguito, e per ultimo una sola sarà la tubulatnra che ripasserà la casa 2a Laonde dato che sia costante e uguale ad uno la larghezza di ciascuna casa, la lunghezza complessiva delle tubulature altro non è che la somma dei termini d’una progressione per differenza, la cui ragione è 1, e dessa risulterà precisamente (1+m)m 2 per ogni fila di 72 case oltre la tubulatura maestra, E però lo sviluppo intero delle tubulature nel sistema di distribuzione a castelli per m case collocate in una sola fila sarà ao LA (3 +m)m 2 2 1 : % indi at È ,3+ quando sia m nel sistema a diramazioni dirette. Laonde in quello è 2 volte maggiore che in questo. Che se le case fossero su due file disposte, pur bastando la lunghezza m della condotta pel servizio disetto, essa duplicherebbe pel servizio indiretto, e quindi verrebbe ad essere di quella 3 + 73 volte più grande. Ondechè per grazia d’esempio fatto m= 11, ben si scorge che a seconda che le case siano disposte in una o due file le tubulature del servizio indiretto radiale trascendono in lunghezza sette o quattordici volte quelle del servizio diretto e nor- male, E questo formidabile aumento di lunghezza oltre aggiungere si tanto al dispendio di manutenzione e d’impianto è di vantaggio infausta cagione d’ un’enorme perdita di carico commisurata alla lunghezza. Nè qui i danni hanno termine. Perocchè gravosi assai si affacciano i collocamenti di tanti tubi distributori concorrenti ai castelli e ognora più difficili e costosi quanto più i castelli sono pochi e maggiori gl’imbarazzi recati dalle conseguenti escavazioni ampie e profonde. Che dirò inoltre delle mutue dipendenze di tali tubi stabiliti e posseduti in proprio dai privati, ammonticchiati DI DISTRIBUZIONE DELLE ACQUE 27 insieme e fatti quindi cagione di tante doglianze e reclami. Quando una degradazione’ o una rottura avvenga, e sì spesso ne ricorre in un sol tubo presso ad un castello, quanti disagi e spese ed ingombri egli mai non ne seguono! Avvegnachè tutto debbesi per le refezioni mettere sossopra quell’ammasso di tubi d’un dell’altro a ridosso che divergenti muovono dal castello; e non solo il proprietario, il quale la tubulatura sua abbia in riparazione, ma tutti i compartecipi alla presa del castello medesimo sono costretti con loro gravezza a vigilare sul lavoro onde non pur non si sottragga alla chetichella l’acqua loro propria, ma eziandio perchè si ricollochino i tubi in buon sesto seguendo i precetti dell’arte con buona costruzione e miglior materiale. Nè pur accanto ai castelli sono i ristauri cagione irreparabile di tanta jattura, ma il medesimo sovente avviene delle riparazioni sul percorso delle tubulature. Dappoi- chè bene spesso, come ivi, riposano le tubulature sotto le strade l’un l’altra appros- simate sovrapposte e cementate. Né si può un tronco rifare di fresco materiale 0 ristagnare una fuga d’acqua, senza che quale inesorabile e penosa necessità ne segua lo smantellamento della muratura tutta onde sono cinti i condotti, e l’interruzione di diversi corsi d’acqua avvenga con grande dispendio di tempo e di denaro e con somma importunità del pubblico servizio. Antecedentemente notai che le diramazioni apportanti l’acqua dai castelli alle case sono per doppia ragione costruiti in laterizii. E però quanto i tubi maestri altret- tanto esse debbonsi francare dai colpi d’ariete e dalle forti pressioni. Ed a tale in- tento l'alimentazione idraulica nelle case viene resa indipendente affatto da ogni ro- binetto di ragione privata, Una tubulatura distributrice, verbigrazia, avente origine ad un castello non penetra poscia nell’interno dell’ abitazione come ha luogo pel sistema diretto, ma invece si mantiene all’esterno addossata ad uno dei muri della casa e fa capo superiormente ad una piccola vaschetta onde si diparte, oltre il complesso dei tubi di piombo diretti ad alimentare i robinetti nei differenti piani della casa, anche il tubo di soprappieno inteso a scaricare le acque eccedenti. Si tolgono poi alla vista codesti tubi addossati alle case mediante involucro di cemento collegato col muro e foggiato a guisa di torretta cui si dà pure il nome di castello. Il perchè sovente lungo cotali torrette incontrano dei travenamenti d’acqua che deteriorano i muri delle case e dei castelli promuo- vendo esternamente una lurida vegetazione di muschi e licheni con tanto pregiudizio della decorazione e della pulitezza. Quando occorra usare di queste torrette minori addossate alle case per effet- tuare, indipendentemente dal castello originario, una distribuzione a diverse case, allora il tubo d’arrivo alla prima torretta apporta l’acqua bastevole pel dato numero di case. Il quantitativo necessario alla prima casa è detratto alla prima torretta per mezzo di diramazioni di piombo poste coll’imbocco a debita profondità sotto la su- perficie libera del liquido; ed un altro tubo, che fa anche l’ ufficio di tubo di so- prappieno, arreca il resto alla seconda torretta addossata alla seconda casa, ed a somiglianza della maniera precedente viene a questa rilasciata l’acqua richiesta; con- vogliasi poi l’eccesso alla terza casa e via di seguito. 28 CENNI CRITICI SUI SISTEMI Ben rade volte però si avvera in Palermo questa distribuzione a saliscendi, tutto- chè essa tanto sia meno sconveniente di quella radiale indiretta, allora che più di- stanti dalle case si trovino i castelli maggiori da cui l’acqua prende corso; imperoc- chè le lunghe tubulature fra il castello primario e le torrette minori sono sostituite da brevi tronchi interposti alle case contigue. A tal punto io estimo che fermarmi davvantaggio su tal subbietto sia ormai opera soverchia, chè dinanzi agli argomenti addotti non è agevole che resistino le opposte concezioni. Benchè altri inconvenienti invero sarebbero da aggiungersi ai precedenti quali sarebbero l’assenza delle valvole a galleggiante la quale fa si che l’acqua se ne vada alla china dispersa senza recare alcun benefizio, la spesa di costruzione dei castelli, la difficoltà di mantenerli impermeabili, e la necessità di doverli quasi demolire per lutarne le interne fenditure, e l’impossibilità infine di apportare l’acqua a molte case per deficienza di carico cagionata dalle perdite volontariamente fatte onde scemare la pressione nelle condotte. Così non mi prende dubbiezza che tutti questi argomenti mettano fuori di conte- stazione la preferenza da darsi ai tubi di ghisa sui laterizii, Sicchè nessuno non possa metterla in non cale che si studii di argomentare da un esame profondo su tutti gli effetti messi a confronto, e non da una leggiera com- parazione di spesa di costruzione per tratti uguali di due condotte di ghisa 1’ una l’altra d’argilla. Poichè futile argomentare sarebbe questo ed un esaminare alla cieca Che monta paragonare la spesa lineare di due condotte di ghisa e di terra cotta quando, indipendentemente da tal riscontro, l’una vada adorna di pregi negletti, e sia l’altra origine di tanti guai inconosciuti. Avvegnachè la prima sia solidissima e però acconcia non pure alle diramazioni dirette ed a contenere l’acqua ad altissima pressione ed a lanciare getti superbi, ma ancora atta a star salda e tetragona con- tro gli eventuali colpi d’ariete. Il perchè una tal condotta favoreggia l’intromissione dei robinetti, compresi quelli a vite, e delle valvole, non escluse le galleggianti, e mentre permette l'applicazione dei precetti della scienza sovviene all'economia dello impianto, alla semplicità e perfezione di suo mantenimento, alla comodezza infine ed alla inappuntabilità del servizio. Per converso la condotta in creta riesca inetta a sostenere sì i colpi d’ariete men forti che le più deboli pressioni statiche. E quinci obblighi ad aumentare il numero delle tubulature per scemare la velocità dell’acqua, e quindi induca a far gettito di carico per l'impotenza di sopportarlo, e tolga dal- l’uso i robinetti e le valvole che con tanto frutto soccorrono alla comodità dell’alimen- tazione ed al risparmio d’acqua e di tubi; e dopo avere provocato considerevoli danni ed attraversato l'applicazione delle dottrine scientifiche, ingiunga di vantag- gio un sistema di distribuzione indiretta che, come vedemmo, moltiplica la lunghezza delle diramazioni, fa sorgere nuovi edifizii sorgenti di umidità e d’altri mali, impor- tando non solo novelle perdite di carico e di dispendi di costruzione di tanti doppii accresciuti, ma ancora grandi spese di manutenzione e disagi e litigi a coloro che hanno il condominio d’un castello, ed enormi disperdimenti ancora chè a corso con- DI DISTRIBUZIONE DELLE ACQUE 29 tinuo e non mai intercluso dai robinetti se ne corre l’acqua pura alle fogne ove ri- cettansi tutte le acque immonde, ed altri svantaggi infine che per amor di brevità io di buon grado ometto e molti dei quali però furono sopra ritratti. Laonde opino che in questa copia di argomenti preponderanti s’ incalmi giusta- mente la prevalenza dei tubi metallici ai doccioni laterizii per la conduttura delle acque nelle grandi città, e rinfrancato sia saldamente la sconvenienza del sistema di distribuzione indiretta ad irradiamento vuolsi colle casse a pressione vuolsi coi castelli a libero livello. Codeste conclusioni sono direi la regola in atto di pubblica alimentazione idrau- lica. Ma a vero dire nè i piccoli paesi caddero tutti in errore, nè le grandi città furono tutte di colpa imputabili quando ‘dalla regola cennata fuorviarono. E a tal punto mi addebito di richiamare più specialmente l’attenzione del lettore, concios- siachè le son queste le eccezioni che di ragione promossero la fondazione della scuola dei Fontanieri in Palermo (*) Pei piccoli e poveri paesi che non hanno una vera dispensa d’acqua nel comune senso intesa, ma che mirano solo a tradurre l’acqua a pochi bassi punti principali dove accorre ad attingerla (aquae haustus) il pubblico, le tubulature in argilla pos- sono tuttora essere tollerate; poichè le contrarie argomentazioni sulle perdite di ca- rico, sulle diramazioni indirette e simili, crollano naturalmente di per sè per man- canza di materia perchè insomma in effetto non esiste una distribuzione d’acqua. Ma chi oggidi dotasse una grande città di doccionati in argilla senza essere mosso a tal partito da ragioni eccezionalissime e potenti, assumerebbe una responsabilità ben grave al cospetto della scienza e della pratica oculata. Però non è tolto che vi abbiano città, e Palermo ne è una, ove costruite ab origine le condotte in laterizii tuttora si conservino e pur non sieno a dritto fatte segno di biasimo. Il che si av- vera quando la formazione delle condotte risalga ai tempi più remoti, allorchè l’arte della metallurgia era ignorata nei suoi perfezionamenti ed inconosciute ancora del- l’idraulica le bisognevoli discipline. Imperocchè in tal caso non vi può essere né contrappeso nè paragone di dispendio fra le condotte antiche esistenti e le nuove da costruirsi, essendo a carico delle prime il solo costo della manutenzione, che è una specie di frutto, ed asgravando le altre, oltre questo, il capitale d'impianto; e però quando la questione economica proponderi, essa forse pende tutta a favore delle con- dotte in laterizii, Palermo è fra le città che versa in cotali condizioni, I suoi doccioni furono inter- rati in tempi che, in punto di condotta delle acque per tubi, tutto vagava nell’ignoto. Onde ne avvenne che le acque derivate qua e là dalle sorgeuti circonvicine fos- sero poi sparsamente intubate in molteplici condotti separati e posseduti in proprio (*) Veggasi un’ altra mia relazione sulla scuola dei fontanieri (Annali del Ministero d’Agricol- tura, Industria e Commercio — Istruz. Tecnica par. II, 1870. 30 CENNI CRITICI SUI SISTEMI da numerosi proprietarii, e ancor più frastagliata ed anomala e non coordinata ne se- guisse la pubblica distribuzione. Di forma che a tutti gli inconvenienti della condotta per tubi d’argilla, altri se ne aggiunsero speciali non meno gravi e funesti. Il nu- mero dei doccioni, già grande per rafforzare la debita resistenza di ciascuno di essi, accrebbe per la ragione stessa dello sminuzzamento della proprietà delle acque. Tai. chè laddove un semplice doccione avrebbe bastato alla condotta, spesso incontra di vederne in esercizio una decina. Nè sol si manifesta esuberanza di numero, ma ezian- dio di lunghezza un’ enorme eccedenza. Avvegnachè una casa può ben essere cir- condata da doccioni e castelli, e nullameno trovarsi priva d’ un centellino d’ acqua per cagione di livello o di penuria d’acqua nei doccioni propinqui; i quali vennero deposti solo per servire altre abitazioni lontane, senza alcun riguardo alle case in- nanzi alle quali sono costretti a passare. Effetto questo naturalissimo dell’empirismo che involge la condotta. Ondechè per compiere l’alimentazione delle case mancanti d’acqua fa mestieri staccare altre diramazioni da lontani castelli, senza potere ap- profittare dei condotti vicini. Laonde dove un tubo maestro di ghisa con brevi rami laterali basterebbe all’in- tento, sono bene spesso insutlicienti innumeri doccioni laterizii, intrecciati, confusi, im- barazzevoli e grondanti, La proprietà delle acque essendo suddivisa, attende alla condottazione delle acque un numero considerevole di pratici, di cui la buona volontà non può bene spesso sop- perire al difetto di scienza sicura, Di che ne seguono svariati inconvenienti, dei quali non posso tenere lungo discorso. Gli stessi fontanieri per grazia d’esempio lamentano alcuni danni prodotti, come essi giustamente avvisano, dall’aria accumulata nell’ in- terno delle condotte. Questa, restringendo la luce di passaggio o riempiendola com» pletamente in certe speciali condizioni, provoca gravi perdite di carico che rendono i doccionati insufficienti alla condottazione, favorisce le interne fluttuazioni con pe- ricolo della tubulatura, e può generare persino l’arresto del corso dell’acqua e river-. samenti a monte. A tal cumulo d’aria in altre città si appone in pratica rimedio coi robinetti ad aria o cogli sfiatatoj detti dai Romani aestuarii (Luftrohr) o tubi esalatori, o colle valvole ad aria (ventouse, Kegelventil, Selfacting air valve) applicabili alle condotte metalliche. Ora i fontanieri non ristanno dall’osservare che una delle proprietà fon- damentali su cui riposa l’erezione dei castelli è appunto quella di sprigionare l’aria che altrimenti resterebbe racchiusa nei condotti. Ma l’aria si accumula nei gomiti verticali delle tubulature, ed i castelli giovano solo quando sieno collocati in tali in= flessioni; d’altro lato per evitare i gomiti, quando sia possibile, 0 per scoprire ove essi sieno, fa mestieri valersi del livello che i fontanieri non sanno maneggiare. Il che arguisce che non pure si utilizzano nè si sanno utilizzare i castelli allo smal- timento dell’aria, ma eziandio non si dà opera alcuna a togliere le cause, cui è da ascriversi l’accumulamento dell’ aria e le sue esiziali conseguenze. Avviene inoltre che una condotta si faccia smisuratamente ampia con danno della sua solidità e mag» DI DISTRIBUZIONE DELLE ACQUR 31 giore dispendio; un’ altra riesca di soverchio angusta e per conseguente inefficace all’ufficio richiesto, e per soprassello si rendano necessarie nuove tubulature aumen- tando le spese e gli aggravi. Nè tampoco nella materiale costruzione non si osservano i metodi migliori. Ricorderò per grazia d’esempio le giunzioni dei tubi di piombo sì interrati che esposti agli agenti atmosferici, le quali invece che con lega di stagno e piombo, od a secco con briglie, sono fatte con mastice di calce, ondechè screpolano e tramandano acqua producendo le più nocive conseguenze. Ma lo ripeto, per diverse ragioni non intendo passare punto in rassegna le negligenze viete e i pregiudizii che si debbono rivelare nel governo delle pubbliche condotte idrauliche, quando il cieco empirismo lo informi. Toccherò piuttosto dei mezzi di rimediare a tanto male. Due si presentano alla mente di tutti. 1° L’espropriazione dell’acqua per utilità pubblica, onde renderla di ragione municipale, e la costruzione di nuove condotte metalliche se- condo un piano affatto diverso da quello in atto, 2° L'istruzione ,del corpo dei fon- tanieri. Il primo mezzo sarebbe di vero il più profittevole; esso aggiungerebbe non so quanto dire alla nettezza, alla igiene, all’eleganza. Ampi serbatoi di riserva instal- lati a monte della città sarebbero destinati a sopperire ai bisogni straordinari e ad impedire le interrazioni di servizio. Le grandi portate e i forti carichi, che si po- trebbero disporre per le condotte in città, contribuirebbero non solo ad alimentare i piani più alti delle case, facendo a meno di pompe domestiche, e a produrre getti superbi, ma eziandio nei casi d’ incendio anche di luoghi elevati contribuirebbero allo spegnimento lanciando nelle fiamme torrenti d’ acqua impetuosi. Immenso se- guirebbe inoltre il risparmio dell’acqua. E se di questo ciascun inquilino se ne vo- glia fare capace, basta ch’ei pensi che col sistema dei castelli, l’acqua appartenente ad ogni robinetto chiuso decorre perduta alle fogne, e però il rapporto delle ore in cui il consumatore non attinge utilmente l'acqua dal robinetto, alle ore complessive del di e della notte, è rapporto di perdita. Dato a mo’ d’esempio che per sole 6 ore un robinetto stia aperto sulle 24, l’acqua perduta monterà a %, della totale al ro- binetto spettante. E se taluno obbiettasse che l’acqua di continuo emergente dalle sor- give, debba pure in qualche modo essere smaltita, io risponderei che quello di di- sperderla inutilmente non è certo il miglior modo d’utizzarla. Ed il bisogno d’acqua nella stagione estiva è tanto grande per uso d’irrigazione dei circostanti giardini uber- tosìi, e di forza motrice pei molini e per altre industrie, che il farne getto più che negligenza è delitto. Nè mi si dica che nelle pubbliche fogne l’acqua è pur utile per annacquare le materie liquide fermentescibili e reiette, e convogliarle al mare. Que- sto non vha chi lo ignori. Ma si può di ripicco asserire che con una ben minore quantità d’acqua conseguir si potrebbe un effetto assai migliore, quando non il caso, bensi l’arte ne governasse il buon uso. Nè fa bisogno per dimostrarlo ricorrere alle discipline idrauliche sulla differenza delle velocità delle particelle liquide, e sulla forza di sospensione delle materie eterogenee. Perocchè se durante il giorno tra- scorre in modo continuo nelle fogne un sottile strato d’acqua insufficiente a trasci- nare le sostanze pesanti, ed allora l’ arte insegna a farne bottaccio intermittente, 32 CENNI CRITICI SUI SISTEMI (chasse d’eau, Anhaufung), onde investire le resistenze con volume d’acqua più forte, come analogamente si pratica nella macinazione a chiusata. 0 se per converso l’ac- qua, che naturalmente si tributa alle fogne in modo continuo, è bastevole alla pur- gazione delle fogne, perchè allora non hassi a farne còlta per renderne sufficiente una minor quantità? Aggiungasi che rattenuta l’acqua a monte della città, di là va scendendo i condotti sotterranei in tutta la loro lunghezza, mentre introdotto sul percorso non ne dilava che una parte. Insomma sarebbero cospicui i benefizii che un nuovo sistema conferirebbe alla città, L'alimentazione non sarebbe più a discrezione d’una mano di pratici. Ma al Municipio incomberebbe reggerla e migliorarla. Ed i consumatori dell’acqua, in punto di reci- proca osservanza di patti e di sollecitudine nelle riparazioni, non sarebbero a mag- giore disagio degli abbonati del gaz illuminante. Ma per disavventura questo mezzo sì proficuo, sì comodo, si utile, che scalzerebbe il male alle radici è oggi impraticabile per ragione di economia pecuniaria. Le spese di espropriazione sarebbero ingenti tanto per l’acquisto dell’acqua, quanto per quello degli invuumeri doccioni in laterizi. E ad essa debbesi assommare quella dell'istituzione delle nuove condotte. Il comune è e sarà per lunga pezza privo delle risorse abbisognevoli all’effettuazione di tal progetto. E però si presenta come secondo mezzo l’istruzione dei fontanieri, o di coloro cui è commesso in generale l’impianto delle condotte. In Palermo dunque dove la condotta delle acque è stabilita su basi si speciali, ed affidata, salvo speciali circostanze, ai fontanieri, una scuola che aiuti di regola l’in- dirizzo pratico è poco meno che indispensabile. Non ammetto già che codesta riu- scisse inutile in Palermo, allor che quivi funzionassero i sistemi migliori di distribu- zione e tutte le acque fossero di proprietà municipale, come dire, sotto unico dominio, e ordinamento, principio, e fine diversi tutti dallo stato attuale. Anzi a stento mi traggo a concedere che anche in tale caso se ne possa fare a meno in tale città senza gran nocumento. Imperocchè anche laddove il sistema prescelto fosse ottimo e fosse al governo delle pubbliche condotte un solo ufficio tecnico parimenti presieduto da un idraulico esperto, ed insomma ogni cosa, che dal senno e dall’attivita degli uomini dipenda, volgesse propizia ad una perfetta distribuzione, ciononostante si sentirebbe ancor forte il bisogno di esperti operai. Egli è ben s’intende fuor di luogo il citar altre città, ad esempio Parigi, ove non vhanno scuole di fontanieri e pure abbondano buoni operai rotti alle pratiche migliori, essendochè nè a Palermo nè a Termini tro- vansi operai fontanieri di tal fatta. Un di ch’io ebbi l’onore di essere a discorso col Commendatore Berti, cui giungeva nuova la scuola dei fontanieri, Egli ebbe la com- piacenza di rammentarmi che Torino, benchè priva d’ una tale istituzione, ottenne di far ben eseguire i lavori delle condotte, valendosi di alcuni ouvriers-en-chefs, chia» mati a bella posta di Francia dai principali atelzers. Se non che mal regge il para- gone, che io potrei apporre, di Torino con Palermo in atto di alimentazione idrau- lica, poichè in quella sono in vigore i sistemi moderni, in questa perdurano ancora 9 DI DISTRIBUZIONE DELLE ACQUE 33 ì primitivi sistemi inveterati. Ma dato per un momento che anche in Palermo intta la condottazione fosse innovata a somiglianza di quella di Torino, uno è dei mezz quelio dall’illustre Berti ricordato per soccorrere alla premessa necessità, un altro si è quello d’una pratica Scuola, Nè per fermo dal solo cennarli emerge la superiorità dell’ uno e dell’altro, bensi da un esame comparativo delle spese e dei vantaggi d’en- trambi; quello prevalendo che col minimo dispendio il massimo tornaconto consegua. Ora a me è avviso che si per l’economia che pei suoi effetti la scuola dei fonta- nieri meriti indubbia preferenza, eziandio nell’ipotesi che in Palermo le cose corrano onninamente diverse da quello che vanno, e fossero così come a Torino. Perchè dal lato pecuniario la senola importando annualmente una spesa di 3500 lire risulta assai men costosa del mantenimento di molti o pochi operai a bella posta venuti dall’estero, pur mettendo a degrado dell’intero ammontare della spesa per essi, quella della loro mano d’opera utilizzata, Ma prima di pronunciare la mia convinzione dal lato dei vantaggi convienmi preporre alcune osservazioni, Perchè suonò già sentenza che l’officina non possa nè svilupparsi né accrescere nella scuola, taluno, che il ver non connetti ma confondi, potrebbe inferirne che pochi operai stranieri possano sop- piantare una pratica scuola. Concedo che laddove è l’ industria fiorente, possa più che una popolare essere utile per la stessa un'alta scuola scientifica che innanzi al- l’industria lumeggi il cammino; e che l’istituzione di una scuola pratica sia desti- tuita di fondamento dove quell’industria non abbia alcuna speranza di riuscire, Però dove l’industria esista, ma deturpata di pregiudizii, ma povera di metodi e di co- gnizioni, lascio a tutti il ridire se gl’insegnamenti pratici della scuola non abbiano ad essere apprezzati e seguiti più di consiglio di operaio, Io in ciò sottintendo che l’insegnatore eletto risponda a tutte le esigenze della pratica, poichè altrimenti ab- bandonata la ragione dei principii si ricade in una questione personale, Ed al pro- posito il docente può invero supplire onninamente l’ operaio perfino nei più umili lavori, dappoichè in tal materia conosciuti il materiale e gli ordigni e'i modi ana- litici onde risulta il lavoro manuale, l’eseguimento e il maneggio riesce per avven- tura facile a tutti, E se è vero che gli operai furono fatti ognora dall’ofticina, egli è perchè non fuvvi la scuola ma l’officina; ma facciamo che dove non v’abbia officina sia la pratica scuola, e valente l’operaio sortirà dalla scuola. E se vi ha tale che obbietti che vi furono bensi pratiche scuole che indarno contesero all’officina l’istruzione dell’operaio, io dirogli che quelle erano scuole di nome solo pratiche, e checchè ne fosse almeno vi erano le officine che alla fin fine sono empiriche scuole, E però allora che queste difettino non un nucleo di operai tradotti dall’estero ma il Iaboratorio della seuola debbe prevalere quando esso sia altresi di dispendio minore, specialmente poi quando, come nel caso della scuola-fontanieri, procaceci ad una vaotaggi maggiori. A corro- borare il mio asserto potrei allegare di varii opifizii industriali e certe officine del gaz dove i lavori più ardui sono eseguiti da operai stranieri senza che i nostri operai ne traggano alcun giovamento. Perchè sonvi lavori ehe benché veduti a compiersi, Giornale di Scienze Nat. ed Econ. Vol. X. n 34 CENNI CRITICI SUI SISTEMI nulladimeno non s'apprendono se non sono insegnati. Or la dose inconosciuta degli elementi d’ una lega, o d’ un intonaco, talora, come incontra nelle opere di fonta- nieri, l’effetto misterioso di diverse manovre, infine tante e svariate sono le cause per le quali, anche operando sotto gli occhi altrui, si può volendo non insegnargli nulla. Ciò tuttodi è manifesto, Ognun vede il fuochista a regolare una macchina a fuoco ma nessuno s’azzarda a toccare pure una valvola. E non pertanto ufficio non è malagevole quello del dirigere una motrice a vapore. Tutto il segreto sta nel fun- zionamento di alcuni organi, il quale non già di per sè si rileva guardando sem- plicemente all’azione del fuochista, ma ha d’uopo d’essere spiegato perchè sia com- preso. Bd io potrei a proposito ricordare anche fatti consimili in cui le false manovre dei fontanieri imperiti cagionarono i più deplorevoli guasti, E non fa mestieri inoltre avvertire che gli operai stranieri mirano anzi a tenere celata che a diffondere in altrui l’arte che lor procaccia lucri maggiori, Però quando si credesse di apprenderla da essi, varrebbe meglio mandare un perito dei nostri all’estero che far di là altri venire; perocchè nell’ultimo dei casi sarà la spesa mi- nore e più proficua, nell’altro sarà maggiore e d’incerto successo. Ne ho bisogno di metter innanzi l’obiezione che supposto che l’annua spesa d’una scuola salga a tanto quanto è il salario degli operai stranieri, la preferenza di questi a quelli abbia con sè il vantaggio di potere, quando che sia, cessar dell’annuo assegno, restituendo gli stra- nieri alla patria, dopo averne sfruttato l’opra e l’arte loro; avvegnachè basta avvi- sare che altrettanto si può fare per la scuola quando siasi avuto il saggio accorgi- mento di rendere mite (come per quella dei fontanieri) la sua spesa d’ impianto: questa differenza però si avrebbe rilevantissima che della scuola resterebbero le orme profonde sia nella istruzione pratica perfetta degli allievi sia negli scritti come nelle pubblicazioni, AI mio assunto è soverchio dimostrare che eziandio laddove sieno posti in esercizio i buoni sistemi di distribuzione ed al fontaniere manchi l’arte necessaria, una scuola possa meglio rispondere all’ intento che uno stuolo di stranieri operai; poichè in Palermo ove sono in voga i metodi antichi una Scuola-fontanieri potrebbe essere utile, quando anche fosse superfiua dove funzionano i novelli sistemi, Non però tale scuola in Palermo deve tendere a disorganare ciò che esiste, ma campeggiare nella sfera d’un’istrazione miglioratrice, Secondo questo indirizzo infatti il Governo, sulla proposta di S. E. Marco Minghetti, la istituì all’intendimento di sovvenire ad un bisogno non disprezzevole. E questa illustre Città, sì cara all’Italia, gli fu in tanto grata in quanto essa gode nel veder sorgere nuove scuole e diffondersi l’istruzione per tutte la classi sociali. E quella istituzione trovò nelle notabilità del luogo il più valido ausilio. A tal punto io debbo sospendere il mio dire che io intesi preporre a guisa direi di prefazione ad un altro mio prossimo lavoro, ove disegno tenere più a lungo ragio- namento sullo stesso subbietto, sotto un punto di vista però più ampio e generale. AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA OSSIA CATALOGO RAGIONATO E COMPARATIVO DELLE VARIE SPECIE DI UCCELLI che si rinvengono in permanenza o di passaggio NELLE PROVINCIE DI MODENA, DI REGGIO E NELLA SICILIA PER PIETRO DODERLEIN. (Continuazione e fine. Vedi vol. V pag. 137-195, vol. VI pag. 187-236, vol. VII pag. 72, vol. VIII pag. 124; vol. IX pag. 93). (Seguito dell’appendice). 82. Erythrospiza githaginea, Bp. ex Lat. V. Giorn. Sc. Nat. ed Econ., vol. VI, fasc. III, IV, p. 202, (e pag. 75 dell’estratto). Allorchè scrissi l’articolo riguardante questa specie, io era tuttavia incerto se tal- volta dessa pervenisse o no in Sicilia, mentre non conosceva veruno autentico caso di sua cattura nell’Isola, Di recente però il Barone Caruso mi scrisse, aver egli stesso predato colle reti, nell’anno 1854, un individuo maschio del Trombettiere, ne’ contorni di Girgenti, soggetto che campò per il corso di cinque anni nella di lui casa, ove erasi fatto oltremodo carezzevole e domestico. — Il Caruso soggiunse inoltre, d’aver tentato, anche nel trascorso autunno, di cogliere-un secondo individuo, che era ap- parso ne’ vigneti della di lui Villa di S. Leone. Queste particolarità vengono a con- validare la supposizione della comparsa del Trombettiere, tuttochè rara, nelle pro- vincie meridionali della Sicilia, tanto più che come nota il signor Wright, quasi ogni anno se ne prende qualcuno nella vicina Isola di Malta (bis, 1870, p. 489). 83. Carpodacus erythrinus, Gray, V. Giorn. 1. e. p. 203 (p. 77 dell’estr.) Pare che qualche ulteriore dato si abbia sulla apparizione di questa bella specie in Sicilia; dapoiché , oltre l'esemplare segnalato da Rafinesque sotto il nome di Fringilla Olivacea, e le varie citazioni fatte in proposito dal Temminck, dal Malher- bes, dal Degland e dal Bonaparte, un valente cacciatore di Palermo assicnravami testè, d’aver egli stesso neciso, nello scorso aninnno 1873, una specie di Verdiere a 36 AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA tinte olivastre molto più scure di quelle del comune Verdiere d'Europa, con caratteri che si conguagliavano notevolmente alla figura della Fringilla incerta, disegnata da Bonaparte nella sua Fauna Italica; figura, che non è noto, rappresenta l’età giova- nile del Carpodacus erythrinus. — Questa semplice asserzione non mi avrebbe cer- tamente indotto ad accogliere cotale notizia, qualora da altri dati non la trovassi convalidata; vale a dire dal rinvenimento di due individui di questa specie fatto in Malta, ed annunziato dal Wright nell’/bis, sull’autorità dello Schembri. — Per il chè si può con verisimiglianza ritenere, che essa pervenga qualche rara volta anche in Sicilia. S4. Loxia curvirostra, V. Giornale vol. VI, p. 204 (pag. 78 dell’estratto), A togliere qualsiasi dubbio sulla eventuale nidificazione de’ crocieri nel Mode- nese, giova qui ricordare, che l’egregio Tognoli nell’auno 1865 me ne spedi a Pa- lermo due esemplari giovanissimi, che poco tempo prima ebbero vita sulle montagne del Frignano; ai quali fece tener dietro altri 5 soggetti, colti nel successivo anno 1868 nel circondario di Modena; due dei quali in piena muta giovanile. Una consi- mile nidificazione de’ crocieri ebbe luogo anche nella estate del 1869 ne’ pressi di Paullo Modenese, pochi mesi prima ch'io percorressi quelle contrade per delinearvi la carta Geologica. — Questi fatti confermano la precedente mia asserzione , che i crocieri appariscono nelle montagne Modenesi, ora ne’ mesi d’autunno, ed ora in tempo di estate, e che talvolta vi widificano, giusta il carattere eccezionale della loro mi- grazione. In Sicilia i crocieri pervengono pure irregolarmente in tempi estivi, ed anche nel mese di ottobre, al tempo de’ Frisoni, come si esprime il Palazzotto ne’ suoi mano- scritti; senonchè si hanno dati positivi per ritenere che dal 1868 in poi, essi non abbiano fatto comparsa in verun punto dell’isola — Qualche crociere è stato alle volte. colto anche a Malta, giusta le indagini del signor Wright, 85. Coccothraustes vulgaris, Lin. V. Giorn. 1 e. p. 205 (p. 79 dell’estr.) Non mi consta che questa specie abbia mai nidificato in Sicilia, a differenza di quanto avviene nel Modenese e nel Napoletano; ove effettivamente talvolta si riproduce. Parecchi soggetti giovanissimi di fatto mi vennero inviati dalla prima queste regioni; mentre il Martorana constatava più volte nella seconda, individui in piena muta gio- vanile. i 98. Passerina melanocephala, Vieill. V. Giorn. I. c. p. 211 (p. 85 del- l'estratto). Ai nomi vernacoli usati in Sicilia a dinotare questa specie, deesi aggiungere quello di Zivulu monacu che le vien dato dai cacciatori messinesi. Il signor Ruggeri da cui m’ebbi questa nozione, soggiunge altresi nel suo Uccellatore, che, dall’ anno 1857 al 1863, parecchi soggetti di cotale specie vennero presi nei contorni di Messina, al- l’infuori di quello ricordato da! Benoit nelle aggiunte mss. della sua Ornitologia Sicula. Anche il signor Wright fa menzione di nn individuo di questo capinero colto già tempo AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA 37 a Malta (Zb:s, 1869, p. 246); laddove pare che la specie non pervenga mai in Sardegna, giusta il Salvadori ed il signor Broocke. Ad onta però de’ suindicati rinvenimenti, la Passerina melanocephala resta sempre una specie avventizia e rara per la Sicilia. 100. Emberiza hortulana, Lin. V. Giorn. vol. VI, p. 213 (p. 87 dell’estr.) Nei contorni di Messina, anche giusta le indagini del signor Ruggeri, l’Ortolano comune passa in pochi e scarsi branchetti ne’ mesi di marzo e d'aprile, allorchè spi- rano venti sciroccali; mentre riesce stazionario nelle provincie meridionali dell'Isola. E di fatto tanto il Martorana che io, ne trovammo sempre degli individui presso Ca- tania e Siracusa, ne’ mesi di maggio, di agosto e di dicembre. 101. Emberiza citrinella, Liu. V. Giorn. I. c. p. 213 (p. 87 dell’estr.) Di questa specie ritenuta sin’ora abbastanza rara in Sicilia, veniva ucciso un in- dividuo, sulla fine di febbrajo 1869, nel circondario di Pergola presso Termini, dal signor Tenente Abre del 29° Reggimento di Fanteria; ed altri 6 soggetti nel successivo gen- najo 1870, alle falde del monte Calogero presso il paesello di S. Cosimo; una parte dei quali, l’egregio signore volle gentilmente cedere al Museo zoologico di questa Università. In tempi ancor più recenti, il prelodato signor Tenente mi notificava di aver incon- trato, sulla fine di ottobre del 1871, parecchi branchetti di codesto Zivolo nella Valle dell’Olmo, località abbastanza celebre per un copioso passaggio autunnale di uccelli. Ed il Ruggeri soggiungevami, che talvolta esso suol comparire in buon numero in tempo d’ autunno nelle campagne di Sicilia, meno che ne’ contorni di Messina, ove è sempre raro. Questo fatto viene a confermare, in certo modo, quanto scrisse in proposito il Malherbes nella suaOrnitologia Sicula, d'aver trovato cioè parecchi soggetti del Zigolo giallo ne’ pressi di Bagheria, di Palermo e di Morreale.—Anche il Martorana ottenne alquanti esemplari di codesta specie da Picinisco negli Abruzzi. —Noto tutte queste par- ticolarità, poichè inducono a ritenere che il Zigolo giallo, tuttochè raro in Toscana e mancante in Sardegna, pervenga talvolta in discreto numero in Sicilia e nel Na- poletano; e certamente in copia maggiore di quanto dapprima si credeva, 104. Emberiza caesia, Cretsch. V. Giorn. I. c. p. 215 (estratto p. 89). lranne il problematico esemplare da me rinvenuto nella deperita collezione ornito- logia de’ PP. Gesuiti di Palermo, che a quanto sembra venne colto nel circondario di questa città, verun altro soggetto s’aggiunse in tempi recenti, a confermare l’ar- rivo di questa specie in Sicilia—Il signor Heuglin però ritiene, che tanto 1’ attuato Emberiza, quanto la Lesbdia e la Striolata 0 Saharai, possano alle volte avventurarsi in questa Isola. Valga questo fatto per le ulteriori ricerche in proposito, 106. Schoenicola pusilla, Bp. ex Pall. (Ember. Durazzi, Bp.) V. Giornale ibid, (estratto p. 89). Confermo la distinzione da me fatta di questa specie dalla Emberiza Schoeniclus, ed il suo rinvenimento nel Modenese, anche dietro l’ esame di altra spoglia invia- tami dal Tognoli. Duolmi che l’onorevole D. Salvadori non voglia prestar fede a co- 38 AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA desta asserzione (V. Fauna Italica, Uccelli, p. 143). Oggidi che le commmnicazioni fer- roviarie rendono sì agevoli i viaggi nell’alta Italia, egli non avrebbe che recarsi a Modena, ove potrà vedere nella bella collezione ornitologica che organizzai in quella Università, due esemplari della Emberiza Durazzi al num. 343, colti nella bassa provincia Modenese e ceduti già tempo al Museo dallo esimio Tognoli, Questi uccel- letti offrono una dimensione alquanto minore della Emberiza Schoeniclus; hanno testa piccola, coda più corta, colori più marcati e vivaci; capo segnato da una stri- scia mezzana rossigna , limitata dalle parti da due zone nere paralelle; guance rossigne, ricinte posteriormente da un cerchietto nero; gola biancastra; petto pure bianco, velato da leggiere sfumature rossigne, e sparso di esili macchiette longitu- dinali nere; parte superiore grigio-brana, con macchie longitudinali nerastre ecc.—Dalla sudetta descrizione torna agevole a comprendere che cotesti esemplari non hanno che fare cogli individui registrati dal Cara sotto l’identico nome di Emberizu Du- razzi, che poi il Salvadori ragguagliò alla Zonotrichia matutina d'America (V. in Sf. Ucc. p. 308 in nota), essendo che i caratteri degli esemplari modenesi corrispondono esattamente con quelli della Schenicola pusilla Bp.—Quanto ai soggetti della stessa Emberizza che l’egregio Benoit, nelle aggiunte al suo catalogo, disse essere stati uccisi ne’ contorni di Palermo, ripeto quanto asserii nel precedente mio articolo a pag. 90, di non avervi riscontrato sin’ora individuo veruno; ed aggiungo solo, dietro una re- cente comunicazione fattami dal cortesissimo signor Wright, che un soggetto di questa specie venne ultimamente colto a Malta. 109. Plectrophanes nivalis, Mey. ex Lin, V. Giornale vol, VI, p. 217 (p. 91 dell’estratto). È cosa singolare, che mentre la comparsa dello Zigolo della neve non venne sin ora positivamente segnalata in Sicilia , parecchi individui ne sieno stati presi, in questi ultimi anni, a Malta. Di fatto il signor Wright mi scrisse di recente, che due soggetti vi vennero predati nell’inverno 1869-70; ai quali se si aggiungano al- tri 3 colti negli anni precedenti, saranno 5 gli esemplari che a sua conoscenza vi fe- cero comparsa nel corso di pochi anni, 110. Melanocoripha calandra, Boie ex Lin, Giorn. 1. e. p.217 (estratto p. 91). Nell'ottobre tanto del 1872 che del 1873 avvertii parecchi stuoli di Calandroni in Ustica, che s’aggiravano per i seminati dell’Isola, frammisti alle innumerevoli coorti di Allodole, di Calandrelle, che vi pervengono di passaggio in quella stazione. Ri - cordo questo fatto, perchè viene a confermare la supposizione da me espressa nel precedente articolo, che codesta specie imprenda talvolta in estate una limitata emi- grazione dalla Sicilia al continente, 115. Certhilauda desertorum, Bp. ex Stanley (Certhil. bifasciata Swains). V. Giorn. 1, e. p. 224 (p. 96 dell'estratto). lì signor Henglin, edotto forse dalle molteplici osservazioni ch’egli potè fare negli AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA 39 interessanti suoi viaggi in Africa, e dalle corrispondenti citazioni dei signori Tem- mink, Malherbes, Bonaparte, Degland e Gerbe, ritiene che l’Allodola del deserto tra- passi alle volte dal continente Africano in Sicilia.—Sono dolente di non aver potuto sin’ora rinvenire verun soggetto di questa caratteristica specie, tutto che ostinata- mente mi aggirassi più volte per le spiagge meridionali dell'Isola; ritenendo che la prossimità delle coste Africane, la natura arenosa delle spiagge Sicule meridionali, ed il rinvenimento di questa lodola in varie regioni meridionali d’Europa, potessero render abbastanza probabile la sua venuta in Sicilia.—Lo stesso debbo dire riguardo alle altre specie di Lodole indigene dell’Africa settentrionale, quali sono la Certhi- lauda Duponti, K. BI. ex Vieill. Ammomanes lusitanica Ferd. ex Gm. (Alauda deserti Licht) e la Calandritis minor Caban. (V. Dresser, Orn, Eur. fascicolo XXI), che potreb- bero pure avventurarsi talvolta in quest’Isola; molto più che, giusta il signor Wright, le due ultime specie vennero effettivamente colte nella vicina isola di Malta (Cat. 0r- nit. Malta p. 21, e in litteris 1874, et Dresser |. c.), Ma fin’ora non fui così fortu- nato da riuvenirle. — Tuttavia non posso tacere, che giusta la descrizione datami dal Caruso, di una Lodola ch’ egli uccise già tempo presso Girgenti, e dice, essere di color biondo chiaro, ed a gambe più lunghe della comune, questa supposizione potrebbe essersi avverata riguardo la Lodola Lusitanica od Isabellina; a meno che non sì trattasse, come ritengo più probabile, di una varietà-isabellina della specie comune, della quale anche il Museo di Palermo possiede alquanti belli essemplari. 117. Agrodroma campestris, Swains. V. Giorn. vol. VI, pag. 224 (estratto p. 96). I Calandri sono comunissimi in Ustica in entrambi i passaggi. Essi vi si trattengono parecchi giorni, massime ne’ tempi sciroccali, errando in piccoli branchi per le nude colline di quella isoletta. — Come già notai nel corrispondente articolo, parrecchie coppie di questa specie, tuttochè di passo regolare, rimangono a nidificare in estate nelle regioni montuose della Sicilia (Benoit), ed a preferenza, giusta il Ruggeri, nei colli di Fiumedinisi presso Messina, 118. Agrodroma Richardi, Vieill. V. Giorn. |. e. p. 223 (estratto p. 97). L’Anthus Richardi, volgarmente detto Calandro forestiero, è assai più comune in Sicilia di quanto lo si credeva fin’ora, Già fino dal 27 settembre 1870 io coglieva sul- l’altipiano di M. Pellegrino un individuo di cotal specie, che trovai errante per quelli alpestri dirupi, e che si lasciò avvicinare a breve distanza; ed avvertiva, su d'un monticello attiguo, parecchi altri soggetti, de’ quali non pervenni ad impadro- nirmi, — Nel susseguente autunno 1871 predai a Sferracavallo altri due bellissimi in- dividui della sudetta specie, di mezzo ad un piccolo branco che si aggirava pel pia- nerotto litorale attiguo a quel paese, ed altri ancora ne coglieva nel settembre 1872 in Ustica, in terreni sempre aridi e sassosi. — Il Martorana dal canto suo veniva iu possesso di altri soggetti trovati nelle praterie del Pascone presso Napoli, fra cui di un bellissimo maschio, ora posseduto da un suo amico, Tutte queste particolarità danno 40 AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA a divedere non essere il Calandro del Richard oltremodo raro nelle provincie meri- dionali d’Italia, massime nelle epoche di transito — Quanto a costumi, notai che questa specie suole per lo più aggirarsi, in piccole punte, per i terreni sassosi e nudi, volando a brevi sbalzi e riprese da un rialzo o da un sasso ad un altro, Essa suole altresì tener dietro agli armenti, per cogliere forse gli insetti da cui questi sono molestati. — A certa distanza riesce alquanto difficile riconoscere la specie, per la notevole sua somiglianza col calandro comune; ma veduta da vicino, se ne avverte agevolmente la differenza, sia per colore più chiaro dell’ impennatura , per i tarsi alquanto più lunghetti, sia per il particolare suo sibilo, che è più acuto e più forte di quello della specie comune. —L’Anthus Fichardì nidifica altresi nel Modenese; il Tognoli che me lo comunica, n’ebbe di recente una- coppia che erasi riprodotta presso Castelvetro, cui i paesani avevano tolto i piccoli ancora implumi, 121. Anthus cervinus, K. BI. (Anth. rufoguaris, Brebm.) V. Giornale vol. VI, pag. 225 (estratto pag. 99). Nel trascorso autunuo 1872 rinvenni due individui di questa specie in Ustica, e ne preparai le pelli per il Museo di Palermo, mentre riceveva dal Martorana parecchie altre spoglie prese nel Napoletano presso Benevento. Questi esemplari sommati con quelli da me ricerdati nel precedente articolo a p. 99, constatano la non rara presenza anche della Pispola a petto rossigno nelle campagne della Sicilia. Ignoro però se essa nidifichi o no in questa Isola. 422. Anthus spinoletta, Bp. ex Lin. (Anth. acquaticus, Bechst). V. Giornale I. c. p. 226 (estratto pag. 100). Lo spioncello o pispola acquatica è assai più frequente nelle provincie Napoletane, di quel che lo sia in Sicilia ; rara per lo contrario in Ustica ed a Malta. — N’ebbi di recente parecchi belli esemplari dai contorni di Napoli per le cure del distintis- simo signor Martorana; cd il Wright mi segnala in lettera un altro esemplare, ulti- mamente ucciso a Malta dal capitano Feildem, ai 18 settembre del 1872. 123. Motacilla alba, Lin. V. Giorn, ibid. (estratto pag. 100). La Cutrettola bianca è comunissima in ottobre per tutti gli stagni, le pozzanghere, e le motte di concime dell’isola d’Ustica. Generalmente vi giunge a coppie od in piccoli branchi, che tosto si spargono per l’isola. — Ai 28 ottobre però del 1872, spirando nn forte vento di Ponente-maestro, gli abitanti di Ustica ebbero tutti a vedere una numerosa coorte di più centinaja di questi uccelli transitare in massa sopra il prese; e senza sostare in nessun punto, dirigersi difilatamente verso la Sicilia— Simili agglo- meramenti di Uutrettole, benchè meno numerosi del precedente, si ripeterono anche nel suecessivo autunno 1873, e furono altresi avvertiti in Sicilia da parecchi uccella- torie cacciatori indigeni; attalehè sembra essere costume di questa specie, l’impren- dere talvolta in grandi masse l’autunnale sua migrazione al mezzodi. AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA 41 130. Turdus merula, Lin. V. Giorn. L c. pag. 231 (estratto p. 105). Constatai in Ustica che in certe giornate di novembre il passaggio degli uccelli della famiglia dei Tordi è come in Sicilia quasi unicamente costituito da Merli, Molte piccole brigate vi svernano eziandio, errando per le campagne e per i boschetti cedui, frammiste a numerose bande di tordi, 131. Turdus torquatus, V. Giorn. vol. VI, p. 232 (estratto p. 106). Trovai questa specie di merlo abbastanza comune nell’ Isola d’ Ustica sulla fine del mese di ottobre, tanto nel 1871 quanto nei successivi autunni del 1872 e del 1873; ed i cacciatori del paese mi assicurarono che quasi ogni anno alquanti soggetti vi si fanno vedere di mezzo alla innumerevole serie di tordi e di merli comuni che in quel tempo invadono l'isola. Sulle quali particolarità, non meno che sulla ricorrente comparsa in questa isoletta di altre specie di uccelli nordici, trattenni la Società delle scienze economiche e naturali nella seduta del 30 novembre 1872, comunica- zione che venne poi riprodotta in estratto nel Giornale officiale di Sicilia del successivo giorno 5 dicembre. — Il Cupani annovera pure questa specie fra le Siciliane, sotto il nome di Merula alba Macula tav. 53, ritenendola però avventizia e rara; il Palazzotto la conobbe del pari e n’ebbe qualche bell’esemplare. Essa apparisce in autunno an- che sui monti del Napoletano, giusta il Martorana; laddove assai più raramente per- viene nella vicina Sardegna, ed accidentalmente in Toscana. — Il Merlo dal Collare però non limita la sua emigrazione invernale alla Sicilia, dapoichè venne avvertito anche a Malta (Wright) e persino sulle coste Africane (Heuglin, Ornith, N. Afr. p. 387). Torna facile riconoscere questa specie al suo volo, che è alquanto più lento, pesante e disordinato di quello del merlo comune; all’indole meno selvaggia e diffidente; non meno che alla sua voce, che è più cupa e gutturale di quella delle altre specie con- generi. — Ne tenni vivi alquanti soggetti per indagarne i costumi, ma perirono dopo pochi giorni di prigionia. 134. Turdus musicus, Lin. V. Giorn. l. e. p. 233 (estratto p. 107). In Sicilia i primi tordi fanno comparsa in tempo d’autunno verso ai 10 0 12 ot- tobre, ed anche prima di cotal epoca, se la stagione è buona ed i venti propizi. Senonchè intorno ai 18, 20 di quel mese, e per un 7 od 8 giorni di seguito, il nu- mero loro in Ustica diviene veramente strabocchevole. Migliaia di individui si veg- gono errare per i macchioni, per i boschetti e per le campagne arborate dell’isola, e spostarsi incessantemente a grossi branchi, innanzi i passi del cacciatore. Codesta ingente copia di uccelli va però gradatamente scemando ne’ giorni successivi, per guisa che durante l’inverno non vi restano che alquanti drappelli, allogati nelle campagne alberate e ne’ boschetti, i quali divenuti vieppiù diffidenti ed astuti, abilmente sanno sottrarsi alle iusidie del cacciatore. — In primavera Ustica si ripopola di tordi e di altri uccelli di passaggio, che tratti dall’ istinto delia riproduzione, dopo breve sosta, volgono a dirittura al continente, Giornate di Scienze Nat, ed Econ. Vol. X. f 42 AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA 138-40. Saxicola oenanthe, Sax. stapazina, Sax. rufescens. V. Gior- nale, vol, VII, fasc. 1° e 2°, p. 9 (estratto pag. 111-112). Tutte queste 3 specie di Sassajole pervengono in gran numero in Ustica dalla metà d’agosto a tutto settembre. Alquanto meno frequenti sono desse in ottobre, rare e ridotte a qualche sparuto soggetto della Oenanthe nel successivo novembre. Nella stagione autunnale, però tanto in Ustica, che in Sicilia, le Maciole si presentano in tutte le loro svariatissime livree, per essere in quel tempo le coppie adulte rive- stite in parte di livree estive, ed accompagnate da numeroso stuolo di giovani e di novelli. 141. Saxicola leucura, Heys et Blas. V. Giorn. 1, c. p. 11 (estratto p. 112). Non avvertii in verun tempo questa Sassajola in Ustica; essa è abbastanza rara an- che nelle provincie settentrionali della Sicilia; non già nel gruppo montuoso di Mo- dica e di Ragusa, ove sembra essere stazionaria, 141 dis. Saxicola leucomela, Temm. V. Giorn. ibid. (p. 113 d’estratto). Nou posso positivamente asserire d’aver trovato questa bella specie di Maciola in Sicilia; senonchè fra i numerosi individui della Stapazzina, che vi colsi nel trascorso autunno , notai un soggetto adulto che nella sna ptilosi offriva alquanti caratteri propri della Leucomela.— Esso aveva di fatto le ali, le guancie, la gola, neri; il dorso variato di penne nere e bianche; il pileo, la cervice, la sopracoda e tutta la parte inferiore di un bianco quasi puro ; la coda come nella Stapazzina ; becco, piedi ed occhi neri. — Senza attribuire certa importanza a questo fatto ed autorizzarmi ad inscrivere la ZLeucomela fra le Saxicole Siciliane, credei bene di segnalarlo agli or- nitologi del paese, sia per registrare nei cataloghi indigeni, anche questa fra le belle varietà offerte dalla Stapazzina nel suo stato adulto, sia per richiamare l’attenzione dei cacciatori sulla eventuale comparsa della Leucomela in quest'isola, resa vieppiù probabile, da che un soggetto venne effettivamente colto di recente nell’isola di Malta, giusta le comunicazioni fattemi dal signor Wright. 145. Accentor alpinus, Bechst ex Gm. V. Giornale vol. VII, pag. 13 (estratta pag. 114). L’Accentore alpino (Volgare sordone) vive comunemente sulle alte montagne della catena delle Alpi e dell’Appenino, e persino nel Modenese e nel Bolognese è alquanto raro, — Fino a pochi anni addietro non era nota la sua immigrazione invernale in Si- cilia. Il sigoor Martorana, dilettante tassidermista del paese, fu il primo nel 1867 ad avvertirne la presenza nelle montagne del circondario di Palermo, e ne cedette uno 0 due esemplari al Museo Zoologico di questa Università; mentre da altro cacciatore ve- niva colto un secondo individuo nel successivo autunno 1868 e del pari da questi ce- duto al nostro Museo (V. l’articolo precedente a p. 114), —Nel novembre però del 1871, essendomi recato per alquanti giorni a cacciare nell'Isola d’Ustica, mi avvenne di uc- cidere nel vertice del maggiore cratere vulcanico di quell’ Isola , un individuo ma- AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA 43 schio del Sordone, che cinguettando saltellava per quelli erti ciglioni, e nella suc- cessiva giornata, di cogliervi a poca distanza la femmina; particolarità ch'io faceva nuotare a miei compagni di caccia, e ne dava partecipazione per lettera a vari cor- rispondenti ed amici. — Nel trascorso autunno 1872, e precisamente nella stessa lo- calità ed epoca, io colpiva, l’uno dopo l’altro, 2 altri soggetti di cotal specie, che preparati in pelle riportava al Museo di Palermo; mentre avvertiva qualche giorno dopo, su di una prossima altura, una seconda coppia di Accentori, di uno de’ quali po- tei del pari rendermi padrone. La circostanza di trovare replicatamente in autunno una specie alpina sulle alture di quella isoletta, unitamente a parecchie altre specie di uccelli nordici, quali sono il Turdus torquatus, la Pyrrhula vulgaris ecc., mi indusse a tenerne parola alla Società delle scienze economiche e naturali di Palermo, nella seduta del 20 novembre, accennando alle probabili cause inducenti codesto abnorme passaggio di uccelli; comunicazione che venne dipoi riprodotta in estratto nel Gior- nale officiale di Sicilia, del successivo 5 dicembre n. 280. Ustica, io diceva, in quella relazione, è intermedia per posizione fra l’Italia con- tinentale e Ja Sicilia, per cui, tanto in tempo di primavera che d’autunno, diviene il rifugio di tutti quelli uccelli migranti, che, o non hanno la forza di compiere di un solo tratto l’intero viaggio, oppure sì trovano avversati o bersagliati da venti contrari. Il passaggio però di cotali schiere è così regolare, successivo e coordinato, che si può predire, in qualche modo, l'epoca in cui vi faranno comparsa le singole specie, e for- «marsi una giusta idea della migrazione invernale degli uccelli nelle provincie meridio- nali d’Europa, non meno che della singola loro attitudine a cedere od a resistere alle molteplici cause inducenti questi periodici loro viaggi. —Su questo punto non vi è che di- re, giacchè in molti altri paesi, e nella stessa Sicilia si possono ottenere nozioni abba- stanza esatte su cotale fenomeno. — La circostanza però d’incontrare con certa costanza in Ustica alquante specie di uccelli di climi settentrionali, durante il periodico loro passo autunnale, specie che appariscono anche abbastanza di raro nelle altre regioni meridionali ed intermedie del nostro continente, induce a credere che la migrazione loro in Sicilia, anzichè essere dipendente da cause eccezionali ed estemporanee, sia piuttosto periodica, normale e connessa colle condizioni topografiche e climatologiche dell’isola, È noto di fatto che il suolo della Sicilia è ben lungi dall’essere omogeneo, e dal- l’offrire ovunque un clima costantemente temperato e caldo, per essere modellato in depressioni ed elevazioni svariatissime, e percorso da regioni or vallive, or nemorose, or nude, e da monti alpestri altissimi, quali sono quelli delle Madonie, delle Caronie e dell’ Etna, che per 4 5 mesi dell’anno restano coperti da dense nevi, smi quali dominano climi umidi, freddi ed anche freddissimi. Ne consegue da ciò, che se pa- recchie specie di uccelli nordici vi giungono periodicamente e vi passano costantemente’ la cruda stagione, egli è perchè nelle alte montagne centrali della Sicilia trovano condizioni confacenti alle normali loro abitudini ed istinti, vale a dire fasi più o meno analoghe a quelle dell’ordinaria loro dimora nelle regioni Alpine e settentrionali, Ciò 44 AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA m’induce a credere che codesta costante e periodica loro migrazione autunnale, debba essere affatto indipendente da cause eventuali od estemporanee, quali sarebbero l’in- sorgenza di intemperie, di venti, di nordiche burrasche ecc., a più forte ragione che nelle montagne Sicule vivono permanentemente parecchie altre specie Nordiche sedentarie, quali sono il Picchio nero, la Nocciolaja, il Gracchio corallino, il Rampichino dalle ali rosse e tanti altri uccelli de’ climi freddi, che si mostrano anche abbastanza rari nelle stesse regioni più settentrionali d’Italia. — Io non so se il fatto mi illuda, ma è certo che la costanza e periodicità di cotali emigrazioni, devono pure aver il loro movente in cause altrettanto costanti o periodiche. 148. Cyanicula svecica, Brehm. V. Giorn. vol. VII, pag. 19 (estr. p. 117). Il DI Salvadori annunzia nella Fauna Italica a pag. 94 essere il Pet azzurro abbastanza comune presso Palermo, desumendolo da una corrispondente asserzione del signor Malherbes. Posso assicurare l’ egregio Ornitologo , come già avvertii nel precedente articolo, che esso vi è invece rarissimo; mentre, nel corso di 10 anni da che mi trovo in Sicilia, nè a me, nè ai molti cacciatori di mia conoscenza, venne mai fatto di cogliervi questa bella specie, ad eccezione di un unico esemplare, che riposi nel Museo di questa Università, — Ben diverso è il caso delle provincie meri- dionali dell’Isola, in particolare delle regioni prossime a Terranova, Siracusa, Cata- nia, ove, al tempo del passo, convengono parecchi soggetti della predetta specie, per fissarsi in particolare ne’ macchioni che ricingono gli stagni ed il corso de’ maggiori fiumi, — Il Pett’ azzuro si prende talvolta anche nel Napoletano, ed a Malta giusta il Wright, ì 149, Philomela luseinia, Selby ex Lin. V. Giorn. 1. c. pag. 26 (pag. 117 dell’estratto). Aì nomi volgari Siciliani dell’Usignolo, da me indicati nel corrispondente articolo, va aggiunto il bellissimo di Nottulanu e di Ceusu di notti, con cui viene designato in alcuni paesi di montagna. —La Philomela major Brehm, (volgare Usignolo mag- giore) manca assolutamente in Sicilia, del pari che in Sardegna, come lo constata- rono il Salvadori ed il Broocke. 151. Erithacus rubecula, Cuv. ex Bris. V. Giorn. p. 17 (estratto p. 118). Come generalmente è noto, i Pettirossi giungono in gran numero in Sicilia in tempo d'autunno, ed abbondano d’inverno per tutte le campagne ed i boschetti di questa isola e delle isolette circonvicine. — Constatai però che le prime loro scolte sogliono ap- parirvi fino dai 18 ai 20 di settembre, mentre gli ultimi drappelli, in tempo di pri- mavera, se ne dipartono o s’internano ne’ monti verso la seconda metà di marzo. È raro l’incontrarvi qualche individuo tardivo in aprile, 154. Sylvia orphea, Tem. V. Giorn. pag. 19 (estratto 120). Il Tognoli mi scrive d’aver constatato che questa Sylvia nidifica talvolta nel Mo- denese. Egli n’ebbe una nidiata nel 1871, dai contorni di Modena, ed ottenne altri individui giovani nell’anno successivo da varie località della provincia, parte dei AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA 45 quali volle gentilmente cedere al Museo Zoologico di Palermo, — In Sicilia la S. Orphea è sempre rara ed avventizia, nè già sedentaria a Palermo come il signor Schembri potè supporre. — Il Wright ne segnala la esistenza a Malta sulla fede dello Schembri, a detta del quale, vi giungerebbe di passaggio in marzo ed in settembre. 159. Curruca garrula, Bris. V. Giorn. vol. VII, p. 19 (estratto p. 120). La Bigiarella annida in gran copia in Sicilia, tanto negli sterrati del piano, che ne’ macchioni del litorale, come già notai a pag. 121, Tutti i giardini e gli orti in riva al mare, presso Palermo, non meno che le siepi della R. Villa Favorita, ne ac- colgono un buon numero, che vi si riproducono in estate, unitamente alla Curruca melanocephala. In Ustica trovai la bigiarella assai più rara, ma tuttavia aidificante. Per lo contrario non mi consta ch’essa nidifichi nel Modenese. 158. Curruca conspicillata, Boie. Giorn. p. 21 (estr. p. 122). Questa leggiadra Sylvia fa comparsa in Ustica nel doppio passo, insieme a molte altre specie affini e congeneri: Essa suole trattenersi a preferenza, lungo i dirupi e le erte pendici di que’ monti ; e dopo breve dileguarsi, procedendo in tempo d’autunno alla volta della Sicilia e dell’Africa, ed in primavera verso il continente. Nel trascorso maggio 1874 la rinvenni altresi nell’isola di Pantelleria, insieme a pa- recchie altre interessantissime specie meridionali, 159. Curruca melanocephala, Boie. Giorn. ibid. (estratto pag. 140). Anche questa specie è abbastanza comune in Pantelleria nell’epoche di passo, par- ticolarmente ne’ boschetti e nelle siepi alquanto prossime al mare. Anzi ritengo che vi debba passare l’inverno, come a Malta. 160. Curruca nisoria, Bechst. Giorn. p. 22 (estratto p. 123). La Sylvia nisoria non venne sin’ora avvertita nè in Sicilia nè in Ustica; ad onta che il Malherbes, ed il Gerbe ve l’abbiano indicata. — Ne ebbi un esemplare giovane dal Modenese, ed un bellissimo adulto dal Veronese per le cure del distintissimo Tenente Abre, 161-62. Melizophilus sardus, Gerbe ex Marm, et Meliz. provincialis, Temm, Giorn. ibidem (estr. ibidem). Rinvenni non uno, ma parecchi individui di questa graziosa Sylvia sulle colline a Cameropi di Mazzara nel mese di novembre 1864; ed altri ne colsi nell’ autunno 1873 presso Vittoria e Terranova. Perlocchè ritengo che se pure alcune coppie tra- passino sul tardo autunno in Africa, altre non poche rimangano tutto l’anno nelle provincie meridionali della Sicilia : talchè la specie andrebbe piuttosto annoverata fra le semistazionarie, anzichè fra le migranti dell’isola. — Ove poi trovai abbastanza comune la Sylvia sarda, fu nell'isola di Pantelleria nella recente mia escursione della scorsa primavera. Gli abitanti la conoscono molto bene, le danno il nome vol- gare di Fratascià, e pretendono sia uccello esclusivo della loro Isola. — Ivi rinvenni 406 AVIPAUNA DEL MODENESE E DBLLA SICILIA pure la Sylvia provincialis, ma ne’ soli boschetti ed incolti del monte, e sempre in numero molto minore della specie precedente. — Nè questa nè l’affine Sylvia sarda vennero da me avvertite sin’ora nell'isola di Ustica, a differenza di molte altre sil- vie Paludicole, Silvicole e Moscivore, che sono anche abbastanza rare nella vicina Sicilia, 166. Lusciniopsis luscinioides, Blas. ex Sav. Giorn. vol. VII, p. 25 (estratto pag. 126). Niun dubbio che questa specie esista in Sicilia, anche per consenso dei signori Benoit e Schembri. Tuttavia ad onta delle più accurate ricerche non giunsi fin’ ora a rinvenirvela, e né manco vi incontrai l’affine Lusciniopsis Auviatilis. — Ritengo però che qualche coppia della prima pervenga di passo, e forse anco si propaghi nei pantani di Catania; tanto più che, giusta il Wright, essa venne talvolta predata a Malta. — Al contrario credo molto dubbiosa la comparsa della seconda in Sicilia, comunque dallo Schembri sia stata annoverata fra gli Uccelli Maltesi, sulla fede del Dottor Delicata ; e ciò per essere la /luviatilis indigena delle regioni settentrionali ed orientali d'Europa. 168. Amnicola melanopogon, Gerbe. Giorn. vol VII, p. 28 (estr. p. 129). Anche codesta specie è piuttosto rara in Sicilia. Un unico esemplare fu da me colto, già tempo, nelle adiacenze di Mondello; ma n’ebbi qualche altro dal Napole- tano, favoritomi di recente dall’Egregio Martorana. — A Malta è del tutto avventizia. 169. Locustella naevia, Degland ex Bris. Giorn. I. c. p. 26, (estr. p. 127). Questa rara specie venne trovata dal Tognoli ne’ contorni di Modena ai 20 marzo del 1870, ed inviatami a Palermo per la raccolta del Museo, ove attualmente si con- serva, unitamente ad altro esemplare proveniente dal Bresciano. — La sua venuta in Sicilia fu già annunziata dal Malherbess credo però con poco fondamento, poichè non confermata da verun ulteriore scienziato. 173. Aedon galactodes, Boie. Giorn. |. c. p. 28 (estratto pag. 129). Dietro accurate ricerche mi riusci finalmente di predare un esemplare di questa rara specie nelle proviucie meridionali della Sicilia, né mi sembra improbabile ch’essa possa pervenire anche nelle corrispondenti orientali; da che secondo il Wright appare di tratto in tratto a Malta, come avvenne di fatto anche di recente (ai 23 maggio 1873), giusta le comunicazioni fattemi da quest’esimio ornitologo. 213. Philopneuste Sylvicola, Mey. Giorn. VII, pag. 31 (estratto p. 132). Questa sylvia è abbastanza comune in primavera nell’isola di Pantelleria. Essa si aggira tanto per le regioni boscose del monte, che per le campagne e per i vigneti del piano, e quel che è singolare, anche intorno gli scogli del litorale in prossimità ad alcune fonti lievemente termali che sboccano in mare a poca distanza del paese. 179. Phillopneuste Bonelli, Bp. Giorn. VII, pag. 32 (estratto pag. 133). Nel precedente articolo a pagina 133 io asseriva che all’infnori delle epoche di AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA 47 passaggio, qualche individuo della S. Bonellî suole rinvenirsi in Sicilia sulle costiere dei monti litorali, ma che d’altronde non poteva assicurare se dessa nidificasse 0 no in quest’Isola. Ora sono in grado di soggiungere che realmente qualche rara cop- pia vi si riproduce, in particolare sugli erbosi colli che circondano il celebre con- vento di S. Martino, Due esemplari colti nell’aprile ed in maggio del corrente anno ne’ pantanelli di savto Ciro presso Palermo, mi vennero testè ceduti dal signor Mar- torana. N. B Il valente ornitologico signor Heuglin, crede che oltre le suindicate sylvie meridionali si possano alle volte rinvenire in Sicilia anche la Curruca nana, Gray la Driomoeca gracilis Riipp, la Driomoeca inquieta Ripp; l’Hypolais pallida Heugl. la Saxicola saltatrix Gray, la Saxicola leucomela Pall. e persino qualche specie africana di Craferopus ecc. — Sventuratamente ad onta delle diligenti ricerche da me praticate sin qui, non pervenni a cogliere veruna di cotali specie; il che sarebbe probabilmente avvenuto, se da’ miei doveri scolastici non fossi trattenuto a Palermo, ed impedito di accedere più volte l’anno nelle provincie meridionali dell'Isola. 181. Regulus cristatus, Charlet et R. ignicapillus, Naum, Giornale VII, pag. 33, (estratto pag. 134). Entrambe queste specie di Reattini giungono in buon numero ne’ mesi di ottobre e di novembre in Ustica ed in Sicilia; e svernano ne’ boschetti e ne’ giardini si del piano che del colle; la seconda specie però sempre in maggior copia della prima. Laddove in estate non se ne incontra individuo veruno, poichè tutti od emigrano al continente, o salgono a nidificare ne’ monti. 188. Orites caudatus, Gray (ora Acredula Irbij, Sharpe. Giorn. VII p. 37 (estratto pag. 138). È d’uopo sopprimere il nome scientifico di Orites caudatus dato sin’ora a questa specie, sostituendovi quello di Acredula Irbij Sharpe, per essersi riconosciuto che la specie tipica designata da Linneo sotto il nome di Parus caudatus è indigena delle regioni settentrionali d’Europa, e diversifica per caratteri tanto dal Codilungo d’ Italia, quanto da quello che vive abitualmente in Inghilterra. — Negli individui adulti della prima di questa specie, la testa è completamente bianca; nella pitilosi della inglese, domina una tinta generale rosea, il capo inoltre è bianco al centro, ricinto sui lati da due zone nere; mentre nella specie italiana il color roseo è po- chissimo marcato, il pileo e la nuca sono contrasegnati da simili zone bianche e nere come nella precedente, ma il dorso presenta una marcatissima tinta grigia (1). — La Acredula Irbij nou è punto rara nel modenese, e nella Sicilia; locchè m’indusse ad inviare un esemplare siculo al Musco Britannico, che venne gentilmente gradito da quelli illustri scienziati. Ma non è altresì imbrobabile che anche |’ Acredula caudata (4) Vedi Sharpe nel Dresser a History, of the birds of Europa Part. XIV: ove sono disegnate queste varie specie 48 AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA possa rinvenirsi nel Modenese, essendo stata più volte avvertita dal Salvadori, in tempo d’inverno, nelle provincie dell’alta Italia, (Salvad. Fauna Ital. p. 66.) 192. Ampeliis garrulus, Linn. Giorn. vol. VII, p. 39, (estr. p. 140). È specie assolutamente avventizia nel Modenese. Oltre l'esemplare colto nel 1828 presso Paullo, di cui feci parola a pag. 140 dell’Avifauna, mi consta che vi venne presa una femmina a Freto presso Modena ai 2 di gennaio 1872; della quale l’egre- gio professor Caruccio, divenuto testè Direttore del Museo Zoologico di quella Uni- versità, fece menzione in una memoria pubblicata nell’Annuario della Società dei Naturalisti di Modena an, VII, p. 119. — Più di recente un altro individuo si lasciò predare sotto Vignola ai 25 febbraio dello stesso anno, e successivamente altro ma- schio ai 2 maggio 1872 presso Sassuolo; i quali ultimi dopo essere passati per varie mani, pervenuero in quelle dell’egregio Tognoli, che gentilmente sì propose di ceder- meli pel Museo Zoologico di Palermo. Risulta da ciò che nel corso di oltre 50 anni sono stati presi nel modenese 4 soli individui di questa clegantissima specie. 193. Butalis grisola, Boie, ex 4 Giorn. |. c. p. 40 (estr. p. 141). Nel recente mio viaggio a Pantelleria trovai abbastanza frequente questa specie ne mesi di aprile e maggio, non solo per le campagne dell’isola, ma anche in riva al mare presso alcune sorgenti termali, che sboccano a poca distanza dal Paese. Essa volteggiava per gli scogli circostanti dando caccia agli insetti marini. 194. Muscicapa collaris Bechst. Giorn. p. 40 (estr. idem). Nella stessa occasione ed epoca, trovai l’Aliuzza dal collo bianco estremamente co- piosa per tutte le campagne si del piano che del monte di Pantelleria. Gl’ indivi- dui però di sesso femminile ed i giovani in copia molto maggiore de’ maschi adulti. Sono d’avviso che anche la Mwuscicapa atricapilla Lin. debba contemporaneamente rinvenirsi in Pantelleria, in numero però molto minore della precedente; tuttavia non giunsi a ravvisarla nel brere tempo che mi trattenni in quella interessantis- sima Isola, 196 dis. Hirundo rustica, var. Cahirica Giorn. 1. c. pag. 43 (estr. p. 144). Il Salvadori afferma a pag. 52 della Fauna Italica p. II Uccelli, aver io anno- verata l’Hirundo Cahirica fra gli uccelli di passaggio in Sicilia nel corrispondente articolo di questa memoria; e d’ averlo contemporaneamente avvertito per lettera che ciò avvenne per errore, essendochè tutto quanto io esponeva in quello scritto, doveva riferirsi all’Hirundo rufula; cosa ch'egli ripetè anche nel susseguente arti- colo sull’Hirundo rufula a p. 53, e nell’introduzione all’opera stessa a pag. XLIV. Con buona venia dell’egregio amico; devo dichiarare di non aver mai pensato d’am- mettere l’Hirundo Cahirica fra gli uccelli Siculi. Basta leggere il predetto mio ar- ticolo per convincersene pienamente. In esso io non faceva che riferire semplicemente una supposizione del Bonaparte, ed una asserzione del D." Minà relativa alla com- AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA 49 parsa in Sicilia di codesta specie, dietro la quale asserzione io soggiungeva di non aver mai incontrato la Cahirica nelle vicinanze di Palermo, e di non poter assicu- rare se dessa nidifichi o no sui cornicioni del tempio di Segesta, come altri ebbe a dire, La stessa cosa io ripeteva ancor più chiaramente per lettera al Salvadori, facendogli notare che le parole del Minà dovevano probabilmente riferirsi all’ Hirundo rufula; lamentando nel tempo istesso che anche i più insigni scienziati vengano alle volte tratti in errore da inesatte informazioni od indagini, che poi difficilmente sì riesce a sradicare dalla scienza. — Ma giacchè ora mi si offre l’occasione, la colgo volentieri, per dichiarare anche più esplicitamente che l’Hirundo Cahirica, tutto- chè ammessa dal Bonaparte, non perviene mai in Sicilia. 197. Hirundo rufula, Temm. Giorn. ]. c., vol, VIL p. 43 (estratto p. 144). La Rondine rossigna 0 di Barberia, come già notai nel corrispondente articolo, attraversa alquanto raramente la Sicilia nel doppio passo, frammista ad innumere- voli branchi della specie comune. — Io n’ebbi di recente parecchi bellissimi esem- plari tanto dal cortese Cav. Benoit, quanto dal Bar. Caruso, colti parte a Messina, parte a Girgenti; mentre io stesso avvertiva più volte qualche soggetto di transito ne’ contorni di Palermo, che, per mancanza di opportunità, non mi fu dato di predare. Lo stesso avvenne presso Girgenti all’ onorevole Lord Lilforà, come egli stesso ebbe a dirmelo, nella gratissima visita fattami pel Museo di questa Univer- sità, 198. Chelidon urbica, Boie. Giornale 1. c. p. 44, (estratto p. 145). Posso assicurare che il Balestraccio nidifica ed abbastanza frequentemente non solo a Catania, a Siracusa, ed in molte città meridionali della Sicilia, ma anche a Malta. (Schembri); cosa che può essere confermata da quanti abitano oggidi, o si tratten- nero alcun tempo, in questi paesi. Anche il Minà accerta che il Balestruccio si ri- produce in Geraci, in Sottana, ad Isnello, a Collesano, e che è comunissimo in estate in parecchi altri paesi della Sicilia (Minà, Catal. Mad., pag. 25). — Tuttavia è d’nopo confessare , esservi certa irregolarità nella distribuzione estiva di questa Rondine in Sicilia, dapoichè essa fa difetto, in quella stagione, a Palermo, a Trapani, a Pan- telleria ed in Ustica ; deficienza cui non saprebbesi assegnare una giusta causa. — D'altronde anche secondo le osservazioni dei signori Benoit, Malherbes e Schembri, i Balestrucci svernano in gran numero in Sicilia, ed in particolare in Catania sui campanili delle grandiose sue Chiese (Benoit, loc. cit. pag. 38). 196. Cotyle riparia, Boie ex Linn. Giorn. ll e. p. 44 (estratto p. 146) Trovai la rondine di ripa abbastanza frequente in Pantelleria nel mose di maggio; in particolare presso certe sorgenti termali, che immettono in mare poco lungi del paese. Ritengo che vi nidifichi altresi, e certamente vi passa l’inverno. 203. Caprimulgus europeus, Linn. Giorn. p. 48 (estratto p. 149). Il Calcabotto passa in gran numero in settembre ed in ottobre per l’isola d’Ustica, Giornate di Scienze Nat. ed Econ. Vo). X. 7 50 AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA e si appiatta al solito ne’ macchioni del bosco, e di mezzo a quei giganteschi filari di fichi d’India; passaggio che si protrae più o meno copiosamente sino ai primi di novembre. In certe giornate però d'autunno, questi uccelli sogliono affluirvi in nu- mero veramente straordinario, tale fu quella del 28 settembre 1871, nella quale po- tei io stesso predare di prima mattina, una ventina d’ individui; e più ancora ne avrei potuto cogliere, se non mi fosse mancata la munizione. A Malta, giusta il Wright, è stato colto nel 1860 anche il Caprimulgus ruficollis Temm. Fin’ ora non giunsi ad avvertire questa specie in Sicilia, abbenchè taluno voglia farmi credere d’averne alle volte ucciso dei soggetti nelle campagne meridio- nali dall'Isola. — Anche il Caruso mi scrive d’aver predato tempo addietro a Girgenti un Caprimulgus di colore isabellino, — Conoscendo con quanta frequenza i Calcabotti variino nelle tinte della loro ptilosi, dubito che nel suddetto caso possa trattarsi di una semplice varietà della specie comune: tanto più che io stesso vi predai più volte dei soggetti ammantati di una tinta generale or più o meno volgente al ros- signo, e persino un esemplare col fondo dell’impennatura decisamente cenericcio, 204-5 Columba palumbus, 1. et Columba oenas, L. Giorn. 1. c. p. 49, (estratto, p. 150-1). Innumerevoli branchi di queste due specie di colombi selvatici passano in ottobre ed in novembre per l’isola d’Ustica, massime allorquando spirano forti venti australi, sostando ne’ seminati e nelle terre di fresco arate.—I cacciatori di Ustica, per farne preda, sogliono appostarsi fra le balze sporgenti in mare, o sulle alture che dominano il paese. — Talvolta però vi si veggono giungere degli individui sbrancati della Pa- lumbus, che sembrano essersi smarriti nel tragitto dal continente; individui che per fame o per istanchezza, sogliono gettarsi a corpo morto ne’ seminati, ove poi torna agevolissimo l’avvicinarli ed ucciderli, 206. Columba livia, Bris. Giorn. 1. e. p. 51, (estratto p. 152). Il DI Salvadori mi richiese tempo fa per lettera, se i Palombi selvatici che vi- vono nel Modenese ed in Sicilia abbiano il groppone bianco oppure cinerino, vale a dire se appartengano alla Columba livia Briss. tipo della specie, oppure alla va- rietà Saxatilis, Briss. (turricola di Bonaparte). Non avendo per lo innanzi fatto at- tenzione su tal fatto, ne scrissi all’egregio mio corrispondente ed amico Tognoli di Modena, il quale mi rispose, che i veri colombi selvatici e quelli che si ritengono per tali, nel Modenese, hanno generalmente, ma non esclusivamente, il groppone bianco; mentre gl’ individui domestici che dimorano nelle case o sono allevati dai Terganieri, e quelli, che sfuggiti dalle colombaie, vivono ne’ monti e si propagano in libertà, hanno il groppone or bianco, or grigio, or mischio. — Lo stesso debbo dire rispetto ai Colombi della Sicilia; dacchè tutti gli esemplari selvatici della vera co- lumba livia, che mi venne fatto di osservare, sì provenienti dal napoletano, che da quest’Isola, erano caratterizzati dalle penne del groppone di color candido, toltone un solo esemplare napoletano cedutomi dal Martorana, nel quale il bianco dell’uro- AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA 51 pigio era lievemente sfumato di cinerino. — Per lo contrario molti piccioni selva- tici fissati nelle grotte litorali e quelli vaganti per i campi delle provincie meri- dionali di Sicilia, che per la varietà delle tinte possono essere agevolmente presi per domestici, questi hanno il groppone or bianco, or cenericcio , or variegato. — Da codeste particolarità credo si possa arguire, che la distinzione specifica della Co- lumba livia in vera ed in turricola, tuttochè ammessa da alcuni zoologi, non sia abbastanza esatta e generale da poter essere accolta in iscienza; essendochè queste due sorta di colombe offrono sovente caratteri comuni, e rappresentano perciò sem- plici varietà, 207. Peristera turtur, Boie (Turtur auritus Gray) Giorn. p. 53 (estr. p. 154). Branchi innumerevoli di Tortore selvatiche passano in settembre per le isole di Ustica e di Pantelleria, e ripassano nella successiva primavera, per modo che la caccia che vi si fa, tenendone la posta salle alture, riesce oltremodo abbondante e proficua. Non mi consta però che questi uccelli si soffermino a nidificare nelle sud- dette isole, come per lo contrario avviene in molte contrade della Sicilia, 207 dis. Streptopelia risoria, Bp. Il solerte mio corrispondente signor Lazzaro Tognoli, che con gentile pensiero non cessò mai, anche in mia assenza, di tenermi a giorno delle particolarità risguar- danti l’Ornitologia del Modenese, mi informava di recente per lettera, essere stato predato già tempo dal signor ingegnere D." Carlo Pozzi, presso la Villa di Ganaceto, un soggetto selvatico maschio della Tortora risoria, o Tortora dal collare. Il Pozzi, scrivevami il Tognoli, avverti questo uccello di mezzo ad un gruppo di parecchie tortore selvatiche comuni, che s’aggiravano per quelle campagne; e notando fra esse un soggetto più grosso, ed in abito alquanto differente, gli tenne dietro, e riusci ad impadronirsene, ferendolo leggermente nell’ala. Pochi giorni dopo, sollecitato dal Tognoli, lo cedeva disinteressatamente all’amico, nella di cui casa vive tuttora. — Alla mia inchiesta se codesto individuo si debba considerare quale varietà di una T, Risoria domestica fuggita da casa particolare, oppure quale ibrido delle due spe- cie Risoria ed aurita, mi rispose non solo assicurandomi del contrario, ma trasmet- tendomene la descrizione particolareggiata, che qui riproduco nei precisi termini. — « Questa tortora, scrive il Tognoli, è di un terzo più grossa della Risoria domestica, in confronto della quale cresce nella lunghezza del corpo di circa 10 centimetri, e pro- porzionatamente nella dimensione del becco e del tarso. Essa ha il manto di color giallo isabellino carico, più scuro sul dorso, con penne terminate da lievissima sfu- matura più cupa; una tinta consimile, ma più chiara, domina nella regione del capo, della gola, del ventre, ed ancor più sbiadita sulla fronte e sulle tempie. Questa tortora ha inoltre il petto di colore ametistino, volgente lievissimamente al vinato; il collare della nuca nero; le remiganti scure, volgenti al nero; la coda come nella Risoria dome- stica. — Dalla punta del becco all’estremità della coda misura 0%,335; la lunghezza della sua coda è di 0®,135; l’apertura delle ali 0,500; la lunghezza dell’ala dal gomito 52 AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA alla cima 0, 180; l’apertura del becco 0, 025; la relativa sua parte cornea 0, 010: la lunghezza del tarso 0, 030.— Questo soggetto, soggiunge il Tognoli, serbava in sul prin- cipio una indole pienamente selvaggia, sfuggiva e batteva le tortore domestiche colle quali si tentò associarlo; cosa che non fanno d’ordinario nè manco le tortore selvatiche comuni. Più recentemente smise di sua ferocia, talchè al Tognoli riusci d’accoppiarlo con una Risoria domestica, e n° ebbe per due volte dei novelli somigliantissimi al padre, È innegabile che la sudetta descrizione si confà egregiamente, anche per consenso del Tognoli, coi caratteri della Streptopeleia risoria ricordata dal Brehm nella sua vita degli animali. (V. Traduz. Ital. vol. VI, pag. 275); specie che il Brehm, dice, vivere nelle parti occidentali delle Indie, nell’isola di Ceilan, nel Yemen, ed iu una gran parte dell’Africa orientale. — Comunque mi sembri assai difficile che una Tor- tora risoria indigena dell’Africa, e delle Indie, possa di un tratto pervenire nel Mode- nese , senza essersi mai lasciata vedere nelle regioni intermedie e più meridiunali del continente europeo, tuttavia la cosa non la credo del tutto impossibile, da che vari altri uccelli ce ne porsero qualche analogo, sebben raro esempio, È voce «’ al- tronde che qualche soggetto della Tortora risoria di Brehm sia stato già incontrato in Turchia, mentre il Salvadori, nella parte ornitologica della Yauna Italica pag. 180, menziona un individuo della affine Streptopelia albiventris, che si conserva nel Museo di Torino , e che venne ucciso nel 1870 nelle vicinanze di quella città ; individuo che come nota l’egregio ornitologico, non saprebbesi giudicare se sia una semplice varietà 0d un ibrido della Tortora comune e della Tortora del collare, Se non che evvi su tal proposito una dichiarazione del Reichembach, notata dallo stesso Brehm, e convalidata da molti ornitologi recenti; i quali asseriscono non co- noscersi la Tortora risoria altrimenti che allo stato di domesticità; dapoichè tsiti gl’individui selvatici che da taluni le vennero riferiti, appartengono a specie assviu- tamente diverse. Ed invero l’illustre Schlegel nella illustrazione della collezione or- nitologica del museo di Leida, recentemente edita, dopo aver esternato la predetta opinione, soggiunge, essersi alle volte tentato di far derivare la Tortora risoria du- mestica or da una, or da altra delle specie africane od Indiane; ed in particolare dalla 7. Douraca, dalla T. neglecta, dalla semitorquata od albiventris Gray, dalle quali tutte differisce per moltissimi caratteri (V. op. Ll c. fasc. X, p. 125). La stessa opinione viene altresi professata dai signor Finsch et Haurtlaub, nella dotta loro opera sugli uccelli dell’Africa orientale raccolti dal Bar. Deckens (1); .non meno che dal consigliere Heuglin nella sua ornitologia dall’Africa settentrionale (2); opere tntte nelle quali la Columba risoria di Ruppel (nec Lin.) viene equiparata alla Turtur albiventris Gray; quella determinata per £isoria da Lichtenstein, da Wagler, e da Selby, alla Zurtur capicola Sundenv.; e quella infine descritta da Brehm. (Thierleb. IV, p. 282) alla Turtur decipiens Finsch. et Haurt. (4) Finsch Haurt. l. c. 544-650. (2) Heugl. 1. c. p. 832-837. AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA 53 L’ individuo adunque colto nel Modenese, dapoichè corrisponde, come vedemmo, alla predetta descrizione di Brehm, è probabile appartenga alla Zuriur decipiens Finsch et Haurt; concordandovi altresi la notevole sua dimensione, che eccede di molto quella della Turtur albiventris, della 7°. capicola, e della Comune risoria domestica. —Concludo dietro quanto ho esposto, che siccome il D." Brehm assicura di aver incon- trato grossi branchi della sua Bisoria, tanto presso Aden lungo i lidi Africani del Mar rosso, quanto ne’ boschetti delle sponde del Nilo azzurro, così credo non si possa altri- menti spiegare la presenza di cotale specie nel Modenese, se non ammettendo una delle due supposizioni, o che l'individuo suddescritto sia fuggito da qualche casa, o raccolta privata di uccelli esotici viventi, oppure che frammischiatosi alle bande delle tortore comuni che si dipartono in primavera dall'Africa, abbia potuto perve- virvi seco loro nel Modenese. Altri meglio di me giudichi il caso in proposito. 108. Pterocles alchata, Licht. ex Lin. Giorn. 1. c. p. 54 (estr. p. 155). Sal dubbio che taluno possa ancora serbare intorno l'odierna esistenza delle Glan- dole in Sicilia, giova qui ricordare, che da 30, e 40 anni a questa parte non ne venne avvertito nè predato individuo veruno, Né il Russo, nè il Palazzotto, nè il Chia- relli, che compilarono i loro cataloghi ornitologi prima del 1820, ne fanno menzione; nè tampoco il Minà, lo Schembri, il Patti che si occuparono di ornitologia sicula in tempi più recenti, Il solo Benoit citava dubbiosamente questa specie nella sua Ornitologia della Sicilia, soggiungendo però di non averla mai trovata; citazione che poi disdisse completamente nelle aggiunte manoscritte. — Evvi però una mediocre figura di Glan- dola nelle tavole originali del Pamphiton del Cupani, edite, come è noto, verso il 1700, che potrebbe benissimo essere stata presa da qualche soggetto esistente a que’ tempi in Sicilia. Ma quand’anche questa specie avesse potuto vivere nell’ Isola in epoche andate, è certo che ora ne è del tutto sparita. 212. Chetopus francolinus swains. ex Briss. Giorn. 1. c. p. 58 (estr. p. 159). La notizia che i Duchi di Toscana della famiglia Medicea abbiano tratto parecchie coppie di Francolini dalla Sicilia, per acclimarle nelle Regie Bandite dell’ Etruria, la desunsi dai mss. ornitologici che il signor Baldassare Palazzotto, distinto ornito- logo Palermitano, legò alla Biblioteca nazionale di questa città, e successivamente, dal catalogo degli uccelli delle Madonie, del D." Minà, che ne ripetè l’annunzio a pa- gina 56. — Oggidi ho sufficienti motivi per ritenere, che questa bella specie di Per- nice sia ormai completamente annientata in Sicilia, e che l’ultimo soggetto, che po- chi anni addietro era tuttavia vivente nelle tenute dal Barone Bordovaro presso Ter- ranova, sia stato ucciso nell’autunno 1869 ed imbandito in un pranzo di compagnia da quei terrazzani. — Ed invero per quanta vistosissima mercede io abbia promesso a chi fosse per recarmi vivente un unico esemplare di questa specie, non mi fu dato di vedere appagato il mio desiderio, 212 bis Perdix graeca, var. Italica (2. Saxatilis, Meyer). Giorn, loc. cit, p. 60. (estratto pag. 161). La coturnice sì del Modenese che della Sicilia spetta indubbiamente alla varietà sa- 54 AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA vatilis di Meyer, nè già alla Graeca tipica del Brisson, per avere come nota il Sal- vadori (Fauna It. p. 189), la gola affatto bianca, le pinmette delle fosse nasali nere, e perciò la zona nera frontale connessa colla macchietta pur nera della sottogola. Questa connessione però in tutti gli esemplari da me veduti si della Sicilia che del Modenese, non è assolutamente continua, poichè alla base della mandibola inferiore si rimarca una macchietta maggiore centrale, separata da lieve tratto bianco da altre due piccole macchie laterali pur nere, poste presso i bordi della mandibola inferiore. — La Perdix saxatilis d'altronde è l’unica specie di pernice che viva attual- mente in Sicilia; ed è inesatto quanto afferma il Malherhes, che vi prosperino anche la Perdix rubra, la Perdix petrosa, e la Starna cinerca. — Qualche raro individuo della Saxatilis vive tuttora fra i dirupi montuosi dell’ isola di Pantelleria. Veruna specie di pernice, e nè manco la Turnix sylvatica (volg. triugni de’ Siciliani) esiste attualmente nell’isola d’Ustica, 216, Coturnis communis, Bonat. Giorn. vol. VII, p. 64 (estratto p. 165). Rilevantissimo è il numero delle quaglie che passano e si soffermano in tempo di primavera e d’autunno nell’isola d’Ustica, circostanza che vi attrae un buon numero di cacciatori da Palermo, i quali, approfittando del battello a vapore che per poche ore vi approda due volte al mese, vi si recano a farne la caccia. — Epperò codesta notevole affluenza di quaglie e d’altri uccelli di passaggio in questa simpatica iso- letta sta in istretto rapporto colla direzione e colla forza de’ venti. — Ogni qualvolta di fatto nelle epoche di passaggio spirano venti che contrariino la libera progressione degli uccelli verso il punto cui sono diretti, massime se il soffio n° è veemente ed accompagnato da temporali, da lampi e -da tuoni, l'affluenza delle quaglie e degli uccelli in genere in Ustica è somma; mentre non potendo questi poveri animali com- piere d’un sol tratto l’intero tragitto fra il continente e la Sicilia, si trovano for- zati a riparare e soffermarsi ne’ punti intermedi; e principalmente in quelle isolette, come Ustica, Alicuri, Marettimo, Levanso, che sorgono sul loro passaggio. Ne consegue da ciò, che in tempo d’autunno i venti forti di Libeccio, di Ostro, di Scirocco sono generalmente apportatori di molta caccia in Ustica; alquanto meno favorevoli sono quelli di Maestro, e di Ponente-Maestro; poco o nulla propizi i venti di Tramontana, di Greco, di Levante; i quali assecondando troppo efficacemente il volo degli uccelli al mezzodì, non consentono loro di soffermarsi per via, e li sospingono a dirittura sulle coste della Sicilia e dell’Africa settentrionale.— Lo stesso avviene in primavera coi venti da settentrione e da greco-levante, che fanno affluire gli uccelli in Ustica appunto perchè ne contrariano la regolare progressione verso il continente; mentre quelli del terzo quadrante li trasportano a dirittura sulle coste del Napoletano, e delle Romagne, — E queste norme sono cotanto note ai provetti cacciatori di Ustica, che senza sortire di casa, sanno prevedere non solo l’esito e le eventualità giornaliere di nna partita di caccia, ma designare altresi con esattezza Ie località della costa ove, in giornata, e sotto un dato vento, potrà rinvenirsi una maggiore o minore copia di AVIFAUNA DEL MODENESE B DELLA SICILIA 55 uccelli. — Una pari abbondanza di quaglie e di uccelli di passaggio riscontrasi in pri- mavera anche nell’isola di Pantelleria, ma unicamente coi venti sciroccali, i quali so0- spingono le migranti coorti di questi animali verso gli estremi paraggi occidentali del Mediterraneo e le fanno affluire sulle coste del Genovesato e nelle corrispondenti isole di quel mare. 219, Otis tarda, Lin. Giorn. vol. VII, pag. 69, (estratto pag. 170). L’Otarda maggiore giusta le indicazioni datemi dagli abitanti di Ustica e di Pan- telleria, farebbe di tratto comparsa in tempo d’inverno in codeste isole, mentre vi sarebbero costantemente mancanti l’Otarda minore (Otis tetras L.). e l’Otarda Afri- cana (Otîs Houbara); ad onta che la prima di queste viva abitualmente ed in copia in certe località interne della Sicilia, e la seconda siasi avventurata talvolta sino a Malta, secondo il Wright, e forse anco sino a Siracusa, giusta l'individuo che si com- serva nel Museo di quest’ultima città. 222. Glareola pratincola, Bp. Giorn. loc, cit, p. 71 (estratto p. 172). La pernice di mare è comunissima in maggio nelle praterie litorali nell’isola di Pantelleria. Essa suole aggirarsi per l’aria in branchetti più o meno numerosi alla foggia delle rondini; calando di tratto in tratto a terra, ne’ prati ove l’erba è meno rigogliosa e meno alta. 223. 0edicnemus crepitans, Tem. Giorn. vol. VII, p. 40, (estr. p. 173). L’egregio Caruso mi scrive che questo uccello oltre lo stridulo suo grido notturno, già noto agli ornitologi ed ai cacciatori, ha pure un bel canto d’amore, che emette di nottetempo nella stagione estiva; canto così geniale, egli dice, che parecchi abi- tanti di Girgenti sogliono recarsi la sera in campagna per udirlo e goderselo!! — Confesso il vero, abbenché provetto ed appassionato cacciatore, non ho mai avvertita siffatta cantilena dell’Occhione, nè trovo che da altri sia stata mai segnalata, Siccome d’altronde non posso muover dubbio sulle parole del Caruso, che d’altronde è buon osservatore, invito i colleghi di caccia a porvi d’ora innanzi qualche attenzione, onde constatare o no il fatto. — L’Occhione perviene anche in discreto numero in Ustica in certe giornate sciroccali d’autunno, ove, pel pregio in cui viene tenuto per le sue carni, s'ebbe l’improprio nome di francolino. 224. Cursorius gallicus, Bp. ex Gm. Gior. I. c. p. 41 (estratto p. 174). Nello scorso maggio 1873 il Caruso predò presso Girgenti due soggetti di questo uccello, di mezzo ad un branchetto di tre o quattro altri individui, che eransi posati sulle sponde del vicino fiume Naro; di uno de’quali intese farmi gentile dono; assi- curandomi in pari tempo non essere cotale specie assolutamente rara ne’ contorni di Girgenti in certe epoche di passaggio. 227, Eudromias morinella, Brehm. ex Lin. Gior. I. c. p. 43 (estratto p. 175). È d’uopo correggere il nome volgare agrigentino di questo uccello, da me indicato 5Ò AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA por Uvareddu, (pag. 175), giacchè cotale denominazione si addice unicamente alla Squatarola Helvetica, come già notai nel relativo articolo a pag. 177, e sostituirvi la voce di Martidduzzu triugni, con cui viene dinotato nelle provincie meridionali della Sicilin — L’Eudromias morinella, in tempo di primavera è abbastanza fre- quente ne’ contorni di Girgenti, e di Terranova, non menochè nel Napoletano. Anche in Ustica si coglie sovente nelle epoche di passaggio. Viceversa essa è avventizia e rara nelle provincie dell'Emilia e particolarmente nel Modenese, ove solo di tratto in tratto ne viene predato qualche esemplare. 229. Aegialites curonicus, K. Blas. Giorn. vol, VIII, p. 44 (estr. p. 176). Il Corriere mezzano nidifica nel Modenese lungo le sponde dei fiumi. Il Tognoli ne ebbe anche nella trascorsa estate 1873, una nidiata colta sulle salde del fiume Secchia. —Nella recente mia escursione nell’isola di Pantelleria trovai abbastanza comune tanto questa specie quanto il Corriere grosso , (1° Aegialites hiaticula), lungo le spiaggie del mare ed intorno il laghetto di. acque minerali termali che sorge nell’interno di quell’isola. Tuttavia ritengo che nè l’una specie nè l’altra vi nidifichi, 255. Vanellus cristatus, Mey et Wolf. Giorn. loc. cit. p. 45 (estratto p. 178). Ai 29 settembre del 1873 uccisi nell’isola di Ustica un individuo isolato di codesta Pavoncella; eccezionalmente per il tempo, dappoichè essa non appare in Sicilia che sul tardo autunno ed in precedenza alle burrasche di neve; e n’ebbi inoltre dal Martorana una bellissima spoglia, pressochè completamente albina, colta nel Napoletano, nel corso dell'inverno 1871-72. 257. Numenius arquata, Lath. ex Lin, Giorn, 1. c. pag. 48, (estratto p. 180). Il Barone Caruso rammentando la questione sulla differenza di caratteri che mi diceva esistere fra i chiurli grigi maggiori che passano l’inverno in Sicilia, e quelli che vi pervengono di passaggio in primavera dall’Africa, mi previene ora con lettera, essersi convinto non esistere veruna notevole differenza fra queste due sorta di uc- celli, tranne quella di una maggiore o minore grossezza e lunghezza proporzionata nel becco, indottavi dal sesso e dalla rispettiva loro età. 241, Limosa rufa, Briss. Giorn. loc. cit. pag. 51 (estratto pag. 183). Il DI Salvadori a pag. 233, della Fauna Italica, (parte II, Uccelli), dichiara che questa specie non esiste in Sardegna, e che gl’individui designati come tali dal Cara altro non sono che spoglie della Limosa aegocephala in abito di nozze. — Indi sog- giunge a pag. 318 dell’Appendice, che siccome nel segnalare la comparsa della Limosa rufa in Sicilia, io aveva riferita l’asserzione del Cara, egli riteneva fossi ancor io in- corso nello stesso errore!!.. — Posso assicurare l’egregio collega che la Limosa rufa è bensi rara ed avventizia, ma non mancante in Sicilia. — Ne ebbi un discreto esem- plare dal Caruso colto nel 1869 presso Girgenti, come già notai nel precedente mio articolo a pag. 183, ed avvertii altre due bellissime spoglie nel Gabinetto di Sira- cusa, uccise già tempo ne’ contorni di quella città. — Cosa tanto più verisimile da AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA DI che il Wright mi annunzia esserne stato preso un consimile esemplare a Malta nel 1843 dal signor W. F. Ross. — D'altronde non credo sia oltremodo difiicile il distin- guere una Limosa rufa, dagli esemplari della aegocephala in abito di nozze, Oltre la statura che in quella è sempre minore, il becco alquanto retroverso, la coda at- traversata da zone bianche e rossigne, ed il marcatissimo colore rosso fulvo uniforme onde in tempo di primavera ne è ammantato il petto, l'addome e la parte anteriore del collo la fanno agevolmente riconoscere. — Questa. Pittima d’altronde abita anche lAl- geria, il Marocco, la Gambia, le coste del mar rosso come ce lo indicano nelle loro opere i signori Ieuglin (Ornith. Nord-Afric. vol. II, p. 1157) e Finsch-Haurtl, (Reis. in Ost-Afrika, p. 745). 246-7. Totanus glareola, tem. et Tot. ocrhopus, Tem. ex Lin. Giornale loc. cit, pag. 53-4, (estratto pag. 185-86). Fra le varie specie di Piovanelli che predai nella scorsa primavera in Pantelleria, le più comuni furono il Totanus glareola (Gadduzzu di li pinti dei Sic.) il Totanus ochropus Tem. (Gadduzzu di li grossi, Sic.) ed il Actilîs hypoleucos Boie (Gadduzzu di li picciali Sic.). All’înfuori delle spiagge litorali del mare, questi uccelli aggiravansi in gran numero intorno il laghetto d’acque minerali che sorge in una depressione crateriforme interna dell’Isola. — Assai più rare vi erano le altre specie congeneri, non meno che le Tringhe, forse perchè queste avevano già compiuto in gran parte loro passaggio primaverile verso il continente. 255. Pelidna minuta, Boie. Giorn. loc cit. p. 58, (estratto pag. 190). Tuttochè non possa accertare se questa specie alle volte nidifichi o no in Sicilia, è però indubitato che l’abito di nozze che essa indossa nel suo passaggio primaverile, è molto più svariato ed elegante di quello dell’individuo raffigurato dai signori Sharpe e Dresser nella magnifica loro opera sugli uccelli d'Europa fasc. 58. Di fatto le penne del dorso, oltre l’ordinaria macchia bruna centrale e la piccola zona rossisna da cui sono ricinte, presentano sul margine un largo contorno biancastro, più esteso e più sfilato di quello che figura nella tavola suddetta; dipendentemente forse dall’ innol- trato stato di muta in cui pervengono questi uccelli. Codesta specie d’altronde è ab- bastanza frequente in Sicilia e nel Napoletano; io n’ebbi parecchi esemplari e dal- luna e dall’altra di queste regioni, tanto in abito primaverile, che nella più dimessa loro veste autunnale. 256. Pelidna Temmincki, Boie. Giorn. loc. cit. pag. 59, (estratto p. 191). Nell'articolo relativo alla Pelidna Temmincki io asseriva di aver ricevuta dal Mo- denese un esemplare di questa specie, sotto il nome di Tringa minuta, che per la prima volta, dicevasi, era stato colto in quella provincia. — Più di recente mi ebbi dal Tognoli altre due spoglie tanto iv abito estivo che nell’invernale, il che addimo- stra essere questa fringa meno rara nelle provincie dell'Emilia di quanto precedente- mente si credeva. — In Sicilia il piovanello si coglie con qualche frequenza nelle epoche di passaggio, sempre però meno copiosamente della specie precedente, Anche a Malta si prende talvolta in tempo di passo, giusta il Wright (Ibis. 1870 p. 492), Giornale di Scienze Nat. cd Econ. Vol. X. 8 58 AVIFAUNA DEL MODENESE ER DELLA SICILIA 258. Calidris arenaria, Leach. Giorn, loc. cit. p. 60. (Estratto p. 192). Dall’egregio Martorana mi venne ultimamente ceduto un magnifico esemplare adulto della Calidris arenaria in completo abito invernale, ch’egli predò nel febbraio 1870, nei contorni di Napoli. Il Martorana riteneva dapprima che codesta spoglia apparte- nesse, per la sua tinta al Lobipes hyperboreus; ma |’ evidentissimo carattere della mancanza del pollice, e della membranella interdigitale, lo convinse agevolmente del contrario. 258 bis. Phalaropus fulicarius, Bp. ex Lin. Accenno questa bella e rarissima specie di Tringa settentrionale, non già perché sia stata trovata in Sicilia, ma solo perchè il chiarissimo Prof, Achille Costa nel e. soconto dell’Accademia delle Scienze fisiche e naturali di Napoli, fascicolo 2, 1870, ebbe a ricordarne due soggetti colti nel dicembre 1869 e nel febbraio 1870, presso il Capo di Agnano nel Napoletano.— Circostanza che dà adito a supporre, possa qual- che raro individuo della stessa avventurarsi, nelle fredde invernate, sino alle coste . settentrionali della Sicilia, 266, Crex pratensis, Bechst. Giorn. I. c. p. 67, (estratto pag. 199). Predai nel settembre 1872 parecchi soggetti del Re di quaglie nelle stoppie del- l’isola di Ustica, ed altri ne colsi nel settembre del successivo anno 1873, ai quali se si aggiungano gl’individui presi contemporaneamente nella vicina Sicilia, si avrà argomento a ritenere che questa specie transita in discreto numero attraverso l’isola anche nella stagione autunnale. Il Palazzotto afferma inoltre che qualche coppia di Re di quaglie nidifichi talvolta in Sicilia ne’ prati e ne’ luoghi acquitrinosi, depo- nendo otto o dieci uova per covata. — I neonati appena sbucciati dal guscio, pedi- nano velocemente, egli dice, e fatti grandicelli, ancorchè feriti, sanno abilmente sot- irarsi alle insidie dei cani, 270, Porphyrio caesius, Barrere. Giorn. p. 70, (estratto pag. 202). A prova della parziale emigrazione che suole imprendere questa specie in Sicilia, posso citare la cattura di un soggetto fattavi nel luglio 1865, nella stessa località dello Sperone presso Palermo, già ricordata dal Palazzotto ne’ suoi manoscritti. — I cacciatori catanesi d’altronde asseriscono, che questa Gallinella, allorchè si vede in- seguita od in pericolo, suole tuffare la testa sotto l’acqua, o sotto le piante acqua- tiche che galleggiano nei Pantani, lasciando allo scoperto il rimanente del corpo; attalchè il cacciatore non ha altra briga che d’accostarlesi lentamente in barchetta, ed afferrarla viva colle mani, 275. Fulica atra, Lin. Giorn. loc. cit. p. 72, (estratto p. 204). (Volg. Fa- ciola, e non fasciola, degli agrigentini; Ficedula, volg. a Trapani ed a Maz- Zara) Nelle giornate procellose di novembre e di decembre non poche folaghe, sbattute dalla tempesta, sogliono ricoverarsi nelle anse e fra gli scogli dell’Isola d’Ustica, ove restano agevolmente predate dai pescatori locali. AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA 59 276. Antropoides Virgo, Wieill. ex Lin. Giorn. I. e. pì 76 (estratto p. 208). La Damigella di Numidia appare talvolta accidentalmente sulle coste meridionali della Sicilia, in particolare ne’ circondarî di Siracusa e di Girgenti. — Ciò avvenne di fatto nel 1848, e nel 1850; nell’ultima delle ‘quali epoche, il Caruso potè ferire con una fucilata un soggetto che replicatamente era apparso in una di lui tenuta presso il mare; soggetto che più non ricomparve negli anni successivi. — Anche a Malta l’Antropoîdes virgo, è di passo accidentale, giusta il signor Wright. — Per lo contrario si hanno validissimi argomenti per ritenere, che l’affine Balearica Pavonina Gray non siasi mai avventurata in Sicilia, nè tampoco nelle vicine isole di Lampe- dusa e di Pantelleria, come il Swainson ed il Malherbes ebbero ad asserire. Che anzi l’egregio signor Heuglin opina a dirittura, che questa specie debba essere com- pletamente radiata dal novero degli uccelli europei (in litteris). 218, Ardea Cinerea, Lin. Giorn. loc. cit. p 77, (estratto p. 209). Quasi tutte le specie d’ Ardee, frequentano in tempo d’autunno l'isola d’ Ustica. Molte sogliono sostare nelle campagne, e sugli scogli circostanti all’isola; molte altre ed in maggior numero, sorvolare in grossi branchi attraverso il paese; e dopo aver aleggiato alcun tempo a varie altezze, non ritenendosi sicure, procedere difilata- mente alla volta della Sicilia. — Lo stesso avviene anche nell’ isola di Pantelleria, senonchè in quest’ultima regione i grossi stuoli che vi pervengono in tempo di pri- mavera rimangono, frequentano a pernottare sulle dirupate balze del suo litorale orientale. 292. Phaenicopterus roseus, Pall. Giorn. loc. cit, p. 89, (estratto p. 221). Qualche Fenicottero, or isolato or appaiato, suole pure accidentalmente capitare nelle epoche di passo nelle isole d’Ustica e di Pantelleria, massime dopo forti bur- rasche di mare; ma a quanto pare assai più di rado che ne’ tempi andati. — Anche il Palazzotto nota ne’ suoi mss., che a tempi suoi, i Fenicotteri frequentavano nella stagione autunnale i laghi ipfraterranei di Lentini, di Caltagirone e di Castrogio-* vanni, ove attualmente rarissima ne è la comparsa. 293. Pelecanus onocrotalus, Lin. Giorn. loc. cit. pag. 91 (estratto p. 223). Il Pelicano comune venne più volte avvertito nelle piccole anse, e ne’ seni circo- stanti all'isola d’Ustica, I cacciatori locali citano difatti parecchi casi di prede più o meno vistose, compiutevi ne’ tempi andati. Lo stesso avvenne anche a Pantelleria, — Qualche coppia soleva pure avventurarsi per lo addietro sulle spiagge di Mondello presso Palermo, non meno che sul lago di Patria nel Napoletano, cosa che giusta il Martorana, si avverò anche nell’inverno 1872 per quest’ultima località, 299. Thalassidroma pelagica, Vigors. (Giorn. p. 97, (estratto p. 229). Nel corso della primavera e dell’ estate 1873, i marinari di Mondello mi porta- rono replicatamente all’ Università un notevole numero di Procellarie da essi colte 60 AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA all’amo nelle giornaliere loro pesche. Nel sezionarne il corpo per le preparazioni tassidermiche ed anatomiche, ci accorgemmo con sorpresa che quelli uccelli appar- tenevano tutti al sesso maschile. Da ciò nacque spontanea la domanda, ove sieno ri- maste le femmine? Forse a compiere le cove sui natii scoglietti, lasciando a’ ma- schi a provvedere al loro nutrimento? — Questi uccelli anche ne’ mari di Sicilia ap- pariscono in maggior numero in tempi burrascosi, ed anche nel recente mio viaggio a Pantelleria, avvertii in una giornata alquanto ventosa, buon numero di procellarie che svolazzavano tenendo dietro al solco ed alla bianca schiuma prodotta nelle onde del rapido incedere del nostro battello a vapore. 307. Larus gelastes, Licht. Giorn. loc. cit. pag. 102. (estratto pag. 236.) A proposito del L. gelastes, già inviatomi dal signor Lazzaro Tognoli sotto il nome di L. eburneus, sulla cui provvenienza Modenese o Veneta esternai qualche dubbio a pag. 236, mi viene or ora scritto dall’esimio amico, ch’egli lo ebbe da suo figlio ufficiale nel real esercito, stanziato già tempo per servizio militare, a Strongoli in Calabria; cui fu ceduto, tuttavia vivente, da un pescatore di quelle coste. — Resta quindi tolto qualsiasi dubbio, che quella specie, allontanandosi delle spiagge meridio- nali del Mediterraneo, possa avventurarsi nell'Adriatico, e pervenire nelle basse della provincia di Modena. 313. Rissa tridactyla Macgill. ex Lin. V. Giorn. 1, c. p. 108, (estr. p. 246). Nel trascorso inverno 1872-73 i pescatori di Mondello mi portarono replicatamente parecchi individui di questa bella specie di Gabbiano. Fra quelli che serbai per la raccolta del Museo, notai che un maschio, ucciso in dicembre 1872, aveva il becco nero, ed una larga zona nerastra alla base della nuca; una femmina, colta nel suc- cessivo gennaio 1873, presentava invece il becco verdognolo, la zona della cervice più ristretta e più sbiadita, ed un numero maggiore di macchiette nere sulle copri- trici alari, e sulle scapolari; caratteri che corrispondono in gran parte alla livrea giovanile dopo muta segnalata da Degland e da Gerbe nella loro Ornitologia Europea, vol. II, p. 429,—Volli pure ritenere viventi alquanti soggetti di questo Gabbiano per os- servarne i costumi e notare i successivi cangiamenti che quelli uccelli subivano nella impenvatura col crescere dell’età — Ma durante gran parte della estate, e per tutto il tempo che mi trattenni a Palermo innanzi le ferie autunvali, essi non offrirono la menoma variazione nelle tinte della loro ptilosi. — Quanto a costumi, notai che il Gabbiano tridattile è molto più mansueto ed addomesticabile delle altre specie af- fini, e giunge persino ad avvicinare senza diffidenza le persone che gli porgono il cibo, Tuttavia non soffre la vicinanza di veruna altra specie congenere, e special- mente quella de’ Lari melanocefali, e ridibondi, coi quali l’aveva posto a convivere, che persegne e maltratta a colpi di becco, finchè se ne sieno del tutto allontanati. —Ai 22 febbraio dello stesso anno 1873, siccome mi scrisse il signor Wright, venne ucciso un individuo del Gabbiano tridattile anche presso Malta, L’affluenza invernale però di questa specie ne’ mari della Sicilia sembra essere alquanto irregolare, men- tre nel recente inverno 1873-74 non potei rinvenirvi individuo veruno. AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA 61 321. Hydrochelidon leucoptera, Boie. Giorn. loc, cit. p. 112, (estr. pi 244). Il mignattino a zamperosse deve tuttavia ritenersi d’incerta comparsa nel Mode- nese, abbenchè sia stato colto allevolte ne’ fiumi della attigua provincia di Bolo- gna. — In Sicilia al contrario è abbastanza comune, particolarmente nelle epoche di transito. 322. Hydrochelidon hybrida, Gray. (Sterna leucopareja Nater.) Giornale loc. cit, pag. 113 (estr. pi 243). Riconfermo l’annunzio dell’apparizione di questa rara specie nelle acque di Sicilia da me dato nel corrispondente articolo a pag. 243.— Oltre l’individuo predato già tempo nelle acque di Siracusa, ne ricevetti di recente un altro esemplare da Gir- genti, coltovi nell'aprile 1870 dall’egregio Caruso, — A Malta d’altronde non sembra del tutto rara. 328. Anser albifrons Behst. (V. Giorn. vol, VII p. 115, estr. p. 255). Di questa rara specie, che accidentalmente appare anche nel Modenese, veniva ucciso un soggetto presso Napoli nel febbrajo 1870; fatto del quale il chiarissimo Prof. Achille Costa fece menzione ne’ rendiconti della R. Accademia di Scienze fisiche e matematiche dello stesso anno. In Sicilia per lo contrario questa oca non venne fin ora avvertita, ma n’ebbi un magnifico esemplare dall’ Egitto, raccoltovi dall’ esimio Prof. Panceri nella recente sua escursione in quella classica regione. 328 dis. Bernicla Brenta, Stepb. (Giorn. vol, VIII p. 116, estr. p. 256). Pare che anche un soggetto dell’Oca colombaccio sia stato predato di recente nelle acque del Napoletano, fatto che sarebbe stato annunziato dal Prof, Costa, giusta il Martorana, 329. Chenalopex Aegyptiaca, Stepb. ex Lin Giorn. vol VIII, pag. 116, (estr. p. 256). Qualcuno credette che questa rarissima specie di anitra fosse stata raffigurata dal Cupani nel suo Pamphyton sotto il nome di Anas fera domenicana, e di Anas do- menicana mas. Senonchè confrontando queste figure colle specie viventi, sì riconosce agevolmente che esse rappresentano due individui in abito diverso della Tadorna Belonii.—È più probabile che essa fosse conosciuta dal Palazzotto ed indicata nel suo catalogo coi seguenti connotati che egregiamente le si attagliano: Oca impe- riali cu l’ali bianchi paunazzi e di multi culuri, e cu pizzu palettuni; dappoichè l’Anas tadorna cui si potrebbero riferire alcuni di cotesti caratteri, sì trova da esso contraddistinta col volgar nome di Amitra cruciata, denominazione che anche attualmente conserva in Sicilia. 399. Querquedula angustirostris, Bp. ex Menst, Giorn. loc. cit. pag. 124, (estr. pag. 264). La Garganella marmorata, come aveva già sospettato nel precedente articolo, non è punto rara in Sicilia—Ne ebbi alcuni esemplari da Girgenti; ed un cacciatore di 62 AVIFAUNA DEL MODENESE R DELLA SICILIA quella città, nel vedere gli esemplari che si conservano nel Museo di Palermo, assi- curavami testè, che essa vi trapassa sovente in primavera, frammista alla specie co- mune, e suole uccidersi nelle caccie d’aspetto che vi si tengono in marzo all’albeg- giare ed al cadere del di. A prova di che, soggiungevami, i Girgentini per distin- guerla, le danno il volgar nome di Terziola imperiali, vale a dire di Garganella della terza specie. 347. Oidemia fusca, Flem. ex Lin. Giorn. vol. IX, p. 32, (estr. pi 268). Fa d’uopo aggiungere anche questa rara specie nel numero degli uccelli avventizi della Sicilia, per essere stata incontrata dal Zuccarello Patti nelle adiacenze di Si- racusa, come egli stesso ebbe ad annunziarlo negli Att? della Società Gioenia, se- rie 3, vol. I, fasc. I. 396. Podiceps cornutus, Lat, Giorn. vol. IX, p. 37, (estr. p. 273). L’egregio signor Wright, che con tanta cortesia volle comunicarmi alcune recenti osservazioni ornitologiche fatte in Malta, affinchè me ne valessi nella compilazione di questo lavoro (sic), mi scrive, essere necessario radiare i) Podiceps cornutus dai cataloghi ornitologici di quell’isola, dappoichè egli ha validi motivi per ritenere che esso non vi sia giammai comparso. Lo stesso devo dire io pure relativamente alla sua apparizione in Sicilia, mentre ritengo che l’individuo raffigurato dal Cupani e dub- biosamente ricordato dal Benoit, sia invece una femmina adulta del Podiceps auritus Briss, 0 P. nigricollis Sundev. 361. Fratercula artica, Leach, ex Lin. Giorn. |. c. p. 40, (estr. p. 276). Oltre i 4 o 5 individui di questa singolare specie, uccisi presso Palermo negli in- verni precedenti, un altro bellissimo soggetto vi fu colto ai 25 gennaio del corrente anno 1874 fra gli scogli di Daura dietro monte Pellegrino, e generosamente donato al Museo dal signor Salvatore Vitrano. — Rendendomi interprete dei sentimenti dei miei colleghi, colgo questa novella occasione per porgere pubblicamente le più sen- tite azioni di grazia a questo esimio signore, divenuto oltremodo benemerito del no- stro Museo per i molti e preziosi doni da esso fattigli negli anni precedenti; pregan- dolo a voler anche per l’ avvenire serbare l'interesse e l’ efficace sua cooperazione nello accrescere l’importanza ed il decoro di questo patrio stabilimento di scienze na- turali. AVIFAUNA DEL MODENESR E DELLA SICILIA 63 CAPITOLO V. Distribuzione particolare e topografica delle specie di Uccelli in Sicilia. Prima di dar termine alla enumerazione delle specie di uccelli costituenti |’ Av?- fauna della Sicilia, trovo necessario di aggiungere alcune poche considerazioni ge- nerali intorno la distribuzione geografica di questi animali nell’interno di quest’Isola, ed intorno la speciale importanza offerta dalla Sicilia nel fenomeno della periodica migrazione degli Uccelli europei. — Queste considerazioni che abbozzai in parte nel mio Opuscolo sulla Fauna generale dei Vertebrati di Sicilia (Modena 1872), con- corrono a dare una più adeguata idea delle condizioni zovlogiche che dominano in questa bella Isola in rapporto alla classe degli Uccelli. Ed invero la Sicilia, considerata nelle sue condizioni locali di altimetria, di clima, e di vegetazione, e giusta le idee professate dal chiassimo mio collega Cav. Giuseppe Inzenga Prof. d’Agraria, può essere naturalmente ripartita in tre principali zone 0 regioni topografiche. In una regione cioè Centrale ed eminentemente montuosa, che comprende la parte più elevata, ed i monti che in genere oltrepassano i 500 metri di altezza, quali sono quelli delle Madonie, e delle Caronie, fra i quali emerge quale colosso eccezionale il grandioso Mongibello che costituisce un centro 0 regione par- ticolare tutta a sé. — In una seconda zona o regione intermedia detta Mezzalina dello Inzenga, rappresentata da tutti i monti che si elevano da 200 a 500 metri; zona la quale circuendo ed intersecando gli alti monti centrali si stende a gran parte dell'Isola, e ne costituisce anzi l’impalcatura fondamentale. — Ed in una terza zona litorale 0 marina circumtendiente, raffigurata dalle pianure, dalle valli, e dai colli in genere che non superano i 200 metri di elevazione; zona che in rapporto or- nitologico può ancora essere suddivisa in una sottozona periferica od estrema li- torale, ed in una più interna od inframontana. Era quindi naturale che queste tre zone dappoichè offrono caratteri fisici e topo- grafici particolari e distinti, e sono dominate da condizioni zoologiche e vitali diver- se, dovessero possedere in corrispondenza una popolazione animale, speciale e di- stinta. — Ond’è che la zona centrale che comprende una serie di alte montagne, in parte nude, in parte rivestite di boschi d’alto fusto, per essere dominata in tempo invernale da un clima oltremodo rigido, e ricoperta pel corso di 4 o 5 mesi di alte nevi, dessa non viene abitata in cotale stagione che da poche specie di uccelli ra- paci maggiori, laddove in tempo d’estate, per la mite temperie delle sue plaghe, per l'abbondanza de’ pascoli, la frequenza e perennità delle fonti, la profonda tranquil. 64 AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA lità e solitudine che vi regna, viene generalmente prescelta, sì dalle specie semise- dentarie, che dalle migranti estive, per compiervi le annuali loro cove. La seconda zona in parte boschiva, in parte messa a coltura, nella quale prospe- rano i cereali, la vite, il castagno, la quercia, ci porge in rapporto zoologico sì in tempo estivo che invernale, una media proporzione e frequenza di uccelli; se nonché in confronto delle altre regioni, essa è quella ove più di sovente concorrono a sof- fermarsi od a nidificare alcune specie migratorie più interessanti, e più rare. La terza zona litorale 0 marina, regione ubertosissima ove allignano l’ulivo, gli agrumeti, i fichi d’india, i sommacchi, e rigogliosi si stendono gli orti, ed i più bei giardini del mondo, regione che nel tempo stesso è qua e là, intersecata da laghetti, da estuarî, da frutteti e da colline rivestite di ciste, di eriche, di ampelodesmi, questa zona in tempo invernale si trova a preferenza abitata da svariate e numerose coorti di uccelli svernanti, mentre per la predominante siccità cui va soggetta iu tempo estivo, riesce pressoché deserta e priva di specie nidificanti — In essa però fa d’uopo eccettuare l'estremo lembo litorale, e la sua parte pantanosa e lacustre, nelle quali anche in estate concorrono a riprodursi un buon numero di uccelli ma- rini ed acquatici. Quanto alla particolare distribuzione delle specie ornitologiche nell’Isola, deesi no- tare in primo luogo che le provincie meridionali ed in ispecialità i territori di Ca- tania, di Siracusa, di Terranova, di Girgenti, di Mazzara, che sono più degli altri uber- tosi ed intersecati da estuari, da laghi, da pantani, riescono a preferenza popolati da un numero maggiore di uccelli sì migratori che svernanti. Contribuendo ad ac- crescerne il numero, tanto la loro prossimità al continente africano, l’interposizione della catena centrale de’ monti, che la ripara dal soffio de’ venti nordici, quanto l’innegabile attrazione esercitata sugli uccelli in genere dalla presenza delle acque, e delle piante ognor verdeggianti e rigogliose che vi prosperano. Le provincie settentrionali dell’Isola sono in confronto assai meno popolate di ue- celli, tanto nella stagione invernale, che nelle epoche di passaggio, se pure si ec- cettuino i distretti di Messina e di Palermo, i quali posti sull’ estremo limite della curva litorale nordica, offrono in tempo di primavera e d’autunno un naturale punto di sosta e di rifugio alle molteplici schiere migranti, e richiamano quindi più che mai l’interesse degli ornitologi e de’ cacciatori, Ne’ circondari montuosi della Sicilia hanno generalmente sede in tempo invernale ingenti legioni di tordi, di merli di fringuelli, di zivoli, cui s'associa fra le dirupate balze l’indomita pernice, e nelle selvose boscaglie la proverbiale beccaccia. — Arieg- giano intorno le maggiori vette grossi stuoli di Avvoltoi, di Corvi, di Gracchi corallini, e nelle frapposte valli branchi ancora più numerosi di Cornacchie grigie, di Taccole, di Stornelli unicolori, di Passeracei e di Palombi selvatici. — Nelle montuose regioni della Sicilia hanno pur dimora sebbene più scarsa ed eccezionale la Nocciolaya, il Fringuello montano, il Sordone, il Merlo dal collare, il Picchio nero e verde, ìl Picchio muraiolo, il Rampichino, sentinelle avanzate di quella copiosa serie di uc- celli nordici che popolano stabilmente le alpine foreste e le vallate centrali d’ Europa. AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA 65 Oltrepassata la cinta de’ monti centrali, altre molteplici schiere di uccelli terre- stri e canori, s’affacciano all’osservatore nelle amene vallicelle che si schiudono a mezzodi. Ivi sono ZLodole, Calandre, Verzellini, Fanelli, Pispole, che erranti per quelle fertili campagne, ed in vasti drappelli riuniti, riempiono l’aria de’ loro dolci e svariati concenti. Ed a questi fanno opportuno riscontro sul limitare de’ frondosi bo- schetti i Regoli, gli Scriccioli, le Cincie-allegre, gli Spajardi, i Capineri e tant'al- tre specie silvestri, che scacciati dai monti dalle fredde brezze invernali, vi si ripa- rano a passarvi la cruda stagione, Procedendo vieppiù al mezzodi, a queste sottentrano altre più vaghe specie; dac- ché lungo il corso dei torrentelli e de’ maggiori fiumi, di mezzo ai folti macchioni che ne ricingono le sponde, veggonsi di tratto in tratto far capolino svariate serie di Silvie palustri ed acquatiche; e raccogliersi negli interposti avvallamenti, in ischiere altret- tanto varie e numerose, i Beccaccini, le piccole Sgarze, le Anttrelle, le Giraldine, le Gallinelle palustri, ovunque tendono alquanto ad impaludare od a ristagnare le acque piovane e selvagge. — Ed è particolarmente in questi folti macchietti, tra quelle incolte giuncaje, che in sull’aprirsi della bella stagione concorrono a porre il nido i Canareccioni, la Silvia de’ canneti, il Pagliaiuolo acquatico, la Cannaiola del Savi, quella del Cetti, giustamente nomata l’Usignuolo de’ fiumi, che ascosa di mezzo alle canne, sorprende il passeggiero coi melodiosi suoi gorgheggi. Sulle costiere meridionali della Sicilia va segnalata un’altra notevole località ove l’ornitologo ha campo di fare un’ampia messe di preziosi uccelletti. — È questa rap- presentata da alcune brevi ed ondeggianti collinette, coperte di folti cespugli di mu- sti, di eriche, di cameropi, di ampelodesmi, che sorgendo a breve distanza dalla spiaggia, sembrano a bella posta collocate per congiungere ed affratellare la brulla marina al boscoso monte. In que’ verdeggianti mustieti, ove in tempo invernale il cacciatore trova sovente accovacciato l’Occhione, il Piviere dorato ed il Tortolino, e sente di tratto in tratto frullare la Quaglia comune, la Quaglietta tridattile e qualche Beccaccia, in primavera hanno comune sede e nido buon numero di gaie Sterpazzole, di Bigiarelle, di Capinere dall’occhio rosso, di Magnanine sarde e provenzali, e di parecchie altre graziose Stilvie boschereccie che la cocente Africa ci tramanda in estate, e che co’ loro agili volteggi concorrono vieppiù ad avvivare la prospettiva di quegli ameni luoghi, Le spiagge meridionali dell’Isola offrono pure in primavera un interessante campo di osservazioni, per l’incessante arrivo degli uccelli riparoli, che alla spicciolata od in successivi branchetti, vi giungono dall’Africa; in guisa che qui, più che altrove, l’ornitologo trova riconcentrate le multiformi famiglie delle Gambette, de’ Chiurlì, de’ Piovanelli, de’ Corrierini grossi e piccoli, e segnatamente i Voltapietre, le Squa- role, i Cavalierotti, ed alcune specie decisamente Africane, che la vicinanza dei due continenti induce sovente ad emigrare, e che col loro momentaneo passaggio con- corrono a render vieppiù ricca e pregiata |’ Avifauna della Sicilia. Ancor maggiore è l’ affluenza degli uccelli acquatici e riparoli, nei laghi, negli Giornale di Scienze Nat. ed Econ. Vol. X. 9 66 AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA stagni, negli estuarii, onde sono intersecate le contrade orientali e meridionali della Sicilia, si nelle epoche di transito, che in tempo invernale. Chi non udì celebrare le cacce iemali de’ pantani di Catania, de’ bivieri di Lentini, di Cammarata, di Terranova, di Mazara? Chi ignora in Sicilia quanta ingente copia di differentissimi volatili, si raccolga, e si concentri nella crada stagione in quelle verdeggianti dolgie; ove non so se maggiormente impressioni Ja ferale solennità de’ luoghi, la rigogliosa vegetazione delle piante acquatiche, l’aere grave affannoso che vi si respira, oppure il fra- stuono prodotto dalle grida, dalle querele, dal tumultuoso volteggiare delle infinite schiere di necelli palustri che vi hanno stanza? Schiere che tu vedi incessantemente sbucare di sotto ai folti macchioni, sollevarsi a volo, lanciarsi a nuoto, tuffarsi nelle acque, intrecciarsi, confondersi, per poi novellamente ricadere ed appiattarsi di mezzo a’ cespiti ancor più folti e più intricati! L'importanza della Sicilia nel campo ornitologico viene altresì determinata dalla sua posizione geografica. Frapposta difatti quest'isola nel Mediterraneo all’ Africa ed all'Europa, essa vi forma un ponte naturale, del quale abitualmente si prevalgono gli uccelli per compiere i periodici loro viaggi; per raggiungere cioè in primavera le lati- tudini settentrionali di Europa, più confacenti alla loro riproduzione, e per retroce- dere e fissarsi in autunno nelle tiepide regioni meridionali. Per lo che considerata sotto questo aspetto, la Trinacria rappresenta una vera stazione ornitologica, 0 a dir me- glio, un eccellente osservatorio, ove poter constatare il gradnato e ‘successivo pas- saggio delle singole schiere migranti europee. — E per vero questo trausito vi si com- pie con tale ordine e con tanta regolarità, che nè l’opposizione de’ venti, nè i tra- balzi delle stagioni, nè l’imperversare delle tempeste, giungono mai ad infrenare od invertire, — Così ad esempio, per quanto spetta alle specie acquatiche e riparole che vi pervengono in primavera dall'Africa, le prime a presentarsi, persino in febbraio, sono le Grè, le Oche, le Anitre maggiori, indi le minori, le Ridenne; più tardi ap- pariscono gli Aironi, i Chiurlì grossi, i Chiurletti, i Mignattai, le Beccaccie di mare, indi le Gambette, i piccoli Pivieri, i Piovanelli, i Cavalieri ed infine i Vol- tapietre, le Squatarole, i Croccoloni, le Silvie palustri, le quali ultime si soffermano in buon numero a nidificare nell’Isola, Nello stesso tempo altre specie terrestri accedono nelle pianure, e sugli altipianj litorali, Così mentre se ne dipartono le numerose specie di Tordi, di AModole, di Zigoli e di Fringuelli, che vi passarono l’inverno, vi si veggono successivamente arrivare le Rondini, gli Stornelli, le Upupe, le Calandrelle, le Sassaiole, i Calandri campestri, poi le legioni delle Quaglie, accompagnate più tardi dai Calcabotti, dai Torcicolli, dalle Tortore, dai Cucculi, dai Rigogoli, dalle Silvie boschereccie, dalle Balie, cui tengono dietro i Gruccioni, le Gazze marine, i Balestrucci, i Rondoni neri, e bianchi, e finalmente le coorti de’ Falchi pecchiajoli (Lavornie), che chiu- dono per solito la scena, ed il passo primaverile degli uccelli. La stessa regola ha luogo in tempo d’ autunno, ma con ordine inverso ; attalchè le specie che ultime transitarono in primavera, sono in genere le prime a ricomparire AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA 67 nella stagione autunnale; e ciò con tanta regolarità e gradazione, che si potrebbe sovente designare persino il giorno in cui vi faranno comparsa le singole specie mi- granti, e come si operò co’ fiori, stabilire anche col passaggio degli uccelli, un ca- lendario regolatore ornitologico. Il passo d’altronde degli uccelli attraverso la Sicilia è strettamente vincolato colla natura e forza de’ venti, È noto difatti che codesto transito in tempo di pri- mavera si effetiva in genere nella direzione dal S-S-E al N-N-0, e viceversa dal N-N-0 al S-S-E, nelia stagione autunnale, Epperò cotale più generale direzione viene so- vente modificata dalla concorrenza de’ venti che dominarono nelle notti precedenti il loro arrivo, Attalchè questi leggiadri campioni dell’aria, anzichè reggersi a volontà, sono sovente costretti a seguire, ne’ loro viaggi, una linea intermedia risultante, o dia- gonale fra le due direzioni o forze dominanti, Da qui ne viene che non tutti i venti sono apportatori di caccia in Sicilia, ma quelli soltanto che permettono agli uccelli di tener dietro all'andamento delle coste, delle gole e delle vallate montuose, e quelli che più o meno direttamente si oppon- gono alla normale loro progressione — In primavera p. e. ne’ contorni di Palermo non un solo uccelletto potrà rinvenirsi per le campagne sotto il predominio de’ venti da levante e da ponente. — Dappoichè i primi, col sospingere le migranti schiere soverchiamente all’ ovest, non consentono loro di soffermarsi sul suolo siculo, e le rigettano sulle attigue isole di Pantelleria, di Levanzo, di Marettimo e di Ustica, e più oltre sulle coste della Corsica e del Genovesato. — Viceversa il vento da ponente sposta gli uccelli verso i paraggi orientali dell’Isola, e li fa affluire ne’ contorni di Messina; trattenendoveli anche per due o tre giorni consecutivi, se perdura il tempo cattivo e burrascoso, — Per lo contrario se il vento spira da libeccio, da maestro, da greco, la rada e le campagne di Palermo riboccano, in primavera, d’infiniti stuoli di uccelli migranti, massime se al vento favorevole s’associi un cielo limpido e sereno, —Un’eguale affluenza di volatili ha luogo anche coi venti da ostro e da scirocco; da- poichè queste correnti, mentre inducono gli uccelli a dipartirsi dalle coste africane, li guidano lungo le spiagge occidentali dell’Isola sinchè abbiano oltrepassato la punta N-0 formata dal capo Gallo; ma non sì tosto hanno dessi svoltato quest’angolo, che ricacciati dagli sbuffi dello scirocco, che scende turbinoso dalle valli centrali, sono for- zati a soffermarsi, ed a sparpagliarsi per le coste settentrionali dell’Isola. Ed in vero tuttii cacciatori indigeni ricordano con compiacenza le memorande giornate di aprile e maggio 1873-74, nelle quali persistendo questo vento, ogni buon tiratore potè pre- dare al monte Pellegrino, a Mondello, ed a Trabia, oltre un centinaio fra quaglie, calcabotti e tortore. Nelle isole circonvicine alla Sicilia l’arrivo ed il passaggio degli uccelli segue una legge alquanto diversa. Riservandomi di porgere, a tempo opportuno, su questo ar- gomento più ampie e particolari informazioni, invito il lettore a ricorrere per ora alle poche cose da me esposte in proposito ne’ vart articoli della precedente ap- pendice, 68 AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA Anche in Sicilia come altrove il trapasso degli Uccelli si compie generalmente di notte tempo, e per lo più in grandi masse od assembramenti costituiti da specie diversissime; le quali tutte, mentre cedono contemporaneamente all’istintivo impulso di abbandonare le regioni precedentemente abitate, seguono tuttavia nel viaggiare le speciali Ioro tendenze, valendosi in: particolare e per ciascuna, dei singoli mezzi che la natura ha posto a loro disposizione. — Così è che alcune specie viaggiano riu- nite in grossi branchi, altre peregrinano in limitate famiglie, altre giungono isola- tamente ed alla spicciolata, o per singole paia di maschio e femmina. — La mag- gior parte di queste s’attiene nel tragitto a notevoli altezze, altre rasentano la super- ficie del mare, posandosi di tratto in tratto sulle isolette, sugli scogli, sui pennoni delle navi che incontrano per via, ed anche sulle stesse acque del mare, allorchè per istanchezza non valgono a progredire più oltre. Codesto passaggio d’altronde non sempre cessa sul far dell’alba, ma si protrae so- vente anche nelle prime ore del giorno, massime per le specie deboli e più delicate, ogni qualvolta queste ebbero a dipartirsi da’ luoghi alquanto discosti, o vennero av- versate nella traversata dal soffio di venti burrascosi e contrarî. — 0nd’ è che stando in riva al mare, il cacciatore ha campo di vedere successivamente arrivare dal largo questi poveri animali, che affranti dalla stanchezza e dalla fame, si gettano sui primi scogli, arbusti o campicelli che trovano a loro portata; come ce ne porgono comune esempio le numerose schiere di Allodole e di Calandrelle, di Tordi, di Sassaiole che arrivano in autunno ne’ contorni di Palermo, ed i molteplici uccelli litorali che in pri- mavera varcano dall’Africa sulle spiagge meridionali dell’Isola. Giunti in vicinanza alla Sicilia, gli uccelli migranti s’attengono per lo più all’an- damento delle coste, e ne seguono le sinuosità, e le inflessioni, sia per recarsi sul- l’opposto litorale, che per raggiungere terre più lontane. Laddove approfittano del corso de’ fiumi, dell’incontro delle vallate, e de’ varchi montuosi, allorchè l’ istinto li induce a soffermarsi, o ad isvernare nell’isola. Superando ognora con indicibile per- severanza in questi lunghi viaggi i più ingenti pericoli, gli ostacoli più imponenti, onde raggiungere, comunque decimati e soccombenti per via, l'altissimo fine che si è proposto in loro la natura, l'equilibrio cioè degli esseri viventi, e la conservazione della specie. Epperò questo interessante argomento che qui presi superficialmente a sfiorare, sviluppato che fosse ed avvalorato da opportuni dati di confronto intorno le epoche di partenza, di arrivo, di stazione e di nidificazione degli Uccelli nelle varie regioni attraversate, potrebbe forse porre in chiaro tant’altre mirabili leggi naturali, appa- rentemente casuali od inutili, che reggono questa misteriosa fase della vita degli ani- mali. — Ed invero sia che il graduato e successivo ripasso degli Uccelli in Europa venga promosso dal rapido abbassarsi della temperie nelle nordiche latitudini, dal predominio de’ venti settentrionali, della crescente violenza delle burrasche autun- nali, dalla graduata sparizione degl’insetti e dei semi necessari al loro sostentamento, sia che sì trovi predisposto nelle regioni intermedie e meridionali dallo ridestarsi AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA 69 della sopita vegetazione, dalla maturazione delle frutta e de’ grani, dal decrescente calore estivo, o che più giustamente proceda da quel misterioso istinto, che, a sup- plire l’intelligenza, regola anche negli animali minimi i loro più importanti atti, questo passaggio costituisce al certo un imponente fenomeno naturale, che convince viep- più lo scienziato, che tutto quaggiù cospira, s’aggruppa, s’intreccia, s° annoda, per Stabilire e conservare quell’incrollabile equilibrio fra gli esseri organizzati, che, nella sua specialita, è un fatto non meno bello e sorprendente, di quello che coordina nei cieli l'armonia suprema degli astri, CAPITOLO VI. Prospetto generale e comparato delle specie di Uccelli avvertite sin’ora nelle provincie di Modena, di Reggio (Emilia) e nella Sicilia, cui si aggiunsero per confronto alquante indicazioni relative alla loro comparsa nelle isole e nelle regioni circostanti del Mediterraneo. Era mia intenzione d’inserire in quest’ultima parte dell’Avifauna alquante liste particolareggiate di specie di Uccelli del Modenese e della Sicilia, distribuite nelle singole categorie di stazione o di passaggio che l’esperienza ci additò essere loro ap- propriate; alle quali liste io faceva tener dietro altri elenchi comparativi, riferibili alla distribuzione di cotali specie nelle varie regioni d’Italia; intendendo con queste novelle liste correggere gli analoghi quadri da me inseriti nel Proemio di questo medesimo scritto, correzioni resesi necessarie, tanto perchè in quelle liste incorsero parecchie inesattezze, quanto perchè le recenti e più accurate indagini degli orni- tologi fecero conoscere un numero molto maggiore di specie di uccelli, ed una di- versa distribuzione di questi, nelle singole regioni d’Italia. Senonchè parendomi che questo medesimo scopo poteva esser raggiunto, con mag- giore evidenza ed ntilità, la mercè di un’ unica tabella comparativa, che riassu- messe ad un tempo queste varie condizioni, e segnalasse con esattezza le analogie e le differenze di distribuzione geografica degli Uccelli nella Sicilia e nelle circo- stanti contrade d’Italia, credei miglior consiglio di attenermi a quest’ ultimo par- tito, Ed invero nel seguente prospetto, compilato sulle norme di altre consimili ta- belle, ed in particolare sull’esempio di quelle più estese che il D. Salvadori elaborava diligentemente per la parte ornitologica della Fauna italica , il lettore, in primo Inogo, troverà contrasegnata, con corrispondenti segni ed abbreviature, la presenza, 70 AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA la frequenza e la categoria cui appartengono le singole specie di Uccelli ricordate nel corso di questa pubblicazione, sì per rapporto alle due principali regioni illu- strate, che alle isole e regioni circonvicine che seco loro offrono una maggior affi- nità zoologica; vedrà, in secondo luogo, rettificate le indicazioni inserite ne’ quadri comparativi precedenti; ed avrà nello stesso tempo una guida od indice generale pel cui mezzo rinvenire il volume, il fascicolo, e la pagina di questo libro, ove i relativi articoli ornitologici sono stati inseriti e pertrattati. Siccome però non intendo appropriarmi fatti e nozioni che non mi appartengono, mi è d’uopo altresì dichiarare, che prescindendo dalle specie del Modenese e della Si- cilia, le indicazioni ornitologiche risguardanti lAvifauna della Sardegna io le ho de- sunte dalle varie opere e memorie del conte Salvadori, del D. Cara, e dal corrispon- dente catalogo che il signor Broocke inseri nel Giornale Ibis del 1873; quelle relative all’isola di Malta dalle notizie e liste favoritemi dal signor Carlo Wright, e del pari re- gistrate nell’Ibis per gli anni 1864-70; quelle riferibili all’ ornitologia della Spagna meridionale dall’ ottimo elenco ragionato che ne diede il signor Howard Saunders nell’Ibis 1871 (1), e quelle finalmente concernenti alcuni territorî dell’Africa setten- trionale, dalle dotte opere dei signori Theod. Heuglin (2), Finsch et Haurtlauh 3), Alfr. Malherbes (4), Capitano C. E. Shelley (5), e J. H. Gurney (6); valendomi altresi a completare e convalidare le predette notizie della splendida opera Birds of Eu- ropa’s, che i signori Sharpe e Dresser ci porgono in attualità di stampa. Riassumendo pertanto quanto venne esposto nel corso di questo lavoro, e tenendo altresi conto delle più recenti ed accurate indagini fatte dagli ornitologi nelle va- rie provincie d’Italia, ed in particolare nella Sicilia e nell'Emilia, si può ritenere che il numero delle specie di Uccelli che pochi anni addietro credevasi ascendere a 250 nel Modenese, ed a 300 in Sicilia, potè raggiungere oggidi la cifra di 266 nella pri- ma, e di 315 nella seconda di queste regioni; nè sono lontano dal presumere, che perseverando gli ornitologi nelle assidue ed intelligenti loro ricerche, principalmente nell’ alta montagna Modenese e nelle provincie meridionali della Trinacria, questo numero potrà essere in breve notevolmente accresciuto. — Conviene però notare che la massima parte delle specie novellamente inscritte ne’ complessivi cataloghi, anzi- chè appartenere ad Uccelli stazionari e comuni, concorre a preferenza ad impinguare l’ elenco delle specie migranti regolari e delle estive, scemando in proporzione le re- lative categorie delle migranti irregolari e delle dubbie od incerte; ed a registrare fra le specie accertate, altre che si ritenevano fin'ora accidentali o mancanti, (4) List of the Birds of Southern Spain. (Ibis, 1871). (2) Ornithologie Nord-est Afrika’s. Cassel, 1869-74. (3) Baron Carl von der Deckens Reisen in Ost-Afrika; vierter Band, Di Vogel. Leipzig, 1870. (4) Catalogue raisonné des oiseaux de l’Algerie, 1846. Faune ornitologique de l’Algerie. Metz, 1855. (5) Contribution to the Ornithologie of Egypt. (Ibis, 1874). (6) On the ornithologie of Algeria. (Ibis, 1874). AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA Comunque il numero di cotali serie non debba ritenersi rigorosamente esatto, essen- dochè parecchie specie, come osserva giustamente il Salvadori, ponno trovarsi egual- mente ben collocate in due o tre categorie diverse, tuttavia sembrami che quelle che vennero sin’ora riconosciute nel Modenese e nella Sicilia, possano offrire ad un di- presso la seguente distribuzione : nel Modenese Specie stazionarie o permanenti in tutte le stagioni — Semistazionarie. . è » — Migranti estive e nidificanti. T33 — invernali . — — Di passo regolare. . . _ —_ irregolare . . — Avventizio ... ». è. — Accidentali. ». è è + Annoverandone altre 16 specie altre 27 a 30 circa nella Sicilia, d’incerta o di dubbia comparsa nel Modenese, ed come risulta dal seguente prospetto. Totale specie 23 45 11 266 in Sicilia 40 315 (continua) SOPRA I FOSSILI DELLA ZONA CON TEREBRATULA ASPASIA, MENEGH, DELLA PROVINCIA DI PALERMO E DI TRAPANI PER IL PROF. GAETANO GIORGIO GEHMELLARO. BRACHIOPODI LEPTAENA, Dalman. LEPTAENA GIBBOSULA, Gemm. (Tav. XII. Fig. 1, 2). (1) (11) (III) (IV) Muephezzan sro ani e een 10 9 e RENO AZ nie Rata te a spie eredi LI il PU I MAPRO I: a Conchiglia liscia, relativamente spessa, leggermente inequilaterale. La sua grande valva è molto arcuata, posteriormente gibbosa e con una leggera depressione mediana, che sì estende dall’apice al margine frontale della conchiglia, nel quale termina a guisa d’ un intacco più o meno profondo. La piccola valva è fortemente concava e si addossa sulla opposta, lasciandovi un angusto spazio per l’animale. Il suo apice è robusto, depresso in alto e fortemente eurvato, il quale termina un poco acumi- nato e troncato d’ un forame piccolo e rotondo. Ha l’area doppia bassissima, e il margine cardinale largo; il quale però non arriva mai a costituire la maggiore lar- ghezza della conchiglia, la quale coincide nel suo terzo anteriore, Il deltidio è basso e piuttosto largo. Questa specie, essendo piccola e fragile, riesce difticile poterla isolare dal tenace calcare marmorio, in cui trovasi in Sicilia. Pure dopo averne sacrificato molti esem- plari, mi è riuscito ottenerne alcuni isolati de’ quali ve ne sono tre conservatis- simi, In essi vedesi chiaramente l’area doppia ed i margini laterali deltoidei ; non così il centro del deltidio restandovi aderente un più o meno piccolo frammento di Giornale dì Scienze Nat. ed Econ. Vol. X. 10 74 SOPRA I FOSSILI DELLA ZONA roccia, il quale non lascia vedere le particolarità, che ha questa interessante parte della conchiglia. L’interno non si conosce. Questa specie ha approssimativamente la forma della Leptaena liasiana, Bouch., e come questa ha pure l’apice troncato d’un forame piccolo e rotondo, Però la Lep- taena gibbosula, Gemm. ne differisce perchè presenta dimensioni maggiori, ha un apice robusto, depresso in alto e fortemente curvato, e mostra un margine cardi- nale molto più largo. La Leptaena gibbosula, Gemm. è comune tanto nel calcare marmoreo bianco-ros- sastro della contrada Sant Anna presso Giuliana (provincia di Palermo) quanto in quello grigiastro della Montagnola di S. Elia presso Palermo (provincia di Pa- lermo). SPIEGAZIONE DELLE FIGURE.—Tav. XII. Fig. 1 a, db, c. Leptaena gibbosula, Gemm. e Fig. 2 a, b idem. Questi due esemplari, che sono disegnati ingranditi, provengono dal calcare mar- moreo grigiastro della Montagnuola di S. Elia presso Palermo. Essi con molti altri esem- plari si conservano nel Museo di Geologia e Mineralogia della R. Università di Palermo. SPIRIFERINA, D'Orbigny. SPIRIFERINA StaTIRA, Gemm. (Tav. XII. Fig. 3). Lunghezza: tera ere e ae ine e e PAS o a 6°” Larghezza noe ne stema alan ra etet BOSIO onio=o rie La conchiglia di questa specie è piccola, liscia e un poco più largn che lunga. La sua piccola valva è fortemente rilevata sulla linea mediana a foggia d’ una piega larga e in alto rotondata e che cade perpendicolarmente a’ lati, la quale corrisponde ad un seno piano e largo, ma profondissimo, che trovasi nella regione frontale della valva opposta. La grande valva ha la forma d’una ottusa e irregolare piramide a quattro facce, delle quali quella che costituisce il prolungamento frontale, si estende in lunghezza il doppio delle altre. L’apice è acuto e spinto in dietro, e termina con la punta leggermente curvata in avanti. Ha l’area alta, larga ben circoscritta e provvista di finissime strie parallele al margine cardinale, le quali vengono inter- secate d’altre poche strie, che dall’apice discendono perpendicolarmente alla linea cardinale. Il deltidio è piano e di grandezza media. La commessura delle valve dà luogo ad una linea disposta a zig-zag. Questa conchiglia è punturata di un modo finissimo; sulla sua superficie mostransi ancora, con forte lente d’ ingrandimento, numerosi e piccolissimi tubercoli disposti CON TEREBRATULA ASPASIA; MENZGH* 75 irregolarmente, i quali doveano sostenere, come in molte altre Spiriferive, finissime spine tubolose. Però in un esemplare le pareti laterali della piccola valva presen- tano chiaramente molte linee longitudinali a tratti interrotti e grossolanamente pun- teggiate in modo irregolare; la qual cosa porta a pensare che questa specie sia stata provvista di spine tubolose finissime, e sulle parti laterali della piccola valva d’ altre spine, però più grosse e disposte in serie longitudinali, delle quali si ve- dono ora soltanto le impronte o i tubercoli, L’interno non si conosce. Questa specie ha moltissima affinità di forma con la Spiriferina angulata, Opp. dalla quale si distingue per essere molto più piccola, per avere il deltidio più largo- la piccola valva di gran lunga più rigonfiata sulla linea mediana, in modo da for- mare una più larga piega che cade perpendicolare a’ lati; e per avere ancora la grande valva con ur seno piano, anzichè escavato, ma più largo ed esteso nell’opposta valva, dove si insinua per un tratto uguale alla metà della totale lunghezza della conchiglia. Specie rara del calcare marmoreo bianco e bianco-rossastro della contrada Sant Anna presso Giuliana (provincia di Palermo). Nella collezione del Museo di Geologia e Mi- neralogia della R. Università di Palermo se ne conservano tre esemplari, fra di cui quello qui disegnato. SPIEGAZIONE DELLE FIGURE. — Tav. XII. Fig. 3 a, db, c, d. Spiriferina Statira, Gemm. in- grandita della contrada Sant'Anna presso Giuliana. SPIRIFERINA SIcuLa, Gemm. (Tav. XII. Fig. 5). (1) (11) ILA ala A PE up bale di e DI de PREME ZA e O ate oO ei ig eta anti Pi it A La Questa Spiriferina è liscia e qualche volta provvista di leggiere pieghe longitudi- nali, La sua piccola valva fortemente rialzata sulla linea mediana vi mostra una ca- rena altissima, alquanto acuta, ma non circoscritta a’ lati, la quale corrisponde ad un seno mediano largo, escavato e profondo, che trovasi nella valva opposta. Il seno e la corrispondente carena non stanno sempre sulla linea mediana delle due valve, ma spesso si presentano spinti un poco da un lato o da un altro, lo che allora rende la conchiglia leggermente inequilaterale. Il prolungamento frontale del seno della grande valva, che ordinariamente si mostra come nell’ esemplare qui disegnato, in molti altri si estende talmente da superare la metà della lunghezza totale della stessa valva. L’apice è piuttosto robusto, di media altezza, più o meno fortemente curvato 76 SOPRA I FOSSILI DELLA ZONA in avanti e terminante a punta acutissima. Ha il deltidio largo e probabilmente con- vesso, @ l’area stretta e ben circoscritta. La superficie di questa conchiglia è pun- turata e spinosa. L’interno non si conosce, Questa specie ha stretta parentela con la Spiriferina angulata Opp. Però ne dif- ferisce per avere l’apice più robusto, corto e fortemente curvato in avanti, per avere l’area molto più ristretta e il deltidio più largo e basso, e finalmente per essere più profondamente sinuata sulla regione frontale. Essa è comunissima nel calcare marmoreo bianco e bianco-rossastro della contrada Sant Anna presso Giuliana, e del fondo Schifani presso Chiusa-Sclafani (provincia di Palermo). Questa distintissima specie si è trovata fin’ora sempre con le valve dis- giunte. SPIEGAZIONE DELLE FIGURE. —Tav. XII, Fig. 5 a, db. Spiriferina Sicula, Gemm. proveniente dal calcare marmoreo bianco-rossastro della contrada Sant’ Anna presso Giuliana. Questo esemplare con moltissimi altri si conserva nel Museo di Geologia e Mineralogia della R. Uni- versità di Palermo. SPIRIFERINA CFR. ANGULATA, Opp. (Tav. X. fig. 6,7). 1861. Spiriferina angulata, Oppel, Ueber die Brachiopoden des untern Lias (Ab- drack. a. d. Zeitschr. der deutschen geologischen Gesellaschaft Jahrg, pag. 541, Taf, XI, fig. 7 a, di 8a, db, c,d,e) Questa specie è molto rara nel calcare marmoreo bianco e bianco-rossastro della contrada Sant Anna presso Giuliana (provincia di Palermo). Le due grandi valve e una piccola, che ne conosco confrontano ne’ caratteri essenziali con la Sp?riferina an- gulata, Opp. Esse fanno parte della collezione del Museo di Geologia e Mineralogia della R. Università di Palermo. SPIEGAZIONE DELLE FIGURE. — Tav. XII. Fig. 7. a, b, Spiriferina cfr. angulata, Oppel, grande valva. Fig. 6, idem piccola valva. CON TEREBRATULA ASPASIA, MENEGH: 77 SPIRIFERINA MiNstERI, Dav. Sp. (Tav. XII. Fig. 8, 9). 1760. Concha Anomia plicata etc. d’Annone, Acta Helvetica, vol. IV, pag. 282, Tab. XIV, fig. 4-6. 1768. Conchites anomius, Kuorr et Walch, Natargeschichte der Versteinerungen, 11 Bd., 1 Abth., pag. 95, Tab, B, IV, fig. 10. 1830. Spirifer octoplicatus, Zieten (non Sow.) Versteinerungen Wiirtembergs, pag. 51, Tab. XXXVIII, fig. 6, a-e. 1847. » octoplicatus, Davidson, London. Geolog. Journal, Nr. HI, pag. 113, Tab. XVII, fig, 11-14, 1851, » Maiinsteri, Davidson, Monograph. of Brith. Oolit. and Lias Bra- chiopoden, pag. 26, tab. III, fig. 4-6. 1851. » uncinatus, Schafhéiult, Geognost. Untersuchungen des siidbaier. Alpengebirges, pag. 135, Tab. XXIV, fig. 33. 1852. » Miinsteri, Davidson, Annals and Mag, of Nat. hist., ser. 2, vol. IX, pag. 15, Tab. XV, fig. 8-9. 1852. » octoplicatus, Oppel, Der mittlere Lias Schwabens etc. pag. 72, ta- bulae IV, fig. 3. 1853, » pyramidatis, Schafhàult, Leonhard und Bron’s Jahrbuch, pag. 310, tab. VI, fig. 4. 1854. » Minsteri, Suess, Ueber die Brachiopoden der Koòssener Schichten, pag. 22, lab. II, fig. 1-5. GRANDE VALVA (1) (II) (III) (IV) Lunghezza ...,.. saio (een ot ARR rete RIT LargRezza Re aa a 1 Praia SENO TE i 12 ledro (Vi PICCOLA VALVA (1) (II) Lunghezza. ..... nia venaie alto a RADI Goito Marenezza n san e i en Re enna RE 162.0, 107 Questa conchiglia è inequivalve e di forma variabile. Sulla piccola valva ha una elevata e leggermente rotondata piega mediana, alla quale corrisponde un seno nella valva opposta; in ciascun lato del seno e della piega mediani si vedono da 4 a 6 piccole pieghe laterali, che dagli apici si estendono alle parti marginali delle due valve. L’apice è più o meno sporgente, dritto, curvato o spinto indietro. L'area si 78 SOPRA I FOSSILI DELLA ZONA mostra ben circoscritta, con deltidio che consta di due pezzi. La sua superficie è pun- turata e spinosa. L’interno delle due valve è simile a quello della Spiriferina ro- strata, Schl, sp. ecc. Questa specie si presenta nella zona con Terebratula Aspasia, Menegh. della pro- vincia di Palermo e Trapani ordinariamente piccola, non arrivando affatto alle di- mensioni alle quali qualche volta giunge in Zlmanster (Inghilterra) in Fontaine- Étoupe- Four presso Caen (Francia) ecc. Della stessa Spiriferina vi sono ancora esemplari pic- colissimi, che non posso considerare, avendone interamente i caratteri, che come giovani della stessa specie, Essa si trova nel calcare marmoreo bianco-rossastro della contrada Sant'Anna presso Giuliana (provincia di Palermo), in cui sin’ora ne ho tro- vato 20 valve staccate, che si conservano nel Museo di Geologia e Mineralogia della R. Università di Palermo. SPIEGAZIONE DELLE FIGURE.—Tav. XII. Fig. 8 a, 5, c. Spiriferina Minsteri, Dav. sp., grande valva, della contrada San? Anna, Giuliana. Fig. 9 idem, piccola valva, della contrada San- Anna, Giuliana, SPIRIFERINA ROSTRATA, Schl. Sp. (Tav. XII. Fig. 4). 1755. (senza nome) Knorr, Lapides Diluv., Tab. B, IV, fig. 3. 1773. (idem) Torrabia, Hist. nat. Hispanica, Tab. VII, fig. 6. 1820. Terebratulithes rostratus, Schlotheim, Petrefactenkunde, p. 260, Tab. XVI, fig. 4, (partim). 1831. Delthyris (Spir.) verrucosa, Buch, Recueil de Planches de Petrif. rémarq,, Tab. VII, fig. 2. 1839. » rostrata, Tieteu, Versteinerungen Wiirtemb., p. 51, Tab. XXXVII, fig. 3. 1833. D Hartmanni, Zieten, Versteinerungen Wiirtembergs, pag. 50, Tab. XXXVIII, fig. 1. 1837. Spirifer rostratus, Buch, Ueber Delthyris, pag. 50, Tab. I, fig. 3. 1847, » rostratus, Davidson, London geolog. Journal, num. III, pag. 109, Tab. XVII, fig. 1-10. 1851, ? rostratus, Davidson, Monograph of Brit. 0ol. and Lias Brachio- poden pag. 20, Tab. II, fig. 1-21; Tab. III, fig. 1. 1851, » verrucosus, Quenstedt, Hanhbuch der Petrefacten-Kunde, pag. 483, Tab. XXXVIII, fig. 35. 1852, s rostratus, Davidson, Annals and Mag. of Nat. Hist., April pag. 14, Tab. XIV, fig. 14, 15, Tab. XV, fig. 11. 1853. » rostratus, Verneuil et Collomb, Coup d’oeil sur la const. géol. de l’Espagne, pag. 103, Tab. HI, fig. 3. CON TEREBRATULA ASPASIA, MENEGH: 79 1853. Spirifer rostratus, Oppel, Der Mittlere Lias Schwabens etc. p. 73, Tab. IV, fig. 7. 1853. » verrucosus, Oppel, Der Mittlere Lias Schwabens etc. pag. 73, Tab. IV, fig, 5-6, 1354. » rostratus, Suess, Ueber die Brachiopoden der Koòsener Schichten, pag. 19, Tab. II, fig. 8. 1858. ) rostratus, rostratus canaliculatus, verrucosus, verrucosus laevi- gatus, verrucosus plicatus, Quenstedt, Der Jura, - pag. 144; pag. 181, Tab. XVIII, fig. 6-15; Tab. XXI, fig, 20, 25. (I) QD) (1) LITTA LINO RO Pe) a aree ae ti 2 QAPEATOTE 20954 0308 NPiESssezza n Sn e RI AR ATE: PESO. 409, (2087 Questa variabilissima specie è comunissima nel calcare marmoreo bianco, bianco- rossastro e bianco-grigiastro con Teredratula Aspasia, Menegh. de’ dintorni di Giu- liana, Chiusa-Sclafani, Montagna della Ficuzza, Montagnuola di Sant'Elia (provin- cia di Palermo) e Montagna che parra, presso Calatafimi (provincia di Trapani). In tutte queste contrade, essa, sì presenta costantemente levigata, di forma ovale o ro- tondata e mancante di seno e carena sulla linea mediana delle due valve; le quali si uniscono a’ margini sotto un angolo acuto; l’apice non è mai molto prominente, ma di grandezza media e alquanto fortemente curvato in avanti; e l’area che ve- desi di media grandezza, e spesso alquanto piccola, è ben limitata a’ lati. Tale costanza di forma mi ha fatto pensare a lungo sul suo ravvicinamento al vero tipo della Spiriferina rostrata, Schl. sp., e sono stato viemaggiormente indeciso sopra di ciò nel vedere che l’ Oppel considera come specie distinte due forme vicine a questa, provenienti dal lias di Hierlatz, quali sono la Spiriferina brevirostris, Opp. e la Spiriferina alpina, 0pp. Però, confrontando la forma siciliana con i numerosi esem- plari della Spiriferina rostrata, Schl. sp., che si trovano nella collezione de’ brachio- podi del fu Dr. Krantz, ora acquistata dal Museo di Geologia e Mineralogia della Re- gia Università di Palermo, nella quale sono rappresentate in grande scala tutte le numerose sue varietà, e nelle quali si vedono chiaramente i passaggi dalla forma tipo, ho dovuto convincermi d’essere la forma siciliana riferibile alla stessa specie. Questa sua varietà levigata e senza seno e carena sulla linea mediana delle due valve è simile alla varietà chiamata dal Prof, Quenstedt Spirifer verrucosus laevi- gatus. Fra le diverse varietà della Spiriferina rostrata, Sch], sp., provenienti dal lias medio d’Europa, ve ne è a Schoeppenstedt una comune, la quale è identica alla va- rietà che trovasi nel calcare con Teredratula Aspasia, Menegh. di Sicilia, Nel Museo di Gelogia e Mineralogia della R. Università di Palermo vi sono moltis- simi esemplari di questa specie, che provengono dal calcare marmoreo bianco o bian- 80 SOPRA I FOSSILI DELLA ZONA co-rossastro e bianco-grigiastro de’ dintorni di Chiusa-Sclafani, della contrada San- Anna presso Giuliana, dalla Montagna della Ficuzza e dalla Montagnuola di San- Elia presso Palermo (provincia di Palermo). SPIEGAZIONE ELLE FIGURE.—Tav. XII. Fig. 4. Spiriferina rostrata, Schl. sp., del calcare bianco-grigiastro della Montagnuola di Sanl’Elia presso Palermo. Fig. 46, idem del calcare bianco-rossastro di Sant'Anna presso Giuliana. TEREBRATULA, Lhwyd. TEREBRATULA RUDIS, Gemm. (Tav. XII. Fig. 20-22). (1) (11) (111) (IV) (V) (VI) Lunghezza ... tire eee 1 di dl 0 Larghezza. rv {ind 12> e, Ae Spessezza . ... ... TO GA E e a, SL Conchiglia piccola, ovale, più lunga che larga, liscia o provvista di forti linee di accrescimento talvolta disposte a guisa di gradini. La sua grande valva mostrasi molto più convessa della opposta. La piccola valva ha sulla linea mediana una leg- giera sinuosità, la quale stretta presso l’apice estendesi, sempre più divaricandosi, al margine frontale della conchiglia. L’apice, sprovvisto di spigoli laterali, è più 0 meno fortemente curvato in avanti, in modo da nascondere completamente il deltidio e qualche volta, lo che osservasi negli esemplari molto rigonfiati, da poggiare diret- tamente sopra la piccola valva. Il forame è di media grandezza e rotondo. Le valve s'incontrano sotto un angolo alquanto ottuso, e la linea della loro commessura cam- mina dritta e senza traccia d’inflessione tanto a’ lati, quanto alla fronte della con- chiglia. La conchiglia è punturata in modo finissimo, L’interno non si conosce. Questa specie nella sua varietà rigonfiata richiama fino a un certo punto la Te- rebratula cerasulum, Uitt. Questa però ha le valve molto più convesse, manca della sinuosità mediana della piccola valva, ha l’apice rigonfiato e più fortemente curvato in avanti e la commessura delle sue valve scorre sopra una superficie piana. Questi caratteri sono così culminanti che bastano a distinguerla facilmente della Teredra- tula rudis, Gemm. la quale ancora negli esemplari estremamente rigonfiati, come quello fig. 20 a, d, presenta la depressione mediana della piccola valva, che in questa specie è proprio caratteristica, La varietà depressa di questa Terebratula, che è la più comune, ha qualche affinità ancora con la Terebratula Taramellii, Gemm., dalla quale si discosta evidentemente per essere di forma ovale, anzichè circolare; per es- CON TEREBRATULA ASPASIAy MENEGH: 81 sere con la grande valva fortemente convessa e la piccola longitudinalmente sinuata, mentre nell’altra specie sono ugualmente poco convesse e la piccola valva manca di sinuosità mediana; e finalmente per la forma dell’apice che è piuttosto robusto e for- temente curvato nella Terebratula rudis, Gemm. e piccolo e meno fortemente cur- vato nella Teredbratula Taramellii, Gemm. Questa specie è comunissima nella zona con Terebratula Aspasia, Menegh. della Mon- tagnuola di Sant Elia presso Palermo. Nel Museo di Geologia e Mineralogia della Regia Università di Palermo se ne conservano un centinaio di esemplari, SPIEGAZIONE DELLE FIGURE. — Tav. XII. Fig. 20 a, d, Teredratula rudis, Gemm., varietà rigonfiata del calcare marmoreo grigiastro della Montagnuola di Sant'Elia presso Palermo. Fig. 20 c, d, Terebratula rudis, Gemm. della stessa provenienza. Fig. 25 a, è, c, d, idem della stessa provenienza. Fig. 22 @, è, c, d, idem della stessa provenienza. TEREBRATULA TARAMELLII, Gemm. (Tav. XI. Fig. 5, 6). (1) (Il) (ID) (IV) ipnenezza is tetro LU ian, A Rargneza ga ie o A a AR SESSI OA etnei io DL La conchiglia di questa Terebratula è liscia, piccola, orbicolare e alquanto depressa, La grande valva è leggermente più convessa della piccola valva, la quale si mostra un poco rigonfiata nella sua parte posteriore. Essa ha l’ apice piccolo e fortemente curvato da non lasciare spazio per il deltidio; un forame di media grandezza e ro- tondo, Le due valve stanno riunite a’ margini sotto un angolo acuto, la commessura delle quali scorre dritta e senza inflessione. L’interno si sconosce. Proviene dal calcare marmoreo della Montagnuola di Sant'Elia presso Palermo, in cui è piuttosto comune. Nel Museo di Geologia e Mineralogia della R. Università di Palermo ‘se ne conser- vano alquanti esemplari. SPIEGAZIONE DELLE FIGURE. — Tav. XI. Fig.5 a, db, c, d. Terebratula Taramellit, Gemm. della Montagnuola di Sant'Elia presso Palermo. Fig. 6 a, è, c, idem della stessa prove- nienza. Giornale di Scienze Nat. ed Econ. Vol. X. IRI 82 SOPRA I FOSSILI DELLA ZONA TEREBRATULA SPHENOIDALIS, Menegh. (Tav. XII. Fig. 16-19). (1) (11) (III) (IV) (V) Lunghezzac. artica O AO O RIO Larghezza in e O RO ne O a SPOSSOLE.ta ea tnt e I O e A O AI Terebratula sphenoidalis, Meneghini M. S. Questa conchiglia è ovale, leggermente dilatata a’ lati e qualche volta inequila- terale. Ha la grande valva un poco più arcuata dell’ opposta. L’apice è piccolo non carenato a’ lati, e più o meno fortemente curvato da nascondere talvolta in parte il largo e basso deltidio. Il suo forame mostrasi piccolo e rotondo. Le valve si in- contrano formando un margine acuto e tagliente, che in alcuni grandi esemplari sì fa meno acuto. La commessura delle valve si vede a’ lati dritta, e alla fronte o in modo irregolare leggermente inflessa, oppure con una piccola sinuosità, aperta verso la valva dorsale, situata sopra ogni lato della fronte. La conchiglia è finissimamente punturata, e quando ha la superficie conservatissima si vede, con lente d’ingrandimento, ornata elegantemente di linee raggianti finissime e vicine fra loro, che dagli apici della conchiglia scorrono fino al suo contorno esterno, Queste linee raggianti sono più pronunziate verso i lati delle due valve, Il suo interno non si conosce. È facile per la sua scaltura potere distinguere questa specie dalle congeneri lia- siche. Essa ha qualche analogia con la Terebraiula Andleri, Opp. che spesso si trova anch’ essa inequilaterale. Però la specie in esame ne differisce per avere la maggiore spessezza verso la parte posteriore della conchiglia, mentre in quella pro- veniente di Hierlatz la più grande spessezza cade verso la sua parte anteriore. Questa ultima specie, inoltre, ha l’apice più fortemente curvato, da non lasciare spazio per il deltidio, mostrasi con la fronte leggermente troncata ed ha la superficie perfetta- mente liscia. La Terebratula sphenoidalis, Menegh. proviene dalla zona a Terebratula Aspasia, Menegh. della contrada Sant Anna presso Giuliana, de’ dintorni di Chiusa-Sclafani, e della Montagna della Ficuzza, (provincia di Palermo) ove dapertutto è comune. Nel Museo di Geologia e Mineralogia della R. Università di Palermo se ne conser- vano moltissimi esemplari che sono stati trovati in queste località. SPIEGAZIONE DELLE FIGURE. —Tav. XII. Fig. 16 a, d, c. Terebratula sphenoidalis, Menegh. de’ dintorni di Chiusa-Sclafani. Fig. 17 a, 6 idem della contrada Sant'Anna presso Giu- liana. Fig. 18 a, 6, c idem della contrada San! Anna presso Giuliana. Fig. 19 a, d, c idem dei dintorni di Chiusa-Sclafani. CON TEREBRATULA ASPASIAy MENEGH» 83 TereBRATULA Aspasia, Menegh. (Tav. XI. Fig. 1-3). 1853. Terebratula Aspasia, Meneghini, Nuovi fossili Toscani, pag. 13. 1857. » Backeriae, Stoppani, Studî geologici e paleontologici sulla Lom- bardia, pag. 228. 1864. » diphya, Ponzi, Sopra diversi periodi eruttivi (Atti dell’Ac- cademia Pratificia, vol. XVII, pag. 27). 1869, D Aspasia, ittel, Geologische-Beobachtungen aus des Central- Apeninnen, pag. 38, Tab. XIV, fig. 1-4, VARIETA’ MAJOR Lunghezza ® è è 0 è s e s es Ss e s » e s 8 e se 0 è s è è se es è ® e 0 0 o s o è oc s è DA E Larghezza... vc... CE IGIIONONE SERI SE UO SITO 262" SESSEZZA Sen nn siae e volata ole 1285 (1) (11) (Ill) (IV) EBunshezzat. mico oWPtoNl dela talee E e Ci Rit Larghezza. .... RARA Dei dorni.sado ne os ione dea Spessezza ..... SENESI) a elet nret ie Vie So La Terebratula Aspasia, Menegh. è il fossile più comune del lias medio delle montagne del nord di Sicilia e del loro prolungamento per la montagna della Ficuzza, il quale estendesi interrottamente fino a’ dintorni di Sciacca. La sua varietà minor è più frequente delia major, la quale si trova nelle stesse località, ma assai raramente. La forma di questa conchiglia è corta, molto larga e con le parti laterali dilatate a guisa d’ali. La piccola valva è debolmente arcuata con seno mediano, largo e assai profondo, a cui corrisponde sulla grande valva una grande piega, elevata, rotondata in alto e limitata d’un solco d’ambo i lati, L’apice, piuttosto robusto e curvato, porta un forame di discreta grandezza e rotondo. La falsa area è stretta e ben limitata; la linea cardinale dritta. Le valve sì incontrano alla periferia sotto un angolo ottuso, anzi di frequente i contorni delle valve sono leggermente ingrossati, e alquanto pie- gati in dentro. La commessura delle valve su’ lati è dritta e fortemente sinuata alla fronte con l’apertura diretta verso la piccola valva. La varietà minor è più rigonfiata e meno dilatata a’ lati, Le punture della conchiglia sono distintamente visibili. L’interno di questa specie non si conosce. 84 SOPRA I FOSSILI DELLA ZONA In Sicilia, questa distinta specie essendo comunissima, si ha l’agio di potere os- servare tutti i passaggi, che legano la forma tipo alla varietà minor. In quest’ultima varietà è meno frequente il debole ingrossamento e piegamento in dentro del con- torno periferico delle due valve. : Delle due varietà della Terebratula Aspasia, Menegh. mentre la major si presenta costantemente sotto la forma tipo data dallo Zittel, l’altra all'opposto è molto varia- bile. Queste variazioni sono in gran parte dipendenti dalla maggiore o minore pro- fondità del seno mediano della sua piccola valva, il quale determinandovi una grande piega più o meno elevata sull’opposta, dà luogo ad un contorno più o meno sinuato al margine frontale, e un altro più o meno arcuato corrispondente al profilo laterale della conchiglia. Alcuni esemplari un po’ depressi di questa varietà, quando sono dilatati a’ lati, richiamano molto la Terebratula (Waldheimia?) nimbata, Opp. La quale giudicando dagli esemplari, che ho sotto gli occhi, che mancano di setto mediano e di acuti spigoli apicali, credo essere piuttosto una Teredratula anzichè una Waldheimia. Però nella Terebratula Aspasia, Menegh. checchè ne sia dalla sua forma, la configurazione dell’apice è talmente caratteristica che la distingue agevolmente da questa specie, SPIEGAZIONE DELLE FIGURE. — Tav. XI. Fig. 1 a, db, c. Terebratula Aspasia, Menegh. var. minor del calcare marmoreo bianco-rossastro di Sanl Anna presso Giuliana. Fig. 2 a, d, c idem del calcare marmoreo bianco-grigiastro della Montagnuola di Sant'Elia presso Palermo. Fig. 3 idem del calcare marmoreo bianco-rossastro della ficuzza. TEREBRATULA Piccinini, Zitt. (Tav. XI. Fig. 4). 1869. Terebratula Piccinini, Zittel, Geologische-Beobachtungen aus den Central- Apenninen, pag. 37, Tab. XIV, fig. 7 a, d, c.d. L'unico esemplare, che fin'ora ho trovato della Terebratula Piccinini, Litt. nel cal- care marmoreo con Terebratula Aspasia, Menegh. della provincia di Palermo e Tra- pani, è quello qui disegnato (fig. 4). Esso è un po’-più sviluppato, meno ovale, e con seno sulla regione frontale alquanto più largo della forma tipo data dallo Zittel; que- ste però sono delle leggerissime differenze che non escono da’ limiti delle variazioni, che presentano i diversi esemplari riferibili alla stessa specie. Ne’ caratteri essen- ziali l'esemplare siciliano confronta appuntino con la forma tipo del Passo del Prete presso Castelluccio nel Monte Catria (Apennino Centrale). Esso proviene dal calcare marmoreo grigiastro macchiato in rosso della Monta- gnuola di Sant'Elia presso Palermo. Le sue dimensioni sono le seguenti, cioè : CON TEREBRATULA ASPASIA, MENEGH: 85 IUMENEZZA sot e cele eine aie ein) nina ee ae cioe enna 140 Margnezzanit to teo dere nicoate ST tate SEE ide 13°" Spessezza. . i .... MRI MO TENSO RECATA pe et tene: cha SPIEGAZIONE DELLE FIGURE. — Tav. XI. Fig. 4 a, d, c, d, Terebratula Piccininù, Zitt. esi- stente presso il Museo di Geologia e Mineralogia della R. Università di Palermo. WALDHEIMIA, King. WaLpHEINIA CATHARINAE, Gemm. (Tav. XII. Fig. 12-13.) (1) (I1) (III) Eunphezzatd. cefaminionà ds lie ale Batte 16000 nta Iareneza Rotolo eat CE RIVE | FRESE, 7 Em ERESEZA Lei SPESSEZZAltoi eni efeltalle «lafolo cielo elielola Pielaloro,e lee (Posate I arte Lia Conchiglia piuttosto piccola, triangolare, un po’ più lunga che larga, troncata alla fronte, Le due valve sono leggermente convesse, talvolta però la piccola valva si vede alquanto rigonfiata verso la parte posteriore. L’apice è poco curvato, largo, carenato a’ lati e termina troncato d’un forame piccolissimo e rotondo. Il deltidio è di discreta grandezza, ma basso. A” lati della parte apicale dalle due valve si vede una leggiera depressione, che in alcuni esemplari si estende per ben due terzi della totale lun- ghezza della conchiglia. Le valve si incontrano sotto un angolo ottuso a’ lati, e sotto un angolo poco meno ottuso e qualche volta acuto alla fronte. La commessura delle valve scorre dapertutto dritta, e in rari casi appena inflessa alla fronte. Il setto me- diano è chiaramente visibile per trasparenza. Le punture di questa specie sono estremamente fine e visibili con fortissima lente. L’interno si sconosce. Essa ha qualche affinità con la Waldheimia Waterhousi, Dav. sp. Questa ultima specie però è più rigonfiata e presenta una leggiera depressione sulla parte ante- riore della piccola valva con un corrispondente rialzamento lobare sulla opposta, il che la fa distinguere evidentemente dalla specie siciliana. Più strettamente legata in parentela con la Waldheimia securiformis, Gemm. ne differisce per la forma, per essere meno ristretta verso la parte posteriore e per avere l’apice piccolo, largo e carenato a’ lati, anzichè robustissimo e privo di spigoli laterali. Questa specie è comune nel calcare marmoreo bianco-grigiastro con Terebratula Aspasia, Menegh. della Montagnuola di Sant Elia presso Palermo. Rarissima nel cal- 86 SOPRA I FOSSILI DELLA ZONA care marmoreo bianco e bianco-rossastro di Sant'Anna presso Giuliana (provincia di Palermo), Nel Museo di Geologia e Mineralogia della R. Università di Palermo se ne trovano molti esemplari provenienti dalla prima località, e un solo della seconda. SPIEGAZIONE DELLE FIGURE. — Tav. XII. fig. 12, @, 6, c. Waldheimia Catharinae, Gemm. della Montagnuola di Sant'Elia presso Palermo. Fig. 31 a, è, c idem dei dintorni di San- Anna presso Giuliana. WALDHEIMIA SECURIFORMIS, Gemm. (Fav. XII. Fig. 10, 11.) (1) (11) (111) (IV) Eunghezzasni 000 COMO RR 14 TAO gun eo 0 Easghezzas ei iene n ET CA FE O Spessezza; iveco nate a tt Str AO DO Questa Waldheimia ha una forma triangolare, è fortemente compressa a’ lati e con il margine frontale costantemente arcuato. Le due valve sono fortemente curvate e qualche fiata quasi gibbose presso la loro regione posteriore, di guisa che la maggiore spessezza della conchiglia cade verso il suo terzo posteriore. Il suo apice, che è robu- sto, e più o meno fortemente curvato in avanti da non lasciare spazio per il deltidio, e spesse volte d’adaggiarsi direttamente sulla valva opposta, termina tutto in una volta con punta acuta troncata da un forame piccolo e rotondo. Lungo i margini laterali della conchiglia si vede sopra ogni lato una depressione di forma ellissoidea e più o meno profonda, che dagli apici delle due valve estendesi alla loro regione frontale. Tale depressione è formata in gran parte a spese del margine laterale della valva ven- trale, anzi in alquanti esemplari esso forma intieramente la depressione, infatti la. linea della commessura delle valve giace lungo il suo lato dorsale, Le due valve si incontrano al margine frontale sotto un angolo ottuso, dando luogo ad uno spigolo costantemente tagliente, e la loro linea commessurale scorre dapertutto dritta e senza inflessione di sorta. Il setto mediano alquanto largo ed esteso si vede distintamente per trasparenza. La conchiglia è visibilmente punturata, per lo più liscia e qualche volta munita di fortissime strie d’accrescimento. L'apparecchio apofisario si sconosce. Le impressioni muscolari sulla piccola valva sono strette e lunghissime, Dopo d’aver fatto eseguire le figure di questa specie ne ho trovato altri esemplari in cui è conservata la loro regione apicale, i quali mi hauno servito a completarne la descrizione, Essa è stretta parente della Waldheimia Partschi, Suess dalla quale si distingue per essere meno acuta verso la regione cardinale, dove le valve sono for- temente arcuate e quasi gibbose, per il margine frontale costantemente arcuato, an- CON TEREBRATULA ASPASIAy MENEGH:» 87 zichè quadratamente troncato, e per la conformazione dell’apice tutto caratteristico di questa specie, il quale non si incontra affatto nelle altre Waldneimie, La Waldheimia securiformis, Gemm. è stata trovata nel calcare marmoreo bianco e bianco-rossastro de’ dintorni di Chiusa-Sclafani e della contrada Sant Anna presso Giuliana (provincia di Palermo). Nel Museo di Geologia e Mineralogia della R. Uni- versità di Palermo se ne conservano 14 esemplari fra di cui quelli qui disegnati, SPIEGAZIONE DELLE FIGURE.—Tav. XII. Fig. 10 a, db. Waldheimia securiformis, Gemm. di Sant'Anna, Fig. 11 idem della stessa provenienza. WALDHEIIA STAPIA, Opp. (Tav. XII. Fig. 14). 1861. Terebratula (Waldheimia) stapia, Oppel, Ueber die Brachiopoden des un- tern Lias (Abdruck a. d. Zeitschr, d, deutschen geologischen Gesellschaft, pag. 539, Tab. XI, fig. 2 a, d, c, d). Riferisco alla Waldheimia stapia, Opp. cinque esemplari provenienti dalla zona con Terebratula Aspasia, Menegh. de’ dintorni di Chiusa-Sclafani e della contrada Sant Anna presso Giuliana (provincia di Palermo), i quali eccettuato di essere meno lunghi e stretti della forma tipo d’ Hierlatz, la somigliano perfettamente in tutti i caratteri essenziali. (1) (11) Lunghezza; at nina dEi eroe silelgini dimora i RR VEC Rarehezzar: iena PI AFRRCENR SIE PROC SEARS APRE 1A EE SPESSEZZAt Mo Rael cone sed nah ER PB (1)ox Questa specie è più lunga che larga, liscia e troncata alla fronte. La grande valva è un poco più arcuata della piccola e posteriormente con contorno ogivale. L’apice largo, ma non molto prominente e curvato, termina acuminato con un forame pic- colissimo. Da ogni lato dell’apice parte uno spigolo acuto, il quale, estendendosi verso ai lati della conchiglia, si dilegua man mano senza arrivare alla commessura delle valve. Il deltidio è stretto, Le valve si incontrano a’ lati sotto un angolo più ottuso di come s'incontrano alla fronte. La commessura delle valve cammina da per tutto dritta, La conchiglia è finamente punturata. Il setto mediano come pure le impres- sioni muscolari sulle due valve sono ordinariamente visibili per trasparenza. L'apparecchio apofisario non si conosce. SPIEGAZIONE DELLE FIGURE.—Tav. XII. Fig. 14 a, db. Waldheimia stapia, Opp. di San- t'Anna presso Giuliana, che conservasi nel Museo di Geologia e Mineralogia della R. Uni- versità di Palermo. 88 SOPRA I FOSSILI DELLA ZONA WALDHEIMIA ENGELHARDTI, Opp. (Tav. XII. Fig. 15). 1861. Terebratula (Waldheimia) Engelhardti, Oppel, Ueber die Brachiopoden des untern Lias (Abdruck a. d. Zeit- schr. d. deutschen geologischen Gesellschaft, p. 537, Tab. X. Fig. 5 a, b, c, d). (I) (II) (III) (IV) (V) (VI) Lunghezza. +... 000 d2ne n A e A e PIA e Larghezza .<.... 5 11°, AREA ALLINEA on Spessezza, . 0 00000 I A RE0 Come si vede d’alcune delle date dimensioni e della figura 15 a, è riunisco alla Waldheimia Engelharati, 0pp. alcuni esemplari che arrivano ad uno sviluppo mag- giore di quello della forma tipo di Hierlatz. Questa specie essendo comune nel lias medio de’ dintorni di Chiusa-Sclafani e Giuliana (provincia di Palermo) si è al caso di poterne studiare tutti i passaggi dal tipo a questa forma estrema, nella quale si notano ancora tutti i caratteri essenziali della specie. Gli esemplari piccoli del lias medio di Sicilia conguagliano perfettamente con la descrizione e la figura di questa specie date dall’Oppel. I grandi però sono più o meno ovalari, hanno l’apice un poco più curvato, ma da non arrivare punto a nascondere il deltidio, e i loro spigoli apicali, invece d’estendersi, come ne’ piccoli, fino alla commessura delle valve, si confondano con le forti strie d’accrescimento del suo vero Zembo laterale, che portano ordina- riamente i grandi esemplari. Tali differenze credo che non siano da tanto da poterli fare considerare come individui riferibili ad altra specie, anzi trovandosi gli anelli intermedî fra la forma grande ed il tipo, non sarebbe affatto giustificata la loro di- stinzione, Nel Museo di Geologia e Mineralogia della R. Università di Palermo si conservano 14 esemplari di questa specie provenienti dalle sopraddette località. SPIEGAZIONE DELLE FIGURE. — Dav. XII. Fig. 14 a, d. Waldheimia Engelhardti, Opp. grande esemplare di Sant'Anna presso Giuliana. CON TEREBRATULA ASPASIA, MENEGH» 89 WapHeMiA Ewanpi, Oppel. (Tav. XI. Fig. 7, 8). 1861. Terebratula (Waldheimia) Ewaldi, Oppel, Ueber die Brachiopoden des un- tern Lias, (Abdruck a. d. Zeitschr, d, deutschen geologischen Gesell- schaft, pag. 339, Tab. XI, fig. 1 @, b, €, d). (1) (11) (III) (IV) (V) Lunghezza ...... Sa Rdpeti SER pi Ora fn oa Larghezza. ds. DEE Bo (e RIETI RE Gi RO O a I E LI ISMESSEZZAG. el'aale e alone È IE LA RI (RR Mr (a PEREZ fa Riferisco a questa specie 12 esemplari provenienti dal calcare marmoreo bianco, bianco-rossastro e bianco-grigiastro della Montagna della Ficuzza, della contrada Sant'Anna presso Giuliana e della Montagnuola di Sant Elia presso Palermo (pro- vincia di Palermo). Avendo potuto fare de’ confronti, fra alcuni esemplari provenienti da Hierlatz con quei del lias medio della Sicilia, credo che difficilmente si possa dare il caso di trovare a tanta distanza esemplari riferibili alla stessa specie, così iden- tici, Pure è d’uopo fare notare che in Sicilia manca la varietà allungata data dal- l’ Oppel figura 1 d, come eziandio che taluni esemplari si presentano da noi alquanto più rigonfiati verso la regione posteriore di quanto mostra la forma di Hierlatz, Il professor Oppel descrivendo questa specie non parla d’ alcune linee raggianti che adornano qualche volta i suoi lati. Quest’ornamento osservasi non solo in alcuni esemplari d’Hierlatz, ma pure in molti provenienti dalla Sicilia, su’ quali notasi di- stintamente. Questa piccola specie si distingue facilmente della Waldheimia Heyseana, Dunk. et Meyer, con cui ha qualche lontana parentela, alla sua forma più allungata e spessa, alla profonda sinuosità mediana della sua piccola valva, e alla mancanza d’un cor- rispondente lobo sulla sua valva ventrale. SPIEGAZIONE DELLE FIGURE. — Tav. XI. Fig. 7 a, è, c. Waldheimia Ewaldi, Opp. di Sant'Anna presso Giuliana. Fig. 8 a, d. idem della stessa località. Questi esemplari si con- servano con altri nella collezione del lias medio della Sicilia del Museo di Geologia e Mine- ralogia della R. Università di Palermo. Giornale di Scienze Nat. ed Econ. Vol. X. 12 90 SOPRA I FOSSILI DELLA ZONA WALDHEIMIA COSTULATA, Gemm. (1) (11) (111) (IV) Lunghezza: SR 000009 Seli Un dEi i O PMR Larghezza o sola RI Line LIRA A On o Or SpessezzBio dtetarol 9a Ia ; Orrore O rrate e dettate OE Questa elegante Waldheimia è piuttosto piccola, ovale, oppure quasi rotondata, for- temente depressa in avanti e alquanto rigonfiata verso la regione apicale. La grande valva è più arcuata della piccola, ed entrambe si incontrano al margine della con- chiglia sotto un angolo acuto. L’apice è leggermente curvato, largo e come appiat- tito, ma alto e provvisto per ogni lato da uno spigolo acuto e sporgente, il quale si prolunga sempre con gli stessi caratteri a’ lati fino alla metà della totale lunghezza della conchiglia, ove incontrando la commessura delle due valve, si arresta. Il suo deltidio è piccolo, e il forame di grandezza media e rotondo. La commessura delle valve, leggermente arcuata verso la parte posteriore de’ lati, scende poscia dritta e senza inflessione veruna. Il setto mediano ora è visibile, ed ora non lo è per tra- sparenza. La superficie della conchiglia finamente punturata è provvista di numerose costelle lineari e ineguali, che dagli apici delle valve si irradiano al loro contorno. Spesso le costelle più sottili si cancellano, e allora esse si trovano meno numerose e distanti l’una dall’altra. La sua parte interna non si conosce. Questa specie appartiene per i suoi ornamenti al tipo della Waldheimia Sartha- censis, d’Orb. sp. da cui però differisce immensamente per essere molto più piccola, meno allungata, e non troncata e compressa alla fronte. Essa è comune nel caleare marmoreo grigiastro della Montagna di Bellampo e San- t Elia presso Palermo (provincia di Palermo); un po’ rara nel calcare marmoreo bianco de’ dintorni di Chiusa-Sclafani (provincia di Palermo), Nel Museo di Geologia e Mineralogia della R. Università di Palermo se ne hanno molti esemplari. WALDHEIMIA NUMISMALIS, Lamk. (Tav. XI. Fig. 9, 10.) 1794, (senza nome) Bruguiére, Encyclop. méth, Atlas, t. III, PI. COXL, Fig. 1. 1819. Terebratula numismalis, Lamarck, Anim. sans vért., 6 vol n. 22, 1832. ’ D Deshayes, Encyclop. méth., vol. III, vers, Atlas, t. III, PI, COXI, fig, 1, a, di CON TEREBRATULA ASPASIA, MENEGH:» 91 1832. Terebratula orbicularis, Zieten, Die Versteinerungen Wiirttembergs, p. 52, Tab XXXIX, fig. 5. 1832. » numismalis, Zieten, Die Versteinerungen Wiirttembergs, p. 52, Tav. XXXIX, fig. 4. 1837. » » Bronn, Lethea geognost., pag. 299, PI. XVII, fig, 8, a, di 1338. » » Buch, Essai d’une descript. des Térébratules, (Mém. de la Soc. géol. de France, vol, III, I sèér. p. 191, PI. XVII, fig. 4. 1850. » » Davidson, Examinat. of Lamarck's Species of foss. Terebratulae (Ann. and Mag. of Nat. Hist., p. 4, PI. XII, fig. 17). 1851. » » Quenstedt, Haudb, der Petrefaktenkunde, p.466, PI. XXXIII, fig. 32, 34. 1851, » ‘ Davidson, Monogr. of. Britisch. Oolit. and Lias, Brachiopoden p, 36, PI. V, fig. 4,9. 1856. D » Quenstedt, Der Jura, p. 142, Tab. XVII, fig. 37-46, 1862. » » Davidson, On Scottish Jurass. Brachiop. (The Geologist. vol. V, p. 445, PI. XXV, fig. 5.) 1862. Terebratula (Waldheimia) numismatis, Deslongschamps, Paléont. frangaise, Terr. Jurass., Brachiop. (s. d’Orbigny) p. 83, PI, V, fig. 14; PI. IX, fig. 5; PI, XII, fig. 4-6; PI, XIII PI, XIV, fig, 1-5, I due esemplari che riferisco alla Waldheimia numismalis, Lamk. sp., quantunque siano in cattivo stato di conservazione, come si vede da’ loro disegni, conservano tuttavia alcuni caratteri essenziali di questa specie. Essendovi in essi rotta la punta dell’apice manca il carattere dell’estrema piccolezza del forame, che è quasi carat- teristico di questa specie; ma la loro forma molto depressa e dilatata trasversalmente, unita a quella dell’apice che è appena inflesso all’estremità e fortemente carenato a’ lati, autorizzano a poterli considerare come riferibile alla Waldheimia numisma- lis, Lamk. sp. Inoltre questi esemplari hanno il deltidio con la base larghissima, sono provviste di tracce di forti strie d’ accrescimento, e non mostrano il setto mediano per trasparenza, caratteri questi i quali avvalorano viemaggiormente il loro ravvi- cinamento alla Waldheimia numismalis, Lamk. sp. in cui il primo è anch'esso co- stante, e gli altri due caratteri sono frequenti. Questa specie è rarissima nel lias medio di Sicilia, I due esemplari che fin’ ora vi si sono trovati provengono dal calcare marmoreo grigiastro con Terebratula Aspa- sta, Menegh, della Montagnuola di Sant Elia presso Palermo, e si conservano nel Museo di Geologia e Mineralogia della R., Università di Palermo. SPIEGAZIONE DELLE FIGURE. — Tav. XI. Fig. 9. Wa/dheimia numismalis, Lamk. sp. della Montagnuola di Sant'Elia presso Palermo. Fig. 10 a, è idem della stessa provenienza, 92 SOPRA I FOSSILI DELLA ZONA KINGENA, Davidson. Kincena JosEPHINIA, Gemm. (Tav. XI. Fig. 11,) Lunghezza: abi nata ia PONT siede due Larghezza o ste na SRIAEPI ISIS va RI testo AGIRE ere ia ae È Br SPESSEZZA i ae io SI VISTA boe SE PR Conchiglia piccolissima, rotondata o ovale-rotondata. La sua superficie è ornata di grossi tubercoli distribuiti irregolarmente, i cui intervalli sono provvisti di tu- bercoli molto più piccoli. La grande valva è regolarmente arcuata e molto più della dorsale, che è quasi piana. L’apice piccolo, acuto e alquanto compresso a’ lati, ter- mina a punta ottusa. L’area è stretta ma ben circoscritta, e la linea cardinale di- ritta. La forma del forame e del deltidio e 1’ interno della conchiglia non si cono- scono. i Questa specie, sebbene molto più piccola della Kingena Deslongschampsi, Dav. sp., le è vicina per l'insieme della forma. Essa è pure un pò più allungata, ha l’apice compresso a’ lati, e il margine frontale costaniemente rotondato. Queste differenze, di unita alla costante piccolezza della conchiglia, credo che siano sufficienti a farla considerare come una specie da quella distinta. Questa Kingena proviene dal calcare marmoreo bianco e hianco-rossastro de’ din- torni di Chiusa-Sclafani (provincia di Palermo) ove è piuttosto rara. ‘ Nel Museo di Geologia e Mineralogia della R. Università di Palermo se ne conser- vano sette esemplari. Strofinandola fortemente fra le dita questa piccolissima conchi- glia perde i tubercoli che la adornano. SPIEGAZIONE DELLE FIGURE. — Tav. XI. Fig. 11 a, b, c,d. Kingena Josephinia, Gemm., ingrandita, de’ dintorni di Chusa-Sclafani (provincia di Palermo). RHYNCHONELLA, Fischer von Waldheim. RHyNcHoneLLA Revnesi, Gemm. (Tav. XII. Fig. 23). Lunghezza: te a a ARGO di RIO era ce cata NO alal teta a II Larghezza oe e RENI, VO e Re So is gn SPESTOZZIO IND BLEI BI SOR ME E ICI CRI arataltetat a UO Questa piccola specie è rotondata e alquanto globulare. Le valve sono molto con- vesse, delle quali la più grande ha il contorno longitudinale proprio semicircolare. CON TEREBRATULA ASPASIAy MENEGH» 93 L’apice basso e fortemente curvato termina acutissimo e senza spigoli laterali. La linea cardinale è quasi retta, a’ lati esterni della quale i margini delle valve rial- zandosi pare che la conchiglia fosse auricolata. La piccola valva nella parte mediana della regione anteriore è rialzata, e la grande valva, seguendone la inflessione, vi produce un corrispondente seno largo e profondo, Molto al disotto degli apici della conchiglia partono da 8 a 9 piege larghe e un po’ rotondate in alto, le quali ter- minano al suo contorno esterno. Nel seno si contano 3 pieghe e 4 nell’opposto rialto; per ogni lato d’entrambi ve ne ha 2 o 3 laterali meno distinte. I segni molto caratteristici di questa specie rendono superfiua la sua comparazione con altre Rhynchonelle liasiche. Essa è rarissima nel calcare marmoreo bianco-rossastro di Sant Anna presso Giu- liana (provincia di Palermo) della quale nel Museo di Geologia e Mineralogia della R. Università di Palermo ve ne sono due soli esemplari. SPIEGAZIONE DELLE FIGURE.— Tav. XII. Fig. 23 a, è, c, d. Rhynchonella Reynesi, Gemm., ingrandita, della contrada Sant'Anna presso Giuliana. RHYNCHONELLA PUSILLA, Gemm. (Tav. XI. Fig. 12). LNELEZA RIOT A ° es 0 0 sc e s 0 0 e 0 o Gna PAOLA AR AIA Va atea VR sli aoto ss lole se 0 e siete ON SP OSSOZZARA A RR I AIN at DIOR SIRO ORI te Conchiglia piccolissima, quasi equivalve, ovato-rotondata e un po’ più lunga che larga. Le sue valve sono ugualmente convesse senza seno nè rialto mediano. L’apice, non molto corto ma curvato, termina acuto e carenato a’ lati, in modo da lasciare fra di loro e il margine cardinale una falsa area ben chiara e circoscritta. Il del- tidio è strettissimo. La superficie delle due valve è provvista di 6 larghe pieghe, che si arrestano molto in avanti de’ loro apici. Fra le Rhynchonelle liasiche non ne conosco alcuna che possa considerarsi come parente della presente specie. Essa proviene dal calcare marmoreo grigiastro della Montagnuola di Sant Elia presso Palermo, in cui è rarissima. SPIEGAZIONE DELLE FIGURE. — Tav. XI. Fig. 12 a, bd, c, d. Rhynchonella pusilla, Gemm. della Montagnuola di Sant'Elia presso Palermo, la quale fa parte della collezione liasica di Sicilia esistente nel Museo di Geologia e Mineralogia della R. Università di Palermo. 94 SOPRA I FOSSILI DELLA ZONA RHYNCHONELLA TRIQUETRA, Gemm. (Tav. XI. Fig. 13). (1) (11) (III) Lungnezzan 193 0, SI ERO OE I DRUSO ET a LEO, RATRMEZEAE ti III e aa eee e ere tace IR SPRTANRRO COLON SEO Ln n Spessezzas SUS Sgr SULITO SOLARE SIOE à MO SO La Rhynchonella triquetra, Gemm. come le due precedenti specie è anch'essa piccola. Ha una forma triangolare, è alquanto più lunga che larga, e più o meno compressa a’ lati verso la sua regione posteriore. Le valve sono egualmente convesse. Ha l’a- pice basso, largo, depresso, anzi appiattito, e carenato a’ lati presso la sua estremità. Le due carene apicali distintissime, cortissime e taglienti circoscrivono con la linea cardinale una bassa e corta falsa area, che è chiaramente distinta. Sopra ogni lato della conchiglia vi sta una depressione alquanto profonda ed estesa dagli apici delle valve agli angoli della loro regione frontale. La superficie della conchiglia è ornata di 8 a 9 pieghe piuttosto larghe, ottuse e poco rilevate, le quali incominciando un poco sotto degli apici si estendono principalmente verso il suo contorno frontale. Questa Rbynchonella non ha parentela con nessuna specie liasica e giurese. La Rhynchonella subconcinna, Dav. con la quale in qualche modo si avvicina per la forma, è foggiata sopra tutt’altro stampo. Questa è ornata d’un numero maggiore di pieghe, presenta un leggiero seno e un corrispondente rialto mediano, manca della depressione sopra ogni lato ed ha l'apice molto diverso di quello della Rhynchonella triquetra, Gemm. che la rende veramente caratteristica, Questa rara specie proviene dal calcare marmoreo bianco e bianco-rossastro dei dintorni di Bisacquino e Giuliana (provincia di Palermo). Nel Museo di Geologia della R. Università di Palermo ve ne sono quattro esemplari. SPIEGAZIONE DELLE FIGURE. — Tav. XI. Fig. 13 a, è, d. Rhynchonella triquetra, Gemm. dei dintorni di Bisacquino. RayncHoneLLa KrAUssI, Opp. (Tav. XI. Fig. 15, 16). 1861. Rhynchonella Kraussi, Oppel, Ueber die Brachiopoden des untern Lias (Ab- druck. a. d. Zeitschr. d. deutschen geologischen Gesellaschaft, pag. 547, Tav. XII, fig. 6 a, db, c, di, e). CON TEREBRATULA ASPASIA, MENEGH» 95 (1) (II) (III) (IV) LELLA e IR E TE O ne en, 0 8 Tartghezzatsvt. cia ea e rafesisiio nigra) GTI RE ER eni SIPEROZZA e ne aaa pe RIP LO pi: SOI EROI ili AAFIORA a Conchiglia piccola, ordinariamente quasi pentagonale, qualche volta ovale e con la spessezza maggiore un poco al di sopra del suo centro. La piccola valva presenta un seno mediano profondo che produce nell’opposta valva un corrispondente rialto. Essa ha l’apice piccolo, acuminato, curvo e fortemente carenato a’ lati. Questa con- chiglia è liscia nella sua metà posteriore ed ornata di pieghe nella sua metà ante- riore, le quali debolissime e indecise nel centro delle due valve si distinguono prin- cipalmente sul loro contorno esterno. Di queste pieghe se ne contano da 2 a 3 nel profondo seno, e da 3 a 4 nell’opposto rialto, e per ogni lato se ne vedono altre 4 05 laterali che sono molto meno rilevate e distinte delle pieghe centrali. Nella zona con Terebratula Aspasia, Menegh. di Sicilia la forma dominarte della Rhynchonella Kraussi, 0pp. coincide perfettamente con il tipo d’Heirlatz. Però qual- che volta si presenta un po’ più ristretta e di forma ovolare come l’ esemplare fi- gura 16, il quale, eccettaata la forma, presenta eziandio tutti gli altri caratteri della specie. Questa Rhynchonella è alquanto vicina della Alynchonella inversa, Opp. dalla quale si distingue facilmente per essere meno rigonfiata e munita d’un numero maggiore di pieghe. Essa è comune nel calcare marmoreo bianco e bianco-rossastro de’ dintorni di Bi- sacquino e della contrada Sant Anna presso Giuliana (provincia di Palermo). Nel Museo di Geologia e Mineralogia della R, Università di Palermo se ne conservano undici esemplari SPIEGAZIONE DELLE FIGURE. — Tav. XI. Fig. 15 a, bd, c, d. Raynchonella Kraussi, Opp., de’ contorni di Bisacquino, Fig. 16 a, 6, c, d idem di Sant'Anna presso Giuliana. RHYNCHONELLA INVERSA, Opp. 1861. Ehynchonella inversa, Oppel, Ueber die Brachiopoden des untern Lias (Ab- druck a. d. Zeitschr. d. deutschen geologischen, pag. 546, Tav. XIII, Fig. 5 a, 0, c,d, e). Riferisco a questa specie 4 valve isolate che per la loro conservazione e la loro somiglianza al tipo di Hierlatz non lasciano dubbio sulla loro determinazione. Esse provengono dal calcare bianco e bianco-rossastro della contrada San? Anna presso Giuliana (provincia di Palermo), e si conservano nella collezione de’ fossili liasici di Sicilia del Museo di Geologia e Mineralogia della R. Università di Palermo, 96 SOPRA I FOSSILI DELLA ZONA RAHYNCHONELLA RETUSIFRONS, Opp. (Tav. XI. Fig. 17). 1861. Ahynchonella retusifrons, 0ppel, Ueber die Brachiopoden des untern Lias (Abdruck. a. d. Zeitschr, d. deutschen geologi- schen Gesellschaft, pag. 544, Tav. XII, Fig. 5 G;0; Cd; C)i Questa specie ha segni talmente caratteristici che viene facile distinguerla dalle congeneri liasiche. Nel calcare marmoreo bianco e bianco-rossastro de’ dintorni di Bisacquino (provincia di Palermo) essa è piuttosto rara, avendosene trovato fin’ ora 3 soli esemplari, che si conservano nel Museo di Geologia e Mineralogia della Regia Università di Palermo, Gli esemplari della nostra zona con Teredratula Aspasia, Me- negh. somigliano perfettamente con la forma tipo proveniente d’ Hierlatz, con cui ho potuto fare de’ confronti diretti, La sola differenza, che presenta l’esemplare fi- gura 17, è quella di avere le pieghe nella regione mediana frontale meno numerose di come si trovano nella forma tipo, in cui sono ancora molto variabili. SPIEGAZIONE DELLE FIGURE. — Tav. XI. Fig. 17 @, 6, c. Rhynchonella retusifrons, Opp. de’ dintorni di Bisacquino. RuvncHONELLA Orsini, Gemm. (Tav. XI. Fig. 18). (1) (11) (II) (IV) Lunghezza: a IRR Bia ie AT To Latghezza. 97%. RN RIE O! a o (LPP SPESSOZZA ..;3. + scaletta ocio | gg. SC EPAIC RS aree e I (C3) Conchiglia piuttosto piccola, di forma un po’ variabile, tendente alla triangolare oppure alla pentagonale. L’apice, più o meno curvato e senza spigoli a’ lati, termina acuminato, il quale non arrivando a poggiare sull’opposta valva lascia vedere il del- tidio piccolo e fortemente inciso in alto, il quale unendosi con la parete inferiore dell’ apice concorre alla formazione del piccolo forame. Il margine cardinale della piccola valva a’ lati mostrasi inciso come presso la &Rynchonella tetraedra, Sow. sp. sebbene meno profondamente. La grande valva nella regione mediana frontale ha un seno piuttosto profondo, il quale, però, non cadendo perpendicolarmente a’ lati pro- duce un rialto molto leggiero nell’opposta valva. Tutta la superficie della conchiglia è ornata di 18 a 20 pieghe raggianti, alquanto larghe, basse e acute in alto, le quali da’ suoi apici si radiano, ingrossando mano mano, al contorno delle due valve, CON TEREBRATULA ASPASIA, MENEGH: 97 Nel seno giacciono 4 pieghe e sul rialto 6. Un gran numero di strie trasversali d’ac- crescimento finissime si vedono principalmente presso il contorno anteriore della con- chiglia. Alcune forme della Rhynchonella tetraedra, Sow. sp. richiamano fino a un certo punto la specie in esame. Questa però è ornata d’un numero molto minore di pie- ghe che sono più larghe e meno acute, le sue valve sono meno rigonfiate, il rialto mediano della parte anteriore della piccola valva sporge molto di meno, 1’ opposto seno non cade perpendicolarmente a’ lati, e manca dell’ escavata depressione late- rale che notasi costantemente sopra ogni lato della regione cardinale della ERin- chonella tetraedra, Sow. sp. Più vicina alla Rhynchonella Moorei, Dav. per la forma del seno e del rialto mediano, come pure per il numero delle pieghe se ne allon- tana eziandio per essere più rigonfiata, per avere l’apice più curvato e senza spi- goli laterali, e per l’aspetto delle sue pieghe che sono anch'esse più larghe ed ot- tuse, Questa specie proviene dal calcare marmoreo bianco e bianco-rossastro con Tere- bratula Aspasia, Menegh. della contrada Sant'Anna presso Giuliana e de’ dintorni di Chiusa-Sclafani (provincia di Palermo), ove è in qualche modo comune. Mel Museo di Geologia e Mineralogia della R. Università di Palermo ve ne sono otto esemplari, SPIEGAZIONE DELLE FIGURE. — Tav. XI. Fig. 18 a, d, c. RAhynchonella Orsinii, Gemm., della contrada Sant'Anna presso Giuliana. RuivncnoneLLa Briseis, Gemm. (Tav. XI. Fig. 19-22). (1) (II) (II) (IV) (V) Pe ez ri, ARIE AB nr ena LOn rar AREZZO a MAIO IL ira Spessezza. . ... St a olor o nr TERRE Questa conchiglia è più o meno depressa, alquanto variabile e tendente a un di presso alla forma triangolare. L’apice è piccolo, curvato e termina acutissimo; esso manca pure di spigoli laterali, e mostrandosi coartato a’ lati prende un aspetto proprio eccezionale. Essa ha il deltidio stretto e porta superiormente uno strettis- simo forame, che viene completato in alto dal margine inferiore dell’apice. La grande valva presenta un seno mediano, che, partendo un poco al di sopra del centro esten- desi al suo margine frontale, ove vedesi largo profondissimo e limitato per ogni lato d’una parete obbliquamente diretta da fuori in dentro. Sulla piccola valva, corri- sponde al seno, un elevato rialto, però meno largo di questo, il che dipende dalla direzione de’ suoi lati che cadono obbliquamente diretti da dentro in fuori, Questa conchiglia è ornata di pieghe alte, larghe ed angolose le quali partendo dagli apici si Giornale di Scienze Nat. ed Econ., Vol. X. 13 . 98 SOPRA I FOSSILI DELLA ZONA estendono , sviluppandosi gradatamente, al contorno della conchiglia Nel profondo seno se ne contano da 2 a 3, sull’opposto rialto da 3 a 4 e sopra ogni lato si ve- dono da 3 a 5 altre pieghe laterali, che sono meno sviluppate delle centrali. Questa Rhinchonella per lo suo insieme è talmente parente alla EAhynchonella va- riabilis, Schl. che può a prima vista scambiarvisi. Avendo potuto fare, però, dei lunghi confronti con i numerosi esemplari della &hynchonella variabilis, Schl. sp. esi- stenti nella magnifica collezione de’ Brachiopodi del fu DI Krantz, che oggi si pos- siede dal Museo di Geologia e Mineralogia della R, Università di Palermo, ho dovuto convincermi essere questa una specie ben diversa. Essa infatti, quantunque sia vici- nissima alla Rlynchonella variabilis, Schl. sp. per la forma egli ornamenti, pure ha l'apice costruito sopra tutt’altro tipo. Nella ERhynchonella variabilis, Schl. sp. l’apice è provvisto di spigoli laterali che chiudono fra loro e il margine cardinale una pic- cola falsa area; mentre nella specie siciliana mancando questi spigoli apicali, l’apice presentasi più acuminato, coartato a’ lati e la conchiglia maucante di falsa area. Ha pure molta analogia con una varietà della Ahynchonella quinqueplicata, Diet. sp. proveniente dal lias di Metzingen (Wurttemberg) che somiglia agli esemplari dise- gnati dal Prof, Quenstedt (Der Jura, Tav. XXII, Fig. 2, 3) e i quali da lui vengono considerati con dubbio come giovani di questa specie. Essa però oltre d’essere meno triangolare ha un apice molto più robusto che facilmente la distingue dalla specie in esame. Essa è comunissima tanto nel calcare marmoreo bianco e bianco-rossastro de’ din- torni di Bisacquino, Chiusa-Sclafani e Giuliana, quanto in quello bianco-grigiastro della Montagnuola di Sant Elia presso Palermo (provincia di Palermo). Il Museo di Geologia e Mineralogia della R. Università di Palermo ne possiede mol- tissimi esemplari. SPIEGAZIONE DELLE FIGURE. — Tav. XI. Fig. 19 a, db, c. Rhynchonella Briseis, Gemm. di Sant'Anna presso Giuliana. Fig. 20 a, d, c idem, della Montagnuola di Sant'Elia presso Palermo della stessa provenienza. Fig. 21 «, d, c idem, della stessa provenienza. Fig. 22 a, b, c idem. RHYNCHONELLA ZITTELI, Gemm. (Tav. XI. Fig. 23). 1869. Ahynchonella crf. Fraasi, Zittel, Geologischen Beobachtungen aus den Cen- tral-Apenninen, pag. 130, Tab. XIV, fig. 18 Gb di 1) (1) (111) Lunghezza ta. Met. SEMI TOO. LIRIRONI SMBNFE INTE (POI VC) CAPS PEA i VT LIPPI (oa Larghezza. .... Uuatvancani Ioni ate a 2, (SOMMARIO Ke BOT n Spessezza ....... SRI Tauie DATIRICIA baite cieli UTI i I ee Conchiglia triangolare, un po” compressa a’ lati della regione cardinale e qualche volta depressa. La grande valva nella metà anteriore della sua lunghezza incomincia CON TEREBRATULA ASPASIA, MENEGH: 99 leggermente a deprimersi formando presso al margine frontale un seno mediano, largo e profondo, a cui corrisponde nell’ opposta valva un leggiero e largo rialto, qualche volta appena apprezzabile. L’apice è piccolo, acuto e lesgermente curvato, Il deltidio, stretto e fortemente inciso in alto, concorre con la parete inferiore del- apice alla formazione di un forame di discreta grandezza. Ai lati degli apici delle valve si trova costantemente una leggiera depressione, che estendesi fino a metà della loro lunghezza. Questa conchiglia è provvista di pieghe di grandezza media, le quali partendo a poca distanza dagli apici scorrono semplici ed acute per tutta la sua superficie fino al contorno, ove si uniscono alternativamente con quelle della valva opposta. Di que- ste pieghe se ne contano da 5 a 7 nel seno, e da 6 a 8 sul rialto dell’opposta valva; e sopra ogni loro lato si trovano inoltre da 5 a 6 pieghe laterali, Questa specie, quantunque sia vicinissima alla Rlhynchonella Fraasi, Opp., non le si può riferire senza stiracchiare di troppo le loro affinità. Essa è proprio interme- dia, come a ragione ha dimostrato l’illustre Prof, Zittel, fra la Ehynchonella Fraasi, Opp. e la Ehynchonella serrata, Sow. sp. Ditferisce però dalla prima specie per es- sere più dilatata a’ lati, per il suo seno frontale meno largo, per la forma dell’apice che è molto più piccolo, e per le sue pieghe che sono. meno numerose e costante- mente semplici, Si allontana ancora dalla &hynchonella serrata, Sow. sp. per la sua forma triangolare, per la configurazione dell’apice e per la depressione, che trovasi sopra i suoi lati, la quale è meno profonda di quella della ARynchonella serrata, Sow. sp., ma più estesa in lunghezza. Essa è comunissima nel calcare marmoreo bianco-grigiastro della Montagnuola di Sunt Elia presso Palermo (provincia di Palermo), Nel Museo di Geologia e Mineralogia della R. Università di Palermo se ne trovano moltissimi esemplari. SPIEGAZIONE DELLE FIGURE. — Tav. XI. Fig. 23 a, db, c. Rhynchonella Zitteli, Gemm., della Montagnuola di Sant'Elia presso Palermo. RiyNCHONELLA POLYPTHYCHA, Opp. 1861. Enhynchonella polypthycha, Oppel, Ueber die Brachiopoden des untern Lias (Abdruck a. d. Zeitschr. d. deutschen geo- logischen Gesellschaft, pag. 544, Tav. XII, Fig 4a, b, c). Questa specie è molto rara nella zona con Terebratula Aspasia, Menegh. della provincia di Palermo. I due esemplari, che conosco provenienti della contrada San- tAnna presso Giuliana (provincia di Palermo), confrontati con alcuni altri prove- nienti da Heirlatz vi somigliano a capello. Questi due esemplari si conservano nella collezione de’ fossili del lias di Sicilia esistente nel Museo di Geologia e Mineralogia della R, Università di Palermo. 100 SOPRA I FOSSILI DELLA ZONA RHYNCHONELLA SERRATA, SOW. Sp. (Tav. XI. Fig. 24). 1825. Terebratula serrata, Sowerby, Min. Conch., T. V, pag. 168, Tab. 503, fig. 2. 1852. Ahynchonella serrata, Davidson, Monogr. of Britisch, 001. and Lias Brachiop. pag. 85, Tav. XV, fig, 1-2, « Shell irregularly subtrigonal, generally a little wider than long, valve almost equally convex, but depressed; beak small, much recurved, and lying over the umbo, leaving little space for the passage of the pedicle muscular fibres; beack ridges well defined, exposing a slightly concave false area between them and the hinge margin, a similar depression being likewise visible on either side of the umbo, the hinge line not much indenting that of the smaller valve. Surface ornamented by a variable number of larg sharp plaits, proceeding from the beak and umbo to the front and sides, from fourteen to fifteen on either valve, generally no distinet mesial fold or sinuss six or seven plaits are sometimes a little raised in front in the smaller valve; structure imperforated. Length 15, width 17, depht 10 lines» (Davidson). Il celebre autore delle Monografie de Brachiopodì fossili dell'Inghilterra oltre della rapportata descrizione della Rhynchonella serrata, Sow. sp. ne dà le figure che rappresentano le sue due principali forme. Questa specie nella zona con Terebratula Aspasia, Menegh. della provincia di Palermo si presenta ancora sotto le stesse forme le quali, sebbene non arrivino a quelle dimensioni, ne hanno intieramente i carat- teri. Però bisogna avvertire che da noi la varietà allungata (fig. 24) è la sua forma dominante, mentre il tipo è piuttosto raro. Questa specie è alquanto comune nel calcare marmoreo bianco-grigiastro della Mon- tagnuola di Sant'Elia presso Palermo, e rara nel calcare marmoreo bianco o bianco- rossastro di Sant Anna presso Giuliana (provincia di Palermo), SPIEGAZIONE DELLE FIGURE. Tav. XI. Fig. 24 a, db, c. Rhynchonella serrata, Sow. sp. della Montagnuola di S. Elia presso Palermo. Questo esemplare con molti altri si conserva nel Museo di Geologia e Mineralogia della R. Università di Palermo. CON TEREBRATULA ASPASIA, MENEGH:» 101 RaEyNcHoNELLA ScHERINA, Gemm. (Tav. XII. Fig. 24). (1) (11) (111) MUDEDEZZI ERA ROS OR TOZZI TRONO aL e DO VINTO IE SPessezza e RI Ra REL. ion allea 175 e 1873 Conchiglia grande, irregolarmente pentagonale o quasi trilobata, dilatata a’ lati e fortemente compressa e sinuata ai lati della regione cardinale. La sua grande valva fortemente arcuata presenta nella parte anteriore un seno mediano ordinariamente profondo, a cui corrisponde nella piccola valva un forte rialto. In alcuni esemplari, però, il seno è più largo e meno profondo, ed il corrispondente opposto rialto è meno elevato. L’apice è basso, stretto, carenato a’ lati e con punta acuta, esso è inoltre così fortemente arcuato, che poggia direttamente sopra quello della piccola valva, non lasciando spazio per la falsa area ed il deltidio. Il suo forame è stretto. Lungo la regione laterale posteriore della conchiglia si nota per ogni lato un’ escavazione ellittica più o meno profonda, come quella che si vede nella Ahynchonella serrata, Sow. sp. La superficie della conchiglia è munita d’ un numero variabile di pieghe, che piccolissime e serrate presso gli apici si estendono, mano mano ingrandendosi al suo contorno, ove si fanno larghe, basse e carenate; di queste pieghe, in alcuni esemplari, quelle che corrispondono a’ lati del seno e del rialto della conchiglia si arrestano a metà della sua lunghezza totale. Presso il contorno esterno della con- chiglia si trova il seguente numero di pieghe, cioè: sul seno da 4 a 5 e nell’opposto rialto da 5 a 6; e sopra ognuno de’ loro lati vi sono altre 3 o 4 pieghe laterali, Questa specie per la grande depressione che ha a’lati della sua regione apicale sta strettamente legata in parentela con la Ehynchonella serrata, Sow, sp. Però essa, mettendo da banda la forma che è diversa, se ne distingue per l’ apice che è più stretto, per le pieghe che sono più larghe e in numero minore, e per il seno e il rialto mediano che ha costantemente, mentre nella Eynchonella serrata, Sow., sp. vi si trovano di rado, Inoltre la stessa depressione, o meglio escavazione, che si vede a’ lati degli apici tanto dell’una, quanto dell’altra specie, è più profonda nella R?yn- chonella Scherina, Gemm., e dà un contorno sinuato a’ suoi due lati posteriori, il che non osservasi punto nella &hkynchonella serrata Sow. sp. Quando feci eseguire le tavole, che accompagnano questo lavoro, non avea di questa specie un esemplare più conservato di quello di cui do la figura; dopo però avendone trovato molti altri conservatissimi, me ne sono avvalso per dare una minuta descri- zione di questa specie, Essa è piuttosto comune nel calcare marmoreo bianco e bianco-rossastro con Te- 102 SOPRA I FOSSILI DELLA ZONA rebratula Aspasia, Menegh. della contrada Sant Anna presso Giuliana e de’ dintorni di Chiusa-Sclafani e Bisacquino (provincia di Palermo). Nel calcare marmoreo grigia- stro della Montagnuola di Sant Elia ne conosco un solo esemplare. Nel Museo di Geologia e Mineralogia della R. Università di Palermo si trovano molti esemplari di questa specie. SPIEGAZIONE DELLE FIGURE. — Tav. X. Fig. 24 a, d, c. Rhynchonella Scherina, Gemm., dei dintorni di Sant'Anna presso Giuliana. RayncHoneLta Guycinna, Gemm. (Tav. X. Fig. 25). LUDENOZZA Tsi Nn etnea noe OLI ir 260 Larghezza! sile de ona È 0 n RARI e D85 SPOSSOZZA NRE te to NE e 175% Questa Rhynchonella ha una forma più o meno triangolare, è più larga che lunga e termina acuminata alla regione apicale. Le sue valve sono piuttosto fortemente ar- cuate, anzichè no. La sua grande valva nella metà anteriore presenta un profondo e largo seno mediano, a cui corrisponde nell’opposta valva un elevato rialto. L’apice è basso, stretto, acuminato e curvato in avanti, Il forame stretto. La regione posteriore laterale della conchiglia è compressa, mostrando dall’incontro del lato frontale con il laterale agli apici, un’ estesa superficie piana oppure leggermente concava. Presso gli apici partono da 8 a 10 pieghe, alcune delle quali al centro della lunghezza delle due valve si arrestano, altre si riuniscono a due e così anastomosate, d’unita alle altre pieghe, sempre piu sviluppandosi, si estendono fino al contorno della conchiglia, ove si vedono larghissime basse e angolose in alto. Qui si contano soltanto 6 0 7 pieghe, delle quali 2 o 3 giacciono nel profondo seno, e 3 a 4 sull’opposto rialto; mentre altre 2 pieghe laterali si vedono sopra ogni loro lato. Tutta la superficie della conchiglia è ornata di strie finissime d’accrescimento, le quali presso la regione frontale si fanno pronunziatissime. Essa ha molta affinità con la precedente specie, dalla quale si distingue per avere l'angolo apicale più acuto, per essere provvista d’un numero minore di pieghe, e per essere soltanto compressa a’ lati della cerniera, mentre la Rhynchonella Scherina, Gemm., è escavata e sinuata. La Rhynchonella Alberti, Opp. è pure ad essa vicinis» sima; ma la specie di Heirlatz, essendo con apice poco curvato, con un numero mag- giore di pieghe semplici e più alte e mancando di depressione a’ lati della regione apicale, non può affatto riunirsi alla presente specie. Questa specie proviene dal calcare marmoreo bianco di Chiusa-Sclafani (provincia CON TEREBRATULA ASPASIA, MENEGH, 1073 di Palermo) della quale nel Museo di Geologia e Mineralogia della R. Università di Palermo se ne conservano due esemplari, SPIEGAZIONE DELLE FIGURE. — Tav. X. Fig. 25 a, è, c. Raynchonella Glycinna, Gemm., de’ dintorni di Chiusa-Sclafani. RHYNCHONELLA FLABELLUI, Menegh. (Tav. XI. Fig. 14, 25, 26, 27). Ehynchonella flabellum, Meneghini M. S. (I) (II) (III) (IV) (V) (VI) Lunghezza. ...... Beati Sironi n n e na Marshezzal. Vetrate FL EVARETO. 1 IGAAARIANOI | LReSIR RO LIA PRA, 15 PRA, (> SPESSezza dol anta lee Re n Grato 00r al n Questa specie è depressa, equivalve, dilatata a’ lati e di forma variabile, sempre però tendente alla triangolare. Le-valve sono ugualmente poco convesse. La grande valva presenta ordinariamente verso la regione frontale una leggierissima e larga depressione, la quale non produce rialto alcuno sulla piccola valva. In molti casi però, e ne’ grandi esemplari particolarmente, questa depressione e più pronunziata, e allora sull’opposta valva si nota un corrispondente rialto mediano. L’apice è più o meno corto, acuto e alquanto carenato a’ lati, il quale essendo ancora forte- mente curvato in avanti, in modo da poggiare direttamente sull’apice della piccola valva, vi lascia vedere soltanto lo strettissimo forame. La conchiglia nella sua parte posteriore -incominciando dagli apici è compressa a’ lati, mentre presenta il margine anteriore acutissimo. La sua superficie è ornata di 10 a 12 pieghe larghe, bassis- sime e appena in sopra angolose, le quali partendo dagli apici si irradiano, svilup- pandosi gradatamente, al contorno délla conchiglia. Questa bellissima e distinta specie, quando è giovane, ha qualche analogia con i piccoli della Ehynchonella Greppini, Opp. Però potendo studiare la presente specie in tutte le fasi del suo sviluppo si vede chiaramente essere molto diversa da quella proveniente di Hierlatz, La profouda depressione laterale che porta la Ehynchonella Greppini, Opp. nella sua porzione apicale, e le sue pieghe acutissime sono due ca- ratteri sufficienti a farla subito distinguere dalla specie del Meneghini, Questa specie è una delle più comuni del calcare marmoreo con Terebratula Aspasia, Menegh. delle provincie di Palermo e di Trapani, Nel Museo di Geologia e Mineralogia della R. Università di Palermo se ne conser- vano moltissimi esemplari, provenienti dal calcare marmoreo bianco e bianco-rossastro 104 SOPRA I FOSSILI DELLA ZONA de’ dintorni di Giuliana, Chiusa-Sclafani, Bisacquino, Ficuzza (provincia di Palermo) e Montagna chi parra presso Calatafimi (provincia di Trapani). SPIEGAZIONE DELLE FIGURE. — Tav. XI. Fig. 24. Rhynchonella flabellum, Menegh. var. al- lungata di Sant’ Anna presso Giuliana. Fig. 25 a, è, c. Rhynchonella flabellum, Menegh. di Sant'Anna presso Giuliana. Fig. 26 a, è, c idem de' dintorni di Chiusa-Sclafani. Fig. 27 a, ò, c idem della stessa provenienza. RuvncHoneLLa Mariotti, Zitt. 1869. Rhynchonella Mariottii, Zittel, Geologische Beobachtungen ans den Central- Apenninen, pag. 41, Tab. XIV, Fig. 17 a, d, c, A. La Rhynchonella Mariotti, Zitt. è rarissima nella zona con Terebratula Aspasia, Menegh. delle provincie di Palermo e di Trapani. L’unico esemplare che vi ho trovato, sebbene sia un po’ meno dilatato a’ lati della figura dell’esemplare tipo proveniente dall’Appennino-centrale, confronta a capello con l’ esatta descrizione che ne ha dato il mio illustre amico Prof. Zittel. Proviene dal calcare marmoreo bianco della con- trada Sant Anna presso Giuliana (provincia di Palermo). RHYNCONELLA FURCILLATA, Theod. sp. 1534. Terebratula furcillata, Theodori, in von Buch, Ueber Terebrateln, e la tra- duzione frane. 1838, Mém. de la Soc. Géolog, de France, Tom. 3, I. ser, pag. 143, pl, XIV, fig. 13. 1836-38.» » Roemer, Die Versteineruangen des Norddeutschen Qolithen-Gebirges, pag. 39, Tab. XIII, fig. 2. 1852, Lhynchonella furcillata, Davidson, A Monograph of Britsh Oolit. and Lias. Brachiop., pag. 69, Tab. XIV, fig. 2-5. Questa Rhynchonella è ancora essa rarissima nella zona con Terebratala Aspasia, Menegh. delle provincie di Palermo e di Trapani. Nel Museo di Geologia e Mineralogia — della R. Università di Palermo ve ne sono tre esemplari, che provengono dal calcare marmoreo bianco e grigiastro de’ dintorni di Bisacquino di que’ di S. Giuseppe-Jato e della Montagnuola di Sant Elia presso Palermo (provincia di Palermo). CON TERFBRATULA ASPASIA, MENEGH» 105 ACEFALI ANOMIA, Linné. ANOMNIA NUMISMALIS, Quenst. 1856. Amomia numismalis, Quenstedt, Der Jura, pag. 311, Tab. XLII, fig. 9, 1861, » > Stoliezka, Ueber die Gastrop. und Aceph. der Hierlatz- Schichten (Sitzungsberichte der Mathem.-Naturw, Classe der K, Akademie der Wissenschaften, XLII Ban- de, pag. 201, Tab. VII, fig. 5). Se ne sono trovati due soli esemplari nel calcare marmoreo bianco-grigiastro della Montagnuola di Sant'Elia presso Palermo. Uno d’essi è perfettamente simile all’e- semplare figurato dal signor Stoliczka, Si conservano nel Museo di Geologia e Mine. ralogia della R. Università di Palermo, PLACUNOPSIS, Morris et Lycett. PrAcunopsis ZittELI, Gemm. (Tav. XII. Fig. 6). (1) (1) (111) Munghezza! LS: Ie ie e a RES E are Da Larghezza. i. 7. MS i e I DEI ara deren argre Conchiglia piccola, sottile, irregolarissimamente orbicolare, La sua grande valva è fortemente convessa e con apice piccolo, ottuso e quasi marginale. La sua piccola valva si vede depressa e qualche volta concava, e con apice piccolo e depresso, Tutta la sua superficie è ornata di numerosissime linee radiali, finamente scagliose, le quali divengono più o meno irregolarmente flessuose per l’ incontro di linee concentriche d’accrescimento di tratto in tratto fortissime, che a guisa d’ irregolari cercini si incontrano sulla conchiglia. Questa specie è molto vicina alla Placunopsis jurensis, Roem. sp., da cui si di- stingue per essere più piccola e con linee radiali molto più flessuose e scagliose. Essa è comunissima nel calcare marmoreo bianco e bianco-rossastro con Terebra- Giornale di Scienze Nat. ed Econ. Vol. X.- 14 106 SOPRA I FOSSILI DELLA ZONA tula Aspasia, Menegh. de’ dintorni di Giuliana, Chiusa-Sclafani, Bisacquino e Mon- tagna della Ficuzza (provincia di Palermo). Nel Museo di Geologia e Mineralogia della R. Università ve ne sono moltissimi esem- plari provenienti dalle suddette località. SPIEGAZIONE DELLE FIGURE.—Tav. XIII. Fig. 8. Placunopsis Zitteli, Gemm. piccola valva de dintorni di Chiusa-Sclafani. PECTEN, Lamarck. Pecten StoLiczzaI, Gemm. (Tav. XIII. fig. 1, 2). (1) (11) (II) (IV) Lunghezza DI RR RAG IO RE Larghezza oi al E IST FRA e ONE Tn Questa conchiglia è orbicolare, depressa, equivalve, con apici acuti ed escavati sul lato boccale e provvista di finissime strie concentriche d’accrescimento, che si fanno di tratto in tratto un po’ più pronunziate. La valva inferiore è ornata sull’apice di costelle finissime, lineari, raggianti, delle quali dopo un brevissimo tratto quelle cor- rispondenti al lato anale subito si cancellano; mentre le altre si irradiano lungo la sua parte boccale, ove, più o meno estendendovisi, si dileguano prima d’ arrivare al suo contorno esterno. Nella valva superiore queste costelle sono più sviluppate, e tolto il suo margine anale, che è liscio, tutto il resto della superficie della valva si mostra ornato di costelle raggianti, che dall’apice e un po’ sotto, in due cicli, si estendono verso il contorno palleale, ove alcune arrivano quasi cancellate, mentre altre si dileguano lungo il loro corso. Le orecchiette sono inegualissime avendo le boccali una lunghezza più del doppio delle anali. L’orecchietta boccale della valva inferiore è provvista di costelle raggianti ed è fortemente sinuata, mentre quella della valva superiore porta soltanto delle strie trasversali d’accrescimento. La sua linea cardinale è leggermente incrassata. Non potendo fare de’ confronti diretti con il Pecten strionatis, Quenst., ma stando alla incompleta descrizione e alle figure che ne da il professor Quenstedt, credo che questa specie le stia legata in istretta parentela, Egli stabilisce tale specie sopra esemplari incompleti, e dice, occupandosi della sua scultura, che a’ lati richiama quella del Pecten lens, Sow. Ciò prova evidentemente che il Pecten strionatis, Quenst, è provvisto in questi punti di strie raggianti numerose e serrate, mentre nel Pecten siciliano preseutandovisi non strie, ma costelle molto distanti, e quindi avendo tut- t’altro aspetto di quello caratteristico del Pecten lens, Sow., è facile distinguere que- sta da quell’altra specie. CON TEREBRATULA ASPASIA) MENEGH: 107 Questa specie è comunissima nel calcare marmoreo bianco de’ dintorni di Bisac- quino e Giuliana (provincia di Palermo), Nel Museo di Geologia e Mineralogia se ne conservano molti esemplari in tutti gli stadî di sviluppo, SPIEGAZIONE DELLE FIGURE. — Tav. XIII. Fig. 1. Pecten Stoliczhai, Gemm. valva infe- riore de’ dintorni di Giuliana. Fig. 2 idem valva superiore de’ dintorni di Giuliana. Pecten Ponzi, Gemm. (Tav. XII. Fig. 5). (1) (II) PUOSHEZZIZA eee ao tae DIE Si o; (Do MATE NeZZa si e ea GS Rage ee I 150/1055 Di questo Pecten si conoscono soltanto 5 valve superiori provenienti dal calcare marmoreo con Terebratula Aspasia, Mevegh. de’ dintorni di Chiusa-Sclafani e Giu- liana (provincia di Palermo). Questa valva è orbicolare, quasi equilaterale, con apici acuti e piccoli. È ornata di cercini concentrici, i quali serrati e lamelliformi all’api- ce, si estendono per tutta la superficie della valva, ingrossandosi e allontanandosi l’uno dall’altro fino al suo margine palleale. Questi cercini vengono intersecati d’an gran numero di costelle lineari e raggianti, le quali ne rendono tutta la superficie perfettamente e largamente reticolata lasciando fra di loro degl’interstizîi rettango- lari e lisci. Lungo il suo lato anale vi sì trova una leggiera depressione, che rende un po’ sinuoso questo lato della valva. Le orecchiette sono uguali, triangolari e prov- viste di forti strie di accrescimento, Questa specie, la cui scultura è simile a quella del Pecten retiferus, Morr. et Lyc, della grande oolite di Minchinhapton e Bisley, non ha affinità con nessuna specie liasica. Si distingue facilmente dal Pecten subreticulatus, Stol. per essere molto più largamente reticolato, per l'andamento delle costelle raggianti che partono tutte dal- l’apice, e per la forma delle orecchiette che sono uguali e prive di costelle raggianti. Le sopraddette valve snperiori di questo Pecten si trovano nella collezione liasica di Sicilia del Museo di Geologia e Mineralogia della R, Università di Palermo. SPIEGAZIONE DELLE FIGURE. — Tav. XIII. Fig. 5. Pecten Ponzii, Gemm., valva superiore di Giuliana. Questa valva è stata disegnata per equivoco capovolta. Pecten AgatHIS, Gemm. (Tav. XIM. Fig. 3, 4). Puogleza e eo te rene ele Dargnezzd. anse SERIE Si lo PRE SRI I IRR OR Conchiglia piccolissima, orbicolare, equivalve, equilaterale e con il lato anale leg- germente sinuoso. La sua valva inferiore si presenta alquanto depressa e completa- 108 SOPRA 1 FOSSILI DELLA ZONA mente liscia La valva superiore è leggermente convessa ed ornata di finissime strie concentriche d’accrescimento e di costelle longitudinali finissime e di tratto in tratto squamose, le quali partendo d’ altezze diverse si estendono fino al suo contorno pal- leale. Queste costelle sono distribuite in tre cicli. Il primo consta di 6 ad $ costelle, che incominciano alquanto più sotto dell’apice, nel secondo se ne contano altrettante, e dal terzo, che è molto periferico, ne partono altre 6 ad 8 che sono molto più pic- cole delle precedenti e non sempre costanti. Le orecchiette sono ineguali; le boccali hanno una larghezza maggiore delle anali, e mentre quelle della valva inferiore sono lisce, le orecchiette della valva superiore portano delle strie trasversali d’aceresci- mento alquanto pronunziate e sinuose e delle costelle raggianti. I signori Oppel e Stoliezka descrivono del Pecten amaltheus, Opp. soltanto la valva superiore. Essa è strettamente legata in parentela con l’omonoma valva del Pecten Agathis, Gemm. da cui differisce per le costelle radiali, che non si presentano affatto squamose. Questa specie è comunissima nella zona con Teredbratula Aspasia, Menegh. delle provincie di Palermo e di Trapani. Nel Museo di Geologia e Mineralogia della R. Univer- sità di Palermo se ne conservano molti esemplari provenienti dalla contrada San- © Anna presso Giuliana, da’ dintorni di Chiusa-Sclafani, Montagna della £'icuzza (provincia di Palermo) e Montagna chi parra presso Calatafimi (provincia di Tra- pani). i SPIEGAZIONE DELLE FIGURE. — Tav. XIII. Fig. 3. Pecten Agathis, Gemm. valva superiore di Giuliana. Fig. 4 idem valva inferiore di Giuliana. LIMA, Bruguière. LimA DesLonescHanpsi, Stol. (Tav. XIII. Fig. 6). 1861. Lima Deslongscampsi, Stoliczka, Ueber die Gastrop. und Aceph. der Heir- latz-Schichten (Sitzungsberichte der Mathem. Na- turw. Classe der k. Akad. der Wissenchaften, XLHI Band., pag. 199, Tab. VII, fig. 1 a-d). Lunghezza: otte Led dura lalla osa SIA Larghezza. net, Erbe SEO Questa conchiglia è semicircolare e un po’ obbliqua, alquanto più lunga che larga’ molto inequilaterale e risentitamente convessa. La regione boccale è troncata, l’anale mostrasi rotondata e il suo margine si unisce al palleale per una curva regolare, La Junula è profonda e viene circoscritta d’ uno spigolo rotondato, che partendo CON TEREBRATULA ASPASIA, MENEGH: 109 dall’apice va indebolendosi verso il margine anteriore della conchiglia, Gli apici acuti, molto arcuati e per lo più lisci sporgono un poco dalla cerniera. Le orecchiette sono molto disuguali. La faccetta cardinale ha la forma d’un basso triangolo con i lati disuguali de’ quali quello che sta verso il lato anale, vi si prolunga maggiormente. La superficie della conchiglia è ornata di numerose strie d’accrescimento concentriche e di fine strie radiali, le quali incontrandosi con le precedenti vengono spesso leg- germente deviate e divengono flessuose, il che osservasi principalmente alla regione boccale ed anale della conchiglia, Il signor Stoliezka occupandosi di questa specie dice che gli esemplari provenienti dal lias medio di Fontaine-Étoupe- Four sono più grandi di que’ che si trovano negli strati d’Heirlatz. Nella zona con Terebratula Aspasia, Menegh., della provincia di Palermo questa Lima non è molto rara, e conguaglia perfettamente tanto ne’ carat- teri come nella grandezza con gli esemplari che provengono d’Heirlatz, Essa è stata trovata nel calcare marmoreo bianco e bianco-rossastro de’ dintorni di Chiusa-Sclafani e Giuliana (provincia di Palermo). SPIEGAZIONE DELLE FIGURE.—Tav. XIII. Fig. 6. Lima Deslongschampsi, Stol. di Giuliana. Lima LIASINA, Gemm. (Tav. XII. Fig. 7). RUnchezza to ea e renezza nia roi tal fe ® 9 0 0 0. 00 6 0 ° 09-00 0 00 Conchiglia piccola, ovale-trasversa, un po’ più lunga che larga e fortemente rigon- fiata, Gli apici sono, curvatissimi, avvicinati e alquanto sporgenti dalla linea cardinale. La regione anale si presenta rotondata e il suo margine si unisce a quello palleale con una curva regolare. La regione boccale è leggermente depressa e con contorno meno convesso dell’opposto. Ha la linea cardinale relativamente lunga; e le orecchiette uguali. La sua superficie è ornata di numerosissime e finissime strie concentriche d’accrescimento, e di 38 a 45 costole rotondate che dall’apice si radiano verso il con- torno palleale, delle quali quelle che percorrono la regione boccale tendono con lo sviluppo della conchiglia a cancellarsi completamente, Queste costole sono divise da solchi conformi e piani, i quali molto al di sotto dell’apice mostrano nel loro centro una costola secondaria che si prolunga fino al contorno esterno della conchiglia, Questa specie si distingue facilmente dalle Lime piccole del lias medio, quali sono la Lima (Limea) acuticosta, Goldf. e la Lima (Plagiostoma) densicosta, Quenst., e per la forma e per la presenza delle costole secondarie. Essa è comune nel calcare marmoreo bianco e hianco-rossastro della contrada Sant Anna presso Giuliana. Nel Museo di Geologia e Mineralogia della R. Università di Palermo se ne conser- vano alquanti esemplari, SPIEGAZIONE DELLE FIGURE.— Tav. XIII. Fig. 7. Lima liasina, Gemm., ingrandita, di San- t'Anna presso Giuliana. 110 SOPRA I FOSSILI DEGLA ZONA AVICULA, Lamarck. AVICULA SEXCOSTATA, Roem. 1836. Avicula sexcostata, Roemer Die Versteinerungen des Norddeutschen 0oli- then-Gebirges, pag. 87, Tab. IV, Fig. 4. 1853. Monotis sexcostata, Oppel, Der Mittiere Lias Schwabens, pag. 82, Tab. 4, fig. 10. Lunghezza sata tata Dale AI i Re cet fqr Larghezza. ;etviio scorantine Gue dele MeV Sf sunlio 1920 La sola differenza che presenta la conchiglia, che rapporto all’ Avicula sexcostata, Roem. si è d’avere l’ultima costola in uno stato rudimentare, invece d’ essere svi- luppata come le altre; di guisa che a prima vista pare che sia ornata di cinque e non di sei costole. In tutti gli altri caratteri, però, essa concorda talmente e con la descrizione e la figura datane dall’ Oppel, che pare essere stato |’ originale che abbia servito a questo celebre paleontologo per fare eseguire la figura di questa distintissima specie. Proviene dal calcare marmoreo bianco-rossastro de’ dintorni di Chiusa-Sclafani (provincia di Palermo) ove è rarissima. Nel Museo di Geologia e Mineralogia della R. Università di Palermo ve ne è que- sto solo esemplare. AVICULA INAEQUIVALVIS, Sow. 1819, Avicula inaequivalvis, Sowerby, Miu. conch. II, pag. 78, Tab. 244, fig. 2,3. 1829. » » Phillips, Geol, of York, 11 edit., 1, pag. 132,Tah. XIV, fig. 4. 1830. ’ » Zieten, Die Versteinerungen Virttembergs, pag. 93, Tab. LV, fig. 2. 1838. » » Goldfuss, Petrefacta Germaniae, 1 edit.,, Tab. CXVIII, fiv. 1, idem; 11 edit., Biv. pag. 122, Tab. CXVII, fio, 1. 1853. Monotis inaequivalvis, Oppel, Der Mittlere Lias Schwabens, pag. 82, Tab. IV, fig. 15. 1854. Avicula sinemuriensis, Chapuis et Dewalque, Descr. des foss. des terr. se- cond. de la prov. de Luxembourg, PI, XXIV, fig. 4. CON TEREBRATULA ASPASIA, MENEGH» 11) 1856. Monotis inaequivalvis, Quenstedt, Der Jura, pag. 49, 79, 109, Tab. XIII, fig. 30. 1856. » interlaevigata, Quenstedt, Der Jura, pag. 149, Tab, XVIII, fig. 29, 1861. Avicula inaequivalvis, Stoliezka, Ueber die Gastrop. und Aceph. der Hier- latz-Schichten (Sitzungsberichte der Mathem.-Na- turw. Classe der K. Akad. der Wissenschaften, XLII Band., pag. 198, Tab. XI, fig. 9). Riferisco a questa specie 5 esemplari provenienti dalla zona con Terebratula Aspasia, Menegh. de’ dintorni di Chiusa-Sclafani (provincia di Palermo) i quali non oltrepassano la lunghezza di 15%, Essi, sebbene siano molto più piccoli degli esem- plari provenienti dal lias inferiore e medio d’Inghilterra, Francia e Germania, con- _ cordano loro perfettamente ne’ caratteri, talehè non si possono considerare che come piccoli di questa estesissima specie, Il signor Quenstedt (Der Jura, pag. 109, Tab. 13, fir. 30) rapporta pure all’Avicula inaequivalvis, Sow. alcuni esemplari che hanno ancora dimensioni minori di que’ siciliani, Nel Museo di Geologia e Mineralogia della R. Università di Palermo se ne trovano alquanti esemplari, ARCA, Linné. Arca Avicurina, Schafh. 1854. Arca aviculina, Shafhiutl, Beitràge zur Kenntnis der Bayernschen Voral- pen (Neues Jalrbuch, Leonard und Bronn, pag. 546. 1861. » » Stoliezka, Ueber die Gastrop. und Acepl. der Heirlatz-Schic- ten (Sitzungsberichte der Matem.-Naturw, Classe der K. Akadem. der Wissenschaften, XLII Band., pag. 195, Tab. VI, fig. 8). Fin’ora se n’è trovata una sola valva nel calcare marmoreo bianco della contrada Schifani presso Chiusa-Sclafani (provincia di Palermo), che è somigliantissima al tipo di Hierlatz. Essa si conserva nel Museo di Geologia e Mineralogia della R, Uni- versità di Palermo, 112 SOPRA 1 FOSSILI DELLA ZONA GASTEROPODI PLEUROTOMARIA, Defrance. PLeuROTOMARIA ScAccai, Gemm. (fav. XII. Fig. 18). (1) (II) (III) Altezza% 0. + ec bet DIANE O DT DO rie LOT Larghezza iv*, WEI URLO. Ile REIT et dora 2001 01200 ADOOS pira let Atti, chest ea DAI, DR, PIO Questa conchiglia è conica, molto più alta che larga ed ombellicata profondamente. La sua spira risulta da 7 a 8 giri quasi piani, largamente e profondamente escavati lungo le sature, Essi sono ornati di numerose lamelle trasversali le quali vengono inter- secate da 5 o 6 costelle spirali, delle quali quelle che percorrono la parte escavata sono meno prominenti e più sottili. L’ultimo giro è alquanto ottusamente angoloso al contorno esterno e provvisto al di sopra di costelle concentriche intersecate di nume- rose lamelle trasversali, le quali costelle piuttosto spesse all’esterno si vanno mano mano assottigliando verso l’ombellico. La bocca è rotonda così alta che larga e un poco angolosa all’esterno. La fascia del seno sta un po’ al di sotto del centro della porzione piana de’ giri. Essa è piuttosto larga e angolosa limitata d’ambo i lati d’un solco lineare e porta al centro, ne’ giri superiori, una costella mediana su cui con- vergono obbliquamente numerose, serrate e sottilissime lamelle trasversali, Questa specie è vicina per l'insieme alla Zleurotomaria Hierlatzensis, Hoern. dalla quale si distingne però facilmente per essere più grande e profondamente escavata lungo le suture. È comunissima nel calcare marmoreo bianco de’ dintorni di Chiusa-Sclafani (pro- vincia di Palermo) in cui alcuni esemplari arrivano ad avere un’ altezza di 3420, Nel Museo di Geologia e Mineralogia della R, Università di Palermo se ne conser- vano molti esemplari, SPIEGAZIONE DELLE FIGURE, — Tav. XIII. Fig. 18 a, 6. Pleutomaria Scacchii, Gemm., dei dintorni di Chiusa-Sclafani, CON TEREBRATULA ASPASIA, MENEGHM: 113 PLEUROTOMARIA HELICIFORMIS, Deslong. (Tav. XIII. Fig. 21). 1848. Pleurotomaria heliciformis, Deslongschamps,Pleurot, (Mém de la Soc. Linn. de Normandie, t. 8, pag. 149. Tab. XVII, fig. 2). 1853. » » Chapuis et Dewalque, Descr. des foss. des terr. sec. de la prov. de Luxembourg, pag. 96, Tab. XII, fig. 13, db, c. rotellaeformis, d’Orbigny, Paleont. Franc. Terr. Jurass,, t. II pag. 400, Tab. CCCXLVIII, fig. 3-7, 1861. » heliciformis, Stoliczka, Ueber die Gastr, und Aceph. der Hierlatz-Schichten (Sitzungsberichte der Mathem-Naturw, Classe der k. Akademia der Wissenschaften, Band, XLII, pag. 186, Tab, II, fig. 17, mì (0°) vi w “ INIFEZZA i to STE (eta RT Ma SRO ARS TURI AI VIE LEA MATA FI NANO TIRI 26no Il signor Terquem (Pal. de l’ètage inf. de la form, lias. de Luxembourg et Hettange Mém. Soc. Geolog. de France, ser. II, tome 5) fu il primo a fare notare i carat- teri che distinguono la Pleurotomaria heliciformis, Deslong. dalla Pleurotomaria rotellaeformis, Dunk. del lias inferiore, che il d’Orbigny avea considerato come forme riferibili alla stessa specie. Questa esatta distinzione, poscia adottata da Oppel e Sto- liezka, oggi è generalmente seguita ammettendosi la Pleurotomaria heliciformis, De- slong. del lias medio come una forma di derivazione della precedente Peurotomaria rotellaeformis, Dunk, Questa specie è rarissima nella zona con Terebratula Aspasia, Menegh. delle pro- vincie di Palermo e di Trapani, della quale il solo esemplare che si conosce è quello qui disegnato, che concorda minutamente con que’ che provengono dalla Francia e da Heirlatz, Esso è stato trovato nel calcare marmoreo bianco de’ dintorni di Chinsa-Sclafaui (provincia di Palermo). SPIEGAZIONE DELLE FIGURE. — Tav. XIII. Fig. 21 a, d. Pleurotomaria heliciformis, De- slong. de’ dintorni di Chiusa-Sclafani. La Fig. 21 6, è stata disegnata per equivoco capovolta. Giornale di Scienze Nat. ed Econ. Vol. X. 15 114 SOPRA I FOSSILI DELLA ZONA PLEUROTOMARIA EXPANSA, SOW. Sp. (Tav. XIII. Fig. 20.) 1821. Helicina expansa, Sowerby, Min, Conch., tom, 3, pag. 129, Tabul. CCLXXII, fig. 1-3, 1821. » solarioides, Sowerby, Min. Conch., tom. 3, pag. 129, Tabul, COLXXIII, fig. 4. 1830. » expansa, Zieten, Die Wersteinerungen Wiirttembergs, pag. 43, Tab. XXXII, fig. 5, a, db, c 1844. Rotella expansa, Goldfuss, Petrefacta Germaniae,pag. 102, Tah.CXC0V, fig. 8, a, db, Cè 1848. Pleurotomaria suturalis, Deslongschamps, Pleurot. (Mèm de la Soc. Linn. de Normandie, t. 8, pag. 147, Tab. XVII, fig. 3). 1854. ‘ expansa, Chapuis et Dewalque, Descr. des foss. des terr. sec. de la prov. de Luxembourg, pagina 97, Tab. XII, fig. 3. 1858. » » Quenstedt, Der Jura, pag. 193, Tab. XXIV, fig. 19. 1861, » » Stoliczka, Ueber die Gastrop. und Aceph. der Hierlatz-Schichten (Sitzungsberichte der Ma- them-Naturw. Classe der k. Akademie der Wis- senschaften, XLII Band., pag. 185, Tab. II fig. 16). (1) (11) ANEEZZA nani tte AR OI I ATE i GENERE, GE Larghezza saio sl Le ii ceca siae ee 22280 La Pleurotomaria expansa, Sow, sp. è comune nel calcare marmoreo bianco e bian- co-rossastro con Terebratula Aspasia, Menegh. de’ dintorni di Chiusa-Sclafani e Giuliana (provincia di Palermo) ove alcuni esemplari arrivano alla larghezza di 32%, La sua conchiglia è più o meno depressa, eliciforme, liscia, o provvista di leggiere strie spirali e con carena al suo contorno esterno, sulla quale scorre la fascia del seno. La sutura è poco profonda. La superficie de’ giri si presenta ora piana ed ora alquanto convessa. L'ultimo giro è superiormente convesso, e con spessa callosità che ricopre l’ombellico, Ha la bocca quasi quadratamente rotondata. Questa Pleurotomaria si presenta sotto due varietà: quella alquanto acuminata si mostra provvista di strie spirali e con giri piani; mentre la varietà depressa è liscia, oppure con strie spirali indistinte e con giri leggermente convessi. Nella nostra zona con Terebratula Aspasia, Menegh., come negli strati di Heirlatz, questa specie si presenta soltauto sotto l’ultima varietà. CON TEREBRATULA ASPASIA, MENEGH: 115 Nel Museo di Geologia e Mineralogia della R, Università di Palermo se ne trovano 6 esemplari provenienti dalle sopra dette località. SPIEGAZIONE DELLE FIGURE. — Tav. XIII. Fig. 20 a, dò, Pleurotomaria expansa, Sow. sp. de’ dintorni di Chiusa-Sclafani. La Fig. 20 6 è stata disegnata capovolta per equivoco del litografo. PLEUROTOMARIA CFR. PRINCEPS, Koch et Dunk. sp. (Tav. XII. Fig. 17). 1837. Trochus princeps, Koch et Dunker, Beitràge, pag. 26, Tab. 1, fig. 18. 1844, Pleurotomaria principalis, Minster in Goldfass, Petref. Germaniae, pag. 72, Tab. CLXXXY, fig. 10. 1834, > subnodosa, Minster in Goldfuss, Petrefacta Germaniae pag. 72, Tab. CLXXXV, fig. 9. 1848. » princeps, Deslongschamps, Pleurot. (Mém Soc. Linn. de Nor- mandie, tom 8, pag. 84, Tab XI, fig. 5). 1848, » precatoria, Deslongschamps, Pleurot. (Mem. Soc. Linn. de Nor- mandie, tom. 8, pag. 86, Tab. XI, fig. 6). 1854. » princeps, d’Orbigny, Paleònt. Frane, Terr. Jurass,, tom, 2, pag. 403, Tab. CCCXLIX, fig. 6-9, 1854, » precatoria, d’ Orbigny, Paléont. Frane, Terr, Jurass., tom. 2, pag. 412, Tab, CCCLI, fig. 10-11, 1854. » basilica, Chapuis et Dewalque , Descr. des foss. des terr, second. de la prov. de Luxembourg, pag. 94, Tab, XII, fig. 2. 1854, » subnodosa, Schafhàutl. Beitràge zur nihren Kentniss der Ba- yernschen Voralpen (Neues Jahrbuch. Leonhard und Bronn, p. 548, Tab. VIII, fig. 17). 1861. » princeps, Stoliczka Ueber die Gastrop. und Aceph. der Hier- latz-Schichten (Sitzungsberichte der Mathem-Na- turw. Classe der k. Akad. der Wissenschaften, XLII Band., pag. 189, Tab. IV, fig. 7-9. Nel Museo di Geologia e Mineralogia della R. Università di Palermo, oltre all’esem- plare fig. 17, se ne conservano altri quattro molto sconservati provenienti dal cal- care marmoreo bianco de’ dintorni di Chiusa-Sclafani (provincia di Palermo) i quali confrontano con la Pleurotomaria princeps, Koch et Dunk. sp. nella forma, nel- l'andamento de’ giri e nella posizione e scultura della fascia del seno; però circa a’ loro ornamenti se ne allontanano alquanto. Essi mancano completamente di nodi e di pieghe sulla parte superiore de’ loro giri, e nella loro parte inferiore vi sono 116 SOPRA I FOSSILI DELLA ZONA due esemplari, che mostrano de’ nodi pieghiformi negli ultimi giri soltanto. Queste differenze, che non sono state notate dallo Stoliczka, il quale ha descritto minuta- mente tutte le variazioni che presenta la Pleurotomaria princeps, Koch et Dunck, sp. mi lasciano ancora in dubbio, sopra questo loro probabile ravvicinamento. SPIEGAZIONE DELLE FIGURE. — Tav. XIM{, Fig. 17. Pleurotomaria cfr. princeps, Koch et Dunk. sp. de’ dintorni di Chiusa-Sclafani. PLEUROTOMARIA TROcHOTOMOPSIS, Gemm. (Tav. XIII. Fig. 19). ACOZZA ERE A RO E Ar SE SOA I I QQ IARZNEZZA tota too EI Que AMZOIOESPILALE Met ee ER ee 72°. Pleurotomaria trochoidea, un po’ più alta che larga e strettamente ombellicata. La spira consta di 6 giri leggermente convessi, ed ornati d’alquanti cingoli longitu- dinali, de’ quali i due inferiori, essendo più prominenti degli altri, danno alla con- chiglia una disposizione quasi a gradini. Questi cingoli vengono ivtersecati da strie trasversali, numerose, serrate e più o meno profonde le quali danno a’ due cingoli in- feriori un aspetto nodoso-plicato e rendono la superficie della conchiglia irregolarmente clatrata. La fascia del seno è stretta, limitata a’ lati d’una costella e porta al centro un cingoletto longitudinale verso cui convergono obliquamente delle strie numerose e serrate; essa giace nel centro de’ giri ed il suo cingolo centrale sporge più degli altri, tolti i due inferiori, che adornano longitudinalmente la conchiglia. L’ ultimo giro è un po’ angoloso al suo contorno esterno e leggermente convesso alla parte superiore, la quale è provvista di numerosi e ineguali cingoli concentrici irregolar- mente alternanti fra loro, che vengono intersecati da numerose strie trasversali, La apertura è quadrangolare, un poco obliqua e così alta che larga. Questa specie è legata in istretta parentela con la Pleurotomaria subdecussata, Miinst. da cui distinguesi per il valore dell’angolv spirale, per lo svolgimento della spira, e per la forma della bocca. Oltre a ciò nella Pleurotomaria subdecussata, Miinst. al di sotto della fascia del seno scorre un numero maggiore di cingoli lon- gitudinali, di quello che si trova nella Pleurotomaria trochotomopsis, Gemm, Essa ri- chiama ancora per gli ornamenti il Yrochotoma striatum, Hoern., anzi vi fu un momento, siccome questa conchiglia ne’ primi giri presenta i cingoli longitudinali un po’ fles- suosi, che stiedi in dubbio se dovessi riferiria a questo genere. Però vedendo che questi cingoli in essa non si divaricano in sotto e in sopra, come mostrano le cicatrici delle antiche aperture respiratorie de’ Trochotoma, ma che soltanto deviano e in modo un poco irregolare, non poteva che rapportarla alle Pleurotomarie. CON TEREBRATULA ASPASIA, MENEGH» 117 La Pleurotomaria trochotomopsis Gemm. è una specie rarissima del calcare marmo- reo bianco de’ dintorni di Chiusa-Sclafani (provincia di Palermo). L’esemplare qui figu- rato si possiede dal Museo di Geologia e Mineralogia della R. Università di Palermo. SPIEGAZIONE DELLE FIGURE.—Tav.XIII. Fig. 190, d. Pleurotomaria trochotomopsis, Gemm. de’ dintorni di Chiusa-Sclafani. DISCOHELIX, Dunker. DIscoHELIX EXCAVATA, Reuss sp. (Tav. XHI. Fig. 14, 15). 1852. Euomphalus excavatus Reuss, Ueber zwei neue Euomphalusarten des Alpi- nen lias (Palaeontogr., tom, III, p. 115, Tab. XVI, fiee2 rad, di 1861. Discohelix, excavata, Stoliezka, Ueber die Gastrop. und Aceph. der Heir- latz-Schichten (Sitzungsberichte der Mathem-Na- turw, Classe der k. Akademie der Wissenschaften, XLHI Band., pag. 184, Tab. III, fig. 12, a-c). MERRMOZZa: toe state ce cato SIE EMA SALO asia ali 182° NUCA Basten VEE CA i ee oe od ec Ila La Discohelix escavata, Reuss sp. della zona con Terebratula Aspasia, Menegh. della provincia di Palermo si presenta fino ad una certa età munita di finissime strie lon- gitudinali, Ie quali si notano principalmente lungo il suo lato dorsale, Esse però son lo sviluppo della conchiglia vanno mano mano cancellandosi, talchè negli esemplari che arrivano alla larghezza di 16%", come quello fig. 15, sull’ultimo terzo del giro esterno non se ne vedono punto. Questa differenza dalla forma proveniente da Heir- latz, che è perfettamente liscia, ancora ne’ primi giri, come ho potuto verificare rompendone alcuni esemplari, non credo che sia sufficiente a poterci autorizzare di elevare a specie distinta i Discohelix di Sicilia, i quali concordando perfettamente in tutti gli altri caratteri con il tipo d’ Hierlatz, si debbano piuttosto considerare come una varietà striata della stessa specie. Questa specie che è comune nel calcare marmoreo bianco de’ dintorni di Chiusa-Scla- fani (provincia di Palermo) non arriva mai alle proporzioni degli esemplari degli strati di Heirlatz, che ci han fatto conoscere i signori Reuss e Stoliczka. Nel Museo di Geologia e Mineralogia della R, Università di Palermo se ne conser- vano molti esemplari, SPIEGAZIONE DELLE FIGURE. — Tav. XII. Fig. 14 a, bd. Discohelix excavata, Reuss sp. de' dintorni di Chiusa-Sclafani. Fig. 15 «, è idem dalla stessa provenienza. 118 SOPRA I FOSSILI DELLA ZONA DisconeLIxX oRBIS, Reuss sp. 1852. Euomphalus orbìis, Reuss, Ueber zwei neue Enomphalusarten des Alpinen Lias (Palacontogr., Tom. III, pag. 119, Tab, XVI, fig. 1 a; 0) 1854, » biconcavus, Schafhiutl, Beitràge zur nébren Kentniss der Bayern- schen Voralpen (Neues Jahrb. Leonhard und Bronn, pag. 547, Tab. V, fig. 14). 1861. Discohelix orbis, Stoliczka, Ueber die Gastrop. und Aceph. dir Hierlatz- Schichten, (Sitzungsberichte der Mathem-Naturw. Classe der k. Akad, der Wissenschaften, XLII Band,, pag. 182, Tab. III, fig. 8-10). Riferisco a questa specie un esemplare proveniente dal calcare marmoreo bianco de’ dintorni di Chiusa-Sclafani (provincia di Palermo) somigliantissimo, ma un poco più piccolo, a quello disegnato dallo Stoliczka, Tav. HI, fig. 8 a, d, d. Esso si con- serva nel Museo di Geologia e Mineralogia della R. Università di Palermo. EUCYCLUS, Deslongchamps. EvcycLus ALPINUS, Stol. (Tav. XIII. Fig. 13). 1861. Eucyclus alpinus, Stoliczta, Ueber die Gastrop. und Aceph. der Heirlatz- Schichten (Sitzungsberichte der Mathem-Natarw, Classe der k. Akademie der Wissenschaften, XLIII Band., p. 176, Tab. II, fig. 12). MIOZZA si e else si rat O Alida te AM OO IATGREezza: Salate tao dee SIT RA TRI NI VT ae (a Angolo=spirale nre ie SN 40° a 45° Conchiglia turriculata, con spira crescente sotto un angolo di 40° a 45° e non om» bellicata. La spira consta di 5 a 6 giri alquanto angolosi al loro terzo inferiore, ove scorre una serie di granelli acuti e serrati, che formano un cingolo, il quale essendo più sporgente degli altri che adornano la conchiglia, pare che ogni giro fosse diviso in due parti ineguali. Sulla loro parte inferiore, che è più estesa della superiore, scorrono da 2 a 4 cingoli spirali, anch’essi granulosi, ma con granelli meno serrati di que’ del cingolo principale; mentre nella parte inferiore ve ne sono altri non gra- nulosi e più avvicinati fra loro, che variano da 1 a 4, secondo lo svolgimento più CON TEREBRATULA ASPASIA, MENEGH: 119 o meno stretto della spira. Le strie d’accrescimento sono fine, numerose e percorrono obbliquamente la superficie de’ giri, La superficie superiore dell’ultimo giro mostrasi convessa e striata fortemente e concentricamente. Ha l’apertura obliqua, quadrilaterale e verso sopra più larga, ed è provvista di labbro sul suo margine columellare. Negli esemplari che provengono dalla zona con Zerebratula Aspasia, Menegh, delle provincie di Palermo e di Trapani il numero de’ ciugoli spirali che percorre la parte inferiore de’ giri varia da 2 a 3, e nella loro porzione inferiore se ne trova uno costantemente. Tolta questa leggera differenza in tutti gli altri caratteri concor- davo perfettamente con la forma-tipo. L’Eucyclus alpinus, Stol. è una specie che s'incontra frequentemente nel calcare marmoreo bianco e bianco-rossastro de’ dintorni di Chiusa-Sclafani e Giuliana (pro- vincia di Palermo). Nel Museo di Geologia e Mineralogia della R, Università di Palermo ve ne sono di- versi esemplari, SPIEGAZIONE DELLE FIGURE. — Tav. XIII. Fig. 13. Encyclus a/pinus, Stol. de’ dintorni di Chiusa-Sclafani. TROCHUS, Linné. Trocaus ScHerIinus, Gemm. (Tav. XIII. Fig. 10). MOZZA RA e io ee elueia'ele olearia ce 12P° LECITA ITER ROMA EET RIONE EN O Fan A EDTO ETICI IE Re ASIA RR 35°. Conchiglia piccola, conica, molto più alta che larga, non ombellicata. La sua spira crescente sotto un angolo quasi regolare risulta di giri contigui, bassissimi, lisci, o soltanto provvisti di forti strie trasversali d’accrescimento, Le suture sono distinte e lineari. L'ultimo giro, fortemente carenato al contorno, è appena convesso sulla sua faccia superiore la quale mostra poche strie forti e concentriche, che adornano soltanto la sua parte periferica. L’ombellico è chiuso, ma esternamente depresso e cir- coscritto da tre strie spirali molto più forti di quelle periferiche, La bocca è depressa, obliqua e molto angolosa. Vicino del Trochus Epulus, d’ Orb. se ne distingne per essere più acuto e per la faccia superiore dell’ultimo giro provvista di strie spirali, che mancano nella specie del d’Orbigny. Differisce ancora dal Trochus carinifer, Horn. per la mancanza di cercine lungo le suture e per la forma e scultura della sua faccia superiore. Questa specie è piuttosto rara nel calcare marmoreo bianco de’ dintorni di Chiusa- Sclafani (provincia di Palermo). Il Museo di Geologia e Mineralogia della R. Univer- sità di Palermo ne possiede tre esemplari, SPIEGAZIONE DELLE FIGURE. — Tav. XIII. Fig. 10 a, db. Trochus Scherinus, Gemm, de’ din- torni di Chiusa-Sclafani. 120 SOPRA l FOSSILI DELLA ZONA Trocnus cupipo, d'Orb. (Tav. XII. Fig. 11, 12). 1852. Trochus Cupido, d'Orbigny, Paleont; Frane. Terr, Jurass. tom. II, p. 261, Tab. CCOCIX, fig, 5-8. 1852. Turbo Nesea, d’Orbigny, Paléont, Frane. Terr. Jurass., tom. 11, pag. 328, Tab. OCCXXVI, fig. 4-5, 1861. Trochus Cupido, Stoliezka, Ueber die Gastrop. und Aceph. der Hierlatz-Schi- chten. (Sitzungsberichte der Mathem-Naturw. Classe der k. Akad, der Wissenschaften, XLII Band., pag. 174, Tab. II fig. 10, a, db, 11 a, d) Seguendo lo Stoliczka riunisco al Trochus Cupido, d’Orb. gli esemplari fig. 12, 13. considerandoli come forme estreme delle tante varietà di scultura che presenta questa variabilissima specie. Essa nella zona con Terebratula Aspasia, Menegh. della pro- vincia di Palermo si trova sotto molte varietà di scultura e non mai di forma, pre- sentandosi esclusivamente sotto la forma che ha servito di tipo al d’Orbigny per ista- bilire il Trochus Nesea, la quale è costante tanto negli esemplari piccoli quanto nei grandi, La varietà data da Stoliczka, Tav. II, fig. 2 @, b, la quale è levigata nella parte sottostante alla carena de’ giri vi si trova raramente; mentre è comunissima l’altra varietà che porta de’ cingoletti spirali più o meno sviluppati, i quali venendo intersecati da numerose strie trasversali d’accrescimento li rendono più o meno granu- losi. Vi sono ancora comuni altri esemplari, in cui il superiore di tali cingoli spirali prende un certo sviluppo, minore sempre a quello della carena, ma che pur nondi- meno è tale da dare a’ giri un aspetto bicarenato. Le dimensioni che questa specie presenta sono le seguenti, cioè: AHEZIARI CRI pit etici NEAR, Sleg esta cegata a Lo a LAP 38°” LANENEZzA SC RIEN 307° ‘Angolo Spirale p ai macari ei a ia 50° a 59° Essa è comunissima nel calcare marmoreo bianco de’ dintorni di Chinsa-Sclafani e Giuliana (provincia di Palermo). Nel Museo di Geologia e Mineralogia della R. Università di Palermo se ne conser- vano molti esemplari. SPIEGAZIONE DELLE FIGURE. — Tav. XIII. Fig. 11. Trochus Cupido, d'Orb. var. ornata de’ dintorni di Chiusa-Sclafani. Fig. 12 idem dalla stessa provenienza. CON TEREBRATULA ASPASIA, MENEGH: 121 TrocHus QUADRIMONILIS, Gemm. (Tav. XIII. Fig. 9). AOR ZA OI a AIR O ta UR E ro e Me E att n Ste 1323 PAIENEZZI Ro A RE NR te nnt TE Mozolb} spirale heal. set orari otnatla! venuntr” BD... patdV. 14° Questa specie è piccola, turricolata, molto più alta che larga e non ombellicata. La sua spira crescente sotto un angolo regolare di 44° è composta di 9 giri con- vessi e un poco angolosi in alto, i quali si presentano ornati di tre serie di tuber- coli piccoli, acuminati e fra loro concatenati, delle quali la superiore è più saliente delle altre, ed è quella che dà un aspetto alquanto angoloso a’ giri. Alla loro parte su- periore vi è un cingoletto semplice, o meglio non granuloso, che scorre lungo le su- ture, e da cui partono moltissime costole trasversali, che riuniscono da sopra in sotto i tubercoli fra di loro. L’ultimo giro, convesso in alto e alquanto angoloso e crenato finamente al contorno, è munito di finissime strie concentriche. L'apertura, più alta che larga, ha il lato columellare dritto e l’esterno angoloso in alto, Essa è molto vicina al Trochus trimonilis, d'°0rb. e al Trochus Emilius, d'Orb Si distingue dalla prima specie per avere i giri più convessi ed ornati diver- samente, e per essere con la parte superiore dell’ultimo giro provvista di fine strie concentriche. Più vicina per quest’ultimo carattere al Trochus Emilius, d’Orb. se ne allontana per la disposizione de’ giri e per i loro ornamenti, Questo Trochus è piuttosto raro nel calcare marmoreo bianco e bianco-rossastro de’ dintorni di Chiusa-Sclafani e Giuliana (provincia di Palermo) di cui il Museo di Geologia e Mineralogia della R. Università di Palermo ne possiede 4 esemplari. SPIEGAZIONE DELLE FIGURE. — Tav. XIII. Fig. 9. Trochus quadrimonilis, Gemm. de’ din- torni di Chiusa-Sclafani. \ CHENNITZIA SINISTRORSA, Gemm. (Tav. XII. Fig. 22). FAVILEZZAN o enter Re a ierele lee si Ste dI 000 0° Di: è pelo (yo IO SME ZZA N n ere ate dies dida Solaro Va PIEDE Ehi ALAA LIO A 24° sso . Questa conchiglia è conica, allungata, sinistrorsa, La sna spira, che cresce sotto un angolo di 24°, resulta di 9 giri leggermente convessi, ed ornati di numerose co- Giornale di Scienze Nat. ed Econ, Vol. X. 16 122 SOPRA I FOSSILI DELLA ZONA stelle trasversali, che vengono intersecate da fine strie longitudinali quasi cancellate, che si vedono, con lente d’ingrandimento, principalmente verso la loro parte supe- riore. L'ultimo giro è in alto convesso, un poco depresso nel centro, e provvisto di forti strie concentriche. Ha 1’ apertura ovale, dritta e leggermente incrostata nella parte inferiore del suo lato columellare, Questa specie alquanto vicina alla Chemmnitzia multicostata, Stol. ne differisce per la direzione delle costelle, che scendono dritte su’ giri anzichè flessuose, per la forma dell’apertura che è ovale e dritta, e per la direzione dell’avvolgimento della spira, che è costantemente a sinistra. È una delle specie più comuni della zona con Terebratula Aspasia, Menegh, della provincia di Palermo. Nel calcare marmoreo bianco e bianco-rossastro de’ dintorni di Chiusa-Sclafani, Giuliana, Bisacquino e Montagna della Ficuzza (provincia di Pa- lermo) si incontra spessissimo. Nel Museo di Geologia e Mineralogia della R. Univer- sità se ne conservano molti esemplari. SPIEGAZIONE DELLE FIGURE. — Tav. XIII. Fig. 22. Chemnitzia sinistrorsa, Gemm., ingran- ‘dita, de’ dintorni di Giuliana, CEPHALOPODI PHYLLOCERAS, Suess. PuyLLoceras MenegnINI, Gemm. (Tav. XIII. Fig. 23). Questa conchiglia è piccola, discoidale, strettamente involuta e con contorno ven- trale piuttosto largo e rotondato. I suoi fianchi -regolarmente convessi incominciano presso la loro metà interna mano mano a deprimersi, scendendo gradatamente verso l’ombellico, che è strettissimo, alquanto profondo e non circoscritto da spigolo. La sezione trasversale de’ giri ha una forma ovale fortemente ristretta in sotto con la maggiore larghezza alla metà della loro altezza. Il lobo sifonale è largo e diviso in ogni lato in tre rami, de’ quali il superiore termina con tre punte e gli altri con due, Il primo lobo laterale, più lungo del pre- cedente, termina con tre rami, il cui centrale si estende più degli altri terminando con tre punte; mentre l’esterno, che è il più robusto, dopo un breve tratto si hi- forca; e il suo ramo inferiore tripartendosi dà luogo ad un piccolo ramo medio, che termina con tre punte. La sella esterna svelta, sottile e fortemente tagliuzzata ter- mina con tre foglie sostenute da unico peduncolo, delle quali le due laterali sono CON TEREBRATULA ASPASIA, MENEGH» 123 claviformi e la media è grande ovale e strettamente peduncolata. La sella laterale è un poco più alta della precedente. Il lobo laterale e i lobi e le selle accessori non si conoscono. Le dimensioni di questa specie sono le seguenti, ossia : Diametro maggiore della conchiglia . +. ., ... +... ai O Spessezza in rapporto al diametro . ..... SEAT) ISO O O DIANO DR su 000 Altezza dell’apertura, lateralmente, in rapporto al diametro ...... 0,60 Diametro dell'ombellico in rapporto a quello della conchiglia . . ... 0,06 Questa specie è molto affine al PhyUoceras Hebertinum, Reyn. sp. da cui si di- stingue per essere più rigonfiato a’ fianchi e perchè si deprime gradatamente verso l’ombellico. Oltre a ciò il disegno de’ lobi e delle selle è molto diverso. Proviene dal calcare marmoreo bianco de’ dintorni di Uhiusa-Sclafani (provincia di Palermo) ove è rarissimo. L’ esemplare qui disegnato si possiede dal Museo di Geologia e Mineralogia della R. Università di Palermo, SPIEGAZIONE DELLE FIGURE. — Tav. XIII. Fig. 23 a, d, c. Phylloceras Meneghinit, Gemm. de’ dintorni di Chiusa-Sclafani. PurcLoceras MmateNsE, d’Orb. Sp. (Tav. XII. Fig. 24). 1852. Ammonites Mimatensis, 4’ Orbigny, Paleont. Frang., Ter. Jurass., tome I, pag. 344, Tab. CX, fig. 4-6, Questa specie è anch’essa rarissima nella zona con Teredbratula Aspasia, Menegh, della provincia di Palermo e di Trapani. Fin’ ora ne conosco due soli frammenti, de’ quali uno (fig. 24) proviene dal calcare marmoreo bianco-grigiastro della Mon- tagnuola di Sant Elia presso Palermo, e un altro da’ dintorni di Giuliana (provincia di Palermo). Essi conguagliano perfettamente e nell’andamento de’ giri, e negli or- namenti esterni, e nelle proporzioni delle loro parti, e nel disegno de’ lobi con il tipo di Mende (Lozére). I signori d’Orbigny, Oppel, Pictet, Ooster riferiscono questa specie al lias supe- riore ; il cav. Hauer la rapporta fra’ fossili provenienti da Val Trompia (provincia di Brescia) e il signor Reynès la enumera fra’ fossili del lias medio e con particola- rità fra que’ della zona con Amaltheus margaritatus, Montf, di Clapier, Bosc, Tourne- mére e Riviere, I due esemplari poco fa cennati provenienti dalla zona con Terebratula Aspasia, 124 SOPRA I FOSSILI DELLA ZONA Menegh, della Provincia di Palermo si conservano nel Museo di Geologia e Minera- logia della R. Università di Palermo, L’esemplare qui disegnato è un po’ più grande dell’esemplare tipo di Mende (Lo- zére). SPIEGAZIONE DELLE FIGURE.— Tav. XIII. Fig. 24 a, d, c. Philloceras Mimatense, d’Orb. sp. della Montagnuola di S. Elia presso Palermo. LYTOCERAS, Suess. Lyroceras C2yze4i, Hauer, sp. (Tav. XIII. Fig. 31). 1856. Ammonites C3jzcki, Hauer, die Cephalopoden aus dem Lias der Nordoestli- chen Alpen, pag. 67, Tab. XXI, fig. 4-6, Questa conchiglia, quantunque manchi da’ suoi ornamenti esterni, ha i giri e gli strangolamenti talmente caratteristici che non dubito punto a riferirla al Lytoceras Czjzeki, Hauer sp. Essa consta di 5 giri largamente evoluti, soltanto soprapposti gli uni sugli altri e un poco più alti che larghi. I suoi fianchi sono quasi perfet- tamente piani e cadono perpendicolarmente all’ombellico, formandovi però un con- torno rotondato. Il suo contorno esterno è largo, ma poco rotondato. Sull’ultimo giro si contano cinque strangolamenti, ancora chiarissimi nel modello interno, i quali hanno su’ fianchi la convessità diretta verso l’apertura, e in dietro sulla faccia sifonale. Essi sono più forti a’ fianchi che sulla linea mediana della faccia ventrale. Nel modello essi sono limitati in avanti d’uno stretto, ma rilevato cercine. La sezione de’ giri è rettangolare. In un altro frammento si vede il disegno de’ lobi; esso non è chiaro, ma ha l'insieme di quello dato dall’Hauer (op. cit., tav. XXI, fig. 6). L’illustre Hauer ha trovato questa specie nel calcare rosso di Besanzio presso Mendrisio e negli strati di Hierlatz. Questa specie è rarissima nella zona con Terebratula Aspasia, Menegh. della provincia di Palermo; l’esemplare qui figurato proviene dal calcare marmoreo bianco de’ dintorni di Chiusa-Sclafani (provincia di Palermo) e si conserva nel Museo di Geologia e Mineralogia della R. Università di Palermo, SPIEGAZIONE DELLE FIGURE. — Tav. XIII. Fig. 31 a, db. Lytoceras Czyzeki, Hauer, della Montagnuola di Sant'Elia presso Palermo. CON TEREBRATULA ASPASIA, MENEGH» 125 HARPOCERAS, Waagen. HarpoceRas KuRRIANUN, Opp. Sp. 1862. Ammonites Kurrianus, Oppel, Palaeont. Mitth. aus dem Museum des Koen, Bayer. Staates, pag. 136, Tah. XLII, fig. 3 a, db, c. Questa specie stabilita dal Prof. Oppel sopra un esemplare proveniente dal lias medio di Groisseislingen (Wiirttemberg) è stata trovata da Reynés nel lias medio di Bose (Francia). Lo Zittel nel suo lavoro (Geolog. Beobacht. aus den Central-Apennin, p. 34), con cui ha stenebrato la geologia della serie giurese e liasica dell’Apennino Centrale, la rapporta con molte altre specie che caratterizzano quella zona con Te- rebratula Aspasia, Menegh.; però il Prof, Meneghini nella sua eccellente « Mono- grafia de’ fossili del calcare rosso ammonitico della Lombardia e dell’Apennino del- l’Italia centrale » occupandosi d’una forma strettamente legata all’Harpoceras Kur- rianum, Opp. sp. dice che gli esemplari di questa specie citati dal Professore di Mo- naco, essendo rari e imperfetti, la sua esistenza nell’Apennino centrale non può an- cora essere assicurata come dimostrata. Nella zona con Teredbratula Aspasia, Menegh. della Montagnuola di Sant Elia presso Palermo ho trovato un frammento d’Ammonitide, che è assai più vicino al- l’Harpoceras Kurrianum, Opp. sp. anzichè alla forma descritta dal Meneghini. Esso è più piccolo dell’esemplare tipo, ma vi confronta a capello nelle dimensioni rela- tive, nell’andamento de’ giri, negli ornamenti esterni e nel disegno de’ lobi, talchè non può affatto mettersi in dubbio la sua identificazione con l’ Harpoceras Kur- rianum, Opp. sp. E credo che su di ciò non possa cadervi contestazione di sorta, poichè l’Harpoceras radians, Ben. sp., con cui è ancora vicino e si potrebbe con- fondere, è proprio del lias superiore ed ha tutt’altro disegno lobare. HarPOCERAS ALGOVIANUM, Opp. Sp. (Tav. XIII. Fig. 27, 28). 1835. Ammonites radians amalthei, Oppel, Die mittlere Lias Schwaben, pag. 51, Tab. II, fig. 1. 1858. » obliquecostatus, Quenstedt, Der Jura, pag. 173, Tab, XXII, fig. 29 (ex parte non fig. 30). 126 SOPRA I FOSSILI DELLA ZONA 1862. Ammonites Algovianus, Oppel, Palacont. Mittheil. aus dem Museum des Koe- nigl. Bayer. Stnates, pag. 137 (ex parte exclus, syn. Quenst.) 1868. » » Reynès, Essai de Géol. et de Paléont. Aveyronnai- ses, pag. 92, Tab, II, fig. 1 a-d (exclus. ex parte SYN.) 1867-74, » > Meneghini, Monogr. des fossi du calce. rouge ammo- nitique de Lombardie et de l’Apennin de l’Italie centrale, pag. 20, tab. X, fig. 1-2, (1) (II) Diametro maggiore della conchiglia . . . .. ORRORI PAS RI Ra Di ca Spessezza in rapporto al diametro... +... +.0..0? 0,31 Altezza dell’apertura, lateralmente, in rapporto al diametro .. 0,33 0,34 Diametro dell’ombellico in rapporto a quello della conchiglia. 0,42 0,43 Conchiglia compressa, carenata e largamente ombellicata. La sua regione sifonale nella linea mediana porta una carena relativamente robusta situata fra due solchi larghi e piuttosto superficiali. I fianchi sono piani e cadono perpendicolarmente verso l’ombellico, però formandovi un contorno rotondato. I suoi tre primi giri sono co- stantemente lisci e gli altri ornati di 25 a 30 costole sigmoidali, le quali partendo un po’ esternamente dal contorno ombellicale percorrono i fianchi in modo un po flessuoso, c giunte a quello sifonale si spingono in avanti fino al margine esterno del solco corrispondente della regione sifonale. Negli esemplari che oltrepassano il dia- metro di 272% queste costole qualche volta incominciano mano mano ad affievolirsi, si avvicinano fra di loro e prendendo un aspetto di leggiere pieghe falciformi, si pro- lungano sul contorno sifonale. La sezione de’ giri è di forma rettangolare smussata agli angoli, la di cui altezza è maggiore della larghezza. Il lobo sifonale è piuttosto stretto ; il primo lobo laterale larghissimo è un poco più profondo del sifonale, mentre il secondo lobo laterale è assai più corto e stretto. La prima sella laterale è larghissima e divisa in alto in due parti ineguali da un piccolo lobo accessorio; la seconda sella laterale è più stretta e della stessa altezza della sella precedente, Gli esemplari provenienti dalla zona con Terebratula Aspasia, Menegh. della pro- vincia di Palermo, come si vede dalla loro descrizione e dimensioni, sono de’ pic» coli, che non arrivano punto alle dimensioni che prende altrove l’Harpoceras Al- govianum, Opp. sp. Però leggendo il lavoro dell’Haner (1), si vede che nel calcare (1) Ueber die Ammoniten aus dem sogenanntèn Medolo der Berge Domaro und Guglielmo im Val Trompia, Provinz Brescia (Sitzungsb. d. Kais, Akademie d. Wissenschaften, XLIV Bande, pag, 411). CON TEREBRATULA ASPASIA, MENEGH» 127 marnoso di Val-Trompia, conosciuto sotto il nome di IMedolo, vi è pure dominante questa forma, Questa specie è comune nel calcare marmoreo bianco de’ dintorni di Chiusa-Scla- fani e di Giuliana (provincia di Palermo). I più grandi esemplari arrivano ad un diametro di 30%, Nel Museo di Geologia e Mineralogia della R. Università di Palermo se ne conser- vano molti esemplari. SPIEGAZIONE DELLE FIGURE, — Tav. XIII. Fig. 27. Harpoceras Algovianum, Opp. de’ din- torni di Chiusa-Sclafani. Fig. 28 a, è idem de’ dintorni di Giuliana. Harpoceras ScHERINTH, Gemm. (Tav. XHI. Fig. 29). DIRO e RTS na re SR RCINTO A ergo 180” Spessezzaginirapportolalidiametro Lune 0,33 Altezza dell’apertura, lateralmente, in rapporto al diametro . .... 0,35 Larghezza dell’ombellico in rapporto al diametro... ...... +. 0,39 Questa conchiglia è piccola, compressa e carenata. Il suo lato sifonale è relativa- mente largo e rotondato e porta sulla linea mediana una carena bassa e alquanto sot- tile, che scorre fra due solchi stretti e superficiali. I suoi giri, un poco più alti che larghi e piani a’ fianchi, sono ornati di pieghe sigmoidee basse e in qualche modo larghe, le quali lasciano fra di loro degl’interstizì più stretti delle stesse pie- ghe. Queste partono dall’esterno del contorno ombellicale, spingendosi fortemente in dietro, e dopo aver percorso i fianchi de’ giri, arrivate sul contorno esterno si in- grossano, senza formare de’ nodi, e sì spingono un poco in avanti. Nell'ultimo terzo del giro esterno le pieghe, principalmente verso il contorno esterno, vanno mano cancellandosi, talchè non restano che delle tracce pieghiformi nel centro del giro, le quali poscia si dileguano completamente. La sezione de’ giri è ovale con larga in- cisione in sotto, cui vi si adagia il giro precedente. Il disegno de’ lobi non si conosce. Questo Harpoceras non sta strettamente legato in parentela con nessuna specie del lias medio. Si distingue facilmente dall’Harpoceras Algovianum, Opp. sp. con cui si trova in Sicilia per essere meno compresso, più strettamente ombellicato, ed or- nato di costole avvicinate e spinte in dietro, L’Harpoceras Affricensis, Reyn. sp. è pure una specie che in qualche modo la ri- chiama per le dimensioni e gli ornamenti; ma essendo fortemente compressa a’ fian- chi e con costole molto più distanti fra loro a colpo d’occhio si distingue dalla spe- cie in esame, 128 SOPRA I FOSSILI DELLA ZONA È rarissimo nel calcare bianco-marmoreo della Rocca chi parra presso Calatafimi (provincia di Trapani). L’esemplare disegnato si possiede dal Museo di Geologia e Mineralogia della R. Uni- versità di Palermo, SPIEGAZIONE DELLE FIGURE. — Tav. XIII. Fig. 29 a, db. Harpoceras Scherinum, Gemm. della Rocca chi parra dintorni di Calatafimi. ARIETITES, Waagen. ARIETITES CFR. TARDECRESCENS, Hauer sp. (Tav. XII: Fig. 26). 1856. Ammonites tardecrescens, Hauer, Ueber de Cephalopoden aus dem Lias der Nordoestlichen Alpen, pag. 20, Tav, III, fig. 10-12, 1863. » » Ooster, Pétr. remarq. des Alpen Suisses, Part. III, pag. 49, Tav. XV, fig. 9-10. I due soli frammenti d’Arietites che ho trovato fin’ora nella zona con Terebratula Aspasia, Menegh. della Provincia di Palermo e di Trapani, provengono da’ dintorni di Chiusa-Sclafani e di Giuliana (provincia di Palermo). Quello qui disegnato (fig. 26) lo devo alla gentilezza del siguor Schifani di Chiusa-Sclafani, che lo ha generosamente donato al Museo di Geologia e Mineralogia della R. Università di Palermo, Esso ri- sulta di 6 giri largamente evoluti un poco più alti che larghi, i quali portano sulla convessa e leggermente ristretta regione sifonale una carena stretta, ma alta, la quale è accompagnata d’ ambedue i lati d’ un solco parimente stretto e profondo. I suoi fianchi leggermente arcuati si piegano gradatamente verso l’ombellico e il lato si- fonale, di guisa che la sezione de’ giri è ellittica, la cui massima larghezza corri- sponde nel centro della loro altezza, Essi sono ornati di numerose costole semplici dritte e leggermente inclinate in avanti, le quali partono dalla sutura e si esten- dono al contorno esterno, ove ingrossandosi alquanto, senza formare de’ nodi, si spingono in avanti fino alla parte esterna del solco del corrispondente lato, Gli spaz 1 intermedi alle costole sono più larghi di queste. Nell’ esemplare disegnato che ha un diametro di 36%® esistono nella metà esistente dell'ultimo giro 22 costole, nel penultimo giro se ne contano 39, Il disegno de’ lobi di questo esemplare non si conosce. Le sne dimensioni sono Jc seguenti : CON TEREBRATULA ASPASIAy MENEGH» 129 AE sa oleole ee ste e ST 0 Spessezza in rapporto al diametro . ........ 000000000000 0,22 Altezza dell'apertura in rapporto al diametro ......... 0000 0,27 Larghezza dell’ombellico in rapporto al diametro .......0...% 0,53 Da questa descrizione si vede chiaramente che questo esemplare ha molti carat- teri comuni con l’Arvetites tardecrescens, Haner sp., però il rapporto dell’altezza de’ giri a quello della loro larghezza essendo in esso minore di quello, che si nota in questa specie, come pure avendo il lato sifonale meno ristretto non si può con cer- tezza stabilire la sua identificazione. Per questo carattere esso è in qualche modo più vicino all’ Arvetites spiratissimus, Quenst. sp., ma per tutti gli altri caratteri se ne allontana dippiù. Il disegno de’ lobi sarebbe il carattere essenziale, che ci po- trebbe delucidare sulla vera identificazione di questi due esemplari che provengono dalla zona con Terebratula Aspasia, Menegh. della provincia di Palermo; però, esso mancandoci, credo proprio riferirli come Ardetites cfr. tardecrescens, Hauer sp. con cui hanno molti caratteri comuni, Questi due esemplari fanno parte della collezione de’ fossili provenienti della zona con Terebratula Aspasia, Menegh. della provincia di Palermo e di Trapani che si conserva nel Museo di Geologia e Mineralogia della R, Università di Palermo, SPIEGAZIONE DELLE FIGURE.—Tav. XIII. Fig. 26. a, d. Arietites cfr. tardecrescens, Hauer sp. de’ dintorni di Chiusa-Sclafani. Volendo far conoscere tutti i fossili, che fin'ora si sono trovati nella zona con Te- rebratula Aspasia, Menegh. della provincia di Palermo e di Trapani ho fatto ese- guire il disegno dell'esemplare Tav. XIII, fig. 25 «, 6. Esso è il modello interno d’un giovane Ammonitide, che per la forma ha grande analogia con l’Amaltheus oxyno- tus, Hauer ex parte sp. non Quenst. ma che credo non poterglielo affatto identifi- care, avendo la carena continna come gli Harpoceras, anzichè interrotta come or- dinariamente presentasi negli Amaltheus; e che non mostrando l'andamento de’ lobi non si può punto con certezza determinare. L’esemplare Tav. XIII, fix. 30 a, db è un Harpoceras, che è stato trovato nella Mon- friornale di Scienze Nat. ed Econ. Vol, X. 17 130 SOPRA I FOSSILI DELLA ZONA tagnuola di Sant Elia presso Palermo, c che non conoscendo con precisione se provenga dal lias superiore oppure dal medio, non credo convenevole occuparmene nel momento; ma farne piuttosto parola nella Monografia de’ fossili del lias supe- riore della provincia di Palermo, che fra non molto darò alla luce. CON TEREBRATULA ASPASIA, MENEGH» Quadro de’ fossili della zona con Terebdratula Aspasia, Menegh. delle provincie di Palermo e di Trapani )) securiformis, Gemm. ) StApia Oppo ) Engelhardti, Opp... i Ewaldi, Opp...... numismalis, Lamk. .» Milchratala rudis, Comma; fi -.; ) Taramellii, Gemm .. ) 0. sphenoidalis, Menegh. ) Aspasia, Menegh. . ) PICCIRIDIREZIO REA Kingena Iosephinia, Gemm Waldheimia Catharinae, Gemm. . 131 SPECIE i Leptaena gibbosula, Gemm. Rbynchonella Reynesi, Gemm . » pusilla, Gemm. .... ) triquetra, Gemm... » Kraussi, Opp...... » inversa, Upp. ..... ) retusifrons, Opp . ) Orsinii, Gemm. .... ) Briseis, Gemm. .... ) Zitteli, Gemm..... » polypthycha, Opp. .. ) serrata, Sow. sp... ) Scherina, Gemm... ) Glycinna, Gemm... ) flabellum, MONEGi . ; Mariottii, Zitt.. furcillata, Thood. ‘sp. Spiriferina Statira, Gemm...... )) SICUlAsE GEM e ) cfr. angulata, Oppi- » Miinsteri, Dav. Sposta: ) ros'rata, Schl. sp. . Anomia numismalis, Quenst.... Placunopsis Zilteli, Gemm. .... Pecten Stoliczkai, Gemm SCABROSO ) ) Lima Deslongshampsi, Stol. .... DIETRO TI A SEO Avicula sexcostata, Roem...... 3 ) SOW 0 Ponzii, Gemm. Agathis, Gamimiis.. inaequivalvis , CRATOSCIACEC ITALIA APEN to | LOM> SICILIA vo: ana q (©) fi Lenti ale she ssa ss2|S22 028 s2e|sz2/5°8 stals=/53€ N N sto OTRE o ESSA SÒ SIA MESSS05 + . aflele Di ue + î DONO) . ° . + . . . + . DICO DE San, SL Saya AVE SRI I ES + SA ato + ee 200 = ARIE Melito E GIRO Voda == in al + at DIE + . e 0.0 + os. 0 I + «00 allo e SE DTS) + e 0. . . ne SL Losa SL Rtl RSS E FORI ai = i HA ze NITTI: St li, + DUCNO oltorte Dio SI PIRAA MEET EVA] EA ME + ez e <. DS + DE + Di RS ET St MIAO MISSE sl FINGERE sg ia oe ci urto nf SS (PR - [la doc 3 + Bic DR AUSTRIA | GERMANIA STRATI DI HEIRLATZ PISO BI TORA CR MIO t DÒ Fia rode PESCE Lias med. 2 PIANO MISERI + alene sone + Ob oedo Sileno a dee dite Lias med + Lias med. + è + Lias med. —- L.a-d;e-0? |L.med. einf.|L. med. inf. FRANCIA LIAS e 00000 e 0000 © 04000 © 0000 ® 0000» ° 00000 0 0 0000 © 00000 ® 00000 ide Lias med. Lias med, SOL TNO e 000080 0.000 e 00,000 ‘+ 00000 INGHIL- TERRA e 00000 < 00000 * 00000 e 0 0000 © 00000 Lias med. Lias med, Lias med, Lias med SOPRA I FOSSILI DELLA ZONA INGHIL- ITALIA AUSTRIA GERMANIA FRANCIA TERRA sicizia| nino | FOM- cENTR. BARDIA or SPECIE == = sd Dios E PI DI LIAS Ciao Giani e e 8g S|, S HEIRLATZ NONO A S "VA IV FUN: [V IV s ‘ ST -VN PNASSASVINI SESAVINIRIIVI RIA AE --- 9q ‘IV ORO ci “IV TOA ny «Su VN BU ‘VAN CIV "IV Co IV gu 5A “IV ATVN -OIUINHULLUS VOIUAV a ci * “as ‘fu “ws ORGNIGHOT Sui ‘1S GE O coi “S RE EIIUDESAS, * CAS “Ju <3d È 1) 18 DE RA Dal] Salo SS *4 *AS*U ‘QUI <- uu) "98 SIGNS "Il “d ce lu “AS DC “Ja "IS e "*** QuUar ‘AvI0UOT]H — >Le delle tanto, Ul] ‘0970 qquns ve “Sg ‘snuzbasag ‘4) © *** ‘Wo suMmumoI *** Ul] ‘sNIEqIeq RSICIGATIICI ‘SOIBUE] * *** *SIJ@Q “IONEs 09]eH ‘QogoT ‘snIe,dourjou suuejg "0 *Aea9 ‘suydaSee DITO AOC) ‘SIJ@ ‘JoS1u <> *SII@ ‘SijeSaI SDAJIN *** * ‘Au ‘suJoAlde sIUIJAg ‘UYalg ‘sodose; 0910qrgo1Iy *** poeq ‘Wwnio1as9p ‘**‘q1sQq99g ‘SISMA 00mq “ANI ‘SUII]||B9 S919L91I9 ‘qdog ‘sMatI]r] Uopuedg “Tote ‘ejioig,e suati|eH ‘I]|euog DICO — "UWIBH 8] — CERO NE DINO ‘SII ‘cIAQRU i * ©’ ‘UWjolg ‘iJoqgpy — ‘1o) ‘Y91u| 1801 * <> *** SIAVS ‘eA|nJ ejimby, ** Wa] ‘SMEqIeq suadAg ‘Ul ‘suqoguonI IM]UA *0***** £e19 ‘snAqunj sdAo cr OQIMILNAIOS AMON *Sraeg ‘sn19]douv1ad t01gdoay È VNOVAIAV,T1HG OLSIL TY "UN0I GIA 0 'MO0Ud "NON OALLVVAINOO OdLAIIH ASSO UU A QOMPOIdII IS “Iii fEUISAS “AS fBOTIpiU ‘u fopuvoueaI * ** | qquanbas; ouewrasoor po ‘/w “oruanbary ‘4/ founssnuanbary VN "IV . “34 "4 *1y Ì | SelsAgenId “wid ‘o1e1so ‘159 fousoAUI “ut £ Î | ® è *U ‘uf ‘98 att "* 0 "4 «ws GiaS IST SRICICISE ZIO «eu ZO 0I “**u ‘/d «eu oo A, EU CE SISI /e15 20.099) IE DEE "uow *4/ ‘5 siste «pos sile CE TIDISTS SORTA SANARE «eornEge . è dI E * **°u *JJ ou ARNO ‘)S RIO ONES orora 0 0; 6 erele Neat pf S Sis de S "**u ‘ufo ‘eu SES /s O UI “Idra ‘/w ‘om “cadi **UlT ‘empououi **** ul] ‘snsoQ8nIg — POTE TASAZIIASITNT] “XIUJ09 Lai ** *UIT ‘000109 “> *UIT ‘xB109 SMAI0") “* ‘ui ‘sdode edud;) "III fEIIMEIMUI BUIOIPOYAI I, “UYaIg ‘e |MOEpAYOBIQ @1Yd9”) +07 UH ‘eoglafs e 0.0 *** *** ‘fap ‘Bisaeo eNIS *******al0g ‘sipna o|fa9r) OMR I Sc *qT ‘epidsi OPp99]V *** ysJ0y ‘sngdASoe — ****** TT] ‘Ja,seide sdola]y “7 * "] fepnaiaes8 selogIo”) ‘90[9 ‘ sniaepue|s 0184990!) * ** * ** I] ‘snIo0ugo SU[noni) SRGMEESARE DIO EU SERE OUT * » SETT ‘snIpau *** qu rofeu suol] aaa leteivo "© ***@10g SIpiIA SNUI99!) *** alog ‘snijaga SOOIdOLM{ "** Ul] feowumegp xINS erog ‘umunzassed wDIPiONE]s) (*SIU ‘s7muorpriaui L14)S) **** *IIoIA ‘eoIlsIOd @njooN (*sllg “40uzu DNIION) st ****** @I0g ‘enoou dUIY]y *<* 8 IV RSM i ea gii. 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E Giornale di Scienze Nat. ed 138 ‘q! 9g ‘A! ‘ca VÀ ‘ql ea ‘qu ‘gi ‘qr ‘gi [dd cx A'dy 13 ‘d “ITA “IOA ANOIZVNIDYA nec iee 20h 49 (Me XI] 94) "IV Lee ty Lenco y ‘SU *VN'IV ‘3 “VN IV ‘39 ‘VN "IV ‘Sa ‘VN ‘IV ‘Sq "VN° PICS “WN “IV eee y ‘da ‘VN IV ‘3a ‘VA IV MICIORET ‘IA VN IV 0. 0a 0 6 0 00 DC BU VN ‘34 ‘VNU@IV 54 OTO da dee TR &SU"VN "IV ‘SH "YN IV H'TWN - 014 LNALLAS VOIMAY PRI TION 200» 4 ‘QUI "Ul “AS ‘/w'*WIS **-* */d ‘eu es 1a - Ju “IS CISCINCINO “fu “101 0 00 00 ‘uf “IU 0000 “IU ** * * I ‘90 0000 ‘lu 0 00000 "100 © *<*t ‘4/29 **<*U ‘uf ‘ou è 00900 DICCI DIO ‘u ‘uf "201 “ui *4/ ‘IS ‘u fu ‘ew «*e/u . «JT OROTOrROtDrO TNA ‘u ‘/d ‘38 0 0000 ee ei “0 ve et 4001 “u ‘AS ‘/w'9w ** cu ‘fu + ee +] %4 ‘US SR ASI I/RAIUS 000900 U1VNOICIHAN YVNDVds e 00000000 0 0 0 000 000 e 000.4 AV e IO * cas > ‘dieys “igI; e[nposoy (uiq s1usnyod d) **‘9qI95) ‘stunmui09 9]1990q 0 00000 ** tu] ‘1978 * <> **’‘Urq ‘snomioeo — S Sinai sul Sao iSnied ‘unt ‘snpnased s0)Apo]SoI], ** *Unen. ‘sujideotusi *** egg ‘smersiso snjaSay Sc ‘equi CELATO 0 oro ‘dg ‘I]jeog * © **** Aoqy ‘e[oora]As *Qolg ‘sojijo01 ajsnoudo||iyd *** 9qJ95 ‘UnIORALO — *** ‘aqlos ‘e110/8A]od (‘490X ‘st0,0dfy 01nP99!4) **- eqJo:) ‘eurIg101 sie]odAH *** *ul9] ‘soporot]es uopov (‘xuerg ‘suvnisuno -D) * ** dg ‘ejoolueeyos Ee[0911sSI) aa -dg ‘gonende (‘qeo ‘snua0g0u20798 *D) ‘Kop ‘smuSeagd elfpowrejeo) "(021998 —n20) vidowung ‘fivy *207) * << «[ISod ‘eIAQBU €[[o1sMI0] 2qJ99'uosodoue [au e]ooluwy (‘qed ‘27729 sn4adpoag) 2 ellalelfeteh® *[8ed ‘1190 eman *** ** dg ‘siuerang — ‘If ‘Sapiolutosn]j SISTOLUTOSONT * > * ***elog ‘stusajed * * * al0g ‘BAOBUIpuniae 210 ‘sapropin] edIoyouIo]e:) SE 109) “sNpIes “uuaf‘siqerouiA 0Id sn jigdosi]o K{ *** **‘isqoag ‘ellosia — Q10g ‘elegdevoue]a a eInIINI) a10g _— ODIAILNAIOS UNON YNOVAIAV,TTIC 687 881 OLSIL TY “"UU09 ‘U9004d ‘WON | OAILVIYANOI OLLIISOHA — VITIOIS VITI A USINACON TIA VNOVATAV 9G | ‘qi | o) | ‘ql ‘qu 97 ‘quer i ‘qu |SS'V OVIITA ‘A {| ‘qu ‘qr ‘qu “GL "qu ‘OL ; cc ‘69 | 89 ; 19 ì ‘qi ‘79 | "q1 ‘89 | ‘qu ‘qI | we ‘9 | | *qr ‘09 | ‘qu ‘ge | Le | ‘qI GG ‘76 ‘qu ‘I ‘qu ‘89 ‘Te 0 ‘qu ‘67 0 ‘ai Molli 8% LY Ki ‘I Wii 67 "ql ‘7 ld] ‘qu ‘7 LUG ‘0% 87 ‘qu ‘39 PINCIATI "IV ‘SA ‘VN ‘IV "EESAVINIOIY ‘S0 “YA IV "34 ‘VN'IV ‘SH ‘VN IV ‘3 ‘VN "IV ‘SA ‘VA IV ‘30 ‘VN "IV ‘3A ‘VN "IV ‘SU VN IV ‘SH "VN "IV ISCYNETN MERA ***[9968 "IV STIA e SU "VN "IV "QuPe'VN © © SSCSVIN DIV ® 0 000 0 0 08 0 00 000 000 ea dra ee, e, lal(u,e, * 000 000 << VN “IV ‘Sq ‘VN IV ‘Sa cegalete ‘34 ‘VA "IV ‘80 "VN "IV ‘SH ‘VN "IV SSEIVNITY: "SZEVINGSIV <-> WN “IV ‘30 ‘VN "IV ‘9A "VA IV "SH ‘VN "IV *#S0VN "1V ‘SH ‘VN "IV ‘90 "VAN ‘IV ‘SUVA ‘IV ‘IU VN "IV ‘SH ‘VN ‘IV ‘Sa ‘VN'IV ‘30 ‘VN ‘IV ‘30 ‘VN "IV ® 00008000, è 000000 000 DIC) 2 Hi pal ste etemig/icrd “© **w4/ ad ® 0.» ‘al ‘WI OOO (1 Fo] oraso Db "I *1UI SISSA Zia S "<< 04/90 senta e aNPASHETI *4f SS ‘<< u ‘Su "1S «+++ «por Sea Jd'As'u*ufew ‘et AC (poIqui) ‘4 ‘15 ® 000. ai ‘18 ® 2 00 0 0000 DISC] ‘© -U ‘4 ‘9UI 0 000.0 ‘4 "15 ‘4 ‘0 */ ‘901 RO SILA *<‘u uf eu DIRCI ‘u ‘ul uf ‘id «*-/u «Id DI “uf *TuI SEC "cfu “ws . 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Vol, X. 142 | | | Qi ‘761 EI IU GGI ‘AI TOI 8TI ‘ql LI ‘ql ‘qu ‘qa ‘QI ‘971 ‘qu As ‘4/10 "U “AS “4/10 ‘<*AS ‘4 “01 «e e004 AV * cas /d 1 BIS *(‘dey) ‘09€ ‘(‘den) ‘99t . 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B.— I nomi principali sono stampati in carattere tondo romano, i sinonimi in carattere corsivo). NOMI DEI GENERI Acanthis, K. BI Accentor, Bechst.. ...... AGC] PILEIMAB LISA tate Acredula, Koch.(Orites,Moeh.) Acridotheres, Vieill. ( Pastor Ten) SE . Actites, Boie. Actodromas, Kaup.. ... oiole Adelarus, Bp. Aedon, Boie..... Aegialites, Boie Alegio thus CAD etto Aegithalus, Vigors. . ..+.. Aegocephala, Bp Aegolius, K. BI Agrodroma, SW......... Alauda, Lin. ........... * 000080 090° e 0 00 0 0 Alcyon, Gesta nni Aluco, Gesn. (Ulula, a Ammomanes, Cab Amnicola, Gerb Ampelis, int Die ° ANAS e o ANSE eee ont Anthropoides, Vieil....... Anthus, Bechst. . . Apiaster, Bris....... Solo AQUIIMETISACE tte te Arckibuteo, Brehm....... ATAGAICA LA, to te te e dalate ole VOL. PAGINA Vol. VI, p. 24041 VII, ‘13, X,42 VO 4745 VII, 37,X,47 VI, 498,1X, 92 VIII, 54 ib. 58 ib. 407 VII, 28,X, 46 VIII, 43-44, X,56 VI, 240 Vil, 38 VIII, 50 V, 479 VI, 222, X, 39 VI, 249, X, 39 IX 40 V, 190 ib. ib. ib. 481 Ti #9 VII, 26,X, 46 ID; (0290 VIII, 118-194 ib. 445, X, 61 ib. 76, X 59 VI, 223) X. 40 VIII, 166 17.8, X,59 NOMI DEI GENERI Ardeola, Boie (Bubulcus) .. Ardetta, Gray. (Ardeola)... Asilo, AIGEO se ente ASTUT;: BOTS: spese erede etto Athene, Boie. (Noctua, Bris.). Avocetla, Bris........ sido Aythia, Kaup... 00.6... Balearica, Bris. .... SOUDIGIE Bernicla, Steph. . ....... Biblis, Less. .... . Bombicilla, Tem....... Boschas, Swains. od Botaurus, BIS Sree Brachyotus, Bp.(Asio, Gerbe). Bradypterus, Swa.(Cettia,Bp.) BranlafBAl\dr etto Bibo e Bubulcus, Pucher........ Bucanethes, C.(Erythrospiza,B.) Buphus, Bale ta Butalis, Boiler e 4 Buteo, Bechsl....... Sd Caccabis, Kaup. Calamodyta, Mey. . Calamoherpe, Boie. + 0° 00 © 0 0 00 è || Calandrella, Kaup.... è 00 0 0000 Calandritis, Cab. CANATISABIIS E RS Caliaris IU a e, Cancrophagus, Kaup VOL. PAGINA Vol. VIII, 82 83 ib. V, 179, IX, 88 ib. ATE ib. 182, IX, 88 VIII, 65 IX, 28-30 VIII, 76, X, 59 ib. 445, X, 61 VII, 46 ib. 39, X, 48 VIII, 118 ib. 84 V, 180 VII, 25 IX, 28 V, 178-9,1X,88 VIII, 82 VI, 202, X, 35 VIII, 82 VII, 40, X, 48 V, 164, IX, 84 VII, 60-2,X,53-4 ib. 27 ib. 23-24 VI, 221, X, 39 X, ib. VIII, 56 ib. 60, X, 58 ib. AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA Cannabina, Brehm. ...... Caprimulgus, Lin.. ...... CARDONE I I Carduelis, Bris. ... Carpodacus, Kaup........ CASALCA MB Pt nno Catarracies, Blùn. .:.... Cecropis, Boie........... Cs TASSE Cesinatlanto. e ian Certhilauda, Swain. ...... Ceryle, Maree eno, ° 0000000 * 0 0 00 00000 » 001 0000 NOMI DEI GENERI | | : BP aree s @haelopus, SW = set i Chaetusia, Bp. | Charadrius, Lin i Chalelasmus, Gray. . Chelidon, Buidt.) SPgm | Chenalopex, Steph. .... i | Chioris, Bris. | Chlorophiyla, Salv. Chlorospiza, Bp Chypeata, Brehm. ........ Chroicocephalus, Eyt . Chysaetos, Boie Chrysomitris, Boie ....... GiCOMavBRIstt ato ae l'Gircaetes; Vietli....5<: +. Gircus,ultacep! % saio Gisticola, Kaup.......... Gitrinella, Bp....... ISO Glangula; Flem. ..... TE Coccothraustes, Bris.... +... Coceystes, Glog. . ta Columba; Lin, sese Colymbus, Ray Coracia; Bris.(Fregilus, Cuv.) © 0 0 0000 00 | Chauliodus, SIM Cinclus, Bechst KGoracias, Line, n olereoe ICOTMERBRIS-At orata Corvus;:Bilcit. ossee Corydàla, Vigors Coturnix; Barr... Cotyle,B0les.te 2-05 Grex, BethsUi ..;. lens i Croicocephalus, Eyl. .....% Crueirostra, Brehm....... Cuculus; Lin. Curruca; Boie Cursorius, Lath Curvirostra, Mey......-... Cyanecula, Brehm. Cyanistes, Kaup. (Parus, Lin.) Cyanopterus, Eyton. ...... Cyeduss By nin Cynchramus, Bris. ...... Gypselisy IIS... unt ® 000 000000 è 0000 0000 "0 00000 0 0 Giornale di Scienze Nat. ed Econ. Vol. VOL. PAGINA Vol. VI, p. 209 VII, 49, X, 49 VII, 92-95 VII, hl, X, 49 165, IX, 84 222 45, X VII, 67, X, 58 ib. 405-7 VI, 204, X, 36 V, 187, IX, 90 VII, 19-22, X44-3 Vili, 44, X, 55 VII, 47-48 x. — —————————————_——_—_—__—urr _ rbrln]—Ì_—È1t t{éTZÉTyrl111lllrrrrggrgrrrgc}€;/|$6; /lrpt--_______. °_ E, - + NOMI DEI GENERI Dana Leah Akte ooo Dendrofalco, Bp. (Falco, Lin.) Dendrocopus, Koch.(Picus,L.) Dominicanus, Bruch ...... Driomoeca, Rip......... DIIOPICOSTABOLERE isa erette DIYOSIZCIRABITETE TOO Egretta, Bris. Elanus, Savig. Emberiza, Enneoctonus, Boie.(Lanius,L.) Ephialtes, K. BI. (Scops, Aldr.) Erismatura;, Bp.t. o. n BIVACCO VIA Erythroscelus, Kaup...... Erytrhospiza MiB pae 2000 Erythrosterna, Bp.. ...... Eudromias, Boie.......... VERTE Euspiza, Bp.(Passerina,Vieil.) + 00 0 0 sr 0 00 Falcinellus, Bechst. ... RalCORBInMe o RE Ficedula, Koch nec Briss. HE polais, Brehm). Francolinus, Steph.. rimataioe Fratercula, Bris. Kreis Cuvio e EROI NE UICA Rn See a FulicolasStephitef o età BREASUNATE, EE Galerida;#iBole. E on. Gallinago, Ray. . Gnu ibns see COLEI BS I GCOTZCHABPENA e tt Gavia, Bris. . Gavina; Bp . Gecinus, Boie. Gelastes, B 1» è 0 0 090 © 0 0000 000 è 0. 3 0 000» e. 000 0 0 004 0 0a GIA EBrIS Re Glaucidium, Boie (Noctua). . Glaucion, Kaup ... Glottis, Strick.. CI L'IP GypaetossESIorrt ata ie Gyps, Savig. (Vultur, Lin.) . "e 00 00» Haematopus, Lin. Haliaétus, Say. MARCUS NOA ESS Herodias, Boie Himantopus, Barr. ...... iL desio e 00, 0080 VOL. Vol. VIN, 424 V, 4174,1X,86 ib. 484 IX, 90; VIII, 100 RIC V, 183, IX, 89 VI, 209 VII, 79-84 V, 168 VI, 212-7, X, 37 V, 1945 ib. 480, IX, 88 Inno VII, 17, X, 44 VIII, 52 VI 20295 VII, 4 ib. 43, X, 55 [Rena gta VI, 244; Xx, 86 VIII, 88 V, 169-72,IX,85-7 VII; 29-30 | ib: 58, .X, 53 IX, 40, X, 62 VI, 490, IX, 9 ib. 206 VII, 72-4, X, 58 IX, 28-30 DSL VI, 248 VHI, 62-64 ib. 69 VI, 192 VII, 84 ib. 404-107 ib. 405 V, 18% | VII, 104, X, 60 | ib. 409 | VII 74, X,55 V, i82, IX, 89] Dego VII, 51 ib. 74 V, 160 V,. 158 VII, 47 V; 164, 1X,84 VII, 92-95 ib. «79-81 ib. 66 Vil, 42-3, X, 49 PAGINA 146 NOMI DEI GENERI Hoplopterus, Bp... . ...... Hours Bp irene Hydr obata, Gray, (Cinclus, Bechsl.) Hydrobatus, Boie. ........ Hydrocorax, Vieill. Hydrochelidon, Boie Hypolais, Brehm........ Hypotriorchis, Boie (Falco). . Hypsibates, Nitsch....... IDISTEMO e DIS e e/10/}e (e) (o) lè è e 000» TONNI(VESYUNS) ARE Lambruschinia, Bp.(Larus, L.) TANI SII e DAnuSsFARAyt see DI Lestris glie nea HICURDUSABL SA et Eimicola, Koch. eo LiMosa MB ee e Linaria, Bris LIMO tA EB Nr ento Lilhofalco, Brehm. (Falco). Locustella, Kaup......... Lophophanes, KA LOZIA BIST RS ne Luscinia, Gray (Philomela Sel.) | Lusciniola, Gray Lusciniopsis, Bpiis ties tate Lusciola, K. BI. (Philomela; S.) Lycos, Ln i aio Lyrurus, Sw. (Tetrao, Lin.) . ® 0 è 00: 0 00 MAChNIEetestE VAR sn MALeCA sN Le PAM e Marmaronetta, Reich. ..... Melaneta, \Bolesk:s. 0 Melanocorypha, Boie. ..... Melizophilus, Leach....... MErgunser AL een Mergellus, Selby. . ....... Mergus, Lin. ........... Milvus, Monedula, Bris, (Corvus, Lin.) Montifringilla, Brenta Morinellus, Bp....... diario Mormon, LITAS Sa 0 0000 00808 0 VOL. PAGINA Vol. Mib VII, 45 LX, 35 VI, 229 VIII, 97, X, 59 ib 92 ib. 441-3, X, 64 VII, 29 30 V, 174, 1X, 86 VIII, 66 186 VII, 104, X, 60 VI, 493.5, 1X, 91 VIII, 103 ib. 400-8, X, 60 ib. 99 VI, 208 VIII, 59 ib. 50-54, X, 56 VI, 210 ib. 209-410 V, 472 VII, 26, X, 46 ib. Monticola, Boi. (Petrocincla, V.)|i Vil, 46, X, 44 ib. 26, IX, 46 ib. 25,1X, 46 ib. 16,X, 44 VI, 189 VII, 57 VINI, 35 ib. ib. 424, X, 61 LD: VI, 217, X, 38 Vil, 22 X,45 IX, 33 ib. 34 ib. 33-4 V, 489, IX,91 Vi, 234, X,4l ib. 242 V, 167-8,1X,85 VI, 189 ib. 235-6 ib. 207 VIII, 43, X, 55 IX, 40, X, 62 VI, 226, X, 40 VII, 40, IX, 48 V, 464, IX, 82 AVIFAUNA DEL MODENESE E DELLA SICILIA ——_—___—_--_-_t'''1011hÎ1kh NOMI DEI GENERI Nisoria, Bp. (Curruca, Boie). Nisus, (Accipiter, Bris.) . Noctua, Vieil. (Atheno, Boie) Nucifraga, BIISSErto ar Numenius, Lin. ......... Nyctale, Brehm Nycticorax, Bris......... Nyroca, Flem........... "000 6 0 000 Ooedicnemus, Tem. ...... Oenas, Bris. (Columba, Lin.) Oldemia Reni one Olor, Bris. (Cygnus)...... Onocrotalus, Bris......... Orio SRE IAS Ortygion, Kaup.........- Ortygis, \llig. (Turnix Bonat.) Ortygometra, Lin. (Porzana). (Crex) Ostrolega, BIISSEes e OUG omesso Otogyps, Gray . Otus, Cuv. ‘0 0 0 0 0 0 0 ® 0 0 0009 0 00 Palumbus, Bris.......... RANAIORAS AVA Panurus, Leach. .. ...... Paruss ina. cosi PAsseraBris tone Passerina, Vieil.. . .0.+0. PASIOE; ADE MI o Pelecanus, Lin. ......... Pelidna, Cuv. Perde RAR oe Peristera, Boie. Pernis, 50 Petrocincla, Vigors. ...... Petrocossiphus, Boi0...... Petronia, Kaup. ......... ® 0 0 0 0 0 0 Phalaropus, Bris......... Phasianus, Lin... ...0... Philomela, Selby ..... Philomachus, Moehr.. . 7 Phoenicopterus, Lin. ..... Phillopneuste, Mey. a aidione Pica, Bris. Plectrophanes, Mey....... Plegadis,Kaup (Falcinellus, B.) Rinwialis4BArrMiRee ne Podiceps, Lath. Poecile, Kaup. . Porphyrio, Barr ° 0 00 0 0 0 0 VOL. PAGINA Vol. VII, 22 sa 175 ib. 482, IX,88 VI, 494 ViLI, 18-50, X, 56 V, 4181 VIII, 85 IX, 30 VII 40, X,55 VII, 0 IX, 34, X, 62 VIA ib. 91, X, 59 VI, VII 37, X, 47 ib. 64, X, 54 ib. 67 VIII, 68-69 ib. 67, X,58 Ie VII, 69-70 X, 55 V, 160 ib. 179-80 ib. 4188 VII, 50, X, 56 V, 104, IX, 84 N38, ib. 34-36 VI, 199, IX, 92 ib. 244, 1X, 36 ib. 498, IX, 92 VIII, 94, X, 59 ib. 56-9, X, 57 VII, 60-2, X/53-4 ib. 53, X,54 V, 166,1X, 84 VI, 2356 ib ib. ib. 204 VIII, 92-5 , 58 VII, 68 ib. 46, X, 44 VII, 55 ib. 89, X,59 VII, 30-2, X, 46 VI, 192 V, 484, IX, 90 VII, ib. VI, 217, X, 38 VIII, 88 ib. 42 IX, 35-37, X, 62 VII, 36 VIII, 70-2, X, 58 AVIFAUNA DEL MODENESR E DELLA SICILIA 147 NOMI DEI GENERI VOL. PAGINA Porzana, Vieill...... «++» | Vol. VIII, p. 68 Pratincola, Koch. ........ VII, 11-12 Procellaria, Lin. .... anal VIII, 97, X, 59 Prunella, Vieil.......0.0 | VIL 43 Pseudoluscinia, Savi. ..... ib. 25, X, 46 Pterocles, Tem.......... ib. 54, X, 53 Pierocyanea, Bp.......... VIII, 422 Puffinus, Briss.......... ib. 96 PUrGI MBps Ani tt VI,199-204,1X,92 Pyrophthalma , Bp. (Curru- ca, Boie). VII 21 Pyrrhocorax, VIGIEGERESE VI, 490, IX, 9 Pyrrhula, Bris. .... 0. ib. 202, IX, 93 Querquedula, Steph. ...... VIII, 4122 RAS RAy: eee ib. 66 Recurvirostra, Lin. ...... ib 65 RegulusiGuystlclertatee VA TRES i Rhyncapsis, Steph. . VIII, 447 RISSA St, Loreto ib. 408, X, 60 Rubecula, BIS VII, 417,X, 4 Ruticilla, Brehm......... ib 44 Rusticula, Vieil. ..... gere AVILITST (60 Salicaria, K. Bl........ +. | VII, 23-29 —_ Defilipra i ib. 29-30 Saxicola, Bechst. ..... ...0.< ib. 9-44, X, 42 Schaenicola, Bp......... VI, 215-6, X, 37 Schaenicola, Blas... ....... VII, 28 Schaeniclus, Koch. . ... eretet EVI, Li 240 SCOlGpax-KBPIS:} «istoni VII, 60 SCONSEBrIS. cotanto V, 180, IX, 88 Semnus Koch, +e rescrersia I, 209 SittaRLin i. e DEF eten N SIA Spalla aBOletttt onice VIII, 1417 Squatarola, Guy... 10.0 ib. 45 STaEnAABpa a serre VII, 63, X, 54 Stercorarius, Briss.uherc VIII, 99 STENDASA MIN. rino ib. 108-114 Sira nlg9B pete ttt ib. 444 SS NOMI DEI GENERI Strepsilas, Illig.......... Streptopelia, Bp.......... SUINI SSA SIOFNUSSELINA Ze SYIDCOCUCIUS BP en Sylochelidon, Brehm....... SYIVIAMS Copa na Syrnium, Savig. (Ulula) . Syrrhaptes, Illig....... dc Tadorna, Leach Tantalus, Telmatias, Tetrao ® 0 00 0 a 0 0 è * 0. 0 0 0 0 0 0 00 00 ® 0» 0 000 0 00 sd ® 0 0 e Ss 0 e è 0 9 0 0 0 Thalassidroma, EOS Aia Tichodroma, Illi | Tinnunculus, Gray (Falco, L.) Torquilla, Bris. (Yunx, L.).. Totanus, Bechst......... IDEE O ATRICORESSASO ch Troglodytes, Lin... ...... TURISTA tette UPUpastlin Nene VIAMAMIAAI SE SIRIO Vanellusstm. alri Vitiflora, Bp. (Saxicola, Bech.) Vulpanser KGB Aree VUE N SO Vultur, Lin. (V. Gyps) .. Xema, Leach. S 0 0 0 0 0 00 0 a VAT: E SEE . e 0000908 VOL. PAGINA Vol. VIII, p. ni X,5 V, 182, iù 89 VI, 196, IX, 92 VII, 108 VII, 17-18-32 VO 481 VII, 55 MIL 116 ib. 88 IaN62 NITN57 VIIÎ, 10 10 ib. nes 09 VII, 51-4, X, 57 ib. 55-59 VII, 34 vi, 29) arr -5, X, 41 Mag 93, x, 50 181 IX, 32 ib. 194 X, 40 VIII, 45, X, 56 VII, 9- Ab x 42 186 INDICE DEGLI ARGOMENTI PERTRATTATI NEL CORSO DELL’AVIFAUNA AVE. IOG IONE Ta (ele ARTO E Tee 2. Cenno sulle collezioni ornitologiche del, Modenese: e. della Sicilia. . 3. Bibliografia ornitologica. Parte prima (in nota). .......00.06%% 4. Particolarità ornitologiche della provincia di Modena. .......... DAldemCaellaSICUTa ze ta RT Ia ee ne 6. Prospetto comparativo delle specie ornitologiche del Modenese e della Sicilia... ... BARRE E SIE DOOR a Ce in ot o 7. Catalogo delle specie ornitologiche riscontrate nel Modenese e "i SIC ARI I IR 8. Appendice al Catalogo suddetto. ........ Juno Ludo allofe lele le 9. Aggiunte alla bibliografia ornitologica italiana. Parte Il. ..... SE 10. Cenno storico intorno le Opere ed i cultori della Sicula Ornitologia 41. Idem opere e cultori dell’Ornitologia Modenese.............- 12. Aggiunte ed annotazioni alle specie ornitologiche registrate nel ca- 1alO LO PIBIDINIDIA DOO O Doe o SO O La ° 13. Distribuzione topografica delle specie di uccelli in Sicilia. ...... 44. Prospetto comparativo generale delle specie di uccelli riscontrate sin ora nel Modenese e nella Sicilia. ........... SOS coon SegulloXd0110XSteSSO tor RC IO: 415. Indice alfabetico dei nomi ornitologici latini ricordati nel corso del- VAVI[AUNI + ot o Vol. V, pag. 137-156 ib. ib. ib. Vol. VI, VII, VIII ib. ib. 138 142 151-148 149-150 150-452 158-195 pag. 187-236 9-72: 40-124 28-40 44 e seg. 42-50 54-78 79-81 82-93 35-62 63-69 69-71 133-143 144-147 GHORNALE SCIENZE NATURALI ED ECONOMICHE AAIARIAPIPPIIIIAIAA PARTE ECONOMICA. I PRINCIPII DIRETTIVI DELLE TASSE ITALIANE ESAMI E PROPOSTE del Professore Simone Corleo $ 1. — Introduzione. L'onorevole Minghetti, nella sua esposizione finanziaria del 27 novembre 1873, proponendo un certo numero di tasse per colmare il vuoto del bilancio, non po- teva fare a meno di confessare che le misure sinora adottate a tale oggetto si deh- bano riguardare come temporanee, e che rimanga tuttavia a studiare un sistema tributario definitivo per il regno italiano. Il vivere di espedienti, il provvedere ai bisogni dello Stato con qualunque tassa, per quanto ingiusta e rovinosa ad alcune classi di contribuenti, e per quanto ine- satta nella sua distribuzione o nel metodo di percezione, il non avere unità di si- stema, di coordinamento e di principii direttivi nella imposizione delle tasse, rende gravi oltre misura le tasse medesime, le fa fruttare meno, e sopra tutto le de- moralizza. In questo stato appunto ci troviamo noi. Per provvedere ai pubblici bisogni e per coprire il nostro sempre crescente disavanzo, abbiamo prima lasciato rima- nere le tasse che esistevano nelle antiche provincie d’Italia, abbiamo quindi tra- - sportato talune di quelle tasse da una regione a tutte le altre, ne abbiamo anco create ed introdotte delle altre ad imitazione di altri regni, mantenendo sempre un sistema empirico e quasi di continui espedienti, purchè esse fruttino danaro allo Stato, senza certare altro. Or, poiché il bisogno di un sistema tributario definitivo è ugualmente ricono- sciuto dal popolo e dal governo, e poichè senza principii direttivi, che sieno in- sieme razionali e pratici, non è possibile dare un assetto definitivo ed un vero coordinamento di sistema alle nostre imposte, così a me pare giusto che questo argomento incominci ad essere discusso pacatamente e con studii positivi, senza essere stretti ed incalzati dai bisogni dello Stato che poi fan chiuder gli occhi 4 I PRINCIPI! DIRETTIVI a qualunque discussione di principii: tanto che possa mano mano diradarsi qual- che errore economico intorno all’indirizzo ed a’ criterii delle tasse, possa studiarsi nella pratica Ia loro applicazione, se ne possano riconoscere i difetti, se ne pos- sano avvisare i rimedii, si possa in somma formare a poco a poco una vera opi- nione pubblica intorno a questo gravissimo argomento. Così soltanto i rappresen» tanti della nazione potranno attingere dalla corrente dell’opinione del paese i prin- cipii direttivi, ai quali dovranno informare le pubbliche gravezze. Questo argomento deve divenire oggetto di discussione scientifica ed insieme po- polare, poichè non è senza ragione che la iniziativa dei progetti di tasse e di spese debba aver luogo nella Camera dei deputati: ciò importa che, a preferenza di ogni altra legge, quelle che concernono l’entrata e la spesa, debbono occupare gli elettori di ogni classe e di ogni condizione. Fino a tanto che in Italia, e per conseguenza nella Camera, avremo pochi uomini che si dicon competenti in cote- sta materia, non solo non avremo mai vera opinione pubblica, e le tasse saran riguardate di mal’ occhio, come imposizioni venute da questo o da quell’altro, ma pagheremo sempre secondo le vedute di questa o di quell’altra scuola dominante che ci dà cotesti pochi competenti, o peggio, pagheremo a occhi chiusi, senza in- tenderci, rigettando l’uno sull’altro il carico di pagare. Io veramente sarci lieto se, trattando de’ principii direttivi delle tasse italiane, potessi almeno richiamare la comune attenzione su questo vitale argomento, po- tessi provocare sul medesimo un’ampia discussione. Perciò, scelsi questo tema alle tre mie conferenze pubbliche date per cura del Consiglio di Perfezionamento i giorni 1, 8 e 22 marzo 1874, nella grande aula dell’ Università di Palermo. Perciò an- cora, qualunque ne sia il valore, mi determino a pubblicare il frutto di questi miei pochi studii. 8 2.— Fondamento generale delle tasse. Innanzi tutto, è d’uopo formarci un giusto concetto delle tasse. I più illustri eco- nomisti si accordano nel dire che le tasse rappresentano un compenso da noi do- vuto allo Stato, alla provincia ed al comune, pei servigi che essi ci rendono. Que- sto concetto non è interamente esatto, per due ragioni: 1° perchè con tale espres- sione lo Stato, la provincia, il comune, comparirebbero quasi degli enti distinti da noi, come se noi dovessimo dare ad altri una parte della nostra sostanza per causa di compenso dei beni che essi ci fanno; 2° perchè non si dichiara che i servigi, che noi riceviamo da questi tre diversi gradi di associazione, sien tali che noi stessi (non potendo pure farne a meno) con le singole nostre forze, ed anche con quelle della rispettiva famiglia, non potremmo procurarceli, La iniziativa degli atti, coi quali l’uomo consiegue la propria conservazione, il proprio sviluppo e perfezionamento, a differenza degli altri esseri organizzati , è posta nell’uomo medesimo; e perciò egli è dotato di volontà e di varii ordini di DELLE TASSE ITALIANE bi) cognizioni operanti da motivi sulla volontà, per poter lui stesso provvedere a que- sti tre supremi bisogni di conservarsi, svilupparsi e perfezionarsi : senza di che, nè potrebbe esistere l’uomo individuo, nè l’umana specie. Ma, sebbene l’individuo sia in tal modo fornito d’iniziativa per la maggior parte dei corrispondenti atti, pure egli solo, nello stato di lunga infanzia, nello stato di malattia, nella vecchiaia, non potrebbe conservarsi; ed anche nella pienezza delle sue forze non potrebbe da sè solo far tutto quello ch’ è necessario per perfezio- narsi nel materiale, nell’intelligibile e nel morale. La divisione del lavoro non solo ne perfeziona e moltiplica i prodotti, ma è nell’essenza dell’uomo, il quale non può mai abituarsi a tanti diversi lavori insieme, nè può rinunziare alla maggiore perfezione che gli deriva dall’abituarsi a fatiche ben ripartite e dal cambio co- mune dei rispettivi prodotti. Perciò la necessità di perfezionarsi colla ripetizione degli atti in determinati lavori della mente o della mano, e di cambiare poi a vicenda il superfluo dei prodotti; sicchè. ciascuno goda delle produzioni proprie e di quelle degli altri, Siccome però nello stato di debolezza ed in taluni periodi della vita, 1’ uomo non ha che poco o nulla da fare, e nulla da cambiare con altri, perchè poco 0 nulla lavora e produce; e siccome, nella stessa pienezza dello sviluppo delle sue forze, ha egli bisogni, ai quali soltanto col cambio dell’ affettuoso lavoro di altri può soddisfare, così è indispensabile necessità che gli uomini dalla natura stessa vengano riuniti in associazioni ristrette, in cui possa avere sviluppo l’affetto co- stante ed operoso, col quale si provvegga mutuamente e senza intenzion di com- penso a tutti cotesti bisogni. Ed è questo veramente lo scopo del primo nucleo di associazione, che è la famiglia. Col crescere però in civiltà, in maturità di consigli e di opere, l'individuo si accorge che egli e la sua famiglia non potrebbero da soli provvedere efficacemente nè alla difesa della propria persona, né alla libertà del proprio lavoro, nè alla custodia dei relativi prodotti; che da sè sola non potrebbe costituirsi solidamente e con sufficiente autorità la stessa famiglia, e molto meno si potrebbero da sè man- tenere i giusti rapporti tra famiglia e famiglia, tra un gruppo di famiglie costi- tuite in un luogo e quelle dimoranti in un altro; che solo l’individuo e la fami- glia sua non potrebbero stabilire leggi ferme, amministrare la giustizia all’interno, trovar protezione all’estero, provvedere alla difesa pubblica, tutelare il commer- cio, aprire vie, porti, canali, mezzi di comunicazione, costruire grandi e stabili opere che assicurino ai singoli gli elementi più essenziali della vita civile, assog- gettire alle regole dell'ordine e del bello i lavori dei privati, fondare centri d’istru- zione e di lumi, far tutto quello in somma a cui l’uomo non può rinunziare senza mutilare da sè stesso la sua essenziale perfettibilità, senza comprimere le sue na- turali aspirazioni verso quell’orizzonte sempre crescente di beni che mano mano gli svela il suo intelletto. A quello che non può fare l’individuo e la sua famiglia, suppliscono dentro i ri- 6 I PRINCIPII DIRETTIVI spettivi gradi l'associazione più immediata delle famiglie, che costituisce il muni- cipio, l'associazione de’ municipii più vicini e aventi maggiore identità d’interessi, che costituisce la provincia, l’associazione delle provincie legate da unità di stirpe, di linguaggio, di ‘rapporti geografici, che costituisce la nazione, ed anche l’associa- zione delle nazioni, le quali, dalla forma empirica di alleanze accidentali, van mano mano avvertendo la necessità di legarsi stabilmente, per provvedere in comune a mutui e permanenti interessi, Fin dove può arrivare l'individuo con le sue forze e con quelle della sua fami- glia, non deve mai sottentrare nè il municipio, nè la provincia, nè la nazione, nè l'alleanza internazionale. Ma è necessario che ciascuna di queste associazioni, l'una dopo l’altra nella sfera delle proprie forze, sovvengano ed anche diriggano l’indi- viduo e la famiglia, apprestando loro tutto ciò che da soli colla loro limitata scienza e libertà non potrebbero, o non saprebbero conseguire, Lo stesso che dire, dove non può l’uomo solo, supplisce 1’ uomo associato , ed in gradi di associazione sempre maggiore, per conseguire maggiori e più stabili beneficii, Ben si scorge però che l’associazione non è altro, che l’insieme degl’individui; e perciò, il municipio, la provincia, la nazione, non vogliono esser guardati come enti distinti da noi: siamo noi stessi. E se è d’ uopo attribuir loro una persona- lità giuridica per distinguere l’ente collettivo da ciascuno individuo, questa fin- zione non si può portare tant’oltre, da farci credere che noi, pagando al munici- pio, alla provincia, allo Stato, paghiamo veramente ad un altro, come per esem- pio, se pagassimo ad un ente morale, del quale noi non siamo parte. Se era la massima espressione dell’ assolutezza quella di Luigi XIV: Zo Stato son îo, è la espressione massima del governo civile: Zo Stato siam noi. Perlochè noi, pagando le tasse, non paghiamo ad un altro, nè rimeritiamo i servigi che un altro ci rende; ma con maggiore verità dobbiamo dire che noò stessì, per mezzo dei nostri rap- presentanti, preleviamo una parte dei nostri prodotti, per procurarci în comune tutti quei beni di conservazione e di perfezionamento, che con le forae nostre, colla nostra limitata scienza e libertà, e con quelle della nostra famiglia, non po- tremmo ottenere. Nessuno potrà negare che per avere cotesti beni sia d’ uopo del lavoro mate- riale e mentale di molti nomini; e se una piccola parte di questo lavoro potrà ot- tenersi gratuitamente in quelli Stati ove havvene l'abitudine, sempre la parte mag- giore dovrà esser compensata, poichè ogni uomo deve vivere coi prodotti del pro- prio lavoro. Dobbiamo adunque conseguire tutti cotesti beneficii in comune, pre- levando noi stessi, per mezzo di coloro che ci rappresentano nell’amministrazione della cosa pubblica, una parte delle produzioni nostre, per addirla al pagamento delle corrispondenti spese. Quantunque possa parere che questi due concetti presso a poco dicano lo stesso, cioè che le tasse rappresentino un compenso dei servigi che ci rendono lo Stato, la provincia ed il comune, e l’altro che noi stessi dobbiam prelevare una parte DELLE TASSE ITALIANE 7 dei nostri prodotti per pagare il lavoro necessario a quei benefici comuni di conservazione e di perfezionamento che soltanto con spese comuni possiamo otte- nere, pure chi considera più attentamente, scorge una importante differenza tra essi, Nel primo concetto havvi una dualità tra lo Stato e noi, che ci metterebbe quasi in quella posizione di contrarii interessi, la quale è tra i due che pattui- scono un pagamento per servigio che l’uno deve all’altro rendere; mentre invece noi stessi siamo lo Stato, e noi stessi ci procuriamo in comune cotesti beni, Ogni membro di un’associazione non può considerare la società, alle cui spese concorre, e da cui ritrae i beni, come un’altro ente da sè distinto, contro il quale debba reagire per averne il maggior servizio possibile e per dargli in cambio il compenso minore possibile. Inoltre, non entrano in tal concetto le due idee rilevantissime, 1° che si tratta di beni che noi non possiamo rinunziare, senza rinunziare insieme alla civiltà ed al perfezionamento nostro, 2° che non possiamo affatto ottenerli colle sole forze nostre, né con quelle della nostra famiglia; onde è necessità ineluttabile il dover mettere insieme una rispettiva parte della produzione nostra, per procu- rarceli con mezzi e spese comuni, Posto questo generale principio, possiamo entrare nella disamina della natura delle tasse e della materia tassabile. — Come ed in quale ragione debbon concor- rere i singoli al pagamento di queste spese comuni? È questo il problema. $ 3. — Opinioni diverse sulla materia tassabile. Diverse furono le opinioni degli economisti su questo riguardo. Essendo ancora l'Economia politica una scienza nata da poco tempo, è naturale che i primi passi de’ suoi cultori sieno stati incerti e poco accurati, come quelli dei bambini. Ta- luni credettero che le tasse fossero un castigo, — in certo modo avevano una ra- gione di considerarli come uno dei flagelli dei governi assoluti, i quali le impone- vano per loro propria forza ed in loro vantaggio, nè avevano mai avvezzati i po- poli a stabilirle come spese comuni per conseguire comuni beneficii, — e perciò pen» sarono che soltanto certe azioni ed abitudini viziose dovrebbero esser tassate, quasi per avere un’infrenamento, credettero per lo meno che le tasse non dovrebbero mai colpire le classi laboriose, le quali dal loro lavoro traggono quanto basta alla soddisfazione dei loro ordinarii bisogni; ma soltanto quelle che ereditano 0 me- diante i loro capitali si acquistano un reddito superiore ai bisogni: in unica e- spressione, le tasse sul superfluo. Ed in correlazione a queste idee, ritenendo il lusso come un vizio e come segno evidente del superfluo, dissero che le tasse do- vrebbero esser sostenute dal lusso. Siffatte dottrine farono con facilità combattute dai più saggi economisti. Innanzi tutto, nel nostro attuale stato di accrescimento dei legami sociali, la massa delle spese comuni per li beneficii di conservazione e di perfezionamento è divenuta tale, che non sarebbe mai possibile ricavarla dai soli castighi de’ vizii, dato pure che 8 I PRINCIPII DIRETTIVI in tal guisa si potessero castigare ed infrenare; né ottenerla si potrebbe dal solo superfluo, che non è mai tanto, quanto s'immagina, e quanto i facoltosi stessi per vanità si compiacciono di farlo comparire; né dal lusso, che è pure una cosa ben piccola in confronto alla grave cifra delle spese dei singoli Stati, delle provincie e dei comuni, Senza insistere nelle argomentazioni contro il falsissimo concetto di tassare i vizii, i quali, trovandosi per la maggior parte nelle classi men civili e più povere, non darebbero che poco prodotto, ed intanto diverrebbe una neces- sità coltivarli invece di spiantarli, per cavarne le spese abbisognevoli allo Stato, senza pure insistere su tutto ciò, è anche facile riconoscere che, se si colpisse il superfluo, o particolarmente il lusso, non si farebbe che diminuire sempre più la produttività dei grossi capitali e l’operosità di chi li possiede; mentre il peso di tutte le tasse, ristretto su poca gente, sarebbe allora tanto grave, da dovere schiac- ciare qualunque superfluo e qualunque lusso, sicchè la materia tassabile sarebbe in breve consumata. Bisogna infatti aver riguardo a questo , che la materia tassabile sia perenne, come perenni debbon essere le spese. Qualunque tassa distrugga da per sè la ma- teria tassabile, è già una tassa non sostenibile e cattiva. Onde la grande maggio- ranza degli economisti ha scelto il reddito in generale come materia di tassa; pe- rocchè l’uomo non può mai cessar di lavorare e dì produrre un reddito per ben vivere, sicchè con esso la materia tassabile non perisce mai. Dall’ altra parte, è il reddito che ha bisogno del concorso dello Stato per essere sviluppato e garan- tito; ed è pure il reddito che dà ai singoli la potenza di spendere e di concor- rere alle spese dello Stato. Per tutte le ragioni, è adunque il reddito che deve es- ser tassato. Ma qui appunto è cominciata un’altra discettazione. Si dovrà tassare il reddito con una proporzione fissa e ad un tanto per cento, ovvero con un aumento pro- gressivo in ragione dell’accrescimento dello stesso reddito? La tassa proporzionale, o la tassa progressiva? Quantunque illustri economisti si sieno pronunciati per la tassa progressiva (1), pure sì sono avveduti i più recenti che tassare progressivamente la rendita pro- durrebbe lo stesso effetto di tassare il superfluo o il lusso, cioè opprimerebbe la rendita stessa, la costringerebbe a non progredire; perocchè, quando ad un certo punto l’imposta prendesse il rapporto di un 50 per 100 ed anche più, chi vor- rebbe mai affaticarsi e rischiare i proprii capitali, per dare alla comunità una metà ed anche più del suo guadagno? La tassa progressiva paralizzerebbe le maggiori operosità, farebbe fuggire dal campo della produzione i più cospicui capitali, quelli che sono più benefici, perchè si impiegano a minore interesse. Ovvero dovrebbe essa rimanere elusa (il che poi è assai più semplice), quando cioè s’intesterebbe il red- dito a persone diverse per assottigliarlo apparentemente in tante frazioni e così risparmiargli la tassa maggiore. (4) G. B. Say, Garnier ed altri. DELLE TASSE ITALIANE 9 Onde, adesso gli economisti propugnano l’unica tassa proporzionale sul reddito, quella che a ciascuno farebbe pagare in proporzione di ciò che produce, Con que- sto sistema parrebbe ottenersi il concorso di tutti al pagamento delle imposte, cia- scuno vi coopererebbe in ragione della propria produttività e non si farebbero pe- sare tutte le tasse sopra alcune sole classi, le quali così ne sarebbero schiacciate ed oppresse, mentre poi tutte le altre, godendo dei medesimi beneficii comuni, non concorrerebbero a pagarne la loro tangente, Nulladimeno io credo che, anco in questi termini, la quistione non sia stata ab- bastanza studiata, e che la tassa unica proporzionale sul reddito non sia realmente attuabile, almeno nel modo in cui si crede doverla applicare, e lascerebbe quindi sussistere la maggior parte di quelle ingiustizie ed inconvenienti che si sono so- pra lamentati. $ 4, — Reddito accertabile e reddito inaccertabile. Difatti, perchè una tassa si possa applicare al reddito, è d’uopo che esso sia ac- certabile: ciò che non si conosce, non può mai esser tassato. I sostenitori della tassa unica proporzionale sulla rendita dovrebbero prima dimostrare che tutta la produzione di ogni individuo, la quale, assommata in un anno, costituisce il suo reddito, possa esattamente ed in tutte le contingenze essere accertata. Or questo è l'impossibile. Il lavoro quotidiano e la corrispondente quotidiana produzione di ciascuno individuo sono una tal cosa di vario, di minuto, di segreto, da non potersi mai accertare nella loro vera entità. Chi potrà mai assicurare quanti sacchi pas- sino giorno per giorno sulle spalle di un facchino e quali mercedi diverse ne ri- tragga, quante zappate dia nel suo campo un coltivatore e quali diversi prodotti ne consiegua, quanti punti d’ago dia una cucitrice e qual sia ogni giorno il suo lucro? E così in tutte le altre arti, mestieri e professioni. Eppure, la grande somma di tutti questi lavori continui, svariati e minuti, costituisce nel suo complesso un tal contingente di reddito inaccertabile, che tutto il reddito accertabile non po- trebbe mai eguagliarlo. Sarebbe una risibile utopia il pretendere che anco in av- venire, ammessa sempre la libertà del lavoro, si avranno mezzi e criterii di ac- certamento, da non lasciare sfuggire alcuna delle produzioni che la libertà ottiene in mille svariate, inavvertite, od occulte maniere. Or, ponendo per regola che la tassa debba essere unica, in proporzione della rendita accertabile, ne verrà che tutta la produzione inaccertabile sfuggirà il tassamento, e che la sola accertabile dovrà portare il carico di quella che non può accertarsi affatto. Dal che deriva, non solo manifesta ingiustizia, ma anche insopportabilità della tassa istessa; poi- chè non è punto difficile dimostrare che il reddito accertabile stia approssimativa- mente a quello che non può accertarsi come 1 a 3: onde il tassamento, che non potrebbe colpire il secondo e tutto cadrebbe sul primo, farebbe quasi triplicare il peso su di esso, lo renderebbe insopportabile affatto, Presso a poco, saremmo negli Giornale di Scienze Nat. cd Econ., Vol. X. 2 10 I PRINCIPI! DIRETTIVI f stessi inconvenienti della tassazione del superfluo; poichè l’accertabile dovrebbe pa- gare per tutto l’inaccertabile, e resterebbe di conseguenza oppresso dall’ enorme peso. Per convincersi di ciò, il confronto delle cifre è molto utile. Prendiamo per esempio il bilancio di prima previsione del regno d’Italia per il corrente anno 1874. Mettiamo in una tabella tutte le spese, in una seconda tutte l’ entrate provenienti da rendita accertabile, cioè dai fondi rustici, dai fabbricati e dalla ricchezza mobile; in una terza tutte l’ entrate che si cavano da servigi speciali che lo Stato si fa direttamente pagare da coloro ai quali li rende; in una quarta l’entrate derivanti dal patrimonio dello Stato, concorso alle spese, ed asse ecclesiastico: in una quinta tutte le altre entrate di qualunque natura; e fi- nalmente in una sesta l’entrate dei comuni e delle provincie per sovrimposta sulla rendita accertabile, di confronto a tutte le altre Icro spese. Tav, I — Spesa — 1874. Debito pubblico, guarentigie e dotazioni è + + +» + + IL 721,251,912 91 Spesa d’amministrazione e privative + + + è. +0» 96,159,993 77 Asse: ecclesiasticon re ie ee n aio 8,980,000 » Fondo. di riserva nre re Gt o ee i e 8,000,000 » ° > i nanze i [eni ni L. 837,391,906 68 Grazia, Giustizia @ Culti... ene foina e 29:98 A FISEGNii start palla ea IN RI i e cea I 5,267,720 » Istruzione: pubblica e ea a ona e e e a al 0 20,240, 0.6R043 Interno sc. nica ie eo Ri 0A Querra «ia ee le ae ae I A ZA 3A OS Marnate an Si 30,649,995 41 Agricoltura Industria e Commercio «+ + + è +0 0 +0 è » 8,792,788 63 L. 1,283,526,188 05 Più, dal Bilancio del 1873 L. 91,894,379 05 Totale L. 1,375,421,067 10 Tsuv. IL — Entrate della rendita accertabile — 1874. Imposta sui fondi rustici. +. + + è. + + 0 +. + +0 + IL 125,887,800 » sui fabbricati OBOE TORSO ARS ESSO AMOR ROD LOTO » 52,947,000 LI sulla ricchezza mobile, ce e anca a eta °° a 157,979;0005078 Totale L. 336,712,800 » DELLE TASSE ITALIANE 11 Tav, III — Entrate provenienti da servigii speciali — 1874. Tassa sulle ferrovie a grande velocità 10 % è è è... Lo 8,000,000 » Strade ferrate esercite dallo Stato. + + + è +. 0 è. » 2,675,000 » eo a Ra Rate dal 22;200,0008 + Belen Aa TE Lat LOT e en 8,187,745 48 Proventi di cancellerie giudiziarie. + è 0 è +0 0.0. 4,400,000 » Concessioni governative diverse... 0 è 0 60 è» » 4,600,000 » Tasse e proventi varii (istruzione, archivii, monta di cavalli). » 2,252,160 » Dritti di legazioni e consolati all’estero. è + è è è è » 810,000 » Dritti di verificazioni di pesi ec misure è + è + è + è» 900,000 » DbetWesastalio cute ate alari a gt 1,300,000 » Saggio e garanzia dei metalli preziosi è è + + 0 0, » 500,000» Proventi eventuali delle zecche. . (0-0 0 cea een a 38,000 » Eventuali — Multe e spese di giustizia + +0. + + è è » 1,270,000 » » Multe d’imposte. RR RRORE RROE O MO TA PRO SEPE OT) » 10,000 » Totale LL 57,142,905 48 Tav. IV. — Entrate del putrimonio dello Stato, rimborsi e concorsi di spese, ed asse ecclesiastico — 1874, Vendite e fitti di proprietà dello Stato e sue amministrazioni. L 52,288,707 27 Rimborsi e concorsi di spese (compresi i proventi carcerarii), » 88,805,369 91 Entrate straordinarie per affrancazioni, stralci, ratizzi, ecco » = 41,730,937 » Dai Ministeri diversi per giro di partite . . è è è. » 2,895,000 » Asse ecclesiastico (entrata ordinaria) © + è + 0 è. è » 8,932,000 » Asse ecclesiastico (entrata straordinaria) vendita di beni e cole e re alte I 30 880,000. » Totale L. 225,582,014 18 12 I PRINCIPII DIRETTIVI Tav. V\— Entrate di ogni altra natura — 1874, assassulle*successioni* .. et art ee a RO 23;000;000085 a sullo animorte a adi Acea 4,500,000 » » sulle società commerciali, industriali ed istituti di cre- (1) dito een a RN 4,000,000 » » sul registro degli atti e sentenze +. è. è + + + » 46,000,000 » ». “sulle ipotethe asfalto nen aeree 5,000,000 » » «sulla carta bollata e bollo, “» a hotel aa sa 370007000006 » sulla macinazione, a ee an ee eee: 0. 000.00 » sulla coltivazione dei tabacchi in Sicilia. + + è». » 80,000 » » sulla fabbricazione di alcool, birra, gazose e polveri da fuocorar mit pa att RR A 1,900,000 » Dogane e dritti marittimi. +. + + + + 0.0 +0. +» » 94,500,000 » Dazii interni di Consumo ce ca ee ata e a Se a 0979400000 Privativa-dei-tabacehi: vi ar lar eva e a RR 7499 00.0 Dalia RE RR aa een ,00.0,0.0 06 Lottost i a aree o) oa RR 6 0100004 Totale L. 556,513,000 ». Tav. VI — Spese dei comuni e provincie, di confronto all’entrate comunali e provinciali per sovrimposte sulla vendita accertabile — 1869 (2). Bilancio passivo — Provincie. + + + e 0 è. . e e I 72,590,490 » Comuni è . Ù Ù . Ù . . . . . D 319,613,3S5 » Totale L. 392,169,140 >» Sovrimposte provinciali e comunali +. + + + + è + + » 140,932,226 » Differenza L. 251,230,914 » Or è evidente, dal confronto delle superiori sei Tabelle, che sommando insieme l’entrate dello Stato segnate nelle Tabelle II, IIL e IV, cioè quelle provenienti dalla (1) Queste prime sei tasse debbono appartenere alla categoria dell’entrate provenienti da ser- vigii speciali, come sarà dimostrato in seguito. (2) Si prende l’anno 1869, perchè non si ha altro anno; ma si può supporre che le diffe- renze coll'anno 1874 non siano in meno. DELLE TASSE ITALIANE 13 rendita accertabile, da’ servigi speciali, dal patrimonio dello Stato, concorsi e rin- borsi di spese ed asse ecclesiastico, si avrebbe un totale come sotto : Fave Il Water De a33/6,712,800) > Tav, III, Ù Ù Ù » 57,142,905 48 Tav. IV. Ù Ù Ù » 225,582,014 18 e TT n Totale L. 619,437,719 66 Or, dalle spese segnate nella Tav. I...» +0 +... L 1,375,421,067 10 deducendo cotesta somma di . Ù . . Ù . Ù . Ù . Ù » 619,437,719 66 resterebbe per lo Stato un bisogno di è. . + è . ». +». La 755,983,347 44 Aggiungendo a questa somma il bisogno che avrebbero comuni e provincie per differenza in meno tra le entrate sulla rendita accertabile (sovrimposte) e la loro spesa, come dalla Tav, VI » 251,236,914 » Totale bisogno L.1,007,220,261 44 Sottraendo da questa somma la spesa che fanno lo Stato, le provincie ed i comuni, per l’esazione dei dazii di consumo e di dogane, per le privative, lotto, ecc. quando tutte le tasse s’im- ponessero sulia sola rendita accertahbile, spesa che più non sa- rebbe necessaria, e che al massimo può calcolarsi in. + + » 50,000,000 >» Resterebbe un bisogno complessivo di . . +. +» +. L 957,220,261 44 Pertanto, se attualmente dalla rendita accertabile lo Stato ri- RN I le e e go se Lr IO 00 PROvineie Re COMME TICAVANO ill a ea vata nd E 4059365226 Totale L. 477,649,026 » sarebbe d’uopo triplicare le attuali tasse sui fondi rustici, sui fabbricati e sulla ric- chezza mobile, per portarle da cotesta cifra a quella del bisogno che resterebbe tuttavia scoverto nell’anzidetta somma di L, 957,220,261, 44. Val quanto dire, co- teste tasse dovrebbero diventare insopportabili; poichè se paiono gravi in atto, e se la tassa fondiaria rusticana ed urbana, con tutte le sovrimposte di provincie e comuni, non giunge al 33 %, sull’imponibile, e se la tassa di ricchezza mobile non segna che il 13, 20 9, come mai potrebbero esser tollerate se, triplicando la tassa fondiaria dovesse giungere al 99 %, e quella della ricchezza mobile al 39, 60? Questa insopportabilità sarebbe la necessaria conseguenza dell’ingiusta ap- plicazione della tassa al solo reddito accertabile, mentre tutto l’ inaccertabile ne anderebbe sgravato, e tutto il peso di quest’ultimo andrebbe ad opprimer l’altro. 14 I PRINCIPII DIRETTIVI Certamente l’imponibile fondiario, in particolare il rusticano, non è quello che dovrebbe essere, come la rendita mobile non è accertata nella sua vera entità; ma questo stesso viene in conferma delle difficoltà dell’ accertamento: e quando pur si voglia presumere che, migliorando i catasti e gli altri mezzi di accerta- mento, si giungerà ad aumentare l’imponibile fondiario e quello della rendita mo- bile, cotesto aumento non potrà dare, che alquanti milioni di lire in più, ma non potrà mai colmare la lacuna di più che 927 milioni. Quanto poi all’ insopporta- bilità del peso, i rapporti resterebbero sempre gli stessi, ; Sembra dunque invincibilmente dimostrato non potersi adottare la tassa unica proporzionale sulla rendita, perocchè essa per sua natura non è tutta accertabile, una gran parte sfugge all’ accertamento, e quindi non può tutta esser tassabile, non potendo applicarsi la tassa a ciò che non si conosce: donde poi l’ingiustizia e la gravezza, che la rendita accertata dovrebbe soffrire, non solo il carico suo, ma anche tutto quello della rendita non accertabile, È d’uopo pertanto trovare altra materia tassabile, che tenga luogo del reddito non soggetto ad accertamento. Ciò giustifica in tesi generale che, oltre alla tassa sulla rendita fondiaria e sulla rendita mobile, ve ne sieno delle altre, in surro- gato a quella della rendita che non sarà mai accertata. Con questo principio si potrà giustificare qualunque altra tassa? Non mai, I cri- terii della giusta distribuzione e della esatta riscossione delle tasse, son quelli che fan giudicare della giustizia e della fruttuosità di una tassa a differenza di un’altra. Basta per ora a noi aver combattuto colla dimostrazione teorica e con le cifre una utopia, alla quale gli economisti vorrebbero indirizzare tutte le impo- ste, cioè alla imposta unica proporzionale sulla rendita. Abbiam dimostrato teo- ricamente l’impossibilità deli’accertamento di tutto il reddito, e con le cifre l’in- soffribile carico che piomba sulla sola rendita soggetta ad accertamento, qualora ad essa sola s’indirizza tutto il peso delle tasse. $ 5. — Tassa per benefizii speciali, Ma, prima di discorrere de’ criteri della giusta distribuzione delle tasse e della Joro esatta riscossione, è d’uopo mettere nella sua vera luce il sistema medesimo delle tasse, per vedere quanta spesa pubblica debba esser caricata a coloro che ricevono i benefizii speciali ai quali serve la spesa stessa, e quanta debba cari- carsene alla massa della popolazione come equivalente ai benefizii comuni, È sol- tanto quest’ultima parte di spesa che si deve dividere a tutti, in ragione del ri- spettivo reddito accertabile. Dallo Stato, non meno che dalla provincia e dal comune, noi riceviamo bene- ficii speciali, oltre a beneficii generali; sono appunto quei benefizii che diretta- mente si godono da individui determinati, i quali da sè soli e con le forze della loro famiglia, o dei loro amici, non potrebbero procurarseli, DELLE TASSE ITALIANE 15 L’amministrazione della giustizia civile e penale è un beneficio speciale per co- loro che han bisogno di ricorrere ai magistrati. La custodia della proprietà, dello accumulo dei risparmii, e l’assicurazione delle successioni, sono anch'esse un be- neficio speciale per coloro che han propgietà, per coloro che hanno accumulato, e per quelli che ereditano gli accumuli degli altri, Le poste, i telegrafi, le strade ferrate, son beneficii speciali, di cui ognuno può godere, ma di cui in fatto godono coloro che se ne servono. La istruzione secondaria e l’istruzione superiore, la te- - nuta degli archivii, recano anch’esse un vantaggio diretto a coloro che imparano, ed a quelli che trovano nei pubblici archivii i documenti loro necessarii. La pro- tezione e l’amministrazione della giustizia all’estero giovano a quelli che, trovan- dosi fuori del regno, ne han bisogno. Le concessioni governative diverse giovano a quelli che le ricevono, Le volture catastali, la verificazione dei pesi e misure, la garanzia dei metalli preziosi, son direttamente vantaggiose a tutti coloro che ri- spettivamente ne abbisognano, Pur nondimeno, è d’uopo osservare che mentre l’individuo in tutti questi casi riceve il beneficio speciale, la comunità ne ha per indiretto un maggiore o un minore vantaggio. Difatti, la sicurezza pubblica e la custodia dei dritti di cia- scuno si rassodano e consieguono un effetto morale generale per l’esistenza per- manente della giustizia penale e civile che, sebbene specialmente richiesta da ta- luni, si troverebbe sempre pronta per qualunque altro che ne avrebbe bisogno. La maggiore prestezza dei commerci ed il minor costo degli scambii, che sono age- volati dalle poste, dai telegrafi, dalle vie ferrate e ruotabili, dalla protezione al- l’ estero, rendono a tutti comparativamente minore la spesa per l’ acquisto delle derrate e dei generi diversi; colla facilitazione degli scambii si aumentano i pro- dotti e si diffonde la prosperità. L'istruzione elementare giova a tutti certamente; ma quella più speciale, di cui taluni soli profittano, come la tecnica, la classica secondaria, la professionale, ed anche quella di perfezione e di complemento, ser- vono a spargere i lumi della civiltà in tutte le famiglie, a dare buoni artieri e buoni professionisti, a fornire istruiti amministratori della cosa pubblica, E così via via. i Onde, è pur troppo giusto che cotesti medesimi servigii speciali non sieno pa- gati per intiero da coloro soltanto che direttamente li domandano, ma anche la massa concorra al pagamento, in proporzione del beneficio che per indiretto ne trae. E veramente, nemmen sarebbe possibile far sostenere tutta la spesa di tali be- neficii speciali a quelli soli che ne sono oggetto immediato; perocchè la maggior parte costa tanto, che essi soli non potrebbero soffrirne la spesa e dovrebbero asteuersi dal chiederli. Questo apparisce dalla seguente Tabella VII, che è stata compilata sulle cifre del suddetto bilancio di prima previsione del 1874, e vi son poste di fronte le spese e l’entrate di molti beneficii speciali, Eccola: 16 Tav, VIL Lavori pubblici. Postei.-.. 30 ceva Telegrafi . . +. La Ferrovie. Tassa sulla grande velocità 10% La Proventi delle strade ferrate esercite dallo Sta- To eee Rimborsi e concorsi straordinarii di società ed enti morali per stra- de ferrate (cap. 52). » Rimborsi per stipen- dii ed interessi di fer- rovie (cap. 43) . è. » L Istruzione pubblica. Tasse del pubblico in- segnamento ». . . Le Dritti d’autore: . >» Li Amministrazione I PRINCIPII DIRETTIVI Entrata 22,200,000. 8,187,745 8,000,000 2,675,000 3,819,550 5,045,199 + 19,539,749 2,140,160 10,000 2,150,160 della giustizia e sicurezza. Proventi delle cancel- lebienta to agli ia sa Registro d’atti giudi- ziarii e sentenze . » Carta bollata pel ra- mo giudiziario (si pre- sume un terzo dell’ in- ticra carta bollata). » Multe giudiziario e ri- cupero di spese. . » Proventi carcerarii , » Li 4,400,000 5,900,000 11,000,000 810,000 1,647,000 23,307,000 Garanzie od interessi alle società concessiona-= ritieni Spesa ordinaria per strade ferrate . . >» Spesa straordin. per strade ferrate in costru- zione e sorveglianza, » le) Spesa totale. . ». La Spesa del Ministero di Grazia e Giustizia, esclu- so il Culto. e è Ia Spesa del Ministero dello Interno per pub- blica sicurezza . è. >» Id. per le carceri. » Spesa 21,140,850 » 6,397,600 » 43,580,000 » 848,500» 59,565,567 » 103,994,073 >» 20,246,963 43 29,970,992 >» 9,450,640 » 27,047,9550 >» Li 66,074,082 » DELLE TASSE ITALIANE 1% Sorge chiaramente dalla superiore Tabella che il solo servizio delle Poste e quello dei Telegrafi pagano per intiero la loro rispettiva spesa, anzi danno allo Stato qualche profitto. Invece, il servizio delle ferrovie non dà pure un quinto dell’at- tuale spesa; e se pur si vogliano mettere da parte i 59 milioni e mezzo di spese per nuove costruzioni e relativa sorveglianza, pure i 19 milioni e mezzo che si ricavano da questo ramo, non francano la metà dei 44 milioni e mezzo circa, che per solo esercizio vi spende lo Stato. Il desiderio di avere vie ferrate è assai vivo, non solo per l’utilità che se ne ritrae, ma anche perchè questo utile non si paga per quanto costa. La celerità del movimento in ferrovia si ottiene con una spesa molto superiore a quella che bisognerebbe per un egnale movimento chilometrico coi mezzi ordinarii, Ma sarebbero ben pochi quelli che potrebbero servirsi di que- sto mezzo di celerità, se si dovesse pagare per quanto costa, cioè per %, dippiù : se di tanto si aumentassero le attuali tariffe delle ferrovie, pochi ed in casi spe- ciali troverebbero la convenienza di servirsene; quindi tanto meno se ne rica- verebbe, e sarebbe d’uopo o toglierle, o metterle quasi per intiero a carico dello Stato. Or siccome, oltre a coloro che ne hanno il beneficio diretto, le strade fer- rate giovano alla massa, nè potrebbero sostenerne la spesa soltanto quelli che di- rettamente se ne servono, così è che lo Stato, rappresentante di tutti; concorre per tutto il più, L’istruzione pubblica non rende pure un decimo, per mezzo delle sue tasse ed anche con tutti i dritti di autore, di ciò che lo Stato paga per essa. L’amministrazione della giustizia civile e penale, co’ suoi connessi che sono la pubblica sicurezza e le carceri, costa poco meno del triplo di quanto si ricava da quelli che domandano la giustizia, e dai lavori dei condannati. E quando anche si volessero sottrarre dalla spesa i 9 milioni e mezzo circa della sicurezza pubblica, come riferibili alla tutela della proprietà e delle persone in generale, sempre re- sterebbero più di 56 milioni, a fronte dei quali i 23 milioni, che si ottengono da quelli che pagano le spese di giustizia e dai proventi carcerarii, rappresentereb- bero meno di 3/,. Lo stesso potrebbe dirsi delle spese che fanno i Ministeri degli Esteri, di Agri- coltura Industria e Commercio. I beneficii speciali, che questi Ministeri conce- dono, non sono pagati che in parte, e talvolta in minima parte, da quelli che direttamente li ricevono; perciò lo Stato contribuisce nella maggior parte, sì per l’utile generale che vi è connesso, sì per aiutare gl’ individui a conseguire quei beni che con le forze proprie e della loro famiglia, o anche con quelle del mu- nicipio e della provincia, non potrebbero ottenere. Si può dunque dire in tesi generale che i beneficii speciali, i quali riceviamo dallo Stato (e lo stesso dicasi di quelli che abbiamo dalla provincia e dal comune) debbono pagarsi da noi stessi che direttamente li riceviamo, sino al punto della nostra individuale possibilità, Per tutto il più, deve supplire la finanza pubblica. Sarebbe quindi necessario che nei bilanci dello Stato la spesa e l’entrata, che si Giornale di Scienze Nat. cd Econ. Vol. X. 3 18 I PRINCIPII DIRETTIVI riferiscono a questi beneficii speciali, figurino in confronto, di guisa che sia fa- cile riconoscere quanto si spenda per ciascuno di essi, e sino a qual punto se ne possa caricare il compenso su di coloro che immediatamente li ricevono; onde poi tutto il rimanente si cumuli come peso comune, da distribuirsi per mezzo di tasse generali a tutta la massa dei contribuenti, Ma, appunto per questo è mestieri far costare tali servigi speciali il men che si possa, appaltandone bene e sorvegliandone con vivo interesse l'esecuzione, come altresì semplificandone tutte quelle forme che non sono di stretta necessità alla garanzia della loro buona riuscita. Per esempio, gli appalti delle poste di terra e di mare, e quelli della costruzione ed esercizio delle ferrovie, quanto dovrebbero ancora esser migliorati, all’oggetto di escludere l’intromissione di tutte quelle suc- cessive classi di parassiti che, nulla pur facendo e dovendo poco o nulla rischiare, tirano a sè la maggior parte dei guadagni e fan costare del doppio il servigio e l’opera appaltata? Quanta complicanza vi è ancora nelle forme rituali della giu- stizin civile e penale, per causa della competenza, della contumacia, del giura- mento dei periti, del deposito giudiziario fino alla cassa centrale, dell’ autentica delle copie, della camera di consiglio, e via via? A quante incomode, inutili e co- stose formalità, son tuttavia soggette la tramutazione della rendita nominativa, l’af- francazione dei canoni, molti altri simili servigi dipendenti dalla Direzione del de- bito pubblico? Le due amministrazioni, che camminano meno ingarbugliate in for- malismo, sono le Poste ed i Telegrafi, son esse che fan pagare di meno i loro in- teressanti servigi, e che intanto ne ricuperano a dovizia tutta la spesa. Tutte le tasse, di cui abbiam parlato, vengono giustificate dal servigio speciale che lo Stato rende all’ individuo, E se vi fosse Iuogo ad esame, sarebbe soltanto per vedere, sc mai taluni di quelli speciali servigi si possano far pagare alquanto più da coloro che ne raccolgono 1° utile immediato, per discaricarne in qualche modo la massa dei contribuenti. $ 6. — Se debbano porsi tra le tasse per servigi speciali quelle di successione, manomorta, società industriali commerciali ed istituti di credito, registro, ipo- teghe e carta bollata. Or io credo che in questa categoria di tasse per servigi speciali debbansi porre quella di successione e la sua correlativa di manomorta, non che le tasse di re- gistro sugli atti e sentenze, quelle sulle ipoteghe, sulle società industriali commer- ciali ed istituti di credito, sulla carta bollata e bollo, quantunque a prima vista paiano non aver l’aspetto di pagamento di un benefizio speciale; perciò io le aveva riportate nella Tavola V: Entrate di ogni altra natura. Egregi e sennati economisti impugnano d’ ingiustizia la tassa di successione e tutte quelle altre, comechè non si riferiscano ad alcuna produzione o reddito nuovo, nè ad alcun servigio particolare che lo Stato renda. Essi argomentano così: quando DELLE TASSE ITALIANE 19 io ricevo una eredità, quando io vendo la mia casa o il mio giardino, forse l’ere- dità, la casa, il giardino, danno in quel punto una produzione maggiore di quella che sogliono dare, e per la quale pagano già una tassa, o fondiaria, o di ricchezza mobile? Perchè dunque gravarli di un’altra tassa nel momento del loro passaggio da una mano all'altra? Quest’ argomento si fonda sopra due basi: 1° che ogni tassa deve riferirsi ad una nuova rendita, la quale nel caso concreto manca; 2° che lo Stato in tutti co- testi trapassi di proprietà o di dritti non rende un servigio speciale che meriti un particolare pagamento, mentre già essi avevano pagato la loro tangente ordi- naria. L'errore appunto sta in quest’ultima parte. La rendita può considerarsi in due modi ben distinti: come quella che va consumata anno per anno in pro del produttore istesso e della sua famiglia, o come destinata in parte al risparmio ed all’accumulo, in guisa che divenga alla sua volta capitale fruttifero e fonte no- vella di ulteriori prodotti. La prima si consuma rispetto all’ individuo produttore, e non trapassa da una mano all’altra, se non come cambio di altri prodotti che servono alla consumazione immediata. La seconda vive, perchè si capitalizza, e trapassa gratuitamente o mediante compenso da una mano all’altra, restando in- consumata, anzi sorgente di altre nuove produzioni. Ora i servigi, che abbisognano per parte dello Stato, sono ben diversi in quanto a cotesti due ordini di rendite. Quella che va consumata pei bisogni annuali del- l'individuo, esige minori cure e minori servigi, cioè in generale, la tutela della persona e della libertà del lavoro, la istruzione comune, i mezzi di trasporto e di comunicazione, ed altri simili. Ma quella che si capitalizza accumulandosi, e serve di base a nuove produzioni, quella appunto che diviene oggetto dei trapassi con- tinui mercè gli atti e le successioni, ha bisogno di custodia molto più lunga e dà luogo a quasi tutti i litigii che si agitano avanti i tribunali. È appunto per que- sta proprietà accumulata e soggetta a trapasso, che lo Stato spende una gran parte de’ suoi stipendii nel personale della sicurezza pubblica e dell’ordine giudi- ziario. L’accumulo della proprietà, ch’ è un grande beneficio per la società uni- versa, è certamente beneficio più speciale per coloro che ne godono; e lo Stato concorre, insieme con l’individuo che produce ed accumula, a garantirgli questa proprietà inconsumata, che passa poi da lui a’ suoi successori, ovvero agli aequi- renti, ed a regolarne la giustizia dei trapassi per mezzo dei magistrati. Non vale il dire che la rendita, allorchè fu prodotta, pagò già la sua tassa, e che la rendita nascente da cotesti accumuli capitalizzati pagherà alla sua volta di anno in anno. La rendita, a questo modo, paga semplicemente come tale, ed in egual misura di quella che non è destinata al risparmio ed alla capitalizzazione, per la quale lo Stato deve spendere molto di meno, non dovendo garantirla che sino a tanto che sarà distrutta; mentre invece deve spendere dippiù per quella che rimane non consumata e destinata a passare da una mano all’ altra. Questo 20 I PRINCIPII DIRETTIVI adunque è un altro servigio speciale e di maggior costo, che deve esser pagato distintamente, e non mai in generale, nè a titolo comune di annuo reddito. È appunto nei trapassi, sin in morte, sia durante vita, che lo Stato sì riserba a farsi compensare la spesa di questo speciale servigio. Non si può mettere in dubbio che colui, che raccoglie una successione, riceva un beneficio. Or egli, se deve in massima parte questo bene a chi ha accumulato e gli ha lasciato la sua eredità, lo deve ancora sino ad un certo punto allo Stato, che ha garantito i la- vori ed i risparmii, e che colla sna forza e co’ suoi tribunali regola le successioni e fa eseguire la volontà del difonto. Questo servigio costa una spesa particolare; e senza dire quanto costi la custodia della proprietà, l’ assicurazione della fami- glia e de’ suoi dritti, basta osservare quanti litigii occupano la giustizia per ef- fetto delle successioni, litigii che non pagano mai tutta la spesa che lo Stato fa per tevere in piedi i tribunali, come sopra abbiam rilevato. Onde la tassa di suc- cessione è compenso di un vero beneficio speciale, Anche nei trapassi durante vita havvi un beneficio particolare, che allo Stato dev’ essere compensato da coloro che lo ricevono, mediante la tassa di registro sugli affari, la tassa sulle ipoteghe, sulla carta bollata, sulle società industriali e commerciali ed istituti di credito. Se lo Stato non cooperasse coll’individuo e colla famiglia alla tuizione della proprictà e della sua capitalizzazione, nessun trapasso sarebbe possibile. Se lo Stato colla sua forza materiale e morale non garantisse ai Jegittimi padroni il frutto del loro lavoro e non garantisse i passaggi dei me- desimi da un uomo all’altro secondo la loro volontà, i trapassi non sarebbero pos- sibili. Or niuno metterà in dubbio che questi trapassi sono di gran giovamento, non solo al pubblico, ma anche agl’individui che per tal modo fan passare la pro- prietà a quelle mani che possano meglio utilizzarla; e così ciascuno ha ciò che me- glio gli conviene. Come niuno dubiterà che lo Stato deve sopportare spese parti- colari per garantire la proprietà accumulata e tutti i suoi passaggi, per dirimere le quistioni che insorgono in ragione crescente del maggior numero dei passaggi. Le anzidette tasse hanno appunto lo scopo di rivalere la comunità delle spese che essa soffre per tale oggetto. — E nel tempo medesimo esse per indiretto producono un altro effetto salutare, che è quello d’infrenare i troppo frequenti cambiamenti della proprietà, col timore di farla troppo smungere dalle tasse di trapasso; non essendo mai utile in generale che la proprietà stia in continuo movimento per solo oggetto di ginoco e di speculazione sui prezzi, poiché il miglior frutto si ricava dalle industrie stabilmente costituite, — Come conseguenza di questi principii ne viene che, non essendo soggetta a trapassi la proprietà degli enti morali, nè po- tendo essa colle anzidette tasse compensar lo Stato della spesa che egli pur dee fare per custodirla e per assicurarne i dritti mediante la magistratura, deve essa dare sotto altra forma questo compenso, sotto la forma di fassa annua, ch'è ap- punto quella di manomorta. Le società commerciali ed industriali, non meno che DELLE TASSE ITALIANE 21 gl’istituti di credito, partecipano per questo riguardo della natura dell’ente mo- rale, e pagano perciò un’altra tassa equivalente. Tutte coteste tasse, esattamente guardate, son veri compensi di beneficii speciali che lo Stato rende agl’individui o agli enti che le pagano; ed è perciò che pesano in parte sulla massa dei contribuenti, ma più particolarmente su quelli che li ricevono, È ora chiaro che nel Bilancio attivo debbano porsi distintamente tutte l’entrate provenienti da compenso di bencficii speciali. Esse sono tutte quelle che io anno- tai sopra nella Tavola II, più le prime sei della Tavola V che io posi nella ca- tegoria dell’Entrate di ogni altra natura per non promuovere allora la quistione sulla natura di compenso speciale che esse hanno, come abbiano ora provato. Si deve quindi diffalcare dal Bilancio passivo tutto ciò che si ricava da queste entrate per servigii speciali, e quel che rimane va a ricadere nella massa del de- bito comune. $ 7.— Diffulcamenti a farsi dal Bilancio passivo: patrimonio dello Stato, privative, lotto. Ma, oltre a questo primo diffalcamento, ve n°ha qualche altro a dover fare, cioè quello proveniente dalla rendita del patrimonio dello Stato, quello proveniente dalla privativa dei sali e dei tabacchi, e quello dei proventi del lotto. Dirò pure qual- che parola di questi tre redditi del Bilancio italiano, Quanto al patrimonio dello Stato, null’altro io potrei raccomandare, se non quello ch'è generalmente desiderato da tutti i saggi economisti, cioè che lo Stato non ab- bia alcuna proprietà fondiaria ad amministrare, eccettuati i casamenti necessarii a’ suoi uffici; poichè in generale gli enti morali sono cattivi amministratori della sudetta proprietà, la quale di sua natura tende a stare nelle mani del privato e da lui soltanto può esser bene utilizzata, se non altro col trapasso da una mano più incapace ad altra più capace. E tra tutti gli enti morali, il meno adatto è cer- tamente lo Stato, ch'è il più vasto nella sua organizzazione ed ha cure più assai rilevanti di ogni altro, Onde è deplorevole che si vada troppo a rilento nell’alie- nazione dei beni dello Stato, mentre egli ne ritrae un reddito inferiore a quello che ne ricaverebbe il privato. Convertiti però questi beni in rendita sul Gran Libro del debito pubblico, è un errore il far sussistere questa rendita a pro delle diverse casse dello Stato e la- sciar così un’amministrazione di rendita che lo Stato deve a sè stesso, amministra- zione che complica sempre il servizio e la contabilità e che costa una spesa, tanto per il personale destinato al rendimento dei conti, quanto per l’indenuità dovuta ai cassieri. Mano mano che i beni si alienano ed anno per anno, è giusto radiare dal debito pubblico la corrispondente rendita che lo Stato dovrebbe a sè medesimo, e così sparirebbero le complicanze amministrative e le relative spese, Quanto alle privative, certamente niuno economista potrà raccomandarle, La scien- 22 I PRINCIPII DIRETTIVI za le condanna come rimasugli dei dritti modioevali, e dimostra che non appar- tiene allo Stato esercitare industrie, e molto meno il proibire la concorrenza pub- blica per talune di esse. Non vi ha dubbio adunque che presto o tardi le priva- tive dei sali e dei tabacchi dovranno cedere. Ma, come è possibile privare attual- mente l’erario dei 75 milioni che danno i sali, e dei 73 milioni e mezzo che pro- ducono i tabacchi, con una spesa in confronto assai tenue? Non si dovrebbero di troppo aggravare gli attuali dazii, se si volesse ricavare quest’altra somma di 148 milioni e mezzo, sopprimendo le dette privative? È evidente che la loro cessazione non potrà sperarsi per ora, e che fa d’uopo rimandarla all’ epoca, nella quale il disavanzo economico del paese sarà terminato; ridotte quindi le spese pubbliche, sarà possibile privarsi poco alla volta dell’anzidetta entrata, finchè si giunga alla totale abolizione. Il lotto è anch'esso condannato da tutti come una tassa volontaria della miseria e dell’ignavia, che aumenta ancora la demoralizzazione. Lo Stato non ricava che 22 milioui circa dai proventi del lotto; perocchè i 66 milioni che figurano nell’en- trata (Tavola V) sono attenuati da 39 milioni di vincite e da più di 5 milioni di spese d’amministrazione. Veramente, se a far cessare questa causa di demoralizzazione e di guai, non ci volesse altro che l’abolizione del lotto, sarebbe da consigliarla, potendo gravare cotesti 22 milioni di entrata sopra vutti gli altri cespiti, mentre non è poi cotesta una grande somma. Però i principii di moralità non entrano tatti a una volta nelle masse, e molto meno può farveli entrare lo Stato per mezzo di leggi o di proibizioni, Sopra tutto, il principio morale di dover confidare nel pro- prio lavoro e ne’ proprii risparmii, non mai nella cieca sorte, per procurarsi la ricchezza, è quello che s’introduce l’ ultimo nelle masse avvezze da lunga mano alla pigrizia, all’ignoranza ed agli aiuti esterni della sorte o della generosità dei ricchi signori. I miracoli del lavoro e del risparmio si manifestano a poco a poco in un reggimento libero, a misura che progrediscono l’istruzione popolare, i mezzi di comunicazione, e con essi le industrie, il commercio e 1’ abbovdanza. Allora le masse ricevono questo salutare principio morale, ed allora si divezzano dal ricor- rere alla fortuna per aiutarle d’ un tratto, e dal pregare quel tale o quell’ altro santo del paradiso per arricchirle con un buon terno al lotto, Se lo Stato sopprimesse ora il lotto, mentre ancora questo principio di mora- lità non è abbastanza generalizzato , l’effetto sarebbe diametralmente contrario a quello che se ne vuol ricavare: rinfocolerebbero le lotterie private locali con pro- messe più ingannevoli e con danni più certi. Difatti, ove il lotto regio giunge per un numero più stretto di giorni a causa della mancanza di strade e di telegrafi, le lotterie particolari sono più sfacciate e più immorali. Il lotto dello Stato è un male, chi lo nega? Ma è un male minore che infrena un male maggiore, il quale sarà inevitabile fino a tanto che il principio morale della fiducia nelle proprie forze e nelle proprie ecoromie non sarà sufficientemente incarnato nell’ opinione delle masse. E quiudi lo Stato potrà sopprimere il detto ginoco, quando la pubblica mo- DELLE TASSE ITALIANE 23 ralità per questa parte sarà più sviluppata; mentre allora sarà pur diminuito il disavanzo e più saran cresciute l’entrate regolari, onde si potrà far senza di co- testi 22 milioni, Per ora dunque saran pure portati a diffalcamento della spesa pubblica i pro- venti del patrimonio dello Stato, delle sudette privative e del Iotto, colla veduta che essi un giorno dovran cessare. E fatto questo diffalcamento, non che l’altro di sopra accennato dell’entrate provenienti dai servigi speciali, quel che rimane della spesa pubblica, dovrà distribuirsi alla massa dei contribuenti in ragione del rispet- tivo reddito accertabile, ed in ragione. di altra materia che dovrà equivalere, come abbiam dimostrato, al reddito inaccertabile. $S 8. — La spesa e l’economie, Prima però di passare a questa distribuzione, è d’uopo sradicare un pregiudizio che venne in origine seminato ed alimentato dai partiti, e che pur si coltiva tut- tavia da’ reazionarii. I partiti politici, nel primo loro nascere, son come i fanciulli, si rispettano poco e si rissano a vicenda con modi men generosi. I partiti della minoranza sparsero che apparteneva ad essi il privilegio della moralità, e che se essi fossero al potere, il disavanzo non sarebbe qual’ è; perocchè non solo sapreb- bero meglio amministrare (questo si potrebbe dire in buona fede e dovrebbe esser lo scopo di ogni partito onesto), ma impedirebbero il malversamento e la corru- zione, che a dir loro sarebbero le vere cagioni del presente disquilibrio delle fi- nanze. — Questa è, non solamente un’utopia, ma un grossolano errore. La moralità non sarà mai privilegio di alcun partito, essendovi i buoni ed i malvagi in tutti i partiti; nè vi è uomo onesto, il quale giunto al potere, da qualunque parte egli venga, non debba confessare che non vi è ministro che possa intieramente impe- dire il malversamento e la corruzione dei subalterni, Questi mali sono in ogni Stato, e soltanto ne variano le proporzioni in ragione del maggiore incivilimento e della maggiore moralizzazione dell’universale. Ma, non si deve mai esagerare l’effetto di questi pur troppo inevitabili mali, sino al punto di credere che possa venire di là il disavanzo nostro. Se per poco si guarda il Bilancio passivo italiano, è facile convincersi che più di un miliardo della spesa si riferisca a debito pubblico con- solidato e redimibile, a pensioni, dotazioni della Corona e della santa Sede, a sa- larii d’impiegati, cose tutte che non potrebbero soffrire riduzione alcuna. Il difetto di moralità può esercitare la sua sinistra influenza sugli appalti di materiali, di costruzioni, di forniture, sulle compre dirette di oggetti di servizio, sulle vendite, sulle locazioni e sull’amministrazione economica dei beni dello Stato, sullo accerta- mento e riscossione de’ dazii indiretti. Ma, tutto ciò costituisce sempre una pic- ciola cosa; ed in qualunque Stato; non mai nel solo regno italiano, potrà formare una cifra di pochi milioni, che non sarà mai la cagione del disavanzo. Il disavanzo nostro ha origine dalle spese che facciamo pei lavori pubblici, per 24 I PRINCIPII DIRETTIVI l’esercito e per la marina: non vi è persona seria, che nol sappia. Tutti deside- riamo le opere pubbliche per metterci tosto a livello con le altre nazioni più ci- vili che di tanto ci han preceduto nell’aringo, e per accrescersi con le opere pub- bliche la comune prosperità che rende anche più facile il pagamento delle impo- ste; come tutti vogliamo la fortezza dello Stato, perchè non rimanga esposto a qual- che sorpresa ciò che con tanto stento e con tanto aiuto della buona fortuna ab- biamo sin’ora condotto a compimento. Ma, adesso va entrando nella mente di tutti’ la convinzione che l’economia anche in questi tre rami è necessaria, e che essendo decaduta in Europa l’influenza dei partiti fanatici a noi nemici, meglio essendo assestate le nostre alleanze, come anche essendo già eseguite le opere di maggior momento, si potrà portare un risparmio nelle spese dei tre Ministeri dei Lavori pubblici, della Guerra e della Marina. E non è senza interesse l’osservazione che anche concorra a costituire la fortezza dello Stato il pareggiamento de’ suoi bi- lanci, poichè il trovarsi sotto continui debiti, quando anche armato sino ai denti e ricco di porti e di ferrovie, è sempre argomento di debolezza e d’insicurtà in tutte Ie possibili evenienze, Con questo non intendo che noi dobbiam disarmare, come ci consiglierebbero coloro che ci vorrebbero satelliti necessarii di qualche potente Stato, nemmeno che dobbiam desistere da qualsiasi lavoro pubblico; ma soltanto che coteste spese per un tempo debbano moderarsi, e che si debbano fare maggiori economie in questi tre rami, Ritenendo adunque che le circostanze interne ed esterne, e l'opinione di coloro che son mandati a governare il paese, possano presto permettere di dare una di- minuzione al bilancio passivo degli anzidetti tre Ministeri, è intanto una necessità dividerci la spesa nella sua attuale quantità, salvo a scemarla mano mano nell’av- venire. E perciò, fatti i diffalcamenti di cui sopra abbiamo parlato, cioè, dei pro- venti dei servigi speciali che son pagati in tutto o in parte da coloro che li rice- vono, della rendita del patrimonio dello Stato, dei prodotti del lotto e delle pri- vative di sali e tabacchi (mentre questi dovranno ancora durare), tutto il rima- nente dovrà distribuirsi alla massa de’ contribuenti in generale, come quello che rappresenta la spesa per beneficii comuni, $ 9. — Proporzione delle tasse sulla rendita accertabile e sulla materia equivalente alla rendita inaccertabile. Or non può esservi criterio più esatto per distribuire alla massa un peso co- mune, tranne quello del rispettivo reddito, perocché alle spese ed ai benefizii dello Stato partecipiamo in ragione della nostra produzione. Si è perciò che l'Economia politica vagheggia la tassa unica proporzionale sulla rendita. E veramente, se fosse possibile accertare la rendita singola di ciascheduno, il criterio della rendita sa- rebbe il migliore per dividere a tutti Ie tasse. Ma questo appunto è l’impossibile, DELLE TASSE ITALIANE 29 siccome già abbiamo dimostrato; e perciò è necessario escogitare altra materia tas- sabile comune, in equivalenza al reddito non accertabile. Prima però di venire a questa ricerca, vediamo come si debba dividere la tassa al reddito ch’è soggetto ad accertamento, Ed innanzi tutto, per tenersi nelle vie della giustizia, è necessario stabilire un certo rapporto tra la somma delle tasse che si deve aggravare sul detto reddito accertabile, e quella che si deve imporre sull’altra materia tassabile in equivalenza alla rendita non capace di accertamento, Se l’uno e l’altro termine di queste due somme fossero entrambi noti, niente di più facile che stabilire per mezzo di loro questo rapporto. Ma, siccome la rendita inaccertabile sfugge alla conoscenza pubblica, così uno dei due termini è ignote, e per questa via non si potrà stabilire il detto rapporto. È d’uopo invece aver presente l’ intiera somma che deve dividersi alla massa dei contribuenti, e ponendola a confronto di tutta la rendita accertabile, determi- nare quanto di tale somma si possa sulla detta rendita caricare, senza offenderne il principio produttivo, riserbando tutto il resto per dividerlo su quelle materie tassabili che dovranno tener luogo del reddito non soggetto ad accertamento. Lo apprezzare sino a qual punto la rendita accertabile sia capace di sostenere le tasse, senza che ne sia leso il suo principio produttivo, non è opera di poco momento; nè ciò può esser fatto da coloro che hanno uno dei due interessi opposti, cioè, 0 di scaricare, ovvero di caricar troppo e per proprio discarico, un dato genere di produzione. La regola più sicura e meno esposta all’influsso degl’interessi è quella della esperienza; poichè lo sviluppo delle determinate produzioni, in rapporto alle tasse di cui son gravate, è quello che prova meglio di ogni altro criterio se la tassa sia o pur no dannosa alla potenza produttrice. Dal che poi discende come con- seguenza la necessità di andar cauti nell’aumento delle tasse sul reddito accerta- bile, onde si possa sempre far la prova gradatamente, ed in ogni caso non si porti un colpo intempestivo alla produttività. $ 10. — Rendite accertabili. Falsa teoria sulla tassa fondiaria. La rendita accertabile va divisa in due grandi categorie, fondiaria e mobile; la prima si suddivide in fondiaria rustica e fondiaria urbana, Prima però di par- lare de’ criterii, coi quali si debbano tassare questi diversi ordini di rendita, è d’uopo trattare di una speciale teoria relativa alla tassa fondiaria, che in questi ultimi tempi abbiamo inteso sostenere da taluni economisti e che l’onorevole Scia- loja, da ministro delle finanze, voleva tradurre in pratica nel 1866 mercè un suo progetto di legge. Essi credono che la tassa fondiaria costituisca omai una proprietà dello Stato, e si servono di questo argomento per dimostrarlo. In ogni compra-vendita dei fondi, le parti deducono dal capitale tutti i pesi afficienti, e come uno dei pesi, Giornale di Scienze Nat. ed Econ. Vol. X. 4 26 1 PRINCIPII DIRETTIVI la tassa fondiaria dovuta allo Stato, Perciò il fondo passa in proprietà dell’acqui- rente come scevro dei pesi, ed egli non acquista altro, che la proprietà di tutto ciò che resta, dedotti i pesi. Or fra lo spazio di un trentennio, quasi tutti i fondi urbani e rusticani son trapassati da una mano all’altra; e perciò gli attuali pos- sessori non hanno altro dritto di proprietà, tranne quello che si riferisce al red- dito netto, mentre non è di loro pertinenza quello che serve al pagamento dei pesi, e tra essi quello che serve al pagamento della tassa fondiaria: questa parte di reddito fu già dedotta dal valore del fondo, e perciò essa spetta al Demanio al quale è dovuta, ed in cui beneficio venne dedotta, Appoggiato su tale argomento, l'onorevole Scialoja proponeva di attribuire allo Stato come di lui reddito il 12 54 per 100 del tributo fondiario comune, e poi a titolo di tassa stabilire un’ annua ulteriore contribuzione su tutti i fondi, Il progetto non fu discusso dalla Camera dei deputati, essendo caduto insieme col ministro, Ma è facile assai dimostrare che in tutta questa argomentazione si annida un equivoco grossolano, e che cotesti economisti non hanno un concetto esatto di ciò che sieno le tasse di una nazione. La nazione non può mai divenire comproprie- taria dei beni o dei frutti del lavoro dei privati a nessun titolo e per nessuna ra- gione. Se si apre il varco alla comproprietà dello Stato, siamo presto giunti al so- cialismo : lo Stato può allora chiedere la divisione della cosa comune, può do- mandare i conti dell’amministrazione al comproprietario; e quand’anco questa parte di reddito si voglia considerare come un canone fisso, senza dar luogo a conteggio dell’annua fruttificazione, pure non vi ha dubbio che il condomino abbia dritto a sapere se il fondo sia abbastanza coltivato per poter rendere il canone a lui do- vuto, e che in caso di mancanza di pagamento abbia il dritto a farlo devolvere, o a far dividere la sua parte di proprietà. La teoria della comproprietà dello Stato distrugge la libera proprietà dell’individuo. Perciò la proprietà dagli antichi giu» risti veniva definita jus uti et abuti; certamente, non nel senso che l’ individuo debba abusare, ma in quello che se egli mal si serva della sua proprietà, non ab- bia dritto verun’ altro di chiedergliene conto o di punirlo, restando a lui stesso le conseguenze del proprio errore e della male usata libertà, finchè non nocciano agli altri individui o alla cosa pubblica. A parte però di tutto questo, l'equivoco contenuto in siffatto argomento è assai grossolano, per non potere sfuggire all’attenzione di chicchessia. Infatti, la dedu- zione dei pesi nel valutare il prezzo capitale di un fondo non costituisce mai pro- prietà a favore di coloro ai quali i pesi son dovuti, meno per quelli che realmente e da per sè hanno il carattere di proprietà, come per esempio i canoni enfiteu- tici, Così, nella vendita di una casa si diffalcano le spese di manutenzione, quelle della condotta d’acqua, il vwoto per pieno, cioè il tempo in cui la casa potrebbe restare inaffittata. Or niuno dirà che, essendosi diffalcate dal capitale coteste spese annuali, si sia attribuito un dritto di proprietà a coloro che le -percepiranno, agli architetti, ai muratori, ai fontanieri, o pure al loro corpo in genere, Egualmente, DELLE TASSE ITALIANE 27 dalla produzione annuale di un giardino, o di un campo, si deducono le spese pure annuali, che son necessarie per coltivarlo; ma nissuno crede che con ciò si attribuisca dritto di proprietà ai coltivatori. I tributi, che si pagano allo Stato so- pra i fondi, rappresentano, come abbiam veduto sin da principio, una parte del prodotto che noi stessi dobbiam prelevare per concorrere alla spesa comune, mercè la quale ci procuriamo i beneficii generali, e tra gli altri, quelli della libera pro- prietà dei fondi stessi, della libertà dei nostri lavori e della custodia dei prodotti, È una spesa come tutte le altre, che ragionevolmente si diffalca, perchè costitui- sce una diminuzione al prodotto netto, ma che non dà dritto alcuno di compro- prietà allo Stato che la percepisce, Perciò tutte le tasse devono essenzialmente avere il carattere della tempora- neità, ordinariamente s'impongono di anno in anno, come concorso dei singoli ad una spesa in beneficio comune. Se per mezzo di quel sofisma della già fatta de- duzione del capitale della tassa, si vorrà sostenere che essa con l’andare del tempo si trasformi in un canone fisso e perpetuo, in una vera comproprietà, allora si ha che a poco a poco lo Stato può invadere tutta per intiero la proprietà privata, Difatti, la conseguenza del sofisma, che serviva di base al progetto di Scialoja, era questa, che dichiarato canone proprio dello Stato il 12 44 per 100 della -tassa fondiaria, si doveva poi imporre oltre una nuova tassa fondiaria. Dopo altri 30 anni, siccome anche del capitale di quest'altra tassa (ponghiamo di un altro 12 4) si sarebbe fatta deduzione nel prezzo delle compre-vendite, collo stesso argomento sarebbe divenuto nuovamente canone di proprietà dello Stato, e così via via. Non ci è alcuno, che non si accorga delle assurde conseguenze di tal sofisma. $ 11.— Criteri per l'accertamento del reddito fondiario e sua tassazione. Errori gravi. Dovendo dunque mantenere ai tributi fondiarii il carattere di temporaneità e di annuo concorso alla spesa pubblica pei comuni beneficii, null’altro si può, che ac- certare il reddito annuale dei fondi, mediante quell’operazione che si dice cata- stazione. Qui trovansi di fronte tre sistemi, cioè : 1° il reddito possibile, 2° il red- dito di ciascun anno o di un breve periodo di anni, 3° il reddito medio di una lung: serie di anni; e per giungere alla conoscenza di ciascuno di essi, uno dei tre me- todi, cioè: 1° la dichiarazione stessa de’ proprietarii con dritto a controllo o senza, 2° l’estimo delle persone competenti, 3° la media degli affitti, e per quelli che non abbiano affitti, l’assimilazione con quelli che li abbiano, Il primo dei tre sistemi, cioè quello del reddito possibile, muove da una teoria erronea e conducente al socialismo. Col tassare il reddito possibile, pare che si vo- glia spingere al suo massimo la produzione, ma in realtà si nuoce alla libertà del lavoro ed al libero uso della proprietà; poichè, se lo Stato dovrà prender, conto di ciò che ciascuno nel proprio fondo potrebbe produrre e non produce, e se farà 28 I PRINCIPII DIRETTIVI da ciascuno pagare in proporzione di questo stesso possibile che pur non si pro- duce, implicitamente diviene egli il vero proprietario universale di tutti i fondi, chiama da ciascuno i conti della rispettiva produttività, e del cattivo uso, che farà della proprietà, lo rende responsabile. Inoltre, il reddito possibile è una mera astrazione inattuabile, poichè il vero pos- sibile è quello che sta in' relazione coi mezzi dell'individuo, con la sua capacità, coi bisogni dei luoghi, e via via. Ciò che un individuo può far fruttare ad una terra 0 ad una casa, co’ suoi mezzi, con le sue speculazioni, co’ suoi rapporti, ed in determinate località, un altro in condizioni diverse nol può ottenere ugualmente. E siccome il preteso possibile non si potrebbe stabilire, che per mezzo dell’estimo, così l'applicazione di questo metodo ad un tale sistema di catasto condurrebbe al- l’esagerato, all’arbitrario, al reddito realmente impossibile, e perciò opprimerebbe coll’eccessive tasse la produttività reale dei fondi. Il reddito di un anno, o di un breve periodo di anni, non può esser trovato giammai nella sua vera entità. La dichiarazione dello stesso produttore senza al- cun controllo, o anche la dichiarazione col controllo, non giungono a far conoscere il vero reddito annuale, perché si affaccia allora la gravissima quistione della co- mune moralità, alla quale verrebbe per intiero affidata l’applicazione della tassa; e fra poco dimostreremo che non vi è peggiore tassa, di quella che esclusivamente venga applicata per mezzo della comune moralità Ma, anche a parte di cotesto, qual numero d’impiegati non abbisogna, e quale spesa in conseguenza non è neces- saria, per accertare il vero reddito anno per anno, o almeno per un breve giro di anni? L'Italia è stata spinta da’ suoi economisti in questa falsa via: si aspira all’e- satto, al reddito vero di ciascun anno, per poterlo convenientemente tassare. Per- ciò la truppa degl’impiegati finanziarii è cresciuta oltre misura, ed una buona parte di ciò chesi ricava dalle imposte, serve per pagare gli stessi agenti della finanza. Intanto l’esatto reddito meno si trova, quanto più si accorcia il periodo della ri- cerca; poichè le collusioni e le corruzioni sono tanto più possibili, quanto più spesso e più si vuol penetrare in fondo alla minuta verità delle singole produzioni. Noi dello antico exreame delle due Sicilie ne abbiamo una palpabile prova nella im- posta sui fabbricati. Questa imposta si pagava sulla base del catasto fondiario ed aveva i suoi ruoli stabili, come quelli dei beni rusticani. Dal 1865 in qua si volle fare una catastazione nuova sulla dichiarazione quinquennale documentata dei sin- goli proprietarii delle case, e con facoltà all’agente della finanza di controllarla ed impugnarla innanzi alle Commissioni locali. Che ne è avvenuto? Quello che tutti già sappiamo per esperienza : i proprietarii ed i conduttori, per un sì breve pe- riodo di tempo, han trovato la comune utilità a mettersi di accordo ed a rivelare affitti minori del vero, cauteiando tra loro con altre carte la differenza; poichè il tanto meno di tassa che il proprietario paga, diviene ragione di un tanto meno di affitto al conduttore, e viceversa: onde essi nella generalità han l'interesse ad DELLE TASSE ITALIANE 29 agire così di concerto, nè vi è controllo che basti a dimostrare il contrario, Se, in- vece di volere indagare l’esatto reddito del breve periodo di cinque anni, che ben si confà alla durata di una locazione, si fosse stabilita la base del reddito medio delle locazioni di un trentennio, durata che comprende necessariamente molte lo- cazioni, non si troverebbe più l’identità d’interesse tra proprietarii e conduttori successivi di tutto il trentennio, non potendo sapere alcun dei due se «da ora a trent'anni, quando entrerà in calcolo per la nuova catastazione l’affitto che si con- trae, dovranno essi riportar l’utile della simulazione che adesso si prepara, e che costa sempre qualche pericolo. Ma, da questo sistema di accertamento del reddito esatto di anno in anno, o in breve giro di anni, nasce un altro male ch’ è ancora più grave, cioè quello di do- ver rifare i ruoli dei debitori delle tasse quasi ogni anno, e perciò enorme spesa d’impiegati nel redigerli e variabilità continua dei medesimi. Da questa variabi- lità proviene che i ruoli debbano compilarsi, quasi a tamburro battente, negli ul- timi due mesi dell’anno, e talvolta non vi si giunge neppure. E poichè lo Stato ha bisogno dell’immediato pagamento, perchè deve anch’egli alla sua volta imme- diatamente pagare, perciò la necessità frequente di ordinare che provvisoriamente si esigga sul ruolo dell’anno anteriore. Intanto non è possibile con questo metodo accertare accuratamente i redditi, bisogna ai reclami costituire termini fatali e brevi, nè possono i reclami essere esitati con maturità di giudizio. Quindi gli ordini ful- minei di esigere prontamente, e poi si esamineranno le ragioni dei reclamanti : se saran menate buone, si farà la retrodazione delle somme indebitamente incassate. Questo sistema delle retrodazioni è venuto ora, coi ruoli continuamente variabili e per effetto del principio di volere accertare la rendita entro brevi periodi, Ma non è fuor di luogo osservare a quanto sommino in generale tutte le diverse re- trodazioni, per vedere con le cifre il vizio del sistema nella piena sua laidezza : Tav. VIII — Retrodazioni e rimborsi — 1874. Passa=sigli aifari es Demanio ee e sile api te np he 2,4000003 » Imposte dirette elcatastoni te vi ant bvelasnen cala gia 0) ra Bs949:994., » Meme) fia lane ta lata dai a ia ei 000900. » Daan ala n pole) nali cile la dope nto AS0 2014» Totale L. 6,130,195 » (4) Per il macinato la cifra prevista è ben poca : bisogna aggiungere qualche milioncello per restituire le tasse esatte in più da potere de’ mugnai, allorchè saran decisi gl’ innumerevoli giudizii pendenti per esagerazione di quota. 30 I PRINCIPII DIRETTIVI Sarebbero adunque più di 6 milioni che il Governo prevede dover restituire nel- l'anno 1874 per esazioni fatte in più, e perciò indebitamente. Sono danari spre- muti per forza e contro giustizia dai contribucati, già troppo onerati, i quali do- vranno poi piatire con avvocati, suppliche e citazioni, presso gli ufficiî ammini- strativi e presso i tribunali, per farseli restituire. Ciò è disdecoroso per lo Stato, cui incombe tutelare la moralità e darne buono esempio; ciò desta odio nel con- tribuente, che si vede ingiustamente vessato a pagare quello che non deve ed a guaire poi per riaverlo. Ma, quel ch'è più grave anche dal lato economico, quanti impiegati mantiene lo Stato per esaminare e per eseguire queste retrodazioni? Egli adunque ha la taccia d’ingiusto, si fa odiare, e per sopragiunta paga una cospi- cua cifra di salarii per dover restituire, per tessere e poi scucire, come la tela di Penelope. Questa è grave, ma inevitabile conseguenza del sistema che si prefigge accertare la rendita esatta in ogni anno, o in breve periodo di anni, Invece, la media di un periodo lungo ha questi sensibili vantaggi: 1° colpisce in media il vero esatto, poichè diverse sono l’eventualità delle spese e delle pro- duzioni di anno in anno, e quasi sempre la spesa minore, o la produzione mag- giore di un anno, compensa la perdita di un altro: sicchè il vero esatto si ha in una media di molti anni; 2° evita meglio le collusioni e le frodi, perchè in un lungo tratto di tempo gl’interessi de’ proprietarii e degli affittaiuoli, come anche le stesse persone, si mutano e si rimutano, onde non vi ha convergenza d’interessi a fraudare, e vi ha minor possibilità di rinunziare alle cautele pubbliche, me- diante le quali si accertano i reciproci dritti e doveri; 3° nell'insieme di molti anni si raccoglie sempre un certo numero di affitti, la cui media può servire di base alla determinazione dell’imponibile catastale (e per ottenere questo scopo, è an- che giusto privare dell’efticacia giuridica tutti i contratti e scritture che non sieno registrati, almeno con registrazione segreta, come meglio spiegherò più sotto); 4° si ha tutto il tempo abbisognevole per la raccolta degli elementi del reddito dei sin- goli fondi, per l'assimilazione di quelli che non offrano affatto elementi ad altri che li offrano e sieno in condizioni pressochè simili, si ha tutto il tempo per pub- blicare i ruoli, per attendere i reclami, per farli decidere, e per non renderli ese- cutivi, se non quando sieno già divenuti inoppugnabili, senza il bisogno di esigere provvisoriamente, di giudicar poi i reclami e di restituire l’indebitamente esatto, con dispendio ed odio delle parti, con disdecoro e spesa della stessa amministra- zione pubblica; 5° non si hanno più ruoli variabili di anno in anno, compilati in fretta e furia, spesso zeppi di errori materiali, nè si ha il bisogno di tutto il per- sonale che attualmente occorre per rifare ogni anno i ruoli: qualora vi sia au- mento o diminuzione nell’aliquota della tassa, basta indicarla agli esattori, i quali faranno proporzionalmente l’aumento o la diminuzione ad ogni partita, notandola a chiarimento in un’apposita colonna della quitanza che rilasciano, mentre lo Stato, sull’insieme della contribuzione che l’esattore deve, calcola in massa l’aliquota ac- cresciuta o diminuita, e da lui direttamente l’esige, DELLE TASSE ITALIANE 31 Questo sistema dei ruoli fissi, ai quali l’esattore faceva gli accrescimenti o i de- crementi di aliquota secondo i mutamenti della tassazione, noi già l'avevamo nello exregno delle due Sicilie, e faceva buona prova, nè se ne intese mai lamento. Per- ciò non vi era che un personale finanziario assai più ristretto per ogni provincia, non vi essendo la continua necessità di rimutare i ruoli, come la vediamo ora, con tutto il vasto personale che pur non basta all’immenso lavoro. Voler colpire l’esatto di anno in anno, 0 in breve giro di anni, a tutte queste erronee conse- guenze ha menato, Per prendere una giusta media, è necessario sorpassare il periodo ordinario di una generazione, arrivare ad un trentennio: fra trent'anni, gl’interessi delle parti cangiano sensibilmente, il pericolo delle frodi è quasi tutto svanito, e si ha quel compenso tra spese e prodotti, che può rappresentare il reddito vero dei fondi. Così, il trentennio che precede, serve di norma a quello che segue, Quanto poi a’ contribuenti, si ha il vantaggio che essi, da una parte son co- stretti per tutto il trentennio a non far decrescere la produzione dai limiti del trentennio precedente, dovendo pagarne la tassa su quella base; e dall’altra parte essi hanno uno stimolo continuo a migliorarla ed accrescerla, poichè per tutti i 30 anni non pagherebbero dell'aumento di reddito la corrispondente tassa; ma poi quell’aumento stesso servirebbe di nuova base alla tassazione del trentennio sus- seguente. La fiscale inquisizione della rendita di auno in anno induce alle occul- tazioni, o sminuisce l’ardore ad accrescerla; mentre lasciando per lungo periodo un margine libero agli aumenti della rendita, senza aver l’aria di ricercarla di momento in momento, si fan camminar le cose con maggiore sincerità e con libertà maggiore, ed alla fine del trentennio si hanno pronti gli elementi per mettere a calcolo tutto l’accrescimento di produzione che i fondi hanno ottenuto, Il sistema dell’exreame delle due Sicilie stabiliva un periodo di 50 anni per le novelle catastazioni: era un periodo troppo lungo, e lo Stato si sarebbe privato della tassa sugli aumenti di produzione per molto tempo. $ 12, — Imposta fondiaria erariale e sovrimposte comunali e provinciali. Accertata la rendita dei singoli fondi rustici cd urbani due anni prima di spi- rare il trentennio, per mezzo della raccolta di tutti gli atti di affitto e quietanze dei notari e ricevitori del registro a rispettivo controllo, e per mezzo dell’estimo nei casi di assimilazione pei fondi che non offrano affatto cotali elementi, resterà a stabilire l’aliquota che deve gravitare sullo imponibile fondiario. Quest’aliquota. non potrà altrimenti stabilirsi, che con un rapporto generale, che è quello di non opprimere la produzione col gravarla di troppo ($ 9). Presentemente l’aliquota sul- l’imponibile fondiario, tra tassa erariale e tasse provinciali e comunali, sta tra il 32 ed il 33 per 100. Se si sopporta, è appunto perchè l’imponibile è molto al di sotto della vera media, e quello che pare il 32 o il 33, è în effetto un 25 per 100. 32 I PRINCIPII DIRETTIVI Sarebbe veramente troppo il dover pagare allo Stato per le spese comuni presso- chè un terzo delle proprie produzioni, molto più che al produttore rimane sempre il rischio dei capitali e l’evento; nè la rimanenza dei due terzi è mai interamente sicura, qualunque sia la larghezza del periodo che si prende per assicurare la me- dia dello imponibile. A me sembra che un limite all’ imposizione fondiaria debba segnarsi, nè debba lasciarsi ad arbitrio di chicchessia il caricare a preferenza i produttori di rendita stabile, a beneficio e discarico dei produttori di altra ren- dita, Quando una buona ed ordinata catastazione sarà eseguita in tutto il regno italiano, di guisa che si abbiano le vere medie trentennali per desumerne gl’im- ponibili, io credo che il massimo limite dell’aliquota non dovrebbe mai eccedere il 25 per 100, il quarto del reddito imponibile. Ma, per venire con sicurtà a questo limite, è d’uopo non dare più ai comuni ed alle provincie la facoltà di sovrimporre ai tributi fondiarii. Meglio assai lasciare ai comuni altri dazii proprii, come quelli di consumo, o piuttosto quelli che a cre- der mio dovrebbero surrogarli, anzichè introdurre i comuni e le provincie nelle tassazioni dello Stato. Questo è omai il desiderio degli nomini più sennati, la se- paraziove de’ dazii comunali e provinciali da quelli dello Stato, Gl’interessi dei consiglieri comunali e provinciali sono spesso in opposizione a quelli dei posses- sori dei fondi, e vi sono comuni, nei quali la proprietà fondiaria appartiene in maggior parte a persone che riseggono in altri luoghi : allora le sopratasse sni fondi prendono proporzioni eccessive, ed i proprietarii, che poco o niun beneficio ricevono dai comuni ove hanno i loro fondi, son costretti a sopportare la parte maggiore della costoro spesa. Anche imposti dei limiti a coteste sopratasse, i co- munisti prendono il partito di attingerne sempre il limite massimo, a loro discarico nelle altre tasse che dovrebbero imporsi. Nè si dica che i proprietarii dei fondi potrebbero farsi valere nei consigli comunali, godendo essi del dritto elettorale in virtù della imposta che vi pagano; imperocchè essi costituiscono sempre la mino- ranza, segnatamente quando non abitano nel comune, ed il loro voto raramente può prevalere. Nelle due Camere del Parlamento vi ha per la distribuzione delle impo- ste altra garenzia, di quella che non può mai trovarsi nei piccoli partiti dei consigli comunali c provinciali, Molti poi sono gl’inconvenienti che ridondano in danno dello Stato per causa di questa compartecipazione dei comuni e provincie nelle tasse fondiarie. La loro ali- quota viene spesso determinata con ritardo, e ciò suol ritardare la formazione dei ruoli dello Stato, tanto che l'onorevole Sella ha inteso il bisogno di farne ruoli di- stinti, per potere spingere a tempo quelli dello Stato. Questi poi spende una somma cospicua nel pagamento degl’impiegati che debbono occuparsi dei ruoli di tali so- pratasse. Ed i contribuenti sono quasi sempre nella incertezza del pagamento, per- chè dopo aver soddisfatto i primi bimestri della tassa, veggono affacciare le so- vrimposte che non aspettavano, e che debbon pagare tutte insieme. DELLE TASSE ITALIANE 33 $ 13. Imposta sulla rendita mobile. Obbiezioni. Se la rendita fondiaria può essere per tal modo accertata e sottoposta a tassa, anche una buona parte della rendita mobile può conoscersi, e può eziandio es- ser soggetta ad imposizione. In teoria generale si ravvisa con facilità la giustizia di non caricare tutta la tassa sul solo prodotto fondiario; poichè i capitali e le altre industrie producono anche molto, ed il lasciare esenti d’ imposta i loro red- diti genera una sperequazione, una tendenza sempre maggiore dei capitali e del lavoro verso la ricchezza mobile, li allontana dai fondi: il che poi ricade in pub- blico detrimento, Però osserviamo di presente un fenomeno molto singolare. Nell’Inghilterra, dove nacque questa tassa sulla rendita mobile, incometax, si è sviluppata un’opinione contraria ad essa nel partito più liberale. Il cessato ministero Gladstone promet- teva nel suo programma di abolirla, e sir d’Harcourt ne diceva il perchè. Questa tassa, egli diceva, è dannosa alle mezzane fortune, mentre non fa alcun danno alle fortune maggiori. Infatti, nelle classi medie essa produce la necessità di privarsi della soddisfazione di un certo numero di bisogni per poterla pagare; mentre al contrario, le classi più elevate la pagano sul loro superfluo e quindi non debbono privarsi di soddisfazione alcuna. i Debbo confessare che questa ragione, con tutto il rispetto ch’io nutro per l’at- tuale partito liberale d’Inghilterra, non mi ha persuaso punto. Si annida in esso il solito sofisma di coloro che vorrebbero soltanto tassare il superfluo, Infatti, ogni tassa, e non quella soltanto della ricchezza mobile, ha questa natura, che per pa- garla, non avendo un superfluo di produzione, bisogna privarsi della sodilisfazione di qualche bisogno. Con questo argomento, tutte le tasse sulle classi medie dovreb- bero abolirsi, e sole si dovrebbero conservare quelle che colpiscono il superfluo delle classi eminenti, I medii coltivatori della campagna, ed i padroni di case mezzane, non ne ri- traggono mai tanto, da poter rimanere loro un sovrappiù, dopo soddisfatti gli ordinarii loro bisogni. Onde, per pagare le rispettive imposte fondiarie, debbono togliere una parte di prodotto dal soddisfacimento di cotesti bisogni. Li dispen- seremo quindi dal pagarle, perchè essi non soffrano alcun disturbo, ed aggrave- remo sui sommi ricchi la tassa di tutti gli altri? Eccoci subito arrivati alla tassa del superfluo ed a tutti i suoi inconvenienti, che abbiam da principio segnalato coi più valenti economisti ($ 3). La scala degli umani bisogni è assai variabile, comincia da quelli di prima ne- cessità, e s’innalza per mezzo dei bisogni fattizii che noi stessi ci creiamo per pro- gredimento di civiltà, per maggiore raffinatezza di sensi e d’intelligenza, ed anche per gusti convenzionali, I medesimi bisogni di prima necessità non si soddisfano dagli uomini nella stessa maniera; il fattizio, il raffinato, il convenzionale, ci Giornale di Scienze Nat. ed Econ. Vol. X. ò 34 I PRINCIPI! DIRETTIVI hanno la loro parte, secondo le varie classi a cui essi appartengono, Nè soffre meno colui che non può soddisfare i bisogni fattizii e convenzionali, di quel che soffra chi non ha tutto il necessario. Le sofferenze sono relative, e l'aumento stesso dei bisogni, come il piacere, che si prova nel soddisfarli, creano maggiori patimenti a chi poi deve privarsi di tali soddisfazioni, Un signore o una signora sono infelici, se non hanno il loro lusso, le feste, la moltiplicità degli abiti, dei servi, dei ca- valli, dei cocchi, come si reputa infelice un operaio che non possa recarsi co’ suoi compagni all’osteria a prendere le larghe bibite di vino e di liquori, Guardare alla privazione del soddisfacimento dei bisogni è un criterio infedele, perchè i bisogni crescono di più in più, ed affligge sempre il non poterli appagare. Non può esser questo il criterio per distribuire le tasse. Ogni tassa, più o meno, rappresenta una sottrazione di prodotti al produttore, e perciò una privazione: allora dovremmo respingere tutte le tasse. È naturale che, nella scala delle privazioni, l'individuo cominci dal privarsi del men necessario dovendo soffrire una sottrazione del suo prodotto allo scopo di concorrere alle spese pubbliche, pei beni di cui anch'egli deve godere, e che rappresentano la soddisfazione di altri bisogni non meno im- portanti, come son quelli della sicurtà della persona e delie cose, dei dritti di fa- miglia, della difesa nazionale, della protezione all’estero, e di tutti i grandi mezzi di civiltà, che l'individuo a solo e colle sole forze della sua famiglia non si potrebbe procacciare. È adunque un privarsi della soddisfazione di certi bisogni men ne- cessarii, per ottenere l’appagamento di certi altri assai più interessanti e gene- rali. Non è questa dunque la difficoltà più seria contro la tassa sulla ricchezza mo- bile, la difficoltà piuttosto sta nei modi di applicazione. Il nostro attuale sistema riposa tutto sulla moralità de’ contribuenti, degli agenti e commissioni finanziarie. Non sarà pertanto un fuor d’ opera che ci trattenghiamo alquanto sui sistemi di tassazione in genere, che riposano per intiero sulla base della pubblica moralità. $ 14, — Tasse che debbono affidarsi alla sola moralità degl’'individui per applicarle. Una tassa che non può altrimenti essere applicata né distribuita, se non per mezzo di una generale moralità, è per sè medesima una cattiva tassa. Non già che tutti gli uomini debbansi ritenere malvagi, nè anco che in un paese civile e li- bero si possano supporre non generalizzati abbastanza i principii di moralità : nulla di tutto questo. Gli uomini non sono tutti malvagi, ma nemmeno son tutti buoni; ed appunto da questa mistura di buoni e malvagi, quando una tassa si deve ap- plicare unicamente in forza della moralità, nascono tali enormi disuguaglianze e tali lesioni di giustizia, che la protezione stessa dovuta dallo Stato ai buoni non può permettere ch’ essi sieno la vittima de’ malvagi. Certamente, perchè uno Stato sia civile e libero, è d’uopo che i principii di mo- DELLE TASSE ITALIANE 35 ralità siano penetrati nella sua grande maggioranza; se fosse al contrario, e se la massa maggiore fosse immorale, come si potrebbe mai ottenere coi mezzi della forza materiale l’applicazione delle leggi morali e della giustizia? Bastano mai giudici e birri per castigare tutto un popolo immorale e per moralizzarlo? — Ma i principii della moralità sono diversi, e non tutti entrano ad una volta nella massa. Il ri- spetto all’altrui vita, all’altrui proprietà, alle altrui opinioni, l’eguaglianza civile di tutti, ed altri simili principii, son quelli che costituiscono quasi il nucleo prin- cipale delle massime di civiltà di un paese: senza la loro generalizzazione, non è possibile esistere uno Stato più o men civile, e molto meno una nazione libera. Quindi è che la grande maggioranza, imbevuta di questi morali principii, tiene a se- gno la minoranza che vi si ribella, la condanna, la infrena con la sua autorevole forza morale, e con la stessa forza materiale posta a servizio della civiltà e della ragione. Però, tra tutti i principii morali, quelli che sono più lenti a penetrare nella massa, sono appunto i principii che sì riferiscono alla spontanea contribuzione per le spese pubbliche. Fino a tanto che si tratti di non nuocere agli altri, di rispet- tare le persone e le sostanze, diremmo quasi, è una certa virtù negativa. Ma, quando si deve dare una parte dei frutti del proprio lavoro, occorre una maggiore virtù, una virtù positiva, e questa si ottiene con un maggiore elasso di tempo e di ci- viltà, quando le masse, abbastanza istruite e culte, sieno in grado di comprendere che le spese, alle quali si occorre con le tasse, servono a comune beneficio; che sia- mo noi stessi quelli che ce le imponghiamo a nostra generale ed indispensabile utilità; che non pagandole, il bene pubblico è compromesso, o altri deve pagare per noi, il che è grande ingiustizia, e perciò del pagamento delle tasse bisogna fare un dovere di coscienza. — Questi più raffinati principii di moralità entrano con maggiore lentezza ec più tardi nella opinione pubblica. In Italia eravamo da lunga mano avvezzi a vedere imporre le tasse dalla vo- lontà di un principe, dall’onnipotenza di un ministro, e di rado a pro veramente della comunità. Onde noi eravamo educati ad odiare le imposte, a cercare ogni modo per esimercene, e spesso la parola d’ordine delle nostre rivoluzioni fu quella di abbattere una tassa. Come vorremo adunque supporci tanto morali, ed in sì alto grado civilizzati, da concorrere tutti spontaneamente a rivelare i nostri redditi mobili, a non occultarli ed a chiederne noi stessi la tassazione? È veramente un supporci virtù che ancora in generale non abbiamo, e che tuttavia tanti altri po- poli, i quali nella carriera della libertà ci han preceduto, non sono giunti a con- seguire. Prova ne sono la stessa Inghilterra e la Francia, Confideremo nella moralità di coloro che debbono controllare le dichiarazioni dei contribuenti? — Spargere il dubbio e la diffidenza sulla onestà e sulla solerzia di tanti rispettabili impiegati della finanza e su tutti i membri delle commissioni con- sorziali e provinciali, sarebbe certamente un delitto; ma supporre che il governo ed i consigli comunali e provinciali possano aver eriterii sicuri per scegliere un si 36 I PRINCIPII DIRETTIVI vasto personale soltanto tra la gente morale e per evitare che vi si caccino in mezzo gl’immorali, è una dabbenaggine, per non dir altro; nè è degna di uomini che debbono far le leggi per il buon’andamento della cosa pubblica, Ed in ogni modo, non è mai giusto mettere alle prese colla immoralità de’ con- tribuenti tutto questo personale, senza dargli mezzi certi per poterli convincere di falsa dichiarazione, e per non giuocare anch’ esso di propria testa e di arbi- trio. Con le nuove leggi che già si son votate, si è voluto dare più estesa facoltà agli agenti delle imposte per chiedere libri dalle società commerciali ed indu- striali, per entrare nei loro stabilimenti e far la verifica della loro contabilità. Ma bisogna dire che coloro, i quali ci danno leggi di questo genere e voglion met- tere argine alla immoralità in questo modo, sieno ancora assai ingenui, o non an- cora usciti dall’innocenza battesimale. Queste sfrenate facoltà, alle quali sgrazia- tamente il Ministero delle finanze e la maggioranza dei deputati han preso una decisiva tendenza, non servono che a rendere più potenti e più arbitrarii gl’im- piegati disonesti, mentre nelle mani dei buoni sono stromenti inutili contro coloro che vogliono occultare il loro reddito. Come si fa a leggere nei libri di chi si vuol nascondere, quali sieno le spese vere e quali le fittizie, destinate ‘soltanto a fare una comparsa convenzionale e a diminuire in apparenza i guadagni, per non pa- garne la corrispondente imposta? Le verifiche in casa altrui, ed in largo numero, sono prette utopie, degne dei nostri dottrinarii, o piuttosto di quegli accorti im- piegati che spesso manipolano coteste leggi e regolamenti per mettersi meglio & cavallo della posizione e per avere sui contribuenti smodati poteri, Chi voglia vedere quanto valga il sistema che affida questa tassa alla moralità dei contribuenti e dei controlli governativi o elettivi, non deve far altro che met- tersi sott'occhio le statistiche molto istruttive pubblicate, son già due anni, dal- l’onorevole Giacomelli, direttore allora delle imposte dirette. In generale, le tasse che si affidano unicamente alla moralità per essere ap- plicate, lo ripeto, sono Je peggiori. $ 15. — Creterù per l'applicazione della tassa sulla rendita mobile. Quando fu introdotta la prima volta in Italia la tassa sulla ricchezza mobile con la legge del 14 luglio 1864, che porta la firma dell’onorevole ministro Minghetti, si stabilirono criterii certi ed indipendenti dall’umana moralità, per applicarla sotto forma di contingente alle provincie ed ai comuni. Questi criterii erano: per 14 la tassa fondiaria, per un 5 la popolazione assoluta, per ‘4 gli stipendii, pen- sioni e dividendi, per 4 gl’introiti doganali e dritti marittimi, per ‘40 gl’introiti postali e telegrafici, per 14, i prodotti delle tasse di registro e bollo, per 14y il numero chilometrico delle ferrovie, e per 44, il numero chilometrico delle strade rotabili nazionali e provinciali. Realmente questi otto criterii, nelle rispettive loro proporzioni, svelano i rapporti dei fattori diversi del reddito mobile. Ed infatti, DELLE TASSE ITALIANE 37 quando il Governo ne fece l’applicazione alle provincie per distribuir loro il con- tingente della tassa per la ricchezza mobile, nessun lamento delle provincie si udi, perchè i criterii stavan da sè ed erano pur troppo giusti. Anche gli stessi criterii, secondo la detta legge, dovevan servire per fare l’ap- plicazione del contingente ai comuni. Ma essa ne affidò quest’applicazione a com- missioni che dovevano sorgere dal voto dei consigli provinciali; come poi, nel distribuire agl’individui il contingente comunale, diede lati poteri a commissioni che gli stessi consigli comunali dovevano nominare. Ora i corpi, che nascono da partito, non hanno altra logica nè altra norma, che dall’interesse del partito: per quanto rispettabili le persone che vengano scelte dal partito a rappresentarlo, sem- pre è necessario ch’ esse al partito aderiscano e ne favoriscano gl’interessi, È per questa ragione che gli amministratori della giustizia non si fanno mai scegliere dal suffragio popolare, nè dai rappresentanti de’ partiti. Il potere giudiziario non sarebbe abbastanza indipendente, nè darebbe garanzia di giustizia alla società, se dovessero i giudici esser nominati dagli elettori, ovvero in elezione di secondo grado da quelli che essi hanno scelto a rappresentarli. Ed è tanto certo che nelle quistioni di giustizia tra gli stessi partiti non son buoni a decidere gli nomini ve- nuti dai partiti, quanto negli Stati Uniti di America la verifica dei poteri dei de- putati non si è voluta punto lasciare al congresso; ma è la suprema magistratura che decide sulla validità dell’elezioni. È quindi un errore, ma sgraziatamente molto frequente ai nostri uomini di Stato, il rimettersene ai consigli provinciali e co- munali, quando pur non si tratta di stabilire norme generali per la rispettiva am- ministrazione (Gel che essi son veramente competenti), ma invece quando è luogo ad applicar la giustizia tra i privati, nel che gli uomini portati su dai partiti son sempre inidonei, Or la distribuzione delle tasse di ricchezza mobile, specialmente l’applicazione agl’individui, è un affare di giustizia, poichè in fondo la tassa non fa che colpire il tuo ed il mio: lasciando adunque ai consigli provinciali e comunali, o a com- missioni da loro elette, cotesta distribuzione ed applicazione, non si può ottenere in risultato, come in fatto non si è ottenuta, la giusta ripartizione. Segnatamente nei comuni, dove gli otto criterii sopracennati non potevano più esser seguiti nel far l’applicamento della tassa agl’individui, il favoritismo e gli odii di partito han fatto molto male alla tassa ed han dato luogo a lamenti pur troppo giusti; poichè, trattandosi di un contingente a dividere, la parte che ingiustamente è stata tolta alle persone favorite, ha dovuto caricarsi alle altre, e così l’ingiustizia è divenuta doppia. In alcuni luoghi si è giunto ad una specie di coalizione quasi incredibile contro lo Stato : il contingente si è diviso in parte sopra veri debitori, ed altra parte si è caricata ad individui più non esistenti, o non esistiti mai; sicchè gli esattori, dopo avere riscosso la tassa imposta ai debitori viventi, non han potuto più riscuoter altro, e scoperta l’inesistenza degli altri debitori, si è dovuto final- 38 I PRINCIPII DIRETTIVI mente cancellare dal ruolo la relativa somma, con perdita irreparabile del contin- gente dello Stato, A mio credere, il sistema del contingente co’ criterii sopra indicati è preferi- bile a quello della quotità applicata soltanto in base alle dichiarazioni dei contri- buenti ed al controllo degli agenti e commissioni finanziarie, sistema ivutieramente affidato alla generale moralità, I criterii per l’applicazione del contiuvgente nessun partito può crearseli a piacer suo, essi costano di cifre certe, che possono in ogni caso esser poste in sodo e confrontate. Vi son dunque basi certe ed indipendenti dalla variabile moralità individuale. Ed intanto lo Stato ha basi certe per stabi- lire il contingente generale in relazione alle altre tasse, ed ha con ciò una cifra certa nel suo bilancio. Per applicare i criterii alle provincie, e poi dalle provincie ai comuni, le com- missioni, invece di esser create dai corpi venuti dai partiti, o da coloro che li rappresentano, è molto meglio sieno elette dal potere giudiziario indipendente dai partiti: la Corte di Cassazione della capitale può nominare la commissione per farne l'applicazione a tutte le provincie, ponendovi a presidente qualcuno de’ suoi membri, e la Corte di appello può nominare le commissioni per ogni capo-provincia all'oggetto di applicarli ai singoli comuni, ponendovi del pari a presidente uno dei membri della stessa Corte, o un giudice del Tribunale locale, Le maggiori difficoltà verrebbero nel dividere il contingente comunale agl’indivi- dui, Ma io credo che qui si dovrebbe seguire un altro metodo. Fatto bene il censi- mento annuale e divise le persone di ciasenun comune in classi, secondo le categorie di proprietà, professioni, arti, mestieri, industrie, commerci, la stessa Commissione, che divide ai comuni il contingente, deve snddividerlo alle classi in ragione del loro rispettivo numero e della prevalenza di taluni criterii sopra gli altri. Quei criterii stessi, che attribuiscono al comune una parte maggiore o minore del con- tingente, dimostrano in quali classi predomini il reddito mobile, e con quale rap- porto si divida tra loro, Il numero maggiore o minore degl’individui, che costituisce ciascuna classe, viene a confermare i dati che sorgono dall’applicazione de” criterii, Così diviso alle classi il contingente comunale da commissioni non locali, nè so- spette di parzialità, non rimane che chiamare Je classi medesime a farne rispet- tivamente la distribuzione tra i loro membri, invitando i medesimi a far tra loro la dichiarazione del rispettivo reddito tassabile innanzi all’ agente delle imposte. Or non è possibile nascondere il proprio reddilo alle persone della propria classe, come un aggravio di tutti contro uno non è anco temibile. Chi si sottraesse alla tassa con le occultazioni, saprebbe che la parte di cui si esime, caricherebbesi agli al- tri compagni della sua stessa classe, c non avrebbe il coraggio di far loro questo torto manifesto, mentre sarebbe insieme certo che gli altri Io convincerebbero di mendacio, Presentemente, chi si sottrae alla tassa, nè anche sa chi ne sarà il dan- neggiato: tutto al più, pare che ne venga danneggiato lo Stato, o la massa gene- rale dei contribuenti, ma in particolare non si ode alcuno che se ne dolga, e i DELLE TASSE ITALIANE 39 danni cagionati allo Stato o alla massa, nell’attuale nostro livello di civiltà, non paiono peccati gravi, nè si ha la generale moralità di non commetterli. Anzi è notevole, che l’attuale nostro sistema mette i buoni nella quasi necessità di demoralizzarsi; poichè, se essi rivelano tutto il loro reddito, ed i malvagi per un verso o per un altro sfuggono all’imposta, lo Stato, che deve per necessità rag- giungere la determinata cifra delle sue spese, è costretto ad accrescere l’aliquota, e'così viene a colpire sempre più i buoni che hanno onestamente dichiarato, Al- lora essi sono tra due, tra la retta coscienza che li obbliga a dichiarare il vero, e l’ingiustizia della maggiore tassa da cui vengono colpiti in modo insopportabile. Nè sta bene il mettere le coscienze oneste a si dura prova, invece di proteggerle dalle male arti dei tristi, farle vittime della loro stessa onestà. Il peggio poi è, che quando si affacciano imponenti le necessità dello Stato, non si può più guar- dare chi venga colpito, si accrescono le aliquote chiudendo gli occhi, si votano i decimi degli aumenti quasi incalzati dalla forza dei bisogni; ed è allora che i ri- baldi si trovano meglio premuniti dall’aggravio dei pesi pubblici, e gli uomini dab- bene ne rimangono oppressi. Bisogna dunque non affidar mai l’applicazione delle imposte alla sola moralità, poichè in ultimo ne vengono conseguenze di questo genere. La tassa del reddito mobile stabilita sotto forma di contingente fisso, applicata con criterii certi da commissioni imparziali alle provincie, ai comuni ed alle classi, e divisa tra loro dagl’ individui delle classi stesse, è certamente assai superiore alla tassa attuale sotto forma di quotità, che attende soltanto dalla moralità degl’ individui la sua applicazione. $ 16. — Necessità di negare l’efficacia giuridica agli atti non registrati. Ma non posso lasciare questo argomento dei redditi accertabili, senza parlare della indispensabile necessità che tutte le contrattazioni e quietanze vengano regi- strate, onde non possa sfuggire dagli occhi dello Stato tutta la massa della produ- zione soggetta ad accertamento, tanto mobile che immobile, Abbiamo visto di questi giorni uno strano fenomeno, Il ministro delle finanze ha presentato un disegno di legge per negarsi l’efficacia giuridica agli atti non regi- strati, unicamente con l’intuito di colpirli con la tassa di registrazione, dalla quale si augurava un provento di 9 milioni. Contro tal disegno si son sollevati da de- stra e da sinistra deputati rispettabili, e la Commissione, in dieci progetti, tra i quali ve n’erano assai peggiori ed ingiusti, volse i suoi strali a preferenza contro questo, Ora, se questa guerra fosse venuta soltanto dagli avvocati, sarebbe stato facile spiegarne il motivo; poichè essi sanno che se tutti gli atti si registrassero, una buona metà delle loro cause verrebbe meno, Ma non è punto spiegabile la guerra per parte di coloro che sostengono la tassa unica proporzionale sulla rendita, e che costituiscono la falange più intelligente e più liberale dei moderni economisti. 40 I PRINCIPII DIRETTIVI Voler la tassa unica sulla rendita, ed intanto negare i mezzi per accertarla, vo- lere che ne resti occulta allo Stato tutta quella che si può occultare, è lo stesso che non volere la tassa sulla rendita, è lo stesso che voler giuocare a mosca cieca, far ‘cadere la tassa dove può, ovvero sopra chi non può in alcun modo celarsi, e liberare tutti gli altri che più scaltramente si sanno nascondere, Non è solo la tassa di registro che vi perde lo Stato, ma egli perde il mezzo per conoscere la ricchezza mobile e per catastare di tempo in tempo gli stabili sulla base vera dei loro affitti, Tutto questo non è stato veduto nella discussione ardente che si è impegnata. Onde la stessa concessione che taluni erano disposti a fare, e forse lo stesso Ministero era disposto ad accogliere, cioè di doversi servire di una carta bollata graduale per la redazione di tali atti non registrati all’ oggetto di renderli giuridicamente efficaci, è una concessione che non produce il dovuto ef- fetto; poichè con ciò, la tassa di registrazione si potrebbe forse ottenere, ma si perderebbero sempre i mezzi per conoscere il vero reddito mobile ed il reddito degli stabili, all'oggetto di preparare i rispettivi imponibili per il tassamento, È un vero sofisma il dire che gli atti sieno validi per il mutuo consenso delle parti, e che non appartenga allo Stato dar loro la validità La quistione non è questa, ed è uno spostare la quistione vera il trattarla a questo modo. Se le parti potessero far valere i loro contratti senza chiedere la cooperazione dello Stato, cioé per semplice e spontanea buona fede reciproca, tutto resterebbe nella sfera del semplice loro consenso, e la efficacia giuridica o legale non si dovrebbe punto cer- care. Ma quando si vuole la cooperazione dello Stato, de’ suoi magistrati, della sua forza morale e materiale, per dare efficacia agli atti, allora si chiede allo Stato, o alla comunità dei contribuenti, un servigio che costa molto, e quindi si ha obbligo di pagarlo, come si ha dritto di negarlo a chi non lo paga. Né vale il dire che questo servigio si pagherebbe con la registrazione dell’atto, ed anche con la multa, al momento che si cercherebbe l’appoggio della giustizia; poichè con tal pretesto si potrebbe tutta distruggere la registrazione degli atti, si potrebbe dire in generale che essi saran registrati quando sarà il tempo di produrli in giu- dizio. Ma i tribunali e la forza pubblica son pronti sempre e per tutti; non per co- loro che han la necessità di domandare il loro aiuto, ma anche per quelli che non domandano; poichè la forza morale, che induce il maggior numero a dare adem- pimento spontaueo ai contratti, nasce appunto dall’esistenza permanente dei tri- bunali e della forza pubblica, e se questi si dovessero creare e pagare ogni qual- volta ne sorgesse il bisogno, la forza morale dei contraenti ne sarebbe scossa e la malafede si aumenterebbe a dismisura. Non è nuovo che lo Stato neghi l’ efficacia giuridica a certi contratti, quando non abbiano certe forme e non sieno registrati. Per ragioni di ordine pubblico, per evitare litigii in gravi materie, per creare la prova giuridica ed inattaccabile della proprietà immobiliare, il codice civile esige che taluni atti sieno stipulati presso pubblico notaio con determinate solennità, sieno registrati, sieno ben’ anche tra- DELLE TASSE ITALIANE 41 scritti nell'ufficio della conservazione delle ipoteghe, sotto pena di nullità, o sotto pena di veder preferito colui che adempì tali formalità sopra colui che non le adempì. Se è vero che il solo consenso delle parti basti a dare l’eflicacia giuri- dica agli atti, perchè il testamento dev’esser fatto innanzi uno o due notai, con un numero di testimonii, o dev'essere scritto dalla parte stessa, esser quindi depo- sitato presso notaio e registrato, sotto pena di nullità? Non basta il manifestare ad un certo numero d’individui la propria intenzione, per dire che il testamento esista: non basta il solo consenso, bisognano formalità determinate. Perchè la do- nazione degli stabili dev'essere stipulata presso pubblico notaio, essere registrata e trascritta, sotto pena di nullità? Perchè colui, che trascrive una compra-vendita, resta preferito a quell’altro che abbia comprato prima, ma non abbia trascritto? Perchè la prova testimoniale nelle contrattazioni al di là delle L. 500 non è am- missibile? Se si nega l’efficacia giuridica ai contratti in tutti questi casi per ragione di ordine pubblico, per evitar le liti, per assicurare la trasmissione dei beni, con mag- giore ragione lo Stato deve negarla a tutti gli atti in generale, i quali non abbian pagato il servigio che lo Stato deve quotidianamente compensare per conservar loro l’efficacia giuridica. L'unica ragione di qualche entità, che si ponga innanzi, è quella del segreto, che è pur tanto necessario in certi atti ed in certe negoziazioni, — Ma, a creder mio, la registrazione segreta degli atti privati sarebbe un affare semplicissimo. Quello che allo Stato interessa sapere si è la natura specifica della contrattazione , la somma per la quale procede, la cosa (se essa sia un fondo stabile), ed in favore di chi. Con quali persone si facciano le convenzioni, sopra quali determinate mate- rie, il tempo ed illuogo particolare nei quali debbansi eseguire, non incombe allo Stato saperli. Per mantenere il segreto su tutte queste particolarità, non ci vuole altro, che ammettere una registrazione speciale nel seguente modo: piegare la carta nella quale è scritto l’atto privato, suggellarla, portarla dal ricevitore, dichiarare a lui la natura dell’atto, se vendita, mutuo, locazione, commissione, deposito, 0 altro, dichiarare la somma e la persona in favore di cui si stabilisce l’obbligo : il rice- vitore nota sul dorso della carta suggellata questa dichiarazione in succinto, re- gistra e tassa. Allorchè occorra di esibire in giudizio la carta, non ci vuol’altro che dissuggellarla e spiegarla, la registrazione già le sta sul dorso. Una multa pro- porzionale alla maggiore quantità della somma taciuta, e la nullità della registra- zione se la persona, in favor di cui si rivela l’obbligazione, non sia essa veramente, o se la natura dell’atto, o il fondo, non sieno quelli dichiarati, bastano per evi- tare le possibili frodi nell’uno o nell’altro di questi tre sensi. Lo Stato così ha quanto basta per percepire la immediata tassa di registrazione, ed a suo tempo per trovare i criterii all'oggetto di stabilire i rispettivi imponibili per la catastazione fondia- ria e per la ricchezza mobile. Nel tempo stesso il segreto è abbastanza garantito; ed a maggior cautela si potrebbe anche ordinare che tali registri non possano esi- Giornale di Scienze Nat. ed Econ., Vol. X. 6 42 I PRINCIPII DIRETTIVI birsi, se non che alle sole autorità e commissioni finanziarie per procedere alle loro operazioni, interdicendo al ricevitore di darne cognizione 0 copia a chicchessia, sotto una penale. $ 17. — Materie tassabili in equivalenza al reddito incapace di accertamento. Tassa sul macinato e suoi antichi erronei criterii, Avevamo già detto ($ 4) che, oltre alla tassa sulla rendita accertabile (rendita fondiaria e mobile) è d’uopo trovare una o più materie tassabili in equivalenza al reddito minuto, comune ed inaccertabile, che non potrebbe altrimenti essere as- soggettito a tassa. Ed è chiaro che per ottenere questo scopo, bisogna scegliere materie pressochè comuni, La macinazione, le bevande, la fabbricazione di alcool, birra, radice di cicoria, polveri da fuoco ecc., la locazione delle case o fuocatico, le dogane, l'esportazione marittima, i telai, e tutti gli oggetti diversi di consumo comestibili o combustibili, sogliono appunto costituire in sensi diversi cotesta ma- teria tassabile comune, che potrebbe stare in luogo del reddito che sfugge alle im- poste perchè non capace di accertamento. L'Italia ha tasse sopra talune di quelle materie, cioè sulla macinazione, sulla fabbricazione di alcool, birra, polveri, ra- dice di cicoria, non che sulle dogane, esportazioni marittime e consumo. Concentrare tutte le tasse riferibili al reddito non accertabile sopra una mate- ria sola, sarebbe un errore, perocchè l’unica tassa sarebbe insopportabile a tutti quelli che ne verrebbero colpiti, e parecchi o la sfuggirebbero affatto, o potreb- bero in gran parte evitarla. Se tutte l’ entrate che provengono dalle tasse sulla macinazione, sulla fabbricazione dell’alcool, birra, cicoria, ecc. sulle dogane e sul consumo, entrate che son previste per il 1874 in una complessiva cifra di Li- re 226,340,000 (vedi sopra la Tav. V), si volessero ricavare da una sola di queste tasse, per esempio, dal solo macino, dalle sole dogane, o dal solo consumo, eviden- temente quella tassa diverrebbe insopportabile, poichè attualmente il macino è pre- visto per 70 milioni, le dogane per 94 milioni e mezzo, il consumo per poco meno di 60 milioni, Nessuno dei tre si potrebbe elevare a L. 226,340,000 senza rendersi eccessivo, e certamente non tutti ne sarebbero in equa proporzione colpiti. Onde la necessità di avere più di una materia tassabile in surrogato di quel reddito che non può accertarsi, Il disegno della tassa unica sempre più risulta falso da tutti i lati, Rimane adunque a scegliere tra le su accennate tasse, coi criterii della loro maggiore 0 minore esigibilità, e della giustizia nella loro distribuzione. Comincio dalla tassa sul macinato. Questa è una tassa che colpisce tatti, e per- ciò può ben surrogare la rendita comune inaccertabile. Taluni retori dei tempi no- stri la chiamano tassa della fame, dicendo che essa colpisca i poveri e le fami- glie più numerose a preferenza, perchè eglino potendo mangiare poca carne, molto più adesso che il prezzo delle carni è tanto elevato, son costretti a cibarsi più de’ farinacei, Ma cotesti non veggono che la cibaria del povero vien computata nel suo salario, e che quando il prezzo della cibaria rincara per qualsiasi ragione, DELLE TASSE ITALIANE 43 compresa quella de’ dazii, la mercede dell’operaio cresce anch’essa in corrispon- denza, eccetto il caso solo che il numero degli operai di un luogo sia sproporzio- nato alla somma dei lavori, ed allora son’ essi costretti ad emigrare. Onde il da- zio gravita sempre sul produttore, e nella misura dei maggiori lavori e della mag- giore produzione. Quelli poi che vanno a trovare la tassa pagata sullo stesso tozzo di pane che si dà in limosina all’affamato, non vogliono osservare che in tal caso non è l’affamato che paga, ma è colui che gli porge il pane. In Sicilia questa tassa esisteva da più di 400 anni, e se vi era cosa da appun- tare, era intorno ai cattivi metodi di esazione. Non è vero che la Sicilia abbia fatto ln sua rivoluzione del 1860 per togliersi il dazio del macino : fu un’erronea spinta che vollero dare alla rivoluzione quelli che vennero a dirigerla, promet- tendo l’abolizione di questa tassa. Ma la massa della popolazione rimaneva atto- nita e non comprendeva che si dovesse fare un rivolgimento per cavare, colla ces- sazione di questo dazio, la esigua utilità di circa L. 60 annue in media per ogni famiglia. I siciliani aspiravano ai miglioramenti economici ed intellettuali delle al- tre più fortunate provincie italiane e degli altri Stati liberi d'Europa, nè facevano la loro memorabile rivoluzione per l’odio del dazio sul macinato, Pochi mal diretti fanatici, chein ogni rivoluzione non mancano mai, erano quelli che andavano a scac- ciare le guardie dai mulini. Ma in verità, fu sempre un errore di coloro che dires- sero le rivoluzioni siciliane del nostro secolo il mettere innanzi qualche dazio come esoso e spinger contro di esso la plebaglia. Al 1820 fu presa di mira la carta hol- lata di recente introdotta, al 1848 il macino, al 1860 l’una e l’altro insieme, e se ne determinò l’ abolizione, Era una tattica di allora. Ma adesso è chiaro che sia molto imprudente far le rivoluzioni con la promessa di levare i dazii: un popolo, che ha sete di miglioramenti economici ed intellettuali, che manca di tutte le opere pubbliche e delle scuole, di cui abbondano le altre nazioni civili, deve dapprima soh- barcarsi a gravi spese per procurarsi tutti questi benefizii, senza dire che deve pure prepararsi alla difesa della sua conquistata libertà, unità ed indipendenza. Non era dunque la miglior cosa avviare questo popolo al non pagamento dei dazii, quando i beni, a cui egli aspirava, per mezzo di pagamevto di tasse dovevano ottenersi. Ora scontiamo noi le conseguenze di questo falso avviamento, poichè nelle masse igno- ranti l’idea di libertà e di rivoluzione si è fatta sinonima dell’idea di franchigia dai dazii, von altrimenti che per le due intempestive amnistie generali del maggio 1849 e dell’ottobre 1860, l’idea di rivoluzione nei malfattori si è fatta sinonima di quella di perdono di qualunque reato, idea demoralizzatrice in sommo grado, E dall’altra parte, coll’aboliziove della tassa sul macinato per quasi 9 anni e della carta bol- lata per 2, si è accresciuto di altri 70 milioni circa il nostro debito, tra il pro- vento venuto meno all’erario, ed il pagamento degl’impiegati del macino che sino all’ottobre 1867 ha dovuto accordarsi. — Questa digressione non è fuor di proposito, poichè insegna ad apprezzar bene i fatti precedenti e leva un’ arma di mano a quelli che predicano contro la tassa del macinato dicendo che la Sicilia, dopo 4 se- coli che l’aveva, fece la rivoluzione per abolirla, ciò che non è punto vero. dd I PRINCIPII DIRETTIVI La tassa del macinato, come l'abbiamo avuto un tempo e come l’abbiamo ora, è appuntabile per il metodo ingiusto, vessatorio e demoralizzatore della sua appli- cazione. Un tempo, coll’appalto che ne avevano i comuni, poi con la bolletta e le guardie volanti come nell’attuale sistema romano, e dopo il 1842 coi custodi pesa- tori e la notturna serratura dei mulini, fu sempre male applicato il dazio, poichè ne fu affidata la percezione alla moralità de’ contribuenti, de’ mugnai e degli a- genti: perciò il contrabbando continuo, e la povera gente, che a preferenza pa- gava, era pur vessata quanto alle ore della macinazione ed ai modi di trasportar le farine. Quando altre prove di ciò non esistessero, e quando tutti non ci ricor- dassimo a quali larghe proporzioni era salito il contrabbando, basterebbero soli questi due fatti per accertarlo. Dopo abolito il dazio nel 1860, i novelli affitti dei mulini ribassarono sensibilmente, sino di un quarto circa, ed i mugnai dicevano chiaro che non potevano prendere più i mulini coll’antico fitto, poichè in quello era compreso l’utile che essi traevano dal contrabbando, Era poi noto che l’am- ministrazione centrale sorvegliava la riscossione di questo dazio col confronto del prodotto dello stesso mese nell’anno precedente, e se a quella cifra non si giun- gesse, o in tal caso non se ne potesse giustificare il perchè, come per cause spe- ciali ed eccezionali, gli agenti del luogo ne avevano la peggio, Ciò essi conosce- vano benissimo, infatti vigilavano che il contrabbando non succedesse, fino a che la cifra corrispondente non si fosse pressochè raggiunta: dopo, eglino stessi ed i mugnai invitavano i principali contrabbandieri a far Ie loro grosse provviste di macinazione. Così lo Stato si limitava a mantenere soltanto il livello degl’introiti degli anni precedenti, non potendo riuscire ad un meglio: epperò, quelli che ne godevano, erano i suoi impiegati, i mugvai, i contrabbandieri di mestiere, e per indiretto i proprietarii dei mulini, ai quali venivano cresciuti i fitti; ma la massa della popolazione pagava il dazio e soffriva tutte le vessazioni di orario e di tras- porto delle farine. Coloro che vorrebbero anche adesso ristabilito il sistema del custode pesatore, di preferenza all’attuale sistema del contatore, non conoscono i veri proventi che allora ne ritraeva lo Stato. Ma è giusto che essi li sappiano per convincersi del loro errore. Mettano un poco l’occhio sulla seguente: Tav. IX (1), — Macino in Sicilia — 1858 e 1859. Introito lordo complessivo +. è». + 0 +... + + + + LL. 15,245,695 89 Esito TROIA VERO iN DAS Ci e OOO ROSEO Me CRONO » 1,914,376 67 Prodotto netto dei 2 anni: L. 13,331,319 67 Per un solo anno. è». è» . » 6,665,659 61 (4) Questa Tabella è stata estratta da una Statistica, che fu già fornita all'autore dal Ragio- niere capo dell'antica Amministrazione del macinato in Sicilia, signor Lucifora Salvatore. DELLE TASSE ITALIANE 45 Or, considerando la popolazione di Sicilia per un decimo della popolazione ita- liana, nè ponendo a calcolo che in Sicilia si consumano più cereali, che in una eguale popolazione del continente, è manifesto che con le stesse basi del dazio quale era allora in Sicilia col sistema del custode pesatore, tutta l’Italia avrebbe dato per anno dieci volte la somma su indicata, cioè: L. 66,656,596, 10. Ma il dazio allora era più grave del presente, poichè era di un grano e 3 piccoli per rotolo di fru- mento, cioè di 3 centesimi e 75 diecimillesimi di lira per chilogramma, quanto a dire un centesimo e tre quarti più dell’ attuale tassa, la quale è di soli cente- simi 2 per chilogramma. Onde, dall’anzidetta somma di L. 66,656,596 10 si do- vrebbe fare una sottrazione col rapporto di 2 : 3 3, cioè, se l’attuale tassa si applicasse col custode pesatore in tutta Italia, come essa era allora in Sicilia, si avrebbero L. 35,550,184 56, poco più di 35 milioni e mezzo; mentre nel 1873 si ebbero introiti per 67 milioni, e sottraendone la spesa di servizio in 7 milioni circa, si ottennero di netto 60 milioni. Questa irrefragabile dimostrazione basta per convincere di errore coloro che credono preferibile il sistema del custode pe- satore. Tutti i sistemi, che affidansi esclusivamente alla variabile moralità umana, sono i peggiori e rendono sempre meno. Il sistema della bolletta della provincia romana, e del transatto con la città di Roma, se si applicano in tutto il regno, non danno un prodotto maggiore di quello che si ottiene attualmente per mezzo del contatore. Difatti, la previsione nel 1874 per la provincia romana e Roma ascende a L. 2,500,000, da cui debbonsi diffal- care per premio dovuto all’amministrazione cointeressata L. 4,940, Ma, poichè la pre- visione non corrisponde sempre al vero, si può diffalcare in cifra tonda L. 150,000. Il netto sarebbe quindi in L. 2,350,000. Prendendo la popolazione di Roma e sua provincia per 4, dell’intiero regno d’Italia, si avrebbero 61 milioni circa, quasi lo stesso del sistema del contatore. $ 18. — Criterio erroneo del contatore per accertare il macinato. Quando fu annunziato che l’ingegneria italiana aveva trovato uno strumento per misurare con esattezza il macinato, fu creduto che questa tassa si fosse già ben rassodata, non potendo desiderarsi più sicuro criterio di quello della meccanica, Le frodi e le falsificazioni si-sarebbero potute impedire, volendolo, L’unica condi- zione necessaria era quella che lo strumento corrispondesse davvero allo scopo. Ma sgraziatamente questo non era, e se ci fosse stato un poco più di accortezza in coloro a cui fu presentato questo congegno, pria di regalarlo a tutti i mulini d’ Ita- lia e pria di stabilire una classe nuova d’ ingegneri impiegati, che appartenendo ad un ordine superiore doveva esser meglio retribuita, il difetto intrinseco del con- tatore si sarebbe potuto facilmente prevedere e quindi non si sarebbe adottato. Adesso questo difetto è saputo e confessato da tutti, la inchiesta parlamentare lo ha posto in evidenza; ma ora è troppo tardi, il contatore è stato impiantato, né 46 1 PRINCIPII DIRETTIVI sapendo che cosa sostituirvi, e persistendo gl’interessi di tutta una nuova classe d’ impiegati a conservarlo , finchè non si trovi un altro congegno meccanico, col quale essi possano sempre rimanere, si mantiene in piedi con tutto il suo enorme difetto. Era facile prevedere che il contatore, essendo un congegno applicato al palo, esatto per quanto sia veramente, non può segnare altro che i giri della corsaja. Ma, i giri della corsaja corrispondono esattamente ad una determinata quantità di fa- rina? Ecco il quesito semplicissimo, ove doveva fermarsi l’attenzione pria di adot- tare il contatore come criterio di applicazione della tassa, e pria di creare tanti înteressi che ora riluttano (non ce lo nascondiamo) alla distruzione del sistema, che è pur fallito, come doveva fallire. Anche quelli meno esperti di mulini com- prendono che con lo stesso numero di giri della macina si può produrre una di- versa quantità, o una diversa qualità di farine : il più o meno esatto livello della corsaja, il maggiore o minor combaciamento delle due macine, il loro diverso aguz- zamento, la diversa loro compattezza, la differente loro canalizzazione e declivio per dare uscita alla farina, il frumento più o meno duro, più o meno bagnato, l'alimentazione del grano più o meno conforme alla potenza delle macine, e tante altre variabilissime circostanze (ciò è noto a tutti) fan rendere una metà oppure il doppio di farina, una qualità sopraffina o una qualità rude. Come dunque il mu- gnaio potrà transigere il pagamento della tassa sul numero dei giri, quando egli è costretto ad esiger la tassa dai contribuenti in ragione di peso sulla stadera? Se un rapporto fisso vi fosse tra giri di macina e peso del macinato, allora si potrebbe obbligare il contribuente a pagare in ragione di giri. Non si è saputo com» mettere una tanta ingiustizia contro la massa dei contribuenti, ed invece si è vo- luto assoggettirvi il mugnaio, quasi egli fosse l’anima vile, su cui lo Stato deve esercitare le sue esperienze. È facile il dire che tutte quelle ineguaglianze di prodotti della macinazione di- pendono dalla volontà del mugnaio, il quale, se sa l’arte sua, può e deve evitarle: onde è giusto ch’egli ne porti il danno, se non l’evita. Ma è ugualmente facile re- plicare che molte di quelle ineguaglianze non dipendono dalla esclusiva volontà del mugnaio, bensi da cause accidentali, imprevedibili e non sempre prontamente rimediabili. Ma, ammesso pure ch’ egli possa rimediarvi, e colla sua continua at- tenzione e perizia, di giorno e di notte, possa tenere in perfetta regolarità di eser- cizio questa complicata macchina qual'è appunto il mulino, ammesso pure che il | possa, se egli per errore, per imperizia, per qualsiasi altra causa nol fa, pagherà in più di quello che ha ricevuto dal contribuente? Pagherà la tassa de’ suoi er- rori e della sua imperizia? E dov’ è il dritto di condannare questo mugnaio a pa- gare di sua borsa una tassa ch’egli non ha esatto, soltanto perchè ha sbagliato, 0 non è stato attento abbastanza a macinar dippiù ed a riscuoter dippiù? Egli non è il contribuente, ma è l’appaltante forzoso, che lo Stato si crea tra sè ed il con- tribuente, e non solo lo Stato lo aggrava del peso di esigergli il dazio e di por- DELLE TASSE ITALIANE 47 targlielo sino alle sue casse senza alcun compenso, ma per soprappiù lo costringe a pagare di proprio danaro il frumento che non è stato macinato, perché egli mu- gnaio non ha avuto l’attenzione di evitare i giri in più della macina! Teorie si- mili non si erano mai intese sostenere. L'onorevole Sella nella seduta della Camera dei deputati del 3 aprile 1873 dava un buon rimedio a quelli che per l’applicazione del contatore fossero assai gra- vati, cioè quello di mutar mestiere e di applicare la loro forza motrice ad altra industria, dal che sarebbe venuto all’Italia un vero miglioramento. Presso a poco me l’aveva detto in uguali termini nel giugno 1872 l'onorevole Perazzi, allora se- gretario generale del Ministero delle finanze. La forza motrice dell’acqua che s’im- piega nei mulini è quasi il decuplo di quello che abbisognerebbe per la ordinaria macinazione al servizio di tutta Italia; se dunque per causa della gravezza della tassa, i nove decimi dei mulini fossero costretti ad impiegare in altra industria la loro forza, ne verrebbe un gran beneficio pubblico, perchè alla mancanza di combustibile, che l’Italia lamenta, si supplirebbe con tutta questa forza motrice delle acque che attualmente va male sprecata nei mulini, mentre un solo decimo di essi, migliorato nelle sue macchine, potrebbe bastare alla macinazione per tutto il regno. Chi ha la giusta idea della libertà della proprietà e del lavoro, comprende senza stento il grave pericolo che contiene una tale teoria. Questa è la teoria che vuol tassare la proprietà e le industrie sul loro maggior reddito possibile, all’oggetto di spingere al progresso i produttori, teoria pericolosa, perchè giustifica il socia- lismo; perchè non lascia al proprietario la libertà di servirsi come meglio può e vuole della cosa sua, ma gli fa pure pagare quel che non percepisce e gli stessi suoi errori; perchè al progresso veramente non spinge, non vi essendo progresso per mezzo della forza e molto meno per la forza dei tributi. È una bella parola il dire che la forza motrice dei mulini troppo aggravati dal dazio potrebbe vol- gersi ad altre industrie: ma ne hanno tutti i capitali e l’attitudino? E son que- sti mulini in ]uoghi da poter servire utilmente ad altre industrie? Ma, quel ch'è più, lo Stato, senza convertirsi in socialismo organizzato e senza ledere la libera proprietà ed il libero lavoro, può entrare in tutti questi esami, e può annullare l'utile di si importante proprietà industriale, qual’è quella dei mulini? Nella legge primitiva del 7 luglio 1868, come fu proposta dall’onorevole Cam- bray-Digny, non si era giunto a questo segno. Almeno nella forma esterna si cer- cava di salvare l’apparente libertà della contrattazione col mugnaio: egli era in- vitato a convenire coll’Amministrazione, e questa era autorizzata a servirsi del- l'appalto, se il mugnaio ricusasse di addivenire alla quota proposta; come era ri- messo lo stabilimento della quota ad un perito scelto dal presidente del Tribu- nale, e poscia allo stesso Tribunale, se l’accordo non fosse stato possibile, e l’ap- palto non si fosse dall’Amministrazione voluto, Queste stesse garanzie di libertà non erano che apparenti; poichè l’amministra- 48 1 PRINCIPII DIRETTIVI zione non si è servita quasi mai dell’appalto, ha voluto per forza la sua quota, e quando il mugnaio se n’è appellato alla perizia, essa lo ha condotto ai Tribunali, e poi nuova perizia, ed all’anno nuovo quota nuova, perizia nuova, causa nuova, e così da capo in ogni anno. Alla fine del 1872 le cause presso i Tribunali d’Ita- lia per quote contestate sommavano a circa 13 mila. Chi può dire in serio che l’esercente sia abbastanza garantito con questa libertà di far cause anno per anno? - E quasi ciò fosse stato poco, si è venuto a chiedere dal Parlamento, con una nuova legge manipolata negli stessi ufficii degl’ ingegneri del macinato, più ampii poteri a favor di costoro sopra gli esercenti, un tribunale novello per ogni provin- cia, cioè il comitato dei periti che decide sulle quote contestate, prima per mezzo di un suo membro, poi tutto in corpo; e dopo tali decisioni, la causa presso i Tri- bunali per violazioni di legge o per nullità, e così ogni anno nuovamente. Inoltre, minaccie di contravvenzioni e pene severissime contro i mugnai, anche per la sola negligenza a custodire i congegni ed i bolli. E per colmo, la facoltà illimitata agli ingegneri del macinato di liberare da tutte queste vessazioni i mulini da loro pre- diletti applicandovi il pesatore, o il misuratore, o l'appalto, o la riscossione di- retta, e di mandar tatti gli altri a piatire ogni anno presso i Tribunali, se non volessero accettar la quota forzosamente. Dato un primo passo falso a voler ri- scuotere una tassa con un criterio per sè stesso variabilissimo ed inesatto, non ci era altra conseguenza logica, che venire a tale sorta di arbitrii. Premuti gli esercenti da tutta questa tempesta di vessazioni per causa del falso criterio del contatore dei giri, qual cosa hanno essi fatto? Il minor numero si è ingolfato ne’ litigii e da tre anni corre senza posa da avvocati, periti e tribunali; nè può altri essere che il minor numero, il quale possa adattarsi a questo siste- ma. Altri si sono ritirati dall’esercizio ed i mulini sono chiusi, con perdita evidente de’ proprietarii e con danno della concorrenza in questa industria, Il maggior nu- mero accetta la quota senza fiatare, ed intanto o si coalizzano i mugnai di una stessa zona per farsi pagare dai contribuenti, a titolo di cresciuta spesa di molenda, le per- dite che soffrono colla quota esagerata, ovvero tentano i mezzi della frode e della corruzione per rivalersi ad usura di tali perdite; e già l’Amministrazione sa quanti verificatori e capisquadra abbia dovuto destituire, dopo che essi da ignudi e scalzi si sieno ben coperti; come i Tribunali ben sanno quante sieno le cause di falsifi- cazioni e di guasti non denunziati, che vengono a galla dopo il passaggio di uno di quei nugoli di agenti, che il governo tardi arriva a conoscere e licenziare. E perchè tutto ciò? Per il criterio inesatto del contatore dei giri, che si volle adottare, senza prima aver conosciuto se potesse mai corrispondere allo scopo. Esso ha l’apparenza di affidare all’ esatta meccanica la cognizione della quantità del macinato, e per quest’ apparenza di esattezza il contatore riusci a fare am- mettere dai deputati la tassa del macinato. Sotto questo profilo il Sella aveva ra- gione di lodarlo nella sudetta seduta del 3 aprile 1873. Ma, in realtà la mecca- nica non ci ha niente che fare, essa segna il numero dei giri della corsaia e là DELLE TASSE ITALIANE 49 si arresta. Tutto il rimanente dipende dalla moralità degl’ingegnieri che stabili- scono la quota, potendo essi servirsi di un coefficiente di rendimento che varia dal 30 al 60 per cento, cioè sino al doppio, sino a far pagare dal mugnaio o la metà del riscosso, o il doppio del riscosso. E poichè non è possibile ammettere che il mugnaio offra in olocausto allo Stato la sua continua perdita, ne avverrà che, o la perdita dovrà essere dello Stato, se il mugnaio giungerà ad ottenere da- gl’ingegnieri una bassa quota; ovvero, se la quota sarà alta ed insopportabile, al- lora la perdita sarà di nuovo dello Stato, poichè l’esercente cercherà di risarcir- sene ad oltranza con la collusione e con la frode, o pure in ultimo la perdita sarà de’ contribuenti che dovranno ricompensarlo del suo danno, E finalmente, poiché Stato e contribuenti sono tutt'uno, la perdita in tutti i casi è di noi poveri con- tribuenti. $ 19. — Altro criterio per imporre la tassa sul macinato. Si dice che sieno stati trovati altri congegni migliori, cioè un pesatore, o un misuratore, che accerti la vera quantità del grano macinato. Voglia il cielo che la meccanica giunga a dare cotesto esatto stromento! Allora il criterio per l’appli- cazione del dazio del macino sarebbe bello e trovato, ogni difficoltà sarebbe su- perata. Ma, se la meccanica non dà ancora questo stromento, non è giusto cullare il paese con le promesse che da qui a poco si troverà, e che intanto rimanga il falso criterio del contatore dei giri con tutti i suoi arbitrii e malanni, Gli uomini onesti non possono tuttavia approvare questo brutto giuoco. Lo Stato pur troppo ha bisogno di questo dazio, ma un criterio assai più logico e meno inesatto vi è, un criterio per lo meno che non dia luogo agli arbitrii ed alle liti perpetue. È il criterio dell'imponibile catastale dei mulini stessi, il quale può esser temperato con la media dell’ultimo decennio degli affitti, prendendo la media fra i due, e così di decennio in decennio, Pei mulini che non hanno affitti, la media verrebbe presa da altri che l’abbiano, che sien dotati d’imponibile pres- sochè simile, e sieno in condizioni analoghe. L’imponibile catastale è un punto fisso, che non può essere alterato a capriccio di chicchessia; ed il decennio degli affitti è un tal periodo, che esclude la possibilità delle combinazioni tra proprie- tario e mugnaio. In tal modo verrebbe stabilito un imponibile speciale della maci- nazione di ciascun mulino, sul quale si pagherebbe dall’esercente un’aliquota che lo Stato potrebbe determinare per ciascheduno. Per determinare l’aliquota, nien- t’altro abbisogna che ragguagliare l’ordinaria molenda di ciascun comune o zona di comuni all’affitto di ciaschedun mulino. Se, per esempio, con una molenda di un centesimo per chilogramma il mugnaio può pagare un affitto medio annuale di L. 1000 (altronde l’imponibile catastale si desume pure dagli affitti), è ben chiaro che essendo lui autorizzato a riscuotere per ragion di tassa altri 2 centesimi per Giornale di Scienze Nat. ed Econ. Vol. X. 7 50 I PRINCIPII DIRETTIVI chilogramma, dovrà pagare allo Stato L. 2000 annuali. Così l’aliquota sarebbe ap- plicata all’imponibile di macinazione con lo stesso rapporto, con cui sta la molenda ordinaria alla tassa. E poichè nei casi di chiusura lunga o diffinitiva di un mulino, la macinazione di quello si spande sugli altri della medesima zona, o viceversa, nell’apertura di un mulino nuovo, o di uno da lungo tempo chiuso, la macinazione dei mulini della zona vien meno in ragione di quella che acquista il nnovo, così è giusto distri- buire in consorzio per zone i mulini, ed accrescere o diminuire a tutti, in pro- porzione del rispettivo imponibile, la correlativa tassa di quello che si chiude o che sì apre. Si temono con questo sistema delle sperequazioni e dei litigi tra i mugnai, È questa l’unica obbiezione che mi abbia fatta l'onorevole mio amico Sella, allorchè glie l’ho proposto con la mia lettera del 29 gennaro 1873 (1). Si crede che di- venga una tassa sui mulini, e si evoca lo spettro dei tumulti accaduti in Piemonte al 1691, quando s’impose una specie di canone per ogni mulino, Ma, a dir vero, questi timori sono infondati e l'esempio male a proposito invo- cato. Prima di tutto, non è vero che questa tassa graviterebbe sui mulini, cioè sui loro proprietarii; ma soltanto peserebbe sui mugnai, che la pagherebbero in rate di quindici in quindici giorni, e se il mugnaio non macinasse più, non pa- gherebbe. In secondo Inogo, sperequazione abituale non vi può essere, come non ve n’è per la diversità degli affitti che si contraggono da’ mugnai stessi. Certa- mente, chi contrae un affitto più basso, potrà fare una dannosa concorrenza agli altri della medesima zona; ma questa libertà di contrarre gli affitti non abbiam mai veduto divenir causa di serie e lunghe sperequazioni, il maggior’ utile che in tal caso ritrae chi paga un basso fitto, e la concorrenza stessa ch’egli fa agli altri, gli generano immediatamente la concorrenza nell’aumento del fitto, ed il li- vello si ristabilisce. Or se il canone dovuto allo Stato per ragione della tassa sul macinato deve proporzionarsi alla media dell’ imponibile catastale e degli affitti del decennio precedente, è chiaro che questo canone seguirà la stessa norma degli aflitti medii; e come gli affitti, benchè liberi, non producono abituali sperequazioni, così nemmeno ne potrà produrre il correlativo canone dovuto allo Stato per ra- gione della tassa. Con tal sistema si risparmiano 7 milioni circa di spese che attualmente si fanno pei contatori, pei sorvegliatori, e per tutti gl’ ingegneri che determinano le quote. Si risparmiano ai tribunali infinite cause, ai mugnai le interminabili vessazioni e litigii, ai proprietarii Ie frequenti chiusure dei loro mulini per mancanza di buoni mugnai che vogliano assoggettirsi a tali onerose condizioni, ai contribuenti le cat- (4) Pubblicata dalla Gazzetta d’Italia in Firenze sui fogli del 29 febbraro e 41° marzo 4873, nu- meri 59 e 60, e dal Commercio Siciliano in Palermo sui fogli del di 8, 40 ed 11 marzo 41873, numeri 55, 06, e b7. DELLE TASSE ITALIANE 51 tive farine ed il dover essi compensare tutte le perdite, che i mugnai soffrono col contatore, a titolo di aumentato dritto di molenda. Lo Stato avrebbe canone fisso, che di decennio in decennio si rinnoverebbe per ciascun mulino sopra basi certe, Allora questo dazio dovrebbe dare una somma annua di 94 milioni circa, poi- chè non meno di un centesimo a testa per ogni giorno dovrebbero pagare in media i 27 milioni d’italiani, cioè la macinazione di mezzo chilogramma per cia- scuno. Che se la privativa dei sali, esclusa pur la Sicilia, dà un prodotto di 75 milioni (e quel che non dà la Sicilia, si può ragguagliare a quello che si ottiene in tutto il resto d’Italia per il sale che s’impiega nelle industrie agricole e ma- nifatturiere), può ben ritenersi che il consumo dei cereali darà per testa dippiù che quello dei sali in tutta Italia. I 19 milioni dippiù, che costituirebbero i su- detti 94 milioni alla ragione di mezzo chilogramma per individuo, sono in giusto rapporto con la consumazione dei sali, Invece noi, col contatore e con tutti i suoi malanni, non percepiamo che 60 milioni netti, Gli altri 34 milioni dai contribuenti si pagano, perchè contrabbando a lor favore non ce ne può essere, ma non vanno nelle casse dello Stato. $ 20. — Tasse di fabbricazione, di confine e di consumo. — Si combattono. Le tasse di fabbricazione di bevande, alcool, cicoria, tessuti, ecc. come le tasse di confine, doganali e dritti marittimi, e le tasse di consumo, han tutte lo svan- taggio di dover’essere affidate ad una vera truppa d’impiegati ed alla troppo va- riabile moralità umana, per essere applicate e riscosse. Non ci è un saggio e li- berale economista, che non gridi la croce contro siffatte tasse, e specialmente contro quelle di confine o di barriera. Lo Stato spende moltissimo per accertare la materia tassabile, ed introita poco in confronto di quello che il pubblico ve- ramente paga per causa di cotesti dazii; mentre una parte cospicua va in hene- ficio di pochi contrabbandieri e di quelli che si colludono con loro. La spesa, che lo Stato e i comuni fanno per li dazii di consumo, e quella dello Stato per li dazii doganali, dritti marittimi e fabbricazione di birra, «alcool ecc., in confronto agl’introiti che ne ricavano, sono riassunte nella seguente: 52 I PRINCIPII DIRETTIVI Tv. X. — Spesa dello Stato (previsione pel 1874). Dogane e dritti marittimi . +. +. è è 0.0 + 0 + Lo 5,005,744 » Consumo: ria ata e i a I 500,000 » Fabbricazione di birra, alcool, ecco è è è +0 0 0 0. » 40,000 » Spese comuni gabellarie (*%) + + + 0 + + +. + + + » 10,978,009 » (1) Idem. Ministero e Corte dei conti (8). + + + + +.» 250,000 » Idem. Intendenze di Finanza (44) è + +0 + 0 60 0 6 > 890,000 » Spesa dei comuni (effettivo del 1868). Dazio di CONSUTRONe;) ve Ce nie een 7,432,638 » Insieme L. 25,096,391 >» Entrata dello Stato (previsione del 1874). Dogane, consumo, birra, alcool, ecco +. + è. + + + +» E 156,340,000 » Entrata dei comuni (effettivo del 1868). Consumo nti. alle Le o 56,153,504 » : Insieme L. 212,493,564 » Meno Ja sopradetta spesa. +. è è . + + » 25,096,391 » Di netto per lo Stato e comuni. +. +. +» +» L. 187,397,173 >» Da questo confronto risulta che la spesa per i detti dazii assorbe quasi un ot- tavo della loro entrata, e ciò è ben grave; poichè niuno più sosterrà il principio che sono migliori quei dazii che danno pane ad un maggior numero d’impiegati (sarebbe un socialismo mascherato); onde è troppo che i contribuenti debbano sop- portare un ottavo in più del peso, unicamente per poter applicare e poter ri- scuotere il peso istesso. Intanto tutta questa spesa non evita il contrabbando, anzi, maggiore è il per- sonale addetto alla esazione di un dazio, più cresce la ragione del contrabbando; (4) Vi si comprendono le spese che per tali rami si fanno negli uffici centrali, assegnan- dovi una rata proporzionale al lavoro che vi si riferisce. DELLE TASSE ITALIANE 53 poichè la ragione della moralità decresce col rapporto del numero, E peggio è che il contrabbando colpisce due volte il contribuente, prima per quella parte che vien meno allo Stato e che lo Stato deve esigere sotto altra forma, e poi perchè la merce sarà pagata in piazza come se fosse stata sdaziata. I dazii di confine e di barriera sono inoltre nemici della libertà dello scambio, inceppano il commercio, e segnatamente il commercio minuto, favoriscono quindi il monopolio dei grossi commercianti; poichè tutte le spese e tutta la perdita di tempo che deve sopportare il commerciante minuto per introdurre il suo piccolo carico, oltre al dazio che deve pagare, distruggono il suo tornaconto; mentre per un grosso carico le spese e la perdita di tempo sono approssimativamente le stesse, senza dire che il contrabbando in grosso, almeno in parte, è più facile e dà mag- giore utilità. ‘ È comune desiderio dei buoni economisti che cessino questi dazii di confine e di barriera, Ed il Belgio ha dato già la prova di abolire i dazii di consumo sin dal 1860 sostituendoli con altri dazii, e vi si trova bene. Certamente, non può uno Stato solo levar le tasse doganali e i dritti marittimi, senza che gli altri Stati facciano lo stesso, altrimenti recherebbe una grave per- turbazione agl’ interessi economici del suo paese, non mantenendo la bilancia nel cambio, lasciando fuori tassare le proprie merci e concedendo dentro una franchigia alle merci estere. Onde, tutto quello che.si può in atto desiderare per questa parte, si è che penetrando dovunque i buoni principii economici, si venga mano mano scemando il dazio di confine, sino all’ abolizione totale. -Invece, per quel che riguarda il consumo interno, lo Stato è sempre in grado di abolirlo, purchè sappia sostituirvi altra tassa che colpisca tutti come equiva- lente alla tassa sul reddito non accertabile, e che intanto non costi quanto quella del dazio-consumo per esigerla, non faverisca il contrabbando con affidarne |’ ap- plicazione alla sola moralità, né rechi alla libertà del commercio quei gravi incep- pamenti, Le tasse sulle fabbricazioni diverse delle bevande, dell’ alcool, della polvere da fuoco, della radice di cicoria, dei tessuti ecc., quantunque in alcune parti del nord di Europa dieno un grosso provento allo Stato, pure non sembra che possano essere raccomandate dalla scienza economica, e che tra noi, popolo meridionale, possano ugualmente fruttare, specialmente quelle sulle bevande. La scienza non le racco- manda, perchè son tasse, la cui applicazione deve per necessità essere affidata del tutto alla variabile moralità dei fabbricanti e di coloro che debbono control- larli. Per altro, son esse pure impeditive del commercio e del libero scambio, son quindi favorevoli al monopolio, come al contrabbando, che sempre ricade in doppio danno dei consumatori e dei contribuenti, come abbiamo sopra accennato, Il biso- gno poi delle bevande non è tra i popoli meridionali di quella entità che si speri- menta nei luoghi più freddi, ove l’ accresciuta funzione respiratoria fa vieppiù sentire la necessità delle materie carbonifere nella forma liquida, materie che sosten- D4 I PRINCIPII DIRETTIVI gono lo scambio della respirazione e che appunto si ricevono per mezzo delle continue bevande alcooliche ed aromatiche. Onde, il prodotto di una tassa sulle bevande tra noi dovrebbe produrre assai meno, che nel continente settentrionale dell’ Europa. E poichè l’ utile, che attualmente si trae dalle poche tasse di fab- bricazione di alcool, birra ece., è veramente poco, L. 1,900,000, non è mai da con- sigliare la maggiore estensione di tasse di tal genere; ma piuttosto se ne deve promuovere l’ abolizione, mentre ancora la cosa è in sul principio, e non vi sono interessi quesiti in contrario. Ed è da notare che la detta tassa di fabbricazione rende tanto, perchè non si restituisce la tassa pagata, a coloro che esportano fuori del regno gli alcool, prin» cipalmente sotto la forma del vino Marsala, restituzione che per legge sarebbe dovuta, e che (con poco decoro veramente) non si fa mai, adducendo sempre a pretesto che mancano i mezzi per fare la prova dell’ alcool che in detto vino si contiene, ovvero stancando i fabbricanti dal ripeterla, poiché dovrebbero venire dal centro le autorizzazioni, per le quali bisognerebbe colà piatire con avvocati e con ulteriori dispendii. Ma, se queste restituzioni si facessero, la tassa anzidetta darebbe anche minor provento. $ 21. — Proposta per surrogare altra materia tassabile e per pareggiare le finanze dello Stato. Or è chiaro che, dovendo pensare ad abolire, quando che sia, e quanto più presto si possa, questi dazii di confine, di barriera e di fabbricazione, è d’uopo prima studiare qual’ altra materia tassabile si potrebbe loro sostituire, che non avesse. medesimi loro difetti, e che mentre abbracciasse tutti come un equivalente del comune reddito inaccertabile, avesse pure criteri abbastanza sicuri, per non rima- nere del tutto appoggiata sulla ben variabile moralità individuale. Secondo l'opinione mia, la materia tassabile da sostituire alle dogane, consumo ‘e fabbricazioni diverse, dovrebbe essere il valore locativo delle case, ma non nel modo in cui si vuole attualmente applicare e percepire, bensi con un criterio fermo ed indipendente dalla suddetta moralità. La tassa dovrebbe applicarsi come ali- quota di un contingente fisso sullo imponibile di ciascuna casa abitata, qualunque pur sia l’attuale sua locazione vera. Gl’imponibili sono punti fermi che non possono alterarsi, e dispensano dalle non facili indagini sugli affitti presenti, o peggio, sugli affitti possibili. La tassa per ogni casa abitata dovrebbe riscuotersi dal padrone della casa stessa, il quale avrebbe dritto di ripeterla dal conduttore, o di cumu- larla alla locazione. Così si avrebbe criterio certo e sicurezza di esazione; e poiché sarebbe una tassa generale, non vi sarebbe timore di sperequazione tra il proprie- tario di una casa e quello di un’ altra, nè timore di allontanare i conduttori, o di colpirli in modo sproporzionato alle rispettive fortune, Or, facciamo l'ipotesi più larga, supponiamo, se sia possibile, abolire insieme le DELLE TASSE ITALIANE 55 dogane e dritti marittimi, il dazio-consumo e quello sulle varie fabbricazioni, Sup- poniamo altresi, a complemento della ipotesi, che Io Stato tolga ai comuni ed alle provincie i centesimi addizionali sulle tasse fondiarie e li faccia suoi, lasciando invece ai comuni ed alle provincie il dritto di porre un dazio di locazione nel modo suindicato, equivalente a ciò che perdono per il dazio-consumo e pei sudetti centesimi addizionali. In tal caso lo Stato può far suoi i 141 milioni circa di sovrimposte provinciali e comunali (vedi la Tav. VI), e questa somma vale più di quella che lo Stato ritrae di netto dalle dogane, dazii marittimi, consumo interno e fabbricazioni, Infatti, egli ricava di lordo da tali dazii sommati insieme L. 156,340,000, e deducendone le corrispondenti spese in L. 17,663,753 (vedi la Tav. X), restan di netto L. 138,676,217. — Comuni e provincie dovrebbero in tal caso ricuperare le dette somme delle sovraimposte in +. + + + 0 + + + + I 140,932,226 > più gl’ introiti che perderebbero i comuni per l'abolizione del dazio- consumo, che ascenderebbero, giusta la Tav. X,.a . è. +» 56,153,564 » _________________——_——— Deducendo da tale cifra la spesa per il dazio-consumo, che i co- muni più non farebbero, come nella detta Tav. X, in. ». +. L 7,432,638 » Resterebbero di netto L, 189,653,152 » Si dovrebbe dunque provvedere ad una tale cifra con la tassa di locazione anticen- nata sullo imponibile dei fabbricati di tutta l’Italia, il quale ascende a L. 325,827,600. Il che produrrebbe un’aliquota di 0,5831 circa, da gravarsi sul detto imponibile, e da porsi a carico dei conduttori delle case, obbligati sempre i proprietarii a darla per esatta. In tal caso però non si pagherebbe più alcun dazio di consumo, nè di dogane, di dritti marittimi, di fabbricazioni,—Vediamo ora se tutti ci avremmo un gran tornaconto. Si deve prima osservare che l’attuale imponibile dei fabbricati, non solo rap- presenta la media delle locazioni di un quinquennio, e non solo non attinge mai la realtà delle locazioni stesse, ma anche ha la sottrazione di un sesto per gli acconci e ripari, e di altro sesto circa per tutte le altre spese di vuoto per pieno, dritto d’acqua ed altri pesi. Onde l’imponibile risulta sempre inferiore ai due terzi della locazione vera. E perciò si può ritenere che la detta aliquota del 0,5831 sull’imponibile dei fabbricati, rispetto alla locazione vera, può rappresentare il terzo. Sarebbe dunque lo stesso che aumentare la locazione di un terzo, e così surrogare cotesti dazi, che resterebbero aboliti. Con queste basi, possiamo considerare tre diversi ordini di locazione, cioè : 1° la locazione minima della casa di famiglia povera, che può anche scendere sino ai 15 centesimi per giorno, 2° la media locazione che batte intorno alle L. 600 annuali, 3° la massima che potremo fissare intorno alle L. 3,000. La famiglia povera paghe- 56 I PRINCIPI] DIRETTIVI rebbe ogni giorno 5 centesimi in più del suo fitto, che nemmeno rappresentano il dazio di un solo litro di vino di una giornata, e sarebbe discaricata d’ ogni altro dazio di consumo e di dogane. La famiglia mezzana pagherebbe sole L. 200 annuali in più, equivalenti appena al dazio di consumo giornaliero che essa paga, calcolandolo alla ragione minima di centesimi 55 per giorno, e sarebbe egualmente libera dei pesi doganali. La famiglia ricca pagherebbe L. 1000 annue, ma sarebbe questa somma compensata con usura, dalla cessazione, non solo del dazio di con- sumo sulla sua tavola e su’ suoi combustibili, ma anche delle dogane, che essa paga assai più, per lusso di abiti, mobiglie, cocchi ed ogni altro ornamento fore- stiere. Vi ha dunque un vero tornaconto per tutti a convertire in una tassa sul valore locativo, mercè un’aliquota sull’imponibile catastale, tutti cotesti dazii. Fin qui abbiamo considerato l’ipotesi più larga, cioè la loro generale abolizione, senza pure preoccuparci del deficit che ha lo Stato. Or, facciamo un’ipotesi diversa, cioè che lo Stato non possa presentemente abolire le dogane, perchè non vi è l'adesione degli altri Stati. Siccome però egli ha un disavanzo di 100 milioni circa, oltre al prodotto presunto dalle tasse testè imposte, così potremo immagi- nare che lo Stato prenda per sè i 141 milioni delle sovratasse comunali e pro- vinciali, abolendo intanto il dazio di consumo che gli dà l’ introito di 60 milioni circa. Avrebbe quindi 81 milioni per coprire il suo disavanzo, ed il resto, a compi- mento dei 100 milioni, sarebbe pur coperto dall’aumento naturale di tutte le altre tasse. Così lo Stato sarebbe prossimo al pareggio, si potrebbe anzi ritenere che lo raggiungerà con certezza. Egli poi dovrebbe lasciare che le provincie ed i comuni, invece delle sovrimposte cedute allo Stato e del dazio-consumo che pure dovreb- bero abolire, potessero imporre la tassa di locazione coll’ aliquota come sopra sul- l’imponibile dei fabbricati, cioè coll’aliquota del 0,5831, Allora si avrebbe un vero guadagno nella famiglia povera, che pagherebbe una tassa nel suo complesso infe- riore all’intiero dazio di consumo che Ie spetterebbe. La famiglia media, che costi- tuisce la grande generalità, presso a poco resterebbe nelle condizioni in cui è, per- chè la tassa di locazione sarebbe l'equivalente del suo attuale dazio di consumo, da cui resterebbe dispensata. Un po’ di perdita resterebbe alla sola famiglia ricca, che pagherebbe, in proporzione al lusso della sua casa, una tassa di locazione al- quanto superiore al suo attuale dazio di consumo. La tassa doganale resterebbe per tutti nelle stesse proporzioni, in cui la paghiamo, salvo a farla cessare quando vi sarà il consentimento degli altri Stati, e sarà intanto cessato il presente biso- gno del nostro erario. Lo Stato però avrebbe in questo modo raggiunto il suo pa- reggio: il che non sarebbe piccolo utile per tutti e politicamente e finanziariamente, poichè acerescerebbe la sicurtà interiore ed esterna, diminuirebbe sensibilmente l’aggio, e ci porrebbe sulla buona via di togliere il corso forzoso, da cui promana attualmente un continuo squilibrio della finanza pubblica e della privata. DELLE TASSR ITALIANE 57 Ma è bene avvertire che non potendo per ora abolire le dogane, è necessario circondarne la riscossione con tali cautele, che non la lascino soltanto in balia della moralità dei dichiaranti e degli agenti della finanza. Non vi è persona, che non sappia quali e quanti sieno gli abusi in questo ramo. Mentre le tasse doganali dovran conservarsi, bisogna almeno che lo Stato si associi i privati nella sorve- glianza della percezione, dividendo con essi gli utili al di là del limite che pre- sentemente ne ricava, e adottando la forma della regèa cointeressata. $ 22. — Riassunto generale. Riassumo ora in breve le idee che ho svolto in questo mio qualunque siasi lavoro. Le tasse non rappresentano un compenso di servigio che ci sia da altri reso, ma una prelevazione che noi stessi dobbiamo fare sui nostri prodotti, all'oggetto di concorrere in comune alle spese di quei beneficii, che non potremmo colle forze nostre, né con quelle della nostra famiglia, procurarci. I beneficii che dallo Stato riceviamo, sono di due ordini, taluni diretti e speciali, altri indiretti e comuni, I primi si debbono far pagare da quelli che direttamente li ricevono, per quanto però sia possibile: taluni costano tanto, che sarebbe insop- portabile a quelli che li ricevono il pagarli per intiero; altronde, essi refluiscono sempre in vantaggio indiretto della comunità. La spesa che non può ricavarsi da coloro che li pagano, e tutta la spesa necessaria pe’ beneficii di ordine generale e comune, debbono porsi a carico della massa. Tra le tasse, che servono a pagamento di beneficii speciali, ho dovuto includere quelle di successione, di manomorta, di società industriali, commerciali ed istituti di credito, di registro, d’ipoteghe e di carta bollata, comechéè tutte concorrenti a pagare le spese che lo Stato fa per assicurare la proprietà capitalizzata, la libertà di disporne, l’ ordine delle successioni, e per dirimere tutte le liti che ne nascono, La somma delle spese inservienti a’ beneficii comuni, e di quelle altre che non si possono pagare da coloro che ricevono i beneficii speciali, costituisce l’insieme della spesa che deve dividersi alla massa de’ contribuenti pro rata. Ed affinchè cotesti due ordini di spese non sieno pesanti più di quello che sia necessario, fa d’ uopo semplicizzare i servigii, togliere all’ amministrazione della giustizia, ed a quella delle finanze, tutte le forme centralizzatrici e procedurali che già si conoscono essere di nissuna garanzia alle parti, né allo Stato, ed esser fonti di lungaggini e d’ infinite spese. Le poste edi telegrafi son quelle due amministrazioni, che fan costare i loro servigii il men che si possa, tanto che esse sole pagano la propria spesa colle loro entrate, anzi rendono allo Stato un guadagno, Fa d’uopo inoltre economizzare su tutta l’amministrazione, e specialmente sui la- vori pubblici, guerra e marina, che sono i tre più grossi bilanci, dai quali nasce il nostro disavanzo. Ma, tale economia non deve andare sino al disarmo, come ta- Giornate di Scienze Nat. ed Econ. Vol. X. 8 58 1 PRINCIPII DIRETTIVI luni ci consiglierebbero, per doverci poi rendere satelliti di qualche forte alleato ed imporci una politica non conforme ai nostri veri interessi. Fatta ogni possibile semplificazione di servigii ed ogni economia di spese men necessarie, si costituisce una massa di spese, dalla quale bisogna «detrarre: 1° il reddito del patrimonio dello Stato, intorno al quale è desiderabile che :se ne com- pia al più presto la conversione in rendita sul Gran Libro, e questa venga tosto radiata dal debito pubblico a scanso di ulteriori spese amministrative; ‘2° i pro- venti delle privative dei sali e dei tabacchi, mentre lo Stato non è ancora in grado di spogliarsene; 3° il ricavato del lotto, mentre ancora il grado di civiltà e mo- ralità pubblica non permette di abolirlo. Eseguiti questi diffalcamenti dalla massa delle spese comuni, quel che resta deve dividersi pro rata a tutti i contribuenti. Se tutto il reddito quotidiano e minuto di ciascuno fosse accertabile, nulla di più semplice che applicarvi la tassa unica proporzionale, come si desidera da molti economisti. Ma, appunto questo minuto accertamento sarà sempre impossibile, perchè il voler entrare in questo minuto esercizio del lavoro individuale, oltrechè non rie- scirebbe mai allo scopo, nuocerebbe alla stessa libertà ‘dél lavoro. Sarebbe poi un errore grave far pagare questa enorme massa di tasse dalla sola rendita accerta- bile, poiché essa ne resterebbe schiacciata ed oppressa, non altrimenti che si di- struggerebbe ogni superfluo ed ogni lusso, se sopra di essi ‘sòli si volessero caricare tutte le imposte. Bisogna dunque dividere in due la massa delle tasse, cioè, una parte sulla ren- dita accertabile, ch'è la fondiaria rustica ed urbana e la ricchezza mobile, ed un’al- tra sopra diverse materie, equivalenti al reddito singolo inaccertabile di ciasche- duno, le quali sarebbero: la macinazione, le dogane appoggiate ad una regia coin» teressata, mentre ancora non vi sarebbe il consenso generale degli altri Stati per abolirle generalmente, come è giusto di fare, e finalmente la locazione delle case. I dazii di confine e di barriera, come tutte le tasse di fabbricazione, non avendo cri- terii fissi e dipendendo interamente dalla troppo variabile moralità umana nell’ ap- plicazione e nella riscossione, riescono ingiusti, vessatorii, poco fruttuosi allo Stato, gravosi ai contribuenti, utili sempre ai contrabbandieri ed a quelli che li favori- scono. Per applicare le tasse su quelle tre specie di rendita accertabile, come pure alla macinazione ed al valore locativo delle case, son necessarii criterii fermi, e quanto men si possa dipendenti dalla moralità individuale. La guida per stabilire questi criteri può soltanto trovarsi negl’ imponibili catastali dei fabbricati, dei terreni e dei mulini. Gl’ imponibili debbono prendersi dal reddito vero di un lungo periodo di tempo, di un trentennio almeno, per evitare le frodi e le simulazioni, e per non cadere nelle utopie del reddito possibile che mai ‘non corrisponde ‘al vero. Ma, perchè si possano avere gli elementi veri del reddito, è necessario ‘nie- gare l’efficacia giuridica agli atti non registrati, istituendo però la ‘registrazione segreta. — Pei mulini, sarebbe giusto stabilire l’ aliquota di ciascuno col doppio DELLE TASSE ITALIANE 59 rapporto, della molenda locale in confronto al dazio dello Stato, e della stessa in confronto alla media dell’ imponibile e dell’ ultimo decennio degli affitti, Se poi si trovasse un congegno meccanico, che veramente pesasse o misurasse il grano, senza transatti ed arbitrii, come attualmente si fa con tante sperequazioni e litigii me- diante il contatore, allora soltanto si potrebbe scegliere a criterio dell’applicazione della tassa il suddetto congegno. Ed anche la ricchezza mobile ha criterii fissi per essere tassata, sono appunto i criteri della legge del 14 luglio 1864. Commissioni elette dalla magistratura dovrebbero con quei criterii distribuir la tassa in forma di contingente alle pro- vincie e quindi ai comuni, da essi poi alle classi desunte dal censimento della popolazione; e queste dovrebbero farne la divisione fra di loro. Passate allo Stato le sovrimposte comunali e provinciali ed abolito da sua parte il dazio di consumo, egli avrebbe quanto sarebbe necessario per giungere al bra- mato pareggio. Le provincie ed i comuni, che dovrebbero del pari abolire il sudetto dazio, si rinfrancherebbero della rispettiva perdita delle sovrimposte e del dazio di consumo mercè una tassa sul valor locativo, Ia cui aliquota sarebbe del 58 per °% circa sull’imponibile fisso delle case, che presso a poco corrisponderebbe all’ au- mento di un terzo del valore locativo, aumento che sarebbe a dovizia compensato dall’ abolizione. del dazio. di consumo, col quale e poveri, e ricchi, e ceto medio, pa- gano assai più di un terzo del valore locativo delle rispettive case di abitazione. Se sarà riconosciuto essere unità logica ed armonia in questi principii, ed esservi tatto pratico nella loro applicazione, io mi reputerò abbastanza contento. INDICE 8 4. Introduzione... ..... SR sane Ra cancia BR So ono ARI $;2. Fondamento:generale delle:tasse: 1.7.0} do e 'ereraseie eee etnei $ 3. Opinioni diverse sulla materia tassabile.....0 000000000 0000000000000 D_7 $ 4. Reddito accertabile e reddito inaccertabile...... 00.0.0000 00000000000 DI $ 5. Tassa per benefizii speciali ............ Sielia Gta SEI So De $ 6. Se debbano porsi tra le tasse per servigi speciali quelle di successione, manomorta, società industriali ed istituti di credito, registro, ipoteghe e carta bollata. ... » 18 $ 7. Diffalcamenti a farsi dal bilancio passivo : patrimonio dello Stato, privative, lotto. » 24 $ 8. La spesa e l’economie. LL... PRE APP EIR g $ 9. Proporzione delle tasse sulla rendita accertabile e sulla materia equivalente alla rendita inaccertabile; 2 Ls eis eten eretta ale ea alta ie ei AIN DIE $ 10. Rendite accertabili. Falsa teoria sulla tassa fondiaria... ... 000000000000 ) 28 $ 4. Criterii per l'accertamento del reddito fondiario e sua tassazione. Errori gravi. » 27 $ 42. Imposta fondiaria erariale e sovrimposte comunali e provinciali. . ......... 2 Sf $ 43. Imposta sulla rendita mobile. Obbiezioni. ...... 000000 Re e DEE) $ 44. Tasse che devono affidarsi alla sola moralità degl’individui per applicarle .... » 34 $ 15. Criterii per l’applicazione della tassa sulla rendita mobile .......00.0- +00? 36 $ 16. Necessità di negare l’efficacia giuridica agli atti non registrati... .......... N 39 $ 417. Materie tassabili in equivalenza al reddito incapace di accertamento. Tassa sul macinato e suoi antichi erronei Criterii . ....0 000000200 000000000000 3 42 $ 48. Criterio erroneo del contatore per accertare il macinato. . + .0000 0000000 1) 45 $ 19. Altro criterio per imporre la tassa sul macinato... 0-.2c00000000000000 ) 49 $ 20. Tasse di fabbricazione, di confine e di consumo. — Si combattono. . . ....... è SI $ 24. Proposta per surrogare altra materia tassabile e per pareggiare le finanze dello Stalolisia rei RIE RO I) ANO RATIO. E O) 232. Riassunto: generale es.» cose ssa ovale etciotarataio eo nie ea ae eee eee te DO ATTI DEL CONSIGLIO DI PERFEZIONAMENTO DA GENNARO A TUTTO DICEMBRE 1874, Tornata ordinaria del 25 gennaro 1874 Presidenza del prof. Commendatore Corleo. Essendo il Consiglio in numero legale, il Presidente all’1 p. m. dichiara aperta la seduta, Il socio prof. Doderlein presenta un uccello dei paesi settentrionali Fratercula artica, che raramente arriva sul littorale siciliano in inverno, e che fu donato al Museo dell’Università dal signor Salvatore Vetrano. Il Presidente presenta la circolare del Comitato permanente residente in Roma della Società italiana del Progresso delle Scienze, colla quale invita il Consiglio a fare adesione al programma della stessa Società. — Il Consiglio aderendo a ciò, de- libera di rimanere incaricato il Presidente a comporre una Commissione per iseri- vere il rapporto di tutti i lavori già eseguiti dal Consiglio stesso dalla sua ori- gine sino a tutto il 1873, da presentarsi nella prima riunione della Società, che avrà luogo nel 1874, Il socio prof. Caldarera presenta un suo lavoro, perchè sia pubblicato nel gior- nale. Il Consiglio nella semplice considerazione, che esso lavoro è molto lungo, delibera di affidarne la distribuzione nel giornale alla Presidenza. Tornata ordinaria del 16 febbraro 1874 Presidenza del prof. Commendatore Corleo. Il Presidente apre la seduta all’1 p. m. facendo dar lettura di una nota mini- steriale portante la data del 24 gennaro ultimo num. 35, colla quale si accordano a questo Consiglio L 1000 onde far fronte alle spese più urgenti della pubblica- 62 ATTI DEL CONSIGLIO DI PERFEZIONAMENTO zione del giornale. — Elevasi questione circa la sufficienza o pur no dei mezzi ne- cessarii a questo oggetto, e sulla proposta del socio prof. Tacchini, il Consiglio delibera di ringraziare il Ministero di Agricoltura e Commercio del conceduto sus- sidio, insistendo però a che questo sussidio divenga annuale, ed oltre a ciò che il Ministero stesso voglia pur concedere due premii di L. 500 per uno da potersi largire rispettivamente a quegli scrittori, che presentassero al Consiglio nel corso dell’anno delle memorie sulla statistica e sulla agricoltura, le quali fossero degne di premio e della pubblicazione nel giornale. Il Presidente dà una lettera ufficiale del Sindaco in data del 6 di questo mese num, 704 colla quale è detto, che tra i progetti che son messi avanti per dare allo Istituto Tecnico un fabbricato adatto, essendosi riprodotto e raccomandato quello di collocarlo nell’ex monastero e chiesa dei Sette Angeli, che il Municipio non ha tuttavia il possesso in regola dei detti locali, imperocchè l’amministrazione del fondo pel Culto aveva autorizzato le monache ad abitare il monastero, e la Chiesa si trova ceduta alla Prefettura per uso d’una Società operaia. Il Sindaco ciò manifestando, dichiara che va a dirigersi al Prefetto, perchè vo- glia cooperarsi a togliere ogni ostacolo per la concessione diffinitiva dei nominati locali in favore del comune, ed invita il Presidente del Consiglio a mandargli il progetto artistico che lo Istituto avea fatto per Io adattamento di essi, non che la relazione della spesa bisognevole, onde poter mettere l’amministrazione comu- nale nella condizione di prendere una determinazione con piena cognizione di causa. Su questo argomento parlavano i signori Corleo, Vanneschi, Deltignoso, Turrisi, Damiani, Caldarera, Sampolo e Fasce, ed astrazion fatta, che tanto il progetto ar- tistico, quanto la relazione della spesa, faron mandati dalla Presidenza sin dal 1872 al Municipio, onde convenga ivi farne ricerca; il Consiglio delibera di pregarsi il Ministro di Agricoltura, Industria e Commercio, aceiocchè faccia opera presso il suo collega di Grazia e Giustizia e Culto, per venire concesso nelle forme regolari al comune di Palermo il locale suindicato dell'ex monastero dei Sette Angeli, già domandato dal Comune nei termini di legge, e difatto posseduto dallo stesso, e ciò nello scopo di fabbricarvi il locale per l’Istituto tecnico, di cui si ha somma urgenza Finalmente si apre la discussione sui mezzi di esistenza del giornale, sulla quale prendono la parola i signori Corleo, Tacchini, Deltignoso, Caldarera, Vanneschi, Da- miani e Albeggiani. i Il socio prof. Tacchini fa l'esposizione della spesa fattasi all'uopo nel 1873, sia per la parte delle Scienze naturali, matematiche, economiche e statistiche, sia pei lavori del real Osservatorio astronomico, sia per quelli della Società degli Spet- troscopisti, fondata in Italia col suo centro in. Palermo, Il Consiglio, visto, per l’anno corrente può disporre di L. 3,150 per sopperire alla pubblicazione del suo giornale delle materie suindicate, inclusa la spesa pei ATTI DEL! CONSIGLIO DI PRRFEZIONAHENTO 63 quadri sinottici, per le tavole litografate, e per gli estratti dei lavori spettrosco- pici; delibera di fissarsi per l’anno stesso la detta cifra di L. 3,150 cioè, L. 1,800 per le scienze naturali, matematiche e morali, L. 550 pei lavori astronomici, e iL. 800 per quelli spettroscopici, Tornata ordinaria del 6 aprile 1874 Presidenza del prof. Commendatere Corleo. Costituendo legale la seduta il numero dei socii intervenuti, il Presidente la di- chiara aperta all'una p. m. A proposta del Presidente, il Consiglio si è occupato della natura e degli assegni del Consiglio medesimo, ed ha osservato: Che con Decreto legislativo del cessato governo Borbonico, previo avviso del Con- siglio di Stato, in data 9 novembre 1831, e con statuti approvati collo stesso De- creto era stato fondato in Palermo un Regio Corpo accademico per la Sicilia sotto nome di Reale Istituto d’ Incoraggiamento, specialmente destinato a far fiorire ‘nella Sicilia le scienze naturali, come l’agricoltura, l'economia pubblica e privata, le matematiche, la fisica, la chimica, la storia naturale, la veterinaria, ed altre scienze analoghe. — I soci di detto Istituto eran divisi in tre categorie, ordinarî, onorari, e corrispondenti, si eligevano dai soct stessi ordinari, e si approvavano dal governo. — I soci ordinart godevano di un gettone mensile di presenza. L’ Istituto doveva promuovere una esposizione biennale con premt di arti ed in- dustrie, tenendosi per tale oggetto in corrispondenza coi presidenti delle Società economiche, dei Capi-luoghi di provincia. Doveva invigilare sull’ uso delle priva- tive. Doveva coronare con premî di ducati 100 per ognuno, pari a L 425, tre memorie in ogni biennio sopra temi proposti dall’ Istituto stesso. Per adempiere a tutto ciò, coll’art.-3° del sudetto R, Decreto legislativo, vennero assegnate all’Isti- tuto onze mille annuali, pari a L. 12,750 delle quali poi con l’art. 164 di detti statuti, furono posti due terzi a carico del fondo comune delle valli (provincie), un terzo a carico della Tesoreria dello Stato, e l’altro terzo a carico del Comune di Palermo. — Indi con regolamento approvato in data 19 gennaro 1840 fu dispo- sto che tanto i due terzi a carico delle provincie, quanto il terzo a carico della Tesoreria generale fossero pagati dalla detta Tesoreria. Che con R. Decreto del 2 novembre 1864, e con Regolamento dal medesimo approvato veniva disciolto per la forma il detto Istituto d’Incoraggiamento ed in suo luogo e vece veniva stabilito un Corpo accademico sotto la denominazione di ‘Consiglio di perfezionamento, al quale si dava pure l’ufficio d’intendere alla dif- fusione delle scienze matematiche, naturali ed economiche, ed alle loro applica- zioni all’ agricoltura ed alle ‘arti. Gli si assegnavano tre ordini di socî, ordinari, 64 ATTI DEL CONSIGLIO DI PRRFEZIONAMENTO emeriti, e corrispondenti, da eliggersi dagli stessi soct ordinart senza bisogno di approvazione o di conferma. — Del pari gli si dava l’ufficio di promuovere espo- sizioni con premi dei prodotti di manifattura e di agricoltura, e di coronare me- morie in ogni anno. — A dippiù gli si dava il dovere di pubblicare i suoi lavori in un periodico, di dare conferenze e letture pubbliche, e d’invigilare sul R. Isti- tuto Tecnico di Palermo, come Giunta di vigilanza. — Per l'adempimento di tutti questi obblighi nello art. 42 del cennato Regolamento disponevasi: « Le spese occorrenti saranno fatte sui sussidi assegnati dallo Stato, dalla provincia e dal comune, e sui donì dei privati. » Or è chiaro, che la fondazione di un Corpo morale, di una R. Accademia eretta e dotata dallo Stato, mediante Decreto legislativo, in epoca nella quale tutti i poteri erano concevtrati nel monarca, non poteva mai distruggersi sotto il seguente Go- verno costituzionale per semplice decreto del Governo, e senza l’intervento del potere legislativo: perciò il detto Decreto del 2 novembre 1864 non può riguardare, che il solo scioglimento della forma del R. Istituto d’Incoraggiamento, o piuttosto la trasformazione del medesimo nell’ altro R. Corpo Accademico, che è ora il Consi- ‘ glio di Perfezionamento, al quale tutti gl’ incarichi dell’ Istituto sono affidati, meno quello poco importante d’invigilare sull’uso delle privative, e per sovrappiù gli sono state date altre interessanti incumbenze, come quelle di vigilare sul R. Istituto Tec- nico, di pubblicare un periodico, e di tenere pubbliche conferenze.— Se non vi ha più l'obbligo dell’approvazione governativa de’ soct, ciò non toglie al Consiglio la sua ori- ginaria qualità di Regia Accademia, essendo conforme alla indole dei tempi lasciar libera la nomina dei socî all'Accademia stessa, senza escludere che di loro si dia co- noscenza al Governo; ed infatti la prima nomina de’ socî ordinart del Consiglio fu fatta dallo stesso Governo, come fu fatta al 1831 quella de’ soct ordinarî dell’Istituto. Finalmente, se il gettone di presenza a favore dei socî ordinari è stato abolito, pure cotesta spesa, che allora assorbiva la parte principale della dotazione deve ora dedicarsi alla pubblicazione dello importante periodico del Consiglio, la quale per le originali memorie e pei disegni annessi non costa meno di L. 5,000 in ogni anno, ed alle pubbliche conferenze che costano circa L. 1,000 annue per gli ap- parati, tabelle, inservienti e tutto 1’ abbisognevole. Nè può il Consiglio promuovere l’esposizioni, nè coronare le memorie, com’ è suo dovere, per mancanza dell’ assegno corrispondente. — 0r lo assegno sul bilancio dello Stato, già fatto sin dal 1831 col detto R, Decreto legislativo, lungi dall’es- sere stato abolito, è stato confermato dal riferito art. 42 del Regolamento che de- stina alle occorrenti spese i sussidt assegnati dallo Stato, né altri gliene furono assegnati, che quelli del 1831, i quali da nessuna disposizione legislativa sono stati abrogati, Che però la provincia ed il comune di Palermo corrispondano tuttavia quasi un terzo nella complessiva somma di L. 4,000. Considerando pertanto, che la Sicilia non avrebbe avuta mai altra accademia ATTI DEL CONSIGLIO DI PERFEZIONAMENTO 65 regia, e che riconoscendo al Consiglio di Perfezionamento, come trasformazione dell'Istituto d’Incoraggiamento, questa sua originaria qualità con tutte le prero- gative annesse è pur giusto, che dallo Stato gli venga corrisposto l’ assegno già stabilito con Decreto legislativo non mai abrogato. Il Consiglio ad unanimità di voti delibera di pregare il R. Ministero di Agricol- tura, Industria e Commercio, da cui dipende, acciocchè riconoseendogli l’ antica qualità di Regia Accademia con tutte le prerogative annesse, già possedute dal R. Istituto d’ Incoraggiamento di Sicilia, dalla cui trasformazione il Consiglio di Perfezionamento è venuto per il R. Decreto del 2 novembre 1864, si degni in con- seguenza ripristinargli sul bilancio dello Stato l’antico assegno che aveva il detto Istituto, in corrispondenza a quello che gli mantengono la provincia, ed il comune di Palermo. E poichè gli attuali soct sieno dal Governo riconosciuti, come quelli d’ ogni al- tra accademia regia, delibera di rassegnarsi al Pubblico Ministero lo elenco no- minativo di tutti i socî ordinarî, corrispondenti ed emeriti, e così dargliene cono- scenza in ogni altra nuova nomina. Dopo ciò il Consiglio a proposta pure del Presidente, ha osservto, che il pro- fessore Ceradini non più residente in Palermo essendo stato nominato professore nella Scuola degl’ Ingegneri di Roma, e quindi all’unanimità ha deliberato di pas- sarlo a socio corrispondente, riserbandosi a provvedere alla nomina del socio ordi- nario di rimpiazzo nella prossima seduta, Tornata ordinaria del 12 aprile 1874 Presidenza del prof. Commendatore Corieo. Il Presidente apre la seduta all’ una p. m.—I soct Corleo, Tacchini, Cacciatore, e Fasce propongono a socio ordinario il prof, Campisi Giovanni in sostituzione del prof. Ceradini passato a Roma. I soci Doderlein, Fasce, Tacchini e Corleo propongono a soct corrispondenti i signori generale Menabrea, e il prof, De Betta. I soct Tacchini, Paternò, Piccolo propongono a socio corrispondente il signor F. Colonna duca di Reitano, Il prof. Paternò chiede di vedere i verbali del Consiglio delle sedute precedenti relative ad una Commissione nominata per riferire intorno a cose inerenti alla pubblicazione del suo giornale. Il prof. Tacchini riferisce varie sue osservazioni astronomiche delle quali si an- nette un sunto nel presente verbale, e il Consiglio ne delibera la pronta pubbli- cazione nel suo giornale. Giornale di Scienze Nat. ed Econ. Vol. X. 9 66 ATTI DEL CONSIGLIO DI PERFEZIONAMENTO Tornata ordinaria del 24 maggio 1874 Presidenza del prof. Commendatore Corico, Il Presidente apre la riunione all’ una p. m. Il prof. Piccolo tesoriere del Consiglio, presenta alla Presidenza il bilancio del Consiglio stesso dal 1° aprile 1873 al 1° aprile 1874. Il Presidente in risposta alla interpellanza del prof, Paternò, fatta nella prece- dente seduta, fa conoscere al Consiglio , che nella sedata dell’8 dicembre 1873 dietro proposta della Presidenza medesima, nominava una Commissione composta del prof. Gemmellaro, Paternò, e Tacchini per istudiare le condizioni del Gior- nale del Consiglio e riferire sul migliore andamento da darsi al medesimo; che nella seduta del 16 febbraro intese le intenzioni della Commissione, il Consiglio de- libera le spese a farsi per il giornale del 1874, e finalmente che nel 24 febbraro veniva pubblicato il volume del 1873. — Il Consiglio approva l’operato del Presi- dente. Il prof, Doderlein riferisce alcune sue osservazioni geologiche e zoologiche fatte nel suo viaggio a Pantelleria, Il professore Tacchini riferisce alcune osservazioni statistiche sulle piogge e sulla temperatura del mese di maggio relative ad una serie di 84 anni. Il professore Inzenga fa osservare, che la straordinaria moltiplicazione delle api nel corrente anno deve appunto spiegarsi colla quantità delle piogge e della bassa temperatura del maggio, per le quali condizioni continuò più dell’ordinario la ve- getazione e l’inflorescenza di molte piante. Tornata ordinaria del 6 dicembre 1874 Presidenza del prof. Commendatore Corleo. Essendo legale il numero dei socî presenti il Presidente dichiara aperta la seduta. Esso riferisce il risultato degli esami e i provvedimenti disciplinari adottati nel- l’Istituto Tecnico per migliorare l’ andamento del medesimo, Lo stesso Presidente comunica una sua monografia sulle tasse, che il Consiglio delibera di pubblicare nel giornale. Il prof, Fasce presenta una nota del Dottor Abate, nella quale descrive la biflor- cazione delle fibre muscolari dell’ occhio dell’uomo, del bue, del cane e della pe- cora. Il Consiglio ne delibera la stampa. ATTI DEL CONSIGLIO DI PERFEZIONAMENTO 67 Il Presidente dà lettura di una lettera del Sindaco della città, nella quale espri- me il desiderio, che le conferenze del Consiglio trattino di preferenza temi di scienze sociali e morali. Tornata del 13 dicembre 1874 Presidenza del prof. Commendatore Corleo. Il Presidente apre la tornata all’ una p. m. Il prof, Caldarera presenta una memoria del prof. Nazani sulle fogne della città. Il Consiglio delega una Commissione composta dei signori Turrisi, Basile, e Paternò per esaminarla e riferire al Consiglio stesso. il Consiglio passa alla votazione del professore Campisi proposto nelle precedenti riunioni dello scorso aprile a socio ordinario, e viene così nominato con nove voti favorevoli e due contrari. I socî Turrisi, Gemmellaro, e Paternò propongono a socio corrispondente il Diret- tore della Stazione di Prava Ingegnere Briosi, e il signor Finocchiaro Aprile. 1 soct Corleo, Gemmellaro, e Fasce propongono a socio corrispondente il profes- sor Sirena. Con voto unanime furono nominati a soci corrispondenti i signori On. Senatore Conte L. F. Menabrea, Conte Edoardo De Betta e Duca di Reitano F. Colonna. — Il Consiglio a” termini del suo Regolamento in vigore è passato alla votazione del nuovo Seggio Presidenziale, e dei componenti la Giunta di vigilanza su questo Re- gio Istituto Tecnico per il biennio 1875-76, il di cui risultato è come segue: Presidente Prof. Commendatore Simone Corlco (confermato) Vice Presidente Prof. Cav. Gaetano Giorgio Gemmellaro (confermato) Segretario Prof. Emmanuele Paternò Vice Segretario Prof. Giuseppe Pisati Tesoriere Prof. Cav. Girolamo Piccolo (confermato) 68 ATTI DEL CONSIGLIO DI PERFEZIONAMENTO PER LA GIUNTA DI VIGILANZA Presidente Lo stesso Prof. Commendatore Simone Corleo Membri ordinarî Prof. Commendatore GAETANO CACCIATORE Prof. Cav. Pietro TaccHINnI (confermato) Prof. Cav. Lurr FASCE Prof. Giuseppe Pisati referendario Membri supplenti Prof. Cav. GiroLamo Piccoro (confermato) Prof. Cav. FRANCESCO CALDARERA. Il Consiglio in base delle sue stesse istituzioni e allo scopo di rendere più in- teressanti le sue riunioni, delibera di riunirsi una volta al mese, e d’invitare al- cuni tra i suoi membri a riferire in dette riunioni sui progressi della scienza che essi professano o di fare altre comunicazioni scientifiche a libera scelta. E in esecuzione di questo principio sono delegati a riferire : Per dicembre — Inzenga, Doderlein. Per gennaro — Gemmellaro, Tacchini, Per febbraro — Paternò, Per marzo — Turrisi, Fasce, Per aprile — Pisati. Tornata del 27 dicembre 1874 Presidenza del prof. Commendatore Corleo. ll Presidente comunica una lettera del prof. Campisi, colla quale ringrazia il Consiglio di averlo nominato socio ordinario, ed un’altra del Duca Colonna di Rei- tano colla quale ringrazia pure il Consiglio per la sua nomina a socio corrispon- dente, e offre in dono il suo periodico La campagna che il Consiglio riconoscente accetta. ATTI DEL CONSIGLIO DI PERFEZIONAMENTO 69 Il prof. avv. Sampolo manda in dono al Consiglio una sua pubblicazione sugli Istituti di Emenda. Il prof. Fasce riferisce sui titoli del prof. Sirena, e passate in rassegna le di lui importanti pubblicazioni lo propone a socio corrispondente. Il prof. Inzenga dà lettura al Consiglio di una nota sul seguito dei suoi studî intorno ai funghi di Sicilia, ed offriva le figure di tante belle specie mangereccie, come anche delle velenose. Il Consiglio ne delibera la pubblicazione della monografia e delle relative ta- vole. Il prof. Piccolo comunica allo stesso Consiglio i risultati di alcune ricerche fi- siologiche e anatomico-patologiche sul midollo spinale fatte in comune al prof, Si- rena, e legge una nota sulle alterazioni che si trovano nel midollo spinale dei cani, conigli o piccioni in seguito a compressioni o ad emisezioni del midollo spinale con le relative applicazioni fisiologiche. — ll Consiglio ne delibera la pubblicazione nel suo Giornale della monografia e delle tavole corrispondenti, In fine il prof, Pisati presenta una memoria, che tratta dell’influenza del calore sull’elasticità di tensione, ricerche di G. Pisati e M. Albeggiani, e il Consiglio ne de- libera la pubblicazione nel suo periodico. Dopo ciò fu sciolta la seduta. ELENCO DELLE CONFERENZE PUBBLICHE DATE NELLA GRANDE AULA DELLA R. UNIVERSITÀ PER CURA DEL CONSIGLIO DI PERFEZIONAMENTO IN PALERMO NELL'INVERNO 41874. I. Delle spugne e dei coralli . +... +... +00+0 ss Prof. cav. LuiGi FASscE II. Rocchetto d’ induzione e sue principali applica- ZIONI. > e e 0% ace dele asi e 00000) PIO DILIEEO CALI III. IV. V. Le tasse... ...0 000 0000000000000 Prof. Comm. Simone CorLEo VI. L'educazione civile della donna . ... 000 + Prof. Simone Cuccia VII. Il sole, la neve, la vite, il cholera. . + +00. Prof. cav. PIETRO TAccHINI sile isla eltnone ate cene TO ION GAMPISE VIII. IX. Le acque potabili . . . Prof. cav. Cesare FEDERICI X. Relazioni dell’intelligenza col cervello. ..... 00. XI. Gl istituti di credito e le casse di risparmio. . . . Prof. Tommaso Traina MEMORIE DELLA SOCIETÀ DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI ANNO 1874. 2 IM LLIATI ITIROOCORTTAAZ LION ATIDOZ ALTO IONE “Tano trenta matera PUR i an DICE cai x tuo 4, ima s0409 , orieeisss cima te. gione 2 Omeon a | “olov ti su: 619, Srpisal ca Acta “a se tubi PA sac i onkifang toftitacise Hina o. Reti gtolevigzzo 0dadom ib iob.ella Hgs'ato9 aa ssogmdiignoo otugae azasve «os1onot si nioig I sr # oiaomitage Inoitavrisieo 6 dI RED0sa "iteotr inoig ig pdf sodslgooaahttade 0 ; a solai; slive CI I some nd Fari dota sot î ola obiqel-snn + SIRTOBENOO + riga la sua ollab obitovit sonda: 1a 3 sola | dov, ® MEMORIE DELLA SOCIETÀ DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI GIOVANNI BATTISTA DONATI L’ illustre nostro socio ed amico carissimo, reduce dal Con- gresso internazionale meteorologico tenutosi in Vienna in settembre dello scorso anno, portando seco i germi della lue fatale, che le più energiche cure dell’arte e dell’affetto non poterono arrestare, la notte del 19 settembre 1873 spirava in grembo alla propria famiglia, e presso al novello Osservatorio, la di cui fondazione era stato il voto più ardente dell'animo suo, il sospiro dei suoi ultimi anni. La società degli Spettroscopisti, che onoravasi di averlo nel suo se- no, prostrasi riverente innanzi al sepolcro dell'uomo che ne favorì la istituzione e contribuì al suo sviluppo. Noi non intendiamo tessere gli elogi di Lui, delle di cui virtù e meriti scientifici parlano i proprî la- vori e le opere; ed ognun sa com'egli alle doti di profondo osservatore, valente calcolatore e di sapiente astronomo, avesse saputo congiungere con sommo utile della scienza le osservazioni sperimentali, di guisa che le sue memorie sulle strie delle stelle furono le prime ad agevolare il sentiero alle grandi sperienze spettroscopiche, che ai giorni nostri han tanto allargato il corpo delle conoscenze sulla fisica costituzione dei corpi celesti. Nato in Pisa in dicembre del 1826, ancora nel più bel vigore degli anni, la sua esistenza sarebbe stata preziosa alla patria ed alla scienza. Venerato dal mondo scientifico, colmato di onori ed apprezzato dalle autorità e dal governo, per le sue domestiche virtù fu l'idolo della famiglia, fu caro agli amici e a quanti lo conobbero. L'Osservatorio di Arcetri che sorge maestoso in quel classico colle ove il Galileo spiccò il volo ai suoi alti concetti, fu opera sua, del suo amore per la scienza, della sua insistenza. Ivi, non dubitiamo, l’amore e la riconoscenza dei concittadini vorrà consacrare una lapide, che accenni ai posteri l'illustre fondatore, e sia perenne ricordo delle sue virtù. G. CACCIATORE (EEC ALI I Giornale di Scienze Nat. cd Econ. Vol. X.— 1874. 1 2 MEMORIE DELLA SOCIETA” Sunto della memoria del P. Rosa, astronomo assistente all'Osservatorio del Collegio Romano di Roma, sopra la variabilità del diametro so- lare Lettera al signor Prof, P. Tacchini. Eccomi finalmente a sdebitarmi della parola a lei data, quando per sua bontà mi offri l’onore d’inserire nel suo pregiato giornale un riassunto del mio lavoro intorno alla teorica dei diametri solari, chè oramai già ne ho quasi compita la stampa ed a giorni sarà pubblicata. Fin dal 1871 in cui cominciai ad occuparmi di questa quistione, mi avvidi che ogni mio sforzo sarebbe riuscito vano, se non avessi raccolto dagli Annali astrono- mici il maggior numero, che per me sì potesse, di determinazioni dei diametri so- lari, dai quali unicamente mi sarebbe stato conceduto di ricavare dei grandi fatti, i quali certamente potessero giudicarsi indipendenti dall’ influenza di cagioni esa- geratrici più o meno problematiche. Quindi è manifesto, che principalmente l’Osser- vatorio di Greenwich mi dovette somministrare la materia. Ma questo era il meno: conveniva nello stesso tempo assicurare la precisione dei risultati per rispetto agli osservatori ed agl’ istrumenti, entro i limiti che mi convenivano. Il metodo che mi sembrò più acconcio per le mie ricerche, trattandosi di una quistione abbastanza complessa, fu l’analitico. Pertanto a disporre dapprima i miei lettori a rinunziare a certe idee dipendenti unicamente dalla soverchia confidenza, che si ripone nelle 0s- servazioni moderne, a preferenza delle antiche, traggo da principio un pregiudizio contro la reale invariabilità della fotosfera dedotto dalle osservazioni moderne. Tale è la storia de’ diametri assunti come definitivi, e tra gli altri esempii che arreco, dimostro: che l'aumento nel 1853, ed il decremento nel 1864 fatto subire da M. Airy al diametro solare, oltre al numero immenso di determinazioni, alle quali 1’ uno e l’altro si appoggia, tanto l'aumento come il decremento sono confermati dai risultati di altri Osservatorii, e però sembra doversi riputare 1’ uno ‘e l’ altro indipendente dagli osservatori e dagli strumenti, Allo stesso scopo aggiungo il fatto segnalato da M, Le Verrier nella teoria di Mercurio, nella quale egli riputò potersi giungere ad un migliore accordo tra le correzioni degli elementi dell’ orbita , dedotti dalle 0s- servazioni meridiane, e dal passaggio del pianeta sul disco solare, adottando una DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 3 variazione di quel diametro stesso solare che coi passaggi di Mercurio era stato deter- minato. L'altro pregiudizio poi di sommo momento, perchè deve costituire la base del mio lavoro, lo deduco dalle Curve che chiamo secolari (Tav. XXXII, tav, I). In queste le ascisse si estendono dal 1750 fino al 1870; le ordinate poi sono costituite rispetti- vamente dai diametri annuali orizzontali e verticali, determinati nella massima parte a Greenwich. L’origine adunque ed il numero totale delle determinazioni d’onde ri- sultano i medii annuali sono come segue: Greenwich dal 1750 a tutto il 1810 Diam, orizz. 5422 Diam. vert. 5005 » dal 1829 » 1870 » 4396 » 4515 Carlini-Bessell-Struve dal 1813 D 1838 » 3646 » 0775 Somma totale 13464 » 10295 Mi sembra che l’aspetto solo delle curve ed il numero delle determinazioni , alle quali esse si appoggiano, prescindendo eziandio dal merito degli osservatori e degli strumenti, sia sufficiente ad inclinare l’animo in favore della reale variabilità della fotosfera. La terza curva ivi stesso tracciata, dipende dal numero relativo delle macchie solari. Ma perchè le memorate curve dei diametri, dal costituire un semplice pregiudizio, passino alla condizione di un positivo argomento dimostrativo della reale variabilità del Sole ne’ suoi diametri, mi fu mestieri di assicurare l’autorità delle determinazioni dei diametri, per l’epoca antica, tanto rispetto agli strumenti, quanto rispetto agli osservatori. A questo scopo interessantissimo ho dedicato l’intero cap. II nel quale mi sembra di aver dimostato che «le curve secolari, con le quali viene rappresen» “tato l'andamento dei diametri, sono esenti da errori sistematici sconosciuti, e però «sono paragonabili in tutte le loro parti. » Per dimostrare questa proposizione com- pletamente mi convenne percorrere tutte l’epoche; ma l’epoca di Bradley e l'epoca moderna sono fuori di controversia. Pertanto nel $ I e nel $ IV dò unicamente i cenni storici necessarii per la mia quistione. Pieno però d’interesse è il tema del $ II, dove mi convenne indagar la cagione delle discordanze non piccole, cui rin- venni in qualche anno nei diametri orizzontali, le quali si manifestano non solamente nelle singolari determinazioni, ma eziandio erano cospicue in qualche medio annuale» Quest’epoca è quella di Bliss, nondimeno questa mi offriva circa 300 determinazioni che mi sarebbe riuscito dannosissimo il rigettare, mentre sono esse l’unico anello di congiunzione di Bradley con Maskelyne; mi riputai però fortunato di poter dimostrare evidentemente che « rettificato un errore sistematico introdottosi nell’Istrumento dei « Passaggi all’epoca di Bliss, le determinazioni da esso fatte dei diametri si collegano « mirabilmente con quelle di Bradley e con quelle di Maskelyne.» Questo errore consi- steva in un allungamento di fuoco, che dal settembre o certamente dall’ottobre del 1763 ebbe luogo nell’Istrumento de’ Passaggi e vi perseverò fino alla fine di Bliss; dal quale inavvertito allungamento ne venne, che laddove gli astronomi di Greenwich dal 20 dicembre 1762 fino al 2 marzo 1765, calcolarono un unico sistema d’ intervalli 4 MEMORIE DELLA SOCIETA” equatoriali, debbono in realtà sostituirsene due; che in verun modo possono confon- dersi, La necessità poi di questi intervalli per concludere diametri nell’epoca di Bliss, viene da ciò, che le sue osservazioni sono pressochè tutte incomplete. Passo quindi all’epoca (di Maskelyne, che. abbraccia poco meno di mezzo secolo; e perciò appunto, come sanno gli astronomi è la più controversa, e tanto monta il risolvere le difficoltà che presenta, quanto il.giungere vallo scopo ‘che iomi sono pro- posto. Rispetto a questa epoca mi pare di aver dimostrato che;:0«Le modificazioni « da Maskelyne introdotte negli strumenti meridiani «di Greenwich; :edvil successivo s deperimento di essi. per l’uso diuturno, non, esercitarono influenza) alcuna, almeno « sistematica, a danno della determinazione. dei. diametri, »E siccome la, maggior difficoltà riguardava i diametri verticali, oltre agli argomenti, intrinseci, che arreco a tutelarne l’autorità, ebbi in mano un pregevolissimo. paragone. tra le determinazioni fatte da Maskelyne e quelle dell’abate De Cesaris fatte a, Milano, e quel, che. più monta nell’epoca appunto del massimo deperimento, del quadrante di Bird. e della; miglior condizione di quello di Ramsden, rispetto all’apparecchio centrale: Questo paragone può farsi dal 1791 fino al 1807. In quauto,a me, sin ad ora, non-ho, potuto, valermi d'altro che di quelle fatte dal.1800 fin al.1807, (e .sono.in, numero 1070) che sono le sole originalmente pubblicate; nondimeno, queste. mi sono state più. che sufficienti a dissipare qualunque dubbiezza in. questo proposito. Assicurato così l’esame degli strumenti di Greenwich, sino ‘al, 1810; mi piacque di arrecare un fatto, il quale in. complesso soddisfacesse pienamente: alla \quistione propostami nel Capo II, ed insieme servisse a disporre il mio lettore, a non.cavillare, quando mi farò partitamente ad escludere dalla ragione di. causa, d’errore nella deter- minazione de’ diametri, la differenza o.i vizi degli. apparati ottici adoperati, non che la diversità degli osservatori dal 1750. fino al. 1870. Pertanto. nel $.V. stabilisco che: «I diametri lunari determinati con gli strumenti meridiani di. Greenwich, dal «1750 fino ai tempi moderni, dimostrano: che le grandi anomalie. presentate. dalle «’curve secolari dei diametri solari, non possono; ragionevolmente. attribuirsi , né « agli strumenti, considerati come, apparati ottici , nè a, variazione .nel metodo. di « osservare. », Imperocchè nelle epoche, di Bradley, di Bliss, di Maskelyne edi Pond, tutti gli astronomi di Greenwich si sono accordati, nell’assegnare tale ;alla Luna il dia- metro sia orizzontale, sia verticale, quale M." Airy nel 1864 asserì essere il vero diametro lunare telescopico, soddisfacente agli strumenti di Greenwich, Equi non posso passare in silenzio una, circostanza, che nel corso. della dimostrazione , della superiore proposizione mi si, presentò, che Maskelyne avendo modificato; alquanto dopo lo slargamento delle fenditure meridiane di Greenwich (operazione fatta da lui eseguire, oltre al resto, per vedere con più distinzione i lembi dei corpi celesti), la stima dei diametri lunari, in proporzione. modificò eziandio la stima dei diametri del Sole (1). (1) Dal confronto mentovato di sopra da me istituito tra Maskelyne e De Cesaris, ne risultò una differenza costante di 4 3",7 nella determinazione dei diametri verticali del Sole. Ora i dia= DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 5 Ma sorge-ora una nuova quistione. Le anomalie memorate sono dovute alla reale variazione della fotosfera, ovvero alle. modificazioni che il Sole fa ‘subire ‘agli appa- rati ottici con la sua presenza? Rispondo direttamente a questa quistione con fatti certissimi; .che dimostrano l’inverosimiglianza della ‘seconda ipotesi; ma data questa anche per. vera, che ‘perciò? le curve secolari rimarranno sempre proporzionali, at- tesa l'influenza annualmente costante ‘esercitata su di essi dal Sole, che è quanto appunto a me incombe di dimostrare. Ma senza avere neppure riguardo a ciò, ridotte col Carlini le principali sorgenti ‘d’errore : (12% ‘alla maggiore ‘0 minore opacità dello elioscopio; 2° ‘all’errore di ‘sfericità nella lente ‘obbiettiva; 3% alla esatta collocazione del micrometro nel foco della lente ‘stessa; 4% ‘alla forza d’ingrandimento dell’oculare; 52 alla qualità della vista dell’osservatore; vengo alla sperimentale conclusione nel $ VI in'questa maniera: « Supposto il Sole invariabile ne’ suoi diametri, si prova « Golla esperienza; che'nessuna parte degli strumenti ottici, concorrenti alle osser- è vazioni meridiane del Sole, è praticamente abile ad alterarne i diametri, oltre ai « limiti della esattezza probabile a cui si giunge nelle comuni osservazioni, > Ed ‘eccoci però ad una più delicata quistione, Nella conclusione precedente fu dal Carlini ‘e da me considerato 1’ occhio dell’ osservatore, come mero apparato ottico, mentre deve, quel che più monta, considerarsi come apparato ottico animato, A que- sta quistione rispondo, dimostrando nel $ VII che « un discreto numero di determi- « nazioni ‘prossimamente contemporanee dei diametri solari fatte da due differenti *« osservatori, somministra una vera approssimazione all’equazione personale esistente « tra loro, e però alle determinazioni degli stessi diametri, compete almeno l’esat- « tezza probabile, cui meritano le comuni osservazioni. » Ciò dimostro con esempi, scelti specialmente dall’ epoca moderna, come la più controversa per la moltitudine degli osservatori e per le grandi anomalie osservate nei risultati singolari. Che anzi per affrontare più radicalmente la difficoltà, scelsi ad esempio principale le deter- minazioni fatte a Greenwich, dove per la moltitudine degli osservatori, i quali nello spazio di 16 anni, cioè dal 1854 al 1869 osservarono il Sole, niuno vi fa tra loro, che in un solo anno giuugesse a 30 determinazioni, e quel che è più non seguite, ma interpolate. Questa circostanza, con mia maraviglia non impedì, che tra quattro osservatori di Greewinch da me scelti (le cui iniziali sono E, D, JC e C) per para- gonarli con gli osservatori Q di Oxford e B di Cambridge nei medesimi giorni, vi rinvenissi un’armonia, la quale rivela Ja precisione delle determinazioni dei diame- tri da loro fatte. Le conseguenze pratiche da me dedotte con questo confronto sono le seguenti: 1° che le variazioni, ovvero le perseveranze dell’ equazione personale metri verticali della Luna nella stessa epoca osservati da Maskelyne, eccedono in grandezza quelli di Bradley di + 3",89, i comuni poi di + 3",58; quindi se si potesse rinvenire in Milano qual- che determinazione del diametro lunare fatta da De Cesaris col suo quadrante di Ramsden, riu- scirebbe utilissima per riconoscere in qual proporzione sia stato esagerato dal Maskelyne il dia- metro verticale della Luna. 6 MEMORIE DELLA SOCIETA” relativa rispetto alle stelle, si manifestano in proporzione eziandio nei diametri oriz- zontali del Sole. 2% Che l’esattezza a cui generalmente si giunge nella determina- zione dei diametri solari, non è punto inferiore a quella, a cui si perviene nelle co- muni osservazioni. 3° Che le divergenze tra le misure dei diametri dedotte dalle os- servazioni non contemporanee e contemporanee, quando il numero delle prime ec- ceda quello delle seconde, non deve ripetersi dall'influenza delle equazioni personali, Posto tuttociò, è principio evidente: che la differenza sistematica tra le misure as- segnate da due osservatori di un medesimo oggetto invariabile, deve convergere alla costanza in ragion diretta del numero delle determinazioni. Ora rispetto al Sole pa- ragonando un discreto numero di osservazioni contemporanee, prossimamente si giunge a determinare l’equazione personale relativa di un certo numero di osservatori, e mancando quest’unica condizione, piuttosto ce ne dilunghiamo. Conviene dunque af- fermare che il termine di paragone è variabile, Assicurata così l’autorità delle determinazioni dei diametri rispetto agli strumenti, ed agli osservatori entro i limiti che mi convengono, passo nel capo II alla « Ras- « segna storica delle opinioni emesse dagli astronomi intorno alle anomalie che pre- « sentano i diametri solari, la quale ci porge un argomento positivo in favore della « variabilità reale della fotosfera, » Le grandi variazioni del Sole ne’ suoi diametri, le quali si manifestavano nell’ultima metà del secolo XVIII fecero si che gli ‘astro- nomi vi rivolgessero la loro attenzione, e così nel $ I: « Condotto Lindenau da una serie di osservazioni di Bradley e di Maskelyne, ad ammettere una doppia varia- bilità dei diametri, l’una periodica, l’altra progressiva, si reputò inabile a porla in accordo con le leggi meccaniche conosciute. » Quindi $ IT: « Comprovata la giu- stezza dei computi di Lindenau ed ammesse insieme le difficoltà teoriche del me- desimo y gli astronomi coetanei e posteriori renderono dubbiosa 1’ esistenza delle variazioni annuali periodiche del Sole ne’ suoi diametri, commossi dalle apparenti contradizioni rinvenute nelle osservazioni fatte in epoche differenti da quelle da Lindenau considerate. » Nondimeno nel $ III affermo che «lo schiacciamento equa- toriale della fotosfera osservato al tempo di Maskelyne, di Piazzi e di De Cesaris: se può negarsi come ipotesi acconcia a spiegare generalmente le variazioni an- nuali periodiche dei diametri; come fatto è altrettanto autorevole, quanto ì fatti contradittorii osservati in epoche anteriori e posteriori, Ne nasce quindi uno splen- dido argomento in favore della variabilità reale della fotosfera. » Dopo ciò nel $ IV dimostro ad ‘(evidenza che « le prove stesse arrecate da Lindenau per conciliare con « l’invariabilità della massa solare le osservazioni reclamanti dal 1765 al 1739 una « progressiva diminuzione del diametro orizzontale, esaminate alla luce della scienza « moderna, somministrano un nuovo argomento in favore della reale variabilità della. « fotosfera, conciliabile con la costanza della massa solare. » — Stabilito questo fon- damento mi riputai in diritto nel capo IV di dedurre le « conseguenze dal confronto «delle curve secolari dei diametri tra loro e le singole loro parti e dal confronto con « le curve secolari delle macchie. » Nel $ I « dal confronto delle curve secolari dei A ” DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 7 « diametri tra loro e le singole loro parti si deduce: la reale variabilità della fo- « tosfera essere una funzione di una o più forze sovrapposte ad una forza certamente « continua, rispetto alla quale la variazione di figura della fotosfera non è indefi- « nita ma periodica, » Nella ricerca di questa forza trattandosi di una quistione al- tamente complessa mi appigliai al metodo di esclusione, Quindi nel $ II: « Dal con- « fronto delle curve secolari dei diametri con la curva secolare delle macchie so- « lari si deduce; la deformazione di figura della fotosfera, rappresentata dal medio « annuo dei diametri orizzontali e verticali, non poter avere come causa unica ed « adequata, l’attività interna del Sole, quale si rileva dalle macchie. » Poscia nel $ II: « L’indole delle curve secolari chiaramente manifesta: la forza continua dalla «quale principalmente dipende la variazione secolare di figura della fotosfera, non « essere certamente la forza di gravità, e nell’ipotesi che quella abbia origine fuori « del Sole, l’avrà eziandio al difuori del nostro sistema planetario, » Dopo le esclu» sioni indicate; per venir positivamente alla ricerca della forza continua deformante principalmente la fotosfera, mi convenne scegliere un metodo di eliminazione conve- niente alla natura della quistione, in grazia del quale, se mai rispetto alla fotosfera esistessero variazioni periodiche annuali 0 di più corto periodo, avrebbero a scompa- rire. Combinai adunque i medii annuali a due a due di quattro in quattro anni in guisa che, avuto riguardo alla rotazione del Sole, il medio tra questi due numeri ve- nisse prossimamente ad equivalere al raddoppiamento delle determinazioni di un me- desimo anno. Così ottenute quattro. serie ne rappresentai le curve quadriennali nella Tav, XXXII (fav. ZI A, B, 0, D). Nella medesima maniera fu costruita la fav. III M (Ma My Mi Ma Tav. XXXII) rispetto all’attività del Sole manifestata nelle macchie, Enun- ciato pertanto il capo Vin questa maniera: « Curve quadriennali dei diametri e delle « macchie solari e conseguenze dedotte dal confronto tra loro e le singole loro parti, » venni alla conclusione nell’unico $ di questo Capo: « eliminate prossimamente le forze « sovrapposte alla forza continua memorata di sopra, si dimostra: che la parte seco- « lare di essa, nel senso dei due diametri orizzontale e verticale, può convenientemente « rappresentarsi da una funzione periodica. » Non è mestieri di aggiungere, perchè è evidente, l’analogia delle mie curve quadriennali con le curve magnetiche. Ma le con- seguenze fin qui dedotte rispetto all’ origine della forza principalmente deformante in parte sono negative ed in parte ipotetiche. Chi mai potrebbe asserire @ priori, che in quello splendido magazzino di forza che è il Sole, di cui solo superficialmente ne conosciamo la struttura, non vi esista una forza la quale in quanto all’effetto pro- dotto possa rappresentarsi da una funzione periodica? Quantunque ciò sia verissimo, abbiamo nondimeno come sormontare questa difficoltà; ed a procedere innanzi con sicurezza nelle nostre ricerche ce ne aprono la via nel cap. VI le « curve mensili « dei diametri, graficamente rappresentate nella Tav. XXXIII, tav. V, la quale per « le indicazioni di cui è corredata non ha mestieri di dichiarazione. » 0ra dalla considerazione di queste curve inferisco nel $ I che «le concordanze e le discor- «danze esistenti tra le curve mensili dei diametri orizzontali di sette epoche suc- 8 MEMORIE DELLA SOCIETA” « cessive, comprese dal 1756 al 1870, siccome si accordano a stabilire l’ esistenza « reale delle variazioni annuali periodiche della fotosfera, così ci confermano avere «origine al di fuori del Sole la forza continua che principalmente le produce. » La genesi successiva è continua e manifesta in queste curve, Nell’epoca della maggiore energia della forza deformante (che deve naturalmente prendersi per primo onde giu- dicare del resto) il periodo semiannuale è evidentemente non dissimile da quello che esibisce la curva notata Ps in fondo alla Tavola, la quale si riferisce alla nota scoperta del periodo semiannuale nelle perturbazioni magnetiche fatta dal generale Sabine, inesplicabile senza il ricorso ad una cagione esistente fuori del sistema planetario, Nella quarta curva fin dal febbraio comincia il rovesciamento, il quale risulta per- fetto nella curva seguente che debbo alla gentilezza singolare del prof. Schiaparelli che mi favori un prezioso autografo del Carlini. L’ultima curva moderna sembrerebbe già rovesciata e simile alla terza. In quanto a questa ho tracciato distributivamente le curve mensili secondo i quattro osservatori di Greenwich E, D, JC,.0 ed è am-: mirabile la concordanza. Come altresi risulta una piena armonia tra quelle risul- tanti dalle mie osservazioni dal luglio del 1871 al laglio del 1872 e da dA di Becker fatte nello stesso intervallo a Newchatel. Tra le conseguenze di somma importanza che io ne deduco vi è: che i massimi ed i minimi dei diametri presentano un legame successivo con l’orientazione del disco solare rispetto alla sfera celeste come può vedersi dai numeri da me posti in capo alla Tav. XXXIII tav. V, cioè dall’Ascensione retta media del mese della terra veduta dal Sole e dall’angolo di posizione dell’equatore solare parimenti medio nel mese. In breve potremmo darci ragione di queste curve supponendo che -la terra sì trovi ora in’ congiunzione, ora in opposizione, ora nelle quadrature rispetto all’ origine donde e- mana la forza deformante la fotosfera, ma di ciò più innanzi. Che se dall’orientazione del disco solare rispetto alla sfera celeste. dipendono le variazioni periodiche della fotosfera, ne segue che gli aumenti e i decrementi risultanti dai diametri non sa- ranno simmetrici rispetto ai termini dei diametri stessi. E qui già si vede la con- nessione delle mie ricerche con la meccanica solare. Quindi concludo nel seguente $ I: «le apparenti differenze di costituzione fisica dei due emisferi separati dal- « l’equatore solare ci confermano, tanto la dipendenza degli aumenti e dei decrementi «annualmente periodici dei diametri da una forza esteriore al Sole, quanto la loro « dissimetria presso i termini dei diametri stessì, » La conseguenza testè dedotta è di tale importanza che mi spinse alla ricerca di altri fatti i quali giovassero a metterla maggiormente in evidenza in guisa da poter definire non solo lo spostamento assoluto del centro di figura della fotosfera ma eziandio la direzione. Mi aiutavano a questo scopo da prima la fisica solare, e però stabilii nel $ II: «le apparenti differenze di costituzione fisica dei due emi- « sferi separati ecc. » La nobilissima opera del P. Secchi mi somministrò abbondanti argomenti per la dimostrazione di questa proposizione. Se la fisica solare sommini- stra almeno un pregiudizio « il confronto tra la teoria meccanica dell’ orbita appa- DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 9 « rente del Sole con le osservazioni antiche e moderne si dimostra evidentemente, « Le anomalie rinvenute dal Le Verrier: 1° rifondersi nelle variazioni annuali periodi- « che dei diametri; 2° intanto avere esse luogo in quanto che il centro di figura della « fotosfera ricavato dal medio dei diametri non coincide col centro di gravità. » Ora « nell’ ipotesi ammessa comunemente della coincidenza dei centri di gravità « e di figura ne derivano tali differenze: 1° nell’obliquità dell’ecclittica da far credere « che il centro di gravità del Sole sul moto relativo intorno alla terra descriva un « circolo parallelo anzichè un circolo massimo, senza che da ciò ne derivi alcuno « sconcio meccanico ; 2° tra le ascensioni rette teoriche e le osservate da portare « (con pieno accordo di tutte le osservazioni di un secolo intero) sull’orbita solare « indipendentemente dalle cause meccaniche conosciute un’ oscillazione nel peri- « geo la cui ampiezza giunge a 60" ed il cui periodo è di anni 66 */k, oltre al- «l’andar soggetto il medesimo perigeo ad una variazione secolare di 53" *,, la « quale sarebbe prodotta da una massa perturbatrice sconosciuta. » Dopo ciò nulla più rimane se non che conchiudere: « che l’ energia della forza continua produ- « cente principalmente le variazioni annuali periodiche nei diametri, comparata alla « gravità, è tale che se uguale azione esercitasse sulla fotosfera e sul centro di gra- « vità del Sole si esigerebbe nei pianeti un incredibile aumento di massa, cioè quella « di Venere ‘/ del valore già ricevuto, » Ed eccoci giunti uv’altra volta ad escludere la gravità dalla ragione di causa prin. cipale delle anomalie presentate dai diametri solari. Dopo le conclusioni da me condotte fin qui mi permisi di presentare un’ipotesi che espressi nel mio lavoro nel $ III del capo V. Se si considerino cioè l’ indole delle curve dei diametri ed il lungo giro di anni che apportano la deformazione segna- lata, vi è qualche fondamento da credere, che la vera e principale causa pertur- batrice risieda nel centro stesso intorno a cui ravvolgesi il nostro Sole; in guisa che sia costituita dall’ ammirabile attività di due Soli i quali, a proporzione della loro mutua distanza e della risultante delle loro rotazioni intorno ai proprii assi, s'avvi- vino a vicenda ed insieme avvivino l’immenso spazio che li separa ed in esso la mi- riade di minori corpi che l’Infinita Sapienza con ordine e misura vi ha seminati. Le deformazioni a cui van soggette le comete nell’avvicinarsi al perielio ovvero nel di- lungarsi da quello, rispetto ai nuclei nei getti Iuminosi, e rispetto poi alla massa gassosa onde i nuclei sono avvolti nello spiegarsi delle code, mi si presentano siccome un esempio esagerato, attesa la sproporzione dei due astri, dello spettacolo più mae- stoso cui danno due immensi corpi solari circondati dalla loro fotosfera sulla loro azione reciproca nelle protuberanze e nella luce zodiacale. E così essersi trovato il nostro Sole nel suo periastro verso il 1792 ed approssimarsi ora all’afastro. Certa= mente il punto del cielo verso il quale il nostro sistema planetario è diretto, come risulta dai movimenti proprii delle stelle, vien definito dalle medesime coordinate angolari dalle quali nelle curve mensili del 1792 viene definito il minimo assoluto dei diametri. Se pertanto la fotosfera da noi si riguardi quando la terra ritrovasi Giornale di Scienze Nat. ed Econ. Vol. X. —1874. 2 10 MEMORIE DELLA SOCIETA” rispetto all’astro perturbante in congiunzione o in opposizione, ovvero nelle quadra- ture, è agevole la spiegazione delle anomalie dei diametri. Come eziandio la prima e la quarta curva mensile può benissimo corrispondere all’epoca del passaggio del nostro Sole pei nodi della sua orbita rispetto all’equatore solare. Del resto, come protestai fin da principio del mio lavoro, io altro non lo reputo che un’orditura di un’opera più vasta che mi sembra feconda d’importantissime con- seguenze, P. Rosa Sopra un modo di disporre la fessura dello spettroscopio nel foco dei raggi di una qualunque rifrangibilità, e sopra qualche spettro cro- mosferico osservato a Padova in luglio ed agosto 1873. Nota di G. Lorenzoni. Nel primo volume di queste memorie, alla pag. 9, ho detto come dapprincipio io disponessi la fessura in coincidenza con una particolare immagine monocromatica della cromosfera. Per ottenere il medesimo intento, ove particolarmente si tratti della parte più ri- frangibile dello spettro, adottai ultimamente un altro modo più facile e sicuro del primitivo e fondato sulle considerazioni geometriche che qui mi permetto di esporre. Sia CD (vedi Tav, XXXIV, fig. 1) l’obbiettivo del cannocchiale a cui viene applicato lo spettroscopio, e le rette parallele ad AO. (essendo O il centro ottico) rappresentino le direzioni dei raggi che arrivano sull’obbiettivo partendo da un solo punto del Sole. Attraversato |’ obbiettivo, quei raggi vanno ad intersecarsi sulla retta AB in tanti fochi distinti p, 9g, 7, S.. quante sono le loro differenti rifrangibilità, e questi fochi si comportano rispetto all’osservatore, che tiene l’occhio allo spettroscopio, come al- trettanti punti luminosi, Immaginiamo ora disposto perpendicolarmente all'asse prin- cipale dell’obbiettivo un diafragma cd, in cui sia praticata la fessura ad dello spet- troscopio (ab rappresenti la larghezza della fessura). Supposto, come nella figura, che l’asse secondario AB passi ad una piccolissima distanza dalla fessura, tiriamo le DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 11 rette Ca, Da ed indichiamo con m ed n i loro punti d’ntersezione colla AB. Allora tutti i raggi, che hanno i loro fochi compresi fra m ed » rimangono intercettati dal diafragma cd e quindi non possono giungere all’occhio dell’osservatore: invece i raggi, che hanno i loro fochi fuori dell’intervallo 7, per es. in p ed s, pervengono in parte all’occhio dell’osservatore attraversando la fessura ab. Così, per la presenza del diafrag- ma, lo spettro solare lineare rimane interrotto dalla riga spettrale corrispondente af raggi, che hanno il loro foco in 7 alla riga proveniente dai raggi che hanno il loro foco în n. Supposto per es. che 2 sia il foco dei raggi 7, che ». sia quello dei raggi G, lo spet- tro lineare avrà una interruzione dalla riga alla G. Si avvicini ora la retta AB pro- gressivamente al margine a della fessura: i punti d’intersezione della AB colle Ca, Da andranno mano a mano avvicinandosi fra loro ed al diafragma finchè coincideranno nel punto a; quando la AB passi essa pure per a. In questo successivo reciproco avvicinamento dei punti m ed n passeranno per la fessura raggi che prima erano intercettati dal diafragma; l’ interruzione dello spettro solare sopraccennata andrà successivamente ristringendosi fino ad annullarsi quando i tre punti 7, 7, @ coincidono. La congiunzione delle due parti dello spettro avverrà evidentemente su quella riga che corrisponde ai raggi i quali hanno il loro foco nel punto a Se pertanto si potessero ricevere nello strumento i raggi che provengono da un solo punto del disco solare situato nella direzione AB, quando questa direzione passasse a brevissima distanza dalla fessura, si vedrebbe lo spettro lineare del punto luminoso diviso in due parti da un intervallo oscuro successivamente ristringentesi mentre la AB si avvicina alla fessura, fino a ridursi a zero nell'istante in cui la AB rade il primo lembo della fessura, e sulla linea di Fraunhofer corrispondente ai raggi, che hanno il loro foco esattamente nel piano della fessura. Così si riconoscerebbe con precisione con quale foco il piano della fessura coincide e, spostando questo piano parallelamente a sè stesso, potrebbesi ottenere la congiunzione delle due parti dello spettro su qualunque /izea e quindi la coincidenza del piano della fessura con un qualunque foco, Praticamente non si possono ricevere soltanto i raggi che partono da un unico punto del Sole, nemmeno quando la fessura sia con un suo margine tangente al bordo solare, In fatti dalla figura stessa si vede che passano per la fessura non solo i raggi che hanno i loro fochi esternamente all’intervallo mn sulla retta AB e che corrispon- dono ad un punto del bordo solare, ma anche quelli che hanno i loro fochi ester- namente all'intervallo #2 n° della retta A'.B', i quali corrispondono ad altri punti luminosi situati sopra una corda del disco solare. Perciò disponendo la fessura in guisa che riesca tangente al bordo solare in un punto determinato, un istante prima che la direzione di quel punto attraversi la fessura radendone il margine più vicino, lo spettro solare ha presso a poco la fig. 2, Occorre appena di avvertire, che la chiara percezione del fenomeno è spesso impedita dalla oscillazione dell’aria: tuttavia, con un po’ di pratica e quando le condizioni atmosferiche non sieno troppo sfavorevoli, si riesce a vedere con tutta sicurezza quanto è geometricamente prenunziato, 12 MEMORIE DELLA SOCIETA" Anche quando è già sparito l’intervallo che separa le due parti dello spettro, sì vede (molto manifestamente nella parte più rifrangibile) il luogo dove accadde la congiunzione delle due parti dello spettro, perchè questo in luogo di presentarsi su» bito dopo la congiunzione, come una zona longitudinale limitata sopra e sotto da due rette parallele, apparisce terminato da due linee leggermente incurvate, che si volgono scambievolmente la convessità come nella fig. 3:in tal caso la riga fraunhoferiana dove la zona sudetta ha la minîma larghezza è quella che corrisponde ai raggi, i quali hanno il loro foco nel piano della fessura. Naturalmente questo fatto è tanto più sensibile quanto maggiore è l’aberrazione longitudinale dei varî fochi. Tuttavia colla pratica non è molto dificile il rilevarne traccia anche dove i fochi sono molto vicini fra loro come quelli dei raggi gialli negli obbiettivi fraunhoferiani. Ma oc- corre sempre che il campo spettroscopico sia sufficientemente ampio per poter com- prendere una estensione abbastanza rilevante di spettro. Sono d’avviso che il modo sopra esposto per portare il piano della fessura in un foco qualunque dell’obbiettivo potrebbe utilmente applicarsi nelle più squisite ricer- che di ottica pratica aventi per iscopo di esaminare le proprietà degli obbiettivi acromatici. Riferisco ora qui alcune osservazioni di spettri cromosferici fatte in luglio ed ago- sto di quest'anno. 11 luglio mattina — Posizione = 65°. Osservando sulla riga HY la cromosfera, que- sta apparisce rilevata a meno di un minuto sopra una larghezza di circa 3° La riga C mostra quivi una protuberanza di struttura compatta ma non delle più vive; ep- pure, malgrado il cielo leggermente nebbioso, apparivano in essa rovesciate oltre la C ela Hyanche le righe Ds, 6, F, f, Hg; ma la d soltanto fino a 34 dell’altezza della protuberanza, 18 luglio mattina, Posizione = 275°, Oltre le sei solite righe si vede bene la d, la 1474 Kirekhoff, e la 4416 di Angstròm corrispondente alla 85 del Catalogo di Young (v. Secchi, Die Sonne, pag. 459). 22 luglio. Posizione = 275° Vicino ad una macchia oltre le sei righe solite ve- donsi rovesciate le dD e le altre due del giorno 18. 3 agosto mattina. Vento forte, cielo magnifico. Posizione = 94°. Apparvero le ri- ghe lucide seguenti: (quasi tutte registrate nel Catalogo di Young sopra citato) O, D,, D., Di, 5316 (= 1474 K.), 5297, 5232, 5205, 5203, da da ds du, 5018, 5016,5, 4923, F, 4632, 4581, 4563, 4555, 4549, 4534,5, f, 4468,6, 4443, Hy, H9, più al» tre quattro righe fra F ed f di cui non giunsi a determinare la posizione: in tutto 32 righe. Avvisai subito telegraficamente Tacchini della presenza di quello spettro singolare; ma in quel giorno a Palermo il cielo non era favorevole alle osservazioni, Noto che la cromosfera non presentava in quel sito veruw'’altra singolarità e che il DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 13 Sole, guardato direttamente, presentava nelle vicinanze una grande quantità di fa- cole, ma nessuna macchia. Nel giorno successivo lo spettro era scomparso, 5 agosto mattina. Posizione = 82°, Ivi sta per tramontare una macchia e si vede, oltre le solite sei righe, anche la 4468,6 di Angstròm. Nella posizione= 57° vi ha una protuberanza, In essa la C' impiega 7 secondi a le_ vare; la F ne impiega 5 o 6 e la f ne impiega 3. Si notano le b le D e dubbio. samente la 1474 di Kirckhoff, Il cielo era leggermente velato. 12 agosto 9 ore a. m. Posizione= 250°, Protuberanza bella, in cui le righe f, b, D appariscono rovesciate fino a grande altezza: nella parte inferiore della protuhe- ranza si vede anche la 4443, Dal 14 al 17 agosto esaminai ogni giorno il bordo solare su tutta la circonferenza ma non vi trovai nulla di rimarchevole» ; Padova, 24 ottobre 1873. Delle ecclissi parziali di Sole e sulla maniera di osservare i contatti collo spettroscopio. Estratto di una nota del dottor @. Lorenzoni (°). Indicando con a', d', p' l’ascensione retta, la declinazione ed il semidiametro an- golare apparenti della Luna, con A', D', R' le quantità analoghe pel Sole nell’istante in cui avviene il contatto esterno dei due lembi lunare e solare, e riservando le stesse lettere prive di apici per indicare le medesime quantità, ma geocentriche, del trian- golo sferico Polo-Sole-Luna si ha: cose=sen d' sen D'+ cos d' cos D' cos (a' — AI), dove e indica la distanza angolare apparente dei centri dei due astri, e con facile trasformazione si ha pure —21 ni uil sen >- e=sen (0 — D') + cos d' cos D' sen 4" (SR e e 0) Se pertanto in un luogo di nota posizione geografica si noti l'istante preciso in cui (*) Vedi Memorie 1872, p. 74, 14 MEMORIE DELLA SOCIETA” il Sole ela Luna appariscono esternamente a contatto, si potrà per l’istante osser- vato desumere dalle effemeridi i valori di (a' — A') (d' — D'), d’, D'; e calcolare colla formola (1) la elongazione apparente e della Luna. Per quel medesimo istante dalle effemeridi si potranno anche avere p' ed R' e, se le effemeridi sieno esatte, e non vi abbiano errori di osservazione, dovrà sussistere l’eguaglianza : e=p'+R" Invece, anche prescindendo dagl’ inevitabili errori di osservazione, questa egua- glianza non ha mai luogo in causa degli errori delle tavole solari e lunari su cui le effemeridi sono calcolate. Per istabilire l’eguaglianza bisogna applicare ad (a'— A”), (d' — D'), (p'+R') e quindi anche ad e convenienti correzioni (assai piccole nello stato attuale della scienza) in modo che risulti : e+de=p+R+d(+R'), cioè : p+R—-e=de—d(p'+R’). mica SS SS SIE (2) Differenziando ora la equazione (1) e nella differenziazione trascurando i termini insensibili che contengono dd' e dD', otteniamo: sen e. de= sen (d' — D') d (0 — D') + cos d' cos D' sen (a' — A”) d (a' — A‘) e da questa de, che sostituita nella (2) porge: __ sen (0 — D) pi+R'—e= ni dd -D)+ vb ne sen (a' — A) ò' U Li r fr + cos d' cos D CRA d(a' — A)-d(pf+R) Ogni contatto esterno dà luogo ad una simile equazione fra le tre correzioni d (a' — A"), d(d' — D), d (p'+R'), e poichè i contatti esterni sono due soltanto, le due equazioni che ne derivano per- mettono di determinare soltanto due di queste correzioni, quando in qualche modo si conosca la terza e possano ritenersi costanti le correzioni stesse nell’intervallo di tempo compreso fra il primo e l’ultimo contatto. Negli ecclissi anulari e totali oltre i due contatti esterni accadono anche due con- tatti interni, i quali danno origine ad altre due equazioni di condizione fra le cor- rezioni d(a' — A), d0—-D) d(p_R), DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 15 e perciò, quando in un’ecclisse anulare o totale si osservino tutti quattro i contatti, possono istituirsi quattro equazioni fra le correzioni : d (a' — A'), d(d'—D, d(p'+R', d(p'—R') le quali in tal modo riescono perfettamente determinate. Dalle correzioni d (p' + R'), d(p' — R) si hanno poi dp' e dR'. Ora, da tutte le discussioni di ecclissi totali ed anulari è emerso che, mentre la correzione dp' da applicarsi al semidiametro lunare delle effemeridi non discorda sensibilmente dalla correzione del semidiametro stesso ottenuta colle misure dirette la correzione d R' del semidiametro solare dedotta dalla discussione degli ecclissi, differisce non poco da quella ottenuta coi metodi ordinari nel senso di rendere il diametro solare degli ecclissi minore di quello che d’ordinario si misura. Così per accordare il calcolo coll’osservazione, il Séjour mostrò doversi introdurre nel calcolo degli ecclissi solari una correzione d(p' +R')= — 3” '/. L’ecclisse anu- lare del 7 settembre 1820 indicò al prof. Santini una correzione del semidiametro solare dato dalle tavole di Carlini di — 1”9, e Carlini nel discutere l’ecclisse dell’8 lu- glio 1842, trovò la correzione del semidiametro solare eguale a — 2”, cioè come il Santini (v. Santini, Osservazioni dell’ecclisse solare del 28 luglio 1851). Ciò vuol dire che negli ecclissi non si nota il contatto del disco lunare col vero contorno del Sole, ma con una circonferenza di raggio minore. Il fatto si spiega colla incapacità dell'occhio umano a percepire un oggetto ove questo sottenda un angolo minore di certo limite, il quale varia colle condizioni fisiologiche dell'organo della vista e colla intensità luminosa relativa dell’ oggetto e del fondo su cui esso si proietta. Così noi notiamo il primo contatto in quell’ istante in cui ci accorgiamo che il disco solare incomincia ad apparire intaccato, cioè quando il segmento del disco lunare proiettato sul Sole ha raggiunto la larghezza angolare limite in- feriore di visibilità degli oggetti minuti, e notiamo l’ultimo contatto nell’ istante in cui il segmento lunare che va continuamente restringendosi diviene invisibile, perciò, in entrambi i casi, vengono notati gl’ istanti nei quali la luna trovasi a contatto con una circonferenza alquanto minore di quella del vero disco solare. Per questo motivo il principio dell’ecclisse si nota con un ritardo, ch’ è eguale al- l’anticipazione con cui si osserva il fine, I tempi del ritardo e dell’anticipazione sono proporzionali al diametro angolare reale del più piccolo segmento lunare visibile in proiezione sul contorno del Sole, e questo diametro, a parità delle altre circo- stanze, è tanto minore quanto più forte è l’ingrandimento del cannocchiale. Perciò, aumentando l’ingrandimento del cannocchiale, si diminuisce proporzionalmente il ri- tardo e l’ anticipazione suddetti, purchè però sussista la parità delle altre circo- stanze, essendosi osservato che due cannocchiali, i quali abbiano lo stesso ingrandi- mento, ma sieno adoperati da differenti osservatori, abbiano diverse aperture obiet= tive, risultino da vetri di pasta inegnale e sieno muniti di offuscanti che colorano diversamente l’immagine solare, producono, sotto questo punto di vista, effetti no- tevolmente diversi. 16 MEMORIE DELLA SOCIETA” Oltre alla causa ora esposta, che influisce in eguale misura, ma in senso contra- rio, sulla osservazione dei due contatti, ve ne ha un’altra molto meno rilevante, la quale tende a ritardare alcun poco l’osservazione tanto del principio quanto del fine dell’ecclisse. Questa causa è l’inerzia della retina, in virtù della quale, prima del- l’ultimo contatto, l'occhio dell’osservatore che vede il segmento lunare proiettato sul Sole andare poco a poco scomparendo, conserva la percezione del segmento stesso per un certo tempo dopo ch’ esso è divenuto realmente invisibile e nel primo con- tatto l’ occhio non arriva ad accorgersi del principio dell’ecclisse se non quando il segmento lunare ha già di alcun poco superato l’angolo limite inferiore di visibilità, e così accade che i contatti si notino ambidue con piccolissimo ritardo eguale al tempo necessario per vincere l’inerzia della retina. Sembra poi che quando il fenomeno avviene improvviso, come nel primo contatto osservato al modo consueto, il tempo necessario a vincere l’inerzia della retina sia maggiore di quando il fenomeno può essere preveduto come nel caso dell’ultimo con- tatto. Anche però nun volendo dare importanza a questa differenza d’impressionabi-. lità della retina nei due contatti, rimane sempre una maggiore difficoltà a bene os- servare il primo contatto in confronto del secondo in causa della necessità in cui l’ osservatore si trova di tenere ver lungo tempo, e ciò senza fatica, l’occhio e la mente in quello stato di tensione estrema a cui nell’osservazione del fine dell’ecclisse occorre sieno portati per un solo istante. Questa differenza nelle condizioni di osser- vazione dei due contatti sarebbe tolta, se prima del principio dell’ecclisse si potesse vedere il disco lunare, perchè in tal caso l'occhio andrebbe poco a poco preparan» dosi all’avvenimento come nell’ultimo contatto, e se anche vi fosse ritardo nell’osser- vazione dei due contatti in cansa dell’ inerzia della retina, tale ritardo sarebbe lo stesso tanto al principio quanto al fine dell’ecclisse. Questo vantaggio di poter vedere per qualche tempo la Luna anche fuori del disco solare si realizza col mezzo dello spettroscopio, il quale permette di notare i con- tatti ad un circolo presso a poco coincidente col contorno del vero disco solare. Dirigendo al Sole un cannocchiale cui sia applicato lo spettroscopio in modo che il piano della fessura di quest’ultimo coincida col piano focale del cannocchiale, cioè con quel piano in cui si forma la immagine reale del disco solare, e disponendo cogli opportuni mezzi lo strumento così, che la fessura sufficientemente allargata riesca tangente esternamente alla immagine solare, si osserva nel campo del cannocchialino spettroscopico lo spettro solare colle righe di Fraunhofer, e prendendo di mira fra queste la riga C (che apparisce più larga e meno oscura a mano a mano che sì am- plifica la fessura) si osserva nel suo spessore una immagine rossa di una porzione del bordo solare: si vede cioè una sottile frangia rossa confinata al lembo del Sole da un arco di circolo geometrico 6 terminata esternamente in modo irregolare da punte filamentari o simili a fiammelle. Questa frangia rossa è una delle immagini monocromatiche di quell’inviluppo di gas e di vapori incandescenti il quale involge tutto il Sole fino ad un’altezza geocentrica di 8 in 10 secondi e dicesi cromosfera solare, DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 17 Quando si dia alla fessura una conveniente larghezza ed una conveniente posizio- ne, ed il cannocchiale si muova accompagnando il moto diurno, si può arrivare a vedere costantemente néllo spessore della riga © tutta l'altezza della cromosfera presso a poco come nella fig. 4 della Tav. XXXIV dove il rettangolo ab rappresenta la riga C, l’arco def è la base della cromosfera, il cui margine esterno è indicato dalla li- nea frastagliata 94. A dir vero dal segmento m e n del disco solare entra per la fessura una luce molto viva, ma se l’ingrandimento e la dispersione sieno sufficientemente grau- di, essa può venire abbastanza tollerata senza troppo danno della visibilità della meno viva immagine della cromosfera. Se il punto del disco solare a cui la fessura è tan- gente sia quello in cui deve succedere il primo contatto, varii secondi prima che questo accada si vede il disco lunare nero proiettato sulla cromosfera avanzarsi poco a poco incontro all’areo def e, in conseguenza, si vede l’interposto filetto cromosferico assottigliarsi sempre più fino a rompersi nell’istante in cui avviene il contatto. Avve- nuto il contatto, il lembo lunare arriva ben presto a toccare la mn, ciò che è annun- ziato da linee nere percorrenti longitudinalmente tutto lo spettro. Progredendo la Luna mel suo movimento, la retta 22 viene da essa coperta sopra una lunghezza che va successivamente aumentando, e lo spettro apparisce percorso longitudinalmente da una zona nera di altezza eguale alla corda del disco lunare comune col margine mn della fessura. Volgendo l’eclisse al suo termine, se si collochi la fessura in quella direzione che riesce tangente al bordo solare, dove avrà luogo l’ultimo contatto, si osserva (fig. 5) una zona nera c & 7 s simile a quella ora descritta, la quale va continuamente re- stringendosi finchè ad un certo istante da una parte e dall’altra di essa si vedono comparire nello spessore della riga C due punte luminose rosse p, g (fig. 6), le quali camminando l’una incontro all’altra, si congiungono ricostituendo il filetto cromosfe- rico solare, nell'istante in eui spariscono gli ultimi fili ai quali si riduce in fine la zona nera interposta A questo istante nasce il contatto del disco lunare colla base della cromosfera e il fine dell’ecclisse. Giornale di Scienze Nat. cd Econ. Vol. X.— 1874. 3 18 MEMORIE DELLA SOCIETA’ Macchie solari osservate all’ Equatoriale di Merz di Palermo dal settembre al novembre 1873 Nota di G. De Lisa. Dal 16 settembre incominciai le osservazioni delle macchie solari delle quali rendo . conto, e che continuai per tutta la serie. Da confronti fatti antecedentemente col Prof. Tacchini, col nostro modo di enumerare si arriva allo stesso risultato, tanto pel numero delle macchie, che pei fori e gruppi: per cui la serie può considerarsi omogenea. ES A qa |A m DM |A 1873 5 |\8|Ss|8s|2È) 1872 Bons Bs |a S| E [I » 7 7 2 31 » » 4 15 10 70 » » 4 Sano 26 » » 3 22 6 19 1 » 5 12 4 10 1 » 4 27 16 78 » » 6 13 3 10 1 » 3 INovemb. 3 3 26 1 » 6 16 5 42 1 » 6 8 13 46 3 » 0 18 16 40 1 » 7 11 22 31 2 1 9 19 13 33 1 » 8 25 4 8 » » 2 21 17 81 2 » 9 26 3 6 1 » 2 22 8 84 1 » 6 27 4 3 1 a NZ 23 9 58 29 » % 30 3 27 » 2 d) Ottobre 2 13130 » » 7 Assai ristretto è il numero delle osservazioni di macchie solari fatte nei tre mesi di settembre, ottobre e novembre a causa dell’ avanzarsi della stagione autunnale che in quest'anno è stata sempre cattiva e contraria alle ricerche astronomiche. Nondimeno il quadro che presento può dare una idea discreta dell’ attività solare durante il sopracennato periodo, nel quale abbiamo potuto osservare e disegnare buon numero di macchie di forme varie e complesse, studiandone i caratteri prin- cipali. In duecento cinquantacinque macchie osservate, in nessuna abbiamo riscontrato, DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 19 bene o mal definito, l’aspetto di turbine, sia nell’insieme e nella disposizione gene- rale della macchia, come nell’andamento delle correnti fotosferiche, Per la partico- lare disposizione dei fori e delle penombre, dobbiamo far menzione di tre casi speciali che nei giorni 2 ottobre, e 3 e 25 novembre fissarono la nostra attenzione. Il primo era un ammasso vicino al bordo occidentale, che si presentava come una vasta su- perficie di eruzione, il di cui centro era formato da una grande macchia che intorno intorno ad una distanza circa della sua larghezza, era circondata da una bella corona di piccolissimi fori e macchiette, di cui se ne poterono chiaramente enumerare qua- rantacinque, sebbene l’aria cattiva avesse impedito di vederne altri ancora, dei quali scorgevansi solamente le tracce. Il 3 novembre un secondo caso, simile affatto al primo, si ripetè in proporzioni però più piccole. Nel centro, invece di macchia, eravi un bel foro; ed attorno, a sostituire la corona di fori e macchiette, una traccia più che semicircolare di penom- bra con un foro alla estremità. Il 25 novembre riscontrammo il terzo caso di una traccia lunga di penombra in- terrotta da otto fori, oltre a due macchiette ad una estremità, e propriamente della forma di un nove rovesciato ed inclinato. Nell’ultimo di questi gruppi, dopo venti» quattr’ore trovai interamente alterata la forma, ed al posto delle due macchiette aperta una macchia di discreta grandezza, e ad un’altra estremità alcuni fori for- manti sistema a sè, e senza traccia apparente di dipendenza della macchia. Premessi questi dettagli, crediamo anche bene notare come la nostra serie presenti due minimi principali di frequenza nella apparizione delle macchie, l'uno dei quali cade intorno alla metà di settembre, l’altro sul finire di novembre, Il maggior numero di macchie l’osservai agli 11 di novembre, ed avemmo cura di fare un disegno esatto dell’aspetto del Sole, in cui, non tanto il numero delle macchie e dei fori, quanto la disposizione di essi, era molto singolare e di un certo interesse. Due ammassi principalmente erano rimarchevoli, quelli cioè segnati H ed F, della estenzione cia- scuno di circa 150”, e formati da due catene di macchie e fori, distinguendosi in special modo la catena E per una maggiore regolarità. Tramontati i nove gruppi notati nel giorno 11, e sin d’allora non avendo potuto rivedere il Sole che il 25, in questo due soli gruppetti si osservarono composti in tutto di quattro macchie piccolissime e di otto forellini, Il giorno 30 novembre la macchia di maggiore importanza, segnata ©, sul bordo orientale, con penombra con- corrente in modo regolare al centro del nucleo, presentava una forma curiosa pei numerosi fori che l’accompagnavano, circondati da molte facole. L'insieme dava l’a- spetto di uno di quei razzi che nella loro traiettoria tortuosa mostrano un nucleo principale seguito da coda sottile, e nel nostro caso a forma di una S ben definita. I disegni che si pubblicheranno, mostreranno assai meglio tutte le particolarità dei nominati gruppi di macchie, 20 MEMORIE DELLA SOCIETA” Sull’uso di un reticolo di diffrazione in sostituzione al sistema di prismi in uno spettroscopio solare. Nota del Prof. 0. A. Joung. (American Journal of Sciences and Arts, Iune 1873). Dappoichè lo spettro di diffrazione differisce da uno spettro prismatico di ugual dimensione per la maggior dispersione dei raggi meno refrangibili, si può dunque supporre che un reticolo, formato di linee sottili, potrebbe sostituire con vantaggio i prismi negli spettroscopît destinati all’osservazione delle protuberanze solari attra» verso la linea C. Sono stato confermato in questa idea, vedendo nell’ultimo inverno. qualcuno dei bei reticoli tracciati su metallo per specchi, dal signor Chapman, mee- canico del signor Rutherford. Lo spettro dato da quelle piastre sorpassava di molto in splendore ed in finezza tutto quanto è stato sinora ottenuto, Grazie alla gentilezza del signor Rutherford, son possessore di uno di tali reticoli avente una superficie rigata di un poco più che un quarto di pollice, essendo le linee dell’ampiezza di ‘ge di pollice. Combinando questo reticolo col collimatore ed il te- lescopio di uno spettroscopio ordinario chimico, si ha un istrumento che fornisce uno spettro di primo ordine, nel quale le linee D sono circa due volte più scostate che col prisma di flint-glass di 60° usato nell’istramento originale. Prossimamente alla C, la dispersione è pressochè la stessa come in quattro prismi. Gli spettri di ordine superiore non sono in generale così bene visibili, in causa della loro soprap- posizione; ma fortunatamente con un particolare adattamento dell’angolo fra il colli» matore ed il telescopio, la linea €, nello spettro di terzo ordine può farsi cadere nello spazio libero fra lo spettro del secondo e quarto ordine; così si ottiene una disper- sione pressochè equivalente a quella dell’istrumento del quale mi servo. Adattando il nuovo istrumento all’equatoriale, ho trovato (con condizioni atmosfe- riche poco favorevoli, abbenchè fossero le migliori che sinora siensi presentate) che nello spettro di primo ordine io posso vedere facilmente le linee brillanti della cro- mosfera C, D, e F. Ho potuto ancora, sebbene con grandi difficoltà, distinguere Hy (2796 K.) Allargando la fessura, i contorni della cromosfera e le forme delle protu- beranze erano ben visibili sullo spettro di primo e terzo ordine nella stessa maniera che col mio strumento ordinario per uno stato analogo dell’aria. Gli spettri sono na- turalmente più deboli; ma siccome la perdita di luce altera tanto il fondo nero sul quale le protuberanze vengono proiettate quanto gli stessi oggetti, così ciò non al- tera la loro apparenza. Il reticolo è più leggiero e più facile a maneggiarsi che il sistema dei prismì; e se di tali reticoli gli ottici potessero fornirne a prezzi discreti e di qualità soddi- sfacenti, son di avviso che, per le osservazioni sulla cromosfera e le protuberanze, sostituirebbero utilmente i prismi. DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 21 Discussione delle osservazioni eseguite in Roma ed in Padova sull’ecclisse parziale di sole del 26 maggio 1873. Nota di G. Lorenzoni. Invitato dal P. Secchi a sottoporre le osservazioni eseguite in Roma sull’ecclisse parziale del 26 maggio 1873 ad nna discussione simile a quella da me istituita sulle osservazioni di Padova (v. Atti del R. Istituto Veneto. Serie IV, vol, II, pag. 1960), ri- ferisco qui i risultati dei nuovi calcoli tanto più volentieri, in quanto che così mi sì offre occasione di correggere un errore (fortunatamente di poca conseguenza) da me commesso nel calcolo delle declinazioni del Sole avendo preso con segno opposto al vero la differenza seconda. Trascrivo quindi, insieme colle equazioni risultanti dalle osservazioni di Roma, le equazioni offerte dalle osservazioni di Padova dopo corretto il sudetto errore. Tali equazioni non sono che casi particolari della equazione ge- nerale della pagina 137 di queste Memorie, Osservazioni di Padova. LORENZONI Principio + 8”,62 = 0,5734 d (è — D) — 0,7632 d (o — A)— d(p+R) Fine = — 1,74=0,9994 d (8 — D) + 0,0323 d (a' — A) — d'(/ + R) ABETTI Principio +10”,93 = 0,5753 d (d' — DI) — 0,7621 d (a — A) — d(p+R)) (1 Fine + 07,08= 0,9994 d (d' — D') + 0,0305 d (a' — A) — d(p@+R CHISTONI Principio +12”,32 = 0,5764 d (3 — D') — 0,7613d (e — A) —- d(d+R) Fine + 35,05=0,9994 d (d' — D) +0,0280 d(a' — A) — d(p+R) | Giornale di Scienze Nat. cd Econ. Vol. X.— 1874. - “ 22 MEMORIE DELLA SOCIETA” Osservazioni di Roma. SECEHI Principio + 8,95 = 0,6996 d (3' — D') — 0,6655 d (a — A) — d(p'+ RI) Fine. + 3”24=0,9872 d(8' — D') — 0,1482 d (a — A) — d(p'+ R) FERRARI — Rosa Principio +10”,52 = 0,7015 d (8' — D) — 0,6638 d (a — A)— d(p'+R) 1) Fine + 4%89 = 0,9869 d(8' — D) — 0,1505d (a — A) d(p + R) RESsPIGHI Principio + 6,00 = 0,6963 d (d' — D’) — 0,6685 d (a — A) — d(p'+ RI) Fine + 1’,64=0,9876 d(d' — D) — 0,1460 d (a — AV) — d(0 +R) Da queste equazioni si hanno colla eliminazione le seguenti: Lorenzoni = T@—A)=—12”303 — 0,545d(@+R) (dè — D)=— 17343 + 1,018 d (p'+ RI) RIA, | d (a' — AY= — 131,642 — 0,544 d (p' + RI) dd — D)=+ 05,507 + 1,017 d (2 + RI) Chistoni d (0' — A) = — 13”,584 — 0,544 d (p' + R') d(d' — D)=+ 3%432 + 1,016 d (0 + R) : So, | d'(o' — AI) > 11”,873/— 0520 dee ©) da — D)=+ 1,499 + 0,935 d (+ R) d (a — A)=— 12,650 — 0,519 d(p'+R) F Op RINO i da D)=+ 3026 + 0,934 d (0 +R) I d(a'—AN=— 8563 — 0,521 d(p0+R) h EDIglI d(d'— DI=+ 05,395 + 0,936 d (0 + RN) Dai volumi delle osservazioni di Greenwich mi sono ingegnato di ricavare i presu- mibili valori di d (a' — A‘), d (d9' — DI), d (f/+R') valevoli per il-mezzo del 1873, ed ho ottenuto i valori seguenti: (v. Atti del R. Istituto veneto, luogo citato). d(a' — A)=a=— 7,306 + 0",628 da — D)=b=— 0,632 © 0,267 . siria CiozoiR d(p+R)=c=— 059 DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 23 Questi valori non soddisfano alle equazioni superiori, perchè il d (p' + R') delle ecclissi non è quello delle quotidiane osservazioni, e perchè, o per loro natura, o per gli errori di osservazione, le correzioni d (a' — A'), d (d' — D') ottenute dalle ordina- rie osservazioni non sono identificabili con quelle delle ecclissi, Per trarre un partito dalle superiori equazioni, sembra potersi accettare (nella inde- terminatezza del problema) come valore massimamente probabile di d (p' + R'), quello per cui in ogni osservazione risulta minima la distanza fra la posizione della luna osservata e la posizione calcolata in base alle effemeridi e corretta delle quantità a e db. Questo valore massimamente probabile, che nella citata Nota ricavai per una delle osservazioni di Padova, con una costruzione geometrica, è analiticamente espresso dalla equazione : 2 2 mn cos è + n così uu T_T e mt" ___r_—_r_&«$/F 5 n° così +g* n? così + g? n° cos Î + g° essendo per una particolare osservazione : d (o — A)=m+nd(p+R) dd —D)=p+qgd(f+R) e ricavandosi il valore di d (p' + R') dalla condizione che sia un minimo la quan- tità È De a| cosè Li È @-D)— Ji Nel caso presente abbiamo le sei equazioni seguenti: d(p+R)= — 37,428 — 0;3645, a + 0,7871. D d'(0'+ R) = — 5,375 — 0,3647. a + 0,7881. 5 d($4R)= l 7,676/— 0;3656. a + 0,7891.d d(p+R) = = 6083 04038 + 0,8440060 0 d (+ R)= — 7,693 — 04061. a + 0,8447.5 d (+ R) = — 3,811 — 0,4062. a + 0,3425. D Indicando con + e e +e' le incertezze probabili delle quantità a e d, la incer- tezza della quantità d (p' + R') sarà E Voe+ne . . . . CU] . ‘. . . (6) dove pri, q D engine e n° cos d + g° n° cos d + g? 24 MEMORIE DELLA SOCIETA” Dalle equazioni (5) e dalla formola (6) si hanno i seguenti valori Lorenzoni d(o0+R)=— 153 © 0%31 Abetti d(p+R)=— 32 + 05,31 Chistoni dp+R)=—- 5,5 + 0981 1) Secchi d(p+R)=— 3,7 £ 0,34 Ferrari-Rosa dd (p + R)= — 55,3 + 0,34 Respighi = d(pf+R)=— 14 + 054 e ciò adoperando per a, db, e, e' i valori (3). Introdotti questi valori nelle equazioni (2) si ha: Osservazioni di Padova. Lorenzoni d (a' — A)= — 11°,59 d(d'— D)= — 25,67 Abetti d(a' — A')= — 11,90 d(d' —D)= — 2",75 Chistoni d (a — A) = — 10",59 d(d'—D)= — 2916. Medì d (a' — A')= — 11,36 d (d' — D')= — 2%,52 Osservazioni di Roma. Collegio Romano Secchi d(a' — A)=— 9,95 d.(d' — D')= — 1,96 Ferrari-Rosa d(a' —A)=— 9,90 d(d' —D)= — 1,92 Medì d (a' — A')= — 9",92 d(d' —D)= — 1,94 Campidoglio Respighi d(a' — A)= — 7,83 d(d' — D')= — 09,91 Volendo spingere i calcoli all’ultima esattezza, dovrebbesi ora coi trovati valori di d (a — A), d (d'— D'), d (e +) correggere i coefficienti delle equazioni (1) ed i valori di e. Ne verrebbero altre equazioni di condizione che, trattate come le pre- cedenti, condurrebbero a determinare le piccole correzioni da applicarsi ai trovati valori di d (a' — A‘), d (9° — D'), e nuovi valori per d (p' + R'). Mi sono assicurato che i nuovi valori di d (a' — A’), d (d' — D), d (p'+R) non differirebbero che di qualche centesimo di secondo dai valori sopra ottenuti (*) ho creduto perciò inutile, (*) Infatti, applicate le correzioni alle equazioni Lorenzoni ottenni : + 1"”,28 = 0,5698 d (0 — D'), — 0,7656 d(a' — A, — d (p'+R') DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 25 per il presente scopo, di spingere lo scrupolo fino a tal segno da rinnovare tutti i calcoli, 1 valori di d (p' + R'), ricavati qui sopra (7), esprimono le somme delle correzioni dei semidiametri solare e lunare che si devono applicare ai dati delle effemeridi per metterli d’accordo coi raggi effettivamente osservati nell’ecclisse, Se da ciascuno dei detti valori sottriamo c, le differenze w ci danno le distanze dal bordo solare, desunto dalle osservazioni Grenovicesi, dei punti nei quali dai singoli osservatori fu- rono osservati i contatti. Ordinando secondo grandezza i valori di y abbiamo: or po ni D iS | spettroscopio ordinario p= — 2,3 © 0”,3 cannocchiale semplice u= — 2,8 + 07,3 combinazione spettroscopica del P. Secchi p= — 44 X 0,3 cannocchiale semplice, p= 4",6 0”,3 o p Le cifre precedute dal doppio segno sono le incertezze dei valori di x dipenden- temente dalle incertezze probabili dei valori di a e d desunti dalle osservazioni di Greenwich. ì I due primi valori di y, i quali sono presso a poco fra loro coincidenti e si riferi- scono al metodo spettroscopico ordinario, dicono che # circolo, a cui sonosi osservati i contatti con esso metodo, ha probabilmente un raggio alcun poco minore di quello ottenuto colla osservazione quotidiana dei passaggi del Sole al meridiano. Ritenuti quei due valori come espressione della verità, può sorgere la questione di sapere se essi sieno dovuti ad un eccesso del raggio solare ottenuto colla osservazione dei pas- saggi al meridiano di Greenwich sul vero raggio del Sole, oppure se sieno dovati ad un difetto del raggio risultante dall’osservazione spettroscopica dell’ecclisse. A dir vero io era inclinato a credere che quest’ultimo fosse veramente il caso, parendomi naturale che la somma di tutte le Inci monocromatiche provenienti dalla base della cromosfera, le quali sono ricevute dall’occhio sovrapposte le une alle altre quando si osserva col ‘semplice cannocchiale, fosse capace di amplificare alcun poco il raggio del circolo che costituisce la base apparente della cromosfera veduta nello spettroscopio. Ma + 17,28 = 0,9995 d (3' — D'), + 0,0273 d (o' — A'), — d (p' + R') d (a' — A')j,= — 0,704 — 0,550 d (p' + R') d (d'—D')),=+ 1",300 + 1,016 d (p' + R') d(p "+ R')= — 1”,25 contro — 1”,28 ottenuto prima: d (a' — A'),,:= — 0,02, d (9' —D'),),= + 0”,09. 26 MPMORIE DELLA SOCIETA” riflettendo poi sopra un’ osservazione di Bessel, ho dovuto modificare la mia opinione ed ammettere, che la suddetta differenza possa provenire anche da un eccesso del rag» gio solare ottenuto a Greenwich sul vero raggio del Sole, dipendentemente dal metodo di osservazione o dalla irradiazione. Il Bessel infatti osservò la mattina del 5 maggio 1832 a Konigsberg il passaggio di Mercurio sul Sole mediante il suo celebre eliome- tro di sei pollici di obbiettivo, cui era applicato l’ingrandimento 290 ed un offuscante rosso-cupo., La discussione delle osservazioni gli dimostrò, che l’ eliometro gli facea vedere il disco solare nella sua vera grandezza, cioè esente da irradiazione. Or bene, misurato in quel giorno coll’eliometro il raggio solare, questo gli risultò 15% 50”,88, mentre le sue tavole regiomontane, fondate sulla osservazione dei passaggi del Sole al meridiano, davano per quel giorno il raggio solare = 15". 51",96. (V. Astronomi- sche Nachrichten vol. X, pag. 190). Il raggio solare alla distanza uno secondo la osservazione eliometrica di Bessel sarebbe = 15". 59”,83; mentre il raggio medesimo risultante dalle osservazioni di Greenwich (applicando al raggio 16% 1°,82 dato dal Nautical Almanac la correzione (d R'= — 0",64) sarebbe = 16’, 1,18. Invece, ritenendo il y= — 0",45 come cor- rezione del solo semidiametro solare, il valore di questo, risultante dalla osserva- zione spettroscopica ordinaria dell’ecclisse, sarebbe = 16". 0,73 cioè intermedio fra il raggio ottenuto colla osservazione dei passaggi e il raggio ottenuto coll’eliometro, Il valore di w ricavato dalla osservazione del P. Secchi (2 = — 2",8) direbbe, che il raggio del circolo sul quale egli osservò i contatti è circa 3” più piccolo di quello di Greenwich. Questo fatto induce naturalmente ad esaminare se esso sia per av- ventura spiegabile con qualche particolare proprietà dello strumento o del modo di osservazione adoperati dall’Astronomo del Collegio Romano, ed ecco la serie delle con- siderazioni, che mi sembrano portare qualche lume in argomento. La figura 12 rappresenti una sezione schematica dello strumento (veggasene la descrizione nel vol. I° di queste memorie alla pagina 105) fatta con quel piano per- pendicolare agli spigoli dei prismi, che comprende l’asse ottico OF dell’obbiettivo, (L’ obbiettivo s' immagina rimaner fuori della figura verso 0). Sia ab ad un tempo la sezione e la projezione sul piano della figura del diafragma in cui è praticata la fessura dello spettroscopio, la quale intendesi projettata sul piano della figura nel punto e. Dirigendo lo strumento al Sole, se fosse l'obbiettivo perfettamente acroma- tico e non esistesse il prisma 7, nel piano focale dell’obbiettivo (che è il sito ove trovasi la fessura) si formerebbe una immagine solare bianca. Ma l’ obbiettivo non essendo mai perfettamente acromatico, si formano tante immagini differenti quante sono le rifrangibilità dei raggi che compongono la luce bianca. Queste immagini, rap- presentate nella figura dai loro diametri gh,» #2, sono disposte a differenti distanze DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 27 dall’obbiettivo e sono contenute nel tronco di cono, che ha per asse il secondario del- l’obbiettivo diretto al centro del Sole e, per vertice il centro ottico dell’ obbiettivo stesso. Il trapezio 9%? sarebbe la sezione di questo tronco di cono fatta dal piano della figura. Posto ora il prisma P fra l’obbiettivo e la fessura, i fochi g,l, che si trovano allineati sull’asse secondario mg e raccolgono separatamente i raggi delle singole ri- frangibilità emanati da un istesso punto del globo solare situato nella direzione 920, si portano rispettivamente in g’,wu.l/, lungo le direzioni m29"..»x2' che sono assunte dai raggi monocromatici componenti il raggio bianco mg nell’ attraversare ch’ essi fanno il prisma. Per conseguenza i singoli fochi dei raggi provenienti da un punto qualunque del Sole, non vanno più a trovarsi sopra un asse secondario dell’obbiet- tivo, ma si schierano lungo una linea g', la quale forma col piano della fessura un angolo piccolissimo. Quello che si dice dei raggi provenienti da un punto del disco solare, si ripete identicamente per i raggi provenienti da un qualunque altro punto e l’effetto finale consiste in ciò, che le immagini solari delle varie rifrangibilità si spostano tutte da una parte e dall’altra della posizione media, conservandosi sensi- bilmente parallele al piano della fessura e rimanendo involte in una specie di su- perficie cilindrica tagliata dal piano della figura nel quadrilatero 9'4'!2. Tutte le se- zioni, fatte in questo (che chiamerò per brevità) cilindro con piani paralleli al piano della fessura, sono altrettante immagini del Sole ed ognuna di esse è costituita da raggi di una sola rifrangibilità, vale a dire è monocromatica. Tagliando invece quel cilindro con un piano qualunque parallelo alla fessura, ma non parallelo al piano in cui essa è praticata, la sezione che ne nasce è a/fine colla immagine solare, per- chè fra la nuova sezione e la immagine solare vi è quella stessa relazione che passa fra una ellisse estremamente schiacciata ed un cerchio di diametro eguale al suo asse maggiore. Per brevità chiamerò questa nuova sezione col nome di pseudo-im- magine solare e ciò anche per la seguente sua particolarità, che la rende qualche cosa di stranamente diverso da una immagine quale si suole o si può ordinaria- mente intendere. Il piano, che genera la pseudo-immagine, taglia una serie d’imma- gini monocromatiche successive in altrettante corde parallele alla fessura, le quali sono anche corde della pseudo-immagine risultante dal loro complesso, Così ogni corda della pseudo-immagine parallela alla fessura, in quanto essa è comune ad una par- ticolare immagine monocromatica, dà raggi di una sola rifrangibilità, la quale varia continamente da una corda alla sua infinitamente vicina, ed in ciò che consiste la particolarità a cui precedentemente si alludeva. Quando si guarda nello spettroscopio i raggi che passano attraverso la fessura, nel piavo del cannocchialino spettroscopico pervengono i raggi emessi da quella pseudo-imagine solare, che è generata dalla intersezione col cilindro sopra detto del piano comprendente la fessura e e il centro ottico d del collimatore, e pervengono pure i raggi di tutte le rifrangibilità provenienti dall’atmosfera terrestre illuminata. Questi ultimi producono nel campo del cannocchialino spettroscopico l’ordinario spet- 28 MEMORIE DELLA SOCIETA” tro solare solcato dalle righe nere di Fraunhofer, In quanto alla psendo-imagine, la quale, se non vi fosse il prisma Q, apparirebbe nel campo del cannocchialino spet- troscopico come una semplice linea luminosa, e, malgrado la presenza di quel prisma apparirebbe ancora una semplice linea luminosa se emettesse raggi di una sola ri- frangibilità, dà luogo ad una specie di fantasma solare proveniente dal complesso delle immagini delle singole corde monocromatiche della pseudo-immagine, le quali immagini si dispongono nel foco del cannocchialino spettroscopico l’una accanto all’al- tra in ordine di rifrangibilità, La psendo-immagine, che nella figura è proiettata sulla retta sr riesce tangente in s alla immagine monocromatica sp ed in 7 alla immagine monocromatica rg: interseca tutte le immagini monocromatiche intermedie, ma non ha alcan punto comune colle immagini rimanenti. Per conseguenza la pseudo-immagine non emette che raggi di rifrangibilità comprese fra quella della immagine sp e quella della immagine 79, e il fantasma solare quindi rimane compreso fra le righe di Frau- nhofer cui corrispondono le rifrangibilità delle immagini sp ed rg. Ma in forza del moto diurno della sfera celeste, il cilindro involgente tutte le immagini monocromatiche del sole, si sposta parallelamente a sé stesso, la pseudo-immagine conserva la stessa fi- gura, ma ad ogni istante una sua corda qualunque parallela alla fessura, risulta dalla intersezione col piano della pseudo-immagine di una nuova immagine monocromatica, e ciò torna a dire che la rifrangibilità dei raggi convergenti in una particolare corda della pseudo-immagine è continuamente e progressivamente variabile. Ne viene che la immagine formantesi nel campo del cannocchialino spettroscopico di una corda qualunque della pseudo-immagine va continuamente spostandosi fra le righe dello spettro Fraunhoferiano. Da ciò un movimento generale del fantasma solare dipenden- temente dal moto diurno, mentre le righe fraunhoferiane dello spettro della luce riflessa dall’ atmosfera terrestre rimangono fisse. Si può quindi notare con facilità gl’ istanti nei quali il lembo del fantasma solare si trova a contatto con nna qua- lungque riga e la durata del suo passaggio per la medesima, come si osserva il pas- saggio del sole pei fili degli ordinarî reticoli. Quando il fantasma solare è tangente ad una riga di Fraunhofer, vuol dire che la fessura dello spettroscopio è tangente alla immagine monocromatica solare della corrispondente rifrangibilità, e se quindi la intensità luminosa periferica di questa immagine sia sufficientemente grande per- ch’essa possa essere veduta di visione positiva sul suo contorno, nel punto di con- tatto del fantasma solare colla sudetta riga, questa diviene luminosa. Se poi la im- magive monocromatica, il cui contorno è visibile di visione positiva (immagine (0), è più graude di tutte le altre immagini, la riga nera corrispondente diverrà lumi- nosa prima che il fantasma solare venga con essa a contatto, e manovrando collo strumento opportunamente si può riuscire a tener fermo il fantasma solare in con- tatto con una riga e vedere ad una piccola distanza rovesciata una delle solite righe cromosferiche, Resta dunque spiegato come colla combinazione spettroscopica proposta ed adoperata dal P. Secchi, nel tempo istesso in cui riescono visibili le macchie, le facole ed ogni altra particolarità del disco solare, si vedono le righe lucide della cromosfera, DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 29 È però evidente come a volere che il fantasma solare riesca abbastanza bene de- finito, bisogni che la fessura sia molto stretta e quindi che le righe lucide cromo- sferiche, come anche le righe nere fraunhoferiane, appariscano molto sottili. Ma in questo modo la chiarezza del fantasma solare diviene assai piccola. Per persuader- sene basta considerare che un punto del fantasma solare riceve ed emana raggi di una sola delle infinite rifrangibilità dei raggi provenienti, in tal caso, da un solo punto del sole. E siccome la immagine solare diretta è sul suo contorno molto meno luminosa che al centro (v. Secchi, Le Solesl, pag. 124), lo stesso rapporto d’inten- sità esisterà anche fra il bordo e il centro del fantasma solare e può non essere improbabile che una piccola parte del suo contorno riesca invisibile. Se ciò è vero, ristringendo la fessura fino all’ ultimo limite di visibilità della linea lucida © della cromosfera, deve riuscire impossibile portare questa riga lucida in perfetto contatto col bordo del fantasma solare, giacchè deve rimanere fra la riga e il bordo un’in- terstizio eguale al supposto difetto nella grandezza del fantasma solare. Se non si riesce ad ottenere il contatto il difetto è manifesto, ma non sarebbe tuttavia inec- cepibile, quand’anche si ottenesse il contatto, finchè non si dimostrasse che il rove- sciamento della riga © è possibile soltanto fino ad una distanza dal centro eguale al vero raggio del Sole. _ D'altra parte, allargando la fessura si aumenta in proporzione la larghezza delle linee lucide della cromosfera e la chiarezza del fantasma solare, ma allora esso perde notevolmente in distinzione, ed osservando il passaggio di esso per una riga, il con- «tatto del primo lembo riesce anticipato e il contatto del secondo riesce posticipato di quanto importa la larghezza della fessura aumeutata di quella della linea, Perciò ritenendo la durata del passaggio del fantasma solare per una linea nera di Fraunhofer, come durata del passaggio del vero disco solare, si sarebbe esposti a stimare il diametro del Sole più piccolo o più grande del dovere, secondo la lar- ghezza che si dà alla fessura. Per conseguenza opino, che la combinazione del padre Secchi, mentre porge il destro a studii iuteressantissimi di fisica solare, non possa essere riguardata come strumento di grande precisione nella misura del diametro del sole. Per osservare coll’istessa combinazione il primo contatto tanto nelle ecclissi solari, quanto nei passaggi dei pianeti inferiori davanti al Sole (disposta la fessura nel con- veniente angolo di posizione) s’incomincia dal fare in modo che la riga lucida della cromosfera apparisca alla massima distanza possibile dal contorno del fantasma solare, e poi si aspetta che l’astro ecclissante, montando sulla cromosfera, produca sulla riga lucida una breve interruzione. Movendo allora dolcemente ed opportunamente lo stru- mento così che la interruzione della riga cromosferica si conservi la più breve pos- sibile, la riga lucida si avvicinerà successivamente al fantasma solare fino a riu- scirgli tangente; in quell’istante si nota il contatto. In tal modo il contatto è osser- vato ad un cerchio alquanto minore del bordo del fantasma solare, perchè l’essere la linea cromosferica nell’istante in cui si nota il contatto di essa col fantasma so- Giornale di Scienze Nat. ed Econ. Vol. X. —1874. ò 30 MEMORIE DELLA SOCIETA” lare di già interrotta, indica che il lembo ecclissante è montato di una piccola quan- tità sul bordo del Sole. La combinazione spettroscopica del P. Secchi pertanto, permette di prepararsi al- l'avvenimento del primo contatto come nel metodo spettroscopico ordinario, e in ciò i due metodi hanno comune il vantaggio; ma questo contatto per essa si nota ad un circolo minore del vero contorno del sole e minore anche del circolo su cui no- tansì i contatti nel metodo spettroscopico ordinario, e questo è uno svantaggio che essa ha comune col semplice cannocchiale I valori di y= — 2",3 (Abetti) = — 4%,4 (Ferrari-Rosa) = — 4%,6 (Chistoni) ot- tenuti dalle osservazioni eseguite col semplice cannocchiale, sono d’accordo con quanto d’altronde si sapeva, cioè che col semplice cannocchiale i contatti vengono notati ad un circolo minore del disco solare quale si misura quotidianamente. Quei valori non dipendono solo dall’ ingrandimento dei cannocchiali adoperati, ma anche dalla chiarezza delle immagini, la quale a sua volta dipende dalla trasparenza dei vetri (lenti ed offuscante) dal colore che l’offuscante presta all’ immagine, dall’ ingrandi- mento del cannocchiale, dall’ampiezza della pupilla e dal grado d’impressionabilità della retina. Il Bessel, discutendo le osservazioni del passaggio di Mercurio sopra citate, dopo avere esclusa l'osservazione del primo contatto come troppo incerta, trovò che l’ul- timo contatto fu da Imi osservato a 0”,3 di distanza dal bordo del Sole misurato in quel giorno coll’ eliometro e che da Argelander invece il medesimo contatto fu osservato ad 1",0 di distanza, e queste due distanze, osserva il Bessel, sono presso- ché in ragione inversa degl’ingrandimenti 290 e 90 dei rispettivi cannocchiali. Tale proporzionalità non può però essere ritenuta che come accidentale, poichè quel- l’istesso contatto fu dal Busch, con un ingrandimento 126, notato ad un tempo, il quale condurrebbe ad una differenza maggiore di quella di Argelander tanto circa, quanto quella di Argelander supera la differenza risultante dalle osservazioni di Bessel. Anche i sopra esposti risultati ottenuti in questa ecclisse dicono, che fra la distanza dal bordo ‘a cui si osservano i contatti e l’ingrandimento del cannocchiale non esiste la semplice relazione indicata dalle osservazioni di Bessel e di Argelan- der, nè, considerando la natura delle cause svariate che influiscono sul fenomeno, sembra facile stabilire la relazione vera fra le differenze ottenute da differenti os- servatori con istrumenti diversi, Se però una medesima ecclisse venga osservata nell’ istesso luogo da persone di egual vista con cannocchiali ed elioscopî che diano la medesima chiarezza delle im- magini, sembra potersi ammettere la inversa proporzionalità delle sudette differenze dei raggi e gl’ingrandimenti dei cannocchiali impiegati. DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 31 Ciò che per altro pare potersi dimostrare a priori è, che nella osservazione dei contatti nelle ecclissi, la irradiazione solare non ha da questo punto di vista veruna influenza. Infatti, intendendo per irradiazione solare quella amplificazione della immagine del sole, che dipende in maniera poco nota dalla vivacità della luce s0- lare e dalla imperfezione degli strumenti della visione, è evidente che di quanto essa aumenta il raggio del disco solare, di altrettanto o pressochè essa diminuisce il raggio del disco ecclissante. In generale, se indichiamo con Zla irradiazione del sole sul fondo celeste, con è la irradiazione sul lembo della luna, e quindi sia R'+dR'+I il raggio vero del sole aumentato della irradiazione I, p'+ dp — è il raggio lunare diminuito della irradiazione i, nei contatti esterni la distanza apparente dei centri sarà: (R'+ dR' +1) +(p+ do — i —d essendo d l’ampiezza angolare del più piccolo segmento della luna visibile in proie- zione sul lembo del sole. Ammettendo con Bessel (v. Astron. Nachr. vol X, p. 188) che sia 2=I le equazioni di condizione per i contatti esterni hanno per ultimo ter- mine, dR'4+ dp'— d dove non entra punto la irradiazione. L’ irradiazione non ha sensibile influenza nemmeno nei contatti interni delle ec- clissi anulari, Infatti nella fig. 2 sia 0 il centro del Sole e sia c in generale il cen- tro del corpo ecclissante poco prima che avvenga il secondo contatto. Rappresen- tiamo col circolo di raggio Ca=R'+ dR' il bordo vero; invisibile, del Sole; col cir- colo di raggio Cg=R'+dR'+-è il bordo solare visibile amplificato per la irradia- zione, col circolo di raggio ca=p'+ dp' il contorno vero invisibile del disco ec- clissante e finalmente col cerchio di raggio c=p'+de' — è il contorno visibile del pianeta diminuito per l’effetto dell’irradiazione solare. Intorno alle cuspidi a e d di- segnando i rispettivi cerchi d’irradiazione con raggio =, questi riusciranno tangenti ai due bordi visibili del Sole e del disco-ecclissante e appariranno fra loro disgiunti da una strozzatura oscura, che unisce i due lembi visibili, la larghezza della quale va mano mano diminuendo (*). Il distacco deciso dei due lembi-ha luogo quando la larghezza di quella strozzatura è eguale alla larghezza del minimo. oggetto oscuro visibile in projezione sul disco solare. Indicando con 2d' una tale larghezza minima, la distanza delle cuspidi nell’istante in cui avviene il palese distacco dei lembi è: 2(0+d?) (*). Questo fenomeno dovuto alla irradiazione è stato osservato da molti tanto nei passaggi di Venere del secolo passato, quanto nei passaggi di Mercurio. Veggasi a questo proposito: Astron. Nachr. vol. X, pag. 187 l’osservaz. di Argelander a pag. 4199 l’ osservazione di Gerling ed a pa- gina 259 l'Osservazione di Gambart. Ma Bessel col suo eliometro non vide nulla di simile ( Astr. Nachr. vol. X, pag. 187). 32 MEMORIE DELLA SOCIETA” ed in quell’istante la sporgenza del vero disco ecclissante dal vero bordo del sole è: 1 sen—-(e — #8) | Il 1 2 s=l+d) (ic pate 8)= È È custa cos B ad essendo : se n stai senb= it pp ET) Apiro Nelle ecclissi di sole essendo p' + dp' ed R'+ dR' poco diversi fra loro, e molto grandi in confronto di è + d',, la differenza « — £ è piccolissima ed s è una quan- tità affatto trascurabile, così che si può ritenere che il manifesto distacco dei due lembi lunare e solare, malgrado la irradiazione e malgrado la incapacità dell’occhio a vedere sul disco solare un oggetto sottendente un angolo minore di 24’, abbia luogo effettivamente quando la distanza dei centri è : (R' + dR') — (+ dp) Perciò nell’ultimo termine delle equazioni di condizione risultanti dalla osservazione dei contatti interni comparirà la quantità aR'— dp', dove pure non entra effetto d’irradiazione. Combinando per addizione e sottrazione questa quantità coll’altra dR' + dp' — d relativa ai contatti esterni, otteniamo d IR e come. correzioni dei semidiametri solare e. lunare diminuite ambedue della metà della larghezza augolare del più piccolo segmento della luna. visibile in proiezione sul lembo del Sole. Per aver dunque dalle correzioni dei semidiametri solare e lunare ottenute dalla discussione delle ecclissi anulari le. vere correzioni, bisogna aumen- tarle ciascuna della metà dell’angolo di Anche nella osservazione dei contatti interni nei passaggi dei pianeti inferiori la influenza della irradiazione sulle correzioni finali è poco rilevante, tuttavia essa può talvolta riuscire non trascurabile. Supponiamo per un: caso estremo, quello di. Mer- curio, che sia 2d'= 2%, i= 3% e'+ de = 6", R'+dR'= 960". Si ottiene con que- sti dati s= 1752. Che se invece di Mercurio si considera Venere, convien porre DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 33 p+ dp =31" e allora s=0"25. E la correzione da applicarsi alle correzioni dei semidiametri solare e lunare desunte dalla discussione del completo passaggio di un pianeta inferiore sarà 7 ed avrà segno positivo pel raggio solare, negativo pel raggio del pianeta. Ad evitare il bisogno di una simile correzione, converrà dunque procurare nella osservazione del passaggio di un pianeta inferiore, di valersi di uno strumento pel quale l’errore di irradiazione sia il più piccolo possibile, perchè al- lora la correzione che ne dipende sarà trascurabile. In ogni caso però sarà bene di determinare il valore della irradiazione, e ciò si può fare nell’atto stesso in cui si osserva il contatto, notando (e perciò basta una stima in frazioni del diametro del pianeta, oppure riferendosi alla distanza nota di due fili di un reticolo) la di- stanza apparente dei due bordi nell’ istante in cui succede la rottura del filo che li unisce: manifestamente quella distanza è il doppio ammontare dell’ irradiazione, Ma perchè l’irradiazione abbia la piccola influenza suaccennata, bisogna notare il con- tatto precisamente nell'istante in cui si rompe o si ricostituisce il filo di congiun» zione dei due lembi. Una circostanza non deve essere dimenticata da chi si accinge ad osservare uno di tali fenomeni ed è che tanto la rottura (secondo contatto) quanto la ricostituzione (terzo contatto) del filetto d’irradiazione avvengono improvvisamente (fulmen del P. Hell) e ciò per geometrica necessità, essendo nell'istante prossimo alla rottura, la variazione della distanza @ delle cuspidi: 1 cene da sommamente grande in causa della piccolezza degli angoli a e A. CONCLUSIONI I più evidenti vantaggi pei quali il metodo spettroscopico ordinario si raccomanda ‘nella osservazione degli ccclissi di Sole e dei passaggi dei pianeti inferiori, sono i ‘seguenti : 1° Si vede il disco ecclissante fuori del circolo costituente la base ‘apparente della cromosfera al quale vengono osservati i contatti; così che îl primo contatto non riesce improvviso come col semplice cannocchiale. 2° I contatti esterni ed i contatti interni si notano nell’istesso modo, cioè nei contatti esterni si nota la rottura o la ricostituzione del'filetto ‘cromosferico rac- chiuso fra il lembo del disco ecclissante e la base della cromosfera: nei contatti in- terni si nota la rottura o la ricostituzione del filetto di disco solare che rimane in- 34 MEMORIE DELLA SOCIETA” tercluso ancora fra il lembo del disco ecclissante e la base della cromosfera , così che tutti quattro i contatti vengono notati al medesimo cerchio, 3° Probabilmente il circolo a cui con questo metodo si osservano i contatti è una cosa medesima col contorno del vero disco solare quale si osserva coi migliori cannocchiali, per cui le correzioni del semidiametro solare e del semidiametro del- l’astro ecclissante, desunte dalla osservazione fatta con questo metodo di una mede- sima ecclisse o di un passaggio, sarebbero le vere. 4° Per applicare questo metodo è sufliciente an cannocchiale di mediocri dimen- sioni, e ciò torna comodo specialmente nei viaggi: importa solo che lo strumento faccia vedere la cromosfera alta e bene definita alla sua base, e che la luce del di- sco solare entrante pella fessura sia tollerabile all'occhio. Ciò si ottiene adoperando uno spettroscopio ben fatto, di forte dispersione ed applicando ad esso un cannoc- chialino di sufficiente ingrandimento. Il metodo spettroscopico del P. Secchi, 1° Ha comune col metodo spettroscopico ordinario il vantaggio di far vedere il disco ecclissante fuori del bordo solare. 2° Ha comune col metodo del semplice cannocchiale lo svantaggio di far vedere i contatti esterni ad un cerchio minore del vero bordo solare e ciò (ove anche non si ammetta che il raggio del fantasma solare sia più piccolo del raggio vero del Sole) perchè come col semplice cannocchiale il contatto esterno si stima per sovrap- posizione dei due lembi. Il semplice cannocchiale, 1° Fa vedere i coutatti esterni in modo diverso dai contatti interni e quelli ad un cerchio minore (di quantità variabile collo strumento e coll’osservatore) del cerchio a cui si osservano i contatti interni, 2° Fa vedere i contatti interni sul vero contorno del Sole come nel metodo spet» troscopico ordinario (se è vero quanto è affermato come probabile al num. 3), per cui le osservazioni dei contatti interni fatte col semplice cannocchiale e collo spettro» scopio ordinario sarebbero comparabili. DEGLI SPETTRUSCOPISTI ITALIANI 35 Macchie solari osservate all’ Equatoriale di Merz di Palermo nel dicembre 1873 da G. De Lisa. 1873 = S : = E a È < | |a300E28 Dicem. 11 14 43 » » 6 14 3 39 | 0 Ù 2 Cielo c. 16 î ? » » 1 20 CASI TO D 5 3 21 Dir add D PRGRIEZAO 26 10 10 1 ? 5 27 6 giqoOd ? 4 28 9 15 1 » 4 29 13 24 |. 2 » 6 «.Completiamo con quelle del dicembre la serie delle osservazioni di macchie solari eseguite negli ultimi mesi di quest'anno. Il tempo cattivo ci permise appena di 0s- servare il Sole in nove giorni, dai quali possiamo solo desumere essere la massima attività avvenuta negli estremi del periodo, cioè nei giorni 11 e 29; e la minima nel giorno 16, in cui solamente eranvi due macchiette e pochi forellini, che a causa dell’aria cattiva non potemmo enumerare. Risulta quindi che il massimo assoluto delle macchie per la nostra serie dell’ ul- timo quatrimestre del 1873, avvenne intorno all’11 di novembre. (Vedi la nota a pag. 18 di queste Memorie), ed il minimo nel giorno 16 dicembre. li dono fs ti Ala igrto pula: ct Moss uo: “thus i ppi DEI suoni «ti aqua DYSNI ui dub igunioo tab. alnonavittatintag Ubasdiamizi fre LL satola tant ib std pisinpea ‘490404 Ab 4d 6; angiuati Wiromi A i It AFohe iti he LITRO SLI catitagii, Theta aotianbet se dt ig alaorrialanqu. plitvinà qurtttà, dl signal Ag. du Gbanona ddaxig.ontotal “A noctagie apr tanta tod: dad CH eltati grand PUCIACDI ad ip otnodi aIb; SON stagni 4) daoras disntoly stione queta de doatot bmost in) LA: spit padre dai id oludfgrti 6: orunitit ana "4 DI: ai. “mg A dpisyadet aoliddolt ulioh ondine of Rail MPITÀ urlo Again dii cio Vga Ato y. ni al NUOVA STAZIONE SPETTROSCOPICA IN TORINO Sotto la direzione del chiarissimo professor Dorna va ad impiantarsi in Torino una nuova stazione spettroscopica. La Provincia ed il Municipio di quella illustre città apprestarono buona parte dei fondi occorrenti, che unitamente a quelli accordati dal Governo permetteranno di compiere in breve tempo il lavoro. Un eccellente cannocchiale di Fraunhofer si sta montando parallatticamente dai meccanici della Specola di Padova per la nuova-stazione, e fu già fatto 1’ acquisto di spettroscopii costruiti dal meccanico Tauber di Lipsia, Dalla stazione di Torino si può sperare un ottimo servizio specialmente per ciò che riguarda la raccolta dei bordi solari nella stagione d’ inverno, perchè succede non di rado, come nel corrente anno, che mentre qui da noi, nella bassa Italia, il cielo si mantiene a Inngo coperto, al nord invece si hanno molte giornate serene (1). Lieti di avere dato ai nostri lettori l’annunzio dell'impianto di una stazione, rin- noviamo i più sentiti ringraziamenti a S. E. il Ministro della Pubblica Istruzione per la generosa protezione accordata alla Società degli Spettroscopisti Italiani, che entra ora nel terzo anno di sua vita. Coi nuovi mezzi che abbiamo, vi è da sperare di potere rendere maggiormente interessante la pubblicazione dei lavori spettroscopici, e siamo ben fortunati di dar principio al nuovo volume colla memoria dell’ Ill, prof. Draper, che inviò in dono pel nostro giornale la bella tavola, che rappresenta la fotografia di una parte dello spettro solare da lui stesso eseguita in New York. (1) Nel gennaio 1874 abbiamo avuto in Palermo 26 giornate di cielo coperto durante il giorno. Giornale di Scienze Nat. ed Econ., Vol. X, 1874. 6 38 MEMORIE DELLA SOCIRTA” On the Determination of the Wave-Lengths of the Ultra-Violet Rays, from Photographs made with a Diffraction Grating. (Wustrated by a Photograph of the Diffraction Spectrum of the Sun). By Henry Draper, M. D. Professor of Physiology and Analytical Chemistry in the University of New York. Scientific men have hitherto depended for the determination of the characteristic lines in the spectra of the elements, the Sun, ete., upon observations made on the visible rays, and but little attention has been directed to the well marked lines both above H and below A. Photographs of the by prismatzic spectrum have been made » J. W. Draper, Becquerel, Miller, Mascart and others, and more particularly in re- cent times by Rutherfurd. These last leave little to be desired in the region from just below F, to just above H, for while they are on a large scale, they are shar- ply defined, — But the study of the ultra-violet, and ultra-red rays, by means of a prismatic spectrum, has the disadvantage of not representing the lines in the true order of their wave-lengths, and moreover the prismatic spectra of various observers are not comparable readily with one another, inasmuch as the irrationality of disper- sion varies with the composition of the prism. It is difticult therefore to determine the wave-lengths by such means, and to arrive at the exact results that modern Science demands. For these reasons it has seemed to he desirable to produce photographs of the diffraction spectrum originating from a finely ruled grating, and to give them as great a levgth and as precise definition as possible. Experiments have been made formerly in this direction by J. W. Draper in 1844, by Mascart in 1866, and hy Cornu in 1872, but none of their results are entirely satisfactory. The picture which accompanies this memoir is the result of a year's work in this direction, and was produced in the following manner. Il first took, by means of a diffraction grating, a photograph of the spectrum of the Sun, about 12 inches (0.305 DEGLI SPETTR\SCOPISTI ITALIANI 39 metre) long; then to this a scale was attached in the manner to be described he- reafter. From this compound photograph the upper half of the accompanying plate was produced. Then the vriginal negative was magnified about twice, and from part of that enlarged spectrum the lower half of the plate was made. The two spectra are absolutely upretouched, and are the work of the Sun alone, The only portion where the hand of the draughtsman is seen, is in the scale which is placed over the upper or smaller spectrum, and this is mostly copied from Angstròm’s chart. Physicists may therefore rely entirely upon the correctness of the relative positions and numbers of the lines and bands which are shown. (Vedi Tav. XXXVI). The collodion negatives were next brought into contact with a film of gelatine containing bichromate of potash, and a photo-lithographic plate was produced, from which copies in printing ink could be made in a printing press. This latter pro- cess is known as the Alberttype, and for carrying out the details of it I am un- der great obligations to the owner of the patent, M." Bierstadt, who has thus ena- bled me to distribute impressions, wich are not liable to fade like chloride of sil- ver photographs, and are as well defined as any paper copies of a glass negative can be, The picture of the spectrum being therefore of unimpeachable correctness, it is necessary to describe the method by which I attempted to give precision to the scale which indicates the wave-lengths of the ultra-violet rays. I have taken as a basis the numbers given by Angstròm in his celebrated Spectre Normal du Soleil, for the wave-lengths of G, by and D,. If these numbers should on future remeasurement be found to be slightly erroneous, my wave-lengths will require a proportionate correction, which can easily be effected. The method of using these numbers was as follows. The line G of course can impress itself on collodion, and as it falls near one end of my photograph, it furnishes a fixed point for the less refrangible portion of the picture. But d, and D, do not lie in that region of the spectrum which decompo- ses the iodide and bromide of silver in the common collodion and albumen proces- ses, and hence a particular description of the way in which these rays were uti- lized is necessary. Some of the phenomena observed on passing a beam of light from a narrow slit through a diffraction grating, and a suitable combination of lenses, may be thus de- scribed. On a screen, placed on the side of the grating opposite to the slit, there is seen a bright white image of the slit, and on either side of this image a series of spectra, named in the order of their occurrence, spectrum of the 1 order, spec- trum of the 2" order, etc. The spectrum of the 1 order on each side is isolated, but the red end of the 2°9 order overlaps the violet end of the 372 order. This over- lapping gives great facilities for determining the wave-lengths of the ultra-violet rays, for it turns out that if in the visible spectrum of the 2" order two steel points are arranged, one to coincide with D,, and one with d,, on taking a photograph 40 MEMORIE DELLA SOCIE1A” of the spectrum of the third order, these two points will be found to have cast shadows, the former on H, of the 3*° order, and the latter near 0 of the 3*% or- der. By a simple calculation it is therefore proved that a certain line in H, has the wave length 3930.1, and another line near 0 the wave length 3444.6. Hence I could secure in my photographs three fixed points, one at each end and one in the middle, If therefore, by means of a linear dividing engine, the spectrum is provided with a scale, in which the wave-lengths of the ruled divisions coincide with the wave- lengths of the three fixed points, the correct value for any ray may be read di- rectly. Accordingly I have ruled my scale in this way, but I have found, in carrying the process into effect, that one or more of the three determinations of wave-lengths by Angstròm must be slightly incorrect, because I cannot secure exact coincidence with all the fixed points at once. The error, if it were attributed to either the wave- length of D,, or G, would only require to be abont one ten-millionth of a millime- tre, and on comparing Angstrom with Mascart, Ditscheiner and van der Willigen, much greater discrepancies are observed. Even with this error, over a large part of the photograph the reading is correct within a fraction of a single division, and in those portions where Angstròm has drawn by hand the same region that the photograph depicts, the coincidence of the large lines is beantifully shown, while the errors in the minor lines in the chart of the great Swedish physicist are plainly exhibited. For example, he shows no li- nes between H, and 3988, while in the photograph there are more than 20; so also between 4101 and 4118 he has no lines, while the photograph has 17; from 3925 to 4205 his chart exhibits 118 lines, while my original negative has at least 293. Again, as illustrating the difficulty of depicting the relative intensity of lines, Angstròm has drawn 3998 nearly equal to 4004, in reality it is much fainter, and instead of being single, is triple; this is very visible in the enlarged picture. If the reader will examine the relative positions to the scale of wave-lengths, he will also find, that while the large lines generally coincide the smaller ones in many cases differ to the extent of nearly a whole divisione But it is surprizing that Angstròm’s scale should be so correct when we consider the great difficulties against which he had to contend, for it requires a critical in- vestigation to detect any errors at all. On comparing the wave-lengths that my scale attributes to the ultra-violet rays L, M, N, with the wave lengths that Mascart assigns to those lines, et appears that both of us give nearly the same value to M, but his values of L and N are less than mine by 2 and 3 divisions. When however we examine the processes by which the two results were reached, mine being a direct photograph with a machine ru- led scale, and his being derived from minute photographs matched together, and read by a microscope, I fiel confident that mine are not incorrect to any great de- DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 41 gree, and this confidence is stengthened by comparison with Angstròm’s chart, and also by the fact, that while Mascart speaks of L as perfectly single, it is obvionsly triple, as may be well seen in the enlarged copy. My picture also shows many more lines than are drawn in Mascart’s map of the prismatic spectrum; in the group L he shows 12 lines, my picture has 25, and in the original negative many more can be seen; from H to L he shows 70 lines, in my plate 138 can he counted, besides several bands, Of course, to render this research complete, it seems desirable to assign to the lines above H the chemical elements to which they are due, but this part of the subject is not yet in a sufficiently advanced state to be published. Many of the spectra of metallic vapors that I have taken, have been with a quartz prismatic train, and they are not yet reduced to wave-lengths. The diffraction spectra of me- talline vapors that Il have obtained, are not at present discussed. I have tried to use the photographic spectra of the late Prof. W. A. Miller for this comparison, but they are so indefinite, and so far inferior to what can be produced, that the en- deavor has failed, It would also appear to be desirable that such a map should contain all the ul- tra-violet rays of the solar spectrum, that is all that can pass through the earth’s atmosphere. I have made diffraction photographs beginning near the fixed line d (wave length 5167), and ending near T (wave length 3032), by means of a grating of speculum metal, and a speculum mirror, but the photographic difficulties of ob- taining this region on a large scale are very great. The present picture comprises from 3440 to 4350; the enlarged copy from 3736 to 4205. lhe gratings that have been used in this research are of great excellence, as is shown not only by the sharpness of the photographs, but also by the equality of the orders on each side of the normal, when examined by the eye. They were pro- duced by a machine invented and constructed by M. L. M. Rutherfurd of New York, whose beautiful prismatic and lunar photographs are so familiar to scientific men, The one I have most generally used, has 6481 lines to the inch. I have also recently succeded in repeating, and extending the experiments made by my father, J. W. Draper in 1843, and have procured photographs of the visi- ble spectrum, including the fixed lines F, d, E, D, C, B, a and A. In some of the pictures the great groups &, 8, y, discovered by J. W. Draper in the ultra-red, he- low A, are plainly shown. There are certain photographic ditficulties in obtaining a negative containing all the rays from 3440 to 4350. The iodo-bromide of silver is decomposed more vigo- rously by the rays near G, than by those near 0, or to use a common, though er- roneus expression, the actinic force is greater near G. The recent researches of Jl W. Draper (London Philosophical Magazine, 1872), have proved that the distribution of force in the spectrum is in all parts the same, and that the sunbeam must not be regarded as containing light, heat, and actinism, but it is merely a system of 42 MEMORIE DELLA SOCIETA" ethereal vibrations, which give rise to one or other of these three forms of force, depending on the surface upon which the beam falls. Actinic effects may be pro- duced by any part of the spectrum, if the receiving surface has the proper che- mical composition, and the maxima of action vary with the photographic compound employed. In collodion, as ordinarily used, the spectrum near 0 requires about 10 times as long an exposure as tho part near G. I have therefore resorted to dia- phragms to reduce this excess of action, and produce the uniformity here presented, University. Washington Square. New York. DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 43 Spettri di diffrazione e protuberanze solari osservate alla specola del Collegio Romano in gennaio 1874 Nota del P. A. Secchi. Ho montato le due belle piastre datemi dell’ illustre Rutherford per uso spettro- scopico, e le ho provate assieme a questo distinto scienziato. Queste piastre sono rigate per uva larghezza di circa ‘4 di pollice inglese e divise in proporzione di 60000 righe per ogni pollice. Esse lavorano molto bene, e abbiamo veduto le pro- tuberanze fino nello spettro di 4° ordine. Per vedere quelle del 1° spettro non oc- corre nulla da aggiungere, ma la dispersione è un poco scarsa. Quelle del 2° spettro sono influenzate nella riga CU dal violetto dello spettro 3° seguente, ciò che disturba un poco, ma con un vetro rosso di conveniente spessore posto sull’oculare il violaceo sparisce, e resta il rosso. Questo sarà forse il grado più utile in pratica. Ma vi è una bella combinazione degli spettri di 3° e 4° ordine, vale a dire che la riga F dell’uno viene a cadere pochissimo lontano dalla C dell’altro, così che nel medesimo tempo abbiamo potuto vedere le forme delle protuberanze simultaneamente, talchè è una cosa molto utile in certi casì. Però l’aspetto delle protuberanze presenta un carattere poco differente. Le filosità sono nettissime, ma sono spogliate di quel vivo contorno, che danno i prismi. È questo da attribuirsi all’imperfezione dei prismi od alla minor luce del reticolo, che togliendo l’irradiazione esterna lascia più distintele filamenta interiori? Finora non ho potuto deciderlo, essendosi guastato il tempo, dopo le prime esperienze, Il più bel vantaggio di tale sistema sarebbe, che con un piccolo movimento dato alla piastra che porta il reticolo può passarsi non solo per tutte le regioni di uno spettro, ma anche da uno spettro all’altro. Però prima di congedare i prismi biso- gnerà aspettare ulteriori studi, giacchè con questi la dispersione può ottenersi molto maggiore, e si possono avere spettri puri senza il miscuglio dei vicini, È una cosa pure graziosa il vedere le righe nere nello spettro comune diventare qui colorate; così la C puossi vedere blù o verde. Ciò è dipendente dal cadere il color puro di uno spettro sulle righe nere dell’altro, onde si vede il colore del 1° in luogo del nero. Se il tempo si metterà presto al buono, ritornerò alle prove. Intanto mando le figure di una eruzione importante osservata il 23 gennaro 1874, In questo di vedemmo nascere la macchia proprio sotto 1’ eruzione, La mattina il 44 MEMORIE DELLA SOCIETA” P. Ferrari fece il disegno alle 9% e non vide nulla nella posizione di 67° contati da N verso E. Io verso le 11" facendo il disegno delle protuberanze non vidi nes- suna macchia, né facola, ma vi trovai una bella eruzione o piuttosto la sua cima, che pareva una massa di ferro fuso bollente. Vi erano rovesciate B®, D'D”, le d e moltissime altre nel verde, e molte del ferro, specialmente quella, che sta fra le due più strette del magnesio. A 12% 10" era cresciuta la massa viva, ma non si vedeva macchia, A ]h 59" era nata la figura 3, con bellissimo getto, e scorsi anche nel cercatore traccia di punti neri. Andato all’equatoriale di Cauchuoix vi trovai la macchia, fig. 4, e ritornato allo spettroscopio ebbi la protuberanza ivi segnata pochi minuti dopo. (Vedi Tav. XXXVII). Questa macchia non poteva essere divenuta visibile per effetto della rotazione so- lare, perchè dal mattino a quell’ora il sole non aveva ruotato che 3° circa, il che porta meno di mezzo millimetro di senoverso, ed essi punti erano tre interi milli- metri dentro. Si erano dunque formati dalla eruzione nell’intervallo delle poche ore passate. Pertanto si vede che questo fatto conferma le mie idee sulla formazione delle macchie. Per completare la tavola vi ho introdotto la bella figura dell’ osservazione fatta da noi con Rutherfurd e Tacchini, e disegnata da quest’ultimo, dove era tanto ma- nifesto il getto e l’innalzamento dei materiali. Si videro ripetutamente delle masse di magnesio, che sbalzavano fuori e sparivano poco dopo. Questa eruzione essendo accaduta a ponente, non si ebbe macchia allora visibile, ma il 3 e 4 febbraio (epoca del ritorno) l’orlo era con macchie e assai tormentate, laonde credo che questo sia un resto di quella eruzione, come il Tacchini sino d’allora congetturò. Il sole ha ora poca roba; siamo in un minimum, che è da sorvegliare perchè i fenomeni sono più chiari. DAGLI SPETTROSCOPISTI IPALIANI 45 Sulla distribuzione delle protuberanze solari |) osservate dal 23 aprile al 2 ottobre 1873 “Nota del P. Secchi. Continuiamo a dare i risultati che abbiamo raccolto intorno alle protuberanze solari, facendo seguito al quadro già pubblicato nelle Memorie 1873, pag. 95-96. La serie presente abbraccia 6 rotazioni dal 23 aprile al 2 ottobre 1873, ed è con- tenuta nei quadri A e B. Queste osservazioni non hanno più quell’attrattiva che avevano qualche anno fa: la novità è cessata, e la loro frequenza e bellezza è molto diminuita. Ma questo stesso forma un fatto dei più importanti degno di studio accurato, e mostra, che vi è necessità grande a continuare lo studio per iscoprire la legge di queste va- riazioni, La serie presente mostra un decremento continuo nel numero e nella grandezza delle eruzioni. Il minimo cade in agosto alla rotazione XXXI. Questo risulta da una sem- plice occhiata data a questi quadri paragonandoli coi precedenti. Dopo si è avuto qualche recrudescenza, ma di poco valore. Così mentre nelle prime serie del 1871 le eruzioni e protuberanze belle arrivavano in media al numero di 14 a 15 per giorno, con dei massimi di 20 e 23, e che rare volte scendevano a 10: ora invece il numero medio è di8 a 9, ei massimi non oltrepassano il 12. I minimi sono 4 e 5 e talora 2 o 3 soltanto in giornate belle e cogli stessi strumenti ed osservatori di prima, In qualche giorno può essere, che un cielo velato leggermente abbia impedito di vedere le protuberanze più deboli e leggiere, ma a lungo ciò non è possibile, È dunque un fatto positivo il decremento notabile delle protuberanze, Questo decremento è generale, ma per la regione polare è così deciso, che non se ne è visto più nessuna da un pezzo, e solo in rare occasioni ci è stato dato di avere la cromosfera più alta. Ciò che dicesi del numero, dicasi delle altezze che sono assai diminuite, spe- cialmente nei getti. Resta però costante il fatto importante, che fra 30° e 40° si Giornale di Scienze Nat. ed Econ. Vol. X. — 1874. L) 46 MEMORIE DELLA SOCIETA” hanno quelle delle maggiori altezze nell'emisfero Nord e fra 20° e 30° nel Sud. Le belle eruzioni poi a spettro metallico sono divenute una assoluta rarità in questi ultimi mesi. Quelle che si sono avute sono state basse, scarse ed intermittenti al- l'estremo, Questo fatto se fosse accaduto 4 anni prima, forse avrebbe impedito le belle scoperte, che si sono fatte in questo intervallo. Confrontando questo andamento con quello delle macchie si trova assere assolu- tamente parallelo, ma con un’ avvertenza importante. Le macchie non sono state molto più scarse di numero, ma molto limitate in grandezza e in profondità: onde si vede la neccessità di darne le aree e non solo il numero: le eruzioni povere han dato macchie poco oscure e dissolventesi rapidamente. È stato caso frequente quello di vedere su una bella facola formarsi un punto nero, e sciogliersi prestis- simo, Questo fatto è una fase delle eruzioni rudimentali, che abbiamo verificato aver luogo più volte, quando il di seguente giunta la facola all’orlo dava un’ area viva, ma con piccolissimi getti metallici isolati. La facola mostra un’attività debole, che solleva alquanto la cromosfera, e con una piccola eruzione dà sfogo alla massa dei gas interni; ma questi essendo scarsì, sì dissipano rapidamente e la macchia sparisce sul suo nascere. Così si spiega anche come piccole eruzioni possono accadere senza che nascano macchie, perchè la massa può dissiparsi a mano a mano, che si produce. Così la calma attuale riesce molto istruttiva, Inoltre bisogna avvertire, che non tutti i vapori metallici sono egualmente idonei a dare una regione fosca e scura. Sopra tutti è efficace il sodio e le sue righe si dilatano molto, e perciò nerissime sono le macchie ove esso abbonda: meno efficace è il magnesio le cui righe si dilatano meno: dopo il sodio viene il calcio, il ferro ed altre sostanze ignote, che danno spettri ombrati e zone sfumate analoghe agli spettri di 1° ordine di certi gas. Nel numero seguente daremo la continuazione sino alla fine dell’anno. TavoLa A.— Rotazioni solari e loro rapporti "eee enon MEDIO MASSIMO; | MINIMO diurno diurno | diurno NUMERO NUMERO - ROTAZIONI PRINCIPIO FINE delle dei giorni protuber. | d’osserv. 23 aprile 18 maggio 173 47 10,0 19 maggio | 44 giugno 139 17 8,2 15 giugno | 47 luglio.. 216 25 8,6 13 luglio 8. agosto 229 27 8,4 9 agosto 4 settemb. 104 18 5,8 6 settemb. | 2 ottobre 494 23 8,3 1052 127 DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 47 Tavora B. — Riassunto delle osservazioni delle protuberanze solari dal 23 aprile al 2 ottobre 1873 . Latitudine Nord Latitudine Sud 80 70 60 50 40 30 20 10 da 0 10 20 30 40 50 60 70 60 50 40 30 20 10 0 a 10 20 30 40 50 60 da 90° Numero delle protuberanze generali Area media delle protuberanze. Unità=8" x 167 Rot. XXVII. — — 9 7 10 20 17 9 15 13 18.24 43 12 8 4 — 1 XXVIII. — — — 8 7 15 9 10 18 13018 CITA 8 Fg ge XXIX. 4 10110 14 19 15 21 14 20 24 20 19 14 15 7 — — XXX. — — 5 10 410 16 27 21 16 18 26 20 30 8 10 8 3 4 XXXI. — — 1 6 3 10 11 9 #3 11 12M 122 5 1 — — — XXXII. — 271 908 13 25 16 15 23 22 4 22 7 4 2 — 1 Somma 1 3 23 50 52 93 404 86 QI 98 120 100 107 54 45 24 4 3 Numero delle protuberanze di 64”*e al di sopra Rot. XXVII. —.—.—._.1. 1.2 1 2 3 61 6 1 — — — — — XXVIII. — — — — — 5 1 1 2.22 Lo 1- — + XXIX. — — — — _2 2 1 5 #4 1 5"3""—_ — — — — - XXX. — — — 1 1 6 Ill 4 2 215362 —- — — — XXXI. — — 1 41 1 6 1 1 2 Du dla aa — il XXXII. — — — 2 25 6 40 $ 24% 342—- - — - _ Somma — — 1 5 7 26 24 17 20 45 14 21 13 6 1 — — —- Altezza delle protubcranze. Unità di misura = 8" Rot. XXVI. — — 41 5.8 5.6 5.8 4.9 5.4 5.7 64 4.9 5.71 4.9 45 48 42 — 3.0 XXVII.| — — — 4.5 4.5 6.2 4.7 5.0 5.1 5.6 5.4 5,4 5.0 4.9 6.2 5.3 4.0 — XXIX.| 3.0 6.0 5.0 4.8 5.8 4.9 5.3 6.3 9.5] 5.1 5.7 5.6 47 44 4.3 45 — — XXX. — — 4.3 6.5 6.0 6.6 7.0 54 54 | 5.5 54 6.9 6.7 6.3 4.5 4.0 3.0 4.0 XXXL| — — 8.0 5.2 7.0 6.9 ‘5.8 4.7 48 | 6.5 5.4 5.7 5.353 6.5 30 — — — XXXII} — 45 6.1 5.8 5.5 6.8 6.3 0.35 5.8 | 3.9 5.8 5.5 5.8 6.3 3.5 40 4.0 Medie ! 3.0 5.2 5.5 4.1 5.7 5.9 5.7 0.4 5.4! 5.8 5.3 5.7 54 5.5 44 43 3.5 2.7 Larghezza media delle proluberanze. Unità = 16” Rot. XXVIL{ — — 45 6.7 6.8 6.3 6.2 7.5 6.7 7.2 7.5 7.3 6.3 5.7 5.9 5.5 — 5.0 XXVIIL.| — — — 47 6.7 7.3 5.7 5.4 6.5 9.5 8.5 6.2 6.2 4.6 6.7 5.5 6.0 — XXIX.| 10.0 5.0 5.0 S.1 6.4 7.4 5.8 7.3 6.4| 6.3 6.7'6.4 5.7 5.0 5.6 45 — — XXX. — — 4.8 5.8 6.7 7.5 7.9 6.8 6.2 6.7 6.7 6.9 7.1 54 45 6.3 8.8 4.0 XXXIL.| — —410.0 7.8 6.3 8.7 7.3 7.0 6.7 | 6.7 7.8 7.2 8.7 8.5 80 — — — XXXII. — 7.0 6.7 6.4 5.9 7.3 8.5 7.5 7.9 | 6.2 6.2 6.5 6.7 7.1 8.0 4.0 4.0 Medie | 10.0 6.0 5.2 6.1 6.5 7.4 6.9 7.9 6.7 6.4 7.4 6.8 6.8 6.0 6.4 5.5 7.4 43 Rot. XXVIL| — — 17 44 45 33 29 43 36 53 37 40 30 26 30 23 — 45 XXVIIL| —, — — 23 17 52 19 35 34 71238. 31 34 35 43 33 14 1: XXIX.| 30 30 38 24 39 33 38 37 37 33 43 39 26 21 25 23 — 46 "XXX. — 16 21 36 41 47 46 38 43 41 33 50 45 37 19 33 27 — XXXL| — — 80 38 27 72 46 35 36 49 48 35 42 85 24 -- — — XXXIL| — 30 35 38 36 dI 55 43 34 43 34 40 39 52 27 16 — 16 Medie | 30 25 38 34 36 48 39 37 40 42 39 39 36 42 28° 26 26 15 — ‘ooo FrFoor qc ..@@@——@@@——@t1t@.»<@+—@t@@+—+#—@@1111@—@—@11@11@1@11@—@@—@—@—@1@#1@@1@Il@@ Estensione delle facole in gradi di circonferenza ot. XXVII — 7.0 10.0 7.5 41 5.5 7.5 6.5 6.2, 7.9 91 5.7 6.0 90 — — — _— XXVIIF.| 10.0 8.0 6.0 5.0 4.6 7.2 7.0 6.5 6.1 | 5.7 8.3 5.9 7.6 5.5 1.0 1.0 6.0 — XXIX. — 7.0 1.5 5.3 6.0 6.5 6.8| 6.3 7.5 6.7 7.3 30 — — — — XXX. — — 5.0 5.3 5.8 6.7 54 6.1 6.9 54 3.5 7.0 10 — — — XXXI, — — — 5.0 43 8.1 5.3 | 6.1 8.2 71 4.6 1.0 XXXII. — — — 4.0 3.9 7.9 5.5 | 44 6.2 7.5 6.5 2.0 Medie 1.6 5.4 5.8 70 5.9! 6.1 7.1 64 59 1.5 48 MBMORIE DELLA SOCIBTA” Alcune considerazioni spettroscopiche per A. Becchi, Il chiar. prof. Lorenzoni nella dispensa del dicembre 1873 delle Memorie degli Spettroscopisti italiani, ha discusso il metodo spettroscopico da me proposto per osservare gli ecclissi di Sole e il passaggio di Venere, ed a pag. 157 e seguenti conclude ammettendo bensi, che esso può dare un avviso preventivo dell’ entrata dell’astro nella cromosfera, ma che « Ra comune col metodo del semplice cannoc- chiale lo svantaggio di far vedere i contatti esterni ad un cerchio minore del vero bordo solare, e ciò (ove anche non si ammetta che il raggio del fantasma solare sia più piccolo del raggio vero del Sole) perchè come col semplice cannocchiale sl contatto esterno si stima per sovrapposizione dei due lembi. » Il prof. Lorenzoni qui asserisce tre cose: 1, Che il mio metodo fa vedere il contatto esterno ad un circolo minore del vero. 2. Mette in dubbio che il diametro del così detto da Iui fantasma (e che io credo meglio dover chiamare imagine spettrale) sia veramente eguale a quello dell’ima- gine vera del sole. 3. L’esclude nelle osservazioni degli ecclissi perchè 2 contatto sì stima per so- vrapposizione dei due lembi. Cominciamo dall’esaminare l’ultima proposizione, Questa obbiezione mi convince che il dotto professore non ha mai osservato l’entrata di un astro oscuro sul Sole con questo metodo, e forse non mai bene il fatto della formazione di questa imagine prismatica. Egli avrebbe veduto, che | entrata del pianeta non si giudica per la sovrapposizione degli orli dei due lembi, ma per la rottura della linea ‘cromosfe- rica tangente al disco solare. Tale rottura è netta e precisa, si fa in un istante, come vidi nell’ecclisse di maggio 1873, e può paragonarsi al fulmen del P. Hell nella rottura dell’ anello nel contatto interno di Venere col Sole. Questa rottura è — così decisa, perchè la cromosfera solare è assai viva e più viva anche della regione rossa attigua del disco solare e non debole come sembra supporre il Lorenzoni, sic- chè quella linea brillantissima si vede rompersi al momento preciso del contatto dei dischi e non dopo che è entrato il disco oscuro. Insisto sulla vivacità di que- sta linea, perchè vedo, che il prof. Lorenzoni non ‘ha idea giusta di queste appa- renze, e perciò allega come difficoltà contro il mio metodo la strettezza della fes- sura, la quale deve contribuire secondo lui a diminuire il diametro solare. Il Sole, DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 49 come è noto, essendo men vivo all’ orlo, egli crede che la strettezza della fessura deve diminuire il suo diametro, togliendo la luce dell’orlo estremo, Confesso che non mi posso dar ragione di questa obbiezione. Capirei la cosa se lo spettroscopio ci desse il così detto fantasma terminato da colori qualunque o da luce bianca, come fa la fotografia, la quale dà il diametro solare diverso secondo la du- rata dell’impressione e la grandezza della fessura del diaframma, ma trattandosi qui, che l'orlo solare resta visibile in contatto colla cromosfera, la quale comparisce tatta viva, non può perciò restringersi il diametro solare a meno che non resti uno spazio oscuro tra la cromosfera e l’orlo del disco residuo. Dovremmo quindi (se fosse ‘ vera la supposta azione della fessura stretta) vedere uno spazio nero fra la cromo- sfera e il disco solare. Ora io non ho mai veduto nulla di ciò. È vero che l'orlo del Sole essendo più fiacco del centro la fessura stretta diminuisce la sua luce, ma altro è diminuire altro è far svanire. La luce che resta è sempre tale quale si ha negli offuscanti comuni e si può. regolare a piacere. L’orlo del disco è veramente più debole non solo del: centro, ma anche della cromosfera; ma questa diminuzione è anzi. vantaggiosissima ,- perchè fa che brilli più la linea cromosferica a fronte dell’orlo del disco, e perciò sia più netta e per- cettibile con precisione l’interruzione nata dall’interposto pianeta. Onde concludiamo, che la ragione addotta dal Prof. Lorenzoni non sussiste. E con ciò io sono entrato già a parlare delle altre sue osservazioni, cioé che è dubbio se il diametro solare sia diminuito realmente. Se per diametro solare egli intende quello dei passaggi al meridiano, questo è diminuito certamente, e l’ho sempre concesso non per la ragione allegata da lui, ma perchè lo spettroscopio spoglia il disco solare di quell’aureola, che gli forma naturalmente la cromosfera, mista ai vapori degli altri metalli. Questa aureola si separa collo. spettroscopio in più linee di cui noi vediamo nel rosso una sola. Invece nell’ osservazione ordinaria: il loro complesso costituisce. vicino all’ orlo una luce quasi bianca, e perciò deve in- grandire il disco solare, perchè le righe € DF H e anche la 1474 danno unite in- sieme la. tinta quasi bianca, Quindi questo diametro spettroscopico deve essere minore dell’ordinario. Ma ciò non fa danno, perchè nei. passaggi il diametro solare può avere qualunque misura apparente purché la posizione del pianeta si riduca al centro e si conosca la misura di questo diametro nelle varie stazioni e strumenti da confrontare insieme. Così il signor Newcomb ha superato le difficoltà reali, che sotto questo aspetto presenterà la fotografia, collo stabilire che ogni posizione del pianeta si rife- risca al centro fondandosi sul diametro solare che risulta in ciascuna prova foto- grafica. i Quindi sarà indispensabile, che ciascuno osservatore prenda in quel giorno al suo istrumento il diametro solare, che servir dovrà per essere comparato cogli altri, giacchè nè anche con tutti i cannocchiali il diametro riesce eguale. Ma ramo perciò che questo diametro spettroscopico è falso? Non potremo dire altro che se fosse vero ciò che dice il Prof. Lorenzoni, cioè che 50 MEMORIN DELLA SOCIBTA” la strettezza della fessura può diminuire il disco solare, e ciò l’ho dimostrato insus- sistente nella risposta precedente. i Quello che esso dice del dover essere la fessura stretta assai è vero, ma solo in parte, perchè la troppo strettezza diminuendo troppo la luce non fa veder bene né la cromosfera nè l’orlo, Si usa da me quella larghezza, che dà imagine netta come si ha con un vetro colorato ordinario, e il restringere di più rende troppo visibili i piccoli atomi di polvere, che esser possano sulla fessura. Per comprender meglio che il diametro così ottenuto nell’imagine spettrale per i passaggi dell'’imagine sopra le righe fraunhoferiane o sopra un filo micrometrico 0 pei contatti del pianeta non può essere, che il diametro vero spogliato della cro- mosfera, giova analizzare il modo di formazione di questa imagine. Io già comu- nicai questa analisi al signor Schellen appena ebbi trovato il fenomeno, ed esso ne fece uso nella edizione tedesca della mia opera sul Sole. Il Lorenzoni non si scosta in sostanza da quella spiegazione nella sua memoria. Quando si colloca davanti alla fessura dello spettroscopio un altro prisma, sia esso davanti all’ obiettivo o tra questo e il foco, si ha una imagine spettrale del sole impura formata da tanti spettri sovrapposti dei colori rosso, giallo, verde, bleu, indaco, violetto, come si vede qui contro nella figura, ove gli spettri sono separati per maggiore chiarezza. Imaginando una direzione mn, che attraversi questa serie di spettri, è chiaro che il fascetto, che segue questa direzione entrando per la fessura F, sarà com- vosto degli stessi colori x, 9g, v, d; i, v e dove questi andranno a cadere sopra un secondo prisma PP', nel traversarlo si divideranno secondo il proprio indice di ri- DRGLI SPETTRUSCOPISTI ITALIANI 51 frazione in uno spettro 7, g, v, d, è, v fuori del prisma e riprodurranno |’ imaginé solare. Il Prof. Lorenzoni la chiama un fantasma, ma essa è una imagine reale e vera, che si può misurare a micrometro, onde la parola fantasma, induce in errore, quasi fosse qualche cosa di virtuale. È poi manifesto che per la continuità delle imagini spettrali anteriori, non ci po- trà essere discontinuità nella posteriore che si forma nel piano EE'. Quindi quel rag- gio, che parte dal filo di contatto del disco e della cromosfera dovrà restare a con- tatto anche nella nuova figura, e non vi sarà deformazione che produca disconti- nuità. Soltanto se vi sia gran differenza nella estensione lineare della dispersione in m e in E l’imagine spettrale potrà essere allargata o ristretta, ma se questo può variare le dimensioni dell’imagine in certo senso, ciò però non turberà nè il va- lore del diametro solare preso al passaggio sulle sue linee fraunhoferiane, nè ad un filo micrometrico, né può cambiare i momenti del contatto col pianeta, che at- traversa il disco solare. Laonde non si capisce come possa dirsi che il diametro so- lare possa essere diminuito per questa analisi ottica soltanto. Ma bensi potrà essere diminuito, perchè spoglia il Sole della luce estranea cromosferica, come dicemmo poc'anzi. La questione adunque non è che sia difettoso il metodo nostro, ma essa è tut- t’altra e deve mettersi sotto un altro punto di vista, che è il seguente: « Il diametro solare a cui devesi osservare l’ ingresso del pianeta ha da essere quello ottico comune del transito al meridiano, o quello che si avrebbe se questo astro fosse spogliato della cromosfera? » La questione così stabilita è tutta diversa dalla critica del nostro metodo, e la- sciando ai maestri il risolverla, per noi è assai indifferente. Finora il nostro parere si è che per dedurre la paralasse solare è indifferente l’usare un diametro o l’al- tro, purchè si sappia quanto uno differisce dall'altro. Solo diciamo, che il nostro metodo non falsificherà l'osservazione, e che |’ accusa che gli viene fatta di giudi- care dell’ingresso pel contatto dei dischi è insussistente, perchè si giudica solo dal taglio della linea cromosferica, E giacchè colla libertà che concede la scienza si è discusso il nostro metodo, pre- vagliamoci della medesima libertà per discutere il metodo spettroscopico ordinario proposto dallo Zoellner, e sostenuto dal Lorenzoni e da altri, In questo metodo l’ en- trata del pianeta sul disco solare direttamente non si vede, ma solo può vedersi sulla cromosfera. Benchè ci venga detto che a fessura larga oltre la cromosfera si vede l’ orlo solare deciso, noi dobbiamo confessare che non abbiamo la fortuna di vedere quest’orlo, Il professor Lorenzoni nella sua figura data in una memoria pre- cedente delinea un arco che entra fino a certo punto dentro della fessura, ma noi non abbiamo mai veduto quest’arco. Quello che vediamo è una pioggia di vibrazioni luminose molestissime, la quale invade il campo appena la fessura è tangente al- l’orlo vero solare e ne entra un filo minimo. Questa pioggia viene dalla ondulazione 52 MEMORIE DELLA SOCIRTA” del bordo solare prodotta dall’aria agitata. Ogni piccola onda dell’aria portando den- tro la fessura un filetto di luce dianca dell’orlo, forma nel campo dello spettrometro uno spettro completo, cioè fornito di tutti i colori, che empie tutto il campo, che non dà mica una sola linea come fa la cromosfera, che è digoeromatica, Quindi la invasione del campo di quella molesta pioggia di luce o irradiazione, che rende in- visibile il limite preciso fra il disco e la cromosfera; mentre nel nostro metodo essa è nettissima, e l’ondulazione atmosferica non si riconosce, che in ampie onde mono- cromatiche estremamente lente senza traccia di quella molesta vibrazione. Queste leggiere onde poi sono assai minori di quelle, che si hanno negli offascanti ordinari per le ragioni da noi esposte in altri scritti. Il professor Lorenzoni mi ha assicurato anche a voce, che esso vede realmente quest’orlo dentro la fessura. Stante ciò quando noi parlassimo della stessa cosa, la diversità di apparenza dipender dovrebbe dalla diversità dell’ingrandimento, come notai nel bullettino meteorologico del Collegio Romano. La questione non potrà ri- solversi, che mettendo i due istramenti accanto e vedere i risultati. Ad ogni modo non posso persuadermi, che vi sia nel metodo ordinario la precisione e quiete del- l’orlo, che vedo nel metodo mio. Segue da tutto ciò, che col metodo spettroscopico comune, non potrà vedersi realmente l’entrata al momento del contatto, ma dovrà giudicarsi che il contatto è accaduto, quando si vede che la pioggia di luce dardeg- giante cessa in un punto ed è sostituita da una zona nera. Quindi io non esito a dichiarare che questo metodo è inferiore 0 al più pari al comune dei cannocchiali, e non ha altro vantaggio, che quello (comune pure al mio) di avvertire l’entrata del Sole nella eromosfera. Coneluderò col dire, che qualunque sia l’ opinione, che ciascuno tener possa su questi metodi, essi non possono dirsi giudicati, che dopo 1’ uso pratico, che se ne sarà fatto. Perciò sono tutti da incoraggiare e da usare come metodi preparatorii nella prossima occasione del passaggio di Venere, e ciò in semplice via di esperi» mento preliminare all’uso definitivo, che se ne potrà fare nel 1882, ove si trovas- sero buoni, dando la preferenza a quello che l’esperienza mostrerà migliore. Perciò nel prossimo passaggio dovrà scegliersi una stazione ove sia visibile l’ingresso e lo egresso del pianeta sul Sole e senza contare sul coefficiente di paralasse o incari- carsi di determinarne il valore, si dovrà cercare solo l’esito finale del modo di 0s- servazione, e servirsi del risultato che si avrà dalla paralasse trovata da altri os- servatori, onde apprezzare il valore del metodo spettroscopico. È precisamente in vista di tale scopo, che io ho creduto bene di svolgere queste idee, nelle quali mi trovo con dispiacere in opposizione con un distinto scienziato, e pregiatissimo amico, DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 53 Sui massimi e minimi delle macchie solari. Lettera del Prof. R. Wolf di Zurigo. Avendo nelle precedenti dispense parlato della relazione fra le ‘macchie solari fe aurore e magnetismo terrestre, non pensammo a citare il nome dell’illustre Diret- tore della specola di Zurigo. Una tale involontaria ommissione non poteva passare inosservata al distinto astronomo, e per rimediarvi gli rispondemmo invitandolo ‘a darci un sunto dei suoi lavori. Il Wolf gentilmente corrispose al nostro invito colla seguente lettera, che qui appresso pubblichiamo: Monsieur Vous me demandez un rèsumé des mes travaux sur les tàches solaires pour l’in- sérer dans un prochain numéro de vos Memorie. Le voilà: Jai commencé à observer le tàches solaires en 1847, et depuis cette époque j'ai publié chaque année une petite statistique sur la fréquence de ces formations in- téressantes ‘mais alors trés-négligées, car sauf MM. Schwabe è Dessau et Schmidt & Bonn (à présent è Athénes) il n° y avait personne que moi qui sen accoupait, et la période de dix ans, que M. Schwabe venait ‘d’annoncer, n°était pas regardée comme effective par la majorité des Astronomes. En 1852 je remarquais presqu’en mème temps que -M. Sabine à Londre et Gautier à Genève la correspondance remarquable entre la frequence des taches, et l’excur- sion journaliére de l’aiguille aimantée dite Variation. Cl'ètait facile à voir, mais cela m’engageait à une recherche fort ètendue, savoir de demontrer l’existence réelle des deux périodes et de déterminer pour chacune l’iutervalle moyen entre deux Maxima ou deux Minima, Pour ce but il me fallait ressembler et étudier toutes les anciennes observations dispersées dans des centaines de volumes: mais je réussis passablement, et vers la fin de la mème année 1852 je poubliai ma notice intitulée « Nene untersuchun- gen iber die periode der Sonnenflecken und ihre Bedeutung,. » Giornale di Scienze Nat. cd Econ. Vol. X.— 1874, 8 54 MEMORIE DELLA SOCIETA” Dans cette notice je fixaì d’abord six époques pour le minimum et six époques pour le maximum des tàches solaires, et j’en tirai pour la periode moyenne la va- leur de 11,111 =11, ans Ie démontrai de plus que cette période, s’ accorde de mème avec les variations magnétiques, et en finissant j'osai tirer une paralléle d'une part entre la fréquence de tàches solaires et la fréquence des aurores boreales et d’autre part entre le So- leil et les étoiles changeantes. Depuis ce temps-là j'ai suivi cette étude sans inter- ruption, et il y a déjà una dixaine d’années que j’ai reussi è fixer toutes les épo= ques de minimum et de maximum depuis la découverte des tàches solaires jusqu'a nos jour, en voilà toute la suite: MINIMA MAXIMA 1610,8 1698,0 1784,3 1615,5 1705,5 1789,0 1619,0 1712,0 1793,5 1626,0 1718,2 1804,0 1634,0 1723,5 1810,5 1639,5 1727,5 1816,1 1645,0 1734,0 1823,2 1649,0 1738,7 1029,5 1655,0 1745,0 1833,8 1660,0 1705,0 1837,2 1666,0 1755,5 1844,0 1675,0 1761,5 1848,6 1679,5 1766,9 1856,2 1685,0 1869,9 1860,2 1689,5 1775,8 1807,2 1693,0 1779,5 1870,7 Les minima donnent pour la période la valeur 112,114 + 0,182 et les maxima 11, 060 + 0,259 Il n’y est donc pas indiqué de changer la valeur obtenue en 1852, Pour préciser autant que possible le changement dans la fréquence des tàches j’ai introduit dès 1854 des nombres relatives calculés d’après la formule ou K désigne un coefficient dépendant de l’observation et de son instrument, déter- miné par des observations correspondantes en adoptant K= 1pour moi et Ie gros- sissement 64 d’un Fraunhofer de quatre pieds; f le nombre des tàches ou points vùes le jour pour lequeìl on désire connaître ce nombre relatif, et 9g le nombre des groupes des tàches. J'ai calculè ce nombre relatif pour chaque jour des années 1700 à 1872 pour le quel j'ai trouvé une observation, et j’en ai pris la moyenne année par année, Il serait trop long de donner toutes ces moyennes, et je me restrains done de donner celles que j'ai recus pour les 24 années derniéres. Les voilà: DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 55 1849...» 95,9 1855.0060 6,7 1861... 77,2 1867... 7,9 50 66,5 56 4,3 62 59,1 68 37,9 DI 64,4 57 22,8 63 44,0 69 73,9 52 54,2 53 54,8 64 46,9 70 139,1 53 39,0 59 93,3 65 30,5 71 111,2 94 20,6 60 95,7 66 LOR 72 101,7 On voit dans ces nombres au premier coup d’oeil les minima et les maxima, et en les étudiant de plus prés on découvre sans difficulté les propriétés intéressantes que presente la courbe reprèsentant la fréquence des tàches: p. e. la pente rapide conduisant du minimum au maximum en 3,7 ans ete. En 1859 j'ai congu l’idée d’établir des formules de la forme =a+ br où v désigne la variation magnétique moyenne de la mème année pour la quelle 7 représente la moyenne des nombres relatifs, et depuis ce temps-là j'ai donné pour une cinquantaine de localités, où les variations magnetiques ont été ohservées quel- ques années, les valeurs de @ et d. Pour l'Europe centrale et mème pour l’Amerique on a de très prés b= 0’, 045 mais la valeur de @ change de station è station: Elle est p. e. pour Munic 6,56 Rome 6,08 Prague 5,89 Christiania 4,62 Berlin 6,64 Pétersbourg 5,89 Utrecht 5,28 Toronto dd London 6,96 Batavia 2,50 Paris 9,38 Hobarton 6,17 etc. ete. Les variations déterminées par ces formules ne différent des variations ob- servées que d’ une fraction d’ une minute. Je pourrais encore ajouter les résultats d’autres recherches que j'ai fait de temps en temps, p. e. sur une grande période de 55 a 56 ans dans la fréquence des tàches et des aurores boréales, sur un certain parallelisme entre cette fréquence et les températures terrestres, sur certaines ano- malies correspondant et arrivées dans la fréquence des tàches et dans les variations magnétiques, etc. ete.: mais je ne venx pas fatiguer ni vous, ni vos lectenrs. Je crois que le quatre travaux fondamentaux déjà mentionnés, pour les quels personne osera me contester la priorité, savoir 1° d’avoir prouvé la réalité et d’avoir déterminé au juste la période des tàches; 2° d’ avoir fixé les époques des minima et des maxima pour deux siècles et demi; 56 MEMORIE DELLA SOCIETA” 3° d’avoir introduit et déterminè les nombres relatifs et d’en avoir déduit plu- sieurs propriétés caractéristiques de la courbe représentant la fréquence des tàches et 4° d’avoir démontré que l’on peut déduire les excursion de l’aiguille aimantée de ces mèmes nombres ; sufliront pour m’assurer une place honorable dans l’histoire de recherches sur le Soleil, Zurich 13 mars, 1874 R. Wour Bordi solari del settembre 1872 La tavola XXXVIII contiene le imagini spettroscopiche osservate e disegnate dal P. Secchi nel mese di settembre 1872, Anche in questo quadro si vede la mancanza di protuberanze nelle regioni polari, mancanza quasi assoluta, perchè nei soli giorni 1 e 9 trovansi notate due piccole protuberanze in vicinanza del polo sud. Nella tavola non vennero impresse le linee indicanti le proiezioni dei poli e del- l’equatore solare: perciò diamo qui gli angoli di posizione corrispondenti al primo ed ultimo giorno del mese, così sarà facile ad ognuno segnarle sulla tavola, qua- lora si volesse esaminare la distribuzione delle protuberanze, 1° settembre = PN 340° PS 160° Eq. 70°-250° 30 » = PN 334° PS 154° Eq. 64°-244° Alcune considerazioni spettroscopiche per P. Tacchini. In sul finire del 1872 l’illustre Prof. Janssen dopo di avermi parlato delle sue 0s- servazioni spettroscopiche fatte in occasione degli ecclissi totali di sole, finiva il suo discorso dicendomi « che il più grave degli inconvenienti, al quale possa andare in- contro un’osservatore è quello di fare uso di un mezzo costante di osservazione, men- tre per giudicar bene di un dato fenomeno luminoso sarà sempre necessario di stu- DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 57 diarlo variando il più che sia possibile l’ apparecchio e le condizioni tutte riguar- danti l’osservazione a farsi, » Questa sentenza mi sembra che possa prendersi molto a proposito in considera- zione nel caso della quistione, che si agita attualmente fra diversi distintissimi scien- ziati sul modo di osservare collo spettroscopio gli ecelissi e il passaggio di Venere, Noi qui però intendiamo solo di esporre qualche considerazione sulle divergenze in- sorte ultimamente fra il P. Secchi e il Prof, Lorenzoni, nell'interesse appunto di fa- vorire, come essi stessi si sono proposti, il buon esito delle osservazioni spettrali, che si faranno nella circostanza del prossimo passaggio di Venere. 1 Professori Lorenzoni e Secchi hanno già fatto un importante esperimento del me - todo da ognuno di essi preferito, nell’occasione dell’ecclisse parziale di sole del 26 maggio 1873, e le loro osservazioni trovansi pubblicate nel volume Il delle Me- morie Il Lorenzoni fece uso del cannocchiale di Merz della specola di Padova dell'apertura di millimetri 117, e mupito di uno spettroscopio a visione diretta di Hoffmann di mediocre dispersione. Eoli osservò i contatti al modo ordinario, nel modo istesso come si osservano le pro- tuberanze nella riga C. Il Lorenzoni ha dato anche una chiara descrizione della ma- niera di osservare i contatti (v. vol. II, p. 137) accompagnata dalle figure 4, 5, 6 della tavola XXXIV, dalle quali si vede, che nel suo spettroscopio la cromosfera si presenta in forma d’arco contornato da basse punte, si vede cioè, egli dice, una sottile frangia rossa confinata al lembo del sole da un arco di circolo geometrico e terminata ester- namente in modo irregolare da punte filamentari o simili a fiammelle, In questo modo si vedrebbe la cromosfera e un piccolo segmento del vero disco solare. Se il punto del detto disco a cui la fessura è tangente sia quello in cui deve succedere il primo contatto, varii secondi prima che questo accada si vedrà il disco della luna o quello del pianeta projettato sulla cromosfera e avanzarsi a poco a poco verso il bordo del sole, e perciò si vedrà assottigliarsi l’ interposto filetto cromosferico fino a che si romperà nell'istante in cui avverrà il contatto vero: l’inverso succederà nel caso dell’ultimo contatto, cioè il filetto diviso dal pianeta o disco lunare si riunirà appena avvenuto l’ultimo contatto. Il P. Secchi invece osservò i contatti col grande refrattore di Merz di 24 centi- metri, e con uno spettroscopio angolare di maggiore dispersione di quello di Padova, oltre ad un altro prisma posto davanti alla fessura dello spettroscopio anzidetto. Con questa combinazione, da lui trovata, si può vedere non solo la cromosfera come linea lucida esterna all'orlo solare, ma anche l’orlo stesso del sole assai netto e definito, come lo si vedrebbe in un cannocchiale comune con un vetro colorato, Questa linea lucida potrà vedersi tanto più distante dall’orlo, quanto più alta sarà la cromosfera; mà è chiaro che l’inversione si può avere a piacere tanto in alto che in basso, e quindi si potrà accostare la riga lucida e portarla tangente al disco solare, Allora se in questa posizione deve succedere il contatto, si vedrà spezzarsi questa linea 58 MEMORIE DELLA SOCIETA” rossa, operando sulla C, nel momento in cui avviene il detto contatto, e nell’ultimo invece la linea spezzata si farà di nuovo intiera. In questo modo il Secchi potè osser- vare benissimo come il Lorenzoni il principio e la fine di quell’ ecclisse, Da queste osservazioni fatte a Roma e a Padova si vide, che collo spettroscopio il primo contatto si può vedere 14 secondi circa avanti e l’ultimo 14 secondi dopo il tempo stimato col cannocchiale semplice. Però discutendo quelle osservazioni relati- vamente alla differenza fra i risultati ottenuti collo spettroscopio ordinario e colla combinazione del Secchi, il Prof, Lorenzoni (vedi p. 157, vol. Il) arrivò a diverse con- clusioni, fra le quali le seguenti: « Probabilmente il circolo a cni con questo metodo (collo spettroscopio ordinario) « si osservano i contatti è una cosa medesima col vero disco solare, quale si osserva « coi migliori cannocchiali. « La combinazione del P. Secchi ha comune col metodo del semplice cannocchiale «lo svantaggio di far vedere i contatti esterni ad un cerchio minore del vero bordo « solare, e ciò perchè come col semplice ‘cannocchiale il contatto esterno si stima « per sovrapposizione dei due lembi, » Rispetto alla seconda di queste conclusioni il P. Secchi rispose con una nota (ve- di pag. 12, vol, III) nella quale difendendo il proprio metodo, egli dimostra, che l’entrata del bordo lunare o del pianeta non si giudica per sovrapposizione degli orli dei due lembi, ma per la rottura della linea cromosferica tangente al disco solare, rottura che può paragonarsi al fulmen del P. Hell. Il Secchi poi dopo tutte le considera» zioni in difesa del suo metodo, passa a discutere quello ordinario, e dice che in questo metodo non si vede l’entrata del pianeta sul disco solare, ma solo sulla cromosfera, ed aggiunge che a fessura larga egli non ha mai potuto vedere l’arco disegnato da Lorenzoni nelle figure sopracitate, ma invece una pioggia di vibrazioni luminose mole- stissime, la quale invade il campo appena la fessura è tangente all’orlo vero del sole, In conclusione il P. Secchi dichiara insufficiente il metodo ordinario spettroscopico per l’osservazione dei veri contatti e preferisce il suo, consigliando però a fare la prova di tutti i metodi nella prossima circostanza di ecclissi di sole e del passaggio di Venere. Ecco dunque che abbiamo due distinti e coscienziosi osservatori, i quali sono arrivati a conclusioni opposte sul modo migliore di osservare lo stesso fenomono. Io credo, che qui sia proprio il caso, che accennammo in sul principio della presente nota, perchè io sono persuaso, che la differenza di opinione nei due astronomi dipenda principalmente dal fatto, che ognuno di essi lavorò e studiò sul proprio istrumento senza farsi un’idea precisa di ciò che si vede in quelli degli altri. A risolvere dunque la questione, per vedere cioè chi dei due abbia ragione, occor- rerebbe di ripetere l’esperimento coi diversi sistemi e che ogni osservatore ripetesse la prova ad ogni istrumento. La cosa è abbastanza difficile ad attuare, primo perchè occorrerebbe avere nello stesso luogo tutti gli strumenti, secondo perchè per deci- dere definitivamente bisognerebbe osservare davvero dei contatti in un ecclisse 0 DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 59 in transito di pianeta, giacchè i passaggi artificiali, come qualcuno ha creduto di mettere a profitto, ci sembrano di poco o niuu valore, perché le circostanze e con- dizioni del fenomeno reale sono intieramente differenti, essendo sole e luna, o sole e pianeta, amendue fuori della nostra atmosfera e quindi indipendenti anche dallo strumento. Se una tale prova definitiva non puossi fare per ora, mi pare però che taluni con- fronti dei soli strumenti potrebbero tornare utilissimi per risolvere se non tutte almeno molte difficoltà, spianando così la via all’ applicazione pratica dei differenti metodi spettroscopici per l'osservazione del passaggio di Venere e degli ecclissi. In vista di ciò mi decisi a fare delle osservazioni contemporanee con diversi cannocchiali sullo stesso oggetto, e in questa nota, espongo i risultati ottenuti, cercando colle figure litografate di far capire meglio la cosa a coloro, che non hanno famigliarità collo spettroscopio astronomico diretto al sole. Gli strumenti adoperati furono tre, cioè il nostro grande refrattore di Merz e il cercatore suo, ed un cannocchiale di Dollond eccellente, gentilmente ‘prestatomi dal Cav. Fileti Direttore del Collegio Nautico di Palermo. I quali cannocchiali hanno le seguenti aperture e distanze focali Apertura Distanza focale Refrattore Merz = 0,243 4,236 Dollond. + . . .= 0,095 1,60 Cercatore... #= 0,066 0,84 A questi cannocchiali applicai successivamente lo spettroscopio di cui mi servo abitualmente nell’osservazione del bordo solare, ed esaminando lo stesso tratto di bordo o la stessa protuberanza io era così nel caso di fare un confronto diretto, mentre nelle altre osservazioni da me fatte nei grandi e piccoli cannocchiali man- cava sempre questa condizione, cioè la simultaneità delle osservazioni, perchè fatte volta per volta nei luoghi ove sono fissati i cannocchiali cioè Palermo, Roma, Pa- dova, Torino, Incominciamo dunque dal mostrare come si presenta la cromosfera semplice nei tre istrumenti, colla fessura tangente al bordo, Nel grande refrattore essa si presenta sempre formata da una serie continua di flammelle, come vedesi nella fig. 1, della tavola XXXIX, ove abbiamo cercato di raffigurare, come meglio si poteva, l’ intiero campo del nostro spettroscopio, quando la C sta nel mezzo di esso. La cromosfera si mostra pressochè eguale su tutta la lunghezza della fessura, non si ha cioè in- dizio alcuno di curvatura, e la base della cromosfera è strettissima, vale a dire le fiammelle vanno giù fino quasi al limite della fessura. Nel cannocchiale Dollond V’ap- parenza della cromosfera cambia immediatamente, e si presenta come un arco con- tornato da punte più o meno marcate come nella fig. 2, e finalmente nel cercatore essa costituisce un arco più ristretto con minor numero di punte e meno marcate, 60 MEMORIE DELLA SOCIETA” come nella fig. 3. Nei due cannocchiali più piccoli si direbbe, che la cromosfera si compone di uno strato compatto lucido di spessore rilevante, dal quale si ergono in alcuni posti piccole punte o filetti, che vengono a formare quella specie di sega esattamente come nei disegni del Lorenzoni. Il grande refrattore ci fa vedere, che quelle puntine che osservansi nei piccoli cannocchiali non sono altro, che le cime delle fiammelle, le quali nella parte bassa si fondono apparentemente insieme, e che tanto maggiore è questa apparente fusione, quanto più piccolo è il cannocchiale ado- perato, e ciò in accordo col minor diametro dell’imagine focale, e quindi col mag- giore arco abbracciato dalla fessura e maggiore intensità di luce nelle cose osser- vate. 3 Nei canuocchiali da noi usati le imagini focali hanno un diametro di quarantuno, sedici ed otto millimetri, e in conseguenza la fessura che nel primo abbraccia solo sei gradi di bordo solare, negli altri abbracciar può 12 e 30 gradi, e perciò si ca- pisce benissimo come nel grande refrattore la cromosfera si presenti come svilup- pata sulla fessura, cioè rettilinea, e negli altri ad arco circolare più sentito, quanto più piccolo è il cannocchiale. Il professor Lorenzoni disegnando la cromosfera ad arco, riproduceva esattamente, quanto si vede in un cannocchiale come il suo; in un grande refrattore, come in quello di Secchi, questa curvatura diventa insensibile. Le figure 1, 2 e 3 corrispon- dono a quella posizione della fessura nella quale nessun raggio del bordo solare pe- netra dentro di essa, cioè nella posizione tangenziale, Se per poco si muova la fes- sura verso il centro del Sole, allora si vedono entrare i veri raggi solari, che attra- versano tutta la lunghezza dello spettro. Ora vediamo come abbia luogo questo in- gresso dei raggi del vero bordo solare nei tre istrumenti. Nel grande refrattore si vedono i raggi solari entrare su tutta la larghezza dello spettro, ma più condensati nel mezzo, come è indicato nella figura 4; nel cannocchiale Dollond non abbracciano più la intiera larghezza dello spettro, ma si limitano ad una parte centrale, con una maggiore intensità nel mezzo preciso, come nella figura 5, e finalmente nel piccolo cercatore essi costituiscono un piccolo fascio di raggi centrali come nella figura 6. In questo modo la visibilità della cromosfera è intieramente turbata nel grande can- nocchiale, nel Dollond rimangono due porzioni libere della cromosfera ai lati, e nel cercatore si vede ancora tutta abbastanza bene. La ragione di questa diminuzione del fascio di raggi solari e quindi della continuata visibilità della cromosfera si com- prende immediatamente, se si pone attenzione alla figura 8, ove « d c d rappre- senta la fessura, rpp'r' il disco solare nel piano della fessura, soo's' il contorno su- periore della cromosfera. In un grande refrattore, come il nostro e quello di Secchi, l’arco base della cromosfera pmp' viene a confondersi colla linea dc della fessura, e su tutta la luoghezza di essa, e in cannocchiale mediocre come nel Dollond suc- cederà come nella detta figura, cioè i raggi solari sortiranno dal solo posto occu- pato dall'arco p # p' mentre le porzioni di cromosfera op e op' ne resteranno an- cora libere e quindi ancora bene visibili, come nella figura 5. Se il cannocchiale DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 61 sarà ancora più piccolo, allora il segmento pp' si farà ancora più ristretto, e quindi avrà luogo un corrispondente restringimento nel fascio dei raggi, come mostra il nostro cercatore, precisamente come nella figura 6. Egli è dunque chiaro, che a fessura tangente i primi raggi entranti ci avvertono della presenza del vero bordo solare; e dalle cose dette emerge anche chiaro, che allorquando il Secchi diceva di vedere una pioggia di vibrazioni molestissime, la quale invade il campo, aveva ragione, ma relativamente al suo istrumento, mentre aveva anche ragione il Lorenzoni rispetto alle cose dette pel cannocchiale di Padova. È vero bensì che l’arco del vero bordo solare non è ben netto, perchè mascherato dai raggi vivi longitudinali, ma siccome noi siamo sicuri, che quei raggi longitudinali appartengono al bordo vero del Sole, così è evidente che qualora essi col movimento del cannocchiale si facciano appena sparire e si conservi la macchina in quella si- tnazione, ciò che riesce facilmente a chi ha pratica, noi siamo certi di avere nel campo della fessura l’intiera cromosfera al posto di mezzo della fessura stessa. In conseguenza di ciò, se in quella direzione entrerà il pianeta Venere in modo che debba avvenire il contatto nel detto punto di mezzo, cioè al punto di contatto fra la linea limite della fessura e il bordo vero del sole, noi vedremo la cromosfera restringersi fra il pianeta e la sua base, ridursi ad un filetto e poi scomparire al- lorchè avrà luogo il vero contatto. Noi dunque siamo d’ avviso, appoggiandoci alle fatte riflessioni, che il contatto potrà osservarsi con una grande precisione tanto con un grande come con un piccolo canuocchiale, purchè munito di uno spettroscopio del genere del nostro. In un grande cannocchiale però si ha un vantaggio, ed è quello di vedere la cromosfera in maggiori proporzioni, e quindi l’ avvicinarsi del- l’orlo del pianeta o della luna all’orlo del Sole si deve veder meglio, che in un pic- colo: ma al mio spettroscopio ho applicato degli oculari fortissimi, e con ciò ho ve- rificato, che anche nel piccolo cercatore l’osservazione potrebbe farsi in una maniera pressochè buona come nel grande cannochiale per la ingrandita ma non migliorata imagine, In questa maniera potrebbe dirsi che i contatti si vengono a determinare senza vedere l’orlo solare, ma sibbene per la scomparsa di un fenomeno che precede il contatto e che si estingue al momento del contatto stesso, così che la sovrapposi- zione dei lembi è eliminata, e quindi precisa l’osservazione oltrechè rendesi in mas- sima parte indipendente dalle condizioni dell’aria atmosferica, giacchè abbiamo detto altre volte, che nello spettroscopio si può avere l’ imagine della cromosfera abba- stanza tranquilla anche con atmosfera molto agitata, che nel cannocchiale comune deforma l’orlo del Sole con onde fortissime da rendere difficile per non dire impos- sibile l’osservazione del contatto, specialmente quando il Sole è basso, come succede in tanti luoghi da dove si vedrà il prossimo passaggio di Venere. Se poi si desiderasse vedere il bordo solare nel mentre, che la cromosfera va oc- cultandosi dal pianeta, allora basterà operare a fessura normale: in questo caso il campo dello spettroscopio si presenterà come nella figura 8, ove BB' è il bordo so- Giornale di Scienze Nat. ed Econ. Vol. X. — 1874. : 9 62 MEMORIE DELLA SOCIETA” lare nettissimo, massime se la fessura si terrà stretta, e della cromosfera si vede solo un filetto, quello cioè, che sta contro la fessura. Allora è chiaro, che se si dirige lo spettroscopio al pianeta quando incomincia ad occultare la cromosfera e lo si porta all’ angolo di posizione dove deve avvenire il contatto, girando lo spettroscopio di 90° gradi avremo la disposizione della figura 8 e il pianeta occulterà gradatamente il filetto rosso della cromosfera fino a che scomparirà al momento in cui si vedrà il contatto colla BB'. La necessità però di una tale rotazione in questo sistema po- trebbe essere considerata come uno svantaggio in una operazione, che si deve com- piere in poco tempo e nella quale si richiede esattezza in tutto: ma si potrebbe sopprimere la rotazione facendo costruire un sistema di fessura doppio, cioè due fessure ad angolo rette e indipendenti l’una dall’altra: allora si disporrebbe l’appa- recchio come all’ordinario, ma colla fessura molto larga per aspettare e trovare il pianeta, e quando questo ha già occultato buona parte della cromosfera non si fa- rebbe altro che chiudere l’altra fessura, la quale ricondurrebbe le apparenze al si- stema della figura 8, e si attenderebbe la scomparsa del filetto rosso al momento del contatto col bordo vero del Sole. Io però non consiglierei questo metodo se non nel caso, che il contatto debba avvenire non molto lontano dal diametro equatoriale del disco solare, e che il movimento dell’astro si possa considerare come normale al bordo rispetto al punto di contatto. Al sistema della fessura ordinaria di uno spet- troscopio non è difficile l’aggiungere altre due laminette in direzione normale alle prime, le quali movendosi con altra vite vengano a produrre il desiderato effetto. A fessura normale poi si osserverà meglio in un grande che in un piccolo cannoc- chiale. Considerato. dunque ogni cosa, il metodo della fessura normale è il più bri- goso nella pratica, e non offre secondo noi una maggiore precisione di quello a fes- sura tangente: però non sarebbe mal fatto il tentarne la prova. Riguardo poi al metodo del P. Secchi, noi non abbiamo il prisma adatto per po- terlo esaminare nel nostro grande refrattore, ciò che faremo appena ci arriverà: ma siamo nel caso di dire qualche cosa in proposito, avendo avuto occasione di esami- narlo più volte alla specola del Collegio Romano. Anche in gennaio di quest'anno di ritorno da Padova ove col Prof. Lorenzoni se ne era discorso, pregai il P. Secchi a farmi osservare il Sole colla sua combinazione spettroscopica, e sebbene il tempo fosse ostinatamente cattivo, pure nel breve tempo di mia dimora in Roma potei ar- rivare a vedere un’ altra volta, che nella combinazione del Secchi l’imagine del Sole è molto bene definita e abbastanza lucente anche colla fessura molto stretta, nel qual caso la linea C si presentava come un filo rosso sottilissimo. più o meno distante dall’orlo solare a seconda dell’altezza della cromosfera e della posizione a cui libe- ramente poteva portarla l'osservatore. In questo sistema è chiaro, che portando la linea rossa tangente al disco, se in quel posto avrà luogo il contatto, questo verrà determinato dalla scomparsa o meglio dallo spezzarsi della detta linea in quel posto, e non dalla sovrapposizione dei lembi, E siccome l’imagine solare è come dissi ab- bastauza viva, così le ragioni addotte dall’amico Lorenzoni non sembrano anche a me sufficienti per spiegare la differenza dei tempi o le differenze dei diametri nei due DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 63 sistemi, l’ ordinario cioè e quello del Secchi. In quest’ ultimo sistema però, quando la linea sottile rossa si tenga tangente al bordo solare, allora non si vedrà più il pianeta, e ciò potrebbe forse portare una certa esitanza nell’attendere e cogliere il contatto: ma il Secchi ci dirà, che spostando la linea, facendola interrompere dal pianeta e riconducendola a farsi di nuovo intiera si ha il mezzo di vedere pronta- mente come stia il pianeta rispetto al bordo, e che perciò si arriverà a vedere senza difficoltà la scomparsa del filetto nel punto del contatto vero: ciò crediamo giusto, ma bisogna convenire che occorre così un lavoro, che si evita nel metodo ordinario, Ecco dunque che noi crediamo di potere ormai formulare le seguenti conclusioni: 1. Il Lorenzoni aveva ragione di ritenere esatto il suo metodo per l’osservazione dei contatti, ma non era esatta la critica da Ini fatta a quello del Secchi. 2, Il Secchi aveva ragione a sostenere, che col sno metodo si potevano osservare i contatti anche bene, ma non giudicava esattamente del metodo ordinario usato dal Lorenzoni, 3. Con qualunque combinazione spettroscopica si potranno osservare egualmente bene i contatti e con una grande precisione in confronto del metodo del semplice cannocchiale. 4. Tenuto conto della semplicità dell’apparecchio e dell’uso nell’osservazione, il me- todo ordinario sarà probabilmente il preferito. 5. Usando dello spettroscopio i contatti potranno osservarsi benissimo anche con un piccolo cannocchiale come il nostro cercatore di soli 66 millimetri d’ apertura. 6. Sarà cosa molto ben fatta il tentare la prova di tutti i metodi descritti nella occasione degli ecclissi venturi e del prossimo passaggio di Venere. Resterebbe ora la questione dei diametri, di sapere cioè se coi differenti istru- menti e combinazioni si ottenga lo stesso diametro solare, ovvero diametro diverso, A ciò non possiamo rispondere, perchè ancora non abbiamo potuto fare le osserva- zioni necessarie. Però la crescente luce di tutto ciò che si vede diminnendo Vaper- tura del cannocchiale, fa credere che un aumento di diametro debba riscontrarsi, e quindi il minor diametro lo dovrebbe dare la combinazione Secchi, Questo abbiamo detto e spiegato alla nostra maniera con una figura nella nota a pag. 75 del vol, II, e una tale diminuzione ci viene anche confermata dalla discussione fatta dal Loren- zoni sulle proprie osservazioni, le quali lo portarono sino d’allora alla conclusione « che probabilmente il raggio del circolo che costituisce la base apparente della cro- « mosfera, come essa si vede nello spettroscopio sulla riga 0, è alcun poco minore « del vero raggio solare, che si misura nelle ordinarie osservazioni. » E quindi non è a meravigliare se anche noi diciamo, che ci sembra molto probabile, che un tale raggio debba essere anche più piccolo nei grandi cannocchiali muniti di spet- troscopii molto dispersivi, e minimo nella combinazione del Secchi. Ma queste diffe- renze, se anche esistono, saranno esse di un ordine tale da riescire manifeste nei confronti fatti fra istramento e istrumento rispetto all’esattezza colla quale si pos- sono fare le determinazioni dei diametri? Subito che avremo tutto in ordine, cer- 64 MEMORIE DELLA SOCIETA” cheremo di fare i necessarii confronti nel miglior modo possibile coi differenti istru- menti, sperando che altri faccia pure la stessa prova, Intanto terminerò questa mia nota aggiungendo qualche parola sopra le imagini della cromosfera e di talune pro- tuberanze osservate coi tre menzionati cannocchiali. La figura 9 rappresenta una porzione di cromosfera a fiamme marcate e piuttosto alte, distintissime nel refrat- tore Merz, come si vede nella figura stessa. Lo stesso tratto vedevasi nel Dollond come nelle figure 10 e 11, e nel cercatore come nella fig. 12, Le figure 13, 14 e 15, rappresentano le stesse protuberanze osservate nei tre cannocchiali e così le figure 16, 17 e 18. Le altre figure 19, 20, 21, 22, 23 e 24 sono dei confronti fra il grande cannocchiale e il cercatore, fatti quando non avevamo ancora il Dollond. Le figure parlano abbastanza chiaro senza bisogno di tante spiegazioni, e portano alle stesse conclusioni ricavate dalle osservazioni fatte con cannocchiali diversi da diversi osservatori, già pubblicate nelle Memorie (vedi vol. I, p. 32, vol. II, p. 37, 43, 84 e le Tavole.III, IV, V, XVI, XIX, XXVI, XXVII), che si riassumono così : 1. Nei piccoli cannocchiali la cromosfera non può vedersi mai come nei grandi, 2. Nelle protuberanze alte la differenza è un poco minore, restando sempre un maggior dettaglio nei grandi refrattori, ‘ 3. Le protuberanze nebulose o parti nebulose delle protuberanze non si possono distinguer bene, che nei grandi cannocchiali. 4, Diminuendo l'apertura dell’obbiettivo le protuberanze vanno facendosi mano mano più compatte e lucenti, così che finiscono per assumere un carattere corallino spe- ciale comune a tutte, che non è il vero, 5. I piccoli cannocchiali possono solo servire abbastanza bene per l’enumerazione delle protuberanze e determinazione della loro direzione. Nella figura 24 poi ho indicato il fenomeno della riga nera, che si vede alla base della cromosfera, specialmente con un piccolo cannocchiale. Io notai, che la linea nera si allunga a norma che si allunga la porzione della cromosfera nello stesso strumento e che essa è più marcata nei piccoli che nei grandi cannocchiali; e quindi io credo, che essa sia l’effetto di contrasto fra la luce forte della cromosfera e il limite più scuro del fondo dello spettro. DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 65 Bordi solari. Nella tavola XL trovansi i bordi disegnati alla specola del Collegio Romano nel mese di ottobre e parte del novembre 1872. Le lacune incominciavano a farsi mag- giori a motivo della stagione nuvolosa. Le protuberanze belle ed alte ci fanno ve- dere, che l’attività solare continua ancora abbastanza rilevante, e nel giorno 30 ottobre vi sono protuberanze anche in vicinanza dei poli, piccole al polo sud da 138°-156°, ma belle e miste, cioè nebulose e filose, al polo nord. Le distanze po- lari minime di quelle protuberanze risultano in quel giorno di 4 gradi circa; ma siecome non conosciamo lo spessore di esse, cioè l’estensione nel senso dei paralleli così potrebbe anche ritenersi che in quel giorno il polo stesso ne fosse coperto. Il bordo del giorno 16 ottobre è incompleto in causa dell’aria cattiva. Sullo spettro della Cometa Tempel Lettera di A, Secchi. Roma 22 aprile 1874 Questa mattina ho potuto studiare lo spettro luminoso della cometa recentemente scoperta a Milano dal signor Tempel. Il corpo della cometa presentava una parte cen- trale con nucleo abbastanza vivo, intorno a cui stendevasi una parte più densa va- porosa in forma semilunata. Tutto intorno a questa spandevasi una nebulosità irrego- lare del diametro di circa otto minuti, avente qualche strascico o raggio più lungo che forse è rudimento di coda. Sec ondo il padre Ferrari, che la osservò nel giorno 19 corrente, essa era oggi più debole e più diffusa. Diretto lo spettroscopio sem- plice sulla parte più densa, apparvero indizi di zone più vive, ma per la diffusione dell’oggetto questo strumento non era opportuno. Fu quindi sostituito lo spettrosco- pio a fessura, ma la debolezza della luce non permise di fare uso del cannocchia- lino, e si dovette guardare ad occhio semplice. Lo spettro apparve allora formato di tre belle zone, bene staccate: una larga e viva nel verde-blu, tagliente verso il Giornale di Scienze Nat. ed Econ. Vol. X. — 1874. 10 66 MEMORIE DELLA SOCIETA” rosso e sfumata dal lato violetto, un’altra molto più debole nel verde, ed una terza nel verde-giallo più viva della seconda, talchè la media era la più debole. Fatti i disegni da me e dal padre Ferrari separatamente si trovarono concordare. Ma per la debolezza del lume non ci fu possibile fissare con esattezza la posizione di que- ste zone. Dalla pratica però, che abbiamo in questo genere di osservazioni, si vede che esse sono le tre solite zone delle comete, le quali si sa essere così vicine a quella del carbonio, che si crede comunemente esser questo il gas, di cui questi corpi sono formati. Esso però non sarebbe carbonio puro, perchè non dà righe lineari, ma uno dei suoi composti del genere degli idrocarburi. Così questa cometa segue nella sua composizione chimica la natura delle altre. Già noi pei primi fino dal 1866 ($ gennajo) trovammo tale curiosa composizione di questi corpi, esaminando un’altra cometa, che pure apparteneva allo stesso sco- pritore; e il signor Huggins in Inghilterra confermava poscia questa scoperta ope- rando indipendentemente da noi. Tale natura venne confermata in tutte le cométe successivamente comparse di Winneke, Brorsen, e solo in alcune, come nell’ ultima , di Henry, si è trovato che lo spettro a zone va accompagnato da debolissimo spettro continuo dovuto forse alla riflessione della luce solare. L’approssimarsi dell’ alba e la neccessità di fissare la posizione esatta della co- meta, non ci ha permesso di fare un più minuto esame dello spettro. La compo- sizione gassosa e la luce propria di questi corpi è così accertata dietro induzione ab- bastanza estesa, ma molte difficoltà non si potranno risolvere, finchè non si presenti qualche cometa di vivacità e grandezza considerevole. Le riflessioni a cui si pre- sta tale risultato sono assai importanti, tanto più, che si hanno stelle in cui si trovano zone analoghe, ma di assorbimento. Questo è necessario rimetterlo ad altro tempo. A, SEccHI Nel mentre abbiamo ricevuto questa lettera del P. Secchi, ci arrivava anche il rap- porto dei rignori Asaph Hall e WM, Harkness sulle osservazioni della cometa di Encke durante il ritorno di essa nel 1871. Le conclusioni finali riguardanti gli studî spet- troscopici e polariscopici fatti dall’Harkeness sono le seguenti, che riportiamo testual- mente: 1, Encke’s Comet gives a carbon-spectrum. 2. From november 18 to december 2 the wave-length of the brightest part of the second band of the comet’s spectrum was continnally increasing. 3. No polarization was detected in the light of the comet. 4, The mass of Encke’s comet is certainly not less than of an asteroid. 5. The density of the supposed resisting medium in space, as computed from DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 67 the observed retardation of Encke' s comet, is such that it would suppost a co- 6 220 285 . . lumn of mercury somewhere between Ta and 10? of an inch high. 6. There is some probability that the electric currents which give rise to au- ras are propagated in a medium which pervades all space, and that the spectrum of the aurora is, in reality, the spectrum of that medium, 7» It is not improbable that the tails of all large comets will be found to give spectra similar to that of the aurora, although additional lines may be. present. Macchie solari osservate all’ Equatoriale di Merz di Palermo nei mesi di gennaro, febbraro, marzo ed aprile 1874 x da P, Tacchini. |a EE RISE iene Genn, 10 4 53 » 2 4 | Marzo 21 2 9 1 » 2 11 ei OO 22 SOS TI Sg 0 29 6 15 1 » 6 24 2 4 2 » 4 23 i SEE A Io 27 O SUI ana Febbr. 8 gi oaguica DI 7 28 di eQAre 2 lapo 10 ZANTE Abe 29 3 GIUNNST Fa lgge 13 Fed EICRALMEO, TO 31 DISSI a PS 16 4 ZO NOsI » | 3| Aprile 1 O STA 19 5 19] 2 Do 2 AA TSI IE SILA 22 Si 2 2 SOG 4 A a TE sd 15 24 e er; 5 OO E 130) NC) LAME 25 TRI COSCIA pz 7 Dea, ia 26 GINA Fai Ar, 10 8 gu 4 SUA O 7g eni e CAL RO ag RIRLIAO RITI ld VIARIO Marzo 4 8 39 » È 4 117/ 1 19 » » 3 5 RT I NOS ni 18 C.C BR: MPG SO 7 Gea va SL 19 PII9 1 ln 8 pai UL 20 MACRO DUE VIBIO, at zi e oola CIPE CA ME MST 2, 15 Al) vdzita SERE 22 0 Salice Sn 17 zano SA 23 0 3 » RO 18 RATA Ln 24 0 Sa pa po 19 Ci eg Ala REA AE 25 0 pPinins Tuna 20 2 FI BREST » | 2 26 1 alba L'h 3 27 1 RO. Gili 68 MEMORIE DELLA SOCIETA” La mancanza di molti giorni nel quadro è dovuta al tempo cattivo, il quale non permise l'osservazione delle macchie che in soli 49 giornate sopra 120, cioè poco più di un terzo. In generale il numero delle macchie e dei fori si mantenne sem- pre scarso. Un periodo speciale di frequenza mi sembra quello compreso fra il 22 febbrajo e il 5 marzo; poi la serie va ad un minimum nel 20 marzo; un leggiero aumento rinnovasi dal 31 marzo al 10 aprile, e poi il numero diminuisce rapida- mente, e si hanno quattro giorni senza macchie, continuando il minimum fino alla fine del mese, come dimostra la tabella. Ad onta dello scarso numero delle macchie si presentavano spesso delle facole bellissime, come ad esempio ne’ giorni 20, 21 22, 23, 24, aprile, nei quali al minimum delle macchie e fori corrispose un maxi- mum nelle facole. La più gran parte di queste facole erano isolate, cioè senza mac- chie e senza fori, e qualche volta si vede un grande campo di facole con uno o due fori piccolissimi soltanto , ciò che dimostrava chiaramente , che mentre non vi ha macchia senza facole, le facole invece possono esistere da se sole senza la formazione di macchie o fori: si può dire così, che le facole rappresentano il primo stato di modificazione nella superficie solare, che precede la formazione delle macchie, benchè la loro presenza non porti per conseguenza la comparsa di esse. Abbiamo invece più volte dimostrato, che le regioni delle facole corrispondono alle regioni del ma- gnesio: i vapori dunque di questo metallo rinforzando e mischiandosi all’idrogeno della cromosfera concorrono anch'essi alla produzione delle facole, e forse ne sono la causa principale. Infatti anche nel caso di spettri metallici brillantissimi osservati nel posto delle machie, noi vediamo che il numero delle sostanze costituenti l’ eruzione va diminuendo dal centro verso l’orlo del gruppo, o finisce per ridursi al solo magnesio nella facola, che circonda la macchia o il gruppo delle macchie. Qualche volta si osservò nelle facole la forma di anello, ma nella grande mag- gioranza dominava sempre il disordine, cioè a dire i gruppi di facole erano sempre composti di piccoli frammenti lucidi senza alcuna disposizione simmetrica rispetto a qualche punto o linea. Durante questo quadrimestre poi non si presentò a noi alcun caso di turbine nelle 190 osservazioni di macchie qui sopra riferite, Osservazioni spettrali del bordo del sole fatte a Palermo nel febbrajo, marzo ed aprile 1874 da P. Tacchini. Nelle osservazioni spettrali l’influenza della stagione si fa maggiormente sentire, e a tutto aprile non riescimmo a raccogliere che solo 24 imagini spettroscopiche DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 69 del bordo solare. È ben vero, che l’attività solare è andata diminuendo in modo, che poco vi è da fare, ma dirò anch'io col Secchi che il minimum è anche egual- mente interessante e il seguirlo con regolarità darà pure degl’ utili risultati. Qui appresso diamo l’elenco delle giornate di osservazione col numero delle protuberanze osservate, prendendo come protuberanze più piccole quelle che abbracciano tre fes- sure, che in media corrispondono a 36 secondi: inoltre vi aggiungiamo in secondi l’altezza della protuberanza più alta osservata nel bordo. isa |ESE|S3) isa [536857 | ie PESISSZ Febbr. 8 3 | 44" Marzo 20 | 13 | 84" to: Lian 21) 9 [120 132/148 27% 11 | 65 34 Og 79 28 | 10 | 54 A Go Co 29| 10 | 60 Marzo 4 7 | $4 |Aprile 2 84 5| 11 |-72 6 | 36 ivan og 22| 10 | 70 | 8| 13 | 94 24.| 11 | 84 9| 18 | 90 25 s4 di 10, (ESA E MORE CT ia 0072 27. 11-70 Confrontando questa serie delle protuberanze con quella delle macchie non risulta molto chiara la relazione fra i due fenomeni: però noi vediamo che dal 5 al 20 marzo vi fu un risveglio discreto nei fenomeni della cromosfera, e tenendo presente, che le nostre osservazioni spettrali sono limitate al bordo, mentre quelle delle macchie abbracciano un emisfero solare, noi comprenderemo subito come il maximum delle protuberanze possa spostarsi ritardando pel tempo necessario al tramonto successivo delle macchie, che diedero in questo caso il maximum dal 22 febbraio al 5 marzo. E infatti se l'aumento o diminuzione delle macchie visibili è l’effetto della sola ro- tazione solare, e non la nuova formazione o reale scomparsa di macchie nell'emisfero a noi rivolto, è chiaro che aumentando le macchie, si dovrà avere un maggior nu- 70 MEMORIE DELLA SOCIETA” mero di protuberanze all’oriente, e inversamente diminuendo le macchie, maggiori si faranno le protuberanze al bordo occidentale, come nel fatto spesso si osserva. Le due serie andrebbero ben più di accordo, se l’esame delle protuberanze potesse estendersi a tutto il disco. Per le protuberanze però vediamo anche, che avviene lo stesso fatto notato per le facole, che cioè esse possono esistere e abbastanza nume- rose senza la presenza di macchie e non solo in loro vicinanza, ma sibbene da per tutto, cioè all’epoca di un vero minimum di macchie, come rilevasi nella seconda metà dell’aprile, mentre anche in questo periodo abbiamo trovato come altre volte il legame intimo fra facole e protuberanze. Quando dunque si dovrà fare un confrouto fra la statistica delle protuberanze e quella. delle macchie nei periodi parziali , si dovrà prima esaminare l’andamento di queste sulla intiera superficie del Sole, e poi paragonare le due serie spostando convenientemente le date in ragione della diffe- renza del campo di osservazione, di cui abbiamo parlato sopra. Nella presente serie di osservazioni abbiamo notato in sei giorni soltanto la pre- senza di spettri metallici, che ora descriviamo (1): ( 26 febbraio — All’angolo 306 sul bordo orientale, corrispondente ad una distanza dal polo nord di 74,° vedevansi due fiocchi a raggi divergenti di luce molto intensa, e in quello di destra vi era una massa staccata compatta e oscillante, che si al- lungò ripiegando in giù, nel mentre che sopra di essa si formò un piccolo fiocco di filetti staccati ugualmente lucenti; la protuberanza però non oltrepassava in al- tezza i 50 secondi. Le apparenze erano di protuberanza metallica, ma non vi era 0 almeno noi non potemmo vedere, che il magnesio vivissimo. A 305 vi era una macchia ed a 303 un’altra appena visibile, e le facole di questo gruppo corrispondevano ai fenomeni osservati. 26 febbraio — All’angolo 300 sul bordo orientale, corrispondente ad una distanza di 81° dal polo nord, vi erano dei getterelli lucenti per un’altezza di 40" Fatto lo esame spettroscopico, si trovò in quel posto uno spettro metallico debole composto di leggiere traccie di sodio, magnesio vivo, 1474 K, e le due righe 5017, 5019 A. Questa eruzione si vide coll’osservazione del giorno seguente, che corrispondeva al posto di un foro circondato da belle facole. 7 marzo — All’angolo 87 sul'bordo occidentale corrispondente ad una distanza di 65° dal polo nord stava una parte della facola, che precedeva il gruppo di macchie allora prossimo al tramonto. In quel posto del bordo vi erano punte vive, ma basse, per un tratto di 6 gradi. Si videro in quel tratto invertite le righe del magnesio, la 1474 K, e le righe 4925, 4294, 5017, 5019, A. È lo spettro metallico elemeutare Le protuberanze nebulose più basse, sebbene corrispondenti anch’esse a facole, non diedero alcuna riga all’infuori delle solite della cromosfera. 21 marzo. — Nel giorno 20 una macchia con bella facola stava all’ angolo 109°, (4) Le corrispondenti figure trovansi nella Tavola XLI. v DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 71 bordo occidentale, e la facola si estendeva fino a 104°, La macchia all'indomani do- veva essere poco di là dal bordo, e infatti nel mattino del 21 trovammo lo spettro metallico elementare agli angoli 114 108 e 102, ed al 108 vedevansi dei pezzetti staccati sulla cromosfera vivissimi, 22 marzo — Nel precedente giorno si notò una macchia, che doveva trovarsi sul bordo occidentale o appena di là nel mattino seguente all’angolo circa di 120° cor- rispondente ad una distanza dal polo nord di 95.° Nel mattino del 22 l’aria era cattiva e il cielo annuvolato, ma persuasi di trovare uno spettro metallico, aspet- tammo il momento in cui il sole fu libero, e direttovi lo spettroscopio trovammo appunto all’ angolo di 120° uno spettro metallico abbastanza bello, Vi era la riga rossa BC vivace, ma solo al centro dello spettro; poi le linee del sodio più estese, le solite 4923, 4924, 5017, 5019 ancora più estese, e finalmente le righe del ma- gnesio vivissime, che si prolungavano colla 1474 K alle posizioni laterali in corri- spondenza colle facole della macchia. Questo era un bello esempio di quella dispo- sizione dei materiali, altre volte da noi indicata, la quale dimostra essere al centro la sede dell’eruzione e non all’intorno delle macchie, in accordo anche colla mag- giore frequenza dei materiali stessi. Anche questi fenomeni si mantennero bassi, cioè limitati in altezza ad un mezzo minuto, 19 Aprile. — All’angolo 122°, bordo occidentale, e 97° dal polo nord, trovammo alcuni getti divergenti vivissimi alti 40”, che diedero uno spettro metallico eguale a quello descritto precedentemente, -più l’ altra rossa Ba. Questa eruzione avvenne in un posto ove non vi erano nè macchie né fori. 25 aprile. — In questo giorno trovammo nella posizione 282° al bordo orientale, 102° dal polo nord, una bella serie di getti divergenti vivissimi con una nube al di sopra di essi, ma appena elevata di 40" Nello spettro vi trovammo invertite la riga rossa Bc, quelle del sodio, del magnesio, la 1474 e le quattro solite fra le d e la F. ‘Nelle posizioni laterali vi era il magnesio e le quattro sudette solamente, cioè spettro metallico elementare, Questa eruzione corrispondeva esattamente alla macchia visi- bile nel giorno seguente. Anche il poco numero delle righe lucide notate in questi spettri metallici, ci sem- bra un’altra prova dello stato di quiete relativa in cui è entrata la superficie so- lare, e così dicasi delle protuberanze, che quasi sempre si mantennero basse, per- chè ben poche oltrepassarono in altezza il minuto ed una sola arrivò a due minuti. I fenomeni secondarii poi non si sono più presentati. 72 MEMORIE DELLA SOCIETA” * Catalogo delle posizioni del magnesio nel novembre e dicembre 1872 (1). L'aria agitata e le nebbie, che non impediscono talvolta di fare la statistica delle protuberanze, non lasciano però vedere le righe lucide dello spettro, fuorchè nei casi di eruzione localizzata a qualche posto limitato come nelle macchie. Perciò nella stagione d’inverno lo studio delle righe del magnesio e della 1474 è rimasto quasi sempre infruttuoso, e solo in due giorni dei mesi di novembre e dicembre 1872 ab- biamo potuto fare utili osservazioni di dette righe, Eccone le posizioni e l'intensità indicata colle solite lettere: f indica la visibilità della 1474 K. POSIZIONI 1872 28 novem. 30°,vf, 42 vvvf, 60vvf, 66uf, 72vvf, 78 vvof, 84vuf, 96 vf, 102vf, 108, 222vf, 228vf, 234vf, 240vvf, 2460f, 252vf, 2820f. 16 dicem. 077, 60vvvf, 12 vof, 18 vof, 24 uf, 30 uf, 36 vf, 42 vufi 48 vvf, 54vvf, 60vf, 660f, 96vf, 192 uf, 198 vf, 234vf, 246 vf, 252 4f, 258f, 2640f, 2700f, 276v0f, 282 vf, 2880f, 294vf, 300vf, 3060), 312 wf, 318 uf, 324 uf, 330 vuf, 336vf, 342vuf, 348vvof, 354 vvof. 28 novembre: Posizioni del magnesio = 16 della 1474 —=17 16 dicembre: Posizioni del magnesio = 34 della 1474 — 35 In amendue i giorni il diametro 0 — 180 era verticale: nella prima giornata il magnesio era solo visibile su di una zona equatoriale, nella seconda giornata occu- pava l’intiero emisfero nord con due sole posizioni verso il polo sud. Gli spettri metallici osservati e le macchie osservate, dimostrano come l’attività solare si man- tenesse ancora rilevante. P. Taccami (4) Vedi vol. II pag. 87. DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALTANI io Osservazioni spettroscopiche del Sole fatte a Ginevra dal Signor E. Gautier. Nell’interessaute articolo pubblicato dal signor Gautier nel N. 195 della B/bliotè gue Universelle et leevue Suisse, l’autore citava una mia osservazione riguardante la visibilità del magnesio sopra due terzi del bordo solare. Dopo la Jettara di quel- articolo, noi serivemmo al signor Gautier per rammentargli le molte osservazioni da noi fatte sino dal giugno 1872, colle quali si dimostrava la visibilità delle righe lucide d sull’intiero bordo solare: e siccome il fenomeno fu osservato parecchi giorni di seguito, così in quel periodo era evidente, che l'invasione o rinforzo dei vapori del magnesio era esteso a tutta la superficie del globo solare. Gentilmente il signor Gautier rispose alla nostra lettera e ci domandava al tempo stesso informazioni sulla maniera colla quale facciamo noi queste osservazioni sulle righe del magnesio, A tale domanda ben volentieri rispondemmo colla seguente lettera: Palermo 24 aprile 1874. Ho ricevuto la vostra lettera e vi ringrazio vivamente delle spiegazioni che avete voluto darmi così con tanta premura: io ho ritardato a scrivervi in causa di molti affari, che me lo impedivano. In quanto all’ esistenza permanente e generale del magnesio nella cromosfera, io non ho mai creduto di dovermene intrattenere, perchè le osservazioni degli ecclissi e del Young in pieno sole hanno dimostrato già da molto tempo, che i vapori metallici trovansi sempre sparsi non solamente nella cro- mosfera, ma anche nelle alte regioni dell’atmosfera solare. La questione era dunque ‘ben differente, vale a dire di avere dimostrato che in certe epoche il magnesio è più abbondante e vivo nella cromosfera , di maniera che si può vederio colla più grande facilità ed ovunque, mentre che altre volte, e questo è il caso più comune, egli non brilla che in porzioni limitate del bordo corrispondenti a vere regioni più 0 meno estese, che io chiamai regioni del magnesio, Per vedere le righe d rovesciate io non ho bisogno di alcuna particolare disposizione: col mio spettroscopio dopo di avere osservato le protuberanze colla fessura allargata, io non ho che a restringere la fessura e girare lo strumento per avere le dè nel centro del campo. Dopo ciò bi- sogna portare il bordo tangente alla fessura, e le d saranno rovesciate in parte 0 dappertutto secondo l’abbondanza del magnesio. Questa mattina ad esempio con un cielo assai buono, io non ho veduto rovesciate le d che in 12 posizioni solamente, Giornale di Scienze Nat. cd Econ. Vol, X, —— 1874. ll 4 MEMORIE DELLA SOCIETA” vale a dire nell’ assieme per !/, di bordo, Se voi avrete l’ occasione di fare delle osservazioni a cielo purissimo, io spero che l’occasione anche si presenterà per di- mostrarvi che io ho pienamente ragione. Dopo questa l’illustre Gautier ci onorava di un’ altra sua lettera, che qui riportiamo colle relative figure nella tavola XLI. Cologny prés Genève 8 mai 1874. Jai enfin revu une protuberance métallique et je vous envoi un petit croquis des diverses phases, que j'ai observées dans la matinée du 6 c. m. Cela me fournira le préteste de vous remercier de votre aimable lettre du 24 avril, qui m’a sati- sfait, en me montrant que je suivais bien le bon procédé pour chercher è recon- naître la présence des métaux dans la chromosphére, mais qui me dècourage en me faisant constater mon insuccés. Pendant l’observation du 6 j'ai vu 14 raies spectra- les illuminées par la corne inferieure (à gauche dans le dessin) du groupe de pro- tuberances: mais je persiste à ne rien apercevoir sur le petit segment de chromo- sphére, qui deborde, dans la fente du spectroscope. Je n’ abandonnerai pas le su- jet, et je ferai de nouveaux essais, lorsque le ciel sera très-pur; mais c'est malheu- reusement très-rare dans nos climats. Je crois avoir plus de chances de réussir lorsque je vois le bord de la chromospère parsemé de poivts brillants: mais jus- qu’ici, j'ai toujours été trompé dans mes espérances. E. GAUTIER Tutte le difficoltà incontrate dal Gautier dipendono in parte dal clima e in parte dalla piccolezza dell’istrumento, che fa si che le righe del magnesio non le può ve- dere che nel caso di eruzione speciale, ove il metallo si porta più alto: nel caso ordinario invece la piccolezza dell’ immagine, fa sì che non si possa limitare alla fessura la parte della cromosfera, che nel nostro istrumento dà l’inversione. Il signor Gautier potrebbe forse riuscire allo scopo, se la fessura del suo spettroscopio la col- locasse a discreta distanza dall’ oculare ordinario, raccogliendo la luce dall’imagine projettata dal detto oculare; il quale metodo fu proposto dal Donati per l’osserva- zione anche delle protuberanze. (Vedi Memorie Vol. I, pag. 54). In queste prove poi bisogna avere la pazienza di fare il giro intiero del bordo, perchè non di rado noi abbiamo trovato l’inversione delle 6 solo in pochissime parti. L’eruzione osservata nel 6 maggio dal Gautier, qui non fu veduta in causa del tempo cattivo, ma l’ osservò il P. Secchi, il quale ci inviò la seguente lettera per darcene avviso unitamente ad altre notizie. DEGLI SPETTRISCOPISTI ITALIANI 75 Roma 8, maggio 1874, L'altro giorno 6 corrente maggio, vi fu un poco di sereno nel mattino , e potei osservare una bella eruzione. La 1474 era così bella e viva che in isplendore su- perava quelle dell’idrogeno: essa attraversava tutto lo spettro: non l’ho mai veduta così, Confermai che certamente non è del ferro, perchè le due righe vicine del ferro le riconobbi benissimo nel campo, ed erano rovesciate appena in un puntino, mentre l’altra era brillantissima su tutta la lunghezza dello spettro. Mi confermai così che se vi fosse stata anche questa nello spettro, che feci colla luce elettrica a reofori di ferro, essa certamente non mi sarebbe sfuggita. La corona è danque formata di un gas a parte. Le buffate d’idrogeno si alzavano e fuggivano orizzontalmente come palloni portati dal vento. L’eruzione era all’Est all’ angolo 287, e stava sopra una macchia appena entrata, che per lo scorcio pareva una finissima linea nera. Io ar- gomentai dall’ eruzione , che dietro questa macchia visibile ve ne dovevano essere delle altre, invisibili perchè proprio sull’orlo. Ma nel pomeriggio stesso e poscia il di appresso fu coperto e non potei verificare il mio presentimento. Oggi in un mo- mento di chiaro, vedo che dietro quella bella e circolare , vi è una vasta coda di molte altre macchie : da questa regione adunque veniva l’ eruzione, e non mi sba- gliai, A. SECCHI Osservazioni spettroscopiche del Sole fatte nell’estate ed autunno del 1873 dal Prof. T. Bredichin. Nel volume II delle memorie a pag. 81 si diede conto delle osservazioni spettrali fatte dal Prof, Bredichin presso Kineschma nell'estate del 1872. Ora diremo di quelle fatte nell’estate ed autunno dello scorso anno, che il chiar. Direttore della specola di Mosca, ci ha inviato raccolte in un opuscolo corredato di quattro tavole in lito- grafia. Le osservazioni furono eseguite nello stesso sito e cogli stessi istrumenti del 1872, e nelle serie figurano i seguenti giorni per ciascun mese, 1873. giugno = 15, 16, 17 18, 19, 23, 24, DI 26, 27, 28, 29, luglio = 1, dI 5, 11, 12, 13, 15, 16, d74 18, 119; 20, 21 02% 295 24 DI 25, 26, 27. 70 MEMORIE DELLA SOCIETA” aposto—:‘b, 105 11113; 14}1a; #20; ‘217029, 25 settem. = 21. OttoDro = 15 19120821, 20, 24, 260 Avendo fatto il confronto della posizione ed altezza delle protuberanze disegnate dal Bredichin coi nostri disegni eseguiti nelle stesse giornate, abbiamo veduto che accordano benissimo. Le maggiori differenze si riscontrano nei dettagli e caratteri di certe protuberanze, ma ciò era inevitabile atteso alla piccolezza dell’istrumento adoperato dal Bredichin. La cromosfera non trovasi disegnata nelle tavole, ma per queste il confronto è meno importante, perchè ormai sappiamo che con un istru- mento così piccolo si arriva a risultati ben diversi da quelli ottenuti coi grandi re- frattori, come il nostro. Infatti il diligente e coscienzioso osservatore russo scrive alla pag. 3: « Les intervalles qui séparent les protubérances, sur nos planches litho- graphites, sont représentés par une ligne droit, tandis que le contour de la chro- mosphére est pour la plupart dentelè plus ou moins distintement. La dentelure peut étre comparée avec le sommet d’ un bois lointain on avec la surface d’ un terrain couvert d’herbe. Mais il est difficile presque impossible de copier tant soit peu exa- ctement ce profil irrègulier, dont le dents changent constamment de grandeur et de position. Quelquefois la dentelure devient presque invisible et dans ce cas la chro- mosphére présente l’aspect d’une couche nébuleuse, d’une mer de brouillard, » Tutto ciò abbiamo anche noi di recente verificato nelle osservazioni fatte con piccoli can- nocchiali e delle quali abbiamo parlato nella dispenza 3°, 1874. Pel nostro grande refrattore si potrebbe invece invertire la descrizione del Bredichin, salvo la varia- bilità delle fiammelle che spesso abbiamo anche noi avvertito: ma in generale nel nostro istrumento le fiammelle sono distintissime, si possono direi contare, come lo indicano i disegni dei profili appositamente pubblicati per mostrare il fenomeno: i tratti invece nebulosi come une mer de brovillard, nel nostro cannocchiale mancano a rigor di termine; e solo si incontrano dei piccoli tratti ove le punte sono sostituite da un ammasso nebuloso: anche pei disegni del P. Secchi puossi dire la stessa cosa. AI contrario i bordi disegnati dal Lorenzoni rientrano nel carattere di quelli di Bre- dichin per le condizioni pressochè eguali degli apparecchi. Nel 1873 il Bredichin ha verificato nella generalità delle osservazioni una minore attività solare, ed egli così si esprime: « cette année-ci l’activitè du soleil en général a été beaucoup plus calme que pendant l’année 1872; ainsi les éruptions énergiques se sont présentées plus raremment et je n’ai pas eu l’occasion d’observer l’aurore. polaire.» L'autore dà la descrizione delle principali protuberanze, fra le quali quella molto interessante della protuberanza più alta del 24 luglio, che rimase visibile fino al 27: la materia di questa protuberanza all’altezza di tre minuti si dissipava co- stantemente nella direzione verso il polo: la parte inferiore all'altezza di un minuto si trasportò, appena cessate le correnti ascendenti, nella direzione verso l’equatore. « Il est intéressant, continua il Bredichin, dans cette protubérance, que sa masse DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI tai ènorme et assez brillante était nourrie par des éruptions très-minces et par fois invisibles. On pourrait croire qwici la matière, qui se dégageait du Soleil se tron- vait è un tel état de raréfaction, qu'elle devait se réfroidir et se condenser un peu pour devenir luminense, » Dopo la descrizione dei diversi profili giornalieri, | au- tore aggiunge: « Les facules se manifestaient toujours dans le spectroscope par des raies lumineuses qui s’étendaient à travers toutes les couleurs du spectre. Les ta- ches se manifestaient par des bandes obscures qui s’ étendaient à travers tout le spectre. Si le noyau de la tache est coupé par un arc lumineux, alors les parties de cet arc se présentent dans le spectroscope sous forme d’ une bande lumineuse, qui passe le long de la bande obscure à travers toutes les couleurs du spectre. Une tache remarquable (le 5 juillet, 12' du centre du soleil, 2° au nord de |’ équateur solaire) présentait admirablement bien ce phénoméne. Un arc léger, qui traversait le noyau de la tache presque d’un bord à l’autre, donnait dans le spectroscope une bande lumineuse, s’ étendant à travers tout le spectre. La bande était coupée par toutes les raies spectrales, quoiqu'il me semblàt par fois, que la raie C était plus mince et moins obscure sur cette bande que sur les parties environnantes du disque solaire. L’arc lui-mème pendant deux jours ne présenta pas des changements sen- sibles, » In seguito alle tavole statistiche delle protuberanze delle macchie e delle facole, il Bredichin fa un confronto dettagliato fra queste tre serie di fenomeni, ed anche qui il Bredichin ha dovuto fare una considerazione, che anche a noi non isfuggi sino dall’ aprile 1870 (vedi Bullettino del Real Osservatorio di Palermo aprile 1870), espressa coi seguenti termini: « Les jets lumineux qui sortent des bords de la pé- nombre et se projetent sur le noyan de la tache souvent ont été observés et des- sinés par moi. Sur ces dessins on remarque toujours une ressemblance frappante entre ces jets et les protubérances aux contours bien définis, sortout les protubé- rances métalliques, » Da ultimo il chiarissimo Professore si occupa della teoria delle correnti ascendenti e discendenti per la formazione delle macchie e delle facole, esprimendosi nella seguente maniera: « L’ensemble des faits observés incline naturellement l’observateur à préférer telle ou telle construction théorique. Il nous semble que la théorie des courants ascen- dants et descendants est capable d’espliquer la formation et le développement des facules et des taches, « S'il y a une augmentation de chaleur dans quelque endroit de la surface (quelle qu’ en soit la cause) un conrant ascendant ne tardera pas de se former dans cet endroit. Dans le cas non compliqué le courant doit avoir la forme d’une gerbe ver- ticale, élargie à son sommet, parce qu’ici les vapeurs, en se refroidissant, commen- cent à se dissiper dans la chromosphère. Ces gerbes se présentent très-souvent sur le bord du soleil sous la forme d’arcade. La matière chromosphérique afflue de tous cotés vers la base de la gerbe, entre dans le courant ascendant et se transporte ainsi dans la hauteur, où elle commence è se refroidir et à s'abbaisser selon sa den- 78 MEMORIE DELLA SOCIETA’ sité, Si le courant est assez fort, alors il entraine non seulement l’hydrogéne de la couche superficiel de la cromosphère, mais aussi les substances plus denses, e’ est a dire les vapeurs métallique, qui se trovent dans les profondeurs de la chromo- sphéère. : Une telle formation doit se presenter sur le disque solaire en forme d’une facule, et il est très bien connu, que les gerbes des protubérances contiennent les vapeurs de sodium, de fer, ecc. ecc. « Imaginons maintenant que quelques gerbes se sont dispostes autour d’un endroit donué de la surface solaire. En aspirant la matière chromosphérique elles produiront dans cette endroit un reflux local, pour ainsi dire. A cause de ce reflux nous aurons ici quelque raréfaction de la couverture hydrogénique, quelque dénudation des cou- ches inférieures, riches de vapeurs metalliques et ayant une temperature plus élevée, « Par conséquent il y aura ici l’augmentation du rayonnement de la chaleur et le refroidissement des vapeurs métalliques, qui donne lien à la formation d’une tache, c'est à dire d’une masse moins transparente, que le parties environnantes. Au dessus de la tache il se formera un courant (ou plutòt un système des conrants) descen- dant. Il est aisé de voir, que les mouvements des cazes ascendants et descendants se transformeront tout de suite dans les mouvements circulaires, lequels immédia- tement au dessus de la tache seront dirigés du centre à la périphérie: plus haut aura lieu le contraire. Les courant opposés (obscurs et lumineux) vus en perspective, se présenteront sous la forme de la pénombre. On doit prévoir plusieurs complica tions du phénoméne si on suppose que le trouble de l’èquilibre mécanique et calo- rique dans la formation des facules et des taches améne le tromble dans l’équilibre des forces chimiques, « Les courants circulaires une fois établis, la tache peut exister assez longtemps; ses contours peuvent devenir de plus en plus réguliers, mais finalement les masses environnantes restituent au noyan de la tache sa chaleur et par conséquent sa tra- sparence primitive. » Queste considerazioni del Bredichin dimostrano ancora una volta, che qualora si osservino colla dovuta attenzione ed insistenza e senza idee preconcette i fenomeni solari, le idee che i diversi osservatori in queste condizioni si vanno formando sulla natura del fenomeno, devono essere le stesse; o per lo meno avere la base fonda- mentale comune. DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 79 Macchie solari osservate all’Equatoriale di Merz di Palermo, nel mese di maggio 1874 da P. Tacchini. Dm VERRI 1874 SME NR Stio; a 2 |" 2/28 | Maggio 2 4 21 » 1 4 3 6 109?) >» » 3 4 4 22 » 1 3 8 11 25 » 1 6 13 6 45 » 1 3 14 7 26 » » 2 17 5 3, > » 2 18 3 15 » » 3 19 3 19 » » 3 ARI; i 22 5) 33 » 1 4 24 4 12 » 1 3 28 3 17 » 2 4 29 7 22 » » 2 30 4 24 » 2 + 31 4 31 1 » 4 | Sebbene incompleta la serie dimostra, che in questo mese non vi fu periodo spe- ciale di marcata attività, ma che il fenomeno delle macchie si mantenne quasi sem- pre nelle stesse proporzioni, e sempre debole. In tutte queste osservazioni un solo caso di forma turbinosa fu osservato in una macchia nel giorno 14. Nel giorno 3 Varia era così agitata, che l’immagine per projezione era confusa in modo, che l’osserva- zione dei fori riesciva incerta, e il bordo era deformato a fiamme oscillanti: intanto con queste condizioni d’aria l’ osservazione della cromosfera e protuberanze riescì benissimo, Un contatto in quelle condizioni di aria sarebbe riescito molto male col metodo ordinario, mentre allo spettroscopio l’incorveniente dell’agitazione veniva eli- minato: è uno dei vantaggi non poco importanti di questo nuovo metodo. Allo scarso numero e piccolezza nelle macchie, non corrispose eguale diminuzione nelle facole: infatti in più di un giorno di osservazione abbiamo avuto occasione di $0 MEMORIE DELLA SOCIETA’ osservare delle vaste regioni occupate da una gran quantità di facole. Riportiamo perciò le seguenti note: Maggio 2 — Bella regione di facole da 78° a 97° senza alcun foro al bordo occi- dentale, 17 — Grande quantità di facole al bordo occidentale, che si estendono da 97° a 133° e molto indentro nel disco (40 gradi circa) nella direzione 117°, ove trovansi in mezzo ad esse anche due macchie e tre fori, A 101° vi era una facola lucida a ferro di cavallo: questa bella regione vedevasi ancora bene nel seguente giorno 18. 19 — In questo giorno a 118° vi è la parte più marcata dell’ ultimo lembo della regione e i rilievi delle facole confondendosi in parte per projezione formano una specie di rete, nei cui vani il fondo sembra leggermente oscuro, quasi come indizio di macchie: ciò dipendeva sicuramente da un effetto di contrasto notato altre volte, mentre abbiamo veduto realmente in altri casi un campo oscuro lesgermente come penombra, circondato da facola nell’interno del disco, come mostrano i nostri disegni fatti sino dal 1865. 28. — A_95° e 125° helle facole, 29, — A 114 facola viva isolata parallela ad bordo, lunga 3 gradi. 30. — A 300 bella regione di facole per 9 gradi con un solo punto nero. 31. — A 80 e 115 facole vive, e 5 punti neri nella regione facolata del giorno avanti, Come si ricava dagli angoli delle note, le facole si mostrarono a preferenza verso il bordo occidentale del disco: se ciò dipende da un emisfero particolarmente distur- bato, si dovrà avere in seguito il corrispondente periodo al bordo orientale. Bordi solari osservati nei mesi novembre e dicembre 1872, da A. Secchi e P. Tacchini. Nella tavola XLlI sono riprodotti i bordi solari disegnati da me e dal P. Secchi nel novembre. e dicembre 1872. I tratti neri alla base della cromosfera indicano i posti ove mi fu possibile di osservare Ie righe lucide del maguesio. Intorno ai poli non si ha protuberanza alcuna, ad eccezione di qualche fiocco al polo nord: nel polo sud invece trovai spesso la cromosfera marcata, cioè composta di molti fili sottili più lunghi del solito, ma poco luminosi, mentre al polo nord era sempre più bassa come vedesi anche nella tavola. Nella tavola però atteso alla piccola scala non può farsi un esatto confronto delle differenti altezze della-cromosfera, mentre che dai nostri disegni originali si può rilevare la misura posizione per posizione. DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 81 Di un mezzo atto a rendere visibile tutta in una volta una immagine monocromatica completa della cromosfera e delle protuberanze so- lari. Ricerca teorica del Prof. Giuseppe Lorenzoni. Collo spettroscopio ordinario si pnò in una volta vedere soltanto una piccola por- zione della cromosfera solare colle sue protuberanze e, per conseguenza, la rappresen- tazione mediante il disegno a mano della cromosfera visibile sul bordo solare, non può farsi che in più riprese; la qual cosa, se non presenta certe difficoltà materiali, porta tuttavia con sè qualche inconveniente. Poichè, anche non contando la perdita di tempo causata dal dover cambiare frequentemente la posizione dello spettrosco- pio , il disegno che si ottiene non rappresenta quasi mai il bordo solare quale si vedrebbe simultaneamente, spessissimo accadendo che, mentre se ne disegna una por- zione, la porzione disegnata un momento prima cambii radicalmente di aspetto. Manca poi la possibilità di stabilire comodamente confronti fra i varî punti del bordo so- lare e sopratutto, di valersi dei processi fotografici per ottenere la più fedele rap- presentazione della cromosfera colle sue protuberanze. Manifestamente sparirebbero in gran parte tali difetti, quando si arrivasse a poter vedere tutta in una volta una immagine monocromatica completa (p. es. quella for- mata dai raggi della rifrangibilità C) della cromosfera, ed appunto a tale scopo è rivolto il presente scritto, nel quale ho procurato di fissare i concetti teorici, che, a mio credere, potranno servire di base alla soluzione pratica del problema. Da ciascun punto della superficie del sole partono raggi di luce bianca. Ogni rag- gio bianco passando attraverso una lente convergente, si decompone in un numero infinito di raggi variamente rifrangibili, i quali vanno a convergere in altrettanti punti differentemente distanti dalla lente, ed allineati sull'asse di questa che è pa- rallelo alla direzione dei raggi incidenti, — E i raggi che provengono dall’intero disco solare, invece di convergere sopra un cerchio perpendicolare a quell’asse della lente che è diretto al centro del sole, dando così una pura immagine del sole, conver- gono entro ad un tronco di cono le cui basi parallele sono le immagini della mas- sima e della minima rifrangibilità, il cui vertice è il centro ottico della lente, mentre la distanza delle sue basi è la così detta aberrazione longitudinale di eromatismo della lente. — Siccome ogni sezione piana praticata in questo tronco di cono, rac- Giornale di Scienze Nat. ed Econ. Vol. X. — 1874. 42 82 MEMORIE DELLA SOCIRTA" coglie tanto minore luce quanto più grande è la distanza delle basi (non però in ragione inversa semplice) o, che è Io stesso, quanto maggiore è, per la lente che si considera, l’aberrazione longitudinale di cromatismo, ne viene che, se si potesse rendere cotesta aberrazione longitudinale grande quanto si vuole, la intensità lumi- nosa di una particolare sezione diverrebbe piccola pur quanto si vuole e l’ occhio dell’ osservatore potrebbe rimanere impunemente immerso nello spazio limitato dal tronco di cono suddetto, senza affaticarsi soverchiamente, Si consideri ora l’inviluppo di gas e di vapori incandescenti, che avvolge tutto il globo solare e che è conosciuto sotto il nome di cromosfera. Questo inviluppo e- mette raggi di un numero limitato di rifrangibilità, i quali, attraversando la lente, vanno a raccogliersi in un numero pur limitato di piani perpendicolari all’asse della lente e da questa differentemente distanti secondo la rifrangibilità loro, formando altrettante immagini monocromatiche della cromosfera solare tutte incluse nel sud- detto tronco di cono. Aumentando l’aberrazione longitudinale, queste immagini si al- lontanano sempre più l’una dall’ altra, ma non cambia la loro chiarezza se non in quanto varia il loro diametro dipendentemente dalla distanza dall’obbiettivo. Guar- dando ora una di tali immagini col mezzo di un oculare, la sua visibilità deve riu- scire tanto maggiore, quanto minore è la quantità di luce estranea alla immagine inviata all’occhio dalla sezione del tronco di cono più volte nominato, la quale coin- cide con quella immagine, e quindi quanto maggiore è l’ aberrazione longitudinale di cromatismo. Si può ritenere pertanto, che si arriverà a vedere tutta in una volta una delle immagini monocromatiche della cromosfera, qualora si trovi il mezzo di aumentare sufficientemente l’aberrazione longitudinale di cromatismo degli obbiettivi. Ricerchiamo tale mezzo. Sia una lente costituita di una sostanza alla quale corrispondano gl’indici di ri- frazione nr ed n, rispettivamente pei raggi luminosi della minima e della massima rifrangibilità: R ed R' sieno i raggi delle superficie sferiche limitanti e P,, Py sieno le lunghezze focali principali della lente pei raggi luminosi ai quali corrispondono gl’indici di rifrazione n, ed n, Avremo : n n Po—Pr=—P ——* mr 1 No DA | stat s — Dovendosi ritenere il coefficiente numerico i come costante per una mede- ” v sima sostanza, si vede, che per un dato valore di P,, l’aberrazione longitudinale è DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 83 una quantità pure costante e che non si può accrescerla o diminuirla, se in pari tempo non si accresca o diminuisca P,. Ora, se allo scopo di aumentare P,— Pr fac- ciamo convergere P, continuamente verso l’infinito (ciò che non si può ottenere se non lasciando R ed R' dello stesso segno ed avvicinando fra loro di continuo i va- lori di questi due raggi con che la lente tende a divenire un guscio sferico) osser- viamo, che anche P, converge egnalmente verso l’infinito e la differenza P,— Pr, di- viene indeterminata. Una sola lente non può dunque dare una forte aberrazione lon- gitudinale se non a distanza troppo grande per poter essere utile. Anzi è qui da osservare che, in qualunque combinazione, le più grandi aberra- zioni sono congiunte colle maggiori distanze focali e che, pertanto, conviene rinun- ziare al proposito di volere con uno istesso mezzo ottenere la maggior possibile aber- razione longitudinale e la convergenza dei raggi di una data rifrangibilità ad una distanza relativamente breve. Io quindi mi propongo di ricereare prima un mezzo che dia la massima aberrazione longitudinale, il quale consisterà in una combina- zione di vetri avente il foco dei raggi di una data rifrangibilità a distanza infinita, e poi riceverò sopra una lente convergente tanto i raggi che escono da quella com- - binazione fra loro paralleli, quanto anche quelli che escono dalla medesima conver- gendo oppure divergendo. Cosi l’aberrazione longitudinale di questa lente conver- gente dipenderà ad un tempo dal potere dispersivo del vetro di cui essa è composta e, più ancora, da ciò che i raggi luminosi delle varie rifrangibilità cadono sulla lente già separati fra loro formando angoli differenti coll’asse principale della lente Stessa. Quando si consideri la combinazione di due o più lenti formate di vetri di diffe- rente potere rifrangente, riesce facile ottenere che i raggi di una determinata rifran- gibilità convergano a distanza infinita e quelli di rifrangibilità un poco diversa conver- gano a distanze finite e anche relativamente brevi. Basta perciò applicare alle lenti il principio stesso che governa la costruzione dei prismi a visione diretta, i quali fun- zionano da veri prismi pei raggi di tutte le rifrangibilità eccetto che per quelli di una rifrangibilità speciale, sui quali essi agiscono perfettamente come vetri a facce paral- lele. — Come per ottenere un prisma a visione diretta si può assumere un numero di prismi di crown ed un numero eguale, o differente dal primo di una unità, di prismi di flivt disposti alternativamente colle facce a contatto e colle basi opposte, e basta solo determinare convenientemente la inclinazione dell'ultima faccia; così, nel calcolo di una lente composta che deve avere il foco dei raggi di una data rifrangibilità a di- stauza infinita, e che per brevità dirò lente ipercromatica, si potrebbe assumere un numero di lenti convergenti (o divergenti) di crown, ed un numero eguale o differente di uno di lenti divergenti (o rispettivamente convergenti) di flint, disposte alternati- vamente a contatto, e calcolare il raggio di una superficie estrema colla imposta cou- dizione, Posto il problema in tali termini esso sarebbe suscettibile di infinite soluzioni, fra le quali non è facile riconoscere quale sarebbe la più vantaggiosa, 84 MEMORIE DELLA SOCIETA” d Per togliere ogni indeterminatezza, consideriamo la combinazione di tre lenti (1), e stabiliamo che essa deva soddisfare a questa condizione di simmetria di cui in seguito apparirà anche la necessità (pag. 56, lin. 5): che 4 raggio, è quale deve uscire dal sistemu parallelamente alla sua primitiva direzione , cioè all’ asse principale del sistema, cammini nella lente intermedia pur parallelamente all’ asse, come è indicato nella Tavola XLII fig. 1, dove le linee spezzate abedef rappresentano le traiettorie del raggio luminoso su cui la lente agisce come vetro piano. Posta tale condizione, i raggi da determinarsi non sono che due, cioè quello della prima e della seconda superficie, giacchè i raggi della quarta e della terza sono a quelli rispetti- vamente eguali. — Il rapporto dei due raggi di curvatura è determinato dalla con- dizione, che d foco deì raggi luminosi di una data rifrangibilità si trovi a di- stanza infinita. Perciò, in ultima analisi, non rimane arbitrario che un solo raggio la cui lunghezza si dovrà determinare in base al più utile rapporto fra l'apertura delle lenti e la loro curvatura, Ritenute sferiche le superficie delle lenti, il rapporto dei raggi rispettivi è facilmente assegnabile colla formola che dà la distanza focale di una lente composta in funzione delle distanze focali delle lenti componenti, quaudo queste siano a contatto e sia tra- scurabile la loro grossezza in confronto delle distanze focali. In generale, dette p, g, Sue le distanze focali delle singole lenti, P la distanza focale della lente composta, si ha la relazione: i Nel caso presente, se p indichi la distanza focale comune delle due lenti estreme, R ed R' indichino i raggi di ciascuna, g indichi la distanza focale della lente inter- media, e P la distanza focale del sistema, avremo: 1 2 —=—-+—, o SIT: o perchè P sia infinito dovra essere tion p q Consideriamo il caso della lente intermedia di flint separatamente da quello in cui essa è di crown. (4) Può formarsi anche con due sole lenti un sistema pel quale i raggi emergenti di una data rifrangibilità abbiano direzione parallela alla primitiva; ma non si vede come in tale sistema po- trebbesi introdurre una condizione equivalente a quella che qui sopra si propone per la com- binazione di.tre lenti. DEGLI SPETTROSCOPISTI IPALIANI $9 1° Caso. Lente intermedia di flint. — Tanto nell’uno quanto nell'altro caso faremo che convergano a distanza infinita i raggi, che hanno la rifrangibilità corrispondente alla riga C di Fraunhofer. Per questi raggi sieno n. ed n° rispettivamente gl’ indici di rifrazione del crown e del flint. Avremo: 1 J ; 1 2(Ne — ea. = — 2 MI) da cuì Rica ig Wi Fi (uftcno Se dunque la lente intermedia è di flint, il raggio R' è sempre di segno opposto ad R, cioè la lente di flint è di-concava 0 bi-convessa secondo che le due lenti late- rali di crown sono 0 convesso-convesse 0 concavo-concave, (v. fig. 1a). Indicando con P la distanza focale della lente composta pei raggi di una qualunque rifrangi- bilità differente da C, con n ed #' gl’indici di rifrazione del erown e del flint ad essa rifrangibilità relativi, avremo: 1 L=z@n(x- 7) Ra Da ovvero zie 1) R_n_n pa ed DEMI R. sii x 5 dove ad RI darà il valore sopra trovato. Avvertiamo qui una volta per tutte che tanto in queste, quanto nelle formole seguenti, le distanze P, R, R' sono contate pao- sitivamente dalla lente verso il luogo donde vengono i raggi luminosi. 2° Caso. Lente intermedia di crown. — La condizione per la convergenza dei raggi 0 a distanza infinita è in questo caso: 2 oD(-p)=-2% 3) 4 da cni: Rec =1 RC n= Quindi, se la lente intermedia è di crown, Red R' hanno lo stesso segno e, poichè R>R' ne segue che se la lente di crown è bdi-convessa, le lenti di flint sono con- vesso-concave, se la lente di crown è di-concava le lenti di flint sono concavo-con- vesse (v. fig. 1). Allora la distanza focale P di raggi Inminosi differenti da € è determinata dalla formola; 86 MEMORIE DELLA SOCIETA” De I io 1 ovvero: i 201) i = ( DI Suppongasi ora di avere due sistemi, uno della prima e l’altro della seconda spe- cie ora considerate, e suppongasi che entrambi dieno la medesima distanza focale pei raggi luminosi di una particolare rifrangibilità. Sieno R, ed R', iraggi di cur- vatura del primo sistema, R, ed R', quelli del secondo, Avremo: LC a (1 Mc 9) LE 2(n-1 (i Cie ") È Ri n'e n 1 R, N'i MN — 1 da cui risulta Re = e per conseguenza Rn: Ri=n—1:M— 1 E siccome we — 1< #1, ne segue che a parità di effetto, il raggio di curva- tura della lente di mezzo è minore quando questo è di crown di quello che sia quando essa è di flint, Dovendosi ritenere preferibile la combinazione che con minori curvature da lo stesso effetto, tutte le mie considerazioni ulteriori si riferiranno sempre ad una lente triplicata costituita da una lente di flint rinchiusa fra due lenti di crown con essa a contatto. Colla formola (1) e cogli stessi dati numerici da me adoperati nel volume primo delle Memorie degli Spettroscopisti italiani, pag. 11, e desunti dalle esperienze di Fraunhofer, ho calcolato i valori di - corrispondenti ai raggi delle rifrangibilità, che spettano alle principali righe nere di Fraunhofer. Ho ottenuto così la seguente tabella: DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI Riga Crown num, 13 Flint num. 30 n n ù F B 1,524312 1,623570 + 130 0 1,525299 1,6025477 + 0 D 1,527982 1,630585 — 50 E 1,9531372 1,637356 — 20! b 1,532017 1,6338670 — 1854 F 1,5934337 1,643466 — 13 Î 1,537981 1,651276 — 9 Hy 1,539514 1,654545 — 8 G 1,539908 1,6535406 — 7 h 1,542605 1,661429 — 6 H' 1,5446834 1,666072 — 554 essendo s= — 5,24366. Dall’ ultima colonna di questa tabella si scorge che P ha lo stesso segno di R pei raggi meno rifrangibili e segno opposto di R pei raggi più rifrangibili di quelli che attraversano il sistema conservando la primitiva direzione, cioè dei raggi C. Per con- seguenza, i raggi più rifrangibili dei raggi C usciranno dal sistema divergendo se la lente di flint è di-concava, usciranno invece convergendo se essa sia bi-con- vessa. Perciò il sistema in cui la lente di flint è di-concava, potrà dirsi lente iper- cromatica divergente, e il sistema in cui la lente di flint è di-convessa potrà dirsi lente ipercromatica convergente. — Nell'esempio superiore si vede che i raggi lumi- nosi delle varie rifrangibilità hanno i loro fochi rispettivi sull’asse della lente com- posta dal punto distante da una parte della lente 130R fino all’infinito che sta dalla stessa parte, e dal punto distante 5R, dall’altra parte della lente, fino all’altro infi- nito. Perciò vi è un intervallo sull’asse le cui estremità distano 135R, nel quale non vanno a convergere raggi luminosi di veruna rifrangibilità. Tanto meglio si raggiungerà lo scopo delle presenti ricerche, quanto più ravvici- nati fra loro saranno i fochi dei raggi B ed H'. Questo maggiore ravvicinamento si otterrà facilmente ponendo, dietro ad una prima, una seconda lente triplicata e dietro a questa una terza e così via. Le distanze focali dei varî raggi si troverebbero al- lora ridotte alla metà, al terzo, ecc. e, in generale, risulterebbero moltiplicate per È 1 Lar la frazione 70° se m è il numero delle lenti composte attraversate dai raggi lu- minosi, quando la distanza reciproca delle lenti fosse trascurabile in confronto della loro comune distanza focale. Se non abbia luogo quest’ultimo caso, indichiamo con a la distanza reciproca co- 88 MEMORIE DELLA SOCIETA” mune delle varie lenti composte, con Pl la distanza focale principale di ciascuna pei raggi di una particolare rifrangibilità, con Pl la distanza dall’ultima lente del punto in cui concorrono i raggi della rifrangibilità stessa. Avremo: Ara Bh ar Cata” 1 an1 1 tm PO mE mp bi PSI paio enni a 1 + am. po Pmi + pas + . ‘Pm in cui la legge di formazione dei coefficienti è questa : Cm =ImA+M— 1 y Am = %m + Am_A Pm = bm + Ami . Bm == Bm + Bma Ym =9Ym-1 + Bm_a . Cm = %m + Om Nella formola (2) il segno di Pl e i segni dei termini di grado dispari rispetto ad RO saranno determinati dal segno di P®, Per lo scopo cui si tende colle lenti iperecromatiche importa, che le distanze fo- cali dei raggi differenti da quelli che devono attraversare le lenti conservando la primitiva direzione (raggi C), sieno le più piccole possibili. La formola (2) ci dice, che a piccole distanze focali corrispondono piccoli raggi di curvatura, e d’altra parte sappiamo, che il rapporto fra il diametro delle lenti e il loro raggio di curvatura deve essere molto piccolo, affinchè la convergenza dei raggi luminosi possa avvenire senza sensibile aberrazione di sfericità. Se pertanto occorresse, che i raggi di una stessa rifrangilità emanati da un punto luminoso concorressero dopo attraversata lente in un urico punto, bisognerebbe naturalmente limitare le aperture delle lenti ad archi di pochi gradi, e non potrebbesi quindi, per diametri dati delle lenti, as- sumere il più piccolo raggio di curvatura minore di un certo limite, Qui però non importa altro se non che i raggi di una sola e particolare rifrangi- bilità (0), i quali entrano per una parte della lente paralleli all’asse, escano dalla altra parte nella medesima direzione, e questa condizione può essere soddisfatta, anche quando gli angoli d’incidenza dei raggi luminosi nelle varie superficie dirimenti sieno molto grandi, purchè tali superficie sieno conformate in guisa da soddisfare in pari tempo alle leggi della rifrazione ed alla condizione sopra detta. È facile determinare la natura di tali superficie. Infatti, considerando il viaggio del raggio luminoso per entro alla lente triplicata proposta, si vede che nel pas- saggio dei raggi dall’aria nel crown, dal crown nel flint ecc. avviene, che i raggi stessi da paralleli all’asse diventino convergenti oppure divergenti, o che da con- vergenti oppure divergenti divengano paralleli : dunque non si tratta altro che di DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 89 determinare la natura della superficie che deve separare due mezzi di differente densità, affinchè è raggi emessi realmente 0 virtualmente da un punto luminoso st- tuato in uno deì mezzi, diventino paralleli nell'altro e viceversa. La natura della superficie, che è necessariamente una superficie di rivoluzione in- torno ad asse comprendente il punto luminoso, sarà definita quando avremo ricavato l'equazione della sua curva generatrice, considerando tale la linea d’intersezione della superficie con piano comprendente l’asse di rivoluzione, Sieno 0 (fig. II) il punto luminoso, 0A l’asse, A un punto della superficie situato sull’asse, M ii punto della superficie in cui avviene il passaggio del raggio luminoso dal mezzo d’indice di rifrazione n al mezzo d’indice di rifrazione 7'. Tirata la 0M, poniamo: angolo BOM=% e distanza OM=7 per cui w ed y saranno le coordinate polari di M, essendo 0 il polo ed OB l’asse polare, Si vuole la relazione che ha luogo fra u,r,n,n',ed 0A=p. Sia SMR la normale in M alla superficie ed R sia il punto d’intersezione della normale coll’asse. La retta MQ parallela all'asse dovendo essere la direzione del raggio rifratto, sarà: ang. SMQ=2=MRA l’angolo di rifrazione meutre l'angolo OMR=<@ è l’augolo d'incidenza. Per le leggi di rifrazione i due angoli sono nello stesso piano ed hanno fra loro la relazione: sena 7 (a) ZZZ — 0 0 000 00 0 0 00 0 0 (64 senB n ) da cui osservando che a=fb+— 180°, unta (0) D'altra parte, abbassando la perpendicolare MP sull'asse e ponendo AP = x, PH = y dy risulta : cotg6 = 7 ROVATO) mentre p—a=—T.C0S % y=" T.Senw e de= —r.senudu + cos u dr dy= r.cosudu+senvdr, Paragonando i due valori di cotg 6 dati dalle (b) e (c), dopo avere nell’ultima intro- otto i valori di dz e di dy, abbiamo: n d(1+ Pi n Iii _1_.rrreeeC L)|]| = L n 1— — cos % n Giornale di Scienze Nat. ed Econ., Vol. X. — 1874. (3 90 MEMORIE DELLA SOCIETA” 1 n' e quindi Fa n cdrrencoro (0) n' 1+ —cosu n che è la desiderata relazione. Essa è l’equazione polare di una conica e rappresenta i i n. ; una ellisse, una iperbola od una parabola secondo che ra 1, oppure è > 1, 0 x n sg neve è = 1, essendo fa la eccentricità. Non potendo, nel caso della rifrazione, essere n'=n avremo soltanto una ellisse od una iperbdola, secondo che il punto luminoso si trova nel mezzo più denso ovvero nel mezzo meno denso ("). I semiassi, maggiore nell’el- lisse, trasverso nell’iperbola saranno dati dalla relazione da cuì ln l+— n ' È p==4G+—=-0@ cioè il punto luminoso è situato nel foco più distante dal punto d’incontro della su- perficie coll’asse. Indicando con R il raggio di curvatura della ellisse o dell’iperbola nel punto A, abbiamo, come è noto, 12 Nel caso della lente triplicata che noi consideriamo, cioè di una lente di flint rac- chiusa fra due di crown, il punto luminoso reale o virtuale è nel crown, perchè sol - tanto nel crown la direzione dei raggi luminosi forma angolo coll’asse comune delle (*) Alle medesime conseguenze conduce anche il teorema sulle sezioni coniche, che nel 1860 il prof. Dorna comunicava aila R. Accademia delle Scienze di Torino (v. Notizia storica dei la- vori fatti dalla classe di scienze fisiche e matematiche della R. Accademia delle Scienze negli anni 1860-61. Torino; stamperia reale, 1862 a pag. 14) nei termini seguenti: « I seni degli angoli, che la normale alle tre curve di secondo grado fa col raggio vettore e con l’asse focale, sono în un rap- porto costante ed eguale al coefficiente di eccentricità. » Nel comunicare questo teorema il profes- sor Dorna faceva notare la perfetta analogia che passa fra l’enunciata proprietà delle tre curve e la legge ottica di rifrazione, allorchè si prende per coefficiente di eccentricità l'indice di rifra- zione del mezzo diafano. DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 91 re lenti: quindi la superficie di separazione del crown dall’aria sarà un ellissoide di rivoluzione intorno all’asse maggiore, mentre la superficie di separazione del crown dal flint sarà un iperboloide di rivoluzione intorno all’asse trasverso. L’eccentricità no: : N ) dell’ellissoide sarà quella dell’iperboloide sarà > e fra le due superficie non vi Ne (i sarà altro legame necessario da quello in fuori, che il foco più lontano dalla regione della superficie per cui passano i raggi luminosi sia comune, Essendo n= 1,525299 no = 1,6254177 avremo T—0,65561 eccentricità dell’ellissoide, n 1,06570 eccentricità dell’ iper- e di boloide. i Sia p la distanza del punto Inminoso dal vertice più lontano dell’ellissoide, e sia p la quantità analoga nell’iperboloide. Se i punti dell’asse determinati da p e da p' sieno così vicini che la distanza loro possa trascurarsi in confronto di p è di p' come è il caso delle lenti sferiche, avremo: essendo il semiasse maggiore dell’ellissoide, a' il semiasse trasverso nell’ iperbo- loide. In tale ipotesi i raggi di curvatura nei rispettivi vertici devono stare fra loro nel rapporto già stabilito in base alle consuete formole. Infatti essendo : per l’ellisse R =a( ma 2) co 12 per l’ iperbola a a'(1 _ - ) , sarà “e 1 1 Ra br Ra Mo Resta: A: A ur Ne R ne — 1 Tn er ii si è già veduto, Cotto Dalle considerazioni geometriche superiori si deduce che, qualunque sia l’apertura della lente, quando le sue superficie sieno lavorate nella conveniente forma, i raggi incidenti parallelamente all’asse, ai quali corrispondono gl’indici di rifrazione deter- minanti la forma delle superficie, emergono pure parallelamente all’asse. È desiderabile però, che quanto si dice dei raggi luminosi, i quali entrano nella 92 MEMORIE DELLA SOCIETA” lente in direzione parallela al suo asse principale (asse di rivoluzione) possa ripetersi pe’ raggi che, essendo pure paralleli fra loro, hanno una piccola comune inclinazione sull'asse, come specialmente avviene quando, in luogo di un sol punto luminoso a infinita distanza, si trovi in presenza della lente un corpo luminoso sottendente un certo angolo. — Giova però osservare, che il parallelismo dei raggi emergenti cogli in- cidenti, è sempre ottenuto in queste lenti ipercromatiche, dalla differenza di due de- viazioni minime in seguito alla condizione di simmetria stabilita alla pag. 48) e che, per tale circostanza, una piccola variazione nell’angolo di incidenza, anche se questo è grande, non fa variare le deviazioni, e quindi la loro differenza, quando sono giunte al loro minimo valore. — Perchè ciò si verifichi, bisogna tuttavia che la inclinazione dei raggi all’asse della lente (variazione dell’angolo d’incidenza) sia abbastanza piccola per poter ritenere che, anche ad una certa distanza dall’asse, le successive rifrazioni di ciascuno di quei raggi luminosi inclinati all’asse, avvengano nei medesimi piani tan- genziali alle superficie dirimenti, nei quali si rinfravge il raggio luminoso parallelo al- l’asse che entra nella lente in compagnia col raggio obbliquo. Soltanto la pratica po- trà dire fino a quale distanza dall’asse si possa ammettere tutto ciò corrispondente- mente ad una data inclinazione dei raggi luminosi sull’asse, e quindi l’esperienza sola potrà dire quale sia il maggior rapporto conciliabile colle vedute superiori, del diame- tro della lente ai suoi raggi di curvatura. Finchè non sieno state eseguite delle osser- vazioni in proposito, sembra che un tale rapporto possa assumersi piuttosto grande. Per fissare Je idee consideriamo separatamente le due combinazioni: quella in cui la lente di flint è di-concava e quella in cui essa è bdi-convessa. 1. Lente di flint bi-concava. — Per comodità e semplicità io assumerò quel ap- porto che risulta quando si faccia che, non solo un foco dell’ellisse coincida con un foco dell’iperbola (come è sempre necessario) ma anche il secondo foco dell’ellisse coincida col secondo foco dell’ iperbola. Allora il diametro della lente è dato dalla doppia ordinata comune alle due curve, e tutte le dimensioni della lente si lasciano facilmente esprimere in funzione di questo diametro, che indicherò con A. Poiché ri- ferendo le due curve, le quali hanno il centro ed i fochi comuni, a un sistema di assi ortogonali aventi l’origine nel comune loro centro, e l’asse delle ascisse diretto secondo l’asse maggiore, nei punti d’intersezione delle due curve, avrà luogo la re- lazione : Essendo poi n.a'=a avremo: (v. fig. III) n OP ORRORI AOL SDARMO NE 800 CO g=ma = a UT: aa, ni =_= Lia 2 12 2 PM . . . C] 0) . . Y — oasi N ne VATI 1) (Ne n DI a DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 93 Ne Ne DAG ARI n (rr e 2 V(nè — 1) (n° ne) U Ne 0B . . Ù . . . . ‘=.= È SÉ Ne 2V(ne—- 1) n) fi ani pel na grossezza — 2V(e— 1) (ME — nt) della lente di crown dra 1 db Tea al R=a(1 2)" 2n, A AB . . Ù . . . g=a—a' ne? N 12 ——_—_—__ R=a(1 e = ) AN VAR — N A n°, QI e UAIESI Ne ni 1 Rage E I_Re(M'i- 1) Ri nn R n ne? — 1 = —Ne ——T—_ R' ne? — nc Ponendo n = 1,0925299, n = 1,625477 otteniamo : a= 1,91584, a'= 1,17864, 9g =0,73724, R = — 1,09234, n 5 | R'=0,15994, == — 6,8315, © BE 07495 LL 2461031 In presenza di questi numeri non è più permesso di adoperare la formola (1) per calcolare la distanza focale del sistema per raggi luminosi differenti da quelli della rifrangibilità C, giacchè quella formola è calcolata sulla ipotesi che sia trascurabile la grossezza delle lenti in confronto dei loro raggi di curvatura. — Considerando le superficie della nostra lente triplicata come sferiche in una piccola estensione in- torno all’asse, la formola che dà la distanza focale dei raggi attraversanti il sistema in grande vicinanza dell’asse, tenuto conto della grossezza 9g comune ai dne pezzi di crown e posta eguale a zero la grossezza della lente di flint, è: le RA n—- 1 PA a A gi nd nin Mez 1) i SIRO ESM. RR' n n BR. R g n=1 i) gni 9 nl nani aa o, Sir. gg PUrd Introducendo in questa formola i valori di Bab) -4 Tae 94 MEMORIE DELLA SOCIETA” dati di sopra e i valori di 7». ed »' corrispondenti alle righe di Fraunhofer B, C, D, H' abbiamo: L) Ph = + 183R Pg= — 2004 bon Led Gi=100 P=—- 624,R P,= 684 Pa=— SUR III Confrontando queste distanze focali con quelle ottenute senza tener conto della gros- sezza delle lenti, si vede che la grossezza delle lenti di crown aumenta le distanze tocali dei raggi che passano vicini all’asse, così che, per questi, la maggior gros- sezza delle lenti di crown torna a danno dell’effetto finale che si vuol conseguire. 2.° Lente di flint bi-convessa. Assumeremo come forma archetipa quella in cui un foco dell’ ellisse coincide con un foco dell’iperbola e inoltre coincidono fra loro i due vertici delle cnrve più distanti dal foco comune (fig. IV). Naturalmente in pratica bisognerà che il vertice dell’ iperbola sia distante dal foco comune un po’ più del vertice corrispondente dell’ellisse, e questo si otterrà assumendo il semiasse trasverso dell’iperbola un po’ più grande di quello dato qui sotto. Prenderemo an- che qui come diametro della lente la doppia ordinata comune alle due curve ed avremo: n — 1 NM (a i li #. (a — 23) = ur a”) ; i_ Mt 1 KTIKZA-0U a =, Lo Nt Me — Jar OP, @ LI . LI) LI . . pla N'e +1 2 l'e — OP. 0 LI LI LÌ ‘ . LI x'= ee Not 1 ne +1 V(e— ne) (% — 1) Pesi ‘= Net 1 Ne MP. . . . y=7= get VZIIAZI. |, n+ 1° Ne DS ASA d= i ti, nq BN=2BP. . n A grossezza della lente di flint. pete Ì VV acohi dre Nei Me DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 95 netta 7a = n, pal y/nea., GLi 4n RETRO ang) Ln 4Ano(Me — 1) ET @M+ Dx) k ne — 1 i MIRATE. Uoì valori di n: ed n° più volte riferiti si ha: a=1,7282A, a'= 1,3851A, G==21,1085A, G hi 0,9854A, R' = —- 0,1879A4, - = —_- 5,2437, x 111230, pra — 5,8990. In tal caso si potranno considerare come nulle le grossezze delle lenti di crown ‘in vicinanza all’asse, e la distanza focale dei raggi, che passano attraverso il sistema a breve distanza dall’asse, tenendo conto della grossezza G@ della lente di flint, sarà data dalla formola 1_2@_-1(, R da) R_n RE Pie E ( Rie 1 È n_-1 nea 128, (Sf ee (e R n' Rven Il fattore è, pei superiori valori di e pio Sempre così vicino alla unità, che lo sì può con- fondere con essa, per cui le distanze focali calcolate alla pag. 51 valgono anche qui e ne viene, che la grossezza della lente di flint non ha influenza sensibile sulle distanze focali dei raggi che attraversano il sistema in grande vicinanza dell’ asse. Moltiplicando i numeri della terza colonna nella tabella della pag. 51, che corri- spondono alle righe B, €, D, H' pel valore dato di sopra del rapporto d. abbiamo: Ph= + 1274 Eoe= 00 Ph= — 504 Pii= — 9IRHA4 In questo sistema dunque i raggi più rifrangibili di l' convergono, e i raggi meno rifrangibili divergono, mentre nel sistema precedente succede l'opposto, il che com- bina con quanto si osservò già per le lenti sferiche. 96 MEMORIE DELLA SOCIETA” Ricevendo ora i raggi tutti che escono dalla lente ipercromatica sopra una lente convergente, l’azione di questa, in quanto dipende dal suo potere dispersivo, è op- posta all’azione della lente della prima specie ed è concorde coll’azione della lente della seconda specie. Auche da questo punto di vista pertanto la lente ipercroma- tica convergente sarà preferibile alla lente ipercromatica divergente, e su essa sa- ranno basate le considerazioni seguenti. Sia F=cA la distanza focale principale della lente cenvergente. I raggi che escono dalla lente ipercromatica paralleli fra loro, cadono sulla lente convergente pur pa- ralleli fra loro, e, oltrepassata questa, vanno a convergere ad una distanza =F=— 24, I raggi luminosi che escono dalla lente ipercromatica divergendo virtualmente dal punto distante p= 4 dalla lente convergente, o convergendo realmente verso il punto distante p = FA, oltrepassata questa, convergono ad una distanza p' rispet- tivamente > 0< di F, data dalla equazione generale I ESESRRO | LU dop F che nel caso presente porge: Sl Ponendo in quest’ultima equazione 2 = 16, e successivamente 8 = + 128, oo, — 50, — 54. abbiamo: p'a= — 18,34, p'u= — 164, p= — 12,14, p'u= — 4,14 Sia ora A—= 0,10 ed avremo: G=0",12 circa; F= — 19,60; p'a= — 1983; P'o=— 1",60; po= — 17,21; pa= — 0”,4L Quindi con una lente ipercromatica del diametro di 10 centimetri e con una lente convergente di 160 centimetri di distanza focale , la immagine solare della rifran- gibilità © si formerebbe alla distanza di 23 centimetri dal punto di convergenza dei raggi B che attraversano il sistema in prossimità dell’asse, alla distanza di 39 cen- timetri dal foco dei raggi D e alla distanza di 119 centimetri dal foco dei raggi H". L’aberrazione longitudinale di cromatismo sarebbe dunque portata a 142 centimetri sopra una distanza focale di centimetri 160. Maggiori aberrazioni si otterrebbero po- nendo davanti alla lente convergente, in luogo di una, due o tre lenti ipercroma- tiche. — Non si potrà per altro andare molto innanzi per questa via per la grande perdita di luce cui si va incontro moltiplicando le superficie in cui avvengono le successive rifrazioni e lo spessore dei vetri. Sembra poi inutile lo spingere ora più avanti le speculazioni teoriche, fino a tanto che la pratica non abbia dimostrato, che veramente, per la via qui sopra tracciata, si può giungere allo scopo di vedere tutta in una volta una immagine completa.della cromosfera e delle protuberanze solari. Pertanto chiudo questo mio scritto indicando EGLI SPETTR\SCOPISTI ITALIANI 97 ì due modi nei quali dovranno adoperarsi le lenti ipercromatiche, una volta che si riesca a costruirle. 1, La lente ipercromatica, 0 il sistema di lenti ipercromatiche, si applicherà di- rettamente davanti all’obbiettivo del cannocchiale, alla distanza che si troverà con- veniente. Supposto che i raggi U sieno quelli, i quali attraversano la lente iperero- ‘ matica conservando la primitiva direzione, nel foco dell’obbiettivo si formerà una immagine monocromatica € di tutto il disco solare, Che se la dispersione del sistema intero non sarà sufficiente (come è molto probabile) a permettere di vedere distinta l’immagine monocromatica dell’interno del disco, dovrà permettere però sempre di vedere l’immagine monocromatica © dell’orlo solare, quando si applichi presso al foco del cannocchiale, in posizione conveniente, la lente ausiliaria di Lockyer, la quale permette di dare alla immagine diametro eguale a quello del margine isterno di nna fessura armillare, da situarsi nel piano stesso della nuova immagine data dalla lente ausiliaria, La immagine si osserverebbe poi con un comune ovenlare, 2° Se scopo unico sia quello di avere solamente la immagine monocromatica € dell’orlo del disco solare, la lente o il sistema di lenti ipercromatiche si adoprerà in modo da costituire un vero spettroscopio a visione diretta, il quale, a non essere confuso collo spettroscopio prismatico, potrà denominarsi spettroscopio lenticolare a visione diretta. Ecco come. — Ottenuta una immagine reale del sole nel foco del- l’obbiettivo telescopico, col mezzo della lente ausiliaria di Lockyer la si ridurrebbe ad avere il diametro di una fessura, conformata ad armilla circolare, in modo che il lembo della immagine coincida col margine ibterno della fessura. In tal modo la fessura, ove sia sufficientemente larga, comprenderebbe la immagine della cromosfera e delle protuberanze; ma nello stesso tempo darebbe passaggio anche alla luce in- yiata dall'atmosfera terrestre illuminata dal sole. I raggi divergenti da ciascun punto della fessura verrebbero poi resi paralleli fra loro mediante un collimatore di distanza focale almeno eguale a quella dell’obbiettivo (e ciò onde non aumentare l'angolo sot- teso della immagine solare) e poi passerebbero attraverso il sistema di lenti iper- cromatiche dove avrebbe iuogo la dispersione loro. I raggi della sola rifrangibilità C continuando nel loro primitivo cammino, andrebbero a formare la immagine mo- nocromatica rossa della cromosfera nel piano focale del cannocchiale spettroscopico, Aggiunta alla Nota del Vol. II di queste Memorie (pag. 145) che ha per titolo: « Discussione delle osservazioni eseguite in Roma ed in Padova sull’eclisse parziale di sole del 26 maggio 1873. » di G. Lorenzoni. Nella discussione qui sopra citata, ho esaminato in teoria (essendomi mancato il mezzo di farlo praticamente) la combinazione spettroscopica del P. Secchi, all’unico Giornale di Scienze Nat. ed Econ. Vol. X. — 1874. 14 98 MEMORIE DELLA SOCIETA” scopo di rendermi possibilmente ragione della differenza, che le osservazioni della- suddetta eclisse hanno dimostrato esistere fra il diametro ottenuto col metodo spet- troscopico ordinario e quello dato dalla combinazione del P. Secchi. Il P. Secchi ed il Prof, Tacchini hanno trovato di fare su quel mio studio alcune considerazioni (v. pag. 12 e pag. 20 di questo vol.) dalle quali io prenderò ora mo- tivo per ispiegare meglio e, ove occorra, per rettificare alcune mie idee. Anzitutto dirò, che l’ analisi da me data del modo di agire della combinazione spettroscopica del P. Secchi sui raggi solari, mi sembra differire essenzialmente da quella data a pag. 14 di questo volume, e che non trovasi nell’edizione tedesca del Sole da me posseduta. Perchè meutre il P, Secchi immagina, che il piano comprendente la fessura ed il centro ottico del collimatore tagli fuori da spettri solari identici suc- cessivi, gli clementi rettilinei delie varie rifrangibilità cne poi vanno a costituire la immagine spettrale, il così detto da me fantasma solare risulta dal complesso di quegli elementi rettilinei, che sono comuni al piano suddetto e a una serie d’ im- magini monocromatiche solari di rifrangibilità differenti e successive. — Esaminando poi la figura della pag. 14 non è ben chiaro come spettri identici, quali sono quelli indicati mediante le rette parallele alla proiezione della fessura, abbiano da pren- dere la posizione diagonale loro attribuita nella figura stessa, a meno che non signo gli spettri delle varie corde del disco solare parallele alla fessura, nel qual caso bi- sognerebbe dire il perché sieno stati rappresentati con rette differentemente distanti dalla fessura predetta, In quanto a quella specie d'immagine del Sole da me detta fantasma solare, che si ottiene col suddetto mezzo, io non farò difficoltà a dirla da ora in poi immagine spettrale, come propone il P. Secchi; ma ciò soltanto qualora mi si conceda, che co- desta immagine spettrale è qualche cosa di ben differente dalle immagini reali e vir- tuali che si sogliono considerare negli specchi e nelle lenti. Infatti in queste ultime immagini la geometrica somiglianza coll’oggetto è sempre conservata, mentre la im- magine del Sole che si vede colla combinazione spettroscopica del P. Secchi, quantun- que a passare per un filo di reticolo o per una linea di Fraunhofer impieghi un tempo in ogni caso eguale a quello che a passare per il medesimo filo impiegherebbe la con- sueta immagine solare, non è un circolo, se non per altro, perchè essa non istà nel piano focale del cannocchialino spettroscopico che con una sola sua corda parallela alle righe di Fraunhofer. Questa circostanza è anche causa che la immagine spettrale non possa mai essere portata tutta contemporaneamente alla distanza della visione distinta. Finalmente, a differeuza dell'oggetto essa è tutta striata e variopinta. Il P. Secchi concede, che il diametro solare dato dalla sua combinazione spettro- scopica sia minore del diametro ottenuto coi passaggi al meridiano e spiega la dif- ferenza con ciò, che lo spettroscopio spoglia il disco solare di quell’aureola che gli forma nataralmente la cromosfera mista ai vapori degli altri metalli. Ammettasi pure che lo spettroscopio dia diametro minore di quello dei passaggi anche per que- sta ragione, ma allora il diametro ottenuto colla combinazione spettroscopica del P. DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 99 Secchi dovrebbe essere eguale a quello che si ottiene collo spettroscopio ordinario, Invece dall’osservazione dell’eclisse del 26 maggio è risultato, che il diametro solare ottenuto col primo mezzo è minore di quello ottenuto col secondo di una quabtità maggiore della differenza esistente fra il raggio dato dallo spettroscopio ordinario e il raggio dei passaggi al meridiano. Quindi mì sembra ancora che la ragione addotta del P, Secchi non basti. Egli è per questo motivo che io cercai di spiegare la differenza altrimenti, E prima di tutto avanzai in forma, abbastanza dubitativa (e allo scopo principalmente di spiegare le differenze col Nautical Almanac ottenute osservando i passaggi del fantasma solare) la possibilità di una piccola diminuzione (p. es. di due o tre se- condi) del diametro della immagine spettrale in causa della grandissima diminuzione di chiarezza dell’ orlo quando la fessura sia molto stretta (condizione questa, che io credo necessario sia adempinta affinchè la immagine spettrale riesca netta) e dissi anche come si poteva verificare se esiste realmente siffatta diminuzione. Dalle osser- vazioni del P. Secchi e del Prof, Tacchini risulterebbe che, anche ristretta la fessara fino all’ultimo limite di visibilità delle righe cromosferiche, non rimane alcun intersti- zio nero fra il contorno della immagine spettrale e la riga lucida della cromosfera, e in conseguenza sarebbe provato, che per la causa suddetta non vi ha diminuzione di diametro, — Ancorchè però esistesse la diminuzione di diametro da me sospettata, essa non avrebbe importanza nelle eclissi, se non forse nel caso che i contatti venissero osservati colla combinazione del P. Secchi, nel modo da me erroneamente supposto. Nell’esporre cotesto modo io rimasi ingannato dalla supposizione, a dir vero infon- data, che con siffatto metodo si dovesse mediante la interruzione della linea cro- mosferica, seguire grado grado l’avanzarsi dell’astro eclissante sulla cromosfera, senza perderlo mai di vista (nel che mi pareva consistere uno dei principali vantaggi). In- vece, dopo avere spiato l’ingresso dell’astro sulla cromosfera mediante la interru- zione della linea cromosferica tenuta alla massima possibile distanza dal bordo della immagine spettrale , si fa che la linea cromosferica, abbandonato l’astro eclissante si produca a contatto col bordo della immagine spettrale e si attende che essa venga nuovamente interrotta: in quell’istante si nota il contatto. Cade dunque per difetto di base l’appunto da me mosso al metodo spettroscopico del P. Secchi al piè della pag. 153 (vol, IL) cioè che con esso i contatti si osservino per sovrapposizione dei lembi, e dovrà ritenersi che anche col metodo spettroscopico del P. Secchi come coll’ordinario , il principio ed il fine dell’eclisse si notano negl’ istanti del contatto geometrico dei lembi. In questo senso è anche la conclusione del Prof, Tacchini (v. pag. 27 di questo volume al num, 3). Constatata così la infruttuosità del mio tentativo per ispiegare la differenza dei diametri solari dati dalle duc combinazioni spettroscopiche, mi resta un punto da chiarire; affinchè non si dica che collo spettroscopio ordinario non si vede l’orlo del disco solare, che costituisce il margine interno della cromosfera, Nella osservazione dell’eclisse di Sole del 26 maggio 1873 io vidi la cromosfera nel 100 MEMORIE DELLA SOCIETA” suo insieme come la disegnai nella tav. XXXIV del vol, II e la rivedo quotidianamente sotto il medesimo aspetto. Quando pubblicai quella figura io non credeva, che con istramenti migliori del mio ad altri riuscisse difficile vedere più e meglio di quello che io veggo; ma invece a pag. 15 di questo volume il P. Secchi dice: « il Profes- sor Lorenzoni nella sua figura data in una memoria precedente delinea un arco che entra fino a un certo punto dentro della fessura, ma noi non abbiamo mai ve- duto quest’ arco... » e il Prof. Tacchini, parlando del metodo spettroscopico da me esperimentato, dice a pag. 25 « In questa maniera potrebbe dirsi, che i contatti si vengono a determinare senza vedere l’orlo solare; ma sibbene per la scomparsa di un fenomeno che precede il contatto e che si estingue al momento del contatto stesso... » Per cui il Prof. Tacchini è d’ accordo col P. Secchi nell’ ammettere che non si vegga il margine interno della cromosfera e concede soltanto che si possano ad esso osservare i contatti come se si vedesse realmente, Io però dico che, date le condizioni particolari dello strumento da me adoperato , si può ed anzi si deve vedere il margine interno della cromosfera. Ecco perchè. L’ ingrandimento del mio cannocchialino spettroscopico è così forte (circa 17) che senza bisogno di alcun of- fuscante, io posso osservare lo spettro solare quando la luce che passa per la fes- sura proviene dal mezzo del disco, e la fessura sia larga più di mezzo minuto. Lo spettro solare è allora in generale, assai confuso e la riga C si presenta come una zona leggermente oscura, la cui larghezza sta in ragione della larghezza della fes» sura. Quella zona non è altro che la immagine monocromatica negativa della rifran- gibilità C della porzione di cromosfera visibile attraverso la fessura. Se a fessura larga si può tollerare la luce che proviene dal mezzo del disco solare, si potrà tol- lerare ancora meglio quella che proviene dall’ orlo e che costituisce la pioggia di raggi tanto molesta cogli altri apparati. Ma quando la fessura sia parzialmente oc- cupata da un breve segmento del disco solare, sì vede necessariamente nella zona C oltre la immagine positiva della cromosfera veduta di profilo, anche la immagine negativa e leggermente oscura della cromosfera veduta in projezione sul disco del Sole e le due immagini sono nettamente separate da un arco geometrico, al quale possono quindi osservarsi i contatti di un astro eclissante. Io credo che la linea nera veduta a fessura larga dal P. Secchi sull’orlo del disco solare (v. pag. 71 del vol. II) non sia altro che la immagine negativa della cromosfera di cui sopra è parola, così che non sarebbe esatto che il P. Secchi non abbia mai ve- duto l’arco geometrico che segna il confine fra il disco solare e la cromosfera che si projetta fuori del disco stesso, Padova, 4 giugno 1874, DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 101 PAOLO ROSA Con profondo dolore annunziamo la morte del P. Paolo Rosa avvenuta in Roma nel giorno 11 luglio 1874. Nato in Civitaca- stellana il 23 giugno dell’anno 1825, sino da giovane egli addi- mostrò molta passione ed attitudine agli studîì delle matematiche. Nel 1848 egli andò in America, ed all'Osservatorio di Georgetown dedicossi all'astronomia sotto la direzione del P. Curley. Ritornato in Italia fu destinato in qualità di assistente all'Osservatorio del Collegio Romano, ove ebbe campo di eseguire molte importanti osservazioni astronomiche , concorrendo in pari tempo coi suoi fondi privati al miglioramento del materiale scientifico di quella specola. Ultimamente egli erasi con ardore impegnato in un’ampia di- scussione sulle variazioni del diametro solare, i cui risultati primi videro la luce nel volume II delle Memorie degli Spettroscopisti Italiani. Ai 5 giugno ultimo , il Rosa ci indirizzava la lettera, che unitamente all’ altra nota qui appresso pubblichiamo , nella quale affrettavasi di comunicarci altre conseguenze alle quali era arrivato col raffronto fra i periodi di attività della fotosfera so- lare e le vicende meteoriche sulla nostra terra. Disgraziatamente il lavoro del P. Rosa rimane incompleto, ma è da ritenersi, come bene osserva il P. Secchi, che essendo molto avanzato la scienza potrà egualmente approfittarne. Il P. Rosa era dotato di un carattere docile, egli era cortese e benigno verso tutti, e quanti lo conobbero conserveranno di lui la più grata memoria. Giornale di Scienze Nat. ed Econ. Vol. X. — 1874. 415 102 MEMORIE DELLA SOCIETA” Sulla relazione fra i fenomeni solari e i meteorici Lettera del P. P. Rosa al Prof. Tacchini. Roma, 5 giugno 1874, Dopo l’ultima lettera a lei diretta ho seguitato ad occuparmi del noto argomento ed i risultati ai quali sono giunto sembrarono al P. Secchi di qualche interesse, perchè ne dassi cenno nel nostro bullettino. Io mi affretto ad inviargliene un esem- plare, e sarei assai contento di averne da lei (che meglio d’ ogni altro conosce il mio lavoro) un parere onde valermene nel più lungo disteso, che ora sto stampando, Il periodo di cui è questione nell’articolo ha i suoi raffronti ancora colla meteoro- logia. Dalla memoria del P. Lais avendo io estratta la quantità di pioggia annual- mente caduta in Roma dal 1782 fino all’epoca presente, ed aggruppati i numeri se- condo il mio metodo di eliminazione quadriennale corrispondentemente alle epoche da me usate pei diametri, che troverà espresse nella tavola che correda il mio ar- ticolo, già ne ho inferito: 1, Che la media quantità di pioggia annuale dal 1794,5 al 1826,5 (nell’intervallo cioè delle grandi calme fotosferiche e magnetiche) si mantenne sempre superiore a 0,8, laddove nell’epoca seguente delle grandi attività appena giunse a quella misura. 2. Nel periodo delle grandi attività le pioggie seguono prossimamente la ragione inversa dell'attività decennale. 3. Nell’epoca delle grandi calme accade il massimo, proporzionatamente il mas- simo però della pioggia segue il limite delle grandi calme ed il principio delle grandi attività, 4, I giorni durrascosi sono proporzionatamente maggiori in numero nell’epoca delle grandi calme (rispetto alla quantità di pioggia caduta) di quello che troviamo nel- l'epoca delle grandi attività. Nella curva annessa (vedi tav. XLV) ho segnato la curva media quadriennale della pioggia ed anche la curva dei giorni piovosi, che non è completa, perchè il P. Lais non ha i numeri corrispondenti. Non ho avuto ancora tempo di verificare le stesse leggi con le osservazioni di altri luoghi, perchè sto occupato a compire la stampa della mia memoria: sono però sicuro del risultato non solamente rispetto alle piog- gie, ma eziandio rispetto agli altri elementi meteorici. Ella ben sa che Kreil dalle osservazioni barometriche fatte a Milano dal 1763 al 1859 trovò una oscillazione ovvero onda barometrica della durata di 60 anni, di ma- niera che durante trenta anni la pressione di luglio sorpassa quella di giugno e viceversa negli altri successivi 30 anni. Certamente non sarebbe gran cosa una dif- ferenza di sei tra l’osservazione e la teoria. Non-vedo l’ora di soggettare questi nu- meri col mio metodo onde ottenere una conferma dei miei risultati, P. Rosa DEGLI SPETTRUSCOPISTI ITALIANI 103 Intorno ad una identità di periodo di fenomeni fotosferici e magnetici in connessione col moto proprio del Sole. Dopo i risultati da me ottenuti concernenti i diametri solari, dei quali una suc- cinta notizia fu pubblicata nelle Memorie degli Spettroscopisti italiani, vol. II, 1873, ed il più amplo disteso è presso che interamente stampato, io mi sono occupato a sviluppare l'analogia e corrispondenza esistente tra le variazioni del magnetismo terrestre, e le variazioni della fotosfera solare. A queste ricerche non solamente mi incoraggiava la già nota relazione delle variazioni magnetiche con l’attività inte- riore del Sole, ma sopratutto la marcatissima somiglianza esistente tra le mie curve quadriennali dei diametri con le curve magnetiche, non che con le perturbazioni mec- caniche dell’orbita apparente del nostro Sole. Ma poichè tutti i miei studî sono ri» volti ad investigare la cagione principalmente deformante la fotosfera, è naturale che io debba prendere per termine di confronto unicamente quei soli fenomeni ma» gnetici, i quali riconoscono una cagione cosmica della loro esistenza, siccome non altra cagione che cosmica fu da me dimostrato esigersi dalle deformazioni princi= pali della fotosfera. Ora i fenomeni magnetici di tal fatta si riducono eminentemente a tre capi. 1. Alle variazioni annuali periodiche ordinarie e straordinarie, comuni ai due emi» sferi, 2. Alla variazione secolare. 3. Al periodo decennale. Per investigare quale corrispondenza potesse rinvenirsi tra l’enunciato fenomeno delle variazioni annuali periodiche del magnetismo terrestre con le deformazioni dia- metrali della fotosfera, coi numeri, che hanno a me servito alla costruzione delle curve mensili dei diametri corrispondenti a sei epoche successive, cioè dal 1756 al 1870, ho formato per ciascun’epoca due medii semestrali, l’uno dall'ottobre al marzo, l’altro da aprile a settembre, e sottraendo dal primo il secondo ottenni la seguente tabella: Epoche I 1756 al 1764 Ah=— 0, 37 4v=—0", 70 II 1765 » 1786 =+0, 31 = | ceca III 1787 » 1798 =+0, 24 MEDICO IV 1799 » 1810 =—0, 17 =—0, 40 (1813: > 18200 =—0,:58,/0 litio (VI) 1831 » 1848 =+1, 24 = 00006 VI 1836 » 1848 =—0, 32 =—l, 30 VII 1854 » 1869 =—0, 36 =—_-0, 32 104 MEMORIE DELLA SOCIETA” NeNa quale Ah e Av rappresentano rispettivamente le differenze semestrali dei dia- metrì orizzontali e verticali, L'epoca (V) dipende dalle osservazioni di Carlini, la (VI) dalle osservazioni di Ma- dras, le altre (tranne la IV rispetto a Av che è dedotta dalle osservazioni di De Cesaris) presentano il risultato delle osservazioni di Greenwich. Ora dalla proposta tabella è chiaro: che eccettuate le epoche II, III, e la (VI), tutte cospirano a dimostrare che occupando il sole l’emisfero australe, la fotosfera a noi rivolta, tanto nel senso orizzontale quanto nel verticale, è più condensata di quello che lo sia quando essa è a noi cospicua nell’ emisfero boreale. Attendendo poi a ciò che è notissimo dai moti propri delle stelle, circa la direzione del movi- mento del sistema solare, potremo enunziare la stessa cosa nei termini seguenti: la fotosfera essere più condensata, tanto nel senso orizzontale come nel senso verticale, allorché si osservi dalla plaga del cielo donde attualmente il sistema solare si dilunga, e dove certamente ritrovasi l’origine della forza, la quale principalmente deforma la fotosfera. Lasciata da banda per ora l’epoca (VI), 1’ eccezione che presentano le epoche II e III mi apre la via a stabilire con maggior sicurezza l’analogia e la corrispondenza tra i fenomeni magnetici e fotosferici, non solamente per riguardo alle dette due epoche, ma eziandio in ordine alle altre. L’ epoca che comprende l’ intervallo dal 1765 al 1798 è la più singolare per le grandi deformazioni diametrali della fotosfera, e però ci rivela la massima energia della forza che ne è la cagione, non altrimenti che lo spettacolo presentatoci dalle comete nelle vicinanze del perielio, evidentemente ci dimostra risiedere nel Sole la misteriosa forza che lo produce. Ora io posso dimostrare, che siccome le altre epo- che si conformano alla legge cosmica delle ordinarie variazioni periodiche del ma- gnetismo terrestre, così le epoche II e III corrispondono alle variazioni periodiche straordinarie. In fatti avendo io estratto dalla nota serie delle osservazioni magne- tiche di Gilpin (1) due medî semestrali dell’inclinazione magnetica dall’ottobre 1786 al settembre 1787 (ch’è l’unica serie mensilmente non interrotta) ottenni da ottobre a marzo 72°4',97, e dall’ aprile a settembre 72°6', 52; l’ uno di questi numeri di- pende da 56, l’altro da 85 determinazioni. Ed è evidente che questo risultato è in contradizione con la conosciuta legge delle ordinarie variazioni annuali periodiche. Ma che quest’anomalia si estendesse eziandio agli anni circonvicini, oltre all’apparir chiaramente dalle osservazioni di Mannheim e di Parigi, si ricava ancora dalle 0s- servazioni della declinazione fatte dallo stesso Gilpin (riportate eziandio da Arago tom, IV, pag. 472) il quale paragonando le determinazioni da sè fatte dal 1787 al 1805 con quella di Heberdeen, condotte sino al 1775, in ordine a stabilire la variazione annuale della declinazione: trovò che questa, nel breve intervallo da sè considerato dal valore di + 10’ circa passava rapidamente a quello di + 4’. 7, + 1’, 2, e final- (1) Philosophical transactions 1806. DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 105 mente di + 0’. 7, Se Gilpin preso da meraviglia dubitò del suo risultato, noi lo dob- biamo ammettere come esatto, poichè ci viene confermato mirabilmente dalle osser- vazioni contemporanee di Mannheim, di Parigi, e particolarmente di S. Elena, che trovo presso Sabine (1). Da queste la variazione annuale risulta di + 13,7 dal 1775 al 1789, di + 9.0 dal 1875 al 1806, mentre dal 1789 al 1796, giungeva appena a +26, Finalmente a maggior conferma di questa analogia e corrispondenza tra le defor- mazioni straordinarie della fotosfera e le variazioni del magnetismo terrestre, mi giovò la perfetta somiglianza tra le due curve mensili dei diametri orizzontali per le epoche II e III con le curve delle perturbazioni straordinarie magnetiche, le quali già corredano la mia pubblicazione fatta nelle citate Memorie degli Spettroscopisti Italiani, Le quantità 47% e Av della tabella precedente corrispondenti alle epoche I, IV, (V), VI e VII se non differiscono nel segno, differiscono però non poco nel valore numerico, che è quanto dire: che se la deformazione diametrale fotosferica estiva ed invernale fu singolarissima dal 1765 al 1798, non mancarono le altre epoche di offrire anomalie di minor momento; e ciò deesi parimente ripetere in ordine alle variazioni magnetiche. Comincio dal passare in rassegna l’epoca VII la quale è di sommo interesse. Im- perocchè malgrado la piccolezza di deformazione fotosferica che ci presenta, essa dee riputarsi scientificamente indubitata, non altrimenti che l’anomalia che per la stessa epoca ci offre il magnetismo terrestre, Discutendo M» Airy (2) le ineguaglianze del magnetismo terrestre risultanti dalle osservazioni di Greenwich dal 1841 al 1857, e paragonando i risultati dal 1841 al 1847 con quelli del 1848 al 1857 in ordine alla media variazione secolare, rin- venne l’andamento annuale dal primo gruppo eguale a — 4/2, dal secondo eguale a — 7.9. Costruì poscia due serie di curve rappresentanti nel piano orizzontale la variazione diurna della forza magnetica nella grandezza e nella direzione. Ciascuna curva della prima serie risulta dall’aggruppamento delle ore omonome di ciascun anno, quella poi della seconda serie aggruppando i mesi e le ore omonome di cia- scuna delle epoche memorate. E venendo alle conseguenze inferisce: 1° I medî della declinazione di ciascun mese andar soggetti ad una ineguaglianza annuale, la quale probabilmente non dipende dalla medesima cagione donde scaturisce la variazione secolare. 2° Dal confronto delle curve mensili ricava: in tutte e due le epoche (1841 al 1847) e (1848 al 1857) l’inviluppo corrispondente ai mesi di ottobre, novembre, dicembre, gennaro e febbraro essere ristrettissimo e notabilmente differente nella forma rispetto a quello dei mesi di marzo fino a settembre. Dal paragone poi delle curve annuali è evidente che dal 1841 al 1847 l’inviluppo lentissimamente cresce (1) Proceedings of the R. Soc. Vol. VII, 1854. (2) Philosophical Trans. for 1863, part. I. 106 MEMORIE DELLA SOCIETA” con tenue variazione di forma, laddove dal 1848 al 1857 esso rapidamente dimi- nuisce con tanta modificazione di figura, quanta se ne richiede perchè gl’inviluppi annuali dal 1851 al 1857 divenissero somigliantissimi a quelli invernali della prima epoca. Conclude da tutto ciò M." Airy che l’ epoca (1848 al 1857) decome entirely winter years, che l’azione magnetica del Sole esercitata sull’emisfero Sud della terra rimase quasi costante, benchè quella esercitata sull’emisfero Nord subisse una grande diminuzione, e generalmente conchiude: some great cosmical change seems to have come upon the earth affecting in a remarkable degree all the phenomena of ter- resterial magnetism. Ora di questa catastrofe così portentosa dei fenomeni tutti del magnetismo ter- restre, troviamo un riscontro contemporaneo nella deformazione diametrale della fo- tosfera, consistente in un condensamento annuale della medesima siccome fu da me descritto di sopra, in guisa che eziandio rispetto alla fotosfera può dirsi, valendomi della frase di M." Airy, che almeno dal 1854 in poi furono tutti anni invernali. A persuadersi di ciò basta riandare la storia del diametro tabulare risultante da un dodicennio delle osservazioni di Greenwich CIRO al 1847) paragonato ai risultati posteriori al 1853. Di questa preziosa discussione di M." Airy possiamo eziandio valerci a rischiarare i fatti dell’ epoca antica ed insieme a rinvenire ancora analogie e corrispondenze tra i fenomeni magnetici e fotosferici. Infatti la rapida mutazione dell’ andamento della variazione secolare è un argomento di un cosmico cambiamento sopravvenuto alla terra intorno ai fenomeni del magnetismo terrestre. Ora questo fatto, come ab- biamo veduto, si è verificato in due epoche totalmente differenti in quanto alle de- formazioni diametrali fotosferiche. Imperocchè dal 1854 in poi troviamo aver luogo nella fotosfera una successiva e lenta condensazione tanto nella direzione equato- riale, quanto nella direzione polare; mentre nel principio dell’epoca di Gilpin è co- spicua una esagerazione di senso opposto, cioè grande concentrazione equatoriale e grande allungamento polare, pure dal 1790 (perseverando fino al 1807 l’esagerazione polare) va progressivamente scemando la concentrazione equatoriale, finchè dal 1808 al 1809 rapidissimamente scomparendo l'allungamento pelare, i due diametri giun- gono all’uguaglianza. Ora questa differenza fotosferica delle due epoche non è priva di analogia e corrispondenza col magnetismo terrestre. Primieramente è a tutti noto che nelle due epoche memorate la variazione secolare della declinazione ovest è di segno opposto, in guisa che avendo la declinazione magnetica a Parigi toccato il suo massimo verso ovest nel 1816 cominciò lentissimamente il suo movimento retro- grado verso est, siccome dal 1790 lentamente progredendo aveva raggiunto il mas- simo suo valore. Così come riferimmo di sopra, la variazione aunuale data da Gilpin dal 1802 al 1805 risultava di + 0'.7, che anzi se prestiamo fede a due risultati di M, Bouvard (1) ottenuti il 7 ottobre del 1807 e del 1808, troviamo già in questo (4) Arago, loc. cit.. pag. 469. DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 107 intervallo una retrogradazione di 6’, Da tutto ciò mi sembra di potere inferire; che al movimento diretto ovvero retrogrado, sperimentato dalla declinazione magnetica ovest nel suo andamento annuale, corrisponde la divergenza delle curve secolari dei diametri orizzontali e verticali del Sole. Inoltre avendo io dimostrato : soggiacere i diametri verticali ad un’annua variazione, in guisa che occupando il Sole l’emisfero Nord, essi sono più grandi degli orizzontali e viceversa trovandosi il Sole nell'emisfero Sud: essendo vera la legge sopra dedotta, ne dovrebbe seguire : che la variazione diurna mensile media della declinazione magnetica debba avere una maggiore am- piezza nell’estate di quello che nell’inverno. Ma tutto ciò è confermato dall’esperienza. Esiste dunque realmente l’analogia e corrispondenza sopra enunziata, Sfortunatamente io non posseggo i diametri annuali del Sole osservati a Greenwich dal 1811 fino al 1828, ma quel che so unicamente si è che fin dal 1809 la conden- sazione equatoriale prevaleva sulla polare per la prima volta dopo un intervallo di oltre a 56 anni; se ciò si verificasse colà costantemente fino al 1828, (come dal 1823 fino al 1830 risulta dalle osservazioni di Struve) io l’ignoro. Ma, se mi è lecito ap- poggiarmi alle analogie e corrispondenze precedenti, dirò: che dal 1819 al 1820 un punto di contatto dei diametri orizzontali e verticali deve avere avuto luogo, come realmente vi fu eziandio nelle vicinanze del 1854. Imperocchè mi risulta dalle osservazioni di M. Arago, che il decremento annuale della declinazione occidentale dal 1821 al 1823 presentò une îirregularité marquée: l’auguille s'est alors éloignée de nouveau légèrement vers l’ovest ed il suo movimento veramente istabile durò fino al 1825. Ma il redattore delle opere di M. Arago (1), supponendo: che un unico pe- riodo debba essere quello che regola la variazione secolare della declinazione ma- gnetica, trasse argomento da quest’anomalia a diffidarsi d’una bella vista teorica di M. Arago riportata alla pag. 485, la quale è splendidamente confermata dai feno- meni fotosferici, Paragonando M. Arago (2) le determinazioni mensili declinazione magnetica fatte da Cassini dal 1793 al 1788 con quelle di Gilpin dal 1793 al 1805 osserva: che se a vicenda si confermano, in quanto che le une e le altre danno un massimo di declinazione verso l’equinozio di primavera ed un 707rèmo verso il solstizio di estate, pure reputa egli degno di considerazione che il movimento retrogrado sperimentato dal declinometro fra l’equinozio di primavera ed il solstizio di estate si sia ristretto nello stesso tempo che il movimento generale ed annnale verso l’ovest, Poscia conclude: che se questi due fenomeni abbiano una reale connessione, l’oscil- lazione retrograda di primavera non dovrà più comparire dappoichè la declinazione occidentale abbia raggiunto il suo massimo. Riportate quindi le determinazioni men- sili di M. Beafoy dal 1817 al 1820 trova che l'oscillazione periodica scoperta da (4) Loc. cit., pag. 505. (2) Oeuvres. Tome quatrième, pag. 481 e seg. 108 MEMORIE DELLA SOCIETA” Cassini e confermata dal Gilpin ha cessato di esistere, anzi come ricavasi dai nu- meri riportati da Arago si manifesta in senso contrario, Venendo ora al riscontro colle deformazioni diametrali contemporanee della foto- sfera, la curva mensile dei diametri orizzontali da me costruita per l'epoca (V) 1813 al 1820 è totalmente rovesciata rispetto a quelle dell’epoca II e III, e ciò meno esa- geratamente accade dell’altra corrispondente all’epoca VI. Non ritraggo qui per bre- vità queste curve, ma basti il riferire: che in giugno l’epoca Il e HI da il minimo principale, e negli equinozi il massimo parimente principale, mentre nelle epoche (V) e (VI) accade tutto il rovescio. Corollario. La grande anomalia risultante per l’ epoca (VI) dalle osservazioni di Madras è sufficientemente spiegata. Un'altra analogia e corrispondenza ci viene somministrata dalle variazioni se- colari. M, Quetelet riferita l’opinione di M, Hansteen circa l’epoca nella quale avrà luogo il minimo dell’inclinazione magnetica, così si esprime: Nous n’avons malhereusem ent pas les éléments nécessaires pour calculer, d'une manière précise la longueur de cette période: les éléements relatifs à son commencement nous font entièrement de- faut ..... D’après mes calculs, la periode des inclinations positives devrait se prolonger dans le siècle suivant, un peu plus long temps et en finir qu’ en 1940 au lieu de 1924 que donnent les calculs de M. Hansteen par limite de la periode. Ces calculs toutefois supposent une regularité dans la marche de la courbe qui se confirme assez par les observations et les calculs qui ont été faits dans ces der- nières années; mais rien ne permet encore de conclure avec quelque certitude que la courbe des inclinaison est regulaire et se mantiendra la méme dans la suite des temps. Ora siccome Hansteen e Quetelet poterono inferire l’uno pel 1924, 29, l’altro pel 1940 l’epoca del cambiamento di segno della variazione secolare del magnetismo terrestre, così ancor io, appoggiato unicamente alla successiva deformazione diame- trale, potrei assegnare per le medesime epoche la minima deformazione della foto- sfera. Ma le difficoltà, alle quali del pari soggiace l’una e l’altra deduzione mentre rendono improbabile l’uno e l’altro periodo, aprono la via a stabilire sempre meglio l'analogia e la corrispondenza tra i due fenomeni, Infatti paragonando il Sabine gli anomali risultati delle variazioni annuali della declinazione magnetica, riferite di so- pra, con la media dedotta da un intervallo di tempo, in cui il valore assoluto della declinazione aveva percorso una dodicesima parte dell’intiera circonferenza, confessò ignorarsi fin ora: se la progressiva variazione del magnetismo terrestre, ossia la va- riazione secolare, debba riputarsi indefinita o periodica, ovvero se ammetta uno 0 più periodi. Ma Hansteen e Quetelet oltre all’annuale variabilità dell’ampiezza della oscillazione media diurna, riconobbero eziandio uno spostamento lento di essa di là e di qua della sinoide cui dovrebbe regolarmente segnire, computando la grandezza della divergenza totale di 12’ nella spazio di 22 a 28 anni, CI Ora quest’ipotesi istessa non è unicamente possibile rispetto alle deformazioni se- DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 109 colari della fotosfera, che anzi è verosimile a tal segno, che nell’ipotesi della esistenza di vera analogia e corrispondenza fra i due fenomeni, rende assolutamente impro- babile la previsione di Quetelet e di Hansteen. La curva media quadriennale delle deformazioni fotosferiche (fig. 1) nel senso equatoriale dal 1756 al 1810 e da que- sto punto al 1870 presenta una palmare differenza la quale non può certamente attribuirsi ad un’ unica forza, le cui variazioni osservino la legge di continuità ma unicamente può spiegarsi nell'ipotesi che la deformazione secolare derivi dalla so- vrapposizione di due periodi, la cui esistenza ci sarà fra poco manifesta, Intanto non dovrà poi far difficoltà al mio lettore che un’altrettale discontinuità non si scorga nella curva magnetica, riflettendo che attesa la forza coercitiva della terra, benchè il Sole rapidamente subisse una diminuzione nel suo stato magnetico, il magnetismo terrestre dovrebbe seguire una certa legge di continuità. Ora per non andare più in lungo di quello che mi consenta lo spazio favoritomi per quest’articolo, essendo le epoche da me esaminate le più notabili rispetto ai fe- nomeni magnetici fotosferici, come si richiede per lo scopo cui ora mi propongo: prima di trarne le conseguenze in armonia coi risultati di tutti i miei studi intorno ai diametri, onde il mio lettore non informato di questi abbia nondimeno intelli- genza del presente mio scritto , mi sembrano sufficienti le notizie che brevemente soggiungo , e dichiarano insieme le figure delle quali questo articolo va corredato, 1. Avendo io rivolto tutti i miei studî ad investigare la cagione principalmente deformante la fotosfera, mi fu mestieri di liberare, almeno prossimamente, i medii annuali dei diametri dall'influenza di altre cagioni, che per sorte potessero alterare la misura di essi, come sarebbero la differenza di una curvatura presso qualche punto del globo solare, le variazioni annuali periodiche rese sensibili per la discontinuità annuale delle osservazioni, e finalmente le differenze prodotte per la variabile atti- vità interiore del Sole. Ora riflettendo che la rotazione del Sole veduta dalla terra si compie in giorni 27. 07, e che però dopo quattro anni i medesimi meridiani nella medesima orientazione rispetto all'equatore solare, ed in epoche somiglianti dell’anno prossimamente, ci si presentano: rinvenni il metodo di eliminazione acconcio allo scopo. Distribuiti pertanto i diametri annuali in quattro serie, ciascun termine delle quali vien formato successivamente dal medio di due diametri annui ottenuti a. quat- tro anni di distanza, ottenui dal 1751 al 1870 ventinove termini per ciascuna se= rie, mediante i quali costruii quattro curve da me chiamate Quadriennali. Le curve però Hm H'm, Vm V'm della fig. 1, sono i medî delle quattro curve quadriennali descritte di sopra, e rappresentano in somma le curve dei diametri dal 1751 al 1870 presa per unità di tempo l’ascissa di quattro anni, per ordinata poi il medio di otto anni consecutivi, Alla medesima maniera coi numeri relativi delle macchie fu formata la curva Mm M'm. 2. Nella stessa fig. 1, la curva d& è il luogo geometrico delle correzioni di perigeo solare risultanti dalle note ricerche dell’ illustre M. Le Verrier, le quali poscia fu- rono da lui stesso quasi disconosciute, perché ne saurait étre expliquée par les ac- Giornale di Scienze Nat. ed Econ. Vol. X. — 187%. 16 110 MEMORIE DELLA SOCIETA” tons physiques aujourd’hui connue. Queste correzioni, preso per origine del tempo & il 1792 sono espresse dalla formola — 287,93 + 0”.535% + 29.8 sen(0°.4 % + 254.65) la quale evidentemente contiene un movimento secolare di 53”.5, ed un’oscillazione periodica di un’ ampiezza di 60", e del periodo di anni 66 24. Ora ho io dimostrato nel mio lavoro questa variazione essere reale, ed egregiamente conciliarsi colla va- riabilità reale della fotosfera, in quanto che mi sembrò dimostrato: esser la fotosfera una massa gassosa, la quale mentre ubbidisce alle leggi generali delle superficie di livello, rimane libera a modificare la sua forma, pressochè indipendentemente dal centro di gravità del sole. Imperocchè quantunque la forza principalmente defor- mante sia diversa dalla forza di gravità e distinta da quella che interiormente anima il sole, pure essa esercita la sua diretta energia in una direzione determinata ri- spetto alla sfera celeste e nell’origine si congiunge con la forza che produce il reale movimento secolare del centro stesso di gravità del Sole. Del resto il solo paralle- lismo delle due curve dw ed Hm H'm basterebbe a dimostrare la realtà dei feno- meni. 3. Nella fig. 2 la curva òR, coi numeri presi da E. Loomis (1) fu costruita collo stesso metodo descritto nella prima avvertenza. Dopo qualche brevissima riflessione verrò alle conseguenze. E primieramente rispetto alle curve dei diametri esse sfortunatamente non sono compiute, perchè non posseggo le osservazioni intermedie di Greenwich, dalle quali unicamente esse dipendono. Nondimeno le determinazioni di Carlini citate di sopra comprendono certamente il punto singolare della curva, cioè la massima espansione equatoriale della fotosfera, la quale secondo lui accadde dal 1816 al 1817, che nella curva ho contrassegnato con un asterisco. Posto ciò risalendo dal 1854 di 33 anni in 33 anni noi troviamo le epoche 1854, 1822, 1789, 1756 che sono-presso a poco le epoche nelle quali abbiamo di sopra segnalato le analogie e corrispondenze foto- sferiche e magnetiche. Rispetto alla curva dw si noti che il Le Verrier dal 1814 al 1818 fece non sola- mente uso nelle sue ricerche delle osservazioni di Greenwich, ma eziandio di Parigi e di Kénigsberg, il che dovette influire ad attenuare la grandezza della correzione. Quel che è certo si è che nell’epoca (1813 al 1816) le differenze tra le ascensioni rette osservate e calcolate dal Le Verrier, nei mesi dallo stesso considerati, sono comprese tra + 3” e + 7”, mentre dal 1817 al 22 ascendono in media a poco oltre di 2”, Da questo confronto delle due curve Hm H'm e dò ne discende una conse- guenza di sommo momento: che una vera approssimazione alla reale perturbazione (4) American Journal of Science and arts (Second series), Vol. I, pag. 161 e (Third Series), Vo- lume V, pag. 248. DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI ill prodotta nel perigeo solare da una massa cosmica sconosciuta può ottenersi dalle mi- surate deformazioni della fotostera; quindi non fu un’illusione la mia, quando nel mio lavoro a pag. 99 espressi la speranza, che siccome i diametri apparenti del Sole diedero già la sua prima orbita relativa, così gli stessi diametri avessero @ condurci alla sua orbita vera. Veniamo ora alla curva Mm M'm. È manifesto in questa curva l’ avvicendamento dei 33 anni d’attività e dei 33 di calma. Ma quel che riesce più maraviglioso si è che il metodo di eliminazione quadriennale da me usato dia mirabilmente risalto al periodo sorposto di 12 anni in tutte le epoche cominciando dall’epoca V. Questo fatto naturalmente deriva dalla coincidenza dei punti singolari (cioè dei massimi e dei minimi) delle singole curve quadriennali, che è quanto dire i massimi e minimi relativi dell’attività essere eziandio dipendenti dalla rotazione solare. Io non ho ri- tratto, tra le figure che corredano questo breve articolo, le quattro curve quadrien- nali dell’ attività, le quali sovrapposte costituiscono un inviluppo ristrettissimo. Se non che più attentamente considerandole si scorge che le prime tre serie maravi» gliosamente coincidono nei detti punti singolari, ma la quarta serie che costituiva i massimi dei massimi e i minimi dei minimi nell'epoca precedente le calme; nel- l’epoca seguente si dilunga più o meno (sempre però entro quattro anni) dalla detta coincidenza, rispetto ai massimi ed ai minimi, gli uni e gli altri diventati secon- darî, Ora se questi fatti si pongano allato del periodo decennale certissimo, mi sem- bra che ne risulti: ]’ attività decennale del Sole essere forse funzione delle rota- zioni di tre corpi, dell’uno dei quali diminuisca l’influenza col crescere della mutua distanza dal nostro Sole, dell’altro, durante un secolo, non riuscire sensibile la dif= ferenza di attività rispetto allo stesso nostro Sole. Del resto a me basta avere se- gnalato i fatti su tal proposito senza presumere di assegnarne la spiegazione. Finalmente la curva dR non ha bisogno di esposizione, poiché non è altro che una conferma dell’analogia e corrispondenza già conosciuta tra l’attività solare e le va- riazioni magnetiche. Ora fondato sulle non dubbie analogie e corrispondenze tra i fenomeni magnetici di origine cosmica con i fenomeni fotosferici, non dubito punto di mandare innanzi ai fatti somministratici dal magnetismo terrestre, quelli riguardanti la teorica solare siccome nel numero, così per l’ evidenza più acconci a sparger Ince sulla delicata quistione che mi sono proposta. Infatti seguendo io il consiglio dell’ illustre Sabine «to look... to any periodical variation by which may learn that the sun is affec= « ted to see whether any coincidence of period or epoch is traceable, » mi sembra di aver raggiunto lo scopo potendo con sicurezza affermare: 1, Le variazioni secolari fotosferiche e magnetiche soggiacere contemporanea» mente ad un’oscillazione nel periodo di anni 66 4, siccome ad un’oscillazione nello stesso periodo soggiace il perigeo dell’orbita apparente del Sole, 2. Il periodo decennale, secondo MM, Lamont e Sabine, ovvero undicennale, secondo MM. Wolf, Hansteen e Quetelet, congiunge non solamente le variazioni magnetiche @ 112 MEMORIE DELLA SOCIETA" l’attività solare, ma con queste eziandio le variazioni diametrali Losieniohe in quanto che nella fig. 1 le due carve diametrali s'annodano, ovvero convergono nelle vicinanze delle calme ed appariscono divergenti nelle epoche di attività. 3. Quantunque il periodo della memorata oscillazione perseveri prossimamente il medesimo, pure tanto Ie perturbazioni meccaniche del perigeo solare, quanto le de- formazioni fotosferiche non che l’intensità stessa del magnetismo terrestre eviden - temente dimostrano : che il sistema solare vada attualmente dilungandosi dalla sor- gente della forza che proporzionatamente produce i memorati fenomeni. Quindi l’ori- gine di questa forza risiede indubitatamente in un corpo celeste collocato al di fuori del sistema planetario, 3. Se meritano fede le determinazioni dei diametri solari fatte da Flamsteed e da altri antichi, il nostro Sole nel secolo decimosettimo potrebbe essersi trovato più vi- cino all’origine della forza deformante la fotosfera, di quello che lo sia stato nelle vicinanze del 1792, In ogni modo l’ istorica esistenza della declinazione magnetica orientale, perseverata per oltre a due secoli e mezzo, è un chiaro indizio : che le variazioni secolari fotosferiche e magnetiche non siano indefinite, ma periodiche in intervallo di tempo però non minore di anni 500. Per ciò che spetta all’attività interiore del Sole manifestata dalle macchie, le curve delle attività quadriennali dimostrano ad evidenza: 1. L'attività interiore del Sole dipendere principalmente dalla sovrapposizione di due curve: d’una sinoide del periodo di anni 66 ?/, che ugualmente comprende il periodo chiamato d’attività ed il periodo delle calme, e d’un’altra curva sovrappo- sta avente un periodo di circa dodici anni. 2. Da ciò evidentemente ne risulta 2mpropriamente misurarsi l’attività interiore del Sole dal numero complessivo delle macchie che ci presenta nella sua superficie, ma più presto doversi misurare dal paragone del periodo relativo delle calme e delle attività, 3. Se debbono riputarsi accurate le antiche osservazioni delle macchie, ne segue che l’attività interiore del Sole propriamente detta non diminuisce coll’ allontanarsi del Sole dal centro che l’influenza; quindi potrebbe sospettarsi che la concentrazione della fotosfera compensi quell’attività che dall’astro centrale ne derivava. Dovrà forse il nostro Sole considerarsi come parte di un sistema stellare triplo, nel quale la stella interiore combinata nel movimento col nostro Sole rispetto ad uno stesso centro abbia un periodo di anni 66 24? La stella doppia a noi più vi- cina è l’a del Centauro, il periodo della sua compagna è di anni 77, ed essa sic- come è noto ha questo di singolare, che la sua orbita è sommamente eccentrica, la sua massa sì reputa sette volte circa quella del Sole, e le recenti osservazioni pa- ragonate coll’orbita normale, divergendo a modo di un epicicloide, ne rendono co- spicue le perturbazioni alle quali va.soggetta. In questa ipotesi lo spostamento del sistema solare si farebbe presso che in un medesimo meridiano. L’ identità di pe- riodo da me esposta si connette eziandio coi fenomeni meteorici, ma ciò formerà la materia di un altro articolo. P., Rosa DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 113 Spettro della Cometa-Coggia e luce polarizzata Lettere di A. Secchi. Roma, 4 luglio 1874, leri sera e la precedente del 2 potei fare una osservazione della cometa a mia piena soddisfazione. La sua luce è polarizzata in fortissima proporzione. Il biquarzo dà su di essa un campo mezzo rosso e mezzo verde distintissimo tanto sul nucleo quanto per la parte più viva della coda. Provai il polariscopio a bande di Savart, ed esso dava righe fortissime quando le bande erano perpendicolari alla direzione della coda. Ma non occorre tanto per vedere questa polarizzazione, basta un buon prisma di Nicol e le fasi sono tanto marcate, che saltano subito all’occhio. Il piano di polarizzazione mi è sembrato quello che passa per l’asse della coda, ma fivora non ho potuto determinarlo che approssimativamente. Nel campo bicolore la cometa perde moltissimo nel rosso, ed è viva assai nel verde, ciò che si capisce essendo essa colorata in verde. Lo spettro colla fessura è sensibilmente continuo sul nucleo, rinforzato dalle tre zone del carbonio. Messo il tubo di Geissler con 00 davanti al- l’obiettivo ed illuminandolo colla corrente, la zona gialla e verde coincidono perfet- tamente. Sospetto la coincidenza anche della terza e traccia della quarta, ma alla luce del tubo queste zone si ecclissano e solo possono giudicarsi per approssima- zione. Il rosso sulla cometa è ora assai bello sul nucleo, Osservato allo spettrosco- pio stellare il nucleo ha spettro confuso per la necessaria diffusione della chioma, ma sì distinguono molto bene le tre zone del carbonio brillanti sul fondo generale luminoso dello spettro, onde è certo che anche il nucleo emette la Ince del carbone. Questa sera farò l’esperimento escludendo la luce riflessa del sole col Nicol, e vedrò che cosa si verifica. L'osservazione della polarizzazione fu fatta da me anche nel 1862, ma mi fu detto che mi era ingannato. Ora ne sono sicurissimo, come di un qual- siasi sperimento ottico comune. Spero di poterne misurare la quantità, se avrò a tempo l’ apparato necessario. Il nucleo ha bella raggiera viva per un ventaglio di circa 60°, più debole per 180°. Le altre particolarità le avrete vedute voi pure. Il ventaglio vivo pare rosato, ma ciò potrebbe essere per contrasto del rimanente che è verde. Roma, 26 luglio 1874. Per la cometa nulla di più: lo spettro continuo era solare, perchè svaniva col prisma di Nicol, onde era luce riflessa. Il resto è il solito carbonio diretto, ed a zone 114 MEMORIE DELLA SOCIETA’ come nella luce elettrica. La coda si era molto allargata il giorno 13. Ai 16 e 17 si vedeva la coda lunghissima, ed arrivava ai 17 alla stella v dell'Orsa: dovea es- sere almeno di 45,° i Spettro della Cometa-Coggia Lettera del Prof. T. Bredichin. Mosca, 14 luglio 1874. Ho ricevuto la dispensa del maggio e vi ringrazio del resoconto delle mie osser- vazioni spettroscopiche. Se la stagione estiva mi permetterà di fare una serie non molto interrotta dei disegni del bordo solare, allora io approfitterò della vostra per- missione di mandare le mie tavole pel vostro giornale, e in questo caso farò i pro- fili nella vostra scala. I fenomeni descritti da voi nella dispensa del marzo li os- servo perfettamente anch'io, e nel nostro grande refrattore di Merz non ho veduto mai la divisione netta fra la cromosfera e il bordo solare. Per l'osservazione di Ve- nere sono deciso di recarmi in Zalta (costa meridionale di Crimea), e questa osser- vazione la farò collo spettroscopio. Adesso noi osserviamo assiduamente la bella co- meta di Coggia. Dall'11 maggio fino ad oggi ho fatto già 30 confronti col mezzo del micrometro filare, e l’astronomo osservatore della nostra specola la osservò 15 volte col cerchio meridiano, Oltre ciò io misurava e disegnava ogni volta la posizione dei getti luminosi, della coda, ecc. In quanto poi allo spettro prismatico della cometa lo investigava nella maniera seguente: durante la notte misurava la posizione re- lativa delle zone dello spettro della cometa e quelle dell’idrocarburo, contenuto nel cannellino di Gaissler. Coi primi raggi del sole determinava la posizione delle zone dell’idro-carburo fra le righe dello spettro solare. Così le zone del cannellino anda- vano eliminate ed io riceveva ogni volta la posizione esatta delle zone della cometa espressa nella scala di Angstrom. ra è limiti degli errori delle osservazioni (ne feci più di dieci) Ze zone della cometa coincidono colle zone dell’idro-carburo, di cui le lunghezze delle onde sono 5633, 5164, 4742. Favorirete d’inserire queste mie righe nelle vostre Memorie. Il 2 luglio osservai nella cometa un fenomeno assai cu- rioso, di cui vi scriverò in altra lettera. DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 115 Spettro della Cometa-Coggia e luce polarizzata Osservazioni fatte a Palermo. Le righe lucide osservate nello spettro della cometa furono quattro, che riportate su di uno spettro solare corrispondevano alle seguenti posizioni della scala di Ang- strom 6770, 5620, 5110, 4800. Le posizioni di queste righe non si possono conside- rare esatte pel modo col quale furono ottenute, ma è chiaro che le tre ultime cor- rispondono allo spettro del carbonio. Quella nel rosso era meno distinta delle altre, perchè da quella parte il rosso era molto.vivace e diffuso: questa riga si vide bene solo nelle prime sere, cioè agli ultimi di giugno e ai primi di luglio. Le altre tre linee non erano di eguale lunghezza, e la più estesa era la 5620: la 5110 era la più viva di tutte e sembrava quasi bianca, come avviene delle righe del magnesio nel posto delle eruzioni. Questo spettro discontinuo del nucleo della cometa proiet- tavasi come sopra ad un fondo formato dallo spettro solare molto intenso, in cui il rosso come si disse prima, era più dilatato. Questo bel nastro colorato presentavasi al solo passaggio del nucleo, il quale guardato coll’ocnlare semplice appariva bianco- verdastro, mentre il ventaglio era sensibilmente roseo anche occultando il nucleo. In questa viva luce solare riflessa dal nucleo dovevansi riscontrare traccie di pola- rizzazione, e per ciò verificare invitammo il professor di Fisica signor Pisati, il quale coi polariscopii che aveva disponibili, ci aiutò in questa esperienza. Applicato al can- nocchiale un polariscopio a biquarzo si ebbero subito traccie di polarizzazione ma deboli; applicato invece un Nicol e fattolo girare, si vide essere la luce fortemente polarizzata, e si trovò che il massimo oscuramento avveniva quando la sezione prin- cipale del Nicol coincideva colla direzione della coda, e quindi la luce era polariz- zata in un piano passante pel Sole. L'esperimento fu ripetuto anche sulla parte più viva della coda, e si arrivò allo stesso risultato. Oltre alla metà della coda la luce era così debole, che nulla potevasi conchiudere di sicuro, ma sembra probabile che su tutta la coda avesse luogo la riflessione. Bordi solari del gennaro 1873. Nella tavola 44° stanno i bordi solari disegnati a Roma ed a Palermo nel mese di gennaro 1873. Come vedesi nella tavola, vi è mancanza completa di protuberanze nelle regioni polari, Però al polo sud anche in questo periodo la cromosfera risulta frequentemente molto marcato, cioè a peli lunghi spessi e quasi sempre normali al 116 MEMORIE DELLA SOCIETA” bordo: questa particolarità è degna di maggior rimuarco, inquantochè nell’ inverno col Sole così basso alla nostra latitudine, una tale struttura per essere così bene visibile deve essere molto marcata, oltrechè nell’ ora dell’ osservazione ‘corrisponde nella parte più bassa del bordo solare. In estate invece sembra, che sia più mar- cata la cromosfera nell’ emisfero nord: è questa una mera combinazione relativa a queste poche osservazioni, o tali differenze corrispondono realmente ad uno stato differente delle due calotte polari, da potersi riannodare alle considerazioni e studi fatti dal P. Rosa sulle variazioni dei diametri solari? Per ora dobbiamo acconten- tarci di avere notato il fatto, e non vogliamo, come in altre questioni relative alla cromosfera, proferir giudizio alcuno, perchè noi siamo convinti, che solo dopo un corso di osservazioni continuate per 11 o 12 anni sarà permesso di ricavare qual- che cosa di sicuro. Intanto è però evidente, che se da un lato siffatte differenze sono intieramente indipendenti dalla posizione dell’osservatore, questa influisce però sulla continuità della serie tanto importante ad aversi per una completa discus- sione: sarebbe dunque immensamente utile lo avere un Osservatorio presso l’equa- tore o nell’emisfero australe, nel quale si eseguissero queste osservazioni durante il periodo invernale, o meglio dal novembre all’aprile, nel quale intervallo qui da noi le osservazioni non riescono che incomplete. Noi ci auguriamo, che ciò possa farsi presto, onde affrettare la soluzione di quelle questioni, che hanno per base lo esatto esame spettrale della cromosfera fatto senza lunghe interruzioni in buone condizioni di osservazioni. E bisogna hen distinguere la visibilità della cromosfera e delle pro- tuberanze, da quella delle righe lucide alla loro base: queste possono in inverno rendersi invisibili per un turbamento d’aria, che non impedisce di fare un discreto disegno della cromosfera. P. T. Visibilità della cromosfera a piccole altezze sull’orizzonte. Da un nostro collega ci venne chiesto se la cromosfera solare potevasi veder bene anche col sole a poca altezza sull’ orizzonte. Per le esperienze fatte col nostro re- frattore potevamo subito rispondere di si, ma abbiamo voluto ripetere l’esperimento con un piccolo cannocchiale. Nel mattino del 10 luglio col cannocchiale Dollond di 95 millimetri di apertura applicatovi il solito spettroscopio abbiamo potuto vedere benissimo la cromosfera e alcune protuberanze quando il sole raggiunse le altezze di 3 e 6 gradi. Le imagini allo spettroscopio erano quiete, mentre il bordo solare osservato coll’oculare ordinario era fortemente ondeggiante. È dunque evidente, che collo spettroscopio i contatti di un ecclisse o di un passaggio si possono osservare egualmente bene anche a piccole altezze, mentre ciò riescirà sempre difficile col me- todo ordinario del cannocchiale semplice, specialmente se l’aria sia un poco agitata. ba Ti DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 117 La teoria delle macchie solari proposta da Galileo La spiegazione delle macchie solari avendo fatto in questi ultimi tempi dei passi importanti, mercè la scoperta delle eruzioni solari e de’ loro prodotti, è accaduto come suole in simili casi, che taluno ba preteso che tutto questo era già stato detto dagli antichi e che Galileo avea giusto imbroccato nella vera spiegazione del fenomeno ; donde ne nascerebbe che inutilmente per oltre a due secoli e mezzo gli scienziati sono andati cercandone una spiegazione, per non far poi altro che cadere in quella che era stata già data nell’infanzia della scienza. Questo fu il parere del professore Donati e recentemente in termini assai chiari viene a noi attribuito dal signor E, Gautier di Ginevra che ci rimprovera di aver scagliato è fulmini delle nostre con- danne contro quella teoria in cui poi siamo noi stessi ricaduti (1). Noi siamo ben lontani dal contrastare a Galileo una gloria somma nell’aver dato pel primo la vera teoria delle macchie solari, e aver vittoriosamente in ciò trionfato dello Scheiner; ma per amore del vero e per ristabilire la gloria al suo posto, noi vogliamo per poco esaminare quella teoria, per vedere che non fu inutilmente e senza ragione che per due secoli e mezzo i filosofi cercarono un’ altra spiegazione , non giudicando quella sufficiente. Apparirà, spero, che pure i moderni vi hanno aggiunto qualche cosa; onde, se Galileo in parte disse il vero, ciò fu senza conoscere l’intima ragione delle cose. Io in questo esame prenderò a guida principalmente le sue tre fa- mose lettere sulle macchie solari, giacchè negli scritti posteriori ne parla solo per incidenza e senza entrare in altra teoria che in quelle non sia esposta. Risulta pertanto da queste lettere, che Galileo stimò le macchie non esser altro che nubi o fumi nella superficie del Sole; ma in ciò esso non ebbe altro scopo, che quello di opporsi alla teorica di Scheiner che le credeva stelle. Esso argomenta (2) che sono simili alle nubi (pag. 391) dalle forme, estensioni, variabilità, rarefazione ecc. Ma non dà queste idee come sicure, anzi (a pag. 394) soggiunge: solo dico che noi non abbiamo cognizione di cosa alcuna, che più le rassomigli (che le nubi ) siano poi 0 vapori 0 esalazioni, o nugole, o fumi prodotti dal corpo solare, o da quello attratti da altre bande, questo a me è incerto, potendo esser mille altre cose impercettibili a noi. E poco sotto si limita a concludere che male ad ss conviene il nome di stelle, e non più. Da questo si vede quanto fosse vaga questa nozione (4) V. Comptes Rendus, tom. LKXXIII, pag. 1388, lin. 27. (2) Opere di Galileo, ediz. di Alberi, tom. III. Giornale di Scienze Nat. ed Econ. Vol. X, — 1874. 47 118 .. MEMORIE DELLA SOCIETA” per Galileo, e che se avesse pure indovinato ciò che esse sono, non sarebbe stato che un caso. Inoltre Galileo metteva queste nubi vicinissime sì al globo solare, ma pure staccate e sollevate sopra di esso. Ciò che egli fa evidente a pag. 410, e nella tav. VII, fig. 3 in cui le dipinge fuori del lembo solare , affatto staccate e sospese. Inoltre crede spiegare coll’illuminazione del loro orlo il fenomeno del diminuir molto la loro esten- sione presso i bordi solari. Onde conclude esser contigue 0 vicinissime al corpo del sole. Nessuna insistenza si fa mai da lui sulla importante distinzione tra la penombra e il nucleo, senza dubbio perchè o col suo strumento non la rilevò bene, o perchè questa era una particolarità in cui appunto le nubi nostre non rassomigliavano le macchie, E questa cosa studiata a fondo dallo Scheiner e dai posteriori astronomi fu la causa potissima dell'abbandono della teoria di nubi. Con molto criterio però argomenta che l’ambiente delle macchie deve essere molto tenue e cedente, dal 0edere così facilmente mutarsi di figura, aggregarsi e divi- dersi le macchie in esso contenute, il che in materia solida e consistente non po- trebbe accadere (proposizione che parrà assai nuova nella comune filosofia) (pa- gina 417). E tanto nuova in realtà che anche oggidi dopo 250 anni vediamo ancora sostenersi la liquidità del sole e la solidità delle sue scorie! Almeno gli ammiratori del grande astronomo imparassero da lui, Da questi passi del Galileo resta stabilito che 1° le macchie secondo lui potevano esser nubi o fumi o vapori, ma che 2° qualunque di tali cose si fossero esse erano a lui aderenti, ma superiori alla superficie solare. Alla difficoltà propostagli che le macchie potevano esser sospese nel mezzo che cir- conda il sole, ma che il sole poteva starsi fermo, e perciò non potersi concludere la rotazione del corpo solare da quello delle macchie, egli con profonda filosofia risponde (pag. 418), la cosa non esser impossibile, ma che fisicamente parlando non poteva ammettersi , dovendo naturalmente il sole concepire per comunicazione del mezzo a contatto il moto stesso del mezzo, e in tale bellissima risposta egli stabilisce il principio d’inerzia de’ corpi; principio comunemente attribuito a Newton (pag. 418 lin 10, salendo). Tutto lo studio pertanto di Galileo fu nello stabilire che le macchie erano aderenti al corpo solare; che esse non erano pianeti isolati come voleva da principio Scheiner, e che esse erano vicinissime al corpo solare, e tanto che dal loro moto poteva ar- gomentarsi quello del corpo solare stesso. In quanto alla natura loro egli dice chiaramente non ne volere disputare l'essenza delle cose essendo a noi ignota non meno nelle cose vicine che nelle lontane. Ammette in esse (pag. 417) possibili alcuni piccoli spostamenti irregolari per dar ragione della diversa durata di rotazione notata da Scheiner, ma non s'impegna mai a nessuna discussione sulla loro struttura intrinseca. Qui pertanto si arresta il filosofo toscano, I posteriori osservatori forniti di migliori DEGLI SPETTRUSCOPISTI ITALIANI 119 strumenti progredirono sopra tutto nello studio delle particolarità fisiche delle mac- chie e queste furono che misero dei dubbi sulla teorica loro che fossero cioè nubi o fumì, Notarono essi in prima la costante persistenza dei due strati o aspetti, cioè ombra o nucleo, e penombra con definita proporzione di estensione. Nelle nostre nubi e vapori nulla abbiamo di simile: e la costanza se non assoluta almeno quasi abituale di una penombra che circonda le macchie fu la prima difficoltà che mostrava chia- ramente differire esse almeno în qualche cosa dalle nostre nubi, fumi e vapori. In questi ultimi anni il signor Kirchhoff avendo risvegliata la teoria di Galileo, vide esso stesso lo scoglio di questa, e perciò ammise cho a formare le macchie cencorressero costantamente due strati diversi di nubi uno superiore all’ altro; ma la causa fisica di tale simultaneità non essendo stata da lui indicata, rimase una ipotesi isolata e non soddisfece agli astronomi osservatori de’ fatti. 2, Un’ altra cosa che fece difficoltà alla teorica delle nubi fu l’ osservazione del loro spezzamento per mezzo di linee nette e decise chiamate ora ponti, o correnti cosa affatto inconcepibile nelle nubi, che non sostengono divisione netta e tagliente, Quindi taluni furono condotti a credere che fossero piuttosto croste solide che spac- candosi e lasciando vedere il fondo della lava lucida su cui nuotavano davano quel- l'aspetto; e la rapidità con cui spezzavansi certe macchie grandi, fece dire ad Hallay che gli parve accadere di tali fessure come quando si getta un sasso sul ghiaccio. Queste difficoltà sono reali, e distruggono la semplicità apparente della teorica Galileana, e anche Herschel rinunziò a tale teoria. 3. L'osservazione famosa di Wilson da cui apparve che almeno talora e in certi stadii esse sono cavità , distolsero finalmente gli astronomi dall’idea di nube, e il problema fu rovesciato: si suppone esser in istato di nube la parte luminosa, e le penombre furono spiegate colla pendenza degli orli. Ma la luminosità si differente di questa scarpa, faceva una seria difficoltà a questa ipotesi, e fu per ciò messa in dubbio anche la prima parte dell'osservazione Wilsoniana, 4. Era riservato all’analisi del sole fatta coi nuovi strumenti di W. Herschel e dai moderni astronomi il metter le cose sotto un nuovo punto di vista. Essi dimo- strarono: 1° che le penombre sono coperte di correnti o formate di raggi luminosi; 2° che le spaccature pretese non sono che altre correnti più strette e più Junghe che attraversano tutto il nucleo; 3° che la fotosfera è fatta di granuli luminosi. Questi nuovi dati sbandirono fino la probabilità che le macchie fossero nubi, perché con le nubi tali dettagli sono semplicemente incompatibili. Allora fu che Herschel colpito da tali particolarità formulò la sua celebre teoria degli inviluppi luminosi che cingevano il sole e il loro contemporaneo e concentrico squarciarsi. Benchè noi non parteggiamo queste idee di Herschel, pure ben considerando la cosa si vede che con questo sistema (complicato dalla circostanza inutile di salvare dal calore i snoi inquilini solari) egli propose realmente il miglior mezzo possibile da rappresen- tare le osservazioni e i fatti. L'esame che noi stessi abbiamo ripetuto della struttura 120 MEMORIE DELLA SOCIETA” delle macchie coi nuovi strumenti e anche più potenti dei suoi ci han fatto vedere che realmente vi è una massa lucida che invade la nera sotto aspetto e forma ora di correnti, ora di granuli, ora di foglie, ora di veli, ora di ponti. Qui sta il vero nodo della questione, e la teoria Herscheliana ci soddisfa realmente coll’am- mettere l’afflusso della massa lucida che va ad invadere la regione oscura. Questo è il punto essenziale: e quando il compianto Donati volle rimettere in onore la teoria Galileana non fece attenzione alla rilevantissima differenza che passa tra una massa scura che invade una lucida, e una Incida che invade una scura. Tuttavia le due teoriche malgrado il contrasto apparente sono più vicine che non pare, e il conciliarle è stato appunto il frutto delle moderne ricerche spettroscopiche intese al modo che noi le abbiamo esposte in tante memorie, non che della descrizione esatta della struttura della fotosfera solare, Questo studio fortunatamente è stato ri- preso ultimamente dal signor Langley il quale ha confermato le nostre conclusioni, e le cita sovente e le mette a confronto colle sue. Esso arriva pei granuli alle stesse conseguenze a cui arrivammo noi, cioè che la loro piccolezza è estrema, e che le masse maggiori sono composte di altre minori. L'apertura del suo strumento essendo più grande del doppio di quella del nostro ha spinto più oltre la loro decomposizione nella visione semplice, ma pei casi di misura effettiva si limita al punto da noi stabilito di 4 di secondo. Da queste osservazioni puramente ottiche si formò l’idea fondamentale che la fo- tosfera è composta di masse lucide natanti in un fluido, le quali strette e compatte formano l’aspetto generale del sole, e sgranellate o finenti o sciolte in veli formano la penombra delle macchie. | La questione era a tal punto quando venne il potente aiuto dello spettroscopio.. Primieramente lo spettroscopio ci mostrò che esistevano eruzioni di materie diverse sodio, magnesio, ferro ecc, Si concluse subito, che queste erano le nubi di Galileo; ma un poco frettolosamente. Se queste masse sono le nubi di Galileo come formansi nelle ponombre le lingue, le correnti, gli spezzamenti? Eravamo dunque da capo colle difficoltà, e nessuno ha intrapreso d’istruirci su di ciò. Tuttavia colla perseverante osservazione la soluzione non ha tardato a presentarsi :. si è veduto che questi vapori non erano sempre sollevati come supponeva Galileo, ma invece essi empivano delle cavità, sia per la loro densità specifica, sia pel raf- freddamento subito nell’uscire dal sole ; dalle trasformazioni successive delle mac- chie venne rilevato che dispersi da prima in masse informi essi si raccoglievano in vasti bacini rinnendosi come i vapori delle nebbie nostrali nei bassi fondi: che quando questi vapori assorbenti erano così radunati e depressi al livello e anche al disotto della fotosfera, allora incominciava un secondo lavoro, ed era quello della loro col- matura e della distruzione della loro massa oscura. Questo lavoro si fa coll’afflusso fotosferico che si lancia dentro la massa seura con lingue, con correnti, con globi di fuoco isolati a modo di foglie, che per la grande distanza paiono punti. Questo afflusso è tumultuoso , irregolare e agitato sei primi periodi della macchia, ma va quindi DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 121 calmandosi, e diventa un lavoro talora regolare che dura mesi e mesi, Finchè dura la macchia in attività si svolge talora con calma una bassa eruzione, essa talora in- vece è violenta e con accessi vigorosi di esplosioni. La materia lucida intanto sempre tende a invadere la regione vaporosa assorbente e finalmente la macchia si chinde, Ognun vede che in questa serie di operazioni siamo in piena fase Herscheliana , e il solo errore dell’illustre osservatore fu di estendere la massa oscura su tutto il globo sotto la fotosfera, mentre in realtà essa non forma che pezze, o chiazze assai limitate. Se si fosse limitato a dire che la massa scura è terminata , ristretta, e che la materia lucida viene a coprirla gradatamente, esso avrebbe avuto piena ra- gione. Ora questa correzione è fatta dalla nostra maniera di vedere. La nube Galileana non è per noi in genere sospesa sopra la fotosfera come esso la disegna, ma è im- mersa ordinariamente e livellata dentro nella massa luminosa, almeno in grandissima parte. Dico în genere, e in grandissima parte, perchè in molti casi si trovano real- mente delle masse sollevate, sospese e rilevate sopra alla fotosfera, che sono quelle che sono visibili collo spettroscopio all’ orlo, onde allora una parte loro almeno è prominente, ma in generale la massa principale è depressa, e la massa luminosa circostante corre a riempirla, Noi non entriamo qui nella causa che produce questo accumulamento vaporoso. Essa può esser l'eruzione, un ciclone, un’ ignizione super- ficiale. Per noi ciò è indifferente, e per ciò noi non comprendiamo come il signor Faye si batta tanto accanitamente contro le nostre idee, come se anche i suoi ci- cloni non potessero talora produrre masse vaporose assorbenti sollevate sopra la fotosfera, almeno quando il vortice si forma nell’atmosfera sopraincombente alla ero- mosfera. Non si è mancato di obiettarci che se così fosse la cosa, la macchia presto si col- merebbe. Ciò sarebbe vero ogni qualvolta la nube stessa fosse un getto passaggiero e non venisse alimentata dalla eruzione interna la quale può continuare per lango tempo più o meno tranquilla, più o meno intermittente e vigorosa come nei nostri vulcani, L'osservazione ci mostra che le correnti fotosferiche seguono ad affluire continua - mente verso il nucleo per lungo tempo, sciogliendosi gradatamente e perdendo il loro stato luminoso, Ora questo come può accadere senza riuscire ad empire il foro ben presto? Ciò non è difficile a concepire in alcuni casi ammettendo i moti vorticosi; ma questi sono rari, e non possono tutto.spiegare, e sopratutto questi moti non pos - sono in tutti i casi spiegare le eruzioni. Invece si capisce benissimo nel nostro si - stema, perchè è cosa ben naturale che durante l’eruzione dall’interno le masse af- fluenti si raffreddino pel contatto delle masse dilatate e passino esse stesse allo stato di gas assorbente, e questo processo può durare tutto il tempo dell’ eruzione. Noi sappiamo che le materie debolmente incandescenti hanno spettro continuo; le medio- cremente calde, e non dissociate completamente, hanno spettri a zone; le fortemente dissociate e fino a certo punto riscaldate danno spettro finamente rigato : spingendo più oltre la temperatura, lo spettro ritorna continuo, specialmente se aintato dalla pressione benchè anche ciò accada senza questa, 122 MEMORIE DELLA SOCIETA” Può dunque supporsi che mentre la materia ordinaria della fotosfera é nello stato d’incandescenza che ha spettro continuo, essa all’atto del raffreddamento e dell'uscita, per la dilatazione, acquisti quell’altro stato che la mette a spettro discontinuo. Parmi potere confermare ciò con una osservazione. Uno strato di pochi metri anzi di pochi pollici di vapor sodio posto artificialmente tra il sole e noi, annerisce e sfuma la riga D più che non si trovi nelle più nerissime macchie: ora per poca che sia la profondità delle macchie essa è certamente di parecchie centinaia di chilometri. Ora se tutta questa lunghezza di strato avesse la temperatura del sodio rovente, l’assor- bimento dovrebbe esser enorme. Non tutta dunque la massa è passata allo stato di vapore freddo, ma solo una minima parte; o se molta passò a tale stato essa ha sì poco perduto del suo poter luminoso che l'oscurità sua è proporzionatamente mi- nima. E qui notisi un’altra particolarità poco rilevata dagli osservatori, ma che merita attenzione. Questa è che mentre il limite tra la penombra e il nucleo è taglientis- simo, non è così quello tra la penombra e la fotosfera. Noi mettemmo ciò in evidenza colla osservazione ottica, collo spettroscopio, e colla fotografia delle macchie in scala grande. Ora ciò mentre soddisfa all’idea del miscu- glio di fumi e di vapori che al limite sono confusi e diffusi, toglie l’idea di scorie solide, perchè il loro limite esterno dovrebbe esser taglientissimo : lo spettro do- vrebbe essere non solo discontinuo e assorbente ma nullo, e al più continuo come quello di un corpo solido, Onde se questo fatto appoggia la teoria nebulare di Gali- leo, annienta quella di Gautier. Ben so che questo autore prende per sinonimo scorie e gas o prodotti gassosi con materie solide, ma anche a rischio di sentirci ripetere ciò che ha già detto, noi diremo sempre che ciò è una grave improprietà di linguag- gio, e che fino a tanto che vorremo intenderci, i vapori non saranno mai scorie, come le arie e i fumi non sono corpi solidi, Mettiamo nelle altre parti della fisica tal libertà di linguaggio e poi mi si dica dove andremo a finire. E avverta bene il mio buon amico signor Gautier che io non fulmino nulla; solo credo di dover tutelare la precisione del linguaggio scientifico senza cui andiamo a una Babele, Ricapitolando dunque diciamo che se pure la divinazione di Galileo fu in parte verificata dalle scoperte recenti, prima di queste però restava a capire il modo con cui stante tali nubi o fumi si potevano avere i fenomeni della penombra e della di- visione delle macchie, nello spiegare le quali urtarono tutte le ipotesi non esclusa quella del dottissimo Kirchoff, che non riuscì meglio degli altri colle sue nubi doppie parallele. Noi non abbiam bisogno punto del secondo strato di nubi, ma ce ne basti uno abbastanza denso per sprofondarsi dentro la fotosfera, e la penombra si produce dall’ invasione della fotosfera sopra questo strato, con varii aspetti ora di lingue, ora di veli, ora di grani ecc, Così combinando i fenomeni delle eruzioni colle sco- perte spettroscopiche possiamo darci ragione di ciò che non ispiegava l'ipotesi ga- lileana; onde essa senza ingiustizia fu chiamata parto della scienza bambina. Ma quello che vide questa stessa scienza bambina nol vedono alcuni de’ dotti presenti, DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 123 che ostinandosi a voler roba solida e consistente là dove Galileo stesso non vide che una sostanza mobilissima e aeriforme, nel mentre che invocano il gran filosofo fio- rentino per criticare chi ne perfeziona le divinazioni, essi si mettono con lui nella più aperta e grossolana contraddizione per sostenere idee che sono parti della fan- tasia nutriti da imperfetti mezzi di osservazione. E qui ci sia lecito fare una osservazione sulla teoria di quelli che ammettono un nucleo solido nel Sole. Noi domandiamo loro se credono che tal conclusione sia real- mente fondata nell’osservazione? Dalla sicurezza con cui si afferma ciò da essi, direb- besi che sì: ma pure è tutto al contrario. È inutile il dire che nessuna sperienza diretta esiste per provare tale solidità, Ciò che vediamo nel Sole è materia lucida che si muove su di un’altra materia oscura; ecco tutto. Il creder poi questa materia oscura anche solida, non è conclusione di sperienza, ma deduzione di analogia: è dunque un’ipotesi come un’altra. Ripetiamolo dunque: chi dice nucleo solido fa una supposizione: è una ipotesi, dedotta dall’analogia col nostro pianeta che ha un in- viluppo fluido sopra un nucleo solido, Ma chi ci assicura che questo nucleo colà ci sia, e che l’analogia valga colà? Dunque ipotesi per ipotesi, noi preferiamo che esso anche sotto allo strato visibile possa esser fluido, almeno fino a certa profondità. Ora poi che le scoperte spettroscopiche ci fan vedere che il nero può essere avventizio e provenire non dal di sotto, ma dal di sopra, la seconda ipotesi è certamente pre- feribile come quella che è in relazione ragionata col grado di temperatura solare e cogli altri fenomeni dell’astro. In questo noi siamo d’accordo ancora col Galileo, che le macchie possono prove- nire nel Sole non da una sola causa, ma da molte, che nè anche sapremmo imma- ginare. L'ipotesi che ora sosteniamo è quella che si appoggia sulla spettroscopia, non che sulle analogie e leggi de’ moti de’ fluidi, ma potrebbe esser benissimo che qualche altra futura scoperta aprisse un altro orizzonte, che senza escludere questa indicasse delle altre origini, Qui finirebbero le nostre osservazioni sulle cose del signor E. Gautier. Ma vi sa- rebbe molto da dire su quanto vi aggiunge il signor Faye. Se non che ogni discus- sione con questo diviene impossibile, non avendo esso cognizione sperimentale dei fatti su cui ragiona, e spostando esso continuamente la questione. Noi comprendiamo benissimo esser questo artificio di valente avvocato, ma la scienza non si tratta al modo forense, Tiri in mezzo fatti nuovi e osservazioni sue e allora entreremo in di- scussione: finchè non ci darà che i parti della sua fervida imaginazione non conti- nueremo una inutile polemica. Solo vorremmo che non sì permettesse di foggiare a suo talento delle opinioni ed attribuirle altrui. Tale è per esempio quella che esso attribuisce agli Spettroscopisti Italiani, che egli mette in un fascio, benchè abbiamo ognuno le proprie vedute. Cosi a pag. 76 del Tom. LXXIV dei Compfes Rendus 13 luglio 1874) mette come fosse loro l’opinione seguente : — Des masses gazeuses, ascendantes venues de l’intérieur, s'éléveraient à la surface, non pas avec violence mais plutòt d'une manière tranquille, et iraient dissoudre par leur chaleur les nuages de la photosphère, là où ces nuages disparaissent se forme une tache. — 124 MEMORIE DELLA SOCIETA" a Qui egli la dice l'opinione del Tacchini: io dubito assai che questa lo sia vera- mente, ma l’astronomo di Palermo risponderà esso. Più basso però attribuendo esso questa teoria agli Spettroscopisti Italiani in genere, io devo dire che tale non è punto la mia. Il signor Faye starebbe ancora a quanto stampai cinque anni fa nel Soleil ip epoca in cui quest'idea era provvisoriamente adottata, e allora non si conoscevano che imperfettamente i fenomeni delle eruzioni, ma più volte io ho avvertito nei Comptes Rendus che lo studio delle eruzioni mi ha fatto cambiare opinione, Non che io neghi le eruzioni, (cui il signor Faye tratta come di cose abitualmente calme e tranquille! si vede che non le ha mai vedute) ma perchè ora credo che la eruzione faccia un’altra funzione diversa da quella di sciogliere la materia nebu- losa fotosferica. L’eruzione "per me genera una massa assorbente che posta fra la fo- tosfera e l'osservatore costituisce la macchia, e la fotosfera invadendo colle sue cor- renti questa massa avventizia, forma la penombra e tende a chiudere la macchia. Questo modo di vedere è indipendente dalia natura della fotosfera che può essere materia precipitata come nebbia (come la vuole Wilson) o semplicemente incande- scente a spettro continuo (come la vuole Franckland). Queste correnti da me ben descritte furono molto mal ricevute dal signor Faye, che per poco non trattò i miei disegni come giuochi di fantasia! Ora però le ammette perchè le ha indicate il si- gnor Langley e bisogna dire il vero che si trova molto imbarazzato a spiegarle; ma chiunque leggerà il mio Soleil e le memorie scritte sulle macchie, vedrà che questo dotto astronomo americano non ha detto nulla di sostanziale che io non avessi per- fettamente riconosciuto, ed egli stesso mi fa giustizia citandomi, Onde il signor Faye invece di gettar motti di disprezzo sui lavori degli Spettroscopisti Italiani poteva far vedere che queste cose non eran nuove, in Europa, ma bensi erano state vedute da uno degli Spettroscopisti, anche prima che si fondasse la società. { filamenti isolati, tortuosi, e quelli formati di foglie veduti da Langley furono da me veduti e disegnati nella macchia del14 aprile 1869 che sta nei Comptes Rendus, La divisione delle macchie fatta da queste correnti è un fatto che, ad onta del molto ingegnarsi, il signor Faye non ispiegherà mai coi suoi cicloni; perchè un ciclone non si divide con fili e a poligoni di angoli vivi, ma solo a masse orbitali. Quando il signor Langley poi avrà studiato le macchie solari più a lungo che non ha fatto fi- nora, esso sarà più parco d’elogi per la teoria del signor Faye, e questi che tanto tripudia di quell’equivoco complimento fattogli dall'astronomo americano, si accorgerà che i fenomeni dei cicloni che sono tanto frequenti quando la macchia è nello stato di formazione, svaniscono nel suo progresso, donde non si pnò concludere che tutte e sempre sono cicloni, ma che ‘queste forme sono transeunti, e noi ben sapendo ciò non abbiamo mai negato i moti vorticosi nelle eruzioni: anzi al contrario li crediamo indispensabili specialmente al principio nella formazione delle macchie. Il signor Faye critica indirettamente la Società spettroscopica perchè non si fanno misure, Noi risponderemo che anche in questo è necessaria una divisione di lavoro, e che l'osservazione del Sole non si può prendere senza discrezione, specialmente DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 125 ne’ nostri climi. E se il signor Faye sapesse ciò che costa una osservazione completa di un bordo solare, non esigerebbe certamente anche le misure delle macchie dagli spettroscopisti. Però, in quanto a misure, in altri tempi ne abbiam fatte non poche ma la soluzione delle questioni sulla natura delle macchie non dipende solo da queste misure. Però confessiamo che se avessimo nel nostro Osservatorio il personale dei grandi osservatorii nazionali non esiteremmo a sacrificare due astronomi alla misura delle macchie. Non potendo far altro facciamo disegni precisi, ma questi pure sono disprezzati dal signor Faye perchè non rappresentano le sne idee. Riceva dunque un consiglio, da uno degli infimi tra i suoi colleghi: colla sua influenza faccia fare una serie competente di misure e le discuta, e allora la scienza farà qualche passo perchè dalle inutili cicalate non si cava che inano rumore, e disgusto in chi per compenso delle sue fatiche non trova che disprezzo e avvilimento senza nemmeno quelle esteriorità di rispetto che pur si suol prestare alle opinioni più strane. Noi ci siamo limitati solo ai fatti, e invitiamo tutte le persone competenti a ri- spondere a questi quesiti: 1. Esistono o non esistono nel sole le eruzioni metalliche ? 2. Queste eruzioni accadono o non accadono nella regione delle macchie ? 3. Queste masse eruttate quando sono all’orlo del sole danno esse lo spettro posi- tivo o luminoso, che poi si trasforma in negativo o di assorbimento quando passano sul disco ? 4, Esistono o non esistono correnti fotosferiche invadenti le masse oscure? Queste non sono teorie ma fatti: e fatti tali da cui discende la nostra teoria, e questo basti. A. SECCHI Giornale di Scienze Nat. ed Econ. Vol. X. — 1874. 48 126 MEMORIE DELLA SOCIETA” Sull’appendice al volume II delle Memorie e su talune osservazioni spettroscopiche solari fatte in giugno 1874. Nota di P. Tacchini. Alcuni mesi dopo la pubblicazione dell’appendice al volume II, l'illustre Faye cre- dette di tenerne parola all’Accademia di Parigi, per dimostrare, che la nostra pub- blicazione non era più al corrente della questione, mancando essa della discussione meteorologica sollevata dalla sua teoria e delle ricerche fatte agli Stati Uniti e in Inghilterra sulla struttura dettagliata della fotosfera. Inoltre egli aggiungeva in quella nota altre considerazioni sulle idee ed osservazioni mie e del P. Secchi relative alle teorie delle macchie, Persuaso anch'io, che non è possibile il continuare una discus- sione col sistema di risposta usato dal distinto accademico, mi limitai ad inviare al- l'Accademia la seguente nota, della quale alcune righe furono ommesse nel testo fran» cese. Palermo, 27 giugno 1874. « Domando il permesso all'Accademia d’inserire qualche parola nei Comptes Rendus a proposito dell’ultima nota del signor Faye. L’illustre Accademico ha creduto di dover criticare l’appendice alle Memorie degli Spettroscopisti Italiani 1873, dicendo che due cose mancavano alla nostra pubblicazione, vale a dire la discussione, che la sua teoria ha sollevato in meteorologia sui cicloni terrestri, e la serie di ricerche fatte agli Stati Uniti e in Inghilterra sulla struttura dettagliata della fotosfera: e nel dire che essa non è più al corrente della questione raccomanda all’attenzione dei nostri lettori i documenti più nuovi. Noi rispondiamo al signor Faye, che nel pubblicare la detta appendice la Società evidentemente non ha mirato allo scopo ‘di raccogliere tutto ciò che è stato scritto sulla questione della sua teoria, ma solamente la parte che riguardava gli spettroscopisti italiani: nel primo caso il signor Faye doveva essere più generoso reclamando l’intiera pubblicazione di tutte le note dei suoi nu- merosi avversarii, come ad esempio quelle del signor Vicaire, il quale appunto ci scriveva che pubblicando le sue note Za refutation de la theorie de M. Faye auratt été plus complete. Ma noi lo ripetiamo, la società non mirò ad altro, che a racco- gliere le note che la riguardavano direttamente, e in conseguenza io spero, che il DEGI.I SPETTROSCOPISTI ITALIANI 127 signor Faye non avrà più a lamentarsi, se nei limiti imposti alla nostra pubblicazione, essa non contiene tutto ciò, che egli avrebbe desiderato. In quanto alla premura del signor Faye di impegnarci a consultare gli spettroscopisti inglesi, io accetterò sempre con piacere i di lei consigli, ma il signor Faye deve ben credere, che io ho cercato sempre di tenermi al corrente per quanto mi fu possibile, profittando delle belle ricerche dei nostri colleghi stranieri: però ad onta di ciò io debbo dire, che la dimostrazione della teoria dei cicloni nelle macchie solari non arrivai ancora a trovarla. AI contrario nella bella memoria del signor Langley, il quale ha tanto perfezionato le nostre conoscenze sulla struttura della fotosfera, noi troviamo nel- l’esposizione così fedele e indipendente di questo valente osservatore dei tratti, che dimostrano, che relativamente alla questione delle macchie, dei cicloni, delle ern- zioni, ecc. le nostre osservazioni fatte sino dal 1865 (vedi Bu/ettino della Specola di Palermo 1865) con istrumenti più modesti hanno il valore, che noi avevamo loro ac- cordato. Ecco per es. alla pag. 14 il signor Langley così si esprime : « Are these round, nearly central opening, so that looking into one we are looking into the axis of the cyclone to wihich the spot is due, into the vortex of the great whirl down wich the cromospheric vapors are being sacked by mechanical action? Are they ragged apertures, the craters as it were of eruptions, whence metallic vapors are being forced up? The answer to this question, were-there but these two alternatives, vould be definitive as to our choice betwen the principal theories of solar circulation. But we cannot answer peremptorely in favor of either. I have scen these nucley neally defined, circular central aperturas , but I have also and not unfrequently seen them ragged vents, as shown in the drawing. It is noticeable that the very darkest nuclei are sometimes close under the bright ends of filaments, wich it would seem could not present their usual aspect with the downward suction of a cyclone beneath them.» E nell’ultima pagina dice: « If we keep the real vastness of the field of these operations before our minds, and use the terms in not so too absolute a sense, we shall be able to see the truth of both the eruptive and cyclonic theories, in the coexistence of phenomens, wich, discussed se- parately, would justify either. » * Sugli altri punti della nota del signor Faye che mi riguardano, non credo punto di dovere insistere, perchè l’illustre astronomo risponderebbe sempre della stessa maniera comodissima, vole a dire che è fatti osservati da noi stessi sono contrarii alle nostre idee. « In questa occasione mi permetto anche di aggiungere qualche osservazione di Sole fatta in giugno. Al principio del mese si presentarono alla superficie solare dei movimenti insoliti, dopo dei quali l’astro è ritornato allo stato di calma. Il nu- mero dei punti ove il magnesio si rendeva visibile andò sempre aumentando, di ma- 128 MEMORIE DELLA SOCIETA” niera che nel mattino del giorno 11 egli era visibile sull’intiero bordo unitamente alla riga coronale 1474 K, « Questo fenomeno, come ho gia indicato è indipendente dalla posizione dell’astro, e fino a un certo punto anche dalle condizioni atmosferiche, ciò che è provato qui da altri faiti concomitanti , cioè le eruzioni metalliche brillantissime osservate du- rante questo periodo. A partire dal giorno 4 io notai la presenza di due linee dop- pie in un punto del bordo occidentale a 90 gradi circa: esse corrispondono alle po- sizioni 4924-5018 della scala Angstròm. Queste due linee si estesero in seguito assai più, così che nel giorno 11 esse occupavano quasi tutto il bordo occidentale del disco solare e qualche punto dell’orientale: dipoi la diminuzione progressiva dimostrò che esse appartenevano ad una vasta regione, in mezzo della quale avevamo osser- vato delle bellissime eruzioni corrispondenti alle macchie e facole. La più bella fu quella del giorno 10, durante la quale tutto l’intervallo compreso fra le d e la 1474 K. era intieramente rovesciato. « Dello stesso modo il fenomeno delle protuberanze accusava un aumento sensibile di attività. Egli è dunque evidentissimo, che nel mese di giugno il Sole si è trovato quasi improvvisamente invaso alla sua superficie da vapori metallici, che si accu- mularono in più grandi proporzioni sopra di una regione speciale. Quale sarà stata la causa di questa convulsione solare? Ecco la questione da risolversi, mentre riesce impossibile di derivare detta causa dalla semplice rotazione, che restando la stessa, pure lascia tranquilla la superficie del sole durante intervalli abbastanza lunghi e periodici. Spiacemi davvero che il signor Faye non possa disporre di un cannocchiale eguale al mio per dedicarsi ad una serie di osservazioni spettrali abbastanza lunga; in poco tempo forse, senza abbandonare la sua teoria relativamente alla superficie generale della fotosfera, egli la modificherebbe relativamente alle macchie in questo senso che i cicloni non costituiscono punto la vera causa delle macchie solari; ma che essi possono formarsi intieramente o parzialmente al posto di una macchia, mo- dificandone la forma e la durata. » Nella nota poi sulla teoria galileana, il P., Secchi intrattenendosi delle cose dette dal signor Faye sugli Spettroscopisti Italiani aggiunge che io risponderò, per ciò che riguarda alle mie idee sulla formazione delle macchie: io invece credo di non do- vere ritornare su ciò che ho cercato di spiegare al signor Faye in diverse note: oramai qualunque schiarimento sarebbe inutile. In quanto a me non ho mai creduto di essere infallibile, ne ho preteso mai di imporre a chicchessia le mie opinioni, nè mai mi sono dichiarato decisamente sosteritore di una speciale teoria; ma stu- diando i fatti ho cercato di vedere a quale teoria potevano meglio adattarsi, senza pretendere che quella da me scelta fosse la vera capace di spiegare ogni cosa: giac- chè lo ripeto qui ancora una volta, che ad onta dei grandi progressi compiutisi riguardanti i fatti osservabili sul sole, pure a mio avviso anche in oggi non abbiamo una teoria che soddisfi completamente, sebbene il campo si sia ben più ristretto, perchè questi progressi appunto hanno dimostrata assurda la teoria delle scorie o DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 129 croste solide, e non accettabile la teoria dei cicloni, come vera causa della forma- zione delle macchie solari, nel mentre che la teoria dell’ astronomo francese può servire di complemento a quella delle eruzioni in quanto che i cicloni si possono realmente vedere in certi casi tanto nelle macchie come nella cromosfera. Certamente questo lavoro meccanico, che si compie nei diversi strati e zone della fotosfera non può mettersi da parte, quando si esamini il lavoro che si esegue nella formazione o chiusura delle macchie, ma nella gran maggioranza dei casi rimane il primo tal- mente vinto dal secondo, che nulla di sensibile per esso mostra l'osservazione, perchè sì possa considerarlo di qualche importanza nella formazione delle macchie. E infatti da principio e in seguito della discussione il signor Faye cercò, ma non riesci a di- mostrare che i suoi cicloni dovevano esistere invisibili, poi nel raffigurare la sua cir- colazione ricadde di nuovo contro l'osservazione, poi da un ingegnoso ripiego in un altro ora appoggiandosi alle osservazioni, ora seartandole addirittura, arrivò final- mente a crearsi un nuovo puntello nelle osservazioni speciali di un istrumento più potente, trascurando che le particolarità riguardanti ie macchie, in relazione alla sua teoria, erano state egualmente bene studiate da molto tempo si in Italia, che in altri paesi. Noi intanto continueremo a raccogliere i fatti e il tempo farà sicu- ramente il resto, augurandoci, che ben presto ci possiamo trovare tutti d’accordo. Magnesio al bordo nel gennaro 1873 osservato a Palermo. In causa del tempo cattivo assai scarso è il numero delle osservazioni che abbiamo potuto fare sulle d e sulla 1474, che indicheremo colla lettera %. Ecco le note ri- cavate dai registri: 7 gennaro. — 66° vok, 84 vvvk, 90 vob. 8. — In questo giorno Ia vivezza della eromosfera indicava magnesio abbondante: ma appena fatto l’esame delle prime 7 posizioni, ove il magnesio era infatti molto vivo, si annuvolò. 11, — Giorno chiarissimo. 0%0k 60k, 12vk, 24vk, 42vk, 54vvk, 72vk, 294vk, 300 vk, 312 vk, 336vk, 3420k, 348 vk. 12, — Aria non tanto buona, 66°ek, 72wk, 270vk, 276vk, 288 vk, 294 vvok, 130 MEMORIE DELLA SOCIBTA" 13 gennaro. — Aria cattiva. 15. — Aria buonissima e distinzione ottima. 54°wvk, 72 vvk, 258 vk, 300 vk. 16. — Non si fu in tempo a fare l’esame delle d. 17. — Aria cattivissima : e intanto le imagini nella C erano buone. 30. — Aria cattiva, 31, — 270 vvk, 288 vvvk. Il numero delle osservazioni è troppo scarso: però le osservazioni del 9, 11, 12, 15 e specialmente di quest’ultimo giorno, dimostrano che vi era un minîmum mar- cato nelle regioni del magnesio. Macchie e facole al bordo. Osservazioni dirette e spettroscopiche fatte all'Osservatorio di Palermo nel 1873 da P. Tacchini. 6 gennaro, — Ad 33° macchia al tramonto seguita da foro: a 265 macchia al bordo, ed a 268 un’altra appena sensibile: i disegni della cromosfera corrispondente sono quelli della fig. 1-2; tav. XLVI. L’esame dello spettro non riescì pel cattivo tempo. 7 detto. — Ad 84° e 90° nel posto cioè del gruppo tramontato fu notato il seguente spettro metallico : 84, Sodio. BC, d, 1474 K. e solite 4 fra d ed F. 90, Sodio, BC. d, 1474 K. e solite 4 fra d ed F. questo spettro però era solo visibile nel posto dei fiocchi fig. 3. 9 gennaro. — Eruzione da 72° a 78° nel posto del gruppo tramontato, ma l’aria e nuvole non lasciarono determinare lo spettro, vedi fig. 4. DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 131 12 gennaro, — A 288° e 294° s’indovinò la presenza di uno spettro metallico, le righe notate furono a 288° BC Ba d. 1474 K, e solite 4 fra d ed PF. a 294° BC Ba d. 1474 K. e solite 4 fra d ed F. in questo spettro mancava il sodio: le BC e Ba erano più vive e rilevate nel posto dei fiocchi, vedi fig. 5; dopo il mezzodì si guardò di nuovo ed alle 2% 12" comparve il sodio nel solo posto del fiocco vivo a 296° Guardato il sole per projezione si trovò una bella macchia appena sortita all'angolo 292° Sembra dunque più probabile che i fenomeni osservati appartenessero alla facola della macchia che allora doveva es- sere sul bordo, come lo dimostrò il disegno del giorno 13, con due piccole macchiette a 291° e 288°, 15 detto. — Da 65° a 74° gruppi di macchie, dei quali uno vicinissimo al bordo a 72°: nello spettro il solo magnesio fu visibile (vedi fig. 6), e la 1474 K. 16 detto. — Da 66° a 72° spettro metallico vivissimo corrispondente alle macchie del giorno avanti. La parte più lucente era contenuta fra 69° e 72°. Spettro osser- vato: BC-Ba Lo0E Sodio b'6?°b* \ 5272 4943 doppia (Angstròm) 5282 9031 doppia 5316 5194 5389 5229 5895 ed altre dat ra le d e 5316, che non vennero determinate, perchè si videro solo ad istanti e deboli. Il sodio non fu visibile che da principio; la F si presentò come riga nera in mezzo a due bianche irregolari, cioè rigonfiate nel posto de’ fiocchi. Guardato il sole per proiezione si trovò ancora appena visibile una delle macchie, vedi fig. 7, all’angolo 70° cioè nella posizione dei fenomeni più intensi e dello spettro più vivo (1). 17 detto. — All’angolo 71° vi era ancora un basso fiocco Iucentissimo (fig. 8) con fili in alto staccati per 75% l'imagine del fiocco vedevasi anche nella BC e Ba: la C presentava un rigonfiamento simmetrico nel posto del fiocco, e la F invece una specie di spirale. Era evidentemente la continuazione dei fenomeni veduti nel giorno avanti. Mancava il sodio. Le d, 1474 K. e le solite 4 visibili, (4) Un’ampia descrizione di questa eruzione trovasi nel vol. Il a pag. dò. 132 MEMORIE DELLA SOCIETA” 24 gennaro. — All’angolo 297°-300° spettro vivissimo righe osservate: BC-Ba A, Sodio 5232,5 D'bbob* \ 5316 4943 Angstròm 5323,9 5031 5327,5 5198,0 5362,0 5226,0 5564,6 5234,0 doppia 5269,0 doppia Questo spettro era nel posto delle fiamme vive cioè da 297°,5 a 299°,5. Per pro- iezione si trovò all'angolo 298°, vedi fig. 9, una macchia appena sortita. Lo spettro era dunque nella direzione del solo nucleo, e non si estendeva sulla facola della mac- chia al bordo. In seguito si vide come lo spettro di una macchia che seguiva la prima. 30 gennaro, — Da 114° a 118° fiamme vivissime di spettro metallico, ma il tempo cattivo non permise l'osservazione delle righe. Corrispondono a un gruppo di mac- chie visibili nel giorno precedente. Piccola eruzione 306°. 31 detto. — A 309° macchia, che fu annunziata nel giorno avanti dalla piccola eru- zione, vedi fig. 10. All’angolo 239° fiocco di fili in parte lucentissimi. Nel posto di detti fili si trovarono invertite Ie seguenti righe BC Sodio | 9234 DID*LoDi 5264,6 4943 5275 5031 5282,5 doppia 5198 5316 doppia Dall’assieme di questi spettri metallici, si vede chiaro, 1° che il Inogo principale delle eruzioni coincide colle macchie e propriamente al loro centro; 2° che i mate- riali di eruzione poco si sollevano sul livello della fotosfera. DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 133 On a new class of absorption phenomena by J. Norman Lockyer, F.R.S. 1. In the experiments on the absorption-spectrum of Na and K vapour heated in a red-hot tube, to which further reference is made in separate notes, I have obser- ved phenomena quite new to me, some rough drawings of which I lay herewith be- fore the Royal Society. As the phenomena are only momentary, I cannot answer for the final accuracy of the drawings, nor have I been able to represent the softness of the gradations of shade. 2. In the drawings, the red end of the spectrum is to the left; the D line com- mon to them all is the image of a slit about half an inch long, on which slit the light falls from an electric lamp, through the tube and chamber in which the va- pours are produced. The lower part of the drawings would generally represent, the- refore, the spectrum of the /ess dense vapours were the vapours at rest. 3. One of the phenomena referred to consists of what may be described as a uni- lateral widening of the line D: the side absorption, however, is much less dense that of the line; it is bounded by D on one side and by a curved line on the other. In the Table XLVIII, Figs. 1, 2, and 3 will give an idea of this appearance in three stages as it is frequently actually seen, è. e. as the absorption travels up or down the line it widens as shown. 4, Figs. 4 and 5 give two variations sometimes observed — fig. 4 showing the darkening in the absorption and an increased steepness in the curve; fig. 5 the si. multaneous existence of apparently different absorptions, all bounded by D on one side, but by different curves on the other, and being of different intensities. 5. Although, in the preceding drawings, I have represented this unilateral wide- ning exclusively on the more refrangible side of D, I have observed it on the other, though scarcely so frequently. 6. Accompanyng these appearances, but generally best visible when the absorption with curved boundary is visible on both sides of D, is a brilliant boundary repla- cing the mere change of shade, 7. At times the brilliant boundary is continuous across D, as shown in fig. 6; but I append figs. 7 and 8 to show that the phenomena on either side of D are inde- pendent of each other. 8. At times, D puts on the appearance of the limiting line of a channelled-space Giornale di Scienze Nat. ed Econ., Vol. X. — 1874. 49 134 MEMORIE DELLA SOCIETA” spectrum, the « easing off » of the absorption being now on one side and now on the other, 9. Should all these phenomena be ultimately referred to the causes which produce a channelled-space spectrum (one of which undoubtedly is the tendency to a uni- lateral instead of a bilateral widening), a line-spectrum will be regarded as a spe. cial case merely, and not as an entirely different spectrum, as it has been hithertos and the range of molecular combinations in any one element from which line-spec- tra may be produced is extended, 10. The question further arises, whether, many of the short lines in spectra are not remnants of channelled-space spectra. On the Absorption of great Thicknesses of Metallic and Metalloidal Vapours By J. Norman Lockyer, F.R.S. It has been assumed hitherto that a great thickness of a gas or vapour causes its radiation, and therefore its absorption, to assume more and more the character of a continuous spectrum as the thickness is increased. It has been shown by Dr. Frankland and myself that such a condition obtains when the density of a vapour is increased, and my later researches have shown that it is brought about in two ways. Generalizing the work I have already done, without intending thereby to imply necessarily that the rule will hold universally, or that it exhausts all the phenomena, it may be stated that metallic elements of low specific gravity approach the continuous spectrum by widening their lines, while metallic elements of high specific gravity approach the continuous state by increasing the number of their lines, Hence in the vapours of Na, Ca, Al, and Mg we have a small number of lines which broaden, few short lines being added by increase ot density ; in Fe, Co, Ni, &. we have many lines which do not so greatly broaden, many short lines being added. The observations I made in India during the total solar eclipse of 1871 were against the assumption referred to; and if we are to hold that the lines, both : fandamental » and « short, » which we get in a spectrum, are due to atomie impact (defining by the word atom, provisionally, that mass of matter which gives us a line-spectrum), then, as neither the quantity of the impacts nor the quality DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 135 is necessarily altered by increasing the thickness of the stratum, the assumption seems also devoid of true theoretical foundation. One thing is clear, that if the assumed continuous spectrum is ever areched by increased thickness, as by increased density, it must be reached through the « short-line » stage. To test this point I have made the following experiments: — 1, An iron tube about 5 feet long was filled with dry hydrogen; pieces of sodium were carefully placed at intervals along the whole length of the tube, except close to the ends. The ends were closed with glass plates. The tube was placed in two gas-furnaces in line and heated. An eletric lamp was placed at one end of the tube and a spectroscope at the other. When the tube was red-hot and filled with sodium-vapour tgroughout, as nearly as possible, its whole length, a stream of hydrogen slowly passing through the tube, the line D was seen to be absorbed; it was no thicker than when seen under si- milar conditions in a test-tube, and far thinner than the line absorbed by sodium- vapour in a test-tube, if the density be only slightly increased. Only the longest » fundamental » line was absorbed, The line was thicker than the D line in the solar spectrum, in which spectrum all the short lines are reversed. 2. As it was difficult largely to increase either the temparature or the density of the sodium-vapour, I have made another series of expesiments with iodine-vapour, I have already poited out the differences indicated by the spectroscope between the quality of the vibrations of the « atom » of a metal and of the « subatom » of a metalloid (by which term I define that mass of matter which gives us a spe- ctrum of channelled spaces, and builds up the continuous spectrum in its own way). Thus, in iodine, the short lines, brought about by increase of density in an atomic spectrum, are represented by the addition of a system of well-defined « beats » and broad bands of continuous absorption to the simplest spectrum, which is one exQuisitely rhythmical, the intervals increasing from the blue to the red, and in which the beats are scarcely noticeable. On increasing the density of a very small thickness by a gentle heating, the beats and bands are introduced, and, as the density is still farther increased, the absorption becomes continuous throughout the whole of the visibile spectrum. The absorption of a thickness ot 5 feet 6 inches of iodine-vapour at a tempe- rature of 59° F. has given me no indication of bands, while the beats were so faint that they were scarcely visible. 136 MEMORIE DELLA SOCIETA” Studi spettroscopici delle Stelle cadenti fatti dal signor Arcimis a Cadice. (Lettera diretta al P. A. Secchi). Siamo lieti di pubblicare una lettera dal ch. signor Augusto T. Arcimis diretta al R. P. A. Secchi, riguardante studî spettrali sulle stelle meteoriche dell’ultimo pe- riodo di agosto 1874, e premettendo ciò che ne scrisse il R. P. S. Ferrari in una sua rivista. « Alla stessa è unito un catalogo di 50 stelle osservate collo spettroscopio, tutte ap- partenenti al gruppo delle Perseidi e sono le più brillanti. « Lo spettro di 27 fra esse fu continuo mancando generalmente od essendo mal de- finito il violetto. In quasi tutte però si osservò assai brillante la riga del sodio nello strascico; il verde fu dominante in cinque, ed in una il bleu, La loro luce ad occhio nudo fu generalmente bianca o verdastra ed una tendente al bleu. Fu pure note- vole un bolide che i lettori troveranno descritto nella lettera dell'A, « Queste osservazioni del ch, Arcimis confermano quelle che fino dal 1868 furono fatte dal ch, P. Secchi su molte stelle della copiosa apparizione del 14 novembre di quel- l’anno, gli strascichi delle quali furono assai persistenti, ed analizzati diedero spet- tri discontinui, con essi le linee del sodio e del magnesio. Anche senza lo spettro- metro molte di esse vedevansi talora distintamente iridate. Da tutte queste osservazioni e da quelle di tanti illustri scienziati ben si vede come oramai si venga sempre più disvelando l’intima natura di questi corpi innu- merevoli e la loro identità colle comete che diedero pur esse uno spettro disconti- nuo, ed alcune delle quali fam parte di queste correnti meteoriche nello spazio, » Cadice, 20 agosto 1874, Rev. e ch. P. A. Secchi, Ho osservato con lo spettroscopio le stelle filanti della notte del 10 corrente, La osservazione cominciò alle 9 di sera e fini alle 2 del mattino. Lo stato del crono- metro lo determinai alle ore 4 p. m. dello stesso giorno colle altezze assolute del Sole sopra l’orizzonte artificiale, col sestante montato sul proprio piede. Lo spettroscopio è di Browning: si compone di una lente cilindrica posta innanzi a tre prismi a visione diretta, e di un oculare analizzatore. Le notti precedenti mi esercitai con fuochi d’artifizio che bruciavansi per una gran festa pubblica che attualmente qui si celebra. Determinai al primo colpo di vista e con straordinaria faciltà gli elementi dei sali che entravano nella loro composizione. Tali fuochi eran lanciati ad alcune centinaia di metri dal mio osservatorio. DEGLI SPETTRUSCOPISTI ITALIANI 137 Siccome ero solo durante la osservazione, ed il mio obbietto principale era lo stu- dio dello spettro delle stelle filanti, non potei occuparmi della traiettoria, nè del tempo esatto della loro apparizione e disparizione. Alcune apparizioni incerte non le ho notate, di modo che il risultato ottenuto mi sembra abbastanza degno di fi- ducia. Nè ho registrato le stelle deboli, nè le sporadiche, poichè la mia attenzione è stata solamente concentrata sulle « Perseadi, » — Nel quadro che rimetto a YV. S. col risultato della osservazione, lei vedrà l’esame di un bel bolide sul cuni strascico ho veduto varî spettri sovrapposti; ciò, a parer mio, indica che il bolide si frazionò, e che ì piccoli corpi staccati, divenuti gassosi e brillanti formavano nell’istrumento fiamme diverse. Lo strascico durò 1% 305, tempo più che sufficiente per verificare la esattezza di ciò che avevo veduto; credo pertanto la osservazione degna di tutta confidenza. Se V. S. erede che queste osservazioni siano di qualche interesse, sarei ben con- tento di vederle pubblicate sotto il suo rispettabile patrocinio, Avsosto T. Arcs, Quadro delle osservazioni. — 10 Agosto 1874, Tempo medio. ME- x MOVI- COLORE ORA \reona| SPLENDORE | fENTO| DELLA LUCE | SPETTRO E DETTAGLI STRASCICO 9h11®30*|Stella |Brillante Rapido|Verdastra Continuo, predominan- | Senza. do il verde. Vi era mal definito il vio- letto. 143 40] id. id. id. |Biancastra |Continuo. Mal definito | id. il violetto. 19 0| id. |Molto brill. id. id. Continuo. Mal definito | Debole, persistente, il violetto. riga gialla. 19 48| id. |Brillante id. id. Continuo senza violetto | Senza. 35 42| id id Lento id. Continuo, predomina il | Deb., spettro gial- verde, manca il vio- lognolo. | _ letto. 4A 47) id. \Splend. med. |Rapido Verdastra Diuia Mal definito | Strascico indeciso. il violetto. 57 2| id. (Brillante id. |Biancastra Continuo. Senza. 58 9| id. |Brillantissima|] id. id. ‘Continuo, con righe lon- | Brillante, spettro | gitudinali somiglian- oscuro, riga gial- ti a quelle di diffra- la molto brill. zione. 1047 5|Bolide id. id. |Bianca bella Spettro di assorbimen- | Persistente: durò | to dominando il ver- 1° 30° con riga de, con righe nere gialla brillante. fine. Mancanza del Tre o quattro i violetto. spettri sovrap- posti come di- stinti fuochi, in- i dicando tutti la medesima riga gialla. Bianca letto. brillante; riga gialla pure mol- to brillante. Deb., spettro indec. 138 MEMORIE DELLA SOCIETA” TEL. Eee e} e _ ta n n ME MOVI- COLORE ORA |rror| SPLENDORE |\ENTO | DELLA LUCE | SPETTRO E DETTAGLI STRASCICO 10h22"43*|Stella |Brillante Rapido|Mcerta Continuo. Debole 23 40| id. |Splend. med.| id. |Biancastra |Continuo, brillante. id. 29 44) id. |Brillante Lento |Verdastra id. id. Senza. | 33 13 | id. id. Rapido|Biancastra id. id. Debole, riga gialla. Size ds id. Lento |Azzurrognola|Continuo, predominan- | Debole, spettro de- do l'azzurro. bole, riga gialla. 49 44| id. id. Rapido|Bianca Continuo, mancando il | Strascico con riga 7 violetto. gialla. 14h47® 3) id. |Splend. med.| id. |Biancastra |Continuo. Debole, riga gialla. 19 53 | id. id. id. id. id. Senza. 28 410) id. |Brillante id. id id., pred. il verde. | Debole, riga gialla. 36 44 | id. id. id. id. id, manca il vio- | Persistente, riga letto. gialla. 52 15| id. |Splend. med.| id. |Verdastra id. id. Debole. 50 3i | id. |Brillante id. |Biancastra |Cont. manca il violetto. | Senza. 42h441®419°| id. |Brillantissima| id. |Verdastra Continuo, dominando il | Brillante e persi— verde. stente, riga gialla. 45 26| id. |Brillante Lento {Bianca Continuo. Debole. 20 29) id. id. Rapido|Biancastra id. Debole, riga gialla. 33 7| id. id. id. |Incerta Continuo, intermittente, id. id. | manca il violetto. 4A 49 | id. id. id. |Verdastra Continuo. Senza. 43 27 | id. id. id. |Bianca id. Brillante, spettro osc., riga gialla brillante. 47 20| id. |Splend. med.| id. |Biancastra id. debole. Debole, riga gialla. 55 24 | id. id. id. id. id. id. id. id. 59 O) id. |Brillante Lento |Bianca Contin. brillante, manca | Brill., righe gialle complet. il violetto. sovrapposie. {3h1{®39*| id. |Splend. med.|Rapido|Biancastra |Continuo Deb., senza spettro. 43 22 | id. |Brillante id. id. id., manca il viol. | Debole, riga gialla. 19 5) id. id. id. id. id. id. Con riga gialla. 27 43 | id. |Splend. med.| id. id. Continuo, mancanza del! Deb., senza spettro. violetto. 3 39 50 | id. |Brillantissima| id. |Incerta Spettro con qualche ri- | Con riga gialla. ga di assortimento ; manca il violetto. 45 14| id. [Brillante id. |Bianca Continuo. Debole, riga gialla. 47 27) id. id. id. |Biancastra |Continuo, manca il viol. | Senza. 54 24! id. |Splend. med.| id. id. Continuo. Deb., spettro indec. 56 412 | id. |Brillante id. |Verdastra Contin.,domin. il verde. | Debole, riga gialla. Aln 2°57°| id. id. id. id. Continuo debole, manca id. id. il violetto. 41 19| id. id. Lento |Biancastra |Continuo, manca il vio- | Spettro oscuro, ri- lelto. ga gialla. 17 37| id. id. Rapido|Verdastra |Continuo. Non apprezzabile. 19 51 | id. id. id. [Bianca Cont. manca il violetto. BersRIate , riga ialla. 25 26| id. id. id. {Biancastra id. id. coi riga gialla. 32 48 | id. id. id. |Bianca id. id. id. id. 37 15| id. id. id. id. id. id. Debole, riga gialla. 42 57| id. |Splend. med.| id. |Verdastra Contin. domin. il verde | Senza. 45 29| id. |Brillante id. |Bianca Continuo debole, man- | Persistente , riga : È ca il violetto. gialla. 54 9| id. id. id. |Biancastra |Continuo, manca il vio- | Persistente e molto DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 139 Macchie solari osservate in Palermo dal giugno al settembre 1874. Nel seguente quadro trovansi raccolte le osservazioni delle macchie solari eseguite all’Equatoriale di Merz dell’ Osservatorio di Palermo dal giugno al settembre 1874, Dal 1° giugno al 20 agosto le osservazioni furono fatte dal signor Tacchini, e dal 25 agosto a tutto settembre dal sottoscritto. Come ben si rileva dalle cifre, l’attività solare durante questo quadrimestre è stata variabile: nel giugno e nel settembre si ebbe minor quantità di macchie che nei mesì intermedî; e nei giorni 6, 7 e 8 settembre se ne ebbe a notare l’assoluta man- canza, non vedendosi altro sulla fotosfera solare, che piccoli fori, dei quali alcuni appena visibili, G. De Lisa, 1874 Ss |8|Fs|83/23) 1874 5 |#a|8sl8s|2È 2 A zo|/&aSscE = E 2=3|#8|8= = E ei i DAI Mi nt ea Giugno 1 “i IL 1| 4|Luglio 7 ORTA [OI a INTO 2 Di 21 » » 4 8 8 49 » » 6 | 3 3 2 » » 2 | 9 9 53 » » 5 4 2 5 » » 2 10 | 9 49 D » 5 5 2 6 » » 3 11 10 44 » » 8 6 1 6 ’ 2 43 12 10 63 » » 8 7 2 13 » » 3 13 10 48 2 1 9 8 1 33 » » 5 14 4 38 ’ » 5 9 2 24 » » 4 15 8 71 » » 6 10 5 8 » » 3 16 6 42 1 » 6 11 4 di » 1 2 17 5 53 » » 8 12 6 79) O » 2 18 7 51 » 1 8 13 3 14 » ’ 3 19 6 36 » 1 7 14 3 47 » » 4 || 20 6 24 » 9 % Pe 9 34 » » 4 22 6 51 » 1 5 18 10 40 » 2 5) 23 8 2A 2 1 4 19 Ù 45 » » 4 24 8 19 1 » 4 20 6 149) » » 3 28 4 18 » » 3 21 62 | 152) » » 1? 29 5 dl, » ) 5 23 5 | 24 » ) 3 Agosto 3 (i 7 (5 DREI 1 7 24 3 32 » Pl i 4 8 50 1 » 5 25 4 19 2 » 5 5 8 39 » » 4 26 4 10 3 » 6 7 13 41 » » 5 27 4 41 2 1 7 8 11 33 1 epeto 28 10 AZ 2 »| 4 Ca SC, 15 D | 1 Ù 29 12 7 i IPP | ’ 7 10 11 20 1 » 7 30 14 52 1 » 7 11 9 15 2 » ti Luglio 1 11 42 1 1 7 12 7 16 2 » d 2 11 47 | » 1 7 13 | 5 21 » » 5 3 11 54 » 1 ti 14 5 28 » 1 4 4 9 31 ] 1 7 15 7 32 » » 4 5 10 30 2 » 7 16 7 ball » » 4 6 9 54 » » 6 (4700 GE LI 36 | 1 » 3 Ù 140 MEMORIE DELLA SOCIETA” n Eel_e]E Egg ee) ae 1874 3 |#|83/8SC | 1872 S | #.|Ss|Bals Zi & | 20 |ES|E = fa z| = Rat rega Moi o i Agosto 18 7 38 » » 3 |Dettemb. 7 » 14 » » 3 o. dA avi #6 8 fi Bbc I ab a Gi iPRINNISZ FRIDA RI CTR LCA 260 VB i » | 3 12 6 | 25) » n a agi lovSlogi i »| 5 13 55 24 29 BET »| 4 DB SRD 0220 SI Te pai 30° (dae 250 I 24. oe La 31 1: 200 ai » | 3 20 ZO DR Settemb, 1 il gn 33 ovo on io SE ee pie ar lesa »| 4 DEM go A Ce Re a O >| 4 29 vati igor a 8 5 Lore » | 3 30 Lg 6 suo ie Ola Dn I Bordi solari disegnati a Roma e Palermo nei mesi di febbraro e marzo 1873. Nella tavola XLVII trovansi i bordi solari disegnati nel mese di febbraro e della prima metà del marzo 1873. Anche in questo periodo vi ha assoluta mancanza di protuberanze nelle calotte polari. Presso l’equatore poi, sebbene il numero delle pro- tuberanze si presenti scarso, pure ve ne sono talune di considerevole altezza e molto estese, come quelle dei giorni 19, 23 e 24 febbraro e 15 marzo che arrivarono al- l’altezza di 22,5, I rimanenti bordi del marzo saranno dati in una prossima tavola. DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 141 L’Ecclisse solare del 10 ottobre 1874 osservato collo spettroscopio in Roma Nota del P. A. Secchi. Tra le belle applicazioni dello spettroscopio, vi è quella di far con esso l’osser- vazione delle ecclissi. Il vantaggio che si ha con questo strumento sul metodo or- dinario si è, che quando il corpo oscuro è vicinissimo al contatto dell’orlo solare, può il suo orlo vedersi proiettato sulla cromosfera solare qualche tempo prima che accada il contatto colla parte più brillante e che forma l’orlo visibile ordinario del Sole, Due metodi erano stati proposti per fare questa osservazione, uno il metodo comune con cui sì osservano le protuberanze solari; l’altro quello di aggiungere un secondo prisma avanti alla fessura dello spettroscopio, col quale si ha il vantaggio di avere nel campo una imagine solare come nei cannocchiali ordinarii, con visibi- lità precisa delle macchie e dell’orlo solare, e del lembo lunare, cosa che manca nel metodo ordinario. Avendo io fatte le osservazioni dell’ecclisse nel maggio dello scorso anno con questo metodo di mia invenzione e trovatolo soddisfacentissimo, volli que- sta volta provare l’ osservazione collo spettroscopio al modo ordinario onde vedere se i vantaggi da me supposti erano reali, Lasciato dunque da parte il mio metodo mi preparai all’ osservazione collo spet- troscopio ordinario; però nel principio fui sfortunato; il cielo avea de’ leggieri cirri vaganti che indebolivano assai la cromosfera, e talvolta la facevano sparire affatto, malgrado il restringimento della fessura. Onde quando venne la Luna ad occultare la cromosfera, questa era già debole, e io restai in dubbio se la mancanza sua fosse effetto del lembo lunare che la copriva, o del cirro che la faceva svanire. Notati però i tempi approssimati del fenomeno, si vide dal confronto coll’osservazione fatta dal P. Ferrari al cannocchiale di Cauchoix che essa era stata veramente occultata dalla Luna. Il tempo del primo contatto notato dal suddetto osservatore fu 10" 14% 415,0 solo differente di pochi secondi dal risultato del suo calcolo preventivo. Più fortunati fummo nel fine, perché schiaritosi il cielo potei osservare benissimo l’ egresso della Luna, e il momento in cui la cromosfera era dal suo lembo oscuro ancora separata in due parti terminate da punte acutissime. Quando il P. Ferrari diede il suo segnale del fine, alle ore 0% 40% 118,9, allora le due punte non erano ancora in contatto : l’ arco si chiuse con un filetto di cromosfera sottilissimo 45,0 Giornale di Scienze Nat. cd Econ. Vol. X. — 1874, 20 142 MEMORIE DELLA SOCIETA” dopo. L'osservazione fu nettissima e di gran peso. La cromosfera essendo assai bassa al luogo dell’uscita, la Luna non fu veduta su di essa che per pochi secondi, Venendo ora al confronto dei due metodi spettroscopici suindieati, mi pare rile- vare quanto segue: 1, Ambedue soddisfano all’ esigenza della scienza, ma nel metodo mio (del se- condo prisma) vedendosi chiaramente il disco solare, se anche fallisse l’avviso della - cromosfera resta quello dell’orlo solare ordinario, il che col metodo comune non si verificherebbe se non quando fosse già notabilmente intaccato. 2. L'arco di lembo solare visibile nello spettroscopio comune a molti prismi es- sendo assai ristretto, è per ciò difficile di tener con precisione il punto dove deve accadere il contatto sul mezzo della fessura, e bisogna fissarlo prima con molta pre- cisione, mentre col prisma addizionale l'arco visibile è molto grande, e può starsi con più tranquillità ad aspettare la divisione della riga cromosferica. L’incomodo dello spettroscopio comune è più sensibile al fine dell’osservazione, perchè mutando posto continuamente le cuspidi, riesce un poco difficile il seguirle. Questa difficoltà cre- sce anche per ciò che non si ha nessuna guida per seguirle; essendochè l’immagine del Sole realmente non si vede, ma solo i raggi che partono dall’estremo suo orlo. Ed io che credevo fondata la obiezione fattami che era difficile mantenere la linea della cromosfera sulla fessura col mio metodo, mi sono convinto col fatto che é invece molto più difficile seguire l’estrema fasc col metodo ordinario ; la ragione si è che nel mio metodo si vede il disco solare, che serve di guida comodissima a segnire la falce che sta per finire, e col metodo comune questo non si vede. 3. Risulta in fine che con questo metodo, come col mio, il diametro solare con- cluso dall’entrata ed uscita della Luna risulta maggiore perché la Luna si vede en- trare prima ed uscire dopo, come già feci osservare nell’ecclisse del 25 maggio 1873 (v. Bullettino Meteorologico dell’Osservatorio del Collegio Romano, vol. XII, p. 34), il che non deve sorprendere perchè già è noto agli astronomi che i contatti della Luna non si vedono che quando sono già accaduti. 4, Il solo svantaggio che resta al metodo mio si è che esige uno strumento di maggior forza che il metodo comune, e prismi di rara bontà, cosa che realmente produce una difficoltà pratica non trascurabile. 5. Da questa osservazione resta anche per me sciolta una difficoltà che diede ori- gine ad una piccola differenza di opinione tra me e il signor Prof, Lorenzoni, cioè se potesse nello spettroscopio apprezzarsi positivamente l’orlo solare col metodo or- dinario. Dico positivamente, cioè non solo pel cessare della cromosfera, ma anche per un piccolo arco del suo lembo ben terminato che riuscisse visibile nello stru- mento. Per studiare questa difficoltà posi più volte il lembo della falce interna della fase solare sull’orlo della fessura in contatto coll’orlo lunare, ed osservai quanto se- gue, Al momento che il ciglio luminoso della falce entrava nella fessura nulla era più visibile dell’orlo solare, perchè la luce viva che veniva da quell’orlo occultava tutto, facendo uno spettro completo, ed era istantanea la sua entrata. Ma quando la falco DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 143 fu assai diminuita, tanto che le due piccole cuspidi entravano nella fessura, allora il lembo solare parve realmente visibile in modo positivo, al di sotto della cromo» sfera. Le due punte di questa si videro chiudere esattamente, e congiungersi scor- ‘rendo lentamente sull’orlo lunare, e separandolo nettamente dal solare. Talchè biso- gna dire che un piccolo archetto di Sole poteva entrare nella fessura, senza dare uno spettro che invadesse tutto il campo, come faceva la parte viva della falce cen- trale. Ma questo non poteva accadere, se il bordo solare non avesse avuto luce mo- .nocromatica 0 assolutamente o almeno prossimamente tale. Da ciò rileverebbesi che l’estremo orlo solare non emetterebbe luce assolutamente bianca, ma monocromatica, Questa conclusione che mi pare giusta merita però di esser meglio studiata e con- fermata con altre osservazioni, È però evidente da questi risultati che il prossimo passaggio di Venere che dai membri della Società spettroscopica sarà osservato con questo strumento, potrà ren- der utile anche il primo contatto pel calcolo della parallasse solare, elemento che finora era affatto trascurato dagli astronomi per l’imperfezione del metodo ordina- rio d’osservazione. Soltanto è manifesto che non basterà avere un cielo chiaro qua- lunque, ma che ci vorrà un cielo libero da veli leggieri, che come sanno i pratici sono i più grandi nemici dell’osservazione spettroscopica. Abbiamo cercato durante l’ecclisse, se all’orlo interno della falce solare si mani- festava modificazione alcuna nelle righe spettrali, che potessero assumersi come pro- dotte dall’infinenza di una atmosfera lunare; ma nulla siamo riusciti a vedere. Onde se tale atmosfera esiste, essa è sì minima che non fa effetto sensibile sullo spettro, Dall’Osservatorio del Collegio Romano, li 11 ottobre 1874. Riassunto delle protuberanze solari osservate al Collegio Romano dal 26 dicembre 1873 al 2 agosto 1874 Nota del P. A. Secchi. Nei seguenti quadri A e B presentiamo ai nostri lettori il riassunto delle protu- beranze osservate nella prima metà dell’anno corrente. La forma di questi quadri è simile agli altri data in altri anni. Un tale studio è di molta fatica e di poca im- portanza considerato in un breve periodo; ma volgendo ormai al 4° anno cominciasi a riconoscere il suo merito, La serie che presentiamo mostra una continua diminu- 144 MEMORIE DELLA SOCIETA” zione nella frequenza e nelle altezze delle protuberanze, e va d’accordo col periodo di scarse macchie che vedonsi al presente sul Sole. Nessuna conseguenza generale e sicura potrà trarsi finchè non sia scorso almeno un intero periodo undecennale, ma intanto non è punto azzardato il dire che i due fenomeni vanno di conserva. Talora si vede una recrudescenza che dura una o due giorni e poi si quieta, ma tal recrudescenza ha luogo nelle eruzioni semplicemente idrogeniche; le eruzioni me- talliche vanno d’accordo esclusivamente colle macchie. Questa scarsezza di eruzioni e la loro piccolezza relativa, è pure stata molto istrut- tiva. È emerso così un fatto importante, che l’eruzione si vede quando il nucleo della macchia sta precisamente sull’orlo del disco onde la macchia è ancora invisibile. Se una macchia si scopre all’orlo, e vi è eruzione, ora che le eruzioni sono basse, può dirsi con sicurezza che dietro quella ve ne sarà un’altra a cui appartiene l'eruzione. Queste macchie geminate sono molto istruttive e opportune per fissare la sede del- l'eruzione nella seconda macchia, per mezzo di misure differenziali. Molte di queste ci hanno persuaso che l’eruzione metallica ha realmente luogo sul nucleo, mentre i fiammoni idrogenici sono sulle facole. Se l’eruzione metallica è violenta ed alta, essa può esser visibile quantunque provenga dalla macchia già cospicua sul disco, come ho verificato in qualche caso, perchè allora il getto superava in altezza la lar- ghezza dell’intervallo che separa la macchia dall’orlo, ma in genere le eruzioni sono visibili quando la macchia col nucleo suo sta proprio all’orlo. Questo fatto dà ragione di alcune eccezioni notate dagli osservatori sulla regola di Wilson intorno al posto della maggior larghezza della penombra, che qualche volta è opposto a quello che dovrebbe dare una cavità. Ciò potrà accadere benissimo ogni qualvolta la regione abbia una massa di vapori alquanto elevati sulla fotosfera, e formerà realmente una eminenza, poichè questa darà la penombra con fasi diretta- mente opposte a quelle che darebbe una cavità. L’esistenza poi di tali ammassi va- porosi assorbenti, non è una ipotesi come alcuni pretendono, ma è un fatto messo in chiaro appunto da queste osservazioni: cioè é la stessa massa eruttata che al- l'orlo dà le protuberanze metalliche (le fiammanti di Spéerer) e che portata per la rotazione del Sole tra l’occhio dell’osservatore e la fotosfera produce la macchia. Ma siccome lo strato di questi vapori per poco che cessi l’eruzione attuale si deprime ed immerge sotto il livello della cromosfera, quindi ha più sovente Inogo l’aspetto di cavità come abbiamo detto più volte. Se l'eruzione attuale è cessata e non re- sta che il suo prodotto, la macchia apparirà sotto questo ultimo aspetto, ed essa si vedrà entrare senza getti e protuberanze. Così si può dar ragione del fatto che la regola di Wilson si verifica specialmente per le macchie nucleari tonde e regolari, che sono appunto quelle in cui l’eruzione turbolenta è cessata del tutto o quasi del tutto, restando solo in posto la massa prodotta dalle eruzioni stesse; e in fatti que- ste macchie per lo più entrano ed escono senza eruzione. All’incontro sono sempre con eruzione quelle macchie che sono irregolari, variabili, e di grande agitazione e movimento interno. DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 145 In un prossimo lavoro che stiamo preparando daremo la serie de’ fatti speciali che appoggiano questa teoria, che è una semplice deduzione logica derivata da fatti osservati. Quapro A. — Riassunto delle protuberanze solari osservate nel 1° semestre 1874. NUMERO = S SS SS) NUMERO | DELLE PRINCIPIO FINE 5. S| È 8 S| RELATIVO ROTAZIONI = Sa pi s Ig $ 9g XXXVI dal 26 dicembre 1873 | al 21 gennaro 1874 16 XXXVII 22 gennaro 1874 18 febbraro 19 XXXVIII 19 febbraro 17 marzo 16 XXXIX 18 marzo 14 aprile 13 XL 15 aprile 11 maggio 13 XLI 12 maggio 8 gingno 15 XLII 9 giugno 5 luglio 16 XLIII | 6 luglio 2 agosto | 16 | MEMORIB DELLA SOCIETA” 146 criari ar ‘(e —‘—t_,;’1__—oao_ _ o0_0_——— l(zq‘1@__m_km= 06 08 -_ TR 08 (174 OL 09 GIS 6 (4 6 6 6 U/ 6 TTEE I 8 6 6 6 S I Olesss (d USS = 6 0900407 06 07 06 pus QUIPIIIET 06 06 TIT 88 I II Logi MESSI) ZI 6 io DE IPSENON SUE CA MROCA IATA 06 0I LO vj Te ) Nvounnuoohn CA SETS as at eat Sad rat fa Nano dtanIa e. ces Sa 3 Len ere ene at hi pnt fund cisisisisicisio = Pd DA pd I QRLQÒ pel ed pe pd PS pe pel pd pd pe pd + 45 ° © a (21 _—-— —_—_—m III 148 MEMORIE DELLA SOCIETA” 0 0 0 PZ 2 D sssilisll{s RR Rie ISSSMEE E e o] PERA QU O Ri RARI 1a) | ssd] leghi RA cai DAI N mirano ein D=u ci ci NMOINMGNANIHKHIio DE) enzonsoesl a S ee |ae]|]|| = SERSSSSSS) È 2 TE on Ù Monopodgdansesi s = mi moanedio i DIE a STR e a : a E 10 OH NIDI qu > <> 0 0 GIGI 19 2 SSN] da essbtidtisteosni Àù mett mina i>i> La © (21 DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 149 Sugli spettri prismatici del pianeta Giove e degli altri pianeti Nota del P. A. Secchi. Il signor Vogel, Direttore dell’Osservatorio di Bothcamp, ha testè pubblicato una sua memoria (1) sopra gli spettri dei pianeti i quali egli ha studiato con un po- tente rifrattore cd eccellenti spettroscopii. L’esimia eccellenza di questi strumenti e la perizia dell’osservatore hanno schiarito molti dubbi e molte difficoltà restate dalle imperfette osservazioni anteriori. A ciascuno de’ suoi studi ha aggiunto alcune critiche sui lavori altrui, e parec- chie di queste essendo dirette a quelli fatti da me, trovo mio dovere di rispondervi. — Premetto che io non ho mai preteso che le mie osservazioni, fatte sui primordii di questo studio difficilissimo, fossero inappuntabili. Io ho sempre combattuto colle difficoltà che accompagnano gli esordii delle scoperte; ho lavorato in un’epoca in cui gli artisti non capivano ancora la costruzione del telespettroscopio. Infatti fui io il primo ad applicarvi lo spettroscopio di Hoffman, e non essendo a Roma ottici ca- paci di tali cose, mi bisognava ricorrere ai lontani, e contentarmi di quello che an- che questi sapevano fare bene o male, e poi adattarlo io stesso all’uso astronomico. Errori e difetti nei risultati non potevano quindi mancare. Non farebbe dunque spe- cie che fossi caduto in equivoci anche manifesti, e sembrerebbe che qualche indul- genza avesse dovuto usarsi anche a mio riguardo. Invece trovo il signor Vogel molto severo nella critica. Mi regala qua e colà poche paroline seguite da punti ammira- tivi che ben fanno comprendere l’enormità de’ miei errori, secondo lui. Sono dunque in dovere di difendermi. E ciò mi è tanto più di obbligo in quanto che esso non solo accusa gli strumenti, ma anche, almeno indirettamente, la mia poca cura e di- ligenza (pag. 35, lin. 29, 30); su questo però io mi rimetto all’equo lettore, perchè chiunque si prenderà la pena di leggere le mie memorie vedrà se siavi mai stata superficialità o trascuratezza in que’ lavori, Ma per non tediare il lettore con minute citazioni, dirò che egli mette tra le grosse sviste l’ aver io trovato che la riga scura che ha Giove nel giallo non coincideva colla D, e dicendo io di « avoir constaté que la bande plus obscure restait en de- hors de la fente (fessura micrometrica) et de la raie D, de toute sa largeur, de sorte que méme le maximum de cette bande ne 5° accorde pas avec l atmosphère terrestre » esso esclama tra parentesi « Welche enorme vertinderung daher in ap- (4) Untersuchungen iiber die spectra der planeten. Memoria premiata dall'Accademia di Copenha- ° guen. Leipzig, Engelman, 1874. «a (Giornale di Scienze Nat. ed Econ. Vol. X. — 1874. 24 150 MEMORIE DELLA SOCIETA” parate forgekommen sind —(quali enormi variazioni devono essere accadute nell’ap- parecchio!) » e vi mette un punto ammirativo, Io per rispondere a questa esclamazione non ho altro da fare che prendere la sua stessa tavola che accompagna la memoria, in cui nella figura 2 vi è lo spettro del- l'atmosfera terrestre, e nella 3 quello di Giove. In essa vedo che in Giove trovausi le righe D del sodio al numero 58,9 che sono circondate da una debolissima ne- bulosità, e che al numero 57,7 è il massimo della gran zona nera principale in vi- cinanza della D. Domando io: queste due righe coincidono esse o sono diverse? la distanza non giustifica forse precisamente quanto io ho annunziato, cioè che la zona in Giove non combina punto colla zona delle D del sodio, ed è tutta fuori dello spa- zio ombroso che circonda questa riga nello spettro terrestre? Ben potrebbe replicare il signor Vogel che nell'atmosfera nostra si trova però que- sta zona, come mostra la figura superiore. Ciò è vero; ma la controversia da di- scutersi qui non è questa; la cosa da sapere è, se lo strumento mio abbia subìto enormi spostamenti che mi abbiano mostrato come non coincidente con D una zona che vi coincide. Il mio scopo con quella misura non era di confrontare la zona at- mosferica terrestre con la zona atmosferica di Giove, ma solo vedere se questa zona coincideva con D: e il signor Vogel stesso mostra che non mi sono ingannato. La sua esclamazione è dunque almeno inutile, E se questa seconda zona trovasi nei due spettri della Terra e di Giove, essa è molto più forte ed estesa in Giove e si rileva dalla sua stessa fisura; e io non potei allora confrontare che le principali. Un'altra critica egli fa sulla coincidenza della zona che io ho notato presso la C* di Brewster ossia « di Angstròm in cui pure pretende aver io fatto una svista. Qui la cosa era un poco più difficile e un equivoco non era impossibile. Mancavano al tempo delle mie osservazioni le carte spettrali che rendono così sicure le osservazioni oggidi, e il piccolo ingrandimento di cui allora io poteva disporre; anche per la minor di» mensione del mio cannocchiale (che se non erro è poco più della metà in superficie di obbiettivo di quello che usa il censore) un equivoco era perdonabile. Ma fortu- natamente l’equivoco non esiste, e si rileva ciò dalla figura stessa del signor Vo- gel. In essa per Giove il massimo della zona oscura nebulosa è a 61,7 della sua scala, mentre nello spettro atmosferico il massimo 09 è 62,7 vi sono adunque dieci divi- sioni di differenza. È vero che nella sua figura alla zona di Giove corrisponde una serie di righe fine nell’atmosfera terrestre, ma questa serie è di intensità tanto in- feriore alla 0° che io non la considerai, E se a 0° terrestre corrisponde pure in Giove una zona, essa è tanto debole, che potè sfuggirmi, e dalla figura stessa si vede: 1° che non vi è coincidenza perfetta nè anche nel massimo delle due zone relative; 2° che la più forte terrestre corrisponde alla più debole di Giove, e la più forte di Giove alla più debole terrestre, onde vi è inversione. Talchè per le zone principali resta fisso che la coincidenza manca e le parti sono invertite. La debolezza dei miei mezzi ottici mi impedirono di rilevare le zone secondarie, ma per le primarie certo non ho sbagliato e l’inversione de’ posti è manifesta; laonde nelle due atmosfere vi DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 151 è una differenza essenziale di quantità nella composizione, se non di qualità. In quanto alla riga C per la quale esso fa le solite meraviglie per non averla io veduta nei primi tentativi, benchè la scorgessi appresso, io non ne ho negato mai l’esistenza, ma ho detto di non averla veduta allora, benchè poscia l’abbia riconosciuta con le altre del Sole: e ciò perchè forse usava una fessura troppo larga, o la debolezza dello spettro dato nel rosso del mio primo prisma me l’ha impedito. Nel mio scritto non fo controversia di ciò: dico solo che la riga notata da me non è la C come ta- luno potrebbe sospettare: e in ciò mi dà ragione la figura stessa del signor Vogel che qui non mette zone comparabili colle due altre, Del resto ripeto che allora le cose non erano così facili come al presente, e ba- sta dire che uno de’ più distinti spettroscopisti negò le linee atmosferico-terrestri in Venere, che io scoprii e sostenni. In quanto a Saturno vale quello che ho detto per Giove. Per le diligenze usate rapporto a Venere veggasi tra gli altri passi ciò che dicesi a pag. 115, col. 2, del vol, Il del BuZettino pel 1863, ove espongo le cautele usate per separare le righe di Venere da quelle dell’atmosfera terrestre me- diante il confronto colla Luna. In Urano il signor Vogel ha ragione, ma io stesso corressi è già gran tempo l’e- quivoco. Urano e Nettuno furono da me osservati, non collo spettroscopio a fessura, ma con lo spettroscopio semplice stellare, e quelle sere, sia per la presenza di una stella vicina, sia per qualche riflesso interno del prisma, mi si presentò nel campo un chiarore assai vivo al luogo del rosso estremo distante dall’estremo giallo. L’in- tervallo fra questo lume e lo spettro vero io l’interpretai per una lacuna dello spet= tro del pianeta mancandovi dentro una scala definita, Questa illusione ben facile ad accadere, non impedi che io pel primo notassi il curioso spettro de’ due pianeti più lontani del nostro sistema e la loro struttura tanto diversa da quella di Giove e di Saturno e della terra stessa: cosa troppo importante per la teoria cosmica, Che poi le righe dello spettro telluro-atmosferico fossero da me sempre attribuite principalmente al vapore acqueo prima che altri lo dicesse, ricorderò solo due fatti: 1° che io pel primo appena il signor Janssen venne in Roma per tale studio, com- parai lo spettro solare all’orizzonte nelle giornate sciroccose con le giornate asciutte e trovai un’ enorme differenza delle righe secondo lo stato igrometrico ; onde io le attribuii subito al vapor d’acqua. Di che fui ripreso di precipitanza nella conclusione dal signor Janssen e dal prof. Volpicelli, il quale ultimo giunse fino ad oppormi un suo sperimento fatto con un tubo pieno di vapore di due metri di lunghezza, ove, nulla avea vedato di queste zone. Ma ora sappiamo che un tubo di tal Innghezza non può esser sufficiente allo scopo cercato, 2° Io analizzai collo spettroscopio le righe de’ fuochi accesi al Tuscolo e dei becchi a gaz al Vaticano, e nelle giornate vaporose vi scoprii lo righe dell’umidità, e non fu se non dopo di me che il signor Janssen fece simile sperimento sui laghi di Svizzera (1), (1) Ecco quanto si legge a questo proposito nei Comptes Rendus, tom. LVII, pag. 573 in una nota del signor Prof. Volpicelli. Dopo di aver esso descritto l'esperimento fatto col tubo di 2 me- 152 MEMORIE DELLA SOCIETA” Quindi non esitai ad ammettere in Venere ed in altri pianeti il vapor d’acqua. Certamente mezzi migliori hanno fatto scoprire più addentro delle analogie tra lo spettro terrestre atmosferico e quello degli altri astri, ma insieme hanno rivelato delle differenze tali che non smentiscono punto le riserve che io avea fatto fino da principio. Chi avrà la pazienza di consultare i miei lavori spettroscopici inseriti nel Bullettino meteorologico dell’Osservatorio Romano dal 1863 in poi, potrà convincersi della verità di questa storia, in cui si è ripetuto la solita fase di tutte le scoperte difticili, che prima furono dette insussistenti, in fine poi altri, benchè ricchissimo, ha cercato di fregiarsene. Del resto io non ho dissimulato i difetti del mio apparato e gli errori costanti di cui non mi sapeva dar ragione, (v. p. 47) e non vedo motivo per cui debbansi af- figgere punti ammirativi alle sincere confessioni d’un osservatore che espone con in- genuità ciò che ha potuto cavare dai suoi scarsi mezzi in un estremamente difficile soggetto. Dieci anni di studio ed apparati infinitamente perfezionati insegnarono qual- che cosa, e certe critiche ancorchè fossero giuste potrebbero farsi in termini più miti, molto più poi essendo insussistente il punto su cui si appoggiano. tri umido ed asciutto, coi quali avea ottenuto lo stesso risultato « /e spectre solaire presentait tou- gours les raies de méme intensilé, et de méme nombre » soggiunge: « Cela s'accorde avec ce que M. Janssen a observé avec raison, relativement à la cause des raies spectrales telluriques, qui sELON CET AUTEUR NE DEPENDENT PAS DE LA VAPEUR D'EAU, mais bien de l’elévation du soleil, comme l’a pensé M. Brewster. Le R. P. Secchi a juge que la vapeur d'eau était l’agent principal des raies spectrales telluriques, el qu'il serait difficile d'en indiquer une autre (G. R. Tom. LVII, p. 73). Cette opinion est contraire non seulement à ce qui precede, mais encore aux expériences de M. Forbes ecc. » Quindi è sorprendente come il signor Janssen passi per autore della teoria delle righe spet- trali come dovute al vapor d’acqua, mentre prima esso ha combattuto me che teneva questa opi- nione. Se poscia venne nel mio parere, fu perchè esso ripetè in Isvizzera le sperienze che io avea fatto prima in Roma, non su i laghi è vero, ma in circostanze egualmente persuasive. Lascio le citazioni di molti altri passi in cui io sono confutato per aver attribuito le dette ri- ghe al vapor d’acqua, sempre colla limitazione che vi doveano contribuire probabilmente altre sostanze volatili sospese nell'aria. Nè i fatti fondamentali da me scoperti, non furono mai smen- titi o ritrattati; e in quanto alla riserva fatta io credo anche al presente che essa sia giusta senza far torto alla causa principale. Il signor Janssen stesso poi avea precedentemente così caratterizzato la mia teoria (Compt. Ren- dus, vol. cit. pag. 215). Il P. Secchi «en conclut relativement à la cause qui produit ces bandes que l’AGENT PRINCIPAL EST LA VAPEUR ACQUEUSE. Si celle conclusion était legitime, il y aurait là un fait très important acquis à la science; mais malheureusement elle est en contradiction avec les ob- servations les mieua conduites et les plus sainement interprelces ecc.) Tale era adunque il giudizio del signor Janssen. Per toglier peso alla deduzione si accusò il mio strumento di insufficienza. Ma evidentemente ciò non farebbe nulla al proposito, e la sco- perta resterebbe inalterata benchè fatta con mezzi mediocrissimi. Invece esso fu illuso dalle sue osservazioni, stabilendo un fatto che punto non sussiste, cioè che la presenza de’ vapori non in- fluiva nulla su queste righe (v. p. 216). Io poscia con uno spettroscopio a 9 prismi feci vedere l'insussistenza di questo fatto, e mostrai come le righe variano col vapore. V. Bullettino Osser= vatorio del Collegio Romano anni 1863, 64 e 65 passim. Queste ultime sperienze furono fatte più tardi, perchè dovetti aspettare un anno e mezzo lo spettroscopio necessario. DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 153 Studi fisici sulle Comete del 1874 Nota del P. A. Secchi. Due comete sono state studiate in quest’ anno 1874 spettroscopicamente, cioè la II di Tempel e la III di Coggia. La prima presentandosi in ora inopportuna e per breve durata, con poco sviluppo, fu tuttavia molto importante per estendere il nu- mero de’ casi dell’analisi spettrale di questi corpi, che così mostrano una somiglianza senza però una assoluta identità. L’altra per la sua lunga durata e pel grande svi- luppo è stata assai opportuna per risolvere vari dubbi sulla natura della luce in- viataci da questi astri. Della cometa Tempel ci limitiamo a dire che essa ebbe il so- lito spettro a tre zone, ma che la più vivace era quella dell’azzurro, onde si accostava piuttosto allo spettro degli idro-carburi, La cometa Coggia invece si prestò allo studio di varie questioni importanti che sono le seguenti: 1° È lo spettro delle comete al loro comparire identico a quello che sviluppano appresso nella massima loro luce? 2° Le zone sono in tutte le stesse non solo nel posto, ma anche nella intensità? 3° Uhe influenza vi ha la luce solare ? 4° È questa polarizzata? Ci proponemmo di studiare tali questioni, appena dall’ef- femeride si rilevò che questa cometa si sarebbe assai accostata alla terra e avrebbe preso un grande sviluppo. I risultati delle osservazioni non fallirono le nostre spe- ranze. Il lettore potrà vedere i particolari nel sunto del Giornale che pubblicheremo in un prossimo numero colle figure: qui daremo solo i risultati più importanti, e sarà come una introduzione al lavoro descrittivo, 1, Lo spettro della cometa Coggia fu il solito delle altre, cioè di tre zone rife- ribili al carbonio e di lunghezza d’onda 562,9, 516,1, 473,8 e si vide tale fino dalla sera del 16 maggio: ma vi fu notato come particolarità speciale che l’intensità delle zone non era coll’ordine solito nelle altre comete. Infatti mentre la Tempel avea per zona più viva la zona azzurra cioè l’ultima dal lato più refrangibile, questa invece, avea per la più viva la media nel verde, Le zone essendo noto che appartenevano al carbonio, si confrontarono vari tubi di Geissler contenenti questa sostanza combinata coll’idrogeno e coll’ossigeno. Due tubi segnati 00, e C0* diedero lo stesso spettro, e mostrarono la riga più viva nel verde nel luogo stesso di quella della cometa. In- vece il tubo segnato HC*® dava bensi le stesse righe, ma la più viva era nell’ultima zona ossia nel bleu. Pare che da questo si possa concludere, che la combinazione del carbonio coll’ossigeno avea nella cometa la precedenza, 2. Però tra lo spettro di questo gas e quello della cometa vi era una differenza essenziale; cioè che mentre quello del gas davà le zone vive ma di una larghezza definita e dai due lati terminate da linee taglienti o parallele, e risolubili in parte 154 MEMORIE DELLA SOCIETA” in iscannellature minori, specialmente quando il tubo era vicino alla fessura, nella cometa le zone erano continue e sfumate, e terminate in linea retta dal lato del rosso, e in forma curva dal lato del violetto (v. fig. 16, giugno). Essendosi usato lo spettroscopio a fessura abbastanza stretta, che dava quasi separate le due del so- dio fummo convinti che tale diffusione non era difetto della definizione dell’imagine ma vera differenza di spettro, Tale diversità è di molto peso, e ci può condurre a capire qualche cosa di questo spettro, ragionando dietro altri fatti da me segnalati sullo spettro del carbonio. Infatti nel 1868 essendomi occupato di trarre la scintilla di un rocchetto di Rhum- koff in diversi vapori di carburì ottenni nella benzina uno spettro senza righe con tre semplici zone sfumate, a modo di ampie scannellature continue senza suddivi- sioni minori e più sottili come si ha nei tubi di Geissler. Più tardi nel 1873 avendo studiato lo spettro dell’arco voltaico proiettando l’ima- gine de’ carboni sulla fessura deilo spettroscopio, vidi che la parte centrale dell’arco dava uno spettro composto di due spettri sovrapposti. Cioè esso conteneva le linee vive metalliche del carbonio, proiettate sopra uno spettro a zone, le quali erano ta- glienti dal lato delle righe lineari. Questo spettro era di grande bellezza, tanto più che le strie lineari geometriche del carbonio erano graduate in intensità anch’esse nello stesso verso. Questo spettro composto è ora interpretato dai fisici come se fosse do- vuto a due elementi: l’uno il semplice carbonio che darebbe le strie lineari, l’altro l’ossido di carbonio che darebbe le zone sfumate. Se tale interpretazione è giusta, attesochè nella cometa noi non avevamo strie lineari (almeno io non potei vederle nettamente, e tutto al più sospettarle in qualche istante), dovremmo dire che la co- meta constava principalmente di ossido di carbonio in quello stesso stato che ha nel- l’arco elettrico, onde non dà le scannellature secondarie. Un’ altra differenza era in ciò, che lo spettro del tubo CO avea anche una zona nel rosso, e questa colla fessura sulla cometa non si vedeva. L’arco elettrico de’ car- boni non avea nel rosso zona viva, ma una serie di piccole scannellature interme- die tra le grandi, suddette e le minutissime dei tubi di Geissler. Però ai 2 luglio si mise lo spettroscopio stellare, col quale naturalmente si ebbe uno spettro confuso, mancando esso di fessura, ma però molto vivo ed opportuno al mio scopo. In que- sto spettro le zone si manifestarono come semplici dilatazioni più vive dello spet- tro lineare del nucleo. Ora in esso spettro si vide marcata dal P. Ferrari e poi an- che da me una sensibile dilatazione nel rosso, onde si rileva che questa zona vi era, ma non si poteva scorgere per la sua debolezza nello strumento, essendo la luce grandemente assorbita dai prismi; ma si vede che la zona avea più la forma dello spettro dell’arco elettrico tra carboni che di quello de’ tubi di Geissler, 3. Tale spettro della cometa rimase costante per tutta la sua durata, e le zone rimasero al loro posto anche quando nelle ultime sere Ja sua luce era cresciuta enor- memente, e la luce riflessa dal Sole dava sulla parte più viva del nucleo un viva» cissimo spettro continuo sovrapposto ad esso. Ma quello che ci tolse ogni dubbio si fu che, (come vedremo) osservando lo spettro con un Nicol, svaniva lo spettro con- DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 155 tinuo e restavano solo le zone. Lo spettro continuo era dunque formato da luce so- lare riflessa, e così veniva separata la luce solare da quella propria della cometa, (V. Giornale 1° luglio). 4, In quanto alla polarizzazione della luce i risultati confermano quello che già avevamo trovato nella cometa del 1862, cioè che essa era assai vigorosa, ed ogni equivoco era impossibile. Fu tentata una misura, ma mancando di polarimetro preciso si valutò che la intensità de’ colori del biquarzo era nella cometa la metà di quello che dava la luce di una candela riflessa da una tela incerata lustra posta avanti l’obiettivo ad angolo di 45°, La cometa nel rosso s' impallidiva, molto più che nel verde, il che si capisce, essendo il suo color proprio verde. E questo colore dovea restare più vivo, come quello che dovuto a luce propria non soffriva polarizzazione (2 luglio), tutta l’aureola era polarizzata, ma lo era anche il nucleo, perchè questo pure perdeva di luce nel rosso grandemente sotto al polariscopio. Se non che per ravvisare la polarizzazione non occorrevano mezzi delicati. Ai 3 luglio si trovò che col prisma semplice di Nicol la luce diminuiva di #4, ma a pezze qua e là, Svanivano, cioè grandi pezzi dell’aureola, e restava quasi solo il nucleo col ventaglio. Il piano di polarizzazione passava per l’asse della coda al sno principio, cioè pel Sole. Ma quello che fu più istruttivo fu l’osservazione fatta collo spettroscopio unito al polariscopio. Siccome lo spettroscopio a fessura indeboliva molto lo spettro, così feci uso dello spettroscopio stellare, che però essendo senza fessura non poteva dare li- nee ben decise; ma pur poteva rispondere al quesito. Lo spettro infatti presentavasi luminoso assai, ma le zone erano tanto diffuse che appena si risolvevano in regioni più vive, una delle quali toccava l’altra. Ma col Nicol la scena era ben diversa; in certa posizione spariva tutta la luce diffusa, e non restava che una bella zona verde ben definita e pura. Delle altre due laterali non restava che un rudimento, Mi pare che questa sperienza parla assai chiaro, e ci insegna che la luce delle zone è la propria della cometa, e che non è polarizzata, mentre tutto il resto è più o meno luce solare riflessa, 5. Una delle particolarità curiose delle comete è quella di mostrare un nucleo che fa sembrare esservi un corpo solido, e su cui sono discordantissimi i giudizi degli astronomi. Volli pertanto vedere se la presente avesse una regione che potesse dirsi solida. Abbiamo per ciò misurato, il P, Ferrari ed io l’apparente diametro del nu- cleo con diversi ingrandimenti, Col 200 essa presentava al 1° luglio un nucleo di circa 8”.44 con un ventaglio di 19,12, ben inteso che queste misure sono prese alla meglio non essendo i limiti ben definiti in nessuno dei due. Ma la sera del 4 fu stu- diato questo punto con fortissimi ingrandimenti. Con 600 volte il disco della cometa era come un globulo sfumato che si scioglieva superiormente nella raggiera e grosso al più 0”.6. Con mille volte poi non vi era più punto brillante, ma una semplice nebbia indecisa sotto e sfumata sopra, un poco più viva nel mezzo. L’aria era buona, Ora conoscendo noi la nettezza con cui vedonsi nel nostro refrattore i satelliti di Giove, e i piccoli asteroidi, ne concludemmo che punto solido non esisteva, che fosse 156 MEMORIE DELLA SOCIETA” comparabile a questi, e che tutto era una massa gassosa, solo un poco più conden- sata al luogo che costituisce il nucleo. 6. Le fasi del nueleo e del ventaglio, meglio che descriverlo con parole si rico- noscerauno nei disegni, Il nucleo ha mostrato sempre una serie di razzi disposti a ventaglio verso il Sole, in genere erano quasi rettilinei, ma nelle ultime sere furono chiaramente curvilinei (v. le figure). Il ventaglio mostrò qualche sera delle irregola- rità e delle masse sospese più chiare a modo di nubi. L’inviluppo parabolico fu gene - ralmente semplice, ma nelle ultime serate si trovò doppio. Lo spazio dietro al nucleo era generalmente oscuro, non per l’ombra del nucleo, che ciò non permette di cre- dere la direzione di quella linea, ma per vera mancanza di materia. 7. Quanto allo svolgimento della coda crediamo importante notare le fasi seguenti : 1° Essa cometa avea da principio la coda semplice e il massimo suo splendore era sull’asse. La parte centrale si conservò sempre la più viva fino al 15 giugno mentre andavasi formando frattanto e divenendo abbastanza viva la conoide esterna. 2° Dal 16 al 18 giugno la luce era quasi uniforme onde l’asse era luminoso quanto i lati, e anzi pareva che talora (17 luglio) la regione centrale fosse più lucida per la so- vrapposizione di due parti più vive. 3° Non fu che ai 17 giugno in cui malgrado la luna comparve la regione assiale della coda più oscura delle laterali. Al 4 luglio poi questa conformazione prese uno sviluppo manifesto e senza ombra di dubbio. L’asse centrale non era sempre egualmente oscuro ma ora più ora meno nelle diverse sere. 4° L’ampiezza o parametro della parabola ‘involvente si conservò assai stretto fino ai 16 luglio in cui prese un’apertura straordinaria visibile anche senza misure. 5° Ma il fenomeno più imponente fu lo svolgimento in lunghezza della medesima, che di- venne quasi doppia dal 14 al 15 come si vede nella bella tavola di Heis. Le nostre osservazioni su questa lunghezza furono poche, perchè cadute in epoca dolorosa per noi, cioè quella della perdita del nostro collega il P. Rosa. Tuttavia le poche fatte combinano con quelle del signor Heis, e anzi danno una lunghezza maggiore. Il mas- simo di lunghezza fu al 18 in cui arrivò a 60° arrivando oltre la stella a del Dra- gone. La discussione di queste apparenze sarà assai importante, quando sarà messa in confronto colle osservazioni fatte al Sud. Per ora ci limitiamo a dire che tale allungamento non è spiegabile con semplice effetto di prospettiva, ma che suppone de’ movimenti reali nella materia e un grande sviluppo di essa dal nucleo nelle vicinanze del perielio. Sappiamo che essa vi passò tra 18 eil9e che la massima vicinanza alla terra fu verso il 22, La massima lun- ghezza essendo stata ai 18, questa data non combina né anche con l’epoca calcolata di sua massima luce che è ai 21 secondo il signor Holetschek (A. N. n. 2002). Un così subito sviluppo rende assai probabile che questi astri soffrono delle azioni speciali, sia dipendenti dal mezzo, sia per la forza repulsiva esercitara dall’azione solare. Dalle fivure di Heis e dalle nostre misure risulta ancora che la coda della cometa non era rigorosamente in direzione opposta al Sole ma faceva un angolo di almeno 23° riferita al piano apparente visuale. Ulteriori studi fatti nell’ altro emi- sfero faranno forse rilevare delle altre importanti particolarità, DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 157 Studi fisici fatti all’Osservatorio del Collegio Romano sulle comete di Tempel II e Coggia III nel 1874 2a Nota del P. A. Secchi. I. Estratto delle osservazioni fisiche fatte sulla Cometa di Tempel 1874. Conforme fu annunziato nell'articolo precedente diamo le osservazioni delle due co- mete, copiando letteralmente il giornale di osservazione. Le osservazioni furono fatte in comune col P. Ferrari; ove occorra sono distinte colle iniziali F. e S. 20 aprile. Trovata subito coll’effemeride nel luogo indicato; è nebulosa circolare, bella, e si vede anche bene nel cercatore. Si annebbia. 22. Osservata la cometa collo spettroscopio mostra tre zone; la più viva è nel bleu, la più debole è in mezzo: fatti i disegni dello spettro indipendentemente da due P. Ferrari e P. Secchi, e si trovano d’accordo. La cometa è diffusa ed ha una ne- bulosità di circa 8”. Ad intervalli le zone sono assai vive. (Tav. LV, fig. A) si chia- risce l’alba e si perde presto. i Il. Cometa Coggia. 16 maggio. Collo spettroscopio stellare si vede uno spettro quasi continuo con solo alcune interruzioni. Però vi è una stelletta vicina al nucleo che confonde: quindi a domani. Per questa sera si prova la polarizzazione ma non se ne scopre traccia, si fa la figura alle 9%" 4,, La cometa è una nebulosità rotonda con coda unica, diritta che parte dal centro, la sua posizione è quasi verticale. (V. Tav. LIV, fig. 1). 18 maggio. Si confronta lo spettro della cometa con quello di un gas H?0? in un tubo di Geissler, ma le righe non combinano punto. Appresso si mette il tubo CO? e si trova che combinano. Le zone più vive sono tre e la più lucida di queste è quella di mezzo, tanto nel tubo quanto nella cometa. Le zone si sovrappongono esattamente. Per maggior sicurezza si è messo il tubo avanti all’obiettivo reggendolo con un cer- chio di cartone in modo che il tubo fa diametro. Così non si può temere di eccen- tricità, La luce nello spettrometro a fessura è sufficientissima. Però nella cometa non si vedono le scanalature secondarie che vedonsi nel tubo, (ma queste non ve- donsi che quando è assai vicino), e le zone della cometa sono più diffuse di quelle del tubo dal lato del violetto. (V. Tav. LV, fig. B). Giornale di Scienze Nat. ed Econ. Vol. X. — 1874. 22 158 MEMORIE DELLA SOCIETA” 20 maggio, Si conferma l'osservazione spettrale del 18. Le tre zone spettrali però sono stese sopra un fondo unito, ma questo è dovuto probabilmente alla luce della Luva, La cometa presenta uno sprazzo al Sud apparente, cioè opposto alla coda, con molta ]luce ed ha una aurcola molto estesa e diffusa col solito nueleo e chioma fornita di coda centrale, con un baffo laterale che sembra doppia coda. (V. Tav. LIV, fig. 2). 2 giugno, Verificate le tre zone lucide dello spettro. La cometa (v. fig. 3) è di nuovo con coda centrale unica, e molta luce laterale ad essa. 3 detto, Riconosciute nello spettro le tre zone come ieri, ma è aumentata la luce dello spettro continuo {v. Tav. LV, fig. ©). Provato il polariscopio, ma non si vede traccia di polarizzazione. La coda è centrale in direzione 41°, 22°. Vi è grande spro- porzione di luce tra l’aureola che circonda il nucleo, e il rimanente della coda, la quale è debolissima, Lo spettro è come nella fig. C; la zona media è più larga e dif- fusa. Pare ad intervalli vedervi riche metalliche. La fessura spettroscopica è stretta tanto che le due D del cerino si vedono quasi separate, Si fa il diseguo fig. 4, Tav, LIV e si vede che l’aureola pare storta relativamente al corpo generale della cometa. 4 detto. Studiata a soddisfazione la coincidenza delle zone della cometa con quelle del tubo C0, posto avanti all’obiettivo, Le zone coincidono colla gialla, Ia verde, e la bleu del carbonio (1). Vi è anche traccia della 4* nel violetto, però le zone della cometa sono sempre più sfumate che lc zone del tubo, e richiama le zone dello spet- tro veduto nella Iuce elettrica tra i carboni, salvo che qui le righe metalliche non sono staccate. Angolo di posizione della coda 48°, La cometa è riferita alla stella che si vede nel disegno (v. Tav. LIV, fig. 5). i La coda comincia ad apparire men viva nel mezzo, ma con due prolungamenti de- boli laterali formati di strascichi un po’ curvi, cioè comincia la biforcazione. La forma della cometa è simile a quella di ieri solo ha un poco più di intensità lu- minosa, ? 9 detto. Nel disegno fatto dal P. Ferrari, già è sviluppato un sensibile ventaglio attorno al nucleo nella parte superiore apparente (fig. 6). 10, Si fa il disegno della cometa che non presenta niente di singolare, tranne nna maggior vivacità nel nucleo e nella coda F. (V. fig. 7). La lunghezza della coda è più di 1°, non si scorge il ventaglio di gettini di ieri, 11, La cometa non presenta nulla di particolare. Il nucleo ha qualche baffetto a sinistra, ma indeciso, È aumentata la chioma (fig. 8): pare ritornato in parte il ven- taglio, 13. Il nucleo ha l’aspetto planetario, è un vero disco senza raggi o pennacchi. È cosa curiosa! Angolo di posizione della coda 38°, (V. fig. 9). (1) Queste zone hanno il loro principio rispettivamente alle seguenti lunghezze d'onda : Giallo- verde 562,9. Verde 516,1. Bleu 473,8. DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 159 16 giugno. La cometa ha spettro carbonico certo, ma mentre le zone del tubo 00? sono strette, si vede che quelle della cometa sono più espanse (V. fig. D, Tav. LV). Esse sono terminate in linea retta dal lato del rosso, e in punta diffusa dal lato del violetto; tanto con CO, che con C0? si ha lo stesso spettro. Si prova il tubo HC? e si vede che la zona più viva del tubo non coincide più colla più viva della co- meta, come accade con CO. Nella cometa è nel verde, come in C0, e la più viva è nel bleu coll’ HC?, Onde vi è la differenza essenziale che il più lucido di HC* non coincide colla cometa, mentre vi coincide C0 e C0* (Questo è importante per cono- scere la natura del composto, cioè questa cometa sarebbe di ossido di carbonio, men- tre la Tempel e le altre erano di idrocarburi). La coda è lunga 2° (Vedi tav. LIV, fig. 10). is detto 10%" p. m. La cometa ha una raggiera ben decisa attorno al nucleo, che è ben terminato dal lato della coda, e sfamato dal lato opposto della raggiera (V. fig. 12). Le due figure sono una del P. Secchi l’altra del P. Ferrari. Nella 13 del P. S, vi è traccia dell’inviluppo parabolico generale, ma che da un lato è più corto che dal- l’altro. Il diametro del nucleo fu trovato 11”,689, l’angolo di posizione della coda 32°, (V. fig. 13). 19 detto, Cielo cirroso e nebbioso: cometa come ieri, ma più pallida per la Luna, Nucleo sormontato da sfumature vive in alto (app.) e più deboli in basso. Coda de- bole per la Luna. 27 detto. Abbozzo fatto colla Luna.è però ben sviluppato il ventaglio a getti. (V. fig. 14). 1° luglio, La cometa ha un magnifico ventaglio di raggi, l’asse della coda è oscuro e la massa che forma la coda sta ai due lati come un velo che posto sul capo di una persona cade a destra e a sinistra in doppia lista (V. fig. 15). Lo spettro questa sera è formato di una lista viva di colori spettrali completi, che sono manifestamente del nucleo, interrotta dallo tre zone dell’aureola. (V. fig. E). Credendo che la diffusione delle zone derivi dalla troppa larghezza della fessura, si introduce un cerino che mostra bene le linee nette del sodio, talchè non è di- fetto della fessura. Onde non può dirsi che la sfumatura dipenda dalla larghezza della medesima. ; Si mette il polariscopio col biquarzo e si vede bene la diversità di tinta del campo sulla cometa. Ma essendo nata la Luna si rimette ad altra sera l’esperienza. Si mi- sura il nucleo (colla Luna lucente) e si trova = 8",44, ma pare la misura un poco esagerata, perchè vi influisce il ventaglio vivo, Questo poi misurato quanto meglio si può nella sua indecisione è = 19,22, Il vero nucleo può stimarsi dietro la imper- fetta misura suddetta essere 3 in 4 secondi, 2 detto. Questa sera fu studiata la polarizzazione a completa soddisfazione, Sulla cometa si ha vivissima la distinzione delle due metà del campo una rossa |’ altra verde. Per valutare la vivacità de’ colori si mette avanti all’obiettivo una tela ince- 160 MEMORIE DELLA SOCIETA” rata lustra inclinata di circa 45° e vi si fa rifletter sopra la luce di un cerino che dà nel campo del cannocchiale ben vivi i due segmenti. Andato poscia alla cometa conservando la stessa inclinazione del quarzo, si vede che i colori sono la metà meno vivi che col cerino. La luce della cometa nel campo rosso diviene debole assai, ma brilla nella parte verde, il che è chiaro per esser la cometa verde. È polarizzata tutta l’aureola e anche il nucleo, perchè anche questo perde luce nel segmento rosso. Lo spettroscopio dà lo spettro della nebulosità a zone diffuse al solito, attraver- sate dallo spettro del nucleo. Il rosso in esso è assai vivo, ma non si distinguono linee scure di assorbimento, nè vive metalliche. Collo spettroscopio semplice stellare si ha uno spettro magnifico, molto luminoso, ma confuso. Si rilevano però tre rin- forzi al luogo delle solite zone, e un 4° anche nel rosso. (Questa zona del carbonio nella luce dell’arco voltaico è composta di molte zone più strette, ed è troppo de- bole per vedersi colla fessura). Si vede che è lo spettro solito, ma veduto diffuso non essendovi la fessura, però serve a confermare che vi è la zona rossa del car- bonio (1). La raggiera del pennacchio avea circa 100° di apertura. Alzatasi la Luna si lascia. 3 luglio. È curioso che l’aureola che cinge il nucleo sembra esser separata dalle falde della coda (Y. Tav. LIV, fig. 16), il giro de’ pennacchi è come ieri, solo oggi è addirittura mezza circonferenza. L'indipendenza dell’aureola e della coda durano. Si prova la polarizzazione col polariscopio di Savart a zone, e si vedono le bandes nettissime, Sulla coda al principio sono fortissime, il massimo di intensità si ha quando la loro direzione è perpendicolare all’asse della coda, ma non si riesce a distinguere quale sia la linea centrale, nel sistema delle frangie, per la debolezza della Iuce. Si prova col Nicol semplice, e le variazioni di luce sono così forti che non occorre altro mezzo per ravvisare la polarizzazione. Si trova che nel passaggio dal massimo al mi- nimo la luce non resta costante su tutta la cometa, ma varia come a pezze, dove più dove meno! Nella totalità la luce scema di circa %. La luce dell’inviluppo di- venta quasi nulla, e resta visibile solo il nucleo coi suoi pennacchi. Il piano di po- larizzazione è quello che passa per l’asse della coda, A vista diretta e senza polariscopio il colore del ventaglio pare un poco rosato, ma deve esser effetto di contrasto per esser l’aureola verde. Lo spettro del nucleo è vivissimo, ed è dilatato al luogo dove è attraversato dalle zone dell’aureola. 4 detto. Per decidere quanta sia la luce propria in proporzione alla riflessa, sì fece il seguente esperimento. Si guardò la cometa collo spettroscopio stellare che è senza fessura, e lo spettro così avuto essendo mal definito, come deve essere, si pose il nicol all’oculare. Con questo girato in certa posizione spariva quasi tutto lo spettro, e non restava che una zona verde netta e precisa ben tagliata agli orli con traccia delle altre due, Sicchè la luce diretta propria vera della cometa si riduce principalmente a questa zona. Le altre due zone sono indebolite e appena si vedono. (4) V. lo spettro ottenuto coll’arco voltaico nelle Memorie degli Spettroscopisti Italiani, tom. II, pag. 122, anno 1873. DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 161 La coda è lunga quanta è la distanza tra « e 8 Orsa maggiore, ed è diretta esat- tamente alle due lucide dell’orsa minore # e v. Nel cercatore delle comete la coda è curva, e la gobba sta a sinistra, cioè ad est vero, empie in lunghezza tutto il campo che è 4° più qualche cosa, pare una sciabola, ed è diretta alle duc lucide delle ruote davanti dell'Orsa minore. La cometa (V. Tav. LV, fig. 17) mostra una massa lucida laterale staccata dalla principale a sinistra come un secondo nucleo, I raggi del nucleo sono leggermente curvi in cima. P. F. Si provano diversi ingrandimenti per separare il pennacchio dal resto, e il nucleo apparisce come un dischetto piccolo piccolo poco più grosso di un filo (0,3) (fiv. 18): coll’ingrandimento num. 6 che è 600 volte, non si vede nucleo tagliente, ma un glo- bulo tutto sfumato su cui si espande la raggiera diffondendosi in raggi sfumatissimi (10° 1/,) (fic. 19). Sotto è discretamente terminato con due deboli razzi a destra e a sinistra curvi, È grosso al più 2 fili =0",6. Che immensa differenza tra la maniera » con cui si vede questo nucleo, ed i satelliti di Giove! Con mille volte non vi è af- fatto punto brillante, ma solo una nebbia indecisa un poco più tagliente dalla parte di sotto (V. fig. 20). E pure l’aria è buona, e i satelliti di Giove con questo oculare danno disco ben netto. Finito a 10" 34. 5 luglio. Confermate tutte le cose vedute ieri, specialmente la polarizzazione e lo spettro. Nulla dinuovo. Il nucleo col mille diventa realmente nullo, e si riduce come a una pallina di cotone diffuso o sfumato agli orli. 6 detto. Impedito dalle nubi che appena permisero di vedere al principio il ven- taglio. Si vede però che la testa della cometa ha un doppio inviluppo parabolico staccato. 7, Fra le nubi, Raggiera quasi regolare ma con un getto più grosso nella direzione opposta alla coda. Il mezzo della coda non è nero, ma mezzo sfumato. 8. Nebbioso e nuvoloso. La coda si vede per 8° (Non si possono fare osservazioni essendo aggravatissimo il P. Rosa). 9, Bel ventaglio con una massa viva quasi staccata a modo di nube poggiata sulle punte del ventaglio stesso (V. fig. 21). Nel polariscopio si vedono le zone trasver- sali e longitudinali. La coda è un poco curva. Cogli ingrandimenti successivamente maggiori, sparisce l’illusione di un nucleo solido: si vede solo una massa nebulosa mal terminata sopra e diffusa in quella direzione a ventaglio. Usato il num, 5 ne- gativo cioé di 800 volte (V. fig. 23). Si ripetono le sperienze spettrali, e si fa la fig. F. Si rileva che lo spettro del nu- cleo non. pare rigorosamente continuo, ma la sua zona sembra interrotta nella vici. nanza delle espansioni carbonose, A certa distanza dall’asse dello spettro queste espan- sioni sono assolutamente lineari e molto deboli (V. fig. F). La coda è curva, e arriva all’almicantarat di 6 Orsa maggiore (è più lunga qui che non si vide poi a Miinster da Heis), Sono le 11° e la cometa va dietro una nube! 11 e 12, Nuvoloso. 13. Cometa assai bassa; testa con vari pennacchi curvi (V. fig. 22) assai vivi ma 162 MEMORIE DELLA SOCIETA” confusi forse per l’aria. Si fa un disegno appena abbozzato. Essa presenta un allar- gamento della testa molto notabile, nell’ inviluppo parabolico e dimensioni in lar- ghezza sopra le altre sere precedenti assai significante. Ma si vede male per la nebbia. 16 luglio. Il nucleo è già sotto l'orizzonte : la coda arriva all’ almicantarat della polare. (La coda riesce così più lunga che nella figura di Heis ricevuta poi) dirigen- dosi verso % dragone. 17 detto. La cometa è colla testa tatta sotto, ma la coda è enorme. Essa arriva alla stella a del dragone e anche va più alta, ma è assai sfumata e il cielo è poco chiaro. Ne’ confronti spettrali si è sempre cercato di avere il confronto delle righe dirette dello spettro del gas C0, o CO? e per ciò non diamo le cifre di queste zone che sono notissime ai fisici e si possono sempre determinare. APPENDICE Cometa Borelly 5 settembre. La massa principale e centrale più lucida ha la forma di un trian- golo o di V dentro cui brillano molti puntini onde merita attenzione (V. Tav. LV, fig. 24). Questi punti lucidi furono notati anche nel 1° settembre. Essa richiama la cometa del 6 marzo 1853 che avea più nuclei e fu trovata al Collegio Romano. Questa co- meta è importante per la teoria delle stelle cadenti essendo essa polinucleare (Vedi Memorie dell’Osservatorio del Collegio Romano, anni 1852-55). DEGLI SPETTROSCOPISTI ITALIANI 163 Passaggio di Venere sul disco del Sole dell’8 dicembre 1374. Il signor prof, P. Tacchini, subito dopo l’osservazione del passaggio di Venere da lui fatta in Muddapur nel Bengala, ha diretto la seguente lettera a S. E. il signor Ministro della Pubblica Istruzione in Italia, I lettori delle Memorie degli Spettroscopisti italiani sapranno apprezzare il valore dei risultati ottenuti dal signor Tacchini, per ora brevemente annunziati, e che sono di non lieve importanza, decidendo per sempre la questione del diametro vero del Sole, Muddapur nel Bengala, 10 dicembre 1874. Eccellenza, leri fu per noi una vera giornata campale. Dopo una serie di giorni serenissimi, il cielo repentinamente si turbò nel giorno 7, ed anche nel giorno 8 ehbbimo tempo cattivo, ma, al tramonto del sole, si ebbero indizi di qualche miglioramento. Nella notte però sì copri il cielo intieramente e poi di nuovo al mattino del 9 variabile, così che il sole era di continuo alternativamente occultato e libero; questo era per noi una minaccia terribile, e V., E. potrà immaginare lo stato d’animo di noi tutti. Sino dalle 6 ore eravamo tutti al nostro posto, e ci disponemmo al lavoro sperando che le nubi se ne andassero, e che il fenomeno si lasciasse vedere fra le nubi stesse. Al momento del primo contatto il sole era visibile nei cannocchiali semplici, e così nel secondo contatto, ma nello spettroscopio nulla potevasi distinguere. I due primi contatti dunque furono osservati dal prof. Dorna, dal padre Lafont, da Morso, e per- duti da me e dal prof. Abetti. Al 3° e 4° contatto l'atmosfera era sufficientemente chiara, perchè ogni osservatore potesse compire il fatto suo, e fortuna volle, che le osservazioni sì spettrali che ordinarie riescissero abbastanza bene. Qui non posso fer- marmi in dettagli, ma il fatto importante si è che fra i contatti osservati allo spet- troscopio e quelli notati ai cannocchiali semplici vi ha una differenza notevole; che pel 3° contatto, che fu quello osservato meglio cogli spettroscopii, arriva a più di due minuti: è questo, secondo me, un risultato prezioso, che servirà di base alla discussione per le osservazioni da farsi nel 1882; e che dimostra anche, che il dia- metro del sole osservato e determinato collo spettroscopio è più piccolo di quello determinato al modo ordinario. Il quale fatto se non era ancora dimostrato rigoro- 164 MEMORIE DELLA SOCIETA” samente colle osservazioni spettrali degli ecclissi, mi pare ora evidente colle nostre osservazioni di Muddapur, eseguite su di un corpo come il pianeta Venere, che si movéva così lentamente in confronto della luna negli ecclissi di sole. Prima del 3° contatto in un intervallo di cielo purissimo esaminai lo spettro del sole in vicinanza della magnifica banda oscura di Venere, e trovai che in tutto re- stava normale all'infuori di due posizioni, nelle quali, dopo passata la banda del pianeta, si vedeva ancora un leggiero offuscamento in due posti del rosso, che cor- rispondono alle bande nere della nostra atmosfera : il fenomeno dunque sembrerebbe dovuto alla presenza dell’ atmosfera di Venere probabilmente del genere della no- stra. Finito il passaggio e contento di ciò che la Commissione italiana aveva potuto fare, inviai al nostro benemerito Console di Calcutta il seguente telegramma perchè fosse spedito all’ E. V. « First observations disturbed by small clouds-Good results spectroscopic and or- dinary-spectram of Venus observed, details probably related to its atmosphere. » La traduzione in francese fatta in Calcutta non corrisponde esattamente, come V. E. potrà facilmente verificare. Dopo le osservazioni abbiamo ricevuto diversi telegrammi, fra i quali uno del vicerè, che per la Commissione italiana ha addimostrato il mas- simo interessamento. Ora ci occupiamo delle rimanenti osservazioni per completare la nostra missione, e poi ci disporremo pel ritorno in Italia. Dell’E. V. devotissimo servo P. Taccuini va. K i È È sila cu x iii » x s palle eee ay dec lai TAV. XXXII. _Qiametri medir di quattro in qual ) 4 s à 9 CS IS S o TE bei RU SL S La Si si 2 fa è 3 È £ EA È a Fa: SSA Di 3 Ss à è ra, SE IS tl 03 nî à ul IS od si iS vi (2) S D OST SE = s : È = Î i ù IG à Z | i ' (il Ù G E = = LE MACCHIE AVENA E DEL MEDIE QUADRIENNALI DEI DIAMETRI E DELLE MACCHIE TAV IVO. 4 pope ai A E (fa) = E A Si RN = Q = "agita: = SEI S < OSE IL È Pa: rEsoa gina 2 IR = ini ie ©) FORO R Ba z O < INTONA SF Lu = D 1a ni; lo < = Si A Dl 2 È Si = Di E Ela CONE î | 3 ESE ILA RNA a Saar ua HAHA sie CADA a SR DA I LS T TS a pi i si sa n ia ra veri pi e i [SÌ E I MIO EE Io LE < MOLA Si — ui Sie RR, ls E i i] È IS GIULIO, A z — Lai È 3 £ $ i sul alal S Hi ! | UNA î î liti Lt Ì È ì ; | i 644 hoc oi i i I TL n 8 L991 |" /SL4 £ 2 x 2 , . * Ù Ù ci ” Ù { ì Ù \ ì f LI i fe "O % tl ; # +4 oi N Su À % BL i i d e IRR Meemi. io Lal restio Ly TAV. XXXII. TAV V CURVE MENSILI DEI DIAMETRI IN GRUPPI DAL 1756 AL 1870 [II ì PONZA 2] | | I I | i l BEGEEEaE] PESA ani i ol ima ea RIGA TR an i 85 IE 1 I) + SHAH k ++ Sa = =) ep) CSI [ | | [ | R Si EPA \ i I SL RE nai mi GSO T \ ist Ì De E SaenEinE Seal - db HT HA SHAMA 2 DÈ i o w er Sn; Ea i Ha RnS Drpcanani so RESET SIE Ara I Saia i i Ti) DR LE ee [jar [at } IL Via 9 BEL CESSI ERI Slo liti LC plico x 86.5 sti Xx s NOTE ONI IO CCA ce An E Ne INEEE / 99. 5 H x % si IERI LaLzi anta io ERICE Her S SL SLI & ASA + —- H - —__y- + HHA + IA +4 di 46,0 | zola, Fai L| Tag 9) DA È + HH} 4 da 2a slelsiosiola RSS ONE PA |a az=tà I Na ins imaì ic |+_4- - H+ RYp-- AH Ce Pas RF Di Fois EE GERcasiE EN sN TA malce e I Banandi sa | | i til rotte iu À I Il lin i — - JE ai =! ] sa i DI ul ICUEAIE | io) “di TAV. 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SPP i VA dr 4 de ®, SR La” c | 34 % II | di Î r | a Î IG | | # | | 7 | | hi oo | Hm Diametri medi orizzontali e verticali di otto'inotto anni successivi en Sl Curva teorica delle correzioni del purtgeo solare igiene seo Attività media di olto in otto annù successivi Sete perso Andamento medio diurno della Declinazione magritica pa Praga di otto in otto anni (a vr È o . Î+ c+a+o4o+0 Georni JUOVOSt MAAKAKKANKAX Quantita della poggia LOI ONVNN39 06€ 0€0€ 00€ €L8)1 OPVNN39 7% €581 OMVNN39 SI €L81 OMVNN39 8 oS EL8I OPMVNN39 LI €L8| OPVNNA9 ZI €L8| OMVNN39 6 EL8I OMVNNI9 L EL8| OPMVNN29 9I EL8| OPMVNN39 9 INIXAWIL Maro 1873. TAV. XLVII. A 266 252 258 264 270 276 282 288 29% 300 306 312 348 324 320 336 342 368 35 a od dr \ La RSN NY UA Ò A% SÌ a un Say IDEA iA AN aaa, cato cc NLG bce Le Sibe e seca) nd Ca es fon Riza | : E LEN, | 3 co I VIIRA La) Fai I OSNETERNNVONN Mala at Mila ARAGRARIR ì\ rr LA Var gi CA 1% stadi Lift i cir Ling EÈ cedbito ba vot nt A IA - dad. : Rn gr se nl ali Ac se dr sim ù A SALITA adr Arene MAAARA An ih DELIA Carolei PARERE SA ERI IO (gn fra | i i fe d8) agli cHAGU MSTEPOA A PERTINI SISTER NRE AREE E Pr TANO Day ra IT INA | briatore ho UA EN AA A INN are iti cda radiatore DE STA ta DE Ase da et ia AN 9 ARE LEA È z A FI IST ela aa tro dda MARU A i TREVZASSO CANNA ENRICA a PIZZI A dl eitciui IM € ne ENER PIERA E er PT. 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Spithòver G. Bianchi lit. / SITA 1898 x. z x . Ù . TAV.LVI. Li Su “ PARO PESO MIR TE PST TAP OTTIENE RI PETIT I IIS OI IMORERrI I COGDT A uit ii hg Fr re Ant i IM tomadzar PRIVI RAPSPRTO] IRC I RBPr TA’ VO PIO ERROR TESO RE (SISI VO coat NT RITO IST 7 BE ORTA > MOZIONI) POVAITTA ape A AMANTE A Alb UNA ROOPPRICROTY {VO 2 AE )7 FISICO MIEI ID 00 SI pn È Re Nr A mn n n ii Ade EE AIA: Jan ni SERA: Tan CA ir ini eh LS LMOSGA piper LATE | ENT nn ela v SII PZ Lepore ZAN Nr lift — i —_T_—__—& aSunmagi Matt L opettrorcopiche dell Bordo sofare! ose1rwvale dol P 1% decchle (cl Tacchi rel anese di dette 1878: TAV.IVI. [75 setta SZIZZZNIZA 132 198 146 150. 156 162. 168 114 180 136 192 198 204 210 216 222 208 2i 2% 240 246 252 258 265 270 276 282 288 294 300 306312 376 324 330. 336 342 348 EA 3 va. | 2 ante 6 n 18 24 30 36 42 48 54 60 66 72 78 84 90 96 102 108 1/4 PS ILS PIN- po 22 È DEIRA PORRI RT | \ SRNA Iii no ti in ria urta rn ATA tr oA lin Ta NI I (CTER RESOR FRE PESTE re 2— BO E elio ESTE Mes al PID SESSI TRS ufo VANTA A rr sS sore eee EEEEEE SS ea 2 Isa A Tie Ri 3 INI jb nea ì S| Letra sara e RIC CEIecdsodeee ile sia LIL L_DOT ro el ru | = È ae PIAZZARE SES IEREEREE= CAMERE RAI) iS Toe ERRE fi # x Ta = AIR ee dito WR LS TE sa EER hO n - WE a) n È Need CTS ho e ito PARA Lo = SR PIE __ o—me Pro cita CISNTIS rdinate —— Aa SEA ana AS tr ISSN XI RETI SIE ESSO SRI: NEEZIALE al =_L—_—_—_——P————+—T—_—_—_ uu S |a ata si) <= = nn raanate dm reco LR == === === ss a ER E: e i i ea WE Pl Re er SII (@ AeO— FT: @T2: i or rTr—r———____—_—_———_——__———__——__—t———tz_z_z=zc—=—e__=- | wG EEE I ISEE ZE RASSÌ IZ a ml _& 1; = = —, ORO ee@>€=W\ ERY]EY @<®==<= RIO E en va SS iui dani crete RRESS ra Pag SETTE ESÙ Ni CS & e AMAT nnt TAVIVIL 1336 342 348 354 "a 00: 00 ci SSR |} 0 N ARTI di tnt Ie inn ZAR NAT mei Pei ii COPI BOETTOE MII n JIA I nin ott 11 attesta plui baie zA -__2à42 cc —m__——6m6——_____ BI I i U ti ì în T Den ubi "Ii ai et Nude SN ARR & IRRTA i SI rr, n ci i È “i | | #9) rat 7a dd rr Mina onita M iid Ai rrterdirrti i pria d dio ira | ‘ [] i 1833 (2_ 612, 18% 30 36 42 l Il T i) Ottobw i 1 49|54| 60, 66.72, 78 i” } Fasi e MRI 184190 708, 116.120.126 138.198 164 180, 186, 162 168114 190 186\192| 198 |204 210| 216|2221228 294 240\24 PS 72 258 264.270 276 282 258. 294 300306 312 318° 924 330\336)342|348 3541 il da | | | GI PRESS 33 BI ei et Ladino puote ere n jan > | Î ì Î artt iii urto iniiotior si ere ini Ù) | | | i ORI NE sr ren MI et PC n eta dii a E gi e a per Vira PRUA IRE. a Py SETE RR EROI GE ; 2 a A rata = (RSS SE ee TSI 2 a SL ea ME EEE 1 i - =» Ì esi N c LADRI RBESSHNTL] E SEESERICIIARENrR SS RO RBROEIIE EE, Cla ASSE ZCSIR>rI a SSA: E notice rst rititeronton storto tuneedioii si—_o — & ao nt LIERN Lolita o e EI e 38 RIE RPRST RESOR ER ESA 3 Zire: TR 26 Portare Ai I; TOR ie ARSIZIO SO E I I TA O E IS SIA WEI EI Cr Bei SIOE ea TO ESSO RS STES, SONDE (0 30 PRIA e ISO SES RESET ORO SI ER Le OI CI NI PERTANTO 53 SIRIA (DA CENA SI 7 ì Nostra %. > Ts z = | e 1 3 SA a EOS a. 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OSSERVATORIO DI PALERMO N.8—Vol. X. Agosto 1873. RIVISTA METEOROLOGICA Segnalammo nel passato luglio la costanza degli elementi mi. teorici e la regolarità con cui essi procedettero: lo stesso stato di calma prolungossi anche nel mese di agosto. La mensile escursione barometrica di sei millimetri mostra da se stessa quanto il barometro sia stato tranquillo: le lievi depressioni che si osservarono hanno rap- porto coi leggieri cambiamenti di correnti atmosferiche che però non infiuirono a turbare, tranne che per poche ore, la costante serenità del cielo. La minima pres- sione si ebbe nel giorno 29 spirando lo scirocco. La media pressione mensile superò la normale di millimetri 0,61, e fu superiore a tutte le mensili pressioni sperimen- tate in agosto dall’anno 1865 a questa parte, come la mensile escursione è la più piccola fra tutte. Il termometro tennesi in questo mese assai più alto che nel passato; difatti la differenza media colla normale è di due gradi, Una tale temperatura è veramente eccezionale, e la maggiore non solo della ricordata serie del 1865 ad ora, ma ancora di tutta la serie delle osservazioni meteorologiche dell’Osservatorio. Accanto a questa media temperatura mensile di 27°,35 abbiamo la media escursione termometrica diurna di 4°, che non possiamo del pari dire eccezionale, essendo stata negli anni 1870-71-72 inferiore ad essa. La temperatura massima avvenuta collo scirocco nel giorno 29 non può dirsi straordinaria mentre fu uguale ed anche maggiore negli anni precedenti; solamente la eccezione sta per la minima temperatura mensile di 23°,2 che è la più elevata di tutte quelle sinora registrate. Avuto quindi riguardo a questa condizione di calore, al cielo sempre sereno, alla scarsezza della pioggia, alla quiete dei venti, è facile argomentare per qual ragione l’agosto sia sembrato a molti, come in parte lo fu, straordinariamente caldo, e siansi desiderati il fresco e la pioggia. Tutta la pioggia caduta durante il mese fu solo di millimetro 1,14 în due giorni; Giornale di Scienze Nat. ed Econ. Vol. X. LI 2 BULLETTINO METEOROLOGICO cioè poche gocce nel giorno 17, il resto nel mattino del giorno 31, in cui una bur- rasca dal 4° quadrante sfiorò la nostra stazione ed agitò per poco il mare, che al- l’avanzarsi della notte ritornò tranquillo, come sereno il cielo. NOTE al mese di agosto 1873. ‘1, Tempo bello, mare calmo, venti regolari. » Tempo bello, mare calmo, venti regolari, umidità forte. 3, 4. Cielo bello, venti normali, mare calmo. . Tempo bello. Alle 7° m. ebbe luogo una scossa di terremoto nella direzione Sud-Nord, La scossa però fu leggiera perchè avvertita da poche persone, e di brevissima durata, come lo indica il mercurio caduto in unico vasellino. 6, 7, 8, 9, 10. Tempo bello, mare calmo, venti regolari. 11. Nel mattino venti periodici, dopo il mezzodi forte NO. Cielo coperto a sera, mare calmo. 12. Corrente del 4° quadrante, cielo variabile; gocce alle 9% a. m. ed alle 3° e 30% p. m.,, maré calmo, colla sera baleni a NE. 13. Cielo variabile, NNE gagliardo, mare lievemente agitato. 14, 15, 16. Tempo bello, mare calmo, venti regolari, 17. Tempo bello nel mattino: a 84 p. m. il cielo si copre in parte, ed indi tuon lontani, che alle 2 e ' si fanno più forti con minaccia di pioggia. Dopo alcune gocce il cielo si rischiara, ed a notte torna lucido. 18. Nel mattino nebbie alte; dopo il mezzodì cielo coperto e tuoni come nel giorno precedente, ed alle 2 p. m. pioggia. 19. Cielo bello nel mattino; dopo il mezzodi copresi in parte, e ritorna bello nella sera. Mare calmo, venti regolari. | 20, 21, 22, 23, 24. Tempo bello, mare calmo, venti regolari, 25. Cielo bello, mare calmo, venti regolari: nella sera nebbie e rugiada abbon- dantissima. 26, 27, 28. Cielo lucido, venti regolari, mare calmo, 29. Calda corrente di scirocco con lieve abbassamento barometrico. 30. Corrente del 4° quadrante, cielo coperto variabile, venti gagliardi , mare lievemente agitato, 31, Nel mattino burrasca con pioggia e vento forte, continuando la corrente del 4° quadrante. Mare agitato, a tarda sera cielo lucido. DO coni DEL Re OSSERVATORIO DI PALERMO. 3 Osservazioni Meteorologiche dell’Agosto 1873, G } E RS a È UT ; . Massimi Barometro ridotto a 0° Marple senti Termometro centigrado sei minimi. —-_-_+rcor—__—_——____———_—_—_—_€€ = ue — "CT S $ Mongiana "6h, 0h Man 9hm 120 1 3h | 6h, 9h (128 {7° 1 || 753.78] 753.57] 754.87) 754.46] 734.78) 754.77 756.71] 734.32/127.8 [28.1 [29.4 [29.0 127.9 [27.5 || 30.1| 254 2 || 53.87) 53.75) 53.621 53.611 54.08] 54.19 54.77] = 53.61|127.9 [27,9 [28.7 29.6 |27.2 [26.9 || 29.6 | 25.8 3 || 53.83] 53.97] 53.72] 53.91] 54.27) 54.29 34.29) 33.72 [28.7 [28.7 [29.3 [29.0 (27.9 (26.3 | 30.2 | 25.7 & | 54.08" 53.82) 53.201 53.41| 53.81] 53.63 54.661 = 52.82||28-1 [28.5 [28.7 [28.1 |27.5 126.9! 29.4 | 25.0 ò || 53.80] 53.90 39.41 33.72/ 54.02, 34.46 94.46,» 53.41 27.8 [27.8 128.7 [28.3 [26.7 [26.1 || 29.0 | 25.8; 6 54.76] 34.72) 54.551 34.54) 55.39) 5542! 53.42] = 54.46//28.1 |28.4 [29.1 [28.7 [27.8 [25.8 || 29.8 | 25.0 1 56.85) 56.55! 56.25) 56.00) 56.42) 3:54 36.83] = 55.42|/28.2 [28.4 [29.4 |28.7 |27.2 [26.9 || 29.8 | 24.9 8 || 56.19, 56.00) 55.54| 53.73/ 55.74| 35.73 57.04] = 55.00|[28.1 |28.2 [30.2 [28.4 [27.6 |26,7 || 30.2 | 26.0 9 || 55.27| 54.93) 54.37] 53.80/ 53.96] 53.72 53.96| =—53.72|(28.1 |28.8 [29.0 |29.0 |26.9 [26.0 || 29.8 | 25.0 10 || 53.17| 52.90) 32.47] 52.82) 53.01| 53.12 53.72] = 52.38//28.6 (29.0 [29.6 |29,3 [27.7 |26.7 || 30.1 | 25.0 11 | 53.52) 53.40; 53.35] 53.50] 54.28| 54.31 54.31] = 53.10|(27.9 [29.3 [28.7 |27.2 [26.1 |25.4 || 30.2 | 25.0 12 | 55.18| 535.08) 55.09, 53.27] 55.73) 55.80 55.80) = 54.31|26.4 |28.2 [28.2 [26.7 |25.8 |25.5 || 28.6 | 24.8 13 || 56.32) 56.64) 56.56| 36.68) 37.26] 57.43 57.43] 55.30126.1 [27.2 [27.6 [26.7 [26.4 (24.6 || 25.0 | 24.6 1& || 57.34) 57.52! 57.10! 37.26] 57.41] 57.4 38.26] =—56.67/126.9 (28.1 |28.5 |26.9 [26.0 [24.2 || 28.7 | 24.2 15 || 57.47] 57.561 57.38) 57.48) 57.97) 57.94 58.34] 57.22026.6 26.6 [27.5 [27.0 [26.0 |24.6 || 27.7 | 23.8 16 || 58.18] 58.22) 57.93) 57.88] 58.32) 58.20 58.32| = 57.88|[26.7 ‘26.7 |27.2 [27.2 |26.3 [24.2 || 27.7 | 23.6 17 | 58.54| 58.41) 58.16) 57.87) 58.51| 58.07; 38.54| = 57.87|(27.2 |27.3 |27.6 [29,3 [27.0 [25.5 || 29.3 | 24.0 18 || 57.92) 57.43) 56.71) 536.35) 56.43] 56.10 38.07! — 56.10|127.2 |27.3 |27.0 |27.8 (26.4 [24.6 || 28.3 | 24.2 19 || 55.74) 55.56) 55.12) 54.66) 55.06 54.72] 56.10! 54.201|26.4 |27.0 |28.1 |27.2 [26.9 |24.9 || 28.1 | 24.0 20 || 54.56| 54.43) 54.14) 54.27) 34.78| 55,28 53.28] 34.14||27.1 |28.0 [28.7 |28.1 |26.6 [26.0 || 28.7 | 23.2 24 | 55.87) 95.531 55.30) 53.81) 56.05) 56.06 36.06] = 53.28|[27.9 [29.3 (29.1 |27.8 [27.6 [26.1 || 29.6 | 25.6 22 || 56.06| 53.93) 35.11] 533.28! 35.41) 55.66, 56.34) = 54.61;127.2 |27.6 |28.2 [27.5 (26.9 (25.4 || 28.2 | 25.0 23 || 55.63 55.20] 33.01) 54.65] 53.04| 54.95 56.34| = 54.10/126.5 [27.1 |27.S [28.1 [26.3 |25.5 || 28.3 | 240 24 || 54.99) 55.00) 54.86) 54.97] 55.23) 535.27 55.27) 54.64|28.7 [29.4 (29.1 [29.0 [27.5 (25.7 || 294 | 24.5 25 || 55.84| 55.84) 55.58] 55.57) 56.210 56,42 36.42| = 55.16/|28.2 [28.5 [25.5 |28.2 127.3 [26.4 || 29.9 | 24.2 26 || 56.73) 37.01) 56.68 3050 57.14] 57.68. 37.68! 536.2211279 [29.0 (28.2 |28.1 |26.6 [25.2 || 29.2 | 25.0 27 || 57.49) 57.29] 56.99) 36.84] 537.09] 56.96 37.65] =56.96|27.9 [30.2 [29.4 |28.7 [27.3 [25.8 || 30.3 | 24,5 28 || 56.65) 36.71 55.75] 55.15, 55.06) 54,31 36.96] = 54.31/27.9 [29.4 [30.9 [30,8 |28.5 [27.6 || 31.1! 25.3 29 || 53.45) 53.10] 52.24) 52.67| 53.37] 53.33 54.31| = 52.24](31.2 |31.7 [34.8 |30.3 [29,3 [27,0 || 35.3 | 26,5 30 |] 53.27) 53.30) 53.38] 53.46. 53.01] 53.50 53.92) = 52.90/129.4 [30.2 [28.1 [26.1 25.8 [25.7 || 30,3 | 25.3 31 || 33.10) 53.16] 53.07] 53.32) 53.49) 53.40 53.86| 32.56 ||26.1 |26.0 |26.0 |25.7 [25.5 249 | 26.6 | 24.9 M. || 55.55! 55.431 55.10] 55.10! 55.48) 533.46] 36,12] — 54.70|127.68/28.28/28.73|28.15|26 98/23.80,] 29.37 | 24.82 Osservazioni Meteorologiche dell’Agosto 1873. | Tensione dei vaporì Umidità relativa Stato del Cielo _—_———— —_—_—_—_———————m6 —T—T TZ T__y_———onmone. 9hm 12h 3h 6h 9h TT - - rr—___555655 9hm 12h | 3h bh 9h de 2h Trana LIT 12h ; db | 6h , 9h ,12h 1 || 153.78] 753.96) 753.71! 753. si| 754.22 154.63 = 754.63] 753.27 (26.2 [26.3 [27.0 (25.1 124.8 (24.2 | 27.2 | 24.2 2; 54.57) 3443) 54.131 54.62; 34.82) 53.37 33.37] 53.541/25.6 [264 [26.6 [26.3 [24.5 !23.6 || 27.0 | 23.0 3 || 35.79] 95.861 55.39/ 35.44 35.54 53.90 56.16! = 53.04125.9 [26.4 [27.0 |26.4 |25.4 [24.3 1! 27.4 | 22.8 2: 55.49 ni 54.661 Dai 4A 54.26 56.201 = 54.26|[27.2 [29.1 |29.7 DI 200] 127.3 ll 210 QUI 53.51) © 32.44, 32A7| 52. 32.67 | 34,50, 51.14 81.1 [33,5 133,8 [32.1 132.0 |30.3 {| 36.0 | 26.8: 6 | 5268 32.89! 52.14! 532.32| 52.64 53.33 | 53.391 51/65|(33.8 |37.2 [37.1 |36.7 132.9 (336 || 38.7 | 30.3 T|| 53.67] 93.900 Saggi 33.03] 53.65) 54.41, 34M 53.03 (31.2 |30.6 |30.2 [32.1 |28.1 [28.5 || 35.7 | 28.0 8 | sazia! 56.74" Sag! 53482! 55.21) 33.26] 55.26! = 53.70|127.9 [27.8 |26.1 [25.4 [25.1 [24.9 || 29.5 | 24.6 9 | 55/62] 53.54 Gai 35.23) 56.29 5525 56.501 = 54.96)/25.7 [25.7 |26.1 |23.8 [23.2 [24.6 || 27.0 | 24.5 10 || 56.87 56.81! 5o.sgl 36.650 57.01) 37.23 87.23! 56.25][254 [25.5 [25.7 [24.5 [23.7 [22.1 (| 26.0] 220 11] 57.62) 37.82 57.51] 37.57) 38.16] 58,30] 58.30] = 56.68|[24.2 |24.9 [25.1 |24.3 [23.6 [22.1 {| 25.4 | 24.6 12 58.11] 37.18 57.17, 56.91) 57.03! 56.85) 38.30! 36.85//24.3 124.9 [24.9 [25.1 |23.9 }23.3 || 25.4! 21.2 13 56.47] 36.43 35.9gi 56.08) 5629 56.20) 36.85) 55.981(2%.3 [25.1 |25.8 [24.9 [24.5 123.0 || 25.8 | 24.0 14 || 56391 56.15 35778! 50.67) 55.79] 5529 56.41| 55.29(124.5 [20.2 [25.5 [25.7 [23.7 [227 | 26.0 | 21.2 15 || 55.591 55.08" 55,0%] 533.20) 55.40) 55.48 55.75] 54.85.1254 [26.0 |26.1:|26.3 |24.8 [23.6 || 26.5 | 22.2 16 || 55.534| 53.16) 5476) 5662! 35.13) 55.20 55-68! s4.48|(25.4 128.1 |27.6 [2571 124.9 12942 | 28.5 | 22.4 17 || 5531] 53.29 s4.89| 54.93) 55.51] 55.61 55.64| = 54.81|[22.7 [23.3 |23.9 |23.3 [21.5 [19.2 || 24.6 | 19.2 18 || 56.82) 97.27 57.03] 57.23) 57.79. 57.88 37.88! 55.64]22.8 [23.9 |23.9 (23.5 [22.2 [21.6 || 24.3 | 49.0 19 || 57.67] 58.13) 57.89) 57.80) 58.62, 58.89| 58.891 © 57.67||22.8 |23.5 |23.9 [23.2 |22.5 [22.1 || 24.3 | 20.2 20 || 59.15] 59.21] 58.97 59.00] 59.41| 59.23 60.06] = 58.59([23.4 [23.9 [24.5 (24,5 [22.4 [22.2 || 24.5 | 20.6 21 || 59.45] 58.88) 58.38 38,50) 58.25] 57.98) 39.28| | 57.98|[23.4 |23.9 [24.3 [24.2 (22.8 121.5 || 24.4 | 20.2 22 || 57.53) 57.45) 56.97 06.73! 56.04) 56.54 37.98) 56.73!(25.6 [23.9 [24.2 [23.5 121.9 (21.2 || 24.3 | 201 23 || 56.69 36.42 35/64 33.50) 55.65| 5536] 56.84! 55:36123.2 [23.9 [24.3 [24.2 [21.8 [20/8 | 24.7 | 19.6 24 || 53.861 32.34) 51.27! 51.12] 50.84} 50.76] 33.36| 50.76|23.0 (22.7 [24.2 [21.9 [22.4 (18.8 |} 24.5 | 188 25 || s2.60| 52-40) 5253] 52.50/ 33.141! 5321! 33.24] 50.701|18.9 [19.4 [19.4 |18.8 118 8 [47.4 || 19.5 | 16.4 | 26 || 52.92) 53.17) 53.08] 53.09| 53.66! 53.78] 33.78! 52.46/18.5 [18.2 [18.0 |18.6 [18.2 [17.1 || 18.8 | 47.1) 27 || 5443! 54.13) 53.47) 53.78] 53.80) 53.72 34.26| = 33.43][18.5 [197 [19.7 |19.4 [18.0 [17.6 !| 20.1 | 15.4 98 || 53:80] 53.67' 53.20] 53.42, 54.24) 5421| 54.24| = 53.20|18,9 (19.7 |19.7 |19.6 |18.8 [17.9 |] 20.14! 16.4 | 29 || 5470) 55.07] 5475) 54.96] 55.91] 56.18 36.18] = 53.821(17.9 [19.1 [20.1 [49.5 |18.$ [17.3 || 20.3 | 16.4 30 || 57.27) 57.58) 56.97) 57.33, 5819] 58.33 38.331 56.18/[20.0 [20.3 [20.7 [20.5 (19.2 [18.6 || 20.7 | 47.0 M. || 55.60] 95.56) 55.14) 55. 17] 35.56) 55.62 se 34.62 2° 24.94|25.17|24.63/23.42|22.53)| 25.90] 24.20 {1 Ì I Î Osservazioni Meteorologiche del Settembre 1873. | Tensione dei vapori Umidità relativa Stato del Cielo Tr “= grro_e _ " == _—_—____ mu —T—__—€_sgs_—— _ _—_—m___m al 5tm 121, 3h GN, 9h 12h [of 126 3h; 60) 9h ;42h! 9hm | 12h 3h Gn 9 | 12h | 15. 53! 15.70 16.12|16.88}17.50/16.55]| 61 | 62 | 61| 71 FA 74 ||Bello Bello Bello Lucido |Bello . \Lucido | 3||16. 11[16. 4916.62/17.94/17.20 16.49, 66| 64| 64! 70 76|Lucido |Bello Bello Bello Lucido |Lucido 15.28117.47117.48(18.78'1S.04/17.56) 61! 67| 66| 73 13 78|yebb. |Bello {Bello |Bello {Bello ‘Lucido 3|18. 56; 15. 6314 -94 [19.67 18.59] 3.88] 70 | 52| 48| 70! 71 | 33|[Lucido |jLucido |Lucido {Lucido {Lucido |Bello 6 11.02 11. 04'13.32, 9.95] 993/11.06f 33.1 29| 34 | 28| 27 35||vuv. 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Nuv. || M.|(13. dali e dui ii ‘bg Se .3/60.3|60.5/62 toto si. | | 2 Giornale di Scienze Nat. ed Econ., Vol. X. 10 BULLETTINO METEOROLOGICO Osservazioni Meteorologiche del Settembre 1873, 3 1 | Evaporazione Gasparinj| Forza del vento in chilometri Ozono il 7Thm.y 3hs. , 12hs. jPotale Jam, 12h 54 | 6h, 9h; 12h] 7hm ; 9hm | 12hm 2hs Ghs 9hs 12hs li ogo | 1.43 | 1.95 | 400 | 6.4 |26.3 [217 127 [74 | 81] 20, 05| 30 3,00//3.5,] 201 (| A,0 2| 0.85 | 295 | 2.43 | 6.23 [11.8 [16.1 (47.3 (10.5 [19 [gi || 28 10] 40 | 025/35] 05 | 10 21 072 | 2.55 | 2.87 | 646 l 1.5 (16.7 [13.3 | $5/ 36 | 49] 1.0) 0.5 2.0 15 | 3.0 | 0.5 0.5 4 0.48 | 2.85 | 340 | 6.73 (0.0 | 9.2 [16.7] 1.2 | 5.6 | 93] 2.5) 05 2.5 2.5 | 1.59 | 0.5 4.0 6 4.50 | 7.70 | 3.88 |18.08 |13-7 (18.1 {23.5 |28.6 [45.1 |18.9 D) 0.5 0.5 0.0 | 0.0 | 0.0 2.0 7 4-22 | 6.60 | 4.75 [15.57 (23.2 112.6 (24.6! 6.4 | 7.4 [10.9] 05! 0.5 0.0 0.0! 0.0 | 0.0 0.0 gi 3.30 | 3.25 | 3.70 [10.25 | 14 I193 | 9.3 | 85 | 72|33] 05] 00 0,5 2.0 | 2.5 | 10 2.0 gi 0.85 | 3.20 | 1.71 | 5.76 |16.1 |28.7 19.7 (15.1 (10.9) 0.0] 3.0, 0.9 3.0 3.5 | 45 | 6.0 3.0 10 0-54 | 2.45 | 2.29 | 5.28 [15.3 [14.0 (13.1 (16.3 (10.1 |12.£ 4.0 | 3.0 3.0 3.5 | 40 | 4.5 2.3 RI 146 | 2.85 | 2.43 | 6.74 (15.7 (15.5 [9.3 [10.3 | 9.7//5,5 | 35 3.0 | 2.0 4.0 | 3.3 | £0 0.3 iibo:sa ri 3:607) 1.307] 8:62 (191/2740177 | 7.0) (08.31 (07/9 | PESA Ne2:0 30) | SS, n 13 0.80 | 3.00 | 2.60 | 6.40 | 0.0 12.8 | 9.9 ‘10.9 [12.7 | 6.2|| 2.0) 1-0 1.0 1.5 1.5 1.0 0.0 13| 0-15 | 2.80 | 2.08 | 5.03 [| 1.6 (15.6 {141 {8.5 [75.2 [4.9 || 15| 4-0 3.0 4.0 | 40 | 10 0.5 4 0.23 | 2.30 | 2.63 | 5.15 || 3.6 (16.6 (147191 (527.2) 2.0| 10 2.0 1.0 | 1.5 | 0.5 0.5 15) 0.23 | 2.30 | 1.46 | 3.98 || 0.0 [14.8 [11.5 | 6.0 | 3.2 | 0.0 3.0] 0.9 1.0 DIN A00] 0 2.0 16) 0,54 | 4.750) 2.25 | 7.54 || 8/5 [28.3 (30.2 (19.7 [10,5 | 7.6 |] 2.5] 1.0 1.0 0.5 1.0 2.0 0.5 17 0.50 | 2.90! 0.00 | 3.70 (451 {41.7 {29.2 [27.0 | 8.9 (14.5 || 7.0) 10 2.0 235.| 13 | 2.0 2.0 18 0.00 | 2.20 | 2.08 | 4.28 13.7 | 5.2 |,70/99 | 9.1 19.3 4.5 | 2.5 1.5 20 | 15 | 1.5 0.5 19 1.92 | 1.85 | 2.12 | 5.19 | 8.9 {15.8 113.5 | 72 | 44/98] 2.5] 1. 2.0 2.5 | 2.5 | 0.5 0.5 201 0.98 | 2.15 ) 1.75 | 4.88 || 3.8 [13.3 (11.3 (10.3 | 3.6] 00 0.5 0.5 2.0 3.5 | 2.0 | 0.5 0.5 211 1.05 | 1.95 | 2.30 | 5.30 (5.6 (13.1 [11.7 | 8.7 (129|88| 2.5 10 3.0” 20 | 10 | 05 0.5 22) 0.25 | 2.201 1.92 | 4.37 || 4.4 (17.0 (13.7 |11.3 (11.7 87] 25| 10 1.0 1.0! 15 | 1.0 0.5 23) 0.98 | 2.60] 2.24 | 5.82 || 28 [14.7 | 9.3! 8.5 (153.3 | 93 || 1.0, 0.0 1.0 15. | 1.5 | 1.0 0.5 241 0.66 | 0.00 | 0.00 | 0.66 114.2 (19.4 (15.9 {13.3 (17.7 (16.1 | 2.5 10 1.5 23 | 40 | 43 3.0 23] 0.00 | 2.55 | 0.00 | 2.55 {117.0 | 7.0 (21.3 j26.0 [16.5 1 5.2 || 8.0| 1.0 2.0 3.0 | 2.0 | 2.5 0.5 26]| 0.00 | 0.00 | 0.00 | 0.00 |26.6 [13.4 {10.9 [16.7 | 7.6 (10.8 || 5.0| 1.5 2.0 1.5 | 1.0 | 0.5 0.5 27] 0.00 | 1.05 | 0.00 | 1.05 || 0.5 [10.4 ! 7.4 | 8.5 | 6.0] 28] 45 | 1.0 1.0 1.5 | 2.5 | 1.0 0.5 28|| 0.60 | 1.25 | 0.00 | 1.85 || 0.0 |40-0 (14.7 | 2.4 | 8.9; 81] 5.0) 10 1.0 3.0 | 3.0 | 2.5 1.0 29|| 0.00 | 0.00 | 1.32 | 1.32 0.0 0.0! 4.6 | 3.6 | 93/95) 70) 10 0.5 1.5 | 1.0 | 1.0 1.0 30] 0.00 | 145! 1.10 | 255 {| 9.9 | 89 [103 | 5.0 |18.9 [10.8 ! 3.0 1.5 2.0 2.0 | 1.5 | 4.5 0.5 M.|| 0.99 | 2.55 | 1.96 | 5.61 | 9.6 (16.1 114.9 [11.4 |10.5 j78.0 || 31) 12 1.8 2.2 | 22 | 1.7 1.1 I ! | i : ; Osservazioni Meteorologiche del Settembre 1873, GEE ; Pioggia; Stato Direzione del vento Direzione delle nubi in del millimetri! mare 9hin. | 12h 3h 6h 9h {2h 9h 42h 3h. 6h 9h 12h alle 8 L NNE NE NE N (BIST) (NO) D) D) D) » ») D) » 2 2 NE NE NE NE (OSO) SO » » RAR » » » 2 5 ENE | NE NE NE OSO Sto) D) » DORSO » ) » 2 ‘4| Calmo | NE NE NE (VXSTO) SO ) D) DR) ) » » 1 9Ì S | sso |SS0 |SSO0 |0S0 |S0 S » SS0| » » » » 3 ì 6 S !- SS SO SO SE SO S » SO | » » » » 3 3 I SE | NE NE (O) (0) SSO » » » » » » D) 3 | 2 NNE N NE N NNE Calmo || » NNE| NNE| » » » » 2 K 9| NE NNE NE NE NNE NNE » ) » » » » » 2 10) NE NE N NNO | 0 OSO » » ) » » N » 2 11) NNO ONO NNO NNO oso (OSIO) » ONO| NO » » » » 2 12] Calmo | NE NE NE 0S0 OSO {| » » » » » » » 2 13 ESE NE NE‘ NE oso 0S0 » >) SINO) ) ) ) » 2 14 NE NE NE NE OSIO 0S0 » A EDI » ) » ) 1 15) Calmo | NE NE E 0SO Calmo || » ) ) » » » » 1 16) E ONO ONO N | (OSIO) OSO | » ) » ) » » » 1 7 0 0 oNO ONO (STO) ONO t)) 0 0 ) » No 17.19 3 18) NNO NE 0) 0 (OKO) OS) » » » » ) D) 0.64 3 19] NE NE NE ENE (OISIO) oso » ) ) ) » » )» 2 20) NE NE NE NE ONTO) Calmo || » » » )» ) » » 2 21|| NE NE NE NE (OTO) (OSO) » » ) » » » ) 1 22)| NE NE NE NE OSO 0SO » ) I) » » D) 2 23)| ENE NE NE N 0S0 0S0 » » ) ) » » » 2 24 0 0S0 SO o) 0 ONO (o) (0) (o) 0 » » 12.74 2 29)| N N NNE N 0 ONO N N N N ) » 2.67 3 26)| NNE NNE 0 050 (OSIO) (OSO) N N ”» » » » 8.78 3 27 0SO NE OSO oso OSO (OSIO) D) (0) )) )) » )) 17.77 3 221] Calmo | NE NE NE (ORIO) OSO » » » » » » 6.03 2 (129| Calmo | Calmo | NE NI 0S0 (OISTO) ) » )) )) ) )) 17.01 3 |90| ONO NE NE N 0 SO. ‘il » » » » » » 0.32 2 |{" «| | DEL R. OSSERVATORIO DI PALERMO 11 Osservazioni Meteorologiche del Settembre 1873, Nuvole 9hun 3 12h 3h ennio a 9h Rho indie cage" © en or poro E nina 7 —_ | Vol., pens. Massal| Vol. | Dens. MassajiVol., Dens. Massa | Vol. Denis. Massì Vol. Dens. Massù Vol. Dens, Massa il 505) 25 8| os| £0| 6| 04| 24» nf ae 15 108 (6.0. || » DO d 2 » » » 4 4 1.6 4 4 1.6. | 10 i 0.4 4.0 | Di | )) » » ) » 3 70 3 | 21.0 E) E CEUnE 3) CRISI ns 3300415 6) CON IR CIO) » ) 4» » » » » » li» » » | » ) » » | » » 15 | 04 ‘6.0 5 20 5 | 100° 15 5| 7590 5 | 45.0) 90 5450) 9 7|665| 70) "6 420 6 70 5 | 35.0) 10 3| 30/55 5/45 95 5| 475] 98 5 | 47,5 || 60 4 | 24.0 7 60 5 | 30.0] 30 5 | 15.0] 40 5 | 20.0) 40 4 | 16.01 95 5 | 47.5 || 50 4| 20.0 2 10 4| 40| 30 6 | 18.0 | 98 6 | 58.8 | 100 6 | 60.0 | 100 6 | 60.0 || 98 6 | 58.8 9] 98 6 | 58.8 || 80 5 | 40.0 || 90 5 | 45.0) 100 6 | 60.0 || 400 6 | 60.0 |100 6 | 60.0 10] 90 6 | 540] 20 6 | 12.0 | 35 6| 21.0) 30 5 | {5.0} 15 S| 75] 5 5) 255 11 20 6 | 240] 60 6 | 36.0 | 40 6 | 240 10 4| 40 20] 4| 80 5) Z| 20 12 » ) » ) )) » D) ») PD | D) » DE] » » ) » ) ) 13 » » » 2 4 0.8 i 6 4 2.4 || 410 | 4 40) » » » » » » Lil » » 2 4| 08 | 2 4| 08] » )» » » » ) » » » 15 » » » | 2 3 0.6 | 30 4 | 12.0 15 4 6.0) 6 4 24 ) » » 16] » » » 4 doll 1.2 4| 1.6 » » » || 95 547510 Z| 40 17 70 6 42.0 | 80 6 | 48.0! 90 6| 540) 60) 63560 9 7| 66380) 7) 560 18| 30 5| 15.0 30 5| 15.01! 30 5 | 15.0 6 4| 24 » ) » 5) » ) 19 » » » LI » Dl » ) D_ | 5» ) » ) » » ) ”» » 20 » » » 2 4 0.8 4 4 1.6) 4 4 1.6) » » » ) » » 21 vl i » 6 4| 244 6 4| 24 6 4| 24 O) » ) » » ) 22 15 MER 5| 25/45 S| L65715 A lGi0r 6 (4 4| 161) » v\ » 23 n | » » 2 4 0.8) 4 4 1.6.) 8 A 3,2 ) » » ) » ) 24: 98) 6|5388]| 70 5| 35.0 ‘100 6| 60.0) 98 1| 68.6) 70 6 | 42.0 ||100 7| 70.0 251 60° 636.0] 80 6| 48.0: 90 6| 540). 90 6 | 54.0 | 100 6 | 60.0 [100 6 | 60.0 26] 95 6 | 57.0 98 6 | 58.8 '| 98 6 | 58.8 96 6 | 57.6 98 6 | 58.8 1100 6) 60.0 27] 80 6 | 48.0 70 6| 42.0 98 6 | 58.8 80 6| 48.0) 30 6 | 18.0 || 80 6 | 48.0 28|| 90 5 | 45.0 60 5 | 30.0» 60 5] 30.0 70 5 | 35.0 || 100 6] 60.0 |1100 71) 70.0 29] 400 6 | 60.0 90 6! 54.0! 70 6 | 42.0 20 5 | 10.0 8 4 3.2 2 5 1.0 30] 70 6 | 42.0 70 6| 42.0! 30 S| 15.0 40 5 | 20.0 80 6 | 48.0 || 40 6| 240 Me 39,0. 21.7 ||31.2 17.4 ‘41.0 22.6 || 36.6 20.3 140,9 23.9 ||53.8 20.3 Ì Medie barometriche Medie termometriche 9h, 12h sh Ò 6h 9h 12h] Comp. p.dec. 9h 12h, 3h | 6h | 9h | 12h ;Comp.p.dec, 1p.|754.63|754.50/754.07|75 34.18 154.14 |154.57| 15%. 40135 4.59 2 | 54.71| 54.78] 54.48] 54.42] 34.96] 53.30] 34.73) 3 56.83) 56.77] 56.36] 56.30| 56.5%| 56.42] 56.54) 56.77 1 p.| 27.20) 28.34 28.74| 29.36 28.82) 27.60) 26.68! 25.9%| 27.43) 07 2 29.04| 28.90| 27.00| 26.78] 28. 130) i || 3 | 24.58] 25.22) 25.48 23.26) 26.10] 22.94) 24.57) 0,06 4 4 | 23.42| 24.34) 24.76 23.96) 22.70] 21.86] 23.54; “*- 5 | 55.97] 55.54 54.92] 5487] 54.96] 54.82) 55.18, sy g7|| 5 | 22.42) 22.16 23.28) 22.52) 21.42] 19.94] 22.04) 0.4 6_| 54.56] 34.72] 54.29] 54.52] 55.16] 55.24] 54.75) °#°"]|| 6! 18.76] 19.40) 19.64) 19.52] 18.60) 17.70| 18.92\ == == "re eau === = =" === - cast =eeenti -_—=—_—=——-+- 36.86| 57.02] 56.71] 36.72] 57.29] 57.38) 57.00; ” Medie tensioni Media umidità relativa 9h . 12b > 3h _, Gh_, 9h_, 12h Comp.p.dec. 9h | 12h, 3h, 6h, 9h_, 12h (Comp.h.dec. 1 p.| 15. 15.69 16.64) 16.49| 1411| 15.52; 1, 7g|1 p-| 58.2 | 348 | 54.6 | 62.4 | 65,6 | 59.2 | 590 35.7 2] 13.45) 15.28] 14.55] 13.33| 13.77] 13.77] 14.03) ‘°-‘%|2 48.6 | 53.2 | 52.2 | 49.8 | 53.8 | 56.0 | 52,3 6°” 3 5.53 15.61| 15.87] 15.73] 15.56] 15.11| 15. 31; ue1s|3 | 67.4 | 65.4 | 65.2 | 65.6 | 69.4 | 72.6 | 67.6 66.2 & | 13.89) 13.98| 14.59 1430] 13.64] 13.54/ 13.98) ‘*%i|4 | 65.2 | 60.4 | 62.2 | 64.4 | 66.1 | 69.8 | 64.7 ; 5 | 13.16] 13.10] 13.59) 12,97] 13.12| 12.30] 13.04) 1, gol|5 |640 | 628 | 626632 | 682] 70.4 | 6521 ono 6 | 11.39) 11.12] 11.45! 11.68] 10.74] 10.86) 11:20) 12-12il6 | 70.6 | 66.4 | 66.4 69.2 | 67.2 | 72.0] 69.6 1 9”* Barometro Termometro Media evaporazione Gasparin | : ) Massimi ifinimi i N00} RIGIDA | RAI È Î i i 3; Î dl Comp. p.dec. ip. | 735.37)... 153.43). p.| 29 24.16) de ns pil 149 345 3.31) 824 | 2 55.361 199.37 3à.92 | 110.0 2 31,38% 504 25.88) 25.02 || >" | 207 | 3.67 2.98| 872 8-48 3 57.12) 33.93 5 25:82) sa cal (24.482 Gn ca l3 0.38 | 2.80 | 2.05 | 5.23). 4 57.631 97.38 | 5624) 59-09 ||, 23,24) 29-33 | 2022 20.83 lE | OI | 277) 1.66 5.42) 9-18 5. 56.53 «= q< | 54.315 5 33 48) 9.02} , 5 0.59 | 1.86 | 4.29| 3.24) 04 | 6 | 56056 9595] sigg) 607] | 3000 217% | 16.46) 17-34 I | dI 0.75 | 0.48 | 1/35) ? | | To. 12 BULLETTINO METEOROLOGICO Osservazioni Meteorologiche del Settembre 1873, ; ’ Quantità | ; Medie dell’Ozono della (plougia Media forza del vento Th 9h 12h | 3hs| 6h 9h 12h Comp. p. d. 9hm ,12h ) 3h, 6h, 9h |12h |Com.p.d 1p.| 1.6 | 0.6 2.4 | 1.9 | 2.9 | 0.1 1.7 1.6 | 2.0 1 0.00 0.00 1p.| 67 |17.2|18.5|12.3 14.7, 8.5 13.0 12.7 2 DET U202 1.7|2.6| 2.9) 311.6] 24 |[2] 0.00 2 |139 |18.0[15.2/11.4| 9.1 6.4/12:53 3 DIGAIOATI 2.0 | 24] 2.4] 1.2 | 0.7 1.8 l48 3) 0. ‘581 17.83 3 5.0 |17.4|13.6| 8.3 69| 4.6; 9.3 12.0 4 34 | 13 472.2) 1.7|1.3 | 0.8 1.8 (°°° ||4| 17.83 4 |16.0 |20.9/18.2|14.8| 7.3 r0:2'16.60 d 5 3.3 | 0.9 1.7| 2.0) 2.0|1.9 | 1.0 4.8 (19 S| 15. “sh 65.32 5 8.8 |14.2]14.4|14.0 tas 9.6/12,6) 10.6 6 4.91 4,2 1.31 1.9) 1.81.91! 0,7 41.9)" 6l 49.94 6 | 7.4 | 8.9] 9.6] 7.2]10.1 8.4| 8.6) Numero delle volte che si osservarono i venti N NNE | NE | ENE | E ESE | SE |SSE| S | SSO | SO| 0S0 | 0 | ONO | _ NO | NNO|Calm.| Pred. IDA 1 12 1 (1) 0 0| 0 1 3 5 ò 0 0 0 0 1 NE 2 3 BI 8 0 0 0 2 0| 1 2 3 1 3 0 0 1 1 NE 3 0 012 0 1 1 0| 0| 0 0 0 9 (1) 1 0 3 b) NE 4 1 0 8 1 1 (1) 0 0 0 (1) 0 8 4 ò 0 1 1 NE OSO 5 4 1 10 1 0 0 0| 0) 0 0 0 8 4 2 0 0 0 NE () A 2 8 0 d 0 0 0 0 0 1 12 2 A (1) (1) 3 0S0 Per decadi ld. 4 6 | 20 1 0 0 27 SOR 5 8 6 3 0 0 1 2 NE 2 1 0 | 20 1 2 1 0; 0) 0 (1) 0 17 4 6 0 4 | 4 NE 3 b) 3 | 18 { (1) 0 () 0| 0 0 1 20 6 3 0 0 3 0So Tor.) 10 9 | 58 3 2 1 QI TON 5 943 |13) 9 0 5 | 9 NE Serenità media Massa delle nubi 9h 12h 3h 6h | 9h 12h |Comp. Dec. 9h | 12h | 3h | 6h | 9h , 12h) Comp.f Dec. ip. | 81.0 | 93.6 | 79.0 | 79.0 77.0 | 83.0) 82.1 | 58.9 tr.| 6.7 | 29 (10.1 {10.1 |14.8 | 9.6 9.0 { 21.9 2 34.4 | 66.0 | 30.4 | 27.0 | 19.0 | 37.4 | 35.7 s 2 136.4 117.6 |37.5 |39.7 |44.5 (33.1 34.8 5 3 92.0 | 86.8 | 84.4! 93.0) 94.8 | 99.0 | 91.7} 84.3 3 4.8) 7.6 | 7.8 | 2.8 | 21 | 0.4 4.3 9.0 4 80.0 | 76.8 | 74.4 | 86.0 | 62.0 | 82.0 | 76.9 \ 4 |11.4 |13.0 /14.4 | 8.0 [22.8 [12.0 | 13.6 5 b) 65.4; 67.4 | 57.0) 56.6 | 65.2, 60.0 1.5 | 13.6 || È 20.5 |17.7 [25.1 |26.8 |20.7 [26.0 | 22.8 I 32,2 6 13.0 | 22.4 | 28.8 | 38.8 | 36.8 | 35.6 | 292 1° 6 |50.4 |45.4 |40.9 '34.1 |37. 6 40.6 | 41.5 a Numero dei giorni SQELl HISA Coperti |Lon pioy Con nceb, Vento forte] Lampi Tuoni :Grandine) Neve | Caligine 1p.| 4 | 1 0 1 | 1 0 () 0 | 0 (1) 2 1 1 | 3 0 0 1 1 0 (1) 0 0 3 ) (1) 0 0 0 0 (1) 0 (1) 0 3 4 4 0 1 2 0 2 0 0 0 0 0 5 3 (1) 2 2 0 2 DI 1 0 0 0 b () 2 6) b) 0 0 1 0 tI 0 0 Totale] 17 PR IS CO ai a I) 4 1 I o 3 Medie mensili Barometro dalle 6 ore di osservazione . . .. . 755.44 | Forza del vento in chilometri... ++. «+ + 11.8 Dai massimi e minimi diurni. . . ... ++ + + + 755.43 | Vento predominante... +... NE Differenza . ... ++ 0.01 Termometro centigrado. + + 0.66.00 244% | Massima temperatura nel giorno 6... . » + +4-38.7 Dai massimi e minimi diurni . 23.59 | Minima nel giorno 27... ... + 0000000 15.4 4 ; Escursione lermometrica . . . + + [ret rec tatiaie . 29.9 Differenza ..°.- +. 0.59 | Massima altezza barometrica nel giorno 20. . 760.06 Minima nel giorno 25... .. + strie ele 750.70 Tensione dei vapori. + + + + + + è è + +6 e. » 19.89 | Escursione baromelrita . .. . . +» + «(0.0 ee , UDIGLAC Alvin 62.9 | Totale Evaporazione- Gasparin . . +... 162.02 Evaporazione - Mmpmogo= SORDO Tin: a e RR 541 | Totale della pioggia . 6... 000 83.15 Serenità. Lin O o ia MERO 62,9 Massa delle nubi . Sale dia ove eolie - 21.0 OZONO 2 e IRR 1.9 Il Direttore del R. Osservatorio G. CACCIATORE, BULLETTINO METEOROLOGICO DEL REAL OSSERVATORIO DI PALERMO N. 10 — Vol. X. Ottobre 1873. RIVISTA METEOROLOGICA Dopo le copiose pioggie dell'ultima decade dello scorso settembre, che diedero ter- mine alla stagione secca durata tutta la estate, nei primi giorni di ottobre speri- mentossi un po’ di tregua, la quale dovea ben tosto cessare per dar luogo a nuove e più abbondanti pioggie che a brevi intervalli sì succedettero per tutto il mese, Il barometro , oscillante sempre, toccò gli estremi di 759%",80 e 7430m, 84, che non furono straordinari; e diede una media pressione mensile presso che uguale alla normale, e sette onde di depressione, la più ampia delle quali fu l’ultima avvenuta tra il 27 ed il 31, È a notare come le correnti predominanti in tutto il mese fu- rono quelle del 3° quadrante. La temperatura, atteso il predominio delle correnti calde, risultò superiore alla normale di 1°,2, e che gli estremi termometrici sperimentati (26°,5 e 16°,4) trovano spesso riscontro nelle osservazioni degli auni precedenti, Ciò che eccesse in questo mese fu la pioggia. Oltre alla normale di mill. 74,8, si raccolsero di più mill, 52 di acqua: la massima pioggia caduta in un giorno fu di mill, 41,60 nel 10. NOTE al mese di settembre 1873. 1. Tempo vario e piovigginoso nel mattino, a sera bello. Mare calmo, venti re. golari, Giornale di Scienze Nat. ed Econ. Vol. X. 3 14 BULLETTINO METEOROLOGICO 2. Cielo bello nel mattino, coperto a sera. Venti regolari, mare calmo. 3, 4 e 5. Tempo bello, mare calmo, venti regolari. » Cielo bello; dopo le 9% e 30% p. m. densa caligine. Mare calmo, venti regolari. 7. Tempo bello, mare calmo, venti regolari. Caligine, (Sp) S. Cielo bello, nebbie, mare calmo, venti regolari, 9. Durante il giorno scirocco e cielo coperto. Dopo le 8 p. m. baleni continui; a mezzanotte 0S0 impetuoso. 10. Corrente di ovest, tempo cattivo; pioggia copiosissima, mare agitato, e sca- riche elettriche continue, 11. Tempo cattivo; dall’ 1% alle 2% e 15" p. m, pioggia abbondantissima e forti scariche elettriche, venti variabili, mare agitato. 12. Cielo coperto e venti sciroccali durante il giorno. A sera pioggia continua ed abbondante, mare agitato. 13. Pioggia nel mattino; cielo variabile a sera, mare agitato, venti regolari, 14, Tempo piovoso nel mattino, a sera bello; venti regolari, mare lievemente agi- tato. 15. Tempo bello, mare calmo, venti regolari. 16. Cielo bello, venti sciroccali, mare calmo. 17. Cielo nebbioso nel mattino, a sera coperto, mare calmo, venti regolari, 18. Cielo coperto e basse nebbie nel mattino. Venti del terzo quadrante, mare cal- mo. Alle 9 p. m. baleni a ponente. Pioggia nel mattino; cielo variabile, a 2% 30% s, goccie; mare calmo, venti re- golari, 20. Tempo cattivo; pioggia e scariche elettriche, venti regolari, mare calmo. 21. Cielo variabile, pioggia nella notte e alle 8 p. m. — Mare lievemente agitato, venti del terzo quadrante, nella sera baleni, Tempo bello, venti regolari, mare lievemente agitato. 23. Cielo coperto nel giorno, a tarda sera lucido; mare calmo, venti regolari. 24. Cielo variabile, nebbie, mare calmo, venti gagliardi del 3° quadrante. 25. Corrente calda del 3° quadrante, cielo coperto, mare agitato, venti gagliardi, Alle 11° e 5" goccie, indi leggiera pioggia per pochi momenti. 26. Cielo coperto nel giorno, a sera bello, mare calmo, venti regolari, 27. Cielo variabile, mare calmo, venti regolari. 28. Nel mattino pioggia e scariche elettriche; dopo il mezzodi scirocco, che con- tinua a mezza notte. Nella sera baleni continui. 29, Corrente di scirocco, cielo coperto e dopo le 10 p. m, piovigginoso; mare calmo. 30. Nel mattino corrente intensa di scirocco. Dopo il mezzodì pioggia, piegando i venti all’OSO colla stessa intensità; mare agitato. 31, Cielo coperto; 0S0 forte, mare lievemente agitato nel mattino. 19 22 DEL Rs OSSERVATORIO DI PALERMO». Osservazioni Meteorologiche dell’Ottobre 1873. Miei pagti PM " Massimi Barometro ridotto a 0° Massimi e minimill Termometro centigrado e minimi barometrici S 217 (ermometrici TA wr n —Pr cogne —_ __— 9hm_, 12h 31h Giro “gh AId I SAT 9hm ;120 7 35 ) Gh , 9h /12h 1 || 759.34] 759.20] 758.93) 759.01] 759.31] 759.44 759.44| 758.3319.7 [24.2 [21.2 [20.6 :19.1 [18.0 || 21.6 | 17.8 2 59.801 59.60) 58.98] 59.09) 59.44) 59.18| 59.80} = 58.98/(19.7 [21.3 [21.6 |20.7 [19.2 /18.6 || 214.6 | 17.4 3 59.62| 39.63) 38.97] 59.05| 59.49 59.33 39.63/ = 58.87:/20.6 [21.6 [21.5 [20.9 [20.4 [19.4 |! 21.8 | 47.9 4 || 5920 58.84] 58421 58.45) 58.29] 58.06 59.33 = 58/06|[20.6 [20.9 [21.5 [20.7 |20:1 119.4 !! 24.6 | 18.4 S || 57.53] 57.50) 57.21, 57.52| 57.86, 57.88 58.06 36.90 120.6 [22.1 )21.9 [21.0 149,5 [18.2 || 22.4 | 18.2 | 6 || 58.49| 58.48| 58.011 58.32| 58.78! 58.83 58.83 57,83|(20.4 (21.8 [21.9 [213 (49.5 [18.2 || 22.3 | 17.3 7 || 59.51] 59.50! 59.08] 58.99 58.95 | 58.67 | 59.51 58.67 (21.0 |21.7 |22.0 {21.2 [19.5 [18.6 | 22.0 | 17.4 8 || 57.91) 57.17! 35.63] 55.12] 53.02) 5405| 38.67 54.03 [120.9 [22.0 [22.4 [22.0 [19.3 [19.1 || 22.3 | 18.8 9 || 52.59] 531.32) 50.43) 49.45) 49.691 51.22! 54.05) 48,981(23.0 [23.5 [25.4 [23.9 !23.7 [23.1 |] 26.1 | 18.8 10 || 52.63] 53.03) 52.17) 53.31] 54.63) 54.77 34.17 51.22 ||20.7 |20.5 [18.2 [18.2 [18.0 [17.4 || 23.5 | 17.4 11 || 57.24) 57.02) 57.78) 57.81) 57.77] 57.42! 57.84] 54.77|(20.7 [22.9 [19.4 [20.3 [19.0 {18.5 | 23.0 | 17.4 12 || 55,33] 54.14 52.65; 52.61! 54.08; 33.79, 57.42] 34:96/|21.8 |23.9 [23.6 [22.1 [20.3 [20.3 || 2%.5 | 48.5 13 || 52.13] 31.88) 50.63] 50.76] 51.33] d1.19| 53.79] = 49.691|19.8 |20.0 |21,0 [19.8 [19.2 [18.8 21.5 | 18.2 14 || 54.23! 51.02! 50,88) 51.00) 51.66. 51.79| 31.79| = 50.54[(19.2 [20.9 [20.7 [20.6 [19.4 {18.3 || 21.2 | 17.8 15 || 52.83! 52.82) s5250| 53.21) 53.12) 52.589 53.46 51.79//20,3 [21.3 |24.6 [20.7 [20.4 [19.2 || 21.6 | 48.3 16 || 52.28| 51.64) 50.68/ 530.64: 30.99 51.40 52.89) 50.20][20.9 !22.4 [23.9 [23.4 122.5 [22.1 || 24.4 | 18.7 17 || 53.56) 53.87) 53.86/ 54.56) 35.16] 54.95; 55.22] 51.10|(22.2 [24.5 [23.6 [22.4 [22.1 |21.0 || 23.14 | 21.0 18 |) 54.97] 54.68: 54.58] 04.69) 34.93. 53.05) 55.06! 54.58][21.3 |23.3 |23.6 [22.4 [22.1 [24.6 || 23.8 | 20.2 19 || 54.84| 5%.70| 53.86) 33.84) 33.39; 52.80. 55.061 = 52.801(21.0 (22.2 |21.9 [21.0 |20.6 |20.1 || 22.4 | 19.3 20 || 51.24] 50.92, 49.76) 530.09] 50.15) 530.48 52.80] = 49.76]||20.3 [19.2 |18.9 [19.4 [191 {18.5 || 20.6 | 48.5 21 || 50,49) 50.33) 29.81] 50.65: 51.36) 51.23] 51.42 49.64 [20.0 |20.6 |20.8 [19.7 {49.0 [18.8 20.9 | 17.6 22 || 52.74] 53.24) 53.27) 56.15! 55.16) 53.36 53.36 51.25!]18.9 [20.0 [20.0 |18.5 [18.2 [47.4 || 20.3 | 47.2 23 || 55.87] 55.95) 55.72) 55.80) 55.75] 55.43 56.44 55.36 ;/19.2 [20.0 [19.8 [19,2 [18.6 (17.7 || 20.2 | 16.7 24 || 53.80) 52-77) 54.64) 51.72) 51.65/ 531,26 55.435] = 54.26]/19.5 |22.1 [22.0 [20.7 [20.1 [19.2 || 22.8 | 47.4 28 || 49.34) 48-40) 47.43] 47.851 49.43] 50.43 51.26 = 47.03112).8 [23.0 |23.3 [22.2 (21.6 [20.4 || 23.7 | 48.9 26 || 52.31) 52.81] 53.25) 53.43] 56.09) 56.28 56.28! 50.431/(20.6 [20.6 [20.4 |191 |18.2 [47.4 || 21.9 | 17.4 27 || 57.89) 57.92] 57.50) 57.88] 57.68) 37.36 58.09| = 56.28|118.5 [18.9 [49.5 |18.8 [18.4 [17.6 || 19.6 | 16.4 28 || 54.47] 54.08' 52.03] 52.47, 52.481 52.09 57.36) = 52.09(|19.5 [18.2 |20.6 [21.8 [22.4 [21.4 || 22.4! 17.2 29 || 32.79] 52.57| 51.88] 51.80| 51.91) 50.08; 52.87) 50,08][22.1 |23.3 [24.5 [23.9 [237 [22.2 || 24.9 | 21.3 30 || 46.77) 45.21) 45.9%4| 46.82. 5240| 53.47 53.47] = 43.84|[23.9 [26.1 |22.3 [21.5 120.7 [19.4 || 26.5 | 19.4 34 || 55.19] 55.44) -55.24| 56.04| 56.10) 56.09 56.10| = 53.47]||19.2 [20.7 [20.4 [18.9 [17.9 {17.9 || 21.0 | 17.9 M. || 54.69! 54.42! 53.881 54.00! 54.63) 54.59 55.861 52.97[[20.59|21.74|21.59|20.85|20.0%/19.29;| 22.49 | 4822. Osservazioni Meteorologiche dell’Ottobre 1873, | Tensione dei vapori Umidità relativa Stato del Cielo s|or 12h, FIN 6h, 9h 12h (pf) 12h) 3h; 6h; 9h {12h! 9hm 12h 3h 1 6h 9h 12h 9 (l13.54/11.49/11.31|14.68]11.35/11.01!l 79 | 61 | 61 65 | 69| 72|cop. Nur. Nuv. Bello |Bello |Bello 3|12.23 9.93] 9.75/11,40/11.22|11.59!| 72 | 53 | 51| 63! 68] 72/Bello |Bello [Bello |Bello |Cop. Cop. z|:12.62/10.66/10.95|11.31/10.84/10.40| 70] 56 | 57| 61| 61| 62/(Cop. Bello Bello Bello Bello Lucido 5(11.30(11,26,11.64j13.30/11.77/11.86]| 63 | GI | 61| 73 67 71|Lucido |Lucido |Bello Lucido |Lucido |Lucido 6/(11.5012.48/14.56 13.13/13.27/11.49]] 63 | 63 75 } 71 78 | 74]lLucido |Bello Bello Lucido |Lucido {Lucido 7(13.11/13.6611%.19|14.77|11.78|10.75] 73 | 70 | 721 78) 69| 69[nello Bello |Bello |Bello [Bello |Cop. g|{12.73[13.48:13.30/14.61/13.27/12.97]| 69 | 70 | 68/ 78 73] 81 (Cop. Bello Lucido |Lucido |Lucido |Lucido g|(13 60(14.94 15.43|14.32|14.053|11.08!| 74 | 76; 73 | 73] S3| 68|Lucido |Bello Bello Bello Bello Lucido 1011-98 112.79|13.74/13.18/13.08/11.46| 57 | 52 | 57| 60 | 60| 55 [Cop, Cop. Cop. Cop. Osc. Ose. 11(113-33/14.78: 15.23 14.92/13.43/13.07]| 73 | 82| 98 96] 87] 88 Cop. Osc.c.p. |Osc. Osc.c.p. |Osc. Osc. 12 13.69/14.99 11.86,13.97 13,21 13.81] 16/72) 71 719 81 S7 Osc Cop. Ose.c.p, |Cop. Ose. Ose. 1313-85 (15.02\1%.76/16.47|13.97,13.97, 71| 68 | 68 | 73 79; 79|0sc. Cop. Osc.c.p. [O)sc.c.p. |Osc.c.p. |Osc. I 13.85|12.56|12.34|11.95 11:39/11:31| 801 72| 66] 70; 69) 70/05" Use. Cop. Cop. Bello |Cop. 4/14.04|12.63'13.30/414.55 12.98:12.88.] 85 | 69 | 73 84 | 71, 82((Cop. Nuv. v. {Nuv v. |Bello Lucido |Lucido 13|14.77 /13.14/14.34|1%.89/14.06/13.27! 83 | 69 | 74| 82} 80] 80[Bello [Bello |Misto {Bello |Lucido |Bello 16/|13.94|15.34/14 18/12.67|12.99:12/87|| 76| 77 | 64|59| 64) 65[Nuv. |Cop. |Nuv. [Bello Bello |Lucido 113.97 12.59 13.63|15.19/14.96/15.31| 10| 55| 72| 76) 76, $3[Nebb Nebb. |Nebb. |Cop. Cop. Cop. 18/(15.75|14.53]13.14/13.28|13.0913.44| 84 | 69 | 61| 661 67 69||Osc. Cop. Cop. Cop. cop. |Osc. 19/12,73 12.99) K4.16/14.51 13.79113:67 69| 65 | 72] 78| 76] 78|[Bello Bello |Cop.e.g. | Cop. Cop. Cop, 30|11-68/13.26 12.51 12.98/12,09/42/04ì 66 | 80 | 77] 77] 73| 76/|0sc Osc.c.p. |Osc.e.p. |Cop.|Misto |Cop.c-p. 21(/12.63/12.03]10.61|10.39|10,27]10,24;; 71 | 66 | 58| 61 | 63| 63 /{Nuv. Cop. Cop. Cop. Cop. Nuv. 22] 9.58|10.03/ 9.85/10.06] 9.21} 9.16] 59 | 58 | 57 | 61] 59; 62/Nuv, Bello Bello Bello Lucido |Lucido 23|(11.95!10.94110.83/11.76|10.86:40.47! 72 | 63| 63| 71] 68] 68 |[Cop. Cop. Cop. Cop. Lucido |Lucido 24/(11.40111.52|12.43|14.59! 9.23) 9.26] 63/| 59 | 62 64| 53 | 56||Nebb Nebb. |Osc Nebb, |Lucido |Lucido 25|| 9,27/10 00/11.03/10.50|11.46/12,74i 48 | 56 | 52 | 53| 60] 71 Cop. Cop. Cop. Cop. ose. Ose, 26|12.19|11.11/10.54/10.58/10.07! 9.51] 68] 62] 61| 65| 65 | 64|[Cop. Cop. Cop. Bello |Bello |Bello | 27||10.95|10.15 11.0%|11.50 10.63/10.97| 69| 63 | 65 | 71] 67] 73/(Bello Nur. Cop. Nebb. Bello Cop. 28/114.76/13.34|13.79/12.47/14.91|11.93]| 69| 86| 76] 65| 59] 63/osc.c.p |Osc.c.p. |Cop. Cop. Cop. Nuv. 29/113.64|13.94 15.94|15.23 13.08/45.20]| 69 | 62| 69, 70 60) 77/0sc. Cop. Cop. Osc. Osc. Osc. 30|[13.36 14.92/12.73 14,03|14.09|12.541| GL] 59| 641 73) 77] 75 |(Nuv. Cop.e. g. [Misto Cop. Cop. Nuv. | 31 |/11.40|11.78 10.481 9.26! 9.30! 9.301 69 | 65 | 59 | 57 | 62 | 62 |Misto {|Cop. | Cop. [cop (Cop. Cop. ] M.|12.67112.66 10.18) 920] 9:38) 9.38 I70.3(65.7/66.4|70 2169.7171.5 16 BULLETTINO METEOROLOGICO Osservazioni Meteorologiche dell’Ottobre 1873. il |\Evaporazione Gasparin| Forza del vento in chilometri Ozono i | Thm., 3hs. | 12hs. Totale sm., 12h, 3h | 6h 9h 1 12h || 7hbm ;j 9hm 12hm 3hs Ghs 9hs 12hs 1 0.30 | 4.40 | 1.37 | 3.07 || 7.2 {10.8 | 9.9} 0.6 [127 [10.5 ao dato 3.0 2.5 | 2.0 | 0.5 0.5 | 0.33 | 2.10 | 2.03 | 4.46 I 0.0 |10.2 [17.4 | 0.0 [14.9 | 7.4 3.0 1.0 2.0 9.5 2.0 1.5 1.0 3) 0.37 | 3.05 | 1,11 | 4.55 | 0.0 (13.9 | 9.9 | 3.5 (15.7 [11.1 59.0 1.0 3.0 3.0) 2,5 1.0 0.5 ki 0.34 | 2.00 | 1.50 | 3.84 || 3'4 (Re 45.1 | 04 | 8.7 | 94 3.0 1.0 2.0 3.0 1.5 0,5 0.5 2 0.35 | 1.90 | 1.60 | 3.85 (0.0 [43.7 [14.7 | 3.0 | 9.2 [10.6 1.0 0.5 1.5 3.0 » 2.5 1.0 | 6 1.05 | 1.50 | 1.60 | 4.45 |: 0.0 [13.1 [19.7 | 0.0 | 9.1 | 6.0 2.9 0.5 3.0 4.0 2.5 1.0 1.0 (Ti 0.70 | 1.60 | 1.60 | 3.90 1.0! 5.4 [129] 0.0 | 76/46] 2.5] 10 20 15 | 10 | 10 | 05 8 0.20 |.1.40 | 1.40 | 3.00 |' 0.0 | 9.1 |12:3 | 0.0 | 9.7 | 1,8 1.5 0.5 1:59 3.0 0.5 0.0 0.5 9 0.55 | 210 | 235 | 5.00 |) 1.8 | 8/3 [1579 | 1/9 [10.7 [33/0] 2.0] 0.5 0.5 0.5 | 05 | 0.5 0.5 10) 0.00 | 0.00 | 0.00 | 0.00 || 4.4 | 3.6 [16.9 (22.5 | 3.2| 50 || 5.0] 10 1.0 1.0 | 2,5 | 1.0 ) 1) 0.00 | 0.00 | 0.00 | 0,00 {| 9.3 (18.3 | 8.1 | 0.0 [10.5 | 5.6 7.0 3.0 2.0 4.0 1.0 0.5 1.0 12 0.00 | 0.00 | 0.00 | 0.00 | 23 | 4.7 (27.81 8.7 |12.0 |i120 |] 7.0| 1.0| 10 1.0 | 2.0 | 3.0 1.0 13 0.00 | 0.00 | 0.00 | 0.00 || 0.0 {11.1 | 6.4 | 3.0 | 3.6 | 00|| 5.0| 10 1.0 30 | 10 | 10 2.0 14 0.00 | 0.00 | 1.50 | 1.50 || 4.6 | 8.5 | 4.8| 0.0 | 3.0 | 8.5 D) » )) » » » » 15|| 0.15 | 1.30 | 0.90 | 2.33 || 0.0 | 9.7 (10.7 | 0.0 | 1.2 | 0.6 » » » » » » » 16 0.50 | 1.80 | 2.05 | 4.35 [17.1 | 4.3 | 4.8 | 0.8 | 1.2 | 7.5 » » » » » » )) 17) 1.10 | 2.25 | 1.15 | 4.50 [101] 42] 5.4 | 00 | 2.8 | 5.2 » » » » » » D) 18) 0.45 | 4.30 | 2.10-| 3.85 || 0.0 [19.3 [27.4 | 21 |11.7 | 4.3 D) » ) » )) » » 19 0.00 | 1,65 | 1.10 | 2.75 00 | $S.4 | 1.8 | 0.0 | 7.0 | 5.2 » » » » » » )ì 20|| 0.30 ! 0.00 | 0.00 | 0,30 [13.3 | 6.0! 5.0 | 0.5 | 2.4 [10.1 ) ) » )) » » » 21] 0.00 | 1.55 | 0.00 | 1.55 || 8.9 {20.2 [19.9 | 3.0 | 4.8 [20.4 ) ) )) » » » » 22) 0.70 | 1.90 | 1.70 | 4.30 {16.5 [14.2 [15.5 | 6.3 | 7.6 /[0.1 » » » » » » ”» 23] 0.50 | 1.10 | 1.00 | 2.60 || 2.0 | 6.7 | 4.6! 0.0 | 8.9 | 3.6 » » » » » » » 24/1 0.25 | 4.40 | 4.32 | 2.97 {| 5.0 (24.5 [31.6 | 0.8 [14.1 | 7.2 » » )) ) » » » 25| 1.93 | 3-65 | 2.00 | 7.58 [(13.5 [23.1 (31.6 |18.8 | 8.7 | 1.2 » » » » » » » 126] 0.55 | 1.80 | 1.90 | 4.25 || 2.2 [20.1 | 7.2 | 3.2 (12.1 (14.3 D) ) » ) )) » » 27] 0.50 | 1.25 | 1.35 | 3.10 || 1.8 | 6.1 | 9.5 | 5.8 | 8.5 [10.9 » » » » » » » 28)| 0.00 | 0.00 | 2.45 | 2.45 [| 3.4 | 1.6 [15.9 | 8.9 | 5.2 | 8.4 ) » » » » » » 29] 1.10 | 1.20 | 0.65 | 2.95 || 0.6 | 4.8 | 5.8 [12.6 [18.1 [14.5 » )) » 2.0 .5 0.5 3.0 30] 2.10 | 0.60 | 3.10 | 5.80 [[27.8 [39.4 {35.2 [22.1 |33.6 (27.8 1.0 0.5 2.5 2.5 2.0 2:0 4.0 31| 2.55 | 1.60 | 4.55 | 5.70 || 6.4 [10.5 [15.7 |17.8 [18.9 j22.5 | 3.0 0.5 1.0 Qio 1,5 2.5 » M.il 0.52! 41.34 | 1.29! 3.45 || 5.3 (11.7 |14.2 | 4.5 1 9.4! 9.4 3.8 1.0 1.7 2.5 1.4 1.4 1.8 Osservazioni Meteorologiche dell’Ottobre 1873. AR Ù Pioggiaj Stato Direzione del vento Direzione delle nubì in del millimetri! mare 9hnm. 12 h 3h 6h 9h 12h 9h 12h 3h 6h 9h 12h alle 8 10 NE NE NE oso | oso » ) » » » 3 2 2 Calmo | NE NE Calmo | 0S0 (OKSIO) ) » » » » D) » 2 3 Calmo | NE NE NE OSO SO. D) )) » D) » » » 2 4 NE NE NE NE (OXSTO) OSO » » » » )ì » » 2 3 Calmo | NE NE NE 0s0 | 0s0 ) » » » » » ) 2 6 Calmo | NE NE Calmo | OSO so )) ) » » » )) ») DI | N NK NE Calmo | 0S0O 0S0 D) » » » » » ”» 9 8 Calmo | NE NE Calmo | 0S0 SO )) » » » » ) » 9 9 NNE SO E E (OSIO) OSIO) ) ) » ) » » » 9 10 0 OSO ONO (0) (0) (0) » » » » » N 21.60 2 11) xE SE NE Calmo | SO OSO » » » » » ) 17.20 DI 121 0 E ESE ESE 0 0 el » » » » ) 22.27 4 $ 13] Calmo | NE ESE (ORIO) (OSK0) Calmo » » ) » )) ) 5.72 3 14 0S0 NE NE Calmo | 0SO oso » D) » » » » 11.45 3 15)| Calmo | NE ENE Calmo | OSO 0S0 ) ) » » » » » 2 16)| SE ENE E NE 0S0 INSO ) ) » » » ) » 1 17 0S0 SO ENE Calmo | 0SO (SO) D) ) D) » ) )) » 2 18| Calmo | 0S0 SS0 oso ENE SO » » » » » » » 2 19) Calmo | NE NE Calmo | 0SV 0S0 ) )) » » » » 1.63 2 20) ONO S SO oso (ORTO) » 0 » » » » 11.58 2 21) 0S0 (0) (OXSX0) (OKSK0) 0s0 (OXSLO) » DI » )) » » 10.19 2 22) OSO OSO 0sS0 0S0 (OS(O) (OXSTO) D) D) » » » ) » 3 23 OSO NE NE Calmo | 0S0 (OXSI0) » » » » » » » 2 24|| NE io) (HISTO) 0S0O Io) (ORIO) » ) » » » » » 2 25| 0s0 | SO SO No oso | oso » OSO) » » » » » 2 26) OSO 0s0 (0) 0s0 050 0s0 ) ) » » » )) » 2 27) 0SO NE NE (OXS0) 0sS0 oso D] ) » » ) )) » 2 28] 0 0 SE ESE SKO) sso » ) » » » » 3.43 2 29) E DI E SE SO SO) » » » » » ) » 2 30 SSE sso |So oso | oso |0 ” » » » » » 1.59 4 31) 0S0 0s0 OSO OSO (0XSK0] IO DI (( » D) » 3 DEL R. OSSERVATORIO DI PALERMO Osservazioni Meteorologiche dell’Ottobre 1873. Nuvole ———<"""z=.- —_T be = Vol., pens. TARA Vol. | Dens,jMassalVol. Dens. Massa| Vol. Dbens.jMassal Vol. Dens. Massì |Vol. Des: (Massa Al 90| 06|5K0| 40| 06 250|40) 06/250| 10 06) Gol 8 05! 40/100 0.5 | 5.0 gl iz i KE 10 4 40 || 4 £| 16 8 &4| 32) 98 6| 58.860) 05°] 30.0 dl 90 3 | #50 15 6.0 || 8 &| 32] 15 &| 60] 4| «| 16] | » È È » ) » 3 5 » | 2 3 0.6 ) ) ) » | ) )» » » » 6 6 2 | 12) 15 5| d8l43 dis 10 b| OÙ 6 TT . È x : i : . 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E|ssol so] slo 2 #| 12los| 4 | 20 2g|| 100 6 | 60.0 || 100 6 | 60.0 | 98 6 | 58.8|| 90 6 56.0 | 90 6 | 54.0 || 30 4 | 120 29 100 5 | 50.0] 90 51 450 95 5 | 47.5 || 100 5 | 50.0 || 100 6 | 60.0 |\100 6 | 60.0 30] 30 5 | 15.0] 80 5 400 | 50 6|30.0| 70 6 | 42.0] 60 6 | 36.0 || 30 5 | 150 st] 50 5 |250]| 60 .0| 4|240| 90 4 | 36.0) 98 5 | 49.0] 60] 4 | 24.0 M.||58.7 29.5 Il56.5 27.3 160.0 31.9 || 46.7 23.8 || 44.8 - | 251 || 46.8 25.6 Medie barometriche Medie termometriche 9h 42h 3h | 6h 9h 12h | Comp. p.dec. 9h 12h sh 6h 9h | 12h | Comp.p.dec 1p.|759.10|755.95|758.42|758.56|758.82|758.78| 758.77)73, 15||1p-| 20.24| 21.42] 21.54] 20.78] 19.66! 18.72] 20.39) 207 2 | gboza] 53.90) 53.00) S3.06| S5.41| S5.51| 35.53) 31.15 || 2°| 21/20| 22.30| 21:92| 21.32] 20.06] 19.32) 21.01 20-79 (ERE EB Eee gt deere 5 | 55Z5| 52.44) SL51| 52.03) 52,67| 52.75] 52.28 sog 5 | 19:98 S01E SI 16 Sd.00 10.50 toa 2057, è | 33/2%| 52,96] 52,79) 53.07) S&.4%| 5625) 53,461 02:ST|| 6 | 2063] 21:30] 21.28] 20.67] 20.221 19.32] 20.57) 20-82 Medie tensioni Media umidità relativa 9h 12b 3h 6h 9h 12h ,Comp.p.dec. 9h 12h 3h 6h 9h 12h )Comp.p.dec, 1 p.| 12.24] 14.16] 11.64] 12.16] 14.69] 11.27] 11.70, 19 x-||1 p.| 69.4 | 588 | 610 | 66.6 | 65.6 | 70.2 | 63 8} 2”°| 45/95| 13,92] 14/18| 16:36) 13.13| 11.87] 13,60 12:93]{2 | 6902 | 70.0 | 73.6 | 17.0 | 75.4 | 722 | 729) 994 3 | Ak04| 13.67) 13.32| 13.97] 13.12] 13.06] 13.53) 13 ggl3 | 79.0 | 70.0 | 70.2 | 77.6 | 77.2 | 79.6 | 75.6), & | 13,61 13/74) 13,92) 13.72] 13.38] 13.41] 13,634 19984 | 73/0 | 690 | 692 | 7412] 2 | 742 1154 13.5 5 | 10.93) 10.90 10.50 10.86] 10.21] 10,31] 10.69) jj ggll5 | 63.6 | 60.4 | 58.4 | 62.0 | 60.6 | 64,0 | 61.6 ? gy 6 |4222| 12/56| 12.47] 12.18] 11,51] 14:53] 12,08} 11396 | 67.5 | 66.2 | 65.7 | 66.8 | 65.0 | 69.0 | 66.7! 0-2 Barometro Termometro Media evaporazione Gasparin : È Lory Tini i passim O Rn DI | 7h | 3h |) 12h |Comp. p.dec. P. | 159.25/753,21 | 798-25/756.20 | 1P- 180). gofizali | SEE 57 1 p.| 0.34 | 2.09| 1.52| 3.95 2 87,17) 198.21 | ‘54/165790.20 || 2 23.24| “409 ‘94 1-9 || > 150-132 3] 9.98 3 54.86) 2, + 31 te 3 22/39) i DE 3 0:03 | di2e | 0.48 on z 54.21) 54-34 SEA 51.722 ||% 23.26| 22-79 10:56) 18.99 (L 0.47 | 4.40 | 1.28 9-101 1.96 5 53.99. 50.94 5 21.58 17.56 5 0.68 | 192 | 1.20| 3.80 6 33-90) 3681 | 1.05) 59-99 Ils 39721 22.15 | 18127 17-92 |l3 1:13 | 1.07 | 483] ATEI | 18 BULLETTINO METEOROLOGICO Osservazioni Meteorologiche dell’Ottobre 1873. » ’ Quantità » Medie dell’Ozono della Lnidugia Media forza del vento 7h 9h | 12h j 3hsj 6h 9h , 12hjComp. p. d. 9hm ,12h ) 3h, 6h, 9h |12h Com.p.d. TREO PORRO 5.0 | 2:0 |1.2/0.7| 197,7]|1j 0.00) 4 gollp-| 2-4 [12.4 13.4| 1.5/12.2 9.8) 8.6 8,3 2 2.7] 07 1.6| 2.0) 4.4 | 0.7 | 0.6 15, -* |[2] 41.60 Hi 2 | 4.4 | 7.9[15.5] 4.9] 8.1,10.1 8:01 ; 3 6.3 | 1.7 1.3 | 2.7] 1.3|15|13) 237,3 |3| 56.64) go.g73 | 3-2 [10.5 11.6| 2.3 6.1| 5.3: 6.5) 64 4 N, A RE DA PRESE E ) 3 || 13. 223 +87 | 85] 7.8) 8/9) 0.7] 500 6.5 6.24 sai 5 » |» » || o | ada] » isoxB 1019) qgog3 | 9-2 |17.720.6] 5.8) 8.8] 8511.8) 94 6 2.01 0.3 | 4.81 2.3] 0.3 11.71 35) 1,7 (9:21 6 5.021 v45|[6 | 7.0 |13.8|14.9|11,6|16.1|15.9|13.2) © Numero delle volte che si osservarono i venti N | NNE |NE| ENE |E | ESE|SE|SSE| s | sso |So| oso | 0 | 0x0 | NO | nvo|Calm.| Pred. 1p.| 0 0 | 15 0 0 0 o|o0|o0 0 1 9 1 0) 0 0 4 NE 2 1 1 6 0 2 0 0 0 4) 0 3) 7 “ 1 0 0 5 OSO 3 0 0 6 1 1 3 1| 0| 0 0 1 8 3 (1) 0 0 6 (ORIO) 4 0 0 3 3 1 0 OA 3 AIA 1 LI 0 0 4 (OTO) 5 0 0 3 () 0 0 o| 0| 0 0 S| 20 1 0 (1) I) 1 OSIO) 6 0 (1) 2 0 5) 1 2 I 0 2 6) 16 4 0 0 (1) 0 0SO Per decadi Id., 1 1 | 21 ) 2 ) 0) 0) 0 ) & | 16 3 1 0 0 9 NE 2 0 0 9 4 2 3 2 0A 3 2| 19 4 1 0 0| 10 (ORO 3 0 0 5 () 3 1 2| 10 2 | 10] 36 5 0 0 0 1 (OSLO) Torl 1 1 | 35 4 7 4 Ae 5 |16| 71 | 14 2 (1) 0 | 20 (OSIO) Serenità media 7 | Massa delle nubi 9h 12h 3h 6h 9h 12h COST Dec. 9h | 12h | 3h | 6h | 9h , 12h Comp. { Dec. fp. | 63.6 | 86.6-| 88.4 | 93.4 | 78.0 | 86.0 Lì 67.6 || 1P- 20.0 | 7.0 | 6.2| 3.0 [129 | 7.0 9.4 Î 1.7 2 43.2 | 556 | 554 | 63.2] 558) 420| 525 2 126.4 121.2 [23.5 |20.6 |26.8 /35.2 | 26.0 ; 3 20.0 | 34.0 | 22.0 | 48.6 | 58.8 | 46.6 | 38.3} 35.0 || 3 |42.0 [33.0 |47.0 [28.3 (26.5 [31.3 | 34.7 34.0 4 37.0 | 29.0 | 28.0 33.2 | 34.2 | 26.4 | 31.6 ) 0” 4 |30.5 {33.0 !/34.4 130.4 |30,9 |40.6 3431 t 5 43.0 | 31.0 | 25.0 | 46.8) 660, 72.0 | 47.3) ,g75 |26.1 [30.4 [38.8 213 19.6 (14.0 | 26.0) 099 6 39,3 | 25.0 | 21.2 | 32.5 | 40.5 | 46.2 | 34.1 X È 6 |31.8 [39.3 [39.4 [33.3 |33.7 |253.4 23.8 È Numero dei giorni Sereni| Misti Coperti |Con piog] Con Den: Vento forte] Lampi Tuoni tGrandine) Neve | Caligine 1p.| 5 0 0 0 1 0 0 0 0 | 0 I 2 3 0 2 1 1 0 2 1 LI (1) 2 3 2 0 3 4 0 () 1 1 0 0 0 4 1 0 4 2 2 0 2 1 0 0 0 5 1 2 2 1 1 1 1 0 ) 0 0 6 0 3 3 2 0 2 1 1 0 0 0 Totale|.12 | _. 5 14 10 5 3 7 4 1 0 3 Medie mensili Barometro dalle 6 ore di osservazione . . ... 754.39 | Forza del vento in chilometri... . +... 91 Dai massimi e minimi diurni. . ... 00 0 ++ 79%.42 | Vento predominante... .. +0, +++ è, «050 DINCrENZa tar Rete 0.03 Termometro cenligrado. . . . . . . . . + + + + + +20.67 | Massima temperatura nel giorno 30... . +. .+-26.5 Dai massimi e minimi diurni... +...) 11 20.35 Minima nel giorno 27... 6.6.0 164 ; = Escursione lermometrica . .. +... ++. A ON Differenza ...-.. 0.32 | Massimaaltezza barometrica nel giorno 2. . 759.80 ——— | Minima nel giorno 30... ... +... +. 743.84 Tensione dei vapori... . e... +++ 12,51 | Escursione barometrica . +... 0. 15.96 Umidità relativa . ......-.... «erat 69.0 | Totale Evaporazione-Gasparin .. +. ...... 98.65 Evaporazione - Almometro - - Gasparin. + +++ ++ 3.15 | Totale della pioggia... +. 0 +00 00 + + 126,68 Seremlaz to e ASTORIA SREROMOE 41.7 Massa delle hub RITO OZONO: += ORO ORE Sa 1.9 Il Direttore del R. Osservatorio G., CACCIATORE, BULLETTINO METEOROLOGICO DEL R. OSSERVATORIO DI PALERMO NT —Vol. X. Novembre 1873. RIVISTA METEOROLOGICA Nel mese di novembre non si ebbero a notare grandi anomalie, anzi tutti gli elementi meteorici procedettero regolarmente in ordine alla stagione, e poco dif- ferirono dalle normali stabilite per questa stazione. La pressione mensile difatti risultò inferiore alla normale di mm. 1,33, e la temperatura superiore alla stessa di mezzo grado appena. Le escursioni mensili poi di questi tre elementi sono af- fatto regolari essendo l’una di 10°, l’altra di 21 mm. circa; valori spesso ecceduti e di raro non toccati. Il solo elemento che presenti una considerevole differenza colla normale è la pioggia; e questa è tanto più notevole in quanto che nello scorso ottobre avemmo anche ad indicarla presso a poco nella stessa quantità; difatti per novembre abbiamo una eccedenza di pioggia sulla normale di mm. 56,8, che nel- l’ottobre fa di mm. 51,9. In quanto alla distribuzione della pioggia nei varî giorni del mese essa fu regolarissima, e si ebbero quindici giorni piovosi, cioè tre giorni di più di quelli che dà Ia normale, L'andamento del barometro segnò sei onde di depressione, i di cui minimi avven- mero nei giorni 6, 10, 15, 23, 28 e 30; la più forte quella del 23, in cui il mi- nimo raggiunse il valore di mm, 742,82. Il massimo barometrico ebbe Inogo col bel tempo nel giorno 26, ed il suo valore fu di mm. 763,42. La nostra curva barome- trica presenta inoltre un perfetto accordo con quelle delle altre stazioni continen- tali, salvo piccoli spostamenti negli estremi dovuti alle differenze di posizione ed a condizioni locali; del resto essa rappresenta benissimo il movimento generale atmosferico, 20 BULLETTINO METEOROLOGICO NOTE al mese di novembre 1873. 1. Cielo coperto, mare calmo, venti regolari, 2. Cielo piovoso, mare calmo, venti deboli; a mezzanotte nubi da 0S0. 3. Cielo variabile, mare calmo, venti regolari, 4. Tempo cattivo, pioggia copiosissima e poche scariche elettriche: venti rego- lari. Verso la mezzanotte 0S0O forte, e mare agitato. 5. Corrente del 4° quadrante; pioggia abbondante, mare agitato, venti gagliardi, pressione crescente. 6. Cielo nuvoloso vario, venti gagliardi del terzo quadrante, mare agitato, 7. Cielo variabile, mare calmo, venti regolari. 8. Tempo bello, mare calmo, venti regolari. 9. Cielo coperto, mare calmo, venti regolari. 10. Alle 41 del mattino temporale con pioggia, vento forte e fulmini. Corrente del 4° quadrante, mare agitato. 11. Tempo bello, mare calmo, venti regolari, 12. Cielo piovigginoso nel mattino, a sera bello; mare calmo, venti regolari. Nella sera baleni. 13. Cielo coperto, nebbie, venti regolari, maro calmo. 14, Tempo cattivo; pioggia e scariche elettriche, venti variabili, mare agitato, 15. Cielo variabile nel giorno; nella sera pioggia quasi continua; corrente di 080, mare agitato. 16. Cielo coperto, pioggia, corrente del quarto quadrante, mare agitato. 17. Alta corrente di Ovest, pioggia, venti bassi del primo quadrante, mare agitato. 18. Corrente del Nord; cielo piovoso nel mattino, indi variabile coperto, mare agitato. 19 e 20. Cielo nuvoloso, mare calmo, venti regolari. 21, Tempo piovoso variabile, mare calmo, venti del quarto quadrante. 22. Cielo coperto piovoso, mare calmo, venti del terzo quadrante, sera bella, 23. Giornata piovosa, sera bella. Mare agitato, venti del quarto quadrante. 24, Cielo bello, mare calmo, venti regolari, 52. Cielo bello nel mattino, a sera coperto; mare calmo, venti regolari. 26. Tempo bello, mare calmo, venti regolari, 27. Cielo coperto, mare calmo; nella sera 0S0 a colpi fortissimi, 28. Corrente di Ovest, cielo coperto, pioggia, mare agitato. 29, Cielo variabile, pioggia nel mattino, mare agitato, venti regolari del quarto quadrante, 30. Cielo bello, mare calmo, venti regolari, DEL Ri OSSERVATORIO DI PALERMO, Osservazioni ri del Novembre 1873. ICQ o || Massimi e minimi mor s » Massini Barometro ridotto a 0 | DAFGTIOÌ | Termometro centigrado (II, __——FF_Fr————————__rP—_— i o = n z de _ 9hm , 12h 3h 6h 9h 426 TE E j9hm j12b | sk | 6h , 9h j12h 1 || 755.64] 755.36] 754.16] 734 .00| 733.15] 753.37 156.09] 753.37 18.3 |20.0 [20.4 [19.2 (18.8 |18.0 || 20.8 | 17.4 2) 51.43] SO.47) 29.371 49.541 49.59) 49.51] 53.37) = 49.A7|\18.0 [18.6 [18.5 {17.7 |17.6 !17.0 || 18.8 | 46.6! 3 49.84| 49.32] 48.85] 48.90) 49.44] 49.50 49.84 48.85 (18.5 |19.8 (19.8 |15.9 [18.6 [18.60 20.1 16,6 4 || 49.60" 49.93 } 49.21) 48.96] 47.57)| 50.001 = 47.57]|18.3 |18.0 |17.4 [47.1 |16.7 ‘17,1! 190] 135 | b) 47.30] 47.86; 48.27, 49.88| 51.15, 31.79 541.79 46.45 46.8 |16.1 )16,.1 |15.5 16.7 |16.7 4122) |452 i 6 54.77] 94.93) 54.84! 55.23] 57.01! 57.58 97.98 51.79||17.6 (19.4 [19.4 |18.5 17.9 147.3 19.8 | 15.8 | 7|| 39.38] 59.65) 59.39] 59.71] 60.02) 60.04 60.04| = 57.58(/18.5 (18.9 |18.9 [17.7 147.3 [46.5 || 194 | 15.5 | 8 59.63) 59.09 58.43) 53.37] 55.54) 53.50 60.04) 58.37 ||17.4 [19.7 |20.4 |18.3 [17.3 |16.8 || 20.6 | 15.5 9 37.27| 96.716) 56.00) 55.45 n 83Ì 54.48 38.50 54.48:18.6 (19.4 |19.4 [18.6 |î8.8 {18.3 || 20.1 16.4 10 54.08, 54.29) 53.93) 54.03 4.28! 34.13] si. 18 53.42 ||17.9 [17.4 [17.6 |17.0 [16.7 [16.1 || 18.5 | 416.4 11 54.30) 33.91) 53.52| 53.84 54.37] 34.08 | 34.38] 53.52 [16.1 |17.0 [417.3 [16.4 (45.5 [44.7 || 17.4| 14.4 12 54.92] 54.74) 54.23, 54.98] 95.70] 35.93, 55. 93; 54.08 ({15.5 [47.3 [18.5 |16.8 [15.9 /15.0 18.5 | 43.8 13 36.14) 55.91) 55.40) 55.09] 54.95) 54.18 56.50 54.18 i|16.4 |17.9 |18.6 |18.2 [17.6 |17.3 48.6 | 14.1 14 52.31) 49.72! 48.00! 47.00) 46.35] 46.23 54.18 46.25 [117.0 (17.0 |16.4 |15.8 |15.6 [15.9 || 47.6 | 15.0 15 46.59) 46.62! 46.72) 46.98] 47.41| 47.31 41 JA 45.41 118.2 [18.6 |17.9 [16.8 [16.4 [453.6 || 418.6 | 14.6 16 48.38 48.5%| 49.30) 90.06) 50.34 50.34 41.31 ||15.8 !16.8 [17.4 |16.4 145.6 (14.8 || 17.2 | 14.5 17 34.41 50. 88) 54.08| 51.49] 52.26) 51.86] 92.94 50.34 (114.9 [14.3 |13.4 [12.6 [44.9 [14.4 || 15.6 | 12.4 18 52.99] 53.07: 52.95) 53.61 34.19) 34.09 94.43 51.79|}12.6 |43.3 |13.4 |12.6 (12.8 [12.8 || 13.7 | 10.0 19 54.65 a: 31| 53.90] 54.16) 54.62) 54.43! 54.84! 53.66 113.5 |14.6 |14.9 |43.4 [13.4 [12.0 || 15.0 | 411.7 20 99.24 5.16: 55.16) 55.44] 553.70] 55.62 99.89 54.45 [13.2 |14.4 |14.1 |13.1 |12.6 |12.0 || 14.5 | 41,0 21 39.68 55. 38) 55.06] 55.17) 55.02| 55.03 56.00 55.02 {|12.9 [12.9 |13.7 {12.6 |12.9 [11.9 || 13.8 | 11.4 22 54.37] 53.84| 52.43! 5I. 5a 50.21) 49.37] 55.03 49.31 ||13.2 14.2 [44.8 [43.7 [132 (12.8 {f 15.0 | 11.0 23 44.31] 43.74| 43.85) 45.42) 47.66] 48.27 49.37 42.82 (14.0 [15.8 [16.4 [16.1 (14.4 |13.6 || 16.7 | 12.6 24 54.05] 52.41) 52.87) 54.75] 55.62! 36.41 96.41 48.21 | 4%.1 (15.6 [11.1 {14.6 (13.8 [13.6 || 17.2 | 12.2 | 25 58.56| 38.33] 58.37] 38.94! 59.57| 60.40] 60,40, 56. i 14.3 |16.2 |17.0 [15.S (15.5 [14.9 || 17.0 | 12.6 26 62.60) 62.60| 62.28] 62.71) 63.181 63.12! 63.20 60.40 :|15.3 (16.7 |16.8 |15.9 |14.7 [44.1 17.1 15.4 | 27 62.18) 60.61| 58.69) 57.40| 55.99) 54.57 63.42 Sh.5I 14,6 |16.4 (17.6 |16.8 (17.1 |16.7 || 17.6 | 43.0 28 51.42) 49.92 49.12) 49.87, 50.43) 50.73| 94.57 49.07 (17.1 |47.4 [17.0 [15.6 (15.5 [15.1 || 17.7 15.0 29 52.84| 52.89) 52.82] 54.36] 54.82) 54.90 54.90 50.73 ||15.5 |16.3 |16.4 |14.9 [15.6 [14.9 || 16.8 | 13.8 30 54.39) 53.75) 52.39) 51.96, 51.53) 51.45 55.00 51.45 (144.6 |15.6 [16.1 |14.9 (14.7 |14.4 || 16.4 12.4 M. 53.77) 53.46) 33.00) 53. 28/ 33.98) 53.49 53.22 51,65 atea 17.08 16.05/15.70 15.20) 17.54] 13.97 I Ù A ! [ Osservazioni Meteorologiche del Novembre 1873. Ì Tensione dei vapori Umidità relativa Stato del Cielo 9hmy 12h, sh, 6h, 9h, 12h [95m 120 3h; 60, 9h112h ghm 12h 3h 6h | 9h | 12h 10.34.10. 39] 11. 59! 11.40/11.07]10.35]| 66 | 60 | 65 | 69 | 69 | 67 ||Cop. Cop. Osc. Osc. Osc. | ose. 2|14.22(13.06/12,06|11. ‘96/11/80|12,04! 73 | 82 | 7679/79 / s4llosc.c.p.|ose [|ose: |Cop:. |osc. [Cop. 14.68|12.13/10.85|41.59/10.51/40.54|| 74 | 71] 63| 71] 66| 66/Bello Bello |Cop. Bello Osc. |Osc. 5|(11.40/12.32,11.95,12.32|11. 34|11,77|| 73) 80| 81]|85! 80] 8I|Osc.c.p. |Osc. Osc Osc.c p. |Osc.c.p. |Osc. g|11.76 14.00/12:06‘41.37/10.47|10.13|{ 53 | 81| 88 | 87| 74| 72/[osc. Osc.c.p. |Osc.c.p. |Cop. |Osc. |Misto 7|(12.23 (13. ETICA 15/12. 79|13.05/12.22] 82 | 79] 85/ 80| 79| 84|[Cop. Nuv. Nuv. Nuv. v. |Nuv. Bello 8 12.79|13.83/13.63|13.24|11.33!10,84]| 80 | 85 | 84 | 88| 77| 77|Nuv. Cop. Cop. Bello Nuv. Nuv. 9|{12. 32/13. sit 49|13.06|10.63|10.90| 83 | 78} 75 83 72 76 [Bello Bello Nuv. Bello Lucido Lucido DI 13.84/16.36/14.1913.29/13.17)12.82| 86 | 86| 85| 83|82|S1|Cop. |Cop. |Cop. {Cop. |osc. |Osc. I (13. 32113.08! 12.23|1 1.16/10.55| 9.64]| 89 | 88 | 82 | 78] 75 | 71|[Osc.c.p. | Osc. Cop. Bello Nuv. Bello 12 10.66(10.98/11.69/10.99| 9.67| 9.48|| 78 | 77 | 80| 79) 74 | 76 ||Bello Bello Nuv. Bello Bello Cop. 5|[11.37|12.54/13.53:12.32/10.42) 9.95) S$7| S5| 85| 87| 77, 78 (Cop. Cop. Cop. Bello Lucido |Lucido 13 11:36/13:14|1544(12:22(11:86|12. 04| 88 | 86|84| 78: 79) 82/Cop. |Nebb. |Osc. |Osc. |Osc. |Osc. 1419 22|11. 86/41,88|11.54|14.8t/11 .27 85 | 83|85| 86 89 | 84|!Osc.c.p. | Osc.c.p. |Osc.c.p. {Osc. Cop. Lucido 13||12.97 13. 4412.77|11.96/14, 88:11.63) 83 | 84 | 8£4| 84! $5| 88|iCop.v. |Nuv. Cop. Osc.c.p. |Cop. Osc.c.p 16|12:24|12:87/12:13111.88(10.76|40.39| 91 | 91 | 84| 85| 82 | 82|Osc.c.p.|Cop. |Cop. |Cop. 'Osc.c-p. |Osc. | 17] 9.72 9.91] 9.66] 8.51] 8.05] 8.02 77| 82 | 84 18 | RI | TO Cop. v. \Osc. [Osc.e.p.(Osc.cp. 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Lucido | 24|| 9.52/10.60|11.42/10.06! 8,60] 8.22] 79 | 80| 79] 81] 73] 71|[Lucido |Lucido |Bello Lucido |Lucido |Lucido 25/04.07|11.2614 86|11.19(11/05/11.05| 91 | $2| 83| 84 |84#| S8|Bello |Bello |Cop. |Cop. |Ose. |Osc. 26|112.16|11.63! 9.87! 9. ‘561 9.48) 9.51] 93 | 82| 69] 71) 76) 79|(Bello Bello Bello Lucido |Lucido |Lucido 27|10.22/10.77|11. #0 11.29|11/11|11.69| 82 | 77| 76] 78| 76| 82|{nuv. |Nebb. |Cop. top. |Cop. |Osc. 28/14,77)12. -13|11.1 6110.60! 9,67/10.92]| 81 | 82| 78] 80| 74) 86||0sc. Cop.c. g.| Cop. Cop. Cop. Misto 29) 8.99| 9.83/10. 13! 9.67] 9.26] 9.35] 68| 71] 73 fa 70) 74|\Cop. Bello Cop. Bello Cop. Nuy. 30|| 9. 201 9410. 66| 8.73] 8.02] 8.68|| S0 | 83 | 78 65 | 74||Bello Bello Cop. Bello Nuv. Bello M.|{11. i 50 Si .61 n e iI sl a 79.8 30.0|16.4 178.0 } ! a) Giornale di Scienze Nat. ed Econ., Vol, X. 14 2 : È È x 3 'Evaporazione Gasparin|| Forza del vento in chilometri Ozono | Ì È | 7hm., 3hs. | 12hs. jpotale 9hm., 12h, 3h, 6h, 9h | 12h|} 7hm ; 9hm | 12hm 3bs ) 6hs f 9hs | [2hs 12.00 | 1.45 | 1.35 | 4.50 || 5.0] 1.3 [137/26 [000.6] 65: 1.0 1.0 1.0 ) 2.0 4,0 20.60 | 0.00 | 0.00 | 0.60 {12 | 00| 5034 |24| 15] 3-0) 05 0.0 2.0 | 30 | 2.0 4.0 3| 000 | 1.20! 1.40 | 260 || 2:61 95 (101 | 57 ‘167 [185|| 3-0) 10 1.0 20 | 10) 15 5.0 4 0.00 | 0,00 | 0.00 | 0.00 | 1.6 | 5.4 | 42 | 93 | 34 [322] 3.5| 25] 0.5 0.5 SDA 8.0 5 0.00 | 0.00 | 0.00 | 0.00 |, 5.2 (45.9 | 8.1 [30.2 [25.6 [23.3 | » | 3.0 5.0 3.0 | 5.5 | 55 | 4.0 6 1.30 | 1.65 | 2.05 | 5.00 [49.1 |222 [IS [24.5 |13.9 | 4/53 || 3.0] 40 | 30 n) d ‘3.8, | ele 500 1 0.25 | 0.95 | 0.73 | 1.988.595 \72|78 |so|s5 | 6.0) 2.0 2.5 4.0 | 2.0 1.0 | VON 8! 0.40 | 1.25 | 0,86 | 2.51 |" 2.0 113.3 | 8.7 | 5.0 | 9.9 | 3.6) 1.0, 10 1.0 1.5 | 0.58 | 0,5 0.5 9) 0.39) 4.30 | 1/00 | 2.69 {| 9.5 | 4.5 |11.1 [10.0 [16.3 | 4.8 || 3.0] 1,5 0.5 0.5 | 0.5 | 0,5 1.0 10) 0.00 | 0.00 | 0.90 | 0.90 |} 4.4 [18.3 [15.7 |12.4 | 4.8 {Ig5 |! 5.0) 1.0 5.0 6.5] 1.5 | 15 3.5 11] 0.75 | 1.40 | 0.85 | 3.00 [[12.7 [11.4 [10.7 | 7.7 | 5.2 [124 || 2.0] 1.0 3.0 253 | MOIO 1.5 127 0.25 | 0.65 | 1.10 | 2.00 || 3.6 | 6.2 7.0] 64 |95|78| 3.0] 10 0.5 0.5 | 00 | 00 2.0 13) 9.25 | 0.55 | 1.20 | 2.00 |{ 1.0 | 1.1 [11.5 | 6.1 | 66 | 7.2) 1.5) 21.0 0.5 1.0 | 0.5 | 10 3.5 14 0.00 | 0.00 | 0.00 | 0.00 || 3.0 [11.9 |14.5 {12.9 | 4.4&| 74) 7.0) 1.5 1.0 3:50) 20/35 1.5 15) 0.00 | 1.30 | 0.00 | 4.30 [16.9 115.9 (15.1 16.9 117/40) 5.0) 3.0 4.0 305) (| 03:9/0l035 5.0 16) 0.00 | 0.00 | 0.00 | 0.00 || 5.2 [22.9 |16.7 | 6.0 | 42.0 [12.9 || 8.0| 4.0 6.0 6.0 5.0 6.0 » 17] 0.00 | 0.00 | 0.00 | 0.00 {| 3-4 |18.3 |14.1 |15.3 |16.5 (146 || 5.0| 20 2-0 5.0 | 35 | 7.5 8.0 18) 0.00 0.00 | 0.65 | 0.65 ||15.5 [14.2 |13.9 | 2.5 [131] 6.0]| 8.0| 50 5.5 50 | 40 | 1.5 1.0 19 0.35 | 1.00 | 0.51 | 1.86! 3.6! 6.5 | 7.2] 2.5 | 6.0 12.7 || 40) 2.0 3.0 5.5 | 2.5 | 40 1.0 20] 0.44 | 0.95 ) 0.73 | 2.12 || 5-2 [12.6 99 | 0.0 |10,9 [16.7 || 5.5 | 2,5 4.0 55 | 3.0 | 2.0 0.5 21] 0.42 | 0.00 | 0.00 | 0.42 3 3 1 2 2 2 5.0 3.5 3.9 4.5 2.5 9.0 5.0 {22]| 0.00 | 0.30 | 0.87 | 1.17 1 2 2 3 2 2] 5.5| 3.0 2.0 3.5 15) 3.0 3.0 231 0.00 | 0.00 | 0.00 | 0.00] 2| 5 5 3 2 2 || 6.0! 30 4.0 5.5 | 35 | 3.0 1.5 24|| 0.25 | 1.05 | 0.95 | 2.25 DAI IF, i 2 2 DI 55 1.0 3.0 | 05 | 1.0 1.0 251 0.45 | 0.50 | 0.35 | 1.30 0, 1 2 O) 1 2 || 3.0| 1.0 1.0 25 | 05 | 0.5 0.5 26) 0.40 | 1.00 | 0.40 | 4.50 1 1 2 0 NCR ASSIONI 1.0 20 | 0.5 | 1.0 0.5 27] 0.40 | 0-65 | 1.75 | 2.80 DIUEI 2 5 3 6| 2.0) 1.0 0.5 1.5 1.0 | 0.5 2.5 2g] 1.65 | 0.50 | 0.00 | 2.45 2 4 1 2 2 6 » 1.0 1.0 1.0 | 4.0 | 3.0 2,0 29] 0.00 | 1.40 | 1.20 | 2.60|| 2 | 2 2 1 3 0 8.0| 30 2.0 3.0 | 15 » 1.0 30 0.25 | 1.00 | 1.40 | 2.65 1 1 1 2 2 2! 60| 2.0 1.0 2.0 | 1.0 | 1.5 0.5 î| 0.36 | 0.66 | 0.68 | 1.70 || 6.5 put pia 9.4 | 9-5 j10.7 || 4.7] 2.0 2.2 323015 2.7 i i [ Osservazioni Meteorologiche del Novembre 1873. i gD ? Pioggiay Stat o Direzione del vento Direzione delle nubi in del millimetri! mare 9h. 12h] 3h 6h 9h {2h 9h 12h 3h 6h 9h, 12h alle 8 1] 0s0 E OSO OSO | Calmo | s0 » » » » » » » 2 2 OSO Calmo | ENE (USIO OSO OSO » » » » ) OSO] 3.69 2 3 0s0 |oso |oso |oso | oso 050 » » » » » ) » 2 4 NO E ISO) (OSO) oso oso » » » » » » 37.62 2 9 OSO Sto ISO) 0 0 0 ) )» )» )» ) ) 25.32 2 6| OSO OSO OSO OSO OSO OSO » ) » OSO| » D) » 3 7 0SO (0) NE 0)SO OSO 0s0 » (0) D) )) » » » I 8 0SO NE NE NE 0SO OSO » D) )) » » » » 2 9 SO ENE | ENE |L SO SO » » » » » » 7 2 10 0S0 0 oso oso OSO 0S0 » (0) )» » » No 13.69 3 11] 0S0 0 NE (OXSCO) (USO) RIO )» » Si » » » » 9 12] 0S0 NE E (SCO, ISO OSO) » » » » » 0.13 2 13) 0SO NE L 0SÙO 0S0 SO ) ) » » » » ) 2 14 S SSO E NE NE O » » » » » » 47.50 2 15) 0SO 0S0 0S0 (OXSTO) (OTO) (OSIO) » 0S0| OSO] » » » 14.84 2 16) 0 ONO No 0) (0) NO » » » » » » 8.90 3 170 NE NE NE NE N ) (0) » » )» » 2.55 3 18)| NE N NNE NNO 0 0 » N Dt » » 0.32 5 19) 0S0 NNE NNE NNE (OKSTO) SO )) ) » » » » » 3 20) 0S0 NE NE Calmo ! 0SO O) » )) » » » » » 2 210 NO (0) oso 0sS0 0 » (0) » » » » 3.81 2 22)| OSO 0s0 (OSTO) 050 (OSIO) OSO » » 3 II I; » ) 2.16 2 23)| OSO No No oso (OXSIO) » » » » ) » 2.41 5 24|| 050 NE NE 0S0 0SO (OXSXO) » D) » » » » » 3 25) Calmo | NE NE Calmo | OSO (PSICO) » » » » » ) ) 2 26| OSO NE NE Calmo | 0S0 (OSIO) D) » » » » » » 2 27) Calmo | NE 0s0 0S0 0SO (OISTO) » » » » » » » 2 281) 0 0 0 (0) (0) ONO » (0) 0 » » 1.16 3 29;) N INNO NNO N 0S0 Calmo » » » NNE| » » 0.16 2 Di OSO |BNE E (ORIO) 0S0 (ORSCO) b) » D) » » » » 2 LI 2 BOLLETTINO METEOROLOGICO Osservazioni Meteorologiche del Novembre 1873, ST na n DEL R. OSSERVATORIO DI PALERMO 23 Osservazioni IMeteorologiche del Novembre 1873. Nuvole 9hm ; 12h | 3h 6h 9h = 12h Vol. Dens. "RS Vol. bens,;Massa]Vol., Dens. Massa Vol. , Dens.jMassa|]| Vol. Dens., Massa Vol. Dens. Massà il so] o5|zoo] 95| 0.5|475|100| 05 | 50.0) 100| 04| 400] 100 0.4 | 40.0 |100 | 0.6) 60.0 2 100 6 | 60.0) 100 6 | 60.0 |100 6 | 60.0] 98 6 | 58.8 || 190 6 | 60.0 || 90 6 | 540 dl 4 4 | 1.6 10 S| 5.0 || 60 5| 300] 6 5| 3.0 || 100 5 | 50.0 |\100 5_| 50.0 4 100 6 | 60.0 || 100 6 | 60.0 |100 6 | 60.0 || 100 7| 70.0 || 100 6 | 60.0 |100 7 | 70.0 SÌ 100 770.0 100 7| 70.0 [100 1) 70.0]| 98 768.6 100 1| 70.0] 50 5) 25.0 6 70 6|420] 20 S| 10.0 | 20 5 | 10.0) 40 5 | 20.0) 30 3 | 15.0 || 40 GRISO 7 >0 3 | 100 50 6 | 48.0) 95 6 | 57.0) 10 5| 5.0) 40 S| 20.0 || 30 4 | 12.0 s 4 4 1.6 8 dò 4.0 | 40 5 | 20.0 2 4 0.8 » D) ) )) » » 9 60 4|oxo| 60 4 | 24.0] 98 5 | 49.0] 60 5| 30.0) 100 6 | 60.0 |100 5 | 50.0 10] 100 6 | 60.0 || 100 7| 70.0 | 80 6 | 48.0 3 5 |v2.5 125 5 | 12.5 || 15 SONAR 11 5 S| 25] 40 S| 5.0] 40 5| 20.0) 10 5| 50) 10 S| 5.0|60) 4|240 12) 60 4| 20 80 4 | 32.0 || 80 4 | 32.0 4 | 0.8 )) » » » » » 13) 95 4 | 38.0] 80 3 | 24.0 [100 4 | 40.0 | 100 5 | 50.0 || 100 5 | 50.0 100 5 | 500 14] 100 6 | 60.0 | 100 6 | 60.0 |100 6 | 60.0 || 100 7| 700] 75 6|450 | » » > 15) 70 6 |z20) 40 5 | 20.0] 93 1|665 100 6| 60.0) 98 6 | 58.8 [100 6 | 60.0 16)| ;00 1700] 90 6| 340 || 93 6 | 37.0] 98 6 | 58.8 || 100 7| 70.0 {100 6 | 60,0 17) so 6 | 48.0 | 100 7| 70.0 (100 7| 70.0 || 100 7| 70.0) 90 7| 63.0] 80 6 | 48.0 18) 70 6420 95 7| 66.5) 98 768.6) 10 6| 6.0) 90 6 | 54.0 || 60 5 | 50.0 19) 60 S| 300] 50 5 | 25.01 60 5 | 30.0] 60 5|300)) 80 5| 400) 5 4| 2.0 20) 20 S| 10.0] 30 5 | 15.0) 70 S| 35.0 20 4| 80) 4 4| 1.640] 4 | 160 21] 98 5 58.8 s È e sì Ù Hi Ph 5 20 si : He ion 6 | 60.0 22|| 20 10.0 .0 | 90 4. ; Bani ; .0/? 4| 8.0 23] 4100 1| 700] 60 6 | 36.0| 95 6| 570) 30 6 | 18.0) 40 624.0 » » » DA 5) )» » » voi £ 2] 08] » « » » » » » vl» 25 & 4 4.6 6 4 24: 98 5| 49.0] 98 5 | 49.0 | 100 5 | 50.0 |/100 5) 500 26] 10 4 4.0 4 4 1.6 | 8 4 3.2 )) » » | » » D) » » » 27ll 40 4 | 16.0) 40 3| 12.0 | 98 4 | 39.2 100 4| 40.0) 95 5 | 47.5 100 5 | 50.0 28|| 100 6 | 60.0] 93 6 | 57.0 || 95 6| 57.0) 90 6 | 54.0) 95 6 | 57.0 || 50 6 | 30.0 29) 80 6 | 48.0] 15 51 7.5] 70 6 | 42.0|| 12 5| 6.0! 90 6 | 54.0 || 25 5 | 12.5 30) 2 4 | 08 10 4| 4.0] 80 4| 320) 4 4| 16| 20 £4| 80] 2 QANITG Pi h64 33.5 ||58.5 33.0 |: 78.9 44.2 ||50.1 28.4 ||62.8 36.2 ||51.2 27.5 |, Medie barometriche Medie termometriche 9h 12h 3h | 6h 9h 12h | Comp. p.dec. 9h 12h sh 6h | 12h Cap p.dec. 1p.|750.76|750.59|749.99|730.31|750.57|750.35| 750.43/75» gg|\1p-| 17.98] 18.50) 18.44] 17.68 17. ‘68 17.48] 47.96) 16.04 2 | 57.03] 56.94| 36.52) 36.36] 56.94| 36.95] 56.825"9*""|| 2° | 18.00 18,96 19.14| 18.02/ 17.60] 17.00 1811 È 52.83] 32.48] 51.57 51.58] 51.76| 34.55] 51.91) 3, g,13 | 16.58) 17.56 17.74 16.80] 16.20) 15.70] 16.75) 15.56 52.47| 52.37] 52.33) 52.80| 33.37] 53.37] 52.77 4 | 13.98 14.68 14.58) 13.62) 13.26] 12.60] 13.77 5 | 52.79] 52.68] 52.52! 53 16 33.62| 53.90 ERI saga] 3 | 13.70] 14.94| 15.80 14.56 13.96] 13.40 Hit 15.10 6 | 56.69] 55.95] 55.05] 55.24] 55.19] 54.94| 55.50 6! 15.42] 16.48] 16 78] 15.62] 15.52] 15.04] 15.81 Medie tensioni Media umidità relativa 9h 12h 3h 6h 9h 12h Cop p.dec. 9h 12h sh Toi 9h 12h ,Comp.p.dece 1 p.| 14.25 11.78) 11.70 11.73) 14.04] 10.96 12.20 Ip. 73.8 | 74.8 14.6 78.2 | 73.6 | 74.8 | 74.8 SI 780. 20 | 12.94] 13.55] 13.54| 12.74] 411.55) 11.28 17 230) |? 84.0 | 83.2 | 82.2 | 82.4 | 77.0] 77.8 | 841.1 3 | 11.72) 12.39] 12.66 do 11.13 10.31 118) 10.60 ; ni Go ju dra 80.8 PRE si 81.0 | .48| 8-70| 8. 12 | 82. by .8 | 76.2 ; .5 ; 5 9.06 10:29 At4t 10.05 0.58 926 Da A) da 5 |8£6 | 842 | 832 | 810 | 784 | 806 | 81.5 } 794 6 | 40.61] 11.06| 10.63| 9.97] 9.51] 10.03] 10.31 6 808 | 79.0 | 74.8 | 74.8 | 7222 | 78.4 | 76.7 . Barometro Termometro Media evaporazione Gasparin | Massimi Minimi A Massimi | 7 Minimi - b di di pei Comp. p.dec. |a | "Sstolrona | "isialmono8 | 2° | 105, 1949! 16:00) #0.15 02" | 047) Los | Lit | 261 298 | Essase/ fitioe(] | iiliioom Miliisosli | tI SR (esa 5 55.444. 50.38 5 15.94? 11.96 5 0.22 | 0.37 | 0.43 | 1.02 è | 53:55 sesso) Gpigì 5108013 | 17121 1059] 15:52) 129611 | ose | 001 | 095] 240, 1"! 24 BULLETTINO METEOROLOGICO Osservazioni Meteorologiche del Movembre 1873. ; ’ Quantità ; Medie dell’Ozono . della) pioggia Media forza del vento 7h 9h | 12h j 3hsy 6h 9h Î 12h Comp. p. d 9hm ,12h 3h , 6h, 9h |12h Com. p.d 1p.| 4.0] 16] 15|24| 36|32/50| 2.97,7]1| 66. sal g0.32|[1p-| 3.4 | 6.4] 8.2/10.2|10.2/15.2| 8.9 2040 19] 24634) 4645/20] 2442 |a] 13.69) 80920" 82 |13:6|12/2]11.9/10.0! 7:2|10.66 98 3 TRIS LEONI Tera, (32 3| 3246} 503 | 7-4 | 9.3/11.8/10.0 1.5] 1.8) 9.0 4 TE SOI NU SA VERO VSS 11771 #54 | 6.6 |14.9/12.4] 5.2/40.1 12.6/10,31 9.7 5 5.0 | 25] 233.8] 472522] 29) 0y/5/ 8.38) gyoò | 1.6 | 2.4 2.2) 3.0 1.8 2.0 2.0) , 6 O a | A :9 68 AS ee 1351 -T0ll6 14/2] 18) 1.6] 2/0] 2.6] 322] 24) 21 Numero delle volte che si osservarono i venti N | NNE |NE| ENE | E | ESE|SE|SSE| S | SS0 | S0| 0S0 | 0 | 0N0 | NO | NN0|Calm.| Pred. Ip.| 0 0 0 1 2 0 0| 0| 0 0 1) 20 3 0 A 0 2 0S0 2 0 () 4 2 1 0 0| 0| 0 0 3| 18 2 0 |.0 0) 0 0S0 3 0 0 5 0 3 0 | 0 0 1 1 1 17 2 0 0 0 0 0s0 4 2 4 7 0 0 0 0) 0) 0 0 2 5 6 1 ì 1 1 NE 5 0 0 1A 0 0 0 0 0 0 0 0 17 4 0 3 0 2 (OSLO) 6 2 (1) 4 0 1 0 0) 0) 0 0 0| 12 5 1 0 2 3 0S0 Per decadi Id., 0 ) % 3 3 0 0, 0,0 0 E 38 5 D) 1 O) 2 (URIO ANO GATA? 0 3 0 0| 0| 1 1 Sii ep? 8 1 4 2 1 0s0 BINTO 0 8 0 1 0 o| 00 0 0| 29 9 1 3 1 5 (OSO) Tot 4 4 | 24 3 7 0 0| 0| 1 1 Mo) 89422 2 5 3 8 0s0 Serenità media | Massa delle nubi 9h 12h |Comp. Dec 9h | 12h | 3h | 6h | 9h | 12h| Comp.f Dec. 0.0 | 12.0 | 13.6 34.8 tp. |16.3 [ss 34.0 |48.1 |56.0 |51.8 | 50.8 31.4 61.0 | 69.0 | 559 # 2 127.5 131.2 |36.8 [11.7 |21.5 114.9 23.9 43% | 48.0 | 36.3 | 33.9 3° |33.3 [28.2 [43.7 |37.2 |31.8 |26.8 33.5 31.6 27.2 | 43.0 | 31.56 °° | 4 [40.0 [46.1 !52.1 ‘34.6 [45.7 [31.2] 41.6 : 51.8] 56.0 | 50.3) syg||5 |284 [274 FE IRE 28.7 (23.6 | 284 } 267 40.0 | 64.6 | 52.3 °-° || 6 |25.8 [16.4 |34.7 |20.3 |33.3 118.6 | 24.9 ; Numero dei giorni Sereni Misti Coperti |Con piog; Con pepe Vento forle| Lampi Tuoni }Grandine| Neve | Caligine 1p. 1 3 0 1 1 1 0 | 0 0 2 2 2 1 1 0 1 1 1 0 0 0 3 2 0 3 3 2 0 1 1 0 0 0 4 LI 1 3 3 (1) (1) 0 0 0 0 0 5 2 1 ZAN TS, 0 1 0 0 0 0 1 6 2 1 2 2 1 2 (1) 0 0 0 1 Totale 9 6 15 15 3 5 3 3 0 0 2 Medie mensili Barometro dalle 6 ore di osservazione . + + +. 753.43 | Forza del vento in chilometri . . . <<. ++. 98 Dai massimi e minimi diurni. . . + + + + + ++ + 753.44 | Vento predominante... . + +. ++ e + + » + +0S0 Differenza. .... . 0.01 Termometro cenligrado. . + + + + . + + + + + + + + 16.13 | Massima temperatura nel giorno 1° . . . + + + ++20.8 Dai massimi e minimi diurni . +... +... + ..45.76 | Minima nel giorno 18... .... 0... 10.0 | 4 ————_ | Escursione termometrica . . . ; e A APRO Differenza ...-.. 0.37 | Massimaaltezza barometrica nel giorno Dr . + 763.42 ———— | minima nel giorno 23... + + + + + ++ + 742.82 Tensione dei vapori. . + +. + + + +» + + + + + 10.92 | Escursione barometrica . . . . + . + + + +. + + 20.60 Umidità relativa . .... 3 + 000 + ++ 79.4 | Totale Evaporazione- Gasparin . +... .. 50.82 Evaporazione - Almometro - Gasparin. a Cet e AO CITOLANCICRIANPIOR RIA tte ee atea Mete 1 136,23 SELENILÀ:, nato Ate TR i Rn i AI Massi delle Mbla TP 33.9 02010 ione ARA Mo 2.8 Il Direttore del R. Osservatorio G, CACCIATORE, siria BULLETTINO METEOROLOGICO DEL REAL OSSERVATORIO DI PALERMO | CRETE iena | Dicembre 1873. Differenza di longitudine fra Palermo. Napoli. Roma, Terranova ed Augusta La differenza di longitudine fra Palermo e Napoli fu determinata telegraficamente con osservazioni fatte in Palermo dal Tacchini, a Napoli dal Nobile, Gli strumenti adoperati furono il cannocchiale meridiano della specola di Palermo e il cannocchiale dei passaggi dell’Osservatorio di Napoli, c le osservazioni venivano registrate telegra- ficamente su due cronograti di Hipp. Compiuta la serie delle osservazioni e determi- nate le costanti istrumentali, tutti i fogli vennero raccolti in Napoli ove gli allievi di quella Specola ne eseguirono il rilievo, dopo di che il Prof, Nobile ordinò tutto il materiale ricavandone la cercata differenza di longitudine, La differenza di longitudine fu ottenuta da tre serie differenti, cioè dalle osser- vazioni corrispondenti di stelle, da trasmissioni a mano col tasto elettrico, e col pa- ragone automatico dei due pendoli di Palermo e Napoli. I risultati furono: Differenza di longitudine colle stelle = 3,354,841 + 05,011 coi segnali a mano = 3",358,862 + 08,014 dal paragone automatico dei pendoli = 3%,355,854 Il Prof, Nobile ha creduto di dovere attenersi ai soli due priini valori, essendo piccolo il numero dei paragoni automatici in confronto delle altre serie di osserva» zioni, E quindi il medio dei dne primi dà per la differenza di longitudine 3.39*,851 + 09,013 Non possiamo a meno di notare che questo medio è quasi coincidente col valore ot- tenuto dal paragone automatico dei pendoli, che secondo noi è il metodo più sicuro e più pronto per queste determinazioni, giacchè una volta determinato bene l’errore dei pendoli, il resto vien fatto dai pendoli stessi evitando tutti gl’inconvenienti ine- vitabili, quando si vogliano osservare le stesse stelle nei dne Inoghi. Giornate di Scienze Nat. ed Econ, Vol. X. È 26 BULLETTINO METEOROLOGICO Se al valore trovato si aggiunga 09,033 per portare la differenza di longitudine al centro della Specola di Napoli, allora si ha 3" 35,°884 + 05,013 Le equazioni personali furono determinate ad ogni sera col noto apparecchio di Wolf e si trovò per Nobile + 05,050 per Tacchini + 05,111 quindi la correzione, essendo Palermo all’ occidente di Napoli, sarà di — 05,061, e in conseguenza la differenza di longitudine fra la sala meridiana di Pulermo e il centro della Specola di Napoli diventa eguale a 3UII,823 1 0,013 La differenza adottata finora, come risulta dal Nautical Almanac era di 3,34,5690 cioè più piccola di 15,153. Una operazione consimile fu eseguita fra Roma e Napoli dal Secchi e dal Fergola, e il risultato ottenuto diede per differenza di longitudine fra l'Osservatorio del Collegio Romano e quello di Napoli il seguente tempo 7,605,247 + 08,022 per cui la differenza di longitudine fra Palermo e Roma sorte eguale a 3,305,424 cioè più grande di 0,954 di quella data finora dal Nautical Almanac. Le equazioni personali degli osservatori furono trovate durante | operazione fra Napoli e Roma come segue Fergola + 05,047 Secchi + 0, 105 quindi la differenza eguale a 05,061 precisamente come fra Nobile e Tacchini, È una curiosa coincidenza di valori nelle equazioni personali di 4 osservatori; ora cono- scendo che in Napoli si usò dal Fergola e dal Nobile il tasto astronomico, e da Secchi e Tacchini il tasto a libro, potrebbe supporsi che la costante differenza nelle- equa- zioni personali fosse dovuta in massima parte alla differenza dei tasti. Ma questo dubbio è levato intieramente dalle osservazioni fatte prima coi differenti tasti. In- fatti il Prof, Schiff trovò per equazione personale col tasto astronomico 05,164. col tasto telegrafico 0,156 col tasto a libro 0, 130 e nelle esperienze fatte da Tacchini a Palermo (1) risultò l’equazione personale col tasto astronomico 05,172 col tasto a libro 0, 166 In quanto alla velocità della corrente le osservazioni diedero per la linea Palermo-Napoli 08,044 per la linea Napoii-Roma 0,018 (4) Rivista Sicula, novembre 1869. DEI R. OSSERVATORIO DI PALERMO 24 colle percorrenze di 872 e 268 chilometri. Però questi risultati non sono compara- bili, e in quelli parziali per ogni sera e per le diverse osservazioni si trovano dif- ferenze notevolissime, Così nella serie Palermo-Napoli si trova un mazimum di 08,092 e un minimum di 05,009, e quindi ai valori finali non si può attribuire che poca importanza, come lo mostrano le lunghezze dei fili paragonati ai tempi. Una determinazione della differenza di longitudine fu anche fatta fra le città di Sicilia, Terranova Augusta e Palermo. Tacchini trovò coi segnali trasmessi a mano col tasto telegrafico i seguenti valori : Differenza di longitudine fra Terranova e Palermo 3%,325,791 relativa al Campanile del Rosario in Terranova. fra Augusta e Palermo 7%,265,841 relativa alla cittadella di Augusta. Impiegando ora la differenza trovata fra Palermo e Napoli si hanno le seguenti differenze di quelle due città con Napoli Terranova 0", 35032 all’Ovest di Napoli Augusta 3%, 515,018 all’Est di Napoli i quali tempi sono il primo più grande di 1,°446 e il secondo più piecolo di 25,108 di quelli dati dallo Stato Maggiore per la carta nuova di Sicilia, Pot: RIVISTA METEOROLOGICA Il dicembre da noi è trascorso piovoso al pari dei due mesi precedenti: e sebbene l'andamento della pressione si accordi perfettamente allo stato generale barometrico di altrove e che non sia stato spesso turbato da forti burrasche come per altre sta- zioni dal continente italiano, pure»-sperimentammo di particolare a fronte di queste ultime, che mentre in esse il dicembre fn bellissimo, da noi invece fn piovoso e cat- tivo. Difatti troviamo che in Roma la pioggia raccolta al Collegio romano fu di soli mm. $, 6; noi invece ne avemmo mm. 128, 7, cioè mm. 45, 1 di più della normale, che si divisero in cinque giorni piovosi di più che quest’ ultima non dà. — Quindi s olamente otto furono i giorni sereni, c dei rimanenti, sei furono misti, diciassette coperti e diciannove piovosi, Predominarono nel dicembre le correnti del terzo e quarto quadrante, e da essi vennero le burrasche più notevoli del mese. Il barometro, come sopra accennammo, descrisse una curva lievemente ondulata, le di cui maggiori finttuazioni stanno sul principio e sulla fine del periodo mensile. In tutta la seconda decade le colonna del mercurio oscilla attorno ad un valore superiore alla normale di qualche millimetro, Il medio mensile barometrico è a sua volta maggiore della normale di mm. 2,5 men- tre l’escursione mensile di mm, 16, 27 è regolarissima, Il 30 novembre una leggiera ma improvvisa discesa del barometro accennava un subitaneo disturbo. atmosferico che non tardò a manifestarsi bentosto nel mattino del primo dicembre con un forte temporale che in poche ore ridusse il merenrio alla minima altezza mensile di 747, 55. Risalisce da essa nei seguenti giorni, sino a raggiungere il 4 i mm. 761, 03 e da questo punto cominciano le altre fluttmazioni 28 BULLETTINO METEOROLOGICO del barometro, tutte lievi e non eccedenti gli otto millimetri di escursione. Intanto il tempo corre cattivo, e non si ha tregna dalle pioggie che dal 18 al 23. Il 24 e 25 variabili piovosi; al 26 massimo barometrico mensile di 763,82; col 27 rapido ab- bassamento sino al 29 per l’ultima e forte burrasca manifestatasi con gagliardi venti del terzo quadrante e pioggie. Dal 29 al 31 il barometro cresce, ma il tempo continua sino alla fine piovoso, Con tali condizioni di cielo e di stagione è spiegabile la lieve differenza che la . media mensile della temperatura presenta colla normale di — 0°,9; nondimeno il suo andamento fu regolarissimo, ed il più forte sbilancio avvenne dal giorno 7 all’8, in cui nel suo valore medio il termometro scese di cinque gradi, Totti gli altri elementi accordandosi ai sopra discussi nou presentarono forti ano- malie, NOTE al mese di dicembre 1873, 1, Nel mattino temporale accompagnato da forte depressione barometrica; con pioegia, mare agitato, venti gagliardi del terzo quadrante, 2. Cielo coperto durante il giorno, a sera bello; mare lievemente agitato, venti regolari, ì 3. Cielo coperto, venti del secondo e terzo quadrante, mare lievemente agitato, 4, Cielo coperto; dopo le 7 p. m piovoso, ed indi alle 10 p. m. bello. Mare lieve- mente agitato. 5. Tempo piovoso; mare lievemente agitato, venti regolari, 6. Pioggia continua, venti deboli, mare agitato, 7. Tempo cattivo; dopo le 6 p. m. pioggia dirotta che continua sino alla mezza- notte; mare grosso nella sera. 8. Tempo cattivo; venti impetuosi del primo quadrante, mare grosso. Alle 3% 30° p.m. pioggia e gragnuola, e dopo le 9 di nuovo pioggia copiosissima e gragnuola. 9* Forte burrasca; venti impetuosi del primo quadrante; mare grosso, pioggia copio- sissima, neve ai monti e gragnuola in città mista alla pioggia. 10, Continua nelle prime ore del mattino la burrasca di ieri, che cessa all’apparire del giorno, Cielo variabile, mare agitato, vento regolari, 11, Cielo variabile, mare agitato, venti regolari. 12. Cielo coperto e dopo le 6 p. m. piovoso; mare lievemente agitato, venti regolari. 13. Cielo piovoso, umidità forte, venti deboli, mare calmo. 14, Tempo variabile, pioggia nella sera, mare calmo, venti regolari, 15. Tempo piovoso, mare calmo, venti regolari, 16, Cielo variabile, venti regolari, mare calmo, 17. Cielo piovoso, mare lievemente agitato, venti gagliardi del terzo quadrante. — Aria calda nella sera. 18. Cielo coperto e venti del quarto quadrante nel giorno: sera bella, mare calmo. 19. Tempo bellissimo, mare calmo, venti regolari, 20. Tempo bello; nebbie, mare calmo, venti regolari. Umidità forte nella sera. 21. Cielo nebbioso, venti regolari, mare calmo. 22. Cielo variabile, mare calmo, venti regolari, 23. Cielo coperto piovoso, nebbie, mare calmo, umidità forte. 24, Nel mattino nebbie ed umidità forte. — Cielo coperto durante il giorno, sera bella. Venti regolari, mare calmo. 25. Nel mattino tempo piovoso; indi cielo variabile, venti regolari, mare calmo. 26, 27, Tempo bello, mare calmo, venti regolari, 28. Cielo variabile, venti gagliardi del terzo quadrante, mare calmo, 29, 30. Corrente di ovest gagliarda, tempo piovoso, mare agitato. 31, Tempo piovoso, corrente del quarto quadrante, mare lievemente agitato, Osservazioni Meteorologiche del Dicembre 1873, DEL KR, OSSERVATORIO DI PALERMO, 29 ; TIQRECEE TEN i Massimi Barometro ridotto a 0° | Massi e ninimi]| ‘Termometro centigrado e minimi 1 lermometrici —_-Ga Tr _———Tr6€6 oil e__———— = ilrT-==e__d=_— n — _ I — 9hm 12h 3h 6h 9h 12h | 9hm 12h ; sh o) 6h o) 9h )12h 1 || 148.47] 748.33] 747.67] 241.61] 748 13] 748.14 131.5] 747.55 12.5 [11.8 (12.6 (11.0 ‘11.7 |11.3 || 444&| 9.6 2) 49.651 49.40) 48.651 4930; 50.83) 51.36 34.36) = 47.84|11.3 [134 [13.3 [41.4 (41.6 !40,8 || 136| 9.8 3 || 5683] 55.71) 36.06/ 57.33] 53.62| 58.93 38.93 31.36;(12.5 [12.9 [13.4 [1322 (13.1 [42.7 | 13.7 | 10.0 4 || 61.03! 60.53) 59.971 39.96) 5987) 59.97! 61.03! = 58.93/|13.1 [14.4 [14.9 |13.1 [12.4 ‘12.0! 44.9 | 14.7 5 || 39.60| 39.70, 59.24, 39.20) 59.45, 58.40 59.97, = 5340,12.0 [42.4 112.6 [12.3 (12.0 [11.7 |{ 12.9 | 40.7 | 6 || Seo 5440! 53.031 5283) 52.72) 52,55 58.40 .33 [|12.0 [12.3 [44.9 [41.7 j41.6 [11.1 || 42.5 | 10.3 | 7| 5321] 53.25" 52.94! 53.14) 5622) 53.24 33.24] 53 ||13.8 [14.6 [16.7 (12,9 113.2 [44.7 || 14.8| 9.4) 8 | Sio! 57.96 S7.37) 57099) 58.34! 58.151 58.34] ; 0.1 |9.3| 9084/861666] 120] 6.41 9 57.4k| S6.4SÌ 35.56) 55064! 53.72) 3440) 58.15 .40| 8.7 | 8.6 | 9.6 | 9.6/98|90| 10.0) 6.0, DAG] 5305, 52.97| 52.66) 52.97] 33.30) 53.48 S4%.40| .60|| 5.9 [10.9 (10.7 | 9.6 | 8.9|80| 110) 6.0 IL || 55.67) 93.31) 33.30] 55.81) 36.68] 56.92) 36.92 3,48 || 9.4 (11.8 [12.2 [10.4 | 99 | 9.8 | 423 | 7.2 12 || 58.08] 57.83: 57.36. 38.29! 59.251 39.22 59.30 92 (11.0 [12.2 [13.2 [14.7 [11.3 |10.8 | 13.2) 8.6 13 || 5993] 59.70 39.32| 59.651 39.66) 59.46 60.06) .06 110.5 |12.0 |12.5 [11.7 [10.4 (104 || 12.5 | 92 14 || 5942] 59.7! 33.76! 5882/ 589%) 58.97 59.62! -16 [14.3 [13.4 |13.2 [11.9 [41.3 [10,5 || 134| 94] 15 || 58.68] 58.361 58.16| 58,30] 58.46/ 58.74 38.97] -19;:14.0 (12.3 [13.2 [11.7 [11.3 |aL.0 || 135 | 99) 46 || 60.03! 59.93] 5929) 60.02) 6002! 59.55 60.10 «1A |t1.4 113.4 [13.4 |44.9 ]11.2 [10.8 || 13.6 | 9.9 17 || 58.16] 57.65; 56.28) 53.32| 5329] 54.78 59.65 -18;|12.0 [12.3 [42.8 [43.4 [14.3 [13.7 || 14.6 | io.1| 18 || 55.82] 56.17: 5602) 57.20. 38.76. 59.06 39.06! -58 13.8 [14.7 (14,7 [12.5 (12.0 (14.1 | 149 | 10,2, 19 || 59.82) 5984! 59.58) 59.72) 59.881 60.02 60.02! —59.06/|12.3 (13.2 [14.0 [12.8 [11.7 (41.6 || AE4] 9.3] 20 || 59.60) 59.50 59.08| 59.161 59.30 59.18 60.30 59.05 {11.4 [15.4 [43.8 (12.8 [11.7 [11.7 || 13.9 | 9.6. 21 || 59.49] 59.11] 58.78] 58.93! 50.13) 59.24 59.49 58.49[12.3 [13.5 (141 |12.8 (41.9 [10.9 | 14.2 | 10.6 22 || 59.60] 59.59; 59.34" 509.62! 59.00] 59.39 59.63] 58.80 [10.7 [43.2 |13.5 (42.0 (10.8 (11.7 || 135 | 93 23 || 5882) 58.55] 57.74| 57.94! 5784] 57.69 39.39] -57.69/41.3 [12.6 [12.9 [12.3 {41.9 [11.7 || 129| 94° 24 || 57.04! 57.030 56.65! 57.17] 57.22) 57.73 37.15) 56.65/11.7 [13.2 [14.2 (12.5 |I1.6 (11.0 | 44.0 | 10.4 | 23 || 58.71] 59.34) 59.27) 61.42! 61.54| 62.15 62.151 » 57.75 (43.4 [13.8 [13.9 [14.7 (11.6 [11.3 || 162 | 10.5 | 26 || 63.45) 63.72] 63.49) 63.72 63.892! 63.63 63.82! © 62.15/10.7 [12.8 [13.4 [11.4 | 9.5| 8.4] 13.4 | 8.4 27 || 63.231 62.46} 6148 61.02| 60.42] 59.32! 63.635 = 59.32|| 9.8 [12.0 [12.9 |11.1 | 9.6 | 9.6 || 12.9 8.0 | 98 || 56.48| 35450 53.23] 52.90 52.24 50.77 59,32) = 50.77.(1200 [13.5 [13.8 [12.3 [12.2 (Al.6 | 14.8! 93° 29 || 48:30) 48.66] 49.59] 50.34| 52.52 33.18) S3.47] 48.02(12.0 (11.9 |IM.0 (10.1 [10.5 [10.1 || 42.6 | 10.0. 30 || 56.051 56.1 55.89) 56.62. 57.22) 57.50 57.501 53.14]! 9.6 (10.4 |10.2| 96/98|93| 10.6| 7.7 3A || 57.94] 57.62) 57.22) 57.551 58.20) 58.361 58.36| HR 9.3 |10.4 | 9.8 | 9.3 | 9.0 || 10.7) 50 M. || 57.26! 57.071 56.61! 56.94! 57.30) 57.28! 58.53] 55.61 [14.37/12.44/12.8014.63|11.22/10.71] 13.24} 9.21 Osservazioni Meteorologiche del Dicembre 1873. | Tensione dei vapori | Umidità relativa Stato del Cielo | Il i $ SA022 || _ T_— et _ —T=—=_6m—t___w — TT N — TT 9hmy 12h, sn 6h, 9h DA UE 3h | 6h, 9h 12h! 9hm 12h Sugo ENEIGh 9h | 12h | i 9.08) 8.391 7.59| 7.26] 7.54] i gi | sa 70 | Ta s i si Cop. Cop. (Cop. Nur. cop. Cop. || 8.44/ 8.861 8.44| 8.17! 7.93| 7.20] 84 | 4 i 74 (Cop. Cop op. Nuv. (Bello ello 3| 8:29 8.33] 8.68| 8.46! 8.24! 8.77 77] 75| 76| 75) 76|80/Cop. |Cop. Cop. Cop. Cop. |Misto | 4| 9:53 9:13 D:09| Q.E7| 8-32] 7.96| 95 15 | 12| Bi | 18) 76|cop [Cop (Ost. |Gop (Nus. [Bello | ll 8.56! 9.33! 9.33 8.07] 8.26! S.14] 82) 87) 86) 83) 78| 79/0sc. )sc.c.p. | Ose. SGa sc. sc. | 6 1.96 9.64! 9.41] 8.63 8.69| 8.62 76 | 90 | 91 8£| 85 87/0sc.c.p.{Osc.c.p. (Ose.c.p. (Osc.c.p. |Osc.c.p. |0sc.c.p. | 1 9/70) 967) 9.81] 9-23] 8.78! 6.66 82 | 78 | 78| 84| 77! 64|cop. |Mislo |Cop. |Nuv. |Osc.c.p. |Osc. i 5.41] 4.15) i 5.29/ 470] 4.64|| 59) 56! 54 6i i di Cop Cop. |Osc [Cop. ose. 0sc.c.p. | 74! 6.86) 7.75] 7.92! 7.86: 8.00! 80| 82 | 87] 88 Osc.c.p.|0sc.c.p. | Cop. sc.c.p. |Osc.c.p. |Osc.c.p. || 10Îl 9-T£) 819' 1590 678) G.52| 570090 | 85 | 78075) 77| 71|Bolo Cop. |Cop. [Bello |Nuv. {Nebb. 11! 7.18! 7.19 1,58! 7.62) 6.60| 7.255 84 70! 72] 84| 72° 80|Nuv. Cop. Cop. Bello Bello ‘(Bello 12) g:50| 8.47] 8.761 8.41! 6.93! 8.68 88| 8177] 82/70! 90(cop. |Cop. |Cop. |Cop. |usc.c.p. |Osc. 13 7971 9.19) 8,88 8:75) 7.73] 7.13! i] 88 | 82|83'82|82lcop. Cop. lOsc. |Nuv: [Nuv. [Nuv. Hel 91g| 8.55) 8.77] 9.28] 9.021 8.57! 93 | 76| 77] 89. 90) 90|Nuv. |Cop. [Cop (Osc.cp. |Cop. |Osc. | ISÌl 8/74 9.64) 7.84) 8.28: 8.71) 8.59 90| 90 | 69| 8I Î 87 | 88[[Osc.c.p. | Cop. Ose. Cop. Osc.c.g. |Osc.e.p.|| 16) 924] S.71! 8.06) 8.05] 7.26) 7.49 92 | 78 | 71 11) 13; 7i(Cop. |Cop |Cop. |Bello ;Bello |Cop. | AT 7,36] 8.54) 9.22] 9.00] 9.09] 9.14| 70| 80| 84| 78 15 | T9|osc. |Osc.e.g. |Osc.c.p. |Osc. |Cop. Nur. | 18] 9/37/ 9.45) 8.50] 8.91| 8.26 7.31 80| 76) 68 2 | 18 74 |Cop. Cop. Cop. v. ILucido /Lucido |Lucido | 19) 9.33] 9.41] 9.64] 9.52 6.951 8.36| 87|83|81|87]|68|84||Bello Bello |Bello |Cop. [Bello |Ose. | 20] 893; 9.32: 8.10) 9.20 8.29 8.60) 89 | 82 69 | 84| 81 | 84|[Bello Nebb Nebb. 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Totale Yhm,, 12h, 3h | ho, 9h ; 12h// 7hm ; 9m 12hm 3hs 6hs 9hs 12hs 1 0.00 | 0.00 | 0.00 | 0.00 (13.1 | 8.3 {21.5 1221 {12.5 | 2.0 Sla 1,5 2.0 | 2.5 | 3.3 0.5 DI 000 | 0.65 | 0.85 | 1.50 13.0 | 2.0 | 2.5 [127 | 08 | 0.0 4.0 | 1.0 1.0 1.3 | 0.5 | 1.5 1.0 2 0.15 | 0.60! 0,80 | 1.55 (1.5: 9.9 [11.7 | 7.6! 2.4 | 84] 3.0) 1.0 1.5 05 | 10 | 40 1.0 4 0.75 | 0.10 | 0.00 | 0.85 | 70131 !34|81|91|29] 40] 0.5 0.5 0.5 | 0.5 | 0.5 0.5 2 0.00 | 0.00 | 0.00 | 0.00 } 4.4 | 6.0 | 2.6 | 4.0 | 1.8]32]| 5.0| 40 1.5 3.0 | 2.0 | 2.0 1.0 6 0.00 | 0.00 | 0.00 | 0.00 | 3.6 | 2A | SA | 60 | 60/81] 80 3.5 1.5 2.5 | 40 | 40 3.0 70.00 | 0.00 | 0.00 | 0.00 | 72 !20.1 | 8.9 [10.4 {18.9 [20.4 || 10.0 | 4.0 4.0 45 | 30 | 5.0 5.0 8! 0.00 | 0.00 | 0.00 | 0.00 |17.9 133.8 [45.1 [27.1 |46.9 [36.2 || 10.0, 5.0 3.5 45 | 40 | 7.5 5.0 90.00 | 0.00 | 0,00 | 0.00 ]/40.6 {50.0 j27.2 [25.0 |40.0 [25.0 » 4.0 9.0 9.0 » » ) 10) 0.00 | 0.55 | 0/65 | 1.20 4.2 |44|48|99 |48 | 32 » | 1.5 1,5 1.0 | 0.5 | 1.5 2.0 11) 0.23 | 0.80 | 0.35 | 1.40]| 8.5 | 6.0 [193 [17.0 [10.9 | 48 || 3.0] 1.5 0.5 3.0 | 0.5 | 0,5 1.5 12) 0.60 | 0.45 | 0.00 | 1.05 (13.1 | 0.0 | 8.7 7.9 |3.2|00 30 10 1.0 10 | 10 | 10. | 10 13 0.00 | 0.30 | 0.93 | 1.23 | 2.4 | 0.0! 6.0| 1.0 |85|66| 30 10 | 0.5 0.5 | 0.5 | 0.5 2.0 14) 0.00 | 0.50 | 0.00 | 0.50 || 18] 7.5 | 5.6 3.4 | 48 [10.4|| 15] 0.5 1.0 1.0) 05 | 1.0 1.5 15 0.00 | 0.00! 0.00 | 0.00 || 4.0 | 2.9 | 9.7 [13.1 [11:3 | 6.0|| 7.5| 2.5 1.0 yi 2.000) (DO 4.0 16) 0.00 | 0.40 | 0.70 | 1.10 | 9.1 | 3.5 |10.3| 7.7 | 6.0 {145 || 5.3] 10 2.0 5.0! 3.0 | 30 2.0 11 0.05 | 0.00! 0.00 | 0.05 |i22.9 (20.0 | 7.6 [26.8 | 7.2 | 0.0] 8.0) 2.0 4.0 3.0 | 40 | 50 5.0 18 0.48 | 0.60 | 1.08 | 2.16 || 4.8 |15.3 |17:5 | 5.9 | 3.4 | 5.6|| 5.0] 5.0 4.0 3.5.) 35] a00 1.5 19 0.02 | 0.70 | 0.20 | 0.92 | 1.6 134 | 7.2| 7.0 12.7] 7.6) 5.0] 1.5 1.5 2.0 | 10 | 10 1.0 20 0.40 | 060) 0.20 | 4.20 {9.1 | 3.8; 5.6 | 8.1 (13.3 [11.9] 5.0| 1.0 1.0 3.5 | 0.5 | 0.5 0,5 24 0.35 | 0.40 | 0.37 | 1.12(1 3.6 | 88 [10.3 | 6.0 {11.5 [10.7 || 5.5) 10 1.5 2.0 | 1.0 | 2.0 1,5 122]| 0.73 | 0.50 | 0.75 | 1.98 || 1.8 | 9.3] 7.0 | 9.8 [8.31 6.5) 5.5| 1.5 0.5 10! 05 | 1.0 1.0 (23}/ 0.25 | 0.15 | 0.48 | 0.88 || 3.6 | 5.0 | 2.8} 0.0 | 93 | 2.2] 2.3! 0.5 0.5 0.0 | 0.5 | 05 1.0 24 0.00 | 0.20 | 0.23 | 0.43 || 6.0 | 0.0 | 1.6 [10.7 | 9.5 | 4.8 || 4.5 | 1.0 0.5 1.0 | 05 | 0.5 3.0 1251 0.47 | 0.30 | 0.22 | 0.69 [14.9 | 8.2 (14.9 | 91 | 6.3] 2.6] 3.0) 2.5 4.0 3.0 | 3.5 » 2.0 126) 0.73 | 0.75 | 0.98 | 2.46 [12.5 | 4.7 {11.9 | 9.7 [11.1 (11.7 |] 4.0| 1.5 2.0 30 | 2.0 | 1.0 5.0 27 0.12 | 0.60.) 0.75 | 1.47 || 5.2 | 0.6 | 9.2 | 7.8 [11.5 [12.7]| 3.0 | 2:0 1.5 15 | 10 | 10 3.0 28) 0.50 | 1.40 | 0.40 | 2.00 {115.7 |13.8 [16.3 (11.3 [20,5 [25.0 || 3.5| 1.0 2.0 2.0 | 10) 3.0 4.0 129 0.60 | 0.00 | 0.00 | 0.00 [l23.3 |23.0 !32.6 |31.8 [43.5 {16.4 || 6.5| 2.0 5.0 6.5 | 4.0 | 5.5 6.0 130.| 0.00 | 0.50.| 0.25 | 0.75 || 94 /14.5 [19.5 [13.5 | 9.7 [11.15 10.0) 2.0 2.5 5.0 | 45 | 5.0 5.0 34|:0.00 | 0.00 | 0.00 | 0.00 |46.1 [14.2 {16.6 | 14 | 9160]| 5.5| 15 4.0 4.5 | 3.0 | 40 0:5 M.i] 0.181 0,34! 0.33! 0.85 i] 9.7 | 9,8 [11.9 ‘11.0 /11.9! 9.1 || 5.4! 19 2.1 2 ASTRO 2.3 Osservazioni Meteorologiche del Dicembre 1873. 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OSSERVATORIO DI PALERMO Osservazioni i) del dii 1873, Nuvole | TESELID 12h sh | Gl dh 12h | TW: n sr _——TTP—- n — A = - Vol., pens. M Massi Vo]. | Dens. a Dens. Massa! | Vol. Dens. i Vol. Dens. Massa Vol. Dens. Massa il 98| 06 | 58. 0.7 | 665 98| 0.7] 65.6) 30) 05450) 90) 0.6| 54060) 03) 180] 2i 80 4 | 320 & | 32.0| 90 3 | 450 20 4| 30] 8 4| 32|| 5 &| 2.01 3l 60| 5 | 300 6 | 480/95] 6Gls70) 9/5/4750 05) s| 415050) 5250) 4 98 5 | 49.0 5 | 45.0 [100 3 | 50.0] 98° 5 49.0 | 40; 520040) 6| 60] 5Ìl 100 6 | 60.0 G| 60.0 100! 6 | 600100) 6! 600) 100 6 | 60.0|100) 6; 60.0 6 100 6 | 60.0 7| 70.0 "100 | 7) 70.0 | 100 i | 70.0 || 190 7| 700100) 7) 700) 7 9 6 | 340 6 | 30.0 || 90 6| 54.0; 30| 6| 48.0 100) 7) 70.0 100 7) 70.0) SÌ 95 6 | 57. 7| 665 1100 1) 70.0) 9 | 166.5) 100] 7| 70.0 100) 8 | 80.0) 910) 7/70 8 | 80.0 |} 98 8 | 78.4 100 7) 70.0 100 7| 700/100) 7) 70.0] toi 5 | Stil VOI 5 | 30.0; 60 | 5 | 30.0) 10 SRO | 30 EA GIA RANSANFIZGZOR Bi 30) 4 | 12. 4 | 32.0 80 5 | 40.0 ò SPA AS TIES AC ED ITS 12) So p.| 32 4 | 36.0; 90 3 | 45.0) 90 6 | 54.0 || 100 6 | 60.0 |100) 6) 60.0 13] 95 5| 47. 5 40.0 |100 5| 50.0 | 40) 52001) 40 5| 20.0 || 40 5; 20.0 Lil 20) 5 | 10 5] 35.0] 90]; 5450] 100) 5 | 50.0) 95 5| 47.5 100} 6 | 60.0 15) 100) 6 | 60. 6 | 57.0 ;100 6600, 70) 5 | 330] 100) 6| 600100) 6) 60.0) 16] 60 4 | 24. 5| 30.0 90 5] 45.0] 15 Enio 5| 5.090] 6540] 17] 100 6 | 60. 7| 70.0:100) 7] 70.0) 100 7| 700) 90 7) 63.0) 30 | 5150; 18] 80 | 5 | 40. 6 | 54.0 60 5 | 30.0 ) » I » )» DECIDE TI] 19 4! 2 0 3| 1.8 10 | 40] 80 5|400) 15] #| 6.0 |1100 3 30.0) 200 4 SU UNI 2| 12.0 |, 60 2|42.0] 2 3| 06 » » pra ea o A 21) 10 SU 3. 2 6.0!|60| 3) 18.0] 40 3 | 120] 30) 4| 12010) 4&| 40) Dall 40 3 | 12. 3| 12.0! 60 3|18.0]] 15 4 | 6.0) 100 4 | 40.0) 60) 4| 24.0 23] 100 5 | 50. 5| 500 100 ==6|600 100 6 | 600) 95 6 | 57.080, 6 48.0) 24] 89 IE (132% S| 45.090 5 | 45.0 4 4 1.6!» ) ) DE i SR] asl 80 7| 56. $| 250: 60) 5| 30.0) 20 4 | 8.0) 30 4 |12.0|40) 4 | 16.0 26 » » » )» » NT » ) » » » |» » » AMA REALI 27 » » » 6 4| 24 | 6 40 24 2 4 0.8) % 4| 1.6] 60] 4) 240) 28] 30 3 9.9 | 30 5| 45.0 | 40 4 | 16.0] 50 4 | 20.0 || 190 5 | 50.0 || 80 4 32.0 || 20 93 766.5) 40 51 20.0 |; 98 7| 68.6) 95 6| 57.0! 95 6 | 57.0 || 98 71| 68.6) go 100] 5 |500| 85] 6|510|98| 6|588| 90) esso! 93 6|588||35| 5 | 41751 34)| 100 6 | 60.0) 98 6| 58890) 6540 90 6| 54.0) 98 6 | 58.8 [100 6 | 60.0 | ar ssoo 33.8 Il 70.2 38.6! 78.6 4hA || 54.4 34.0 || 60.2 35.2 [157.3 32.9 | Î Medie barometriche Medie termometriche 9h, 12h dh 6h 9h 12h} Comp. p.dec. 9h 12h, 3h | Gh | 9h | pù NG ;omp. P. dec. ip. 154.12) 134.13 |754.32/154.69|735.32|755.36] 754.86,73, g||1p-| 12.28! 12.92) 13. 361 12.20) 1246) 11.70) 12.43) j gg 55.44] 54.99] 54.31) 54.51] 54.86] 54.76] 54.81(°° 2 | 10.70] 11.12! 11.15] 10.44| 10.42| 9.28 10.52| | 3 38.36| 38.07| 57.78] 58.17] 58.60] 58.66] 58.27) sg 3713 | 10.64] 12.28 12,86. 11.48 10.84] 10.50 11.42, 19 9g| 4 | 58.69] 38.62| 38.05/ 58.28| 58.63| 58.54] 58,47; 4 | 12.48] 13.36! 13.74) 12.68| 12.18] 11.78] 12.64j 1° i 5 | 58.73) 58.72| 38.36] 58.95] 58.93] 59.24] 58.83, «c go[] 5 | 11.88] 13.26 13.68 12.26] 11,56] 11.32] 12.32 1.55! 6 | 57.58] 57.29] 56.82] 57.02] 57.40] 57.12] 57.21) °°“|| 6 | 10.52] 11.68] 11,95] 10.72| 10.151 9.67 10.781 ssi | Medie tensioni Media umidità relativa | 9h 12h SIN 6h 9h 12h Comp.p.dec. 9h 12h 3h, 6h 9h 12h ;\Comp.p.dec,| 1 p.| 8-17) 8.81) 8.62) 8.39 8.06| 7.95] 8.43, 7.ggil 1 D-| 824 | 79.6 | 75.6 | 794 | a162| 720] 78.4, 719! 2 1.54] 7.92) 7.86) 7.58] 7.31) 6.72) 7.47) °|2 71.4 | 717.8 | 77.6) 79.0] 764 | 75.8] 77.3) | 3 8.33) x.64| 8.37 8.47) 7.80) 8.16) 8.29) gygl|3 87.0 | S4.0 | 75.4 | 83.6 | 80.2 | 86.0 | 82.1 ) go 4 8.85) 9.09) 8.70) 8.9%| 7.97) 8.22 8,631 .50/4 83.6 | 798 | 74.6 | 81.6 | 75.0 | 79.6 | 790 { 5 8.83] 9.22) 9.03) 8.64] 8.39] SAI) 8.71) 7735 84.6 | 81.2 | 77.6 | 81.6 | 82.6 | 80.8 | 84.6} 75 sl 6 1.32) 744) 674) 6.74| G.21| 6,34| 6.755 1236 76.8 | 69.5 | 66.0 | 69.7 | 66.8 | 70.5 | 69.6} ‘°°° Barometro | Termometro Media evaporazione Gasparin | == == = en TT — “— © - : FASI ni di uni primi ce | sii nu | EA Sforn Da 06, A 90. » da. PA Pa . è +90) D. | . }.2 A . 2° 36. ‘91(756.70 | ‘55/471 133.13 2 12.06 12.98 1.62) 8.99 2 0.00 OI AS 026, 051 3 8.97), STL20) .96 8.86) 7 0.17 | 041) 0.26 | 0.84 4 39.85) > S9.40 | 57/20) 57-20 |} 16221 pa 13:33) SSR) 019 | 0.46 | 0.66 1.09; 0-97 5 69 46 881 5 ora .00) SENI ZIO) : 0.4 1.02 6 59. 9.30! 99:90 1otssiro) 2089 lg 12.501 99-13 È -igigz) Sal ge ||» 0/29 | 0.49 | 040 142) 1.07 32 BULLETTINO METEOROLOGICO Osservazioni Meteorologiche del Dicembre 1873. ; ’ Quantità ; a Medie dell’Ozono delia ivogia Media forza del vento 7h 9h | 12h; 3hsy 6h 9h | 12h Comp. p. d 9hm )12h ) 3h, 6h, 9h |12h |Com.p.d. 1p.| 4.0 1.6 1.2 | 1.5 1.3 | 1.7 0.8 1.7 {32 1 39-94 (100 68 1p.| 7.8 | 5.9] 8.3/10.9 3.3] 3.3] 6.9 12.9 2 9.3 3.6 39/43) 2.9|/3.6/ 3.0 4.6 * ||2| 89.81 “2 |14.7 |22.1|18.8]15.6|23.3 1861894 % 3 3.6 1,3 0.8 | 44] 09 | 4.1 | 2.1 1.7 (24 3| 21.43 22,32 3 6.4 | 33) 9.8] 8.5 7.1| 9.6: 6.9 8. 4 3.7 2.1 ADS 8 ME 2 3.0 4 0:89) sini 9.5 | 9.1] 9.6/11.1| 8.5) 7.9 9,3 > STAZIONI 1.4|1.4| 1.210 | 1.7 1.8 2.6 |} doti 5.65/ 6.0 | 6.3) 7.3) 7.1 9a 3.4 6.8) 10,7 6 | 54 1.7 2.811 9:80] 2.0.1 13.301319 34 "e i6ì 4.91 “6 13.7 |11.8|17.7|12.6|17.6 13:8/16;5 a Numero delle volte che si osservarono i venti d N NNE | NE| ENE | È ESE | SE [SSE| S | SSO | SO| 0SC | 0; ONO | NO | NNO Calm.| Pred. ip.) 0 0 1 D 2 0 1 0 0 0 20) 1 0 0 0 1 OSO 2 4 7 3 2 1 1 0) 0| 0 0 0| 10 0 2 0 0 0 0S0 3 0 0 5 1 0 0 0 0 0 0 0 18 2 1 0 0 3 0S0 | & (1) 0 4 1 0 (ì) o0| 0) 0 0 0|. 17 3 2 2 ) 4 STO i 5 0 2 4 2 0 0 A 0 0 0 (1) 18 2 0 0 (1) 2 OSO 6 (1) 0) 4 | 0 0 0 0| 0| 0 0 2| 1 12 5 2 0 0 0 \ | | Per decadi [ae E ee o O 0, 1 OSO 2] 0-0 | 9 |a 0 e 00 aa Sal 2 | 8 | 2 dv 0 AR O e 0| 2 CONO) ITot.| 4 9 21 8 Di 3 1 2 0 (i) 0 4 9% 49 10 4 0 LI 0S0 Serenità media | Massa delle nubi \ | 9h 42h sh 6h) 9h 12h Comp. Dec. 9h | 12h | 3h | Gh 9h | 12h) Comp. Nec. il fp. | 12.8 | 11.0 3.7 | 31.4 | 33.4 | 55.0 | 24.5 } 21.6 1p. \s60 [503 06.1 [35.9 [36.9 [22,2 2 48.0 2 22.0 | 19.0 | 10.4 | 33.0 | 414.0] 14.0 | 18.7 (°° 2 148.7 155.3 /60.5 [43.9 [59.0 ;59.2 34.8 cd 3 39.0 | 170 8.0! 39.0 | 31,4 | 31.6 | 27.0 i 39,9 3° |32.3 (40.0 (48.0 |32.2 |38.3 |40 2 38.5 Î 32.0 4 50.4 | 36.8 | 36.0 | 60.6 | 77.0 | 56.0 | 52.8 - 4 |25.1 [33.6 '32.2 23.6 [14.8 |23.8 | 25.5 d ò 38.0 | 38.0 | 26.0 | 65.2 | 49.0, 62.0 | 46.2} 481 5 |30.6 [27.6 Di Ho 24.2 |18.4 25.4 î 28.7 6 | 45.8 | 56.8 | #67 | 455 | 342] 378] 4644 |l6 [318 245 [33.3 |a1.0 [371 [337 | 32004 28 Numero dei giorni Tsercni Misti Coperti Con piog;| Con UD, EIA forte] Lampi Tuoni }Grandine{ Neve | Caligine]| 1p. LI | 4 | E) 0 0 0 0 0 (1) è 1 0 | 4 Î b) 0 | 2 1 (1) 2 0 || 3 1 dll A 1 D) 0 0 0 ) Jena e bd | 1 al o 1 0 0 0 o 0 5 1 3 | 1 2 3 0 0 0 0 0 _ 6 Dl 1 | 3 3 1 2 9 0 0 0 irotae| 8 | 6 | 1 | 19 6 n 1 0 2 0 | — — — | Medie mensili | Barometro dalle 6 ore di osservazione . . ... 757.08 | Forza del vento in chilometri . . .....+.. Il Dai massimi e minimi diurni. . ......... 757.07 | Vento predominante... .. PIRO O o e Differenza . .... . 0.01 Sil Pi e SA | Termometro centigrado. . +... . .... + + + +11.69 | Massima temperatura nel giorno 4. 18... +... | Dai massimi e minimi diurni . ..........94.22 | Minima nel giorno 9. 10... .......... | 5 ——_, | Escursione termometrica . . . . . poroso dle Differenza ...-.. 0.47 |} Massima altezza barometrica nel giorno 26 . . | ——— | Minima nel giorno 1... .... +00 | TECOSTONe dci vapori, aa tenti e ao 8.05 | Escursione barometrica . ...... +... Umiditame AU vie eee I 78.0 | Totale Evaporazione - Gasparin . . ......, Evaporazione - Atmomelio - Gasparini, . ..... 0:85 Polalcidella pio9plat, tue: 0.) e, MT ee Sercnila! o. 2807 ERA ERO ca Di 39.0 Massa:delle bite rene e en 36.3 0Z0N0!-% St gite IE tate See 2.7 I) Direttore del R. Osservatorio G. CACCIATORE. BULLETTINO METEOROLOGICO DEL REAL OSSERVATORIO DI PALERMO i Gennaro 1874. RIVISTA METEOROLOGICA 1l gennaro di quest'anno non può qualificarsi per mese rigido, sebbene sia scorso assai strano e cattivo per le continue e copiose piogge, e pel cielo costantemente coperto. La curva barometrica presentasi fluttuosa e variabile, con sette depressioni, tutte corrispondenti alle varie burrasche che passarono, più o meno, sulla parte meridio- nale d’Europa e sul continente italiano; ma le onde più forti furono quelle del giorno 18 e del 28, e quest’ ultima più di tutte, che scaricossi con molta intensità sulla nostra stazione, lasciandoci nel giorno 29 buon tributo di pioggia, neve e grandi- ne. — Fu in questo stesso giorno che la temperatura scese a + 2°, minimo che pos- siamo riguardare come eccezionale, poichè nella serie di 85 anni di osservazioni, in 12 semplicemente il termometro scese al disotto di tal valore, e due soli anni riscontriamo col minimo stesso di 2° Lo zero poi nella serie medesima non ci si pre- senta che una sola volta, nel 1822. Tenendo conto delle medie mensili e delle loro differenze colle normali, troviamo che la pressione in gennaro fu mill, 2, 55 più forte, e la temperatura soltanto mi- nore di 0°, 05; quindi possiamo dire che forti differenze non vi furono, e che di quel minimo di 2° non deve tenersi calcolo che come di nn fenomeno passeggiero durato quei pochi momenti della nevicata; come pure i minimi barometrici ci mo- strano che delle varie borrasche avvenute in gennaro, eccettuata quella del 28 tutte le altre lambirono solo la nostra stazione. L'elemento che si scosta molto dal valore normale è la pioggia; esso ci dà mil- limetri 70 di pioggia divisa in 13 giorni piovosi; ed il gennaro ce ne ha dati in- vece mill, 146 in 15, cioè più del doppio con due soli giorni di differenza. Questo massimo è notevole in quanto che pure negli ultimi mesi dello scorso anno si è ve- rificato; e difatti la quantità delle acque piovane è stata eccessiva; ma di questo argomento ci ocenperemo altrove. Giornale di Scienze Nat. ed Econ. Vo). X. t DO BULLETTINO METEOROLOGICO NOTE al mese del gennaro 1874. Cielo coperto con leggiera pioggia nel mattino. — Venti debolissimi di Est, mare lievemente agitato, Cielo coperto, venti regolari, mare calmo. Cielo coperto variabile nella sera; umidità forte, venti deboli, mare calmo, Cielo oscuro e pioggia nella sera; mare calmo, venti deboli. Tempo cattivo; pioggia forte e continua, venti gagliardi, mare agitato, nebbia, Tempo cattivo e pioggia continua durante il giorno; venti gagliardi, mare agi- tato, — Nella sera cielo coperto variabile, Cielo coperto, mare lievemente agitato, venti regolari. Pioggia, mare agitato; al cominciare della notte NO forte. Cielo coperto nel giorno, a sera bello; venti regolari, mare lievemente agitato. 11. Cielo variabile, mare calmo, venti regolari, Cielo coperto, nebbie basse nella sera, mare calmo, venti deboli, Tempo piovoso, mare calmo, venti deboli; dopo le 8% p. m. cielo hello. Cielo variabile nel giorno, sera bella, mare calmo, venti ISCoiRn Tempo bello, mare calmo, venti regolari, Cielo coperto, mare calmo, nella sera venti sciroccali. Corrente di scirocco, cielo piovoso, mare lievemente agitato. Tempo piovoso, mare lievemente agitato, venti regolari. Tempo piovoso, venti deboli, mare calmo, Cielo coperto nel giorno; sera bella, mare agitato, venti del primo quadrante. Cielo coperto nel giorno, mare lievemente agitato, venti regolari, sera bella, 2, Tempo bello, mare calmo, venti regolari. Venti variabili; a mezzanotte cielo oscuro; mare calmo. Cielo coperto: mare calmo, venti regolari, Cielo coperto, nebbie, alle 3 e 40 p. m. gocce; mare calmo, venti regolari. Cielo coperto, mare calmo, venti regolari, Cielo variabile, mare calmo, venti regolari —Alle 11" 15" p. m. leggiera pioggia, Corrente intensa del quarto quadrante; cielo coperto, dopo le 6 pom. pioggia; mare agitato, venti sempre gagliardi tendenti a Nord sulla sera. Corrente polare intensa; tempo cattivo, grandine, neve e vento fortissimo; mare grosso — La temperatura ha toccato il minimo eccezionale di + 2% Continua la corrente polare, ma con minore intensità di ieri. — Cielo coperto, vento forte e pioggia nella notte; mare agitato. 31, Cielo variabile; dopo le 11 pom., pioggia; mare lievemente agitato, venti re- golari, E AT DEL Rs OSSERVATORIO DI PALERMO» 3 Osservazioni Ieteorologiche dei Gennaro 1874, Da ; o {| Massimi e minimi] - Massimi Barometro ridotto a 0 iasaniolzici | Termometro centigrado Lime 9hm_ 12h 3h 6h 9h die dh) os 12h be: A || 159.78] 759.99] 759.63] 760.41] 760.95| 761.18] = 761.18] 758.36| 9.3 | 9.9 [10.4 [10.1 ' 9.8 | 9.2 || 106] 8% 2) 62.05] 62.08) GATE] 61.97) 62.09) 62.10 62.60 6148 9.5 (10.3 [10.9 | 9.4 | 89! 69 || 411.3 | 7.9 S| 62.40] GI.9%| 61.32) 60.93] 60.78) 60,52 62.40 = 60.52:| 9.5 (10.8 [41,3 [410.4 | 9.3 | 8.7 || I.6| 80 4 || 5943" 57.57) 56.01) 55.58) 55.15] 54.05 60.521 54.05]| 9.9 |t1.4 [14.1 [10.7 [10.4 '! 99" 117] 80 b) 52.70] 51.62) 51.35, 51.63] 52.38, 32.56| 34.03, 30,95 Mi 11.7 )11.9 [12.6 |I4 11.0 || 42.9 9.3 | 6 || 5438] 54.19) S&11l 5662) 55.008) 54.70, 53.08! 32.56 10.4 [10.7 (40.4 |10.1 | 8.9 | 11.6 | 89) 7 | 55.09) 54.94) 54.49) 35.07] 54.86] 546.93 33.64) 54.49 | 30 10.5 |11.7 (10.2 | 9.2! 8.6 || 115| 6.7] 8 || 53.89) 53.491 52.04) 53.66 55.33] S6.4k||-- 56.44| 52.561 8.6 | 8.6 |81|98|99]|96]| 105| 7: 9 59.78] 60.37 60.35) 61.04] 61,50) 64.82 61,82! 56.44 110,2 |11.3 [12.2 |10.8 [10.4 | 8.6 |} 12.3 8.0 10 61.90) 61.68) 61.10) 61,23) 60.29) 59. 79 62.471 59.79 || 9.0 |11.0 |14.6 [10.5 | 9.8 | 8.9 || 11.8 7.4 | 11 37.04) 56.69 56.02] 56.20) 56.23) 56.08 59. 79| 56.02 || 9.8 |11.0 |12.0 |11.0 [10.5 | 9.6 || 12.2 7.9 | 12 || 55.79) 55.56) 54.99) 53.10) 55.10| 54.90 36,08! 54.90 (11.0 |12.5 |14.7 |A.4 ]10.7 }10.5 || 12.8; 87] 13 59.52] 55.39] 55.05) 55.74 56.41| 56.81) 50.8 54.73 ||10.4 |11.1 |41.7 [11.0 {10.2 [46.1 || 42.0 9.5 14 59.52] 59.721 59.30 6062) 61.91| 61,99 61.99 56.84 [110.7 (12.5 |12.9 [11.0 | 9.9 | 84 | 13.2 8.4 | Aò || 63.53) 63.35) 62.86] 63.26) 63.33] 63.15 64.43) = 61.99: 96 [41.9 [12.2 (10.2 | 8.7 | 7.8] 128) 7.7] 46 || 62.54| 61.60 59.81) 59.40) 5S.44| 57.28 63.33] = 57.28/| 9.3 (11.6 [424 [12.5 112.5 [43.2 | 132| 7.5] 17 || 50.74) 5408, 52.24) 52.20) 34.81] 34.71! 37.28] 51.71/12.9 [15.6 [171 (16.2 [14.6 [15.6 || 17.6) 96) 18 || 51.12] 50.95: 50.70] 51.38) 52.16! 51.60 32.25! 50/21](13.8 [145 |43.8 [126 |t14 [11.4 || 15.6 11.4 | 19 || 51.64) 51.43) 51.23) 51.75) 52.261 52.53, 52.531 50.781/10.8 [41.6 |t2.0 |12.0 JA1.4 [11.6 || 123 | 9.6 20 54.69] 54.99. 54.86) 55.89] 57.49) 37.77) 57.17 52.53 ||I4.1 [14.6 [14.9 14.1 14.6 |13.4 || 15.4 | 41.4 21 || 58.91) 59.45] 59.19) 59.70; 60.77) 61.04, 61.04] 57.77(13.7 |A4&-4 (149 [43.4 [12.2 [10.3 || 15.0 | 10.5 22 62.39) 62.40, 62.15 62.351 62.81] 62.51, 63.04 61,04 12.2 13.7 |13.8 [12.8 [11.6 | 9.5 || 13.8 9.5 23 || 62.61] 62.731 6209) 62.04j 64.90] 62. 20 (2.94) 61.90 14.0 |43.1 (14.0 [13.1 {11.0 {11.0 14.6 8.5 24 || 61.37) 61.13] 59.98 60.05 | 39.86] 39.35 62.60| = 59.35;[12.3 |13.6 |14.0 |13.3 [12.5 [4L9 || 44.5 | 10.7 | 29 58.533] 58.38] 57.74] 58.06) 58.31| 58.16. 59. n 57.41 (11.9 [12.5 [42.8 [12.2 [11.9 10.5 13.2 10.5 | 26 59.46] 59.93) 59.32] 59.04| 6018! 60. +38, 60.58! 58.16 ||11.6 |12.9 {13.2 |12.2 [11.0 [10.7 || 13.5 94 27 || 60.18! 59.82) 58.22] 57.54| 56.53] 56.34! 60.39 = 36.31 |\41.7 |12.8 [13.4 |11.9 (14.7 [41.9 || 137] 94! 28 50.83| 49.39 47.58| 4739, 49.24| 49.76 56.34 47.04/\11.9 (42.9 |13.2 [12.4 11.8 | 9.2 | 13.6 8.4 | 29 52.41) 53.29) 53.47 53.53 | 93.93] 54.45 54.45 49.76 || 5.4 | 4.6 | 4.6 | 4.3 | 5.2 | 62 9.2 2.0 30 55.95| 56.31) 55.87| 56.05 56.19 56.49 56.40 54.45 || 7.4 | 8.0 | 84 | 8.3 | 6.8 | 7.8 8.8 d.4 34 55.91) 55.70) 55.32) 54.58) 054.97) 54.83 56.60 04,32 MED 40.7 (10.7 | 9.5 | 9.3 | 9.0 || 10.9 1.4 M. 57.70! 57.48) 56.86, 057.12' 57.44] 57.39] 59.02 55.74 |110.55|14.73|42.10|14.34|10.6410.09] 12.7%|] 8.53 Osservazioni Meteorologiche del Gennaro 1874. | Tensione dei vapori | Umidità relativa Stato del Cielo >: — CT E _—__ __ _—ytmpttzmt_òéòàdòémòÀdmdÀdmee e _____r__r___ 9hm| 12h, 3h, 6h, 9h, 12h ju 12h, 3h | 6h fin) 12h 3h | GN 9h 12h 9hm 12h 3h 6h Sha 12h 4 723) 8.03! 6.921 6.15) 6.71] 6.47 HE 13 | 73| 74 71|[Osc. Cop. Cop. Osc. Ose. \Ose. | 6.86) 6.64| 7.43| 6.1! 5,56 62417 3 76 | 71) 65| 73|Cop. |Cop. |Cop. Cop. |Cop. |Osc. a 7.A4| 7.06) 7.22| 7.62| 6.55| 6.72 73 | 712] 84| 75) 80/0sc. Osc. Cop. Cop. Bello |Nuv. E 8.03| 7.97 1.94] 7.94) 7.73] 8.03 81 | 80 | 82! 82| 88 |[Cop. Cop. Osc. Osc.c.p. | Osc.c.p. | Osc.c.p 8.51! 9,50! 9.25 9.46) 8.02) 8.32 93 | 89) 87] 79] 85/Osc.c.p.|Osc.c.p. |Osc.c,p. {Osc.c.p. |Osc.c.p. | Osc.c.p Sl 8.63] 8.89| 7.88] 7.18] 6.78] 6.65 3 95 | 82| 77| 78) 78Osc.c.p.|Osc.c.p. Osc.c.p. Cop. |Cop. (cop. H 7.19] 6.23 6.95| 6.98| 6.73) 6.80 97| 65 | 68| 74| 77° SI (Cop. Cop. Cop. Cop. Cop. Ose. S| 6:70) 1.45) 6.72| 7.28] 6.99] 7.17| SI | 89| 83] 80|76/ S0(Osc.c.p. [Osc.cp. (Osc.c.p. |pst.c.p. |Osc.c.p. |Osc.c.p. Ùi 8:65 8.57 7.811 7.94! 6.50] 6.84] 91| 85] 74| 82| 71| 82/Cop. Cop. Bello Bello Lucido 10 800) 8.29! 7,93| 8.11] 6.68) 6.5993 | 83| 78| 86] 74| SI{|bello |Ncbb. Rap Nuv. |Cop. {Nuv. Il 6.68! 7.8 | 8/59) 7.67] 792 74 | 80| 76] 87|81)S8|cop. |Nuv.v. |cu Cop. |Osc. |Cop. Sil 6.68! 7.85) 7.96! 8.5 | p p. 12 71.70) 7.09 8.44] 1.87 1.88, 8.27/ 79 | 65 | 82 181 82 87 Cop. Cop. Osc. ose. Osc. Osc. 13 8/66] 9.42| 7.25] 7.40] 7.85| 7.96] 92| 95 | 70] 73! 8&| 85llosc.c.p. [Cop |Cop. [Cop |Bello |Bello 14 8/77] 8.75) 8.02] 8.74] 7.181 7.21 91] 81] 72] 90° 78 S7|Misto |Cop. Cop. Bello |Lucido |Lucido 13) 792° 8.02/ 7.59) 7.56: 6.74) 6.47) 88] 77| 72| 81! s0| 82[lLucido |Bello Misto Bello Lucido Lucido 16|| 7/23) 7.74] 8.331 8/29] 8.14) 8.45 83| 76|78| 77] 75) 72|(Cop. |Cop. |Osc. |Cop. |Cop. |Cop. 17 8133] T.48| 7.69] 8.40] 7.96| 9.74 75| 57/52/62, 65! 74/Osc.c.p./Con. |Cop. {Osc. |Osc. |0sc.c.p. 18/10.35/10.57| 9.37| 8.66| 8.02} 8.02 88 | 86 | 80 80] 79| 79/osc.c.p. Cop. |Osc.c.p. [Osc.c.p. |Ose. |Osc. 19| 8/54] 823] 8.72] 9.19) 8.62] 9.30 8$| 81|83|88|85|91lose. [Ose. [Cop. |Osc.c.p. Osc.c.p. | Osc. 20] 9.02 10.83/10.36|10.33| 9.41| 9.95 76| 88 | 82| 86 76|87|0sc. (Cop. |Cop. |Bello |Lucido Bello 21|10,77/10.64| 9.72) 9.96/10.04] 7.82) 92 | 87] 77] $7| 95| 82|cop. Cop. Cop. Nebb. |Lucido tino | 22 9.44| 9.14] 9.37 9.37] 8.23 6.81) 89| 79| 80| 85/81) 76/Bello Bello |Bello Bello Lucido Lu 0 231) 8.59] 9.50) 8.32! 8.24! 7.41] 7.40] 88 | 85 | 70) 74| 73| 75llLucido |Bcllo Nuv. Nuv. Bello quo 24] 9.01! 8.09 8.98| 8.90! 7.41] 7.77) 84 | 70| 76| 78| 69| 75lcop. |Cop., |Cop. Cop. Osc. :10p. 25) 8.33] 8.60! 8.42! 8.79] 8.50| 7.38) SA | SO| 77|83| 82) 77|0sc. |Osc Ose. |Osc. |Cop. Nur. 6| 8.53) 741 7:53! 8.32) 7.40| 7.734 84 | 67] 66| 79, 75| 81||Bello Cop. Cop. Cop. \Cop. dla 27 dii 8.73) 7.14) 7.60| 7.54| 7.68) 82| 79| 62] 74| 72] 74|(Cop. Bello Misto Bello Bello dor: 28 6.56) TAA| 7.84 6.83) 4.21) 4.85)| 63 64 69 | 64 | 40) 56|[Cop. Cop. Cop. Cop. Osc. cu 29| 5.77] 5.46! 5.46! 5.13] 5.35 6.31] 86 | 386 | 86 82 | 81 | 92/|Cop. Cop.c. p.| Cop. Cop. Osc.c.p. | Cop. 30) 687 6.24| 7.21) 7.03| 6.55] 6.88 90| 78] 871 86) 88| 87|[Cop. Cop. |Cop. |Cop. |Cop. EC. 3A|| 8.54| 7.88) 7.29] 7.44! 6.42 7.561 92 | 82| 76 80 | 73 | 88 ||[Cop. Nuv. Ra Cop. Ung .C.p. M.Ì 8-13) 8:21) 8/00) 8.03! 7.35] 7.481185.2(79.7/75.8179.7176.380.5! LIRE EIBRCI di 100 Da BULLETTINO METEOROLOGICO Osservazioni Meteorologiche del Gennaro 1874. Evaporazione Gasparinj Forza del vento in chilometri Ozono | || 7hm., Shs. ) 12hs. jTotal® Shmi 12h, 3h, 6h, 9h | 12h/} 7hm { 9hm |} 12hm ahs |, 6hs | 9hs | 12hs 1 0.00 | 0.00 | 0.50 | 0.50 { 3.0]00|91'00 |18]24] 50) 35) 20 3.0 | 3.0 | 3.0 2.5 S 0.30 | 0,60 | 0.76 | 1.66 || 4.2 | 1.5 | 4.4 110.6 | 6.0 | 2.9 | 5.5 | 1.0 0.5 1.5 1,0 | 2,0 1.0 Il 0.34 | 0.25 | 0.73 | 1.32 || 5.4! 0.8|3.2/34!9.7 | 30] 6.0| 1.0 1.0 1.0 1.0 | 0.5 150" 4| 0.00 | 0.47 | 0.00 | 047 | 3.0!46|83|00|72|20| 40] 3.0 1.0 2.5 | 10 | 2.0 2.0 dl 0.00 | 0,00 | 0.00 | 0.00 {25.0 |] 7,0 [25.0 [35.0 |z0.0 (30.0 || 8.0| 7.0 » 6.0 » 3.0 » 6 0.00 | 0.00 | 0.00 | 0.00 |25.0 | 2.4 |20.0 [20.0 | 6.0 | 3.4 » | 2.0 2.5 5.0 | 5.0 | 7.0 4,0 70.00 | 0.00 | 0.00 | 0.00 [12.5 '11/9 [IT.A [10.5 | 6.8 | 40 [| 10.0) 2.0 5.0 2.5 | 40 | 6.0 4.5 8| 0.00 | 0.00 | 0.00 | 0.00 |12.0 | 3.9 [25.0 [36.0 [30.0 [20.0 || 10.0, 6.0 4.0 55 | 3.0 | 6.0 4.0 9 0.00 | 0.09 | 0.00 | 0.00 | 5.9 | 0.7 | 3.8 | 5.0 | 4.6 [11.8 || 7.0| 2.5 4.0 2.0 | 3.5 | 2.0 2.5 10 0.00 | 0.30 | 0.35 | 0.65 | 7.4 | 28] 8.776 |52|84]|| 5.5] 10) 20 2.0 | 10 | 20 1.5 11) 0,10 | 0.80 | 0.40 | 1.30 || 5.4 | 4.8 (10.5 | 28 |54|38] 6.5 2.0 1.5 4.0 | 2.0 | 2.5 2.0 12 0.45 | 0.80 | 0.65 | 1.90||1.6|2.7] 2.2|25 1/34 | 8.0] 5.0] 2.5 2,5 15 | 05 | 0.5 1.5 113| 0.00 | 0.00 | 0.00 | 0.00 {| 3.8 | 0.0 | 2-8 | 4.0 | 48 | 3.9 || 2.0] 0.0 0.5 9.5 1.0 | 1.0 1.5 14 0.60 | 0.45 | 0.40 | 1.45 | 3.0 | 6.8 | 7.4 | 9.3 [129 | 6.3]| 5.0] 10] 20 5.5 | 4.5 | 0.5 0.5 15)| 0.30 | 1.70 | 0.95 | 2.98 | 5.8 | 85 | 9-1 [119 [10.9 [131 || 5.5| 10 | 2.0 5.0.) 10 | 3.0 1.5 16 0.20 | 0.35 | 0.35 | 0.90 [| 4.6 | 0.0 [12.9 | 22 | 64197] 6.0] 1,5 2.0 20 | 10) 0.5 1.0 117} 0.00 | 0.00 | 0.00 | 0.00 |i13.7 [23.4 |29.2 | 7.7 [20.5 | 3.8] 6.0] 2.5 2.5 2.0 | 0.5 | 10 5.0 18) 0.00 | 0.00 | 0.00 | 0.00 || 3.0 | 4.4 !22.9 | 0.0 | 48 | 2.4 5.0| 2.0 1.0 2.0 | 2.0 | 40 2.0 19) 0.00 | 0.00 | 0.00 | 0.00 !{ 1.2 | 9.7 | 4.21 0.0 | 2.4 | 0.0] 8.0 | 5.0 2.0 4.0 | 1.0 | 2.5 2,0 120 0,00 | 0.00 ) 0.45 | 0.45 [11.5 [18.6 !20.5 | 1.4 |20.9| 9.3 6.0| 40 4.0 3.0 | 40 | 2.0 2,5 (211 0.45 | 0.20 | 0.83 | 1.18 || 8.5 | 3.3 | 5.4 | 2.7 |91]|31]| 5.5] 2.5 2.0 3.0 | 2.0 | 1.0 1.5 22) 0.07 | 0.45 | 0.67 | 1.19 || 0.0 | 6.6 | 7.8 | 6.0 | 85552 3.5) 2.0 1.0 1.5 | 1.5) 10 1.5 23) 0.18 | 0.85 | 0.73 | 1.76 || 1.6 | 4.0 (24.8! 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Massal Vol. Dens, MassallVol. Dens. Massa| Vol. Dens Massàl|Vol. Denso Massa Vol, Densoii A] 100 0.7 | 10.0( 98) 0.1|656|98| 06 |583||100| 0.6 ‘60.0 | 100°| 0.6 | 60.0 (100°) 0,6 | 60,0 2| 90 5 | 450 90 3 45.0 90 5 | 45.0] 60 4| 240] 95 4 | 380100] 5 | 500 3] 100 3 | 50.0 (| 10 d | 50.0 | 98 3 | 490 75 5375] 4 4| 1‘6| 30) 4| 120 tl 95 4|380| 90 4 | 36.0 100 $ | 50.0 | 100 6 | 60.0 100] 6|600100| 6 | 600 5 100 70.0 || 100 70.0 |1100 7| 70.0 | 100 7 70.0 || 100 7| 7001001 7); 700 G| 400 8 | 80.0 | 100 8 | 80.0 100 8|800] 60 6 | 36.01) 90 6| 5409) 5| 450 1 90 3 | 450/80 3 | 40.0 8° 5 | 400] 60 6 | 36.0] 95 5 |-47.5|100] 5 | 500 8] 100 7 | 70.0 | 10 ; 10.0 00 8 | 80.0 100 7700 100 7|70.0(100| 7] 700 COltà SES cari oA Ae À, 3 | 30 FARA | 60 3 | 180] 20 4| 80) 70 4| 28.030] 4| 120 ul 90 4 |360| 40 4 | 46.0 || 90 36.0 5 | 400] 100 5|50.0|90) 5450 no 70 i 28.0 || 98 a ni 00 5 | 50.0 | 100 5 | 50.0 100 5 | 50.0 {100 5 | 50.0] 13/100 6 | 60.0| 9 S| #5] 95 35/475) 95 5| 47.5) 10 &| 4018) 5] 75 Hi 50 20,0 || 60 î i 50 3 47.5 | ; S| 40 » » D) » » » i nl naso] cela as Ea al dilao0| S|sool s0| S|stoloo| 6|stoli00i s|sooli0| Cl soglio] G| 360 i 7| 700 9 i|eseliv0| 8|s00| 1001 | 00100 L|agglioo0) 6 600 18 400 T|700) 98 1| 686 80. 7|70.0|) 100 6 | 60.0 (100 | 6 | 60,0 tti Tlmoleei oi main) Sgolmi] Gieofio] Sloiole| © 93 . d . if © . . 21 90 6|sz4O] 90 5| 45.0) 70 4 | 28.0] 30 3| 90 Ù i ea Ot 3 Noi i da 20 i 6.0 2 E Hi li SI È sO "i 4 DL D) » )) )) » ) 2 zo) 5|350| 60] 5|300%90| 6|5k0 9 dere 109001 agit IST a i vas 4,70 5 | 330/60 IRC 560 | 30 6 | 54.0) 100 6|60.0]|60| 7420 251 100 5 | 50.0 | 100 s| 300, 00 5 30.0 || 100 5 | 500 98 5|49020| £| 80 26] 10 4 RA Ho SO 6388 60 5 | 30.0) 85 5|425]90| 5|450 27 60 0.0 || 15 AI 3. Î 5| 5-0] 10 4| 40|70| 7490 28| 70 6|4.0| 70 6 | 42.0 (60 6 | 36.0| 60 7| 420) 100 7] 700/1001 7700 29) 98 7 68.6 90 7 63.9 DS 8| 784) 95 8 | 76.0 !! 100 8 | 80.0 || 95 8 | 760 30] 80 6 | 48.0] 90 6 | 56.0 | 96 6 | 57.6 || 90 7|63.0]| 95 6 | 57.0 (100 5 | 60,0 dI 80 6|48.0|| 20 0140 520.0] 60| 4|0240| 98 5 | 49.0 [100 6 | 60.0 M.||73.5 43.9 || 74.8 42.8 | 82.8 47.7 || 65.03 37.5 [166.1 37.6 [65.3 38.6 Medie barometriche Medie termometriche 9h 12h sh | 6h 9 12h | Comp. p.dec. 9h 12h, 3h 6h 9h 12h |} Comp.p.d ec 1p.|759.21|758.64|758. 02|758. 0%|758.27|758.08| 258.3873775 ||1.p-| 9-78] 40.82) 11.12] 10.58| 9.96| 9.54) 10,29 2 | 57.01] 56.93] 56.60] 57.12] 57.45] 57.54] 57.110/°"-%°|| 2 | 9.14] 10.40 10.86 10.34| 9.82] 8.90] 9.900 10.10 3 | 58:28] 58.14] 57.64| 58.18| 58.60] 58.59| 58.24) sg 3j||3 | 10.30] 11.80 12.10' 10,92] 10.00] 9.24 10.73 4 | 55.14] 54.61] 53.76] 54.12] 34.43| 54.18 54.381 6.31| 4 | 12.18| 43:58) 14.04) 13.48] 12/90] 13.0£) 13.20( 11:97 5 | 60.76] 60.82] 60.23] 60.44] 60.73] 60.65] 60.61, 5795115 | 12.22! 13.46 13.90) 12.96| 11,84| 10.68] 12.48 6 | 5579] 55.74| s491| 54.84] 5547| 55,32] 55.295 °7-93|| 6 | 9/68] 10/32] 10,58] 9.77) 9:30) 9/43 9.13 11.43] Medie tensioni Media umidità relativa Lo.| Tse] ‘sl Taro: Tn Gol io RetToin [ata [da sio (nta | Ro |a (grae 2° 191 7:88 141 7.50 6.78 6517 7.10) ES 2° 914 83.4 77.0 | 79.8 | 742 ak sti i 80.2 3 1.95) 823) 7.85/ 8. ; .56| 7.85 È .8 | 79.6 | 74.46 | 82.2 | 810 | 85.8 | 81,3 Street n hi A è . è . DI . A Di . 5 LULA 6 | 7450 7414] 7.08] 7.03] 6.25] 6.87] 6.97} 78306 | 828] 76.0 | 743 | 775] 748] 797) 7703 186 Barometro Termometro Media evaporazione Gasparin Massimi Minimi ? Massimi Minimi AR 7h 3h | 12h |Comp,p.dec UO WET O RA RA i |fizien] Emccoli | fllami daleli (SR intesi 5 61.79 59.51 5 9.94 5 0.23 | 0.48 | 0.82 |1.53),, 6 57.45) 59.62 | 3335) 56.43 || 5 41:62) 1292 | 7004 84° Ils | 0:20 | 040 | 0129 | osso Dn b BULLETTINO METEOROLOGICO Osservazioni Meteorologiche del Gennaro 1874, sdi ’ Quantità P Medie dell’Ozono ion ifiosgia Media forza del vento 7h 9h | 12h , 3hsj 6h , 9h | 12h,Comp. p. d. 9hm ,12h , 3h, 6h , 9h |12h |Com.p d 1p.| 5.7] 34 1.1|32]| 1534/18] 3.2)gsg]l CNZg ei 66 1p.| 8.1 | 2.8] 9.8] 9.8 12.9) 7.9) 8.6 osa 27) 35/34] 33/46/33] 4.0 4° [2] 60294021002" [12.6 | 4.3/13.7/15.8|10.5 9:5(11.13 9.9 3 4,8 1,3 11/0 2.1 12 | 15. | A.4 2.1 (25 3 To) 15.60 3 3.9 | 4.6) 6.4| 6.1 T.3| 6.4) 5.8 4 6.2 3.0 Pe Ie 0210180205 PCR SU 7.2 |11.2/17.9| 2.3/11.0, 5.0 941 1.5 5 3.8 1.4 1.2 | 1.7 1.8 | 0.8 | 1.3 1.7} 24 h) I 8.78 h) 3.3 | 3.4|10.6| 4:8| 6.6] 5.9) 5.82 e se] 26] 241301) 210191281] 3142406] 8785 986 11507 |18.9/23.5/16.7/16:9|17,918/34 12-1 Numero delle volte che si osservarono i venti | N NNE |NE | ENE | E ESE | SE [SSE| S | SSO | SO | 0S0 | 0 | ONO | NO | NNO] Calm.| Pred. 1p.| 0 ONES 1 5 0 0} 0| 0 1 0| 12 1 0 4 0 3 0S0 Der 0 1 0 (1) 0 o| 0|0 0 1 17 7 0 3 0 0 OSO Si 0. 0 ò 3 0 0 0 0 0 0 (1) 20 0 0 1 0 4 0SO AI 0 3 5 2 0 0 1 4 4 2 (1) 1 0 4 ENE 5 | 0 î) 7 00 2 0 0| 0| 0 0a Arai 0 1 0 2 0s0 | 6 | 8 4 3 2 0 1 0 0 () 0 0 6 bj ò 4 1 2 N | : Per decadi id. 1 Or A 05 OTO e RO 0, 3 050 || | g|8 | mlt i0) caga AS Ri 0| 5 | 0S0 3 8 4 10 2 2 1 0 (1) 0 0 2 20 1 3 2 1 4 (OXSO) Tot.) 10 Ra) A 0, 1 Ala:0. 682 2 TIESToLIAI 3 | un 1| 12 OSO Serenità media | Massa delle nubi 9h 12h 3h 6h | 9h 12h |Comp. Dec. 9h | 12h | 3h | 6h | 9h | 12h) Comp. Dce. ip. 3.0 2.8 2.8 | 13.0 | 20.2 | 14.0 9.3 ì 18.2 1p. |516 54.7 |54.6 [50.3 (45.9 |50.4 | 51.8? 79 2 28.0 | 10.0 | 12.4 | 50.0 | 26.0| 36.0| 27.1 «2 || 2 ‘46.8 153.6 (55.4 [31.0 |41.1 (35.4 | 43:9 a 3 38.0 | 404 | 412.0) 42.6 | 58.0 | 59.0 | 42.0 97.9 3 |28.8 (28.9 40.2 (28.6 |208 |20.5 28.0 Î 40.6 4 04 | 94| 44 | 20.0 | 21.0] 27.6 | 13.867 4 |63.8 [55.9 /61.4 (48.0 [45.4 |43.4 | 53.2 5 44,0 | 48.0 | 43.6 | 47.2! 596; 640| 5117) 299||5 29.0 |26.0 e Di 22.1 (22.0 | 25.8 35.7 6 33.7 | 40.8] 26.3 | 37.5 | 18.7 | 1.5) 27.4 °°" || 6 |40.1 |36.4 |46.0 [40.0 |50.4 |60.0 | 45.5 i i Numero dei giorni Sereni, Misti | Coperti |Con piog| Con neb.| Vento forte) Lampi Tuoni }Grandine| Neve | Caligine ip.) 0 6) 3 1 0 0 0 0 0 2 0 2 3 3 1 1 0 0 0 0 0 1 3 2 0 3 1 1 (1) 0 0 (1) 0 0 È 4 0 1 4 3 (i) 1 0 0 0 0 0 5 2 1 2 0 4 0 0 (1) 0 0 0 bi 1 0 6] o] 0 2 0 0 1 L 0 Totale] 5 4 22 15 4 d 0 0 1 1 (1) Medie mensili Barometro dalle 6 ore di osservazione . . . ». 757.34 | Forza del vento in chilometri . . . È 0 = _9.8 Dai massimi e minimi diurni. . . +... .... 757.38 | Vento predominante... .. +... 00» +. +0S0 Differenza. .... . 0.04 Termometro cenligrado. + +. +. 0.0... 11.07 | Massima temperatura nel giorno 17... . + + +-+47.6 Dai massimi e minimi diurni . ........., 10:64 Minima Melligiorn0 29 NRE 2.0 . ——_ | Escursione lermometrica . . . . + oto 1900 + _ 15.6 | Differenza ...-.. 0.43 | Massima altezza barometrica nel giorno 15 . . 764.43 | —————<@— | y Minima nel giorno 29... 0060000 747.04 | = Tensione dei vapori. « . +. ++, 00 0 7.87 | Escursione barometrica. ...°.L 17.42 | Umidità relativa |... ... > OO esta 719.5 | Totale Evaporazione- Gasparin . ...... 6. 26.90 Evaporazione- Afmometro - Gasparin. . . . . + + 0.86 | totale della pioggia . +... ... + 2000 0 146.04 SELENIA:s te #00 dere Ro ritenta 24,8 Massa:delle nUbi.S Lea se RIE Ozono . + < + è e effet ee e 2,8 I) Direttore del R. Osservatorio G. CACCIATORE. BULLETTINO METEOROLOGICO DEL R. OSSERVATORIO DI PALERMO N. 2 — Vol. X. Febbraro ASTA. RIVISTA METEOROLOGICA Il mese di febbraro in quest'anno è trascorso quasi normalmente, ed infatti non abbiamo da far marcare altro che quei fatti consueti della stagione. La pressione ha dato un medio mensile superiore alla normale di 1%,26 e pre- senta in tutto quattro depressioni di maggiore importanza coi minimi nei giorni 2, 11, 20 e 28, e coi massimi nei giorni 7, 13 e 27. Queste onde vanno di accordo colle tre principali burrasche che passarono sull’ Italia nel febbraro, e ad esse vanno stret- tamente collegati i tre periodi di pioggia avvenuti, e divisi tra loro da brevi inter- valli di tempo. La quantità totale della pioggia risultò inferiore alla normale di soli millime- tri 6,5; ma giorni piovosi se ne ebbero sei di più; di modo che in febbraro avemmo piogge di lieve importanza ma continue. Ad esse spesso si uni la neve e la grandine; si ebbero pure tuoni e baleni, e molti giorni con vento forte; ma tutto ciò può de- teggersi dalle note, La temperatura variò quasi come la pressione, poichè si ebbero tre correnti calde che si alternarono colle fredde, È degno di nota il minimo di 1°,7 avvenuto nel mat- tino del 13, Questo valore se non può riguardarsi come assolutamente piccolo, pure in 83 anni ne troviamo solo sei che in febbraro ebbero temperature più basse, e che pur sono i valori minimi di tutta la serie, a meno il minimo di 0° avvenuto al 28 del gennaro 1872, NOTE al mese di febbraro 1874. 1. Pioggia nel mattino; indi tempo bello, venti regolari, mare lievemente agitato, 2. Corrente polare intensa; nel mattino temporale con grandine, tuoni e vento forte; mare grosso venti impetuosi, (0.0) 3 4 BULLETTINO METEOROLOGICO Continua la corrente polare. Cielo oscuro, gocce, mare agitato, venti gagliardi, Corrente polare; pressione crescente, cielo coperto, mare agitato, — Alle 11" 45% p. m. vento impetuosissimo del 4° quadrante, gran pioggia e grandine, Nelle prime ore del mattino pioggia; indi durante il giorno cielo vario, venti gagliardi del primo quadrante colla massima forza alla mezzanotte; mare agitato, pressione crescente, Cielo coperto nel giorno, sera bella, venti regolari, mare lievemente agitato. Tempo bello, mare calmo, venti regolari, Pressiene decrescente; tempo bello, mare calmo, venti regolari. Dopo le 11 p, m. leggiera pioggia. Giornata piovosa, corrente del terzo quadrante, mare agitato. Tempo variabile, pioggia nella sera, venti gagliardi del terzo quadrante, mare agitato. Corrente polare, tempo cattivo; pioggia, neve, grandine e scariche elettriche; mare grosso, venti sempre gagliardi. La neve copri anche la vetta del Pel- legrino. Pressione forte, cielo misto, venti regolari, mare agitato. Cielo coperto vario, mare calmo, venti regolari. Cielo coperto, venti deboli, mare calmo, Cielo coperto, pioggia nel mattino, nella sera gocce.— Mare calmo, venti de- boli tendenti a scirocco, Corrente calda del terzo quadrante, cielo coperto nel giorno, sera bella, mare lievemente agitato. Cielo coperto e venti sciroccali nel giorno. Al cominciare della sera pioggia, indi cielo bello, mare agitato. Tempo variabile, pioggia e scariche elettriche nella sera; venti gagliardi del terzo quadrante, mare lievemente agitato. Cielo piovoso, mare lievemente agitato, venti gagliardi del terzo quadrante, l'empo cattivo, pioggia, grandine, venti gagliardi del terzo quadrante, mare agitato. Cielo piovoso, mare lievemente agitato, venti gagliardi del 3° quadrante, Tempo piovoso, ovest gagliardo, mare lievemente mosso. Cielo variabile, venti regolari, mare calmo. Cielo bello nel mattino; pioggia nella sera, mare calmo, venti regolari. Cielo variabile, mare calmo, venti regolari. Tempo bello, mare calmo, venti regolari. Giornata calda e nella sera aria sciroccale; cielo misto, venti variabili. — Alla mezzanotte alone alla Luna. Cielo coperto, venti del secondo quadrante assai forti, mare agitato. Alle sei p. m. Jleggiera pioggia. Osservazioni Meteorologiche del Febbraro 1874, DEL i, OSSERVATORIO DI PALERMO Hei All dssiul | da ; No Massimi e minimi : Barometro ridotto a 0 | aranareài | Termometro centisrado | e minimi SS È Sal È 9 lermometriei Ohm 120 gli Gli 9h, 42h | IE 20 35 i, 9h 12 | = A || 5541] 755.19) 754.97! mit.9i| 15 155.31] 755.20 20987 (104 [10.4 | 913! 8° |‘ 1.6) 69 all ‘Sal SEAT] SISSI Si ali 56990 55.02 AGNA | 6] 2717514 63 | 10.0 | 63 3 sdgs) 5..68/ dI.SD Gi.sdi 51.97] 36.53 364 51 |G21S8|57| 5858270 73] 25 4 || 536, 5005) 59. 30) 59 td; 60.06) 60.15 ssl71l75|8|solazisal 83) 50 SÌ Giozi Goso! 6:31, 60.90! 61,52 6:26 I sd, 9.6 |I0 8 00.4 | 97 102 | 93 10.7 #0 6 | G3ugi 65.99 GHOSÌ Gis] 65.07! 65.05 :.26 92 |I0.k [10.7 | 93! 6.9 | 6.6 lito] co Fi 61.501 65.04! fe 453! 04.17] Gi.Ib! 03.67 63 67/019 [13.4 [132 [41.3 | 81 na 13.7 4.9 S || 6149 Gost 55. i6j 58.10) 3773) 5646 GAGSIAO (AG4 [16.4 [12.0 j11.0 | 96 || 16.6 52 | 9 || Sos] 32.97 SIgi: 54.S9Ì 52.721 dé 0) 50.101!2.5 [14.4 [124 [40.4 [114 | 9.0 | 128| Zu] 10 || 55 SESSI SE24| 32.26) Gu.70! 49.31 SIiAi € (13.4 [12.2 [11.6 ‘407 (iv.2 || 1361 74] Il .68f 5408 5699) 5, bi 39.47] 61.38 | SS 46 | 29] 3.1 | 34 | 5.5 | 55 | 107) 24 12 12] 66539 6645, 6514) 63.70) 6571] 57 |71|74|68/63136]| 78° 36] 13 51.1. 6/ Gil 65 s9) 6702: 67.1) 067.14 | .0 | 92/101 | 9.0 6% | 64 10.5 | 1.7 14 3.95] 65.04! 63.51) 6271] 62251 62.00 .8 [0.0 [11.6 [i0% | 9.0 [10.1 | 120} 48 Vi pioli 3u.s3! 3a s9 589; d912) 5334 .3 [45.2 [14.0 [43.4 (12.3 [119 || 45.5| 7.61 16 || 5795] SIN7 57.53) S7.il] 5763) S0.ij 9 Di74 [174 [14.8 (43.7 143.5 || 47.5 | 11.6 17 382) 5493; anti 5650; dT7.$7] è 6 [18/2 (474 |149 [11.9 [14,3 || 190 | 11.3 Is ;14| 36.65. 33.92] SII] 56,53) 2 1103 |t5.0 (13.5 (13.4 | 9.6 || 16.6 9.6 || 19 j2.12; si 43i 47.44 43.40 4%.07) 4 (45.6 |15.5 [10.1 ) 9.9] 9.5 || 1622 9.0 20) .48) .8Ì; 41. 99! 43.32; 48.56] -0 (12.2 | 8.9 | 80] 8.3] SO] 124 66 SI | 20.69 ia ISÌO GAgasi 49.5%i 49.67 3.9 ATO MIE LTS SA gi 6.5 22 || 5090! BIS; 51.58: di 52.93: +3 [15.2 |[IT6 [11.0 {104/98 || 135| 64 >; 53.15) ;3 521 53.63 2 55.00] i .8 [129 [14.0 [11.9 [407 | 95 a46| 89]! DE ll 53.131 5563 55.04) 537%) 53.69 3 [13.3 [13.0 (if [14.1 [404 |) 163] 841] 25 || 5547 ni o3j 5534 33.84 93.65 9 (13.7 [14.0 [43.1 10.1 | 9.8 || 16.6| 7.4 | 26 || 5428 123 54.14] 53 60} 95.76. A [145 [14.0 [13.4 l40:8 9.8 || 15.8 76 | 27 || 5526! 5673] 5115 53.26] 52.37] .3 [479 [19.1 [44.6 113.1 [11.9 204 | 8% | ag || 30.64] 50.22 4375 17.67] 417.29] 2 116.4 [16.2 |14.3 (4%.1 [12.6 455! 11.3 || M. || 5653| 5046) 53.78 56 18 3 +90 42.46|12.44/10.54 9,93 [9.28 | 13.36! 7.00 |! | | I lt ico — i 4 __l — — = È Il Osservazioni Meteorologiche del Febbiaro 1874. | | Tensione dei vapori Umidità relativa | Stato del Cielo =c—Tee_—r!*—°"—= ar = TT ghmy 12h, 5h 6h, 9h, 12h [9Mmi 12h, 3h | 60,901 GI 9h 1120 gim 12h 3h Gh 9 |; 12h Hi 116) I EC RZ USA | 7 70 | 71/661 76/(00p. [vuo Licida '(tarsido |Enetdo® [Bello 2] 3 16] 5.52! 6.23! 6.57! 6.19 576. 71 | 71) SO! 81/81 si (Cop. v. |Nuv. Bello |Cop. Osc. |osc. 3 3.491 d.59! 563; 5.60; 5,40% 3 34 N] 79/82 SI | tti Osc. {Cop. Ose. Cop. Osc. |Osc. 4 610, 3.83, 3.6»| nl) 5.65! 6535) 81] 75 714/72) 69 sì Cop. Cop. Cop. Cop. Cop. Osc.c.p ol 6.17) 710; 7.05, 677! 669; 6.93 73 | 7775) 75 72( 79 (cop. Nuv, Nuy. Cop. Nuv. Misto 6) 647! 4.94! 4.62] 4.89) 4.761 5.0! n 52 |48| 55| 66] 69lcop [Cop. Cop Bello |Nuy Lucido i 7.11) 5.92: 60%; 6.331 5.021 5.64] 75] 92 | 53 | G£ HA 14 Nuv, Bello Bello Lucido |Lucido |Nuv. | iI 6.24: 5.62| 5.77) 715] 682) 635) 63 | 46° 48 | 63/ So il Bello {Bello [Bello [Bello |Nuv. Cop. 9| 3.20! 4.66) 595) 6.19, 5.14; 5.47) 48 KM | Si 67 | 52 | 63 [Cop Cop. Cop. Cop.c.p. | Cop. Muy. | 10} 5.271 4957 6.38, 4.90 6.53) 6 141 53 43 | 60° 48] 691 6E|[Nuy Bello |Cop. Cop. se. 0se.c.p. 11] 3201 456! 3.45. 4.14! 2.47 241] 2 | 8L| 53] 72] 36, 30 /0sc.c-p.|Osc.c.p. {Osc. ose. 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Totale Thom. 12h, 3b , 6h, 9h ; 12h|/7hm ; 9hun | 12hm BUS Gis US Ius |} 5 0-00 | 0.90 | 0.80 | 1.70 (0.0 |12.1 | 9.1) 84 [113 | 43 60, 15/ 10 1.3 | 10) 10 1.0 21 000 1.23 | 1.75 | 3.00 [40.5 129.1 [80.0 :40.0 [33.4 [60.0 || 60 2.0 2.0 2.0 | 2.0] 30 3.0 | gl 1.15 | 205 | @533 | 3.75 [26.6 {26.1 [175 [32.7 (388 [s20 || 60/ 15; 30 2.5 | 30 | 83 4.5 f| 0.70 | 4.45 | 000 | 185 [165 (I2A (237 [161 (107 [i.0|| G5| 30| 25 | 30 20) 25 | sù 2 0.00 | 0.00 | 0.00 | 0.00 29.0 [45.6 [22.3 [19.0 [23.5 146.7 || 80] 3.5 1.0 3.3 | 2.0 | 33 | 4.0 60.40 | 0.75 | 0.53 | 1.70 64 | 8-9 [16.7] 7.2 [133 [35] 65/15 30 » n | 13 3.3 10.65 | O.S0 | 0/70 | 243 46' 79/70/38 | 97] 6.0] di », 2. 3.0) 2.0 | 3.0 2.3 8 0.45 | 095 | 0.00 | 1.40 5.8 | 6.6 [12.9 | 8.1 (7.8 |Ik9: 3. 0.5 sù » » » 1.0. 9000 | 000 | 0.00 | 0.00 [20.5 [27.4 |31.0 (37.5 [13.1 (224 || 9.5 | 35 SA 3.0 | 60 | 50 » 10 0.00 | 1.50 | 0.00 | 1.50 |11,3 /51.6 [223 |17.9 [19.7 [400] » | 30] 3. 3.5 | 40 | 45 | 70 110.00 | 0.00 | 0.09 | 0,00 {118.9 [300 [22.9 (29.8 [24.6 [36.3 ||” » Ù 50 |» | 7.0 » 12) 0.00 | 0.95 | 0.82 | 4.77 [129 127.5 (129 | 6.5 | 74 [IC BREA MEL slo 30 | 30 | 30 5.0 (13| 0.28 | .N0 | 0.95 | 2/03 (| 0.0 (Il. 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Massa! Vol. Dens Massa Vol. Dens. Massa | Vol. Deus. Massà! Vol. Dens.j Massal|Vol. Dens., Massa Ul 60 0.3 - 310 | 2) 0.3 | 40,0 | » » Ra {net D) DIR » ) 5 | 0.5 2.5 2 so 5 | 400| 30 S| 15.010] g5] 50) 60/ 0,5 | 300100) 0.6 | 60.0 |100 6 | 60.0 3 100 6| 600) 99 6 | 54.0 1100 3 | 50.0 95 6 | 37.0] 400) 6) 60.0 |100 6 | 60.0 il 9; 545] 9 6| 560 | 70 5| 350) 90 1| 630] 98] 6| 33,8 (400 $ | 80.0 dll 98 6 |5s8 | 30 5 | 45.0 | 30 S| 450) 80 756.0) 40 5| 20.050) 6) 30.0 GI 90 G|5k0;]| 84 5| 40.0; 70 5|350) 5 4| 2.0] 20 X| 8.0] » » » i 50 4 s.0 | Gi 4.| 24] 21 3| 06] ni » Dl » »_ || 30 4 | 12.0 SN 4| 16] 4 &4| 16 4 RR STA:0, E eg EDITO zo 4|12.0|80| 3 | 400] Sl 60 6 | 360 70 O | 35.0 |; 95 6 | 57.0] 95 6 | 57.0) 60 6 | 36.0 || 40 5 | 200 ol 30 5 |gs.0] i0 5| 50] 70 6|420) 70 6| 42.0) 100 6 | 60.0 [100] 7 | 700 Lil 100 6 | 61.0 {| 10) 1| 700 100 1| 700) 100 7| 700) %0 6| 240100) 6! 600 20 0 S| 25.0 50 3 | 25.0 || 96 6 | 57.6) 40) 5200) 70 S| 35.0) » » ) Sil» »| | 69 2 | 1201! 70 4 | 28.0! 80 5 | 40.0) 40 +|16.0/40} 2| 80 15 400 4 | 20.0) 100 4 | 40.0 100 4 | 40.0 |} 100 4 | 40.0 | 70 4| 28.0] 80| 4|320 15) 400 S|sn0 SI 3 4004! 98 6588 70 3 | 35.0 | 100 6|60.0]80) 4| 320 él so 3 | 5.0: 40 4 | 416.0 | 9 4 | 38.0] 90 3 | 27.0 4 h ISTRIA RENO] » nil so £|gz0]| 98 5 | 490 190 7| 70.0] 100 6 | 60.01 10 TALE II le Isf 30 550] 6 5 | 300} 70 5350] 0 6| 540) 80 1| 560) 5 4| 20 19) 90 6550] 49 3 | 20.0 || 50 5 | 25.0| 100 6| 600 70 6 | 42.0] 40 6| 24.0) zo 50 G| 120] 60 6 360! 90 6 | 54.0) 90 G| 54.0] 80 6 | 48040 6| 24.0 21] 70 5 |3;0 90 G| 40 100) 6| 600) 80 G| 48.0) 90 5 | 45.0 || 3 5 | 15.0 221 90 6|5eol 60 6| 360 100) 7] 700 100 7| 700) 95 6| 57.0] 80 6 | 480 zall 5) 6/300] 4 6240: 70 335.0) 13 3 | 7.5; 60 5 | 3101 90 6 | 54.0 nm » » » 5 S| 23:70 5 | 35.0; 100 6 | 60.0 | 100 6 | 600] 80 S| 400 25 40 3 | 20.0] 70 S| 35.0; 50 3250) 10 4| 4.0 4 4 | 1.6 || 40 4 | 160 Dell 5 2 |‘ 15 3| 4340 4 | 16.0} 30 & | 12.0) 4 4| 1.6] 10 4| 40 ill 8 3 | 245 20 9 | 10.01 50 5 | 25.0] 90 4 | 36.0] 80 3 | 40.0 || 80 4 | 32.0 gl 95 S| gr] SU 3400 98 3] 49.0) 95 6 | 57.0 100 5 | 50.0 1100 6 | 60.0 M.i 56 2 29,3 || 32.3 27.1 | 67.5 36.3 || 67.3 37.8 158.9 | 32.5 [54.2 29,8 M. : | | | | | | | ni o i E De | ® . Medie barometriche | Medie termometriche sh 12h si S6, (Ie ] 12h Comp. p.lce. A | de 12h | Sh 7 fih un DA (Comp.p.dec ° (6 757.06/236.68/757.04|757.37 (737.43) 757.060, p.| 7.84] 8.26] 8.42] 8.04| 8 .68] 8.03 | di per 39 G0 SN ES S8.19| s<07 2113] 39:00)" 37.892) 1120 12:60] 1252| 10.86 9.56 5.62 10.58j 946 3 | 6215) 62.30 stia] 62,29] 6253/ 65.21] 62.42) »7g9/13 | 6.72) 8.68) 9.64 8.54) 7.90) 750 3.16) 10.67 4 | 54.02) 53.16] 5287] 33 09 33.19] 53.22) 33.564 0° | 4 | 14.38) 15.98, 14.78, 12.26) 1I.4£| 10,38! 13.15) 5 | 5311] 53.18) 529%] 5297] 53.4] 5535] 5320, ») 79/5 | DI 12.16 1282) 41-0%| 10.08| 9.40] 41. I PSE G_| 53.39] 53.07/ 52.01] 51.8] 32.18) 51.SI] 52.38) e Il 6 | 15.20 16.37] 16.431 16.10| 12 671 12.10] 14.28 Medie tensioni Media umidità relativa =" ib 3h neo w dh EDI Comp. . dec. di Da EeED A | CoA Aa [Conn DI Tec, DI 1 23 13) 6.24) 6.16) 5. 23) 3 21 AMP [078% .6 | 75.6 .0| 73. sE 2 "| Gol S22 Siis S9o| ST2| 5.15) ssi 9992! 628 | 468 528 | 606 650 | 63.2 | 59,2 | 07.7 3 5.05] 4.65] 4.67) SAS| #83] 675) 486) nu7)5 68.0 | 55.2 | 30.4 | 60.8 | 59.0 | 59.4 | 33.8 57.4 4 6.37] 6.33) 6.18 6.63] GUI] 5.90) 628} "lf | 53.6 | 46.4 | 494 | 62.6 | 60.0 | 63.0 | 559°" M 665 63:| 6:89] 7.85) 678) 6.75) 6.73) _97|> 67.0 | 564 | 62.2 74.4 | 730 | 760 [677,45 6 1.68] 7-00) 7.59) 7.16] 6.82) 749° 7.34 10406 64.0 | 51.7 | 53.3 | 63.0! 63.3 | 68.0 | 61.2 SI | Barometro l'ermometro Media evaporazione Gasparin | N Fissi iii TO Massimi | Minimi || Fn, 3h | 120 [Co nbdeo. 57.99 - None elop. 9.38 5.55) è 1 p.| 0.37) 1.07) 0.62 | 2.06 3 p. Iotoorsona TIrot 158.19 3° 13.261 11.32 | $22} 5.898» 00 0-19 023 131 (1.69 33.09) 59.25) è, 3 11.10) ,, 4.02 Se ott O LO. 136 )e = - Sion 00.36 | Digg S546|7 16.38) 13.72] 963 S82|7 d3p 0:98 0.17 | 167 (1.52 s SESTO So TA EI 83.10) se 1.52 dò i 0.23 .50| 0 +07 4, 6 BETn 5643 | Gocai S12911G | 49530 1906] gio, 880 | (0:68 | 1/28 | 1.417 343 (210 | BULLETTINO METEOROLOGICO Osservazioni LAMA de del toto 1374. Medie dell’Ozono Quantità. | Media forza del vento della pioggia | Tn 9h 12h; 3hsy 6h du | 12b/Comp. p. d. | 9m 120, 3h, GN, 9h {12h Com. pl. Ip.|6.5| 23) 19 9;| 20|27131| 30 (35 (| 8-60) p4.ggl(fp-[22.5 |19.6]30.6 23.3|24.7 35.6 2624, 2UiSa 4 | 2352) 40] 3slso| s1 (340) 623) 1890" 16.4|1x.0/149 12.7 17,8 14 9} 0-6 3 | d0 2.0) ent) ISS SN 4.5 3.2 13 6 id] 8.84 34.72 È) | 7.9 |16.6 139] 8.1] 9.3/105 111 ki OR 800200) ia 0 23:88 | 112/07: 123.4 |20.2 23.1|153/20.#'155 19 2 3 [43] 19] 31/04) 43/3838) 3.7) 3g|5] 9:59 0.69 5 115.3 [199 172) S 4! 7.0| 59 11.5) 6128-40] 15l4.;l 2.5 1281531 254° 6 0095 -03f6 11312 |13/9 23.4|15.6,15/1[19,5:470 Numero delle volte sE si osservarono i venti N NNE |NE| ENK E ESE | SE |SKEI S sso | SO0| 0so| 0 t-oso NO | NNO] Calm.| Prod. lp. $ 15 3 LL) 0 (Ù) (i) 0 (1) 0 0 1 2 4 (1) 1 v) NIE Dati 2 (1) 4 0 0 (1) o| 00 (i) QUE fi ) () (O) 0 OSO) 3 4 3 7 1 (i) 0 ASSO 0 2 5) 3 0 D 0 2 NE E |o | Or 0] | 0 go 0 0) o, 5 OI 5 o | 0 0 O| 0) 0 0 0 | 16 8 (1) 0 () 1 OSO (5 0 | 0 3 ( 1 1 DICE ID 0 3 200 0 0 () 1 |NE.SE.s0. Per decadi id., 10 13 t1 (1) 0 0 0 0 0 LU) 3 16 D) 1 (1) Ì Ì (WI) 2 4 3 1 4 0 0 1 dO| 0 3 “4 | 26 7 0 2 0 2 0)S0 3 (1) 0 8 1 4 1 3 Ie 0 3 | 13 8 0 d 0 2 OSG Tot. SRL 16RN22 2 1 1 4|1 PR ON Do 4 2 1 5 )s0 Il Serenità media I Massa delle nubi i 9h 12l 3h | 6h) 9h 12h |Comp. Dec. { 9h 12h | 3h | 6h 9h 12h | Comp. dec, Ip. | 13.4 | 48.0 | 58.0 35.0 | 32.4 | 29.0 | 360 112 1p. 11.3 [0.6 21.0 |41.2 [39.8 |45.5 | 37.6 30.4 2 59.2 65.0 | 51.8 | 65.0) 5x0 | 50.0 | 55.3 | dr 22.9 116.8 [27.2 (20.6 |23.2 (239.4 2:).2 I d. 3 30.0 | 220 1.2} 22.0 | 36.0 | 40.0 | 26.2 33.5 3° |93.0 |37.4 (50.9 [41.0 |32.6 |26.% 37.2 34.6 4 46.0 | 404 | 190| 60) 54.2 | 830 40.9 | ‘4 [256 |30.2 (44.4 ‘51.0 [303 [10,0 384 dh. b) 50.0 | 47.0 | 22.0] 390 | 30.2/ 360 | 37.3) ,0 8g ||3 27.8 (30.3 |44.0 [37.9 |as.7 [346 | 35.6 314 è | 6£0| 617] 3158] 283) 393] 30.7] 26% 20-86 |i70 (182 [300 {550 [30.5 [520] 2114 8° Numero dei giorni Sereni) Misti | Coperti |Con piogy Con Gba] Vento forte) Lampi Tuono Grandine) Neve | Caligine : 1p. 1 1 | 3 5 0 4 1 1 1 | I 0 2 it 1 | 2 2 I) 2 0 I) () 0 () 3 0) 2 | 3 | 2 LI 1 LI 1 1 1 (1) 4 0 2 | 3 | % 1 (1 1 L) 1 0 0 O MIR Ar MN) Te et 0 O: LTS 0 0 0 0 : fi 1 | 1 1 (A () 1 0 0 () LU) 0 Totale] 5 9 14 | 18 2 14 LA: 3 3 2 UE | Medie mensili Barometro dalle 6 ore di osservazione . . . 756.47 | Forza del vento in chilometri . . + LAO Dai massimi e minimi diurni. , ....... TOO AO AVORIO PICO ANI (WSTO) | Differenza spetta 10:01 cs Termometro centigrado. . . . . . . cha tali erano 10.96 | Massima temperatura nel giorno 27 . o 00 420.8 Dai massimi ec minimi diurni . ... 102283 Minima] 0A MANA SIT | Escursione lermometrica . |... +6. 18.7 | Differenza .,.-.. 0.68 | Massima altezza barometrica nel giorno 13. . 768.20 ————_ | Minima nel giorno 20 VIESIO 216 co ale I RODO Tensione de liva pone Rara o 6.19 | Escursione Ranometnca Pt ce ro e I ZIE Unita relativa RISE 632 | Totale Pvaporazione - Gasparin Me ina Fvaporazione- Atmometro - - Gasparin. aloe LIRA CIA CI OSpIOPoIArs te e ate DES 122) Sercnilà.. ei SARE, Seco aa ra ». 40.5 Massa delle nubi; (117117) . e OZ OZONO era e en È GARE 3A Il Direttore del R. Osservatorio G., CACCIATORE. BULLETTINO METEOROLOGICO DEL REAL OSSERVATORIO DI PALERMO Wa Vol. X. Marzo 1874. RIVISTA METEOROLOGICA Il marzo è il mese che d’ordinario offre le più forti variazioni atmosferiche e le più frequenti a causa delle grandi burrasche che in tale epoca sogliono avvenire ; nondimeno quest'anno non è trascorso interamente cattivo, sebbene un po’ rigido, ma con frequenti belle giornate, nella seconda decade principalmente. Quel che v’ha di più rimarchevole in questo mese sono le differenze piuttosto forti dei risultati mensili cogli elementi normali, ciò che principalmente si deve al pre- dominio delle correnti fredde ed alle frequenti nevicate ai monti. Abbiamo difatti che la pressione media mensile è superiore alla normale di circa cinque millimetri, e la temperatura invece ne stà al disotto di 2°, Oltre a questo riscontriamo una dif- ferenza di — 34 millimetri nella pioggia, eppure i giorni piovosi sono stati quattro di più dell’ordinario, Il massimo della pressione avvenne nel giorno 17 col bel tempo, nel mentre il minimo assoluto della temperatura di 2°,6, eccezionale da noi pel marzo sperimentossi nella mattina del giorno 14, nel vigore della burrasca e durante una nevicata generale. L'andamento complessivo degli elementi meteorici della nostra stazione si accorda assai bene colle vicissitudini atmosferiche generali di Europa, ciò che è manifesta- mente dimostrato dalla curva barometrica, NOTE al mese di marzo 1874. i. Tempo piovoso, mare agitato. Nella sera venti gagliardi del primo quadrante. 2, Tempo cattivo, pioggia, mare grosso, venti gagliardi del primo quadrante, 3, Corrente del primo quadrante , cielo coperto ; nel mattino grandine, pioggia alle 3" 30% p. m. mare agitato, 4, Cielo coperto, venti regolari, mare agitato. Esiste ancora qualche traccia di neve sul versante Nord del monte Cuccio, 5. Tempo bello, venti regolari, mare agitato. Giornale di Scienze Nat. ed Econ., Vol. X. 3 14 6. 7. 8. 9, 10. ll, 12. 118} 14, 15. 16. 17. 18. 19, 20, 21, 224 23, 24, 2 (1 | 26, 27, 28, BULLETTINO METEOROLOGICO Nella notte ha nevicato sui monti; giornata piovosa, ed alle 9° 30" m, piog- gia e gragnuola. Venti regolari, mare agitato. Cielo variabile, mare agitato, venti del primo quadrante. Giornata variabile, cielo piovigginoso alle 2% 30" p. m., mare calmo, venti re. golari, Cielo bello nel mattino, indi variabile, ed a sera piovoso. Mare calmo, venti regolari. Tempo variabile piovoso; mare lievemente agitato a sera; venti del terzo qua- drante. Cielo bello nel mattino, poscia coperto e piovoso. Venti del terzo quadrante, mare lievemente agitato. Continua il tempo cattivo coi venti del terzo quadrante. Nelle prime ore del mattino neve ai monti, ed un po’ anche in città. Durante il giorno cielo coperto piovoso, mare grosso, corrente di Ovest. Burrasca dal Nord con venti forti, pioggia e neve copiosa sui monti. Durante la notte tuoni, lampi e neve anche in città. Alle 10% m. nevicando, tutto il Pellegrino ne è coperto leggiermente. Mare grosso. Cielo bello vario; mare agitato, corrente del quarto quadrante. Cielo variabile piovoso nel mattino, a sera bello. Venti regolari, mare lieve- mente agitato. Tempo bello, mare calmo, venti regolari. Tempo bello, mare calmo, venti regolari, Cielo variabile, a sera piovigginoso. Venti regolari, mare calmo. Corrente del quarto quadrante; cielo bello nel mattino, a sera coperto, mare calmo. Tempo bello, venti gagliardi del quarto quadrante, nella sera mare agitato. Cielo bello, venti gagliardi del primo quadrante, mare agitato, Cielo coperto, pressione decrescente, mare lievemente agitato, venti regolari, Durante il giorno nebbie basse ai monti. Cielo coperto piovoso , mare lieve- mente agitato, venti regolari, i Nel mattino si trovarono i monti di SO ricoperti di neve, e neve anche sul monte Cuccio. Cielo coperto, pioggia nel mattino, venti regolari, mare agi- tato. Alta corrente da NO, pioggia nel mattino, pressione crescente, venti regolari, mare agitato. Sera bellissima, l'empo bello, mare calmo, venti del quarto quadrante. Tempo bello, mare calmo, venti regolari, 29, Alle 4 p. m. alone di Sole, e nella sera alone di Luna. Cielo coperto vario, 30, 31. mare calmo, venti regolari, Cielo coperto, nebbie, venti regolari, mare calmo, Giornata bellissima, mare calmo, venti regolari, e a 6 I I VR OO SI TT OT PETE TATTO DEL Rs OSSERVATORIO DI PALERMO, Osservazioni Meteorologiche del Marzo 1874. 1 È A ET png REC g Massimi Barometro ridotto a 0 Mass e minimi] Termometro centigrado e minimi - ermometriei az Zar x rent n. 9hm 12h 3h 6h 9h 12h —— — |{ohm {121 7 35 GR, 9h 121 [0 1 || 743.25) 748.33) 748.75! 750.09] 752.45) 752.41 752.45] 746.32|/13.8 [14.7 [12.6 (12.2 {14.9 [14.6 15.7 | 107 2 53.99] 54.80) 54.761 55.88; 56.94| 57.31] 57.31) = 52.03|[11.0 [11.1 [10.9 | 9.9 | 9.2 9.3.|| 41.7 | 8.8 3 || 58.39] 59.05) 58.34] 58.93] 59.94] 60.01 60.01 = 57.34:|10.2 | 9.8 [10.5 | 9.4 1.8 | 7.8 121| 77 4 || 60.58' 60.69 60.401 60.9! 61.31] 61.39 641.39! 5997|192|98|98|87|87'841 104| 6.4 5 || 62.14] 62.10) 61.38, 64.39) 61.45, 61.44 62.148. 61.34, 8.9 | 9.8 | 96 | 8.3, 8.0|6.3|| 10.5 6.3 6 || 60.91] 60.91! 60.46! 60.74] 64.52) 64.47 61.521 60.46) 6.5 | 6.5 | 8.7 8.3 |T4 | 7.5] 99/ 33 7 || 63.09) 63.13! 62.62) 62,74] 62.86| 62.80 63.49) = 61.47] 8.6 | 9.5 | 9.6 | 7.5| 5.5 | 48 || 102] 48 8 || 62.49) 62.61! 61.75! 61.73! 61.69, 61.43] 62.85| = 61.43;| 8.6 (41.0 {11.0 | 8.3 / 6.6 | 6.0 || 12.0| 3.8 9 60.28| 59.67 58.30] 57.84| 57.39] 56.52 64.451 = 56.521[11.7 [14.0 [43.1 [11.9 |10.7 (10.8 || 15.2 | 4.6 10 || 54.961 54.34; 33.13: 32.98] 52.83/ 52.21 56.52| = 52.21|[11.6 [42.3 [12.9 [12.0 (41.1 [10.8 || 14.6 | 10,0 11 || 52.14] 52.360 52.351 33.27) 54.12] 54.80 34.80] 51.02!/13.4 [414.5 |12.8 [11.1 | 9.6 | 8.9 || 15.4| 7.6 12 || 35.46] 53.22) 534.87) ‘» | 55.97] 56.08 56.67 = 54.74][10.8 [11.9 |10.1| » | 8.6 d2 12.6, 5,9 13 || 5619) 57.82) 57.54] 58.24) 5842) 57.41 58.41 54.74|| 7.1 | 6.6 | S1| 7558/65] 98 47 14 || 57.44| 58.54! 58.651 59.65] 60.60 64.00 61.00) 55.44[[ 5.1 | 5.4 | 5.8] 7.1|5.7|60] 8.3 2.6 15 || 6240| 62.091 61.50, 61.27! 61.11] 60.77 62.67| = 60.77: 8.4 | 9.9 (10.1 | 8.0] 6.5|6.9|| 103| 40 46 || 59.76] 59.77 59.54) 60.45) 61.07) 61.72 61.72 = 58.70/(13.2 !13.0 |413.4 [11.6 ) 92/ 7.7] 13.8 | 64 17 || 63.78 64.06: 63.61) 63.87] 64.07] 63.53! 64.68/ = 61 72j|12.2 [13.4 [13.8 [12.0 {11.7 | 8.0|| 14.3 | 59 18 || 62.82| 62.10. 60.77) 60.06) 59.23] 58.96 63.53! 38.96 [|12.6 43.7 (13.4 |12.8 [10.1 | 9.2|[.144 | 6.7 19 || 55.53] 34.08) 53.09, 52.91) 52.63; 52.81 58.96! = 50.81||14.0 (15.0 [13.8 [13.4 [12.6 [11.9 || 15.6 | 82 20 || 52.40 .52.26 51.47) 31.08) 51.15] 51.25 52.91 54.08{|13.5 [15.2 [16.1 [13.8 (13.4 {43.1 || 1G.1| 84 21 || 52.29] 52.54) 52.09 34.08) 53.26/ 56.13) 56.15 30.65 ||13.0 16.4 [ATA |14.0 [12,9 [11.3 || 18,0 | 10.4 22 || 60.33] 61.94| 61.89| 62.49! 62.42| 61.88 62.42) = 56.15:1128 (13.4 [13.0 [11.9 | 998.0] 13.6) 8.0 23 || 59.02| _57.52| 36.26) 53.76] 55.55] 54.75 61.88) = 54.75:(12.7 [42.9 [12.2 [11.7 89|9.3|| 13.7) 6.3 24 || 34.29] 54.02) 53.44| 33:59] 54.03] 53.64 55.02] = 53.12][10.5 [12.2 [12.0 | 9.6 | 94 | 8.7|| 128 | 83 25 || 52.31] 52.16) 52.25) 52.853! 53.910 54.48 34.48] = 31.86/10.5 [10.2 (10.4 | 9.3 | 8.3 | 6.6 || 10.7 | 61 26 || 56.47) 57.28] 57.24) 58.57| 59.49! 60.78 60.78! = 54.48/| 9.6 [12.2 [12.8 [11.6] 84 {84 13.0 | -5.2 27 || 62.76| 62.87 62.54) 628%4| 63.18) 63.37 63.37] =—60.78]|(12.6 |14.5 [15.2 |13.8 [410.1 | 8.6 15.7| 63 28 || 63.61) 63.51 62.56| 62.19, 62.40) 61.46 63.95) = 61.46/114.0 |15.6 [16.9 [13.1 [10.4 | 9.6 | 174! 75 29 || 60.49) 60.20] 59.19) 59.29] 59.47| 59.27 61.46| = 59.02][13.8 [15.0 [15.2 |13.8 {13.2 [12.5 16.6 | 9.6 30 || 58.94| 58.85] 58.33) 58.33, 58.79) 58.85 59.64| = 58.32/(15.2 [45.2 [14.0 {13.8 !13.7 [12.2 || 16.2] 9.7 31 || 59.08] 59.16] 58.79 59.63( 60.02} 60.30 60.70] 58.74|(14.3 [16.4 [44.7 (13.4 [11.7 10.8 | 15.2 | 9.2 M. || 58.07! 58.13; 57.60) 58.05! 58.35) 58.31 59.75] 56.25 /(11.19 42.04|12.45/10.82|9.53 18.80 || 13,33] 6.85 Osservazioni Meteorologiche del Marzo 1874, Tensione dei vapori Umidità relativa Stato del Cielo Dn 12h, 3h 6h, 9h 12h (9hm 12h, 3h] 60) 9h 12h 12h 3h 6h 9h | 12h dl 7.79) 7.55) 7.00! 1.28] 7.74, 7.341 66 | 61] 64| 68|75| 72 .|Osc. Osc.c.p. |Cop. Osc.c.p. | Osc.c.p. 2 6.53] 6.15] 5.87/ 6.17! 6.89) 6.53/| 67] 62| GO 68! 80| 75 Osc.c.p. |Osc.c.p. |Osc.c.p. |0)sc.c.p. {Osc. SÌ 5.16) 5.24| 5.39| 5.77) 6.19 5.65] 55 | 58/57/66] 78/71 Cop. Cop. Osc. Osc. Osc. 4| 3.53! 3.04) 3.69| 3.29) 2.79| 3.14|| 40 | 36 | 40| 39! 33| 39 |Nuv. Cop, Cop. Cop. Cop. S| 2.701 2.92] 3/26! 3.05] 2.98] 3.60 31] 32| 36] 37] 37] 50 Bello |Nuv. |Nuv. |Misto |Cop. 6| 5.02! 5.43] 4.32| 3.33] 2.73] 3.00|| 69 75 | 32; 41| 36! 59 Cop. Cop. Nuv. Cop. Cop. I) 3.45] 3.49) 3.26) 3.74] 4.191 4.12 38| 40| 37] 48|62| 64 ‘Misto. |Cop. [Misto [Bello |Bello 8 3.k4] 3.36| 5.65] 5.93] 5.47! 4.70] 65 | 36! 57] 72) 75| 67 Nuv. Cop. Nuv. Bello |Lucido 9 4.67! 4.87| 5.41] 5.56! 5.83 9.77 45/41 | 48|53)| 61 | 60 Cop. Osc. Misto |Cop. ose. 0), 6.43) 7.06. 141| 6.77| 6.13] 6.33 63 | 66) 67° 65| 62] 65 Osc.c.p. |Osc.c.p. | Cop Nuv. Nuv. 1 5.92} 6.49/ 5.70! 5.A4| 4.51 2.67], 52 | 64 | 52| 52| 54 j SI Cop.e. p.|Cop. Osc. Osc.c.p. | Misto 12) 4.02) 4.33] 6.19) » | 4.38 4.521 44] 41) 67] »| 52; 58 Osc.c.p. |Osc, » |Cop. Nuv. 13|| 4.92! 4.54) 6.93] 3.24] 3.62] 3:90 63 | 62 84| 41 52] 54 Cop. |Cop. |Bello |Bello |Cop. 14) 4.93] 5.26) 4.02] 3.94] 4.08) 4.20] 75 | 79| 58| 60, 60] 60 Cop. |Cop. (Cop. |Cop. |Osc.c.p. 15] 3.72, 3.60] 3.63] 4.53: 4.60) 4.36] 44 | 40 | 40 Sh) 64 | 99 Nuv. Misto |Bello Bello Lucido 16)] 4.61| 5,58! 295] 5.24| 5.95| 5.8 z4| 50| 82 56 | 69 | 15 Cop. Nuv. Nuv. Bello Lucido 17|| 7.01) 6.52 5.11] 6.77 6.08| 3.701 661 57 | 43] 65; 59| 74 Bello Lucido ILucido {Lucido |Lucido 18) 7.44] 6.96) 7.32! 7.80| 7.07! 5.92 69] 59 | 65! 71] 76| 69 Bello {Bello [Lucido |Lucido |Lucido 19Î 7.40! 5.70] 7.94| 8.24| 8.54] 8.35] 75| 45 | 68| 74| 78/81 Nuv. |Osc. vse. Cop. se. .3A| 6.66| 6.76| 7.48) 7.44) 8.24] 53 | sa | 49| 64 63] Té Nuy Nuv. Cop. (Cop. Cop. | 6.87] 8.02] 7.54| 8.02 7.82|| 53] 50| 55| 64| 72] 73 Bello Bello Bello Lucido |Nuy. | 3.87 4.46! 4.17| 4.93 4.91] 37] 34| 40| 40| 53) 61 Bello Bello Bello \Luc do Lucido »161 5,07] 5.38! 6.08] 5.81} 6.38| 52| 46| 50| 59] 68| 72 Cop. |Osc. Cop. |Cop. Cop. 57! 6.24] 5.61] 3.93! 6.62 6.20] 81| 59 | 541 66] 75] 73 Cop. Misto Usce.c.p. | Cop. Ose. | 5.701 5.48] 6.67) 5.92| 5.58|63| 61| 58] 76| 72] 77 Cop. |Osc. Cop. |Cop. Misto 4.67] 5.16! 5.03) 3.69! 5.76 66| 44|47]49 69/71 Misto |Cop. Bello Bello Lucido 9.85 4.93| 4.82 5.12| 5.47} 58 | 48 | 381 40] 55! 65 Bello Bello Lucido |Lucido |Lucido 5.66/ 5.48! 7.78] 7.151 7.751] 391 43 | 38] 70 | 76 | 87 Lucido |Lucido |Lucido |Lucido {Lucido 5.70! 5.471 9/37) 9.40) 9.39 56 | 45] 40/80/83) 87 Lucido |Cop. |Cop. |Cop. |Nebb. 9.03| 8.64| 9.37| 9.46] 8.94] 74| 70/72) 80|81|8£/op. |Cop. |Cop. ,Osc. |Osc. |Nebb. 8,221 8:82| 9.00| 8.29 7.64) 64 | 67 | 74 | 78 | 81 | 79 ||Nuv. Bello |Bello |Lucido {Lucido |Lucido 5.501 5.72| 5,87] 5,87! 5.75/(56.6(52.2155.6'59.5164.5‘66.3: 16 BULLETTINO METEOROLOGICO Osservazioni Meteorologiche del Marzo 1874. Evaporazione Gasparin|| Forza del vento in chilometri Ozono | | Thin.j shs. 12hs. Potal® tam 12h, gh 6h, 9h | 12h] 7hm ; 9hn 12hm 3hs G6hs 9hs 12hs | 1 0.00 | 0.00 | 0.00 | 0,00 )' 8.5 | 6.0 [19.3 | 5.7 [41,5 [30.2] 6.5, 40 2.0 | Zi A RS » 21 0.00 | 0.00 | 0.00 | 0.00 (26.6 4 | # | 6 | 2/0 » | 40] 20 | | 9060 3.0 3 0.00 | 0:90 | 0.00 | 0.90 | 4 | 2 | 2| 2 DRD] LOLITA 5.0 | 50 | 6.0) 7.0 4.0 410.00 | 2.03 l'a.25.|/3:zo Il 201 31/3003 da i cron o RIS: O ag I GIONE 3 4.15} 1.60 | 1250/00? 3 (A DZ Din 1.3 | 3.5 2.0 SNO &AO 2.5 6 0.00 (0.00 | 445 | 1450 1 2] 21/3 | 2 | Ss || 65) 400 60 AMM ei 170.25 | 120) 090 | 233 24 4 | 3! 3 2 30] 735) 00 3.0 4.0 | 4.0 | 5.0 3.0 80.55 | 0.00] 145! 200] 0 | 4& | 1 2 2 | 3 6.07 2.0 4.0 3.0 | 3.0 | 3.5 2.0 910.801 4:08 |-4770.]/3:55 |A 30/0 agi 401 6000058 (SS eo (10) 0.00 | 0.00 | 0/00 | 0.00 [11.3 {22/9 | 7.2 | 8A [534 l130 || 6.0| 2.5 4.0 3.0 | 30 | 55 8.0 11 0.00 | 0.00 | 0.47 | 0.47 [16.1 [127 [171 | 6.0 [10.5 [12.6]| 7.0! 40| 40 55814 | (#65 MOD 12 0.53 | 0.30 | 043 | 1.26 [18.5 [20/7 T45| n |,91| 83 » 3.0 3.0 4.0 |» 2.0 8.0 135 0.00 | 0.00 } 0.00 | 0.00 [20.5 131.4 [23.2 | 1.9 [16.9 [16.1 || 6.5) 4.0 3.0 5.0 | 5.0 | 3.5 40 IMA 0.C0 | 0.00 | 0.00 | 0.00 [I21.5 | 3.6 !49.1 [243 [22.7 [15.3 | 10.0 | 8.0 7.0 43 | 6.0 ) 5.0 15) 0.00 | 0.00 | 0.95 | 0.93 [15.0 [27,3 115.5! 5.0 | 8.9 | 9.0] 7.0) 6.0 6.3 5.0 | 70 | 3.5 5.0 1116)! 0.00 | 0.00 | 0.87 | 0.87 || 9.4 (22.3 [11.5 | 81|93| 74 | 5.0] 2.5 3.0 45 | 1.0 | 50 3.5 117 1.03 | 1.60! 1.38 | 4.01 | 1.9 {10.4 {12.5 | 0.0 | 9.9[ 52] 7.0) 40 4.0) 35004018 ZIO 3.0 .| (18 0.77 | 1.45: 0.83 | 3.07 || 2.1 |19.9 115.7 | 00 | 9.3 | 44] 6.51 3.0 4.0 45") 40 | 40 4.0) 1119] 0,70 | 1.55 | 0.60 | 2.85 / 3.8! 6.5 [12.9] 00 | 30] 0.0] 5.0| 1.53 1.0 3.0 | 5.0 | 3.5 2.5 120)| 0.00 !-2.05 7 1.42 | 3.47 [0.1 134.7 122.9 | 4.9 [00153 75) 2.0 3.0 4.0 | 7.0 | 2.0 3.0 124) ‘0.33 | 1,75 | 2.10 | 423 117.3 {14.3 {35.4 {16.2 | 0.0: 8.9 | 6.5) 40 4.0 2.0 6.0 3.5 4.0 122] 0.55 | 2.30 | 2.05 | 4.90 [37.2 |23.4 (18.7! 4.0 [15.1! 84|| 5.0 | 40 3.0 30 | 17:0 | 7550 3.5 1123]| 0.20 | 1,35 | 0.73 | 2.28 || 9.3 [10.9 (12.5! 4.6 | 941/24] 3.5! 10 4.0 251 2.0) 30 7.0 [24 0.00 | 0.00 | 0.48 | 2.48 || 2.3 (16.7 {14.5 | 46 | 2.6 [10.9 || 5.0 ) 6.0 3.0 | 6.0 | 3.0 4.0 123]| 0.00 | 0.00 | 0.00 | 0.00 || 0.0 |18.3 ‘20.5 | 3.2 [11.1 |13.4]| 6.0 | 9.0 5.0 5.5 | 50 | 5.0 7.0 (26/1 0.00 | 1.30 | 4.61 | 2.91 [10.5 (46.9 (24.2 | 8.1 (149194) 6.5 | 2.5 4.0 5.0 | 6.0 | 4.0 4.0 127] 0.2% | 4.75 | 0.21 | 2,20 || 4.0 |1t.4 [33.4 | 8.3 [12,5 {12.8 || 3.6 | 1.5 3.0 43 | 5.0 | 5.0 5.0 |28]| 2.34 | 1.45 | 1.73 | 5.54 627.6) 91 2.7 | 2.3 az 50] 40 2.5 3.0 | 60 | 4.0 3.5 :29|| 0.88 | 1.65 | 0.80 | 3.30 || 6.2| 9.7 | 5.2] 93 | 44! 0.0] 2.5! 40 4.0 30 | 7.0 | 55 6.0 130| 0.73! 0.65 | 0.80 | 2,20 || 0.0! 5.5 [15.5 | 0.0 | 0.0 | 6.3 || 5.5| 2.0 2.5 3.0 | 7.0 | 5.0 4.0 131|| 0.40 | 1270 | 1.03 | 3:13 || 8.7 |20/6 [10.7 | 00 | #8] 0.6] 55| 30 3.0 35) 50 | 1.5 1.5 M.l] 0.36 1 0.88 | 0.85 ! 2.09 |{11.2 (15.2 [15.5 7.9 19.7: 92 || 6.11 34 3.801 88 (BIO e 4.3 Osservazioni Metecrologiche del Marzo 1874. Vino: 5 Pioggia, Stato Direzione del vento Direzione delle nubi in del millimetri| mare 9hm 12h 3h 6h 9h 42 D 9h 12h 3h 6h 9h 12h alle 8 1 E S SSE ENE E NE » » » » » » 4.39 5 2 NE NE NE NE E Calmo || » » » NE | » » 2.15 6 3 NE NE NE NE 0 0$0 ) » dg » po | 431 N) 4 NE NE NE NE NE NE » ) DITE) » » 0.32 || 4 S| NE NE NE NE NE 0 » ) » » » » » 3 6 0s0 !0s0 | NE NE NE NNO ) ) » ) DWEeIRUDI 2.98 3 1 NE NNE NE NE (USO) OSO NE | SNNE| » » » » » 3 1 8 Calmo | NE OSO) oso 0s0 0 » » ) » » » » 3 9 0S0 s0 NE NE SO NE » » » È » » Il 042° 2 ol oso |oso {oso |oso |so SO) » » ; 5 ) » || 0.70 2 I1 SO oso |0 O) oso | 0 » ) » i » » 2.29 3 121 0s0 |0oso | oso » oso | 0 "ib » » i » » 0.35 2 113) 0 oNO 0 0 0 0 » » » » » ) 1.27 % (T4 N 0s0 | NE N oso | 0s0 » DIR I) » » » 7.63 7 (15) NNO NNO NO 0 (0) so NO NNO| » » » » ) 4 16) ©SO ON) NE NE | 0s0 0s0 » DI » » )» » 0.45 5 17) sO NE NE | Calmo | 0SO (O}SKO) )) » vii ) ) )) D) 2 18| SO NE NE Calmo | 0S0 | 0S0 NO | » » A » | » ) 2 19) 0S0 NE NE - Calmo | NE Calmo » ) | ) | ») » » D) 2 10| NNO ONO ONO 0 | Calmo | NO » (0) ) | 0 » | » 0,19 2 21| NO NE 0 No | Calmo | 0SO N Sen È, N » » » 1 22|| NE NNE NE NNE NE 0S0 ) ) i » » ) 3 123]| S NE NE NE | (OTO) SO )) )) D) | » ) » DI 3 24|| ESE NE NI NO (STO) OSO || » ie » ) » 2.41 2 25| Calmo | NE NE 0 | oso | so » » ’ * » no 4.45 5 26] NO No ONO NO (0) SO ) NO | no NO » ) ! 2.86 5) 27 NO NE 0) NO 0 (STO) » DI ) » SD) » )] 2 28]] NNE NE ENE E (0) (0) TRO )) )) » D) ) ) 2 29) NE NE | NE N 0 Calmo || » » » » ) » » 1 30 Calmo { NE NI Calmo | Calmo | 0 ) ) ) ) » » » 2 di AI0) NE E Calmo | (ORTO) 0S0 I ) » ) ) ) | ) D) 1 DEL R. OSSERVATORIO DI PALERMO Osservazioni Meteorologiche del Marzo 1874. | Nuvole | z o 20 E SALE, | SES CA EL org PETER [ic eee 9h | FARO Vol., Dens. 2 Vol. Dens, Massà|Vol. Dens., Massa | Vol. Devis. Massa Vol. Dens.{ Massà Vol. Dens. Mass | 5 100 | 0.7 | 70.0] 100 | 0.7| 70.0 {100| 0.7) 70.0) 90| 0.6 | 54.0] 100) 0.7 | 70.0 100 | 0.7 | 70.0 5 rita 1 TI LR L Dea soi î De: | a i 710.0) 400 7700100] 6 | 60.0 È 50 3 25.0 30 5 15.0 | 3 5 so 90| 6 560 tO 7 10.0 io | $ | 60.0 .04 15 5 4 3 | 20.0 || -30 35.0] 5 s|sol60| 5) 300) 6 "00 7 ita 95 6 | 570 i 9 6510) 40| 6 24/0 | 3 6 120 ÙÒ Me: Ro I 1| 40 4 | 16.0] 50 6 | 30.0 | 70 6|420) 50) 6|300| 2 3 0.6|30| 1] 30] 8| 15 4| 6.0 40 6 | 24.0! 95 6/50] 40] 5|200| 2 AO 68 A 1) ORE 1 I 6 | 57.0 100 6 60.0] 50) 525.0] 60 3 | 30.0 |100] 5 | 530.0) 10 100! 6 | 60.0|| 100 6 | 60.0 100 6 | 60.0 || .60 5 | 30.0) 20 5 | 10.0] 30) 4 | 12.0 11 30 $ | 15.0] 90 5 | 45.01 90 5 | 45.0 | 100 6 | 60.0) 100 6|600|50| 5| 25.0] 12/ 100 4 | 40.0 || 100 6 | 60.0) (100 | 7| 700] » » » || 95 6| 570] 30 I 5450) 13l sof 6|asol 99. 7693/80) leso 15) 5| 750 21 40890) 5 4501] 14) 90 6| 540) 98 7| 68.6! 95 6|570)| 60 5 | 30.0/) 70 6 | 42.0 |100 71| 700 15) 60 5 | 300 30 5| 450550] 5250] 45 4| 6.0) 4% #| 16 vl » vi sellilgo | Slo col | 30040) 5/20) 30) Sasso 41 #46 | n° | MAIMAVISSI IE 6.0 8 4 3:20 (D. | A O) D) » | » | » | malesi » 00 | 18] 10) 4| 4.0 4 &| 1.6: 61 4| 24|| » » » ) »| » » » » |} 19| 100) 5 | 500] 20 4| 8.0 100 5 | 50.0 || 100 7| 70.0 90 5| 450100! 6600] soll 2 2| 04| 20 5 | 10.043 5 | 15.0) 60 5 | 30.0) 60 5 | 30.0|| 80 5 | 40.0|| 2 | 4 1.6 FUNES ; 4 1.6 ) 5) | | 23] 80 4 | 320) 9 5 | 47.5 100 5 | 50.0) 60 4| 240 90 5 | 45.090] 5| 4501 24|| 100 6 | 60.0] 70 6 | 42.0 50 5 | 25.0] 100 7| 70.0) 98 6|588Iin0| 61/6001 25!) 100 6 | 600] 80 5 | 40.0 100 7| 70.0) 90 5 | 45.0] 80 5|40.0) 50 4 | 20.0 26] 90 65340] 50 6 | 30.0 90 6| 54.0) 5 &| 2.0/| -5 4| 2.0) » » | 27 » | ) » b) 4| 2.0 I 4 | 3 | 122 » » » ||» ) ) Pal INNO | 28 » | ) » » ) DA _D ) ) ) » ) ) ) D) » » | | 29» »| » » ni n 80) 4|320] 90 | 360! 95 4 | 380/100 | 330,0) 30] 95 5 41.5 98 H | 19.0 i 98 | 3 19.0 100 8 | 80.0|| 100 5 | 50.0] 70 3 | 24.0] 3a) 20 4 î IRR I 0.» )) ) » » » » » 350.4 31.3 ll 54.5 32.3! 65.1] 38.2 | 49.9 29.3 ||48.7 27.8 [51.9] 276 i | o ig Medie barometriche Medie termometriche ! 9h, 12h oh È 6h 9 12h) ( Comp. p. dec. | 9h 12h, 3h fi dh Ì Inc omp.p.dec. | 1p. 1756.67|757.00|756.72/757.44|758.42|778.51| 757.46/75g gg||1,p-| 10.62) 11.0t 9-10) 9 121 18.62) 19.95) grol 2°"|/60,33| 60.13] 59.25) 59.21| 59.26| 58.89] 59.51) 2 | 940) 10.66] 41° Di 9.60 836] 1.98) 9.48) 9-72 3 | 56.67] 57.24) 56.98] 58.11] 57.98| 57.95] 57.39) 4770|13 | 9.08) 9.00 9.38, 8.42) 7.24) 7.161 841, 10,42 4 | 58.86| 58.46] 57.70) 57.67| 57.65) 57.65| 38.00; 4 | 12.50] 14.06) 140% 12.66) 1i.40| 9,98] 12,425 142 5 | 55.65] 55.66] 55.19| 53.73) 56.23) 56.18] 55.77, sg.gg|l 5 | 12.30| 13.02) 12.9 11.30| 9.88] 8.78 11.36} 12,12 6 | 60.23| 60.31] 59.77] 60.15] 60.56] 60.67] 60.28) 6_| 13.52] 14.48) 14.80) 13.25) 1125) 10.301 12.88} °° Medie tensioni Media umidità relativa dn 120, 3h esa gar E omp.p.dec. 9h { 12h _, 3h _, 6h | 9h , 12h Comp.p.dcc.| fp. SA4| 4.98] 5.06 S.11] 5.32) 5.25) 5.14, 1 p.| 54.8 | 494 | 51.4 | 55.6 | 60.6 | GL4 | 551 / 2° Gise| GSE| Si21) 5.01] 6.87) #18) 4931 ‘02 | 560 | 512 |522 558 | 592 |590|556) 0% 3 610) 4.84) 5.30) 421) 425) 3.93 456) sgg3 | 55.0 | 37.2) 60.2 52.2 | 53,8 | 52.4 | 554) 593) 4 6.551 6.28) 6.61) 7.24] 7.01] 6.82 6.750 °l4 | 612 52.4 | 55.4 | 66.0 | 694 | 760) 63.15 °°° | 5 6.03! 5.55] 5.79) 6.08] 6.26] 6.18) 5.98) ggyj> |57.2 | 500| 544610680722 | 600, gyg 6 6.66! 652 6.37) 7.56] 7.52] 7.491 7.02 °°Uic | 58.5 152.8 | 51.0 | 66.2] 74.2 | 78.8 | 63.64 °° — == Li = ===> — = = _———— = | | | Barometro | Termometro | Media evaporazione Gasparin Massimi Minimi Het Massini Minimi a Thi su T 12h |Comp.dec. Lo | "plein | EPimica | LP | 10 ino) T3I cir SE NI Ri ta 3 ne 08) oi | 1122, 4.96 3 0.41 | 0.06 | 0.37 | 0.54 & 60361 39.36 | 30:25, 59-17 || 4 | 16.84) 19-03 | 7 138) A 030 | t.3s | 402 | 2.65 (1.70 5 57.99 53.31 5 ASTON a, 7.82) 5 0.23 | K08 | 1.07 | 2.38.,, 6 61.631 99-92 | Sa:go) 30.00 116 | 151690 1672] gi92j 797ll6 | 076 | 142) 103] 331 1290 18 BULLETTINO METEOROLOGICO Osservazioni Meteorologiche del Marzo 1874. , ; Quantità i Medie dell’Ozono dcainiogra Media forza del vento Th 9h | 12h y 3hsy 6h 9h | 12h,Comp. p. d. 9hm ,12h ) 3b , 6h , 9h |12h Com. p.d. 1p.|6.8| 3.2 3.0 | 3.8] 3.6 | 5.5! 34 4.1 CR 1| 11. ni 14.97 1p.| 3.0 | 2.4| 2.8] 3.0 3.0) 2.2] 2.7 2.6 2 5.6 | 2.0 39/34| 3.3|5.2/44 4.0 (°° {2 3.80 2 |41.2 | 3.4] 2.0] 2.4| 2.6, 3.0] 2.4 È 3 71.6 | 90 54|4.8]| 6.0 | 3.9 | 5.6 5.3 41 3| 14.54 12.18 3° |18.5 |[19.5/169] 9.3 13.1|123 1151) 12.0 4 6.2 | 2.6 3.0 | 3.9| 5.6 | 3.7 | 3.2 4.1 I *° ||Kl 0.64 î 4 5.4 |18.7|15.1] 2.6] 6.3 45 8.8) 0° 5 52) 4.0 Rex) RI5:20 00:98) 0551 4,5 4.3 Sl 6.92 9.78 5 |13.2 |16.7/20.3| 6.5) 7.6 i 10.4 6 5.1 2.8 3.2 | 3.7] 6.0] 4.2! 4.0 4A | "2 I6] 2.8 i 6 | 5.9 [120,16.4| 4.7] 6:5] 5.4] 8.5 i Numero delle volte che si osservarono i venti N NNE | NE | ENE | E ESE | SE |SSE| S SSO | SO | 0S0 | 0 | ONO | _NO | NNO] Calm.| Pred. ip.| 0 0 20 1 3 (1) 0 1 I 0 0 1 2 () (1) 0 4 NE 2 0 1 10 0 UU) 0 0| 0) 0 0 3 13 1 0 0 1 1 OSO 3 2 0 1 0 0 0 0| 0|0 0 2 10 1A 1 1 2 (1) (0) 4 0 () 9 (1) 0 0 0| 0 0 0 2 $ LI 3 1 1 b) NE 5 0 2 11 0 0 1 0| 0 1 0 2 6 2 0 3 0 2 NE 6 1 1 8 1 2 0 0 0| 0 0 1 3 7 1 6 0 ò NE Per decadi id., 0 1 30 1 3 0 0 1 I 0 3 14 3 0 0 1 2 NE 2 2 (1) 10 (1) 0 0 0 0) 0 0 4 18 12 4 2 3 5 (OXSK0) 3 1 3 19 A 2 1 0| 01 (i) 3 9 9 1 9 0 Li NE Tot.] 3 4 59 2 5 1 0/1 2 0 | 10) 44 2 5 14 4 | 14 NE SRI È | È Serenità media | Massa delle nubi 9h 12h 3h 6h 9h 12h Comp. Dec, 9h | 12h | 3h | 6h 9h | 12h | Comp. Dec. fp. | 22.0 | 32.0 | 15.0 | 18.0 | 10.4 9.0 | 17.7 } 30.1 1p. (19.0 45.8 (54.3 [52.6 |58.8 [55.4 52.7 42.6 2 48.2 | 24.0 8.0 | 52.0 | 69,2 | 54.0] 42.6 |" 2 130.6 145.6 |55.2 [25.8 [16.7 21.4 | 32.5 5 3 28.0 | 16.6 | 17.0! 52.5 | 45.8 | 46.0] 331} 19.4 3° |537.4 [51.6 (49.0 [25.9 |32.2 |31.0| 37.9 I 27.9 4 96.6 | 77.6 | 64.8 | 62.0 | 69.2 | 64.0 | 65.7) © 4 {21.4 (10.6 (17.5 (23.0 [15.3 |20.0| 17.9 a 5 41.2 | 49.2 | 47.2] 486) 46.4, 440 | 46.1} 56.3 || 3 31.5 |26.6 I ni 28.8 |29-0 | 29.1 2.8 6 | 65.8 | 73.7 | 53.8 | 67.5) 66.7] 71.7] 665) 5936 |18.3 [13.8 [23.0 [197 [15.0 | 8.5] 164 . Numero dei giorni i Sereni Misti Coperti |Con piog| Con e Vento forte) Lampi Tuoni Grandine] Neve | Caligine i Lp 4 4 0 2 0 0 1 0 () 2 1) 1 3 3 0 0 0 0 1 (1) 0 3 1 0 4 4 4 2 1 1 (1) 2 0 : 4 3 1 | 1 2 1 0 0 0 0 0 0 5 2 0 | 3 | 2 1 2 0 (1) 0 0 (1) 6 3 1 2 A 1 0 (1) 0 (1) 0 0 Totale] 41 OA ae ‘ 6 1 1 2 2 0 Medie mensili Barometro dalle 6 ore di osservazione . .... 758.07 | Forza del vento in chilometri . . + + + +. ++. 11.5 Dai massimi e minimi diurni, . ........, 758.00 | Yento predominante... .. Dot osato Ano Differenza 2. + 0.07 Termometro cenligrado. . . . . .......... 10.75 | Massima temperatura nel giorno 21... ... “a Dai massimi e minimi diurni . ..........10.09 | Minima nel giorno 14... +. Guiatano 5 È rai MIS CUNSIONCRICHMO DCI GARE eri Differenza ...-.. 0.66 | Massima altezza barometrica nel giorno 17. . 764.68 _——_ Minina:me)tgiorno dee een . + 746.32 TensionpidCi vaponif.fs et teo to è + +. 91% | Escursione baromelrica. +... 0. . 18.36 | Umiata”rtelaliva n te All ao 58.8 | Totale Evaporazione-Gasparin ......... 65.67 Evaporazione-Almometro - Gasparin. ...... 2.09 | ‘Totale della pioggia + +... .. +. Dole e SE SELENILA;.t e a etoto LT I a 45.3 Massa:delle Nubi: RA e 31.1 OZONo:S è. AE hh Il Direttore del R. Osservatorio G. CACCIATORE, BULLETTINO METEOROLOGICO DEL R. OSSERVATORIO DI PALERMO N.4— Vol. X. Aprile 1874. RIVISTA METEOROLOGICA L’aprile è scorso assai strano e variabile, e difatti per convincersene basta dare uno sguardo all’andamento della pressione, Dalla massima altezza di mill, 761,00 del giorno 1, con una sola oscillazione intermedia di qualche importanza, il barometro arriva a toccare i mill. 735,73 nel giorno 13; cioè, 25%%,27 di escursione, la quale a sua volta è la escursione assoluta mensile ed anche la più forte sperimentata in quest'anno. La colonna barometrica risalisce tosto sino al 17, durante il tempo piovoso: ma da quest’ultimo giorno, rimesse le forti pressioni, il tempo si mette al vario, e così dura sino alla fine, dando poche giornate belle, La pressione risultò al disotto della normale di numero 1,15, e la pioggia la su- però di mill, 13 dividendosi in quattro giorni piovosi di più dell’ ordinario, La temperatura fu regolare; e nella terza decade si ebbero diversi giorni con ru- giada abbondantissima, NOTE al mese di aprile 1874, 1, Tempo bello, mare calmo, venti regolari, In tutta la sera calma perfetta. Neb- bie leggiere a strisce da N a S. 2, Tempo bello, mare calmo, venti regolari. Nella sera nebbie, 3. Cielo bello vario, venti regolari, mare calmo. Nella sera nebbie da E a SO, 4, Tempo bello, mare calmo, venti regolari, 5. Corrente di scirocco, cielo coperto, ed alle 2 p. m, qualche goccia, Mare calmo venti gagliardi, 6. Corrente del quarto quadrante, pioggia nel mattino, sera bella, mare agitato, Alla mezzanotte cirri attorno alla luna. 7. Nel mattino cielo bello e venti del primo quadrante; nella sera cielo oscuro venti sciroccali, mare lievemente agitato. Prima della mezzanotte piog- gerella, . Corrente del quarto quadrante, pioggia, mare agitato, venti forti, 9, Corrente di Ovest, tempo cattivo, pioggia, mare agitato. (ee) 20 BULLETTINO METEOROLOGICO 10, Clelo coperto, venti regolari, mare agitato. 11, Nel mattino cielo coperto, e vento impetuoso di SO. All’una p. m, tutta la città è avvolta in un gran nembo. Pioggia impetuosa per mezz’ ora e due forti scariche elettriche. La burrasca trascinata dal vento impetuoso cessa dopo un’ora. Venti forti sciroccali, mare agitato, a sera di nuovo pioggia. 12. Cielo sempre coperto, corrente del terzo quadrante, mare lievemente agitato. Poco prima della mezzanotte gocce. 13. Alta corrente di NO. Pioggia; mare agitato, venti varii e leggieri. In questo giorno ha avuto luogo una pioggia di polvere rossa impalpabile che si è potuta raccogliere nell’ acqua piovana. Il colore caratteristico molto mar- cato dimostra essere la solita polvere di scirocco. i4. Cielo piovoso, venti gagliardi del terzo quadrante, mare agitato. Nella notte mista alla pioggia, cadde una gran quantità di polvere rossa, la quale, depositatasi sui marmi e sui mattoni delle terrazze, si è raccolta nel giorno. 15. Tempo piovoso durante il giorno; dopo il tramonto bello, La pressione aumenta; venti regolari, mare lievemente agitato, 16, Pressione crescente, cielo coperto, mare calmo, venti regolari. Ad 1° 20% p. m. forte pioggia mista a gragnuola per brevi istanti, 17. Corrente del quarto quadrante durante il giorno ; cielo bello, pressione cre- scente, mare calmo, 18. Cielo bello nel giorno, a sera coperto, mare calmo, venti regolari. 19. Tempo bello, mare calmo, venti regolari. 20. Tempo hello, venti regolari, mare calmo. Alla mezzanotte nebbia bassa, ma trasparente, 21. Cielo misto, caligine, venti regolari, mare calmo, 22, Tempo bello, mare calmo, venti regolari, Nella notte umidità che precipita come pioggia. Questo vapore acqueo annebbia l’atmosfera. 23. Tempo bello, mare calmo, venti regolari, Nel mattino rugiada abbondantissima, 24, Giornata con aria sempre umida e fresca, e nuvole a intervalli di poca du- rata. Venti regolari, mare calmo. 25, Nel mattino rugiada abbondantissima. Dopo il mezzodi cielo coperto : alle 2% 40% p. m. leggiera pioggia accompagnata da tuoni lontani, Alla mezzanotte cielo lucido, ma nebbie basse generali come fumo. Rugiada copiosa. 26. Nel mattino rugiada. Tempo bello, nebbie, mare calmo, venti regolari, Alla mezzanotte vapori bassi, 27. Tempo bello, mare calmo, venti regolari. Nebbie e rugiada. 28. Cieio bello, pressione decrescente, mare calmo, venti sciroccali. Nel mattino rugiada. A mezzanotte grossi cirri. 29, Alta corrente da NNO: cielo coperto piovoso , mare lievemente agitato. Nella sera venti del primo quadrante. 30. Cielo coperto durante la giornata, ed a mezzanotte piovoso; mare lievemente agitato, venti regolari, DEL Rs OSSERVATORIO DI PALERMO. 21 Osservazioni Meteorologiche dell'Aprile 1874, Massimi Barometro ridotto a 0° | RA e ii) | Termometro centigrado e minimi DIST DI AMBI - | u E: termometrici e —_ ro ——=——— = # I risa 33 n s 9hm , 12h, 3h GD Ca CL sensi TERI Dre ee Te TA TTI nice Xi 160.11] 759.84] 759.30] 158.92| 758.99) 758.41]) = 761.00] 758.1) [15.5 [15.8 [15.0 [44.6 143.1 [12.5 || 16.2) 8.7 2 || 57.96 57.86) 37.78) 57.84 58.22] 38.63 | 99.02] —57.02/1415.8 [48.0 [16.2 [14.6 [12.9 '14.3 || 18.4 | 10.5 3 || 57.96] 57.70) 37.40) 57.29| 57.21) 57.31] 98.63! 56:84 ;[14.8 (16.4 [16.7 |15.0 [12.6 (11.3 !l 182 | 98 4 || 56.80 36.65] 56.04! 35.77! 36.02] 53.79 57.31) 35.77||17-1 [17.9 [17.7 [473 [17.3 ‘14.9 !l 189 9.6 | Sl 53.65) 52.85 51.06, 51.55| 54.59 51.57 33.79, = 54.06,20.4 [24.5 121.5 [20.3 16.4 [15.8 |{ 25.3 | 14.4 6 || 5110) 50.93 50.37! 50.83) 51.40! 54.07 51.87! 50.21[[14.9 |16.2 [15.9 [13.8 112.6 [40.4 || 16.9 | 104 | 7 48.97 48.18] 46.73| 46.02| beh 4344 51.07 43.44 (15.2 (15.8 [14.1 [15.0 {16.7 [16.5 || 16.7 9.5 S| 41.32: 40.65' 40.98; 43.11| 13.64) 45.92 45.92 40.51 ||14.A |15.9 [45.1 [13.4 [43.1 [42.8 | 16.4 | 1122 | 9 || &7.21) 47.421 41.67) 49.13) 49.34! 49.87 49.87] 45.92:13.3 [15.1 [44.6 [11,7 (11.7 [14.9 || 16.0 | 11.7 |) 10 50.55) 50.57) 49.98° 50.21] 50.22! 49.42 51,42 4942.1115.5 116.7 [17.4 |14.0 113.4 12.0 || 17.6 | 11.2 11 || 45.01} 42.86, 42.99) 45.96) 45.27] 43.49 49.42 12.50 [19.8 21.0 |45.8 [14.3 [13.5 [134 || 22:3 | t06 |) Il 42| 40.S4|' 31.16; 41.49, 42.16) 42.23’ 42.92 4349! 40.1616.9 (19.7 [49.7 (18.8 [16.4 \14.6 || 20.6! 11.5 || Il 15 40.58) 89.85) 38.17! 38.15) 37.77) 35.73 43.38 33.73 [12.0 43.9 |14.5 [44.1 |12.3 {11.7 || 16.6 | 11.7 || 14 || 38.84| 39.730 40.67) 42.44| 43.37] 43.44 43.44 — 35.73[i43.8 [17.4 |16.2 [12.9 [12.2 |11,3 || 17.6 | 14.3 | 15 43.62! 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I Tensione dei vapori Umidità relativa Stato del Cielo n $i Cn — ca -—-.TOT®'®TT_Treo r—— _—rr_rr———e arena ara nana 2h ili; 120) 3h | 60, 9h 120; 9hm j2l 5i Gh 9h 12h 1| 8.69! 7.86! 8.48| 7.64) 9.34] 8.29 66 | 59 | 67] 62|84| 77|Lucido [Bello (Bello |Bello |Nebb. 'Bello 2| 8.84! 8.79] 8.90/10.05/ 9 59 7.82/| 66 | 57| 65|81|8G| 77|/[Bello Lucido |Bello |Nebb. |Bello Cop. Sì 9.55] 9.97/10.00|10.08| 8.951 6.96! 761 72| 71] 79 ra 70 |[Cop. Misto |Nuv. Bello {Lucido |Bello 4 7.37] 8.52! 7.66: 7:90) 4.76 5.020 54 | 55 | 51| 54! 32 40 bello [Lucido |Lucido |Bello |Bello |Nebb. O|| 7.32) 3.46 5.37; 5.77) 8.44] 8.50f 41) 23| 28133] 59| 62/Vebb. |Cop. Vsce. Osc. Nuv, Cop. Ol 7777! 649] 2071] 7.02) 7.29) 7.18) 621 41 | 351 59) 67} 76/Cone.p. Nav. [Bello = |Nuv. [Lucido !Bello | Zi 7.12] 7.56] 8.33} 9.34) 6.00; 6.46] 55 | 39 | 71) 69 | 43 | 46 Bello (suv. |Ose. Osc. Use. “sc. < | sl 7.61; 9.27 71.69) 8.34 1.29] 1.41 63 69! 60] 73) 651 6s|[Osc. Cop. Cop. {Osc.c.p. |Cop. 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Misto 27|110.26] 9.97| 9.35/11.58/14.36|10.02| 67| 60| 521 74| 83| 82{Lucido [Lucido [Bello {Bello {Bello [Lucido 281 7.26! 8.10! 8.20 3.04) 6.57] 6.10] 42 46 | 39| 41 42 | 39||Lucido |Bello Bello Lucido |Bello Nuv. 29(10.08 10.15! 9.23! 7.83] 6.22| 5.35) 77) 75| 75, 64! 52) 48/|0sc. ose. Osc.c.p. |0sc. Cop. Osc. 30|| 5.98| 6.16) 1.69) 7.42) 7.84| 8.08] 49 | 52 | 60| 72 | 74 | 73 (|Osc. Ose, Cop. Nebb. |Ose. Osc.c.g. Ml 8.49 SEO) a sn 8.51) v.24 62.0 59.0 62.3|67.8|70.072.0, { | [ I h a - la 3 4 Giornale di Scienze Nat. ed Econ. Vol. X. 22 BULLETTINO METEOROLOGICO Osservazioni Meteorologiche dell’Aprile 1874, \Evaporazione Gasparinj| Forza del vento in chilometri Ozono | Il i T7hm., 3hs. , 12hs. jPotal® Yum, 12h, 3h Î 6h | 9h 12h || 7bm y 9hm | 12hm 3hs , 6hs | 9hs |12hs | Sii 0972 | a5t | (0:89, Mal73 85 24 103) 010) (010000 Soa 2.0 20) 70 | 30 3.0 | 2: ) ) )) » 8.5 |14.3 ie 0.0 I 1.2 9.9 5.0 3.0 | 4.0 3.9 7.0 4.5 3.0 | 3 1.00 | 1.30! 2.10 | 4.40 [123 | 78/194 | 0.0193 10.7 || #0| 25 6.0 43 | 70 | 3.5 3.0 40.25 | 1.90 | 2.18 | 433 | 3.6 | 8.1 !10.5 | 81195 |112|| 45| 20 4.0 2,5 | 5.0. .30 3.0 5 2.12 | 4,80 | 1.90 | 8.82 (14.3 |25.0 |29.0 [20.3 [179 | 5.5 || 2.5) 05 | 0.3 0.5 | 0.5 | 3-0 | 3.0 6 0.00 | 2/55 | 1.35 | 3.90 {29.8 [51.1 125.0 | 44 | 2.6 | 3.2 6.0 40 4.0 A TO 4.0 i 7) 4.40 | 2005 | 1.25 | 470 [244 [23.4 /15/9 | 000 (26.6 12.4 || 30 | 2.0 3.0 3.0 | 5-0 | 5.0 » || 80.00 | 0/50 | 0.00 { 0.50 | 3.4 | 0.0 133.6 |29.0 (11/7 |19.3 Si 3.0 4.0 5.0 | 90 | 8.0 6.0 19000 | 0.00 | 0.00 | 0.00 || 7.6 | 8.4 |23:3 [12.3 | 49 [23.8 » | 70 60 5.0 | 6.0 | 70 | 90 (loi) 0.00 | 2.05 | 1.57 | 3.62 [21.5 [14.6 (26.5 | 0.038 | 4A} 7.0) 5.0 2.0 3.3 | 7.0 | 60 7.0 11) 0.25 | 0/00 | 0.30 | 0.58 (38,8 [48.6 [30.6 [20.1 [151 | 0.0 || 45) 30 1.0 5.0 | 7.0 | 55 5,0 2 0.50 | 2,25 | 4.60 | 4.35 j30.6 [17.3 [13.7 | 0.1] 7.4 | 00] 40| 3.5 4.0 3.0 | 4.0 | 3.0 4.0 13 0.00 | 0.00 | 0.00 | 0.00 (10.3 | 4.7 {411,3 | 8.1 {187 | 00] 6.0) 80 6.0 5.0 | 5.0 | 40 8.0 14 0.00 | 0.00 | 0.00 } 0.00 {139.2 [30.0 |23/3 | 8.5 [134 | 7.8 » 7.0 5.0 5.0 | 7.0 » 8.5 15] 0.00 | 0/08 | 1.45 | 1.45. || 2.5 |19.9 | 3.2 101 /15.1 [16.9 || 4.5 | 2.0 1.5 2.5 | 53.0 | 4.0 » 16 0.50 | 0.09 | 4.70 | 220 || 0.0 [13.3 |129 | 0.0 | 6.8 | 8.8|| 7.0] 3.0 2.0 2.0 | 4.0 5.0 7.0 17) 0.60 | 2.10 | 1.96 | 4.66 [112.9 [20.8 133.4 | 9.1 | 6.0 | 1.5] 5.5| 40 3.0 DIS ZIO) 3.0 3.0 18) 0.29 | 2,35 | 1.90 | 4.54 [11.3 lis.6|11.7/00|00|12] 35] 25 3.0 3.0 | 6.0 4.0 6.0 19 0.35 | 2.05 | 1.50 | 3.90! 7.2 (31.5 {11.5 | 0.0 | 1.8 | 6.6) 6.0| 2.5 6.0 4.0 | 4.0 2.0 0.5 20) 0.45 | 2.45 ) 0.87 | 3.77 || 0.0 15.2 |14.5! 4.0 | 2.8 | 0.0] 4.5| 5.0 2,0 2,0 » 3.0 3.0 21 0.88 | 1.80 | 1.72 | 4.40 |{ 5.4 [16.7 {11.3 | 0.0 | 5.2 | 44] 3.0) 0.5 4.8, 3.0 | 4.0! 05 3.0 22] 0.13 | 2.10 | 1.58 | 3.81 [42.1 [12.9 |12.5 | 8.1 |A |00| 20| 2.0 » 2.0 4.0 | 3.0 4.0 (2311 0.32 | 1.80 | 2.45 | 4.67 || 9.9 [13.2 [143 [121/00 | 24|| 3.0! 2.0 4.0 2.5 60} 3.0 2.5 124 0.45 | 1.40 | 1.65 | 3.50 {11.3 [11.8 |14.7 | 50 |48 [44] 20] 15 2.5 235 6.0 | 6.5 4.0 251 0.60 | 495 | 0.00 | 2.55 || 8.3 [11.4 | 9.700 | 7.6 | 4.0} 30) 2.0 2.0 2.0 | 4.0 | 3.0 3.0 126] 1.38 | 2.20 | 2.00 | 3.58 [12.3 (16.3 | 9.1 {10.2 | 4.6 |1.9 |) 2.0) 4.0 4.0 3.0 FAOAMOGZE 5.0 27) 0.40 | 2.15 | 2.32 | 4.87 || 9.3 [19.4 [18.5 | 3.2 | 1.8 [107] 30) 20 4.0 3.0 | 4.0 | 1.5 2.0 2811 0.83 | 2.50 | 1.45 | 4.78 |10.1 | 8.3 |42.3 | 0.0 |17.7 |25.6 || 4.0 | 41.0 2.0 1.0 .| 3.0 |<» 5.0 29] 3.15 | 4.83 | 1.05 | 605 [5.4 | 81 [15.1 [12.3 | 9.4 [265|) 5.0! 7.0 4.0 ) 6.0 | 6.0 7.0 130] 0.90 | 0:99 | 0.40 | 2.20 [22.4 [16.1 112.5 | 2.8|50 | 9.6! 6.0| 6.0 4.5 5.0 |. 7.0 | 5.5 2.0 M.| 0.62 | 1.62 | 1.30 | 3.54 [13.8 116.8 [16.7 | 6.3 | 7.7 |7.7|| 43| 33 3.5 32 | 5.3 | 41 4,6 ) i ' Ì Osservazioni Meteorologiche dell’Aprile 1874. TA . Pioggia)) Stato Direzione del vento Direzione delle nubi pn 2 del millimetri, mare 9hm. | 12h 3h Gh 9h 12h 9h 12h 3h 6h 9h, 12h alle 8 || ENE NI NE Calmo | Calmo | Calmo » » » » D) » D) 1 2] NE NE IND Calmo | NE (OSO) » D) » » ) » » 1 3| NE NE ENE Calmo | 0SO 0SO D) » D) ) » ) ) 2 4| E NE ENE SO so SO » » » » » » » 1 5) SS0 3S0 SO SO NE 0)S0 D) SSO | » » )) )) » 2 Gio 0 NO N 0S0 SO » (0) ) ) ) » 1.27 2 |1|NNE | NE NE Calro | S S » ) » » » » 0.43 2 S| R Calmo | ONO NO 0 NO » D) ONO| NO | » » 1.64 5 9 ONO OSO) ISO) SO oso OSO 0 (0) 0 ) » » 9.84 3 0) OSO oso 0s0 Calmo | OSO 0S0 » » » » » » » 4 11] SO SSO (OSO) 0S0 0S0 Calmo || »_ » » 0 » » 5.75 3 {|I2]| SSO SSO | SSU S ESE Calmo il SSO| SO ) » » ) » 2 113) NNO 0so N so OSO Calmo || » » |» ) » » 9.66 2 14} 0S0 0SO OSO 0S0 )SO OSO 0S0) 0S0| » » » » 14.39 3 I 5 SO 0 D 0s0 COSTO) SO » » » 0 » » 2.03 3 {16} Calmo | NE NE i Calmo | 0SO (ORIO) DI ) ) 0) D) » 3.94 2 (17) ONO 0 NNO SE OSO 0SO (0) (0) » » ) ) 0.13 2 18| ENE NE NE Catmo | Calmo | OSO » » » » » » » 2 \\19| NE NE NE Calmo | OSO OSO ) ) ) ) » ) » 2 0} Calmo | NE NE NE OSO) Calmo || N D) » » IG O) » 2 21] NNO | NE ENE | Calmo | 0S0 | 0 » » » » » » » 1 |22]| NE NE NE NE (USO) Calmo || ” » DES » » » 2 [23] E NE NE È Calmo | 0SO » D) » » ) » {( 2 24|| NE NE E E OSIO) NO) » » » » OSO] » » [ 125 NE NE ENE Camo | 0S0 | SO * » » » ) » » 0.76 2 26|| NE NE NE NE OSIO) OSO » » ) » ) » » 2 27|| NE NE NE ESE SO oso D) » » ) O) » (Rpg 1 28|| NE NE SO Calmo | SO SO ) ) D) » » O) ») LI 29) NNO so NI ENE NE NE NNO| » » 5 N » 010 9 Ù NE NE NE SE oso | so ) ) » i > » 3 | 2 M.\| I DEL R. OSSERVATORIO DI PALERMO 23 Osservazioni Meteorologiche dell’Aprile 1874, Nuvole 9hm dl 2h _— 7 = sh re Gli Drega 9h > = {21 I en ars SS eg O ae A rn LP — AI Vol., pens. Massal Vol. | Dens, Massa| Vol. Dens., Mussa Vol. Deus. Massa Val Dans, Massa Vol Dens.ramase il |, » ) 8| 0.3] 24 8 03 24) 5) 03 15) 70) 02 140) 5.) 0.2) 4,0 2 8 0.3 2.4 2 » » | 10 3 3.0 40 | 3 | 42.0 4 2 0.8|| 70) % 28.0 3l 70] 4 i SOR ezosoti 30) aio e as ill e hl 6 Di LO » » » | » » » || 10 3| 30) 10 3A MestoL N20) aa 3) 80 3 | 240 | 60 4 | 24.0 100 4 | 40.0 | 100 5 | 50.0) 30 5| 15.0] 98| 5) 490 6 70 6 | 420| 20 DIRO 2 el 08.730 4|120| » EA CO 1) 10 3| 30] 25 4 | 400100, 4 | 40,0 | 100 6 | 60.0 | 100 6 | 600|100 8) 800 S| 100 S| 50.0 90 3 | 45.0 90 6 | 54.0 | 100 1|700| 93 71| 686 || 50 5 | 250 9 90 6| 540) 90 71| 630/100 7| 710.0 | 100 î| 70.0) 100 7| 700]9|) 6570] 10) 30 5 | 15.0] 50 ò | 25.0 | 80 5 | 400) 90 4 | 36.0) 90 4 | 36.0||40) 4 | 160 41) 100 4 | 40.0]| 95 5 | 47.5. 40 5 | 20.0)) 40 4 | 460) 98 3 | 490] 60) 53 | 300 12|) 100 6 | 60.0 || 100 5 | 50.0 ;100 5 | 50.0 | 100 6 | 60.0) 90 S| 450] 60) 4| 2409 13] 100 8 | 80.0 || 100 7| 70.0) 98 6 | 58.8 || 70 6 | 42.0) 90 6 | 540(400| 7 700 14) 90 1| 63.0) 20 6 | 12.0! 90 6 | 540) 90 763.0] 100 6 | 60.0|100} 6 | 60.0 13) 100 6 | 60.0| 100 7| 70.0 98 6588 50) 6 | 300 n Ri 5 ) 5 40 16] 98 ‘9 | 49.0 60 5 | 30.0) 95 6 | 57.0) 30 4 | 12.0|) 100 6 o |) 60 ‘| 300. 11 50. 6|300| 25 S| 2540) &| 40] 200 4| 80 30 PA ASL i 5 Aud i c 4 .0, hi | | gal | | fel 6, 5 30% 8| 4 32100) 6|eo0l400| 660090) 6 | 540 a 5 4| 2.0] 10 5| 50430 Du 045/0118 CA RZA » » |100 5 | 50.0! 20] 10 5 | 5.0 6 4| 24! 50 5 | 25.0 || 100 5| 50.0) 90 4| 360) 70| 4% | 28.0 2il 50) 4|200) 50 5 | 25.0, 90 5| 450] » » » || 30 4|420]||50| 4 | 200 23 18.0 10 0; 6 È ) ) » | ) | | med 24 4 4| 16 5 4| 20% 5 Muta 4| 20) 70 PAIR dI. asl 4 3| 42] 10 4| 40 98 5490) 40) 4| 16.0) 95 È CRI n n 26» » ) 5 5| 2.5 60 5 | 300|| 15 4| 6.0 100 5|50.0|50| 4|200 27) » D) » » » D) | 4 4 | 1°6 ò 4 | 2.0) 15 2610) 28 » )) ) 2 4| 0.81 2 “4 0.8 )) ) DN ES 3| 2.4] 40 5 | 20.0] 59| 100 770.0 || 100 7! 70.0 100 7| 700 | 10 8| 80.0 60] 6|360|400| 6| 600 30|| 100 6 | 60.0 || 100 6 | 60.0 | 98 6 | 58.8). 60 2| 42.0|| 100 5|50.0(I00| 6 | 600 Mi. |66-0 26.1 || 42.4 28.3 56.3 30.3 || 50.1 . | 27.4 ||55.9 29.5 [50.5 27.0 | Medie barometriche Medie termometriche 9h | 12h 3h | 6h 9h 12h | Comp. p.dece- 9h 12h | Î 6h 9h | 12h Comp. p. dec. 1p./7 137.30 156.98|756.32|756.27/756.41|756.28| 756.591. og||1 p.| 16.72] 18 52 IT. 42! 16.36| 14.46! 13.16| 16.09) ,,, 2 | 47.83) 47.67) 47.45] 41.98] 48.21] 47,94) 47.805192-20 | 3°| 14.64) 16.08 Hi 13.58| 15.501 4272] 14.34} 1°-2 20 3 | 44.77] 44.56 iL 42.36] 43.06| 42.751 42.19, jg.17|13 | F#S4| 16.76) 16.12' 14.60] 13.32] 12.60] 1470, ,,q° 4 | 55.78] 56,07] 55.68] 56.04] 56.51] 56.78] 56.43) *°5"|| 4 | 16.08| 46.18) 15.34 -14.94| 13.86] 13.22] 16.96) 14-83 5 | 57.60] 37.45] 57.03] 56.98| 57.36] 57.50] 37.32) yy gg 5 | IS8-06| 17.9S| 17.46 i676| 15.42| 12.16 16.63 } 6 | 5410] 5413] 53.54] 53.47] 53:82] 53.57] 53.774 99-93|| 6 | 41728! 17.56) 18.44! 17/28) 15.48; 12.56] 16706 49-07 Medie tensioni Media umidità relativa * | e Le Di | 9h 42h 73h Gh 9h 12h ,Comp.p.dec. 9h 12h 3h 6h | 9h {2h ,Comp.p.dec| 1 p.| 8.35) 8.06] 8.03! 8.29] 8.161 7.28) 8.06, 7,1 p.| 60.0 | 53.2 | 56.4 | 64.8 | 68.6.| 63.2 | 60.9, 2° 733) 7.66] 7.19) 8/15) 7.09] 7.24) 7.4af "742 "| 594 | 564 | 53.6 | 68.8 | 622 | 66.8 | 61.6 | 613 3 7.56) 7.72] 8.28 1.53] 7.32] 7.53) 7.66) gog|3 |02.6 | 56.4 | 612| 644 | 6£2| 694 | 625 % | 839) 8/30) g:80| 9.12] 8.67) 9:26) 876) 821% | 616 | 608 | 672720 | 730 | 846 | 694 | 96.0 5 | 40.36) 40/20] 10.76) 141.40| 11.07] 10.04 10.58) g 7,5 | 67.2 | 66.4 | 72.2 784 | 855 | gala) 7060, 6 8.96 9.10] 9.26) 9.18] 8.70] 8.10] 8.89 6__| 610 | 61.0 | 61.0 | 64.6 | 66.8 | 66.0 | 63.4 | “ A Barometro Termometro Media evaporazione Gasparin (| : È Massimi È Minimi i FAZI ni i | to | 3h |) 12h |/Comp. dec. . | 738.35), 53.76)% p. ) 10.60 p. | 1.02] 2.29) 1.76 | 5.07 2° | ‘50034794-19 | ‘25/90(190.83 2 16.2, 18.06 10.80| 10.70 2 "| 0/28 | 1.43 | 0.83 | 2.54 { 3.91 3 45.58/ 39.47 F IRE ra) 02 3 0.16 | 0.45 | 0.67 | 1.28), 4 SIAONOTR 5625) SERIE 17.40) 17.92 106% 10.73 ||% | G4 | 179 | 159 | 382 { 2.55 5 38.19 36.3 « || 5 8.8 2.02) 5 TONO IONE 0 6 55.02) 50-91 | gront #11 6 | 20181 1992 | 11:96( 1998 Îl3 | 135] 190] 1u6 | 47042 BOLLETTINO METEOROLOGICO Osservazioni Meteorologiche dell’Aprile 1874, Quantità Medie dell’Ozono Media forza del vento della pioggia Th 9h 12h | 3hsy 6h 9h y 12h jComp. p. d. 9hm ,12h 3h, 6h, 9h |12h |Com.p.d, 1p. | 3.7 1.9 ART NEO VR DESANITErO | 43 |! Su 18.88 1p.| 9.4 |13.5/16.3] 5.7 7.6) 7.5/10.0 12.8 2 a) ED 3.8 | 4.1] 6.8 | 6.4] 6.5] 5.24 © |[2] 19.88 “°° ||2 [17.3 |19.5|24.9| 9.1| 9.9 12:9/15-61 o 3 | 4.8 4.7 3.5 | 4.1 9.6 | 4.1 | 6.4 4,8 te 3 3] 31.83) 35 90113 24.4 |23.5|16.4| 9.4/13.9] 4.9,45.4 11.9 & "78,8 | Sg toga an 0) is ci |E_1 6.3 |I7.3]16.8] 2.61 5.5, 3.6 SA) i 5 2.6 | 4.6 33) [024] 458. | 3.2] 13.3 SEUI) 3.5 DI 0.76) 0.89 b) 9.4 |13 612.5] 5.0 3.7| 2.9! 7.9) 9.9 DOVE. SE. tAsIZ ARI) PAK O “°° Il6 115.9 |13.6143.5]| 5.7] 7.6/14.5,11.8) | Numero delle volte che si osservarono i venti | N NNE | NE | ENE | E ESE | SE |SSE| S SS) | SO| 0S0 | 0 | ONO | _NO | NNO| Galm.| Pred. ip., 0 0 10 3 1 0 0) 0|0 2 Bj 4 0 () 0 0 b) NE E | 1 2 0 1 0 0) 0|)2 0 1 11 3 2 3 0 3 (ONSIO) Fab 0 0 0 1 1 0/0) 1 4 4 3 i 0 0 1 3 OSO (NUCA (RTLA) 0 | 10 1 0 0 1| 0| 0 0) 0 8 LI A 0 1 7 NI 5 | 0 PA TI I TT A 0 STE IT E RR IS VOR NE 6 | 0 (1) 45 1 0 A 1 o) 0 0 5 5 0 0 0 1 1 NE Per decadi MIAEZAI EE) D 0 Og ron 2 6, 15 aan 3 0 8} OSO 2 I 0 | 10 4 1 1 1a OR): 4 4 | 21 2, 1 0 2| 40 OSO Se | 0. 0-0 | 26 | 3 i AE AE DT Ve e O De Vo | NE Toti 2 1 | 48 7 7 2 MRO N ro, 6 |17| 46 6 3 3 4 | 23 NE Serenità media | Massa delle nubi 9h 12h 3h 6h ) 9h 12h |Comp. Dec. | 9h | 12h | 5h 6h 9h | 12h| Comp. dec. Ip. | 67.2 | 76.4 | 70.4 | 66.0 | TT.2| 604 | 69.6 50.6 to. |A | 9.3 |11.5 |14.2 | 6.6 116.8 14.6 25.6 2 40.0 | 45.0 | 25.6 | 416.0 | 22.4 | 41.0 | 31.7 \ °° 2 132.8 130.6 (41.0 [49.6 (46.9 36.4 | 39.6 Da 3 2.0 | 17.0) 14.8! 30.0 | 24.4 | 35% | 20.6 } 37.6 3 |60.6 [49.9 [48.3 [42.2 [41.6 |37.0 | 46.6 | 35.2 4 66.6 | 78.6 | 641.4 | 48.4 | 36.0 | 36.0 | 54.5 | 4% |17.5 (10.6 120.8 126.6 [34.2 |32.4 | 23.7 Ù 5 716.4) 72.0 | 41.4 | 75.0) 61.0, 82.0| 68.0, 60.3 || 3 8.2 |12.3 (280 16 18.9 | 7.2) 14.4 2.0 (i) 60.0 | 58.6 | 47.2 | 64.0 453.4 | 42.0 | 52.6 | —° [| 6 |26.0 [26.7 |32.2 |20.0 |28.9 |32.0 27.6 o | Numero dei giorni 5 (sereni Misti Coperti |Con piog] Con neb. | Vento forte| Lampi Tuoni (Grandine Neve | Caligine [UTNO AIA | 0 1 | 0 2 1 0 0 () 0 0 | 2 sla 0 4 | 4 0 | 3 0 0 0 0 0 i 3 ) 1 4 lesa () 2 1 1 0 () 0 | 4 2 2 4 2 2 0 () 1 1 () () OO 3 2 | 0 | 1 2 | () 0 1 0 0 1 6 2 1 2 | 1 2 | 1 0 0 (() 0 0 | Totale| 12 Glarona Res 7 1 3 1 0 1 Medie mensili Barometro dalle 6 ore di osservazione . .... 752.31 | Forza del vento in chilometri . sergio, Dai massimi e minimi diurni. . ........,. 752.40 | Vento predominante... ... BO MOR SS Differenza. .... . 0.09 Termomelro=cenligrados. tt e +0 Mate 15.57 | Massima temperatura nel giorno 5... .. + + +4+-25.3 Dai massimi e minimi diurni . RIAVERE a eee o +. 8.7 ; Escursione termometrica . 0% +... 16.6 Differenza ...-.. 0.75 | Massima altezza barometrica nel giorno 1. . . 761.00 Minima mel giorno 49. +e «1 199518 I Tonsionc diva poni eee tt. o 8.56 | Escursione barometrica . ... e... s'e LSODI Umidità relativa . L66400 65.6 | Totale Evaporazione - LUI MIE OI TE 100.75 Evaporazione-Almometro - Gasparin. . ... + 0-03 ROL della DIOGONAN te e RT N e SLOT SErentlasi vee BR i alc AL Massa delle nubile eee. O ra ico |__IOZONO 2 tia RR e elet a, 4.0 bales Li Il Direttore del R. Osservatorio G. CACCIATORE. BULLETTINO METEOROLOGICO DEL REAL OSSERVATORIO DI PALERMO N.5—Vol. X. Maggio 1874. RIVISTA METEOROLOGICA Il maggio, che per la nostra stazione suol essere un mese bello e quieto, questo anno al contrario è stato burrascoso e cattivo, — Riandando i registri meteorologici troviamo una marcata corrispondenza con un periodo decennale; ma essendo limi- tati di spazio ci occuperemo altrove di questo argomento, e per ora ci basterà far notare le principali anomalie che presenta questo mese. La pressione è stata soggetta a fortì e frequenti variazioni tutte legate ad intense burrasche come nei periodi dei grandi esquilibrî atmosferici, ed il sno medio valore si mantenne quasi sempre al disotto del normale ad eccezione degli ultimi giorni in cui andò molto alta: nondimeno tra la media mensile e la normale si trova una differenza di — 2% 12, Lo stesso presso a poco può dirsi della temperatura : solo negli ultimi giorni del mese essa s’'innalzò un poco aiutata dallo intenso scirocco del giorno 23; ma nelle prime due decadi il termometro stiede basso, e spesso si ebbero sensazioni di freddo; la differenza tra. il medio mensile ed il normale è pure di — 1°, d. Quello però che è più necessario di far notare si è la sovrabbondanza della pioggia che può riguardarsi come l’indice più sicuro e necessario per qualificare un dato periodo meteorologico, In questo mese si raccolsero al di là del valore medio nor- male millimetri 72,5 di pioggia; tutta divisa in 12 giorni; in totale circa mill. 100. Un tal valore è abbastanza elevato ove si consideri che la stagione invernale non lasciò desiderare acqua, e che in maggio ne abbiamo d’ordinario deficienza anzichè abbondanza. Nei giorni sereni poi si ebbe rugiada copiosa; ma altre particolarità po- tranno ricavarsi dalle note. NOTE al mese di maggio 1874. 1. Cielo sempre coperto, venti regolari, mare lievemente agitato. 2. Corrente del terzo quadrante, tempo bello, mare calmo, venti regolari. 3. S0 forte e caldo, e spesso turbinoso che solleva una enorme quautità di pol- vere. Cielo coperto, mare agitato, Giornale di Scienze Nat. cd Econ., Vol. X. 5 9 10 ° 31, BULLETTINO METEOROLOGICO All1® a. m. pioggia per pochi minuti. Tempo bello, mare calmo, venti regolari. Nella sera corrente di Ovest. Nel mattino rugiada, tempo variabile, mare calmo, venti regolari. Durante il giorno cielo continuamente variabile e così nella sera. Corrente di Ovest. Mare agitato, venti bassi varî, Nel mattino rugiada. Tempo variabile, corrente di Ovest, mare lievemente agi- tato, venti gagliardi del primo quadrante durante il giorno, Alle 7 di mattina pioggia per pochi minuti; alle 8% vento impetuoso, Cielo va- riabile in tutta la giornata colla corrente costante di Ovest. Alla mezzanotte vento forte a colpi. Corrente intensa di Ovest, mare agitato, cielo variabile. Tempo variabile nel mattino con corrente di SO. Dopo il mezzodi i ventì gi- rano al primo quadrante pel Nord; il cielo si oscura, ed alle 3 p. m. comincia la pioggia che in tutta la sera è continua e copiosa. Dalle 3° alle 41 e 30%.p, m. vi furono scariche lontane; mare agitato, corrente polare. Corrente polare, pioggia copiosissima; grandine e scariche elettriche, mare agitato, La corrente ha piegato ad Ovest; pioggia, venti a colpi impetuosi, mare agitato. Corrente di Ovest, cielo bello, mare agitato. Pioggia nel mattino, venti gagliardi del quarto quadrante, mare agitato, sera bella, Durante il giorno cielo coperto e pioggia. Sera bella; mare lievemente agi- tato, venti variabili. Corrente di Ovest, venti forti, mare agitato, cielo variabile. 18, 19, 20. Tempo bello, mare calmo, venti regolari. Alta corr, di N, Tempo vario, mare calmo, venti reg. Nella notte umidità forte. Cielo coperto; pioggia dopo le 2 p. m.; indi si mette lievemente lo scirocco. Mare calmo. Corrente di scirocco, temperatura elevata, cielo oscuro. Nella sera gocce, venti regolari, mare lievemente agitato. Nel mattino leggiera pioggia; indi cielo bello, venti del quarto quadrante, mare lievemente agitato. Nelle ore mattutine pioggia, indi cielo variabile. Alla mezzanotte rugiada co- piosa. Basso strato di nebbia dal Nord a SE, tutto in giro attorno ai monti, Nel mattino nebbione generale che diede acqua al pluviometro. Cielo variabile. Alle 0%" 43% s, tuoni lontani. A mezzanotte nebbie generali, umidità fortissima, Strato più denso di nebbia nella posizione segnata la sera precedente, Nel mattino, alle 4, venti di nragano impetuosissimo. Durante la giornata cielo coperto e venti forti tra 0 e NO. Mare agitato. Le nubi sono passate sempre velocissime. Corrente del 4° quadrante, cielo bello, venti regolari, mare lievemente agitato. Tempo bello, mare calmo, venti regolari, Tempo bellissimo, pressione forte, venti normali, mare calmo, Tempo bello, mare calmo, venti regolari, ei nti tn... DEL Re OSSERVATORIO DI PALERMO. Osservazioni Meteorologiche del Maggio 1874. 27 Massimi Barometro ridotto a 0° | Massimi e minimi Termometro centierado e minimi barometrici 5 termometrici o =; Ren a — a_n —_ a es Paseo Yhm 12b | 3h Hi 9h 12h | 9hm 42h sb; 6h | 9h ,12h 1 || 751.08] 750,59) 749.68) 750.32) 729.62] 749.58 752.81] 748.44 |[15.7 |15.8 [45.6 [44.1 ‘13.8 [12.7 || 16.8 | 11.4 2 49,461 49.01) 48.89] 49,50, 49.60] 49.10 49.60 48.89 ||17.3 [20.2 [20.6 [16.4 [16.2 (45.0 || 21.5 | 10.1 3 47.96] 47.06! 47.80) 48.51) 49.19 49.43 49.45 45.73 ;|22.7 |24.8 [23.0 |49.8 [18.0 [16.7 |! 25.3 | 12.0 4 48.86" 48.68/ 48.301 48.56! 49.53] 49.64] 49.64 471.47 |(20.4 [21.2 [23.0 {18.9 [16.1 ‘14.9 I 23.3 | 14.6! 5 49.91] 49.86 Rab 49.91 50.38; 50.77 30.77 48.59 19.7 [20.4 (23.0 |18.9 115.6 [15.5 23.3 | 43.3 6 51.41) 51.69! 54.531 51.99) 52.12] 52.49! 52.19! 30.77 ||20.6 |33.6 |20.3 |18.5 [16.8 115.6 || 24.2 | 14.5 LI 51.79 50.64! 49.86) 49.84! 49.85 49.42 | 92.19 49.42 [117.1 |18.8 [15.9 [17.4 (414.9 [15.0 |] 19.5 | 42.8 8 41,781 48.32 x1.93| 48.48) 49.03] 49.44. 49.42 46.62||17.8 |18-5 [49.1 [17.0 [15.3 [15.2 || 19.5 | 13.3! 9 4349] 4843; 47.67) 47.05! 46.69) 4608! 49.41 46.08 !|18.2 |19.8 |20 6 [18.6 [16.4 (45.9 || 21.1 | 12.6 19 45.31| 43.36: t5.11| 45.03] 44.97! 44.28. 46.08 44.28 [|19.7 |21.6 |15.0 (44.1 [12.8 (12.0 || 22.7 | 12.0 11 43.18) 43.02) 43.03] 43.02 4 .98| 44.97, 45.28 42,82 !114.4 [13.9 |12,2 | 0.7 [11.3 [14.9 || 15.7 | 10.0 12 4&7.7%4| 48.32) 4845 49,22, 50.05) 50.56 50.56 44.97 (145.2 [16.4 |47.0 [14.3 [43.8 |13.4 || 17.4; 11.2 15 52.97] 53.53) 53.97 13.84 54.99] 54,39 54.99 50.56 1/16.7 [AS.5 [19.1 [17.6 [43.2 [42.3 || 49.4 | 11.5 14 54.10| 54.39! 54.55! 33.41 39.89; 99.92, 99.92 53.88 [|15.8 [47.0 |15.9 [15.0 [42.8 [11.4 || 17.4 | 10.6 15 55.51] 55.98! 53.65 36.27] 36.37| 56.04 06.84 53.36 /:12.9 [14.9 [15.0 [15.0 {12.2 [14.9 || 17.9 9.6 46 53.04| 52.97 52.02 31.36] 52.18| 32.251 56.48 54.56][17.9 '20.0 |20.6 .9 |15.6 /14.4 || 21.4 | 10.6 417 52.83] 53.68] 33.96 34.46, 39.930] 53.48 99.75 5.70 17.1 |16.4 [47.0 .5 [11.7 [40.2 || 18.2 | 10.2 18 55.35] 55.41: 54.97 34.69] 59.21] 35.40 99.87 53.83 {15.9 |17.0 |16.9 5200135 134 18.5 9.5 19 55.73) 56.21) 56.11) 56.37) 57.051 57.29] 57.29! 94.93 | 17.4 |17.4 |17.4 -0 [14.3 |13.1 || 18.5 | 10.3 20 57.18) 57.29: 56.98 36.66 56.92] 37.13 57.85 56.31 [117.3 (17.7 [17.7 «1 [45.2 [43.7 || 18.5 | 11.5 21 56.58! 56.53 56.60) 36.24; 56.61 56.18, 57.13 56.48 | 17.6 [17.9 [18.6 .2 |16.5 [15.2 || 19.9 | 423 22 55.15| 55.43] 55.07 32.60! 32.63) 51.26, 56.37 31.26; 19.5 |20,5 |21.0 .6 {20.6 {49.1 || 21.6 | 44.1 23 49.29] 48,59| 49.52 31,25 51.05| 52.25. 52.25 47.90;(30.0 |28.9 |23.3 .6 1197 18.9 || 32.2 | 48.0 2 50,55) 51.24 51.13 91.54 91.42] 91.45! 53.28 48.49 [23.6 |23.2 |23.4 «he |18.2 48.3 || 25.1 | 27.0 25 52.37] 51.10| 54.00) 30.97; 50,49! 49.97 93.49 49.97 [117.9 [18.5 [19.2 .3 [17.7 |16.8 || 19.8 | 46.8 26 49.22) 49.22) 48.19) 47.70] 46.53] 45.19 49 97 45.19 [19.8 |19.4 |48.9 .5 1177 17.0 || 21.2 | 45.6 27 46.75) 47.81) 47.71) 48.79] 50.54| 51.43! 51.43 43.19 | 19.1 [19.8 [21.6 .3 147.9 [17.4 || 22.5 | 45.0 28 53.59] 54.10 53.88 34.83 56.09 56.15 | 56.15 51.43 ((20.7 |21.6 |22.5 4 117.0 |15.0 || 23.0! 15.0 29 57.62) 57.8%| 57.75] 08.20| 59.65] 50.92 99.92 96.15 [19.2 |22.4 {21,2 1 ]17,3 |45. 23:10 0126 30 60.95] 61.45 ì 61.35. 61.65] 61.76 62.30 59.92 (20.0 |20.3 {19.8 4 (17.0 [15.4 || 21.2 | 42.8 31 61.85] 62.33 62.22 62.53] 62.57 62.57 61.61 120,3 [20.9 [20,4 -0 148.2 [16.3 || 22.4 | 13.2 M. 51.96! 52. 2.01! 52.45] 52.38 99.04 50.41 [[18.49|19.53|19.12]17.64|15.65/14.77.| 20.97 |12.73 Osservazioni Meteorologiche del Maggio 1874, Tensione dei vapori Umidità relativa 3h Gh, 9h 12h [PG 12h 3h 60, 9h, 12h CI 110) 6.76) 7.64| 8.67) 8.731 8.51! 58 | 50|58|73| 74] OSSO NI ne 8/95! 8.14| 6.94| 8.48! 8.56 1.31| 61) 46|38|59| 62 Nite cme 8.01| 6.21|11.98/10.12| 9.44! 8.13] 39| 32 | 57] 59| 59 Nebb. |Cop. 8.57 9.13! 9.27:10,32 10.36)10.01! 48 | 49 | 44| 64] 76 Renga ivi 0.53110.13| 8.94' 8.93 /10.60/40.05/| 62) 57 | 42 | 55 | 80 Ballo |Cop. 9.01| 9.14! 9. Maine 10.94! so È Si La; de Cop. |Nuv. 10.38/10.74|11.10)10.02] 9.88| 7.87; 3 | 82 op. Cop.c. p. Ts 755 7.84| 6.82| 7.50 8.871 49 | 48 48| 47| 58] | Misto Misiona 6.07! 6.96] 5901 6,46! 5.48) 7.15) 39 | 40| 33| 40] 40 Cops «Misto 7.961 7.64! 8,9710417] 9.34| 9.49 47| 40| 70: S4| S5] Cop. |osc.c.p. 7431 690! 7.27! 7.58] 7.52) 7.j6| 73] 60] 68] 78| 73 -|Osc.c.p. [Osc.c.p. 6.36] 6.231 6.50) 6.731 5.68) 6.101 49 | 46 | 45) 56| 48 Cop. |Cop. 6.98| 6.63] 5.52) 6.90] 6.04) 5.71] 49 | 42 | 33| 45 53 Bello Bello 770| 7.82) 7.77] 8.131 8.70} 7.73: 53 | 54 | 58] 64. 79 sis vello 9.38" 9.88) 9.631 896: 8.471 7/74 S&| 78| 73| 70| 80 .p. |Osc.c.p. [Cop. 793] 9:09! 9.71] 8.85| 8.61] 8.06 32| 52 | 54|58|65;65[Bello iNuv. (Cop. 6,10 6.87] 3.78| 4.35| 3.79| 4.75 42| 50 | 26| 31 | 56 | 50 [Bello | Bello Bello 5.90| 5.42) 6.53 8.56| 7.33; 6.73] 43| 38 | 46! 621 63: 59 Lucido (Nuv. |Bello 7.35] 7.35] 8.02) 8.60) 9.42) 8.551 49 | 49 | 55 i 18 | 76|Lucido |Bello {Bello 8/91} 9.82! 9.66|10.02|10.18| 9.78|| 61 | 65 | 64| 69| 79| 84|Bello |Bello [Bello n 9:81| 9.0S/40.39/10 22) 65 68 | 62 | 38 7 | Z9(Misto |Bello |Nebb, 11.23/12.38|10.44| 9.92; 68 | 59 | 61| 6£| 3 Osc. Ost UsC.e.p. | 9.66/11.42/12 putti 361 32] 46] 62] 70; 74(|Nebb. Nebb. msc. 24|41.15/10.48 8.85) 8.67/10.75! 9.6s|| 52 | 49| 421 40] 69: G1|Bello Bello Lucido 25|A2:05|12.40/12:89/12/43/42:50/42.50| 79 | 79 | 78| 77] S3| S8|[Cop. |Bello [Cop. 26|42.35)15.10/12.51 122312 .agiz.00| 74 | 78|77| 74 85: 78|Lucido |Cop. |Cop. i 9.75110.34|10.64 9.84] 55 | 55 Dn si | Li sp Cop. ne HI 8.47/11.13|10.63) 9.63) 55 | 50 | 42 4 | 15 ||Nuv. elto ello 7.221 8.30 10,46/10.42]| 56 | 35 | 39 | 52/71 77 Lucido |Bello [Bello 7.69] 9.17 9.43] 7.93] 29| 33 | 45! 55 | 65 | 61 {Lucido yLucido |Lucido 9.40/10.03/41.13, 9.83, 49 | # | 53 | 58 | 72 | 71 \Lucido [Lucido [Lucido 8.69! 912! 9.30! 8.82/54.6151.2/53.1160.9169.5 0608] -—- to Stato del Cielo rT—TTrr_sppgeene—————— 6h 9h | 12h Osc. ose. Cop. Bello Lucido |Lucido Cop. Cop. Cop. Nuv. Bello |Cop. Bello Bello Nuv. Misto Nuv. Cop. Cop. Lucido |Lucido Cop. Cop. Nuvy. Cop. Cop. Cop. Osc.c.p. |Osc.c.p. |Osc.c.p Osc.c.p.i|Cop.c.p. {Osc.c.p Cop. Nuv. Cop. Lucido |Lucido |Osc. Nuv. Lucido |Lucido | Bello |Bello Lucido Nuv. Bello {Bello Lucido ILucido Lucido [Bello |Bello |Nebb. Lucido |Lucido |Lucido Lucido !Lucido |Lucido Cop. Cop. Nebb. Osc.c.p. Cop. Nuv. Osc.e.g. [Ose. Osc.c.p. ‘Lucido (Misto |Osc. Cop. Bello Lucido \Bello Bello |Bello iOsc.c.p. (Cop. Cop. {Bello |Nuv. Nebb. Bello \Cop. Misto Irucido {Lucido |Lucido Lucido |Lucido |Lucido 28 BULLETTINO METEOROLOGICO Osservazioni Meteorologiche del Maggio 1874, Evaporazione Gasparinj| Forza del vento in chilometri Ozono Thm.j 3hs. , 12hs. (Potal®||Yhm, 12h, sh, 6h, gh, 12h] 7hm j 9hm | 12hm 3bs , 6hs | 9hs {12hs | - 0.75 | 2.00 | 0.46 | 3.21 {11.5 124.2 | 9.7 [12.3 | 2.8 | 7.0] 3.0) 3.3 6.0 3.0 » 5.5 6.0 S| 0.64 | 4.95 | 1.40 | 3.99 | 6.0 [20.5 {16,7 | 7.6 [10.7 | 3& || 6.5] 30 60 43 | 40 | 3.5 4.0 3 1.30 | 515! 2.65 | 9.10 || 9.0 (33.4/127,8 [242 (207 l10,7 | 40| 55! 35 2.0 ia O 4! 0.30 | 3.30 | 2.20 | 5801 8.3 | 6.8 (21.1 (11.7 | 48 | 98 || 5.5| 3.0 2.0 iO O 4.0 fe 0.00 | 0.95 | 2.10 | 3.03 }, 5.6 (10.5 1244 [28.7 | 2.4 | 2.8 || 2.5] 40/ 40 45 | 30 | 3.5 | 4.0 6 0.35 | 3.33 | 1.90 | 560 (11.5 [18.6 j25.4 [25.2 | 0.0 | 12 || 5.5] ,5.5 3.0 3.0 | 6.0 | 7.0 5.0 1 0.65 | 1.00 | 0.83 | 2.48 |I4.1 [16.9 21.1] 16) 00 | 40 3.5| 8.0 5.0 » 40 | 4.5 6.0 8 1.32 | 2.20 | 2.00 | 5.52 [23.9 [42.1 31.8 |16.5 [20.7 |120 || 6.0, 6.0 6.0 » | 5.0 | 6.0 7.0 9 1.40 | 3.60 | 1.00 | 6.00 |'22.6 [26.4 |19.4 ;12,7 (12,5 [12.3 » | 6.0 3.0 5.0 | 40 | 5.0 1.0 10) 2.60 | 0.00 | 0.00 | 2:60 {20,5 |13.6 (15.9 [121 |16.9 [20.4 || 6.0| 6.0 4.0 5.0. | 80/75 10.0 11 0.00 | 0.00 | 0.00 | 0.00 || 6.9 |25.6 [25.0 |16.2 [10.9 | 8.8 » | 75 5.0 55 | 8.0 | 90 1.0 12 0.00 | 0.00 | 0.00 | 0.00 [23.9 [342 [36.6 [46.3 (40.9 [28.9 || 10.0 | 7.0 7.0 6.5 | 80 | 7.0 Î 113)| 0.00 | 3.40 | 1.33 | 4.75 (35.5 [35.2 (27,8 | 9.1 [14.3 (1&8 || 70° 7,0 7.0 6.5 | 40 | 5.5 4.0 14 1.25 | 2.85 | 1.35 | 5745 [21.3 (27.4 [358 [12/9 | 8.3 | 3.8 || 75) 6.0) 5.5 3.0 | 6.0 | 40 4.0 I5| 0.35 | 0.00 | 2.04 | 2.39 [| 1.0 | 0.0 [179 | 7.3! 8.9 | 5.3] 5.0) 5.0 43 | 45 | 6.0 | 4.0 6.5 16 0.56 | 1.05 | 2.52 | 4.13 [21.0 (19.0 [355 (11.3! 85 |12.z]| 6.0] 6.0 3.0 7.5 | 45 | 30 5.0 17 0.698 | 3.15 | 2.30 | 6.43 [121.5 122.9 123.1 ALT 13.5 | 9.3 4.0) 3.0 4.0 4.0) 5-0 5.5 3.0 (18) 1.15 | 2.25 | 2.67 | 6.07 [13.9 ‘10.9 [1875 513.2 | 00) 5.5 | 3.0 6.0 4.5 | 5.0 | 43 4.0 (19 0.53 | 2.75 | 2.31 | 5/59 ll13.4 !16.4 120,3 | 6.9 (14.1 [10.3 || 3.5| 4.0 LO LEI 0 4.0 20/| 0-29 | 2.80 | 1.63 | 4.74 (115.3 [17.5 117.9: 4.4 | 1.2 | 8.3]| 4.5| 3.0 3.0. | 40 | 60 | 40 5.0 24 0.45 | 2.95 | 1.74 | 5.14 (16.4 18.1 |16.5 | 8.6 | 5.4 | 2.6] 5.0| 3.5 5.0 | 4.5 » 2.0 4.0 22/1 0.46 | 0.00 | 0.91 | 1.07 [1 0,0] 1.0 | 7.64! 214.6 | 1.9] 2.0| 2.0 3.5 2000 255 6.0 23) 1.29 | 3.50 | 1.00 | 3.79 || 93 [12.1 [189 | 71! 0.0 | 2.1] 6.5! %o 0.5 1.0.) 4.0 | 25 3.0 124! 0.93 | 4.45 | 1.50 | 6.88 (13.0 [22.4 132.2 (102 | 0.0 | 00] 6.5 | 5.0 56 5.0 | 40 | 5.0 4.0 25 0.00 | 0.00 | 1.52 | 1.52 || 3.4 [15.0 (16.3 (11.7; 0.0 | 0.0] 65) 7.0 n. | 6.5 | 5.0 | 8.5 0.5 126 0.13 } 2.10 | 1.2% | 3.27 (42.5 {44.7 | 8.7 | 4.3.| 43 [39] 35| 5.0 7.0 606/05 3.0 27) 0.56 | 1.70 | 1.85 | 4.41 [136.2 | 7.5 [17.9 (20.2! 7.0 | 45 | 10.0| 70 4.0 5.0 |. 5.0-| 550 4.0 28|| 0.30 | 3.85 | 2.26 | 6.41 [47.3 [27.5 (15.9 | 5.9 | 89 | 43) 6.0| 6.0 5.0 5.53 | 6.0 | 6.5 3.0 29)| 0.64 | 3.70 | 2.06 | 6.40 |: 9.7 |21.2 [16.5 /13.0 | 3.4 | 2.2] 6.01 50 3.5 3.0 | 7.0 | 30 3.0 30)| 0.69 | 3.60 | 2.19 | 6.48 {13.5 [16.6 115.5 | 0.0 | 9.5 | 6A II 5.5 | 3.5 5.0 2.5) 40 | 25 3.0 31]| 1.01 | 3.90 | 1.22 | 6.13 [14.1 !16.5 | 8.7 [10.7 | 3.6 [11.9 || 5.0] 3.5 5.0 4.35 | 38.0 | 4.0 4.0 m.! 0.66 1 2.28 | 1.55 | 4.49 Ili4.4 !19,2 [211 |12.3 * 8.4 | 7.3 |] 5.71 5.0 4 1 44 49) 48 4.1 Osservazioni Meter io ene del Maggio 1874. | Pioggia, Stato Direzione del vento Direzione delle nubi in del a millimetri] mare Shm (RTRT (3 9h 2 || 9h 12 12h 3h 6h ho 3160 SIA 12D0 alle $ 1 SE NNE. | NÈ NE Os0 | 0s0 » ) FU le » » » 2 2 N IN oso NE NE OSO) » 050) Mole » » » 2 S| NE SO NO SO 0S0 OSO » SO re » » » 2 4 NE E NNE N 050 | so » » » » » | 0 0.06 2 9 NE ESE OSO NO OSO No » » Dod » » » 2 WIICO RCD) N | N Calmo | OSO (Ù (0) VISA » » » 2 1 k NE N E Calmo | SO | » )) du ® ) ) » 2 il S| OSO OSO 0) 10 O O {i 0 ) o) 0 0) ) 0.51 4 {9 0 0) 1) MONO, OSO N | (0) o » » » pon 3 | 0| sa so NE NE OSÒ)'.] NÒ esonero » No 36-45 2 I ONO OSO USO) ONO (1) 0) | NNO! NNO] NO | nO-| » |» 42.66 4 12] 0 O) O) O OSO ) O O 0) Ù » (O) 11.96 5 13) 0) 0 OSO (0) )S0 oso | 0 0 D) » » » ) A I ONO | ONO | N NE () OSO i ONO) » » 0 » » 0.89 4 5 0 i Calmo | E NE | 050 oso | » ) » » » » 4.40 > 3 16; 0 (0) (0) SO USO SO | (0) ) (0) ) » ) 3 170 NE NE NO oso |oso | » ) » » | » » » 2 (18; NE NE NE N 0S0 Calmo |i ) ) aC) ) | » ) 2 j19]| NE NE NE DI OSO SO) I» ) ) ) » ii ) 2 [101 NE NI NI NE ICON SO D) D » » DG O) » 2 21|) NE Nb NU E | N (0) ISIN )) » ) » ) » 2 [22 Calmo | NE NE SO E (0) || » D) » » Ni 0534 2 23 NNO |NNE | NE L Calmo | so | »_ | » Ten, » » | » 3 (1241 ON) ONO N (0) Calmo | Calmo || ONO| » D'ANRIOI) » ) 1.08 2 25) NE Nb ENE NI Calmo |' Calmo {| » ) D) ) D) )) 6.03 3 26 NE | NE NE NI OSO) SO CRA] IMI, ) » » SO 0.19 3 27100 |0 O) N |oso |0 { ONO| 0 » NO | » NO || 0.33 4 28) ONO 0) 0) No (0) (0) {| NO no )» ) )» » » 3 29) ENE o) D) NAO NNO oso | » » » » » » » 2 30| NE NE NE Calmo | 0 so |» fi » Ù * ” 5 9 sl NE NE NE NE | 050 SO | » » » | » » » 2 MU. i) Osservazioni Meteorologiche del Maggio 1874. DEL R. OSSERVATORIO DI PALERMO Nuvole fereni —a_ CUT 3 (DR pren | Vol. bens. Massail Vol. Dens, Massa Vol. Dens. Massa] Vol. pens.jMassal[ Vol. Dens.{ Massa Vol. Dens. Mass] ill 70 053 | 35.0] 100 0.3 | 30.0 (100 | 0.5 50.0 100| 0.3 | 500100) 05 | 50.0||95 | 0.4 | 38.0 2 70 5 | 35.0 30 5 | 15.0) 6 4 | 24 4 &4| 1.6] » » » » ) » dl 50 240.0) 70 3, 21.04! 98 5 | 49.0) 95 6 57.0) 90 6| 540 || 90 6 | 54.0 bl 5 4 | 2.0 5 4| 2.0 | 30 4 | 42.0|) 30 4 | 12.0 6 4| 2.490 5 | 45.0 5 60 5 | 30.0" 20 5 | 10.0 | 60 3 | 30.0). 10 4| 4.0 zi &| 416/30] 4| 14120 6|l 95 S| 47.5 70 S| 35.0, 30 $ | 15.0] 50 4 | 20.0 20 4| 8.095 ò | 47.5 7) so 5 | 40.0] 99 5 | 45.0; 98 6 | 58.8 || 8 ò 4.0 » » » » ) » | SI so 6 | 30.0 |! 50 6 | 30.0 | 50 6 | 30.0). 60 5 | 30.0] 95 6| 57.040] 4| 16.0 9 4zoj 6|24.0) 60 6 | 36.0 || 50 6 | 30.0) 60 4 | 24.0] 70 5 | 35.060) 4| 25.0 10) 50 6 | 30.0|| 75 6| 45.0 /100| 6| 600] 100 $ | 80.0 || 100 7) 70.0|400) 8 | 60.0) 11) 4100 8 | 80.0 | 100 8| 80.000 | 8,500 100 $| 0.0) 98 7|68.6/100. 6| 60.0 121 70) 7490) 80 1|560|95| 766.5) 60 6 | 36.0) 20 5 | 10.0) 90 71) 63.0] 13) 30 | 3 | 15.0 45 d 1.510 | 4 4.0) » » » | » » » (A00| 5 50.0 | 14) 70 Î 6 | 42.0 50 5 | 25.0 i 15 5 1.5 ||, 40 5 | 200] )) )) )) a) » 15] 100 | 6 | 60.0 (100 6 |] 60.0, 90 S| 45.0) 10 SAS: 6 (CASTA » » (6 3 6 | 3.0] 30 6| 48.0. Sv 6 | 48.0) 40 6240) 6 BOI SDS ASL NOTI 17) 10 4 | 4.0 5 dal 27 21 SOL n » vil» ) » DD » | 18 » | » » 25 Si 425 | 10 4 4.0:|| 2 4 4.0! 4 4 1.6 || 40 2 8.0 | 49 » D) » 4 4| 160 4 4 | 1.6 ) » » » D) ) » » » | VA TA TA AO 6 4| 24! 10 4| 4.0 » » ) » » » » » » 21) 50 4 | 20.0! 10 4| 40) 80 3| 24.0] 80 4 | 32.0), 80 4|32.0]160|) 2 12.0] 22 100 5 | 50.0} 100 5 | 50.0 100 5 | 50.0| 100 5 | 50.0) 95 5 | 47.5] 30 5 | 45.0 23/1 100 3 | 30.0] 100 3 | 30.0 100 4 | 40.0) 100 5 | 50.0) 100 5 | 50.0 [100 5 | 50.0 >4ll 15 4 6.0 4 3 1.2 PO) » » | )) » » || 50 4 | 20.0 | 400 4 | 40.0 osi gsi 542.5) 15 3| 45. 90 5 | 45.0] 90 5 | 45.0) 10 4| 40] » » » 26)» » ) 70 5| 30.0; 98 5| 290) 5 LAZIO 8 4| 3.210) 4| 40 27 60 6|360; 60 6| 36.0! 90 6 | 54.0|) 100 7|700)) 95 6 | 57.0 || 98 7| 68.6 gl 40 6| 24.0] 45 Si 75 2 4| 0.8 5 4 2.0 | 40 4 | 16.0 || 40 3 | 12,0 29» » 5) 8 51 40/10 4| 4.0 5 4 | 2.0! 60 5 | 30.0|| 50 5| 25.0 50] » » » » » ) i } » » » » » » » » » » » M. » » » » » Da » » )) » D) » » D) » )) » eek 24.6 Il 44.7 23.8 525 3 28.2 || 41.4 23.4 || 37.4 20.2 |46.3 23.6 Medie barometriche Medie termometriche 9h 12h 3h | 6h 9h 12h| Comp. p.dec- 9h 2h sh 6h 9h | 12h /Comp.p.dec.! 1p.|749.45|749.04|748.85]749.36|749.66/749.74 049.351, 118,57||1P-| 19-16) 20.48) 24.04) 17.62| 15.94 14.96] 18.19) 17 78 2 | 48.96] 48.89] 48.42) 48.48) 48.53] 48.28] 48.59) 2 | 18.68] 20.46) 18.48] 17.06) 15.1S/ 14.74 17.37, 3 | 50.70] 54.05 51.05] 31.49] 52.50] 52.38 5153) 33.29|| 3 | 14.40) 46.00) 15.84 14:52] 12.66] 12.18] 14.25} 1517 & | 54.83] 55.14] 54.73] 54.75] 55.37] 53.51] 55.05) °°"|| 4 | 17.12) 17.70) 17.86) 16.94| 14.06] 12.90 16.09 | Ue 5 | 52.79] 52.38| 52.66] 32.48| 52.44] 52.22 32.531 =, og|| ® | 21.72 21.80) 21.04] 20.42] 18.54] 17.66 SI 19.62 6 | 55.00] 53.46] 55.15] 53.52] 56.17] 56.17] 55.585 °*°|| 6 | 19.85 20.731 20.73] 19.28] 17.52; 16.17! 19.05 Asi Medie tensioni Media umidità relativa 9h 12h 3h 6h 9h 12h .Comp.p.dec. 9h 12h sh bh 9h 12h Comp. pi p.dec, 1p.| 8.76) S.07| 8.931 9.24) 9.48| 8.81) 8.88, gu3 1 p.| 53.6 | 46.8 | 47.8 | 62.0 | 70.2 | 69.8 | 58.4, 59.0 2 8.17]: 8.38] 8.65) 8.77] 8.69| 8.80) 8.58; |} 51.2 | 47.2] 57.2.) 62.8] 67.8 | 71.0 | 59.56 °9<"| 3 (| 7.551 7.50] 7.34] 1.64) 7.28| 6.89 7.37) 156 62.6 | 56.0 | 55.8 | 62.6 | 67.0 | 65.4 | 61.6 ) »99 4 7.24| 7.71| 7.54] 8.08| 8.27] 7.57) 7.74 D: I i 49.4 | 50.8 | 49.0 | 56.0 | 68.2 | 66.8 | 56.7 î dra 5 40.78) 40.65| 10.49 10.68! 11.22) 10.88) 10.78) 1q, 33|3 58.8 | 57.4 | 57.8 60.2 | 70.8 | 72.4 | 62.9 } 61.3 6 | 9.041 8.73] 9.47] 1028] 40.56] 9.96) 9.68 6__| 52.2 l' 48.7 | 54.2 | 62.0] 72.8 | 74.5 | 59.7 | Barometro Termometro Media evaporazione Gasparin Massimi Minimi | È Lp Î Minimi ; "i so 12h |Comp. dec. fp.) 750.450 747.82) |l-I-p..| 22.04 085 2.64 gill 1 p-| 0.60 |-2.67| 41.76) 5.03) 5! DI 861750-16 | ‘,7,,3)147.63 | > 21-40 21-72 | 43971 128% 2 | 1.26 | 2.03 (IIS | fab) 4.74 3 2.72) 49.52 3 17.56, 10.58 NINE .32 | 1.25 | 0.95 | 2.52 4 56.65 06-09 | 53,67) 51.00 |} 15.96) Dt 10.42) me 1° DG | 2.60 | 2.29 | 5.3i | 3.93 5 54.50 50.76 5 | 23.641 5. 5 0.57 | 2.18 | 1.334.081 ,, 6 ioni 5618 | 53) sg O20k lle 22.23! * 22,9% | 1L.ogi 16.8 | 6 | 0:56| 346 | 180|3504 4-79 30 Osservazioni Meteorologiche del Maggio 1874, BULLETTINO METEOROLOGICO . ; Quantità ; Medie dell’Ozono della pioggia Media forza del vento Th 9h | 12h sua] 6h 9h | 12h,Comp. p. d. i 9hm ,12h ) 3h , 6h, 9h |12h | Com. p.d. dp.|{4&7]| 3.8 4.3 |3.50 3747145] 42), 9 |} 0-06? 3502 1p.| 8.1 |19.4|19.9/16,9 8.3] 6.7/13.2) 4, g 2 5.8 | 6.3 4.2 | &.3.| (54 | 6.0 | 70) | (56,612 34.96, 9.22|[2° |18.5 |23.5|22.7/13.6/10.0 9:9 {6.11 È 3 7.3) 6.5 3.8 | 9.6] 6415954 | 62)y 3 3| 56.91 sg.g1|3 |17.7 |24.5/28.6 18.4|16.1(12.3,19.6 16.6 4 &1| 38 4049| 5.3 | 4442] 465% |] 0.005 0% (17.0 |17.3]23.2] 7.8] 7.5 $:4113,53 o 5 5.3 | 43] 3.1] 3.8| 3.51 3.1|35 3.94, ,/S) 742) _9gl5 | 8-4 (13.7/48.5) 7.9| 2.0/ 1.3) 8.6) 100 6 leol 50 49l4g4i 5.501 511 353-409 06h 0.524 le 6.7 |17.0143:9//9-0]/ 6.2) (5/5 106 Numero delle volte che si osservarono i venti N NNE | NE| ENE | E ESE | SE |[SSE|. S | SSO | SO] OSO | 0 | NO | NO | NNO] Calm.| Pred. Alps 2 8 0 1 4 0| 0 0 0 x | 19 0 (0) 2 0 0 (OSO DU: Deo I) 2 ) 0) 0| 0 0 3} 6 9 0 0 1 2 0 3 1 0) 2 0 1 0 0| 00 0 0 9 42 4 0 0 1 (0) 4 LI (1) 10 0 0 (1) (1) 0 (1) 4 6 4 LU) I 0 1 NE 5 2 2 8 1 3 0 0| 0) 0 0 2 0 3 2 0 1 6 NE 6 0 0 |A 1 (1) 0 0| 0| 0 0 3 4 | 10 2 2 2 1 NL Per decadi id. 6 207041; 0 3 1 CENE IO, AI 7 16 9 Î 0 2 4 2 OSO 2 2 0 | 11 0 2 0 0) 0 | 0, 0 4 | 15 | 46 % 1 0 2 (0) Bi IAN OI SEDI CAST AD o] v| 0 OSS FAZIO CAN NE Tot.| 10 RISE $ 1 000 LO AG 1390838 SO 4| 41 NE Serenità media | Massa delle nubi | 9h 12h 3h 6h 9h | 12h |[Comp. Dec. 9h | 12h | 3h ; 6h | 9h | 12h) Comp. Dec. fp. | 49.0 | 55.0 | 41.2 | 52.2 | 60.0 | 39.0 | 49.4} 43.9 10.22. 19.6 |28.6 [24.9 [21.6 [29.8 24.5 Î 29,8 2 37.0 | 31.0 | 34.4 | 44.4 | 43.0) 410] 38.9 (°° 2134 3 138.2 [38.8 [31.6 /34.0 133.5 | 35.4 È 3 26.0 | 31.0 | 38.0] 58.0 | 752] 420] 450 î 67.5 ||3 {992 45.1 (40.6 |28.2 [16.2 [34.6 | 35.8 20.3 4 96.2 | 86.0 | 78.8 | 90.0 | 98.0 | 91.0 | 90.0 SO 1.6 | 7.3 /11.6 | 5.6 | 0.8 | 2.0 4.8 ; 5 30.0 | 54.2 | 26.0 | 26.0) 33.0; 42.0 | 35.2} 79 {5 [29.7 (17,9 [318 35.4 |30.7.|23.4 | 28.2 21.6 6__| 83.3 | 74.5 | 66.7 | 80.8 | 66.2 | 67.0 | 73.1 4° || 6 |10.0 |13.8 [18.0 [12.7 |17.7 |18.3 15.0 | i Numero dei giorni Serenij Misti | Coperti |Con piogy Con TR] Vento forte) Lampi Tuonì yGrandine| Neve | Caligine | Lp age ide e | 1 1 1 0 0 0 0 0 i 2 0 | 4 niet ISS Og 3 0 1 0 0 0 I 3 Cb NT] Dati fas iN 4 1 4 1 0 0 4 9 | 0 | 0 | 0 1 | 2 0 0 0 0 0 5 Lui 2 2 MENTE 2 0 0 0 (O) 0 0 6 Qua 0 1 aa 4 1 0 0 0 0 () Totale] 16 | 7 8 | 12 6 11 1 2 1 0 () | - = A Medie mensili Barometro dalle 6 ore di osservazione . . . 252.11 | Forza del vento in chilometri . . + + . + + + + + 13.8 Dai massimi e minimi diurni. ........- +1751:980 || Vento NpredOMinante e + talee e ele e : Differenza tte 0.13 Termometro cenligrado. . . . +. ..... 6... 17.52 | Massima temperatura nel giorno 23 . . . + + + +-4+-32.2 Dai massimi e minimi diurni . . .16.85 | Minima nel giorno 18... ....... DICANO to) , Escursione termometrica . . . .. LIPIDI Donato 22.7 Differenza ...-.. 0.67 Massima altezza barometrica nel giorno 31 . . 762.57 nta È 1 . ————— ym| vMinima nel giorno 11 ...... RPM + 742.82 Tensione dei vapori. . . .. .. Bo alora 8.84 | Escursione barometrica . +... +... 19.75 Umidilasrelaliva to Re eo 59.8 | Totale Evaporazione -Gasparin ......... 140.00 Evaporazione-Atmometro - Gasparin. . ..... 4.49 | Totale della pioggia . .... 00000 99:87 SETE e NO RARO SRI 59.2 Massa delle nubi. ..... CEE ESE, RR 23.9 OZONO. + 20 RR 5 af ne Il Direttore del R. Osservatorio G. CACCIATORE, BULLETTINO METEOROLOGICO DEL REAL OSSERVATORIO DI PALERMO N. 6— Vol. X. RENI -— — Giugno 1874. RIVISTA METEOROLOGICA Dopo le abbondanti piogge del maggio succede nel giugno un lungo periodo di calma e di bel tempo, che si prolunga per tutto il mese, interrotto qualche volta da lievi disturbi atmosferici, che si limitarono a sbuffi di vento o a nubi tempora- lesche dissipate dal predominio dei periodici dopo aver coperto per poco il cielo. La pressione atmosferica colle sue onde di regolare ampiezza accennò a varie bur- rasche che percorsero l’ Europa e che lambirono l’ alta Italia; ma le stesse non si propagarono sino a noi; anzi troviamo anche per Roma uno stato meteorico identico al nostro, ed è singolare la coincidenza della curva barometrica specialmente cogli estremi assoluti negli stessi giorni dell’1 e 22, Sulla nostra stazione ebbero però mag- giore predominio le correnti calde: difatti la media mensile termometrica è di 2° superiore alla normale, come pure la pressione la superò di 1", Di pioggia si ebbe assoluta deficienza, tranne le poche gocce di nessuna impor- tanza del mattino del 15. Col minimo barometrico del mattino del 22 si ebbe pure il SO caldo colla mas- sima forza mensile di Km 47,2, NOTE al mese di giugno 1874, 1. Pressione sopra normale stazionaria tempo bello, mare calmo, venti regolari, 2. Tempo bello, mare calmo, venti regolari, 3, 4. Tempo bello, mare calmo, venti regolari, Caligine leggiera, 21 22 2 (30) BULLETTINO METEOROLOGICO Tempo bello. Alle ore cinque di maltina leggiera.scossa di terremoto. all'I1. Tempo bello, mare calmo, venti regolari. Tempo bello, caligine bassa alle 9% m., mare calmo. La temperatura massima diurna di 31°, 4 ebbe luogo alle 8° m, Tempo bello, mare calmo, venti regolari, Nel mattino nebbione avanti al Sole. Alle $ sì ebbe un massimo di temperatura di 31°, che alle 9 e 7 abbassò a 28°. Alla mezzanotte vento fortissimo a colpis fitto nebbione di polvere che soffoca. Nel mattino poche ma grosse gocce di pioggia. A mezzodi vento forte a colpi; nebbione di polvere locale. Ciclo coperto nel giorno, sera bella, mare calmo, Cielo coperto, mare lievemente agitato, venti regolari, Tempo bello, mare calmo, venti regolari. Nella sera umidità forte e nebbie basse alle campagne. Cielo lucido, mare calmo, venti regolari. Nel mattino nebbie basse alle campagne. Nel mattino nebbione secco; continuò tutto il giorno sino al tramonto. La Luna era tinta anche leggermente in rosso. Nebbione prodotto da polvere sollevata in alto. Corrente intensa di scirocco, la temperatura si è alzata sino a 38°, 6. Cielo lucido dietro il nebbione; vento a colpi forti, mare increspato. Continua il caldo di ieri coi venti di NE. Cielo lucido, mare lievemente agitato. Nel mattino il SO ha spirato colla massima forza. Dopo il mezzodi, piegando i venti al quarto quadrante, la temperatura abbassa di parecchi gradi, e il cielo si copre in parte, tornando a bello nella sera, Pressione crescente mare agitato. Tempo bello, venti del quarto quadrante. A mezzanotte nebbie da 0 a S, mare lievemente agitato. 24 a 27, Tempo bello, mare calmo, venti regolari, 28, Corrente calda di SO, cielo coperto mare calmo, 29 e 30, Tempo bello, mare calmo, venti regolari. Osservazioni Meteorologiche del Giugno 1874, DEL Ro OSSERVATORIO DI PALERMO, i Massimi e minimi | 33 o Massini Barometro ridotto a 0° Darenerrici | Termometro centigrado e minimi 1-3 L'ART termometrìci 9hm , 12h, 3h, 6h 9h, 12h GIR cla RE EI Ma 1 || 162.50] 762.82| 762.67] 162.51 | 762.80] 762.59 763.26] = 762.34 121.2 [21.9 [22.4 [21.3 ‘18.9 [17.4 || 22.5 | 14.9 2 62.34] 62.50) 62.261 61.86: 62.01/ 61.74| 63.05 61.21 (22.1 [22.5 [23.0 [22.8 148.9 148.3 || 23.4 | 44.6 3 61.50] 61.50 61.27] 61.63| 61.47 61.51, 62.00 60.60 1335 [23.1 122.7 (22.5 120.0 18.6! 23.9 | 416.8 4 61.29 61.23 60.54 39:95 60.17] 60.31 | 64.91: 59.35 {|25.1 |22.6 [24.9 |24.8 [20.1 ‘18.6 I 26.2 | 160 | 5 || 58.56] 58.16 3-20) 36.39 36.54) 56.05 60.31 56.05 24.3 |26.2 125.6 |29.t 121.3 18.8 || 26.4 | 46.8 6 55.20] 54.97/ 54.39! 54.16| 54.58 34.59 | 56.051 54.01 |[25.3 [25.3 [25.7 [24.3 (24.8 [20.3 || 27.2 | 17.6 7 54,53 54.47! 34.11! 54.78] 55.11) 55.26] 93,47 53.84(123.6 |24.0 [263 [24.6 (22.8 21.3 || 26.6 | 19.0 $ || 56.33 56.831 56.61| 57.36) 58.06) 538.26 58.56) = 54.76/(26.3 (25/4 [24.8 [24.6 [22.8 [215 || 27.0 | 18,5 9 59.561 59.82; 39.491 59.37/ 59,84' 59.84 59.84 38.26:/25.2 [25.4 [23.4 |25.5 [23.0 (22.0 || 26.8 | 19.4 10 | 5927/ 5900 58.45) 57.65 37.10! 57.27 60.11 57.27/126.0 [26.3 [27.6 [26.0 |23.7 |21.5 || 29.0 | 19.6 11 56.36) 56.15] 55.33/ 54.58) 54.52] 54,26 37.27 54.28 27.0) 28.4 |29.6 |28.4 |23.6 |22.6 32.0 | 19.4 12 53.15] 952.98 32.46, 52.22) 52.28| 92.27| 54.26] 92.22 150.4 |29,9 [29.0 [26.7 [24.6 |22.4 34.4 | 20.5 13 52.28 34,80] 52.00; 51.90) 52.41) 51.57] 52.41| 51.17 ||25.8 [27.1 |26.7 |26.6 [24.8 [23.7 || 28.4 | 21.5] 14 || 52.03] 52.42! 51.94! 51.76] 51.86| 32.51 52.51| 51.00|127.8 |29,2 [30.6 (30.0 |28.7 [27.2 || 34.6 | 22.8] 15 52.48) 52.64 52.521 52.59] 53.34| 94.21| 54.21 52.11 !:27.9 [27.0 [28.2 [25.1 |24.0 [22.5 || 32.0 | 22.4 16 55.75| 55.98) 59.73| 55.99) 56.48! 56.92; 56.92| 54.21||23.1 !23.0 |23.6 |22.2 |22.4 121.0 | 24.2 | 21.0 17 57.41| 57.56 57.46) 57.62) 58.13] 58.95 58.951] 56.92 123.5 |23.7 |24.0 [24.3 |22.4 [20.9 || 25.2 18.2 | 18 39.87| 59.99. 59.50] 59,54] 59.94! 6031' 60.45" 58.95 |/26.7 [26.9 [28.6 |27.1 |24.6 !23.6 |l 29.0 | 19.2 19 60.74, 60.19: 59.48 58.89) 58.531 9803. 62.50! 58.03 126.4 [28.3 |30.5 [29.6 [26.6 |26.0 || 32.0 | 22.0 20 56.54| 5%.38: 33.66) 53.33| 33.761 33.27 58.031 51.94 ||29.0 (37.7 [38.3 [37.4 [27.8 126.9 38.6 | 24.2 21 52.43| 53.65| 52.98| 52.06! 52.20! 54.46 54.69 50,71 ||37.1 |29.4 [31.5 [32.9 (29.3 132.6 38.0 | 26.9 22 51.61 52.06} 52.45: 52.84! 53.97) 54.07 54.07 50.30 135.1 37.4 [31.4 [29,3 BE 25.4 || 382| 25.4] 23 54.76 54.88] 35.05) 55.261 56.03| 55.82 56.18 93.78 (25.8 [26.6 [25.8 [26.0 [22.7 [20.7 || 27.2 | 20.7 24 55.80) 55.74! 55.56. 55.50] 55.63] 55.66 55.84 55.22 |[25.2 |23.4 |24.5 [23.9 [21.3 [20.4 || 27.5 | 48.2 25 55.90] 55.861 554I| 53.361 55.65) 55.41 56.10 54.72 ||23.9 |23.9 [24.5 [23.9 ;22.5 [20.6 || 25.8 | 18.0 26 34.80| 534.96 54.95 54.861 54,81! 55.05 55.41] 04.23 123.3 [23.4 [23.0 [22.1 [20.4 18.6 24.3 18.6 27 53.711 03.83! 33.24 52.89] 52.84] 52.89, )5.05! 32.62 [23.7 23.3 |23.9 |23.9 |22.4 21.0 {| 25.0 | 17.0 28 51.32 91.17, 51.14| 52.30, 52.39. 052.67) 93.07 30.61 !]31.5 (35.0 [36.9 [34.4 130,2 28.7 || 37.0 |! 19.8 29 55.40) 56171 56.00) 56.22] 56.41) 56.23) 56.73 | 52.67 |[25.4 [25.4 [25.8 |24.5 [24.6 19.8 || 28.7 419.4 30 56.32 36.69! 56.84) 57.52. 58.28) 58.41 98.771 56.08 123.7 23.8 [23.9 [23.6 !21.0 20.6 | 24.6 18.0 M. || 56.23) 56.35) 36.031 55.96) 56.26 3626 voli 54.98 \Fr44 20-00 26.96 26.0°(23.35 22.12]|] 28.66|19.55 ; [I \ Ì î I | Osservazioni Meteorologiche del Giugno 1874, I Tensione dei vapori | Umidità relativa Stato del Cielo 9hm) 12h, 3h 6h, 9h, 12h {9hmy 12h, 3h; 6h, 9h 12h! 9hm 12h Sia 6h 9h *| 12h dl 8.74) 9.24) 9.34/40.79/13.63/11.611l 44 | 47 | 46| 65 | 84| 78[lucido [Bello |Bello |Lucido {Lucido |Lucido a|10-20 12:21/13.06 11.24! 9.62| 8.27 | 32 | 60] 62] 54| 59: 52/Lucido |Lucido |Lucido !Lucido |Lucido |Lucido S| 9.92) 9.00|13.90|12.59 (42.80! 8.08] 49 | 43| 68| 62] 74| 50|(Lucido |Lucido |Lucido |Lucido |Lucido |Lucido 4 7.11|14.77 1.13: 6.40 9.58! 5.49! 30 | 58 | 33 | 28! 53 | 33/[Lucido {Lucido |Lucido {Lucido |Lucido |Lucido il 7.38 4:83] 7.32. 8.28! 9.21] 8.53] 32; 19 | 30, 33 | 49 | 51[[Lucido |Lucido |Lucido |Bello Bello Lucido 6 9.73| 8.05/ 8.70/13.09|14.65/13.59]| 40 | 36 | 55 58/75) 77[[Lucido !Lucido |Bello Bello Iucido \Lucido | 1|15.13/13.96:13.97/14.56:14.41113,92| 69 | 59 | 53! 63| 70) 74|Bello ‘Bello Bello |Lucido |Lucido |Lucido || 8 11.69/44.52|12.3646.71 416.93:15.60]| 46 | 60° 53| 72 82! g=/Lucido |Bello Bello Lucido {Lucido {Lucido | 9|A4.88'13.16/17.1% 16.62/14.38112.13) 62| 63 | 71] 681 69! 62/|Bello Bello Bello (Lucido {Lucido |Lucido 10\12.45/42.54/14.06;14.58/15.1î|10,95, 50 | 49] 40i 5S| 69] 57|[Lucido {Bello |Bello |Lucido |Lucido |Lucido LU 42.25/11.84%:/11.73 11.84|11.57/40.25|; 46 | 41] 38/41/54; 50flLucido |Bello Lucido |Lucido |Lucido |Lucido 12/11.01{14.10/14.67:18.98 16.71/14.91) 34 | 32 | 49 | 65 | 72, 59 Bello Bello Nebb. |Misto |Lucido |Lucido | 13 15.76 15.19/16.30 18:22/18.41(13.05| 64] 57) 62) 741, 79 60 ||Bello Bello Bello Bello Lucido |Lucido || 14 15.2312.60/11.94!13.84/12 4914.4144. 55 | 42 36] 4£, 43 4I|{Nebb. Nebb. Nebb. Nuv. Bello Cop. | 15|111.70 14.80 /14.95116.44/15.35 14.39!| 42 | 56| 52] 70| 69) 71 Cop. Cop. Cop. Nuv, Lucigo ‘Lucido 16 12.43/13.11;12.75/42.78 12.09/12.73! 59 | 63 | 59] 64| 61) 69|[Cop. Cop. Cop. Osc. Cop. Lucido 17 13.33/13.87/12.87/43.70/13.08 14.00! 63 | 63] 58] 61, 65| 76|Lucido {Lucido |Lacido !Lucido |Lucido |Lucido 18//13.0611.93/13.82/46.77(17.38:17.35!] 50| 45 | 48! 63| 75! soi[Lucido ‘Lucido |Lucido {Lucido |Lucido |Lucido | 19!145.61|14.67|12.25|14.77/45.14/44.15|| 61] 51| 38| 48 | 59] s7f[Lucido !Lucido |Lucido |Lucido |Lucido {Lucido |! 20||16.74| 8.72'10.57|410.83/17.95 13.17, 57/ 18) 22/23 65| 50|Bello Lucido [Lucido |Lucido |Lucido {Lucido || 21|| 6.06'18.36|15.17|12.07/11.70 6.08] 41 | 60|44| 32| 39| I6||Lucido |Bello Lucido }tucido {Lucido (Lucido 22|114.14|11.78|11.70 9.65114.00| 8.419 26) 24 | 34| 32/43; 34|[Lucido |Bello Cop. Misto Lucido |Lucido 23;/10.97 1.26(12.57; 9.31:42.89/11.59" 44] 28 | 51| 37] 63) 64|Lucido |Bello Bello Lucido |Lucido |Lucido 24|41.33| 8.19|12.54 (13.56 13.72:42.53| 41 | 3% | 55 62] 73| 70|[Bello Nuvy. Bello {Bello Lucido |Lucido 25)|414.18/14.18 14.23|14.39'46.19/13.01| 64 | 64 | 63| 66| 70) 72/Lucido |Bello Nuv. Lucido {Lucido |Bello 26|[12.70 A6:44113.71 (12,78142.7) (10.86 59 | 69| 66| 64, 71) 68|[Nuv. Cop. Cop. | Bello Bello Lucido 27||12.25 11.75|12.96/13.36]14 47/13.90 56 | 56| 59] 61| 73! 75/Lucido |Lucido |Lucido |Lucido |Lucido |Lucido 28|/10.32; 7 31| 913'12.12!47.42/42 931 30) 18] 20] 35 | 54 | 44|[Nuy. Misto Cop. Cop. Dop: Nebb. 29|14.28/12.65! 1.13/41.59|10.85 8.11| 60| 53| 31/51/56 50|Lucido [Bello ]Bello |Bello |Bello |Nebb. 30|/10.32|11.43,41.38/10.04:42.73/12.62|| 47 | 53 | 52 | 47) 69 70 l Bello Nuv. Bello Lucido |Bello Cop. mM. 11-93 /41.88/12,25/15.00/45.76,11.68]48.3|47.3 41.1[53.3/64.6 59.1] | { Ì 1 i 6 Giornale di Scienze Nat. ed Econ. Vol. X. 34 BULLETTINO METEOROLOGICO Osservazioni Meteorologiche del Giugno 1874, (EX aporazione Gasparini Forza del vento in chilometri Ozono | || 7hm., Shs. ils. Totale fa 12h, 3h, 6h, 9h 12h || 7hm | 9hm 12hm 3hs 6hs 9Nhs 12hs Ì Il 0.83 | 3.30 | 1.19 | 3.32 Li 113.3 [ta 10.5 | 12 | 41 3.5; 3.3 3.0 3.5 | 40) 50 5.0 24.51 | 3.60 | 3.05 | 8.16 | 8.9 (Li 7.4 | 00/147 (93 || 2.0] 20 1.5 3.5 | 40 | 3.0 3.0 3] 41.10 | 2.60! 2.98 | 6,68 | 7.3 {16.6 118.5 | 49 | 1.0 '81]| 3.0] 3.0 2.3 2.5 | 3.0 | 25 3.0 4 4.92 | 3.25 | 3.32 | 8.49 li 5.6 [14.8 | 83100 | 7.2 | 8.7] 3.5) 2.0 2.0 3.0 | 3.0! 3.5 4,0 dll 2.48 | 3.65 | 2.46 | 859 | 9.9 | 5.9 [41.7 | 0.0 |{I1.1 | 8.7 » 2.0 1.5 1.5 3.0 | 20 | 3.0 6 1.84 | 3.65 | 258 | 8.07 | 4.5 81 | 6.65 3.4 | 2.2 | 4,3 || 1.0! 3.3 2.0 1.5 | 3.0 | 20 2.0 10.22 | 3.63 | 2.86! 6.73] 9.1 {11.1/97|00]0.0|00] 40] 30 | 3.0 5.0 | 3.0 | 30 2.0 8 049 | 3.50 | 2.61 | 6.60 164 116.8 | 9.5 | 00] 34 | 5.2] 0, 35 4.0 6.0 | 6.0 | 30 3.5 9| 0:59 | 3.55 | 236 | 6.48 [13.7 [14.0 |1k9 | 31 [117 |8&|| 50| 40| 30 | 50| 50 | 35 | 15 lol 4.01 | 3.40 | 2.58 | 6.99 145.4 | 5.8 (12.5 | 7.7 | 3.4 | 95 || 5.0/ 30 » 5.0 | 40) 3.5 2.0 111 1.02 | 4.15 | 3.41 | 8.58 [l13.7 | 7.1] 8.7) 5.764 | 99] 3.5 » 3.0 3.0 | 3.0 | 2.5 1.0 1121 1.24 | 3.95 | 2.47 | 7.66] 2.0 | 6.4 | 7.8 | 3.6 | 3.2 [10,7 ]] 3.0 | 1,5 1.5 » 4.0 | 2.0 2.0 113) 0.88 | 4.00: 2.03 | 6.91 [13.4 [11.8 [12.9 | 2.5 | 1.2 | 3.7) 3ò/ 3.0 2.0 3.0 | 4.0 | 3.0 3.0 ITA 0.87 | 4.40 | 2.70) 7.97 ((13.5 [11.9 | 89 | 8.4 | 3.4 [31.8 3.5 | 3.0" 1.0 4.0 | 3.0.| 3.5 » 5) 4.45 | 2.800 2.83 | 7.08 [| 1.3 [35.8 [45.3 1103 (411 | 0,0] 3.3] 45 1.0 3.0 | 6.0 2.0 3.0 16] 0.32 | 3.40 | 1.13 | 5.85 [I7.£ [A7.I |16.3 |16.7/48 | 86] » | 5.0 4.0 50 | 7.0) 50 zo 17) 0.67 | 3.35 | 1.86 | 3.88 (16.3 118.3 !15.5 143.8 | 7.0 | 0.0] 45) 5.0 3.0 4.5| 45 | 45 3.0 18) 1,3% | 3.30 | 2.63 | 7.471 3.9 197] 6.6/00|42 | 0.0 40) 40 3.0 4.0 | 5.0 | 25 1.0 10 0.57 | 3.55 | 3.37 | 7.49 /10.7 | 8.7 | 4.46] 0.0 13.8 | 00] £0| 3.0 2.0 3.5 | 3.0 | 3.0 1.0 (20| 1.03 | 7.90 | 3.83 [12.78 {| 8.9 127.7 132.6 | 5.1 | 3.2 | 8.7] 3.0) » 2.0 1.0) 10 | 1.0 3.0 1241) 2.55 | 5.35 | 5.20 |13.10 jl27.2 [166 | 7.0 | 1.7 | 7.6 (22.9 10 » 2.0 » 1.0 |! 0.5 1.0 22) 5.20 | 8.45 | 4,70 [15.03 [47.2 1179 (332 118.3 ! 5.6 [IA] 05 | 0.5 » 0.5 | 1.0! 3.0 2.5 123) 1.65 | 4.45 | 3.60 | 9.10 || 6.4 {45.9 112.5 |16.7! 7.6 | 3.4] 3.5 5.5 3.0 5.0 | 53.0 | 5.0 4.0 1241 1.15 | 4.35 | 2.07 | 7.57 (16.3 [16.7 (11.1 ;10.1 | 4.8 | 0.0 || 3.0 2.5 3.0 3.5 3.0 | 30 1.0 125)| 0.83 | 3.90 | 1.94 | 6.67 || 8.9 [17.6 (13.9! 7.8 (3.2 | 0.0] 40) 2.0 4.0 5.0 | 5.0 | 40 2.0 26] 1.06 | 2.20 | 1.02 | 4.28 li13.3 (17.1 (23.9 {12.0 | 6.6 | 3.3 || 40| 3.0 5.0 5.0 | 3.0 | 3,5 1.0 127) 0.98 | 3.55 | 4.94 | 6.47 || 8.5 [13.4 [Il.5 | 2.7] 2.9 |00] 40| 2.5 3.5 4.5 4.0 | 30 1.5 128) 0.54 | 8.45 | 4.75 [13.44 || 3.2 138.6 [24.4 | 2.5 (23.4 | 1.2] 30 | 2.0 » ) 2.0 » 0.3 29, 4.30 | 5.20 | 3.31 | 9.81 |; 4.7 [20.6 [14.7 | 4.9 | 7.6 (10.1) 45 | 5.0 » 3.5 » 3.0 1.0 30) 0.79 | 4.25 | 2.12 | 7.46 18.1 [20.5 123.1 [22.0 | 7.8 | 8.3] 4.0| 2.5 2.5 3.0 | 5.0 | 5.0 0.5 Ù 1.26 | 4.19 | 2.74 | 8-19 [11.6 115.4 13.9 | 6.4 | 6.0 | 6.7 | 3.5| 3.0 2.6 341.|. 3.8 | 341 2.2 } | i : ! Osservazioni IMieteorologiche del Giugno 1874. DIA ; Pioggia), Stato Direzione del vento Direzione delle nubi in del millimetri! mare 9hm. 12h 3h Gh 9h 12h 9h 12h 3h 6h 9h 12h alle 8 1] NE NE NE NE oso | So » )) » | » » » » 2 2 NE NE E Calmo | OSO so » » » » ) » » 2 dl NJ Nb NE ENE SSO SO » » » » » » ) 1 4 NE | NE NE Calmo | 050 so » » » » » » » 2 | 9 NE | NE ENE Calmo | 0S)9 | 0509 » » D) D) ) ) ) 2 | 6 ESE! NR NE E OSO | SO » » » ) » » » 4 1 NE | NE NE | Calmo | Calmo | Calmo » » » )) » » » 2 S| ENB NI NE i Calmo | 0SO 0s0 » » » » ) » » 1 {9 NE NE NE E OSO [OSIO » » » » » » » 4 0 NE ENE ENE NE OSO SO) » » » » » » ) 1 {Ii} NE BENE ID NNE oso | 050 » » » » » » » 1 [12] so ENE I | E ITISTO) 0 VO) » » » » » » 1 i {13 NE Nb NE Idi 0S0 SO ) ) D) ) » )) D) 1 [14] NE NE NE NE SO NNO » » » » » » » 1 |t5] SE i NNO N NE 0 Calmo Di ) » D) » » » 2 (16) NE NNE NE NE NE | SO {> D) » » » )) ) 2 (17) NE NE NE Ne | 0S0 | Calmo || » » » ) » » ” 2 118) NE NE NE Calmo | 0S0 Calmo » » ) » ) » » 2 (19) Nb | NE | ENE Calmo | 0S0 Calmo || > ) » » » » » 2 10) E SRI) SSO SO (OSO) SO | )) » 5) DENSO) » 1 21|| SO NB NE NE N NO) ) ) ) ) » O) » 2 22)| SO SO (0) NO 0S0 OSO - ) » DR » ) » 4 231 NNO NI) NE NO 0 0sSO ) ) » » » » ) 2 24|| NE NE NE NE (STO) Calmo || ” » » » » » » 2 25 NE NE | E NE NE Calmo » » n 05) » » ) 2 26)| NU NE NE NNE 0S0 0S0 n )) » D) » » » 2 27) N& NE NE NE | 0 Calmo » )) » » )) » ) 2 28!) ENE so IO) RIO) 0 NE WD )) » » » » » 4 29!) E NE Nb È 050 SO a) ) » )) » » ) 3 30| NE | NE NE N N 0$0 Ù) D) ) » ) D) ) 2 mM. | Ì ) | DEL Rs OSSERVATORIO DI ’ALERMO Osservazioni Meteorologiche del Giugno 1874, Nuvole hm 12h " 3h | bh Yh I 12h Ì ero =sngeaima Le _ 2 — ce avete Vol. | Dens Massa ‘Vol. Dens. Massa Vol. Deus. Massa] Vol. Dens.; Massa \Tol, Des, Massa 1 4 0.3 12 | 2 0.3 i» » » » ) )) » | » » 2 » MAO) » DI » » » | » D ) | DANN 3 ) »_ Il» » » |l » » ) » | O) » Nano » 4 » elia») » » D) » » » » )) » | » » ò )) » Il ) » » || 20 0,2 2.0] 4 0,2 0.8 |) » | » » 6 ) » ii 2 3 0.6 6) 2 1.0 ) ) » » » » 1 & 24 { 4 4 1.6 » » » | )) » » » » » 8 4 2.01 8 4 3.2 || » » » || » » ) )) » » 9 4 0.8 | 2 4 0.8 » ) » ||» » DARNE » 10 &4| 08 2 4| 08! » » »_|| » » » » » » 11 2 0.4 » » DE SO » DAI ) DIO) ) » 12 2] 2.090 3 | 27.0) 50 4 | 20.0) » » » » D| » 13 2 0.8 | 2 2 0.4 | 15 4 6.0 ) ) Don » a | iù 3 | 4800! 50 3| 150] 251 4| 100) 10 &| 40/60) 0.5 | 300 15 S| 30.0 | 60 S| 30.0) 40 4 | 16.0 » » LI N a 16 5 | 45.05 95 S| 47.5 || 100 | 5 | 50.0 | 95 5| 490] »| » » 17 » » Il » » » » » » » D) DI D| » » 18 )) » li » ) ) » » )) ) )) » )) ) » | 19 » Dl » ) » » » » » ) » » » | 20 » DI) » » D) » » D) » » » » )) 2I 2 0.4! » » ) » )) » | D) ) D) » | » )) 29 2 0.8 70 4 | 28.0 50 4 | 20.0 ) » Dai » )) 23 4 0.8 IfsÒ. 4 2.0 » » D) | ) ) Dall yu » » 24 4 | 12.0: 15 4 6.0 3 2 83 )) ) )) » | » | » DE 3| 0.6, 40 4 | 16.0 » » » » » VANS N UVA MIS2I0 ch 5| 400% 95 6 | 57.0) 10 5| 50 2 EIOR nil DVI » Di» » » » D) » | ) ) » » » » 98 4| 200 70 4| 280) 90 4 | 36.0)| 98 3 | 490] 70] 3210] 29 31 855 5 3| 45) 5 ENZO RZ ER RO, 301 4| 120% 3 4| 20] » »| » || a0{ | 4oll6o| 6] 360 n.10. 6.4 ‘20.7 9.0 |13.4 5.6 || 7.6 3.1 [17.5 3.2 I, Medie barometriche Medie termometriche 9h 12h 3h | 6h 9h 12h] Comp. p.dec- : oi A O Di AA Nor Sa -p. sor 4 .81]760.47/760.59/760.44| 760.80, ci p. È 23.26 .12 ; ù 5 2°" 'SL08 S.02| 56.01! 96.60 5-06 57.08] 56. -89}758.55)| 2°°| 25/28] 25.46] 25.96] 25.00] 22.82| 24.32| 26, 38 2343 5 53.26) 53.20| 52.85] 52.60] 52.88] d53.02| 32.97) 35,22) 3 27.78 28 32] 28.82 27.36 25.14| 23.68] 26. SA 26.68 4 38.06] 57.62] 57.17! 57.07] 57.37 51.50 57.46) ga I: 25.70 27.92 29.04), 28.06 24.70 23.68 26.50 | 5 | S4.10| 5444) 54.29] 54.20| 54.70] 54.48] 54.37, sg, 3g||5 | 29.42) 28.55 27.54 27.20] 24.44] 23.94| 26. 26.84} 25.77 6 54,31] 5%.56| 54.43] 54.76] 54.95! 55.05 54.68) ini 0 25.46) 26.72 26.70] 25.12) 23.06) 21.74 | Medie tensioni Media umidità relativa 9h 12h 3h, 6h 9h 12h Comp.p.dec. 9h 12h 3h | 6h EDI 12h Comp. p.dec| p -40| 10.27) 9.86) 40.97 8.30| 9.58 1p.| 44.4 45.4 47.8 48.4 64.2 | 52.8 50.0" I 2” 1390] 10:86 42:63| 43.11] 15.40] 13.24] 13.62| !!-60/> | 53 | 530 | 50.8 | 63.8 | 73.0 | 70.4 | 60,7) 994 3° | 43.19] 13.14] 13.92| 45.46] 14.91] 42.151 310) 13.763 | 48.2 | 45.6 | 47.4 | 582 | 63.4 | 56.2 “i dia 4 14.23) 12.46| 12. 43| 13.77) 15.12) 14.28) 13.72 È 58.0 | 48.0 | 45,0 91.8 63.0 66.4 55.7 5 | 407%) 1195 13.24) AL.80| 12.10) 10.25) 44.79, ygg|> |384 | 42.0 | 49.8 4518 | 57,6 | 542 (ETA 3 s02 6 | 41197) 11.53) 10.98) 11.98] 13/64] 11.80) 41.991 "6 | 50.4 | 19.8 | 45.6 | 51.6 | 64.6 [«61.4 | 53.9 Barometro Termometro Media evaporazione Gasparin MICENE Minimi Massimi. Minimi n) 3h 12h [Caup: dec. I p.| 2448 15.82) i799 ||1p-| 1.57] 3.28 2.60| 745), AES 2:G1/760.06 lana la? 2 32 25.90 | tsst 17.32 ||3° vsî Sis 250 60 1.21 52 bj 1.0 .32 > ||3 ; i 4 .6% ) i ite 00 34.08 || £ 29 80| 30.44 s 20,92) 28:12 | X 0.83 | 4.50 257 790 DIETA I 5 > 5 34.34) 21.84) 5 2.28 | 5.246 | 3.38 (40903059 6 3191) 5547 sa HE) Sol l6 27,99! 29.03 | 48.56) 20-20 6 | 0.93 | 467| 2.63] 8234°5"| Il 36 BULLETTINO METEOROLOGICO Osservazioni Msteorologiche del Giugno 1874. ; ’ Quantità | ; Medie dell’Ozono a iogeia Media forza del vento 7h 9h 12h, 3hs) 6h 9h y 12h;Comp. p. d. 9hm 12h, 3h, 6h, 9h |12h {Com.p.d. 1p.| 3.0 2.5 RAS 34 | 3.21 3.4 2.9 (3 9 ||| 0.00 0.00 1p.| 8.7 [12.4|11.8] 3.1 6.4 7.9, 8.4 1 2 4.0| 34| 30/45] 4230/22] 3.54" /|2] 0.00 2 | 9. |14.3/10.6] 2.8| 4.4) 5.5; Ti 9 3 |34| 23| 1.7)33) 4&0|26/22] 287,,|3] 0.00) go|3 |,8.8 |14.5/10.7] 6.1 5.4|11:2: 9.4) 96 4 3.9 4.3 2.8 | 3.6 4A | 3.2 | 24 34 4 4 (1) ‘001 4 VIT (16 3|15.1| 7.4] 4.6) 3.5 9.71 o" Sagan 310 DI 3.0 | 3.1 | 2.1 2.6) 99/5| 0.00) g.9903 212 15.9/15.5/10.4 5.5| 1.5 12.7) 495 6 39] 30] 28040] 40361091 31) ?/6 ì 0.00) 6 | 9.6 |22.0 19,5] 8.8] 9.7] 4.6 412.3) ‘“* Numero delle volte che si osservarono i venti N | NNE |NE| ENE | E | ESk|SE|SSE| S | sso |SO|0s0| 0 | ono | NO | nNO|Calm.| Pred. 1p.| 0 0 VAS a i ol 0 FO RR PI ARNO e ASTI T O o| 3 NE 2 0 (1) 41 4 2 LI (1) (1) 0 0 2 6 0 0 0 0 4 NE d 1 4 9 2 4 0 1 0 0 0 3 4 2 0 0 2 1 NE 4 0 1 13 LI 1 0 0 (1) 0 DI 3 4 0 0 0 0 9 NE 5 DI (1) 42 0 I 0 0 0 0 0 4 4 2 0 3 1 2 NE 6 2 1 | 13 1 <2 () 0) 0|0 0 4 4 Dj 0 0 0 1 NE | SA Per decadi id. 1 AR pare ene e e 7 NE 2 0 2, 22, 3 5 0 1 (1) 0 2 6 8 2 (1) 0 2 6 NE 3 3 1 | 25 1 3 0 o) 00 0 8 8 4 0 3 1 3 NE Tot.) 4 3 72 10 41 1 I 0 0 3 20 27 6 0 3 3 16 NE { Serenità media Massa delle nubi 9h | 12h | 3h | 6h | 9h |] 12h |Comp. Dec. 9h | 12h] 3h | 6h | 9h , 12h| Comp. bee. Ip. | 400.0 | 99.2 | 99.6 | 95.0 | 99.2 | 100.0 | 99.3 } 93.9 tr.) 0.0 | 0.2 | 0.1 | 0.4 | 0.2 | 0.0 0.2 0.8 2 98.4 | 97.0 | 96.4 | 99.0 100.0 | 100,0 | 98,5 | ©" 2 03! 12/14 |0.2| 00/00 0.5 3 73.4 | 712.8 | 59.6 74.0 | 98.0 | 88.0 71.6 } 80.8 3 11.5 (10.2 [14.5 {10.4 | 0.8 | 6.0 8.9 I 84 4 81.0 | 82.0 | 81.0 | 80.0 | 80.4 | 100.0 | 84.1 | °° (| 4 9.3 | 9.0 | 9.5 (10.0 | 9.8 | 0.0 7.9 5 5 93.0 | 92.0 | 74.0 | 89.6 (400.0 | 99.0 | 92.1) g99 5 |08| 29 di 41|00|04| 34 14 6 89.0 | 67.0 | 65.0 | 79.0 | 77.0 | 68.0 | 74.2 " || 6 4.5 |14.7 |17.7 | 8.6 |411.2 [12.6 11.6 A Numero dei giorni Sereni Misti Coperti |Conu piog| Con neb.| Vento forlte| Lampi Tuoni Grandine] Neve | Caligine ip.) 5 | 0 | 0 0 NS 0 0 0 0 2 2 ò 0 | 0 (1) 0 0 0 0 0 0 0 3 CCA 1 | 0 0 1 0 0 0 0 0 1 4 4 0 | 1 (1) 2 0 0 0 (Ù 0 0 5 ò (1) | 0 | 0 2 1 0 0 (1) 0 0 6 Pg 0 1 0 0 2 0 0 0 0 0 Totale i POR 5 3 0 0 0 0 3 Medie mensili Barometro dalle 6 ore di osservazione . . . .. 756.20 | Forza del vento in chilometri +. +. ++.» +. 10.0 Dai massimi c minimi diurni. . ... elet + 10 19629 | Yemlo predominante: . - nidi eda) (cet s'e edi GRANI Differeaza +. +... + 0.03 Termometro cenligrado. . è... 0... + +. 25.19 | Massima temperatura nel giorno 20... + + + ++-38.6 Dai massimie minimi diurni i 10) TTI MANETTA oa Escursione lermometrica. . . 0 +0 24.9 Differenza ...-.. 1.09 Massima altezza barometrica nel giorno 1... 763.26 —— | Minima nel giorno 22... +. + + + +++. 750,30 Tensione dei vapori. . ... +... n ntcela A2E2 A SSCUTSIONE DALOMONIGAN e ceto ee II | Umiditantelaivan o e IO 53.5 | Totale Rvaporazione- Gasparin . . ....... 245.40 Evaporazione-Atmometro - Gasparin. . .... + 848 Polalo della pioggia e stette e ee ee eee VII SCCI e RAT O db SCI 87.6 Massardelleonubil.t Lie 5.4 | 4 OZ01020: esi ME RIE SC NOTAO Di Il Direttore del R. Osservatorio G, CACCIATORE. BULLETTINO METEOROLOGICO DEL REAL OSSERVATORIO DI PALERMO N. 7— Vol. X. Luglio 1874. RIVISTA METEOROLOGICA Il luglio è trascorso nella massima parte assai regolare, come risulta dall’ an- damento dei vari clementi meteorologici. La pressione media mensile possiamo dire di non essersi discostata dalla normale, essendo questa di 754"%,77 mentre la men- sile risultò di 754,69, Le burrasche, che attraversarono il nord dell’Europa, non arrivarono fino a noi, come avviene quasi sempre in questa stagione, e furono solo avvertite da lievi on- dulazioni della curva barometrica. Non tenendo conto infatti delle piccole fluttua- zioni nel barometro, osserviamo solamente che dal giorno 22 al 26 si stese su tutta l'Europa dal NO girando al SE una forte burrasca, e in questo periodo abbiamo avuto l'onda barometrica di maggiore ampiezza. Però mentre nell’alta e media Itn- lia si ebbero degli uragani con fulmini, pioggia abbondante e grandine, la bur- rasca non arrivò che a lambire la nostra stazione con una leggiera pioggia nella sera del 25 e mare agitato. Dopo il 26 il tempo si rimette a bello, ma il baro- metro resta basso per una nuova burrasca, che fu da noi solo avvertita con vento forte e nubi temporalesche, La temperatura media mensile superò la normale di 1°,6, ma in compenso si ebbe un’escursione media diurna di 79,3, che valse a non lasciare un'impressione sgradita del caldo in questo mese. Giornate di Scienze Nat. ed Econ. Vol. X. 7 38 16. 19, 20, 22, 23. 25, 26 27, 28; 30, 31 BULLETTINO METROROLOGICO NOTE al mese di luglio 1874. 2, 3. Tempo bello, mare calmo, venti regolari. Tempo bello, venti deboli tendenti a scirocco, mare calmo. i Tempo bello, mare calmo, venti regolari. Nella sera umidità fortissima. 7, 8. Tempo bello, mare calmo, venti regolari, Cielo vario, mare calmo, venti regolari. Tempo bello, mare calmo, venti regolari. A mezzanotte nebbie basse da NNE a NO. Nel mattino cirri continui. Verso mezzodì si alzano da S nubi temporalesche, che si sciolgono a sera. Nel mattino bello, dopo mezzodì grossi cumuli a S. Sentesi rumoreggiare il tuono a grande distanza. Sera bella, mare calmo, baleni a N. 14, 15. Tempo bello, mare calmo, venti regolari. Tempo bello, grossi cumuli nelle ore pomeridiane e tuoni lontani, mare calmo, venti regolari. Alle 7 a. m. lieve scossa di tremuoto. 13, Tempo bello, mare calmo, venti regolari, Cielo bello, venti del 4° quadrante, mare lievemente agitato. Nel mattino variabile, alle 4% p, m. mare un poco agitato, venti regolari. Cielo variabile, nella sera baleni, mare calmo, venti regolari. Tempo bello, mare calmo, venti regolari, Cielo variabile, mare calmo, venti regolari, Tempo bello, mare calmo, venti regolari. A mezzanotte nebbie basse al mare. Nel mattino cielo bello, venti sciroccali; nella sera baleni e 9" e 45" pioggia per pochi minuti, mare calmo, Corrente intensa di ovest; cielo coperto durante il giorno, a sera bello, mare agitato, vento forte. Tempo bello, mare calmo, venti del quarto quadrante. 29. Tempo bello, mare calmo, venti regolari, Nel mattino vento forte a colpi di 080, che fece salire il termometro al mas- simo di 32°5. A 10" m. il vento piega al 4° quadrante con cielo sempre variabile e mare mosso. Cielo variabile, gocce nel mattino, corrente di Ovest, mare lievemente agi- tato, vento forte. Alla mezzanotte arcobaleno prodotto dalla luna sulla pioggia; gocce in città. DEL Re OSSERVATORIO DI PALERMO» Osservazioni Meteorologiche del Luglio 1874. 39 Massimi : ; ° Massimi e minimi 5 ini Barometro ridotto a 0 Da rdeinici Termometro centigrado e minimi, 9hm , 12h, 3h Gb RE ER © [ohm j12h 3h o Gh , 9h _ 128 | 1 158.09] 759.21] 758.88] 158.90] 759.23| 759.26 759.56] 758.41 |/23.5 [23.4 [24.0 [24.6 ‘22.2 |213]| 25.2 | 17.7 2 59.40] 5942) 59.14] 59.01) 59.06] 5857] 60.48) 58.87((27.3 [25.5 [25.7 |24.8 [22.7 !21.2 || 282 | 188 3 || 57.38] 58.08 3h 57.56] 57.73] 57.83] 59.07] = 57.56;129.3 |27.2 [26.8 [26.7 |24.0 [22.8! 30.2 | 20.3 & || 5709! 57.23] 56.80] 57.03] 57.05] 57.19 58.12] 56.50 128.5 [26.7 [34.4 [28.2 [25.4 123.3 Il 34.7 | 211 5 | 56.69] 56.81) 56.34, 55.64) 56.07 56.25 37.19 55.64,27.5 [26.7 127.7 [25.5 24.2 [23.0 | 29.0| 215 6 || 56061 56.10) 53.79/ 55,52) 55.63 55.69 56.251 = 55.11|[26.7 [27.3 |27,2 [26.6 124.6 [23.4 || 27.9 | 20.2 || 53.42) 55.02! 53.48] 55.50] 55.71) 56.00 56.00) = 55.42(/27.3 [26.9 [27.2 [26.6 125.5 24.0 || 284 | 212 8 || 56.32) 56.32 36.47| 56.40} 57.03) 57.41) 37.41 55.43 |(28.1 |278 [28.5 (27.5 26.1 (246 || 290 | 21,2 9 || 57.23] 57.43! 57.21) 57.35] 57.27| 57.301 57.52) = 57.00:[2SA [27.9 |27.9 [27.3 (26.4 [24.9 || 29.3 | 22,5 10 || 5679 36.60) 55.82) 55.36) 55.53] ss10 37.52] = 55.10/[27.3 [29.4 [29.1 |28.1 [26.6 [24.9 || 29.8 | 22.5 11 || 5607) 53.63 02.60) 52.36] 52.58| 52.50 53.10] =—52.18/[28.4 [28.4 [34.4 [28.1 |26.3 [23.6 || 34.8 | 23.2 12 | 52.74] 52.65) 52.36, 52.61) 53.27] 5371, 33.71| = 50.35/[29.0 |27.6 [28.1 [27.8 |26.4 j24.8 || 29.2! 222 13 || 54.65] 5493 54.68] 55.15) 55.91] 55.86! 36.05| = 53.34/[27.9 |27.5 [27.9 [26.9 [26.0 {24.2 || 28.4 | 22,5 14 || 55.98! 56.191 53.74! 55.65) 55.93] 55.851 57.13 34.73[[27.6 [28.1 [27.9 [27.3 [25.8 [24.2] 28.8 | 22.4 45 || 55.76) 55.93! 53.38/ 55.24) 55.57) 5555 56.85) 55.1127.9 [27.5 [28.1 [27.5 [26.0 [24.5 || 29.0 | 21,7 46 || 55.55] 55.621 55.09| 55.32) 55.92! 55-94! 36.57] = 54.75||28.4 !28.2 [28.8 [28.2 [27.0 !26.4 || 30.0 | 22.4 47 || 55.92) 5611) 53.69| 55.65) 53.67) 56.04! 36.74| = 55.52;[29.0 |28.2 |29.0 [28.5 [26.7 [24.9 || 29.6 | 22,5 18 || 55.08] 55.26. 54.77] 53.60) 54.07/ 54.17 56.42! = 53.80][29-3 [28.8 |28.7 |27.9 [26.6 {24.9 || 30.1 | 22.6 19 || 53.76) 53.67. 55.04) 5281) 33.07] 534 34.47! 52.81/128.1 [29.4 [29.0 [27.5 |25.9 [24.9 || 29.8 | 22.4 20 || 52.18) 52.86 52.68 5246 52.55) 52.87 33.81 32.46 ||28.6 [29.0 |28.8 [28.4 |26.1 [24.2 || 30.0 | 24.2 21 || 52.49] 52.67| 52.59] 52.92! 53.33) 53.561 53.56) = 31.98/[28.2 |28.4 [28.4 [26.3 [25.5 [24.6 || 20.4 | 22.5 22 || 54.69| 54.98] 54.84 54.77! 55.19] 55.47 56.36] =—53.56/28.4 |28.4 [28.7 [28.4 [26.4 [24.2 || 20.0 | 24.0 23 || 55.66] 55.64| 5548| 55.18] 5345) 55/18 57.59] = 54.29:(28.4 |28.4 [27.8 [27.5 [26.3 |23.9 || 28.6 | 23.8 24 || 54.32| 54.04/ 53.32: 5272) 52.74) 522%! 53.18) = 52.24](27.6 (27.8 [28.1 [27.3 |26.1 [23.7 || 285 | 22. 25 || 50.72) 49.92) 48.96] 48.54) 48.95! 4931 52.24| = 48.00/128.2 |25.5 [30.6 [30.2 27.53 [24.2 || 31.4 | 22.2 26 || 49.47] 50.10) 50.20) 50.92] 51.50) 531.72 51.72] = 48.49||25.8 [24.8 [26.0 [24.0 [23.4 [21.5 || 23.3 | 214 27 || 53.07] 53.22) 53.31) 53.15| 53,72) 54.02 54.21] = 51.72|(26.9 [27.0 [26.6 |25.8 124.2 [22.2 || 27.4 | 20.7 28 || 53.72) 54.02" 53.74| 53.89, 53.94| 53.96 54.10] = 33.08125.9 (264 [26.7 |26.0 [23.9 (22.4 || 27.1! 20.4 29 || 53.51| 53.48! 532.67| 51.65] 51.77) ‘50.77 54.21) = 50.77]|[26.6 [26.6 |27.5 27.0 [264 23.0 || 27.8 | 24.6 30 || 50.16| 50.53). 50.40] 30.89 51.06! 51.03 51.45) = 48.27[(30.3 [28.7 [27.0 [25.5 123.3 [23.0] 32.5 | 224 3A || 4916] 49.21] 48.77] 48.87( 49.21| 49.47 51.03] = 47.93|[26.4 |26.0 |25.7 |24.7 122.8 21.9 | 270 | 219 M. || 56.81! 54.861 54.47) 54.38' 54.66) 54.71 55.82] —53.68/[27.78/27.51|27.98|27.02[25.30/23.78;] 29.13 | 21.82 Osservazioni Meteorologiche del Luglio 1874, | Tensione dei vapori Umidità relativa Stato del Cielo 9hm| 12h, 3h, 6h, 9h, 12h (9fm) 12h, 3h | 6h, 9h, 12h 3h Gh 9h 12h 1/113.18/13.44/14.09|14.56:14 39113.52!l 61] 63| 64| 63| 72 Lucido |Lucido {Lucido |Lucido |Lucido 2|111.15/16.61/18.08[16.83/45.75/11.50{ 41 | 68| 74| 72| 77 Lucido |Lucido |Lucido |Lucido |Lucido 3/113.86|15.59/14.47|17.66/18.87/15.66]] 46| 58 | 53 | 68 | 85 Lucido |Lucido |Lucido {Lucido |Lucido 4|17.02/15.87/13.85114.50|12.44|10.54| 59 | 61|41| 51| 52 Lucido |Lucido |Lucido |Lucido |Lucido 5144.10117.90/18.45'18.40)17 43 17.29)| 52) 69| 67] 76| 78 Bello Lucido |Lucido {Lucido |Lucldo 6|15.87/15.50/16.71|12.91/46.71 14.46) 61| 57] 63| 68! 72 Bello Lucido {Lucido {Lucido |Lucido 7|16.40|18.48:49.83:49.62'17.50/17.34| 64| 706] 74| 76| 72 Bello |Bello |Lucido |Lucido |Lucido 8|17.76/16.56|16.10;17.67|18.50|17.54| 63 | 60! 55|65| 73 Lucido |Bello Bello Lucido |Lucido 9/45.92'16.92/16.02)18.22/18.78/A7.41| 56| 61| 37 | 68] 73 Bello |Cop. Nuv. Bello |Lucido 10,20.63/16.42:17.58 20.47!20.12;48.31/| 76 | 55 | 58! 74] 78/7: Bello |Bello |Bello |Lucido |Lucido 11|19.01j18.53/14.3518 2£/19.82/16.06] 66 | 64 | 42| 65| 73] Bello |Cop. |Nuv. Lucido {Lucido 12|18:10/1575/19:67 418.44|19.25,17.95] 61] 68| 70] 67 75 Bello |Nuv. Cop. Bello |Lucido 13/17.36/48.37/47.39/17.57|18.59|17.20:| 64 | 68| 62| 67! 75 Bello [Bello |Bello |Bello |Bello 14||17.58147.52)17.86/19.66/19.15/16.55:| 61| 62] 64; 73, 78 Bello |Bello Bello |Bello |Lucido 15]||16.92 18.84 17.86/49.52/18.81 13.54) 64| 69| 67) 71| 75 Bello |Bello [Bello |Lucido |Lucido 16|118.04/18.38|18.72 20.57|20.81 16.71! 63 | 63| 63 72] 78| 65 Bello Bello Lucido ;Lucido |Lucido 17|48.64/19.10(19.11j18.92/20.26|47.86|| 63 | 67| 64| 65) 77 Bello |Bello !Lucido |Lucigo |Lucido 18}115.18,17.30|18.29;18.09(20.12;18.31|| 50| 59 | 62| 65 | 18 | Bello Bello [Bello Nuv. Lucido 19|45-06|15.09|15.37|17.20(17.74(17.53|| 53| 50) 52|63|71 Bello |Bello |Nuv. Bello |Bello 2017.43:17.21/45.91|13.93|16.24 13.581 60| 58 | 54 | 49 | 65 Bello Bello Lucido |Lucido |Lucido 21|(14.71/15.29|15.23|16.58/16.46|15.41|| 52 | 53| 54| 66| 66 Bello |Cop. |Nuv. |Lucido |Lucido 22|/13.96|14.36 45-55|14-81 16.67|16.83| 19 30 | 53| 52 | 66 Bello [Bello |Bello [Lucido |Lucido '231146.38/17.04|16.06/17/44/18.63/16.73! 58 | 63 | 58|64| 73 Bello |Cop. Cop. Cop. Lucido 24|16.65115.88/16.83/48.22/18.50(16.40|| 60 | 57| 59 | 68 | 73] 7° Bello [Bello iBello [Bello [Lucido D5|11.93|14.09/46.65/45.54/17/20/16.55î 42 | 29| 51] 48|63| 74|Bello |Bello |Nuv. Cop. Cop. Misto 26 11.00|11.42/11.73/42.10/42.65 14.01] 44 | 49 HE 60 | 73 |\Cop. Cop. Cop. Misto |Bello |Lucido 27||13.12|10.23 13.78|14.24 15 90/14.58! 50 | 38| 53] 57] 71 73//Nuv. Bello Bello Bello Bello Lucido 28|45.48/15.79/14.56/45.44|15.87/13.88|| 62) 62| 56| 62! 72| 69|tucido [Bello |Bello [Lucido |Lucido |Lucido 29/14.65 15.73/15.84/14.37 13.44/14.53)| 57 61 | 58 54! 59) 70!Lucido |Lucido |Lucido |Bello Lucido |Bello 30|114.5% 13.99/12.25 10.76:14.36|10.39]] 45 | 48 | 46| 44) 53 | 50||Nuv. Bello |Cop. Bello {Bello |Nuv. 31|(12.62/14.62/12.12 12.0513.21/42.58 49 | 46| 50] 52 | 64 | 54|Misto |Nuy. Misto |Cop. Nuv. Cop. M.|15.74 [16.16)16.23/16.87/47.24(15.55156.6|59.3(58.1/63.3171.3!70.9 Pax cs 40 BULLETTINO METEOROLOGICO Osservazioni Meteorologiche del Luglio 1874. r—_Twwr——t1mr—=<©=> ==——eee- (EST Gasparin]| Forza del vento in chilometri Ozono Thm., 3hs. | 12hs. (Total®|9hm,, 12h, 3h Gh_, 9h |, 12h 7im, 9hm | 12hm | gbs , Ghs | 9hs |12b ll 1 0.65 | 3.70 | 2.19 | 6.54 [11.4 (49.7 [fas 4.k 11.6 | 6.4 3.9 2.0 3.0 4,5 4.0 3.0 0.9 2| 0996 | 3.40 | 2.55 | 6.91 28 16.7 (16.1 | 85132 | 6.8] 3.0] 45] 20 | 40 | 50 | 25 | 30 3] 1.60 | 4.15 | 2.06 | 7.81 {109 | 6.5193|34]| 20! 00] 3.0] 2.5 2.0 3.5 | 30) 20 1.0 44.16 | 3.75 | 3.36 (82542 /112/44]00/26 | 18] 35] 05| 2.0 1.0 | 10] 05 | 0.5 | 0,89 | 3.85 | 1.93 | 6.67 1 3.6 (42.4 [43.1 | 5.3 | 4.6 | 0.0 4.5 4.0 2.5 1.5 3.0 1.5 3.0 6 0.62 | 3.65 | 3.70 | 7.97 [42 | 99 | 9.5 |3.0|64 [10 2.0] 2.5 1.5 |» 3.0 | 2.5 0.5 {1 71 0.30 | 3.50 | 2.30 | 6.10 | 9.3 [14.8 7.8|7.3|50 |o0.0] 2.5] 2.0 4.5 3.0 | 35 | 2.5 1.0 8 4.30 | 3.73 | 2.60 | 7.65 9.3 [14.7 | 8.9 | 0.0 | 24 | 0.0 3.0) 2.5 3.0 4.0 | 5.0 | 3.5 1.0 9 1.55 | 3.55 | 1.53 | 6.65 [10.3 [18.7 | 994.1] 70 | 2.0] 2.0) 4.5 2.5 4.0 | 3.0 | 2.5 » It0}| 0.85 | 4.10 | 2.30 | 72597 | 6.7 7.86.72] 0.6 | 30] 2.0] 3.0 4.0 4.0 | 40 | 3.0 0.5 iI 0.65 | 4.60 | 2.15 | 7.40 | 6.0 (417.1/|8.7|25|26|00] 30/ 2.5 | 45 5.0 | 6.0 | 40 0.5 12) 2.35 | 3.55 | 3.05 | S95{/ 4.2 [13.7 [15.1 | 0.0 | 0.8 | 4.1 d.d 5.0 4.0 9.0 5.0 4.5 3.0 {13]| 0,75 | 4.05 | 2.62 | 7.42 (i 8.1 [19.3 [16.9 | 5.3 | 0,0 [12.4 || 4.0| 40 4.5 4.5 | 40 | 4.0 0.5 (14) 0.58 | 3.95 | 2.72 | 7.25 l10.s [166 [127 | 69] 70 | 71] 5.0] 5-0 5.0 5.5 | 6.0 | 6.5 2.0 (15|| 4.63 | 3.50 | 2.55 | 7.68 || 9.7 (23.7 [491 | 61!26 | 2.4 5.3 6.0 5.0 6.5 8.0 7.0 2.0 116 1.40 | 3.50 | 2.72 | 7.32 || 5.0 [19.4 [199 | 4.7! 412 | 6.0|| 6.5| 5.5 6.5 7.0 | 8.0 | 6.5 3.0 171.03 | 3.70 | 2.76 | 7.49 || 6.0 [45.2 {15.3 | 76/48 | 0.0] 7.0) 6.5 7.0 8.0 | 6.0 | 6.5 2.5 18! 0.89 | 3.60 | 2.29 | 6.78 {11.5 {165 [19.1! 0.0 | 3.8 | 2.9 || 6.5| 6.0 6.0 6.0 » 1.0 4,0 19]| 1.56 | 4.50 | 2.28 | 8.34! 6.4 (32.4 [20.5 | 8.2 [15.9 | 44 || 7.0 6.0 6.0 6.0 | 70 | 6.5 5.0 120] 1.27 | 4.15 ) 3.39 | 8.81 || 6.2 [14.6 [19.3 ! 9.8 | 5.0 | 6.8|| 6.0| 6.0 7.0 7.5 | 7.0 | 6.0 6.0 (24| 1.41 | 4.20 | 2.50 | 8.11 || 8.3 [13.0 [15.1 [12.9 | 8.5 | 5.6 || 6.5 | 6.0 » 6.5 | 5.5 | 50 2.0 22 1.30 | 4.30 | 2.55 | 8.13 [19.3 [181 [18.1 | 7.2! 5.8 | 4.6|| 6.5| 3.5 6.0 6.5 | 7.0 | 80 3.0 23) 1/30 | 3.85 | 1.63 | 6.78 (129 [14.1 [171 85/12 | 75] 7.5! 5.5 5.0 6.5 » 6.5 3.0 24) 1.07 | 4.25 | 1.35 | 6.87 (11.9 [16.4 [21.9 ;20.5 | 6.6 | 3.9 || 4.3) 5.0 6.0 5.5 | 5.0 | 50 2.0 {(25]| 4.05 | 3.95 | 3.36 | 8.36 || 8.9 [13.0 [18.9 129.4! 8.3 | 5.3] 6.5| 5.5 4.0 65 | 60 | 7.5 6.0 (26)| 1.64 | 3.95 | 2.25 | 7.84 137.8 (42.3 !25.2 (21.3 | 8.7 (14.3 || 8.0] 7.0 6.0 1.0 » 3.5 3.0 127)| 0.85 | 4.50 | 2.25 | 7.60 || 8.8 [43.5 (15.1 | 5.6 | 2.8 | 75 )| 3.0| 2.0 4.0 4,5 | 3.5 | 3.0 3.0 (28|| 0.90 | 4.15 | 2.47 | 7.52 || 7.8 [17.4 |17.9 | 91| 7.6 | 40]| 5.5 | 5.5 » 5.0 | 50 | 30 3.0 29) 1.03 | 5.60 | 3.10 | 9.73 | 2.4 [19.6 | 9.7 | 4.6| 7.0 | 47] 40) £0 3.0 4.0 | 3.5 | 20 1.0 30|| 2.35 | 5.35 | 4.44 [12.14 129.4 [28.4 133.4 [20.5 [171 | Gall 5.0| 5.5 1.0 5.0 | 58.5 | 45 5.0 31|| 0.06 | 4.20 | 2.70 | 6.96 IRE 27.6 131.0 13.7 | 3.4 | 0.0 1.0 k5 3.0 » 5.0 4.5 4.0 M.l| 1.12! 4.01 | 2.571 7.70 110.0 117.3 115.6 | 7.9: 49 | 4.1 || 48) 42 4A 54 | 5.01 44 2.4 Osservazioni Meteorologiche del Luglio 1874. gi: SA, i Pioggia|] Stato Direzione del vento Direzione delle nubi in del millimetri] mare 9hm 12h 3h 6h 9h 12h 9h, 12h 3h 6h 9h | 12h alle 8 1 NE NE NE ESE oso | 0s0 » » » » » » » 2 2 E NE E E OSO SO » » » » » » » 2 3 E NE NE E SSO Calmo » ) » » » » » 2 4 PSE NE ESE Calmo | 0S0 OSO » » » » » » » 4 S| ENE NE NE E OSO | Calmo || » » » » » » » T] 6 ENE NE NE NE OTO) 0so0 » » » » » » » 4 1 NE | NE NE NE OSO Calmo » » » » » » » 1 S| NE NE E Calmo | 0SO Calmo » » » » » » » 1 9| ENE NE ENE NE NO oso » » » » » )» » A 0 ENE NE NE ENE oso oso » » » » » » » 1 11] E NE È NE (OSLO) Calmo » » » » » » » 1 12 ESE NE ENE Calmo | 0SO so » » » » » » » 1 13]! | NE ENE ENE Calmo | 0S0 » » » ) » » » 1 14|| ENE NE NE NE (USO) OSO » » » » » » » 1 t5)| ENE NE NE NE 0sS0 (OSIO) » » » » » » » 1 16)| E NE NE NE (OSIO) so » » » » » » » 1 17| ESE NE NE NE (OXST0) Calmo » )) » » » » ”» ;| 18|| NE NE NE Calmo | 0SO (OSIO) » » » » » » 4 19]| NE IO) NNO NNO oNO (OSKO) » » » No » » » 1 10)| E NE NE NE (ONTO) (OSTO) » » » » » lo» » 2 24|| NE NE E NE COSTO) (OXST0) » » » » » » » 2 22/| ENE NE ENE ENE (OSIO) oso » » ge 1) » » » 1 i 23)| NE NE NE NE (0XSX0) (OSIO) » » » » » » » 1 24) NE NE NE NE (OXSX0) (0) )) » » )) » » » 1 ; 25|| NE NE E DIO) oso (OSTO) » » » (0) (0) (0) 0,49 4 26) 0 0 0 (0) (OSIO) 0 0 (0) (0) » » » 3 2710 N NNO ONO (0) so » » » » » » » 2 28]| NE NE ENE NE (0) so » » » » » » » 2 29) ENE NE NE NE (0) SO » » » » » » » 2 30) OSO ONO oNO ONO (0) (0) D_ | ON » » 8°) (0) » 3 31) OSO 0 0 (0) 0S0 Calmo | oNO | 0 (0) 0 » 0 » 3 DEL R. OSSERVATORIO DI PALERMO 41 Osservazioni Meteorologiche del Luglio 1874, Nuvole =—,TYTT7=yvwW|”"w=-=->-e========«—-«<<* & &s& * *«=>* aan»; LO ARIA Gu 9h 12h Teen E° cosi — È la Vol. Dens. Massàl Vol. | Dens.;Massa]|Yol.) bens. Massa] Vol. Dens. Massa Vol. Dens. Massà Vol. Dens.;Massa 41 » » » » » n» » » » » » » » » » » » D 2 » » » » » » » » » ») » d)] » » » » » » 3 » » » » » » ») » » » » » » | » » » » n» 14 » » » » » » » » » | » » » Ì 5 » » » 2 0.4 0.8 » » » » » » i 3 ; ; ; a 6 » » » 2 3 0.6 ) » ) » » » )) )) » » » » 7 » » ) ò 4 2.0 | 5 0.4 2.0 )) )) )) » )) » » » » gl » » ) » » ) | 15 4 6.0 | 10 0.3 | 3.0 ) » ) D) » » 1480 O%ANS 06 RI RIA RR I 10 4 0.4 1.6 4 4 1.6 |} 4 4 AGUIRS 4 2.0 » » » » » » Ai 40 4 | 16.0 b) 4 | 3.2) 70 4 | 28.0] 40 4 | 16.0 » » » » » » 42 30 4 | 12.01 15 4| 6.0| 20 4| 8.0| 80 & | 32.0) 6 RODA e » » 43 4 4| 16] 10 5| 30/10 5| 50) 40 5| 50 2 4| 08] 5/05) 25 14 10 4| kol 6|l 5] solo 5| solaio | 4o] & 4| 46/ »| nl » 15 » » » 6 5 3.0 |l 42 6| 2.7 12 4 4.8.» » » » » » 46 » » » 8 5| 4.0) 8 5| 40 ) » » ) » D) ) » » 47 2 3| 06 14 4 | 46 i 2 4 | 0.8 » » NIATTAMO )» » DIGI RON » 18] » D| Di 4 a | 460 £ 4| 1.6] 15 4 | 6.0) 20 5|100/ »| »| » 29 15 5 | 6ol 10 5| 5.010 5| 5.0] 20 £4| 80) 15 S08 05 S| 251 20 30 5 | 15.0] 10 5 5.0 | £ 4 4.6 » ) » » » » ) » » 21 40 5| sol 15 5| 7.51 70 6|42.0| 25 5|425]| » » » |l » » » Il 4 4 | 1.6 8 S| 40% 10 5| 50 4 4 | 1.6 » » » » » » 23) 2 3| 06 10 S| 5.0; 95 6| 570) 90 6 | 54.0) 80 5 | 40.0) » » » Zell 4 4| 1.6 5 4} 20; 5 4| 20) 2 2| 04| 5 4| 20] » » » 25 4 4 | 16 15 4| 6.0; 25 5 | 12.5] 90 5 | 45.0) 90 6 | 54.0) 50 7 | 35.0 26|| 85 6.510] 75 6 | 45.0 | 60 6| 36.0) 50 6| 30.0) 6 CIUZEN n » » | 27) 20 5 | 100] 15 5| 75; 15 5] 75) 10 4| 40) 15 5 75» » » 98 » » » 2 4 0.8 {2 4 0.8 » ) ) » » » » » » 29 » » )) » » vl » » )) 2 2 0.4 ) » )) 10 3 | 30.0 30)) 25 4 | 10,0 5 4| 2.098 6| 58.8) 8 pala 8 5| 40/40 5 | 20.0 341|) 50 7|35.0])| 40 5| 20.0‘ 50 6 | 30.0|)_60 6| 36.0] 20 3 | 10.0|) 60 6 | 36.0 3.103 5.2 Il 9.0 4,5 | 21.4 11.4 || Î8.7 9.1 || 9.2 4.7 ||5.1 3.0 Medie barometriche Medie termometriche 9h , 12h dh 6h 9h 12h | Comp. p.dec» 9h 12h, 3h bh 9h 12h | Comp.p.dec» Ip. |738.00|738.15|757.79|757.63|757.83|757.88 151.88) 757 og|| 1 p-| 27.26| 25.90) 27.12) 25.96] 23.70|-22.32| 25.38) 26 99 2 | 56.36] 56.41] 56.09] 56.03) 56.23] 56.30] 36.24) ‘9 0|| 2° | 27.50] 27.80) 27.98] 27.22) 23.84| 24.36] 26.7 791 3 | 34.65] 36.67] 54.15] 54.20 54.65] 54.69] 54.50) ., g713 | 28.16] 27.82| 28.68, 27.52] 26.10| 24.26] 27. 09; 27,37 & | 54.62] 54.70) 54.25) 54.01] 54.26) 54.43] 34,38) 0f-4*|| 4 | 28.68| 28.68| 28.86| 28.04| 26.26| 25,06] 27.645 27. 5 | 53.57| 33.44| 53.04] 52.83] 33.13) 53.15] 53.20) so gy||5 | 28.10] 28.10) 28.66) 27.88) 26.30| 24.12 21:72 26.24 6 | 51.62] 51.76] 51,52] 51.56] 51,87] 51.83] 51.691 92-49 || 6 | 26.98| 26,98} 26.58| 25.501 23.62] 22/331 25/264 20.2 Medie tensioni Media umidità relativa 9h o, 12h, 3h _, 6h_, 9h , 12h Comp. p.dec. 9h | 12h _, 3h , 6h | 9h , 12h ,Comp.p.dcc 1 p.| 13.86) 13.88] 13.79] 16.39| 15.78] 43.70) 15.23, \g.gg|1 p.| 54.8 | 63.8 | 60.2 | 66.0 | 72.8 | 68.4 | 63.8 65.5 2° | 17.32) 16.78] 47.25) 18.72| 18.32] 16.80 10:55] 2 63.4 | 60.6 | 61.4 | 69.6 | 73.6 | 74.0 | 67.4 : 3° | 17.89) 18.40| 17.43) 418.68] 19.12| 46.63) 18.03) 7 na 3 63.2 | 66.2 | 61.0 | 68.6 | 76.2 | 74.0 | 68.2) 664 & | 16.87| 17.62) 17.48] 17.74| 19.03] 16.80] 17.550 ‘‘*‘°||4 57.8 | 59.8 | 59.0 | 62.8 | 73.8 | 71.0 640 | ; 5 | 14.73) 415.33] 16.06) 16.52] 17.43] 15.98| 46.04, 4, 29||5 52.2 | 54.4 | 55.0 | 59.6 | 68.2 | 74.6 | 60.2} sg° 6__| 13.57] 13.13] 13.38] 13.16] 43.74] 13.33] 43. 39| 6 51.2 | 50.7 | 51.7 53.2 | 63.2 | 66.5 | 561) °* Barometro Termometro Media evaporazione Gasparin î ; Massimi Minimi SIDE T prin i mo | gii su (Gene dec. p. | 758.88 157.40 1 p.| 28.86); 9.88}; p. .05 | 3. 2, : 2 56. ut 91 | ‘5561 96.71 2 28,82 28.84 | 24.52) 20.70 2 0-98 | 3.71 | 249 | 112 {7.18 3 BOLLI me Godk) unt 29.44 22.40 (i ia 9: .62 so | 5550) 266 | Ss:ani S8SI | | 3ogo 2907 | 236 20 LIT | 30 | 260/775 [IIa 5 ;4.99 52.01 5 29.38 22.90 5 1.2 2.35 6 53.791 59-89 | Spiori 5103 | È gt] 2001 | Figi onas|} | 1 4.63 | 2,87 | 8.664 8-35 42 BULLETTINO METEOROLOGICO . 5 . Quantità ; Medie dell’Ozono TOlasnioe a Media forza del vento "ih 9h 12h | shsy 6h 9h) 12hbjComp. p. d. 9hm ,12h ; 3b_, 6h, 9h |12h |€ 1p.|3.5| 2.1 2.3 | 2.9] 3.2] 19/16) 2.5 fa. 6 | 0.003 0.00 to: 5.9 |13.3/10.7] 4.3 2.8] 3.0, 6. a PRE SE VO To Re SS O ATO 2] 0.00 8.6 [13.0] 88] 42 43! 121 3 |&6| 45] 465.3) 58/52/16 457,3] 000) 000 3 7.1 |18.1|14.5) 4.2 2.6| Gia 4 |6.6] 60) 6.5|6.9|] 7065/41 6.2 | SIE 0.001 4 | 7.0 |19.6/18.8] 6.1] 5.5! 3.4/10. 5 |63]| 35 5363] 5964/32] 5.67) g|5] 019) g4905 [12.3 |14.9]18.2/15.7 ti 5.412. LR IC O E 0 e AE, SO 0.091 “16 !18.6 |24.822.1]12.5| 7.8] 6.1|15. Osservazioni Meteorologiche del Luglio 1874. Numero delle volte che si osservarono i venti N NNE | NE | ENE E ESE | SE [SSE| S SSO | SO | 0S0 | 0 | 0N0 NO | NNO|Calm.| Pred. Ip: |00 (1) 9 4 6 3 0 (1) 0 0 1 7 0 0 0 0 3 NE 2 0 (1) 13 ò 1 0 0 0 0 0 (1) 8 0 0 (1) 0 3 NE 3 0 (1) 40 4 4 1 (1) 0 0 (i) 4 U [1) 0 (1) 0 3 NE 4& 0 0 13 0 2 1 0 0 0 0 4A 7 0 LI 1 2 2 NE 5 0 (1) 14 3 7) 0 0 0 0 0 0 10 I| 0 0 0 0 NE 6 1 0 6 2 0 0 0 0 0 (1) 3 4 14 3 4A 1 1 (0) Per decadi id. 0 0 22 6 7 2 0 0 0 0 1 15 0 (1) 0 (1) 6 NE 2 (1) 0 23 4 6 3 0 0 0 0 2 14 (1) 1 1 2 5 NE 3 1 0 20 5 2 0 0 4) 0 0 3 14 15 3 1 1 1 NE Tot.| 1 0 65 15 15 9 0 0 0 0 6 43 15 4 2 bj 12 NE Serenità media | Massa delle nubi 9h 42h sh 6h | 9h 12h |Comp. Dec. 9h | 12h | 3h |; 6h 9h , 12h) Comp. Dec, ip. | 400.0 | 99.6 {100.0 (100.0 (100.0 | 100.0 .9 97.0 tv.| 0.0 | 0.2 | 0.0 | 0.0 | 0.0 | 0.0 0.0 Î 1.3 2 99.2 | 96.2 | 80.2 | $9.0 | 99.2 [400.0 | 94.0 | 4 2 03! 1.6|94|42]|0.3/ 00 2.6 È 3 83.2 | 91.0 | 75.6! 69.6 | 97.6 | 99.0 | 86.0 } 89.9 3 6.7 | 4.0 (10.6 [12.4 | 1.0 | 0.5 9.9 k4 4 90.6 | 92.8 | 9.4 | 93.0 | 93.0 | 99.0 | 93.8) © 4 4.3 | 3.4! 2.6 2.8] 3.5 | 0.5 2.9 } ° 5 95.2 89.4 59.0 | 57.8 | 65.0; 90.0 | 76.1} 26.3 || 5 2.1 | 4.9 [23.7 [22.7 419.2 | 7.0| 43.3 132 6 62.5 | 78.3 | 9.8 | 81.7 | 76.9 \ ° [| 6 |17.7 [12.6 [22.2 [12.3 4.0 | 9.8 13.1 i : Numero dei giorni Sereni Misti Coperti Con piog Con MEDE] Vento forte; Lampi Tuoni yGrandine| Neve | Caligine 1p. b) 0 0 0 0 0 0 0 0 | 0 0 2 5 0 0 0 (1) 0 0 0 0 0 0 3 5 0 0 0 2 0 1 0 (1) 0 0 4 6) 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 5 3 Zaia li 40 1 0 0 2 0 0 0 0 b 4 2 0 0 0 3 0 0 0 0 0 i Totale| 27 4 0 1 2 3 3 0 (1) 0 0 Termometro cenligrado. . +... ....... » + 26.57 | Massima temperatura nel giorno 30 . . . +. + + .+-32.5 Dai massimi e minimi diurni . .....).. - «25-41 | Minima nel giorno A .. +... 000 0 ATI a raceonio Escursione termometrica . ... n.° 14.8 Differenza ...-.. 1.10 | Massimaaltezza barometrica nel giorno 2, » + 760.48 — Minima nel giorno 31... ... ++... . 747.98 Tensione dei vapori. . ........... ++. 16.29 | Escursione barometrica. ...e.. +... +, 12.53 Umidità relaliva ..... + + + + + + ++ 63.3 | Totale Evaporazione-Gasparin ......... 239.30 EVADERE - Almometro - - Gasparin. CLOLEONO . 7.69 | Totale della pioggia . 0... 0.000. 0.19 Massa delle nubi: SO N nie 975 OZONO" +) sn PEN Rot diana 4.3 ___—_—yr__-*:‘t*@=**====t*s-t4 TT EIA TL... _—r _.___ —____si Medie mensili Barometro dalle 6 ore di osservazione . . . .. 754.65 | Forza del vento in chilometri . . +... . ++. 9.9 Dai massimi e minimi diurni. . .....,... 754.75 | Yento predominante... .. +6 0 +0» + + NE Differenza. ..... 0.10 Il Direttore del R. Osservatorio G. CACCIATORE. BULLETTINO METEOROLOGICO DEL REAL OSSERVATORIO DI PALERMO N.8— Vol. X. Agosto 1874. RIVISTA METEOROLOGICA Assai variabile si è presentato l’agosto di quest'anno, e diverse burrasche che dominarono nell’Europa settentrionale, si sono estese anche sulla nostra stazione, specialmente nelle due prime decadi, come di leggieri si scorge dalle ondulazioni della curva barometrica, che sebbene non siano state di ampiezza considerevole, si sono però succedute molto rapidamente nell’accennato periodo, La burrasca, che abbiamo notato di aver tenuto sempre basso il barometro nel- l’ultima pentade dello scorso mese, ci ha dato vari giorni di tempo cattivo con grande rovescio di pioggia, grandine e falmini in città. Crescendo intanto la pres- sione sono succeduti a questo periodo molti giorni sereni, sebbene alcuno coi so- liti camuli nel pomeriggio. Le onde atmosferiche che seguirono, furono accompa- gnate da variabilità del cielo. Dal 19 al 24 si ebbero giornate cattive con piog- gia abbondante; però il barometro veniva salendo lentamente toccando un mazi- mum, che è pure quello mensile, il giorno 31. La pressione media risultò di 1 mill, più bassa della normale, In conseguenza di questo stato atmosferico l’ agosto in quest’ anno risultò uno dei più piovosi della serie meteorologica, difatti la pioggia fu di 36,3 in 7 giorvi, mentre la normale è di soli 9®®,4 in 2 giorni, Anche la temperatura ha risentito la variabilità caratteristica di questo mese, che può dirsi assai mite, e la media mensile fu di mezzo grado inferiore alla normale, NOTE al mese di agosto 1874. 1. A 0% 15% pioggia per brevi istanti. Cielo coperto durante il giorno. A Gr 25m p. m. forte temporale con rovescio di pioggia e fortissime scariche elet- triche, che continuano ad intervalli nella sera. Corrente di ONO. dl 28, 31. BULLETTINO METEOROLOGICO Nel mattino cielo vario, corrente. del 4° quadrante. A 0% 15% s, temporale con grandine, scariche elettriche e pioggia copiosissima di breve durata; sera bella, mare lievemente agitato. Tempo variabile, a 3" p. m. lontani tuoni e pioggia, venti regolari, mare calmo. 5. Tempo bello, mare calmo, venti regolari, 7, 8. Tempo bello, mare calmo, venti regolari, nebbie, umidità forte. Tempo bello, venti regolari. Nella sera alta corrente di NO e mare agitato. Corrente di NO, cielo vario, mare agitato, venti regolari. 12. Tempo bello, mare calmo, venti regolari. 14, Tempo bhelio, mare calmo, venti regolari, Nella sera umidità fortissima. Cielo variabile, venti deboli sciroccali, mare calmo, Cielo coperto variabile, alta corrente di NO, mare lievemente agitato, venti regolari. 18. Tempo bello, mare calmo, venti regolari. A 0% 50" a, m, leggiera pioggia per pochi istanti. Alle $h 50" si sentono tuoni in lontananza, alle 9% 15" comincia a piovere lievemente. Alle 8" 30" p, m. gran rovescio di pioggia. Corrente del 4° quadrante, venti varî, mare lievemente agitato, Corrente intensa del 3° quadrante, cielo misto, mare lievemente mosso, nella sera baleni continui, Corrente intensa di Ovest, cielo coperto e nella sera forte pioggia, mare agi- tato. Corrente del quarto quadrante, nubi temporalesche, e a sera pioggerella. Mare mosso, baleni continui in tutta la sera. Nel mattino pioggia impetuosa, indi giornata variabile, mare lievemente agi- tato, ed in tutta la sera baleni continui, Cielo coperto nel mattino, sera bella, venti del terzo e quarto quadrante, mare calmo. Tempo bello, mare calmo, venti regolari, 27. Cielo variabile, mare calmo, venti regolari, 29, 30. Tempo bello, mare calmo, venti regolari. Cielo variabile, mare calmo, venti regolari, DEL R. OSSERVATORIO DI PALERMO» Osservazioni Fntesrologioha ARRE 1874, 45 nisi e minimi Massimi [ ! Barometro ridotto a 0° Ia nrniai Termometro centigrado e rinimi 9hm., 12h 3h 6h 9h 126 TITO 9hm )12h | 3b Gn , 9h 12h anna 1 || 149.17] 748.97) 749.19] 748. 78| 749.16] 749.31]] = 749.36] 747.90|124.9 (24.9 [25.8 [23.0 120.1 [194 || 26.6] 17,8 2 ll 4925) 49,38) 49/24) 49.65 50.35| 5030] 50.62| = 48.60||33.7 (24.0 [24.5 |23:0 [20.6 19.4 || 24,8 | 47.1 3 || 50.74] 50.91] 51.15] 50.90] SI.51| 5237 32.37] 50.01 (25.0 [25.5 [23.7 [24.4 [21.8 [20.4 | 25.7 | 18/4 4 | seo! 5429] 5434) 54.010 54.58) 54.39 55.641 . 52.37|[26.1 [25.4 |25.7 [25.2 [23.3 !21.9 Il 264 | 194! 5 || 5443] 51.67) 56.04, 53,53) 3332 53.53 84.97, 53.03 126.3 [26.7 126.7 [26.4 (24.8 [25/2 || 28,2 | 20.2 6 || 53.64] 53.60! 53:38| 53.11| 5395) 53.90 54.281 52.74 28.1 28.1 [27.8 [27.0 [25.3 [24.5 || 266 | 17.8 7 || 55.27) 55.251 3486! 54.73) 55.39] 5548 © 55.481 53.90[27.5 (27/2 [27/2 [27.3 125.1 [o42|| 24.8 | 471 8 || 53.54) 5343! 54.08] 53.94 33.57] 53.43 56.21] 53.43/27.0 [27.5 [27.8 [27.2 125.7 124.2 || 257 | 484) 9 || 51.88) 51.56! 51.47) SIAT] 52.04! 52.23 53.451 = 50.18/28.4 [28.8 [30.9 [27.5 [25.4 (23.9 || 264 | 194 | 10 53.96! 53. 03; 34.87] 54.87] 59.561 55.75] 39.75 52.23 [{25.2 [25.8 [26.6 [24.9 |22.7 |21.2 || 282 | 20.2 81 || 5554) 5570! 55.61) 55.20| 5540] 55.45] 36.25, = 53.20/[26.1 (25.4 [25.7 [26.0 [25.1 |21.8 || 26.3 | 49.2 12 || 55.20] 55. 18) 54.64 54.64] 55.09| 54.95) 53.57] 54.66/126.7 26.9 [27,5 |27.2 [23.9 123.0 || 278! 198 13 30.36 55.23! 54.59] 54.59) 54.91] 54.83 33.84 54.26 7.5 28.7 |29.1 [27.8 125.7 24.9 || 297 | 20.7 15 || 54461 54.46 5448! 5635) 54.08] 54.11 34.87] 53.75/127.9 [29.0 [28.4 [27.8 |26.0 [25.1 || 29/8 | 23,3 15 || 53.37) 53.13! 53.08) 53.09) 53.62| 53.94 54.30 52.61530.6 [31.1 [34.1 |29.7 {27.0 [25.2 || 325 | 24/2 46 || 55.90] 53.68] 35.65) ‘55.66) 55.91 55.80 55.91] 53.94|[(23.0 '26.1 [25.7 [24.8 [23.4 [212 || 26.6 | 21.0 17 || 55.94! 55.82) 55.33] 55.10) 54.90] 55.16 56.07] 54.90//25.8 [25.5 (25.7 [24.9 [22.4 [24.0 || 262 | 202 1$ || 53.84| 53.73. 52.63} 52.41) 52.65) 52.23! 55.160 52.23 [23.5 [25.5 [23/6 [25.2 [23.6 (24.8 || 26.3 | 197 19 54.57] b4.slj 50.96] 51.14) 51.50; 51.81 52.251 50.97 [24.4 [24.5 |24.6 [23.6 |21.2 120.3 27.4 | 20.3 I 20 52.01] 52.42: 51.56] 02. 38) 53.22] - 53.18] 33.22 31.73 [25.5 [26.0 [26.1 [24.2 [21.6 [20.9 || 27.2 | 19.6 2A || 53.40) d3.40 5297| 33.08) 53.50) 53.66| 54.13) 52.89/23.4 (25.5 (255 [23.7 [21.3 [20.9 | 27.5 | 20.2 22 52.89] 52. 89) 33.03] 52. 921 52.97) 53.09 33.66 52.65 ||24.9 25.7 |23.1 [24.5 120.9 [20.3 || 26.2 | 20.2 23 52.98| 52 52.93) 52.61| 52.70) 53.14] 53.14 939.44 52.61 ;/20.3 |24.2 |24.8 [245 [2 O |20.3 || 25.7 | 47.0 24 53.40} 53. 05) 52.98! 53.09] 53.88] 54.01] 54.04 02.73 ||24.4 |24.8 |25.3 |24.5 |24.3 [20.0 || 25.7 | 48.8 25 53.63] 53. 73 93.14! 53.32! 53.55! 53.29 54.01 53.14 ||24.9 {24.9 [24.9 |24.2 (22.2 [20.0 || 25.4 | 18.0 26 53.56 53. 18! 52.83) 52.83/ 53.30) 953.68 54.00 52.27 [125.7 |26.0 |26.3 |25.2 133% 22.4 || 27.0 | 19.0 27 53.851 33.59" 53.24) 53.37] 53.70) 54.09! 94,29 52.59 25.1 25.8 [26.3 |24.6 123.4 [21.5 || 26.9 | 24,5 98 || 54.90) 53. ‘09! 54.87] 51.94, 5546| 55.66 55.661 = 54.09:125.5 [25.4 (25.7 [24.8 [22.4 [20.9 || 26.7! 20.2 24 56.52 56.50 56.16] 56.27| 56.66) 56.47 57.07 55.66 1125.8 |25.4 |25.7 [25.4 [22.5 21.2 || 26.3 | 19.2 50 || 56.771 S6.51| 56.50/ 56.09 56.46) 56.58 57.27) 55.33 [264 (26.7 [26.0 [25.5 [23.1 [21.8 || 26.9 | 19.7 34 || 57.28] 57.36) 57.24] 37. 06| 57.43] 58.05] = 58.05] 56.58[25.8 [26.0 (25.5 [24.8 (26.2 122.2 | 26.5 | 20,2 Mili [ Ì ì 4 le al = Osservazioni Meteorologiche dell’Agosto 1874, | Tensione dei vapori | Umidità relativa | Stato del Cielo che cai —__________————rr— dim; 12h, 3h Gh, 9h, 12h [dim 12h 3h] 607 9h (12h 9hm | 12h 3h Gn 9h 13h i 9.96 14. 33,11. 17/43-11/15.26113.691 42 | 48 | 25] 6587! 82 Cop Cop. |Cop. |Cop. |Cop.c.p.|Cop. 2|114.28/13. 27| (16. 03|45. ‘s7/1 98/13.75)| 63 | 65 | S£| 7483) S2/Cop. Cop. Cop. Cop. Bello Bello 3113. 71 431 15.45|13.85/15.00/14. #1| 55|59|62|61]77 81||Bello |Bello |Cop.c.p.|Bello |Lucido |Lucido 2|1.92:15.39/15. 85116. 35/17.10/16.00]| 59 | 64 | 65 | 68 | SO] S2|[Bello Bello Bello {Lucido |Lucido {Lucido || 3|13.97 sità 99/13.87'17.5817.50/13.01|| 55 | 65 | 61| 69] 75| 71||Lucido |Nuv. Cop. Bello Lucido {Nuv. | 617. 301 16. 38/19. 14|19.36/19.94|19.59/| GA | 58 | 69) 73) 83 | S6|Cop. Bello Nebb. Bello Lucido |Lucido | 7|47.18/15. 87/49.25)18.74/18.29 46. 11 63 | 70] 72! 69; 77] 75|Lucido |Lucido |Lucido |Belio Lucido |Lucido || 8/17. 43, 17.67/17. ‘95/17. $5/49.24|17. 20| 66| 65! 65| 67] 781 77|lLucido |Bello Bello |Lucido |Lucido |Lucido | 17.52!14 4.80 12. 84|47. 2018. 97 17.18) 62 | 50 | 38| 63! 79 | 78||Lucido |Lucido |Bello Nuv. Nuv. Bello | 10/13.15/10. 00:12.11()3. 54/14,501 42.64) 535 | 40| 47: 58| 711 67|Misto |Nuv. Bello [Bello |Lucido |Lucido | 14((12/37/13.47/13.50'43/73/13. ‘42/13 sil 7 49 | 56 | 55 | 55| 64; 70|Lucido |Lucido |Lucido |Lucido |Lucido |Lucido | 12/112. ‘02/13. 60'14. SUA 70 13.36. 15 tti 46 | 52 | 52 | 55 61, 63|Lucido [Lucido |Lucido |Lucido |Lucido |Lucido || 13/13.44|15. 32115.28/18. 59/19. 24116. 91 561 52 | 51 | 65 1 78 | 72||Bello Bello Bello Bello Lucido |Lucido || 16(48.32/16.27/17. TI 15 10120.13/15.22. 63 53 | 60, 69, 78] 77(Bello |Bello [Bello bello |Bello |Lucido | 15|19.09 16. 16/17. 34114.91(15.24117.45) 48 | 52 | 48 I 57 | 73 |{Cop. Bello Cop. Bello Lucido |Lucido | 16|15.55|15.50/14. 12/14. “45. 30 13.2 24 5S | 58 | 621 72; 71 [Nuv. Bello Cop. Cop. Bello Bello | 17|12. 37 11.93|13.08/1%.74|14.28 sn 49 | 53| 63 71 | 68 [Bello Bello Lucido !Bello Lucido |Bello 18]|(12,79/13.48|13. ‘62/42. 55|14.35 13. 03! 54 | 561 53 | 66 67|Bello Bello Cop. Bello Nuv. Nuv. | 19/44 35/43 96/43.34/14.35|15.49/14.42 61| 58| 66) 83 I 84 |lOse. Cop. Cop. Cop. Cop. 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Totale Min, 12h, sh 6h | 9h 12h || 7him ; 9hm 12hm 3hs 6hs 9hs 12hs | I 0.00 | 3.80 | 0.00 | 3.80 1.2 26.2 [21.7 l43.3 (20.9 | 0.8 || 7.51 5.5 5.0 7.0) 7.0) 25 8.0 210.00 | 0,00 | 1.20 | 1.20 (tr [139 | 14) 00176 |95| 90| 50/ 50 | 10) Gol Go | 50 | 7 0.50 | 3.50 | 0.22 | 4.22 l0.8 (137/42 |10 | 5.8 155 || 9.0] 6.5 7.0 7.5 | 70) 6.0 3.0 4 0.63 | 3.02 | 2.87 | 6.52 10.7 [428 191 10.7 | 3.4 | 7,0 ]] 5.5) 45 5.0 5.0 | 5.0 | 45 2.0 pi 0.96 | 3.00 | 3.27 | 7.23) 54 | 84 /89| 7.210 [45] 45] 0.5 3.0 4.0 | 40 | 50 | 4.5 6 0.88 | 2.40 | 1.99 | 518 |' 0.0 [11.0 |10.7 | 7.0|22/12 60) 40| 40 3.0 | 40) 50 | 30 1 1.05 | 3.55 | 1.95 | 6.56 15.5 (133 4177|44|30 | 00] 5.0] 2.0 3.0 45 | 45 | 3.0 0.5 Sl 0.85 | 3.28 | 2.52 | 6.65 [147 [18.5 17.55] 46 | 38 | 30] 40, 20 2,5 2.5 | 3.0 | 2.5 0.5 9! 0.70 | 375 | 5.32 | 7.771 00 (15.5 4.8 }10.2| 7.0 {20 3.5| 20 30 3.0 ». | MEO 1.5 10 0.18 | 3.70 | 3.30 | 7.18/16.6 | 9.1 | 5.9 |16.5 | 8.5 |89]| 85| 50| 6.0 5.5 | 5.0] 35 2.0 II 4.50 | 4.00 | 3.23 | 8.78 | 7.8 [18.7 |18.4 | 8.9 | 6.6 | 5.6) 4.0] 2.5 4.0 6.0 | 5.5) 40 1.5 12 0.62 | 2.30 | 3.60 | 6.52 MA [134 Î 9.5: 857.6 | 24] 45] 5.5 4,0 8.0 | 45 | 40 1.5 13) 1.30 | 3.68 | 2.22 | 7.000 50]871!72/26|00]|08]| 60| 50 4.0 4.0 | 5.0 | 3.0 0,5 14! 2.00 | 3.60 | 0.00 ] 5.60 {| 6.8 (119 |93|46|18 | 00 6.0| 5.0 » 5.0 | 45 | 3.0 4.0 {15}! 4.85 | 2,25 | 3.05 | 745] 42/33/16) 54 j00 [60 45| 3.5 1.5 2.0 | 40 | 5.0 5.0 16 0.70 | 3.90 | 1.86 | 6.46 || 83 [121 [16.0 [134 ! 7.4 | 0.0 || 10.0] 70 » 4.0 | 45 | 6.5 4.0 17) 1.29 | 3.53 | 3.27 | 8.091 2.6 (11,5 (12.9 | 9.5 | 8.9 | 3.9] 6.5| 50 5.0 5.0 | 40 | 35 2.0 180.30 | 3.27 | 2.58 | 6.15 |{10.3 !t85 [104 | 8.3|3.0 | 70) 6.5| 5.5 4.5 6.0 | 6.5 | 6.0 1.0 19 0.70 | 1,50 | 0.00 | 2.20! 0.0! 8.9 234 | 756! 6.6 | 93 || 8.0 6.0 7.0 1.5 | 75 | 80 3.5 20 0.60 | 2.95 | 2.30 | 5.85 [l16.3 (12.1 }28.8 ‘25.2 [12.5 [13.0 || 10.0 | 4.0 6.5 6.0 | 65 | 7.0 5.5 240.30 | 2.70 | 0.06 | 3.06 |l 9.0 (12.7 j22.3 11777 | 8.7 | 5.7] 7.0) 5.0 » 1.0 | 6.0) 5.5 4,0 122) 0.59 | 2.75 | 0.65 | 3.99 | 8.9 | 2.9 (14.5! 42 [10.1 37) 90) 30 4.5 55 | 40 | 6.0 4.0 123 0.00 | 0.00 | 2.57 | 2.57||2.4) 0.0 {14.1 | 7.6! 9.3 | 5.21 40.0! 6.0 4.0 45 | 50 | 5.5 6.0 240.18 | 2,35 | 2.21 | 4.74 || 2.0 [14.5 {16.5 {10.9 | 5.4 | 5.0] 8.0) 6.0 6.0 6.0 | 5.5 | 6,5 5.5 125)| 4.59 | 2.15 | 2.20 | 5.94 || 1.2 [161 |14.7! 8.5! 3.6 | 42] S.0| 4.5 5.0 6.5 | 6.5 | 53.0 4.0 26) 0.70 | 3.25 | 2.32 | 6.27 0.0; 0.2/0.2| 03 | 0.1 | 010] 7.0 | 5.0 5.0 6.0 | 6.0; 5.5 4.0 27) 0.63 | 1.95 | 1.89 | 4.47 0.0] 0.1|:0,3 | 01 | 04 | 02] 5.5 | 0.5 3.0 55 | 35 | 3.0 2.0 28)| 0.36 | 2.38 | 2.02 | #.76 || 0.2) 02]02|02]|04 | 01] 55 | 3.0 3.0 2.5 | 35 | 3.0 2.5 1:29] 0.70 | 3.60 | 4.41 | 2.71 || 0.1] 0.2] 0.3 | 0.2 0.4 | 0.1 | 5.0| 2.0 3.5 » 45 | 5.0 5.0 (30) 0.34 | 2.97 | 2.03 | 5.34 I| 0.2 | 0.2! 0.2 | 01 | 01 | 0.11 5.0| 3.0 7.0 45 | 40 | 3.5 4.0 31|| 0.45 | 3.05 | 0.70 4.20 | 0.2! 0.2 | 0.3 | 0.2] 0.1 | 0.1 | 5.0| 4.0 vo | 60/5. 30 3.0 M.Il 0:73 1 2.81! 1.97) 5.51 Il 6.8 ‘12.7 13.0! 8.8‘ 6.0 | 47] 6.61 4a 450 SI S1 r 3.3 Osservazioni Meteorologiche dell’Agosto 1874. . BE i; Pioggia, Stato Direzione del vento Direzione delle nubi in del millimetri] mare 9m. 12 h 3h 6h 9h 12h 9h 12h 3h bh 9h 12h alle 8 1 0N0 ONO ONO NO NO ONO ONO| ONO|) ONO| » » » 9.78 » 2 No NE OSO |Calmo | 0S0 | SO NO | NO | » » » » 10,44 » 3 ENE NE NE NE 0s0 | 0s0 » » o) » » » 0.70 » 4 NE NE NE NE 0so | 0S0 » » » » » » » » 9| NE NE NE ENE OSO 0so0 ) )) ) L) » » » » 6 Calmo | NE NE NE 0so OSO » » ) » » » » ) 1 NE NE NE NE OSO Calmo » » » » » » » » Sl NE NE NE NE NE OSO » » » ) » » » » 9 Calmo | NE E NO NE 0s0 » » » No » » » » | - [10] NO No No NE On OSO NO |} NO | NO | » » » » » i 11 ENE NE NE NE (OSIO) 0s0 » » » » » » » » 12 NE NE NE NE (USO) OSO || » » » » » ) » » 1 13] NE NE NE NE Calmo | 0S0 » » )» » » » » » 14|| NE NE NE E (UNO) Calmo » » » ) » » » » 0 t5)| ESE ENE ENE E Calmo | 0SO » )» ) » » » » » 16|| E NE NE NE | 0S0 | Calmo | NO! » NO | » i Y » » 17) NE NE NE NE (STO) (OSO) » » » » » » » » (18)| NE NE NE NE (OXSKO) 0S0 D) )) TI) » » D) » 19| Calmo | OSO ONO N (0) USO » » » » » » 2.35 » i10)| 0 0 0 0 (OSLO) 0SO » ” » » Ds o) » » 210 (0) (6) (0) (0) ONO (0) (0) (0) » » » 1.87 » 22] ONO NO NO oso COSTO) so NNO | NO | » » » » 0.06 » 231 OSO Calmo | N 0sS0 0sS0 0S0 NNO | » » » » ) 11.44 » 24|| N No (0) N (0) 0S0 » D) D) » » » )) » 25) E NE NE NE oso (WISTO] )) ) » D) » » ) » 26) Calmo | NE ENE NE (OSLO) (STO) » (0) » » » SO » n» 27|| Calmo | NE NE NE (OKSXO) SO) » ) » » » ) » » 28|)| NE NNE NE NE 0S0 SO » » » D) » » » » 29| NE NO NE ENE (OSO) OSO )) » D) 0) » » » D) 30| NE NE E E 0 0S0 » » » )) » » » » -: NE NE NE NE COSTO) OSO il » » n) » » » » » DEL RK. OSSERVATORIO DI PALERMO I” 47 Osservazioni Meteorologiche dell’Agosto 1874, Nuvole +50; | er dA LC SAY | rà el | Li 9h i 12h = , ì = 7 TA E ————T— _—_ — 3 Vol., Dens. Massa!| Vol. | Dens.MassaliVol.; Dens. Massa | Vol. , Dens.| Massa] Vol. Dens. Massa Vol. Dens. Massa All 60] 0.7) 42.0/ 90 0.7 | 63.0 || 60] 06360) 95) 0.6 | 57.0) 98) 0.7) 68.670) 08 560 2 98 3 |49.0) 95 7] 66.5! 9 6 | 57.0]|] 40 5 | 20,0 6) 5 2.3 1 SÌ 05 3 8 4| 32] 45 6| 90/90 7|630]) 15 MST ll» Ù î zl 15 4 6.0 8 4 3,2 |! 8 4 3.2 » » » » | » » » » » | 5 » » Deal 25 4 | 10.0 {| 70 4 | 28.0 || 10 4 4.0 D) » » || 20 6 42.0 6 70 & 28.0 5 3 1.5 : 20 3 6.0 5 3 iS » DI » D) » » 7 » » » » » » » » Di 2 3 0.6 | » » » » » 8|| » » » D 3 0.6! 4 3 ; «2 | È » » ) » » ) » ” 9 » » » » ) » li 5 S| 2.3 40 5 | 20.0] 20 5 | 10.0 || 10 5 40) 50 6 | 30.0) 20 5 | 10.0 |; 40 5 9.0 || 2 3 0.6 | » ) » ) » | 34 ; 1 » » » » )) » » » » D) » » )) » » » D) » 2 » » » » » » » DI » | » » » » » » » » » 413 10 4 4.0 2 2 04 |, 4 2 0.8 4 2 0.8 | » » ) » » » 14 4 4 1.6 6 4 2A £ & 1.6] 4 4 4.6) 10 4 4.0 ) » » 15] 60 4 | 24.0 10 4 | 40! 90 5 | 45.0 & 2, 08 » ) » ) » » | 16) 40 4 | 16.0) 5 4| 2.0 70 5350] 9% 5450] 4 4 | 4.6] 10 4 4.0) 17 5 4| 20 2 £| 08! » » » 6 RIST » » || 2 4 0.8 Isl 4 &k| 16 6 4| 24 60 4 | 240] 15 4| 6.0) 30 S| 13045] 5 2.5 19|| 100 6 | 60.0|| 90 6 | 54.0! 95 7|66.5) 98 6 | 58.8) 90 6| 54.0 || 50 6| 30.0 20] 90 6 | 54.0 98 6 98.8 ‘80 6| 48.0 15 5) 1:50] 6 5 3.0 5 5 2.5 241 80 7| 56.0 80 7| 56.0 I 60 6 | 36.0 90 6 | 54.0 85 1 | 59.5 || 30 ò 15.0 22]) 25 5 | 42.5 90 7 63.0 (100 6| 60.0] 95 5/ 47.5) 40 6| 24.0) 60 1| #0 23) 100 6 | 60.0) 80 5 | 40.0) 80 540.0). 70 6 | 42.0] 95 7| 66.5] 5 6 3.0 24| 60 7| 42.0 60 6 | 36.0 i 98 6 | 58.8 15 6) 7.5) 5 ò 2.9 )) » »! 25 2 3 0.6 » » » | 20 5 | 10.0 50 5 li 2510 » )) ) » » » 26 5 2 1.0 |) 40 4 | 16.0 | 20 4 8.0 45 4 6.0 || 8 4 3.2 || 90 4 36.0 27|| 100 5 | 50.0 90 5 | 45.0 i 30 5 | 450 10 4 4,0 | 4 2 0.8 || 50 2 40.0 28) 5 3| 15) 40 4 | 16.0; 40 5| 20.0) 20 5 | 400) 53 4| 2.0|| 20 3| (6.0 99 4 4 1.6 6 5 3.01 4 4 4.6 2 2 0.% D) )) » » » » 30 » ‘ » » ») » » i » » ) )) » » » » » )) » » 31; 30 5 | 15.0] 10 5 5.0 |! 70 6 | 42.0) 30 5 | 15.0] 50 5| 250] 40 6| 24.0 a 30. 18.3 1 31.5 48.5 142.0 23.3 || 27.6 14,7 || 48.1 14.2 |{15.8 8.2 Medie barometriche Medie termometriche 9h, 12h sh |_ 6h 9h 12h | Comp. p.dece- 9h 12h | 3h 6h 9h | 12h |Comp.p.dec.| 1p.|751.52|751.64|751.59]751.37|751.78|751.99 151.6517352 gp 25.20] 25.30) 24.68) 24.34| 22.42' 20.86] 23.75 | 27.24| 27.48] 28,06) 26.78| 24.84| 23.60| 26.32 { 23-04 28.22] 28.361 27.70] 25.A4| 2.00] 26:89) 95,» 2i.8k| 25.52| 25.54 20:54 2244] 21.04] 23,99| 20-42 23.98] 25.02) 24.72 24.28) 21.34| 20.30 Culi 23.91 25.67] 25.88| 25:92] 25.00] 23.12] 24.,67| 24,543 2% —— —________________@' ——=i 2 | 54.06] 54.17] 53.85) 53.56/ 54.10/ 54.16] 53.98) 3° | 54.78] D4.74| 54.48| 54.37] 54.02] 54.66] 54.64 34.10 4 | 53.85] 53.79] 53.29] 53.34) 53.64| 53.64 53,591 4 5 | 53.20] 33.20] 52.95) 53.02| 53.40| 53.44| 53.20 54,30 6 | 55.48] 50.41] 55.14] 55.09) 53.50] 53.76 53.401 î uno ho =I h ni (cc) Medie tensioni Media umidità relativa | 9h , 120, 3h _, 6h_, 9h. {2h Comp.p.dcc. 9h | 2h, 3h. GU , 9h | 12h (Comp.p.dcc 10] ta ita ital olii Mal iii Le] i [figo [fa elem 2 .39| 15.54| 40.26) 17. 19| 16. TELE A | 56.6 | 582 | 66.0 | 77.6 | 76. : «I 3° | 15.44) 14.96] 15.51] 16.07| 16.28) 15.84| 15.68) 1, gg|3 | 54.8 | 52.6 | 54.0 | 59.0 | 67.6 | 71.0 | 59.8) gio 4 | 43.32] 13.17] 14.00) 13.78] 14.60| 13.24 43.68| SOA | 57.4 | 562| 574) 602) 724 | 14 | 62.24 °° 5 | 13.04] 13.37] 16.92) 16.50] 16.44) 13.78) 46.04) j, 273 | 59.6 | 56.6 | 61.2 | 62.4 | 76.2 | 77.6 | 66.1 } 57.0 6 | 15:22] 45:91] 16:38) 45/27] 15.81] 46.61] 45,53) 1*-7"ll6 | 620 | 63:8 | 658 | 64,8 | 75.3 | 75.5 | 679 i bh | 3h | 12h |Comp. dee. p.| 0.42) 2.66) 4.54 | 4.59) 3.63 1.73 | 3.34 | 2.60 | 6.67 | 3.13 | 2.43 : ; Massimi Minimi Massimi | Minimi “ 52,71 7150.38/2% 20° | ‘55703 153.87 | ‘So so) 291.44 i ca 54.95 38.181 53.42 nei Py 27.57 #0 20.35 Dal, 27.98 | 2144 20,80 4:43 | 02.75 26.74 20.16 5 53.79 52.80 26.16 18,84 6 36.06 53.093 | 37.19 53.61 26,63] 25.37 | {9A 0.72 | 3.03 | 2.00 Barometro Termometro Media evaporazione Gasparin | 7 5. 0.53 | 1.99 | 1.54 | 4.06 4 aipvwone monza 19.97 48 BULLETTINO METEOROLOGICO Osservazioni Meteorologiche dell’Agosto 1874, ; ) Quantità ; Medie dell’Ozono apila pioggit Media forza del vento Th 9h 12h | 3hsj 6h 9h | 12h Comp. p. d. 9m ,12h 3h, 6h, 9h |12h |Com.p.d 1p.| 7.1 4h 5.0 |{49| 5.8 | 4.81 4.5 5.2 (& 5 I 20/001 20.92 1p.| 7.9 |15.4|10.9] 6.8 1.2) 5.5) 2.1 8.6 2 54 | 3.0 301 del RAR 3.1 * (I2] 0.00 2 74 |13.5|11.3) 8.1] 4.9 3.0| 8.1) ° 3 5.0] 4.3 3.4 | 44%| 4.71 3.8 | 2.5 4.0}, 9 3) 0.00 2.35.19 7.0 |11.2] 9.2] 6.0 322| 3.0: 6.6 8.8 4 8.2 49 5.8 | 9.7] 5.8 | 6.2 3.2 5.7 î Sica CD ‘354 % 7.5 |12.6|18.2(12.7| 7.7 6:6/10.91 5 Sk |-4.9 (Se SEC ME N O 7 5.7 | 49 5| 13.07 13.07 5 4.7 |14.5|45.8| 9.8 1.i| 4.2! 9.47 8.7 6 USS 2 4.31 4.9] 4.31 3.80! 3.4 KANE 0.001 * [16 6.0 | 9.0/12.5|] 9.0] 5.0] 6.0| 8.0) ** Numero delle volte che si osservarono i venti N NNE | NE | ENE E ESE | SE |SSE| S sso | SO | 0S0 | 0 | OSO | NO | NNO| Calm.| Pred. 1p.| 0 0 1A 2 (1) (1) 0 0 0 0 1 8 0 4 3 0 1 NE 2 0 0 | 45 0 1 () o| 0) d 0 (1) 6 1 0 4 0 3 NE 3 0 0 LIA 3 2 1 (i) 0| 0 0 0 7 0 0 0 0 3 NE 4 LI 0 11 (1) 4A 0 0 0 0 0 4 8 9 1 0 0 2 NE 5 3 () 3 0 1 0 0 0 (1) (i) A 9 ti 2 3 0 1 OSO i) 0 1 17 2 2 0 (1) 0 0 (1) PARI NIRO) 1 0 |.0 (1) 2 NE Per decadi ld. 0 0 26 2 A 0 DTD ALE AO 1 T I] 4 71 0 DI NE 2 1 0 23 3 3 1 0 0) 0 0 A 15 5 1 0 0 5 NE 3 3 1 20 2 3 (1) 0 0 0 | 0 3 18 8 2 3 0 3 NE IToL.| 4 1 21 7 ti 1 0) 0 0 0 3 41 14 7 10 0 12 NE Serenità media | Massa delle nubi 9h 12h 3h 6h |) 9h 12h |Comp. Dec. 9h | 12h | 3h | 6h | 9h | 12h| Comp. Dec. ip. | 63.8 | 53.4 | 35.4 | 68.0 | 79.4 | 81.8 | 63.6 }) 714 1p. \20.0 [305 37.4 [47.7 (14.2 [11.3 21.8 I 13.0 2 76.0 | 94.6 | 92.2] 90.2 | 96.0] 98.0 | 91.2 | >. ‘(416.1 2.4 | 2,8) 4.5 2.0, 1.0 4,1 Ù 3 85.2 | 96.4 | 80.4! 97.6 | 98.0 [100.0 | 92.9 76.2 3 5.9 | 44 | 9.5 | 0.6 | 0.8 | 0.0 3.0 12.8 4 52.2 | 59.8 | 39.0 | 55.2 | 74.0) 77.6 | 59.6 4 |26.7 [23.6 134.7 123.9 [44.7 12,0 | 22.6 È 5 46.6 | 38.0 | 28.4 | 36.0 | 53.0 | 81.0 | 47.5 } 62 5 |34.2 [39.0 [41.0 [35.2 [30.5 |12.0| 32.0 2.4 6 76.0 | 09.0 | 72.7 | 87.2 88.8 | (AA ORI ELI 6 |11.5 [14,2 |14.4 | 5.9 | 5.2 [12.7 40.7 i Numero dei giorni Sereni; Misti | Coperti |Con piog Con neb. | Vento forte) Lampi Tuoni {Grandine Neve | Caligine!| 4p 3 5) 0 1 2 3 1 0 0 2 3) (1) (1) 0 3 0 0 (1) 0 0 ;I 3 ò 0 È. 0 (1) 0 0 0 0 0 (1) 0 4 3 1 | 1 1 0 1 4 1 (1) 0 0 i 5 2 (1) | 3 3 0 | (1) 2 0 (1) 0 0 Ì 6 5 1 0 0 1 | 0 () 0 0 0 2 | Totale| 253 3 | 5 7 Dice VISESR7 5 4 1:- 0 8) _ill | Medie mensili Î Baromelro dalle 6 ore di osservazione . +... 753.74 | Forza del vento in chilometri . . . . .. +... 8.7 Dai massimi c minimi diurni. . ......... 753.71 | Vento predominante. . . . . SE Rici 4 . NE Differenza 230610208 sie 1 Leni! I Termometro centiorados.. = an etto 24.79 Massima temperatura ne] giorno 18° o culo è e IZ I Dai massimi e minimi diurni. ....... +... 23.75 MINIMI NOEZIONNO 29 17.0 sa — | Escursione fermometrica . . . ......... 15.0 | Dill'irenza: sasa 1.04 | Massima altezza barometrica nel giorno 31... 758.05 | —_—_— | Minima nel giorno A... 747.90 | Tenstonetdei vapori Coe 15.06 | Escursione barometrie \Pliegisate vie sl e ste e SERIA Umiltànre Va E e 64.9 | Totale Evaporazione- Gasparin .. . .. sp VIZIO Evaporazione-Almometro - Gasparin. . .... + Dot i Tolale della plogsla e eeeple te è e e e ee de SUE Il Seronmiosono cad Re CRRTSATICO | Massit delllnubi (0 i Rene Na (5381 Ì OZONO I RR TTT 4,8 ; Il Direttore del R. Osservatorio G., CAGCIATORE. » = da : ' * { x ‘ bi are i : 4 - è n , \ \ 4 hi, la » » x > . * . n ' È "dl | ‘ È » P 5 . TAV.AI. > 24 gb 20 È if È GU LitFranenfeller Palermo . - Rai x hi A è 7) > - Meli . . PI $ y * PA c N ’ . r 3 - î “ x È i TAV. XI 7b Lit. Frauenfelder,Palermo TAV XII. 7 17 Li 19% DI 18° ARRIVERA wu Lit.Fravenfeliler,Palermo \MNVYVTTàài re e = === RE ® e ” rele