Tl^Sfc 'yx£*A 'ito* Ul ERBARIO M A T T HI O L K I DISCORSI DI Mv PIETRO ANDREA MATTHIOLI S A N E S E, MEDICO CESAREO) NEI SEI LIBERI DI PEDACIO DIOSCORIDE ANAZARBEO della materia Medicinale: DAL SVO STESSO AUTORE INNANZI LA fua morte ricorretti , & in più di mille luoghi aumentati. Con le figure tirate dalle naturali, e vive Piante, & Animali, in numero molto maggiore , che le altre per avanti ftampate. Con due Tavole coPiofiffime : luna d ciò , che in tutta l'Opera fi contiene: e l altra alla cura di tutte le infermità del corpo humano. IN VENEZIA, M-DCCXII. Preflb Nicolò Pezzana. CON LICENZA D E'S U P E R I 0 R I , E PRIVILEGIO. ALLA SERENISSIMA PRINCIPESSA GIOVANNA ARCIDUCHESSA D'AUSTRIA, &c. Principerà Eccellentifs. di Fiorenza, e di Siena , &c. mia Clementiffima Signora. UANTA fia fempre ftata la grandezza, la maeftà, el'auttorità della Medici- na , e quanto parimente fia flato il fuo gloriofo decoro appreffo à tutte le genti del Mondo, che politicamente viffero, e vivono (SERENISS. ,ET BENI- GNI S S. PRINCIPESSA) ce ne fanno fede non {blamente molti de gl'anti- chi fcrittori , che la celebrarono per fcienza fcefa dal Cielo , ma ancora molti de gli altri che di tempo in tempo , e di etade in etade hanno illuftrato il Mondo , con la virtù , e rara fcienza loro, Vogliono dunque dei più famofi, e più autentichi fcrittori , per quanto recita Plinio , che foffe ritrovata la Medicina , e fpecialmen- te quella più nobil parte , che fi contiene nelle piante , da Chirone Centauro figli- uolo di Saturno, e di Fillira, & altri che da Apollo, ò veramente dal fuo figliuolo Efculapio immaginandoli coftoro, che una facoltà di tanta, e così gloriofa eccellenza, colma di tante, e tante virtù , e fecreti , non poffa efferne ftata propalata altrimenti che per divina revelatione . Impcro- che fi perfuadono efiere imponìbile , che gl'huomini per fe ftefiì rabbino poflùto inveftigare le virtù , e le facoltà maravigliofe , che la natura nafeofe nelle piante , & in tutte l'altre cofe create nel Mondo. Onde ben diceva Plinio , che chi crede , che quefte cofe fieno ftate manifeftate per fcienza humana , ei veramen- tecome ingrato, non riconofee l'onnipotenza d'Iddio. Il perche non ne mancano fede di buoni, e de- gni fcrittori , i quali lafciando da parte la vanità de'Poeti, e le favolofe opinioni di alcuni degl'antichi , credono fermamente , che quefta rara, e divina facoltà di Medicina ne fia ftata creata, & infiememente infegnata primamente dal grande, & onnipotente Iddio, e che però meritamente fia chiamata facra , e divina , e fpecialmente quefta parte , che comprende l'hiftoria , e la virtù de i femplici medicamenti come primordio del tutto; e però perfuafi coloro da molti ragionevoli , e ben fondati argomenti deter- minano finalmente , che Iddio Creatore del tutto infondeffe il fecreto delle virtù di tutte le cofe create nell'intelletto del noftro primo Padre Adamo in quel tanto mifteriofo punto , quando havendolo "ià for- mato di terra , gli diede , fiorandogli nella faccia , il lume , lo fplendore , e lo fpirito della vita . Che dun- que la Medicina, di cui fono piene tutte le cofe create , ne fia ftata manifeitata da Iddio, ce ne fà fede quel grandiffimoFilofofo divino, emorale JefuSirachfcrivendo egli apertamente, che Iddio hà creato dalla terra la Medicina , e però l'huomo favio , e prudente non la debbe havere in abbominatione Che poi il grande Iddio ne infondeffe la fcienza nel primo Padre noftro Adamo , fe ne può agevolmente far conjettura dalle parole di Moisè nel Genefi; impcroche havendo dato Iddio all'hnomo & alla donna la poteftà fopra tutti 1 pefei del mare , fopra gli augelli,animali quadrupedi , e fopra tutto il refto di qual fi vogh generatione , foggiunfe loro quefte , ò vero limili parole . Hor eccovi il dono di tutte l'herbe & al- beri fruttiferi, che vi hò creato fopra la terra, i quali per alimento, e refrigerio voftro vi prodJranno 1 fiori, 1 frutti, &ilfeme. Di qui dunque (dico) fi può far vera conjettura , che havendo Iddio fatto all'hnomo cosi immenfo, & incomparabile dono , gl'apriffe ancora, e manifeftaffe la virtù eia natura del tutto . Imperoche niente s'appreggiarebbe il dono di qua! fi vogli più pretiefa cofa del Mondo ' fe l'huomo non fapeffe in che fe ne poteffe prevalere . Onde non effendo nell'opere di Iddio difetto nè man- camento veruno, non ne bifogna credere altrimenti, fe non che con la virtù della fua divina effenza in- fondeffe nell'intelletto dell'huomo la fcienza , e la cognitione di tutte le cofe create , e tanto più quanto eghfapeva, chela natura humana doveva effer foggetta à infiniti mali, per rimedio, e refrigerio dei quali non haverebbe mai preterito , come pretiofo Padre , di non infegnare all'hnomo contra "quelli le virtù delle cofe create da lui ad inftanza di elfo folo , e maffimamente , accioche non fi difperaffe nelle'af- flittiom del dolore , e de gli affanni , che recano le malattie , le quali fi fopportano , e fi tollerano più age- volmente, quando veggiamoirimed), e le medicine prefenti. Dal primo Padre Adamo havendo po- fcia , come dicono , imparato la pofterità pronta fempre intorno all'ampliare delle cofe ritrovate , non vi mancarono elevatiffimi ingegni, i quali inveftigando più altamente i fondamenti, le circoftanze, & il valore di cosi gloriofa facoltà, la coltivarono, l'aumentarono, e la illuftrarono infinitamente . Ài che havendo avvertito infiniti fapienti del Mondo , e conofeendo quanta fia la grandezza , e l'utilità di quefta facoltà divina, invaghiti nella amenità, e dolcezza fua, fi pofero à contemplare con continuo ftudio ognibella, e neceffaria parte di quella, e quella fpecialmente che narra, inveftiga, &infegna la facoltà maravghofa delle piante. Delche cene fanno ampliffima fede Pittagora, Ariftotele, Teofrarto, De- mocrito, Zoroaftro, Xenofonte, Anfiloco, Hipparco, Ariftomaco, Atheneo, Filoftene, Apolìodo- ro, Anftandro, Bione, Agatocle, Diodoro, Diocle, Epigene, Evagora, Praflàgora , Erafiftrato Metrodoro, Nicefio, Panfilo, Mantia, Herofilo, Hippocrate, Crateva, Diofcoride fra tutti gli al- tri il maggiore , Galeno Plinio, e moltialtri antichi, i nomi dei quali, per non effer troppo tedwfo , a 3 volontà- Volontariamentetrapaffo. Jmperocbe coftoroacceé dalla giocondità, nobiltà, e grandezza di quefta più divina , che humana fcienza , dall'ardore di giovare alla pofterità universale , e dal defio d'acquiiiar- fi una fama perpetua, & immortale , non fi fgomentaronO di efporre la propria vita à sbaraglio, a vari, e diverfi pericoli, mentre che facendo lunghissimi, è faticòfi pellegrinaggi, e lunghissime navigationi, facevano Ogni eftrema fatica , esigenza, di potere confeguire la vera, e legitima cógnitione de'Sem- plici medicamenti , e di farli ancora effi di molti per avanti non conofciuti . Che fenza dubbio fia vero , che la facoltà delle piante , e parimente il ritrovarne di nuove , oltre alla utilità , e piacer grande che fe ne prende rhuòmo, apportino lodi immortali, e perpetua fama, lo conobberotion So- lamente la piirparte de i Capienti del Mondo, diligentiffimi inveftigatoti delle cofe naturali , ma anco- ra molti magnanimi, e potenti Rè di corona. Percioche specchiandoti nella chiarezza del nome di co- loro , che gii fatti immortali da cosi pretiofa facoltà rilucevano al mondo à guifa di ftelle , e conside- rando lo Splendore , e parimente la fingolare eccellenza, che riforge da lei , tanto ftudio, e tanta dili- genza vi potere, e per impararla , e Jet' illustrarla, che ve ne furono alcuni, che fcriffero , e compofero , dell'hiftoria , e virtù delle piante non piccioli volumi. Altri poi fattili di ciò peritiffimi fi diedero alle compolìtioni d'alcuni antidoti non meno valorofi, che utili, non Solamente per l'ufo proprio loro, è per confervarfi lungamente in vita, mapercommodità, e beneficio di tutti . Altri furono ancora, i quali quantunque foffero già famofi , & illuftri per li gran fatti, e per le vittorie confeguite nelle guerre ; nondimeno Sapendo di poterti far nome molto maggiore, fe fi Sofferò dati alla intelligenza di que- sta facoltà preclariffima , procurarono di Sarti portare da lontaniffime regioni molte rare , e virtuoSe pian- te, acquistate con Spefa di grandiffima quantità d'orò, folaménte per haverle in potetti, e per poterne Scrivere la vera hiftoria , effendo certiffimi , che, Se Sacendofi dotti in quefta facoltà , e vi ritrovafSero qualche coSa nuova, ò veramente ne Scriveffero qualche volume, durarebbe il lor nome in perpetuo im- mortale. Percioche le floridiffime piante, le quali di tempo in tempo, Sempre fi rinnovano, predicano Senza fine le lodi immortali de i loro magnificatoti . Nel che veramente non s'ingannarono punto, effendo già per tante , e tante centinaja d'anni noto à ciafeuno , che non altro che la Gentiana valorofifSlma pian- ta, Sà nominare fiora al Mondo Gentio Rè d'Illiria, Suo primo inventore. Nè altro tiene, e terrà Sem- pre vivo il nome di Lifimacho Rè di Macedonia, che la Liti machia herba Similmente ritrovata da lui . Sarebbe veramente già fi più tempo fpenta ogni antica memoria di quel grande, e potente Mithridate Rèdi Ponto, e di tanti altri Reami, Se non havefSe egli ritrov ato lo Scordio , chiamato però da mol- ti Mithridatico, c Umilmente l'Eupatorio, cognominato dal Suo nome , e Se non Soffe flato l'inven- tore di quei pretiofiffimo, e valofofiflìmo antidoto , in cuirifplende, e rifplenderi Sempre il Suo glo- rioSo, e Splendidiffimo nome. Il dimeno pianta di non poco valore hi dato nome perpetuo i dime- no Rè Suo inventore . L'EuSorbioiJuba Rèdi Mauritania , & il Telephio à Telepho Rè di Milla, come parimente l'Echio , e l'AnchuSa hanno fatto eterna fama ad Alcibiade Principe de gl'Atheniefi. Di qui nafee ancora 16 Splendore d'Attalo Rè di Pergamo, e di Evace Rè degli Arabi, per haver quetto Scrit- to a J^erone Imperatore più , e più volumi delle facoltà nobiliffime de i Semplici Medicamenti , e quello per haver ( come Scrive Galeno ) fatto lunghiffime fatiche in raccogliere non poco numero d'clettiffime piante, mentre chctximponevaegli Steffovarj, e diverfi antidoti contra i veleni . Que- sto medefimo intervenne ancora ad Archelao Rè di Cappadocia , à Maffirtiffa Rè di Numidia , & ad Agamennone Rè de i Greci, i cui nomi mai non Saranno Spenti dal Mondo , Solamente per lo Studio infinito, e per la molta cura, e diligenza che poSero in conoScere, e magnificare, le vere, ele- gitime piante, & in dimoftraf ne le virtù al Mondo . LaScierò di dire (per non effer tedioSo) diPhilo- metere, di Nichcflb, diHierone, e di molti altri Rè potenti (Timi, vedendoti per ogni età divulgatala fama loto, per elSerfi non poco dilettati della facoltà , e Cógnitione delle piante . Trasferirli quefta di- vina facoltà dipoi ancora à i Romani , appretto à i quali , M. Catone fù il primo, e lungamente Solo , che ne fcrivefSe, infieme con l'agricoltura, e con le medicine de i buoi, e d'altri animali, utili alla villa . Dopò Catone tentò di Scrivere delle piante Cajo Valgio , uno delli Illuftri Romani , & huonio veramente erudito, e chiaro, quantunque laSciaffe il volume imperfetto, fe ben era dedicato al Divo Augufto Im- peratore . Ma per avanti haveva Scritto più volumi, SriiLatini, delle piante , Pompeo Leneo Liber- to di Pompeo Magno, inSegnato però dalle Spoglie diMithridate . Imperò che effendo egli Rè poten- tiflìmo, Sù tri l'altre grandezze del Suo ingegno Specialmente curiofo della materia di Medicina, ri* cercando dai Suoi Sudditi, i quali occupavano grandiffime regioni, tutte le cofe belle, rare, e neceffa- rie per li Suoi antidoti , lafciò una gran cada piena di libbri , e di commenti , non Solamente di quefta fa- coltà Medicinale , ma de i tuoi ifteffi fecréti cavati da quella . Ma effendo egli vinto , e fuperato da Pom- peo , e flato fatto preda d'ogni fuo theforo infieme coni libbri preferitti, comandò à Leneo, il qua- le età dòttiffimo grammatico, che ttasScriffe in lingua Latina tuffi quei volumi tolti nel palazzo di Mi- thridate. Il che non meno giovò per la Salute, e per la vita de glihuomini, che giovaffe alla Republica Romana la vittoria Confeguita . Succede àcoftoro dopò lungo tempo Plinio, il quale fetivendo l'hifto- ria delle coSe naturali , trattò per più, e più libbri continui, dellepiante, edell'herbe, fervendoli de ì libbri di molti, e molti antichi, &à noi incogniti auttori. Onde nou poca debbe effer l'obligatione no- stra verSodilui, pofeia che da lui riconosciamo tutto quello, che da altri vecchi auttori, che viffero, e fiorirono per avanti, era flato fcritto ; avvenga che eflèndofi dipoi perduti tutti i fecreti loro, non ne potremo confeguire utile alcuno, fe Plinio nonhaveffe trasferiti i lor libbri nel fuo volume. Fù degna d'effer contemplata in quegli fteffi tempi la fcienza, e la follecitudine quafi infinita d'Antonio Cairo- te, , la cui auttorìtà in quei tempi fù in gtan conto vedendoti il fuo giardino verdeggiare di mol- te belle , e rariffime piante forestiere , e maffimamente pattando già egli 1' età di cento anni Senza fcnza haver mai provato veruna forte di male , e non fentendo in tanta vecchiezza , difetto di memoria veruno , nè di vigore , di modo che di Defluita altra cofa fi doveva più maravigliare la Natura . Non man- cano appo ciò famofi , e facondiffimi Poeti, che con gli fcritti dottiflìmi loro fanno fede à tutti, quanto fia antica la notitia della facoltà delle piante, e con quante degne lodi fia ftata fempre celebrata . Di ciò fanno trai Greci veramente teftimonio Orfeo, Mufeo, Hefiodo, Homero , Alceo, Rufo Ephefio, il quale fcriffe ( come dice Galeno ) ben cinque libbri in verfi dell'herbe , e delle facoltà loro. Tra i Latini riabbiamo noi Virgilio, Ovidio, & Emilio Macro: dai quali, in perpetua loro memoria, fono ftate fcritte dell'herbe , e de gli alberi molte cofe notabili . Che fieno ftate ancora alcune generofe donne , che perfarfifama, e gloria immortale , fi fono maravigliofamente dilettate della cognitione delle virtù dell' herbe, ce ne fanno fede , nonfolamente i Poeti, ma ancora gli Hiftorici, e però non peraltro (ìnfero favoleggiando Vergilio, Ovidio, & altri , cheCirce, di cui fidato il nome all'herbaCircea, fofle fi- gliuola del Sole , primo generatore di tutte le piante , che per effer ftata ella dot; iflìma nella facoltà dell' herbe : nè per altro finfero che ella trasformarle gli huomini in altri animali , fe non perche tanto fu gran- de, e profonda la cognitione , che hebbe ella di quefta facoltà divina , che curando alle volte gl'huomini d'incurabili malattie , e facendogli gagliardi come Orfi, e Leoni, pareva veramente ch'ella gli trasfor- marle in altri corpi . Nè manco perita di Circe in quefta facoltà ritrovo effere ftata Medea ; imperoche riavendo con la cognitione infinita dell'herbe , oltre à molti altri ftupendi fatti , ritardato lungamente la vecchiezza in alcuni , diede belliflima materia di fingere à i Poeti , che haveflè ella fatto ritornar giovane Efone fuofuocero, già pervenuto alla ultima decrepità del corpo. A Helena diede nome infinito l'He- lenio, e l'Artemifianobilifllma pianta ad Artemifia preclarirTima Regina di Caria . Dovrebbe oltre à ciò invitare ciafcuno à tanto bella, &utilirTìma faenza, il faperfi per certo, che tanto è l'utile che fe ne confeguifce , che conofcendo io per grandiflìmo iftinto di natura gli animali irrationali, e le fiere falvatiche , fi fono ancor effi fatti ritrovatori delle virtù di molte, e molte piante; imperoche non d'altronde fu conofciuto che'l Dittamo valeffe nelle ferite , per cavare fuori i ferri de i dardi , e de gli ftrali , fe non da quello che ne dimoftrano i Cervi , e le Capre falvatiche nell'lfola di Candia . La virtù delSefeli fùdimoftrata dalle Cerve di prato, la Cunila dalle Teftuggini, la Ruta dalle Donnole, il Hie- racio da gli Sparvieri, il Perifterco dalle Colombe, la Chelidonia dalle Rondini, l'Origano dalle Cico- gne, & altre pur'aflài piante da altri animali, come per tutto fi legge nelle antiche hiftorie. Pare oltre i ciò che fia nelle piante qualche fembianza di religione, veggendo noi che molte di loro fi voltano con i fiori la mattina nell'apparire de! Sole verfo Oriente, e dipoi lo vanno feguitando aggirandoli infieme con lui, come con unico genitore , e principe loro; fino die attuffandofì la fera nell'Oceano, firimet- te all'Occidente. E quello fi vede manifcftamente nell'uno, e nell'altro Hcliotropio , nella Cichorea chiamata Solfequia, nel Ciclamino, detto però da molti Soliverfo, nel Tragopogono , nella Caltha , inamendueiChameleoni, e conclufivamente in tutte quelle piante, che producono i fiori radianti, e {Iellati. Ma dove ciò fi vede più efpreffamente , che nel Loto d'Egitto? imperoche nafeendo egli ne i paludi profondi, manda fuor dell'acque all'appariredel Sole i fiori, & i capi, i quali hi limili à i papa- veri , e nel tramontar poi tutto fi ritira lotto l'onde . Ma che diremo oltre à ciò dell'infinita liberalità del- le piante, che ne danno ogni anno tutti i frutti, &ifemi che ne producono per alimento della vita no- ftrafenzaferbarfenepurunaminima particella? Non altro veramente, fe nonché non fenza ragione habbino affermato alcuni antichi Filofofì; che le piantehabbinoanima, pofeia che in quelle fi veggono, è fi comprendono alcuni effetti, e movimenti limili i quelli de gli amimali, come è il vederli, che con le radici, le quali fervono loro in cambio di bocca, tirano dalla terra il nutrimento , convertendolo nella loro ifteffa natura , echecosìpreftolodigerifcono, elodiftribuifchinoneirami, nelle foglie, & • in tutte le parti loro , producendo poi i fiori, &i frutti in breviflìmo tempo . E peto non fi può fe non dire, che nella copia dei frutti, e nella preftezza di produrli, e maturarli, fuperano di gran lunga gli animali . Alche havendo l'intendimento il Creatore del tutto, come hebbe creato l'huomo, nonìocol- locò altrimenti, nè in cafe, nèinCitti, nèin palazzi, ma in un'ameniflìmo giardino di rariffime, & odoriferiflìme piante , rapendo molto bene quanto fia dilettevole, egiocondo l'habitare fra quelle, e quanta ricreatione ne nafeaà coloro, chene guftano il valore. E perófe con attentione fi confideraffe attorno alle cofe predette , e parimente all'origine di quefta tanto utile parte della medicina, che trat- ta dell'herbe , e delle piante nate, eprodotte dal principio del Mondo, infieme con glielementi, fa- rebbe veramente cofa più chiara che il Sole , che quefta facoltà de' {"empiici fia la più antica , la più nobi- le, la più pretiofa, la più divina, e la più maravigliofa d'ogni altra facoltà, e feienza mondana. Nè però fe le danno così maravigliofe lodi, per effer folamente cofa dilettevoliffima, & d'infinito piacere , ma per edere ancora utile, giovevole, eneceffaria. Percioche con quefta fola fi conferva la fanità, più cara, e pretiofa cofa, chedefiderarefipoffa: con quefta fi cacciano l'infermità pericolofe , chenemo- leftano: con quefta fi fupera la malvagità crudeliflìma dei veleni, edomanfiimorfi, eie punture de gli animali mortiferi: con quefta fi prolunga la vita de gli huomini, fi riducono gli fmemorati ne i priftini fentimenti, iciechiallapriftinaluce, e finalmente con quefta fola fpeffe volte fi richiamano in vitamol- ti di coloro, lacuifalutegiifiadifperatadatutti. Ciò dunque Mimando molti alcuni delti Imperado- ri Romani (come nel primo libbro de gli antidoti fcriveGaleno ) quantunque fofiero in continue oc- cupationi per il governo, e carico grande, che tenevano della Republica, e di tutto l'Imperio loro , nondimeno tanto fù loro à cuore quefta facoltà maravigliofa , che non pofero poco ftudio per accrcfcerla, & illuftrarla ; imperoche per havere le piante foreftiere legitime , e vere , per acquiftare gl'Aromatipre- tiofiflìmi eletti , e finceri, tenevano provifionati in varie , e diverfe longinque parti del Mondo, non pochi valentiflìmiSemplicifti con grandiffima fpeia , per la cupidità della gloria infinita, chediquindi a 4 r imitava rimirava loro , e parimente per universe beneficio della Repnbta . Havevano veramen te quelli [apien- tìffiE* SS .molto bened memoria i chiari efempi deTuoi antichi progenitori i quali «fi Statavano di riportare nei trionfi molte pretiofe fpoghe de'Rearm acquietati e parimente . Re ^ISmSSì » loro, ma ancora diverte, e rare piante foreftiere, de le quali non prende- SSK Avendole poi à Roma vive ne i giardini che fi prendefiero delle marmoree , e me- rXhe ftatue dei trofei, e de gli archi fuperbiffimi trionfali, che in perpetua memoria loro fc gli dir £vanc da Popolo/e Senito Romano . Nè minor ftima litrovo che Coffe Canada coftoro di tutti EH huomini eccellentiflìmi , che ferifleroinquefta facoltà delle piante ; perocché havendo già Prefà & efZnataCarthagine, donarono via ad altri Rè amici loro tutte le hbbrane chevt firitro- vSo . è Pakro di qneUe riportarono à Roma, per fartradurre in lingua Latina, fenon trentaduc Hbbri delle facoltà delle piante , e della agricoltura di Magone hiftorico Carthagmefe , tanto fu i reputa- 0 ee i degno dal Senato Romano di eterna memoria . Tanto finalmente furono attenti g^*t«hweU inveligarf "e virtù miracolofe dell' herbe, che gli fcrittori di quei tempi non fi Cgomen ; arono d, ifm- v«ne mn-acoli, di modo che Xanto anrichififmo hiftorico fcriffe nel primo libbre delle fue hiftone , cacciagioni per nutrirlo , lo ritornò in vita recitandolo con un'herba chiamata da i Magi Bahm , e che con qu' na VrPar Drago • EU^^untania ^ & ancora egli, che in Arabia fù rifufeitato un'huomo morto con certa herba . Jeofrafto &. Democrito fcrivono! che il Picchio augello cava fuori il conio fitto da i paftori nel pertugio de gli alberi, ove egl M mdo , applicandovi fopra certa forte di herba incognita à gli huomini .e parimente aprirti tutte le Cer- rVrrnre con la Ethiopide , ma però incantata prima con alcune parole . Il che apprefio di me non e incre- S mP rochS il quale apriva la no e e forature delle botteghe con una fola herba incantata e però non ira maraviglio , eh :ca chino erna 1 cavalli, che pafturano nei monti, Cubito che ealpeftano un'herba Cimile Scrive Herofilo , «uchim no , e preclariflimo Medico , citando molto più antichi fcrittori ntrovarfi ^enne punte le quali al peftandofi giovano , & alcune che nuocono ; imperoche e flato enervato che calpeftandofi dai tenti ne ? v a^iàlcùne piante maligne , le piaghe loro fi fono manifeftamente infiammate con non poco dolore , in affi cos, le ferite , come l'ulcere , da cui ^JPf^^ do altre herbe Calutifere. Nè di ciò c dobbiamo maravigliare, Capendofi che toccandoli , overonrin Jnd^SS^uarifcono i difetti della milza e con il portare al collo larad.ee delh Peon'a Ro- mana come Ccrive Galeno) fi liberano i fanciulli dal mal caduco. Portandoli nelle fcarpe a nudi piedi Scheffla maggiore , ò vero la Borfa paftorale fi fana fpeflb .1 trabocco di fiele , e fi fpegne iti tutto il «toredeSrif tafchtidofifottotopiantedeipiedi, efopra lepalme delle man, la Potentina freca V Parimente Zìi certiffima ( fe dobbiamo credere à Teofrafto , & à Plinio ) che l'Aconito Pardalianchc breve ampocotoro, le cui membra genitali fono ftate tocche con eflb. E' fiato ancora c£ Krdfe «nltoXftiinonioMithridaté, e Galeno. CliSc.th. r.trovorno già ne paefi loro a£ •pr fi-otnàuXerbadidolce^ ta rìtrovarvifi rimedio veruno, cofa veramente moftruofa, e terribile . La radice dell Aprox.s cos, riamata dal medeCmo Pithagora , tira à fe il fuoco di lontano con non minor furia , che facci .1 Bitume chiamato Naftha Scrive Democrito nafeere in Tardatile di India una pianta chiamata Achemen.de t ^ cùi wdfc ^ conformata in trocifei, e data à bere con vino, fàfubitoconfeffare a i malfattori tutti L°S ^oro quando fi pongono alla tortura . LaDiamantina, che nafee in Armenia, & in Cap- LXcia a^òffimata à i Leoni fubito gli fàroverfeiare in terra, e ferrare la bocca, e dicono effer per eCfer cos. dura da tritare , come è .1 Diamante. V Ar.am.de poi colta TtoKa ctentficS^a. &^ifia, fà diventare ftupide tutte le fiere che fi tocca- no con effa' dal che non fi poffono liberare , Ce non con Corina dell'H.enalparCa loro addoflo La Ofiufa cte fi^taovatiHefannnad-Ethiopia, livida, edihorribileaCpetto bevuta induce tanto tei- ere è tanta paura peMaS copia de i ferpenti che rapprefentaà chi Cela beve che induce ,pa- 9 :■. \ ^rfi F, mnr'rp P nerlaraurachehannodiefreredivorativividaloro, e pero la danno a bere per SS La Potamantina , qual dicono ritrovare, nel fiume Indo , bevuta fa impazzare g huo- Stlpfafen^Ktì» gliocchicofefuor dinatura. Il che parimente fenve D.ofcorid del I Solarro chiamato Manico, quando fi beve una dramma della fua radice con vino. La Teangelida , che nafce nel monte Libano di Scria, fi diventare indovini coloro , che la mangiano (peffo . Dicono ancora nafcere appreflò Bori/lene una pianta chiamata Gelotofilla, la quale bevuta con Vino, e Mirrha, rap- crefenta vinoni di cofe ridicolofe , che mai non fanno fine di ridere coloro , che la pigliano, fin che non bevono Pinocchi , Pepe , e Mele nel Vino di Dattoli . L'Afciomene herba ( come fcrive Apollodoro ) fpruz- rata con Vino, fubito arriccia le foglie, e l'Enothera ( come fcrive Crateva ) bagnata con Vino, e liga- ta al collo, ò vero al giogo de gli animali, mitiga fubito la ferocità loro. Scrive Appiano Alefiandrino , che havendoM. Antonio meffo in fugai Parti, e non havendo eglino che mangiare, fi abbatterono in certa herba cosi maligna, che mangiandola loro per fame gli levava la memoria, e gli faceva dimenti- chevoli del tutto , ne altro facevano fra tanto gli (memorati , che cavar pietre sù di terra, come fe vo- leflero fabricare qualche gran edificio , nel che perfeverando qualche giorno , finalmente vomitavano una colera , e morivano fmemorati . Diofcoride fcrive , che mettendofi un ramo di Rhamno della terza fpecie nelle fineftre della cafa, ne fcaccia via ogni malia , ò vero fattura , che fe le potefie fare . Etilmedefimo dice della Scilla appiccata fopra alla porta ; e che portandoli a! collo la radice della Rombice,ò vero della Piantagine, guarifcono le fcrofole . Li vermicelli che fi ritrovano l'Autunno dentro ne ricci del DhTaco (comedice pur egli) portati legati al collo, ò vero al braccio finiftro, guarifcono le febri quartane. L' Attratile portata adono non laìcia fentire il dolore delle punture de gli Scorpioni , e levandofi da dofso fu- bito fi fente il malore: Nè pofsono efser trafitti da gli Scorpioni ( come fcrive il medefimo) coloro che portano fecola radice della Polemonia, e fe pur foìsero trafitti , non fentono dolore, nè nocumento ve- runo . Ritrovati una pianta in Giudea ( come fcrive Giofeffo ) chiamata Baaras , dal luogo ove ella nafce, la quale nel colore imita una fiamma di fuoco , e rifplende à modo d'un raggio di folgore : ma il cavarla c cola non poco pericolofa , e difficile; imperoche come fente accodarli alcuno, fi ritira fotto terra, fin che non fe li fparge fopra ò fangue meflruo , ò orina di donna . E toccandoli la radice con mano dà fubito la morte, fe non fi porta legata , e pendente dalla mano . Onde per più ficurezza la fcalzano all'intorno in prefso al fondo , e dipoi vi legano un cane , il quale volendo feeuire il padrone, mentre che correndo finge di partirti , tira con impeto la corda , elaftirpaditerra, e fubito cafea ivi morto in vece di colui che la doveva cavare ; e cosi ceffa poi ogni pericolo, &ogni timore, chenonèpoco, chegli huomini fi efponghinoà tanto pericolo per le virtù d'un'herba fola; imperoche poftaadoffoà gli fpiritati fubito gli libera . Nè guari diffamile è la virtù della Ruta , e dell'Hiperico , fe ben non tanto efficace . E' appreflò di me una radice d'un'herba , ritrovata dal dottiflimo Semplicifta M. Francefco Calceolario Veronefe, la quale infufa nel Vino al pefo d'uno fcropolo , per cinque, ò vero fei bore di tempo , e dipoi colato il Vi- no , e dato à bere ai ghiotti parafiti , fi che non poflbno mangiare à tavola , nè inghiottire pur un bocco- ne di qualfivogli cibo, fin che non fe li di i bere dell'aceto : cofa veramente ridicola , e giocofa, ma non però da commettere àciafeuno. Cavali una radice nell'Indie Occidentali con foglie come di Sambuco, grofla quanto la cofeia d'un'huomo , il cui fucco bevuto , è velenofo , e mortifero , e nondimeno dalla par- te, da cui è fiato (premuto il fucco, fecca , e macinata, fe ne fà ottimo , e falutifero pane . Scrive Plinio; che gittata l'Achemenide herba nelle fquadre de'nimici , mette loro un cosi fatto terrore , che fubito vol- tano, fuggendo le fpalle. Un'altra ne nafce in Perfia( come afferma pur egli) chiamata Latice, la quale portandoli feco ne viaggi , fà haver copia abbondantiflìma di vivande , & altre cofe necelfarie ne gli al- berghi. E però era data da i Re , appreflò ai quali folamente fi ritrovava, ai loro Ambafciatori , i quali mandavano in lontani paefi . Scrivono alcuni hiftorici moderni, di fede degni, & huomini di gran con- to, ritrovarli una pianta d'herba apprefso ai Tartari, la quale produce un frutto del tutto limile ad un' Agnello, ricoperto d'una fottiliflìma pelle, di cui fanno gli huomini del paefe cappelli. La polpa di den- tro dicono efser limile à quella de'Gambari , e tagliandoli in sù la pianta , getta fuori un fucco rofso limile al fangue, di mirabile dolcezza , e dicono che la radice della pianta efee fopra terra fino all'ombilico del frutto , e che tutto il tempo ( che fà ancora maggiore miracolo ) fe ne fti fri l'hcrbe tenere , e frefche, go- dendoli lieto , e vivo , come un'agnello in un'amena paftara, e che cavandofegli l'herbe d'attorno, fi vi poi feccando pian piano . Ma fà ancora non poca maraviglia, l'efser defidcrato da'Lupi , non meno, che ìefofsevivo, tanto fono avidiffimi di mangiarfelo. Ma non è ancora miracolo quello, che fcrivono del Loto d'Egitto , qui non molto di fopra commemorato da noi? Quefto dico ( come fcrive Theofrafto , e Diofcoride) fi ritira con li fiori, e con li capi la fera fotto l'acque, ove egli nafce , e fi riduce cosi i bafso fino i mezza notte , che non fi può tufando il braccio nell'acqua toccar con mano , e dipoi fi leva fulò pian piano , di modo che nel levare del Sole , fparge fopra all'acque ben alti i fiori , & i capi , i quali hà egli co- me di Papavero : finalmente nè le felve , nèifaffi, nèlefpelonche, nè qualfivogli più horrido luogo fat- to dalla natura , fono fenza dote di Medicina , tanto è ella benigna madre dell'humana generatione . So- no veramente quali infinite le piante dell'herbe , e de gli alberi , che fi ritrovano nelle felve , da cui piglia- mo i rimedj per le malattìe . Se ne ritrovano fimilmente ne fallì , e nelle caverne dell'altre parimente uti- liflìme, e nel mare ancora, e ne laghi, e ne fiumi, e nelle fonti, e nelle paludi di molto falutifere di mo- do che non fi trova luogo veruno, che non habbi qualche parte di Medicina; imperoche di tutte le cofe create dalla natura non vi fe ne trova veruna , che non fi pofla accommodare nell'ufo della Medicina , av- venga che gli fteffi veleni , non folamente fi diftruggono , e s'ammazzano l'un l'altro , ma guarifcono va- rie, e diuerfe infermità del corpo. L'Aconito pardalianche, quantunque ( come di fopra e fiato detto) fia egli cosi maligno , e uelenofo , che toccandoli folamente con efso le membra genitali del fefso feminile, dà la morte poco dipoi ; nientedimeno bevuto dalli trafitti da gli Scorpioni, gli libera prefentaneamen- te . Miracolo veramente, che eflendo ambedue quelli veleni mortiferi per fe fteffi s'ammazzano l'un l'altro nel corpo dell'huomo per liberarlo dalla morte . La Cicuta, appo ciò, pianta parimente mortale,fana appli- cata tata l'Erifipele , e l'ulcere che mangiano la carne , mitiga rinfiammaggioni de gl'occhi , e fana molte altre infermità del corpo . Il Nerio ammazza gl'afini , i cavalli , & i muli , e nondimeno bevuto nel vino è anti- doto valorofiflimo contra i morfi de'Serpenti velenofi , L'Oppio ammazza gli huomini facendogli dormi- re in fempiterno , e mitiga all'incontro ogni acerbifiìmo dolore , e riftagna tutti i flufii del corpo . Ma che più dire fante cole delle piante , efféndo che non è cola al Mondo che hon fi faceffe con l'herbe,fe fi fapeffe- ro le maravigliofe virtù di molte ? E quantunque paia ad alcuni , che quefte cofe non fieno da credere,non- dimeno non refta che non fieno vere, e maravigliofe, e che non coftringhino à confettare , che ve ne fie- no di molte più che vere, e però fono biafimati da dotti coloro, che fi ridono di cosi fatti miracoli delle piante, vedendoti, che 1 fucceffi delle prove , ne fanno erefcere ogni giorno più la fama. Non è vera-- mente convenevole il derogare così fubito alla fede dell'hiftorie . Però che molte cofe fono chiare nel cof- petto noftro, delle quali non fi può rendere veruna ragione, e molte ftanno afcofe nell'intime parti della natura , le quali non poflbno effer comprefe d'intelletto humano , nè da veruna ragione , percioche la na- tura hà voluto più pretto che gli huomini fi maraviglino di quefte cofe, che permettere che fieno maiin- tefe da veruno i Ù perche coloro che vogliono inveftigare le ragioni di tutte le cofe difficoltofe , ri- muovono da tutti i miracoli della natura , derogando non poco all'ìmmenfa potetti loro . Imperoche do- , ve mancano le ragioni delle caufe, fubito ne nafcc il principio del dubitare,e di filofofarli fopra . E per quc- fto fi sforzano di minare à un certo modo la Filofofia coloro , che non preftano fede ai miracoli della natu- ra . Ma perche non fi conofchino più piante ( diceva Plinio ) ad altro non fi sà dare la cagione , fe non per- che l'efperienze loro fono ne villani, ne paftori ,& altri huomini ignoranti , efenza lettere alcune, co- me in quelli , che folo vivono fra effe . Percioche à molte cofe ritrovate mancano i nomi , e noi fappiamo ( diceva il mcdefimo Plinio ) una pianta fenza nome, la quale fotterrata ne quattro cantoni de campi femi- nati, prohibifce che non vi entri augello alcuno. Ma è cofa veramente brutta, e vituperofa, che colo- ro, che fanno le cofe rare, non le vogliono manifeftare, come fe doveflero perdere quello , che altri han- no ritrovato . E ciò per il più fanno coloro , che fanno pochi fecreti , i quali per invidia non gli infegnano mai ad alcuno; e di qui è, che molti fecreti de gli antichi fi fono perduti del tutto. Ma non per quefto voglio io feguire la perrinacia , e malvagità di coftoro , nè fepellire , ò veramente nafcondere quello , che hò con grandiflìme fatiche acquiftato . Percioche altrimenti facendo , mi parrebbe di defraudare non po- co la pofterità dei beni d'altrui. E però effendo fempreftata mia intentione di giovare alla Republica, & alla pofterità ancora, hò voluto propalar in quefto mio volume al Mondo , non folamente tutte quelle cofe che hò raccolte da gli altri , cosi antichi , come moderni , ma ancora tutte quelle, che fono ftate ritro- vate , e fperimentate da noi , che veramente non fono poche , imitando in ciò alcuni Ecccllentiflimi fcrit- tori de i tempi noftri , e non meno dotti nelle Greche lettere , che nelle Latine , che hanno fcritto l'hifto- rie , e le facoltà delle piante ; frà i quali i più famofi fono fiati Hermolao Barbaro , il Leoniceno , il Manar- do Ferrarefe , il Ruellio , Marcello Virgilio Fiorentino , il Brunfelfio , il Brafavola , il Fuchfio , il Silvio , il Mondella , il Cordo , il Dodoneo , il Borgaruccio , & alcuni altri che per brevità trapaffo . Quelli dico fo- no itati liberalifiìmi donatori à tutto il Mondo delle fatiche honoratitfime loro fatte intorno alla cultura delle piante , già pet avanti trasformate , e quafi infalvatichite del tutto . Al che havendo pofcia ancora io confiderato non poco , mi pofi con ogni induftria à fcguitare le pedate di coftoro . Imperoche havendo già io avvertito , che molto reftava ancoraché fare intorno alla cultura di quefto giardino, & ai grandi,e graf- fi errori , che fi facevano in Italia , e da Medici poco dotti in quefta facoltà , e da gli Speciali nelle loro fpe- ciarie , con pericolo veramente grande della vita de gli huomini , defidcrofo di far prova fe con il mio ftu- dio poterli (occorrere à cosi fconci errori , e gravi pericoli , confiderando , che nelle fpcciarie noftre dell' Italia rari fono gli Speciali , che intendino latino , prefi la cura di in«rpretare in lingua volgare Italiana , Diofcoride Anazarbeo Greco , & antico fcrittore , e nel trattare l'hiftoria , e le facoltà delle piante , & al- tri femplici medicamenti , facilmente Principe frà tutti gli altri fcrittori antichi . E perche ciò non mi pa- reva ballare per dar lume all'Italia de fuoi , e de gli altrui errori, nè di poter dimoftrare quali foffero i veri, e legitimi femplici , e quali i baftardi , vi ferirli fopra ( com'è noto à ciafeuno ) lunghi difeorfi , e commen- ti. Ne i quali pofi io veramente tutto quel di buono , che fi ritrovava nel mio affai debile intelletto , e giu- ditio , non perdonando nè à fatica , nè à ftudio , nè à vigilie , nè ad altro travaglio veruno : per far cono- feere ( come hò detto ) quali per mia opinione , accompagnata fempre dalla ragione , fieno le vere , e legi- time piante,e parimente per dire il parer mio intorno à molti altri femplici medicamenti,di cui nonferif- fe Diofcoride , nè altro qualfivogli Greco fcrittore . Nel che fare fui coftretto di manifeftare , e di correg- gere per tutto non folamente gli errori de gli Speciali , e de i Medici noftri anteceffori poco intenti à que- fta tanto bella parte di Medicina ; ma ancora de gli errori , e falfe opinioni d'alcuni moderni, e nuovi fcrit- tori, quantunque diligentemente habbino fcritto, e trattato quefta materia. Ma non però parrai mara- viglia, che cotali huomini veramente dottiflimi , e degni d'infinite lodi, habbiano alle volte non volendo erraro in così faticofa , difficile , & intricata facoltà , fapendo effer ciò ancora à me accaduto . Così dun- que narrai io ne miei Difeorfi quanto mi parfe ballare intorno all'hiftoria de femplici medicamenti , fcri- vendo delle virtù , e facoltà di tutti , quafi fempre nel fine d'ogni mio Difcorfo , tutto quello , che ne fcrive Galeno . Oltre à ciò ritrovandoli non poco numero di piante d'aromati , droghe , e di varie altre fpecie di femplici , che fono in ufo continuo de Medici , parte ritrovati da gl'Arabi , e parte da altri , che fucceden- do d'età in età di ciò fi fono dilettati, de i quali ( per quanto fe ne vede ) non fcr ilfero Diofcoride, nè Gale- no, né verun'altro de gl'antichi Greci , gli pofi fe non tutti, almeno la maggior parte ne i predetti Difeorfi, deferivendone l'hiftorie , e le facoltà loro, con quella diligenza che potei maggiore . Hor havendo dunque cosi meffo fine all'opera , & al mio proponimento , non fenza maturo configlio,e perfuafioni di più huomi- ni dottiflimi , & efercitatiflimi , miei Angolari amici , diedi il volume publicamente in ftampa, con animo di gio- di giovare in qualche parte , con le fatiche mie , alla vita de gli huomini , e di far sì , che da me particolar- mente fentifle l'Italia alcun benefìcio. Mafeciòhabbiiopoìconfeguitoònò, non s'uppartiene à medi fcrne giudicio , come che poteffe io ancora after mare , quando ciò non mi li imputaffe à vitio , che quefte mie così lunghe fatiche non fieno fiate ingrate à gl'Italiani , fapendo che nel corfo di pochi anni è ftata così Jpeffò flampata , e riftampata l'opera , che fe ne fono venduti più di trenta mila volumi in lìngua Italiana , fenza quelli che fono ufciti in lingua Latina , che non fono Itati poco numero , à beneficio dell'altre natio- ni d'Europa. Imperoche ciò dimoftramanifeftamentechevifilia pure ritrovato qualche cofa di buono. Del che m'ha dato parimente inditio , l'havere ritrovato alcuni modet ni fcrìttori Alemani dico,Spagnuo- li , e Francefi , i quali hanno meno ne loro volumi Latini , in cui hanno trattato quella fleffa materia , non poche delle mie opinioni interpretate dall'Italiano , confeffando non (blamente coftoro di haverle cavate da quelli miei Difcorfi , ma hanno ancora con non poche lodi ( per cortefia, & Immanità loro ) fatta hono- rata mentione del mio nome , e de'miei fcritti , come hà fatto ultimamente il Lacuna nel fuo Diofcoride Spagnuolo, nella fabricadelquale(comeeglifteffomanifeftamenteconfeffa) non folamente s'hà fervito de miei fcritti à fuo piacere , ma di tutte le figure delle piante , e de gli animali , le quali hi fatto intagliare vivamente dalle mie ; parendoli ( come egli dice ) di non haverne ritrovate di migliori . Del che hò io pia prefto da ringratiarlo , che d'haverlo à fdegno , pofcia ch'io veggio che un'huomo di tanta dottrina, con- feffà d'havere in tal confideratione quefte mie fatiche , che non badandogli l'animo di poter migliorare, hà voluto , à fidanza , fervirfene . Penfando con ciò di non dover giovar manco à fuoi Spagnuoli , ch'io habbi fatto à miei Italiani . Dimoflra oltre à ciò che fia non poco piaciuto quello mio volume ancora ai France- fi, pofcia che fi vede tradotto, e (lampato nella lingua loro con le mie figure, fe ben cavate in più piccio- la forma. Ciò dunque havendomi non poco accefo d'ardore dì giovare molto maggiormente al Mondo , fù veramente cagione , che io mi metterli l'anno dalla Natività del nollro Sig. G ESU' CRISTO M.D.LIX. di nuovo ad arricchire , & illuftrare quella mia opera d'aggiunte , e di figure , come deve elièr noto à tutti coloro, che lo videro quali rinato, rìllampato di nuovo. E così hora ritrovandomi già 17. anni continui al fervitio , & al luogo principale del Medico del Sereniflìmo Principe Ferdinando Arciduca d'Auftria,&c. Tutto quel poco di tempo , che m'è avvanzato frà tanti travagli, difeoncj, & intrichi , che apportano i ne- gozj , e le facende delle Corti , l'hò veramente fpefo tutto nel coltivar con ogni lludio , & in ampliare que- llo mio principiato giardino . Dove frà tanto non folamente habbiamo fatto , e dato fuori in flampa nuo- vi volumi di piante in lingua Boema , & Alemana, con belliflìme , e naturaliUìme lìgure,ma habbiamo ac- crefeiuto i noltri commentari Latini , e parimente quelli noflri Difcorfi Italiani fopra Diofcoride , in più di mille luoghi , e rifatto tutte le figure delle piante , e de gli animali molto maggiori , e più apparenti,.che l'altre prima llampate ne gli altri volumi, le quali fono Hate tutte di nuovo ritratte dal naturale delle vive, accrefeiute di numero fino à qualche centinajo. Fralequalivenefonononpicciola quantità di pellegri- ne , che nè da me , nè da altri fono (late per avanti llampate , ne polle in luce ; fenza che tutte fono Hate co- sì artificiofamente da valentiffimi artefici dipinte , & intagliate , e con tanta diligenza ridotte alla perfet- tione ( come rimirandole fe ne può chiarire ciafeuno ) che fenza edere altrimenti colorite , fi poffono age- volmente conofeere da chi che prima habbi veduto le vere verdeggiare fopra la terra . Onde fpero che ha- verà facilmente , che dove per prima fi fono ferviti gli lludiofi di quella facoltà dell'orticello del Mattino- li , hora fi potranno più largamente compiacere del fuo crefeiuto , & ampliato giardino , le porte del quale {faranno in perpetuo aperte à ciafeuno . Tanta veramente è fiata femprc la prontezza noflra di giovar al- la Republica , ed alla pofterità , che non habbiamo mai voluto perdonare , nè alle grolle fpefe latte nella fa- brica eli così gran numero di figure , intorno alla quale habbiamo confumati cinqu'anni continui,nè man- cato à vigilie , nè à fatiche alcune . Le quali hanno veramente apportato tale incommodo alla vita , ed all' età noflra già di felfantafette anni , che mi par più prefto di tacerlo, che dirne più oltra cofa veruna,accio- che recitando tal cofe con più lunghe parole , non mi dimoftri più defiderofo di farmi benevoli i Lettori , che di giovare al Mondo , e mammamente fapendo io , che ciò è manifefto à molti , de'quali parte hanno fenfibihnente veduto il tutto , e parte l'hanno intefo da altri ; ed anco perche fpero, che faranno non pochi coloro , che confederando la grandezza di quella opera , potranno facilmente imaginarfi , con quanto pe- fo , con quanta follecittidine , e diligenza , e con quanto lungo tempo, e fudore io ìhabbi condotta à quefto fine. Tacerommi ancora. Ic fatiche de viaggi fatti ai monti , ai colli , alle valli 5 alle felve, ai mari, ai laghi, alle paludi , ai fiumi , ed alle fonti in diverfe Provincie , e Regioni , ed à diverfi giardini così publìchi,come privati , in quella , & in quell'altra Città , alle ruine de gli edifizj , alle fpelonche , e cave fotterranee di di- verfi minerali , come ancora alle fucine , ove lì fondono i metalli , per ritrovare la Cadmia , la Ponfolige , lo Spodio , il Fiore del rame , il Lithargirio , ed altri diverfi medicamenti metallici ; e tacerommi ancora come , e quanto tempo io mi fia affaticato , oltre alle fpefe , in farmi portar d'Afia , di Grecia , di Soria , d' Egitto, d'Arabia, di Numidia, di Cipri, di Candìa, di Sicilia, di Corfica , di Provenza , di Spagna , di Fran- cia , di Germania , e fino dall'Indie Orientali , ed Occidentali , molte belle piante forefliere , e non più ve- dute in Italia, pofcia che lo potranno fenfatamente conofeere coloro , che fi fpecchicranno in quello no- llro giardino . Non mi farebbe certamente rincrefeiuto , nè farei rcilato per fatiche, nè per pericoli di far lunghi pellegrinaggi à diverfe longinque parti del Mondo , nè di paffare i mari ( come faceva Galeno ) per andarmene in Candia, in Cipri, in Lemno , in Soria , in Egitto , ed in altri più longinqui paefi del Mondo , per vedere , e ritrovare , e piante , e minerali , ed altri fenìplici medicamenti , che ne mancano , fe non mi haveffero impedito prima le cure domefliche , il vincolo del Matrimonio , il carico di curare gli infermi, e con ciò la mia affai debile compleflìone di tutto il corpo, la quale in vero malamente haverebbe potuto llar falda à gli iticommodi , travagli , e pericoli grandi , che fi patifcono ben fpefiò nelle lunghe navigatio- »i , e ne lunghi viaggi frà terra ; e però fe nel fare di quefla operaio non hò potuto far tutto quello , che fa- rebbe m in rcbbe fiato mio deiìderio , io fono almeno ben certo diffami gagliardamente affaticato in far tutto quel- lo, che m'è flato podi bile . I mperoche fono flato fempre cosi defiderofo di por fine à quella opera, per be- neficio della Republica , e delia portenti , che più fono flato fermo in quello propofito , che al penfar mai come poteffe riufeire à cosi grafie fpefe , nelle quali farei veramente reftato di fotto , & itomene eli tutto in mina , fe con l'ajuto d'Iddio onnipotente , non folte flato foccorfo , & ajutato con non poca quantità d'oro dalla felice memoria dell'Imperadore Ferdinando Primo , Padre di Voftra Sereniflìma Altezza , dall'Impe- radore Maflimiliano , e parimente da gli Serenifiìmi Arciduchi d'Auftria fuoi fratelli , Ferdinando, e Car- lo. Di modo che cosi i prefenti , come i pofteri doveranno riconofeere quell'opera molto più da quelli magnanimi , e Serenifiìmi Imperadori , e Principi d'Auflria , che da me ileffo . Ma dirò ancora , che non m'hanno mancato d'ajuto alcuni altri Principi dell'Imperio , di cui e nel Diofcoride Latino , c nel Tedefco hò fatta honorata memoria , come hanno fitto ancora alcune delle più principali Città , e Republiche di Germania. Di modo che m'allegro non poco, d'havere havuto per Mecenati gl'Imperadori, iRè, gli Elettori dell'Imperio , gli Arciduchi d'Auflria , ed altri gran Principi , cosi Ecclefiaftici, come SecoIari,pa- rendomi che quello dia più fplendore, più auttorità , e più grandezza à quelle noftre fatiche, che tutto quello, che vi fi contiene. Sono ancora flati molti , e molti altri nobili, e virtuofi ingegni, chen'hanno giovato non poco non fedamente in quelle noftre ultime fatiche di quefta nuova editione , ma in tutte l'al- tre per avanti ftampate . Fra i quali non mi rincrefeerebbe nominare ( fe pur con la rimembranza del be- neficio ricevuto da elfi poteflì rendere loro gratie. ) Il ClariffìmoM. Luca Ghini d'Imola, collocato meri- tamente nell'honoratiffìma Acadcmia Pifana à leggere , ed infegnare quella divina facoltà delle piante, ed altri femplici medicamenti . E (ìmilmente il Clarifsimo M. Giulio Alelfàndrino da Trento fupremo Me- dico dell'Imperatore Mafsimiliano Secondo, e per avanti flato della felice memoria di Ferdinando Pri- moimperatore , huomo veramente dottifsimo, ed ardentifsimo promotore d'ogni virtuofo ingegno. L' Ecccllenrifsimo M. Gabriele Faloppia Modancfe , il quale per la rarità dell'efperienza , e dell'ingegno fuo , già tanto lede nel floridifsimo Audio di Padova , dichiarando non folamente quanto fi ricerca di fapere in- torno alla fabrica del corpo humano , ma quanto fpetta ancora all'hiftoria , e notitia delle piante , e d'ogni altra cofa comprefa nella materia Medicinale . Nel numero di quelli, non poco rifplende l'E-ccellcntifs.M. Bartolomeo Maranta Vellutino, hora Lettore nell'antica Academia Salernitana , e diligentifsimo cultore della facoltà delle Piante. Vi è flato appo ciò il dottifsimo Medico , eFilofofoM.UlilìeAldrovando Bo- lognefe Semplicifta rarifsimo , e (ingoiare , da cui ( come da gli altri predetti ) mi fono Hate mandate fino in Boemia più , e più centinaja di piante. Appo coftoro vi è il dottifsimo M. Girolamo Donzellino Bre- feiano , Medico , e Filofofo Eccellentifsimo , il quale ha fempre favorito à quell'Opera in tutti i modi , che gli fieno flati pofsibili . Oltre à ciò non mi fono mancati amici , e parenti , che con ogni pofsibile Audio , c diligenza , m'hanno inviato da diverfe parti le piante tutte intere , accioche dal vivoìe potcfsi dare in pit- tura , ed in queAo s'hà continuamente più che ogni altro affaticato , il molto Eccellente Medico , e mio co- me figliuolo dilettissimo , M. Giovanni Odorico Melchiori da Trento , hoggi fupremo Medico , per le rari virtù lue , della Serenifsima Imperatrice Maria , Conforte dell'Imperatore Massimiliano Secondo ; per ria- vermi egli continuamente mandato , mentre che dimorò in Padova , & in Venetia , non poche nobilissime piante . Solinovi flati ancora molti altri Coadiutori , pur Medici Segnalati , che hanno fatto il medefimo , i nomi de quali fi ritrovano Sparli in tutto quefio volume. A i quali tutti tanto più mi trovo obligato , quanto veramente importa liiaver io da loto, che la più parte mai non mi videro , nè mi conobbero (per fuahumanità, liberalità, e cortefia) ricevuto cosi gran beneficio , c favore, con tanta amorevolezza, ed affettione , la quale d'altronde non può efler nata, che dall'havere loro letto quefii noAri Difcorfi la pri- ma volta , che furono mefsi in luce , effendo catena delle virtù , e delle Scienze di-tanto valore , che legan- do i cuori , fà che quegli anco s'amino , che mai non fi videro , nè fi conobbero . Oltre à coAoro fono flati alcuni altri , che hanno ajutato grandemente àqticAa nuova, ed ultima editione, cosi Latina, co- me Italiana, frài quali è flato il Clarifsimo Signor Augerio di BusbecK Fiammengo, il quale, mentre che per fette anni continui dimorò Ambafciadore della felice memoria dell'Imperadore Ferdinando Pri- mo appreftbal gran Turco in Conftantinopoli , ed in altri luoghi di quei paefi , non folamente mi mandò di là molte , e molte piante foreftiere , e rare , ma nel fuo ritorno portò feco alquanti cfemplari antichi di Diofcoride, per mezzo dei quali (come fi vede ne noftri commenti Latini) vi fono dilucidati molti , e molti luoghi , i quali per avanti non s'intendevano, e facevano non poca confùfione all'intelletto di co- loro, che di quefta facoltà fi dilettano. Appo lui vi è flato il Clarifsimo, eperitifsimodi quefta facoltà M. Giacomo Antonio Cortufo gentiluomo Padovano , il quale ( per tua benignità , liberalità, e cortefia ) hà arricchito quefta noftra opera di molte, e molte rare , e pellegrine piante, da pochi per avanti cono- sciute, come li legge in varj , e diverfi luoghi in quelli noftri Difcorfi. Hanno ancora ajutato l'Eccellen- tifsimo , e dottifsimo Medico M. Bernardino Trivigiano , mentre che leffe la facoltà de (empiici nella fa- mofifsima Academia di Padova , da cui hò ancora ricevuto alcune piante non volgari . Come parimente dall'Eccellente M. Profpero Borgaruccio , Medico per li meriti delle rare virtù lue della Serenifsima Re- gina di Francia. Nè manco deve efferc celebrato da me, che da ogni altro peritissimo, ed efercitatifsi- mo Semplicifta , M. Francefco Calceolario Speciale in Verona alla Campana d'oro , per havermi ben fpef- fe volte mandato più , e più rare piante , da me per avanti non mai vedute , nè conofeiute , e nuovamen- te la pianta del vero Satirio primo, non ritrovato per avanti da alcuno in Italia; dimodoché quello da lui potranno riconofeere tutti gli ftudiofi de femplici , come da M. Cecchino Martinello , Speciale all'An- gelo in Venetia , il Satirio Eri'thronio . Quanto poi babbi giovato à quefta opera l'EccelIentifsimo dipin- tore M.Giorgio Liberale da Udine nel difegnare la più parte delle figure delle piante, e de gli Animali , ' infieme con M. Volfango MajerpecK Tedefco , e quanta fia fiata la diligenza, e pazienza loro inritrarle dalle dalle vive, e vere imagini loro, le figure ftefle ne fanno fede à ciafeuno, che !e rimira con occhio fin- cero, e chiaro; avvenga che cosine fanno teftimonio non pochi , che di quefta facoltà fi dilettano. Ma perche nonfolamentefcriffe , e trattò Diofcoride in cinque libbri la materia Medicinale comprefa nel- le piante, ne gli animali, e ne i minerali, & in ogni altra cofa creata dalla natura, ma ancora nel fe- llo de gli antidoti, e valorofi rimedj contra i veleni , e contra i morfi, e le punture de gli animali vele- nofi, e mortali, per beneficio univerfale di tutta la portenti hiunana, però havendo io animo d'imita- re j e feguitare per tutto un tanto degno fcrittore, hò voluto tradurre , e commentare ancora il fefto lib- bre, dove più, e più cofe hò nofto in fcrittura , le quali fpero che non poco conferiranno ovunque bifo- gno ne fia . Imperoche oltre all'effere foggetti alle infidie de i veleni tutti gli huomini del Mondo , e maf- fimamente i Principi, gli Imperatori, iRè, & altre fegnalate perfone , non mancano infinite fpecied' animali velenofi, i quali con la puntura , ò con il fiato, ò con il morfo ammazzano aH'improvifo altrui. E chi non si che per ogni pertugio, tanto de i gran palazzi, quanto dell'infime cafe alloggiano gli Scor- pioni, gli Afpidi, i Phalangi," & altre forti di vermini peftifcri ? De i quali ufeendofene la notte , come èìoro natura , non havendo riguardo , nè all'oro , nè alle gemme , ne alla porpora , nè alle delicatezze del corpo de i Prencipi , "e Magnati , nè manco havendo à fchifo i vili panni della più infima gente , hor fenefalgono ne i letti, e ne i padiglioni, hor s'afeondono nelle veftimenta , hor entrano nelle calze, hor s'annidano nelle fcarpe, e nelle pianelle , dove non fi poflòno cosi pocoinnav- vertentemente calcare, e premere, che difendendoti dall'ingiuria, danno brevemente la morte con la puntura , ò co'l morfo . Nafcondonfi oltre à ciò nell'herbe , ne i fiori , ne gì' horti , ne i giardini , ne i prati, nelle vigne, e negl'ombrofi bofehetti (ove alle volte per traftullo fi portano le perfone) le Vipe- re, gliAfpidi, & altre Serpi mortifere . Le quali calettandoli, od urtandoli con i piedi , fubitofon pron- tiffime al morfo, per lo quale correndo il veleno al cuore, in breve tempo toglie la vita, fe con ogni pre- ftezza non vi fi foccorre con gli antidoti più valorofi, che ritrovar fi poflòno . Ma che cofa è più do- meftica, e più nelconfortio de gli huomini, che il Cane? Il quale effendo però foggetto alla rabbia , può agevolmente con il fuo velenolo morfo condurre gli huomini ad horrenda morte, anzi tutta una famiglia intera . Al che havendo l'occhio con grandiffimo ftudio, e con non poca diligenza gli an- tichi fapienti del Mondo, di cui lungamente è fiato detto di fopra , fattili acutiffimi inveftigatori delle virtù maravigliofe de'femplici medicamenti, coinpofero, e fecero contra le forze de i veleni varj , edi- verfivalorofilTìmi antidoti . Tra i quali ritrovo edere fiato de i primi quel grande , evirtuofo Mithridate Rè di Ponto, e di molte altre Nationi, di cui fù fatto di fopra mentione . Il quale non contentandoli d' effere famofo al Mondo , per cflère cosi dotto , e perito nelle lingue, che (come foive Plinio) egli fo- lo fra tutti gli huomini del Mondo parlava in ventidue linguaggi, di modo che fenza interprete veruno rifpondeva à ciafeuna delle Nationi, di cui haveva l'Imperio, nè ballandoli la gloria , & il nome im- mortale acquiftato con le molte vittorie , e con i preclariffimi fatti , volfe finalmente per confeguire maggior fama, e nome immortale , farli peritiffimo nella cognitione , e virtù delle piante , & d' ogni altro femplice medicamento . Et eflèndo defiderofo di faperne non folamente la virtù , ma ancora di vederne gl'effetti, pervenire finalmente in cognitione di tutte quelle cofe , cheluperano i veleni, & i morfi mortiferi de i Serpenti , e di ogni altro velenofo animale , fatta hordiquefto , hor di quell'altro femplice la prova, horinquefto, hor in quell'altro di qual fi voglia forte di veleno, in molti malvaggi huomini , che per li misfatti loro erano condennati alla morte , ne confeguì con l'efperienza il fuo glorìo- fo, & alto concetto . Imperoche componendo poi di tutti quei femplicifpcrimentati , quel preciofo, e ranto utile antidoto, ìlqualefinaldìd'hoggiilluftra, e magnifica il fuo fteflb nome, preservava, e li- berava ciafeuno dai veleni, quando per avanti , ò vero dopo lene mangiava una certa quantità deter- minata ; e però non è maraviglia , fe quando , per non cafeare nelle forze de i Romani , fi volfe dar la mor- te, non gli nocelle punto il veleno prefo per ammazzarli , per eflèrfi lungamente afluefatto all'ufo del fuo antidoto. Dopo Mithridate fiorì al Mondo Andromacho dottiffimo , e celeberrimo Medico di Nerone Imperatore, il qual ritrovò, e compofe la Theriaca molto più valorofa in ogni fua operatione d'ogni al- tro qual fi voglia antidoto, emaffunamente ne i morfi delle Vipere , e di tutte l'altre mortifere fiere . Cpn la quale (come fcrive Galeno) non folamente fi prefervarono tutti gì' Imperatori Romani, & al- tri potentiflìmi Rè, e Principi dell'età fua, ma ciafeuno altro che la tifava . E però più, e più volte con le proprie mani la preparò Galeno con grandiffima magnificenza, e fplendidilfimo apparato à compia- cenza di più Imperatocene al fuo tempo regnarono . Attefe parimente à quefta falutifera facoltà Aita- lo Rè di Pergamo, di cui fùfimilmente detto di fopra, non menocelebratodaGaleno, che Mithrida- te, per haver egli lafciaro in fua eterna memoria non folamente un'antidoto, ma varie, ediverfecom- pofitioni di medicamenti, e per veleni, e per altri morbi pericolofi . Ma non però ci polliamo noi pre- valere in quefta noltra florida età , con la medefima utilità , come fi prevalfero gli antichi dell'antidoto di Mithridate , della Theriaca d'Andromacho , e di molti altri , che furono à loro in ufo quotidiano . Impe- roche quantunque non ne manchino del nome, e fi ritrovino fatti , e preparati per tutto, ne fiamo pe- rò quali come fenza , per non ritrovarvi!! quelli effetti maravigliofi , che ne deferive Galeno , e tutt'i fuoi fucceflòri . Nè per altro quefto interviene, che per mancarne gran parte degli aromati preciofi , che vi mettevano legitimi, fcielti, e valorofi Mithridate , Andromacho, Attalo, Galeno, e tutti gli altri di quei tempi dottiffimi Medici . I quali con grandiffima fatica, e fpefa facevano portare gl'Imperato- ri di quella età floridiffima d'India, d'Arabia, d'Ethiopia, della Regione Trogloditica, d'Egitto, ed* altre più longinque Regioni à Roma, dove altri Medici che gli Imperiali non potevano compiutamente fi- no à quel tempo far la Theriaca , fe già non fi fervivano gli altri di così rare cofe delle conferve Cefaree col favore, e col mezzo di coloro ch'erano grandi, e potenti con gl'imperatori. Uchen'avvifa, che non ci deb- ci debbiamo maravigliare fé le noftre Thcriaehe , e Mithridati non fi pollino compiutamente preparare, c non corrifpondono con le virtù à gli effetti , che ne promettono i nomi loro , e gli fcritti de gli antichi ; co- fa veramente dannevole , e perdita più che grande del theforo della vita de gli huomini . Il perche parmi , che gloriofo fra tutti gli altri, in quefta noftra età , in cui veggiamo ritornare la materia Medicinale nella fua priftina candidezza , e parimente bene avventurato , e padre della Republica fi potrà chia- mare quel Pontefice, quell'Imperatore, quel Rè, quel Principe , quella Republica, à cui nonrincre- fca per propria generofità d'animo d'efporre ognigran facoltà, & ognitheforo, adimitatione de gli antichi Romani Imperatori, e d'altri gran Rè potentiflìmi far ritrovare tutte quelle pretiofe cofe , che per far tali antidoti, e fpecialmente la Theriaca, che già tanti, e tanti annici mancano. Percioche oltre alla fempiterna fama, di cui rifplendono li nomi de gli antichi, che s'acquiftarono , conferi- ranno apprefso un tale, e tanto beneficio à tutta l'humana natura, che con tutti i thefori del Mondo non fi potrebbe ricompenfare . Màfeciò, per eflèrmi impoffibile , non mi è flato lecito di potere con- feguire, mi fono sforzato almeno con ogni mio potàbile Audio, & induftriadifar tutto quello in be- neficio del Mondo, che m'hanno conceffo le deboliflìme forze mie . E però confederando di quanto dan- no fia il non ritrovarfi hoggi gli antidoti degli antichi legitimi, e veri, & à quanto maggiori perico- li fiamo noi fottopofti, che non furono quelli dell'etadi paliate, hò voluto tentare fe de'femplici me- dicamenti, che ci ritroviamo havere alle mani legitimi, e veri, e dì quelli, che fi ci porrano fore- ftieri, fi poteffe comporre antidoti nuovi , che di valore corrilpondeffero à gli antichi . Il che par- mi finalmente d'haver predò che fatto, quantunque non fenza fatiche grandi, e lunga fperienza delle cofe, come fi legge nel mio lungo Difcorfo in quello volume, fatto (òpra al Prologo del feflo libro di Diofcoride , ma non sò però fe tanto habbia io confeguito quanto io defideravo . Quello poffo ben' io ficuramente affermare, che l'ufo de'miei antidoti babbi per mio giudicio molto piùfelicemen- re operato, ove fia flato bifogno, e fpecialmente nella pelle, ne morfi, e punture de gli animali ve- lenofi, e mortiferi, che la Theriaca, & il Mithridato, che volgarmente fi vendono nella più parte delle Speciarie d'Italia. Ma non vorrei però, chepenfalfero alcuni di doverli guardare, & aflenere dall'ufo di tutte le Theriache, e Mithridati, che fi fanno; imperoche io non intendo fe non di quel- li, che fi vendono volgarmente quali per tutto, eche non s'hà dalle compofitioni loro teftimonio ve- runo , come fieno fiate preparate , delle quali fi ritrova grandiffima copia per tutto , e mafiìma- mente appreffo di coloro che fi dilettano c'ingannare il Mondo, per empire la borfa d'oro , e d'ar- gento . Imperoche sò ben io elfere in alcune famofe Città d'Italia Speciali , che fono cupidi della fallite univerfale de gli huomini , e di accrefeere l'honore, e la fama loro, oltre all'effer eglino pe- ritiflìmi Scmplicifli, i quali non perdonando à fatiche, uè à fpefe verune, pongono, e mettono ogni loro opera, e Audio di ritrovare, & havere in fua poterti, tutti i fempliei medicamenti legitimi , veri, eletti, efcielti, che vi fi richieggono . Frà i quali (falvando fempre l'honore, la fama, e l'inte- grità di ciafcun'altro ) non polfo fare di non nominare, e di non lodare quanto più poffo grandemen- te , l'efercitatiflimo in tutta la materia medicinale M.Francefco Calceolario Veronefe Speciale alla Cam- pana d'oro; come quello che già più volte hi fatto la Theriaca, & il Mithridato con manco fucce- danei, che verun' altro, che fin'hora gli habbi fatti, effendo fempre prima Aati efaminatà tutti i ma- teriali, che vi vanno, non folamente dai più Eccellenti, & intelligenti Medici di quella Città, e d'al- tri luuoghi circonvicini , ma da molti altri efercitatilfimi, e peritiflìmi Semplicifti . E ciò veramente può agevolmente far egli. Imperoche oltre all'effer uno de'più fegnalati Semplici Ai dell'età noftra, hi in varie, e longinque regioni amici, che come à gara gli mandano ben fpeffo fempliei pellegrini, e non più per avanti veduti in Italia, come ne polfo far io teftimonio, e confeffare d'haver folamente veduto nelle fue mani il vero legitimoCofto Arabico, l'una del vero Amomo, l'Afpalatho, & il Balfa- movero. E però non mi maraviglio punto, fe la Theriaca compofta da lui hi fato, e fà ogni giorno maravigliofe prove, come più diffùfamcnte riabbiamo fcritto nel fello libro nel Difcorfo della cura di tutti gl'animali velenofi, e di qui è, che conofeendo io quanto fia il valore, l'arte, e lacognitionedi com- porre gli antidoti celeberrimi del fudetto Calceolario , non hò voluto che altro huomo , che lui com- pongaci fudetto mio antidoto, nè manco l'Olio de gli Scorpioni; nel che non mi fono ritrovato pun- to ingannato , avenga che cotali antidoti corhpoftimi da lui mi fono riufeiuti molto migliori che tutti gli altri, che per avanti hò fatto fare, e comporre da altri Speciali alla mia prefenza . I quali antidoti fpero che in breve faranno in ufo di tutti, come valorofifTimi , e veri thefori della vita fiumana , fa- nandofi con efli gli avvelenati, i morfi daiferpenti, e gli ammorbati, che fono più morti che vivi. L'animo dunque grande, & il non picciolo ardore che hò fempre havuto di giovare alla prefente etade, &alla pofterità futura, m'hà indotto à cosi dolci fatiche di tradurre, edi commentare ancora il fello li- bro, dove hò ritrovato ampio campo di poter fcrivcrc , e narrare varii, e diverfi medicamenti i bene- ficio, e commodo univerfale. Quali, e quante poi fieno fiate le fatiche di tradurre , e di "commentar gli altri cinque libri, e quanto il travaglio, e'ipenfiero di porvi le figure delle piante, e de gli animali, e di aggiungervi tante, e tante altre cofe nuove , l'opera iftefla, fenza che dir di ciò più m'affatichi, ne farà fede à chi candidamente confidererà il tutto, percioche à i maligni, & i gli invidiofi quanto più fono le cofe utili, e belle, tanto più loro difpiacciono, e fanno ftomaco. Ma fe da coiloro m'hanno difefo con gli autentichiflìmi fcritti loro, molti, e molti huomini dotti dell'età noftra, folamente per il zelo , che hanno havuto della ragione , e per il giovamento che pare loro eh5 io habbi fatto al Mondo , e fpecialmente alla Natione Italiana , con non poca vergogna , & ignominia loro , tanto più rimaran-^ no hora fpauriti , e diventeranno i loro velenofi denti ftupidi, e congelati quando intenderanno , che la pre- fente opera, ultimamente ilampata , fia ufeita in luce più florida , più illuftrata, più polita, più magnifi- ca , ca, e muaccrefciuta ^cottura, edifigure, che mai fi fia veduta per l'adietro , fotto il doriofiflìmo nomediVoih-aSereniffimaAlrezza; alla quale l'hò dedicata, invitato dalla fua gencrofiflima maenani mita, e parimente dalla prudenza, fapienza, liberalità, benignità, humanità, gentilezza & altre virtù predanflìme del fuodiviniflimp, e rariflìmo intelletto. Le quali con non poca ammiratìorie del Mondo , e fpecia mente di Tofcana , ove non altrimenti riluce , che il Sole frà le Stelle , così eloriofamen te rilplendono in lei , che fa reftare attonito ciafeuno , che contempla il fuo diviniamo procedere e che in Donna di cosi alto lignaggio, altro non regni, che infinita bontà, pietà, clemenza, mifericordia humilta, e religione. Al che fare m'ha fpinto ancora non poco l'obligo, chemiparehavere di non fare altrimenti, polcia che nconofcoV. Altezza per mia Signora gratiofiffima, e naturale, parendomi che non polla dichiararle più chiaramente quanto io le fia fempre fedeliflimo fuddito , vaffallo , e fervidore che con dedicarle quell'Opera , nella compilatane della quale poflb dire d'euermi invecchiato , e divenu- to canuto , come pm cara cofa ch'io mi ritrovi al Mondo . Hammi oltre à ciò ancora indotto à far quello ìllaper io, che facendo ciò non aggradirò manco al Serenifs. Arciduca Ferdinando fuo fratello, e mio gratiofiffimo Principe, e padrone, ed airilluftrifs . & Eccellentifs. Principe Don Francefco Conforte di Voltra Altezza, e mio Signore gratiofiffimo, che fehaveffi dedicato l'Opera à ciafeuno di loro, nè man- co le ne rallegrata tutta la floridiffima Tofcana , come quella , che non fi tiene manco obligata à tante rare virtù che regnano m lei , che in vero ben fi può chiamare quella Patria felice , e bene avventurata da quel fereniffimo giorno. n qua, che V. Serenifs. Altezza vi comparii . Indotto dunque io da tutte quefìe cofe invio hora a V. Serenifsima Altezza , quello mio picciolo dono, applicandola , che vocìi degnarli d'ac- cettarlo, e di tenerlo caro fecondo il coflume, e l'ufanza della fua benignità, & humanità infinita , e eh. a non yogli rimirare alla baffezza mia, nèalpoco forfè valorofo dono, ch'io leprefento, potendo quella con la grandezza fua agevolmente ingrandire il tutto, ma haver folamente rifpetto all'animo. & al cuore mio, i quali d altri non fono ;Più defiderofi, che di fervire , & obedire alla Serenifsima Altezza voitra , a cui conceda Iddio il fine d'ogni iuo concetto profpero , e felice . Da Infprugg, il primo d'Aprile. Di V. Serenifsima Altezza Humilifsimo Vafiallo , e Servidore Pietro Andrea Mattinoli. IL M A T- I L M A T A gli Armi veramente, che intervenga a i tempi noftri quel medefimo che inter- venivaaltempo di Diofcoride, prc- clariflìmo Medico, e diligentimmo fcrittore de femplici , intorno alla notitia di tutte quelle cofe, che s'ap- partengono alla materia medicinale. Percioche come egli gravemente biafma tutti i feguaci d'Afclcpiade, e particolarmente Negro, per haver quel tanto che fcrifleroprefo dall'altrui hiftorie poco degnedifede, fenza haverne voluto cercare la verità con l'efperienza , verotellimoniodituttele cofe, co- si parimente in quelli noftri tempi veggio meritamente biafimaredachihàprefonuovamentecura di fcrivere l'hiftoria, eia dottrina de femplici, molti de noftri anteceflòri, i quali per non effetti punto dilettati dì qucfla cosi nobile, e neceffària facoltà, & havendofi quafi del tnttodato in preda alle feritture Arabiche piene per tutto d'infiniti errori, e di falfeimerpre- tationi, erano flati cagione, che la candidezza del- la materia medicinale, li folle quali del tutto fpen- ca, e confeguentemente perfa la cognitionc d' infi- niti femplici medicamenti . Onde pofeia fono fegui- ti infinitiffimi errori nella Medicina, i quali ("per la Iddio merce ) fono flati in quelli noftri tempi palefi per mezzo d'alcuni nobiliflimi ingegni, i quali con infinita fatica , e diligenza non folamentc hanno introdotto le buone lettere nella medicina , ma IP hanno ancora purgata per tutto dalle Barbariche men- dofità, e da infìnitiffimi errori . Percioche lafciando da partele confufioni Arabiche, & accollandoci al fonte vivo de Greci auttori, di tal forte ci hanno di nuovo interpretato Hippocrate, Galeno, Diofcori- de , Paolo, Aetio, Oribafio, AlefTandro , Areteo, & altri buoni auttori, che finalmente hanno cavato la gloriofa facoltà della Medicina dalle tenebre inferna- li, e fattola rilplendere nel Mondo del fuo proprio, e natio fplendoreà modo d'un Sole. Del cui numero all'età noftra fono flati , e fono , il Leoniceno , il Manardo da Ferrara , il Ruellio, il Corte, il Fer- nelio, ilFraccaftoro, il Montano, il Silvio, il Trin- cavella, ilCornario, il Linacro, il Coppo, l'Alef- fandrinodaTrento, il Monteforo , il Silvano, l'An- dernaco, il Belli fila rio , il Polito , il Gaudano,il Leo- nico, ilòaflo, il Vefalioanotomiftafamofiffimo,il Vafeo, il Rondoletio, il Tagaultio , il Lacuna, il Mutone, e molti altri, che per brevità trapafTo, tut- ti degni di lodi immortali, percioche tutti chi in un modo, e chi in un'altro fi fono affaticati d'interpreta- re fedelmente, ediefporre, e dilucidare (come di fo- pra hòdetto) Hippocrate, Diofcoride, Galeno, & altri Grcciauttorilorofucceffori, con il cui gloriofo nome poflòno agevolmente congiungerfi il Ricco Lucchefc, il Caldino, & ilRafario, per haver egli- no corretto, e racconcio per tutto l'opere di Galeno, chefinhorafifonoflampate. E però non folodove- rebbe àcoftoro veri illuftratori di tutta la Medicina , rendere infinite grazie tutto il Mondo, ma nelle più principali Città dirizzar loro le ftatue non folamentc di marmo, e di bronzo, ma d'argento, ed'oro,come al grande Hippocrate fecero gl'Atheniefi, per haver eglino afficurata l'humana natura da tanti , e tanti pe- ricoli, per i quali le ccntinaja degl'anni fono alla cieca trafcorfelepafsatcetadi. Ma parendomi, che le tante lunghe fatiche fatte da quelli huomini fegnalati non fofseroancorabaltantipercorreggerc tutti gl'errori , vedendo io che gliSpeciali , fopra le cuifpalle,di quan- to miniflra ilfloridog;ardinodi tuttala Medicina, fi ripofanoiMedici, per la più parte, per non intendere i yolumiGreci , eLatini de' buoni auttori, fìgovcr- T H I O L I navano( come fi fuol dire,) all'antica, & malamente fi lafciano dare ad intendere i grandi errori, che nel feguitare i loro Luminari , e le loro Pandet- te ogni giorno commettono ; hò prefo , accioche fi conofea il vero dal falfo, e parimente gl' erro- ri d'alcuni, che fcrivendo in quella facoltà, han- no non volendo errato, la facica prima d'interpreta- rein lingua volgare Italiana, tutto il volume, che tiell'hifloria , e facoltà de femplici medicamenti , e de rimedi contra i veleni fcrifse nella fua propria lingua , ilfamofiffimo, e fperimentatiflìmo Diofcoride Ana- zarbco, & accioche meglio fia quello celeberrimo auttore da tutti intefo, vi hò aggiunto fotto ogni ca- pitolo un mio particolar difeorfo in modo di com- mento , dove hò meffo tutto quello Audio di fatica, ediligenza, chem'èllatopoffibile, perdareà cono- feere al Mondo i veri, e legitimi femplici medica- menti. Nè hò mancato veramente difollecitudine in manifeftarefedelinentequelli, che à molti forfè di quelli noftri tempi fono incogniti, nè di verificare quelli, che fcambievolmente del continuo l'uno per 1 alito fi prendono, feufandomiperò, chefcalcuno ve n'è rimafoò in dubbio, ó non conofeiuto, non fi debbe ciò imputare à me, ma folamentc alla difficoltà della cofa. Oltre à ciò, perche meglio fi pofsa fodis- fareciafeuno compiutamente del tutto , v'hò hora nuovamente aggiunte le figure di tutte le piante , & a- nimali, ritratte dal vivo, più belle , piùgrandi, più vive, e più naturali, e molto più copiofe, che non fono flatcquelleperavanti ftampate in picciola for- ma . Tra le quali però ve ne fono alcune poche,le qua- li, per non haverne potuto havere le piante vive, fo- no fiate ricavate da loro ritratti coloriti , come ( ver- bi grazia) il Sicomoro mandatomi dipinto dall'Ec- cellentilìimo M. Ulifse Aldrovando Bolognefe, Me- dico, Filofofo, e Semplicifta rariflimo de tempi no- ftri . LaPcrfèa, la Fava d'Egitto , l'albero della Caf- fia, e quello delle Noci mofeate, & alcuni altri , i quali tutti fono flati ricavati da ritratti di pitture dal- levive, e vere piante in Damafco , nel Cairo, inA- lefsandria, inCoftantinopoli, &in Lisbonagiàfan- no molti anni dall'Eccellentiliimo M. Odoardo Po- lacco, fenza che in quella ultima editione v'hò ag- giunto molte più figure , le quali non fono fiate nelle pafsate, e non poca quantità di fcrittura, in più di milleluoghi di tutto il volume. Quello dunque, fpe- ro che farà cagione, che nel comporre tutto quello, che fi richiede nelle Spcciarie, ove vanno tutte le ri- cette de Medici, non s'andarà più a tentone cefpitan- do nelletenebre, ma fi caminarà ficurameute nella luce. E' cofa veramente da ridere, evergognofa àci- afcunoarteficeilnonconofcere la materia, e parimen- te gl'inftromenti che li convengono nell'arte della fua profeflìone . E però non fenza grande ignominia può efser quel Medico, chenon li cura di fapere la mate- ria che fpetta alla medicina, e gl'inftromenti principa- li, con cui fi curano i morbi, cofe che tutte finalmen- te dipendono dalla vera cognitione de femplici,e dal- le pretiofe facoltà loro , fenza il che non fi può (e non giocare a indovinare, e medicare alla cieca, come apertamente ne fà teflimonio Galeno. Percioche fc fenza la notitia, e vera dottrina de femplici fi fofse pofsutoefercitare la medicina, non gli farebbe flato bifogno di trattare tal facoltà per undici libri conti- nui, ne di andare cosidiligentcmente inveftigando per gl'odori, eperlifaporile facoltà, & i temperamen- ti di tutti i femplici medicamenti , nè fcrivere intorno à ciò cosi bello, Se utilifsimo methodo di curare le infermità con efii (oli. Al che avvertendo con ogni fua folita prudenza l' Uluftriffimo , c Sercniflimo Senato fìudioh Lettori. Senato Venetianoà perfuafione de'fapientiffimi Me- dici Padovani, e de'Lettori di quello Studio cosìfa- mofo, hàgiàlonomoltianni fatto fabricarc, & edi- ficarenellafloridiffìma Città di Padova, un'amplif- iimogiardino per commodo publico , & ornamento della Medicina, dove fi veggono verdeggiare infinite rare piante, di cui fi ricercala cognitione à ciafeu- no, che fi diletti riaver nome di Medico : di modo che fenza andar vagando gl'anni tutti intieri per di- verfe parti del mondo, potranno con commodo gran- ninimofarfi dotti, eperjtinella cognitione de fem- plìci tutti glifcolaridi Medicina ,c parimente i Medi- ci , che quivi fé ne verranro inbrevifiimo tempo . Dal chenerifulterà veramente gloria immortale à quello Sereniflimo Senato, vero imitatore della grandezza di quell'antico Romano , e vero efempio di q uegl'Im- peratori commendati pertanto magnanimi da Gale- no, che con grandiffima cura attefero à cotal facoltà gloriola, Nè merirano perciò poche lodi il Buonafe- de, & il Novale chiarifiìmi Medici primi ritrovatori di cosi util parte di quello famofiffimo ftudio: nè pa- rimente fia degno di minori lodi il Magnifico, edot- rils. Moniìgnor Daniele Barbaro ardentiffimo pro- motore d'ogni opera virtuofa , per haver egli à quella imprefa, lungamente favorito, e dato ogni poffibile ajuto. Dal che invitato 1'IUuftriffimo , & Eccellen- tillìmo Cofmo Duca di Fiorenza, e di Siena, à per- fuafione principalmente del Clariffimo Medico M. Luca Chini, hàancora egli fatto fabricare nell'Ec- cellentiffima Città di Pifa un'altro limile Giardino , dove per opera del fuo promotore, verdeggiano hog- gi molte rarepiante, che per avanti non fi fono in Italia vedute, àcommodo, & ornamento publico de'Mcdici, deglìfcolari, ed'ogn'altro, chedique- fla facoltà fi diletti . Ne mancano altri particolari huominidiraro intelletto, che defiderofi di giovare almondo, hanno fabricato, c fatto in Italia àloro propria borfa così fatti giardini , fra i quali è quello in Padova del Magnifico M. Filippo Pafqualigo , quello del virtuofiflimo M.Giacomo Antonio Cortu- fogentilhuomod'eiTa Città, fautore, & amplifica- toregrandiffimodiquelìa facoltà divina: quello in Venetia dcll'Eccellentifs. Medico M. Mafeo Mafei , quello del Mag. M.Pier'AntonioMichiele , notevole cosi per le piante peregrine, che vi fi ritrovano, come ancopcrgl'acquedotti, e grotefehi rariffimi , chcìvi fi veggono con mirabile arte fabricati . Quello in Mu - rano del Mag. M.Camillo Trivifano, e quello al Dolo in villa delMag. M. Jacomo Contarino: quello à MoncelicedelSignorEgidioCumani nobilePado- vano, e quelli in Ferrara dibelliffime piante adorna- ti, l'uno dell'Acciajuolo primo Cancelliere dell'll- lufhifiìmoDuca, e l'altro del Nicrcfolo : quelloan- cora del fecondiffimo Poeta M. Fabio Segni Fiorenti- no, & altri in altre diverfe Città d'Italia d'altre perfo- ne virtuofe, egentili, i quali per brevità trapallb . Ma che diròiodiquellodiM. Giulio Mederato nel- la Città di Rimini; non altro veramente fe non che fia uno di più belli , e più famofi d'Italia; imperoche perquanto veggio perii catalogo delle piante, che vi fi ritrovano, parmi che fi pofta connumerare, an- zi anteporre à molti de gl'altri fopraferitti, di modo che di non poche lodi reputo degno il Moderato fu- detto , e tanto più quanto egli fù fempre liberaliffimo nonfolamentedidimoftrareiltutto àciafeuno che v' arrivaffe, e che fi dilettaffe delle facoltà de femplici , ma ancora di partecipare con tutti delle piante rare , che vi fi ritrovano, à conf ufione d'alcuni invidiofi , & avari, che hanno fatto giardini, nequali non fola- mente non lafciano entrarci virtuofi, dubitando , checongliocchinon gl'involino, òveramente non gl'affafcininole piante, ma non ne darebbono pure una foglia ad alcuno per ogni denaro, non che per liberalità, egentilezza, per poterli vantare che ef- fi foli hanno quefta, e quell'altra pianta in prigione. E perche la natura di tutte le cofeyirtuofe è d'andar- fene fempre dilatando, e crefeendo in infinito, dob- biamo fenza alcun dubbio fperare, che intendendo l'IUuftrifs.&Serenifs. Senato Venetiano le lodi im- mortali, che fe gli danno da tutto'l mondo, per l'uti- lità grande, e per l'ornamento che rifulta del fuo giar- dino à quella tamofiffima Academia di Padova, pro- curerà di far portare da diverfe parti del mondo, do- vehorlegaleeloronavigano à mercantia, tutti ive- ri, elegitimi Aromati, liquori, e minerali, chene mancano. Nèlafciarò di dire, chedi lode immortale fono degni alcuni altri huomini virtuofi, efingolari de'tempi noftri , i quali nelle cafe loro hanno fabrica- to alcuni repolitori, dove, come in un teatro con belliffimo ordine vi fi veggono racolte non folamen- te le migliaja delle piante vive, fecche, e con diligen- tilfimafottilitàdifiefefoprai fogli bianchi de'libbri , con tuttelcparti loro, ma quantità di diverfi frutti foreftieri, e pellegrini , di gomme,di ragie, di liquo- ri, di radici, di femi di varie, e diverfe piante da po- chi conosciute, e d'aromati rari, efingolari. Ncla- feierò di dire de gl'animali , più notabili , e miracolo- fi, cheficno fra le più notabili cofe della natura, tanto terreftri, & aquatili , quanto volatili, & inferri, che conartemaravigliofa.vifi veggono confervati, come fc fodero vivi, e della varietà de'piti fcielti minerali , chedefiderarlì pollino, fenza le varie, e diverferraf- figurationi di piante, alberi, & animali converfi in duriffìme pietre. Onde non polfo lafciare di non far honorata memoria d'alcuni depili fegnalari dicoflo- ro, che perciò fare non hanno perdonato nè à fati- che, nè àfpefe verune . Fra i quali è il molto vera- mente petito Semplicilta M.Francefco Calceolario Veronefe , nel repofitotio , ò vero fpettacolo del qua- le, hò veduto io tante fingolarità, erarecofe,chem' hanno veramente fatto ftupire, di modo che ardifeo di dire, che ivi fi ritrovinole più maravigliofe cofe ( non tacendo però ingiuria à veruno) che habbi crea- te la natura, e nè nominarci quivi qualche parte , fc non credeffi di far ftomaco ài maligni , & invidiofi . E'parimente molto ben degno di non minori lodi, 1' Eccellentiffimo, evirtuofifiimoMeflér Uliflè Aldro- vandoBolognefe, Medico, Filofofò, eSemplicifU rariflimo efiéndomi fiato detto da molti, e molti , che fono fiati àcafa fua ; d'haver veduto nel fuo repo- firorio non folamente copia quafi innumerabilc di piante fecche, con efirema diligenza, &arteconfcr- vate, diftefefopra i foglide'Iibbri, ma animali di tutteleforti, e mineraliancora, eciafcunaaltrabel- lacofa, che fpettià tutta la materia di medicina . In- tendo ancora ( come m'hà più volte affermato il no- biliflimo, cgentiliffimo Signor Vicenzo Pinelli, ve- ro efempio d'Immanità, liberalità, ecortefia) chein Napoli M.FetrantelmperatoSpccialc, e Semplicilta non volgare , fi diletta ancpregli non poco di far adu- nanza di tutte le belle, e rare cofe fudette, delle qua- li m'hà fatto haver il catalogo delle più fcgnalate , che in vero non pofso fe non lodare, & efaltare la molta diligenza, ofservanza, e prontezza fua ncll' invelligarc i fecreti della natura . Onde parmi vera- mente, che moltoobligati devonoefser ruttigli ftu- diofi , che defidcrano di venire in cognitione delle co- fe fpettanti alla materia Medica, à qucfti huomini tanto valorofi, edefiofidi giovare al mondo; per- cioche molta più utilità, e notitia di femplici non vol- gari pofsono acquifiare, entrando nelle cafe di co- ftoro, ovetante, erantebellecofefiripongono, eli confervano, chedall'andarcperli giardini , quanto fivoglidirarifiimepianteornati, imperoche ìnq^c- fii non pofsono acquifiare notitia d'altro, che di piante, & in quelli non folamente di quelle ma uni- verfalmentc di tutte le più belle , e rare cofe, che fpet- tanoàqueftafacoltàdivina . Mapercheàmeè fiata cofaimpofiìbiledidare, Scinfegnarq laverà notitia de'veri medicamenti femplici fenza ìrnnifeftarei mol- ti, e grandi errori de noltripredecefsori, e parimen- te d'alcuni moderni finitori : fappia ingenuamen- b te te ogni eandido Lettore, checontra all'opinióni di cofloro non hò già mai fcritto per avvilire, nè per bia- fmare le fatiche, eglifcritti loro degni veramente di lodi immortali, mafolamenteper discoprire la verità in beneficio della Republica, edella vita de gl'huo- mini , la quale fi debbe anteporre à tutti i refori, & al- tre ricchezze mondane . Del che mi farà fempre tefti- monioappreffo Iddio la conferenza mia, & appretto il Mondoilfollenereiocon vive, e vere ragioni, e non confofitlichela veritàdellecofe, che ferivo , &il non mi curare io (da che humanacofa è pur l'errare) d' efière da ciafcun'altrocon la verità corretto, ove ra- gionevolmente lo meritino i miei ferirti , percioche ta- le debbe etler fempre non folamente l'animo del Me- dico Chrilliano , ma ancora d'ogni alito che fi diletti d'imparare , e di venire alla perfettione delle cofe, più tofto che di voler foftencre, per parere d'efTere irre- prenfibile, il bianco perlo nero . 11 che ritrovoefler flato ofiervato dagl'antichi, efapientitlìmiFilofofi, i quali non folamente non fi vergognavano d'effer cor- retti con vericàdelle loro opinioni; ma s'allegravano d'eflerfi fciolti da gl'errori, e d'haver riconofciutoil vero. E però non è maraviglia fe la maggior parte di loro pervennero alla perfettione delle cofe Filofofi- che, che cercarono. Horfe dunque cofloro, iquali nonvolfero, ò non feppcro notare gl'altrui errori , fi godevano quando fi vedevano ragionevolmente pun- tati da ciafeuno per imparare ; manco veramente fi troveranno dolere alcuni de'moderni d'efierda me flati avvertiti , e corretti in qualche cofa in quelli mici difeorfi . Percioche eflcndofi ancor elfi dilettati di far palefi con gli fcritti loro gl'errori de gl'altri , è vera- mentelecitacofa, che ancora effi fottogiaccino( co- me ancora io non ricufo ) alla medefima cenfura, ove gli fcritti loro lecitamente lo meritino, come deter- mina per fentenza Galeno al fecondo libbro delle compofitionide'medicamenti fecondo i luoghi con- erà Archigene . 11 perche parmi, chepiti prudente- mente fi governino coloro, i qualilafciano andare in lucei volumi delle fatiche loro, mentre che vivono , che quelli che non vogliono lafciarle nel giuditio de gl'huominife non dopo la morte . Imperoche dubi- tandoti cofloro d'edere tarlati de gl'errori, eh elfi non conobbero, efiriferbano, per non patire quella ver- gogna in vita, à dar fuori al mondo le cofe loro infe- licemente, dopola morte, non accorgendoti, che cosifacendo, dove credono di farfi fama immortale difapientij fe la fanno il più delle volte d'ignoranti. Ma altrimenti aceade à coloro, i quali mentre chefo. no in vita lafciano andare nel cofpetto di tutti intrepi- damenteperlepublicheflamparie, clibrariele fabri- chede'loro volumi. Imperoche fapcndofi chegl'huo- mini agevolmente pofibno errare , e che folamente le cofe celefti fono fenza vetuna riprenfione , fi godono di vedete, & udire tutte le cenfure, cosi giufte, come ingiulle, cheli danno loro ; accioche dalle giufle fi poffino per fe fteffi correggere, e dall'ingiufte animo- famente diftendere, come hàbifognato fare à me. con- tiate calunnie d'alcuni invidiofì, e maligni, i quali fi fono dati alle villanie, & alle maldicenze, ove fo- no loro mancate le ragioni di contradirmi. Non mi piace hora di nominare quelli cosi grandi valenti huo- mini , accioche co'l nominarli non defie loro autori- tà, e nome,' e malTjmamente effèndo hormai cono- feiute da tutto'l mondo le loro malignità, e taccagna- rie . Quella dunque tanto manifefta utilità hà indotto parimente me, à mettere al cimento di tutto'l mondo quelle mie cosi fatte fatiche , del che veramente pren- do ognigiornonon poca confolatione, per haverha- vuto largo campo di tempo dalla prima imptellione fino à quell'ultima, d'emendare affai cofe, che non del tutto mi contentavano (come che forfè parefl'ero ad altri perfette) e di farvi dentro in varj, e diverti luoghi di tutt'ilvolumegrannumero dinon manco utili, cheneceflàrieaggiunte, c di femplici nuovi , e di gran numero di figure. L'aggiunta dellequali in quefl'ultima flampa arriva fino al numero di trecento. Et accioche meglio mi polla io chiarire fe habbia, ò nò in qualche cofa non volendo errato, fapendo che ancora fuori d'Italia ti ritrovano feliciffimi, & acu- tilfimiingegni, non mi fono folamente voluto con- tentare, cheretlinoquetlemiefatiche in lingua foU Italiana, ma ches'habbino ancora in lingua Latina, acciochepervcnendo ( come fon certo , chegiàfono pcrvenutegiàfàmoltiannij all'altre nationi , poffi- no ancor etlefervirfi delle mie fatiche , tali , equali el- le fieno ,"& io polla udire da loro , chegiuditio ne fac- cino. Io veramente in quelle mie fatiche così prefen- ti , come ftampate per avanti , non hò lafciato di con- fette almondotuttoquellochehòfaputo, eche m'è flato pofiìbile, ancora ch'io fappia che hò fatto poco , e che ciafeuno di voi tludiofi di quefla facoltà, polla defiderare. Ma quanto profitto in ciò habbi io fatto, veramente non lo sò . Ma voi ne farete i giudici : che piaccia à Iddio, chefenonintutto, almeno in qual- che parte v'habbi fodisfatto . AL MOL- AL MOLTO MAGNIFICO* ET ECCELLENTISS. SIG. PIETRO ANDREA MATTHIOLI Medico, e Filofofo Preclariffimo, Giacom Antonio Cortufo. \ O non vi pollo mandare, Magnifico ' Sic mio Eccell. nè l'uni, ne 1 altra for- te delle piante, edelle radici , che mi ^ercate^ercheilnouroRifcioto^ ci, ma un folo e buono, J^S " . e pericoli iro- no molte confufion.^ molte ggj»^ fuol dire , portanti a preludino loro « a. V e jj. fa morte non vuol colpa;moile egli marna , &humiditafoftantihca,periectc , f - D;0 faceva: pure fé fu, come dicono , c h el ^Vgfai ■ mi guardi da cosi fatti Medie. ^£rendo,d.fputa- perche mentre perdono rl tempo ancc r - ' il male, e combatte lmfamo,« mai » H , la naturi , li vince e fupera foccorfo, MS tadalppocrare,Platone,Ar.ifotile,Oakno^ na , & altri . Da gli Sperimenti , dico , efl fo giudicio in molte , e divette ben ^ v inquirendo, ofiervando , & esattamente le cofe femplici , e naturai. : «CM^WW dano gl'effetti dell'eftimatiom loro , perche e mega o re inrerra.inmont , n piani, valli, «agni, ronti, ria , che tra gl'-huomini è di virtù fegno , e su nel Uelo dieffe virtù premio.perche al fine fe n'hada render ra- ì ione una volta di fatti, e non di parole . Alla qual vi - rStentione, c'hanno d'intirizzare tutti queft u- mi dinquifitioni , inventioni , & altri acquili, eftratu dà diverte filofofiche facoltà , come Anathom.a theo- rka le, e pratica .aprendo pai che può de f inf«W> che mancano , come Hidropici , offerendo quali de econtaminabili, de'Thifici, de'Pleur.t.a&c Non fi fermando del tutto in quella nuda methodica piotel- fione , come molti diquelH tal. fare fogl.ono; ma dan- dofi accuratamente ad altre buone faenze , & arti, .at- te a l'aumentare , e far perfetta quella importam.fiima coUàVica, rifpettoteccellenza altre facoltà fono un zero, perche confitte in quella grandiffimo teforo della vita , e la^nfavat.one d. quella, e della vera vitapoi, effendo il corpo per i anima fatto, come l'anima per il corpo, non altrimen- ti che knra cria per la forma , e la forma per a materia fatta Ga , annoverando tra quelle 1" Aerologia N«. o- mantia,Piromantia?Acr^ mantia, Hidromantia, e tutte quell alt.e faenze, Kar "co umili, che vanno inf.eme .perche hanno le elle portanza in noi. Ilfuoconefcalda,&abbrug.a,l aria rinfocillaglifpiritì, contemperando 1 anima nel cuo- re e tutti (l'altri rincontri che tralafcio perbrcv.ta.fa- pendocheal buon Medico, s'appartiene. 1 fapere tutto ?iò, per potere conofeere gl'affettive gl oflcff.onat. , ammaliati , litigati, ninfati , ombrati , aftafc.nat., b.a- ftemati, maledetti, fpiritati, & altri tali con , gl affeflì de ÈVoileflì loro , perche da tutte quefte poflono effe- re alterate , contaminate , e corrotte fino a morte, e per mille modi cruciate le creature , non fecondo il volgo però , ma fecondo la vera intellettuale F.lofofia , dal confenfo per il contenfo nel contenfo pafsando. O in- torno che non mi pare bifogno di più lunghe , e chiare probationi, e maffime con V. E. che tanto sa , e n ha, e nè può havere larga teftimonianza da Platone ncll 1 1 . delle leggi .Onde che pare che alludi intorno cosi tat- ti artificiali malefici efsercizj , da Homero , da V ergt- lio, dalle leggi delle dodici Tavole, Hae Thetel, Ro- gie oBaccone,il Rè diCatliglia , il Re d'Inghilterra ., Pietro d'Abano,Picco dalla Mirandola nel Il ngamen- tario, e più efsatta, e veritevolmente da tutta afcrK u- ra nuova, e vecchia, Paolo, Agofl.no, T ^homafoD'O- nif.o , e più alto pigliando il Genef. » Para pomeno Rè, Efsodo, e per ogni parte de 24 Seniori, ehna mente dal Filofofo fopra tutti i Filofoh Chrilto Bene- detto, per bocca de gl'Apoltoli fuoi , in tantiluoghl , èb ;rt&intenderle,dico,perfapereancorag.u. dicare rettamente quali de gl'affetti Geno menten- do luogo ilpiù delle volte la natura , fecondo 1 gran- ^tn'ct'gVnrn^rddk medefime Idee; onde ìe non »"".* . } e gl aftetti effendone dique- SSS p"à treUhtatìe, altre naturali hered"tirie, altre caufa imagmata , altre . ncantat.o- ni, altre mere imprefsioni, e perciò non e meno fo- llile in un Medico il fapere afciar di medicare , do- ve il non medicare fi convenghi , che f.a nel fapere be- ne & à tempo medicare , dove fia necelìita di medi- camento, e farlo con prontezza fenza tante diete, e per Cimento di tempo, come gli {ad etti fecero 4 perehe te , e giudiuoto Medico , cioè la ca ufa, e la natura del M W I Medico concorrere, per quanto poffi- b,l fofte, la cogmtione degl'atri torbidi* fe?eniP p« poerG cos.dagleftremi^quefti, come di «uè fa S 1 efquifite corrottici nella ferenità peggiori anco circoitanzs a tutto quello appartenenti^ de venti che fpirano nella regione.e part.colarfito.óv'egli medica tanto cardinal,, quanto collaterali , con le lorTua te' che Platone, | Arinotele, Averroe, Galeno, Avicenna ' dofi, acuendoli, congelandoli, tofandon,pet fican- doli, fecondo p,u e meno . Onde ne festóne £ri « iottiliffimo che trapalsa al cuore, & al cervello Tal Mimate in nnf r to;bolenci ^terationi da noi non *C&"d PCfÓ 1«tteje molte altre affifse fonra j ^ 'omemplarioni , e ipecialmcnte la valente il Medico, giudiciofo, & medS Prónto le quali fidanze mentali,.ntenle,&a(r.due fi fono mol preffi d che II"' '"^T da 81'"lffime M«S3 Ti pieni, dicneilgrandifiìmo Avicenna 6 teftimonio con queiteò limili parole, la fperanza degl' nfern , d «6 egli , verlo ,1 Medico , e veifo la med cina fi p J che a medicina infieme co'l Medico . Et altri v rtuófi Medie, ch'affermarono , & affermano tutto c ò & io Tel Ino eh' noPrfo"M^ico,fe nonquantó°e'finoà SteSci 5EÉ rnfS1 da Tr5nt,° all'^ellétifSimo riorgaruec, , nella lettera mia da ui fatta ftamm re in fronte ali opera fua intitolata la Fabrica , t quanto m" infcgna a dover eftere Democrito Abder ta fcrivendo errore o alcuno rilevante peccato nel timft,,l mettere; ilchenonsòfe&pcfserofareÓH ^ C°m" e rif qÙTn?0d,,CrCh'J3m?. ',&pendo no» rf^er llupido rnS,T nc,' fuo de Si elementi , e natura humana n;,™,' Iacerr\depurataviepiu dura diviene, che'l toSc?/ O^^moGalcno, edapochS cosiafferr nór * ^andonél methodoal lib.j. cap.4. riepure, efemDr8l am'ChJ,fofseÌnufo> delle ™k- egMfu^WMlfefe^*'^^. che ben conobbe luoi nella r-mnli^. q unicl Fenice a'tempi 01 "CUa *mplKC ' "«n» , e milkriofa medica Filo. minifirare una pugil a di SE £ teU?'cm 1 a™- òunfpnllodilucfd Ai™ 1 ' ePunfsI™ terra, inalterabile fempreW™ „ Un'< ncbulet!a d "la inalterabile femp «fK^if^SlM»* di fplcndido , e lempre^i vo f^i o vero uria favilla privo Ma che riSH V,vofuoco> e d Ogni aduftione nelfuolodel prato po- e con alcuno di efs ipè? là fi,n5 S—' P?endendo » iiiilapii grandifsimo Haehfad ai ChrZ ? ~ c,finalm-cnce dal noftro bonificato pei noi t n° Salvatot magnifica, ^AZ^ZtoZS^T' ^ lenza,li SSSSS&S r° conrVo^ Eecel- bono orli puntte fti^bti r"'"'0",' ehe parercb" cor piti fe fapeffém rh- ^fp,1,c' Salavronii& ao* tione.fuperli tfen^ i inJ \. hefia,m2S'natione, ellima- modò acVenn Si'fo "B c°mf,vi hò in certo fermali,l'ea,madÌ^PufoXwftl^ÌOMÌWÌ e l'incantationi fofiant aìi caX? materiali, fermiti mentali, e corpo nìi chf" n ^"T"0 ''in- medefima differenza , ò limile dalla „»t„ ra ^ all'efferé* D intorno le quali confiderationi intendo u "'orn fat.armi ragionandone con V.E. dSuenS fimi , fe cosi li può dire , non perche Murr S l , infegnareaMinerva, mapcrfollevanien ollP aJ mio ltracco da tante altre , e tZ Z r ammo tadinefebe, e famigliari anco" loOr- faco, ^il Dottor Francefco capo dilirta , il Magnifico Marc'AntonioEnfelmo, &]o, huominitutm he fa- rebbonoprontifsimipcr fare quel colpo nobihlsimo che voiferiveteà beneficio di qucflaCittà.e per nuova, óeutileinirpduttione perii Mondo di cosi Magnifi- ca, anzi fanta operatone : ma credo che farà bifo- gno, ch'alcuno di noi introduca la cofa al Coniglio, c per via di Parte far prendere l'opinion noftra : per- che con tutto che l'auttorità di quelt 'Officio fia nelle fueappartinenzefuprema, &afioluta, credo chetai regolatione vorrà l'auttorità del Configlio com'hò detto, ma ne parlerò coni Collegamiei, cpoi v'avi- larò. Battivi per hoiatanto, ch'avanti ch'io efea d' Oftìcio.farò nafeere qualch'effecutione del voflro fa- vio, egiudiciofo raccordo, &inogni occorrcnzalo nomineròcomevoflro; tra tanto flia fana V.S.E.m' ami, ecomandi, chele mani virtuofe baciandogli, fin di quà prego che Dio fia femprc con voi . ALL' isasr ALL' ECCELLENTISSIMO DOTTORE M. PIETRO ANDREA MATTHIOLI, Medico Sanelè, mio Signore. Arsi certiffimo d'incorrere in gran- dinamo biafimo, ogni volta che fi fapeflè (che ben lo fanno molti, e molti più lo raperanno, non paffórà gran tempo) che io m'intertencfli , mercè gran parre della cortefia vo- itra, ne gli honoratifilmi ftudj di Padova, nè mai v'avifafTi quello, che n'odo ò bene, ò male del coltro Diofcoride . Così lo voglio chiama- re, perche mi pare, che non {blamente ve l'habbia- te fatto voftro con riaverlo recato nella voflra lingua natia, comeforfefeceromoltide'Latini con l'opere de Greci, che non fi trovano : ma con haverlo con amplifììmi Difcorfi fatto chiaro à tutta Italia, come che quivi folle prima da" pochi conofeiuto. E tanto pili ciò mi riputarci à maggior biafimo, quanto sò , che àguifa di quell' eccellentilTìmo dipintore, defidc- rate per molte cagioni,d'haverefopra le fatiche voftrc il faggio di ciafeuno. Onde quantunque io mi conc- iceli] di non poter mancare à cotal obligo , fe non vo- leaeflèr ingrato, & riaverli inanimo di farlogiàlun- go tempo; nonperò m'hàlafciato fodisfargli un de- liderio di volere udir molti, più tolto, chchora;che havendoconfidcrato, che infinite fono l'opinioni , elTendogl'liuominiinfiniti , mi è parutodifeieglier- ne alcune principali, equellemandarvi. Ma perche cosi mi pareva appagar'poco , ò niente i meriti volili, e mitenca anzi svergogna chenò, che effóndo flato con voi quafi da fanciullo, & havendo pofeia con di- ligenzaletto, erilettoil voftro Diofcoride; non v' havelliancodifefo, fenza paffione alcuna, da chi fentiva contrada vi ' e parimente lodato con chi lodar v'udiva, ho voluto iniìeme con l'accufe inviarvi le difefefattefolconlevoflrearmi, accioche vediatefe pervoihòfaputoquelleben adoperare. Molti dun- que fono, perqutl che m'oda, e quelli maflimamen- te, chcconGalenotcngono, che lenza la vera co- gnitione de femplici mal fi polla medicare , che non picciole lodi danno àgli ferirti volili, come à quelli, che oltra la dottrina, che inoltrano dell' efpenenza delle cofe, tutto il bello , che in tal materia, fcriflero sì i Latini , comeiGreci, egl'Arabi hanno in fe rac- colto. Altri poifono , che non vi neganoquefto,nè ve lo poffono negare, ma d'una certa loro nuova re- ligione, molli dicono, che voi troppo agramente dannate gl'altrui errori. A quefti hòrifpofto io, che il primo intento voftro fù (come dichiarate in pili luoghi del voftro libro ) di non avviliregli fcrittori , ma ben di feoprire gl'errori, e di palefare il vero. Che fe pur tal volta paflate il termine, lo fateipiù tofto fpinto dal zelo della verità, che da altro. E quello più contra coloro, che non vollero Ilare nella fua profelfione, comedovevano, econtra quelli, che più afpramcnteriprcfero gl'altri, diche ancor Gale- no fi fa lecito contra Archigene al fecondo delle com- pofitioni de'medicamcnti fecondo i luoghi. Perche quando pur dal troppo riprendere ( come dicono,) fo- itedegnodiriprenfìone, nel medefimo fallo farebbe Ariftotile, e Galeno ancora : conciofiache l'uno bia- fimalpeflo l'opinione de gl'antichi, e l'altro tratta molto male tutti quelli, che avanti lui havevano fcrit- to de femplici, eccetto Diofcoride, il quale hebbe fempreingrandifsima riverenza; e di che forte gli tratta egli) chiamandoli bugiardi, cianciatori, fo- gnatoti, e con altri nomi sì fatti di non poca infamia . Ne mancano alcuni di dire , che fia quafi un paradof- fo il voler tenere contta l'opinione de noftri vecchi, & ileommuneufo, come fate voi, che alcuni de'ptimi, e più importanti femplici dclleSpeciatie, come l'Aco- ro , il Cinnamomo , il Calamo aromatico, & altri non fienoiveri, quantunque l'habbiateloro latte toccar con mano, en'habbiateo'traciòfcopertialcuni,che fe ne itavanofotto altri nomi nafeofi . Al che non hò volutoaltro rifpondere, non provando cfsinulla ,fe nonché inoltrino con ragioni che fìanoi veri, che all' hora voi ò gli crederete, ò con altri più efficaci argo- mentivi sforzarete di foftentare la voltra opinione, e la verità inficine . Di quello io fon chiaro, percioche m'havete già mandato per vollra humanità più lettere in rifpofta d'alcune objettioni fattevi fopra diverfi femplici: allequali hò veduto, che havete con tanta leggiadria , e con sì viue ragioni f ifpofto , che q uei ta- li appagati dalle volile v'hanno meritamente ceduto. Laonde vorrei efortalvi , che d'effe lettere renette non poco conto, accioche effóndo ftampate con tempo (come alcuni defiderano) oltra l'utilità, che daranno à gl'altri per le cofe meglio efaminatevi dentro, faccia- no tacere quelli, chcparlano ne cantoni, nè mai lì mettono àfcrivere. Sono dopo quelli alcuni , chedi- cono. Il Mattinolo dice, che molte herbe non fi tro- vano in Italia, enoi le ttoviamo. A cui hòrifpofto io, che voi non intendetecosì, ma ben che non l'ha- vete fìn'hora ritrovate, nè che alcuno ve l'hà ancora dimoftrate. Lequali parole ufatein molti luoghi, fe ben efsi non gfhanno avvertiti, ò non hanno voluto . Ma fappiate certo, chetali procedono molto diverfa- mentedavoi; percioche non sì tofto hauete rintrac- ciato alcun fempliee, che fubitol'infegnateà tutto il Mondo. Et efsi, fe hanno notitia d'alcuna partico- larherba, òfefi credono d'hauerla, non folamente non nelafciano doposè memoria alcuna, ma viven- do non vogliono fame altrui partecipe: ovedouriano per commune beneficio, non dando loro l'animo di fcriucre, avifarevoi, & altri che fcriuono in tal ma- teria, che non nefareltc così auari , come efsifono. Reftanoalcuni altri, aiquali pare mal fatto, chein alcuni femplici crediate, che fiano quelli folamente per l'altrui rclatione. Ma quelli non s'auueggono ( co- mcioglihò ben detto) che così riprendono prima Diofcoride, che voi, il quale nel fuo Prologo dice- ua, che affaifsime cofe hauca egli conofeiute con gli occhipropr], altre cauatedall'hiftorievere, & altre intefe da altri, ricercando ciafeun delle lue proprie. Qiiettefonoleriprenfioni, che fin qui ho fentito da- re da diuerlì al voftro Diofcoride . Alle quali fe ben sòio, che megliodi me haureite faputo rifpondere, e più acconciamente chiuder fa bocca à tutti , e l'hab- biate fatto in vai) luoghi del libro, e tuttauia lo fac- ciate con le voltre lettere, nondimeno per moftrarui, che io hòàcuore( come debbo) l'honor voftro, che nonfonoingrJtoallefatichcvoltre, hauendo da voi prete l'acmi > v'ho difefo al meglio, come hò potuto, perchesò, ch'effóndo voi occuparoin maggiori ftu- dj, vi curate poco di rifpondere à così latte cauilla- tioni, fe particolarmente non feteftimolato con let- tere. Dinuouoquimifono ftatimottrati alcuni dei voflri Diofcoridi , con le figure ftampati in Mantoua. Delcheueramcntemifono non poco marauigliato, prima Pnmavedendo(perquelIocheàmene paja ) che le figure non corrifpondono punco alle naturali piante; che i caratteri non fono da efière à gran pezzo aggua- gliati a quelli della prima , e feconda flampa di Vene- zia; eche(ch'è il peggio) vi fi fcorgono per dentro infiniti errori, & in fomma l'ho veduto cosi fpoglia- to del fuo primiero riabito, che venendovi alle ma- ni, credo, che non lo conofceretepiù pervoltro. Io sòbencerto, chenonfù mai voflro confentimento , cheivififlampafte, ò con figure, ò fenza figure; di voflro ordine hora lo riflampa in Venezia M.Vicen- zoValgrifi. E per quello só, che oltra le molte ag- giunte fatte di nuovo in tutto'l volume , n'havete fat- to un belliflìmoDifcorfofoprail'ProIogo del primo libro. Un'alcrofimilmence incendo che n'havece fat- to nelquinco, intorno alla materia de'minerali, il quale con gran deliderio attendo di leggere. Siche fiate ficuro, eh effendo quello cosi trasformato, che appena fi conofea, e quello si ornato, che quali di nuove gemme rifplcnda, che da quello non vi rifiliti pialimo alcuno, ma ben danno, e vergogni forfè al librare., cheknza voftrafaputa così goffamente l'ha wttoltampare; e per lo contrario per quello altro s" riabbiane .a dare a voigran lodi, & allo fìamparore gran guadagno . 11 Diofcoride voftro Latino quanto Piutardififaraleggeredall'altre Nationi ancora ol- tra 1 Italiana, tanto meglio fia per lui, percioche pavendo egli m fe tutte l'aggiunte fatte da voi allepaf- late Itampe del volgare , tanto più bello , e pili compiuto comparirà in luce la prima volta. In tan- to ftacefano, &amatemi, che Iddio vi profpeTi in tutte le cofevoftre. Di Padova alli xx. d'Ottobre . Gio: Odorico Melchior! . AL MEDESIMO. Er quell'iftefla cagione, e dell'irtefla materia , per la quale, e di cui già gran tempo io vi fcrifD in Padova, boravi fcriverei di qui; percioche non manco vive in me qui in Venezia il defiderio _ di moftrarmivi in qualche conto gra- , co, che fia flato altrove; pofeia che ■per voflra fola bontà, ecortefianonhavete mancato diqui tanto alla pratica, quanto là à gli ftudj, come veggio che non mancate tuttavia promettermi mi- glior fortuna; dichetuttonon mi vedrò mai fianco in rendervi , cosi di fatti , come di parole, quelle gra- fie che potrò maggiori. Ma à me pare, che più non faccia bifogno , che io vi feriva intorno à quello , che all'hora vi ferirti, febensòchevoifempre defiderate di havere per più rifpetti il giudicio altrui fopra le co- fevoflre. Percioche elle hormai tanto piacciono ai buoni, edotti, che non haveteà temere il morfo de malevoli, & ignoranti; e mafsimamente che grande è il numero di quelli , che v'amano, & hanno cari gli ferirti vollri: e pochi fono quelli, chegliodiano, e biafimano; ecomequellivi favorifeono, e dicono liberamente il fuo parere nelle voftre lodevoli impre- fe ; cosiqueftialPincontro tacciono, e fe flcfsi ro- dendo, fi pafeono del proprio veleno. E però dove- te fare pocnifsima, anzi nell'una flima del giuditio di quelli tali, perche eglièinfettato; ma ben nefarete grandifsima di quello de buoni, perch' egli farà lin- cerò, efano. Vi dò quella buona nuova, che nel Diofcoridévoflro Latino, chefiftampò l'anno paf- fato, havete di gran lunga fuperata l'afpettatione non de malevoli, daiqualinon voglio, chemai pf- gliatcgiuditio, perche non è fedele; ma de uoflri (in. ceri amici: i quali non fperando che cosi bene riu- lcifie la cola, non meno temevano, che gl' invidi gioiliero credendo di trovar occafione, dove potet- tero allungare i denti . Onde havete affai che ralle- grarvi mfieme con tutti quelli, che v'amano . Néme- no vi dovete ra legrare del voflro Diofcoride volgare Italiano ; perche ufeendo hora in luce ( come ufeirà m breve) tutto riformato, e tutto rimbellito, & or- nato de ritratti delle piante, e de gl'animali, nonfo- lamente mantenerne con quello la fama, che già vi havete honorevolmenteacquiftata: ma ancora l'ac- crelcerete molto maggiormente . Io sò bene , che nel- le ligure non havete per piti cagioni potuto del tutto contentar voi «erto, non che fodisfare al gufto di antivar, cervelli. Nondimeno hò tanta buona fede nei buoni, che credo che voi farete feufato da loro, come da quelli, che confideranno la grandezza, e la difficoltà della cofa. Hò fentito gVandiflmo contento de la buona eledone, che meritamente™ facto di voi il Serenissimo Re de Romani, confìitu- endovi Medico in Boemia del Serenifs. fuo fecondo- genico b pero me ne rallegro con voi infinitamen- te, il che far dovrebbe ogni alerò Itudiofo del- la facoltà noftra. Percioche oltra cheinquel pac- avi porrete chiarire perfettamente delle cofe metal- liche, e lafciarne una perfetta dottrina al Mon- do, fpero che di qui nafecranno mezzi potentif- fimidi dare efecutione alle vollre alte, e generofe imprefe, che havete hormai nelle mani abbozza- te a beneficio dell humana generatione, & à voltra perpetua laude, chelddiovenepreftila gratis, e vi conlervi lungamence. Di Venezia alli 13 . di Gennaro . TAVOLA TAVOLA Di tutte le cofe, che fi contengono nel prefente Volume. Il cui numera primo àtmoftra le carte, & 8 fecondo la colonna. BETE, e fua bidona fette* dal Matthiolo ■ car.85.ci abcte,e fuo lagrimo,overo olio 86.d.2 abete,e virtù del fuolagrimo 87-b.l abrotano fcritto da Diofc. 414X1 abrotano, e fua hiftoria fcritta dal I Matthiolo 415.8.2 abrotano mafehio di due fpecie -4ISj^ abrotano femina, e fua confideratione feruta dal Matthiolo , ^ , 4I5-" abrotano, e fua virtù feruta da Gal. 415.C- abufi, & ignoranze delle fpeciane intorno ai medi- camenti ì-a.-' abucilonchecofafia 532.3.1 abutilon, e fue virtù fcritte dal Matth. 532-e-r acacalidefcritcadaDiofe. 119.C.2 acacalide,e iua efaminatione feruta dal Matth.l 19.C.2 acacia prima feruta da Diofc. I40.t.2 acacia feconda fcritta da Diofc. jMJJ^ acacia e fui efaminatione , & hiftona feruta dal Mat- 141. CI 142X1 141X2 142. b.2 I42.C.2 141X.2 405 .b.i thiolo acacia male intefa dal Silvio aeacia delle fpeciarie contrafatta acacia d'altra fpecie fcritta dal Matth. acacia, e fue virtù fcritte da Gal. acacia ove manchi, che cofa fupplifca acanthioferitto da Diofc. acanthio.e fua efaminatione feruta dal Matth. 405.1.1 acanthodomeilieoferittoda Diofc. 405.a 2 acantho domeftico, e fua efaminatione fcritta dal Matthiolo 4051.2 acantho di duefpecie fcritto da Plin. 406.0.1 acantho, efuevirtùfcrittedaGal. 4o6.b.i acantho falvatico fcritto da Diofc. 405. c 2 acantho falvatico fcritto dal Matth. 405.1.2 acarna, e fua hiftoria fcritta da Theof. 479'C'I accidenti di veleni feristi da Diofc. 783 f.2 accidenti del cane rabbìofo . 822.3.1 accidenti univerfali de veleni 791 .d.i accidenti ricercano alle volte maggior cura, che 1 morbi, con cui nafeono 8i7.d.2 accidenti di veleni, che operano con le qualità mani- fefte ' 791 f-1 accidenti di veleni,che operano con ambedue le qua- lità. 791.C.2 aceto fcritto da Diofc. 725.C2 aceto, e fua conditione fcritta dal Matth. 726.I-M «aceto di betonica fcritto da Diofc. 730.d.2 aceto melato fcritto da Diofc. yzó.z.z aceto fcillino di Diofc. 727.C.1 aceto di (teehade di Diofc. ^ 7?o.c.2 aceto eflér compofto di contrariequalità . 726.C.1 aceto fcillino, e fue mirabili virtù fcritte dal Matthio- lo 727.f.2.edaGal.727.f.I acetofa, e fua efaminatione fcritta dal Matth. 294.CI achilleafcrittadaDiofc. 57i.e-t achillea fcritta dal Matth. 571X1 achillea, e fue tacoltà fcritte da Gal. 571 f.2 acida muria, e fuo ufo, Leggi Salamuoja acetofa acino fcritto da Diofc. 434-b-2 acino fcritto dal Matthiolo 434.e.2 aconitoCinocìono, e Licocìono fcritto da Diofcor. 6c<5.d,2 aconito Pardalianche fcritto da Diofc. 6oS.e.i aconito Pardalianche del Matthiolo con la fua ima- gine 6o8-d.i aconito Pardalianche di Plin. con la fuaimagine aconito Pardalianche diTheofrafto conia fua ima- gine. 610X1 aconito Pardalianche del Matthiolo efferlegitimo conia prova di molti degni teftimoni 607.C2 aconito Pardalianche mal confiderato dal Fuchfio aconito Pardalianche, e fua hiftoria, e virtù fcritta da Plinio , , w é°6c.z aconito di varie, e diverfe fpecie fcritte dal Mattinolo con le loro figure 6o6.e.2 aconito.c fua virtù feruta da Gal. 614A 2 aconito, e rìmcdj ferirti da Diofc. 8oo.e.2 aconito, e nocumenti del fuo veleno con la cura tcru- ta dal Matth. 8oi.a.i aconito, e fuoi accidenti fcritti da Aetio con la cura 8oi.b.i , fT aconito mal confiderato dalGefnero 607.1. 1 acontia ferpente, e lua hiftoria fcritta dal Matthiolo 838.C.I „ , r ■ 1 r acontia, e fegni del fuo morfo conia cura feruta dal Matthiolo 838.0.1 acoro fcritto da Diolc. 1&X>1 acoro.fua hiftoria, & efaminatione fcritta dal Mat- thiolo 20.d.t acoro volgare 20'j.-1 acoro qualfia il vero 21.I.1 acoroveronafceinLittuania,Tartaria, & in Ponto 21. f.2 acoro non effer la galanga centra l'opinione di molti 2l.a.2 acoro mal confiderato dal Brafavola, dal Fuchfio, c daaltri 2ib.r acoro, e fue virtù fcritte dal Matth. 22.b. t acoro, e fue virtù fcritte da Gal. 22. ci acqua, e fue virtù fcritte da Diofc. 724.fi acqua, e fua hiftoria fcritta dal Matth. 724X1 acqua qual fia l'clettiffima 724-a.2 acqua piovana 724.13.2 acqua di cifterna 724.D.2 acqua di pozzo 724.d.2 acqua di fontana 724.3.2 acqua di Laghi, e di Paludi 724.0.2 acqua di Fiumi 724-d.2 acqua del Tevere incorruttibile 724.C2 acqua di ghiaccio, e della neve peffima 724 -2 acqua fredda pofta tra i veleni da Diofc. 8 i°.t>.2 acquafreddabevutaperavantigiovare contra ai ve- leni , m 782.b.2 acqua, over quinta effenza del Matth. eflicacifiima a molti mali 723-c-.1 acqua, over quinta effenza Thetiacalc contrai veleni, contra la pefte, contra i morfi de ferpenti,e punture d'altri animali velenofi, e fue maravigliofe virtù fcritte dal Matth. 794-c-1 acqua che fi converte in pietra 724.C.2. acquaforte 814.CI sequa melata fcritta da Diofc. 723.d.2 acquamelata, e fua efaminatione fcritta dal Matth. 823X2 acqua melata, e yarj modi di prepararla 823X2 acqua I T A v O «teiuadiGemUna d acqua di fiori d aranci 172 a , acqua di limoni ira ci acqua di ftereo fiumano iig* ' acquavite, e fue mirabili virtù Miai acque lambiccate à bagno fono le più eccellenti. l?o.a.i * acque lambiccate con campane di piombo quanto fie- no ^convenevoli 128 ai acquamarina fcritta da Diofc. 72? Va acque mifturate con fucchi minerali 724 eli acque mifturate con terra Wf, acque falfe acque nitrofe rat'c'i acque aluminofe 7a«ci acque con vetriolo C*lVÌ acque folforee 7$g\ acque bituminofe raVfl acque mefehiate con pietra Armenia wtfl acque mefehiate con Orpimento , e Sandaracha, 725 -a. 2 acque che participano di ferro -72C a 2 acq ue che participano di rame 4« ', ', acquifoglio acusmufeata, Leggi Geranio ~3' ' acuta fpina fcritta da Diofc. inf-, ^dalMatth.6^ Cfaminati0ne> & hiftoria ferirti acutafpinacomparataconil Berbero de gli Arabi! acuta {pina non edere il Berbero volgare , 24.3 1 adarcefentta da Diofc. fe LA * , adarce fcritta dal Matth. adarce, e fue facoltà fcritte da Gal. 7%'a 2 adiamo fentto da Diofc. ' S.; adiamo, e fue efam.fcritra dal Match. «o'c'ì adiamo, e fua hiftoria fcritta da Thcofr. 660 c 2 ' adiamo, e fua virtù fcritta da Gal. 661V1 adiamo, efila virtù fcritta da Mefue kg,'/ , { adoms del Matthiolo „ * aegilopa, LeggiEgilopa 5 ^ aetite, Leggi Etite agallocho fcritto da Diofc. <4 d 1 agallocho, e fua efamin. fcritta dal Matth \Ae, agallocho, efuafavolofahiltoria ÌTw~ agallocho ove nafea ei a'-' agallocho, e fua hiftoria fcritta da Serap. cic'2 agallocho, e fue facoltà fcritte d'Avicenna «Vi agallocho mal'intefo dal Fuchfio l'i., agarico fcritto da Diofc. sfoci 38 MC°i.'- C, fua hiftoria> &efaminatione fcritta dal Matthiolo o r agarico, e fue facoltà fcritte da Gal. \ agarico, e fue virtù fcritte da Mefue , Ss c'i agarico nero, tra veleni, Leggi Elleboro agata, Leggi Pietra Agata agerato fcritto da Diofc. ,So , , agerato, e fua efam.fcritta dal Matth < So e 2 3g590 e 2 * me'lcf,mo, che 'Eupatorio di Melile, agerato mal confiderai dal Marini ego fa agerato, e fue virtù fcritte da Gal. coi ci aglio domeftico fcritto da Diofc. jL k'Ì aglio falvatico fcritto da Diofc. -44 b? aglio, e fua efamin. fcritta dal Matth. Vuét ag 10 ferpentino fcritto dal Matth. SÌ" f'7 agliocervino j2è„. aglio orlino ^rt'h'r agno cado fcritto da Diofc. 1*2 e 2 agno callo, e fua hiftoria fcritta dal Matth. 142M.1 agnocalto.efuefacoltàfcrittedaGal. j«.d 2 agrefto fcritto da Diofc. ,11° " agrefto, e fua efamin. fcritta dal Matth. rancia agretto, Leggi Nafturtio ' agr;foglio,e fua hiftoria fcritta dal Matth. kui agrimonia, Leggi Eupatorio " L A. 235-C2 775.b.i J7<5.b. 1 7715.C.1 agrotto uccello a]uP?, LeSgiChamepitio a abaftro pietra fcritta da Diofc. a abaftro efaminato dal Matth. a abaftro, e fue virtu fcritte da Gal. a barro, Leggi Al bum alberi ghiandiferi ferirti da Diofc. ,4-, , , alben ghiandiftrije loro hiftoria fcritta dal Matthiolo 11 a ijjbTl^*'' e loc virtù fcritte da Galeno, alberi quali dirfipoflono or, alberi che degenerano in fruttici e Ì'l alberi dove fempre verdeggino ' gL alberi montani oft alberi che fi dilettano de piani, e de colli cai americhe amano i fiumi ' alberi che producono i frutti degl'altri ,,'fi a ben che non accettano gl'innefti degl'altri i&a alberi che fi convertifcono in pietra tt2 f 7 a beri velenofi ferirti da Diofc. Zgut alberi che eccitano la rabbia KiJat albuco, Leggi Asphodello. alcachingi, Leggi Halicacabo alcea fcritta da Diofc. 1 alcea,e fua hift. fcritta da Matth. In7i alcea, e fue facoltà fcritte da Paolo «»d*a a cea.e fue virrù fcritte da Plinio IU e'i a chimilla.efuevirtùfcrittedalMatth. 6toa'i alcibiacon fcritto da Diofc. J '. - alcionio fcritto da Diofc. S'12 alcionio, e fua hift. fcritta dal Matth. vog'c'z alcionio, c fua virtù feri tta da Gal 768 f 2 alga marina, e fua hifl. fcritta dal Matth. éiih.i alhaflerdiSerapione 262 a 1 aCvdenà'°oPaPa fdt°' C°mC '"^vertentemente fofie alimo fcritto da Diofc. IZZÌl a imo deferitto dal Matth. " ' e , alimo, e fue virtù fcritte da Gal. Ti ahpo fcritto da Diofc. alipo deferitto dal Matth. «%aI alipo fcritto da Paolo f é e alifma fcritta da Diofc. J^'ì'2, ahfma.cfuahift.fcrittadal Matth S»** alifma, e fue virtù fcritte da Gal. #6 bi alido fcritto da Diofc. ìr, alifló efaminato dal Matth. t afillo, e fue virtù fcritte da Gal. l-hf, a 1 cluja, Leggi Trifoglio accetofo *r 494'^ C VÌnÙ ' & hÌft°rÌa fcritta daI Matthiolo alno, e fua hift. fcritta da Theofr. ti, /', alno deferitto dal Matth. 11I f 1 alno.efuevirtùfcrittedalMatth. ,„ j ', aloefcntto da Diofc. . ™ aloedefcritto.&efaminatodal Matth. lio'tl aloe, e fue virtù fcritte da Gal. 7, , aloe, e fue virtù fcritte deMefue 412 bi aloe, efueparticolarifacoltà fcritte dal Matthiolo 412. CI alphafafat che cofa Ila appreftb gl'Arabi ,29 c -» alfebram, Leggi Efula alfìnefcrittadaDiofc. , , alfine deferitta dal Matth. Sì*! alfine, e fua virtù fcritta da Gal ,5^,' f, alterco, Leggi Hiofciamo altheadefcrittadaDiofc. ,. althea deferitta, &efaminata dal Matth. «,f > althea di due fpecie predò Theofr. ìì , V, a thea, e fue virtù fcritte da GaL c« 'r- t a urne fcritto da Diofc. MTj, a lumi deferirti dal Matth. ^f, a urne di rocca come fi facci Z.l FucIifioUÌd0malCOnf'de''at0 dal B"^V0la, e 'dal 7<5i.d.i i alumc alume zuccherino alumecatino alume di feccia alume fcagliofo alume di piuma alumefcitlìle alume liquido alume ritondo alume placite alumeplintite TAVOLA. 762. ci 762.C.1 762.C.1 761. D.1 762.3.1 762. D.1 752.b.i i}52.a.i 762. a. 1 1 7T , . „ 702. a. 1 alume, e fue facoltà eflèr calda, e non fredda, come contendono alcuni 762 fi alume fcritto da Gal. 762 Vi amaraco Icritto da Diofc. 42 1Y2 amaraco deferitto dal Matth. 2» e'i amaraco gentile, efua hift. 2,2e', amaraco, e fue virtù fcritte dal Matth. 3 2 amaraco, e fue virtù fcritte da Gal. 43-. f j amaranto purpurc0j e fue virtùfcrittodal Matthiolo amarella, Leggi Parthenio ambragrigia, efuefpecie, c virtù fcrittedal Matth. 54-b.i ambre gialle, e loro hiftoria fcritta dal Matthiolo, IC9.C.2 ambrofia fcritta da Diofc. 408 f , ambrofia efaminata dal Matth. 2qo i r ambrofia, e fua virtù fcritta da Gal. Zg.zz ambrofia.ondehabbiprefoilnome 499^ ambubeja. Leggi Dente di Leone . W ameo fcritto da Virgilio 64g c t amello,efue virtù rfTTk, araeos, LeggiAmmi amianto pietra fcritta daDiofc. nl6 f * amianto efaminato dal Matth. iSsi amianto, e frodi, che fi fanno con elfo 777 e'! amicitie tra le piante lfid ! amido, cioè Amilo amilo fcritto da Diofc. ,77 , . amilo efaminato dal Matth. a 77c'l amilo, e fue virtù fcritte da Gal. ammi deferitto da Diofc. IcoYt arami, e fue virtùfcritte dal Matth. 2<0 fi arami mal confiderai dal Ruellio «ad 2 ammi, e me virtù fcritte da Gal. Z\à fi araraodite ferpente, e fua hiftoria fcritta dal Matthiolo 3mvdenòCe fCrPCntC fCrÌ"° d3 Ae"° COn !a cura deI fu° ammoniaco fcritto daDiofc. a,7/,'? ammoniaco efaminato dal Matth. Z4Tr , ammoniaco deferitto da Plinio ICn, ammoniaco di due forte dvid ammoniaco, e fue virtù fcritte da Gal. 47, e l amomide fcritto da Diofc. iì fl amomo fcritto da Diofc. 1 amomo efaminato dal Matth. 7Ì'5'J amomo baftardo Ja amomo mal'intefo dal Fuchfio jì'l'l amomo dove manchi.con che fi poiTa fupplire 44V1 amomo, e fue virtù fcritte da Gal. 7/k'; ampelite terra fcritta da Diofc. £ , ampe ite terra efaminata dal Matth. ,8tTa ampe opraffo fcritto da Diofc. iA\ . , ampelopraiib efaminato dal Matth. «Sa arnpelopraffb, e fce virtù fcritte da Gal. 2»*" imperlo albero, Leggi Oxiacantha " * alDiorc " Crpence' efuo veleno, erimedjrcritti da amplusbena confiderata dal Matth. gif h"* imphisbena haverduetefte ccofafalfa 8?S ti Mfomele frutti, leggi Rovo Ideo amphodillorcritto da Diofc. aniphodillo confiderai dal Matthiolo teg. 2 amphodillo.efue virtù fcritte da Gal. °£cl amphodillo, e fue virtù dritte da! Matth iolo ,67 k'i 3ni88 f2 ' ° '°r hÌft°rÌa ' C VÌrtLÌ f"ÌttC dal Ma"hi°lo • anacardi.elor veleno coni regni, e con la cura 800 c I anagallide feruta da Diofc. „2'u': anagallide confiderata dal Matth. aaZst anagalhdediduefpecie VKti anagallidi, e lor virtù fcritte da Gal. taSfl anagiro fcritto da Diofc. -V, t" anagiro, e fua hiftoria fcritta dal Matth. «aVe'2 anagiro minore anagiro,efua virtù fcritta da Gal. anagiro malconfidcratodalGefncro «4Y1 anchufa di trerpecie fcritte da Diofc. ,5,'e', anchufa appretto Plinio di quattro rpecic ìtìlb.t anchufeefaminate dal Matthiolo ìtìl'bi anchufc, e lor virtù fcritte da Gal. 1^1 andachoca che cofa fìa appreflo gl'Arabi 492.C 2.& androface fcritta da Diofc. 08 d 1 androface efaminata dal Matth. tiS d'i androrace, e fua virtù fcritta da Gal. \ , 8. e'~ androfemo fcritto da Diofc. wSel androfemo confiderato dal Matth. IU a \ androfcmo, e fca virtù fcritta da Gal. ÌU e 2 anemone fcritto da Diofc. JnSi «gjWji&chunefreefc, e loro hiftoria fcritta dal anemoni mal confiderate dal Brafavola l?|c.'i anemoni mal intefc dal Ruellio ,4 k 2 ancmonemal confiderata dalFuchfio 37<'a'-> anemone, e rua virtù fcritta da GaL 'X anetho fcritto da Diofc. iZx'k, anetlio efaminato dal Matth. Vii A anetho, e fue virtù fcrittedaGal. Ili fi ange ica, fua bift. e virtù fcritta dal Matth. 6U Te, angelica domeftica.efalvatica Zf anguria, efua hiftoria fcritta dal Matth. , anguria mal confiderata dal Fuc hfio ìli ti anguria, e fce virtù fcritte dal Matthiolo |5g anima e che fa ,1 mufchio, e ftia hiftoria *K? animali che non hanno fiele ,"'£-! ammali feroci come fi plachino 3 TrKadaDLVfcCnan0C0,mOrder£' £ C°' anroiaorimeTo,^atÌda fcrl'e"t^"ani rabbiofi, eda tolgon eioio nocumenti 78? c •> &S18 d •> anima , vdenofi ferirci da Diofc. 7 ? 'rochmo"^"0'^0^^^^^^^^^^^ animali che diventano rabbiofi t^fti animali che nafeonod'ova h» anifo fcritto da Diofc. aSai anilo, e fua liift e virtù fcritta dal Matth. 1m.i l amfo, e fua virtù fcritta da Gal. t^ f i anonide, LeggiOnonide "* 7 anthemideferieta daDiofc. c t anthemideconiìderatada! Matth c22'f'ì anthemide, e fua virtù fcritta da Gal. A te i anthemide, e fua virtù fcritta dal Mattinolo 2" b'i anthera che cofa fia ^J-b.i antheramal'intefa da alcuni S„ anthillidedefcrittada Diofc. l^Z anthillidc efaminata dal Matth. , „ anthillide, e fue virtù fcritte da Gal. c-T, k anthilhde mal confiderata dal Fuchfio ^ , 31 Diofc. r°mpono h forza h i veleni fc„rtti da antidoti contra raorfi de fcrpenti velenofi fcrtot da atetà!MatthÌOl° ""«'iveknicon le lotot! antidoti come operino ne corpi 78- c^i antidoti TAVOLA, Antidoti prefi per avanti giovano più che prefi dopo al veleno ^ 787.C.1 antidoto di granelli fcritto da Gal. 824.3.2 antidoto di (angue fcritto da Gal. M'W antidoto maravigliofocontra'l Napello 8o8.b.i antìdoto d'Avicenna conerà il fiele del Leopardo, 8n.a.i 1 antidoto di Stinchi fcritto da Gal. 795'C.2 antidoto di terra Lemnia fcritto da Gal. 79fi.e.i antimonio fcritto da Diofc. '^'I'1 antimonio, e fue viruifcritredaGal. <4h antimonio Hiacinthinotrafparentedefcritto dal Mat- thiolo,efuevirtù. , 741 -d-2 antimonio Hiacinthino non effer velenofo,nc maligno comes'ingannanoalcuni 742.C2 antipathe, corallo fcritto da Diofc. 77o.e.i antipatheefaminatodal Matth. 770.1.1 àntirrhino fcritto da Diofc. 6l? :l antirrhino, e fue diverfe fpecic deferitte dal Mattinolo 658X1 antirrhino, c fue virtù fentte da Gal. 650.D.1 antirrhino, e fue virtù fcritte dal Matth. 659.3.1 antifpodj fcritti da Diofc. 73 u'1 antifpodjefaminatidal Matth. 734-°-2 antifpodj, e loro virtù fcritte da G3I. 735-e.i antifpodj in quanti modi fi faccino 735-e.i antora, e fua hiftoria deferitta dal Matth. 61 4-d.i antora antidoto del Napello 6,f{-1 antora, e zedoaria d'Avicenna fono una cofa medcii- ma 6'4-" aparineferitta da Diofc. ^ 476.4.2 aparine cfaminata dal Matth. elue virtù 477-a.i aparine, e fue facoltà fcritte daGal. 477.0.1 aphacaferitta da Diofc. 339-J-2 aphaca confiderata dal Matth. 34°.d.i aphaca, e Veccia, e lor virtù fcritte da Gal. 34°-e-1 aphaca di Theofrafto 3I7-4-2 api, e loro hiftoria fcritta dal Matth. 263.C.1 api,e lor'ordine maravigliofo 263 -CI api, perdendofi come rifare fi portino 263.C.2 api, e lor ma ravigliofa prudenza 263 .a.2 api, e loro induftria mirabile 263 .b.2 api, e Vcfpe, e lor punture, Leggi Vefpe apiaftro, Leggi Meliffa apio fcritto da Diofc. 4S3-Q-2 apio confiderato dal Matth. 454-'- 1 apio, e fue virtù ferine da Gal. 456.CI apio paluftre fcritto da Diofc. 453-e-2 apio paluitre confiderato dal Matth. 454-b-2 apio montano fcritto da Diofc. 453-f-2 apio montano efaminato dal Matth. 455-D-i apio rifo di Sardegna, efua hiftoria delcrittadal Mat- thiolo 37i-e.2 apios fcritto da Diofc. 696.3.2 apios cfamin3to dal Matth. 696.C.2 apios mal confiderato dal Ruellio, e dal Fuchfio, 697-d.i , , apios falfo, e fua hiftoria fcritta dal Matth. 697.d.i apocino fcritto da Diofc. 6i6.a.i apocino efaminato dal Matth. 616.C.1 apocino, e fue facoltà fcritte daGal. 6i6.e.2 aquilina, ò vero Aquileja,e fua hiftoria fcritta dal Mat- thiolo 37,1-e.i arabeja che cofa fia 284X2 arabica pietra fcritta da Diofc. 775-d.ì arabica pietra confiderata dal Matth. 775-ù-t arabica fpina fcritta da Diofc. 402.e.2 arabica fpina efamìnata dal Matth. 402X2 arabide Icritta da Diofc. 350.3.2 arabide efaminata dal Mattinolo 350.C2 arabidein Diofc.adulterina ^ *°'f'2 araco, e fua hift. fcritta dal Matth. 2° 1 1 araco che cofa fia appreffo Gal. 282.3.1 araco di Theofrafto 282.I5.1 aranci, eloro hift. fcritta dal Matth. I7I'u aranci, e lor virtù fcritta dal Matth. 172.D. I arbuto fcritto da Diofc. i82.e.2 arbutodefericto dal Matth. 182.C2 arbutodeferittoda Gal. 183.3.2 arbuto, e fue virtù fcritte dalMatth'. 183X1 archichiocchi fcritti dal Matth. 404.CI arctio fcritto da Diofc. <5j8.d.i arftio confideratodal Matth. fijo.e.i ariftio, e fue virtù fcritte da Gal. 638.fi arena marinaferitta da Diofc. 779 u-2 argemone fcritta da Diofc. 375 -u-2 argemoneefaminstadal Matth. 375-e-2 argemone, e fue virtù fcritte daGal. 376-3-1 argentina herba, e fua hift.fcritta dal Matth. 363.8.2 argento come fi raffini 744-e-t argento vivo fcritto da Diofc. 750.b.2 argento vivo, efua hift. fcritta dal Matth. 750.C.2 argento vivo, e fua minerà iE?-»? argento vivo come confiderato da gli Alchimiftì, 750.C.2 argento vivo brevemente confiderato daG3l. 751'e;1 argento vivo connumerato da Diofcoride fra i veleni , 713.3.2 argento vivo, e fuoi velenofi effetti 713-3.2 argento folimato come fi facci 75 i.e.l argento folimato, e fua velenofa natura , accidenti, no- cumenti, e cura fcritti dal Matth. 913.C.2 aria come avveleni 791.CI arinca che cofa fia 269.C.2 arifaro fcritto da Diofc. ,c5j-<-<2 arifaro deferitto dal Matth. 366.d.I arifaro, e fue virtù fcritte da Gal. 366.CI ariftolochia fcritta da Diofc. 39i.e.2 ariftolochie tutte confidcrate dal Matth. 392.0.1 ariftolochia, e fuo frutto mal confiderata da Plinio, 392.fi ariftolochia clemstite non effer differente dallafottile, 393-d.i ari(tolochia,efuefacoltàfcritte daGal. 394-d-1 ariftolochia, e fue virtù fcritte da Mefue 394-f-1 Ariftotile ncll'liiftoriadeilicci marini mal confidera- to dal Giovio I97.a.2 Arift . ingannarli, che non habbino i cervi lunga vita , 238.C2 Ariftotile ingannarfi , che la Sabmandra non s'abbru- ginelfuoco 241. e.i armellini frutti, Leggi Armeniache armenia pietra fcritta da Diofc. 745.3.2 armenia pietra efaminata dal Matth. 746.3.2 armenia pietra fcritta d'Alcffandro 747-3-1 armenia pietra, e fue virtù fcritte da Aetio 747-1*-1 armenia pietra, e fue virtù fcritte da Gal. 747-e-t armeniache fcritte da Diofc. 165X2 armeniache confidcrate dal Mstth. i6g.e.I armoniaco, Leggi Ammoniaco armoracia fcritta da Diofc. 290.C2 armoracia confiderata dal Matth. 290X2 amabo, e fua hill. fcritta dal Matth. 356.C.2 aro fcritto da Diofc. 364.a.i aro confiderato dal Matth. 364.CI aro minore deferitto dal Matth. 364.3.2 aro, e fue facoltà fcritte da Gal. 365.fi aro, e fue virtù fcritte dal Matth. 364X2 aro d'Egitto confiderato dal Matth. e fua hift. 282X1 aro d'Egitto non effer la Collocafia 28 1 Xi arfenicotra iveleniconlacura 814.CI artemifia maggiore fcritta da Diofc. 496X2 artemifia minore fcritta da Diofc. 497-h-t artemifia, e fue fpecic efaminata dal Matth. 497X1 artemifia mal deferitta da Plinio _ 497.3.2 artemifia mal confiderata in più modi dal Brafavola 497.d.2 artemifia minore mal intefa dal Ruellio 498.3.1 artemifia, e fue virtù confiderate dal Matth. 498.C.2 artemifia, e fua virtù fcritta da Gal. 498.C2 afarina herba, e fua hiftoria, e virtù fcritta dal Mat- thiolo 3*-t>.2 afaro TAVOLA. afaro fcritto da Diofc. 31.C.2 afaroefaminatodal Matth. 32.a.I afaro, e fue virtù fcritte da Mefue 32.CI sfarò, e fue facoltà fcritte da Gal. 32.C.2 afaro mal confiderata dal Brafavola contri Plinio, ji.b.i afcirofcrittodaDiofc. 53fi.d.2 afciroefaminatodal Matth. , 537-a-2 afciro, e fue virtù fcritte da Gal. 538.CI afclepiadefcritta da Diofc. 478.0.1 afclepiadeefaminaca dal Matth. 478. ci afclepiademal'intefa dalFuchfio 478. d.l afclepiade,e fue virtù fcritte da Gal. 479.3.1 afpalatho fcricto da Diofc. 51.CI afpalatho confiderato dal Matth. 51X1 afpalatho mal'incefo dal Ruellio 51.D.2 afpalatho, e fue virtù fcritte da Gal. 5 i.d.2 afparago fcritto ds Diofc 3o5.d.2 afparago confiderato dal Matth. 306X2 afparago, e fue diverfe fpecie 306X2 afparago, efue virtù fcritte da Plinio, edaAvicenna 307.3.2 afparago, e fue facoltà lcritte daGal. 307.b.2 afperella, Leggi Coda di cavallo afphaltofcritto da Diofc. 93.C.2 afphaltoefaminatodal Matth. 943-1 afphalto, e fue virtù fcritte daGal. gó.f.l afphodelo, Leggi Amphodillo afpidi,elor veleno, accidenti, e curaferittida Diofc. 842.8.1 afpidi, e loro fpecie, e velenofi morfi fcritti dal Matth. 842.0.1 àfpidi, e lor hifloria, morfura,fegni, e cura fcritta dal Matth. 842.d.i afpido chelidonie e fuo crudeliffimo veleno 84?..b.i afpido del corno 837.3.2 afpidi commemorati da Gal. 842. ci afpleno fcritto da Diofc 5l°-a-1 afpleno efaminato dal Matth. 519.CI afpleno,e fua virtù fcritta dal Matth. Jip-c-* afpleno, e fue virtù fcritte da Gal. 519.C.2 afpleno marintelb d'alcuni 5 19. a. 2 alia odorifera, efetida 471. a.2 afienzo fcritto da Diofc 4i2.d.i affenzo marino , ò veroSeriphio fcritto da Diofcoride 412. a.2 affenzo fantonico fcritto da Diofc 412.K2 afienzo pontico fcritto da Diofc. 41 2.d.l affenzo pontico fcritto daGal. 413. e. 1 affenzo pontico, e fue virtù lcritte dal Mattinolo, 413. CI afienzo marino, over Scriphio , e fua hiftoria fcritta dal Matth. 413X1 affjjjjzo marino d'Egitto 413Ì.2 affenzi tutti, e lor virtù fcritte dal Matth. 4i2.e.2 affenzo, e fue facoltà fcritte da Gal. 414.C.2 affla pietra fcritta da Diofc . 771.CI affiapietraefaminatadal Matth. 77i.a.2 aflìa pietra, e fua hifloria, c virtù fcritta daGaleno, 77i.d.2 aftaco pefee commemorato dal Matth. 2ofi.d.i after Attico fcrittoda Diofc. t^S.c.i after Attico confiderato dal Match. 64S.d. 1 after Attico, e fue virtù fcritte da Gal. 649.C.2 after Attico mal'intefo da Serap. 649.3.1 aftragalofcritto da Diofc. 592.CI aftragalo cfaminato dal Matth. 592.fi af tragaio, e fue virtù fcritte da Gal. 592.3.2 alture, over pinne commemorate dal Matth. 2oi.d.i athanafia, Leggi Tanaceto athera fcritta da Diofc 27i.a.i atheraefaminatadal Matth. 271.3. 1 attramento librario fcritto da Diofc 781. d.2 atramentofutorio, Leggi Calcantho attutile fcritta da Diofc. 479.a.l a ttratile confiderata dalMatth. 479-e-I attriplice fcritto da Diofc. Ì99.CI attriplice efaminato dal Matth. 299X1 attriplicefalvatico, e fue fpecie fcritte dal Matthiolo, 300J.2 attriplice marino, efua hifloria fcritta dal Matthiolo 300 e.2 attriplice, e fue facoltà fcritte da Gal. 301 .d.2 avellane fcritte da Diofc. 189.C.1 avellaneconfideratedal Matth. 189. d.i avellane Indiane di più fpecie deferitee dal Matthiolo, 188.CI avellane, e lor virtù fcritte da Gal. 189X2 svelenati come fi debbino cibare 791.C2 averroeingannarfi nella manns contra Gal. 78.d.2 avicenna diffefo contra'l Fuchfio nelle Giuggiole, i8i.e.i avicenna contra Gal.ne piftacchi i85.b.i avicenna intorno al Zuccaro mal'intefo dal Maliardo 26l.d.2 avicenna difefo nella Ruta falvatica contra'l Fuchfio, 439.C1 avicenna difefo nel Napello contra'l Fuchfio 6i3-a.2 avicenna contra Gal. nelCoriandro 452.3.1 avorio fcricto da Diofc. 236 d.l avorio efaminsto dal Matth. 236.e.[ avorio, e fue facoltà 237. d.2 avorio come lì riduca in pafta 604. a-2 autori commendati da Galeno nella materia de fem- plici 4. d.l avvertenze intorno ai vali, ove fi tengono i cibi 790.C.1 avvertenze intorno ai cibi per caufa de veleni, e quali debbino edere i cuochi 790.C.1 avvertenze intorno ai letti , e veftimenti ove fia iofpet- to di veleno 790.d.I avvertenze intorno àgli a (tantoché governano gl'huo- minirabbiofi 823X2 avvertenze intorno alle medicine foIutive,che fi danno à gli arrabbiati S25-d.l avvertenze intorno à i cani, ove fi teme di rabbia, 822.b.2 avvertenze intorno al fucchiar de i morfi velenofi Sa8.e.i azadarachc d'Avicenna 192.. .1 azadarache, efuo veleno, e rimedj fcritti dal Matth. 803. e.2 azurro oltramarino 748.b.I azarolo albero, e fua hift.fcritta dal Matth. 173X2 B BAaras pianta di maravigliofa virtù fcritta da Jo- fefo 605. f.i bacchare fcritta da Diófc. 435-b.t bacchare efaminata dal Matth. 435.3.2 bacchare efler propria di Diofc.e non aggiuntavi da al- tri, contra l'Anguillari 435X2 bacchare mal confiderata dal Leoniceno, e dal Bra- favola 435-d.2 baicoche, Leggi Armeniache. bagaja, e fuoslbero, Se hiitoria fcritta dal Matth. Leggi Oxiacantha . bagolaro albero , Leggi Loto albero . balauftio fcritto da Diofc. 159.C.2 balaufti efaminsti dal Matth. itfo.e.i balls, over palla marina, che cofa fia 769 f. I ballote fcritte da Diofc. 84f5.e.i ballote efsminace dal Matth. 486.fi ballote, e fue virtù fcritte da Paolo 486.d.2 balfamins, e fua hift.fcritta dal Matth. 7&4.d.r balfamina,e fua virtù fcritta dalMatth. 704.f.t balfamina d'altra fpecie, e fua hift. fcritta da! Matth. 704X2 balfsmo fcritto d3 Diofc. 49-e.i balfamo confiderato dsl Match. 49-C.2 balfamo perche non fia più in Giudea jo.b. 1 balfamononfi trova fe non in Egitto al Cairo 5o.b.i balfamo, 335-b-l 335-ci 535X2 220.CI 332.f.I 332.b.2 333Xi r . 333X2 Fiati commenta- ssi" 332.C2 566.A.1 5<5S.e.i 5S6".d.2 565.e.2 balfame, e fua hiftoria fcritta da Theofr. 50.C.1 balfaino, e fue vimi fcritte da Gal. 50.C.2 balfamo ove manchi,checofa fupplifca 5o.d.2 balfamo artificiale, & il modo di farlo, fcritto dal Mat- , ;h'oI° 5i.b.i balfamo artificiale, e fue virtù fcritte dal Matthiolo 5i.d.i balfamo nuovo portato dall'Indie 50X2 bambagia, fuahiltoria, c vii ttì fcritta dal Mattinoli 278X2.& 503.17.2 barba di becco fcritta da Diofc. barba di becco confiderata dal Matth. barba Silvana barboni pefei balilico fcritto da Diofc. bafilico confiderato dal Matth. balilico cangiarfi in Serpollo bafilico non generare gli feorpioni bafilico, e fue virtù fcritte da Gal. bafilico gariophilato mal'intefo da rori di Mefue bafilico mal'intefo dal Brafavola bafilico falvatico fcritto da Diofc. bafilico falvatico efam. dal Matth. bafilicoacquatico fcritto da Diofc. bafilico acquatico efam.dal Matth. bafilico ferpente, e fuo veleno fcritto da Diofcoride, 842.C.2 balilico, e fua varia hiftoria 842. d,2 balilifco, & opinion falla del volgo intorno alla fua , natuLra , 843.0.1 batrachio, LeggiRanuncolo battiporta pefee, Leggi Torpedine batti fecula batti fuocere bdellio fcritto da Diofc. bdellio efaminato dal Matth. bdellio, e fue virtù fcritte da Gal. bdellio finccro rai illimo in Italia bdellio, e fua hift. fcritta da Plinio bdellio di palma bdellio del Paradifo rcrreftre bedeguar belgioino bellis, fua hiftoria, e fpecic fcritta dal Matthiolo" 524X2 behen bianco, c toflo , e loro hiftoria fcritta dal Matth. (58i.c.i ben Arabico , Leggi Ghianda unguentaria ben fcritto da Mefue berbena, Leggi Verbenaca berbero, Leggi Oxiacantha beta, Leggi Bietola betonica fcritta da Diofc. betonica efaminata dal Matthiolo betonica, e fua virtù fcritta d'Antonio Mufa Medico diCcfareAugufto 540X1 betonica, e fuc virtù fcritte da Gal. 541 .e.2 bctula, elua hift. fcritta dal Matth. 1 1 1 .e.2 betula hà la corteccia bituminofa U2.d.i betula, e fue virtù fcritte dal Matth. Ii2.e.'i Bezahar pietra, e fua hilt. e virtù fcritta dal Matthiolo 755-b.2 bianca fpina, Leggi Spina bianca bidone ■> . . _.. biedone / LeSS' Blito bietola bianca, e nera fcritta da Diofc. 304.fi bietola roftà, e fua hiftoria fcritta dal Matthiolo, 3°4.e.2 bietole, c lor virtù fcritte da Gal. bietola falvatica biondella , Leggi Centaurea minore birra, LeggiCervofa Bislingua, Leggi Hippogloffo Bifmalva, Leggi Alcci biftoita, e fua hift. ferina dal Matth. 542X1 TAVOLA. 31 9X1 319X1 74.C.2 74. e.2 75. d.i 74T.2 75-b.i 75 -e. 1 75-3.2 401.C.2 470.C2 779.fi 540.C.1 540X1 541X2 93-C.2 49-a.l 9a.fr 93-e-2 304. f.2 305. C.2 752.3.2 biftorta, e fua virtù fcritta dal Mstth. bitume fcritto da Diofc. bitume confiderato dal Matth. bitume, e fua hift. e virtù fcritte da Gal. bitume chiamato Naphtha fcritto da Diofc. bitume chiamato Naphtha, efuemaravigliofefa'coìtà fcritte dal Matth. 04X2 blattariaherba,efuahiftoria,e virtù fcritta dal Matth. 537-C-2 blatte bifantis, Leggi Unghie odorate blatte de molini fciitteda Diofc. ' 229.cz blatte demolini confid. dal Matth. 22o.dll blito deferirlo daDiofc. 20V5.d.l blito , e fue fpecie confiderato dal Mattinolo , 295.C. 1 blito, e fue facoltà fcritte da Gal. 297.d.r boloarmeno, e fua hiftoria fcritta da Gal. 754.e.l &755.CI bolo armeno volgare, che cofafia bonaga, Leggi Anonide bonifàcia , Leggi Hippogloffo borio henrico qual pianta fia appreffo à Tedefchi,'c fua hiftoria fcritta dal Matth. 365 e.i borace, Leggi Chrifocolla. borragine , e fua hiltoria fcritta dal Matthiolo , <5^4.d.2 bollò, e fua hiftoria, e virtù fcritta dal Matthiolo I39.d.2 botilo, Leggi Boturo botri fcritto da Diofc. 499.d.2 botri,c fuc virtù fcritte dal Matth. 499X2 botri confiderato dal Matth. 499.C.2 botri, e fue facoltà fcritte da Paolo 5oo.d.i botte terrelhi , e paluftri fcritte da Diofcoride , 8i5.b.2 botte, e lor velenofa natura borre mal confidente dal Mundella botte come infettino l'herbe boturo fcritto da Diofc. boturo, e fuc virtù fcritte dal Matth. boturo, e fue facoltà fcritte da Gal. boturo, efuafuligine fcritta daDiofc braglia che cofafia branca orfina, Leggi Acantho braffica fcritta daDiofc. braflica domeltica, e fua fpecie, & hift. fcritta daflviat- thiolo braffica, e fue facolrà fcritte da Gal. braflica, e fue virrù fcritte dal Matth. braflica falvatica fcritta da Diofc. braffica falvatica efam.dal Matth. braffica marina fcritta da Diofc. brafsica marina efam.dal Matth. brafsica marina mal confid.dal Rucllio 8is.d.2 815.C2 815. e.2 248X2 249X.2 249.1.2 24g.a.2 544-a-i 3o2.a.i 302. e.r 303. e.2 3°3-b.2 302. d.i 303. b.2 302 d.i 304. C.1 304.d.r brafsica marina non edere il cachile de gli Arabi, 304.CI brafsica marina, e fue virtù fcritte dal Matthiolo, 304.CI brionia, Leggi Vite bianca brionia tra veleni con la cura de fuoi nocumenti fcritta dal Matth britanica fcritta da Diofc. britanica efaminata dal Matth. britanica, e fua hift. recitata da Plinio britanica, e fue virtù fcritte da Gal. brodo di pefei ferino da Diofc. brodo di pefei efam.dal Matth. bromo fcritto daDiofc. bromo efaminato da Diofc. bromo efam. dal Matth. bruchi, Leggi Cantarelle bruchi de i pini tra i veleni ferirti da Diofcoride 798.5.1 bruchi de pin i , e loro nocumenti con la cura fcritta da Diofc. e dal Matth. 798 fi buccine fcritte da Diofc. 2oo.a.i boccine 817. e: 541X2 S42.d.i 542- Xt 543- ci 228. c.2 228.d.2 653 . a. 1 6fi3-a.i cntte da (jal- biigloffa volgare di tre fpecie bugloffe, efuevirtùferitte dal Matth. bulbo mangiativo ferino da Diofc. bulbo vomitorio fcritto da Diofc. bulbi confiderai! dal Matth. bulbi , e loro virtù fcritte da Gal. buniofalfofcrittùda Diofc. bunioferittoda Diofc. bunio elaminato dal Matth. bunio, fuc facoltà relitte da Gal. buoi morti di morbo com'infettino chi 785.0.2 buphtalmo fcritto da Diofc. buphtalmo conliderato dal Matth. buphtalmo , e fuc facoltà fcritte da Gal. buprefti animali, Leggi Cantarelle burro, Leggi Boturo burla paftoris , e fua hift. fcritta dal Matth. ÌOOC.I 653.b.2 653.C2 654X1 655.3.1 654X2 655.3.1 3<57-c.J 367.3.2 367. C2 368. b.2 652.C.1 652.d.2 652.f.2 653.3.1 lifcortica . 524.CI 524X1 524.C2 350.CI CAcalia fcritta da Diofc. 652X1 cacaliaconfideratadal Matth. 652.a.2 cacalia, efuevirtùferitte da Gal. 652C.2 cacatreppola, checofafiainTofcana 4io.a.i cachri fcritto da Diofc. 464-b.2 cachriche cofa fia 466. bi cadmia fcritta da Diofcoride 732.CI cadmia, e fua hifloria fcritta dal Matth. 732-e-2 cadmia, e fua hiftoria fcritta daGal. 733-a.i cadmia, e fua hiftoria fcritta da Plinio 733-e.i cadmia Botrite, Placite, eCalamite 732X2 cadmia in ufo in luogo di Pompholige 733-c-2 cagli di diverfi animali fcritti da Diofc. 252.b.i cagli cfaminati dal Matth. 252.CI cagli, e loro facoltà fcritte da Gal. 252.fi ca"lio di cane nella cura del cane rabbiofo 827.d.I cafamandiina, Leggi Chamedrio calamaripefci 2io.e.i calamintha di tre fpecie fcritta da Diofc. 427.CI calamintha confid. dal Matth. 427.e.i calaminths, e fuevirxu fcritte da Gal. 428X2 calamintha male confiderata dal Brafavola 427X1 calamintha male intefa dal Ruellio 428.C 1 calamita pietra, Leggi Magnete calamo odorato fcritto da Diofc. 48.b.i calamo odorato, e fua hiftoria fcritta da Teofrafto 48X1 calamo odorato efaminato dal Matth. 48X.1 calamo odorato malamente intefo dal Brafavola 48.C.2 calamo odorato volgare non effer il legirimo contra il Fuchfio 49.3.1 calamo odorato, efuevirtùferitte da Gal. 49-b-l calcifraga, Leggi Empetro calcina viva fcritta da Diofc. 767^.2 calcina vivaconfideratadalMatth. 767^.2 calcinaviva, efuefacoltàfcrittedaGal. 767.C2 calcina frà i veleni , Leggi Orpimento calendola, Leggi Caltha calli delle gambe de cavalli fcritti da Diofc. 23 i.c.2 calli delle gambe de cavalli efaminati dal Mattinoli 23i.d.i callitrico , ò vero Gallitrico , Leggi Hormino caltha confiderata dal Matth. e fua hiltoria 71 1 b.x camamilla, Leggi Anthemide cambroflene, Leggi Ligu Uro camphora, e fua hift. fcritta dal Matth. Spb.i camphora come (ì faccia bianca 89. d . t camphora fmeera, come fi conofea 89.d.2 camphora fincera, come fi confervi 89.C2 camphora, fua natura, e virtù 89.2.2 camphora non efler fpecie di bitume contra il Fuchfio , Scaltri 88.C.1 camphora malamente confid. da Plateario 89-f 1 canabel che cofa fia 413^.2 canapeferitta da Diofc. 532.d.2 canape cfaminata dal Matth. 532X2 canape falvatica fcritta da Diofc. 53*e.2 canape fai valica cfaminata dal Matth. 533-e.l canape, efuefacoltàfcrittedaGal. 533-0.2 canape, efuevirtùferitte dal Matth. 533-e.i cancamo ferino da Diofc. 5VC2 cancamo efaminato dal Match. 55-d.2 cancelli pefei , e loro hiltoria pofta dal Matthiolo 208X.2 cane rabbiofo , e virtù del fuo fegato fcritto da Dio- fcoride 236.C.2 cane rabbiofo, e fegni della fua rabbia 821X2 cane rabbiofo, e fua velenofa n3tura fcritta dal Mat- tinoli 822.d.l. cani perche ca ufa diventino rabbiofi 822.d. t cani rabbiofi , e rimedj del loro veleno di Diofcoride 824-b.i cani rabbiofi, e rimedj delloro veleno del Mattinoli 824X.1 canna fcritta da Diofc. 115.C.3 canna, efua hilt.fcritradalMatth. H5.e.2 canne, e loro facoltà fcritte daGal. 116. e.2 canne de cui cannoni fe ne fanno barche 1 1 6X 1 canne Indiane 1 16X1.& 117X1 canne nimiche della felce canne amiciflìme de gli fparagi J16X1 116X1 cantarelle fcritte da Diofc. 239X3 cantsrclleefaminatedal Matth. 240.3.1 cantarelle male apparecchiarli da molti 240. d.i cantarelle fcritte da Galeno 24o.d.2 cantarelle prefe per bocca,e loro veleno, nocumenti,& accidenti con la cura fcritta da Diofc. 796.3.2 cantarelle , e loro nocumento fcritte dal Matthioli 796X2 cantarelle, e rimedj del loro veleno fcritti dal Matth. 797-d.l capelvenere, Leggi Adianto capo di latte capitoni pefei cappari fcritti da Diofc. cappari efaminati dal Matth. cappari come fi feminano cappari , e lor virtù fcritte da Gal. cappe marine cappuci caprifoglio capriola herba caranza carbone carciofi, e loro hift. porta dal Matth. carciofi come nafehino fenza fpine cardamomo fcritto da Diofc. cardamomo volgare di più fpecie cardamomo, efua hift. pofta dal Matth. cardamomo , efue fpecie pofte da Plinio cardamomo, efue virtù fcritte da Gsl. cardamomo ove manchi, che cofa fupplifca cardamomo mal efaminato dal Ruellio , e dal Fuchfio 25-a.2 cardamomo mal intefo da i frati commen. di Mefue 25.3.2 cardoncello. LeggiSenecio cardonida mangiare cardo fcritto da Diofc. cardoefaminato dalMatth. cardo, e fue virtù fcritte da Gal. cardi , e loro fpecie varie pofte dal Matth. cardi , e lor virtù fcritte dal Matth. cardo benedetto , e fua hift. pofta dal Matth. c 250.b.l 227.d.I 369. br 369X2 36o.a.l 370. b.l 202.CI 302X.2 554Xi 568 e.2 704.d.i 85.C.2 404*.! 404x1 24.3.2 24X.2 24 f.2 2 5. e.2 25.e.2 25.C2 404.C.1 403 .e. 1 403X1 404.3.2 403X1 404.3.2 480.3,2 eardo TAVOLA. 480.3.2 cai defunto cardoncello cardo di S. Maria, el'uahift. e virtù ìciitta dal Matth. 4o8.a.i cardiaca* èfuahifloria porta dal Matth. 527X1 carlina j Leggi Chameleone bianco carni come fi confervino lunga mente iS.a.i carni come diventino velcnole 8i8.d.2 carni, e rimedi del loro veleno 8i8.e.2 carni morticine 8i8.d.2 caróherba fcritta da Diofc. 447-a.2 caro confideratodal Matth. 447.C.2 caro; efueviniìfcrittedaGai. 448,3.1 carobe, I.eggiSiljque carote , e loro efaminatione fcritta dal Mattinolo 44A.a.2 tarote non edere ilBehem bianco, eroflò fecòndoll lalfaopinioncd'alcuni 445-b.l calpafo fra ì Velcnifcritto da Diofc. 803X2 carpalo confiderato dal Matth. 804.1.1 Carpello, e fua hill. polla da Gal. 34^.1 carpefio confiderato dal Matth. 34-d.i Carpcfio honeflere le Cubebe; cóhtra l'opinione del Fuchfio , del Rùellio , d'Hermolao , e de Frati com- mentatori di Mefue 34.D.2 carpefio, e fue virtù fcritte da Gai. 34d!l carpino; cfuahifl.fcrittadalMatth. ti4.e.i carpohalfartio fcritto daDiofc. 4p.b.2 carpobalfamoefamihatodal Matth. 50^2 carpobalfatno ove manchi , che cofa fuppiifcl so.d.2 carthabalfamo, Leggi Cnico Carvio, LeggiCato calcio fcritto da Diofc. 248 d 2 cafeib confiderato dal Matth. 250 c 1 cafclo vecchia 250 et -cafeio di Vacca 250^1 2 Cafeio di Bufalo 2?o'.ai calcio di Pecora 050'f.l cafeio di Capta i?aW fcafciofrefco 2?0.C-I calcio di mezzo tempo 250.fi cafeio; efuevirtùfcrittedaGaì. 250.dll cafeio marzolino 2o.f.2 caftagne cavalline d'altri fpecie io b f caftagne, efuefacoltànarratedaGal. 151'ai callagne, e fue virtù polle dal Matth. io f't caftoreo fcritto da Diofc. 221 d'2 Caftoreo, e fui hift. fefittà dal Matth. 221X2 cafloreodelcommuneufoi ne dell'antico fono i tefti- colidell'animale 222.d.i cailoreo come fi fofifiichi "222 f 2 caftoreo, efuefacoltàfcrittedaGaleno à2S,b.l cailoreo, e fue facoltà fcritte da Plin. 223.D.2 caftoreo, e fue virtù fcritte dal Matth. 223.3.2 caftoreo cattivo j e fua velenofa natura, Con la cura polla dal Matth. 821 d.2 callrangola, Leggi Giiioplì catatìance fcritta da Diofc, 6%o.c.i catariance efamirtatà dal Matth. 6%g.à. 1 catalogo de i femplici che vagliono alli veleni 702. a 2 cataputia, Leggi Lathiri catoblepa animale mortifero fcritto da Plinio 84? a.I. caucalidefcrittadaDiofc \Zl.3ui caucalide efaminata dal Matth. " caucalide; e fuc virtù fcritte dal Matth. 331X1 caucalide, e fue facoltà fcritto da Gal. 331 Lt cauda equina, Leggi Coda di cavallo cautele che ufar fi debbono contra li veleni 789 a i cavolo, LeggiBraflìca caufe che fanno generare i metalli, e le pietre 714. d.t. cauterio , e fue utilità nei morfo decani rabbiofi confì- derate dal Matth. 825.d.i fceciferitti da Diofc. 279'c.t ccci confiderai dal Matth. e fui hiftoria . 279.d.'l ceci, efuevirtùfcrittedaGaì. 279.CI ceci, e fuc facoltà fcritte da Aetio 279*3 ccciArietiniqualifieno 279 fi ceci falvatici , e loro hiftoria fcritta dal Mattinolo l8o.c.t ceci; e fue virtù fcritte dal Matth. zgo.a.t cecilii, Leggi Amphisbeni cedrelate albero, e l'uà hift. pofta da Plinio to2.b.t cedri alberi quando in Italia . i7o.b.I cedri frutti fcritti da Diofc. J6S.2.1 cedri frutti , e loro hift. fcritta dal Matth. 170'e. 1 cedri frutti come fi confervino fa ni 171.3.1 cedri , e loro foglie male interpretate dal Gazza in Teofraflo . I70.d.i cedri Frutti, e Ìor virtù fcritte dal Matth. i7i.b.i cedrifrutti, e lor facoltà fcritte da Gal. 171 ci cedri ove nafeono in Italia migliori 1 70.fi i ecdria fcritta da Diofc ioi.b.t Cedria efaminata dal Matth. I03.d.l cedria mal confid. dal Bellonio j03 e j cedride frutti Fcritti da Diofc. ioi.b.2 cedride frutti fcritti da Galeno 104,^2 cedro albero fcritto da Diofc ioi.b.1 cedro, e fua hift. reflituita dal Matth. 101X1 cedra maggiore di due fpecie, clorhiftoria fcritta di Plinio . io2.b.i cedro ; e cedridi , e lor virtù fcritte da Galeno 104.CI cedro del monte Atlantico fcritto da Plinio 10} ci. 'cedro minore chiamato Phenicio deferitto dal Mat- thioìo IC2.C.2 cedro Licio fcritto dal medelìmo al medefimo luogo . cedronella, Leggi Melifta cefaglio'nij e loro hift. folla dal Matth. 75X1 celticoNardo, LeggiNardo cenchro ferpente, e fuo veleno fcritto da Diofcoride 841X1 cenchro ferpente confiderato dal Matth. l84t.b.ì cenchro ferpente. e rimedj del veleno 84i.a.2 cenere fcritta dà Diofc. 768.C.1 cenere confiderata dal Matth. 7<58.d.i «nere, e fue facoltà fcritta da Gal. 768.d.i. cen- T A V centaurea maggiore fcrittada Diofc. 395 t>.2 centaurea maggiore confiderata dal Matthiolo j9j.d.2 centaurea maggiore male intefa dal Bralàvola 39^ .e.2 centaurea maggiore mal defcritta da Mefue 396.e. 1 centaurea maggiore , e fue virtù polle dal Matthioli 396- 1-1 centaurea maggiore, e fue facoltà pofte da Galeno 396.3.2 centaurea minore fcritta da Diofc. 396A.2 centaurea minore efaminata dal Matth. 397.d.i centaurea minore, e fue virtù fcritte dal Matthioli 307-.CI centaurea minore, e fue facoltà pofte da Galeno 397- f-i centinerbia, Leggi Piantagine centinodia , Leggi Poligono centone, Leggi Alfine cepealcritta da Diofc. 535>a.l cepea efaminata dal Matth. 535 .e.i cepea, e fuc virtù fcritte da Paolo 535-e.i cera fcritta da Diofc. 2Zfl.b.2 cera confid dal Matth. 262X2 cera, e fua virtù fcritta da Gal. 262X2 cerafta ferpente, e fuo veleno pofto da Diofcoride con la cura 841.C.2 cerafta, e fuo morfo mortale, con lirimedj podi dal Matth. 841. d.2 cerafta, e fua hiftoria fcritta d'Aetio 841. e.2 cercis di Teofratto 109.C.1 cerofoglio, e fua hift. fcritta dal Matth. 329.0.2 cerofoglio, e fua virtù pofta dal Matth. 330. a. I cerofoglio differente dal cherophulo di Plinio 329. e.2 cerotto di Galeno ne i morfi del cane rabbiofo 824.C.2 cerretanicome ingannino con le mandragore 604X2 cerretani come truffino il mondo mangiando pubica- mente il veleno 793. a. 1 cerretani come alle volte ingannino i Medici quantun- que periti 793. c. 2 cerretani loro fecondo inganno 793 .e. 2 cerretta herba pofta dal Matth. 544.3.1 cerro Suggero, e fua hift. fcritta dal Matth. ìjo.b.l cervello di gatto , e la cura del fuo nocumento fcritto dal Matth. 8n.d.i cervi, e loro hift. fcritta dal Matth. 238.3.1 cervi, elorcorno, e fue virtù fcritte da Diofcoride 277-f.i. , x , , *' cervi, e lor membro genitale, e fue virtù fcritte da Diofc. 23t.a.i cervi, elor verga efaminata dal Matth. 23i.a.i cervi vivono lunghiffimo tempo 238. e.i cervi, e loro età conofeerfi à i rami delle corna 238.fi cervi pattano il mare 2j8.d.2 cervi fono in Africa contra Ariftotele , c Plinio 238X2 cervi inAchaja hanno nella coda un veleno mortifero 239.d.i cervi hanno negl'angoli de gli occhi una fordidezza come cera , mirabile contra i veleni fcritti da Scribo- nioLargo 239. ci cervi, elorograffo 253X2 cervi, e midolla delle loro olla 255.3.2 cervifia 268.a.2 cervogia confiderata dal Matth 268.b.2 cervogia imbriaca come fàil vino 268.e.2 cerulea pietra fcritta da Diofc. 747.il cerulea pietra confiderata dal Matth. 747.3.2 cerulea pietra, e fue virtù fcritte da Gal. 748.C.1 cerufa fcritta da Diofc. 745.d.i cerufa confiderata dal Matth. 74S-b.l ceruia fcritta da Gal. 745-b.l cerufa connumerata tra i veleni da Diofc. 809.C.1 cerufa, e fuoi nocumenti con la cura fcritta dà Diofc. <Ì09.d.i OLA. cerufa, e fua velenatione fcritta dal Matth. con lacura 809.CI ceftron fcritto da Diofc. Leggi Betonica cetrach, Leggi Afpleno chalcantho fcritto da Diofc. 756.b.l chalcantho cfaminato dal Matth. 756.d.l chalcantho, efuevirtùlcrittedaGal. 7j6.d.2 chalcantho, e fuo olio, e virtù fcritte dal Matthioli 757.C.2 chalcantho minerale 756X1 chalcantho fi converte in chalciti 757.a.i.& 758.C2 chalciti deferitto da Diofc. 755X2 chalciti, e melanteria fcritti da Gal. 758X.2 chalciti confidersto dal Matth. 75S.a.2 chalciti trasformai in Mifi 75S.e.2 chamamilla, Leggi Anthemide chame fcritte da Diofc. 202. ci chameefaminatedalMstth. 202 d.i chamecerafo fcritto dal Matth. 164X. r chameciffo deferitto da Diofc. 653-b.l chameciflo efaminato dal Matth. 653.C.1 chameciflo, e fue virtù fcritte da Gal. ■> 53.CI chamedaphne defcritta da Diofc. 668 a. 1 chamedaphne confiderata dal Matth. 668X1 chamedaphne, e fue facoltà fetitte da Gal. 668-C.2 chamedrio deferitto da Diofc. ■ 842X2 chamedrio cfaminato dal Matth. 483.CI chamedrio fecondo, e fua hiftoria pofta dal Matth. 483 .e.2 chamedrio fecondo mal confiderato dal Trago 483 e.a. ' ■•'■'3: >'•' !•«' ■'. ' chamedrio, e fue facoltà, fcritto da Gal. 483X2 chamedrio, e virtù dell'uno, e dell'altro fcritto dal Matthiolo 483.e.r chamelea defcritta da Diofc. 692. e. 1 chamelea efaminato dal Matth. 692.C? chamelea, eThimelea confufamente fcritta da gl'Ara- bi 692.C2 chamelea fcritta da Mefue 693.C.1 chamelea, e fue facoltà fcritte da Gal. 693^1.2 chamelea fra i veleni, e fuoi nocumenti, conia cura fcritta dal Matth. 817.C.2 chamcleone animale , e fua hiftoria , e virtù fcritte dal Matth. 245.d.i.&245.o.2 chameleone bianco deferitto da Diofc. 397. d.2 chameleone bianco confiderato dal Matth. 398.d.i chameleone nero fcritto da Diofc. 397-C.3 chameleone nero efaminato dal Matth. 398.C.2 chameleoni , e loro hiftoria recitata da Teofrafto 399.b.2 chameleone nero commemorato da Diofc. tra i veleni , con la cura 8o8.d.i chameleoni confufamente deferiti da gli Arabi . 399.3.2 chameleucafcrittada Diofc. 653X.1 chameleucaconfidcratadal Matth. 653.fi chameleuca, e fue virtù fcritte da Galeno 6^3.3.2 chamepitio deferitto da Diofc. 538.b.2 chamepitio efaminato dal Matth. 538.e.2 chamepitio, e fue virtù poltc dal Matth. 539-Xi chamepitio, e fue facoltà fcritte da Gal. 539-d.2 chameriphefua hiltoria fcritta dal Matth. 156X2 chameriphe fcritta da Teofr. 1 57-d.z chamefice fcritta da Diofc. 690X2 chamefice claminata dal Matth. 691. a. 1 chamefice, e fue facoltà fcritte da Gal. 691.3. r charabe, LeggiSuccino cheiri, Leggi Leucojo chelidonia maggioreferitta da Diofc. 379Xt chelidonia minore fcritta da Diofc. 380X1 chelidonia maggiore confiderata dal Matth. 379.C.2 chelidonia minore efsminata dal Matth. 381 a i chelidonia fri trovata dalle Rondine 379.8.2 chelidonia minore, e fue virtù polle daGal. 581X1 chelidonia minore mal'intefa dal Fuchfio 381X.1 chelidonia mal confiderata da gl'Alchimifti 379.e.2 c a che- TAVOLA. theìidonii ftrpente , e filo micidialiffimo veleno 842.c.i che cofa giova à i Principi farfi fare la credenza de'cibi 789x2 che vita debbino tenere i Principi che dubitano di ve- leno 789.C.3 chermes, Leggi Grana da tingere chermifinononeffergomma d'albero contra alFuch- fio 56.C.2 thermifinononeffere il chermes de gl'Arabi contra i Frati commentatori di Mcfue 580X2 cherfcaafpido 842, ci cheifeida, efuavelenofa natura 84i.d.i chcrvamaggiore, LeggiRicino cherva minore, Leggi Lathiri chia terra fcritta da Diofc. 78o.d.2 chia terra efaminata dal Matth. 780 d.2 chiocciole fcritte da Diofc. 204.C.2 chiocciole efaminate dal Matth. 204X2 chiocciole elfer fiate in grande ufo de gli antichi 205.D.1. chiocciole, e loro virtù fcritte dal Matth. 205-d.i chiocciole, e loro facoltà fcritte da Gal. 205. d.2 chiocciole pomatie quali 305. ci chiocciole marine 2o6.b.i chiocciole fenzagufeio 206.C.1 china radice deferitta dal Matth. 135. d.2 chondrilladefcrittada Diofc. 320.d.2 chondrilla confiderata dal Matth. 320X2 chondrilla, fue virtù fcritte da Gal. 321.8.2 chifalide animali 241.fi chrifanthemo deferitto da Diofc. 588.1.2' chrifanthemo conliderato dal Matth. 589^.1 chrifanthemo elfer differente dal Buphtalmo 589.CI chrifanthemo racconcio in Diofc. dal Matth. 589.3.2 chrifanthemo male intefo dal Fuchfio 589.C.2 chrifobalano, efuevirtufcrittedaGal. 68i.b.i chtifocolla deferitta da Diofc. 745-1"'1 chrifocolla artificiale 259-b.l chrifocolla efaminata dal Matth. 7413.3.1 chrifocolla, e fue virtù polle da Gal. 746.e.i chrifocomeferitta da Diofc 586.d.2 tlifocome confiderata dal Matth. 586.C2 chrifogono deferitto da Diofc. 586X2 chrifogono efaminato dal Matth. 586X2 ciano fiore di Plinio 319.fi ciano maggiore, e fua hifloria fcritta dal Matthioli 319.fi cibigraflì, e loro nocumenti 25S'fi cibi ventofi come fi correggono 28 i.e.i cibi atti à nafeondere i veleni fcritti da Diofcoride 782.CI _ cibi da cui fi debbono fchivare coloro ch'hanno paura d'effere avvelenati, fcritti da Diofc. 282.fi cibiconchecautelafidebbortocucinare ne'viaggj fe- condo Diofcoride 782X2 cibi che agevolmente fi convertifeono in veleno fecon- do Diofcoride Sl(5.d.2 cicale fcritte da Diofc. 23J.d2 cicale efaminate dal Matth. 233.C1 cicale fono di due fpecie 233-e.l cicale, eloro facoltà fcritte da Gal. 234.3.2 cicale mal confidcrate d'Alberto 234.3.1 cicale ove fi msngino 334. b.i cicerbita, Leggi Soncho ceci, Leggi Recino cicorea, LeggiEndivia ciclamino primo deferitto da Diofc. 3 59.C.2 ciclamino fecondo deferitto da Diofc. 359X2 ciclamini, e loro efamùwtione fcritts dal Mattinolo joo.e.i ciclamino, e fue virtù fcritte da Gal. 360X2 ciclamino fecondo mal confid. daIRuellio 360.C1 ciclamino, e fuoi nocumenti con la cura fcritta dal j Matthiolo 8i-.b.i 'cicuta deferitta^da Diofc 6i4.b.a cicutaefaminata dal Matth. 615.2.1 cicuta, efuevirtùfcrittedaGal. 6i5.b.i cicuta fcritta da Diofc. frà i veleni 8o2.b.i cicuta, e fuoi nocumenti con la cura fcritta dal Mat- thiolo 802.C.2 cicuta , c la cura del fuo veleno fcritta da Aetio 802 f.2 cicuta non smmazza gli (tornelli fc bene ammazza gl' huomini 788X1 cicuta avvelenare alle volte altrui per inavertenza , congliefempj 8o2.d.2 cimbalaria, e(u3 hift.pofladslMatth. 626.3.2 cimbalio, Leggi Ombilico di Venere cimici fcritte da Diofc. 228.e.2 cimici confidente dsl Matth. 228.CI cimicifalvatiche 228.f.2 cimino domeltico fcritto ds Diofc. 448. b. 2 cimino falvatico primo, e fecondo fcritto da Diofc. 448. c. 2 cimino doroeflico efaminato dal Matth. 448. e. 1 cimini falvatichi , e loro hifloria fcritta dal Matthioli 448.C2. cimino ufato da gl'hipocriti per ingannare il mondo cimino, e fue facoltà fcritte da Gal. 45o.d.l cimolia terra fcritta da Diofc. 780X2 cimolia terra efam. dal Matth. 781. d.t cinara, Leggi Cardo cinabro deferitto da Diofc. 748.cz cinabroconfuleratodal Matth. 748. e.2 cinabro moderno minerale, & artificiale 748. e.2 cinabro, efuavelenof3n3tur3 814 b.i cinnamomo deferitto da Diofc. 37.C.2 cinnamomo efam. dal Matth. 4ob.2 cinnamomo, e fua hifl. fcritta da Gal. 40.C.2 cinnamomo perche non fi ritrovi 4i.d.i cinnamomo vero non fi porta à noi 4l.a.2 ci nnamomo di fei fpecie 41. f.2 cinnsmomo , e fua differenza fcritta daTeofr. 41X2 cinnamomo, efuevirtùfcrittedaGal. 42. d.2 cinnamomo mal confiderato dal Fuchfio, e dal Lufi- tano 42 f.2 cinnamomo, e fua acqua lambiccata fcritta dsl Mat- thiolo con le fue virtit 42.C.J cinocrambe fcritta da Diofc. 709. e. t cinocrambe efaminata dal Matth. 709.fr cinoglofìa fcritta da Diofc 6j5.b.t cinogloifa efiminat3 dal Matth. 655.C.1 cinoglofìa volgare fcritta da Plinio 655X2 cinoglofìa volgare, e fue virtù polle dal Matthioli 6$6.d.l cinquefoglio deferitto da Diofc. 576,a.i cinquefoglio efaminato dal Matth. 576.1I.1 cinqucfoglio di più fpecie 576.d.i cinquefoglio male intefo dal Manardo 576X1 cinquefoglio, efuefacoItàfcrittedsGal. 577-e.i cionieferitte da Diofc. 2oo.a.j cipero fcritto d3 Diofc 23.C1 cipero efaminato dslMsttb. 23^2 cipero d'India 23X1 cipero, e fue virtù fcritte da Gsl. 24X1. cipero, e fue virtù fcritte dal Matth. 24.C1 cipero Albero 23X2 ciphi fcritto da Diofc. 57.d.i ciphi confiderato dal Matth. 57-e.i cipolla deferitta da Diofc. 342.C.2 cipolla capitata 342.C.2 cipolla fidile deferitta dal Matth. 342X 2 cipolla fettile deferita dal Matth. 342 f 1 cipolla Afcslonica deferitts dal Matth. 344-d. j. cipolle Maligie 344.d.i cipolle, e fue facoltà fcritte da Gal. 344X.I cipreiTo deferitto da Diofc. o6.b.2 cipreffo efaminato dal Matth. oe.r.?, ciprefib, e fue facoltà polle da Gal. 97.3.2 ciprefib, efualiq'uidarefma 97-a.r cipref- TAVOLA. eiprefib picciolo cu cca fcritta da Diofc. circeàconfideratadal Matth. circea, efuevirtiifcrittedaGal. ciregie ferine da Diofcoride ciregie , e loro hift. fcritta dal Matth. ciregie, elorodiverfefpecie ciregie amarine di varie forti ci regie falvatiche ciregie fatte à grappoli à modod'uva 97-f-l 504.C2 504X2 50? a.i 163. ci 163. ci 164.0. 1 164 d.i 164. CI K54.C.1 ciregie più, e più attaccate à un folo picciuolo 164.C.1 ciregie nane c iregie , e loro facoltà fcritte da Gal. cirfro deferirlo da Diofc. ciriìoefaminato dal Matth. cifto deferitto da Diofc. cifto confideratodal Matth. ciftofemina cifto, e fue virtù fcritte da Galeno citino fcritto da Diofc. citino efaminato dal Matth. citifo fcritto da Diofc. citifo confiderato dal Matth. citifo è un'arbofcello non nerbi 154.fi 164.C2 f547.d.2 d48.a.i i^i.d.i 131X1 13 i.f.i 132.3.1 159.I1.2 Ifio.e.i 643.3.1 o~43.e.i. 643. b2 643 .f.2 6"44.b.i 644X 1 citifo, efuahift recitata da Columella citifo, efua hift. recitata da Plinio citifo fcritto da Galeno citifo cfTergratiflìmopafto dell'api contra alGefnerò 644-d.l ciurmadori, che fi fanno della cafa di S. Paolo , e loro trufferrie 83i-c.i clematideprima fcritta da Diofc. 546.CI clematide prima deferitta , e confiderata dal Matth. 545-f.2 clematide prima , e fue virtù fcritte dal Matthiolo 547-d-i clematide feconda fcritta da Diofc. clematide feconda fcritta dal Matth. clematide terza fcritta dal Matth. clematidi, e Ior facoltà fcritte da Gal dimeno fcritto da Diofc. dimeno efaminato dal Matth. clinopodio fcritto da Diofc. clinopodio efaminato dal Matth. clinopodio fcritto da Gal, 546X1 547.CI 547. d.2 548. a.i 553- C2 554- a.i 480X.2 481.3.2 3l.C2 cneoro , e fuefpecie, Se hiftoric fcritte daTeofrafto 38.C.2 cneoro del Matth. con la fua imagine 39e.l cneoro mal confiderato dall'Anguillari 38.C2 cneoro non efier la Chamclea , ò veroThimelea contra alcunimaligni cneoro di Teofr. con la fua figura cnico fcritto da Diofc. cnico efaminato dal Matth. cnico fcritto da Gal. cnico fcritto da Mefue cnico falvatico, efuahift. pofta da Teofr. cocco Gnidio fcritto da Diofc. cocco Gnidio efaminato dal Matth. cocomero domellico fcritto da Diofc. cocomerodomefticoefaminato dal Matth. cocomeri lunghi cocomeri come fi confervino affai cocomeri primatici come fi pollino havere cocomeri male intefidsl Brafiivola cocomeri , e loro facoltà pofte da Gal. cocomero falvatico fcritto da Diofc. cocomero falvatico confiderato dal Matth. cocomero falvatico , e fue virtù pofte da Galeno 507.d.2. coda di cavallo fcritta da Diofc. coda di cavallo minore fcritta da Diofc. code di cavallo tutte confiderate dal Matth. coda d, cavallo , e lor virtù pofte dal Matth. coda di cavallo , e fue virtù fcritte da Gal. coda di c3Yallo minore mal confid. dal Fuch. 39.C.1 603. f.i 707.0.2 7o8.a.i 7o8.d.i 708.C. 1 7o8.a.i <5o2.b.2 6Q3.e.i 323.3.1 323X1 324.3.1 324.b.i 324.C.1. 323.b.2 326.3.1 67?.c.2 674X1 47?-J-i 475 475-e.i 475 Xt coda di Leone herba 3 34 f 3 colchico fcritto da Diofc. 6io.a!i colchico, &efemeroconfideratò dal Matth. 619X1 colchico, &efemerofcrittidaGal. 621X1 colchico nulamente ufsto da i Medici per l'Hermodat- 6i9.a.2 colchico Coflantinopolitsno poflo dal Matthiolo 621X1 colla di carniccio fcritta da Diofc. colla di carniccio efaminata dal Matth. colla di pefee fcritta da Diofc. colla di pefee efaminats d3l Matth. colls di pietra fcritta da Diofc. colocafia, Leggi Fava d'Egitto colombo pefee 2i8.d.T colophonia refina 90.c-l.&gi.b.2 coloquintida fcritta da Diofc. 697X1 coloquintida efaminata dal Matth. 697.C2 coloquintida fcritta da Mefue 692.C2 coloquintida, e fue virtù fcritte da Gal. 6y.M totula fetida fcritta dal Matth. 52j.b.l.& 497x2 cotiledone . Leggi Ombilico di Venere crateogono herba fcritta da Diofc. 5 io.a.t crateogono elaminato dal Matth. I23.C 2.& 516X.2 crateogono fcritto da Teofr. 123 .e 2 crelcione volgare, Leggi Sifembro acquatico crelpino, Leggi Soncho crelpino arbofcello , e fua hiflor. polla dal Mammolo I25.e.2 crefpino, e fue virtù fcritte dal Matth. 126X1 erimnoferirto da Diofc. 269X1 crimno confiderato dal Matth. 269.3.2 crifiallo , e fua hhìoria fcritta dal Matth. 778.3.1 criftallo non generarli di ghiaccio, ne di neve conrra Plinio, econtrailvolgo 778.b.l criftallo, e fue facoltà fcritte dal Matth. 778X1 crithmo, ò vero crithamofetitro da Diofc. 312, f.l crirhmo confiderato dal M atti). 3 i2.b.2 crithmo marino di tre fpecie 3 1 2.e.2 crithmófpinofo ,,3'?'e,2 crithmo terreflre, e fua hilloria, polla dal Mattinoli crocodilo animale, e fuahiftoria recitata dal Matth. 244e.i . crocodilo terrellre, e virtù del fuo fleico fcritto da Diofc. 257-f-i crocodilo* fucfpecie, evirtù 24J.a.i ccocodilio herba fcritta da Diofc. 399X2 crocodilio efaminato dalMatth, 4oo.a.i crocodilio, e fue virtù fcritte da Galeno 400.0.1 crocodilio male intefo d'alcuni 4oo.a.i crocodileo medicamento %Ì4AÀ crocomagna fcritto da Diofc. 57'd.2 croco fcritto da Diofc. 57-f-1 crocoefjminato dal Matth. 57-Xl crocodi Vienna d'Auflriaeccellentiflimó 58.C.I croco, e fue virtù fcritte da Galeno ">8.d.l ctocofaracinefco, LeggiCnico cruciata, e fua hiftoria fcrirta dal Matth. _ 39l.e.t cubebe volgal i non edere il Carpefio contra il Fuchfio, Ruellio, &Hermolao 34-c'2 cubebe volgari , e fue virtù fcrkre dal Matth. 34-f-2 cuciophora, e fua hill. fcritta dal Matth. I58.a.2 cuochi de'Princi pi quali efler debbino 7;o.c.l cupertorvole, Leggi Ombilico di Venere curcuma che cofafia appiedo gl'Arabi. 24,d.t curcumaefaminatadal Matth. 24.C.I cura generale de'morfi, e delle punture degl'animali velcnofi di Diofc. 827X2 cura de'morfi de'ferpenti polla dal Matth. S28.C2 cura mirabileche faceva un Romito nemorfi de'fer- penti velenofi 831. e. 2 curmi, Leggi Cervifci cufeuta, e fua hill. e virtù fcritte dal Matth. 699.C2 vufeuta non eder la Cafiìta di Plinio 700.d.i D 523X2 53<5-^' DAneta fcritta dal Matth. damafonio fcritto da Gal. daphnoide, Leggi Camedaphne , dattoli ferirti da Diofcor. 155.C.1. confid.dal Mitth. I55.b.2. ferini daGalenoi59.a.i. fue virtù fcritte dal Mat. 159-e-t dauco Icritto da Diofc.46o.a.i.conlid.dalMatth.46o.c. 1. fue virtù fcritte daGal.46o.f 1. mal confiderato di molti46o.d.i , delphinio Icritto da Diofc.461. a.i.confid. dalMatth. 46I.C.1. male efaminato d'alcuni 461. d.l dendroide tithimalo fcritto da Diofc. 685.b.2 dentedi calle dente di leone , 318.1.1 dentedicane, e di leone, elorvirtùfcrittedal Matth. 3 i8.d.2 dentaria, e fua hifl. fcritta dal Matth. 550.fi denti come fi cavino lenza dolore 218X2 diamante orientale contrai veleni 790.b.i diapenfia fua hilloria, e fue virtù fcritte dal Matthioli 577. d.l diafpro pietra, e fua hill. fcritta dal Matth. 778.b.2 diafpro fcritto da Diofc. 778.a.2 diafpro, e fua natura 778.C.2 diafpro, e fue facoltà fcritte da Gal. 778ufa3 differenze ne metalli 8i5.t>.i differenze nelle pietre 8i5.b.2 Diofc. bavere il primo luogonella materia medicinale 5.c.2.1odato da Gal. per eccell.femplicilla 5.a.2.dife- fodai Matth.dallecalunniedimoltÌ7.b.i.nonhaver polli diverfi nomi di molte piante,ma edèrvi Itati po- flid'altri8.e.2.difefo dalMatth. nel Succino contra al Brafav.i n.c.2 nell'Agalloco racconcio 54.f1.rac- concio nell'olio lentifcino64.d.i. corrotto nell'uri» cuentoirino 68.C.I. emendato nell'unguento narcif- fino 67. e. 1. corrotto nel cap. della mirrha 71. c.2. fcorrettonelcap.dellaStirace74. b.i. emendato nel ™inepro97.e.2. in alcuni volumi feorretto nel c-del nefpolopri.l74.X1- corrortonel c. della rana verde 256.d.2. feorretto nel cap. del cavolo marino 304.d.J. feorretto nel M0IÌ441.C.1. feorretto nell'apio mon- tano455.c.i. emendato neU'afclepiade478.e.i. rac- concio nel chrifanthemo 589. a. 2. corrotto nella letica 484.C.1. emendato nel leucojo 509. fi. emen- dato nell'aconito 606. f.2. Icorretto nel cocume- 10 falvatico 674. e.2. feorretto nella Iquama dello Uomo- TAVOLA. ftomoma 737-e-2- fcorretto nell'alcionio 768.f.2.effe- r> (lato Precettore così de'Greci , come de gl'Arabi Cuoi iuccefiorÌ7>j4.f.2.emend.nel cap.dcl latte appre- fonelloftomaco 812X1 aiphrigefcritto da Diofc. 759-'-i diphrigeefaminatodalManh. 759-c2 diphrigefua hift. e virtù fcritte da Gal. 759-<1.2 dipfaco ferino da Diofc. 4oo.e.i dipfaco efaminato dal Matth. 400X1 dipfaco, efuovermine 401. d.l dipfaco, cfue virtù lcritte da Gal. 401.1.1 dipfadeferpente, Leggi Hemorrhoo difeorfi univerfali del Matthiolo fopra al prologo delli veleni 784.d.2 difeorfi univerfali del Matth.fopra al prologo de gl'ani- malivelenofi 821.CI difTaco, Leggi Difpaco dittamo ferino da Diofc. 411.0.3 dittamo, e fua hift. fcritta dal Matth. 422.CI dittamo ritrovato dai cervi 239.3.1 dìttamo fcritto da Teofr. 422.e.i dittamo produrre il fiore 422X2 dittamo di Candia fcritto da Diofc. 422.3.1 dittamo fcritto da Gal. 423. c.2 dittamo falfo fcritto da Diofc. 421X2 dittamo falfo, e fua efam. fcritta dal Matth. 423.e.i dittamobiancovolgare, efuahiftoria, evirtù fcritte dal Matth. 107.C.2.&423X1 dolichiefam. dal Matth. e fuahift. 339-J-l dolìchiferitti daTeotr.e daGal. 338X2 donnolafcritta daDiofc. 223.d.2 donnola, e fua hift. fcritta dal Matth. 223.CI donnole quanto fieno gelofe de'figliuoli 223.fi donnole non partorir per bocca 223. t.i donnola ammazzare il bafilifco 224.8.2 dorichnio efaminato dal Matth. 6o4.b.i dorichnio fcritto da Diofc. 604.3.1 dorichnio, e fue facoltà fcritte da Gal. 604.C.1 dorichnio tra i veleni con la cura pofta da Diofcoride 800X1 dorichnio, ecuradelfuovelenodelMatth. 8oo.b.2 dormire ne morfi de'ferpenti nuoce molto 829.C.1 doronico efler una fpecie d' Aconito pardalianche 6o8.e.i doronico efler pianta velenofa, e mortale 608X2 doronico, e fuavelenofa natura manifeftata al mon- do dal gentiliflìmo Giacomo Antonio Cortufo 6o8.d.2 doronico mangiato da icanigl'ammazzs, conuna hi- ftoria recitata dal Matth. 6o8.d.2 doronici debbono efler gettati via, c non dover ufarlì mai più ne medicamenti 608X2 draba, Leggi Arabide drago marino Icritto da Diofc. 21 i.b-2 drago marino efaminato dal Matth. 21 1 .b.i drago marino mal confiderato da Plinio 2i2.b.i drago marinoefler di granlunga differente dal ferpen- te marino 212.D.2 drago marino, & accidenti della fua puntura, conia cura fcritto da Diofc. dragoncello herba, e fua hiftoria fcritta dal Matth. 363.C.1 dragonite pietra contra i veleni 779'd.l dragontea maggiore ferina da Diofc. 36i.a.i dragontea minore fcritta da Diofc. • 36i.e.i dragontee conlìderstedslMstth. 36i.b.2 dragontee, e loro facoltà fcritte dal Mattinoli 362 ex dragontee, e loro facoltà fcritte da Galeno 362.C1 dragontee fcritte da Teofr. ■ 362,d.i dragontea di varie fpecie fcritta da Plin. 36i.e.2 dragontea acquatica 3°3.a-I dragontea fcritta daMefue 362.fr. nocumenti del fuo IcmeconlacurafcrittadalMatth. 801. d-2 ariino ferpente, e rimedj del fuo mortifero morfo ferini da Diofc. 839.C.1 . fua hiftoria , e rimedj delfuo mor- fo ferini dal Matth. 839^.1. fua hiftor. fcritta da Ga- leno 839.fi driopteri fcritta da Diofcoride 707.C.1. confiderata dal Matthiolo707.a.2. fue virtù fcritte da Galeno 707X2 duca Valentino come fofiTe curato dal veleno 792.8.2 due efler le parti della cura de'veleni 782.d.i EBbriachezza contrari veleno dell'herbaSardonia 804.fi ebeno fcritto da Diofc. 13 3. d.l. confiderato dal Matth. 133X1. dìducfpecie 133. f.i. fua particolar hiftoria recitata da Paufania I33.C2. fuevirtù fcritte da Ga- leno 133.C2 ebeno minore mal confid. dall'Anguilla» 133.C.2 cbenoquandoprimaàRoma J33.b.2 ebulo, Leggi Sambuco echinometra pefee 197.C.1 echioferitto da Diofcoride 565.3.2 echio, e fua hift. fcritta dal Matth. 565.C2 echio quanto vaglia contra al veleno delle vipere 565X2 echio, e fue virtù fcritte da Paulo 566.C.1 effetti vai] di veleni d'animali 785.Es effetti dell argento vivo 786X2 effcttide'veleni che operano con le qualità occulte, e conlemanifcftcinfieme 786.3.2 effetti maravigliofi della Torpedine marina 786.b.l effetti di veleni ne corpi humani 785 .b.I eghclo albero deferitto dal Matth. 534-1'-1 egilopsfcrittsds Diofc. 661. €2. elaminata dal Matth. 662.d.i.fcrittadaGaleno 662X2 egittiafpina, Leggi Arabica fpina elaphobofco fcritto da Diofcoride 458. c.2. efaminato dal Mattinoli 4j8.d.2. fue virtù fcritte da Galeno 459.d.i elatafcrittada Diofc.155. f.i. efam. dal Match. 158.0.2. fuevirtù fcritte da Galeno 159.3.1 elaterio, Leggi Cocomero falvatico elaterio tra i veleni, Leggi Elleboro elatine fcritta da Diofc.573. c.2. efaminata dal Matth. 574 3. 1. commemorata da G3I. 574. b.I eleomele fcritto da Diofc. tìl.c.l eleomele efaminato dal Matth. 6i.d.l eicsgno, e fua hift. fcritta da Teofr. 143. d.l eleagno confiderato dal Matth. *43'e't elephanti , e loro hiftoria ferina dal Mattinoli 236. d.l. s'inginocchiano contra l'opinione del volgo 236. f.2. loro fmifurati denti 236. f.2. intendono il parlare humano 237. ci. quanto vivino 237. a.2. elettro fcritto d3 Diofc- 108.C.1 elettro confiderato dal Matth. 109.C.2 elice, LeggiQuercia elleborina, Leggi Epipatide elleboro bianco fcritto daDiofc. 668. f.I ellcboronerofcrittodaDiofc.66"9.e.i.ncro, e bianco confid. dal Matth. 669.C.2 elleboro nero dal fiore heibaceo non efière la confiligi- ne67l.e.i.elleboroncrodel commune ufo non cf- fer l'Aconito contra al Solerio 671.C.2 ellebori, e lor virtù fcritte da Mefue 672.C.1 ellebori, e loro facoltà fcritte da Gal. 672X2 elleboro nero ditreforti 669.C.2 elleboro nero ufatofeliciffimsmente nelle febri quarta- ne dal Matth. _ 669A1 ellebori frà i veleni, cqn la cura de'nocumenti loro fcritta da Diofc.816.c2. fuoi accidenti con la cura poiSì dal Matth. 8l6.d.z empetro fcrittoda Diofc. 701. ci. efaminato dal Mat- thiolo 701.C.1. fcritto da Gal. 7oi.e.i enantc pianta fcritta da Diofc.505.b.i. confiderata dal Matth.50S f.I. fcritta da Teofr. ^05X1 enanche fiore di lambrufca fcritto da Diofc. 4i9.e.i c 4 enan- TAVOLA. enanthe fiore confiderato dal Matth. 720.a.i enanthe mal confiderato da Marcello. 72o.d.i endivia fcritta da Diofc. 316X1 endivia elaminata dal Matth. 316.C2 endivia domertica diduefpecie 3 i6.cz endivia fcritta da Gal, 319X2 endivia fai vatica malconfidelata da gli Speciali 318.C2 enoia, LeggiHcleilio ephemero colchico fcritto da Diofcor.618. a. 1. fcritto dal Matth. c5l8.f.i. fue virtù fcritte da Galeno62I.f. 1. tra i veleni fcritto da Diofcoride con la cura 799. d.2. rimedj de fuoi nocumenti fcritti dalMattthioli . '799SA. .T.LSntvj . ,' 'i.i (!«•>. ephemero fecondo mal confiderato dal Fuchfio 620. f.2 ephemero fecondo fcritto da Diofcor.6i8.f.i. confide- rato dal Matth. tJiS.f.i. confufamente fcritto da Se- rapione 618X2, epimedio fcritto da Diofc. J5t.C<4. efaminatodal Mat- tinoli 561. d.2.fcritto da Gal. §tì2.a.i épimelide fcritta da Galeno 174.3.2 epipattideferitta daDiofc. 640. a. I cpipattide efaminata dal Matth. 640. d.l epiltebe 6gi.d.2 epithitnbro . 698. d.2 epithimo fcritto da Diofc.698.b.i. efaminato dal Matth. 698. f.i. ove nafee copiofo 699. f.i. fue virtù fcritte di Melue, c da Galeno 699 d.2 eretria terra fcritta da Diolc. 780.C.1 crctria terra icritta dal Matth. 781. d i erica fcritta da Diofcoride n8.f.i. efaminatadal Mat- tinolo ì 18. f.i.fcrittadaGaleno 119. d.2. fuefpecie T 19-a.i erica baccifera del Matth. efua hift. erica mal intefa da Marcello Fiorentino erigerò, Leggi Senecio eringio fcritto da Diofc. eringio claminato dal Matth. eringio marino non elTercilCrocodilio eringio marino, efuahiltoria fcrittadal Matth. 410. a.l eringio non eltereilSecacuI de gl'Arabi eringio piano eringio, e fue virtù fcritte da Galeno erino, Leggi Bafilico acquatico crifimo fcritto da Diofc. erilìmo confiderato dal Matth. erifimo fpecie di biada erithrodano fcritto da Diofc. erithrodano efaminato dal Matth. erithrodano , e lue virtù polle da Gal. errore d'alcuni interpreti intorno alla divifione delfe- ltolibbro di Diofc. Szi.b.2 errori grandi intorno al comporre dei medicamenti $«M ... . \e.ti,%U* *::tÌÀ» eruca fcritta da Diofc. 331. '0.2 eruca efaminata dal Matth. 33 i f.2, eruca, e fuc virtù fcritte da Gal. 332.e.i erugine rafile fcritta da Diofc. 73&.d. 1 cruginefcolecia fcritta da Diofc. 7j8.b.2 crugini efam. dal Matth. > 738X2 eruginifcrittedaGal. 739-a.i crvo fcritto da Diofc. 286. b.i. confiderato dal Matth. 286.d.i.fue virtù polle da Gal. rrvo mal confid. dal Brafavola , c dal fuchfio efea mirabile per accendere il fuoco efula, Leggi Pitiufa efipo fcritto da Diofc. efipo efaminato dal Matth. ethiopide fcritta da Diofc. ethiopide efam. dal Matth. etite pietra ferina da Diofc. etite pietra efam. dal Matth. evonimo, efuahiftoria, e facoltà fcritte dal Matth. 140X1 evonimo, efua hift. fcritta daTeofr. 140X1 H9.b.2 119.C.1 409-b.I 410. a. 1 4io.b.I 4io.b.t 410. a. 1 410X1 35i-b.t 3 51. f.2 529.3.1 529X1 529.b.2 287.C.1 286.fi 1 4;5.a.i 2^1. ci 252.3.1 C537.C2 637X2 778X2 779.3.1 eupatorio fcritto da Diofc. 574 ci eupatorio efam. dal Matth. 574-dl eupatorio volgare, e fue virtù fcritte dal Mattinoli 575.d.i eupatorio volgare mal confid. dal Ruellio 574X t eupatorio, e fuc facoltà fcritte da Gal. 575-fi cupatotiodiMcfuemalintefodal Cordo, e da Plinio 57$.e.i eupatorio di Mefue qual fia $44X2 cupliorbio fcritto daDiofcor.472.e.2.efam. dal Matth. 473 a. 1. fcrittoda Aetio 473.C.1. fcritto da Mefue 473. d.l. da chi folTe ritrovato 473. b. I. fue virtù fcritted3G3l.473.fr. fraivelcnicon la cura polla dal Matth. 817.fi euphragia, e fua hift. fcritta dal Mstth. 577-fz euphragia, e fua virtù miracolofa pergli occhi 578. b.i 717.C.1 148.CJ 284.1". t 284.1. 1 284X2 838.C2 F'Abaria, Leggi Thelephio Facoltà di minerali faggio, Leggi Quercia faggiuola, e fua hilt. fcritta dal Matth. faggiuoli fcritti da Diofc. faggiuoliefaminati dal Matth. faggiuoli fcritti da Galeno faggiuoli Turchefchi farfara, Leggi Toflìlagirte farfugio, ò vero Farrano efaminato, e defer. dal Matt. 496 fi. farina di grano fcritta da Diofc. 264.b.t fatina ottima 265.3.2 latina d'orzo fcritta da Diofc. 267. b.i farro, 'e fua bill, fcritta dal Matth- 272.C.2 farro effere differente dall'Halle» 272.C 1 farragine che cofa fia appreflo Plinio 269. e. 1 fave fcritte da Diofc. 28o.d.t fave efaminate dal Matth. 280.C1 fave, e loro virtù fcritte da Gal. 280X2 lava d'Egitto fcritta da Diofc. aSi.d.t lava d'Egitto efaminata dal Matth. 282/.! fava d'Egitto fcritta da Galeno 283.C1 fava falvatica, e fua hilt. polla da! Matth. 281X1 fava^Sa > W thelephio faufel arabico l88.e.t favofccllo, Leggi Chelidonia minore febri quartane fanare il verno CSg.ì.n feccia di vino fcritta da Diofc. 767.d.i feccia di vino efaminata dal Matth. 767.fi 1 fegati di diverfi animali fcritti daDiofc. 236.C.1 fegati elaminsti dal Matth. 236.C.1 fegati, e loro facoltà fcritte da Galeno 236.d.i felce mafehio fcritto da Diofc. W.a.l felce femina fcritta d3 Diofc. 705 .ci felciambedueefaminatedalMatth 705 d.r felce, e fuperllitioni intorno alfuofeme 705. e. 1 felci fcritte da Teofrallo 7PJ.f.t felci, e lor facoltà fcritte da Gal. 7oS.d.i ferraria, Leggi Galiopli ferro rigenerarli nell'idelTe cave ove prima fù cavato nell'Elba 7'4.a.i ferolafcrittadaDiofc.466.d.2. efaminata dalMatth. 466. C2 deferitta da Theofr. 466. f.2. fue virtù fcritta da Galeno 467X1 ferolagine 466X2 ferole ove nafchinograndilTìme 467. e. 1 ferole fono à gl'afini grariffime, ma velenofe, e noci- ve à tutti gl'altri quadrupedi 467. ci ferole ammazzano le morene pefei toccandofi con effe 467. CI. fichi fcritti da Diofcoride I92.d.i fichi cfaminati dalMatth. 192.fi fichi , e loro facoltàfcrittc dà Gal. 1 94.b. 1 fichi come fi faccino primaticci 194.es fichi TAVOLA. ficbigroffi primaticci fyritti da Diofc. 192-C-l fichi lecchi ferirci da Diofc. ìgz.z.z fichi ficchi elaminaci dal Matth. 194.CI fi chi lecchi, e loro virtù fcritte da Gal. 1 94-e 1 fichi alberi ficuri dal fulmine ifi.a.i fico di Cipri, e fua hilloria pofta.dal Mattinolo, I02.b.l fico d'Egitto fcritto da Diofc. 791. b.l fico d'Ègicto efaminato," c deferir» dal Marcinolo. fichi indiani, e loro hiftoria fcrirta dal Mattinolo, 193.CI fiele di bue, e virtù della fu a pietra feruta dal Matth. • 25c5.e.i fiele di Leopardo, e fuavelenofa natura, con la cura fcritte dal Matth. »«*» fiele di vipera, e fuo mortifero veleno,con la cura fcrit- ra dal Match. 811.D.I fiele di pefee cane,e fuo atrociffimo veleno, con la cura fcrictadal Macch. 811.C.1 fieli di diverti animali ferirti da Diofc. 255.fi. loro ela- min.fcrittadalMacth. 256.CI fieli ferirti da Gal. 25<5.d.i fien greco fcritto da Diofcoride 277. e. I. fuevirtii, Se hiftoria fcritte dal Match. 277.d.2.fctittedaGal. 277.C2 filicola fcricta da Diofc.Leggi Polipodio filipendola, Leggi Enanthe , finocchio fcritro da Diofcoride 450. d. 1. efaminato dal Matthiolo 459. d. 2. fue virtù fcritte da Galeno finocchio falvaticofcrittoda Diofc. 459X I. efam.dal Matth. 459-d-i finocchio marino , Leggi Crithamo 1 fiore di rame fcrirto da Diofcoride 736. a. i.contulera- to dal Matth. 736.C.I. fue virtù fcritte da Gal.736^;1 fiore di S.Giacomo, e fua hiftoria feruta dal Matth. 630.fi fiore campefe, Leggi Ciano fiordifalc, LeggiSale fiore del Sole, e fua hiftoria, e virtù fentta dal Matth. 442. f.2 fiore di melagrano fcricto da Diofc. 1 59-D-2 fiore di melagrano efam.dal Matth. 160 t.r fiore velluto, Leggi Amarantho fiore di primavera 635x2 fiori quando fi debbino ricorre, feccare , e riporre, 7.C.I 1 \ 1 H fiori fecchi quanto tempo confervino il vigore loro, 7-d.l fiori, e loro diverfi colori nelle piante 13.3.2 fiori,e fembianze tra loro varie, e diverfe i4.b.t fiumi di fale 7<54Lf-2 fiumidichepiantcfienogeneratori 9-b.i fiammola , e fua hiftoria fcritra dal Matthiolo . 547.C2 fiammola Ira i veleni con la cura fcritta dal Matthiolo , 801.fi fìosSolis, Leggi Fior del Sole flufli ecceffivi dicorpo, elororimedj 8i7.d.2 foglie di diverfe piante limili di figura H.a.i foglio malabathro, Leggi Malabathro foglio herba fcritto da Diofc. Leggi Phillo fonghilcrirrì daDiofc.6!7-d.2. lorofpecie efamina- to dal Matth. 6i7.f.2. loro facoltà fcritte daGal. 6i8.d.2 ' . . . fonghi fatti nafeerc per arce 6i8.e.i. malehchi come li conofchino6iS.a.l.necorpi humani 6i8.d.2 fonghi di larice olere all'Agarico 6l^A'1 fonghi delle lucerne 618.fi fonghi come fi debbino preparare ne cibi 618.C.1 fonghi fra i veleni ferirti da Diofcoride con la cura, 8o9.b.2 fonghi, e rimedj del lor veleno fcritto dal Matthiolo, 8oo.d.2 forme, e fomiglianze di varie piante 1 i.a.l forme , e figure di piante ne i libri vagliono po- co 4-c-t formentone 266.d.2 formentofaracenicodelcrittodal Matth. 266.fl formentocutehefeo deferirlo dal Matti:. 265.C2 formento Indiano, e fua hiftoria 265.C2 fotterigiapéfee, Leggi Torpedine fragaria, e fua hiif . fcritta dal Matth. 577-'-1 fraghe.elorohift. fcritta dalMatth. 577-f-1 fraghe, e loro virtù fcritte dal Matth. 577-f r frammenti pretiofi mal preparati da alcuni fciocthi Speciali 777-C2 frangola , e fua hiftoria fcritta dal Matthiolo . f>95.d.2 frangola, e fua virtù folutiva fcritta dal Matthiolo. 695.C2 fraflìnella, Leggi Poligona» frafsino fcritto da Diofc. 106.C2. efammatodal Match. io6.f.2.malconlìderatodaPlinio 107.cl.fue virtù fcritte dal Matth. I02u frutici diventace alberi mediante la cultura 8.b.2 frutici qualis 'intendono efiere 8.a.i frutti come ricorre, e confervare fi debbino 7.3.1 fuco marino fcritto da Diofc. 63 1 &•% fuco marino efam.dal Macch. 631x2 fuco marino fcritco da Gal. 632. b.2 fuliginedimirrha, di ftorage, e ragia fcritta daDiolc. 76.C2 i..r.W» . ' fuliginedi ragia fcritta da Diofc. 90-1-1 fuliginedipecefcrittada Diofc. 92.e.2 fuligini tutte confiderate da Gal. ■ fuligine di dipintori fcritta da Diofc. 781.C.2 fuligined'incenfo fcritta da Diofc. 76.C.2 fuligine d'incenfo efam.dal Matth. 77-e 2 fulmini, e loro miracolofi effetti J6.b.i fumaria fcritta da Diofc. 640.fi fumaria efaminata dal Matth. 640.fi fumaria della feconda fpecie , e fua hiftoria recitala dal Matth. 641.3.1 fumaria, e fue fpecie recitate da Plinio 640.fi. fue virtù fcritte da Mefùe64i.c.T. fue ficoltà fcritte daGal. 641.C2 fuirras terre, Leggi Fumaria fuftidi piante diverfi di forma , di foftanza , e di colori 12.fi G Agate pietra fcritta da Diofc. 773 .b.2 gagate pietra confideraca dal Match. 773-"1-2 gagate pietra, e fua hiftoria, e virtù fcritte da Gal. 773.1.2 galattite pietra fcritta da Diofc. 77$ ■c-1 galattite pietra confideraca dal Matth. 775-f-1 gaUttite pietra fcritta daGal. 775-f-1 galanga, e fua hift. fcritta dal Matth. 22.e.l galanga, e fue fpecie, e virtù fcritte dal Mattinolo. galanga male efam. dal Brafavola , e dal Fuchlìo, gahfs'ia2 pietra, Leggi il Commento del Morochto pietra. galbano fcritto da Diofc. 473 -b-2 galbano efaminato dalMatth.^ 473-e.-2 galbano,efuevirtùfcrittedaGal. 473-1-2 galega, e fua hiftoria, e virtù icntta dal Matth. Gakno emendato nella fuligine dell'incenfo 77. e. 2. fue navi^ationi 3 -e. 1 . difefo contra al Brafavola nel- le prime i8o.b, 1 . cantra Diofc. nel graffo di capra , c di becco 254.C.2. mal'intefo dal Fuchlìo nelle facol- tà delZucchero262.c.i. contra Diofc. nelle lentic- chie 284.3.:. differente da Plinio nella Bietola falva- tica3o5.b.2. difeionelCoriandro contra Avicenna 452.d.i. corrotto nel tcfto del Maro 76.C.L repro- bato d'Avicenna nella facoltà de Piftacchi 1S5.I1. 1. nell'alfenzo Seriphio, e Santonico non concor- darli . darli conDiorcoridc4i4.d.2.fofpctto ncll'Afpleno 5 i?.e.2 r galerita, Leggi Lodola galiopfi ferina da Diofc. 628 f.i gaKopfi cfaminata dal Matth. 628.d!i galle fcritte da Diofc. 15 1 c 2 galle confiderate dal Matth. 151 A.2 galle, e loro virtù fcritte da Gal. 1 52.d.2 galle pronofticatedell'annofuturo 152x2 galle omphacitidi mal confiderate dal Cornano " 151X2 galli, e galline fcritte da Diofc. 23 i.f.2 galli, egallinc, e loro efaminationeferitta dal Matth. 232.I3.1 galline come faccino affai ova 533-f.t galline perche conferifehino ne morfi de ferpenti fe- condo Diofc. 827. c. 2 gallio ferino da Diofc. 620 b'2 galliocfaminatodalMatth. 620 e'2 galho, e fue virtù fcritte da Gal, f52q.f 2 gallitricochecofafia 514 e 1 gambarclli ieSU.% gambari, e loro hift. fcritta dal Matth. 207 f.i gambari ferirti da Gal. • 207.3.1 gambari, e virtù delle loro pietre 207 fi gariophillata, e fua hiftoria fcritta dal Matthioio. 5S9.d.2 gariophillata montana ritrovata dal Matth. 550 e 2 garo lenito da Diofc. 2-8 b'2 ga 10 confiderato dal Matth. 2ìS c 2 garofani fiori, e lorofacoltà , e virtù fcritte dal Mat- thiolo 3<4f'2 garofani Indiani, e lor facoltà fcritte dal Matthioiol 354-d.l gatti come pofsino nuocere Siici gatti come infettaffèro tutti i Frati dun Convento, oli ,1.1 gatti perche cagione non poiTono eflèrc veduti, ne udi- tidaalcuni grI £j gattaria herba , e fua hiftoria fcritta dal Matthioio 428X1 gattaria, e fue virtù fcritte dal Matth. 428 d 2 gclfomini,clorohift.fcritta dal Matth. 70X2 gelfomino mal confiderato d'alcuni Vo.c.i gelfomino, e fue virtù fetitte dal Matth. 70.X1 gemme poche fenza macchie 715^2 gcncllra, e fua hift. fcritta dal Matth. <577.c!2 geneftra, e fue facoltà fcritte da Mefuc «78.d.'i gengevoferitto da Diofc. 35S-d'.2 gengevo,e fua hill. fcritta dal Math. 355X2 gengevo condito 3<;6".b.i gengevo mal confiderato dal Brafavola 356.C.1 gengevo, e fue facoltà fcritte da Gal . 356.c!i genti à cui obbedirono i ferpenti, nè gli nuocono,anzi che guarifeonoi morfi loro 83o,e.2 genti cacciate dalle fcolopendrc 833.'e!2 gentile ingannato 788^2 gentiana fcritta da Diofc. 390 Xi gentiana cfaminata dal Matth. 390X2 gentiana fcritta da Gal. 39i.d.l. virtù dellafuaacqua diftillata fcritta dal Matth. 39i.d.i gentiana minore, & hift.d'ambcdue le fue fpecieferitta dalMatth. 391X1 geode pietra fcritta da Diofc. 779X2 geode pietra efaminata dal Matth. 780.3.1 geranio fcritto da Diofc. soo.e.i.cfam.dal Matth.5ooXi con l'hift.difeifpecie fcritte dalMatth.502.e.i.fcrit- to da Paolo 503.b.i geranio primo, e fue virtù fcritte da Plinio 503.8.1 geflo fermo da Diofcoride 767X2. efaminato dal Mat- thlol°767X2.fcrittodaGaleno7fi8.a.i. fra i vele- ni, e fuor rimedj ferirti da Diofcoride 810.C.1. fua velenofa natura con la cura fcritta dal Matth. Sicd.l ghianda unguentaria fcritta da Diofc. 678 .b.2 ghianda unguentaria efam.dal Matth. CJ78.C.2 TAVOLA. ghianda unguentaria fcritta da Gal. 68o.b.i ghianda unguentaria, e fue virtù fcritte da Mefue. 679.C 1 ghiande fcritte da Diofc. I47 , , ghiande efam.dal Matth. 150 c'i ghiande, e loro facoltà fcritte da Gal. 1 ,0 'd'i ghiozzi pefei quali fieno ^di ghiri ammali , e loro hiftoria fcritta dal Matthioio 247.3.1 gigaro, Leggi Aro giglio fcritto da Diofc. 4g4 e 2 gigli, e loro efam.fcritta dal Matth. 48?'a'i glg I, e loro facoltà fcritte da Gal. 485 b I gig ìbianchicomefifàccinopurpurei 48? c2 gigli, e loro facoltà fcritte dal Matth; 485'a.i gig.i come fi confervino 48, ' a •» gigli, e loro hift. fcritta da Plinio 485 d!* giglio azurro, Leggi Iride giglio celelle il medèfimo giglio falvatico, Leggi Hemerocslle ginepro fcritto da Diofc. 97.d.2. confiderato dal Mat- thioio 97.C2. fua deferittione feorretta in Diofcor. 97-C2 ginepro domeflico g8ei ginepro hà il legno incorrottibile,& eterno 98^1 ginepro, e fua gomma, over refina 08 f 1 ginepro, e fue virtù fcritte da Gal. 99 a 1 ginepro fcritto da Diofc.non elTere il cedro di Theofr. contra l'opinione d'alcuni 98 d 1 ginepro, e lue virtù fcritte dal Matth. 98.e!z ginepro , e fuo olio , e virtù fcritte dal Matthioio _ 95.d.2 gingidio fcritto da Diofcoride, 328.d.2.fua hift fcrit- ta dal Matthioio 328. d. 2. non bene intefo dal Rucledal Fuchfio 3 28.c2.fue facoltà fcritte da Gal. 329X2 ginocchieto, Leggi Poligonato gioglio fcritto da Diofc.275.e.2.cfam.dal Matth. 27;.f 2 mal'mtcfo dal Fuchfio 27(5.c 2 g'PgHo mutarli in grano, egranomutarfiingioglio, gioglio,cfuoi nocumenti nel pane 276.C.2 gioglio, e fue facoltà fcritte da Gal. 276X2 gioje, e loro vai j colori 715. d.2 girafole, Leggi Ricino giroli pelei , e loro hiftoria fcritta dal Matthioio 226.b.2 git , Leggi Melanthio gittone che pianta fia v 469.d.2 giudaica pietra fcritta da Diofcoride 776. c. i.èfa" minato dal Matthioio 776. d. 1. fcritta da Galeno, 776.d.i giuggiole, c loro hift.fcritta dal Matth. i8i.e.2.fue virtù" fcritte d'Avicenna 1 82.3.1. quando primain Italia, i82.e.i.fcrittedaGal. 182.CI giunco fcritto da Diofc. 585. d'2 giunco florido efam.dal Matth. $$if'.2 giunco di più fpecie apprelTò Gal. 583X2 giunco odorato fcritto da Diofc.46.f.i. confiderato dal Matth.46.d.2.mal'intefo da Frati commentatori di Mefue 47.C.1. volgare eftere il legitimo contra l'An- guilla" 47.3.2 giuncoodorato,efuoifìoriportarfi inltalia 46X.2 giunco odorato mal cowfiderato dal Fuchfio. '47. f.i. mal' intefo dal Ruellio47.c.2. fcritto da Galeno 47X2 gladiolo fcritto da Diofc.562.b.i.efam.dal Matth. 562. f.l.qualfiaappreftb Plinio j62.b.2.fue virtù fcritte da Gal. 562 b' glafti, Leggi Ifatide glaucio fcritto da Diofc.474.f.2. efaminato dalMatth. 475-a-i.comeficontrafaccÌ47;.b.i.fue facoltà fcrit- te da Gal. 475.CI glauco fcritto da Diofc.663.d.i. efaminato dal Matth. 663-a.2.fue facoltà fetitte da Gal.663.c. 2. mal confi- derato dal Rucllio 663.3.'! glicir- TAVOLA. m& J«.f.1 503.C.1 503X1 504-d.i S ciohiza mal confidata da Plinio ^naphaliofcricto da Diofc. ^aphalioconfideraco dal Mattinolo Snaphalio, e fue virtù fcritte da Gal. gopefce, Leggi Gobio ^ c f gobio ffi» dl1 MW£hÌQl0 gobite fue facoltà fcritte daGal. comma feruta daGal. ,l2'cl gomma cfaminata dal Matthiolo I4*£* ^SSS fti virtù fcritte dal & JtLUì circgio fcritta da Diofc. fcgj** gommali mandorlefcritta da Diofc. 183.0.1 comma di moro fcritta da Diofc. r 9 • j. |omma d' olivo d'Ech.opia fcritta da D.ofconde. gommad'olivod'EthiopiacorifidcratodalMauhiolo. I4<5.d.l . , ,-of 1 gomma di pruno fcritta da Diofc. 179 ■ ■ gommadificomoto feruta da Diofc. gomme d'alberi, e d'herbe diverfe 7»-a gorgoleftro, LeggiSio goflipio, Leggi Bambagia . gramigna feruta da Diofc. 5 °7 j gramigna cannarla feruta da Diofc. 12, e , gramigna di Parnafo fcritta da Diofc. IHaI gramigne tutte efam. dal Matth. ','o'f, iramilne.elorofacoltàrcritte daGal. 5*«* grana da tingere feruta da Diofc. grana da tingere efam. dal Match. 5»=-" grana da tingere feruta da Gal. V> • • grancerole fcritte dal Matth. !2w granchi defiumi fcritti da Diofc. eranchi de fiumi efam.dal Matth. ioS.c.i granchi de fiumi fcritti da Gal. JOJ" granchi marini , *°yi' "ranchi mal'intefi da molti , ,?° ,.'r. granchi de fiumi come preparar C debbino per li molli 6 decanirabbiolì S°7- -e- grani del Paradifo, Leggi Cardamomo grafcia.e fevo come fieno differenti S4f' , graffo, e fue facoltà fcritte da Diofc. 252.D.-. graffi efaminati dal Matth. . ZiTZr graffifcrittidaGal. gralfo d'afmo fcritto da Diofc. 25» * grado di becco fcritto da Diolc. -54-a- 1 gradò di becco efam.dal Matth. 2S4- °- » graffo dì bue fcritto da Diofc. *5»-"<» graffo di cervo fcritto da Diofcoride S53-'» graffò di capra fcritto dal Matth. -H-'-i graffo di capretto fcritto dal Matth. „ h , graffò di gallina fcritto da Diofc. Vjffl graffo d'Elefante graffo di leoneferitto da Diofc. fi! , graffo dileone efam. dal Matth. afj*.» Iraffodipefcidifiumifcrittodfl Diofc W>.i graffo di pecora fcritto da Diofconde 254-3'1 iraffo di panthera fcritto da Diofc. 2J3-C-1 graffo di porco fcritto da Diofc. ^T'r i graffodiporcoeram.dalMatth. graffo d'oca fcritto da Diofc. 7-5<' graffod'orfo fcritto da Diofc. graffo di toro fcritto da Diofc. graffo di toro efam. dal Matth. Staffo di taffo fcritto dal Matth. graffo di vipera fcritto daDiofo «affo di vitello fcritto dal Matth Sraffo di volpe fcritto da Diofc. b -r- r. »/a»irtriAÌfrnn 254.0.1 253X» 254.b.2 255-b.i 254-b.i 254A5.2 254.b.i siano ai voipc r\ „r- grafficomeficonfervinofccondopiofc. «}.& graffi come fi faccino odoriferi fecondo Diofconde granoso vero grat.adei , e fua hift. fcritta dal Matth. , 418.CI _ greggoladivino, Leggi Tartaro grifomele, Leggi Armeniache grugno di porco 4 lutìco S?e fua hiftoria fcritta dalMatthioìo 133X2 159.C.2 itfc.f.i guiltrico, Leggi Liguftro nufeiodi melagrano fcritto da Diolc. ga&ìo di melagrano efam. dal Matth. H HAlicafcritta daDiofcor.272.e.i. Matthiolo 272.CI. effer differente dal Farro , halicafefuevirtiifcrittedaGaleno 372'b-* halicacabo, Leggi Solatio halicacabo halibeto augello ffiho^hicof»fi..?prcffogl'A»bi 6^ harmola, Leggi Ruta falvatica lunula Regia , Leggi 1 Afphodelo j % 2.SC J78.ÌI -78f.2 hederafpinofa , LeggiSm.Iaceafpro hedera, e fue virtù fcritte dal Match. ,79-a.l hedera, e lue facoltà fcritte da Gal. 379-e- hedricoo , Leggi Unguento hedicroo hedifaro, Leggi Secundaca hflcifma, Leggi Scoria d argento he emofcrittodaDiofcoride, 58. L i. efaminato dal Matthiolo 58.f.2. male fcritto in Diofconde, e re. itituitodal Matth. <,gx.i- non avvelenare le faette, come fi legge nel libro della Theriaca dedicato à helenfo d'Egitto fcritto da Diofcoride, 58.e.2. confi- derato dal Matth. 59-a.2. fue facoltafcncre da Gai. heUchrifo fcrirto da Diofcoride, 587.?. 1. efaminato dal Matth. 587.^1. efue virtù fcritte daGaleno, 588 f 1 rieliotropio maggiore fcritto da Diofc. 7°9' heliotropio minore fcricto da Diofc. 709.1.2 heliotropj amendue confiderati dal Match. 7Iadf-J heliotropio mal conlid. dal Ruellio 710x1 heliotropio, e fue virtù fcritte dal Mactn. 710X i helleborina, Leggi Epipattide helleboro, Leggi Elleboro helfine ciffampelos fcritta da D.ofconde 573. c. X efaminata dal Matthiolo, 573-a-2. feruta daGal. hertofteonda fcritta da Diofc. <52i.b. 2. efaminata dalMatthiolotìzi.t.s. fue virtù fcritte dal Matth. helfinefeconda, fue virtù fcritte da Gal. d22.b.i hemacite pietra fcritta da Diofcoride 772.3. 2. elamina- ta'dal Matthiolo 772. d. 2. fue vinti fcritte da Galeno hematite , c fue virtù fcricte da Alefsandro > 773.a.i . "J hemero- "^t? fcrtofS y^W*'** dalMatth, SOS.a.i - fermo da Gal. cno f , jX? feC°nd° dalMa«hi°J°. e&a hiftoria, ttiiol 52o.d.i.fcrittàdaGal. „lf , Diofc 0fapente' efMwI«oftn.W« fcritta da bemorrboo commemorato da Gal. ■ g^'f'J Mauh J&hem°rrh0a' elorohi1«^ dritta" dal Jieroorrhoo , e cura del fuo morfo pofta da DiofaSdì OjjQ.r.i «epatica, Leggi Lichene 6w.fi113 d°nna ' C m°lh {€lkU daI Matthi°'° herba gatta j Leggi Gattaria «erba giudaica, Leggi Virga aurea «erbagmlia, Leggi Agerato herba indorata, Leggi Afpleno «erba anaria, Leggi Lanaria «erba lucciola ,*. «erba mora tlt pasa,n V Ieggi Vir&a autea '2 «erbapafalyfis herh* PAV fu» hlft-fcfit" daI Ma«"' 5" h rk, r ' S-P,-Ietro ' LeS«i Orliamo 2 he bafacra feruta da Diofc. ... f t h hafard0niar' Lc8gi Sardonia *9UU tt^' L^iCoronoPo hltT'"' L/ggi Cardo benedetto ^ «erba della volpe Va «erbe che n ^hK rebban°rando fiotìfcona fte.» h^k! r l dcbbono Recare al Sole < f \ S Sf^S Comc riP°rre fi Abbino heCand]ae nafCO"° " ItaUa "°" me"° «lorofc , che* herbeftampatedal naturale ne libri quanto giovino! h mbaenVgte„no°fe5 * quelle, che fi herbe, e loro diverfità ne colori *ÌH* herbe, e loro differenze ne fapori "e, herbefpmofe ruvide, e lanuginofe , , c T hermodatflo vero, e fua hiftoria fcritta dal Mattatoio! hermodattilo maleefam.dalFuchfio, e da Frati com- mentatori di Mefue odnaticom- hermolao difefo dalle calunnie del Brafayola, e del Fu- *SÌt5SÌ£P^ dal ^ hidnierpente, efuo velenofo morfo fcritto da D?ofc hÌdaìkat[h! hm°rÌa C°n b CUra de fuoi morfi f"!«a idromele fcritta da Diofc. tì&tl t3C„P;f"'Ct0 da,Di?fc-357.b.i. efaminato gffi£ thiolo,57.c.i.maleefam. dalRuellio «7 c 1 Si ^rtufcrictedalMatth, 35S.b.i. fuc virtl/ famedi hieracio maggiore fcritto da Diofc. ìlfr'l hieracio minore fcritto da Diofc. Indi hieracio efaminato dal Matth. Il," f \ hiofc,amofcrittodaDiofc.W7.e.2.confid. dal Matth! . W-t.z.fcrittodaGal. „g . 2 h,ofc.amob.ancOCo„fid.dalMatth. h.ofc.amo,e fue virtù fcritto dal Matth. ,98 d.2 hiofciamo nimico de porci cignali ,S d 2 hiofciamonuovo, efuahift.eyktùferittedal Matth T A V O L A. hiofeiamo tra i veleni fcritto da Diofc fi™ h * Matth COnIacuradefUo' nocumenti deferitti dal htefSÌtt° da Diofc°ride 5?5-2" confiderai Manolo, 596.e.2. lue facoltà fedite da Galeno, hÌ&oIo%tDÌOf?^e5?^*' efami»*° da' « ,/f 3rr (UCVjrtlì faittc da! Mattinolo, min t D. aC°Ua fcricceda Gal- 5^.e.i.malc efa- vòht^ lT ■ P7-Cr2- ?a F°nCd«ato dal Brafa- Mefue 3 ° da Fraci com'«entatori di cnioio ni Ai. fue virtù fentte da Gal 132 a t mal' &StììS±,2i de.f«'«odal medefimo ioq.c.i. c fue virtù ferme da thano 109.C.2. fcritto da Galeno, hÌArXeIendIa3CnCratÌOncde8lÌaUsdIi diverfo dl hÌPÌ°8f15°fcl:Ìttoda.Diofc.657.f.x. efam. dal^aith! tfS7.t-i.fue virtù ferme dal Matth. 6;7d 3 hippolapatho, Leggi Lapatio 57 hippomarathro, Leggi inocchio falvatico hippophae fcritto da Diofc. 67A31 hippophae fcritto , & cfarninato dal MJf࣠hippophelto fcritto da Diofc. gUCI hippophefto confiderai dal Matth. 6K8 di dparZtr^odaD,ore-22°-d-1- f«Wft W SS 220-d-1- no" corrifpondere all'imagine PoftadalBclIoniojedalGcfnero 23Sfa ippopotamo , e fue virtù ferme dal Mattinolo , hÌ^?i"Mn0trCr,Ì"0da Di°fcoride 454.0.!. efaminato dal Mattinolo, 4w>fif. efuevktUfcritte da Gal hln~U!0'f r6'0 Be«arelfo fcritto da Diofc. b 1 hidopoicntto da Diofc. hiffopo montano fcritto da Diofc. JS-5* h.ilopo domeftico, e montano confidiate dal Matti, dàGa^t2,crtUfCrittedalMattn-4I7.e.2.defcr,tto hiftoria d-un canta in banco, che odorando un gfrofà- rioiubitocafco morto %»e.-l infulìortedi rofe inguinale ferina da Diofc, 640.C.1 irione , Leggi Erifimo iride efaininata dal Matth. 17-3-1 iride, e fue fpecie deferine dal Matth. «W,-1 iride falvatica deferitta dal medelìmo J7-'-2 iride allragalite ferina da Gal. J9-f 1 iride afhagalite male efam.dal Cornano 19.fi iride illirica *ok'2 iridebianca is.b.2 iride, e fue virtù ferine da! Matth. ig.a.i iride, e fue facoltà ferine daGaleno I9.b.2 iringo, Leggi Eringio ifatide domeftica lenita da Diofc. 3ÌS2.D.2 ifatide falvatica felina dal medelìmo 382.! .2 ifatidiefaminate dal Matth. 383^.1 ifatidi, e fue virtù ferine da Gal. 5 8 5 .e. 1 ifopiro ferino da Diofc, 65Q.d.l jfopiro ferino, & efaminato dal Matth. 65OX.1 ivamofeada, Leggi Chamepitio jufquiamo, Leggi Hiofciamo ixia ferina da Diofc. 397.CI.2 ixia veleno monifero ferina da Diofc. 8o8.d.i ix^a, efuaveknofanatura,enmedj (crini dalMatth, 8p8.e,i K KAUi che pianta fia 300X2 Karabe nome Arabico, Leggi Succino keiri, Leggi Leucojo tórva maggiore , Leggi Ricino kerva minore , Leggi Lathiri 534X1 LAbbro di Venere, Leggi Dipfaco Laburnio di Plinio efam.dal Matth. labrufca ferina da Diofc.Leggi Lambrufca lacca variamente intefa da glArabi 55-'-2 lacca de tintori effer la lacca de gl'Arabi 56.D.1 lacca artificiale, e fue fpecie ^6.0.2 lacca efiere una cofa medefima con ìlCancamo ferino <àa Diofc. . 5f.-d.-i lacca artificiale erroneamente ufarfida gli Speciali in luogo della naturale . . Stf.e.2 lacca mal confidcrata da Frati commentatori di Mefue 56X2 lacognitione delle cofe fenfibili s'acquifta vedendole fpeffe volte 3 -e-1 ladano, Leggi Laudano lago Sodomeo, e fua hiftoria ferite» da' Mattinolo 94-e.l lagopo, Leggi Gariophillau lagrime di diverfe piante 7;U lacrimo d'Avezzo, e fue virtù ferme dal Mattinolo W.2 lambrufca ferina da Diofc- 7i8.a.l lambrufca efam. dal Matth. 720.a.l lamio delcritto da Plinio . 629 0.1 lampfana ferina da Diofc.295.e-2. feruta, Scefam. dal Matth. 29^.f 2.fcrittadaGal. 296\d.l lana fucida ferina da Diofc.Leggi Efipo lanariaherba ferina da Diofc. 35°->-2 lanariaherbaefam.dat Matth. 359-°-i lanaria nerba, e fue virtù ferine da Gal. 359-b-2 lanciuola, Leggi Piantagine lantana, Leggi Viburno lanugine di Cardi ferina tra 1 veleni da Diolcor. lapatio ferino da Diofc. 293-f-i-efam.dal Matth.293.f-2 mal confiderato da Avicenna, e da Serap.294.e-1 .lue virtùfcrittedaGaleno 29$.a.2 lapis lazzuli , Leggi Pietra cerulea lapislincis, LeggiLincurio lapis bczahar , efua hilt. e virtù ferma dal Mattinolo , 775-0-2 lappa, Leggi Perfonata lappa minore, Leggi Xantio largàchecofa fia 8<5.b.l larice, e fua hifl- ferina dal Matth. 85.3.1 larice abbrugiarfi nel fuoco come lealtre legna, «on- era l'opinione di Vitruvio, c di Plinio 85X1 larice produce l'Agarico 85.1J.2 lafahaten che cofa fia 55-o-2 laferpitio fcritto daDiofc-470.d.i. e lafero efam. dal Matth.470.e.2.fcritto da Theofr. 47 1 .d.2 laferpitio, e lafero, e fue virtù recitate da Galeno, 472 b.i lafero fcritto da Diofc. 470.CI lafero effer del tutto fmarrito 471. CI lafsulata, Leggi Menta greca lathiri fcritto da Diofcoride 6$p.z.2. efam. dal Matth. 689X2. fue facoltà ferine da Gal. 690.3.1. fue virtù ferine dal Matth,6oo.a.i .fue virtù ferine da Attuario 689X2 lathiri fra i veleni, con la cura ferina dal Matth. 817.C2 lattajuola, Leggi Chondrilla latte afmino, caprino, cavallino, vaccino, pecorino fcritto da Diofc. i48.d.t Une confiderato dal Matth. 249.0.1 latte qual fia il migliore, e fincero 248.CI lane in che modo diventi folutivo 249.CI latte come fi debbi bere 249.C.2 latte, e fue facoltà ferine da Gal. 250.C2 latte apprefo, e lue facoltà 249.C.2 lane humano fcritto da Diofc. . 248.C.2 latte apprefo nell o flomaco , e fuoi nacumentije rimedi ferini da Diofc. 8/«f latte apprefo nello ftomaeho confiderato dal Manli. con la cura n'ii?*' latte come fi prohibifea, che non fi app renda nello Ito- macho 249-Ù-2.& 812.1.2 latte quaai*vaglia contrai veleni 7?2-d.i lattuario rèftaurativo nella cura delle cantarelle lenito dalMatth. 79»-b-i lattuca domenica ferina da Diofc. 326.e.2 lamica, e fue fpecie efam.dal Matth. 327.1..2 lattuca fai valica ferina da Dio.fe. 3 M5Xj* lattuca falvatica ferina , e confiderata dal Matth. 327X2 lattuca ferina da Gal. 32b.d.i lavanda fua hift.e vircù ferina dal Matth. 29-b.2 lavanefe, Leggi Galega laudano fcritto duDiofc.i32.d.i .efaminato dal Mann. i32.f.iiuefacoltàfcritteda Gal. 132X2. lue virtù ferine dal Matth. 132X2 laudano come fi facci in olio 132X2 layen.. I04.d.2 104. C2 I04-f.2 IO5X2 lofi.a.i 105. d.2 105. c.2 lavendula, Leggi Lavanda laverò, Leggi Sio laurentina, Leggi Confolida media laureola fcricca da Diofc.Leggi Chamedafne lauro fcricco da Diofc. lauro, e fue bacche fcriree da Diofc. lauro, e fua hift.fcricca dal Match, lauro fatto pietra lauro, e fue virtù fcritte da Gal. lauro produceil fuoco per feftefìb lauro, e fue virtù fcritte dal Matth. lauro difeefo dal Cielo per coronare gl'Imperadori, 105. f.i lauro Aleffandrino fcritto da Diofcoride 6Sj. e. I. efa- minato dal Match. 667X1. fue virtù fcritte da Galeno <5<57.e.2 legno aloe, Leggi Agallocho legno balfamo {cricco da Diofc. 49.0.2 legno balfamo efaminaco dal Matth. 5o.b.2 legno guajaco, e fua hiftoria fcritta dal Matthiol. lJJ.f.2 legno guajaco, e fue facoltà fcritte dal Matthiolo i34-d.2 legno guajaco di ere fpecic 134.3.1 legnoguajaco,e fua corceccia 134.^2 legno guajaco, qual lìa l'elecciffimo 1 34.C.1 legno guajacocol vino, chi prima Io deffe in Italia, 135.C.1 legno d'India, Leggi Legno guajaco legno Sanco 133 f* Iella, Leggi Helenio lemnia terra fcritta da Diofc.753.a. I.confiderata , e de- ferita da Gal. per lunga hift.75 j.b.i. fua nuova hift. porta dal Matth.754.f.i. e fuefacolcàfcrictedaGal. 753 Sa lemma terra cavarfihoggi altrimenti, che al tempo di Galeno 754X2 lemnia terra qual fia la Iegitima 754 C.I lente paluftre fcritta da Diofc.622.d.2.efam.dal Macch. 622.e.2.fuc vircù fcricce da Gal. 623.fi lente paluftre d'altra fpecie, e fue hiiìorie ferittedal TAVOLA. lepri bianche ove fi ritrovino lepri dormono con gl'occhi aperti lepri, e fue facoltà fcritte da diverfi leuca fcritta da Diofc. leucaefam.dal Matth. leucacantha, Leggi Spina bianca Jeucanthcmo fcritto da Diofc. ,,2e. leucanthemoconfid.dal Match. ?13a l leucojofcrictodaDiofc.TO.a.c.fuefpecie efamhV'dal Matth 5o9.e. 1 fue facoltà fcritte da Gal. ;oo.a.2. fue IpeciefcriccedalMacth. libidico, Leggi Liguftico lichenefcritf1_daD1ofc^84.b.2.e(am „ 2. fuavirtu lenita daGa].585Xi.fu.fpeciefcrirceda 584.C2 2t7.fi 217. C.2 218. b.i 484.3.1 484.b.i 509.f.i ;!Macch.584.e. Plinio lichnide domenica fcricca da Diofc. lichnide fai vacica fcricta dal medefimo lichnide efam.dal Matth. lichnidi, e lor virtù fcritte da Galeno licio fcritto da Diofc. licio delle fpeciarie elfer contrafacco licioconfid.dalMacth: licio Iraliano, e fua hiftoria fcricca dal Maethioìo I39.d.l licio, e fue virtù fcritte da Gal 484.0.1 484.d.i 4S4.C1 484.d.2 I3iì.b.2 138X2 138X2 licio c I39.CI Macch. 623.CI lencicchie fencce da Diofc.283.c1.efam. dal Macchiolo 283.e.2.fcriccedaGaleno 284.3.1 Iencicularia, Leggi Lence paluftre lencifcofcriccodaDiofc.87.e.2.efamin. e defcrictodal Matth.88.e.i. fue vircù fcritte da Gal.88.t. 2. non co- nofciucodalRuellio 88.a.2 leone pefee marino 206. fi leoncopecalofcricco da Diofcoride 481. d. 2. confidé- r3codalMatth.482.a.i. fue facolcà fcricce da Gal. 482.b.i leontopodio fcritto da Diofc. 6$6f. 1 leontopodio efam. dal Matth. 657.d.i leontopodio mal confid. dal Brumfelfio 657.e.i lepidio fcritto da Diofcoride 370. b. 2. efaminato dal Macchiolo, 370.C2. non effer alerò che l'Jbcride 370X2 lepidio fcricco da Plinio, differente da quello di Diofc. 370X2. mal confideraco dal Ruellio , Manardo, & Ermolao 37i.d.i lepre marina feritea da Diofc. 216X1. efaminaca dal March.2ic5X.2.pofta era veleni da Diofcoride con la cura, 8 1 5.a. 1, con la cura del fuo nocumenco fcricta dalMacch. 815.C.1 lepre terreftre fcritta da Diofcof. 2 16.fi lepre terreftre efam.dal Matth. 217.CI lepre fola tra tutti gl'animsli , che hanno un ventre folo bavere il caglio 217X.1 lepre fola frs culti gl'animali hauerci peli in bocca, e fotto le piante 217.C.2 lepri impregnai, fe ben fori pregne 2l7.d.2 lepri generare tanto mafehi , quanto le femine effer bu- lepri ove habbmo due fegati 2i8.a.i lepri ove non vivino ai7.d.2 ove manchi, che cofa fupplifca licopfide fcritta da Diofc.s65.d.I. confid. dal Match 565.CI non efier la Cinoglofla volgare conerà l'opi- nione del Ruellio lifcia di cenere di fico fcricca da Diofc. 192^2 lifeia ufuale fcricca da Diofc. io2.f!i lifimachiafcriccadaDiofc.543.e.i. confid. dal Match. 543.f.i.malconfid.dal Ruellio 543X1. efue facolcà fcricce da Gal. 544-c.i lichargirio , Leggi Spiuma d'argenco HchofpermofcriccodaDiofc.527.a.2. confideraco dal Macch. 527.C2. fua hiftoria fcricca da Plin. 528. e. 1. mal confideraco dal Fuchfio 5 2S.d.i. fue vircù fcricce dalMacth. 528.fi locufte 790.C.1 277X.2 279.3.1 278.e.i TAVOLA. locufte pefci ****•! loculte volatili ferine da Diofc. 234-b.i locuiteccinfidc'rate,edefcriteedal Matth. 234. ci lociilie jrìnumerabili quando in Italia 234X1 loculte mangiarfi da i Parchi , e da gli Hebrei > 234X1 loculte lunghe tre piedi, ove fi ritrovino 234.C2 lodi grandi date da Galeno à Diofc. 5 .a.2 lodi date da Galeno alla Theriaca 829.C.2 lodi del Mithridato 790.e.i lodcla fcritta da Diofc. 235.d.2 lodoleconfideratedal Matth. 235-d.i loligini pelei ferini dal Matth. 2io.e.i loglio fc tino da Diofcoride 575. e. 2. efaminato dal Matthiolo, 275X2. fue virtù fcritte da Galeno 276. Eli convertirli in grano lyó.à.ì , mal'intefo dalFu- chfio 276.C.2 lombrichi terreftri , Leggi Vermi tetrcftri lonchite fcricta da Diofc. $30 a. I lonchite della feconda fpecie ferina da Diofcoride . lonchitiefaminatedal Matth. ^ox.l lonchiti, e lor virtù fcritte da Gal. 53 i.b.i lora fcritta da Diofc. 72I.e.2 loia efaminata dal Matth. e da Gal. 722.d.2 loto albero ferino da Diofc. 174X2 loto albero confiderà» dal Manin 175 f.l loto Ita liàno ferino dal Matth. 175.C.1 loto mal confiderà» dal Ruellio 176X1 loto, e fue virtù-ferine da Gal. fjó.e.i loto mal interpretato dall'Anguillati in Theofrafto 1 7<5.a.i ìotofalfo Jjó.d.t loto d'Africa I7<5.d.2 loto d'Egitto ferino da Diofc. S44X.1. efam.dal Matth. 644 b.2.fuahift. fcritta 4aTheofr. 644.b.2. comme- morato da Gal. 644.C.2 ìotofalvan oherbaferittoda Diofc. 6s,2.3..\ loto d.imeiuco ferino da Diofc. <542.a.i lotodomeftico , e falvacico efaminato dal Matthiolo cuii.e.i Iotiambeduc,eIorvirtù fcritte da Gal. 642. e.i lucciola, Leggi Herba lucciola lucertolachalcidica, LeggiSepa lucertole fcritte da Diofci 243-b.ì lucertole efam. dal Matth. 243 .c. I lucertole di mirabile lunghezza 243-d.i lumache, Leggi Chioccinole lunaria gralTola , e fua hiftoria fcritta dal Matthiolo 521.CI lunaria minore , e fua virtù fcritta dal Matthiolo 52o.d.i luparia, efuahilt.fcrittadalMatth. 007X1 lupini ferini da Diofc.287.e.i.cfam. dal Match. S87.d.2. lor facoltà fcricta da Gal. 287X2 lupulo, e fua hilt. fcritta dal Matth. 666.Q. 1 lupulo, e fue virtù ferine da Mefue 666.b.2 M MAcerofctittodaDiofc. H2.e.2 macero confiderato dal Matth. 1 1 2.e.2 macero non effere il rnacis delle fpeeiarie 11 2X2 macero, e fue facoltà fcritte da Gal. 1 13 .b.i macerons 450X2 macinefta 2o6.d.i macis Arabico confid.dal Matth. 1 12X.2 macis mal confiderato da Frati commentatori di Me- fue I13.CI madriperle, Leggi Perle maeftra del favone tra veleni, con la cura fcritta dal Matth. 8i4,e.Jt magnane, Leggi Sanguifughe magnete pietra fcritta da Diofc. 774.C.2. fua hift.fcritca. dal Matth. 774,d.2.fuc virtù fcritte da Gal. 775. d.i. tua velenòfa natura con la cura fcritta dal Matthiolo 7i3.d.r.fuefacoItàncl ferro 774.C2. come perda la poffanza 775-b.l mahaleb Arabico, e fua bill, ferina dalMatthiolo, 130X.1 majorana fcritta da Diofc. 43 1 .f.2 majorana , e fua efaminatione fcritta dal Matth. 432.C.2 rnalabathro ferino da Diofc. 3 5. b.I. fua efam.fcritta dal Macch.35.d.l.fuevircd fcrirced'Avicenna37.e.i. fua hift. fcritta da Ariano 36. e. 1 malabathro d'Ariano mal fcrittodaun furfante mali- gno 36.d.2 malfattori fi punivano anticamente con il morfo delti Afpidi 829X2 malicorio ferino da Diofc. 159.C.2 malicorio efam.dal Matth. 160X2 malva fcritta da Diofc.297.f.i. efam.dal Matth. 297.C2. di mirabile grandezza 2p8.d.i malva maggiore, e fue fpecie deferitte dal Matthiolo 298.CI ... malva arborea fcritta da Theofr. 297.C2 malva, e fue facoltà fcritte da Gal. 298.b.l malva falvitica 299.C.1 malvavifco , Leggi Althsa mandorle fcritte da Diofc.183 .b.2.cfam.dal Manli. 183. d.2.fcrittedaGal. 183X2 mandorle amare come fi faccino dolci 184.CI mandragora fcritta daDiofc. 604. d.i. efaminata dal Matth. <5o4.e.2. non haver forma humana conerà il volgo 604.C2. contrafarfiper ingannare il mondo 604. f.2. fcritta dal Gal. 5o6.b.2 mandragora fra i veleni fcritta da Diofc. con la cura 8o5.a.i mandragora con la cura del fuo nocumento ferino dal Matth. 805. e. I manna d'incenfo fcritta da Diofc. 7<5.b.2 manna d'incenfo efam.dal Matth. 78.CI manna celefte , e fua hiftoria fcritta dalMatthiolo 78.d.i manna di tronco di fraffino commemorata dal Mat- thiolo 79.e.t manna celefte di due fpecie appreffo à gl'Arabi , 78.a,2 manna celefte nel contado di Goriti.i,e nella patria del Friuli quando cafcaiìècopiofa dal Cielo 7o.b.i manna celefte cafeata nella valle Anania 79-cl manna.e fua natura 8o.e.i manna mal confiderata dal Fuchfio 78.fi niannafcrittadaGaleno, da Theofrafto, edaPlinio 78.d.2 manna feme di gramigna dattilite, e fua hift. ferina dal Matth. 568.C.I marafchc i^.d.l maralTo ferpente 2i4.d.2 marchefita, Leggi Pietra pirite marinelle i64.e.t marmomane 247.3.2 maro ferino da Diofc.433.d.2.efam.daI Matth. 433-c-2 ferino da Gal. 433-e-2 marrobio fcritto da Diofcoride 488. c. 1. efaminato dalMatthiolo 488. d. 1. fue virtù fcritte da Galeno 488.Ù.2 manobionero, Leggi Ballote marfipopuli, e lor origine 831,3.1 marfi ciurmadori fino al tempo di Gal. i>3l.a.i marfonipefei 227.d.i maitago, efua hiltcnia , c virtù fcritta dal Matthiolo 485.d.2 martore animali 223X2 matrice fcritcoda Diofc.87X2.efam.dal Matth. t>8'.b.2. fue virtù fcritte da Gal. 88X2 maceria metallica 714.I1.2 materie atte à farli pietra ^-13.^2 matricaria, Leggi Parthehio jèi* ' matrifalvia, che cofafia, Leggi Mencagreeà ' matrifelva, Leggi Periclimeno •s mazza TAVOLA. mazza lorda, Leggi Tipha meconio, Leggi Oppio medica ferma da Diofc. 339e-2 medica efam. dal Match. 339.0.2 medicamenti falfificati fino al tempo di Gal. 3-e.l medicamenti femplici contra i veleni 792.3.2 medicamenti compofìti contra ai veleni 792.C.2 medicamenti communi ne morii velenofi 783. d.2 medici,chefoIamente medicano con li compofìti fatti da altri reftare fpefle volte ingannati 3. a. 2 mediciquantofienoobligati àDiofc. 784^.2 medici pochi, che rivelino i fecreti loro 794-a.i medici ignoranti quanto fchivar fi debbino 817. a. 1 medici ingannarfi nell'uva pafia 7i9.e.i medicine appropriate quali à quello, quali à quell'altro membro 787. c.2 medicine folutive,&: avvertenze circa quelle 8 17.C2 medio fcricto da Diofc. 551. ci. efam. dal Matth. 561X1. fue virtù fcrittedaGal. 561. b. 2 melagrano fcritto da Diofcoride, 159. f. i.fuaefamin. ferma dal Matth. 159 f.2. come di brufehi fi faccino dolci 160.C.1. come fi prohibifea , che noncrepino sii l'albero 160. c. i.fua virtù fcritta da Galeno 160. d.2. conferva de fuoi fiori, e lue virtù ferine dal Matth. iSo.a.2 melanteria fcritta da Diofc. 758. d.i melanteriaconfid.dal Matth. 758.8.2 melanthio fcritto da Diofc.468Xi. confid. dal Matth. 468. e.2. falvatico, e fue fpeciedeferitte dal Matth. 468.c2.fue virtùferitte daGal.470.a. 1. malconfid. dalBrafavola 469^.2 melanthio fcritto da Diofc.trai veleni ' 8i6.d.2 melanzane, e lor virtùferitte dal Matth. r5o6.fi melanzane, e lor (lift. fcritta dal Matth. 605. f.2 mele frutti ferini da Diofc. 165. c.2 mele efaminate dal Matth. 166. d.i mele, elorfaeoltà, c varj fapori qualificati da Gal. I66.f.i mele apie ferine dal Matth. 166.C.2 mele ceftiane mal confid. dal Cornano 166. d.2 mele cotogne feritee da Diofcoride, 165. ci. efam. dal Matthiolo IS7. d. 1. fue virtù Icritte dal medefi- mo 167.3.2 mele dolci ferine da Diofc 165X2 mcleinfane, Leggi Melanzane mele mediche fcritte da Diofc. i66.a.r mele fai vatichc ferine da Diofc. 165X2 mele liquore lcrittoda Diofc. 259.0.2 mele liquore efam. dal Matth. 26b.e.i melein Sardegna amaro 259.d.2 meleEiiceo H9.b.i mele che là impazzire 260. d.i mele che diftilla da gl'alberi 259X2 mele d'Heraclea fcritto da Diofc. 2$g.d.2 mele Heracleoticoefam.dal Matth. 2r5o.d.I. fcrittoda Diofc.tra i veleni con la cura Soi.c.2 mele che non mangiano le mofche 26o.d.i mele Scillino mal' intefo da molti appretto Galeno, 369.e.i melega, LeggiMiglio Indiano melfrugumchecofafia 644X.1 meleghette, Leggi Cardamomo melia terra fcritta da Diofc 781.C.1 melia terra confid. dal Matth. 78i.d. 1 meliloto fcrittoda Diofc- 433.3.1- confid. e deferit- todal Matthiolo 433.fi. mal confiderato da molti, 433.C.2 meliloto volgare noneffcrcilvero 433-C2. meliloto, e fue facoltà fcritte da Gal. 433 .b.2 melimele ferine da Diofc. 165. e.2 melifla fcritta da Diofc.486.e.2.efam.dal Matth.486.f.2 fue facoltà ferine da Galeno 487.fi meliffaConftantinopolitana 487.fi meliflTa , e fue virtù diligentemente deferitta d'Avicen- na, e da Serapione 487^.1 meliflophillo il medefimo che Meliffa melitite pietra fcritta da Diofc 775-e.i mclitite pietra , e fua hiftoria fcritta dal Matthiolo 775 Xi melloni. Leggi Peponi melomele fcricto da Diofc. 728X1 melopeponi , e loro hiftoria fcritta dal Matthiolo 324.6.1 melopeponi, e lor facoltà fcritte da Gal. 326.d.l membra d'animali converfein pietra 713. c.2 memphite pietra fcritta da Diofc. 777,6.2 memphicepietraefam.dal Match. 777-f2 mene pefei ferirti da Diofc 226.ai mene efaminate dal Matth. 226.3.1 menole il medefimo che Mene mentha fcritta da Diofc.425. 3.1. fue fpecie efaminate dal M2tth.425X1.fue Virtù fcritte da Gal.425.b.i.fue virtù fcritte dal Matth. 425.3.2 mentha greca, e fue virtù efaminate dal Matthiolo 426.fi mentha Romana , Leggi Menta greca mentaflro fcritto da Diofc 425.b.i mcntaftro, e fue virtù deferirle dal Match. 42c5.d.l meo ferino da Diofc.22.b.2.cfam. dal Match. 23.3.1. fue virtù fcritte da Gal. 23-d.i mercorella fcritta da Diofc. 708.CI. efam. dal Match. 708.fi. fuahift. fcrittadaPlini0708.fi. fue vimt fcricce da Gslcno 709^.1 mefuedifefo nelle rofe contra il Manardo I37.b.z mefue difefo nell'aloe contra il Fuchfio, e contra il Manardo 411. d.t mefue intorno al Turbit mal'inteio dal Brafavola , 659.d.2 mefue difefo nel Polipodio contra il Manardo , 706X1 metalli ài èrre materia fi generino 7i4.d.i metalli non farli folamente con caldo fotterraneo con- tra l'opinione d'alcuni 714-e-1 metalli havere qualche conferenza con li pianeti , 714.CI. metalli perche di diverfi colori , e di diverfi odori, 714X2 mcttimborfa herba deferitta dal Matth. 39I.d.Z mezereon, Leggi Chamclca miagro fcritto dal Mattli.447.d.i.fcritco da Diofc. 646. f.2. fue vircù fcricceda Gal.647.f.i. mal confiderato d'alcuni 647.e.i miagro falfo 647^.1 midolle d'offa fericte da Diofc.255.a.2.efam.dal Matth. 255.C.2 fcricteda Galeno255.c.2 lor facoltà ne cibi 255.C2 miglio ferino da Diofc.273.b.i.efam.dal Matth. 273.e.r. fue facoltà fcritte dal medefimo 275X1. fue virtù fcrittedaGal. 273.0.2 miglio Indiano fcritto da Plinio • 274.b.2 miglio Indiano, e fuahift. e virtù fcritta dal Matth. 274.b.2 miliumSolis, Leggi Lithofpermo millefoglio, Leggi Stratiote millemorbria , Leggi Scropholaria millepiedi ferine da Diofc. 229.a.i millepiedi cfam.dal Macth. 229.3.1 minerali, e loro facoltà ferine dal March. 7i7.e.i minerali velenofi ferini da Diofc. 784.C.2 minerà d'argenco vivo 751».: minerà d'oro 752.a.i minio fcricto da Diofc. 74S.d.i minio efam. dal Mstth. 750.3.1 minio volgare efiere la vera Sandice 75o.a.2 minio fcrittoda Plinio 750.d.t minutolachccofafia 573-a.i mirafole . Leggi Ricino mirice ferina da Diofc.ii7.b.2.confid.dal Manli. nS.a.i. fcritta da Gal. nS.d.i miriophillofcrinodaDiolc.644.f.2. efam. dalMatth. 644 f.2. fcritto da Gal. 645.8.2 mirobolano , Leggi Ghianda unguentaria . mirobo- TAVOLA. •mirabolani Arabici, e loro hiftoria , e virtù fcritte dal Matth. 68o.e.i mi riha fcritta da Diofc 7i.b.i mirrha efaminata dal Matth. 71.3. 2 mirrha Boetica fcritta da Diofc. 71.3.2 mirrha rifilale non efiere la vera 71 .a. 1 miirtia , e fua hilloria fcricta da Teofr.72.b.2. fcritta da Plinio 72.b.i mirrha, e fue facoltà fcritte da Gal. 73-b.i mirrha velenofa 7i.d.2 mirrha ove manchi che cofa fupplifca 73-d. 1 niirrhaconvcrtirfi in opocalpafo 71. d. 2 mirrha come ufata dalle donne per imbellirli 72.3.2 mirrha volgare non effer il Bdellio, contra il Brafavola - 7i.e.2 mirrhidc fcritta da Diofc.645.b.2. efaminata dal Matth. 645. c.2. mal'intefa dal Maliardo 646.d.i. fue facoltà fcritte da Gal. 646.C-.2 mircidanoferitto da Diofc. hSi.c.i mirtidano efam. dal Matth. 161.C2 mirtillo, c fua hiftoria, e virtù fcritta dal Mattinoli 1(52 d.2 mirtlio fcritto da Diofcoridc 160. f.2. confulerato dal Matth. idi. a, 2. eflòtico , e talentino, e loro hi- ftoria fcrittada Plinio ìtfi.e.a. fue bacchemal con- fiderate da Marcello 161. b.2. fue virtù fcritte dal Matthiolo 162. f.2. fue facoltà fcritte da Galeno 163.3.1 mirto falvatico. LeggiRufco milifcrittodaDiolc.758.c1.efam. dal Matth.758.a.2. fua nifi. evirtù fcritte da Gal. 758X2 mitridatO) e fue lodi 790.C2 minili pefei 201. d. 1. efam. dal Matth.20i.f.i. mal con- fiderai dal Giovio 20I.f.I mixa, emixaria. Leggi Sebeften mocho. Leggi Orobo modo di lambiccare herbe, efiori, le cui acque riten- gonogl'odori, c fapori naturali 8.b. 1 modo di prefervarfi da i veleni 790. d.2 n>oliferitcodaDiofc.44o.b.2. confidcrato dal Marti). 44o.f.2. fua hiftoria fcritta da Plinio, eda Teofrallo 44C/.Z " • ." .-,;*. moli , over mile, e fue facoltà fcritte da Gal. 441. b.I molibdena fcritta da Diofcoridc 745. f. I.lùcfpecie743. a.2. efaminata dalMatth.74J.a.2. fcrittada Galeno 743.C2 molibdoide fcritta da Diofc. 740-c. 1 molibdoideconfiderata dal Matth. 740.!'. i molleche 2o6.d.i molochia . Leggi Alimo momordica , c fua hiftoria, e virtù fcritta dal Matthioli 704X2 monacuccie. Leggi Xiphio moniache. Leggi Armeniache inorandola. Leggi Confolida media morca d'olio fcritta da Diofc. I4f5.b.l morca d'olio, e fue facoltà fcritte dal Matth. 146.C. 1 morcfci itte da Diofc- i'>o.b.i moro albero fcritto da Diofcor.190. b.I. efaminatodal Matth. 190 f 1. liquore delle fue radici fcritte da Diofc.190. c.i.fuoifrutti, e virtù fcritte da Galeno 190. c. 2 morochtho pietra fcritta da Diofc. 775. b.2. ciaminato dal Matth.775.c2. fcritto da Gal. 775X2 morfi velcnoli come fi curino in Egitto 827.d,2 morii velenofì quanto fieno pencolofi da fucchiare 828.C2 morii di cani rabbioli comeficonofehino S23.b.i morfi de ferpenti curarfi con incanti 831 .e.2 morfus diaboli, e fua hift. e virtù fcritta dai Matthiolo 377-a.i morfusgallina; 37°Xi mortina. Leggi Mirto mofa. Leggi Athera molcaidini come fi faccino ; 5,d,2 mofeo odorato. LeSSiMufchio molco arboreo fcritto da Diofc. ' 52. a. t mofeo arboreo confid. dal Matth. 52.d.l mofeo dilariceottimo 52.fi mofeoarboreo, efueviruificritted.iG.il. <2.e.2 mofeo terreftrefcritto dal Matth. 5 2.f.l mofcoterrcftrc.efue virtù feriate dal medclimo 53.!).! mofeo marino fcritto da Diofc.63 1. a.i. fua hift e virtù fcrittedal Matt.631.fi. fuefacultàfcrittcdaGalcuo 631. d.2 mofeo marino d'altra fpccie fcritto da Plinio 631.8.2 mofchoni cheli pafconodinapello,yaglionocontraài veleni 8o8.a.i mughifpecicdipini 82.X2 muli animali contra a i veleni 792.fi mullo pefee fcritto da Diofc.2 2o.a.i. fua hift. fcritta dal Matth.220.b.i. fcritto da Gal. 220.C.1 mumiadellefepolture 95_d 2. fua hiftoria efamin.dal Ma tth. 95. f,2. mal'intefa dal Brafavola 95. ci. mal'efa- minatadal Bellonio 95.1.2. fue virtù fcritte daScrap, gxS.b.i mufe frutti , e lor hift. fcritta dal Matth. 1 56.fi 1 mufehio odorifero, efua hiftoria fcritta dal Matthioli 53-b.i mulchio. e fue uirtù fcritte dal medefimo 53.C.2 mufica quanto vaglia contra'I veleno delle tarantole 243 .b.i N N Agoni. LegiNapi Nagonc falvatico. Leggi Bunio napello, cfua hift. fcritta dal Matth.6i2.e.i. fua vele- nofa natura , con tre (vittorie d'alcuni, che lo prefero 612. f.2 napello, & hiftoria del topo,che fi pafee delle fue radici 6 13. f.2 napello, e fuoi antidoti 807.C.2 napello moifi che cola lìa 614.3.1 napello, e rimedj del tuo veleno fcritti dal Matthiolo 807.C.2 napi fcritti da Diofc. 290. b.t napicfaminatidal Matth. 290.fi £ narcaphto fcritto da Diofc. 55X1 narcaphto efam.dalMatth. 55.fi narcifo fcritto da Diofc. 681. fi. d'ottofpecie deferi- te dal Matth. con le loro figure68l. f.2. fua hiftoria fcritta da Tcofr. 681.C2. lue virtù fcritte da Galeno 68;.a 1 nardo indiano fcritto da Diofc.26. a.i. efaminatodal Matth.26.f. 1 . del noltro ufo eftere il vero contra l'o- pinione del Manardo26.c.2. non effer fpica, ma ra- dice 26.e.2. mal confiderato dal Brafi 27. d. 1. mal'in- tefo da Plinio 27.b.2. fue virtù deferitteda Galeno 28. f.2 nardo Soriano fcritto da Diofcoride 26.a.i.cfamin. dal Matth.26.f.l na ido Celtico fcritto da Diofc .29.3. 1. efam. dal Matth. 29. fi. tu; virtù fcritte da Gal.30. a.2. dove copioto 29.3.2. non efièr la Saliunca 29X2 nardo montano fcritto da Diofc.3o.a.2. efaminato dai Matth.30.c2. fue virtù fcritte da Gal.31. b.2. mal'in- tefo dal Brafavola 31 .a.2 nardo italiano . Leggi Spico nardo Italiano 113O0. Leggi Tallo nafturtiofcrittodaDiofc.347.fi2.efam. dal Matthiolo 348.d.i. fue virtù fcritte da Gal. 348.fi natrice ferpentc. Leggi Hidra navigationi, e pellegrinaggj diGaleno per conofeere alcuni medicamenti 3. ci naxia pietrs fcritta da Diofc. 779X2 naxia pietra efam. dal Matth. 780.3.1 nenupharo. Leggi Nimphea nepeta. Leggi Calamitila nerio fcritto da Diofc.616.f2.efam. dalMatth.617.c1. . fue facoltà fcritte da Gal.6l7.b.2.fua malefica natura conlacurafcrittsdalMatth. 803 a [ nefpole fcritte da Gal.i74.d,2. fcritte da Diofc. 173. a.2 d efarni- TAVOLA. fciarainate dal Matth. i73.e.2.Iof virtù fcritte dal Mat- tinoli i74-b.2. fenza noccioli i74.c.i.confufamcncc icritte da Serap. 174-b.a nigella. Leggi Melanthio «impheabiancafcrittada Diofc. $i6.c.ì nimpheagialla fcritta dal medefimo 5 i<5.c.2 nimphee cfaminàte dal Matth. $tS.e.i himphea, e fue virtù fcritte da Gal. $i8.b.i nitro fcritto da Diofcor. 766.b. 1 . fui fpiuma fcritta dal medefitno 766.C.I fuahilloria fcritta dal Matthioli nitro, & aphronitro, e fue virtù fcritte da Galeno 767>a.l , hiunofipuò fare perito per vii de libbri nella materia de'femplici 4-c 1 nocelle. Leggi Avellane . noci communi fcritcc da Diofcoride i8^.c.2. fue virtù confidi ate dal Matthioli 185. d.2. lor virtù fcritte da Galeno 286.d.l.vimi del loro olio fcritto dal Matth. i87.b.t noci fatfalac , e loro hift. fcritta dal Matth. i88.e.2 nodi d'India, eloro hiftoria, e virtùfcritta dal Matth. i86.e.2 nocimofcade, e loro hiftoria, e virtù ferirti dalme- defimo 187." nocimetelle, ecuradcllorveleno 8o5-d.2 nocimerelle, e vomiche fcritte dal Matth. i87.d.2 noci di cipreffo fcritte da Diofc. 97aI nocciuole. Leggi Avellane nocciuole, e lor proprietà he i morii de ifeorpioni 8?+fc3 . . . nocumenti de i morii del cane rabbiofo 523 .ci non efler da predar fede à pietre nè à figilli che fi porta- no adoflò 6oo.d.2 nova ordinationc del fefto lib. di quell'opera 828.e.i humularia, e fue virtù fcritte dal Mattinolo <;2i.f.2 &574.a.t O 748-a.i 748.b.i OChra fcritta da Diofc. Ochra , e fua hift. fcritta dal Matth. ocimoide . Leggi Bafilico falvatico ocimo. Leggi Bafilico ocimochecofafil 334-a-1 ocrofpecie di legume . . 284X2 olii come realmente comporre fi debbinó 6J.a.2 olio maturo corrte fi poflà far fimil all'omphac. 6o.f.2 Olio commune fcritto da Diofc .fio.a.i. fue virtù fcritte daGal.6o.e.2. in quanti modi fi preparane appretto gl'antichi per l'ufoquotidiano 6o.b.2 òliod'anetho, e fue virtù fcritte da Diofc. 6<5.b.2 olio d'antimonio fcritto dal Matth. . 741. b.2 oliod'avezzo, e fue virtù deferitte dal Matth. 86.d.2 &SS.C* . , . bliobalanino fcritto da Diofcor.62.c1. fue virtù ferme dal Matth. 62.C.1 olio di Bafilicò fcritto da Diofc. 66-t.2 olio di Ben fcritto dal Matth. 62.C.1 olio di cedria fcritto da Diofc. ìoi.b.ì oliodichervafcrittodaDiofc.6i.f.i. confiderato dal Matth. 62.b.2. e fue virtù fcritte da Melue 61.C.2.& 684X2 , , . olio di ferro fcritto dal Matth. olio cnicino fcritto da Diofc.62.d.2.efamin. dal Matth. olfodi flammola, e fue virtù fcritte dal Matt h. H7-f-2 bliodigrano, efuevirtùfcrittedalMatth. 265 d.2 oliognidinofcrittodaDiofcor.62.d.2. efaminato dal Matthiolo J\, j Vii , olio di ginepro, e fue facoltà fcritte dal Matth. 98.d.2 dio di hiofeiamo fcritto da Diofcor^. e.2. fcritto dal Matth 62.e.2. come fi faccia, c fue virtù ferme dal Matth. 02.1.2 olio latitino fcritto da Diofc.63 .d.2. efamin. dal Matth. 63X2 oliò lenticino fcritto da Diofc.64-i-l'fue vi"" > tcomc fifaccia, fcritto dal Matth. i^.b.t olio di ligullro, e fue virtù fcritte dal Matth. 129.3.1 olio di lombrichi terreftri j e fue virtù fcritte dal Matth. 246.a.t olio di mandorle amare fcritto da Diofcor. 6i-d.s olio di mandorle dolci, come li facci ottimo in più mo- di6i.f.2. non farli il più delle volte come fi ricerci 62.b.i.fuevìrtùfcrittedal Matth. 62.c.t olio mafticino fcritto da Diofcoride 64.C.1 . mal prepa- rarlidagliSpeciali64.e.l. come preparare fi debbi 64.CI , òlio melanthino fcritto da Diofcoride 62.d.ì olio di mele cotogne come preparare fi debbi 6?.f.l. fcritto da Diofc.65.e.I.efam. dal Matth. 6s.f.t olio mirabile contrai veleni del Matth. 795-i-1 olio di mirrhafcritto dal Matth. yil.l olio mirtino fcritto da Diofc.65. ci. come preparar fi debbi6?.b.2. confiderato del Matth. 63.e.t oliodinocilcrittodaDiofc.62.c.i. fuo ufo fcritto dal Matth. , . , 6s>b.i olio di noci Indiane, e fue virtù ferine dal Matthioli Olio di noci mofeade, e fue virtù fcritte dal Matth.cort il modo di farlo 187.D.2 olio d'olive falvatichc fcritto da Diol.6o.c.i.efaminato dal Matth. * . ói.c.t olio omphacino tetitto da Diofc.6o.a.l. efammato dal Matth. 6o-a-2 elio fcritto da Galeno 60 e. 4 olio di pece fcritto da Diofc. 02.cS oliopetroleo, e fua hiltor. fcritta dal Matth.95a.i.fue miracolofe forze .?'i'bù1 olio di rafano fcritto da Diofc.62.d.2. efam. dal Matth. 63-b 1 , , 1 6lioricinofcrittodaDiofc.6i.f.l. elamin. dal Matth. 6i.b.2. „ . olio rofado di Mefue olio rofado quanto vaglia nelle ferite delcapo 65.b.I olio rofado omphacino 6.5;°:1 olio fambacino , c fue virtù fcritte dal Matthiolo 7l.a.i . olio difcorpionidel Matth. contra la pelle, e contrai «detti „ ,,w , 79S-b-t olio di feme di lino feiitto dal Matth. 278.6.1 olio di fenape fcritto da Diofc 62.C.Ì olio f:cionìo fcritto da Diofc. . . 6o.e.i olio fifamino fcritto da Diofcor.62. e.i. efammato dal Matth. ... , , - , <5J a'1 oliodifpico, efuevirtùfcrittedalMatth. 2Ì> e.2 oliodiltercohumano, e fue virtù fcritte dal Matth. e.2 k olio di ftoracc come fi facci, e fue virtù fcritte dal Matth. , ^. r .74 3-2 olio terebinthino fermo daDiofcor.64.a.i.confiderato dal Matth. e fue virtù «A* olio di tuorli d'ova, eluevutu fcritte dalMatthioli olirà fcritta da Diof.26o.b.2. confiderata dal Matthioli 26o.b.2. mal'intefa da Marcello Vergilio 269.c2.non efler la fecala270.di. mal conlid. dal Manardo,dal Ruellio, daHermolao, ed'a!cunialtri27oe.i.fuo pane fcritto da Gal. 27o.b.2 olivaftrodiRhodh Leggi Agallocho olive condite fcritte da Diofc. 145. f.l. come bene, e predo fi condifeano I46.b.2. loro diverfe fpecie 146. f.i. loro facoltàfcritte da Gal. 147-b.i Olivetta, òveroolivella. Leggi Liguftro olivi, elor hiftoria fcritta dal Matth. 146.C.1 olivo nimico della quercia olivofalvaticofcr'modaDiofe.Hj.a.i.fuahift. ferma dal Matth. } olmo leritto da Diofc.i 13.3.2. efam.dalMarrh.11 3.0.2. fue virtù fcritte dal medefimo 114. e.2. lue facoltà fcrittedaGal. . ^.cl olusatrum. Leggi Smirnio . ombilicO di Venere fcritto da Diolc 625.b.2. efami- nato > TAVOLA. natodalMatch.626.f.t. fcrittodaGal. 626.C.2 ombilico di Venere fecondo fcritto daDiofc. 625X2 omphaeio. Leggi Agretto omphacomcle fcrKto da Diolc. 728.a.2 onagra fcritta da Diofc.&ij.f.i. efaminata dal Match. 647.a.2.1ue virtù fcritte da Gal. 647.t-.3- onde le pietre fieno di diverti colori 7 1 4X2 onobrichifcrittadaDiofc.536.cx.efam.dalMatth.535. d.i.fue virtù fcritte da Gal. 536.e.i ononide feriteada Diofc.4o6.d.i.confideratadal Mat- ihiolo 406. e. 1. fua hiftoria fcritta da Tcofrafto 406X1. produrre i fiori di diverft colori 406. f. 1. del fior giallo non è fpinofa 406. f. 1. fue virtù lcritte dal Matth. 406. c.2. fua virtù contra'l calcolo 406.C.2 onofma fcritta da Diofc.5i6.d.i. efaminata dal Matth. 5 i6.a.2. fue virtù fcritte da Gal. 5 16.0.2 ophiogoni popoli fcritti da Plinio 830.C2 ophiogliofio, e fua hiftoria, e virtù fcritta dal Matth. 363.0.2 ophiofeorodo . Leggi Aglio domeftico ophite pietra fcritta da Diofc. 779 c-1 ophite, e fua hift. fcritta dal Matth. 779-d-l opini, e fua hitt. e virtù fcritta dal Matth. 673.8.1 opiofcrittodaDiofc.593.f 2. efam.dal Matth.595.ct. fue virtù fcritte da Gal. 59S-a-2 opio del commune ufo ellèr contrafatto 595 d.l opio, e fua venefica natura fcritta da Diofc. con la cura 805X2. con lacuradeifuoinocumcnti fcritta dal Matth. 8o6.f.l opobalfamo. Leggi Balfamo opocalpafo che cola fia apprelTo Gal. 7l.d.2 opocalpafo confid. dal Matth. 8o4.a.i opopanaco. Leggi Panace opuntia fcritta da Teofrafto , e da Plinio 193C2 ordine nuovo della divifione del fello libro 82 1 .b.2 orecchia d'orfofcrittadal Matth. 550.C2 orecchia d'orfo fcritta dal Match. 590. e.2 orecchiaditopofcritcadaDiofcoride 382. b.l. efami- nata dal Match. 382.1.1. fue virtù fcritte da Galeno 382^.2 oreofelino. Leggi Apio montano origano heracleotico fcritto da Diofc 4i9.b.I origano onice fcrictodaDiolc. 4i9.d.l origano falvacicofcricco dal medefimo 419 d.i origano volgare 420.C 1 origani tutti efaminati dal Matth. 419X2 origano, e fue virtù fcritte da Gal. 42o.e.2 origano mal deferitto da Plin. 420.d.i origano malefam.dal Brafavola 420.CI orina fcritta da Diofc 258.b.2 orina di porcocinghiale , e fue virtù fcritta dal Match. 258.C2 orina de fanciulli non giovare à gli afmatici contra 1' opinione d'alcuni 259.3.1 orina di lupo cerviere non congelarfi in quella pietra che falfamente chiamano lapis lincis 259.b.i orina efaminata dal Matth. 258.C2 orine, e lor facoltà fcritte da Gal. 258.C2 orneoglollo, Scorno, e fua hiftoria fcritta dal Matth. 107.3.2 ornithogalo fcritto da Diofc. 336X2 ornithogalo efam. dal Matth. 337-f'1 ornithogalo di due fpecie 337.D.2. orno, e fua hiftoria fcritta dal Matth. 107.D.2 oro, e fua hiftoria fcritta dal Matth. 75LC.2 oro, efueminere 752.a.t oro non abbrugiarfi 75 i.e.2 oro come convertino in fé ftefle le galline 332.d.i oro, e fue virtù lcritte d'Avicenna 752.c.t orobanche fcritte da Diofc 334-a.2 orobanche elaminate dal Matth. 334-e.2 orobanche, e fua virtù fcricta da Gal. 335-b.i orqbo . Leggi Ervo orpimentofttittoda Diofc 76o.a.i opimentoefam.dalMacth. ?6ad.l orpimento, e fue facoltà fcritte da Gal. 76o.b.2 orpimento fcritto da Diofcoride fra i veleni conia cura 814.C.1 orpimento, e fuoi nocumenti con la cura fcritta dal Matth. 8i4.d.I orfe partorire animai formato contra l'opinione d'al- cuni 236.8.1 ortica fcricta da Diofc 626.C2 ortica efaminaca dal Matth. 626X1 ortica, e fue facoltà fcritte da Gal. <527.d.i ortica lattea 629.a.i orzo fcritto da Diofc. 267.0.1 orzo fua hift. e fue virtù fcritte dal Matth. 267.d.i orzoconvertirfi ingioglio 267.fi orzo, e fue facoltà lcritte da Gal. 267X1 ofiride fcritta da Diofc. 664.b.l ofiride elaminata dal Matth. 664.fi ofiride fcritta da Gal. 664.C.2 ofiride mal deferitea da Plinio 664.b.2 offahumane, e loro virtù fcritte dal Matth. 96.CI ofiìfrago augellofcricco da Diofc. 224X2 oflifrago, e fua hift. fcritta dal Matth. 234X2 offo di cuore di cervo> e fue virtù fcritte dal Matthiolo 239.C.1 offo di cuore di cervo mal confid. dal Veffalio 230.C. I oftracite pietra . Leggi Pietra oftracite ofirisfcrittodaTeofr. 679-d.l othoana fcritta da Diofc 381.3.2 othonnaefaminaco dal Match. 381.C.2 ova fcritte da Diofc. 232.C.I ovaefaminatedal Macch. 232.C.2 ova, efuefacolcàfcrictedaGal. 233.3.1 ova de i barbi pefei, e loro nocumenti con la cura fcritta dal Matth. 8i8.e.2 ovaditeftuggini 233.c.2_ oxalide maggiore, e minore efaminate dalMatthioli 294.e.t oxiacantha fcritta da Diofc. 123X2 oxiacantha efaminata dal Matth. 123 d.l oxiacanta, efuevirtùfcrittedaGal. 127.0.»; oxicedro , e fua virtù Icricta dal Match. I02.d.2 oxilapacho. Leggi Lapatio oximele fcritto da Diofcor. 726.a.3 oximele di tre forti fcritte da Gal. 726.b.2 oximele defericto da Mefue 726.d.3 oxisdelcritta da Plinio 492.d.I PAguri pefei, é lor hiltoria fcritta dal Matthioli 208.d.I Paguri pefei mal efaminati dal Rondoletio 208. f.i. paliuro fcritto da Diofc. 122X1 paliuro efaminato dal Matth. 122. a. 2 paliuro diverfamente dclcritto da diverfi auccori I22.a.2 paliuro non efferilterzo rhamno deferitto dalMatch. I33-ei „ . paliuro non efferOxiacancha del March. contra Iopi- nione d'alcuni 123.0.1 paliuro, e fue facoltà defericte da Gal. I23.e.2 paliuro d'Agatocle 122.C.3 palla over balla marina deferitta dal Matth. 769X.1 palma . Leggi Datcoli palma Chrifti, e fua hift. fcricta dalMatth.512.c1.fue virtù pofte dal medefimo 5 12 f. I .mal confiderata dal Fuchfio 512X2 palcrufali . Leggi Coda di cavallo pamphilo Medico dannato in più cofe da Galeno panace afclepio fcritto da Diofc. 441.0.2 panace chironio fcritto da Diofc. 441 .c.2 panace heracleo fcritto da Diofc. 44 / .d. 1 panaci di tucce le Ioni confiderati dal Matthiolo 442.CI d a pana- T A V panacc chiromo efaminato particolarmente dal Matth. 442 e.i panaci, e lor virtù fcritte da Gal. 442.d.2 pancratio fcritto da Diofc. JfiS.b.i panciatio efaminato dal Matth. 368X2 pancuculo. LeggrÓxis pane fcritto da Diofc. 4S4.b.l pane come (Sfacci ottimo 255. e.i paned'orzo, efue facoltà 268. ci pane filigineo degl'antichi di tutti'l migliore 270.0.2 panporcino. Leggi Ciclamino paned'orfo. Leggi Oxiacantha pania . Leggi Vifcio < panico fcritto da Diofc. 273^.2. efaminatodal Matth. 27J.C.2. fue virtù fcritte da Gal. 275 .f.2 pannodilarice 86.e.I pa volo corrotto nel la fuligine dell'incenfo 78.'a]i papaverocornuto fcrittoda Diofc. 595X1 papavero cornuto efamin. dal Matth. 596.CI papavero cornuto, efue facoltà fcritte da Gal. -;o6.b.2 papavero cornuto fcrittoda Diofcoridetra gli veleni con la cura 8ntb.i papavero domeftico fcritto da Diofc. 593-d.2 papavero, e virtù del fuo liquore fcritto da Galeno 595-e.i papavero, e virtù di tuttala pianta fcritta da Galeno 595.e.r papavero falvatico fcritto da Diofc. 593-b.2 papavero domeilico, e falvatico efamin. dal Matth. 594-e.t papa vero fpumeo fcritto da Diofc. 596. b.i papavcrofpumeoconfid. dalMatth. 596.8.2 papavero fpumeo mal deferitto da Plinio 596.3.2 papiro fcritto da Diofcor.n6.f.2. efaminato dal Matth. 1 tjxt. fue virtù fcritte da Gal. 117.fi papirocome fi facefle da gl'antichi 1 i7.d. 1 papiro dell'Hola di S.Thomafo U7.CI parieturia . Leggi Helfine feconda paris herba , e fua hift. fcritta dal Matth. 61 i.f.2 paronichia fcritta da Diofc. 585A2 paronichia cfaminata dal Matth. 585.^2 paronichia fcrittada Gal. 586.C.2 paronichia del Mattinolo non efier l'Adiamo bianco contra alcuni maligni 585X2 paronichia d'altra fpecie 586.^2 parthenio fcritto da Diofc. 523. f.i.confiderato dal Mat- th. 523.d.2. mal'efam. dal Brafavola 523^.2 particole neglianimali velenofc fcritte da Diofcoride 784.C2 parti diverfe nelle rofe l3T.d.2 padelli di rofe fcritti da Diofc. j 36X 2 paftinaca herba fcritta da Diofc. 443X2 paftinaca efamin. dalMatth. 444.'d\i paftinaca mal confiderata dal Ruellio 444^d!t paftinaca, e fue virtù fcritte da Gal. 445-e'i paftinaca marina pefee fcritto da Diofc. 2i8.'c-2 paftinaca marinaconfid. dal Matth. efua hift. 218.C.1 paftinaca marina, e virtù della fua fpiaa 218X2 paftinaca marina tra veleni . Leggi Dragone pavarina. Leggi Alfine peceliquida fcritta da Diofc. pece fecca fcritta da Diofc. pece, efua hiftoria fcritta dal Matth. pece , e fua fuliginefcritta da Diofc. pece, e fuo olio fcritto dal medefimo pece, e fue facoltà fcritte da Gal. pecegrpea pelofella fcritta dal Matth. pentadattilo. Leggi Ricino peonia fcritta da Diofc. 526.d.i peonia confid. dal Matth. e fue virtù 526X1 peonia, e fue facoltà fcritte da Gal. 527.b 1 pepe fcritto da Diofc. 352.b.i pepe, e fua hiftoria fcritta dal Matth. 352X1 pepe malfermo da Plinio 352 d 2 pepe lungo efaminato dal Matth. ' 353.d.i 92.a.2 92.f.2 93-b.i 92.d.2 92.C.2 93X1 91.3.2 ■S5i-e.2 OLA. pepe Ethiopico deferitto dal Matth. 555 f t pepecormcolatovolgarmentc chiamato pepe d'India, efua hilt. fcritta dal Matth. ?5? d 2 pepe montano fcritto dal Matth. 602 f.2 pepe, e lue virtù fcritte da Gal. pepho fcritto da Diofc. 6gbèi pepho efaminato dalMatth. 690 d'-> pepilo, e fue virtù fcritte da Gal. 69o.d ' peplo fcrittoda Diofc.69o.b.i. efaminato dal Matth" 690 d2.fuefacoltàfcrittedaGal. £>90.d.2 peponi fcritti da Diofcoride ,2!e2 peponiefam. dal Matth. 324 e I peponi, e lor facoltà fcritte da Gal. 326d 1 perche cagione le figure delle piante che fi ftampano lie libri non molto giovino per conofcerle 4X2 perche un medefimo ferpe mordendo ammazzi più pre- Ito uno, che un'altro 828.a.2 per q ual caufa un medefimo veleno uccida hor più prè- tto, hor più tardi 7%7.a t pere frutti fcritti da Diofc. 172.C2 pere, e lor diverfe fpecie, confiderate, e defcritte'dal Matth. I7, £, pere, e lor facoltà fcritte da Galeno «73e.t pere ialvatiche fcritte da Diofc. 172.C2 perfoliata , e fua hiftoria fcritta dal Matth. 63 9. a 2 perforata . Leggi Hiperico pcnclimenofcrittoda Diofc. 554-d.I periclimeno efaminato dal Matth. 554-eii periclimeno mal confid. dal Ruellio 554-d.2 periclimeno, e fue facoltà fcritte da Gal. 554.C2 periploca ferpeggiante x r • « «■ periploca diritta > LeS8i Apocino pcriftereo fcritto da Diofcoride •) periftereo efaminato dal Matth. >Leggi Verbenaca penftcreo,e fue virtù ferite da Gal. -> perle, e loro hiftoria fcritta dal Matth. 200X1 pctle, e lor virtù fcritte da Avicenna, e da Serapione 201.C.2 perlecomefigenerino 2oo.d.2 perle quali più flirtiate 2oi.b.i perle neifiumi di Boemia 2oi.b2 perfa. Leggi Majorana perfeo albero fcritto da Diofc.i94.e 2. efam. dal Matth. 194X2. mal confiderato da Columella 195.8.2 perfeo mafimefo da Marcello Vergilio 194 f 2 perfeo, cfuahift.fcrittadaTeofr. 194X2 perfeo fcritto da Galeno 395-e.l perficaria. Leggi Hidropepe pertiche frutti fcritti da Diofc. 165 f.2 perfiche confiderate dal Matth. J67X2 perfidie, evirai deinocciuoli loro J69,b.i perficheduracinemalconfid.dalCornario i68.b.t perfiche, e virtù dei loro fiori 168X2 perfonata fcritta da Diofc. 638.a'2 perfonata fcritta da Plinio 638.C2 perfonata efamin. dalMatth. 638.C2 perfonata di due fpecie 638. e. 2 perfonata mal'efaminata dall.eoniceno 639.fi perfonata mal confid. dal Brafavola 639.8.2 perfonata, e fue facoltà fcritta da Gal. 639.C.2 pefeeragno. Leggi Drago marino petafitefcrittadaDiofc.639.d.2. elaminata dal Matth. 639X.2. mal confiderata dal Ruellio, c dalFuchfio 639.e.2.fue virtù fcritte da Gal. 639X2 petranciani. Leggi Melanzane petroleo. Leggi Olio petroleo pctrofelino fcritto da Diofcoride 454.8.1. efaminato dalMatthioIo455.e.i. fue facoltà fcritte da Galeno 456.C1 pettimborfa herba 391. e. 1 pettine di Venere, e fua hiftoria fcritta dalMatthiolo 330.C.2 peucedano fcritto da Diofcoride 467X1 peucedanoconfiderato dalMatth. 467.fi peucedano ufualeiion efiere il vero 467.b.l peucedano, e fue virtù fcritte da Gal. 467.^1 peve- TAVOLA. peverella . leggi Thimbra pezzo. Leggi Pino phalangio herba fcritta da Diofc. 490.e.l phalangioefaminatodal Matth. 4oo.f.i phalangio, e fue virtù fcritte da Gal i 490.C.2 phalangi animali, lorofpecie, & hiftoria fcritta dal Matth. _ 242.CI phalangi ferirti da Diofc. tra gli animali velenofi con la cura de imorfi loro 832.fi phalangi, e lor diverfe fpecic deferirti da Aedo 242.f.I phalangi con ifegni, & accidenti de'morfi loro con la curafcrittadaNicandro 832.C2 phalangi con la cura de i morfi loro ferirti dal Matth. 832.b.2 phalaridelcrittadaDiofc.^28.b.2 cfam. dal Matth. 528. e.2.fue facoltà fcritte da Gal. 528X2 pharico veleno fcritto d a Diolc. con la cura 8o6.a.2 phai'icocfarninato dal Matth. ' 8o6.b.2 phcllodris, efuahiit.defcrittadalMatth. i5o.b.i phenice herba leritta da Diofc. 578. e. 1. efaminata dal Matth. 578 a.2.fuevirtùfcrittedaPlinio 578.3. 2 phillirea feruta da Diofc. I29.d.i. efaminata dal Matth. 130.fr. mal conliderata daHermoIao, Marcello, e dal Ruellio , 119. e. 1. mal deferitta da Plinio I30.d.i phillirea ,e Liguftro non efler unacofa medefima con- tra l'opinione del Leoniceno 13 i.b.t phillitefcrittada Diofc.489.b.2.confiderata dal Matth. 489X2. fue virtù fcritte da Gal. 490.d.l phillite malconfiderata dalManardo, dal Leoniceno, dal Ruellio, edalFuchfio 490.b.i phillo fcritto da Diofeor.5io.cl.efaminato dal Matth. 5lo.a.2.con(id.daTeofralto 5io.a.2 phiteumaferittada Diofc. 65<5.e.i phiteuma efaminata dal Match. 656.C.1 phrigiapietra fcrittadaDiofcoride 771. b.i. elamina- ta dal Matth.771.c1. fue virtù fcritte da Galeno 77i.d.i phu fcritto da Diofc. 32.d.2 phu elaminatodal Matth. 33-c.l phu minore di due fpecic, e lor hift. fcritta dal Matth. 33.d-i.fue virtù fcritte da Gal. 33-f-2 phu, e lor virtù fcritta dal Matth. 33-e-2 phu minore gratiffirrio ài gatti _ 3?.e.2 phuco marino fcritto da Diofcor.63 l.e.2.efaminato dal Matth.63 i.f.2 fua facoltà ferina da Gal. 6"32.b.2 piantaginefcrittadaDiofe.307.e.2.fuefpecie, e virtù con(ideratedelMatth.3o8.e.i. fuc facoltà fcritte da Galeno 309.d.i piantagine acquatica, e fua hiftoria fcritta dal Matth 308X1 piante che hanno molte radici 9X2 piante difottili, ccopiofe radici 9X2 piante di una fola radice gsf.2 piante che fieno ricolte in alcuni tempi determinati , non è male 6.a.2 piante fenza radice 9-d.2 piante fenza gambo 13X1 piancecon piùgambi 12. a. 2 piante che trasformano le foglie 4.d.2 piante, e lor parti quando ricor fi debbino <5 a,2 piante in che luoghi fi ricolghino elette <5.c.2 piante che fi trasformano l'una nell'altra 8.d.2 piante come bene allignino fotto la clemenza del Cielo 8.e.2 piante che amano fiumi, rivi, paludi, laghi,e luoghi ac- quaftrini 8X2 piante che amano rivi, e fcogli di mare 9-d.i piantecheamanoluoghiaridi, efecchi 9.e.i piante che fi godono de i colli ameni o.f.I piante che amano i campi 9X1 piante che verdeggiano ne prati 9X1 piante che nafeono ne luoghi non coltivati 9.a.2 pianceche crefeono nelle vigne 9-a.2 piante che nafeono dentro, e fuori dalle mura delle Cartella, edelleCittadi 9.4.3 piante che vivono nelle campagne p.b.2 piante che fi riparano lungo le lì e pi g.b.2 piante che nafeono nelle fclve p.a.i piante che fi godono ne monti 8.L2 piante che pendono ne precipizi . 9.C.2 piante che nafeono fopra gl'alberi 9.C.2 piante che nafeono lòpra l'herbe 9.d.3 piante baccifere I4.b.2 piante quali mlieme inimiche I5.b.2 piante quali cogliere fi debbino quando fiorifeono 6.C.2 piante mutar le virtù fecondo la natura de luoghi, ove nafeono 8.e.2 picnoemo fcritto da Diofcoride 690.CI picnocmoefaminatodal Matth. 6g6. f.I pie colombino. Leggi Geranio pie di gallo. Leggi Ranoncolo piecorbino. Leggi il medefimo pie di leone che eofa fia 649X2 pie di lepre. Leggi Lagopo pietra agata , e fua hiftoria fcritta dal Mattinoli 774.d.i pietra agata , e fue facoltà fcritte dal medefimo 774-e.t pietra alabaftro . Leggi Alabaftro pietra Amianto . Leggi Amianto pietra Arabica. Leggi Arabica pietra Armenia. Leggi Armenia pietra Affla . Leggi Aflìa pietraBezahar. Leggi Bezahar pietra Cadmia . Leggi Cadmia pietra calamita. Leggi Magnete pietra calamita, e fua velenofa natura fcritta tra i vele- ni dal Matth. con la cura 813. d.l pietra cerulea . Leggi Cerulea pietra chrifocolla . Leggi Chrifocolla pietra d'Aquila. Leggi Etite pietra diafpro. Leggi Diafpro pietraetite. LeggiEtite pietra gagate. Leggi Gagate pietra galattite. Leggi Galattite pietra generata negli occhi de i cervipofladal Match. 755-e.2 pietra geode. Leggi Geode pietra giudaica. Leggi Giudaica pietra riematite. Leggi Hematite pietra jafpide. Leggi Diafpro pietra magnete. Leggi Magnete pietra melititc. Leggi Melitite pietra memphite. Leggi Memphite pietra morochtho . Leggi Morochtho pietra naxia. Leggi Naxia pietra ophite. Leggi Ophite pietra oftracite fcritta da Diofc. 779Ì.2 piecra oftracite efaminata dal Matth. 779.C.2 pietra oftracite, e fue virtù fcritte da Gal. 779.C.2 pietra phrigia. Leggi Phrigia pietra piombaria . Leggi Molibdoide pietrapiritefcrittadaDiofc.77i.f.2 efam. dal Matth. 772.b. 1. fue facoltà fcritte da Gal. 772-d.l pietra pomice . Leggi Pomice pietra famia. LeggiSamia pietra faphiro . Leggi Saphiro pietra felenice . Leggi Selenite pietra ferpentina ■ Leggi Ophite pietrasfe(lafcrittadaDiofc.773.e.i. efam. dal Matth. 773X1. fue virtù fcritte da Galeno 773-f.l pietra fmiri. Leggi Smeriglio pietra fpeculare fcritta dal Matth. 778.3.1 pietra di fpugna leritta da Diofc. 779. e.i pietra di fpugna efam. dal Matth. 779X2 pietra di fpugna, e fue facoltà fcricce da Gal. 779X2 pietra theamede, fua hiftoria, e facoltà fcritte dal Matthiolo 775. b.i pietra tiiiite. Leggi Thiite i j pietra TAVOLA. pietra thracia . LeggiThracia pietra turchina 776"- c.t pietra di fiele di toro, efue facoltà fcritte dalMatth. 256x1 pietre metalliche fcritte da Dio/c. 732X.1 pietre come fi generino contra l'opinione d'Ariitotile 712.CI pietre piovute dal cielo 7l2.d.l pietre generar^ in altro modo di quello* cheferive Tecfrafto 7i2.e.2 pietre di che materia fi generino 7i3.b. 1 pietre come fi generino ne corpi human! 713. d.l pietre da chi fi generino 714. d.l pierre generate da caldo 7I4-CI pietre generate da freddo Jli.i .1 pietre perchealcune fi generino fole , & alcune in gran numero 7i4.d.2 pietre onde di diverfi colori 714 pietre perche alcune fono trafparenti, & alcune feure 715.D.2 pietre preeiofe d'una medefima fpeciejperche fieno più trafparenti l'una che l'altra 715x 2 pietre preeiofe , quanto vaglino contra à i veleni 790.6.2 pietre onde alcune leggieri, & alcune gravi 716.3.1 pietre che fanano le rotture dell' offa in breve tempo 775-C.2 pietre onde compatte, e dure 716.D.1 pietre che s'abbrugianocome'l legno 716 d.t pietre che non cedono al fuoco 716. d.l pietre corrofive 7i5.e.t pietre gravide 716X.1 pietredentroàcuifiritrovano chiocciole , gongole , dattoli, & altri animali 716. f.t pietre che producono funghi 6i8x.i pietredigambari 207.fi pietre di lumache fenza gufeio 205.a.2 pietreficofuccoche cofa fia 7ig.b.2 pignuoli, e lorfacoltà fcritta dal Matthioli 87.a.2.& l85.a.2 pimpinella hircina maggiore , e minore fcritta dal Matth. 582.C.1 pine verdi, e lor virtù fcritte dal Matth. 87.C.2 pinofcrittodaDiofc.8of.i.fuahift.fcritta dal Matth. 8o.d.2. di diverfe fpecie 8o.d.2 pino domeftico 82. e. 1 pino montano di tre fpecie 82X1 pino maritano di due fpecie 83.3.2 pinomugo 82. d. 2 pino tarentino 83X1 pino, epezzomalintefidalBellonio 80X2 pini come per arie diventino theda 84.CI pinocchio. Leggi Pignuoli piombagine 1 Leggi Molibdena piombo, efue virtù fcritte da Gal. 74o.d.2 piombo abbrugiatoferittoda Diofc. 74o.b.i piombo lavato fcritto da Diofc. -fig.z.z piombo lavato, & abbrugiato efaminato dal Matth. 740X1 piombo limato tra i veleni pollo dal Matth. con la cura 813.D.1 piperite. Leggi Lepidio piretro fcritto da Diofc. 4*53-a.2 piretro, efue fpecie efam. dal Matth. 463X.2 piretro, efue virtù fcritte da GaL 464-d.i pirite pietra . Leggi Pietra pirite pirola, e fua hift. fcritta da Diofc. S58.d.i pirola, e fua virtù fcritta dal Matth. 5 59X1 pirola, e fua bevanda per le ferite dell'interiora 559. d.l pifcialletto. Leggi Dente di cane piffafphalto fcritto da Diofc. 93.6.2 pififafphalto confiderato dal Mattth 94.C.2 bilTafphaltomal'intefo dal Fuchfio 94.d.2 pitocchi fcritti da Diofc. 184.3.2 piftacchi, c lor hitl, fcritta dal Matth. i84.d.2 piftacchiferitti da Galeno iSva.i piffachi fcritti d'Avicenna lSj.b.l piftolocchia fcritta da Plinio 139X2 pitiufa fcritta da Diofc. 688.fi pitiufa efaminata dalMatth. 688.d.2 pitiufa, efue virtù fcritte da Gal. 689.fi pitiufa mal confiderata dal Fuchfio 688X2 pizzagallina . Leggi Alfine plafnu pietra quàto vaglia in manifeftafi veleni 790.CI platano fcritto da Dioìc. - 106. b.t platano confiderato dal Matth. io6.f.i platano di fmifurata grandezza io6.a.2 platano goderli d'elfere irrigato con vino io6.f. 1 platano, efue facoltà Icritte da Gal. io6.d.2 plinio difefo nell'Affaro contra ilBrafavola 32A5.1 pnigite terra fcritta da Diofc. 78 i.a. 1 pnigite terraefaminatadalMatth. 781. d.l polemonia fcritta da Diofc.548.d.i. efaminata dal Mat- thiolo^S.e.i. mal intefa dal Fuchfio 548. f.i. mal confiderata dal Brafavola 548. f.I polemoniafcrittada Gal.548. a.2. fue proprietà nelle punture de gli feorpioni 548.CI polenta deferitta da Diofc. 267-d.i polenta dei villani 268. f.t polenta deferitta dal Matth. 268.C.1 policnemone fcritto da Diofcor. 48o.d.2 policnemone efam. dal Matth. 480. e. 1 policnemone, e fue virtù fcritte da Gal. 480 e.2 poligala fcritta da Diofc. 663. d, 2 poligala efaminata dal Matth. 664.a.i poligonato fcritto da Diofc. 545. b.2 poligonato efaminato da! Matth. 545'1'2 poligonato, efuevirtùfcrittedaGal. 546.C.1 poligono mafehio fcritto da Diofc. 544-d.l poligono femina fcritto dal medefimo 544X2 poligono confiderato dal Matth. 544 f-2 poligono picciolo , fua hiftoria , e virtù polta dal Matth. 545-d.i poligono, e fue facoltà fcritte da Gal. 545 -e.i polio fcritto da Diofc. 493.0.1 polioefaminaco dal Matth. 493. d.l poliodiduelpecie 493.CI polio, efuevirtùfcrittedaGal. 494. b.I poliomal deferitto da Plinio 493-f-l polio , e fue virtù fcritte dal Matth. 494-b.I polipodio fcritto da Diofc. 7o6.d.i polipodio efam. dal Matth. 70S.C.1 polipodio fìmilc all'Afpleno pollo dal Matth. 706X2 polipodio, e fue facoltà fcritte da Gal. 707.3.1 polipodio fcritto da Mefue 706.fi politrico. Leggi Tricomane polmonaria, fuahiftoria, e virtù fcritta dal Matthioli 585.d.i polmonaria di due fpecie ( 585X.I polmone marinoferitto da Diofc. 229.d.2 polmone marino efaminato dalMatth. efue facoltà 229.d.I polmoni di diverfi animali ferirti da Diofc. 229X1 polmoni di diverfi animali efaminati dal Matthioli 229X2 polpo di fmifurata grandezza fcritto da Plinio aip.d.r polpi, e loro hift. fcritta dal Matth. 2i9.d.l pomata odorifera fcritta dal Matth. 755-c.l pomigranati. Leggi Melagrani pomi d'Adamo. Leggi Limonio pomi di mandragora tra i veleni con la cura fcritta dal Matth. 8o5.b.2 pomi d'oro 6o6.a.ì pomicefcrittadaDiofc.763.b.2. efaminata dal Mattia 763.C.2. fcritta da Gal. -fil.i.z pompholige . LeggiSpodio popolo bianco fcritto da Diofc. lo8.b.i popolo nero fcritto dal medefimo ioS.c.i popolo bianco , e nero, e fua hiftoria fcritta dal Matth. 108X1 popolo Libico, e fua hift. fcritta dal Matth. 109-a.l popò- TAVOLA. 112 a.2 12$>.f.2 iog.f.i 109.CI 6i8.a.i popoli, c)or facoltà fcritti da Gal. popolo non produrre il Cuccino popolo, e luo unguento eiam. dal Match, pbpolo bianco mal confideraco da Plinio porcellana. Leggi Portulaca porcini fonghi porpore. LeggiBuccine porrandellofcrircodal Matth. 342.e.i poi-ricapitati fcritti da Diofc 340. ci. confìdcracidal Macchioli 34 i.d.i. come fi faccino con graffò capo 341.fi porri fettivi 341.C.1 porri fcritti da Galeno 341. e.2 porri, e fuc virtù fcritte dal Matth. , 34i.d.2 porri delle gambe de i cavalli fcritti da Diofcoride 231.C.2 porri dellegambc dei cavalli, e lor facoltà fcritte da Plinio, cdaPaoIo 23i.d.l portulaca fcritta da Diofc.305.d.2.efaminaca dal Matt. 30s.f2.fuc facoltà fcritte da Gai. 306.3.2 portulaca domeltica , efalvatica 305X2 portulaca , e fue virtù deferitte da Plinio , e dal Match". 306.C.2 potamogecofcritcodaDiofcor.632.c2. cfaminato dal Matth.ó32.d.2.fuefacoltàfcritcedaGal. 633.C.1 pocerio ferirò da Diofc.404.c2. confideraco dal Maccii. 404.f2.mal confideraco dal Cornark>405. a.i. fue facolcàfcriccedaGal. 405.8.1 pocencilla, efua hilt.fcricta dal Mattli. 575^2 potentilla , e fue vircù fcriccc dal medefimo 575 e.2 .precipicaco, e fua maravigliofa operarione nell'ulcere maligne wx>£, precipicaco era i veleni deferino dal March, con la cura 8i3.d.2 prederò ferpence velenofiffimo con la cura del fuo morfoferirco da Diofc. 8jo.e.2 primo fiore 525 f'2 prignuoli fonghi 617X2 procacchia. Leggi Portulaca pronoftico di falute ne i morfi dal cane rabbiofo 827.b.i propoli fcrictoda Diofc.263.a.i. efaminato dal Matth. 263.b.].fua vircù fcricca da Gal. 263.C.1 proferpinaca. Leggi Verbénaca piovenca, Leggi Clemaride prima provenca non efiere la Camedaphne conerà l'opinione d'alcuni ;47 e j prune fenree da Diofcoride 179 e.i.efamin. dal March. 179.fi prune, e lorvircù fcricte daGal. 180 ai prunc maleinrefeappreffoGal.dalBrafavoIa 180 Vi prune falvacichefcricce da Diofc. jyg {.1 prune fai vaticheconfid. dal Match. i8o.'b.2 prime, e lor virtù fcritte dal Matth. 180.C.1 prune d'Egitto feritee da Teofr. i8o'.f.i prunella. Leggi Confolida minore pfillio, e fuo veleno fcritco dal Mattinolo 802 fi pfilli popoli domatori de'ferpenci 830Ì.2 pfilliofcricco da Diofc. 599 a.i plillio confideraco dal Macch. 590.fi pfillio, e fua facoltà fcritta da Galeno 6oo.b.i pdllio, e fua facoltà fcritta da Mefue 59o.b.2 pfillio fcritco da Diofcoride tra i veleni con la cura 802.fi pfora herba fcritta da Aetio 5 5 2.b.2 pforico ferino da Diofc. — 7 58.a.i ptarmica fcricca da Diofc. J58.d.i ptarmica efam. dal Macch. 358.CI prarmica, e fue vircù fcritte da Gal. 358.fi pcias fpecie d afpido, e fua velenofa natura 842.ÌI.1 pcifana fcritta da Diofc. 267 b 1 Ttifanaconfiderata dal Matth. 268.a.i Ptifana mal confid. dal Manardo 258.b 1 P^ egmfcritto da Diofc 22o.f,2 pu egio efaminato dal Matth. 421 e 1 pulcgio, e fu e facoltà fcritte da Gal. 421 b'a pulegio, e fue virtù fcritte dal Matth. 421 c2 pulicaria. Leggi Conizza pulfatilla, fuahiftoria, e vircù fcritta dal Matthiolo 375.3.2 OUando curare fi poffa il timore dell'acqua in co- loro che fono fiati morfi dalcanc rabbiofo, e con quali rimedj 827.b.i quercia fcritta da Diofc. I47.a!2 quercia efaminata dal Matth. 147-ft quercia, e fue virtù fcricte da Galeno fjo.à.1 quercia produrre , c frutti , & animali I47.f.2 querciuola. Leggi Chamedrio quinta effenza aromatica utile àmolcecofe fcricca dal Macchiolo 724.3.2 quinca effenza cheriacale conerà à i veleni 793X 2 R R Adice. Leggi Raphano RadiceChina, e fua hifr. Leggi China radice idea fcritta da Diofc. 578. b.2 radice idea efam. dal Matth. 578. c.2. radiceidea, efuefacoltàfcrittedaGal. 578.C.2 radice rhodiaferitta da Diofc. 578.d.2 radice rhodia , e fua hiftoria fcricca dal Macchiolo 578.d.2 radice rhodia, e fue facoltà fcritte daGal. 579-2 falvia, e fue facoltà fcritte da Gal. 424.CI.2 falvia , e fue virtù fcritte da Accio 424- e-2 falvia falvatica efam. dal Matth. 423 falvia di due fpecie, e loro hiftoria fcritta da Theo! r. 424.d.i falvia Romana, Leggi Menta greca fambuco fcritto da Diofc. 693X2 fambuco montano , & acquatico , e fua hift. fcritta dal Matth. «94.e.t fambuco, e fue facoltà fcritte da Gal. 695X1 fambuco, e fue virtù fcritte dal Matth. 6g%.d.i fambuco , e fuo unguento fcritto dal medefimo , 694.C2 famia pietra fcritta da Diofc. 780.fi famia terra fcritta da Diofc. , 780.CI famia terra , e pietra efaminata dàl Matthiolo , 780.fi fandali tutti, e loro hiftoria fcritta dal Matthiolo, 5I-e-2 fandarachagommaferittadat Matth. 98.1.1 landaracha gomma, c fue virtù fcritte dal medefimo 98.b.2 ^ fandaracha Greca, & Arabica.cfTerlungamentedirie- renti 9™-2 fandaracha minerale . Leggi Orpimento . fandaracha trai veleni . Leggi Orpimento . fandaracha di Plinio fpecie di mele ceraginolo, 98.C.2 fandicc fcritta daDiofc. 745-a-2 fandice, e fue virtù fcritte da Galeno j^iH-c-2 fandice confederata dal Matthiolo effer differen- te dalla Sandaracha centra l'opinione d alcuni, fangue di diverfi animali fcritto da Diofcoride , 25tì.a.2 a fangue efam.dal Matth. 25°-c-4 fangue d'alcuni animali non haver le facoltà che altri gliattribuifcono ' 256.d.i fangue di drago, e fua hiftoria fcritta dalMatthiblo 749-b.i fangue di drago mal confiderato da Plinio, 749. f. 1. fangue di drago volgare contrafatto 749-a-2 ' % fangue di toro fcritto da Diofc. trai veleni con la cura » de fuoi nocumenti Siò.f.t fangue fangue di toro , e rfmedj del tao nocumento fcritto dal r M3lth- » , . 8io.b.2 languemeftruofcrittotra i veleni dal Match-oli, con la cura de fuoi nocumenti 8joe2 fanpumana, Leggi Poligono fangumellafpecie di Gramigna rg$ c 2 languilorba, Leggi bolbaftrelU fanguifughe bevute con la cura fcritta da Diofc. oió.d.i fanguifughe bevute con la cura fcritta dal Matth Sifi.e.i fanicula prima , e feconda , & altre fpecie , e lor hiflo- na feruta dal Match. 540 f.i fanicule tucte , e loro virtù fcrittedal Matthiolo', 549.e.i fapa icntta da Diofc. 72i b I fampfuco fcritto da Diofc. Leggi Majorana lantolina, Leggi Abrotano Femina fantonico fcritto da Diofc. 412 b -> lafenzo° cfaminato dal Matthiolo , Leggi Af- fappbiro pietra fcritta da Diofc. 777 a ■> fapphiro efam. dal Match. 77732 fapphiro, e fue facoltà fcritte da Gal. 777 b 2 laPor,,& odori di piante come fi confervino nell'acque che fi lambiccano ,,o L . fapori tnal'intefi da molti e - fancinofpeciedi grano, e fuahi/t. fcritta dal MaVch. 206,1,1 fucino mal confid.dal Trago ,66 f 2 fnrcocolla fcritta da Diofc. Ti, c, farcocolla efam. dal Matth. Z?Ì*l iarcocolla, e fue facoltà fcritte da Gal. Vn\\\ iarcocolla, e fue virtù fcritte da Mefuc 474 c 2 larcophagopictra Si? fardonia Serba fcritta da Diofc. ^5? fardonia herba cfam. dal Matth. ìl„ e \ fardonia herba fcritta da Diofc. trai veleni con Iaculi aeiuoi nocumenti Ro, , Matth herbae°nheUradeI fu° Vde"° fcriS^l J?^f'-'«'. Leggi Barba hircina 8°4'C- 1 fafljfragia fcritta da Diofc. famfragia confid.dal Matth. £*£ f. faffifragic diverfe, e loro hiltoria fcritta dalMat'th. Jaflifragia, c fue virtù fcritfc da Gal. < e virtù fcritte dal Matth" Scalogne fcrittq dal Matth. fcammonea fcritta da Diofc. Kjh » fcammonca fcritta dal Matth. 6gV,f , icammonea , e fue facoltà fcritte da Mefue : 692. fCaMa™h"ea ' C fU°' nocumcnti con >' rimedj feri«' dal fcnndicefcrittadaDiofc. !,ou fcandice efam. dal Match. „0'c , fcandicefcrittadaGal. IfoTz fcardacci Leggi Cardo " fcanola. Leggi Endivia fcarleggia . Leggi Hormino TAVOLA. (carpe vecchie fcritte da Diofc. a.i F , lcarpe vecchie efam. dal Match. S,ff fca^rpef vecchie , c loro facoltà fcritte da Galeno! fcilla fcritta da Diofc. ,6g . _ fa a efam. dal Matth. ?Jt%l fc. l a, e fue f a coltàfcritte da Gal. I^ei 1CHU con la cura de fuoi nocumenti ferirci dal Matth. fciocchcm d'alcuni moderni intoni 0 à fabricare vif- contra 1 veleni o i- * fclarea , e fua hiftoria fcritta dal Marthiolo, 514! fclarea, e fue virtù fcritte dal medefimo ,,4f2 fcojuolo, overofeiuro ,,c K \ , fcolino, Leggi Cardo feo opendra marina fcritta da Diofc. c , lima marÌ"a efam-<1?1 Matthconla figur"a de'l- fcolopendra, e nocumenti del fuomorfoconlacura lcntca da Diofc. Sjjù^ fcolopendra, e fua velenofa natura confid. dal Matti, conli rimedi del fuo veleno 8,!c, feo opendra herba fcritta da Diofc. t» 1 fcolopendra herba efaminata dal Marcinolo , 519. fcolopendra , e fue facoltà fcritte da Galeno , 519.C.2 ' fcolopendre animali quali fienovelenofc 83?.c.i pa°efi a"lmaU haVer Cacciacoi P°PoIi 2fJM feordio fcritto da Diofc. 5&f! fcordio efam. fcritto dal Matth. aqa Ti feordio e fue facoltà fcritte da Gal. 44iV2 fcoria d'argento fcritta da Diofc. sjl, feona d argento efam. dal Matth. Ili „ fcona^dargenco, e fue fatolcà fcritte da Galeno, feoria dif.rro Leggi Spiuma diferro Icona à, p.ombo . Leggi Spiuma di piombo feona di d.verfi metalli fcritta da Gal ,,ofl feorodoprafo fcritto da Diofc. ,iìl'l feorodoprafo cfam. dal Matth. iTit'Z feorodoprafo, e fue virtù fcritte da Galeno ',3$. fcorpena^efce, e fua hiiloria fcritta dal Matthiolo feorpioide fcritta da Diofc. o,T , fcorp.oidc efam. dal Matth. rTt V) feorpioide , e fue facoltà fcritte da Galeno, 81»; feorpione marino, Leggi Scorpena ieorpione marino tra velen i . Leggi Dragone icorpione terreftre fcritto da Diofc. ,„.., "09^1 tCrreftre' e fua hiftoria ferittl dal Mactlfioio feorpioni di diverfe fpecie ferirci da Nacandro , k^'f"' di diverfe fpecie fcritti dal Mattinolo , feorpioni ove non nuochino , f feorpione con le ali ; 1 fcorpioniqualilienopiùvelcnoa ^ioIit 834 Vi' eIoloveItno conla cura fcritta da Diofc. '^^i con la cura del lor veleno fcritta dal Matth. fC°7o TÌ ' ' l01° faCOld fCrkCe daI md£Cmo , fC°34abi»1C8n08Uaiat:0, 6 l01' VÌ"U P°fte dal Matth. feoreonera, efuahiltoria, e virtù fcritta dalMatth. feotano, e fua hifl. Leggi Colino 629JT' cfuahiftoria' e virtù fcritta dalMattlj, fcrofo- TAVOLA. fcrofolaria mal eonfiderata da! Fuchfio (528X.2 fe poffibil fia , che fi poffi alcuno cesi affuefare al veleno , che fe ne nutrifea fenza nocumento 7S8.D.2 , febefteni, e loro hiftoria, e virtù feruta dal Matth. iSi.a.i febefteni mal'intefi dal Fuchfio ISI.c.i fecacul. Leggi Iringo, ePoligonato fecuridaca fcritta da Diofc. fecuridaca confid. dal Matth. 5 15-'- 1 fecuridaca di due fpecie snS.a.l fecuridaca, e fue virtù fcritte da Galeno 5 ifi.d.l fegala , e fua hiftoria ferina dal JVlatthioli 269. e.t. fcgala non effer la Olirà, nèlaSiligine de gli Antichi 269 C.2 fegala, e fue virtù fcritte dal Matth. 270.F.2 fegno di marina tempefta lo8.b.l fegnimanifefti d'alcuni veleni fcritti da Diofcoride, 783 .a.2 fegni di cane rabbiofo fcritti da Diofc. . 821.fi legni di veleni, che operano con le qualità msnifefte 787.3.2 fegni di veleni, che operano con le qualità occulte 791.4.1 felagine , e fua hiftoria fcritta da Matthiolo , 99.fi felenite pietra fcritta da Diofcoride 777-e-2 feltnitc pietra efam.dal Matth. 777X.2 felinufia terra fcritta da Diofc. 780.C2 felinufia terra efam.dal Matth. 780.C2 feme . Leggi Zea feme di baliamo fcritto da Diofc. 49-d.2 feme di balfamo efam.dal Matth. _ 50.3.2 feme Santo, òverofemenzina, e fua hift.e virtù fcrit- tadal Matth. 4HX.I feme di lino . Leggi Lino feme di Cicuta perverfamente ufato da gli Speciali, 438X2 feme di canape non convenirli nella Epilefia , 533.C.2 feme, e fua divertita in diverfe piante I4.a.2 femechiufo jn bacelli 14.C.2 feme chiufo in vefeiche 14.C.2 femechiufoincapi I4.d.2 feme chiufo in frutti ij.b.i feme à modo di bacche 14J3.2 feme in ombrelle I4.d.2 feme minuto I5.b.i femeodorato 15.CI femeracemofo 14.3.2 femericiuto 14X2 femeinfpiche I4.d.2 feme di ferpentaria,e fuoi nocumenti, con la cura fcrit- tadalMatth. 801. d.2 feme d'ortica, e fuoi nocumenti fcritti dal medefimo, 801. c.2 femenzina . Leggi Seme fanto femi come ricorre fi debbino 3faf.t femi velenofi fcricti da Diofc. 784.3.2 l'empiici ferirti da Diofcoride perii morfi delle vipere , 837.CI femplicilodatidaDiofc.contraiveleni _ 783.0.1 femplici ritrovati da gli Arabi contra i veleni , 792.C.2 femplicifti periti, eder'ancoia ingannati da truffatori 4. a.2 femprevivo maggiore fcritto da Diofcoride , 623. a.2. femprevivo minore della prima fpecie fcritto da Diofc. 623X2 femprevivo minore della feconda fpecie fcritto dal medefimo 623. f. 2 femprevivi efam.dal Matth. (524.d.r femprevivi , e loro facoltà fcritte da Galeno , <524.f.2 femprevivo arbore di due forti, e fua hiftoria fcritta dal Matth. 624.C2 fena,e fua hift. fcritta dal Matth. 461X1 fena mal confid. dal Ruellio 461. c.2 fena mal'efaminata ne follicoli da Mefuc, e dal Bra- favola " 5<52.b.2 fena, e virtù della fua infufione fcritta dal Matth. 463 .b.i fena come fi debbi diligentemente infondere, 462. ci. fena, e fue virtù fcritte da Mefue, e da Serapionc, 4<53.e.i fenape fcritta da Diofc. 346-c.2 fenape di tre fpecie cfaminata dal Matthioli , 345X.2 fenape, e fue virtù fcritte da Gal. 347-^.2 fenecioferitto da Diofc. 630.3.1 fenecio efam.dal Matth. 630.CI lenecio , e fue facoltà fcritte da Galeno , 630. d-2- fenza conofeerei femplici non fi può medicare, fe non à ventura 33.2 fepaferitta da Diofc. 243.C.1 fepa, efuahift.poftadal Matth. 243.CI fepa, e fua velenofa natura con la cura de fuoi nocu- menti fcritti dal Matth. 837.C2 fepia fcritta ds Diofc. 219.3.2 fepia, e fua hift. fcritta dal Matth. 2i9.b.i fepia, e fue facoltà fcritte da Gal, 2I9.d.2 ferapino. Leggi Sagapcno ferapione feorretto nel capitolo della Curcuma , 24.d.l. ferpentinaherba, e fua hift. e virtù fcritta dal Matth. 315.fi ferpentina pietra. Leggi Ophite ferpentc marino fcritto da Àrift. 2H.e.l ferpente marino mal confiderato da Plinio, edaRon- doletio 2i2.b.i ferpente marino beniflìmo efaminato dal Salviano, 2I2.b.I ferpi non mordono alcuni 830. e. 2 ferpi di mente di Diofcor. come fieno avide del vino, 783.3.1 ferpi coftringerfi con incanti 831.C2 ferpillo fcritto da Diofc. 430X2 ferpillo efam.dal Matth. 431.CI ferpillo, e fue facoltà fcritte da Gal. 43 i.e.a ferratola, e fua hiftoria, e virtù fcritta dal Matthiolo S41.fi fertola campana. Leggi Meliloto fervio grammatico ingannato nel Liguftro , 128. e- 2. fefamo fcritto da Diofc. 275.CI fefamo efam.dal Matth. 275.3.2 ftfamo, e fue facoltà fcritte da Gal. 275.C.2 fefamoide maggiore fcritto da Diofcoride , 1573. c. 1. fefamoide minore fcritto dal medefimo 6"73.d.i fefamoide maggiore, e minore efaminato dal Matth. 073.3.2 fefeli'Maffilienfc fcritto da Diofc. 445Xl fefeli Ethiopico fcritto dal medefimo 445 a-3 fefeli Cretico fcritto dal medefimo 445-cz fefeli Peloponnefe fcritto dal medefimo 44')-t>.2 fefeli tutti efam.dal Matth. _ 44?X.2 fefeli tutti , e loro facoltà fcritte da Galeno , 446.C2 feta, e fue facoltà fcritte dal Math. 190X1 191.3.I feta tinta in grana fetanio. Leggi Nefpolo sferracavallo nerba, e fua hiftoria, e virtù fcritta dal Matth. 520X.2 ficomoro. Leggi Fico d'Egitto Aderite di tre fpecie defericte da Diofcoride , 569.CI fidenti tutte efam.dal Matth. 56p.e.2 fiderìte TAVOLA. fidente mal'intefa dal Fuchfio 570.CÌ.2 fideriti, e lor facoltà fcritte da Gal. 57T-d.l fiero fcritto da Diofc. 248.C2 fiero efam. dal Matth. 250.C.2 fiero, e fue virtù fcritte da Mefue , e da Galeno, 250.C.2 figilli , imagini ,'e caratteri, che vagliono centra ai ve- leni 790X1 figillodiSantaMaria ~U- T „ -dm;» filillo di Salomone P Leggi Poligona» filermontano. Leggi Sefeli, eLiguftico lìlphio fcritto da Diofc. 470.fi filphio efam. dal Matth. 471.3.1 lilibo fcritto da Diofc. 678X1 filibo efam. dal Matth. 678.3.2 filigine che grano ha appretto à gli antichi , 270. filigine , e fua hiftoria fcritta dal Matthiolo , 27o.e.2 filigine , & Olirà mal confid. da Hermolao, Marcello, cRuellio 270. e. 1 filiqucfcrittedaDiofc. 165.3.1 filique, e fua hiftoria fcritta dal Matthiolo, 165. e. i. filiquc,e fue facoltà fcritte da Gal. l6$.b.z filique , e fue facoltà fcritte dal Matthiolo , 165. a. 2. filuro pefee fcritto da Diofc. 225.C.I filuro pefee efam. dal Matth. 225. d.l iiluro mal deicritto, e mal'intefoin Ariftotile dal Ga- za ! 225.d.I filerò ben confid. dal Salviano 225. d.2 fimildgine che cofa fia 270. a:2 fimphito petreo fcritto da Diofc. 548.b.2 fimphito fecondo fcritto dal medefimo 548.C.2 fimphiti efam. dal Matth. 548.C2 fimphiti , e fue facoltà fcritte da Galeno , 550. f. 2. fmopica rubrica . Leggi Rubrica finopica fio fcritto da Diofc. 309X1 fio efam. dal Matth. 309. d.2 fio, e fue virtù fcritte da Gal. 31 o.a.2 fio mal confid. da Plinio 309 Xl fio, e fue virtù fcritte dal Matth. 3 io.f.1 firoporofatofolutivo 137X1 firopo violato folutivo 652. e. 1 fi'ropo di legno Guajaco deferitto dal Matthiolo , I3;.e.l fifamo. Leggi Sefamó fifaro fcritto da Diofc. 292.fi fifaroefam. dal Matth. 292.fi fiiariogratiftìrnoà Tiberio Cefare 292.C2 fifaro, e fue facoltà fcritte da Gal. 293 .e. 1 fifembro fcritto da Diofc. 3io.b.2 fifembro confid. dal Matth. 3 io.d.2 fifembro trafmutarfi in Mentha 310.C2 fifembro , e fue virtù fcritto dal Matthiolo, 312. c. t. fifembro acquatico fcritto da Diofc. 3 io.c.I fifembro acquatico efaminato dal Matthiolo , 312. b. 2. fifembri, e lor facoltà fcritte da Gal. 3 12.e.i fifembro fcritto da Theofr. 3 1 o d.2 fifembro falvatico, fua hiftoria , e virtù fcritte dal Matth. 312. e. 1 fifonefcrittodaDiofc. 44S.C2 fifone efam. dal Matth. 446X2 imaridepefee. Leggi Mene fmera! do pietra 777.C.2 fmeriglio fcritto da Diofc. 779.d.2 fmeriglio efam. dal Matth. 779-C2 fmeriglio , e fue facoltà fcritte da Galeno , 779. e.2. fmilace albero ghiandifero, e fua hift.fcritta dal Matth. 148X2 fmilace albero commemorato da Gal. i4o.d.t fmilace albero mal confiderato dal Comario , I49.d.i fmilace de gl'horti fcritto da Diofc. 33 8.d.2 fmilace de gì' horti efaminato dal Matthiolo 338. e. 2 " fmilace de gì* horti mal Confiderato dal Manardo 339-e.i fmilace aspra fcritta da Diofc, 66q.i.z fmilace afpra efam. dal Matth. 664X.2 fmilace lifeia fcritta da Diofc. 664. e. 2 fmilacelifciaefam.dal Matth. 66^X1 fmilaci,e fue virtù fcritte da Galeno 666.C.2 fmiri pietra. Leggi Smeriglio fmirnio fcritto da Diofc. 456.d.2 fmirnio confid. dal Matth. 456X1 fmimioCandioto, e fua hiftoria fcritta dal Matth. 457-" fmirnio , e fue facoltà fcritte da Galeno , 456. a. 1 fmirnio mal confid.dalRuellio 457-e.2 folatro de gì' horti fcritto da Diofc. 600.C.1 folatro de gli horti efaminato dal Matthiolo, 601. a. 1 folatro Halicacabo fcritto da Diofc. Coo.e.l folatro Halicacabo efaminato dal Matthioli , 601. f. I. folatro Sonnifero fcritto daDiofc. 6ooXt folatro Sonnifero efaminato dal Matthioli , 602. d. 1. folatro Furiofo fcritto da Diofcoride 6oo.b.2 folatro Furiofoefam.dal Matth. óoi.a.i folatro maggiore, fua hift. e virtù fcritta dal Matthiol. 603 .e. 1 folatro fonnifero d'altra fprcie, e fue virtù fcritte dal Matth. 602.CI folatro , e fua hiftoria fcritta da Theofrafto, 603. a. 2. folatri tutti , e loro facoltà fcritte da Galeno, 603. c. 2. folatro maggiore mal confiderato dal Fuchfio , 603.3.1 folatro maggiore, e fua velcnofa natura 6oo.e.2 folatro Furiofo polto dal Matth.tra i veleni con la cura 8oo.b,2 folbaftrella maggiore, e minore, e lor virtù fcritte dal Matth. 583.3.1 foldanella. Leggi Brafiìca marina folfo fcritto da Diofc. 762. d.2 folfo efam. dal Matth. 762.Cs folfo , e fua hiftoria fcritta dal medefimo , 763. c. 1. folfo, e fue virtù fcritte da Gal. 763.0: folimato, e fua velenofa natura con la cura de luoi no- cumenti fcritta dal Matth.- 8l3.d.2 folutivi medicamenti quali li convenghino ne veleni, 792.C.1 fomacho. Leggi Rhu fomiglianze di piante tra loro il.a.t foncho fcritto da Diofc. 315.3.2 foncho , e fue fpecie confiderato dal Matthioli , 315X2 foncho, e fue facoltà fcritte da Gal. 3 ifi.e.i foncho , e fue virtù fcritte dal Matthioli , 316. d. 1 forbo domeftico , e fuoi frutti ferini da Diofcor. I78.b.2 forbo domeftico, e fua hiftoria fcritta dal Matthioli, 178.CI forbo falvatico, e fua hiftoria fcritta dal medefimo 178.C2 forbo torminale fcritto da Plinio J 79>d. 1 fotbotorminaleefam. dalMatth. 178.C2 forbe, e fue virtù fcritte da Gal. I79.e.2 forgo. Leggi Saggina lonlcrittodaDiolc. 758.CI fori, e fua hift . polla dal Matth. 75 8.a .2 fori tavola: fori trasformarli in Chaleiti 758.C2 fori , e fua hiftoria , e facoltà fcritta da Galeno, 75SX2 fL>trofrutcici quali fieno 8.3.2 fovero albero, e fua hiftoria fcritta dal Matthiolo, I50.b.i fovero di duefpecie, elorvirtù feritte dal Matchiolo I50.C.I . fpada pefce commemorato dal Matchiolo , 228. a. 1. fta rganio fcritto da Dioic. 562.C.2 fparganio efam. dal Matth. 562X2 fparganio mal confid. dal Ruellio 563 a.t fparganio , e fue virtù feritte da Galeno , 563. b. I. fpartio fcritto da Diofc. 677.81.1 fpartio, eftioufo fcritto da Plinio 677.3.1 fpartio efam. dal Matth. 677.CI fpartio, e fue facoltà feritte da Galeno 678.CI fpata. Leggi Palma elata fpatula fetida. Leggi Sparganio, e Xiride fpelliccioja. Leggi Senccio fpelta. Leggi Zea fperone di cavaliere . Leggi Confolida Reale fperonella . Leggi Aparine fperma di Balena 765.^2 fpeciali errare non poco intorno al riporre dell'herbe 7-a.i fphondilio fcritto da Diofc. 46S.C.1 fphondilioefam. dal Matth 466.C1 fphondilio , e fue facoltà feritte da Galeno, 466. f. 1. fphondilio mal confid.da! Fuchfio 466X1 fpica Celtica . Leggi Nardo Celtico fpico Nardo. Leggi Nardo fpico Nardo Italiano, e fua hiftoria fcritta dal Matth. 28.e.l fpico Nardo Italiano , e fue virtù feritte dal Matth. 28.d.2 {pica acuta. Leggi Oxiacantha fpina Arabica. Leggi ArabicaSpina fpina bianca fcritta da Diofc. 401. a. 2 fpina bianca efam. dal Matth. 401. c.2 ■ fuccino mal confiderato. dal Brafavola , 110. ■ h *itL : 1 XW.'-*» fuccila. Leggi Morfus diaboli ludorc d'animali, e fua velcnofa natura, con la cura pofta dal Matth. 8ll.es fuperftitiofa, e vana cofa efiere il ricorre delle piante con incanti, écorationi $-à-l fuccino albero. Leggi Pruno, òPrune TAlco , e fua hiftoria fcritta dal Matthiolo , 780.3.2 talone di porco fcritto da Diofc. 23 J.e.l talone di porco efam. dal Matth. 23 5.CI tamarigio. Leggi Mirice tamarindi , e loro hiftoria recitata dal Matthiolo, 138.3.1 tamarindi, e loro facoltà fcritte da Mefue I38.b.l tamaro. Leggi Vite nera tanaceto, e fua hiftoria, e virtù fcritte dal Matthiolo 523X2 tarantole, e loro hift. fcritta dal Matth. 242. f. 1. & 83 3. c.2 tarantole, e loro maravigliofi effetti del loro veleno, 243-a.i tarantole , e loro velenofi morfi con la cura fcrittadal Matth. 243 .b.2 tarlatura di legno fcritto da Diofc 115.CI tarlatura di legno efaminata dal Matthiolo , 115. tarlatura di legno, e fue facoltà fcritte daGaleno, 115.0.2 tarli animali é 115.1.1 tartari augelli. Leggi Rondine tartaro divino, e fua virtù fcritta dal Matthiolo, tartufi ferirti da Diofc 338.8.2 tartufi , e loro hiftoria. recitata dal Matthiolo , 338.Ò.I tartufi, e fu e facoltà fcritte da Galeno 338.CI taflo albero fcritto da Diofc. 07.e.i toffico non eiTet il Napello contra l'opinione d'alcuni 807. a.i toffilagine fcritta da Diofc. 495 -d * toffilagine efam. dal Matth. 495-f-1 tofiilaginc di tre fpecie, e loro hift. fcritta dal medefi- mo 495.f.i.&496.b.&e.l tollilagine , e fua virtù fcritta dal Mattinolo , 496X1 toffilagine, e fue virtù fcritte da Galeno 496X.2 tragacantha ferina da Diofc. 4o8.d.i tragacantha efam. da! Manli. 408.CI tragacantha , e. fuc facoltà ferine da Galeno, 409. a. i. tragacantha mal confiderata da Frati commentatoti di Mefue 408.3.2 tragacantha , e fuc virtù ferine dal Matthioli , 408.C2 tragio fcritto da Diofc. 5 81 X. ; tragio d'altra fpecie fcritto dal medefimo 581.3.2 tragio non eflér il Dittamo bianco volgate con- tra 1' opinione d' alcuni maligni ingannatori , 58i.b.2 tragio, e fue facoltà fcritte da Gal. 583^.1 trago herba fcritta da Diofc. 583. d.t trago herba efam. dal Matth. 583.CI trago fpecie di biada fcritta da Diofc. 27i.b.t rrago fpecie di biada efaminata dal Mattinolo > 271.C.I tragopogono. Leggi Barba di becco tragorigano fcritto da Diofc. 4'9-^t tragorigano efam. da! Matth. 419X2 tragorigano , c fue facoltà fcritte da Galeno 420. e.2 trafi e loro hiftoria, e virtù fcritte dal Matthioli 337-b-2 tremolo pefee . Leggi Torpedine tribolo acquatico, e tcrreltre fcritto da Diofcoride . 555-a.t triboli efam. dal Matth. 55?Xl triboli, e lor facoltà fcritte da Gal. 556/b.i tribolo mal confid. dalRuellio 555-b.2 ;richomane ferina da Diofc. 660X1 trichomane , e fua hiitoria fcritta da Theofrafto , 660X.2 trichomane efam. dal Matth. 66o.da trifoglio Icritto da Diofc. 49o.d.2 uXogliodi tutte le fpecie confid.dal Matth. 490X2 trifoglio TAVOLA. trifoglio acuto defcritto da Scribonio trifoglio acetofo, e fua hiftoria, e virtù thiolo tiifogliocavallino trifogHojefue facoltà fcritte da Gal. triglie pefci. Leggi Mullo triiiitasherba,fuahi(toria, evirtù fcr 492.e.i tripolio tcritto da Diofc. tripolioefam.dal Matth. tripolio mal confid. da Serapione tripolio, c lue facoltà fcrittc da Gal. triflàginc. Leggi Chamedfio turbir, efu3 hilt. fcritta dal Matth. curbit, efue virtù pofte dal Matth. turbit, e fue facoltà fcritte da Mefue turbit nero, e fua velenofa natura con dal Matth. turbit bianco fcritto da Attuaria turchina pietra tutia. Leggi Pompholige tutia delletpeciarie, che cofa fra , 492.3.1 fcritta dal Mat- 492 b.i d4J.a.2 492. d.2 tta dal Matth. ti del corpo 787.b.i 659. CI 659X1 659X1 660. a.i 659.C.1 659X1 659.C.2 la cura fcritta 816X2 700.3.1 776.CI 734.b.2 128X1 128X2 128.d.2 VAcinio defcritto dal Matth. Vacinio mal confid. dal Fuchfìo vacinio mal confid. dal Marcello valeriana. Leggi Phu vapori velenoii come fiprohibifcono,chc non vadino al cervello 788X1 Varie opinioni intorno alla gencrationc delle pietre 712. C.1 varie opinioni intorno alla generatione de metalli 713. C2 varietà di colori , & altre qualità nelle giojc , 714X2 veccia. Leggi Aphaca veleni non cedere à gl'antidoti, fe non fi gliioccore nel principio fecondo Diofc. 783. b.i veleni che non fi conofeono, come medicar fi debbano fecondo Diofc. 783^1.1 veleni che fanno confimili accidenti fecondo Diofc. 783.C2 vélenid'animalipiù prefentaneamente ammazzano , chegl'altri fecondo Diofc. 784.3.2 veleni preiì volontariamente, malagevolmente fi cura- ^ no fecondo Diofc. 783. b.t v-ffenicome fi prohibifeono , che non fi diffondino per il corpo fecondo Diofc. 783.D.2 veleni di quante fpecie fieno 785^.2 veleni come operinone corpi 785. e. t veleni far alle volte ne corpihumanìqucllo, che fà il fuoco nella paglia 785.3.2 veleni, che folamente toccandofi , odorandoli , e guùandofi ammazzano , pofti dal Matthiolo , 785. C2 veleni non tutti primieramente nuocono al cuore, 787,0.2 veleni minerali 785.0.2 veleni uccidere alle volte tanto applicati di fuori,quan. to tolti di dentro 785. e. 2 veleni non operano tutti à un modo medcfiino , 786. a.2 velenicaldicome ammazzino 786. b. 2 veleni freddi come operino 786.C.2 velenifecchKcome uccidono 786.C.2 veleni humidji come putrefaccino 786. d.2 veleni frigidi convertirli alle volte in nutrimento, 788.e.2 veleni d'animalidi tre fpecie 828X1 veleni d'animali, e lor varj effetti 785X.2 veleni che operano, con la propria forma, 787.3.1 veleni che operano con qualità, e proprietà occulte, e manifelleinfieme 787.8,2 veleni che particolarmente nuocono à diverte par- veleni come acquiftino propria facoltà nell' operare , 785X1 veleni d' una medefima fpecie , perche caufa oc- cidino hor.più pretto, hor più tardi, 787. veleni come univerfalmcnte curare fi debbino , 790X2 veleno fe fi pofi'a darà termine 787 f.2 veleno che cofa fia 785.3.2 veleno fc convertir fi poffa in nurrimento , 788. b.2. veleno eflcr alle volte medicinale d'un'altro veleno, 7«9e.i veleno per quali mezzi vadi al cuore cosi pretto, 791. a. 1 veleno delle ferpi non eficr frigido, come crcdonoal- ,cum 828.C.2 veleno come fi debbi cavare fuori dal corpo, 792. vens fpecie di biadaferitta da Diofc. 27t.e.i vena elam. dal Mstth. 271. d.i vena, e fue facoltà fcritte da Gal. 271.CI venefici come ingannino altrui fecondo Diotcoride 782 d.i ventre di mergo, e fue facoltà fcrittc da Galeno, 230. C.2 verbafeo fcritto da Diofc. 634.8.2 verbafeo, e fue fpecie confidente dal Mattinoli . 634.d.2 verbafeo , e fue facoltà fcritte da Galeno , 637. f.2. verbafeo , e liie virtù fcritte dal Matthioli , 637. a. I. verbenaca fcritta da Diofc. 591.CI verbenaca efam. dal Matth. 591 .e.2 verbenacs msl confid. dal Fuchfio 592.C.1 verbensca, e fue virtù fcritte da Plinio 592.b.j verbenaca, e fue facoltà fcritte da G al. 592.d. I verderame. Leggi Erugine verderame, e fua velenofa natura con la cura de fuoi accidentifcrittad.il Matth. 814.C2 verga cervina. Leggi Cervo vermi tendili ferirti daDiofc. 24J.C.2 vermi terreftri, e lor virtù fcritte dal Matthiolo , 245X2 vermi terreftri , e loro olio fcritto dal Matthiolo, 246.3.2 vermicularia . Leggi Semprevivo minore vernice da fcrittori. LcggiSandsracha gomma vernice liquida 98.b.2 veronica, e fua hiftoria, e virtù fcritta dal Matthioli, 415.C.2 verule domeftiche, cfalvatiche, e lor hittoria ferirti dal Matth. 164.C.1 vetucaria . Leggi Heliotropio maggiore verze . Leggi Brafiica vefe-ica ulccnta dalle cantarelle come fi curi 70^ d.i. /y/ vefeicaria repente, e tua hiftoria, e virtù fcritta da! Matth. ff'ój.f.1 vefpe,&api, e cura delle punture loro fcritta da Dio- feoride 832.b.i vcfpe, &apicomeprohibirfi poflinochenonpunghi- no 832.C.1 vefuvio monte in campagna, nuovamente abbrugiato 763.C.2 vetriuolo. Leggi Chalcantho viburno , e fua hiftoria fcritta dal Matthiolo , 154. f. 1 vincibofco . Leggi Pcriclimeno vincetofììco, eluahiftoria, e virtù fcritta dal Matth. .478X1 vino in generale fcritto da Diofc. 720X2 vino efaminato generalmente dal Mattinolo , 722. a. I. vini eccellenti nel contado di Geriti 722X1 vino quanto giovi moderatamente bevuto 722.3.1 vinoquanconuocabevutofcnzameta 722-b.i vino à chi fi convenga , 8; acni nò 722.C.I vino rinfrefcatocon ghiaccio, e con neve quanto fia nocivo 722. d.l vino d'abete fcritto da Diofc. 729X2 vinod'affenzo fcritto da Diofc. 732. d i vino piite fcritto da Diofc. 7i8.b.2 vino aromatite fcritto da Diofc, 73 i.a.i vino Hi betonica fcritto da Diofc. 732.C.2 vino di colamento fcritto da Diofc. 732X2 vino cedrino fcritto da Diofc. -TSQ.ok vino di chamedrio fcritto da Diofc. 7$2.b.2 vino di ciprefib fcritcoda Diofc. 729X2 vino di dattoli fcritto da Diofc. 729.fi vino di dittamo fcritto da Diofc. 732.C.3 vino enanthino fcritto da Diofc, ' 728.C.2 vino d'euphragio fcritto d'Arnaldo 578.b.'i vino di fichi fecchi fcritto da Diofc. . 729,15.2 vino di ginepro fcritto da Diofc. 729X2 vino di guajaco , e fue facoltà fcrittc dal Match, K4X2 vino d'hiflopo fcritto da Diofc. 752^.2 vino di lambrafca fcritto dal Mauri « 722X3 vino laurino fcritto da Diofc. . 729X2 vino di Icntifco fcritto da Diofc. 728.^1 vino di marrobio fcritto da Diofc. lU.e'z vinodi melagrani ferino da Diofc. 728.'d.2- vinodi melagrani efaminaco dal Match, 728d'2- vinodimelecotognefcnttodaDiofc. 728-e 1 vino melitite fcritto da Diofc. 723 a i vino mirteo fcritto da Diofc. 729.d.'r vino mulfo fcritto da Diófc' 723^2 vino di bacche di mirto fcritto da Diofc. 729 c'i vino melato fcritto da Diofc. 723^2 vino di navoni fcritto da Diofc. 732' e.2 vino d'origano fcritto da Diofc. 732X1 vino impegolato fcritto da Diofc. 722 c i vino di pine fcritto da Diofc, -l 'aìz vinopucino, efuemirabili facoltà feritee dal Match. 722.fi vinodipulegio ixiiì vinorehnatofcrittodaDiofc. : 72902 vino rofato fcritto da Diofc. T>oV 1' vino fcill i no fcritto da Diofc. 727 èj ■vinofcillino, e fue facoltà fcritte da Gal. 72811 Vino di fatureja fcritto da Diofc. 7",2' f'2 vino fcammoneato fcritto da Diofc. 7rj j , vino difena,efuefacoItàfcrittedal Match. 462 e 1 vino di ttechadefetitto da Diofc. 722 e' vino di tamarigio, e fue virtù fcritte dal Mattinolo 7Ì2.C.I vino di terebintho fcritto da Diofc. 729 e 1 vino di t himo fcritto da Diofc. 712 Ci vino di tragorigano fcritto da Diofc. 7?2,C2 vini misurati con acqua marina fcrittida Diolcorid'e 728.C.1 vini misurati condiverfecofe odorifere ferirti da Dio- ■ fcoK"lc 7?i.ci vini minutati con diverfe piante feticci da Diofcotid'e 7ìo.b2 vini di diverfe herbe ferirti da Diofc. 731 fi vini artificiali, e loroconfideratione 732 b!i vmicommuni, e paffi come alle. volte fi convertano in veleno fecondo Diofc. 8i8.b2 vino quantoconferifea nella cura de veleni fecondo Diofcoride 7g, c 4 Violebianche, e di altri colori.' Leggi Leucojo vio e purpuree fcritte da Diofc. 650 f 1 ™ epurpurcecfaminatcdalMatth. 650X1 vio e purpuree, e loro virtù fcritte da Mefue 651.1.2 v!oleP"rPuree,elorfacoltàfcrittadaGal. 652.3 1 vipera feruta da Diofcoride 21 ?.f,a vipera efaminata dal Matth. 214 a i v.'Pera, efuahiitomfcrht daGal. Vitti vipera mal confiderata da Plinio T A V O L A. vipera , e fu a natura mal confid. da Nicandro 1 14 c 1 vipera nonclfcr uccifa nel patto de'figliuoli , contrai' opinione di molti 214 bi vipera entrata per bocca nel corpo d'un'huomo .come foffe cacciata fuori 231 f2 vipere femine come fi difecrnino da i mafehi jui . vipere vaghe del vino 215/1 vipere à che tempo prendere fi debbino 215.02 viperecome far fi debbino in trocifei 215. e]i vipere in alcuni luoghi mangiarfi ne cibi 2i6.aa vipere mangiate curare l'ulcere maligniflìme 2i6.b.i viperefcrkte d'Avicenna 214.C2 vipere, e loro mortiferi morfi con la cura ferina da Diofc. 836.d.t vipere, e timedj del lor veleno fcritte dalMatchiolo 836.3.2 virga aurea , fua hiftoria , e virtù fcritta dal Matthiolo 570.e 2 virga paftoris, fua hiftor. e virtù fcritta dal Matthiolo 4oi.d.i vifchio fcritto da Diofc. 475 a-> vifchio, e fua hiftoria fcritta dal Matth. 475.C.3 vifchio da quali alberi fia prodotto 475.C.2 vifchio di diverfe fpecie fcritto dal Match. 476. é.l vifchiocomenafcafopra gl'alberi 475 c 3 vifchio perche ncceffario in Tofcana 475-d.2 vifchio mal confiderato da Teofr. 475.f.2 vifchio damafehino di che li faccia 479-e.i vifchio quercino, e fue virtù fcritte dal Matthiolo 47&\a.2 vifchio, e fue facoltà fcritte da Gal. 476 b2 vifciolefpecicdi «regie ieu.d.t vifnaga, e fua hiftoria feritea dal March. 328 Sfa vica'ba . 547-d.z vite bianca fcritta da Diofc. 7o2.c.t vite bianca efam. dal Matth. 702X1 vitebianca, efuefacoltàfcrittedaGsI. 703.3.1 vite bianca, e fue virtù fcritte da Mefue 70?!c.3 vitebianca, e fue virtù fcritte dal Match. 7Q*f.2 vite nera fcritta da Diofc. 7C.C.1 vite nera efam. dal Match, 703.'d 1 vitenera.malconlidcratadalFuchfio 703'd •» 1 vite nera , e fue facultà fcritte da Gal. 703 (t* vite falvatica fcritta da Diofc. 701 Vi vicefalvatica efaminata dal Macch. 70i.d.a 632.br vitefalvatica. e fua hiftoriaferitta daGal. 701 b I vite vinifera fcritta da Diofc. 717 fa' vite vinifera efaminata dal Matth. 71813 vici vinifere come fi confervino da ibrucchi 7l8 »'ai viti ove fempre verdeggino 7i8 e.2 viti, t loro inimicitia coni cavoli 4iX h » vicice fcritta da Diofc. 7',°t viticeefam.dalMatth. wjd'r v.tice, efuefacoltàfcrittedaGal. rljY-J viticella. Leggi Momordica w* ' ulva defcritta dal Matth. unghia d i cavallo . Leggi Tolììlaginc ungine odorate fcritte da Diofc. 302 e I unghie odorate efam. dal Matth. 202X.I unghie odorate mal confiderate dal Fuchfio 203X2 unghie di diverfi animali fcritte da Diofc. 23 i.b.r unghie diverfe confiderate dal Matth. 23 i.c.i unghie nelle rofe 137.C2 unguento d'abrotano fcriuo da Diofc. <56.a 2 unguento amarscino fcritto da Diofc.68.b.2. fuacom- pofitione fcritta da Gal.68.d.2.confid.dal Matthiolo 68.d.2 unguento anethino fcritto da Diofc. unguento di burro fcritto da Diofc. unguento di cinnamomo fcritto da Diofc. unguento crocino fetittoda Diofc. unguento datino fcritto da Diofc. unguento elatino efamin. dal Matth. unguento enanthino fctitto da Diofc. unguento enanthino efamin. dal Match unguetogleucinojòveromufteofcrittodaDiof.eb l.'d.'t e unguen- 67 3.2 69.C.2 6-7X1 <55.d.t 65.3.2 TAVOLA. Unguento gleueino efarninato dal Matth. 68.e.i unguento di giglifcritto da Diofc. 66A.Ì unguento di gigli efam. dal.,fylatth. f unguento hedicroo fcritto da Diofc. unguento hedicroo efaminato dal Matth. tfb.i.I unguento jafminó fel ino da Diofc. 7°'u-1 unguentojafminoefaminatodal Matth. 70.b.t unguentoirinofcrittodaDiofc. tìo'u* unguento irino efaminato dal Matth. <5o.b.l Unguento liguftrino fetitto da Diofc. 67.E 2 unguento malabattino fcritto da Diofc. 6o.t.2 Unguento megalino fetitto da Diofc. 6ft.e.2 Unguento melino fetitto da Diofc. Unguento mei ....no efaminato dal Matth. 65X1 unguento mendeGo f critto da Diofc. 69 e. 1 unguento metopio fcrittó da Diofc. tfo.d. I unguentonarciilinofcrittodaDiofe. óy.c.x unguento narciffino efaminato dal Mattn. 67 .e. t unguento nardino fetitto da Diofc. . 69.C2 unguentodi Nicandroperliferpenti 83 i.d.t unguento onichino fcrìtto da Diolc. 67.a.2 unguento tofadoferittoda Diofc. £>4.b.2 unguento rofado efam. dal Matth. 64X2 unguento fampfuchino fetitto da Diofc. 65.C2 unguento fampfuchino efaminato dal Matth. 66.2-1 unguento ftiracino fcritto da Diofc. 6"7.a.2 unguento-tclino fcritto da Diofc. 65.C.2 unguento telino efam. dal Matth. 6J.d.2 vomiti fuperflui ne velenicomc curar fi debbino fecon- do il Mattjiiolo 8i7.d.2 vomito quanto fia necefsario ne veleni fecondo Dio- feoride \ 783. a.2 Ufnea . Leggi Mofco arboreo uva fcritta da Diofc. 7i8.b.I uva confiderata dal Matth. 7 iS.a.2 uva come nafeer fi facci fenza fiocini 718.C.2 uva, e fue facoltà fcritte da Gal. 7i8.d.i uva pafsa fcritta da Diofc.7i8.f .2. efam. dal Mattinolo 7io.a.i.qualfialenitiva7io.d.i. qual fiacoftrettiva 7 1 o.d. t . fue facoltà fcritte da Gal . 7io.a.S Uvacrefpina, over marina. Leggi Uva fpina uvad'orfo 126.f.2 uva fpina, e fua hift. e virtù fcritta dal Matth. I26.e.i Uva taminadeferitta dal Matth. 70J.d.l uva di volpe , efuavelenofa natura fcritta dal Matth. 800.C.2 Vuova. Leggi Ova X Anthio fcritta da Diofc. Sdì .a.z. efatc. da! Matth. 662.Q.I. fue facoltà fcritte da Gal. 661 .1.2 ìtilobalfamo fcritto da Diofc. Sg.b.l iilobalfimo efaminato dal Matth. 5o.b.2 Xilobalfamo, e fue facoltà fcritte da Gal. j;o.d.i 5f ilobalfamo Ove manchi, che cofa fupplifca 5o.d.2 Stilò. Leggi Bambagia xiphio . LeggiGladiolo xiride (crina da Diofc.563.cl. efam. dal Matth. 563.0.1. fue facoltà fcritte da Gal. 563X1 ZAffarano. LeggiCroco zacintha fpecie di Cicorea . e fui hiftoria ferina dal Matth. , , w3I?-.d',t- zarza parilla, e fua hiftoria, defetitta dal Matthioli 135.C2 .. Zarza parilla, perche cosi chiamata da gli Spagnuoli IJcT.d.I zarza parilla , e fue virtù fcritte dal Matth. I ; 6.c. 1 zea fcritta da Diofc. 2*?-!r* Zea efam. dal Matth. StftM.i Zea, e fue facoltà fcritte da Gal. 369x1 zibellini animali 224.D.1 zibetto, e fua hift.e virtù fcritta dal Matth. 53'-* zibibo damafehino 719.0.1 Zitho. Leggi Cervifia ztdoaria, e fua hiftoria fcritta dal Matth. 356.3.8 Zedoaria lunga, e ritonda 3$6.c.Z zedoaria, e fue virtù ferine dal Matth. 5564.8 zedoaria di Avicenna 614.CI ziphafpecie di grano 3564.2 zizole, eziziphe. Leggi Giuggiuolc Zopifia fcritta da Diofc. 93 zucche fcritte da Diofc. 321.D.S znccheefaminate dal Matth. 321.cS zucche come nafcano fenza kru t 321.0.2 zucche marine 321.1.4 zucchelndiane 321.1.8 zucche, elorfacoltàfcrittcdaGal. 322.U zucche, e lor virtù fcritte dal Matth. 322 e.t zucchero, e fua hiftoria fcritta dal Matth. 260XI zucchero de gl'antichi come fi gencraffe 26o.d.2 zucchero dei tempi noftricomefi fia imparato à fare Zucch'erocanditonaturale, & artificiale 262X1 zucchero, efuefacoltàfcrittedaGal. 262.C.1 zuccheroalhaffer fcritto da Seiapione 2J2.a.I zucchero in Galeno mal'intefo dal Fuchfio 262.C.I ìururr.bet Arabico, fua hiftoria , e virtù fcritte dal Mat- thiolo356.c.2. mài confidcrato dal Cordo >.e dal Brunfcllio SS*-*-* IL FINE. TAVO- TAVOLA DELLI RIMEDJ di tutti i morbi del corpo humano, CAVATI DILIGENTEMENTE DALLI SEMPLICI, DI CUI SCRISSE DIOSCORIDE, e dalli Comenti , e Difcorfi del Matthiolo. Accomodati ali infermità del corpo fecondo i luoghi. CAPO. CAPO. Dolori di capo freddi. All'i dolori del capo caufaii da frigida caufa . DI DIOSCORIDE. E Ride Illirica applicata con aceto, & oliorofado. Olio d'olive falvatiche unto caldo . Seme d'agno cado mefioin fui male . Torpedine marina viva polla fopra al dolore . Mandorle amare pefte con aceto, Se oliorofado, e polle fopra la fronte, lana fucida abbombata d'olio rofado , & infiememen- te d'aceto, e meda fopra. Sifembro medo fui fronte , e fopra le tempie . Succo cavato dalle frondi, ò vero dalle bacche dell' hedera, unto fopra'l male con aceto, & olio ro- fado. Aloe unto alle tempie con aceto , & olio rofado . Menta peda, & impialtrata in fui fronte . Serpillo cotto, emefcolatocunaceto, & olio rofado, e merlo fopra al dolore . Foglie di baccarà applicate per loro ideile . Ruta impiantata con aceto, & olio rofado. Seme d'anefi bevuto . Sphondilio impiaftrato infieme con ruta . Peucedanoapplicato con aceto, & olio rofado. Seme di nigella pedo, emelToin fui fronte. Coniza minore meda fopra'l dolore . Foglie d'anagiri tenere bevute con vino alpefo d'una dramma . Radice rhodia frefea impiadrata con olio rofado . Hippoglodo medo in fui capo in foggia di ghirlanda . Foglie di laureola trite, & applicate . Elaterio didolto con latte, e tirato fu per il nafo . Foglie, e frutti di rufeo bevute con vino . Scamonea diflòlta con olio, & aceto rofado, e meda fopra'l dolore. Vapor d'acqua marina bogliente ricevuto con la cella feoperta. DEL MATTHIOLO. Galanga polla nel nafo. Nardo Italiano. Lavanda. Valeriana frefea peda con le radici , & applicata . Acqua didillata di Cinnamomo bevuta . Cubebe malli cate & inghiottite . Balfamo artificiale , e la fua acqua applicata . Mufchio 1 Ambra \ applicati à modo di linimento . Olio Laurino J Mumiadidbltaconacquadimajorana, meda nel na- fo, ò vero unta con cadoreo, camphora, & olio di ben . Maftice mafticata con cera nuova odorifera . Acqua lambiccata de'fiori di dittamo bianco. Latte di anime di noccioli di perdchi fatto con acqua di verbena, e medo in sù la fronte . I atte cavato dalle mandorle amare nel medefimo mo- do . Cipolla cotta focto alla cenere, emedone una parte calda nell'orecchia dalla parte medefima, dove è il dolore con olio rofado, laurino, e lana fucida . Conferva di fiori di garofani mangiata . Succo di ciclamino tirato per il nafo . Sette foglie d'hedera con altrettante d'animelle di perd- erli mondate , e dipoi cotte in olio , & aceto pelle, & impialtrace in sù la fronte . Agarico prefo in bevanda . Gramigna di fette nodi meda fopra la teda . Radice rhodia peda , & impiaftraca con l'acqua di ma- jorana fopra la fronte . Acquadi verbena, o veraméte l'oliò,mefso in fui capo. Acqua di verbafeo applicata alla fronte . ponghi di fambucco macerati in acqua rofa, & appli- cati fopra la fronte . Coloquintida prefa in pillole. Quint'efsenza nodra bevuta, & applicata alla fronte. A ì 'vecchi dolori del capo- DEL MATTHIOLO. {Legno Guajaco ~) . r ■ ™™ ) ™r£SIOm' Zarza parlila J continui. Foglie di melagr. over'il fucco applicato alla fronte . Foglie d'hedera cotte con animelle monde di perderle, e pode fopra'l fronte , e fopra le tempie . Agarico prefo in bevanda, ò in pillole. Coloquintida prela perbocca in pillole,ò in bevanda. Alli dolori del capo caufati da caufa calida . DI DIOSCORIDE.! Olio d'olive falvatiche unto fopra al dolore. Ungcnto rofado unto fopra'l male . Fiori di ligudro medi fui fronte con aceto . Infufione di rofe fecche fatte nel vino, e fpremuta molto bene , e mefsa con pezze bagnate in efsa fopra la fronte. Portulaca peda, e polla fopra la fronte . Meliloto bagnato con aceto, & olio rofado, e podo fopra'l male . Radice di nimphea bevuta, e mefsa nel nafo . Radice rhodia frefea applicata alle tempie con olio ro- fado. Opio difsolto con olio rofado,& applicato alla fronte . Piillio pedo con aceto, ò veramente con acqua, e mef- fo in fui fronte . Hippoglofso fattone ghirlanda , e pofta in fui capo . Semprevivo maggiore unto con olio rofado . Foglie di folatro Iigate fopra'l dolore . e 2 Foglie Dolori di. capovccch:. Dolori Ji capo caldi. Ernie rane ài Purgare il capo. CAPO. Foglie <3 i viti, e parimente i viticci pefti; c polli l'opti al dolore. Ophite pietra , cioè Serpentino polio in fu'l dolore . DEL MATTHIOLI, ,. Mofto de gl'alberi, e delle pietre abbombato nell'olio rofado, &applicato alla fronte . Unguento poi puleon, untone tutto'I capo . Acqua di Bccula , che didilla dal tronco dell'albero quando fi pertugia, polla alla fronte. Olio di Liguflro untone la fronte . Rofe, e fpccialmente rafie cotte in vino auftefo, & applicate. Succo di mele acetofe, e garbe cori fandali pofto allà fronte. Quello vifeofo humorecavato dalie chiocciole vive con oliorofado applicato alla fronte. Vino di melagrani acctofi bevuto , & applicato . La Spoglia de'ferpetlticottanciracero. 11 rollo con la chiara dell'ovo frefeocon olio rofado, & acqua rofa, sbattuto, & applicato. Midolla di pane di formcnto abbombata in olio di mandorle , c di papavero alligata alla fronte . Porcellana pefta , e pofta alla fronte . Succo di Piarìtagine unto con oliorofado . Scorze di zucca, e di cocomero frefeo alligate alla fronte. Succo di latcuca con olio rofado, & aceto. Fava in verfa pella con aceto , & applicata . Foglie frefche di nenuphare poftefopra'l capo. 'iucco di Poligono maggiore inunto . Foglie f refche di jufquiamo applicate alla fronte. Mucilaggine di feme di Pfillio con oliorofado pofto alla fronte. Succo di Solatro hortolano pofto alla fronte . Foglie frefche di mandragora polle fopra'l capo . Alfine pcfta, & applicata. Succo di ciafchuno de'femprcvivi , over l'herba pefta , & applicati . Succod'ombilico di venere d'ambidue oppofto . Cimbalaria volgare pefta , & applicata . Olio di mandorle dolci fatto con frutti di momordica al Sole, unto alla fronte . Sandali bianchi con acqua rofa applicati, Camphora con acqua rofa apporta. Oliorofado tepido . Olio d'olive filvatiche inunto . Foglie di melo granato pefte, over il lor fucco con olio rofado inunto. Mandorle dolci pefte con acqua rofata, e pofte alla fronte.. Olio di fiori zucche comporto al Sole inunto . Decottione, over infufione di Sena, bevuta. Foglie d'efla Sena porte nella lifeia per lavare il capo i AH' emicrania . DEL MATTHIOLI. lncenfo,e mirrila polverizzati, & incorporati con chia- ra d'ovo , & applicati alla fronte, & alle tempie . Mumia merta nel nafo con acqua dimajorana . Sagapeno bevuto con decottione di betonica . Radice di cocomero falvatico cotta nell'acqua , e dipoi pefta, & incorporata con olio, e con aflen- zo, & applicata al dolore, A purgare il capo . DI DIOSCORIDE. ( Cavolo ^ j Bietola I j Ciclamino mag. L Tirato sii per i! \ Anemone f nafo. Succo di Piretro Staphifagia Chelidonia min. Cipolla . } CAPO. Col oquintida prefa in pillole . Uva palTa mafticara con pepe. Vetriuoio meftb in polvere nel nafo con la lana , DEL MATTHIOLI. {Iride Herba gatta > mefìbnelnafo, Majorana J Cubebemafticato con maftice. Maftice mafticata con cera nuova . Radice d'Imperatoria mafticata. Infufione di Sena bevuta. Sagapeno prefo in pillole . Seme di Senape, e di Naflurzo mafticati , Voleri di capo fanno quefti . DI DIOSCORIDE. Olio di ftorace odorato . Olive gialle "j Ghiande Dattili Noci communi f ungiate. Albatrelle l Germini di ferula J Radici di Meo prefe per bocca in quantità . Succo d'Aflenzo bevuto . DEL MATTHIOLI. Vino gagliardo bevuto più del bifogno . Senape meda nei cibi. Nocciuole mangiate copiofamente . Latte bevuto in quantità . Colè cn< fanno dolo ti di capo. Alla lithargia. DI DIOSCORIDE. Seme di vitice meftb fopra'l capo incorporato con ace- to, & olio rofado . Caftoreodifloltoconaceto, & olio rofado, e tirato per il nafo . Cipolle cotte mangiate . Senape trita, & impiaftfatain fui capo rafo. Sphondilioufatoà modo di fomento, òvero untofo* pra'I capo con olio . Peucedano diftòlto con aceto , Se olio rofado, e mefso insù'leapo. DEL MATTHIOLO. Nardo Italiano bevuto , tic applicato . Lavanda bevuta , e meilà in fu'l capo . Acqua di Cinnamomo diftillata , e bevuta . Acqua di baifamo artificiale merla in fui capo, òvero il fecondo, ò il terzo liquore. Succo di Sifembro unto con aceto . Conferva di fiori di garofani mangiata . Agarico aggiunto nelle purgationi . Olio di fiori,e di foglie d'hiftòpo fparfe fopra'l capo . Stecade bevuta con aceto fcillino . Dittamo bianco applicato come fi voglia . Salvia tanto bevuta , quanto applicata di fuori . Conferva di floridi Salvia. Herba gatta ufata in bevande , & in fomenti . Majorana tanto prefa di dentro, quanto applicata di fuori . Radice d'imperatoria ufata in qual fi vogli modo . Rofmarino, ò vero la conferva di fuoi fiori . Euphorbio fregato in fui capo . Chamedrio prefo in bevanda, elegatofoprala parte pofteriore della tefta . Quint'efìenza noftta bevuta , e tirata per il nafo , Ltthufli. Jmafticati lungamente. A provocare il fimo . DI DIOSCORIDE. Iride illirica bevuta. Araomo pofto in sii la fronte . Mandorle .-.mare mangiate . Seme d'Agno caffo bevuto con vino . Lattuca mangiata doppo serra . Provocare t il lonno . Aloe Vtrtigini. CAPO. Aloe applicato per fe fola, c con olio rofado . Bacchara odorata. Seme di giunco ethiopico bevuto , Capidipapavericinque, over fei cotti nel vino, ebe- vutane la decottione , Dccottione di fiori , e capi di papaveri bevuta, e fparfa lopraalcapo. Seme di jufquiamo bevuto, &impiaftracoin fui ca- po. Scorze di radici di folatrofonnifero bevute nel vino al pelo d'una dramma. Dccottione di radici di mandragora fatta nel vino alla milura ditredeci dramme. Pomi di mandragora odorati lpeffo . Liquore di radici di mandragora meda per foppofta nel ledere . DEL MATTHIOLI. intuitone di molto cosi a.rboreo.come delle pietre, fat- ta nel vino, e bevuta. Foglie di falce mede nelle lavande. Latte di mandorle amare melfo alle tempie, & infu la fronte. Mandorle dolci pelle, & applicate con acqua rofa . Succo di lamica applicato con olio rofado alle tem- pie, &allalronte. Corallo bevuto. A provocare gli Jiarmti. DI DlOSCORlDE. Semedifenapepello, emetto nel nafo. Fiori di ptarmica medi nel nafo . Kadice di ltruthio mefsa nel nafo . Kadicedi ranoncolo polverizzata, e mefsa nel nafo. lJaphnoidc mefsa nel nafo . Radice d' elleboro bianco ufata nel medefirno mo- do. „ °EL MATTHIOLO. Pepe trito, emdsonelnafo. Kadice di ciclamino melfa nel nafo. Alle 'vertigini. DI DlOSCORlDE. Seraedi balfamo bevuto . Peucedanodirsoito con aceto, & olio rofado, & unto ^lopralcapoJM Galbano odorato . Radice di brionia bevuta ognigiorno al pefo d'una dramma per un'anno continuo . Cimedi viteneraquandofonotenerecotte, emangia- te ne cibi. " Vino, overacetoScillino bevuto. DEL MATTHIOLO. ^icqua di cinnamomo dillillata, bevuta 1 liquori tutti del balfamo artificiale unti fopra la com- milsura coronale . Mumia melsa nel nafocon acqua di majorana Chiocciole pefte con il gufeio, e bevute con aceto . Radice di Scorzonera , ò vero il fuo fucco bevuco . Conferva di fiori garofani ufata fpefso . «-uoebe prefe ogni giorno cinque grani per volta . Sfianco prefo in pillolc.òin bevanda , ò vero ufato per av«fnlcapoinluocodifavone. salvia tanto prefa di dentro quanto applicata di fuo- ' Conferva di fiori di falvia ufata fpefso . «erba gatta bevuta , e mefsa in fui capo . Majorana bevuta, & applicata in fui capo . radice d Imperatoria melsa nelle bevande, ene'fo- menti . Decottione , ò vero infufione di fena bevuca . ^Mmarino ufato in qual li voglia modo . Conferva di fiori di rofmarino M-gapeno bevuto, & applicato di fuori . . «-namedrio m qual fi vogli modo amminiflfato . CAPO. All' npoplejìa . * Apopieii DI DlOSCORlDE. Radice di brionia bevuta ogni giorno tutto un'anno in- tero al pefo d'una dramma . DEL MATTHIOLO. Acqua difìillata di fpico , edi lavanda bevuta . Acqua diftillata di cinnamomo prefa per bocca . Balfamo artificiale con ogni fuo liquore unto fopra la commifura coronale. Agarico prefoin pillole. Quint'efsenza dal Mattinolo bevuta, &applicata fo- pra'leapo. All'epilejfia. EpB(& DI DlOSCORlDE. 1 Cardamomo bevuto con acqua . Cancamo tolto per fe folo . Carpobalfamo bevuto. Seme di popolo nero bevuto con aceto , Fichi fecchi mangiati fpefso ne cibi . Unghie odorate fumentatc . Caglio di lepre bevuto . Ventre di donnola, ò vero mudclla empito di corian- doli, e (afciato invecchiare^ poi mangiarlo . Sangue di donnola bevuto . Fegato d'alino arroflito, e mangiato da digiuno . iJnghied afino abbrugiate, e bevute in polvere. Calli che nafeono nelle parti di dentro delle gambe,dc' cavallitriti, e bevuti con aceco. Pietre di rondine della prima covata legate in cuoio di cervo, e portate al collo. Siero di latte cosi copiofamente bevuto.che muova be- ne il corpo. CagHo di vitello marino bevuto . Fiele d'orfo tolto per bocca . Fiele di celìuggine terreftre meno nel nafo. Sangue di tcltuggine terrellre bevuto . Sterco di cicogna bevuto con acqua . Piantaginecotta con lenticchie, e mangiata fpefso Senape trita, e mefsa nel nalo . Pepe intero malìicaco . Scilla bevuta in polvere . Agarico bevuto con Odimele al pefo d'una' dram- ma . Radice d'iringo bevuta con acqua melata . Seme di ruta falvatica prefo in bevanda Radice , e feme di fefelli Madllienfe in bevanda . Peucedano unto in fu'l capo difsoluto con aceto, Se olio rofado. Sagapenobevuto. Laudano odorato . Armoniaco tolco in elettuario fatto con mele . Foghe, e feme di trifoglio bituminofo in bevanda . Coniza bevuta con aceto. Anthillìde feconda prefa con odimele. Betonica prela in qual fi vogli modo . Cinqueloglio bevuto trenta giorni continui . Seme di papavero fpumeo bevuto con acq ua . Helleboro nero tolto in bevanda . Succo d'Hipophcfto bevuto al pefo di tre oboli . Radice di brionia bevuta al pefo d'una dramma per un' anno continuo. Cime primaticcie di vite nera mangiate frcfche cotte ne icibi. Aceto melato bevuto . Vino, & aceto fcillino in bevanda. Selenite pietra bevuta in polvere . Etite pietra di.solta con olio ciprino, ògleucino, ò qual fi vogh altro oho di calda natura , & unta in fui capo . Cotenaffia tolta in polvere i 4 rDEL MATTHIOLO. co difu'o ri PIC°na V0lS3re tant0 di dentro ^uan- e 3 Acqua CAPO. Acqua diftillata di cinnamomo bevuta. Saliamo artificiale bevuto , & unto in fu'! capo. Mumiarrieltà ne' nafo con acqua di maiorana . Olio di craneo nomano bevuto . C a ìloreo bevuto con odimele . Caglio di lepre bevuto con aceto . Pietradifieledibuetrita , efoffiatanel nato. Acqua diftillatadifterco humano bevuta . Radice di Scorzonera , ò il fuo fucco bevuto . Garofani fiori bevuti in poi vere con acqua di betonica) e di majorana . Conferva de'medefimi mangiata fpeffo. Ciclamino prefo in bevanJa, ometto necrifleri, òil fuo fucco tirato perii nafo , Agarico prefo in bevanda , ò in pillole . Ariitolochia ritonda. Hiflbpo in qual fi vogli modo prefo per bocca . Stechade bevuta con la Icilla . Radici di dittamo bianco prefe in polvere . Salvia bevuta , e polverizzata lopra'l capo . Majorana ufata in qual fi vogli modo . Succo di Galega prefo al pefo d' Un' oncia , e mezza . Imperatoria aggiunta nelle bevande . Decottione, óveroinfufionedifenabevuta. Rofmarino , ò vero la conferva de'fuoi fiori. Sagapeno prefo in pillole . Legno di vilchio quercino prefo in polvere al pe- fo d' una dramma per quaranta giorni conti- nui. Radici di vincetoffreo trite confemedi peonia, e be- vute. .«■«.» *mr" .?••>.::. ) ii' Cardo benedetto, òverolafua decòttione, ò vero 1' acq'ia dillillata bevuta . Chamedrio aggiunta ni Ile bevande . Radici di philipenduia polverizzate, cfparfefopra ài cibi. Seme di pal.nachrifti bevuto in polverecort vino al pe- fo d'una dramma . Decottionedelleradicidelmcdelimo ufataper innac- quare il vino . Peonia di Galeno attaccata al collo . Seuil di peonia infilzati , e portati intorno al col- lo, -■l'.it'y m Acqua diffidata d' Hiperico quando fiorifee bevu- ta . Decottione d'Iva bevuta alquanti giorni con melero- fado, & odimele. Infulione di radici d'HelIeboro nero bevuta . Quinta e (lenza del Mattinolo fpeffe volte bevuta , e po- fta fopra al capo . Aceto fcillino ufato fpeffe volte . Antimonio Jacinthino del Matthiolo prefo per bocca in qual fi vogli modo . Corallo tanto bevuto , quanto portato al collo . All' fìnemoratt . Smemorati . DEL MATTHIOLO. Anacardi, elaloroconfcttione. Quinta effenza del Matthiolobcvuta fpeffe volte. Ballamo artificiale bevuto , & applicato . Alla frenejìa . *""tR*- DI DIOSCORIDE. "Unguento Crocino mefib fopra'l capo , ò vero odorato meffo nel nafo '■ Seme di vitice applicato con olio , Se aceto . Afparagi bevuti con vino bianco. Serpillo applicato con aceto , & olio rolado . Sphondilio fomentato, ò veramente impiaftrato tori olio in sù'l capo. ■ i DEL MATTHIOLO. Succo di malva bevuto al pefo d'otto oncie . Succo di Solano hortolano, edelle fue bacche appli- cato foprà la parte dihanzi del capo . Acqua di buglofla, e borraggine applicata fopra il ca- po. Olio lofado applicato con acqua rofa , Se aceto . Infiamma- gli»! i dei cervello. CAPO. All'infiammopionì del cervello. DI D I O t? CORI DE. Scorze di zucche frefche mede in sii la fronte . Scorze di melloni applicate al medefimo modo. Foglie d'Elitropio ligate in sii la fronte . Aceto pofto alla fronte . DEL MATTHIOLO. Agarico prefo in bevanda , ò vero in pillole . Sandali tutti applicati con olio rofado, & aceto cori un poco di camphora . Alla Mtlamholia. Melaneho. DI DIOSCORIDE. lu. Seme dibalìlico bevuto . Helleboronero prefo per bocca Fogliedi Betonica bevute.. Epithimo prefo nelle medicine . DEL MATTHIOL1. Pomi dolci, & il fucco loro. Cedri frutti. Sandalitutti . Succo di malva bevuto al pefo di fei oncie . Radice di feorzoncra, over'il fuo fucco bevuto. Agarico prefo in pillole . Thimo bevuto con odimele al pelo di due dram» me. Decottione over infufione di fena bevuta . Radici di vincetoffico bevute tritecon feme di bafilicoj ò corteccia di cedro , ò con perle. Mclifla prefa in qual fi vogli modo. Decottione d'Afplcno bevuta . Decottione di borragine.ò vero di buglofla fatta nel vi- no, ó veramente nell'acqua . Infufione dell'Helleboro nero meffa nelle purgatiom. Siropo di Polipodio del Matthiolo . Aceto Scillino. Quint'efsenza del Matthiolo . Antimonio del medefimo prefo al pefo di quattro grani . Argento vivo precipitato prefo al pefo di otto gra^ ni. Oro. Coralli. Perle. Olio cavato dalla pietra gagatebevUto con Vifto All' F.brìactheixja . i-briache» DI DIOSCO R LJ) E . Zaffarano bevuto prima con vino paiflP. Vinodipomigranati ^bevuto. Vinodibacchedimirto * Cavolo mangiato dopo parto . DEL MATTHIOLI. Aceto applicato à i terticoli . Acqua dillillata da i fiori del zaffarano bevuta . Mandorle amare fei , over fette mangiate per avanti . Al Catarro. DI DIOSCORIDE. Catarro Unguento Irinomefso nel nafo. Storace fumentata , Bitume naphtha fomentato . Cinnamomo bevuto; Radici di Meo tolte iniettavano di mele, e vaghorio propriamente quando il catarro vada al petto . Nocciuole , ò veto avellane arrortite, e bevute con un poco di pepe. Radice di dragoiitea maggiore cotta , e mangiata . Gomma di draganti mangiata in lettovario tatto con DeTottiohed'hiflbpo, di fichi fecchi, e ruta bevuta Calda. . , . r Helichrifo bevuto con vino adacquato al pelo di tre Oboli. r i- 1 Seme di Jufquiamo bevuto con feme di papavero al pe- fo ditre oboli. DEL MATTHIOLI. Sandaraca gomma fumentata , e fparfa fopra al capo. Sanda- CAPO. Sandalo rodo polverizzato fopra'I capo . Storace fomentata , e mefl'a in sii la teda . Garoffani aromatici fomentati fottoil nafo . Agaricoprefoinbevanda . Rofinano in qual fi vogli modo bevuto . A corroborare il cervello. a «x<,\*>. DI DIOSCORIDE. tire il cer- ,i vello. Asa ocho bevuto. DEL MATTHIOLO. Cubebemafticate, & inghiottite. Acqua dillillata di Cinnamomo bevuta . Balfamo arteficialeunto alla commiffura d'avanti. Mofco odorifero. ■> Zibetto >" odorati fpeffo . Ambra J Polvere di Garoffani aromatici tparC fopra al capo , Rofe, e lot conferva . Conferva di Garoffani fiori mangiata fpeffo - Stechade "} Mentagreca >- ufata nelle bevande . Salvia 3 Sena meda nelle lavande . Rofmarino, e la conferva de'fuoi fiori Radici di Garofolaria odorate . Radice Rbodia in qual fi vogli modo adoperata . Quint' effenza del Matthiolo bevuta , e pofta di fuori , All'ulcere del capo che menano. J*"*** DI DIOSCORIDE. a"1"' Jncenfo polverizzato con Nitro. , Latte di fico domeftico , e falvatico meffovi con fauna d'orzo. Orina ftantia lavando con effa il male . Fieno grego impiantatovi fopra . Farina diceci {parla fopra'I male. Malva impiaftrata con orina . cenere d'Aglio abbrugiato applicata con mele . Decottione di Ciclamino fomentata . Bulbi applicati con nitro abbrugiato . Meliloto impiaftrato con terra chia, e vino, òvera- mcnte con Galla . Foglie di rovo mede in su'l male . Cenere di radici di Giglio impiaftrata con mele. Adianto cotto nella lifeia . Salamoja acetofa applicata à modo di lavanda . DEL MATTHIOLO. Foglie d'hedera cucite à modo di beretta, e portate fui capo . Succo di Centaurea minore meffo in sù'l male . Menta applicata frefea . NERVI. Allo fpajìmo. DI DIOSCORIDE. IRIDE Illirica bevuta con aceto. Decottione d'Acoro bevuta . Cardamomo bevuto con acqua . Radice di Giunco odorato, cioè fquinantho, tolta in bevanda alquanti giorni al pefo d'una dramma con altrettanto pepe. -1* Collo bianco con vino, & affenzo bevuto . Balfamo bevuto con acqua . Helenio tolto in lettovario fatto con mele . Unguento Sanfuchino unto alla nuca Bdellio impiaftrato Bacche di Ginepro bevute Bacche di Cedro mangiate . Radice di Halimo bevuta al pefo d'una dramma con acqua. Cenere di legno di fico unta con olio . Carne di Riccio terreftre mangiata . Caitoreó tanto tolto per bocca, quanto applicato di fuori . NERVI. Serpillo bevuto. Sterco di capra bevuto con aceto . Radice di Dragontea cotta , e mangiata con mele . Radice d'Amphodillo bevuta al pefo d'una dram- ma . SemediCappari bevuto. Argemone impiaftrata . i Agarico bevuto con vino melato al pefo di tre oboli . Reupnotico bevuto . Galbano inghiottito. Radice diGcntiana bevuta al pefo d'una dramma. Ariftolochia tonda bevuta . Radice di Centaurea maggiore prefa con vino . Seme di Leucacantha bevuto . Radice d'Acanthio bevuta . Radice di Bianca {pina cotta nel vino. Origano mangiato infieme con fichi fecchi, Radice d'iringo bevuta con acqua melata . Pulegio bevuto con aceto inacquato . Decottione di Calaminta bevuta . Decottione di radici di Baccarà prefa per firopp. l'anace Herculeo impiaftrato alla nuca . Radice di Rofmarino prima meda in su la nuca con fa- rina di Gioglio. Peuccdano diffolto con olio Rofado, & aceto, e me fio in siila nuca . Clinopodio bevuto. Decottione di chamedrio prefa in bevanda . Lafero inghiottito al pefo d'un'obolo. Sagapeno bevuto. Galbano inghiottito in pillole . Foglie di Betonica bevute con acqua melata al pefo di un denaro . Radice di Xiride prefa con paffo. Simphito bevuto con aceto melato . Pfillio impiaftrato . Serpillo bevuto , & impiaftrato . Decottione di Verbafco bevuta . Brionia fatta in Lettovario con mele . Vino Scillino bevuto. Vino di Tragorigano bevuto . Radice di Salinone bevuta con vino nero dittico . Cori bevuta con vino. DEL MATTHIOLO. Oliolrino , Spico Nardo volgare i> in qual modo fi vogli . Lavanda. I Acqua di Cinnamomo dift illata . Ballamoarteficiale unto alla nuca, &allafpina . Radici d'Helenio prefe in polvere . Olio di noci unto alla nuca . Mumia tanto prefadentro quanto applicata di fuori . Olio di Seme di lino . Ciclamino ih bevanda , ò vero nc'efifteri, ò tiratone il fucco per il nafo. Agarico prefo in qual fi vogli modo. Stechade cosi prefa per bocca, comemeffa ne bagni , e ne fomenti. Decottione di pulegio") Salvia i tanto Devute, quanto fomqn. Herba gatta f tate • Radice d'Imperatoria J Euphorbiounto con olio di viole gialle . Unguento di Vifchio di pero falvatico deferirlo nel di- feorfo del vifchio . Chamedrio meffo ne fomenti , e negl'Unguenti. Olio di Gigli bianchi unto alla nuca . Radici di Canape cotte, pelle, e impiaftrate in fui collo . Coloquintida prefa in pillole . AntimoniodelMatthiolo prefoinqual fi vogli modo a 1 pefo di q uattro grani . Olio di pietra Gagate unto alla nuca . Allo fìupore. DEL MATTHIOLO. stupore Acqua di Cinnamomo diftillata bevuta. e 4 Balfa- NERVI Tremore di nervi. Balfamo àrteficiale 'S Oliodifonedifehape > Unti ài luoghi flupiji . Olio di fiori d hiflopo -J Pignoli mangiati fpeflo . Stechade meda nelle lavande , e né fomenti. Decottione di pulegio bevuta . Salvia tanto bevuta, quanto applicata rii fuòri . Majorana . Radici d'Imperatoria ,. f Rofmarino > u»tet«Ho di dentro quanta Chamedrio J di fuori . Decottione d' Iva bevuta con Mele rofado . Quinta eflenza del Mattinoli tanto bevuta , quanto applicata di fuori i Alla para'JJìa . DI DIOSCO RIDE. Peucedano applicato con aceto , & olierofado . Scorza di radici diCappari, e feme bevutoin polvere , Sagapeno inghiottito . Radice di Rubia bevuta . Coìoquintida mcITanecrifleri. Cime primaticcieirefche di vitenerà cotte, e mangia- te ne cibi. Vino Scillino bevuto . ID E L MÀTTHIOLÌ, Radici d'Iride condite mangiate fpeflo . Spiconardo volgare . Lavanda. Afarina, òlafuadecottionebevutà. Acqua di Cinnamomo diflillata bevuta . Balfamo artificiale unto di fuori. Radice d'Helenio bevuta in polvere . Olio di Seme di fenape Unto all'origine de'nervi Pignuoli mangiati fpeffo . Mumia applicata di fuori con acqua di ma joràna . Anacardi. Caftoreo bevuto con acqua melata . Conferva di fiori di garofani ufata fpeflo . Ciclamino meflo nelle bevande, neicrifleri, e nel nato . Agarico prefoinqual fi vogli motìo. Olio di foglie, efiorid'Hiflopo. StecademefTa ne bagni, e ne fomenti Pulegio tanto bevuto , quanto fomentato . Salvia adoperata in qual fi voglia modo . Herba gatta K . Majorana ( adoperate in qual fi voglia Radici d'Imperatoria S modo- Decottione , ò vero inf ufione di Sena bevuti . Euphórbio unto con olio di violegialle. Chamedrio ufato cosi di dentro , come di fuori . Bellis di tutte lefpecie cosi in bevanda, coméin fo- menti Acqua diflillata dcll'herba , e de i fiori delI'Hipperico v bevuta. rr Decottione d'Iva bevuta più giorni continui con mele rofado, &o(Iìmelle . Condito, e ; pillole contra la paralifia deferitto nel di- lcorfodel chatnepithio. Còloquintida prefa in pillole. Quinta eflenza del Matthiolo ufata tanto didentro . quanto di fuori. Antimonio del medefimo prelo al pefo di quattro grani. ^ Olio di pietra Gagate unto alla nuca, & alla fpitia : NERVI. Dolori ricrvi. Al tremore de i nervi. DIDIOSCORIDE. Cervello di lepre arroftito, e mangiato . CaltOreó bevuto, & applicato di fuori. Cavolo mangiato ne cibi. Decottione d'althea bevuta . DEL MATTHIOLi. Acqua di cinnamomo diflillata bevuta . Balfamo artificiale . Pignuoli mangiati fpefTo . Salvia adoperata canto di dentro , quanto di fuori , Òlio unti di fuori i Majorana », , t . Radici d'Imperatoria Hi '"I"3' fi voglia modo. Decottione di Chamepitio bevuta con mele toia- Quinta efTenza del Matthiolo. A i fluljì de i nervi. « ..i DIDIOSCORIDE. M ic ' tarma di gratto impialtrata con fucco di Tufquia- mo " 1 Farina d'Orzo impia Arata con aceto . A i dolori , ir infermità de i nervi DIDIOSCORIDE.' fcleomele applicato di fuori . ( Sicionió I Laurino l Ciprino Gleucino Methopio Amatacino J Bdelio melTo negl'impiafiri . Lifcia di cenere di fico applicata al dolore . fuore° untoto!toPcrbocca> quanto applicato di Carne di Riccio terreftre mangiata arroftiti . Carne di Vipera cotta , e mangiata . Decottione di radici di Poterio bevuta . Peucedano applicato con aceto, & olio rofado . 1-atero inghiottito al pefo d'un'obolo . Centaurca minore bevuta . Radice di Giglio arraffila , & applicata con mele . «.adice di Salinone bevuta con vino nero garbo . Kadicc d Altheà per fe fola,ò vero cotta con vino,& àc*. qua melata , & impiantata in fu'l male Succo d'Hippopheito bevuto al pefo di tre oboli . Acqua marina iri lavanda * Aceto Scillino bevuto ; Vino diftecchade Vi. Vmo diThimo > bevuto. rsv iJSLS L MATTHIOLI. Olio di Terebmta unto al dolore . Pignuoli ufati ne cibi; h rdiTerebinthò-) Kefina Dlio^ì Nocetnofcada -, Ufato tanto didentro, Mi Noce d India * quanto difuori. Ceneri de gamboni , e de baccelli delle fave impiaflrì* ta con fogna vecchia . Stechade merla He bagni, è ne fomenti. Pulegio "S Majorana > in qual fi vogii modo adoperate . Iva -> Olio Ài i fiori dell'herba Cortufa applicato a! do- lore . Alle ferite de t nervi . DI DIOSCORIDE. Chiocciole terrcflri pelle , e mede fopra la piaga . Vermi terrefìri medi nel medefimo modo . Borirò medb fopra al male . Foglie di Senecione impiaftrate con manna d' Iii- cenfo. Foglie di Dragoritea minore mede fopra Iaf erita . Radice di Poterio pefta, & applicata. Radice diGiglio impiaftrata con mele. Grana da tingete applicata coti aceto . Radice di Narcifo pefta , e meda in sii la piaga ; DEL MATTHIOLI. Balfamo artificiale "1 Olio di Tercbinthina ( Medi caldi in sii la pia. Lagrimo d'Abete I ga. Olio di Noce J Carne di Chiocciole pelle con farina , & applicate . Olio di Lombrichi applicato con Balfamo artificiale, ò con Olio di Tercbinthina . Olio d'HipericO V -, ; Olio diMomordicà / applicati al male. Au* teriee rie*: nervi. ne di nervi Ài nervi. Vervi iri- |ro(TÌti. tinti a! male- NERVI. Alla còntrattìòne , e durezza de Nervi. DEL M ATTHIOLO. Graffò di Marmotta Graffi) di Tarlo, Olio di Tuorli d'oi'a Midolladi cervo, e di Vitello Olio di feme di lino. , Alle contufitni de Nervi. DEL MATTHIOL1. Carne di chiocciole terreftri pelta , & impiaftrata ceri fiori di farina . Farina di Fave incorporata con ófìimele.. Radice di Dragontea impiaftrata con melcj cftercodi capra. Ai nervi ingroflìti . DI DIOSCORIDE. Scfamo impiaftrato . Cenere di Sarmenti applicata con fogna , ò con olio. O C C H I. AUe albugini, ì vero fìocci. DI DIOSCORIDE. Liquere di Balfamo diftillato nell'occhio . Cancamo di flolto nel vino , e gocciolato dentro . •Mirrila mettavi dentro in polvere . Bitume Naphtha diftillatovi dentro . Cenere di Mituli lavata, come fi lava il piombo, e meffane gl'occhi. Cenere d'unghie odorate ufata nel medefimo modo . Cenere di gufei di Chiocciole incorporata con mele , e meffa dentro. Snelagiohe *ii palpebre. Rovldeili di pàlpebre. Fiele 1 ai i J dil 1 d'i t di' .Umoàlluoco , Rogna ai ipalpebre. Fluir, di palpebre. iuftammaj- gioni di pai Ipebre . OC CHI. Alla fpelagione delle palpebri. DI DIOSCORIDE. DÈcottione di fpica Indiana fomentata . Humore di chioccinole ten-eftri applicato. Etippo mefiò fopra il luogo . Gomma, e latte di condrilla meda ove cafeano i pelli . Pietra Armenia niellavi fopra . A /minime la grojjezjza delle palpebre . DI DIOSCORIDE. Cenere di Mituli lavata, e fregatavi fopra. Unghie odorate abbrugiate > e fregate fopra al luogo . Alla Ruvidezza delle palpebre . DI DIOSCORI DE. Scorze d'incenfo abbrugiate , &applicate. Fuligine di pece untavi fopra . Licio pofiovi à modo di linimento . Oliò di fepia trito fottilmentc , e fregato. f Di Scorpione marino di teftuggine marina [ "' Pernice .' Aquila di Gallina bianca di capra falvatica J Senape trita, & applicata con mele . Agretto melilo per fopra , Squama di rame I r Ruggine di ferro f flcSata' Chalciti fregatovi fopra in polvere . Pietra Hematide applicata con mele . Alla rogna delle palpebri , D I DIOSCORIDE. Succhio di cipolla applicato con fpodio . Aloe melTavi con acqua . Latte di fico untovi fopra . DEL MATTHIOLO. Gomma di Traganta mollificata nel latte . Saga pano applicato con aceto . A i ftujfi delle palpebrò . DEL M ATTHIOLO. . Foglie di majorana applicate con farina d'orzo. Alfine nel medefimo modo . FogliediRicirtotriteconfarinad'orzo, & applicate! All' infiammàggioni delle palpebre . DEL MATTHIOLO. Ovo di gallina crudo con olio rofato . Sacche di Alcachengi macerate nel modo 4 & ap- plicate . Acqua diftillata di lente paluftre . Acqua diftillata di Borragine , e di Bugloffa , Fiotti degli occhi . Fiele r Di Scorpione marino^ { Di tefluggine marina I melTo dentro nell'occhio I j Di Pernice \ D'Aquila I DiGallina bianca [_ Di Capra falvatica J Orina humana cotta prima in vafo di rame, epoimcf- fa nell'occhio. Latte di Lattuca falvatica diftillato nell'occhio. Succhio di Dragontea meflo nell'occhio . Succhio di cipolla ufato nel modo fudetto . Gcngevomefibviin polvere. Succhio di Chamefìce unto con mele , Foglie d'Argemone applicate. Armoniaco in forma di linimento . Horminio mefTovi con mele. Succhio di loto domeflico mefTovi nel modo medefi- mo. Sale trito fottilmeme , e foffiato nell'occhio . Fior difale nel medefimo modo . Saphiro pietra meflà dentro nell'occhio . Squama di rame fottilmeme trita , e meffa nell'oc- chio. DEL MATTHIOLO. Mufchio odorato meflb ne collii'] . Ebeno trito impalpabile meffo dentro con acqua . Cenere di Donnola abbrugiata mefìa negl'occhi. Occhio deliro di Chameleonecavato dall' animale vi- vo, & applicato con mele . Succhio di Cehtaurea minore applicato con mele. Succhio di Hieratio diilillato nell'occhio . Sagapenoinfufo lungamente in fucchio di ruta, e fiele d'animali rapaci melTo ne collii"] . Sarcocolla macerata cinque giorni in una tazza di ve* tro con latte afinino, e diftillata nell'occhio . Succhio di fcabiofe applicato con Chrifocolla, Se un poco di camphotà i Anthirrino legato in sù la fronte . Corallo abbrugiato meffo ne collirj . A levar le cicatrici de gli occhi. DI DIOSCORIDE. CancamodifToIto con vino, e meflo nell'occhio . .. Mirrila polverizzata fopra la macchia . Bitume Naphtha diftillatovi fopra . Cédria porta fepra al luogo . Cenere di Chiocciole terreftri mefTovi dentro fottìi- mente polverizzato . Orina humana cotta in vafo di rame Serapirto Succhio di Chamefìce Verderame Feccia divinoabbrugiata Corallo fottilmeme polverizato Hematite pietra Saphiro pietra toccandoli con cfla il luogo . DEL MATTHIOLO. Succhio di Hieracio diltillato nell'occhio . Sarcocolla macerata nel latte afinino, e diftillata fieì l'occhio. Alle Kiigoletic de gli occhi . DI DIOSCORIDE. Succhio di radice d'Acoro diftillato dentro . Caffia odorata meffà ne collirj . Cinnamomo ufato nel medefimomodo, Comma Cicatrici nelli occhi » meflb dentro rie al' occhi ì Nuvolette ncgl occhi OCCHI. Guaimi diciregia applicata al luogo . Infufione di Acacali meda ne collirj . Succhio d'AcatialavatOj emetto dentro. Incenfo fottilmente polverizzato, & importo . Tre fiori picciolini di pomo granato mangiati ogni giorno per tutto un'anno . Ebeno fottilmente macinato, e metto ne collirj. Lido mefso nell'occhio . Gomma di pruno applicata . Carne di Vipera cotta, e mangiata ne cibi . Rondine arroftita, c mangiata ne cibi . Grafso di pefee mefso dentro nell'occhio . Succhio di Finochio applicato ne collirj . f Di Scorpione marino Di ecftuggine marina Fiele ^ I mefso nell' oc- chio. diftillata nell* occhio . tjnghiellt negl'occhi. Percofle , e ferite ne gì' occhi . D'Aquila I Di Gallina bianca l DiCapraSalvatica Orina humana cotta in vafodi Rame, e diftillata àgoc< ciolo nell'occhio . latte di JLattucafalvatica . Succhio di Dragontea maggiore 1 Succhio di Cipolla Succhio di Loto domeftico Succhio di Chelidonia maggiore cotto in vafo di ramecon mele j Succhio d'Othona. J Rutamangiatanecibi Agretto meflo dentro . Panace Hcrculco applicato al male . Succhio delle foglie , e delle radici del Rofmarino pri- mo diftillato nell'occhio con mele . Succhiodi Mcliflòphillo 3 Succhio di Marrobio £ applicato con mele Succhio di Lafero \ Pomice fertilmente polverizzata . Fiordi fale pollo nell'occhio . Feccia di vino abbrugiata . C Pirite ■) Pietra J Jniit,e l polverizzata, e foffiata nell'oc- 1 Geode f chio. I. Saphiro J ,.„.D£Ir MATTHIOLO. Cenere di Vipere abbrugiate con incenfo, e fucchio di Finocchio fparfa nell'occhio, e meda necol- Fiele di lepre metto dentro con zuccaro . Fiele di donnola con fucchio di Finocchio . Acqua diftillata di fterco humano . Latte di radice di Scorzonera . Succhio di cipolla applicato con acqua di finoc- chio . Garofani aromatici triti in polvere . e metti den- tro. Succhio di Chelidonia applicato con latte di donna . Succhio di hieracio diftillato dentro. Sagapeno macerato lungamente con fucchio di ruta , e fiele d augelli rapaci , pofto ne colliri Sarcocolla macerata nel latte afmino cinque giorni continui , e diftillata nell'occhio . Vino di fraghe. Succhiodi loto domefìico . Euphragia in qualfivogli modo prefa per bocca. Alle mgbhlle de gli occhi . DI DIOSCORIDE. Ofso di fepiapefee polverizzato fottilmcnte. Radice di regolitia mefso dentro in polvere . DEL MATTHIOLO. Gomma ditragacantha macerata nel latte, & appli- cata. Alle percome, e ferite frefche de gli occhi . DI DIOSCORIDE. Latte humano mcfsovi fopra con incenfo . OCCHI. {Colombo--» Tortora > impiaftrato fopra . Pernice J Pietra hematite impiattrata con latte . Fogliediftebepefte, & applicate. All'ulcere de gli occhi. DI DIOSCORIDE. . Incenfo ■ Fuliginedi < Terebintina > applicata al male. Boturo 1 Scorze d'incerifo . Mirrha V polverizzata fopra l'ulcerar. Como di cervo brugiato Amido applicato in polvere . Antimonio mefso ne collirj . I Galattite p Pietra •< Saphiro > polverizzata perfopra. Samia > Atte corro/toni de gl'angoli de gl'occhi. DI DIOSCORIDE. Efìpo mefso perfopra. . - - Agretto applicato al 1 uogo . DEL MATTHIOLO. Fuliginedi -{ ^"k^ mefsa intimale. Alle fi/Iole lachrimali. DI DIOSCORIDE. Noci communi vecchie trite, &irnpiaflratevi fopra. Dccottione di foglie di mirto mefsavi dentro . Malva cruda manicata confale, e pollavi fopra à mo- do d'impiattro . Piantatine impiaffratavi fopra . - Orecchia ditopo impiattrata . Foglie di Baccarà mefsevi in principio . Camamilla applicata per impiaftro . Foglie di folatro commune portevi fopra , & il medefi- mofà il fucchio con ftercorofso di gallina. Egilopa impiattrata. «fior dilambrufca mefso fopra al male . ■admia polverizzata . squama di rame mefsa dentro nel male . .. Antimonio lavato, & applicato. Alli occhi che e/cono fuori di luogo , come un acino d'uva . DI DIOSCORIDE. Farina di fava incorporata con chiara d'ovo, & in- cenfo . Foglie di rovo trite. Saphiropietra polverizzata . Ail'injìammaggioni de gli occhi. DI DIOSCORIDE. Amomo impi aftrato con uva pafsa. Fuliginedi fp""nI° }" applicata fopra al male . Noci di ciprefso impiaftrate con farina d'orzo . Bacche di mirto incorporate con fior di farina d' orzo. Fiori di melo cotogno impiaftrati . Cafciofrefco mefso fopra al male. Zuccaro mefso dentro nelf occhio. Sefamo cotto nel vino, e pofto fopra al luogo, Portulaca,cioèprochacchia incorporata con farina d' orzo, e mefsa fopra al male. Endivia impiattrata perle fola , e con farina d'orzo. Scorze di zucche frefchc mefse perfopra. Radice d'anemone impiaftrata . Orecchiaditopo con farina d'orzo . Succhio di Genciana mefso nell'occhio . Abrotano cotto con pomi cotogni, ò veramente con pane, & impiaftrato perfopra. Meliloto à modo d'impiaftro . Foglie di Baccarà impiaftrate . Semprevivo maggiore impiaftrato . Appio Ulcere ne 'gl'occhi. Corrofioni nelli anelli d#glioce%i i Epiftole la- chrimali. Occhi che ef cono fuori Xrjfìammag. gioni de gli occhi. O C C H I. Appio applicato con pane , ò con farina d'orzo . Fiori di rovo Ideo con mele Tclie d'elarine con tanna d orzo . Oppio con tuorlo d'ovo arroftito , e zaffarano. £me jaftuiamo, e parimentele foghe con farina d or- zo, e digrano. . •Poaliedi mandragora verdi con farina d orzo. Foglie di quel verbafeo , che fà ■ hon gialli >m, piaftrato . After Attico impiaftrato, Foglie di viole purpuree portevi fopra verdi . Foglie di ricino con farina d'or/.o . DEL MATTHIOLO. Latte di donna mefcolato con acqua rota , nella quale da flato eftinto Un grumo d'incenfo ardente Uno a - trenta voltediltilUito nell'occhio. Canfora meda ne collirj . ■ . Chiocciole pelle in Un mortajo ben netto , & incorpo- rate con un'ovo di gallina cotto, & applicate alla fronte. Succhio di ciano mefto nell'occhio . Succhio di hieracio applicato dentro. • Foglie di betonica peite, ehgatc fopra la fronte. Fiori di confolida reale tritìi applicati alla fronte con acqua rofa . Vino di fraghe mellone gl'occhi. Succhio di foglie , e dibacche di folatro hortolano ap- plicato alla fronte. Bacche di folatro Halicacabo infufe nel morto , & ap- plicate. Acqua di lente paluflre applicata alla fronte . Acqua di borraggine, e di buglofla applicata tanto di dentro, quanto di fuori. Agata pietra tenuta avanti à gl'occhi . boleti i< Ai dolori de gli occhi. «chi DI DIOSCO RI DE. Rodi, ò vero tuorla d'ova arrediti con QUO tota* do, ezafarano, & applicati di fuori, à modo di unguento . Foglie di fefamo coite nel vino . Succhiodi butilico meflb deatro nell'occhio. Ailenzo cotto con vino dolce, & impiailrato . Ruta impiaftrata con farina d'orzo. Radice d'aconito pardalianche incorporata con altre medicine che s'ufano per li dolori de gl'occhi . DEL MATTHIOLO. Latte di donna con acqua rofa, in cui fino a trenta yoke Gallato fpento un grumo d'incenfo ardente » diftillato nell'occhio . Canfora meda ne collirj . Chiocciole pelle in un mortajo di pietra, & ìncorpo- rate con un'ovo di gallina cotto, & applicate alla fronte . Succhio di ciano rheflb nell'occhio . Succhio di hieracio meflo nell'occhio. Foglie di betonica pelle , e ligatc fopra la fronte . Succhio di bacche,e di foglie di folatro volgare adope- rato nel Medeiìmo modo . Acqua di lente paluftre meda fopra le palpebre con pezze di tela. Acqua di borraggine, e di buglorta.cosi di fuori , come didentro . Agata pietra tenuta avanti gl'occhi . Acoloro che non veggono dopo al tramontare del Sole . Nonvei«« DI DIOSCORI DE. 1» rotte. Liquore che diflilla dal tegato di becco, o di capra , mefso negl'occhi . Fegato di capra arroftiro, e mangiato . Fiele di capra falvatica meflb ne gl'occhi . {Colombo-} Tortora J> medb dentro negl occhi . Pernice -J itsl'occhi. ynfe fcffu/ioni de gli occhi . . D 1 DIO S C O R 1 D E- Fiele di Scorpione marino mertòvi dentro . O C C H I. Grado di vipera meflb negl'occhi con cedramele, Se olio(il che non piace àGaleno) (Te'flugginc marina } 1 Pernice | Fiele di J Aquila ( metto ncll occhio. "S Gallinabianca f l^Caprafatvatici ) Farina di fava impiaftrata con vino . Succhio di cipolla meflb negl'occhi . Succhio di ciclamino ufato fimilmente, Serapino impiaftrato. Euphorbio medb però con cautela . P DEL MATTHIOLO. Succhio di Chelidonia diftillato net!' occhio con latte . Succhio di hieracio diftillato dentro . Polio ligato fopra la fronte. A SU occhi caccolqfi. nc DI DIOSCORIDE. 8,ocd"' Succhiodiprocacchiameflodentro. Succhio di piantagine ufato nel medefimo modo. Foglie di femprevivo maggiore impiaftrate . Vetriolo didoluto in aflai quantità d'acqua, e fattone collirio. . Cenere di fpugne abbrugiate impiallrate con acqua, e maflìme ove la caccola fiafecca. Pietra hematite fottìi mente trita , & applicata con latte . _ _ DEL MATTHIOLO. Acqcarofa, in cui fia flato trenta volte fpento un grumo d'incenfo infiammato, meda dentro ne gt occhi. • Vinodibacchcdicrefpino fatto in eollinocon tucia, & acqua rofa, Perle macinate mede ne collirj. Pietra di fiele di bue trita , e fornata nel nafo . Decottione di fien greco applicata allafronte . Radice di rombice falvatica portata adodo . Decottioned'ophiogloflofattjinelvino, & uiata per lavanda. Succhio di hieracio diflillato dentro . Éuphragia ufata in qual fi vogli modo . Vino d'Euphragia bevuto fpeflb da digiuno . Alle caligini de gli occhi. Caligini it DI DIOSCORIDE. Chamcdriotrito, e fparfo, ò veramente unto con olio . j Succhio di loto domeftico metto dentro mele. Helleboro nero medb ne collirj. Fior di rame ufato ne cqllirj. DEL MATTHIOLO. Decottione di valeriana fatta nel vino, e meda ne gl occhi. Vino di helenio bevuto fpeflb. "~ t Olio di bacche di lcntifco ufato ne cibi . Succhio di ruchetta medo dentro negl'occhi. Ebeno trito fopra una pietra d'aguzzare i coltelli, e lat- tone collirio con vino pafso . ,. Succhio difalicc eh' efee dalla fcorza.quandolcnin- tacca mentre che ftonfee, mefso nell'occhio . Noce mofeata mafticata . Perle mefse ne collirj. Pictradifieledibuetrita.emefsanelnaio. Succhio di cavolo cotto nel mele , e mefso negl ango- li de gl'occhi. Afparagi mangiati ne cibi. Sio mangiato con gl'herbaggi. Latte di radice di feotzonera mefso dentro ne gli G "rafani triti in polvere, e medine gl'occhi. Succhiodi hieracio mefso dentro. Fiori di rofinarino preti frefehi dalla pianta, e man- giati con parie, e con fale, tutto il tempo che fio- rircela pianta. Sagapeno infufo in fuccnìo di ruta , e fiele d'augelli ra- paci medo necollirj. ^ O CC H I. Un gnno di féme di feiarea portato nell'oechio . JSRSS! AJ!a Merdtzx.* de »t 'cechi. 1 cd"'r DI DIOSCORIDE. Lancamoinfulo nel vino, ediftillatone gl'occhi, cacche di popolo bianco, che fpuntano nel primo ger- minare, pelle, & unte con mele . Fiele di feorpione marino metto ne gl'occhi . Cavolo domeftico mangiato ne cibi . Senape unta con mele . Succhio d'anagallide tirato per il nafo . Attenzo applicato con mele. Thimo mangiato ne i cibi . Thimbra mangiata fpetto. Succhio di ruta cotto in un gufeio di melagrano infic- ine coti fucchiodi finocchio, e mele, c meno den- tro nell occhio. Succhio di ruta falvatica incorporata con fiele di gallo vivo, e mele. * Succhiodifolatrofonnifero mcfiTo nell'occhio. J»l (Tuffi de Fiore di falemelTo dentro fottilmente polverizzato *'Mth'* A gli fluffl de gli occhi. DI DIOSCORIDE. tafiarano applicato con latte humano. lncenfoimpiaftrato con tuorlo d'ovo, o vero con la chiara. •F"liginedi^^«nfo[. applicata. Foglie di platano delle più tenere mettevi fopra. l-benolottilmentepolverizzato, emetto ne colliri, succhio di foghe d'olivo falvatico meffo nell'occhio. *-orno di cervo abbrugiato, e lavato, e metto den- tro . Amido polverizzato, & applicato. 1 ompholige lavata , & applicata ne colliri . Fave monde mancate, & applicate fopra la fronte . Piatite frefea meflavi con polenta . Squama di rame lavata , e fattone collirio . I lombo lavato, e mcfs'o nell'occhio . {"Galalite _ Pietra < Morochtho A applicata con latte. v-Samia J Lattefattodifemedijofchiamomefso dentro nell'oc- chio . Sarcocolla applicata nel modo medefimo . Alarne ■> Corallo [ Pomice f applicati di dentro. Pietra hemarite J DEL MATTHIOLO. Molcoodoratotrito, & applicato Acqua di fiori di liguffrodiftillata nell'occhio Comma di tragacantha distillata nell'occhio ORE C C H I E. Orina di J Joro 1 Porco cir mefso nell'orec- chia pefelolo. Ai è ilo n dell' orec- chie . ORECCHIE. Ai dolori dell'orecchie . S DI DIOSCORIDE. Ucchiodibacchedilauromelsedentro con vino vecchio, &oliorofado. Vmo Succhio di popolo nero ufato Umilmente. Ladano dilsolto con vino . Decottionedirofefecche. Succhiodi foglie, e feorze di falice cotto con olio rofa- do in un gufeio di melagrano . Vino di melagrani brufehi cotto con mele . Oppio dilsolto con oglio di mandorle, zafferano, e mirrila. Spoglia di ferpente cotta nel vino . , n ™r ■'°Jvcro P°rcdle"' tagliati in pezzi, e cotti in un guieio di melagrano con olio rofado. Lombrichi terreftr. cotti con grafso d'oca . Grafso di ^ Oca . °nC ' V°'r'e ' L. mefso nell'orcc- i Gallina, C chie. ...ngiale}'dmiI,ata Melcconfaje minerale porto nell'orecchia, acme di fefamo mefso con oglio rofado. /"Bietola Piantagine Dragontea Senape Mederà Menta Succhiodi J Apparine ,1 Canape domeftico Poligono I Flettine I Alfine (^Cocomerofalvatico, Succhio di feorze frefche di zucca applicato con olio rofado. Succhiodi porri con aceto, &incenfo. Succhio di melliloto infieme con vino dolce . Succhio di peucedano con olio rofado . Succhiodibalìlicoacquaricoconfolfo, e nitro. Alsenfo fumftitato, e mefso dentro con mele . latte : di feme di jufquiamo mefso dentro per fe folo . oale dilsolto con aceto . . . DEL MATTHIOLI. Olio inno dirtillato nell'orrecchia . Olio di jufquiamo portovi con cartoreo, ezaffarano. Mumia difsolta con olio di leucojo, ovcrodiiuf- quiamo. ' ' Olio di mandorle di perfichi . Oliodifcorpioni. Cafìoreo infitto con oppio . Succhio di bacche di fambuco cotto conmeIe,& appli- cato. rr Olio di tuorli d'ova. Oliodicoloquintida. Succhio di malva. latte di foncho herba cotta in un gufeio di melagrano concilo. Seme d'aro,o vero il fucchio delle fue bacche applicato con olio rofado. Succhio di mìjorana . Allinfiammaggioni interne dell'orecchie . DI DIOSCORIDE. «J*"** Zafferano mefso dentro. Kit. Sefamo applicato con olio rofado. DEL MATTHIOLO. • Ovo di gallina crudo applicato con olio rofado. Olio di tuorli d'ova mefso dentro. Succhio di concede di zucca incorporato con olio rofado. Alle pofteme che 'vengono dopo l'orecchie DI DIOSCORIDE. Efipo di lana fuccida . Stereo di capre montane difsolto con vino, o ve- ramente con aceto . Seme di lino trito, & impiantato. Farina di fien greco con farina di fave, e mele Rombice cotta, & impiantata. Piantagine applicata. Seme d'irione pelto, e cotto, e dipoi mefso fopra al male. ' Iflopo fomentato, e parimente impiantato . Vifchiomefcolato con altrettanta ragia, e cera Radici d'althca cotte, & impiantate. Pfilio applicato con olio rofado , & aceto , o veramen- teconacqua. Foglie di folatro domeftico impiastrate con fate . Galiopfi niellavi con aceto. Terra cimolia con aceto. DEL MATTHIOLO. Radici d'inde cotte, e pefte impiantate con farina d' Farina di fien greco cotta nell'acqua melata, & ap- plicata Ape. Meme dietro all' orecchie . ORECCHIE, Sufroli nell orecchie . Ragia di plicata con fongia di porco . Radici d'amphodillo cotte j & applicate. Radici d'iringo cotte, & impiaflrate . Aifulfoli-, altri y umori , che Ji Tentano nell'orecchie. DI DIOSCO RI -Db. Cedria meda dentro. Succhio di bacche di lauro con vino vecchio, & olio rofado . Fichi fecchi triti con fenape , e difiblti con qualche li- quore . Fiele di toro applicato tepido . Mclernfieme con falc minerale ben trito . Succhio di porri con incenfo , aceto, e latte. Succhio di cipolla con il medcfjmo modo . Senape trita infieme con fichi fecchi . Aceto caldo fumentato di forte che ilfumo vada den- tro i DE L MATTHIOLO. Decozione di lauro , e di fpica fomentata perom- buto . Olio rofado dì mandorle, edi camamilla , in cuicon un pocodi vino fieno cotte ràdici di pan porcino. Olio dicoloquintida diftillato dentro . Air orecchie che menano marcia. orecchie DI DIOSCORIDE. matrc"ìa.°ano Mirrha meffavi dentro con oppio, cadoreo , e glaucia. Incenfo diflillatovi dentro con vino dolce. fTerebintho "] J Larice l medo dentro nell'orec- \ Abeto f chic. l^Pezzo ) Fiele di toro con latte humano, over di capra. Orina diftillata dentro. Ombilico di venere con midolla di cervo. Succhio diradici d'amphodillo per fefolo,'o veramen- te con incenfo, mirrila, mele, e vino . Adenzo infieme con mele . Anifo applicato con olio rofado . /Cipolla 1 Succhio di JF'°» Spondili ] medo nell'orco 1 Poligono I enie. IPfillio J Dccortionediftebe . Agretto con mele . Alumedifsoltocon fucchiodi poligono . Fiore di fale trito, &applicato. DEL MATTHIOLO. Succhio di foglie di perfico . Succhio di burfa paftoris. Oliodituorla d'ova . Alle percofje dell'orecchie . DI DIOSCORIDE. Bulbi impiaftrati con polenta . Solfo applicato con vino, e mele . All' ulcere dell' orecchie . DI DIOSCORIDE. Edipo. Fiele di porco . DEL MATTHIOLO. Porro cotto nell'olio con vermi terreftri . Alla forditd. DI DIOSCORIDE. Olio in cui fieno cotte radici d'amphodillo. Succhio di cipolla \,. r , Succhio di bi ionia -^'"fo™ con meIe- Elleboro nero mefso dentro nell'orecchie , e lafciatovi dare per fino al terzo giorno . Fiordi rame bianco polverizzato, e foffiato dentro . Fumodifolfo,che brufei, & entri bell'orecchia . DEL MATTHIOLO. Olio, over acqua di terebinthina diffidata . Spuma di legno di fraffino , che fi fà mentre che fi bru- già. Succhio di radice bollito infieme con olio di mandor- le dolci, & amare, e vino bianco, St un potrò dico- loquintida . PercorTe orecchie Ulcere d'o- recchie . Sordità . NASO. Succhio dì cipplLa prima (cavata, e poi empita di cimi- no polverizzalo, e cotta fotto la cenere calda . Olio di coloquinrida. All' orecchie Derminofe . DI DIOSCORIDE. Cedria mefsavi con aceto . Orina humana cotta in un gufeio di melagrano . (Radici di capari-. Pfillio K diftillato dentro. Chalamento J Aceto caldo applicato. DEL MATTHIOLO. Olio , over acqua di terebinthina diftillata , Succhio di foglie di perfico. Succhio di perficaria. Succhio di ccntaurea minore. Succhio di mentadro. Succhio di chamedrio. Latte di fico. Decottione di canape, o vero il fucchio . NASO. Al Jltijfo del Sangue- Di DIOSCORIDE. INcenfo fottilmente polverizzato . Chiocciole terredri trite con ii fuo gufeio. Succhio di feme di porri inficine con incenfo . Ruta trita, e mcfsa nel nafo. Foglia di qualfi voglia ortica infieme con il fucchio , Cimino mefso con aceto . Midolla di ferula meda dentro del nafo . Lifimachia applicata al luogo . Succhio di dimeno infufo. Fiori di galiopfi medi dentro. Succhio di coda di eavallo, herba cosi chiamata. Aceto tanto bevuto , quanto medo dentro . Straciote meda nella parte de! flud'o . Chalciti applicata con fucchiodi porro. DEL MATTHIOLI. Incenfo con tela di ragno incorporato con olio,e chia- ra d'ovo, e mefso dentro con ftoppa . Panno di larice medb dentro . Madice infieme con incenfo, fangue di drago, e peli di lepre abbrugiati, incorporati con chiara d'ova, e medi fopra la fronte . Champhora infieme con feme d'ortica mcfsa dentro nel nafo, o veramente applicata alla fronte con fuc- chio di piantaggine , ò di femprevivo . Sandarachadafcrittori applicata in fui fronte con chiara d'ova . Corteccia di fovero bevuta con acqua . Galle abbrugiate, e foffiate dentro. Peli del ventre di lepre cavati dall'animale vivo, e poi abbrugiati, e medi nel nafo. Acqua di piantaggine con altrettanto aceto appli- cata alfe palme"delle mani, alle piante de piedi, & al fegato. Succhio di cipolla medo dentro con aceto fortiffimo. Acqua di ciclamino tirata fu per il nafo . Acqua di menta diftillata coni fiori per bagno di ma- ria bevuta al pefo di quattro oncie . Foglie di betonici pefte con un poco di falc, e porte dentro del nafo . Provencha frefea avvolta attorno al collo . Confolida minore, e mezzana^ Sanicola Orecchia d'orfo r , r Pelofella ( mcfsa nel nafo . Pirola Millefoglio J Foglie Orecchie ferminole . Fluffidifan. gue dal naie Polipi . liicere del Fulgore dì bacca. NASO. Foglie di Tambuco abbrugiate , e fattone polvere . Gelici polverizzato,& incorporato con chiara d'ova, e legato fopra la fronte. Pietra diafpro attaccata al collo , e portata in mano . A provocare il fangue del najo . DI DIOSCORIDE. Decottione di radici di cocodrillo bevuta . Ai polipi del nafo . DI DIOSCORIDE. Noci di cipredò pelle infieme con fichi fecchi . Radice di dragontea maggiore. Fior di rame mefìo dentro in polvere. Sandaraca inficine con olio rofato . DEL MATTHIOLO. Succhiodi radice d'aro. Foglie d'aro abbrugiate. ■All' ulcere , e cancheri del nafo . DI DIOSCORIDE. Radice di dragontea maggiore applicata . Succhio d'hedera meda in fui male. Sandaraca me/lavi con olio rofato . Al fetore del nafo . DI DIOSCORIDE. Succhio d'hedera tirato fu per il nafo . Al catharro. D I DIOSCORIDE. Seme di melanthiopeltoeligatoin tela, & odorato fpello. A provocare gli fìarnutì . DI DIOSCORIDE. Cafloreo odorato, e medo nel nafo. Seme, o veramente fucchio di balìlico. Senape applicata in polvere . Radice fecca di ranoncolo trita in polvere. Fiori di ptarmica odorati. Radice di ftruthio meda nel nafo. Elleboro bianco in polvere , odorato , e meffb dentro • DEL MATTHIOLO. Succhio di bietola tirato fu per il nafo . BOCCA, E LINGUA. Al fuXxore della bocca . DEL MATTHIOLO. Adice d'iride mafticata. ^ Acoro mangiato . Galanga tenuta in bocca. Acqua di cinnamomo bevuta . Mofco odorato tenuto in bocca. Mofcardini tenuti in bocca. Garofani mafticati. Radice d'angelica mafticata. Oro tenuto in bocca, fufluit del- Alle pojìule della tocca. ub°«>- DEL MATTHIOLO. Succhio di piantagine applicato. Foglie di bdellio mallicate. Vino di melagrani con mele rofato, & acqua di pian- tagine . "Ulcere cor- All'ulcere corrqfive . tnii.edciu DI DIOSCORIDE. * ' Radice di cipero fottilmcnte polverizzata , e fparfa dentro per bocca . Decottione d'afpalathofatta in vino. Acatia applicata al male. Succhio di piantagine tenuto in bocca . Decottione di cappari fatta in aceto . Succhiodi radice dolce tenuto in bocca. Succhio d'origano tolto nel modo medefimo . Fiori dileucojo infieme con mele. Tedicelo ferapio tenuto in bocca . Camamilla mafticata. Succhio di britannica . BOCCA, E LINGUA. Succhio di tribolo infieme con mele . Decottione di cime di rovi . Decottione di radici di cinquefoglio. Decottione di verbenaca feconda fatta nel vino. Staphifagria infieme con vino. Fiori di lambrufca polverizzati , e fparfi per bocca . Alume infieme con mele. Sale arrollito infieme con farina d'orzo . DEL MATTHIOLO. Acqua che didilla dal tronco della betula pertugiata tenuta in bocca. Foglie di ligudro mafticate. Oro tenuto in bocca. Vino di pomi granati in bocca. Olio di vitriolo :;nto al male. Diphriges polverizzato. Coralli . Agata pietra tenuta in bocca . Foglie di faggio mafticate . Decottione di prugnole fai vatich e tenuta in bocca. Succhio di more pollo nelle lavande, e ne garga- rifmi . Procacchia mafticata. Succhio di ciano maggiore tenuto in bocca . FIos folis nel vino. Foglie di bellide mafticate . Foglie di conlolida media, e minore, o vero il lor fuc- chio. Sanicola "1 ?Le"ahuare?rfol ««« nel vino, e tenuto il decotto' Pelofella f 111 bocca. Potentina ) A fare buon fato . DI DIOSCORIDE. Maftice mafticato. Mirrha mafticata. Cedri mafticati. Anifo mafticato. Avena falvatica cotta con rofe fecche, e tenuta in bocca . DEL MATTHIOLO. Decottione di cedro, lavandofene la bocca. Nocemofcada mangiata . Foglie di cicerbita mafticate . Garofani mafticati . Aneto mafticato. Radice d'imperatoria mafticata . Rofmarino mafticato . Alla ruvidezza della lingua . DI DIOSCORIDE. Succhio di pcucedanomefso nel dente guaito. Decottionenigella, e di teda infieme fatta in aceto. DEL MATTHIOLO. Mucilagine di femi di cotogni fregata . Sebefteni mondi tenuti in bocca . Polpa di tamarindi fregata fopra. Zucchero candido tenuto in bocca . Cocomero frefeo tagliato in pezzi, e tenuto fopra. Anguria applicata. Acqua di Phillitide tenuta in bocca . Decottione di confolida minore tenuta in bocca . Ali infiammaggioni della lingua . DEL MATTHIOLO. Cocomero tagliato in fette , e poftovi fopra . Polpa d'anguria applicata . Olio di lentifco . Trinitas herba cotta in vino brulco . Alla paralijia della lingua . DEL MATTHIOLO. Mumia bevuta, e fregata. Acqua di cinnamomo tenuta in boeca . Decottione di pirethro, e pepe lungo mefcolata con fucchio di majorana , ten uta in bocca . Sera* Fare buon (Uro. Ruvidena di lingua. Infiammag- gioni di lini gua. Paralifia d lingua. DENTI. \-cmediTeonia al numero di trenta Stani monii,l>cfto, e bevuto con vino. Alla loauella impedita. F.v.ihpcr- DEL MATTHIOLO. iuu" Aequa di fpico nardo, o vero di lavanda bevuti . Acqua di cinnamomo tenuta in bocca, ebevuta . S'etrare i D E M T I. A nettare i denti ■ DI DIOSCORIDE. ( di porpore "\ di buccine I di mituli I Cenere J d'unghie odorate \ fregata ai denti . I di chiocciole terteflri J 1 d'olio difepia Ldi corno di cervo Decottione di radici di piantime in lavanda . Ariftologia tonda polverizzata , e f rega;a ai denti . Alcionio quinto^ Pomice l fregata intorno ai denti. Pietra Arabica f b Pietra famia j _„.„»•, DEL MATTHIOLI. Pietre di gambaripolve.lzzate, efregate. ' Radici d: malva involti io carta bagnata , e cotte lotto la cenere, e poi feccate, e fregatone i denti . Succhio di cicianiinounto con mele . Al dolore de demi . l£3! DI DIOSCORIDE Decottione di foglie dipino, e di pezzo fatta in aceto, Se ufata per lavanda . Cedria meda nelle concavità de denti . Decottione di corteccia diplatano ufata per lavanda. Decottione di tamarigio fatta in vino, e tenuta in Morca d'olio cotta in vafo di rame fin che fi fpeflifea i, come un mele, t difteinpeiita con aceto , o vino , He ufata per lavanda. , Decottione di foglie di moro, o veramente della cor- teccia. , , . Latte di fico mefso dentro nelle caverne de denti con Spoglia di ferpentc cotta in aceto , t fattone lavanda. Spinadelh patinaci pcfceufataperfcalzare il dente , che duole. , Brodo di rane latto in acqua, & aceto, e lavatone la bocca. Fegato di lucertola mcfso nelle caverne de denti. _ Olio di vermi terreftri meffo nelle caverne de denti. Olio di vermi terreftri mefso nell'orecchia dalla parte contraria del dolor del dente . Decottione di rombice fattone Iav amia . Decottione di radici difparagi tenuta in bocca . Succhio d'amphodillo meffo nell'orecchia dalla parte contraria. » Decottione d'aglio, teda, & incenfo inficine tenuta fpeffo in bocca. , „ Decottione di radice d'ononide fatta in acqua , « ace- to tenuta in bocca. Decottione di radici di cappari . Radìcedilepidioattaccata.alcollo. Radice di ranoncolo applicata a: luogo del dolore . Succhio d'anagallide '.irato fu per il nafo dalla parte contraria del dolore. . , , Olio rofado ove fiehO Hate cotte dentro cinque bacche d'hedera in un gufeio di melagrano meffo nell orec- chiadallapartccontraria- . Decottione di chameleon nerotcnuta in bocca . Decottione di fpina bianca ufata nel modo medefiffio . Radice di leucacantha manicata . Decottione d'affenzo applicata in fomento . Decottioiit d'hiffopotenuta in bocca. _ Panace herculeo meffo ne denti pertugiati . DENTI. Decottione di pi.etbro fatta in aceto , e tenuta in Succhio di peucedano meffo nel dente guafto . Decottione di nigella , e di teda inficme latta in aceto,e tenuta in bocca. , Galbano applicato intorno al dente,e metio dentro nel pertugio . . Decottione di meliffa tenuta in bocca . Decottione d'Althea fatta in aceto , e lavatone la Decozione di betonica fatta nel vino, o veramente nell'aceto . Clematide prima manicata . Radice di pokmoniamafticata. , Decottione di radici di cinquefoglio tenuta in bocca. Decottione di radici di jufquìamo fatta m aceto . Decottione difolatro fonnifeto fatta nel vino. Decottione di radici d'ephemero ufata in lavanda . Decottione di verbafeo tenuta in bocca . Decottione d'artio fatta nel vino, Decottione di cocomero falvatico tenuta in bocca. Decottione di coloquintida ufata pei lavanda . Decottione di ftaphifagtia fatta nell'aceto. Latte di tithimalocaracia meffo nel patugiodel dcn.e che duole. Aceto caldo tenuto in bocca . Sori meffo dentro nel dente pertugiato . DEI. M ATTHIOLO. Maftice mafticata con cera odorifera . Decottione di noci di ciprelìo fatta nell aceto , e tenu- ta in bocca. ,,f Vernice da fcrittori fomentata, e prefone ìltumopcr un'ombutello . Olio di ginepro tenuto in bocca . Quinta effenzanoftra tenuta in bocca . Decottione di betonica fatta nel vino. . Decottione di bacche di ginepro con noci di ci preflo, foglie di mirtho, e dirofe, con un poco d acqua vite. Decottione di tamarigio. Spoglia di ferpetre cotta nell'aceto. Caftoreo diffolto con olio, e meffo nell orecchia dalla banda del dolore . Calli delle gambe de cavalli, triti , e meffi con olio nell orecchia. Radici di piantagine mafticate , e cotte nelle lavande. Semedifanapemafticato. • Succhio di nafturzo meffo caldo nell orecchia dalla parte del dolore. Succhio di ciclamino tenuto in bocca con mele. Radice d'Iride mafticata, eia decottione della mede- fima tenuta in bocca con mele . Decottione di fpigo nardo, over di lavendula tenuta in bocca. Olio dijufquiamotenutoinboccatepido. Decottione dì radici d'anonide fatta nell'acqua , e nell aceto. i Decottione di radici d'imperatoria fatta nel vino Dru- Decot'tione difoglie di rofmarino fatta in vino, Se Ra'diecedibi(lortapolverizzataconalurne,epirethro, meffa ne denti pertugiati . Decottione di potentina tenuta in bocca . Radice d'angelica trafficata, ciucila nelle cavita de denti . Foglie di millefoglio mafticate . . Cahha polverizzata , c meffa dentro ne denti gualìi. t . A rompere i dentt gtiafii . dcnti , DI DIOSCORIDE. Cedria meffa dentro . «r i Morcad'oliofpeffitaalfuocojcomemelc, e mefla nel dente guafto. Spina che fi ritrova fopra la coda della paflinaca pclce fatta in polvere, e me/Ia dentro nel dente . Radice di ranuncolo ufata nel modo medefimo . Radice GENGIVE. Radice di cameleone nero mena ne! dente smalto - DEL MATTHJOLO. Succhio di ciclamino tenuto in bocca con mele. a remi» Succnioal chelidonia minore meflonel pertugio. i emilla > fatta in vino brufeo. C Hagaria *> Coralli polverizzati, e leggiermente fregati. Far n&ew A far nafeere i denti facilmente d fanciulli ciumhf?inD- j-, D,EL MATTHIOLO.. «uih faal- P,eu-ad.lumachefenZagufcioauaccata al collo . cerveìll ' 'Cpre &uohia> & ;I f"° SST* d' Xab nutm' ^ denti. ' D .. Di DIOSCORIDE. Procacchia mafticata r <■■ PrEL MATTHIOLO. Calcio «eleo manicato. Gwrivcik Alle gengive ri/affate . fi', ,D .OlOiCOKIDE. Polvere di radici di cipero applicata Succino di rofefccche bollite prima nel vino, e dipoi fpiemute con il cerchiello , cenuro in bocca . Salamuojad olive ufaca per lavanda. Olio d'olive falvatiche tenute in bocca. Galle adoperate in qualfivogli modo Fiori di melagrani infufi nelle decotti'oni, & ufati nelle lavande. Decottionedi foglio di pruno tenuta in bocca Latte dadna nelle lavande. Pulegiofecco, ebrugiato, & applicato in polvere. Decotcìone di cime di rovo tenuta in bocca Decottione ftaphifagria tenuta in bocca Agrelto tenuto in bocca. Aceto in lavanda. Ruggine di ferro meffa attorno alle gengive Alumeapplicatoinquainvoglimodo ' Sale arroltico, & applicato infieme con farina d'orzo Pietra alabafiro applicata in polvere Pictrafmiri umilmente polverizzara . Gengive ^ Ae?*Ì??P'",J e /carnate. pittili, c DI DIOSCORIDE fornai. Cancamofrcgacoviinpolverc, di cui non è più effica- ce rimedio. r Licio applicato al luogo. Succhio di piantagine tenuto in bocca , Aloe applicata con vino, e con mele. Frutto d'ambedue i triboli ufato in polvere , Cenere di fiori di lambrufca . Aceto ufato per lavanda . Chalciti ") Pomke \ apPlicatiin Polvere. Verderame J _ .. DEL MATTHIOLO. Cenere di gufei di chiocciole fregato . Ceci bianchi macerati nell'acqua , e poi pefli,& appli- G O L A. Potentina in qualfivogli modoufata . Decorsone di fragaria, edcllefueradici. Vino di melagrani tenuto in bocca con meierofato,& acquadipiantagine. Coralli polverizzati, & applicati. C O L A. Alla fchirantia , DI DIOSCORIDE. Schifanti*. . PEce liquida unta al luogo. Succhio di more nere cotte in vafo di rame, e mef- le lopra al male con mele . Millepiedi, o vero porcellette applicate con mele Cenere di rondini brugiate impiantata con mele. Kondinifalate, e ferbare lungamente bevute con ac- qua al pefo d'una dramma . Fiele di roto unto con mele. Fiele di teftuggine. Aceto gargarizato. Mele gargarizato. Succhio di cipolla applicato al luogo Pepeapplicacoconmele. t Afienzo mefiovi con mele, econnicro Decozione di feme di raffano domeftico fatta in aceto gargarizzata . Decottione d'hiiTopo inficine con fichi fecchigargariz- Dccottione di viole purpuree fatta in acqua bevuta . Elaterio. untovi con mele, olio vecchio, e fiele di toro . Sale applicato con mele, olio, & aceto. Succhio di ginellra unto al male . DEL MATTHIOLO. Murnia gargarizata con aceto , e con mele . Succhio di more. Succino meflo lopra i carboni.e prefone il fumo ingo- ia con un ombutello. Succhio di chiocciole punte con un'acho unto con una penna . CapodiviperaIigacointela,&aHacciatoalcollo. , Sterco bianco di cane polverizzato , e foffiaco in gola . Uccottipne d i virga aurea gargarizzata . Succhio di radici d'cbulo unto attorno la gola caldo , e bagnatone pezze di tela, & avvolte intorno al collo. Altinfiammaggioni della gola. Infiamma DI DIOSCORIDE. STg. Cenere di rondini abbrugiace impiastrata con mele. Latte gargarizzato. Rane cotte nell'olio impiaurate. Mele unto alla gola . 1 Succhio d'origano gargarizzato. Succhio d'helfine gargarizzato, & unto di fuori' Chalciti applicata. Alume applicato. Sale arroflito unto con mele. Aceto gargarizzato. Aloe meflbvi con vino, o con mele. Succhio di britanica applicato. Frutto di triboli portovi con mele. Succhio di more di rovi gargarizzato. Decottionedi fichifccchi gargarizzata ■ r cf n -DZh MATTHIOLO. Calila loluti va prela per bocca . Vino di berbero volgare gargarizzato . Succhio d'uva fpina. Succhio di ribes. Succhio di lattuga gargarizzato con liicchio di me- lagrani . Trinitas herba cotta in vin brufeo. Decottione di virga aurea gargarizzata . ,w di "aidd'ebuli meflo caldo con pezze di lino intorno alla gola. Vino PETTO, E Vino di melagrani gargarizzato con acqua di rofe , e di piantaggine. , ;ola caf- Alle reUjfationt dell ugola. ~ IOSCO RIDE. Fiutò sola . Ruvidcita delle fauci Sputi fan- {■uìnofì • Vomiti di fangue « D I D Decozione di foglie di pruno gargarizzata Agretto gargarizzato . Aceto gargarizzato. _ Fior di rame applicatovi in fottiliiiima poluerc . DEL MATTHIOLI. Pece liquida fcaldata con incenfo , e maftice , e pofta fopra la parte pofteriore del capo . Bacche di lauro, cimino, hiflopo , origano, & euphor- bio incorporate con mele, emette fopra la fommi- tà del capo. Dccottione di viburno gargarizzata . Gufci di chiocciole abbrugiati, & applicati in polvere. Acqua di phillite gargarizzata . Decottione di virga aurea gargarizzata . Confolida minore ì Sanicula Orecchia d'orfo 1 in qual fi vogli modo appli- Pelofella [ cato. Pirolla i Potentilla J Vino di melagrani gargarizzato cò acqua di piatagine. Ai fUfft della gola . di DI DIOSCORIDE. Dccottione di capi di papavero cotta con mele à modo di Iettovario,e tolta fpeffe volte in bocca , & inghio- tita pian piano. Aceto gargarizzato. Bdellio difiolto con fai via da digiuno,& unto alla gola Vcrbenaca feconda gargarizzata . Agretto gargarizzato. Fiordi rame applicato in polvere . Alume in qual lì vogli modo ufato . DEL MATTHIOLI. Vino di Berbero y gargarizza[i . Decottione di nelpoli ° ° Prugnole falvatiche, e parimente le radici deH'iftettb pruno aggiunte negargarifmi . Gomma di tragacantha tenuta in bocca . Vino di melagrani brufehi gargarizzato. Alle ruvidezze delle fauci. DI DIOSCORIDE. Mirrha tenuta fotto la lingua fino che fi diffolva . Ptifana d'orzo gargarizzata . , Amido tenuto fpettom bocca, & inghiotito leggier- mente . Succhio di fenape gargarizzato . Sacchio di regolitia tenuto in bocca . Gòma di tragacatha tolta in lettovario fatto con mele . Simphito petreo mafticato . Decottione di radici di cinquefoglio gargarizzata . Ethiopide fatta in lettovario con mele . Latte gargarizzato. Licioinghiotitoin polvere. DEL MATTHIOLO. Calila folutivaprefa per bocca. Olio di mandorle dolci. Oliodifefamo. _ Chiocciole non lavate, cotte, trite, e bevutecon vi- no dolce. Chiara d'ovo crudabevuta . Decottione di foglie, e radici di malva gargarizzata . Atriplice cotto mangiato . Succhio di regolitia. Acqua di phillite. Confolida minore cotta in acqua, & aceto, egar- garizzata. PETTO, E POLMONE. Ab ilitare del fangue , &aijputi (angumolentt. DI DIOSCORIDE. Va bevute tepide. Corno di cervo brugiato, lavato, e bevuto con di tre oboli con acqua & applicato di POLMONE. gomma di tragacantha. Climeno bevuto. Succhio di Serpillo bevuto con aceto al pefo di due dramme. ... „ Sterco di capra bevuto trito nel vino , o veramente 1 ac- Farìria di grano bollita in acqua come colla , & inghio- tita pianamente. Amido bevuto. Midolla di ferula verdefeevuta . Procacchia cotta tanto che fi disfaccia, mangiata. Piantaggine data in qualfivogli modo . Seme di piantaggine bevuto. Seme di porri bevuto al pefo di due dramme con la pa- ri quantità di bacche di mirto. Agarico bevuto al pefo J melata . Rhapontico bevuto. Succhio di lifimachia bevuto fuori . Radice di centaurea maggiore bevuta . Radice di fpina bianca bevuta • Radice di fpina arabica bevuta. Aloe bevuto al pefo di due cucchiari con acqua tre! ca, o veramente con fiero . Succhio di poligono mafehio bevuto . Succhio di ialvia fecco , e tolto con mele . Simphito petreo prefo con acqua. Succhio di menta bevuto con aceto . Decottione di radici d'althea . Foglie di betonica al pefo d'una dramma bevute in vi- no inacquato. Radice del fecondo fimphito bevuta . Achillea tolta in bevanda. Cime di trago fino à dieci bevute nel vino . Radice di perforata bevuta infieme con pinocchi . Seme d'ifopiro bevuto . Adianto bevuto. Tricomane bevuta . Succhio di foglie, edivitici di vite bevuto . Fiori di lambrufca bevuti. . Agretto bevuto. Corallotokocon acqua . n. >- Hematite \, bevuta con fucchio di me- 1 ìetra-s^ Moroctho * lagrano. Terra famia . o DEL MATTHIOLO. Incenfo bevuto. Mumiatoltadentro, &impiaftrata difuora. Maltice prefa in bevanda . Vernice da fcrittori bevuta . Trocifcidi fuccinoprefi per bocca. Acqua di fior di liguftro bevuta . Vino di crifpino-j Hipociftide ^ prefo per bocca. Zuccharo rofato J Acqua di foglie di quercia bevura . Ghiande, e galle prefe in bevanda. Cenere di corteccia di fovero bevuta . Spoglia dicaftagne trita , e bevuta. Gomma di perfico -» Foglie di nefpolo s prefe per bocca. Bacche di fanguino J Cornole l Sorbe (* """Siate. Chiocciole lette ufatenecibi. Amido bevuto in ovo . Succhio di piantaggine bevuto con bolo armeno, e pietra hematite . Decottione di burfa paftoris , e di piantaggine fatta in acqua piovana con un poco di bolo armeno . Acqua di radici di ciclamino al pefo di fei oncie bevuta con zucchero. Ophiogloflo bevuto con acqua di cauda equina . f Rheu- PETTO, E POLMONE. Fi tthifid. Rheubarbaro prcfo al pefo d'una dramma con un poco dimumia. Gomma di tragacantha bevuta . Succhiodi falviainghiotito. Seme d'Hiperico bevuto in polvere con acqua di poli gono ■ r Prochàcchia Pelofella Confolida minore Confolida media Sanicula Orecchia d'orfo Seme di lagopo Virga aurea Potentilla Pirola bevute in qual fi vogli modo. f Radice di gatiophillaca ) Succhio di polmonaria bevuto , e l'herba fletta prefa in qual li vogli modo. Fiori d'amaranto purpureo bevuti . Succhio di millefoglio, o vero la polvere delle fodie iecche bevuta cort acqua di confolida maggiore, e di piantaggine. dUofemda8ranÌ bevutoconac1U3 & Piantaggine, e Bolo armeno I r . Corallo rodò f prefo per bocca . D,^Pr°P'etra Portata al collo, e fopra la regione del Ai phtifici . DI DIOSCORIDE. Piftacchi I r Pinocchi f Prel1 per fe foli, o vero con zuccaro. Tercbinthina inghiotita fola, o veramente con mele lece liquida compofla in lettovario con mele . pacche di ginepro bevute . Bacche di lauro trite, & inghiotite con mele , à con fapa . Fichi fecchi bolliti con hiflopo . branchi d'acqua dolce km , c tolti con il fuo brodo. Latte humano furto dall'iflefla mammella . Brodograffo d'ogni carne bevuto . Piantaggine bevuta. Porro cotto con mele mangiato Agarico prefo con fapa al pefo a'una dramma . ivadici d acanto bevute . Foglie di marrobio, overamenteil fucchio prcfc ili bevanda. r Foglie di Detonica date con mele . Mirride data in lettovario. Fiore di pietra alia comporta in lettovario con mele . DEL MATTHIOLO. Refina di larice, chiamata volgarmente tcrmentiria, prela per bocca. PÌcherChÌm0ndÌmlngÌatÌC°nmelc' ° vel'°c°r>Zuc- Chiocciole di bofeo purgate dalla vifeofità, e cotte coir latte vaccino, e foglie di farfara, e mangiate ne Rane cotte in brodo di gallina, e mangiate. Telticoli de galli giovani cotti , e mangiati .' Cavolo ben cotto ufato fpefso ne cibi . Latte di feme di mellone bevuto. Radice, e fucchio di regolitia prefo in qual fi yo»Ii modo . 8 Veronica mafcola. Pillole di falvia fcritte nel fuo comento . Radice di geranio prima bevuta con vino . Succhio di polmonaria fpefle volte inghiotito, o vero la polvere dell'herba ufata in qualfiuogli modo . Uva paffa mefcolata con li cibi . Bolo armeno Corallo rodò ^ inghiotito. Pietra hematite prefa per fe fola , e con vino brufeo , Alle pojleme del politone. DI DIOSCORIDE. Seme di ciclamino fecondo bevuto quaranta ciorni continui . Tragorigano tolto in lettovario con mele . Tufsilagine fecca , e meda fopra yiui carboni , e tolto- ne il rumo con bocca . DEL MATTHIOLO. Polmone { fiorinola "U mangiato, eprefoin poi- *- di volpe x vere. Polmonaria cotta , e mangiata ne cibi . Decottione di fien greco bevuta . Alle Jlretture del petto. DI DIOSCORIDE. Bacche di lauro date con mele , ò con fapa . Fichi fecchi cotti con hiflopo . Polmone di volpe, fecco, efattoinpoluere. Brodo di gallo vecchio . Vino d'hiflopo bevuto. Piantaggine cotta con lenticchie mangiata . Khapontico bevuto . Acqua melata bevuta . Ariftolochia tonda bevuta . Radice di ccntaurea maggiore. Decottione d'hiflopo fatta infieme con fichi, ruta, i mele bevuta fpeflb. Decottione di decade bevuta . Puleggiobeuuto con aloe, e mele. Scilla al pefo d'una dramma prefa con mele . Decottione di chimo fatto con mele . Decottione di fatureja nel modo medefìmo . Decottione di radici di bacchara bevuta . Ruta mangiata. Succhio di peucedatto bevuto in un'ouo . Nigella beuuta con vino. Galbano inghiotito . Decottione di marrobio , o veramente li fucchio beuuto. Parthenio tolto con aceto melato . Foglie d'anagiri beuute con fapa . Seme di pendimene beuuto con uino . Decottione d'adiamo beuuta . Tricomane tolta nel modo medefimo. Elaterio tolto per purgare » Succhio di tafsia beuuto. Radice di btionia prefa con mele. Sandaracha minerale toltain pillole . (ma quello mi par rimedio pericolofi ) Solfo prefo in un'ouo, o veramente toltone il fumo à bocca aperta . Agarico prefo al pefo d'una dramma . Cancamo bevuto con acqua, ocon vino dolce. DEL MATTHIOLO. Decottione di radici d'iride bevuta . Radice d'iride condite in mele mangiate fpeflb Valeriana cotta con regolitia, & uva palla, e feme d' aneli . Cubebe mangiate. Acqua di cinnamomobevuta . Caffiafolutiua prefacon acqua d'hiflopo . Balfamo artificiale prefo con acqua di farfara , Radici d'helenio condite in mele , & ufate fpeflb , Olio di mandorle dolci, Scarnare I, Oliodifemedicarthamo f bevuto. Pinocchi prefi con mele, ò con zuccharo . Terebinthina così legitima, come di larice intthio- tita. Pece liquida inghiotita con mele. Gomma di perfico prefa con vino dolce, o con decot- tione di farfara con un poco di zaffarano . Olio di noci Indiane . iattc di mandorle, e di pinocchi prefo con zuccaro Chiocciole grandi mezzo cotte mangiate il primo giór- no p»lmoa Strettun petto. PETTO, E POLMONE. nouna, ilfecondodue, il terzotre, ilquartodue, & il quinto una. Midolla di gamboni di cavolo cotta nel latte di man- dorle, e fatcone lettovario con mele . Latte di cicerbica bevuto . Latteditrafifattoconbrododi carne, e bevuto. Porro ben cotto , e mangiato con mele . Cipolle leffe,o cotte fotto la cenere, e mangiate con zuccaro, eboturocrudo. Seme di fenape ufato ne cibi , o vero in bevanda . Radice d'aro ben cotta, & inghiotita con mele, o vero cotta fotto la cenerc,& incorporata con olio di man- dorle. Gentiana , o vero la fua acqua dirtillata . Agarico aggiunto nelle bevande . Anliolochia ritonda ì . ,r ,. j„ „<-.,,„ Centaurea maggiore > mqualfivogh modo ufate. Regolicia 1 Veronica I Salvia Herba gatta L prefe per bocca in qtial fi voglimo- Hiilopo f do. Mcntaftro Chalamento Majorana J Decottione, o vero infufione di iena bevuta. Serapino prefo con decottione d'hirtopo, o vero d'he- nola . Decottionedibotri, o vero l'herba rteffa bevuta con decottione di regolitia . Bolo armeno inghiotito in polvere . Seme difecuridacainghiotitocon mele, o vero con fapa . Antimonio noli ro hiacinthino prefo per bocca al pefo diquattrograni. Scabiofa tifata in qualfivogli modo . Seme di cartamo mondato, tk inghiotito incorporato con mele . Quinta effènza noiìra incorporata congiuleppo viola- to, e fpefle volte inghiotita . offe . ^Ua tof"- DI DIOSCORIDE. Iride illirica prefa inquallivoglimodo. Cardamomo bevuto con acqua . Cinnamomo mangiato over bevuto . Calamo odorato pollo (òpra carboni accefi per fc folo, &infiemeconterebinthina, etoltone il fumo con la bocca . Radice d' Enoia , over ella comporta in lettovario . Min ha inghiotita alla quantità d'una fava . Storace acconcia in lettovario con mele . Bdellio tolto nel modo medefimo . Terebinthina fatta in lettovario con mele . Malticc bevuta . Bacche di ginepro mangiate, e bevute. Frutti di cedro mangiati . Seme di paliuro mangiato . Ladano prefo per bocca , & applicato di fuori . Gomma di ciregio tolta con vino inacquato . Mandorle amate fattone lettovario con mele, e con latte. Gomma di mandorle amare bevuta con vino inac- quato . Nocciuole bevute con acqua melata . Ficchi fecchi mangiati. Decottione di chamedrio bevuta . Scordio in bevanda . Toffilagine tolta in polvere, o veramente metta fopra vivi carboni, e toltone il fumo per bocca. Propoli lattone fumo al modo medefimo. Mele inghiotito. Farina di grano cotta come colla, & inghiotita con menta, eboturo. Sugolo di farina di vena forbito . Seme di lino prefo con pepe , e con mele , Fave cotte, e mangiate. RafanocottoleiTo, emangiato, e fpccialmente nella toffe antica. Radice didragontea maggiore, arroltita, clcfla , man- giata . Radice d'amphodillo bevuta al pefo di tre dramme . Aglio tanto cotto, quanto crudo nella torte vecchia . Semed'irione, forbito con mele. Pepe forbito con mele . Scilla inficine con mele nella toffe vecchia . Radice di centaurea maggiore bevuta . Gomma di tragacantha prefa in lettovario con mele . Decottione d'hirtopo fatta infieme con mele, e ruta, efichi fecchi . Stccade acconcia nel modo medefimo. Origano in lettovario con mele , e lorbito. Tragorigano acconcio nel modo medefimo. Decottione di radici di bacchara bevuta nella toffe vecchia . Opopanaco bevuto con vino dolce . Radice, e feme di fefeli malfilicnfi bevuti . Radice di fmirnio mangiata . Seme di dauco bevuto . Nella toffe di lungo tempo . Succhio di pcucedano prclo in un'ovo . Decottione, o veramente fucebiodi marrobio in be- vanda . Galbano inghiotito , alla toffe vecchia . Serapino inghiotito in pillole , alla toffe di lungo tempo . Succhio d'helfine bevuto alla toffe vecchia . Radicedicoda di cavallo, o veramente il fucchio bevuto. Decottione di giunco bevuta . Decottione di capi di papaveri bollita fino al calare della metà, e dipoi bollita di nuovo con mele fino che fe ne facci lettovario , & ufata . Seme di jufquiamo bevuto . Decottione di verbafeo bevuto, e fpecialmente nella toffe vecchia . Radicedicacalia infufa nel vino , e mangiata. Brionia comporta con mele in lettovario . Uva parta bianca mangiata . Acqua melata bevuta. Taflìa applicata di fuori informa d'impiaflro. Vino d'hirtbpo bevuto. Sandaraca minerale meda con ragia fopra carboni ac- cefi, e toltone il fumo per bocca . Solpho bevuto in polvere in un'ovo , e toltone il fumo . DEL MATTHIOLO. Vapore di decottione d'acoro ricevuta per bocca . Radici di valeriana cottecon regolitia, uva pafsa, & anifi . Polpa di caffia prefa con decottione d'hifsopo . Enoia condita tifata fpefso, e la polvere della radice fecca bevuta . Olio di mandorle dolci inghiotito . Pillole dieci fatte d'una dramma d'incenfo, c quattro fcropoh d'agarico con fucchio d'hifsopo, piglian- done una per fera ncll'andar'à letto. Terebinthina vera, e di larice inghiotita fpefso . Pinocchi mondi mangiati con mele , o vero con zucchero. Mumiabevutacondecottioned'orzo, digioggiole, e difebeffeni. Noci di ciprefsodifpari trite minutamente, e bevute con vinovecchio. Decottione di charobole beuuta . Gomma di perfico beuuta con acqua melata , o uero di farfara. Sebdfèn'r 5* in 1ualfiuoSIi modo mangiati. Auellane trite, e beuute con uino melato. Zuccaro candito tenuto in bocca. Decottione di fien greco beuuta. Latte di feme di mellone forbito. Ruchetta cotta, e mangiata con zuccharo. f 2 Latte PETTO, E POLMONE. Latte di trafi bevuto. Porro còtto, e mangiato con mele. Cipolle lede , ò vero cotte fotto le ceneri mangiate con zuccaro , e borirò . Radi ce d'aro cotta,- e prefacon olio di mandorle. Latte, nel quale fia cótta la radicede!l'aro,bevuto. Agàrico aggiuntò nelle bevande . Radice,- e fucco di regolitia . Gomma di tragacahthà . Veronica mafeida bevuta nella fua acqua lambiccata, Hi dopo -« Salvia > prefe con decottione di regolitia . Botri J " . Fiori di confolida reale bevuri . Uva palla ufata in qual fi voglimodo. rinviatili Alla ruvidezza del petto . flip&ts. DI DIOSCORIDE. Succo di regolitia tenuto in bocca ; (ino che fi liquéfac- . eia. Radice di cicalia bagnata nel vino, e malìicata . DEL MATTHIOLO. Polpa di cafiìa mangiata . Olio di mandorle dolci > • , Oliodifefamo >bevuto. Gomma di perfico bevuta con acqua melata . Porro ben cotto, e mangiato con zucchero. Gomma di tragacantha . . A chiarificare la 'voce . chiarisci- . DI DIOSCO RIDE, tela voce. Minna tenuta fotto la lingua finche fiadiffoluta tutta , Gomma di tragacantha compolta inlettovario coti mele . Lafero diff'olto in acqua , e forbito pianamente . Storace tenuta in bocca fin che fi diffolva . Braflfica manicata . Vino d'biilopo bevuto . DEL MATTHIOLO. Decottione di radice d'iride bevuta , Radici del medelimo cònditc,& ufate fpedo . {di mandorle-j di fefamo p bevuto, di chartamoJ Storace chalamira bevuta . Gomma di perfico bevuta con acqua melata . Olio di noci indiane unto al petto, e prefo per bóc- Malvacotta, e prefacon il cibo . Porro cotto , e mangiato con mele . Radice, e fucco di regolitia. Uva palla mangiata ne cibi . k ... Alla pontia , ò -vero pleure/! . ronm- DI DIOSCORIDE. Graffo di porco lavato con vino , &incorporato cori cenere, e calcina, e fattone impiaftto . Seme di paftinaca falvatica bevuto . Sagapcno applicato di fuori à i dolori à modo d'impia- ìtro DEL MATTHIOLO. Terebinthina inghiotita . Pomo dolce cotto fotto la cenere inghiotitO confuc- . co di regolitia , amido^e zucchero . Latte di mandorle dolci bevuto con zucchero . Chiocciole monde , & inghiotite con ptifana d' . orzo . Le medefime pelle , & impiantate fopra'l dolore . Olio di feme di lino f refeo bevuto caldo al pefo di mcz. za lira . Radici, e fucco di regolitia. Acqua di cardo benedetto bevuta con mezza dramma , del fuo feme. Decottione di camamilla , ò vero l'acqua de i fuoi fiori , bevuta con zuccaro. Siropo violato folutivo bevuto caldo. r,-i.„ A i dolori del colìato fenz.a febre. cS^' .... . DI DIOSCORIDE. Sterco di capra impietrato con cera , & olio rofato . Farina d'orzo infieme con capi di papavero,e meliloto; cotta ih vino melaro, & impiantata . Torfi di cavoli brugiati verdi,& incorporati con graffo di porco, & impiantati . Decottione di radice di leucacanta } fatta nel vino , be- vuta . Radice d'amphodillo bevuta nel vino al pelo d'una dramma. Succo di radice di gentiana prefo al pefo d'una dram- ma. Arili olochia tonda bevuta con acqua . Radice di centaurea maggiore bevuta . Lafero iòrbito. Galbano impiantato in sù'l dolore . Foglie di marrobio con mele. Foglie , e parimente il leme del trifoglio bituminofo ili . bevanda. Ethiopide bevuta. Decottione d'acoro bevuta . Collo bevuto con vino, econaffenzo. Agaloco , cioè legno aloe bevuto con acqui; Mirrha inghiotita alla quantità d'una fava . Bdellio bevuto. Terebinthina applicata al dolore . Brionia folta in lettovario con mele. All' infiammazioni del polmone. tnfiimm DI DIOSCORIDE. $°*\ 1 Bafilico impiagato con farina d'orzo . taìmo"' Seme d'ortica forbito con mele . Tragorigano tolto in lettovario fatto di mele . Chrifocome bevutà . Acqua melata bevuta . DEL MATTHIOLO. Polmonaria prefa per bocca in qualfivogli modo . Acqua di lenticularia palullre bevuta. A gli fputi della marcia. Sputi DI DIOSCORIDE. teai*H Seme d'irione compollo cori mele . Foglie di betonica bevute con acqua melataalpefo di . due dramme. Radice di perforata , cioè Iappolla maggiore mangiata , con pinocchi. Ethiopide bevuta . Vino d'hiffopo . Sandaraca data con lana . (ma qtteflo medicamento io non pojjo approvar fe non per veleno/o.) Solpho bevuto in un'ovo , ò vero fattone fumo, e prefo per bocca. . DEL MATTHIOLO. Terebinthina vera , e volgare inghiotita . Pinocchi mondi pelli conzucchero, òcon rneleiri- , ghiotiti . Pece liquida inghiotita con mele. Foglie d'olmo difpari cotte dalla parte orientale tri- te cori altrettanti grani dipepe, ebevute con mal- vagia : Latte di mandorle dolci, e di pinochi bevuto con zuc- chero. Gomma di tragacantha l. ,r *• t Succo di regalkia . (" m qual fi vogh modo. Veronica prefa in polvere nella fua fteffa acqua. Decottione di botri bevuta più giorni, ò vero la polvere dell'herba con decottione di regolitia ; Scabiofa bevuta in polvere ; ò vero il fucco inghiò- tito con mele , ò vero la decottione di tutta la pianta . Polmonaria in qual fi vogli modo prefa per boc- ■ Ca. x#*t , . ' Alli afmatici. DI DIOSCORIDE. Afrai' Bacche di lauro bevute con mele, ò vero con fapa . Fichi fecchi bolliti con hiffopo, ebevutonc ladecot- tiorie . Orina di fanciulli bevuta. Ruta prefa in polvere . Seme di ciclamino (esondo . Radice PETTO, E POLMONE. Radiceli dragontca maggiore arroftita, òvero cotta nell acqua acconcia con mele in lettovavo . Acqua melata bevuta. Semedifphondiho, e parimente le toghe tolto in let- tovaro . Radici , e foglie di coda di cavallo bevute . Seme d'abrotano ber uto in polvere can acqua . Hiflopo bollito con fichi, con mele, e con ruta neU' acqua, e bevuronc la decottione. Decottione di calamento bevuta . A/ino d'hiftopo bevuto . Decottione di thimobevuta con mete . Satureja bevuta con mele . Sefeli mafiilienfe bevuto . Decottione ditrìchomane bevuta . Cominotoltocon aceto , &acqua. Radice di fmirnio mangiata. Tafiia 'impiallrata di fuori . Ammoniaco bevuto . Foglie di meliffa in lcttovaro di mele. Tollìlagine, ò veramente farfara, fecca, c porta fopra i carboni , e toltone il fumo per bocca . Succo d'Hippophefto bevuto al pefo d'una dramma. Botri bevuta , ò veramente acconcia inlcttovaro. Seme di periclimeno bevuto . Decottione d'adianto bevuta . DEL MATTHIOI. O. Radici d'iride condite. Decottione di radici di valeriana , di regolitia , e d'anc- fi bevuta. Cubebe inghiotitc . Acqua di cinnamomo bevuta . Polpa di caffia prefacon acqua d'hiffopo. Balfamo artificiale con tutti i fuci liquori . Olio di mandorle amare bevuto . Olio di feme di carthamo inghiotito . &orracecalamita>P^in ^ Tereb'mthina vera, e volgare inghiotita . Pece liquida prefa con mele. Fichi fccchi , due, ò vero tre macerati nell'acqua vite , e mangiati . Farina d'orobo impiaffrata con mele, & inghiotita . Succo latticmofo di cicerbita inghiotito . Porri cotti , e mangiati con mele . Cipolle lene , ò vero cotte fotto le ceneri mangiate con mele, e con botilo . Seme dnenape, ò vero di nafturzo bevuto trito . Radice d'aro cotta, & inghiottita con mele , ò con olio di mandorle . Agarico aggiunto nelle bevande . Gentiana , ò vero la fua acqua bevuta . Ariftolochia monda y bevute con cofe pet- Radici di centaurea maggiore ■* torali. Veronica *| Hiflopo | Mentaftto \ PrcI"e'rtqU3lfiroglimodo. Herba gatta I Chalamento J Decottione o veroinfu (ione di fena prefa con Agarico. Serapino bevuto con decottione d'enola, e d'Hillopo . Botri prefo con mele violato, ó vero con decottione di regolitia . Seme di fecuridaca prefo trito con mele, ò vero con fapa. Qujnt'en'enzs rloftra inghiotita pian piano . Antimonio nolìro hiacinthino prefo al pefo di quat- tro grani. sputi vifeo- A gli /pati vifiqfi, e malagevoli da fireare . DI DiOSCORIDE. Iride illirica bevuta . Caglio d'ogni animale bevuto , ma fpecialmente d'ani- mali che li mangiano . Rafano cotto in acqua, e mangiato. Porri cotti con ptifana , e bevuti. Nallurzo cotto, eforbito. Bulbi alquanto leffi , e mangiati. Ammoniaco acconcio in lettovaro . Scordio prefo in qual li vogli modo. Taffia impiallrata di fuori. Seme di lino tolto in lettovaro. Scilla fecca tolta al pefo d'una dramma con mele . Marrobio fecco bevuto con poi vere d'iride. Vino d'hiflbpo bevuto . DEL MATTHIOLO. Decottione di radice d'iride bevuta , Olio di mandorle dolci , & amare. Pinocchi incorporati con mele,ò vero con zucchero. Terebinthina d'ambedue lefpecie inghiottita . Succo di regolitia dillblto con oximele . Fatina d'orobi incorporata con mele , & inghiotita pian piano. Agarico prefo in pillole . Succo d'hiffi pò con mele, & aceto. Scabiofa prefa in qual fi vogli modo, e parimente i! fucco incorporato con olimele . Quint'effenta noltra incorporata con fucco dì regoli- eia, ebevuta pian piano . A purgare il petto . Pui-pacc u DEL MATTHIOLO. rctto- Polpa di caffia con agarico, e regolitia . Agarico prefo in qual fi vogli modo . Decottione , ò vero infulìone di fena bevura con cofe pertorali. Decottione d'hiffopo, e di fai via bevuta . Scabiofa bevuta in polvere, ò vero il fuo fucco inghio- tito con mele. A i flujji del petto . y \ g DI DIOSCORID E. petto. Seme d'irione inghiotito pianamente con mele . DEL MATTHIOLO. Agarico prefo in pillole . Bolo armeno inghiotito con zucchero rofaro. Salvia ulata come fi vogli . A tutti i difetti del petto. DI D 1 O S C O R I D E . Porri cotti con mele , e mangiati. Succo di liquiritia bevuto. Thimo coni polio con mele,& inghiottito parimente. Timbra tolta nel modo medefimo . Radice di tordillo prefa in leitovaro con mele. Radice di Rofmarino primo bevuta . Simphitopetreo cotto in vmodolce, ebevuto. Succodi radici di cinquetoglio . DEL MAI l'HIOLO. Decottione di radice d'iride, e le radicnlleffe con dite. Cipolle cotte , e mangiate con mele. Terebinthina cosi di larice, come di terebintho . Veronica *j Regolitia > in qual fi vogli modo. Scabiofa -» Uva palla mangiata fpefio. Alle ferite del petto . DEL MATTHIOLO Gariofillata Potentina Alchimilla Radici di biftorta Confolide tutte Sanicula Orecchia d'orfo Pirola virga aurea Agrimonia Pelofella J Fiori d'amarantho purpureo bevuti . f 3 Difetti òT petto . Ferì te dei pecco. cotte nel vino con un poco di zuc- chero odi mele, e datone à bere 'la decottione per alquanti giorni continui . Bevan- CUORE. Beusnda di pirola fcritta aj quarto libro nel commento del limonio. Sincopi Tremóre tuorc. Batti men di cuore. CUORE. Alle Jincopi . DI DIOSCORIDE, Cocomero odorato. Pulcgio odorato con aceto . Bugloft*a bevuta . Endivia impiaftrata per fe fola , e con polenta . Aftèiizo cotto in vino do!ct:,& applicato alloftomacO. Foglie di rovi applicate di fuori , D EL M A T IHlOLl. Acqua difpico nardo, òverodi lavanda bevuta, & odorata. Acqua di cinnamomo bevuta . Sandali tutti bevuti, cdorati,& applicati al cuore . Mufchio odorato, coli bevuto, come applicato al core . Ambra bevuta , applicata , & odorata. Bafilico Dagnato con aceto , e tenuto fotto al nafo . Radice di feorzonera , ò vero il fuo fucco bevuto . Garofani aromatici mafticati , ò vero mefiì nel nafo . Garofani fiori bevuti, & odorati. Zedoaria mafticata. Menta odorata . Mclifla, elafuaacquadiftillata. Acqua di phillitebevuta. Radici di gariofillata odorate. Radici d'angelica mafticate, & odorate . Decottione di borraggine, e di buglofla bevuta , ò vero il vino della loro infufione . Malvagia, ò qual fi vogli altro vinogencrofo , e poten- te gittato nella faccia , & ingbiotito . Quint'eficnza noftra bevuta , gittata nellafaccia , unta ài polli, & odorata. 1; Al tremóre dei cuore, d! DEL MATTHIOLO. Galanga bevuta con fucco di piantagine. Acqua di cinnamomo bevuta . Bacche di mirto prefein qual fi vogli modo . Radici di feorzonera bevuta, ò vero il fuo fucco. Radice di vincetofeo trita con feme di cedro, e bevuti con acqua d'acetofa. Melilla -j Borraggine S. in qual fi vogli modo . Buglolìa * Zafferano aggiunto ne gl'altri medicamenti . Radici di gariofillata odorate, Quint'eficnza noftra bevuta . Coralli ~1 pc™e \ prefein qual fi vogli modo ; Gemme preciofe J Al battimento del cuore DEL MATTHIOLI. Le medefime cofe tutte fcrittc difopraal tremore del Durexiedi precordi . Alla durezza de i precordi DI DIOSCORIDE. Rhapontico xbevut0. Vinoda.Ienzo •* Hfiamiri»- Alle 'vecchie infiammagionì de'precordj Svp?é:. . DEL MATTHIOLO. cordj . Scordio trito concerai & applicato. Infiamma- gioni delle mammelle • MAMMELLE. All'infiammagioni delle mammelle. D I D I O S C O R 1 D E. [Ncehfo impiaftrato con terra cimolia, & oliorO- L fado. MAMMELLE. Mele cotogne meffe ne gl'irnpiaflri , & applicate . Noci communi applicate con ruta, &c un poco di mele. Scorze di fa ve impiaftrate con farina d'orzo. Radici , e foglie d'amphodillo applicate con vino . Seme d'irione impiaftrato . Radice d'hcmerocalle impiaftrata , Althea cotta, e porla fopra'l male . Vinaccia d'uva applicata con fale . Pietra ofttacite meda fopra con mele . Pietra geode applicata con acqua . Terra famia applicata con olio rofato, cVacqua, DEL MATTHIOLO. Olio d'biofciamo unto al male . Ova di galline crude applicate con olio rofato. Farina di rifo cotta nel latte , & impiaftrata . Procacchia pefta, & applicata. 'I rifoglio acetofo meffo fopra'l male. Acqua di lenticularia paluftre applicata con pezzette di tela , e parimente bevuta . Olio di momordica unto al male . Olio rofato agitato lungamente in un mort3jo di piom- bo. All'infiammagioni delle mammelle dopò Infiammi" al parto, sioni doppo DI DIOSCORIDE. aIpa™' Semola di formento cotta con decottione diruta, e meda fopra. Fogliedi bacchara impiaftrate. Foglie d'epimediotagliateminute, &impiafirate con olio. Seme di jufquiamo trito , & impiaftrato con vino . Foglie di ricino meffe fopra . Vinaccia d'uvetrita confale, & applicata. DEL MATTHIOLO. Granchi ci udi triti , & applicati . Marrobio trito con longia vecchia, & impiaftrato. Alle durezjzj delle mammelle . DI DIOSCORIDE. Farina d'orobi cotta, & impiaftrata . Camepitio della prima fpecie impiaftrato con mele . Fiocini di vinaccie triti con fale , & applicati . All'ulcere delle mammelle . DI DIOSCORIDE. la»** Cenere d'unghie odorate , mammelle. Radici d'afclepiadc impiaftrate . DEL MATTHIOLO. Aparinc polverizzata fopra l'ulcera . Olio rofato agitato lungamente in un morcajo di pioni» bo, & applicato al male. Alle fetole de i capitelli delle mammelle . DEL MATTHIOLO. Olio di tuorli d'ova Unto al luogo . Pomata unta all'intorno . Succo d'apparine applicato . Al latte apprefo nelle mammelle . DI DIOSCORIDE. t«a «{< Cera nuova fattonedieci pillolegrofte come grani di prcl0, miglio, & inghiottite . Scorze di fave impiaftrate per fe fole, e con farina d' orzo. Farina di lenticchie impiaftrata . Appio, &il fucco delle fue foglie meffofoprìj DEL MATTHIOLO. Menta frefea impiaftrata . A prohibìre la generatione del latte . DI DIOSCORIDE. w Foglie di cicuta meffe fopra le nammelle . DEL MATTHIOLO. Foglie f refche di zucche dillefe per fopra . A far generare affai latte. DI DIOSCORIDE. Àlimo mangiato ne cibi . . Seme di vitice > cioè agno cado bevuto . Ptifana d'orzo cotta con finocchio , e mangiata . Decottione di malva bevuta . Succo truréiie di mammelle. Setole de capitelli . Provocare il latte. Mammelle. Succo dicicerbita bevuto. Lattuga mangiata ne cibi. Bafilicoufatonecibi. Ruchetta mangiata . , l Anemone con i fuoi rami cotti con ptifana ,e mangiati, Anifobevuto, eufato ne cibi . Decozione d'aneto bevuta . Finocchio ufato nc'cibi. Nigellabevuta per più giorni continui . Seme dicercea forbito in qualcliccibo . Clcmatite prima cotta , e mangiata . Radice d'ecchio tolta con brodo, ó vero con vino . G'auce cotta in farina d'orzo confale, & con olio, e forbita . Poligala bevuta. Succo di brionia cotto con grano (cioè formcnto ) e mangiato ne cibi , ( ma hi fogna qui effer prudente .) DELMATTHIOLO. Unghie d'aGno, ò vero di vacca abbrugiate, cjbevute conptifana. « Brodo di ceci bevuto . Cavolo cotto, e mangiato con pepe lungo, e bevuto- neil brodo. Radice di cardo benedetto polverizzata , e bevuta con feme di finocchio, e pepe lungo nella ptifana . Criftallo (ottilmente trito , e bevuto con brodo . A prohibìre^che'l latte non Jì apprenda nelle Fat che'l mammelle. i^ndT' DI DIOSCORIDE. nSteTnam- Menta impiaftrata con farina d'orzo . mciie. Feccia di vino unta con aceto . DEL MATTHIOLI. Farina di fava cotta, & impiaftrata. A far che le mammelle non ere/chino. &umi D1 DIOSCORIDE. Che le.ma- ~. n n r •nelle non Cicutapelta , emeljafopra. cretino. Cotenalfia trita , & impiaftrata . DEL MATTHIOLI. Acqua diftillata dalle pine immature applicata con l pezze di tela. Acqua diftcllaria, òveramente ilfucco applicatane! medeiìmomodo con hipociftide. Cauda equina, rofe, &alume. STOMACO. Vomico , e Aauica . STOMACO. Al vomito, ér alla nau/ea . DI DIOSCORIDE. S Ucco di mele cotogne bevuto . Spica indiana 1 , „ Spica celtica / bevute con acqua . Dattoli mangiatine cibi. Palma elata (cioè invoglio di dattoli) impiaftrata fo- pra lo ftomaco . Pelledi ventriglio di galline, galli, ecapponi, fecco, trito, ebevuto. Succinobevuto. Fave cotte in aceto, e mangiate ne cibi . Lenticchie mangiate fenzafeorza al numero di vinti . Fagmoli mangiati ne cibi. , Sifimbro bevuto. Foglie di rovo impiaftrate di fuori . Lattuca mangiata fenza lavare . Lenticchie fai vatiche date à mangiare . Scilla fecca tolta in polvere . Agarico per fe folo in pillole al pefo di tre fcropolt . Succo di radice genrianà bevuto con acqua . Radice di bianca Spina bevuta . Menta bevuta con fucco di melagrani brufehi . Seme di peonia bevuto con vino nero . Jjetonica mafticata, & inghiottita con vino inacquato . Succo di fogl ic , e di viticci di viti bevuto . Vino di mirto bevuto. Feccia di vino impiadrata . Vino fcillino bevuto . DEL MATTHIOLI. Acqua di cinnamomo bevuta . Infu fione di mofeo de gl'alberi fatta nel vino,bevuta. Bacche di crefpino mangiate. Ribes volgare mangiato in qual fi vogli modo. Uva fpina mangiata . Pomi brufehi cotti fotto le ceneri , e mangiati. Mele cotogne prefe in qual fi vogli modo . Succo delle medefime, nel quale fia bollito corallo, fe. medi rofe, rabarbaro, hipociftide, & acacia . Nefpolc fecche polverizzate incorporate con coralli, garofani, nocemofeata, e fucco di rofe rotte, pre- fe per bocca. Semcdi malvabevutocon vin roffo . Garofani bevuti con vino garbo , ò vero di mele coto- gne, e parimente mefTì fopra loftomaclio conma- ftice , coralli, fomachi , e balaufti . Vino di melagrani bevuto . Diafpro pietra portata fopra la bocca dello floma- cho. Mentafeccacon vino di melagrani. Succo di menta greca bevuto, & applicato di fuori . Rofmarino polverizzato mangiato con pane , òvero bevuto conbuoniflrmo vino. Foglie,panicole , e feme di lagopo bevute con vino bru- feo, ò vero di melagrani . Sorbaftrella mangiata , e bevuta in polvere . Polmonaria della feconda fpecie bevuta con vino roffo A i fiujfi fìomacali. DI DIOSCORIDE. Licio bevuto, & ufato ne crifteri . Melecotogne mangiate crude . More immature fecche , e polverizzate fopra i cibi . Lifcia di cenere di fico bevuta al pefo d'un'oncia, c mezza . Tamarigio bevuto. Galle fatte in polvere, & impiaftrate con vino, òvera- mente con acqua . Seme di fumacho fparfo fopra i cibi . Foglie di mirto trite , &: impiaftrate con acqua . Foglie d'olivo falvatico impiaftrate con farina d'or- zo. Caglio di lepre, e di cavallo bevuto con vino al pefo di tre oboli . Fave cotte in aceto inacquato, e mangiate . Farina di fave d'Egitto mangiate ■ Seme di rombice, ò veramente d'acctofa bevuto con acqua, ò veramente con vino. Piantaginc leda nell'aceto , e mangiata . Semed'hiacinto bevuto . Coronopo cotto, e mangiato nc'cibi . Rhapontico bevuto . Radice di fpina bianca bevuta . Midolla di ferola verde tolca per bocca . Lafero tolto negl'acini dell'uva . Radice di nimphea fecca, e bevuta nel vino . Succo di dimeno bevuto . Seme di limonio bevuto al pefo d'un'acetabolo . Acini ditragobevuti alnumero didieci. Capi di papavero cotti, e della loro decottione far» tone lettovaro con mele, c volendolo più effica- ce aggiungegli fucco d'hippociftide, e d'acacia. Decottione di vinaccia di viti bevuta . Fiocini (cioè offa d'uve) fatti in farina,, e fparfì fopra lo ftomaco. Acqua, òveramente vino, in cui fia flato fpento fer- ro affocato. Morochtho pietra bevuta in poluere, Vino di mirto beuuto . Adiamo beuuto con vino . Trichomane beuuto nel modo medefìmo. f 4 DEL Fluffi fio macali . ÌVovocare U Tornito. STOMACO. DEL MAT THIOL O. Galanga bevuta con fucco di piantagine . Acqua di cinnamomo bevuta . Infufione di mofeo arboreo fatta in vino bruftfo . Incenfo tanto per bocca, quanto applicato di fuori. Zucchero di fiori di melagrani per fe folo, ò vero be- vuto con vino brufeo . Vino ò vero mina di mele cotogne didentro, & il lor oglio di fuori . Cotognata mangiata . Nefpole 1 Sorbe i Prudore2"'11' \ P^n quasimodo. Noci moteate More immature^ Due chiocciole crude , e pelle infieme con i! gufeio , 5c incorporate con due ova di gallina , e poi icaldate in vinodolce , & acqua , e bevute . Spoglia di ferpente cotta in olio rofato ,& applicata al- lo ftomaco. Rifo prima abbtuftolato, epoicottonel latte, incui fienoftatifpenticiottolidi fiume affocati mangiato. Decottione di cicerbita bevuta con vino . Garofani bevuti con vino di mele cotogne. Menta lecca bevuta con amido, e con acqua. Anctho abbrugiato bevuto con menta. Seme di coriandoli bevuto con acqua . Rodnarino polverizzato mangiato con pane , òvero bevuto conbuoniflimo vino. Fiori d'amarantho purpureo bevuti . Vino di melagrani bevuto . A provocare il 'vomito. DI DIOSCORIDE. Fogliedi laurobevute. Chiocciole, che fi ritrovano attaccate alle fiepi, man- giate. Radice di melloni fccca , cprefa in polvere con acqua melata . Bulbi vomitorj mangiati . Terra lemnia bevuta. A i dolori dello Jlomaco. Dolori dì ft°»>Ko. DI DIOSCORIDE. Giunco odorato bevuto . Bulbi mangiati . Rhapontico bevuto . Aflenzo cotto nel vino dolce, e bevuto . Meliloto cotto nel vino , e bevutonc la decottione . Radice di nimphea impiantata di fuori . Fuiti verdi di fenatione cotti nel vin dolce, e bevutone la decottione .. Alabaltro impiaftrato con cera . DEL MATTHIOLO. Polpa di caffìa prefa per bocca . Olioricinobevuto, unto, emeflbne'crifleri. Olio di mandorle bevuto . Oliolaurino applicato di fuori . Tre granella di maftice inghiottite nell'andare à dor- mire. Decottione di noci mofeate bevuta con mele rofato, Se acquavite. Sifembro fcaldato , ebagnatocon malvagia applicato difuori. Aloe prefo in pillole . Quint'effenza noftrabevuta al pefo di mezz'oncia . A gli rodimenti dello jlomaco. ffiESL . T J . Bì DIOSCORIDE. Spica Celtica > bevuta con acqua. Giunche odorato bevuto . Succo di ficomoro bevuto . Pinochi mangiati. STOMACO. Latte humano bevuto . Succo di cicerbita bevuto . Pnlegio prefo con acqua, &aceto. Succo d'hieracio maggiore,e minore bevuto ■ Scordio bevuto al pefo di due dramme . Seme di peonia bevuto con vino nero. DEL MATTHIOLO. Olio di màndorle dolci bevuto. Olio fefamino bevuto . Pinocchi mondi pedi, & incorporati con mele, ò verd con zucchero , e bevuti con acqua di pro- caccia. A gt' ardori dello Jlomaco. DI DIOSCORIDE. Procaccila (cioè portulaca ) impiafkata fopra lo fio- macho . Sonchopeflo, cmeflò fopra. Succo d'ombilicodivenere impiaftrato. Endivia , e cicorea mangiata con aceto . Succo di liquiritia bevuto . Appiobevuto. Finocchio bevuto con acqua f refea . Poligono impiaftrato . Foglie di folatro domeftico impiaflratc . Foglie , eviticcidiviteapplicatidi fuori . Fiori di lambrufca impiastrati . DEL MATTHIOLO. Poipa di caflia prefa per bocca . Sandali bevuti, & applicati di fuori con acqua rofa , Bacche di crefpina d'uva fpina, di ribes volgare, in- ghiottite. Zucchero rofato mangiato . Foglie frefche di quercia tenutein bocca . Cedri T Aranci > prefi perboccainqual fi vogli modo. Limoni -* Latte di femi di melloni bevuto . Radici di regolitia , & il fuo fucco inghiottito. Phillite polverizzata , & incorporata con la fua acqua, & applicata difuori. Trifoglio acctofo mangiato in qual fi vogli modo. Fiori di confolida reale prefi in polvere . Fragole mangiate. Acqua dilcnticularia paluftre bevuta . Alla T>entoJìtà dello ftomaco. DI DIOSCORIDE. Radice di meo bevuta . Spica indiana, e celtica bevute . Cafloreo prefo in bevanda . Brodo di gallo vecchio bevuto . Affénzobevuio con fefeli , e fpicaceltica . Seme , e radici di Iiguftico tolti in bevanda . Seme, e fmirnio bevuto. DEL MATTHIOLO. Cubebe inghiottite . Pepe inghiottito intero fino à fette grani . Acqua di cinnamomo bevuta . Calamo aromatico ufuale prefo in polvere . Olio di tifino bevuto, unto, e mefTo ne crifteri . Acqua di balfamo artificiale prefa con brodo di carne . Olio di feme di carthamobevuto . Olio laurino applicato di fuori . Mumiabevuta con decottione dicimino, dammi, e e di carvi. Olio di feorpioni noftro untodi fuori . Caftorcobevuto con offimelle . Miglio fcaldato confale, echamamilla, Scapplicato inunfacchetto. Menta tanto bevuta, quanto applicata di fuori . Mentaltro 1 Menta greca Tanaceto > incallì vogli modo. Imperatoria f Herba gatta ) Qujn- Ardori di ftomaco. Vèntofu di ftomacc SinghiotitJ. Rotti ace- tofl. Sangue vero latte STOMACO, Quinta effenza noftra bevuta. Al Jtnghioxx? . DI DIOSCORIDE. Seme di fifembro bevuto nel vino . Rhapontico bevuto. Antologia tonda bevuta. Menta bevuta con vino di melagrani brufehi . Dccottione di foglie, efeme d'anetho bevuta. • Cornino falvatico bevuto con aceto . Alifso bevuto, ò tenuto in mano, òmefso nelnafo. Dccottione d'afpleno bevuta. Seme dipcriclimeno bevuto . Saliìfr3gia prefa in polvere. DEL MATTHIOLO. Acqua di cinnamomo bevuta . Mumia bevuta con decozione d'apio , ò cimino . Cafloreo bevuto con acqoa -melata . Keubaibaro bevuto con vino. Menta prefa con vino di melagrani. Anetho bevuto, Se odorato . Acqua di phillite bevuta. Quinta effenza noftra bevuta al pefod'un'oncia purché il finghiozzonon-proceda dallo ftomacoinanito . ■/fi rutti acetojt . DI DIOSCORIDE. Agarico prefo al pefo d'una dramma . Tragorigano bevuto. Betonica bevuta con mele fpiumato al pefo d'una fava . DEL MATTHIOLO. Seme di coriandoli bevuto al pefo d'una dramma . Al ftmiue , o vero latte apprefi nello fiomaco . DI DIOSCORIDE. 2f£m.co: Lifcia di cenerc di fico bevuta • ('di cavallo ~] di lepre j d'agnello Caglio | di capretto FEGATO. Tragoriga-no bevuto . Pulegio tolto per bocca . Seme, e radici diligulticoinbevarida . Seme di fefeli maffilienfe bevuto nel vino . Seme di caro bevuto. Foglie di betonica mangiate con mele doppo cena alia quantità d'una fava. Vino d'afienzo. DEL MATTHIOLO. Acoro , e cinnamomo una dramma di ciafeuno bevuta con vino d'afienzo . Galanga ") Cubebe I Garofani f ufatenecibi. Noci mofeate j Macis j Acqua di cinnamomo bevuta. Zaftarano ufato ne cibi. Sdf0}^^-^- Laudano inghiottito al pefo d'una dramma due horc doppo cena . Mele cotogne, o vero pere cotte fatto la cenerc,e man» giace . Piltacchi mangiati fpeìTo. NSnto! >mansiatiavantiPafto. A fpegners la fete . DEL MATTHIOLO. prefo con vino al pefo di tre oboli. Infiammar;- giani di fto- macho. cerva _ di vitello Idj bufalo ) Foglie d'belicrifo bevute con vino melato . Lafcro bevuto . DEL MATTHIOLO. Acqua diciclamino bevuta con zuccharo . Succhio di confolida media bevuto. All' infiammaggieni dello fiomaco • DI DIOSCORI DE. Hieracio maggiore , e minore impiaftrati di fuori. Foglie di vite impiastrate con farina d'orzo . Viole purpuree ufate nel modo medefimo . DEL MATTHIOLO. Polpa di caftia prefa per bocca . Sandali tanto bevuti, quanto applicati di fuori. Rote impiaftrate. Fiori di confolida reale applicati difuori . Aequa di lenticularia paluftre bevuta . Alla fame canina. leeoni- DEL MATTHIOLO. Ghiri graffi arroftiti, e mangiati fpeìTo . Provocare * frATA7r i^S0c < l'appetito. DI DIOSCORIDE. Pepe mangiato , Aceto ufato ne cibi. Affcnzo bertito. DEL MATTHIOLO. {di crefpino ) d'uvafpina ?■ mangiate, di ribes j Moftarda mangiata con i cibi . A far buona digeftione . D I DIOSCORIDE. Ruchetta mangiata ne cibi. Pepe mangiato. Gengevo ufato ne cibi . Scilla cotta con mele, e mangiata. Aflenzo mangiato , & impialtrato di fuori . Par buona digeftìonc . Spegnere la fere. Bacche {di crefpino d'uva fpina dir'' } }' mangiate . iribes'volgare^ Limoni Aranci Polpa di cedro - Peremafticate, e fucchiate. Foglie di procacchia. Latte di feme di melloni bevuto. Polpa d'anguria matura mangiata. Radicediregolitia, &ilfuofucchiotenutoin bocca. Trifoglio acetofo mafticato. Fraghe mature mangiate. Vino di melagrani bevuto con acqua di cicorea , o vero d'orzo- FEGATO. All' oppillationi di fegato. DI DIOSCORIDE. S Pica indiana, e celtica bevuta con acqua frefea. Corteccia di lauro bevuta al pefo di tre oboli con vino odorifero. Foglie di pezzo bevute con acqua femplicc, o vera- mente melata . Mandorleamarecompo(leinlettovarioconmele,econ latte tolta alla quantità d'una nocciuola per volta . Succhio di radice digentiana bevuto con acqua . Agarico bevuto. Rhapontico tolto per bocca. Iringo bevuto con vino. Decottionc di camamilla bevuta . Foglie di chamepitio tolte per fette giorni continui net vino . Betonica bevuta per fette giorni continui nel vino [me- lato . Eupatorio bevuto nel vino. Radice di papavero cornuto bevuta. Rubrica finopica bevuta. Succhio di liquintia mangiato. DEL Oppilatione di fegato . FEGATO. DEL MATTHIOLO. Sp ito nardo , ò vero lavanda aggiunta nelle be. va n de . Decottione di radici d'afferò bevuta . Carpcfio prefo in polvere , & in bevanda . Cafiia lolutiva inghiottita in bocconi, incoro prefo in qualfivogti modo . filini^ di mandorle amaro -. , 0l10^ difemedicarthamo >bevuto. Succhio , & infufione di rofe in bevanda . Polpa di tamarindi. Mandorle ir -i • Pitocchi >«f»«nec.bi. Decottione di ceci neri , e rofsi bevuta . Farinadicccicottainacquad'indivia, & impiaflrata fopra'l fegato. Lupini cotti, e mangiati con pepe, e con ruta. Seme di nagoni al pefo d'una dramma bevuto fpefsc volte con decottione di marrobio. Decottionedicavolobcvuta . Bietola mangiata confenape, &acéto. Cicoria cotta nel vino bianco fottile , e bevutone il vi- no. Succhiodiciclaminobcvutocon ofsimele al pefo di due dramme . Reubarbaro prefo in qualfivogli modo. Acqua di gentiana bevuta . Radice di centautea maggiore prefa in foftanza. & in infufione. Decottione di radici di cardo -, , Decottione di radici d'iringo jf bCvu" Veronica Menta greca Majorana Marrobio Cufcuta f m1"alfivogIimodo. Imperatoria I Fiori di lupoto | Eupatorio volgare J Decottione , over infufione di fena bevuta . Rofmarino mangiato fpeffò . Decottione di corteccia difrangola bevma , lenito nel fuo difeorfo nel quarto libro Quinta eflènza di ferro fcritta nel fuo 'difeorfo nel quinto libro bevuta al pefo d' una dramma per più giorni continui. * FEGATO. Decottione di Rofmarino bevuta . Nigella trita , e meffa nel nafo con olio di cieli azzun. °b Radice di peonia bevuta. Lafcro dato con fichi fecchi . Succhio di ma rrobio tirato fu per il nafo . Decottione d'amendue i Polj bevuta . Foglie, e fiori di coniza bevuti. Decottione d'afpleno in bevanda. Lichene impiantato con mele. Decottione d'adiamo bevuta. Decottione di trichomane prefa nel modo mede- limo . Deaottione d'Anthemide bevuta . Buphthalmo bevuto fubito dopo al bagno . Semcdi hiacinthobevutoconvino. Radice di rubia bevuta con acqua melata . Fogliceli chamepitio bevute fette giorni continui nel vino. Foglie di betonica bevute con acqua melata . Elaterio tolto in bevanda per purgare . Decottione di radici d'anchufa . Succhio di cinquefoglio bevuto per alquanti giorni al pcloditreciarhi. Decottione d'ofiride bevuta . Decottione di chrifanthemo fattone bagno. Vino di fcilla. Vcrbcnaca lupina bevuta al pefo d'una dramma con tre oboli d'incenfo , con un'hemina di vino per qua- ranta giorni continui . Foglie di licio cotte in aceto, e bevute . Decottione di tomarigio bevuta . Frutti d'Halicacabo inghiottiti . Foglie di chameciflo bevute con acqua al pefo di tre oboli perfei giorni continui. Foglie, e bacche di rufeo bevute nel vino. Vino dì fcilla. Comodi cervo bevuto inpolvcre. Solfo tolto in polvere in un'ouo cotto da bcuere . DEL MATTHIOLO. Tratoceó- rJ i fteie . Al trabocco del fiele. DI DIOSCORIDE. SP!ti \ celtica1 f beVUt3' Corno di cervo brugiato lavato , bevuto . Millepiedi, o vero porcelletti bevuti nel vino . Ceci cotti con rofmarino, e mangiati. Decottione di rombicc fatta nel vino. Seme d'atriplice bevuto con acqua melata . Decottione fatta diradici difparagi fatta con fichi, e con ceci. Decottione di crethamo marino. Irione compoflo con mele . Scilla compoltainlcttovario con mele tolta al pefo di tre oboli . Radice di Chelidonia bevuta con aneli , e con vino . Seme di fpondillo bevuto . Agarico prefo al pefo d'uria dramma . Rhapontico tolto in polvere . Aflenzobollito, overoinfufo, e bevutone la fua de- cottionc al pefo di tre ciathi ognigiorno . Aloe prefa al pefo d'una dramma . Decottione d'origano fparfa fopra al corpo . Calamento bevuto con vino . Finocchio falvatico bevuto. Radici di libanotide prima bevute con vino.econpepe Decottione di radici d'iride bevuta . Decottione di fpico nardo fatta con cinnamomo, e ra« dicidi fparagi, edifinocchio , Infufioned'aflarofattanel vino. Affanna, e la fua decottione bevuta. Polpa di caffia inghiottita . Succhio, & infufione di rofe. Polpa di tamarindi. Denti dinanzi di caftorcotenutinelbicchiere, di cui beveil vinol'ammalato. Cenere di vermi terreftri bevuta con decottione d'af- fenzo. Pietra di fiele di bue prefa con vino. Seme di nagoni bevuto con decottione di marrobio . Radici di cicorea condite • Decottione delle medefime crude bevuta. Latte di feme dì melloni bevuto . Tre foglie di rucchetta falvatica colte conlamano fianca, efubito mangiate . Succhio di ciclamino bevuto con zucchato, e mafiice o con noce mofeata, oconunfcropolodi Reubar- baro. Radice d'amphodillo bevuta con vino. Chelidonia maggiore portata nelle fcarpeà nudi piedi. Seme d'aquilea bevuto con malvagia, & un;pocodi zarfarano. Agarico^"0 \ mefiì nelle bevandefolutive. Radice di centaurea maggiore in q ualfivogli modo . Centaurea minore, e la fua decottione . Decoitionediradicidicardo "j Decottione di radice d'iringo > bevuta calda, Decottione di radice di Vincetofico-J Aloe prefo in pillole) & in bevanda. Pulegio FEGATO. Pulegio Mentauto , Marrobio L ufati in decottione . Cufcuta Eupatorio J Cimi no bevuto iubito dop po al bagno . Decottione, o vero infufione di feria meffa nelle be- vandefolutive. Semedichamedriobei'utoalpefod'una dramma con buoniffimo vino . Decottione di fiori di lupoli fatta nel vino bianco. Decottione di corteccia di frangola fatta come fi legge nel fuo difcorfo . Al fi'ifio hepatico . DEL MATTHIOLI. Acqua delle prime, e più tenere foglie della quereli bevuta fpeffo , Fegato di lupo fccco ne! torno , e bevuto in polvere . Reubarbaro prefo in polvere . ài A dolori del fegato. Di DIOSCORIDE. Decottione d'acoro bevuta . Decottione d' affenzo fatta in vino dolce appli- cata . Seme di periclimeno bevuto con vino . DEL M ATTHIOLO . { di fiori d'iride i Olio •< laurino f unto al fegato. I dimandorleamare | Decottione, o vero fucchio d'eupatorio commune bevuto . Alla durezza del fegato . tua dei DI DIOSCORIDE. Avmoniaco bevuto, &impiaftratodi fuori. DEL MATTHIOLO. Afaro bevuto I Olio di mandorle i* unti al fegato . Oliodilefamo , Maftice bevuta j & applicata di fuori . Decottione di cencaurea minore bevuta . Decottione di corteccia di frangola bevuta come fi legge nel fuo difcorfo . Aceco iquillicico bevuto . Ali" cache fia , cioètumidexxadi tutto'I corpo . Mi, DEL MATTHIOLO. Acqua di cinnamomo bevuta . Calamo aromatico volgare prefo in foftanza , & in de- cottione. Balfamo artificiale di tutte tre le diftillationi bevuto . Noce mofeata mangiata . Fegato di lupo fecco prefo in lavanda . Sio mangiatone cibi . Cicorea ufatain qualfivogli modo . Reubarbaro prefo in tutti i modi, e fpeciaimente coi! uvapaffa. Agarico in pillole -, Se in bevanda . Conferua di fiori d'affenzo pontico mangiata fpéffo. ('di pulegio 1 Decottione J pimenta greca 1 b )d imperatoria I ^di marrobio ) Serapino prefo con il doppio pefo di mirabolani ci- trini. Succhio d'eupatorio volgare, o vero la fua decot- tione . Decottione di cortecciedi frangola bevuta come fi legge nel fuo difcorfo . giditl iì fc Al fegato infrigidito . u.c.. Di DIOSCORIDE. *" S I- bevuta. Decottione d'amomo bevuta . Foglie di pino.e di Pezzo bevute neH'acqu3,o veramen- te nel vino . FEGATO. DEL MATTHIOLO. Odimele d'acoro bevuto. Acqua di cinnamomo bevuta . Calamo aromatico volgare prefo in qual fi vogli modo . Balfamo artificiale bevuto , & applicato di fuori. Garofani bevuti, &ufati ne cibi . Rheubarbaro trito, e mangiato con uva paffa. Menta greca 1 inbcvanda. Imperatoria | Decottione, over fucchio d' eupatorio volgare be- vuto. All' hidropifia . DI DIOSCORIDE. Hidropifa. Radici d'afaro bevute . Cinnamomo bevuto. Decottione di calamo odorato bevuta con feme d' apio. Carne di riccio terreftre mangiata . Chioccioleterreftritritecon il lotgufcio, & impia- ftrate . Morca d'olio fregaca fopra una pelle Ianofa, e polla fo- pra all'enfiagione. Orina dell'iftelìo patiente bevuta . Orina di capra bevuta ogni giorno con fpica . Decottione di ceci fatta inficine con rolmarino . Raphanoimpiaftrato in fu'l corpo. Piantaggine cotiacon lenticchie, c mangiata. Decottione di radici d'ebulo fatta nel vino, e bevuta . Aglio cotto, e mangiato. Bulbi impiaflraticon mele, e con pepe. Scilla preparata, c bevuta. Succhio d'anagallide bevuto . Radice di chameleone bianco bevuto . Aflènzo con fichi, nitro, e farina di giglio impia- ntato. Decottione d'adiamo bevuta . Trichomane ufata in bevanda . Hiflopo impialtrato con fichi , e con nitro . Decottione di polipodio bevuta . Decottione d'origano fatta con fichi fecchi . Decottione di majorana bevuta . Ruta impiantata infieme con fichi fecchi . Decottione di ruta fatta nel vino bevuta, e bagnatone il corpo . Seme di paftinaca falvatica bevuta . Seme d'anefi bevuto . Seme di fmirnio tolto per polvere. Decottione di chamedrio bevuta. Decottione d'amendue i polljbevuta. Androfacebevuta nel vinoal pefo di due dramme. Foglie di betonica bevute con acqua melata. Succhio di cocomero falvatico al pefo d'un'obolo, e mezzo, over la quarta parte d'un'acetabolo della fuafeorza. Acquamarina ufata per bagnarvi!! dentro. Radicedi vitefalvaticabollita in acqua, e bevuta in due ciathi di vino inacquato con acqua marina. Vino fcillino bevuto. Seme di vitice bevuto. Fichi fecchi cotti nel vino con farina d'orzo, & affen- zo, & impiantati . Sale impiantato. Alcionio terzo polverizzato fopra. Rena marina , fepellendovi dentro quando è bene (caldata dal Sole il patiente fino alla celia . DEL MATTHIOLO. • Electovario di fucchio di radice d'iride prefo, come fi legge nel fuo proprio difcorfo. Radici d'iride condite . Polveredi radici di cipero, e di bacchedilauroal pari pelo diffalca con orina di fanciullo, Se impiantata fui ventre. Infufione di radici d'affaro fatta «e! vino . Affanna, c parimente la fua decottione bevuta . Acqua diftillata di cinnamomo bevuta . Balfamo 5- 1 lu fi ;i ni mag* Éioni di fé- gato. FEGATO. Baifamo artificiale di tutte tre le diftillationi prefoper bocca, & applicato di fuori. Olio difemedi cartliamo bevuto. Lifcia fatta di vino bianco, e cenere di ginepro bevuta. Seme difrafiìno bevuto con vino . Fiocini d'acini di melagrani falvatichi triti, e bevuti. Acqua di fterco humano bevuta . Sterco vaccino , o vero caprino impiaftrato. Seme di nagoni bevuto più giorni continui nella de- cottionedel marrobio . Dccottione di foldanella , e maffimamente bevuta con reubarbaro . Senape trita , & impiaftrata con orina di fanciulli. Garofani tifati ne cibi, e nelle vivande . Succhio di ciclamino bevuto con zuccharo, e matrice, o vero con noce mofeata , o con reubarbaro . Radice d'amphodillo bevuta con vino. Reubarbaro fpeffe volte bevuto . Agarico polio nelle medicine folutive. Centaurea maggiore bevuta in polvere, & in infu- (ione. Dccottione di cardobenedetto l , Dccottione d'iringo | bevu«- Conferva di fiori d'affenzo pontico ufata fpefib . Pulegio 5 Menta greca C bevutone la dccottione . Imperatoria J Serapino bevuto con altrettanto pefo di mirabolani ci- trini . tuphorbio prefo in pillole . Dccottione di radici di vincetofeo fatta nclvino bian- co, e bevuta . Marrobio ufato in decottione . Decottione d'eupatorio volgare bevuta Seme di ricino macerato nel lattedi capra, e bevuto. Acquadiftillata di radici difambuco al pefo di quat- tro oncie, mefcolata con due oncie d'acqua di radici ci ebulo bevuta trenta giorni continui . Dccottione di corteccia di frangola , fatta , & ufata co- me li legge nel fuodifeorfo. Coloqu.ntida prefa in pillole, e meffanecrifteri Anthimonio noftro hiacinthino bevuto al pefo di quattro grani per volta. h All' infiamm arpioni del fevato o'i-J- unto fopra la milza. .5 di feme di cartamo ' Mumia bevuta con decottione di carvi. Polpa di tamarindo inghiotita . Brodo di ceci roffi bevuto . Lupini cotti, e mangiati con ruta, e pepe. Brodo di cavolo bevuto . Bietola mangiata con fenape , & aceto . Sìo mangiato ne cibi . Succhio di ciclamino bevuto al pefo di due dramme conofTimelle. Reubarbaro I »' i, ,,' '. , Agarico 1 mefr' "elle bevande. Gentiana,o vero la fua acqua diftillata bevuta . Succhio , o vero decottione di centaurea minore bevuta . Dccottione di radici d'iringo bevuta Veronica Menta greca Majorana Phillite Eupatorio commune Cufcuta Fragaria J Decottione, o vero infufione di fena bevuta . Rofmarino mangiato con pane . Fiori di lupolo aggiunti nelle bevande . Decottione di frangola, prefa come fi legge nel fuo difeorfo . Quinta effenzadiferrofcrittanelquintolibro nel fuo difeorfo bevuta al pefo d'una dramma con acqua d" adianto,o verod'afpleno, o vero di tamarigio. All'infiammazioni della milza. DI DIOSCORIDE. Iride illirica bevuta con aceto . Acoro bevuto. Spica celtica bevuta con vino . Nardo montano nel modo medefimo * Cenere di farmenti impiaftrata con aceto , olio rofato e ruta . 5 Decottione di tamarigio fatta nel vino bevuta . Seme di vitice bevuto . Ai da- prefe in qualfivogli modo . tnfìanlmag.l grani di milza . Colori di milza . frigida Snìnoìj Snilia . MILZA. Ai dolori di rnilta. DI DIÓSCORIDÈ. Dittamo bevuto. & impiaftratodi fuoti , DEL MATTHIOLO. {di gigli azzuri "j laurino > ùnto fopra la milza , di gigli bianco P Phillite P refi in qual lì vogli modo . Alla frigidezza della mllxji. DHL MATTHIOLI, Offi mele fatto con acoro be rato . Cubebe mafticate, &inghiotitc. Acqua di cinnamomo diftillata bevuta . Ballamo artificiale bevuto, & applicato di fuori. Olio di mandorle amare bevuto , & unto . Olio laurino unto. Agarico ar°> p,cf° 1ui,flvoSn m0t1° I Menta greca applicata con olio di gigli azzitti* Radice d'imperatoria bevuta in polvere . Rofmarino mangiato con pane . Phillite ufata in qualfivogli modo . ' A fminuire la milz^a ■ DI DIOSCORIDE. ìride illirica bevuta nell'aceto . Acoro beuuto con acqua. SPica*{ Momana> beuuta nel uino . Decottione di tainarigìo bevuta . Seme di vitice bevuto ■ Decottione di ciclamino fecondo bevuta guatatiti giorni continui . Sagapeno bevuto. Ammoniaco bevuto a! pefo d'una 'dramma . Chamedrio bevuto con aceto . Nalturzo bevuto. Decottione polio bevuta con acéto . Succhio dì pan porcino unto di fopra . Semedicapparibevutoàlpefo didue dramme con vi- no per4o.giorni continui . Radici di cappari prefonel modo medefimo. Lepidio impiaftrato con tadice di enula . Foglie di hederà tenere cotte nel vino, ovatamente fec- che impiailtàte con pane . Ifatidefalvatica, tanto bevuta, quanto impiaftrata di fuori . Agaricotoltoalpefod'unadtamma con aceto mela- to- Rhaponticoprefoperboccà . Radicedi fmunio mangiata . Radice digentiana prefa al pefo di due dramme . A riftoloehia tonda bevuta . Decottione di tadice di cocbdrillo bevuta . HilTòpo impiantato cori fichi fecchi , e nitro > Tragorigano bevuto con aceto . Puleggio impiastrato con (ale . Sifone bevuto . Succhio di peucedanopreib per bocca . Vifchio cotto con calcina, e pietra gagate impiaftrato. Teucrio bevuto con aceto inacquato, & impiafttato con fichi . Radici di leucojó applicate con aceto . Radice di nemphea bevuta con il vino . Foglie d'afpleno bevute,o veramente la fua decottione bevuta quaranta giotni coli aceto, o veramente le fo- glie impiaftrate con aceto . Seme di bunio bevuto. Hemionite bevuta con aceto . Seme di rubia bevuto con aceto melato . Foglie di lonchite feconda bevute con aceto . Foglie di betonica bevute con aceto nielato . Radice di polemonia bevuta con acqua . Seme di periclimeno bevuto nel vino per quaranta giorni continui. VENTRE. Seme di xitide prefo con aceto . Radice d'anchufa bevuta con acqua melata , Ortica impiantata . Trichomane bevuta. Vino fcillinobevutofpeflb. Ghianda unguentaria bevuta con farina d'orobi in se- qua melata. Brionia bevuta per trenta giorni continui nell'aceto al pefo di tre oboli, ò veramente impiaftrata con fichi fecchi , Cimetenere, e primaticcie di vite nera cotte, e man- giate . Radice difelce mafehio bevuta . Acqua,o veramente vino, in cui fia più volte ftato fpen- to ferro, o vero accia jo affocato bevuto . Alcionio terzo bevuto . Corallo bevuto con acqua . Pietra affla impiaftrata con calcina viva , & aceto , Cote naffia limata con ferro bevuta con aceto. DEL MATTHIOLO. Radice d'enola bevuta in polvere fpelTe volte con vino bianco vecchio . Tctebinthina cosidi latice,come di terebintho inghio- tita i Decottione di corteccia di frafiìno bevuta . Rami di tamarigio pefti in polvere, & applicati con aceto. Noci mofeate mafticate , & inghiotite . Orobo mangiato cotto da digiuno. Seme di rucchetta bevuto in polvere . Succhio d'hedera minore bevuto con vino brufeo . Agarico*"0 ^ P^efo in qualfivogli modo. Menta greca impiaftrata con olio di gigli azzuri . Phillite prefa come fi voglia. Decottione d'eupatorio volgare "J Decottione di fiori di lupoli > bevuta. Decottione di cufeuta J Coralli bevuti fpefib . VENTRE. Ai dolori colici . Di DIOSCORI DE. MAndorle amare bevute . Chiocciole terreltri trite con il fuogufeio, e be- vute con vino. Lodolc arroftite mangiate ne cibi . Ofto del calcagno di porco brugiato fin che diventi bianco bevuto dove il dolore venga per ventofità . Boturo niello ne crii ieri ove il budello fofte ulcerato . Sterco di gallina bevuto con vino, o veramentecon aceto . Decottione di ruta fattone ctìfteri . Petrofello bevuto. Coloquintida meda ne critteri . Decottione di cartamo melTaconlicrifteri . DEL MATTHIOLO. Galanga bevuta. Cubebe bevute in polvere . fdifemedicartamo 1 laurino ! Dolori co- liei. Olio ^ di man.! J tanto bevuto, quancountodi fuori. . d'anime di perfici Idi noci communi Acqua di cinnamomo bevuta . Ballamo artificiale prefo per bocca. Olio d'olive bevuto caldo con altrettanta malvagia . Olio di ricino bevuto, & unto di fuori . Succino bevuto con acqua tepida . Olio noltro di feorpioni unto . Acqua incui fia (tata lavata la verga d'un cervo. Coma di cervo tenete tagliate in fette, e fecche nel forno, VENTRE. forno, e bevute in polvere con mirrila, econpepe. Sterco di lupo che non babbi tocco terra, bevuto con vino bianco, o vero acqua, e parimente legato in fui ventre . Seme di cavolo trito grofiamente, e dipoi bollito in bròdo di carne, ebevuro con lifteffò brodo. Brodo di cavolo cotto con un gallo vecchio bevuto . Succhio di ciclamino mellone crifìeri al pelò di tré dramme. Imperatoria trita, e bevuta con elettiffimo vino. Serapino bevuto, o vero meiTo ne crifteri . Fiondi verbafeo bevuti in polvere. Trinitas herba prefa in polvere . Seme di ricino cotto in brodo d'un gallo bevuto . Coloquintida 'me flit ne crillcri . Polvere di foglie di momordica bevuta . Quinta efienza noftra bevuta , e meda ne crifteri . Antimonio hiacintino noftro prefo al pefo di tre grani. Gagate pietra bevuta fette giorni continui al pefo d' Dolnri a' ^r3rnma Per VOlt.1 . kudejic. ' Ai dolori delle budelli. DI DIOSCORIDE. Iride illirica bevuta. Acoro prefo in decottione . Radicidimeocompoftctritecon mele, mangiate. Cardamomo bevuto con acqua. Legno aloe bevuto nel modo medefimo . Noci communi abbrugiate con lafcorza, e mefìf pol- venzate fopra f ombilico . Decottione di fichi fecchi fatta con ruta, & ufata ne cri Iteri . Foglie d'alimo bevute con acqua melata al pefo d'una dramma. Zafl'arano bevuto, berne di dauco prefo con vino. Radici di libanotide tolte dentro. Seme di ferula tolta per bocca . Succhio di peucedano bevuto in un'ovo. Decottione di meliffa ufata ne crilteri. Caftoreo bevuto. Boturo meffo ne crifteri. Serpillo bevuto. Decottione di calarnento bevuta. ',* Radici d'iringo bevute. . Cera prefa in fugoli caldi . Ammi bevuto con vino. Semola cotta in decottione di iuta, & impiaftrata . ' Miglio fcaldato, emeffoinfacchetti, & applicato. Farina d'orobi infufa in aceto, e pofta fopra al do- lore. Seme di fifembro bevuto nel vino . Pepe bevuto con foglie tenere di lauro . Scilla compofta in lettovario . Rhapontico bevuto. Decottionedi majorana bevuta. Radice di centaurea maggiore prefa in polvere. Decottione di ruta fatta con aceto fecco bevuta . Panace bevuto con vino . Decottione di foglie , e di feme d'aneto bevuta . Seme, e radice di liguftro prefi in polvere. Decottione di cornino ufata con olio ne crifteri . Foglie di phalangio, e parimente i fiori, & il fe- me bevuto. Centoncolo bevuto con vino auftero . Foglie, e fiori di coniza bevuti . Radice di peonia bevuta nel vino. Buniofalfo bevuto . Acqua marina fomentata . \ Chamepitio bevuto. Decottione di gramigna bevuta . Foglie di laureola date à bere. Sale fcaldato al fuoco, & applicato con Tacchetti di tela . Nitro bevuto con acqua melata infieme con cornino . Semedifefeli maffilienfe bevuto con vino. VENTRE. Radici d'afclepiade bevute nel vino. Alifma bevuta perfelleffa, o veramente bevuta con il pari pefo di feme di dauco. Offò della giuntura del calcagno del porco brugiato fin che (la bianco bevuto . Decottionedi feme di lino ufata ne crifteri. Agarico prefo al pefo di due dramme. DEL MATTHIOLO. ('d'olive bevuto con malvagia, e fattone crifle- Olio-! ,.n- I di mandorle dolci bevuto a! pefo di fei oncie. llaurino unto fopra il corpo. Decottione di fiori d'erica bevuta . Animelle di noccioli di perfichemafticate, Scinghio- tite . Brodo di chiocciole Ielle bevuto. Miglioinfiemeconfale, e fiori dicamamillapoftoin un facchetto , e fcaldato foprai ventre . Brodo di cavolo cotto con un gallo vecchio bevuto . Succhio di ciclamino mefso ne crifteri al pefo di tre dramme . Chelidonia maggiorepofta conia radice, e fcaldata con olio di camamilla, e mefsa fopra l'umbilico . ( di dittamo bianco") Radice -! d'imperatori* { bevuta con elettiffimo j di vencitofeo f vino. Idizedoaria ) Mentaftro prefo in qualfiuogli modo. Fiori di verbafeo bevuti in polvere con vino. Trinitas herba,o vero la fu a acqua diftillata bevuta . Momordica bevuta in poluere. Ali» difenterla. DI DIOSCORIDE. Decottione d'afpalatho ufata ne crifteri . Mi riha inghiotita alla quantità d'una fava, roglie di lentifco bevute. Scorza di pezzo bevuta. Macero prefo in bevanda. Foglie, e radici di paliuro bevute. Frutti d'offiachanta mangiati, o vero bevuti. Frutti di rovo canino mangiati. Foglie, e fiori di cifto bevuti. Hipociftide bevuta . Laudano bevuto con nino vecchio . Frutti di rofe prefi in poluere . Licio bevuto. Acacia prefa per bocca. Scorza fottile delle ghiande cotta , e beuuta . Scorza fottile interiore di caltagna prefa nell'iftefso modo. Galle immature trire, e beuute, o veramente impiaftra- te fopra al corpo. Decottionedifogliedifomacchi ufata ne crifteri, e parimcntebeuuta . Seme del medefimo polarizzato, e fparfo fopra i cibi . Inuoglio di dattoli( cioè palma elata.) tanto beuutoj quanto ufato ne crittcri . Fiocini di melagrani brufchi,fecchi,bcvuti in poluere , e cotti nelle decottioni fatte per federvi dentro . Seme, efogliedimirtobevuti. Mele cotogne mangiate crude, e cotte, e parimente bevutone il vino loro . Peri tanto domeftici, quanto faluatichi mangiati . Ncfpole mangiate ne cibi. Frutti di loto albero bevuti ,o veramente mangiati . Cornolemangiatenecibi, o veramente con fapa. Sorbe frefchc prefe in quallivogli modo . Prugnole falvatiche mangiate. Carobole mangiate. Chiocciole terreltribrugiate infieme con il fuo gufeio, e date à bere in polvere . Sangue di lepre fritto, e mangiato. Sala- Difentcrii. \ VENTRE. Salamuoja di pefce meda ne crifter i . Corno di cervo bevuto al pefo di duecucchiari . Cera data ne fugoli. latte in cui lìano fiate fpente pietre di fiume tt- fogate . Ca8Iio i di cavallo) b«utonel vino. Sparagi domeltici ledi, e mangiaci ne cibi, mitigano il dolore. Radiceidea bevuta . Succhio cavato dalle radici d'AIthea cotta bevuto . Radice d'alcea bevute nel vino, o vero nell'acqua . Phillite (cioè lingua cervina,) bevuta. Procacchia ( cioè portulaca ) cotta tanto che fi disfac- cia, bevuta òmartgiara . Decottione di piantaggine mefià con li criflcri . ■Succhio di coda di cava Ilo bevuto. Sevodicapradatoconfarinad'orzo, efoglie, òfeme di fomacco . Melitta bevuta . Tragio quale iì radembra alla feolopendria ledo , e be- vuto. Favecotteinacqua, & aceto mangiate . Radice d'alifma bevuta con altrettanto fcme di pafti- nacaialuatica . Seme di rombice, o veramente d'acctofa bevuto nel Vi- no, o veramente nell'acqua . Lifimachia data à bere . Cime di trago fino à dieci bevute nel vino , Clematide ("cioè provenca ) bevuta nel vino . Decottione di ftebe meda ne criileri . Seme di limonio bevuto nel vino . Decottione d'clatine bevuta . Radice di polemonia bevuta con vino. Foglie, e fcme d'eupatorio in vino . Radice di nimpheafecca prefa in poluere con vino. Sempreuivo maggiore prcfo con vino . ( di becco ") Sangue Ij'.f*?™ L flitt° "ella padella, e man- Idi lepra ( giato. Ldi cervo J Succhio di foglie, evitici di (he bevuto. Decottione di vinaccia bevuta . Vinaccicli fatti in poluere , e bevuti . Uva pafla bianca mangiata con lifuoi vinaccioli. Agretto meiìò ne crifteri . Vinodi lambrufca ") Vino di mele cotogne bevuto . Vinodirofe J Terra lemnia ( cioè terra figillata ) bevuta . Salamuoja mefsa ne crifteri in quelle difenterie, doue fieno ulcere nelle budella . Scordio prefo con acqua melata al pefo di due dram- me . VENTRE. Seme di rofe, lanuggine, elruttobevuto. Licio pofto ne crifteri . Acqua di foglie di quercia bevuta . Ghiande, galle, e foglie di quercia prefe in bevanda , e polle ne crifteri . Frutti di faggio mangiati . Corteccia rofsa di caftagne la più fottile bevuta . Melagrani fecchi nel forno , e dati in poluere à bere . Conferva di floridi melagrani mangiata fpefso da di- giuno . Succhio di bacche di mirto cotto con Zuccharo per condimento de cibi. Ciregie amarine, o vero marafche fecche, econdite con zuccharo . Pomibrufchi mangiati cotti fotto le ceneri. Mele cotogne cotte nel medefimo modo, e mangiate da digiuno. Vino di mele cotogne, o vero lamina prefo per bocca, & il lor olio unto fopra'l ventre . Cotognata mangiata auanti pafto . Succhio di mele cotogne in cui fia cotto dentro coralli rodi, femediroferofse, reubarbaro, hipociftide, & acacia bevuto . Pere acerbe , e faluatiche arroftite fotto le ceneri . Nefpole ~) . , ,. Cornole C mangiate crude, e condite Moreimmaturefecche » conzuccharo. Chiocciole abbrugiate con i gufei infieme con poluere di galla immatura , e pepe bianco fparfe fopra ai ci- bi, o vero bevute con vino brufeo . Carne di lepre arroftita . Sangue di lepre caldocottoconfarinad'orzo, e man- giato. Sterco di lepre bevuto in poluere . Verga di ceruo bevuta con vino brufeo . Ova di galline cotte dure nell'aceto, e mangiate. Sangue di ceruo mefso ne crifteri . Stercobianco dicanebevuto con latte in cui fieno fla- ti fpcnti ciottoli di fiume affocati. Rito cotto nel fudetto latte mangiato . Decottione del medefimo mefsa ne crifteri. Fiori di panicole di faggina bevuti in polvere . Gufci di grano di miglio incorporati con tuorli d'ova , ecotti fopra una tegola, e mangiati. Amido ufato ne cibi. Seme di rombice bevuto. Procacchia cotta ne cibi. {dibiftorta ditormentilla digariofillata } prefa in poluere, & in be- vanda . .amano bevuti nel vino due volte il giorno . DEL MAITHlOLO. Olio di lentifco mefso ne crifteri . Olio rofato omphacino bevuto, e mefso ne crifteri isolo armeno bevuto con coralli,maftice,cornodi cer- vo, e pietra hematite. Gufci di pine cotti infortimmo aceto, e prefone il fu- mo con il federe. Maftice bevuta. ^^tStS^^^.^^ ^quadTparin oua, e cotto fopra una tegola, e mangiato . Latte di trali fatto con acqua acciajata bevuto . curfa paftoris cotta con piantaggine in acqua piouana, e bevutone la decottione con bolo armeno . Keubarbaroabbruftolato, e bevuto trito in polvere al pefodidue dramme con vino acerbo, e fucco di Piantaggine. Gomma di tragacantha arroftita, e bevuta con vino di mele cotogne , o vero mefsa ne crifteri . Fiori del Sole bevuti in poluere infieme con le radici con vino brufeo. ro la poluere dell'herba ufaca umilmente . lotentilla bevuta, e portata verde nellcft lenudepiante. Trocifci di fuccino bevuti . Vino di crefpino bevuto . Uvafpina . Ribes volgare ,n qualfiuogli modo . Acqua di fiori di ljguftro bevuta, zuccharo rofato vecchio mangiato . Gnaphalio bevutocon vino acerbo . fcarpe fotto Coniza terza bevuta ogni giorno al pefo d'una dramma con vino vermiglio . Fiori di palmachrifti minore beuuti con acqua di piantagine . Foglie di canapepoluerizzate, e mangiate con tuor- li d'oua. lunaria minore prefa in qualfìuogli modo. Olio d'hiperico unto caldoin fu'l uentre . Pirola Stagnare il corpo , VENTRE. Pirola f Pilofella > bevute con vino bi ufco. Fragaria \ Fiori d'amaranto purpureo prefi nel medefimo modo . Vino di melagrani brufchi bevuto con acqui di pian- eggine- .„ . Bolo armeno bevuto , e meffo ne cntteri . A riftagnare il corpo. D1DIOSCORIDE. Caglio di lepre bevuto. Latte in cui fieno (lati fpenti ciottoli marini affocati. Cafcioleffo, e dipoi arroftito mangiato. Sterco di cane colto ne giorni canicolari , e bevuto con acqua . Pane di farinadi grano fecco dilungo tempo mangia- to. Farina d'orzo impiaftrata con bacche di mirto, ò con perifalvatichi, ò con gufci di melagrani . Poke di farina di fpelta, di vena, e di miglio man- giata . Rifo mangiato ne cibi . Lenticchie cotte con la lor feorza, e mangiate , e maffimamentecotte nell'aceto con altre cofe co- ftrettive. Semedirombice, o veramente d'acetofa bevuto. Eradica ( cioè cavolo ) cotto lungamente . Bietola nera cotta con la fua radice, e lenticchie man- giata. Piantaggine lelTa cotta in aceto , e mangiata con fale , e parimente il feme bevuto nel vino, &anco meffane cri (Ieri. Endivia , e cicorea mangiate ne cibi . Succhio di condrilla cotto, ebevuto. Lentefalvatica colta in qualfivogli modo . Acino bevuto. Anifodatoàbere. Anetho prefo in polvere . Apio ufatonecibi. Phillite ( cioè lingua cervina ) data in bevanda . Radici d'acantho bevute. Finocchio falvatico bevuto • Ruta mangiata , overobevuta. Tefticolo cognominato ferapio dato à bere . Radice di peonia bevuta con vino . Dccottioncd'althca bevuta . Radice d'alifma prefa in bevanda . Succhio di poligono bevuto . Clematide prima bevuta nel vino . Lagopo prefo con vino, o vero con acqua ove folle fe- bre. Radice di xiride bevuta in vino melato. Foglie d'anchufa date à bere nel vino . Decottione di rami di rovo bevuta . Decottione di radici di cinquefoglio tolto per bocca . Phenice bevuta in vino auftero. Radice idea bevuta. Seme di giunco, e fpecialmente del marino fritto, e bevuto in vino inacquato . Radice d'allragalobcvutanel vino. Radice di hiacintho bevuta . Seme di papavero nero bevuto con vino . Radice di verbafeo, e parimente i fiori in bevanda . Fiori di lambrufca dati à bere . Vino di melagrani brufehibevuto . Rubricafinopicabevutainun'ovo, o vero meffa ne crifteri. Feccia di vino impiaftrata . Sempreuiuo maggiore bevuto con vino . Decottione d'adiamo bevuta . Decottione di trichomane bevuta . Aceto cotto ne cibi . DEL MATTHIOLO. Infufione di mofeo arboreo fatta in vino bevuta i VENTRE. Incenfo bevuto, e mefso ne crifteri . Nefpole ì So^ j PerefaluaticheJ Noce mofeata arroftita fot» la cenere . Gufci di nocciuole triti, e bevuti con vino brufeo. Rifoabbruftolaco, e cotto in latte in cui fiano flati fpenti ciottoli di fiume affocati . Se me di lapatio acuto bevuto . Garofani abbruftolati bevuti in poluere. Seme di coriandoli bevuto con acqua . Panicole di lagopo, foglie, e feme bevutécon vino bru- feo, o vero de melagrani. Potentina bevuta, o vero portata verde nellefcarpe fotto le nude piante. Fragaria bevuta con le radici . Sorbaltrella, o vero fanguiforba ufata in qualfiuogli modo . Polmonaria feconda bevuta . Vino di melagrani brufeo bevuto . Bolo armeno prefo per bocca, e mefso ne crifterit Ai fiujji "vecchi del corpo . DI DIOSCORIDE. FlulTi chi. fritto nella padella , giara. e man- ici becco ì «■«iSB? \ . Ldiceruo J DEL MATTHIOLO. Maftice bevuta. Noce mofeata arroftita prefa in poluere . Corteccia di tamarigio bevuta . Seme di rombice bevuto con vino vermiglio . Fiori di panicele di fagina bevuti con vino di meli- grani . Garofani arroftiti, epolverizzati fopra ai cibi. Pirola ì Fratria (* "fata in o^alfiuogli modo. Potentilla J AUa fiktkhexj^a del corpo . DI DIOSCORIDE. Ciregie dolci mangiate . Mele dolci. Pefche mangiate à digiuno . More mature. Fichi ben maturi. Riccio marino mangiato ne cibi . Brodo di gongole, c di telline. Sepia acconcia in brodo . Siluro pefee mangiato . Dceotcionc di Gobio pefee bevuta. Brodo univerfalmente di tutti i pefei bevuto con vino. Brodo di galli, e di galline vecchie bevuto . Latte bevuto copiofamente . Siero di latte bevuto. Calcio frefeo ufato ne cibi. Boturo mangiato, e bevuto. Midolla d'ofsa ufate ne cibi. Ceci mangiati cotti. Rombice 1 Blito Malua Atriplice Bietola bianca Sparago Lattuga Braffica (cioè cavolo) bollita leggiermente» e man- giata . Tragorigano bevuto. Stittichei- cotta i e mangiata ne cibi. Vermini arghi. Vermini lunghi. V E N T R E. Alla -vtntofitd delle budella. DI DIOSCORIDE. Farina di grano impialt rata con fucchio di jufquiamo . Farina d'orzo applicata con feme di lino, e di ficn greco. Seme di bafilico bevuto . Khapontico dato à bere. Decozione di foglie , e di feme d'anetho bevuta . Decottione di cornino ufata ne ctilleri,con olio , o ve- ramente il feme macerato con farina d'orzo , olio, & acqua, & impiastrato. Liquore di pcucedano bevuto in un'ovo . Decottione di chamamilla bevuta . DEL MATTHIOU. Cubebe manicate, &inghiotitc. Acqua distillata di cinnamomo bevuta , Calamo aromatico volgareprelo in polvere . Balfamo artificiale di tutte tre le diftillationi be- vuto . Olio ricino bevuto. Mumia prefa con decottione di carvi . Miglio arroftito nella padella, & applicato caldocon falc in un Tacchetto . Sifembro in quallì vogli modo bevuto . Quinta eflènza noftra bevuta al pefo di mezz'oncia per volta . Ai -vermini larghi del corpo. DI DIOSCORIDE- Cardamomo bevuto. Decottione di radici di melagrano bevuta . Noci communi mangiate copiofamente . Decottione di radici di moro bevuta . Aglio dato àbere, over mangiato. Radicedi chameleonebiancobevuta con decottione d'origano, c di caftoreo al pefo d'un'acetabolo . Radice difclce feminabevute coninele al. pefo di tre dramme . .... Seme di melanthio bevuto, emciTo fopra l'ombuico con acqua . Vetriolotoltoperboccaalpefod'una dramma, ove- ramente forbito con mele. Foglie, e fcmed'iieliotropio maggiore dati àbere con hiflopo, naiturzo, enitro. /{i -vermini lunghi del corpo . Di DIOSCORIDE. Farina di lupini tolta con mele , e bevuta con aceto,pe- pe, e ruta. Seme di cavolibevuto. Succhiodiprocacchia( cioè portulaca) bevuto, e pa- rimente il feme. Seme , e foglie di nafturzo in bevanda . Aflenzo marino prefo per fe folo, o veramente cotto conrifo, c prefo con mele. Aflenzo fantonico tolto fimilmente. Hiflopo dato con mele. Menta bevuta . Decottione di calamcnto bevuta con mele, e con falc. Thimo bevuto. Thimbra data à bere. Decottione di rutabevuta . Coriandoli bevuti con fapa . Anchula terza bevuta con hiflopo, e nafturzo. Vino d'aflenzo dato àbere . Semprevivo maggiore bevuto con vino . Radice di felce femina bevuta con vino al pefo ditte dramme, ma bifogna che prima mangino ipatienti unpocod'aglio. DEL MATTHIOLO. Decottione di radice d'iride bevuta . Succhio di radici d'enola bevuto,o vero la decottione. Mirrha prefa in polvere . Vernice da fcriitori tolta con vino. Cime di lauro bevute trite con calamento, efale. Vino di crcfpino bevuto con acqua di gramigna, òdi procaccila. VENTRE. Foglie eli perfico frefche pcfte, & applicate fopra'l ventre. Succhio di limoni lambicato, e crudo bevuto. Acqua di fiori di prugnole bevuta . SelSeiteni mangiati crudi. Seme di cavolo bevuto . Bietola bianca mangiata con aglio . Sifembro prefo inpolvere, &in decottione. Seme di ruchetta bevuto . Corteccia di radici di moro prefa con vino . OiionoftrodiScorpioni bevutone tre giocciole con vino, &untoa'polfi, & all'ombilico . Corno di cervo prefo con mele . Orina di porco cignale mtfcolata con altrettanto olio, e fofpefa al fumo nella fua ftefsa vefeica tanto che s ingrofii come mele, unta al nafo,& all'ombilico. Decottione di fegala bevuta con polvere di coriàn- doli. Lupini mangiati, &impiaftratifu'l corpo. . Seme di nagoni bevuto con fucchio di limoni» o vero d'aranci acerbi ■ Radicedi morfus diaboli bevuta in polvere . Acqua diftillata di radici di gentiana bevuta . Radici di cruciata pelle , & impialtrate fui corpo . Agarico ì Rheubarbaro j Afsenzo l prefo in qual fi vogli modo. Abrotano f Marrobio J Centaurea minore bevuta con mele al pefo d'una dramma. Aloe bevuto con latte , over con mele, over incor- porato con fiele di bue, & aceto pollo fopra Tom- bilico . Hifsopo bevuto con mele, & un poco di nitro. Radice di dittamo bianco prefa al pefo d'una dramma . Mentaftro bevuto con aceto. Succhio di menta greca bevuto, & applicato in fui corpo. "... Suechiodigalegabevuto, overo l'herba frefea fritta in olio di mandorle amare , & applicato il fui corpo. . r ,, Seme di gittone bevuto in polvere, & applicato in lui corpo con fiele di bue, & aceto. Radici di vincetofeo bevuto con radici di dittamo bianco. Decottione di cardo benedetto bevuta, overo la fua acqua diftillata. Succhiodichamedrio bevuto, overo l'infufione fatta nel vino dell'herba fiorirà . Semefecuridaca bevuto con lifeia dolce . Infufionc di fiori d'herba giulia fatta nel vino bevuta. Paa"henio > Prcfo 'luaI fi V03U modo ' Decottione di canape bevuta . Olio di fiori d'hipperico bevuto alla mifura d'un cuc- chiaro. Decottione di radici di tormentila, o vero di biftorta bevuta . Succhio d'eupatorio volgare prefo in pillole . Corallina prefa con fapa al pefo d'una dramma . Seme di lupoli bevuto trito . Olio di coloquintida unto all'ombilico . Argento vivo bevuto al pefo di mezzo fcropolo . Olio di vitriolo bevuto con vino al pefo di fei grani. Ai flitffì del corpo caufati da medicine troppo gagliarde . D I DIOSCORIDE. Ventriglio di gallo vecchio falato di lungo tempo , fec- co all'ombra, e bevuto. Alle ferite delle budella . DI DIOSCORIDE. Cauda equina con le radici bevuta con acqua . DEL MATTHIOLO. Sterco di lepre coni pelli della pancia cotti nel mele, e mangiati fpeflò alla quantità d'una fava . g Olio Flllffi di corpo c.iu- iati dalle medicine . Ferite di budelli. Ulcere di budella. Setole, e£f. fui e. SEDERE. Omo di lombrichi terreftri mefcolato con balfamo ar- tificiale, &untoaIIaferita. Acqua di radici di ciclamino bevuta con Zuccharo . Lingua ferpentina bevuta con acqua di cauda equina . Decottioned'hederaterreftrebevuta come fi legge nel fuo difeorfo . Confolida minore Sanicula " Orecchia d'orfo Pelofella J prefe in bevanda . Virga aurea j Potentilla | Stellarla (. Bevanda di pirolaufata come fi legge nel difeorfo del limonio . Foglie di momordica prefe in polvere al pefo d'una dramma con acqua di piantaggine, o vero di cauda equina . All'ulcere delle budella . DI DIOSCO II IDE. Latte fcaldato con i ciottoli di fìumeaffocati, &ufato ne crifteri. Saphiro pietra bevuto. DEL MATTHlOLO. Confolida minore, e mezzana) Sanicula I , r Orecchia d'orfo ! hev™c >. e mefsc n= Pelofella r cnftcn- Pirola ) SEDERE. Alle fetale, o vero fijjure del budello . To fieni del feder Ulcere federe. DI DIOSCO RIDE. Ty Ece liquida impiaftrata al luogo . X. Morca d'oliocotta in vafo di ramefinochefi fpef- fifea, & unta al luogo. Seme di vitice applicato con acqua . Granchi di fiume brugiati, & incorporati con mele. Radice di diflaco cotta nel vino, e dipoi pefta) & appli- cata al luogo. Fiorì di leucojo incorporati con cera , e fattone impia- ftro . Fiori di lambrufca impiafirati . Piombo lavato applicato in fui male. DEL MATTHlOLO. Vernice di fcrittori unta con olio rofato, e mirtino . Granchi di fiume fecchi, e polverizzati . Olio di tuorli dova unto al male. Foglie di piantaggine frefchepefte, & applicate. Verbafco di tutte le fpcciemeflo nelle lavande , & ap- plicato in polvere. Diphrige metto ne gl'unguenti, e fparfo in polvere . dt~ All'ulcere del Cedere. DI DIOSCORIDE. Inccnfo incorporato con latte, & applicato fopra fila ditela. Succhio di melagrani brufehi cotto con mele,& appli- cato al male. EfìpomefTo nel luogo, ovefiabifognodi mollificare, & incarnare. Piombo lavato unto al male . DEL MATTHlOLO. Aloe applicata in polvere . Confolida minore") Morandola Sanicula Orecchia d'orfo L Pelofella f Pirola Verbafchi tutti J Phompholige 5 Diphrige | Precipitato | Piombo abbrugiatoj* applicati in polvere, e mclìì nellelavande. podi negl'unguenti, & applica- ti in polvere. Infiammai SEDERE, Alle poterne del federe. DI DIOSCORIDE. Mele eotogne crude mede ne gli impiaftri. Roffi d'ovi arrogiti , & impiantati con croco, Scolio rofato . Aloe applicata confapa . Cenere di feme d'anetho brugiato. Libanote impiaftrata . Foglie di balote cotte fotto la cenerecalda, &ap- plicate . Foglie di rovi impialtrate. Helfinc mefla fopra al male. Radice di cinquefoglio pefta . Cenere di farmenti , e di vinaccia applicata con aceto . Ruggine di ferro polverizzata . Piombo brugiato pollo il fui male . Sandaracha minerale unta con olio rofato, Grafcia di porco unta . Croco mefib negl'impiaitri . DEL MATTHlOLO. Olio di feme di lino unto . Foglie di piantaggine frcfche pefte , & applicate . Foglie di qualsivoglia verbafco, &illorfucchio. All' infiammaggioni del federe. DI DIOSCORIDE. si„„i dei Lenticchie incorporate con meliloto , rofe , mele coto- icd«e gne, e gufei di melagrano . Succhio di cicerbita pofto fopra al male. Meliloto applicato con fìcn greco, feme di lino, e fapa. Libanote impiaftrata . Radice d'althea cotta , & impiaftrata . Radice di fimphito maggiore impiaftrata con foglie di fenecione . Foglie, e fiori di fenecione applicate con un poco di vino. DEL MATTHlOLO. Foglie dì vèrtafeo "e } ««efrefche, & applicate . Alle durezze del federe. DI DIOSCORIDE. Pece liquida applicata . Al budello ufeito fuori . DI DIOSCORIDE. Succhio , e foglie di lentifco applicate . Decottione di mele cotogne , in cui fegga il pallente. Torpedine pefee mefia fopra il luogo . Succhio di pan porcino cotto,fino che fi fpeffifea, & applicato . Fiori celelti d'anagallide impiafirati . After attico impiaftrato. Aceto applicato ne fomenti . Salamuoja acetofa fedendovi!! dentro . DEL MATTHlOLO. Maftice polverizzata per fopra . Gufci di chiocciole brugiati, & applicati in pol- vere . Foglie di piantaggine trite , & impiantate . Fiori.e feme di verbafco polverizzati,& impiafirati con tcrebinthina, e fiori di camamilla pofti fopra ai car- boni, e ricevutone il fumo con il federe . Succhio d'ebolo applicato. Decottione di verbafco, edifemedi lino fedendovifi dentro. Al tennfmo. D I DIOSCORIDE. Latte di pecora, di capra , ò di vacca fcaldato con ciot- toli di fiume affocati, e fattone crifteri . Decottione di fien greco mefia con li crifteri . Seme di lino applicato in qual fi vogli modo . Farina d'orobi macerata con vino. DEL MATTHlOLO. Incenfo fumcntato con colophonia . Terebinthina fomentata con fiori di chamamilla, e di verbafco. Ai por- Durexit del federe Ulcere d. budello. Tonfa* , S E Ai por D E R E. ■i>rn cen- Pruvocare le nurovel- Dolore ài maiovclie. Olio- riuffi di marovelk. Sanare le marovelie- pendenti del federe. Dì DIOSCORIDE. Fiele di capra falvatica applicaci) . Sterco di pecora unto con aceto . Aceto applicato al luogo . DEL MATTHIOLO. foglie di piantaggine pelle , & applicate . A provocar le mar Quelle . DI DIOSCORIDE. Cipolla fregata al federe. DEL MATTHIOLI. Foglie di fico fregate. Radice di ciclamino fregata , o vero ilfuo fucchio ap- plicato con lana . Fiele di bue applicato nel medefimo modo . Al dolore delle marovelie . DEL MATTHIOLO. ( di n'Oci indiane 1 [d'anime d'armoniaclW Piantaggine frefea trita, & applicata . Radice di giglio bianco cotta, & incorporata con botu- ro crudo, gradò di gallina, e farina di feme di lino impiaftrata . Foglie di porri cotte, e fattone impiaftro . Radice di dragontea cotta , & applicata . Radice d'aro cotta, & applicata con oliodifemedi lino . Unguento di fcropholaria fatto, ^applicato come fi legge nel fuodifeorfo . Foglie, e fiori di qual fi vogli verbafeo cotte, & appli- cate con boturofrefeo . Olio di momordica fatto con olio di mandorle dolci, o vero di leme di lino unto caldo . Al flufjb delle marovelie . DI DIOSCORIDE. Aloeimpialtratocon fepa . Li banoteim pi alitata . Foglie di rovo applicate fopra . Datcoliapplicati à modod'impiaflro. DEL MATTHIOLI. Vernice da fcrittore applicata con olio rofato , o vero mirtino. Foglie di piantaggine frefchc trite , & applicate . Cenere di panicoledi lagopo polverizzato per fopra . Foglie di verbafeo incorporate con tuorli d'ova infic- me con foglie di provenca , e di porri . Decottione di verbafeo gittata fopra un pezzo di pie- tra di macina di molino infocata , e prefone il fumo col federe. A guarire le marovelie . DI DIOSCORIDE. Seme di fommacchi applicato al luogo . Dattoli impiaUrati . Decottione d'ononide, come dicono alcuni , bevuta . Piombo lavato niellò fopra al male . Picci a arabica polverizzata fopra . Procaccila ( cioè portulaca ) ben cotta, & impiaftrata. DEL MATTHIOLO. Decottione d'iride fumentata. Dolori di reni. RENI. Al dolore delle reni. DI DIOSCORI DE. CArdamomo bevuto con vino. Spica celtica bevuta , & impiaftrata . Decottione d'amomo bevuta . Radice di canna con aceto . GommaditragacanthadilTblcaalpefo d'una dramma in vino dolce con corno di cervo b rugiato,e lavato,e bevuta con un pochettino d'alitine fciflìle . RENI. Succhio di peucedanobevuto . Uva parta bianca mangiata ne cibi. Alcionioterzobevuco . Decottionedifoglie di finocchio mettane crifteri . Anagallide bevuta. Agarico prefo al pelo d'una dramma . Succhio di regolitia bevuto con vino paltò. Tordiliodato àbere. Anthillide bevuta. Radice di peonia prefa con vino . Simphito petreo bevuto con acqua . Decottione d'anchufa latta nell'acqua bevuta . Vino melitite bevuto. DEL MATTHIOLO. Polpa di cafiìa folutiva prefa con polveredi regolitia Olio laurino unto. Olio di mandorle dolci, & amare bevuto . Radici di philipendula preia in polvere . Seme d'alchea feconda bevuto . Ai dolori de lombi. DEL MATTHIOLO. Foglie d'enol a impiallrate con vino . Agarico prefo in bevanda . Alle renelle , e pietre delle reni . DI DIOSCORIDE. (Indiana ") Celtica > data àbere. Montana J Foglie di lauro bevute , ma molto più efficace è la feor- za della radice. Gomma di ciregio bevuta . Scorza di radice d'ononide bevuta in polvere co'l vino. Anifo bevuto.' Seme di cornino fai vatico fecondo dato àbere . Decottione d' artemifia fattone bagno da federvi dentro . Decottione di camamilla ufata nel modo medefimo , e parimente prefa per bocca. -I Foglie di parthenio bevute . Decottionedi radici d'alchea inbevanda . Decottione d'alifma data à bere . Decottione d'amendue i triboli bevuta . Radici di rovo bevuta . Decottione di radici di papavero cornuto bevuta. Foglie d'ombilico di venere bevute infieme con le radici . Vino d'alìenzo bevuto . Adiamo tolto in bevanda . Trichomane (ìmilmente bevuta . Vino melitite bevuto continuamente. Alcionio terzo bevuto . DEL MATTHIOLO. Decottione di radici d'iride bevuta . Radici d'iride condite, e mangiate fpcfle volte. Radici di valeriana prefe con brodo di carne . Carpello prefo nel modo medefimo . Acqua di cinnamomo di Itil lata bevuta . Polpa di caffia folutiva prefa con decottione di regoli- tia, ò conlapolvere . Balfamo artificiale di tutte le forti bevuto . Decotcionedi mofcoterreftre fatta nel vino bevuta . Olio commune bevuto caldo con malvagia. Olio di mandorle dolci , & amare bevuto . Bdellioprefo in pillole, o vero in bevanda. {Terebintho-j Larice S-inghiotita al pefo d'un'oncia Abete » Olio di craneo fiumano bevuto in polvere . Seme di fraffino bevuto con vino vecchio . Acqua che didilla dal tronco pertugiato della betula. Acqua di foglie di quercia diffidate bevuta . Cenere di fagiola unta, o vero impiaftrata con acqua, e con aceto. Gomma di ciregio bevuta con vino . Gomma di periìco prefa con fucchio di rafano, òdi limoni. g a Olio Dolori di lombi. Renelle , pietre. Ulcere nel- le icni . ©ppillaticv ne delle re- RENI. Olio d'animelle di noccioli di perderò bevuto. Animelle di nocciole di perfico prefo in polvere. Succhio di limone bevuto con malvasia. Noccioli di nefpole bevuti in polvere alla quantità d' un cucchiaro con vino bianco. Ungufcio di chiocciole trovato à forre pefto fonile, e bevuto . Pietre di gamberi bevute in polvere con vino. Gulcio di granchi di fiume trito , e bevuto con vino. Cenere di feorpioni prefocon vino. Ol io d i feor pioni unro caldo al pettenecchio . Cenere d'una lepre abbrugiata tutta intera, bevuta con vino . Calli delle gambe de cavalli bevuti triti . Acqua diiierco huma no lambicata, bevuta . Brodo di ceci rolli , e neri bevuto. Brodo di cavolo prefo caldo . Radice d'hippolapato trita, e bevuta con vino. Radice d'anonide bevuta trita con il vino , e parimen- te la fua acqua lambicata, fatta, & ufata, come fi leg- ge nclfuodifcorfo. Veronica maggiore prefa in qual fi voglimodo. Rad ice di dittamo bianco bevuta al pefo di due dram- me con elettiflìmo vino . Radici di philipendula prela in polvere . Tanaceto in qual fi vogli modo . Seme d'hiperico bevuto con vino . Poligono minore, & il fuo feme prefo in polvere. Olio di flammula parato, & ufato, come li legge nel fuo diìcorfo . Fiori di confolida rcalebevuti. Decottione di faffifragia bianca.overo le granella bian- che, che produce ella attorno alleradici mangiate frefche alla quantità d'un cucchiaro. Saffifragia maggiore bevuta con vino al pefo d'una dramma . Radici di pimpinella faffifragia bevute in polvere . Vino di bacche d'halicacabo bevuto al pefo di quattro oncie . Decottione di radicidi primavera bevuta . Seme di gineltra tolto in bevanda . Acqua diftillata digineftra bevuta. Conferva di fiori di gineftra ufata fpeflo. Olio di vetriolo prefo per bocca con vino al pefo d'un fcropolo . All'ulcere delle reni. DI DIOSCORIDE. Latte d'ogni forte bevuto . Radici di piantaggine bevute con vino parlo infieme con le foglie . Uva palla bianca ufata ne cibi . Vino di melitite bevuto continuamente . DEL MATTHIOLO. Pinocchi pedi, &incorporati conzuccharo, e mele mangiati. Gomma di tragacantha prefa con latte . Cauda equina prefa in polvere, o vero bevutane la de- cottione, ò l'acqua diftillata. All' oppillaùoni delle reni . DI DIOSCORIDE. Rhapontico dato à bere . Vino d'affenzo. Vino melitite. DEL MATTHIOLO. Decottione di radice d'iride bevuta . Acqua diftillata di cinnamomo bevuta . Poi pa di caffia inghiotita . Terebintina vera , e volgare prefa per bocca . Giuggiole polle nelle decottioni . RENI. Agarico prefo in pillole, & inbeuanda. Anonide, e la fua acqua diftillata . Decottione di ceci roffi , e neri bevuta . Pinocchi mangiati con mele. Radice d'hippolapato -, trite, e bevute con elcttif- Radiced'iringo ì fimo vino. Polvere di radice di dragontea bevuta con fucchio d" uva pafla, & un poco di maftice . Decouionc di radice di cardo benedetto bevuta . Veronica maggiore prefa in poluere. Decottione di radici, efogliedifragaria bevuta . Vino d'halicacabo bevuto come fi legge nel fuo dif- corfo . Olio di vetriolo bevutone mezzo fcropolo con vino. A provocare l'orina ritenuta. DI DIOSCORIDE. Orina rkt- Decottione d'acoro bevuta. n"tl• Radici di meo bevute con acqua tanto cotte quanto crude . ^ Indiano -) Nardo ^Celtico > bevuta. c Montano-* Cardamomo bevuto con vino. Afaro tolto in poluere. Phu fimilmente prefo . Caffia odorata bevuta . Cinnamomo tolto nel modofudetto. Coito bevuto. Giunco odorato prefo in poluere. Calamo odorato bevuto con feme di gramigna, o vera- mente d'appio. Decottione d'afpalatho bevuta . Croco dato in beuanda . Decottione di radici d'enula bevuta . Pinocchi mondi mangiarlo veramente bevuti con vi- no parlò, ò con feme di cedruoli . Decottione di lentifco bevuta . Frutti di terebintho mangiati . Ragia qual fi voglia, c fpecialmente la cerebinthina bevuta . Foglie di cipreffo bevute con vino paiTo , & un pocodi mirrha . Cedridc ( cioè frutti di cedro )inghiotiti,o vero bevuti. Decottione di foglie di lauro meifa ne bagni . Scorza di popolo bianco bevuta al pefo d'una dramma. Decottionediradici,edifogliedipaliurodata à bere. Foglie di phillirca tolte per bocca. Laudano bevuto con vino vecchio . Gomma d'olivo ethiopico, e parimente del noftro bevuta . Ghiande date à bere in poluere. Decottioned'inuogliodidattoli (cioè palma elata,) Succhio di melagrani brufehi bevuto . Gomma di ciregio bevuta. Gomma di mandorlo amaro bevuta . Ricci marini mangiatine cibi. Carne di riccio terreftre fecca , e bevuta in poi uere con aceto melato. Vermi terreftn triti, e bevuti con vino palio. Mele tolto per bocca . Ptifana d'orzo mangiata. Zitho fatto d'orzo bevuto fpeffo . Brodo di ceci bevuto . Decottione d'orobi data à bere. Decottione di radici di lupini bevuta. Cime tenere di rapi Iefie , e mangiate . Ratano mangiato, & il feme bevuto. Radice di fifaro mangiata ne cibi. Sparagi cotti leggiermente , e mangiati . Sto tolto in qual fi vogli modo . Seme di cedruoli bevuto . Seme di ruchetta tanto falvatica, quanto domcltioa be- vuta. Dragontea minore bevuta . Baccelli,cioè filique di fmilace hortenfe lefle con i fuoi grani, e mangiate ne cibi. Radice R E N L Radice d'amphodillo bevuta. Bulbi cotti, e mangiati. Porto tanto domedico, quanto faluatico mangiatone cibi. Cipolle cotte, e mangiate. Aglio mangiato.- -: Cappari ptefi per quaranta giorni continui . Succhio d'anagallide bevuto. Decozione di calamento data a bere . Decottione di falvia uiata pur così . Seme di cocodrillo bevuto. Decottiane di thimo data in bevanda . Decottione di thimbra ufata nell'iltedb modo . Serpillo tolto con acqua. Ruta prefa in qual fi vogli modo . Radice di fpina bianca bevuta . Radici d'acantho bevute. ... Corteccia di radici d'ononide bevuta con vino. Radice d'iring'o bevuta. Aflenzo bevuto inpoluete, o veramente toltone la de- cottione. Decottione d'hidbpo tolta in bevanda . Origano dato à bere . Decottione di tragorigano bevuta . Ruta falvatica meda fopra al pettenecchio. Seme , e radici di ligultico in beuanda . Seme di paftinaca falvatica bevuto . Seme di caro tolto in poluere . Decottione di foglie i e di feme d'aneto . Appiotanto cottoquanto crudo ufato ne cibi . Petrofelinoprefoin beuanda. Decottione d i finocchio bevute . Semedinigellabevutoin poluere per più giorni con- tinui. Decottione di polio montano dato à bere . Decottione d'artemifia ufata per bagno . Decottione di camamilla ufata ne bagni , e parimente bevuta . Scmedilithofpermobevutoconuino bianco. Radice d i rabbia bevuta . Radice di lonchite prefa nel vino. Hiperico prefoin polvere . Foglie di betonica bevute. Seme di periclimeno bevuto in polvere, òc èeflEcacrf- fimo. Saffifragia data in beuanda. "Radice di xiride bevuta al pefo di tre oboli, ma morto maggiore è la virtù del feme . Seme di giunco marino fritto, e bevuto con vino inac- quato. Ageratofumentato, e bevuto. Acini delle vefeiche dell'halicacabo inghiotiti . Seme di folatro fonnifero bevuto. Foglie, fparagi, radici, e frutti di ruico prefi con vino. Seme di fpartio mangiato. Cime primaticcie di brionia cotte , e mangiate . Decottione di citifo bevuta . Seme di dauco prefo in poluere . Seme di coribevuto . Succhio di coda di cavallo inghiotito . Foglie d'ombilico di venere mangiate infiemcconle ■ radici. Radice d'adragalo data con vino. • Radictdi hiacinthobevuta. Viticelleteneredivitenerecotte, e mangiate. Succhio di logi e di laureola bevuto con vino . f dimelecotogncl Vino iÌhf°?° r bevuto. ld aflenzo I Idifcilla J Acqua melata bevuta. DEL MATTHIOLO. Fiori di fpico nardo , e di lauendula bollici nel vino, Se applicati fopra'l pettenecchio . Affanna, e la fua decottione bevuta. V E S C I C A. Carpefio prefo in poluete. Acqua di cinnamomo diftillata bevuta. Calamo aromatico volgare prefo in beuanda. Bdellio prefo in pillole, ouero beuuto. Cenere di ginepro beuuta con lifeia dolce, o vero con vino . Sabina prefa in qualfiuogli modo. Seme di ftaffino pelto , e mangiato con mele . Radice di canna beuuta in poluere . Gufcio d'una chiocciola ritrouatoà cafo polarizza- to, e beuuto con uino . Cenere di fcot pioni prefa per bocca . _ Olio de medefimi unto al pettenecchio . Ova di fepia pefee mangiati ne cibi . Cimici vivi medi nel pettugio della verga. Acqua dove lia data lavata la verga d'un cervo bevuta . Sifembro acquatico pedo con qual fi vogli forte di ra- fano, eradici di petrofello , fcaldato con vinobian- co potente, e boturo, & appi icato al pettenecchio. Latte di feme di melloni bevuto. Pettine di venere fcaldata con vino , e boturo , e meda fui pettenecchio. Seme di porro bevuto con vino dolce . Seme di fenape bevuto con vino dolce . Gentiana prefa in polvere, & in decottione. Acqua di radici d'anonide fatta , & ufata come li legge nel fuo difeorfo . Decottione di radici di cardo benedetto bevuto . Veronica bevuta in polvere, & in decottione . Hiflbpo 1 Pulcggio l b e ptefe in polvere. , Menta greca Imperatoria ) Radici di vincetofeo \ pref0 con vino . Radici diphilipendulaJ Tanaceto bollito con vino, & applicato al pettencc- Pofigoiio minore polverizzato con il feme, e bevuco con vino. . Olio di fiammola unto, e metto ne criden. Fiori di confonda reale prefi in polvere, & m decot- tione. . . . . , . Decottione di fadifragia bianca cotta nel vino bianco , e bevuta, o vero le granella bianche,che fono acromo le radici pede, e mangiate. Saffifragia maggiore prefa in polvere. _ Fragaria con le radici bevuta in polvere, o veromde- cottione fatta con vino. Radicidipimpinellafaflifragiatoltein qual fi voglia modo. . , . Trichomanetrita in poluere bevuta con vino bianco potente. Semedi lupolitrito, edatoabere. Seme diginellradato in poluere, o vero la conferva de fuoì fiori ufaca, ò bevuta l'acqua lambiccata dehon, ola decottione. . . ' . ,. Olio di vetriolo bevuto con vino al pelo di mez- zo fcropolo. VESCICA. Mrangofii, dell'ama , e dolori della ■ve/cica . ^ Colori i DI DIOSCORIDE. Cimici delle lettiere triti, e mefli nel meato dell' orina. Millepiede, cioè porcellette bevute nel vino . Cicale arrodite, emangiate. JLocude mede (opra carboni , e toltone il fumo , e vai quello rimedio fpecialmente nelle donne . Corno di cervo brugiato, e lavato prefo in polvere. Decottione di mal va ufata per federvi dentro. Procacchia ( cioè portulaca ) ufata ne cibi . Decoccione di radici difparagi bevuta . g 3 Decot- VESCICA. Decottione di tutta la pianta del cretamofatta nel vino bevuta. Decottione di fcandice- data à bete. Caucali cotta, & ufata ne cibi. De cottione di majorana bevuta. Decottione di radici di bacchara bevuta. Seme di bafilico prefo in polvere. Radice di fmirnio bevuta. Agarico dato al pelo d'una dramma . Succhio di peucedano bevuto. Rhapontico bevuto. Succhio di phalari bevuto con acqua, o veramente con vino . Loto falvatico bevuto per fe folo , o veramente inGeme confeme di malva nel vino, o vero nella fapa , Chamepitio dato in bevanda . Decottionedi radici di cbameleone bianco bevuta. Seme d'abrotano trito, e bollito nell'acqua , e bevuto ■ Semedipaflinacafalvatica bevuto, & impiaftrato in fu 1 pettenecchio . Seme di tordilio dato à bere . Radice di polemonia bevuta con acqua . Seme di fifone bevuto . Arami bevuto con vino . Seme di petrofelino bevuto . Galbanobevuto, o veroinghiotito . Decottione di chamedrio data à bere . Semeditrifogliobituminofobevuto con acqua infic- ine con le foglie . Decottione di feordio fatta in acqua, ò in vino be- vuta . Anthillide feconda bevuta al pefo di due dra mme . 1 eonia data in bevanda, o vero in Jettovario Succhio di radici d'althea, cotta prima nell'acqua bevuto . ™ Decottione di radici di gramigna bevuta . Decottione di radici, c di feme d'anftio tolta per bocca. r Adiamo prefo in bevanda . Trichomane tolto al modo medefimo . Alcionio terzo prefo in polvere . fHematite prefa con vino . | Moroctho prefa con acqua. Pietra J Giudaica tolta alla quantità d'un cecc con I acqua calda. Idi fpugna bevuta con vino . n , ,.D|L MATTHIOLO. I olpa di calila inghiotita , ò bevuta con decottione di cole apentive. Olio di mandorle bevuto, ò meflo dentro con la firinca nel meato della verga. Tercbinthina inghiotita con zuccharo Bacche d. lauro infieme con femola di grano, bacche diginepro,& aglio, prima peite,e poifcaldate fopia unategola ben calda, efpruzzatecon vino,& appli- cate al pettenecchio. r Seme di navonialla mifura d'un cucchiaro bevuto con vinoinliemeconunadrammadifemedi lino. Radice di raphano maggiore tagliata minuta con radi- ci di petrofello, e fcaldata con vino , e boturo , e po- lla calda lopra al pettenecchio. II medefimo fà la radice del rafano domeitico, la quale noi chiamiamo radice, nel modo medefimo Succhio d'ambedue iraphani preferirti bevuto' convi- nobiancoalpefodidueoncie, o vero il vino della loro infufione. Acqua di radici d'anonide fatta come fi legge nel fuo difeorfo, bevuta. Stranguri». Alle diflillationì deli? orina. DI DIOSCORIDE. Decottione d'acoro data à bere . Seme di fifembro bevuto nel vino . Panace heraclio bevuto nel vino . SefelimaOilicnfe prefo inpolvere.o veramente bevuto- ne la decottione. Seme di cimino falvatico fecondo bevuto in polvere . VESCICA. Seme, e radici d'olufatro, o fmirnio bevuti con vino melato. Policnemonebvuto con vino. Clinopodio dato à bere . Radice d'enanthe prefa con vino . Fiori, efogliediconizainbeuanda. Decottione d'afpleno data à bere . Decottione di cipolle, infieme con radici di fparaei bevuta. Onobrichi tolta per bocca. Succhio di poligono bevuto. Saflifragia cotta nel vino, e bevutonc la decottione i Radice di xiride bevuta con vino melato . Foglie, feme, e liquor di tragio in bevanda . Foglie, radici, e bacche di rufeo bevute . Radice di lauro aleflandrino bevuta al pefo di fei dramme. Foglie d'elichrifo prefe nel vino. DEL MATTHIOLO. Valeriana prefa in decottione . Polpa dì cafiìa prefa con regolitia . Pinocchipefti, emangiaticonmele, o vero conzuc- charo. Seberteni mangiati fpefTò, e meffi nelle bevande. Giuggiole mede nelle decottioni da bere . Chiocciole pelteconil gufeio, e bevute fette giorni continui con vinobiancodolce. Telticolidi lepre mangiati cotti. Biododi ceci rolli fatto, e prefo come fi Wge nel fuo difeorfo . Succhio latticinofo di cicerbita bevuto al pefo di mez- za oncia. Dente di leone prefo in decottione fatta nell'aceto. Latte di feme di melloni prefo con trocifei d'halica- cabo . Succhio di regolitia.un poco di mumia, di gomma ari- bica, e di tragacantha . Seme di lamica bevuto con latte di feme di papauero . Latte di trafi fatto conbrododicarnefenza fale. Regolitia prefa in qualfi vogli modo . Cimino bevuto con vino dolce . Radiccdi*T iri,n8° , prefa in poluere, oyero V 1 filipendula-^ in decottione . Veronica mafcola . Decottione di lagopo fatta infieme con foglie di malva nel vino dolce . Decottione d'agrimonia fatta nel vino bianco,e bevuta alla quantità di fei oncie con zuccharo. Succhio d'halicacabo bevuto con latte di femenze di papauerobianco, o vero di femenze communi mag- giori. Fiori delùpoli meffi ne bagni, che fi fanno per federvi . Air ulcere della Defcica . DI DIOSCORIDE. »!«;« del Foglie, efemedimirtoinbevanda. hwicia. Latte di qual fi vogli animale bevuto . Seme di cocomero bevuto con latte, e con vino pafiò . Succhio di liquiritia con vino paflò. Uva palla bianca mangiata . DEL MATTHIOLO. Pinocchi mangiati con mele , o vero con zuccharo . Mumia bevuta conlattedi capra . Amido prefo coiuin'ovo, efcaldatoconuva palla , e bevuto doppo al bagno . Decottione di cauda equina di qualfivogli fpecie.o ve- ro l'acqua diltillata bevuta con lapoluere della fiu nerba . Alle ferite della Defcica . DI DIOSCORIDE. Boturo melfovi dentro. Foglie di coda di cavallo bevute con acqua . A cacciare le pietre della -ve/cica . pic-"c nc"« DI DIOSCORIDE. Ventriglio d'oflifrago ufato ne cibi à poco à poco . Sterco di topi groffi bevuto con incenlo nel vino vecchio . Orina Ferite dell* vefeica. vcfcìci. VESCICA. Orina di cignale bevuta. , • u Decorrione di radici di rombicc fatta nel vino be- vuta, r •••>!. ;'o •- Sio inangiaro tanto crudo , quanto cotto , Seme di fìfembro prefo in polvere . Decottione di baccarà data à bere . Seme d'appio bevuto, il che f à anco la radice. . Seme di finocchio faluatico bevuto. Sagapeno prefo in bevanda . Decottione d'adiamo bevuta . Trichomane cotta, e bevutone la decottione „ Gomma divite, che fi ritrova congelata nel tronco be- vuta con vino. Lithofpermo dato abete nel vino bianco . Sallìfragia bevuta . Decottione digramigna bevuta . Seme di tragio prefo in polvere . Radici , e frutti di rufeo bevuti . Pietra giudaica trita fopra una pietra bevuta. A rompe* e la pietra della vefeica . DI DIOSCORIDE. rompere Qjr(jamomo bevuto con una dramma di corteccia di della ve- radice di lauro . fcl" ' Bdellio prefo in pillole, o vero in bevanda . Gomma di ciregiobevura . Decottione d'afpleno bevuta. Lithofpermo bevuto con vino bianco . Sallìfragia prefa in polvere , & in decottione. Gramigna prefa in decottione . Seme di tragio bevuto. Radici di rufeo, e parimentele bacche bevute. Pietra giudaica fottililìi tramente trita', e bevuta . Gomma di vite vinifera bevuta con vino . Pietra di fpugnabevura. ... DEL MATTHIOLO. . .. Balfamo artificiale di tutte tre le forti bevuto . Acqua che diflilla dal rronco della betula bevuta fpeuo. Decottionedibetulabevuta, e fattoneDagno, Cenere di feorpioni prefa in bevanda . Oliodifcorpioniuntoalpertenecchio . Cenere di lepre abbrugiato tutto intero, prefo in be- vanda. Sterco di topi bevuto. Pietra di fiele di bue in polvere . Acqua di Aereo humano bevuta . Poligono minore polverizzato con il fetne bevuto . Saffifragia bianca bevuta in decottione fatta nel vino, o vero di granella bianche, che fono attorno alle ra- dici pelle, e mangiate. Radici di primavera prefe in decottione . Decottione di fiori di gineftra bevuta . Corallo abbrugiato bevuto. A chi nonpuò ritenere l'orina . flutto do- D1 DIOSCORIDE. ' Seme di ruta falvatica fcritto , e mangiato ne i cibi- Phenice bevuta in vino auflero . DEL MATTHIOLO. Munii a bevuta con latte di capra . Cenere di riccio rerreftre bevuta con la membrana in-' rcrioredel vcntrigliodigallina,& agrimonia . n j- j- r Tormentilla -^bevute con acqua di pian- Radice di &:applicateinpolvere, Potentilla ( ° vcro in lavanda . Polmonaria feconda J Cofolida media in polvere, o vero il fucchio applica- to al male. All' infiammaggioni de i teflicoli. „ . DI D I O SC O RI D E. l_eci cotti con eruo , & applicati . Fave cotte nel vino, e fattone impiaftro . Foglie, c fiori di fenacione fattone impianto . Radice d'amphodillo impiaftrate infieme con le fo- glie. Limolo terra impiaflrata con acqua . Meliloto applicato almalc. I ìetra geode mefsa fopra al male dilToluta con acqua. Kuta impiaftrata con foglie di lauro. Saleappìicato con origano, e lievito, cioè fermento. Cimino meflo fopra al male con uva pafla.tcorzc di fa- ve, o veramente con cera . Coriandoli impiaflrati con uva pafTa , e mele . Radice di giglio applicata con foglie di jufquiamo , e farina digrano. Terra famiadifiòluta con olio rofato . Seme dijufquiamo trito in polvere, &impiaftra.to con vino. DEL MATTHIOLO. Inde illirica pefta in polvere, & ufata come fi legge nel tuodifeorfo. Olio dijufquiamo unto . Farina di fiengreco cotta in acqua melata , & applicata con fogna di porco . {Ceci Fave >cotta nell'acqua, &applicata . OrobiJ Fogliedibellidepefte, Scimpiafiratc. Acqua diflillata di lenticularia paluftrc applicata . Olio rofato agitato lungamente nel mortaio di piombo . Al prurìto de' teflicoli . DI DIOSCORIDE. Decottione di falvia fatta nel vino in lavanda . Tutte le forti delle ragie,e fpecialmente la terebinthina Alle durezze de i teflicoli. Di DIOSCORIDE. Seme d'irione applicato. DEL MATTHIOLO. Olio di fiori di gigli azzuri unto caldo . All'ulcere coirofive . DI DIOSCORIDE. Fiele di toro unto con mele. Fiore Infiammae- jtioni de te- flicoli. Prurtro d! teliicoli . Durftn di teflicoli. Ulcere co> ■ olive . erri del mbro , e ( prepu- >foMglO- iella ma, tlruì ri- ucì . MATRICE- Fiore di lambrufca poi verizzato, & applicato con me- le , mirrha, ezaffarano. /fllifbìini) Q vero porri che nafcono dentro al preputia . DI DIQSC0R1DE. Ceneri di capi di fir/aridi pcfci polverizzato fopra. Fiele di capra falvatica unto al luogo. Sterco di capra applicato con aceto , Thimo meflo fopra a! luogo. Thimbra impiaftrata . Ruta fregatavi fopra con pepe , e nitro . Latte ditithimalocharacia untoalluogo. Rami di chamefice applicaci in polvere . Succhio di mercorella applicato fopra . Seme d'heliotropio polverizzato, it che fi ancora il fucchio di tutta la pianta . MATRICE. Alle profocagioni (Iella matrice. DI DIOSCORIDE, R Adici di meo trite, eprefein lettovario fatto con mele . Bacchedigineprobevute . Unghie odorate fumentate. Cimici delle lettiere fregati fotto al nafo . Bitume, odorato, fumentato, & impiaftrato . Caglio di vitello marino bevuto , Orina fcaldata con oglioligu drillo , e fattone crifteri. Succhio di piantaggine bevuto . Senapetrita, emeìia dentro nel nafo. Agarico prefo al pelò d'una dramma . Rutapeita, Siimpiaftrata con mele, e rricfTafopra II . natura, epatimentefopraal federe . Seme di panace berculeo bevuto con vino . Radice di fifeli maffilienfe bevuta, e parimente il feme, Peucedano odorato . Sagapeno fomentato, cYodOrato. Seme, e foglie di trifoglio bituminofo bevute. Seme di peonia bevuta al numero di quindici grani. Radice d'alifma bevuta . Foglie di betonica bevute in acqua melata al pefo d'u- na dramma. Pietra gagate fomentata . DEL MATTHIOLO. Zibetto meflb dentro nell'ombilico . Panicole,o vero juli di noce albero bevute in polvere. Caftoreo odorato, e fattone fumo. Alla fetida al pefo di mezzo fcropolo infieme con al- trettanto caftoreo prefa in pillole . Radice d'imperatoria prefa con vino . Serapino odorato , e prefo in pillole. Scmed'alliaria applicato alla natura . Radice di toffilaginc maggiore bevuta con vino al pe- lo di due dramme. Foglie, o vero radici d'hippogloffo bevute in polvere alla quantità d'un cucchiaro con vino, o vero con brodo. Foglie, fiori, e feme d'antirrhino applicati all'ombilico con olio rofato, e mele. Radice di vite bianca bevuta con vino . Quinta e (lenza noftra bevuta . A provocar i nìejìrui . DI DIOSCORIDE. Iride illirica bevuta con vino, & applicata nelle fo- mentationi. Decottione di radici di meo fedendovifi dentro. Decottione d'acoro ufata fimilmente . Radici di cipero nel medefimo modo . Radicid'afaro bevute con acqua al pefo di fei dramme. Phu cotta nell'acqua , e tolto la decottione. Caffia odorata data à bere. Cinnamomobevuto, ovcromeflb nella natura con mirrha . Amomo comporlo ccn li fuppofitorj, o veramente MATRICE. eotto nell'acqua per federvi dentro . Cofto bevuto, Giuncoodorato inbevanda . Calamo odorato tanto prefo perbocca,quantobol!itor nell'a equa per federvi dentro . Cancamo, cioè lacca vera, bevuto con acqua melata , Decottione di radici d*enola bevuta . Mirrha applicata di fotto con affenzo, farina di lupini, ©veramente confucchio diruta , Storace bevuta , & applicata alla natura . Bitume bevuto con vino , e con caftoreo . Cedride, cioè frutti di cedro , bevute con pepe. Decottione di foglie di lauro ufatc nelle fomentatiom , Foglie dì phillitea date à bere. Seme di vitice bevuto con vino al pefo d'una dramma . Gomma d'olivo ethiopico, o veramente noftrano be- vuta, Mandorle amare pelle, & applicate di fotto . Latte di fico applicato di fatto con nocciuole trite . Chiocciole terreftri pefte con il lorgufcio, Se applicate alla natura, Caftoreo prefo al pefo di due dramme . Succhio di cipolle meffo nella natura . Efipo applicato di fotto con lana . GraflTo di gallina, e d'oca applicato fimilmente . Sterco di capre falvatichc bevuto con qualche liquore odorifero . Thlafpi bevuto. Decottione di feme di lino fedendovi!! dentro . Decottione di lupini applicata di fotto con mirrha, e con mele . Rafano mangiato ne cibi , e bevendofene il fucchio ■ Radice d'amphodillo bevuta. . Decottione d'iringo data à bere . Succhio di cavolo , cioè braflìca, applicato difetto con farina di gioglio, o veramente la decottione data à bere. Sio mangiato cotto ne cibi . Radice di centaurea maggiore bevuta , o veramente il fucchio applicato. Gomma di condrilla applicata di fotto . Latte dilactuca falvatica bevuto . Porro tanto domeftico , qua nto falvatico bevuto . Decottione di foglie d'aglio ufata per federvi dentro. Pan porcino tanto bevuto, quanto applicato di fatto . Seme d'abrotano bevuto con acqua . Scorcedi radicidicapparo, e parimente il feme date in bevanda . Radice d'anemone applicata di fotto con lana. Bacche d'hedera pefte , & applicate alla natura . Puleggio bevuto. Agarico bevuto con aceto melato al pefo d' una dramma . Origano dato à bere. Affenzo bevuto, & applicato con mele. Tragorigano prefo in bevanda . Decottione di falvia bevuta . Arami bevutoconvino. Decottione di thimo.e parimente di timbra data à bere. Serpillo prefo per bocca . Seme di fmirnio tolto in polvere . Decottione di majorana bevuta, & applicata di fotto . Decottione di radici di baccarà bevuta . Ruta tanto domeftica , quanto falvatica, cosi bevuta , come applicata alluogo. Panace herculeo bevuto con vino. Radice di liguftico bevuta, & applicata di fotto . Il che fà parimente il feme . Seme di pallinaca falvatica bevuto. Radice di fefeli maffilienfe , &ilfemenel modo mede- fimo. Tordilio dato à bere. Finocchio prefo per bocca . Sifone bevuto. Radici di libanote prefe tanto in polyere,quanto in be- vanda. Succhio MATRICE Su echio di peucedano dato à bere. Petrofelìnò bevuto . Dauco bevuto. Ammoniaco prefo per bocca . Nigella bevuta alquanti giorni continui . Sagapeno bevuto . Lafero bevuto con mirrha, e con pepe. Galbanofumcntato, e meffo dentro nel luogo. Ginopodio bevuto. Decottione di chamedrio bevuta . Radice di giglio brugiata applicata difottocon olio rofiuo. Decottione di meliffa ufata per federvi dentro . Seme di trifoglio bevuto , e parimente le foglie , inten- dendoti del bituminofo . Decottione d'amendue i polj data à bere . Succhio di feordio bevuto , o veramente l'herba appli- cata di fotto . Decottione d'artemifia ufata per federvi dentro . Mirrhide bevuta. Foglie, e fiori di coniza in bevanda. Radice d'hemerocalle applicata di fotto con lana . Foglie , e frutti di rufeo prefi con vino . Decottione di leucojo fumentato, e fedendovifi den- tro. Seme del medefimo prefa con vino al pefo di due dramme. Decottione di camamilla tanto bevuta, quanto appli- cata di fotto. Radice di peonia bevuta alla quantità d'una mandorla. Radice di l'ubbia applicata di fotto. Decottione d'adiamo bevuta . Trichomanedara à bere . Tre foglie d'anagiri bevute con vino pafìb . Hiperico tanto bevuto, quanto applicato al luogo . Semedicoridatoà bere . Foglie d'ortica trite, & applicate di fotto con mirrha . Seme di medio bevuto . Succhio di laureola bevuto con vino . Radice di gladiolo fupcriore applicata al luogo . Liquorc,o veramente gomma di tragio bevuta, e pari- mente il feme, e le foglie al pefo d'una dramma . Chrifocome bevuta con acqua melata . Elaterio applicato di fotto. Helicrifo bevuto. Liquore di radici di mandragora applicato di fotto al pefo di mezzo obolo. 11 fcrne della medefima mandragora bevuto. Elleboro tanto bianco, quanto nero applicato di fotto . Cime primaticcie di vite nera ufate cotte ne cibi come fi mangiano gli fparagi . Foglie d'helitropio applicate di fotc'o . Vino fcillino bevuto. Vino d'affenzo dato à bere . Vino d'hiffòpobevuto. DEL MATTHIOLO. Spico nardo, o vero lavendula meffa nelle bevande, o vero ne bagni . Decottione d'affernia bevuta . Radici di valeriana ufate in qualfivogli modo. Acqua di cinnamomo diftillata bevuta alquanti giorni continui al pefo di tre oncie per volta . Calamo aromatico volgare ufato in qualfivogli modo . Zaffarano prefo ne brodi. Storace bevuta , & applicata di lotto . Cime , e bacche di ginepro cotte , e bevutone la decot- tione. Savina ufata in qualfivogli modo . Radice di canna prefa in polvere, & in decottione. Brodo di ceci rofij , o vero neri bevuto fpeffo con zaf- farano . Decottione di lupini con mirrha fomentata . Semedifenape bevuto. Radice di dragontea meffa nella natura. Seme d'aro bevuto al pefo di due dramme . Gentiana prefa in ogni modo . MATRICE. Ariftolochia lunga meffa ne bagni . Radice di centaurea maggiore prefa in bevanda . Succhio di centaurea minore applicata alla natura con lana. Decottione di cardo benedetto bevuta , e fomentata, pù^j'^o^ufati in qualfivogli modo . Radici di dittamo bianco applicate di fotto , o vero fo- mentate, o vero bevuta al pefo di due dramme con vino potente, Herba gatta meffa ne bagni, e prefa per bocca . Calamento ufato nel modo medefimo. Imperatoria bevuta, efomentata. Radici di vencctofeo cotte ne bagni . Foglie frcfche d'artemifia trite,& applicate di fotto con mirrha, & olio di gigli azzuri . Botri meffa nelle fomentationi, e bevutone la decot- tione . Matricaria ufata in tutti i modi . Seme di lupoli bevuto in polvere . . Quinta eflenza noftra aggiunta nelle bevande . A rijìagnare i mefirui rofjt . . . DI DIOSCORIDE. me« Spico nardo indiano fomentato di fotto . Mutco arboreo bollito nelle decottioni, che fi fanno per federvi dentro . Scorza d'incenfo applicata al luogo . Bacche d'oiliacantha bevute, o veramente mangiate . Hippociftide tanto bevuta, quanto applicata di fuori . Succhio d'olivo falvatico applicato al luogo . Seme di fomaccho bevuto, e propriamente ove il fluf- fofia bianco. . Dattoli immaturi mangiati . Invoglio di dattoli prefo in polvere . Fiocini d"acini di melagrano fecchi al fole polverizzati, efparfifopraicibi, ^parimente cotti concili. Gallccottenelledecottionifatteperfedervi dentro. Scorza fottile di ghiande bevuta . Bacche di mirto fomentate, o veramente ufatancla de- cottione per federvi dentro. Decottione di mele cotogne fomentata . Acatia tanto bevuta, quanto applicata di fotto. Licio applicato al luogo . Decottione di legno di loto bevuta . Foglie di lentifco tanto tolte per bocca, quanto appli- cate di fotto 'di lepre ì di capretto | Ciglio ì d'agnello t tanto bevuto, quanto applica- y } di cervo I to di fotto. I di capriolo I vdi vitello J Corno di cervo brugiato , lavato, e bevuto con qual- che acqua, ò altro liquore coftrettivo . Sterco di capre montane trito ben lecco, & applicato . Radici di rombici applicate al luogo . Piantaggine prefa per bocca , & applicata nelle fomen- tationi. Succhio di barba di becco bevuto con vino,o veramen- te meffo con lana nella natura . Decottione di foglie di porro fatta in acqua falfa,o ma- rina, & aceto ufato per federvi dentro . Decottione di rami di rovi bevuta . Radice difpina arabica mangiata . Phenice bevuta con vino brufeo . Seme di papavero nero bevuto . Achillea applicata di fotto . Radice idea bevuta . Foglie d i coda di cavallo date à bere . Menta fomentata. Seme di giunco marino fritto, c bevuto nel vino inac- quato. Ozimaftro bevuto nel vino . Anifobevuto, evalefpecialmentenelfluffo de bian- chi . Cimino applicato di fotto con aceto . Radice MATRICE. Radice, efemediquellanimphea.chepfoduce il fior "iallo, coki con vino nero. Seme dì peonia prefo con vino a! numero di il. grani . Succhio di lifimacchia bevuto, & applicato da bado . Moli applicata difetto con farina di gioglìo . Succhio di poligono applicato di fotto . Decottionedi firnphito petreo fatta nel vino, ebevuta . Succhio di dimeno bevuto . Seme di limonia prefo al pefo d'un'acetabolo con vino. Radice di medio leffa,ecópolta in lettovariocon mele. Acini di trago prefi al numero di io. con vino. Seme di jufquìamo prefo al pefo d'un'obolo con acqui melata. Succhio di folatro applicato di (otto con lana. Seme di mandragora applicato da baffo con folfo.econ vino. Semprevivo maggiore applicato con lana . Decouione di vinaccia tato bevuta, quanto fomentata. Fiordilambrufca meffonel luogo. Agreftopofto di fotto . Ruggine di ferro ufata nel modo medefimo . Chalciti applicata con fucchio di porri . Feccia divinoimpiaftratain fulpettenecchio,&intor- noalla natura. Pietra hematite bevuta con vino . Pietra marochtho applicata con lana . Pietra oftracite prefa nel vino al pefo d'una dramma . Terra famia bevuta con fiori di melagrano lalvatico . DEL MATTHIOLO. Olio di jufquìamo unto ai lombi, &alpettenecchio, e meffo dentro con lana . Unguento rofato unto alle reni . Maftice bevuta in polvere. Vernice da (crittori prefa con vino acerbo . Vino di crefpino bevuto. Hippocillide bevuta fpeffo con vino . Semedi rofe roflepeftoconlafua lanugine, e bevuto con vino brufeo. Lifcio ufato con tuttii modi . Foglie dì quercia, ghiande, e galle adoperate in qual fi vogli modo . Corteccia di fovero prefa in polvere con acqua calda. Zuccharodi fiori dimclagrani bevutocon vinoacerbo Succhio di bacche di mirto cotto con zuccharo,& ufa- to ne condimenti de cibi . Vino miva, & olio di mele cotogne , e parimente la co- tognata . Decottione di nefpole bevuta , e 1' ifteffe nefpole mangiate. Cornolecondite, e mangiate fpeffo. Decottione di radici dì prugnoli falvatichi ufate ne ba- gni. Sterco di lepre diffolto con fucchio di puleggio , & ap- plicato con lana. Fiori di panicole di fagina bevuti in polvere con vino brufeo. Procacchia ufata in ogni modo . Burfapafloris x ■ ... . . Perficaria della macchia > ™"S'«e,e meffe ne bagni. Chelidonia maggiore applicata alle mammelle . Salvia fecca fomentata . Fiore di Sole trito con le radici, e bevuto con acqua di piantaggine . Lunaria minore bevuta con vino di melagrani . .Provenca legata attorno le cofeie . {dibiftorta -\ ditormentilla > bevute, e fomentate . digariofilata J Pelofella ì Pirolla Potentilla Stellaria I r- ■ ,r n j Sanicula f c m1uaI" voga modo. Orecchia d'orfo j Fragaria J 1 Sanguiforba jr MATRICE. Polimonia feconda prefa in polvere. Fiorid'amaranrho purpureo bevuti . Millefoglio pefto frefeo, & applicato alla natura , e fo- pra'I petrenccchio. Vino di melagranibrufchibevuto. Coralli bevuti in polvere , e portati al collo, & al- le bracia. A rilìainare i melirui bianchi. u,(t,„i DEL MATTHIOLO. bianchi. Olio di jufquìamo unto alle reni, & al pettenecchio , & applicato di fotto con laaa . Camphora bevuta con fucchio, & acqua di nimphea , & applicata al fondo del ventre. Fioretti gialli, che fono in mezzo alle rofe bevuti in polvere. Acqua diftillata di foglie tenere di quercia bevuta fpeffo. Corteccia di caftagne la più fottile con limatura d'avo- rio, bevuta con acqua di nimphea bianca . Conferva di fiori di melagrani prefa fpeffevoltedadi- giuno. Noccioli di dattoli triti in polvere, e bevuti con fanguc di drago eletto, & acqua di procacchia . Fiocini di melagrani brufehi bevuti con incenfo, & ac- qua di rofe. Gufci di nocciole bevuti in polvere con vino acerbo. Limatura d'avorio trita fottilmente bevuta con latte di feme di lattuca fatta con acqua ferrata . Fiori di panicole di fagina bevuti con vino vermiglio brufeo . Lingua ferpentina bevuta in polvere con acqua di fo- glie diquercia . Rofmarino mangiato lungamente ogni giorno col pane. . Salvia fecca fomentata . Lunaria minore bevuta. Acqua d'alchimilla bevuta, e la decottione fomentata . Potentilla fatta in polvere bevuta con la fua acqua in- fieme con coralli, e limatura d'avorio . Sorbaltrella , & il fuo feme bevuta . Fiori d'amaranto purpureo prefi in polvere . Polmonaria feconda polverizzata , e bevuta. Fioribianchìdi millefoglio bevuti tutti con acqua di piantaggine. Cimbalaria volgare mangiata in infalata . A provocar le fecondine. Uu&ilf . DI DIOSCORIDE. Caftoreo bevuto al pefo di due dramme con puleggio nel vino . Seme di ciclamino fecondo bevuto . Decottione di foglie d'aglio farta per federvi dentro . Ariftologia lunga prefacon mirrha,e con pepe* o vera- mente applicata dì fotto. Puleggio bevuto. Decottione di thimo bevuta . Decottionedi thimbra prefa neU'ifteffo modo. Seme d'appio dato à bere . Decottione di marrobio bevuta . Decottione di (lecha prefa per bocca . Decottione d'arremilia ufata ne bagni. lnfufione dì radice di circea fatta nel vino dolce per tutto un giorno, & una notte bevuta per tre giorni continui. Scmed'enanthe, e parimente le foglie bevute con vi- no melato. Semedi leucojo bevuto nel vino al pefo di due dram- me. Radice di rubia applicata di fotto . Foglie d'anagiri trite, e bevute nel vino paffo. Chamepitio applicata da baffo con mele . Chrifocome bevuta con acqua melata . Trichomane bevuta. Adianto prefa in beva nda . Brionia applicata di fotto. Mirrha bevuta . Succhio di peucedano bevuto . Seme Partorire facilmente • MATRICE, Seme di bunio bevuto. Seme di fmirnio dato à bere. DEL MAITHI'OIO. Spico nardo, o vero lavanda bevuta in decottione, o vero l'acqua diftillata. Acqua diftillata di cinnamomo bevuta al pefo di tre oncie. Balfamo artificiale di tutte le fpecie prefo eoo vino . Seme d'aro bevuto al pefo di due dramme . Decottione di puleggiobevuta. Radicididittamobiancobcvutocon vino potente al pefo di due dramme, o vero meda ne fomenti. Acqua di Ili 1 1 ara degigli bianchi bevuta ; Artemifiafrefca pefta con mirrha,& oglio di gigli "az- zuri, cVapplicaca alla natura . A far partorire . ' ' " - DI DIOSCORIDE. Cafloreo bevuto al pefo di due dramme'con puleggio . Latte di cagna della prima portatura bevuto. Elipo applicato con lana . Sterco di capre montane bevuto con qualche cofa aro- matica . Sterco d'avoltore fumentato . Dccottionediceci bevuta . Decottione di lupini con mirrha, e mele fumentata .. Sio cotto, e mangiato. Decottione di dragontea maggiore fumentata . Pepe prefoin poluere . Radice di ciclamino primo legata allacofcia . Picciuoli di foglie d'hedera unti di mele, & applicati difotto. Radice di gentiana mefla nella natura . Radice di centaurea maggiore ufata fimilmente . Succhio di centaurea minore nel modo medefrrrio ." Pulcggio bevuto. Dittamobevuto, metto nelluogo, e parimentèfumert- tato. J "-' ; Decottione di chimo, o vero di thimbra bevuta'. Radice frefehiflìma di baccarà applicata per fuppofla . Radice di panaceherculeo, ufata fimilmente. - Radice di paftinacafalvatica fimilmente applicata . ' Radice di fifelli maflilienfe bevuta.e parimente il fènfe. ■Galbànobevutoconmirrhanelvino, e parimèntefu- mentato . Clinopodio bevuto. Decottione di chamedrio bevuta . Su echio di feordio bevuto al pefo d'una dramma . .Decottione d'artemifia ufata per ledervi dentro. Fiori, e foglie diconiza inbeVanda . Seme di lcucojo bevutonel vino al pefo di due dram- me. Foglie d'onofma bevute nel vino . Radice di rubia applicata da badò . Foglie d'anagiri bevute con vino paffo, e legate attorno le cofeie , ma bifogna torle via iubito dopo il parto . Radice d'anchufa applicata di folto . Liquore di mandragora merlo dentro nel luogo . Mirrhide bevuta. Foglie d'heliotropio bevute. Fumo di folfo prefo di fotto . Seme di dauco bevuto . Ammoniaco bevuto. Seme di periclimeno bevuto al pefo d'una dramma nel vino. Radice di lauro aleflandrino bevuta nel vino dolce al pefo di fei dramme . Alumeapplicatoal luogo. Pietra diafpro legata alla cofeia . Pietra etite legata alla cofeia . Pietra famia legata fimilmente . DEL MATTHIOLO. Balfamo artificiale di tutte le forti bevuto con vino. Sabina prefa in poluere, in decottione, e fattone fu- mento. Radice di centaurea maggiore ufata in tutti i modi . Succhio di cétaurea minore applicato di fottto có lana. MATRICE. Decottione di puleggio bevuta . Radici di dittamo bianco bevute con vino potente al pefo di due dramme, e fomentate in decottione fat- ta con puleggio . Calaniento bevuto,, emeffonelie fumentationi. Radice d'artemifia bevuta . Decottione di botris fomentata alla natura . Chamepitio fecondo frefeo prefo in decottione fatta in aceto . Borracè, o verochrifocolla naturale bevuta al pefod' una dramma con fucchio di fabina . A fare agevolmente partorire . ffarpa DEL MATTHIOLI. r:,f ase Bacche dì lauro fino à fette mangiate . 1,1 Chiocciole mangiate alcuni giorni continui avanti al parto. Decottione di malva , edella radice bollita fino che diuenti mucillaginofa, e bevuta. Succhio della medefima bevuto . Cardiaca polverizzata alla mifura d'un cucchiaro con vino bianco. Alle donne che Jìentano à partorire ' DEL MATTHIOLO. Granchi fecchimeflìfopra carboni, e prefoneilfumo nàto- conia natura . Lingua di cameleone ligata alla cofeia . Corteccia di rafano ufata come fi legge nel fuo dif- corfo. Dittamo diCandiabevutoin polvere con la fuaflefla decottione. Radici di dittamo bianco fumentatc , o vero bevute in poluere al pefo di due dramme con vino bianco ga- gliardo. Acqua di gigli bianchi diftillata , e bevuta con zaffaro- no, e cinnamomo . Lithofpcrmo minore, volgarmente detto miliumfolis bevutoin poluere al pefo di due dramme con latte di donna. Cardiaca polverizzata, e bevuta alla mifura d'un cuc- chiaro con vino bianco caldo. Borrace minerale prefa al pefo d'una dramma , efinaà due, con acqua di favina, odi gigli bianchi . Argento viuo inghiotito al pefo di mezzo fcropolo. A prohibìre la concettione . Pmhìbir. DI DIOSCORIDE. . còcc[t'01 Foglie di falcio bevute con acqua . Caglio di lepre prefo tre giorni dopo al flufFo del mer- ftruo . Sangue meflruo unto al luogo . Fiori di cavolo applicato nel luogo doppo il parto . Radice di fparagi portata al collo . Pepe meffo nel luogo fubito doppo il coito . Corimbi, cioè bacche d'hedera prefi al pefo d'una dramma fubito doppo il fiufiòdel meflruo. Securidaca tenuta dentro nel luogo avanti al coito. Cedria unta al membro dell'huomo . Pietraoflracitebevutaal pefo d'uno ficilico quattro giorni doppo la purgatione de mcflrui . Afpleno colto nella notte feura quando non luce la luna, e legato fopra al corpo con una mil- za di mula. Seme di periclimeno, e parimente le foglie bevute per trentafei giorni continui . Foglie d'epimedio trite, e bevute fubito cefFato il flufFo del meflruo per cinque giorni continui. Radice inferiore di gladiolo bevuta. Radice di felce femina data à bere. Heliotropìo legato alle cofeie . Ruggine di ferro bevuta . Menta tenuta dentro nel luogo avanti il coito . DEL MATTHIOLO. Sterco dì lepre attaccato al collo . Vino in cui fia flato pofto un pefee triglia vivo bevuto. Unghia di mula abbrugiata , e bevuta . A fare ri b>i di ine . _rcatnra uta nel pò. 'rohibìre iconcia- rtrui ri un nel ufea dei- donna .vide. ì ani mag- ni della :rice MATRICE. fare ingrarvidars . DI DIOSCO RIDE. Cagli di 'ePre mefìo nella natura con boturofubito dopo il celiar del meftruo . Farina digiogliofumentata con mirrha, inccnfo, e bi- tume. Seme dipaftinaca falvatica bevuto. DEL MATTHiOLO. Succhio di falcia bevuto quattro giorni continui alpe- fo di fei oncie con un poco di fate . Seme d'ammi Alefiandrino, prefo come fi legge nel fuo difeorfo. Cimino applicato alla natura . Radice d'imperatoria bevuta con vino . Alchimilla, o vero ffellaria polverizzata, e bevuta con vino, overoconbrodoallamifura d'un cucchiaro quindeci, ò venti giorni continui. Oliodi momordica untoallabocca della matrice po- co avanti il coito. Olio di pietra gagate ufato nel modo medefimo. A tirar fuori la creatura morta . DI DIOSCOIUDE. Dittamo tanto bevuto quanto fumentaio. Dccottione di falvia bevuta . Galbano bevuto con mirrha nel vino . Dccottione di marrobio bevuta. Decozione di tufiìlaggine bevuta. DEL MATTHIOLO. Balfamo artificiale bevuto . Radice dicentaurea maggiore prefa in bevanda . Succhio di centaurea minore metto nella natura con lana . Dccottione di puleggio bevuta . Calamento ufato in qual li vogli modo . Botris cotta, efumentata. Decottione di chamepitio fatta nell'aceto, e bevuta. Borrace naturale pitia al pelo di due dramme con fuc- chio di fabina . A frohibire l'aborto , cioè le /conciature . Di DIOSCORIDE. Pietra etite legata al braccio liniftro . Pietra famia portata al collo . DEL MATTHIOLO. Datoli fenza nocciolo pieni di polvere di grana di tintori mangiati . Mele cotogne mangiate in qual fi vogli modo. Salvia mangiata fpeflò , o vero la conferva de fuoi fiori. Radici di / *>iftol'ta X bevute, & applicate al l lormentilla * ventre con aceto. Grana fina da tintori bevuta in un'ovo frefeo con in- centro vero con maftice. Pietra diafpro portata al collo . A far purgare le donne dì parto. DI DIOSCORIDE. Radice di dittamo bevuta . Dccottione di radici di baccarà ufata per federvi dentro. Finocchio falvatico bevuto. Succhio di peucedano bevuto . Radice di peonia fecca bevuta . Dccottione d'althea niella, Se applicata da baffo . DEL MATTHIOLO. Brodo di ceci rolli cotto con un poco di zafferano, e radici di petrofello. Radici di dittamo bianco applicate alla natura , o vero iumentatc, o vero bevute al pefo di due dramme in- ficine con puleggio nel \inobianco . Mentaltrobcvutoin polvere. Alla naufea delle donne gravide. ,. DIDIQSCORIDE. Succnio di foglie , e di vitice di vite vinifera 'bevuto . All'infiammaggioni della matrice. DI D lOSCO RI D E . JJecottione di nardo indiano fomentata . IJccottionedifquinantho ufata per federvi dentro. Uecotticnc di feme,e foglie di vitice applicata di folto. Ulcert del- la natura. MATRICE. Boturo frefeo unto al luogo . Succhio di cicerbita . Agarico bevuto con aceto melato a! pefo d'una dram- ma • Decottione di puleggio fomentata di fotto . Meliloto impialtrato con vino paffo . Opopanaco meffo dentro di fotto con mele. Dccottione d'artemifia ufata per federvi dentro. Decottione di leucojo fomentata . Radiced'anthillide meffà dentro di fotto con olio ro- fato . Decottione di parthenio ufata per federvi dentro . Radice d'althea cotta, e pefla con graffo d'oca, e di porco, o veramente con terebinthina, & applicata al luogo. DEL MATTHIOLO. Oliodi jufquiarao untoal luogo. Fiori di confolida reale bevuti . Olio di momordica applicato caldo . All'ulcere della natura. DI DIOSCORIDE. Decottione d'afpalatho fatta nel vino, & applicata al luogo . Latte in cui (iano flati fpenti ciottoli di fiume affocati . Efipo meffo fopra il male ove fia di bifogno di mollifi- care, e d'incarnare. Foglie di fiengreco impiaftratecon aceto. Foglie d'afclepiade impialtiate . DEL MATTHIOLO. Gufciodi melagrano fecco confpugna marina, aIoe,& applicato in polvere . ConfriìA* %! Media -r applicata in polvere, oucro ^onI01Iia n. Minore * ilfucchio. Sanicula ì Orecchia d'orfo 1 Pkola"2 f ufatcintlul1 " vogli modo. Potentilla | Stellarla J Olio di momordica fchizzaco dentro . Alle durexjcj della matrice . Dureue DI DIOSCORIDE. afflSmaoir Mirrha applicata con affenzo, e farina di lupini. "* Storace mefia fopra al luogo . Gra filò d'oca , e di gallina unto al luogo . Bdellio meffo in fui male . Decottione di malva meffà dentro . Laudano applicato con lana . Panace herculeo applicato con mele. Decottione d'ebulo, edifambuco ufata per federvi dentro. Dccottione di parthenio ufata umilmente . Mucillaginedi fiengreco fatta nell'acqua incorporata con graffò d'oca, & applicato conlana . Radice di giglio impiaftrata . Agerato fumentato. DEL MATTHIOLO. ("Mandorle "I Oliodi*! Sc(amo \ meffo dentro cori la firin- ] Giglio f ga. Vi uoilid'ova J Midolladicervo, edivitello. Olio difeme di lino . Decottione di fiori di lupoli ufata per federvi dentro . Alla -ventofità della matrice . - DI DIOSCORIDE. ■ m?%£. Decottione di ruta fatta nell'olio ne crifteri . «. Radice di geranio bevuta al pefo d'una dramma. DEL MATTHIOLO. Galanga maflicata, &inghiotita. Cubebe prefe in qual fi vogli modo . Acqua di cinnamomo diftillata . Balfamo artificiale di tutte tre le forti . Oliodifemedi carthamo bevuto , & applicato . Oliolaurinounto. Olio di feorpioni prefo per bocca,& applicato di fuori. Cafto- A tìrar-fuo- ri la mela . Frìftidfxxe della mani- p Stringere la natura .' Dilettare le donne. .... Matrice s clic efee lucri . eh [*« Dolori , c rodimenti, dimatrice' MATRICE. Cadore* prefo con pepe bianco nell'acqua melata . Miglio applicato confale . Sifcmbro (caldaio Copra una tegola calda, e sbruffato con vino bianco buono, e poftofopra al corpo. Radici di dittamo bianco bevute al pefo di due dram- me con vino potente . Menta greca tifata in qual fi vogli modo . Seme di carvi bevuto, & applicato di fuori . Radice d'imperatoria bevuta con vino . Matricaria ufata in tutti i modi . A tirar fuora Ix mola . DEL MATTHIOLO. Balfamo artificiale bevuto con vino . Radici di dittamo bianco mede nella natura , ò fomen- tate con puleggio, o vero bevutecon vino al pefo di due dramme . Alle frigidezze della matrice . DEL MATTHIOLO. Spico nardo , e lavanda in qual fi vogli modo . Cubebe madicate, &inghiotite. Acqua di cinnamomo diffidata, e bevuta . Clanga0*3" >P-fe con brodo. Olio di feorpioni bevuto con vino al pefo d'una dram- ma, & unto di fuori. Radici di dittamo bianco fomentate con puleggio, o vero bevute al pefo di due dramme con vino . Mcntagrecatantofomentata, quanto bevuta. Seme di carvi, prefo in ogni modo. Matricaria ufata in tutti i modi . A fìringere la natura, DEL MATTHIOLO. Acqua di pine frefche non mature, e maflìme delle falvatiche applicata dentro con pezze ditela . A dilettare le donne. l'Orata \ Bele^lPewfce \ meflb fopra il membro . iGallina ) Zibetto medo in cima al membro. Alla matrice eh' efee fuori. DI DIOSCOR1DE. Cafììa odorata fumentata , o veramente ufata nella de- cozione per federvi dentro . Succino di bacche di mirto aggiunto nelle decottioni da federvi dentro . Decottionedi mele cotogne ufata fimilmente. Decottione di galle applicata umilmente . Acatia applicata da baffo , Hipocidide applicata al luogo. Foglie d'ortica impialtrate . Aceto applicato nelle fomentationi . DEL MATTHIOLO. Madice polverizzata per fopra . Scarpe vecchie mede fopra carboni , e predane il fumo. Ai dolori, e rodimenti di matrice. DI DIOSCORIDE. Grado { a'ocà1"la}5'uni:oalluo80- Orina fcaldata con olio ligudrino, e meda ne crifieri . Decottione difemedi lino meda necrideri . Decottione di malva fomentata , & ufata ne crifieri . Succhio di procacchia, cioè portulaca medòdentre di fotto, e vale fpecialmente ne rodimenti . Rhapontico bevuto. Radice di centaurea maggiore bevuta. Decottione d'anetho ufata per federvi dentro . Toglie di verbena retta impiadrate congradò di porco frefeo, o veramente con olio rofato . Latte di feme di jufquiamo medò dentro- Liquore di mandragora applicato dentro con lana . DEL MATTHIOLO. Olio di gigli azzuri unto caldo. Acqua di cinnamomo dillillata bevuta . OHodi mandorledolcibevuto. Olio laurino unto caldo . MEMBRA ESTREME. Balfamoartifìcialedituttelefortibevuto, Se unto. Decottione di noci moliate bevuta con mele rofito,& acqua di vite . Noci mofeate cotte con radici di matricaria in vino bianco, e bevutone la decottione. Olio di feorpioni bevuto al pefo d'una dramma con vi- no, & unto di fuori . Cadoreo bevuto con pepe bianco nell'acqua melata. Sifcmbro fcaldatocon matricaria fopra una tegola ben calda, e sbruffato con vino , e medo l'opra al corpo. Decottione di radice di morfus diaboli fatta nel vino, bevuta . Chelidonia maggiore peda con le radici, e fcaldata con olio di camamilla, polta fopra il ventre. Radici di dittamo bianco bevute con vino bianco. Menta greca meda nelle focaccie . Radice d'imperatoria bevuta in qual fi vogli modo . Decottiune diradici di vencetofco,fedtndovifi dentro Ogliodigiglibianchi, e di feme di linomedoinful corpo con lana fuccida. Botrefrefca fcaldata con vino fopra una tegola, cVap- plicata fopra al ventre . Matricaria ufata in qual fi vogli modo . MEMBRA ESTREME. Alla -podagra , o 'vero gotta . DI DIOSCORIDE. AMomo impiadrato. Radici di meo applicate al male. Toglie di popolo nero impiadrate con aceto . Morca d'olio unta al dolore. Decottionedi foglie, e feorze difalice. Latte di fico impiadrato con aceto, e farina di fien greco . Chiocciole terredri trite con la fuafcorza,& applicate al male. Cenere di donnola abbrugiata applicata con aceto . Polmone marino frefeo, pedo, & impiadrato . Latte humano applicato con oppio, e con cera . Grado di pecora, di capra,e di becco cotto con Io der- codcl medefìmo animnleimpiadrato. Sangue meltruo unto fopra al dolore . Sterco di capre montano applicato con l'idedo grado. Farina d'orzo impiadrata con mele cotogne . Lenticchie cotte con fatina d'orzo,& applicate à modo d'impiadro . Decottione di rape fomentata . Bradìca , cioè cavolo, impiadrata con fien greco, & aceto. Endivia applicata per fe fola, o veramente con farina d'orzo . Scorze, o veramente mondature di zucche frefche ap- plicate al male. Radice d'aro impiadrata con fterco di bue. Radice d'amphodillo bevuta con vino al pefo d'una dramma . Decottione di pan porcino fomentata al luogo. Bulbi medi fopra per fe foli , o veramente con mele. Pane herculeo impiadrato con uva pafsa . Libanote impiadrata con farina di giog!io,& aceto. Scordio mefso fopra con acqua , & aceco. Leucojo applicato con aceto . Androface impiadrata . Succhio d'hdiine mefsc fopra infieme con grafso di becco . Seme, e foglie di jufquiamo impiadrate con farina d' orzo . Semprevivo applicato al luogo ove l'humorefia caldo . Ortica impiadrata. Mofco marino fafeiato fopra al male . Radice di cocomero afinino unta con aceto. Succhio di cafiìa mefso fopra al dolore . Ghianda unguentaria peda, e poda in fui male. Foglie di fambuco, ed'ebulo impiadrate con grafso di toro, o veramente di becco. Brionia Podagra vcrogor. MEMBRA Brionia impiaftraca con fterco di capra . Fo"lie d'helitropio fafciate fopra al male . Uva palla sfocinata, & applicata con opopanaco . ^ceto caldo fomentato con folfo . Ruggine di ferro metta in fui male . SoIÌj unto con acqua , c con nitro. Sale applicato con aceto. 1 Pietra alia mellà fopra con fcorze di fave . pietra gagate polverizzata, e fattone linimento . TclH delle fornaci pefti, & applicati con olio rofato , o vero con aceto . DEL MATTHIOLO. Olio di fiori d'iride unto . Decottione d'afarina bevuta . Sandalo rollo applicatocon fucchio di femprevivo, o vero di folatro, ò di procaccila . Mofco terreftre cotto nell'acqua , & applicato . Terebinthinavera, o vero volgare inghiotita con pol- vere d' iva arrctica, cioè chamepitio . Bagno fatto di decottione di legnodiginepro, come fi legge nel fuo difeorfo . Olio dimoila d'ova unto caldo . Oliodi lombricchiterreftri. Fava infranta cotta con fogna di porco , & impiaftrata . Piantaggine pefta, & applicata. Radice di dragontea impiaftrata con mele, e ftercodi capra . Foglie d'avo ricoperte di fterco vaccino caldo, & ap- plicate . Ariftolochia ritonda prefain pillole . Thimoprefo in polvere al pefo di mezz'oncia con oxi- mele. Radice di canape domeftico cotta, & impiaftrata. Decottione di chamepitio bevuta con mele rofato, & oximele, Oliodicortufa fatto, & tifato come fi legge nel fuo di- feorfo . Primavera herba ufata in qual fi vogli modo . Foglie di verbafeo minore cotte nell'acqua, & appli- cate. . Olio di fiori del medefìmo unto caldo . Conferva di fiori di gineftra mangiata fpeffo . Seme di ricino cotto con un gallo vecchio , e bevutone il brodo . Foglie di fambucco delle prime, che fpurano fuori con il pari pefo di radici di piantaggine, trite con fogna vecchia, & applicate. Coloquintida prefain pillole, emeffanccrifteri . Alle fcìatiche. PI DIOSCORIDE. Radice di meoimpiaftvate. Foglie d'enola cotte nel vino impiaftrate. Decottione d'iride merla ne crifteri . Cardamomo bevuto con acqua . Afaro bevuto, o veramente ufato ne crifteri . Scorzo di popolo bianco bevuta al pefo d'un'oncia. lberide pefta , èc impiaftrata fopra a! dolore . SaIamuo]a di filuro mefta ne crifteri . Seme difmirniobevuto. Stereo di buoi-, che ftanno alla pallata impiaftrato . Farina di gioglio cotta in acqua melata, & applicata calda . Farina di lupini impiaftrata con aceto . Ammoniaco bevuto. Seme d'afeiro bevuto nell'acqua . Decottione di radici di fparagi data à bere . Decottione d'althca bevuta . Senape trita,& impiaftrata con fichi fecchi , finche fac- ci diventare ben roffò il luogo. Nafturzo niellò ne crifteri . Seme d'irione ufato nel modo medefìmo . Bulbiimpiaftraticosìfoli, o veramente con mele. Seme di cappati bevuto . Foglie, e radici di lepidio trite con radici d'cnola , e tattoneimpiaftro. Agarico polverizzato, bevuto al pefo d'un' obo- ESTREME. Io con aceto melato . Rhapontico bevuto. Seme d'androfemodatoàbere . Decottione dicentautea minore ne crifteri . Decottione di radice di levacacantha fatta nel vino bevuta . Seme d'abrotano bevuto con acqua . Radice di rubbia bevuta . Puleggiocrudo petto, e meffo fopra fin che il luogo . roflèggi. Calaminta ufata umilmente . Thimo impiantato con vino , e farina d'orzo. Thimbra applicata umilmente . Seme di ruta falvacica bevuto quaranta giorni conti- nui . Panace herculco unto con mele. Lafero incorporato con olio liguftrino, cera , & olio di fiori d'iride applicato al luogo . Euforbio prefo in bevanda aromatica . Lcontopetalo meftb ne crifteri . Seme d'hiperico bevuto quaranta giorni continui . Foglie di chamepitio bevute con acqua melata qua- ranta giorni continui . Foglie di betonica date à bere con acqua . Radice di polemonia prefa con acqua . Radice di xiride bevuta con vino . Seme d'ocimaftro bevuto con vino, mirrila , e pepe , Decottione di radici di cinquefogliobevuta . Foglie d'helicrifo date nel vino . Decottionedi radici di papavero cornuto prefa per bocca . Decottione d'ethiopide bevuta . Arftio bevuto con vino, e parimente impiaftraco di fuori . Foglie di chamecifso bevute al pefo di tre oboli in tre ciathi d'acqua per trenta,o veramente quaranta gior- ni continui . Coloquintida ufata ne crifteri, e fregata frefea fopra »\ dolore. Radice di cocomero falvatico ufita ne crifteri. Infufione difpartio fatta in acquamarina, & ufata ne crifteri. Scammonea cotta con aceto, econfarina d'orzo im- piaftrata . Aceto melato bevuto. Soci difsolto con vino , e mcfsonc crifteri. Salamuoja mefsa ne crifteri . Adarace unto in fu'l dolore . DEL MATTHIOLO. Decottione di radici d'afaro bevuta . Balfamo artificiale della feconda diftillatione bevuto con vino al pefo d'una dramma, & unto di fuori. Lachrima d'abero bevuta , o vero inghiotita . Pinocchi mangiati fpcfso . Terebinthinavera, o vero la volgare incorporata con poi vere di chamepitio , o vero di ltecade , & inghio- tita . Caftoreo prefo al pefo d'una dramma con altrettanto opopanaco. Sterco d'ibice medicamento maravigliofo prefo , e preparato come fi legge nel difeorfo univerfale dello fterco. Cenere di gamboni , e baccelli di fave impiaftrata con fogna, & unta al male. Farina di lupini cotta, & impiaftrata . Silique di filiquaftro, chiamato pepe d'India, pefte , & applicate. Agarico prefo in pillole, & in bevanda. Calamcnto frefeo pefto , & impiaftrato. Thimo prefo in polvere al pefo di mezz'oncia, con ac- qua melata . Sagapeno applicato di fuori in qual fi vogli modo. Euphorbio unto con oliodi viole gialle . Artemifia poIverizzata,e prefa in polvere al pefo di tre dramme con vino. Bellis di tutte le fpecie ufate in qual fi vogli modo. Chame- MEMBRA ESI REM E. Dolori vec- chi nelle giunture . Dolori di ginocchia . PercolTc nelle giun ture ■ Pietre nate nelle giun- ture . Buganxe'. Chamepitio trito in polvere inficme con le radici in- corporata al pelo d'una dramma, con mezz'oncia di terebinthina , e prefa ogni giorno per quaranta gior- ni continui. • L Oiio di fiammola unto caldo, emedò necrifteri . Fiori di confolida reale bevuti . Foglie di Daphnoide pefte,& impiaftrate fin tanto , che il luogo diventi rodo. Conferva di fiori di gineftra ufata fpedò. Seme di ricino cotto in brodo di gallo vecchio, ebevu- tonc il brodo . Coloquintida meda necrilìcri, e prefa in pillole. A dolori di giunture . l- DI DIOSCORIDE. Erodo di galli vecchi bevuto . Cavolo irrìpiaftrato con fien greco , & aceto . Ruta tanto prefa dentro, quanto applicata di fuori . Agarico bevuto al pefo d'una dramma con oximele . Melilìa applicata confale. DccottiOne di radici di cinquefogliobevuta . Pfillio impiaftrato con oliorolato, &aceto, ò con acqua. Radice di mandragora applicata con polenta . Ortica impiaftrata in fu'l male . Elleboro negro prefo in bevanda .\ Fuco marino frcfcopoltofopra al dolore. Succhio di radia unto al luogo . Radice di narcifo trita, & applicata con mele. Aceto melato bevuto . Vinomclitite bevuto fpeffo . DEL MATTHIOLO. Olio di fiori di gigli azzuri unto. Balfamo artificiale. Olio di fiammola unto, enieffonecriffcri. Olio di cortufa fatto , & ufato come fi legge nel fuo di- feorfo . Terebimina vera , e volgare inghiotita . Lachrimo d'abete \ r . ,r ,. Maftice ì prefiinqualfivoglimodo. Maltice inficme con cimino,puleggio,falvia,bacchedi lauro , e fabina, tutto impiaftrato con mele, & appli- cato al male . Chiocciole pefte con il gufeio , Se applicate . Olio di lombrichi tcrrcltri unto . Agarico prefo in pillole, Se in bevanda . Serapino ufato in qual fi vogli modo. Olio di gigli bianchi. Radice di canape cotta nell'acqua impiaftrata . Decottione di chamepitio bevuta più giorni continui con mele rofato, & oximele. Ai dolori 'vecchi delle giunture . DEL MATIHIOLI, {Legno guaiaco^ , Radicechina > bevuta. I^ranta Zarzaparilla \ S'orni. Ai dolori delle ginocchia. DEL MATTHIOLO. Olio di nociindiane unto caldo . Alle percome delle giunture . DI DIOSCORIDE. Cenere di farmenti incorporata con olio ,■ o veramente con graffò di porco . Ai toji che no/cono nelle giunture de gottojt DI DIOSCORIDE. Radice di canape falvatica cotta, & impiaftrata . Ochra diffolta con acqua , & applicata . DEL MATTHIOLO. Olio di noci indiane. {Tatto ^ Marmotta > unto. Otfo J Alle buganxe . DI DIOSCORIDE. Incenfo meffo fui male congrado di porco,o veramen- te d'oca. Pece liquida unta ài male . Acaccia impiaftrata. Decottione di feme di mirto fomentata . Fichi fecchi abbruciati, & incorporati con olio,e cera. Cenere di granchi di fiumi incorporata con mele cotto. Polmone marino frefeo tagliato minuto, e poftovifa- pra . Cenere d'unghie d'afino incorporata con olio, & ap- plicata . Grafsod'orfo unto al male. Succhio d'ombilico di venere mcfsofopra . Lenticchie impiaftrate con meliloto, rofefecche,gufci di melagrano, mele cotogne, & olio rofato. Decottione d'orobi fomentata . Decottione di rape ufata fimilmente. Decottione di bietola applicata al luogo. Foglie di dragontea maggiore cotte nel vino, & appli- cate al male. Olio bollito in una radice d'anfodillo fcavata . Decottione di pan porcino fumentata , e parimente l'o- lio chefia bollito nella fua radice fcavata . Scilla abbrugiata, e mefsavi fopra in polvere. Decottione di ranoncolo fomentata . Artio impiaftrato con vino . Alume difsolto nell'acqua, cbagnatoneilluogo. DEL MATTHIOL1. Gufci di melagrano cotti nel vino, & applicati. Cenere di granchi incorporata con olio, mefsafopra'I male. Allinfiagioni dei piedi. DEL MATTHIOLO. Foglie di tilia fpruzzate con acqua , & applicate . All' injìammaggioni de piedi caufate dalle fcarpe Jlrette DI DIOSCORI DE. Enfugìor di piedi. Poi {d'agnello-) d'orfo f appi di porco -J Infiammai gioni de piedi . icato al male . Suola di fcarpe vecchie abbrugiate, e polverizzate fopra al male. Succhio di cipolla impiaftrato con grafso di gallina. DEL MATTHIOLO. Polmone di lepre applicato. Olio rofato agitato lungamente nel mortajo di piombo unto . Alle crepature de piedi. DI DIOSCORIDE. Cenere di granchi di fiumi impiaftrata con mele cotto Scilla bollita nell'olio, e mefsa fopra con ragia . DEL MATTHIOLO. Olio dituorlad'ova. Olio di grano . Olio rofato agitato lungamente nel mortajo di piombo. Alle reduvie delle dita . DI DIOSCORIDE. Succhio di pomi granati applicato al male . Foglie di mirto polverizzate . Foglie d'olivo falvatico applicate in polvere . Limatura d'avorio polverizzata . Aloe impiaftrata con vino. Paronichia pcfta, e meda fopra. Brionia cotta nell'olio fino chefia disfatta, & unta fo- pra al male. Fiori di lambrufca brugiati impiaftrati con mele . Ruggine di ferro applicata al male . Acacia unta alluogo. Foglie di rhu impiaftrate con aceto , e mele . Foglie di marrobio ufate fimilmente . Radici di cinquefoglio applicate al male . Latte di tithimalo characia meffo fopra . Aceto fomentato. Alume didòlto in acqua . Sale applicato in polvere . DEL MATTHIOLO. Foglie di piantaggine frefche pefte, & applicate. Ai panaricci . DI DIOSCORIDE. Incenfo impiaftrato con mele . Lima- Crepatur de piedi. Reduvw delle dita. MEMBRA ESTREME. Limatura d'avorio fparfa per fopra . Foglie di paronichia p^lte , e legate fopra . Ul,sl»« A levar -via Tunghie corrotte. co"°M- DI. DI OSC OR IDE. Pece liquida polla fopra . Seme di Imocon altrettanto nallurzo, e mele. Noci di cipreflo ligatefopra . Radice di qual fi voglilapatio cotta in aceto, & impia- ltrato. Foghe, e radici di ranoncolo pelle, e legate fopra. Chelidonia minor» un pi j it rata . Vifchio incorporato con polvere d'orpimento, &ap- plicalo al luogo . Altane fparlo fopra in polvere con acqua • Solfo incorporato con terebinthma . Sandaraca minerale applicata con pece. Feccia di vino biugiata , & incorporata con ragia. Uva palla impiaftrata ove l'unghie (icno fmofle . DEL MATTHIOLO. Ranoncolo primo pcllo, & applicato . Cantarelle incorporate con cera, & applicate, Chelidonia minore trita, & impiaflrata . , l,"8hic All'unghie f moire . {mo ufati in ogni modo. Melagrani J. Foglie di { canne)* fpalfc imoruo al lcìz0-- ' : • Ciregie amarine condite, li • Latte di teme di melloni , di zucche, e di cocomeri bevuto, e metTò necibi . 5 Angurie ben mature mangiate . Potentina fafeiatafrefea l'opra le palme delle mani, e fotto le piante de piedi >■ : ' ■ Alla febre hetica . DI DIOSCORIDE. Procacciala pefta applicata alla bocca dello ftoraaco., • & à fianchi i DEL MATTHIOLO. Olio di mandorle dolci unto., & ufato rie cibi.. '". Piftacchiprefiin qual fi vogli modo. • ■ Pinocchi ufati come fi vogli. - Alle feb-i ìntermiìenti ■ '■ DI DIOSCORIDE. Senape fparfa t'opra i cibi . Seme di fmirnio bevuto. Pepe bevuto . Ruta data à-bcre. Sagapeno prefo in bevanda . Anthemidc ufata necrifteri . Succhio di poligono bevuta un'hor-a avanti al prin- cipio. Foglie di cinquefoglio bevute con acqua dolce, ove- ramenteconvinoinacquato. -, Al freddo delle febrì . DI DIOSCORIDE. Pepe bevuto. Agarico prefo al peto d'una dramma . Ariftologia tonda bevuta avanti , che venga il pa- ronimo . Abrotano unto con olio . Decottionc di calamento dato a bere . Panacc herculeoimpiatìrato . Radice , e feme di fmirnio bevuti con vinomelato. Pirethro unto alla fchena . Lafcro bevuto con pepe , & incenfo nel vino. Coniza unta con olio; Seme di cori bevuto con vino, e pepe. Radice di buglofìa bevuta infieme con il feme. Seme di periclimeno unto con olio. Alle febri peftileniialì . DI DIOSCORIDE. Mirr'hide , o vero mirrha bevuta due , o vero tre volte il giorno con vino . DEL MATTHIOLO. i Radici di valeriana prefe in polvere, & in decot- tione. Mirrha in qual fi vogli modo prefa per bocca. Camphorainfufa nel vino, ebevutone in infufione, o veto aggiunta in qual lì vogli medicamento . Radici di dittamo prefe cosi in polvere , come in bevanda.. Vinocrefpino. Febre he- tica . f ebri inrer mimiti . Freddo del. le febri . Febrì peftì- lentiali. FEBRI. Uva fpina. Vinodiribesvolgare. Acqua diftillata di foglie tenere di quercia . Succhio di cedro miftuiato con zuccharo , o giulepo . Acqua diftillata di fiori d'aranci . Succhio di limonio , e l'acqua diftillata del medelìmo, Arancidimczzofapore, ebrufehi. Fiori di ciano, bevuti in polvere, o verola loroacqua diftillata. Galega,o vero ruta capraria prefa in qualfivogh modo. Radicedi^r T=t,..a >ilnutdimodi. Cardo benedettoprefo in polvere, & indecottione. Scordio ufato in qual fi vogli modo . Radice di torti 1 agine , o vero farfara maggiore . Scabiofa prefa per ogni via . Decottionc di pimpinella noftrana bevuta . Acqua diftillata di lenticularia paluftre . Vino di melagrani bevuto con acqua d'acetofa,o di ci- ' chorea, ódibuglofla. Bolo armeno bevuto con acqua d'acetofa. Antidoto noftrograndc deferirla nella prcfatione del fefto libro. ■ ; ' Alla -pelle, & alla fm contagiane , dr aprefir-varjene. Pcfiiicnia . DEL MATTH1QL1. Succhio di cedro,fcme, e corteccia prelì in ogni modo . Olio noftro di feorpioni unto ogni mattina al cuore , & a'polfi delle tempie, delle mani, e de 1 piedi freddo . Olla di cuore di cervo . Radice di feorzonera , o vero il fuo fucchio . Cipolla fcavata , c ripiena di theriaca , e fucchio di ce- dro , cotta fotto la cenere , e fpremuta , e bevutone il fucchio caldo. ' . Garotanitanto mangiati, quanto fumentati. _ Conferva di fiori chiamati volgarmente garofani . Succhio de medefimi fpremuto da tutta la pianta . Aceto tatto con li fiori demedefimi ufato m ogni modo. •Zcdoarìa mafticata , & inghiottita. Morfus diaboli pcfta con le radici , e porta fopra i car- boneoli pellilentiali . Infufione della medetìma fatta con vino . Radici d'ambedue le cruciate prefe in qual fi vogli modo. Ariftologia lunga prefa nelle bevande . Radici di dittamo bianco bevute in polvere . - Galega , o vero ruta capraria prefa ogni giorno in pol- vere, òindecottione, ò bevutone il fucchio al pe- foditreonciecontheriàca, ove laperfonafortegià infetta. Agarico porto nellebevande. Radice di gentiana . Abrotano. . Calamento prefo per bocca, e fcaldato con olio, Oc impiattratofopra il male . Radice d'imperatoria bevuta . Conferva di fiori di rofmarino . Radici di vincetofeo bevute con vino . Cardo benedetto ufato in qual fi vogli modo . Camedrio mangiata frefea ognigiornoininlalata. Scordio prefo in tutti i modi . _ . Radice di farfara maggiore bevuta al pefo di due dram- mecon vinocaldoperfarfudare. •' Succhio di fcabiofa bevuto al pefo di quattro oncie con una dramma di theriaca, perfarfudarc. Radici di pimpinella falìifragia prete come fi voglia . • Pimpinella fanguiforba , e la fua acqua diftillata. Radice d'angelica prefa con la fua acqua lambiccata al pefodi mezza drammacon una dramma di the- riaca per farfudare i Antimonio noftro hiacinthino prefo nel principio del malecontìroppodi fucchiodi cedro al pefo di cin- cjuegrani. Bolo armeno orientale prefo in ogni maniera . Argento vivo precipitato prefo con zuccharo rofato al h 2 pelo POSTEME. pefo di quattro grani, o vero con rhcriaca. Oi io di vetriolo bevuto con vino, e dipoi fudare . Antidoto no.'ho grande fcritto nella prefanone del fe- llo libro, tanto per curare gì infettati, quanto per prelervareifani. Olio noftro di feorpioni Unto freddo al cuore, &i „ .. ai polfi. Alle ptttecchte, refluita, e vainolo, DEL MATTHIOLO. Seme di rape, o vero di nagoni bevuto con decottione di capeluenere. Lacca naturalebevutacon decottione di fichi fecchi. ~ POS f*E M E. ' All' infìatnmgggìoni . FDIDIOSCOIUDE. Ogliefrefche di canne pefte, e legate fopra, Ghiande pelle, & impiantate. Seme di rhu applicato con acqua . Lupini macinati, & applicati con farina d'orzo, & acqua. Succhio d'ombilico di venere meno per intorno . Piantaggine impiantata. Radice d'a mphodillo meda fopra con farina d'orzo . Aceto applicato con lanafuccida, o veramente con le ipogne, Rhapontico impiantato con aceto, fpecialmentencH' infìammaggioni di lungo tempo. Puleggio impiantato con polenta . Foglie di colìilaginc trite, & impiantate con mele. P.irthenio impiantato. Lonchite feconda fafeiata fopra . Radice di canape falvatico impiantata . Poligono impiantato. Frutto di tribolo marinofafeiato fopra . Radice di xirideimpiaftratacon aceto. Achillea applicata. Fkliìne ufata ne gl'impianti. Lichene diftefa in fui male . Fogliediverbenacafupina, ove I'infiammaggione fi» di lungo tempo. bb Foglie di papavero impiaftrate infieme con i capi, o orzomC"CC1Cal,Ìfo1' apPlica" Pefti con farina d' Semedijufquiamo pollo in fui male infieme con lefo- glie . Foglie frefche di mandragora inlieme con polenta Radice di brionia cotta nel vino, & ufato perimpia- Foglie tenere di fambucco, o veramente d' ebolo con polenta. Endico impiantato per far rompere Semola di fermento incorporata cori aceto, c diftefa Pane di farina di grano cotto in acqua melata,& incor- porato con herbe buone à fimil male , & impiantato. Fior di farina digrano incorporato con acqua melata. o veramente con olio, efarina. Sefamo impiantato. DEL MATTHIOLO. Camphora applicata. Foglie d'alno. Decottione di foglie di liguftro . Ghiande frefche d'ogni forte, pelle, & impiaftrate Decottipne di foglie, e bacche di mirto applicata con pezze di lino. Mucilagine di feme di mele cotogne . Chiocciolctantocrude,quantocotte, pefte cosi col gulcio, comefenza, &impiaftrate. i-niara d ova con aceto. ^camamm*"0 incorporata con °Ii°roiat°> o vero di fFormento d'india") Farina di < 5.ecala L meflà ne gli impia- ì Fiengreco [ ftti. 6 * V.Semedilino J POSTEME. Olio di lerne di lino. Malva applicata con feme di falcio I Foglie di{ ^volo * * Procacchia Cocomero tagliato in fette, & applicato. Polpa d'anguria. Burfa paftoris. Polpa dicaffìa folutiva diftefa fopra'l male . Sandalo rodò applicato con fucchio di lattuca, ò d' altre herbe frigide. Mofco terrei! re nell'acqua , & impiantato . Olio di jufquiamo . Unguento rofato. Gigli macerati lungamente nell'olio . Succhio di trifoglio acetofo. Ai carboneria, DI DIOSCORIDE. Carbocc: Foglie di liguftro pefte, & applicate al male. Pece liquida impiantata con mele, &: uva palla, ove fia bilogno dirompere . Foglie di cipreflo trite , & impiaftrate . Foglie di fabina applicate con vino . Olive immature fecche , & impiaftrate. rsocivecchiepefte, efafciatefopra. Sterco di colombi incorporato con feme di lino , Farina d'orobo impiantata . Farina di lupini applicata con aceto. Cavolo pelto confale, & impiantato ovefiabifogno dirompere. Nafturzo meflb in fu'l male . Porri impiaftrati con fale . Panace herculeo impiaftrate . Coriandro incorporato con uva pana, e mele. Lafero untoalluogo. Latte di tithimalo characia unto al male . Uva pafta sfiocinata, & impiantata con ruta . DEL MATTHIOLO. lin ttl0nC d' Iieuftro W'^aca con pezze di Olio di noci "| Burfa palìoris \ ... - . . „ Scabiofa f trItc> & impiaftrate. Galega j . Ai foroncoli . *„,„,.._|. DI DIOSCORIDE. r°"c*1'- Fomento (cioè lievito; di grano applicato al luoso Helfine impiaftrata . ù Sale applicato con uva pafla.o veramente con erano di porco, òconmele. 6 Radice d'anfodillo, cotta nella feccia del vino, & im- piantata. Foglie d'ephemero cotte nel vino, e mene fopra Foglie d'amendue l'ortiche mefle ne gl'impiaftri Radice di lentopodio portata adoflb . Radice di cocomero falvatico impiantata con terebin- thina. Succhio di fcamonea impiantato con olio, o veramen- te con mele, -i Liquore di radice di moro unta fopra al male . Succhio di taflìa impiantato con mele . Foglie di picnocomo impiaftrate. Sandaraca minerale impiantata con grano Pietra alia polverizzata, & incorporata con pece lioui. da, oconterebinthina . Terra cimolia unta con aceto . DEL MATTHIOLO. Grano mailicato, & impiantato. Radice di lliglio bianco cotta, & impiantata con olio . econgraflo. Foglie di fclarea applicate con aceto , o vero con mele. Farina di grano incorporata con acqua , e con olio e cotta nella padella , & applicata calda . ' Alle POSTEME. Alle cancrene. DI DIOSCORIDE. Foglie Hi rhu (cioèfommaco ) impiaftrate con mcle,&. aceto . Succhio di melagrani meffo fopra'I male . Noci vecchie pefte, e legate fopra . Lifcia di cenere di fico applicata calda con le fpugne . Farina di gioglio impiaftiata confale, e con rafano. Farina di ceci incorporata con orzo, e con mele. lenticchie infieme con meliloto , rofe fecche , gufei di melagrani, oliorofato, & acqua falata. Farina d'orobi impiantati. Cavolo letto impiantato con mele . Bulbi applicati cosi foli , e con mele . Lafero unto al luogo prima {eterificato . Foglie di galiopfi, feme, furti, e fucchio applicati al male. Foglie di quel verbafco,che produce i fiori aurei legate fopra al male . Latte di tithimalo caracia unto in fui male . Radice di brionia impialtrata con fale.il che fanno pa^ rimence iftutti, elefoglie. Uva paft'a sfiocinata , & impialtrata con fale. DEL MATTHIOLO. Olio di noci. Farina di lupini cotta con vino, e con olio, & un poco dizaffarano, & applicata. Verderame cotto con mele, aìume, & aceto . tfivele. All' erijìpsle . DI DIOSCORI DE. Zaffarano applicato con cofe frigide. Foglie di ciprcfTo impiaftrate per felole,, e con po- lenta . Foglie di rhamno ligate in fui male , Foglie diliguftro impiattrata . Ròie mefie ne gl'impiaftri convenienti '. Succhio d'acatiafparfo fopra il male . Foglie d'olivo falvatico pefte, eligatefopra al male. Foglie di mirto impiaitrate con olioomphacino, o ve- ramente con olio rofato, e vino. Sangue meftruo applicato all'intorno . Sterco di capre montane cotto con aceto, o. veramente con vino. Feccia d'orina humana unta in fu'l male . Lenticchie impiaitrate inficine con meliloto, rofe fec- che, gufei di melagrani, Scolio rofato. Malva cotta nell'olio impiattrata . Cavolo tagliato minuto , & impiaftreto con po- lenta. Procacchia impiaftraca con polenta . Piantaggine applicata con terra cimotia , ecerufa . Radici d'endivia , e foglie impiaftrate con polen- ta . Foglie d'ifatide impiaftrate . Acino herba meflb negl'impiaftri . Succhio di iuta unto con aceto, &olio rofato. Coriandro impiantato, eoa pane, e con polenta . Foglie di giglio applicate con aceto . Foglie di toiìilaginetrite, & applicate conmelc. Parthenio impiantato con fiori . Poligono pefto, efafciato fopra al male. Radice d'anchufa impìaftrata con polenta . Radice di licollide fìirulmente a pplicata . Fiore di rovo ideo impialtrato fopra . Helline applicata al male. Radice di cinque-foglio cotta , & aggiunta ne gl'impia- ftri. Verbena retta unta con aceto . Capi di papavero tagliati minuti, & applicati con po- lenta . Foglie di folatro comune impiaftrate con polenta, e parimente il fucchio. Radice di mandragora unta con aceto. Succhio di cicuta applicato al male . Succhio d'ombilico di venere unto all'intorno . Mucillagine di feme di pfillio applicato al male. e parimente il lor fucchio. POSTEME. Lente paluftre fafeiata fopra al male . Foglie di ricino impiaftrate con aceto . Semprevivo maggiore applicato al luogo , Stratiote metto in fui male. Aceto applicato in qual fi vogli modo. Ruggine di ferro impiantata . Chalciti diltefa fopra al male . Sale applicato con hifiopo , e con aceto. DEL MATTHIOLO. Camphora applicata come fi voglia . Procacchia Piantaggine Solatro Burfa paftoris f Trifoglio acetofoJ Polpa dicaflia applicata. Cocòmero \ «S^te in fette, & applica». Succhio di folatro maggiore unto al male . Acqua diftillata di fiori di verbafeo applicata con pez- ze di lino, formiche. Alle formiche , DI DIOSCORIDE. Succhio d'acacia unto al luogo . Foglie di mirto applicate con olio omphacino,o vera- mente con vino, & un poco d'olio rofato. Foglie d'olivo falvatico trite, Se applicate. Sterco di capre montane cotto nel vino, o veramente nel! aceto. Lenticchie impiaftrate con meliloto, rofe fecche, gufei di melagrani, Se olio rofato . Succhio d'helfine incorporato con cerufa. Piantaggine appi icata al luogo • Chelidonia maggiore impiaftraca con vino . Foglie di rovipefte, Si applicate al luogo . Succhio di folatro unto con cerufa , lithargirio,& olio. rofato DEL MATTHIOLO. Pompholige 1 Diphrige | Cerufa l meffi negl'unguenti. Letargirio f Tutia comune ) Foglie di liguftro pefte , & applicate. Foglie frefche , & uve di fomaco , pefte infieme, Se im- piaftrate. Ali eprnrttde, o vero ejfere . DI DIOSCORIDE. Sterco di pecora ò di capra impialtrato con aceto . Cavolo tagliato minuto , Se applicato con polen- ta . Piantaggine applicata inqual fi vogli modo. Foglie di cocomero unte con mele. Foglie di porro con fomacchì . Aiienzo applicato con acqua . Coriandro impialtrato conuvapafla, e con mele . Viichio diflcfo fopra pezze di lino, efafciato fopra. Seme d'heliotropio applicato al male. Uva palla sfiocinata, & applicata con ruta . DEL MATTHIOLO. Latte di capra , o vero di vacca applicato con pezze di lino . Alle fcrofole . DI DIOSCORIDE. Radice d'iride illirica cotta, & impiattrata . Pece liquida impiattrata con farina d'orzo, & orina di fanciulli- Fichi fecchi cotti, & applicati al male. Carne di vipera cotta., emangiatane cibi. Sangue di donnola unto al male . Cenere d'unghie d'afino incorporata con olio . Sterco di buoi, che pafturano all'herba impialtrato. h 3 farina Epinitide , PO STEME. Farina di gioglio cotta con derco di colombi, e vino. Farina difaveimpiadrata con nule , e fiengreco. Lente cotta nell'aceto infieme con mcliloto . Farina di lupini applicata con aceto. Rombicecotta , &impiaftratafopraalraaIe . Piantaggine applicata con fale . Radice di piantaggine attaccata a! collo. Senape impiadrata con folto . Nadurzo incorporato con falamuoja. Pepe applicato con pece . Coriandro applicato con gufei di fave . Galbano impiadrato fopra al male. Aparine applicata con fogna di porco . Foglie di meliiTa applicate con fale. Althea cotta con vino, o veramente con acqua me- lata. Radice di cinquefoglio cotta, e tagliata minuta. Lafet o incorporato con cera . Succhio d'ombilico di venere unto per intorno- Foglie frefthedimandragora applicate con polenta. Semprevivo terzo legato l'opra . Foglie, fudi, feme, efucchiodi galiopfi applicati al male. Quattro rami di buniofalfo bevuti, c ligati fopra. Adiamo impiadrata . Tedi di fornaci pedi, & incorporati con olio, e cera. Radici, e foglie di cappari trite , & applicate. DEI. MATTHIOLO. Chiocciole ritrovate attaccatencllefalvie, pedo con li gufei, Si applicate . Granchi de fiumi abbrugiati, & incorporati con me- le, òcapplicati . Sterco di donnola incorporato con mele , farina di fien greco, e di lupini impialtrato. Radicidiciclam.no ■") Radici di dragontea > pelle frefche,& applicate. Radici di cruciata minore J Radici d'irmgo cotta , & impia (Irata . .("di giglio bianco") impiantata con fogna , Radici< d'arthemilia > o veramente con botu- *-difcrofo!aria J ro. Mentaftro pelto , & applicato. Bellisdi tutte le fpecie . Foglie di verbafeo applicate con aceto. Foglie di lappola maggiore applicate à modo d'impia- ltro. Fiori di ginedra triti , e bevuti in un'ovo frefeo, o vero con mele frefeo . Succhio di radice di vite nera , bevuto con vino , e con mele. Radice della medefima, peik, Se incorporata con mele , Se applicata . Ai tentoni , o -vero pannocchie. DI DIOSCORIDE. Foglie d'olivo falvatico unte con mele. Ficnifecchi cotti, & impiadrati. Sterco di buoi che danno a Ila paftura impiadrato . Farina di lupini impiadrata con aceto . Atreplice impiadrato tanto crudo, quanto cotto. Piantaggine applicata con fale . Buioi ledi impiadrati con polenta , e graffo di porco. Foglie d'ifatide impialtrate . lungo legato fopra . Abrotano incorporato con farina d'orzo, olio , & acqua. Acino nerba poda fopra il luogo . Seme, e fiori di panace afclepio medi negl' impiadri . Coriandro impiadrato con gufei di fave . Armoniaco impiadrato. Onobnchi tagliata minuta, & impiadrata . Radice iupcnore di gladiolo impiadrata con farina di giogho, & acqua melata. Pfi Ilio applicato con aceto , & acqua di rofe ,. POSTEME. Foglie di mandragora frefche applicate al luogo. Foglie, fudi, fiori, e fucchiodigaliopfiapplicatial fc la,°g?-- Foglie di perfonata, cioè lappola maggiore, untecon grafeia, e didefe fopra'imale. Picnocomo impiadrato. Coniza meda negl'impiadri . Feccia di vino meda fopra al luogo DEL MATTHIOLO. Radice d'iringo cotta, peda , & impiadrata. Foglie di fclarea incorporate con mele, & aceto. Foglie di verbafeo pede,efca!datefopralc ceneri, & applicate. Malva cotta, & incorporata con farina d'orzo . Radice di giglio bianco cotta, & impiadrata con farina di feme di lino . A rìfolvere i tumoyi. DI DIOSCORIDE. Tumori. Granchi de fiumi pedi, e legati fopra . Seme di lino impiadrato. Farina di fien greco meda negl'impiadri . Radici dicappari, eparimente le foglie pefte legate fopra. Radice di fmirnio impiadrata . Armoniaco unto fopra al male . Foglie , e fiori di buphthalmo incorporati con cera . Foglie frefche di mandragora impiadratecon polenta. Foghe, fulti, feme, efucchiodi galiopfi applicati al luogo. Egilopa impiadrata. Diphrige incorporato con terebinthina, olio , e cera . Pietra pirite meda fopra al luogo . Pietra alabadro abbrugiata , & incorporata con ragia, e pece. Terra cimolia applicata al luogo . DEL MATTHIOLO. Olio di noci unto al luogo . Fichi fecchigradì cotti con radici d'irifle, digiglio, e dalthéa, Se impiadrate . Alle fofteme indurite chiamate feinhi. Scirrhi . DI DIOSCORIDE. Sangue di toro applicato con polenta . Sterco di buoi che danno alla paftura impiadrato. Farina di gioglio cotta in vino infieme con derco di colombo . Seme di lino cotto infieme con nitro di lifcia fatta con cenere di fico . Hidropepe pedo, e fafciatofopra'l male . Radice di canape falvatico medb fopra . DEL MATTHIOLO. c di mandorle dolci-} OHoJdifefamo > untoalluogo. ( dituorlad'ova 1 Pece liquida applicata. Vaccino L ■ • n impiadrato con aceto . Sterco r in Caprino | Radici di ciclamino pede, & applicate. Radici di ferpentaria poda nel medefimo modo . Oglio di gigli bianchi applicato con gigli macerati nel fuo vafo. Ai cancarì . Cancan'. DI DIOSCORIDE. Cenere di granchi di fiume cotta con mele,& applicata al male. Scmed'irione trito, & applicato fopra'l male. Ortica impiadrata. Foglie, fudi, feme, efucchiodi galiopfi meffo fopra al male. DEL MATTHIOLO. Acqua didillata di derco fiumano . Farina di fien greco cotta nel vino, & impiadrata. Pimpinella fanguiforba, overoil fuofucchio. Piombo abbrugiatoT Pompholige > lavate, e mede negl'unguenti. Cadmia -J Olionoftro d'antimonio applicato. A tut- POSTEME. AH' enfa. gleni . A tutte le forti eìelV enfiagioni, DI DIOSCORIDE. Graffo di porco impiaftraco . Cavolo tagliaco minuro,& impiaftraco con polenta , Zucche fafeiate fopra . Seme di xanthio crico,& fparfo (opra il luogo . Bulbi lelTi infieme con polenta, & impiaftrati con graf- fo di porco . Seme dì lino me/Io ne gli impiaftri , Seme di fien gre co ufato fimilmente . Cipole cocce,& impiaftrate con fichi & uva paflà. Radice di narcifo impiaftrata . Radice di brionia cotta nel vino , & applicata , Foghe d' ifatide diftefe fopra il male , Radice di fmirnio impiaftrata . Tregorigano applicato con polenta . Menta ufata nel modo medefimo . Foglie di ma jorana incorporate con cera . Dauco impialtrato . Radici di libantidc applicate fopra il male , Nigella impiaftrata con aceto. Hormino applicato con acqua . Fiori di buphtalmo incorporati con cera . Radici di althea cotte impiaftrate . Radice di canape falvatico impialtrato . Foglie di anagiri fafeiate fopra il male , Poligono mefìb ne gì' impiaftri . Radici di xiride unta con aceto . Helline meda fopra l' enfiaggione . Radici dicinquefoglio cotte, applicate al luogo. - Foglie di vetbenaca lupina impiaftrate . Pfillio unto con aceto , & olio rofato . Foglie di ephemero cotte nel vino. Foglie di citifo applicate con pane nel principio . Radice di cocomero falvatico applicato con po- lenca . Chamefjce trita , & legata in fui male . Seme di picnocomo impiaftraco con polenta . Endico fparfo fopra con acqua . Feccia di vino cruda per fe fola,o veramente con foglie di mirto. Alle pofteme chiamate adipine . DI DIOSCORIDE. Fiori di crifanrhemo incorporati con olio , & con cera & applicati. Alle pofteme chiamate melìcerìde . DI DIOSCORIDE. Rombice impiaftrata con olio rofaco, & zaftarano . Meliloto applicato con acqua . Uva palla sfiocinata pefta, & impiaftrata infieme con ruta . Inficici All' enfiaggioni cattfate da percojje . culate da DI DIOSCORIDE. .ercofle. Cavolo tagliato minuto , & impiaftraco con po- lenca . Zucca frefea applicata fopra l'enfiaggionc . Hidropepe legato fopra il male . Thimo fafeiaco in fui male . Thimbra fimilmente ufata . DEL MATTHIOLO. Aflenzo fcaldato fopra una tegola,& fpruzzato con vi- no, &applicato. Polvere di feme di carni cotta con mele , overo con fa- pa,& applicata. Farinadi fava cotta con camamilla,& betonica nella fapa,eV applicata. Alle lividezze del fangue caufate da percome . DI DIOSCORIDE. falcio trofeo impialtrato . Lana fuccida infufa in olio , & aceto . rama difave incorporata con mele, & fien greco, farina di lupini ufata (ìmilmenre . Rafano impialtrato con mele . Ctnere di aglio brugiato ufato fimilmente. FERITE. Pofteme idipinc . Pofteme meliceride ividexze- Senapeimpiaftrata . Hidropepe ligato in fui male . Ptarmica impiaftrata infieme con fiori. Bulbi applicati per lor foli, o veramente conroffidì ovi. Rhaponcico incorporato con aceco, Aloe applicato infieme con mele . Liquore di laferpicio unto al luogo . Aflenfoincorporacocon mele. Acqua marina fomentata calda • Hi (topo impialtrato con acqua calda . Calamenco meflb fopra con vino . Foglie di ma jorana fecche incorporare con mele. Cimino falvatico malticatocon mele, & uva pafta ,8; meft'o dipoi fopra il luogo . Ammipeito, & incorporato con mele. Aceto melato unto fopra il luogo . Succhio di thallìa ,Sc parimente la radice incorporati con altrettanta cera , Se incenfo , & fattone impiaftro folamente perdue hore,& di poicolcovia,& fomen- caco il luogo con acqua marina . Brionia cotta con olio fino che fia disfatta, & appli- cata. Sale unto con mele . DEL MATTHIOLO. Guado mafticatocon radice ,& impialtrato. Lupini cotti ncir aceco,& fattone impiaftro . Seme di carvi polverizzato,e cotto con mele, & appli- cato , Radice di aro incorporata con aceto , Se farina di fave . Morfus diaboli pefta , & a pplicata . FERITE. A faldare le ferite. DI DIOSCORIDE. Ferite, FOglie di cipreflb trite . Foglie di olmo, ma molto più la feorza di dentro fonile fafeiandone le ferite . Liquore di ficomoro meflb fopra. Morca di olio cotta in vafo di rame . Dattoli immaturi pelli . Seme di vitice , & parimcncele foglie . Fiori di pomi granaci pelli, & applicati alluogo. Incenfo fparfo in polvere . Cenere di lana brugiata . Foglie di cavolo falvatico. Argemone legata in fui taglio . Succhiodi regolitia unto in fui male . Radice di centaura maggiore frefea impiaftrata . Foglie di cencaura minore , perle , & impiaftrate . Achillea applicata al male. Radice di poterio cagliata fonile , e legata fopra'l luogo. Radice di fmirnio ufata fimilmente. Aloe polvcrizato fopra . Sarcocolla meda nel modo fudetto . Policnemone meflb con acqua . Althea cotta nel vino , o veramente in acqua melaci , Foglie di (iderite impiaftrate. Chamepitio unto con mele . Siderite feconda meffa fopra. Poligono impialtrato . Poligonato fimilmente ufato. Simphito petreo meflb fopra . Simphito maggiore ufato fimilmente Succhio di dimeno. Sideriti tutte legate fopra . Radice di licoflide impiaftrata . Seme di bafilico polverizzato fopra . Radice di gramigna tagliata minuta , & meda fopra . Coniza applicata al luogo . Cinquefoglio impialtrato . Grana da cingere fcarlaco applicata in polvere . Vcrbcnacafafciata in fui taglio . Foglie, & fiori di erigerò applicaci con polvere d' in- cenfo . h 4 Foglie t FERITE. Foglie di verbafco mede con aceto. Spogne marine applicate con acqua, o veramente eoa aceto inacquato. Lana fuocidainfufa in vino, ò in aceto, ò in olio. Foglie di dragontea cotte nel vino . Foglie d'ifatideimpiaftrate. Millefoglio ftratiote fafeiato in fui male . Pietra morochtho polverizzata. DEL MATTHIOLO. Olio di terebinthina volgare , e di lachrimo d'abete. Lachrimo d'abete . Terebinthina vera. Pece fecca. Foglie, germini, e noci di cipreffo verdi. Liquore di vefeiche d'olmo. Corteccia di tilia mafticata , & impiaftrata . Foglie di cifto applicate . Hipociftopefto, e pollo fopra. Bacche rode di leccio trite con aceto . Foglie di quercia pelle . Foglie di nefpolo polverizzate . Foglie di corniolo ufate nel modo medefimo . Olio di lombricchi terrellri poltovi con balfamo artifi- tiale, o vero con olio di terebinthina. Foglie, e fucchio di ciano maggiore. Succhio di barba di becco, o vero l'acqua diftillata. Succhio di burfa paftoris. Lingua ferptntina, o vero il fucchio. Olioomphacino, in cui fia flato infufo al Sole lunga- mente la lingua ferpentina , applicato con Uchrima d'abete. Chelidonia maggiore polverizzata fopra . Radice di centaurea maggiore applicata in polvere. Veronica mafcolina. Gratiola applicata inqualfi vogli modo . Fiore del fole, cioè flosfolis, polverizzata, ò meffane gl'unguenti . Polvere di rofmarino fparfa per fopra,1avandofi prima la piaga con la fua decottione . Aparina polverizzata, overoilfuo fucchio. Trinitas ufata nelle bevande, e pofta fopra la piagai Lunaria minore. Olio d'hiperico, fiori, efeme. CMaggiore"^ Confolida-? Minore i> applicate in tutti i modi . ^Mezzana J Sanicola ~j Orecchia d'orfo | Potentilla Alchimilla {. meffe nelle bevande, & applicate di Pclofella I fuori . Pirola Virga aurea | Fragaria J Fiori d'eupatorio volgare polverizzate . Sanguiforba"} Polmonaria r meffe negl'unguenti. Opluis J Bevanda di pirola deferitta nel difeorfo del limonio . Radice di < £iftorta ... > così in bevanda, come *■ Tormentilla -< applicata alla piaga . Olio di momordica , o vero balfamina . ifìagnare fangue. A rijìagnare il /angue delle ferite . DI DIOSCORIDE. Succhio di foglie d'olivo falvatieo . Galle abbrugiatefpente nel vino,ònell'accto, ònella falamuoja, efparfe in polvere. Fiori di melagrani polverizzati . Noci di cipreffo applicate in polvere infieme con le fo- glie dell albero. Incenfo polverizzato fopra . Cenere di ranocchie brugiate polverizzata . Tele di ragni diftefe fopra . FERITE. Stereo dicapremontaneconaceto. Sterco d'afino tanto crudo , quanto brogiato con aceto. Foglie di ftebe applicate . Procaccila frefcha impialtrata . Piantaggine ufata umilmente. Radice idea pefla, e polverizzata. Foglie d'ifatide falciate fopra . Salvia polverizzata. Fiori digalio ufatifimilmente. Foglie d'androfemo impiaflrate . Cinquefoglio applicato al luogo. Fenice legata al membro ferito con lana roffa . Lichene fafeiata fopra . Radice d'aflragalo polverizzata . Seme di jufquiamo bevuto con acqua melata al pefod' un'obolo. Millefoglio ftratiote applicato al luogo. Sangue di drago polverizzato. Alume meffo dentro . Solfo ufato umilmente. Geflo polverizzato fopra . Spugne nuove ben fecche, e vote legate fopra. Cenere delle medefime applicata con pece . Eretria terra polverizzata. Stibiomeflo dentro in polvere. DEL MATTHIOLO. Pannodilarice, che nafeeappreffo alla midolla dei tronco , come fi legge nel fuo difeorfo . Corteccia di fovero trita , e bevuta con acqua calda . Galle abbrugiatc, & applicate in polvere . Pelli di lepre ftirpati dal ventre dell'animale vivo . Radice di centaurea maggiore . Fiore del fole ( Flos folis ) applicato in ogni modo . Bambagia abbruciata , & applicata. Radice di -f{ |'01.°"anl;ilIa>applicata in polvere. Confolida minore, e mezzana. Saniculc tutte . Orecchia d'orfo. Pelofella. Cauda equina . Pirola . Ceffo. Sangue di drago. Diafpro tenuto in mano, & applicato al fegato . A rijìagnare ilfangue delle ferite del cervello. DI DIOSCORIDE. Cervello di gallo bevuto. Antimonio applicato in polvere . DEL MATTHIOLO. Seme d'ortica feconda polverizzato . Bambagia abbruciata . A disfare i grumi del fangue ■ DI DIOSCORIDE. Thimbral j Thimo I r verizzaci, e meffi per fopra . Alle ferite fatte d'armi avvelenate . DI DIOSCORIDE. Succhio di dittamo cosi bevuto, come polio fu la piaga . DEL MATTHIOLO. Sangue di cervo bevuto con vino . Mele cotogne mangiate crude . Succhio di feorzonera bevuto, e meffo nella piaga . » OHonoftrodi feorpioni unto attorno alla piaga, al cuore , & ai polli. A incarnare l'offa feoperte ■ DI DIOSCORIDE. Iride illirica polverizzata fopra . Radice di panace herculeoimpiaftrata . Mirrha impialtrata con chiocciole terrellri . DEL le ferite. o. FERITE. DEL MATTHIO LO. Corteccia d'incenfo 1 polverizzate fopra . Radicedipanaceheraclio I Y Y Mirrha pefta in polvere con incenfo, aloe, e farco- colla . Radice di peucedano applicata in polvere . Fcm? "j? 1 Alle ferite de pannicoli del cervello . S;r°c«vd- DI DIOSCOR1DE. Boturo frefeo applicato . DEL MATTHIOLO. Olio rofato . Oliod'avezo. Oliodiruorlid'ova. Bellis di tutte le fpecie . Betonica metta negl'unguenti . Periclimeno,o vero matrifelva ufata Umilmente. Sanguiforba, & il fuo fucchio pollò negl'unguenti . Gomma eleniiì Pelofella t „ Cinquefoglio r «81 unSueml' Alchimilla J A riempire le ferite di carne. DEL MATTHIOL Iride polverizzato^ Incenfo Mirrila Aloe Sangue di drago f Sarcocolla Corteccia di radi- ' cedipanace J Infiammai- All' infiammaggioni delle ferite. ™' DI DIOSCORIDE. Sterco di buoi che pafturano alla campagna invólto iti foglie di cavolo, efcaldatofottolacenere calda, e metto fopra al-luogo . Foghedipino, e di pezzo trite , e fifeiate fopra . I-armadi fava metta negl'impianti . Farina di lupini ufata umilmente . Stradate impiaflrat» . Millefoglio applicato con aceto . Fiorii lambrufca metti negl'impiallri . Verderame applicatoal luogo . DEL MATTHIOLO. Olio rofato omphacino. Unguento rofato. Olio di fiori di liguftro . Malva trita con foglie di falcio impiaftrata . Lingua ferpentina incorporata con grafso di gallina applicata. Foglie di cinoglofsa volgare f refche legate fopra all'in» nammaggione, e rinovatc due volte il giorno . incorporate con farina d'orzo, e mele rofato, ecerebinthina. L1 Tirar fuori laette , Se ogni altra Cjola delle ferite . A tirar fuori ogni cofa , che feffe fìtta nelle ferite . DI DIOSCORIDE. Chiocciole terrcftri pelle con il lor gufeio, & ap- plicate . Carne falata di quel pefee che fi chiama filur» metti fopra la ferita . Capi di lucertole tagliati minuti, emetti in fu'I luogo. Bu Ibi metti negl'impiaftri. Horminio applicato con acqua, Anagallide impiantata. Radice di narnifo impiastrata con farina di gioglio . Ariftologia tonda métta fopra . Dittamo impia (Irato. Radice di gladiolofuperiore impialìrata con incenfo. Radice dixiride applicata al luogo . Foglie, feme, e liquore di tragio metti fopra al Ino- , S°. Seme di picnocomo impia (Irato con polenta . Radice d i fgin a acuta applicata fopra . Radice di canna pefta, e polla fopra la ferita. Senape irupiattrata . polverizzati fopra il luogo . FERITE. DEL MATTHIOLO. Radice di pettine di venere pefta con malva, & ap- plicata . Radice d'ariftologia ritonda ufata Umilmente . Radice d'iringo impialìrata con mele . Foglie, e feme di verbafeo cotte nel vino, 8c applicate. A levar via la carne fuperflua delle ferite . DI DIOSCORIDE. Galle applicate in polvere . Noccioli di dattoli abbrugiati, lavati, & applicati in polvere . Gufci di ricci marini brugiati fparfi fopra . Cenere di purpure brugiate Umilmente . Cenere d'ungine odorate ufata nel modo medefimo. Capi di fmaridi pefei brugiati, & applicati in pol- vere. Cenere di lana abbruciata fparfa fopra . Scordio fecco polverizzato fopra. Rame brugiaro , e fior di rame polverizzato . Piombo lavato ì Stibio Litargirio Cerufa Chrifocolla Ochra Diphrige Orpimento Pomice Corallo Fiore di pietra atta. Pietra pirite incorporata con ragia A confolidar le ferite in ultimo , cioè cicatrizjtrlt . DI DIOSCORIDE. Cadmia polverizzata fopra . Piombo lavato ufatofimilmente. DEL MATTHIOLO. Alume abbrugiato. Vetriolo. Argento vivo precipitato . Polvere di radice d'elleboro nero . A far fare la pelle alle ferite. DI DIOSCORIDE. Cadmia lavata -» Piombo lavato > in polvere. DEL MATTHIOLO. Alume abbrugiato . Coralli. Pompholigc. Piombo abbrugiato lavato . Sandice di piombo. Verderame abbrugiato . Chartaabbrugiata. Tela di lino abbrugiata . Zucca fecca abbrugiata . Feccia di vino brugiata infieme con radici di piantag gine fetche . Alle ferite penetranti nelt interiora . DEL MATTHIOLO. Radici di valeriana ~l Radici di dittamo bianco Fiore del Sole Trinitas nerba Lunaria minore Bellis di tutte le fpecie Cauda equina ") Confolide tutte I Sanicole tutte I Pirola L Alchimilla I Pelofella Virga aurea ) f-Biftorta Carnt fti- perflua nel- le ferite ■ le fé ritc • Saldare le ferite . Litargirio Ferite pene- tranti. cotte nelle bevande con mele. cotte nel vino, e bevutone la ctecot- tione . Radice di . | Tormentilla \ Fragaria ^Garotolata j ^ cotte nelle bevandt. Bevan- ULCERE. Bevanda mira»olofa di pirola fcticta nel difeorfo del limonio . ULCERE. rojtve che vanne mangi DI PIOSCOR1DE, Ulcere e»r. - , - . , . lofivc . A" ulcere corrofi-ue che vanno mangiando U carne. Corteccia di pino , e di pezzo trita con ve- triolo. Decottionedi lentifco applicata. Foglie di cipreffo trite , & applicate . Foglie d'amendue le fabine ufate fimilmente. Foglie diqua! fi vogli fpecie di rhamno . Fiori di cifto applicati in polvere. Foglie d'olivo falvatico trite, & applicate. Tarlatura di legno polverizzata , Olive mature brusiate, e polverizzate. • Invoglio di dattoli applicato in polvere . Foglie di mirto trite, & applicate con olio fatto d'oli- ve immature, o veramente con un poco d'olio rofa- to, e vino. Mandorle amare unte con vino . Capi difmaridipefcibrugiati,efparfifopra'l male. Salamuoja di pefei meda in fui male . Fiele di teftuggine unto al male . Farina di gioglio impiantata con fale , e con ra- phano, Seme di lino cotto con vino . Farina d'orobi impiaftrata . Raphano trito, & applicato fopra . Foglie di bietola dittefe in fu'l male . Piantaggine applicata in qua! fi vogli modo . Radice di dragontea tagliata minuta con brionia , e mele. Radici, efoglie d'anfodillo con vino. Anagallide trita . Foghe d'hedera cotte nel vino . Radice di chelidonia maggiore nel modo medefimo . Foglie d'ifatide mette fopra . Ai litologia tonda polverizzata,e fparfa in fu'l male. Ra dice di chameleone nero mefla ne gl'impiaftri . Puleggio verde impiaftrato . Maro legato fopra'l male . Fiori, e feme di panaceafclepio applicati al male. Foglie di paltinaca falvatica pelle, & applicate con mele. Coriandro incorporato con polenta . Foglie di marrobio pelle fopra con mele . Latte di tithimalo caracia fparfo al luogo . Agretto incorporato con aceto . Succhio di cicuta unto in fu'l male . Semprevivo maggiore applicato in qualfivogli modo . Spondilioapplicato con ruta . Poligono merlo fopra . Berbena bollita nell'aceto . Fogliedifolatrocommuneimpiallrate con fior di po- lenta. Aceto fumentato. Salamuoja acctofa fumentata . Foglie di petafitc fafeiate fopra. Squama di rame prefa in fui male . Verderame ufato fimilmente . Sale arroflito , & applicato con polenta . Fior di fale fpirfo in polvere . Chalciti ufato fimilmente . Diphrige mefìb fopra polverizzato . Pietra alia trita , & applicata con aceto . Alumeconilparipefo di galla abbrugiata applicato con mele. ■ . , DEL MATTHIOLO. Chiocciole pelle con il gufeio, &applicate. Acqua diftillata, &oliodi flercohumano. Decottionc di lupini applicata . ULCERE. Stercobianco di cane fparfo in polvere . Succhio di piantaggine . Succhio di radice d'aro , Olio di vettiolo . Olio d'antimonio. All' ulcere vt 'chie . DI DIOSC GRIDE. Fiori di cillo applicati fopra . Centaurea minore ufata in qual ti vogli modo. Radice appuntata di panace herculeo . Vifco unto con incenfo . Chamedrioapplicato con mele. Succhio di foglie di gigli cotto in unvafo di rame ap- plicato con aceto, e mele. Scordio trito incorporato con mele . Radice d'anchufa cotta nell'olio , & incorporata con cera . Verbenaca trita applicata con mele . Radice d'aftragalo impiaftrata . Radice di talitro ufata fimilmente . Foglie di lappola maggiore fafeiate fopra . Agretto infieme con aceto . Spugne nuove fecche, e vote fafeiate in fu'l mAs. • Fiore di pietra afia fecco fparfo fopra . DEL MATTHIOLO. Terebinthina vera, e volgare. Vermi di legni tarlati . Succhiodi piantaggine . Vinodicrefpino. Burfa pattoris trita , & applicata. Hipocillide . Laudano impiaflrato . Olio di grano. Acqua piovana ritrovata nelle cavità delle quercie vecchie. Cavolo applicato ■ Chelidonia maggiore polverizzata. Ariflologia ritonda . Aloecon mirrha, efanguedidrago. Vcronicha prima. Fiore del fole . Abrotano abbrugiato. Aparina polverizzata. Farina di fecuridaca . Confolida minore, emezzana, &illorofucchio. Sanicola ) Orecchia d'orfo | Pelofella 1 mefse nelle lavande, enegl'un- Pirola f guenti. Potentilla Fragaria | Sanguiforba ) Succhio di garofilata con verderame . Felce polverizzata. Olio di vetriolo. Olio d'antimonio. Argento vivo precipitato , e folimato . All'ulcere maligne, e difficili da guarire. DI DIOSCORIDE. Piantaggine applicata in qual fi vogli modo . Radice di dragontea tagliata minuta con brionia, e mele. Petafite applicata fopra . Pfillio trito, impiaitrato con mele. Foglie, radici, e frutti di brionia applicate con fale. Radici Si felce femina trita, emetta fopra. Cadmia polverizzata. Fior di fale metto fopra in polvere . Fior di pietra afia con mele . Pietra oflracite ufata fimilmente . DEL MATTHIOLO. Ghiande di quercia, e di fovero incorporate con fogna fatata . Acqua diflillata , & olio di ftcrco humano . Sterco Clccre v Ulcere ma ligne . ULCERE. Stereo bianco di cane polverizzato . Lupini applicaci con la fua decottione . Succhio di radici d'aro . Cardo benedetto cosi bevuto,come polverizzato fopra l'ulcere. Olio rofato agitato lungamente nel mortajo di piom- bo. Piombo abbrugiato lavato , Chrifocolla artificiale , Oliodivitriolo. Olio d'antimonio, Argento vivo precipitato. Legnoguajaco I prefone il decotto 40. giorni cótinui, Zarza parilla f come fi legge nel difeorfo dell'ebeno . Itole, Allefijlole ■> & ulcere canernofe . DI DIOSCOR1DE. Decottione di radici d'iride illirica merla dentro con la fiririga , cioè con lo fc hizzatojo . Graffo di porco niello dentro . Mele applicato fimilmente , Succhio di piantaggine fchizzato dentro . Succhio di radice di dragontea meffa dentro con mele . Ariftologia tonda applicata con iride, e mele. Sphohdilio, e le mondature della fua radice legato fo- pra ove fiadibifogno di levare la callofità delle fì- flole. Cinquefoglio applicato confale, e mele. Succhio di ftratiote millefoglio fchizzato dentro . latte ili tithimalo caracia ufato nel modo medefi- mo . Agrefto incorporato con aceto meffò dentro . Chalcici diffalco a inodori collirio con acqua , e meffo dentro . Cadmia applicata al luogo . Spugne nuove infufe in mele cotto, Se applicate. Genciana ufata in qual fi vogli modo . DEL MATTHIOLO. Acqua diftìllacadicerebinchina volgare, o verodila- grimo d'abetemeffàdentro . . Oliodigrano. Succhio di piantaggine . Succhio di burfa paftoris . Succhio d'edera terreftre meffo dentro con verdera- me . Succhio di garofillàta, e di ftellaria ufati nel modo mc- defimo. Olio di vetriolo. Oliod'ancimonio. Argento precipitato. Argento fòlimato. Acqua diftillata di vetriolo . . All'ulcere callo Ce . «re «1. DIDIOSCORIDE. Radice di capparo fecca , & applicata . Verderame comporto con vetriolo à modo di col- lirio. Spugne nuove lìrette con fpago , e meffe dentro per ca- rta, ove fia bifogno di dilatare . DEL MATTHIOLO. Radice d'anonide trita, e fparfa per fopra . Argento folimato incorporato con unguento. esu. All' ulcere caufaìe da corrqfivi. cedaeor- DI DIOSCORIDE. Latte, efpecialmentevaccinoapplicato. DEL MATTHIOLO. Olio dituorlid'ova . Cerufa lavata "j Letargirio > meiTa negl'unguenti . Calcina lavata J «'«fot- AH' ulcere fordide ■ _ D I DIOSCORIDE. roglie d'olivo fai vatico pefte , & applicate con mele. Indeillirica fimilmente. Olive immature pefte liga te fopra . Terebinthina meffa fopra al male . ULCERE. Pece liquida applicata con mele . Gufci di ricci marini brugiaci , e medi (opra '. Cenere di porpore brugiate I , r , Cenere d'unghie odorate f fPal* fopra. Farina d'orobo impiaft rata . Cavolo applicato con farina di fien greco , & a- ceto . Radici , e foglie d'amphodillo impiaftrate . Radici dicappari fecche, e polverizzate . Radici d'anemone impiaftrate , Foglie d'hedera cotte nel vino . Chelidonia maggiore applicata con fogna di porco . Ariftologia tonda niellavi fopra in polvere. Radici di libanoiidefecche applicate con mele. Ballote impia (Irato con mele. Foglie di marrobio ufate fimilmente . Foglie di berbena fupina impiaftrate . Radice di narcifo applicato con farina d'eruo, e mele. • Radice di brionia meffa con fale , e parimente il frutto . Verderame cotto con mele, & applicato . Rame brugiato in polvere . Ortica di qual fi vogli forte trita , & applicata . Radice di peucedano in polvere . Cadmia polverizzata . Mele liquore meflo nel male. Pompholige applicata in qual fi vogli modo , Salamuoja 'infufa . Alume in ogni modo . Fiori di pietra afia in polvere. DEL MATTHIOLO. Terebinthina volgare. Ariltologia ritonda. Farina d'orobi con mele rofato, e terebinthina. Alle cotture del fuoco . DI DIOSCORIDE. Frutti di platano triti, & incorporati con graffo. Decottione di foglie di ligultro fomentata . Fiori di cifto applicati con olio , e cera . Gomma d'acacia pefta , & incorporata con o va , ove fi voglia prohibire Iefuevefciche. Foglie di mirto crude , o vero brugiate incorporate con olio, e cera . Foglie di moro trite, &applicacecon aceto. Incenfò polverizzato applicato con graffo d'oca,o ve- ramenre di porco. Cenere di buccine impiaflrata . Cenere di minili brugiati meda fopra. . Cenere d'unghie odorate ufata fimilmente . Cenere di fcarpe vecchie abbrugiate polverizzata . Graffo di porco untoal male. Sterco di pecora incorporato con olio rofato , & cera. 5terco -t, di colombi-, applicato con olio, e femedi ^di galline j* lino. Seme di fifamo incorporato con olio rofato . Malva cotta nell'olio . Fogli verdi di bietola applicate . Cenere di cavolo brugiato incorporata con ova . Lacce di lattucafalvatica incorporato con latte fiuma- no . f-oglie d'hedera cotte nel vino, e parimente i fiori in- corporati con cera . Radice d'acantho impiaflrata . Seme di ruta falvatica , e parimente le foglie appli- cate. Colla di toro, o vero di pefee disfatta nell'acqua , ove fi voglia prohibire le vefeiche . Lanugine di tipha incorporata con graffo di porco la- vato. Radice d'hemerocalleimpiaftrata . Foglie Cotture di fuoco. ULCERE. Foglie d'althca impiaftrate con un poco di mele , Foglie, efemed'hipericoàmodo d'impiaftro. Seme, e foglie d'afeira ufate fimilmente. Foglie d'androfemo applicate . Radice d' ancufa cotta nell' olio incorporata con cera . Helfine cotta, Se impiaftrata . Fogliedi papavero cornuto applicate con olio. Foglie di verbafeo falvatico ineffè negl'impiaftri . Antimonio unto con graffo frefeo , ove fi voglia prohi- birelevefciche, Alume diflolto in acqua 7 r v i l- i Sale diflolco nell'olio £ " vogh prohibire le Terra cimolia S Vffciche. Pietra phrigia incorporata con cera . Vetriolo diffolto nell'acqua. Sangue di drago , o vero cinabro unto al male . Fiori di galio applicati. Radicedigigliobrugiataapplicataconolio rofato, e parimente le foglie impiaftrate . Fogl ie di cinogloffa incorporate con graffo vecchio di porco. Foglie di fambucco tenere diftefe fopra . Radice di narcifo impiaftrata con un poco di mele . Qlio bollito con leradici d'amphodillo . DEL MA TTHIQLI. Olio di fiori di liguftro. Chiara d'ova frefche per fe fola , e sbattuta con le tuor- la , & olio rofato . Orzo abhrugiato, e polverizzato fopra . Olio di tuorla d'ova. Olio di feme di lino lavato con acqua rofa . Zucca fecca abbrugiata . Corteccia feconda di fambucco . Radice di canape cotta nell'acqua , & applicata. La medelimapeftacon boturo, & impiaftrata . Acqua diftillata di fiori di verbafeo applicata con pez- ze di lino . Olio di momordica . Unguento di corteccia di fambucco, fatto2 & ufato co- me fi legge nel tuo difeorfo . vrl-ere f«- All' ulcere fauine . vue. DI DIOSCORI DE» Radici di peponi incorporate con mele . Nafturzopello, &impia(lrato. ticchi ul. ficc,,i ulcerati . cerati. DI DIOSCORIDE. Bulbi cotti fotto la cenere calda, & incorporati con cenere di celle di menote . Alle feortìcaiure . 5«ni«n. DI DIOSCORIDE. Suola di fcarpe vecchie abbrugiace, e polverizzate fo- DEL MATTHIOLO. Letargirio incorporato nel mortajo di piombo con olio, &accto rofato. All' infìammaggioni dell' ulcere . SST2& D'I DIOSCORIDE. ulcere. Tela di ragni merlavi fopra . DEL MATTHIOLO. Succhio di cinoglo-lìa volgare incorporato con cam- phora, econcerufa. All'ulcere profonde. fxohSd?. DI DIOSCORID E . Incenfo meffovi dentro . Pece liquida incorporata con mele . Pece fecca impiaftrata . Midolla d'offa d'animali quadrupedi meffa negl'un- guenti. Mele liquore unto al male . Cadmia polverizzata dentro . Coralli adoperati fimilmtnte. Fiore di pietra afia incorporato con mele . .1 applicati in qual fi voglì modo. Q. DISLOGAGIONI. Terra eretria impiaftrata . Pomice applicata in polvere . A cicatrizjire l'ulcere . DI DIOSCORIDE. {di porpore polverizzata» ,. , dimituli «applicata in poi- d'unghie odorate » verc" Aloe applicato in qual fivoglimodo. Foglie d'agrimonia tagliate minute, & incorporate con grado di porco . Radice di felce f emina polverizzata . Cadmia parimente applicata in polvere. Rame brugiato polverizzato . Squamma di rame ufata umilmente . Verderame applicato con olio , e cera . Antimonio Molibdeni Lethargirio Biacca Chalciti Pomice Feccia di vino abbrugiata Calcina viva lavata Coralio Fiore di pietra alia Tefti di tornaci arroftiti ) DEL MATTHIOL Piombo abbrugiato, e lavato. Calcina lavata più voice con acqua rofa . Coralli abbrugiati. Alume abbrugiato. All'ulcere del mal francefe . DI DIOSCORID Argento vivo meffo negl' unguenti . Argento vivo precipitato , e folimato . Olio d'antimonio. Unguento di calcina lavata . Cinabro volgare. DISLOGAGIONI. Alle dirlogagioni delle giunture . DI DIOSCORIDE. R Adice dicannepefte, e ligacefopracon aceco. Radice di lappola maggiore impiaftrata , ove do- gli lagiuncura per qualche ftorcura. Decottione d'acacia fomentata . Seme di vitice impiaftrato infieme con le foglie . Sterco di capra incorporato con olio rofato , & cera. Radice di fparagipefte,& applicate con vino, o yera- mence con aceco. Decottione di pan porcino fomentata . Bulbi applicati àmodo d'impiaftro. Radice d'acanto ligate fopra. Foglie di majorana incorporate con cera . Foglie d'anchufa applicate con farina , e con mele. Ortica di qual fi vogli fpecie impiaftrata . Radici di narcifo trite, & incorporate con mele. Foglie di vite nera applicate con vino . Polipodioligato fopra. Foglie d'hcliocropio maggiore impiaftrate . Cenere di farmcnti, e di vinaccia applicata con a- ceto . Sale applicato con mele , e con farina . DEL MATTHIOLO. Foglie di piantaggine pelle con fale , & applicate. Succhio di primavera bevuco, & applicato . Chiara d'ova incorporata con incenlo , bolo armeno, e fangue di drago applicata con ftoppa . Alle rotture d'ojfa. DI DIOSCORIDE. Decottione di foglie di mirto fomentata . Lana fuccidainfufain olio, in aceco ,& in vino. Decoc- Saldare ulcere . Ulcere dimalfran- «fe. Disloga gio. ni di giun- ture. Rotture d olii. DISLOGAGIONI, E ROTTURE D'OSSA. Taf«rc da Ito. Dceottionedi verbafco bevuta . Fuligine da dipingere incorporata con cera, & olio roiato. Decottione di foglie ,o veramente di radici d'olmo fo- mentata, efparfafopraalmale. DEL MATTHIOLO. Succhio di primavera bevuto , & applicato di fuori^ Pietra deferirla nel difeorfo della pietra morochtho. Radice di confolida maggiore pefta , e ligata fo- pra . Radicedigeraniodelfioreceleftepeitacon fogna, & applicata. Ova frefeh e sbattute con aloe, ineenfo , fangue di dra- go, e bolo armeno. Ofli rotte A cavar fuori lo(!a rotte . lic,vlre- DI DIOSCORIDE. Ariftologia tonda pefta, & impia (Irata fopra. Radice di peucedano polverizzata . Euphorbio meflò in polvere. Radice di xiride con fior di rame. Brionia trita, & applicata . Radice di vite nera pefta , & impiaftrata . DEL MATTHIOLO. Radici d iride pelle, Ór. impiadrate . Dittamo di Candia bevuto , Se impia (Irato . Amento vivo precipitato polverizzato per fopra. A coloro che cafeano da alto, ; , DI DIOSCOR1DE. Succhio di gentiana bevuto al pelo d'una dramma . Decottione di radici di baccarà bevuta . Millefoglio dato à bere con acqua , e confale. Lifcia fatta con cenere di farmenti bevuta con aceto , confale, e con mele. DEL MATTHIOLI. Mumia prefa con cafTia, terra figillata, c radici di ru- ota . Pietre di gamberi bevute nel vino iiifieme con carbone ditilia . Piantaggine mangiata , & applicata di fuori Ciano maggiore prefo in polvere con acqua di piantag- gine, o vero di confolida maggiore Acqua diftillatadiradicidi pan porcino bevuta eoa zuccharo . Reubarbarobevutonell'acqualambiceata di piantag- gine con mumia, e radice di rubia. Anftologia ritonda. Radici di vincetofeo bevute nel vino.o vero nell'acqua diconfouda maggiore. Lunaria minore prefa nel medefimo modo Succhio di radici di biftorta, e di rormentilla, e, vero la polvere damendue bevuta. • Confolida mezzana, e minore polla nelle bevande Sanicula ì Pelofella | Virga aurea l , . Lunaria f Prefe qual fi vogli modo . Potentilla j Ophris J «urein. Mtrotìie* intrinfeche caufate da •violente e/leriorl. >r«he. . DI DIOSCORIDE. i)ccottione d'acoro bevuta . Cardamomo bevuto con acqua . Decottione di calamo aromatico bevuto con feme di gramigna, o veramente d'appio . Kadici d'helenio compofte in lcttovario con mele. iidelho bevuto. . Bacche di ginepro bevute. Ciedride mangiate ne cibi . Kadice d'alimo bevuta con acqua melata al pefo d' una dramma. Radice di dragontea maggiore leffa, o vero arroftita prcla con mele . Radici d'amphodillo bevutaconvino al pefo d'una dramma. ' Bulbi cotti nell'aceto, mangiati ne cibi . Agarico bevuto con vino melato al pefo di tre oboli . Succhio di gentiana bevuto al pefo d'una dramma . Arillologia tonda bevuta , Serpillo bevuto . Radicedicentaureamaggiore bevutacon vino. Radice d'acantho prefa in bevanda . Radice di fmirnio mangiata , ò data à bere . Decottione dileucacantha fatta nel vino bevuta. Seme d abrotano bevuto con acqua . Origano mangiatoconfichifecchi. Foglie, e radici di coda di cavallo bevute. Decottione di calamento data à bere . Decottione di radici li bacchara inbeyanda . Radici di libanotide bevute. Sagapeno tolto in bevanda . Lafero bevuto con lifcia. Galbano inghiotito . Policnemone prefo con vino. Scordio prefo con nafturzo, mele, eragia. Decottione d'althea bevuta . Radice d'althea bevuta in vino , o veramente in acqua. Foglie di betonica bevute al pefo d'una dramma, con acqua. Simphito petreobevuto con aceto melato . Radice di confolida maggiore prefa in bevanda . Radice di xiride bevutacon vino melato. Foglie d'elichrifo bevute nel vino . Decottione di verbafeo bevuta . Radice di brionia compofta con mele, fattone letto- vario . Pietra sfelTa bevuta. DEL MATTHIOLO. Lmgua ferpentma bevuta con acqua di cauda equina K.eubarbarobevutoconmumia, eradicedirubia. Ariftologia ritonda prefa in bevanda . Radici di centaurea maggiore bevuta in polvere . Radici di vincetofeo bevute nel vino.o vero nell'acqua . di confolida maggiore. Lunaria minoreprefi nel medefimo modo. Radici di biftorta, editormentillabcvute nell'acqua di confonda maggiore . Sanicula ") Orecchia d'orfo I Pelofella Virga aurea I , . Pirola f Prefcinqualhvoglimodo. Potentilla Stellatia I Ophris J Perfoliata bevuta in polvere, &in decottione. Alle rotture dell'ella tefta . . Rotture di DEL MATTHIOLO. Gomma demi. Ragia di pino bianca. Lagrimo d'abete. Pelofella 1 Betonica I Se il Ior fucchio metto ne gì" un- aMatnlelva I guenti. Ophris J VELENI. Ai morfi di tutti gl'animali veleno]} . R.DI DIOSCORIDE. Adici d'iride bevute con aceto . Cardamomo bevuto con vino. Nardo celtico bevuto con decottione d'allenzo Phumefsa con gl'antidoti, che fervono à corali mor- lure. Cinnamomo bevuto. Caflia odorata fimilmentf bevuta Decottione di radici d'cnola , cioè hclenio data à bere. Bdcllio Morfi vele- nofi . VELENI. Bdellio prefo in bevanda. Frutti di platano bevuti con vino . Fiori d'erica bevuti , e parimente la chioma . Seme di vitice dato à bere . Ghiande mangiate. Noci tolte per bocca in bevanda • ' • Gomma di fìcomoro applicata al morfo , - - ' Latte di fico mefTo fopra-la piaga . Pece liquida applicata con fale trito. -" Decottione di foglie , & di radici di paliuro"be- vuta . Cervello di gallo bevuto con vino . Bruchi che mangiano le piante, & i cavoli negli horti unti con olio in fui morfo. f di lepre Caglio « 1 bevuto con vino al pefo f di tre oboli - d'agnclla di cervato di cignale di vitello di bufalo di capretto di capra falvatica t,di capticorno Sangue di teff uggine marina bevuto con cagliodi lepre, e cimino . Mele bevuto con olio rofato caldo. Farina di grano applicata con aceto , e vino. Succhio di porri bevuto con mele . Porro falvatico mangiato . Pepe prefo per bocca in qual fi vogli modo . Iringo bcvHto con vino , Tcucrio impiaftrato con aceto . Argemone bevuta con vino . Agatico prefo con vino al pefo di tre oboli . Rhapontico prefo in bevanda. Chamcdri» bevuto con vino. - Radice di gentiana prefacon vino al pefo d'una dram-, mainfiemeconpepe, e ruta. - Ariitologia lunga prefa per bocca al pefo d'una dram- ma, Se impiaflrata fopra lamorfura , . Decottione d'origano bevuta . Leuca prefa con vino , & impiastrata fopra il . rriorfo . Puleggio tolto con vino . Succhio di dittamo bevuto con vino. Radici di bacchara bevute con vino . Seme di panace herculeo tolta con ariftologia. Radice di liguftico bevuta, e parimente il feme. Seme di pattinaca falvatica tolto in polvere. Seme d'anifo bevuto . Radici d'al'clepiade bevute nel vino. Cimino prefo in bevanda con vino . Seme d'ammi prcib fimilmente . Delphinio impiaftrato fopra la piaga . Lafero tanto prefo dentro, quanto applicato al mot'- fo . Galbano impiaftrato al male . Clinopodiojjevuto. Foglie di trifoglio bituminofo bevute con oxi- mele. Decottione di polio bevuta . Foglie di betonica bevute al pefo di tre dramme con due feftarj di vino , Se impiaftrate in fui male. Succhio di poligono bevuto . Clematite puma impiaftrata . Radice di fparganio bevuta con vino. Salamuoja acetofa fomentata . Terra lemnia bevuta . Sale impiaftrato con origano , e mele . DEL MATTHIOLO. Radici di valeriana bevute, & odorate . Acqua di cinnamomo distillata bevuta. Enula prefa in bevanda . VELENI. Mirrha bevuta nel vino. Camphora in qual fi vogli modo . Radici di dittamo bianco prefein polvere . Olionoftro di feorpioni unto freddo fopra'I cuore, & allipolfi. Acqua di fterco humano diftillata , e bevuta . Succhio di radici, e foglie di feorzonera bevuto. Foglie di porro pefte con mele , & applicate di - fuori. Conferva di garofanifiorimangiata. Zedftaria mafticata,. & inghiotita , & applicata di fuori . Succhio di buono nemico bevuto . Agarico applicato difuori, e bevuto con vino al pefo d'una dramma . Mcntaftro bevuto, &applicato di fuori. , Galega pefta,&applicita alla morfina, ebevutoneil fucchio'. Cardo benedetto tanto prefo per bocca, quanto appli- cato di fuori. Seme di fecuridaca bevuto in polvere . Hiperico tanto prefo per bocca , quanto applicato alla morfura. • Succhio di borraginè, over di buglofla bevuto . Succhio di cicerbita. ufato cosi di dentro, comedi fuori. Quinta eflenzanoftra ferina nella prefatione del fello libro bevuta. ■ Culodigallo, ó di gallina pellato vivo , & applicato fopra la morfura pili , e piti volte. .Themca°>in[luaIfivoSliraodo- Calcina viva incorporata con olio , emele , & applica- ta di fuori. - - , Radice d'elleboro nero fitta nella morfura . Cipolle -, cotte nell'acqua, Se impiaftrate fopra la Aglio. , r* morfura. /Imperatoria ' V meetofeo j Biftorta. I •' Torraenulla | Angelica . I Ampho. alo ! Dragontea Iride' Aro Valeriana I Carlina j Gigli°bianco f \ T-lpmemnalIe j Radici di tagliate cotte nell'acqua, & impiaftrate in fu le morfure. Hemerocal Martago Enfia Pinocchi Smirnio Gladiolo ' ; ' Squilla Sparganio Ciclamino Brionia Raphano ! Narrilo Jacintho Cedri frutti mangiati. Radici di coronopo ialvatico chiamato da alcuni ler- pettina bevute in polvere. Incanto d'un certo tornito fcritto nel fefto libro nel noftrodifcorfo della cura del morfo di tutti grani- mali velenofi. ,/.,.,, • . • Pietra bezohar bevuta al pefo di dodici grani, & ìm- piaftratadifuori. Sordidezza che fi ritrova ne gl'angoli de gl'occhi de cervi bevuta, & applicata di fuori. Terra melitea bevuta. Antidoto noftro fcritto nella prefatione del fefto libro bevuto con vino. Bevanda del medefimoferitta nell'iftefìb luogo. Olio VELENI. Olionoftrodeglifcorpioni unto freddo fopn il cuo- re, aipolfì, &attorno alla morfura. Al morfo delle 'vipere . DI DJOSCOR1DE. orfo ili c0ft0 bevuto al pefo di mezza oncia . re' Calila odorata bevuta. Pece liquida impiaftrata . Succhio di foglie di fra (fino bevuto,& parimente le fo- glie prefe in polvere . Foglie di lauro impialtrate . Abrotano ligato fopra la morfura. Galbano impiaftrato. Origano frefeo legato fopra il morfo . Polaftri aperti vivi,& meflì fopra il luogo. Camamilla polverizzata, & incorporata con aceto me- lato, & impiaftrata in fui morfo, ove prima fia ftato fomentato il male con aceto melato. Foglie di rovo impialtrate con vino. Succhio di porri bevuto con una hemina di vino . Succhio di meliffa prefo con vino. Caglio di lepre bevuto . Verga di cervo prefa in polvere con vino . Orina di queir ifteffomorduto bevuta . Semola di grano cotta nella decottione di ruta , Se ap- plicata al morfo. Farina di crvoinfufa nel vino, & impiaftrata . Rafano meffo fopra la morfura. Succhio di cavolo bevuto con vino , & iride . Condrilla mangiata. Aglio prefo nelvino, e parimente applicato al mor- fo . Scilla cotta nell' aceto, &ligata in fui male. Succhio dianagallide bevuto con vino . Midolla di ferula prefa nel vino . Succhio di aparine bevuto nel vino , Succhio di radici dirubbia bevuto infie me con le fo- glie. Succhio di tribolo terreftre bevuto al pefo di una dramma, & parimente meffò in fui morfo. Foglie di anchufa alcibiade , & parimente le ra- dici tanto bevute , & mangiate , quanto impia- ltrate. Seme di ocimaftro bevuto nel vino . Decottione di radici di fambucco, o veramente di epu- lo data à bere. Radice di brionia bevuti al pefo di due dramme . Cenere di farmenti di viti impiaftrata con aceto. DEL MATTHIOLO. Pietrabezahar bevuta , & applicata di fuori . Sordidezza ritrovata ne gì' angoli de gl'occhi dei cer- vi bevuta ,& applicata fopra la morfura . Antidoto noltro ferino nella prefatione del fedo li- bro. Trocifci di vipera bevuti . Olio noftro di feorpioni unto freddo fopra'I cuore, ai polfi, & intornoallamorfura . Theriaca d'Andromaco bevuta con vino . Aglio mangiato copiofamente avanti che l'orina fia fanginofa . llmedefimo impiaftrato con aceto, & cenere di fraf- finoinlìemecon pane . Vino potente bevuto copiofamente, & dipoi vomita- to . La vipera fteffa feorticata, e tagliatone via il capo, e la coda, e mangiala cotta come lì mangiano le an- guille. Telta d'una vipera viva tagliata, & cosi calda applicata dalla parte del taglio fopra la morfura . Galline vive aperte, &così calde applicate fopra la morfura . Ventole applicate alla piaga . Succhio di foglie di fraffino bevuto dopo mede le ven- tole, & pollo (opra la morfura. Succhio di meliffa bevuto convino, & applicato di fuori . VELENI. Mela nthio bevuto al pefo di quattro dramme . Granchi di fiumi triti , & bevuti con latte, & applicat' alla morfura . Ranocchie cotte nell' acqua mangiate , &bevutone di- poi il brodo . Sangue di teftuggine fecco bevuto con cimino falvati- co. Radice di anchufa prefa nellebevande . Pietra hematite bevuta . Helitropio bevuto con vino . Rafano mangiato, &poi vomitato, & fubito di poi prefa la theriaca . Bagno fatto di decottione di trifoglio bituminofo te- nendovi dentro il luoco della morfura. Porri triti con fale,& applicati . Radici di amphodillo trite,& impialtrate . Foglie di ficomoro applicate con pane. Foglie tenere di lauro cotte, Se incorporate con olio , & applicate . Vipera pefta tutta, & impiaftrata fopra la piaga . Echio meflo pedo fopra la morfura, & bevutone il fuc- chio. Ai morfi de gli affidi , e delle ferpi . DI DIOSCORIDE. Granchi dei fiumi triti crudi dati a bere con latte di afino . Tclticoli d' hippopotano dati a bere . Caftoreo bevuto. Carne di donnola filata, &fecca all' ombra data a bere nel vino al pefo di due dramme. Ranocchie cotte con olio,& con fale mangiate . Gobio pefee mangiato . Cimici delle lettiere bevuti fino al numero di fette. Fegato di cignale mangiato frefeo, Se parimente be- vuto fecco in polvere. Galli aperti vivi, & applicati fpeffo così caldi fopra la morfura . Boturo impiaftrato . Sterco di capre montane cotto nel vino,o veramente nell'aceto, impiaftrato. Mele bevuto con olio rofato caldo . Radici di amphodillo tolte al pefo di due dramme, Si parimente impiaftrate, &fimilmente le foglie, Sci fiori. Nafturtio tolto in bevanda . Seme di fpina bianca bevuto . Abrotano bevuto con vino . Hiffopo incorporato con mele, fale, e cimino impia- ftrato . Nepeta mangiata,o veramente impiaftrata . Scmedipanace afclepìo bevuto infieme coni fiori, & applicato in fu'l morfo . Panace chironio bevuto , & ufato fimilmente . Succhio di hieracio bevuto nel vino. Seme di elaphobofco bevuto nel vino. Euphorbio mefib fotto la cute del capo, che toc- chi l'ofio, cufeita dipoi fubito la ferita per ciò fatta . Leontopetalo bevuto , toglie via fubito il dolore . Foglie di giglio bianco impiaftrate . Melitta bevuta nel vino, & impiaftrata di fuori . Foglie di marrobio bevute . Serpillo bevuto,& applicato al motfo. Ruta bevuta o veramente mangiata con noci , & fichi fecchi . Phillite bevuta con vino . Radice di fmirnio prefa in bevanda . Finocchio bevuto con vino . Sagapeno prefo umilmente . Radici di rolmarino primo prefe nel vino . Scordio fecco bevuto nel vino . Coniza impiaftrata Calematideprima bevuta nell'aceto . Radice Morfo dì afpidi . ■ ì Al morto della he- morroide . VELENI. Radice di echio tolta in vino, e bevuta per avanti non lafcìa morder daferpente veruno, il che fanno pari- mente il feme , & le foglie. Seme di ocimaftro bevuto. Fo liedi agrimonia bevute nel vino, &cosi il feme. Helicrifo dato a bere in vin j , Foglie, Se radici di verbenaca fupina bevute in vino,e parimente impiaftrate . Radice di mandragora impiastrata con mele ò con olio . Radice di «el io prefa nel vino . Aceto fomentato caldo fopra al morfo ove il veleno fiafrigido,& freddo ove il veleno fia calido . Decottione di adianto bevuta , Acqua marina fomentata , Sale applicato al male con origano,hiflopo,& mele . Cenere di fermenti incorporata con aceto, & impia- ftrata in fui morfo . Terra famia bevuta con acqua . DEL MATTHIOLQ. Pietra ophite portata adoflb . Frutti di tamarigio bevuti . Olionoftrodeglifcorpioni unto fopra'I cuore, aipol- fi, & intorno alla morfura. Cullo di galli , & di galline vive pelato , & applicato in fu la piaga. Sordidezza de gli angoli de gli occhi dei cervi bevuta , & impiaftrata. Farina di ceci cotta con hiperico,& applicata alla mor- fura . Foglie di malva impiaftrate con porri , & cipolle . Succhio di bietola nera bevuto , & applicato di fuo- ri. Radice di coronopo falvatico, chiamato ferpentina , bevuta con vino ■ Succhio di foglie , & radici di feorzonera bevuto . Foglie di porro pefte con mele, & applicate . Farina di fenape impiaftrata con aceto. Radici di garofani fiorifalvar.it hi bevuti con vino po- tente . Succhio di radice di centaurea m aggiore bevuto Se in- fufo fopra la piaga. Hifiòpo trito confale, e cimino, & impiastrato con mele. Menta greca bevuta & applicata di fuori . Succhio di hieracio bevuto con vino,overolefoglie,& i fulti arrofliti , & prefi in bevanda con aceto . Radice di peonia, o veramente il feme bevuto, & ap- plicato di fuori . Radice dibiftorta,&tormentilla prefa per bocca, & applicato di fuori. Scabiofa pefta f refea , & impiaftrata . Radice d'angelica applicata con rura . Fiori, e foglie di ftafifagria ufate inqual fìvoglimo- do . Terra mclitea bevuta con vino. Antidoto noftro fcritto nella prefatione del fello li- bro. Olio noftro deglifcorpioni unto freddo fopra'I cuore, a i polli , Se intorno la piaga . Opopanaco bevuto con vino , & dipoi vomitato . Origano bevuto con vino . Centaurea minore applicata con mirrha, &un poco di olio. Rombice trita , & impiaftrata in fui male . Theriaca ufata in ogni modo . Qtunta c fk nza noftra theriacale, delcritta nella prefa- tione del fcfto libro. Al morfo della hemorroide . DI DIOSCORIDE. Aglio bevuto , Si impiaff rato . Vino ottimo, & potente bevuto copiofa mente . Foglie di viti che fanno il vino, cotte, & incorporate con mele,& impiaftrate . Mor eerart; Mot Caiani Mor dra. VELENI. DEL MATTHIOLO . Aglio mangiato copifamen- n avanti che l'orina efea tc-, ?■ fangninofa, edipoi Vino inacquato bevuto affai. J vomitati. Theriaca d' Andromaco mangiata . Pefci mangiati copiofamente con olio . Al morfo della cerati a . DI DIOSCORIDE. Seme , & foglie dì fifamo impiattrati con olio rofato . Seme di raphano domellico bevuto con vino . Sale incorporato con cedria,ò con pece, òcon mele meflo fopra il morfo . DE L MATTHIOLO. Madicamenti tutti,che fi convengono neimorfi del- le vipere, Al morfo della tarantola . DEL MATTHIOLO. Antidoli tutti che fono feriti per il morfo de pha- langi . Far fon are pifferi ,& altri inftrumcnti mufici , e far bal- lare continuamente ipatienti fino all' ultima llrac- chezza . Al morfo della fio lopendra . DI DIOSCORIDE. Radice,& feme di amphodillo tolti nel vino . Sale impiailratocon mele, & aceto. Ruta falvatica impiaftrata ,& bevuta nel vino . Salamuoja acctofa fomentata . Ariftolochia bevuta nel vino . Serpillo dato a bere. Calamcnto bevuto fimilmente . DEL MATTHIOLO. Cenere impiaftrata con aceto , & merla fopra il morfo . Scilla applicata. Pulegio ? Ruta bevute con vino. Menta \ Al morfo del driino. DI DIOSCORIDE. Ariftologia bevuta con vino. Foglie di trifoglio bituminofoprefo in bevanda . Radice di amphodillo prefa per bocca . Ghiandedi qualfi voglialbero bevute. Radice di elice pefte, & ligate in fui morfo. DEL MATTHIOLO. Rimedj tutti che fi convengono nel morfo delle vipere. Succhio di foglie di quercia bevuto con la loro acqua . Al morfo della natrice. DI DIOSCORIDE . Origano trito, & bagnato con acqua, & applicato al morfo con olio , Se con lifeia . Scorze diradici di Ariftologia tagliate minute infìeme con radice di quercia,& impiaftrate con farina d' or- zo, & mele . Radicedi ariftologia bevuta in aceto inacquato al pefo di due dramme. Succhio di marrobio bevuroin vino. Favo di mele frefeo tolto con aceto DEL MATTHIOLO. Noci di cipreflo bevute con vino dolce, overo con me- lerofato, con altrettante bacche di mortine. Calcina viva appplicata con olio . Olio noftro di feorpioni unto fopra il cuore,a i polfi, & attorno alla morfura . Al morfo del cenerò . Mori". DI DIOiCORlDE. Seme di Iattuca impiaftrato con feme di lino . Satureia bevuta in vino con ruta falvatica, ferpilIo,& radice di amphodillo . Gentiana data a bere . Cardamomo mangiato . Al morfo del topo ragno. DI DIOSCORIDE. Il medefimo topo ragno ftracciato, & merlo fopra. Aglio «or: driino. Morf natrice Morf< tepo ra.i Puntura di aftinaca , corpi ore , drago ma- ino. VELENI. Aglio impiadrato con foglie di fico, e cimino. Adenzo bevuto nel vino . Radicedichrifogonotagliata minuta, Se applicatalo fui morfo con aceto. Caldano impiantato . Fatina d'orzo incorporata con aceto, e mele impia- gata. Acini di melagrani dolci applicati cotti al male. Porri triti, Scimpiadrati. Decottione d'abrotano bevuta con vino. Serpillo prefo nel vino . Ruchetta prefa umilmente . Noci frefche di cipreffo tolte nell'aceto . Ciclamino bevutocon aceto melato . Pirethro bevuto con vino. Radice di chameleone . DEL MATTHIOLO. Semediruchetta trito, & applicatoal male. Cimino pedo con la buccia impiadrato . ■R iA ir„ A ; j-Gentiana-, bevuta con vino , & applicata Kadicedi^panace }i almorfo. Corteccia di radici di capparo bevuta, & impianta- ta . ~. Succo di verbena diritta bevuto . Sacat(>evuti Alla puntura delta faftinaca , feorf ionie e drago marino. DI DIOSCO RIDE. Decottione di falvia bevuta . Tutti i medicamenti ferirti di fopra al morfo della vi- pera. ." ' ■ Decottione di affenzo bevuta. Mullopefce aperto , e legato fopra alla puntura. . Balìlico impiantato con farina d'orzo, e aceto. Piombo fregato fopra il male . Solfo impiadrato . DEL MATTHIOLO. Semola cotta nell'aceto, & applicata. Aceto fomentato caldo . Lievito acetofo applicato con pece liquida . Foglie di laura bevuto con decottione . Marrobio bevuto con foglie di lauro, òd'echio. Radice di panace mangiata con falvia . Latte di fico bevuto allaquantitàdicinque gocciole o con tre grani di ferpollo. Decottione di falvia bevuta per più giorni continui. Scordio bevuto nella fua decottione . Theriaca inghiotita. Mithridato bevuto. Quinta cfl'enzanoftratheriacalc fcritta nella prefatio- ne del fedo libbro . Cinquefoglio ") Fiori di rovo Arctio Acetofa Licoffi Tordi'.lo Chamcpitio Scorzi di faggio Seme di padinaca falvatica Bacche di terebintho Fico marino Smirnio Iringo Rofmarino primo ...j-.j. Al morfo della donnola. donnola ' , DIDIOSCORIDE. «.ticchetta mangiata, e bevuto dopo di buon vino ó .. DEL MATTHIOLO. Kadice di vincetofeo bevuta. Morfo di Al morfo dì bajilìfeo . bafihfco.. DI DIOSCOR1DE. Caitoreo bevuto con vino al pefo d'una dramma . prefe per bocca, & im- piantate di fuori. VELENI. Olio prefo in bevanda . Al morfo della fepa. DI DIOSCO RIDE. Procaccila ben cotta mangiata , & impiastrata DEL MATTHIOLO. Antidoti tutti, che fi convengono nei morii delle vi- pere. Procacchia mangiata copiofamente ne cibi. Vino di mirto bevuto puro . Aceto caldo fomentato con lefpogne. Al morfo del cane rabbioCo. DI DIOSCORIDE. Licio prefo in pillole, ò bevuto con acqua . Cenere di gra nchi di fiume al pefo di due cucchiari be- vuta inlieme con gentiana nel vino . Smaridipefci, falati, &mangiati. Salamojadi tutti i pelei fomentata . Fegato dclmedefimo cane arrofiito , e mangiato , Sangue di cane bevuto. Orina di cane data à bere . Mele bevuto con olio rofato caldo . Grano mafticato, & impiantato fopra la piaga. Cipolle peffe con mele, ruta , e fale impialfrate . Aglio bevuto con vino , & impia (Irato di fuori . Panaceherculeoincorporatocon pece, emellb negli impiaftri. Radice di finocchio pelle , & impialfrate con mele . Lafeto applicato fopra'l male . Ballote impialfrate con fale . Mellita bevuta con vino , e meda foprala morfura . Alido mefehiato con cibi . Aglio falvatico mangiato , & impiantato . DEL MATTHIOLO. Pece applicata con opopanaca aceto . Acqua diffidata di (lerco fiumano bevuta . Decottione di rombice fomentata , l'herba impiaftrata , e bevuta con le radici . Radice di feorzont-ra, &il fucco bevuta. Radice d'hippolapato bevuta quaranta giorni conti- nui . Radice di vincetofeo bevuta al pefo d'una dramma con decottione di cardo benedetto per 40. giorni conti- nui. Radice d'Angelica bevuta /& impiaff rata con ruta . Bitume afphaltitc bevuto con acqua piti giorni conti- nui . Hippocampo marino pedo con aceto nero, e bevuto, & impiadrato. Theriaca d'Andromaco bevuta, & applicata di fuori . Potamogeto impiadrato con fale . Artemifia ") Aflénzo | Aglio Centaurea minore Aridolochia Scordio Chamedrio Brionia Pulegio Corteccia di fico falvatico pefta.e bevuta con acqua Argento vivo precipitato medo nella piaga . Fuoco amminidrato con ferro. Al timore dell'acqua. DEL MATTHIOLO. Elleboro d'amendue le forti prefo in bevanda . Morfo Ai fepa. Morfodì ca- ne rabbiofo. così bevute , come impialfrate di fuori. Epithimo Fumo terre Sena Mirabolani tutti Elaterio Agarico Reubàrbaro Centaurea minore Seme digincltra Thaffia Bolo armeno Timore del- l'acqua. meffe nelle bevande purgative. Bitum* \ VELENI. Bitume di giudea bevuto fueffe volte nell'acqua . .• Lepre -j Caglio di J Volpe > bevuto. LCapriolo-J apri. Caglio di cane bevuto una fola volta . Brodo diceci neri bevuto copiofamente . Mitridate l . i Theriaca (^«""P1"' e P« volte. Morr0 Al morto de i cani non rabUofi. cane non DI DIOSCORIDE. rabbiofo. Mandorle amare pelle, & incorporate con mele. Mituli pcfti, & applicati. Gobio pefee aperto , e legato fopra . Farina d'orobo incorporata con vino. Piantaggine impiaftrata . Foglie di cocomero mefle fopra la piaga . Bulbitriti, &incorporati conmcle, epepe tritto, e meni fopra il male . Menta pella, &impiaflrata. Ortica d'ogni forte mefla fopra . Radici, e foglie di cìnogloffa applicate con fogna vecchia di porco. Foglie di fambucco, e di ebolo impiaftrate . Cenere difarmenti applicata con aceto. DEL MATTHIOLO. Radice d'hippolapato trita, & impiaftrata con vino puro fopra la piaga. Fogliedimarrobiopefteconfugna vecchia, & appli- cate. Pelo del cane dello legato fopra la piaga . Morfo dì Al morfo de' phalditgi . t'™1'™- DI DIOSCORIDE. Frutti di tamangio beliti . Mitto bevuto con buon vino . Succo di foglie di moro bevuto allamifura d'un cia- to. Lifcia di cenere di fico bevuta con vino , e con fale. Granchi dei fiumi triti «rudi, e bevuti con latte afi- nino . Muilo pefee aperto , e ligaro in fui male . Decottione di malva fomentata . Mirrhide bevuta con vino. Decottione di radici di fparagi con vino . Lattuga falvatica bevuta. Seme di cori bevuto nel vino . Succo d'hedera bevuto con aceto . Abrotano bevuto con vino. Seme di dauco prefo Umilmente . Nigella, cioèilfeme, bevuta con acqua al pefo d'una dramma. Appanna bevuta con vino . Melifla bevuta con vino , e metta ne gì' impia- ftri. Foglie di phalangio bevute, e parimente i fiori, & il feme . Foglie tenere di giunco marino che nafeano apprelTo alle radici impiaftrate . Radice di hiacinto bevuta . Scmpreviva maggiore data à bere . Acqua marina fomentata . Radiccdi mclagranofalvaticotritafottilifiimamente , & incorporata con ariftologia , farina d'orzo con aceto, & applicata al male . Decottione di melilTa fomentata . ( d'abrotano ì s Jd'anifo I prefo nel vino al pefo di 1 diciminoethiopico I duedramme. Idi ceci falvaticm ) Cedridc (cioè frurtidi cedro) trite, bevute, & im- piaftrate . Corteccia di platano bevuta . Decottione di noci di cipreflo bevuta con vino. Decottione di chatnepitioprefa in bevanda . Seme di trifoglio bituminofobevuto . VELENI. DEL MATTHIOLO. Succo d'attriplicc bevuto . Foglie di ciano , ò vero il fucco bevuto con vino . Foglie di poro pelle , & impiaftrate con mele . Jeracio fomentato con vino. Trifoglio bituminofo, e la fua decottione fomentati infjeme. Aceto f omentato caldo con le fpugne . Porro cotto con femola , & aceto impiaftrato . Farina d'orzo cotta in vino, e mele, & applicata alla piaga. Poligono trito, & applicato. Foglie di lauro applicate con ruta. Sterco di capra impiaftrato con vino. Majorana impiaftrata con ruta falvatica, cipero, & aceto ■ Theriaca d'Andromaco mangiata. Mithridatobevuto. Al morfo dello Jìellione. DI DIOSCORIDE. . „"?rf° M t* r • n i ■ r 'temone • Seiamo impiattrato con olio rofato DEL MATTHIOLO. Mitridato bevuto. Scorpioni triti, &impiaftrati. Olionoftrodifcorpioni unto al morfo. Al morfo del cocodrillo . Morto a DI DIOSCORIDE. «codilo . Sale meflb fopra la piaga . DEL MATTHIOLO. Cenere di cuojo dcll'iltcfo cocodrillo applicata con aceto. Radici d'amphodillo cotte , e legate fopra'l morfo . Al morfo de gli animali quadrupedi . DI DIOSCORIDE. Morfo ai Fegato di porco cignale mangiato frefeo, e parimente JE^iil bevuto fecco in polvere . drupcdil"1" DEL MATTHIOLO. Fagiuoli mafticati, & impiaftrati. Farina di fave , e d'orobi impiaftrata con mele . Olio d'avezzo applicato caldo . Alle punture de gli feorpioni . DI DIOSCORIDE. Cipero impiaftrato . Cardamomo bevuto con vino . Ammonio impiaftrato con bafilico . Uacche di lauro bevute con vino . Succo di mirto bevuto con vino odorifero. Latte di fico domeftico ftillato nella puntura . Granchi di fiumi triti crudi, e bevuti con latte afini- no . Il medefimofeorpione pefto,& applicato fopra,ò vera- mente arroftito , e bevuto in poi vere . Delphinio impiaftrato. Mullo pefee aperto, e legato fopra la puntura . Smaride pefee falato applicato nel modo medelìmo . Lucertole tagliate minute, & applicate . Topi domeftici tagliati in pezzi, Se applicati per fo- Pra • J di cavallo l che fieno alla paftura , bevuto Sterco ^ialino > con vino inacquato. Otina humanabevuta. Farina di grano impiaftrata con vino , Se aceto . Seme di lichnide coronaria bevuto con vino . Seme di lapatio acuto bevuto con vino, ò con ac- qua. Seme d'acctofa prefo umilmente . Succo di fonchobevuto, & impiaftrato . Endivia impiaftrata . Phalangio dato à bere. Lattuga falvatica mangiata . Bafilico impiaftrato con polenta . Seme , e fiori d'amphodillo bevuti in vino . Abrotano bevuto umilmente . Majorana impiaftrata con aceco, e fale. Hieracio Punture di feorpioni. • VELENI. Hieracio maggiore, e minore pofti fopra la puntu- ra. Lafero raddolcito coti olio unto al male . Atrattile bevuta con pepe nel vino, e portata in ma- no. Melifla impiantata. Radice di polcmonia legata al membro del male . More di rovo, e parimente i fiori bevuti. Foglie di quel verbafeo che produce 1 fiori aurei impia- itrate. Succo di chamefice applicato alla puntura , Scorpioide impiantata . Hcliotropio bevuto nel vino , e parimente impia- flrato . Acqua marina fomentata . Solfo vivo incorporato con terebinthina , e melTo in fui male. Calamcnto peftoimpiaftrato, ò veramente fomentato con aceto inacquato . Galbano diftefo in tela , e meffo fopra'l male . Farina d'orzo incorporata con vino . Decottionc di ruta fomentata . Trifoglio trito, eligatofopra . Foglie di cipreilò applicate con ruta , e vino . Decottione di gentiana bevuta . Decottione di pulegìo prefa in bevanda . Radice d'ariftolochia prefa al pefo di due dramme . Sale impiaftratocon feme di lino . Saphiro pietra applicara alia puntura . DEL MA TTHIOLO. Mumia bevuta con vino puro, &unta conboturofre- fco. Seme di cedro bevuto, óYapplicato. Nocciuole mangiate , e portate adoffo in una cintura. Seme dipaftinaca bevuto . Olio noftro di feorpioni unto fopra'l cuore,à i polfi ,Sc attorno alla puntura . Radice d'althca-j Scrpollo > bevute. Elaphoiofco J Blito bevuto con vino . Succo d'attriplice bevuto , e l'herba impiantata. Decottione d'amenduei ciani fatta nel vino, e bevu- ta . Foglie di porro impiantate con mele . Farina di fenape incorporata con aceto , & applica- ta . Radici d'amphodillo cotte, & impiaftrate . Gentiana prefa in polvere . Hieracio pollo fopra la puntura . Agata pietra portata al collo à carne ignuda . Chiocciole de gl'horti pefte, & applicate. Lombrici terreltri applicati triti . Granchi di fiumetriti, & impiantati . Vcrbenaca diritta bevuta, & applicata di fuori . Cimino prefo nel vino al pefo di mezza dramma con fe- me di melanthio, edivitice. Punture di -dUe P'mt«re delle ■ve/pe, tir api. vdpi.&api. DI DlOSCORIDE. Foglie di lauro trite, e mene fopra la puntura . Malva tagliata minuta, & impialirata con olio. Foglie di iifembro applicate alla puntuta . Decottione d'althea bevuta con aceto inacquato. Sale applicato con fevo di vitello . DEL MATTHIOLO. Afparagi triti, & applicati con mele. Sterco vaccino impiantato con acqua , & aceto . Sefamo pedo , e umilmente applicato . Mofche trite, e meflé fopra la puntura. Melina -j Thimbra > applicati di fuori . Sifembro ' Olio di momordica unto alla puntura . Fumo fatto con rami di ginepro . VELENI. Foglie di vitice fparfe per terra , e fattone fomento . Corno di cervo crudo accefo , e fa ttone fumo . Granchi de fiumi mangiati con ilfuo brodo . Latte afinino I fa continuamente . Vino palio I Decottione di radici di malva bevuta . Radice di ciclamino bevuta con vino . Elleboro bianco prefo al pefo d'una dramma con acqui melata, & acini di melagrano. Scamonea prefa nel modo medclimo . Sangue d'oca bevuto tepido . Alifma bevuta al pefo d'una dramma . A chi hauejfe prefo lotte per bocca. DI DlOSCORIDE. Sanguediteltuggine matina bevutocon cimino, eca- ghodi lepre . Radice d'alifma bevuta al pefo d'una ò due dramme . Coniza fomentata. Gagate pietra fomentata . DEL MATTHIOLO. Scarpe vecchie 1 Scordio Bitume Succino L fomentate. Alfa fetida Caftoreo Unghia di cervo j Pelle di cervo diftefa interra, A tutti i 'veleni. DI DlOSCORIDE. Phu metto ne gl'antidoti . Cinnamomo bevuto . Pece liquida data alla mifura d'un ciatho con mele . Cedride (cioè bacche di cedro) meno ne gl'antidoti . Noci communi mangiate avanti con ruta, e con fichi feeshi. Succo di radici di cinquefogliobevu o. Caglio di lepre bevuto . Epipattidc bevuta . Caftoreo bevuto. Calamcnto prefo avanti . Carne di donnola falata , efecca all'ombra prefa in pol- vere, e parimente lo ftomaco empito di coriandoli, e lafciato cosi lungo tempo mangiata . Latte dicagnadcl primo parto bevuto. Iringo bevuto nel vino. Boturo bevuto, ove non fofle olio, roca ) Sangue di\ anatra >■ meflò negl'antidoti . ^-capretto 3 Orina dell'huomo medefimo avvelenato . Seme di rapi bevuto . Seme di ruta bevuto al pefo d'un'acetabolonel vino. Seme di nagoni prefo in bevanda . Decottione di foglie, e radici di malva bevuta, e fpeflo rivomitata . Seme di cavolo meffo ne gl'antidoti . Seme d'irione bevuto . Laferpitio prefo in bevanda . Agarico tolto nel vino al pefo d'una dramma . Radice di chameleone bianco bevuta in vino . Spina bianca portata al collo. Seme d'abrotano prefo con vino . Ruta mangiata con noci, e fichi fecchi . D cottione d'apio bevuta . Foglie di marrobio bevute in polvere. Foglie di betonica bevute al pefo d'una dramma con vino. Radice di polemonia prefa nel vino . Succo di tribolo terre.tre bevuto con vino . Bacchedifmilaceafproprefeprima, e poi. Aceto tepido bevuto . i 2 Terra Achihavcf. fc prefo bot- te per bo cca Cura di cuc- ci! vecchi. Malie, in- callii , e fa:- Veleno d lepre mari Veleno di bone. bevute . L prefe in qual fi vogli mo- do . VELENI. Terra lemnia I , . . Terra foni* f bevuta con acqua. Cedria bevuta con vino . DEL MATIHIOIO. fìiide •} I Imperatoria j j inula [ Radici di') Dittamo bianco f | Vincetofco | Biftorta I [Tormentilla J Acqua di cinnamomo diftillaea . Balia ino artificiale di tutte tre le diflillationi . Murha l . Camphora'f bcvute- Mumia bevuta con triboli marini , & affa fetida . Radici di dittamo bianco prefe in qual fi vogli mo- do. Decozione di ghiande quercine bevuta . Seme di cedro mangiato . Noci communi mangiateper avanti con ruta, ccon fichi. Olio noftro di feorpioni unto freddo fopra'l cuore à i polfi . Oliò di cuore di cervo bevuto . Seme di nagoni Zcdoaria Imperatoria Vmcetofco Scordio Cardo benedetto f Hiperico Biftorta I ormentilla Angelica j Seme, e foglie di ciano , ò vero il fucco bevuto Conferva di garofani fiori mangiata . 1-ion di confolida reale preG in bevanda. Qumt'effeir/.a noiìra theriacale deferite» nella prefa- tione del fcltu libbra. Antidoto noftro grande fcritto nel medefimo luo- go- Pietra bezaliar bevuta al pefo d'otto grani . Terra mclitca prefa come fi voglia . Alle malie , e fatturi . „ L ,P E L M A T T H 1 O L O. Bacche di nerba paris bevute al pefo d'una d ramina per venti giorni continui . Argento vivo ^ Pietra etite i _ Cuore d'upapa f 1 al collo . Occhio deliro di lupo J Cuore dilepre portato adoffo ligatoin cuoio . Scilla a ttaccata fopra la porta della cafa. Al veleno della lepre marina. DI DIOSCO II IDE. Granchi de fiumi mangiati con il fuo brodo. Latteafinino I , . r Vinopaflo f bevuto copiofamente. Decottione di radici di malva bevuta . Radice di ciclamino bevuta con vino . Elleboro bianco prefoal pefo d'Una dramma con ac- qua melata , & acini di melagrano . Scamonea prefa nel modo medefimo. Sangue d'oca bevuto tepido . Alifma bevuta al pefo d'una dramma . DEL ivi A T T H I O Sangue tramano bevuto caldo . Latte fiumano fucto dalle mammelle. Carne di volpe arroftita, e mangiata. Theriaca diateffarono bevuta per tre giorni conti- nui. Al -veleno delle botte mangiate: ,. nDI. DIOSCORIDE. Sangue diteltuggrne marina bevuto con cimino, eca- VELENI. L O. Veleno di buprelti , e bruchi de glio di lepre . Radice d'alifmo bevuta al pefo d'una, ò due dramme con vino. Vino odorato bevuto copiofamente , e poi vomita- to. Radice J dJ eanna !- bevuta al pefo di due dram- Idi cipero I me. < DEL MATTHIOLO. Kadice d'iringo bevuta con brodo di ranocchie. Antidoto noltro grande fcritto nella prefationè del fe- llo libbro. Olio noftro di feorpioni unto freddo fopra'l cuore , & ai polli. Theriaca d'andromaco . Mitridato. Quint'effen/a noiìra theriacale fcritta nella prefationè del fello libbro. Smeraldo prefoin polvere al pefo d'uno fcropolo, e di- poi mettendoli il patiente ignudo in un mulo fven- irato vivo fin che fi raffreddi . Reubarbaro . Diacurcuma k prefi in qual fi vogli modo. Dialacca |t Pietra di botta bevuta in polvere . Al veleno delle bupre/ìi, e brachi de i pini. Di DIOSCORIDE. °1ÌO-id!indceCOt08ner bevuto. Fichi fecchi mangiati, e parimente la loro decozione bevuta con vino. Dattoli thebani mangiati, ò veramente bevuti triti con vino melato, ò veramente con latte . Peri di qual fi vogli forte mangiati . Latte humano copiofamente bevuto. Tutti ifemplici medicamenti che giovano à chi haveffe bevute cantarelle. DEL MATTHIOLO. Antidoti tutti che fi convengono nelle cantarelle. Alle maanatte , à vero fangtiifughe bevute. Di DIOSCORIDE. u*Jcilfa" Salamoja data ne'fugoli. (he bevuce. Lafcro bevuto, e parimente gargarizza to con aceto. Foglie di bietola bevute con aceto . Nevemefcolata con aceto inacquato. Cimici bevuti nel vino, ó veramente nell'aceto . Aceto bevuto con fale . Nitro dillòlto in acqua , & gargarizzato . Vetriolo ufato nel modo medefimo . DEL MATTHIOLO. I.ifcia fatta con cenere di falcio bevuta. Alumc disfatto nella lifeia , egargarizzato . Sale aromatico gargarizzato con acqua . Quint'cllenza noftra bevuta. Olio di vetriolo bevuto al pefo d'u no fcropolo . Alle cantarelle bevute. DI DIOSCORIDE. ("Malva 1 I Rifo I Trago | Dccottionedi J Malica l applicate per cri- ] Seme di lino f ftero- | Semedifien greco j I^Althea J Nitrobevuto con acqua melata . Pignoli pcfti . e bevuti con vino. Seme di cocomero petto , e bevuto con vino melato , ò veramente con latte . Graffo d'oca bevuto con vinopaffo . Latte bevuto. Vino dolce bevuto copiofamente . Corteccia d'incenfo bevuta con vino paffo. Terra fa mia qual chiamano (iella bevuta con fap*. Pulegio trito , e bevuto con acqua . Olio rofato, & irino bevuti con decottione di ruta . Sarmen- Veleno dì cantarelle . I V E L E N I fatto con acqua d'halicaca- bo, e bevuto. Sarmenticeneri, everdidivici, pelli, e bevuti con vi-, no palio. Brodograffodiqual fi vogli animale. DEI. MATTHIOIO. Latte humano furto dall'ilteUe mammelle . Boturo crudo inghiotito lungamentejiian piana . Mucillagine difemedi pfillio, diwtle cotogne, e di malva inghiotito medefimamence , fLattuca ^| (.Zucca J /"Papavero j Lattuca j latte di fc-J Meloni I medi | Cocomeri f Angurie I l.Zucche J Bacche frcfched'halicacabo dieci, over dodici rotte e bevute con acqua di procacchia, ò vero con or Zata . Olio di mandorle dolci bevuto al pelò di mezza lira . nr j-r T'inocchi WUo P'Hsemc di papavero £ bevuco coP'o'amente. {di malva-) diradici > bevuta copiofamente. d'althea * Theriaca . Mithridato. Antidoto di pinocchi fcritto nel difeorfo delle canta- relle nelfcftolibbro. Antidoto di terra figillata. Olio di momordica fchizzato nel meato della ver- VELENI. ga. Bagnofatto di decottione d'althea , & infiememente di malva, di viole, di jufquiamo, difeme di lino, di pfil- lio, e di fiengreco. Chiara d'ovo incorporata con fucchi freddi, e meTTa dentro nella verga con la firinga . Velam dì AIU Salamandra bevuta . .DI DIOSCO RIDE. Ragia di pino data in lettovaro . Galbano inghiotito colimele. Pinocchi triti , e bevuti con decottione di chamepi- tio. r Decottione di ortica , e gigli fatta nell'olio , e be- vuta. Ova di teftuggine marina, e terreftre cotte, e man- giate. Decottione di ranocchie cotte infieme con radici d' iringo bevuta. DEL MATTHIOIO, Theriaca \ , Mithridato/ bevuCa- Terebinthina 5 Seme d'ortica > prefe in bevanda. Foglie di cipreflb 3 Sjusuj, è Al /angue, ò -vero latte apprefo nello fi ornaci) . «Shi. rr »! DIOSCORIDE. lo itomico. v-a8l1" di lepre bevuto. Aceto bevuto tepido , e po i vomitato . l*ichipnmaticitoltiquando(on picni-di latte, bevuti con aceto inacquato . Nitro bevuco perfcfolo. Caglio diqual fi vogli animale prefocon aceto . Seme di cavolo bevuto con lifeia di cenere di fico . Seme di coniza bevuto con pepe , & aceto . Succo dit rovo dato à bere con aceto . tanna d'orzo incorporata con acqua melata , & appli- cata in fui corpo , & in fu'l ftomaco . J rumo bevuto con vino . Foglie di calamcnto bevute in polvere . t DEL MATTHIOLO. i-atte di fico falvacìco bevuto. Succo di chelidonia maggiore beyuco . Semedi nagonibevuto con vino. Al veleno del colchico ephemero DI DIOSCORIDE Veteiode! Origano bevuto con vino paflb , ò con aceto me- lato. Latte ^d'afTna^ bevuto copiofamente. Decottione di fogliedi quercia , ò veramente di ghian- de bevuta. Gufcio di melagrano dato à bere . Decottione di ferpillo fatta nel latte bevuta . Succo di fanguinaria bevuco . Succo di farmenti teneri di vici bevuto . Succo di rovo dato à bere . Midolla di ferula frefea bevuta con vino. Bacche di mirro pelle, &infufe nell'acqua fino che fi rifol vino in liquore date à bere. Scorza foteile di caftagne bevuta erica con fucco di fan- guinaria. Origano bevuto con lifeia - Tutti i femplici che vagliono contra i funghi male- fichi, ° DEL MATTHIOLO. {Humano5 Vaccino > bevuto. Alìnino J Dittamo di Candia bevuto al pefo di due dramme . Al veleno del folatro fonnifero , e manico , e del dorichnio . Veleno dì fol.iTo ibu- niferu . DI DIOSCORIDE. Acqua melata bevuta copiofamente . Latte di ^Afina^ bevuto copiofamente. Vino dolce bevuto tepido confemed'anifo . Mandorle amare mangiate . OiTriche,gongole, &ogni forte di limili conchilj man- giatetantocrude, quanto arroftitc . Loculte marine, e parimente i gambari mangiatine! cibi , e bevutone la loro decottione . DEL MATTHIOLO. Antidoti tutti che fi convengono all'opioi Quimellenza noftrafcritta nel difeorfo del vino . Bevanda d'acqua vite theriacale conilnoflro antidoto feritea nella prefationedel feftolibbto. Al veleno del jufqutamo . DI DIOSCORIDE. Corteccia di moro bevuta . hCumo Acqua melata bevuta copiofamente. Latte d'ogni animale, e fpecialmente d' afina bevu- to. Decottione di fichi fecchi bevuta . Pinocchi mangiati. Seme di cocomero dato à bere con vino palio. Vinofalacobevucocon grafìòdi porco frefeo nel vino paflb. Seme d'ortica bevuto con acqua . Nitro bevuto fimilmcntc . Cicorea mangiata ne cibi. Senape pre fa in qua! fi vogli modo. Nalìurtio~) Cipolla I . Aglio f beuuti con vino. RaphanoJ DEL MATTHIOLO. Theriaca 1 . , , M.thndatof '"bcuanda- Antidoto noftro fcritto nella prefationedel fedo lib- bra . Pepe lungo. Pailinaca mangiata copiofamente . Vino puro beuuto dopo al uomito copiofamente Latte uaccino"! Aflenzo > in qual fi vogli modo . Caltoreo -> i 3 Ruta \ VE LENI. .1 l bevuti con vino-puro. Telmo cV aconhu . Ruta ì Bacche, e foglie di lauro ' Sapa Seme d'ortica Cardamomo ) Ali' aconito . DI DIOSCO RIDE, Caglio di^S Capretto [a, bevuti con vino. «Vitello f Decottionc d'ajuga bevuta . Scoria di ferro bevuta con aceto melato . l'Origano Mirrobio 1 bevuti con vino d'aflen- Decottionc di Kuta lAllcnzo J Semprevivo maggiore 1 Chamelea l bevuti con vino di aflen- Ajuga f 7o. Abrotano J o Opobalfamo bevuto al pefo d'una dramma con mele , ó veramente con latte, ò vero bevuto con vino infie- me con pepe, caftoreo, e ruta. Vino ove !ia [lato (pento più volte dentro oro, ò argen- to, ó ferro affocato bevuta ; Brodo di gallina fatto nella lifeia, enei vino bevu- to . Brodo di carni grafìe bevuto con vino. DEL MATTHlOLO. Radice d'itmgo bevuta con brodo di ranocchie, óve- ro d'oca. Terra lìgiUata bevuta con acqua al pefo di due dram- me, e dipoi vomitata . Thcriaca d'Andtomaco bevuta dopo al vomito con vi- no in cui tia finta cotta la gentiana . Antidoto nofirogrande deferitto nella prefatione del fello libro, mangiato , ò verbevuto con vino . ,, , j-, Al napello . «{3? DEL MATTHlOLO. Pietra bezahar bevuta al pefo di fettegrani con vino bianco puro. Seme di nagoni , ò vero di rape prefo in bevanda . Boturo vaccino cotto , e bevuto largamente con vino. Deconionedicopelle , egufei di ghiande quercine fat- ta nel vino, e bevuta. Specie di diambra, e di diamofeo date à bere. Mofco, & ambra per fe foli , e parimente bevuti nel vi- no con terra [ìgillata . Radici di cappati prefa in polvere . Topo che fi palce di radici di napello fecco, e bevuto in polvere . Antidoto di mofeoni che fi pafeonode i fiori di napel- lo, deferitto nel fefìo libbro nel fuodifeorfo . Smeraldo prefo in polvere al pefo di due dramme. Antoraprefainqualfi voglimodo. Olio noftro di feorpioni unto freddo fpeffe volte fo- pta'l cuore, ài polli, &alnafo. Polvere dtl Sereniamo Prencipe Ferdinando Arcidu- ca d'AuUria bevuta . Al latfo- DI DIOSCO. RIDE. Aceto caldo bevuto, e poi vomitato . Tutti i femplici che vagliono contra la cicuta . DEL MATTHlOLO. Medicamenti tutti che fi convengono alla cicuta . Theriaca d'Andromaco . Antidoto noitro grande fcritto nella prefatione dcllc- flolibbro. Veleno di Al lofio . "*»• DI DIOSCORIDE. f Becco") J Capra I Sangnedil Lepre f fritto, e mangiato. I Cervo | LCanc ) Veleno di tallo. VELENI. Galbano bevuto infieme con mirrha nel vino. Radice di cinquefoglio bevuta . {Quercia ~j Faggio J» trita, e bevute con latte. Elice J Mele cotogne mangiate, ò veramente bevute nell'ac- qua con puleggro . Amomo -Ubevuto con vino. CarpoballamoJ^ DEL MATTHlOLO. Pietra bezahar bevuta al pefo di otto gtanicon vi- no. Seme di nagoni , ò vero di rape prefo in polvere . Radice ditornaentilla dato abete. Copclle, overgufeidighiandebevutein polvere con latte. Vino di mele cotogne bevuto . Cubebe malticate, ótinghiotite. All'opto , ér al papavero cornuto . DI DIOSCO RIDE. JSStm Mclebevutoconolio rofatocaldo. . j>,vero cor- Origano bevuto con vino pafiò,òveramennteconoxi- nuto. mele. Radice d'alifma bevuta con vino al pefo di due dram- me . Aceto bevuto, e dipoi vomitato. Sale prefo con oximele . Vino^iuro b&vuto con affenzo , e cinnamomo . Nitro bevuto con acqua . Origano prefo con lifeia, ò veramente con vino pal- fo. Seme di ruta falvatica bevuta nel vino con pepe , 8f opopanaco. Pepe bevuto con cafioreo in aceto melato , ò veramen- te con decottione di fatureja, òdi origano fatta nel vino . Brodi graffi beuuti con uino, òcon fapa. Midolla d'offa beuuta con uino. DEL MATTHlOLO. Artemifia mangiata frefea, òueroil fuo fuccobeuu- to. Quint'effenza noftra fcritta nel difeorfo del uino. Liquore di laferpitio dato à bere . Caftoreo beuuto in poluere . Theriaca fagzanea inghiotita , Mithridato beuuto con uino . M°r«> \- odorati. Ambra I Elleboro bianco meffb in poluere nel nafo . Solfo acetofo , c fumentatofotto'l nafo. Alla Cicuta. DI DIOSCORIDE. Affenzo beuuto con uino. Origano beuuto con uino pafso , ò uero con oxi- mele. Acetobcvuto tepido, euomitato. Vino potente puro beuuto copiofamentc , e pili uolte . Latte di uacca, e di afina beuuto. Caftorco prete in bevanda nel vino con ruta, e con menta. Amomo "} Cardamomo f beuuti al pefo di due dramme. Storace <* Pepebeuuto con feme di ortica nel uino . Foglie di lauro date àbere . Lafero beuuto con olio , ò con uino patio . Vino pafso beuuto copiofameute . DEL MATTHlOLO. Seme d'apio beuuto con uino . Radice d'iride prefa in poluere . Scfeli Maffilienfe beuuto . Nitro beuuto con afsai acqua . Alla Ixia. DI DIOSCORIDE. Afsenzo beuuto con uino . Origa- Veleno di cicuta. Veleno i ixia . Veleno di ji la udrò . Veleno di mìo. feieno d; erba far- ^onia . eleno di n drag ora VELENI Origano prefo nel modomedefimo. Aceto bevuto , e rigittato indietro . Seme di ruta falvatica bevuto . Decottione di tragorigano prefa in bevanda Terebintina inghiotita . Spica Indiana data a bere . Caftoreo tolto al pefod'un'obolo. Noci communi incorporate con ragia , caftoreo, e ruta, di modo che il tutto non ecceda il pefo d'uni dramma, bevute nel vino. Succedi |TaflkClCal- bevuto con acqua al pefo d' l-Aflénzo 4 unficilico. DEL MATTHIOLO. Theriaca, ò vero mithridato prefo con decottione d' affenzopontico. Conferva di fiori di borraggine , o vero di bugloffa pre- fa con coralli, perle, mufehio, ambra , & pietre pretiofe . Olio rofato applicato con acetofopra lacommiffura coronale del capo. Seme di thlaipi bevuto in polvere . Succo di bietola dato à bere . Grano cotto, ecavatoneilfucco, ebevuto convino dolce. Infufione d'affenzo bevuta . Nitro prefo con vino dolce . Latte frefeo bevuto dopo al vomito . Al eoriandro . DI DIOSCORIDE. Vino potente bevuto per fefolo, ò veramente conaf- ienzo . Olio bevuto . Ova fmarrite nell'olio, e dipoi liquefatte confalamo- ja, e bevute. Salamoja bevuta. Brodo di galline, e d'oche copiofamente falato bevu- to. Vino parto bevuto con lifeia . DEL MATTHIOLO. Theriaca prefa con vino . Radici di vincetofco bevute in polvere . Diambrfa°} meffi nelle bevande. Al «fillio . DI DIOSCORIDE. Medicamenti tutti che fi convengono al eoriandro DEL MATTHIOLO. Theriaca bevuta. Radici di vincetofeo prefe in bevanda . AWherba fardonia . DI DIOSCORIDE. Acqua melata bevuta copiofamente . Latte bevuto in quantità . Acqua calda fomentata, e parimente olio. DEL MATTHIOLO. Vino dolce bevuto tanto che facci l'huomo ebbriaco , e dipoi taccili dormire . Caftoreo bevuto con vino dolce. Succedi melirta bevuto con aceto. ("Gigli bianchi ") I Caftoreo j Olio di-! (~o{io L unto alla fpina del dof- jHiperico f fo,& alla collottola. (Volpino. L Lombrichi terreftri j Olio di ij^Pgfr ufatonel modo medefimo. Alla mandragora . DI DIOSCORIDE. Acqua melata bevuta copiofamente, rigittata. Nitro bevuto con aflenzo nel vino dolce . VELENI. Olio rofato infufo in fui capo con aceto . Agrimonia^ Pepe Senape l trite con aceto, & odorate fpeflb . Caftoreo / Ruta J Fumo di lucerna fpenta odorato . DEL MATTHIOLO. Semedicoriandrol ■ .. Pulegio _f bevuto con acqua calda. Origano bevuto con acqua fredda . Elleboro bianco merlò nel nafo . Cantarelle incorporate con lievito, & impiantate alla parte pofteriore del capo , A i funghi malefichl . DI DIOSCORIDE. Sterco di gallina prefo in bevanda con aceto . Mele bevuto con olio rofato caldo . Rafano mangiato, òdatoàbere. AfTenzo bevuto con aceto . Foglie di melirta bevute con nitro . Lifeia di cenere di farmenti bevuta con falamoia ace- tofa. ' Satureja fcaldata , ebevuta. Decottione d'origano in bevanda . Acetobevutocaldo, erigittato. Vetriolo dirtblto in acqua, e bevuto. Sale bevuto con aceto melato . Foglie di pero falvatico bevute . Ova di galline bevute in aceto acquato con una dram- ma d'ariftologia. Radice, e feme di panacc bevuti con vino . Feccia di vino abbrugiata , e bevuta con acqua . Senape data à bere. Nafturzo mangiato. DEL MATTHIOLO. Foglie di mirto trite con il feme delle fue bacche date à bere. Succo di cavolo bevuto . Senape bevuta . Porri cotti fotto la cenere mangiati . Cenere di pero falvatico, ò vero la limatura del legno bevuta . Pere falvatichc mangiate, ò vero cotte con i funghi . Quint'ertenza noftra bevuta . Succo di rafano domeftico bevuto . Foglie di ruta mangiate . Origano prefo in polvere . Mele inghiotito. Theriaca bevuta con fortiflìmo aceto . Vino gagliardo in cui fia flato dentro pepe . Aglio mangiato crudo . Sterco di topi bevuto con vino . Clifteri fatti d'olio , e graffo d'anetra. Olio di ricino unto fopta il ventre . Diacimino Dialanga ( . Diamofco ? bevuti. Diapipereo • Funghi ntt- Al gejjò bevuto . oelTo. DI DIOSCORIDE. Origano bevuto con vino parto, ò vero con oxime- le. Decottione di malva bevuta, &infufaper tutto'l cor- po. Olio bevuto. Acqua melata bevuta . Decottione di fichi fecchi. Lifeia fatta di farmenti di viti,ò veramente di fico, be- vuta con affai vino. Origano bevuto con lifeia, òconaceto, òsonvino parto. • Thimo bevuto fimilmente . i 4 Tutti ■3 DECORO DEL CORPO. Tutti i femplici che vagliono contra i funghi , DEL MATTHIOLO. Antidoti tutti) che fi convengono alla biacca 5 & ai funghi. f Malva 1 Decottione di •{ ^"fl"0 \ bevuta. ISemedilino J Acqua tepidabevura con boturo, edipoi vomitata, Mithridatoprefo dopo al vomito con vino puro al pe- fo di due dramme. jjiaet, Alla biacca bevuta. DI DIOSCORIDE. Olio-! amaracino \ bevuto. u""| inno I Liquore d'olmo dato à bere . Mandorle di noccioli di pefche bevute con ptifana , Decottione di &™ \ bevuta. Latte bevuto caldo . Sifamo trito, e bevuto con vino, Lifcia di farmenti bevuta . Ova di colombo bevute con incenfo . DEL MATTHIOLO. Scamonea bevuta con acqua melata . Medicamenti, che per fua natura provocano l'orina. Olio di gigli bevuto con acqua melata . Semed'atiìplice, e di rape bevuto con acqua melata, e dipoi vomitato . Decottione di cavolo fenza fale fattone crifteticon olio . Theriaca . Mithridato . Vino bianco puro bevuto largamente. Ali arfenico folìmaio . DEL MATTHIOLO. Boturo fpefle volte bevuto , & ogni volta vomita- to . Latte afinino bevuto . Seme di nagoni , e di rape prefo in polvere . Mucillagine fatta di feme di pfillio, di malva , e di mele cotogne bevute.. Olio di mandorle dolci bevuto. Brodo di galli ne graffe prefo in gran quantità. Criftallo trito fottiliffimamente, e bevuto al pefo d'una dramma con olio di mandorle dolci . Al lìtargirio . DI DIOSCO RIDE. Seme d'hormino falvatico bevuto . Mirrila ~| Ailenzo HifH° . \ bevuti nel Seme d apio I Pepe I Fiori di ligudico J DEL MATTHIOLO. Scerco di colombi fecco bevuto con fpica Indiana nel vino. Boturo fpeffe volte bevuco , e vomitato . Graffo di gallina, e d'anitra bevuto con acqua melata, e dipoi vomitato . Olio di mandorle dolci bevuto copiofamente . Clifteri fatti d'acqua melata . Succhio d'apio uncofopralo ftomaco . Boturo unto fopra al ventre . Seme di cataputia trito bevuto al pefo di due dam- me. ■ A'gcnro All'argento -vivo bevuto . DI DIOSCO RIDE. . Tutti ilemplici che vagliono contra il letargùio. Latte bevuto copiofamente , e rigittato . Arfenico. Letargirio lvino. Solimato.: precipicato;i Calcina j fandarachl, Se orpi- in mento. J Anacardi. DEL MATTHIOLO. Latte vaccino bevuto con il fuo boturo . Olio di mandorle prefo copiofamente . Oro polverizzato fottilmente, e bevuto . All'argento "vivo , filmato , e precipitato , e pari- mente al cinabro. DEL MATTHIOLO. Latte vaccino bevuto con il fuo boturo, e dipoi vomi tato. Olio , e latte di Pinocchi bevuto copiofamente . Antidoti tucti che fi convengono alle cantarelle . Alla calcina, Qtndaracba, àr orpimento. DI DIOSCORIDE. Latte bevuto con acqua melata , e vomitato dietro . Brodi di carne graffe bevuti . r\ m, j jJ" Malva t, cotte fino che fia ben mu- DecoaToned.-K. Altnea > cillaginofa bevuta . Seme di trago bevuto. Decottione di feme di lino data à bere . DEL MATTHIOLO. Decottione di tifo bevuta . Brodo di carnigraflifl Latte I Boturo \. bevute copiofamente. Graffo d'animali Cofe lubrificative f Malva J Althea Mocillagini di feme di } Pfillio f bevute. | Lino {.Fien greco. Antidoti tutti fcritti per le cantarelle . Al nocumento de gli anacardi DEL MATTHIOLO. ( Mandorle dolci ì I Pinocchi mondi I Noci d'India L Olio di J Seme di papavero j i Boturo frefeo crudo I I Latte vaccino.e pecorino I '•Ptifana d'orzo ' Brododicarnigralle "1 Graffo di porco, ed'oca I copiofamentebevuti . Cervello d'animali f Midolla d'offa ) A i nocumenti della Jlafìfagria . DEL MATTHIOLO. Latte di mandorle dolci ^bevuto con afsai acqua me- lata . . Antidoti tutti deferirti nelle cantarelle . Theriaca bevura col latte humano . Mithridato prefo nel modo medefimo . Antidoto noftro grande deferitto nella prefatione del fefto libro . Ai nocumenti della fquilla . DEL MATTHIOLO. squiiu. Latte in cui fia flato fpento dentro acciajo affocato be- vuto . Tuorli d'ova cotti nell'aceto, e mangiati . Brodo di carni grafse I bcvutoco iofament<: . Boturocrudotrelco. | r Membra eftreme d'animali lefse , e mangiate . Al nocumento della fiammola . DEL MATTHIOLO. Latte vaccino bevuto dopo al vomito . ( Mandorle dolci 1 ,.J Noci d'India l Ulio di Seme d j papavero | iPinocchi mondi J ("Lino | Malva Mucillagine di j Althea feme di 1 Pfillio 1 Fiengreco 1 Mele cotogne j rinfrefeate con ghiaccio , e bevute . Stafifagril "Piantinoli bevuto. bevuto . • ii Brodo Seme d'or- tica. Seme di dragontea . Oleandro» VELENI. Brododi carni grafie bevuto in quantità, Bacched'halicjcabomangiatc, over bevute. Ai nocumenti del feme /ionica. DEL MATTHIOLO. Medicamenti tutti recitati nella fquilla . Seme di mele cotogne pefto , e bevuto con acqua calda. Al nocumento del feme della dragontea. DEL MATTHI O .L O- Boturo crudo frefeo bevuto . Mofa di farina d'orzo fatta con zucer>ero,piniti,o!iodi mandorle dolci) o vero boturo frefeo mangiata. Brodo dìcarnigraffe bevuto copiofamente. Ai nocumenti del rhodendro, o vero oleandro, DEL MATTHIOLO. Decottione di fien greco bevuta. Dattoli mangiati. Seme , e foglie di vitice bevuto in poi vere, o vero la lo- ro decottione . Fichi fecchi mangiati con mele, overo congiulepo . Sapa bevuta . Tutte le cofe grafie prefe copiofamente. Dìacaftoreo prefo al pefo di due dramme . Bacche di ginepro bevute alla quantità medefima . Alle noci vomiche. DEL MATTHIOLI. Boturo crudo frefeo mangiato copiofamente dopo al vomito. Vino purobevuto copiofamente dopo al vomito con pepe, pirethro, bacche di lauro, cinnamomo, eca- ltoreo. Medicamenti tutti fcritti nella cura dell'oppio . Al /angue meflruo. DEL MATTHIOLO. Perle macinate bevute con acqua di meliffa . B igno d'acqua tepida . Thetiaca d'A ndromato bevuta ogni giorno con acqua di fumoterrc. Trocifci di vipera prefi al pefo d'un fcropolo . Al fiele del leopardo. DEL MATTHIOLO. Antidoti tutti fcritti nellacura dclnapello.edelmorfo , dellevipere. Anndotoditerralemnia d'Avicenna fcritto nel fefto libro nel difeorfo del fangue di toro. Fiele diti -™ fi^e della vipera. (era. DEL MATTHIOLO. VELENI. Noci vo- miche . Sangue me- Uruo. Fiele di leopardo. f prefi dopo al vomito . Pitie dlpe- fcc cane . Cervello di gatto. Veleno di e»dadicer- Boturo cotto Theriaca d'Andromaco Mithridato Trocifci di vipera Antidoto noftro Ambra Mufchio Diambra | Diamofco J Olio noftro di feorpioni unto fpeffe volte fopra'I cuo- re, aipolfi, efotto'Inafo. Quinta eflenza noftra theriacale fcritta nella prefatio- ne del fello libro. Al fiele del pefee cane . DEL MATTHIOLO. Boturo macino bevuto con radici di gcntiana, cinna- momo, e caglio di lepre. Ogliodoriferiqualfi vogliano unti àtutto'l corpo. Al cervello del gatto. DEL MATTHIOLO. Terra fìgillata bevuta con olio, e di poi rigirata , una voltala fettimana . Diamofco prefo ogni mattina quattro hore avanti man. giare. Mufchio bevuto folo al pefo di mezzo fcropolo pili, e più volte. Al veleno della coda del cervo. DEL MATTHIOLO. Boturo bevuto, crigittato. Smeraldo polverizzato, ebevutonenelvirroalpefodi dieci grani dopo al vomito . Nocciuole, e pillacchi mangiati copiofamente ne ci- bi. Olio di feme di cedro unto à tutto'l corpo. Theriaca d'Andromaco prefa nel vino al pefo di due dramme . Olio noftro di feorpioni unto freddo fopra al cuore , & aipolfi. Antidoto noftro grande fcritto nella prefatione del fe- llo libro. Al /udore d' alcuni ammali quadrupedi. s i A DEL MATTHIOLO. "animali Boturo, o veramente olio bevuto , e di poi rigittato . quadrupedi. Vino bevuto con olio rofato al vomito . Reubarbaro bevuto al pefo di mezza dramma con un poco di fale minerale . Theriaca di terra figillata d'Avicenna . Al cafloreo veleno/o. caftoo DEL MATTHIOLO. estivo. Boturo vaccino j. ^ ,erigittaci. bevuti con zuccharo dopo alvo- mito. Pietra cal.l- mìta . Squama di rame. Acqua melata Diamoron Succhio di limoni Succhio di cedro Seme di coriandoli arroftito bevuto al pefo di due dramme. Alla limatura del piombo. i,«..„™jì . ... i . , . . Limatura di Antidoti tutti fcntti nella curadel letargirio, piombo. Alla limatura del ferro . . ■ .,„.,- t^t-i I. » -rrrr r Limatura di DEL MATTHIOLO. ferro. Latte monto di frefeo bevuto . Medicamenti folutivi forti prefi doppo al latte bevu- to. Boturo bevuto tanto lungamente che ceffino i dolori Alla pietra calamita . DEL MATTHIOLO. Oro macinato bevuto. Smeraldo bevuto in polvere nove giorni continui. Latte, Scolio di mandorle ufati ne crifteri. Alla /quama del rame . DEL MATTHIOLO. Acquamelatabevuta, erigittata. Bagni fatti di decottione di capi di becchi, e di chioc- ciole . Succhio di menta dato a bere. Olio rofato unto caldo fopra Io ftomaco . Radice d'acoro bevuta al pefo di tre dramme. Terra lemnia bevuta nel vino bianco al pefo d'una dramma . Coralli rodi bevuti al pefo di due dramme con vino. Al verdei'ame . DEL MATTHIOLO. Medicamenti deferito qui di fopra alla fquammadel verderame, rame . . DEL MARIOLO. Antidoti, e medicamenti tutti fcritti nella cura dell' argento vivo fblimato, dell'arfenico, e del verde- rame . Olio di mandorle unto à tutto'l corpo . Cìiulepo violato bevuto con orzata , Oliodi pinocchi, edinoci d'India bevuto al pefo di mezza libra . Antidoti tutti fcritti nella cura delle cantarelle . All'elleboro bianco . DEL MATTHIOLO. Elleboro Acqua melata bevuta con boturo , e dipoi riget- c0, tato. Fiori di nimphea bevuti al pefo di due dramme. Theriaca d'Andromaco bevuta . All'elleboro nero. DEL MATTHIOLO. Affenzo bevuto con vino . Semed'anefi bevuto. Spica Indiana prefa con caftoreo . Cafcio HJleboro nero. VELENI. Euforbie» Tnrf.it , i (animali. Calcio frefeo') Mele Boturo f mangiati ne cibi. Graffi Sapa Terra figillata bevuta . Theriaca d'Andromaco . All'euforbia . DEL MATTHIOIQ. Boturo Olio di mandorle , Cofe graffe. fSoIatro 1 1 Viole J Succhio di I Nimphea l bevuti, j Procacchia j ILattuga j Mucillagine di feme di I Malva I Althea Pfillio Lino | Mele cotogne bevuta tinfrefeate con ghiaccio» e bevute. Coloq làn- ci da . Latte acetofo bevuto Canfora bevuta con acqua rofa . Vino di melagrani I Cocomeri I Angurie Zucche Succhi di mele brufche j Orzata | Seme di cedro bevuto con vino d'enola . Al turbìt , e tutti li tithimali . Antidoti tutti fcritti nella cura dell' euforbio . Theriaca d'Andromaco bevuta nella decottione del dittamo di Candia fatta nel vino . Mumia prefa con vino puro al pefo d'una dramma . Alla fcammonea. DEL M AI I HI OLO. Latte di cui Ila dato cavato il boturo bevuto . Succhio di mele cotogne dato à bere . Succhio di fomacho bevuto. Vino di ribes dato à bere. Alla coloquintida . DEL MATTHIOLO. Antidoti tutti fcritti nella cura dell'euforbio . VELENI. Latte , e boturo vaccino frefeo bevuto. Terra figi Hata bevuta fpelTo . Smeraldo prefo in polvere più, e pili volte. • Theriaca d'Andromaco prefa in qual fi vogli modo . Ai (telammo . Ci dami».. DEL MATTHIOLO. Bacche di lauro bevute al pefo didue dramme . Gentiana bevuta . Pepe nero prefo in bevanda , Theriaca. AUathimelea, echamelta. DEL MATTHIOLO. ffiS?"* Antidoti tutti fcritti nella cura dell'euforbio, Theriaca d'Andromaco . Terra figillata . Siropo rofato prefo con orzata . Origano arroltito bevuto . Alla brionia. DEL MATTHIOLO, «rio»"- Antidoti tutti fcritti nella cura dell'euforbio. Theriaca bevuta con vino d'enola . Alt elatterio. DEL MATTHIOLO. ttouà* Theriaca d'Andromaco bevuta al pefo di due dram- me con decottione di bacche di lauro, o. vero con mele. Succhio di menta bevuto . :AU 'acqua ghiacciat abevuta . Acqua ai- DEL MATTHIOLO. Pece bevuta in polvere. Malvagia . Antidoto noftrogrande fcritto nella prefatione del fe- llo libro. Qaint' efienza nofira . Ai nocumenti del Dino. DEL MATTHIOLO. Provocare il vomito . Succhio di cavolo bevuto . Aceto applicato ai tellicoli. c^ . Ai nocumenti delle carni, epe/ci mangiati freddi . ,."">"** DEL MATTHIOLO. Antidoti fcritti nella cura de funghi malefichi . Vino clettifiìmo bevuto con fucchio di mele coto- gne. Terra figillata bevuta conlegno aloe, e rnaft.ee. ghiacciata . Vii». TAVOLA DI TUTTI I SEMPLICI MEDICAMENTI. Le cui virtù fervono per il decoro, & ornamento del corpo fiuma- no, cavati da Diofcoride, edaiDifcorlìdelMatthiolo. DECORO. DEL CORPO. e si «i k- > Alla pelatone . DI DIOSCOR1DE. Ilt r ha unta al luogo con Iauda- 1 no , & olio di mino , ove C vo- gli prohibire , che i pelli non caf- chino. Cenere di feorza di canne unta con I acero • Laudano applicato con mirrha , & olio mirtino • Succhio di bacche di mirto meflo in lui luogo . Scorze de noci brugiate, emeflèfopra. Cenere di nocciuole brugiate, & unte con grailo d orfo . Cenere del cuojo d'un riccio terreftre incorporata con pece. ,, Capo di lepre brugiato incorporato con grado d or- fo. ' ,. Cenere di rane brugiate incorporata con pece li- quida. Sterco di topi brugiato applicato con aceto . Grado d'orfo applicato al luogo. Sterco di capra applicato con aceto. _ Rafano pefto, e meflb in fui luogo con farina di gi- glio. Cavolo fregato fopra con fale. Foglie di bietola verdi impiagate crude . Cenere di radici d'amphodillo impialfrata . Cipolla fregata in fui luogo. Cenere d'aglio applicata con mele . Senape impiaftrata. Nafturzo fregato fopra . Succhio di pan porcino unto al luogo . Radici , e foglie di ranoncolo impialtrate fopra per po- co tempo. Aloe impiaflrato con vino . Cenere d'abrotano incorporata con fucchio di rafano > o vero con olio ricino . Radice di nimphea applicata con pece. Foglie di cicogloda incorporate con graffo vecchio di porco . : Adiamo irripiaftrato con olio mirtino , ò di gigli, ò con hiflopo, ò con vino. Succhio di thaplia unto al luogo. Ruggine di ferro applicata in qual fi vogli modo . Sandaraca incorporata con ragia . Alcionio terzo brugiato , & applicato . Cote nadìa meda fopra polverizzata. Cenere d'hippocampo abbrugiata incorporata con pe- ce, ò fogna, ò con unguento amaracino. Cenere d'unghie di capra brugiate, & applicata con aceto. DEL MATTHIOLO. Cenere di noci di cipredb, e d'unghie di mulo incor- porata con olio mirtino , &unto. Mucillagine di corteccia di radici d'olmo applicata. Animelle di nocciuoli di perfiche triti , & applicati . Cenere d'abrotano unto con olio di rafano . Radice di giglio bianco unta con grafeia . Olio di coloquintida unto al luogo calvo. Floflo di peli-.e dica- pelli . Cavar fuori ì peli. A ritenere i capelli, &i peli che non cafehino. DEL MATTHIOLO. Humorech'efce dal tronco della tilia tagliato unto al luogo . Laudano applicato come fi vogli. Olio d'olive falvatiche . Decottione di foglie di fommaco fatta nella lifeia . Spoglia di vipera abbrugiata, & applicata in polve- re. Sterco di topi applicato con aceto . Cipolla fregata. Cenere d'abrotano applicata con olio vecchio , o vero con olio di lentifco . Olio di coloquintida -, ,. .. Olio di bacche di mirto ì *W»caa, Mirobolani tutti, efpecialmente i gialli applicati in qual li vogli modo . A cavare fuor a i peli . DI DIOSCORIDE. Olio in cui fia (tata cotta una fcolopendra unto al luo- go. Lepre marina applicata per fe fola, e trita con ortica marina . Cenere di falamandra incorporata con olio . Gomma d'hedera applicata a modo d'unguento . Radice di felce di quercia ,cioèdriopteri, impiaftrati doppoalfudore. Acqua che diltilla da farmenti verdi quando fi brugia. no applicata al luogo . Orpimento applicatoà modo d'unguento . Cipero babilonico impiaftrato . A ritardare che i peli nonna/chino. DEL MATTHIOLO. Cipeiobabilonico impiaftrato . OUodijulquiamo Succhio del medcfimo > applicati al luogo. Succhio di cicuta J Alla farfarella del capo . DI DIOSCORIDE. Decottionedifoglie, e di feorza di falice ufata perla- «icapo. vare il capo. Succhio di bacche di mirti applicato al capo. Fiele di toro unco con nitro , e terra chimolia . Orina fiumana vecchia applicata in lavanda . Adiamo cotto nellalifcia- Fiengreco cotto nelle lavande per ciò fatte . Malva applicata nell'orma fiumana . Decottione di bietola ufata in lavanda . Cenere d'aglio incorporata con mele . Bulbi impietrati con nitro brugiato. Cenere di radici di gigli applicata con mele . Alume incorporato confarinad'orobi, e pece. DEL MATTHIOLO. Frutti d'evomino bolliti nella lifeia . Olio d'olive falvatiche . Pomata odorifera . Olio di mandorle amare . Olio di ghianda unguentaria. Farina P rolli b're che i peli cavaci min nafehmo. Farfarella DECORO DEL CORPO. Capelli rof- Capelli ricci » Capelli neri . A far mori- re i pidoc- chi , e le lendini. Ard*re del iole . Chiarifica- re la faccia. Farina di lupini fregata l'opra al capo . A fare i capelli l offi, DI DIOSCORIDE. Foglie di liguftro trite, macerate in fucefiio di radicec- ta, e polle fopra il capo. Licio impiaftrato . Decottione di legno di loto . Feccia di vino abbrugiata , & impiaftrata per tutta not- te Copra i capelli. A fare ì capelli rìcci. DEL MATTHIOLO. Radici d'amphodillo fregate frefche fopra il capo ra- fo. Cenere di ricci di caftagne unta con meleiopra al ca- po rafo. A fare i capelli neri. DI DIOSCORIDE. Foglie di cipreffo trite, & applicate con aceto. Decottione di fomacchi ufata per lavare, e bagnare i capelli. Foglie di moro trite, & applicate con aceto . Galie macerate, in aceto, o veramente in acqua . Dccottionedi corteccia di palma applicata ai capelli, e dipoi lavata via . Dccottionedi foglie di mirto ufata per lavare. Succhio d'accacia impialtraro . Scorza di radici d'elice cotta nell'acqua fino che fi li- quefacela , & impiaftrata fopra per tutta una notte . Corombri d'hedera pefti , & applicati . Decottione di falvi3 fparfa fopra fpellé volte- Foglie di rovo pelle, & applicate. Sori diiìoluto in acqua, & applicato fpeffo . DEL MATTHIOLO. Foglie di fommaco cotte nella liftia. Silique d'oroboavantichediventino dure, pefie con Icfuefoglie, cconfale, & applicate. Olio di coloq uintida unto. Ophris cotta nella lifeia . A far morire i pidocchi, e le lendini. DI DIOSCORIDE. Cedria unta al luogo. Decottione di tamarigioinfufa . Mele unto in fui capo . Dccottionedi bietola bagnandone il capo. Aglio bevuto con decottione d'origano . Gomma d'hedera unta al luogo. Staphifagria applicata, &unta. Sandaraca unta con olio . Alumc applicato con acqua . DEL MATTHIOLO. Bacche d'evomino cotte nella lifeia . Gomma d hedera unta . Hiilopo applicato con olio . Radice d'elleboro bianco cotta nella lifeia . Argento vivo fpento con fa liva ,& unto con boturo. Pepe polverizzato, & unto con falvia . A proibire l'ardore del Sole. DI DIOSCORIDE. Chiara d'ovo applicata à modo di linimento . Succhio di pan porcino applicato fimilmente. DEL MATTHIOLO. Polpa di mellone, o vero d'anguria fregata alla fac- cia . Mucillaginedifemedimalva, d'althea, di pfillio, e di mele cotogne incorporata con boturo, &uma la faccia . Succhio d'uva maturata meffo alla faccia . A chiarificare la faccia . DI DIOSCORIDE. Liquore che fi ritrova nelle vefeiche dell'olmo ufato à raododilinimtnco. Maflice applicata. Farina di lupini impiaftrata . Semedirapo falvatico pedo, & unto con acqua. Succhio di pepone con ii feme incorporato con farina, efeceo al Sole, & applicato alla faccia . Radice di poligonato impiaftrata . Ghianda unguentaria incorporata con orina. Semedi ricino mondo, & applicato pcfto. Acini di vite falvatica impiastrati. Lcthargirio lavato, & applicato. Alcionio primo , e fecondo me ili in fui vifo. Terra chia ufata nel modo medefimo . Stercodicocodrilloterreftre applicato in forma di li- nimento . DEL MATTHIOLO. Camphora mcila ne linimenti, e trita con borace na- turale, & unta con mele. Acqua diltillatadifucchiodi limoni. Acqua di chiocciole terreftri diftiliata . Farina di fava fregata alla faccia. Acqua diltil!atadifagiuoli,fatta,&ufata,come fi leg- ge nel lori) difeorfo . Decottione di lupini lavandofene la faccia . Acqua diftiliata di melloni, fatta, & ufata come fi leg- ge ne dìfeorfi loro . Radice d'aro fertilmente polverizzata,& applicata alla faccia con la fuafteffa acqua lambiccata. Succhio di primavera chiarificato, epofto alla fac- cia . Infulionedifioridiverbafco, e di radici di fraffinella lambiccata, & ufata per lavarfene il vifo . A fare buon colore. DI DIOSCORIDE. Ceri mangiati ne cibi . Agarico bevuto al pefo d'una dramma . Hi/Topo mangiato ne cibi . Terra chia applicata informa di linimento. Gomma di ciregio ufata fimilmente. Fichi fecchi mangiati ne cibi. » Alle pujlulle rojfe della faccia . DEL MATTHIOLO. Canfora prefa al peiod'un'oncia, e trita con altrettan- to folfocon quattro dramme di mirrha, & altret- tanto d'incenfo, e meflo il tutto in una lira d'acqua rofa in un vafo di vetro al Sole per dieci giorni con- tinui , e Iavatofene doppo la faccia . Acqua di Badino diftiliata . Tamarindi mangiati fpeffo. Vino di fraghe bagnandofene il vifo . Acqua di fiori di verbafeo con un poco di canfora. Alle grinte della faccia . DI DIOSCORIDE. Grani di cacalia ricolti doppo al disfiorire triti, &in- corporati con olio , e con cera. Radice di brionia applicata infieme con orobo, terra chia, efiengreco. Terra chia applicata con acqua . DEL MATTHIOLO . Olio di mirrha unto fpelle volte . Mirrha fumentata con la padella, come fi legge nelfuo difeorfo. Acqua lambiccata di pigne frefche lavandofene la faccia. Succhio di radici d'aro fecco al Sole, & applicato con l'acqua diftiliata delle medelìme . Ad ognifordideuxAy e macchie dellapelle della faccia. DI DIOSCORIDE. Decottione di fabina applicata al vifo. Cenere d'unghie odorate niella in modo di linimento . Ghianda unguentaria applicata con orina . Cenere di granchi di fiume à modo d'unguento • Radice di narcifo infieme con feme d'ortica applicata Colorir* nnturalmé- tc la faccia Puft lille della facci; Grinte del la faccia. Sordidez*' e macchi) della pelle con aceto. Seme / DECORO DEL CORPO, Seme di ricino tinto al luogo . Acini divitefalvatica fregati al difetto . Cinnamomo unto con mele . Radice di coftoapplicata conacqua, òvero con me- le. Radicedi brionia applicata fola, econorobo, creta, efiia, e fiengreco . Alcionio primo, e fecondo applicato al luogo . DEL M ATTHIOLO. Acqua dell'una, e dell'altra terebintina unta con olio di tartaro. Pomata unta per feftefta . Acqua di fucco di limoni,in cui fieno Mate diflblte por- cellette minute, e poi lambiccata . Olio di tuorli d'pva. Olio di grano. Farina di vena cotta nell'aceto . Farina di fave fregata . Decottione di lupini ufata fpelTo . Acqua diftillata di rombice, fatta, & ufata come fi leg- ge nel fuo difeorfo. Seme di ruchetta unto con mele . Senape trita , e fregata con acqua . Radice di dragontea pefta, e fregata. Succo di bomherico chiarificato. Succo di radici d'aro fecco al Sole, & applicato con 1" acqua delle medefime . Acqua diftillata di radicidigentiana . ^"f* fCme d' gitcone ' ò vero ruofoIa applicata con Succo difeabiofa applicato con borace naturale in pol- vere, & un pocodicanfora. Vino di fraghe. Succo di primavera chiarificato . Acqua diftillata di floridi verbafeo Decottione difiori , e folliculi di Iupoli bevuta. della „ . 4 ' S°f" della Uccia. ■ DI Di OSC ORI DE. Mirrha unta con mele , e calila odorata . Fogliediporroapplkarepefte con fumacchi Succo di cipolla me/lo fopra confile Bulbi unti foli, e con tuorlo d'ovo. Pulcgio incorporato con cera . Sori dilloltoin acqua . Alcionio primo , e fecondo applicato al vifo . Alla faccia anojiita dal Sole. dal DI DIOSCORIDE Radice d iride illirica applicata con elleboro . cinnamomo unto con mele Decori lf° T1'1^ con ac1ua> à con mele . D^cotuone di radici di mandorlo amaro applicata al Latte di fico untoal luogo. Wnr !rf abbm85aK c°» il gufeio unto con mele . sangue d, lepre unt0 a, ,uogo _ cenere di fepiaabbrugiata ufata à modo dilinimen- Scmedilinoimpiaftrato. Sifemhrd'01'°b,Ìufatafimi,menW- ÌS%eÌ?!PltÌ 3pp,icati con aIcioni° ■ AlilTm dl,chamclc°n<:nero. Ter,^ametau7n™i^u^o&impiaftratOCOnmC,e• Wo di pan porcino applicato al vifo. Incenfou„to?on1'attelATTHIOLO- Po'padi JÌSSSg} **-;. Agrefto applicato con latte humano . Alle lentigini. DI DIOSCORIDE. lemigini . Radice d'iride illirica pofta fopra con elleboro. Caftiaodorata unta con mele. Cofto applicato con acqua, e con mele. Sangue di lepre applicato caldo . Farina di grano impiallrata con aceto melato. Rafano niello fopra con farina di giglio. Seme di cavolo unto , e fparfo fopra . Sifembro trito , & applicato. Cenere d'aglio unta con mele . Radice di dragontea maggiore applicata con mei» . Rulbiapplicati con mele, & aceto. Nigella fregata al luogo. Galbano unto con nitro, & aceto. AlilTo trito, & applicato con mele . Radice di harcifo applicata con feme di ortica , & aceto. Seme di ricino unto a! luogo . Acini di vite falvatica fregati di fopra . Radice di brionia applicata con orobo, fiengreco, & creta di chio. Adarceimpiaftrata. D E L MATTHIOLO. Acqua di terebinthma incorporata con olio di tartaro ot applicata. ' Noci trite, e fregate. Fiele di donnola applicato con mele , e polvere di radi- ce darò. Olio di tuorli d'ova . Seme di rapo falvatico pedo, efregato Farina cj orzo incorporata con mele, & aceto Farina di vena cotta nell'aceto. Farina di fiengreco fregata con folfo, e nitro Farina difaue fregata per fe fola . Decottione di lupini lavandofene . Succo di iiochiarificato. Acqua diftillata di radici di rombice, fatta, & ufata come fi legge nel fuo difeorfo. Polpa di melloni •» Radice di dragontea J trc3ate- Radiced'arocotta, & applicata con farina difava, e lapa . ' Acqua di radici di gentiana . Succo di ccntaurea minore, ò verolafua decottio- Succhi di menta greca chiarificato Fannadi ieme di gittone, ò vero ru'ofola applicataceli Farina di fecuridaca ufata nel modo medelìmo Succo di fcab.ofa applicato con borace minerale, & un poco di canfora . Succo di x iride. Acqua diftillata di floridi verbafeo. .Latte di fcrofa applicato à piena mano . t r r- f Fioridilupoli-j Infufionedi^ Foglie difena S bevuta. CFumotcrre J A ì nei. .DI DIOSCORIDE. Nei. Alcionio polverizzato, e fregato fopra . DEL MATTHIOLO. Farina di vena cotta nell'aceto , & impiallrata Decottione di lupini -, Succo di centaurea minore .r*applicati . Ad imbellire tutto il corpo. DI DJ O S C O R I D E. Letarg.no cotto nel aceto, & unto per fopta . Mafticefparla in polvere. ^rwi Liquore che fi ritrova nelle vefeiche . Eocuro Imbellire tutto'l cor- po. DECORO DEL CORPO. Ckuricj . Boturo unto al luogo, Sterco Hi cocodrillo terreftre fatto à modo di li- nimento. Succhio di pepone feccato al fole infieme con il feme, e farina di grano, &untoconacqua. Radicedibrionia applicataal male. Succhio di panporcino unto al luogo . DEL MATTHIO LO . Canfora trita, & applicaca con olio di Tartaro. Farina dilupini-, ftcgateoVef,adi bifogno . tanna di fava f ° Acqua diftillata per fe fletta dal tronco della betula pertugiato. Acqua di fucchio di limoni diftillata,preparata, & ufa- ta come fi legge nel fuo difeorfo . Acqua di fiori di fave, latta, come fi legge nel fuo du- corfo. Farina difenape incorporata con acqua , e fregata alia pelle. Acqua diftillata di radici d'aro, & il fucchio loro fecco al fole. Acqua di radice di gentiana diftillata . Acqua diftillata di fiori di verbafeo . A levar via le cicatrici. DI* DIOSCO 11 IDE. Graffo d'afino unto fopra la cicatrice . Farina di fava meffanegl'impiaftri. Foglie , e radici di ranoncolo impiaftrate. Caiamento cotto nei vino, e meffo fopra. Radice di cocomero falvatico trita in polvere, cfparii fopra . v Ghianda unguentaria cotta nell'aceto,» applicata con nitro . - Radice di brionia applicata con orobo, ficn greco, c con creta di Chio. Chrifocollaapplicatainqualfivogli modo . Alcionio primo, e fecondo. DEL MATTHIO LO. Seme di racchetta trito, & applicato con fiele di bue . Midolla di cervo unta . Balfamo vero. Olio di mirrila. Sudore d'ova mentre che fi cuocono col gufcio al fuoco. Canfora trita con borace minerale, & unta con midol- labovina. Alle 'vitiligini. DI DIOSCORIDE. Gufci di chiocciole terreftribnigiate, & applicate in fui male . Sangue di lepre frefeo unto . Cenere di fe pia brugiata applicata . Farina di fava fparfa fopra il male . Farina di lupini ufata fimilmente . Foglie di bietola crude applicate. Radice dicondrilla, e parimente le foglie trite appli- cate con mirto, mele, & acqua . Radice di dragontea maggiore meffa con mele. Succhio di radici d'amphodillo unto al luogo, mabi- fogna fregar prima bene il male al Sole . Succhio di cipolla unto al Sole . Cenere d'aglio applicata conmele. Pepe meffo con nitro. Radice di capari trita con aceto . Argemonefecca, epeftaconnitro, & applicata con folfo, e con vino. Foglie di telephio con farina d'orzo incorporate con olio, & acqua, & applicate fopra per fpazio di lei hore. Succhio di gentiana meflbin fui male . Radice di chameleone nero applicata con folfo . Ruta fregata in fui male con nitro, e con pepe. Seme di libanotide diffolto con aceto . Radice di giglio brugiata incorporata con mele . Radice di nimphea incorporata con acqua . Radice di rubia applicata con aceto . Seme d'althea tanto frefco,quanto fecco trito,& incor- porato con aceto, & unto al Sole . Radice d'anchnfa applicata con aceto . Radice di naicifo con feme d'ortica, & aceto. Brionia unta con orobo , fien greco , e creta di Chìo. Ghianda unguentaria cotta nell'aceto, & applicata con nitro. Radice di cocomero falvarico polverizzata, e fparfa fopra il male . Seme di ricino mefsofopra il male. Elleboro negro applicato con aceto . Solfo ufato in qua) fi vogli modo . Alcionio primo, e fecondo ufato à modo di linimen- to. DEL MATTHIOLO. ■ Decozione di noci di cipreffo applicata . Acqua lambicata di fucchio di limoni (leggi il fuo di- feorfo. ) Olio di tuorli d'ova. Decottione di lupini. Seme di rapo falvatico. Acqua di rombicc (vedi il fuo difeorfo.) Radice d'aro cotta, & incorporata con farina di fava , efapa. Radice di chameleone bianco trita, & applicata con aceto . Farina di fecuridaca unta con mele . ,. IScabiofal conborace.&unpocodicam- Succodl ÌXiride f priora. Acnua diftillata di fiori di verbafeo . Polpa di camarindi bevuta con fucco di fumoterre . Decottione di fiori, efiliquedi lupoli bevuta lunga- mente. , „ , Alle volatiche. Voh DI DIOSCORIDE Scorza di pino, e di pezzo applicata in qual fivogli modo. Decottione di foglie di lentifco fomentata . Foglie di cipreffo applicate con polenta . Foghe di rhamno mclTe fopra. Tarlatura di legno polverizzata . Seme di nafturzo iinpiaftrato . llhapontico unto con aceto . Elleboro nero applicato fimilmente . Ghianda unguentaria applicata con orina. ^ _ Gomma di vite untacon nitro, havendo pero prima fregato il 1 uogo del male . Solfo meffo fopra con terebmthina . Sale fregato con olio, & aceto. Alcionio primo, e fecondo. Adarce fregata. _ Pece liquida à modo dilinimento . Incenfo polverizzato fopra . Gomma d'olivo d'ethiopia impiaftrata . Gomma di pruno unta . Latte di fico incorporata con polenta . Mele cotte con alumt. Propoli applicata. Pane applicato con falamoja . Farina di gioglio incorporata con folfo , e vino . Ceci incorporati con farina d'orzo, e mele. Radici diqualfi voglia fpeciedilapatio cotte nell'ace- to, &impiaftrate, eflendo pero prima fcarificato il luogo, e fregato con nitro. Nafturtio applicato con mele . Cenere d'aglio pefta con nitro . Senape unta con aceto. Radice di chameleone nero cotta nell sceto, & appli- cata . Rutaconalume, emele. DECORO DEL CORPO. Colla di toro di (Tolta in aceto , & meiTa fopra . Rdice di cocomero trita,& polverizzata . Latte di tithimalo charica applicato al male . Radice di brionia applicata con orobo, fien greco, & creta di Chio Acq ua marina fomentata . DEL MATTHIOLO. pece unta con mele. Polpa di tamarindi più,&più volte mangiata . Olio di tuorli d' ova incorporato con olio di tartaro . Saliva humana unta da digiuno . Acqua di radici di rombice preparata come fi legge nelfuo difeorfo. Foglie di piantaggine trite , & impiaftratc . Radici d' amphodillo cotte nell' aceto , & applicate . Acqua di radici di gentiana fomentata calda . Menta pefta , & impiaftrata . Foglie di marrobioapplicate con aceto . Farina di fecuridaca applicata con mele . Decottione di radici di fcabiofa maggiore bevuta la mattina quaranta giorni continui, overo la polvere di effe radici bevu;a ogni giorno con Cero al pefo di una dramma . Decottione di fiori, & follicoli di lupoli bevuta longa- mcnte. Alle brozj . DI DIOJCORIDE. Latte di qual fi vogli forte bevuto con mele crudo , ac- qua, & un poco di falc . Siero di latte bevuto. Aceto fomentato . Boturounto. Orina humana v ecchia ufaia per lavan da . Farina di lupini applicata . Succhio di pan porcino. Deccotione dipuleggio . Ruta applicata con cera , & olio di mirto, Stafifagnaapplicatainqual fi voglia modo . Ghianda unguentaria difiolta con Orina . Ruggine di ferro polverizzata . Alumc diflolto con mele . Cinapriofciocfanguedi drago) applicato. Telti delle fornaci pelli , Se applicati . Agli alpbi, tir ad ogni altra macola . Di DIOSCORIDE. Succhio di tua Aia con mele . Ghianda unguentaria diffolta con orina, Se appli- cata . Radice di narrilo inficine con ferne di ortica, & • aceto. Loto fai vatico unto con mele . Radice di cocomero falvatico polverizzata . Seme di ricino petto, & applicato. Acini di vite falvatica fregati . Brionia impiastrata con orobo, fien greco, & creta di Chio . DEL MATTHIOLO. Decottione di 1 upini fomentata calda . Seme di rapo fai vatico fregaro . Succhio di radici di rombice» Polpa de melloni fregata . Cipolla cruda fregata . Radice di aro cotta , Se applicata con fapa , & farina di fave. Succhio di bonohenrico unto con aceto . Succhio, overo decottione di centaurea minore fo- mentata . Acqua di fiori di verbafeo . r Fiori di lupoli") Decottione di -C* Fcglieditena > bevuta. l-Fumoterfc J Alla rogna . DI DIOSCORIDE. Cardamomo unta conaceto . Sudore di legno di olivo quando fi brugia Frtfco unto . Latte di fico unto alla perfona . Gufci crudi di ricci marini, Se abbruciati incorporati ne gli unguenti. Cenere de hippocampo marino incorporato con liqui- da fogna , o veramente unguento amaracirjo . Orina humana vecchia . Siero di latte bevuto . Ceci applicati con orzo , & con mele . Farina di lupini fregata . Argemone polverizzata infieme con nitro,frcgata nel bagno per tutto il corpo . Chelidonia minore fregata in fui male . Radice di chameleonenerocon un poco di vetriolo , e cedria , Se un poco di fogna incorporata bene infie- me . Ghianda unguentaria applicata diffolta con orina . Decottione di origano lavandofenc il corpo . Radice di cinquefoglio cotta , e fregata a! male. Loto falvatico unto con mele . Elleboro bianco unto con cera, pece, & olio cedrino. Antimonio incorporato con cera , Se alquanto di biac- ca. Alume diffolto nell' acqua . DEL MATTHIOLO. Terebinthina volgare lavata , Se unta . - Lifcia fatta con vino, e cenere di ginepro. Olio di olive falvatiche . Acqua piovana congregata nelle concavità delle quer- ele vecchie . Polpa di tamarindi mangiata fpeffe volte . Pomi d'adamo tagliati per mezo,e fpolverizzati con fol- fo,e fcaldati fopra la cenere , e fregati a i luoghi ro- gnofi . Olio di noci vecchie . Farina di fien greco con feme di naflurzo unta con ace- to. Radici d'amphodillo leflc, e fregate, pefte con ace- to. Decottione di lena bevuta . Succhio di fcabiofa aggiunto ne gli unguenti . Succhio di xiiide applicato . Decottione d' eupatorio voIgare,& infiememente di fu- moterre fatta con fiero di capra , e bevuta . Succhio del medefimo eupatorio unto con aceto , e co» fai e . Decottione di boragine,e di bugloffa fatta nel vino,over nell'acqua bevuta . Radice di bugloffa pefta , & unta con aceto . Decottione di fiori.e follicoli di lupoli bevuta . Infufione di radici d'elleboro nero bevuta . Alla lebbra de Greci , overo fcabia . DI DIOSCORIDE. Fiele di toro con nitro, Se terra cimolia. Orina humana fomentata con nitro . Corteccia dì ginepro brugiata, unta con acqua . Corteccia di fraffino brugiata , & ufata (imamente . Foglie di olmo pefte , Se applicate con aceto . Goma di olivo di ethiopia unta al male . R,fin, a; i Jerebmtho-> 3ppiicata Con verderame, Rafinadi^ Abete j» ^ Clarice -> Latte di fico con polenta . Semola di tormento cotta in fortiiTimo aceto . Farina d'orzo applicata con aceto forte, acqua, Se olio. Farina di gioglio incorporata con folfo, vino, Jc aceto . Cavolo tagliato, applicato con polenti . Elleboro nero applicato con aceto . Cenere di aglio incorporata con mele. Senape incorporata con aceto . Seme Lebbra dt i Greci . DECORO DEL CORPO. AìalfiancC' fc. Prurito , Graffi , corpolenci. Seme dibrionia fregato . Nafturzo incorporato con mele. Radice d'anchufa applicata con aceto . Foglie, e radici di ranoncolo impiaftrate . Seme di melanthio meflo fopra . Radice di cocomero falvaticofparfa in polvere. Ghianda unguentaria cotta nell'aceto con nitro. Succhio di taffia unto . Scamonea cotta nell'aceto, &unta. Gomma di vite vinifera, ove prima fia flato fregato il luogo con nitro. Verderame con nitro, e ragia di tcrebintho. Alumecottocon cavolo, emele. Solfo incorporato Con aceto, e terebinthina. Sale bollito con olio, &aceto. Alcionio primo , e fecondo in unguento. Adarce ufata nel modo medefìmo . Terra melia applicata umilmente . DEL MATTHIOLO. Polpa di tamarindi mangiata fpefle volte . Radice di chameleone nero trita, & applicati con aceto . Infufione di radici d'elleboro nero, bevuta. Infufione di fena bevuta più, e più volte . Dccottione di radici di polipodìo data à bere . Succhio di fumotcrre bevuto lungamente con fiero ca- prino . Trocifcidi vipera bevuti con fucchio di melifia . Dccottione di mircbolanineri.e cheboli, bevuta più ,c più volte. Al mal francefe . DEL MATTHIOLO. Dccottione di corteccia di radici di tanjarigio bevuta lungamente . Legno guajaco,o vero fanto cotto nell'acqua , e nel vi- no, e bevutone la decottione quaranta giorni con- tinui . » j- j- r China -iv bevute nel medefimo Radlec modo. Dccottione di legno di bollo bevuta nel modo medefi- mo . Decottione d'adarina bevuta . Acquadiftillatadallefoglie tenere d'iringo montano 'bevuta. Radici di dittamo bianco bevute ogni giorno con de*' cottione di legno guajaco . Decottione d'afpleno bevuta. Decottione di radici di pruno falvatico ufata per colo- ro che hanno ulcerata la bocca,come fi legge nel fuo difeorfo . Al prurito. DI DIOSCORIDE. Latte di fico applicato con polenta . ; Solfo incorporato con nitro . Sale fregato con aceto . Alume diifolto in acqua . DEL MATTHIOLO. Bietola nera cotta nell'acqua, & applicata. Succhio bonohenrico unto con aceto . Decottione ,o vero infufione di fena ^bevuta fpef- Decottione d'eupatorio volgare . C fo. Decottione di fiori, e follicoli di lupoli » Siero di latte caprino bevuto . Ai graffi, e troppo corpolenti. DEL MATTHIOLO. Lacca naturale bevuta . Seme di franino prelo in polvere. Aceto bevuto fpeflo. Alle labbr anera, o "vero elephaniia . DI DIOSCORIDE. Riccio terreftre fecco , e mangiato ne cibi . Ccdria unta al male. Cenere di chiocciole tcrreftri in unguento . Salamandra incorporata con altri medicamenti al pro- pofito. Siero bevuto. Fiele di < unt0. *■ Cecco x DEL MATTHIOLO. Decottione di radici di tamarigio bevuta lungamente con uvapafla. Carne di vipera cotta, e mangiata. Trocifci di vipera bevuti in polvere . Veronica mafcolina, ufata del continuo. Succhio d'eupatorio maggiore, e di fumoterre infie- memente bevuto. Infufione di radici d'elleboro nero frequentata di bere. Epithimoprefo in polvere, & in decottione. Al fetore della ditella. DI DIOSCORIDE. Mil'rha impiaftrata con alume liquido . Foglie di mirto polverizzate fopra . Radice di cardo impiallrata . Alume fregato . . DEL MATTHIOLO. Radici d'amphodillo bollite con jufquiamo, & appli- cate pelle con pece. Alume fregato con vino . Afìenzo frefeo applicato. Ai porri, calli , e chiodi. DI DIOSCORIDE. Cenere di corteccia di falice incorporata con aceto. Genere di capi di fmaridi filati , applicata fopra. Capo di lucertola pefto , e mello fopra . Sterco di pecora incorporato con aceto . Mele cotto con alume . Seme d'heliotropio fatto in unguento . Scilla abbrugiata unta al male . Foglie di radici di ranoncolo applicate. Radice di diil'aco cotta nel vino , & applicate. Nigella incorporata con orina vecchia, eflèndo però prima fcaldato il luogo . Lafcro mollificato con cera, fimilmcnte applicato . Clinopodiobevuto alquanti giorni . Ramidichamefice triti, eligatifopra . Acqua che rifuda da farmenti verdi di viti quando fi abbrugiano. Verderame applicato. DEL MATTHIOLO. Cenere di falcio macerata nell'aceto, & applicata. Cichorea hiacinthina mangiata in infa'ata . Seme della medefimlprelb al pefo d'una dramma tre1 giorni continui la fera nell'andare a letto . Ranoncolo trito, Scimpiaflrato. Succhio di chelidonia applicato . Succhio di fiori, efqglie di verbafeo meflo fopra . Cantarelle trite, & impiaftrate con lievito, Ai por- te core d ditèlli. Porri, cali c chiodi ■ DECORO DEL CORPO. Ai porri pendenti che i Greci chiamano acrochar- done, thimi3 e formiche . sen. DI DIOSCORIDE. Vino di mele cotogne. Latte di fico applicato con graffo attorno alla radice , JncenfomefFocon aceto, e con pece. Ruta (regata con pepe, nitro, e vino. Ceci pelli incorporati con aceto , c mele . Foglie, eradicidiranoncolo. Radice di difTaco cotta nel vino, e mefTafopra . Succo, elatteditithimalocharacia. Radice di chameiice triti , & applicati . Seme d'heliotropio impiantato . Acqua che rifuda dai lamenti verdi di vitiquando fi ab- brugiano. Sale applicato con grafia di vitello . DEL MATTHIOLO. Cenere di corteccia di falcio applicata con aceto . Cicoreà hiacintina mangiata in infilata . Seme della medefima bevuta al pelo d'una dramma la fera nell'andare» letto per tre giorni continui . Ranoncolo trito, &applicato. Alle latra rfe/è. sftft DI DIOSCORIDE, Gwff°H Gallina f unt0- Licio applicato al luogo . DEL MATTHIOLO. Terebinthina nera, e volgare unta. Foglie difaggioapplicate. Olio di tuorli d'ova. Pomata. Olio di grano. Provocar il (udore . A provocare il /udore . DI DIOSCORIDE. Seme di ferula unto con olio . Onobrichi lìmilmente applicata . Fichi maturi mangiati. Senape mangiata ne cibi . DEL MATTHIOLO. Succino bianco bevuto nel vino . Acqua di fiori d'aranci, e di limoni bevuta . Quinta eftenza noftra bevuta al pefo di un'oncia. Acquadiftillata di cinnamomo bevuta al pefodi quat- tro oncie. A rifiatare il /udore . RiIUsn«e DI DIOSCORIDE. ìlfudorc. Bulbi mangiati. Solfo fregato .al corpo. Ceffo ufato lìmilmente . Pietra morochthofregata in polvere . ■ Terra famia. DEL MATTHIOLO. Olio d'olive falvatiche unto per tutto'l corpo . Olio mirtino unto fimilmente. f Radice di cipero"! „, I Nardo Indiano | fregata à tutto il cor- Polvere di ^Nardo Celtico f Vo. LRofe falvatiche J A nettare la pelle. DI DIOSCORIDE. pcu"""* Succo di ciclamino fregato . DEL MATTHIOLO. Seme di rapo falvatico petto fregato . Radice d'aro cotta nell'acqua , & applicata con farina di fave, efapa. Acqua di gentiana diftillata , k TAVO- TAVOLA DE I MEDICAMENTI SEMPLICI COMMEMORATI DA DIOSCORIDE. Le cui virtù fono di purgare il corpo , e far vomitare , CAVATI DA DIOSCORIDE, E DA I DISCORSI DEL MATTHIOLI. MEDICAMENTI SOLUTIVI. Turgirc la fOjC!4. A purgare la colera . DI DIOSCORIDE. Ride Illirica bevuta con acquamela- ta al pefo di fette dramme . Seme di thlafpi bevuto . Aloe prefo inqualfi vogli modo. AiTcnzobevuto. Decottioneditragoriganoin bevanda. Seme di li chnidcfalvatica bevuto al pefo di due dram- me . Seme d'androfemo bevuto al pefo mededefimo . Elleboro bianco prefo per fe folo, ò veramente con fca- monea, & una dramma di fale. Radice di picnocomo bevuta al pefo di due dramme con acqua melata. Centaurea minore prefa in qual fi vogli modo . Parrhenio fecco tolto con oximele, ò con fale. Succo di tallìa bevuto in acqua melata. Seme di clematide acuta bevuta in polvere . Scfamoidc bevuto umilmente. Succodi radice di cocomero falvatico, e parimenteli feorza prelì al pefo di mezza dramma . Succo d'hippophae bevuto al pefo d'un'obolo . Seme di ricino al numero di venti grani ben mondi del- la feorza bevuto . Latte d'ogni forte di tithimali bevuto al pefo di due oboli. Decottione di mercorella bevuta . Seme di cataputia,cioèlathiri, mangiato con fichifee- chi . Peplo bevuto in un ciatho d'acqua melata . Scamonea bevuta al pefo d'una dramma con acqua melata (ma della noftra non darei io mai più d'un fcropolo . ) Foglie di chamelea tolte in pillole con due parti d'af- fenzo, & una di camelea con acqua melata . Thimelea bevuta al pefo di 20. grani , £} r r i- .i-Sambuco-, Voglie diHEbui0 >cotte, e mangiate. La parte di fuori della radice dell'apios tolta in bevan- da. Empetro prefo con brodo dicarne, ò vero con acqua melata. Polipodio fatto in polvere bevuto con acqua melata . Decottione di cinocrambe bevuta . Decottione d'heliotropio data à bere . Agarico bevuto con acqua melata al pefo d'una dram- ma, òverodidue. Radice di pitiufa, bevuta al' pefodidue dramme con acqua melata, ò veramente una dramma del feme, ò del fucco incorporato con farina uncucchiaro, e fattone pillole. DEL MATTHIOLO. Afaro. Afarina. Manna bevuta con infufione di fena . Cafciafolutiva. Bacche difpino merlo, & il firopo fatto con il fucco loro. Polpa di tamarindi. Sebefteni . Prugne damafehine. Giuggiole bene mature fccche . Seme di -J^fpf0}' bevuto. Agarico eletto 1 Rhabarbaro Succo,& infufione di rofe C Sena Gratiola Mirabolani citrini Corteccia di frangola prefa in guai fi vogli modo A purgare la flemma , DI DIOSCORIDE. Iride Illiricjbevuta al pefo di fette dramme con acqua melata . fonata Succo di mandragora bevuto al pefo di dueoboli . Elleboro nero dato per fe foioso veramente con fcamo- nea, e con una dramma di fale. Seme Ai lido Indiano bevuto alla milura dimezzo cia- tho. Scorza d'olmo più grolla bevuta nel vino , ci veramente nell'acqua frefea. Brodo di gallo vecchio prepara to,come fcrivc Diofco- ride bevuto. Radice di ciclamino bevuta con acqua melata . Scilla cotta con mele bevuta . Decottioned'hiflbpofattaconacqua, mele, & ruta, bevuta. Thimo bevuto con fale, & aceto. Seme di fpondilio bevuto . Armoniaco beuuto al pefo d'una dramma . Una foglia di laureola beuuta in poluere. Succhio di hippopheito beuuto al pefo di tre obo- li. Epithimo beuuto con mele . Succodi brionia beuutocon acqua melata. Seme di cartamo purgato dalle feorze beuuto con uino melato, oueramente con brodo di gallina . Pietra calamita beuutacon acqua melata al pefoditre oboli. Decottione di centaurea minore data è bere . Parthenio fecco beuuto con aceto melato, oueramente confale. Seme di clematide feconda trito , e beuuto . Sifamoide pefto , e dato à bere. Succo di cocomero faluatico, e parimente la feorza prefi in beuanda al pefo di mezza dramma . Succo d'hippophae prefo al pefo d'un obolo . Seme di ricino purgato dalle feorze beuuto al nume- ro di trenta grani. (Ma dubita d'errore di ferittu- ra. Latte MEDICAMENTI SOLUTIVI. rgare la [ncolia . Latte di quàl fi vogli force di tithimalo dato al peto di due oboli in aceto inacquato . Seme di lathiri (cioè cataputia) al pefodi fei , over fette grani incorporato con fichi lecchi , òcondattgli, e fattone pillole. Peplo bevuto in un ciatho d'acqua melata . Succo diicamonea bevuto al pefo d'una dramma , ò di quattro oboli con acqua pura,ò veramente con mele ( ma dubito d'errore . ) pogliedichamelea prefein pillole , condue partid'af- fenzo, & una di chamelea , incorporate con acqua melata . Thimelea tolta della parte interiore al pefo eli vinti gra- ni . Fogliedifambuco I Foglìed'ebulo f C°"e' emanS>"=- La parte inferiore della radice dell'apios mangiate . Empetro bevuto con qualche brodo, ò vero con acqua melata . Polvere di radici di polipodio bevuta con acqua mela-* ta. Decottione di cinocrambe data àbere . Decottione d'heliotropio fatta nell'acqua bevuta . Agarico bevuto in acqua melata al pefo d'una dramma ò vero di due . Radice di pitiufa bevuta al pefo di due dramme con ac- qua melata, ò vero una dramma del feme, ò uncuc- chiaro del fucco incorporato con farina, efarne pillole. DEL MATTHIOLO. Succo d'iride. Decottione ò vero infufione d'afaro fatte in fiero di ca- pra con fpica, & acqua melata . Afarina bevuta con acqua melata, ò vero con oximelc . Callia foluti va. Olio di feme di carthamo . Manna bevuta in infufione di fena . Bacche di fpino merlo , &il lor fucco . Ciclamino . Dragontea . Agarico . Rheubarbaro. Radici d'amenduc l'ariftolochic. Centaurea minore. Alcea . Gratiola. Sena . rCheboIi. Mirobolani< Emblici. i-Bellirici. A purgare la melancolia. DI DIOSCOR1DE. Succhio di radice di mandragora bevuto al pefodi due oboli. Brodo di galli vecchi preparato come infegna Diofco- ride, bevuto copiofamente . Epithimo bevuto con mele . Siero d 1 latte dato à bere . Ori ganofecco bevuto al pefo d'uno acetabolo con ac- qua melata. Elleboro nero bevuto. Spartio dato àbere. Alipo bevuto con altrettanto epithimo , e con aceto , e fale. DEL MATTHIOLO. MBa, e la fua decottione, ò vero infufione , e parimen- te il vino farto come fi legge nel fuo diicorfo . Mirobolanineri. Infufione d'elleboro nero . Antimonio noftro hiacinthino. ivocare mito. A provocare il 'vomito. DI DIOSCORIDE. I hlafpi bevuto ove fi vogli far vomitar la colerà . Mandragora bevuta provoca la melancholia . Succo di talfia bevuto in acqua me lata . Latte di tithimali bevuto con acqua melata al pefo di due oboli . Radice d'apio tolta della parte di fopra, e data àbere. Fiori, e feme di (parto in acqua melata. Seme d'anagiri malticato . Radici di betonica bevute con acqua melata per tirar fuori la flemma . Seme di papavero fpumeo bevuto al pefod'un'acetabo- lo in acqua melata . Stafifagria bevuta al pefo di quindeci grani in acqua melata . Radice di filipo bevuta al pefo d'una dramma . Ghianda unguentaria data con acqua melata • Radice di narcjfo cotta, e mangiata . Seme di ricino mondato, e mangiato al numero di trenta grani , madubicoche fia errore . Scorza di rafano bevuta con aceto melato . Latte di tutti i tithimali dato àbere. Ramebrugiato bevuto con acqua melata . DEL MATTHIOLO. Seme di nagoni bevuto con acqua tcpida,& oximele . Seme d'attnplice bevuto . Seme di ricino prefo per bocca . Seme di cataputia . Radice d'afaroprefa in polvere con oximele. Ancimonio noitro hiacinthino prefo con maftice, e zuccharo rofato. A purgare t acqua de gli hidropici. DI DIOSCORIDE. Radice di ciclamino bevuta con acqua melata . Decottione di polio bevuta. Succo d'hippofeff o bevuto al pefo di tre oboli . Succo d'hippophae prefone un'obolo. Seme di ricino mondato bevuto al pefo di trenta grani , ma dubito d'errore. Seme di lathiri, cioè cataputia , prefo al numero di fei , ò ver fette grani incorporato con fichi fecchi, ò ver dattoli, e fattonepillole. Foglie di tambuco I Foglie di ebulo f coKC> ''mangiate. Empetroprcfo nel brodo,ò vero nell'acqua melata . Decottione di cinocrambe data à bere . Afaro bevuto. Latte di lattuga falvatica bevuto in aceto melato . Radice di trifoglio bituminofo data in vino al pefodi due dramme. Latte di tithimalo dato à bere. Thimelea prela dalla parte di dentro data à bere al pefo di vinti grani . Radicedivitefalvaticabollitaneiracqua, ebevuta in due ciathi di vino inacquato con acq ua marina . Squammadirame bevuta in acqua melata. Decottione di mercorella bevuta . DEI. MATTHIOLO. Succo di radice d'iride bevuto . Fiondi perfico mangiati in infalata , òinqual altro fi vogli modo, prefi freichi . Soldanella. Corteccia di frangola. Elaterio . Reubarbaro. Agarico. Antimonio noitro hiacinthino . Turbit in bevanda. Purga re I* acqua de gt' hidrapici. A mollificare il corpo . DI DIOSCORIDE. Ciregie frefche") Prune frelche I Carobole \ mangiate. Fichi maturi J k a A mollifica- re il corpo. Latte MEDICAMENTI SOLUTIVI Latte di fico bevuto. Brodo di chame bevuto . Unghie odorate bevute . Rafano mangiato . Bietola bianca cotta mangiata . Blito mangiato ne'cibi. Decottione di qua! fi voglia rombice bevuta, epari- mente le foglie cotte, e mangiate. Malva cotta ma ngiata per cibo . Atriplice cotto, emangiato. Cavolo cotto leggiermente mangiato . Decottione prima di lenticchie bevuta . Sparagi mangiati. Succo dizuccha bollita intera bevuto. Gengevo bevuto, ò mangiato. Peucedano bevuto . Scilla fecca data al pefo d'un cucchiaro, ò di due . Seme d'androfemotrito, ebevuto. Succo di parietaria bevuta . Seme di papavero falvatico dato con acqua melata al pefo d'un'acetabolo . Decottione di cinoglofla bevuta . Rami di chamefice cotti , e mangiati . Cime primaticcie di brionia cotte, e mangiate p« ci- DEL MATTHIOLO. Caffiafolutiva. Olio di mandorle dolci bevuto . Manna prefa con brodo . Terebinthina di larice . Pruncdamafchine, e volgari dolci . Sebefleni macerati nel brodo , e mangiati . Foglie di malva, ò vero i fuoi afparagi cotti , e mangia- ti ininfalata. Atriplice mangiato cotto . Bietola bianca, &ilfuofucco. Afparagi mangiati cotti con uva parla . Succo d'hieracio bevuto . Decottione,òveroinfufionedifcna,òilfuo vino,fcrit- to nel proprio difeorfo . Belis fcefea prefa in polvere, òbevutone la decottio- ne. Rofette bianche damafehine odorifere, mangiate fre- fche da digiuno. Uva pada mangiata avanti palio . IL F I N E> * D I- DICHIARATICENE D'ALCUNI VOCABOLI, COSI MEDICINALI, COME PURI TOSCANI, CHE SI LEGGONO NELLA PRESENTE OPERA. Brostire arroftire, abbru A: fidiate. Acopi unguenti , &empiaftri,chefi fanno per le latitudini. Acrocbordone, porri pendenti . Adipine pofteme, pofteme piene di una materia , come fevo . Albugini, macole bianche ne gli oc- chi. Aiettare, chiamare afe con carez- ze. Alphi, ulceragioni fimili alle volati- che . Allignare, crefeere, vivere. Angcllofo, facto a cantoni . Anguftie d'orina, dolori per non po- ter orinare. Anaffiare, adacquare . Anneftare, infettare, incalmarc . Antidoti , medicine conila i vele- ni . Argeme, fiocchi bianchi neglioc- chi. Allillare, propria paffionc de buoi, &bufali, quando trafitti dal mo- feone, falcano con la coda dritta come furiofi . B Alenare, lampeggiare dell'aria . Batticuore , battimento di cuo- re. Belletta, limo, ò veramente fango portato nelle campagne dalla gran piena de fiumi . Bitorzolo, bognone caufaco ò per percofsa, ò per altra cagione. Boccinolo, è propriamente quella patte del corno , che fi ponealla bocca quando fi fuona. Brafci fono ne gl'horti quelle che chiamano alcuni ranegha. 1 .La- tini le chiamano Areee . Branche , catarrhoehe feende alle fauci, oc al gorguzzule . CAcetico,bolfo,befenfio, quali come mezzo hidropico . Cado, mifura di vino . Cachri fono quelle gemme , che fi veggono ne i nocciuoli fimili al pepe lungo, & in altri albe- ri ancora > come nelle quercie, nelle noci , & in altre piante . I Latini chiamano quella cola Julus. Crultacei animali fonocomegam- bari, granchi, e fimili . Cavolzo, vece, coli. Cerafte, fperìe di ferpi cornute . Cicatrici, légni di piaghe già falda- te. Ceraginofo, limile alla cera . Cicatrizzstre,faldare, & confolidare lepiaghe. Cidà è quell'appetito corrotto di mangiare terra, carboni, & altre cofe, che fuol venire alledonne gravide . Coriza, catarro, che và al nato . Crcfcenze ficò/e, crefeenze di carne che ulcerandoti fi raffembrano à i fichi aperti. Cupili fono le cafe dell'api. D Ifenteria, flufifo di corpo con fangue , e rafura di budel- Dicella , lafene, concavità,che fono focto alle braccia . EMpimaghi, fi chiamano coloro che patifeono pofteme nel pet- to di dentro. Epinitide, fono alcune macole rof- fe rilevate, che vengono più la nette, che il giorno con ardore , e prurito, inTofcanale chiamano la porcellana. Erifipcle,infiammagioni di membra con caldo. & ardore intcnlìliì- mo. Eftiomenate, fi dimandano quel!' ulcere , che corrodendo putrefan- no le membra. FArfarelIa , pagiuola della te- da. Favi fi dimandano alcune ulcere, da cui per di verfi meati efje un liquo- re fimile al mele. Feruleo fimileallaferola . Foroncolo, bugnoncelli.vifciuoli. Flemmoni, pofteme calde . Fomentationi , lavande applicate calde con le fpugne, ò con feltro , ò con accie di filato crudo . GOngole : cappe marine, e Ior _ gufei. Gozzo,go(ib,tumore nella gola . Gorguzzule, canna della gola . Grugno, moftaccio proprio di por- co. Emorrhoide, marovelle, mo- H: nei. i-terme, enfiagioni ne tcfticoli . Humigarc, rendere humidità . IMpetigini, volatiche. Intertrigini, feorticature della pelle percaminare, òperfregarfi l'un membro con l'altro . Intrecciate, intrigate, intefsete. LAttime, broze, che vengono à fanciulli in fu'l capo . Lcntigini, putigini, macole della pelle della faccia , e d'altre mem- bra . Lethargia,mal di tefta, che fa diven- tare l'huomo ftupido, e dimen- tichevole. Lievito, fermento , levado. Lucciola, è quell'animaletto, che volando fa lume di notte. Luoghi fecreti delle donne, ciocia matrice có l'altre propinque parti, MAlefichi, velenofi, mortali. Margini, fegmdiferite,ò di piaghe faldate . Meliceride, pofteme, che conten- gono dentro di fe una materia fi- mile al male. NArcotico , ftupefattivo . Nafipurgio, liquore da tirare fu per lo nafo per purgare la te- fta. Nicchio, fi chiama la feorza delle gongole, o veramente cappe d' ogni forte. Noccioli fi chiamano li offiche fo- no dentro delle pefche , prune, o- live,& altri frutti. OMbuto,lori,piria. ùnfacino,acerbo, immaturo. Opiltotono, fpalimo, che per ritira- re i nervi, tira la tefta all'indietro verfolefpalle . Orbachelle, bacche d'alloro . Oxipori, medicine penetrative. PAni, pofteme larghe, e piatte. Pannocchie chiamiamo noi le fpiche del miglio,del panico.del- le canne, Scaltre fimili . Pannocchie, panaricci , panarecci . Parotide pofteme doppo all'orec- chie . Paviglioli , farfalle , calanini . Pelagione, pelerà, calvitie. Periodichi, fi chiamanoquei mor- bi , che non fono continui . Pefsoli,foppofte che fi mettono nel- la natura delle donne . Pefco, albero perfico . Phrcnefia,poltema calda ne panni- coli del cervello. Polipo, è una carnofitàchenafcc nel nafo . Pandora, flufso di corpo con fan- gue,e con premiti grandi . Pvetocatione di matrice , fi chiama quando le donne per vapori nu- tricali cafeano come morte. Pterigi, fi chiamano quelle pellico- le, che fi sfogliano attorno alle unghie delle dita. Procaccila, porcellana, grjfsola . R Acemo, grappolo, grafpo . Rammarro, lucertolo, liguro. Rannicchiare, ritirare infieme . Rcduvie , pelle che fi fpicca attorno l'unghie. Rilafsatione di matrice, dislogagio- ne . Rinuencidere, farfihumile, oc ar- rendevole . ^ A! m Sciame,s'addimanda tutta quel- la moltitudine d'api , che in una fola volta efee de cupili laprima- veta fermandoli fopra gli alberi. Schiz- Schizzatojo, firingaimpulforia . Sciamare è proprio dell'api,cioéufi:i' re de cupili . Screare , rafehiare della gola, ò vera- mente tirare conilrepiro la flem- ma dal petto, e dal gorguzzulc . Scojuoli, fchiratti. Secondine, purg3tioni doppo al par- to. Sofifticare, contrafare, falfificare. Sgretolare , {tritolare , ("minuzza- le . Spadino, ritrattione di nervi. Spruzzare, sbuffare. Stacciare, tamigarc, burattare. Stantio, e ftantie, ferbato, eferbate lungamente . Stiacciare, rompere, ammaccare . Strangolagionedi matricc,il roedefi- mo che prefocatione . Svanito, fiappo, vano, imammito . Suffilare, fuffolare, fibilarc, fibia- re, fifehiare. Suffufione degliocchi, è unacon- gelatione d'humori vifeofi tra la cornea, e la criftalloide. Sutto, lattato. TArlare, diventare carolicelo, putrefarli . Tarlatura, carolo , polvere di le- gname putrefatto. Tenafmone, volontà grande d'an- dar del corpo con premiti fenza andar cofa alcuna. Teftacci animali, fono come olìri- che,gongole, efimili. Theriomata , cognome d'ulcere ma- ligne , & abominevoli . Thiroi , fono alcune fpecie di porri , che fono appreso alla radicefot- tjli , lunghetti alquanto di forma, & in cimagrofli . Tignato,caroliccio,corrofo . Tignuole, carpe, tarme, chegua- iìano le tapezzarie , e le veltimen- ta . Trabocco di fiele, mal verde, iteeri- tia, morbo regio. Trafiggere, pungere, e proprio s'in- tende de gl'animali come fono le vefpe, l'api, gli feorpioni, & i ragn i . Trama, il medefimo checachri. Tramortito, andato in fincopi, ve- nutoli meno, ftrangofeiato. Trapelare, trapaflarc fottilmente . Trogli, balbucienti. Tubercoli, picciole enfiagioni. Tuorlo, il rollo dell'ovo. V Arici, fono alcune vene graf- fe malìimamente nelle gam- Vetrici , vinchi, vimini . Uggia, ci more, paura . Vinopafiò, vinofacto d'uva prima impaffitaalSole. Vitiligine , fi chiama una certa fquamma della pelle, che gl'Ara- bici chiamano morfea . Vencidi, molli, trattevoli, arrende- voli. Ulcere chironie, fi chiamano fpe- cialmcnte tutte quelle, che non fenzagran fatica fi poflono cura- re. Ulcere favine fono quel medefimo che i favi detti di forra . Uva, è un'infermità de gli occhi li- mile ad un'acino d'uva . Vajuolo, varalo, varolc. Pofcia che m vari, e diverfijiiojhidi quello volume fi ritrovano nomi diPefi, e di Miftire nel mo do, che tifar folevano gl'antichiffimi Greci , cofa veramente tArizmi^teto^M^ ridotti brevemente con la guida di Cilena intelligibili à tutti nelle due fedenti figu re m fcrn te rettificando eflo Galeno efièr cotal dichiaratone di Diofcoridc S ' mafllmamcn- Nomi , e quantità di pefi fecondo Diofcoridc La Siliqua La Fava d'Egitto L'Orobo L'Obolo Lo Scropoìo La Dramma L'Oncia L'Acetabolo La Noce { TDmti'a * Regta La Libra + {Medicinale Italiana AìeJSandrina 4 Pefi 'Un Cbalco Un Cbalco , e mezzo Due Calchi Tre Calchi Due Oboli Tre Scropoli Otto Dramme Quindeci Dramme Un'Oncia Sette Onde Dodici Oncie Sedeci Oncie Diciotto Oncie {.Venti Oncie COME COME SI DEBBANO INTENDERE le mifure delle cofe aride, come grano, legumi, farina, e fimili. L'AratabaEgittia lì Moggio Egitt io, & Italiano llMedimno L'HemiettOiO vero mezzo Sejlo IlCongio La Chenice USeftario La Hemina LaCbeme HC uc chiaro ( Cinque Moggia ' OttoCbenici Dodici Hem ietti, cioè, mezzi Sefti Due Cangi Contiene . I Quattro Chenici , cioè dramme yio. Tre Hemine Atbeniefì, cioè dramme 1 80. Due Hemine, cioè dramme 120. Sei Ciaf hi, cioè dramme 60. La quarta parte d'un Giatbo\cioè dramme due , e mezza Xre Scropoli COME SI DEBBANO INTENDERE i Pefi, e le Mifure in Diofcoride nelle cofe liquide. Vino , Aceto, & Acqua Nelle mifure del le cofe liquide \ fecondo Diofco- ride pe/a del Olio Mele 'IlCeramio, lib. So L'Amphora . Uh. So L'Orna . lib. 40 Il Cangio. Itb. IO USeftario. lib. I onc. ì L' Hemina . onc. IO LaCotila. onc. IO L'Oxibapho. dram. 18 L'Acetabolo . dram. 18 HCiatbo. dram. 12 eferopoli 4 UCbeme. dram. 3 efcropoli 1 IlCeramio. lib. 7* L'Amphora. lib. L'Orna. lib. 36 IlCongio. lib. 9 Il Se ftario. lib. 1 onc. 6 L' Hemina . onc. 9 LaCotila. onc. 9 L'Acetabolo. dram. 18 L'Oxibapho. dram. 18 IlCiatbo. dram. 12 IlCbeme. dram. J Il Ceramio . lib. 120 L'Amphora. lib. 120 L'Orna. lib. do IlCongio. lib. IJ USeftario . lib. i$ onc . 9 L'Hemina. Uh. 1 onc. 3 La Cotila. lib. 1 onc. j L'Acetabolo . dram. 27 L'Oxibapho. dram. *7 IlCiatbo. dram. so JlCbeme. dram. 5 Tutti Piante , e lor parti, come (Radili Tronchi Rami Germini Midolle Corteccit Tutto il cor- po, comedi Alcune mem- Anìmali, di\bra, come Tuttii fem- cui alle volte' pliciMedica- \fi conviin u- tnenti R nr?- 1 fare in menti fi pru- dono, ò da Foglh, Fiori Frutti Picciuoli Seme Succhi (Volpi \ Rondini I Coditremole Lodole Scorpioni Teftedi Fegati di Polmóni di Tefticolidi Reni ài fiinchi Verga di cervo Grafcia Sevo j Cervello {Midolla Cacbri,overo tramma di Manna Locuììe Cantarelle Lombrichi Cicale ''Noci Ragie Olivo Gomme Caiìagno Vifchio, &c. Quercia _Nocciuolo RugZa \ quatuq;vicajcbim dall'aria. Millepiedi Chiocciole Granchi OJlriche Buccine Torpedini, &c. Offa &c. Denti Lupi Caglio Cani, &c Fiele Volpi Sangue Agnelli, &c. Pelltcule di ventrigli (Vìpere Mene , , CaftoreQ {.Galli, &e. Calli,overopórri. Vnghiedi X * &c. Minerali , di cui fi ritrova- no alcuni Alcune fuper- fiuità, come Alcune cofe efteriori da lor fatte, come In acque Jalje, come In cave Sotter- ranee , come ( Sterco di Vrine Sudar» Saliva Ova Latte Boturo Sale Adarce Spagne Smeraldi j Rubini - I Sapphiri- [Sale i Stimmi Afino, , . i Cervo Corna di -j jijcoe„0l&c. Spoglia di Serpi, &c. 'Fanciulli Cani Lupi Buoi Capre Colombi,' &c. Peli Lana Efippo,&c Siero Cera Cafiio Propoli Mele Seta, &c> Afphalto Alcionio Corallo, &c Pietra hematìte Pietra armenta Pietragagate Nitro Pietragiudaita Terre diverge . Orpimento Lithargirio Allume Solfo, & altri fimili IL FINE. I D I S» I DISCORSI DI M.PIETRO ANDREA MATTHIOLI MEDICO SENESE NEL ì LIBBRO DELLA MATERIA MEDICINALE Di Pedacio Diofcoride Anazjirbeo. PROEMIO DI DIOSCORIDE. ENCHE moki non (blamente antichi , ma ancora moderni , habbiano fcritto delle compofitioni,delle virtù , e delle prove de medicamenti ; nondimeno, Atio cariffimo, noi ci sforzaremo di inoltrarti, che non vanamente, ma con ragionevole ftudio, e concetto d'animo ci famomoffi à trattare quefta medefima materia . Percioche alcuni di loro ciò non conduffèro à per- ^^t^^i^^ fettione, e altri trattarono molte cofe , le quali cavarono dall' ^ym^^m. hiftorie de gli altri. Jola Bithino , & Heraclide Tarentino , la- fciata del tutto la dottrina dell'herbe, appena toccarono tal materia: ne tutti co- ftoro fecero mentione de i minerali, e delle cofe odorifere. Crateva dipoi Her- bario, e Andrea Medico, i quali più diligentemente di tutti gli altri pare che que- fta parte habbiano trattata , tralafciarono però di fcrivere di molte radici utilif- B fune, e d'alcune herbe . Vero è, che in quefto gli antichi debbono efière appro- vati : perche , fe bene effi di poche cofe tarifferò , ufarono almeno nello fcrivere di quelle grandiffnna diligenza . A i moderni non è cofi da dar fede : del cui nu- mero turono Tileo Baffo, Nicerato, Petronio, Negro , e Diodoto, tutti della Set- ta d' Afclepiade : imperoche coftoro ogni nota , e volgar medicina {limando de- gna di perfetta fcrittura , efpofero corfivamente le virtù , e le prove de medica- menti, non mifurando accuratamente con Fefperienza l'efficacia loro : ma trat- tando delle caule con vane parole, e una cola per un'altra molte volte fcrivendo, riduflèro le differenze loro in una gran maffa di controverfie . Imperoche Ne- gro, il quale tra tutti coftoro è tenuto il più eccellente diffe , che l'Euphordio era C un liquore d'unherba chiamata Camalea,chenafceinlt'alia : eche l'Androfemoera quel medefimo, che l'Hiperico: e che l'Aloe nafceva di minerà in Giudea: e mol- te altre cofefimiliàquefte, non poco dalla verità lontane, falfamente propofe . Le quali cofe danno indizio, che non habbia egli mai con la prefenza dell'occhio tali cofe vedute, ma più prefto udite da altri. Errarono ancora nell'ordine: percioche al- cuni congiunfero quelle cofe, che erano differenti di natura : e altri ne fcriffero fecondo l'ordine delle lettere dell'alfabeto, e divifero quelle , che l'una con l'al- tra fi fomigliano, eie fpecie, e le virtù loro, a fine di ricordarfene più facilmen- te. Ma noi, come poffiamo veramente dire, dalla prima noftra gioventù ha- vendo havuto un certo continuo defiderio di voler conofcere la materia medici- D naie, ha vendo lungamente cercati molti paefi (fai ben tu qual fia ftata la vita noftra militare) in fei libbri per tue efortazioni tal materia habbiamo raccolto. La qual opera à te dedichiamo, riferendoti gratie dell'affettionetua verfodi noi: percioche quantunque naturalmente tu sii amico di tutti i dotti , e di coloro maflìmamente , che fanno teco la medefima profeffione; à noi nondimeno fem- pre dimoftrafti una molto più fpeciale benevolenza . E' della bontà tua non picciolo indizio la fingolare affettione , che Licinio Baffo , huomo veramente da bene , ti por- ta : la qual nel noftro converfare apertamente conofcemmo , mentre che dell'ugua- le benevolenza, la quale era tra l'uno, e l'altro di noi (cofa proprio da eflèr confl- derata)ne maravigliavamo . Efortiamoti adunque infieme con tutti quelli, che que- A fti noftri 2 Proemio di Diofcoride. ftinoftrifcritrileggeranno, che non confideriate quanto noi fiamo eloquenti nel di- A re, ma la diligenza, e l'efperienza meflà nelle cofe . Imperoche molte cole riabbiamo conl'occhiodiligentiflimamenteconofciute : altrecavatedalfbiftoriedaniuno di- scordanti : e altre fapute , dimandandone gli habitatori de i luoghi,ove elle nafcono . Sforzaremoci adunque di fcrivere per un'ordine diverfo da quel de glialtri,lefpecie, e le virtù di ciafcuna cofa . E" certamente à ciafcuno manifefto eflèr neceflaria la dot- trina de medicamenti , per eflèr ella congiunta à tutta l'arte , e per dare in ogni par- te efficaciffimo ajuto . Il perche s'accrefce l'arte per le compoiìtioni, mifture , ed es- perimenti , che fi fanno nelle malarie , per molto conferirgli il conofcer di tutti quelli . In oltre abbracciaremo ogni familiare, e trita materia, che s' ufi nella quo- B tidiana vita dell'huomo , accioche tutta quefta noftra dottrina habbia ogni fua per- fettione . Debbefi adunque in prima ha ver cura , che tutte quefte cofe al So tempo fi . ricolgano, eferbino: perche certamente offèrvando quefto, fono del tutto efficaci: altrimenti i medicamenti fi fvanifcono.Bifogna oltra di quefto coglierli nel tempo fe- reno: percioche non poco importa il ricorli nelle pioggie,ónel fecco : come parimen- te importa il torgli nelle montagne, ne i luoghi ventofi, alti,freddi,e non irrigati dall' acque : conciofia che certamente colti in quefti luoghi,hanno maggior virtù . Quelli, che nelle campagne , ne i luoghi acqua Urini , ombrofi , e dove i venti non fpirano , fi ricolgono, il più delle volte fono di poca virtù : e molto meno valorofi fono quelli,che C fi colgono fuori del fuo tempo, e quelli, che per proprio difetto non allignano. E que- fto medefimamente da fapere,che le piante, fecondo la proprietà de i luoghi, e per lo temperamento dell'anno hora più prefto, fiora più tardi vengono alla perfettione. Nè fono alcune, che per naturale proprietà producono i fiori il verno, e parimente le foglie , e alcune due volte l'anno fiorifcono . E perdbifogna à chi vuole eflere bene in- ftrutto,che nel nafcere,nel crefcere, e invecchiarti le vegga prefentialmente. Percio- che chi folo le vede nel nafcere, non le pud conofcere quando fono grandi : e chi fola- mente le vede crefciute, non sà come elle fi fieno quando nafcono. Coloro adunque, Che del tutto non oflèrvano quefto,nel mutarfi la forma delle foglieja lunghezza del D fuftoda grandezza de fiori,e del feme,e affai altre prò prietà,grandem ente ne reftano ingannati. Per quefta cagione molti di coloro, che n'hanno fcritto, hanno evidente - mente errato, credendoli, chealcunepiante,comefono la Gramigna,laTuffilagine,e il Cinquefoglio, non produceflèro fiore , fufto ,nè feme . Coloro adunque , che fpeflè volte,e à vedere l'herbe, e dove elle nafcono,fi conferiranno,confeguiranno ogni pof- fibile cognitione di quelle . Quefto ancora è da fapere,che di tutti i medicamenti dell'' herbe folo l'Helleboro cofi bianco,come nero, molti anni fi conferva: etutto il refto da tre anni in poi è del tutto inutile . Debbonfi ricorrei herbe fruticofe, come la Ste- cha, la Triffagine, il Polio, l'Abrotano, il Seriphio, e il volgare Aflènzo, rHiflbpo,e al- E tre à quefte fimili,quando fon piene di feme : i fiori, avanti che cafchino:i frutti,quari- do fon maturi : e il feme , come comincia a feccarli, avanti che cafchi : E' da cavare il fucco dall'herbe, e dalle foglie nel tempo, che il nuovo fufto comincia à germogliare. Colgortfi i liquori, e le lagrime , tagliando il fufto nell'ultimo vigore del crefcere . Le radici, i fucchj,e le cor teccie,che li vogliono ferbare,fi debbono ricogliere nel cadere delle foglie delle piante loro,e feccare quelle , che fono nette , in luoghi non humidi : ma quelle,che fonopolverofe,e fangofe,li debbono lavare con aqua . Serbanti i fiori, e tutte le cofe odorifere in caffettine di Tilia,che non fieno humide, e i femi nelle carte, e qualche volta nelle foglie. Per ferbare i medicamenti liquidi,ogni materia denfa è al F propofito,come d'argento,e di vetro,e di corno . Mettonfi parimente ne vafi di terra cotta,pur che non fieno tranfpirabili. Al propofito fono ancora quelli di legno,e maf- fimamentedi Boflb . A iliquidi medicamenti ,à quelli de gli occhi ,e a tutti gli altri , che fi fanno d'Aceto, e di Pece liquida , e di Cedria , fono convenienti i vafi di metal- lo : e à i graffi , e a tutte le midolle fi convengono quelli , che fon fatti di ftagno. Difcorfa Diicorfi del Matthioli nel I. lib. di Diofcoride. Difcorfo del Matthioli. jUanto fia di bifogno a tutti i Medi- ci, che di veri, e legittimi vogliano ba- vere nome, ilconofcerc fenfatamen- te tutti i femplicì medicamenti, che fi convengono all'ufo della medicina, non folamente dimoftra qui Diofco- ride Anazarbeo in tal materia agevol- mente prencipc di tutti gli altri) ma dopò lui lo mo- ftrò con dottrina ineiplicabile in varj, cdiverfiluo- ghi Galeno, ilquale fcguitando inquefta materia più di ciafcuno degli altri Diofcoride ( come gli fcritti candidinomi fuoi ne fanno per tutto fede) fuperò lun- gamente nel dichiararne le facultà , lafciando dell'hi- lloria a Diofcoride la palma ciafcuno de gli altri fcrit- tori,che in tal materia deferiflero. E tanta fùladilet- titione , e inclinatione dell'animo , che hebbe egli della cognition de veri femplici , come colui , che ben fapeva. chefenza ciò non poteva chiamarfi vero Me- dico , che non perdonò alle infopportabili fatiche del- le navigationi fatte in Lemno, in Cipro, einSoria , nè a'i lunghi pellegrinaggi fatti per altre lontane parti del Mondo, accioche linceramente potefle cer- tificarli, quali tufferò iveri, e l'inceri medicamenti, e quale i contrafatti, egli adulterini. Epeiòben di- ceva egli al terzo libbro delle compofitioni de medica- mentiingenere : Debbonoi Medici giovani di buona fperanza fempre incitarefe ftelTi alla vera cognitione de medicamenti , accioche ben conofeano iènfata- mente la materia di quelli, mirandoli, e rimirando- li per loro medefimi non una volta , nèdue, ma mol- te, e molte; imperoche la cognitione delle cofe fen- fibilis'acquifta, e fi conferma con lofpefTo vederle . Del che ne dà evidentiffimo indicio il vedere noi , che molte volte fono due fratelli nati d'un medelimo par- to, che ne pajonoinognìlorfembianza de! tutto fi- tnili, e nondimeno a coloro, che fpefìe volte gli veg- gono, e continuamente converfano con loro, pajo- noefleredifierenti . 11 perche è belhfiìmacofa il con- templare la materia dell'herbe, de i frutici, e delle piante, cioè quali, equantici fi dimoitrano avanti, che producano i frutti, quando li producono, quan- docrefeono, e quando fono nella perfettione, pri- ma che fi cavino direna . Quella adunque continua fpeculationeinfegna, quando fìailtcmpodiricorli , di riporli , e di cuflodirli in luoghi fecchi . E però v'ammonifeoqui, ò amici, a feguitarmi, fe vorrete candidamente efercitarvi nell opera dell'arte . Voi ve- ramente havete molto ben conofeiuto , come mi fi portino ogni anno da diverfe nationi gli eccellentif- fimi medicamenti, perfaperio in quanti varj, e di- verfi modi gli contaminano , e fofifticano coloro , che tutti inlieme fottofopra li comprano. Del che fi potrebbono forfè ancora accufare , ma molto più i mercanti, che gli vendono, gli rierbari chegliricol- gono, e coloro che fuori de i debiti tempi portano nelle città i liquori delle radici, ifticchj, i frutti, i fiori, e i germini delle piante : imperoche coitoro fo- no i primi, che gli fofifticano . Qualunque adunque vuole d'ogni luogo havere copia dirimedii, bifogna che fia lungamente fperimentato nella materia di tutte le piante, de gli animali, de metalli, e d'ogni altra cofa minerale, e terrena, che s'appartenga all'ufo della medicina , accioche ben fappi conoscere quali di tutti i medicamenti fieno i legittimi, e quali i ba- luardi. E però fe chi fi voglia, non verrà all'opera di medicina incorai modo inftrutto , quantunque fola- mente in parole pofifa egli faper il modo di medicare ,• non farà pero mai opera alcuna degna dell'arte . E al primo de gli antidoti - Deve il Medico (diceva pur cfiòGaleno) havere, eflendolipofiìbile, vera nori- tia ditutti i femplici medicamenti, efe non di tutti , almeno della maggior parte di quelli, che più fono in ufo appreflo noi. I quali chi ben concfccintutto'l A co rfo della età loro , li potrà ritrovar in molte parti del Mondo, come gli hò ritrovati io in molte parti d'Ita- lia, manonperóleconofeono, quando fpuntano di terra, nè quando crefeono, colorochc folamente le conofconofecche . Quefto tutto diiTè Galeno . Dal che poftòno chiarirli tutti i Medici del Mondo, che fenza il vero conofeimcnto de femplici non fi può nè ragionevolmente medicare, nè ficuramente operare , nèfe non per forte fanare. Nèbafta contentarli ( co_ me molti, e moltiMedici, e quelle fpeflé volte, che afpirano a i primi luoghi, fanno ) de medicamenti comporti , che fi tengono nelle fpeciarie noti , e chiari a ciafcuno: credendoli, che aliai fia a loro ilfapere,chc B il Diacarholico purghi ruttigli humori , il Lettovaro difuccodiRofalacolera, ilDiacartamo la flemma , la Diafena , e le pillole di Lapis Lazuli la melancholia, le pillole Coccie il cervello , le Lucis gli occhi,e quel- le d'Hermodattili, e parimente le Fetide le giunture : non curandoli di faperc più avanti, nè di chefortedi femplici fieno corali medicamenti flati comporti, nè fevifi ritrovino quellefacultà, che ne promettono i nomi loro, nè fe i femplici , che vi ci mettono, fieno legittimi, ò bàrtardi, ò fofifticati , ò contrafatti , ò nuovi, òvecchi, òfecchi, òverdi, ò colti alfuode- bito termine, ò fuori di ftagione, òfecchi al Sole, ò all'ombra, òal calore del fuoco, come fpeftè volte C fanno gli Speciali per la fretta, che hanno di comporre qualche medicamento . Nè avvertifeono coftoro, che ne i lettovari , che purgano la colera , rare volte fi met- te altro , che Scammonea fofift icata con latte d'Efula , e d'altre fpecie di Tithimali . In quelli che purgano la flemma , fpeflo per il vero Turbit vi fi pongono le icoize delle radici dell'Ertila, e di quelle della Thap- fia , e della Peonia, con cui contrafanno alcuni il Tur- bit, talmente che ingannano non folamente gli Spe- ciali, ma iperitiffimi Medici, che fono nelle piante, e ne'femplici medicamenti più efercitati , fe elle non fi guftano, enon fi paragonano conquelle del vero, e legittimo Turbit . Nelle pillole d'Hermodattilo tutti D mettono l'Ephemero Colchico per l'Hermodattilo, e nelle Fetide per il feme della Ruta falvatica quello del- la Cicuta , ambedue mortiferi medicamenti . Senza che molte volte fi compongono i medicamenti fempli- ci vecchi, efvaniti: onde feguita poi, che di niun va- lore riefeono i compofiti . Il che quantunque alle vol- te intervenga per malitia inefeufabile ; nondimeno ac- cade ciò il più delle volte per ignoranza , e per trafeu- raggine, veddendofi che pochiffimi Speciali fi ritro- vano (di quelli però non dico, che fi dilettano nella facoltà de femplici) che non ufino fpcfib di metter una cofa per un'altra.quando mancano loro le vere . Impe- rò che ufano l'Afaro per la Bacchari , il Loto domefti- E co per il Mcliloto, laColuteaper la Sena, l'Acoro per il Calamo odorato,il Cipero per laGalanga.ilHie- racio per il Soncho , la Lattuga falvatica per l'Endi- via, l'Aglio falvatico per Io Scordio, alcune Gom- me per il Succino, la Thapfia perii Turbit, la Pece per ilPiflàfphalto, la Ragia del Larice per la Lagri- ma dell'Abeta, e per la vera Terebintina; laPhilire perl'Afpleno, alcune radici incognite per il Meo, per ilPeucedano, eperii Corto, la Lacca di Verzino, e dìGrana perilCancamo, l'Olivaftro di Rhodi peri' Agallocho, l'orto, elacarnehumanaperlaMumia , il Macis per il Macere , la Charta per il Papiro , il F Crefpino per l'Oxiacantha, il Convolvolo per ilLi- guftro, il fucco delle Prune falvatiche per l'Acacia , e quello del Liguftro, e delle Bacche del Periclimeno per ilLicio, i Gambari peri Granchi , ilRanoncolo per il Coronopo , la Saponaria per lo Struthio , il Car- do fanro, e la Carlina per la Spina bianca, ilParthc- nioperiArtemifia, laCotula fetida per il Parthenio, i Tefticoli di cane per il Satirio, il Polio per il Came- pitio, ilTricomane per l'Adiamo: la Cadmia per la Pompholige , l'Erugine per il fiore del rame, la Squa- ma del rame per quella dello Stomona , alcuna ter- ra contrafatta per la terra Lemnia, il Salnitro per il A 2 Nitro, Senza il co- nofeimcnto de l'empiici non lì può medicare le non a ven- tura. Errori gran- diintornoal compone - Abufi , e ignoranze delle Spe- dane incor- no a i medi- camenti ■ Difcorfi del Matthioii Ninno fi può far perito per via di libbri nella materia de femplici . le forme dell' herbe ieritte ne libbrivatjli- onopoco . Aurori conv mendaci da Galeno. La dottrina de t'empiici ii acquiiìa con l'occhio del precet- tore , e non co'libbrì. Nitro, ealtrivarj, e diverfi femplici l'uno per l'altro, fecondo il mal ufo di varie regioni , i quali per brevità trapaffo. Il che non interverrebbe in molti luoghi , fe i Medici haveffero quella perfetta dottrina de'ifem- plici, che ragionevolmente fe gli richiederebbe d'iia- vere; percioche effendo dotti, e periti in tal materia, fapendo, e conofeendo gli errori , che poflono intet- venire,ovviarebbono a gli fcandoli , che fi commetto- no, nèlafciarebbono comporre le cofe d'importanza lenza vedere prima tutte le cofe, che vi lì convengono . E però sforzinfi nomai , quellidico,che nonfanno,d' imparare la dottrina de femplici ; percioche non è co- fa più vergognofa ad uno artefice, che effere ignoran- te delle còle, e de gli inftrumenti, che all'arte fuas' appartengono. Il che interviene aqualfi veglia Me- dico, che ufa medicamenti comporti, enonsà, nè conofee nei femplici, che v'entrano, nè la natura di quelli. E però ben diceva Galeno al VII. & Vili, lib- bre delle compofitioni de medicamenti in particolare, chi non conofee bene, ediftintamence le facultà de femplici , non può conofeercin qual grado fia la virtù del compofito, cioèfe ella fra fortiffima,òc!cmcntif- fima, ò mediocre: ò di cole tra fe contrarie . 11 per- che niuno non può con ragione comporre medica- menti, fe non hi ben à memoria le facultà, che tengo- no i femplici, Nè però fi perfuada alcuno di poter far- li perito, e perfetto inquefta materia per leggere, e per il rileggere, e folamente i volumi, che ne trattano , quantunque fuffero d'approvatillimi , e autentichi ferktori , fe prima fenfatamente più , e più volte non fe glimoftrano i femplici a dito da precettore in tal mate- ria efercitatiffimo, e che con l'occhio, ecoìguftoin diverfi , e varj tempi in ogni loro parte non fi confide- rano . Alche havendo non poca avvertenza Ga- leno ("come fi legge nel prologo del fcfto libro del- le taculci de femplici) diceva : lo non potrei veramen- te non accufare coloro, che furono i primi, che lì sforzarono di moftrareconledipinturele fomiedell' herbe, ftimandoperòio, che molto meglio fra impa- rare di conofecre con l'occhio dal precettore, e que- llo per non imitare coloro, iquali diventano gover- natori con leggere folamente i libbri, pervadendomi che più vera d'ogni altra fiala dottrina acquiftata con gii occhi dal precettore, non folamente delle pian- te, ma di tutti gli altri medicamenti. Màfepures'hà bifogno de libbri, chi farà tanto infenfato povero h uo- mo, che pofpofti gli fcritti di Diofcoride, diNegro, d'Heraclide Tarentino, ediCratena, e d'altri lunga- mente invecchiati in cotal facultà . preferifea a quelli quelli d'alcuni altri più Grammatici, che Medici, ove poco altro fi ritrova , che incantationi, ftregamenti, transformationi , e herbe confacrate a decani de i De- moni?Eal primo libbro de gli alimenti. Quellavera- mcnte (diceva puregli) è ottima dottrina, laquals' acquilta per viva voce d.l precettore, e non il volerli far nocchiero di nave, ò capitano di foldati, ò vole- re acquiftare qual fi voglia altro magiftero folamente con leggere i libbri. Percioche i libbri, folamente fi fanno per havere le dimoftrationi dellecofe pallate , c per havere commentari delle già imparate, e non perche con quei foli fi pofià perfettamente imparare , e divenire perfetto nelle cofe. Eccetto fe alcuni non fuffero, a cui del tutto mancaffiero i precettori , e che fuffero coilrctti di cercare d'imparare con quei libbri , che fono flati fcritti abondantementc , e con buon or- dine, come fiamo ufati difarenoi . Imperochcleg- gendofi, e rileggendoli con privato ftudio , efpefìè volte, enonlafciandofi occupare dallalàtica, fi può con elfi fare ancora un profitto da non pentirfene . E al primo libro de gli arai doti, diceva: Non potendoli venite nella vera cognitionede femplici per mezzo di precettore, che gli dimoriti, e clic fi voglia fat quello con la lettura de libbri, che ne trattano, come fono le opere d'Heraclide, diCratena, di Diofcoride, ed' altri, veramente gli farà bifogno di molto maggior confidcratione,prima che Scuramente polla giudicare tutte le virtù, eparimente i vizj delle medicine ; per faper io, che coloro che le vendono, cosi acutamen- te ne fofilticano alcune, che molte volte ingannano coloro, che ne fono pratichilìimi . Onde diceva pur egli nel IX.Iib. delle facultà de femplici, trattando del Diphrige: Aggiungerò a quello ragionamento, che afpettaaquclto medicamento, alcuna cofa, la quale non fola niente farà utile da fapcre del Diphrige, ma ancora della terra I.emnia, della Pompholige, dell' Oppobalfamo, e del Licio Indiano . Imperoche im- parai effendo ancor giovane àfofifticare tutte quefte cofe, di forte che non parevano punto differenti dalle vere, enativc . Era colui , che m'mfegnava con gran- difiìmo pagamento, huomo veramente curiofiflimo , non folamente in cotalicofe, ma in molte altre limili . Neper altro navigai io in Lemno, in Cipri, inSoria, fe non per potermi acquiftare tanta gran quantità di tutte quelle cofe, che ne porcili havere affai per tutto il tempo di mia vita. Nel qual viaggio ritornando in Se- ria inPaleftina, hebbi bella commodità di fornirmi di Licio, e Aloe Indiano: fapendo certamente, tutto quello , che con tuttjj la lomaquivi portavano i came- li, efière veramente Licio, e Aloe Indiano: ellèndo certo, che coloro che lo portavano, non fapevanol' arte difofifticarlo, perche le cofe, con cui fi falfifica- nocotali medicamenti, non nafeono in quei luoghi. Ma trami parfopcrò benfatto, di non manifellare, nè fcrivere in che materia quelle cofe fi falfifìcano, ac- cioche nonio pollano imparare gli federati huomini, per aviditàdi guadagno . Anzi che deliderarei di (lu- pare, e perpetuamente nafeondere glifcritti di tutti coloro , che prima di noi ne fcriflèro . Qu_e(le tutte fo- no parole di Galeno. Per la cui dottrina fi può molto ben conlìderare , che con i libbri foli non fi farà mai al- cuno perfetto Semplicifta, ancora che con ogni pof- fibile arte vi fieno ftampate le figure delle piante ; per- cioche feome nel prefente prologo manifefla Diofco- ride, e ne i luoghi iùdetti Galeno ) è veramente necef- fario a chi vuol efiere buon Semplicifta, di vedere le piante vive con l'occhio non folamente in un tempo dell'anno folo, ma in varj, e diverfi . Percioche altri- menti fono le foglie delle piante , quando comincian- do ànafecre fpuntano di terra : d'altra forte, quando elle crefeono , e quando producono il gambo: e d'al- tro afpetto, quando fono cariche di fiori, edifeme . Noiveggiamo manifeftamente, che il Popolo nero, e parimente il Ricino producono nel principiole fion- di ritonde, e nelproceffò in quello diventano fimili àquelledel Platano, e in quell'altro triangolari, co- me che ncll'Hedera intervengali contrario , produ- cendo ella da prima le frondi quafi (iellate , e pofeia in procedo di tempo quafi rotonde. Il Sifembro acqua- tico nel principio tàle foglie tonde, e pofeia l'inta- glia, e l'allunga fimili à quelle della Ruchetta. ULe- pidio, ci Nafturtio nel primo tempo le fanno tonde, e per intorno intagliate, e nel proceflo olivati, e lauri- ne, comefà ancor'il volgar Petrofello degli borri . II Lathin chiamato volgarmente Cataputia , nel primo fuo gambone fi vede tutto di foglie lunghe fimili a quelle de Mandorli , e nelle fommità de rami di forte le trasforma : che pajono pofeia ò d'Ariftologia, ò ve- ramente d'Hedera . V Acantho giovane crefee con frondi affai più lunghe di quelle della Lattuga, e inta- gliate à modo di Ruchetta, c invecchiandoli poilefà sù perii fuftocofi fpeffe, minute, e appuntate, che non poco fi dilfomigliano dall'altre: come parimen- te interviene in molte altre piante , che per brevità trapaffo. Il che malagevolmente fi può confiderare nel- leftampatcpernondimoftrare elle di tutte le predette fc non l'effigie d'un tempo folo, e anco perche le cofe artifìciofe,e dipinte non dimoltrano mai cofi perfetta- mente i lineamenti dellecofe , come fanno le vive, na- turali, e vere , e cofi parimente mi pare , che per legge- re rhiftoria delle piante ferine da qual fi voglia buono autore, non fe ne poffaconfeguirc quella vera, e nc- teftària cognicionej che fi richiede) pcrnon ritro~ varlì ColoiT contraf: i mei mentUìi nano voice i p Semplic Piante trastori le togli Perei gione Herbe,, ftamps nc'libr molto ! vi no p noite: Nel primo lib. di Diofcoride. 5 varfi nelle defcrittioni deli'hiftone delle foglie, e de fulti di ciafcuna pianta, fe non unadefcritrionc fola delineamenti, efembianze loro. La quale quantun- que fia vera, non però dà ellanotitia del molto varia- re e delle foglie, e defiliti, che fanno le piante fe- condo varj tempi dell'anno . Ilqual variare altrimenti imparare non poflì che con un lungo efercitio dell' occhio nelle vive, mentre che fono in terra. Oltre a ciò , quando nell'hiftoria de femplici , fcrivono gli au- tori'i lineamenti dell'herbe, fempre procedono per li- miglianze , affomigliando l'Acoro, il Xiride , e la Gla- diola all'Iride, il Meo all'Anetho, il Cipero al Por- ro, l'Afaro all'Hedera , ilPhualloSmirnio, equello aquello, e quello a quell'altro. Ondenonèpoflibilc, che non havendoli prima veduto infieme con ottimi ,. edefercitatiffimi precettori i femplici, acui l'uni'al- tro rafiembrano gli fcrittori ; e che per tal via non fe ne babbi notitia, pofla alcuno con libri foli figurati, e nonfiguratifarfibuonSemplicifta . Eperò parmi, che tutto chelefigure, che fi ftampano nei libri con ogni diligenza de Dipintori, e Stampatori riducano a me- moria i femplici, che fi conofeono, e che dilettino all'occhio non poco: non però parmi, che elle fieno di gran giovamento a chi non ne sa prima per altra via, e con l'ajuto de precettori la maggior parte: co- m'è che forfè appreflo al volgo altrimenti fi creda . Il perche procuri pure , chi vuole in tal materia intende- re qualche cofa, d'haverein ciò ottimi precettori, e di nonlafciarfirincrefcereindiverfi tempi dell'anno, e per monti, e per valli, e per ogn'altro luogo andar . cercando, e vedendo le piante . E non folarnente at- ■ tendere aquefto, maandarfene nelle minere, e quivi contemplare i metalli, elealtrecofe, che di quindi fi cavano, contai cura, e diligenza, cheli fappiaco- nofeerpoi le vere dalle falfe. 11 che non folarnente bi- fogna far quivi, ma nelle fornaci ancora, ove fi co- lano i metalli, perciochc quivi fi fàil Diphrige, la Pompholigc , lo Spodio, la Cadmia, il Lithargirio , ed alcune altre cofe, chebifognaconofcerc : le quali a quelli ncllri tempi tutte fi ritrovano, ò la maggior parte, falfe nelle fpeciarie. 11 medefimobifogna fa- re ne fondachi delle famofe Città con le cofe, che fi h'be'é c' portano pellegrine . E appo quello da farli beffe d' vana" alcuni, che nel ricorre dell'herbe , edelleradici, vo- [titkifagljonoches'ufinoalcunefuperftitioni di parole, d'in, "locanti, ediprofumi, comete le virtù, e l'acuità de me- scerne dicamcntilipotefTeroaugmentare, fminuire, einfon- i alcu- <}ere con le parole , econgl'incantelimi, come fi cre- dono gli feiocchi, ed i fuperftitiofi, vituperati non poco da Galeno nel fudetto luogo, cofi dicendo : Trattò Panfilo l'hiftoria dell herbe per alfabeto , co- me facciamo ancor noi, quantunque molto tempo perdefle egli in narrare favole da donnevecchie, fu- perftitioni, ed incantamenti di parole, che far fi fo- gliono da alcuni, mormorando mentre che di terra lì ricolgono l'herbe, da lui lodate per la più parte per at- taccare al collo, ed in altri luoghi, e parimente per fare i lifeì per imbellire, imbianchire , e far parere quel che non fono le donne : cofe in vero non fola- mente aliene dalla medicina, ma tutte falfe in fe ftef- fe, ebugiarde . Il che apertamente ne dimollra, che fe pure ci dobbiamo fervirede libbri, lafciando i fu- perftitiofi a chi piacciono, dobbiamo leggere , rileg- gere, e ben ftudiare quelli foli, nequali fi ritrova la reale , e vera dottrina de femplici, e che fono flati fcritti da coloro , che ne hanno havuto il perfetto conofeimento : tra i quali veramente tiene noggi il principato Diofcoride. E però meritamente lo lodò Galeno nel fudetto luogo con le feguenti parole: Di- morila veramente (dilìéegli) eflére flato Panfilo nel- le cofe, che fende, e di cui egli fà profeffione, puro grammatico: percioche manifeftamcnte fà conofeerc fer fe fteffo dinonhavermai havuto, nè conofeiuto herbe, delle quali fcriffe, nè d'haveremaifperimen- tato lavimi loro, maben d'haverne trattato folarnen- te fotto fede di coloro, che neferiffero prima di lui , A e cofi compilò egli ifuoi libbri, mettendo a ciafcuna nerba un monte di|divcrfi nomi , e come trasforma- re fi debbiano gli huomini nel coglierle, cheverfivi debbano cantare intorno, che bevand; prima gufta- . re, e che forti di profumi fare, ed altre fimili ftrega- menti bugiardi . Ma Diofcoride Anazarbeo compilò ì?£|!*Ar jn cinque libri tutta 1 utile materia de lemplici, e non ìenoaDio- folamente dico dell'herbe, ma de gli alberi, defrut- floride più ti, efucchj, de minerali, e delle parti de gli anima- fc^itao?" li, onde parmi fenza dubbio, che tra tutti perfettiffi- mamente habbi egli trattato della materia de medica- menti. E tutto che fi ritrovino gran numero di buo- B ne fcritture lafctate da coloro che furono primi, e mag- giori : nondimeno da niun di loro fù cosìuniverfal- mente ferino di tutte le cofe . Quel poi , che de fem- plici fcriflc Heraclidc Tarentico, Cratena, e Manda non fù veramente limile ,nè raccolfero colloro inficine ogni cofa, come fece Diofcoride. Ed al primo de gli antidoti. Scrine ( diceva pur effò Galeno) fufficien- tiffìmamente tutta la materia medicinale in cinque li- bri Diolcoride, dalqualpuò ciafeuno veramente im- parare tutti gli indicj, che fi cavano dal gufto, e dall' odore, per le quali fi conofeono tutte le medicine, e fi difeernono le buone dalle cattive . Dal che poffòno Diofcoride i moderni Medici, e parimente li Speciali , a cuifen- n.e11» m?zc- ^> r r > ■ i- c r t ■ ■ n ria de lein- C za icula veruna s appartiene di tarli dotti in quelta no- pij=j t;erie ,i bililììma materia, ellère certiffimi, che in tal facultà principató fia Diofcoride fra tutti gli altri il primo, e piùprinci- Iratutt1- pale . E però non doveriano ftancarfi mai di legger- lo, e rileggerlo tante volte, etantoportarfeloinfeno, cheglidivenille del tutto familiaritlìmo , mentre che da qualche buon precettore fi gli dimollrano all'oc- chio, e parimente al gufto i vivi, veri, c legittimi fem- plici . llchetanto più gli farà predo venire al difegno loro, quanto troveranno fiora igloriofì fcritti d'effo 0 Diofcoride netti , e purgati da ogni errore : e da i mici difeorfi fcrittivi fopra, in cui quafi tutto quello / che de femplici fcrive Galeno, fi ritrova di tal forte di- D chirati , dilucidati, edilluitrati, che quafi altro di più non fi vi polla defiderare . A quello folo adunque accollare fi debbono per l'infallibili affegnate ragio- ni, tutti quelli, che ne vogliono venire alla perfet- tione, e lafciare via all'ignorante volgo, ed a colo- ro, che come iRannocchi, non fanno ufeire del pan- tano, tutti gli altri libbracci, ove alla cieca fi tratta la materia de femplici, da crii a fatica non conobbe fe non la Lattuga, pereffer cibo quotidiano, e l'Orti- ca, pere he ella punge . Contra cui fcrivendo Gale- no al fello libro delle facultà de femplici, cosidiceva: è veramente da guardarli dalle cofeferitte da Panfilo: E percioche non folarnente non vidde, nèconnobbel* herbe con l'occhio, mà nè ancora quando dormen- do lì fognava, e mafiìmamente quelle, di cui vuole dare egli il conofeimento, con deferiverne le figure: ma fonocotali fpecied huomini (coraeben difièHe- raclide Talentino) fimili ai publici banditori, qua- li quantunque mai habbiano veduto la forma, l'afpet- to, ed altri fegni del fervo fuggitivo : nondimenolo publicano co'lbando,predendoneicontrefegni da co- loro, che lo conofeono, di modo che fe ben il ban- dito gli foffe appreffo, non lo conofeerebbono per quello. Quelìo tutto dille Galeno. Il che può molto ben ftare per inflruttione di coloro , che nella mate- F riadefemplicidefidcranod'entrareperladntta porta, e caminare dilongo perla ftrada infallibile. Ma ac- cioche fappiano ancora , come ragionevolmente fi ln cheKm. debbano ricorre le piante nel tempo, che fono più pofidebba- piene della virtù loro, cominciando prima dalle radi- "'? £ ci, dico che la virtù di quelle, cosi come di tutte l'ai- pamioro. tre parti delle piante, non fi ritrova in tutte in un me- defimo tempo dell'anno: imperoche alcune in un tem- po, ed alcune in un'altro li ritrovano piene d'humore. Quantunque fieno alcuni, modi da caufe molto ragio- nevoli, che dicono eflére da cavare di terra le radici c^*jf°br,'; fempre nell'autunno, nel cafeare delle foglie, e de fu- noicr.-.d„L. fti, ed altri nel principio di primavera, prima che cre- A 3 fcano Difcorfì del Mattinoli fcanolefogli: percioche nell'uno, e nell'altro di quc- A fti tempi fi ritrova più la virtù nelle radici , che in ogni altra parte. Ma dicendo quila mia opinione, crederei > io, che molto più humore fi ritrovadc in quelle, che fi cavano la primavera, per non haver prodotte ne fu- rti, nèfoglie, nè fiori, da cui ritira tutto l'h umore delle radici . E panni per ciò ragionevole cofa, che quelle dell'autunno non debbano edere , per hayere di poco tempo fruttato, nè cosi piene, nè cosi vigo- rofe, quantunque però non voglio negare io , che quelle della primavera per effere molto più piene d hu- morediqucl, che vi fi converrebbe , e molto manco digefto, chenonèpofciaquelchevifiritroval'autun- E no, non fieno più atteaputrefarfi, e corromperli nel ftrbar'fi dilungo. Alche riavendo rifpetto Diofcon- c„mc iA_ de, dilTe grettamente, che le radici fi débbanoca- bano edere vare nel cadere delle foglie , cheleproducono. fiche le radici , accaaendo fecondo la natura di divcriepiante mvarj colgono. tempi dell'anno,bifogna ftar attento di raccogliere cia- feuna radice nel fuotempo determinato , fhrpando- Ie dalla terra ( eflendo però pottìbilc ) tutte intere , e in quei terréni, e fono quei climi del cielo, che gli fono più familiari . Devenooltrea ciò le radici edere ben nutrite, e ben falde, nette da ogni putredine : madie però non fieno, per troppia copia di fuperfluo nutri- mento della gradezza del luogo, ove elle nafcono,piu ( piene, e più grotte del dovere : nè ancora per difetto di quello IVanite, e rugofe . Ilcheconfiderando Ga- leno , mentre cheferiveva delle radici dell'Inde al pri- mo libro de gli antidoti : Sono inutili univerfalmen- te (diceva; in tutte le fpecie delle medicine quelle ra- dici, che fono fiappe, erugofe . Equellefono vera- mente peggiori delle mezanamente nutrite, emedio- cremente crefeiute, che paffano la mediocrità della grolfezza, e che contengono in fe più humore di quel , chevifirichiede. Cavate oltre à ciò che fieno le radi- oline io- ci di terra, lavinfi prima in acqua chiara , fin tanto ■ rr„are,' gradezza,come fanno il Vitice,l'Hedera,il Tamarigio, e'IPaliuro. Cosi parimente interviene, chealcuni al- beri] ò per diletto di nutrimento, ò per mancamento di cultura, di fortes'infalvatichifcono, chenon fi co- nofeonoefìere differenti dai frutici, pcrcioche quelli facendofi perii corfo di molti anni , e per diligenre la- voro laidi , duri , e vigorofi .generano pofci.i groffi , e fermirami, equelligencrando, comeinfalvatichiti, granquantitàdi polloni, di germini, e di farmenti, eper il tronco, edapprefioalleradii, di forte debi- litano, e fanno infermi i rami, ìnvolandoglil'humo- D te> che non accorgendoli degenerano i frutici, come fannoi Mirti, iLentilci, ed i Nocciuoli . Imneroche tanto è il vinculo della fraternità di tutte le piante , che Alt'JI,r I fpefiè volte non folamente fanno gli effetti preietti, formane! ma li trasformano l'una nell'altra, comc la Calila in u'« <* che fi ritrovano tanto domelliche, quanto Salvati- che, fri le quali ne fono delle Iterili, e delle fruttife- re, delle floride, e dellefenza fiori, delle femprefron- dofe , e verdeggianti, di quelle che il verno perd ono le Irondi. Ne da altro procede quello, fecondo che re- cita Tcofrafto, che dal luogo, edalfito.ovcelle na- feono, e parimente dall'aria, chclecirconda: nuan- tunque alle volte fi caufianeorqucflo da qualche'mor- ho particolare delle radici . Molto veramente importa per confcrvare le piante fruttifere, floride, efempre », , verdeggianti, laclemcnzadel Cielo, e la conferenza "rifce C°l del fito . Et pero non e maraviglia , fe intorno à Mem- clfmciral F fi , c nel territorio Elephantio i Fichi, c parimen- fnL^Ì te le Viti non perdono mai le fiondi; e che ncll'lfo- l» «°r«i le, e altre regioni nuove ritrovate alle Indie da gli P'M Spagnuoli.niuno albero fi trovi, che fempre non ver- deggi . Nè e fimilmente maraviglia, che fi ritrovino gli alberi più grolli, più grandi, e più belli, epiùfron- dofim un luogo, che in un'altro ; pcrcioche chi ama quello, e chi quell'altro fito, fecondo la difpofitione Siti naturai della natura loro . E però vergiamo , che godendoli de ì monti ì Cedri, i Larici, ì Pini falvatichi , gli Abeti, w , & bei. iPezzi, i Terebinti, Bolli, i Ginepri, i Faggi,ediCar- "alcol°' pini : vi fi ritrovano proccrilTimi , e belli come nel- le tei- Nel primo lib. di Diofcoride. Q ì lefclvcdapiani, &decoIIi fi ritrovano leQuercie, i Ceni , i Soveri , gii Elei , i Loti , gli Olmi , i Nocciuoli, gli Aceri, ed i Rallini; e apprettò le fiumare 1 Plata- ni , "li Alni, gli Oppi, gli Alberi, i Tamarigi.ed i Salici: come che la maggior parte di quelli non cosi felici fcambicvolmente fi ritrovino ne monti , nelle valli , ne piani, enellefelve . Il che parimente veggiamo inter- venire nell'herbe , e neifrutici, dilettandoli , chi di paludi, chi di laghi, chi di (ragni, chi delle rive de Suini, e de mari, e d'altri luoghi humidi, ed acqua- tomi : chideIuoghiaridi,fecchi, efafiofi: chi tan- to de lecchi, quanto de gli humdi terreni: chi de cam- pi, e delle vigne, chi de prati, e chi delle valli , chi decolli, e delle piaggie, e chi di più domeftici luo- ghi attorno alla città, e alle cartella lungo le mura , ter le piazze, e per le macie. In luoghi paludoli, in u gli argini de loffi, e in humidi terreni nafee la Pian- tagine , il Coronopo , il Poterio , lo Scordio, il Ranon- colo, l'Eleofino, e Io Spondilio, la Lifimachia, 1' Alifma, la Chelidonia minore , l'Epimedio , il Penta- phillo, l'Erino.laCoda di cavallo, il Limonio, l'He- liotropio minore, la Verbena, la Toffilagine, l'Hi- dropepe,l'Onobrichi, e la Coniza della terza fpecie, e l'Eupatorio commune. In luoghi paludofi nafee il Cipero, la Tipha, il Sparganio, e'1 Giunco. LaNim- phea pofeia, ilPotamogeto , il Loto d'Egitto, e la Colocafia ftanno tanto fotto acqua , quanto Copra ne laghi, e ne gli alti paludi. In luoghi parimente palu- dofi nafee il Malabathro in India, ed a noi in Italia il Rifo, l'Hippolapatho, ed il Millefoglio ftratiote. Il Tribulo nalce cofi ne laghi , ne paludi, ene'fiumi, come nel mare : nelle rive de quali fi vede parimente il Nerio chiamato da noi Oleandro. L'Adiamo , ed il Trichomane lì godono delle fpelonche vicine alle ri- ve de fiumi, òche fieno in qualche numida piaggia , Ove trapeli l'acqua da qualche monte . 11 Vitice , l'He- lrcrifo, l'Amelo, i Botri, il Rha verdeggiano in fu le rivedefiumi. Etnelidi, ne colli, e neìli fcogli ma- rini il Crethamo, il nero Chamelconc , laBraffica marina, l'Androface , il Papavero cornuto, ilDoric- nio, il Solano fonnifero, il Glauco, l'Hippophae ,1' Hippophelìo, ilTragio, ilTithimalo paralio, il Pe- plo , l'Alipia,rAffènzoSeripho. Etdovel'onda hor cuopre,cd fior difeuopre il lido,nafcc il Tripolio,llan- dofenehorin mare , ed hora interra , e dentro nell'ac- qua il Brio,l'Alga, ed i Coralli . Ne i rivi delle fonti na- fconoquafifempreilSifembro, e'ISio, comefefuiìé fratellanza tra loro.Di quelle poi, che nafeono fra ter- ra, amano i luoghi magri, e fecchi tanto ne piani , quanto ne colli, rEringio,laThimbra,il Licio, il Lito- fpermo, la Salvia , lo Stachi,l'Onofma,la Lonchite , la Cinoglofia, l'Echio, la Buglollà, il Camepitio, e l'Hel- leboronero . Godonfi diluoghi aridiilìmi ,efaffolì , i Cappari,iRofmarini,ilSimphitopctreo,la Saffifragia, rHelfìne,rHemonite,i Semprevivi, gli Ombelichi dt Venere, il Politrico,la Paronichia, l'Al'plcno,il Gino- podio, laCircea, e la Lichene ; dimodo cbelapiù parte diquefti (I ritrovano fpclTevokc nelle muraglie degliantichiedificj, e tra i nudi fallì . Verdeggiano in luoghi opachi il Chifocome,rAfaro, le Viole pur- puree , l'Altragalo , e'1 Ciclamino ; e ne gli humidi , la Provenca, la qual ancora lungo a i loffi fi ritrova, la Phillite, l'Hemionite, l'Altea , l'Helenio , e l'Apio ac- quaftrino. De colli ameni li dilettano la Gineitra, lo Spartio, la Nepeta, il Cimino falvatico, il Cliamcdrio , tuttoché nafea volonticri ancora in luoghi afpri , e faflòfi : ilPhalangio,ilThimo,comeche fi diletti di luoghi faffofi ancora, el'Holortio. Ridononecampi coltivati,il Lagopo,r£latine,l'Ornithogalo,ilCorian- dro, il Hiacintho, l'Hipecoo, 1' Apios,il Chameciflò, I' EgiIopa,l'01ìride,rAphaca,rOi'obanche,il Melando, ilBupthalmojl'Anthcmide, il Papavero falvatico, la Gladiola, il Leontoperalo , la Phenice , l'Hiperico , e'1 Ciano : ed in quelli che non fono coltivati, il P(ìllio,e'l Hieracio. Solazzanfi de prati il Trifoglio, ilLotofal- A vatico, ed il domertico, l'Anonide, il Dauco, il Cavo, il Ti agopogono, l'Oxilapatho , il Galio , la Centaurea minore, l'Hemerochalle , il Colchico, la Betonica ; quantunque ne colli , e ne monti fi ritrovi ella fertilif- fima . Nelle vigne lì nutrifeono il Telephio , laPor- cacchia falvatica, il peplo, l'Helfine hederacea , 1' Ampeloprafo, e la Fumaria . E dentro, efuor delle cartella, e delle cittadi fi riparano nelle piazze, ne ci- miteri, nelleruinedegliedifici, nelle macie, e lun- go alle mura , e fiepi degli horti, il Verbafco, la Blattaria , il Thlafpi , l'Iberidc , la Malva , la Chelido- nia maggiore, l'Ortica, l'Ebulo, l'Erifimo, l'Arifto- B lochiaìunga, ilMarrobio, ilChrifanthcmo, laGa- liopfi , l'Erigerò , l'Aro, l'Aparinc, FAnagallide, il Po- ligono , il Tribolo terreftre , le Sideriti , l'Eupatorio, il Jufquiamo,laCicuta,laPerfonata,ilXanthio,cd il Cocomero afinino. Nellccampagne fi godono i Car- dici tutte le fpecie, l'Adattile , le Ferole , il Finocchio ialyatico , la Gramigna , il Thalithro, il Bunio ; e lungo le fiepi de campi , e prati , il Rufco , l'Afparago , iRovi,ilRhamno, ilLiguitro, eia Rubbia: e nelle felve piane, l'Ephemero, l' Hippogloffo , eia Selce . Gioifconode monti tanto l'Indiano, ed ilSoriano , quanto il Celtico Nardo, e parimente il Montano, la Centaurea maggiore, la Mandragora, l' Amphodillo, il C Satirio, iTefticolitutti, laGentiana, ilLiguftico, 1' Alifib , lo Smirnio , l'Hclleboro bianco, la Ruta falva- tica, laPolemonia, ilPoligonato, il Titimalo chia- mato Characia , il Polio , la Ptarmica , la Thimelea, la Chamclea.laGlicirhiza, l'Afclepìade,il Narciflo, la Thapfia, la Peonia, l'Ethiopide, il Climeno, l'Onagra, la Cacalia, l'Aconito, il Napello, la Laureola, l'Hilfo- po falvatico , il Paucedano , la Chamedaphne , la 1 or- mentina , la Birtorta , il Chameleonbianco , ed Al Rot- marino della prima fpecie, e nelle felve de monti la Spina bianca, e ne luoghi precipitolì di quelli il Pe- trofelino, e laRadiceRodia. Sopra gli alberi nafeo- no, l'Agarico, il Vifchio, ilMufco, ilPolipodio, il D Driopteri, la Lichene, tirando il nutrimento da gli al- beri proprj , fopra i quali fi ripofano : come che alcune altre piante fieno, che fi ritrovano fopra gli alberi , che nafeono, evi falgono di terra, come fanno le Lam- brufche,la Vite nera, la Brionia, il Tamaro, l'Hedcra , la Clemarite feconda , lo Smilacc tanto lifeio , q uanto afpro,il Lupu!o,edilPericlimeno. Nè mancano an- cor deirhcibe, che vivono fenza radice fopra l'altre herbe, nè altrove che fopra quelle fi ritrovano , cornee laCufcuta, l'Epithimo, l'Epithimbro, el'Epiftebe. Quantunque lia dafapcrc, con tutto che le prenomi- nate piante vivano più naturalmente, e piùfelicemen- E te per parricolarnaturaloro ne loro prorii luoghi, e fitifudetti, non pero reità, che hor in quel monte , hor in quefto colle, hor nel piano, hor nelle valli] hor ne campi, hor nelle vigne, ed hor in varii, edi- verfi luoghi le medelìme ritrovare ftravagantememe non li pollano. Et queftobaftiper quanto fi ricerchi di dire intorno alla notitia deiluoghi naturali delie pian- te. Mapcrampliarequanto mi fia poffibilc la dottri- na di quefta coli utile, come neccfi'aria materia, nar- rerò hora particolarmente di tutte le parti delle pian- te, che per l'ufo della medicina fi ricolgono, cioè delleradici, dellcfoglie, defurti, defiori, e delfe- me . E cominciando prima dalleradici, come bafe, F e fondamento di tutte le piante , generano mol- titudine di radici, e quelle fiottili , tutte le forti del- ocllcuTc le biade . 1 legumi poi n'hanno tutti una folajeccetto le Fave ) e quella farmcntofa , e dura . Una pari- mente radice hanno ancor quafi rutte le herbe, che per l'ufo de cibi s'hanno di continuo ne gli horti, come ia Lattuga , l'Apio , la Bietola , la Boragginc , l'Endivia , eia Cicorea . Una fola n'hanno lìmilmcnte la Ruta Salvaticadella feconda Ipecie, il Peplo, ilCrateogo- no, l'Ephemero, e molte volte la Vcrbenaca . Eperlo contrario hanno moltitudine di radichl'Afaro, il Phu, la Baccarj, gliHellebori, i Cappari, il Crethamo , l'Am- io rir ' H>?hLehdoaiami"°re> l'Afclepia,Ia flfnV V«f**ì?49»fiM?. la Gramigna, la Te ce wfeJL^ÌSf dl EOp° tó«conda fpecie, la Iiantag.ne,ilChrifocome, l'Afparago, ilRufco, il Panace Henicleo, l'Hemionite, la Peonia femina° e V ^^a\eftiCfeleproducono fl Nardo Indiano, e parimente il Celtico . Groffe.e ferme radici fanno l'He- lenio, la Brionia, la Mandragora, la Scammonea, il Cocomero falvatico, laVkenera, ilRapo, laNim- phea bianca, la Colocafia , la Radice Rhodia , la Chi- na nuovamente portata dalle Indie occidenealUaDra- f„°nSnonÌf °e,'.ca CentU,'Ca maSgiore, i Rofmarini, Io Spond.ho , 1 Enante, la Gentiana, l'Aftragalo, ì Chameleom, ilPcucedano, ilSimphito fecondo, il 1 apavero cornuto, il Rafano, il Cardo, il Pendime- ne), il Solatro Sonnifero , la Smilace afpra , la Thaplìa , I H'PPophae, 'Hippophefto, ilT.thimaloCharacia e ia Pithiufa , il Rhabarbaro , & il Raphontico . Sótti- li. e picelo e le producono l'Hidropepe, la Catanan- cc prima , il Ranoncolo , il Panace Alclepio , e'i Chi- S 1 PK an?Ì0' m Taglio, l'Hippofelino, l'An- «jbde, la Phalar.de, ilBechio, l'Onobrichi, l'Holo- tio,laBntannica, l'Epimedio , l'Onegra, ilTragio leconao,.l Leontopodio, la Verbenaca lupina, la Phi- Ceuma, il Pancratio, l'Aconito della tcr/a fpecie, il Chamec.flo, l'Afaro, l'Helleboro, tal bianco, Spiai nero, la Piantarne minore : il Coronopo, il Scfamoi- de, 1 Origano falvatico, l'Alipo, l'Atrattilc, l'Hclio- tropio maggiore, lAmbrofia, l'Onofma, laRubbia, la Cepca, 1 Alifma , la Betonica , il Chamcfice, il Chri- focome,ilMeo,iIGingidio, elaCentaurca minore l.egnole, eduielonoqucIled'amcndueleCodedi ca- va o,della Eth.opide, della Smilace afpra,del Poterio, delIafeeucacanta,deirAftragaIo,delrithimalochia- maro Characia, del Opero, e d cll'Olcandro, chiamato da Greci Rhododaphne. Tenere, molli, e arrende- 1ueU= d.c ""Al'hca , del Acamho, dell' Alcea, e della Malva ,& delS.mphito maggiore . Nodofe, co- mequelledelIeCanne, fono l'Iride, l'Acoro, ilPoli- gonato, ilRufco, la Nimphea, ilXiride, l'Hippoglof- io, la Gramigna , il Lauro Aleflàndrino, la Colocafia , la valanga , il Cipero , .1 Gengevo,Ia radice China no- vamente ritrovata,& parimente la Rhodia . Sono graf- ie come led.tahumane quelle dell'Orobanchc , dell' Eringio, dclPoligonato,deIIaPeoniamafcoIina,del Pirethro, delDauco, della Paftinaca falvatica /del S.mph.to petreo, del Doricnio, dell'Ebulo , dellEchio, de Crethamo, e dell'Elaphobofco . Bulbofa, e ci- pollina radice f, ritrova nel Gigl.o tanto falvatico , quanto domeft.co, nelleCipolle, nelle Scalogne, ne Bulbi, ne l Amphod.Ilo, nell'Aglio, nelPono, nel Croco, ne Narc.fTo , in tutte le fpecie de Telticoli, nel ù"?'? e11 Oratalo, inamenduegUEphcmeri, nellArifaro, nel Giaciutilo, nella Dragontea, nell' Ampeloprafo, nello Scorodoprafo,& nel Moli. Ton- de a modo di Tartufi, etuberofefonoqucllc dcll'Ari- lìolochia ritonda, del Ciclamino, dcll'Apios , del Leontopetak. dell'Enanthe , della Peonia femina , del lp(?',,T<; Chnfogono' delPericlimeno, del Cipe- ro, dell Argemone, della Catananec della feconda lpecie , del Picnocomo , del Geranico , dell'Apios fal- lo, &dellAntora. E' oltre a ciò non poca differenza tra le radici nel colore, nell'odore, e nel fapore, la qual cola fapendofi diftintamente da coloro , che prclto defiderano di farfi valenti in quella facultà, fono ve- Diffcrcnie "mente non poco giovevoli, coficomeil faperean. n?'icorr''!CÌ C01a *ì uali fieno le grandi, elepicciole, le dure, eie «ft^ri!" ' ce'lere ' le molte , e le poche , le cipolline , e le tuberoie , e quelle che fono lungamente nodofe , delle cui tutte forti habbiamo qui di fopra trattato.Di colore nero fono quelle del Chrifogono, tutto che di dentro Diancneggmo: quelledclPapavcro cornuto,deI Nar- do montano, dell'Helenio della feconda fpecie, del Panporcino , del Chamclcone nero , del Cardo, dell' Amphodilfo , del R0fmanno dd Rhapontieo , come Difcorlì del Mattinoli che quelle di dentro rofleggino: del Peucedano, del Leontopetalo, dell'Epimedio, della Nimphea , dell' fS10,' del Simphito fecondo , dello Smirnio , dell Echio , dell' Altragalo , dell'Anemone, della Mandragora, quantunque di dentro fia ella bianca : dell Aconito de la tetzz fpecie, della Thapfia, della Pe fonata della Felce mafcolma, della Vite nera , t , /p n° °Ì h!a"t?"'ia' amendue di dentro di co- d'Bo^>&^lla Peonia femina, tuttochequefta, e quella della Thapfia fieno fotto la feorza bianche . Bianche pofciaper il contrario fonoquelle della Pian- t?§F?>.fdelP°hZgMt0' della Dragontca, dell'Aro, dell Anfaro, del Ranoncolo, dell'Helleborobianco , dcllAnon.dc, del Liguftico, dell'Eringio , dell Af- parago, dcl Rufco, dcll'Hippogloflb , dell'Elapho- bolco, deRolmar.ni,dclloSpondilio, dellaRapa , delRaphano, della Circea, dcll'AIcea, dell'HoIo- 1 io, de Trago, del Trifoglio, delNarcifo, dell'A- glio, de Porro, del Gingidio, dell'Hiberide , dell' H.ppofchno, del Tripolio , dell'Iride, del Panace Heracleo, del Tragio, del Solatio fonnifero , dell' Autio,dell Onagra,del Chameciflo, della Scammo- nea, dcllAlthea, & della Pitiufa . Et non del tutto pianelle, ma bianchiccie fono quelledell'Aro, quel- le della Polemonia, e dell'Helenio primo . Roileio- C no quelle della Rubbia, della Ccntaurea maggiore , del Rapont.co, e del Rhabarbaro, tutto chequefte d. tuorincregg.no alquanto : delPcntaphillo , della Tormcnt.lla , dell'Iride falvatica, della Bietola rof- ia, dclBl.to, delle Carote, dell' Anchufa, dell'Ono- lma, de laLicopfi, deCrifogono, come che le fieno di ruoridicolorcfci.ro. Non del tutto roffè , marof- iiccie fono quelle dell'Acantho, delPhu, del Satirio Enthrodano, del Xiride, della radiceRhodia, del Solatro fonn.tero , dell' Alipo, e del Corto . Rode Icure fono quelle della Felce femina, del Cipero, del Picnocomo , e dcll'Ephemero Colchico . E rortè porporine quelle del Simphito petreo, delleGpollc, u della Spilla, e del Pancratio . Gialle di dentro fon quelle dell Anllolochia ritonda dellaGlicirrhiza, del -Lapatho, eHippolapatho, del Cipero Babilonico , ch'amato volgarmente Curcuma , dell' Argemone , della Chelidonia maggiore, e della Gentiana . E ver- deggiano quelle del Polipodio , del Phalanghio, dello Smirnio, & della Imperatoria: odorifere, ò voglia- mo dire aromatiche fono quelle dell'Iride , dell' Acco- ro, del Meo, del Cipero, della Galanga, della Zcdo- ar.a, del Nardo tanto Celtico, quanto Indiano, dell' Afaro, del Pilli, della Gariophillata, del Cretamo ,del Gengcvo, della Bacchari, del Liguftico, della Parti- la naca, dell'Angelica, dclSefeliMafiìlicnfe, delI'Hip- poiel.no, dello Smirnio, de Rofmarini, dell'Afcle- p.adc , della Circca.dcll Alifma,della Radice Rhodia , &del 7npolio,D. fapor dolce fono le radici della Glieirrhiza, del Tragopogono, della Centaurea mag- giore, del bianco Chameleonc , dell'Elaphobofco , del Geranio, dell'Aia», e del Polipodio E'difa- porcamaro quclladella Gentiana, del Ranoncolo , dcllHcIen.o, del D.ttamo bianco, della Lcucacan- tha, del Panace Heracleo, dell'Hippophae, del Pan- cratio , della Scilla, della Cicorea , dell' Alparago , del Rufco,dclla Centaurea minore,della Chelidonia mag- , S101? ' ddl Amphodillo , e del Ciclamino . Acme • poi fono quelle del Gengevo, dell Acoro, della Ga- langa, della Zedoana, del Crocodilio, dclPanace Cnrorno, dclloSmirnio , del Piretro, dell'Alifma, del Ir.polio, del Raphano domeftico , e falvatico , d' amendue le Iberidi, delNafturtio, delThlafpi, dell' Argemone , dell'Hidropepe , dell' Aro , della Dragon- thea,dell'Eril.mo,dell'Ophiofcorodo, dell'Ampelo- praio, dello Scorodoprafo, delle Cipolle, delle Scalo- gne , dell'Aglio , de Porri, & della Scandice . Di modo chefapendoh bentuttcquertedifTereivze, delleformc de numeri, de colori, de gli odori, edefapori, che il ritrovano nelle radici delle piante, cofa veramente Nel primo !ib. di Diofcoride . Ir non poco giovevole farà a tutti coloro,che con diletto dell'animo in quella materia s'affaticheranno . 11 che parimente interverrà loro, fapendo bene tutte lefor- nie, ekfomiglianzedell'berbe (quelle dico, che per fcritiuradimoftrarefi poffòno ) e Umilmente gli oio- erme, t f<> ,.j ; e j fapori di quelle , nel modo che qui da me fi rj- 'ulìTtÀi- trovano fcritte. E cominciando prima dalla forma , errepunte. edallafomiglianza, che l'una pianta (ì ritrova bavere con l'altra, mi sforzarò difarecotali comparationi fempre con quelle, che fono molto volgari, equafi da tutti conofciute. Eperò principiando prima dall' Hedera,notiffima pianta, dico che frondifimili all' Hedera quantunque chi più" grandi, e piùpicciole , fanno la Scammonea, l'Afaro, il Ciclamino mag- giore, eminore, loSmilace afpro, illifcio, equelde glihorri, la Vite nera , la Biaffica marina, il Sefeli Ethiopico, ilPericlimino, la lunga, e la ritonda A- riflolochia, l'Afclepiade, l'Epimedio, la Gramigna di Parnafo, l'Apocino, le Viole purporee, ilCha- meciffo, l'Helfine cognominata Ciffampelo , ilCi- nocrambe, il Solatro degli horti, l'Halicacabo , la Circea, il Cocomero tanto falvatico, quanto dome- co, el'una, e l'altra Elematite. Foglie vitiginee pro- ducono il Platano, l'Acero, il Lupulo, il Ricino, la Brionia , l'Elleboro nero, la Balfamina , la Coloquin- tida, e il Cocomero chiamato parimente Anguria . Simili fono quelle dell'Acanthio, e della Spina bian- ca, e parimente fimiii quelle dell'Abrotano femina , e dell'Aflénzo chiamato Seriphio . Ilvitice ne rami , e nelle frondi fi raffembra all'Allaghi : eia Caucali- de, il Dauco della feconda fpecie, il laferpitio, lo Smirnio, e'1 Bunio fi raffomigliano all'Apio. Con- formanfi con quelle de Mandorli quelle de Pefchi , del Nerio, dell'Ebulo, delSambuco, dello Staplii- lodendro, edelLathiri chiamato volgarmenre Cata- putia . Con quelle dell'Anifo quelle dell'lfopiro , con l'Anagallide l'Anthirrino , con l' Atriplice il Xanthio, conl'una, el'altra Rubbia, l'Aparine, e il Gallio, quantunque quelle più picciole, equelle più glandi fi ritrovino: co'l Porro, e coni Bulbi il Hiacintho, ilNarcifio, l'Aglio, il Colchico, il Ci- pero, l'Amphodillo, l' Ampeloprafo, lo Scotodo- prafo, i Teilicoli di cane, e la Lonchite. Col Bollò fi conforma il Licio, con l'Amomola Vite bianca, co'l Piretro, il Dauco falvatico, conlaSerpentarial' Hemionite, con l'Erica il Cori : co'l Finocchio 1' Afpaiagodomeflico, il Panace Afclepio, il Sefeli , il Dauco eretico, l'Anthemide, i Rofmarini, ilBu- phtalmo , l'Aneto , e la Thapfia : con 1' Aneto il Meo: con la Piantagine l'Elleboro bianco, la Gen- tiana, l'Alifma, c'IClimeno: co'l Phenio il Gera- nio: con la Felce la Siderite della feconda fpecie , il Polipodio, il Driopteri: con la Ferula la Cicuta, e con quella la Mirrhide: con leBorragine il Verbafco,e ilCirfio. Confaffi con la Gramigna il Moli, l'Ho- ilio, la Gramigna cannaria, ed il Coronopo : ed à quello la Catanance , e'1 Pfìllio . Raffembrafi alla Cicorea la Chondrilla dell'una, e dell'altra fpecie , eparimentequella, che fi chiama da chi Dente dica- ne, e da chi Pifcia al letto: alCnico fi rafìomiglial' Atratile , al nero Chameleone il Crocodillo : al bianco il Silibo, alGlaflo ilTripolio, alCoriando il Parthenio, l'Adiamo, la Siderite della terza fpe- cie, tutte le fpecie de Ranoncoli ( quantunque chi più, chimeno} l'uno, e l'altro Dauco, ilThalitro, e la Fumaria : all' Helfine l'Anagalide , l'Alfine , c l'Orecchia di topo : alla Canape, ò veramente , al Cinque foglio l'Eupatorio, tuttoché le foglie di que- llo fi dividano in quattro parti; al Melo cotogno i Cappari, e'ISolatrofonnifero : allo Smirnio il Phu , e il Laverò : al Cipreffo la Sabina , al Ginepro il Cedro minore,ali'HipericoI Androfemo,el'Afciro:aIlaCen- taurea minore l'Eupatorio fcritto da Mefue. Confor- marfi il Gito con il Laudano , co'l Ciclamino l'Aco- nito primo, con li Ceci il Teucrio, e la Securida- ca, colCimino falvatico lo ftratiote Millefoglio, con A le Zucche, la Perfonata, e con il Gioglio la Pheni- ce. Fogb'e di Noce produce la Centaurea maggiore , IaPeoniamafcolina,elaGcntiana, quantunque que- lla molto più fi raffembri alla Piantagine. All'Iride fi raffomiglia l'Acoro, il Medio, l'Iride falvatica , il Xiride, e parimente la Gladiola , tutto che quella producale frondi più brevi. Le Code di cavalle di- moftrano efière quafi fpecie di Giunchi, tutto che habbino il fufto concavo , e nodofo . Imitano le Len- ticchie, l'Aphaca,l'Onobrichi, ilChamence, l'He- lenio della feconda fpecie, l'Anonide, lal'Enticola- ria acquatica, il Trichomane, la Poligala, e ilGlau- B co . Raffomigliafi alle frondi del Lauro ilPolligo- nato, la Clematite della prima fpecie , chiamatavol- garmente Provenca , la Daphnoide, il Nerio , e la Chamedaphne:al Giglio l'HemerocalIe, il Pancratio, il Satirio , il Martago , l'Ephemero, l'Onagra : al Lcntifco la GHcirhiza , e'1 Trago : al Lepidio l'Arabi- de: alla Lattuga, il Crocodillo , ilDipfaco, laLat- tuga falvatica , laLicopfì, l'Anchufa , il Giallo fal- vatico, e la Mandragora femina : alla Bugloffa il Simphico della feconda fpecie: al Mirtho rufeo i! Tithimalo femina, e'IRovo canino: allaMentado- mefticailSifembro, l'Hidropepe, e'1 Penraphillo: al Marrobio il Ballote, il Melifophillo, l'Horminio, e C la Siderite della prima fpecie: ed alla Mercorella 1' Helfme, rElatine,c'lCinocrambe. Conformafi co'l Nallurtio l'Iberide , edilThlafpi: conl'OIivolA- limo, IaPrarmica, laPhillirea, ilLigullro, il Vici— ce, laConiza, ilTheligono, il Tefticolo di cane, il Lithofpermo, ilDoricinio, l'Hippophae: e co'l Pla- tano il Ricino. I'Helleboronero, loSphondilio, e l'Aconito cinottono, chiamato volgarmente Lupa- ria: co'l Verbafco , l'Heleni il Papavero cornuto , l'Ethiopide, l'Arcìio, ilBuglofìb, e quella fpecie di Tithimalo, cheproducelefrondilarghe: con laPa- ftinaca ilGingidio: con la Porcacchia il Telephio , IaCepea, ilCrithamo, una fpecie de Tribolo, ilTi- D thimalo heliofcopio , e'1 Semprevivo della terza fpe- cie. Co'l Trifoglio corrifpondono il Loto falvatico, la Medica, ilCitifo, e'IMeliloto: co'lThimolaSte- chade, elaThimbra : con l'acuta Spina il Nefpolo della prima fpecie, chiamato volgarmente Azarolo : co'l Pulegio il Dittamo, e la Calamintha: co'lTa- marigio la Sabina, e'1 Cipreffo : colSerpollo ilCli- nopodio , con la Salvia la Siderite della prima fpe- cie, l'Horminio, e'1 Verbafco falvatico. Convienfi nelle foglie co'l Pezzo la Pitiufa : con la Quercia il Chamedrio, ilTeucrio, lo Scorpio, laBetonica, e la Siderite dellaprima fpecie : conlaRuta l'Acacia E della feconda fpecie , la Centaurea minore, il Serpollo falvatico, TAmbrofia , il Poligono dellaprima fpecie, l'Androfemo , la Polemonia , il Peplo , la Paronichia , l'Hipecoo, e l'Apios: con l'Aloe la Scilla : con la Majorana il Maro, e'1 Panace Chironio: co'l Sola- no laCircca, el'Halicacabo: con la Rombice l'Aro, la Phillitc, la Britannica, elaBiflorta: co'IRufco l'Hippogloffo , ed il Lauro Aleffandrino : con la Scolopendria l'Orecchia di topo della feconda fpe- cie, e la Lonchite feconda: co'l Semprevivo minore l'Ajuga del terzo luogo, e FAriftolochia clematite : co'ISalchio laLifimachia : co'IMeliloto il Ligulli- co, co'ISilibo il bianco Chameleone , il Cardo, c F la Spinabianca: edalSifembroii raffembra il Pfeudo- ditamo . Dalla cui dottrina fi può molto ben cono- fcerequali fieno le fratellanze, leconformità, elefo- miglianze dell herbe. 11 che non fia di poca utilità a chi di quella feienza dilettare fi voglia . Ritrovali oltre D;,ycm,z à ciò non poca differenza tra le foglie ne colori, tutto nelle foglie che non fi ritro vino in quelle cofi vivi, e cofì apparen- •lcic°1°ri'<: ti, come ne fiori . Il colore nero nell'herbe non fi ri- Ha f sua" trova vero : quantunque di cofi verde feuro fieno tinte alcune, che nereggiano alquanto, comefono lefo- glie della Phillirea, delBoffò, delLiguflro , del So- latro de gli horti , delle Viole porporce , dell'Ofiride , del Jufquiamo, e dell'una , e dell'altra Clematice . E per Difcorfi del Matthioli. E per Io contrario non fi ritrovano foglie cosi bian- che, che fi poteffero raflembrare alla neve , come che di canute affai fe ne ritrovino , come fono quel- le del Chrithamo, dell'Echio, del Ranoncolo, dell' Abrotano, dell'AfTenzo, della Salvia, della Cala- mintha, del Maro, del Periclimeno, del Papavero cornuto, delMarrobio, dello Stachi, dclMentha- ftro, dall' AIrhea, del Polio, del Verbafco, dell' una, e dell'altra Lichnide, e della Mandragora maf- colina; le quali tutte biancheggiano nella parte di fopra, come fono bianche di folto quelle del Rofma- rino coronario, delBechio, dell'Olivo, del Popo- lo, dell'Artemifia, e di molte altre piante. Rofìég- gianti fono quelle del Melagrano , del Mandorlo, del Lentifco, delTerebintho, dclRhu, del Ciclamino, delBotri, del Cori, dell'Androfemo, dell' Afciro, della Lonchite,deH'Ofiride, del Blito, dell'Amaran- to, del Phuco marino, del Sifamo, dcll'Irione , dell' Atriplice, dell'Ali po, e d'alcune fpetie di Bietola.La- nuginofe fono quelle del Dittamo del la Ethiopidc,del Verbafco , della Lichnidc,del Gnaphalio, dell'Acan- thio, dcH'Altliea,edel Menthaftro . Afpre fono quel- le del Simphito fecondo , del Marrobio, del Fico, del- la Salvia , del Ballote, e dell'Ormino . E pungenti fo- no quelle della Buglofla, dell'Echio , dell'Ortica, dell' Eringio, del Rufco, dell'Agrifoglio , dell'Elice , dell' Atrattile , del Soncho , de i Chamclconi , del Dipfaco, e di tutte l'altre fpccie di Cardi . Stefe per terra fono quelle del Panace , del Coronopo , dell'Ancufa , del- la Mandragora, del Litofpermo, d'amendue leAna- gallidi , della Gramigna, della Cinoglofìa , del Glau- cio , della Catanance feconda , del Tefticolo di cane , dell'Onofma , del Chameleone bianco, e d'ogni altra qualsivoglia pianta , che non produca né furti , ni rio- ri. Acute fono quelle dell'Aglio, delle Cipolle, del Nafturcio tanto acquatico , quanto terreftre, delle Se- nape, dellaRuchetta , dell' lberide, delGingidio , dell'Hidropepe, dell'Erifimo, della Clematite fecon- da , del Thlafpi , del Serpillo , del Thimo, della Thim- bra,del Sifembro , del Pulcgio, della Calamintha,dcl Dittamo , della Dragonthea , e dell'Aro, della Puniti- la, della Fiammola , e dell'Origano . Amare fono la Chondrilla,laCicorea, laGentiana, IaRuta, l'Af- fenzo , l'Aphaca , l'Abrotano , la Scandice , l'Aloe , il Santonico, il Seripho, il Chamedrio, il Marrobio , lo Scordio, ilGIaucio, la Chamelea, l'Émpetro , la Gra- tioIa,& il Partenio . D'odore veramente aromatico fo- no il Nardo, l'Afo, il Lauro, il Sifembro, la Menta, il Menthaftro, la Calamintha, il Pulegio, la Salvia,la Lavanda, l'Hifiopo, la Majorana, l'Origano , il Thi- mo, il Serpollo, la Thimbra, ilBafilico, il Simphito Petreo,i Rofmarini,il Liguftico, lo Stachi, il Cha- medrio, la Bacchari,l'Artemi(ìa minore, la Betoni- ca: e quella, che volgarmente chiamano chi Sclarea, chi Scarleggia , chi Herba di fan Giovanni , e chi Ma- trifalvia. Et alcune altre odorifere fi ritrovano, le qualipare, che habbiano acquiliatol'odoredaaltre piante, e liquori : come lo Scordio dall' Aglio,il Trifo- glio dalla Ruta , e dal Bitume, il Grifo dalla Ruchet- ta, la MelifladalCedro, ilChamepitiodal Pino, il Xanthio dal Nafturcio, e l'Hidropepc dal Pepe. Odo- re oltre à ciò grave fi ritrova nell' Aflènzo, nell'Abro- tano,^! Seripho,nelBallote,nelPoIio,neH'Ebolo,ncl Botri, nell'Ariftolochie , nellaCanapc , nell'Anagiri , nellaGaIiopfi,nellaMandragora,ncllaCicuta, nell' Sfornigli"- Apocino,enelGlaucio. Ritrovafi appo quello non jc, che fi ri- poca differenza tra le piante ne fuiti, che effeprodu- ffi* delle ' cono ' hnperoche in alcune fi veggono tulli foli, in ai- Piante, cune accompagnati,e molti ; in alcune ramufculofi , come parimente in chi groffi,& in chi fottiliùn chi va- cui à modo di canne, & in chi pieni: in chi lunghi ,& in chi corti : in chi nodofi,& in chi lifej : in chi duri, e legnofi,& in chi arrendevoli: in chifpinofi,lanugino- fi, hirfuti, ruvidi, & afpri : in chi tondi, in chi quadra- ti, in chi farmentofi,& in chi ftrifciati. in chi bianchi, &inchiroffi: in chi dritti, &inchi llefi per terra: A tanto è piacciuco alla natura di variare la fua opera nelle piante. Più furti adunque da una fola radice producono il Glarto falvatico , la Ptarmica , la Pian- taginc, l'Orecchia di topo, il Telephio, l'Ariftolo- chie , IaRuta falvatica , l'Hiperico , l'Elatine, IaPhe- nice,ilTrago, ilSolanofonnifero,efuriofo, il Sem- previvo minore, il Chameciffo , il Glauco, l'Ofiride, il Tithimalo paralio,&Heliofcopio, laThimelea, e l'Heliotropio maggiore. Furto poi ramufculofo fan- no la Salvia, la Satureia, il Timo maggiore, l'Origa- no, l'Hifiopo, l'Aflènzo, l'Abrotano, IaRuta, la Stecha, ilBafilico, la Majorana, il Simphito Petrco, e tutto il rcrto delle piante, che fi chiamano fottofru- B tici. Groffòfi ritrova nella Dragontea maggiore, nel Chameleone nero, nell'Enanthe, nel Jufquiamo,nell' Helenio, nel Simphito fecondo, nella Perionata, e nel Semprevivo. E fottile per lo contrario nell'Orni- thogalo, nel Thlafpi, nella Polemonia, nel Ranon- colo, nell'Anemone, nel Liguftico, nelPanace Af- clepio , nel Peucedano , ncll'Artemifia, nel Phillo,nel Cinocrambe , nel Buphthalmo , nell'Alifma.nella Be- tonica, nell'Echio ,nclLimonio,ncll'Eupatorio,nel- laPiantagine , nella Chelidonia maggiore,nell'Orec- chia di topo , nelle Ariftolochie, nel Seripho.nel Tra- gorigano, nella Menta, nel Sifembro, nella Lifima- chia, nella Ruta falvatica, nelCiminofalvatico, nel C Delphinio , nel Melanthio , nell'Aparine , nel Chame- drio , nello Scordio, nel Teucrio , nel Trifoglio, nell' Hipcrico, nella Siderite feconda,nell'Elatine',nel Pen- taphillo , nell'Ombilico di Venere, nella Chamedaph- ne , nel Tithimalo heliofcopio , nella Thimelea, e nell' Alipo. Vacui poi fi veggono generalmente i furti in tutte le forti delle biade, de legumi, e degli herbaggi de gli horti, e particolarmente nel Phu, nell'Apio mét- tano, nel Soncho, nell'Hellcboro bianco, nella Gen- tiana, nella Coda di cavallo,nel Narciflb, nel Ricino, nella Cicuta, nella Paftinaca,nel Lathiri,nel Hieracio maggiore, nel Simphito fecondo , nella Spina bianca , nelle Cipolle, nc'Porri , nell'Hippofelino , nella Tha- D pfia,&in tuttelefpeciedclleFerule, e piante Ferula- cce, come fono la Cicuta, la Mirrhide , la Panacea , il Lafcrpitio, il Sefeli del Peloponefo : e parimente quel- le, che diftillano il Sagapcno , il Galbano, e 1' Am- moniaco . Nodofo gambo, (i veggono haverc gene- ralmente tutte le fpecie delle biade," l'EboIo,il Phu, il Ciclamino della feconda fpetie, laGentiana, il Pa- nace Afclepio, il Policnemone, il Crateogono, la Phalaride, il Poligonio , leCodedicavallo, tuttele Ferule, la Cicuta, la Pitiufa , il Meo, il Giunco odo- rato , tutte le fpetie delle Canne, l'Hidropepc, il Ligu- ftico, il Xiphio, e tutte quelle piante univerfalmente, che fanno il gambo limile à quello del Finocchio, co- E me fono l'Elaphobofco, l'Aneto, il Sefeli Malììlienfe, il Pircthro, lo Sphondilio, c'1 Peucedano . Elifciolo producono la Dragontea, I'Amphodillo,la Tipha , la Nimphea, la Siderite della terza fpccie, il Chrifanthe- mo,l'Aconitolicoftono, laGentiana, l'Acantho, 1' Aloe , l'Jberide , il Hiacintho , il Miriophillo, e la Ca- medaphne. Lungo una fpanna fi ritrova nel Chame- leone nero, nel Tripolio, nel Hiacintho, nell'Aro ; nel Sefamoide, nel Dauco eretico, nella Caucalidc , nelTerticolodicanc,nell'Epimedio,neH'Hiperico , nella Siderite della terza fpecie, nella Centaurea mi- nore , nell'Anonide,nel Cimino falvatico,nel Bechio, nell'Enanthe, neirAnthillide,neH'Antemide,ncl Co- F ri, nell'Ocimoide, nell'Achillea, ncll'Elatine , nel Pentaphillo, nel Trago, nell'Agerato, nel Papavero fpumeo, nel Pallio , nell'Aconito primo.nel Colchio, nel Semprevivo minore , nel primo ombilico di Vene- re, nello Stratiote millefoglio, nel Cameciffo , nel Glauco, nella Poligala, nel Lauro Alefìandrino, nel Tithimalo mirfinitc,nel Paralio,ncl Heliofcopio,e Ci- parifTio, e parimente nella Camelea, e nella Verbena . E di due palme lungo lo ianno la Phalaride , il Thlafpi, ilMelanthio, la Peonia, l'Hellcboro bian- co, il Cinocrambe. D'un gomito lo producono il Tè- Nel primo lib. il Petafite, li Piantagine maggiore, ilFanoncoIo, il Phu , il Kofmarino , la Chelidonia maggiore , la Bac- chari , ilPanace Afclepio, lo Sphondilio , il Satirio, l'AKine, laBetonica, IaFavad Egitto , ilOetamo, l'Arabide , l'Amphodillo, lMberide , il Xiride, l'Eupa- torio , il Papavero fai vatieo, l'Aconito del la terza fpe- eie, il Semprevivo, il Senecio , il Verbafco femina , il CitifojilXanthio ,il Rufco, laDaphnoide, laCha- medaphne, il Latini i, lap'clcc della primafpecie, il Cnico,ìl Xiphio,l'Afciro,ela Lifimachia . Et alle vol- te maggior d'un gomito lo fanno l'Alifma , il Cipcro,il Tithimalocbaracia,elaPitiufa. E di mezzo gomito i'Horminio. Duegomiti alto è quello della Dragon- tea,dellaGentiana, della Spina bianca , dellAcan- tho , della Coniza maggiore , dell'Alinea, del Simphi- to fecondo , dell'Helenio , dell'lfatide, della Glicirhi- za , della Centaurea maggiore, del Dipfaco, del Car- do , del SefeliEthiopico , della Licopfide, della Side- rite feconda , del Solano furiofo , del Loto falvatico,e delCirfio . Di quattro gomiti lo produce il Moli, e di tre il Medio . Legnofi , e duri fono quelli dell'Iperico, delChamedrio, delTeucrio, delSimphito petreo , dell' Androfemo, dell'Aleno, della Satureja, del Thimó, dell'Origano, del Millefoglio, dell'Eupa- torio, dell'After Attico, dell'Hiflòpo, e della Ste- chade. E morbidi, & arrendevoli tono quelli dell' Irione, delPoteri, della Malva , di tutti gli Smilaci, delle Zucche, dePeponi, de Cedruoli, de Cocome- ri chiamati Angurie, delLupolo, del Periclimeno, della Vite bianca, e nera, della Vecchia , dell'Hel- iine cognominata Ciflampelo, della Scammonea,del Giunco, della Tipha, dell'Althea, dell'Alcea, del Solatio fonnifero, de ll'Ofinde, del Rufco, e della Daphnoide. Spinoli fono quei del Dipfaco , del Po- terlo, della Agriacanta, delScolimo, del Paliuro, dell' Anonide, del Rovo, del Rbamno, del Hiera- cio maggiore, edellaStebe. E carichi di fpinola la- nugine fono quelli dell'Ortica, dell'Echio, dell'An- cuta, della Licopfide, e del Bugloffò . Hirfuticref- cono quelli del Mentaltro, dell'Orobanchc, dell'He- lenio, dell'Ocimoide, dell'Eupatorio, della Pelo- fella, e delSimphito della feconda fpecie . Elanugi- nofi fono quelli dell'Acanthio, del Gnaphalio, del Verbafco, della Lichnide,delBechio, dell'Althea, dell'Anemone, edelPanaceHeracleo. E ruvidi, & afptiiòno quelli della Paltinaca, della Rubbia mag- giore, eminore; del Lupolo, dell'Aparine, della Bacchari, del Cnico falvatico , dellaCodadi caval- lo, dell'Ethiopide, dell'Helleboro nero, del Papa- vero falvatico, e parimente del cornuto. Stefiper terra li ritrovano quelli del Poligono, della Pelofcl- la, del Lithoipermo, dell'Anagallide, dellaClema- tide prima, dell'Holoftio, del Tribolo terreftre , e del Peplo . Quadrati li producono la Siderite prima , l'Apiaitro, il Marrobio, il Ballote, il Cipero , la Centaurea minore, la Menta, la Calaminta, laBac- chari, l'Orminio , l'Aparine, la Rubbia, il Cha- medrio, lo Stachi, lo Scordio, il Teucrio, la Beto- nica, il Simphito fecondo, ilClimcno, la Berbena, l'Ortica, laGaliopfi, l'Ethiopide, il Loto d'Egitto, il Bunio, il Xanthio, l'Ebulo , e'1 Picnocomo. E triangolari le fanno il Cirfio , e qualche volta il Cipe- ro. Biancheggiano oltre à ciò quelli del Moli > dell' una, e dcll'altralberide, dei Nallurcio , del Cnico, del Citifo, della Cacalia, e della Cinocrambe . E rofieggiano quelli del Hieracio maggiore, del Son- cho, dell'Arthemilia maggiore, delì'Hiperico , dell' Afciro, del Phu, della Virga aurea, dell' Helfine , delSenecio, del Miriophiìlo , e dell' Orobanehe . Senza alcun fufto fi ritrovano il Chameleonc bian- co, la Phillite, la Felce, laCinoglolTa, il Driopte- ri, il Polipodio, 1' Onofma, il Ttichomane, 1' Af- fieno, l'Hemionite, la Lichene , la Paronicchia , l'Adiamo, l'Hippophefto, & il Chamefice . Dà ol- tre à ciò non poco ajuto al ritrovare le piante, che fi ricercano, quando si sà la forma , c'1 colore de' di Diofcoride. 13 A fiori, che eflè producono: non effendo cofaditut- te le parti loro, che più preflo la primavera, e lafta- f00r'™£™' tefirapprefemiall'occhio, che i fiori per la varietà decolori, cheineflirifplendc. 11 perche non poca commoditàèilfaperemolto bene tutte quelle diffe- renze. Dico adunque, che quelle piante, che pro- ducono il fiore bianco, fono come l'Oxiacantha, il Liguftro, 1 Orneoglofiò, ilFraffino, l'Arancio, le Rofe, tutto che roffe, & incarnate fi ritrovino, l'O- livo, il Mino, ilCiregio, il Melo, il Cotogno, il Pero, ilNefpolo, ilSulino, l'Arbuto, l'Iberide.il Raphano , ilSifaro, la Zucca, IaCaucalidc,laRu- chetta, ilBafilico, l'Ornithogalo , il Ciclamino fe- B condo, l'Amphodillo, il Capparo, il Poterlo , il Thimo, il Moli, l'Aparine, il Giglio, ilPhalangio il Trifoglio, comechequeftolofacciancora rofièg- giante, il Polio, l'Ennanthe, il Leucojo bianco , il Gelfomino, la Nimphea prima, l'Althea, il Poligo- nato, la Clematite feconda, l'Ocimoide , l'Erino , l'Achillea, l'HelIìne cognominata Ciflampelos , il Convolvolo, ilDoticnio, l'Ephemero della fecon- dafpecie, lo Stratiotemillefoglio, il Loto d'Egitto , ilChamefice, il Sefamoide maggiore, ilNarcillo, la Scammonea, laThimelea, il Sambuco, l'Ebolo, 1' Angelica, la Filipendola, la Fiammola, la Fraga- ria, 1 Imperatoria, il Lilium convallium, le Mele C infane , & il Vincctofiico . Di colore rollo fono, co- mequellidelleRofe, tutto che in alcune, hor bian- co, hor incarnato, hor giallo!! ritrovi, de Melagra- ni, della Fava d'Egitto , della Rombice, del Blito, dcll'Aphaca, dell'Aglio falvatico, dell' Anemone primo, dell'Argemone, dell'Anagallide mafcolino , del Papavero falvatico, del Solatro fonnifero, dell' Onagra, e de Garofani, chiamati da moderni Veto- nici, ancora che de gli incarnati , e varii fi ritrovi- no, e di colore rofiìgno, quelli della Menta , del Si- fembro, edell'Hidropepe. Incarnatolo produce il Phu,. le Rofe, il Peico, il Mandorlo, il Cedro , l'Ervo, laBacchari, il Trifoglio, l'Alcea, il Peri- D dimeno, ilRhododendro, laPeonia, elaGratio- la. Purpureo fi vede nell'Afaro, nel Croco, nel Vi-, tice, nella Veccia, nel Ciclamino primo, nel La- rice, nella Centaurea minore, nella Spina bianca , nell'Origano, nel Pulegio , nella Salvia, nella Ca- lamintha,nel Thimo maggiore , nella Satureja, nel Serpollo,tutto che alle volte bianco; nel Pfeudo-me- lanthio, nel Chamedrio , nella Lichnide , nello Scordio, nel Leucojo pavonazzo, nel Tefticolo di cane, nella Palma Chriili, nell' Onobrichi , nella Betonica, nell'uno, e nell altro Simphito , come che nel fecondo fi ritrovi alle volte bianco, & alle volte giallo: nelMedio, nel Gladiolo, nell'Anchu- E fa, nella Licopfide , nell'Echio, nella Siderite della terza fpecie, nella Verbena, nell' Alìragallo , nel Kiacintho, nelCirfio, nella Fumaria, nel Bubo- nio, tutto che quello di dentro fia giallo: nell' An> thirrino, ncll'Acanthio , nel Glauco, nell'Hellebo- ronero, tutto che li produca alle volte incarnati , verdi, e parimente bianchi : nel Sefamoide maggio- re, nelRicino, nell'Amaranto, nella Galega, nella Perforata, nel Xanthio, nella Laurentina , nella Sclarea, nelMartago, nella Scrofolaria maggiore , e nell'Hieranio . E" purpurei feuri fono quelli delle Viole, del Leontopodio, dell'Aquilina, della Con- fonda regale, della Cruciata, del Nappello, e del- F la PuKatìlla. Di colore giallo li producono il Nar- do celtico, l'Helenio , il Corniolo , la Rapa , il Navone, la Lampfana, il Cavolo, il Chritamo , il Sonco, il Dente canino, il Tragopogono , il Co- comero tanto domeftico, quanto falvatico , il Pe- ponc, la Lattuga, l'Irione , il Ranoncolo, 1' Ane- mone fecondo , il Licottono , le Chelidonie , il Me- liloto, la Ruta, il Hieracio, l'Aeratole , ilBechio, la Coniza , l'HemerocalIe , il Leucoto aureo , la Nimphea feconda, 1' Anagiri, 1' Hiperico, 1' Afci- ro, l' Androfemo, ilCamepithio , la Geneftra , la Lili- Difcorfi del Matthioli. Lifimachia , 1 Eupatorio, il Pentaphillo , il Crifo- A come, il Chrifcgono, il Crifanthemo , 1' Agerato , il Papavero cornuto, il Jufquiamo , il Galio, il Se- iiecio, il Verbafco, il Loto domeftico, efalvatico , il .Ennio, l'Ofiride, la Coloquintida , il Cuico , la Verga aurea, laBalfamina, la Slattarla, IaCaltha.la Cerretta, laColutea, il Crefpino, laDaneta, 1" Ab- rotano ferr.ina, il Fiordi Primavera, la Numolaria , laPelofella, la Potentina, laSena, e la Senape. E gialli dentro, & all'intorno bianchi fi veggono quelli della Camamilla, delParthenio, del Euphthalmo , della Bellide, e della Cotula fetida . Di ceruleo, e ce- leftecolorefonoquellidelLino, dell'Endivia, della Cicorea, della Chondrilla, dell'Anagallide femina , B dell'Orccchiaditopo, della Provcnca , della Borra- gme, delMelanthio, dell'Eringio, della Scabiofa , del Morfus Diaboli, del Ciano, e di quella parimen- te, chechiamano i moderni Trinitas. E di colore Hiacinthino fono quelli della Centaurea maggiore , del Chameleone nero, della Cinara, e di varie, e di- verte fpecie di Cardi . Di colore vario gli producono l'Inde, il Tripolio, la Malva, l'Euphragia , la Jac- cea, e'1 Dittamo bianco, chiamato da molti Frafiì- nello. Spiccato loproducono il Blito, la Piantagine, l'HilTopo, la Menta, il Mcntaftro , tutte le fpeciede gli Origani, USifembro, l'Hidropepe, la Salvia, la Majorana, lo Stachi, la Betonica, l'Amaranto, la C Virgaaurea, laStecade, quella che molti chiamano Conlolida minore , la La Vanda, e parimente il no- firo Spigoltaliano . Simile al Giglio è quello delI'Hc- merocalle, del Martago , dell' Ornithogalo, della Nimphea bianca, dell'Helfine, del Loto d'Egitto , delNarciffo, del Croco, del Convolvolo, e dell'E- phemero primo. Rafiembrafi alle Rofe quello delle Mele cotogne, delNefpolo, dell'Althea , del Rho- rkndro, della Peonia, dcll'HelIeboronero, dell'A- conito licoltono, e del Papavero cornuto . Capi fioriti limili à ricci marini fanno il Cameleone bian- co, e nero, la Centaurea maggiore, il Crocodilio, Ja Spina bianca, il Di pfa co, laSpina Arabica,ilPo- D reno, l'Acanthio, la Cinara, la Leucacaniha , l'A- tratillc, ìlCnico, e tutte l'altre fpecie di Cardi . Mu- icofi fono quelli del Lauro , della Vite falvatica delTamarigio, dell'Erica, del Liguftro , dell'Oli- vo, de la Quercia, del Caftagno , del Corniolo , del a Clematite feconda, e del Galio . Ridotti in ombrella fono quelli del Meo, del Sifaro, delCti- thamo, della Caucalide, dell'Origano, della Pana- cea , del Ligultico , della Paftinaca , del Sefeli , del Sifone, dell'Anifo, del Caro, dellAnetho, del Ci- mino , dell'Ami, delCoriandro, dell' Apio , dello Smirnio, dell' Elaphobofco , del Finocchio, del Dauco, del Piretro, del Rofmarino , dello Spondi- p lio, della Ferola, delPeucedano, del Laferpitio,del Sagapeno, delGalbano, dell'Ammoniaco, dell' A- chillea.delCnfocome, dellAgerato, della Cicuta, del Stratiote millefoglio , della Mirrhide, della Thap- iia , del Sambuco , dell'EboIo , delIAngeIica,dcIla Fi- lipendola, dell'Imperatoria, e di quella Pimpinella , che per puzzar di becco chiamano alcuni Saffifragia hircina. A modo di Balauftio fono quelli dell' A- faro, dell'Hiofciamo, del Cifto, e dell' Arbuto. E racemofi fono quelli del Botri, dcll'Ambrolìa, dell' Anagiri, del Crelpino, dell'Ortica, della Lunaria minore, delI'Hippophac, del Lupolo, e dell' Epi- thimo. Lanuginofi diventano quelli di tutti i Car- p di, dclSoncho, della Barba di becco, della Centau- rea maggiore, d'amendue i Chameleoni, del Hiera- cio, del Senecio, e del Cirfio. Et hanno forma di Stella, ediSolequelli dell'Eringio, dell'After Atti- co della Camamilla , del Parthenio , del Buphthal- mo, del Bellide, del Dente di cane, dell'Hiperico, del Cinquefoglio, dell'Endivia, e del Ciano. Puof- fi appo quello ritrovare le vere piante , attendendo molto bene al feme, e parimente al frutto , che elle producono. E però non ,può fe non effe molto giovevole di fapcr le differenze, le fomiglianze, e le" forme, edefemi, e de frutti. E cosi dico, che race- mo^ frutti fanno il Terebintho, ilLentifco, ilRhu, « Crefpino, l'Oxiacantha, la Vite nera., la Vite bianca, il Ciclamino fecondo, l'Hedera, ilPericli- meno, ilSolatro hortolano, e furiofo , la Dragon- tea, lAro, la Smilace afpra, il Policncmone, e 1' Hippophae. E racemofo feme producono l'Artemi- lia.lAmbrofia, il Botri, e l'Ortica noftrana, laMer- corella femina , FHidropepe , & il Ricino : « acinofo I Afaro , ci Tallo Ne fono dilli mili da gli acini deli- Uva quello dell Hahcacabo, dell' Afparago , del Rulco del Lauro Aleflandrino, e della Fragaria Follicolare e quello del Franino, del Rhamno, tut- to che quello ha Umile al Fufajuolo da filare : del Na- ftumo,de Thlafpi, edell'Androface . E follicula- n a modo di fquamme fono quelli della Gentiana, del Cimino fai vatico, dell'Atriplice, dello Spondilio , dellEnanthe, della Ferola, e della Thapfia. Frutti fimiIiallePme producono il Pezzo, il Larice, & il Cipreflo. E bacche producono fimili alle Olive, il Lauro , il Giuggiolo, il Corniolo, il Rofajo, & il Cap- paro: elunghette, e pili picciolc dell'Olive, il Mirto, la I tumclea , il Poligonato , e la Laoreola . Tonde poi le producono il Liguftro , il Ginepro, l'Hedera, il Pe- nclimeno , il Licio , il Cedro, l'Oxiacantha, eia Sabi- na. Fanno oltre a ciò il frutto, e parimente il feme ferrato in baccelli, l'Acacia, l'Amagiri, la Genellra, le Silique , la Calila nera , il Doricnio , l'Apocino , la Staphifagna , i Ceci , leFave , le Lenticchie, i Fasiuo- i , i Lupini , i Pifclli , l'Ervo , la Sena, lo Smilace degli iiorti, la Medica , l'Aphaca , la Veccia , la Peonia , il Leontopetalo, il Xiride , il Solatio fonnifero, e l'Aco- j ', ?.S a tcrz,a fPccic ■ K-inchiufo in veffiche e quello dell Hahcacabo , della Colutca , del Colchico primo, edelStapnilodendro: &in cornetti hor dritti, hor ri- torti, il Fiengreco, il Loto falvatico, le Rape, i Na- voni, ilRaphano, IaLampfana, la Braffica, la Ru- chetta, la Senape, l'Erifimo.laCircea, il Leucoio, V fiedilaro , e'I Papavero cornuto.In capi lo producono a Fava d Egitto, l'Anemone, l'Argemone, il Me- lantiuo, lOcimoide, il Papavero domeftico, e fal- vatico, iIHiofciamo, il Loto d'Egitto, & il Xiride : «in piccioli capitelli fimili ài bottoni di Lino , la 1 tarmica, il Cimino falvatico, lo Sparganio.il Pill- ilo, ilVcrbafco, la Scrofolaria, l'Ifopiro, il Ricino, ìlTithimaloparalio, «l'Hcliofcopio. In nappa lo fanno il Porro, 1 Ampeloprafo, lo Scorodoprafo, le Cipolle, e Umilmente l'Aglio. In ombrellaio produ- cono tutti i Panaci , tutti i Sefeli , il Ligultico, tutte le fpcae dell'Apio , l'Anifo, il Caro, l'Anetho , il Cimi- no domeftico, l'Arami, l'Elaphobofco, il Dauco, lo Sphondilio,iIPeucedano,l'HeIicrifo, laCicuta, la Thapfia, il Coriandro, lo Smirino, il Finocchio, il Pi r«hr°>laFeruh, l'Achillea, l'Agerato, lo Stratiote millefoglio, il Sambuco, el'EboIo. Spiccato fi vede nell'Origano tanto falvatico, quanto domeftico , e parimente nell'Amaraco . Simile à quello del Papave- roe il feme del Foglio , della Nimphea bianca , del H.ofciamo , del Loto d'Egitto , del Peplo, del Peplio, edelChamefice. E limile al Pepe è quel del Lido, c del Vince. Compitilo, e ritondo, come fono ilu- P»w» c quello della Malva, dell'Althea, dell' Alcéa, e della Smilace hfcia. Rafiembrafi à quello dell'Epi- thimo quel dell'Apio , al Gioglio quel della Phenice , aqueldelLeucojoqueldelChameciffò, à quel del- la Salvia quel dell'Horminio, alle Noci quel del Ti- thimalo mirfinite. Ricciuto à modo di Lappola è quello dell'Eupatorio, dell'Aparine, dell'Helfine , delXanthio, e della Cinoglofià volgare. Cometefta di vipera lofi l'Echio, e come tefta di vitello l'An- tirrhmo. Appuntato è quel del Trago, dello Spi- nace, e del Tribolo. Simile al Fien greco è quel- lo delMiagro, e parimente del Loto falvatico. Con- formafi con quello del Nocchio quel delLiguftico, del Sifone, della Cicuta, del Cimino, e delCaio, e con Nel primo lib. con quel dell'Anilo, quel dell'Apio, e dell'Animi. Seme di Cnico fi vede nella Centaurea maggiore, in amotdueiChamcleoni, nella Spina bianca,»: Arabi- ca .nell'Atrattile, nella Cinara,nel Medico, nell'Hcl- leboro nero, nel Cardo fanto , e quali generalmente in tutte le fpccie di Cardi. Uguale al Miglio è quello dellaCircea, del Crateogono, del Panico , del Sifa- mo,del Lithofpermo, quantunque ila quello più graf- fo della Phalaride, del Loto d'Egitto, e delSefamoi- de. Simile àqueldell'Ervo è quello della Catanance, delTithimalo paralio , e dell'Aphaca . Imita quel del Marrobio quel del Ballotte , del Clinopodio, della Si- derite prima, e del Picnocmo. E raflembrafi a quel del Rofmarinoquel dcIChrithamo , come al feme del Lino quel del Satirio erithronio , e d'una fpecie d'orti- ca. Come una coda di feorpione è quello dello Scor- pioide: e fimile ài Porri lunghi, che nafeono ne cor- pi humani , chiamati verruche , quello delI'Heliotro- pio minore. Serrato dentro in frutti carnofi tanto de gli alberi , quanto dell'herbe, è quello delle Mele,del- leCotogne, delle Pere, deCcdri, de Limoni, degli Aranci, deMelagram, delle Nefpole , delle Zuc- che, dePeponi, deCedruoli, de Cocomeri, della Coloquintida, della Balfamina, della Mandragora , delle Mele infane, dell' Ariitolochie, e dell'Halica- cabo : Minuto è quel della Ruta, dell'lberide, del Ci- prelTo, dellaCircea, del Pfillio, della Mandragora , dell'Apios , del Cinocrambe, del Papavero, dell' Hio- feiamo , e del Bafilico . Biancheggiano oltre à ciò nel colore quel del Dauco, del Rofmarino, della Circea, della Lattuga, del Papavero domeflico, e Spomeo , delle Zucche, dePeponi, de Cocomeri, delSifamo , del Lithofpermo, e della Phalaride. Come roffeggia- no il frutto dell'Oxiacantha, del Terebinto, del Ce- dro, del Corniolo , del Giuggiolo, del Rofajo, del Melagrano , dell'Arbuto , del Taflò , e del Ciregio . E roffèggiano parimente il femedeU'Afparago, dcll'Ha- licacabo, dclRufco, del Lauro Alefìàndnno , della Rombice, della Dragontca, della Vite nera, dell' Aro, dell'Acanthio, dellaPeonia, dclXiride, del- laGranade tintori, del Trago, del Giunco, della Smilaceafpra,delChamidaphne,ede! Sefamoide . E di colore fanguigno tinge le mani quel dell'Hiperico, delI'Androfemo,edell'Afciro. Nero oltre à ciò è il frutto del Liguftro , della Phillirea, del Licio,deI Mir- to, e dell'Olivo : e nero parimente fi vede edere il feme del Bafilico , della Barba di becco, delporro, dell'A- glio, delle Cipolle , dell'Ampeloprafo , del Hiacinto, delSeorodoprafo,dell'Ophiofcorodo , della Salvia, della Ruta, dell'Horminio, del Liguftico, delScfeli Ethiopico , del Sifone , dell'Hippofelino, dello Smir- mo,delMelanthio,del Phalangio,dellaRubbia,del- la Siderite prima, del Verbafco, della Laureola, del Cocomero falvatico , edel Narciflo . Lungo pofeia è quello del Scfeli Mafììlienfc, del Liguftico , del Sifo- ne, dell'Hippofelino, del Cimino, delNarcifìb , e delFmocchio. Quadrato è quello dcl-SefeliMaffi- henfe,e del Rofmarino: e triangolare quello della Sta- phifagria.edel Lathiri . Doppio lo produce ilTordi- lio,l'Aliffo,l'Ethiopide,ela Mercorclla della fecon- da fpecie. Acuto è quello del Porro, della Cipolla, dell'Aglio , dell'Ampeloprafo, del Scorodoprafo.del Pepe, della Senape, del Nalturtio, dell' Erifimo , dello StruthiOjdelCiclamino fecondo,deIla Dragon- tea,dell'Origano,del Panacc Heraclio , del Sefeli Maf- filienfe,delTordilio,dellAnifo,dell'HippofcIino,del Finocchio, del Pirethro, del Peucedano, del Carda- momo, della Oematite feconda .della Smilace afpra, delTlafpi, dell'Hidropepe, della Ptarmica, dell'A- ro, del Lepido, del Liguftico, del Sifone, del Ca- ro, dell'Ammi, delSmirnio, del Dauco, del Rof- marino, delMelanthio, delXiride, dell'lberide, e diqueldelSiliquaftro, che chiamano Pepe Indiano. Odoratoappoqueftoèquellodituttii Cardamomi , delPanaceHeracleo, delMeo, del Caro, del Bal- lamo, delPanaccAfclepio, delLiguflro, dell'Hip- di Dioicoride. 15 A pofelino,delloSmirnio, del Finocchio, dèi Dauco , della Pafiinaca falvatica , del Mclanthio, dell'Ifopiro, delBumo, dell'Origano, dell'Ammi, edelRofma- rino. Amaro pofeia è quel del Sefeli Ethiopico, di tuttigli Aflénzi, dell'Abrotano, del Chameciflò , della Gentiana, e del Sefamoide: e duro molto è quello dcll'Afparago, delPericlimeno, edelRufco. Delle quali tutte cofe chi fi farà ben capace, e ben dot- to, li potrà fcnzaalcun dubio promettere di poter riufeire in quella nobilillìma facilità imdligentilTi- mo. Mà per non lafciare alcuna cofaà dietro, che in quella materia fia utile , ò neceffaria , è da fapere,che laNaturarnadrcdituttelecofe, n'ha create tra effe B molte , c molte, in cui tra l'una, e l'altra fi ritrova fen- fatamente e concordia, edifeordiagrandidìma. E pe- rò non lenza gran ltuporc fi fanno alle volte confidc- rarele operationi, e gli effetti ftupcndi loro, percio- che non è cofa in tutte le attioni della Natura più ma- ravigliofa di quella , nè che più fi defideri di fapere . Onde non m'eparfo fuor di propofito fcrivcre l'opra ciò alcuna cofa, e maflìmamentedi quelle, che ap- partengono alla materia de femplici. E adunque ài e°S,!he lapere, che tanto odio fi ritrova tra la Quercia, e 1' molte co,, Olivo, che non folamente piantandoli l'un di quelli d"enti "lì1L, alberi nella lòflà, onde fia flato ftirpatodallcradici Splici. l'altro, non v'alligna, ne mai vi vive, ma s'ammaz- C zanofun l'altro quando fi ritrovano piantati molto vicini. Nè minor inimicitia e tra'l Cavolo, e le Viti, eiTendofi da molti oflérvato, chele Viti, àcuifùgià piantato il Cavolo vicino al piede, fi fono per loro iìefìè difeoftate da efiò per buono fpatio di terreno . E perònonèmaravigliafctantofilodiil Cavolo per 1' ebrietà, e che cosi quotidianamente l'ufino i Te- defehinecibiper romper la forza del vino. Del Ca- volo poi non fono manco inimici l'Origano, laRu- ta, e'1 Ciclamino, che elfo fi fia delle Viti, veden- dofi, che piantato appreflò à qualfivoglia di quelle piante, in breve tempo cafea, e (i corrompe . LaScil- laètantonimicadellemalie, devenciìcj, edcgliin- D cantefimi, che attaccata fopra la porta principale della cifa, affìcura gli habitatori da tutte le ingiurie di quelli. E però diflèro i dottiffimi inventatori delle cofe naturali, che tutte le piante, à cui crefea ap- preflò la Scilla, non folamcnte fono fecurc da ogni nocumento, e di mala aria, ed'animali, ma diven- tano ogn'orpiù belle, e più fruttifere. LaFerulaagli afini è gratiffimocibo da pafeere, e conferifceli mol- to al nutrimento, mangiandofi ella da cavalli, e da buoi, in breve tempo gli ammazza; come cheanco- laglihuomini la mangiano fenza timore alcuno , quandoella fpunta di terra . I fiori del Rhododendro, e parimente le frondi fono mortifero veleno à muli , E àcani, àgli afini, & à molti altri quadrupedi ^non- dimeno mangiati da noi ne liberano da morii de velcnoii animali. La Cicuta mangiata ammazza gli huomini, e parimente le beflie: e nondimeno li llor- nellifenzanocumentoalcunofene mangiano il fe- me. ICocomeri, che noi chiamiamo Cedmoli, fof- pefi mentre che fono attaccati alla pianta fopra l'ac- qua, fi dilungano maravigliofamenteverfo quelli; e fopra l'olio , li ritirano di forte in feftefli, che fi tor- cono in dietro à guifa d'uncino, tanto amano elfi quella, & hanno in odio quello, come cofa univer- falmentcnimicadituttelepiante, che fi feminano : F per vederli, che ogni pianta feminata, che s' unga con olio, agevolmente fi fecca, e fi perde, e però non è maraviglia, fe tutti gli alberi , che con il frutto producono l'olio, non accettano gì' innefli de gK al- tri, come fanno molti, che non producono ne olio, nèragia. Onde s'è molte volte veduto Quercic, che produconolePere, Platani che fanno Mele, Mir- ti che hanno Melagrani, & Oxiacanthe IeNefpo- le: come che i Pini, i Larici, i Pezzi, gli Abe- ti, & 1 Ciprefiì, nonmaifieno flati veduti conal- tn frutti, checoniproprj. Prohibifcono la grandi- ne, e parimente i fulmini la pelle dell'hiena, del Co- codril- 10 Difcorfi del Matthioli codriiio, dell'Hippopotamo, e del Vitello marinò. >.A NètoccailfulmineilLauro, nèilF'ico. I Fichifal varichi primaticci attaccati à gli alberi de domeilichi, à cui fogliono cadere i frutti , avanti che fi maturino , non {blamente proibirono , chenoncafchino,màgli confervano fino che fi maturano. L'Appio tanto più pretto crefee ne gli horti , quanto più fi calpefta , tutto che l'altre piante faccino il contrario . Diventano te- neri da mangiare i Galli , quando prima fcannati s'ap- picano ad un'albero di Fico. E confer vafi le carni fref- che lonzamente, quando fe gli ficca dentro un chiodo fatto di rame . Nè mai fi putrefanno ( come che fecca- refi pollano )i corpi ammazzati dal fulmine, e però ignorante fù tenuto quel Poeta, da cui fùferitto, che B Fetonte cafeato dal Cielo per la percofià del fulmine , lì putrefece in certe valli. Tutto che maggiore mira- colo fia , che dando il fulmine in una borfa, ò cafTa,o- vc fi confervi l'oro, lo rifolve in fumo fenza punto guadare la borfa , ola calla, come medefimameme toccando una botte di vino confuma tutto il vino fen- za romper il vafo . Ma che maggior miracolo ? Marfia tra le Romane donne percoflà dal fulmine efìcndo gravida, viflfe fenza alcun danno, quantunque il fui- mine le ammazzali il figliuolo nel proprio ventre . La Menta meffa nel latte , non lo lafcia apprendere. Toc- che le Murene pefei con la Ferula,fubito li muoiono : e tocchi gli feorpioni co'l Delphinio, con la Lichnide C falvatica,ò veramente con la radice dell'Aconito par- dalianche,diventanodital forte llupidi, chepajono efiTere più morti, che vivi. E nondimeno toccandoli pofeia con le radici dell'Helleboro bianco fubito riac- quiftano il vigore, eie prilline forze. 11 fuccodella Cotula fregato alle mani non lafcia trafiggere le api, nclevefpe. II che fà parimente la Malva pella con o- glio, & unta alle membra del corpo . La radice della Pollcmonia portata adolìò non lafcia trafiggere, chi la porta, da gli feorpioni; e fe pure fono trafitti, non gli nuoce . Tanto odio fi ritrova tra le Cannc,c la Fel- ce, che legandofi un pezzo di Canna al vomere dell' aratro, quando fi coltivano i campi, difperge tutta D la Felce, che vi fi ritrova. Mà ben amicitia per lo contrario lì ritrova tra le Canne, egli Afparagi, ve- dendoli, chefeminati nei canneti , v'allignano ma- ravigliofamente: come fanno ancora le Viti, che s' impergolano insù gli Olmi, & insù gli Oppj, peref- lere elle di quelli alberi amiciffime. E parimente gran- de amicitia tra'l Mirto , e 1 Olivo, e tra l'Olivo, e'1 Fico^ godendoli tra loro d'efTere compagni. Stran- golal'Orobancheconlafolaprefenza i Legumi, eie Noci mettelle ammazzano mangiate più particolar- mente i cani, che ogni altro animale. Le cimici del- le lettiere inghiottite vive , non folamente cacciano la febrequartana,maconferifcono utilmente alli mor- E fi de gli afpidi . Le martore , le faine, e le donnole non toccano le galline, che fieno unte col lucco della Ru- ta : e le volpi non toccano quelle,che habbiano man- giato il polmone di volpe. Mettendofi un ramo di Faggio avanti alla vipera , fubito fi ferma , e rella co- me attonita; il che parimente interviene, quando fi percuote, quantunque leggiermente, conia canna. Placafi l'elefante furiofo , e corucciato folamente con la prefenza d'un montone : nè fi ritrova cosi ferocilìì- mo toro, che legato ad un'albero di Fico, non diventi manfueto . Tira la Calamita valorofamentc à sè il fer- ro; il che non fà pofeia, quando fi frega con l Aglio, F fe già di poi non fi rifrega con fangue di becco. 11 Suc- cino leva di terra la paglia, & i fifluchi ; il che fe gli vieta , quando s'unge con oglio . I cavalli morduti dal lupo diventano e più veloci nel corfo, e più potenti nel generare; e nondimeno calcando le pedate de lu- pi gli s'addormentano, egliftupidifcono le gambe. Le carni pecorine uccife da lupi fon fempre nel man- giarle più tenere, e più trite dell'altre; quantunque Ja lana delle pelli loro generi tefTuta ne panni pidoc- chi. Teme il leone ferociffimo animale maraviglio- samente b prefenza del g-allo , e molto più fe lo fente cantare . I pulcini non temonò-uno éìefanre, un bue ne .un cavallo ; e vedendo pofeia l'ombra del nibbio , che vola per aria , fuggono alla madre con non poco fpavento. Comeparimentcfannolcpecore, e glia- gnelli , quando veggono il lupo ; il quale toccando la CipollaScilIa, fubito diventa ftroppiato. Coperti i cani dall'ombra dell'Hiena, diventano fubito muto- li, e non pofìono abbajare ; nè poflbno mordere i ca- ni , tutto che mordaciffimi fieno, chi porta.feco la lin- ' guadi quella. Gittandofi ilPolipodiofopra i Gran- chi , in breve fpatio gli fàgittarc via la feorza de piedi, e parimente le ugne. Portano le cicogne nei loro ni- dilefrondidel Platano, per efiere elle molto odiate da i pipistrèlli . Le rondini vi portano l'Appio nimico Animali, delle barbeggic, e delle tignole, e parimente della per ," Chelidonia maggiore, per rifanare gli occhide polli uriSf loro. Le colombe vi portano le fiondi dell' Alloro,gli diverte p fpai vieri il Hieracio, icorbi l'Aro, l'upupe lAdian- tc' to , le cornacchie la Vcrbenaca fupina , i tordi il Mir- to ,Iepernici!a Canna, l'ardeoleilCaro, l'aquile il Cahtrico, la lodola la Gramigna ,& il Viticci cigni, contra à diverfi infiliti ò d'animali , ò d'altro, che dar dannoglipoffono.tantomiracolofoè l'iltinto di na- tura, che fi ritrova e ne gli uccelli, e ne quadrupedi intorno allevimi occulte delle cole. Godefi il gatto difregarfi, e di travolgerli nell'herba, che da cotale effetto fi chiama Gattaria . Amano i ranocch j i Giun- chi, il Ranoncolo , e la Stebe. Le tcfluggini,e le cico- gne l'Origano, & i ferpenti il Finocchio, per ricupe- rare la veduta . Mangiando il leone una firma, fi libe- ra infallibilmente dalla febre. Come fi curano in Can- dia co'l mangiare del Dittamo i cervi , e le capre fana- tiche dalla ferita del cacciatore, rigettando la faetta per rifletti piaga . Divorano gli orli le formiche con- tra il veleno della Mandragora , che fi mangiano ; co- mepafcendofidifrondid'Ólivifalvatichi, fi curano gli elefanti dal veleno di chameleoni animali prefi ne cibi. L'anatre, l'oche, egli altri uccelli d'acqua me- dicano i morbi loro conia Siderite : come le galline conlaVetriuola, le gru con i Giunchi, lepantherc con lo fterco humano, i cignali con l'Hedera.e le cer- ve con la Cinara . Cacciano oltre à ciò i Medici la co- lera fuor del corpo co'l Reubarbaro , con la Manna , e con la Scammonea ; la flemma con la Coloquinrkla, e con ilTurbit : eia malinconia con l'Helleboro .Am- mazzano! veleni con laTheriaca; curano l'infirmiti de gli occhi toccandogli co'ISaphiro, e con l'Antra- ce; cacciano l'ubriachezza conl'Ametiflo.Coftrin- gono i fluflì del fangue co'l Diafpro ; e la libidine , e la lufluria co'ITopatio , e parimente co'IVitice. Cac- cianfi le formiche con l'ali del pipiflrello, e col cuore dell' upupa ; i ferpenti co'l fumo delle fcarpe vecchie» e le barbeggie , e le farfalle co'l fegato del becco . Toc- ca la torpedine pefee con mano, ò conhalla, fubito fàflupire ogni valido braccio. Ammazza lacatable- pa ciascuno , che rimira con l'occhio, tuttoché fuflè ella un miglio lontana , come ammaliano,c fanno mal d'occhio alcuni lodando , ò rimirando la gente . Mcf- colandofì le penne di qualfì voglia augello con quelle dell'aquila, in breve tempo fi corrompono, eguafta- no;comefi rompono le corde de liuti, e delle lire , quando tra effe una fola pure ne fia di budel di lupo , e come crepano fonandofi tutti i tamburi, quando tra effi fe ne fuona pur un folo, che fia fatto di pelle di lu- po . Tanto è'1 valore della mufica de fuoni, & il faltar de balli contra al veleno delle Tarantole, che in breve tempo fanai morduti da erte . E tanto è la virtù de Marfi.e de Pfilli contraà ferpenti , che folamente toc- candogli gli ammazzano . Meflo foglio rofato nel na- fo d'un toi'Ojfubito lo fà vertiginofo; e la pietra Thrac- ciameflanel fuoco con non poca maraviglia leva le fiamme, quando fi bagna con acqua , e fpegnefi po- feia con foglio. E quello balli per hora intorno à quella materia, percioche attendendo io alla brevità deldire, nonpofiòfenontralafciaremoltealtre co- fc, chequìfìconvenebbono, Della Dall'iride , Nel primo lib. Cap.I, il A Iride hdfrefo il nome dalla fem— bianca , che hà con l'arco celejie . Fà le foglie Jimilì al Gladiolo , ma mag- \ giori3 più larghe , e più groffe . Fà i I fiori nelle fommìtà de fujii , difianti di pari /patio l'uno dall'altro, piega- ti , e vari : impercioche fi veggono di bianco , di verde , di giallo , di purpureo , e di ce- ruleo colore . E però per ejfer di dìverfi colori , pare rapprefentino una certa ìmagìne dell'arco celejie: onde hd riportato d' Iride il nome . Le radici hà nodofe , falde , e odorifere : le quali fi confermano tagliate in pszxetti , ed infiliate hi un filo , ed attaccate à ficca- re all' ombra . La migliore è l' Illirica , e la Macedo- nica i e di quefie quella è più lodata ,la cut radice è più denfa, più corta, e più dura da rompere , roset- ta , odorìfera , ed al gufìo amara , di fincerijjtmo odo- re , di modo che non puzjj punto di muffa , e che nel pefiarla fa fiarnutare . La feconda in bontà è quella di Libia , dì colore biancheggiante , e che al gufilo à amara. T'uiie quefie,fe bene nell ' invecchia} fi fi tar- lano , diventano nondimeno, più odorifere , Hanno tut- te calda y e fecca natura , e fono molto utili alla IRIDE DOMESTICA. di Diofcoride. ij A tofie: efienuano gli humori del petto, che difficilmente fi ficreano , purgano gli humori flemmatici graffi, ed i colerici , prefone il pefo di fette dramme con acqua melata : provocano il fanno , e le lagrime : e medica- no i dolori del corpo . Beonfi con Aceto alle morfìtre de gli animali velenofi ; giovano a difettofi di mil- %a , ed a gli fpafimati , ed al freddo , e tremori che vengono nel principio delle febbri : fino utili al fiujfo dello fiperma: e bevute con vino provocano ime- firui . La dscottìone loro s applica alla natur a delle don- ne y per mollificarvi le durezze , o per aprirvi parimen- te l'oppillationi . F affene con giovamento cri fi eri alle fcia- tiche , e mettetene nelle fi/Iole , e nell 'ulcere cavernofc B per incarnale . Le radici mejfe nella natura delle don- ile con un poco di mele , provocano il parto ; e cotte , e impìajlrate , mollificano le fcrofole , ed altre pofiem-e dure . Secche , riempiono le concavità delle ulcere, ed aggiuntovi mele, le mondifìca?w : ricuoprono dì carne l offa fcoperte . Impìafiranfi utilmente nel dolore del ca- po con olio rofaio , ed aceto . Afefcolate con Elleboro bianco, e due partì dì mele , fipengono le lentigini , e tutte le macchie del volto caufiate dal Sole . Aìettonfi ne i peffbli , ne gli ìmpiafiri mollificativi , e ne medi- camenti, che fifamio per le latitudini. Sono univer- falmente in ogni cofa in grande ufo. C IRIDE SALVATICA. LA Ir ide in fomma è di due fpecie , dome- nica cioè , e falvatica . La domeftica nafce per tutto ne gli horti con foglie limili a una fpa- da, ttrifciate, e nella fommità appuntate. Produce Jf gambo lifcio, tondo , e nodofo, dal quale nella lommità nafcono certi ramofcelli , da cui efcono i fiori di colore delle viole , quantunque nel mezzo ruplendono di varj, e divedi colori. Quindi nafto- li0,''.0' alcuni capi non molto grandi, limili à quel- li del Gladiolo ; ma alquanto più groffi , ne i quali fi contiene il fcme come diSefamo : Dal che fi conofce :"For manifelto di coloro, che non vogliono, che Undeproduca feme alcuno. Laradicehà ellabian- cheggiante , foda, e nodofa , dalla cui parte infe- riore efcono altre copiofe radicette picciole, e fot- tili , come nella Valeriana maggiore ; lequali con tutto il relto della radice fono odorate , acute , ed amarette. La falvatica è di due fpecie, una, che per lo più nafce in luoghi faffofi, del tutto limile alla do- menica, dall'eiTer ella in fuori in tutte le parti mi- nore. La falvatica è finalmente di due fpecie: delle quali l'ima è fimile alla domeftica, ma di foglie, di fio- ri, di furto, e di radice alquanto minore. L'altra hà le foglie limili alla Gladiola , ma alquanto più lunghe , la radice legnofa , fottile , e nodofa, di colore roffigno, e fenza odore: il fufto.hà ella breve : ed il fior di J 8 Difcorfi UN'ALTRA IRIDE S AL V ATICA. tuttclealtreminore, d'odore di Crifomele, che noi chiamiamoBacoche. E'fatto quello fiore di novefo- glie, di purpureo colore, nelle eftreme parti di fopra per tutto lineato digiallo . Penfano alcuni che quella Jia la vera Illirica, (limando che la Illirica , eia Italia- na , non folamente fiano differenti di bontà, ma di for- ma ancora. Nella opinione de quali ancora che da prima io fi a largamente concorfo; hò nondimeno di poi conofeiutoeffer altrimenti: percioche palmi effer chiaro, che la Illirica fi preferifea all'Italiana, non perche ella fia di fpecie differente da quella,ma perche nelclima, cnelterreno di quel paefe,nafce ellanelle facilità fue molto più valorofa, come interviene nell' Aftènzo, che nafee in Ponto: nell'Acoro di Colchi- dc, cdiGalatia: nel Cipero di Soria, dcll'Ifole chia- mate Cicladi : nel Corto d'Arabia: nel Croco del mon- tcCorico : nellaMirrha de Trogloditi, e de Minci : ed in molti altri notabili medicamenti , i quali perpar- ticolar virtù de luoghi , ove nafeono, fi prepongono a tutti gli altri. Del che fà teftimonianza Galeno nel primo libro de gli antidoti, con quelle parole: Tutti coloro, che han fatto la profeffione dell'herbe, han- no concordevolmente (critto , che quella è ottima Iri- de, chenafceinllliria : quello ottimo Pctrofclino , chefiportadi Macedonia : come è ancora ottimo 1' Afphalto di Giudea, e parimente il Balfamo, edaltri medicamenti, lodati per fpecial dote de luoghi, ove nafeono , come diremo ,qnando particolarmente fcri- veremodiciafeuno. Scrifié avanti Galeno il medefi- moTeofrartoal7.capo del 9. libro dell'hiftoria delle piante, cofi dicendo: Non ritroverai in Europa altro eccellente, chelalridc, laqual nafee ottima apprefib a gli Illirici , non però verfo il mare, ma frà terra, e 'pecialmentcin quella parte, che rimira al Settentrio- ne. 11 perche è differenza da luogo a luogo , di modo c he l'un luogo più de gli altri produce le cofe migliori. Dal che fi conofee, che la Iride d'IUiria non è diffe- rente dalla noflra di fpecie, nè di forma , ma folamen- te di virtùjin cui fi ritrova di tutte l'altre più eccellen- del Matthioli A te. La domeftica (fecondo il mio parere) non d'al- tronde hàhavuto origine, che dalla falvatica, come infinite altre piante, le quali non folamente conia coltura s'addomefticano, ma diventano in maggior parte pai groffe, e maggiori. Piantafi neglihorti an- cora quella fpecie di falvatica, laqual produce (co- me habbiamo detto; fiori, e foglie minori di tutte , peri amenità, e grato odore de fuoi fiori, eparimen- teper il diletto, che fempre ti apportano le cofenuo- ve ; di modo che hormai riavremo tante fpecie di do- meftica, quante di falvatica. Nafcel'una, e l'altra fpecie di falvatica abondantiffima nel contado diGo- ntia nel monte Salvatino, e parimente in fu '1 Carfo B tra farti, di commendabile odore, quantunque cre- fcano ancora in campagna non lunghi dalla riva del Lifonzo. Ve n'è oltre alle predette una fpecie di dome- ihea, che produce il fiore di notabile bianchezza, la cui radice non è lontana molto d'odore dall' Illiri- ca, e un'altra che produce il fior giallo. Quella hò veduta io in Boemia in molti luoghi ne gli horti, e quella altra in più luoghi di Tofcana , nè voglio che fi dia a credere alcuno , che quella di fior giallo Gal" Acoro volgare; impcroche è ella una propria fpecie d'Iride, comedimoftralaformadcfiori, edil colore delle radici. Sono alcuni, che vogliono, ogni forte di Iride fia falvatica, echeniffuna fi poflachiamar C veramente domeftica, perhavere fcritto Teofrafto al 7. capo del nono libro dell'hiftoria delle piante, che la Iride non hà bifogno di coltura ni una ; ma fecondo ìlparermiocolloros'ingannano ; imperoche inque- llo luogo non intende Teofrafto f e non dellalllirica , laquale eifendo prodotta dalla natura per particolar vntu diquella regione, e di quella aria di tutta bontà , non ha bifogno d'ertère altrimenti coltivata. Oltre a ciò effendo chiaro a ciafeuno, chel'Iride fi ritrova per tutto domenica ne gli horti , e ne i giardini bella,gran- de , grorta , e formara , e parimente falvatica ne i monti, e frà i farti alla forelta con foglie, e fiori mi- nori affai della domeftica , con radici molto più forti- D li, più aride, e più brevi, non deve parer fuor di pro- pofito, nè di ragione, che habbiamo porto l'imaginc d'amendue: e maflìmamente effendo chiari, che non folamente per l'auttorità, che fi hàda Marcello anti- chiffimo Medico, al24.capodelfuovolume, cheli antichi hanno fatto particolar memoria della falvati- ca. lidie conclude, che vi dovcrteertèr ancora la do- mertica.Ma ancora per l'autorità che fe n'hà da Galeno al io.lib.dellecompofitionide i medicamenti fecon- do i luoghi, dove deferive alcuni rimedi dAfclepia- de per li calculofi, neiqualifà particolar memoria dell'Inde falvatica. E Plinio al 11. capo del 27. libro comparale foglie delMedio a quelle dell'Iride dome- E ftica. FecedeiriridememoriaPlinioal7.capodcl2i. lib.conquetteparole : Lodali laradicc dell'lridcfo- lamcntc per l'ufo degli unguenti, e della medicina . L'elettifiìmanafcc inllliria, e quivi non nelle marem- me, maneiluoghifalvatichidi Drilone, edi Naro- na. Ilcheparetrafcriveffe eglida Nicandro. Appo queftac quella di Macedonia, laquale è lunghiflima , bianca, efottile. 11 terzo luogo hà l'Africana, mag- gior di tutte , edamarirtimaalgufto . La Illirica an- cora e di due fpecie: una, che per efler fimile al Raphano , fi chiama Raphanite, la quale è anco- ra la migliore: l'altra fi chiama Rizotomo, rorti- F gna. E al 20. capo del medefimo libro : La Iride roda ( diceva ) è migliore della bianca . Nel che pare, che manifcftamcnte fi contradica, per haver Conti detto prima, che la Rapiianite, laquale è bianca, Iioned' fia migliore di quella di color rofilìgno , chiamato "">- Rizotomo. Diofeoride prepone à tutte la roffigna, come è la Rizotomo di Plinio . Mà è però d'av- vertire, che non ogni Illirica è buona, ma quella fo- lamente ( come inlieme con Teofrafto fcrive Plinio ) che nafee in luoghi falvatichi fra terra : perciochc quella delle maremme fi vitupera, pereffere troppo pregna di humidità: ilehccaufapoi, chenelfeccarli non nonreftafoda, ma Cappa, evizza. Ilfucco, chein A Italiaa'tempinoftrifidàeglihidropici, fi ca:'a dalla noftra, perche d'illiria non ci fi porta altrimenti che fecca. Scalda l'Iride, ediflèccanel fecondo grado , ò vero nel principio del terzo . E oltre alle facilità alli- gnatele da Diofcoride, ne hà ancora dell'altre di non pocovalore: Imperochefi ritrova, che mafticata fi buon fiato, e che lavandoli la bocca con la fu a decot- tione, allegerifce il dolor de denti . £' oltre à ciò dige- reii deli- " iva > afterfiva , refolutiva, lentitiva , aperitiva , le oittemondificativa, & refolutiva . La radice trita inpol- S*e' e «iella ne gli unguenti delle ferite, le incarna. :. Il fucco fpremuto dalle radici frefche, bevuto purga la colera rolla, e la flemma, l'accjuofità degli hidro- B pici, e provoca applicato l'hemorroide . La radice me- delnna polverizzata je bevuta con aceto , vale univer- falmente contra à tutti i veleni . Jl fucco tirato per il nafo, purga il cervello dalla flemma: nuoce nondi- meno allo iìomaco , e però non fi fuol dar mai da i pe- ettuaWo riti, e dotti Medici , fe non accompagnata con Oxi- .picif"™^' =SPicaIniiani> • Faffi del fucco delle radici dell Inde uno elettuario molto giovevole all' hidropi- cii pigliandofene ogni mattina à digiuno mezza on- cia. _ Prendeli adunque per ciò fare del fucco di radi- ci d Iride dramme nove : di Galanga, di Zedoraria diciafcuna dramme fei : di Cinnamomo , di Garofani, di ciafcutk) dramme quattro, emezza : di Soldanel- C lo oncia una, emezza, di Melefpiumatoquanto ba- m&ftro fta per far 1 Elettuario. Oltre àció faffi uno impia- ìna.tftr?- ^'ancheggiante, nontarlato, eodorifeto: come è cabriolet- quello di f Colchide , e ni Galatia , chiamato Afple- ettaludia. tio. La radice hà "virtù di fcaldare . Bevutoneladecot- tione, provoca l'orma, giova à i dolori delle cofte , del petto , e del fegato : giova parimente a dolori di cor- ACORO VERO. L'Acoro Ugicimo, chiamato volgarmente nelle fpc- ciaric Calamo aromatico, produce le foglie piO ltrctte , e piti lunghe dell'Iride ,al gufto acute, amaret- te, e odorate, come fono le radici . Le quali aliai fi rat famigliano à quelle dell'Iride: lmperoche fono elle per tutto nodofe, falde, ferme, bianchiccie, edi buono odore. Scorrono cambiando alla banda, non profon- damente, ma nella fuperiicic della terra : Efcono dal- la parte loro inferiore un numero grande di radicene fottiliffime, e capillari, come ben fi vede nella qui pre- fente figura . Produce ij gambo lifeio, perquantomì fcrifle di Coftantinopol.i 1' Eccellentiflimo medico Guglielmo Quaccelbcni, dalla cuifommità nafeono i raaiofcelli, e daquefti alcune panicole fimili à quel- le de i Noccioli alberi , ò vero al Pepe lungo . Tali di- co furono le piante dell'Acoro vero, che mimando di Coflantinopoli il Sig. Augerio di Bulbcke, Amba- feiatoredelfantiis. Imperatore Ferdinando , con cui fi ritrovava il Quaccelbeni, portate di Nicomedia, do- ve appreflo un grandillimo lago nafee l'Acoro ( chia- mato volgarmente Calamo aromatico ) copiolìffìmo . 11 che fi viene beniflimo à confrontare , con quello che ne fcriveDiofcoride, fcrivendoegli, che l'otti- mo nafee in Colchide , e in Galatia, provincic vicine alla Bithinia , dove è la città di Nicomedia . Ma è per lunga ignoranza accaduto, che infino al tempo d' hoggidi non folamente in Italia, màinqual fi voglia luogo del mondo, dove fieno e Medici , e Spedane , li fia commnncmcntc ufato di pigliare per l'Acoro una certa radice ralligna , che nafee abondantillima nelle paludi, ealtri luoghiacquaftiini, inutile, e lenza ve- d Matthioli A po, ài rotti, e d gli fpafimati : fminuifee la milxfl, e giova à coloro , che à gocciola à gocciola orinano , e al- le morfure de fetpenti ■ Sedendojt nella fua decottione , giova come l'Iride alle malatie della matrice . Il ficco cavato dalle radici toglie ogni impedimento , che offit- fca la cbiarexxa de gli occhi. Mettefi con utilità gran- de la radice dell' Acoro ne gli antidoti . ACORO FALSO. l'uno odore. Del che è flato cagione il produrquefta pianta foglie, e radici d'Iride; quantunque quelte fie- no più l'offe, e quelle molto più lunghe del dovere Quella adunque radice fino à tempi noftriè fiata fera-, pie ufata in luogo del vero Acoro, da chi non s'è cura- to d'invefligare la vera hiftoria delle piante. Ma quan- to fia quefta e nellequalità, e nelle l'acuità differente E dall'Acoro, fi conofee facilmente per l'Hiftoria, che ne fcrivc Diofcoride , avvenga che in e (fa né bianchez- za fi difeerna , nè acutezza fi gulìi. Ma benché non poco del continuo da i più dotti hoggì fi dannino tutti colloro , che non folo in quello femplice , ma in mol- ti, e molti altri hanno errato; nondimeno per non havere eglino havutoi buoni autori fedelmente inter- pretati , fono più da e (Téle (bufati , che alcuni di quel- li d'hoggidi nelleGreche, e nelle Latine lettere doctif- fimi: ìqualihannoIecofepiùchiareche'lSole, efo- no tenuti ne i lemplici più valenti, & errano ( per mio giudicio) maggio) mente de gli altri. Nel numero de F quali parmi che fia il Brafavola,huomo veramente dot. Errar to , ilqual facendo non picciola profefTione di dichia- E"&vt rare li più incogniti, e male ufati fempliei , ancora che in molti, c molti habbia veridicamente efpoftone la chiarezza; nondimeno in quello (fecondo il parer mio) maggiormente erra nella luce de buoni autori, che non errarono coloro , che avanti à lei caminarono nelle tenebre : dicendo , che l'Acoro deferitto da Dio- fcoride non poffa efière altro, che quella aromatica radicela chiamata univerfalmente e da i Medici, e da gli Speciali Galanga: volendo coli più predo erra- re co'l leoniccno filo precettore , che condifecndere nella Nel primo Iib. di Diofcoride, 21 nella vera opinione delManardo. Il che quanto fia dal vero lontano, e dall'hiftoria, che nefcrive Dio- fcoride, fi difconvenga , facilmente fi prova. Perciò- chenoinonhabbiamo alcuna chiarezza , che foglie faccia la Galanga in Soria , ove ella nafce : ma per ve- der noi manifeftamente, che la lua radice fi contadi forte con quella del Cipero, che molti lochiamano Galanga falvatica, polliamo ragionevolmente crede- te, che pili prefto faccia la Galanga foglie di Cipero, che d'iride . Che oltre a quefto le radici della Galanga fomiglinoàquelle dell'Iride, à me veramente non pa- re, né penfo ancora, che fia alcuno , che raffermi . Cheellefienobianchiceie, comeafferma Diofcoride effer quelle dell'Acoro, non veggio veramente io : imperoche tanto di dentro , quanto di fuori fono fem- pre veramente rofiè . Che fieno poi alguilo acute, non (iniega. Ma non è pero per quefto da dire, che la Ga- langa fia l'Acoro, non corrifpondendovi l'altre note, delle qualila vediamo apertamente mancare : e maf- fimamente che fi vede dire Diofcoride , l'Acoro efiere acuto, e nonacutiffimo, e mordaciffimo , come è :c to . Quefta mefia in ogni A pelofa parte del cotpo in modo dì linimento , fà cade- re tutti i peli, che ella tocca. P E D Quantunque folamente del Cipero, chefà le radici fimili alle Olive, hor tonde, hora alquanto lun- ghette, facett'e memoria Diofcoride ; ne nafee nondi- meno per la più parte in Lombardia di quello , che la produce lunga, e nodofa, fparfa nella fuperficie della terra, di colore, che nel nero rofiiggia , e quelto credo 10 che fia quello che Plinio Chiama Ciperida . Quello hò più volte ricolto apprettò al fonte del Timavo, in alcuni paludi circontlanti fotto il Carfo , molto eccel- lente, e come poco avanti habbiamo detto, molto fi- mil-eallaGalanga, non folamente nelle fattezze, ma nell'odor ancora. E' non poco odorato quello, che nafee in Tofcana con le radici quali di Filipendola , ma non è però da preporre a quello, che citi porta di Soria, per ettèr quello molto più odorato, eamaret- to. Scritte del Cipero Plinio al 18. cap. del2i. libro , oveunivcrfalmentefcriflè de gli altri Giunchi , con quette parole : Sono ancora alcuni, che fanno una fpecie di Giunco triangolare,e lo chiamano Cipero. E più oltre diceva pur egli : 11 Cipero è un Giunco ('Co- rnelio detto) fattoacantoniapprettòterra, bianco , nella fommità nero , e gratto ; le cui foglie da batto fo- no fimili a quelle de Porri, ma però minori, e nella fommita minute: tra le quali è il feme. La radice è ne- ra, timilea unaoliva, la quale quando è lunghetta , fi chiama Ciperida, & è di grande ufo nella Medici- na. E parimente apprettò Plinio un'albero chiamato Cipero , che crefee Velociflimamente : è un frutice chiamato Pfeudocipero , di cui fà mentione Diofco- ridenelquimolibrofcrivendodegli Antifpodii . Mà nè l'uno , nè l'altro di quelli ci fi motlra . Cornelio Celfo. nel terzo libro al cap.21. trattando di diverti femplici, cheti convengono a gli hidropici , facendo mentione del Cipero, lo chiama Giunco quadrato . 11 che non è maraviglia, perche fe ben per la maggior parte ritrova triangolare; nondimeno io n'hò vedu- to del quadrangolare ancora . E imperò è da di- 15 4 re, Cipero . T (uà clami - ustione . Difcorfi del Mattioli ferchcCelfoIochiiminrequ»drìto,peravvertire,che A Latini Cypcrus : gli Arabi Saherade : iTedcfchiWil Cipero.e hiltoria. fe ne ritrovi ancora del quadrangolare. Ma Diofcori de, come in tal materia confumatiffimo, havendone egli villo dell'uno e dell'altro, nondiffenè triangola- re, riè quadrangolare, ma dille Giunco angolofo : ru3 nel qual vocabolo l'uno, e l'altro comprefe . Manoi diciamo, cheilCipero è una piamachefà quafilefo- gl:e come il Porro, ma meno lunghe, epiù flrette . Producei! gambo fatto a cantoni, alroungombito , e qualchevolta maggiore, la cui midolla e bianca co- me quella de i Giunchi, nella cui fommità le foglie fono molto minori, ediitefe per intorno a modo di ftella, frale quali lefcono alcune panicule, come pie- quello, che offese con l'odore il capo,- e ch'ai gufi, cioè fp.che, nelle quali eli lane: produce le radici B forte , e amaretto alquanto . Scali « ' SmuSm nerigne limile ali olive, e qualche volta lunghe, co- me quelle della Galanga, e però molti lo chimano Ga- r 'jrcuma fptc;c di ci- prio. Cornitela del tetto di Serapione . Virtù del Cipero . Cipero ferir- to da Gale- langafalvatica : Nafce in luoghi paludofi, ehumidi, ufanfi le radici delCipero in luogo della Spica Celti- ca, e Indiana, dove ne fullè mancamento. 11 miglio- rce'quello, che ci fi porta di Soria, ed'Aleffàndria : ma mancando quello, fi può torre del noflrano, di quello mafiìme, che più nelle fue proprietà s'accolla alla fcrittura di Diofcoride . Il che più delle volte fan- nogli Speciali. Sono alcuni, che fanno differenza tra'l Cipero, e'ICipiro, feguitando Plinio, ilquale nel luogo fopradetto vuole, che il Cipero fìa il Gla- diolo, e il Cipero quefto,di cui fiora fi tratta. Mafo- no nientedimeno alcuni interpreti di Diofcoride , che ufano l'uno, e l'altro vocabolo indifferentemente , perleragioni, che afiegna Hermolao. Quello della feconda fpecie , che ci fi porta d'India , fimile al Gen- gevo, da ciafeuno di buon giudicio nonfipuòdire effer altro,che quella radice gialla, chiamata nelle Spc- ciariecommunemente Curcuma : perche in eiìa fi ritrovano tutte le proprietà , che Diofcoride afiegna a quella feconda fpecie di Cipero. Imperoche ( come dio dice) èfimilealgengevo, ha molto del fuo odo- re, è amaretta algufto, gialleggia nel manicarla, e adoperali da molti a torvia i peli di qual Svoglia parte del corpo. Mà è da fapere , chequefta nonèla Curcuma, che deferive l'interprete diSetapioneper la Chelidonia : perche quella non è altro , che la Che- lidonia di Diofcoride. E imperò puoffì veramente dire, che fc gli (iafeambiato da gli interpreti, odagli fcrittori il vocabolo , e che in luogo di fcrivere Cheli- donia in Serapionc , fia fiato fcritto Curcuma , il qual vocabolo non è nè Greco, ne Arabico : imperochegli Arabi chiamano la Chelidonia kauroch . Onde è cofa chiara, chefalfamente fi legge Curcuma in luogo di kau toch in Serapione . E di qui è pofeia accaduto, che fi fieno ingannati cofii Medici, come gli Speciali de tempi palliti. Imperoche non fapendo eglino di qual pianta luffe radice il Cipero Indiano, penfaroroper certo , che ei fuffe la radice della Chelidonia maggiore per la fomiglianza del colore . E però feguitando la temone falfa di Serapione, chiamarono il Cipero In- diano falfamente Curcuma . Del Cipero Indiano ferif- fe Sera pione, feguitando Diofcoride al proprio capi- tolo del Cipcto. Dal che e manifellamente chiaro , chela Curcuma diSerapione, permodo niffunopof- fa effère il Cipero Indiano. La polvere delle radici del Cipero con altretantadi bacche di Lauro; incorpora- ta con orina di fanciullo, impiallrata in fu'l corpo , giova efficacemente à gli hidropici . Commemorò Galeno il Cipero al 7. delle facultà defemplici, coli dicendo: Le radici del Cipero, le quali fono in gran- diffimoufo, hanno virtù di fcaldare , e didilTeccare fenza mordacità alcuna. E imperò giovano maravi- gliosamente alle ulcere, che per edere troppo humi- de, malagevolmente fi faldano: al che fi convengo- no ancora affai, per haver elleno un certo che del co- nnettivo . Il perche fono convenevoli ancora a gli ori- fi pj delle ulcere della bocca . Inoltre fi può licura- menteteftificare che habbiano ancora dell'incifivo , per giovare elle alla pietra, eper provocare imeflrui, e l'orina . Chiamane i Greci il Cipero Wtipu ; i der galgan : gliSpagnuoli Juricia de oloz, e Juncia ciperi avellanda: iFranceli Soucbet. Del Cardamomo . Cap. f. IL Cardamomo elettifftmo i quello , che ci fi porta da Comagene, da Armenia, e dal Bofphoro: né- feene ancora in India, e in Arabia . Quello è l'elet- to, che difficilmente Ji rompe, che è denfo , e ben pie- no. Ogn altro adunque, che non farà tale , è [vanito dalla -vecchiezza, e non è buono . Moftra effer buono quello, che offende con l'odore il capo, e ch'ai gufio è forte , e amaretto alquanto . Scalda il Cardamomo : e bevuto con acqua, vale al mal caduco: è buono al- la loffi , alle feiatiche , a i paralitici , a i rotti , a. gli fpafimati , e a i dolori del corpo : caccia del cor- po i ■vermini larghi . £ bevuto con -vino , -vale alle reni, a quelli che malagevolmente orinano , alle pun- ture de gli /carpioni , e al mor/o d' ogn altro -veleno/o animale . Rompe le pietre nelle reni , bevutone ma dramma con corteccia di radico di Lauro . Toltone il fumo per la natura , ammazza il fanciullino nel corpo della madre . Dngendofene con aceto , guarifee la ro- gna, e mette/i ne gli unguenti odorìferi per i/pejjtrgli. SPECIE DEL CARDAMOMO. D TRe fono le fpecie del Cardamomo, che ci fi por. tanodoltramare, cioè il maggiore, il mezza no, e il minore, e . tutte fono ferrate nei fuoi fallico- c.rd.m li, tutti di torma differenti. Il follicolo, ò vogliamo <*°* N| dir ricettacolo del maggiore fi raflèmbra quali à un 'ior'a■ fico , fatto d'una corteccia fimile à quelle della prima Carjam( coverta della Noci Indiane , overo dell'invoglio mo mag£i onde efeono i Dattoli , con alcuni filamenti, cheti- rc- ranodilungho. Quello di dentro è pertutto ftipato di feme rollìccio , tramezzato ( come fi vede ne i melagrani) da alcunelbttililììme pellicole bianchic- cie , da cui vengano coperti i grani, i quali chiama- no alcuni Meleghette , per raflòmìglhrfi eglino , (come credo io) al miglio indiano, il quale in al- cuni mn mena- Nel primo Kb. euni luoghi d'Italia fi chiami Melega. Quefti al gu- A ftofonoacuti, edi tal forte odorati, che da alcuni fono chiamati Grani del Paradifo . UMezano pro- duce i follicoli lunghetti , e molto men graffi del mag- giore, triangolari, ftrifeiati, e con la punta ribattu- ta , ne i quali è dentro parimente il feme ravvolto nel- le membrane , come il maggiore, lunghetto, comprtf- fo, edivifo perlungodaun canaletto, e traverfato da certe linee picciole, e fottili di colore, che nel _ . . bianco roffeggia . Il Minóre fi rinchiude in un pic- nic, minore, ciolo capitello triangolare, fimile al fl utto delFag- gio interiore , bianchiccio dentro , edivifopermez- zodaunfottileinterftitio, dove il feme fi vede collo- cato ugualmente dall'una, e dall'altra parte, riton- B detto, e ruvido al toccare, eperlungo da una fola parte divifo . 11 feme di tutti agevolmente fi rompe con i denti , e gufandoli è acuto , e mordente, ma con tut- to ciò è il fuo odore ,& il fapore adii foaveffenza fen- tirvifi punto d'amaritudine. Ma è ben vero, che il maggiore è i! più acuto, & è il più odorato, come il minore e molto più acuto, e più odorato del mezzano. Ma fe alcuno di quefti ila il Cardamomo de Greci , io fin qui non aidifco d'affermarlo . Concederei peròa- gevolmentc, che il maggiore fodè il vero Cardamomo degliantichi, vedendo che Zenone nel fecondo lib- bra de gli Antidoti di Galeno, gitta via i follicoli del fuoCardamomo, e che nel primo libbro dei medefi- C mi Antidoti , nella Theriaca deferitta in verfi , doppo quella di Damocrate fifa mentione dell'invoglio del Cardamomo, e che ancora Galeno nel fettimo libbro delle compotitionì dei medicamenti fecondo i luo- ghi, traferivendo da Panfilo, fece mentione del Car- damomo feorticato : ma fà che non mi riduca à con- cederlo, nè à crederlo , ilfaporedelquale, feben fi gufta faporofamente , non vi fi comprende punto d' amarezza, la quale nel Cardamomo (come fcrive Ga- leno ) è cosi apparente , che può agevolmente ammaz- zare i vermini del corpo . Oltre à ciò l'odore del no- ftro volgar Cardamomo è cosi piacevole , che non of- fende puntola teda, nè manco è molto duro da rom- D pefe,cedendoeglicosìfacilmenteàidenti, che non vi fàbilògno del martello. Onde tutte quelle cofe mi fannoambiguo, fe il Cardamomo volgare fia, ònon fia il vero, che ufarono gli antichi; e quefto vera- mente non dico, percheio voglia difendere, e tene- re coni denti la mia opinione, nè perche io voglia contradire à coloro , che tengono il contrario,ma fo- llmente per dirne con le ragioni in mano quello, che 10 me ne creda. Perciochei Greci per il Cardamomo intendono una cofa , egli Arabi n'intendono un'al- tra, come agevolmente fi dimoftra perSerapione;im- peroche quantunque deferivede egli quafi tutti i fem- plicidiDiofcoride,edegliaItriGreci,nonperò chia- E mò quefto Cardamomo , màio nominò Cordumeno : facendo dipoi di mente d'Ifach Arabo un capitolo del Cardamomo , il qual nella fua Arabica lingua chiamò eaii. Saccola di maggiore, ediminorefpecierdequa- liveruno, non folamence non corrifponde al Carda- momo di Diofcoride, edegli altriGreci; mà à nif- funo di qudli altri , che indifferentemente s'adopera- no, es'ufanonelleSpcciaric. Provafi oltre à ciò, che niuno di quelli , che s'ufano nelle Specierie , lia quel- lodegliArabi, imperoche conferendogli con quelli di Scrapione , agevolmente fi comprende; imperochc 11 maggiore loro nafee ferrato in certi capitelli fimili à quelli, che producono i Rofai, & il fuo grano è ri- tondo , ed afiài maggiore di quello de Pepe ufuale,ncl quale fono rinchiult altri granelli piccioli , angolofi , pieni, & odoriferi. 11 minor dipoi afferma egli na- scere fenza altro ricettacolo, e non rinchiufo in al; cuni capitelli, come il maggiore, mà benché gli fi- miglia nel colore. 11 che manifeftamentc dimoftra , che i Cardamomi delle Speciarie fiano molto diffe- renti da quelli de gli Arabi , nel comparargli alle de- fcrittioniloro. Onde manifeftamente appare , che fieno in errore i Reverendi Padri commentatori di di Diofcoride. 25 Mefue, tenendo per fermo, che le Meieghette fieno il vero Cardamomo minóre de gli Arabi, per ha- jr"°rcc„£m vere così efpotìo Andrea Bellunese, correttore di mcnutori" Avicenna. Màvedendofi, che il Bellunenfeefpone tio: mà quanto è egli più fòave, iV odorifero del Naftuitio, tanto è meno caldo di quello. Per il che impialtrato non folo, non può egli in modo alcuno ulcerare . Hà oltre à quefto alquanto dell' amaro, con il quale ammazza egli i vermini, e gua- rifcelarogna, quando s'unge con aceto. Chiamano j Greci il Cardamomo Kx/)£ & fios-> 1UX ics- non adferuntur , cioè: La fpica, e'1 fiore fono altre cofe, chenonfi portano à noi. Di modo che confonde in tal materia, e cor- rompe la vera hiftoria del Nardo, & inganna pari- mente feflefio, & il fuo buon vecchio, che pur glie- lo crede. Percioche da prima dice, chela fpica, e'1 furto, e la radice fi ritrovano, epofeia contradicen- do afferma, chenèilfiore, nè la fpica ci fi portano. Prima di coftoro errò in quefto non leggiermente Pli- Erl0re n nio. Imperoche nel fcrivere il Nardo al libbro, C Plinio, cap. 12. molto s'allontanò da Galeno , e da Diofco- ride, e parimente da tutti gl'altri, che hanno fcricto in materia tale, cosi dicendo: 11 Nardo è una pian- ta ta di grave, e grolla radice, ma breve, nera, fragi- le, cpienad'humore, d'odore di Cipero, di fapore afpro , di picciola , c denfa foglia , le cui fommità fi ipargono in fpiche : & imperò celebrali il Nardo cf- ler dotato di fpiche, e difoglie. I.acui dottrina le- ErrMe ^ gunando, oltre ài due Ferrarefi, Hermolao , & il Hermolao, Ruellio, anch'eglino infieme con eflò non poco s'in- f.dcl Ruc1' gannarono: Imperoche il Ruellio, non credo certo peraltro, che per foftenei e l'opinione di Plinio fuo familiariffimo, afferma ha ver viflo nelle fpeciarie del Nardo, che del tutto fi confaceva à quel di Plinio; il che reputo effer del tutto falfo: Imperoche quantun- que gran quantità di fpica habbia veduto io in Vene- ra tia, &efaminatola molto bene, non v'hò però potu- to ritrovar altro, che la fpica fola . Nèpenfo, che fi ritrovaflino mai foglie, nè furto di Nardo, che nel- la fommità loro produceflero alcuna fpica.come met- te Plinio, afferma il Ruellio, e Contende il Brafavo- la, contro la mente di Galeno , edi Diofcoride, il qualdice, che il Nardo hà più fpiche procedentida una radice, e non da foglie, nè da furto alcuno del- la pianta , e dice più fpiche procedenti da una radice, non perche elle non habbiamo altra virtuofa radice, fotto di loro, ma perche effendo più, è necefìàrio , chehabbianounabafe, over piede, donde tirino il nafeimento loro con alcune radicettc capillari, come B fivedjnell'Aglio, e nelle radici del giglio. II che poffò 10 affermare per vero , per haver molte volte vi- llo in Venetia cefpugli di fpica di Nardo, che nelle fattezze, e figure loro imitavano l'Aglio; il che age- volmente da ciafeuno fi può del continuo vedere. Ma obiettile perche fi rifponda realmente ad ogni tacita, ò palefe levata, obiettione, dicoperò, chefe alcuno firitrovafle , che voleflè dire, che le vere radici della Spica s'in- tendono effere quelle Capillari, che fono fotto alla bafe, ove fi ferma il cefpuglio di tutte le fpiche, co- mefonoquelle dell'Aglio, ò delle Cipolle , e che peròlefpiche, che di quindi nafeono, non fono in modo alcuno le radici, ma altra parte della lorpian- ? ta; fi poffono agevolmente quelli tali confutare con la chiara dottrina, che fopra ciò ne lafciò Teofrafto al 10. capo del primo libbro dell'hiftoria delle piante. Imperoche conclude egli, che nell'Aglio, nelle Ci- polle, neiBulbi, nelle radici de i Gigli, e confe- quenremente nella Spica, non folo fi chiamano, e fono radici quelle Capillari, chefotto ftanno ; ma ancora tutto'I capo dell'Aglio ftefìo, e delle Cipolle fono vere radici. E fopra ciò dà una regola generale: dicendo, che tutta quella parte di qualfivoglia pian- ta, che fi nafeonde lotto terra, fi chiama veramente radice. ir. 2.8 Difcorfi del Matthioli NARDO ITALIANO. LAVANDA. 1 radice. E però fi vede, cheTeofraftonelo. libbroal 7. capo deU'hiltoria delle piante, commemorò la Spica tra le radici conquefteparole : Le cofe, ches' ufano pèrgli unguenti odoriferi fono quelle: la Caf- fo, il Chinam mo, il Cardamomo , il Nardo, il Ne- ro, ilBalfamo, l'Afpalatho, la Stirace, l'Iride, il Nardo, HCollo, ilPanace, il Croco, laMirrha, il Cipero, il Giunco, il Calamo, la Majorana, il Lo- to , l'Anetho. Delle quali cofe alcune fono radici, alcune corteccie, altri fono rami, altri legni, altri Temi, altri liquori, & altri fiori . Dalcheè chiaro , che il Nardo non fi può qui collocare fe non tra le radici , avvenga che non fia egli ne (borea , nò legno, ne ramo , ne fiore , ne feme, ne liquore , il chefapendo beniffimo Galeno, diffe nel libbro de gl'antidoti,e nel 9. delle compofitioni de medicamenti fecondo i luo- ghi, che la Spica non era altro che l'iUetta radice del dnfnlluo- Nardo .riabbiamo oltre à quello ancora noi in Italia Ina fpecie , il noftroNardo, ilqualechiamiamoSpiGo, come e virtù. che in niuna parte fi rallémbri all'Indico, nè manco al Soriano . Di quella medefjmafpecie ficrede,che fia la Lavanda, ancorché di piti debole virtù : & è da credere però , che l'uno (ìa il ma(chio,e l'altro la femi- mina. llmafchio, cioè lo Spigo, produce le foglie più larghe , più grafie , più robufte, e più bianche, che lafemina; mal'una, e l'altra è pianta mufculofa, e legnofa, comelaStecade, & il Rofmarino, folta di foglie lunghette, llrette, ecarnofe. Dalle cime de ramofcclli nafeono i fiori fpicati , di purpureo colo- te, con lungo picciuolo, quadrato, e fottile: ma nella femina fono meno coloriti , e più aperti , d'odo- re molto grato, quantunque non poco acuto . Quelli per più vere congietture,cconfiderationi, di calda, e lecca natura {limare fi poffono: efonoalcuni, che dicono, che la virtù loro imita valentemente quella del Nardo di Soria, c del Celtico ancora. 11 che io non reprobo , ancor ch'io penfi , che aliai manco pof- fono . Scaldano adunque , e dilleccano amendue, nè fono del tutto di virtù lontani da gl'altri Nardi . E pe- rò conterifeono à tutte le frigide infermità del cervel- lo, emaffimamenteallo fpafimo, à i paralitici, al Vitti 4 J D mal caduco, all'apoplefia , & à i lethargici : fortifi- {?*'„'',. J'*,; canoloflomaco,edifoppillanoilfegato, eia milza. laLawndl Scaldano la matrice, e provocano i mellrui, e le fe- condine . 1 fiori cotti nel vino , & applicati caldi pro- vocano l'orina , ediflblvonola ve/itofità, giova la decottion loro bevuta al trabocco di fiele, caufato dall'oppillationi del fegato, e tanto più cocendovifi inficine Marrobio, radici di Finocchio, e di Spara- gi, e Cinnamomo, giova la decottione de medefimi fiori lavandofene la bocca, al dolor di denti caufato da catarro, l'acqua diflillata da i fiori bevuta alla quanticàdiduecucchiari, vale à ricuperar la loque- la , & alle paflìoni del cuore : eperòs'ufa con utilità ; grande nelle lìncopi bagnandone il nafo, &ipoIfi,e • dandone ancora à bere àgli ammalati. Chiamano il Nomi. Nardo Italiano gl'Italiani Spico; i Tedefchi fpica Nardi: i Boemi Spicanardi : iFrancefi Afpich, eia Lavanda chiamano i Tedefchi Lavendcl: i Franceli Lavande fernette.- i Boemi Lavandula. Faffi del fio- re del noliro Spigo d'Italia un'olio à lambicco odori- feriflimo: ma di tanto acuto, e penetrativo odore , che foffoca ogni altro, qualfivoglia odore, quando fi gli tiene appreflò, òveroches'incorpora con elio; & imperò foglionoi profumieri il più delle volte te- nerlo fuori delle loro botteghe, accioche non impe- difea lafoavitàdei loro odoriferilTuni unguenti, & • altri foavilTimi odori . ScrilTe del Nardo Galeno nel? N»rd» ottavo delle facultà de femplici , cosi dicendo : La ferino fe mile all'Indico , & al Soriano : ma veramente nonco- si valorofo.- quantunque per provocare l'orina fia egli più potente . Imperoche è più caldo di quelli , e man- cocorrettivo. Chiamano i Greci il Nardo Celtico NZpios kiKtixS: i Latini Nardus Celtica . Del Nardo Montano. Cap. 8. IL Nardo montano, il piale chiamano alcuni Thila- cite, eNiri, nafte in Cilicia, ir in Soriaconramo- feetti, e foglie fimili all' Iringio , m a minori , non però af- pre ,nèfpinofe . Ha due radici, e qualche volta più nere , & odorifere , fintili all'Amphodillo , mdpiù fittili , e più picciole. Nonproducefuftò,nìfiore,nèfeme. Valelara- dice à tutte quelle cofe , che vale il Celtico . NARDO MONTANO. P Are veramente, che Diofcoride in quello luogo Nardo i li contradica non poco, per haver prima fcritto, c che il Nardo montano habbia fullo, efogliefimili aU'Iringio: pofeia dica nella fine del capitolo, che 1' iitellò non produce nè furto, nè frutto, nè fiore. Onde fi perfuade il Rucllio,c parimente Marcello Vir- gilio elfer ciò facilmente intervenuto per negligenza de gli fcrittoti , i quali ingannati dalla propinquità de jcaboli Greci, fcriffèro xa'jKxis in cambio di xWat, o veramente di k\£ms . Ma lignificando cotali Gre- che dittioni non altra, che rami, c virgulti, i quali più fi convengono à gl'alberi, che all'herbe : &elTèn- do quel medefimoi rami , & i virgulti ne gl'alberi , chcifullinell'herbe, nonmipar, che per quello fia quello luogo purgato dall'errore. Ma non credo io però , che Diofcoride, il quale in quelle facultà facil- mente è di tutti il primo, & à cui tanto gl'antichi, quanto i moderni dierono, e danno infinitiffìme lo- di , fi fuffe in cosi poche righe feordato di fe me- delìmo, e che cosi inettamente bavelle egli errato. E però Nel primo lib. però non fenza ragione ne refla dafofpcttare, che A Sìa ad ogni modo errore, ò nell'una, ò rtell' altra parte del capitolo: non però per la convenienza di cosi fatti vocaboli, mà pili prefto per negligenza di qualche fonnacchiofo fcrittore, ò per temerità d'al- cuno altro, chetroppo vegghiailé . Di qui adunque èprocedutp, che fin hora io fiafempte iettato dub- biofo, fe il Nardo montano nafea , e fi ritrovi in Italia: ò fe d' altronde vi fi porci . Nientedi- meno volendo noi emendare il fine di quefto capi- tolo , in cui per le fudette ragioni è manifefto er- rore, fi può far conjettura , che dove fi legge fipu (cioè produce) fi debba leggere ei{i , OUTt KUpTùV , OUTt UVffìoi QipU , CO- me malamente fi legge in tutti i telti Greci, che vanno attorno per le libbrarie. Ma fi deve leggere oin ìt x«tj\ov ovTwapnov oÒti , « e mondifica più valorofamente l'oppiUationi dellevifcere, e più provoca l'orina, e purgale reni aggravate dalle renelle , che non fàilPhu. Ma non è però di cosi fottili parti , che fi poffà ufare in luogo di E Cinnamomo, quando non fen'haveffe, come faceva Quintio. Migliore del Carpefio Lacrtio èilPontico, ma non però c quefto vicino alle virtù del Cinnamo- mo! anfi che none poco manco buono della elet- tiflimaCaffia. Cognotninafi così l'uno, e l'altro da certi monti di Panfilia, dovenafee. In Soria fi ritro- ■ va abbondantillimo . Scrill'ene ancora più diffufamen- tcnellibbro de gli antidoti, così dicendo: Metteva Quintio nella Theriaca, ogni volta cheli mancava il Cinnamomo , il Carpefio, come non interiore all' elettiffima Cafiia. Eperò ne riportai io meco in quel peregrinaggio, che già feci alle terre Orientali, e cosi p ne ferbo fin hora molto diligentemente ripolto ; nel quale è ancora un'odore, c un fapore, fe non cosi come era prima, non però ancora fvanito E adun- que il Carpefio una herba di fpecie fimile al Pini, ma piùvalorofo, e odorifero. Nafceabondantiflimo in Sida città di Panfilia , dove fi vende per viliflimo prez- zo . E però andando alcuno di voi in quelle parti, comprine affai, mentre conofea, chefi poffa corner- vare per lungo tempo . Hà fottili farmenti limili à quel- li del Cinnamomo, eritrovafenedi due forti, cioc , di Laèttio , e di Pontico , cognominati da i luu- Matthioli ghi, ovenafeono; mailPontico è molto migliore , del quale havendonegià io affai, lo meffiin molti me- dicamenti in luogo del Phu 5 imperoche molto glifi raffòmiglia , come che in tutte le facultà fue fia più va- Iorofo; e in cui ( come hò detto ) è alquanto dell'odo- rato, che fi fente nel gufto, e parimente nelf odorar- lo. Ma che cofa fia ilCarpefio a i tempi noftri, pen- foveramente, chefiaardua cofa di dichiarare. Ten- 0pinion( gono però per certo il Ruellio, Hermolao, il Fuch- Ht™°™ fio, e parimente i Frati commentatori di Mefue, che deiRuei il vero Carpefio, fia quelfeme aromatico volgariffi- edeiFr! mo nelle Spedane, chc.fi chiama Cubebe; e fondano le ragioni loro fopra Serapione, Avicenna, e Attua- rio . Imperoche Serapione al cap.288. d'autoritàdi Ga- leno, lodefcrive inqueftomodo : 11 Cubebe èmedi cina fimile al Phu, tanto nel fapore, quanto nelle fa- cultàfue; ma è molto più nelle fue parti fonile . Epe- rò apre egli tutte l'oppiUationi del corpo , provoca l'o- rina, e mondifica le reni dalle pietre,che fi generano in effe. Parimente quali neferiffé Avicenna alcapitolo proprio del Cubebe , e Attuario ( che molto conferifea alla prefervatione della fanità > che corrobori il corpo,vaglia nelle cofe veneree, e per cor- roborar Nel primo roboraril cuore, e il cervello ; quantunque imbria- chi, quando fe ne mangia troppa quantità, e confon- da l'intelletto . Onde le donne Temafarine , quando fi vogliono gettar vive nel fuoco , che abbrugia i cor- pi morti de' mariti, nè mangiano tanta quantità che impazzirono. Non fi mangia, nè fi mafticada ve- runo, (e prima non lo bagnano con lilcia fatta con calcina, ò cenere di feorze d'Oltriche : ò d'altri con- chilj: ilche non riavendo bene intefo certo gran Sem- plicifta Italiano, feri ve che gl'Indiani mangiano le foglie del Betel involte nella calcina, e nella cene- re, ma non venderà egli à me cosi foave companati- fua co . E' dunque il Betel ( per narrarne l'hifto- th) una pianta, laqualearrampica fopragl'alberi , come fàl'Hedera, nèpuò ilar ritta fenza foftentaco- lo : Nonfà frutto, nèfiori, e fono le fue foglie qua- fi limili à quelle de noftri Cedri, ma piùfaldc, epiù lunghe . con certi nervi evidenti, chefeorrono di lungo via comenella piantaggine. Quelle fi porta- no ancora à noi d'Aleilandria . nè mancano chi 1' ufmo in luogo del vero Malabathro. Ma vegghino pur lorofe faccino bene. Io per me non l'ufarògia- mai in luogo di quello. Ma ben dirò, che polliamo in cambio del Malabatro licuramente ufare la Caf- lìa, ò vero il Soriano, ò l'Indico Nardo, per haver cosi difpolto Galeno ne' fuoi fuccedanei , enei fet- timo, & ottavo libbro delle facultà de femplici . Quantunque voglia ilFuchfio nel fuo libbro delle compolìtioni de' medicamenti ultimamente itampa- to, nella preparatione dell'Aurea Aleffand rinatene in luogo del Folio vi fi metta l'Attrattile , confida- to nel libbro de' fuccedanei, che fida à Galeno.- io nientedimeno non pollo fe non maravigliarmi, che un'huomo cosi dotto, e cosi pratico nelle facultà de' medicamenti , cosi femplicemente s'inganni in una cofa tanto manifefta . Imperochc oltre che mai mi ricordo haver letto in quel libbro , chel'A- trattile fi polla' fofiituire per il Folio , habbiamo in quello luogo Diofcoride,e parimenteGaleno, iqua- jl fcrivono apertamente, che il Folio, & il Nardo hanno una virtù medelima . Onde fi può molto più ragionevolmente per il Folio foftituire il Nar- do, che ogni altra cofa . Percioche più prello ci dobbiamo accollare à gli fcrittidi cosigraviautori, che follituire l'Attrattile del Fuchfio fenza veruna ra- gione , e maffimamente non mancandone il Nar- do, nè'laCafiia odorata, laquale fi può ancora legi- timamente ufare per il Folio, come (per quanto io me ne creda) nè manca l'Atrattile. Ma concedia- mo che l'Atrattile velali ritrovi, non ^sò però io chi farà colui , che habbi qualche poca di prattica in quella facoltà, che mai ardifea d' tifarla in cambio del Folio . Imperoche non sò io, che alcuno tri- velle mai cofi fatta mellonagine . 11 Folio (come fcrive Avicenna,) fcalda, e diflècca nel fecondo or- dine. 11 Malabathtoè nel fecondo ordine calido, e fecco, fecondo che fi ricoglie dal fecondo libbro de canoni, che Icrifie Avicenna . Chiamano il Folio i Greci Mxkx,(ì , & "vili , come quella che chiamano Afiphemo , nera , infoave, e la citi fcorn^a è fejfa è fittile : e quel- la ancora, che barbaricamente chiamato Dacar , e Cit- ta . Ve ri è una fpecie chiamata Falfa Caffta del tut- to 'veramente fimile alle predette , ma fi conofee nel guftarla , perch'ella non è nè forte , nè odorata , aitienfi la corteccia fua fortemente al midollo . Trova- fene urialira di più ampia canna , leggiera , tenera , e più denfa, molto migliore delle predette . Vituperajì la bianca, la fcabrofa , e quella che hà odore di bec- B co, che è fonile di canna, ediruvida corteccia. Scal- da la C affa , e dijjècca : provoca l'orina , e leggier- mente coflringe . Convienfi nelle medicine , che fi fan- no per chiarificare la vifia , e ne gli impiaflri molli- tini . 'Unta con mele, toglie le lentiginì, e provoca i mefirui . Bevuta , vale al rnorfo delle Vipere , giova à tutte linfìammagtoni dell'interiora, e molto all'infer- mità delle reni. Serve all'oppi ìlationi della matrice , fedendofi nella fua decoitione , ò vero fumentandofene : Mancando per le A4eàicine il Cinnamomo , fi mette il doppio pefo di C affa in vece di quello ; con la medefima utilità . E' laC affia finalmente à molte cofe utiliffima, c Del Cinnamomo, Cap. 13. DE L Cinnamomo fi ritrovano più fpecie , nomi- nato da luoghi, ov'egli nafte. Ala iienfi per lo migliore quello , che per fomigliarfi alquanto à quella fpecie di Caffta , chiamata JVlofilite . anco effo fi chia- ma Mofilitico : e di quefto quello , che è frefeo , di co- lore nero, e che tende dal vinofo al cenericcio, liftio, fiottile di rami, cinto di fpejji nodi, & odoriferi/fimo., D Dà veramente indicio d' ottimo Cinnamomo la pro- prietà del fuo giocondo odore . Ritrova/i ancora nell'ot- timo Cinnamomo , e in quel ma/Jime, eh' è più in ufo, odore profumo alla Ruta , e al Cardamomo . Appro- vafi quello , eh' è acuto , mordente al gufo , Zsr infieme con un certo calore alquanto falfo , e che iritiandofi non fi fpeffifee fubito , e jrangendofi non diventa la- nuginofo , e che trà nodo e nodo , è ben polito , e li- ftio . Se adunque tù vuoi chiarirti del buono , fiirpa- ne dalla radice una vergella , e fia facile quefta pro- va', imperoche i framenti non fono altro , eh' un cer- to mefeuglìo, de quali quello è miglior e, che. riempien- do del fuo odore il nafo , impedifee la cogniticne del E manco buono . E' ancora un Cinnamomo montano , graffo , corto , e rojjeggiante . Ecci ancora il terzo fi- mìle al Jldofilitico , nera, odoratifjimo , denfo di farmeli-, ti, ma con rari nodi. Il quarto è bianco , fongofo , tu- mido, di vìi prezjio, fragile, e diradice grande, che fpira odore di Caffia . Il quinco ferifee il-nafo co'l fuo odore , è roffìccio , fimile alla corteccia della CaJJìa^ rojjigna, al toccare duro, ma non molto nervofo. è di graffa radice. Trà tutti qttefli: quello èmanco foave, che fpira odore d'Incenfo , di Caffia , di Mirto, ò d' Amomo . Dannafi il bianco , lo fcabrofo , il legno fi, il crefpo , e il non polito . Trovafene ancora uri ol- ir Irò chiamato Cinnamomo falj'o , di ninna filma , e di ninno prezjio , e di vano odore , e di pochìfftma virtù : il quale chiamano ancora Kjngibero : quantunque egli fia legno, che hà co'l Cinnamomo qualche fembianxa. Enne una fpecie pi legnofo, che hà i farmenti 'più lun- ghi, e più faldi, e d'odore men vigorofo , che'l Cin- namomo . Sono alcuni che dicono che'l legnofo fia dif- ferente di fpecie dal Cinnamomo , avenga che difeor di dalla fua natura . Sono i Cinnamomi tutti di calda natura, mollificano, maturano ,e provocano Verrina . Bevuti, i> vero applicati conMirrha, provocano tan- to i meftruì, quanto il parto : foccorrona a' veleni, &• C 2 alle 33 Dilcorfi del Mattinoli \ alle pleure , e moifi di tutti gli animali -velencfi : purgano le caligini , che offufiano il -vedere : ajfotti- gliano le groffezjj de gli humori . Unii con mele , fpengono le lentìgìni , e le mactbic della pelle della faccia caufite dal Sole . CoH-vengonfi alla tojje , à i catarri, all'hìdropifia , alle malatie delle reni, & alla difflcultd nell'orinare . Mettonfi, oltre à quefto ne gli unguenti pretioji: e fono univerfalmente in ufo in mol- te cofe . Acdoche più lungo tempo durino , trittan- fi , ér impajlanfi con vino , feccanjì all' ombra , e fi ripongono . » ~*Ono fiate create dalla fagace natura in quefto l'io- le ftromondoalcunepianteirnplacabili, chequan- tunqueloro lìeno fiate fatte infìniciffime carezze , e lunghiffime fcrvitù; nondimeno è fiato impoffibile di ritenerle appreiTo d noi. Imperochc quelle, che fono ftatecoltrette vivere in Italiane gl'horti, & in altri amenillìmi luoghi , fi come gì' huomini nati nelle montagne, deprezzata la macftà delle Città , non pare che fa ppiano vivere altrove, che nel loro nido; coli anco elle nel medefimo modo, lafciati gl'horti, i giardini, i palazzi, la tranquillità dell' aria, l'amenità depaefi, la vaghezza de fonti, e il confortio di tutte l'altre domeftiche piante, ne gl' antichi paefi ( ancora che incolti, e folitarj ) ove prima nacquero, fc ne fono ritornate, tanto può in tutte le cole l'amore dellapatria . Del cui numero ri- trovo io efière fiata la Cafiia, la quale ne tempi , che Roma abondava della gloria de fuoi maggiori trionfi, in divedi, evari luoghi, e mafiìme appref- fo all'Api, che fanno il mele, li ritrovava pianta- ta. Ma non potendo da tante magnificenze efiér rite- nuta, nel fuo proprio, e nativo terreno chetamen- te fé ire fuggita. Queftodico però io tenendo con la commune opinione quali di tutti i periti Sempli- cifti, non facendoeglino differenza veruna ne' vo- lumi loro dalla Caflìa, di cui.quifcriveDiofcoride , à quella, che era volgariffìma anticamente in Ita- lia, dove per tutto fi ritrovava piantata apprefiò à i cupili dell'Api, per loiogratillimocibo, e verdeg- giava parimente negl'hotti, e ne' giardini per l'ufo delle ghirlande, più che ogni altra cofa. Ma par- mi , che altrimenti (i debba intender quefta hifto- ria, imperochc altra cofa reputo efier fiatala Caf- iia che fcriyc qui Diofcoride effer un'albero nella Cornelia te'lice Arabia, della grandezza (per quanto fcrive diffcrentcìa Teofrafto ) del Vitice ; & altra quella che à Ro- SS* dìu» ma ' & in altd ,u°Shi cra binata all' ufo delle coronaria, ghirlande, e al cibo dell'Api, avvenga che quefta luffe herba, e quella albero : e mallimamentc non ritrovando io da veruno fcrittorc, che cosicopiofa foflé portata la Cafiia d'Arabia ne' trionfi Romani , che ella luffe pofeia fatta coli volgare, cheinogni luogo fi ritrovaffe piantata. JI che quando pur luf- fe intervenuto, non credo, che Galeno , il quale viflè, e dimorò cofi lungo tempo in Roma, havef- fe tralafciato di fcrivere ancora della Cafsia Italia- na. Plinio fcrivendo al nono capo del 21. libbra d' alcune heibc , che per la foavità dell'odore erano apprezzate per l'ufo delle ghirlande, diceva: Ven- nero ne' coronamenti con le foglie loro il Mc- lilothro, lo Spireo, il Drigonio, ilCncoro, ilqual chiama IginoCafsia. Dicuiavanti lui credo haver fcritto Vergilio nella feconda ccloga della Bucoli- ca, tenendo la Cafsia per herba, e non per albero con quefto verfo. Caffia intejfendo, & altre foa-vi herie , E al fecondo della Georgica diceva: 'Rugiada, e burnii Cajjìa ali 'Api porge. E pofeia nel quarto. Non fiorìjca d'intorno CaJJia -verde : Nè Serpillo odorato, nè la T bimba. Dal che manilèftamente fi conofee, che la Caf- fia tifata dagl'antichi nelle corone, e dicui tanto fi dilettano l'Api , è herba, e non albero . Del che D parimente là fede Plinio al duodecimo capo del lib- bra citato, così dicendo: Convengonlì tenere l'Api ne gl'horti, etràl'herbe delle ghirlande, per efiere il frutto loro di gran guadagno. Per quefta adunque cagione bifogna feminar intorno à i luoghi loro il Thimo, l'Apiafiro, IcRofe, le Viole, iGigU) il Ci- tifo, leFave, l'Ervilia, JaThimbra, ilPapavero, la Comza, la Cafsia, il Meliloto, e'1 Cerintho. Dal che agevolmente indotto Theodoro, chiama ancor egli il Cneoro fermo da Teofrafto Cafsia. Onde par- mi, che fenza contradittione li poflà credere, che il Cneoro de Greci, fia la Cafsia coronaria, di cui fi pafeevano l'Api, più prefto che dire , che fufle quella , che nafee in India , e nell'Arabia felice fura- le al Cinnamomo, notafolamentepergl'odoramen- ti, per gV antidoti di medicina; e già tanto lungo tempo ufata dai Medici in vece di Cinnamomo. Nè pero voglio, che fi creda alcuno, che fia contra di noiquello, che della Cafsiafcri$è Columella all'ot- tavo capo del terzo libbro della fua agricoltura con quefte parole : Quantunque la Giudea, e l'Arabia fieno fatte illuftri pei fi pretiofi odori, veggiamonul- ladimsno ancora la Città noltra cller dotata delle medelime piante, lniperoche hormai fi può feorger da tutti la Cafsia in più luoghi diquclla, e parimen- te la pianta dcll lncenfo ne gl'horti floridifsimi di Mirrila, e di Croco. Percioche quantunque fi poi- la concedere, cheal tempo di Columella fufìc fiata portata la Cafsia odorata d'Arabia à Roma, e che là fi coltivarle percola molto rara fidamente per unp fpettacolo ne gl'horti de gl'Imperatori , c forfè an- cora d'alcuni magnati particolari: quefto però non prohibifee, che la Cafsia, che piantarono gl'anti- tichi appreffo à i luoghi dell'Api , non follò altra pianta molto da quefta differente , e mafsimamen- te veggendo noi, che di quefta fi fàmentionc Irà 1' herbe, che erano in ufoperleghirlandc, e diquel- la frà gl' alberi . Il Cneoro deferiffe Teofrafto Cneoro al fecondo capo del fcfto libbro dellhiftoria delle fu»"'"t piante, con quefte parole : 11 Cneoro e di due fpe- cie, delle quali l'uno èbianco, e l'altro e nero . 11 biancohàlefoglieàmododiOrtica, lunghette, qua. fi come d'Olivo. 11 nero hà le foglie di Tamarigio ,, ma carnofe. 11 bianco fi dilata più per terra, efpi- radi buon'odore : dicui niente fi ritrova nel nero . La radice nell'uno, e nell'altro è profonda, e gran- de, da cuifinapprefiòterra, ò poco di fopr», efeo- no molti rami furculofi, e grofsi, evencidi, & arren- devoli: tk imperò s'ufano commodamente per liga- rc in cambio di Giunchi. Germinano, e fiorifeono dopo l'equinottio dell'autunno, e dura il fior loro per lungo tempo . Quefto tutto de' Cncori fcriffe Teofrafto . Ma quali piante nafeono in Italia , ò che d' altronde vi fi portino , che fi contrafacciano all' hilforia del Cneoro, fin fiora non so ritrovare . Ma ben dirò, che manifeltamcntc s'inganna l' Anguilla- ri, perfuadendofi egli ne fuoi pareri, chela Lavan- A„g°iiul da da il Cneoro bianco, e il Rofmarino Coronario il nero . Imperochc oltre à quello, cheil Rofmarino, eia Lavanda fonopiù lontani di fpccie, che i Lauri dalle Querele ( fiche manifefiamente ne dimoftra quanto da egli in errore) vi fono affai altre note, che ripugnano alla fua opinione . Percioche ( co- me tcftifica Teofrafto ) i Cneori ( tanto dico il bianco, quanto il nero) non fiorifeono fe non do- po l'equinottio dell'autunno, cil Rofmarino fiorifee (come è noto à ciafcuno) due volte l'anno, cioè la primavera, el'autunno, eia Lavanda fiorifee fel- lamente la fiate . Oltre à ciò fi vede che apprettò leofrafto cosil'uno, come l'altro Cneoro fà la radi- ce grande, e profonda . Il che non fi vide giamai nel Rofmarino, ne meno nella Lavanda : avvenga che amendue quefte piante habbino le radici difuni- te, e fparte nella prima fommità della terra. E pe- ro malamente. allignanoin luoghiireddi . Appo ciò 1 rami , ò ver farmenti cofi dell' uno come del- l'altro Nel primo lib. l'aliroCneorofonovencidi, & arrendevoli, diforte A che fono buoni per legare i fafci di qual fi vogli pianta , comefonoi Giunchi, i Salci, eie Ginefh'c; ma ve- dendoti, cheiramidelRofmarino, e parimente del- la lavanda non fono tali, miparveramente che 1' AnguillariThabbimaleintefa. Piùoltrc ('come feri- na il niPilplìmn "Tnnt m lì i-* \ il t~ = _ i \ diDiofcoride. ><, CNEORO DEL MATTHIOLI. ... _ m . i iuguli. ^ wuun it li- re non e ve_ il medefimo Teofratto ) il Cneoro nero non hà Il Cneoro ro none »-.*■ * — * — -mtm / u v-jkuiu uliu nuit n; orato, odor veruno. Imperochc non fi deve leggere tvoa/tos, cioè odorato, comelegge l'Anguillari, ma heyfls , cioè fenza odore, come legge Plinio. 11 quale traferi- vendo da Teofiallo dille, chefolo il bianco era odo- rato. 11 chedimoftramanifettamente hfteffa Icttio- nedelGreco,laquaIelegge itjuìms trititi àrpStus , ti litxis «oepos , cioèil bianco è odorato, mail nero non hà odore : e non (come malamente legge l'An- guillari,^) tttfthos hu&itet . imperò che in quefta ora- tione adverfativa non li può, per ragione veruna di Grammatica, leggere ìv'iefios. Et come può eflet no- toàciafeuno, che incende molto bene la forza della lingua Greca, fequetto luogo fi doveflè leggere, co- me vorrebbe l'Anguillari, per tirar l'acqua" (come fi dice,) al iuo molino, fi potrebbe ragionevolmente dire, cheTcofrafto havefteferittopiùda fanciullo , che da Filofofo dottifsimo. Ma non mi pollo le non matavigliare, che l'Anguillari non habbi havuto aver- tenzaàqueftopaflo, echelaGrammacica non com- porta quello carico, eflendo che egli ("per quanto io C n'odo) facci molto maggior professione delta lingua Greca, che della Latina. Finalmente non ritrovo , cheDiofcoridenelRofmarino coronario faceflc me- moria veruna dtlCneoro, efsendo però da credere , che havcfse letto lutto Teofrallo. Non errano ancora n°.re manco coloro, che fi danno ad incenderete iCneo- ridiTeofratto altro non fieno, che la Thimelea , eia Chamelea , come haabiamo à fufficienza provato nel- le polire epiftole medicinali . Nafce nelle felve in Boe- mia una pianta, di cui è qui la figura; la quale incut- evo di ce le fue parti fi rafsembra al Cneoro bi.inco: impero- chele fue foglie fono come di cuojo, e lunghette, i ramifolti, vencidi, &arrendevo!i, e nafeono Cutti D infiemeapprelso terra, l'opra laquale fi difendono. I fuoi fiori fono purpurei chiari, e odorati, come quel- li deTetticoli , e della Palma Chrifti , e la fila radice è afsaigrofsa, elunga. Lequali fomiglianze fi confan- no molto con quelle del Cneoro bianco. Soloiltem- podelfiorireripugnaàquello, che ne fcriveTeofra- iio; imperochc io l'hò veduto molto ben fioritola primavera, fe ben diconoi villani, che fiorifeean- cora l'autunno. Ma fe ciò non batta à far che quella pianta fi pofsa verificare per il Cneoro bianco di Teo- fratto fi potrà almeno dire che ne fiaella unafpecie non conofeiuta da gl'antichi. Noi adunque habbia- niovolucodirnoftrar qui quefta pianca, e deferiverne E rhiftoria , non ranco per foltencar la noftra opinione, quantoper darla à confiderareà coloro, che della fa- cultadellepiame hanno piena intelligenza ; impero- che fe parrà loro, chequeftapiantan onfia il Cneoro dileofrafto, mibaftaràche lo chiamino il Cneoro del Mattinoli. Lina pianta difegnata di fua propria mano, e con arte fottilifsima colorita , mi mandò giada Roma il genulifsimo Signor Gerardo Cibò, la qual rancoin ogni fua parce li raiTomiglia al Cneoro bianco di Tcofrafto, che veramente non fi può ne- gare, che non fia quella iftefia, come per lafua figu- ra, laquale è qui, fipuòfarveracomettura. Mari- torno à dire della Cafsia odorata, e dico, che in p ciò non poco hanno havuto che fare i moderniSem- Pliciftì; perche havendonegià perduta la forma, e Ja lpecie, non poco hanno ftentato à rintracciare quale ella fi fia . Imperochefino à quelli nottri tempi □rede £1er'a<-afsia0|iotaca hanno fempreufato i Medici, e ci.cde 8|' speciali certi pezzi d'un incognito legno di niu- Iwiali. " odore, e di niuna virtù. Ma poiché da moderni è itata latta buona diligenza dirirrovare i veri Sempli- V,rJi A>ÌÌVmV'!inti Creili dico, che portano le merci d Alelsandtia, ediDamafco à Venezia; che 13 tal fofittaria non haveva più fpatio, inluogo di quel- la, ci portano un'altra fpecie di Cafsia .laquale (dall' odore, efaporeinfuori, di cui è quali in tutto priva.) molto fi rafsomiglia alla Cafsia deferitta da Diofcori- de. Et impcròcredo, che non fallarebbe, chi di- CelTej chequeftatalefufse quella, che chiama Dio- icoride Falsa Cassia : tanto mi pare ch'ella fe le raf- lembri. Imperochc ella è grofsa di feorza , rofsa.po- chilsimoaromatica, non mordace, ecomech'ella fia canncllofa, vili vede di dentro straccato pure afsai del legno interiore . Alcuni altri non contentandofi di q uefta , cogliono per la buona certi fca vezzoni di Can- nella, che dal colorein fuori, non hanno più odore, ne lapore in sè.che s'habbia una feorza di Quercia Ma per venire alla verità, cKfbett agguaglia la Cannella, la qual noi chiamiamo Cinnamomo, alle Calile ferir- le da Diofcoride, manifettamente (corno tengono i più dotti Semplicifti d'hoggidi)conolcerà efler la Can- nella, elaCafsiaunacofamedefima. Anzi, clicchi "iligentemente efaminatà più , e più facchi di Cannel- la ne magazini,troverà fenz'alcun dubbio tutte le fpe- cie deferitte da Diofcoride; perche i mercanci general- mente vogliono, chele buone merci fempre gli fieno ruffiane à fpacciare le peggiori . Galeno parimente nel libbro degl'antidoti fece métione di più fpecie diCaf- fia, & accordandoli con Diofcoride ,per la più eccel- lente nominò quella , che fi chiama Z i g i: quefta di- ce egl'efser molto proffima al Cinnamomo, &impe- rò trovarli di coloro, che la vendevano per Cinna- momo.ll ch'efàjChe non ci dobbiamo maravigliare fe à tempi noftri ancora, havendo tane' anni perfeverato tal collume in ogni luogo, la Calila fi vende per lo Cinnamomo Ne farebbe quefto grand'errore , ma quandoeliafufscpurd, quella, che è ottima, perche Ca eno nel medefimo luogo dice apertamente , che molte volte la Cafi.a fi trasforma in Cinnamomo* che di giaeglha veduti rami di perfetta Calfia del tutto limihal Cinnamomo, e per contrario havere fimil- C 4 mente j 40 Difcorfi del mente ve'duto rami di Cinnamomo, che molto alla A Caffia fomigliavano. 11 perche dille , che fi poteva peruna parte di Cinnamomo, metterne due d'eletta Caffia. Mettene il medeCmo Galeno una fpecie della manco buona, la quale dice, che Andromaco il gio- vane la chiamò Cassia Fistola, per edere, c concava, edi valida fc orza , come nella nollraCan- nellainfìnita fe ne vede . Di quella iftefia fpecie dimo- ftraeflèr quella, che perla più eccellente loda Vale- rio Cordo nel fuo volumettodelle compoflnom de medicamenti, volendo che la Caffia, oltre aM'bifto- ria che ne fcrive Diofcoride , e Galeno, fia al ma- nicare mollicchiofa. Un pezzo d'una verga di vera Calila odorata con la corteccia, e con il fuo legno B dentro mi tu già donato dal mio Screniflìmo Prenci- pe Ferdinando Arciduca d'Auffria, il quale teneva fua Serenità fra molte altre cofe non meno preciofe , che rare. Lafcorza di quella è differente àalnoftro volgarCinnamomo, per efTcr di colore, come dice- nerc, ma nel fapore, e nell'odore non èpuntodif- fcrente dalla noltra Cannella . 11 legno di dentro e fragile, c di poca durezza, nè refpira di veruno odo- re, ne manco li ritrova in elio fapore alcuno , che lo- dar fi polla. 11 perche fi può di qui far vero giudicio,chc folamente la cortecciafia quella, che vale, e però nonfenza caufa havereferitto Teofraflo , che le ver- ghe della Caffia li tagliano in pezzi, celie poile ficu- C lcenoinun cuo]ofrefco di bue, acciò che il legno che nella Caflia è dentro alla corteccia fia mangiato da i vermini, che nalcono di quel cuojo . Fece della Caf- lia odorata , oltre à quella delle ghirlande, ancora me- moria Vergilio, nel fecondo libbro della Georgica , così dicendo : Nè bianca lana dì porpora tinta . Nè l'elio con la Caffia Ji corrompe . Scriflè della CallìaparimcntePlinioal 19. capo del duodecimo libbro, conquclte parole: La Caflìa è unollcrpo, e nafee apprellò à i campi del Cinnamo- mo, manemonticonpiùgroffi farmenti, con fottìi buccia, più predo che feorza ; (a quale al contrario D delCinnatnomoèinprezzo, levata via, evotata dal legno . La grandezza dell'arborfcello è di tre gombiti . Tre fono i luoi colori ; nel primo nafeerc e bianco cir- ca la mifura d'un piede : pofeia per mezzo piede diven- ta rollo: è nel procedo nereggiante . Quella parte più fi loda, edopo la più proflima; ma la bianca non fi ilima. Segano i pezzi lunghi due gombiti, elacufce- no in cuojafrcfche di quadrupedi ammazzati à que- llo effetto, accioche putrefacendoli quelli, ivermi, che vi nalcono, rodano il legno, e Iafcino la feor- za, laqualeperefleracutaj & amara non toccano . Lodafi la fretcha più che tutte l'altre, e quella maflì- mamente, chefpiradidelicatiflìmoodore, cche Ila E mordaciffimadagullarc, più predo che poco, e len- tamente mordace, ai colore purpureo, c che eflen- do molta peli poco, ebefia di ltretta concavità, c c non fragile, Quedo tutto della Calda feriffe Plinio, togliendo la più parte da Teofrafto; il quale ne fail- le 1 bidona al quinto capo del nono libbro dell'hifto- ria delle piante: dove fcriflò edere la Caffia di tanta grandezza , quanto l'albero del Viticc : e che per non - poterfi in alcun modo feortecciare dal fuo legno , noneffendovidi buon'altro, che quella, dice edér flato ritrovato per indultria de gl'luiomini, di eufeir- lancile pelli frefche de gl'animali, accioche il legno Errore d' interiore fia divorato da vermi. La onde MMUtefta- alcuni. mente errano coloro, che prendono per la Cadia fi- ltola, la Caffia filiquafolutiva, la quale è piena dine, ramidolla, difemeduro, edilegnofe fquamme. k venuto quello errore da gl'Arabi; imperoche Sera- pione, Avicenna, e Medie, ò fia per loro proprio errore, ò de gl'interpreti loro, hanno dicommune Pentimento chiamata Caffia fiftola, la Cadìa foluti- va : e l'altra, di cui s'è fatto mentione, Caffia li- gnea. Eperòpenfo, che fi poflà irreprenfibilmente dire, cheintuttclecompofitioni, chenafeono da gì' Mattinoli Arabi, e che non fieno fiate da loro to'te dai Greci , dove fi ritrova dentro fcritto Caffia fidola, lì debba torre la Caffia folutiva . Mafene'libbrìdeGreci(non parlodiNicolaoLefl'andrino, nè d'AIedandro Ftal- liano, iquali toglionoadài cofe da gl'Arabi) litro- vevàCaffia fidola, ò vero in quelli de gl'Arabi, dove fodero coinpolitioni tratte da i Greci, tengo, che fempre li debba torre la Caffia odorata da Diofcoride . Altrimenti cafearanno tutti i Medici facilmente in quell'errore, che afferma ilLeoniceno efler cafeati alcun'ignoranti, i quali à provocare i melimi, e il parto, in luogo della Caffia odorata , toglievano fem- prelecorteccie della Caffia folutiva . Del Cinna- momo vero, come che aflài in Venezia, inNapoli, & in altre città d'Italia habbia io diligentemente cer- "- catoappreflò ad alcuni mercanti, i quali quali ogni anno navigano in Alcdàndria, non però mai l'hò io potuto vedere, nè manco intendere, fc appiedò à co- loro, chcàtempi nodri vanno di Portogallo nell'In- dia Orientale, e nell'Arabia felice, ò vero apprellò à qualchcgran Prcncipe fi ritrovi il vero, e legitimo Cinnamomo: Dei-che non ini maraviglio, perchefi- no al tempo di Galeno , n'era grandi dima carelliain Italia, nèfe ne trovava, fe non predò à gl'Imperato- ri,! quali con mirabile cudodia lo facevano confervarc tra lcloropiù pretiofe cofe . Delchene dàmamtedo indicio Galeno ideilo nel libbro de gl'antidoti così di- cendo : Ritrovo del Cinnamomo tutto il contrario di quello, che hò ritrovato nell'Opoballìuno ; impero- , che mi perfuado, che il Cinnamomo !ìa più facile da ( conofecre, ch'ogni altra cofa, à coloro dico, che fpefle volte hanno veduto delperfettiffimo. Ma vera- mente l'ottimo non fi potrà mai confeguire da veruno, fenon fi vede quello che fi ritrovava pollo appiedò à gl'Imperatori fcparato, e didimo in fei fpecie . Per- cioche in quello, come nella Cadìa, 0 tanta differen- za dall'ottimo al manco buono, che l'ottima Caflìa è poco differente dal peggior Cinnamomo. Non dura però lungo tempo il Cinnamomo nella fua vera virtù» imperocheil vecchio di trenta anni non hà quella vi- vace, &intcra virtù, chchavea egli dal principio . Onde dicono menzogne coloro, che affermano effe- reil Cinnamomo di quelle medicine, che per lungo invecchiarfinonfifvanifcono. Impcroche io non di quello di cento anni, ne di dugento, ma di pili po- chiadài, àrifpetto di così gran numero d'anni, ho havuto, in cui hò conofeiuto edèr fatta qualche mu- tatone . Avvenga cheneltempo, che iopreparaila Theriaca ad Antonio Imperatore, viddi molti vafi di legno, in cui erano Cinnamomi di più tempo avanti ripofti, cioè alcuni al tempo diTrajano, aldi fotto all'Imperio d'Adriano, tic altri al tempo d'Antonino, cheleguitò dopò Adriano, iquali tutti tanto li lupera- vano l'un l'altro di fortezza , e di debolezza di iapore , e d'odore, quanto erano di tempo l'un più vecchio,cbc l'altro . Eflendo già per lo paflato portato à K.oma una cada dal paefe de Barbari lunga quattro gombiti, e mezzo, nellaqualeeradentroun'alberc tutto intiero di Cinnamomo della prima fpecie, & havendo io di quello compofto un certo antidoto à Marco Antoni- no Imperatore , conobbi veramente, che quello era il migliore di tutti, dimodoché gullandone l'Impera- tore non volfe altrimenti afpcttare, come fi fuol fare , che co'l debito tempo l'antidoto lì fermentane , malo F cominciò fubito àufarè, avanti che fudèro fcorli due meli . Ad Antonino fuccedè Commodo, il quale non prefe mai cura di Theriaca , nè di Cinnamomo . Onde lòtto il fuo Imperio non folamente fùdifeipato tutto il reftante diqucll'albero; ma ancoratutto l'altro, che fùportatodopoaltempodi Adriano. Onde accade j che dovendo io per comandamento di Severo Impcra- dore, che regna bora, comporre l'antidoto nell'illef- fo modo che feci ad Antonino, fui coftretto torre di quel Cinnamomo, che era dato ripollo fino al tempo di Trajano, e d'Adriano , i quali mi parfero affai deboli, e fvaniti, e nondimeno non erano padati ancora Nel primo li! ancora trenta anni . Ma voglio dar hora alcuni necef- h'jj'wl farj fegnMeU'ecceilejirifiiroo Cinnamomo. Deve a- L cin-~ dunque l'ottimo edere odoriferifilmo, epiùcheogni marno,. altra cofa fpirare d'un' inefplicabile, e gentilifìlmo odore: deve parimente effer caldiflimo, e mordace algufto, ma non però tanto, che manicandolo of- fenda il palato : e deve riavere un colore, come fe fi mefehiaflé latte con qualche color nero, e con un pochettod'azzuro inficine • Di quello dunque haven- do tolto fecondo il mio collume , quanto mi Infogna- va, ne vipofi alcuni pochi ramufcclli nella mia fpe- ciaria, dove ferbava tutte l'altre mie cofe pretiofe . Ma abbrugiandofi poi quando s'abbrugiò il Tem- pio di Pace, perG e quella , e tutte l'altre cinque fpcciediCinnamomoper avanti acquiftate. Com- ponendo dunqueadedoiola Theriaca all'Imperador Severo, eleffi il migliore, che ritrovai in quello, che era ftato riporto al tempo d'Adriano,- del quale non milafeiarò rincrefeere d'aggiungere qualche cofa à i lettori, come il tempo me lo conceda. Reflanvi an- cora molti vafi di legno, i quali hanno dentro più ra- dici, ò più rami, ò veramente come fi potria dire , più mefcugli di Cinnamomo; ma non però fi vedetta eflinifiun tronco divifo in rami, ma tutto fi radomi- glia alle radici dell'uno , e dell'altro Helleboro , e più ancora à quelle del Damafonio,che ci fi porta di Can- dia. Ogni Cinnamomo nafee d'una radice, à guifa di picciolo arbofcello ; ctalehàfei, e fette virgulti, ò pochi più,ma non tutti però d'una medefima lunghez- za, avvtngachei! maggiore di tutti non ecceda la lunghezza di mezzo piede Romano. La natuta uni- verfalmente del Cinnamomo, è quali limile à quella dell'ottima Calila. Quello tutto del Cinnamomo fcrifìeGaleno . 11 che habbiamo voluto qui ancor noiferiver di parola in parola, accioche fia noto à ciafeuno, che edlndo data tanta careflia di Cinna- momo al tempo di quelli cosi potenti, e grandi Inir v peradori, checommandavano , per modo di dire , attuto il mondo, non ci dobbiamo maravigliare, che fia egli hor fatto à noi de! tutto incognito, e'rariflimo. Ma ben più predo fi dobbiamo maravigliare, che por tandocililaCaffiacopiofiffima, la quale (come le- nificano Theofralto, e Plinio, nafee apprettò à i campi del Cinnamomo, in certi vicini monti ) non fi ,ie fu clPomancoquaIche forte Cinnamomo. 11 perche ito u non manca da fufpicare, checosi fia perfo il Cinna- itj dd momoinArabiaappreflodeTraglodici,propiiamcn- ia,n°- techiamatiBarbari, comeil Balfamo in Giudea; im- perochefcrivePlinioalio.cap. dell'ir. Iib.che già fu- rono abbrugiate molte felve del Cinnamomo, con quelle parole: 11 prezzo dei Cinnamomo fù già mille denari; inaerebbe dipoi la metà, cflendo ( come di- cono) fiate abbrugiatele fclve, perl'ira de Barbari. Mafefiaciòaccadutoper l'iniquità de potenti , ò per fortuna, non fen'hà vera chiarezza . Ritroviamobe- neapprefio alcuni auttori , che l'Auftro in quella regione alle volte cosi ardentemente fofiia , che la fta- ceviaccendelefclve. Onde fi può agevolmente cre- dere, chedaltempodiPliniofinoalnoftro, quelre- fto di Cinnamomo, che vi avanzava , fia fiato finito di confumare, ò dall'ardentiffimofoffiar de venti , ò dall ira de Barbari, per vendicarli con li popoli vici- ni nelle guerre. PerciocheelTendo altrimenti, colo- ro, che dilàne portano la Calila, fapcndoche mol- to più guadagnarebbono à portare il Cmnamomo,chc quella, nonèdubbio, che ritrovandoli non lo por- f3^1'.0- . Quello tutto hò voluto dir'io, non perche nabbia in ciò alcuna cofa certa,andando folamente io c°njetturando: ma accioche fi vada aprendo la via à S'altrijchedopomefcriveranno. Strabone appo ciò non fellamente fcrive infiemeconTcofralto, Diofco- l'ide, Galeno, e Plinio nafeere il Cinnamomo in Ara- bia; ma ancora in India, in quella parte fpccialmente , che rimira al mezzo giorno. Percioche effendo quella £1r,f,c Una temPcrie d'aria.e di Sole fimile all'Arabia , « ali Ethiopia, produce (come dice egli )tutti gl'aro- >. di Diofcoride. 41 A mati, cornee il Cinnamomo, la Caflia, & altri li- mili àloro . Ma perche relli, che di quando ancora . non ci fi portino, feda, òche quivi ancora ne fiaper- fa 1 a gencratione , ò fia per altro impedimento , colo- ro lo dicano, i quali a'tcmpinoltri folcando infinirif- fimi mari, vi naviganoà mercantia di Portogallo. Ma pare, che Galeno habbia del Cinnamomo fcrirto af- fai confufamente, havendo egli parimente fcrittoef- fcr fiata portata una cada à Roma dalle terre de Bar- bari dilunghezzadiquattrogombiti, e mezo, dove era dentro un'albero tutto intiero di Cinnamomo,con il chedimoftra manifeflamente, che il Cinnamomo fiaalbero; e pofeia dicendo, cheil Cinnamomo di B qualfivogliafpecie, nafee d'una radice, come un pic- cioloarbufcello, overfruttice, di modo che le fue maggiori vermene non eccedono la lunghezza di me- zo piede Romano. Con le quali parole confetta egli manifeltamente, efler il Cinnamomo molto picciola pianta . Onde non faprei io finalmente efplicare,quel cheGalcnovoglia ncll'hillpria del Cinnamomo; e mafiimamcnteartermando egli edere i l'armenti del Cinnamomo cosi fonili, che liano da comparare alle radici dell'Helleboro, e del Damalonio. Ma non manco mi fà maravigliare, chedall'albero della Caf- fia (come egli dice ) nalca alle volte il Cinnamomo, e che qualche volta fi veggano alberi tutti inteti di Caf- C fia, daìami della quale nafeono le vermene di Cin- namomo, avvenga peròcheil Cinnamomo, e la Caf- lia fieno piante tta Ior diverfe di natura . Se già per av- ventura non fulle tta luna , e l'altra tanta propinq ui- tàdittirpe, d'humore, edivirtù, che fi liano ritro- vate alle volte vermene di Calila di tanta eccellenza d' odore, edifaporc, chefiano per ciò parfe haverepiù del Cinnamomo, che della Calila: ò veramente che ciò fia intervenuto per arte de gl'huomini , che per ria- ver maggior copia di Cinnamomo fi Ciano ingegnati d' inncllare le marze fue insù gl'alberi della Caflìa. Non n,H • manca appo ciò chi creda, fondandoli fopra quella nione d'ai- auctorità di Galeno, che la Caflia, e parimente ij D Cinnamomonafcono d'un folo albero, imaginando- fi, che fin tanto, che l'albero è giovane produca fo- lamente il Cinnamomo, epofeia, crefeiuto che fia alla confidenza, produca la Caflia. MadicendoGa- lenochelaCafliafi permutainCinnamomo,e non il ■ Cinnamomoin Calila, cafea come falla l'opinion lo- ro. Contradice all'opinione di coltoro limilmente Thcoiraftoal 5.cap.de! o.iib.delf hiftoria delle piante, dove chiaramente dimoltta elitre il Cinnamomo, e la Calda diverfe piante: quantunque della forma, e grandezza loro non dica, ne affermi alcuna cofa cer- ta. Percioche nel principio del capitolo non da séf' mad'altruiauttoritàfcrive, cheil Cinnamomo, eia E Cadla fono arbofcelli di grandezza de! Vitice: e nel procedo feguitando altri auttori, fà che fia il Cinna- momo una pianta frutticofa. Ma fcrivendoStraborte chegl'ArabiufanoIaCadia, ^'1 Cinnamomo per far fuoco in cambio d'altri legni vili, par che fi debba credere, che le Ior piante non fiano cosi picciole co- me llimano alcuni . Il che della Caflia podlamo noi facilmenteaffermare: percioche fi veggono in Vene- zia pezzi di Cannella di coiai lunghezza , ò grettez- za, chefacilmentepuò ciafeuno giudicare,chc fiano itati fcortccciati da non picciol legno, le fpccic del Cinnamomo finalmente fon fei, fecondo che tcflirlca Diofcoride, e parimente Galeno: quantunque però F Galenoinluogoalcuno, ch'io fappia , non habbia j, patticolarmente delcritto l'hifloria di tuttequede fpe. nomo Tdi eie, per rimetterli forfè egli in ciò ( come fuol farquafì doc rPecie- in tutto il retto de femplici ) all'hilloria , che ne fcrive Diofcoride: il quale ancora altra particolare hiftoria nonneferive, ma folamente gli denomina da'Iuoghi dove nafeono, lodando maggiormente quedo, che quello. MaTheofradoalluogo citaredi fopra altri- menti fentte egli le differenze del Cinnamomo con quefle parole. Dicono che fìirpato che fia il Cinna- momo, lodividonoin cinque parti, e quello effèr l'elèi- 42 l'dcttiffimo, che e più propinquo alla cima: e che quello fi taglia dalla fua vermena poco più lungo d'un palmo. 11 fecondo è poi quello, che fegue dopò que- llo > il qualfi taglia più breve, llterzo, e parimente il quarto, fono quelli, che fi tagliano dopò al fecon- do, nel medelìmo modo. L'ultimo è quello, chere- ftapiù vicino alle radici, manco buono di tutti gl'al- tri pezzi .• impcroche quello hà maco corteccia di tutti gl'akri,in cui lì ritrova gran grada nel guftarlo : il che nó ènei legno.ll perche fogliono preferire le cime.pcr ritrovarvifi più corteccia . Altri poi dicono altrimen- ti, che il Cinnamomo è una pianta frutticola , e eh' eglièfolamentediduc forti, bianco cioè, e nero . Quello tutto diffeTheofraflo. Ma vedendofi mani- feftamentc, che ancor egli non fcrive in quefta hi- ftoriacofa alcuna, la qualcgli ardifea affermare per vera, decelerarci di trovare, òRè, ò Jmperadore , che havendocompaffione alla republica humana, fi deliberadc di mandare in Arabia, &in India, à far cercare, & inveftigare, fe rintracciar fi potclk il ve- ro Cinnamomo . e che ciò facedè egli , imitando quei magnanimi Imperatori, i qualialtcmpodiGaleno , fe lo facevano portare dalle regioni , s ove egli nafee. 11 che forfè con maggior commodità di tutti gl'altri potr 'ebbe far l'invittiffimo Imperator noftro Carlo V. quandopiacefle all'ottimo, ci altiffimo Iddio di dar pace à tutta la republica Chriftiana , òper avventura più commodamente far ciò potrebbe il Serenidìmo Rè di Portogallo , il qual manda fpefio lefue armate, eie fue navi "nell'India orientale per aromati . Nel cui viaggio potrcbbecglifacilmentc fare invelligare del Cinnamomo per varj , e diverti luoghi dell'Arabia fe- lice, cosi come ancora quella parte dell'India, che rimira l' Auilro , dove dice Stratone che nafee il Cin- namomo, cosìcome in Arabia. Eperòàvoi mi ri- volgo, ò Medici preelaridimi di Portogallo, 'gridan- do ad alta voce , chefecontutto il cuore, come vi fi conviene , tenete cura della medicina : fe con qual- che ardore d'animo defiderate d'arricchire la facultà nollra, ed'edàltare, e far grande il nome voftro: fe in voi fi ritrova carità Chriftiana , efe havetc 'naturale inftinto, òamorcvoldefideriodi giovare alla gene- ratione humana , prendete, prendete, dico, hormai la cura con tutte le forze voftre di cosi honoratiffima, egiovcvolifiima imprefa . Imperoche fe il magnani- mo, epotentilTimoRèvoftrofi certificherà da voi, che perciò s'habbia egli d'acquiftare un nome immor- tale, come nuovoritrovatored'un tanto perlo teforo, per commodo infinito di tutta la republica, effendo egli (come è publica fama) d'un cuore. molto pio, e magnanimo, non è punto da dubitare, chenonmet- taognifuoftudio, Scognifuo potere per confeguir cosi glorio fa imprefa , e tante lodi immortali: e che non cerchi ancora di ritrovare varj, e diverti altri a- romati, -appiedò il Cinnamomo, i quali tifarono gì' antichi ne loro antidoti , che già gran tempo fà fi fo- nofmarriti. Ma quantunque fin qui habbi fufficien- temente provato, che il Cinnamomo ne manchi , e che all'incontro riabbiamo la Caffia odorata copiofif- lima, nulla di manco fono alcuni fcrittori de tempi noflri, che vogliono, che anco il Cinnamomo ci fi porticopiofo. Frà i quali è il Fuchfio, il quale nel fuolibbro delle compofitioni de' medicamenti nuo- vamente llampato, & aumentato, afferma ritrovarli il vero Cinnamomo fenza dubbio veruno nelle cade , doveci fi porta la Cannella , e che volendoli in ciò rifare diligenza in fcieglierlo dalla Caffia , facilmente vi fi può ritrovare. Ma con qual ragione ,ò veramen- te auttoritàei dica quello, non faprei io veramente affegnare, avvenga che egli non ve ne alleghi veru- na , fe già non fi fondaffe fopra 1 auttorità di quel paz- zo da catena d'Amatho Lufitano Marrano, il qual dimollra d'eflèr divenuto cosi fuor di cervello , che nelle fue enarrationi fopra Diofcoride, non li fia cu- rato di mentire nel contendere, che ci fi porti il vero Cinnamomo, e che hormai fia egli noto à tutti. Ma Diicoi fi del Mattinoli A le pazzie, eie vanità di queftoinfenfato , le quali fo- no infinite, non è bifogno di recitarle in quello luo- go, havendone hormai detto àballanza nella noilra Apologia , e parimente nelle cenfure noftre conila di lui. Percioche qui l'animo noftro è fèllamente di trat- tare quelle cofe , che più importano in quella facilità delle piante, le quali tanto più volentieri fcrivemo , quanto più lappiamo di fodisfàrc à i lettori . Onde per fiora ce ne reltiamo nella nollra opinione, la quale è ftata di fopra cosi fuffìcientemcnie provata, che non ne fà bifogno d'affaticarne più in dannare l'opinione delFuchlio : nel cui fervitio mi doglio, che habbi pre- ftato maggior fede di quel che faceva bifogno alle bu- B gic , & aìle favole di quello matto ( volti dir'Amatho) Lufitano. Ma dirò però ancor quello, che non mi pollo fe non maravigliare , havendo fuffìcientemente provato, che il Cinnamomo è legno, e non cortec- cia , che il medefimo Fuchfio nel luogo predetto po- che linee di fotto, feriva il contrario, cosi dicendo: 11 Cinnamomo, checifi porta dall'lfoladi Zeilan è una corteccia d'un'albcro alto quattro gonibiti, graf- fo quanto il braccio d'un huomo, dal cui tronco naf- conohorfei, &hor fette rami, i quali fi taglianovia ogn'anno, &ogn'anno di nuovo rmafeono. 11 vero adunqueCinnamomo è la corteccia di quelli rami , laqualeèfottilc, odoratiffima, acuta, emoltomor- C dace, ma non però tanto, che ulceri la bocca :& hà quello di più, che nel manicarlo rende odore di Ru- ta. Tutto quello dif.é egli del Cinnamomo. Nel che dimotlra nonhaveremenvanaopinione, che habbi havuto di fopra. Nèper altro ( per mio giuditio) gli è intervenuto quello, che per havere voluto feguire lafededel Lufitano. Ma fe forfè haveffe faputo il Fuchfio, chi egli li fia , eche effendo huomo che non havendo legge, nèfedeveruna, non ne può fa- re ad altri, forte che non così facilmente havrebbe accettate per vere le fue menzogne. Delle virtù del Cinnamomo ferirle Galeno al 7. libbro delle facultà defemplici, così dicendo: E'il Cinnamomo com- D poffo di fottiliffime parti, ma non però è egli caldo ecccflìvamcnte, effendo folamente caldo nel terzo grado. Ne diflècca egli pero ugualmente'con gl'altri medicamenti, che hannola parifacultà di fcaldare, equelto interviene per la fottigliezza della fua effen- za. Quello poi, che chiamano Cinnamomis, è co- me un Cinnamomo debole; ondelo chiamano alcu- niCinnamomofalfo. E ferivendo della Caffia nel medefimo libbro, cosìdieeva. La Caffia fcalda, e diffecca quafi nel terzo ordine: ma per ederella com- porta di parti molto lottili, lìfente nel guftarla molto acuta , con un certo che , fe ben leggiermente , di co- ftrettivo. Il perche è ella incilìva, e parimente dige- E ftiva di tutte le foperfluità del corpo, e conforta oltre à ciò, e fortifica le membra . E' parimente idoneo me- dicamento per provocare imeftrui ritenuti, quando ciò interviene, cheper copia, & inlìememente per grodezzad'humori, non s'evacua à baftanza tutto quello, chebifogna. Falli del Cinnamomo noftro volgare un'acqua per lambico , la quale tanto nell'o- dore, quanto nel fapore rapprefenta l'ifledò Cinna- momo, e fidi in quello modo . Togli una libbra di pei fetta Cannella, e mettila in una boccia , ò vero in unoorinaledivctro, ìk infondili fopra libre quattro d'acqua di Rofe , & una libra , e mezza di vino bian- co vecchio,e potente, ò veramente di buona malvagia, F e di poi metti quello vafo ben ferrato che non refpiri, nel bagno d'un'acqua tepida per vintiquattr'horc con- tinue, edipoifcuoprilaboccadelvafo, e mettili il cappello di vetro da diffidare ben ferrato con farina,a chiara d'ovo impattate infieme, di modo che non pof- fa refpirarein parte veruna , & aumenta dipoi tanto il fuoco fotto al bagno, che l'acqua boglia ; e ricevine l'acqua , che lambiccarà in un'altro vaio di vetro così ben giunto con il becco del cappello, che non poda efalare. Vale qucfla acqua oltre all'edèregratiffima algullo, e molto odorifera, bevendofcneuna,due ,. e tre e tre oncia alla volta, fecondo il bifognoà tutte l'in- fermità fi igide, eventofe, comequella, cheincide, difprega, ediffipalafìemma vifeofa, rifolve laven- tofìtà, ecorfortatuttelevifcere, cioè lo ftomaco, il fegato, il cuore, il polmone, la milza, Se ancora fpecialmeme il cervello, &inervi: acuifee la viltà, vale alle fincopi, & à tuttel'altre paflìoni del cuore. Conferire oltre à ciò ài veleni, &ài morii, & alle punture di tutti gl'animali velenofi, provoca i me- fìrui, d'orina, riftagna i fluAì dello ftomaco, etol- levialanaufea, & il faltidio, fpecialmente bevuta con fucco di Cedro. E'utiliflima alle malattie della matrice: giova alla ftrettura del petto, à i paraliti- ci, àglifpaiimati, & à coloro che hanno il mal ca- duco. Fi buon fiato, &cgratiflima al gufto. Infom- ma èutiliffimaracquadella Cannella in ogni infer- mità, oyefiabifogno di fcaldare, d'aprire, d'inci- dere, di digerire, e di corroborare. Ma perche nè eiU Piofcoride, nèaltrodegl'antichiGrecifcriiTe (che oria. io lappia) della Cassi a Solutiva, chiamata d' alcuni Siliqua Egittia, la quale è in commune, efre- quentiffimo ufo di tutti i Medici per lenire il corpo: accioche quelli noftri difeorfi non reftino fenza tanto nobile, tanto eccellente, e tanto neceflàrio medi- camento, nediròquiqueltanto, chen'hò tratto da si Arabi, comeprimi inventori di cosi bel frutto . E albero adunque, chela produce , aliai grande, CASSIA SOLUTIVA. Nel primo lib. di Dioicoride . 43 fedifpeciemoltolontanodal Carobolo. Portafil'e- ettifsimadalCairo.edAllefrandria, e quella più li loda, che none moltogrofsa, echehà fertile feor- za, fplendcnte, frefea, ben piena, grave, e quella, jn cui nel dimenarla, non fi fenta fonare il feme E on'i' folu" JaCafsia folutiva humida nel primo grado, inchi- Si' con feorza di colore di cenere. La materia del fuo Kf.no, quantunq ue nella fuperficie di fuori gialleggi, Qiaentro e nondimeno nero, limile all'Ebano, òvc- n?a j U?)ac°J folidiftimo, Partita da firn lei eleSnc*fquame; tra le quali è il feme duro , rebb K f^CaroboIe. Onde forfè non erra- ™De, chidicefTe, che l'albero della Cafsia non fui- , r , - Vi — — r 8»"iuj, meni nandoli alquanto a calda natura : è lenitiva , e rifolu riva, chiarifica il fangue, e fpegne l'acutezza della colera. Solve commodamentc il corpo, nè pafsa là virtù fua più oltre che lo ftomaco, eperò (Scuramen- te la danno i Medici nel principio delle febri, & in altre calde malattie j avanti che fi cavi fangue; per purgar ella folamente lo ftomaco, e lenire il corpo Nuoce nel torla i chi hà le vifeere deboli , & il corpo aisai lubrico; altrimenti non (Ì ritrova in cfsa alcuno apparente nocumento . Il che fc gli leva co'l mcfcola- rccondsaiMirobolani, & il Rcubarbaro, l'acqua dclMaftice, elaSpica. E' qualche volta ncccfsario , quando ella fi dà ài coftipati di corpo, aggiungerle alquanto di virtù più lenitiva ; imperò fe le aggiun- ge olio di Mandorle dolci, emucillaginedi Pallio . Jo u con cofe diuretiche, conferifee alle malattie del orina. Solvedebilmente; & imperò per fortifi ' car a fi mette mheme con efìa qualche cofa acuta , co* me Hillopo: ma una dellccofe, che molto accref- le loperation fua, è il fiero, emafiìme il Capri- no. Mondihcalo ftomaco, fol ve la colera, eia flem- ma, operando lenza nocumento alcuno; perche el- la non ha in (e mordacità . Lenifica il petto , & il gar- ganelle, e rifolve l'acute pofteme loro. Vale al rif- caldamemo delie reni, e prohibifee il generare delle pietre prcla con cofe diuretiche, e decottione di Glir- curhiza . Anzi che non mancano buoni auttori, che lcnvono, & affermano, che mangiandoli ogni gior- no tre dramme di midolla di Calììa poco avanti defi- nare, prefei va che non li generi pietre nelle reni, e parimente da'dolori, epoftemme dello ftomaco, e D Prcfa'nm33S'°rquantitàgiovaallecalidcfcbri. Fat- tonelmimentofpegnc il calore dell'eriiipelc, e tutte linhammagionifiipcrficiali. Sono aliai Medici, che tempre l'accompagnano con fpecie di Bie ra femplice Il che panni molto ben fatto, e maflimamente , ove fo ftomaco, òlebudclla ficnodeboli. Chiamano la Calila i Greci KW«.- i Latini Caflìa: gl'\rabi Se- Lca, Sclchc, ctSelihacha, il volgo Cannella : ile- Nomi deicni Zimmct, & Zimmet roerlim: li Spagnuoli Cannella: i Francefi Cannelle . Chiamano poi il Cinnamomo i Greci : i Latini Cinnamo- mum: gl Arabi Darfeni . E Dell' Amomo. Cap. 14. L' Amomo è uh picciolo arbofcello, che dal legno fi ravolgemfejlefto in forma di racemo. Hall fiore picciolo fimile a quello delle Viole ■bianche , e le foglie fimi- li alla Br, onta . Il mìgliorefiportad 'Armenia, dicolore aureo, jp-,l cui legno e roff,ccìo,é- odoratijfimo . Quello di Media, perche nafte alla campagna, òr in luoghi ac- quajtrmi, è manco buono : magrande, verdìccio , tene- w d t0"are ' nel le&m venofo , e l'odore fimilealla Ruta. Il Pontico rojjeggia, è picciolo, fragile, racemofo , pie- no di feme, ejerifceil najoco'l fuo odore. Eleggerai a- dunque quello , ch'èfrefeo bianco, ù vero rofficcio, che non p fiaftretto, nèravo!tatoi?ifieme, ma che f iotto t'allarghi ben pieno dì feme , fintile d i racemi delle picciole uve grave, odoratifflmo, non tarlato , acuto , mordace al gufto, di femplice, e non ■vario colo, e . Scalda l' Amomo cofirtnge, e difecca . Provoca il fonno : e pofto in r» ù fronte, ne leva-via il dolore : matura, e rifolve l'infiam- magtom, e le pofteme, le quali chiamano meliceride Giova,, mpiafiratomfieme con Bafilico, alle punture de glifcorptoni vai gottofi. Allegerifte anco/a l'infiaZ magioni de gl occhi, e dell'interiora aggiuntovi uva fa. Meifonepeffoli ene'bagni, ovJjTfaZ fedefel aojenetaaecottione, aipegatofi, alle, nalattie delle reni, & alle /moroo. , fui elami- i.ationc. Amomonon 44 tir alle gotte . MctteJìl'Amomone gl'antidoti, e ne pre- ti ofijfymi unguenti . Controfasi conun herba Jimile à lui chiamata Amomide , ma fen^a odore , e fenTjtfeme. Nafce quelìain Armenia , il cui fiore è fsmile all'Origano, èr im- però bifognain quejìe prove fchi'varjì daframcnìi , & elèggere gVinten f armenti nati da una fola radice. TAnta è ftata la trafcuraggine de noflri anteceffo- ri nell'hiftoria, efcienzade'fcmplici, che qua- fi la maggior parte de migliori hanno lafciara perdere: di modo che le la clemenza decidi non bavelle a quefiinoltritempiprodottoalcuni eccellenti, e di- vini ingegni, i quali, oltre all'ha ver purgato tutta la medicina d'infiniti errori, fono ftatigrandiffimi rin- tracciatoli de veri fc-mplici: era certamente da du- bitare, che in poco fpatio di tempo non fi fttfli del tutto pervertita la medicina, e mafiime quella parte , che per comporrei medicamenti è la più necefiaria . Imperochcfe cosi troppo fi luffe proceduto avanti , non è dubbio alcuno, cheli farebbe di ciò perduta ogni vera cognitione. Ma tanto era radicata quella pelle, che quantunque molti valenti fpiriti fi fieno 'non poco affaticati, e del continuo s'affatichino nel chiariregl'erroriper l'adietro fatti per negligenza , per non" dir poltroneria, de gl'anteceffbri; non 1' hanno però potuta del tutto fpegnere, e fanale. Im- peroche li ritrovano alcuni, i quali ( ancora che in- tendanoquefteragioni) non vogliono tralafciare 1' antiche loro vituperofeufanze , e feguitare gli fcrit- tidicoloro, che glie ne molìrano il vero. E di qui r.afce, cheinlicme con molti altri femplici, ne man- ca ancora il vero Amomo, per il quale vendono cer- ti herbolatti, che vengono dal monte di fant'Angclo di Puglia, un certo picciolo feme nero, d'odore molto limile alla Niella . E perche tiene alquanto dell'odorifero, dell'aromatico, e del mordente, s' hanpenfato per dargli fpacio, di far credere, clie fia ilveroAmomo, il quale, fecondo Diofcoride, fàil feme limile à racemi delle picciole uve , c non minu- to, comequefto, che ne moftranohoggi gli Speciali comprato da coltolo.. Inoltre à me non pare , che Diofcoride celebri il feme, ma più prefto la materia del legno, come là egli nel Cinnamomo, e nella Caf- fia; ondehòfempi'eltimatoio, che la virtù dell'A- , momo Cianci legno. Sono alcuni feiocchi ingannati PTrcte1' dall'interprete di Serapione, ilqualdice, che il Pie diteserapio- Colombino è l'Amomo, credendofelo , l'ufano per «> quello fenza cercarne verità alcuna, avvenga che il Piècùlombino lia di gran lunga dall'Amomo diffe- rente, come nel proceffo di quella opera fi dimoftra- rà. lo non sò chein alcunluogo d'Italia egli fi femi- ni, ò fi pianti, nè anco veduto l'hò portato quivi d' altronde. None, nel mancamento fuo , da ufare il volgare in modo alcuno, per non conokerfi quello, cheeglififia; enoneffercofa honefìa di fare efpc- lienza di medicamenti incogniti . Ma più predo fi de- ve feguitare Galeno, il quale fece l'Acoro, el'Amo- mo di virtù confimili; & imperò l'Acoro in fuo luo- go realmente fi, può mettere nelle medicine. In oltre irrorc d'ai- già è ftato conofciuto l'errore di coloro, che fi crc- (U"'! devano fermamente che luffe l'Amomo quella fecca pianta, chele noltredonne d'Italia chiamano Rofe di fanta Maria , portataci di Hierico da'pcregrini,che vanno al fantiffimo Sepolcro del noftro Signore G i e- su' Christo, le quali nell'hora del partorire ufa- no di tenere le donne nell'acqua , credendoli; che co- me tal pianta s'apre, fubitopartorifeano: tanta e la fuperltitione , che regna ne'Chriftiani . Conciofiache fivede, che nè Rondi umili à quelle della Brionia vi fi ritrovano, nèodore alcuno d'Origano vi fi ferite , nè che per l'acuità fuaferifea il nafo; mapiùpreito fi ritrovano cotal piante fenza odore alcuno. Valerio Cordo nel fuo volumetto delle compofitioni de medi- camenti, fcrivedell'Amomo affai inconltantemente; Imperoche nella compofitione dell'Aurea Alefian- d^ina afferma per certo, che l'Amomo non è altro, Dìfcorfi del Matthioli A che quefta pianta di Hierico; delche'dimemicandofi nella compolìtione della Theriaca", diffepoi, che il vero Amomo non fi ritrovava appreffò di noi . Il Fu- cililo Medico de noftri tempi ecccllcntiffimo, nel Ino libbro delle còpofitionide medicamenti ultimamente flampato, & ampliato, efaminandoi femplici, che entrano nella Theriaca, pervenuto, dove il vecchio Andromachofà mentione dell'Amomo racemofo , biafma non poco tutti gl'interpreti di Galeno con quelle parole: BotyrosiGreci dicono 0itpw!. Neil' interpretare di quella voce tutti coloro, che hanno tradotto Galeno in quefto luogo fi fono ingannati i imperoche l'Andernaco nelFefporre il primo libro de B gl'andoti di Galeno, interpreta quella parola lìhrpun, uva. lutti gl'altri poi, econloroValerioCordoef- pongono gÌTpw>s racemofo, congiungendolo come nomeadjettivoconla dittione Amomo, che prece- de, comefe Andromacho haveffe .ferino, &intefo, chelAinomo debbi effer racemofo. Però dico, che quelle due dittioni fi devono fep3rare l'ima dall'altra conunadivilionein quefto modo, ifj.3>u.av fiÓTpw; , come habbiamo efpofto noi, accioche s'intenda, che Andromacho fel'ive di due herbe differenti , cioè dell* Amomo, e del Botri, e non dell'Amomo botrite (cioèracemofo) folamente. Quello tutto fcrive il Fuchlioin quel luogo. Dal che fi conofee chiara- C mente, che vuole egli, che fi debba mettere nella Theriaca ancora il Botri herba, di cui fcriffè Diof- coride nel 5. libbro . Nella qual opinione, quantun- que dotuffirftofia il Fuchfio nella Greca lingua, epa- rimente nella Latina, io veramente non pollò in al- cun modo convenire! imperoche fon troppo chiare le ragioni , clic mi sforzano à credere, che Androma- cho intenda dell'Amomo botrite ( cioè racemofo) e che non vi voglia botri veruno appreffò all' Amomo . Hor per non andar più in lungo, dico, che prima- mente contradicc al Fuchfio l'ifteffò Andromacho ; imperoche io non ritrovo , ch'egli nella fu a Theriaca fcriveffé altrimenti in verfi, che usa (Si pcrcioche quelto {iettò accadeva fino al tempo di Galeno. E però diceva egli nel libbro de gl'antidoti: 10 non sò per qual caufa il volgo chiami lo Scheno A- rabico , fcheenianthos, avenga cheà noi fpefiUimc vol- te manchi il fiore, il quale pafeono i cameli nelle fom- mità, per effèr eglino olere modo avidi di quel cibo. 11 che ( fe mi fia lecito dirne quello , che io ne fento ) più predo mi par cofa diriderfene, che da crederla. Imperochetroppodilfìcilemi pare da credere, che tanto fia grande il numero de cameli, che portano à modo di locude pafeerfi tutti i fiori delGiunco odo- rato nel paefe , ove egli nafee, e che non ne redi pu- re una pianta co'l fiore. E checiòfialaverità, io ne portò moftrare una piena fcatola mandatami parte da M.Alberto Martinelli Speciale in Venetia alla fpecia- ria dell'Angelo, epartedaM. Francefco Calzolaris Veronefe, i quali perla foavità del loro odore, & al- tre qualità che vi fi ricercano, fanno aperta teftimo- nianza, come fi vadino beccando il cervello coloro, Sqn)° che non vogliono,cheloSquinanthoufualefiaillegi- timo degl'antichi . I fiori ch'io dico, fono quell'an- no flati mandati da Soria da M. Cecchino Marti- nelli ■ l nelli Semplici/la eccellentiflìmo, il quale con non poca fatica, e diligenza hà procurato d haverli d'A- rabia, infieme con alcune piante fiorite, da una del- le quali è fiata ritratta la qui dipinta figura . Hor dico adunque, cheilGiuncoodoratoèunapianta, che fà le foglie limili alla Careccia, màpiù robuiìe, più ar- dite, e più ferme, voltate in sii drittamente verfo il gambo , il quale efee fra eflè à modo d'un fottìi Cala- mo, con ì filo; nodi , come fi vede nelGrano, e nell' Orzo, màpiù fermo, e più duro. Nella cui fommità fono i fiori , che nel giallo biancheggiano, pelolì , e o- dorati: produce la radice nella parte di lotto vi!lofa,a- cuta, & odorata. Nafce in Arabia nelle campagne, e nei laghi, e paludi , che fi feccano la (fate , e di quindi iì porta in Alexandria d'Egitto , &in Sona. Scrivo- no alcuni nafecre il Giunco odorato in Puglia, e pa- rimente in Campagna , come fcrive il Brafavola d'au- torità di Plinio . Mà dubito, che non s'ingannino , perciochenon hò mai intefo , che di quindi ci fi porti nè la paglia, nei fiori : nè panni, che ciò feriva Plinio affermativamente . Quello , che s'ufa nelle fpeciarie , i quelli giorni , non fi porta d'altronde , che d'Aleflàn- dria ,& alle volte di Sona. Mà è però da ufare diligen- za nel comprarlo; perche fogliono alcuni per accre- fcerelamercantia, mefcolare con eli] diverfi mefeu- gli. E oltre à quello da vedere, che non fia vecchio ; ,e perche come dille Galeno nel libbro de gli antidoti , ire- dal vecchio è fpirato ogni odore,& ogni virtù . Affer- mano i Reverendi Padri, che hanno di nuovocom- mentato l'antidotario di Mefue, che lo Squinantho, il quale è communemente in ufo nelle Spedane, none il vero Giunco odorato, fcrittone da Diofcoride ; di- cendo, che quella paglia, che s'ufa, non gli corrifpon- de in parte alcuna ; percioche non hà ella radici nota- bili per l'ufo della medicina, mà capillari , & inutili : non morde la lingua nel mafticarla , e quantunque fia alquanto odorata, non però fregata con le mani,refpi- ra odore di Rofe : e non produce giunco alcuno, mà un calamo nodofo.come fà l'Orzo, e parimente il Tor- mento. Nel che palmi, che errino quelli Padri dop- piamente: prima, cioè, in non haver ben confiderato il tcllo di Diofcoride,ma lettolo forfè fonnacchiando.- e fecóndariamenre , in affermare quello , di cui l'efpe- rienza dimoflra il contrario. Che adunque non Riab- biano intefo , nè ben confiderato Diofcoride diligen- temente, ci li dimolìra per il dir loro, che'U Giunco odorato produce un Giunco, e non un Calamo . Im- peroche tutto il contrario ritrovo io in Diofcoride, il qualcosifcrifie nel Greco: xtStt« ìl^l xvruptgì tì» iccKuiiov , tv: piatii : cioè, l'ufo è del fiorc,dei ca- lami, e della radice. In oltre, lo affermar poi, che lo Squinantho ufuale non morde la lingua nel manicar- lo, non corrifponde all'efperimento , percioche il frefeo morde valorofamente. Et imperò li può dire, che quello , chegullarono quelli Padri, fufi'e vecchio, da cui (come dice Galeno) fpira via ogni odore , & ogni fapore. Che faccia, oltre à quello, Io Squinan- tho ufuale le radici fonili, non importa; perciò che non ritrovo, che dica Diofcoride, ch'elle fìano ne tattili , ne grolle . Spira oltre à quello , il fiore del fref- eo, di cui hò pure riavuto io una pianta tutta intera, d odore limile alle Rofe. Et imperò non faprei io af- fermare altro.fe non che lo Squinantho, di cui è il communeufo, fia il vero Giunco odorato. E perche interviene, che come alcuno prefuntuofo dice qual- chemelenfagine.diventatantofciocco, che non fi rirabapuntodilale; peròquefli buoni Padri, acciò che'l primo errore non fe n'andaflé folo, come loro non vanno foli per le publiche iliade, diflcro nella confettionedellaGalangadiMefue, che la vera Ga- lega non ci fi porta; eche quella, che è in ufo nelle l ,£cc'ane> è 13 radice del vero Giunco odorato, il che e lalfiffimo . Parmi oltre à ciò,che babbi» in quello er- f^^'^orailFuchfiojiitrovandoiojcheeglifcrivenc Uibndenecompofitioni de medicamenti, che i fufli del Giunco odorato non fono acuti. Evvi ancora Nel primo lib. di Diofcoride A 47 Error dell' Anguiilari . Errore del Rucllio. l'AnguilIari , il quale accoftandofi forfè all'opinione de i f rati fudetti, s'affatica non poco ancor egli di pro- vare in vari, e diverfi modi, quantunque frivoli, che lo Squinantho ufuale non fia il vero. E prima dice chequeflo,ches'ufa,nonfàil fulto di Cipero, come nclcapodelCiperofcrive Diofcoride, eche non hà le radici limili al noflro Phu . E dipoi dice, che ap- prettò à gli antichi fumo folamemc in ufo il Calam'o,i fiori, eleradicid'eilò, e non le foglie, le quali fola- menteufìamonoidelnollro. Appo ciò dice ancora che nel f uflo , e nella radice del nollro non vi fi ritro- va fapore, nè odore alcuno , ma folamente nelle fo- glie , le quali non ufa Diofcoride . E quelli fono i fuoi B argomenti; iqualifebcnforfeadalcuni parrannoaf- fai validi, nondimeno appreffo di me non vagliono cofa veruna. Imperoche avanti àOribafio, &al fuo N!!U. tempo ancora, non fi ritrovava in Diofcoride alcuna defcrittioncdell'hifloria del Cipero, cioè non vi fi fa- ceva memoria nè delle foglie , nè del fililo, nè del fc- mc . Il che fà che io polla molto ben credere , che tut- to quello , che vi fi legge bora delle fudette cofe, vi fia fiato aggiunto, come è flato fatto in molti altri luoghi; fenza che non fi legge in efempUre veruno di Diofco- ride, di quanti ne vanno attorno, che il Cipero fac- ci il caule come il Giunco odorato , ma come il Giunco fempliee, e volgare: ancorché malamente,e C perverfamentc fia flato aggiunto nel Latino dal Ruel- lio, che il caule del Cipero era limile al Giunco odo- rato. 11 che pare, che affai apertamente dimoflri Dio- fcoridenel prefente capo quando dice, xpi<"s t?ni xui w , tyi rw ■*.x\tty,w : cioè , l'ufo è de i fiori , e del ca- lamo. Imperoche il caule del Cipero nonhànè for- ma, nèfembianza di Calamo, nonedèndo egli ton- do, ma latto à cantoni, pieno di bianca midolìa,efen- zanodi: e però ben chiamò Galeno lo Squinantho nel fello libbro delle compofitioni de medicamenti fe- condo Uuoghi, Giunco odorato tondo. Oltreàciò nonritrovogiàionel mio Diofcoride, che fcrivefiè egli giammai, che la radice del Phu fuflèfimile al D Giunco odorato, ma benché la fua radice fuperiore, laqualcfuoleeflergrofìacome il dito picciolo della mano , hà dall'una banda alcune fibre,come fon quel- le , che li veggono nelle radici del Giunco ( volgare, e femphee dico, e non odorato) e dell'Elleboro nero. Echcciòlìailvero.lodimoftranole lteflè parole di Diofcoride , le quali fono quelle p°ì'(x j'i 5 mpiS x-A.rui.ov [iupiù tS fii^o; -TrKxyix il tvip'pt^ute axx- Sxmpi ax' «$*!x*s twefiapos . Le quali parole , dimo- ftrano chiaramente à chi meglio intende la lingua Greca, che non fà forfè l'AnguiìIari , fe ben egli ne fà profeflione.chefolamentelefibre, chefono nelle ra- dici del Phu comparò Diofcoride à quelle del Giunco t volgare, e non dell'odorato, come mipar, chefifo- gnaffe il Ruellio. Che poi del nollro Squinantho non fieno in ufo il calamo, e la radice, mà felamente Iefo- glie, per non ritrovarfi in quelle due parti nè odore, nè fapore, quello crederò io, che intervenga,non già per- che lia vero l'argomento delI'Anguillari;f eflcndo tut- telc parti del nollro Squinantho od orate, Se acute) mà perche par che nellcfoglic fi confervi più lungamente 1 odore, & il fapore. Nè di ciò molto mi maraviglio, vedendo cheGaleno ufa dello Squinantho tutta la piantanel S. lib. delle facultà de fempIici.Ma bora che mi ritrovo alle mani alcune piante di Squinantho af- fai frefche, i cui calami, e radici non fono menoodo- | raci) che fi fieno le foglie, & ifiori, mi dò (Scuramen- te ad intendere, chel'Anguillari non gullalie mai al- tro Squinantho , che vecchio di cento anni, come cre- do, cheancoraintervenide al Fuchfio . Finalmente dico, chefe lì efaminerà bene, ondefiporraloSqui- nantho, ove nafce, e tutte l'altre qualità lue, fi ritrove- rà, che ci fi porta d'Alellandria , che nafce in Arabia , e che non gli manca nota veruna, che fi defideri nel Giunco o- Giunco odorato. Scalda ! fecondo che fcrilTe Gale- fT noaIl'8.1ib.delletacuItàde femplieije riflagna leg- leno >J" giermente è egli certo alieno dalle parti lottili. Et 48 Et imperò per tali cagioni, provocal'ovina, e fàve- nire il meftruo adoperato tanto in bevanda, quanto in fomentatione : giova alle infiammagioni del fe- gato, dello ftomaco, e delle budella. La radice è più correttiva, mail fiore è più calido . Ritrovai! in ogni fua parte, quantunque in qua! più, & in qual meno, virtùalgufto manifeltamente collrettiva: & imperò fi mette con quelle medicine, che fi prepara- no per gli fputi del fangue . Chiamano i Greci il Giuri- coodorato Xyftnt Sfttfuirtiiif : i Latini Juncus odo- ratus: il volgo Squinantho.- gli Arabi Aucher : iTe- defchiRamelftro; li Spagnuoli Paja dela Mequa, e Paya di Chamellios: i Francefi Paluftre di charaeaulx. Del Calamo odorato. Cap. 17. ILCalamoodÒratonafceìnTndìa . llmìglioreè il fol- to, efpejjbdt nodi, equello, chefijpezx/tin flecche, e quello, che nella concavità della fua canna è pieno di ragnitellì , bianchìccio , nel maftìcarlo uìfcofo , e che hd del correttivo, con alquanto dell'acuto . Bevuto, provoca l'orina ; &■ imperò cotto con feme di Grami- gna, over dì Apio commodamente Ji bee all' hidropi- Jìa, malatie di reni , dijìillationi d'orina , & alle rotture. Bevuto , ér applicato , provoca i mejlrui . Conferifce alla tojfe, quando deffb filo , e me/colato con terebintbina per modo dì fomento per una canna s ìnghiotiìfce il fumo . La decottione è utile à federvi dentro le donne perii difetti loro, e per farne cri fie- ri. Metteji ne profumi, che Ji fanno per fpirare buo- no odore, e ne gli empia/ir i. CALAMO ODORATO. Dìicorfi del Matthioli b Calamo o- doraco.e fua hilìoria. NAfce il Calamo odorato , e parimente il Giun- co ( diceva Theofrafto al 9. libbra al cap.7. dell' hift. delle piante ) di là dal monte Libano , in una cer- ta vallicella, la quale è infra efifò Libano, & un'altro monticello : e non come dittero alcuni infra'l Libano, e l'Antilibano, era i quali è una belliffima , & ampiflì- naa campagna, la qual chiamano Aulone. Mà dove l. nafeono, il Calamo, e!l Giunco , e un certo lago , che largamente fi fpande , appretto al quale feccandofi i paludi, nafeono quelle piante . Il luogo è più di trenta ftadj di paefe . Non fi veggono mai efler verdi, ma fcc- chi. ne fono di forma infunili dagli altri. Scntcfi nell' entrare del luogo una fragantia grande del loro odore; quantunque non molto fi fenta di lontano , come dif- fero alcuni. E quello luogo lontano dalmare più di cento, e cinquanta ftadj. In Arabia ( come può ciaf- cun fapere ) refpira il luogo molto , dove nafconojco- me che in Soria fieno di nuovo odore . Quello tutto del Calamo fcriHèTeofrafto. 11 che replicò pofeia Plin. al 22. cap. del 12. lib. con quelle parole: Ancora ilCalamoodorato, che nafee in Arabia, è cornimi- ne all'India, & alla Soria, nella quale nafee lontano dal noilro mare cento , e cinquanta ftadj , tra'l monte Libano, & un'altro ignobile, quale non è l'Antiliba- no, comeftimarono alcuni , in una valletta tra l'uno , d'altro appretto un lago , i paludi del quale fi fecca- nolaftate, e quindi difeofio trenta ftadj nalcono il Calamo, e'1 Giunco odorato . I quali non fono in parte alcuna differenti da gli altri Calami, e da gli al- tri Giunchi. Mà il Calamo come più odorifero, fu- bito fi fàfcntire di lontano; di cui quello è più tratta- bile al toccarlo , e migliore , il quale è manco fragile,e che fi rompe in ilccche , dentro nella concavità della canna è un certo che, come tela di ragno , qual chia- mano fiore . E quello più fi loda, che n'èpiù pieno, il redo della prova e che lia intero, altrimenti non fi Iti- ma . Tanto è egli migliore, quanto è più breve, e più grofib , e tenace nel romperlo . Quello tutto dille Pli- nio. Perlo che fi può manifeftamente conofcere( co- me dicemmo di fopra,trattàdo dell'Acoro) quanto er- ri ilBrafavola , in cosìfacilmenre credere, che il vero Calamo aromatico fia quella radice, che cosi volgar- mente fi chiama per errore nelle fpeciarie; la quale riabbiamo di fopra per cvidentiflìme ragioni provato eflere l'Acoro vero fcrittone da Greci. Imperoche e perlafcritturadiDiofcoride, e per quella diTeo- frafto, fivede, che'l Calamo aromatico e una fpecie di canna, e non radice, come dimoftra prima il fuo nomcdiCalamo; epoiildirdicoftoro, cioèTeofra- iìo, e Plinio, che non è differente da gli altri Cala- mi. Et imperò diceva Plinio, imitando Diofcoride. Inejlfijìulce araneum , quodvocantflorem , cioè: Nella concavità della canna è il ragnitello, il qual chiama- nofiore. Enon ditte, è nella follanza della radiceli ragnitello, come dice efière ilBrafavola nel volgare delle fpeciarie. In oltre fcrivendo pure elfo Plinio delle virtù delle canne, all' 1 1 . capo del 24. libbra più apertamente lo dimoftra, cosi dicendo: riabbiamo dimoftrato eflere ventinove fpecie di canne, ma non di più evidente natura di quello, che habbiamo trat- tato in quelli continui volumi. Quella, che nafee in India , Se in Soria all'ufo de gli odori,e de gli unguen- ti , cotta con Gramigna, overo con feme d'Apio,pro- vocal orina. Applicatafà venire il mellruo . Bevuta al pefo di due oboli giova à glifpafimati, à i difetti del fegato, alle reni, & all' hidropifia. Conferifce alla tofié , quando fe ne fà fomento con Ragia . Oltre à ciò le radici del Calamo odorato volgare, le quali credo ioeflerquelle dell'Acoro, non poflòno rom- pendofi andare in ftecche, nè in diverfi pezzi, mà fi rompono àtraverfo in un luogo folo, come quelle dell'Iride. Onde può -hormai efler chiaro l'errar di coloro, che pur vogliono contendere , che il Calamo aromatico fia radice, eflendo però chiaro per le ra- gioni allignate, che egli è una canna, cnon radice, e mafiìme quella, che è in commune ufo nelle fpecia- rie. Imperochein quella fi ritrovano tutte le par- ti, e qualità dell' Acoro , mà non già quelle del Calamo aromatico. Màfepurperpiù lungo cavilla- re dicefse alcuno , che quelle radici d'Acoro iuttèro quelleiftefie della canna aromatica , gli ribattevelo- cifiìmamente il fofiftico argomento quello , che fen- za cercarne autorità alcuna, appare evidentemente all' all'occhio; percioche quantunque infinite radici d1 Acoro fi ritrovino havereincapo le frondi fecche , uguali a quelle dell'Iride, non però mai fe n'è ritrova- ta alcuna, che riporti feco alcun tronco di canna ; imperoche quello, che nafce copiofo in Lituania , in Tartaria, e in Ponto (come di l'opra ali'undecimo ca- pofiìdetto) produce le frondi limili all'Iride, e non fopra dife alcuna canna , come fi fognano alcuni , ìnione per le medefime ragioni non è parimente d'accettare tau l'opinione delFuchiio, ilquale crede nel libbra del- le compofitioni de medicamenti , che la radice, che s'ufa per il Calamo odorato, fialavera, e legitima radice di quello. In oltre non ritrovo io, che Diofco- ride, ni manco Galeno, ilquale accuratiffimamente andò inveftigando per li fapori le virtù, e qualicà di tutti ifemplici, diceffero, cirenei Calamo aromati- co fufle amaritudine alcuna, come ben dille elio Ga- leno ritrovarti nell'Acoro. Fece del Calamo odorato memoria Galeno al fettimo delle facilità de femplici , zzo da coli dicendo. Hà il Calamo aromatico unacerta leg- ;'eI1°• giera qualità coftrettiva , e pochiffima acutezza , e per la pili parte è la fua foftanza terrea|lc aerea, e temperata nella congiuntione della frigidità, e cali- dità fua . 11 perche move moderatamente l'orina . Puoffi {Scuramente mettere con le medicine , che fi fan no per il fegato, eper lolìomaco, e ne fomenti chefi fanno alla matrice per l'infiammagioni, eper provocare i meltrui . Si può adunque porre il Calamo odorato calido, e fecco nel fecondo ordine, come che difecchi affai più valoiofamente, che non ifcal- di. Hà ancora in fe alcune parti fottili , come hanno tutte l'altre cofe aromatiche; quantunque molte di quelle n'habbiano aliai, e il Calamo aromatico po- che. Per la qual dottrina fi conofee, che'l volgarCa- lamo delle Speciaric non è il vero; imperoche in quel- lo è maggiore acutezza, chenon riferifee Galeno ef- ferenelluo. Laonde concludo, che il Calamo odo- ratoàqueltinollritcmpinon fiporti in Italia; come penfo, che molcifin hora habbino conofeiuto. On- de fono alcuni, i quali confidati in quel libbra de fuc- cedanei, il qual molti ingannandoli , penfano elTère diGaleno, vogliono, che in luogo del Calamo aro- matico fi polla ragionevolmente foltituire il Mofco ar- boreo; la quale opinione quantunque per il pallaio ne parefle elTere buona , nondimeno riavendo dipoi co- nofeiuto, chequellibbroè dipochilììma autorità, e parimente parendone eflér fuor d'ogni ragione, che in cambio del Calamo odorato li dovefle foltituire un medicamento di facultà contraria, comeèilMofco degl'alberi, fon fiato poi coltretto à mutare propoli- to, neper modo veruno leguire le loroopinioni. Ma quello che fi debba foltituire per il Calamo odorato, lo diremo poi in altro luogo. Chiamano il Calamo aro- maticoiGreci K«\ctuos xmfuvrixtt : i Latini Calamus odoratus: gl'Arabi Hafabel, Cafabaldatira. Del Baljamo. Cap. 18. IL Balfamoè uno arbofiello , che crefee nella grandez- za delle Viole bianche , ò "vero della Piracantha . Uà frondi di Ruta , ma molto piti bianche , che fempre •verdeggiano . Nafce folamente in Giudea in una cel ta •valle in Egitto , differente nella ruvidezza , nella lun- gj>/KX,a, e nella fiottigliela. Quello, che è fiottile , e d' folta chioma , fi chiama Eutheriflon , qua/i come di- re, facile da mietere: perche forfè per effere fiottile facil- mente fi mìett . Coglie/l il fiuo liquore , il quale chia- mano Opobalfamo , la fiate , ne' giorni ardenti/fimi ca- nicolari , graffiando l'albero con graffi di ferro: delle cui P'figne tanto parcamente diftilla, che ciaficuno anno non più, chefii, ò fitte congi fe ne 'ricoglie. Compra/! nel luogo dove nafce per il doppio pefio d'argento . Tienji bei- lo mtghor liquore quello, che ì f refico di valido odor e , /incero, non acetofio , agevolmente penetrai ivo lifiio , Nei primo lib. di Diofcoride A 49 coflrettiyo al guflo , e mordace . Sofifttcafi l'Opobalfamo in molti modi; Imperoche alcuni lo mefihiano con alcuno unguento, come Terebinthìno , Ligufirino, Balanino , Lenlifiino, Si'fino, e Metopto , ò vero con Mele , con alquanto di Mirto, e dì Liguflro, mefcolando con liqui- da cera. Ma fi conofee facilmente l'inganno ; imperoche il puro , fparfio fopra le vefii di lana , non vi Inficia sù la macchia dapoial lavare; ma il falfìficato r attacca Il puro, meffo nel latte , l'apprende; il chenon fà il fio- fijiico . Il buono infufio nel latte , a vero nelt ac- qua, fiubito fifiparge,e diventabìanco come latte , mail falfo nuota Ai fopra, come l'olio, e condenfiafiin forma di ftella . Il Jìncero nell' invecchiar]! s ingrofìa , e di- L» venta manco buono. S'ingannano coloro , che penfano , che J!a quello il Jìncero , che meffo nell'acqua , prima fie ne ficende al fondo intero, e poficia diffondendo/!, fe ne riviene di fopra . Della fipecie del legno , la qual chia- mano Xilobalfiamo , s'approva il frefico , il fiottile di /armento, ilroffo, l'odorato, e quello, che f pira alquan- to d'odore d'Opobalfiamo . E' ncceffario ancora l'ufo del feme ; ér imperò elegge/! /' aureo , pieno , grande , pon- derofio, mordente al guflo, caldo alla bocca, e chehab- bia alquanto d'odore del fiuo liquore . Fal/ifica/i il fie- me del Bai fama con uno altro fime, che fi raflòmiglia d quello dell' Hiperico , ilquale fi porta da Petra cafìeUo ; ma fi conofee , per effer egli più grande , vano , di niu- C no valore , e di fiapore di Pepe . Efficacìffìma , e cali- diffima virtù hàil liquore: quefio levavìa tutte quelle cofe , che offuCcano la vi/la , e la pupilla de gl' occhi . Applicatomi cerotto rofato , giova alle frigidità della matrice : provoca ì mefìrni , le fecondine , e il parto : caccia , ungendo ferie , il freddo , che precede alle febri , e il tremore: purga le fiordide ulcere: matura, e dìge- rifice la crudiid. Bevuto, provocai orina: giova à gli firetti di petto ; daffit con latte à coloro , che haveffero bevuto l'Aconito, e al morfio de fierpenti . Mette/! nel- le medicine delle laffitudìni, ne gli empia/tri , e ne gli antidoti . In fiamma , il liquore hi efficaciffima virtù : ti fieme non tanta, e manco d' amendue il legno . D'affi ) commodamente à bere il fieme -ne i dolori laterali , ne di- fetti del po Imone , alla toffe, alle feiatiche , male cadu- co , vertigini , afima , difficultà d'orinare , dolori dì cor- po, e morfi di Jerpenti . Applicato in profumo, è mol- to utile alle donne , e fedendo/! nelle fine decottimi , apre l'oppillaiioni della matrice, tirandone fuori l' humore . Il legno ha le mede/ime virtù , ma dì qualche manco efficacia . Bevuta la decottione fatta con acqua , vale alle crudità , à i dolori del corpo , allo fpa/imo , ér al morfio de veleno/! animali : provoca l'orina , e convien- Ji alle ferite- della tefia infieme con Iride ficca , cava le ficaglie dell' òffa , & aggiunge/! ne gli unguenti pei' ANticamente il Saliamo (comeferive Plinio nel libbra duodecimo alcap.25. ) folamentein due fiuhiftpri hoitiregjfiritrovavainGiudea; de quali il maggiore era di non più, the di 20. jugeri, e il minore di mol- to manco fpatio. Ma fe n'ampliò dipoi la fpecie nel ' tempo, che la Giudea venne infieme col Balfamo fotto all'Imperio de Romani; i quali , comeamplia- toii delle cofe politiche, e prctiofe , non poterono tollerare, che unsidegno albero fuflé coli raro nel mondo. Et imperò piantandolo, e ripiantandolo , coni fermenti, nel modo mede-limo, che per li colli fi piantano le Viti , lo moltiplicarono grandemente . 11 perche diceva Giultinohillorico, al libbra %6. In Giudea è una valle chiamata Hierico, cinta di conti- nui monti, datigli per muraglie dalla natura, di fpa- tio didugento mila jugeri, dove è unafelva di Palme, ed'Opobalfamo . Scriflè del Balfamo parimente Srra- boneneldecimofettimo libbra della fui Geografia , con quelle parole : Hierico è un campo.circonjato da una certa montagna, la quale hà forma come d'un theatro. In quelto luogo è unafelva d'abondantiffi- me Palme, di capacità di cento ìtadj di paefe, tutta irrigata dall'acque, epertuccohabitata . Dove è an- D cora 5 o Difcorfi cora un palazzo regale, e un giardino di Balfamo. L' albero del quale è odorifero , fruticofo, fnnile al Ci- tilo, ealTerebintho. Cavafene il liquore in certi va- li intaccandogli prima lafcorza, il quale è bianco co- me latte, e parimente tenace . Ma nafeere ancora il Ealfamo altrove, cheinGiudea, fcrive l'illedb Stra- bone nelmedefimoIibbro,okre à quello che ne fcridè- ro Plinio, cSolino, cofi dicendo : Eapprcdò a Sabei nafcel'Incenfo, IaMirrha, Se il Cinnamomo : e ne i confini il Balfamo, e un'altra certa pianta odorata. Paufania fcrive, che nafee egli ancora in Arabia nel- la regione de' Beotii, grande come il Mirto, con fo- glie d'Amaraco , e chefotto lafua ombra fi ricovera- noinfìnite vipere, pafeendofi del fuo liquore . Ma come fia intervenuto, che ("come s'intende da tutti coloro, che ritornano di Giudea ) quivi non fi ritro- vi più pure una fola pianta di Balfamo, edendo fiato creduto, e fcritto da molti , ch'ella fola ne ludi do- tata, non faprei veramente io affermare. Mafapendo per cofa certa, per tefiimonianza d'alcuni, che più volte fono fiati al Cairo, che quivi fi ritrova hora un giardino diBalfamo, fi potrebbe agevolmente cre- dere, chi vi fufie fiato portato tutto quello, cheli ri- trovava in Giudea, per comandamento de Soldani Redell'Egitto, àiqualiera foggetta la Sona; e ciò efièr fiato facto, per maggior decoro del luogo della principal lorfedia, e per maggior magnificenza, e gloria loro. Quantunquefi ritrovi fcritco appredo à gl'antichi, che il Balfamo nafea ancora in Egitto , come fa tefiimonio Diofcoride, e parimente Gale- no nel primo libbro de gl'antidoti al quarto capo , ove tratta, qual Mele più fi convenga nelle compofitio- ni de gl'antidoti . Ma è nondimeno lungo tempo , che in Italia non s'è portato il liquore, nèilfcme, nè il legno, nèlafcorza altrimenti, che fofifiicati , e contrafatti. Come parimente accadeva al tempo di Teofrafio, il quale fcrivendo del Balfamo, al fefto capo del nono libbra, cofi diceva.- Nafcc il Balfa- mo in una valle di Soria folamente in due luoghi, 1' uno de qualinon è pili di venti jugeri, el'altro mi- nore. La grandezza dell'albero è com e d'un grande Melagrano, folto di molti rami; le cui fiondi fi rai- fembrano à quelle della Ruta, ma più bianche , c fempre verdeggiano; il fuo frutto nellagrandezza , e nelcoloreè veramente limile àquello del Terebin- tho, il quale fpira di maggiore odore, che non fà il liquore . Quello, fecondo che dicono , fi cava dalla parte fuperiore del tronco dell'albero, intac- candolo con graffi di ferro nel tempo della fiate , quando nella canicola molto rifcalda il Sole . Rico- glicli tutta la fiate, ma non però efièr moltovogliono quello, che fe ne cava fu ori; percioche in tutto un giorno à pena fe ne raccoglie tanto, che empia il gu- ìcio d'una gongola marina . Refpira di foaviflìmo odore, e grande, di modo che fi fente l'odore del po- co affai di lontano. Ma veramente delfincero non fe ne porta ànoi; imperocheè tutto fofifticato quel- lo, che lì vende inGrecia. Etimperò dicevaGale- no, nel libbra de gl'antidoti, cheperfapere egli in quanti modi fi fofifticava il Balfamo , dubitandoli di non edere ingannato nel comprarlo, fi deliberò vedere fenfatamente i fuoi arbofcelli , e come da quelli difiillafie il liquore; del qual poi fempre ri- tenne, accioche gli fufie il paragone con gl'altri , che fi contrafanno . Il modo d'intaccar la cortec- cia dell'albero, accioche ne dilfilli fuori il liquore , fi ritrova variamente fcritto da gl' autori : impero- che Teofrafio, e Diofcoride difléro, che accioche il liquore difiillafie dall'albero , fe li graffiava la feorza con certe unghie di ferro : ma Plinio , nel luogo di fopra nominato, dice, che quando il Bal- famo fi ferifee con ferro, dal potarlo in fuori, egli 11 lecca, e fi muore; & imperò nel cavarne il liquore, quelli artefici, che fono ben periti in quell'arte, gli intaccano con vetri, ò con pietre, ò concerti col- telli fatti d'olio, raccogliendo pofeia il liquore con del Matthioli A lana in certi piccioli cornetti . Oltre à ciò confide- rando letruffarie, che hoggidi fi fanno, mi pare di ridurre nelle menti degl'huomini, che fe mai alcu- no portafièdel Balfamo in Italia (^quantunque io cre- da, che molte etadi riabbiano da pallàre , avanti che mai Italia veggia liquore dì Balfamo) che non fi compri, fe prima non fi fà d'elio ogni pofiìbile prova, e che manifefiamente fi conofea efier m lui tutte quelle buone qualità , chele gli danno da Dio- fcoride . Il feme fuo , ilquale chiamano Carpo- balsamo, è molto differente da quello , che mo- ftranogli Speciali portatone d'Aledàndria; impero- che il buono è di colore aureo, pieno, ponderofo, B caldo, e mordente algufto : e il volgare delle Spe- ciarie nereggia, è leggiero, vano , non mordente , e poco odorifero . Et imperò è da penfare , che più prefto egli lìa quello ifteflo feme, che fino altempo di Diofcoride fi portava dalla Petra cafiellodi Pa- lellina, limile all'Hiperico , che altrimenti . Inter- viene quefio medefìmo ancora nel legno , ilquale chiamano Xilobalsamo ; imperoche quello , chene mcJf ano gli Speciali , più prefto hà del Mir- to, che deTBalfamo; perche (dall'edere egli fottile in fuori) manca di tutte le qualità vere, che fi con- vengono al legno del Balfamo. Dellafcorza non par- lò Diofcoride, come che Plinio al libbra , ecapito- ^ lo foprafcittodicefiè , che habbia anco ella il fuo ufo nella medicina . Scrifie del Balfamo Galeno al fe- llo delle facultà de femplici, così dicendo: HBalfa- tno è calido, efecco nel fecondo ordine : & ècom- polìo di cosìfottili parti, che è ancora odorifero . Ma il fuo liquore è nelle parti fue molto più fottile , che la pianta , come che non però iìa cosi caldo , come fi (limano alcuni ingannati dalla fottigliezza delle parti. Hà il frutto la medefima virtù ; come che fia egli di molto meno fottili parti comporlo . E ne i fuccedanci vuole e (lo Galeno , che fi poda in,carh- bio del Balfamo porre ne' compofiti lo (latte della Mirrila, il qualeè il fiore di tutto il liquore , òverol' L> oliolrino, ò la radice dell'Iridebiancha : eperilXi- lobalfamo, la radice delle Viole bianche . Ma quel che fi debba mettere per lo Carpobalfaino , non tro- vo, che egli ne faccia mentione alcuna, come che nel trattato, che fenza nome d'autore alcuno è chiamato da Medici, Quid prò quo, in luogo del Balfamo fi mette la Terebinthinadiltillata, ò vero l'olio Lauri- no, òlagommadell'Hedera, eperloCarpobalfamo , i fuoi corimbi; e per lo Xilobalfamo, il fuo legno: di tanta autoritàappredòcoftui ritrovo cfi'cr fiata la Hedera . Ma più predo metterei io per l'Qpobalfa- mo l'olio delle Noci Molcade, ó quello della Scira- ce , che quello della Terebinthina , ò delle bacche E del Ginepro, e inluogo del Xilobalfamo foflituirei l'Agallocho, e per il Carpobalfamo le Cubebe ufua- li . Che leCubebefi pofiano foftituire inluogo del Carpobalfamo , molti dotti moderni tengono con noi, comeche ancora ce Io infegni , e celo dimoltri il gullo; imperoche mafiicandofi le Cubebe fi ritro- vano efiere calde , e acute , e parimonte aromati- che, lequali qualità ( per quanto fi cava da Diofcori- de) fi ritrovano nel Carpobalfamo . Onde per quefio non pofib accettare per buona l'opinione del Fuch- fio, quantunque lìa egli dottiffimo Medico; percio- che nel fuo libbro delle compofitioni de i medicamenti ultimamente ilarnpato,c aumentato, vuole che in luo- F go del Carpobalfamo fi debbino porre ne medicamen- ti le radici del Leucojo, per haver egli così ritrovato fcritto nel libbro de ifuccedanei, che molti credono eflèrediGaleno. Manon havendo io verunaprova, con cui polla far quefto libbro legitimo, nè edendo cofa, che habbia in fe ragione , che quelle radici, in cui non è veruna qualità,che li confacci col Carpobal- famo, fi pollino foftituire in fuo luogo , nonmifoc- corecofa , con cui podà approvare 1 opinione del Fuchfio. Portali nuovamente dall'Indie Occidentali un liquore odoriferiffìmo , molto limile alla Stiracc li- quida, Nel primo lib. di Diofcoride. quida, il quale coloro, che lo portano, chiamano pa- rimente Balfamo, per haver egli alcune qualità limili al Balfamo. Ma ritrovando io clìercltato fcritto da Stribone, che il liquore del Balfamo è d'un colore comedilatte, più prelto ho creduto io efler quello li- quoreil vero/latte della Mirrila , ò liquore delIaSci- race, che del Baltamo ; c pero non eflertuor di pro- polito, che fia egli tenuto, eufato per Balfamo. Di quelto cosi prenoto liquore mi die'de primamente no- titia l'eccellentillimo Medico, eperitilTìmo Semplici- tà M. Luca Ghini da Immola . Alcuni moderni Medi- ci, vedendoli privi del liquore del Balfamo, hanno ritrovato un modo di farlo artificiale, e bollo fatto io pili, epiù volte, per haverlo trovato di mirabile ope- rationein molte, e molte infermità, in quelto mo- amoar- do. Togli del lio uore , che dilVifla dal Larice, olio d' ale , c Avezzo , di eia feuno una libra ; Manna, Odano, di °* ciafeun ftioncie : Spigo, radicidi Valeriana, d'iri- de, d'Acoro, d Afaro, diCipero, di ciafeuno una dramma; Maftice, Galanga, Garofani, Cafiìa odo- rata, Zedoaria, di ciafeuna dramme fei: Noci mo- fcadeoncie quattro: Mace una oncia.- Cubebe , Agal- loco, di ciafeuno onciedue: gomma Elemi oncie fei : Aloe hcpatico, Mirrila, di ciafeuno una oncia, e mezza : Caftoreo dramme dieci : Noccioli di Dattoli , Stirace calamita , Mirrila , Belzoino , di ciafeuno unaoncia: di Sangue di drago in lagrime oncia una , emezza: difior di Lavanda oncie quattro: d'olio di Benonciefei. Fà polvere di ciò, cheli può peffare , e incorpora con iliquori, e cava l'olio per boccia di vetroaccuratamente, con buona mifura di fuoco . E in quella diftillatione havrai in prima una acqua chia- ra, lottiliflìma , la quale arde ecceffivamentc, e chia- mati quefta prima, acqua di Balfamo. Dopò quella comincierà à venire un'oglio giallo, fottile, il quale ii chiama olio di Balfamo. E nell'ultimo verrà il Sal- iamo artificiale, di colore roffo, limile alla porpora . La prima acqua hò ritrovato io rettificare mirabil- mente gli ftomachi frigidi; perch'ella confuma poten- temente la flemma, e la ventolìtà. Il fecondo liquore è mirabile in ferite, in fittole, in doloridi nervi, e di giunture, come ancora à i paralitici, al mal cadu- co, e allo fpalìmo . L'ultimo olio vale à tuttelecofe predette; etutti in fomma vaglionoad altre piti cofe , lequali per brevità al prefente fi tacciono . Chiama- no il Balfamo i G'eci Bàxcrxpoy : i Latini Ballàmuin : gl'Arabi Balefem, Bolelìma, Bclfan. Dell' Afpalatho . Cap. \g. L'Afpalatho, ilquale chiamano alcuni Erejlfcettro , è uno arhqfceuo farmentofo, armato di molte /pi ne . Mafie in Iftro , in Nijiro , in So ia , e nell'lfola di Rhodi . ^Vfanlo i profumici i per dare il corpo a gl'unguen- ti. Vattimo e grave , equello, che feortecciatoroffeggia , onero poi pareggia; e quello, eh' è denfo, odorato, e al gufto amareggia. T tovafeneima fpecie di bianco, legno- fi > fen\,a onore , il quale è inutile . Hai ' Afpalatho facili- tà di fcaldare , edi riftrìngere: ér impero cuoce/i nell'i- no, e lavali la bocca con la Jita decotiione , per effermol- io utile all'ulcere maligne di quella. Xnfondefi nell ulcere, che vanno pafiendo ne membri genitali , e parimente al- le firdide , e ne i polpi delnafo . Adelfo ne i pejjoli per fippojttorio , provoca il parto . Strìgne il corpo, e lo fputo del f angue , bevendqfi la fua decottione . Rifolve le Ventcfitd, e l'angufìie dell'orina . 5* tatho , winn- L" Afpalatho veramente non ci fi porta ne di Can- dia, ne di Rhodi, né di Sona : quantunque babbiano alcuni pen ato, che'l Sandalo rollò lìa l Af- palatho di Diofcori.ie . 11 cui errore difeuopre molto beneSerapione; imperoche nel capitolo, ch'ei fà de Sandali, non v'interpone alcuna autorità di Diofco- ride, cornee fuocoltume di tare in tutti gl'altri fem- plici trattati da" lui: mafolo intal deferittione ufaau- torità Arabiche. 11 che manifeitamenteaiguifce, che'l A Sandalo roffo non fia l'Afpalatho di Diofcoride, del quale trattò edo Serapio.u- per particolare capitolod' autorità di Diofcoride , e di Galeno, fotto quelto vo- cabolo Arabico, Darfilahan al 26. cap. del fio libbre* defemplici. Ecci apprello à quella un'altra ragione molto più efficace; imperoche recitano nelle fuena- l'igationi tatteall'lndie Aluìgi Cadamolto , Chnlto- foroColombo, c ìlPinzone, haver ritrovate gran* dilfime felve diSandali di bella procerità . 11 che non avviene allo Afpalatho , il quale è picciolo aroofcel- lo, amaro al gulto, e odorato . lidie nel Sandalo rof- fo non li litro va;quantunque alle volte appaja ii Sanda- lo rollo odorifero, per elicle llato tra gl'altri Sandali g bianchi, e Citrini odoriteli nel portarli à noi : ilqua- le odore pero in poco tempo lì perde. Panni appo quello, che non s'inganni manco il Kucllio , nel cre- derli egli per vero, che l'Afpalatho Ga quel legno, che ci li porta di Rhodi , anticamente adoperato da gli Speciali per l'Agallocho, il quale chiamano alcuni legno Aloe, del quale e nelle Spedane, e in alcune botteghe, dove li fanno le corone de Pater noitri , hò veduto io diverti pezzi, ò tutti di nero colore, o mol- to venofi di nero, edi giallo. Madicolor roflò non hò mai veduto il legno di Rhodi come dice il Ruel- Errart del lio . E' quello legno , fecondo che recitano i Rhodiot- ìueilio. ti, una certa fotte d'Olivo, chenafe; coti odorifero Q inquelpacfc, che produce alcune bacche molto limi- li alle Olive, non molto fpinofe, nè rollo fotto la feorza, come fcrivc Diofcoride. Etimperò penfo , che lì polla realmente dire, che non fia r A! palatilo 1' Olivaltro di Rhodi. Se bene l'Anguillari tiene con- ila la noilra opinione con il teilimonio delfuoCon- flantino Speciale; imperoche ancor noihabbiamo il teilimonio dipili Rhodiotti , i quali affermano , che per tuttal'ifola li chiama quelta pianta Olivo lalvati- co, e non Afpalatho. Non havcndolo adunque noi (quantunque agevolmente li poterle rintracciare ; li può in fuo luogo mettere il ferne del Vitice, perefier cosi fententia di Galeno nei fuoi fucccdanci . Scriflè- Afpalathcj D nc oltre à ciò pur egli al fellodelle l'acuità de l'empii- fcritto ■ due tòno odoratilìimi, ma nel rollo non vi li fente Odore alcuno. E pero non mi par d'approvare l'opi- nione degl'Arabi, i quali vogliono, che il Sandalo refrigeri nel terzo ordine) e dilecchi nel fecondo, il rollo prolutiifce i rliillì del catarro, e comporto con fucco di Solatio , ò di Sempreviva , ò di Portulaca , e applicato, giova alle gotte, c alle polteme calde . 11 bianco, e il giallo [1 pongono , mefcolati con Ac- qua Rofa, in su la f onte, per il dolore -della tetta , generato per caufa calda . Conferifcono alle febri cor lide, e dannoli à bere à coloro , che hanno lo fiorna- co ttoppocaldo. Fartene impiaitro con acqua Rota p in su lo tlomaco , per confortarlo nelle ardentif- fimefcbri. Hàil Sandalo (come dille Avicenna in quel trattato delle virtù del cuore) poffanza di ralle- grare, e confortare il cuore; & imperò fi mette ne cordiali, e nelle medicine, cheli fanno per il batti- cuore . Chiamano l'Afpalatho i Greci Ao-nihuSos ■ i N<,mi• LctiniAfpalathus. D 2 Del 52- Difcoriì del Matthioli Del Mofco. Cap. 20. 3\L Mofco , il quale chiamano alami Splachno , fi L trova nelì albero del Cedro , dell' Apio bianco , e eUa Quercia. . U ottimo è quello del Cedro ; à cui và *PpreJJo dì bontà quello , che nafce nell Oppio : ma qusl- MOSCO ARBOREO. Mofco,e Tua hiftoria. lo dell uno , e dell'altro più A loda , che è bianco , ejr odorato. Biafmajt quello, che nereggia. Ha il Mofco virtù co/lrettiva , & è ?rìile fàendofi nella fua decot- tiene alle donne per li difetti della matrice . Mette- fi nell' unguento Balanino , e ne gli olj per dar loro corpo . Comjienft tie profumi , e nelle medicine delle latitudini. MOSCO TERRESTRE. G Aleno nel fello libbro delle facultà de ftmplici.c Paolo Eginetta nel fettimo non tacendoli del Mofco del Cedro oltre à quello dell'Oppio, e della Quercia, fenderò ancora di quello, chenafceinsul Pezzo, albero molto firnilc all'Abete. Dal qual nel- le più alte montagne della valle Anania del diltretto di Trento, più, e pili volte, ho raccolto il Mofco, mol- to pili odorato , evilcofodiquellodellOppio, e della Quercia. Non hà di quello mcn buono odore quello dell'Abete, del quale hò villo in alcune felve tanto carichi gl'alberi, che molto più co'l Mofco, che con le frondi adombravano il luogo, dimodoché par nel primo fguardo, che potali alberi habbianoil Mofco perfrondi. Chiamali il Mofco de gl'alberi per varj, e diverfinomi, cioèMofco, Brio, Sphagno, Splach- no, &Hipno. Fecene memoria Plinio al 12. cap. del 23. libbro con quelle parole. L'elettiffimo Mofco è quello che nafce nella regione Cirenaica : alcuni lo chiamano Brio. Appoqucfloèquellodi Cipri: c il terzodibontàèquello, che nafce in Fenicia. Dicefi, che nafce ancora m Egitto,come norLdubito che nafea ancora in Francia. Sono chiamati di quello noroei canuti velli de gl'alberi , come fon quelli , che veglia- mo nelle Quercie, ma odoriferi . Lodanfi i bianchitlì- mi, e i più lunghi perii primi di bontà,ei rolli per lilé- condi,maineri nós'apprezzano:cofi comenó lì (Uma- no quelli , che nafeono nell'I (ole , e neile pietre , e che hannoodorediPalma, enonproprio. Tutto quello difìePlinio. Ma tra i Mofchi, che nafeono in Italia , quello è il più nobile, più odorato, e più gentile, che nafce nel Larice: & imperò forfè per avventura più vir- tuofo. Col quale mi ricordo havere havutola (late al tempo della notte aliai piacere ; imperoche mentre che fianco dal cercare varj femplici ne gl'alti monti, mi ripofava io sù'lfieno, dove erano aflaiffimi Larici.fuor di modo mofeofi, mettevano alcuni pallori il fuoco con un picciolo lume nel Mofco aridiffimo loro : il- quale bragia va con maggior furia , che non fà la pol- vere delle bombarde: e faceva nell'ofcurità della notte un numero infinito di faville , e fiamme , che afeende- vano altamente nell'aria, lanciandone foaviffimo odo- re . Et imperò è da penfare , che quando Galeno fcrive ritrovarli il Mofco nelle Quercie, e ne i Pezzi , ch'egli non intenda folo del Pezzo, madituttelcfuefpecie , cornee l'Abete,il Larice,e il Pino . Scrifiè adunque egli del Mofco nel 6. libbrodelle facultà de femplici con quelle paiole: Il Brio chiamano alcuni Spadino. Ri- trovali nelle Quercie, ne 1 Pezzi , e ne gl'Oppi bianchi . Hàvirtùdiri(lagnare,manon però valorofa. Non è molto frigido , ma propinquo alla mediocrità , per ha- : ver egli del digeftivo, edel mollificativo, emaffima- mcnte quello, che nafce nel Cedro. Chiamafi volgar- mente il Mofco degl'alberi nelle fpeciarie Ufnea,per- che cosi è chiamato da gl'Arabi, fraiquali diceva Se- rapione: L'Usnea peralquantigiorniinfufainvino, bevendofene,f à profondiffimamente dormire.Aroma- tizzaloftomaco, reprime il vomito, e llringe il fluito del corpo.E' ancora medicina cordiale l'Ufnea,fecon- do che recita Avicenna nel fuo trattato delle virtù del cuore. Trovafi ancora un'altra pianta , di cui facem- mo mentionc di fopra nel commento della Spica Celti- ca,la qual chiamano alcuni moderni Mofco terrellre. Quella adunque fe ne vàferpédo per tcrrajangacomc unafunc, e tutta circondata di picciolej efpefiìiììmc foghu- dagi-, Mofco reitre hifton Nel primo Iib. fogliettine lunghette, di modo che fi slunga alle volte piùdifette, òotto braccia, con alcuni ramofcelli , che vinafeono dalle bande, limili alle cime de i Pezzi alberi. Tuttala pianta al toccarla ii dimorerà ruvida , efecca, d'uncolore che nel verde gialleggia , feorre per terra, efràifaffimofcofi', e fi flabilifce con alcu- ne piccioliffime radici capillari , che nafeono per tut- to dalla fua lunga fune, fra le foglie, come fi vede nell'Hedera. Produce dai ramofcelli alcune panico- le il mefe di Giugno, come quelle de i Noccioli albe- ri, di color gialliccio . Nafce nelle felve in luoghi ma- gri, efolitarj. Credonfi ancora alcuni ignoranti Spe- ciali, che quella pianta fiala vera Spica Celtica: eper quella la mettono ne i medicamenti, non fi curando dd diconofcerlavera . Cottanelvino, ebevutonelade- ter- cottione, rompe le pietre delle reni , elefà orinare Perla, e cotta nell'acqua mitiga l'infìammagioni ap- plicatavi fopra , e però giova à chi patifee le gotte cal- de . Mefla nel vino che minaccia di diventar cercone, ò (come dicono altri) verfo, lo preferva, che non fchio fi corrompa. Ma perche la fimilitudinc del vocabolo iiórìa! m'hà "dotto à memoria il Muschio odorifero, il ' quale e di Levante, e di Ponente rinchiufo in certe vefeichette ci fi porta, non ritrovandone io alcuna memoria da Diofcori de, nè da Galeno, non hò vo- luto preterire di non dirne in quello luogo quello , che fe ncrichiede . Perche in verità s'io lo tralafciaffi, e non l'inferilfi in quella mia opera , meritamente fi potrebbeella di me condokre . Impcroche vedendo , che tutto'l mondo, parte per occultarci fetori del cor po, parte per amoreggiare, e parte per una certa la- iciva politia, alcollo, nei veftimenti , nelle borfe , nelle corone de Pater nollri, e in mille altri modi porta fecco il Mufchio, fenon n 'navette anch'ella la partefua, èdadubitare, che malagevolmente have- rebbe potuto ha ver grada fra gl'huomini, che cosi uni- verfalmente delle fragrante degl'odori rcfpirano . Et imperò, acciò ch'eìla fi polìà fare una miltura àfuo modo odorifera del Mufchio prima, e pofeia del Zi- betto, edcll'Ambra, gli darò quella poffibile cogni- tione , che le mie forze patiranno . Del Mufchio adunque odorifero (fecondocheda Aetio tranfcrive il Ruellio, fe però egli non s'inganna, avvenga che piti prefto pajano parole di Simeone Sechi Greco , che diAetio,) fe ne trovano piti fpecie. Ma tiene il prin- cipato di tutti quello, che nafce in una certa terra , che riguarda aliai più l'Oriente, che non fa la città di Chorafa: e quello in lingua barbara, fi chiama Pat , di colore gialliccio . Tiene appo quello il fecondo luogoquello, checi li porta d India; imperoche egli c d'affai minor bontà del primo, di colore nereggian- te .11 peggioredi tutti è quello , che viene dalla regio- ne de Sini. Generafi univerfalmente tutto il Mufchio nell'ombilico d'un certo animale limile al capriuolo, il quale hà un fol corno, & è di corpo allàigrande . Quello quando egli và in amore, diventa quali furio- fo, eingroflafegli l'ombilico, empiendoli d'un cer- to fangue groilò, in modo d'una polìema . In que- llo mezzo quello animale non mangia non bee, ma quafi fempre fi và travolgiendo per terra , per lo che crepala poftema, & efee fuori quel fangue mezzo di Diofcoride A 53 D corrotto, il qual di poi in certo fpatio di tempo di- venta odoriferilììmo . Scrif- leparimentedelMufchiotra £' Arabi aliai accuratamen- te Serapione in quello mo- ao.dictndo: lluoghi, do- ve li ritrovano gl'animali , ™ producono il Mufchio, tono nelle regioni diTum- Mfco, edeS.ni, paefi prò- P'ocheconfinanoinfieme. Maemolto mighorequello d'Tumbafco, che quello de blmi ""Pei'oche gl'animali del Mufchio di Tumbafco mangiano il Nardo, & al- tre herbe odorifere . 11 che non accade à quelli de Si- ni , i quali ancora che mangiano herbe odorifere, noi» fono però da comparare con la Spica , e con l'altre , di cheli nutrifeono quelli diTumbafco. Oltre à quello gl'huomini di Tumoafco non cavano il lor Mufchio delle vefeiche per contrafarlo , né lo ricolgono mai , feil cielo non elereno. Mai bini per la maggior parte 10 fofìllicano, levandolo dalle proprie vefeiche , e mcfcolandolo, per farlo crefeere, con alcune lor co- fe, non olTèrvando in ciò ferenicà alcuna del cielo 11 migliore e quello, che più refpira d'odore, e quello cheficava dall'animale, quando è benmaturo. GÌ' animali, che f inno il migliore, non fono differenti da gì' altri in cofa alcuna, fe non eh' hanno elfi di pili due denti canini bianchi , e più lunghi d'una fpan- na, che gl'efcono fuori di bocca, come fanno quelli deverri. 11 Mufchio, quando none maturo , hàodo- rehorribile, efaftidiofo: & imperò i cacciatori , che cavano le vefeiche del non maturo, l'attaccano all' aria, dove in certo fpatio di tempo lì matura, elaffi odorifero. Ma il miglior è quello, che li matura nella fua vefeicha nell'ilteliòanimale , il quale lì raccoglie dagl'huomini diquel paefesu per li fallì, eper li tron- chi , imperoche come l'animale fence la poltcma ma- tura, fi vàfregando, e ilropicciando ài fallì, & a i tronchi, tantoché (e la rompe, verfando fopra quelli il liquore odorato, che vi fi ferra dentro , il quale è mi- gliore di tutti , per haver la perfetta maturità, per ef- fer llatocotto dal Sole, e preparato dall'aria . Ricol- gonlo quindi i cacciatori , e ripongonlo in altre vefei- che vacue, già fiate d'altri animali prefi da loro. E quelto è quel Mufchio, cheufanoiRe, echefìdona loro per cofa pretiolifììma . E' caldo il Mufchio nel fe- condo ordine, e fecco nel terzo. Fortifica il cuorcin tuttelefue pallìoni , eparimente tutte l'altre vifeere delcorpo, bevuto, e applicato di fuori . Mondilìcale fottili albugini de gl'occhi, e difecca l'huinidità loro. Fortifica il cervello, ecanfeiifee all'antico dolore di teda, che proceda dalla llcmma. Humefatto con olio diCherva, e untonele parti genitali > provoca alcoi- to. Falli del Mufchio la conféttione, che i profumie- ri chiamano Mofcardini, da tenere in bocca per fu buon fiato, in quello modo. Toglielì una oncia di gomma Draganti inlieme con due dramme di Sangue di Drago elettiifimo, e mettonfi in infulione in tanta acquaRofa, che balli per due, ò tregiorni continui, edipoi lì pongono in un mortaio, e vi s'aggiunge fei dramme di Zuccaro fino polverizzato, e cinque di fa- rina d'Amido , e uno fcropolo di Mufchio diliolto con acquaRofa, e dipoi s'incorporano bene con ii pcltei- lo, e fallì di tutto una palla, della qual fi formano i Mofcardini grollì come grani d'Orzo, ò poco mino- ri, e lene tengono poi in bocca uno, o due alla volta. Habbiamooltre al Mufchio un'altro liquore; il qua- le è anch'eglidi foave, & acutitfimo odore . Que- ., Ito volgarmente per tutta la Italia fi chiama Zi set- ru'a™o;, To , molto ufato da profumieri nelle lorocompofì- crini, tioni odorifere. Generali ne' telìicoli citeriori di cer- ti Gatti fimili alle Foine, Iiquali più volte hò ve- duti io à Venetia portativi di Soria. E'quefto liquore Modo di fj. re i Moftai - dilli . ANIMALE CHE FA' IL ZIBETTO. D 3 quali Fili " il m (HI twlflJ 54 quafi comeunfudore, che fi concrea tra i tediceli di quello animale , di natura calido) ehumido. Con- ferifcealle prefocationi della matrice , ungendone 1' ombilico alle donne: onde non è maravigliale mirabi- le dilettatione elle neftntono, quando fc gliene porge libetroco; ne" 3t[° del coito • Contrafadi il Zibetto da 1 trudato- me fi con- ri con fiele di Bue antico, Aloe, Garofani, Muf- tì-afa . chio , e acqua Rofa , ma gudandoli facilmente fi fcuo- Ambra c pi e l'inganno . Ma come fi generi I'Ambra odorife- ra varia ra , ritrovo varie opinioni . Imperoche alcuni tengo- hiitotia. no,ch'ellanafcanelfondodelmarenelmodo, chein terra nafeono i Funghi , e che pofeia per l'agitarh dell' onde, fifpicchidalfondo, cconducafi alle rive . AI- tridicono, cheun certo pefee, nominato Azel , la SpKie t mangia, emangiatala, fubito fi muore; echeipef- virrù „cU' catori , iqualifono bene inflrutti di qucfto , veden- Ambra. dolo nuotare morto fopra l'acque , lo tirano alla riva confuria, econuncini, & apertogli il ventre, cava- no l'Ambra, della quale quella dicono efière la mi- gliore, che fi gli ritrova piti appiedò al filo della febe- na. Altri dicono, ch'ella nafce in certi fonti à modo di bitume. Ritrovanfi d'Ambra tre fpecie . Una, che gialleggia, migliore di tutte , la quale fi porta daSe- lachio cittàd'lndia. L'altra, che biancheggia, che ci fi conduce da un cartello dell'Arabia felice chiama- to Sinchrio. Elaterza, laqualeènera, ediniun'va- lore. ETAmbracalida,efecca. Corrobora nell'odo- rarla il cuore, e il cervello . Conferifce molto àivec- chi, e frigidi di natura: & imperò à coftoro fi podo- no realmente concederei guanti, che fiano ben pro- fumati con effa . Confortale membra indebolite, e parimente i nervi : aumenta l'intelletto, conferifeea' malinconici , conforta lo ftotóaco , & apre le op- pillationi della matrice : provocai medrui, mitiga i dolori colici, irrita al coito, giovaalmal caduco, à i paralitici , eallofpafimo. L'Ambra indila nel vino, fà ccceffivamente inebriare . Chiamano i Greci il fcomidel Mofco p'óor : i Latini Mufcus: gl'Arabi Axnech, ò veroUfnee: iTedefchiMoofz, Dell' Sfgallocho. Difcorfi del Mattinoli A tro non s'ufava nella fpeciarie (come è ftato detto di D Cap. 21. L. Agallocho è un legno , il quale Jl porta d'India , e di Arabia , Jimile al legno della uhuja , àiftìnta- meme punteggiato , odorìfero, al gtifio cojlretlivo , con alquanto d'amaritudine : ha la corteccia fua à Jimilitu- dine più prcflo di cuojo , che d'altro , di colore alquanto vario. JVtafticandoJì , àzèramente lavandqfila bocca con la fua decottione , fd buon fiato: fpargendojì trito in pol- vere fopra tutto il corpo , prohibìfee il fudore . Adope- ra/i ne profumi in cambio dlncenfo . La radice , bevuta al pejb d'una dramma , difeaccia l' humidità , e miti- ga l'ardore, e la debolezza dello fìomaco , Bevuto con acqua, giovai i dolori laterali , del fegato, del corpo , & alla difenteria. , /^Hiamafi l'AgalIocho da i più nuovi Greci, i quali iti. \_j i] ! ti I il eiuaetiini.' hanno in varie , e diverfe cofe imitato glArabi, nasone. legno Aloe: come ancora volgarmente fi chiama hog- gi da i Medici, e da gli Speciali. L'ottimo èquello,che ne portano i Portughefi da Calecut città famodffimi d'India : quantunque le ne porti ancora dell'eccellen- tiffìmod'Aleffandria àVenetia, il quale abbrugian- dofi, fpira di foaviffimo odore. Nè però è da penfa- te, che quello non fia il vero, per non effe macchiato d i punti ; imperoche Oribafio, il quale di parola in pa- rola traduce da Diofcoride ,non legge ibfww, ma di- videndo tal parola , legge, irip.ui io tu iSu; cioè : E* adunque odorato , &c. ìl che parimente fà Serapione, non facendo egli memoria veruna di punti , nè di mac- chie: come nè anco Paolo, Ma non è però gran tem- po, che fi comincia à portar il buono : imperoche fe bene apprelfo ad alcuni fe ne ritrovava qualche pezzo dell'eccellente ; nondimeno eflendo quello poco , al- fopraj chel'OlivadrodiRhodi, ilqual penfa ingan- oA£Ei^f" nandofi il Ruellio. che fial'Afpalatho. Nafce l'Agal- Iocho Cecine teftificano i Portugheli , che per mezzo giorno navigano in Levante) nelFlfola Taprobana , e in altri paefi circonvicini : del quale portano hora i tronchi tutti interi, i quali non folamente accefi , ma maneggiati, e fregati con mano, fpiranodigentiliifi- mo, e foaviffimo odore. Ma con tutto quello l'Agal- Iocho è per tutto (limato; perciochc fin dove egli na- fce, fi vende molto caro . Ma di coli eccellente non hò ancor io veduto .Sono alcuni, che fognando fcrif- K fero non edèr veruno , che mai vedeflé l'albero dell' v '„°"n Agallocho, credendo» per cola certa, ingannati dall' alcuni, opinione favolofa del volgo, chenafea folamente nel Paradifo terrellre, e chediquindi fi trafporti da i fiu- mi, che fecondo le facre fcritture efeono di quello , Ma è ben cofa certa ("come brevemente teftifica Sera- pione ,) che il fiume Gange dell'india menafeco gran copia di rottami d'Agallocho, i quali vi fono portati da divel li altri fiumi , ch'entranoìn quello . Impero che fcorrendoquefti luoghi, ove nafce l'AgalIocho , ingroflandofi alle volte molto , per 1' inondationi dell'acque, rapifeonofeco infiniti tronchi, erottami d'Agallocho, infiemeconvarj altri legni cafeati de bofehi per terra , e li portanonel Gange . 11 chefpef- fillìme volte veggiamo intervenire nelle noftre fiuma- re d'Italia, quando dopò alle gran pioggies'ingroflano. Dal che dà manifelto inditio quell'Agallocho, che fi vende à Venetia , il quale per efière lungamente (tato trafpottato dall'acque, fi vede per tutto lacerato, ro- fo, e guaito. Onde non è punto da maravigliarli , fe maneggiandoli non fpira , nè tende quell'odore foa- ve, di cui fpira quello, che dalle proprie felve, e da gl'ittedì luoghi, ove nafce, riportino ì mercanti Por- toglieli . E' r Agallocho eli più fpecie , fe fi deve predar fede àSerapione , ilquale d'autorità di Aboha- nifa Arabico neferiflè in quello modo : Dicono, che H;n, l'AgalIocho non nafce in Arabia , quantunque vi fia d'"'A*' una pianta chiamata Nevig,la quale gli fi raflembra al- Sa set» quanto. Ma l'eccellentilTimo nafce in India, il qua- ne. * le quantunque fia differente di fpecie ( per edème qui- vi di piti forte ; nondimeno quello propriamente, e particolarmente fi chiama Indiano, che di tutti è più valorofo, come fi chiamano iMiroboIani neri parti- colarmente Indiani, peredère di tutte l'altrefpecie migliori. L'ottimo chiamato Indiano fi ritrova in un' lfola d'India chiamata Fimua . L'clectiflìmo è il ne- ro, vario di colore, pieno , grave, duro , grodò, e non bianco , e cheaccefo non brugi predo, mi che vi duri dentro lungamente il fuoco. 11 fecondo luogo di bontà hà quello, che chiamano Munduno da Mondel città dell'India , onde fi porta . 11 terzo chiamano Seilico, il quale non è di poco valore, per effer cosi grave, evirtuofo, che medò nell'acqua non vi nuota, ma fubito fe.nevà al fondo. Di quella fi.e- cie quello veramente più s'apprezza, che è grodò, e ben pieno d'humore. Ilmancobuono è quello, che chiamano Alcumerico, piti trillo delSeifico, quan- tunque Alcumeronon da lontano da Seii'o più che tre giorni di camino. Nella fpecie dell'Acumerico quello è più valorofo, che è nero, fenza bianchezza alcuna, grave, e che tardamente s'abbrugi . E d'au- torità di Chealfeebeno, il medefimo Serapione cosi fcrive: Dicono oltre ciò, chegl'habitauoride luoghi ove nafce l'AgalIocho, fubito che l'hanno tagliato dall'albero, lofepellifconointerrapertutt» il tempo d'un'anno,scciocne cosi s infracidifea tuttala fua cor- teccia, e rimanga folamente il puro legno . Dicono ancora , che i rami , e parimente i tronchi dell'Agallo- cho,che cafeano in quelle bande per lor fteffi , fon po- feia rapiti dalle inondationi de fiumi,e portati da quel- li per li paefi circondanti . Tutto quello diffe Serapio- pione . Al quale fottoferive tra i più moderni Greci Si- meone, cognominato Sethi , rendendo la ragione , per- che caufa fi fepellifca in terra l'AgalIocho, con quelle parole : rirole ■ Non credono, che l'Agallocho diventi odori fero fe prima non s'infracidifce egli alquanco: e però ipae'fani, fubito che l'hanno tagliato, lo fepelifcono interra, eal fuo tempolo difotcerano, evendonloà irnerc'atanti. Ritrovo oltre à ciò, che Nicolao Alef- fandnno , nelle compofitioni de fuoi medicamenti , là fpefle volte mentione dell' Agallocho crudo . Sopra al che commentando il Fuchlio Medico clariflìmo de tempinollri, dicequefte parole: Fà Nicolao fpefi'o memoria dell' Agallocho crudo , e però in quefto luo- go diremo hora (opra ciò il noftro parere . Intendo adunque io , che l'Agallocho crudo fia quello, che non è putrefatto; imperoche (come teftifica Simeone co- gnominatoScthi) gl'huomini del pacfe, ,ove egli na- fte, lo tagliano, epofcialofotterranocon molta pol- vere, e doppo alquanto tempo lo cavano fuori, e ven- donloà i mercatanti . E però quello farà il crudo , che non è ilato fottcrrato, ma che lia tolto dall'albero iltef- ipinione fo per ufare . Quefto tutto fcrive il Fuchfio . Dalla cui Fuchlio opinione fono io aliai lontano ; imperoche fe nel com- t3blta' porre de medicamenti, noi ricerchiamo fempre i più valoroli, e più eccellenti Semplici, che ritrovar fi pof- fano , & eflèndo (come riferifee Simeone ) quell' Agal- locho più valorofo, e più odorato, che tagliato fi fcpel- lifce interra, non veggio per qual raggione debba Ni- colao chiamar crudo quello , che fubico è flato taglia- to dall'albero (di quefto per la diftantia del paefe non lì porta à noi ) e che non lìa Irato fepellito, e tenerlo per il più valorofo, e malìimamente fapendofi , che il fc- poko nella terra, e nella polvere, non fi può cuocere per fe fteffo, nò elsédovi fuoco, nè calore.ma più predo 11 fpoglia d'una certa iualuperflua humidità, la quale nel non fepoltooftufca l'odore ,E però crederò fempre iopiùprelto, che per crudo intenda Nicolao, quello che non fìa fiato cotto, ebollito nell'acqua .havendo forfè egli imefo , che gl'Indiani molto vaghi de bagni , lo fanno cuocere , per dar loro foaviffimo odore , e an- coperche di corali decottioni lamio preciofiffime ac- que , per l'ufo de i Rè loro, e d'altri fegnalati perfonag- gi, come fanno parimente lefiando il Rheubarbaro, e cavandone fuori la virtù fua , prima che lo vendano , O veramente intende Nicolao per cotto, quello che èmcnatolungaménteda ifiumiper lunghi paefi . Im- peroche in quelle calidillìme regioni , l'acque de i fìu- mivengonocosì forte fcaldate dal Solcchenófolamé- tepollòno macerare ilegnami, chevinuotono igior- ni, eimefi, ma cuocerli, e lefiàrli ancora . Aquefto s'aggiunge ancora; che richiedendo Nicolao nonfo- lamente il crudo, ma il buono ancora, non mi pare , che altro ricerchi egli , che quello , che per ltar fotter- iiochÓ"' rato s'è fatto migliore. L'Agallocho fcalda, difecca nelfecondogrado. Confenfce (come fcrive Avicen- na) ne i difetti del cuore , e pero lo pofe egli frà quei medicamenti, che fi chiamano Cordiali . Di quefto non ritrovo memoria alcuna apprefioGaleno altrove , "che neifuccedanei: dove in luogo dell' Agallocho fupplifcela Centaurea maggiore . Chiamano ì Greci l'Agallocho, A.jàhMo%a>i i Larini Agallochus,& Li- gnumaloes: gl'Arabi Hoad, Agalojam, Agalugin, ò vero Agalugen : iTedefchi Aloesholtz, òverokre- utzholtz, li Spagnuoli Linaloe. Del Narcaphtho. Gap. 22. Ih Narcaphtho fi porta d'India . «na fcmjt fimi- le à quella del Sicomoro. Abbnigiafi per fai buon odore , e mefcolafi con le compofitioni de profumi . Vale per -via di fomento alle oppillationi della ma- trice . 'T»Anto brevemente il Narcaphtho, e tanti pochi ;a£m°.' -L fegni dcll'efler fuo ne fcrive Diofconde , che :.onc. malagevolmente fi può darne quella vera notitia, che farebbe certifiìmamente defiderio mio, avvenga che Nel primo Iib. di Diofcoride SS A non fìpofià per vero aftermare,checofa ci fi porti hog- gi d'Ind'a , che potelle efier il vero Narcaphtho : e tan- to più, che non ritrovo, che Teoftrafro, nè Plinio n' riabbiano ne volumi loro lafciata alcuna memoria . Ma è veramente da credere, che fe il Narcaphtho ci fi porta, che egli fia il proprio Tignarne delle Speeia- rie, come fi può affermare -per diverfe congietture . Imperoche Tigna me non vuole rilevare altro , che T| >nlt. Thymiama, e Tbyrniama in Greco non rileva altro nel noftro volgare, che profumo. E perche il Nar- caphtho molto s ufa à profumare, lafciato il proprio nome, fi hà fidamente ferbaco il nome dellacofa, in che s'adopera, corrotto il Vocabolo Thymiama in B Tignarne. Oltreà quello , dice Diofcoride, che per sèfolo, e anco mescolato con gl'altri odori, accen- dendoli, rende buon'odore. 11 che nelTigname del- le Spedane facilmente fi prova . Imperoche egli è tan- to.in ufo nelle compofitioni odorifere, che nonfola- mcncc s'adopera elfo folo per profumare, ma poche compofitioni di profumi fi fanno, che non v'entri il Tignarne. 11 che fà, che non ci dobbiamo maravi- gliare , fe lafciato il proprio nome dell'albero, s'hab- biaufurpatoilnome de profumi. Chiama Serapione il Narcaphtho Laiabatcn, edice havervirt ù fimile al Calamo odorato. Chiamano il Narcaphtho i Greci ÌÌ e non gomma, nè cola, che cafehi dal cielo. Percioche quella gomma nonealcro, che la Lacca diSerapione , la quale chia- mano in Italia, chi Lacca, echi Lacchetta, ufacada I tintori per tingere quelle fete di rollò, che apprezzano, per non durarvi lungamente quel flori- do, che dimollrano nel comprarle . Ne1 olla à quello che feriva Serapionc, al quale in quello luogo adheri- fee il Fucndo, che il colore di quelta Lacca fi chiama Chermes, chealtronon rileva , che Cremefino . Im- peroche al proprio capicoìodel Chermes , alerò non intende egli per ilChermes, che la grana de tintori di Diofcoride . Onde non pollo fenon Benfare, che il tefto di Serapionc nel capitolo della Lacca fia feorret- to, e failificaco, odagli fcrìctori, ò dall'interprete E però forfè farebbe meglio leggerlo m quello modo:' Cuoceli quella Lacca, e tmgonvinfi dentro i panni di rollo colore, dimodoché pajono Crcmclini, òvero limili aquelli, nellecuitinturelì rnetteil Cremefino ti rano oltre à ciò una gran parte de gli Speciali nel comporre la Dialacca , mettendovi in luogo della ve- ra, e leg.c.ma Lacca fciitta da gl'Arabi, cheli porta d Armenia, ove diftilla da un cercoalbero, di quelle tacce per arce fedamente per l'ufo de i dipintori; ma guardino digrada, cnc volendoli correggere diquefi' errore, non cafcafieroin uno altro molcomagaiore II che agevolmente interverrà loro , fc feguireran- no la doccrmadiquei venerandi Padri, che hanno commencacol Anridocario di Mefue. Imperoche que- Iti già tatti grandi rellauratori della medicina , non hanno dubicaco di configliarc, che nell'ancidoco della Dialacca non fi debba mctrer alerò, in luogo della Lac- ca, chequellagomma, ò veramence liquore conden- iaco, che ci fi porca d'Africa , limile à grumi di fangue, che volgarmente fi chiama Sangue di drago in lacri- me, e che fi tiene da tuccii docci fempliciifi chefiail vero Cinabrio di Diofcoride. Ma errano in ciò mol- to più, Lacca an eiale di rie fpeci< Opinioni deiFuchi' ■•eprobaca Errore de gli Speciali. Errore de i Frati com- mentatori diMeiue. Nei primo lib. di Diofcoride A Greci il : gl* Ara- to pili, che non è il merito della riprenfione, che fi devedarloro, per efler quel Sangue di drago in mol- ■ tefacultà fuedeltuttocontrarioà quelle del Canca- mo, edellaLacca. Percioche quefta ("come da gl' Arabi fi cava ) la quale propriamente fi conviene, e fi richiede inquelloantidoto, come medicamento ri- trovato, e comporto da loro, oltre alla fortezza, e conforto, che dà erta allo ftomaco, &al fegato, a- pre di forte le loro oppilhtioni, che non folamente giova al trabocco di fiele, ma anco valorofamentc nefl'hidropifie. Ma il centra rio fà il Sangue di dili- go, il qual per propria virtù coftringe, riftagna , e ferravalorofarnente, di modo che fcrive Diofcori- de, che il detto Sangue di drago hà le virtù, e le fa- culti medefime, che la pietra Hematite . La virtù della quale è peròdiriftagnare il flutto de meftrui , non di provocarlo, come fi il Cancamo, e la Lac- ca; emaffimamentedove !i ritengono per caufa d'hu- morigroflì, chefacciano oppillare le vene. Per ciò adunque s'adopera il Sangue di drago, per riftagnare il fangue nelle ferite, &in ogn'altro luogo del cor- po, e per confolidare le rotture dell'offa, più che o- gn'altro medicamento. Ma lafciamo hormai quelli Padrvda banda, e configliamogli Speciali, che vo- lendoloro aderire à i noftri configli, non mettano altro in quello antidoto per la Lacca, chela ferina di Serapione. Laquale(come riabbiamo detto )cquel- laifteffa, che hoggi cifi porta dArmenia, Scancoia d'India copiofifsima per le tinture rode delle fete fo- prafufelli di legno. Imperoche di quefta inteferogl' Arabi inventori dell'antidoto chiamato Dialacca . < I quali feguitando Nicolao Aleffandrino, coman- dano, che nella Dialacca fi debba metter quella Lacca, che adoperano i Tintori: iqualifinalmcn- fe altra Lacca, che quefta non hanno , nè ado- perano per tingere le fete . Chiamano i mi del Cancamo Kayxàfiov : i Latini Cancamum am0- biSach, òveroLach: il volgo Lacca . Del Ciphi. Cap. 24. E' 7? C iphi una compofii ione di profumo , dedicata alli Dei , la quale abondantemente-ufano ifacerdoti d'E- gitto- Mette/i ne gli antidoti, edafft à bere itili flntti di petto. Senefannopiàcompqfitioni, delle quali quefta ri ìuna. Togli mezj^ofejlario di Cipero, ór altrettante bacche di Ginepro ben mature : d'Uvapaffaeletta, e ben piena, curata dai fiocini , dodecimine : di Ragia purga- ta , cinque mine : di Cacano , e Giunco odorato , d' Appa- iatile' egualmente di tutti una mina: di Mirrha dodeci , di-vmyecchiofeflariitove, di mele mine due . Vejla po- feia l'-uva paffa ben prima netta da i fiocini , ór incorpora- ta con la Mirrha , eco'lvino, ór aggiuntovi poi tutte t altre cofe pefte, ebeneftacciate, e lafciale in infnjìone à macerarfiìperungiornointero. Dipoi cuoci il mele , e co- me lo -vedi -venire vìfeofo , aggiungivi la Ragia liquej 'at- ta, e me/cola diligentemente con taltre cofe ben trite, e fer- malo in vafo di terra coita . Ritrovanti alcuni volumi di Diofcoride, e maf- fimede'più antichi (come recita il dotto Mar- cello Fiorentino ) che mancano di quello capitolo del Ciphi. 11 che fi agevolmente credere, che più pre- tto vi fia Irato aggiunro da qualche curiofo Medi- co, che portovi da Diofcoride . Del che non dà ] picciolo indicio il penfare, che fcrivendo Diofco- ride de Semplici, non riavrebbe cosi fuor di pro- pohto, interpoftovi quefta compofitione . I Greci lochiamano: KCpi: i Latini Ciphi . Del Croco. Cap. 2?. IL Croco ottimo nell'ufo della medicina è ilCorìceo, fre- fio, e ben colorito , eckehabbìunelle fue fila alquan- to di bianco , e quello, eh' è lungo, intorno in tutte le fue parti, nonfragile, pieno, nmfminuho di cofa alni- $7 D na, e quello, che bagnato, tinge le mani, non hà odore di muffa, noni humido, non tignato , & alquanto acu- to. Quello adunque , che non farà cosi , 0 e -vecchio, 0 è flato bagnato. Il fecondo luogo di bontà fi dà al Coriceo d'una pro vincia , che confina con Licia . Il terxji al Li- do del monte Olimpo , ór il quarto à quello d'Egide città ti Stolta. Il Cirenaico, ór il Centuripino fono di minor ■virtù ditutti quelli di Sicilia. 7 'ulto il Croco hà natura domeftica , fìmileàgli herbaggi . Nondimeno gli Italia- ni per la copia del liquore, e bellezza del colore, tafano per tingere i cibi , che fi fanno ne i mortarj ; per la qual cofiifiìvende affai caro . Quello, che in medicina è più utile, è quello, di cui fetifemo prima. Sofifticafìil Cro- coconil Crocomagmatepejlo , òveromefcolatovivin cot- to, aggiuntovi, perche più pefiì, fpuma d' argento, e piombaggine. Ma difeuopre la magagna la polvere, che vi fi 'trova dentro, e majfime fi vi fi fente l'odore della S apa . l'itole T beffalo , che'l Croco fi commendi fola per l' odore. Dicono alcuni , cheilCroco, bevuto con acqua al pefo di tre dramme , ammazza. Havirtù di maturare, mollificare , e leggiermente coftringere : provoca l'orina : fà buon colore . Bevuto con vino paffo , vale contra alla ubriacbezjcjt . Applicato con latte humano , ferma i flufi fidegl'occhi . Mettefi utilmente nelle bevande , che fi fannoper l interiora : enepejjbli, e negl' empiaftri ,chefi fanno, eperlanatu.ra delle donne 3 e per il federe . Sti- molail Croco àluffùria, e mitigaempiaftrato , l'infiam- magioni, chetendor.o al fuoco facto; è utile alle pofteme dell orecchie . Bifogna ,acciochefacilmentefiìpefti,wetter- lo in vafo di terre caldo, o vero al Sole , e -voltarlo con pre- ftezxft . Le fine radici bevute con Vaffo, provocano l'orina. Del Crocomagma . Cap. 26. IL Crocomagmafifà delle cofe aromatiche, le quali fi f premono dall'unguento Crocino, formate pofeiainpa- ftelli. L'ottimoè quello, che è odorato, e che refpira al- quanto d'odore di Mirrha, grave , nero, non legnefo , lirdo, amaretto, e quello, che bagnato , fà colore dì Croco, eguftato tinge largamente i denti , e la lingua; e quello, che per molti anni fi conferva; come è quello , che fi porta di S Oria . Hà virtù di nettare le caligini de gl'oc- chi. Provoca l'orina, fcalda, matura , e mollifica . Egli rapprefeutaquafilevirtùdelCroco: perche contiene in fi gran parte di quello . uefua alio- tunque molto più Uretre, e più copiofè", ftraté per terra, e morbide da toccare. Fiorifce il Croco dopò equmottio dell' Autunno, avanti che metta fuori le 1 foghe. Fai fiori come il Colchico, porporeggiami, e belli da vedere, dal mezzo de'quali efeono" alcune filarofleggiami, e nella cima grortette à modo di tromba i con le quali efeono dal medefimo centro al- cunelmgucttegLille, fimili del tutto a quelle de Gi- gli bianchi, e de fiori del Colchico fudetto . Doppo à i fiori fuccedono le foglie, le quali non filmando punto il freddo, tutto il verno verdeggiano, efi per- dono la primavera,di modo chela ftare mai non appa- iono. Hilaradicedi Cipollina, circondata da di- verfi invogli, che nel nero rofleggiano, come fi ve- . de nelle radici del Gladiolo. Cavanti di terra ogni quattro anni la primavera, eferbanfi ne' granai tutta la fiate, e ripiantanti poi nel principio dell'autunno interrenileggieri. Chiamati I ancori che fìa voca- bolo Arabico) fier tutta Italia, emafsime in Tofca- na, Zaffarano; quaiuunquein molti luoghi nel Zaffi™», contado noltro di Siena fi chiami egli Cruogo . Mi del Coriceo, nè di quello del monte Olimpo , à'oue- lti tempi non fe ne porta i noi : & imperò tic ne il prin- cipato à Venetia quello, che fi porta dall' Aqu'h , citta d'Abruzzo. Trovafene dell'ottimo, e migliore afl,a,Ì.dcI1',Aqlu1''1'?0 * °Sni fu:1 Pa"e inAlemagna nel! Arciducato d'Auftna, in siì'l territorio di Vien- 58 Diicorfi del Matthioli QCO FIORITO. A CROCO SENZA FIORI. i. na, città principale di quella provincia . Madi que- llo pochifsimo ne palla in Italia; percioche mal vo- Q lontierigl'Ongari, & iTedefchi per l'uio grande , che fanno delle fpecie, fe lo lafci.mo cavar dal paele loro. Nafcene ancora in Tofcana in alcuni luoghi , e.maffimc in quel di Siena dell'elettiffimo ; ilqualpuo Ilare con tutti quelli al paragone. Fiorifce il Croco (comeferive Teofrafto) nel tramontar delle Stelle chiamate Vcrgilie, per fpatio di pochi giorni, &in- ficmeconlifioriprellomandafuorilefoghe . Calpe- , co rcrit/ftandofifpcdò diventa più bello, e più fruttitelo . tUGalci pecc del Croco mentioneGalcno al fettimo delle ta- cultàdefemplici, cosìdicendo: 11 Croco ha anco- ra un poco del coflrcttivo, ilqualehà del terreo , e del frigido. Ma eccede in etto la virtù calida, <**fao* E do che tutta la fuaefìcnza arriva al fecondo grado di calidità, & al primo di liceità; & imperò hà egli una certa virtùdimaturarc, al chel'aita quel poco, che hàdicoftrettivo. Veramentetuttiquei medicamenti, che non fono troppo calidi, e che hanno un poco dello ftittico, hanno la pari facultà d'elfenze , che chiamiamoemplaltice , ematurative, le quali con- giungendoli con una eccefliva caldezza, fono con- cottive, come riabbiamo dimoftrato. Et al fecondo delle compolitioni de medicamenti fecondo 1 luo- ghi, dille egli, che il Croco feriva co'l fuo odore il capo, eperturbaval 'intelletto, così comcilPeuce- j , ■ dano , &i frutti del Lentifco. Chiamano 1 Greci il ' Croco KPaW: i Latini Crocus: gV Arabi Zahatara- ni, òveroZaffarani: iTedefchi Saftran: hSpagnuo- liAzafran.- iFrancefiSaffran. Dell' Helenio. Cap. 27. L' Helenio J ~ale foglie fintili al Verbafco, che produce le foglie più frette, mapìù afpre, e luvghijftme . In alcuni luoghi non fàfufto . La fua radice biancheggia, e qualche voltarojjeggìa , è odorata, groffa , ér alquan- te acuta ; dalla quale fi [piccano le propaghi!, _ e piantan.fi nelmodo, che nifi difare con li Gigli, econl'Aro. Na- fte nei monti, in luoghi ombrofi, éfeechi. Cavafla ra- dkelafiate, e tagliatain pe^ettìfificca. La decotito- ne fua bevuta , provoca l'orina , érimeftruì. Giovala radice tolta con mele informa di letto-vario alla tofie , à. oli afmatici, rotti , fpafimati, alle yentojìta, ér à i "morfideferpenti . In fomma hà ella 'virtù difcaldare . Le foglie, cotte nel vino , s'applicano utilmente alle ficiati- che. E' 'utile l 'Helenio allo fornace, condito con vino pafi- fo; ér imperògl' artefici del condire, ficcatolo prima al- quanto, e pofiia cottolo, l 'infondono in acqua frefica , e poi lo mettono nella Sapa, e lo confervano per tifarlo . "Trito, e bevuto, giova allo fputo del f angue . Riferifie Grateva naftere un" altra fpecie d' Helenio n Egitto , che produce ì rami lunghi un gombit 0 , ì quali fine vanno fier- pendo per terra àmodo dì Serpollo . Produce quejla intor- no dirami ' foglie fimìli alle Lenticchie , mapìù. lunghe , e più folte . La fitta radice è pallida , di grafferà del dito minore, graffa appreso al fufto , e fiottile nella ci- ma, e dì nera corteccia. Nafte in luoghi maritimi , e nel- le colline . ^Ona delle fiue radici bevuta con vino, è utile à i morfi degli animali velenof. 'Helenio, che noi Tofcani chiamiamo Leila, & j altri Enoia, &Enoa, è cofa molto nota inlta- iTaTSono le fuc foglie fimili à quelle del Verbalco delle foglie più larghe, inà molto più lunghe , e più larghe/nellafommitàacute, e grolla cultola . Pro- duce il gambone alto due gombiii , & affai volte mag- giore, groflo, epelofo, nella cui fommità efeono i ramufcelli, onde nafeono i fiori gialli, come quelli dclCrifanthcmo. Ilfuo feme è fimile à quel del Ver- bafeo, il quale toccandolìgcnei'aprurito. HàTa ra- dice grande, piena, ilorca, e nereggiante di fuori „ edidentrobianca, amara, &acuta, con certi oc- chi per intorno, iquali fi llirpano via, e piantanli come quelli delle canne. Nafceperlo più in luoghi humi- Helenio fu» hi» 1 H E L E N I O, Nel primo lib. dì Diofcoride. 59 riumidi > &acquaftrini, quantunque alle volte fi ri- trovi ne'monti. Mavedefila notìra produrre foglie molto maggiori di quel, che recita Diofcoride . Im- peroche non folo le produce maggiori del Veibafco , chehà più filetta foglia, ma molto più grandi di quel- lo, che di tutti i Verbaschi produce le foglie più am- pie, epiùlunghe. 11 che quantunque polla accadere perla varietà de luoghi, edeclimi; credo nondime- no, cheil teiloinquedoluogo fia corrotto, efmem- brato di pur aliai parole. Percioche recita il dotto Marcello Fiorentino havere havuto egli un Diofcori- devecchio, &approvato,nelqualeli ritrovava que- llo di più, che nonèlcritto ne gl'altri Diofcondi in quello proprio capitolo, cioè: Caulem ex fi mittit Helenium, crajfum, hhfiium, cubitalem, ir aliqutm- domajorem, angulofumqueftoresluteos , irinhìsfernen VerbafcoJimiletaHuprmitHmfaciens, cioè: L'Helenio produce da sè un fultogrodò, hirfuto, angulofo,d' altezza d'un gombito, e qualche volta maggiore: i fiorigialli, & in quegli un ième limile a! Verbafco , il quale caufa prurito, ove tocca. E però non è ma- raviglia, che vi fia mancamento ancora d'altre paro- le, non potendo io perfuadermi , che Diofcoride s' havelle mai taciuto la forma, e 1' amaritudine della radice dell'Helenio, per efler quella più nell' ulo della medicina, che non fono le foglie. ScriiTe dell' Enoia Plinio nel libbro 19. al quinto capo, ove fece della fua amaritudine mentione, con quelle parole 1 IlSifcrolìfeminadiFebrajo, di Marzo, d'Aprile , ] d'Agofto, di Settembre, e d'Ottobre. Più brevi di quelli è l'Énola, ma più carnofa, più foda, e più amara, eperfeileflanemicadello ftomaco, ma fa- lcifera mefcolata con le cofe dolci. Fù illuitrata da Giulia Augulla , per riaverla voluta ufare per filonci- no quotidiano. Del feme non fe ne tiene conto, per- cioche ella fi femina degl'occhi, cheli fpiccano dal- le radici, come fi facon le canne. Scrittene egli pa- rimente al quinto capo del 20. libbro , cosi dicendo: i- Enoia mallicata à digiuno conferma i denti fmoflì , leda poi che è cavata, non tocca più terra. La con- A dita cura la tofie. Ilfucco della radice cotta caccia i vermini del corpo. La polvere della lecca nell' om- bra confenfee alla toffe , à gli fpafimati , alle ventofi- tà, & all'arterie: giova alle morficature de velenofi animali. Le foglie ingialliate con vino levano i do- ., lori de lombi. Tutto quello dille Plinio. Il vino &Z,Vh. che il ta volgarmente delle fue radiciin Germania be- virtù . vutofpefiè volte, acuifee molto la villa . E la polve- (Memo 0- re della radice bevuta con vino vale à i difetti della i:-sirt<>, e ru* milza . L'Heleniopoi, che nafee in Egitto, di cui fa0'3"1'""'" qui rnentione Diofcoride d'autorità di Crateva , non SóiOj checiliportialtrimenti, nèmanco, chenaf- ca egli in Italia, quantunquefognino alcuni ed'ciel' B Helenio d'Egitto il Serpollo odorato fcritto da Teo- frafto. Avicenna, come poco accorto, fcriflècon- fufamentc d'amendue gl'Helenj, non diilinguendo punto il primo dal fecondo. ScriiTe dell'Helenio d' Egitto Plinio al :o. capo del 21. libbro, con quelle parole: Dicefi, chel'Helenio nacque delle lagrime d'Helena ; e però nafeere egli eccellentiilimo nell'ifo- lachiamata Hclcna. E'quello è un frutice , che f: fparge per terra , con rami lungiii una fpanna , e fo- glie limili al Serpollo . E nel libbro medelìmo al 21. capo, diceva: L'Helenio, il quale riabbiamo detto edernato delle lagrimed'Hclena , per quanto fi cre- de, è molto favorevole per la forma , per confervare C egli la faccia delle donne, cosi come tutto il relto della carne del corpo, fenza alcuna corruttela. Pen- fano oltre à ciò, che l'ufo di cotale Hcltnio le faccia piùgratiofe, e più lafcive . Vogliono ancora , che induca allegrezza bevuta nel vino. 11 fucco di quefta piantai molto dolce. Eperò conferifee molto à g'T afrnatìci, e filetti di petto la fua ìadicc bevuta nell' acqua ; la quale è di dentro bianca,e dolce . Bevelì pa- rimente nel vino ài morfi de'ferpcnti . E dicci! , che trita ammazza ancora i topi. Dalle quali parole e chiaro, che quella pianta non folamente nafee in E- gitto, ma ch'ella fi ritrova ancora eccelleiicidima in Helenialfola del mare Egeo. Il iucco delle radici D dell'Helenio con il pari pefo di fucco d'Hifiòpo, e tre °:inmo ',)■ voltetanta acqua di Earlara , cZucchero quanto ba- ifm«ticì. ili, cotto alla forma diGiulebbogiova bevuto mara- vigliofamente à gl'adriatici, ufandolo fpciTo. Scrifle dcll'E nola Galeno al fello libbro d-IIc iacultà de' '{'■' femplici, con quelle parole: La radicedell'Helcnio no. 1 * ' è utiliflima , nè fcalda ella fubito nel primo affronto . E però non fi può dire, che fia ella del tutto calida efecca, come è il Pepe tanto nero, quanto bianco, maconunafuperfluahumidità. Per la qual cofa fi mettcella convenientemente ne gl'elettuarj , che li fanno per tirar dal petto, e dal polmone le grolle, e vifcofefuperfluità di quelli. Ufafì per arrortire, & E infiammarequelle parti, che fono opprefie da lun- ghi, e frigidi morbi, come fono le ibiatiche,&i non molto notabili (movimenti delle giunture, cauiati da fuperfluehumidità. Sono alcuni, che dicono ( co- me fcrivcl'iitedo Galeno nel libbro della Theiiaca à Pifone, fe pur quel libbro è legitimo diGaleno) che bagnandoli le faette de cacciatori nel fucco della ra- dice dell'Enola , diventano fubito velenofe; e dico- no ciò tifare i Dalmatini per ammazzare, & avvele- nare le fiere. 11 che più predo tengo io per favola, che perhiiloria; imperoche ellèndo molto cofe in quel libbro, le quali hanno manifedamente del favoloiò, 1 come più diffufamente riabbiamo detto nelle noltre epiilole, non hó ragione alcuna, che m'induca à credere , che delle radici dell'Helenio fe ne facci ve- leno. Ma più predo crederò io, che l'autore di quel libbro ( non ellèndo di Galeno} traferiveile quelle dHr'"!^'1* paroledaqualcheautore, dove feorrettamente li le?- e non mature, in un vafo dì rame , fognato di dentro, che Jia largo di bocca, ìn- Jìeme con me^xpeongio d'acqua, eponjià cuocere à lento fuoco, agitandolo leggiermente: e levato ch'egli habbìa due bollori ,JÌ leva dal fuoco, e come è freddo, con un vafo concavo Ji cava dall' acqua, e f affi ribollire in al- trettanta acqua nel modo predetto, e riponjì ■ Faffi cosi l'olio in Sicionia, dove ha tratto il nome di Sicionio. Uà virtù difcaldare fino à un certo modo. Giova alla febre , F & ài difetti dei nervi. Ufanlo le donne per farji bela- la la faccia. Le rafure dell'olio, che Ji cavano de ì ba- gni, fcaldano, mollificano, erìfolvono, e faffene lini- menti alle pofìeme , efetole del federe . Ma quelle rafure , che per la polvere contratta nella palefira diventano Jtmili al fango, applicate giovano à i nodi delle giun- ture^ MeìtonJì à modo d'impiaflro , e fomento in sù le feiatiche . Qmlf untume fangofo , che nelle mura- glie de luoghiTella palejìra, & intorno alle ftatueji trova attaccato , falda , rifolve le pofteme , che fono, Matthioli malagevoli da maturate , e giova alt ulcere vet- chie , e dijqiiamate . SOlevafi appreffò agl'antichi ufare con poco ar- tificio nel compone diverfe maniere d' olj , §Jj|ij2 come bene ne dimoftra ilprefente capitolo di Dio- ne. feoride. llche al tempo d'hoggidi appreffò à noi ("come che in Grecia forfè ne fia rimafto qualche ufo ) non fi coftuma di fare. Percioche commu- nemente nel!' ufo noftro quotidiano adoperiamo noi quello, che fi cava dalle ben mature Olive : come che molti per haverlo, c più dolce, e più alla fanità conferente, fe lo facciano cavare dall' Olive immature, colte nel tempo , che già fatte ben gialle, cominciano leggiermente à roffèggia- re. Ma non è maraviglia, le gl'antichi cercavano di farlo bianco, e d' adattarlo in diverfi modi ; imperoche oltre al frequentarlo ne cibi quotidia- ni , fù à loro in grande ufo per ungerfene fpeffò tutto il corpo, per effere più agili, più .pronti , e più fpediti della perfona. Et imperò, per lavar- uc„I5 fi poi fpeffò da queir untume, ufarono molto di ciche, frequentare i bagni; ne i quali fi facevano radia- re tutta la perfona da i fervi loro con certe ftreg- ghie, accommodate molto à tal fervigio; equelte chi l'haveva d'oro, e chi d'argento, chi di ferro, chi d'ebano, e chi di qualche rara pietra, fecon- do che la nobiltà, e ricchezza delle perfone . E così facendoli con quefte ne' bagni caldi raftiarc per tutto il corpo, calcavano nell'acqua quelle ra- fure dell'olio , co'l quale s'erano unti da prima ; e quelle erano quelle raftiature , delle quali nel prefente capitolo fà mentione Diofcoride. Fù an- cora oltre à quello in grandiffimo ufo l'Olio ap- preffò à gl'antichi per ungere gl* Athleti , che ne theatri della paleltra giocavano ignudi alle brac- cia ; ilche non folamente facevano per edere pili agili, e fpediti delle membra, ma perche più ma- lagevolmente fi poteflero l'un l'altro attaccare al- le prefe per gittarfi à terra . E perche quivi col calpellio de piedi fi faceva affai polvere, per efler cosi unti d'olio, fe glie n'appicava addoffo gran quantità, oltre à quella , che nel travolgerfi con tutta la perfona levavano da terra. Della qualefa- cendofi pofeia Itregliare nel bagno , tutte quelle rafure polvcrofe li convertivano in feccia limile al fango. Ma perche nell'abbracciarfi d'infiniti Ath- leti unti copiofamente nell'olio, e nell' accollarli alle muraglie, & alle ftatue, per tutto Idfciavano l'untume, il quale poi dalla polvere fi faceva fan- gofo; però Diofcoride nello {caldaie effer limile à quel de bagni nel prefente capitolo ne defci'if- fe. L'olio bevuto caldo con altrettanta Malvagia, ò veramente fattone crilieii mitiga non poco i do- lori colici, di fianco , e di reni . Fece dell' olio mentione Galeno al 6. delle facultà de femplici, cosi dicendo: Qua! Ila il temperamento dell'olio, olio fa; che fi fà communemente dall'Olive, ampiamente d,Galc" fu detto di fopra negl'altri libbri, dovedimoftram- mo eflérc egli humido, c moderatamente calido . Cosi adunque è quello, che dolciflìmo, e che fi fà di quell'Olive, che i Greci chiamano drypetec, non drupe. Ma quello, che chiamano Omphaci- no, hà tanto in sè di frigidità, quanto vi fi ritro- va del coflrettivo. 11 vecchio, che fi fà del dol- ce è più caldo, e più potente per evaporare. Ma quello, che li fà dell'Ómphacino, mentre che ri- lerba in sè qualche refiduo di coflrettivo , rima- ne di facultà mille: ma come lo perde , diventa limile all'altro. In oltre coloro, che nel prepara- re l'olio vi mettono i rami, lo fanno veramente flirtile all'Omphacino . Per lo che non è da di- mandare, come egli fia fatto, ma fi deve più to- lto guffare; e fe vi fi lente fapore coflrettivo al- cuno, fi deve giudicare parimente frigido , come è quello, che ci fi porta d' Hibena, e fi chiama Spa- Nel primo lib. di Diofcoridc. 61 Spagnuole. Il quale non ritrovandoli algultoco- A Dell'olia Ricino , è ■vero China . Cap. so. i Oli vati- ile, e iguità aolao ftrettivo, ma del tutto dolce, èdaftimarc effere al quantocaldo. Inoltre, fe fi ritrova eflèr lottile feo- sièquello, cheèpuro, e trafpaientealla villa) e che untone la pelle, copiofamente vi lì ritrovi uguale, e che prettamente fe ne penetri dentro , è da ftimare, che fia ottimo, edegl altri migliore, come è il Sabino. Che l'olio lavato fia manco di tutti gl'altri mordace, 1' habbiamo ampiamente dimoftrato di fopra.Ma in che modo fi debba egli beniflìmo lavare, l'infegnaremo nel feguente trattato, che farà delle tompofitioni de' medicamenti; dove, e del Sicionio, ed'ogn'altro limile olio fi tratterà la dottrinai Percioche hora è 1' 'intentici! mia di trattare de l'empiici, e però dirò an- cora d'altre fpecie d'olio . Quello, che lì fà d'Olive falvatiche, non è comporto di femplioe temperamen- to; percioche altringe egli, eriftagna: Quello è di tutti gl'altri più afpro, e meno l'iftriano, e doppo queftoloSpagnuolo. GrafTìflìmoè quello di Libia, ediCilicia. Sottile, e parimente graffòè il Sabino, e mediocre trà tutti quelli, di cuisedetto, è quello, che nafee nelle Cicladi ifole in Grecia, & in Alia . 11 gradò 1: giudica dalla vifcofitàfua, & il fottileper !a trafparenza, eperlaprelta penetratone, quando fe n'unge il corpo. PoiTonfi adunque per le ragioni predette conofeere le qualità di tutti gl'olj, i quali equivocando, chiamano unguenti, comeil Rofato , de Pomi cotogni, de Gigli, e d'ogn'altra fpecie di fiori, frutti, germini, e frondi. Di queftiadunque diventa unguento ciafeuno, che fi prepari con co- le aromatiche, e cosi varia ogn'altro olio il fuo tem- peramento, fecondo le qualicà di quelle cofe, che vi s'infondono. Chiamano i Greci 1' olio 'i\xw : i Latini Oleum: gl'Arabi Cait, ò vero Zati: i Tedef- chiOel: liSpagnuoli Azeyte. Delt Elèomele . Cap. 20. NEI! e Palmit e di Soria da un certo tronco d'albero di- filla un'olio piùgrofo del Mele , algufto dolce, il quale chiamano Eleomele . Bevutone il pefo d' unfeftano canunahemina d'acqua, purga la colera , & altri crudi humori; ma coloro che lo bevono , diventano quafiftupidi, e come tramortiti. Il che non è da temere , /vegliandoli, e non lafciandoli d ormil e , accioche non diventino lethargici, òfubetici . F affi parimente della graffetta de rami di que- fto albero olio, del quale quello è eccellente , che è nicchio, graffo, denfo, e non torbido . Hàuirtùdìfcaldai-e ,ume- fipriuatamenteper chiarificaregl'imdedimenii de gl'occhi: conf eri/ce allafcabbia , (y a dolori denerui. L'Eleomele non fi porta à noi,ancora che più mer- ci fi portino di Soria: nè manco hò mai ritrova- to alcuno, che l'habbi veduto in Italia . Hermolao Barbaro, huomo veramente dotto, flà in dubbio, fe l'Eleomelefia, ònonfia la Manna; fondandofi più nel lignificato del vocabolo, che nella proprietà, e ncll'effènza della cofa; imperoche tiene eglicomeper certo, ancorachedel tutto non l'efprime, chel'E- leomele, el'Aeromele, qualenon vuol dire altro , che mele dell'aria, fiano una cofa medefima. Per lo che non mi pollo, fe non maravigliare, che non ha- vefleforza di cavare di dubbio un tanto huomo la fcntturadi Plinio fuo famigliarifiimo, e quella di Diofcoride, i quali di commune fentenza affermano, che 1 Eleomele è un'olio, chediltilladaun tronco d' un albero nelle Palmire di Soria, e che non fia, nè liquore, nè mele, che cafehi dal Cielo, òdall'aria. fc tanto più , che nel proceffo del capitolo afferma jrn-M ricle' cIie olcre à quello , che per fe Hello dUMa dall' albero , fe ne fà artificialmente della Rralìezza de'fuoirami, quando lì peftano, epofeia iptemono al torchio. L'Olio Rìcinofifàin quefto modo . Toglierla quantità de'Ricinìbenmaturi,chefiyusle, e diflefipqfcia à feccare al Sole , del modo che fi difendono l'altre cofe in sù le grati , tanto vi fi lafcìano /lare , che la corteccia , che gli ■ve/le , fi rompe , egli cafea da doffb . Pigliafi poi 1% car- ne loro , e meffa in un mortaio , diligentemente fipefia, e mettefipofeiainunvafo di metallo ftagnato ìnfieme con acqua à bollire al fuoco, e come fi vede, che egli h.ibbia refi tutto il fuo humore, levato il va/o dal fuoco , fi racco- glie tutto l'olio, chenuotadifopra , con un nicchio di gon- gola Ma in Egitto , dove più abondant emente s'ufa , fi K fà altrimenti \ imperoche mandano i Ruini ben mondi alla macina , e come fono benmacinaii ' , mefjigli in certe /porte , ne fpr emono l'olio per il torcalo. Sono maturi 1 Ricini,quan- do facilmente efeono fuori del loro gufeio . E' buono l'olio Ricino all'ulcere del capo , che humigana , all' oppillationi , eprefocationi della matrice , alla rogna, allepofteme calde del federe, e leva via le diformi cicatrici , èr i dolori dell' orecchie. Meffb negli impiaftri , glifà più efficaci: e be- vutopurga l acqua , & i vermini dal ventre • CHiamafi l'olio Ricino, ò vero Cicinocommu- .. rR. . nementeoliodiCherva, ancoraché poco fia in „„'°efu?"é- ulo nelle Speciarie: imperoche il feme, che chiama laminatili-, C DiofcorideRicino,nonèaItro, chela Chcrva,ò ve- ne' ro la Cataputia maggiore de gl'Arabi, la quale chia- maSerapioneancoraPentadattilo, come più ampia- mente nel quarto libbro li dirà, quando nel proprio capitolo fi patlerà di tutta la pianta. Ala non preteri- rò peto didire, che Ricino non vuol dire altro vera- mente , che quelle zecche grolle, che attaccate addof- foà porci, à cani, à capre, Sràdiverfi altri animali fi ritrovano, livide, epienedifangue. E perche que- llo feme in ogni tua parte fi raffembra à quel fordido animaletto, è flato chiamato anch'egli Ricino,tiran- do il nome dalla molta fembianza , che hà con quello. Di quefto olio fcrifiéMefue nel trattato, che egli fà q de gl'olj, chiamandolo olio di Cherva; & oltre alle virtù allignategli da Diofcoride, dille, che molto li conviene alle ventofità graffe, e cheperquefto giova à dolori di Itomaco, di fianchi, e Umilmente colici, unto, bevuto, emefiòne'crifteri. Dell'olio delle Mandorle . Cap. jr. L'Olio delle Mandorle , il quale alcuni chiamano Me- topro, fifain queftomodo . Togli la quarta parte d' un moggia di Mandorle amare , ben monde, e benfecche, e camino peftello di legno leggiermente peftale in immorta- le1, finche vadano inpalla, egitta lor fopra duehemine E d'acqua calda. Lafciale poi per me^Jjt hora in infufione , e ritornale àpeftarepiùfortemente , e pofeia fpremile in un vafo , levando con un nicchia quello , che l'applica al- le dita. Aggiungi poi di nuovo alle Mmdorle /premute unahemina d'acqua, ecomefaranno bene abbombate , fa uri altra volta il medefimo . Ogni moggia di Mandorle rende unahemina cf olio . Vale di dolori, prefocationi , canverfioni, crinfiammagioni della matrice . Giova al- la doglia della tefia, & à i dolori , fuoni , e fu/foli dell' orecchie. Vale ài difetti delle reni , alle pietre, che vi fi generano, al ritenimento dell'orina, allaflrettura del fia- to, & ài difetti della milz,a. Toglie mefehiato con me- F le, radice di Giglio , e cera dì Cipro , ò vero cerotto Rofa- to , le macchie, le ruvidezze , eie crefpe della faccia Fortifica la vifta , e mondìfica , applicato con vino , la farfarella, el'ulceredelcapo , che humigano . E Sfendo il dolce il vero ricompenfo dell'amaro , oiiodiMS- ;mi parrebbe veramente commettere non poco er- d°''le do- rare, fe non aggiunge^ l'olio delle Mandorle dolci ( havendofelo taciuto Diofcoride) à quello dell'ama- re, efenoninfegnalii ìlveromododi farlo, e mallì- mamen tc fa pendo efler quefto à i noftri tempi in gran- de ufo di tutta Medici, e che pochi Speciali fi ritto. vano, 6z Difcorfi del Matthioli m vano, che lo facciano realmente, e feconcìo i! dove- re. Fallì adunque fecondo Mefue cosi. Toglici! del- le migliori, e pili dolci Mandorle, la quantità, clic fi vuole, ben monde da tutte due le icorze, c peilanfi, lafciandofi pofeia per cinque hore in luogo ben cal- do. Ripcftanfi dipoi alquanto, e portanti ti torchio* ecavafene l'olio . Cuocef; ancorala patta loro in vafo vetriato, ò vero di fragno nel bagno, che chiamano diMaria, per alquanto fpatio di tempo, epofeiaco- si calde fi portano fono al torchiello, e cavafene folio più abbondantemente . Tritanfi ancora le Mandorle Ben monde, emcttonlì ne'facchetti , involti in più doppi di panni fotto l'arena, ò vero cenere calda, e come fon ben calde, fi fpreme fuori l'olio. Ma i no- llri Speciali fenza mondare altrimenti le Mandorle, pigliando ogni rottame delle communi, le quali fem- prefon mefcolate con qualcuna dell'amare , dopò che lehanpcllcafiaigroflamente, le mettono in un vafo di rame fopra al fuoco , e le (caldano di tal forte , che quali arroitifeono, e fc non fu Ile che pur le sbruffa no con un poco d'acqua , del tutto s'abbruttolarebbero ; e cosi pofeia le portano fotto al torchiello à cavar l'o- lio, il quale il più delle volte puzza tanto d'abbrullo- lato, che offende con non poca naufea il gullo, e X odorato; non accorgendoli , che per rilparmiar fati- ca pervertifeono tutta la fua virtù lenitiva, e pettora- le; impcroche pollando le Mandorle fenza mondare, viene à prendere l'olio nell'abbrultolarfi le Mandor- . lelanaturadclgufcio, il quale è itittico , fecco, af- pro, efeabrofo. 11 che parimentegl'accrefee, quello arrollire le Mandorle nello fcaldare. Alche havendo havuto avvertenza il pcritillimo Mefue, volfe, chea larel'olio buon delle Mandorle dolci, ch'elle fodero benmonde, echepofeiafi fcaldaflero con un certo caldofoave, lento, epiacevolc, come indiverfi mo- di qui di fopra s'è fcritto. Hà quell'olio, quando fi fà virtù dell' diligentemente, virtù molto lenitiva, & imperòbe- '"" vutonc il pefo di quattro oncie, lenifcc il corpo à i coftipati, l'afprezza della gola , del polmone, e di tutte le parti citeriori, & humetta tutte le durezze, e liceità delle membra, e delle giunture :& imperò con- ferire molto agl'etici. Ingialla, e moltiplica ilfeme : & applicato giova à i dolori della matrice, e della vellica, melfovi con firinga . Quello delle Mandorle amare è in tutte le fue opcrationi molto più efficace del dolce. Et imperò per provocare le piene delle re- ni, pertorviai dolori delle membra interiori caufa- ti da ventofità grolle, è veramente più valorofo . Apre oltre à ciò l'oppillationi, e caccia bevuto i vermini del corpo. oho di ina fa Dell'Olio Baia. Cap. 32. nino , c efair.inat F' Affi l'olio Balanino nel medefimo modo, che quello delle Mandorle . Leva quefto le macchie del vifo , le lenùgini , iquofi, eie cicatìici nere. Solue il "ventre , nuoce allofìomaco . Diffillafi utilmente injieme con graffo d'oca iteli' orecchie per li dolori , per il fuono , e per lifuffoli diquelle. Fannofinel medefimo modo l'olio di Sifamo, e quello delle Nochhanno la medefima virtù che'l Balanino. L'OlioBalanino, il quale fi fà della Ghianda un- guentaria, fi chiama appretto i Profumieri, e SpccialioliodiBen, per chiamarli cosi dagl'Arabi ilfrutto, onde egli fi fpreme: come ampiamente di- remo nel procello di quello , al quarto libbro , quan- do quivi nel proprio capitolo li parlerà della Ghianda unguentaria , chiamara da'Greci Mirabolano. In quello medefimo modo fcriflé Mefue l'arte di fare il fuo, dicendocfìerquelto afterfivo, mondificativo, & aperitivo dell'oppillationi . Unto rifolve le fcrofo- le, elepoflcmedure; giova à i difetti frìgidi della, milza, edelfegato, e conferifee allo fpafimo, & al- tre malarie de nervi frigide , & à i dolori delle giuntu- re, riàqueli'olioquelta proprietà, che invecchian- doli non diventa vieto, nèrancido, cVimperòiPro- . fumieri per incorporare le miirure, cheperprofnma- reguanti, & altre cofe, 4i Mufchio , Ambra, Zibet- to, & altri foavl odori, corno pòngorioinfiéme'j non adoperano altro olio, chequcilo or !é non e ma- raviglia, fe il frutto , efecuificaVa quell'olio, fulle 0Ijo | dagl'antichi chiamato Ghianda unguentaria : Av- hm0.' venga che lolo il fuo liquore fia il pie atto, & il più frequentato nelle mifture degl'unguenti pretiofi, & odoriferi. Scritte medelimamente Mefue, che quel- lo del Sisamo fi faceva nel medefimo modo, che quello delle Mandorle, mondandolo prima, e po- ! feia pcftandolo, e fpremendolo con quel medefimo Artificio. E fecondo che egli allerma, ingrafla il corpo, moltiplica il feme, lenifcc l'afprezzc, e maf- fime della gola, rifchiarala voce, c mollifica le pò- itetnedure. Entra pofeia l'olio dei Sifamo in molte compofitionid'olii, chefonoin ulo nelle Speciarie. Quello delle N o c I non ritrovo, che lia inufo nella olio dij medicina; ma bensò chein Lombardia per la care- ci. ltia, chehanno di quello dell'Olive, lo brugianou- fualmente nelle lucerne, come ancora fanno colo- ro, che attendono à fparmiare ; percioche non fi confuma cosi pretto , come quello dell' Olive. I Dipintori ftimano aflai più quello, che quello di fe- me di Lino; perche mantiene meglio i colori nella nativa vivacità loro . Dell'olio dell' "Hiofciamo, del grano Gnidio, del Cartamo , del feme del Raphano , del Me- lanthio , e dì quello della Senape . Cap. 33. L'Olio dell' Hiofciamo fi fàcosz . Vrendefiil feme fecco nuovo , e bianco , epejìafi, Ztr abbombafi d' acqua calda , come dicemmo nell'olio delle Mandorle . Porr fi pofeia al Sole , elepariifue , che difoprafifeccano Jirin- corporano conlimtamente nella maffa . Faffi cosi tnfino tan- toché diventa nero , e comincia à puzzare . Spremcfi po- feia, e coiaio firipone . Conferifee ài dolori dell'orecchie, emeltefine'pe(]oli , ovefia bifogno di mollificare . F affi fi- ynilmente l'olio del grano Gnidio mondato . Bevuto , pur- ga il corpo. Nel medefimo modo fi cava quello, che fi chia- ma Cnicino, il quale hà la medefima virtù di quello , che fifa del grano Gnidio , benché manco fi 7 efficace . Quefla medefimaregolafi tiene ancora in far quello del feme del Raphano, convenevole decloro , che per lunga malatia dìventanopidocchiofi . Leva Vafprez£a della pelle della, faccia , cjrufinlo quelli $ Egitto per condimenio delle vi- vande loro. Il Melantino tanto Vile , quanto il Rafani- no, e fajji nel modo medefimo . Quello della Senape fi fa cosi . 7 ' ritafiilfeme , ér abbombalt d'acqua calda , ér aggiuntovi nell'olio , fi fpreme , evale, ungendofenc, alle doglie vecchie , e tira in sègli humorigià ragunati m qualunque parte del corpo . L'Olio del Jufquiamo fimperochecosi fi chiama il Hiofciamo nelle Speciarie ) ancora che appreflo a poche perfone lia in ufo; nondimeno per levare o- gni dolore, ove gl'altri rimedj non giovano, èfolen- nifiimo rimedio in qualfivoglia parte del corpo; e malììmamcnte nelle calde pòfteme de'membrigenira- li, tanto de'mafch], quanto delle femine . Vale af- fai ne'dolori acuriffimi dell' orecchie, diflillarovi dentro con Cafloreo, òcon Zaffarano. Proibifcela gomorrhea ungendofene le reni, & i refticoli ; & i mellruiroffi, e bianchi delle donne, meffo nella ma trice con pcilòli , & untoneil filo della fchena. Vale efficacemente ài dolori, & infiammagioni delle mam- melle, e tenuto in bocca tepido ài dolori de denti; e proibifeepiù, cheogn'altracofa, il rinafeer de'peli, mefehiato però con divel li altri lemplici, di modo che ungendo i luoghi , onde fi fono cavati i peli, fpef- fe volte non gli lafcia rinafeere per rutto un'anno in- tero. Ma io nel fare il mio,tcngo un'altro ordine aliai differente da quello di Diofcoride , in quello modo: Prendi buona quantità d'Hiofciamo nuovo, e pe- liti lo Olio Hiolcian e liiavin 'di gra- ìnidlo di fe i Rata di Me ìio. iMirtì- uà eia clone. ftalo molto bene, e mettiloin un vafodiftagno,ò di vetro, che fi fia alquanto abbombato con acqua vite, e pofeia metti il vafo in bagno d'acqua calda un gior- no, &una notte; cavalo pofeia fuori, e cosi caldo menilo lotto al torchio in un facchetto , e cavane fuo- ri l'olio. Quello, che fi fàdel granoGnidio, il qua- . le chiamano i villani Pepe montano, fpede volte a- doperato da loro per purgarli, come cofa veramente conveniente ài loro ttomachi, non s'ufa per edere cofa molto violenta nel fuo operare . Ufano i villani perpurgarfiilfeme, fenza eonfiglio de Medici, on- de intervien loro fpeiìb la morte . Mail Cnicino, che fi cava del feme del Cartamo , fecondoche recita Me- fue, bevuto vale all'hidropifie, all'oppillationi, & à i dolori tanto ftomacali, quanto colici generati da ventofità. Giova maravigliofamente à gli ftretti di petto, & à fchiarire la voce. Solve bevuto la flem- ma tanto per vomito, quanto per via del corpo. Quello, che fi fàdel feme del Rafano, e parimente del Mclanthio , nons'ufano, nè manco s'ufa quel- lo della Senape, ancora che più volte l'habbia fatto io, quantunque non fenza lagrime, tanta è l'acutez- za del fumo, che Iafcia nello (premerlo. Accompa- gnafialk volte con olio di Piflacchi, & ungefene i tefticoli à coloro , che fono deboli al coito . Dell'olio di Mirto. Cap. 34. ILmodo difare l'olio del Mirto ècosì. Toglionjile più tenere foglie del Mirto nerofalvatico , ò vero del do- mefìico, epefìanfi, e cavafene iljucco , co' l quale fi mef- chia il pari pefo d'olio Omphacìno , e faffi cuocere infieme à fuoco di carbone , raccogliendo poi l'olio , che nuota di fopra. f 'affi ancor a più facilmente inque fio modo . Cno- confiin olio , &■ acqua ben pejìe le foglie più tenere del Mir- to, e raccogliefi pofeia l'olio, che nuota. Alcuni priva- tamente lo fanno al Sole, mettendo le foglie del Mirto J macerarfi 'nell'olio: e fono ancora de gl'altri , che prima danno corpo all'olio con gufi di Melagrani, Cipero , e Squinantho . Il più efficace è quello, che amareggia al giìfio, che è oliofo, e graffo di liquore , -verde, etraf- parente, e che refpìra di Mirto. Coftrigne l'olio Mir- tino, ér indura: ir imperò fi mefehia con le medici- ne, che cicatrizzano. Vale all'ulcere del capo , che humi- gano, alle cotture delfuoco, rfrallebolle, che vengono per la perfona . E' buono alle fracafiature delle mem- bra, alla farfarella del capo , allefefjure, e pofìeme del federe, & alle giunture fmoffe . Proibifce il fudore , e giova A tutte quelle cqfe , che hanno bifogno d' effe-re flrette, e condenfate. COftumafi di fare l'olio Mirtino, quafi in tutte le Speciarie dell'Italia, non con le foglie tenere del Mirto, fecondo la dottrina di Diofcoride; ma con li frutti, nonofleryando il debito modo; imperoche peftando le bacche del Mirto, l'infondono pofeia in olio, e vino nero, facendolo bollire, per fpedii'fi più pretto, in un vafo di rame à fuoco di carboni, in fino à tanto che del tutto fi confumi il vino.- levanlo pofeia dal fuoco, ecolanlo, eferbanlo, non haven- do avvertenza , che Mefue, & anco Giovanni di Sant' Amando, da'quali gli Speciali han cavato i loro Lu- minari, vogliono, e commandano, che fifaccianel bagno di Maria, e con olio Omphacino, e non col communc, che fi fà dell'olive mature , come fù anco- ral'intentionedi Diofcoride. 11 che quanto importi à farlo virtuofo, & efficace, me ne rimetto al fano giu- ditio di coloro, che bene intendono quanto fia diffe- rente l'operatione del bagno , da quella de carboni , il quale per la troppa violanza brugiando, fa eshalare ogni virtù. Ma perche per univerfale beneficio degli huomini( come fino dal principio prometti di fare ) non voglio mancare di far conofeerc gl'errori , che giornalmente commettono; però dico , che tutti gì' olj, che s'adoperano nelle fpeciarie ( eccetto quelli, che da gomme, oda altri materiali lì cavano per ]am- Nel primo lib. di Diofcoride A 63 bieco) (idovcrcbbero fare in vali di vetro, ò almeno comelfar fi di (ragno, nel bagno di Maria, lafciandoveli dentro debbano gli almanco lo fpatio di tre giorni per volta, ancora chepm' ftandovipiù, non lor potrebbe fc non giovare . Oltre àquefto per fargli più virtuofi, doveicbbonli dopò i tregiomi, fpremerei materiali loro, aggiungendo- yenepoi degl'altri frefehi, e tornandoli pofeia al me- defimo bagno per Io pari fpatio di tempo; e cosi fare tante volte, chefulìèro aliai virtuofi. Ma la troppa cupidità di volere abbracciare ogni cofa , & il voler farcpiù di quello, chefipuò, echefì dovrebbe, per guadagnare affai, & empire la caffi della bottega,non Iafcia trovare , nè difpcnfare il tempo debito d'opera- i re realmente ne'medicamenti quelli Speciali , che più alle borfe loro , che alla vita de poveri ammalati fono del continuo vigilanti , & intenti, lntcndendofi pe- rò, ch'io non parlo, fe non diquelli , che cosifan- no . 1 buoni adunque perfeverino nella bontà loro, & riabbiano perbenclemieammonitioni, &i cattivi s' emendino de loro errori . Per lo che à fare un'olio 01io Mirt- Mirtino, che fia ben pieno di virtù di Mirto, fifa co- no come 1 si. Toglicfi delle fiondi, e frutti del Mirto frefehi una faccia buo libbra di vino nero dittico due libbre, d'olio Ompha-no' cino libbre cinque, e ponti ogni cofa in un vafo di ve- tro, ò vero di ftagno ben ferrato à bollire lentamente al bagno di Maria per tre giorni, e pofeia cavafi , e l fpremefi per torchio, e ritornavi!! di nuovo altrettan- ti trutti ben petti , ritornando ogni cofa, come pri- ma, al predetto bagno, peraltrettanto fpatio di tem- po, e cosi fatti fino alla terza volta . Ma l'ultima vol- ta un di avanti, che lì cavi fuori , (i Iafcia la bocca dei vafo aperta , accioche l'humidità del vino fene vapo- ri, e retti l'olio folo nel vafo. Nèperò fi fcufinoqucl- li Speciali , chelo fanno bollire al fuoco de carboni, condire, che cosi faceva bollire il fuo Diofcoride , perche al tempo di Diofcoride non era la medicina cosi corretta , & ìlluftrata , come 1! vede effèrc à tempi nottri. Et è da penfarc , che fe l'arte del bagno gli luf- fe fiata nota , che non fe l'h avrebbe cosi facilmente ta- ) ciuto, come non fe la tacquero Mefue , e de gl'altri af- fai, i quali hanno con maggior, e più pefata diligen- za ordinata, e coltivata tutta la medicina . Dell'Olio Laurino. Cap 35. FAffi folio Laurino , cuocendofi 't 'orbachelle ben matu- re nell'acqua ; imperoche dalla corteccia , che le cir- conda, r elidono ttna certa graffe-zj^a , la quale fi (preme con le mani in una conca, erhogltejt. Alami altri , dan- do prima corpo ali olio Omphacino con Cipero, Squinan- tho, e Calamo odorato , lo cuocono infieme con foglie tene- re di Lauro , al quale aggiungono alcune or bachelle , in/ìn che couofcono havere affai odore : ér altri vi mettono Sto- race, e Mirto. If ottimo Lauro à far l'olio Laurino, è quello delle montagne , e che produce le foglie più larghe. Il migliore olio Laurino , eilfrefco, verde, acuto , ér amarifftmo. Hà virtù dì fcaldare , e di mollificare: apre le bocche delle vene : toglie le laffitudìni . S' utile, ungen- dofene ,piùche ogni altra cofa , à tutti i difetti de nervi, al freddo, che precede alle febri, d catarri, a' dolori d' orecchie, e malatie direni, caufate dafrigidità. Nien- tedimeno bevuto , caufagrandijfma naufea . HA' Mefue un'altro modo di fare l'olio Laurino, ma pero poco differente daquefto. Et imperò, Olio Lau- per non efiere cofa di molta importanza , lalafcio da r1"0, parte, perfaper io oltre à quefto ancora, che l'olio Laurino, che s'adopera nelle fpeciarie , non lo fanno gli Speciali , ma lo comprano fatto da coloro, che ri- colta gran quantità d'orbachelle, ne fanno l'arte del cavarlo. Mefue, oltre alle virtù adeguaceli da Diof- coride, lo lodò à i dolori del fegato, & all'hemigra- nea, che vengono per caufa fredda , 3 i dolori di do- mato, colici, dimatre, edimilza. Dell' 64 Diicorfi del Matthioli ^fod■odi f V òlio di Lentifco. Olio di T< icbiiuho . Errore gì. .pie Dell'olio del Lenti/co, » del Terebintho . Cap. 36. NEI modo , chefifà Folio Limino , fi fà mede- fimamente ancora quello del Lentifco , cavan- dolo dal fuo frutto , quando è maturo , e dando cor- po all'olio , come fii detto nel Laurino . Sana quejlo la rogna de cani, e de gli altri animali quadrupedi . E' utilijjimo ne peffioli, nelle medici/te delle ìaffiaidini, ér in quelle della lepra . Vroibifce il /udore . Nè fifa al- trimenti quello del Terebintho , il quale rinfrefea , e coftrìnge. r ~Tj Affi l'olio del Lentifco in più luoghi in Tofcana , J7 e maffimamente nel Concado noftro di Siena . faflinell'Helba, SrinGiglio, Ifole del MarTirrhe- no, e non molto lontane dalle noftrc maremme, in quello modo. Prendono buona quantità di frutei di Lentifco, itaci prima raccolti alquanti giorni, e pon- gonli pofeia à bollire in acqua àlenro fuoco, ecome cominciano à crepare , li pongono fotto al torchio in certifacchetti, e cavano fuori l'elio come intendo , che fi fa parimente in alcune altre ifole dell Adriati- co, fenza dargli compagnia d'altro olio; imperoche perfefleflo ne fà aliai, Cvcdonfi u.iiverfalmente i paefani, dove egli fi fà , che à ufarlone'cibi ila valo- rolo rimedio à far buona villa . Mà io l'ho fpeiTo ufa- to con non poco giovamento nella difenteria , non peròdandoloàbcre, ma mettendolo ne'crifteri , & ùngendone il corpo . Lodollo afTai Galeno nel 5. lib- bra delle compolitioni de medicamenti fecondo i luoghi, alle gengive infiammate , & anco alla lin- gua, ritenendolo in bocca. Quello, che fi fà de frut- ti del Terebintho, li quali chiamano gl'Arabi Grani verdi, non fi porta, cheiofappia, in Italia, & im- però non s'ula . Di quello parlando il Maliardo da Ferrara nella prima epillola dell'ottavo libbro, fi ma- raviglia, che Diofcoride dicelTè , che habbia egli virtù d'infrigidare; per dire egli pofeia nel cap. del Terebintho, che'l fuo frutto hà virtù di fcaldare. Et imperòtiene egli, che quello teiìo fia corrotto, e mendofo, e provalo, per bavere trovato un Diofco- ride, ove fedamente è notato il modo di far l'olio , lenza cflervi delle virtù fue memoria alcuna . Hà que- llo, come afferma Mefue, virtù di faldare le fe- rite , e conferifee allo fpafimo , al tiro , & alle durezze de' nervi, e mettelì molto frequentemente ne gl'empiallri . Dell'Olio Mafticino . Cap. 37. F Affi l'olio Mafiicino del Mafìice trito, il quale con- ferifee dtutti i difetti della matrice. Scalda tempe- ratamente, mollifica, ecqflringe. E 'utile alle dure^jcj , efiufjidelloflomaco, alla difenteria. Monda la faccia da ogni macchia, e fàbelliffimo colore . L'eccellente fi fd neli'ifola di Chio. MOlto brevemente fe ne pafsò Diofcoride nel- lo fenvere il modo di far l'olio di Malti- cei dicendo folamente , che fi faceva co'l Malìi- ce trito, fenza infegnarne il modo di farlo. Gli Spe- $[ ciali d'hoggidi per la maggior parte, haveniolì di- menticato, che Mefue vuole, che li faccia in bagno di Maria , fanno bollire il Mallice in oliocommune , e vin bianco fopra à i carboni, fino che fi confumi tutto il vino. Ma io l'ho fatto alcune volte molto ec- cellente per lambicco di vetro . Della compofitione de gli unguenti . Cap. 38. PErche gli unguenti fono utili in alcune malatie , ò in mefcolarli con li medicamenti , ò in unger- fene, à in odorarli; penfiamo doveifi d' ejftconfeguen- 1 temente trattare , àr imperò nel provarli infogna , che il nafo fia giudice , fe refpirino t odore dì quelle cofe , di cui fi compongono . Qttefio è veramente l'ot- timo giuditio, come che in alcuni non fi pojfa ojjirva- re, per alcune cofe, che vi fi mettono ; le quali av- vampano d'odore tutte (altre, come in quelle dell' A- maraco , del ^aff arano , del Fien greco , & alcuni de gli altri, li quali folamente fi provano, e fi conofeo- no per pratica» Dell'unguento Rofato . Cap. 39. Hello delle Rofe fi fà con. Togli cinque libre, ér otto onde di Squinantho , d'olio due libre, e cinque onde ; pefla , & infondi in acqua , e cuoci, mefchìando continuamente , e come V havrai colato, mettilo con mille Rofe bene afdute dall'humi- dìtà, in venti libre, e cinque onde d' olio, e pofeia per un di con le mani, prima unte d'odorato mele , fpejje volte mefchiale , leggiermente flringendole , e la- feia con per tutta una notte , dipoi /premile , e come farà andata al fondo la refiden^a, tra/partalo di quel va/o in un'alno . che fia bene abbombato di mele, e /er- baio . Tolte dipoi quelle Refe /premute in un'altro va- /o , giti agli di nuovo fopra del medefimo elio fpejjìto otto libre , e tre onde , e /premile un'altra volta , e co- si havrai il fecondo, e fe tu vorrai fare il ter^o , ejr il quarto, infondigli volta per volta l'olio, e fpremilo . Ma quante volte In lo farai, tante volte fi debbono un- gere i vafi dì mele. Olire à quejlo , fe tu vorrai far la feconda infufione, metti nell'olio , che fù /premuto prima, il pari numero di Rofe frefche, a/ciutte da ogni humìdì- tà, e me/chiandole con le mani unte di mele , /premile, così facendo infino alla ter^a, e quarta volta, tir ogni volta, che tu'l riiornaraì à fare , mettigli dì per dì nuo- ve Rofe, tagliando lor prima via que: poco di bianchet- to , che hanno le foglie loro nella radice ; percioche così fard più efficace Fafft così fino alla fettina infufione , e non più. Ma bi fogna perà, che'l torchiello fia unto di mele, e che l'olio fia ben /eparato dal ficco delle Rofe; imperoche ogni mìnima parte , che ve ne rimanga , cor- rompe tutto l'unguento . Alcuni altri prendanole fole Re- fe, levatone quel poco dì hi anco dell' efbemità inferiore , alpefodi feioncie, ele/ommergonoinun fifìarìo d'olio , e pongonle al Sole , eia/datole così otto giorni, reiterano l infufione tre volte , fino allo fpatìo di quaranta dì , e. poi lo ripongono . Sono altri ancora , che danne prima cor- po all'olio con Calamo odorato , e con Afpalatho , zfsr altri vi mefehiano Anchttfa per dargli colore , e fale accioche non fi corrompa. Hà virtù d'infrigidare, e di cofìri'ngere: è utile nelle fomentatìonì , e ne~gli empia- ftrì. Bevuto, rifolve il corpo , e fpegne gli ardori del- lo fiomaco . Riempie l ulcere profonde , e mitiga le ma- lefiche, e malagevoli dafaldare . Ungonfene l'ulcere del capo , che hv.mìgano , e le calde pufìole di quello . Ap- plìcafi utilmente à dolori di tejìa nel princìpio del ma* le- Tenuto in bocca, e lavando/ene giova al dolore de i denti. E' efficace , tmgendo/ene , alle durezjcj delle palpebre. Fajjene cri/ieri per l'ulcere dell'interiora, e per lo prurìto della matrice , CHiama Diofcoride olj tutti quelli , che fenza ag- giungerli altro olio , fi cacano ò da frutti d'albe- ri, odafemi, òdaragie, e liquori, che diflillano gl'alberi; e chiama pofeia unguenti tutti gì' altri , che fono comporli d'olio, e d'altri materiali, come quinci Rofato, e ne gl'altri, che feguitano , ma- nifeftamence fi comprende . E però quelli fono chiamati olj, i quali fono femplicemente fatti , & unguenti tutti quelli , nelle cui compolitioni entrano varj, e diverfi medicamenti; tutto che quelli fuor unguenti non fiano altro, che olj. Et imperò trat- tando dell'olio Galeno al fello delle facultà de fem- plici, cosi diceva: Debbonfi per le ragioni già dette conofeere l'altre fpecie de gl'olj, li quali equivocan- do, chiamano alcuni unguenti, come il Rofato/niei- lo Che difFc reta l'acci Diolcoridc era gl'oli, gli ungutti Nel primo lib. lo delle Mele cotogne, ede i Gigli , e ciafcuno altro che fi faccia> macerandovi dentro fiori, frutti, ger- mini, e foglie . Di quelli adunque ciafcuno, cheli pre- para con cofe aromatiche, fi chiama poi unguento. L'olio Kofato, che s'ufahoggi nelle fpeciaric , vera- snenteè molto lontanoda quello di Diofcoride, epiù pretto da riputarlo ancora migliore, che altrimenti , per il molto artificio, e diligenza , che concorrono nel comporlo, quantunque pochi fpeciali ( per fuggirla fatica) lo facciano fecondo la dottrina di Mefue , ìl- quale ne ferirle più modi con graiviiftìma diligenza . of Ufafi di fare con Rofe , che non fiano del tutto aperte, >ha- quello, che chiamano KofatoOmphacino, parte la- rdandolo nel bagno di Maria ( come in altri difopra è ftatodetto) e parte al Sole . E lono di quelli , che per farlo più efficace, la vano prima l'olio beniffimo con ac- qua Rofa, e tatto che v'hannu per piti fpatiodi tempo, tre, òverquattro intulìo ni di quelle Rofe, che fono • ancora mal'aperte, fatta l'ultima elpiellione,vi aggiun- gono del fucco di quelle Rofe inai mature, epongon- lo al Sole per più giorni , e pofcia lo feparano , e ripon- gono . Qucito tpegne l'infiammagioni , conforta , congrega, fpelfifce, eprohibilcc il corfo delle mate- rie à 1 luoghi del male . Bevuto, vale alla difenteria , e moltos'adopera nelle ferite del capo, perche molto conforta, e prohibifee mirabilmente l'infiam uagio- ni. E pero molto in tal cafo e lodato da Galeno al fe- condolibbro delle compolìtioni de medicamenti fe- condo i luoghi, ove tratto egli del dolor del capo , caufato o per ferita , ó per calcare ilchcdiffe pari- mente al decimo libbro delle fat uità de femplici, trat- tando del fangue di divelli animali . Dell' unguento Elaiino , C7«f..40.:. . . . SFHaJi , e pofeia Jt pella la corteccia de frutti della l'alma nel tempo , che non è ancora ben fiorita , e nteffa coititi un vafo,. fe gli ghiadi fopr a olio Ompha- cino. Laf iajt pofeia. cosi fare tre giorni , ernejfolo poi in una f porta, Ji Jpreme , erip m(t in un vafo netto, e ufajì TogHeJì per f irlo , tanta corteccia à pefo, quanto olio Ompbacino Corri fpande con levititi fite alRoftto , ma non pero mollifica il corpo . L'Unguento Elatino, che fi faceva anticamente de gufcideDattoli, àtcmpinoitrinonèin ufo. Dell 'unguento Adelino. Cap, 41. COmponfi l'unguento Melino in quello modo . Toglie- fi un congio dolio , e mefehiafi con dieci feftari cV acqui, e aggiungevijt tre oncie di corteccia di Palma pe- Jla, e un'oncia di Squinantho, lafcianji tutte quefìecofe in infifione per un giorno, epofeia Jt cuocono , e cola/il' olio .in un uafo di lai ga bocca , ove melfa di fopr a una graticola fatta di canne, ù vero una Jioja rada , vi Jt pongono di fopr a le Mele cotogne , e coperto conttn pan- no, tanto vi Ji lafcìano , che l'olio tiri afe la virtulo- ro. Involgono alcuni altri le Mele cotogne per meglio con- , Jb var loro l' odore infra certi panni per i/patio di dieci giorni, e poìlafciandolein macera due giorni nell'olio lo fp >emono, e lipongonlo . Ha quefìoolio virtù d'infrigi- dare, e coflrìngere . Conferif e all'ulcere dellarogna , al- le feipigìnofi , alla farfarella , & alle bugance . Vale app'icjto utilmente ali 'ulcere della matrice . Meffo ne i 1 cri/Ieri, ferma il fluffo dell'orina , e prohibifee il fudo- ' re . Beffi utilmente contra alle cantarelle , buprefti , e ji b uchi de Pini Quello più Ji loda, che piti rifpira l'odo- / re delle Mele cotogne . T 'OliodelleMele cotogne, che s'ufa nelle fpecia- li JL_* tej li fà co'l fiucco non ben maturo, cagliatola 1 \ -oli nell'olio Omphacmo, e polio al Solecon D buona quantità ancora del ino luteo, e^oial bagno di Diofcoride, 65 A diMaria, reiterando le infuGoni, come in molti al- tri di fopra ampiamente se dimofh-ato. Ma quello , ch'era in ufo apprelìo agl'antichi chiamato Melino , s'aromatizzava, come nel prefente capitolo fi vede , condiverfe cofe odorate . Dell'unguento Enanthino , Cap. 42. P Rende/t il fiore della Lambritfcanel tempo , che più refpìra d'odore , e come è alquanto fvanìto , fi mette nell'olio Omphacmo , e muovefi , e mefehiafi, e lafciatolo rìpofare due dì , fi /preme pofeia , e fi ripo- i» ne . Ha virtù correttiva , e corrìfponde nelle 'virtù Jite d quel delle Rofe, ma non però mollifica > ne fol- lìe il corpo . L'ottimo è quello , che più refpira odore di fiore dì Lambrufca, L'Unguento de i fiori della Lambrufca, il quale Lhiamaronu gl antichi Enanthmo , non ricerca aiL>a annotatone, per eflèr qui chianflìmo il modo » che li dee tenere a comporlo . # Dell' unguento Telino. Cap. 43. C r~\^0!gonfi cinque libre di Fien greco, una di Calamo J_ odorato, e due di Cipero , e metiefi tutto in macera in nove libre d'olio per feite giorni , mefehiando ogni di tre volte , e pofeia fi Jpreme , e fi ripone . Alcuni altri in cambio del Calamo, vi pongono il Cardamomo , epe?' il Cipero il Xilobalfamo ■ Altri per avanti fpefftfcono V olio con quefte cofe , e mettendovi poi in ìnfufìone il Fien greco, lo fpr emono . Hd virtù di mollificare , e di maturare le pofìeme . ConvienJi particolarmente à tut- te le durezze de fecreti luoghi delle donne . Applica]! per dì folto alle donne , che Jient ano à partorire , quando mandata prima fuori l' humidita s' afcìuguno i luoghi loro. Giova all'enfiagioni del federe, emettefine'cfijie- D ri, che fi fanno per le fo>Xfi dello fpremere, che vengo- no nelle pondera . Udondifica la farfarella, e V ulcere del capo, che humigano: e mefcolaio con cera , vale alle cot- ture, e alle bugance . Leva le macchie della faccia . Met- teji nei lìf cì per far fplendida la faccia. E leggeji quello, eh' è frefeo , e che non ha grand' odor e di Fien Greco , quel- lo che fa bella mano , e che al gufio è injiememente dolce, e amaro; percìoche quejìo è l'elettijjtmo. HAnno i Luminari delle Speciarie di mente di Ila - fis un'altro modo ( ancora che non lìa in ufo ) di far l'olio del Fien greco , il qual chiamano i Greci Telino; nel qualeoltreal Calamo odorato, e al Ci- E pero, entrano otto oncie di Elaterio . Dell'unguento del Sanfucho. Cap. 44. SI prende il Serpillo, C affla, Abrotano, fior di Si- fembro , foglie di M'ythz , e di S'tnfuco uguale por- tion-ìi ma peio in tanta quantità , qu inta diferetamente Jìpenfì* che poff a ballare . Pcft^fì po' ogni co fa injteme e tv jondejtgl'r di fopr atanto olio^Omph trino , quanio ri- chiede la virtù delle cofe, che vi s'infondono Lafùanji cosi quefte cofe quattro giorni , e pofeia Jt fpremono i F e di nuovo vi fi rì-mtieil p iri pjoài cixfctmtdi quel- le ofe frefihe , e lafiiatev U- per altrettanto di fpaiio , fi [premono; ìmperochteost fi f ì più v'ir tuo fo . Bi fogna perciò eleggere quel Sanfachoy che nel v?rde nereggia, che ben refpfra dodo* e, e che al guflo è mediocremen- teacuto. Hà virtù dì fcald tre , e dì dì fece are : è temo . ConvienJi alle convefioni , & oppi llati-oni de luoghi del- le donne : p'ovocii mefirtn , le ficonaine, e il pa-:o : vale alle prefocatìonì dell.t matrice: mitiga i do'o'i de lombi , e del? anguìntglì ; mi più co^ferifee u f indo- fi coìi m-h, i np^ro he indurì fé i luoghi, per d*ven. are egli maggiormente cofìrettìvo . Caccia, ungendo /?«<*, le 66 Difcorfì del Matrhioli laffsiudìnì . Me/chiafi utilmente ne medicamenti dello /pafimo, che ritira i nervi per le /palle. fanfuchìno A ^c?ra t"e una medefima cofa fieno il Sanfucho, sa.ifUchon°è il « l'Amaraco appreffo àTeofralìo, Diofcoride, Amaraco e e Plinio, nondimeno per haverne Galeno, e Paolo ì'àuonc""" trattato per due divertì capitoli , & riavergli ancora a£ faidiverfamentegiaduadne temperamenti loro, han- nofi veramente creduto alcuni , che altra cofafia il Sanfucho, e altra cofa l'Amaraco . Nella cui credenza gli hàfatri maggiormente cadere pofeia Diofcoride , perhavereinquelìo fuo trattato de gl'unguenti , fatto in divertì capitoli l'unguento del Sanfucho, e quel- lo dell'Amaraco . 11 che veramente è picciolo argo- ] mento di farcredere, che quelle due piante fufìero differenti di virtù, e di forma.Perche fe altrimenti fufte, pare che non farebbe (fato neceflario à Diofcoride trattarne per due divertì capicoli , e chiamar l'uno un- guento Amaracino, e l'altro Sanfuchino Mapcrtor 1 via dalle mcnfidegl'huomini cosifattj dub] : è prima da fa pere, che l'Amaraco di Galeno, e di Paolo , non e l'Amaraco, che Teofraflo, Diofcoride, e Pli- nio chiamaronoSanfucho , ma il Maro , come ten- gono i più dotti Semplicifti dei tempi noftri. Percà»- che del Maro non fa Galeno, né manco Paolo men- tionc alcuna ne ilibbri de Semplici. Per lo che fi cre- de, che per difetto de gli fcrittorifia (lato corrotto il Q titolo del Maro in Galeno, inAmaraco, pervedertì, che nel graduarlo fi confàegli affai con Diofcoride . /!vmu"\ Benché vogliono alcuni, che per l'Amaraco habbia- * »!o intefo Paolo, e Galeno , quella pianta, che nel terzo libbro chiama Diofcoride, Parthenio ; per ef- ier chiamata ancora da molti Amaraco . Del che pare che dia vero indizio il non havere in altro luogo del Parthenio trattato Galeno, ni Paolo. Laquale opi- nione non è veramente del tutto da efière reprobata . Oltre à quello , quantunque n'haveffe Diofcoride trat- tato per due capitoli ; non oda per quefio, che non pagano «fière una medelima cofa l'Amaraco, e'1 San- fucho: imperoche duecofe poffòno havere indulto n Diofcoride à cosi fare. La prima è, chefe ben fi ri- guardaallecompolìtioni dell'uno , e dell'altro, ve- ramente molto pili odorifero , e più pretiolb farà giudicato l'Amaracino, chc'J Salifichino. Etimpero per non volere egli tacere un sì nobile unguento, e parendogli, cheperlanobiltà fua meritaflc partico- lare dcfcnttionc, per dimofirarc differenza dì bontà, e accioche li conofeefie l'eccellente dal manco buono, variò il nome, enonlo volfe chiamare Sanfuchino, ma Amaracino ; imperoche s'amendue fi follerò chiamati d'un nome medefimo, non fi farebbe pofeia faputo dillinguere qual fufte di loro fiato più eccellen- te. La feconda caufa, che induffe Diofcoride àchia- P mare l'uno Sanfuchino, e l'altro Amaracino, è, per- cheinCizico, come fi legge in quello al proprio ca- pitolo nel terzo libbro , il Sanfuchino, fi chiama A- maraco, d'onde quello ungento fi porta elettitlìmo , e per efler cosi da i Ciziceni ottimi compofitori di quello, chiamato fecondo il loro coitume Amaraci- no , non volfe Diofcoride cambiargli altrimenti il no- me, malo lafciò in'qucl proprio, cheeglidaCizico. s'haveva riportato . Dell'Olio del Bafilico. Cap. 45. p FAffì l'olio del Bafilico, come quello del Liguftro, in quefto modo. Prendi venti libre d'olio , e undici, cer- otto onde di foglie dì Bafilico , e la/ciale un giorno , cir una notte in macera, e poi /premilo , e riponlo; e come havrai cavato dal colatoio le co/e /premute , rinj "ondile nella^ medejima quantità d'olio, e /premile che haverai cefi il /econdo . Non fi fàil terzo , imperocheìl Bafilico non lo pati/e . Togli dipoi la medefima quantità di Ba- filico fre/co, e riturnanvelo ad infondere , come dicemmo nel Ro/ato, e comevi fard flato infufione il pari /patio A di tempo, ri/premilo di nuovo, e rìponlo; t Ji tu' l vor- rai fare tre, ò quatro volte, infondivi ogni volta del Bafilico nuovo. Puofft fare d'olio Onf acino, ma l'altro modo è migliore. Tanto pi/i quefto, quanto quello del S an/uco , ma non è tanto efficace . Veli unguento dell' Air ot ano . Cap. 46. A Fare l'unguento dell 'Abrotano , fi tolgono nove li- bre , e cinque onde di quell'olio odorifero , che fi prepara per farcii Ligu/ìrino, e ìnfondonvifi dentro ol- 5 to libre di foglie d'Abrotano per /patio d'un giorno, e d'una notte , e poi fi /preme , e volendo/! /erbate in lungo, /e ne cavano le prime foglie, evi fi n'infondano delle nuove, e po/cia fi /preme . Scalda , e giova all' oppillattoni , & durezze della matrice. Provoca ime- Jìrui, e le fecondine. Dell' unguento dell' Anetho . Cap. 47. TOlgonfià far l'unguento deli 'Anetho otto libre, e no- ve onde d'olio, eundici, eottoonciedi fiorici Ane- '. mi : la/ciafi tutto in macera per un giorno ; fpremefi po- feia con le mani , e/erbafi. Mavolendo fare di un'altra infufione, vi fi ritornano fimilmente nuovi fiori d' Ane- tho. Mollifica, e apre i luoghi ficreti delle donne , e con- vienfi al tremore , e al freddo, che viene nel principio delle febri periodiche , fcaldando , e ricreando dalle laf- fitudini, e giova a' dolori delle giunture . Dell' unguento de i Gigli, il qual chiamano Su/ino . Cap. 48. ILSnfino, il quale chiamano altri di Gigli , fi fd cori . Tongonfig. libre, e-$. onde d'olio, 5. libre, e}, onde di Calamo odorato, et. onde di Min ha. Peflanfi tutte quelle cofe, e maceranfi in vino odorìfero, e cuocanfi : ecome è calalo l 'olio , vi s'aggiungono tre libre , e mez.- X.a di Cardamomo peflo , abbambato prima d'acqua pio- vana; e lafciatovelo dentro à macerarfi, fi /preme . Do- pò quefio , tolgmfiì . libre , e mez.K.a di queftolio così/peffi- to, co'l quale in mia tinella affai larga , e poco cupa fi infondono mille Gìgli sfogliati , e dipoi conle mani unte dì mele fi mcfcola , e lafcìafi cofi ripo/are per un eior- no, e una notte, e po/cia la mattina fine /premei' olio in un vafo . Ma fubito bìfogna /pararlo dall'acqua , che infieme con lui fe ne fpreme fuori ; imperoche egli nontolera dì far me/chiato con l'acqua tanto tempo, co- me fà il Rojato ; perche fialdandofiper fi Jleffò , bolle , e fi corrompe . Per lo che per ben /pararlo , fi muta fpef- fod'unva/oinun'altro unto di mele, e fpargefigli [opra /ale trito, e /eparafi diligentemente dal fondaccio, ch'eì fà. Oltre à quefto fi ripigliano quelle cofe odorifere, che avanzarono dell' e/preffione , e tra/portatele in una ti- nella , figli rigetta di /opra il paripe/o del medefimo olio onorato, e aggiuntovi 10. dramme di Cardamomo peflo , fi mefcola conmano ogni cofa diligentemente, e in breve fpatio fi fpreme , purgando fimpre l'olio , che fi ne cava, ìnfondenfila ter^a vol^t le cofi medefime , eaggiuntovi Cardamomo, e j 'ale , fi me/colano con le mani unte di me- le , efpremonfi. L'ottimo è il primo : e il fecondo in bontà ; il manco buono è il terz.0. Oltre à quefto piglia/ di nuo- vo mille Gigli sfogliati , e rinfondefigli /oprai olio,che fù . /premuto prima , facendo /empi e , come fù fatto al primo, mettendovi il Cardamomo, e fpremendolo . Il che fi dee far ancora nel fecondo , e nel terzo . Ma tanto più fe gli accre/ce di virtù, quante più volte fi gli infondono nuo- vi Gigli . Finalmente quando fi cono/ce effere perfetto , fi gli aggiunge per ciafeuna compofitione 72. dramme di Mir- rhaelettiffima, 75. dì Cardamomo, eia. di Croco. Al- cuni, tolto il pari pefo di Croco, e di Cinnamomo ben fefto, pefto, e flacciato, lo mettono con acqua in un Da/o, ein- fondongli di /opra l'olio della prima compofitione , e la- fciatovelo ftare alquanto , lo feparano pofcia dall'acqua, e meitonlo in alcuni piccioli vafi afciutti , ér impolvera- ti per tutto di Mirrha , e di Gomma , e abbombati d' acqua, dì Croco, e di Mele, fanno pofcia il medefimo nella feconda , e terzjt efprefjìone . F annoio alcuni fiem- plicemente d'olio Balanino , di Gigli , o di qual fi voglia altro olio. V ottimo è quello, che fi fa' in Phenice, e in Egitto; ma quello più fi loda , che piùre/pira dell'odore de Gigli ■ Scalda, mollifica, e apre l' oppiUationi , e l' infiammagioni della matrice ; e univerfialmente è utili fi- fimo d ì difetti delle donne . E' buono all'ulcere della te- Jìa, che humigano, alle calide pofteme, à iquoji della faccia , e alla farfarella del capo . Leva i fiègnì delle battiture, e fpegne quelli delle cicatrici , riiornandofi nel fuo colore. Smagrifice : e bevuto purgala coleraper difiot- to : provoca l' orina , ma nondimetio nuoce allo fiomaco , e fà gran naufea . QUefto, che fi fàdeGigli, quello del Bafilico , dell'Abrotano , e dell' Anecho , effendo le compofitioni loro affai ben chiare , non hanno veramente bifogno d'altre particolari annota- tioni. Ma parmi, che il tefto del Sufino fìa in più luoghi corrotto, non però per colpa dell'autore, ma deglifcrittori. Delt unguento del Narcijfo. Cap. 40. SPejftfcefi V unguento del Narcijfo in quejlo modo . Prendonfi fettanta libre , e cinque onde d' olio la- vato, e libre fei, e due onde d' Afpalatho . Peftafì t Appaiatilo, e macerafi intanta acqua, quanto è la tenera parte di tutto l'olio, e cuocefiognicofiainfieme . Cavafe- ne poi t 'Afpalatho, e vi fi mettono cinque libine , ir oh to onde di Calamo odorato, e infieme con un pezxp di Mirrha fi peftano , fi fi acci ano , e fi abbombano con ■vino vecchio odorato ; e mefibiato poi ogni cofia in- fieme, fi cuoce, e come hà bollito affai , fi leva dal fuo- co , e come è freddo l'olio fi cola . Tongonfi dipoi affai T- fimi fiori di Narcijfo , e mettonfiinunvafio , eìnfondefe- gli di fiopra l'olio per due giorni , come fà dettoinquello, che fi fa de i Gigli. Meficolafi , fpremefi , e trafportafi di vafo in vafo , accioche ben fi purghi dal fondaccio ; percioche altrimenti fi guafla . pale per mollificare ledu- rexx.e, & aprire l' oppili ationi dei luoghi f eminili , ma caufa dolore di tefla . T Rovani! alcuni tedi, che nella compofitione di quello unguento , comandano, che l' Afpa- latho fi cuoca folo nella terza pane dell'olio . Ma pal- mi dfentimento dell'altro affai migliore ; percioche fuperlìuo farebbe llato pigliare fettanta libre d'olio per far quelta compofitione, e non volerne pofcia met- tere m opera altro, che fa terza parte . Era difmeffò Iuta del comporre l'unguento del fjore del Narciflò fino al tempo di Plinio , come dice egli efprefìamente al primo capitolo del decimoterzo libbro defla fua naturale hiftoria. Dell' unguento Crocino. Cap. <;o. NEI fare l'unguento del Zaffar ano, fi fpefpfce l'olio F co l pari pefo , e la pari mifura di tutte quelle co- fi' c^e fù detio dell'unguento de i Gigli , e tolgonfi di quejìo tre libre, eme^x,a, ér otto dramme di Traforano , « per cinque giorni fi mefchìano fpeffe volte ogni dì infieme. Colafi pofcia il fiefto giorno tutto (olio puro, e aggiungefi à quel medefimo ^a far ano il pari pefo d' cito , e mefichiafi per tredici giorni , e aggiuntovi qua- ranta dramme di Mirrha psfta, e ben fìacciata, fi me. fcbta ìn una pila quanto bafia, e fi ripone, Sono alcuni altri, chela fanno coni 'olio ,ches 'aromatica d'odori per Ne! primo lib. di Dioicoride 67 fare l'unguento Liguftrino. Quello più fi loda, cherefpi- ra maggiormente d'odore di X_aff arano, e queftopiù fiufa nella medicina . Il fecondo è quello , che più rifpira di Mirrha . Ha l'unguento Crocino virtù di fcaldars : pro- voca il fanno ; & imperù ungendone il nafo d ì frenetici e parimente il capo , lor giova . Matura le pojleme , mondifica l'ulcere . Giova alle oppillationi, e alle dureKr X.ede luoghi delle donne , e all'ulcere maligne di quelli , mefchiandolo concera, ^a forano , midolla , el doppio pefo d'olio . Matura , mollifica , inhumidifce , e lenifica . rUngefi con acqua à gl'occhi , che fi cambiano in colore- glauco . Sono corrìfpondenti d quefio l' unguento del Burro , l'Onichìno , e quello dello Stirace : imperoche fe B ben fono da queftì di'oerfi dì nomi, fono però di compofi- tione , e di virtù parimente uguali . Dell'unguento Liguftrino, Cap. 51. SI prende una parte d'olio Omphacbio lavato , e una parte , e mexx.a d'acqua piovana ; della quale una parte s'adopera à lavar l'olio , e l'altra à macerare gl'odo- r amenti , che vi s'infondono . Tolte adunque cinque U- • Ire, emexz_a d 'Afpalatho , fei , e menadi Calamo odo- rato, una libra di Mirrha , ir e libre, e nove onde dì Car- „ damomo, e nove libre , e cinque onde d'olio, s'infonde l' " Afpalatho primaben pejlonell 'acqua , e cuocefi nell'olio, fino al primo bollore ; incorporafi pofcia la Mirrha con il Calamo ben pefto con vino vecchio odorifero , e difiin*- guefi poi inbocconi , lì quali fi mettono nel medefimo olio, trattone però prima 1' Afpalatho , e come hanno bollito fi leva il caldaio dal fuoco , e colafi l'olio , nel quale s'in- corpora il Cardamomo pefto , e ben abbombato nel rejlo dell'acqua , fiempre mefehiando con una fpatola fien^a mai ritenerfi infino à tanto che Jia freddo . Colafi po- fcia, e prefone venti otto libre, s'infonde conquarantsfe! libre, e otto onde di fiore di Liguftro, e come fono ben macerati , fi fipreme l'olio per ima f porta ; e volendqfipiù ■valorofo fi gli rinfonde il pari pefo di fiori , che fieno J frefehi, e dì nuovo fi fpreme,e pucfjì così fare a '-beneplacito due, e tre volte; imperoche così facendo , diventa del continuo più virtuofo ; Eleggefi per lo migliore quello che refipirando, empie più ilnafio del fuo odore- Sono alcuni, che v 'aggiungono il Cinnamomo . Hd virtù di ficaldare , mollificare, e aprire , e giova à malori dei luochi fecreti delle donne, e de nervi. Vale à ì dolori del coftato , e al- le rotture dell' off aper fe folo , òvero compoflo con cerot- to . Oltre à quello fi mette ne gl'empiaflri , che fi fanno per la fchirantia , infiammagioni dell' anguìnaglie , e per ìltìro, cherìtirandoi nervi , ritorce il capo verfo le fpal- le , e mettefi nelle medicine delle laffìtudìni , 1 Dell'unguento Trino. Cap. 52, T O/gonfi della corteccia dei frutti della Palma libre fei, e otto onde, e fiotti Imentepejìa, s'infonde in fiet- tantatre libre , e cinque onde d'olio , e infieme con dieci mine d'acqua , fi cuoce in un vafo di rame , fino che ben refpiri d'odore , e pofcia fi cola in un catino ben unto di mele . F affi Virino primamente dì quefio olio ben uro- matizj^ato , mettendovi dentro t Iride macerata nell' olio fpefiito , come s' è detto . Maecci ancor a di farlo una altra compofitione in quefìa maniera . Pongonfi in fiu tanta libre , e cinque onde d'olio , cinque libbre , e due onde di legno di Balfiamo pefio, come s'è detto , e cuo- efi, e cavatone pofcia il legno del Balfiamo , vi fi met- tono nove libre, e dieci onde di Calamo odorato ben pfio, infieme conun perjco di Mirrha, abbom-ba'ta di ■vino vecchio odorifero. Fatto quefio fi prendono di que- fij olio fpefiito , e aromatizzato quattordici libre, e me- fichiafi col pa-i pefo d'Iride pejia, e ìafciatolo macera- re due giorni , e due notti , fortemente fi fipreme . Ma vo- lendolo fare più efficace, vi fi rinfonde il pari' pefo d'Iri- de due, otre volte, e fimìlmente macerato , fi fipreme . Vattimo è quello, che nonrifipìra altro odore, che quello E 2 dell'Iri- 68 Difcorfi del Mattinoli „; Avvmenu Jo Irino. (Jlcticìno, e iua cfami- nationc. dell'Iride, cerne è queliti, che fi fUmVerga di Pamphi- lia , e itt Elìde d'Acaja . Hd l 'unguento trino 'virtù di Jcaldare, e di mollificare : fiìipa l'efeara de cauteri : pur- ga l'ulcere putride , e fordide . Vale d i difetti de i luoghi fecretì delle donne , e Similmente alle infiammagionì , oppillationì loro . Provoca il parto , ér apre le vene he- morrhoìdali . Diftillafi con aceto , Ruta , e Mandorle amare nell'orecchie , per il /nono, che vi s'ode. Vale d catarri , che dijeendono dalla tefla , &■ alle puzzolenti ulcere , e polipi del na fo , ungendofi le narici dì quello . Bevuto al pefo d'un ciatho , purga il venire , vale à ì dolori de fianchi, e provoca l'orina . Fa vomitare colo- ro, che nonpojfona, ungendofene le dita , a altro provo- cativo inflrumento , e mettendolo in gola . Gargarizxa- Ji nella fchirantta con acqua melata , e ungendovi/i an- cora è buono all' afprezj^a della canna del polmone . DaJJi a chihavejfe mangiato Cicuta , Corìandolaria , fa- Funghi malefichi * pereflcr molto i dichiaratio- e precedenti dell'unguento del Zafferano , e del Liguftro, nondi- meno parrebbemi haver mancato in qualche cofa , s'io . non haveflì detto, che in quella compofitione dell'un- guento Irino, quando fi parla dell'Iride, s'intende (ancoraché Diofcoridcfe lo taccia) delleradici, e non del fiore; imperochenel fiore fi fente piùprcfto pdore faf tidiefo, e abominevole , che grato ; ma il con- trario fi ritrova nella radice . Et imperò è da penfare, che dovendo gl'unguenti refpirare odore foave, e ag- gradevole all'odorato, che delle radici dell'Iride, c non de i fiori intendeffe Diofcóride . E' in oltre da cre- dere , che dove fi legge in quello capitolo , che voglia dire in Elide d'Arcadia ; imperoche nelle fcritture di coloro, che fono periti di Geografia , fi ritrova Elide efiere in Arcadia, enoninAcaja. Dell unguento Gleucino , ò vero Mufieo . Cap. 53. 1 F' Affi femplicemente l'unguento Gleucino, ò vero- Ma- fico d'olio Omphacino, di Squinantho , Calamo odo- rato, Spica Celtica ,Spatha di Palma, Afpalatho, Me- liloto, Coflo, érMofio; e fepellifcejì il vafo , dovein- Jieme fi mettono glodoramentì , l'olio, e'I vino, nella vi- naccia per trenta giorni , og?ii giorno mischiandolo due volte. Spremefene pofeia lolio, eriponfi. Scalda, mol- lifica , e rìfolve . Giova al tremore , e freddo , che pre- cede alle febri, evale a i difetti de nervi, e de luoghi Secreti delle donne : e più mollifica, che ogni altra medici- na, che fi faccia per le lajjititdìni . NOn è maraviglia , che Diofcóride chiamaffe que- lla compofitione d'unguento Gleucino fempli- ce; imperoche fe ne ritrovano d'effo altre compofitio-, ni affai più di quello abondanti di femplici odoriferi , comefileggeapprefloàCoIumella al 50. capitolo del TJ. libbra. Vero è, che ancora quella compofitione feonfiderandofii femplici, che v'entrano^ non può anch'ellafenon manifeftamente fcaldare. Quantun- que Plinio al quarto capo del 23. libbra dica efprefla- mente, che'l Gleucino coftringe , e infrigidifee . 11 che fà efficace argomento, che'IMufteo, ò veroGleucino unguento di Plinio folle di compofitione del tutto dif- fimileda quello di Diofcóride, e da quello di Colu- mella; ò vero che grandemente habbia egli errato nel graduarlo ne'temperamenti fuoi . Fecene oltre à que- llo mentione al 7. capitolo del 1?. libbra, dicendo, che nell'unguento Gleucino fi metteva il Morto , e che con lento caldo, non come gl'altri al fuoco, ma nella vi- naccia fi componeva , mefcolandolo due volte il gior- no-. 11 che non poco fi viene à conformare con Diofcó- ride . E però quafi pare più , che Plinio habbia errato nel dire, che il Gleucino infrigidifee , che altrimenti } ^ imperoche, quantunque l'olio Omphacino , con il quale fifa il Gleucino, habbia tanto del frigido (co- me dice Galeno) quanto del collrettivo ; eiTéndo nondimeno atto à ricevere le qualità dc'medicamenti, che vi s'infondono , non può efiere, che meffovi den- tro tanti aromati caldi, comcfonoilCipero, ilCala- moodorato, la Spica Celtica, la corteccia de iDat- tolil' Afpalatho, ilMeliloto, eil Collo , nondiventi eglicalido. Purciocheperla medefima ragione, an- cor l'acqua di narura frigidifiìma, muta il fuo tempe- ramento, come teltifica Galeno, e fivedeperefpe- rìenza, ogni volta che fe l'infonde, òfeli fà bollir dentro medicamenti di natura calidi, perche anco- ra ella riceve facilmente le qualità de gl'altri me- dicamenti . J) eli unguento Amaracino, Cap. 54, L' Ottimo unguento Amaracino fi fd in Cizjco d'oli» Omphacino , e di quello della Ghianda unguentaria, fpejjiti prima con legno di Bai/amo, Squinantho , e Ca- lamo odorato, e aromatizzati con Amaraco, Cofìo, A- momo , Mar do , Cafjia , Carpobalfamo , e Mirrha . Ag~ giungonvi coloro , che'lvogliono farepiùpretiqfo , UCirp- namomo , togliendo vino per bagnare i vafi, e mele per impiaflrare gli 0 dor amenti pefii . Scalda l' Amaracino , e provocali fonno , apre, mollifica, e matura: provoca l'orina. E' utile alle fifiole, all'ulcere putride , & alV hernie acquofe , dopò l'operatione del Chirurgico . Fà Spiccare l'efeara de cauteri, e vale d quell'ulcere , che per la loro malignità , chiamano i Greci T'h eriomata . Gio- va all'orina ritenuta ungendq/ene il federe , e parimente all' infiammagionì di quello, e pei' aprire le vene hemor- rhoidali . Applicato di fono alla natura delle donne > provoca imefiruì, e rifolvevi le durezjzj , e l'enfiature. Giova alle ferite dei nervi , e demufeolì , mejfovi fufo con la lana carminata . Dlffefi di quello fufficientemente di fopra nel capi- tolo del Sanfuchino . E però non accade à re- CA™"™{ citarne qui altra hidoria . Fecene mentione Galeno uadont, nel libbra degl'antidoti, nel dichiarare l'Hedicrood' Andromaco, che fi mette nella Theriaca, affàidirlu- famente, dicendo, chevi fi metteva anticamente in Cizico , vi mettevano il Maro , accioche rcfpiraffé più d'odore; e che per ciò egli per vederqual fufiTeilvt.ro Amaracino, ne fece preparare con Amaraco folo; il quale fe ben nonrefpirava cosi d'odore, eranondi- meno di virtù dall'altro poco inferiore . Dell'unguento Megalino. Cap- 55- FAcevafi già per lopaffaio l'unguento Megalino, ma ejjene dipoi andata la fua compofitione in fumo . Non- dimenoper nonmancare all'hìflaria , non fard fuor dipro- pofito ih idurlo in cognitione . Facevafi queflo nel medefi- momodo, che fifa l Amaracino , eccetto che di più vi fi metteva la Ragia ; e folo in quefio erano l'uno dall'altro differenti; ir imperò leggiermente mollifica. Non finta- te la Ragia ne gl'unguenti per confervargli , ni per far- gli odoriferi , ma per dar laro corpo, e colore, Cuocefi la RagiaT 'erebìnthinatanto , che perda l'odore. Del modo del cuocerla fene dirà , quando di quella Scriveremo. Dell'unguento Hedicroo. Cap. t;6. Uello , che chiamano Hedicroo , fi fuol fare in Coo, fimile di virtù, e di compofitione all' Amaracino ; benché fia molto più odorifero . FEce della compofitione dell'Hedicroo memoria il ^"Jjjj" magnoGaIenonellib.de gl'antidoti, per entrare GaS" nella compofitione della Theriaca d'Andromaco tutti ali Nel primo Kb. di Diofcoride. 69 gli odorarnenti di quello impattati con vino. E quan- . tunque egli affermi ritrovarfene più compolicioni ; nondimeno ne fenile una di quella maniera per la mi- gliore. Prendali àfarl'Hedicroodue dramme di Ma- ro e altrettante di Afaro , Amaraco , Afpalatho, Squi- nantho, Calamo odorato, ePhudi Ponto, di Xilo- ballamo, OpobaKamo, Cinnamomo, & Cotto, di ciafeunotre dramme ; di Mirrha fei , ealtrettantt di Foglio Malabathnno, di Nardo d'India, di Croco, di Calììa : e d'Amomo il doppio : e una dramma di MalticediChio. Falli pofcia di tutte quelle cofe ben pelle con vino falerno una patta, e di quella rifor- mano i padelli, iimiliàquellidellaScilla, e dellevi- pere Motte àfcriver Galeno tal compofitione , per ha vertali ( come afferma ) dimenticata di fenvere An- dromacho, e per dichiara rea i poco periti Medicine' femplici, e compofiti medicamenti, che cofa volette dire Hedicoo nella compolitione della Theriaca; ac- cioche non haveflèro à cader in quello errore, che egli fcriveeiìèr caduto un Medico al tuo tempo in Ro- ma; il quale non cflendo mai flato prefente à vedere 3 fare la Theriaca , volendola pur fare anch'egli, gi- va cercando per le Spedane l'Hedicroo, penfandofi chefuìle, ò nerba, ò radice, ò qualche altro medica- mento iemplice . Il che al tempo d'hoggidi hò veduto io accadere à pur'alìài de moderni. Avicenna con tutto il retto della Setta Arabica, nella compofitione dellaThcriacaloro, chiamarono l'Hedicroo , troci- fei Alindaracaron , poncndod'eflì varie compolìtio- niaflàidifferentidifemplici, dipefi, e di mifuredal- la deferittione, che ne fece Galeno. Et imperò nel comporre la Theriaca , none maraviglia, che lungo tempo fia, chenonnefia fucccefla la vera compofi- tione, per ellere Hata corrotta e da gl'Arabi, e da compolitori in var) , e divertì femplici . Dell' unguento Metopio. Cap. 17. FAfJi in Egitto l'unguento, che -volgarmente in quella patria, perii Galiano , che nifi mette , fi chiama Metopio ; imperoche cofi chiamano l'albero , dove nafte il Galbano. Componefi di Mandorle amare , d'olio Ompba- eino , Cardamomo , Squinantho , Calamo odorato , Mele , Vino, Mirrha, Carpobalfamo , Galbano , ir Ragia. V attimo è quello, cheègraffio, digrave odore .e che più [pi- va di Cardamomo , e di Mirrha, che di Galbano . Scalda grandemente, abbrugìa, apre, tira, ér mondifica l'ulce- re. Aggiunto nei medicamenti corrofivi , vale àinervi , emu/coli tagliati, e all'hernie acquofe . Mett efine gli im- pìalìri mollificativi, e ne cerotti . E utile al tremore, e alf-eddorthe.precedealle febii, e allo fpafimo , emiffi- me_à quello , che ritirati inervì, ritorce il capo verfio le fpalle. Provoca il /udore , apre i luoghi naturali del- le donne , mollifica le durezze loro , & hà univerfal- mente virtù di mollificare . Dell'unguento Mende/io. Cap. 58. COmponefiil Mendefio d'olio Balanino , di Mirrha , di C affla, e dì Ragia. Ma f mo alcuni, che pn che que- fie cofe fono pefate (benché inutilmente) vi mettono un po- codiC nnamomo; imperoche quelle cofe, che non fi cuoco- noinfieme, non -vi Inficiano la virtù loro . E' del mede/i- mo valore del Metopio , mapero manco efficace . Dello Sfatte. Cap. $9- LO Stane è lag afferà, che fi cava dalla Mirrha frefea, pefla , ór abbombatad acqua, fremendola alunhio. E' quefìo liquore molto odorato , e pretiofo , e fa per fefiielfo l'unguento chiamato Sfatte . Quello è V ottimo, che rumba compagnia d 'olio, e quello, la cui po- ca quantità fia di molte virtù . Scalda lo Sfatte, corrif- ponde nelle fue proporzioni alla Mirrha , e àgli unguen- ti , ch'hanno virtù difcaldare . CHiama lo Statte Sérapione , e parimente tutto il re- fto de gì' A rabici, inlieme con tutta la caterva de 5'"*',-°^ ghSpeciali .Storaceliquida; delqual liquore li trova £àmt. nonfoloà Venetiagranquantità, ma univerfalmente stoniceli' per tutte le fpecìijrie, che compongono di medicina- iuiai- le. Difcernefi quello per Sérapione j imperoche egli nel capitolo della Storace calamita , parlando ancora dellaliquida, dice, ch'ella lì cava dalla Minha pri- ma bagnata d'acqua, e poi fpremendola ; accordando, fi neh-elio in tutto con l'hiltoria, che ne fenile Dio- fcoride. Conferma pofeia tale fentenza l'effcre ella (quellaScoraceliquidadico, che non è contrafatta ), odoriferiinma.ealguftoamara. Ma è d'avvertire, che à tempi noftri le ne trova poca della l'incera , come ac- cade quali in ogni altra cofa , che ci li porta di Levan- te. Perche pattando limili merci per le mani de i Mori, e de i Turchi inimici capitali di noi altri Chrifliani, Pi- pare di fare un facrificio, come ci poflòno ingannare nellemercantie, e in ogni altra cofa. Ma per tornare àpropofito, credo veramente, che quando fi potette, havere lo Statte fineero, fi potrebbe legitimamente adoperare in luogo d'elettilììma Mirrha, Dell'unguento del Cinnamomo. Cap. 60. L- Unguento del Cinnamomo fifa con olio della Ghian- da unguentaria ,fpef/iiocon legno di Balfamo, Squi- nantho , e Calamo odorato ,ér aromatizzato con Cinna- momo, e Carpobalfamo, aggiuntovi più Mirrha quattro volte, che Cinnamomo , e tanto Mele,che fia fufficiented macerare il tutto . Lodafi quello , che non fia di acuto, ma di piacevole odore , cherefpira di Mitrila , fipeffb di cenpo, odorato, e molto amaro al gufio', impero he quel- lo , che non fard così , non havrà pefio , grofezjZ,a , ni corpo dalla Ragia, ma dalla Minha; perche la Rag! a non caufa amaritudine , nè alcuno grato odore. F.' nelle virtù fue aculiffìmo , caldo , e amaro , ér imperà , per la calìdità fua, apre le bocche delle vene , rifoìve , érif- pargs : lira glihnmori, e le ventofità: aggrava niente- dimenoil capo. Giovad idifettide luoghi naturali delle donne , aggiuntovi il doppio d'olio , di cera , e di midol- le ; imperoche cosi perde molto della fisa acutetjcjt , e diventa mollificativo : altrimenti brugia, e indura più valentemente, che tutti gli unguenti , chehan corpo. E' rimedio efficacìffimo contra le fiftole, e i ulcere putride . Giova ali hernie acquofe, à i carboni , e alle cancre- ne, aggiuntovi Cardamomo . Ungefiutilmente al fred- do, e al tremore, che precede alle febri , à ì morfi de , gli animali velenofi , e alle punture de gli Scorpioni, e dì quei ragni , che fi chiamano Phalangi, applicato con fichi primaticci triti. Dell'unguento Nardino. Cap. 61. COmponfi l'unguento Nardino in vari modi; impero- che a fi facon il foglio Milabathino, ò fenzj* ef- fe F affi il più delle volle d'olio Balanino , overod'Om- phacino, aggiuntovi, per ifpelfirlo , lo Squtnantho ; e peraro-natizjjtrlo, ìlColio, l'Amomo, il Nardo , la Mir- rha, eil Bai/amo. Lodafi il fiottile , e acuto , e quello, che fpir a l'odore del Nardo ficco, òvero dell' Amomo . Ha virtù di difeccare • è acuto, fcalda, purga, mondi- fica gl'humorì, e rarifica. E liquido, e none vifeofo , fi non v'è aggiunto Ragia . E affi oltre a quello più fcm- plicemente d'olio Omphacino , Squinantho, Calamoodo- rato, Cofto, e Nardo. Dell' unguento Malabathrino . Cap. 62. SVeffifcefi il Malabathrino con le medefime cofi, che il Nardino, mavì fi mette più Mirrha, òr imparò E 3 fcalda , 7° fcalda, e corrpmde nelle virtà-fue all' Amar acino , e quello, che fi fd del ^aff, arano . Dell' unguento Jafmino . Cap. 63. T)Reparafiil la/mino ;n Perfiade ì fiori delle bìan- JL che Viole; de i quali fe ne infondono due onde per Jejtarto Italico dolio di Si/amo, tramutando le Viole, teme fi dm m quello de i Gigli. HJfanlo i Pe>fiàM «elle cene loro, per far buono odore ; imperoche è erti convenevole a tutto il corpo, ungendofene ne i baoni, 'dove fa di bifogno di fcaldare , e di mollificare . tia nondimeno l odore grave , r> impeto affai Cono che non l'ufano volentieri. ; NOn era veramente da pattar quello capitolo dell' unguento Jalmmo con iilemio , come fono Difcorfi del Matthioli A yeroSambac. II chedimoflra, che mamfedamemes' inganni Gualtieri Tedefcho d'Argentina in quel Tuo nuovoDiofcor.de, tenendo anco egli, che Diofco- nde incendefie qui de volgari Gè-Uomini . Maaccio- che le virtu , e proprietà lue vengano in luce, non do- vendotene più in altro luogo di quelle libbro fare al- tramentionc, mi paredovernequidir quanto da Se- GELSOMINI. "a efami- ■ ,1 T 1 r „ l"»*«Jv™e in quelli niente, e in quello qualche colali ritrova da dire Et imperò e prima da fapere, chejafmin0 vocabolo 'tra- dotto dal Greco (fecondo l'opinione dipm dotti de tempinoftri) nonvuole rilevar altro, che Violato ÌÌVaTa^u ,c'le,fiP°flà"eS^e quello; percioche fa- cendoli delle Viole bianche (come ferite Diofcori- de) quello unguento, non f, può ragionevolmente chiamare fe non unguento Violato; intendendo pe- ro d, quella forte di Viole bianche, che Arabicamen- te (1 chiamanoKeiri, e non delle communi, che quafi fempre per le publicheftn.de nafeono alla campala Ma fonoalcuni de i moderni, che confidandohncl iuono del vocabolo , fi credono veramente, che que- llo unguento fi faceffe di quegli odoratami 'fiori /che no. chiamiamo Gdfomini. Nella cui credenza i tro- Errorr di vo io Hcrmolao Barbaro, tic Marcello Virgilio Fio che gl amichi , e Diofconde maffime , habbiano fcric- c,° ' Gelfomino complicatamente con quella fpccie di V io e, e che habbiaDiolcorideincefo quella fpecie diVio e per .1 Gelfomino, che egli afferma ritrovar- ci di colore ceruleo . Nella opinione de quali non pof- fo 10 in alcun modo cadere; imperoche non e da pen- are , non vo dire da credere , che Diofconde , il qua- le nell hulor.a de femplici, enei dividere le fpecie da kfpec.e, fudiligentiffimo, haveffe cosi fescamen- te, fenza alcuna d.flmt.one intefo, ch'I Gelfomino une quella fnecied. Viole cerulee; avvenga cheti- le radici, nel fuflo nella lunghezza, nella stortez- za , ne tram,, n9lk foglie , c in molte altre partì fiali Gelfomino dalle Viole d. qual fivoglia fpccielonta- "h ' r7'Cre; anCOra Chc à Marcdl° (i concederti ciò che egli dice quantunque non fi ghdebba concede- re) come fi dira, che il Jafmino «"«unguento deco- ri del Gelfomino , il quale vuole egli , che fieno le Vio- le cerulee, feliftertoDiofcor.de afferma, che il Tar- mino fi compone delle bianche Viole ? Dimollra fi pi fc.a oltre a quello per Serapione grandilfimo, e fide- liflimo imitatore, einterprete di Diofcoride , che al tracofafianole Viole, e altra i Gelfomini; impero- che di quelli al cap.176.ediquellealcap.220. diverfa mente ne fenile, enc notò le virtù loro . Perlo chec dapenfare, chefehaveflè egli conofciuto, che Dio lconde, Galeno, egl'altri riavertelo mtefoil Gelfo mino nel capitolo delle Viole, non n'havrebbe e-43 fcrittocofidiftmtamenteinduecapitoli. Mapereficr egli più che certo, che i Greci, e malfarne Diofcoride non conobbero mai il Gelfomino, ne fece da per fe' particolare capitolo {blamente d'autorità di più fcrit- tori Arabici; affermando che de bianchi, degialli , & de cerulei fi ritrovano. Talché è fermamente da ciedere, che effendo Hata ritrovata da gl'Arabi que- lla odorifera pianta , vedendola eglino nelle fattezze aenon, e nell'odore molto confàrfi alle Viole bian- re le r .QnAoimk^e i] Greco, affai barbaricamen- te le dei ivarono dalle Viole il nome, cioè Tafmen ; ancora che nella lingua loro lo chiama no ZambTc , ò D rapioneleneferiff c. E' adunque il Gelfomino calido ne principio del fecondo grado, c molto èconvene- 9^M volea l'humidità, alla flemma, eà i vecchi di frigida evim?* complcrtione, eai dolori cau fati da gl'humori ertoli fi, evilcoh. Giovano! fiori alle impetigini, emaci- le della taccia , tanto applicatovi fecchi, quantofre- fchi 11 fuo olio , il qual chiamano dall'Arabico voca- , bolo Sambacino ,giova moltoa.'l'ularlo nel verno; an- • cora che a coloro, chefoncalidi di compleffonc , ncll odorarlo fpefìo provochi il fansuc del nafo Fan- nolo a . nollri tempi i profumieri con le mandorle , come fi fa quello de gl Aranci , per unger le barbe é aggradile al naiò co'l fuo odore. Errano alcuniingan- nau dalla conformità del vocabolo , penfandofi , che lobo Sambac.no, e ,1 Sambucino fieno una med fima cofa Fraquahs mgamrò Giovanni da Vigo chirurgi- "■»' * co nel fuo trattato, che ci fece de i f,m„i; : 1 s Giovanni chciGelfom.mil fono portati in Italia, àncora che co' bhner?,? ,Prelcntc-rcro?ni hol'to "trovino i bianchi, igialli, epanment. i cerulei. E' adunque il Gelfomino una pianta molto à propofito per con- venire ne. giardini le feepi , le fpalliere, leloggie ?e pergole , e le capanne , cofip'er efler mokS" hàbi! le a co rare, comeper la vaghezza , e molto raro odo- e de fuo. fiori. E' pianta farmentofa, che facilmen- l^ml1"--^dTì^ai farmenti ^ «dice cren,» lunghi, vencidi, e arrendevoli, da i quali nafeono \ r"" b'- ^teIUngheneiétteperpieciuolo,cSomendS!ftona' àiZi e*rtpUj,tat« 'ncir> arrendevoli , e verdeg- ramofc;, r°dueC1 fi°" à™^> nella fommità de ramofcelh, comeg.ghetc.p.cc.oli, digiocondiffimo odore, Nel primo lib. di Dioicoride. odore, e di vario colore, come riabbiamo detto, i A quali però rariflime volte fruttificano, fe bene in alcu- ? di ni luoghifanno un femecome i Lupini, il quale mi ln°' fu già mandato dal dottillimo Signor Jaconio Anto- nio Cortulo, gentilhuomo Padovano. Ama ilGel- fomino i luoghi ameni, ecaldi, ecoltivali negl'hor- ti, e ne i giardini. L'olio che fi prepara con i fuoi fiori , hà le medefime virtù di quello de i Gigli . Quello che fanno i profumieri d'altra maniera, fi pre- para mettendo buona quantità di fiori frà le Man- dorle dolci monde , e facendone ftrato fopra ftra- to, più, e più volte; & poi peftando le Mandorle , efpremendone l'olio conil torchiello, il quale non folamente vale per dar buono odore, ma per quelle B malatie ancora, à cui adopera il fuo Dioicoride . Chiamaf: il Gelfomino da gl'Arabi Jefemin, Zam- bach, &Sambach. Della Mirrha. Cap. 64. E La Mirrha un liquore d' un albero , che nafte in Arabia , Jimile alla Spina d' Egitto , dalle cui pia- ghe di/lilla fopra certe Jìoje , che fe gli adattano fotta; quantunque ■ve ne fia di quella , che Ji condenfi attorno al tronco dell3 albero . Trovafene una fpecie molto graffa , chiamata Pediafimos , da cui , quando fi fipre- me ,dijìilla lo Sfatte . Enne oltre à quefta , un 'altra graf- C fifjima , chiamata Gabirea , che nafte in luoghi graffi , la quale molto più copìofamenie rifuda lo Stane , Tiene il principato quella , che fi chiama Trogloditica , cofi nominata dal paefe , ove ella nafte, -verdiccia, irafipa- rente , e mordace . Coglìefiene una fpecie di minuta, la quale tiene il fecondo luogo dopo laTrogloditica , pafito- fa come il Bdellio , ma refpira di più grave odore , e na- fte in luoghi aprichi . Enne un'altra chiamata Caucalia, fuor di modo fvanita , nera , come fe fttjje amflita . La peggiore di tutte è quella , che fi chiama Ergafima , ficca, muffata, e acuta , d'afpetto , e di virtù fintile alla gomma : Dannafi quella , che chiamano Aminnea . Faffene di tutte pajìelli: delle graffe, graffi, eodorife- D ri: e delle fioche , ficchi , e fienaia odore. Quella Mir- rha più refpira d'odore , che nel fare i pajìelli non fù mefichiata con olio . Falfificafi la Mirrha con la gom- ma bagnata nell'acqua della fila infufione , Eleggefi la frefta , fragile , leggiera , e tutta d'un colore , e quella , che nel romperfi, mofir a alcune -vene bianche , e lifcie , fimili all'unghie , minuta di granella , amara , acuta , fervente, & odorata-. E' inutile la grave , di colore dipece. Hà -virtù di ftaldare , e di cojlringere, provo- ca il fonno , falda , e diftcca. Mollifica le durezze , e apre l' oppillationi de luoghi naturali delle donne : provoca prefìamente i meftrui , e'I parto , applicandola di fiotto con Affenzj) , e infufione di Lupini , ò vero con E fiucco di Ruta . Inghiottiftefi alla quantità d'una fava per la toffe vecchia , per la ftrettura del fiato , per li dolori del co/lato, e del petto , e per il fiuffo del cor- po, e dìfinterico . Alleggerifee il freddo , e tremore, che precede alle febri , prefia alla medefima quantità con Pepe, e acqua, due bore avanti che cominci la febre . Meffa fiotto la lingua, e ritenutavi tanto che fi lique- facela, leva l'afprezj^a della canna del polmone, e la raucedine della voce . AmmaxxA i vermini del corpo . Maftkafi per far buon fiato : ér ungefi con Ahimè li- quido per il feto-re delle diiella . Stabilifce i denti fmplfi , e Jìringe le gengive , lavandofine la bocca con fino , e olio infieme Empia/Irata , falda le ferite F della tefta , fiana le rotture dell orecchie > e ricuopre le offa di carne applicatavi con carne di Chiocciole . Gio- va alle diftillationi dell'orecchie, ér alle loro infiam- magioni, meffavi dentro con Caftoreo, Opio, e Glau- "° ■ Unta con Mele , e con Caffia fvanifice i quofi della faccia . Purga impiaftrata con aceto V impetigi- H> ■ Unta infieme con l'ino , Laudano , e olio di Mir- to , ferma i capelli, che cafeano . Mitiga i catarri vec- chi, ungendone con una penna le narici del nafio. Riem- pie l'ulcere de gl'occhi, toglie l'albugini , e parimen- 71 te le caligini , e ^ polifie l'afiprezjcjt . Fafft della Mir- rha, cofi come dello Lncenfo, la fulig'ine , utile à tut- te le medefime cofi , come di poi infiegnaremo . La Mir- rha Beotica è radice d'un albero di Bestia . La mi- gliore è quella , che refpira d' odore finite alla Mir- rba . Scalda , mollifica, e rifolve : mettefi ne profumi utilmente . LA Mirrha, che d'Aleflandriahoggi fi porta à noi, Miri*», <• è molto differente da quella, che tra le fpecie fua. "irai delia buona ne fende Diofcoride, percioche la mag- na-icmc' gior parte , e quali tutta quella, che riabbiamo in com- mune ufo nelle Speciaric, manca di tutte quelle buo- ne qualità, che s'attribuifcono alla migliore ; impe- roche (come fi può manifeftamentc vedere ) non è verde, né acuta, riè grafia, nèodorata, nè unita nel colore, nè ripiena di quelle vene lifcie, lequali di- cono rafiemDrarfi all'unghie humane ; come che fi fenta nel gallarla qualche ammarezza. Per lo che ie pur fulìc alcuno, à cui parerle, ch'ella fi doverle nel- le fpecie della Min ha connumcrare (quantunque da dubitare vi lia) altro non pento, cheli potette dire , fe non ch'ella fufle fpecie di quella peggiore, chiama- ta da Diofcoride, Caucalia, & Ergafima, ò veramen- te più prefto quella , che fcrive Plinio portarli d'India, eflèndo q uella di tutee l'altre peggiori , e maflimamen- tc fapendo noi ch'ella ii porta d'India in Alexandria . Percioche la maggior parte diquella, che fi ritrova hoggifrànoi.èfecca, arroltita, nera, pallida , e pol- verofa; e fe ben tra queftefe ne ritrova qualche pezzo ditrafparente, edichiara, rompendola , fi ritrova di dentro di diverfi colori, e che più? gultandola poco ò niente d'amaritudine vi fi fente. 11 perche èdacrede- dere, ch'ella lia contrafatta, e con gomma, e con al- tri mefcuglj, come fcrive Diofcoride, che fi fuol fare nel contralarla . Enne fiata portata già di quella , che dimoitra efiere deirclettillìma: ma è infino à qui tosi rara, e cosi poca, che non fi ferba fe non per un para- gone. Havevafi la Mirrha fino al tempo di Galeno convertita in Opocalbafo, liquore d'un albero chia- mato Calpafo , velenofo, e mortale ; cosi come fi con- verte la Caflìa in Cinnamomo, e il Galbano inSaga- peno. Etimperònellibbrodegl'antidoti, della com- pohtione della Theriaca d'Andromacho , cosi diceva : Io sò certamente, che molti fono morti, che hanno mangiata la Mirrha melturata con l'Opocalpafo. Per locheèdafapere, checoloro, che preparano gl'an- tidoti ve la mettono feientemente, e fi induftrianoà farquelto: percioche fanno, che medila cosifatta ne fóllirj, diventa ottimo medicamento : imperoche ri- folve la marcia, e mondifica l'ulcere fenza mordaci- tà alcuna , e rifolve qualche volta le fuffuiìonide gì' occhi , : quando fi generano da poca , e fottìi materia . Meda ne gl'empiaftn , à vero cerotti, ò in altro di- geltivo medicamento di quelli , che s'amminiltrano difuori, aumenta mirabilmente la virtù loro; mato- giicndofi dentro per bocca, è veramente veleno mor- tifero . Quello tutto della Mirrha mefcolata con 1' Opocalpafo icrifie Galeno , per avvertire che nel com - prarla, e nell'ufarla, fi debba molto ben aprire gl' occhi, e ufar diligenza. Credei! quali iIBrafavola , che la commune Mirrha, di cui c; l'ufo univerfale, fia dei eS! più prefto il Bdellio, che altro. Il che à menonpa- vola repro- re, che corrifponda aU'hiftoria, che nefcriveDio- bau' feoride; imperoche la noltra Mirrhanonèdi quella trafparenza, che e la colla del Carniccio, come dif- fe Diofcoride edere ilBdelIio, efepure vi iene trova ( come s'è dettoci qualche pezzodi trafparente, epiù predo una miltura di gomma Arabica, che altrimen- ti, comenclgultarlafenefcuopre la malitia. Oltreà quedo, refpira il Bdellio ( diceva Diofcoride ) ar- dendolo, odore limile àquello dell'Unghie odora- te. Etimperò, perche non mi pare feomeche più volte n'habbia 10 fatta cfperienza ) che la noltra Mir- rha , accendendola , refpiri di quell'odore , non penfo, che ficuramente fi polla dire, cheellafia il E 4 Bdcl- 7^ Difcorfi del Matthioli Bdellio. Conclude parimente contra àtalc opinione unaterza ragione; laqualeè, che il Bdellio, maneg- giandolo, lirivencidilce, e rompendolo, e di dentro graffo; elaMirrha, che habbiamo noi , maneggian- dola, e lì (gretola, erompendola, è di dentro aridif- fìma. Vituperò Diofcoride , etenneperlapeggiortra lefpeciedella Mirrila, quella, che cniaxnano chi Mi- rica .echi Aminea; laquale lodò Galeno nel libbro de gl'antidoti per la migliore, che fi ritrovi nelle fpecie della Trogloditica . 11 che hàfatto creder à molti, che lìa in quello luogo falfo il tetto di Diofcoride per ne- gligenza de gli fcrittori. Ma vedendo io che in Dio- icoride fi legge Aminea, e in Galeno Minea, credo più pretto, che non intendano d'una fpecie medefima. Supplì Plinio al decimoquinto capo del duodecimo MUtha,,e libbro à quello che mancò Diofcoride nel fcriverne ac. fcrittt °33 curatamente la pianta, chela produce, con queflepa- Piinio. role: Hanno fcritto alcuni, che l'albero della Mirrila nafee inficine con gl'alberi dell'incenfo nelle fel ve me- defime. Alcuni altri poi hanno fcritto , che nafee egli feparatamente ;-peicioche nafee in molti luoghi d' Arabia. Portafene d'eletta dalle felve , etolgonla iSa- bei ancora nel pattar del mare, dai Trogloditi. Sono oltre à ciò gl'alberi diMirrha domeftichi,che la produ- cono molto piti valorofa de falvatichi. T'albero è (pi- nolo, alto cinque gombiti , il cui tronco duro , c florto, è piti graffo di quello dell'Incenfo cosiappref- foalla radice, come in ogni altra parte . La cortec- ciafuaè lifeia fimileà quella dell' Arbuto; quantun- que dicano alcuni, ch'ella fia ruvida, e fpinolà. I.e irondi fono uguali à quelle de gl'Olivi , ma pili crefpe , efpinole. Juba vuole, ch'elle fieno fimili all'Olufa- tro . Altri vogliono effer l'albero, che produce la Mir- rila, limile al Ginepro, mapiù ruvido, e pieno di fpine , e che le fiondi fieno più tonde, ma di.fapore.fi- milealGincpro. Nèmancano bugiardi, che fcrivo- no, che da un medefimo albero diltilla laMirrha, el' Incenfo , Intaccafi la corteccia dell'albero due volte 1" anno, come quella dell'Incenfo, e ne i tempi medefi- mi; ma dalla radice fino ài più valoroli rami . Lalla- te rifudafpontaneamente dall'albero fenza ragliare la corteccia; e quella non hà pari di bontà. Dopo que- lla, la migliore tanto della domeilicha, quantodella falvaticha , è quella chediftilla la Hate . Della Mirrila non danno il cenfo à Dio, per nafeere ella ancora in altri paefi. Enel capitolo feguente diceva pur egli : Sofifticafila Mirrhacol Mallice, cconla gomma, e parimente con fucco di Cocomero , per farla amara ; come per farla pefare, con fpuma d'argento. L'altre melìuraggini lì conofeono al fapore della gomma , per effer fotto al dente vifeofa. Fallificafi agevolmen- te l'Indiana , la qual fi raccoglie d'un'albero fpinofo . quello folo di cattivo produce l'India; maperòfaci- liffimo da conofeere , tanto è egli manco buono . tutto quello della Mirrila ditte Plinio. Onde facil- mente mi riduco à credere, che la Minila del noltro ufo lìa l'Indiana ; imperoche intendo, ch'ella lì porta in Egitto per il mar rollò, e diquindi con le caravane in Aleflandria. Liberala Mirrha dalla febre quarta- Mmh/f"* na pisl'andofeneunadrammaben polverizzata, con un poco di Malvagia calda una hora avanti che co- mincila febre: mabifogna, che i paticnti fubito li «iettino à fudare nel letto , e ciò far tre volte in tre parofilìmi, fenza alcuna intermiftìone, e con que- llo medicamento fui curato io llcdò cflendo giovinet- to di dodeci anni. Fà l'effetto medefimo faccndofe- ne pillole con tanta Thcriaca, che balli per incorpo rare, delle quali balla à pigliarne ogni giorno una grolla come un Cece. Mettelì la Mirrha quali in tut- ti gl'antidoti, che fi preparano per li veleni, per li Min*». morfl ^c gl'animali velenolì, eperla pelle. Falli an- cora della Mirrha un'olio per fpegnere le cicatrici delle ferite , e per appianare le grinze della faccia , ungendofene fpeffo in quello modo . Cuoconli al- quante ova di galline fin che diventino dure, e mon- date che fieno dalle feorze, fi tagliano ugualmente A per lungo in due pezzi, e cavafene fuori i torli , &s empionfi i vacui d'amendue le parti di Mirrha pol- verizzata, e dipoi fi ripongono in cantina all'humi- do fin chela Minna fi converta in olio. Fanno ol- tre à ciò con la Mirrha le donne un'altro bel rimedio per le grinze del volto in quello modo. Mettono fo- pra al fuoco una padella di ferronuova, evehjla- feiano fin che diventi rolli , e ben rovente , e la sbrufano con vino bianco gettatovi fopra con impe- to dalla bocca, e coprendoli poi la tetta con una to- vaglia , che facci loro à modo di capanna , piglia- no quel fumo con la faccia, e dipoi affuocano di nuo- vo la padella, e vi gittano dentro la Mirrha polveriz- B zata , e ne pigliano parimente il fumo, rellando , coperte con la tovaglia nel modo medefimo; Se ulti- mamente lì cuoprono la faccia con la tovaglia iflefr la, e fe ne vanno alletto à dormire, e cosi conti- nuando otto giorni, confcrvano la faccia fenza grin- ze, ancora che s'invecchino. Scriffe l'hiftoria della Mirrha ancora Teofrallo al quarto capo del nono fMirh*,jI libbro dcll'hiìtoria delle piante, con quelle parole : ferirà Nafee l'inccnfo, e la Mirrha in Arabia, in una re- Teotrafti gione tra Saba, e Adramita, e Citibcna, e Maina- li ; enafeono gl'alberi dell'Incenfo, e della Mirrha parte in stì'l monte, e parte da ballo, per loro mede- limi, e però alcuni lì coltivano, & alcuni rimango- Q no fenza coltivare . Dicono il monte edere molto al- to, di modo che vi cafea la neve; e che da quello na- feono ancora fiumi, che corrono al piano. Dicono parimente , che l'albero della Mirrha è minore di quello dell'Incenfo, e più fruticofo, di durotron- co, eapprelloterra ritorto, grotto più della gamba dell'huomo, coperto difettile feorza, limile à quel- la dell'Adrachne. Altri, cheaffermano haver vedu- to l'albero della Mirrha , della grandezza s'accorda- no,- edicono, chenèl'uno, ncl'altrocgrandc, ma che quello della Mirrha è minore, e più batto : e che quello dell'Incenfo produce fiondi limili al Lauro, elifeie; e quelle della Mirrha appuntate, e D fpinofe, nonlifcie, fimili àquelle de gl'Olmi, cre- Ipe, òtfpinofeincima, come fon quelle dell'Elice . Dittero quelli medefimi, che effóndo nel navigare ufeiti fuori attailontano delgolfode gl'heroi, ean- dati sii quel monte per cercare acqua, viddero quivi quel!' alberi , e notarono molto bene il modo di ricor- re l'Incenfo, e la Mirrha; ove viddero intaccata la corteccia de tronchi, e de rami, dicui alcuna era intagliata , e intaccata come da colpi di fcure,c alcun' altra di più minuti tagli ; edificio haver veduto pari- mente il liq uore , che ne diflilla , parte cafeare , e parte rettale attaccato all'albero, e in aJcuniluoghi haver veduto attorno gl'alberi diltefe in terra ftoje tettutedi g Palme, e altrove fpiunata intorno la terra àmodod' unmattonato. Dittero ancora, che'l monte era divi- fotra'.Sabci fignori di quello : e perche nifTun di loro làingiultitia, ne difpiacere all'altro, non haver ve- duto quivialcuno che guardafili i fuoi alberi; eperò haver loro levato via di quella folitudine aliai Incen- fo, e Mirrha, e portatolelo alle navi loro. Ditte- ro parimente d'havere intefo , che ricolto ch'hanno tutto l'Incenfo, eia Mirrha, lo portano alTempio delSole, il quale hanno i Sabei per il più devoto, e perii più fantodi quella regione; e che quivi han- no Arabi armati alla guardia , ài quali lafcia ciafeun' il fuo incenfo, e la fua Mirrha raccolta in un monte, p lafciando ciafcun.f opra al fuo monte una tavoletta, in cui èferitto fopra la quantità delle mifure, e pari- mente il prezzo, che fi vende lamilura. Venendo poi ( fecondo che intefero ) i mercatanti per comprar- lo, leggono lafcrittura delletavole, e facendoli la mifura di quello, che più piace loro, lafciano in quel- lo lteffo luogo ildenajo, dove togliono la mercan- ta. Fatto quello, dicono, che vi viene il facerdote , e toglie per il culto di Dio la terza parte del prezzo , e lafcia il retto nel medelìmo luogo ; e che que- lto fi ferba quivi ficuriflimamentc à i propri padro- Mirrha ferir ta da Galeno. Nel primo lib. ni. Sono alcuni altri, che vogliono, che l'albero del- A la Mirrha fia ùmile al Terebintho, ma più ruvido , e fpinofo,có frondi un poco pni riconde, di fapore qua- li limile al Terebintho; e che nafee quefto , e quello dell'mcenfoin un luogo medelìmo, in un terreno cre- tigno, &arenofo, dove poche acque fi ritrovano fortive da qualche fonte . Quefìe cofe adunque ripu- gnano à coloro , che dicono, chela nevevidifeende, eparimentelapioggia, e che fia quel luogo irrigato da numi . Ma ben più ignoranti fono alcuni altri , che hanno creduto, che da un'iftefla pianta diftilli f in- cendo, e la Mirrila. Et imperò cole più limili al vero narrano coloro, che vi navigarono ( come habbiamo detto) dalla terra de gl'Heroi.Ritrovanfi della Mirrha B due lpecie, una legitima, che per le ftefladiftiUa dall'albero , e l'altra che li fàdiftillareperarte.La mi- gliore li prova gultandola, e con quefto quella più fi loda, che tutta inflette è d'un color mede lìmo . Que- fto tutto della Mirrha fcriiìè Teofrafto.Da cui in mol- te cofedevia Plinio, òch'egliforfe male traferivefle da lui, come fuole alcuna volta fare, ó che più tolto ciò raccogliere da più l'crittori Greci. Scrillc della Mirrha Galeno ali ottavo delle facilità de femplici , cosi dicendo : La Mirrha è di quelle cofe, che fcal- dano, e difeccano nelfecondo ordine; & imperò può ella faldate le ferite delle tefta: Contiene in fe non poca amaritudine , con la quale ammazza i vermini Q nel ventre de fanciulli , e li caccia fuori. Oltre à quefto è ella ancora atìerfiva ; e però fi mette ne'me- dicamenti de gl'occhi, che li preparano per l'ulcere di quelli , e per le cicatrici grolle. Metteli per fare il medelìmo effètto nelle medicine, che (i compongono perla toflè vecchia, per l'afina , e per Io ferramento delfiato; imperoche ella non inafprifce la canna del polmone , come fanno molte altre medicine afterfive; ma è cosi moderatamente aiìetfiva, che alcuni la met- tono ne'medicamenti, i quali chiamano arteriacijco- me cofa, che fcaldi, e difecchi fufficientemente , non riavendo alcun timore della facoltà fua atìerfiva , la quale procede dalla fua amaritudine. Mancandola j) Mirrha , fi deve in fuo luogo , porre , come dille Ga- leno nei'uccedanei, il Calamo odorato: e fecondo '[""'m*?" Coftantino, il mcdefimo pefo di Mandorle amare . Ne debbono in quefto cafo feguitare gli Speciali quel loro trattato chiamato, Quid pr ò quo , il qualvuole, che di mente d'Avicenna li polla, in cambio della Mirrha, porre ne'compofiti la metà del fuo pefo di Pepe nero: percioche Avicenna intefe altrimenti , cosìdicendo: Ponfi, fecondo chefi dice, in cam- bio della Mirrha, la metà di Pepe nero; ma quefto è falfo. Inoltre, della Beotica Mirrha altro non hò , che dire, fe non ché à tempi noftrì non fi porti in Ita- lia. Oltre à ciò è d'avvertire, chela Mirrha ("come £ fcrive Galeno al fecondo libbra delle compofitioni de medicamenti in generale ) fi deve mettere ne gl'em- piaftri,quando fi levano dal fuoco, per non tollerare ella cottura alcuna, come fà parimente l'Aloe , e l'In- cenfo . Chiamano i Greci la Mirrha X/iupfx: i Latini Mirrha: gl'Arabi Ler, Mur , e Mor : ìledefchiMir- rhen: liSpagnuoliMira: iFranceli Mirrhe. Dello Stiraci- Cap. 65. LO Stirate è un liquore d'uri 'albero fimile al Melo co- togno. Quellofitiene perlopiù eccellente, ch'èrof- fo, grafia, ragìofo, e che nelle fue granella biancheggia , e quello, che rfferba lungo tempo la bontà del fuo odore , echequandofimalaffa, rende un liqime fimile al mele . ConelCathabalite, HPiffidiaco, e quello , che fi porta diCilicia. Vituperafi ilnero, ilfembolofo, ilfragile,fr ilmufato. Trovacene {quantunque poco} di quello, che e fimile. Magomma, trafparente, chefi raffembra alla Mirrha, Contrafafficonlatarlaturadel fuo legno, co'l mele, e con la feccia dell'unguento trino , Or alcune altre cofe. Sono alcuni altri , che fogliano cera , e graffo fatto odorifero, & impaftano conio Stiracene gli ardentlffirni della Mir- iha Miirha Scotica. di Dioicoride. 73 caldi, epofeia per un crivello largamente pertugiato lo fanno , fpremendolo , trapalare nell'acqua fredda à mo- do di vermicelli , e lo vendono , chiamandolo Siirace vermicolare . Approvante gl'ignoranti per lo più fincero , non avvertendo alla fraganzji del fuo odore; percioche ilfincerorefpir ad' acuti/fimo odore- Scalda lo Stirati , mollifica, e matura: è utile alla tolfe , à i catarri, alle raucedini , allegrave^^e 'efpìrare , ór alla voce per- duta: giova all' oppi llationi , e durezze de luoghi natu- rali delle donne. Bevuto, ér applicato frcniaen i me- limi . MoUi/ìcalepgiermenteil corpo , togliendone unpo- ca con ragia di T erebintho informa di pìllole . Msttefi ». tilmente negli empiaftri rifilativi , Cr in quelli, che fi preparano per le latitudini. Brugiafi, efdjjsne la f uligi- ne, come fi fà con l' Incenfo : laquale è utile ugualmente in ogni cofa, carne quella. Componfeneun'olio in Saria, il qualchiamana S tir acino , veramente eccellenlijfimo per ifcaldare , e per mollificare , ma canfa dolore , e gravez- za di iella , e provoca il fanno . SIIRACE. L'Albero della Stirace è(comcdice Diofcori- cfi,^wtf" de ) affai fimile al Melo cotogno, cosi nella gran- ne . dezza, comenciiaforma, ma nàie foglie minori,che da rovefeio biancheggiano, falde, e tondette verfo il picciuolo . Sono ne i Tuoi fiori bianchi limili à quel- li de gl'Aranci.Produce alcune bacche minori delie Nocciuolefalvatiche con lungo picciuolo, non del tutto ritonde, enellafommitàappuntate, e ricoper- te di bianca lanugine, dentro alle quali fono alcuni noccioleti , in cui è dentro il feme. Hannoli gl'al- beri della Stirace non (blamente negiardìni in molti luoghi d'Italia, ma nafeono ancora per loro fteffi (per quanto intendo,) nel territorio di Roma verfo Marino, eTivoli, quantunque non vi produchino lo Stirace. Quella pianta vidi io la prima volta in Ve- netiainun giardinetto deU'Eccellérftirfimo Medico M. Maffeo de Maffei , dove ancora erano molte altre lionmen belle, che rare piante. Lagomma, che ri- Alda da quella pianta , è quella, che volgarmente fi chiamaStoracecalarnitaj il quale cognome è flato (come 1 74 Difcorfi del ( come io c redo)tratto dallibbro degl'antidoti di Ga- A ieno; perc.ocne parlando egli de Semplici, che en- trano nella Tbenaca, lodò per lo migliore Storace, q uello che fi portava di Pa mphilia ne calamita i qua- li prefe egli il cognome di Calamita. Et impero per edcrquellodKjueitafpecieil migliore, cheli ritrovi, li coltumaiempre dai Medici nell'ordinario, di dar- gli cognome di Calamita, per dimoftrare, che cosi intendono del migliore. Percioche Galeno nel luo- go medefimo dice, che tanto limerà di bontà queffa Ipeciedi Stirace gl'altri Stiraci , quanto il vino fa- lerno lupcra di bontà ogn'altro vino, che per vi! prez- B 7o(i vende nelle taverne. Dalla cui ragione elìèndo indotto il Manardo da Ferrara, lì pensò, che dove . . li legge in Diolcoride, cosìèilCatabalite, vifiaila- ^M^^^ttoiltefto, ^ chef, debba però leggere, cosi do. eilCalamitc. Ma in vero(quantunque molto dotto fia fiato il Manardo )à me aliai in quello più piace la fentenza di Marcello Fiorentino , il quale vuole, che fi legga Cabalile, e non Catabalite . Del che fà ve- ramente teltimonio Plinioal 25. capo del 1 2 libbra dove parlando egli dello Stirace, dice, che nafee nella Sona più proffima alla Giudea intorno à Gaba- a, Marathunta, & al monte Callìo diSeleucia. Con laqual lentenza s'accordano parimente Hermolao,& C il KueHio, come ancora Onbatio nel 12. libbra, ove fileggcGabalite, e non Catabalite. II FucfiGo , Me- dico altrimenti dottiflimo nel fuo libbra delle com- pofitiomde'mcdicamenti ultimamente ftampato, & aumentato, crede, che il vero Stirace debbi effer li- quido, non havendo però ( per quanto io mene veg- gia) di ciò altra ragione, fe non l'haver letto, che fi teneva , c li portava Io Stirace ne'cannoni delle Can- nc.Ma ( perdonimi il Fuchfio; egli in quella cofa di- moltra di non haver ben conliderato à ballanza, e pe- ro edere molto lontano dal vero;imperoche per quan- to 10 ritrovo appreffo Diofcoride, loStiracc è un li- quore di un albero, di cui quello è il migliore, che n rofieggia, e che e limile alla Ragia, e biancheggia nel e fue granella, equello, che malafiandolì rende un liquore limile al mele. Dalle cui parole parmi,che il pofia manifeitamente far giuditio, che Io Stirace veronondebbielTerealtrimcntiliquido, ma duro, e granelloio, come veggiamo eficrel'Incenfo, la Mir- rila, e lo Stirace fteflò, di cui è l'ufo tra noi. Nè mi par veramente, che fia buona ragione il dire, che Io Stirace debbi efler liquido, perche al tempo di Gale- no fi portava nelle Canne; imperoche (per quanto porta la mia opinione) non fi portava lo Stirace chiu- ionelIeCanne, percheeifuficliquido.ma fidamen- te acciocneftando cosi ferrato fi confervafie meglio p il iuo buon'odore. 11 che feomeferive Teofrailo al 16. capo dell'i 1. libbra delì'hiftoria delle piante) fi taceva con il Dittamo, che fi portava di Candia, il qua e ferravano nelle Ferule, e nelle Canne, accio- chel odorc, e la virtù non fe ne evaporaffe via . Ap- po ciò non ritrovando io (per quanto habbia letto) appreffo à gl'antichi Greci , chi mai habbi fatto men- tione, che lo Stirace fia liquido non mi pofiò confa- rc col Fuchfio in modo veruno, an'zifon coftretto à confutare la fua opinione. Onde più pretto flaró io con gl'Arabi, e con li moderni, i quali non tengono 10 Stirace liquido per altro, che per lo Sfatte della Mirrha. LodóPlinio, oltre à predetti, quello, che p 11 porta di Sidone, e di Cipri , vituperando quello.che nafee in Candia. Rende Plinio la ragione , perche «a quafifempre lo Stirace polverofo, dicendo, che ne lon cagione alcuni vermicelli alati, che ne' giorni Canicolari vi volano, e rodendolo, lo corrompo- "° »efannolo polverofo. E fecondo ch'ei dice, fi Milihca ancora con gomma di Cedro, gomma Ara- bica, Mele, e Mandorle amare; per lo che debbon- lUnciooiTervarele qualità, cheli dannoda Diofco- W?' in"0' Y«*W$» ^^ero, che produce lo „'ltì L iP 1US.,ai à ì morfi de -velenofi animali . Gio- va alle rotture, alloSpafimo, d i dolori del co/lato , & alle vagabonde uentofità del colpo. Mettefi ne gli empia/h i mollifi catini , che fi fanno per le durezze , e nodofità de nerui. Pefiafi, & infonder, in acqua cal- da, à vero m nino, e così fi rifoluc . Olici buono, & eccellente Bdehio , à cuiMd„, da le maggior lodi Diofcoride , che cosi éte &S-' trasparente, come la colla taurina , la quai noi »"«"«■ chiamiamo di carniccio, amaro, e trattabile nel maneggiarlo, e che nell'accenderlo , refpira dell' odore dell'Unghie odorate, fe à noltri tempi pu- re ci fi porta 111 Italia, è tanto raro , che come dicemmo della Mirrila, fi ferba fidamente per un paragone Credono alcuni , che quello dozzina- Rariffimo le, efie va per le Spedane, fia parte di quel ne- è u vero ro , che fi porta d'India, e parte di quel fecco, S"10 in e gommofo, che produce l'Arabia. Il che fe pur cosi fuffe, ci potremmo contentare d'haverne al- meno del mediocre, da che c'è vietato d'haverne dell eccellente. Ma in vero, per ritrovarli nel doz- zinale, e poca amaritudine , e quafi niuna dell' altre qualità , che gli atcribuifee Diofcoride , più prelfu \ NeJ primo lib. di Diofcoride. pretto è de penfare , che fia contrafatto, che altri men- ti. E di qui è proceduto, che volendo pure alcuni inveff igatori sforzarli di farcelo ritrovar per le fpecia- rfc, fenzafarceloportarealtrimentidi Saracca, città della felice Arabia, s'hanno fognato, che la Mirrha , ches'adoperacommunemente nelle fpeciarie, fia il veroBdellio, come contradicendo à tali opinioni , dicemmo nel cap. della Mirrha. Diquello, che vol- garmente s'ufa , fe neritiova di più forti ; imperoche più volte n'ho veduto io di nero, affai graffò, d'odo- requalifimiie all'Affafetida; del trafparente, come Bdclliovol- la colla del carniccio, mafecco, non amaro, e di gare , c fue niuno odore; e di quello, che tanto li raflèmbrava fpccic. allaMirrha, ches'ufa, che malagevolmente fi pote- va diftinguere da quella . Ma quantunque tutte que- flefpecie fiano dal vero Bdellio lontane ; ufanfi non- dimeno tutte temerariamente nelle fpeciarie per legi- time, & approvate. Mancandoli Bdellio, ii mette in fuo luogo il Mofco de gl'alberi, fecondo che ne fuoifuccedanei fcrifle Galeno. Scritte del Bdellio Plinio al p.cap.del n.libbro , cosidicendo: Quivi è jdtilio , c vicina Batriana , in cui é il Bdellio nominatiffi- guhifloria. m0, L'albero è nero, della grandezza dell'Olivo : le cui frondi fono limili à quelle della Quercia,& il frut- to è di natura limile al fico falvatico. La gomma chiamano alcuni Brochon, alcuni Melachran , & altri Maldacon . Ma il nero raccolto in bocconi chia- mano particolarmente Hadrobolon. Deve il vero ef- fere trafparente, fimile alla cera; odorato, e graffo nel maneggiarlo, amaro al gufto , fenza acidezza alcuna. Più odorato è quello , che lì abbomba di vi- no per l'ufo delle cofefacre. Nafce in Arabia, inln- dia, ócinMedia, e parimente in Babilonia. Chia- mano alcuni Peratico quello , che fi porta di Media ; ilqualeèpiù facile, e più croftofo, e più amaro . Ma l'Indiano è più humido, egommofo . Contrafaf- fomoda C con le Maniior,e amare • Quello tutto del Bdellio , cileno. difféPlinio. Delle virtù del Bdellio fcriffè Galeno al (S.delle facilità de femplici, cosi dicendo; Il Bdel- lio, il qual chiamano Scithico, e maffime quello , che è più nero, epiùragiofo, hà maggiore virtù di mollificare : ma l'altro, che li porta d'Arabia , il qua- Ieèmoltopiùlucido, è più difeccativo, chemoìlifi- cativo, & imperò il fi efco è humido, e quando fi pefla, agevolmente diventa tenero. E' buono à tutte quellecofe, àcuificonvieneloScithico. Il più vec- chioèalguftoamariffimo, acuto, e parimente fec- cononimicaquellecofe, che mollificano le durez- ze. Ufano alcuni il Bdellio, e maffime l'Arabico , per rifolvtre il gozzo della gola, el'hernie acquofc , malandandolo con la faliva di digiuno, accioche di- venti vifcofo . In oltre l'Arabico, rompe, bevuto,lc pietre delle reni, e provoca l'orina, e le crudità ven- tofe. Sanai dolori del collato, e parimente le rottu- re. Oltre à quello ritrovo, che Serapione fece del idcliio Bdellio duecapitoli: l'uno chiamò egli Giudaico, il Et. quale è l'ifleflò Bdellio di Diofcoride, l'altro diffe , che era un frutto d'una pianta, limile alla Palma . Le piante di quello ultimo hò veduto io abondantiffìme in Napoli, nelle botteghe, dove fi vendono le canne delzucchero, nel tempo, che mi ritrovai con la fe- lice memoria di Bernardo Blefio RevcrendiflimoCar- dinale, ePrencipellluflriffìmodi Trento, mio pa- drone. Portanti, per quanto mi fù detto, quelle piantedi Sicilia, con la radice, e frondi limili àquel- ledella Palma, manonperò troppo maggiori d'un gombito. Ecimperò èda peniate, che confondendo Avicenna l'un Bdellio con l'altro, e dicendo, chele ritrovava una Ipecie di Siciliano, intenderle egli di Crfagi,'°n' ' c,uefto» cnefi Porta di Sicilia, limile alle Palme . c_ioro mito- Chiamanti quelle piante in Napoli Cefaglioni , e mangianfenequivifolamente un certo lor germo- gliotenero, emolto faporofo, il qual vi li ritrova nel mezzo à più di mille invogli. E' quello germinc in affai maggior riputatione , che non fono i cardon i, itartuffi, &icarciofiì; pereffere & al guftoaggra- A devole, e molto amico di madonna Venere. E per quantofipuò confiderare, quellonomedi Cefagtio- ne, è flato tratto da gì' Arabi; percioche Serapio- ne dice: Cefìiioe/i coriflìusflantx , &■ natura sita, e fi Jtcut natura Palmetii, cioè: 11 Cefaglione è il cuore di quella pianta, la cui natura è limile à quella della Palma. Perloche ho più volte penfaco, per effér quello cibo molto foave, fe mai fulle quello quel Bdellio, che nelle fagre lettere fcriffè il gran Mose , all'i i. capo del Genelì, ritrovarli nel Paradifo terre- lire. Galeno all'ottavo delle facultà de femplici , parlando dellaPalma, dice, che'l midollo fi chia- ma Encephalos ; il che mi fà penfare, che di qui cor- fi rompendoilGrcco, habbiano cavato gl'Arabi il Ce- filioloro. Fccene, oltreàciò, in altri luoghi anco- ra elio Galeno mentionc , e fpecialmencc nel lib- bra del vitto, le cui facultà fono d'affòttigliar gl'hu- mori. E' d'avvertire, chedove nel tello di Diofcori- de nella n odia traduttione fi legge : Refpira il Bdel- lio d'un'odore limile à quello dell'Unghie odoratele' volumiGreci, chefonoin ftampa, li leggeÉiwftt irrù SvpXàai huBs htx' j cioè; odorato, quandos'accen- de limile all'Unghie a e quelle medefimc parole tolte da Diofcoride hanno Aetio, &Oribafio. Ma cotali parole in vero ci li dimollrano affai dubbiofe, e feu- re, perche non fi può legitimamente determinare quel C che intenda Diofcoride, pcrquella parola óV%i, che fignifica Unghie ; imperoche havendo quella parola, cosifemplicemente detta , vari lignificati, à che fi- ne fiaquipofta , non fi può per mio giuditio vera- mente difeernere. llchemifà fufpicare, che quello redo manchi di qualche altra parola. Crefcene oltre à ciò la fufpitione per vedere, che tutti gl'interpreti di Diofcoride, i quali fono però flati dotiffimi tiuo- mini, tirano quelle parole à divelli fentimenti. Il Manardo da Ferrara nelle fue epiltole vuole, che il Bdellio lia fempre odorato, ma che abbrugiandofi diventi limile all'Unghie . Hermolao vuole, che nell' accenderfi facci un'odore limile all'Unghie, inten- D dendo però amendue non d'altre Unghie , che delle odorate. Alle interpretationi di coltoro conifponde molto bene fra gl'Arabi Serapione, il quale traferi- vendo da Diofcoride, interpreta quelte parole in quello modo : Gùnt incendìtttr, bonum Jpirat odarem odort'Ungui? odorati ' Jimìlem , cioè: quando il Bdel- lio s'abbrugia, refpira di buono odore limile all'o- doredell'Unghieodorate. Sono alcun'altri ( come ilRucllio, eparimentcil Cornano) che fcrivono, che il Bdellio accendendofi facci un'odore limile all' Unghie, fenza cfplicare à quali Unghie; ilchenon ne apporta punto più di chiarezza di quello, che ce ne dia il tcftoGreco. Marcello Virgilio interpreta E altrimenti in quello modo: Accendendofi il Bdellio èodorato, e di colore limile all'Unghie humane . Quella interpretationc di Marcello efplica più di quello, che fi ritrova nel Greco, il che ci aggiunfe forfè egli del fuo, pertorviadi quel tefto ogni am- biguità, quantunque ei ne fia riprefo dal Manardo. A me veramente piacque fempre più che ogn 'altra la interpretationc di Serapione, come fi vede nel prin- cipio di quello commento . Ma fiora non sò quello, cheio me ne debbi determinare, percioche pare , chequelleparolediDiofcoride fieno cosi diflinte , chenedienoduenotedcH'clettiflimo Bdellio, cioè, che ei (la odorato, quando li accende, e che lia di F figura fimilc all' Unghie, manonperò per quello fi leva via la dubitarione, fe dobbiamo intendere, che lìafimile ali Unghie odorate, ò vero all'immane . Macon tutto quello mi pare , che l'animo mi dia , che più prello fi debbi intendere dell'humane, per ha- ver letto in Plinio al 9. capo del 12. libbro, che il Bdellio Battriano hà pur affai Unghie bianche . II che par, che dica del Bdellio Damocrate an- cora neVerfl della compofitione del Ciphi , co- me fcrive Galeno nel primo libbro de gl'antido- ti in quello modo Xa^oìmiff ^a' xfàmr /iìxv Difcorfi del Matthioli 70 xiov QpùXecs &y'atatLtk\tt$ou0i . De'quali verfi quella è A la fentenza . Di Giunco odorato 12. di Croco una, d'Unghie di Bdellio tre dramme, dAfpalatho due, c mezza. Le cui parole confrontate con quelle di Plinio non poco m'inducono à credere , che nel Bdellio lìano alcune parti , che fi raflòmigliano all'Unghie humane, e che quelle fiano la miglior parte del Bdellio , ò veramente , che cotali Un- ghie fiano {blamente neireccellentiiTìmo Bdellio . Simili macchie fi veggono bianche nel Belzoino, onde fono alcuni, che tengono per cofa certa , che il Belzoino fra il vero Bdellio 5 ma per mio giù di ciò non maoco di quelli s'ingannano collo- ro, che tengono, che l'ifteflò Belzoino fìalaMir- fì rha, come diremo nel terzolibbro, fcrivendodel Nami Laferpitio. Chiamano i Greci il Bdellio, fiìt\ytov. i Latini Bdcllium: gl'Arabi Molochil, Molochal, Mochol, &Mochel : li Spagnuoli Bdelio. Dell' Incenfo . Cap. 6j. NA/ce r Incenfo nel! Ambia. , che Ji cognomina Thu- rifera . Tiene il principato il mafchiojl quale chia- mano Stagonia, ritondo digranello naturalmente . Que- jio adunque è intero , bianco , e di dentro , quando fi rom- pe, grajjb, enei brugiarlo/ubito s'accende . Quello, che Jtporta d' India rojfeggia , & è livido nel colore . F affi ri* C tondo di granello artificio/amente. Taglianlo adunque inquadretti , emettonloinunva/o di terra, e tanto lo •voltano attorno , chejtaben tondo , ma quejlo invecchian- dolipojcia, rojfeggia, e chiamanlo Atomo , ò vero Sia- cro . Tiene il fecondo luogo l'Arabico , e quello , che na- JceinSmilo, il quale chiamano alcuni Copi/co , affai pic- ciolo , e molto roffo di colore. Trova/ene una /pecie, la qual fi chiama Amonite , veramente bianco , ma nel ma- neggiarlo con le dita , Jt rinvecidi/ce come fà il Ma/lìce . Contra/a/fì tutto per lo viaggio con ragia di Pino , e con gomma, il che agevolmente Jt 'conofee ; imper oche la gom- ma , accendendola , nonfà fiamma , e la ragia Je ne vd infumo % ma ITncenfofubito s'accende . Cono/cefi oltre à D queflo lafraude dalre/pìrare dell'odore. Scalda l'Zncen- fo,ecoJh ìnge: rifolve le caligini de gli occhi: riempie l' ulc&-e profonde , e parimente le /calda: ccn/olida lefe~ vite frefche, riftagna tutti i fiuffì del /angue, ancora che veniffe da i pannicoli del cervello. Alitiga l'ulcere maligne del fèdere, e d'ogni altra parte del corpo , tri- to, ér applicato in siile fila conlatte . Disfà nel princi- pio quelle formiche , chefir a ffembr ano ài porri , eie vo- latiche, untovi con aceto , e pece. Guarifce le cotture del fuoco , e le bugance , me/chiato congrafìo d'oca , ò vero di porco. 'Unto con Nitro, purga l'ulcere del capo , che me- nano. Giova applicato con mele ai pannaricci delle dita : e me/chiato conpece , allepcrcoffe dell orecchie , & àtutto E il rejìo de loro dolori , infu/ovi con vino dolce . Impìaflrafi utilmente con Cimolia, olio Ro/ato alle mammelle , che s'infiammane doppo ilparto . Mettefi nelle medicine della canna del polmone , e delle membra interiori del cor- po. Btveji per lo /puto del J angue utilmente . Ma bevuto tn finità , fà far pazjzje i e bevuto più abondant emente con vino , ammazjxjt . Brugiafi t Incenfo in un tejlo di terra netto , accendendo prima i/uoigrani à lumi di lu- cerna, e come è bine affocato , e brugiato , fi cuopre fubito con uìi altro va/o, infoi che fi Jpengas per cloche facendo così, non diventa egli cenere . Sono alcuni , che pigliando > lafuligine , quandofi brugìa VIncen/o , //pendono /opra £ allapignatella , ove s'abbrugia, un va/odi rame concavo pertugiato nel mexjKjo , come pur bora , parlando della f ulìgine dell' Incen/o, diremo. Mettonlo alcuni altri in «nvafo di tetra crudo bene illutato , e po/cia lo pongono d calcinare nella/ornace . Brugiafi ancora in un va/o dì ter- ra nuovo /opra carboni bene affocati , infino à tantoché piti VOnboUa,enQnvirimangaalcunagrafezxa> e più non fumi, Trìtafi facilmente quello > chenon è brugiato , Della corteccia dellTncen/o . Cap, 6*8. '~T~l Iene il primo luogo in bontà quella corteccia d'Incen- _|_ Jb , che è graffa, odorata, j re/c a , lì/cia , gro/fa >e non curtilaginofa . Contrafaffi con la cornee* -t del Pino, ò vero con igi/eì del/uo /rutto . Ma ne dì/cuopre la maliiia. il fuoco; imper oche Jacendofi conognì altr % corteccia il pro- fumo, non 's'accende , ma /e ne v din fumo /enxjt alcuno odore: mala corteccia dell' Incenfo brugìa , e /umando [pi- ra dì buono odore . ArdefiqueJÌ vi parimente, come s'arde ITncen/o , cìr hà la virtù medefima , ma è più valorofa , e più correttiva . Etimperòfi 'dà à coloro , che Jput xno il /angue: emettejine i peffolì , per li fi'/fjì de i luoghi natu- rali delle donne . E convenevole alle cicatrici degli occhit ér all'ulcere concave ,e/ordide . Giova l'abbrugiata effi- cacemente alla ruvide^Z^a delle palpebre . Della Manna dell' 'Incenfo . Cap. 69. LA buona Manna del! Incenfo è quella , che è bianca , pura, e granello/a. Uà le virtù medefime dell In- cenfo, ma non è pero cost valorofa. Contro/affi con ragia di Pino crivellata , conpolvere , con corteccia d' Incen fo pe/ìa. Del che è veramente paragone il fuoco '■> percioche la contrafatta, non/aneli 'abbrugìarla il '/no /umo ugua- le, mafuliginofo , & impuro, e Jentejtre/pirareinjìeme co'l fuo foave , altro fafìidio/o odore . Della F uligine dell 'Incenfo . Cap. 70. F' Arai cos'i lafuligine dell' 'Incen/o . Prendi à uno per uno i granì dell' Incenfo con una picciola molletta , accendili alla lucerna, e mettigli cosi accefi in un va/o di terraconcavo, enuovo, e cu opri 'io poi con un va/o dir a- me benneito , concavo, epertugiatoin mezjcj), metten- do tra l'uno , e l'altro va/o , oda una parte 3 o vero da ambedue, ptcciole pietre alte quattro dita, acctoihe Ji poffa più facilmente vedere dentro , /e l Incenfo Ji abbrit- già, e per havere tanto di luogo aperto , chevi/enepo/sa aggiungere dell'altro ; <& impero avanti ', che del tutto fio, brugiato il primo, aggiungivene dell'altro, fino che ha- vrat /atta la /ulìgine , che ti bajìa. Ma bi/ogna conti- nuamente con una Jpugna ben piena d'acqua /re/a andar bagnando attorno al coperchio di rame: imper oche così temperando la calìditd delrame, vi s'appgliapiù ferr mamente lafuligine ; altrimenti per e/ser ella leggìerìffi- ma, agevolmente c afe a, e fi me fola con la cenere deW Incenfo, che vi Ji bragia . SpazjZjifipofcia dal coperchio la prima fuegine , e j affi il medefimo , per ìnfin che ti pia- ce di farne : ma togliefi pero volta per 'volta via Id cenere dell' Incenfo . Mitigala /ulìgine dell 'Incenfo l'infiamma- gionì de gli occhi , proibì/ce ì catarri , chevì di/cendono > purga l ulcere , riempie le concavità , e /erma ì cancheri . Fannofi nel medefimo modo quella della Mirrha della Ragia, dello Storace, e d'ogni altra forte dì liquori ^tut- te tmìver/almenie buone alle mede/ime malatie . E Sfcndo l'Inccnfo , la Corteccia , la Manna , Incenfo , e eia I-uligine tutte coli , che procedono da |,uaatióJi""" una medefima pianta, non m'è panico fuor di propo- lìtodicrattare di cucce infiememence . Ma comincian- do prima dall'Incenfo , non diffondendofi molto am- piamence Diofcoride in narrarne l'hiftoria, che per fodist'are al buon volere di coloro, che lavolefl'ero intendere, nè dirò qui tutto quello, che dal quarto capodelnonolib.diTeofrafto, e dal 14. capo del duodecimodiPlinio, hòfcdelmente ritrovato. Di- co adunque, chequantunque folamente nafea $^§53*^2 cenfo in Arabia, è però da fapere, chenon per cucco nafee egli quivi, ma particolarmente in un certo luo- go , nel mezzo quafi della regione doppo Atramite , villaggioprincipaledeIRegnode i Sabei. Rimira il iìto del luogo il Levante, evvi fiata vietata dalla na- tura da ogni parte la ftrada dell'entrarvi ; imperoche hà dalla deltra banda per fortezza fcogli grandinimi di Ne) primo lib. di Dioicoride. 77 di mire , &in rutro'l refto del contorno altifiìme ripe. Duralalunghezza delle felve, che producono l'In- cenfo più di cento miglia , e la larghezza loro non me- no di cinquanta, con le quali confinano : Minei habi- tatori d'un'altro villaggio , da cui fi porta fuori l'In- cenfo per ftrertiflima via : e già fù cognominato l'In- cenfo Mineo : imperoche folamente coftoro ne furo- no i primi inventori , & effi foli n'efercitavano la mer- cantia . E proibirò ad ogn'altro di ve nderne gl'alberi, che lo producono; anzi che gl'iltedi Minei non tutti (fecondo che li dice )gli poffòno venderei imperoche di tutti (blamente trecento famiglie v'hanno la giurif- dittione,elapartenelricorloj alle quali per iuccef- fione dell'una età nell'altra, ne refta l'heredità . Sono coftoro, che lo ricolgono, da i popoli circonvicini , chiamati faeri; imperoche quando intaccano co'fer- ramenti la corteccia dell'albero, per dare adito al li- quore, e cosi medefimamente quando lo ricolgono, s'attengono, per non macularli , dalle donne loro, e dall'andare all'efequie de'morti . 11 che pare, chegli faccia crefcere il prezzo della inercantia. Sono alcu- ni altri, che dicono, che i Minei v'hanno interefle tutti, e che ogn'annofelo portano fra loro . Ma come fi fia , ancora che gl'antichi Romani armeggiadaro in Arabia ; nondimeno niuno de'Latini autori ne fcrive , come fuffè fatto l'albero dell'lncenfo; e benché molti de'Greci n'habbiano fcritto, niuna concordanza pe- rò tra loro fi ritrova; quantunque feriva Teofrafto.chc un'albero d'Incenfo, qual nacque fopra Sardes ap- pretto certo Tempio, havettefrondifimili al Lauro. Anticamente fi foleva raccorre l'Incenfo una volta 1' anno , intaccando gl'alberi ne'giorni folamente cani- colari, per edere à quel tempo pregna la corteccia d' humore,e ne ricoglievano pofeia l'Incenfo nel feguen- te autunno . Ma la dolcezza del guadagno hàfatto ri- trovar modo di raccorlo ancora la primavera, ettendo prima Itati intaccati gl'alberi il verno. Raccogliefi quello, che dittilla , e gocciola dall'albero, in sii cer- te ftojetedute di Palme, fe illuogo concede, ch'elle vi fi podano adattare ; altrimenti vi fanno fotto un'aja in su'l terreno ben battuta , e ben netta . Il più puro , e più fplendido , è quello , che li raccoglie in sù le ftoje; imperoche quello , che cafea in terra , è più grave,non trafpare , nè cosi come l'altro, è valorofo . Quello,che fi raccoglie nella primavera, roflèggia, e non è di comparare co'l primo in bontà,per etter egli veramen- te di minore virtù . Credefi, che quello, che dittilla da gl'alberi giovani , fia molto più bianco , che non è quello de'vecchi . Rafpafi con ferro da gl'alberi , quel- lo che vi fi condenfa fopra , e però ne riporta feco adài pezzi della corteccia . Di quello fece ( come qui di fo- pra fi vede) Diofcoride mentione , percioche parlan- do dell'lncenfo, dille ritrovarfene oltre all'Arabico di rodo, che ci fi porrà d'India; il chedimoftra, che ancora in altre parti del mondo nafea l'Incenfo, oltre à quello, che fi porta d'Arabia . 11 che fapendo benidì- mo Teofrafto , e Plinio , quantunque prima havedero fcritto, che folamente l'Arabia produceva l'Incenfo , didèro però, che alcuni havevano detto, che nena- fceva ancora in alcune ifole. Dadi con utilità mani- fella l'Incenfo polverizato à bere al pefo d'una dram- vini dell' mane'fluflìdifenterici. E mettefi ancora in maggior inccnfo. quantità ne'crifteri. Fadene unguento con latte di donna nel mortajo , & ungefi alle cotture del Sole . Be- vuto al pefo d'una dramma con acqua di fiori bianchi difecca Nimphea , restringe la gomorrhea , e prefone duefcropolijfcaccialamelancolia, e giova à tutti i difetti del cuore , e madimamente mefcolato con altri medicamenti cordiali. Fadi dell'lncenfo un medica- mento più valorofo di tutti gl'altri per gl'occhi cac- cololi , e rodi ; imperoche molte volte in una fola not- te libera da cotali incommodi. Ficcafi adunque un grano d'Incenfo eletto di grandezza d'una nocciuola in un ponterolo, & accenaefi alla fiamma d'una can- deladicera, e cosi ardente fi fpegne in quattro oncic d'acqua diRofe , e cosi fi fà fino à trenta volte. Colafi A di poi l'acqua, e di quelli con una penna fe ne mette ogni fera , quando i patienti fe ne vanno al letto , tre,ò quattro gocciole ne'cantoni degl'occhi , che fono ap- pretto al nafo , ma dove il rodore , e le lagrime fieno con dolore, vi s'aggiunge altrettanto latte di donna. Riftagna l'Incenfo il fangue del nafo , incorporandoli peròconRagnitello, Aloe, e chiara d'ovo, emedo nel nafo lopra una tafta fatta di tela , ò di ftoppa. Mi- tigal'Incenfo itenafmoni lattone fumento con pece Greca. Fannofi d'una dramma d'Incenfo, e quattro fcropoli d'Agarico, con fucco d'Hifopo dieci pillo- le molto buone contra la tode, dandofene una per volta ogni fera , quando i patienti fe ne vanno àdor- B mire. Preparali con lncenlo una polvere magiftrale di gran giovamento alla difenteria in quefto modo: Prendonli d'Incenfo, ediMaltice di ciafeuno due dramme; di bolo Armeno una dramma; di coralli rodi , di corno di cervo abbrugiato, di ciafeuno mez- za dramma, e dadene con vino vermiglio brufeouna dramma , e mezza per volta due hore doppo cena . La polvere dell'lncenfo con altrettanto Mirrha incorpo- rata con chiara d'ovo , e legata fopra la fronte , e fo- pra le tempie vale à dolori hemicranei. E l'Incenfo (fecondo che recita Galeno al 7. delle facilità de lem- lncenfo , e plici) caldo nel fecondo, efecconcl primo grado , faim'òì con un poco di facultà coftrettiva; come che nel Galeno. C bianco non vi fi fenta manifeftamente . Lafua cortec- cia coftrigne chiaramente, e però è ella molto difec- cativa; dimodoché fi connumera con quelle cofe , che difeccano nel fecondo grado. E ella veramente compolla di parti più gtode, che l'Incenfo, e però hà manco dell'acuto. Pcrquellequalità adunque, e facultà fuc l'hanno i Medici in ufo per gli fputi del fangue, per le debolezze, cfludi dello ttomaco , e parimente per la difenteria . Nè folamente fi mette el- la ne'medicamenti, che s'ufano di fuori, ma in que- gli ancora, che fi rolgono dentro nel corpo. Il iuo ramo ( leggo la fua fuligine, e di qui di fotto ne dirò laragione) fcalda, e difecca più che l'Incenfo , di modo che quali arriva al terzo grado. Nè però è egli privo diqualche poco di facultà allerfiva, e però può mondificare, e riempire l'ulcere degl'occhi , come fàquello della Mirrha, cdello Stirace. Quefto tut- todell'IncenfofcritteGaleno. Maoltreciò, èdafa- pere (accioche alcuno non fi penfafle, che maleha- vedi io interpretato quefto tetto di Galeno) che in tutti i volumi Latini delle facultà de femplici d'edo Galeno tradotti per GerardoGaudano di qual fi vo- gliaftampa, è il tefto dell'lncenfo feorretto, peref- ferfimilmente depravato ne'Greci, come parimente fi ritrova corrotto in Paolo Eginetta; imperoche do- T,.(iodica. ve nel capitolo dell'lncenfo fi legge appredo Ga- leno feor- leno , 3 ìi£o!W3f tou fypripots ìri , ygt rtpiiziripxs >i reIto * yatù. uvTÒìf ^ifSuyajrhi' Svvà^iìns , cioè come traluce il Gaudano. 11 fuo ramo hà più del caldo, edclfecco, che l'iftedo lncenfo; penfo veramente, che fi debbia leggere S il £1 ri\n àuroù, cioè: La fua {"uligine, &c. Imperoche ritrovo prima appredo à Diofcoride , che la Fuligine dell'lncenfo è quella, e non i ra- mi, di cui non fece egli memoria alcuna, chehà propria facultà di mondificare, e riempire l'ulce- re de gl'occhi. 11 che poi ne dimraftra parimente in quefto luogo l'iftedo Galeno, nel dire egli nel- la fine del capitolo , che il medefimo effetto fà quella della Mirrha , e dello Stirace . Percioche al capitolo dello Stirace nell' ottavo libbro dice poi egli : che la Fuligine dello Stirace abbrugia- to, è quafi limile nelle facultà fue à quella dell' lncenfo. E nel fettimo libbro al capo proprio del- le Fuligini, diceva: Ufano parimente i Medici la fuligine dell lncenfo nelle medicine degl'occhi, & in quelle madimamente, che vi fi generano ò per infiammagioni , ò per catarri, e parimente 1' ufa- no per l'ulcere di quelli; percioche ella le mon- difica, e riempie di carne . Ufafi oltre à ciò per imbellire le palpebre de gl'occhi. Quella poi, che fi fà D j :8 fi fa della ragia del Tercbintho, e della Mirrha,è priva d'ogni molelfia, non altrimenti , che fia quel- la, che fi fà delllncenfo ; come che quella, che fifa dello Stirace, fia un poehettopiù valorofa . Perquc- ilohòadunqueioconfiderato, che fia nel Greco de* pravatoilteftodaglifcrittori; i quali, dove ragio- nevolmente doveano fcrivere xiri\i, che vuol dire propriamente fuligine, fenderò perverfamenteiaxxói-, che vuol dire ramo, overfurculo, e così è accaduto quello errore perla limilitudine di quelli due voca- boIiGreci. II che manifeilamente dichiara Serapio- ne, percioche havcndo egli havuto al fuo tempo il te- ilo di Galeno corretto, tutto quello , che fi legge hog- gi dei rami in Galeno, edeifurculi, ò vero farmcn- ti in Paolo Eginetta , fi legge appreffo di lui del fumo, ò vero della fuliginedcll'lncenfo. Jlche fi vede an- cor manifellamente in Aetio, febeneil Gaudano in Galeno, e l'Andcrnaco in Paolo Eginetta non fe li' accorfero. L'lncenfo( fecondo che recita Galenoal 5. hbbro delle compofitioni in genere) matura,e muo- ve la marcia ne'corpi di natura temperati ; impcroche negl'humidièl'incarnativo, come altrove habbiamo dimollrato. Oltreàciò havcndo fcritto Diofcoride, che bevuto rincenio da'fani fà fare pazzie, e chebe- vutocopiofamenteammazza; par che perciò fi fia non poco ingannato Avicenna, il quale fcrive, che rincenfobcvuto, giova à i mentecatti , & à glifme- Mann* d' morati. Hannofi oltre à quello penfato alcuni , che ■ \a M a N N a Dell'Incenso appreffo à i Greci ruffe la Manna folutiva, che à tempi nollti ufiamo di dare ne'corpi teneri, e delicati, per faluberrima , e fince- ra medicina. Mainvcrolacofa ftà altrimenti; per- chefecondo che recita Plinio, infieme con molti degl'altri, la Manna dcll'lncenfo, none altro, che quella polvere granellofa, che fi ritrova fra effo, fatta nello ftropicciarfi infieme delle fue granella , che av- viene nel fommcggiarlo. 11 che parimente tellincì Galeno nel quarto libbro delie compofitioni de me- dicamenti fecondo i luoghi . Ma pofeia , che la Man- na dcllMncenfo m'hà ridotto à memoria la Manna fo- lutiva, che feende dall'aria, non fe ne facendo nel procedo da Diofcoride altra mentione, accioche fi fodisfaccia ài lettori, nè dirò di mente degl'Arabi quanto cfli ne fcridcro, equanto ancora io (leììò n'hò veduto in Calabria, dove ella fi raccoglie cccellentif- iwantu fo i}ml' Dico adunque, che la M a n n a Solutiva iBt'va.eiua e una certa ruggiada, ò vero liquore foave, che cafea h-fipria ,. e la notte dall'aria fopra le frondi, e fopra i rami de gl' ?c',e- alberi, in sii l'herba , in sii le pietre, e parimente in terra; la quale pofeia condcnfandolì con certo fpa- tioditempo, diventa granellofa à modo di gomma. Diqueftahòvedutoio in Italia folamente due fpe- cie; dellequalil'unaèlaLevantina, e l'altra la Ca- labrefe. Quella, cheli porta di Levante, è di due diverfeipeeie: una cioè eccellentiffima, la qual chia- mano Mafticina , di granello limile al Maltice, onde hà tirato il nome : e l'altra , la qual chiamano Bamba- gina, diprezzovile, e di poco valore; imperochc ella none altro, chela Mafiicina fvanita, ò vero con- trafatta di zucchero , e d'altri mefcugli. Quella della Calabrcfe pili s'apprezza , che fi raccoglie dalle fion- di degl'alberi, ove ella s'appone, e che propriamen- tcs'addimanda Manna di foglia, minuta di granella , trafparente, grave, fimilc àpicciole granella di ma- ilice, bianca, & al gufto dolce , e foave. Tiene il fecondo luogo doppo quella quella di pili groflo gra- nello , che à i noltri tempi fi cava dal tronco de'Fraf- «Mi di cui diremo qui difetto. Di quella cafeata dal cielo la pallata notte, mifiigià portata da certi paifo- « in Coi'enza, città di Calabria,fopra à frondi di Fag- ' e d'Orno , che pareva proprio gocciole d'un giu- lebbe ben cotto . Intel! da gì' habitatori, ch'ella li raccoglie la mattina avanti, che'l Soiefcaldij impe- rocheppfciararefaccndoIailSole, fi rifolve agevol- mente maria . Onde non sò io per qual ragione fcxU vali Fucililo, huomo de noftri tempi dottiflimo, nel Difcorfi del Matthioli La Mann appreffo gl Arabi è d due Ipecìc Errore del Isralavola fuo libbro delle compofitioni de'medicamenti nuova- mente (rampato, & aumentato, chela Manna Ca- hbre(e fia di più grolle granella, fimili a fiocchi di bambagia, ò veramente di lana bianca, e che però fi chiama ella Manna bambagina, manco pretiofa di tutte l'altre Manne. Ma quanto fia lontana l'opinio- ne del Fuchfio dal vero, nelafcieròilgiuditio à quei Medici, à quei Speciali, &à quei mercanti, che me- glio fanno, qualiia la Manna mallicina,qual la bam- bagina, e qualla Calabrcfe, che forfè per avventura fin horanonhàfaputo il Fuchfio. Ritrovone appref- fo agl'Arabi di due fpecie,fcritte per diverfi capitoli ; della quale ne chiamano una Manna, c l'altra Tere- B niabin. Nè perciò vi fi conofee tra elle altra differen- zadilpecie, fenon che luna pare efiere liquida, fi- mileal mele, e l'altra condenlata in granella . Quella e veramente quella vera Manna maftiona, che fi fo- leva portare à noi di Levante, e l'altra quella, che chiamarono Tereniabin gl'Arabi; la quale fi dimo- ftra edere Manna apertamente per teftimonio di Sera- pione; imperoclie nel capitolo proprio, il quale èl' undecimo.d'autoricàd'Abix, cosi ne fcrive: Mitiga il Tereniabin l'infiammagioni delle febri calde, togliela fete,molIifica mediocremente il corpo, giova al pet- to, & aliatole, enonèaltro, che Manna ; concio- (iacofache cafea dall'aria, come cafea la Manna Af- C ferma il Brafavola, cheunNicolòNicoluccio ( Spe- ciale m Ferrara,) comprò una volta da un moro un va- io pieno d'una Manna liquida limile al mele, la quale faceva nelle medicine mirabili effetti . Quelli vera- mente fi può dire edere (lata di quella , che chiamano gì Arabi Tereniabin: quantunque di contraria opi- nione fia il Bralavola , il qual vuole, che'l Terenia- bin Arabico fia la Manna del noltro commune ufo , e la Manna loro fia pofeia quella Specie di liquida La qual fencenza del tutto ripugna alle fcricture Arabi- che; elìèndo che io ritrovo in Serapione, chel Te- reniabin è una ruggiada, che cafea dal cielo, limile à un melegranellofo, eche altrimenti fi dimandame- D lediruggiada.Et Avicennafcrivcndo della Manna, dice , ch'ella fi ccndenfa à modo di Gomma ; dal jua- le non veggio punto deviare Mcfue. Fu opinione d' Averroe, e di molti altri doppo lui, che gl'antichi, mallime Galeno , non conofeedèro la Manna. Alche M"™ ripugna quello , che e/ìo Galeno ne fcrifle nel terzo libbro delle facultà degl'alimenti, nel capitolo del mele, cosi dicendo: Fallì in sii le frondi degl'alberi un liquore, il quale veramente non fi può dire, che fia fucco , nè frutto, nè parte alcuna di quelli ; ma bene fi può dire, effere unafpecie di ruggiada; quan- tunque non vi le ne ritrovi gran copia, nè manco vi fi veggia del continuo. Io mi ricordo bene, che qual- E che volta nel tempo della (tate s'è ritrovato in sii gl'al- beri, e fopra l'herbc afiaillìmo mele, del che giubi- lando, e facendo feda i villani cantavano, Giove ne piove il mele. Era nell'accader quello fiata la pallata notte, rifpetco al tempo della fiate, aliai fredda, & il padato giorno molto caldo, efecco. Perlo che i dotti interpreti della natura fi penfarono proceder quello da 1 vapori levati della terra , e dall acqua ; im- pcroche eflendo prima rarefatti, e cotti dal Sole, è da credere , che per il freddo della feguente notte fi con- denialìero. Maquantunqueapprefiòà noi accaggia quello dirado; nondimeno nel monte Libano ogni anno fpeflìflìme volte interviene, onde mede molte F Pelli per terra, raccolgono, crollandogl'alberi i vil- lani, Siipafton, il mele, e n'empiono certi lor va- li, e lo chiamano mele di ruggiada, ò vero d'aria Quello tutto della Manna fcrifleGaleno à confulionc di coloro, che fi credono, cheella non fuffe cono- Jciutadalui. Di quiadunque è da penfare, che riab- biano tratto gl'Arabi il loro Tereniabin: e maffime affermando Serapione, che appredo à loro ancorali chiamava mele d'aria . Di cui fece parimente mentio- nellmio al 12. capo dell'n. libbro con quelle paro- le: Cafea quello mele dall'aria, e maffimamcntencl nafeere da Gale- no, PliniOjO Tcofralto . Nel primo lib. di Diofcoride. 79 Mann» caf- cata inFriu- li. n.ifcered'alcuneftelle, efuolefpecialmente interve- nir queftoncl tempo della Canicola; ma non mai a- vantialnafcere delle Vergilie, pocoavanti giorno , di modo che nella prima aurora fi ri trovano le frondi degl'alberi carichi di ruggiàdofo mele: Onde coloro , che in quel tempo fono fuori all'aria, fentono le ve- lli, &i capelli unti per tutto di quello liquore. Sii adunque quefto, òfudore del Cielo, ò faliva d'alcu- neStelIe, òhumore, che fi purghi dall'aria, volerti Iddio, che fu (fé egli così puro, liquido, edifuana- tura,come era egli nel fuo primo cadere . Quefto tut- to difie Plinio . Ma è però la Manna cofa tanto anti- ca, che avanti che nafeeffero Galeno , e Plinio , fu ellaconofeiuta, eferitta da Teofrallo d'autorità d' Heliodo, al 9. capo del terzo libbro deU'hiftoria delle piante, con quelle parole : Mafe feomeferive Hefiodo) la Quercia genera il mele, e l'Api, quello certamente più fi conferma. Adunque nafee ancora quello melleo humorc cadendo dal cielo, e rimanen- do fopraquefto albero . Quelle tutte fono parole di Teofrafto. Diliquida, eparimentedi granellofa ne cafeò dal Cielo ancora nel contado di Goritia , per tutta la Patria del Friuli, e parimente in altre regioni circonvicine, il mefe di Maggio , edi Giugno dell* anno M. D. XI VI. della quale in un tempo medefimo raccolfi io in affai quantità; imperoche tutta quella, ch'era fopra frondi di Fico, e d'Orno, erabianchiffi- ma, egranellofa, equella, che fopra frondi di Pef- co, diMandorlo, e diQuercia era caduta, era li- quida, difapore, edicolorefimile al mele. Il che agevolmente m'induce à credere , che non per fua na- tura, e per feftertà diventi la Manna granellofa, e fi condenti fimile al Maftice, madie tale accidente fi cauli dall'ilteila facultà delle frondi degl'alberi, ove ella s appone. Alche avvertédo con diligenza gli fcrit- toriArabi, nedefcriliiro fenfatamente amendue le fpecie. Calconnc in quelli moderni tempi di granel- lofa limile al Maltice nella valle Anania della giu- rifdittione di Trento, copiofa quantità., e fpecial- mente lopra i Larici, ovenefurono raccolte alcune fcatole, come ne può tarteftimonio il Signor Giulio Alelìandnno Medico Cefareo, il quale n'irebbe la parte fua. Dal che fi può ben confiderare come da tutto il reftoferitto di fopra, che (la in grandiffimo errore Donato Altomari , non volendo egli concede- re, chela Manna, che fi ritrova in sii le foglie del Fraffino cafehi dal ciclo , ma che vi rifudi dall'albero itteflò. Ma non dirò già io, che quella chefir raccol- ta insùi Larici, fartela Refina, che corrottamente chiamiamo Terebinthina, che fi cava dal tronco del Latice; ellendo Hata veramente Manna celefte , e Mtlanfiigi- non Refina rifudata. Oltreàciò, è chiaramente da ' F"" cre cne fi fognaffero i Frati, che hanno commen- tatori diMc- tato l'antidoto di Mefue, che la Manna avanti all'ap- re . parir della Canicola rifudi in Calabria, fenza cader dall'aria, dalli rami, e parimente della feorza del tronco del Fraffino, e dell'Orno, e che fi generi in qucltialberi da perse naturalmente; erifudi da loro nel modo , che da moki altri rifudano le gomme : per- cioche quefto e tutto contra all'operare della natura, econtraalla verità, di cui nondimeno fi fogliono i Frati chiamare Predicatori . Imperoche quella, che rifuda da cotali alberi ne'giorni Canicolari, non è al- tro, che Manna celefte cadutavi fopra i proffimi paf- futi meli di Maggio , e di Giugno bevuta dalla feorza, e tirata dentro da sè, per edere inaridita, e feccata 1 dal Sole, e parimente rarefatta, esfeffa. E cosi in- tervien pofeia , che intaccandofi la corteccia dell'al- bero fe n'efea fuor tirata dall'ardentiffimo calore del- la Canicola, evificondenfi, e faccifi granellofa à niododigomma. Laqualeperla miltura del fucco dell'albero è fpognofa , eleggiera. Chcpoi fi faccia piùquellaoperatione nel Frallìno, e nell'Omo, che ne gli altri alberi, cafeando però la Manna fopra tut- ti univerfalmente , non faprei io altro dire, fe non in- tervenir quefto per fpecial dote data dalla natura al l Fraffino, e parimente all'Orno di tirare à sè propria- mente quello liquore, come alla Calamita di tirare il Ferro, & al Succino la Paglia. Imperoche à tutti èmanifefto, che in Puglia, & in Calabria folo il Fraffino, e l'Orno, fpécie ancora egli di Fraffino , hanno proprietà di tirare àsè la Manna, che vicafea fopra, edi ritenerla, e condenfarla : vedendoli, che da gl' altri alberi cafea ella fubito in terra , in sii l'her- ba, & in sii le pietre. E però diflilla folamente dal Fraffino , e dall'Omo, quando fi gl'intacca la cortec- cia, non però naturalmente, ma accidentalmente . Onde gl'habitatori di quei luoghi fatti dotti , e fapien- ti dalla utilità del guadagno, hanno molto più dili- gentemente invcltigato quefto cosi bel fecreto della natura . Con l'opinione de'Frati concorre 1 Altomari, il quale vuole ad ogni modo, che quella Manna del commune ufo non fia altro, chegomma d'Orno , e del Frallìno naturale, fenza accidente alcuno . Ilche quantunque egli fi sforzi di provare con fortiffimi ar- gomenti, e ragioni, per non quadrare cotale opinio- ne al mio intelletto, nelafciaròlarla fentenza à co- loro, che più di me li fono efercitati in quelte cofe . Fra coloro, cheli crederono, che la Mannadell'In- cenfo furti quella dell'aria , ritrovo effére flato Pietro Ci inito Fiorentino, riprefo già agramente dal Maliar- do da Ferrara , nel primo libbro delle fue epiftole me- : dicinali. Mà fe gli può in ciò perdonare, pofeiache Serapione, il quale trà gl'Arabi tiene ne'femplici me- dicamenti il primo luogo, confonde la folutiva dell' aria con quella dcllTncenfo affai confideratamente . Attuario trà gl'altri Greci ( per quanto fi legge nel fuo trattato delle compofitioni de'medicamenti) hebbe aliai bene la Manna in confiderationc , e recitonne affai fufficientemente le facultà fue. 11 Fuchliofamo- lìflìmo Medico nel fuo libbro delle compofitioni de i medicamenti nuovamente Itampato, & aumentato , par che fi sforzi con ogni fuo potere di tor via del tut- to la Manna dall'ufo dei Medici , proibendo l'ufarla con quelte parole: La Manna veramente hà poca, ò * nillùna virtù difolvcre il corpo, e ciò affermano per cofa certa coloro, chefono flati apprcflò al monte Libano. Imperoche coftoro dicono , che gl'habita- toridiquel monte ne mangiano lino chefono pieni, e che però non muove loro il corpo, mà che fe ne fentono nutrire cosi come d'ogn'altro companatico . 11 perche effendo la Mannaquafi di fimil virtù che il mele, quando ben la ne mancaffe, non importa- rebbe, fe non fuffe la maraviglia, che del continuo ci pigliamo delle cofe pellegrine, e che noi come in- fcniati , e come pazzi, fprezzati i medicamenti, che nafconone'noftri paefi, più pretto vogliamo ufare quelli, che ci fi portano di paefi lontani, chequelli, chenafcononegl'horti proprj. Mà facendo così fen- za confideratione di grandiffimc fpeie, riportiamo meritamente la pena della noftra pazzia. Quefto tut- to della Manna fcrive il Fuchfio . Dal che fi vede ma- nifellamente, che egli vorrebbe ad ogni modo tor via dalla medicina l'ufo della Manna , celie in luogo di effafi ufaffero di quei medicamenti, che nafeono nel- lefue, e noftre Regioni , ò Iddio il volerti, cheque- Ila permutatone fi potefle fare equamente, ficura- mente, ccommodamente, acciò che, come defidera il Fuchfio, poteffimo rifparmia re cosi grandi fpefe , Mà perche le fue ragioni non fono tali, nè così am- miffibili, che fiano badanti à pervadermene l'inten- to fuo, fon coftretto à Iafciarlc da parte, come del tut- to inutili ; Imperoche , che fia il vero , e del tutto con- trario alla opinione del Fuchfio , che la Mann* 'ia folutiva, c che muova il corpo fenza fare alcuno nocumento, non folamente l'habbiamo da gliauto- ri, che di erta hanno fentto, mà ce lo dimoltra con- tinuamente la quotidiana efperienza, vedendoli ma- nifcftamente, che toltone il pefo di due oncic,e mez- za, muove molto ben piti, e più volte il corpo, cac- ciandonefuorifpecialmentc la colera: tanto dico la groffà, quanto la lottile, comepofibfardìciòio te- , ftimo- 8o Diicorfi del Mattinoli ftimonio, il quale non ufo perla mia pcrfona altro A medicamento. Che poi fia il vero, che coloro, che habitano il monte Libano fi mangiano la Manna co- me per companatico, e che fe ne nutrifchmo , come d ogn'altrocibo, chifaràcolui, che lo creda, come fàilFuchfio? avvenga che fe ne vegga frà noi tutto il giorno il contrario . Che ? Adunque vorremo noi le- var via la Manna dall'ufo medicinale, medicamento cosinobile, epiacevoie, e che tiene il principatotrà tutti gl'altri, perufarcin fuo luogo i noftri, come, forfè la Cataputia , l'EtuIa, iTithimali, la Brionia, e molti altri limili medicamenti velenofi , i quali naf- B cono per loro ftcfil nonfolamentenegl'horti, mà an- cora nelle noftre campagne? Per mio giuditio non inai. Io vera mente in quella cofa più prefto mi voglio : accoltale àGaleno, àDiofcoride, &ad altri eccel- lenti fcrittori , tanto dico Greci, quanto Arabi , che à qualunque (i vogli altro. Imperoche eglino non con- tenti de'medicamenti delle patrie , e regioni loro,--fi dilettarono mirabilmente d'havernedi pellegrini. Nè però perqueftodiremo mai, cheefli fùfleró pazzi , màbencchcefììfuflero fapientiffimi. Però non mi fono fe non potuto grandemente maravigliare, che il FuchfioGfia meflò cosiàvituperarela Manna fenza veruna ragione; elìendonoto, c chiaro à tutti, ec- C cectocheàlui, che purga ella il corpo fenza alcuna moleftia. lo per il vero defiderarei, checoloro, che vanno bialimando colali medicamenti, faceffero que- llo, ò più ragionevolmente, òche ne dimoltralTero quali fiano quei medicamenti de'noftri paelì, che fi potettero accommodare in tutto, e per tutto in luogo loro, echehavelleroqucllifteflàvirtii. Perciocheio non fono quel Medico, chevolcffe preporre le cofe foreftiere alle noftre, purchel'haveffimotali,chepo- teliero con le facultà loro ftare al paragone di quelle , ne" più, nèmeno. Errano ancora non poco i Medici Napolitani infieme con li loro Protomedici , i quali fanno proibire, fottograviffime pene, che non fi deb- D bi vender la Manna , che rifuda dalla feorza del Fraf- iino, e dell'Omo, la quale chiamano Manna sforza- ta, imaginandofi , che non fia buona da cofa veru- na ;^ imperoche quefta , oltre che purga fenza alcuna moleftia, edaffilicuridimamente alle donne gravi- de, inognitcmpodellagravidezza; èfantifllma, Se eccellentifiìma medicina nelle petecchie , "e febri ma- gne, epeftilentiali, effendo cheil FrafTmo hà raani- iefta virtù contra tutti i veleni . Peròlafcino hormaii Protomedici Napolitani di perfeguitar coloro, che cavano la Manna del Fraflino, enon privino gl'huo- minidicosi prctiofo medicamento non conofeiuto daloro; fe bene vi fono più propinqui di noi. E' la E Manna ("fecondo che riferite* Avicenna, e Mefue ) ne'fuoi temperamenti uguale, inchinandofi però più prefto al caldo, che altrimenti. Ma fecondo Averroe ècalida, &humida. Solve il corpo, quantunque de- Manna , e bilmente per sè fola . Etimperòfi dà, & alle donne tue faculii. gravide, &ài piccioli fanciulli fenza alcuno detri- mento, òtimore. Meflà tràl'altrc medicine, accre-r fee le virtù loro . Purga a gevolmente la colera, toglie la lete , apre , e mollifica le parti del petto , e della go- la. Mànon fi ferva in vera bontà più d'un'anno, quel- ladico, che fi porta di Levante, chiamata Maltici- na, ma quella che fi raccoglie in Calabria, dura al- faipiùlungo tempo. Chiamano i Greci l'Inccnfo , p Nomi, ^i0ans: iLatiniThus: gl'ArabiRonder, Conder, òveroKateth: iTedefchi Vveirauch: li Spagnuoli Encienfo: iFrancefiEncens, Del Pesilo, e del Pino. Cap. 71. SOno il PezXfi > Ór ti Pino d'una forte medefimrt , an- coraché tra le fpecie loro fia qualche differenzia ; e fo- no alberi volgari, e conofeiuti . E la corteccia loro corret- tiva, giova trita, &■ impiaftrata all' intertigini , all' ulcere fuperficiali , ^ alle cotture del fuoco me/colato fero con litargirio, e Manna d' Incenfo . Jncorf vrata con ceroto Mirtino, confolida l'ulcere de' corpi delica- ti, che non poffbno tolerare cofe forti . Trita con -ve- triolo, raffrena l'ulcere, che "vanno ftrpendo. Fattone profumo, provoca il parto, e le fecondine. Bevuta , Jlringe il corpo, e provoca' l'orina . Mitigano le fron- de loro, trite, àr ìmpiaftrate, l'infiammagioni,e proi- bìfconle nelle ferite. La decottione calda delle trite , fatta in aceto, mitiga, lavandofene la bocca , il do- lore de i denti . Bevute le frondi al pefo d'una dram- ma con acqua femplice , ò vero melata , giouano à i fegatofi. Fanno quefto medefimo i gufi delle Pinebe- ■vute, e parimente le frondi del Pino. La tefta d'a- mendue tagliata in pezzetti, e cotta pofeia in aceto, lattatone la bocca, mitiga il dolore de i denti . paf- fete fpatcle per le compolìlìoni de i pefioli , e de gli unguenti, che fi fanno per le latitudini . Cogliefene, bugiandola, la fulìgineperfar inchioftro da ìibbri , e per mettere ne' linimenti, che fi fanno per acconciare le -ciglia delle donne. Giova d gli angoli de gl' occhi corro/!, al fluffo delle lagrime, rjr alle ciglia , che fi pelano . Chiamanfi Pytides i frutti , tanto del Pino , quanto del Pez.z.0 , che fi rinchiudono dentro alle Pi- ne loro. Sono quefti cofìrettivi , ér alquanto eslidi ; e mangiati per .ré foli , ò vero con Mele, giovano alla toffe, & altri difetti del petto. Quelli del Pino mon- di, e mangiati ne' cibi , 0 vero bevuti con femediCo- comeri, e con vino pajjb, provocano l'orina, e fpen- gano gl'ardori delle reni , e della ve/fica . T ohi con fuccc di Portulaca , vogliono al rodimento dello fìomaco , re- fiumano le forze ne empi deboli , e ripercuotono gl'hu- mori corrotti. Tolti frefehi dall'albero tutti interi , e pofeia pefii, e cotti nel vino palio, vagliano alla toffe vecchia, e conferifeono a tifimi, bevendo/! di tal de- cottione ogni giamo tre ciathi, SArabbe veramente cofa da imputarmi ànon poca, negligenza, fe ritrovandomi tutto il giorno nelle iclvcdePini, degl'Abeti, deiLarici, edeiPezzi, non feriveflì io di tutti quelli la vera hiftoria, fecon- do che i lenii proprj ne fono flati giudici : e tanto più mi paté havere io havuto obligatione di farlo, quan- to più veggio in molte cofe Plinio, con molti altri de' moderni, nel deferivcre quefti alberi, che produco- no le Ragie, aiìaìallonranarfidaquello, che gl'oc- Pino » fui chi proprj mi fono ne'monti di tutta la giurifdittione fo7p«ìe* di Trento Itati teftimonj. Cominciando adunque dal Pino, ritrovo, che Teofraftoal 10 cap.del3.lib.dell' hiftoria delle piante, neferiffe unafpecie di domelti- co, Se una di falvatico; e divile il falvatico in mariti- mo, e montano, cosi dicendo: Aftègnano de Pini due fpccie , l'una, cioè domeftica, e l'altra fai va tica; e di quefta fono parimente due fpecie, unamontana,& uhamaritima. 1 Pini della montana fpecie fono più dritti , più alti, e più graffi 5 e quelli della maritima.fo- no piccioli, hanno le frondi piùfottili, e la corteccia più lifeia, utile per conciare le cuoja; il che nell'altra manco lì ritrova . Il frutto della maritima è tondo, c prefto s'apre; e quello della montana è !ungo,verdc,nè cosi prefto li fgufcia,come più falvatico . Tutto quefto del Pino ferirle Teofraito. Ma non mancano chi feri- vano , che ciò fcriveftè Teofrafto del Pezzo, e non del Pino, fondati fopra la ragione del vocabolo Greco m-wy.tr: dì cui feri ve qui Teofrafto ; perciochc dicono, che -s-iwwapprefto à i Greci denota Pezzo,e non Pino. Onde Pietro BellonioFrancefcfeguitando la commu- nc opinione de'Greci, nel libbrofuo degl'alberi coni- feri , tutto quello, che feri ve Teofrafto del Pino lo po- fe fotto il Pezzo , contra l'interpretatione di Teodoro Gaza, quantunqueGreco nativo, e dottiflìmo huo- mo Latino, per ritrovare, che Teofrafto havea fcrit- to in Greco tifi riSxtis: cioè del Pezzo. Maparmi, che il Bellonio s'inganni non poco , non già perche io loreputideltuttoindotto, ma più prefto perche mi par poco prattico, e molto nuovo nella lettione di Teofralto,e di Galeno, ò veramente, ch'egli fi fia po- llo con poca confideracioneàfcrivere di quelle pian- Nelp rimo ]ib. di Diolcoride. gf PEZZO. A PINO DOMESTICO. cof/ji fn V7a P°ch'ffima notitia; imperochepiù me vera™ ' °he ^""i^icono alla fu a opinione A h£Z t nte..non.«°f» nuova, ne manco hò da du- bitale, che gl'antichi Rrcri™n ni«v,.ai • : gl'antichi Greci non pigliafléro rat» im- propriamente perilPino, & mVtw perii Pezzo. Né certamente manco è verifimile, che Teodoro inter- prete di Teofrafto di narion Greca, e molto dotto , D non havede fapnto quel che fignificadèro quei due co- li triti vocaboli rix» & «iW appiedò à i Greci ferie- tori . Appo ciò fi vede manifeftamentc, che Teofìa- ito chiama la Noce , ò vero il Cono del «fie* *fl0aà (cioè Strobilo ) onde ci viene à certificare, che egli intenda wmm ■per Pino ,e non per Pezzo ; imperoche Strobolos fi chiama propriamente la Noce del Pino , come apertifiimamente dichiara Galeno all'n. Iibbro delle facilità degl'alimenti con quefte parole : La No- cc del Pino ( cioè il Pinocchio) genera buoni.egrof- ii mmori, enutnlcc molto, come che malagcvol- vplmentefi digerifea. I Greci hora non la chiamano PWx»mj:(cioèConon)rnar/»^w,»: cioè Strobilon .) E l'i oltre il medefimoGaleno nel libbra dei cibi, che nutrirono bene, emale, dice quelle parole : 11 Pi- nocchio, il qualfi chiama timi chiamato ancora rptgttos da gli antichi, genera più graffi riumori , ma non pero cattivi. Appo ciò nel 7. libbra delle facilità de Semplici: li frutto del Cono ( dille pur egli ; il qua! chiamano Coccalon, eStrobilon, &c. &ncl quarto commento nel libbra di Hippocrate del modo del vivere nei morbi acuti. II Coccalo (dille egli) cofi chiamato da Hippocrate, non (i chiama cofi da gl' antichiGreci, maConos, come da i moderni Medi- ci per la più parte Strobilos . Con Galeno è il Sethi fra F iGreci più nuovi, quale chiama i Pinocchi Conaria , e Strobili. Onde reputo hormai eifere cofa chiariflì- ma , ^che Teofrafto babbi intefo contra l'opinione del Bellonio per il irwn il Pino , e non il Pezzo impc-rochefeil «Wì« appi-elfo Teofraito produce Io' Strobilo , il qualefi connumcra da Galeno fra ici- n nons°vceAm> nèconofeere, in che modo polla edere egli, 1 frutto de Pezzo, ilqual non fi mangia , ne fi commemora fra. cibi, come fàteftimonio con- tra feftefio .1 Bellonio . Che oltre à ciò Teofrafto in quello luogo non intenda altro per «tiro che il Pi- no, ne può far veroteftimonioilnon ricrovarfi Pesa F zo, oz Di: PINO MARITIMI. 1.0 , che fia domeftico, fe già non fe ne ritrova-lTe alcu- no in qualche giardino ftatovi trapiantato , c femina- to di qucll i,che fono nelle felve ; come che i! contrario fi veggia ne i Pini , ritrovandofene è de domeftichi,e de falvatichi, comeferive Teofrafto. Di qui veramente è poi avvenuto , che il Bellonio ila tra feorfo d'uno er- rore in un'altro, impcroche ancor quello e falfiffimo; chela Pece ( come egli dice, interpretando perverfa- mente Teofrafto) fi facci della Teda del Pezzo; im- peroche tariffimi fono ipezzi.che faccino Teda ^per- che per il vero tutta la Pece , che fi ufa in Italia, fi là fo- lamentediTedadiPini; e cofi parimente in Boemia, vera hìfto- ovefono grandiflìme , & infinitiffime felve di Pinifal- rk dei Pini, yatichi . Ma venendo hormai alla vera hilloria de Pi- ni, dico, che il Pino è di due generi , cioè dome- ftico ,efalvatico . Il domellico hà i rami nella cima, che s'aggirano per intorno al tronco àmodo di ruota, con foglie ferme, dure, lunghe, ftrette,& appunta- te in cima . Producete Pine grolle di piena manco , piramidali, bendure, gravi, eferrate, nellequalifi contengono i Pinocchi , lunghetti , ferrati , e rinchiufi daduro, eaflaifortegufeio, tutto ricoperto di nera fuligine, chetoccandoli imbratta fubito le mani. I Pinocchi che vi fon dentrofono bianchi , dolci , e di- lettevoli al gufto, coperti da certo fottilc invoglio di roflfigno colore, ilqual fregato conledita, oconlc palme delle mani, agevolmente fi fgufeia. Veggonfi copiofiffimi i Pini domeftichi nel territorio di Raven- na , dove ne una gran felva chiamata la Pineta, non molto lontano dalla riva del mare Adriatico. Vede- fene ancora in varj, e diverfiluoghi d'Italia, efpecial- Pino Wva- mente ne imonafterj de Frati. Il falvatico hà diverfe fpecù.' fpecie, le qua! fi dividono in Montane, e Marine. I Montani fono di tre forti. Il primo è più lungo,e mag- giore dì tutti : e di quelli ne fono piene tutte le felve di Boemia, diSilefia, e Polonia, e nel territorio di Trento, e delContadodiTirolovarj, ediverfimon- ti, de i quali fanno i bofehierila Pece nera . Sono quelli in tutte le parti loro limili ai domeftichi , ec- cetto che nelle Pine , le quali tono poco maggiori del- del MaHhioli A UN' A LTRO PINO M ARITIMO. le Noci del Ciprefiò, ma più lunghe, meno uguali , e più ferrate ìnficme , con quello ordine ifteflo di fquame, r^e fi vede nelle domeftiche, ragiofi , e odo- ri rati. Quc'l-'i della feconda fpecie chiamati da i Con- tadini delia valle Anania Muchi, non fanno MogW PINO SALVAT1CO MUGO. E F tronco Cembro . tronco, nè fu/lo veruno, ma producono! rami dalle radici apprefìo à terra, i quali fe ne vanno feorrendo di lungo per terra di lunghezza da dieci fino à quindeci gombiti. Produce le Pine alquanto, ó poco maggiori del predetto, epili ricoperte di Ragia, e più odorate . TJfanoi rami per far cerchia da botti , imperoche oltre all'eflereglino aliai lunghi, fono molto tenaci,e arren- devoli.La terza fpeciechiamanogli Ananieli, e i Tren- tini cembro, over Cirmolo, e nafeono quelli Pini CO- PINO SALVAT1CO CEMBRO. Nel primo lib. di Diofcoride. i c con V,v?, 'a m?,nte ne 1 confini della Val del Sole So del t ;na' ne"C mo"ta8nc « Banci e nel Conta- do ^1 lirofom cerei monti non lontani da Jfpruch . chefc „" f ' Cerabd "ì af3,ai bdla Sodezza , di modo cena ZI fa,nno5ayioIe> lc 1«ali non folamente rief- nooueft D ■ ebdr' ma ancora odorate; nondime- noqueii,p,nl non fono alti quanto quelli della pri- fonnl?r nd"ta' nc hanno la corteccia cosi rolla : ma mnlf" - uCgr?fle P°CO meno di <ìucllc dei Pezzi, ma molto pm brevi, e più corte, refi noie, epurpu- Ku* ' fo™ Pi" basili, kanno aenuo 1 1 inocchi molto minori delle domeftiche, con denri ?ir°S1 ra§''^ clle agevolmente fi rompe coni fori ' r P°rc dc,Pmocchi è quello fteflò de i dome- afnr len°nLci!eIarela nella bocca un nonsò ched' grezza ; il che e proprio di tutti i frutti falvatichi . iJiqu, adunque mi riduco agevolmcnteàcredere,che j.WjMCwbioi»,! PinoTarhntino, di cui feri/Tè di^1.°f-v,aca-podel Iibbro- imperoche ( come i aiceeghjjlgufcode Pinocchi è cosi fragile, che fi J r,pVl',ilCOn e dlt:ai e Peròvien furato da gli augelli neualbero, perche perla molta fragilità fua agevol- ano! a romPon° c°n il becco . Diftilla da quello oia Kagia bianca, e odorata, come da tutti gl'al- oó;,fl"noiTedefchi ddIe "vole del Cembro non poca ltlma non fo]amen[e e(Ter beilo airocchio odore'0!? f c°meL "abbiamo detto) per il lor buono k„/r«i" , „a che fieno à loro in grande ufo perim- ìlat'r 'e?ufe ' e le camere » legali fon loro moko apropofito.1 verno contra alfreddo, facendo quelle 83 tavole non poco ornamento . Dei Ma ri ni hòiool- fervato due fpecie differenti folamente nel frutto, co- me potrà ciafcuno far congiettura dalle figure loro.che qui incontro fono collocate. Da tutte quelle fpecie nitida la Ragia bianca, e odorata , e tutte invecchian- doli diventano Teda, efaffene la Pece. Ma dirò be- ne, che quello, che fenfatamence li vede nei Pini fal- vatichi nel nolìro clima , ripugna del tutto àqucllo che ne fcrive Teofrafto; pcrcioche i Pini falvatichi , die nalcono nelle maremme noftre di Siena, produ- cono il frutto loro lungo una fpanna, in forma di pira- mide, fermi (lìmo, efodo, il quale malagevolmente s apre per fe Hello.- equelli, che nafeono pertutte le montagne della valleAnania, e di tutto ilrefto del liencino, dove fe ne ritrovano afìailììme fel ve, pro- ducono, hutti loro piccioli, e brevi; i quali fobico cneionlecchi, s aprono, e cafeano dall'albero. Ma può 1 credere intervenir quello dalla varietà de climi, emme regioni, o veramente perche piiìfiano Iefpe- cie de P,m maritimi. Credefi il Bellonio, dicuihab- biamo detto pocoquidilopra fcrivendo puredegl'al- nae^ire?nKerI,V(pC,rC1Uantoio P°^. cavare dalle fue Il e J°- Cembro Ha il Pinaftro, ma fecondo il annrlff tir .S '"S,3""3 "ó PWSoj percioche io ritrovo maftro, cioeil Pino falvatico, crefeein mitabileal- tezza, non folamente ne i monti, ma ancora ne i K V Tmj ,ve'1C Jn.Boemia . ove ne i piani fono in. finite felve di Pmafìri. Ma cucco il contrario ritrovo chc^0^?110"10' -lendoegLad ognimodo" che ■! Pinaftro f,a minor del Pino, e che non nafta ne introy,, fenonnclle altiffime cime de i monti . Alla cui erronea opinione fi potrà accollare ciafcuno, a cui più piaccia credere à i viaggj del Bellonio ( fe pe- ro, coni egli fcrive, fi pofiono tener per veri ) in A- lia, in Orecia, in Sona, in Egitto, & in altri paefi pm lontani che a quello, che ne ferivano gli anti- chi; alh quali fpeffo fenza veruna ragione contradice 1 Mlomo, perfarfi per avventura più autentico di D Io™: ^efe"p qualche ragione hò io da maravigliata m' dl "° » e da non far gran capitale de fooi ferirti, per efiere flato detto da perfonedegnedifede, cheil Bei- omo e huomo di poca dottrinai che non hà camina- tocantoper .IMondo, quanto egli fcrive. Ma ritornan- do ne noftroptirno ragionamento, dico, che dove A Bellonio defcrive l'hiftoria del Pinaftro , dice per aìwlì" TT°drr^aZa' dWr fPc(I° ricavato ìlPmaltioin reotraflo latino : ma nel Tcofrafto Gre- co, ne manco appretto àqual fivoglialcro Greco au- tore ne ritrovo mai egli veruna mentione. Ma quan- ta f,a grande 1 arroganza del Bellonio , e quanto ne- gligentemente habbi egli letto eotali autori, fi può E agevolmente conofeere per le parole di Teofrafto , chehabbiamo polle di fopra, dove per autorità del medemofo detto , che i Pini erano di due forti, cioè domestichi, e falvatichi . Ma fe per avventura non volcfie egli contentile alleragioni, e autorità allega- te dilopra, e cherellaiTe nella fua pertinacia , con dite, che apprello Teofrafto il mùu, è il Pezzo, e non il Pino , e che egli conseguentemente in quel luogo intefe de 1 Pezzi domeftichi ( di q uefto non pen- to che mai ne vedette il Bellonio) e de ifalvatichi j e non dei Pini: fe noi li concederemo q uefto per far- li piacere, che cofa rifponderà egli ì quei luoghi di ? ieolrafto, ne i quali fi legge irirù^ypìx ? cioè Pi- no falvacico ? Veramente niente per quanto io me neveggia. Oda adunqueilBellonioquel , che contra di lui Icrive Teofrafto, ove egli tratta l'hiftoria de gl alberi de 1 monti al quarco capo del terzo dell' hi- llona delle piante . E dice quelle parole • ri ut iì TÙTOLI ™ opil, ìypìuit te xtuV/»7«- A poti i\iyT» wwxh, virus x-ypix, cioè : Adunque fra le falvadche piante verdeggiano perpetuamente quelle , di cui dicemmo nel primo, cioè l'Abeto , il Pezzo , &ilPinaftro. Di qui adunque fi può ( per quanto io ne veggia) credere, che il Bellonio babbi conpo- JhiffìmaattentioneftudiatoTeofralto, fe ben dimo- llraedér dotto colui, che dalFrancefehà tradotto in Latino le fue menzogne. Alle quali havendo noi con non poca diligenza pollo fopra l'occhio, e conofeen- do ch'egli hàlcritto molte cofe fenza confideratione veruna, e di quelle ancora, che in modo veruno fi poflòno tenere per vere , eperfincere, non cipodìa- mopcifuadereakrimenti, fe non che ciò habbia fatto g egli piuprelto per lua vanagloria , e per cupidità d' honori, e di dignità, che per narrare la verità delle cofe in beneficio del mondo. Nè manco s'inganna nella conlkkratione de gli alberi refiniferi l'Anguilla- ri, il quale confidato folamentc nella fua opinione , fenza addurre teftimonianza , ò ragione alcuna, vuole ne i fuoi pareri, che il Pino falvatico montano, epa- rimente quello, che lì chiama Mugo, lìano amendue fpccicdi Pezzo, quantunque l'una, e l'altra di quelle piante non fiano differenti da tutti gli altri Pini, fe non nella grandezza, e piccolezza loro , e dei loro frutti; imperoche tutti hanno una medefima faccia , una medeiima apparenza, le medefimc foglie, ime- Q delìmigermini, cfìori, il medefimo legno , la mede- fima corteccia, la medefima Ragia, eilmedefimoia- pore, & odore; fenza che tutte quefte forti di Pini , invecchiandoli fi convertono in Teda, di cui fifà la Pece. 11 che e propria dote dc'Pini ("come fcrivonoi più autentichi fcrittori.) e non dei Pezzi. Nè parmi che meno, erri groflàmente eglinelPino Talentino , chiamato volgarmente Cembro, volendo ei, che quc- fto fia il Pino montanofalvatico, di cui fcride Teo- fratto. Manoneflèndo, ne ritrovandoli fràtutte le fpeciede i Pini alcuna, che habbi il frutto così fragile, come il Cembro, li vede manifeftamente quanto lia vana l'opinione di coftui; imperoche ( come fcrive D Teofratto ) il Pino falvatico montano produce le Pi- ne più compatte, piiidure, e più ferrate del marino. Onde non può ftare in modo veruno, che il Cembro lia il Pino falvatico montano , di cui fcrive Teofra- lto . Havrei ancora non poche altre ragioni che ripu- gnano all'Anguillari, le quali per non edere tediofo lafcio da canto, e maffimamente havendone io fcrit- to affai nel libbro delle mie epillole , fcrivendo all'Ec- cellentidìmo M.TJliflc Aldrovando Bolognefe . Ma non mi poffofe non maravigliare, che feriva Plinio, che le migliori fcandole che fi fanno di tutti gli albe- ri refiniferi perii tetti delle cafe fiano quelle di Pi- no, fapendoli che quelle del Larice non hanno para- E gone al mondo, e ch'elle fono più di tutte l'altre du- rabili. Scrive oltre à ciòTeofraftoal luogo medelì- mo di fopra citato ( come ancora noi ogni giorno veggiamo) che la morte del Pino al fine non è altro , Teda , e che convertirli in Teda, con quefte parole: Dico- Coaconiidc- no j montanari che cotal morbo accade à i Pini , tl0"c' quando non folamer.te il cuore , malaparte piùefle- riore deltroncodiventaTeda; imperoche all'hora fi viene à foffocare ("per modo di dire) la pianta . II che accade naturalmente per troppa abondanza d'hu- more, che fi ritrova nell'albero, per quanto li porta confiderare; imperoche tutto diventa Teda. Quello F adunque è il proprio morbo del Pino. La caufa poi onde proceda, che il Pino diventi Teda , fcrive il medefimoTeofraftoal decimoquinto capo del fello libbro dellecaufedellepiante, con quefte parole: li Pinot à la radice tutta piena di Teda , com'è flato det- toperavanti. Laragioneèquellaifteda, che fi con- fiderà ne gli animali, cioè, che quella parte dell'ali- mento cotta, ebollita, conciolìa ch'ella relli purga- tifiìma, fiferma, equindificongiela, e condenfan- dofi genera il graffo. Il retto poi, chevaall'alto, nu- tritore quelle parti, che fono fopra la terra, non però tranfìtando per quella graffezza,ma per certi altri mea- ti; imperoche quellepiante, che in tutto, epertut- to diventano Teda,perlagroffezza fi foffbcano; com' è flato detto; percioche non havendo ella tranfito , nè via alcuna aperta, glifpiriti vi fi confondono, e foifocanfi, cosi come negli animali, chefuordimo- do s'ingiallano. Qucftotutto dille Teofrafto. Oltre art,T à ciò effendo bifogno di Teda per farla Pece, non diventa manca modo che i Pini ancora per arte fi convertano Teiii' in Teda . 11 che li cava parimente da Teofrafto al 2. capo del nono libbro dell'hiftoria delle piante , dove fi ritrova fcritto in qucfto modo: Dicono, e afferma- no i montanari , che dove elfi levano la feorza al tron- co del Pino ( come fogliono fare) tre, ò veramente quattro gombiti fopra terra verfo il levar del Sole, vi concorre non poca quantità d'humore, e vi fi genera però ancor la Teda per fpatio d'un'anno ; laquale ca- vata con lafcure, torna à rigenerarvi» l'anno foglien- te, e parimente il terzo . Onde interviene , che da quelto poco tagliare d'ogni anno l'arbore fi fà debole, e putrido ( com'efli dicono) e cosifeofìo da i venti, agevolmente cafca per terra, ove fegli cava il cuore ( imperoche quello ha fempre in sè Teda ) e parimen- tclcradici. Quello ancora fcridé Teofrafto. Dalche è cofa chiara che putrefacendofi il Pino, ò natural- mente, ò per arte, diventa egli Teda. 11 perche cre- do, che in quello manifeftamente erraflè Plinio, per Ejrot. haverfìegliperfuafoaldecimocapodel 16. libbrodo- JJjjJS' ve connumera tutte lepiante relinifere, chelaTeda fia albero da perse, e pianta particolare cosi chiama- ta, fcrivendo in quello modo : Lafeftafpecie èquel- la, che propriamente li chiama Teda , più abondan- te d'humore, che tutte l'altre, e più parca, e più li- quida della Picea , grata però ancora perliiuochi, ei lumi de'facrificj . Et al decimo ottavo capo delmede- fimolibbro: Amanoimonti ( diceva pur egli) il Ce- dro , il Larice, la Teda, e tutte l'altre piante , che pro- ducono Ragia . Ma fe alcuno per difender Plinio di- ceflè, ch'egliin qucftoluogo altro non intendaperla Teda, che l'ideilo Pino, Agevolmente fegli rifpon- derebbe, che fcrivendo egli in quello medefimo luo- go tutte lepiante relinifere per divertì generi , tra i quali commemora il Pino nel primo luogo, e lo pone per il primo genere trà rotte le piante relinifere , non poteva egli debitamente , nè ragionevolmente collo- carlo ancora nel fefto luogo , riavendolo quivi per avanti meffo nel primo. Di qui facilmente può elTer caufato l'errore di Marcello interprete di Diofcoride , il quale in quello capitolo interpreta il Pino per Teda . Nel quale errore ritrovo ancora trà i moderni Adamo Leoniceno, il quale dipinge nel fuoHerbario per la Teda una pianta più pretto finta , che vera, inganna- to forfè ò dal Ruellio, òdal Marcello . Maèperòda faperc, clic non folamentc il Pino fi convertifee in Teda, ma altri alberi ancora refiniferi, come fono i Larici,e i Pezzi,da cui nella valle Anania hò io più vol- tecavatafuorilaTcda; quantunque pochiffimi fiano trà i Larici, e i Pezzi , che la producano . Onde diceva Teotratto inveftigator grande di tutte quelle cofe, al fello capo del quarto libbro dell'hilìoria delle piante , che in Ponto tra gl'alberi falvatichi mancano i Pini , gl'Abeti, & i Pezzi, ctutti gl'altri, che portano la Teda. Dalche è chiaro, che gl'altri alberi ancora , oltrealPino, fi ritrovano, che producono laTeda. Ma edendoquefta cofapiù particolare del Pino, che di tutti gl'altri, peròfi dàlaTedapiù al Pino, chea veruno diloro. Ondefi può agevolmente conofeere l'errore di Plinio, dove egli fcrive, che il diventar Teda è proprio morbo del Larice, e non delPino; al qual Larice attribuifee egli, oltre à qucfto , per ma- la intelligenza, quafi ciò che Teofrafto attribuifee Bm)rE alPino. DelchevolendolofcutareilRuellio fuo fa- tliJo,t miliaridìmo , dice che nonè maraviglia, che inque- RuciHo Ilo equivocaffe Plinio, per edere il Larice di quelli alberi , che mai non perdono le frondi , per nafeere egli al monte, e per radémbrarlì quafi in ogni fua fittezza Nel primo lib. di Diofcoride. OS fittezza al Pino ; non s'accorgendo, come beneerri ancora egli di groffo; imperoche io giurerò ben que- llo, che di quanti Larici io vidi mai al tempo mio, che n'n0 vedutele centenaja delle felve , mai ne vidi alcu- no, à cui il verno noncadeliéro le fiondi , nè manco, che havefle così gran Omilitudine co'IPino, come difleilRuellio . Etimperò, accioche ancora d'elfo li divulghi l'hiftoria vera, ne dirò qui tutto quello, clic fenicamente n'hò veduto io. Dico adunque, che il L.mcc,efua jl A R j c e è un'albero di grandilfìma procerità, velli- co di gwfflìfiìrna corteccia (non come fcrive Adamo Leoniceno, di corteccia più lifcia del Pezzo) tutta hlitoria. piena di profonde crepature, e di dentro rolla . Pro- duce ifuoi rami di grado in grido all'intorno di tutto il tronco s le cui cime fono coli vencide, e arrende- voli, comequclle deSalci, di colore quafi giallo , c di buono odore. Lefrondi produce egli fpelfiffime intorno à iramufcelli , lunghe, tenere, molli, ca- pigliofe , più (trette di quelle de'Pini, e non pun- genti; le quali nella fine dell'autunno , ertendo di verdi fatte oltre modo pallide, tutte fe ne caggionoin terra, di modo che il Larice di tutti gli alberi, che producono le Ragie, rertail verno fpogliato di fron- di. Raflembranfi i Laricigiovani del tutto à i Ciprefli, non punto al Pezzo, come fcrive il Ruellio; ifuoi frutti (quantunque fi credefiè Plinio edere i Larici Ite- rili, e non produrre alcun frutto) fono molto fimili ancor eglino alle Noci , che produce il Ciprertb, e fpiranodi non ingrato odore. Ma molto più odori- feri fono ifuoi fiori , liquali nella primavera efeono dalle cime de i ramofcelli infieme con le frondi va- ghirnmi da vedere; imperoche ertendo d'un colore purpureo ardentiflìmo, pajono fiocchetti difinillìma feta porti con bella arte dalla natura fra quel bel ver- de di tutta la pianta . E' il fuo legno duriffimo , e maf- :al& ere- (imamente quella parte, che dentro dal bianco rof- iSo, edì ffg,?ia- Per lo che non hà pari nelle fabriche delle ca- ìtruvio. Irena, dei palazzi, e delle cafe per edificare. E' una feiocchezza il credere (come dille Plinio, Vitruvio, e molti altri de i moderni,) che il Larice non brugi nel fuoco, e non faccia carbone, ma fi confumi, e li cuoca, comefannolepietrenellefornacidellacalci- Errore di na. Onde s'ingannano manifeftamcntocoloro, i qua- *IcBn'- li confidati nelli ferirti, e nelle autorità di cortoro , contendono con poca ragione, che il noftro Larice non liaillegitimo, vedendofi che mefib nel fuoco tan- to facilmcntes'abbrugia; imperoche ferivendo il mc- delimo Plinio, eVitruvio, che il Larice tutto pieno dicopiofa, e grafia refina, la qual fentendo il fuoco non abbrugia manco che il bitume, è veramente una feiocchezza il credere , che il Larice cosi graffo , e co- si pienodiragia, nonabbrugi, meffo nel fuoco; ef- JJ fendo cofa certa, chelcpietre, quantunque perpro- pria natura non s'abbrugiano, non ardono, e non fan- no fiamma, nondimeno dove fi ritrovino piene di bi- tume, come è la pietra Gagate, s'abbrugiano, e fanno la fiamma, come il legno, fino che fi con vertono in ce- nere; eflendo che in molte provincie Aquilonari non hanno per far fuoco altro che pietre fimili. E fe alcun fufle che più di quello voleflè intendere delLarice , legga nel libbro noilrodelle epiftolcquello , che del Larice hòferitto nella feconda epiftola all'Eccellen- tiffimoM. Uliflè Aldrovando; imperoche ivi fi potrà chiarire , che i noftri Larici fono vera mente i leghimi , e veri. Farebbe male il forno del ferro, che è nella C valle del Soledella giurifdittione di Trento, e molti, che ne fono in ValCamonica, e ValTropiainquel di Brefcia, fe non fuffe il carbone del Larice, del quale vi s'adopera grandiffima copia; conciofiache (fecon- do che riferifeono i maeftri di quell'arte) non fi ritro- va altro carbone, che faccia la migliore fattione àfar colare la vena, che fà quello del Larice. Oltre à que- llo, il fuo legno, quando è fecco, perefler molto gradò di ragia,abbrugia co gradifiìmo impeto, e molto s'adopera nelle montagne del Trentino àfcaldare i forni, eie ftufe. Produce il Larice 1' Agarico eccel- Agarico lentiflimo, da i cui tronchi n'bò più volte con le prò- prodotto prie mani fpiccato io beUirtimi, & elettifìimi pezzi ,. Jal Ur":c- jj e compiatoneda coloro, che nefanno incetta , ifac- chi tutti interi. Nafcc l'Agarico ancora, fecondo che riferifee Plinio, in Francia, non folamente in sù'l La- rice, ma in ogni altro albero, che faccia ghiande , Diofcoride, come ancora Galeno, Uà in dubbio, fe fial'Agaricofungo, ò radice; quantunquedica poi, che nafea insù l'albero del Cedro. UBrafavola affer- ma riaverne ritrovato ìComacchio in sù gli Elici, e riaverne veduto cavalcando egli per Francia, appref- fo alle radici delle Quercie . Ma io in verità in tutta Tofcana , in gran parte del Regno di Napoli , in mol- ti luoghi di Lombardia, ein varie parti d'Alemagna, eSchiavonia, dove fono felve grandiffime di Quer- ele , Cerri , Elici, Farnie, & Soveri , tutti alberi ghiandiferi, non hò inai veduto, nè manco udito di- re, che vi nafea l'Agarico; mabcnv'hò vcdutoioal- trifungacci neri , duri, elegnofi, de i quali partefe nefàefcadafuoco, e parte s'adopera per dar fuoco à gliarchibufi, c à gli fchioppetti . Oltre à ciò per tutte le montagne del Trentino, quantunqueoltre àgli Abe- ti, Pini, Larici ,& Pezzi vili ritrovino infinite Quer- cie; nondimeno non fi ritrova Agarico altrove, che neiLarici. Cavati oltre à quello delLarice quellali- quida, evalorofiflìmaRagia, che pertutte leSpecia- RagiaLari. riedell'ItaliafichiamaTEKEBiNTiNA, perefferfuc- S'. c fu che l'olio d'Avezzo fìailfiore della ragia Laurina ; imperoche quelto fi raccoglie dalla corteccia cieli" Abete tanto in su'l tronco , quanto in sù i rami , apren- do certe vefeiche, lequali gonfiandoli fanno fegno, che quivi fiailliquoreilquale vifi ritrova dentro ge- nerato tra feorza, efeorza; come chequello del La- rice fe ne venga fuori dalla più intima parte del tron- co, quando li pertugia. Quello, che nafee nell'Abe- te, hòfpefle volte nelle felve delle più alte montagne della valle Anania cavato io dall'albero, e ancora in cala mia dalle corteccie ftate feortecciate da gli al- beri da quelli , che raccolgono la ragia , e ftatemi por- tate in cafa tutte pregne di liquore, per effer ficuro io, chequello non era contrafatto con ragia Larici- na; ilquale teneva io per un paragone, perfaperco- nofcereil buono dal contrafatto, come faceva Gale- no con il Balfamo ; imperoche per venderfi quefto molto più caro, non manca chi vi metta della ragia del Larice, per accrefcere il guadagno, eia mercati» tia infieme . Anzi che fono alcuni che vendono la La- ricina, quando è ben chiara, e limpida per vero La- grimo; perche la maggior parte de gli Speciali non fanno conofcerel'una dall'altra . Ma puoffi però co- nofcere l'inganno, prima, perche il Lagrimo è pili li- quido, e dipoi perche egli fpira di buoniffimo odore,e al guflo è molto più amaro della refina Laricina ; e quando s'invecchia oltre all'anno, gialleggia nel co- lore, e indurifcefi alquanto nella ioftanza. E'incar- nativo, mondificativo, rifolutivo , confolidativo . Tolto per bocca, caccia le ventofiti, &è medicina ficuriffima per li dolori de i fianchi , e per mondifica- re le reni dalle renelle, e prohibirela loro generatio- ne. Conferifce mangiato à i dolori de i nervi, e del- la giunture. Confolida ficuramente tutte leferite, e maflìme quelle della celta . Afferma il Ruellio, che 1' Abete produce ilfiorgiallb, ma nelle montagne di Trento fono gl'Abeti Iterili e di .fiori , e di frutti. Ma ritornando à finire di dire del Pezzo, non poflò affai darmi ad intendere, qual albero intenda per il Pezzo ilBellonio, quantunque perla figura, che ei dipin- ge, e per le note attribuite da lui al fuo Pezzo , altro non mi pare, che intenda per cffb, cheunafpecie di Pinofalvatico; imperoche non conofcendo il vero Pezzo, lo dipinge per quello albero, ch'ei difua pro- pria autorità, per non dire temerità , chiama Sapi- no, il qual fà egli del tutto fimile alIAbeto, avvenga che niffun'altro albero fia cosi fimile all'Abeto, com' è il Pezzo; di modo che per la propinquità loro alle volte ingannano coloro, che tagliano cotali alberi continuamente ne i monti, e vivono, e habitano la maggior parte del tempo nelle felve, come fu detto di fopra. Onde Plinio al 24. capo del 16. libbro diede à Nel primo lib. di Diolcoride A 87 lungo di quel, chebifognava in narrare quelli erro- racci del'Bellonio , il quale fi prefume d'havere narra- to grandiflime maraviglie. Ma havendohormai det- to affai de gli alberi refiniferi , refta, che diciamo qual- che cofa dei Pinocchi, e delle virtiiloro, eparimen- te delle Pine verdi immature . I Pinocchi adun- que che delle Pine domeffiche fi ufano in varj bifogni del corpo fiumano, fono nelle qualitàloro vicinìal temperamento, inclinando però un poco al caldo , maturano , lenificano , conglutinano , rifolvono , ingraffano , e riftaurano . Mangiati ne i cibi nutrifco- no affai bene, e come che l'alimento loro fia più pre- Ito graffo, chefottile, nondimenonon (ibiafimano da i Medici, e maffìmainente quando fi infondano prima nell'acqua tepida per fpatio di una hora. Cor- reggono i Pinocchi l'humidità che fi putrefanno nel- le budella, ma con tutto ciò fono malagevoli da di- gerire, e però fi devenodareài flemmatici con mele , eàicaldi, e colerici con Zuccaro . L'infonderli nel!' acqua tepida gli fpoglia della ventolìtà loro, e d'un poco di acrimonia, che tengono . Giovano haven- dofiinufoa i dolori de i nervi , e della fchcna ,e dan- nofi con non poca utilità nelle fciatiche. Conferifco- no parimente ài paralitici, e àgli ftupidi, &à colo- ro , chetremano: mondificano il polmone, e lefue ulcere, tirandone fuora la marcia, e le vifcolità. Dannofi ancora utilmente nella coffe, e vagliono al coito, quando fi mangiano con Zucchero, òcon Me- le. Dannofi con giovamento nell'ulcere delle reni , e della vefcica, ondegiovano all'ardore , e alla di- itillatione dell'orina, ingraffano i magri , e fanano i rodimentidello ftomaco . Le cime delle foglie de 1 Pi- ni trite , e bevute con vino , vagliono al dolor del cuo- re; ma bifogna che gli ammalati fi guardino dalle co- fe graffe. La decottione del gufcio delle Pine fatta in aceto, fomentandofene il ventre, eilfedere, giova molto alla dilenteria. L'acqua lambiccata dalle Pi- ne verdi avanti che s'indurìfchino, ritira , lavando fcne, le grinze della faccia, raffòda le mammelle, re Pinocchi, e lor facilità. queffiduealberifimiliffimefoglie, cosi dicendo.- Le D ftringe la natura delle donne, e prohibiice il fluffo d Pine veni!, elor facilità. foglie del Pezzo, e dell'Abeto fono intagliate à modo di pettini, e fimiliàqueltediffeegliefier patimentele foglie del Taflò, come fcrive ancora Diofcoride nel «martolibbro, e come puòchiarirfi ciafcuno , che metterà tutte le foglie di quelli trealberi infieme. 11 Tallo veramente ( per quanto fe ne vede) fi raflomiglia quafidel tutto nellefoglie al Pezzo, ilquale il Bello- nio aliai fcioccamcnte chiama Sapino, avvenga che il Sapino non fia albero, che fia in rerum natura, ma folamente una parte del tronco dell'Abeto, come manifeftamentece nefàteftimonio Plinio al 39. capo del decimofello libbro, con quelle parole : Abjetis , qux pars d tetra fuit , enodis efi. Hzc, qua diximus rattorte , flwviata decorticatili-, atque ita Sapinus vo- càiur , fuperior pars nodo/a , durìorque fubfìerna , cioè: Quella parte dell'Abeto, che fu verfo terra, è fenzanodi. Quella per le ragioni già dette macerata nell'acqua de i fiumi fi fcorteccia, e cosifi chiama Sapino . La parte fuperiore nodofa , e più dura fi chiama fuilerna. Dalle cui parole è cofa veramente più chiara, che il Sole, che il Sapino non è albero da perfe, ma folamente una parte dell'Abeto , come parimente fcrive Vitruvio . Ma forfè che ilBellonio vedendo, chei fuoiFrancefi chiamano tanto l'Abe- w, quanto il Pezzo in lor lingua duSapin, feguen- «oegliforfe quella confufione di nomi, ehavendo- « per ficura, li parve efìer benfatto à dipingere il lezzo perilSapino, e crederanco che cosi fufféfen- 2?, cercarne altro fondamento . Ma in vero parmi , j non habbi troppo ben confiderato l'hiftoria delle piante refiniferc , di cui egli fà cosi gran profef- Hone appreffoPlinio. Nècheancorhabbi altrimen- ti conofciuto quello, che fignifìcaffe appreffò Teo- iralto nìin,&c wìmt, nè che habbi egli avvertito, che quelti due vocaboli appreffò à i Greci fi prendono al- le volte 1 uno per l'altro . Ma forfè che io fon flato più amendue i mefirui ; ma molto'più efficace per tutte queftecofcèilfucco. 1 Greci chiamano il Pino Slm : 1 i Latini Pinus: gli Arabi Sonobar: i Tedefchi Ha- rizbaum, eKymholtz: li Spagnuoli Pino; &iFran- cefiPin. 11 Pezzo chiamano i Greci ir'twni: i Latini Picea / gli Arabi Arz: i Tedefchi Rot dannembaum : li Spagnuoli Pino negro : e i Francciì ungabre du gen- reduPm. 11 Larice chiamano iGreci xipO, : i Latini Larix: &i Tedefchi Lerchenbaum: l'Abetechiama- no iGreci ferri : i Latini Abies : i Tedefchi Than- nen, ò veramente Thannembaum . 1 Del Lenti/co. Cap. 72. IL Lenti/co c albero noto. Hàinogni parte della fu* pìantaxnrtù dì cofiringere ; imperoche fono di cori/t- milevirtuil frutto , le fondi , trami, la corteccia, eie radici . Faffi della corteccia, delle fiondi, e delle radi- ci un liquore in quello modo . Cuoconfì lungamente nell' aqua , la quale come pofeia levata dal fuoco fi raffred- da, fi cola, e fafji dì nuovo tanto ribollire , ches'ingrof fi, come mele. SeefiutilmenteilLentifco,perlafacultd fita coftrettiva , alrigittare del fangue, à i flufp del cor- po , e alla dìfenteria : beefi parimente per ristagnare i fittjfi del fangue meflruo delle donne , e alle relaffationi della matrice, e del federe. PuoJJi univerfalmente ufa- re in luogo d'Acacia, e d ' Hipociftide . Pàti medefimo ilfucco, canato dalle fiondi trite . Riempie la fita decot- tione, applicata per -via dì fumento , le concavità , e con- folida le rotture dell 'ofia: rìftagna i flujfi de luoghi natu- rali delle donne -.ferma le ulcere ,che -vanno ferpendo ; pro- nocal' orina: e lavandofene la bocca fermai denti fmojjì. Adoperanfii fuoi farment ì -verdi dilettare i denti in cam- bio di canne . Del frutto fe ne fà olio, convenevole ove fia di bìfogno di cofiringere . Produce il Lenttfco una ragia , la quale alcuni chiamano Lentifcina, e altri la dimandano F 4 Ma- 88 Difcorfi del Matthioli Mfjìice. Qiicjia bevuta, vale al rigettare del f angue, e A l'odorarlo, edolore, egravezzadi tefta. Macheti aMatofìe vecchia; è utile allo ftomaco, ma commuove ì ritrovi Lentifco grande come Quercie, confrondidi rutti. Mettefi nelle poi-veri , che fi preparano per li denti , Sorbo, e acini roflì comedi Melagrano falvatico, Co- ene ili/ci, che Ji fannoperchiarificarela faccia. E' uti- mefcriveilRuellio, fin'hora non hò io veduto, nè le à fare rinafeere i peli delle palpebre ; e manicandola mi ricordo haver letto mai appretto alcunoapprovato fi buon fiato, e raffoda le gengive . Nafce copiofa , eoi- autore . Onde fi può penfare, che qui di lungo fifia tinta neWIfiola diChio. Lo daji quella , che rifiplende à ingannato il Ruellio , come ancor Hermolao, ilqua- r^I" ^ modo dì lucciola, equelìa , che fi raffembranella candì- le vuole, chequclle fieno foglie di Lentifco, con cui (i Hermolic dezj^a fina alla cera di Tofica?ia, piena, fiecca ,fragile,odo- conciano in Venetia le cuoja,c che volgarmente chia- rata, e /tridente. La-verde è manco valorofia. Contra- mano Foglia; imperoche la pianta, da cui fi colgono f affi con Incenfo, e con Rtgia dei gufici delle Pine. quelle foglie, è molto differente dal Lentifcojquantun- que fi raderobri ella alquanto al Terebintho . Produ- LENTISCO. ce il Lentifco d'Italia ( come fenicamente hòveduto B io) ancoraeglilaMaftice,comepoca, erara, nèco- siabondante, come fàin Chio, eCandia; &imperò contra al dovere imputarono alcuni Avicenna, per havere egli ridotto à memoria la Mastice d'Italia , Ml(ticc credendoli, che non ne nafeefle forfè altrove, chein fuaconfid Chio. Ma è opinione ediTeofralto , e d'altri, che ratione. quella, che fi porta d'India , fi raccolga da certa fpino- fa pianta diquclpacfe, come parimente fcrivc Plinio, ilquale al 17. capo del 12. libbro , non folamentc fcrif- fenafcercla Maftice in Chio, ma ancora in Arabia , Afia, Grecia, ePonto. Quella che fi porta à noi, e per tutta Europa, nafce {blamente nell'Irbis di Chio daiLentifchidomeltichi, intaccandofi ogni anno la C feorza Ioro,ondepofciadiftilla interra laMaftice,elì congela à piedi dell'albero,ove la terra à quello effetto è bene acconcia, foda, netta, e battuta . Tutta quel- la, che vi fi coglie è della Republica; onde tutti co- loro, the raccolgono la Maftice alfuo tempo ne i fuoiproprj campi, la portano fenza frodo alla com- munita in publica conferva, la quale hanno in tanta veneratione, che è pena di perdere una mano à chi ardiile di tagliare pur una fola pianta diLentifco, ancora che folle ne i fuoi proprj poderi, e ciò non fenza caufa s'olTerva , avvenga che folamente gli Sciotti fieno dotati di così pretiofo medicamento, e chedalorfoliloriconofchi quafi tutto il mondo. Di- D cono alcuni che la Maftice nafce ancora in Candia , ma gialla amara, edipoco valore. Riftringe la Ma- ftice il fluito del fangue del nafo incorporata con San- gue didrago, Incenfo, pelo di Lepre abbrugiato , e applicata, allafronteconchiarad'ovo, e legata ben ftretta . Mafticafi iniìemecon cera nuova per Io dolo- re dei denti, e per tirare la flemma dalla telta. Fat- tone impiaftro con Cimino, Pulegio , Salvia , bac- che di Lauro, e mele, vale à i dolori freddi delle giunture. Giova à i dolori dello ftomaco, inghiot- Lcntifco, e "V TAiceil Lentisco abondantemente in Italia , tendofene tre granella la iera nell'andarfène al letto, fuahillom. JJ^| e fpecialmente nelle maremme di Siena. Nafce ma bifogna continuar di fadopiù, e più volte, chi nellefuperbe.eanticheruineRomane, eveggonfene vuol perfettamente guarire . Scriffe del Lentifco Ga- , i nella colta di tutto il mare Tirrheno andando verfo £ leno all'ottivo delle facultà de femplici , -osi dicen- fir, "„ ! Gaeta, e verfo Napoli ìnfinitiflimc piante; tralequa- : H Lentifco è comporto d'una eflt za acquea Galci"> live n'è aliai di quello, che crefee, es'ingrofla inai- leggiermente calida, e d'una non poco terreftre tù- bero; diquello, che fenza fare altro tronco, manda gida, per virtù dicui è egli moderatamente coftretti- dalle radici fpeffiinmifarmenti, nel modo che fanno v0. Difcccanellafinedelfecondoordine, òveronel iNocciuolifalvatichi. Ma è più folto il Lentifco nei principio del terzo, ma nella calidità, e frigidità, è rami, enellefrondi, e più li piega con le cime de far- quafi ugualmente temperato . E'cortrettivo parimen- raenti verfo la terra. Hanno l'uno,e l'altro le frondi lo- tc in tutte le parti fue , cioè nelle radici , ne i rami , ne rofimiliàquelledelMirtho, maotto perpicciuolo , igcrmogli, nellefrondi, nel frutto , e nella cortec- cioèdaognibandaquattro,graffe,fragili,everdi-fcu- cia. 11 fucco cavato dalle lue frondi è parimente fi- re; come che nelle eftremità loro, einquellapiccio- mile, & è moderatamente coftrettivo; e imperò fi be- la vena, cheperlungole fende, roflèggino aflai. 11 Ve effò folo, e infieme , e con altri medicamenti , Lentifcoè ancoreglidiquellepiante, che non perdo- p cne curano la difenteria , e altri difetti del corpo . no mai le frondi, e imperò d'ogni tempo verdeggia . In oltreèconvenevoleàgli fputi dclfangue, e del me- E' lafuafcorzaintutta la pianta rofligna, vencida , ltruo, e alle relaflatione del federe, e della matrice, tenace, e arrendevole. Produce oltre al frutto (co- come cofa, che molto fi confà con 1' Hipocifti- me parimente fi vede nel Terebintho^ certi baccelli , de. Scrifie della Maftice ancora eflo Galeno alfetti- comecornetti, piani, ne iqualièdentro un liquore mo, purdellefacultàde'femplici, cosidiccndo : La f ri"llli limpido,ilcjua!einvecchiandofificonvertifceinpic- Mafticebianca, laquale perconfuetocoftumechia- G»lcm>. cioli animaletti volatili , fimili in tutto à quelli, che fi miamo Chia, è ad un certo modo comporta di con- concreanonellevefichedegliQlmi,ede Terebinthi. trarie facultadi, cioè coftrettive, e mortificative ; e Hanno le frondi infieme con tutta la pianta , e imperò è ella inconveniente alle infiammagioni dello maflime quando fon verdi, uno odore affai gra- ftomaco, delle budella, e del fegato, come cofa , ve, e pero lo fuggono alcuni, per caufar loro nel- che fcalda, e difecca nel fecondo ordine. La nera, la qual Nel primo lib. di Diofcoride. 89 qual chiamino Egitti! , difccca più , che non coftrin- oe e però fi conviene in quelle cofe , che hanno bifo- gnodiefKie piiivalorofamente digefte per trafpira- tione. Perlocheèrimedioefficace per li foroncoli. Fallì l'unguento , ò vero l'olio Mafticino con quella , che fi porta di Chio, e non con que Ila d'Egitto, & hà il medefimo valore della Maftice. Quello tutto della Maftice, e del Lentifco diffe Galeno. Ma havendo- mi la Maftice ridotto à memoria la Canfora,per ritro- varfi alcuni , c he la contrafanno con Maftice, Zedoa- ria, &acquavite, nonfenefacendoda Diofcoride, nèdaGrecoalcunoanticomentione, ne diròquiio, per fodisfareà chi filile defiderofo di faperne l'hifto- ria, quanto da Serapione, eda altri Arabi, e pari- mente da chi hà prefo cura di fcrivere le navigationi , che pure à tempi noltri li fon fatte all'Indie nove, n'hò canfori , e ritrovato fcritto . Dico adunque , che la Canfora fuihiftoria, è gomma d'un'albero d'India tanto grande, chepof- P"'C' fono fotto la fua ombra ftare le centinaja de gl'huo- mini. Nafcequefto albero nei monti, che fon quivi vicini al mare . La materia del fuo legno è leggiera , e ferulca, da cui nafee la Canfora. Dà vero fegno di dover effere quell'anno aliai Canfora , quando prece- dono per avanti tuoni aliai, folgori, e terremoti. Ve n'èdipiùfpccie: unacioc, che fi ritrova tralevene dellegno, ferrata à modo di lamina: & un'altra, che le n'efee fuori per la corteccia del tronco, come tan- no le Ragie, evificondenlafopra. E tutta nel prin- cipio macchiata di rodò, come che poi ò per calidita di Sole, òdi fuoco diventi bianca. Quelta chiama- no gl'habitatori dì quella regione in lingua loro Ria- china, perciocheRiach Re antico loro hi il primo , che ritrovarle il modo di farla bianca. Haffi quella perlapiùvalorofa, perche dura nella bontà fua aliai più lungo tempo. Quella della prima fpecie, che fi ritrova tra le vene del legno, èpiùgrofla, non èual- parente, madinerocolore, e però è meno valorofa . Ritrovafene una terza fpecie affai più vile, di fofeo colore . La manco buona è quella della quarta fpecie, grolla di granello, hora come una Mandorla, bota come una Fava, hora come un Cete, tutta piena di haltelettedel legno dell'albero, e vencida come la gomma. Ufanlà i Sacerdoti , & i Pontefici ne itempj, come ufiamo noi l'Incenfo , e la Mirrila , per incenfa- re, e profumare gl'altari ne i facrifizj loro. Ridu- confi finalmente tutte quelle fpecie in due forti, cioè in rozza, e lavoratajintendendo per rozza tutte quelle tre fpecie di manco buona ; e per lavorata quella , che fi purifica, e falli bianca co'l Sole, ò vero co'l fuoco, come li fà con quella,che fi porta rozza à Venetia, la Opinione quale fifa bianca per via di folimatione. Credefi il «WFochfio Fuchfio nel primo libbro delle compofitioni de'mc- falf"' dicamenti, che la Canfora fia fpecie di bitume d'In- dia, per havere fcritto Serapione , dinotare abondan- za di Canfora quell'anno, nel quale s'odono affai tuo- ni , 11 veggono aliai baleni, e fentonfi terremoti, tacen- do di qui argomento , che per il tremare della terra gli fuole ufeir fuori delle vifeere aliai copia di zolfo, e di bitume. Ma inciòparmi, che non poco s'inganni , avvenga che tale non fia la mente di Serapione, ne d altro quallìvogliafcrittore, conciofiache tanto egli, quanto ogn'altro, che feriva della Canfora, dicono chiaramente, ch'è la gomma d'un'albero grandi ffimo, e non bitume . Oltre à ciò par che affermi il medefimo, il vederli, che lambiccando» ogni forte di bitume , fe ne cava prima acqua, e poi olio. Il che non fi può ta- re con la Canfora ; imperoche meda à diftillare, fah- fee, e fublima al collo della boccia, e vi s'attacca co- 1 meta l'argento vivo, quando fe ne fàSoIimato. Scrif- fene aflai feioccamente Plateario Salernitano, affer- mando efler bugia, che la Canfora fia gomma d abe- ro , e che dice Diofcoride , e molti altri , che fi fà d'un fucco d'un'herba. 11 che è veramente falfo, per- cioche Diofcoride non fece in tutta la fua opera men- tione alcuna della Canfora. Ma che ella fia gomma , nonfolamentcfi trova per Aviccnna,e per Serapione, Errore Flateatio A maperquelli, che àtempi nofirihanno navigatoall' Indie, & in mezzo giorno; imperoche affermano ef- mETt'mcp"f; fer la Cantora veramente gomma d'un'albero di quel- tir dflla le regioni. Credonfi Serapione, & Avicenna , che Canfora- fia la Canfora frigida, efeccanel terzo ordine; ma l'ardere ella valorofillìmamente , ancora che ella fi getcì nell'acqua, l'effere acutiflìma d'odore, c ritro- varci cosi lottile , che fpeflo fi rifolva per fe ftefla in fumo,dimoflra non poco il contrario. Di modo che fi potrebbe fofpettaré , ò che la vera Canfora non ci fi porti, òche di lungo fi fieno ingannati gl'Arabi, ò che i volumi loro fieno in quello luogo, come in mol- ti de gl'altri , corrotti. Mitiga, fe tanta fede fi può g preftare agl'Arabi., i dolori del capo, caufatidacal- dihumori: fpegne l'infìammagioni, e maffime del fegato: infrigidircele reni , & i vali fpermatici , e ri- ' llagnailfangue. Mettefi ne linimenti, che fi fanno per polire la faccia, e per ifpegnere l'infìammagioni delle ferite, dell'ulcere, delle erefipele, e d'ogn'altro caldo humore. Vale efficacemente alla gomorrhea , &alfiuflò de meftrui bianchi delle donne, tolta per bocca con polvere di Carabe inacqua di Ninfea, e parimente impiaftrata fopra al pettenecchio , teftico- li, e reni, diftemperata però prima con mucillaggine di Plìllio, ò vero con Agretto, ò con fucco di Sola- tro. RiftagnailHullòdel fangue del nafo, medavi P dentro con feme d'Ortica brugiato ,. & impiaftrata in su lafronte con fucco di Semprevivo. Mettefi util- mente ne i collirj , che fi fanno per l'infermità calide degl'occhi. Spegne applicata alle reni, & àitcfti- coli, laluffuria, econgelalo fperma. Preferva dal- le putrefattionij imperò utilmente fi mette negl'an- tidoti, che fi fanno contrai veleni, contra la pelle, e contra i morii de'velenofi animali . La Canfora pol- verizzata infieme con Borrace minerale, & unta con mele,fa la faccia fplendida, e chiara. Trita al pefo d' un'oncia, & incorporata con altrettanto Solfo, e quat- tro dramme di Mirrha , & altrettanto Incenfo, e met- fa poi con tutte quefte cote infieme in una libbra d'ac- rj qua Rofa in una boccia di vetro ben ferrata al Sole per dieci giorni continui , vale bagnandofene fpeflo alla roflèzza, e puftole della faccia . Hàin fomma aliai altre Virtù * le quali per brevità lafcio da parte. LaCoiM(;c(). prova di vedere, fela Canfora è finccra, fi fà cosi, nofwiaca- Mettefi in mezzo à un pane caldo , quando fi cava del j0,"/^"" forno , e fc ella fi disfà in humore , è fegno che fia fin- trafatta, cera , e feccandofi , dimoftra effer contrafatta . Quan- do non fi conferva con diligenza ben ferrata nelle fca- tole, qualche volta fe ne và in fumo, e reilano cosi fpeflo beffaci gli Speciali ; percioche credendoli di ri- trovarla deve la ripofero, ritrovano la fcatola piena di vento. 11 perche fi coftuma per confervarlariporla £ in vafodi marmo , ò vero d'alaballro, tra'l fetne del Lino, ò vero del Plillio. Confervanla alcuni anco- ra tra'l Pepe intero . 11 che à me non molto corrifpon- de. A Venetia lì porta la Canfora rozza, dove fi'1"11" conferì» blima in vali di vetro, con moderato fuoco, e cosi Canfora . fi fà per arte lucida , e bianca. Chiamano 1 Greci il Lentifco, X-aìvos : i Latini Lentifcus: gl'Arabi Da-Nomi- ru: HSpagnuoliMata , ò veramente Arveira : òc i Francefì, Lentifciue. La Maftice chiamano i Greci Man'*» : i Latini Mafliche , ò veramente Refma Lentifcina: gl'Arabi Maftec , ò vero Maffeche.ò vero Maftoche: i Tedcfchi, & i Francefì Maitich , e li Spagnuoli Almaftiga . La Canfora chiamano p gli Arabi Kaphor , e Chafur : 1 Greci moderni Kipovpx : i Latini Caphura : i Tedefchi Camper : i Francefì Camphrc. DelT erebintho , e della fua Ragia. Cap. 73. IL T erebintho è albero cono/cinto ; le cui fiondi , frutto, e corteccia hanno "virtù cojìrettiva , e vagliano in ognicofa, quanto quelli del Lentifco , preparaiidqfiperù, e togliendojtin quel medefimo -modo. Mangiafi il frutto del Difcorfi del Mat chicli. 90 del Terebintho, ma nuoce allofìamaco , /calda provoca A & inetta d laguria. Bevefi con -vino centra al morfodtquetragm chef, chiamano Phalangi . Porta/ila J»a Ragia dalla faffofa Arabia. Nafce parimente in Giù. dea, tnforta in Cifri , inLibia, enell'ifole Cicladi . La eccellente e la bianca, tra/parente, dicolore dì-vetro, che urtai ceruleo , & odorata di odore proprio diTere- Btntho. Ha tri tutte l'altre Ragie ilprìmo lucro quella delTerebtntho, edoppoquefiaè quella del Lenti/co, e pofeta quella del Pino, e dell'Abete, d cui fucce dono quella del Pe-^o, e quella de ì gufei delle Pine . Hanno tutte le Ragie -virtù di fcaldare, di mollificare , di rifiol- Vere, e di mondificare . Sono con-vene-voli per loro fieffe , e compofle informa di letto-vario con mele , alla tofe , & B ai tifici. Purgano l'infermità del petto , provocano l'ori- na, maturano le crudità, e mollificano il corpo i replica- no i peli delle palpebre . Guari/cono la fiabbia , ungendofi con Ver derame, Vetriolo, e Nitro . Vaglìono al fluffo del- la marcia dell orecchie , meffevi dentro con olio , e con me- le, e fimilmente al prurito delle membra genitali. Met- tonfi nei cerotti mollificativi, negli empia/tri, e ne gli unguenti, chefipreparanoperle latitudini: e giovano, applicate, & unte per fejìeffe , a i dolori del co/iato . Dell'altre Ragie. Cip. -jq. LA Ragia liquida del Pino, edelPexxP fi porta di C Francia, e di'T oficana, ma anticamente fi porta- ■vadiColophoned'Afia, donde Ji prefie ilnome diColo- phonia. Portafene ancora dalla Francia fiotto l'alpi di quella, la quale volgarmente chiamano Larica , cioè di Larice. Qiiefia lambendofi compofta in lettovario , e per fe fiala, giovavalorofiamente aliale vecchia. Sono le Ragie tra loro differenti di colore ; percioche alcuna è bian- ca, alcuna di color d'olio, & alcuna di mele, come è la Larigna. Di/lilla la liquida Ragia dal Cipreffo ancora , à tutte le cofie predette convenevole . Nelle fipecìe della fec- caequellade i gufici delle Pine, chiamata Slrobillina , dell'Abete, del Pexxo,edel Pino. Debbefifratutteque- fte eleggere per la migliore quella, che è odoratiffima.trafi- D parente, non fiecca, e non humìda , frangìbile ; e che fi raffembri alla cera . Hanno di tutte quejle maggiore ec- cellenxa quella del Pino, e dell' Abete ì imperché fono odorate, comel'Incenfio. Le pìùlodaiefiportano da Pi- tiufiaìfiola della coffa di Spagna. Quelladel Pe£z_o, de igufei delle Pine , e del Cipreffo fon manco buone , ni cor- rifipondono di parità di virtù con l altre predette ; ma s'u- fano nondimeno in luogo di quelle. Quella del Lenti feo corrifponde à quella delT erebintho . Cuoco? fi tutte le li- quide Ragie in vafio , che tenga quattro volte tanto, quan- to HI liquore , chevifimette; e così meffovì un cangio di Ragia , e due d'acqua piovana , ficuocono à fuoco tem- perato di carboni , mediandole fiempre, fin che perduto ? il loro naturale odore, diventinofragìlì , e fecche , di mo- do che fregandole con le dita, agevolmente fi firitolìno Serbanfipofcia, comefionofredde , inun vafio di terra non impeciato . Fanitofi tutte molto bene bianche, fe pri- ma fi dì sfanno al fuoco, e colanfi dalla feccia. Brugianfi ancorafenx.a cuocerle in acqua d lento fuoco, fino che co- minciano àindurirfi , ma pofeiafie gli accrefee con carboni , cuocendolefien^a alcuna intermifitone per tre giorni conti- nui, etrenotti, infino à tanto che diventino, come è detto dì fopra,e così fi ripongono , come s è detto . Le fec- che ficuocono inun folgiomo . Sono utile le Ragie cotte ne gli empìaftri odorati , ne medicamenti delle lafjitudini,& in dare il colore à gli unguenti. Faffene la Fulìgìne nel " modomedefimo, chefifà dello Incenfo, pei- ufare ne li- nimenti,chefifannoper ornamento delle ciglia, per le eorrofionide cantoni degl'occhi , per il cafeare de ipelì del- le palpebre, eperilfiuffo delle Unirne. Faffene ancora tnchtoftroperfcrivere. g EREBINTHO. IL Tereb,ntho fà le foglie fimili al Franino , ma non cosi lunghe, quantunque più graffe, e pili earnofe . La materia del fuo legno ef come quella del Lemilco , e parimente la corteccia. Le radici fonoprofbnde, edure; &i fiori come d'olivo, mi roffigni, daiqualinafconoifiutti in grappoli, co- melcuve, le cui bacche fono alquanto maggiori di quelIedelGinepro, ma roffeggianti, eragiole Pro- duce oltre al frutto alcuni cornetti roffi limili àquel- li delle Capre, ne i quali è dentro un liquore bianco & alcuni animaletti con leale, come nelle vefeichè dell'Olmi. LaTcrebinthinadifiilIadal tronco, co- me de gl'alberi refiniferi, fimileàquella del Larice; ma alquanto più duretta, e più odorata. Oltre à ciò ritrovo (fecondo che recita Teofrafto al 15. Cap del r7A 3. Iib.dell'hiltoria delle piante) chenelle fpecie del ria Terebinthoèilmafchio,elafemina. Hmafchionon da 1 fà frutto , e folo in quello è egli differente dalla femi- k° ' na; della quale fi ritrovano due fpecie.- di cui l'una fai! frutto rodo, limile alle Lenticchie, il quale è veramente cibo indigeftibile : e l'altra lo produce prima che li maturi, verde, nel maturarli rollo c polcia, quando c maturo del tutto, nero, ragiolb e lulfureo , di grandezza d'una fava,e fi matma,quan- dofimaturanol'uve. Nelmontelda, & appretto à Macedonia crefconoiTerebinthi brevi, (torti, e far- mentofi; mainSoria, appreffoà Damafco, diven- tano grandi, fpatiofi, e belli; dove s' afferma per ccitoeffercun'ampliffimo monte non d'altro pieno che di Terebinthi. E legno vencido, & arrendevo- le. Ha le radici faldiffime, e profonde, & in tutte lepartifueèfaldo, & incorrotto. Produce il fiore di fattezza filmile all'Olivo, ma di roffo colore; e le frondi, le quali fon quafi limili àquelledelLauro copiofamente procedono ne fuoi ramufcelli , nel mo- do, che fi veggono procedere quelle del Sorbo, re- Itandonepofciaunafolanellafine della cima, fuor dell ordine, fenza compagna, ma fono però meno intagliate diquelledelSorbo, e limili nellacircon- ierenza alle Laurine, e graffe con tutto il frutto. Pro- duce inoltre certe vefeiche come Noci; nelle qua- li,cosicomequelledegl'01mi,ficoncreanopicciolia- nimaletti come mofeioni, infieme con certo liquo- retenace, cragiofo; ma non però fi raccoglie di qui la fua Nel primo lib. di Diofcoride. lafuaRagia; percioche fi cava dal tronco dell'albe- ro 11 trucco, ancora che nel maneggiarlo fia tenace, non renae però fe non poca copia di liquore. Ma fe prima non fi lava nel raccorlo, s'attacca pofcia tutto inlieme ;fna quando fi lava> nuota quello, che bian- cheggia, e non è ben maturo, & il nero le ne và al fondo. Nafcene una fpecie in India , laqualequan- tunqueinognifuaparcefiafin-iile à gl'altri Terebin- thi, nondimeno produce il frutto affai diverfo da quelli, fienile alle Mandorle. Dicono nafeere que- llo in Battra , e produrre Noci grandi come Mandor- le, non però grandi, ma limili di forma, e molto piiìalgultofoavi, e grate. Per lo che gl'habicatori di quei luoghi più volentieri Io mangiano, che le Mandorle. Quello tutto ferirle Teofralto. Il chem' induce à credere, che il Terebintho Indiano di T>o- fraflo, nonfiaaltro, che il Pillacchio; imperoche quello è del tutto fienile al Terebintho, e fono le lue Noci molto pili foavi delle Mandorle. Nafce il vero Terebintho à Trento copiofo in sd'l monte di Cartel Trento, dove mi fù la prima volta dimollrato dall' cccellenciffimo Medico M.Giulio Aleflàndrino, del tutto corrifpondenteà quello di Teofralto; & hollo dipoi ritrovato in più altri luoghi , cioè in monte Bal- do, inTofcana, insù'ICarfo, chiamato da gli an- tichi Lapidia, andando da Goritia à Triefte, nella colta, cheicende da Profecco alla marina, e nelle antiche ruine Romane , affai fienile al Lencifco,quan- lunquehabbiafrondipiulunghe, epiù larghe. Eda quelli hò io più volte colto il frutto, i cornetti, e la Ragia; la quale quantunque fiala migliore di tut- te, non è però gran tempo, ch'ella fi comincia à por- tare à Venetia. Poitavacili da prima cotta, ò per portarfi così ella più facilmente , ò pur per havere i Mercanti cosi miglior modo di contratarla, ma fio- ra ci fi porta copiofa, cosi come dillilla dall'albero. Ragia Te- j^-, perche già più età erano fpirate , che la Tereein- «bimhina. THINA non era venuta in Italia , &c-flcndone perduta quafi la memoria, erafucceffa in fuo luogo, & ha- vevafi ufutpato il fuonome quella, che diftilla dal Larice, chiamata Larigna, come difoprafù ampia- mente detto. Et imperò non mi diftenderò qui altri- menti in narrare l'hiltoria delle Ragie del Pino, del Pezzo, dell'Abete, delLarice, edel Lentifco, per havere io pienamente di fopra fodisfacto, dove hò trattato l'hiftoria de gl'alberi, da cui elle fi ricolgo- ho. Ma è però da fapere , che pochi Abeti fi ritrova- no nelle montagne del Trentino, che producano Ra- gia fecca, oltre al Lagrimo, di cui dicemmo di fo- pra: e fe pure ve n'è qualcuno , è (come dice Pli- nio,) un morbo di quell'albero. Percioche manife- itamente fi vede, chetuttiqucgli Abeti, che la fan- c ■ . no, fonofracidi, tarlati, egualti, e la Ragialoro Jelir'afavo- èdi pochifiimo valore. 11 Brafavola dice ritrovaifi la reproba- divertita nell'hiflorie delle Ragie tra Plinio, e Diof- a' coride; percioche Plinio alò. capo del 14. libbra di- ceva, che fommariamente erano le Ragie di due fpe- cie, fecche cioè, e liquide; che la fecca fi cavava dal Pino, e dal Pezzo; e la liquida dal Terebintho, dal Larice, dalLentifco, edalCiprefiò: e Diofco- ride diceva, che la liquida fi ricoglieva ancora , oltre allafecca, dal Pino, e dal Pezzo. Al che fi può ve- ridicanKncerifpondere, che fe ben dille Plinio , che le Ragie fecche fi ricoglievano dal Pezzo , e dal Pino; non olta però quello , che cotali alberi non produca- no ancora le Ragie liquide inficine con le fecche . Del che pollo rendere io vero teltimonio; percioche in più, e vai') luoghi dei Trentino hò veduto e da Pini, e da Pezzi di lungo cempo tagliati , & ifcaldati dal So- le, e parimente da quelli, che fi brugiano, rifudare dal capo del tronco non poca quantità di Ragia li- quida, fimileà quella delLarice. Il che accade fpef- 10 ancora nelle tavole, che fi fanno di cotali alberi , e nelle travi, che fi mettono negl'edilìzi . Ma ben di- reno, che etrallc Plinio nel connumerare con le li- quide RagiequelladelLentifco, laquakè il nofiro 91 A Maflice, più duro, che ogni altra Ragia. In oltre è da fapere, che quella, che volgarmente fi chiama Pe- ce DiSpagna,PeceGreca,c Colophonia ^'"f/fc". nelle Speciarie, non è altro , che quella fpecie di cot- mi'iv»ionc . ta, che infegnaà cuocere Diofcoride. Né da altro procede, chequefta fì ritrova di diverfi colori, cioè Crilìallina, ejacinthina, e forte colorita, fe non perche le Ragie, di cui ella fi fà, furono qual più, e qua! meno colorite . Percioche ( come dille Diofco- ride)alcunaèchiara, alcunaèdi color d'olio, al- cuna di mele, come è la Larigna. Quella, che fi por- ta di Colophone, da cui hà prefo il nome di Colo- phonia, fecondo che riferifee Plinio al 20. capo del B 14. libbra è la pili colorita di tutte. Ne per altro li chiama ancora di Spagna, e Greca, fe non perche ella fi porta parimente di quelle regioni. Mà è però Re(;na Co. d'avvertire, che fi ritrova un'altra fpecie di Colo- ìophonia di phonia differente dalla predetta , la quale non è nè j!,ctoIU- cotta, nè fritta. Percioche fcrive Diofcoride, che la liquida, egraffàdel Pino, e del Pezzo fi portava da Colophone, e che però per eccellenza fi chiamava Colophonia. 11 che parimente teftifica Galeno al 7.. libbra de i medicamenti in genere, con quelle paro- le: Effèndomeffo in consuetudine di chiamare la Ragia del Pezzo fritta, eColophonia, èperòdafa- pere efiere un'altra fpecie di Colophonia fienile al C MalticediChio, laqual hàalquanto del mollitivo, comequclla , cl'Incenfo. Et al fecondo libbra del medefimotrattaco: E ancora (diceva ) tra le liquide Ragie la Colophonia, d'odore limile all'Incenfo, la quale fi chiama da alcuni folamentc Colophonia, che fpira un certo chedifoave, come quella dell'Abete, àcuièfimiledi mediocre colore. Nafcene pochiffi- ma , e però è ella molto cara. Mafe voleflìmo dire , che Plinio, e Diofcoride, nonconofeeffero, nèha- vcilèro in conlideracionela liquida dell' Abete,la qual volgarmente chiamiamo Lagrimo , & olio di Avezzo, veramente non ci partiremo punco dal vero; impero- che della Ragia liquida,che (incoglie dallAbete, Tcrebinthi. j) non fecero eglino ne'libbri loro memoria alcuna.Gio- na , e fné valaTerebinthina ài dolori del coftato, lana lcfef- virtù- Iure delle labbra , e della faccia, e parimente la ro- gna, e le volatiche, netta le ulcere , e fanale ferite frefche- Inghiottita fpellò affotiglia la milza. Giova allepodagre, alle feiatiche, & univerfalmente àtut- ti i dolori delle giunture, prendendofenc un'oncia per volta , e continuando di pigliarla ognifettimana, e mafiimamence aggiuntovi della polvere di Iva,diSte- chade, e di Salvia : conferifee à i dolori , & adaltri difetti delle reni, e della vefeica, purgandole dalla E flemma, e dalle renelle. Fanfi della Terebinthina pil- lole, l'ufo delle quali proibifee, che nonfigenerino pietre nelle reni con gran giovamento de i patienti ; & ilmododifarlcèquelìo. Piglifi di vera Terebinthina un'oncia; di nocciuoli di Nefpole dramme due; di femedi Finocchiodramma una : tritinfi inocciuoli, & il Finocchio in polverefoctile, e fi mefcolino dili- gentemente con iaTerebinthina , e di ogni dramma Sfacciano fcttepillole, e pigi infi la mattina quando lo iìomaco hà ben digerito il cibo della notte, e fe li beva fubito dipoi del brodo di Ceci raffi cotto con radici di Petrofello, e con un poco di Origano no- ftrano. Scriffé del Terebintho, e delle Ragie Galeno F all'8. delle faculcà de femplici, cosi dicendo.- La cor- Terebintho teccia, lefrondi, ei fruccodclTeivbincho hanno un fcritto da certo che di collrettivo, ma fcaldano ancora nel fe- Gale"°' condo ordine, cdifeccanomanifeltamente, benché quando fono frefehi, &ancor numidi, pocodifec- chino, febeneifecchifeccano nel fecondo grado. In oltre il frutto particolarmente, quandoèben fec- co, è veramente propinquo à quelle cofe, che disec- cano nel terzo ordine; &è cosi caldo, cheli fente iTianifellamencelacalidicàfuanelmangiarlo. Per lo cheprovocal'orina, e giova a i difetti de'la milza. Et ifcrivendo poco avanti delle Ragie, così diceva: TucteleRagie difeccano, e ribaldano: ma è però diffe- 9* Ragie ai. percioche ne fono alcune, che al -, erftfoùt. Sitarle nannochi più , e chi manco dell'acuto , e più, «iacal.no. e menofon calde nelle facultà loro ; c cosi ancora , perche ne fono alcune , che hanno luna più dell'altra del rottile nelle parti loro , & alcune fono coflrettive , òca cune no. Hà veramente tra tutte il primo luogo quella del Lentifco, clic chiamano Maftice; impe- rché oltre all'havere ella un poco del coftrettivo , con il quale fi conviene alle debolezze,- e pofteme delloitomaco, del ventre, e del fegato, difecca ve- ramente fenza mordacità alcuna ; non è in alcun mo- doacuta, quantunqueellafia comporta diparti fot- tihtiime. Tra l'altre s'hà per più valorofa la Terebin- thina, la quale hà ancora ella, feben non cosi valo- rofa, nè uguale al Maftice, manifcfta virtù coftret- tiva. Hà oltre à quello, ancora dell'amaritudine; il chefà, che ella da più del Maftice digeftiva E pari- mente per l'amaritudine, chepoffiede, ancora tanto afferfiva, che agevolmenteguarifce la rogna; e-tira dai profondo più, chetutte l'altre Ragie, per efler ellacompoftadipartipiùfottili, che non fon quel- le Nientedimeno quella del Pino, epiùdi quella , quelladefuoi frutti, hannopiù dell'acuto, che non nalaTerebinthina, ma non però più tirano, nè più digerirono. Mezanetratuttequeftefono quelladel lezzo, edell'Abete, come che elle fiano più acute della Ierebmthina, e manco di quella del Pino, ede iuoitrutti. LaTerebinthinahàun certo che ancora delmolhficativo, nel che hà quella del Lcntifco ilfc- eondoluogo, comequella del Ciprcflo dell'acuto. t nel terzo Iibbro delle compolitioni de medicamenti in genere: Hàbifognolacera (diceva) per liquefarli di molta gralìezza; ma leRagie, lequali fono dcltut- tofccclie, dipoca, eleliquidchannobifogno difu- itanze fecche , fe devono elle ingrofl.ire i corpi de "li empiaftri Nelle fpecie delle cere non è gran diflercn- zadhumidita, edificata; ma il contrario intervie- nencllcfpecicdellaRagia, e della Pece; percioche moltadifpàritàètta l'humide, e le fecche. La più lecca di tutte è quella , che chiamano alcuni Fritta,& altri Colophoma. Dopoqucfta è quella, che ci fi porta in vafi di terra cotta, e che non e fpiumata, e che volendofi purgare diventa fritta. D'amendueque- iteepiufecca quella, cheli raccoglie dal Pino nel tempo del germinare; la quale come fporca , e di nif- fun valore, mai non hò voluto ufare nella compoli- tione di quello impiaftro, per effer certo, che del tutto cella mutile; e però hòfempre ufato, ò lafrit- ta, ole liquide, di cui nefono alcune, che fi prefer- vano liquide lungo tempo , come fà la Terebinthina ; & altre preftos'mdurifcono, comequella del frutto del Pino, chiamata Strobilina; e altre reftano me- diocremente liquide, come quella dell'Abete la Strobilina è nelle fue facultà più calda, e doppo'c/ìa quel a dell'Abete, edoppoquefta la Terebinthina . Quella del Cipreffo non hò meflò mai io in quello im- piaftro, pereffer ella alquanto coftrettiva. Ma pcn- farà forfè alcuno , che nell'hiftoria delle Ragie lìa dif- ferente da noi Diofcoride Anazarbeo, per bavere ibritto egli nel primo libbra della materia medicinale, che tiene il principato tra tutte laTerebinthina,e dop- poeffàlaLcntifcina, & oltre à quello quella del Pi- no, edell'Abete, e che l'ultima tra tutte è la Strobi- lina ; ma intende qui Diofcoride dell'infima Strobili- na, e deli'elettifììma Terebinthina. Maio dico, che diqueftetre, cioè Strobilina, Abietina, e Terebin- thina; la Strobilina è più calda, e doppoefla l'Abie- tina,;: pofcia la Terebinthina . Quello tutto delle Ra- gie difle Galeno. Sopra al che è d'avvertire, che in queito luogo non antepone la Strobilina alle altre , fe nonincalidità; imperoche univerialmente per l'ufo de medicamenti tiene egli con Diofcoride, cioè, che la l erebinthinahabbia il primo luogo tra tutte,come dichiarandof, pofcia di(re poco di fot[0 , chc fe ben la I erebmthina tra tutte l'altre è ottima , come medica- mento aceommodato all'ufo di molte , e molte cofes Difcorfi del Matthioli A non pero e ella dell'alrre più calda. Chiamano il Te* rebinthoi Greci, Tipptvhr. i Latini Terebinti^ -gì- Arabi, Baton, Baton, Botin, Albotin. La Ragia Nomi- chiamano 1 Greci, Pm-hv: i Latini Refina, al' Ara- bi Ratm, Natig: iTedefehiHartaz. Della Pece liquida. Cap. 75. RAccogliefilalìquidaPece dal più graffo legnose! Pino, edelPe^Xp. L'ottima è quella, che rìfiplen- de, e ifiaa, efmcera. Vale di-veleni , ài : tifici, allo fpu- todellamarcia, aliatole, alla dificultd dello fipirare , B C?- attutii tenaci , e vificofihumori del petto, che male- gevolmentefifcreano, lambendo]! con mele alla mifura dun ciato, yngefi, oltre à quefto, all' infiammagli dell ugola, delle fauci, ór allafchirantia: e mettefi con olio Rofiato nell'orecchie, da cui dijiilla la marcia ,'irim- pialtrafiinsuimorfideifierpenticonìl fiale trito. Mefi- chiata con pari quantità di cera, fà cadere l'unghie cor- rotte ,fana le -volatiche, rifolve l'enfiagioni della matri- ce, e le pofteme dure del federe . Cotta con farina a ! Or, y, & orina dì fanciulli, rompe le fcrofole . Po/la in «è t lucere corrofive conficlfo, e corteccia di Pezx.o , ò- -vero confimela, le f erma ; e meficolata con cera, e Manna dlncenfii, riempie di carne le concavità dell ulcere, e le C confolida . s erra con gran giovamento , ungendocene , le ftjjure de 1 piedi, e del federe. Mefcolata conme- le, mondifica le ulcere, e le riempie dì carne. Impia-r Jtrata con uva pnffa, e mele, rompe i carboni, edifi- quama le ulcere putride . Mettefi ne i medicamenti corrojm utilmente . Dell'olio della Pece. Cap. 76. FAJJi l'olio della Pece, feparando prima tutta Fac- quofità, che gli nuota difopra, comefà il Siero fio- praallatte; e mefapofciafofpefia della lana, dove ella, fi cuoce,d ricevere il vapore > che nel bollire eshala, come D ne bene abbombata , fifpremefuor Folio in un vafo . Rei- terai confino chefia coita la Pece . Uà quefto le virtù me- de/ime della Pece liquida.- rVngendofeneìnfiemecon fari- na dOr^o, fàrinaj 'cerei capelli cafeati . Il che fà pari- mente la Pece liquida. Sana quefto ancorale ulcere, e U Jcabbia degli animali quadrupedi . Della Fuligine della Pece . Capqj. LA Fuligine della Pece liquida, fi fà in quefto mo- do . MettefilaPeceintinalucernanuova, chehab- bia il fuo lucìgnuolo , e pofcia s accende, e mettefi in un. . vafo di terra, che habbia il fuo coperchio concavo, e rlr E tondo, fabrìcato nella cima alquanto ftretto , e perforata nel fondo, comefiogllonoeffer t fornelli . Lafciafì così ar- dere laPece, e come è confumata, vi fi: n'aggiunge dell' altra, fin che fi faccia Fuligine à fufftcìen^a. Hà vir- . tu coftrettiva, &■ acuta, & adoperafi ne i linimenti , chefi fanno per l'ornamento delle ciglia, e perfarrìnafice- reipelinelle palpebre fpelate . Giova oltre à quello, * gli occhi deboli , lagrimofi, & ulcerati. Della Pece fecca. Cap. 78. LA Pece fecca, la quale chiamano alcuni Palim- pìj]a,fi fà cuocendola liquida . Trova fene di F due forti : una chiamata Bofcas , fimile al Vifio : e l'altra , che è fecca . Loda/! la pura , graffia , odo- rata , rojjfeggiante , e ragiqfia , come e quella di Li- cia , e .la Calabrefe , le quali hanno infiememente natura di Pece , e di Ragia . Scalda , mollifica le durezze , matura , rifolve le poftemette , ér i pa- ra : riempie le ulcere, e mettefi ne ì medicamenti del- le ferite . Della Nel primo Kb. di Diofcoride. 93 Delia Zopitfa. Cap. 79. C maritano alcuni Zopiffa, la Ragia me/colata con cera, che firaflia, e fi /picca dalle navi , e da mol- ti Rchiama Apocbima. Quefta, pei- efer macerata dal fale marino, hdviriùdirifolvere. Sono alcuni ancora , che chiamano Zoppala Ragia, chediftilla, e fi racco- glie dal Vino . TJantunque di più forti di Pece, dell'Olio , e della fuligine loro per diverfi capitoli fcrivefie DÌoicoride; nondimeno per edere l'hiftorie loro per fcftefle chiarifli me, non accade qui farne altra parti- B colar dichiaratione. Ma percheforfe diletterà ad al- cun l'intendere, in che modo la Pece fi faccia , per fodisfare al mio debito, &alleloro volontà, ne re- citerò brevemente tutto quello, che in su'lirentino nelle montagne di Fieme n'ho flnfatamcnte veduto . Pece ».n. Togliono adunque per far la Pece, cheli chiama i«, tfmhi- communemente navale, i Pegolotti ( cosifi chiama- fto"a' no imaeftri di quell'arte)! Pini vecchi, chedeltutto fon diventati Teda , e taglianli diligentemente in pez- zi, come fi tagliano gl'altri legni per fare il carbone, e fabricata pofeia un'aja alquanto nel mezzo rilevata , che pende ugualmente verfol'cllremitàfue, di tena- cecreta, accioche meglio poffa feendere il liquore , C che cola dalle legna in un canale, che circonda tutta la mafia, v'acconciano dipoi con bell'arte al tondo tutta la Teda tagliata, oflèrvando quel medefimo or- dine , ches'oifirvanel cuocere il carbone . Per lo che ferrata, e coperta prima tutta la maffa con rami ben fronduti d'Abeti , e di Pezzi, e pofeia con terreno in modo che niente poffa rifiatare, gli danno il fuo- co con quel medefimo ordine , e modo, che s'ofler- vanelcuocereicarboni; ilchefà, che fentendo la Tcdailcalorgrandedelfuoco, enon havendo luo- go, onde polla fpirare fuori la fiamma, coli, efidi- iti'nHa Pecenelfondo dell'aja nel canale, chela cir- conda; onde pofeia per altri canali, ben adattati, fe D ne fcérjdc in certi gran caconi fatti di tavole groffe , ben ltiv~:i ; onde pofeia fi carica nelle botti. Cono- i'céfi eflèr finita l'opera , quando la maffa cede,e man- ca di diftillare il liquore. Cosi veramente hò veduto io far la Pece dai Pegolotti, iquali, par che ad un certo modo feguitino il modo, che fcrive Teofrafto al terzo capo del nono libbro oflervarfi in Macedo- nia. La PeccliquidaincorporataconIncenfo,eMa- ftice, mefiòfopralacicottola rafa, riduce al fuo luo- go l'ugola rilafiàta . Scrifié della Pece Galeno all'ot- P«e fttitcì tavo delle f acuità de fempliei, cosi dicendo; La Pe- JlCllt"0' ce feccafcalda veramente, cdifeccanel fecondo or- dine; comecheella polii piùdifeccate, che fcalda- E re. Laliquidafàtutto il contrario, cioè, che ella fcalda più, che non difecca, &hàinse, enellepar- tifuc alquanto del fottile ; tic impero giova à gl'afma- tici, &à coloro, che fpuntano la marcia. Al che balta l'inghiottirne, lambendola inficine con mele , lamifurad'unciatho. Hanno oltre à quello le Peci virtù afterliva, maturativa, edigeftiva, enclguflar- leunaleggiera amaritudine, ´zza. Mefcolate con cera cavano l'unghie leprofe, efpengono le vo- latiche. Meffenegl'empialtri, maturano tutte le du- re, ecrudepolteme; al che è però più valente la li- quida, chelafecca. Ma quantunque quefta fia in tal cofemen buona, è nondimeno affai più valorofa per F confolidare le ferite. Per le quali ragioni è veramen- te cofa chiara , che la Pece liquida contiene in se una humidità calda. Scriffe parimente Galeno nel 7. an- cora dellafuligine della Pece tra l'altrefuligini, delle quali cosi diceva : Ogni fuligine è difeccativa , & im- però èclla di terrellreeilenza, havendo ancora in sè alcune reliquie del fuoco, che abbrugiò la materia, da cui ella fu fatta,' & imperò è tutta di terreflxe na- tura, e di parti fottili. Ma fe alcuna fpecialità pur fi ritrova nelle fuligini, quello non procede da altro, Fuligine ferina da Oaicno . che dalla materia, da cui elle fi fanno : percioche le fatte da cofe più acute, e più calde fono parimente co-, si ancora efsc , & il medefimo interviene di quelle , che fi fanno da cofe più dolci. Ufano primieramente la fuligine dell'lncenfo nelle medicine de gl'occhi, & in quelle maflìme fi ritrovano valere , che fi fanno per leloroinfiammagioni, e per li catarri, chevidifeen- dono, epciT'ulceragioni, che vi fi generano ; per- cioche ella le mondifica, & incarna. Ufanla ancora perornamentodelleciglia, e delle palpebre. Quel- la, che fi tà della Terebinthina, e della Mirrha, è priva d'ogni moleftia , non altrimenti che fi fia quella dell'Incenlo. Ma quella dello Stirace è più valoro- fa , epiùacuta: quantunqueancorapiùquella della Pece liquida, e più di quella quella , che fi fà della Ragia del Cedro . Ufanli le più acute per li difetti del- le ciglia de gl'occhi, e per le corrofioni de gl'angoli loro, e parimente per le lagrime, purché non fieno infiammati. Et ufanfi le più piacevoli à tutte le pre- dette cofe ancora , quantunque più ne fia l'ufo in quei difetti, à cui dicemmo di fopraefser convenevole la fuligine dell'Incenfo. Chiamano i Greci la Pece li- Nomi, quida Vtcaccóypa : la fecca irì'ao-uZup* , iraKiuvirtao-a.: i Latini la liquida Pix liquida, la fecca Pix ficca; gì' Arabi la liquida Eerf, Celi, Zeft, Kir: i Tedefchi Bech tutte: li SpagnuoliPex negra tutte: i Francefi aila liquida Poixfondue, alla fecca Poix fecche. L' olio della Pece chiamano i Greci irivoi\ , ferheaì leno a! 20, capo del 4. Iibbro delle facultà de TmplYc ) Ifìf A£ akn an;maliL' aè piante dl fo"e Scrina per 7rS'nepnde.' Contiene in sè. Efe benXe grandiami fiumi v entrano dentro , de , quali l'uno I il Giordano : nondimeno i pefe, non padano le boc- che de 1 fiumi . E di più dice Wo Galeno, che alcu- na cofa, che vi fi getti dentro, non và à fondo ma fempre nuotadifopra. 11 che interviene Fer°a fta Te ceffivafalfedine. Provali quello per la manifefta ef penenza, chefene vede, percioclie ciafcuna " ve moltopiu galleggia fopra l'acqua marina , eh" foro ™, ir t P"o nel uogo di fopra citato , diceva U medefimo Galeno : L'acqua di quel lago d Soria Pa leii.na , il quale alcuni chiamano morra, &al ri bT ruminolo, ènonfalamentefalfa, niaTma** T W gme del fale hà ella di fua natura ama etto nel prfmÒ afpetto pare ella più bianca, e più grafia de l'acqua marma e Umile alla faIamo;a.- di modo che % tandovilidentrofale non fi liquefa altrimenti ; p havernedelluo m grandillima quantità. E però fe ' ; J ^8na dentro, fubito "fivedetutto^ope - todifottiliffimofale. Onde l'acqua di quello h*o è tanto più grave d'ogn' altra acqua marina, quanto h manna e più grave di quella de fiumi. Di modo che volendo tu gittarviti dentro per andare al fondo ci! veramente ri fia vietato, di fortetiene quella acqua lopiadiseognicofa, non già perche fia ella di natu- ra leggiera, come diflé un' antico fofifta.- ma (come dille Annotile per eller grave, edenfa à modo™, fevffiU'^- d'^PralCC°fepÌlÌ IcSSicre> e però le vi li getta detro un huomo con li piedi, e con le ma- mlegate, nonvaalfondo: imperoche cosi come le 'vi. ckefolanoil niare, pollòno portare molto nò 1 n k"Zl Prr,,C0l° di fomm«gerfi , che non fan- auX l cnelolea"oifiumi; nel medefimo modo voàbl'u henavlp"o il mare morto, molto più pefo So Ze ' chefe navigalTero per gl'altri mari. pSre'nanr d,fìl Galeno. E poco di fotto diceva cone éperv3' c,he .Avendo veduto, che un rie, wZ^M^**01*' e Per ambinone haveva fat- to portate in Italu tanta acguadel lago Sodomeo, che Difcorfì del Mattinoli A n haveva ^lena una cifterna per fare ofientacolo alla gente, chequantunquevi fi gittaflè dentro unW mg vivo legato , notava fempre di fopra, lenza an- daiftne al fondo; fece poftia" elio Galeno à confo- fioned.quel vanaglorioforicconein breve tempofar Suefto medefimo all'acqua dolce, nella qual^nave- va fatto liquefare grandiffima quantità di fale E que toere efier fucceflo ove già fprofondarono Sodo- u'cS0?"%\' c laItre tre lor vicine cittadi Del queno lago Sodomeo. Scrive un Pirriarn Hi»,-„r limitano, il quale &effiffim ?»4e vifSpreS'" B mente , che fi levano da quello ImSSSSì^ por, molto puzzolenti, È quaIi eaendòpofeia porla ti dallo fpirare de 1 venti pertutta quella valle anti camentefett.I,(fima , v'inducono'una Vrp ua ft I & d'm°docheper fpatio di cinque leghe, nè torbe, ne alberi, nè forte alcuna di piante v, nafe"! no, ne y al ignano, fe non appreffoà Hierico dove fono'rngatigl'hortidalfonteHelifeo. RiférifcePli run.tdzzadi°(?u,r,capodd ittint° t iun nczza di queftolago è cento miglia , e la ma^ior fcfi venneinque. Del P.^ira »«| o, „ r : ! ^ P^fc,a al fc"'m° capo del vigefimo- to ■ = ?"> P f,pi]!brb[0"Krale'pecie delle Peci, cosi dicendo- 'io'" Z fónhpìcf3^^ ^^ "a^»?menté Annoili,* r ■ 9 a'C fi ntr°va »d territorio de gli ciaP no ?rifil" :,('llantu»1"efienoalcuni, cbelo fac- nh,t T a ancora fi"° à '««Pi noftriilPifTaf- phalto nehemtono de gl'Appolloniati; imperoche d Appolloma città d'Epiro, qual hoggi fi chiama Vi a perrùr„Pd0n? " PÌffafphaIto a Venedl in gran co- pia peri ufo dell impeciare le navi, per Io che fare PinT ot'n?C°nlaPCCe' ehefi(a de"a Teda del lira. Quantunquenuovamentefenefia ritrovato u- nacavamSchiavoniaà Lefina non lungi da Naren- fi i ritrova an " d/mer'C:'mentI' che Pi«afPhaIto t,o 1 quaI ■ accefo al fuo^co fpira d'odore di Pece? e" di Bitume. Ma temo veramente, che egli non s' n gannì , come so già efletli in ciò ingannato MI Tnn" itetteroMed,co,e Matematico dottiìlimo fo I Wh" infieme con quel Giorgio Collimino C còmV^al E imperoche .osò, che .1 Tranftetteto dimoftwvi "i. pietra Gagate, quale li ritrovavaquafi n ™mig ,a Te defche lontano da Ifpruch ne i lidi A;,„ l S i perii Pifiafphalto. feSfei E -r""' conl'eecellentirfimo Medico Re.To S fe<^ me liitumc, come è il proprio della niprr-, nonfiliquefà mai ?al LJ%^ ggfèàS. phalto, 1-Afphalto, eia Pece, ma s'abbrugia , col mefalaTeda, &,IIegno. Inoltre di quella u rima ' fpec.e di Bitume chiamata Naphtha, fcriffèmede- "^h*.. e F fimamentepurPiinioaliob' capodell'n libbra ri travarfeneancorainAullagene di Parthia, mar'av I rat'°"C- ghofamente attrattivo del fuoco . Il quale quan tunque non fi porti in Italia ; nondimeno ve ne nafee" m più luogm di quello, che fà i medefimi effet"i con il fuoco , comefàevidentementequello, eh Tnafcein «■«lueld, Modena, ed altri luoghi di Lombardia U qual chiamano Olio Petkoleo, & Oli ò D Eff«» Sasso. Ma è veramente cofa molto maraviolinr, LlbiIc,dcl «uello, chedell'olioPetroleomi narrò Tn pSònh ' il Conte Hercole deiContrari Fetrarefe, in queUem- po, D Nel primo lib. di Diofcoride ro ehe l'Imperatore Maflìmiliano Secondo , all'ho- ra Rè de Romani, e di Boemia, fù coronato Rè d" Oraria . Dico adunque, che il fudetto Conte mi narrò d'havere in un fuo podere un pozzo , nel quale peralcuni meati dittilla continuamente infieme con acqua, non poca quantità di Petroleo; ma che ef- fendofi fatte alcune mine nel fondo di detto pozzo, non riteneva più cofa alcuna; onde per rimediare al danno, li convenne con un muratore, che gli ac- conciane; ma non poffendo l'artefice far ciò lenza lume, addimandò che glifuffe dato una lanterna ben ferrata, con il lume dentro , la quale gli fù fubitocon unà fune calata nel pozzo : maaccafcòintanto, che il miferello s'affaticava nel pezzo , che il Petroleo.che diftillava per le pareti, tirando à fe peri meati della lanterna il fuoco, non altrimenti, che tiri la calami- tali ferro, s'accefe in un momento per intorno tutto ilpozzocontantoimpeto, e furore, che non lòia- mente cacc ió fuori del pozzo quel muratore , nel mo- do che cacciano le palle l'artiglierie , iettandoci mor- to, ediflìpato; ma levò via in aria il tetto, che co- priva il detto pozzo, accendendo ancora alcuni vafi pieni di Petroleo , che erano di fuori, & alquanto lontani, con non poco :detrimento d'alcuni, che vi erano vicini. Dal che fi può molto bene dire, che il noftro Petroleo altro non fia, che la Naphthadi Diofcoride, e di Plinio. Ma per ritornare nella ftra- da, dove prima eravamo, dico, che i Bitumi non ci fi portano, fenon contrafatti, e fofiiticati. Vuole ilBrafavola, chefipoffa per il Bitume Giudaico u- fare ficuramente la Mumia , affermando efiere la Mu- mia, chehabbiamo in ufo nelle Spcciarie, il vero Afphalto di Giudea; imperoche quelli corpi morti lecchi, che per vera Mumia ci fi portano di Soria, per efsere ( come dice egli) di povere famiglie di quel paefe, in cambio d'empirli fecondo il modo di Giu- dei, d'Aloe, Mirrha, Zaffarano, eBalfamo, non potendo la povertà far la fpefa di tali cofe aromatiche, empie ifuoifolamented'Alphalto.ll qual fondamen- to fà egli, per riavere ftritto Straboneallibbro ifi.che il Bitume del lago Sodomeo s'adopera per confervare i corpi morti. Ma per quanto io cavo da gl'Arabi, ri- Wéit, c trovano, che più pretto la MuMiAnoftraeil Piij«£ foa dàini- phalto, chcl'Afphalto; imperoche Avicenna allib- hawwe. fero li. de fuoi canoni , dice, che la Mumia ha la vir- tù medelìma , che hà l' Afphalto mefehiato con Pece. H che fà argomento, che egli intenda del Pilsaipnal- to. Alchcbeniffimo corrifponde quello, che Icn- veSerapioneal-04. capitolo. Percioche delcriven- doeghquivilaMumia, riferifcedi parola in parola dautorità di Diofcoride tutto quello, che fcrifse egli delPifsafphako, cosi dicendo: Mumia ejl <» tetris Apollonia: defienditnamque ex moniibur, qui diami ; . 95 A flumina, cum aqua, ér eiicit eamaquafluminis in ri- pi;, ór ufi coagulata, & fit Jìcut cera , ir habet piorem Pici; mijlzcum AJphalto, cum aliquo fetore , ir l'irtus eluseli, Jìcut virtusPicis , ér Afphaliimijlorum, cioè : La Mumia è nel.territorio d Apollonia; percioche ella feende da certi monti , i quali conducono fiumane , 1' acquadellequalilagittapofcia fuori alle rive con- denfata.e fatti come cera,& hà odore di Pece mefehia- taco*n Afphalto, con un certo puzzorej la cui virtù è quella medefimadeH'Afphaltomefcolato con Pece. Per lo che direi io, che la Mumia noftra più pretto fia ilPifsafphalto.chel'Afphalto; imperoche quantun- quedicaStrabone, che l'ufo del bitume Giudaico fu ? in ufo per confervare i corpi morti , non conclude pe- rò quefto,che infieme co'l bitume nò vi mettano anco- rala Pece , e facciano il Pifsafphalto artificiale , come fi vede efsere intentione d'Avicenna, c di Serapione , i quali agevolmente {ape vano quelle mifturaggini , che ufanoi Mori, per efsere ancora eglino Arabi, e non molto lontani dalla Giudea. Per lo che non affermare! io, che canonicamente fi potelse ufar la volgar Mumia in cambio del bitume; perche oltre all'efser prima il fineerobitume mifturatocon Pece, (i mifturaancor poi con l'humidità, & humore, che del continuo vien fuori della carne de'corpi humani nelle fepolture. Il q che è da credere, che non pocolo detraggano dalla propria, e natia l'uà natura Ma feguirei pili pretto Ga- leno, il quale ne i fuccedanei mette nel mancamento dell'Afphalto,la Pece liquida. In oltre è da notare,che quantunque Serapione toglia perla Mumia il Pifsaf- phalto di Diofcoride, lo fà per cómcmorarlo nelle fue fpecie, fapcndo certamente egli, che i corpi di tal ma- niera s'empivano in Soria, come s'empivano ancora quelli, che facevano poi la vera Mumia di Mirrha, d' Aloe, e di Zaffarano, & il Balfamo ancora, della quale fece memoria nel principio del capitolo,così dicendo: La Mumia delle fepolture fi fà di Mirrha, d'Aloe, e d' altre cofe, che fi mettono con efse, e di quella humidi- P tà,cherifudadaicorpihumani. Ma di quella à i tem- pi noftri non fe ne porta in Italia; perche tal miftura non s'ulà in Soria da altri, che da i nobili, e ricchi , per cfser cofe d'afsai valore, e quelli tali hanno le loro fe- polture beniflìmo ordinate,e ferrate; & imperò non cosi agevolmente le gli pofsono rubbare i corpi da i mercanti Crilliani , che vanno in quel paefe, come fi pofsono con minore difficolta torre quei delle povere perfone,che em. pionoi loro d'Alphaltotni- lt urato con Pece.ll che fà ve- ro argomento, che la vera Mumia non li porti di Sona. Laonde manileftamentc er- fa'°'\?t rano coloro, chep rlaMu-aai, i,Hor, mia intendono della carne no ali, Mu- di quei corpi fecciu, e non del condimento loro, come fanno alcun. Spetiali.che ne peftanola carne, e lofsa, e cosi pofcia la mettono in tutti i medicamenti, che ri- cevono laMumia nelle com- pofitioniloro. Sarebbe adunque necefsarioàchi vo- lefse bavere della buona di far empire dei corp, Cri- lliani, che muojono ne gli Spedali , di quella matu- ra d'Aloe, Mirrha, e Zaffarano, & al congruo tem- po torla poi fuori; percioche (fecondo che fenvono gl'Arabi) hà la Mumia afsaiffime virtù. Quantunque jlBellonioconpiù vani argomenti fi facci beffe di quella noftra opinione, come colui , che forfè fi pcnia di farfi tenere dotto , e perito nelle feienze , per bavere egli fcritto d'eflére andato vagando per l'Alia , per la Grecia, per la Soria, e per l'Egitto , come fe al- ar*. 9° Difcorfi le altri, che egli non fuffe mai flato in quei paefi Co- nén , ' ,C^m° ìto ben fappi allacciar la gior- 8' Arabi, che il Piffafphalto. Ma che i flant?^rmJn°nfifnodÌCaIvaIore' c«e Geno ba- e-ì"f„eS^ermillconttario' echepiù pretto fia ne 11 hffi ^d fiimo err°/e , ne diremo piacendo à Dio 2rt£££r "° ^ Ie"erC W0ltOP" > dimifameme, dóve ancora fcopnremo non poca quantità d'altri che,non0","tr0Va"daan0ÌJnCÌ "UOÌ ™lum1; irnp Ó- che non e 1 intento no ro di volere difendere le noftre opinioni in quelli nolìn commentari, ne di vendi- carne dalle calunnie, che alcuni malevoli ne dan- no: ma di volere in quello libbro purgare da molti errori quella cosi gloriola facultà deTempIici médi- Mw» « Camfn"J u lIhlft"rla> e ridurla nel fuo pr ftinÓ fa ca.no°»- Hor ritornando adire delle vimUella Mu- lina, dico, che fecondo il tellimonio de gl'Arabi è cahda ciocca nel fecondogrado; èbuonane ì do! lon della iella caufiti da frigida caufa fenza prelente materia Conferme all'hemigrane , à i paralifi ? à tortura d. bocca, al mal caduco, & alle ve rì« ni n? Va - al TV ' Df ^qua di Majora- na Vale al dolore dell'orecchie al pelo d'un grano d.l temperata con olio di Viole bianche, ò vero d Gelfom,ni & infondendo pofeia tal liquore ndl'o- , recchie, chedoghono. Giova difsoluta al pefo d'un cara ocon decottione di Savoreggia, ài doC del- la gola. Bevuta con decottionc di Giuggiole Orzo e Sebellen per tre giorni è utile alla toffe. Tol onTun re.econacquadi Cimino, diAmcos, ediCarvi.al- ' rà'Zi Kn,oeI COrP° ■ BeVefCne U" carat0 eo" " * , m cón rfa? rT"°' C Cm<5ue di Zaffarono infie- me con Calila folutiva, perileafeare, che fifa dall' a Io fopra al ventre, & alle percoflè pur di q uello c parimente del fegato . Bevefene al lìnghiozzo un° a- no con decozione di leme d'Apio , e di Sina Faf- o ?oed,n^nrS,0^0n Mof;c,0' Canfora, & olio d. Ben, utilmente all'antico dolore della teda , e ^ZHUrÌO ma,aSevolmente lì rifolve con gì al- 11 ? ' iP?!?"22*» al Prfo d'"« carato con aceto melato nella fch.rantia . Dartene ne i dolori del a mi ° za un carato con acqua di Carvi: bevefene perì.ve- feraff »°" dccottio"e di TrivoI, marini,& Af- fafetida: & alle punture de gli feorpioni fe nè beve un carato con vino puro, emcttefenemsù la puntu- ra con butiro d, vacca ftefeo. Stringe la Mumia? ap- &ahfe. ^dellànguè te bevuta quando elceil fanguedel interiora, &imperòs'adopera util- Z Ìn«fnfpntodelftnSae- Con/erifcealffi canale della verga, edellaveffica, bevutone un ca- "S1^ & Scoloro, che nonpoffbnoriten - . ìelouna. t Hata opinione di molti, che l'offa de' . corpi humam bevute m polvere, giovino à diverfe in- fermità del corpo, cioè, che ogni offo fia appropria- to al fuo membro. Il che non è del tutto reprobabile- avvenga che di quello della telta habbia veduto io fenl fatamente bcllillimecfperienze nel mal caduco, ene i dolori colici , e dolori renali, nel che opera valo- rolamente. Ma perche è hormai tempo di ritornare al Bitume, da cui m'haveva quali difviatola Mumia leguitandopureilnollroordine, ritrovo, chcGale- no ne fece mentione al 9. libbro da Ile tacultà de fem- e 8uaft° da gli fetittori , hà non folamente caufato, che l'autore fia flato l'iprefo d'havere erra- to; ma che coloro, che fono andati inveftigando la vera hiftoria delle piante, ealtri, che (ifono affatica- ti in emendar gli errori infiniti del teilo di Diofcorìde , habbino havutonon poca fatica, e travaglio, e ag- giratoli lungamente il cervello per ritrovarne la veri- tà eflèntiale . 11 che veggiamo elfere accaduto nell' hiftoria del Cedro, avvenga che non manchino chi vi riprendine eflò Diofcorìde di manifefto manca- mento nel deferivernerhiftoria, per vederli che vi A dolore . Fa il mede/imo lavandqfene la bocca con l' ace- to. 'Vngrndofi con ejjb le memh a genitali avanti alcoi- io , pfohibifce il generare. Dngefi nelle infiammagioni del gorgozzule, e nella f~.hiranxj.-t. An-.naxjrji, ttngen- dofene, i pidocchi , e parimente i lendini. Giova appli- calo confale al morfo delle Cerajìe : e bee/ì utilmen- te con vino dolce contra al veleno della lepre marina . Ungefi nella elefaniia , ér ìnghìoitefi lambendolo con pari giovamento. Bevuto alpefo d'uji ciatho, pur- ga, e confolida le ulcere del polmone . JWeffo ne i cri' fieri , ammaxjzjt i vermini del corpo , e caccia fuori il parto morto. Fafft del liquore del Cedro olio, fofpenden- dogli fopra lana, come fi dì 'ffe in -quello, che fi fa della B Pece: utile à tutto quello , che l'ifìejTo liquore i ma par- ticolarmente fana quefiola rogna de icanì, de ibuoi, e de gli altri quadrupedi . Ammaxx/t le xjeche loro, e falda le piaghe, che figli fanno per tofargli . Chiamanfii fuoi fruiti Cedridide , e fono di lor natura calidi: nuo- cono allo flomaco- e giovano ali ai off e, allo fpafimo, d i rotti , e alle diflìllationi dell' orina . Bevuti con Pece trito provocano i mefìruì ; e con vino vagliono al ve- leno della Lepre marina . Ungendofene il corpo , infieme con graffo del Cervo, ò vero con le midolle dell'offa, non lafciano apprefìare ìferpenti. jl4etlonfi ancorane gli an- tidoti, Fafjì del liquore del Cedro la F uligine nel modo di quella della Pece , con le pari virtù di quella . C CEDRO FENICIO. fi legge, che il Cedro maggiore fà i frutti Amili al Ginepro . 11 che ancora à me pareva non poco feo- ftarfi dal vero, fintanto che il Signor Augcrio di Bul- beke, il quale per fette anni continui era flato Am- bafciatorealgran Turco per l'Imperatore Ferdinan- do Primo, fe ne ritornò à noi in Vienna ; impero- che egli mi diede un'efemplare d'un Diofcorìde anti- co havuto in Conftantinopoli dal Signor Antonio Catacuzeno , gentilhuomo di quella Città , con il cui teftimoniofono ioreltato chiaro, che ìDiolco- ridìGreci, che vanno communemente attorno nel- le libbrarie fono tutti feorretti , e che quello tefto del Cedro fia flato per negligenza de gli ferktori G ? finem- 102 Difcorfi del Matthioli fmembrato, e guado: Delchefàmanifeftafedeilfu- detco efemplare , dove fi legge il capo del Cedro in ?uellomodo: Ks^/w SivSpov imfivyet i\ , ihKiyoubi xt- ptct avvàyirai xscptròv cTeé u cvcinp x'jirupìoaou fAtexpori* • pov f&tv mstpa: iroxnhtytTx! ahuci xK\yixk£pos , (j.ìxpcc àxctp- tóS m òbairtp\ àpxivStx tpipo'je-a xapmhv [ttpTou Trspiiptpù , cioè. 11 Cedro è un'albero grande, dal quale fi rac- coglie la Cedria. Produceil frurto come il Cipref- fo, mail più delle volre maggiore . Ritrovafene al- trove una fpecie di minore, pungente come il Gine- pro, che produce il frutto tondo, grofiò come quel- lo del Mirto, &e. Dalla quale fcrittura può edere ma- nifeitoàciafeuno, che Diofcoride fcritiè diligente- mente, e come fi conveniva l'hiftoria d'amendue i Cedri, come fecero parimente Teofrallo, e Plinio , il quale fà del maggiore due fpecie al quinto capo del 13. libbra, cosiferivendone : 11 Cedro maggiore è di due fpecie, l'una Corifee , e non fà frutto, e l'altra producei frutti fenzafarnori,e fempre nafeono inuo- vi , avanti che cafehino i vecchi . Hanno il feme limile alCipreiTo. Sono alcuni, chela chiamano Cedrelate . Rifuda da quelli una Ragia molto lodata. La materia del legno fi ha per eterna, e però fe ne fanno ifimula- cri de gl'Iddìi, &al5.capo del24. libbre 11 Cedro maggiore (diceva pur egli,) il qual chiamano Cedre- late, ne diquella Pece, che fi chiama Cedria . Que- lto tutto dille Plinio, ilqual non chiamò forfè mala- mente il Cedro maggior Cedrelate; imperoche quelli chefinoaldid'hoggi fono nel monte Libanoin Giu- dea (come ho intefo da alcuni amici che fono traf- corfi per tutta la Sotia ) fono quafi deltutto limili all' Abeto, ilqualechiamanoiGreci Elate. Onde altro non vuol dire Cedrelate, cheCedroabete nellano- ihalingua. Quello eccellentifiìmo albero (perquan- to mi narrano coftoro ) crefee in cosi mirabile gran- dezza, e lunghezza, che affermano di non haver ve- duto maggior albero di quello. La feorza, di cui è veftito, èlifeia, e netta, eccetto che in quella parte, che fi contiene da terra finoài primi rami; impero- che quella è afpra, ruvida , e ineguale . 11 colore della feorza è quello ifteifo del Loto. 1 rami dal bado fino alla cimaefeono dal tronco intorno intorno à mododiunaruota, evanno con q uefìo ordine di ma- no in manofino alla fommità , con aecommodati in- tervalli, i quali fi vanno tanto minuendo l'uno dall' dall'altro, quanto pili fi alzano verfo la cima. Onde rimirandoti il Cedro di lontano, fi rende alla villa come una piramide. Dicono, chehà lefogliecapi- gliofe, come il Larice, ecome il Pino, ma più cor- te, ne fono fpinofe. 11 che fi confronta molto bene conquello, che neferive Plinio al 24. capo del iS. libbro. ProducelefuePine, ò vero Noci limili quali à quelle del Pezzo, ma più corte, più grolle , e più piene, comefipuò qui vedere dalla lua figura, eda ifuoi frutti, iquali malagevolmente fi fpiccanodall' albero. Quelli hanno dentro il feme, come quelli del Cipreffò, come pure dice Plinio . La ragia, ch'ei pro- duce chiamata Cedria rifuda per la feorza del tronco liquida, cbianca, laqualeconil tempo diventa du- ra, egrumofa, quando viene fcaldata dal Sole. So- no alcuni che dicono, che il Cedro produce ancora il liquore fra fcorza,e fcorza(come fu detto di fopra dell' oglio dello Abcto nel commento delPino)e quella an- coralì chiama Cedria. Quefloètutto quello, chem' hanno recitato del Cedro coloro, che fono ilari in fui monte Libano . Onde non hò polìtico fe non grande- mente maravigliarmi, cheTeotrafìo, eDiofcoride , il qual forfè in quello hàfeguicoi fuoi feticci , fcrivef- fero così differentemente, che ogni fpecie di Cedro faceffe i frutti limili al Ginepro, ma più grandi; im- peroche (per dir il vero ) il Cedro maggiore, di cui fcrive qui Diofcoride, fà il frutto, come fà il Pezzo e il Pino duriffimo , e odorato , di colore redìgilo come quello del Larice . La materia del legno del Cedro è veramente durifiima , onde credettero gli antichi, che il Ugno del Cedro non lì potefleperal- A cun tempo tarlare, ma che iufie eterno. Dalcheper- fuafo Salomone, volfe, che il Tempio di Dio fuffe fa- bricato di Cedro. Diquello parimentefecero gii an- tichi 1 limulacri loro, credendoli, che non dovette- ro manco durare, che fe fuiìero di marmo, òdime- k j f"ono ' Cedri non folamence ottimi per le fabri- chedellenavi, ma ancora per quelle delle rocche, e delle cittadelle, perdurareeglmoinfinitamente nella loro nativa durezza. Ama il Cedrai luoghi freddi, e fattoli, e parimente i monti più che ogni altro fito, ita fempre verde, nèmai perde le foglie, ma taglian- doci la cima fi fecca, e fi muore, nè mai più torna a ngittarvi rami , nè foglie , come fanno ancora il B Ondo, il Pino, il Larice, e alcun'altre piarne di limile natura. In Egitto, e in Sona (come fcrivono Teofraflo, e Plinio) furonogiàRe, che per carellia d'Abeti, ufarono per fare le navi folamente legnami diCedto. Ungraridiffìmo albero di Cedro fù già in Cipri di lunghezza di 130. piedi, e di groflezza l'ab- bracciare di tre huomini , il qual fu poi tagliato per la labrica della Galea di Demetrio, la quale havevaun- deci ordini di remi . Un ramo di Cedro maggiore in- .leme coni frutti portato di Soria dal monte Libano , dieuiequiltampatala figura, mi mandò da Verona M. Hancefco CalzolarisSpeciale alla campana d'oro, etercitatilìimo Semplicifta . Dalla quale imagine infe- C gnau coloro, che fi dilettano di quella facilità, po- tranno agevolmente intendere, eeonofeere, quanto s ingannino coloro, che per parer di dire qualche gran cofa, dicono, Icrivono, e fi sforzano dì perfua- dereachi ancora non hàimparaco àballanza, che il Lance noflrofiail Cedro maggiore . Mà venendo al minore , ritrovo che ancor quello è di due fpecie , ( come fi legge nei predetti autori) Licio cioè, e Fenicio . Ma lono però differenti tra loro nelle fo- gne ; imperoche il Fenicio non folamente nelle fo- ghe, ma mogni altra parteèdel tutto fimile al Gine- pro. Onde per havereeglile foglieappuntate, e fpi- nole, fi chiama ancora Oxicedro. Il Licio hàfo- 0„ic,d D glie molto minori; e manco fpmoie, di modo che fi efn,eia, ratiomiglia alquanto à un piceiol Ginepro . Hà la "ltio"c- Icorza rollìgna, e i rami arrendevoli à modo di far- SìMÌ'i ^'uno> e l'altro hà d'ogni tempo il fuo frutto. Ma nel Fenicio è molto più bello , epiùgroiìò. Que- ftonafee copiofillimoinlllria limile al Ginepro, dal quale non par differente in altroché nel frutto, qual produceegh roffo, affai maggiore, ealguilo dolce, e quivi e tenuto da gli habicatori per Ginepro; impe- roche non fanno che cofa (ìa Cedro, nèchc lia cosi fimile al Ginepro: ma ciTcndomene donato un ramo da M. Giorgio Reffinger Dottore di medicina, e pro- vifìonato di tutta la Carniola in Lubiana, tutto cari- li co di frutti rubicondi, allegri, odorati , e graffi , come quelli di Mirto , ricordatomi di quanto n'ha- vevaio letto in Teofraflo, e in altri de gli antichi , lubito mi cadde nell'animo, vedendo il frutto co- si rollo, che doveffe quello edere il Cedro; percio- che, fecondo che commemorano gli antichi, emo- derni fentton, fe non fulìè, che il Cedro produce il fuo frutto rollo , e alquanto più grado , farebbe malagevol cofa à conofcerlo, e diflinguerlo dal Gi- nepro. Onde per quello può ciafeuno edere avvertito, che la figura prima del Cedro, che hò polla in que- lloluogo, non è quella del maggiore, maquella del p Fenicio . Del Licio, per non edermi fin hora dato incognitione, nonnehò fatto inqueftì commentar) per avanti llampati memoria veruna, mamentreche me nellò qui in Praga di Boemia al fervitio del Scre- nidìmo, e gentiliffimo Prencipe Ferdinando Arci- duca d'Auftria , fecondo genito del Sereniilìmo Re di Romani, d'Ungheria, Boemia, &c. menefhto portato un ramo dal molto gentil M. Adamo Leono- ra, giovane veramente dotto, edimolto buonaipe- ranza, tolto nei monti di Moravia, e portato à Pra- ga in cambio diSabina. Vedutolo adunque, &efa- minatolo molto bene per ogni nota, come mi par- ve, che CEDRO LICIO. ve, che del tutto fi raflèmbrafle al Cedro Li ciò , cos Wrnftìfididarnequila figura. La foglie di quello Cedro fregandoli con le dita , refpirano di (oavifiìmo odore, quafifìmile à quello delle Pine domefliche , quando le fi fpiccano dall'albero. Produce le fue bac- che minori affai dell'altro nelle cime folamente de fuoi ramofcelli , lequali (come fanno ancora le al- tre) nel principio verdeggiano, dipoi gialleggiano, e ultimamente d iventano rode, quando fono ben ma- SSÌ-n algufto amarette: e non poco odorate . cedria.efaa Diitilla dall'albero del maggiore la cedria, utilein diramano- molte cole di medicina. Maquefta à i noitri tempi non ci fi porta di Cipro, nèdi Soria , quantunque quei Regni fieno di corali alberi fertilìffimi: Credcfi il hellonio, chela Cedrianon folamentediltilli da! Ce- dro, ma che ogni albero refìnifero, com'è il Pezzo, illmo, il Larice, ilCipreffò, ilGinepro, efinoal- ia Betula produca laCedria; anzi che fi perfuade , che le Ragie, chediltillanoda quelli alberi, habbino quelle virtù medefime, che Diofcoride , Galeno, e altri antichi autori attribuirono folamente alla Cedria: di modo che non mi fà poca voglia di dire, quando lo veggio perfuafo, che tutte quelle lue Cedrie , poffi- n°parimente confervare i corpi morti , comefà la ve- ra Cedria del Cedro, quali come fe ei volelTe, che il lezzo, ilPino, ilLarice, ilCipreffò, ilGinepro, e 'a Betula havelfero una illeffa virtù,, e che tra loro n°n luffe dilferenza alcuna. Neper altra ragione mi Pare, ch'egli fi fia indotto à ciò fcrivere (per quanto io me neveggia) fe non perche Plinio all'undecimo capo del decimofello libbro fcrive, che in Sonala Pece fi chiama Cedrio . Ma che il Bellonio fi fiata ciò ingannato di groilò , comecolui, chenon hàintefo ben Plinio, credo che ciafeuno lo potrà conofeere dalle ifleffe parole di Plinio, le quali fon quelle: Pix ''faida in Europa, & Teda coquitur navalibus mu- niendis , multofque ad alias ufus . Lignum ejus conci- fumfurnis, undique igni extra circundato fervet . Pri- mus fidar aqux modo ftuit in canali . Hoc in Syria Cednum vacatiti-, cui tanta -vis ineft , ut in JEgypto Nel primo lib. di Diofcoride . 103 A corpora hominum defunttorum ea perfufa ferventur . Cioè : la Pece liquida in Europa fi làdi Teda per l'ufo dellenavi, e di molte altre cofe, metteli il legno ta- gliato nei torni, efcaldafi., facendo il fuoco' attor- no attorno di tuori . Il primo fudore, che ne viene , fe ne feorre via per un canale . Quello in Soria lo chia- mano Cedrio, in cui è tanta virtù, che in Egitto fi confervano 1 corpi morti bagnandoli in efiò.Onde non penfo, che per quelle paiole di Plinio fi polla inten- dere altro (per mio giudicioj fe non che i Soriani chiamall'ero quel liquore Cedrio, perche già antica- mente la Pece appreflò di loro non li faceva di Teda , come fi fà in Europa, ma di Cedro folamente , epe- fi ro non lenza cagione diilèPlinio, chelaPecein Eu- ropa fi faceva folamente di Teda, per denotare, che inAfia, e in Soria fi faceva ella del Cedro. Echefia il vero che la Pece fi facefiègià del Cedro, ne fanno teftimonio Diofcoride, Galeno, e Plinio: manon già all'incontro, che laCedria fi polla cavar fe non dal Cedro. Appo ciò non ritrovo io, che fia ftato mai fcritto da gli antichi , dico da Teofrado , da Diofcoride, e da Galeno, che alcuna forte di Ra- gia confervi i corpi morti incorrotti dalla Cedria in fuori. Per le cui ragioni, e autorità penfo , chepo- tra molto bene conofeere ciafeuno , che Plinio nel luogo qui di fopra citato intenda lenza dubbio ve- C runo, quando parla della Pece di Soria, folamente di quella del Cedro, e che il Bellonio fi fia quiaffai fcioccamente ingannato, come in infinite altre cofe, delle quali forfè altrove di remo. Ritrovali oltre à ciò dell'odore della Cedria differenza nella fcrittura ; perciochei più ufitati libbri di Diofcoride hanno iapst ani ieftr, cioè grave di odore : & altri più antichi ìut uos ri»(ti, cioè di grande odore. 11 che dimoftra efler la Cedria grandemente odorata, enonchc ilfuo odore fia grave, ne fpiacevole . 11 che fapendo mol- to bene Virgilio cantando di Circenel fettimodell1 Eneida, deferive eflèr la Cedria odorata con que- lli verfi : n D Radonfi i lidi profftmi alia terra Circea, ove in ferrate, e /cure felve Del S ol la ricca figlia fernpre s'ode R 'fonar del fio cantò , ch'ivi ftajji Sotto fuperbi tetti, ove la notte Tejfendo le fue tele, accende, ér arde Nelle notturne lampade il liquore, . Che ftilla fuor dall'odorato Cedro. Scrivendo della Cedria il Fuchfio Medico eccellen- Eiffimo dell'età noftra nel fuo libbro delle compofitio- ni dei medicamenti, ultimamente aumentato, eillu- ftrato nella compofitione del Mithridato, dice, che non potendofi haverela Cedria, vili debba mettere E ir ifuo luogo il Lachrimodell'Abeto, credendo forfè, chelAbeto, e'1 Cedro habbino una virtù medefuna . Ma io feguendo la opinione di Galeno vi metterei più prelioil Ladano, fin che non intendeflc d'altri qual- che cofa di meglio. Ritrovali ancora (come fcrive Plinio al incapo del 13. libbro ) un'altra fpccie di Ce- dronelle nafeein una particolar 'elva del monte Atlan- te di Mauritania . Quello è un'albero ( come fcrive egli)fimileal Ciprcfio femina, cofi nelle foglie, come nel tronco, e nell'odore; la materia del legno è dima- ta molto per le menfe che fe ne fanno con i piedi d'A- vorio: Di quello legno fumo fatte ledue menfe, che F ancora fono in edere: l'una di Cicerone , che nella povertà di quei tempi (del enee più da maravigliarli) lù comprata in quella età per dieci federtj; e l'altra di Gallo Ali nio , la quale , fecondo che fi dice, fù com- prata per undici. Dicefi che ilRcJubane vendèdue , unaperquindecifeftertj,el'altra perpocomeno. So- no alcuni, che dicono, e veramente ebene, che que- ftoCedro, eia Thuja fono una cofa medefima, del- la quale fcriffe Teofrado , e però riprendono Pli- nio , il qual finito ( come elfi dicono ) eh' hebbe di Icnvere del Cedro Atlantico, fubito fetide per particolar capo della Thuja, come di pianta diverfa . G 4 Ma Ce**! At- lantica . e fila birraria , io4 Difcorfi del Matthioli Malanoflra opinione è molto lontana dalla loro ,im- A peroche efaminandofi bene la fcrittura di Plinio, fi «*djro*Àt conofce manifellamentc, che per la Thuja ei non tannico fono intcndealtro, cheilCedro Atlantico predetto , co- lina iftcflà medimoftranoquelle fue parole formali nelmedefimo '"'""*■ capitolo della Thuja , cioè : Delle menfe fi tacque Teofrafto, madiniduna è piùanticamemoriaj che di quella di Cicerone; dacheappare, che quelle fie- no cofe nuove . Onde manifeltamente fi vede,che que- lle parole Pliniane non (olamente fcufano Teofra- ito,nonedendo dato al fuo tempo memoria alcuna di menfe Cedrine, ma fannomanifclloargomento, che Plinio fapellè, e havedè per certo, che il Cedro , eia Thuja rudero una pianta medefima , avvenga che po- g co avanti havcva fcritto che la mcnfa di Cicerone era fitta di Cedto Atlantico. Alche s'aggiunge, che in alcuni efemplari antichi Pliniani il capitolo della Thuja non è Separato, dal Cedro . 11 che fa manifefla fede, chcfcrivendo Plinio della Thuja, vada conti- nuando l'hilloria del Cedto, come dimoftra pur egli con quelle altre parole, le quali in alcuni vecchi efem- plari fi leggono in qucfto modo : Nota etiam Homero fuit: T rogete vocatur , ab aiiis Thya . cioè : Fu il Cedro noto ancora à Homero.- Chiamafi Trogete, e da altri Thya. E però malamente fecero coloro , che nell'efemplare di Plinio dclFrobeniodiviferoper par- ticolar capitolo la Thya, over Thuja dal Cedro A- C tlantico; non havendo eglino bene intefo Plinio . E di qui nacque, che penfandoli d'haver corretto il capi- tolo del Cedro, vi mederò molto maggior confulio- ne: Oltreaciòerra manifeltamente nel difeorrer lo- An^.nfri1 pi a la Thuja ne i fuoi pareri non poco l'Anguillari , ° ' ' perftiadendoli che la Sabina baccifera (feguendo fo- lamenteil fuo Hello configlio, e confidatoli in nien- te altro, che nella fomiglianza delle foglie _) fiala Thuja. Matencndoeglichela Thuja, e il Cedro At- lantico fieno una pianta medefima , feguita, che vo- gli egli che non fia alcuna differenza dal Cedro Atlan- tico alla Sabina baccifera . Ma crederò io all'An- guillari quello? non mai veramente 5 imperoche il D Cedro, ò Thuja, che vogliamo noi nominare quella pianta, non nafee altrove in tutto il mondo fe non in Cirene appreflò al Tempio di Aminone, e in quella parte del monte Atlante, doveèil monte chiamato Anchorario, nelqualc fino altempo di Plinio non fe ne trovava più pianta veruna: e perche ancora la Sabi- na baccifera non hà fomiglianza veruna, dalle foglie in poi , nè nel tronco , nè ne i frutti , uè nell'odore, con ilCipredb. Dei Cedri che nei giardini Aurei di tutta Italia, nellerivieredituttoilmare Tirrheno, e fpe- cialmentedellagoBenaco, il qual chiamano volgar- mente lago diGarda , crefeono in copia infinita, nel procedo di quello, al capitolo delle Mele, ovenefe- E ce mentioneDiofcoridc, ampiamente diremo. Impe- roche moltoè differente da quello Cedro, dicui al prefente fi tratta. Fece del Cedro memoria Galeno al t'cdro.cCe- y. delle fatuità de femplici , cofi dicendo: 11 Cedro è m" 'facuhl 'ti due fpecie : una delle quali è ramufculofa , e breve, krftte* da limile al Ginepro: e l'altraè albero veramente non Galeno. picciolo. L'una, e l'altra fpecie è calida , e fecca , quafi nel terzo ordine. MalaCedria C cofi fi chiama il liquore del Cedro) tocca il quarto ordine,tanto è el- lacalida, e fottile nelle parti fue. Per loche putrefa ella la carne molle lenza dolore alcuno , come fanno l'altre cofe, che fono parimente calde nelmedefimo ordine , e fono ancora fottili nelle parti loro . Nella p carne dura appena può ella, e non fenza lungo tem- po, fare tale fletto .Chiamanfi quelli tali medicamenti corrofivi, ulcerativi, e putrefattivi j ma fono diffe- renti tra loro , fecondo che l'uno più dell'altro è valo- rofo. Di quella forte di medicamenti è veramente la. Cedria, ma del primo, e manco valorofo ordine ; perciochegH altri fono p"r la più parte valorofi, e cor- rompono la carne ancora de corpi morti: ma la Ce- dria difecca i corpi morti : e parimente gli preférva dal- le putrefattioni, comecofa che confuma l humidità loro, e non toccai corpi fordidi. Ma il calore, che fi ritrova ne vivi, aumentando le forze della Cedria è veramente cagione; che ella brugi , e confumi la carne teneta . Non è dunque da maravigliarlì,eflèndo ella cofi valorofa, che poda uccidere i lendini, ipi- docchi, i vermini del corpo, e delleorecchie; nècJi* ella ammazzi il fanciullo nel corpo della madre , e che faccia partorire il morto; nè che meda intorno al membro virile, prohibifcala concettione ; nel che non hà veramente pari . Fà molte altre cofe particola- ri ancora . E' argomenro vero , ch'ella lìa valorofa- mente calida il metterla ne denti pertugiati ; percioche , oltre al mitigarvi il dolore , gli rompe pofeia in pezzi. Adòttiglialecicatricidegl'occhi, e conferifee alla groflezza della villa caufata da grodì humori. Oltre à ciò quella parte graflidìma,e oleagi- nofa , che fi cava, fofpendendogli lopra la lana , quando fi tà bollire, e più fottile di tutta la Cedria , ma veramente manco acuta , quantunque non manco calida . Nelle lue operationi hàqucflo olio quel me- defimorifpetto al reltante della Cedria , onde li cava, che l'olio alla Morta. 11 perche, effóndo la Cedria piùgrodà, èmordace, cpiù apcritiva, onde nuoce alle ulcere, caufandovi dolore, e infiammagioni . Mà quella parte fottile, eoleaginofa hà cofi clemente virtù,che i plebei già fatti dotti dalla efperienza, fana- noalle pècore le piaghe fatte loro nel tofarle la lana conleforbici, ungendole con elfo, comeconlaPe- ce liquida; cufanla per la rogna, e per le zecche del- le pecore . Oltre ciò, leCedtide ( cosi chiamano il frutto del Cedro) fono più temperate , dimodoché fipodòno mangiare; nondimeno mangiandofene af- fai, fanno dolere la teila, e caufano ardore, e rodi- mento nello flomaco. Chiamano i Greci il Cedro , KiSpos: i Latini Ccdrus: gli Arabi Serbin . La Cedria Nomi, chiamano i Greci K&S>'«: i Latini Cedria: gliArabi Kitran, òvcroalkitran . Del Lauro , e de fuoi frutti . Gap. 87. DEI Lauro ri è una fpecie, che produce le fue f rondi larghe, e un'altra , che le produce ftrette i ma han- no però amendue virtù di fcaldare , e di mollificare , e imperò giova la decottione Imo , fedendovi]! dentro , à i difetti della matrice , e alle paffioni della vefiica . Le foglie verdi leggiermente cojìrhigono : empia/irate trite, giovano alle punture fatte dalle api , edallevefpe. Fat- tone impiajiro con polenta, e pane, mitigano tutte letn- fìitmmagioni . Bevute , offendono lo flomaco , e fanno vomitare . Hanno le orbachelle virtù affai più calda che le frondi, e perciò trite, e incorporate con mele , e fapa , vagliano lambendole a i thifici , afmatìcì , fretti dì fiato, e ài catarri, che fendono al petto . Bevonfi 'con vi- no alle punture de gli feo? pioni . Ridondano le vitiligini , e giova il fucco loro con vino vecchio, e olio Rofato alle gravezze , e dolori delle orecchie , difiìllatovi dentro . JVLettonfi 'nelle medicine delle lajjìtudini , e ne gli imgtten- ti , che hanno virtù di fcaldare, e rifolvere . La cortec- cia delle radici dell'uno , e dell'altro rompe la pietra , e ammazXA le creature nel corpo della madre , e giova a i fegato/i, bevtttone tre oboli con vino odorato . E' il Lauro odoriferiffima pianta conofeiuta in Lauro, e Italia da tutti ; percioche non folamente fi ri- Mirarla, trovano ivi i Lauri piantati ne gl'horti, e nei giardi- ni, ma vi nafeono per loro Itcfli nelle felve, enei colli aprichi, e madimamente in quelli, che riguar- dino il mare, ò qualche amenidimo lago . Produ- cono i Lauri le foglie lunghe , ufeendo larghe dal picciuolo, e appuntate in cima gl'ode, falde, e odo- rate. Le quali peròfono (come fcrive Diofcoride ) in una fpecie più larghe, e nell'altra più ftrette, dal- la qual differenza fi può agevolmente credere, chel" unolia il mafehio, e l'altro la femina : FàilLauroi fiori minuti, erriolcofi , limili à quelli dclli Olivi , che Nel primo L A U R O che nel giallo biancheggiano, dai quali nafcono le oibachèlle limili all'Olive , ma minori, verdiprima, e dipoi nere, quando fono ben mature, con affai graf- fo nocciolo, come fi vede nelle bacche del Rufco, e dell'Agrifoglio . Colgonlì nella fine d'autunno, ò nel principio del verno, come l'Olive, e cavafene l'olio, che li chiama Laurino. £ il Lauro albero confactato ( fecondo che fi credettero gl'antichi ) allo fplenden- rifilino Apollo, Se honorato daGiove. Egiàfùan- tica ufanza in Roma, che di Lauro folo s'ornaffèro i palazzi de gl'Imperatori, e de i Pontefici . 11 cui co- ìlume, cosi come moltialtri pure de'gentili, s'ofler- va ancora fin'hoggidifranoi Criftianiin Italia; impe- roche alle porre de Temp; nelle grandi folennità, e pa- rimente à quelle de gloviofi palazzi, ovunque s'afpet- ti qualche gran perlonaggio, fi mettono i fettoni, le colonne , e gl'archi di Lauro . E oltre à quello il Lau- ro albero pacifico ugualmente con l'Olivo, & imperò anticamente, quandotragl'armati inimici fe ne ino- ltravano i rami, erafermiffim» argomento di pace. AL che attendendo la felice memoria di Bernardo Clefio, famofìffimo Cardinale di Trento, veroama- tore, e confervatore della pace, e della quiete, non folo del fuo flato , ma univerfalmente di tutta l'Euro- pa, legava per fua particolare imprefaun ramo di Lauro con uno di Palma fiorita ; come i terfi marmi,i fuperbi metalli , levaghe, e divine pitture, Se altri ricchilTimi, e magnifici ornamenti del fuo magno palazzo in più di mille luoghi ne fanno fede. Porta- vano i Romani il Lauro in fegno di letitia, e di vitto- ria, & imperò era cofturne loro di mettere il Lauro ne Tempj loro in grembo à Giove ogni volta , che le vittorie gf arrecavano à Roma qualche letitia. Ecu- farono, oltre à quello, dimandare ogni anno doni in Parnafo ad Apollo , per eflér quivi i primi Lauri delmondo. Puoffidire, che à Roma per coronare gl'Imperatori fuflé mandato da Giove il Lauro dal Cielo; percioche fedendoli un giorno Livia Drufilla, la qualfù poi moglie d'Augurio, in un fuo giardino , venendo un'Aquila dal più alto dell'aria, gli lafciò d. di Diofcoride. 105 A piacevolmente cadere in grembo una candidiffima gallina, che portava nel becco un picciolo ramufeet- lo di Lauro , carico tutto de fuoi odorati frutti . 11 che venendo all'orecchie de gl'Arulpici , comandarono, che ferbare fi doverle, eia gallina, Se ogni lobole , chedileifitraheffe, echeconogni diligenza fi do- vette quel ramufcello di Lauro piantare. 11 chefiì rut- tooflèrvatoin unacerta villa di Ccfare vicina al Te- vere , lontana da Roma da nove miglia . La qual cofa fri cagione di dar nuovo nome al luogo; impero- che da indi in poi fù fempre detta la villa dalle gal- line. Crebbe poi, Se ampliò tanto il Laureo ramu- fcello( quantunque fenza radice vi foffe piantato) e g tante propagini vi produffe, che in breve tempo vi fi vide una lelva di Lauri, de quali trionfando pofeia un giorno Ccfare, ne tenne un ramo in mano, & in te- ita una corona , preponendo il Lauro all'oro, & ad ognipretiofiffimagioja. 11 che feguitando pofeia i fuoi iucceffòri fi coronarono anco elfi parimente di Lauro ne i trionfi loro, e ne portarono in mano i fuoi vividi rami, i quali doppo al trionfo collumarono di far trapiantare ne i più celebrati luoghi, che fuffero ne gl'altieri colli di Roma, il che fri pofeia cagione ( cllendogli fatta ogni poffibil cura nel coltivarli) che più felvc di Lauri, le quali chiamavano Laureti, co- me era quella, che aliai più lungo tempo dell'altre q verdeggiò nel monte Aventino, fi ritrovafféroin Ro- J^,uurr°j * , ma. Dimotlra efiere il Lauro veramente albero cele- virtù. He, laveneratione, chegliporranogl'impetuofìfol- gori, che partendofi dal Cielo fenza rifpctto alcuno didivinità, ò grandezza di Prencipi, percuotonoil più delle volte ne campanili delle Chiefe, nelle torri , e ne i più fuperbi palazzi del mondo, ammazzando molte volte gl'huomini troppo crudelmente; e non- dimeno hanno in tanta veneratione il Lauro, che non lo toccano mai , fe non quando il Ciclo vuol dar fe- gno di qualche grandiffimo male. Tienfi per certo , che nelle cafe, dove fieno i fuoi rami , non percuota, ne entri alcunafoite difulmini. Al che attendendo jj) TiberioCefarc, ogni volta che fentiva tuonare, fi metteva in capo una ghirlanda di Lauro. Ha il Lau- ro in fe virtù di produrre il fuoco perfe ftefiò, e vede- fene il manifello effetto, fe fregandovelocementein- fieme due verghe di Lauro fecco, vi li gitta fopra del folfopolverizato; imperochefubito vi s'accende il fuoco. Siadi verno, fia di fiate, il Lauro fempre verdeggia, Se hanno i fuoi rami tanta virtù, che pian- tati, e medi ne'campi, difendono mirabilmente le biade dalla ruggine; imperoche cattaci ritirano in fe fi e (fi . Coronanfi di Lauro i Poeti, in fegno di per- fettione: e quello è il premio de gli Apollinei ce- lebratoli delle Mufe . Purga il veleno il Corbo, ha- ll vendo uccifo il Chameleontc, mangiando le frondi delLauro; con le quali fi purgano ancora ogn'anno icolombifalvatichi , i merli, & altri uccelli aliai. Le cime più tenere del Lauro bollite infieme con Spi- che nel vino bianco giovano alla fordità, Se à i fuftbli dell'orecchie, pigliandofcneilvaporeben caldocon un'ombutello, òverotrattajuolo. Trite le medefime cimeinlieme con Calamento, e con fale, ebevute con acqua calda folvono il corpo , e cacciane la flem- ma ,& i vermini . Rilevano le bacche del Lauro l' li- gula, fe pelle s'incorporano con mele, c con il pari pefo di Cimino, d'Hiffopo, d'Origano, ed'Euphor- bio, eli mettono calde fopra la fommità del capo . p Vaglionolemedefimeàprovocarl'orina ritenuta, fe trite con femola di grano, bacche di Ginepro, &A- glio, e poi irrorate con vino, efcaldate fopra una te- gola calda, fi mettono fopra al petenecchio. Sette bac- che di Lauro inghiottite dalle donne gravide, quando fono vicine al parto , fanno partorire con poco tra va- . lauro * glio. Nel mare rodo fi ritrovano Lauri convertì in pittr>- pietra , del che fà fede Teofrallo all'8. capo del ^lib- bra dell' hiftoria delle piante, con quelle parole : Nel golfo chiamato Heroo, al quale feendono gl' Egizj , fi ritrova il Lauro , l'Olivo , e'1 Thimo , ma di pietra, IOÓ Dilcóiiì del Matthioli pietra, come dimbflra la parte, che avanza fopra 1' acqua ; ma fimiliperò alle lór piante verdi', tanto nel- le fiondi, quanto nei germini, e vedefi il colore ne' fiori delThimo , come fe non fufìè perfettamente fio- rito . Lalunghezza de gl'arbufcelli è intorno à tre laafo !criz_ gombiti . Scriffe del Lauro Galeno al 6. delie facultà io daGak- de'femplici, cosìdicendo: Le frondi, & il frutto »°> del Lauro diffèccano, efcaldano valorofameme,& afìài piti il frutto, che le frondi. La corteccia delle - radici è manco acuta, emancocalida, ma più ama- ra, &hà alquanto del coftrettivo, & imperò rompe ella le pietre, e giova al fegato. Bevefi con vino aro- Nomi malico al pefo di tre oboli. Chiamano i Greci il Lau- ro A»?»»: i Latini Laurus: gl'Arabi Gaur , &Gar: i Tcdefchi Lorberbaum: li Spagnuoli Laurei, ò ve- ro Loureiro: i Francefì Laureir . Lcbacche del Lau- ro chiamano i Greci Axfvtit: i Latini Lauri bacc£* i Tedefchi Lorbecr , De! Platano. Caf. 88. L E '-eneriffìmefrondi del Platano coite nel vino, epo- feia empia/irate , fermano iftuffi de gli occhi , e mi-' iìgano rinfiagionì , e l'infìammagioni . La decotiione del- la fiorila fatta in aceto , giova à i dolori deidenii, la- vandofeglìconejfa. Bevuti ì fuoì fruii' verdi convino, vagliano dimorfi de ifeipenii: e compojìì congraffo, fa- nano le cotture del fuoco . La lanugine de i frutti , e delle frondi, cadendo ne gl'occhi , e nell'orecchie , loro nuoce . PLATANO. D Platano . . iua hiftoria. < T 'Italia per feflefl'a non produce Platani,quantun- '■ I ique (comedifle Teofraflo,) fia ellairrigata da beliiffimi fiumi. Ma pur fe ve ne ritrova qualcuno, come fon quelli , che hò veduti giàin Napoli, & in Padova, vi fono flati portati di lontane regioni, co- me furono già fatti portare da Romani per il mare Jo- rùo, fellamente per haver l'amenità dell'ombra loro à Roma, dovetantofuronoiPIatani in riputatone, che pei allevargli , gì' inaffiarono lungo tempo le radici co'l vino; imperoche (fecondo che fi recita ridl'hiitoria delle piante ) molto di bever vino fi gode quello albero ; come che oltre modo fi goda de ì fon- ti, e dei fiumi. Crefceil Platano in lunghezza, e larghezza di rami ampliflìmamente, come fà fede nelle fcritture fue Licinio Mudano cittadino Roma- no, il qualeefféndo Legato della provinciadi Licia, afferma (come fcriflè Plinio )eflere flato quivi in sii la flrada un Platano fopra un bel fonte , al tronco del quale era cavata una fpelonca d'ottant'uno piede, i ramidelquale, informa di grandi alberi, s'allarga- vano alla campagna , come un gran tetto ; dove affer- ma egli haver piti volte mangiato con diciotto com- pagni, dovehaveva ciafeuno di loro largo, e ficu- rofpatio, e da vento, e da pioggia. Un Platano.che mai non perdeva le frondi, fi legge edere flato in Can- dia appiedo à un fonte, fotto al quale favoleggiando alcuni diflèro , eflerfi giaciuto Giove con Europa. In Alia fono molto maggiori, come hò conofeiuto io per alcune foglie, che infieme con li frutti mi Ynandò da Coftantinopoli l'Eccellentidìmo MedicoGugliel- mo Quaccelbeno; le quali erano maggiori delle fo- glie delle Viti vinifere, eie bacche cosi grolle come le Noci, ma molto piti hirfute delle noflrane.. Quel- li, chefonftatiportatiinltalia, pernoneflerajutati dalclima, non crefeonoingran procerità; mapro- duconoperò la corteccia affai grò dà, biancheggian- te, e le foglie di Vite, bianche da rovefeio, ma molto minori, ilcuipicciuoloè lungo, e rofl'eggiante . 11 fiore, il qual producono affai picciolo, nel bianco gialleggia. Il frutto è ritondo, minuto, fcabrofo , ruvido, c ricoperto da lanugine, del quale fcriffe Plinio al 7. capo del 1 <;. libbro , che fe ne fà olio. Scri- veHelianoefiertanto piaciuta à Xerfe l'ombra de! Platano, che effendo egli in Libia, & havendofeco groflìffimo efercito à camino, fi ritardò quivi tutto un giorno all'ombra, non curandofi per si breve pia- cere di ritardare un tanto numero di gente . E il Pla- tano inimicidìmo de velpertilioni , Spengono i fuoi frutti incorporati con mele, & applicati, le Ientigi- ni, & ogni altra macola del corpo. Scrifle del Pia- r-l«an tanoGalcnoallS.dellefacultà de femplìci, così di- cendo: Il Platano non è molto pili frigido, & humn do del temperamento, & imperò le fue frondi trite verdi, &impiaflrate, ajutano non poco à i flemmo- ni nel nafeimento loro. La corteccia, eparimente il frutto hanno virtù più difeccativa; di modo che quel- la s'adopera cotta nell'aceto per il dolore dei denti; e quello, incorporato con graffò, all'ulcere del fuo- co. Sono alcuni, che brugiando la (l'orza , fanno un medicamento difeccativo, & allcrfivo, il quale appli- catocon acqua, fana la feabbia , e per fefolo l'ulcere vecchie , humide, e fordide . E da guardarli dalla pol- vere,che nafee nelle fue frondi, percioche tirata in gola del fiato , offende grandemente la canna del pol- mone, difeccandola , e facendola ruvida, guafta la voce ; fi come ancora il vedere, e l'udire,cafcando ella negl'occhi, ò nell'orecchie. Chiamano iGreciil Pia- Nomì tano, nxora-aw: i Latini Platanus: gl'Arabi Dulb. Del Frafjhiò. Caf. 89. IL Fr affino è albero conofeiuto ., Le cui frondi empia- jìrate, e bevute con vino , e parimente il fuoco loro , vagliano al morfo delle vipere . La cenere del legno un- ta con acqua , caccia la feabbia . Diceji, che la limatura del legno bevuta , è cofa mortifera . Eli Frassino albero notifiìmo in Italia; fe- Franino condo che all'i 1. capo del J. {libbro riferifee fua hifto: Teofrafto , lì ritrovano d'effo due fpccie . L' uno crefee in bella, & altidima procerità , & hà il le- gno bianco, venofo, nervofo, fleflìbile , fenza no- di, e crefpo. Ma quello della feconda fpecie è più picciolo, non crefee troppo, è più ruvido, fcabpo- fo, e più giallo. Hanno le frondi limili à quelle dei Lauri , che le producono più larghe, ma fono vera- mente più appuntate , e per intorno minutamente dentate. 1 Nel primo lib. di Diofcoride. FRASSINO. a IO7 E dentate. Pare che uno de'fuoi ramufcellifia una fola fronde , per portare egli inficine tutte le frondi con un folo picciuolo, dal quale efeono eflè frondi, come da certi nodi congiunti del pari, con aliai ampio in- tervallo da una coppia all'altra, come pariméte fi veg- gono procedere nel Sorbo . Produce il fuo frutto in un follicolo minutò ,àfimilitudine di Mandorla, al culto amaretto. Credefi Plinio, che mangiandoli le fiondi del Fraffino da qualfivoglia animale, che non rumini, gli fieno veramente mortifere . I! che ditte Teofraflo delle frondi del Taflo, e non di quelle del Fraffino, conqueffe parole: Mangiate le frondi del Taflo dalle beflie , che non ruminano, l'ammazzano ; mafedaquelle, che ruminano, non gli fanno male alcuno . Ma fii ingannato Plinio dalla molta ntniìitu- dine de i vocaboliGreci del nome dell'uno, e dell'al- tro di quelli alberi; imperochc la Greca lingua chia- ma il Fraffino fteM'a , & il Taflo ff/u'^ . 11 che fii cau- fa, togliendo l'uno per l'altro, di fare errare Plinio.Fà manifella fede.che in ciò inavvertentemente erraflé Plinio, l'efperienza, che manifeftamentc fe nevede in Italia 5 imperoche le frondi del Taflo fono quelle, che ammazzano gl'animali, che non ruminano.e non quelle del Fraffino; anzi che fono quelle valorofo ri- medio à i mortiferi veleni de i ferpenti,de i quali è tan- toimmicoil Fraffino, che mai fi ritrovò ferpentc, che glandaflè tanto appreflo, quanto ricuopre di terra con l'ombra . Et imperò s'afferma efière fiato provato, che fe dentro à un cerchio di frondi di Fraffino fi mettein una banda il fuoco, cnell'altra un ferpevele- . noio>piiìpreftofimetteàpafrareilferpeperilfuoco, che perii Fraffino . Laonde fi vede,che femprc per be- nignità della natura,produce il Fraffino il fiore avanti, chele ferpiefeano diterra, nèmai lafciale frondi, fe prima non ritornano nelle caverne loro. Onde potrà molt°t>e nconofcerciafcuno, che habbi qualche lu- me della materia medica, quanto s'inganni di groflò Itoberto Collantino nell' Annotationi fatte fopra V enarrationi d' Amatho Lufitano, mentre che contra la D noflra opinione vuole in quello luogo difender Pli- nio. Ma fe vuol egli nconofeere il fuo errore, dia à mangiare al fuo cavallo le foglie del Fraffino; impe- roche facendolo, fe non farà più che oilinato.s'accor- geràagevolmente, dje Plinio in quello luogo, così come in molti altri del fuo volume hà maniFeìtamente errato ; e fe non fi fdegnerà imparare qualche cofa da noi, impararà quello, cioè, che mangiatele foglie del Fraffino da gì animali, che fiano pafeiutì di quel- le del Taflo , gli libera ficuramente dalla morte . E an- cora fpeciedi Fraffino I'Orno, il qualenoi inTof- canachiamiamoOrniello, & alcuni altri Orneoglof- omofpeeie fo, perprodurreegliquelfeme, chechiamaSerapio- di Fraffino. ne Lingua avi*, come lo produce ancora il Fraffino. Di cui fenvendo Plinio all'ottavo capo del ventèlimo quarto libbra, lo lodò affai per il fegato, per li do- lori del coflato, per gl'hidropici, e parimente per ifmagrir i troppo graffi. Ufafi da i moderni Medici, per riaverlo lodato prima gl'Arabi, perprovocare altrui àlufsuria. Lafpuma, che rifuda dal legno del Fraffi- no, quando s'abbrugia , mefcolata con altrettanto ViItji del fucco di Ciclamino, di Scilla, e di Ruta , e fatto poi Fratlìno . bollire un pochetto tutto inlìeme, vale alla fordità , mettendoti caldo nell'orecchia fana nell'andarfene à dormire, e dormendoli fopra l'orecchia forda;e quan- do amendue l'orecchie fuflero impedite , fi deve met- tere il liquore nella manco forda, e giacere fopra l' altra. Faffi dellegnodel Fraffino verde acqua per de- feenforio, come del Ginepro, laqual purgata dall' olio, che vi nuota fopra, e mefcolata con "acqua di Viole, guarifceapplicatailroiTore, e le puflole del- la faccia. La decottione della corteccia de rami be- vuta alquanti giorni fminuifee la milza . Il feme.chia- mato volgarmente Lingua avis, fi dà utilmente à bere nei dolori laterali, e per provocar l'orina . Giova il medefimofeme al coito mangiandofi con Pillaceli! , Pinocchi, eZuccaro. llmedclimocoltonel princi- pio di Novembre, efcccatonelfornofidà à bere in polvere con utilità grande con vino alle pietre delle reni. Fiondi veramente fimili àquelle del Fraffino, fà quella non volgar pianta, che chiamano i moderni Dittamo Bianco, & imperò è flato chiamato Dittamo da alcuni ancora Fraffinello. Quello non ritrovo biairco,eiiic iodeferittoda alcuno de gl'antichi fcrittori, tanto vir"1, dicodeGreci, quantodegl'Arabi. E però non mi poflò fe non maravigliare , come fia cflo venuto in co- si frequente ufo in luogo del vero Dittamo, che (co- nofciuto l'errore) ci li porta di Candia. E veramen- te il Fraffinello nell'afpetto belliffima pianta , e molto fono odoriferi, quantunque molto acuti i fuoi alle- gri, evaghiffimifìori, il che veramente arguifce,chc non fenza belle doti fia egli (lato prodotto dalla na- tura. E la fua radice alquanto amara, talché non è maraviglia, ch'ella ammazzi i vermini del corpo. Diconoancora, che perfua occulta proprietà, con- iente ai veleni mortiferi , al morfo di tutti gl'anima- li vclenofi, &allapeflilenza. Giova allo ftomaco,& a gli «retti di petto. L'acqua,che fi fàdel fiore al ba- gnodi Maria, oltre all'edere odoriftriffima, è vera- mente utile, tirata per il nafo , alle antiche frigidità del capo . Oltre à ciò non mancano calunniatori,che vogliono, che il Dittamo bianco non fia altro che il Tragio di Diofcoride . Ma fenvendo nonfolamente Diofcoride, ma Galeno, Oribafio, Paolo, e Pli- nio, che il Tragio nafee folamente in Candia , e non altrove, lì può agevolmente dire, che colloro hab- bino perfa la lite , avvenga che il Dittamo bianco naf- cacopiofo per felieflò in ogni luogo del mondo, nè manco fi rideranno di quefliSalamoncelli coloniche fanno quanto il Lentifco albero fia maggiore del Dit- tamobianco, ilqualeè un'herba, che ogn'anno fi fccca, e di nuovo germoglia dalla radice. Oltre ciò fenvendo Diofcoride, che il Tragio cuna pianta fi- mile al Lentifco, cosi nel frutto, come nelle foglie e ne 1 rami , vorrei , che mi diceflcro coloro, ove vid- dero mai Lentifco, che producete il frutto nelle filique , ioS Inique, come fà il Dittamo bianco, eche producef- fe foglie maggiori di quefto Dittamo. Ma pofcia che l'invidia fà diventar pazzi gl'huomini, non voglio bora più lungamente far nota la lor pazzia , Nerban- domi à fcoprirla nel1 ,' Ilaria". X a montano chiamato Libico, & «px/r da i Greci. 11 bianco è albero grande , e ramofo , con groflo tronco , e biancheggiante : produce le foglie di vite tutte bian - che dal rovefeio , e parimente lamiginofe , comequel- le della Tuflìlagine, la quale dalla iimilitudine , che hanno hannblefuefoglieconilPopoIo bianco, chiamaro- no i Greci Cbamceleucen . II nero crefce molto più al- to, e più dritto del bianco con le foglie Hederacee, non però intagliate , ma limili à quelle dell'Armenia- co, fottilmenteintaccatepcrintorno, & appuntate incima, & attaccate con lunghi picciuoli. La cor- teccia tende al bigio , e la materia del legno è affai ben bianca, emoltoàpropofitoperlcfabriche delle ca- lè, emaffimamentepcrtavole. La Libica nafee co- piofa in tutta Boemia, con foglie più tonde,e più fot- tìi, fatte per intorno à cantoni, & alquanto inta- gliate; pendonoqueftedalunghi, e fottili picciuoli, di modo che cjuafi fempre tremolano, ancora che non fi fenta per aria punto di vento.- crefce quello minore degl'altri, e veftefi di nerigna corteccia: la materia del legno è bianca , mafragile, c però inutile per le fabriche. 11 bianco è del tutto Iterile, come ancora il Libico, mail nero fàilfuofruttoin grappoli, con le bacchegroffe come granella d'Orobo, nelle quali èdentrounalanabianca, fimile alla bambagia, la quale nell'aprirfi del frutto, quando è maturo, tutta fe ne vola per aria . Godonfi cosi il bianco, come il nero delle rive dei fiumi , de i laghi, paludi, e delle ri- ve de i folli , che lì fanno per tutta Lombardia intorno ài campi humidi , e di tutti gl'altri luoghi acquallrini. Cogliefi il feme nero avanti, che il frutto fi rompa , e feccafi alSoIe . Dituttequefte fpecie fece mentione Teofrafto al 14. capo del terzo lib. dell'hiftoria delle piante, dicendo, chefono d'una medefima forma, ambedue diritte di natura ; ma il nero crefce affai più, & hà la feorza più lifeia del bianco, eie foglie fi fo- migliano, e parimente la materia bianca del legno. Credei!, che niffuno produca fiori. La Cercis ( la quale alcuni traducono Alpina ,& altri Libica ) è an- coraella fimileal Popolobianco, tanto nella gran- dezza, quanto ne rami bianchi , che hà ella per in- torno. Produce le frondi limili all'hedera, in una parte angolofe, e lunghette, nell'altra fenza alcuna eminenza; il color loro è in ogni banda il medefimo; pendonoattaccateàlungo, e lottile picciuolo, pie- gato però à terra, e non diritto. La corteccia hà ella più ruvida, e più afpra di quella del Popolo bianco, limile à quella del Pero falvatico. Quello tutto dille Teofrafto. Dalchefivede, che connumera ancora la Cercis tra le fpecie de Popoli. Quella commemo- rò parimente Plinio trai Popoli al 23. capo del deci- mofefto libbra, con quelle parole : Tre fono le fpe- ciedePopoli, cioèla bianca, lanera, eia Libica, le cui foglie fono piccioliflìme, e neriffime, ma pian- ta molto lodata per li Fonghi, ch'ella produce . La bianca hàlefrondi diduecolori, di foprabianche , e difetto verdi. Ma qui manifeflamentc fi conofee ( Errore di bavere errato Plinio , perciochelefoglie del Popolo 'limo. biancofono, per lo contrario di quello, ch'egli di- ce, di fotto bianche, e di fopra verdi.- e nonfola- mente bianche in quella parte, ma ricoperte da certa bianca lanugine, la quale non fi vede nella nera fpe- ciedePopoli, come icrive Plinio , fcrivendo egli in- differentemente efìèr le frondi de Popoli molto lanu- ginofe. Aquellis'aggiungeunfuoterzoerrore, fcri- vendo egli al 26\capko!o del medefimo libbro , che il Popolo non produce nè feme, né frutto alcuno; e nondimeno dille ali ottavo capo del 24. libbro, che portava il Popolo uve, efeme, lodando quello per il mal caduco, e quelle per l'ufo de gl'unguenti. Il chefapendo Diofcoride, loda il feme del nero al mal caduco, dato à bere con aceto . Ma avvertifcanogli Speciali di non fare l'unguento Populeo, che s'ula comunemente nelle Speciarie , con l'uve del Po- dcl R?. come infegna il Ruellio, fondandoli fopra Plinio; imperoche altra cofa è il noltro unguento l opuleo, & altra era quello, che ufarono gl'anti- chi» per far buono odore , in cui mettevano l'uve. Dimoilra ciò non dover farfi con l'uve manifella- mente Nicolao Aleffandrino , mettendo egli nel Po- puleonon l'uve del Popolo, ma le gemme delle fo- Nel primo lìb. di Diofcorìd A 109 ■rore udlio glie nel primo fpuntar dell'albero, che fanno li primavera. Sono quelte gemme odorate, e ceragi- nofe; il che nell'uve non fi vede, nèfifente. fiche mi fà non poco dubitare, fe fia cofa certa, che gì' antichimettefìeronegliunguenti odoriferi l'uve de Popoli; imperoche appreflò Plinio all'ultimo capo del 12. libbro, dovetrattò della materia de gli un- guenti, l'uva del Popolo non è altro, che Mofco d' albero di Popolo, ilqualelodarono per l'ufo de gli unguenti Diofcoride, eGaleno, oltre à quello del Cedro, e della Quercia. Onde fi può agevolmente credere, chePlinioerrando, fi crederle cheilMof- co del Popolo non fuffe differente dalle fue uve, di- B cendoegli: Eodem, & Éryonpertitzei uva popuìi al- bte . Opliftiu circa Gnidum , & Cariam in Jìiientibus , autjìccif, afperifque loci!. Secunda in Lycia Cedro , cioè: Aquellomedefimos'appartiene il Brio (cioè Mofco) uva del Popolo bianco. L'ottima è quella , che nafee intorno àGnido, e Caria in luoghi afeiut- ti, fecchi, &afpri. La feconda in bontà è quella , che nafee in Licia nell'albero del Ce li o . Quello tut- to dille Plinio . Ma fapendoli , che il Cedro non pro- duce alcuna forte d'uve, ma odoratilfìmo Mofco , manifeilamente fi conofee di qui l'errore di Plinio. Nafconoi Popoli, tanto bianchi, quanto neri co- piofiffìmi in Lombardia, efpecialmente in sù'l Man- Favola del C tovano, eFerrarcle, lungo le rive del Pò, & in su Po™ 1 gl'argini de foffi perle campagne. Per la qual cofa lcriffèro favoleggiando i Poeti, che piangendo ài li- di del Pò le forelle di Fetonte il miferabile cafo del fulminato fratello, fi convertirono pofeia ultima- mente in quelli alberi ; daiqualiin quel modo me- defimo, che eflendo in forma humana, lorpioveva- no le lagrime da gl'occhi, cosi ancora da divertì meati delle corteccic loro in forma di lagrime aurate rifuda ilSuccino, over l'Elettro, il qual noi chiamiamo volgarmente Ambra gialla, dellaqualc fi fanno à i noltri tempi le corone de pater notiti , & infinite col- lane per l'ornamento della gola delle genti volgari , t D di balla mano . Al che non prellando fede Diofcori- de, per effer cofa detta dai Poeti, non volle metter- ne l'hiitoria affermativamente . Et imperò diflèegli: Dicefi, cheilliquore d'amendue i Popoli, il qual chiamano i Greci Elettro,& i Latini Succino , appref- fo il fiume del Pò, nel diftillare dell'albero,!! conden- fainfieme. 11 che dimoltra , che volendo pure Diof- coride fcrivere del Succino qualche cofa, non haven- done alcun'altra vera hilloria , lo pofe qui fotto al Po- polo nero , attaccandovelo però per non haver ritro- vato in tutta quella opera , dove più comodamente ne potette fcrivere. Alcherinduffè,l'havere egli ri- trovato, che i Poeti havevano favoleggiando fcritto, E cheilSuccinodiftillavadalPopolo; ma ben fapeva Diofcoride , che il Succino non era la gomma del Po- polo . Perche la favola fù cosi fatta per la copia delle filze dell'ambre,cbe anticamente fi portavano al collo dalle genti , che habitavano lungo le rive del Pò ; im- peroche pativano perla molta humiditàdel luogo (le donne maflìme ) alcune infermità di gola , alle quali li credevano , che fodero l'Ambre contrarie . 11 che non era forfè fenza qualche ragione ; percioche havendo 1" Elettro virtù di proibire i nulli, agevolmente portato ancora al collo proibiva, che non difcendeiìèro quel- li della tefta alla gola . Et imperò ufano le donne Te- defche ne i flufii de gl'occhi di portare nella parte po- F llerioredel capo, ove il collo con elio fi congiunge, un de più groilì pezzi d'Elettro, che ritrovano , con Var. maravigliofo fuccefio. Ritrovo oltre à quelle più, e nionWau'-* diverfe opinioni d'autori , liqualiquantunquefalda- tori iman» mente, come veri Hilloriografi ne parlino, nondi- al Succino- meno per non haver eglino veduto l'origine in alcun luogo del mondo, & riaverne fcritto lolamente to- gliendo da quello,e da quello,poco ò niente fe gli pre- Ita fede. Imperoche dille Philemone, che'l Succino fi cavava nella provincia di Scithia di minerà in due diverti luoghi, e che dall'uno s'haveva il bianco, e dall' Vi no Difcorfi del Matthioli c daH'altroquellodic.olord'oro . Sudine, c Metro- A dorodiffero, che difftllava il Succino da certi alberi in Liguria; il che fi pensò Sotaco accadere in Bret- tagna. Pithia dice efière un luogo in Brettagna ap- preso ài Gutoni, ove dal fluffo, e refluffo del ma- re., non molto lungi dall'Ifola di Abaio, è portato il Succino, del quale dice, che gl'huomini del paefe. fanno i lorofuochi, e vendonlo à iTedefchi. Cre- dei! Nicia hiftorico, che il Succino fia fucco de i rag- gi del Sole; imperoche vuole egli, che tanto ferven- temente percuotano il luogo, che lafcino quivi un fudore graffo , il quale pofeia nella ftatc fattoli duro , fiarigittatodalmareneilididiGermania. In quello g medefimo modo fcriflè egli, che nafeeva il Succino in Egitto, & in India , e che molto è più grato à gl'In- diani, che non è l'Incenfo . Difl'eto alcuni altri, che nafeeva il Succino appreflb al mare Atlantico , in un certo lago nominato Cephifide, congelandofi quivi diLimo. Sonoancoraoltreàqueftipni,cdiverfi au- tori, che tutti differentemente l'un dall'altro ne fcrif- fcro , de i quali lafcio io al prefente di dire l'opinioni, c per non effer tedio fo, e per ritrovarvi poco, ò nien- tedilimo. Et imperò fi può veramente dire, cheil Succino fia di paita , riavendoli egli cosilafciato tira- re à ciafeuno, per tante diverfe vie, e varie forme . Ma per dirne quello, che fe ne hà di vero; nafee il Succi- Q no in certe Ifole dell Oceano Settentrionale, & anti- camente lo chiamarono i Germani Glefe; per lo che furono alcuni di quelli, che erano con Germanico Cefare, quando egli fiì con gl'eferciti in quei paefi , che nominarono la più abbondante Ifola di Succino Glefaria, comechefoffefempre da primaftata chia- mata da i Barbari Auftravia . Quivi nafee veramente il Succino, diftillando da certi alberi molto fimiliài noftri Pini sù'l terreno, ove pofeia fi congela, e s'in- durilce, c viene dipoi di quindi rapito dall'onde del mare, quando cacciate da foverchio vento, entra- no fremendo nelle propinquefelve; e cosi pofeia nel ritornare dell'acqua vien portato da quello fino ne i £) lidi di Germania . Laonde ben diceva Cornelio Ta- cito, che follmente i Germani habitatori di quei mare hanno, e ricolgonoilSuccino. Che fiaeglili- quore d'albero limile al Pino, ne fece già fede ài Ro- mani un loro cavaliere mandato à comprare il Succi- no in quel paefe da Giuliano procuratore de i giuo- chi gladiatori di Nerone ; percioche navigando egli per quei lidi, ne vide, e rintracciò la vera origine, e ripoitonne àRomagrandiflima copia. Corrobora , che fia il Succino gomma d'albero limile al Pino, il inanifelto odore del Pino, che ne lafeia, ftropiccian- dolo con le dita, e la fiamma, che nel! accenderlo rende firmici quelladellaTeda , edella Ragia. Che £ fialiquore, che abondantemente coli da gl'alberi te- nace, evifeofo, Io dimollrano alcune cole, che vi fi veggono congelate dentro , come fono formiche, zanzare, vefpe, mofche, lucertole, efeftuchi;con- ciolìacheperò, che intrigandoli quelli animalctti,& altri mefcugli nella vifeofità del liquore, avanti che s' indurifea, vi rimangono polcianel feccarfi in prigio- ne . Ma io terrò più predo con l'Eccellentiflìmo A- gricola, che non altro fia il Succino , che una fpccie di Bitume, cheufcendodacertifcoglife ne nafea in mare,, ove pofeia per la lalfedine s'indurifee; impe- roche còsi affermano iPruliani, doveà i lidi del lor mare fi ricoglic , portatovi dall'onde tutto il Succino, F che fi porta à noi ,& ad altre nationi . Poiifcefi il Suc- cino, e fallì ben trafparente, cuocendolo in graffo diPorco, chelatti, fecondo che fcrive Archelao, il quale afferma haverne veduto di rollo ancora appica- to alle corteccie dell'albero, onde diftilla ; onde,per quantoiomeneveggia, molte favole fcrifièro gl'an- tichi del Succino. Quello è vero, e perfetto Succi- no, che ilropicciato prima con panno, fubito tira à se le paglie, e gl'altri fcftuchi fecchi, come la Cala- m'ta Vl a a sè il ferro . Ma halli per certo,che cosi come allaCalaraita s'impedifee la fatuità di tirare il ferro con la prefenza del diamante, ò'vero con il fregarla, con l'aglio,' cosi s'impedifceal Succino ungendo le paglie prima con l'olio . Che il Succino ( fecondo che diliero alcuni) per ifpecialefua proprietà non tiri il Bafilico nè frefeo, nèfecco, è veramente la bugia, percioche io più, e più volte n'hò fatto l'efpericnza . Chiamali volgarmente il Succino nelle SpeciarieCha- rabe, il qual vocabolo è veramente Arabico, quan- tunque il Brafavola nel fuo libbro dell'efaminationi de femplici voglia, chelevere Charabe de gl'Arabi nonlienoilSuccino, mala vera gomma del Popolo bianco; percioche , dice egli, che cosi affermano Serapione, &Avicenna, nonaccorgendofi, chenè l'uno, nè l'altro di loro lo difièro affermativamente, comefece parimente Diofcoride, del quale recitano gl'Arabi la propria fcrittura. Ondefivede, che Se- rapione ('come in ogni altro Semplice , che. comme- mora, èfuocoflume) riferifee ancora egli medefì- mo, cosi dicendo: Et dkittfr qttod gummi rìaitr Ra- mi , qitodnafciUtr circa flwium , qui dicitur Eridanus ', qir-ando dijìillat in flamine ilio , coagulatiti- ibi, éreji il- hid, quod dicitur Aliplon , idefi Eleélrum ; érfunt, qui nomìnant ipfum Arfopodon, èr e/i Charabe, cioè: Si dice, che la gomma del Popolo, che nafee appreflb il fiume Eridano, diftilla da gl'alberi nel fiume, e quivi li congela, & è quella, cheli chiama Elettro; la quale chiamano alcuni Arfopodon, cioè Crifo- phoro, & èquefto la Charabe. 11 medefimo fenti- mcnto fi ricava d'Avicenna; percioche anch'egli al capitolo Haur, eparimcnteal capitolo delle Chara- be non afferma , che fieno gomma di alcuna fpeciedi Popolo, ma che cosi fi dice. 11 che viene à verificare, che le Charabe Arabiche fieno ilSuccino vero, di cui tiattó Diofcoride, pernonfapernerhilloria, nel ca- pitolo del Popolo nero, e non la gomma vera de Po- poli,- la quale, come per l'hiltoria vera del Succino fi può comprendere , è cofa affai da quello differente. Verifica oltre à quello apertiffimamentc, che le Cha- rabe de gl'Arabi , e l'Elettro de i Greci fieno una cofa medefima, il lignificato del vocabolo loro; impcro- cheCharabein lingua Perfica, fecondo che fcrive Avicenna al proprio capitolo, non vuol dire altro , che rapìens paleas , cioè foratore di paglia. Ilchefen- fatamentefi vede efier propria facuitadelSuccino, ò vero Elettro, e non della gomma del Popolo. Quello adunque, oltre alle predette ragioni, fi manifefto argomento, che di lungo qui fi ila ingannato il Brafa- vola. Onde concludendo, diremo, che una cofa medefima fia l'Elettro de Greci, il Succino dei Lati- ni, e le Charabe degl'Arabi, e che la gomma de Po- poli fia altra cofa particolare; e non come tiene oltre à quello il Brafavola , che l'Elettro de i Greci fia ve- ramente la gomma dei Popolo bianco, perhaver det- to Paolo Eginetta : ÈleSnim Populi alba lachrymar» dicunt , qttte juxta amnem Eridanum de/iillat , & in fpìjjitudinemcoit , aureocolore, cioè: Dicono efiere T Elettro, la gomma del Popolo bianco, la quale di- ftillaappreflòalfiumeEridano, e quivi s'indura in colore d'oro. Le quali parole in modo alcunonon concludono, che fia l'Elettro la gomma del Popolo bianco; percioche Paolo togliendo ancor egli da Diofcoride, lo dice conditionatamente , e non 1' afferma , per non haver faputo anco egli di che , e do- ve nafeeffe il vero Elettro . Il che dimoftra non effer vero, chel'Elettro de Greci, lagommadcl Popolo bianco , e le Charabe degl'Arabi fieno una medefima cofa. Percioche tanto appreflb à Greci, quanto ap- preffò à gl'Arabi l'Elettro, il Succino, e le Charabe fono una cofa medefima. Ma non però fi può dire, che fia la gomma del Popolo il Succino , ò vero l'E- lettro de Greci, i quali non intendono per il loro E- Iettro altro , che quello , che à tempi noftri è in ufo per le corone dei pater noftri. Ma non havendo eglino potuto haver chiarezza, onde nafeeffè, lo pofero in dubbio, imitando i Poeti, e non affermandolo, lotto l'hiltoria de Popoli. E: imperò benfanno quegliSpe.- ciali, Errore di io Iti . rare del afavola . Nel primo lib ciali, che ufano il Succino per le Charabe de gl'A- rabi. Alche aggiunge non mediocre credenza il ve- der noi, che Galeno al fectimo libbra delle compofi- tioni de medicamenti fecondo i luoghi, Paolo al 7. del fuo volume, & Attuario nel trattato di compone i medica menti chiamano i Trocifci coftrettivi, che tolti pofeia dagl'Arabi, hanno elfi chiamati Troci- feidi Charabe , non altrimenti, che padelli d'Elet- tro, e non digomma di Popolo. Pentoli! Demoftra- to, che nalceflè il Succino d'orina di Lupi cervieri, come fi credono hoggi gli Speciali, e la maggior par- tede i Medici, che nafeano quelle loro pietre, che chiamano Lapis Lyncis, dicendo, che il più giallo Succino nafee del mafehio, e'1 bianco dell'orina del- la femina. Al che ripugna Plinio nel fine del 7. capo dell'ultimo libbro; impcroche apertamente afferma eder quello falfo. Del che biafima egli parimente, per haverfi eglino quello medefimo creduto Teofrafto, c Diocle, e non EHofcoridc , come recita il Brafavola, parlando delle pietre del Lince. Che adunque Dio- cle, e non Diofcoride, dannade Plinio di tal creden- za , oltre al trovarli nella fcrittura notato Diocle , co- meciafeuno, chesàleggerc, può chiaramente vede- re, lo dimoftraedb Diofcoride nel fecondo libbro al capitolo dell'orina; imperoche concorre anch'egli con l'opinione di Plinio, cosi dicendo: Credefi , quantunque fia falfo, che l'orina del Lupo cerviero fubito , che è orinata, s'indurifea in pietra , per lo che èveramemeinutile, e favolofa l'hilloria tua; con- ciofiache il Lincurio è certamente quella fpecie di Succino , che tira à sé le piume,e però nominato Ptc- rigophoro, il quale bevuto nell'acqua, valeài nulli del corpo, edelloltomaco. Manonhavendo avver- tenza il Brafavola al modo, che ne parla Diofcoride, diflc nel capitolo delle Charabe , che Diofcoride ria- veva giudicato, che l'Elettro fu ile quella pietra, che fi congela d'orina di Lupo cerviero. Ma veramence à me non pare, che cosi voglia efprimere Diofcoride; percioche non vuole egli dire altro, fe non che quel- la pietra, che fi dice e/Ter condenfata dell'orina del Lupocervicro, non è in modo alcuno così concrea- ta, ma è una fpecie d'Elettro, che tira àsè le piume, e però chiamato Pterigophoro . Ma perche non man- cano Poeti, che fcrivono, che le forelle di Phc- tontc furono converfe in Alni, e non i Popoli, hò penfato non efTer fuor di propofito d'aggiungere in quello luogo ancora l'hilloria, e le virtù dell'Alno . jei efui E adunque l'A lno( come recita Teofrafto al 14.es- , ' po del terzo libbro dell'hiftorie delle piante) albero Iterile, di drittotronco, e tenere di legno, edime - dolla, di modo che le fue pili fottili bacchette fono tutte di dentro vacue. Lefrondi produce fimilià quel- le del Pero, ma più ampie, e più nervofe . La cor- teccia hà di fuori ruvida, edidentroroffa; e però fe ne tingono le cuoja. Le fue radici non fono maggiori di quelle del Lauro, non profonde, ma poco lotto terra. Nènafce altrove, che in luoghi acquofi , & bumldi. Quello tutto difTe dell' Alno Teofrafto , il quale fcrivendone poi al I*;. capo del medefimo lib- bro, non dille, che haveffe l'Alno foglie di Pero, ma diNocciuolo. Nèmancoaló.capo dell' ifteflblib- brodiffe, che fudè l'Alno Iterile, fcrivendo quivi, che ilTerebintho produce il frutto intorno al mietere delgrano, òpocopiù tardi: il Frallino, e l'Acero lattate: e l'Alno, & il Noce l'Autunno. Dal che fi può agevolmente congietturare, ò che Teofrafto fi contradica, òche fia in quelli luoghi corrotta la oIt»lij- fcrittura. L'Alno, che nafee in Italia, hà lefrondi dinocciuolo, ma più graffe, e più nervofe. La ma- teria del fuo legno è tenera, fragile, e roffa di colo- te, efemprenafeeappreflo all'acque correnti. Noi lo chiamiamo Onio, & altri in Italia Auno . 11 noltro d'Italianonèaltrimenti Iterile, ma produce un frut- to verde di forma del tutto limile alle More .tanto fo- no le fue fquamette ferrate inficine. Maturafi quello l'Autunno, &hà dentro di sèrainuciffimo teme, dì di Diofcoride. 1 1 1 A t N O. Ufo, e virtù dell'Alno . colore, che nel nero rofleggia. Onde appare mani- Fri-ore di fellamente, che inlieme con Teofrafto s'ingannarle plinio- D ancora Plinio: imperoche confidandoli forfè più nel feguitarc gl'autori, che nel voler conofeere le pian- tevive, dille ancor egli al 16. capo del 17. lib. chef A Ino era infruttifero. Stimali l'Alno perii fondamen- ti de gl'edincj, che fi fanno nell'acque, per non fi pu- trefare egli mai fotto l'acqua. E però non poco le ne porta à Venetia per li fondamenti de palazzine d'altri edificj; non folamente perche lia egli, dando fepol- toinacqua, incorruttibile, ma perchele palificate , che fe ne fanno ben ferrate, follentano fopra di loro ogni gran machina d'edificio.Le foglie dell'Alno fref- che impialtrate rifolvono, e fpengono l'infiammagio- ni. Mede ài viandanti nelle fcarpefotto le piantele i E piedi loro, alleggerirono la ladezza del cambiare. Colte laftate con la ruggiada, e fparfe nelle camere, ammazzano le pulci. La corteccia cinge le cuoja di nero colore. Ufano alcuni la corteccia, & i frutti frefchiinluogodi Galla per fare l'inchioltro da fcri- vere. Nonèancoradalafciareàdietrola Betula, quale i Trentini chiamano Bedollo. E quello albero bianco tutto, di modo che non poco fi raflbmiglia al Popolobianco, ilqualehorame l'hà ridotto à me- moria. Teofrafto fcrive, chela Betula hà le foglie li- mili à quella pianta, c bei Greci chiamano Caria,ma = alquantopiùpicciole,lacortecciavaria, & il legno leggiero, molto à propofito per far baffoni. Mache pianta fulfe la Caria apprelToà i Greci, fin horanon sò io determinare. Scrifle della Betula Plinio ali8.c. del 16.lib.con quelle parole. Godefi de luoghi frigidi il Sorbo, ma molto più la Betula. Quella è pianta di Gallia, dimaravigliofa bianchezza, e fottigliézza: terribile per le verghe , che fe ne fanno per li magiftra- ti : è in ufo per far cerchi, e per corbe , per edere mol- to arrendevole . In Gaiìia ne fanno Bitume. Quello tutto della Betula fcriflè Plinio . Nafee abondantifli- ma la Betula per tutte le montagne del Trentino, di cuiil legno è diforte tenace,& arrendevole, che i cer- chi, Betula. e Tua hiltoria . 1 12 BETULA. Diicorfi del Matthioli chi, che fe ne fanno per le botti del vino, non hanno pan ia bontà . Quelli , che habitano la valle Anania, e quella del Sole , non (blamente fanno de fuoi bedolli cerchia infinite , e carboni per liquefare il fcrro,& altri metalli nelle fornaci , i migliori , che ritrovar fi porta- no; ma fi fervono molto della corteccia per far lume la notte; percioche per efler piena d'un certo liquore bituminofo , abbrugia molto meglio della Teda . Cola cotal liquore nell'abbrugiarfi nero à modo di Pece; onde potria forfè accadere, che non per altracaufa chiamarono gl'antichiquelto albero Betula,fe non per efler ella piena di Bitume . Nafcc in luoghi freddi,ove lungamente giace la neve; onde non è maraviglia, fe nafee copiofiflìma in Boemia : produce le frondi fimi- li al Popolo nero, ma nella parte di fopra più ruvide, JJi, ijl e più verdi, e per intorno fottilmente dentate. Non produce frutto alcuno , quantunque faccia le panico- le come iNocciuoli. Il tronco pertugiato col fuc- chiello rende copia grandiflìma d'acqua chiara , à cui attribuifeono alcuni moderni virtù maravigliofa per rompere le pietre ranto nelle reni , quanto nella vefei- ca, bevendofene lungamente. Lavandofene la faccia toglie viale macchie, erimbellifce la pelle. Sana le ulcere della bocca , lavandofi con effà . Il fucco delle virtù de' frondi mefcolatoco'l caglio preferva il cafeio dalla lopoii. putredine, e dai vermini. I primi germini del Popolo nero raccolti , avanti che fpuntino fuori le foglie, s'a- doperano per far belli i capelli , e però le donne li rac- colgono con grandifllma diligenza ; per lo che fare li peflano con butirofrefeo; e li fanno ftare alquanti giorni al Sole, e poi li colano, e lavato che s'hanno il capo, & afeiutto , fi ungono i capelli . Le foglie del Popolo Libico vagliono à tutte quelle cofe , à cui fo- nobuone quelle del Popolo nero ; quantunque non fi creda , che fieno elle cosiefficaci . Il bianco tagliato a' pari alla terra fino alle radici, & inaurato con ac- qua calda, dove fiadifToluto dentro del Lievito, ò vogliamodireFermento, produce fra quattro giorni lunghi gratinimi, ebuonida mangiare. Scriflè del Popolo nero Galeno nel <5. libbro delle facultà de i A fempliciinqueftómodo: I fiori del Popolo nero fo- no caldincl primogrado, e quantunque difecchino PoP"!c ancora, nientedimeno nella ficcità loro non fono SS™ troppo lontani dal temperamento. Ma pur fon più predo nelle parti loro fonili, che groflì. Le foglie fo- no ancor quafi fimili ài fiori ; fenon che fono nelle virtù loro meno efficaci. La fua gomma hà le pari virtù de i fiori , quantunquefia ella alquanto più cal- da. Mailfemeèpiùfervente, e più difeccativo, & hà più del fonile, chela gomma, &i fiori: ma non però è egli molto caldo . Del bianco ne fcrifle poi nel 7.1ib.delle facultà de ifempliei, cosi dicendo: 11 Po- polo bianco è albero di un temperamento quafi mifto B d'una qualità acquea tepida, e di una terrea afibtti- gliata , e però ha dcll'afterfivo . Tutto quello de i Po- poli fcrifle Galeno . Ma non ritrovo, che facefle eì delle facultà del Succino memoria veruna ne i libbri delle facultà de femplici , fc ben al 4.cap.del 7.IÌ0. del- le compofitioni de i medicamenti fecondo i luoghi traferive egli d'Afclepiade i Trocifci di Succino , co- me medicamento molto efficace al rigettar del fangue, alla tofle, ài phthifici, à gli empimaci, & à i Muffi fto- macali,edifenterici. Dicono i Pruflìani , ne i cui li- di fi ritrova il Succino condottovi dall'onde del mare, che vi fe ne raccoglie una forte non manco limpido ^e SS" chiaro del criftallo, di cosi mirabile virtù , chedan- Cnlìail q dofià una giovine donna per bocca , fe ella non è ver- gine ,fubito la fà orinare; il che non fàaltrimcnti,fela donna è vergine,& incorrotta, cfperimunto veramen- te piacevole per chi voleflé far prova, ove s'haveflè qualche fofpetto. Dadi il Succino trito alla inifura di due cucchiari con acqua tepida , ò con brodo.util- mente per tre giorni continui, à i dolori colici. Il bianco bevuto con acqua frefea , toglie la fete , e pro- voca abbondantemente il fudore. Chiamano i Greci il Popolo bianco AiSzu, il nero Aiyetpos, il Succino, Nomi, i fKa.rjar ,& xmfP" ■ I Latini il bianco, Populus al- ba: ilnero, Populusnigra: ilSuccino, Succinum. Gl'Arabi il bianco, Haur: ilnero, HaurRomi, il D Succino , Karabe , ò vero Kakabre . I Tedefchi il bian- co, Bellen , e Poppelbaum.&Sarbaum: ilnero, Af- pen.ò vero Poppe! vveidem: ilSuccino, Agftein, e Boernftein. Li Spagnuoli il bianco , Alamo bianco: ilnero, Alamo nigrilho : ilSuccino, Efclarimente, òveroAmbar. I Francesi il bianco, Peuplier: ilne- ro Tremble, &Pcuplier: il Succino Ambra . L'Al- no chiamano i Greci àiyipos .-gli Italiani Alno : i Fran- cefiAulne: i Tedefchi Erleubaum : i Boemi VuolfTe. La Betula poi chiamano i Greci XnfiùSxì gli Italiani Betula , e Bedollo: i Tedefchi Bircken : i Boemi Bri/a, iFrancefiBauleau. ■p Del Macero. Cap. 92. IL Macero è una corteccia,cheftporta da Barbarìa,ro!ft- gna,groJfa,algufiograndemente correttiva. Bevejìper gli [piti del fangue, per la difenteria,eper lìflujfi del corpo. CHe il Macis delle fpeciarie, il quale fappiamo noi veramente nafeere à modo di ricamo fopra l'ulti- ma corteccia delleNoci mofcate.Ga il Macero di Dio- fconde,e affai da dubitare: anzi parrai, che fia certa- mente da credere,che molta differenza vi fia ; impero- che il dire Diofconde: Portafi il Macero da Barbarla, & è una corteccia grofià,di color rofligno.che nel gu- itarla e valorofamente coftrettiva:dimotlra apertamé- p te, che non fia il Macero il noltro Macis ufuale delle fpeciarie,per efiere cglifottile,fervéte,acuto,odorato, e quafi infenfibilmente amaretto . Corrobora, che dif- ferenza non poca fia tra'l noflro Macis.e'I Macero de i Greci,Plinio all'B.cap.del 1 2.1ib. cosi dicendo : Il Ma- cero fi porta d"India,& è una corteccia roffa,d'una ra- dicegrade,che ritiene il nome del fuo albero,quàtunqs nò mi fia noto,che albero egli fi fia. Conobbe efler dif- feréza tra'l Maftice,e'l Macero ancora Serapione; per- chepofeiach'hebbe detto d'autorità di Ifach, che il Macis era la prima corteccia della Noce mofeata, diflé, Macero fua efa nationc. II Macis Macero no ttiffer lacero to da :no. ore de i . coni- atori efuc. Nel primo lib. diffe, che altrimenti era quello, di cui parlava Diofco- ride; per haver egli detto, che'l Macero era una cor- teccia d'un'albero. 11 che conofcendo chiaramente Avicenna, trattò dell'uno , e dell'altro per divertì ca- pitoli , fcrivendo del Macis delle Noci mofeate à cap. as6 e' del Macero feorza di radice d'albero à cap.694. fotto il titolo Thalisfar . Fàoltre à c|uefto, che altra cofafiailMacerodeGreci, eil Macis degli Arabi , non picciolo argomento,il veder noi , che non fecero Diolcoride, Galeno, e Paolo alcuna mcntionc nei libbri loro delle Noci mofeate, come da loro non co- nofciute.Percioche fe il Macero,che fi portava à loro, folle flato il Macis rioft.ro commune , palmi cofa qua- li imponibile, che non lìfuflero portate infieme con eflò ancora le Noci mofeate, e che portandofi, non fuflero Irate deferitte da qualchuno di loro, eliendo frutto peregrino , cosiraro, cosi aromatico, cosi vir- tuofo, cosi pretiofo , e cosi all'ufo della medicina ap- propriato . Scritte del Macero Gal. all'ottavo delle fa- cultà de {empiici , cosi dicendo : 11 Macero è una cor- teccia , la quale ci fi porta d'India, al gulto molto acer- ba , leggiermente acuta , e odorata , quali d'un tal gio- condo odore, come li lente nella maggior patte delle cole odorate, e aromatiche, che ci fi portano d'India . Pare che fia compolla d'una e (lènza milla,la cui mag- gior parte è frigida, eterteftre, e la minore calida, e lottile. E impero difecca, e riflagna valorofamente . Perii che s'adopera alla difenteria, e à i flufli ftoma- cali. Difecca nel terzo ordinc,ma nel calore, e nella frigidità non dimoltra apparentemente in quale più ecceda il temperamento . Perlaqual dottrina fi può agevolmente dire , che il Macero di Galeno cosi come ancora diDiofcoride fia alfai differente da quello del- le Noci mofeate; imperoche io non ritrovo quello cosiacerbo, nè cosi leggiermente acuto ; anzi mafti- cato morde valorofamente la lingua, eie fauci, la- feiando conilfuo grato odore ficcità nella bocca, con una quafiinfenlibile amaritudine. Le quali note fanno manifeftofegno, che fia nel noltro Macis ugual por- tione,ò forfè più di caldo, chedifecco; e che fia per la maggior parte comporto di parti fottili . Nèpenfo , che errarebbe, chidicellé, che fu He il Macis calido , e fecco nella fine del fecondo , ò vero nel principio del terzo ordine; e imperò non può elici" quello, di cui intende Galeno, dicendo egli, che non dimofttail Macero, fe più ecceda il temperamento nella calidità, che nella frigidità fua . 11 che finalmente conclude,che à tempi noftri il Macero de Greci non fi porti ànoi . Nèsò io corteccia alcuna di quelle, chefono aroma- tiche, ehabbiamonoi in ufo nelle fpeciarie , che fi polla congietturare edere il Macero . Il che fà fermif- limo argomento, che di gran lunga fi fieno ingannati ivenerandiPadri, iquali hanno di nuovo commen- tato l'antidotario di Mefue; pcrcioche fermamente fi credono, che niuna differenza fia dal nollro Macis à quellojdi cui lcriflero gli antichi Greci : nel che par- mi che non bene habbiano confidcrata la cofa. Oltre àciòèdafapere, che fe ben fcrive Diofcoride, che il Macero fi porta da Barbaria , quello però non ripugna àGaleno, nè à Plinio , i quali fcrivono, che li portava d'India; imperoche ("fecondo che nota Tolomeo ) nellefauci del fiume Indo è una Ifola chiamata Barba- ria, onde facilmente fi poteva portare il Macero, ò veramente che fi portava il Macero al tempo diDio- fcoride dalla Tragloditica regione ne confini della Arabia, chiamata propriamente Barbaria, come più diffufamente diremo nel terzo libbro trattando del Rhabarbaro. Nè è cofa inconveniente , che il Mace- ro fi portaffe di là come d'India ; perche fcrive Strabo- ne, che l'Africa, e l'Arabia producono tutti quel- li aromati, che produce l'.Indianellaparte , che ri- mira al mezzo giorno. Chiamano i Greci il Macero p*'xs/>: iLatiniMacer, &Machir: gli Arabi Thalif- far. 11 Macis chiamano i moderni Greci ftaitir: i Lati- ni Macis : gli Arabi Bisbefle : i Tedefchi Mufcaten blumen.- liSpagnuoliMacias, &Macas. di Diofcoride. A Dell'Olmo. Il Cap. 95 LE fiondi, la corteccia, e i rami dell'Olmo, han- no 'virtù d'ingroJ?are . Le frondi trite , e appli- cate con aceto, medicano la fcabbia,e faldano le feri- te . Il che molto più fà quella parte più fonile della feorza di dentro fafeiatavi, e ravvoltavi attorno, co- me fafeia; imperoche fi piega così agevolmente , come fe fufSe cuoio . La parte più graffa della corteccia bevu- ta al pefo d'una oncia con vino , ò vero con acqua fred- da, folve la flemma. La decottione delle frondi, e pa- rimente della corteccia dellaradice , applicata in modo di fomento , fà prefto confili e! are l'offa rotte . V humare , che nel produrre delle prime frondi fi ritrova nelle fue vefeiche , fà bella pelle, e più fplendida la faccia ; ma come s'afeiuga , fi convertifee in certi animaletti , quafi fintili à i mofeionì . Cuoconfi da alcuni le frondi ne ci- bi, come fi cuocono t altre herbe de gli horti. OLMO. D Quantunque fia l'Olmo pianta volgare, cnotifli- oimo.ifqa maàtutti, non però mi pare di tralafciarne 1' hiftona. hiitoria . E però dico, che l'Olmo è di due fpecie , cioè campetlre, e montano. 11 campcftre è aliai mi- nore, e l'altro maggiore. Producono le foglie intere, e per intorno minutamente dentate, crefpe, ruvide , e tendenti al lungo . Fà alcune vefeiche non picciole, crefpe, limili alla borfa de tellicoli de fanciulli, nel- le quali è dentro un liquore chiaro, e vifeofo, e con elio moki animaletti come mofeioni, come nei cor- netti del Terebintho, edelLentifco . La materia del legno fe bene non è bella, è nientedimeno ncrvofa , tenace, erobulla. 11 montano fà le panicole come il Nocciuolo.e dipoi il feme, ilquale chiamano Samara : la corteccia , cofi del tronco , come de rami , è di fuo- ri ruvida ,. croftofa , e ineguale, ma di dentro appref- fb al legno è del tutto al contrario; imperoche none manco vencido, e arrendevole del cuojo. Onde di- ceva Teofraflo al 14. capo del 3. libbro dell'hifloria delle piante : L'Olmo è di due fpecie, l'una mon- tana, e l'altra campeftre> laquale propriamente fi H chiama H4 Dilcorfi del A il chiamaOImo. Lacampertreèfruticofa, ebreve, ma l'altra è di maggiorgrandezza. Produce le fiondi in, teSre> leggiermente per intorno dentate j più lunghe di quelledelPero, ruvide, enonlifcie . Apprezzai] quella pianta per crefeereaffai non fedamente in al- tezza, ma ancora in larghezza. £' rara intorno al monte Ida, e amica de luoghi irrigati dall'acque. La materia dei legno è rolla , robufta , e nervofa, ma brut- ta ; di modo che tutta è cuore . E' in un ufo per far bel- le porte. Tagliafi facilmente verde, ma lecca con gran fatica. Credefi, che l'Olmo non produca frutto, mi fia di quelle piante, che fono Iterili. Genera la gom- ma in certe vefciche,e alcuni animaletti Ornili alle Far- falle. Produce però il Cachri copiofo, minuto, ene- ] ronehempo dell'autunno; ma quel che produca po- feia egli in altri tempi, non è (lato olTèrvato. Quefto tutto fcriile Teofrafto. Ma Plinio vuole, che le fpecie de gli Olmi fieno quattro, delle quali fetide egli al 17 cap.del if;. libbra con quelle parole: I Grecifannol* Olmo di due ipecie , e chiamano la grande , montana; e la picciola, e la fruticofj, compeltre . I maggiori Ol- mi chiama l'Italia Attinei , de quali quelli più apprez- za, che non fono irrigati dall'acque . L'altra fpecie fi chiama Gallica . Laterza è lanoftra, denfiflìma di pondi, attaccate pm d'una per picciuolo . La quarta è lafalvanca. GUQlmi chiamati Attinei non produco- no Samara, (coli fi chiama il feme de gli Olmi ) per- r cioghe quelli di quella forte tutti fi piantano con la ra- V Errortdi (MCC, ma gli altri nafeono di feme . Quello tutto dille 5wtofo°'S Plm^i ijltialcparnondimeno bavere errato infume • con Tcotralto; percioche l'uno fcrive in univerfale , chegli Olmi non producono frutto, machefono del tutto (lenii; e l'altro che gli Attinei foli fono gli Iteri- li, e infruttiferi . Ripugna àTeofrafto, oltre àquello cne aefperienzaogni giorno nedimoflra , l'autorità di Plinio , il quale fcrive, clic tutte le fpecie de gli Olmi producono ilfeme, eccetto l'Attinia . APlinio poi , jlqual dice cne l'Attinia non fi feme, ripugna Colu- antrTpH* n^lla . al ftfto capo del quinto libbre , conquefle pa- cont«Ph Qle. Le fpecie de gli Olmi fono due-, Gallica cioè- , e n domeltica. Quella eia noftra, e Quella chiamano At- lrc™dlioScrofa s'inganna del falfo, penian- rioli, che l'Attinia non produca Samara, che cofi (i chiamali femediqueftoalbero; imperoche ancora 1' Attiniafafeme, lenza alcun dubbio , ma raro; e pe- ro da molti è ftatocreduto, chequefta fpecie fia Iteri- le ; e perche ella produce il feme nafo .fto tra le foglie die prima germinano. E però non é più chifeminigli Olmi di quella fpecie col lime , ma con i piantoni, che hanno la radice. Quello Olmo veramente è molto più bel o, e pm grande del noltro, e fono le fuc fiondi molto più gioconde à 1 buoi . Simile di foglie ali Olmo e U Carpino, albero notiamo à tutti. Onde haven- H domelo l'Olmo ridotto à memoria, non ho pofluto mancare di non foriverne l'hilloria. Dicoadunque cheil Carpino è un'albero falvatico, che nafee nelle lelve con foglie fimilià quelle dell'Olmo, ma più lot- tili. Failtroncoafìaialto, ma rare volte dritto, ve- ilito da bianca , e ruvida corteccia . Ha rami affai for^ ti, erobufli, jquali lì dilatano non poco, tutti ca- richi di frondi da far ombra. Da quelli fi veggono pendere la itatp dai picciuoli alcune fogliette trian- golari, pallide, e grolle come Silique. Lacui punta di mezzo fupera di lunghezza amenduc l'altre . Tra quelle efeono alcuni bottoni come Ceci, nei quali è dentro il feme. Sono le lue radici grafie, e ferme, e la materia del legno bianca , falda , e tenace , di cui i no- ltncontadinifannoigioghide buoi. Mafequeftofia il Carpino delciitto da Teofrafto, e da Plinio, non mi reità poco che dubitare; imperoche la Zygia , la qual Plinio chiama Carpino, tanto apprelìò di lui , quanto di Teofrafto, non è altro, che una fpecie di Acero.dalla quale,s'io non m'inganno.il nollro Carpi- no e lontaniflimo di fomiglianze fe però l'albero, che volgarmente li chiama Acero da tutti, è quello di cui tennero coftoro, che per non riaverne l'uno, nel'al- Matth'ioli CARPINO, Carpino } { luahiHpria tra dì loro fcrittonql'hiftoria, ne le note (perquanto 10 riabbi Ietto, ò veduto) come ne anco del Carpi- no, nonhocofa, che mi dia luce d'affermarne verità alcuna . Oltre a ciò ritrovo appreffo Teofrafto, che a materia del legno del Carpino è rolli, e crefpa, c la corteccia poco più ruvida diquclla della Tilia, e più fottile di quella delPezzo, e tale che feorteccia- Cadali albero agevolmente fi piega; quantunque non licno differenti di colore, il quale nell'uno, e nell'al- tro e limile alla cenere, ò vero bianchiccio. Appo ciò appreffo pure al medefimo Teofrafto, il Carpino e pianta, chenon «ritrova fe non rara , eche figode dei rivi dell acqua, e de terreni humidi , e acquallri- m . L il nollro per contrario nafee quafi per tutte le elve, eperlimonti, e fi ritrova copiofififimo in osmi luogo, e rarilììme volte nafee appiedo all'acque . Ondefoloin quello par che fi convenghi.no, cioè , che de nollro cosi, come di quello fi faccino i gioghi per li buoi. Ondeper tutte le fopradette ragioni io non affermato mai, che il noflro Carpino , e quel- lo di cui fcrive Teofrafto, fieno una pianta medefi- ìna , fino a tantoché non compatifcaqualchuno, che ™. mofi» 11 contrario. Senile delle virtù dell'Olmo Plinio ali ottavo capo del 24. libbra con quelle paro- le: Letrondi, lacorteccia, e i rami dell'Olmo han- no virtù dingroffare, edi ferrare le ferite. La parte della corteccia interiore guarifee la fcabbia, il che tanno parimente le frondi applicatevi con aceto t oltala corteccia al pefo d'un denajo in unahemina d acqua frefea , purga il corpo , cacciandole fuori privatamente la flemma ; e l'acquofiti . 11 liquore , che diltilladall albero, fi mette in sù lepofteme, insùle ferite, e in su le cotture, àcuigiovaancorailfomen- to della decottione. L'humorc, che nafee nelle vefei- che di quello albero, fàfplendida, ebella pelle, è la taccia molto più gratiofa . Le gemme delle pri- me toglie cotte nel vino, Partano applicate leenfia- gioni, rifolvendole infenfibilmente per li pori della pelle Vj 01 mei Nel primo lib. di Diofcoride Ut «file le foglie trite, e irrorate con acqua sSmpia frano milmemeall'enfiagionede piedi L'humoie , "hediftUla dal midollo, quando fi taglia la cima, o iramiddl'albero, fà, ungendone il capo, rmafccre • „Vlli e conferva quelli, che fono rimarti , che P, afcnino.Quefto tutto delle virtù dell'Olmo fcrif- fa Plinio. In oltre àciò ho fperimentaco , che . 11.- „nnrP delle veteichefananeifanciulh le rotture inte- rnali, (bagnandovi dentto delle pezzette idi te a fi mettono l'otto al brachiere ben ferrate fpefle volte . Prendefi il med efimo liquore in una ampolla di vetro , Ì ferrali bene, e fepellifcefi in terra, ò vero nel leta- me facendo uno tirato di falefotco al fondo del va- fo.'elafciaficosifepoko per venticinque giorni, nel qual terreo fi purifica di modo, che la feccia teneva all'ondo', e retta il liquore di fopra limpido, e chiaro , il quale applicato con fila fopra alle ferite frdche, Jcfana cosi pretto, e bene, che è una maraviglia . h la decozione delle feorze delle Radici mollifica le giunture indurite, e i nervi ramarti, facendone ba- cni, ò fomenti à i luoghi del male: ciana 1 enfiagio- ni, che alle volte fà il giogo nel collo de buoi Cuo- cendoli lungamente le radici interiori dell Olmo , fanno una pinguedine, che nuota Coprala decozio- ne. Quella adunque raccolta, e unta fa rinaicere 1 capelliTla barba , e i peli ne i luoghi, onde fono calca- ti, in breve tempo . La corteccia interiore peita pri- ma molto bene , e impattata con fa amoja fin , che venga molle come una patta, vale applicata per miti- garci dolori delle podagre . Scrive Marcello ancichit- iimo autore, che ricolte alquante foglie di Olmo di quelle, che rimirano l'Oriente in numero difpari , e dipoi con altrettanti grani di Pepe, guariteono, be- vute con malvagia , latoffe, concuiipatienti fputa- Wmt- no la marcia. Fece dell'Olmo memoria Galeno alt odaGak- octavo della facultàdcfemplici , cosi dicendo : Ho 1 qualche volta fanato le ferite frcfchc con le fole tron- fi dell'Olmo, confidandomi nella virtù loro coltret- tiva, e parimente atterfiva, che pofieggono . Lafcor- za è più amara, e più cottretriva ; per il che fana ap- plicata con acetoancora la fcabbia . Eoltre à quello, lcatafrefcaà modo di fafeia fopra alle ferire, le può agevolmente faldarc. Hanno la virtù medefima anco- rale radici; e imperò fono alcuni, che fanno lavan- d'edellalorodecottione, per far pretto fareil callo , dove fi faldano le rotture delle offa . Chiamano Ì OI- N°mi' moiGreci SItixU: iLatini Ulinus : gli Arabi Didar, Dirdar, eLuzach : i Tedefchi Ylmen, Ryftholtz , Lindball, Yffenholtz : li Spagnuoh Ulmo : ì Fran- cefiOrme . 11 Carpino chiamano i Greci : e8" Italiani Carpino . Della Tarlatura del legno. Cap. 94. LA Tarlatura , che fi ricoglie de i legni , e de i tronchi -vecchi , fparfa à modo di farina in m le ulcere , le mondifica , e le confolida . Macerata ■prima infieme con Anefi nel vino , e applicata ài fo- pra con pe?J(e di lino, ferma le ulcere ferpiginof e. Tarlatura \jOn è veramente la Tarlatura de i legnami vec- fualccf°' c I N chi> e fracididel tutto da difprezzare, efien- mtionca.m'" do in lei tanta virtù di faldate, e mondificare le ulce- re, e parimente di fermare le maligne corrofive. Al- che tanto maggiormente vale, quanto ella li racco- glie da legnami d'alberi, che habbiano proprietà di coftringere, e di adergere . 11 che mamfel amente dimoftra quella (benché poca fe ne trovi ) 1 che ti raccogliedal legno Guajaco, che ci fi porta d India per la cura del mal Francete 5 percioche dilecca, e confolida non folamente le ulcere mediocri , ma quelle dell'illelTo»mal Francete , e fpegne con gre- ttezza l'ulcere corrofive della verga . Ma non lola- _ ,. , mente fi conviene nell'ufo della medicina la Tarlatu- wvtói. * radeilegnamivecchi, ma ancoravi fi convengono 1 vermini, che noi chiamiamo Tarli , che nafeo- A no, e firitrovanonetronchivecchidegl'alberi. On- de diceva Plinio al 13. capo del 30. libbro : I Coffi , che nafeono nel legno, fanano tutte l'ulcere , ma per quelle, che vanno pafeendo la carne , edel continuo la corrodono, bifogna prima abbruciarli, e aggiun- gerli altrettanta quantità d'Anefi, e farne linimento con olio, Ma è però ancor cola chiara, elicgli anti- chi "li mangiarono ne i cibi per cola molto foave, e delicata, come fcriffefiftfiflò Plinio al 24. capo del decìmotettimo libbro, così dicendo ; Già hanno co- minciato ad eilér in gran dima ne 1 cibi 1 Colli, che nafeono ne gli alberi vecchi , i grotti fpecialmcnte ; . e maflimamenre quelli delle Querele , per edere ne 1 B cibi piti de gli altri delicati, etantopiu, quando s in- zaffano con la farina , e fi alimentano . Onde non e vunto da maravigliar», fe mangiavano ancora gli an- tichi leCicale, avanti che faceflérol ali, per quanto fcrive Ariftotile , il quale fcrive etter corali Cicale foavittimo cibo. Ma perche ci debbiamo noi di ciò maravigliare , te ancora ài tempi noflri fi mangiano da molti i vermini , che nafeono nel cafcio ,xon "randifiimafodisfattionedcll appetito^lece della lar- i{ lejno fatura memoria Galeno, havendo ancora eglipaitico- fama d* lare inrentione àgli alberi, da cui ella fi raccoglie , oaie.o. all'ottavo delle facultà de templici , cosi dicendo : La Tarlatura de legnami vecchi, e matTimc quella , C che partecipa del coftrettivo, e dell'aftcrlivo , co- me è l'Olmo, mondifica, e incarna le ulcere humi- de. Chiamano i Greci la Tarlarura del legno «ra-fo- Norai. tu tyhov : i Latini lignorum marcor : gli Arabi Nu- charer veafab : i Tedefchi Vurmmeel : li Spagnuoli Qircoma . Della Canna. Cap. 9^. NElle fpecie di Canne ri è una, che fi chiama Na- tio*, della quale fi fanno faette, e una f emina, di cui' fi fanno le linguette delle pi fere . Enne , oltre à quefte, un'altra, chiamata Siringa, camofa , cinta. D di forti nodi, atta per ifcrivere libbri . Nafcene m al- tra fpecie ancora apprefio alle acque , chiamata da da Donace, e da chi Cipria. E rìtrovafene parimente un altra , fittile , e bianca, cìsiamata Phragmite , e Val- latoria, notiffima A tutti , la cui radice applicata per fe fila, e fimilmente con Bulbi, cava fuori le fpme , e le faette delle piaghe, e con aceto, mitiga la dislo- gagioni, e i dolori de lombi. Le fue fraudi verdi tri- te, e applicate, medicano le erifipile, e le altre infiam- magioni . La cenere delle corteccie fue unta con ace- to guarifee 1' alopecìa . La lanugine delle pannocchie lo>v, mefia nelle orecchie, afforda. Fd i medefimi ef- fetti ancor quella, che fi chiama Cipria. E Cinque fpecie di Canne folamente, come più note, c c più conofeiute fono qui deferirre da Diofcori- ]oro hifì0_ de ; quantunque Plinio al 36. c.dcl 16. lib. & all'i 1. del ria . 24. ne dimoftri e fière le Canne di ventinove fpecie , fra lequali, come di fopra tu detto, ne connumera una ipecie d'odorata, che nafee in India, e inSoria , atta all'ufo de gli unguenti per il fuo buono odore. Il che manifefiamente dimoltra, che il Calamo aromatico fiaCanna, enon radice, àconfufione di coloro, che «credono, che fia il vero Calamo aromatico , ilvo- gare delle Speciarie . Quelle , che fono copiofe , e vol- F Sari in Italia ne i Canncu , per farne pah per le vigne , crefeono il più delle volte all'altezza di dieci gombiti, ingrofiàndofi , come halle da foldati , e maturandoli diventano falde, e robufte , e feben fon vacue dentro, eflendonodofe, non fi rompono agevolmente . Han- no la feotza fquamofa, e cartilagmofa , ruvida, fra- •rile, e bianchiccia, la quale agevolmente fi fpoglia . Le foglie fono lunghe limili del tutto al Miglio India- no, ilqualnoi chiamiamo Saggina, mapiùlarghe , e più lunghe, ruvide, e all'intorno taglienti. Sono le lor radici bianchiccie ftorte, enodofe, comequelle dell'Iride, ma molto, e molto maggiori, epiùdure, H 2 Taglianfi n6 CANNA. Difcorfi del Matthioli A CANNA PALUSTRE. ragliano, ogni anno uguali 3 terra, ma poco dipoi ri* nafcono dalle radici, c in un'anno crcfcono alla me. defima lunghezza , e groflezza . Quella, che fi chiama jNaftos , la qual è tutta folida , e piena , quantunque li, fila, e leggiera, che per l'ufo delle facete de gli archi loro adoperano communemente i Soriani , non sò che nalcam 1 Italia, fenon (come diflè Plinio) nel fiume Kneno di Bologna . Ma quella , che fi chiama femina. il cui ufo e folamcnte per le piffero , io fin'hora non co- nofeo; perciocheà tempi noltri fi fanno delle con,. muniCanne,cioèdiquellafpecie, che chiama Dio- feoridc Vallatoria, la quale noi ufiamo per far fieni pergole, pali , e altre cofe neceffarie alle Vigne Ma che la Vallatoria fufife quella, di cui è il commune ufo, e le ne piantano 1 Canneti grandiffimi in Tofcana, m' ha fatto alcune volte dubitare il dire Diofcoride che ellaèfottile, ebianca; perciochc le communi Canne noftre fono le più grolle. Ma l'havere io poi ritrovato, che Teofrafto diceva al 12. capo del terzo libbro dell' iultonadellepiante, che la più grotta, elapiufortec quella, che fi chiama Vallatoria, m'hà fatto credere cheagevolmcntefialtatoqui corrotto il tefto di Dio- icoride, e tanto più, che perferrar luoghi , far pali e pergole, pili fi convengono le grolle, che le Cottili' Quella, ches'adoperaperlofcriveredelibbri, à cui hanno ufurpato l'autorità le penne, fi ritrova in af- fai luoghi, & ènotifiìmain Italia, e cosi parimente quella, che chiamano Cipria, che nafcenellc palu- itia dl'eaPPrC"oall' acque. Scrivefi, edaPlinio, e da a„. molti altri» che hanno fcritto d'agricoltura, effere k jaIc Canne, e la Felce mortale inimicitia; imperò dittero, chelegandoappreflo al vomero, quando s' •irrompono 1 campi , un pezzo di Canna , vi di- ugge fermamente la Felfe . Ma tanto maggiore ami- cala untrova poi tra le Canne, egli Afparagi ; per- ciocncicminatme i Cannati, maravigliofamentc v' allignano. Scriffero alcuni, che in indu tantocre. D deHe cf il' '7 pcrfoJI?e ' Ma fe TOÌC^ alcuno udire canol'orin-, „ Cannel,evutem polvere provo- cano louna, e parimente i melimi: lefrcfche n,-uV e applicate vagliono alle wfc«?iS iSS* . dlneannenh°r,nSann3t0rÌ' che vcnSono K ci tóSiS'".5^0' Faffi delle radici le p «re ddk?» • l'che Unàac'l ua mo,t° giovevole per aiCannXn^' VUf° modo ■ Pig'iafi di radici cóm di cìa'fc n «fa^l Ì C°" ^ftÌ" bicco di 3TO«SgS3&M edl loreoeuerem, quattro oncie per volta Scriffe delle fcrifiero8a,ci,ni SSS^^St* ^ le laettc, come e ella bavelle virtù attrativa Sa noi in vero non n'habbiamo fatto mai "°' pei quanto fi può congietturare ne! guilarla n còno fceella bavere non poco dell'afterlifo , nza acukà" E!latolZ1^nrK ^"fiveancòi.kfrondT tutto aHordire. Chiamano i Circe h Cann i&lL j Lat,ni Harundo: gli Arabi cìS S^fchX 1 li Spagnuoli Cannasi iFrancef, Ungrofeau ' Del Papiro. Cap, 96. fr„" cuc in inaia tanto cre- lcono> cs'ngrolTano le Canne, ched'ogniloroCan- T r P*„- j, n°nefifaunabaichetta,capacedanavigfrepe fiumi, \ ,?etZt 1 ^uale^Uca'^è'^à tutti. Waf) > ^mkmed,"»"onnonpotannUtaperdilatarhhocL delle delle fiftole ì imperoche prima ben bagnato , Ji ftrhigey con filo 3 fin che Jta ben Jècco , e pqfcia cojt rìflretto e /ecco 3 Jf mette nelle fijlole , ove fentendo V humorei Ji gonfia ) e fajji grojfo , e coji apre le bocche delle fi- Jìole . Hà la radice Jua un certo che di virtù nutri- tiva i e imperr gli Egitti la maflicano, e n ìnghìot- itfcOììo fidamente il fiucco, e il refio lo fiputano. HJfiw- Ji le firn radici da ì paefiani in vece di legno , Giova la cenere del Papiro a fermare le ulcere 3 che pafcono la carne in tutte le partì del corpo , particolarm-ente quelle della bocca . Il che fà più valorofamente la carta brugìata . Nel primo Iib. di Dioicoride. A 117 Papiro.efua efaminatio- On sà l'Italia , come il Papiro fi fia fatto ; roche , come fcriveTeofrafto al nono capo del impc- po del capo del 13. libbro , non N "e- 4. libbro, e Plinio allo 11 nafce in Italia, màinEgitto, in certi gioghi apprettò al Nilo, ove relfano alcuni flagni d'acqua dapoi alle inondationi, che ci fà per quel paefe; ma fe le folli: dell'acqua fon troppo cupe, non vi nafce : perche la fua natura non comporta l'acqua più alta che due gombiti . Sono le fue radici ritorte, della groffezza del braccio d'un'huorao. La maggior lunghezza dell'al- bero non palla dieci gombiti . 1 lati del furto fono triangolari, elalbmmità dell'albero è appuntata, e ferrata à modo di torfo . Produce il fiore, il quale tifa- rono gli antichi per farghirlandc à gli Dei; ma non però produce egli nè frutto, nefeme. Non dirò delle fiondi, conciolìa che come egli fe l'habbia, non ne ritrovo hiftoria . Le radici ulano gli Egizj non fola- mente per brugiare , ma per farne diverte forte di vali . Del furto fanno navi, edellafcorza vele, ftoje, vefti, e funi. Mangiano il Papiro cotto, e crudo, inghiot- tendone folamente il fucco . Nafce il Papiro ancora inSoria, intorno àquel medefimo lago , ove nafce il Calamo odorato, ma quivi folatnénte s'adopera per farfuni; e nafce parimente appiedo al fiume Eufrate. Facevafi del Papiro anticamente la carta da fcrivere , come facciamo noi lanoftra di (tracci di tela; onde riferbando il nome antico, fi chiama la carta in più luoghi Papiro. II modo, che tennero gli antichi per farla lor carta del Papiro, deferive Plinio nel libbro preferirlo àdodeci capi, dove ciafeuno, chedelide- rifapcrlo, potrà ricorrere . Hò veduto io il vero, e legitimo Papiro portato fecco d'Egitto in Verona ap- prc/loal mioM.FrancefcoCalceolario; ciocia pian- ta, e il furto, con due pezzi dellafua carta, grandi comefogli communi da feri vere, cofa veramente bcl- lillima da vedere; e honnehavuto dipoi ancora il ri- tratto in pittura da M. Ferrante Imperato Speziale Na- politano, qualnafce ( per quanto da lui intendo^ in Sicilia, poco lontano da Paletmo. Pare effere fpecic di Papiro quella fottilillìma, elarga cartilagine, in cui ci li portano involti i zuccheri , che lì conducono Papiro dell' dall'lfola di San Thome, del Bralilio , e Mederà ; tea , 'e dì imperoche ne lió io un pezzo mandatomi dal Clarif- San Tho- limo Medico Meller Luca Ghini , tutto fcritto di let- "e- tere Arabiche rode, e nere: il che da manifefto fe- gno, chegli habitatori di quelle Ifole ufino quelle foglie lottili in luogo di carta. Machequeftonon fia il Papiro , quale tifarono gli antichi, fi può certa- mentefaperc; percioche quefto fi preparava (come fenve Plinio ) artificialmente, e quello dell'lfole pre- dette nafce cosi da per fe,da una pianta grolla quafi un dito limile ad un giunco graffo . Credonfi alcuni , che canne In- Suede Canne, lequalinoi chiamiamo Indiane, che hane. dai gran Prelati, e altri Prencipi fecolari, per eflèr forti, cleggiere, s'adoperano à foftentare le deboli 7?r uC ^e"a veccn'ezza loro,lìeno veramente il Papiro . II che non sò ione affermare, nè negare, per non ha- 'aplro ferir J'cmc v«'e congietture . Fece del Papiro memoria Ga- o da Gale- -jeno all'ottavo delle facultà de fempliei, cofi dicendo : II I apiro cosi per fe folo non entra nelle medicine , ma ìntufo , ò vero brugiato ; percioche macerato nell'ace- to inacquato ,ò vero nel vino, confondale ulcere fre- iche , e quelle fpecialmente , che di fi gura fono tonde . Per lo che fi vede non farquefloperfefteiTo, ma co- memateria, che riceve i medicamenti , chefanano. Ma quando fi brugia diventa veramente medicina di- feccativa, come è ancora la cenere dellacarta . Tut- to quefto della carta dille Galeno . Ma è pero d'avver- tire, che nella nortra carta , la qua! fi fà di tela di li- no vecchia, non fi ritrova quella iftelfa facultà, che era nella carta degli antichi, la qual fi faceva di que- llo albero chiamato Papiro . 11 perche non sò , come fi polla à i di noltri ben fare quel medicamento di Ga- leno chiamato medicamentum de carta combujìa , peri* ulcere fordide, e cavernofe , e parimente i trocifei Fauftini fcrittinel fettimo libbro da Paolo Egineta . Chiamano i Greciil Papiro, vmufoì : i Latini Papy- 1 rus: gli Arabi Hurdi, &Herdi. Del Mirice , à vero Tamarigio . E' il Alirice ■volgarmente conofeiuto allepaludi , Cap. 97. Nafce appreffb e all'acque , che non corrono . Produce il frutto mofeofo , come ancora il fiore . In Egitto , e in Soria ne nafce del dome/lieo , Jìmile del tutto al falvati- co , eccetto che nel frutto , il quale produce Jìmile alla Galla tèa! gujlo difugttalmente cqflrettivo . Adoperafi in cambio di Galla nelle medicine de gli occhi , e della bocca, Daffi à bere allo fputo del fangue, e parimente ne fluffi Jlomacali , in quelli delle donne, al trabocco del fide, e à i morfi di quei ragni, che fi chiamanoVhalan- gi . Ripercuote, empia/irato, le polìeme . Ha la cortec- cia la virtù medejìma che il frutto . Il vino della de- cottione delle fiondi bevuto, aftottiglia la milza, e te- nuto inbocca , e lavandone ì denti , ne toglie il dolore . SedendoJÌ nella fua decottione , ri/lagnai fluffi delle don- ne , e lavandofene ammazjji i lendini , e (umilmente i pedocchi. La cenere del legno rifiagna, applicata, 1 fluffi delle d°m>e- Fanfidel legno del Tamarigio, bicchieri per l'ufoliicolor0' che patifeonoi difetti della mil^a; impe- roche-P0'^' ehe lor giovino, bevendo con effi . D IL domeftico Tamarigio non nafce, ch'iofappia , in Italia , come in Egitto, e in Soria, e fe pure in qual- H 3 che u8 Tamarigio , * !i!a efami- minationc . Medicine òel Tamari* filo. T-amatigto ferino da Galeno. Erica , e fua hiftoria . che luogo fe ne ritrova negiardini di quello, che fi tiene per domettico, non è però altro, che falvatico , trapiantato in luoghi dome/Vichi. Di che fàmanifefto argomento il frutto, e'1 fiore, il qual produce del tut- to limile al ialvatico, e non rimile alla Galla, cornee quello del domeftico . Sotto una pianta dinotabile procerità mi ricordo eflcrrnipiù voltericreatola (late all'ombra lungo alla riva del Tevere in un giardino dello Speciale di Santo Spirito in Roma ; il quale quantunquefuflè tenuto per domeftico , nondimeno produceva ilfrutto.e'l fiore fimile al falvaticosdelqualc tutta l'Italia a pprefio ài fiumi correnti tempre fe ne ri- trova abondanza . Per il che non hò potuto, fe non maravigliarmi diDiofcoride, dicendoegli, chefolo appretto alle paludi, e àgli (lagni nafea ilTamarigio; percioche tutto il contrario vediamo noi accadere in Italia, llchepiiivoltem'hàfattocredere, òche-fiala fcrittura di Diofcoride corrotta , ò vero chein Gre- cia altrimenti, chein Italia naica egli appiedò alle paludi, eagli (lagni. RiferifceColumella , che l'ac- qua, che fi tiene ne canali fatti dal tronco del Tama- rigio, lafciandovi bere i porci fi curano dal mal della milza, che contraggono al tempo delle liceità gran- di, per mangiare troppo ingordamente i frutti de gli alberi, che ltretti dal lecco cafeano in terra in gran quantitade. Difeccala cenere del Tamarigio ( fecon- do che recita Serapione ) tutte le ulcere valorofamen- te , e maffimc le caufate da cotture del fuoco. I.e fiondi infieme con tutta la pianta applicate in forma di fomento rifolvono le pofteme fredde . Furono già curate dalla lepra due donne ( per quanto ne teiti- lìca Alcanzi Arabico^ per il lungo ufo del bere la decottionc delle radici del Tamarigio con l'uva paffa. 11 che piti volte mi hà fatto credere, che nel mal Fran- cefe agevolmente potrebbero elle fuccedere in luogo del legno Indiano. I rami del Tamarigio tagliati mi- nuti, e applicati con aceto fminuifeono la milza . Dadi la corteccia dei rami à bere per li flutti vec- chi del corpo. Il frutto bevuto giova à i morii delle vipere. Solcvanfi non è lungo tempo vendere le radici in luogo della Caffia odorata; maeffendone pofeia conofeiuta la malitia , e fiata difmeffa la trufferia . Fece del Tamarigio memoriaGaleno all'ultimo del 7. delle facultà de femplici, cosi dicendo : IlTamari- gio è atterrivo, eincifivo, e fenza haver tropo appa- rcnzadeldifìeccativo, hàalquantodi virtù cofttetti- va. Per le quali facultà, equalità, giova alle durez- ze della milza, cocendofi nell'aceto, ò vero nel vino la radice, ò vero le fiondi, ò vero gli eftremi tuoi ra- mufcelli : fana oltre à quello, ancora il dolore de i denti. II frutto, e la corteccia hanno nonpocodel coilrettivo, di modo che fono quafi uguali alle Galle immature; ma nelle Galle fi vede una manifetta acer- bezza, e nel frutto del Tamarigio una difuguale tem- peratura ; imperoche è mefcolata con la fua natura molta fottilità di parti, e virtù afterfiva ; il che vera- mente non fi ritrova nelleGalle . Nientedimeno do- ve non fi ritrovino Galle , è lecito tifare il frutto del Tamarigio in fuo luogo , e parimente la corteccia . Oltre à ciò, la cenere del brugiato è valorofamcnte dileccativa, eafterfiva, quantunque poco coftretti- va. Chiamano iGreci il Tamarigio [/usino : i Latini Myrica, eTamarix: gli Arabi Calfa: iTedefchiTa- marisken, òveroPorft: liSpagnucliTamarigueira, Tamariz: iFrancefiTamarifc . Della Erica. Cap. 96. LA Erica è uno arhufcello ramufculofo , fimile al Tamarigio, ma molto più picciolo . Vìiuperafi il mele , che fanno le api , che fi pafeono del fuo fiore . Le $/roxdi fuey e fimilmente i fiori medicano , applicati d modo d'impiaftro, le morficature de i fet penti. ET'Erica arbufcello proprio dell'Ada, e della Gre- cia.E fecódo che dicono gli fcrittori, fiorifee ella Diicorfi del Matthioli A ERICA. UN' ALTRA ERICA. due volte l'anno: onde fi dice, che di tutte le piante faT- vatiche è l'Erica la prima,e Fultima,che florifca . Scrif- fene Plinio al 9. capo del 24 . libbro,con quelte parole : Chia- Nel primo lib. di Diofcoride. 119 Chiamino Erica i Greci uno arbofcello non molto differente dal Tamarigio, di colore di Rofinarino, e quali di limili foglie. Scrivono eiler quella valorofa molto contra ilerpenti .Quelle fono parole di Plinio , le quali non fono però di tanta chiarezza, che fi polla drittamente affermare , qiial pianta fiain Italia, che lcitimamentenerapprefenti l'Èrica, e mafiìmamen- teeflèndo ella deferitta da tutti con la medefima bre- vità. Quantunque quella, di cui èqui la figura , al- tro non mi paja rapprefentare che l'iftefTa Erica. El- la è veramente pianta fruticofa, di colore di Rofma- rino, con le foglie quafi fimili al Tamarigio, àcuila ralfomiglia Diofcoride . Fiorifce appo quelle due vol- te l'anno, la primavera cioè, e l'autunno; il che è propria natura dell'Erica, fe fi dee prellar fide à gli fcrittori di quella facultà. Oltre di ciò fi vede, chele apifipafeonodefuoi fiori tutto.il tempo dell'autun- no; imperoche le durano i fiori fino al principio del verno . Onde chiamarono gli antichi il mele, che fan- Eri- no le api in quello tempo, ragionevolmente Ericeo , come teftifica Plinio, ilqualedice, che fi fà dopo le prime pioggie dell'autunno, quando l'Erica fola fio- rifce nelle felve . Più oltre, fcrivendo Diofcoride nel 3. libbro che il Cori produce le foglie fimili all'Erica, maminori, evedendofi, che quella del tutto fe gli raflomiglia, tantopiùneinchina l'animo à credere , che ella fial'Ericadefcrittada Diofcoride . Da que- lle ragioni adunque perfuafo; hò (limato non elfer fuor dipropofito di porre qui quella pianta per l'Eri- ca. Queltanafce copiofiffima intorno à Goritia , c fpecialmente per tutta quella campagna , che tira dal- la villa di Sant'Andrea per andare à Memi verfo il fiu- me di Vipao. Ipaefani chiamano quefla pianta Gtio- ne . Ma in Tofcana crefee molto più grande, e fene fanno Ielcopc dafpazzarele cafe : e però volgarmen- teli chiama l'Erica, Scopa. Marcello interprete di 50, 1 Diofcoride fi crede ingannandoli di gran lunga, che la Erica fia una fpecie di Ginellra . Un'altra Erica, la ERICA BACCIFERA. A quale non manco forfè, fenonpiù della fopradetta , li confà conia deferittione, mihà novamente man- data l'Eccellentifiìmo Medico Meflèr Gabriel Falop- pia Modenefe da Padova, ove .con fommo honore egli hora legge pubicamente l'anatomia, eia materia defemplici . Di quella ancora diamo fior quila pit- tura, acciocheogniuno retti di noi meglio fodisfat- to, epollà appigliarfi àquella, che più gli piacerà . Ne mi par dilettar di dire che nafee una pianta rie i Monti di Boemia, ài confini di Silefia, ediLufatia, ovenafeono i fonti, che fanno il fiume, chiamato Ai- bis, la quale fi diffonde per largo fpatio per terra , fol- ta, e bada, le cui foglie fono quali fimili all'Erica B della prima fpecie più volgare; ma produce con tutto ciò ancora le bacche coli grolle , come quelle del Gi- nepro, ma tenere, e dentro molli, evifeofe, di co- lore come è quello delle Prime feorticate, Hà i rami legnofi chenel rodo bruneggiano, vencidi, carren- devoli . 1 fiori non vidi io giamai, ma folamente vi- di, e raccolfi la pianta con il frutto nella fine del me- fe d'Agoflo; e per non fa perne altro nome, non hò faputo chiamarla altrimenti, che Erica baccifera. E Erio ferita honne ancor qui portola figura permetterla ancor in tenere , lunghette, e alquanto graffette . Enne, oltre d queflo, un altra fpecie di più bianco, eparimente una terzjt fpecie , che produce le frondi più nere , e più larghe , tendenti al roffigno . Produce i rami lunghi cir- ca d cinque gombiti , e benché fieno molto più fpinoji", nondimeno non fono le fpine file molto ferme, nèmol- E to pungenti . Fd il fio frutto largo , bianco , fittile in forma di follicolo , fimile d un fiTfajuolo. Le frondi di tutte quefle fpecie applicate "in forma di linimento , giovano al fuoco facro, e alle ulcere ¥»8 Rhamno nella de- iezione dclfruttom qucfto modo : xa/m^h «I ******* Mm « tam4fe i«« 4* , cioè ■ o" f ìnT il aFu' b"»co fornlc, come un ìX^ lo, fimileall Afpliodclo. E perche quefta compara tioneetanco fuordi ragione (come pare à «oS che corrompono ,1 tciìo di Diofcoride j che no, fi può credere, che Diofcoride haveflè mai fc 'trota f ufiì'foll ienf 1 "m Wde frUCCO di Afphodelo , c e. nìhht ' n^alS°'ni'«e veruna, ne fonile , ne bianco, ma verde, etondo come un bottone . II quale argomento potrebbe agevolmente tirare qual- chuno nella fentenza loro . Laqualc noi in modo ve- runo non approviamo , nè teniamo per buona; im- peioche Onbalio, il quale trafciive da Diofcoride fedelmente la hiftoria delle piante, non legge iom> «woèihu, ma aaùx jfA,'», come fi; Ibko< lignifica fono quelle delle Fave, fi» cornetti del Terebinto , fecondo che io ritrovo in Suìda , e Fa verino , dottiffi- mi , i approvatiffimi interpreti della lingua Greca , e non frutto rifondo, come è quello del Rhamno . Ap- I>°cio, che il frutto, over filiqua del Paliurotenda al lungo , ne fa tellimonio in un'altro luogo , cioè all' il. capo del medefimo libbro, fcrivendo 'dellAcero , il cu, frutto dice, che tende al lungo, come quello ^ r ,fn°VPr0lblfc,e:'ncora' ehc licito Rhamno non fia ,1 Paliuro, ilfuofeme, il quale non fi contie- ne wtoU, ma in un duro, e ritondo noccioleti , il quale lia nafcollo nel centro di quel linaiuolo , cir- condato per intorno da una certa polpa fongofa: nel Sualnoccioletto fono tre ricettacoli, & m ciafeuno «quelli un grano difeme comprefso come una Len- ticcnia, lucido, erotticelo, dentro alqualeèlami- dolla bianca, e dolce, enonèfuliginofo, nègralTo, comelcnveDiolcorideeffereilfemedel Paliuro. Le t quali tutte cofe fanno certiflimo tellimonio quanto «toccamente s'inganmnocoloro, chevogliono che ii lUiamnc. della terza fpecie fia fiato aggiunto inDio- icoride, e che vogliono, che la pianta, laqualehab- oiarao Pofta noi pcr i0 terzo Rj)amri0) f13 il Paliu- 7? ' con non poca contentione . Parmi però, che il il h1"1 ga crri qu' U Ruellio, penfandofi, che i Mimiio ha quello, che volgarmente chiamiamo in P£° m,ell°' & aItri in Lombardia Sipino cer- vino, <*m Friuli Spin guercio; iroperoche quello fa le f rondi larghe, quali come il Pero, e produce il frutto nero in bacche, come quello del Liguftro , il qualeadoperanoi dipintori, & j miniatori, per farc un bellilfimo verde. Eperò habbiamo voluto chia- mar noi quefta pianta Spmo da tingere , e Spina infet- toria. Falli delle bacche ben mature di quello Spino unliquoremoltobuonoperfolvereil corno in S„, virtù dell. Ilo modo. Prendonf. di quelle bacche ben mature nel S' ' ° principio del mefe d'Ottobre due libbre, e colte che fieno, enette, fi rompono alquanto, e mettonfi in una m&mtì Vetriata, e vi fi lafciano ilare tre, ò quat- tro giorni ben coperte, in luogo pili pretto caldo.che freddo; e dipoi fi mettono al torchio ferrare in un facchettq, eipremefene fuori il fucco, il quale con lina libbra , e mezza di zuccaro graffo fi fa poi cuoce- re à lento fuoco fin tanto, cheiifpeffifca, come firo- po, cotto fi cola, e vi s'aggiunge di Cinnamomo , e diGengevo ben polverizati,di ciafeuno quattro dram- me, e due di Garofani, e ferbafi per li bifogni ;' im- perocheprefoneun'oncia, òfinoà io. dramme, fol- vccommodamenteilcorpo, purgandola flemma , e tutti glnumorigroffi, evifcoli, e però è molto con- veniente per li gottofi . Erra parimente effo Ruellio nell allegale in quelto luogo Teofrafto;pcrciochc'fcri- ve inavertentemente del frutto del Rhamno tutto quello, cheefiòTeofralto, fubitoche hebbe fcritto del Rhamno, fcrille del Paliuro . Errano parimente i venerabi i Padri commentatori di Mefue, credendo- li , che il Rhamno fia quella fpecie di Rovo, che và lei pendo per terra perii terreni non coltivati.chc pro- ducealcuneMoredicolorceruleofcuro, il che non li ritrova appreso d'autore alcuno, fe già non fufte nafcolto in qualche cantoned'Araccli. Fece del Rha- mno mentione Galeno all'S. delle facilità defempli- uhlmn. ci, cosi dicendo: 11 Rhamno difecca, exligcrifce nel fcrit,° dj Iecondo ordine, & infrigidifee nella fine del primo,ò QiUm' verone principio del fecondo, & imperò fana lEri- lipile, e le formiche , quelle cioè, che non lono ecceffi- vamentecalide . Per il che fi debbono ufare le fiondi quando fono tenere. Chiamano i Greci il Rhamno, Nomi. P^.«. i Latini Rhamnus: gl'Arabi Naufig , ò vero Naufegi: liSpagnuohScambrones, Dell' Alimo. Gap. iqi. LO Alimo è mi arbufcello , atto per le Jìepi , fi- m,le ài Rhamno, ma fen^a fpine . Produce :le framjim.lt alFOh-vo, ma più larghe. Nafee nelle Ke- pi, e nelle maremme. Le fue frondi fi cuocono come f altre herbe ne t chi. La radice bevuta con acquamela- t * al pe/o duna dramma, -vale d i dolori del corpo , allofpafimo, dirotti, e fd abbondare il latte nelle mammelle delle donne. L' A l i m o veramente di quellepiante.delle qua- — ,n più lentimcnti h ritrova appretto à diverti au- a*""**» tori; imperocbe (come recita Plinio al libbro, e ca- ^""^ pitolo 22.) chi tiene, che fu l'Alimo un'arbufcel- lo nel modo, che lo defenve Diofcoride; e chi una nerba di falfofapore, che nafee apprettò à i lidi del JTlaIJ'/enza quella terza fpecie, che particolarmente UTifleCratevaHerbarionafcere follmente fotto all' Hedcra, con più lunghe, epiù jiirfute frondi, d'o- dore molto filmici quelle del Cipretto. Quello, di cui fcrivc Diofcoride , quantunque forfè nafea in al- cun luogo d'Italia; nondimeno non hò ritrovato io fin hora alcuno, chemclofappiadimollrare: ma, fe- condo che riferifee il Ruellio, in Francia nafee per tutto nelle fiepi. Riferifee Solino, che inCandiane nafee aliai , e che tanta virtù regna inlui, che fola- mente mordendolo, caccia la fame. Chiamanlogl' Arabi Molochia, & Atriplice marino. Del quale fcrivendo Serapione, dice, che fi vende in Babilonia legato in mazzi, e che coloro, chelovendono,van- no gridando per la citta, Molochia, Molochia II che dimolìra , che appretto à gl'Arabi fia l'Alimo più pre- D E 122 Difcorfi del Matthioli MIMO VOLGARE. preftoherba, chealbero; eforfe quella, che ferive Plinio nafeere nei lidi del mare, di fallo fapore . 11 che più voice ra'hàfatto imaginare , che quell'herba falfa chiamata Biedone, che nafee nei lidi di Vene- D zia, agevolmente potrebbe e fiere qucft'herba,per mm- giarfi ella cotta ne i cibi , come gl'altri herbaggi. Que- lla produce le frondi olivari , ma graffe, e grafie quafi come la Portulaca , difalfo fapore, bianchiccie , e lifeie. Ifufti bianchi, fottili, & arrendevoli, &il femeracemofo, e minuto. Copia infinita ne nafee attorno le fatine di Triefte, dove fi vede ancora ap- partatamente l'Atriplice marino, che non poco fi jraflembra all'Atriplice falvatico , quantunque ap- prettò agl'Arabi pajaeffer una cofa medefima l'Ali— llScer/'1 mo' e'' Atriplice marino. Credefi Adamo Lonice- M?>. i ro^ ch.e il veroRhamnofia quella pianta, che fà uva, chiamata volgarmente Ribes: ma non facendo que- t ftafrondifimiliail'Olivc, mafimilialle Viti, fi co- nofee manifeftamente il fuo errore. Scriflene Gale- Alimofcrìt- no aló\ delle (acuità de femplici, così dicendo: L" so da Gale- Alimo è un' arbufcello , che nafee copiolìffimo in Cilicia, dove fi mangiano ifuoi germini, quando fo- no frefehi, e teneri, e fi ripongono ancora per ufar- negl'altritempidell'anno. Genera quella pianta pa- rimente feme, elattene'corpihumani, enelguflarla è acuta, tk alquanto correttiva . Per lo che fi può age- volmente conofeere, ch'ellanonfia confimile nelle parti fue . E adunque per la maggior parte calida tem- peratamente, humida imperfettamente,e leggiermente Vomì. ventofa. L' Alimo chiamano i Greci «Wfrò: i Latini J Halimus: gl'Arabi Molochia . JJtl Fatima. Cap. 102. IL Palmo è notifftmo arbufcello ,fpinofo, e duro. Produce il feme fulìginofo , e grafo , ti quale be- tiuto, giova alla toffe, rompe la pietra nella ■vejjt- ta , e medica le mor/teature delle ferpl . Le frondi, e parimente la radice, hanno -virtù cofiretiiva; &m- irero bevendofene la decottiojie, rffiagna il corpo, prò- A "voca l'orina, e conferire ài veleni ,<& ai morfo de vele- nojì animali . Rifolve la fita radice i formicoli f refill! , ejì- milmentel 'enfiagioni , pepa, emejfavifipra. TAnto fon varie nell'iftorie d'alcune piante le Paiium , fcritture, e l'opinioni de gl'antichi fcrìttori,che generano fpeffe volte non poca confufione nelle men- ti di chi diligentemente cerca di faperne il vero. E la varietà fi ritrova veramente nell'hilloria del Paliuro; imperochequeftodiDiofcorideèdiverfo da quello, che per diverfe fpecie fcriflè Teofrafto : queiti di Teo- frafto fono diverfi da quello di Plutarco, e quello di Plutarco diverfo da tutti gl'altri . E cominciando B prima da Diofcoride , è il Paliuro arbufcello fpino- fo, e duro, di breve proccrità, conofeiuto da ciaf- cuno ; il cui feme è fuliginofo , e graffo . Scrifsene bre- vemente, non facendo alcuna mentione, come fa- cefiè le frondi, penfandofi, chefuffelofcrivcrnefu- perfluo, per effere il Paliuro neifuoipaefi notiffima pianta; il chela, che à noi fia ofeuro l'intendere qua- le fia il vero Paliuro, dicuiegliintefe. Teofrafto po- fciaal i7.capodel ;.libbrodell'hiltoria delle piante dice; che'lPaliurohàpiiifpecie, e tutte fruttifere ; e cheproduce ilfeme fuo folliculi, non generando più che tre, ò vero quattro grani per follicolo, len- to, mucilagginofo, egraffo, comcèilfeme del li- C no; echenaìceinluoghihumidi, efecchi, comefì il Rovo. Ma da quello pare effere molto differente quell'altro Paliuro, di cui fece pofeia mentione al 4. capo del 4.1ibbrodell'hilloria delle piante; percio- che afferma nafeere copiofamente il Paliuro in Africa controndi fimilià quello di Grecia. E quantunque fia firn ile nelle frondi all'altro ; è nondimeno nel frut- to non poco diffimile; percioche quello d'Africa non produce il frutto largo, folliculare, ma ritondo, e l ofio fimile in grandezza à quello del Cedro . 11 cui nocciuolo, il quale è fimile à quello de Melagrani , non fi mangia; ma il frutto è per fe giocondo . 11 che mi hà fatto alcune volte credere, che non di lungo fallarebbe, chidicefle, che quello fuffe l'Agrifoglio, cosi chiamato da noi, & Aquifoglio da Plinio (quan- tunque non ardifca affermarlo per efter quello pianta proprinl' Africa , e non d'Italia) il quale produce le frondi per intorno fpinofe , & il frutto fimile à quello del Cedro, tondo, rodo , con il fuo nucleo molto du- ro dentro, giocondo, & all'occhio aggradevole, e parimente al guflo. Ma folamente hò voluto dirlo , per vedere nell'Agrifoglio tante note, che vi corrif- pondo : nè concederò io giammai,chc il noftro Giug- giolo volgare fia il Paliuro Africano, come sivà fo- gnando Melchior Guilandinojimperoche il Giuggio- lo non^àle lue bacche tonde, comequelledel Cedro minore , ma lunghette limili all'01ive,& il Ipr noccio- lo e limile à quello dell'olive, e non de i Melagrani , come deve efier quello del Paliuro Africano. Plinio togliendo da Teofrafto,fece di quefto mcdefimo men- tione al 27. cap. del 13. libbro. MafcrivenJo poi del- le virtù del Paliuro al 13. cap. del 24. intefe quivi di quell'iftefiò di Diofcoride. lo veramente non sò ve- dere altro in Italia, chepiùfiraffembri al Paliuro d' Africa (come hò detto) che l'Agrifoglio . Ma per tornare alla noftra prima intentione , ritrovo che il Pjliu Paliuro, dicuiferiffe Agatocle, èdifTerente da tutti Asawd gl'altri ; imperoche quelto nafee in A1effandria(come egli dice) alla grandezza de i Pini, edegl'OImi, con molti fpinofi rami . Produce le bacche come grolle Olive tanto la primavera, quanto l'autunno. Man- giali crudo , e verde , e come è fecco fe ne fa farina, la quale fi mangia cosi afeiutta fenza altro liquore . Seri- vene nafeere un'altra fpecie Plutarco d'autorità di Stefifontefcrittore di piante, nel monte Coccigio,nel quale rimangono invifehiati gli augelli, che sii vi fi pofano, come fanno nella Pania, eccetto il Cucu- lo augello, il qual folo per fpeciale virtù non vi ri- mane, fe però tanta fede dar fi deve all'autore . Per lo che vedendo io tante diverfe opinioni, e varie hi- ilorie Nel primo lib. (torie del Paliuro, mi fà credere, che'l Pali uro fia un nome metto à compiacenza à più , e di verle piante fpi- nofe, in diverfe regioni. Hammi però detto, &af- fermatoM.GiofeppeSalandi Medico, nelle facultà defemplicidottidimo, ha ver più voice veduto il Pa- liuro, di cui fcrive Diofcoride , in Grecia nel tempo, che vi andò con l'armata Vcnctiana, e chequivièda tutti volgarmente chiamato Paliuro . Sono alcuni mo- derni, chepenfano, che il Paliuro di Diofcoride fia quell'albero, che nel feguente capitolo con varie, e diverfe ragioni provaremo efìèrla vera, e legitimaO- o?iniontdi xiacantha . Ma veramente non mi piace l'opinione di alcuni mo- coftoro; imperoche la pianta, laqualio ftimo elTer probità"" l'Oxiacantha, è albero, e non frutice. Fàilfruttoin racemi groilò come quel del Mirto, roffo, pieno, e fragile, con alcuni noccioletti dentro! il che non fà il Paliuro di Diofcoride , il quale non fàfrutto,ma un femefuliginolo , e graffo, e( come fcrive Teofralto al 17. cap. del 5. libbro dell'hiitoria delle piante) fer- ratoinfollicoii, vifcolo, egradocome il feme del lino. Ma forfè che s'ingannano coftoro, fidandoli troppo fopra i a traduttionc delGaza;imperoche egli al l<5. capo del primo libbro traduce dal Greco in que- llo modo : Qiicedamfolia cum extremo, tum etiam lateri- bur finuata concidunt , ut Ilici fi Roboris , Smilacis , Rubi , Paìiuri, ir aliar um , cioè : Alcune foglie fono intaglia- te neH'eltreiYiità, e per intorno, d'un' intaglio ondeg- giante: tali fono quelle dell'Elice, delRovero, del Smilace, del Rovo, del Paliuro, e d'altri. Dove è d' avertire, che quivi il Gaza, per mio giuditio , ha aliai male tradotto , mutato, e corrotto la fcrictura di Teo- fralto; imperoche r.apavxvti'ipvTa apprelìò à i Greci nonfignifica altro nella lingua nolira, che fpinofet- te . Senza che oltre àquefto , li conofee l'errore,eden- doà tutti manifefto, che l'Elice, lo Smilace, & il Ro- vo non hanno in parte alcuna le foglie loro intagliate, come fon quelle di quella pianta , che io hó deferitta, e dimoftrataptr l'Oxiacantha; malunghe, e perin- torno tutte cinte di fragili, e minute fpinecte, come nel procedo deH'iftcfio capitolo fa molto più chiaro 1' ifteffo Teofralto .quando dice.- Nel medefimo modo fannoalcune piante il furto prima lifeio, etrattabile, e pofeia fpinofo, & horrido , come fàla Lattuga, e tutte le foglie , che diventano fpinofe; il che molto più accade nei frutici , come nel Rovo, e nel Paliu- ro. Dal che fi può molto bene chiarire ciafeuno, che la pianta, che noi chiamiamo ììagaja, Se altri Amper- lo,non può edere in modo alcuno il Paliuro, ma ben laverà, elegitimaOxiacantha, perleragioni, &au- torità , che li diranno nel feguente capitolo . Altri vo- gliono (come habbiamo detto nel precedente com- mento del Rhamno) che il Paliuro non Ita altro, che la pianta polta da noi per la terza fpecie del Rhamno ; ma perche in quel luogo habbiamo fuilicientemente provato quanto s'ingannino coftoro, non fàbifogno di tornare quii dirlo un'altra volta. Mà riavendomi il Paliuro ridotto à memoria l'Aquifoglio, ò vero A- grifoglio, non m'è parfo fuori di propofito di fcriver- fouifogiio "cquil'hilloria, elevirtùfue. E adunque I'Aqui- fua hiftol foglio una pianta grande come l'Oxiancantha, le 1 • cui foglie,che fempre verdeggiano , fono limili à quel- le del Lauro, ma tutte per intorno, eccetto alcuni in- tervalli, fpinofe, durette, falde, e carnofe . La cor- teccia de rami verdeggia, come fà parimente quella delleverghe,chemandafuori. Le quali (cosi come tutti ifuoi rami) fono vencide molto, arrendevoli, e nervofe . Produce le bacche rode del tutto limili à quelle del Rufco , con un nocciolo dentro bianco pa- rimente umile. Vale la decottione delle radici per mollificare le giunture indurite per dislogagione; im- peroche rifol ve, e mollifica le durezze, e l'enfiagioni,e riltaura le rotture dell'oda. Mettonfi le foglie, per proibire che i topi non mangino la carne fecca , e fata- ta, attorno allefuni, à cuifi fuole appiccare al palco; imperoche le fpine delle foglie pungentiffmie non ve li lafciano accertare . I villani ne fanno feope de fpaz- di Diofcoride. A A Q_U IFQGLlO, 123 D zare , & i Preti al tempo delle fefte, ne ornano le Chie- feloro, c per tutto Tammajano, e diquindipoiivil- lani fe le portano à cafa , credendo che vagliano con- tra i folgori, c contra gl' incantefimi , feguendo lefu- perltitioni de Gentili; imperoche Plinio fcrive, che piantato l'Aq uifoglio nelle ville , ò tenuto in cafa , af- licuradalFafcino, e da gli incantefimi. llfiore(co- me fcrive pur egli d'autorità di Pitagora ) fà congela- re l'acqua, lafciandovifi dentro qualche giorno .Cre- I[rorc dl deil medefimo Plinio all'8. cap. del 27. lib. che il Cra- Plinio, teogono di Teofralto, el'Aquifoglio, fieno unacofa medefima . Ma fe fia il vero, o il falfodo potranno giu- dicare tutti coloro, che fanno profeffione delle pian- te, che leggeranno inTeofraflo il 1 5.cap. del J.lib. dell' hiftoria delle piante, ove del Crateogono fcrive egli inquefto modo:HC rateogono hà le foglie lun- cra-mjo- ghe come il Nefpolo, ma maggiori più larghe, più lun- no.efuahi- ghc,nè fono dentate come quelle per intorno. None ft°ria• pianta molto grande , ne molto grolla . La materia del fuo legno è forte, rodèggiante, e varia di colore. La corteccia è lifeia come quella del Nefpolo. Hà una. fola radice, e profonda. Produce il frutto per la più pane tondo, il quale maturandoli diventa nero , e fec- cafi, il faporedelqualeèquafifimilealìe nefpole; e però non pare il Crateogono altro,, che un Nefpolo falvatico . Galeno all'ottavo lib. delle facultà de fem- plicifcridé del Paliuro diDìofcoride, cosi dicendo.- Lelrondi ,ela radice del Paliuro hanno tanto del co- ftrettivo, che poffònorillagnare illudi del corpo ; e tanto del digeltivo , che podono fanafe i tumori , che non fono molto caldi . 11 frutto hi veramente tanto dell'incifivo , che rompe le pietre nella veffica , e gio- va à gl'humorigrofli del petto , e del polmone , che malagevolmente fi fcreano. Chiamafi da Greci il Pa- Nom'• liuro xxi'oupss, edaLatiniPaliurus. Dell' Oxiacantha. Cap. 103. LAOxiacantha , la qual chiamano alami Pirina , e Pithianta, èuri alberojtmile al Pero divarico, ma minore , Paliuro ferie » dì Calo- 124 Di icori! del Matthioli Oxiacan. Filai c fuae- uminacio» minore, emoltofpmofo . Produce il fntlto pieno, fragile, erojjcggiante, dellagroffe^a di quello del Mirto, con il nocciolo di dentro . Hàynolte , e profonde radici. Il firn frutto mangiato, ò-verobevuto, ri/lagnai fiujft del gol- fo, e parimente quelli delle donne . La radice peli a, ed empia/Irata, ca-vafuori dellacarnelefaette , e le fpine . Diceji, che battendojt con ejfa leggiermente tre -volte il corpo alle donne gravide , Ufi [conciare , e parimente em- pi ajtr atavi /ufo . OXIACANTHA. D Iene fermamente tutta la fcola de i moderni Me- _ dici,chel'AcutaSpinadiDiofcoride, la quale _»f Arabi hanno chiamata Berbero, fia veramente quello Ipinofo arbufccllo, che volgarmente in su'l Trentino, dove ne nafee c per le fìepi,c per le felve una infinità di piante, fi chiama Crefpino , e da i Mcdici,e da gli Speciali di tutta Italia Berbero, credendofi fin- ceramente ancora eglino , che cofa fia . Ma in verità , febeneficonlidcranolenotc, che lì danno da Diof- coride all'Acuta Spina , fi ritroveranno del tutto dif- ferenti da quelle del Crefpino. Il che m'ha sforzato, e per dirne il vero, e per mediarne manifeitamenter errore, di contrapormi all'opinioni, che hanno tenu- to i modermi Medici ne i commentari fatti da loro fo- pra l'hiftorie delle piante . E però p armi , che non po- cafarà la miafatica àdimollrar loro fenfatamente il contrario , e fare, che tanti animi , e divedi intelletti , e tanti Medici, e Speciali già tanto tempo invecchiati iti tal credenza fe ne diftolgano, e s'acq uetino à quella mia , ancora che ragionevole, opinione . Ma per fape- re io, che la verità è più candida chela neve , e pili ri- lucente che'l SoIe,efida,everaamicadcivirtuofi,e di tutti gfhuomini da bene, hò confiderato,chele mie molte autentiche ragioni non potranno in modo al- cuno offendere l'orecchie di quelli dottiffimi rinomi- ni, che non volendo, hanno errato; anzi più tolto , cosi come àdifenfori del vero, faranno cofagiocon- dmima, e molto grata; imperoche coloro, che più Pr^'t° compiacendo à le ftelìì, vogliono errare, che cedendo alla verità, & al dovere , non vogliono rico- \ nofceregli errori, nè emendarli , non fono da rice- vere nel numero dei Filofofi, nè de gli huomini ra- gionevoli. Ma per non perdere più tempo in apolo-cht'' gie , dice Diofcoride , che l'Acuta Spina è un'albero li- jjj£j? mile al Pero falvatico ; ma minore , e molto più fpino- l>«o , fo; e che produce il frutto alla grolfezza di quello del CrcfPino Mirto , pieno , fragile , e rofleggiante , con il fuo noc- ciolo dentro; echehàfottoterra molte , e profonde radici.il che dimoftra,che dell'Acuta Spina non fcrif- feDiolcoride altre note, che quelle dellagrandezza, groilèzza , e limilitudine del tronco , e de fuoi rami , e della quantità , e profondità delle radici , e della grof- fezza, colore, equalità del frutto; lafciando, e ta- li cendofil'hilloriadellefrondi, del fiore, edella cor- teccia. Alche attendendo io, panni veramente, che fia perla prima il Crefpino tutto difuguale dal Pero falvatico; à cui del tutto raflèmbrò Diofcoride l'A- cuta fpina. Efce primamente il Pero falvatico dalle radici fopra al terreno con un fol tronco , bene levato all'alto; ilqualenel crelcerc notabilmentes'ingroflU, e crefee in albero di commune grandezza . Ma il Cre- fpino, del quale hò veduto io, e veggio ognigiorno infìnitillimepiantenon produce alcun tronco dalle radicifue, ma fe ne crefee da quelle con più,ediver- iìfarmenti, ò vogliamo pur dire baffoni fpinofij de i quali i maggiori di poco più eccedono il dito grotto Z della mano, fe non fono di molti anni invecchiati nella groilèzza loro; e rare fono le lue piante,che tra- panino l'altezza d'un'huomo . Oltre à ciò la cortec- cia de Peri falvatichi è ruvida , fq uammofa , ineguale, grolla, cdicolore, che nel nero roffèggia: e quello del Crefpino è tra le fue fpine bianca, ìifeia, e foni- le, di modo che non fi può cosi poco intaccare, che non dimoftri fotto di sè quella fua giallezza molto più viva, che quella del Melagrano. Vedefi oltre à que- ito, edere ilPero falvatico fpinolo, à modo dei Pru- ni, e manda fuori una fpina fòla per lungo , fe bene fi ritrovano f pelle ne fuoi rami , nere di colore,falde co- me quelle del Rhamno, e bene appuntate : & il Cref- pino produce le fue à tre, à tre, cioè due dalle bande, & una nel mezzo, le quali efeono sù per tutto il batto- ne da un medefimo luogo tutte tre infieme, bianche, piane, e molto fragili, fe bene fono acutifiime. E oltre à quello il frutto dell'Acuta Spina grotto come quello del Mirto.- tqucllo del Crefpino poco mag- giore digranella di tormento, e pende ordinato bel- lamente in lunghi grappolettià modod'uva; icui vi- vidi, e grotti acinetti molto fi raflembrano à quelli de Melagrani; quantunque non fieno cosi grotti ,& hab- bino aliai più vivo colore, e fieno al gu'llo molto più brufehidifapore. Le fiondi del Crefpino non fono veramente di Pero falvatico, ma più pretto di Mela- grano: quantunque fieno alquanto più larghe, non cosi appuntate, e cinte per tutto all'intorno di minuì- tilfime, efpcffillìmefpine. Leradici, le quali fono cosigialIe3comefefuffcroinzaftàranate , come che fieno affai, efottili; nondimeno non fono profonde interra, comcfonoquelledell'AcutaSpina, ma fu- perficialmente s'allargano all'intorno. 11 fiore fimil- mente non è di Pero falvatico; pcrcioche vien fuori giallo, del color proprio del fuo legno, in grappoletti, comelàquellodell'Uva, efpira, nell'aprirli defuoi minuti bottoni il Maggio, foaviflimo odore. Il che mamfeftamente conclude , che l'Acuta Spina de Gre- ci, & il Berbero de gl'Arabi non fia il Crefpino, che communementeèinufodeMedici. La onde è vera- mente da credere, che fe per l'Acuta Spina navette in- tefo Diofcoride del Crefpino, non riavrebbe egli la- feiato di dire, come molto artificiofamentc fieno cin- te di minutiflìme fpine le fue frondi; nè fatto il fuo frutto, il qual pende dairamiingrappolidiminure granella , limile à quello del Mirto . Non riavrebbe ne- anche fcritto, che le fue radici fi profondafiero in ter- rai fi farebbe taciuto il notabile colorgialIo,chevili vede. Non havrebbetralafciatol'hilloria delle Spine, cheà tre à tre nafeono per tutto dal piede alla cima de fuoi fuoi baffoni -s non la candidezza, e fertilità delia fcor- Za; non il nafcere, chei fi fenza tronco in divertì baffoni 5 ne cosi raflèmbfatolo largamente al Pero fal- vatico , dal quale è veramente più diverfo il Crefpìno" H»i! fi, la cheleQuerciedagliOiivi. Ma fe pure vogliamo noi wm acura dire, chel AcutaSpina nafca in Italia , direiio, che ella fufk quell'albero fpinofo, tutto funile nel tron- co, nella corteccia , e ne i rami al Pero falvatico.che inTofcana.e maffime nelle maremme di Siena, fi chiama Bargaja .enellemontagne di Trento Amper- tó.e Pane d orfo, & in Friuli Barazzo bianco; impe- roche in ogni lua nota Io ritrovo del tutto fimile all' Acuta Spina di Diofcoride. Del che fa veramente fe- de il tronco prima di tutta la pianta, i ramiinogni parte armati a acutiflime, eferme fpine, la materia del legno, e la ruvida corteccia, come di Pero fal- vatico. Oltre a ciò conferma, che cosi fia, la pro- fondità delle fue radici , & il frutto, che produce della grettezza di quello del Mirto, vago , roffeggiante.pic- no, efragilenelloftropicciailoconledita; in cui è dentro fior uno, hordue, &hor più noccioli poco pm grandi d'un granello di Pepe. 11 fiore, il quale produce bianco, e quell'indio del Pero falvatico. So- lo letrondUono alquanto diflìmiglianti, per effere in- tagliate ,comequelle dell'Apio, fe bene alquanto di forma pm lunghette . Ma quello à me non pare per di- verte ragioni, che contradica all'opinione noftra ; perche le lomiglianzefemprc fi fanno fecondo le più parti, e non fecondo le meno. Come adunque hab- bial Acuta Spina le frondi , non fcrifie in quefto luo- go Uioiconde; ma dille folamente effère un'albero limile al Pero falvatico, come diffé ancora, che 1' Arbuto era limile al Melo cotogno, c l'Ilice, & il f aggio alla Quercia , havendo più rifpctto alle fattio- m del tronco, alla materia del legno, allafcorza, à » rami, &ai fiori, cheallefrondi; le quali fa però l Acuta Spina ( quantunque qui fe lo taccia Diofcori- de ) intagliate, come fon quelle dell'Apio. Il che fi prova manifellamenre e per elfo Diofcoride , e per ieof rafto; percioche fcrivendo Diofcoride delle Nef- polc nel procedo di quefto libbre per due diverfe fpe- cic, Iaiciatelepiu volgari, che fi veggono abbondan- ti, e communi per tutta Italia, nella fine del capito- lo comincio a recitare prima l'hiftoria di quelle . che volgarmente a Napoli chiamò àtempi noftri Azzaro- ìii^r3 , ch,dl,,amar°no Atonie, cosi dicendo: IllMefpoIo, ilqualeechiamatodaalcuni Atonia, è un albero fpinofo, di frondi fimile all'Oxiacantha . Produce.! fruttofoave, picciolo, con tre nocciolet- vw," ,°\&C- C°TC P0fcia faccia Sfrondi quefto iNcfpolo chiamato Azzarolo, dichiarò Teofrafto al l2jCapo del terzo libbro dell'hiftoria delle piante, co- si dicendo : Le frondi di quefto fono intagliate di mo- do, che ne 1 ultima parte loro molto fi raffòmigliano ali Apio. 11 che viene a concludere, facendoli Nef- polo Azzarolo le frondi limili all'Oxiacantha , & ef- lendointaghatc, comefonoquclle dell'Amo, come dice Teofrafto , che fia fenza alcun dubbio quella fpi- ^e r^TVrA>rUÌÌI]ZernÌOÌO' Ia "era AcutaSpina; P rciochclefuefrorid.fono intagliate à modo d'A- liTV c?me{?n1?eUc di quel primo Nefpolo,che feri- ni: j ,1",$' ';• ^we oltre à ciò Teofrafto ali 'ultimo r Ilbbr°. storia delle piante, che gì' antichi ufarono di mettere nella ghirlanda il frutto dell Ox.acantha. Il che fà non picciolo inditio , che ftmtrf * ,,vera 0!iilPantha; imperoche il fuo t,o ° j-rqUal,^ura w s" la Pilnta fino à mezzo il vcr- firaV ,tel,,feio' luc>à°> e rollò, che del tutto , " °m'glla aI CoralI° ■ 11 che "e"e ghirlande mol- rrernif':n^edov,eva:1SSracIire- Et imperò diremo il creipnio effere altro, chel'Oxiacantha, e noneffè- „rlnl °Pctm'p parere in confideratione alcuna ap- °™ ro„lunnnC1Ch!fcrÌ."0rÌ- Ovunque non manchi- a t0,"' ch«ontriSiconoaIla noftra opi- ?llrtulCfnào> chc Teofrafto fcrive, chel'Oxia- cantha ttafemprc verde , nè mai perde le foglie , e che Nel primo lib. di Diofcoride. 125 A le fue fpine fono fimilià quelle dei Cedri. I quali ar- gomenti per mio parere non fono d. tanto valore , che non fi rollino agevolmente confutare; imperoche, conje tì vede apprefloaleofrafloal !3. capoFdcl pri! mo libbra dell hiftona delle piante, che vizia culi errore in dire, chela Tilia, & il Tamarigi^ hanno tempre, & in perpetuo le frondi verdi, &alis capo del terzo libbro, cheilSovero, over Subero non ftà fempre verde, e che li cafeano le foglie, contraqucl- lo, che fe ne vede: cosi dirò io; che habbiprefoedi errore ncll Oxiacantha , fe gii non vogliamo dire che in quefto capitolo, come in molti altri luoghi vi fieno di molte mende, e fcórrettioni. E che ciò fiailvero, ne fà( per quanto io ne intenda) teflimo- nio Plinio, ilqualetrafcrivendolcpiante, chefi-m- pre verdeggiano, da Teofrafto al 21. capo del 16 lib- bra , non fi ivi mentione alcuna dell'Oxiacantha, nè manco della Tilia. llchefà manifello argomento , che Plinio nel fuo Teofrafto non ritrovalTe altrimenti quelle due piante. Ma non mancano ancora alcuni elemplari del Teofrafto, ne i quali non fi legge 5&«- m&xzZSa!. Appo ciò, fe ( come fcrivono Diofcoride, e Galeno )l*Oxiacantha è del tutto fi- t f.H — , ' "A""""11"* e uci tutto li- mile al Pero falvatico, (come contendono coftoro) non diro 10 adunque fe non, che la non confcrvi al- tornenti le foglie, pofeiache il Pero falvatico le per- *- de. Quanto poi fpetta alla obiettione delle fpine; fe fielaminerannoleparoledi Teofrafto più diligente- mente, che non fanno coftoro, fi ritroverà, che non alternano cofa veruna in loro favore; imperoche trattando Teofrafto delle Mele mediche, chiamate Cedri da noi, edeferivendo le fpine dell'albero, lo diileconquefleparole, Sxàyrxs fi Sxs civìos "1 "- <= menti, o vogliamo due bacchette, come fanno an- cora 1 noccioli falvatichi, tutte dall'alto al baffo ar- mate di certe acutiflime fpine , lunghe , piane, e bianche , che vi nafeono ("come dicemmo di fopra) à treatrein ciafcun luogo, ove fpuntano fuori. La Icorza dei baffoni è bianca, lifeia, efottiIe,fottola Suale e la materia del legno, gialla, fragile, e fon- gola. Haaftai radici, di colore molto giallone qua- li fparge nella prima fuperficic della terra. I.efron- di produce quafi limili d quelle de Melagrani , ma iono più fottili, più larghette, e mozze nellacima, in ogni parte per intorno cinte di minutiffime fpi- ne. Produce il fiore nel principio di Maggio, »ial- 10, in grappoletti, quafi come fi l'uva, difoaviflì- mo odore; da cui fi generano pofeia gli acini lun- ghetti, i quali nel maturarti diventano raffi fiam~ meggianti, limile alle granella dei Melagrani ma non fono cosi graffi, di fapore acetofo, e ftitico Di quelli fe ne fa vino, e lo chiamano 1 quantun' que non legitimamente ) vino di Berbero , il auale e veramente affai più brufeo, chenon è quello de i Melagrani acetofi . Daffi nelle maligne , & acutif- fime vi6 Difcorfi del Matthioli CRESPINO. A UVA SPINA. fune febri; perciochc mcfcolato con Giulcbbo vio- lato, nonfolamentcfpegnematavigliolamente la le- te, e l'arfuta della bocca ; maproibifce , che i vapo- ri maligni, e velenofi non cosi agevolmente corrano U al cuore, &occupino il cervello. Dalli parimente neitìuiìittomacali, e vomiti colerici, e nella difen- teria. Riftagna tanto bevuto, quanto applicato, i flutti de meftrui. Ammazza i vermini, e maflime quando fi beve con acqua d'Abrotano, ò di Grami- gna, & un poco di zucchero. Conferifce allo fputo del (angue: fermai denti fmoffi.lavandofene la boc- ca.- confondale gengive, e rifolve, gargarizzato, le infiammagionidelleiauci, edell'uvola, e ptoibifee con la ftiticitàfua il flutto, che vi difeende. Confo- nda le ferite frefche , e difeccale ulcere vecchie : nuo- ce nondimeno à gli ftomachi frigidi, & à gli filetti di petto. Datti ancora con giovamento alle infiamma- b gioni del fegato: riftagna le lagrime, & i lluni degli occhi incorporato con acqua Rofa, eTutia, e mef- foncunagiocciola, ò due per voltane gli anguli de gliocchi, chepatifeono. Oltre àciò.da che pur l'A- cuta Spina m'hà tirato adire delle piante fpmofe , di- co, che così come non ritrovo alcuno degli antichi, che habbia del Crefpino fatto mentione, nonritrovo parimente chi faccia mentione alcuna di quell'altra DMSpini.e breve, e pure fpinofa pianta, chiamata da chi Uba ™uió. spina, dachi Uva Marina, edachi Uva Cre: spina. Dicoadunque, chequeltaè una pianta, o vero arbofcello picciolo, e fruticofo, con foghe d Apio, òvero d'Oxiacantha , i cui rami, e virgul- I ti biancheggiano, e fono per tutto fpinoh. J^va- fene di domeltica , e falvatica. Fa i fiori bianchi cosi l'una, come l'altra, ò vero cne nel verde por- poreggiano . Non fà altrimenti le fue bacche in grap- poli, ma feparatamente . Quelle fono tonde, pelo- fe, emaffimamente le falvatiche . Sono piene a un fucco vinofo, e brufeo, mentre che lonoacer- be , e del tutto fimile all'agretto . Sono avanti che fi maturino verdi , ma maturandofi mutano in'-^~ memente il colore , & il fapore ; imperoche di7 ventano giallettc, e dolci; hanno nel ventre alcuni piccioli fiocini, ma fragili molto, e teneri, di modo che li mangiano inficine con il frutto. Colgonli per l'ufo de i cibi avanti che fi maturino ; imperoche ma- ture non hanno nell'intingoli, e ne 1 cibi grana veru- na. Sono di natura frigide, e fecche, & aftrmgenti , &ufanfi in cucina in luogo d' Agretto. Dafii l'Uva Spina verde utilmente , cotta nelle mineftre , nelle te- bri acute ; & univerfalmcntc è molto amica delle don- negravide. Hammiquett a ridotto a memoria queìl' altra farmentofa pianta taciuta da gl'antichi, che pro- duce le fiondi vitiginee, quali di figura, egrandezza di quelle del Popolo bianco, & il frutto rotto, quan- do è ben maturo, ingrappoletti, come fà il Crefpi- no; i cui acini fono tondi, poco maggiori delle gra- nelladclPepe, di fapore brufeo , e dolce mcfcolato _ Le cui piante fon fatte hoggi volgari ne" giardini per intende le iiepi, che compartono gl'ambiti del tere- no. Credonli alcuni, che (iaqueftoarbufcello il Ri- bes degl'Arabi , il chea me non corrifponde ; percio- cheffe'condo chefcriveSerapione) è il Ribes una pianta, che produce i vitici, òvero i capriuoli, di colorechenelvfrde rofléggia, eie frondi larghe , grandi, etonde. Le quali note veramente non cor- nfpondono alla fopradetta pianta; imperoche nè vi- tici, nètalifrondi produce. Il frutto però affai umi- le al Ribes , perciochefifentealgutto acetofo, pari- mente, & dolce, come dice effèr Serapione quello delRibes. Perlo che li può ragionevolmente ufarc infuoluogo, dandolo nell'acute febri, nellecalidi- tà dello ftomaco, perlafete, per la naufea, per pro- vocare l'appetito, per riftagnarei flutti colerici dello ftomaco, edel corpo, perifpegnereilfervor del fan- oue, e per domare l'acutezza, & il furore della co- lera. Etimperòfonodacommendarequegli Specia- li, chencferbanopcrtali difetti il vino, anno per anno . Sono alcuni , che fi credono efler quella pian- ta quella, che al 7. libbro delle compoiitioni de i medicamenti fecondo i luoghi , chiamò Galeno U v a d' Q R s o : ma fi dimoltra non efler la verità.per- cioche Ribes ve gare del Uvad'Oi Nel primo lib. di Diofcoride. RIBES VOLGARE, a Del Rovo Canino. 127 Cap. 104. Galeno. cioche dice l'ifteffo Galeno che la pianta , che produ- ce cocaleuva, file fiondi limili aU'Arburo. lIBello- nio nel fuo libbra delle piante refmifere vuole, che il Ribes di Serapione fia una certa fua pianta, la quale dice bavere ritrovata nell'ultima cima del monte Li- bano confrondi limili alla Rombice , ma pili grandi, e non cosi appuntate, dal mezzo delle quali efeono alcuni grappoletci tutti carichi di acini rodi, nel mo- do che efee un'acino folo dalle foglie dei Rufco , del- loHippoglofiò, eckl Lauro Aleffàndrino . Ma non sò, come ben polla io approvare qui l'opinione del Bellpnio, vedendo che quella fua pianta non hàquel- lenote, che fi danno da Serapione al fuo Ribes, per haver foglie lunghe, e non tonde, non havere i vi- Oxi«intha ticci, & effere un'herba , e non un' albero . Scriffc ^'™_dl delI'Oxiacantha Galeno all' ottavo delle (acuità de femplici, cosi dicendo: L'Oxiacantha è di fpecie li- mile al Pero falvatico, e limile parimente nelle virtù fue; fimili fono ancora i frutti d'amendue, eccetto che quello del Pero falvatico è del tutto afiòlutamen- te (litico, & acerbo: e quello delI'Oxiacantha, oltre alla ftiticità fua , hà del fottile nelle lue parti , con al- quanto dell'incifivo. Ma nelle fattezze fue non è il frutto delI'Oxiacantha limile à quello del Pero fana- tico, ma uguale à quel del Mirto, rollo, e tenero, conifuoi noccioli dentro. Giova tanto mangiato , quanto bevuto à tutti i fluffì . Chiamano iGreci l'A- cuta Spina, iXumxyS'cc : i Latini Acuta Spina, gl'Ara- biAmirberis, & Amyrbaris : li Spagnuoli Pirlitero, ePiliriteros: i Tedefchi Hagdorno : i Boemi Aloe. 11 Crefpino chiamano gli Speciali Berbero: i Tedef- chi Saurach, Saurdorat, e Paifelber.- iBoemi Drach, ò veramente Diiftal : i Francefi Efpine vinette , L'Uva Spina, ò vero Crefpina , ò Spinella chiamano i Tedef- chi Kloiìerbeer: iBoemi Clupare yahodi: i Francefi Croifelicr. Il Ribes volgare poi chiamano i Tedefchi Mohanstteubla: iBoemi VvipoS. Joana; iFranccfj Groifelles d'outre mer . B IL Rovo canino è unojletpp, che crefee in alien af- fai maggiore del Rovo; le cui fi ondi fono affai più Iv-fghe di quelle del Mino. Hà intorno à i rami fal- de, e ferme fpine . Produce il fior bianco, & U frutti} lunghetto , Jtmile i i nocciuoli dell'Olive , il qual nel maturar/i di-venia rojfo , & hà di dentro una certa lar- nugine . Il frutto fecco , e cotto nel nino, e bevutonela decottione , riftagna ì fiuffi del corpo , ma ìifogna trar- ne prima fuori quella fua lanugine, imperpche ella nuo- ce all'arteria del polmone . Rovo cani- no , e iaai efaminatio- D IL Rovo Canino à me non pare, che fia vera- mente quella fpecie di Rofe falvatiche , che produ- cono i fuoi fiori quafi fimili à quelle Rofe, che chia- mano Mofchcttc , & il frutto fimileà quello de i Ro- ne. fai, quantunque minori; nè alcuna fpecie di Rofe falvatiche, come fi credono alcuni; imperoche bi- ffava dire à Diofcoride, chefufie limile à i Rofai : fenzadirc, che crefecffe in albero affai maggiore del Rovo, e ch'egli bavelle le frondi affai maggiori del Mirto: dal qualcquefloRofajo falvatico le hà molto differenti; & hai frutti veramente di gran lunga più graffi dei nocciuoli dell'Olive. Nella qual credenza m'hà pofeia fatto reilar Plinio , percioche chiama particolarmente il Rofajo falvatico Cynorrhodon , cioè : Rofa canina , e non Rovo canino ; lodando maravigliofumente la radice per il morfo de cani rab- biofi al 41, capo dell'ottavo libbra , e parimente al 2. del 2%. dove dice , che gì' antichi intendevano della Rofa canina folamente quelle fpugne, che vi nafeonofufo. E fcrivendo pofeia del Cynosbatos , cioè, Rovo canino, lo fece molto diverfo dal Rofa- jo falvatico, come fi vede al 14. capo del 24. libbra , dicendo, che il Cinosbato fà le irondi comelapian- ta del piede dell' huomo. Muovemi oltre à quello, che non fia il Rofajo falvatico il Rovo canino, l'hi- ftoriachenefcriffeTeofraftoàiS. capitoli del terzo libbra dell'hiftoria delle piante, cosi dicendo : Il Ro- vo canino fà il frutto roffò, limile al Melagrano, e di grandezza è mezzano tra gli lterpi , e gl'alberi, prof- fimo al Melagrano; le cui frondi fono fimili à quelle delVitice. 11 che dimoftra effer non poca differenza tra'I Rovo canino, e le Rofe falvatiche : di cui fece poi egli particolare hiiloria al fello libbro, e capo, riavendo prima lungamente parlato delle domeffiche, &i fiori meno coloriti, e meno odorati, nèfono co- si grandi, come i domeltichi, Il che dimoftra, che altra cofa fia il Rofajo falvatico , il qual chiamano Cynorrhodon, & altra cofa il Rovo canino, chiama- to daGreci Cynosbatos. Et imperò erra manifefla- mente Marcello Virgilio Fiorentino, credendofi.che irrore del fieno una cofa medefima, non accorgendofi quanto J?f « differentemente l'uno dall'altro fcriveffe Plinio fuo commenta" famigliariffimo . Al che non havendo avvertenza li J°"
  • - gilio, poco veramente curiofo di vederne la vera hi- ftoria apprettò à Plinio , ò altro autentico autore. Al- tri fono Itati , che s'hanno creduto, che fia il Ligu- ftro il Caprifolio de gl'Arabi; il quale altro non è , chela Pixacantha di Diofcoride, e non il Periclime- no, come fi penfa il Ruellio. Ma ancora coftoro Errore fiibnodigran lunga ingannati, come parimente s' alcuni, ingannano alcuni, che fanno gran profeflìone di Semplicitli, volendo eglino, che il Liguftro, & il Cipros di Diofcoride fieno due diverfe piante . 11 che fi sforzano di provare con tanto frivoli argomenti ca- vati da Plinio, che più prello concludono contra di loro, che altrimenti. Puoffi veramente dire, che fie- no ciechi coloro, chcnondifccrnono , che il Ligu- ftro, di cuièquil'imaginc, fiailCiprosde i Greci; imperoche il Liguftro produce attorno à rami le fo- glie, come quelle dell'Olivo, & alquanto più larghe, meno dure, e più verdi, al gufto coftrettive, & i fio- ri bianchi,, mofeofi, & odorati. Appo ciòproduce le fue bacche nere,come tono quelle del Sambuco.tut- tenotedatealfuoCiprosdaDiofcoride. Oltre diciò fefiefamineranno le virtù del Liguftro, credo che non fi ritroverà Medico cosi inespèrto, & ignoran- te, chenonconofea, che babbi tutte quelle facultà, chealfuoCiprosaflfegnaDiofcoridc, eGaleno. Ma parmi Nel primo lib. di Diofcoride. Olici di li judru. Acqua di fiori di Li- guftro . panni bene che fistia perdonare àcoftoro, pofeiache i hanno pollo tutto l'ingegno loro folamente inrico- nofecre le piante, cnon in dammare le vircùloro Mavegghino pure quelli tali, come pollino auìcura- re la loro opinione con allegar Plinio in filo favore i eìTendo cofa manifefta, che Plinio al decimo capo del venciquar.ro libbra fcrjve affermativamente, che il Liguftro è quella pianta ifteflà , che in Oriente fi chiama Cipros, e quello mi par che polli ballare per aprir loro gl'occhi. Fallì de i fiori del Ligulìro un' Olio macerandovcli dentro al Sole là fiate , lodato molto per le uifiamiTuigioni delle ferite, e giova pari- mente al dolore del capocaufato da vapori colerici L'acqualambiccatadeifiotioltre all'elìérc odorata ', l cont'erifeeà tutti quei mali , in cui fi ricercano medi- camenti, che refrigerano, e coflringono , e però gio- vabevutaal vomito, alla dil'enteiia , & à tutti gl'al- tri lluflì di corpo, e à cutti quelli delle donne, così bianchi, come rolli, tanto bevuta, quanto applica- ta dentro nella natura. Dalli la medefima à bcreàgli fputi del fangue, e meda ne gl'occhi prohibifee il flufio, elelagrime, e mailìmamente aggiuntovi un lìgoRm P°co di Tutia preparata. Scriiledel Liguftro Galeno foittoda al fettimo delle facultà de femplici, così dicendo ; oakno. ;,onodel Liguftro in ufo le frondi, eie cime tenere, e fono di natura miftc tanto nelle facultà, quanto nel- le qualità loro; imperoche hanno un certo chedidi- C geftivo inlieme con una foftanza acquofa, poco cal- da, & hanno un certo che di collrectivo da unalo- rofuftanza frigida, etcrreftre. Perlo che fono alcu- ni, che fanno bagno della loro decottione alle cottu- re del fuoco. E olereà ciò l'ufano ancora contra le molto calde infiammagioni, e parimente contrai car- boni; perciochcdifeccanofenzamolcftia, emorda- citàalcuna. Giovano medcfinianientc mailicate alle ulcere, chenafeono per fe flefìè in bocca, eàquel- le che pur in bocca nafeono ài fanciulli. Chiamano M • i Greci il Liguftro, Kinrpos : ilatini Liguftrum : gl" Arabi Kenne, Henne, Hanne: gli Speciali Alcan- na: iTcdefchiReinuveiden,Beynhoelzlin, cMoud- D holt : li Spagnuoli Alfena , & Alhena : i Francefi Dutroclne . PHULUÉA. 129 Della Phìllirea. Cap. 106. LA Phìllirea è un'albero della grandezza del Ligu- ftro , e produce le f rondi anch' effa fittili d quelle dell'Olivo, benché più larghe , e più nere . Fd il frutto Jimile al Lentifco , nero, dolcìgno , e grappolofo . Nafte in luoghi afipri. Le frondi fimo cojìrèttìve , e cori utili , «wwe quelle dell'Olivo falvatìco, ove Jìa di bi fogno di coftringere . Vaglìono , maflìcate , alle ulcere della bocca, o nero layandofiene con la loro decottione. Provocano, be- vute, l'orina, e parimente ì mejìrui . >UHrea,c T TAnnofi creduto tutti i moderni interpreti di me""'"" k*- Diofcoritlc> c'°è Hcrmolao, il Ruellio , e Marcello Fiorentino, chela Phìllirea quìferitta da Diofcoride , ha veramente quell'albero , che fi rorc deli' chiama Tilia, ingannati dalla conformità del nome ; 'ofcoSc' ;mPcroch<: 1» Tilia nella lingua Greca fi chiama Phi- •lyra enonPhillyrea. Il che non havendo alcuno di quelti cosi dotti huomini faputo difecrnere , feguitan- do le veftigie l'uno dell'altro, hanno nelle lodatine mterpretationi chiamato la Phìllirea Tilia. Ilchchà poi latto credere à molti, che Diofcoride non là co- ncicene , per efiere in ogni fua parte la Phìllirea diffe- rente dalla Tilia . 11 che dimoltra , che quelli tali inter- Prckc'; °fire all'havere errato nella traduttione, non "abbino conofciutoqual fi fiala vera Tilia; percioche le diquefto havefiéro havuto cognitione , haverebbo- ■ r ■ SP/a^lmentc conofeiuto il loro manif'efto errore . ' T=X- ? Myra,cioè della vera Tilia, fcrifie Teofrafto al 10. capo del 4 libbro.cofi dicendo: Nelle fpecie della luiaeilmafchio, elafemina, ma fono differenti tra loio non folamente nella maceria dellegno, ma nella forma di tutto il corpo; fenza che l'una è fruttifera , e l'altra Aerile; imperoche la materia del mafeh io è du- ra, nodofa, gialla, edenfa: equella dellafcmina e più bianca. La corteccia del mafehio è più grafia, c levata, e coli dura, che non fi lafcia piegare : quella dellafemina è più bianca, più trattabile, pili arrende- vole, e anco più odorata , e però d'ella fe ne fanno ce- lle. 11 mafehio è fterile, nè produce alcun fiore: ma la femina produce fiori, efrutti . 11 fiore ferrato nel fuo bottone, oltre al picciuolo della fronde, prodot- to per fuo tuturo ligame, pende legato da un'altro picciuolo , e reftafene verde fin tanto, che ttà chiu- fo, ma poi aprendofi gialleggia; fiorifee inlieme con gl'alberi domeftichi . 11 frutto è lunghetto, ritondo della grandezza l'unaFava, limili à gl'acini dell'He- dera, edivifoincinquefpichi, come cinque rilevati nervetti, i quali con l'cfiremita loro tutti concorrono in una punta . Veggonfi quelli nel maggiore molto ben dill inci , imperoche il minore è più confuto . Rompendofi il maggiore , ne falra fuori il ferae piccio- lo, come e1 quello dell' Atriplice. Le frondi, e pari- mente la corteccia fono al gufto dolci , efoavi. Le fo- glie hanno forma d'Hedera, fc nonché nelricondarfi diventano più appuntate: e quantunque apprellò al picciolo fieno elle più inarcate ; nientedimeno dal mezzo innanzi fi slungano, eiannofi più appuntate, dentate, e leggiermente crcfpc per intorno . 11 tronco hà poca midolla , non molto più tenera del legno, per ellcr ancor egli molle. Tutte quelle note nedifie dell'una, e dell'altra Tilia Teofrafto, le quali tutte fi veggono compiutamente nelle nollre, dicui fono qui 1 veri ritratti . Ma non già ( fecondo il parer mio) fi ritrovano nella Phìllirea di Diofcoride , impcio- roche quella produce frondi d'Olivo, equella d'He- dera : quella fà il frutto (imile al Lentifco, il quale è di minuto granello, ralligno, limile alla Saggina : e quella produce di quantità d'una Fava , verde , e compartito àfpichi da cinque nervetti, con il fuo fe- me di dentro, limile à quello d'Atriplicc. Il che di- mollra apertamente la differenza loro. Conferma po- I feia 130 ' Diicorfi del Matthioli TUIA MASCHIO. A TILIA FE MIN A. Errore di Plinio . Mifflìr«,t iuahifroiìa. fcia quello laproccrità della pianta della noftra vol- par Tilia, e l'ampiezza, che in largo occupano i fuoi folti rami, perciochc la Phillirea di Diofcoridc è pic- ciolo arbufcello limile al Liguftro . E fe ben Pli- nio dice, chela Titta è albero affa j bado , effèndo à lenii noftril'efperirnento à lui del tutto contrario , e da penfare, che ingannatoli ancora egli nelle conformi- tà del vocabolo, confondeilc la fcrittura di Teofra- llo, dacuitolfel'hiftoria, con quella di Diofcoride. llchemifàpofcia credere il vedere, chedà egl'à una ipecicfola, cioèallanollra volgare all' 8. capo del 24. 1 ibbro, le virtù iftcffcjcheattribuiDiofcorideallaPhil- lirea,oltrcàmoltealtrc, che fono proprie di quella , come hà fatto pofeia feguitando il Ruellio. E adunque la Phillirea un'albero diverfo molto dalla Tilia; efe ben la imagine, che qui è polla per la Phillirea,par che non poco fi convenga con la fua hiftoria; non però ardifeo d'affeimare , che ha la vera , folamente per ve- dere che lefue bacche non fono dolcigne: il che fà che non mi polla in modo veruno accordare con co- loro, che vogliono, che il noltro Liguftrofia la Phil- lirea, effendo lefue bacche amare, e auftere. Sera- pione traferivendo da Diofcoride, chiama la Philli- rea Mahalebi malapianta, laquale chiamanoalcu- ni moderni Mahaleb, elecui animelle de nocciuoli ulano i Profumieri per li favonetti odoriferi , e per al- tre loro compofitioni, non mi pare che corrifponda all'hiftoria, che della Phillirea fcridc Diofcoridc : - percioche la Phillirea di Diofcoride fà le foglie di Oli- ve, ma più larghe ; eie bacche in grappoletti, le qua- li note lì veggono affai diverfe nel Mahaleb , di cui è qui la figura, Ma le ben non mi piace d'affermare , che fia quella piantala Phillirea, non mancano però argomenti , nè ragioni, che m'inducono à credere che fia ella il vero, clegitimo Mahaleb, dicuiferiflè- rogl' Arabi, per vedere io appreffoà gli autori citati nell'ilteffo capitolo da Serapione, che il lor Mahaleb è non poco nelle facultà fue differente dalla Phillirea ; imperoche quella (come fcrive Diofcoride ) e co- ftrettiva, e fimile all'Olivo falyatico, e quello come D fcrive Serapione, con il teftimonio di Abeti Mefue , ediRalìs, fcalda, emolliika; il che fanno mani- feftamente le animelle del Mahaleb, che s'ufa; ve- dendoli che mollificano la ruvidezza della pelle , e le durezze «» Errore di Idamo Lo- licero. durezze ancora, fregandùfenéfpeiTo. 11 perche non credo, che errarebbe, chi dicefle, che la pianta del Ma- haleb, dicuièquil'imagine, fuilc. quella, dicuiin- tendono gl'Arabi Ma è ben vero, cl>'io m'accorgo tan- to, che Serapione habbi non poco errato inquefto luogo; per haver egli creduto, che la Phiilirea di Diofcoride non tulle altro, che il Mahaleb degl'Ara- bi. Hà il Mahaleb (come fcrive Avicenna) virtù alterfiva, eaflbttiglia, ril'olve, e mitiga i dolori , e però fi unge utilmente ne i dolori del dolio, e de i lombi. Bevuto con acqua melata, vale allefincopi . Dadi parimemcne i dolori colici, e renali, caufati dalle pietre, che vi nafcono . Caccia bevuto i vermini del corpo, e provoca l'orina . Le quali virtù non du- bitiamo, che non fi ritrovino nell'animale del Maha- leb, che ufano i Profumieri . La pianta, di cui è qui lafìgura, mi hi primamente mandata dal dottiflimo Signor jacomo Antonio Cortufo gentilhuomo Pado- vano , è dipoi da M Erancelco Calzolari Vcrenofe Speciale alla Campana d'oro, amenduc eccellentiflì- mi SempIicilM . Crcdeli Adamo Lonicero nel fuo lib- bra dell'hiltoria delle piante, ohe non fia differenza al- cuna tra la Phiilirea, e il Liguftro, e vuole egìi ad ogni modo, chelia il capo della Phiilirea flato ag- giunto in Diofcoride : ma conofeefi prima manifefta- mentc il fuo. errore, per vederli,' che la deferittionc della Phiilirea fra non poco differente dall.igultro , quale chiamano i Greci Cypros : e poi per ritrovai lì il capo della Phiilirea non folamente in tutti i libbri Greci di Diolcoride; ma ancora in Oribafio, in Pao- lo Eginetta, cinSerapione. Confolida lalcorzadel- Sg 1 e ruc la vera Tilia malticata , e pofeia impiaftrata , le lrtu' ferite frefche, elefrondi trite rifolvono le infiamma- gionideipiedi: el'humore, che ne diitilla, quando le s'intacca fino al midollo , là rinafeerci capelli, e pro- hibifee, chegl'altrinon cafehino . Chiamano i Greci forni . la Phiilirea, yiKupìat : i Latini Pnillyre : gl'Arabi Ma- haleb. La Tilia chiama110 1 Greci piaJ/m: i Latini Ti- lia: iTedefchiLinden. Del Ci/lo. Cap. 107. NAfce il Cifto , il qual chiamano alami Citha.ro, b •vero Ciffaro , in luoghi faffofi , & è uno arbufcello ramofb, fronduto, non molto grande . Produce le frondi tonde , acerbe , e pelo/e . Il mafehiofà i Sfiori Jìmili al Me- lagrano , eia f emina bianchi . Hà virtù cofiretiiva ; & imperò i ' fuoi fiori prima pejli , e pofeia bevuti due volte ilgiomo invino aujiero, vagliano ne i jliijji di/enterici . Fermano , applicati in forma di linimento , l'ulcere , che vanno ferpendo: e mefehiaii con cera, conferifeono alle cottm e del fuoco , e all'ulcere vecchie . Dell' Hipocifìo . Cap. 108. L'Hipocifio , il quale chiamano alcuni Robethro , ò vero Citino , nafee apprefìo alle radici del Cifilo , e raffomigliaft al fiore del Melagrano . Trovafene tre fpecie , difìmte datre diverji colori , cioèrojfo, verde , e . bianco . Cogliefene il fucco , come dell'Acacia . Sono al- cuni , che tolto l Hipocijìo /ecco , e pefio , l'infondono nell'acqua , e pofeia lo cuocono , e fanno tutto quello , che fi fà coni! Lido. "Tanto è valorofb l' Hipocijìo,^ quan- to £ Acacia ," ma maggiormente coftringe , e diffeeca . Hevuto, e meffo ne alfieri, rifìagna ì flujfi fiomacofì , e difenterici : giova d gli fputi del fiangue , e à fiufft delle donne. NAfconoilCifto, el'Hipocifto in più luoghi di Tofcana,ma copiofo li ritrova ne più afpri.e faf- fofi luoghi dell' Apennino . E'il Cifto di duefpecie.ma- fchiocioè, efemina. E' picciola pianta, ò veroarbo- fcello, maramofo,econaflaifoglie, enaiceinluo- ghiaridi, efaflofi. Il mafehio produce letoglie ton- de , crefpe , e pelofe , bianchiccie , e acerbe . 1 fiori del tnafchio fono rolli , come quelli dei Melagrani . Ma Nel primo lib. di Diofcoride. HIPOCISTO. i3r :i fio, e Hi- jocilto , e 010 efami' latione. D quello della femina è bianco, e picciolo, e le fue fo- glie fonolunghecomequelledellaSalvia, e però dai villani di Padovana non fi chiama altrimenti che Sal- via falvatica . L'Hipocisto poi non folamente na- fee apprcflò terra dalle radici dell'uno, e dell'altro Cifto, ma nafee ancora dalle radici del Ladano filmi- le ài fiori de Melagrani, ma molto più alla fommità dell'Orobanche. Peftafifrefeo, e cavafene il fucco, e feccafialSole, e ferbali per diverti medicamenti. Hà virtù di feccare, ecolfringere valorofamente . Etim- pcrò dovrebbero veramente i buoni Speciali lare ogni fatica, e ufare ogni diligenza, di tarli portare òdi Tofcana, ò d'altri luoghi l'uno, d'altro; impero- che fenza il vero Hipociftonon fi può comporre la Theriaca , ne altri aliai medicamenti necellarj all' ufo quotidiano della medicina. Quello, chevolgar- Hipocifìo niente è in ufo, è veramente una miftura contrafatta JJgyjjjJ* del fucco fpeffito al Sole di quella radice, che noi ja„ei, chiamiamo in Tofcana Saffefrica , ò vero barba di becco , e Diofcoride chiama Tragopogono . Et e na- to quelto manifcfto errore , imperoche gl Arabi chia- mano il Cifto Birbadibecco. Ediqui viene che co- loro, che fanno il commune Hipocifto delle Specia- rie, credendofi, che la Barba di Becco fopradetta ha quella , di cui intendono gl'Arabi , ne lpremono il lue- co, epofcialocondenfanoalSole, e cofi ingannano parimente fe ftefti, e pofeia tutti coloro, che 1 ufa- no. IlFuchfio, quantunque fianell.ilaculta delem- plici dei primi de inoliti tempi, nel fuo Ebbro delle compofitioni de i medicamenti ultimamente aumen- , .| tato , e revifto da lui , nondimeno nell'efaminare i me- dicamenti, cheentranoperfareitrocifeidi Succino, crede per certo, e non fenza grande errore (falvan- do la fua pace) che l'Hipocillo lìa un fungo, efléndo però noto àciafeuno, che mediocremente fi diletti di queltafacultà, che l'Hipocillo non è altrimenti fun- go, ma un certo genuine molto fimile all'Oroban- che , il quale efee da terra dalle ifteiìe radici del Cifto rolìeggiante, cornei fiori di Melagrano, come lìve- I 2 de ' -I i3Z Ci fio , « Hipocifto (critto di Galeno. Nomi, Ladano t e fu a efami- nationc. de nella figura da noi poftain quello luogo . In cam- bio del quale farebbe affai manco male l'ufare l'Acacia, quando pure ancora ella ci fi portarle lincerai impe- roche coli ritrovo ferino qui da Diolcoride, e pari, mCnT T aGalcno nci fuccedanei . Puofiì ancora, man- cando f Hipocifto vero, prenderein fuo luogo il fuc- co debalaufìi come fi vede in quefto capitolo del Me- lagrano. Fecedel Gito mentione Galeno al fettimo dcllcfacultadcfemplici,to!idicendo: 11 Cisto, ò vero Cistaro , e un'arbufcello, e al gullo, e in ognifua particolare operatione coftrettivo ; niente- dimeno le fiondi, e i germiniteneri, pefti, eappli- cati , fono cofi difeccatti vi , e coflrettivi, che poflbno confolidarc affai bene le ferite . Ifiorifonopiu valoro- fi, di modo che bevuti con vino fanano i flufli difen- tcrici, e le debolezze, l'humidità, e i riunì ftomaca- li. Sanano, impiaftrati, l'ulcereputride . E' la virtù loro veramente non poco coftrettiva, di modo che lì poflbno mettere nel fecondo ordine. Noè il Ciffo cofi frigido, che non habbia però un certo tepido calore Quello, che chiamano Hipocifto, è molto più co. itrettivo, che non fono le fiondi, 'e imperò cvaloro- fìmo rimedio à tutti i fluflì, come dello fputo del fan- glie, de meftrui delle donne, dello ftomaco, e del- la dilentcria. Corrobora, e conforta tutte le mem- bra del corpo debilitate per troppa humidità. & im- però, fi mette egli utilmente nel epithime ftomacali, edel fegato, nè peraltro fi mette nella Theriaca , fe non perche fortifichi, e corrobori icorpi. Chiama- noi Greci il Cifto, K1Y0;, nìfapor, jUma/my; i Latini Ciftus: gl'Arabi Kanict, Alteis , & Lhajealthis: li Spagnuoli Cergnacos . L'Hipocifto chiamano i Greci Ywoxis-if : iJ.atiniHippoci(Us: gl'Arabi Taratith • li Spagnuoli Pultegras. Del Ladano. Cap. ico. E' Un'altra fpecie di Ci/io, il qual chiomoso alcuni Ladano, che ere/ce in arbufcello ,fi>r.ile al Ci/lo: ma produce le fiondi più lunghe , e più nere, le quali hanno i ./opra ai loro , nel tempo della prima-vera , una certa graf- £1,' £*P*°ftt«tm*, e fanno tutti gli effetti del Ci- Jto. ta]J:ai quello,! Ladano ; imperoche patendoli delle fue frend,, Becchi, eleCape , fe gli attacca quella te- nace grafica alle barbe, e al vello delle co foie , e cosi fe la riportano , e gliela pettinano pofeìa ì Pallori , e liquefandola, e colonia, come fi fa co l Mele : f annone poi pajtell,, e laripongono . Sono alcuni altri, chetiran- do , e sbattendo certe funi f opra d quelli arbnfcelli , ra- fch,anopoilagraf?eW, che vi s' appicca , e j annone pa- jtell, , e cosipofcia la ferbano . Lodafi per il migliore quel Ladano, che è odorato, verdeggiante, trattabile praffo, nonarenofo, nonfordìdo, ragiofò, cornee quello che uà- K jee in Cipro. Il manco fìimato , e il manco buono è quel- lo di Libia, e d'Arabia. Hd il Ladanovirtù di falda- re, dtcofirmgere, mollificare, e aprire . Mefchiato con imo, Mirrha, e olio di Mirto, prohibifee il cafeare de ■icapelh, UntoconVino, fpegne le macchie delle cicatri- ci, e abbellire la pelle . Diftillaf, con acqua melata, 6 ve- ro con olio Rofato nelle orecchie , che dogliono . Applica- to in profumo, tira fumi le fecondine , e mejjo ne i peffb- h, molificaledurrexXedeHamatrìce. Metiefi utilmente nelle medicine mitigative de i dslori , e parimente della tojfe, e ne gli empiaftri mollificativi. Bevuto convinq vecchio riftagna il corpo , e provocai orina , p CHiamafi volgarmente il LADANo,da chi Laudano, e da chi Odano ; del quale come che aflai fe ne ri- trovi del contrafatto, fofifticato, e di poco valore i nondimeno n'hò peròfemprc ritrovato dell'clcttiffimo ,n/£net'a appretto à più Profumieri, efpecialmente a rotumena del Moro in sù'l pontedi Rialto. Di qucito adunque, in cui veramente fi ritrovano tutte quelle buone parti, chevi fi richieggono, debbonoi buoni, e di "genti fpeciali cercar d'haver nelle botte- ghe loro ; e lafciare il contrafatto à coloro, che portafì Difcorfi del Matthioli I A D A N O. la confcienza doppo le fpalle.non fi curano univerfal- mcntem ogni lor cofa, fe quel, che comprano,(ìa buo- 3 no>°,catclvo'Pur che pochi danari vicorrano. L'ar- buiccllo, che produce il Ladano , fi chiama Ledano.e fi connumera nellefpccie delCifto. Plinio confon- F.r„„ dendo affai per la conformità de nomi, l'hiftona del Pli.uo Ulto , che vuol lignificar l'Hedera , con quella del Ci- fto , fenile al 17. capo del 1 2. libbre , che le Capre, ci Becchi riportavano il liquore, di cui li fi il Ladano dellHedera. llchehifatto credereàmolti, chedall' Hedera.e non dal Ciflo fi riporti il Ladano Al quale mot di Plinio palmi che ferraflè gl'occhi Roberto Conliantino nelle fue annotationi fatte fopra le Enar ,r"""' i rationidelLufitanoinDiofcoride; pofcia che accu- landò alcunijcerca di feufar Plinio de fuoi errori E la pianta del Ladano affai limile al Gito fcmina.ma 'fono pero le fuciogliepui lunghe, piuftrette, epninere . Mettcfii liquore del Ladano ne i cerotti ftomacali ; unperoche non folamente giova per corroboratelo ftomaco applicato di fuori , ma prefo ancora al pefo d" una dramma 111 pillole due hore dopò cena; impero- che cosi ajuta molto la digeftione del cibo. Mettefi „■ . , n,c 1 Profumi ches accendono per farbuono odore . iJZZ* Confondali Ladano le ulcere vecchie applicatovi in forma d impiaftro. Purgai! il Ladano liquefatto al fuoco, lavandoli più, e piti volte con vino bianco, e acqua Rota, e ufafi il cofi preparato pe«- farne palle odorifere da portare m mano ne 1 tempi perliferi, ag- giuntovi Mofco , Ambra , Garofani , Sandali , e legno Aloe. I Profumieri ne cavano olio odorifero in que- llo modo. Pigliano di ottimo Ladano l verbigratia) una libra , e ne fanno minuti pezzeti, e lo mettono con feioncie d'acqua Rofa, e quattro d'olio di Man- dorledolciin unapadelladiramc ftagnato, elofan- no bollire à lento fuoco per fpatio d'una hora, e mez- za, epofcialotoglionodalfuoco,crantevoltelo co- lano che fi fchiarifìca. Feccne memoria Galeno al letamo delle facultà de femplici, cofi dicendo: ilCi- KO, o vero Ladano nafee nelle regioni calde, enuan- tunque Nel primo lib. di Diofcoride. tunque non fia differente di fpecie da quello, che na- fee appreffoà noi: è nondimeno facto più eccellente dallaregione, ehafìi acquidaco una propria calidità digerii™; e in due cole è differente dal nottro, e per haver egli lafciata la frigidità , e per haver acqui- etatala calidità; ma in ogni altra cofa fi ritrova edere quel med efimo Cifto, cheil noitro. Fafiì da quello quel medicamento, che chiamano Ladano, cosical- do nella fine del primo ordine, chepare. che tocchi ancora alquanto del fecondo : einlieme con quello hà egli ancora un poco del cofireteivo . E' oltre à que- do, nella fu danza fuafottile, & imperò è mollifica- tivo, moderatamente rifolutivo, e ancora maturati- vo . Perlo che non è punto da maravigliarti, fe fi con- venga eglià difettidella matrice, emaffime haven- do appreflb alle predette qualità un certo poco di co- ltrettivo : il chela, che conferifea à prohibire, che noncafehino i capelli : imperoche rifolve ogni tri- llo humore, che giace appreftb alle radici loro ; e ferra, e chiude i meati, dovefono fitti dentro. Ma non può però fanarequella fpecie di pelagione, che chiamano Alopecia, nèmanco idifettidegl'occhi ; percioche^percaufarfi cotali morbi da humori vifeo- ii , e grotti , hanno di bifogno di medicine più inci- five, e rifolutive , c che fieno pidvalorole del La- dano, e che ancora fieno di parti fonili , ma non però tanto fottili, e difeccative, che confumino in- iieme con gl'humori cattivi , che vili ritrovano, l' humidità naturale, che nutrifee i capelli , percio- "che cosi non folamente non farebbe curare l'Alo- pecia, ma fare diventare l'huomo del tutto calvo . Ma quello non appartiene à quello luogo , percio- cheèproprio documento della cura de morbi. Chia- mano i Greci il Ladano, cioè la pianta AUov , il li- quore Asi«w : i Latini Ladanum : glArabi chia- mano la pianta Chafus, il liquore Jaden: Laden .• li Spagnuoli Xara. Dell' Ebeno. Cap. no. L'Ebeno eletti/fimo è quello , che nafte in Ethiopia , nero , fenica V ene , liftto, e fimile al corno brunito , e che nel romperlo Jìa denfo, al gufto mordace , e leg- giermente correttivo , e che brugiato , re/pira fenxjt fu- mo di grato odore. Il frefto , per effer graffo , accojlaio al fuoco , /accende, e fregato in stila pietra , diventa rofìo . L 'altro è l'Indiano , pieno di bianche , e di rojji- .gne ■vene, e parimente di fp effe macchie , ma il mi- gliore è il primo. Sono alcuni, che "vendono per Ebeno il legno della Spina Indiana , onero del Moro , ma ficono- fee la fraude, pereffere la materia loro fongofa, eve- deji, nel romperlo in pezjzj , tutto purpureggiare : none mordace al gufto, e nel brugiarfi non refpira d' alcuno odore. Hà l'Ebeno 'virtù di chiarificar eìavifla: egio- ca maravigliofamente à i catarri, che vi diftendono , e alle pv.ftu.le: alche giova più valorofamente, fe fregan- dolo fotti Imeni e fopra una pietra da arrotare, fi mette pofeianei colliri. Infondefi la fua limatura nel vino di Chio per un giorno, eunanotte, epofeia fi pejla, e f af- fate colliri . Sono alcuni, che tritala prima, poftialaco- lano, e fanno come se detto: e alcuni , che in cambio di vino la pongono nell'acqua . Abbrugiafi l' Ebeno in un vafo di terra crudo , fino che diventi tutto in carboni : e lavafi come il piombo brugiato , e ufafipofcia alle infermità j ceche , e fcabrofe de gli occhi. 133 Ebeno {cris- to da Pallia- no , e toria . CRedefi Teofrallo al qu bro dell'hiftoria dell ;uintocapo, del quarto lib— delle piante, che 1' Ebeno non nafea fe non in India, cosi dicendo : L'Ebeno è in Indiapublica pianta . Ritrovavi!! di due fpecie: uno cioè lodato, e bello per la materia del legno , e 1 altro vile, e guado . Quedo vi nafee per tutto abondante, maquello vili ritrova raro. Tutto que- sto dell'Ebcno feriffe Teofrado. A cui lottofcrive yergillio nel fecondo libbvo della Georgica , dove li canta; A L'India fola il nero Ebeno porta ; Come d i foli Sabei nafee l'Inccnfo . Dicotakopinioneritrovoeflfcreltato ancora Pli- nio, fcrivendo ancora egli al quarto capo del 12. libbro , che di tutte le regioni del mondo folo L° India produca l'Ebeno, e quella non tutta , ma che nafea folo in una picciola parte di quella. Hero- dotopofeia tiene, che nafea folo in Ethiopia; non facendo di quello d'India mcntione alcuna. Ma ve- deri per la fcrittura di Diofcoride, che nafee ve- ramente in amendue quede regioni. In India ne fan- noie datue de gl'Idoli, &i baffoni regali. Fannone parimente tazze da bere: percioche credono efìer 1' B Ebeno valoroliflimo contra alle malie, e fatture . Et imperò non è maraviglia fe cosi fi vende caro quello , che fi porta io Italia, eflendo cosi ancora dimato ne luoghi, che lo producono. 11 primo, chedall'Irtdie iltraportafléàRoma, fii Pompeo magno nel trionfo diMitridate. E' l'Ebeno di materia denliflimo, &im- però quantunque lecco di molt'anni, meflò nell'ac- quafenevàalfondo. E'à tempi noftri notiffimo il feccoin Italia, per ritrovartene appreflò à coloro,che fanno i pettini per la ceda, infiniciffimitronchi, efi- milmente appreflò à coloro, che fanno le corone de paternostri . Paufania,dove nel primo libbro deferi- velaGrecia,fcrifiedell'Ebenoinquedomodo: Udii C giàunCipriotto, buomo veramente molto perico nel- la faculta dell'herbe , edellorufo per medicare , il qual diceva, che l'Ebeno non produce foglie,nè frut- to, anzi non haveva dipite, né rami fopra terra , nel cofpetto del Sole , ma efìer folamente radici lòtto terra, lequali cavano gl'Ethiopi, e mallimamente quelli, che fanno il luogo, ove fi pollino ricrovare.il che feben forfè à moki parrà cofa favolofa , io crede- rò quello molto pili agevolmente, che non crederò all'Angu illari, ilqualevuole, che lAnagiri minore, il quale chiamano gl'abitatori della Valle Anania E- ghelo, confidato nella fimilitudinedel vocabolo, fia l'Ebeno della feconda fpecie fcriccp da Teofrado,non D accorgendoli, chel'Eghelo è una pianta puzzolente, e che fcrivono Teofrado, e Plinio, che quedo Ebe- no minore non nafee altrove, chein India, dove è difperfo per tutto il paefe. Appo ciò fe l'Ebeno, che fi porta à noi.fia il vero , parmi , che vi fia non poco da dubitare, fe vogliamo credere à Diofcoride, il qual dice, che brugiandofì l'Ebeno fopra i carboni, fpira di giocondo odore. Il che non fi ritrova nell'Ebeno, checi li porta. Nondimeno corrifpondendovi tutte l'altrenoce, evedendo, che Teofrallo, e Plinio non fcrivono in luogo veruno, chel'Ebeno fia odorare non mi par di dovere affermare, fe non che quedo che habbiamonoiin ufo fiail vero, e legicimo Ebe- £ no. Scritte delle virtù fue Plinio all'undecimo cap. del 24.1ib.cosìdicendo: Nonlafcierò per miracolo di dire, chela limaturadell'Ebenogiova maravigliofa- mence agl'occhi. Il legno fregato insti la pietra d'ar- rotare, fino che fi faccia fottiliflìma poi vere, incorpo- rato pofciaconSapa,!eva via le albugini :e mefcolato con mele conferifee alla toflè.Fecc dell'Ebeno memo- {"g^*; ria Galeno al fedo delle facultà de femplici, cosi di- no. cendo : L'Ebeno è di quei legni , che triti , fi diflolvo- no nell'acqua. E' compollo di lottili parti, &hà vir- tù aderfiva , e calida , & imperò fi crede, che foglia via quelle macchie, che offufeano la pupilla de gl'occhi: ? e ftìetrefi in molti altri medicamenti pur de gl'occhi, che fi fanno per l'ulcere , e per le pudulc,che vi nafeo- no. Hanno dimato alcuni, che il legno, checi fi por- ta dall'Indie, chiamato da chiGuAiAco,da chiGua- jacane, edachiLEGNo Santo, di cuiè l'ufo per la cura del mal Francefe, liaancoraegli una fpecie d' Ebeno. Il che veramente non sò ne reprobare, nè af- fermare; per non ritrovare alcuno de gl'ancichi (cric- tori, chenedica.chefrondi, chefiori, e chefrutto produca l'Ebeno.Ma è ben vero,che dti U'elTere i !G ua- jacocosìforce nero in fuori, fi raflembra del cucco in ogn'alcra qualità fua all'Ebeno . Porcafene à noi.come I 3 fcdel- Legno Gua- jaco . e fua eia mi natio» 134 Difcorfi del Matthioli fedelmente fetide il ciotto Manardo da Ferrara alla terza epistola del i7.1ibbro, di tre forti, di che pollò ancora io far vero tertimonio, pcrhaverle tutte efpe- rimentare,epiii folte havute nelle mani . Enne adun- que d'una forte di più graffo tronco, chefegaco à tra- verfo, dimolìra pili ampio campo di color nero, che gl'altri, con una ghirlanda attorno, che nel fuo co- lore tende veramente al giallo ; la cui materia è piena d'intrigate vene, che fendono per lungo tutto il tron- co di più fofeo colore . L'altro perla più parte non è così groflo di tronco, edentrodi sè hàmancocampo dinero, epiùcircuitodibianco, con le medefime ve- ne. Il terre) mancogroflò d'amenduei predetti, chia- mato particolarmente Legno Santo, e tanto di dentro, quanto di fuori folamente bianco, didimo per lun- go da fottiliflìmelinee, epiùacuto, epiù odorato di «jw'CmU- tutti gl'altri predetti . Ma non però per quefto è da pen- valoiplor" fare> che per efler così differenti di colore, fieno le- gni di diverfe piante, edidiverfe fpecie, come forfè s'imaginano alcuni; percioche l'eflcr di dentro bian- co, come difuori , ecosìparimentc nel mezzo poco nero, non procede da altro, chedall'efler più maturo, e manco maturo; percioche tanto più nero fi ritrova ilGuajaco, quantoè più vecchio, epiù maturo l'al- bero, da cui (ì tagliai tanto manco nero , quantoegl' è più giovane. Ilchelivcdein all'ai de nolìri alberi di Italia, e fpecialmentc nclMoro . Ma è ben da penfa- re, che l'età faccia l'uno più dell'altro valorofo nell' operare. Sopra al che ragionevolmente parlando, di- co, che ritrovandoli in quello , che è tatto bianco più odore, più acutezza , e più amaritudine, & ellendo la fua acqua più corpulenta, e più denfa d'amendue f altrefpecie, come l'ideili efperienza nè dimolìra all' occhio, non è maraviglia, che in quefto come più giovane, la virtù vegetativa fia pili valorofa, e con- feguentemente vi fi ritrovi più humort ; e imperò è af- fai più valorofo degl'altri. Perilche dirtiio, chefuf- fe quello fempre da ufare in quei morbi Francefi , ove C ritrovino ulcere maligne, cavernofe , corrofive , corrottione d'oflà , gomme, edolori di giunture, e di teda.- etantopiù, quanto fi vede il foggetto giova- ne, forte, e di buona natura . 11 fecondo in bontà re- puto efler il mezzano; percioche quello ancora è più odorifero, e più acuto di quello, cheèpiùnero, e più groflo : e quello non per altro, che perefferepiù giovane, e più pieno d'humore , & imperò è da ufare nè corpi più delicati, e più deboli, e dove non fia an- cora il male troppo incarnato. 11 manco adunque buono, e manco valorofo , è il più nero, il pili grof- lo , e'1 più maturo; percioche invecchiandofi , di- venta fempre ogni pianta (come interviene ancora negl'animali) piùfecca, epiù priva d' humore . Del che ne fà manifefto fegno i'eflere il più vecchio Tem- pre più nero de gl'altri ; percioche il color nero di- molìra veramente liceità, e perdita del calorenatu- rale , e humido radicale ; il quale li ritrova così nel- lepiantc, come ne gl'animali. Ma è però molto be- ne d'avvertire, che quello , che è tutto bianco lia frefeo; percioche per efifer più fottile de gl'altri, più predo fi fecca , e per haver più humori , più pre- Ito fi tarla, e fi corrompe. Et imperò meglio fareb- be qualche volta ufare del più maturo, chefufle fre- feo, che del più giovane dilungo tempo tagliato . Sono alcuni de moderni, trai quali ritrovo Alfonfo Ferro, che più laudano l'ufo di quel de rami delle piante di mezza età, cheogni altro. 11 che veramen- te non miparecofadel tutto reprobabile ; percioche ciafeuno , che filìcalmente confiderai^ la cofa , e troverà poca differenza da i rami del più vecchio al tronco del mezzano; eda iramidiquedo al tronco del piùgiovane : percioche più humore tira àsè la virtù crefeiuta de rami, che quella del tronco . Et imperò non per altra caufa fi ringiovenifeono le pian- te , ripiantando , ò propaginando i loro rami , fé non perche hanno in sè quel medefimo humido radi- cale , che hanno i giovani ; percioche i rami non fonoaltro, che figliuoli del tronco; &' imperò fimi- lìà piccioli animali, llcheritrovo efier confermato da Teof rado al duodecimo capo del primo libbro del- le caufe delle piante.- con quede parole, cioè : Vera- mente ogni genuine è nel fuo albero una pianta, non altrimenti che fono le piante interra. Ma veramente à me più piacerebbe l'ufo del tronco giovane, per- cioche queflo minidra la terra immediate, e non per altro mezzo, l'humore, e'1 nutrimento , e parimente per non haver portato per avventura alcun frutto . 11 che molto toglie di virtù alle piante, così come anco- ra à gl'animali. L'ottimo legno adunque farà il gio- vane dell' ideilo tronco tanto di dentro bianco , quanto di fuori frefeo, fenza alcuna fiffura , denfo, ponderofiflimo, nontarlato, odorato, al guffo acu- to, e alquanto amaretto. E perche à tempi nottrifo- le fan nocosìin ufo lefuefcorze, come fi fia ancorail le- Jcl gno, parmi che il medefimo ordine s'habbia da tene- c ne in conofeere quali fieno le migliori, e le più pie- ne d'humore, che s'è detto neìl'elettionc del più va- lorofo legno, cioè tor quelle , che fi feorzano dal più valorofo. Portali dall'Indie nuovamente ritro- vate dagli Spagnuoli, e parimente da Colocut , e dalla Tapobrana Ifola di mezzogiorno, elecondo che dicono alcuni altri, ancora d'Ethiopia . Ma fa- pendofi hormai da tutti, che i medicamenti , egl'a- romati, che nafeono in Oriente, fono i migliori di tutti gl'altri, è però da credere, che quello, che fi porta in Spagna d'Occidente , fia aliai meno valo- rofo di quello, che nafee in Oriente, e in mezzo giorno . E* albero ( per quanto riferifeono coloro , che ritornano ànoidaquelle regioni) che crefee al- la grandezza del Fraflìno, e ingrolTafl perlo più alla gtoficzzad'un'huomodi commune datura. Produce le frondi ferme, e brevi, ma di figura fi radembrano quafià quelle della Pianragine . 1 fiori affermano efler gialli, e il frutto groflo, come Noci, ilquale voglio- no, che mangiato folva il corpo . La corteccia ne vec- chi ènera, e ne giovani ralligna . Onde confideran- Facilità;. dofituttelcqualitàdelGuajaco, fi conofee manife- Guajaco. riamente, che può egli fenza alcun dubbio operare ciò che fi ricerca nella cura del mal Francefe ; impero- che eflendo compodo ilGuajacodi parti molto cali- de, efottili, e parimente fccche, & eflendo egli non poco ragiofo, può veramente con le facultàfue va- lentemente difeccare, fottigliare, liquefare, emon- dificarei già infettati humori, e parimente provocare il fudore : c oltre à ciò con la Ragia, che poflede , opporli alla contagione, e putrefattione , cheregna- nonel mal Francefe. Nei primi tempi, chefùporta- toin Italia, e fimilmente per molti annidapoi, fida- va, e fitoglicvaladecottione del Guajaco con non pocotimore, percioche dicevano, clicchi non ha- veflé debitamente oflervata la dieta del pane, e dell' uva palla fola , e che chi non haveflè perfeverato nel- la curaquarantagiornicontinui, e non fuflc tempre ftato ferrato allo feuro, fenza vedere aria, ò ufeir fuor di camera, edere in manifetto pericolo di mor- te, e prohibivano cosiil mangiare carne, e il bere vino come veleno mortifero . Ma accadendo fpeflò , che alcuni molto deboli avanti al detcrminato tempo per la infopportabilc dieta fi fentivano mancare il vi- gore, e rifolverc gli (piriti, per ricuperar la vita fi fe- cero fare buoni pedi di cappone; da cui ritrovarono mirabile giovamento . Onde fattoli beffe delle cian- cie , e delle bugie di quelli tali empirici , comin- ciarono poiiMedici àdarequedaacquaconpiùmo- derata dieta, dando per volta al pafto fino à due, ò ver tre oncie di carne di pollo: ma non però alcuno ardivaàdargli vino . llchepiù, epiùvolte conlìde- rando io, mollò però da vive, e vere ragioni, vol- fi di tutti i Medici d'Italia cllère il primo, cheten- tafle di dare il vino della infufione del legno nella cu- ra del mal Francefe . 11 che fuccedendomi meglio Urtato nelle materie, e compleffioni frigide, che la decot- Q0ajJ„, tione fola dell'acqua, fù caufa di farmene far public» V-1B6. Nel primo Iib. di Diofcoride. 135 mentionepercflmmuneutilitàdi tutti, giàfon molti anni partati, quando feci dar fuori initlampa in Bo- logna il mio dialogo del morbo Gallico, l'anno che l'invittiflìmo Carlo V. Imperadore fii quivi da Cle- mente VII. Pontefice maflìmo felicemente incoro- nato E di qui è proceduto, che dipoi moki Medici s' hanno con le fatuità mie, e lunghe fatiche acquiftato non poco nome, per haver medo il vino del Guajaeo in pratica con molto fuccedò, facendo credere à cia- scuno, che fuflé da loro ftato ritrovato quello, che già fiiù tempo haveva mcflò in iftampa , e per dare più co- ore, e più credito alla cofa, nafcondevano à ciafcu- noil fecreto di farlo; acciothenefeguitaileloro, te- nendo la cofa in riputatione, adàipiu guadagno . Ma in verità è da guardarli da alcuni empirici , 1 quali edendo ignoranti di quanto importino le confidtia- tionidella medicina, fanno la decottione del legno , e delle fcorze nel vino inficine enti Pan porcino , Brio- nia, Efula, Coloquintida , eTurbith, e mille altri diavoli, che fe gli portino . E cosi fenza havere alcun rifpetto, felacompledìone, ola malaria fia calida , ò frigida, ò fe lìa di verno, ò di date,o fe fia huomo, ò donna, ò giovane, ò vecchia la perfona, che me- dicano: nè tanno ogni mattina bere unbicchierebcn caldo, e imperò d'uno , che perdifgratialoi guarifee nelle mani, gliene muojono poi dieci, che i buoni ma- nigoldi amazzano . Ma accioche dalle mani di colfo- rofi podi guardare ciafeuno, ecco qui il modo vero, Modo di fa- eficurodifare, e parimente d'ufar il vino delGuaja- re.tuiarc 1 co. Prendi adunque del pili eletto legno libre 4. rafpa- ™». c0'l to benifiìmo fottile: delle fcorze del predetto libre Guajaco. due: di Cardo benedetto,ilqualchiamano herba Tui- cha, libra una, e mezza: di Capelvenere, di vera Scolopédiia,di fiori cordiali,di tutti libta una/ di Cin- namomo ufuale diamine fei : diAnefi, oncia una, e mezza : di Zucchero di Mederà libre quattro . E così metti pofeia tutte quelle cole in un barile di buona ca- pacità,ben netto: epofeiahabbi ito libre di vino flo- macalc , e buono, bianco, cosi caldo, comefe voleds bollire, cgittaglielofopra, e ferra benidìmo la bocca del barile. Lafcialo cosi per tre giorni, e pofeia chia- rificalo per il colatojo di tela, finochefiaben chiaro, e ferbalo in un'altro vafo ben netto , e ben ferrato ; perciochediqueffofìbeeàpafto in cambio della fe- conda acqua : e non lì beela mattina, nè la fera in cam- bio di firopo, come coftumano di far molti con poca ragione. Può Hi quello medelìmo vino fare molto me- flio, e in più quantità, mettendo è bollire con l'uva ianca le cofe predette nella tina, fino che il vino Ila chiaro, emoltiplicandoimateiiali fecondo la quan- tità dell'uva. Oltre al bere, che fó fare à palio di que- llo vino, doogni mattina, e ogni fera feioncie di ac- qua di decottione di legno , fottìi me nce limato, e cotto fecondo il commune ufo, inlìeme con due oncie di Liquori che quello liquore cosi fatto Togli di Capei venere, di Lu- fadecotfio" P0''1 di Fumoterre. diveraScolopendiia, difrondi nedelCua- di Sena , di ciafeuna tre manipoli : di ra.lici di Glitir- jaco. rhiza,di Centa urea maggiore, diPolipodio, di Bor- ragine, di Bugloda volgare, di ciafcunoquattto on- cie: di femed'Anefi ,difioriCordiali,ditutti iSanda- li, di Cinnamomo, di ciafeuno mezza oncia . Fa cuo- cereogni cofa ragionevolmente in libre ventiquattro d'acqua commune, infino àtanto, che cali la terza parte, e pofeia togli libre due dell'elettilììma Sena in toglie, econquclta decottione bollente , ebenefpre- tnuta, e colata, fàuna infulioncfopra la detta Sena , in un vafo di terra vettiato,che habbia la bocca ftretta , accioche fi polla meglio ferrare con un fcrraglio'di ftoppa.odilovero, oditela, che punto non ifpiri : e Pofeia involto il detto vafo in un capezzale di piuma , bene prima fcaldato al fuoco, e ferralo in unacaf- fa> lanciandolo cosi pei fiore 24 cavalo poi fuori , &ifpremi benidìmo la Senacon mano, ecolala detta infulione, e aggiungili feilibre d'mfufione di Rofe della più fol jciva , e libre otto di Zucchero di Mede- rà: eponloà bollite al fuoco temperato, c come fa- A ricalato la terza parte, buttagli dentro una oncia di peifeitiliìmoRhtubaibaropolverizato grodamence , elafeiavelocosibollire, infmche lìcuoca il liquore alla cotta delGiulebbo: colalo poi, fino che li chia- rifichi^ l'erbaio in vafo di vetro ben ferrato . E avver- tirci , che fe vedellì il male molto frigido , e con molta flemma, póftal aggiungere nella decottione fopraferit- ta una oncia di buoni furbiti': maaltrimenti non ac- cade. Perii mangiare quotidiano , mentre che dura la cura, li dann ) tre oncie di pan bianco ben cotto,c tre oncie di carne di pollo, o vero Tordi, o Pernici alla medelima quantità , più prelto arrofto , che ledo , con due, o ver tre oncie di uva palla, e à bere una hone- B fta mifura del fopraferitto vino. E fe alcuno non può tolerarlo fenza acqua, lì fà inacquare con acqua cotta nellegualialledi 'etro co mezza ócia di legno alla vol- ta, facendolo bollire per inlinchecali tutto il collo. Il miglior tempo a far quelto è veram:nte nella prima- ^"cp°tj°i"' vera, il Marzo , l'Aprile, e'IMaggio: e nell' Au- cmreiicua- tunno, ilSettembre, òcTOtcobre; percioche mal fi'"- polfono le lunghe potioni tolerare altempodegran caldi,e parimente de gl'ellremi freddi . Poflònlì fenza pericolo, quando fi vede edèr l'aere quieto, e purifica- to, lafciare ufeire i patienti à fpalìò per cafa,ò per qual- chepropinquogiardinetio; il che induce ipellb non poca ricratione dell'animo . Nella qual cura fi fanno C perl'cverare chi pili, e chi meno, fecondo il bifogno, c il fuccellò, che giornalmente fe ne vede . E per quella via lì lana lìcuramente ogni crudcl mal Francefc, e fimilmcnte ogni altra vecchia , e frigida malatia dite- lta, dinervi, dilìomaco.edigiunture; certificando ciafeuno, che nelle gotte non troppo vecchie, fi mi- rabili effetti . Ma è d'avvenire , che io non ufo di dare il vino, fe non nelle materie frigide, ò vero non mol- to calide; percioche ove il male lìa fondato nell'adu- llione della colera , dò con la medefima cura à bereà palio , della feconda , e terza acqua del legno , fecon- do il commune coliume . Antepongono alcuni de moderni aIGuajaco(quan- D tunque di conciaria opinione fia il Veflàlio Anato- 'mi(la) la radice chiamata da chi Cina , e da chi China, di cui è già lungamente l'ufo tra li Spaglino- J^'fiMefà-' li per le podagre, e mallìmamente appretto ali invit- uvisionc- tiflìmo Imperadore Carlo V. da cui hàprefo ella me- ritamente gloriofe lodi. Quella, perquanto s'inten- de , fi porta e da Portugheli , e da Spagnuoli dalle parti meridionali, e ricoglielì lungo i lidi del ma- re, trattafuori dcltereno. E' (come fi vede) fon- gofa, e leggiera, come fe fulTe radice di Canna: il colore e ralligno; il perche panni che non poco lì ralìèmbrialla radice Rodia. Quella più fi loda, che più è frefea, falda, non tarlata, e che più rolìèggia E nel colore. Vituperala aliai (come hò detto) il Vef- falio,nè sò con che ragionevoli argomenti , fapendofì per cofa certa, chetante volte non l'haveria ufata l' ìnvittidimoCefaie,fenon vi haveile trovato notabilif- fimo giovamento. Appo ciò non e menojvalorofa del Guajaco, e della China, quella radice ndiana , che chiamano li Spagnuoli Zauza Parilla; an- Za|t4 zi che pollò far io à me (tetto, eadaltri ancora celli- rìua. monio di haver guariti alcuni del mal Fracefe con eda, i quali havevano più volte bevuto il decotto del Gua- jaco fenza fuccedb veruno . Portali la Zarza partila da li Spagnuoli dalle Indie Occidentali, e pur quell' F anno n hòhavutounrainofcello mandatomi di Spa- gna dal Sig. Dottore Acigi Ribeia, Medico degli Se- renifììmi Principi Auflnaci figliuoli dell'lmperado- re Mailìmiliano li. le cui foglie fono quel le illede della Smila te afpra, e però non mi par che errino colo- ro, che affermano, che la Zarza parilla altro non lìa che la Smilace afpra, all'opinione de i quali ioage- volmente mi accollo , e martìmamencc intendendo io,cheil primo, chedìvulgóquelta cofa, fù M. Lu- ta Chini, Medico clarillìmodetempinoftri, eSem- plicilta rariflìmo i imperoche egli affermava di ha- ver veduto una pianta di Zarza parilla approdò all' I 4 Illu- 136 Difcorfi del llludriflimo Cofimo Duca di Fiorenza;, porcata di Spagna , laquale in ogni fua parte non era punto diffe- rente dalla Smilaceafpra, e però teneva per cofa certa, chenonfude dalla Smilace predetta differente, come poco di poi conobbe egli fenfatamente, con il farne efperienza; imperochefattofi cavar di terra le radici della Smilaceafpra, edatoneà bere la decottione ad alcuni, che pativano il mal Francefe, fumo tutti con quefto rimedio liberati. 11 che intendo edere dipoi luto fatto ancora da altri Medici, e fpecialmente à Roma , nel Pontificato di Paolo Terzo , dall'Eccellen- tiflìmo Medico M.Giberto Horfchio Fiammengo ef- fercitatilììmo Semplicità, come fi vede più ampia- mente fcritto nel Tomo delle nodre Épiftole Medici- nali, in una lettera fciittami dall'Eccellcntifs. Medi- co Gio. Heflb da Norimberga . Ma con tutto ciò non mancano alcuni , che contradicono à quella opinio- ne, vedendo loro che le radici della Zarza partila, e quella della Smilace fono non poco differenti ; effen- do quelle nodofe molto, e quelle per tutto rugofe. Ma io in vero per non riaver veduto della Zarza parilla al- trochealquantefoglie, enon veruna pianta intera , non hò cofa alcuna che mi dia animo di potere affer- marenèperl'una, neper l'altra parte dicoiloro, fe ben fon codretto in quello mezzo accollarmi all'opi- nione dell'Eccellentiffimo Chini, imperoche collui (come io pollò linceramente far tedimonianza) non folamente fti al fuo tempo fingolariffimo Semplicità , macandido, fincero, veridico, e fedele in qualun- quealtracofa. Nè mi par che odi molto la differenza che fi vede frà le radici dellaSmilace afpra.e quella del- la Zarza parilla : imperoche dice Teofraflo, la diffe- renza de i luoghi muta nelle piante puraffai note : di modocheperlavarietàdeiclimi, dell'aria, del cie- lo, edella terra, le medefime piante nate in diverfe re- gioni, fono in varie, ediverfecofe (comenel fapo- re, nell'odore, enellaforma) non poco differenti . Maio dirò bene (Te dalle ugne fole fi conofeono i Leoni) per quanto mi dimodra il ramofcello , con alquante foglie, che è in mia mano, ionon pollo giudicare altrimenti, fe non chela Zarza parilla, eia Smilaccalpra fieno una cofa medefima. Corrobora poi non poco, che ciò fia vera l'etimologia, ò vero il lignificato del nome : Imperoche appiedo à li Spa- gnuoli Zarza parilla non fignifica altro che Rovo far- irtentofo , ò per dir meglio vicicolofo ; imperoche Parrà appredb à liSpagnuoIi non fignifica altro che la Vite che produce il vino , e Panila non altro, che Viticella i e Zarza in Spagnuolo è il medefimo cric Rovo in Italiano : anzi che ancora noi Italiani in Tofcana chiamiamola Smilaceafpra (per riaver ella le fpine come i Rovi ) Rovo cervino, cHedera fpi- nofa per falir ella come là l'Hedera sù per gl'alberi grandi. Ondebifognadire, ò chela Zarza parilla fia virtù della la Smllace P1'^"3 > òchcfiaunalpeciediquella. Le Zam pa- virtùfuefonodifcaldare, d'aflbtcigliare, edi provo- ìiila. careilfudore, evalein fpecialità non folamente per curareilmalFrancefce, matutti i dolori dellegiun- ture, e à tutte le infettioni cutanee del corpo, c ul- ceremaligne, edifficili- Giova alle undimie, epar chehabbì unafpeciale, e propria virtù à tutti i morbi frigidi del capo, edelcervello. Cuoconli delle lue radici quattro oncie per volta in libre quindeci d'ac- qua, ma prima vi fi maceranodentro per un giorno, e una notte, e fi fanno bolire fin che fi confumi la metà dell'acqua, e qualche volta più, quando Svo- glia che la decottiòne fia più valorofa : e come fono fredde fi colano per un panno di ljno, e governafila decottione in un vafo netto di vetro, ò di terra ve- triata . Daffi adunque di queda decottione ben cal- da tanto la mattina quanto la fera quattro hore avan- ti mangiare agl'ammalati il pefo di otto oncie, e di- poi fi fanno fudare nel letto ben coperti, per due bo- re cotinue, e più è manco, fecondo il bifogno, con- tinuando di far ciò per giorni quaranta continui, doveil male fia difficile, quantunque molte volte ba- Matthioli A di il pigliarla folamente un mefe . Macon tutto ciò bifogna ogni dieci giorni purgare i patienti , ò con pillole, ò con bevande convenienti. E'queftomedi- camento più fiottile , che la decottione del Guajaco , e della China; ecuranficon la Zarza parilla molto meglio quei mali che fono nell'ambito delcorpo, che con quelli de gl'altri predetti. Il modo di vivere de ■ ve edere quello illedb, che s'ufa di dare nella cura del legno Guajaco, con uva pada, ebifeotto, fc ben alle volte vi fi concedono, nei corpi molto deboli , gl'augelletti, e i pollailtelli; con queftoperò, chea pado,e fuor dipado non fe li dia altro da bere che il de- cotto medefimo fopraferitto ; e quantunque fi co- B mandi,che gl'ammalati, mentre cheduralacura.fene dieno ferrati in camera , nondimeno io hò più volte concedo loro; che efehino alle volte un poco fuori à palleggiare in qualche giardino, quandof'aria fia fc- rena, efenzavento. Ma ben bifogna, che co!oro,che cosificurano , fiano per avanti beniflìmo purgati per più, c piti giorni. Vale oltre di ciò la Zarza panila ne icancari non ulcerati, e àtutti i tumori duri, efeir- roh, i quali malagevolmente fi rifolvono. Sana pari- mente le fcrofole , fatta in polvere, e mefcolata con altrctanta di radice di Rufco, e dandone ogni giorno una dramma con buon vino bianco dolce , la matti- na quatr'hore avanti mangiare per quaranta giorni C continui. Ma ritornando all'Ebeno, dico, che i Greci lochiamano igims : i LatiniEbenus : gl'Arabi Aba-Nomi. nus, & Abcnus . Il Guajaco chiamano i Latini lignum Guajacum, lignum Indum, lignum Sandlnm. iTe- defchifrantzcfemholtz: liSpagnuoIi legno fanto, le- gno dcllasantilhas: iFrancefilinfaint. Delle Rofe. Cap- m. LE Rofe fiefeherefiringono , e infrigidifeono i mapiù rcjlringonolc feccht . Cavafiil fuco dalle frefche in quefto modo . Taglianfeli prima con le forbici l'unghie (cofi fi chiama quel poco dì bianco , che hanno nelle eftre- D mito" delle fi ondi loro) e pejianfi pofiia nel mortajo , e (premefene il fuoco, e lafciafi all'ombra infino à tanto , che fi condenfi, e ferbaficost per li linimenti de gli oc- chi. Seccanfile f rondi delle Rofe all'ombra, -voltandole fpfffo, acciocheperlamufa, e perii fobbolirenon figua- Jlino. La decottione delle fecche fatta nel -vino , e bene fpr emuta, -vale ài dolori delle orecchie , della te fia, del- le gengive , degl'occhi, del federe, edel fiiobudello, e della matrice,unto con una penna,ò •vero mejfo ne i cri/Ieri . Le Refe fecche fenica fpremerne il ficco , medicano , empia/Irate, le infiammagioni de i precordi , el'humì- dìtà dello Jiomaco , e il fuoco fiero . Le fecche trite in polvere, fi fpargono in siile feorticature delle cofeìe , e £ mefcolanfi ne gl'antidoti delle ferite, e in quelle compo- fitionì , che chiamano anthere . Brugianfiper imbellite le cigli a de gl'occhi. I fiori , che fono in mizjcji delle Refe, fecchi, e polverizzati fopra alle gengive , prohibifeono ì fiuffi, che z>i difendono . I capi loro bevuti rift.cgnano i fiuffì del corpo , e lo fputodel f angue . De ì Vafiellì delle Rofe. Cap. 112. COmpongonfiipaftelli delle Rofe in quefto modo . Pren- donfi quaranta dramme di Rofe frefche, e afeiatte p da ogni humore, come cominciano àlanguidire , dieci di Nardo d'India, e feì di Mìrrha; peftafi ogni cofa hifie- me, e formafene ì padellini tre oboli l'uno; e come fon ben fecchi all'ombra, fi ripongono inunvafo diterra non impeciato , ferrandolo, che non refpirì . Sono alcuni , che v' aggiungono due dramme di Co/lo, e altrettanto d Iride dillliria, e mefcolano con mele , e vino di Chìo . Sono in '-*m*™ alami Pixacantha, 'euri ± albero fpmofo, che producei, ami alti ire gombiti, è qualche volta madori, intorno ài quali fono le fiondi denfe, e folte , fimilia quelle del Sojfo . FJ il fuo frutto Jumleal Pepe nero, amaro, liftio , e denfo. La fu a co> leccia epall,da,fimtled un Lido bagnato. Hà molte radici torte, elegnofe. Nafte abondantemente in C appa- ricela Lieta, & inmolti altri luoghi; amai luoghi af- pn. Camene il fuoco in quefìo modo. Peftan/iinfieme con b rami le radici , e maceranjipofciaper alquanti gior- ni in acqua, emoconfi, ecome fono cotte fi cavano fuori, e faffi cosi bollire ,1 liquore per infino d tanto, ohe /? con- df 'fi come mele. Controfasi mefchiandogli nel cuocerlo della Morca, overof , eco d' Affitto , è fiele di bue. Le- vafigli nel cuoce, lo, la f puma , e ferbafi per lemedicine degl occhi , & il re/lo per ufare in altre cofe . Spreme/! nel medefimo modo il ficco del feme, e condenfafi al Sole L' ottimo è quello, che accende al fuoco , e che nelfpegner- lo, jalafpmmaroJTa, e quello, che di fuori è nero, e di dentro nelromperlorolfeggia, e quello, che non hd ninno cattivo odme, e che con amarena è cojlretlivo , di colore di^aff arano, come è quello d' India , il quale, eperbon- td.> e.Pa ''fWcaciafiprepone à tutti gl altri . Hd il Lido ■virtù coftrettiva . Chiarifica le caligini degl'occhi , egua- rifcelafcabbia, & il prurito, & iflujf, vecchi dell, tpai- pebre . Giova ali orecchie , che menano marcia , algor- g°W'J'> alle gengive ulcerate, alle figure delle labra , e deljedere, dralleftorticature, ungendone i Imo luoghi Mettefine, cri/Ieri, e bevefiper li fi:-fft Jìomacali , e di- ftnterici . Daffi con acqua allo fputo del [àngue , r> alla tojje. Giova al morfo del cane arrabbiato inghiottito in piU Iole alla quantità d'una Fava, ò vero bevuto con acqua . yngendonei capigli , gi imbiondi fee . Sana i panarìccì delle dita, e l ulcere putride, ecorrqfive. Applicato,rì- Jtrmgetfiufi delle donne. Bevuto con latte , òverotolte inpillole, giova dimorfi de gl animalirabbicfi . Dice/i chellndtanofifàdiun'arbofcello, che fi chi ama Lonchì'- te, ti quale efpmqfo , conrami diritti , dì lunghezza dì ire gombiti , e qualche volta maggiori , più grofidel Ro- vo, &■ efeouo affai mfieme dalla radice. La fua corteccia fpeK.K.ata roffeggia e le fuef rondi ratfembrano quelle deli- Olivo ; Iequali (fecondo che fi dice ) cotte nell'aceto ^be- vute, fananolmfiammagioni della milz_a: vagliano al trabocco di fiele, e provocano i me/ìrui . Et oltre à quello fi crede, che trite , e bevute crude facciano il medefimo, e dipiuafermafi, che bevuto mexxfi ciatho delfuofeme , purghi la flemma , e che fia amora rimedio de veleni . L Li ciò, che volgarmente fi tiene rioggi nel- . , le Speciane, e veramente affai nelle fetìW. JS&g zefue djfconvenevoleda quello, chene fcriveDiof- «e. coride; impero che'l nollro non s'accende, non è rollo di dentro, ne rifponde al guliarlo alcunaa- maritudme. 11 che dimoftra effere veramentecon- trafatto di più, e diverfi fucchi. Dicono alcuni, che fi fa quello, che è in commune ufo, delle bacche del Liguflro: altri dicono di quelle della Matnfelva: altri di quelle del Sanguinello: & al- tri di tutte quefle infiememente pelle . Nondime- no iacciafi come fi voglia, è però cofa certa, che Ir™!"0" P-' fl ?01t,a à ' tzm?i noft« di Licia, onde s ha egli prefo il nome. La pianta del Li- do, di cui e qui la figura, mimandòaiàdifegnata,e , colo- L I CIP Nel primo lib. di Diofcoride. 1 5 9 A I, 1 C I O ITALIANO. colorita di Dalmatia Battifta Baleftro Speciale , e dl- ligentiffimoSemplicifta. Ma la pianta viva ( per dite ilvero)iononlavidigiamai, e le ben non manca chi dica, che fi a ella piti predofinta, che vera, nondi- meno vedendo noi, che fi confà molto bene con 1' hiftoria del Licio , non habbiamo voluto per le paro- le di coftoro fpiantarla del nodro giardino , fin tanto, «he non companfea alcuno, che ne porti più vere piante del Licio di Licia, ò di Cappadocia, ove di- ce Diofcoride, chenafceil Licio. Ritrovafi ancora in Italia un'altra pianta , la quale non poco fi raflomi- ->liaalLicio, e quella mi fu primieramente mandata da Verona da M. Francefco Calzolaris, Speciale , c Semplicifta efercitatiffimo . Lacunmaginee qui £o- lamentc dipinta, acciocheciafcuno, che vi porta 1 occhio, ne polla dir il fuo parere. Ma qual da poi quel frutice fpinofo chiamato Lonchite , di cui fen- vc Diofcoride , che in India fi fa il Licio , fin hora non hò io cognitione alcuna . Mancandone il Licio, fi può infuoluogoufarelaMorca dell'olio cottain vafo di rame, òveiamenteiSomachi; percioche cosi ritro- voioefferela dottrina di Diofcoride, come fi può infamo chiaramente vedere , leggendotene à luoghi propri la Galeno, loro hiftoria. Scrifle del Licio Galeno al 7. dclleia- cultàdefemplici, così dicendo: La Pixacantha e al- bero fpinofo, di cui fifa quel medicamento liquido chiamato Licio , il quale ufano per li lividi , per 1 in- fiammagioni della bocca, e del federe, aU ulcere for- micofe, putride, e contumaci, ali orecchie,che me- nano marcia, allefcorticature, &ai panaria delle dita. E'nellefacultàfuedifeccativa, e compolta di foftanzadidiverfefpecie, chiamate da Greci htero- genee. Dellequalil'unaèdiparti fottili compofta 'alida, edigeitiva, e l'altra è frigida, e terre tre,da cui hà ella la virtù collrettiva. Ma quella qualità nel Licio è vetamente poco ; percioche più ha egli del di- geftivo, cdeldifeccativo, nel che afeende nel fecon- do ordine ; e ritrovafi nella calidita fua quali tempe- rato. Et imperò ufano quello medicamento 111 vane , cdivetfccofc. Ufanlodico, come afterfivo, all'ul- cere maligne, eputride; ecomc collettivo , a i naili domatali, difenterici, e femimli . Nafce quello Li: ciò abondantiffi inamente in Licia , e Cappadocia ; ma quello, che nafee in India, è veramente più valoro- fo Et al primo de gl'antidoti, diceva, chemoltodit- tìcil cofa è conofeere il vero, e lincenflimo Licio dal contrafatto. Mahavendomiil Licio , il qual chia- mano iGreciPixacantha, cioèBosso fpinolo, ri- dotto à memoria il Bollò, non me parlo k non bene h;ftoria di recitarne qui l'hiltoria. E' adunque il Bollo pianta à rutti notiffimaj percioche nafee egli in tutta Italia copiofo. Produce foglie di Mirto, ma minori, pili grolle, piti verdi, e ritondette nella cima. Verdeggia d'ognitempo, nè mai perde le frondi . E pero e pun- ta molto commoda per tcflère fpalicve ne giardini, e trxmezarei luoghi l'uno dall'altro . Fa il fior verde, e il teme ralligno, ma difpiacevole à tutu gl'animali . In Corfica crete egli groffiffimo, con fiore non dil- prezzevole, onde procede che il mele hà dell'amaro. Nate volentieri m luoghi freddi, & aprichi. La ma- teria del legno è in pregio, e rarevoltefi ritrova crei pa, e venofa altrove, che nelle radici: nel rcltoeai polita materia, e commendabile perla durezza tua, e parimente per il color giallo , che egli tiene . come ancora per efer denfiffimo , e ponderofiffimo di mo. do che gittato in acqua non vi % bitoaltondo, ne manco invecchiandoli li urla t. quantunque (per quanto fcrivono gl antichi) non nabb a cgliufo veruno nella medicina; non mancano però alcuni contemporanei.che vogliono che Bollo F,a metto legno Guajaco , che « fi porta dall Indie , fondandofifolamente con dire , chegiafìa flato fpe- rimentato , che la decottione del legno del Bollo fi- na feliciffimamcnte, bevendofiilmal Francele . Ma quantunque fi potette ciò concedere alla fperienza; nondimeno nonmi pare poca ignoranza il credere , che il Bollo noftro d'Italia fia una cofa medefima con illegnoSanto, chenatein India, come nelle .fue 140 Diicorfi del Matthioli BOSSO. A EVONIMO, pfS di Centurie defcrive Amato Lufitano; la cui opinione S:1- come vana, efciocca, non è in modoalcunoTa ef- fere accettata da i Medici; imperoche il legno del Guacco e nella foltanzafua gradò, e ragiofo, nero di dentro come Ebeno, di fapore acuto, & amaro, le quali. qualità non fi ritrovano , né mai fi ritroveran- no nelBoflo. Oltre à ciò il Guajaco (per quanto narrano coloro , che n'hanno vedute le migliaia del- le piante noli Indie Occidentali ) produce le fiondi f- mil. alla pnntagme ma più brevi, più grolle, cpid Ì «V"°r 8'a 'V &,i,'ut"Srofii come Noci. Etil Boffofalefoepmbrevi del Mirto, i fiori verdegni,& il hutto ralligno, niente maggiore di quel del Mirto . Onde parrai, che in manifeito errore fieno veramen- te tutti coloro, .quali fi credono, cheil noftro Bef- fo Italiano fia,l rncdelimo, che il Guajaco , come nuovamentefcr.vc Amato Lufitano. Màquanto po- co pefchi egli al fondo nelle facultà , e cognitione de femplici, conofecra agevolmente ogni candido let- tore, che leggera la noltra Apologia centra di lui, c parimente il numero grande degl'errori, chehà finto egli nelle fue enarrationi fopra Diofcoride, manife- sti da noi nel fine della predetta Apologia. Ma per- che il Bollo mi fa ricordare fiora dell'Evonimo di feofrafto, il quale noi in Tofcana chiamiamo Silio, & altri Fufaro, pereflcr il fuo legno nel colore fimile al Bollo, e parimente limili non poco i fuoi frutti , Svitalo, e "onhopoflutoJafciaredinondefcrivernequi la fui ..,, .,0, c ■'«r""ui.u i,m.iare ai non aeicriverne qui la f,r , hiftoria. Hordicoadunque, chel'EvoNiMo ( fe- C,°lìl Cie,Sr Teofrafto all'ultimo capo del ter- zo libbra dell hiftoria delle piante) è un'albero cosi j^ande come il Melagrano , con foglie quali limili , ma magg.ori della Chamedaphna; molli come quelle temhf gT°-V- C?mincia 3 germinare il mefe di Set- colori ffi01^"'3 P»m«era, facendo i fiori del fo odore ne °leb,anci?=» madicattivo, efaftidio- delSifn mn rrUCCOCO?lafcorzaé fimi'e alle filique del Sila mo, fe non che fi di ide . ? Mangiato quello da i befliami, gl'ammazza, come fa™°ancora parimente le frondi, le quali fpedal memeammazzano le capre, feprertononfi pagano Teof aftò°Cn •/UtCOrJCIUCa? adI'£™nim° fcrifle lcotralto. Ondeconfiderandoio le note di quella lìuTA^I''dan°\",CderC> che Evonimo non fia altra che il noftroSilio, òveroFularo, cosi chia- donnePCrn^Te U r?^ fufa> ehe pino le donne, pei filare. E tanto pili mi riduco à credere , Wmnl ' 1u:""oiosòpercerto, che il noltro Si- iloc molto contrario al belhame, e che refpira di fa- truca, .quali hanno la feorza rolla, e di dentro fon <= S»i^n'CKn°^n0ftredwine-) fa iavandofene - la tcltai capelli oiondi, e netta via la farfarella del S2nll & ammazza i pedocchi. La materia del legno c pai da, corae quella del Boflo, ma non cosi gra- ve, ne cosi dura. Parrai, che erri non poco. 1 Tra4 fio no,° f' ' CÌC ^J1^ fia Ia 2 'Sia di lióff II fio , non havendo con ella iìm.litudine veruna. Chia- AnnbiH^lClL,CrÌ°i 1 Latini Lydum. gl'N«u. TM&<£ dh?dt? Ha^,d) Kilulem, &Felzalvarag. Il Boflo poi chiamai, dai Greci P^«, da i Latin faro" ^£fTT° ^«mano gl'Italiani Silio , e Fu- laro. ìTedcfchiSpmdelbaum. Dell'Acacia. Cap. 114. folio dirami, chenonfi 'difende in alto . Produce il fiore hanco , ^ilfemefimìle ài Lupini , chi Jn f bac. ioìréiuHjiT'^,' eT°' f q"ell° Gl'immaturo i°Mgia . Lodafiquello , che tende alquanto al rolTo e che domfiemelefronduelfeme. Ma/ce ancora di quella fbi. IVZfTr virtùdiriftrinzerlJdirL J'tfca,,. lìfuofwcQ e convenevole alle medicine de gl'oc chi; chi; giovani fuoco fatto, alle bugaitce , all'ulcere ferpig no/e, di pterigi delle dita . Bevuto, e me/Jone cri/ieri , fermaifluffi delle donne , timettelamatrice didogata, e rifiatila fftuffì del corpo ■ Sana , applicato , t ulcere del- la bocca, e riduce gl' occhi , che e/cono del/ito luogo, e fd nerii capelli . La-oafi nell'acqua , polveri^ati , per le me- dicine degli occhi , tantoché rimutandogliela fpeffe vol- te, refi chiara nel fine , e cosi poftiafe ne formano i Tro- cifci. Brugiafi, metiendolanellafornace in un va/o di terra crudo, quando fi cuocono le tegole . Brugiafi ancora /opra àgli ardenti carboni , foffando continuamente . Fu- mentati/ile giunture fmoffe con la decotiione di tutta la pianta. Della fuaGomma quelite è eccellente, che è ri- trattainj 'e à 'modo dt vermini , e che è tra/parente, come ACACIA PRIMA. Ne! primo lib. di Diofcoride. h'iwu f^Hiama l'albero, che produce lAcacia, Teofra- « da \_j fto al 3. capitolo dcl4.1ibbro dcll'hiftoria delle &»ft». piante, fcmplicemente Spina, così dicendo : La Spi- na hà tal nome per etter albero per tutto fpinofo, ec- cetto neltronco; imperoche haegli le fpine non fola- mente sù perii germini, e sii per li rami, ma ancora sii perle fiondi .Crefce in affai procerkà, di modo che fe ne fanno travi per li tetti lunghi dodeci gombiti.'Ri- trovanfeneduefpecie, bianca, cioè, e nera. La bian- ca è debole, e facilmente fi putrefa: ma la nera è più robuita, e più ferma, e non (i tarla; & imperò è in ufo per le fabriche delle navi , nel che vale à far le co- fteloro,eperferrarelecongiunturedel corpo. Non crefce però in troppo grande altezza. Produce ilfuo frutto in baccelli come fanno i legumi ; il quale ufano gl'habitatori in cambio di Galla per conciare le cuo- ia. 11 fuo fiore e cosi bello all'afpetto, chefenefan- no le ghirlande . Raccolgonlo i Medici per effere an- cor'utile nelle medicine. Nafce da quello albero an- cora una Gomma, laqualediftiliaperfc fletta, e pa- rimente per arte, intaccando la feorza con ferro. Ri- trovali di quelli alberi gran copia, eveggonfene gran bofehi nel territorio di Thebe . La materia del legno è dura , di color ceruleo , come è ancora il Loto.Quefto 14.1 ti vetro, ev.onlegnofa. Lodaft doppo quefìa , la bianca, ma quella, che è fordida , efìmile alia Ragia , è inutile . Hi quefia Gomma virtù diriempire , e di ferrare i porri della carne. Spegne l'acuità delle medicine, mefcolando- vela . limpì.-ifìrata infieme con ova , non laftìafare le ve- feiche alle cotture del fuoco . Nafte un'altra fpecied'Aca- ciainCappadocia, ePonto, laq.ialecomecbefìafimileà quella dell' Egitto , nondimeno è dipianla-mclio più bre- ve, piùbaffa, più tenera , epiùfolta, e piena di fpine . Traduce quefiafrondifimili alla Ruta, fa ilfeme l'autun- noneicibi, minore delle lenticchie, producendone fola- mente ire, 0 vero quattro grani per baccello . Il fuoco di quefìaè anch' egli correttivo , mamolio meno efficace de11' altro, e per le medicine de gl occhi è inutile . ACACIA SECONDA. D ; tutto dell' Acacia fcriflc Teofrallo, co'I quale accor- ; dandofi Plinio , ne ferirle ancor egli al 12. c. del 24. lib. HiQprfa li cosi dicendo: E' ancora la fpina dell'Acacia albero , Plml°- che nafce in Egitro , nero, bianco, e verde ; de i quali è il verde il migliore. Nafce parimente in Galana,più tenero, epiù fpinofo . llfemeèintuttequeife fpecie fimile à quello delle Lenticchie, ma minore di granel- lo, e di baccello . Cogliefi l'autunno; percioche col- to avanti è troppo valorofo. llfuccofi fpreme da i baccelli, bagnatiprima con acqua piovana, epofeia pedi nel mortajo, e meflì al torchio, condenfafi poi al Sole , e fattene Trocifci . Fattene ancora delle fron- di, ma meno veramente efficace. Ufano il leme in cambio di Galla per la concia delle cuoja . Vitupera- li il fucco delle foglie , & il nero che lì fà in Galatia, e parimente il troppo rotto . Quello fucco chiamano i GrcciAcacia. In luogo della quale ufano i moderni Medici, e comprano gli Speciali il fucco delle Pru- gnole falvatiche condenfato in cerre lamine, come ta- volette, al Sole ; percioche la vera non fi porta à tem- pi noltri in Italia . Hanno le medelimefacultà dell'A- cacia le frondideIRhu,il quale noi chiamiamo Soma- deilVUMìS cho; e parimente il liquore, che fifa delle frondi del Lentifco, l'Hipocilto, come apertamente teftifica Diof- Hi Difcorfi del Matrhioli DMfconde : onde affai più convenevole farebbe ufar quelleinfuoluogo, che altro. L'imagine dell'Aca- cia della prima fpecie , che fi vede , mi portò da Con- Itantinopoli il Signor Augerio di Busbeke Fiammen- go, ArnbafciatoregiàalgranTurco per l'Imperato- re Ferdinando, la quale, veramente fi raflòmiglia con tutte le lue note all'Acacia legitima, evera, im- peroche la pianta intera, dicuihabbiamo pofto qui unramofolo, hàiltronconon diritto , ma llorto.ri- copcrtQdaneracorteccia,conlirami, e ramofcclli tutti carichi di pungenti fpine. Produce le foglie qua- fitonde, grandi, come di Pero, mavenofe di Copra, verdi, ebianchiccie,edi fotto fuliginofe , & all'in- torno per tutto incero, con nerigno picciuolo. I fiori c poi porporeggiano , e le filique , che nafcono,fono fi- mili à quelle de 1 Lupini : e fc ben dice Diofcoride,che i fiori dell'Acacia fono bianchi , nondimeno ferven- do Teofrailo, e parimente Plinio, che le fpecie d'A- caciafonoduc, cioèla bianca, eia nera, io mi ri- duco agevolmente à credere, che la bianca facci il fior bianco, e la nera purpureo ; c maflìmamente fer- vendo Teolrafto , che il fiore dell'Acacia è belli Aimo da vedere, e che però fe ne fanno le ghirlande; impe- rché il color purpureo vagheggia molto più all'oc- chio, che non fà il bianco. Olcreàciòè da fapcre , chechiamaSerapionelaGomma, che produce l'al- bero dell'Acacia, Gomma Arabica, per portarli ella p d'Arabia provincia vicino all'Egitto . Màè però da fa'- pere, che la Gomma Arabica delle fpeciarit e adii differente daqueita; imperochequella non è fimile à 3 ritratti vermicelli, ma ègranellofa , edidiverfi co- 1°" ' "°È ' . comc di Succino , come di Topatio,come diGnlopacio, e come di Berillo, il che veramente corrobora il veder noi mancarne l'Acacia ; percioche quello arguiteti che non manchi ancora la fua Gom- ma, con la quale, fequeitàfufielavera, ci fi porta- rebbe fenza fallo alcuno ancora l'Acacia , per il mol- to Infognò, che n'habbiamopcr la compofitione del- la Theriapa. Et imperò fi puòagevolmenceconclude- re n a di<%ente *'a li Gomma della Spina Egit- n tia della communc Gomma Arabica . La noftra adun- que reputo io veramente eflcr quella , clic chiamano i GrccifcmphcementeGomma; nella quale credenza niluindottoGaleno, percioche al ideile f.icultà de temprici, cosi diceva . La Gomma è una lagrima con- gelata, econdenfatanc'tronchiditutti quell'alberi chela producono, come fi vede ancora te Ragia in tutti quegli alberi , da cui diftilla . Oltre à ciò , ch'ella tia difeccativa , è mollificativa , è cofa certa ; & impe- ro e ella medicina dell'afperità.,edelle.ruvidezze J a qual dottrina dimoftra rhanileftamente , che la Gom- ma cosi fempliccmente chiamata da i Greci , fia la no- itra Gomma Arabica; IaquaIe,perquantofipuògiu- e dicare, c un mefcuglio di pili Gomme d'alberi.Diche ■ ne danno manifefto indicio i varj co!ori,e le varie ibr- me,chefi ritrovano particolarmente nelle fue granel- la . E vedefi,cheGaleno chiama fempliccmente Gom- ma tutte le Gomme de gl'alberi, che non producono Ragia . 1 alche non è d'accettare il giudicio di coloro, che fi credono, che ogni volta, che lì trova fcritto ne' Greci autori Gomma fempliccmente , riabbiano intc- BnoreJ'al- io di quella della Spina Egittia . Oltre à ciò, fono al- 0 " cuni altri, che fi fono immaginati dovere edere la Gó- ma della Spina Egittia quel!a,che chiamiamo noi Gó- madiDraganti, per effér nelle fattezze fuc fimile à vermicelli. Il che molto più fe gli converrebbe,quan- tunque ancor quella non fia , come al filo luogo dire- mo. Galeno al 7.1ibbro delle compofitioni dVmedi- camenci in genere, chiamala Gomma dell'Acacia , Gomma Thebaica , forfè perche ( come fcrive Teofra- ito) nel territorio di Thebe l'Acacia nafee abondan- °Fvic?rÌ- r m\: Ma non portandofi l'Acacia (come poco di jrobata . 1oPu dicemmo ) fi può molto ben credere, cheanco- " ia'ua domina non ci fi porti. Fece della Gomma dell Acacia memoria il Silvio huomo de noltri tempi dottlllimo, & in tutta la Francia chiariflìmo,nclfuo liubro della natura de femplici medicamenti, cosi di- cendo : Della Gomma dell'Acacia non fece mentio- ne Galcho,ove trattò dell'Acacia nel 4dib.de femplici come non fece poi ancor mentione alcuna dell'Aca- cia nella Spina Egittia , òvcramente Arabica, cosi chiamata folamente da Diofcoride. Dal che fi può concludere, chel'Acacia, elaSpina Egittia, ò ve- ramente Arabica fieno alberi in Egitto fpinofi, el'un dall altro difteremi . Quelle tutte fon parole di Silvio Ma per mio giudicio non fi può qui Silvio feu far d'er- rore; imperocheapprelToàGaleno la Spina Egittia non ealbero, ma rierba fpinofa, difpeciedi Cardo, come e ancora apprettò àDiofcoridc , fimile alla Spi- na bianca, la quale chiamano gl'Arabi Suchaa. E pero lana Hata non poca feiocchezza di Galeno ad A"d* haver latto mentione dell'Acacia in quel Iuo^q5 Ì'ST1"'' altra Acacia poi, la qual nafee in CapVdoekf&i« "* Ponto, con trondifimili alla Ruta, edicuièquila figura, m'è Hata quello anno mandata da alcuni miei amici. E perche fi vede chiaramente, che ella rap prefenta quella, della quale fcrive Diofcoride, non ho lenon potuto credere, chequelia fia la legitima Acacia della feconda fpecie; imperoche ella è fpi- nofa, hà foglie di Ruta, & il feme minore delle Len- ticchie m alcuni baccelli piccioli , e capaci al più di quattrogranella, algullocollrettive. 11 colore de i baccelli è come d'oro, anzi che nel Solefplcndo- no, come fe fuflero dorati. Ne mi rimuoverò da quella opinione fino à tanto, che io non vederò la pianta, la quale fi crede l'Anguillari, che fia l'Aca- cia; imperoche non fono per rimuovermi folamente conilteltimoniodellefue parole. Fece dell'Acacia mentione Galeno al fettimo delle facultà de fempli- ci, così dicendo: La pianta dell'Acacia è acerba e parimente il frutto, eie frondi. 11 fucco, lavando- Acadl fi, diventa men valorofo, e manco mordace; per- c'aleno d ciochc perde per lavarfi 1' acutezza . Quefto em- pialtrato in qual fi voglia parte del corno, fobi- co la difecca, e la riduce inficme , ma non però vi laicia alcun fentimcnto di caldo , nè di fred- do, che valorofamente fi fenta. Per lo che fi cono- sce efier medicamento freddo, e terreflre, co'l qua- le li ritrova mefehiata ancora una eflènza acquea & imperò è da ftimare , che le parti fue non fono limili ; ma haverne m fe alcune difperfe calide , e folci- li; le quali fi feparano per il lavarlo. E perciò fi può dire edere diieccativo nel terzo ordine, efri-ido nel fecondo, quandoèlavato, e nel primo quando N„„- epuro. Chiamano! Greci l'Acacia «'«.■ 1 Latini Acacia: gl Arabi Chachie. Del Vrtice, Cap. 115. 1 Latice, il quale altrimenti/! chiama Amos, epari- mente Lygoj ,i pianta , che crefie in albero . Nafee in luoghafpri , é- wcult, , appreso alle ri ve de ì fiumi, e ne rena, de terreni, . Hai rami lunghi, e malagevoli da rompere Produce le frondi come d'Olivo , ma più tenere. Fenedtduefpeae-. una cioè , che produce, fiori bianchì , porporegg.ann ;e l altra del tutto purpurei , & il feme fi- mile al Pepe . Ha -virtù , e f acuità calida,e coftreitiva . Il feme bevuto , gw va al morfo de gli animali veleno/i, e con- fer,fce a , dtfett, della mil^a , ér àglhidropici . Fd abon- darci latte, e provoca imejlrui, bevuto convino al peti d una dramma . Difecca lojperma, offende la iella , epro- Jedendof„neUa,all,nfiammagioni, & altri difetti de i luoghi naturali delle donne. Il feme bevuto con Pulegio,ap~ plicato, e profumato, provocai meftrui: unto ,levail do- lore del capo i e diftillafià i lethargki,e frenetici in sli'l ca- po con olio ,& aceto . Le fiondi fparte per terra, e pari- mentejumentate , cacciano gl'animali velenofii ór appli- cate,gnarifeonoimorfì delle ferpì-. impiajìratecon Buti- ro , efi-ondt d, Fili, rifolvono le durezze de i tefticoli.H fe- me appluato con acqua mitiga le filfure del federe. ag- giuntovi le fi ondi , cwalegimiture fmojjh , e le ferite . Cri- Crede/! che i viandanti, the portano in mano un ba- ione diVitìce, non fi fcortichìnoperil camini m alcu- na parte del corpo . Ch.amafi da t Greci quefio al- bero Agnos, cìòèCaJìo; imperooie le donne, (he ■ ojferva- V I T I C E. Nel primo lib. di Diofcoride A H3 ■vino cafùtd ne i facrifiZj di Cerere appreso à gl Atke- niefi, fi f Ace-vano i letti delle p ondi del Vhìce . Chta- tnajì i.YgO! > c,oè Veneo, perejfere i fuoi rami molli, & arrendevoli ■ OLIVO DI BOEMIA. D IL Viti ce, che volgarmente fi chiama Agno ca- llo, èinltalianotifTima pianta, e come certifica , tiuac- piinioalo.capodel24.Iibb1.-o, èdiduefpeciejbian- """"" co, cioè, e nero; maggiore, e minore . Crefce il ne- ro, ilquale è il maggiore, alla grandezza del Salice; &ilbianco, ilquale è il minore, è più folto di rami , c più farmentofo , & ha le fue fi ondi bianche , e Ianu- ginofe. Il luo fiore è mefehiato di bianco, e di por- pora; c quello del maggiore puramente purpureo. Fece, oltra di ciò memoria d'una pianta leotralto , all'i i.cap. del 4.1ibbro dell'hiftoria delle piante.chia- mata ",>M«ym, cioè Olivagno; cosidcnominataper effer in pane fimile all'Oliva , in parte all'Agno , cosi dicendo: L'EAEA0NO£, òvero (parlando Italia- w°,tfa no)l'OLlVAGN0, è una pianta lruttilera, non dilh: itala . mue dall'altra fpecie de i Vitici nelle toglie » le quali fonofimilidirigura, ma molli, elanugmofe. Sono i fuoi fiori come quelli del Popolo bianco , ma minori, e fenza frutto veruno. Nafccne copiofamence iopra l'Ifole, che nuotano. Ma fe quello da il vero Oliva- gno, che dice l'Anguillari d'haver veduto in Abruz- zo, nonfaprei, ne potrei io affermare , per non na- vcrlo io mai veduto in luogo veruno. Ma diro bene, chenafee in Boemia una pianta , la qual mi pare , cne corrifponda con tutte le fomiglianzc all'Olivagnojim. peroche ella è fruticofa , con foglie di Vince molli, e lanuginofe, & inargentate dal rovefcio , e non bian- chi, epiccolinidigradoingradosuper li rami ap- prellòàipicciuolidellefoglie, d'odore non mioave, dalqualenafceun frutto qualche volta, le ben ai ra- do, fimile all'Olive, il quale fe ben non ho 10 potuto mai vedere nell'Olivagni di Boemia, l'ho veduto pe- rò in Vienna nel giardino dell'Imperatore iopra una pianta, che ivi fi ritrova, da cui fu fpicato il ramo, di cui è qui la figura . Dico adunque, che 10 chiame .que- lla pianta Olivagno per famigliar ella nelle verghe, e nelle foglie , l'Agno , e nel frutto l'Olivagno , fe ben so io, che non è l'Olivagno di Teofralto , eflendo il luo iterile, efenza frutto; fe peròTeofrafto non li tulle ingannato, òvero, che quel tetto non fia tlato corrot- to^ come in molti altri luoghi fi ritrova . In Boemia te- gono quella pianta per il vero Olivo ; onde 10 lo dna- mo Olivo Bocmico . E' il Vitice ( fecondo che deferì- fa. ve Galeno al 6dib.de' !e ' acuita de (empiici ; calido , e Gal£no . : fecconcltcrzoordinc.edifuftanza molto fottile, al gu(toacuta,ecoitrettiva . Le vermene hannoalcun' ufo nella medicina, ma il feme, e le frondi fono di na- tura calida.e fecca,e di lottile fultanza;imperoche co- si dimoitra il loro ufo, & il tentirfi al gutto acuti,e co- ftrettivii fiori, le foglie, e'ifem». Mangiafi peroille- me, ma fcalda cosi apparentemente , che perciò caula dolore di capo. Ma friggendofi Opache cosi li mangia con gl'ultimi cibi ) nuoce meno a^apo.lj.ae- cia la ventofità nello liomaco, mi molto più il tneto, che il non fritto. Coiìringc il teme genitale, e gì ^impe- ti di Venere, tanto mangiato fritto, quanto «Udo il medefimo fanno le frondi, e parimente il feme Jjrap- do che ti crede, che non folamente mangiandole, o bevendotene, tacciano gl'huomin. catti, ma ancora giacendovi» fopra . E di qui viene, che m Attiene ne 1 irritici diCerere le donne ti faceano .1 letto di tutta la cianta'ediquiancora li viene il nome d Agno, che altro non rileva, che catto. Dalle qua 1 tutte cofe e m mifefto, fe ben ci ricordiamo di quelle cofe , che to- no (tate dette nei commentari di fopra, che l'Agno fealda,& infiememente difecca,e caccia più di tutte le cofcla vctofità.Machefia egli cópofto di parti fottili, lo dimottra manifettamente la facultà delfuo operare; impero- 144 Salice^ e Tua kilt oria . omjlopuònroibires èneéefiàrio, che lacci q leito.nelmodochelofà ancora la Ruta fra! pW calda ■BSS3ftm°PlàW,i Per ^er la Ruta "' É, alIe ^o oppillacioni,che nontla R'u ■ Videe fif So '± fi ila FCr h0r? che nel KKotódìn,.- l i- CC0* "0n mediocremente, ma ne terzo ordine, e di parti comporto molto fottili Chi adunque conofeerà quello, e vi aMiunSÀilme ' thodo da curare , ritroverà in che modoprlvochTe- C glumeftrui, mollifichi le durezze & in rh,^ Sconvenganellelaflkudini. Tutto quefto deliri ccfcrive£aleno • Chiamano i Greci il V ^c iZ e Kvyian 1 Latini Agnus, Vitex Siliv Arabi Famanchertf San anchert , tóf Ta g^ Del Salice. Cap. iI0-. IL Salice è albero-volgare. Le cu, fiondi ,feme,corlec- età e kquore hanno vini coftrettiva. /efZ'ditri te, e bevute con un poco di vino e di V * 1 r rella . Cogliere UUqMrì, ^acca^TctÙa' nel tempo, eh 'ei produce il fiore , e rhÀ ,,ej ' ; ' nella intaccatura, & è ut le te, ti, i ■ fiP?- c0"Zelat° effufiano la vifia. h •mt^tmenti,che omes hà da TertfSft° T fon0 nondimeno al 37 del ,/ì ilTi ai-° ? 1 3 C/P-d? ** Plinio •«} 3 /-nei io. ;i Salici di pili, ed verfefnerip- „„,.,-; A tri non tanto crefeono* ma fono di KatìSEFS ' imdi, chiamati in Tofcana Vcnchi, dicuifìnnn !terecitaHnfS0b,an,e,le- Trefono 1 fucchidcI Sa- Scnr ^f ^n'°al9- caP- del 24.I,b. ancora che U olcondefacerrementionefolamente d'uno De i ^mt^^fi^tidll"^° a mòdo d S'ianoi amf°C» »«» "ronconi, quando fi gli ta- ^l'afuaf"' "e laUtUnn,°- N,°" rmwo' ch* di<* vede in g ab,a,nca> doP° i! disfiorire fi pouarfi poft *0"hi pendere dai fuoi ramufcelli, e ^«adalventoperrariaàmodo di piume. Difcorfi del Matthioli conm!?;Cr-aIbeT' ch,ePrefto s'invecchia. Bagnanfi v;,,f, con utilità glande nella decottionc del Salice, metta s>"«™ D '"w'T' co?1 "Ida quanto bada per far bagno , chefì ri^COm',,Ca7 S diventare gobbi; impero- chela rifolverc quello bagno maravigliofamente i tu- nZ\ZTni> IC'¥IC n^"e lava'lde' ^ " 'an- no pei far dormire Bevendola decottione del Sa- lice, overainentelalifciafatta conia fua cenere, fi oS rrf"f ifu?hc' 6 VCr° maS"«te dallago a , S le / f"flcr° bc™« inavvertentemente Spar^ goni, le foghe utilmente intorno à i letti de i fe- bric.tanti. Jllegnodel tronco per eflertigliofo.ele- fa-f„Sbanl']daPerfarTarShe' V« Sellefecu ^r/JiV^°;.^ne,n]?moriaGaSo al 5. s,ii« | delletaculcadefemplici, cosi dicendo: Poflonfi u- toda farelefrondidelSaliceper confondatele ferite ■ nel "°' ^ che,efangu,nofe. Ulano molto i Medici ancora ifio- Wnff emP,a«»rcloI""vi>- imperoche fono così va- loiofamente difeccativi, che non contengono morda- cità alcuna, come cliehabbiano alquanti del toftre - mn^odP.T? CUmanC°ra' Che '"bano il fuccofpr - muto del Salice, come medicamento difeccativo, e non mordace, per molte cofe. Il perche fappi , che tu non ritroverai medicamento alcuno più convenevole a molte cofe che quello , che ritenendo alquanto del co«rett.vo,difeccafenzamordacitàalcuna,cornebe- n,mmod.moftraremo nell'opera delle compofitioni de , medicamenti.La corteccia dell'albero hà le facul- a medefimc delle trondi, e parimente de i fiori ; quan- f tunquefia e laalquantopiiifecca.comefonogeneral- Sr,C e^r2Cie Perr0 ^'bbfugia, & ufali in tut- te quelle cofe, che va lorofamentedifeccano.Con vi en- fi adunque ai calli, &àiPorri, chependono, chia- mati formiche, fattone cmpiattro con aceto Oltre à ciò iono alcuni, che intaccano la corteccia de Salici w! Z°'r ch,eno"fcono' ^ ne raccolgono un certo. fnrC ' . ni°, ,P°fC,a,.a tUC? gl ImPedimenti , che of- fufeano la pupilla de gl occhi , come medicamento a- u „'CC°?'?r0(l0,al Vr"' {°mli ■ E Però « PO»ebbe Sbando pur f ulTe tale,ufare ancora in molte altre cofe. Chia- Nel primo lib. di Diofcoride H5 Chiamar,» i Greci il Salice .Vfc : i Latini Sali* : gli Arabi Bulef, Bhulles, Saffaf, overo Chalif : 1 Te- defchiWiden, eFcIbinger: liSpagnuoIiSalze, ò ve- ro Salgueiro: iFranceli Saulx. Dell'Olivo falvatico. Cap. 117. LE {rondi dell'Olivo falvatico , ìlqualc chiamano al- ami Olivaftro , e altri Olivo di Ethiopia , hanno ■virtù di cofiringere . T rite , e impiajìrate medicano il fuoco /acro, i carboni, l'epinìttide, le ulcere fierpiginofie , e corrofive, e le reduvie delle dita. Fattone linimimo con mele , fanno cadere l'efcara de i cauteri : mondifica- nole ulcere fordide : rifolvono i panni , e le infiamma- zioni, applicatevi con mele . Ricongiungono la cotenna, "del capo fiaccata dal! affo: emafticate, vagliano alle ul- cere della bocca, e maffime de i fanciulli . Il che fd fi- milmente il ficco, eia] decoition loro . Il ficco Jlagna applicato , il flufio del fangv.e , e i meflrui delle don- ne . Ripercuote , e prohibifce l'uve de gli occhi , e fi- milmente le puftule , e prohibifce i catarri, e le ulcere di quelli; e imperò fi mette utilmente ne i colliri, che^ fi (anno per le carrofioni delle palpebre . Il modo di raccorlo è così . Peftanfi le foglie, e pefìe fi sbruffano dì vino, ò vero d' acqua piovana, e fpremonji. Sec- OL1VO SALVATICO. .afi pofeia al Sole il fucco, e fanfenepajlelli , ma è mi- gliore , e meglio fi ferba quello , che fi fpreme col vino , che quello, che con l'acqua. E' buono alle orecchie ulce- rate , e à quelle , che Tiumigano , e che menano mar- cia . Empiaftran.fi convenevolmente le foglie con farina d'Orbo ne i flujji fiomacali . Brugìanfi le f rondi , efo- ri, accioche la loro cenere fupplìfea in cambio di Spo- dio, mettendole in un vafo di terra crudo, coperchiato, e bene illutato alla bocca, elafciandole dentro; fino che nella fornace fi cuocail vafo . Spengonfi pofeia canvìno , e ritornanfì impajlate con vinoun altravolta dricuocere . Lavafi pofeia là cenere nel modo , che filava la biacca, e fanfene pafielli i imperoche non è quella cenere men buona nelle 'infermità degli occhi, che fi fia lo Spodio, ma è da credere, che habbìa la -virtù medefima. Han- no le virtù mede/ime le fiondi ancora cosi brugiate dell Olivo domefììco , ma non fono cosi efficaci 5 e però , per non effere elleno così forti , fono più convenevoli- nelle medicine de gli occhi . La fpuma , the fnda dal legno verde dell'Olivo falvatico , quando fi brugia , fana la rogna, la farfarella , e le volatiche. E 1 noc- cioli delle Olive fanano , fattone lìnìpiento, la farfa- rella, e le ulcere corrofive , e ferpìginofe . La midolla, del nocciolo fd cadere le unghie corrotte , e fcabrofe , applicatevi fopra con graffo , e con farina . OLIVO DOMESTICO. Delle Olive falate, e condite. Cap. 118. LE Olive condite, pefte, e applicate , «on lafcia- no levare le ve/ciche nelle cotture del fuoco . Mcndìficano le ulcere fordìde . Lavando/} la bocca con la falamoia , Siringe le gengive , e ferma i denti fmoffi . Le Olive frefche , che nel colore roffeggiano , avanti che fi maturino , fono più utili allo Jlomaco , e coflrìngono il corpo ; ma le nere , e ben mature fi conompono più facilmente, e nuocono allo filomaco, of- fendono gli occhi , -e fanno dolere il capo . Secche , e fattone linimento , fermano le ulcere > che vanno pa- Jcendo, e rompono i carboni. Dell Olio dell'Olive falvatiche. Cap. 119. L- Olio , che fifa delle Olive falvatiche , tenuto in boc- ca , e lanandofela con effo, conferifee alle gengive pu- triae , e ìnhumidite : ferma i denti fmoffi : e adoperato caldo, vale di catarri , che difendono alle gengive ; ma bifogna adplicarvelo con un poco di lana awoitainsù la cima dello filile infino à tanto , che diventano bianche. Del liquore : evero Gomma dell'Olivo d'Ethiopia . Cap. 1 20. LAGomma dell'Olivo d'Ethiopia è fimile allaScàmo- nea,roffay condenfata in minute gocciole, e mordace . K Quella, 146 Difcorfi del Matthiolì Quella, che raffembrandojì all' Amoniaco, e alla Gam- A ma -verdeggi, c che non morde , è veramente inutile . Difiillane di quella fintile d quejla ancora da i nojlH Olmi tanto domeftichi, quanto falvatichi. Vale quejla ungendo/ette , alle debolezze , albugini , e cicatrici de gli occhi : provoca l'orina , e i meftrui mejja nella conca-viti de i denti, ne toglie efficacemente il dolore. Connumerafi quejla ira i -veleni, provoca il parto , e fana la fcabbìa, e le impetigini. Chìamanjì quejìo Oli- vo d'Ethiopia ancora Olivo falvatico. Della Aforca dell'Olivo. Cap. 121. A Marca è la feccia delle Olive /premute . La B ài fe ne veggono in Tofcana; e maffime in quel di Sie- na. Dellequali, quelle della prima force, come che fieno prodotte di pili piccioli Olivi, fono nondimeno dibella, e notabile grollèzza, limili alle Bolognelì Mangiaufi quelle acconcie in falamuoia, ne 1 cibi j conciofiacheperfareOliofonodeltuttoinutili . Le lecondebelIe,e di grollèzza, e di colore (ancora che fieno delle prime aliai minori) fono lemigliori, che li ritrovino per fare Olio; imperoche lo fanno au- reo, riolce, chiaro, e laporito di tutta eccellenza . Olivi, che le producono , fi chiamano volgar- menteOl.vafte, e fono alberi di grandiffima proceri- ta, coni luci rami, cheampiamentes'allargano. Le P°r' ^.fono communi à tutta — - •"- J ' i^c- j tri ctrt>i* i.c . / quale cotta in un vafo di rame ài Cipro in/in ~ Italia ' LetccrìWrT"^. "^'o™ communi a tutta chefifpeJTifia come mele , è correttiva , £ è nìlle nò àRoma e Ti Sfr ììuothlV? f*™* r " P°r" vtrtu fi,e m ogni effetto fimile al Lieo . Ma vale no le ohi 1™ 4 £MS»!1 d ^ particolarmente con molta utilità à i dolori de denti, applicata eia aceto , ò con vino , à vero con vino me- lato. Mettejì ne' medicamenti da gli occhi , e in quel- li , che fi fanno per ecftipare i pori della carne . In- vecchiando/; diventa più valorofa . Mettejì nelle ulce- re del federe utilmente , in quelle de membri virili , e de luoghi naturali delle donne. Cotta con olio Om- phacino alla fpiffitudine del mele circondandone i den- ti guafti , gli fa cadere . Unta con decottione di Lu- pini , e Chameleonta , fana la rogna de gli animali Q quadrupedi . Impajìrafi calda la frefea , non cotta , , utilmente alle podagre , e altri dolori di giunture . Untone una pelle, che habbia la lana, e applicata à gli hidropici, rifolve l'enfiagioni. Olivi falva- tichi, e loro elaniinatio- Lcfpecicdc gli Olivi . ESfendo gli Olivi, le Olive, l'olio, la Gomma de gli Olivi, elaMorcatutte cofe, e frutti d'una medelima pianta, non me parutofuor di propofito lcrivcrneinficmemente, e cosi fodisfare à quanto farà di bilognoàciafcuna parte. Hordico adunque, che gli Olivi tanto falvatichi, quanto domeftichi, han- no le foglie lunghe, e nella fine appuntate, grolle , grafie, di fopra verdi, e da rovefeio bianche, al gufto £) amare , e alquanto agrette . Fiorifcono gli Olivi il me- le di Giugno, c di Luglio, con fiori quali limili àquel- lidelSambuco , ma pili piccioli : e in grappoletti , dai quali nafeono poi le Olive, prima verdi, di poi gialle, epurpuree, e in ultimo nere. Colgonfi il ver-' nodelmefe diNovcmbre, ediDecembre ; impero- che in Tolcana non fi maturano pili prefto . Dillen- dofi poi che fon colte , nelle cafe , ne i granai, fin che s impallilcono , e dipoi li macinano nell'Olivera , e fi mettono allo ftrettojo in certi facchi tondi di giunchi , e bagnanfi con acqua calda , mentre che fi fpremono , e cosi fe ne cava l'Olio. La materia del legno è bella , dura, crefpa, evenofa, e melTa nel fuoco, arde cosi E verde, comefecca. Nafcono 1 falvatichi nel conta- do di Siena, eìnvariiluoghidi Tofcana abondante- mente, come ancora in Dalmatia, e in molte lfole del mare Adriatico ; ma molto pili piccioli de dome- ftichi, fpinofi , edi pili brevi frondi . Le Olive loro delle quali fe ne caricano fenza mifura , fono aliai mi- nori delle domeftiche , ma al gufto aliai più faporite. Fannone manifellamente fede i tordi, i merli, e li ftorni ; imperoche aliai più volentieri mangiano le falvatiche, che le domeftiche. Cuftodifconoi noltri contadini, cheli dilettano d'ucellare, quelli Olivi falvatichi da gli Augelli con grande arte, fino che le p domeftiche fieno del tutto raccolte; ove pofeia col yifeo prendono una infinità di merli, e di tordi tutto il mefediDecembre, ediGennajo . Pochi fono in Tofcana, che raccolganole Olive falvatiche per fa- re Olio; imperoche l'abondanza delie domeftiche ia, che poco s'apprezzino le falvatiche. Ritrovo ap- pretto àgli antichi dieci forti d'Olive, cioèlePanfie , leAlgiaue, leLiciniane, leSergie, leNevie, leCa- Iamine, leOrechie, le Regie, le Circite, e le Mir- tee: benché Vergiliofolo di tre forti fcrivelTe; come veramente à tempi noftri non di più, che di tre forti 1 ' ».l itdiia, ove 11 ritrovi- noie p,u laute menfe, di Spagna. Concianf. le Olive M immature , mentre che fono verdi per mangiare re- SÌ ftando cosi verdi come fe all'inora foflèro raccolte lami daft albero, in breve tempo in quefto modo . Piglian- fi liDi-efe, di calcina viva crivellata, evifigitta fopra tanta acqua fredda, chebaftipervenirlacalcinaco- me una polte liquida, e di poi vi s'aggiunge dodici ti- bie d. cenere di Quercia ben crivellata , eunta acqua che balli perdiilolverla: e di poi vi fi mettono den- tro in macera vmticinque libre d'Olive, per ottohore continue, o al più per dieci, nel qualfpatio di tempo sindolcifconoabattanza, perdendo ogni amaritudi- ne .- mabiiognaintanto fempre moverle con unba- ltoncello leggiermente, acciochenonfiammachino. Dopo al qual tempo fi cavano di macera, efi lavano con acqua frefca.e vili macerano dentro per cinque ò 1« giorni, mutando loro l'acqua fpellè volte. Ca- vana poi di macera, efaffi loro fopro una falamoja , nella quale fieno fiati cotti dentrogamboni di finoc- chio tagliatilo pezzetti, eferbanfi in un vafo di ter- ra vetriata Le cosi adunque preparate reftano con la nativa verdezza loro, e fono gratiflime algufto. Fra I Olivo, e la Quercia è ( fecondo chegli antichiferif- *» iero ) mortale inimicitia , di modo che piantandofi Olivi appreflo alle Querele prefto fi perdono . Diven- eia. tano (lenii ghOliviquandofono pafciuti dalle capre nel primo loro germogliare, al che non fi ritrova rime- dio Ma fe per altra cagione gli Olivi non portano il irutto, e valorofo, e provato rimedio feoprir loro le ra- dici tutto il tempo del verno . Amanogli Olivi i luo- g «ameni, eaprichi, i colli, ei paefi caldi, e però non allignano nelle montagne, ne nei luoghi freddi . La G<*" rh°PTIl arTfchi! ò vero Ethiopici Olivi, come gjf che a molte cofe fia utile, nondimeno a i tempi no- ilrinoneinufonellefpeciarie, nè sò ch'ellafi rac- cogli Alcumshanpenfato (come dicemmo di fo- pra nel capitolo dell'Acacia) ch'ella fia la Gomma Arabica, che s ufa nelle Ipeciarie; ealtri, ch'ellafia la Gomma Elemi Ma dimoflra veramente , che la Gomma dell Olivo Etiopico non fia la Gomma Elemi, nel Arabica, il non fi ritrovare che alcuna di quelle fia a gufto mordace, e ulcerativa ; e per vederfi, che quella , che chiamano volgarmente nelle fpcciarie OommaElemi, più prefto è una Ragia, overoliquo- prodotto da qua cheànoi incognito albero, forfè limilealP.no, all'Abete, overo al Pezzo, chefpecie di Gomma di forte alcuna ; imperoche al fuoco/cosi comefannol altre Ragie, fubito fi fonde, e liquefà tutta come cera. Il che non fà alcuna forte di Gom- ma , le prima non fi liqucfà infufa nell'aceto , ò nel vi- no ; perciochc altrimenti facendo fubito s'abbrugia Ritrovali ancora un'altra forte di Gomma d'Olivo ' chenafce(comefcnveTeofraftoalcap.8.del4 lib dell' bidona delle piante; intorno al mare rollò, ufata da i Medici per riftagnare i fluffi del fangue . Ma come che nons'habbia à tempi noftri alcune chiarezza da qual pianta habbia la Gomma Elemi la fua origine nondimeno perquanto hanno efperimentatoi Medici rie noftri tempi, e maflìmamente chirugici , è ellala f°mm* Più eccellente di tutte le altre forti diRagienel me- dicare Nel primo lib. di Diofcoride. 147 orca d , d'Oli- falvati- » c fue vifcritti Galeno . dicare le ferite del capo. Della Morca ultimamente dell'Olio altro non refta adire, fe non che come fcri- ve Catone, è utile 1 mefcolarla conia calcina per in- tonicare i magazini , e le botteghe de i panni , e de i drappi di feta . imperoche ella prohibifce 1 ragni , le ti- cnuole e altri vermicelli , e nocivi animali ; e oltre à ciòl'humidità, che rifuda dalle mura. E parimente utile per intonicare i granai, ove h ripongono le bia- de L'Olio delle Olive falvatichè è più attingente di tutti sii altri, e ufaf» nei dolori del capo utilmente in vece d'Olio llofato . Unto prohibifee il fudore , e fer- mai capelli che cafeano. Monda il capo della tarta- glia, e vi guarifee l'ulcere numide, e la rogna, e non diventano così predo canuti coloro, che lpefle volte fe ne ungono il capo . Scriffe de gli Olivi Galeno al 6. delle facultà de femplici, così dicendo . I rami de "li Olivi quanto hanno del coftrettivo, tanto hanno parimente del frigido. 11 frutto loro, quando èben mature, è mediocremente calido, ma quando e im- maturo, è veramente più frigido, epiu correttivo . Chiamano iGreci l'Olivo domeftico *«« : il falvatico *«ex«u«, vàrms. I Latini il domefticoOlea fativa : il falvatico Olealtcr, e Olea agreftis . Gli Arabi il domeftico Zaiton, & Caiton . ITedefchnl domefticoOelbaum: il falvatico Wider oelbaum . Li Spagnuolidomeftico Olivo, e Azeytuno: il falvati- co Azebuche. I Fhancetì il domeaico Olivier: ìlfal- vatico Olivier favvage. I A. Della Quercia , delle Ghiande , del Faggio , ér dell'Elice, cap. 122. OGni Quercia hà -virtù cqftrettiva , e majfimi quella corteccia fittile, che e frà la grofia cor- teccia, e Ù Ugno : e cori medejìmamente quella pelli- cina fitto al gufeio delle Ghiande . Daffi la decozio- ne loro ne i flujfi di/enterici , eftomacali , e allo fputo del /angue . Mettonfi trite ne i peffoli de i luoghi fie- creti delle donne per rifiagnar* i lor fluffi . Fanno gli effetti medefimi ancora le Ghiande : provocano l ori- na, e mangiate ne' cibi , fanno dolere il capo, e gene- rano ventqfitd . -vagliano mangiate a % marji de gli animali -velenoji . La loro decottioue , e quella de 1 gufici loro, bevuta con latte di -vacca, -vale cantra al tofjico. Trite crude, e ìmpiaftrate mitigano le infiam- magioni . Pelle con grafeia di porco /alata Jt con- vengano alle malefiche durezze , e malefiche ulcere . Quelle de gli Elici Superano in -virtù quelle della guercia . Il Faggio , e l' Elice fi connumerano neUe fipecie della Quercia , e fimo di con/mule -virtù . La corteccia dell? radici dell'Elice , cotta nell acqua fino che fi disfaccia, ir mefia per una notte m su 1 capel- li, prima purgati con Cimolia, gli fi diventare neri. Le frondidi tutte , pefìe , giovano alle infilature , e for- l tificano le parte debili delle membra . FAGGIO. D SOno altri alberi affai , oltre alla Quercia , ali Eli- ce, ealfaggio, che abondantemente produco- no le Ghiande, cornei Cerri, i Soveri , le ifchie , le Farnie, e i Cerri foveri fanno fede in tutta Tofcana , e fpecialmene nalle maremme non re : di 1 Sie- na, e per tutto il patrimonio di Roma; ove nelle lelve alle lor Ghiande s'ingraffano infinitiflimi branchi di porci.Ma perche Spòi vocabolo Greco.ilqual noi inter- pretiamo Quercia nelnoftro volgare, ferve umyerfal- mente, e alla Quercia, e ad ogni altra fpecie d alberi ghiandiferi, comprefe Diofcori de folto quetto vo- cabolo tutte le fpecie delle piante , che producono le ghiande . E imperò diffe egli nel principio del prefen- u Te cap. Ogni Quercia hà virtù coitrettiva; quafi vo- prod^c va- lendo dire : ogni pianta ghiandaia e collettiva . 11 che dà ad intendere effer quefto cap. commune a tut- ti gli alberi fopradetti. Ma è non poco da maravi- Rliarfi (diceva Teofrafto al 8. & 9. capo del 3. hbbro dell' hiftoria delle piante) che la Quercia, oltre al frutto, produca tante altre cofe ; imperoche ella ge- nera due forti di Galle, una picciola, e l'altra nera, e ragiofa . Genera ancora un'altra cofa fimile alle More, ma molto dura, e malagevoliflìma da rom- pere; benché rare volte fi ritrovi. Appo ciò un'al- r K 2 tra H8 Dìfcorfi del Matthioli Virtù de] Quercia . I-aggio , i lua confidc laciunc. tra cola limile al membro virile, li quale crefcendo al- la pcrtettione, genera nella parte fuperiore una durez- za pertugiata , limile alla tefta d'un toro, in cui è den- tro un certo che limile ad un nocciolo d'Oliva. Pro- duce ancora quello, che alcuni chiamano pelo ; que- lto e una pallottola più dura d'un nocciolo , tutta cir- condata da certa lana morbida, la quale ulano per i lucignoli delle lucerne ; percioche brugia ella ag.vol- raente, ebene, comelaGalla nera. Produce pari- mente un altra capigliofa pallottola , ma inutile , que- lla nella primavera toccandoli, òguailandofi, im- bratta d un certo fucco come mele . Fà oltre à ciò tra le concavità de rami alcune pillole lenza picciuolo , ma concave, ove elle leggono, equeftelbno univer- B talmente communi à tutte le Quercie, e di diverti co- lon,- imperoche in alcune eminenti concavità bian- cheggiano, ò veramente fono variate da nere macchie. Genera ancora una picciola pietra rolla , ma rare vol- 'e- Produceolcredi quello un'altra pillola più rara , di foghe ravvolte in fe (Ielle, lunga , e diacciata . Sopra alle toglie poi fa un altra pillola bianca , eacquofa mentre che è tenera, efrefea, la quale hà ancora alle volte dentro afemofche, e crefcendo honellamente siiiduri. comeleGallepicciolelifcic . hafeio di di- re de lunghi , .che nafeono attorno , e appi-elfo alle ra- dici; imperoche quelli hà ella communi con tutti gli altri alberi. Tacxiomi ancora il vifchio per ellèr an- C cor quelto commune ad altre piante . Ma nondimeno f come e flato detto ) è la Quercia un'albero , che pro- duce alTaiffime cofe . Tutto quello fcriflé della Quer- , ciaTeolrafto. Ondenoncdadubitare,chetuttique- iti parti non habbino il fuo ufo nella medicina L'ac qua lambiccata nel bagno con lambicco di vetro dalle irondi, quandonel venir fuorifono teneriflime, fa- na, bevuta, i flulTÌ hepatici , rompe le pietre nelle rem, e cura i fluffi bianchi delle donne . Dalli mede- fimamente a bere con giovamento manifello a i di- fenterici , e ne gì, fputi del fangue .Non mancano chi la diano nelle febri peftilentiali, per valer ella non poco contra i veleni . Tenute le foglie frefche della Quercia fopra la lingua curano gli ardori dello fio- "™co L'acqua piovana, che reità nelle concavità delle Querele vecchie , fana.lavandofene , la rogna ul- cerata . Le pillole fue capigliofe, umili à i ricci de Ca- ltagni, ieccne, e trite in polvere riflagnano valorofa- mente ; il perche fono efficacilTimo rimedio contra i fluflidel corpo : fono in fommada ufar fempre, ove fiaoifognodirilìagnare . 11 Faggio fi connumcra an- eli egli nelle fpecie delle piante Ghiandifere, ancora cne il fuo frutto non habbia forma,nè figura di Ghian da . Produce il Faggio le foglie della grandezza di quelle del Carpino, ma più falde, più carnofe, cli- fcie, e non crefpc . 11 li utto fuo poi, il quale in Tofca- E ila fi chiama Faggiuola, è di fuori tondo, hirfuto, e icabrofodigufcio; dentro del quale è il frutto trian- golare .coperto da una più fottile , e lifeia corteccia , che rolleggia nello feuro, come quella delle Caflagne L animella , che vi ftà dentro , è di dolce, e di erato fa- pore; ma al gullo nel fine aliai coltrettiva . E cibo TTa- uflìmo la Faggiuola a i ghiri : imperoche valentemen- te s'mgraflano con ella ; onde al fuo tempo infinitillì- mi le ne prendono la notte nelle felve di Carniola, di Stiria, ediCarinthia; dove fi veggono la mattina ri- tornare 1 villani conficchi pieni di ghiri prefiinuna fola notte. Piace la Faggiuola ancora molto ai topi, e F pero quando ne abbondanza, vengono a fchiere ELICE'. D longinqui paefi infegnati dalla natura a pafeerfene nellefelve. Mangianla volentieri ancora li fcojoli, i tordi, ì merli, e altre forte d'augelli. Recita Cornelio Aleflandrojche effendo da i nemici affèdiaro il cartel- lo di Chio.fi difefero,follenendo l'alTediogli habitato- n.dallafame,folocon la Faggiuola. Le f rondi del Fag- §'?,m.a™cate, vaglionoallemalatie delle gengive, e Ur. VL r- Pe(le'e applicate, corroborano le mem- ,°noftuP'de. La cenere della Faggiuola bru- giata , utilmente s'adopra à far linimenti, per tirar fuo- ro mTif dlC rer' ' -LLE1Ìce Poi 4 volgariffimo albe- ro m Tofcana, crefee in bella procerità, con la cortec- F:n''- e Lì - nel,r° n°nercgsia . La materia del legno, a- h'ft°r' quale e molto ferrata, e dura , nello fcuro roffLià Le trondi, le qua i fempre fon verdi , fonfimili à quelle affai nhìn / M dl f°tt0 bhn^h no , e fono d, fopra ai a, p,u ruvide, e per intorno app untamente dentate. E fcliced, i duefpecie , l'uno con lefoglic per intorno Tofoan'a' ed i? * 5? *ì ^ ' , Di * uM° Ver Mi' d,^llo (c ne vede una infiniti in Spagna . Fece dell uno , e dell'dtro memoria Columclla al ter- zo capo del .elio libbro, delle cofe della villa, così dicendo.- Poflonfi dare molto beneà ibuoi le foglie dei hico, potendofene havere copia. Ouelle dell'F lice fono migliori di quelle della Quercia, intenden- doli pero di que le che non fono ìpTnofe ; imperoche quelle non vogliono mangiare ibeltiami , cosf come non mangiano quelle del Ginepro, eperò errano mT mfertamente coloro i quali confidati fopralWritì d. Plinio, ediTeofrallo, non vogliono che fu Eli! ce legitimo quello, che non hà le foglie fpinofé Le fue Ghiande fon piupicciole di quelle della Querch e Pm rurtiche . In Tofcana è in prezzo il fuo cS&one, conciaia cheoltreal tenere un fuoco tutto vivo^fi di' ii utilmente le fue pillole rode , le quali oltre alle Ghi- ande produce, trite con aceto in sii Ieferite frefche" e inaili gì, occhi langumolì . Connumerali nelle fpecie de 1 Elice ancora quel apianta, che fcrive Teofrafto al 16. capo del terzo Iibbrodell'hiftoria delle piante , chiamarlimArcadiaSmilace (quella nonèilTaffo SmiJace che fi chiama ancora Smilace, del quale ferirle Teo fulhi(l0 fralloal io. capo dell'illeffo libbre) ma nonhàfoghe per intorno fpmofe, come hà l'Elice; da cui è ancora tcria del legno dello Smilace non è cosi falda, e fer- rata infieme, come è quella dell'Elice, ma rara e tenera nel lavorarla. Sono alcuni, che ogltono eh* lo Smjlaccnon fra altro chel'Elice, che non hà le fron- di fpi- Nel primo !ib. di Diofcoride. 149 SOVERO PRIMO. A SOVERO SECONDO. difpinofe; maeffendo illegno dello Smilace molIe> e non duro, come fcrive Teofrafto , e quello dell' HJJ*" Elice forte, erobufto molto, non può effer vera la opinione di coltoro . Fecene memoria Galeno al 3. capo del 6. libbro delle compofitioni de'medicamenti fecondo i luoghi tra i rimedj dell'ugola, con quelle parole : Più valorofo di quelli è la decottione delle fiondi, e delle bacche del Mirto, delle mele Coto- gne non mature, e de germini teneri dell'Elice , dell' rrore del Arbuto, delloSmilace, e del Faggio. Sopraquello amano. juog0 dubita ;] Cornano come fia poffibile, che lo Smilace ( imperoche egli intende delTaflò, òdifua fpecie, il quale è da tutti tenuto per velenofo) fi met- ta da Gal. tra i rimedj dell'ugola . Nè però altro sà egli determinare fopra al fuo dubbio, fe nonché nonna- fcendoilTafiò ( come egli li perfuadc ) pertutto ve- lenofo , voglia quivi Galeno , che fi debba tor di quel- lo, che none velenofo . Ma fc forfè il Cornarlo havef- le più accuratamente letto Teofrafto, e intefolo , par- mi che molto meglio haverebbe dichiarato Galeno ; percioche egli haverebbe ritrovato efl'er ancora lo . al Smilace tra gli alberi Ghiandiferi, e connumerato tra -•r'oGhian- 'e fpecie de gli Elici, e pianta proprio conveniente à ifcro. difetti dell'ugola. 11 Sovero di frutto, e di frondi è weroefu ^lm''e all'Elice ; nè mai perde anch'eflò le iuefron- iftoirS. "a di, quantunque lo nieghi Teofrafto : ma hàla feor- 23 groffiffima , nè crefee tanto à un gran pezzo , quan- to fà l'Elice. Chi hàcaminato da Baccano àRoma, ne può rendere affai buon teftimonio, per ritrovar- tene dietro à quella ftrada infinitiffime piante. Veg- gonfene due fpecie, una con foglie più lunge , e più acuminate, e l'altra con affai più brevi, e per intor- no dentate, come quelle dell'Elice, e quefta nafee nel territorio di Roma copiofiffima, e quella nel ter- ritorio di Pila . Quefto albero , fe ben fi feorteccia , non fi lecca, come fanno gli altri alberi; impero- che fapendola natura, che iarebbefpeffìffime volte fpogliato, lo provide di doppio mantello. Adope- rar^ le corteccie Tue in più , ediverfe cofe domeniche, mapiùcommunemente è adoperata dai calzolai per fare le pianelle , e da i pefeatori , da fa rne le palle , che K 3 lor r<J«r* fo- no quelle del Ricino in fei parti f>no al picciuolo , il Meda, qualec aflài fottile, e lungo. Fanno i Ricci nelle cime piùalte, cofi glandi, comefono i noftri, di rottigno colore, ma con più dura , e più grotta corteccia , le cuifpine, fe ben fono rare, epoche, fono nondime- no molto più ferme, piùgrotte, epiùdure, ctiequel- le delle noftrane . Non hanno dentro più d'una Ca- lcagna fola, non molto dirimile dalle noftre, ma più grotta, e mal formata; la feorza della quale è più gl'of- fa, epiuferma di quella de i noftri Marroni, eneri- gnadi colore, eccetto la parte dinanzi, con laquale ita attaccato il riccio, la quale hà una macchia bian- ca fimilea un cuore, come fi vede nelfemedi quello deirHalicacabojche vàiniellendopergole,efineitrc;di cui diremo poi nel quarto libbro . E' adunque quefta feorza aliai grolla , nèhàfotto di se altra feorza più lottile, che ricuopra laCaftagna , come fi vede nelle noftre ; imperochenonèfenonuna fola . La Calta- glia è fimile alle volgari , e qnafi del medefimo fapore , macon certo dolcignodipiù , chele fà fpiacevoli af- faialgufto, fe però dalle fecche fe ne può faregiudi- cio . «^ìiamanli in ConltantinopoliCaltagne cavalli- ne, per giovar elle a i cavalli bolfi, echetoffifeono, dateloroàmangiare. Mandommene già da Conftan- tinopoli un ramo con i ricci pieni l' Eccellentiffimo Medico Guglielmo Quaccelbeni Fiammcngo, infieme le Cattarne con altre cofe rare, come (ì vede nel volume delle no- 'ftre Epiftole. Riltagnano le Caftagne, emanimele fecche, valentemente i flutti ftomacali, edel corpo, e vagliono a gli fputi del fangue .Pelle con mele, e con fale, s'applicano utilmente in sù'lmorfo del Can rab- biofo . Rifolvono le durezze delle mammelle , impia- ftratevi fufo con aceto , e farina d'Orzo. Provocano alcoito, per ettèr molto ventofe: mangiate abondan- temente ne i cibi, fanno dolere la tetta : generano ventofità,ftittican il corpo, efonodureda digerire . A Ma quelle, ches 'arroftifcono fatto alla cenere, ri- mettono aliai del nocumento loro ', mangiate pofeia con Pepe, e con Sale, over con Zucchero. La feorza interiore delle Caftagne , che rolieggia , bevuta al pc- fo di due dramme, con vino brufeo, riftagna tutti i flutti grandi del corpo, eparimente gli fputi del fan- gue, e con il pari pefo di limatura d'avorio riftagna ancora imeltrui bianchi delle donne, e maflimamen- te bevuta con acqua di fiori di Nenufaro bianco . Scritte delle Caftagne Galeno al 2. delle facultà de i ci- bi, cofi dicendo: Le Caftagne tengono il principato tratuttelefortidelleGhiande, equefte fole tra tutti t frutti falvatichi danno nutrimento al corpo degno di memoria. Màèperò d'avertire, che fe ben dice qui Galeno, ch'elle danno copiofo nutrimento, non pe- rò lì lodano ne i cibi quotidiani . Percioche, fecondo che pur riferifee elfo Galeno al libbro della dieta fot- tile, mangiandoli le Caftagne Ielle, ò arraffile, ci veramente fritte, femprc fono cattive, e molto più quando (Ì mangiano crude. Ilche parimente confer- mò egli nel libbro de i cibi , che danno buono, e cat- tivo nutrimento . Chiamano i Greci le Caftagne X"P- Nomi. Sicivuv fioixeivot , AoTtfAx , KkV^^o: , & Avff£à\?mu fot, pcragreile, amenduedottiflìminel- !j linguaGreca, non fhabbiano comprerò, nè cono- sciuto. Fallì delle Galle Omphaciti, Gomma, e Vino, inchiofl Inchinftro per fcriverc molto buono, in quefto mo- r"10, do. Prendonfi di Galle rotte grofiàmentc once cin- que, di VetrioloRomanooncetre, diGomma Ara- bica once due, e di Sale una dramma, e mettciìil tut- to infieme in un boccale vetriato , c dipoi vi fi gitta fo- pra cinque libre di vino bianco grande ben caldo, e ierrafi dipoi il vafo, e metteli la fiate per quindeci giorni continui al Sole, e il verno fi mette dopo al for- C no della Stufa, e ogni di fi mefcola molto bene con una bacchetta. HannoIeGallein se quella loro par- Prnn"l^ ticolar virai , che predicono ogni anno con il parto oàue.'1*1 loro la bontà, ò malitia dell'anno futuro; percioche ferompendofi quelle , che fi ricolgono fecche, e non pertugiate, vili ritrovano dentro mofchc , lignifica guerra, fe ragni pelle, e vermini careftia. Nè fi ma- ravigli alcuno, che delle Galle nafeono quelli anima- li; percioche n'ho veduto io afiaillìme volte la lpe- rienra, e poche òniunafe ne ritrova, che pertugiata ponila , e che di già non fc ne fia efeito l'animale', che vi nafte, e che non fi ritrovi pregna d'uno di quelli tre animali. Laonde fi può dire, che la Quercia produ- D ccfrutto, eanimale. 11 che Capendo gli antichi pa- dri, nonfenzacaufadiflèro, che la Quercia era con- fagrataà Giove. Scriffe delle Galle Gal. al 7. delle l'a- cuità de femplici, cosi dicendo: La Galla, la quale fi óMe(M chiama Omphacite , è medicamento valorofamente daGaie.K; acerbo , e nella maggior parte terreftre , e frigido ; con il che difecca, e ripercuote i tìuflì, eoltrc àci'òco- llringe, e riduce infieme tutte le membra rilaffate, c languide; e valentemente ripugna a tutti i flulfi . Per il che fi può dire enere cllx fecca nel terzo ordine, e frigida nel fecondo . Ma l'altra , la quale è gialla, gran- de, e leggiera, e ancora ella difeccativa , ma tanto però meno dell'altra, quanto manco è partecipe di quella E qualità acerba. E imperò cotta per fe fola, e impia- strata , è medicamento non poco valorofo a i flemmo- ni, e alle rilaflationi del federe. Cuocefi,ove lia dibi- fogno di poco coftringere, nelFacqua,e dove di molto, nel vino; nel che tanto più fifa gagliarda, quanto più il vino farà auileretto. Quella chiamano i noftri villani inrmlt», cioè Galla vinaria . Oltre à ciò le Galle bru- giate acquistano virai di ristagnare il fangue, dal che prendono del caldo, e dell'acuto; per la qiial cofa fono fottili, e più difeccative delle crude . Volendole adun- que tu preparare per riftagnare il fangue, memle nel fuoco de vivi carboni, e come fono beniflìmo affocate, fpegnile con vino; overo con aceto . Chiamano i Gre- N F cilaGalIaKi'xis : i Latini Galla : gli Arabi Hais, overo * °mi Hafus:iTedefchiGalloepffel,eXychoepffel: gliSpa- gnuoli Galha, e Bugalha : i Francefi Noix de Galle . Del Rhu. Gap. ni. IL Rhu , che Ji mette [opra die -vivande , chiama- to da alcuni Erithro , è un feme d' uri arbufceUo chiamato Coriaria ; percioche colorò , che conciano le cuoia , l' tifano per ifpejjìre le pelli . Crefce quefto ar- bufceUo fra ì fajfi d' altera di due gombiti , con pondi lunghette , rojfigne . e per interno dentate Nd primo lib. dentate come quelle de!!' Elice . Traduce il frutto racemo- fo , denfi , di grandezza di quello de! Terebintho , m/i alquanto [chiamato ; dì cui è molto utile la corteccia . Han- no lefuefrorzdi virtù correttiva , e fanno tutti gli effetti dell'Accia. La loro decottione fà i capelli neri, e met- tefiper la difenterìa ne crifieri , ne bagni per federvi den- tro, e nelle bevande . Diftillaji nelle orecchie , che humi- gano. Lefrondiapplicateconmele , overo con aceto , cu- rano le cancrene, (ir i pterigi delle dita . La decottione delle frondifecche /premuta, e pofiìa ricotta alla fp'/ìttn- dine del mele, vale quanto il Lido. Il feme fai defi- mi effetti. Mettefi convenevolmente nei cibi di colon- , che pati/cono i fluffi dì/enterici, overo ftomachali . Ap- plicato nei linimenti con acqua, proibifie le infiamm agio- ut , e le pofleme nelle rotture dell' offa , nelle lividezze delle percoffe, enellejcorticature. Leva Taf prezza d'I- la lingua, fregatovi con mele. Stagna i ftufft bianchì delle danne , e guari/ce le hemorrhoide , applicatovi cen carbone di Quercia . L'acqua , dove fia fiato pri- ma quefio feme in infufione , cotta , e condenfata , è più efficace , che l'iftep feme . Produce quefio arbu- fcello una Gomma , la quale mefja nelle concavità de den. U , ne levali dolore . R H IT , di Dioicoride. 153 CHiamaf, il Rhu cteiGreci, ilquale (-fecondo che d-'cePImioall'n. capo del 2?. libbra) non ha nuiiie alcuno in Latino, communeniente nelle fpecia- ■71CIÌ°' voe;ibolo tirato da gli Arabi, come fono aiiaiuim. degli altri già detti di fópra, imperoche Se- spione con tutti gli altri Arabici chiamano ilR.hu su mach . Ufarono il Rhu gli antichi in cambio di Sa- per condimento de ilor cibi: onde Diofcoridcnel Pmcipio del capitolo lo chiama Rhu, cheli metee in inr rV1tC'ìdc ' 11 cui coli™£ s'ofìèrva, per quanto hò Su-* in Soria;& inEgitto.dove nafceilRhu P'u eccellente. Nafcenein-Italia in più luoghi in su I" •"Perniino con tutte quelle note , che gli allegna Diof- conae. Conciatili con lefue fiondi le cuoja di quelli eeccuenticotdorani, che chiamano Somachi dal no- me di quettefiondi, con clic fi fpeffifeono , e s'incrd- D pano . Okre à ciò e da fapere.che quantunque fi rii vino in Galeno, e fpccialmente nel fello Iibbro delle 1 ntro- Divcrlìti nel Rhu . . — , _ ' r ~\ — ""-1 icuo iiddio uciic compolitioni de medicamenti fecondo i Iuchi divcr- fefpecie d. Rhu, cioè Rhu Soriano,Rhu Pontico,Rhu de 1 ctbi,Khu da conciar cuoja, e Rhu rolfo ; non pe» ròpcrqueltolìdeveciedere,chequelli alberi, che lo producono, fieno l'un dall'altro diverti, vedendo noi, che Diofcoride in quello luogo non fende fenond' un folo, come parimente all'ottavo delle facultàde i femplici, fece l'iftedb Galeno. Mà è dafapere, che il Rhu de i cibi s'intende del feme.e per quello da con- ciar le cuoja s'intende delle fiondi, e de i ramufcelli della pianta. Ilche ben dichiarò elio Diofcoride , quando diceva: 11 Rhu è il feme d'una picciola pianta, la quale c in ufo per conciar le cuoja. il che afferma parimente Galeno al luogo ludetto. Il roflò poi non e altro, che il fuo feme mal maturo,in cui è faculràpiù coi trettiva, che nel maturo , quafi di color nero. Il So- nano poi, e'IPontico ancora, quantunque nafeono 111 altre regioni , non però fono elfi d'altre fpecie, che li fia quello d'Italia, e di Spagna , come che forfè nell' operare più valorofo. E però s'ingannano di grodo 1 venerabili Frati da zoccoli commentatori di Mefue, Errore de à pervaderli , che il Rhu di Ponto iia d'altra fpecie l',3"' c d! di quello, che ufarono inoflri antichi nei cibi. Nel cui errore ritrovo parimente Plinio, havendo egli ferino diquello, con cui fi conciano le cuoja appar- tatamente da quello, ch'era nell'ufo de i cibi. La cui dottrina feguita ndo forfè il Fuchfio , fi credette anco- ra egli nel fuo Iibbro delle compolitioni de i medica- menti, chefufie il Rhu di due forti, una destinata al- le cuoja , e l'altra alle cuci ne per l'ufo de cibi, non fa- pendoancoreglibcnlacofa. Il FuchiioMedico ho- noratiffiàiÒ, édoaò ,non contentandofidi due fpe- cie di Rhu, imitando Plinio, ha ritrovato ancora la terza; imperocbc nel fuo Iibbro delle compofìtioni de 1 medicamenti ultimamente aumentato, e ricorretto, crcdecheilRliudiSorianonfolamente fia differente da quellodelle cucine, edaquello, con cui li con- ciano le cuoja, ma che iia un fucco di un partico- lare aibofccllo di quel paefe,- non havendo però di ciò egli altro testimonio , che l'havere Ietto, cheGa- leno al 6. delle compolitioni de medicamenti fecondo 1 luoghi, mette in un certo medicamento il Rhu So- nano . Mà ( per mio giudicio ) il Fuchfio s'inganna di groffo,imperoche non veggio,nè manco mi pofìò per- vadere, che per havere fattoGalenoinquelluogo memoria del Rhu Soriano , li pofìà dire, non che cre- dere, che quel Rhu fiad'un'altro albero differente dal noltro, mà ben mi pare, che fi polli credere, che Ga- leno volefle havere ivi il Soriano, come più eletto, & 1! migliore, fapendofi hormai da ciafeuno, che i me- dicamenti nafeono più valorofi in un luogo.chc in un' altro , e più nelle parti Orientali , che altrove . E fe ben feotrallo al 17. capo del terzo Iibbro fcrive edere il Rhudiducfpecie,mafchio,cioè, efemina, e chef uno è ilcrile , e l'altro fruttifero ; non però fcrive egli, che l'uno fia per l'ufo delle cucine , e l'altro delle cuo- ja: màdide, che amendue erano per l'ufo delle cuo- ja; perciocheiCuojai non adoperano il feme: mà iolamentelefrondi, & i ramufcelli . PenfofTì Pietro T Crinito Fiorentino, come (I legge al 7. capo del fuo Pie'roT ''' Iibbro dclPhonefiadifcipIina, "che il Rhu, il quale1"10- mendofamente in Cornelio Cello è fcritto Rhos- Sy- riacu.r, foflc la Manna, che ci fi porta di Soria ; pen- fandofi, che Rhor lignifichi ruggiada; imperochela Manna non è altro,che ruggiada . Per lo cui errore fù agramente corretto dal Manardo da Ferrara, come ampiamente nelle fueepiltole alla quinta del primo " Iibbro diretta all'iltcdo Crinito fi legge, e fi vede. TeodoroGaza interprete di Teofrafto, volendo far Latino quello vocabolo Greco Rbus , lo chiamò Flui- da, alludendo al lignificato Greco. II che fù caufa di farmi errare ne gli altri commentarj per avanti damnati-, havendo già per certo filmato, che altro non fufle la Fluida apprettò Teofrafto, chequella pianta., r*4 pianta , la quale chiamano alcun: Lantana , delle cui radici fi fà in alcuniluoghi ilvifchio. Mà leggendo pofcia io più diligentemente il tefto Greco di Teofra- flo , & efaminando non fenza colera quello nuovo vocabolo Latino finto dal Gaza, riconobbi facil- mente l'errore . Onde panni lecita cofa di dire hora , che la Fluida del Gaza, non è altro che l'iftefTo Rhu appretto Teofrafto , e però non può eflèr ella altri- menti la Lantana . La quale (per mio giudicio) più prello dimoftra d'eiler i 1 Viburno, per clìer ella molto vencida, &: arrendevole, e facile à lafciarfì torcere; imperoche tale dimoftra Virgilio efière il Viburno nella Buccolica con quello verfo . Quantum lenta folent inter flhimacupreffi . VIBURNO. Difcoriì del Mattinoli. V fia quella pianta pofta di fopra da noi pcrlapriillrrca , per cffcr quella vencidiffima, di forte che hoggi in Roma fe ne fanno ne i giardini lefpalliere, e fe ne ve- rtono le fiepi,e le capanne . Mà ritornando alla pian- tatenuta perii Viburnoda noi, dico, che le iuefo- gliefonoaflàicollrettive, & acerbe, e però vaglio- noà confermare i denti fmofli, &àriftagnare i Munì delle gengive, fecuocendofi con foglie d Olivo nell' acqua, e nell'aceto, s'ufapoila decottione per la- varfenefpeflb la bocca. Gargarizafi il medefimo all' ugola rilalTata, & a ifluffi delgargattile. 11 frutto a- cerbo , & avanti che fi maturi fccco , e fattone polve- re, fi ci à utilmente à bere in tutti i nulli del corpo.Faffi B delle feorze delle radici macerate fotto terra, e di poi cotte,epefte,la Pania per pigliare gli augelli. Le foglie cotte nella lifeia fanno i capelli neri,e fermano quelli, che cafcano.Mà del Rhu,fcri(Tè Galeno air8.dellefa- : colta de femplici , cosi dicendo : il Rhu pianta ramuf- 1 colofa , hà virtù coltrettiva , e difeccativa , & imperò l'ufano i Coriarj à riftrignere, edifeccare le pelli , dal qual effetto fi chiama pianta dà cuoja. Sono ol- tre a quello in ufo à i Medici primamente i luoi frutti , & è il fuo fucco veramente molto auftero . Et imperò è quello medicamento di quelli, che di- feccano nel terzo ordine, & infrigidifeono nel fe- condo: Màhavendomi il Rhu, overoSomaco,ridot- r. C O T I N O. ViLnirno , e lua efami* na.ione . Nafce quella pianta con rami della groflezza d'un dito alto fino à due gombiti. Le foglie fon fimili à quelle de gli Olmi, ma bianche, e più pelofe, le qua- li per pari, e diffami intervalli nafeono super li rami àducàdue, e per intorno fono fottilmente dentate. Inori fàcllabianchiàmodod'ombfella, da cui pro- cedono pofeia gli acini del frutto ftiacciati, i quali nel principio fon verdi,nel procedo rolli, e neri quan- do fono maturi . Hà le radici nella fommità della ter- ra di vifeofiffima corteccia, di cui alcuni tanno, co- me s'è detto, il vifchio . Sono i fuoi rami cosi venci- di , & arrendevoli , e parimente le vergelle , che l'ula- no commodiffimamente i villani per legare i falci di qualfivoglia cofa . Nafce nelle fiepi , e nelle macchie, Viburno, c & altri luoghi inculti . Conlanollra opinione tiene ila Milo- il Ruellio non folamente per ellcr quella pianta mol- rla- to vencida, & arrendevole, mà ancora perche in Francia ritiene il fuo proprio nome; imperoche ivi volgarmente da tutti fi chiama Viurna, toltone via folamente il b. Non mancano ancora alcuni, che voglionojche il Viburno fia certa fpecie di Gineilra , la quale chiamano i Calabre» Vavorna, fondandoli folamente nel nome . Màio non ritrovo ragione al- cuna, chem'inducaà credere, che Virgilio chia- maffe la Gineilra Viburno, havendo la Gineilra il fuo proprio nome. Altri vogliono, che il Viburno to à memoria il Cotino , chiamato volgarmente Sco- ta», per conciarli con quello le cuoja, non man- co che con quello, non hò potuto tralafciare di non farne qui mentione , e di non darne la figura . E adun- que il Cotino, con cui fi conciano le cuoja quafi per tutta Lombardia, e Marca Trivifana , una pianta folta, con fuflipur afsai, e foglie quasi comediTe- rebinto, mà alquanto più tonde in cima, e più lar- ghe, alguftofenfatamente'collrettive , con un non sò che dell'acuto, ed'un'odore quafi come di Gal- la, crefeonoi falli all'altezza per il più di due, òtre gombiti, groflì un dito, quantunque fi ritrovino di quelle piante , che inalberifcano all' altezza d' un' huome, Nel primo lib. di Diofcoride, Jiuomo, e molto più con il furto grotto (juafi come il A braccio fiumano, con rottegna corteccia, e di den- tro cosi ben giallo, che è in grande ufo dei Timori per li panni, che vogliono far gialli, Ifucù rami fo- no tutti carichi di foglie, e producono in cima un' ombrella piumofa, che nel bianco rofliggia , jn cui fonoalcune picciclefilique, quafi coinè d'Hiperico, in: cui è dentro il feme. Diqueftofece memoria Pli- nio al 18. capo del ifi.libbro con quelle parole: Na- icenell'Apenninoun fruttice chiamato Cotino, il quale è in pregio per la bellezza del fuo colore. Jn Ló- bardia fi chiama Rofo, eRuofo, e Scotano quando ècrefciutoin albero; neper altro adoperano il pic- ciolo, che per conciare le cuoja,& il grande per tin- B ger i panni gialli . Hà tutta la pianta valorofa wrtii co- rrettiva, e non è fenza narri fottili , e credo, che in ciònoncedamoltoalSomaco. l.a decottione gua- rifce efficacemente le ulcere della bocca,e delle mem- bragcnitali, eie infiammagioni dell' ugola, e del gorgozzule, fedendofiineflàriflagna il flutto de i meltrui, elapolveredellefogliefparfa fopra al cor- po prima bagnato con l'aceto, riftagnai! flutto cosi difenterico, comedi ciafcuna altra foac. Chiama- no! Greci il Rhu, Poi": i Latini Rfcv;: gli Arabi Su- mach, adurion, rosbar fadifticos, e rofaidicos: li Spagnuoli Sumach , e Snmogre. Ft iTedcfchiGer- berbaum .11 Viburno poi chiamano i Lombardi Lan- C tana, &iTedefchiSchl;ngevum, Della Palma, e de Dattili! , Caf, 126. NAJce la Palma in Egitto . Raccoglie/! il frutta nell'autunno , avanti che fia del tutto maturo . E (imile al Mirabolano d' Arabia . E cognominato Poma, cioè Poculo , verde di colore , e di odore di Mele co- togne; mà quando fi lafcia ben maturare , fi chiama pofeia Phenicobalano . Quello , che fi raccoglie mezjj> maturo, è acerbo, e correttivo , rjr impero fi beve in vino aujlero ne i fiu/ft del corpo, e delle donne. Fer- ma le hemorrhoide , t falda , impiaflratovi , le «Ice- D re. I Phenicobolani frefehi fono più correttivi , che i ficchi: fanno dolor di tefta, e mangiandofene troppo , imbriacano. E utile l'ufi de i ficchi ne i cibi allo firn- io del fangue, al vomito del cibo , & alla dif ente- ria. Convengànfi impiajlrati con Mele cotogne , e ce- nto Enantìno A i malori della vefftca . Quelli , che chiamano Cariote, mangiati, medicano 1'a/prezX.a del gorgoxx,ule . La decottione de i Thebaici bevuta , fpe- gne il calore nelle continue febri chiamate caufoni ,e be- vuta con acqua melata vecchia , ricrea leforxj . Fan- no il mede/imo aucora mangiati ne i cibi . Fajjt di que- Jli_ vino à tutte que/le cofe convenevole . La decottione bevuta per sè fola , e gargarizzata , cqflringe valorofa- E mente . I noccioli de i frutti delle Palme brugiati nel modo che fi brugiano gli altri in un vafo crudo di ter- ra , e fpenti pofeia con vino , e lavatone di poi la ce- nere, fupplifcono in vece di S podio , e mefcolanfi. po- feia ne ì linimenti delle ciglia . Ma non effendo ben brugiati la prima volta, bifogna di nuovo rifugiar- gli. Hanno virtù cojlrettiva, e riferrano i pori del corpo . Giovano alle uve , e pujìule de gli occhi , ér al enfiare de i peli delle palpebre , applicativi infic- ine con Nardo . Sminuifcono infieme con vino le cre- feenzj della carne, confolidano, e cicatrizzano le ulce- re; al che fono molto più utili quei delle più picciole Palme d' Egitto. Della Corteccia de i frutti della Palma. Cap. 127. LA tortecela della Palma, la quale chiamano al- cuni Elata, overo Spatha, è l'invoglio , overo >l gufilo de frutti, quando fiori/cono le Palme , e di e«i è l'ufo apprejjò d gli unguentari per ifpejftre , e dar ccfpe d gli unguenti . Quella è ottima , che » cojlrettiva, odorata, grave , denfa , e graffa di den- 15 5 irò. Hà virtù cojlrettiva: ferma le ulcere , chi paf- cono : riduce le giunture fmoffe, e mettefi pefìa ne gli empìaftri. Giova à i precordi , à i flufjì Jlomacali , & alle malatie del fegato , mefiolata ne gli empia- Jlri, che vi fi convengono. Lavando/i fpeflì conia fua decottione, fà i capelli neri. Giova bevuta à i difetti della vefftca , dtUe reni , e dell' interiora . Riflagna t fiufp. del corpo, e quelli de luoghi naturali delle don- ni. 'Vnto frefeo venti giorni, con Ragia, cCera,fa- na la rogna . Quel frutto , che fi ferra dentro della Corteccia, ancor egli fi chiama Elata, e daaltri Bo- ralo . Hà quejlo ancora virtù ccflrettiua , Jìmile à quel- la della Corteccia ; mà non fi cori utile ne gli unguen- ti. La midolla frefea del tronco, la quale è bianca , cotta, e mangiata ne cibi, tanto vale in ogni fuo ef- fetto, quanto il Bpi'aJJo, LA Palma è un'albero grande con il tronco fca- Paim,.efu, gliofo, & i rami folamente in cima all' intor- efiminat». no, lccuicimetutterimiranoàterra,confogIielun- ne- ghiflìme, doppie, e (Irccte come una fpada . Produ- ce i fiori copiofiflìmi pendenti da fattili picciuoli, à mododigrappoletti, quafifimilià quelli delGelfi- mino, e come quelli parimente bianchi. Quelli a- vanti, che comparirono fuori, fono ferrati dentro all' Elata, la quale è un'invoglio grande, limile à un pafticcio . E s'apre per fe fletto quando è il tempo del fiorire, & all'hora efeono fuori i fiori, da j quali nafconoiDattoliroffi, i quali dipoi fi maturano 1' autunno infieme con i Fichi, con il fuo nocciolo dentro lunghetto , fello di fotto, e durilfimo da rom- pere. L'Elatenafce per lo più Irai primi rami, lunga duefpannc, dell'imagine, che fi vede. Quella , di cui è qui la figura, mi lù mandata tutta intera infieme con li Dattoli da Padova dall'Eccellentiflìmo M. Ga- brielFaloppia , Medico famofo de tempi noflri : e qual nel medefimo tempo mi fù mandata ritratta in pittura dal Magnifico Signor Giacomo Antonio Cor- tufo gtntilhuomo Padovano, e per dottrina, e per molt'altre buone qualità eccellentiffimo , Vcggonfi le Palme in più, e più città d'Italia ne gli noni, e ne giardini, e ne chioilri de Frati fi veggono delle Pal- me, e di notabile grettezza, edi bellillìma proceri- tà; nientedimeno per non edere il noftro clima con- cordevole con la natura loro, non producono à noi le Palme il frutto . Ritrovanfene perà nelle maremme di Spagna, che producono il frutto , ma non fi ma- tura à perfettione . Quelle, chenafeonoin Candia, maturano i lor frutti attai bene, ma molto meglio quellecheproducel'lfoladiCipro. Le più celebra- te fon quelle di Giudea, e di quelle più di tutte l'al- tre fon migliori quelle (come dice Galeno) che naf- cono appretto a Hierico . A Venezia fi portano! frut- ti delle Palme , le quali noi chiamiamo Dattoli,diSo- ri a , e vienvene ancora da Napoli portati d'Africa , e diBarbaria, ma à noi non fi portano, fenonfecchi, perii lungo viaggio, che è fra noi, e dove nafeono. De i frefehi ( come dice Plinio al 16. capo del 14. lib- bra )fe ne favino, del quale per lor bere fi fervono i Parti, gl'Indi, e tutto l'Oriente. E fecondo che fi legge al quarto del 13. nel medefimo, le Palme femi- ne non producono il frutto loro , fe non hanno il mafehio appretto; il quale fe per forte lor vien ta- gliato, ò fi fecca, ò non fanno più frutto. Ma non è però da credere, che i mafchj non portino anco- ra loro il frutto; imperoche fcrive Teofraflo all'ot- tavo capo dell'i i.libbro dell' hiltoria delle piante , che tra le fruttifere ( percioche attài fon Aerili ) tanto portano i frutti i mafchj, quanto le femine . Ve ne fono di più fpecie; percioche alcune produco- no i frurti fenza nocciuolo , altre co'l nocciuolo durittimo, & altre con tenero . Sono parimente dif- ferenti i frutti nel colore, avvenga che fe ne ritrovi- no di bianchi, di neri, e gialli. In fomma non fono i spteit d;- Dattoli di manco colore.che fi fieno i Fichi;nè attòlu- verfe dii>al. tamente di manco fpecie. Vogliono ancoraché fieno JJwkiIì' d" diffe- *5« Dilcorfi del Mattinoli V A L M A. A DAT T O L I. differenti tra loro di forma , e di grandezza ; dicendo, che alcuni fono ritondi come le Mele, e cosi grotti, ma non però tanto grotti, che quattro non pollano D ftareinfieme; alcuni grotti come Ceci. Dicono an- cora efier non poco differenti nel fapore. Ma quelli dicono cfTèr ottimi tanto fra i neri, quanto fra i bian- chi, che chiamano regii , cosi nella grettezza, come nella virtù, ma quefti fono però rari. Alcuni alberi di Palma fono ancora, i quali non folamente fono dif- ferenti da gli altri nel frutto, ma nella lunghezza, e nella forma dell'alberoiPercioche elle non fono gran- di, ne lunghiftìme, ma brevi, e piti fruttifere dell'altre, di modo che al tutto fruttano in tre mefi.Ve ne fono di tali in Cipro,in Soria, & in Egitto, per le quali in quat- tro, òal più in cinqu' anni fruttano, e crefeano all'al- tezza d'un'huomo. Ve a'è inCipro d'un'altra forte,che £ produce le frondi più ampie, e parimente il frutto maggiore, differentiato particolarmente datuttigli altri , grande quanto un Melagrano , ma lunghetto, fe ben non cosi faporito, come gli altri . Mangiali come le radici, percioche nons'inghiottifee tutta lafua fo- iìanza : ma folamente il fucco, e fputafi il refto. Que- llo tutto delle Palmefcritté Teofrafto . Sono oltre à ciò alcuni, i quali connumerano tra le fpecie delle Palme, una pianta che nafee in Cipro, eparimente Mufa pian- in Egitto chiamata Musa, e Mule chiamano anco- na, e Tua hi- ra i fuoi frutti coloro, che ce gli recano fpefìò di Ci- ! & in Spagna . E nafeene ancora nelle Nel primo lib. di Diofcoride. 157 MUSA SENZA FRUTTO. MUSA COL FRUTTO. nelle maremme di Siena con foglie limili alle altre predette , ma minori, c più ftrette . Fiorifce da una del- le bande , &efconoi fiori d'un cefpuglio come di ca- pelli, da i quali nafee un grappolo tutto carico di bac- che, come fi può molto bene vedere per la fua figura qui difegnata dal vivo. La parte più propinqua alla radice più gonfia , ha dentro un germoglio involto fri molti invogli , tenero, faporito,& al guftogratifllmo, e queflo è il cervello della Palma, cosichiamato da gli antichi . Mangiafi quello nel fine del definare, e della cenacoli Pepe, & un poco di Sale, cornei Cardi, fidi Carciofi! , ci in vero è molto dilettevole cofa da man- giare . Portanfì quelle Palme à vendere quafi per tutta Italia la Quarefima, per ornare i rami de gli Olivi , che li benedicono il giorno della Domenica delle Palme . Fannofi delle fogliefporte,cappelIi ,{loje,efcope,le quali fono non lblamente le migliori per feopare le cafe , ma ancora molto utili; imperoche non fi confu- mano fe non con lungo tempo . Quefta forte di Palma chiama Tcofrallo %x[iMpptip èr : all'8. capo del 1, lib- brodell'hiftoria delle piante, cosi dicendo: La Pal- ma chiamata Chamiriphes, è un'altra fpecie, come del medefimo nome; imperoche vivono, quantunque fi cavi loro il cervello, e rimettono, fe ben fi taglino appreffo alle radici. Sono parimente differenti dall'al- tre Piante non folamente nelle foglie,ma nei frutti an- cora.eperhaverlefoglielarghe, emolli.- ondefono commodifiìme per fare fporte, itoje, e cappelli per il Sole. Nafcono copiofe in Candia , ma molto più in Si- cilia, dove voIgarmente,così come à Napeli , fi chia- manoCefaglioni. Vene unafpeciein India(fecondo *Ìm,ed'fM che fl lc2Se neIle navigationi di Jofefo Indiano,che ne ifto'ria. ' gliannidelSignorei'joi.capitòinPortogalloJ dalla quale dillilla dai tronconi de rami, che à polla fe gli tagliano il mefe d'Agollo,un liquore,il quale ricoglié- dolo i paefani in certi lor vali,l*ufano in cambio di vi- nosa fe non fi cuoce,non fi mantiene, fe nó tre di,cò- ciolìache dipoi tutto diventa fortiffimo aceco.Cuoco- no adunque quello, come facciamo noi il Mollo per D far la Sapa,e cosi facendo, diventa foavifllmo mele , il quale pofeia dilìblvono in acqua, e per venti giorni có certo loro magifterio Io colano, fino che fiaben pur- gato dalla feccia , ebenchiaroj laonde diventacosì foa- 158 Difcorfi del Matthioli foaviffimo vino,iI nofciutodeiCiregi. Fanno quelli lefoglie più larghe di quelle de i Nefpoli per tutto all'intorno deta- te,ìfiori bianchi à zocche, de i quali nafeono leCire^ie per la pili parte rorte attaccate con lunghi picciuSli vencid;, e arrendevoli co noccioli détro affai duri.co- L 2 me fo- i64 Difcorfi del Matthioli Specie va rie di Ciré. me fonoquellidenePrugnefalvatiche, ne iquaìifo- no le animelle bianche , e amarette . La materia del le- gno è fibrofa, efoda; lafeorza è lifeia, e cartilagino- fa . Ve ne fono di di verfe fpecie, cioè dolci, acide, au- ftere, amarette, einfipide, comeènotoàciafeuno , che di mangiarle fi diletti. Furono le Ciregie , e gli alberi loro ("fecondo che fcrifté Plinio al 2^. cap. del 15. libbre») portati primieramente in Italia di Ponto per cofa nuova, e per alberi quivi foreftieri,nè più ve- duti, da lucullo nella vittoria, che riportò egli àRo- raa contra à Mitridate. Mà tanta è (lata l'amiftà del terreno dell'ameniffima Italia con quello albero , che non {blamente hà confervato, e ampliatole fpecie de domelìichi ; ma come pregno per grande affabilità del lorohumore, per fe fletto, fenza alcun feme, perle campagne, per li monti, e per li bofehi innumerabi- lillime piante di grandiflìma procerità ce n'ha prodot- te, eproduce. Sono i lor frutti, i quali volgarmente chiamiamo Ciregie, di diverfe fpecie, frale quali in più prezzo fono le Marchiane, e le Duracine; avven- ga che di quelle di più graffe, e più picciolc, e di più CIREGIE SALVAI I CHE. rotte , Ciregie fai' vatiche. e di più bianche fene ritrovino . Quelle, che chiamaPlinio Juliane, e noi Acquajole, fonoin po- co prezzo, percioche, fe non fi mangiano in sù l'al- bero, malagevolmentepereffèrefuor di modo tene- re, lì pofìòno portare, che non fi macerino; eoltreà ciò non fono cosi piacevoli al gufto per la tenerezza C loro, come fon l'altre. Quelle, che per diventar mol- to nere, chiamiamo noi Corbine, e Plinio nomina Attic, eCeciliane, efièndo di quelle, che fon duret- te, e dolci, fono affai aggradevoli al gufto; quan- tunque poco s'ufino ne i conviti, per tingere elle fuor di modo e le mani, e la bocca . Enne una fpecie , che da unfolo picciuolo produce, tre, quattro, efi- no à cinque Ciregie , e un'altra che le produce in grap- poli, come l'uva, come fi può vedere dalle quiftam- patefigure, lequali mi furono mandate da Verona dal mio M.FrancefcoCalzolari Speciale. Nellefpe- cie delle Ciregie fi connumerano ancora quelle, che inTofcana, cinSiena mafiime, fi chiamano Ciré- £ eie Amarine, in Roma Vifciole, e in Vinegia , e quali per tutta la Lombardia Marafche . Sono quelle dipiù diverfe fpecie, ma tutte però ciii più , chi me- no, hanno dell'acetofo, e del mordente . Chiamanfi in sù'l Trentino Marafche quelle, che manco mordo- no; delle quali ve n'è una Ione molto al gufto per lo gentile fapore aggradevole; imperoche hanno infie- ìnementeun dolce,e un mordace non ecceffivo . Chia- manfi ancora quivi oltre à quelle, Marine, e Mari- nelle, certe altre d'un'altra fpecie di più breve picciuo- lo, diminorfrutto,epiùtondo, poco nel fapore dif- ferenti dalle perderte . Ne fono oltre à ciò di una tetza fpecie, chiamate Verule, più lunghe di picciuolo , ] più grolle , più acetofe , e più lunghe di tutte l'altre . E come che le due prime fpecie, quando fon ben matu- re, diventinotanto vermiglie, che quafi nereggino ; le Verule nondimeno fempre rimangono rotte. I.o- danfi tutte queftefpecie d'Amarineper leccare, per confettare, e perfapori, egieli perifpegncre la lete nell'ardentiffime febri, c per provocare l'appetito . Nafconne di quelle delle falvatiche per fe flette nella valle Anania nella giurildittione di Trenta , e pari- mente in Boemia intorno Praga , e in Auftna intorno Vienna, limili nel fapore, e nel colore alle Verule ; ma di breve picciuolo, c fon prodotte da piante na- ne, ditantcbrevità,chepochevcnefono, cheavan- zino la mifura d'una fpanna. 11 perche hò più volte penfato (quantunque io non ofi d'affermarlo) ch'el- le fieno quelleiftelTe, chePlinio chiama, Macedoni- che, lo per effer quella pianta cosi picciola, credo che fi polli chiamare ficuramente Camccetalo . Le falvatiche, lequali per lo più fon cibo de gli augelli , poco s'ufano di mangiare , eccetto che da villani ; per- cioche oltre all'eflèr poco carnofe, fono amare, edi- fpiacevoli. Tralignano iCiregi, à cui fi mette letame di qual fi voglia forte al piede ; imperoche non fi gode Cirepie da d'altro, che de i fuoi fletti rami, che nel potargli fe gli tagliano , fotterandoglieli appretto alle radici . Fanno quei Ciregi i lor frutti più primaticci de gli al- tri, ài quali fi ponga calcina attorno al piede, avan- ti che inoltrino i fiori; ò veramente inaffìandofegli le radici ogni giorno con acqua calda : ma quelli cosi coltivati pretto fi feccano. Nafconole Ciregie fenza noccioli, tagliandofi l'albero, quando è tenero, e picciolo, due piedi da terra, e fendendofi fino alla radice, dopo al che bifogna condellrezza da ogni parte cavar fuori la midolla, e fubito unireamendue le parti inficine, che fi ferrino , e ligarle ftrettamente, c dipoi intonicarle per tutto intorno, e parimentein cima con ftercodìbue ; imperoche cosi facendo fi tornano àconfolidare in capo dell'anno . Incalman- dolì adunque quell'albero con lepole, phe non «ab- bino prodotto il frutto, farà fempre le Ciregie fenza noccioli. Galeno alfettimo delle facilità de fcmpli- ^ ci, havendo avertenza àtantc, e cosi diverfe fpecie Galeno.' di Ciregi, cosi brevemente ne faille, dicendo : li Ciregio albero produce il frutto, che non è ugual- mente coftrettivo in tutte le fpecie delle fue piante ; imperoche in alcune delle fue fpecie (come lì vede ne Melagrani, e nell'altre Mele ) abonda l'aufterità, in altre la dolcezza, e in altre acctofità ; anzi che ancora le dolci , quando non fono mature , fono .' moltoacerbe, e qualche voltà così acetofe, comele More: ma nelle More immature la qualità acetolà fu- pcra evidentemente l'acerba; come che quello non fempre fi ritrovi nelle Ciregie . E però le più dolci più muovono il corpo, quantunque meno fieno elle utili allo ftomaco; ma il contrario fanno leauftere . Le aceraie affai più fi convengono à gli ftomachi flem- matici, e che generano fuperfluità ; perche difepea- no più delleaullere , e fono alquanto incifive . La Gomma dell'albero hà la medefima virtù , che hanno gli altri Medicamenti, che fono vifcolì fenza mordaci- tà. Giovaalpetto, e all'afprcza della canna del pol- mone , Nel primo lib. mone Giova propriamente ( fe è vero quello che fcrivono alcuni) alle pietre dellle reni; percioche hi. delle partifottiliinie, con cui opera in tale effetto . Chiamano! Greci le Ciregie : i Latini Cerafa, &Cerafia : gl' A rat» Cerane : i Tedefchi Kirfen, e Chirfchcn : HSpagnuoliCerczas: iFrancelì Cerife: i Boemi Wiffue . Delle Silique . Cap. IJI. LE Stime f re/che mangiate , nuocono allo Jlomaco , e folvono il corpo : ma fecche , lo flringono , e fo- no più utili allo Jlomaco; pro-vacano l'orina, e majfi- me quelle che fi confervano nelle vìnaccie . SILI Q_U E. di Diofcoride 1 A 165 Silique crirre Silique^ lo o hiitoria LE Silique, chiamate da iGreci Ceracie, fi chia- mano volgarmente da noi, e per tutte lefpecia- ciarie d'Italia Carobe , e Carobole . Nafcon» le pian- te, chele producono abondantemente nel regno di Napoli, in Puglia, e parimente in Campagna , co- me è ben noto à chi cavalca da Fondi ad Itti, e di quivi à Mola; imperoche dietro àquella fadòlìffima itrada,Iaqual chiamano Appia vi fe ne veggono infini- tifiìme piante. Chiamano cotali piante i paefani Se- lequa, vocabolo veramente corrotto daSiliqua. So- no alberi d'affai bella proceriti, come che piùifuoi ramitrafportino in larghezza, che in altezza. Il co- lore della corteccia è cenericcio, pendente al ceru- leo, come quello del Loto. Elefrondi adai s'affimi- gliano à quelle del Fraffino nel procedere dell'ordine loro; ma fono più larghette, più dure, più rade, e più tonde . Fiorifcono nella fine del verno, ò nel prin- cipio di primavera, e maturano il frutto la ftate, ef autunno. Quando fi raccolgono dall'albero, fono abominevoli, e ingrate algufto ; ma diventano dol- ci, poi che fon fecche in sii le grati ; imperoche vili congela dentro un liquore fimile al mele, e maflìma- mente in quelle , che nafeono nelle regioni Orientali , onde gli Arabi, e gli Indiani cavano delle Carobe non poca quantità di mele , nel quale per lo più condi- rono il Gengevo, i Mirabolani, e le Noci mofeate j teitificha Strabone, ferivendo de gli alberi d'India nel i5.1ibbrodellafuaGeografia. D'un'altra forte di Sili- que, laqualchiamanoFico d'Egitto, fenderò Teo- E ^jj1"1 frafto, ePlinio, della quale mi tacerò, e per edere incognite in Italia, cpernon edere elle di momento virtù delie alcuno. Le Carobe fecche, fe bene con ilteftimonio Carobole . di ciafeuno fono coftrettive, è flato nondimeno fperi- mentato, chela loro decottionegiova nonpoco alla tode , e alla ftrettura del petto , e ciò per il liquore non meno dolce del mele, che in ede fi ritrova . Vituperò le Silique per ufarfi ne cibi Galeno al 2. delle facultà fai de cibi , dicendo : che per edere legnofe, necedària co- Gaie fa è , ch'elle fieno duridime da digerire ; e imperò, che meglio farebbe flato lafciarle in Oriente, che portar- cele ne paeli noftri . Ma ferivendo delle facultà tan- to dell'albero, quanto de frutti al 6. lib. delle facultà de {empiici, cosi diceva : L'albero, che produce le Si- lique , difecca , e reflringe , come fà ancora il fuo frut- to, il quale hà alquanto del dolce. Hanno quelle un certo che fimile allcCiregie; percioche mangiando- fi frefche, folvono il corpo. E fecche lo riftringo- no. Chiamano le Silique i Greci ktpUeu : i Latini Si- Nomi, liquas : gli Arabi Charnub : i Tedefchi S. Johancsbrot : li Spagnueli Alfarobas .- i FrancefiCarouge. Di tutte le Mele. Cap. 132. LE frondi di tutti i Meli fono coftrettive , ecofipari- mente i fiori , e le cime , e maffime quelle dè Coto- gni . Sono coftrettive le Mele , quando fono acerbe ; male mature fono altrimenti . Quelle , che fi maturano lapri- mavera , aumentano la colera , nuocono à tutti i nervi , e generano ventofitd . Le Cotogne fono utili allo Jlomaco , e provocano l'orina . Arroftite nel fuoco , diventano e pili tenere, e più foavi . Giovanod i fiufft ftomacali, edi- fenterici , e à gli fputi della marcia , e à i colerici , e maffimamente crude. Bevefi utilmente la loro infufione ) ?ie i fthfjt del corpo, e dello flomaco . Il fuoco delle cru- de , vale à difftcultà di fpirito , e (Irettura di petto . E' utile la decottion loro alle relajfatioui dellamatrice , e pa- rimente del budello del federe . C>uelle, che fi confettano nel mele, provocano l'orina : cb* il mele del condimento loro, tirataàfe la virtù del frutto, diventacoftrettivo , e ingroffativo . Sono le cotte nel mele utili allo Jtoma- co , e molli al gufto grate nel mangiarle ; ma manco in- grommo . Mettonficrudenegliempiaflri ,che fi fanno per rijtagnare il corpo, perlivomiti, e per le infiammagioni dellojiomaco, per le infiammagioni delle mammelle , per le durexx.e dellamilz^a , e per lepofteme del fèdere . Faffi delle Mele Cotogne vino , peftandole prima , e poi fpre- l mendole ; e accioche fi confervi , s'aggiunge in ogni fedici feftaritmfeftarìo dimele ; imperocht ffenonfi fàcost, di- venta aceto, òr è utile à tutte le cofe predette . Componfi delle Mele Cotogne l'unguento , ilquale fi chiama Meli- no, chei'ufa, ovefiabifogno d'olio correttivo: Debbonfi eleggere le vere , le quali fon quelle , che fono picciole , tonde, e odorati ffìme ; imperoche quelle , che fi chiamano Strathie, che fono grandi , fino affai meno buone . I fiori verdi, e ficchi fon utili ne gli empiaftri correttivi, alle infiammagli de gli occhi, e a'fputidel fangue . Bevonfi convino per li fluffì del corpo, e delle donne . Quelle, che del fapore del mele fi chiamano Melimele, lubricano il corpo, e cacciano fuori i vermini; ma nuocono allo fio- ? maco , e fanno fete . Quefle chiamano alcuni Mele dol- ci . Quelle, che da Epiro fi chiamano Epirotiche , e da La- tini Orbiculate , fono convenevoli allo Jlomaco : flringono ileorpo, eprovocanol'orina; ma fono però manco potenti delle Cotogne . Le falvatiche fono fimili à quelle della primavei-a, e fono coftrettive ; nel quale ufo fononecef- farie tutte quelle, che fono immature , e acerbe . Le Per- tiche fono buone allo Jtomaco , e lubricano il corpo ; male non mature lo flringono , e le fecche hanno ancata mag- gior forz^a di coflringere . La d ecottione delle fecche, be- vuta, riflagnai flujji dello flomaco , edelcorpo. Le Ai- L 3 menia- i66 memache, che da Latini fi dimandano Precoci* , fono più picciole di quefle , e migliori allo ftomaco • Le Mele di Menta, o-veroCedromele,cheda Latini fi chi amano Ct- ttia, conofaute datutii , hanno i loro attiri, cbemotrni tempo dell anno portano i frutti : imp 'croche l'imo fotten- tra alt altro . E' quejlo frutto lungo, crefpo , di color d'oro , gravemente odorato. Hd il feme Jimile à quello del Pe- ro, ilquale bevuto nel -otto fupera i-veleni, e .muove il corpo . La decottione de frutti , onero il ficco tenuto in bocca, fà buon fiato. Dannofii Cedri a mangiare tu' difetti delle donne gaxnde , e maffime in quella forte di male , che i Greci chiamano Cìfta. Credeli, che tenendofi nelle cafie, overo ne gli armari , non lafciano tarmare le •vefìì . M E L O. Dilcorfi del Matthiol SOtto le fpecie delle Mele in un medefimo capi tolofcrilTeDiofcoride,per edere limili di fi Mele, c loro dl aipctto delle Pefche , D ura, e delle Mele Cotogne, dell'Ar- meniache,edeCedri . Ma venendo primamente alle communi Mele, dico che la loro pianta fàunftipite lblo, dal quale manda fuori i rami dilatandoli cosi in lunghezza, come in larghezza. Veftedi d'adài grolla corteccia bianca di fuori , e di dentro rodicela . Pro- duce le foglie lunghette , e parimente larghe,piti pretto grolle, che fottili, e per tutto all'intorno minutamente dentate. Producei fiori la primavera in alcuni alberi bianchi, e in alcuni incarnati , dai quali nafeono le Mele. Non hà molte, nè profonde radici. Sono le Me- le di più varie , e diverte fpecie, che li polli narrare, e però fono ancora varj di forma, e di fapore ; il perche varie, e diverfe fono le virtù loro. E però ( cerne feri» ve Galeno nel fecondo libbro delle facultà degli ali- menti) tali fono autiere; taliacetofe; tali dolcijta- li acctofe,e dolci; taliacetofe, e acerbe; etalidolci, acetofe, e acerbe inliememente . Nondimeno fecon- do più , e manco , tutte le forti delle Mele fono cottret- tive, frigide, eterreftri. Ma in particolare le aceto- fe generano frigido, e fottile nutrimento . Le mezza- namente dolci fono temperate, accoftandofi però al- quanto à calda natura . Lefciocche,feguendo la na- tura dell'acqua ("ancora che pajano più dolceggiare che altrimenti) fono del tutto inutili ; imperoche I V oltre alFefTère molto allo ftomaco nocive, nonfono aggrade voli al gufto nel màgiarie, nè come le altre for- tificano lo ftomaco , nè riftagnano il corpo troppo lu- brico . Debbonfi adunque tifare le Mele fecondo la qualifiche al gufto manifefta il loro fapore, ufando le auftere nelle calidità,e humidirà dello ftomaco;le acer, be ne 1 medefimi effetti più eccedivi ; e le acetofe ne i gradi ma non troppo freddi humori; conciolia cofa che à 1 molto freddi , e grodi humori cofe acute, e non acetofe (come che amendue fieno incifive) fi richieg- gono. Le dolcinon partecipi d'altro fapore, nè 3i grada natura, ajutano mirabilmente à diftribuire il nutrimento nel corpo; ma accompagnate d'acuto fa- S pore, edagroflafuftanza, folvono più prefto il cor- po, che altrimenti. Debbonfi con ogni cura fchifare non folo le mutili, ma quelle che più fi lodano, infino a tanto che non fon ben mature in sul'albero: percìo- che fono duridime da digerire, frigide, e malagevoli da pafìare : e oltre à ciò danno cattivo nutrimento, ge- nerando humorifrigidi,egrofiì. Maquelle, che ben mature fi nferbano il verno, e fino alla primavera , cotte con patta attorno, ò purfenza nella cenere cal- da, tono fpelìé volte convenevoli alle malarie, man- giandole fubito dopo parto , e qualche volta co'l pa- ne, emadìmamenteneifludidelcorpo, ene ivomi- ti dello ftomaco . Alche molto giovevoli fono ancora leacerbe; perciochc cotte per cotal via, fi riducono mediocremente coftrettive . In Tofcana oltre à tutte 1' altre lono in prezzo quelle, che fi chiamano Appiè , e quelle che chiamano Mele Rofe : imperochein que- lle due fpecie fi ritrova oltre à un aromatico . c gra- ndinio odore, un fapore molto aggradevole al gufto nel mangiarle. Il perche non credo, che troppo s'al- lungherebbe dal vero, chi dicede, che l'Appie fode- ro !e Melimele, elcMeleRofe l'Epirotiche, ò vero l'Orbiculate di Diofcoride. Quellepoi, che in tan- to arroflifcono, che diventano vermiglie, noncre- feono introppa groffezza, efonoal gufto acetofe ; neper altra caufa coli arrofiifeono, te non perche la loro origine è tratta da gl'inerti de i Meli fatti insù i Mori neri. Il Cornano, fondandofi (come io cre- do) folamcnte fopra 1 a fua opinione, fi crede ne fuoi commentar] fatti fopra i libbri di Galeno delle com- pofitionide medicamenti, fecondo ì luoghi, che le Mele cognominate Certiane da gli antichi, fieno gli Aranci . Mabenmi maraviglio come da cotal faìfa credenza non lo dirtoglietlè Plinio ilqualeal 14. cap. del 15. lib. apertamente fcrive, che le MeleCefliane furono coti cognominale da Ccltio loro inventore ; come parimente le Mariane da Mario, le Manliane da Manlio , le Claudiane da Claudio , e le Appiane da Appio antichirtimi Romani,per edèr elle per avventu- ra Hate porrate à Roma al principio da coitoro d'altri lontani paefi . Onde fcrive in quel luogo Galeno , togliendo da Apollonio, che al dolor del capocau- fato da ubriachezza, vagliono mirabilmente leMele, chea Roma fi chiamano Certiane, cotte, e mangia- te nei cibi, per eder elle d'auftera natura. Dal che fi può agevolmente conofeere, chequi intendcGalcno, delle Mele, e non de gli Aranci , come par che fi fogni il Cornano; imperoche oltreal pervadermi che tuf- ferò gli Aranci incogniti ad Apollonio , e parimente à Galeno per non haveme egli fcritro in luogo veruno , non sò 10 veramente , che in luogo del mondo gli Aranci fi mangino cotti nei cibi . E però fpedò acca- de ( dicolo però talvando la pace di tutti ) che coloro , che folamente fi configliano feco ftefli, e con la durez- za della loro teda , odano il più delle volte Hat errori , e veggano le lorfentenze andar per terra, E'valorofo rimedio à Meli, che non portano i frutti al tempo, il cerchiar loro il tronco co un cerchio di piombo avanti che fiorifeono, e levarglielo pofeia avanti , che fi maturino le Mele , mettendo il cerchio non più che un piede altoda terra. LeMeledolci, che perlopiù fi maturano di Giugno,vagliono ne i morbi melancholi- ci, e fpecialmente il forvino; eie dolci,che fi matu- Falfj pione Comari Nel primo Kb. di Diofcoride rano l'autunno fi danno utilmente nella doglia di pct- to,cuocendofifottola cenere,emefcolandofi con lue- co di Regolitia, Amido,e Zucchero, facendo però ciò due volte il giorno,un'hora ò due avàti al cibo.Le Me- le Cotognefurono portate in Italia da Cidone cartello di Candia , da cui fono chiamate Cidonia da i Greci . COTOGNO. 16: Galeno, di Soria, ed'Iberiafinoà Roma, fecondo che recita egli ne libbri delle facultà de cibi . Le Coto- gne , che fi condifcono , vogliono veramente efifer be- mffimomature, altrimentis'indurifcono, ediventa- no Iegnofc.Quelle che per il verno fi ripongono crude, non fi debbono mettete appello all'Uva; percioche il molto loro acuto odore la tàcorrompere.einfracidire. L' cola veramente maravigliofa quello che molti af- fermano, cioè, che fe le donne gravide mangiano fpeilè volte le Mele Cotogne parrorifeono i figliuoli induftrioli, e di fegnalato ingegno . Le radici delle Scruthie legate intorno al collo guarifeono le fcrofo- le , e come vogliono alcuni ancora il gozzo, maa- vantiche fi cavino di terra bifogna circolarmente fca- var la terra con la finifira mano, e dire che ei fàque- fto, e perche cagione, fc però tanto è da credere alle fuperftitioni. Le Mele Cotogne mangiate avanti il ci- bo ferrano il corpo; cosi mangiate dipoi fanno il con- trario , e proibifeono 1 vapori , che dallo ltomaco afeendono alla ceda. Le mucillaggini fatte del feme nell'acqua giovano à tutte l'infiammagioni , e fpc- cialmente alla arfura della lingua nelle ì'ebri maligne . Faffi del fucco delle Mele Cotogne unmedicaméto fa- lubcrrimo per li vomiti colerici, q perla difenceria in quello modo. Prendefi una libra del fudetto fucco, di CoralIiroHÌ, di feme diRofe rode, edi Reubar- baro di ciafeuno una dramma : e d'Hipociilide, e d'Acacia, di ciafeuno due fcropoli, fan fi dipoi bol- lire tutte quelle cofe inficme, fino che cali la terza parte, colanfi diligentemente , e di quello medica- mento fi dà àbere due ò treoncie alla volta due hore avanti al cibo ; ma bifogna che prima gli ammalati fi D Mele Cote E' adunque la pianta del Melo Cotogno quafi Afflile sne, eloro al Melo volgare, ma le foglie fono minori, più li— cfaminatio- {c\s } piùgrolle, piti dure, c dal rovefeio più bian- che. Produceifloribianchi, ò vero leggiermente in- carnati, con cinque foglie, come le Rofe falvatiche . Crcfee rare volte in notabile altezza , percioche la gra- vezza de frutti non la lafciano alzare . Ritrovanti di quelle in Italia tre forti, delle quali le più lodate fono propriamente quelle, chechiamano Mele Cotogne, non punto difiimili da quelle , che per le migliori loda Diofcoride, e chiama Plinio Chrifomele ; impero- che elle fono picciole, piatte, compartite in fette , giaiie, lanuginofc, e molto più odorate dell'altre. Deila feconda fpecie fon quelle, che pitiche tutte 1' altre s'ingroflàno, chiamate da Diofcoride , edaGa- leno Struthie, aliai men valorofe dell'altre . Chia- miamo noi queltein Tofcana Pere Cotogne ; impero- che nella forma loro più fi rafièmbrano alle Pere , che alle Mele. Sono più fuccofe, e più camofe dell'altre, manoncosìgialle, lanuginofc, e odorate. Lererzc chiamate da Plinio Milviane, fono quelle, che fi chia- mano Battarde; imperoche fon quelle, che nafeono de gli incili fatti de i Meli Cotogni in sù gli alberi delle Struthie, e parimente delle Struthie insùi Meli Corogni . Crefcono quclte di quella terza fpecie mag- giori delle Mele , e minori delle Pere, e in ogni loro qualità tengono il mezzo tra l'una , e l'altra Ipecic . Sono veramente tutte quelle, quantunque molto più le Mele , molto necefiàrie nelle fpcciarie per le medi- cine correttive; percioche di tutte, oltre al vino , alla miva, eall'olio, le ne fanno fapori, gieli, coto- gnate in varj , e divelli modi , convenevoli non fola- mente à gli ammalatì,ma utili,e aggradevoli ancora al- lufodefani. Portavafi la Cotognata fatta al tempo di purghino. Il Persico poi è noto à tutti, produce le toglie del tutto limili à quelle del Mandorlo, epari- Pcr'!*t' e mente i fiori, i quali però fono più porporeggianti , da i &J, d™"~ quali nafeono i frutti . La materia del legno è fragile , fungofa, e rara ; e però i Perfichi non lungamente du- rano , e tanto più,quanto le radici loro fono deboliliì- me, e poco fotto terra . Le I\rfiche,lequali noi in To- fcana chimiamo Pefche,fono di più, edi diverfefor- L 4 ci; 1 68 Difcorfi del Matthioli ti; perciochedellerofle,dellegiallc,delleverdi,del- A le bianche, e delle ve rmiglie fimili al fanguc, delle partitole, delle duracine , delle Cotógne, delleama- re, dcllebrufche, delle faporite , e delle feiocche fe neritrovauo. Quelle che più ne cibi lono in prezzo, fono le duracine, cioè quelle, che non fi fpiccano dal nocciolo; e di quelle pili quelle, clieperil lor giallo colore , e per effer molto odorate , li chiamano Pefche cotogne. Stimanti apreffòà quelle le vermiglie, che fanguignano, chiamate da noi Pefche carote , non tanto però perche elle fieno più delle altre aggradevoli al gutto, quanto per effer bclle,e vaghe alla villa . Non fi apprezzano ancora meno quelle, che per la fomi- glianzas'addimandano Pefche noci ; imperoche per B edere durette al dente, enei colore , e nelfapore fimili alle Cotogne, molto dilettano alguito nel mangiar- le. Enne d'una forte in Tofcana , artifìciofamente fatte dagli agricoltori, chiamate Pefche mandorle ; perche in vece di nocciolo hanno una Mardorla fimi- Opinione le all'altre Mandorle. Contende oltre à ciò non poco il ìloriSucT" Cornano ne fuoi commentarli fopra al fecondo lib- bra di Galeno delle compofitioni de'medicamenti fe- condo i luoghi, per provare che la {'cottura di Plinio fia corrotta in tutti quéi luoghi, ove egli fi mentio- ne delle Pefche duracine , e non folamente vuole egli che fieno corrotti tutti quelli luoghi di Plinio , ma ancora i libbri di Paolo Egineta, di Palladio , e di C Conftantino Imperatore, dove in elfi lì ritrovifent- to cofa alcuna delle Pefche duracine; dicendo, e af- fermando, che dove intuttiqucfti auttori fi ritrova fcricto Pefche duracine , la fcrittura èfalfa, e che vuol dire rhodacene , e non duracene . Ma dicendo ciò ilCornario, fenza provarlo con autorità, ò ve- runa ragione, dimoftra di dir ciò di fua propria inten- tione, e che non havendo egli come quello provar poteflé, non habbia havuto altro attacco , nè altro rimedio, che allegare tutti i tefti di quelli antichi fo- fpetti ; il che però none in alcun modo da credere . Onde più prello dirò io, che ilCornario in quello di gran lunga s'inganni, e che non intendala cofa, che D lafciarmi ridurre à credere, che tanto numero di lib- bri fia feorretto, per confermare cotale ridicola opi- nione . Anzi che non pollò fe non maravigliarmi , che il Cornario, altrimenti, huomo dottiiìimo , fi fia cosi sforzato di fare ofeura una cofa cosi chiara, e che non habbia egli intefo con tanta fua dottrina , che cofa voglia fignificare appredo Plinio, e Palladio , quello vocabolo duracina, che cofa appreso Paolo lignifichi doracia , e che cofa appreflò Aetio , Con- ftantino, e alcuni altri rhodacena : imperoche s'egli haveflèbenconfiderato, che tutti quelli vocaboli fo- no differenti tra loro, e che uno lignifica una cofa, e l'altro un'altra ; non haveria veramente havuto cau- E fa alcuna di dubitare , nè haveria coli largamente det- to , che tuttiqueitelti fodero feonci, e feorretti : av- venga che ( per quante difende il giudicio mio,) nif- fun ve ne ìia, incuiconofeer fi pofla mancamento ò falfità di fcrittura; imperocheio hò fempre tenu- to, che appreflò Paolo li debbi leggere doracia, co- me fi trova fcritto ne tedi Greci più frequentati, e nonrhodacena, comevuoleilComario ; percioche quivi Paolo tratta folamente diquei frutti , che chia- mano i Latini Praecocia , e Armeniaca , e noi corrom- pendo il Latino , Bacoche, eMoniache, enonfem- plicemente delle Pefche; imperoche ( come afferma F ì'ifleflo Cornario) rhodacene non lignifica altro ap- preflò à i Greci , che l'albero che noi chiamiamo Pc- feo, come parimente rhodacena fignifica i fuoi frut- ti, cioè le Pefche i il che ancor io confermo fenza alcuna contraditione . Ma appreflò Paulo ( come hò detto ) doracia non|fignifica nèPefco, nè Pef- che, ma una fpecie d'Armeniache, ò vero Precocie, come egli manifellamente dichiara con quelle parole Ta .x : cioè, Mele rhodacene, come l'iftelfo Corna- rio confefla : imperoche farebbe veramente da impu- tar Paolo di feiocchezza troppo grande, fc volefft egli, che le rhodacenefuflcro molto migliori delle Pefche , non edendo altro le rhodacene appreflò a i Greci chele illeffc Pefche : imperoche tanto vereb- be à dire queffo pazzamente, quanto chelePefche fuperafléro di bontà le Pefche : cofa veramente rifibi le, e dinidùn valore . Pertutte adunque queftera- gioni lì può veramente dire, che quello vocabolo do- racia non lignifica appiedò Paolo duracine, nè man- che rhodacene : ma una fpecie di Armeniache, ò veramente Precocie cosi particolarmente chiamate da lui doracie.Ma venendo hormai à Plinio,dico, che ap- piedò di lui fono lePefche duracine una fpecie di vere Pefche piùlodatc,e_migliori di tutte l'altre forti. E pe- rò non vuol dire quel tello altrimenti rhodacene : e perche quello vocabolo predica, e determina di tut- te le fpecie delle Pefche; e quello d'una fola fpecie , chiamate duracine per ederdurettedi polpa, come fi chiamano duracine ancora le Ciregie d'una certa fpecie, e duracina ancora una certa forte d'uva ap- preflò Plinio, e Palladio, per effer di dura, e mol- to ferma polpa . Il che arguifee chiaramente, che altra cofa lignifica duracina appreflò Plinio, e Palla- dio : e altra appredo ài Greci rhodacene. Dico ol- tre à ciò eflér parimente falfa l'opinione del Corna- rio, dicendoegli, chelePefche, che hoggi fi chia- mano duracine da i moderni, fieno coli chiamate per havere elle il nocciolo molto più duro di tutte l'al- tre : imperoche dalla durrezza della polpa loro, e non dalla durezza del nocciolo fi chiamano duracine da i moderni, imitatori de gli antichi, avvenga che ed'endo elle dure di polpa , durino, e lì confcrvino frefche più lungamente, e fieno ancora al gufto più grate dell'altre. Come manifellamente dichiara Pli- nio al 3. capo del 14. lib. cofi dicendo .• L'Uva dura- cina fi può ferbare lunga mente attaccata alla Vite , fenzaalcun vafo, chela cuopra, tanta veramente è la fermezza fua contra al freddo, contra al caldo, e contra la tcmpclla de venti . Che poi ultimamen- te qucfto vocabolo rhodacene lignifichi appiedò à i Greci l'albero del Pefco, concedendolo, e afferman- dolo il Cornario, nonfarebbe altrimenti bilogno di provarlo : ma accioche non penfaflècgli, che non dovedé predar fede afe fteffo, potrà crederlo ad Ae- tio, àConllantino Imperatore, e à Simone cogno- minato Sethi, tutti Greci auttori: percioche tutti colloro dimolhano in varj, ediverfi luoghi non in- tendere altro per rhodacene, che il Pefco albero . Biafima Galeno (come fi legge al fecondo nelle fa- cultàde cibi, ) tutte le fpecie delle Pefche, dicen- do, che danno mal nutrimento, e che predo lì cor- rompono nello flomaco : il perche comanda egli , che fempre fi mangino avanti à tutti gli altri cibi . E Er però non sò donde fi cavaflé Plinio, dicendo, che Minio',' elle non nuocono agliammalati : fegià forfeper il Pefco non intefe ancor egli del Perfeo, ingannando- fi , come molti dei moderni fi fono ingannati . 11 fio- vini dt ri de i Pefchi mangiati, folvono il corpo, efanno p°"&c.c vomitare con affanno, e con fudore: e cacciano fuo- ri l'acqua degli hidropici, efpccialmente, quando fi mangiano frefehi in infalara. Dadi la Gomma del Perfico utilmente con acqua di Piatagine , ò vero di Procaccini scoloro che vomitano, ò fputanoil {angue Nel primo iib. fangue, &aI!atolTe, e flrettura del petto, e parimen- te alla raucedine, &afprezza della canna del polmo- ne con acqua melata, òdecottione di Farfara con un poco di Zafferano . Dalli la medelìma utilmente per rompere, e cacciare fuori le piene delle reni al pefo di due dramme con fucco d; Rafano , ò veramen- te di Limoni, ò con vino bianco . Le foglie verdi pelle, & empiaflrate fui ventre con aceto ammaz- zano i vermini; il che fà ancóra la polvere delle fecche bevuta al pefo di due fcropoli con aceto inac- quato . Il fucco delle foglie fi diltilla utilmente nell'orecchie verminofe, & in quelle, che continua- mente menano marcia . Mangianfi l'animelle dei noc- cioli per li dolori dei corpo . Proibifcono le mcdefi- me l'ubriachezza mangiandocene fei, overo fetteper avanti . Cuccanti le medefime ben pelle neh"- -aceto fino che fi faccino come una polpe , ed ungonli u- tilmente per far rinascere i capelli cafeati. Pelle, e cavatone il latte con acqua di Verbena vagliono à 3 dolori de! capo, applicatevi con pezze di lino . 11 medefimo fa l'olio delle fudette , il quale fpecial- mentevale nell' hemicranb, e fà ancora dormire , 11 cheta ancora il fudetto latte. L'olio delle medeli- me caldo giova non poco r.c ì dolori dell'orecchie . 11 medefimo bevuto , e parimente niellò ne i criiteri,mi- tiga ficuramente i dolori colici generati da ventosi- tà, overo da gli eferementi fecchi nel corpo. Dat- fene con giovamento quattro oncie à bere ne i do- lori di fianco, & in quelli delle reni. Ma ne ì do- lori delle reni caufati dalle pietre, giovano mirabil- mente l'animelle delle Pertiche preparate in quello modo. Piglianfene adunque cinquanta, e cento di quelle dei noccioli delle Circgie, & uno manipulo di fiori di Sambuco, e mettonfi con tre libbre di Mal- valla in una pigliata nuova ben coperta , e fepellif- conli nel Iettarne caldo per dieci giorni continm;lam- biccandofi dipoi in boccie di vetro , e cavatene l'ac- qua, la quale bevuta à digiuno al pefo di quattro on- cie caccia maravigliosamente le pietre fuor delle re- Errore di ' <-rCc'e^ Marcello Fiorentino commentatore, e arcdlo.e interprete di Diofcoride , e parimente Sintoriano sinfork- Campeggio nelle fcholiefatte fopra i campi hiltoria- iCampea- ij Galeno, che una medefima pianta ila il no- ftro Pefco d'Italia con queir albero , che nell'ulti- mo di quefto primo libbra chiama Diofcoride Per- fea, il quale (fecondo che fi dice ) è propriamente quella pianta , che efléndo in Periia velenofa, trafpor- tata pofeiain Egitto ( Iafciato perla bontà di quel cli- ma il veleno ) diventò innocente cibo de gli iiuomi- ni . Ma leggendofene l'hiltoria , che per lungo procef- fo ne recita feofrallo q uafi nel principio del qJiòbro, cerne più avanti al fuo luogo fi dirà, di gran lunga li vede ellèr quella pianta da ì noftri Pefchi lontana . Di- moltranlo oltre à ciò chiaramente Diofcoride, e Ga- leno , percioche amendue per due diverti capitoli,co- me piante diverfe di forma, cdifpecie, ne fcriflero. Armenia- L'Armeniache, lequali fcrive Diofcoride chiamarli imir! J?ro da i Latini Pracocia, fi dimandano da ì Greci Be- , mat'°" ricocia, delle quali ancora, che alquanto fia cor- rotto il vocabolo, ne rimafta memoria inTofcana appiedo iSanefi; imperocheBacoche , e Moniache le chiamano. Ritrovanfenc di piti forti, fecondola bontà del terreno, che le produce, e fecondo che s mettano fpeflo; percioche 1' niellarle pili, e più volte molto lor giova in farle grolle. Ma fon tutte pero ben gialle, quando fono mature . A Roma , dove fi chiamano Crifomelc , ne fono delle cosi gtollc , che quafi aggiungono alla groflezza delle Pef- cne. Venefonoaflài di belle in Lombardia, chia- mate volgarmente Armellini. Maturanii, evengono il mele di Maggio, e Giugno prima che tutti gli altri frutti, & imperò meritamente chiamate Pre- coce; percioche tal vocabolo non lignifica altro , che primaticcie, e maturi avanti à gli altri. Efe- condo che riferifee Galeno al li. delle f'acultà de cibi, come che molto fi rafìembrmo cuefrj frut- di Diofcoride. 169 ARMtNlACO. C D ARMENI ACO MINORE. ti nella natura alle Pefche, nondimeno non fi cor- rompono come fan quelle cosipreflo nello flomaco, quantunque l'efpenenza dei moderni Medici vo5!ia, che Difcorfi del Matthioli ihefienoqiitftiaiTaipiùeoHuttibiiì, che le Pefche. A L'albero, che le produce, poche volte crefee in no- tabile grandezza, producelefoglie, comeilPopolo nero, e ne nafeono quattro, ò cinque infiemedaun medefimogetmine fonili , lifeie, e per intorno den- tate. Sono ifuoi fiori bianchi come diCiregio, on- de nafeono i frutti limili alle Perfiche, di colore parte d'oro, e parte di porpora. Ve ne dipiùfpecic,difre- renti di fapore , e di grandezza ; il che crederò io, che non folamente intervenga per li luoghi, ove elle rial- cono, ma ancora per artificio de gli agricoltori ; im- perochel'infetarle, e reinfetarle fpeffò lefannopiu domeftiche, e molto maggiori. I loro noccioli fono rilevati da ogni banda , dove fono dentro l'animelle in i> alcuni dolci, & in alcuni amare. L'olio, che fi fa di loro, vale maravigliofamenteall'infiammagioni dell hemorrhoide, all'infiagioni dell'ulcere, àgl'impedi- MtteMsdi- menti della lingua, &à dolori dell'orecchie. Le Me- die, doro je Mediche cosi chiamate per efferne ftate portate di S2r"* Media, chiamiamo noiC ed Ri, e Citroni. L'al- bero , che gli produce, come che fia alquanto più pic- ciolo, è nondimanopoco diffimile da quello de gl Aranci, cdeiLimoni. Lefrondi, lequali tanto di verno, quanto di ftate gli rimangono vcrdi,fonoquell aftette de gl'Aranci, tutte traforate da quafi invifibili pertugi. Et imperò non sò, come fi fieno comparate daTeofralto, fecondolatiaduttionedelGaza,àquel- L le della Portulaca, per non raffomigliarfele m parte alcuna . 11 che hà fatto credere à molti, che fia m que- llo luogo il tetto di Teofratto corrotto , e che dove fi legge ìvSpix*"* > cric vuol dire di Portulaca , fi debba piifprclto leggere ipijoms, cioè di tela di ragni,paren- do loro , che per efier le fiondi di Cedri minutiffìma- mente per tutto perforate , di modo che trafpajano ali occhio , come una fottilifiìmatela ,fi potettero ragio- nevolmente raflomigliare à una tela di ragno . Con le cui opinioni già concorfi ancor io , fino che leggendo poi accuratamente Plinio, ritrovai, che ìlGazacon- lumatiffimo Greco , haveva male interpretato la cofa . rvrorc del Imperoche, fecondo Plinio al 22. cap. del fe. libbra, Gaia- l'Adrachnec un'albero fimile all'Arbuto, di cui in quello modo fcriffe egli: Adrachnen omnes feri ' Gran Portulaca: nomine interpretantur , cùmillaftiherba , or Andrachne -vocetur , unita Ut era di-verjìtate. C-eterum Adrachne fyl-vefiris eft arbor , nequeinplanh nafeens , Jimila •Unedoni , folio tantum minori , & nunquam deci- dente , ciò è ; Tutti quafi i Greci interpretano Adrach- ne per la Portulaca, quantunque fia cllahcrba, e chiamafiAndrachnediverfa dall'altra per una loia lettera Ma lo Adrachne è un'albero falvatico,il qua- le non nafee al piano, fimilc all'Arbuto, come che di fiondi alquanto minori, le quali mai non gli cag- "iono. Dalchefipuòagevolmentcdire, chcàquclt J albero , che fà le fiondi d Arbuto molto fimili à quel- le del Lauro, rattòmìgliafie Teofrafto il Cedro. 11 <-<•jri.clc.ro Cedro oltre à ciò (come riabbiamo detto; fempre hittoria. verileggia con foglie limili à quelle degl'Aranci. Ha i rami molli , & arrendevoli veftiti di verde cortec- cia, e parimente fpinofi, produce i fiori incarnati, come ciglietti, carnofi, Se odorati. Non fi vede il Cedro mai fenza frutti , imperoche alcuni maturi cafeano, alcuni fi maturano, & altri nafeono , e nati crefeono. Vedefi ne frutti non poca dinerenza, così nella grandezza, come nel fapore, imperoche alcuni tanto s'ingroflano, che non cedono a i Pcpom, comefonoquelli, che ci fi portano del a riviera di Genova,d'alcuneifole del mare Egeo, e dell Arcipe- lago, e parimente di Sicilia, e del Reame di Napoli: akri crefeono di mediocre grandezza,.* altri non paf- fano la quantità de i Limoni , come fono quelli , che nafeono intorno al lago di Garda , i quali ne i cibi fo- no dì tutti gli altri migliori , pcrcioche fe bene tono piccioli , fono nondimeno più tcneri,& al guito mol- to più grati. Mei più grandi, quantunque fieno ali occhio più belli , &habbino maggiore maeita, non- dimeno effendoinfipidi, e duri, non fono al guito CEDRO. D fe non poco aggradevoli ; ma per edere eglino pm pol- poii fono migliori per condire. Tutti fono di colore d'oro, quando fono maturi, lunghi cornei Limoni , ma con la feorza molto più grotta. Hanno la feorza rugofa, & ineguale d'un'odore molto grato. Hanno la midolla come i Limoni acida al gufto , ma non tan- to fuccofa, nella quale è dentro il feme limile alle granella dell'Orzo, ma più grande , veftito d'affai durogufeio, le cui animelle al gufto non poco ama- reggiano, come fanno parimente quelledegli Aran- ci, e Limoni. Maturanfi i Cedri non con manco temno d'un'anno, e fpiccanfi dall'albero, quando compiucamentegiallcggiano. Recita Plinio al 3. ca- pitolo del 12. libbra , che non nafeevano al fuo tem- po i Cedri in Italia, dicendo, che quantunque con molta diligenza ve ne lotterò ftate trafportatc le pian- te di Media, non vi volfero vivere, nè rimanere. Del chelenevedehoggimanifeftamenteil contrario, ef- fendone in tutti i giardini infra terra, e lungo le rivie- re del mare , e de i più famofi laghi infìnitifììme piante, per fpcciale arte , e nuova diligenza di PalIadio,il qua- le fìì il primo, che ritro vali e il modo,che trapiantati in Italia vi viveffero. Al tempo di Teofrafto, come fi vede al quarto capo del quarto libbra, ch'ei fcrifle dell'hiftoria delle piante , i Cedri non lì mangiavano, ma per il loro buon' odore erano tenuti nelle camere , nelle caffè, e ne gli armari: & ufavanfi contrai i ve- leni , à iquali fi crede edere valorofo rimedio partico- : larmenteillorfeme. Rifcrifce Atheneo ,che effendo dannati da un Prencipe d'Egitto certi malfattori per limisfattiloroalfupplicio, fecondo le lor leggi d'ef- fere fatti mordere da gli afpidi , per dar loro la morte , riavendo eglino mangiato per ftrada un Cedro , fiato lor dato da uno di quelli, che gli accompagnavano , virtù 1 giunti finalmente nel theatro, e quivi morduti acer- ««^ bamentedaiferociilimi animali, non ne fentirono al vei£ nocumento alcuno: il perche tettando tutto ftupe- fatto il Prencipe , & accuratamente dimandando fe alcuna cofa contra i veleni haycftèro prima man- Nel primo lib grato eoftoro, nè ritrovando, che altra cofa, che un Cedro lorofufleitaro dato, commandò che'l fluen- te giorno fuffe dato à mangiare un Cedro all'uno de condennati, & all'altro nò, e che di nuovo fofféro condotti mfieme al fupplicio. Et effendone il tutto puntualmente flato efeguito, fcampò colui, che s" riaveva mangiato il Cedro, d'altro in poche horc fatto perii velenofi morii lividc,finalmente tutto gon- fiato rimafe morto. Oltre à ciò rilerifee TWpompo Chio al 38. libbra delle fue hiflorie , che Clearco He- xacleonte tiranno di Ponto riavrebbe fatto morire in- numerabili de fuoi luddici , fe non haveflèro eglino Rcjdtìdej faputa la virai de Cedri. Confervanfi i Cedri,chc non «putrefacciano, nafcondendogli nell'Orzo, o ve- ramente nel Miglio. Ma venendo alle virtù loro, va. gliono conerà tutti i veleni, emallime (come è flato detto ) il lor feme . La decottion loro tenuta in bocca, fa buon fiato, e tenuti interi nelle calle, proibirono letignuole. Mangiati crudi, fon malagevoli da di- gerire, e generano humori grofli ; & imperò migliori tono 1 conditi, perfcaldare eglino valentemente lo ltomaco, tutto che ànoftri tempi fìano tenuti per co- fa molto eccellente mangiati crudi con gli arrofli.Va- gliono agli humori melanconici, e particolarmente vale il loro feme alle punture de gli feorpioni , beven. doli, &applicandofiinsù'lmale. 11 fuo acetofo hu- morefpegne la colera, c preferva dalla pclte; la on- de nelle febnpeflilentiali utilmente ufano i moderni ctdrifcm- Med'ciflfuoluopo. Galeno fcrivendone al 7. delle ti cik- Vi,3 ,de ftmplici diceva: Quefto frutto non più Mela di Media, ma da tutti è al prelente chiamato Cedro. Domina nel fuo feme tanto di qualità aceto, la, efecca, chelo fanno efiere nel terzo ordine di quellecofe, che infrigidifeono , e difeccano. E di- leccativa ancora la corteccia fua, & alquanto acuta alguito: il perche difecca nel fecondo grado : nicn- cedimeno non è frigida, ma temperata, overo poco lontana dal temperamento, la polpa è flemmatica , etiedda, di groflo nutrimento, emangiafi come la corteccia. E tutto il feme à mangiare àflai inconve- r niente.tantooueirbumido, & acido, de! quale di- cemmo in prima, quanto ilnocciolo, che vi fi trova dentro, il quale è il vero feme, Se e amaro, digcfti- vo, edificativo nel fecondo ordine, comefonoan- coraleluefrondi. Perla cui dottrina è da notarcene quandod^ice Galeno nel principio del capitolo. Do- mina nel lU0 feme tanto di qualità acetofa, e fCcca,chc o fa eflere nel terzo ordine frigido, efecco; non in- tende ei denoccioli , ne del vero feme; ma di quella parte acetofa dentro della polpa bianca, in mezzo alla quale per tutto fi ritrova il feme. Dimottra quefto efìer vero lilteflo Galeno, quando nella finedel capitolo cosidice: E tutto ilfuofcmeaflai inconveniente à p mangiare, tantoquell'humido, &acido, delqualdi- cemmom prima, quantofia ilnocciolo, chevifi tro- va dentro, il quale è il vero feme, &è amaro, e di- geltivo, cioecalido, e fecco nel fecondo ordine. Jl cheleguitando Avicenna, efapendo mal diftinguere, cmaleintendendoquelchevoleaé dir Galeno, d.flc nel 2.hb.de fuoi canoni : che il feme del Cedro era ca- iido, e lecco nel fecondo grado, c nel trattato delle torze del cuore, lo fece frigido, e fecco nel terzojnie li- ce parlado del fucco acetofo , del quale fotto nome del teme ,ntefe parimente Galeno . Nonfono molto nelle r?n!VA" "eultalo0ro ^crepanti dai Cedri i Limoni, gli A- d- Adt 5,"}01'.8"1'"*" d'ApAMo, liqualinoichiamia- p nio Lom^, quantunque i Limoni fieno più propin- KenVe0Sln forma' come nelle virtù à i Cedri, fe oeniono minori, non hanno la feorza cosi carnofa, >°n° pm pieni di fucco, epiùacidialgufto; ma nel ™eltl ^eih due fi conofee poca differenza . Gii A- ™nclP°> lono più tondi, e più carichi di colore d'o- 10 , iranno la feorza più carnofa de i Limoni , e molto C ™arJ- La Po>Pa, & il fucco, di cui fono copio- ìamentepieni, nonèin tutti ?li Aranci d'un medefi- mofapore; imperoche in alcuni è dolce, in alui di Diofcoiide. arano 171 I o. biufco,& in altri vmofo,e partecipe del dolce.edell'a- cetolo. Verdeggiano le piante de gf Aranci perpe ual mente co foglie maggiorile di Lauro.carnofc lifci, odorate* trafparenti.per efiere tutte KTmS (ima- Diicorll del Matthioi fimamer.te, come fi vede nelle foglie della Perforata Hanno ancora loro i rarai arrendevoli , e fpittOU , e !a corteccia) che nel verde biancheggia . J3rodu- ce i fiori bianchi , i quali fuperano di foavità d o- dore cosi i Cedri, come i Limoni ; e però dove e copia d'Aranci fi raccolgono i fiori da i Profumie- ri per più forte d'odori. Diftillafcne particolarmen- te l'acqua , la quale fupera non folamente di foavi- tà tutte l'altre acque; ma è pretiofiffima ancora ne i medicamenti, e mafiimamente nelle febri pckilcn- tiali, dove fi veggono le petecchie; percioche dando- lene à bere feioneie, dovefiabifogno di cacciare dal centro alla circonferenza del corpo, provoca valen- temente il fudore, e corrobora il cuore, onde Biella 1 ne i medicamenti cordiali, fà il più delle volte m.ra- colofi effetti . Hnno gli Avanci cosi come i Cedri tempre frutti diverfi , nèmaifi veggono eglino lenza Pomi La fcoiva de gli Aranci è più calda di tutte 1 altre fudetee , e però è più acuta , e più amara . I dolci fono caldi in tutte le parti loro, & il fucco di tutti g* altri è freddo, e lodato in tintele putredini ; il perche lì convengono non poco nelle febri, dove 1 dolci più pretto nuocono . Falli del fucco de'Limoni , cosi come de Cedri, un firopo utile àfpegnerc la caldez- za della colera , e nelle febri contagiofc , e peltilen- ' -dati L'acqua fatta de Limoni per lambicco di ve- tro , oltre all'adoperar» dalle donne à pplirfene " vifo, rmarifee le volatiche, ovunque elle fieno nella perfona, e fimilmente i pidicelli. Meda ne 1 (uopi, "iova mirabilmente alle febri coleriche, acute, e contagiofe. Data à bere à i fanciulli , ammazza 1 vermini del corpo; il che fà ancora il fucco frelco, fpremuto dal frutto alla quantità d'un'oncia, e più, e manco, fecondo che fon piccioli , e grandi 1 fan- ciullini . 11 medefimo fprtmuto da i Limoni mima- turi bevuto al pefo d'un'oncia, e mezza con Mal- valla caccia valenremente fuoia le pietre delle reni. Affaticali agramente il Brafavola nel proemio del tuo libbro delemplici , in voler'efporre, dtnide fia tratto il vocabolo de gl'Aranci . E come che molte derivatio- ni vi raccolga , per quanto à me pajono poco quadran- ti; nonfeppeperò ritrovare, che Aranci non vuol dir'altro, che Aurantia Poma , che non figmhca al- tro, che Pomi Aurei, overo di colore d'oro. Ma non fono molto lontani di virtù, e di natura da ì Limoni qucfialtrifrutti,chevolgarmente fi chiamano Po- li i d' a n a M o, la cui pianta produce le toglie alquan- to maggiori., e più larghe di quelle dc'Limoni, ma i rami dèi tutto umili: lai fiori come il Cedroni frutti tondi, pallidi,il doppio più grofiì de gl'Aranci,;: qual- che volta maggiori . La loro feorza é crefpa , ine- guale con certe fefìure, come fe fuflero flati morii con fi denti , onde hanno prefo il nome, per creder» il vol- po che quelli fieno i frutti , che furono mangiati d A- d imo nel Paradifo rerreftre : ma quelle fono pero tut- te favole . La polpa di dentro , di cui lono picni.c aci- da cfuccofa,non molto lontana nel fapore da quel- la dei Limoni, ma non però cosi grata nel giifto, nel- la quale è dentro il feme limile a quel dei Cedri, e de i Limoni, ài quali fono nelle virtù loro quafiim.il, fe bene non cosi efficaci . Vagl.ono i Pomi sfefl. per mezzo, & afperfi con polvere di folfo, e icaldati lo- pra la cenere, à cacciare via la rogna, fregandoli con effi tutto il corpo ncll'andaifene al letto Chiamano i Grecile Melerà: i Latini Mala : gì' Arabi Tu .a , overo Tufaha i Tedefchi Oepffel : i Spagnuoli Man- ■zanas: i Francefi de Pomes , Le Mele ^Cotogne chia- mano i Greci KvSc'x : i Latini Coronea,eC - donia Mala : li Arabi Saffargel : i Tedefchi Qu - ten, ò veramente Kutten : li Spagnuoh Membu- lhos, & Marmellos: i Francefi Conting. Le Mele dolci chiamano i Greci f«M>i*« , e r*™f ^ ; 1 Latini Mellita, e dulcia Mala: gl' Arabi Melomella, e Galapomella '. Chiamano i Greci le Pefche «P- aaut, e pila poSthwx: i Latini PerlicaMala: li Aia- biSauch, feuChauch: i Tedefchi Pferfich : li Spa- D gnuoli Pcxcgos: i Francefi Pcfches. L' armemache chiamano i Greci pi'iM Afumcaì , Vpmy.My.icc , e avkaoÀ: i Latini Armeniaca Mala, e Praxocia : gl Arabi Mcrmcx, Mirmix, Mcx , Mefmcs , & M. - rais: i Tedefchi S. Johans Pferfich: li Spaglinoli Albiricoques , Albarchigas , & Alvancoques : i Francefi Abricot. 1 Cedri chiamano i Greci Slit- ti uSix* , & nSpiiwM : i Latini Cima , e Medica Mala, eCitromala: i Tedefchi Citrati Ocpflel.Ju- den Ocpftel, e Citronatcn : ii Spagnuoli Cidras : ì Francefi un Citron . Velie Pere. Cetp. 133. LE fpecie delle Pere fon molte , ma peròfon tutte co- ftrettive;il perche fi mettono utilmente negli empia- tìriripcrcuffivi . La decottione delle fecche , & effe fteffe mangiate 'crude, ri/lagnano il corpo . Mangiate da didimo nuocono . Ouelle, che chiamano Achras-, fono una forte di fai astiche, che Ji maturano molto tardi . Sono coftrettizte , mapiti affai, ohe le domeniche: e -vagliano à tutte le cofe, che s'adoperano le domeJìiche.Sono cofirettive ancorale lo- ro fiondi . La cenere del legno delVerogio-vamanifefla- ■tìiente bevuta à chi havefie mangiato funghi malefichi.VH- cono alcuni , che cuocendo^ i funghi con le Perefalvatiche , nonfonpofeta al mangiarli nè nocini , ni pericolofi . Olgariffimi frutti fono le Pere in Italia, &im- r però farebbe aliai fuperfluo il recitare come , fieno fatti gl'alberi, die le ptoducono . Ritrovali» le Pere di varie, e diverfe forti, cosi come furono ancora apprefio à gl'antichi, i quali haveyano le Su- perbe, IeFalerne, le Decumane , le Dolabelliane, le Pompeiane , le Liccriane , le Scveriane, le Tirannia- nc , le Favoniane , le Lateriane , le Anitiane , le Libe- riane, leNeviane, le Turaniane , le Amerine , le Piccntine , le Numantine , le Alefiàndrine, le Talen- tine, le Segnine, le Purpuree, le Sementine, le Lau- rine , le Amphorine, le Coriolinc, leCucurbitmccv V Pere , Nel primo lib. di Diofcoride. 173 PERE. verno, eli primavera, quandohannofamc,incam- bio di quei cibi, che non nutrifcono molto. Que- llo tutto ditte Galeno. Chiamano i Greci le Pe- Nomi, re Air/*.- ' Latini Pyra: gl'Arabi Numechte, Cir- metve, & Kemetri- i Tcdefchi Byren, li Spagnuo- li Peras: i Francefi Poires . Pel Ne/polo., Cap. 154. IL Me/polo , il quale è chiamato da alcuni Aronia , e »»' albeìofpinofo , di fondi Jìmile alla Pixacantha, one- ro aWOxiacantha . Produceunfrutio foa-ve , picciolo con. tre noccioletti dentro; il perche alcuni lo chiamano "I ri- cocco. Matnrajì tardi, e mangiato coftringe : è aggrade- iwle allojlomaco , e jlringe il mentre. Nafcene uri altra fpecie in Italia , la quale alcuni chiamano Set ani 0 , & al- cuni Empimelida , U cui albero produce le frondi Jìmili al Atelo, quantunque alquanto più picciole . Produce il frutto tondo, di largo ombilico , buono da mangiare : e coRrettivo , e maturafì tardi. N ESPOLO PRIMO. altre oltre àqueltedi diverte fpecie, nomi però tutti derivati ò dagli riuomini , chele pofero in ulo, oda luoghi, onde elle vennero, ò da fomiglianze havute con altri frutti , ò dal color loro , ò da tempi, ne i qua- li fi maturano. Et imperò fegucndo ancor noi tal co- f tume , chiamiamo le noftrc di Tofcana, Mofcadelle, Gmgnole.Ciaropolline, Roggie, Ghiaccinole, Spi- nofe, Quadrane, Carouelle, Papali, San Nicolò,Du- relle, Zuccaje , Campane , Vernareccie , Gentili,Por- cine, Sementine, e d'altri nomi aliai. Ma chi voleflé veramente con quefte noftrc moftrare le fpecie de gli antichi, farebbe di bifogno, checiafcuna fpecie ha- vefie una particolare,e ben chiara defcrittione; impe- rochefolo con ifemplici nomi impoffibile farebbe il ritrovarle. Ma generalmente parlandone,come dicem- mo ancora delle Mele,fi conofcono la facultà loro per ilfapore,chenelafcianoalgufto; havendo le dolci differente natura dalle garbe, dall'auftere , e da quelle, .. cheinfiementefonodidiverfo fapore, e cosi polcia Imo' per lo contrario. Le Pere (fecondo che al <;. delle fa- cultà de femplici medicamenti fcriffe Galeno) fono aggradevoli allo ftomaco , e difeccative. Le falvatiche fon molto più correttive ; il perche nei fluffi più va- gliono , che le domeftiche. Et al fecondo libbro delle facultà de gli alimenti diceva pur egli : Non farà altri- menti bifogno dir altro delle facultà delle Pere , fe vo- gliamo transferire in loro tatto quello , che habbiamo detto delle Mele; imperoche ancora frà quelle alcune fonofolamenteauftere, ò veramente acerbe, alcune acetofe, alcune dolci, &alcune, che foncompofte ditutte quelle mifture de fapori; come che fe ne ri- trovino ancora, diquelle, chenon hanno alcunadi quelle qualità apparente; il perche efié'ndo d'una na- tura umile all'acqua, & inlipide, non hanno virtù alcunadi.lortificare. E però tale farà fempre l'ufo l delle Pere, quale è quello delle Mele. Benché quelle Pere, le quali noi chiamiamo Menate, emaffima- mente le grandi, hannopurqualchevirtùdi nutrire. E però fono alcuni, chele feccano tagliate in fette ritonde, eleferbano, e mangianfele pofeia cotte il D DUcfpecif di Kefpoli, per quanto li vede, fono fcritte qui da Diofcoride, de i quali quello del- g^*0^ laprimafpecie, chefàle frondi fimiliall'Oxiacantha, nationc. incontoalcunononcorrifpondeàinoitn Nefpolid' Italia . Percioche ( come fi vede fenfatamente ) i no- ftriNcfpoli non hanno le foglie intagliate fimili all' Oxiacantha : non è il loro frutto foave, ma più prelto afpro, & hanno tutti cinque noccioli , enontre,co- meriferifee Diofcoride riavere quella prima fpecie di F Nefpoli. Ma fe frutto alcuno fi ritrova in Italia , che fi poffa dire, che fia quella prima fpecie di Nelpoli , veramente, farà quello, chea Napoli, ove ferie veg- gono ne gl'horti, eneigiardini infinitiffime piante, lìchiama A/, zarolo. L'albero, ilqual qual.pro- ,IlaroIo duce quelli frutti , hò veduto io in Napoli, andando iM hiftorùC. verfo Pedigrotta,in più luoghi piantato in un ampliffi- mo giardino, già della felice memoria del Signor Pompeo Cardinale Colonna. Non è molto diffimi- ledal Pruno, màè aliai fpinofo, e d'una mediocre altezza. Sono le fue frondi lunghette, & intaglia- te, 174 Bifcorfì del NESPOLO SECONDO. te , /imiti quafi à quelle dell' Apio.Produce i fiori bian- chiàzocche, &i frutti lunghetti, rofTeggiantidella groffezza delle Nefpole, ma con molto più picciolo D ombilico , e con tre foli noccioletti dentro . Maturan- fi l'autunno, e per lo più il mefe di Settembre. 11 clic dimoftra , che falfi fieno quelli certi di Diofcoride,che fanno le frondi diquelfo-albero fimili alla Pixacan- tha,enonall'Oxiacantha; imperoche ( come di fo- pra al fuo luogo dicemmo ) intagliate fono le frondi deirOxiacantha,efonquellcdella Pixacantha fimili a quelle del BolTo. Del chefàmanifeflo tefiimonio, quello, che di quella fpccie di frutti fcrive Teofraflo al I2.cap. del3.1ib.dovedefcrivcndonele frondi, di- ce, che elle fono intagliate , quali fimili à quelle dell* Apio, lidie fa indubitato argomento, che iteilidi queiDiofcoridi, che rafiembrano le frondi di quella E fpcciedi Nefpoli à quelle del Bollo fpinofo, fieno ve- ramente falfi, e corrotti da gli fcrittori ; & oltre à ciò dirooltra qualfifia la fronde dell'Oxiacantha taciuta da Diofcoride nel fuo proprio capitolo. E ancora da iapere, che tanta è la conformità del Nefpolo chia- mato Àzzarolo con la Oxiacantha da noi fcritta di fo- pra, che ineltandofi quello fopra le piante dell'O- xiacantha vi fi nutrifee , e v'alligna maravigliofamen- te, dimodo cheproducepoigrandifiima quantitàdi frutti . Ma per ritornare nella llrada , onde m'haveva- no fviato le flampe, & i poco diligenti fcrittori , dico , che l'AzzaroIe fono del tutto fimili à quelle prime Ne- spole di Diofcoride; imperoche fono frutti affai pie- F cioli, hanno tre noccioletti più duri di quelli delle Nefpole, come che di quantità, e di forma diffimili . Maturanti tardi, fono grate al gufto , &aggradevoli alloftomacho, & in ogni altra loro qualità tanto fi rafiembrano loro , che altro non fi può dire , fe non cnel'Azzarole, e le Nefpole Aronie di Diofcoride , fieno una fpecie medefiraa . Le quali quando fono mature, fonogratiffimealgufto, onde procede, che ìienoftimate non poco tra gli altri frutti: il perche non fplamentefi mangiano crude» ma licondifeono Matthioli perconfervarlenel mele, ò nel zucchero. Oltre à ciò fono gli Azzardi gratiflimi alle donne gravide , imperoche non folamenteaggradifcono molto al lo- roappetito, ma levano loro la naufea, cheperlopiù fogliono patire . Oselle pofeia, che fon chiamate da JJjJS Diofcoride Setanie, ed Lpimelide , comparandole " conlenoftranc, non vi fi ritrova differenza alcuna. Dal che non e maraviglia, fc Diofcoride diceva, che diqueflafpecien'era abondantemente in Italia. Ga- leno manifeflamente intefe per l'Epimelide altro frut- to aflai diverfo dalle noflre Nefpole . Imperoche, co- me fi leggealoMibbro dcllefacultà de femplici, dice ch'elle fono acerbe, & ingrate allo ftomaco, e che da villani d'Italia fi chiama quello albero Unedo. Il che conferma l'havere egli fcrittod'a mcnduc partico- larmente per due diverfi capitoli. Lira Serapionc , ò veramente l'interprete, alcap. 109. intitolando quel f™£ cap. alSoiobo, chedovevaeflcredelNefpolo, geo- nofccfme l'errore, perrecitare egli quivi tutto quel- lo , che fcriflé Diofcoride di quelle due fpecie de Nef- poli. Ma quantunque erri in quello di gran lunga ; manifella nondim'.no, onde iìa derivato il nome all'Azzarole; imperoche egli in Ai'abiro chiama le . . Nefpole Zaror: onde corrompendoli iì vocabolo s han tratto il nome loro l'A?zarole, Mangiate le Nef- pole volgari g ovano à i * orniti, alla difenteria , & ad ogni altro fluìiò di corpo. Riftagnano i flufii della gola, dedenti, e delle gengive lavandofi, egargari- zandoficonla decottione dell'immature. Sedcndofi nella medefima decottione riflagna nelle dorine il fiufiòdemeflrui. Falli delle Nefpole fecche incor- porate con fucco di Rofe, alquanti Garofani, &un poco di Coralli rolli, e di Noce mofeata un'impia- llro, il quale meffo in sù la bocca dello llomaco rifla- gna valentemente il vomito del cibo. La polvere del- le fecclie confondale ferite frefche, e vi riflagna il flulfodelfangue, e però fi dà utilmente à coloro, che fputanoil fangue , &infomma dove fia bifogno di liringere, di corroborare, ediconflipare, fonocosì i frutti, come le foglie medicamento non volgare . Cacciano i noccioli delle Nefpole polverizati , e be- vuti con vino bianco, ove fiano Hate cotte le radici del Petrofello,mirabilmenrc le pietre delle reni . Scrif- fe delle Nefpole Galeno al 7. delle facultà de femplici, Nd cosi dicendo : il frutto del Nefpolo è acerbiffimo , di liri|tK modo cheàfatica fi puòegli mangiare. Stringe vaio- " rofa-mente il ventre, e ritrovafi tal qualità ancora non poco nelle cime, e nelle frondi . Et al fecondo libbro delle facoltà dei cibi diceva. Le Nefpole, eie Sorbe fono amendue coilrettive : ma però moltopiu le Nefpole , che le Sorbe :e però fi danno elle ne i fluf- fi commodifìimamenteneicibi . Ma le Sorbe fono ve- ramente più foavi: imperoche non hanno punto di quell'acerbità, chefi fente nelle Nefpole; avvenga che il loi fucco fia folamente auflerofenza alcuna a- cerbezza. Oltre à ciò penfo, chefappiogn'uno, che tutte quelle cofe fi debbono mangiare parcamente, e noncosìlargamente, come fi fà coni Fichi, e coni' uvaj imperoche elle non ne bifognano come cibo , ma come medicina. Ritrovafi ancora Nefpole fenza noccioli, delle quali mi mandò già unafcatolada Ve- K , ronaM.Francefco Calzolari Speciale alla campana ia„oc d'oro . Chiamano la Nelpola i Greci Mwtti W : i La- tini Mefpilum : gì" Arabi Zaror, Zarur, & Alza- Nomi rur: i Tedeschi Nefpel; li Spagnuoli Nefperas : i Lianceft Nefplier, Pel Loto Albero. Cap. 13^. T L Loto è albero grandijjìmo, e produce il fuo frutto mag- I giare del "l 'epe , dolce, buono da mangiare, facile al- lo ftomaco, e ric ettivo del corpo .La decottione del legno tagliato minuto Ji beve , emettejìnecrijleri per fanare la difenteria , e per lìfltiffi de i luoghi fecreti delle donne : fd i capelli rojfi , e riflagna ì fluffi del corpo. 11 Loto Nel primo LOTO. LOTO D'AFRICA. ri« . T L Loto ( come fcrive Teofrallo , al quarto libbre e JL «Po d.eirhiftoria delle piante)cvefce alla grandez- za del Pero, ò poco minore, ha le foglie intagliate, co- me quelle dell'Elice, e la materia del legno nera. E il . di Dioicorìde. A LOTO FALSO. B C Loto di pili fpecie differenti fedamente nel frutto, il quale è grande come una Fava.e maturafi come l'Uve, D mutandoli di varj colori. Nafte come il Mirto al pari di qua , e di là da i rami , e denfo iopra : le cime al gu- flodolci, e maffimamente nel paefe dei Lotofagi, ài quali e fbavilììmo cibo fenza nocumento, e di gran- de utilità: mollifica il corpo , mà è affai più foave quello, che è fenza nocciolo, il quale è una propria lpecie, di cui fe ne favino. Equcft'albero copiofo,e parimente copiofo il fuo frutto, e però non è mara- viglia, che nel paffare l'efercito di Ophelloverfo Car- tagine, mancando la vettovaglia fi cibaffe più giorni de i frutti del Loto. Nell'ifola Lotofagi», chiama- ta Pharide, fonoi Loti copiofiffìmi, e parimente in terraferma, dove n'è maggiore copia : ma in Libia fo- li no i Loti lopra tutti gl'altri luoghi abondantilfimi . lutto quello del Loto fcriffè Ttofrallo, à cui fotto- fcrive Plinio al 17. capo del 13. libbra, cosi dicendo: Lamedelìma Africa, che rimira à noi, genera il Lo- to albero veramente fcgnalato, il quale chiamano Cel- tis, familiare ancora all'Italia, fe ben mutata dal ter- reno. Bellifiimi fonoi Loti intorno alle Sirti, & à i Nafameni, crefeono quanto i Peri con fogliefpeffo all'intorno intagliate , altrimenti farebbono come d' Elice. Sono di più fpecie , differenti maffimamente per li frutti, i quali fono grandi come Fave , gialli quando fono maturi, fe bene avanti , che fi maturi- no, mutano diverfi colori, come fanno l'Uve. Nafce F copiofiffimo, e denfo ne i rami , come nel Mirto le Bacche, e non come fanno in Italia iCiregi: ma tan- todolci nei cibi, chehannodato il nome alle genti, dove nafeono . II miglior frutto è quello, che è len- za nocciolo, ilquale nell'altre fpecieèduro comeun' offb: di quello fe ne fà vino fimile al vino melato, ma ( come fcrive Ncpote ) non dura più che dieci gior- ni. Confervano le Bacche pelle con Alica nelle botti per loro cibo, del quale riabbiamo intefoeflèrfi ciba- ti gli efercizj, che andavano, evenivano per Africa . 11 legno dell'albero è nero, e molto buono per far- ne Difcorfi dei Matthioli A B Loro d'Ita; lja,efuadc. ffrurionCi Errore Rucllio I70 ne Hauti, epìffari. Delle quali radici fe ne fanno i manichi de i coltelli, & altri inftrumenti . Dioico, ride fenza dargli altre note dice edere il Loto albero digrandittima proceriti. Al che nel 16. libbro al- lude Plinio, quando cosi dice: L' albero del Loto s'hà volentieri apprettò alle cafe per la grandezza dell' ©mbra, che fanno i fuoi fpatiofifllmi rami; i quali molte volte tanto s'allargano, e crefcono, che tra- panino i cortili delle vicine cafe , E pur nel mede- fimo luogo egli diceva.- Il frutto del Loto , quan- tunque falvatico fia , fi finondimeno fimile alle Ci- regie: e niuno de gli altri alberi perde, venendo il verno, cosi pretto le fiondi, come fi il Loto: nè corteccia alcuna di albero tanto diletta all'occhio , quanto la fua. Non è albero, che habbia i rami così lunghi, nè cosìrobutti, nè tanti, di modo che fareb- be lecito di dire , che fuflero altrettanti alberi. Della corteccia fe ne tingono le pelli , e della radice le lane , & al primo capo del jj.libbro dimonftra efiere il Lo- to albero grandifiimo, con quelle parole: Furono quelli fei alberi di Loto, iqualifacevanograndiflima ombra con la fmifurata grandezza de i rami loro. Ma non folamenteteftificaPlinio efiere i Loti alberi gran- dinimi, ma ancora di lunghifiìma vita, e durare per molte, e lunghe età; il che fi vede nel medefima lib- bro , dove egli così deferive : L'albero del Loto , che è nella piazza del tempio di Lucina, il quale fiì editi- C caro Vanno 3<5$>. non fi puòfaper di quanto tempo fia vecchio; ma edere veramente pili vecchio , che non è quel tempio, non è veramente dubbio alcuno, capen- doli che Lucina fiì denominata da quel luogo (cioè lelva) ivipropinqua, la quale adettò hi 4^0. anni . Quello adunque Loto e molto più antico , ma è però incerta la fua eti . Chiamali quello albero Loto capil- Jato ; percioche vi s'appicano tutte le treccie de i ca- pelli delle vergini Vedali . Coetaneo à quello fi crede, che fia ancora quell'altro Loto, che è al tempio di Vulcano edificato da Romulodoppo la vittoria de i Decumi, comefàteftimonioMatturio.leradicidet- la quale fidiftendono fino alla piazza di Cefare, pe- D nettando fotto le ftanze dei fervi. 11 perche direi io, che fe pure i tempi noilri fi ritrovano i Loti in Italia , non penfo , che fallarebbe, chi dicefic.che fofie il vero Loto , e mafiì mamente quello, di cui intefero Diofco- ride, e Plinio, quello che in sù'l Trentino fi chiama Bagolaro , & in alcuni altri luoghi ( cosi come ancora à Verona) fi chiama Perlaro; percioche di quelli co- tali alberi , come che alla grandezza de Peri fe ne ri- trovino aflai; nondimeno molti più fon quelli, che di gran lunga gli avvanzano. Quelli adunque, oltre alVefkrc groffiffimi di tronco , larghiffimi di rami , & attillimi di proccrità, hanno la corteccia loro ben li- feia , di colore ceruleo feuro , cofa propria dilettevole I all'occhio, come dice Plinio. Le fiondi fono limili à quelle dell'Elice attorno attorno dentate, c femprea- vanti mezzo Settembre cominciano i biancheggiare. 1 frutti fono fimilià picciole Ciregie, attaccati come quelle con aliai lungo picciuolo; i quali prima fono verdi, pofcianel bianco gialleggiano, nel maturarfi ai roflìfcono , e quando fon ben maturi diventano ne- ri, dolci al gullo,& aliai aggradevoli . Le cui note cor- lifpondono del tutto al Loto diTeofrafto, di Diofco- ride, e di Plinio . Ma non mancano calunniatori , che contradicono alla noltra opinione, credendoli eglino forfè, che i Loti non nafehino in Italia, il che è contra quello, che ne fcrive Plinio , il quale afferma efprettà- 1 mente, che i Loti fono familiari in Italia; e però non vedendovifi altro albero , che più li rattòmigli al Loto diPlinio,cheilfudettodanoi, non ne vogliamo al- trimenti partire dalla noftra opinione. Et imperò fi può per vero affermare, che nafea il Loto ancora a- Dondantiffimo in Italia. 11 Ruellio, non sò da che autoriti condotto, vuolechefiail Loto quella breve pianta , che noi chiamiamo in Italia Agrifoglio , della cui corteccia , così come di quella del Viburno, chia- mato da molti Lantana, fanno alcuni vifeo per pi- del gliare gli uccelli. Cofa veramente molto diilorta dall' mttoria,chc fi legge del Loto in Teofrafto,Si in Plinio; percioche l'Agrifoglio è pianta di pcrpetucefpinofif- fimefrondi ,brcve digrandezza,e verde di corteccia ; il che del tutto è contrario alle parti del Loto. Ma è ig""™ ben da riderfi della molta diligenza, che fà VAnguil- ddi'Aogu; lari nel convertire in Italiano da Teofrafto l'hiftoria del Loto ;imperoche mentre che vi egli riprendendo non sò chi, che habbi male interpretato (come egli fi penfa ) il tetto di Teofratto , egli mentre che in ciò fti occupato, cafea ne i medefimi errori, e maggiori, im- perochc dove Teofrafto fcrive, S'Uu tx/mò tx fiderà, w*fia>eihf\ egliinterpreta intrecciati come quelli del Mirto . E poco di poi , dove fcrive, mMp'rtfm tùs 0\x- rùn dichiarando manifeftamente,che il frutto del Lo - to nafeedenfofoprai germini de rami : egli havendo l'occhio all'albero , e non à i frutti , guada , e corrom- pe del tutto la fentenza di Teofrafto, interpretando malamente: E copiofo di germogli . Più oltre dove po- co di fotto fi legge in Teofrafto , £n wpx tw xm\!av éyxSiar èSfer il Mn/pwsrt ySp, /gì rotoù renimi Tomai Sì >gi ipov I one. IL Corniolo c albero notiffìmo . Ma (come rifaifee Teof'rafto al 12. capo del 3 .libbro deU'hifloHs del- le piante ) fi ritrovano nel Corniolo il mafehio , e la fe- mina, e conofeonfi l'uno dall'altro ; imperoche il raa- ichioèneltronco, e ne i rami all'ai più groflò, e aflài più malagevole da {corticate: la materia del fuo legno è duriiììma, e falda , limile al Corno , onde egli hà trat- to il nome : crefee all'altezza di dodici gombiti, con frondi quali limili à quelle de Mandorli, ma aliai più graffétte, e più nervofe. La f emina, come che faccia poco tronco, fà pure affai vergelle limili al Vitice , e fono affai più vencide, e meno falde di quelle del ma- fehio. In Ida monte diTrojail mafehio non fà frutto; ma in Macedonia ( cofi come ancora in Italia) produ- cono i frutti l'uno, e l'altro. Il legno del mafehio c lenza midollo ; e imperò migliore , e più forte di quello della femina . 11 mafehio produce, e matura il fuo trut- tolaftate : e la femina nel fine dell'autunno , manco buono affai di quello del mafehio . E da avvertirebbe non fi piantino , nèfilafcinoappreffò ài luoghi delle Api jpercioche mangiando elleno i fuoi fiori, muo- ìono,quantunque faccino il contrario ne gli huomini . E il Corno un'albero di mediocre grandezza, e il più dellevoltevergellofa con breve tronco, onde nafeo- 110 le verge ferme, robufte , e nodofe . Veftefi tutta la pianta di ruvida corteccia , di fapore affai coftrettivo, «per efler il fuo legno duriffimo s'adopera commoda- mente per far i denti delle ruote d e molini . Produce le foglie quafi come il Sanguino venofe , lifeie , e medio- cremente cardofe, fà i fiori piccolini, mofeofi , e gialli, da'quali nafeono i frutti roffì, e lunghetti come Olive , con duriffimo nocciolo . Ma è però maraviglia, che Teofrafto diceffè,che il Corniolo faccia le frondi fimi- li il Mandorlo . Se già non voleflimo noi dire 5 ò che il teftofia corrotto, ò veramente che in IdadiTroja, per eflèr la regione molto più calda, e più fecca, produco- no i Cornioli le frondi più lunghe , e più ftrette deno- Itri d'Italia, come che più però lia da dubitare, che il tognata; edcllalordecottione ungielo con zucche- ro, il quale oltre all'edere molto aggradevole al gufto, giova ài fluffi difenterici ,e à quelli delle donne.quan- do troppo gli abondano. E il Corno perniciolilfimo,e E mortale da tenere in mano da coloro, che fon flati morfi da cani rabbiofi , come più dilTùfamente diremo di fattone! 5. libbro . Non è molto diflìmile dalCor- no, quell'altra volgare pianta, dicuie" qui la figura , the noiin Tofcana chiamiamo Sanguino. Crefee quella nelle fiepi, e nelle macchie con vergelle più lot- tili, che diCorniolo , robufteparimente, enodofe, e vcftite di fanguinea corteccia, onde s'hà ellaprefoil nome. Lefoglie produce elio come il Corniolo, ma però alquanto più larghe nervofette, e attaccate con rodò picciuolo. Produce la primavera i fiori bianchi in ombrelle, edipoileBaccheàzocche, con roffì, e F fottili picciuoli, tonde, e cosìgroffé, comel'Orobo. Quelle prima fono verdi, enei maturarfi nereggiano, delle quali fe ne fà olio , come hò più volte veduto fa- re alle villanelle della Valle Anania, per ufo delle loro lucerne . Cuoconle ivi nell'acqua , e pofeia le {premo- no . La materia del legno è dura come un' odo, di modo che non cede punto al Corniolo . Il perche fo- no alcuni che vogliono, che il Sanguino fia il Cornio- lo (emina : ma non sò già io vedere, come foftentare pollino quella loro falfa opinione; ma crederò ben io, che forfè non fi difeoftarebbe molto dal vero, chidi- ceflè che il Sanguino fuffe la Verga saguinea; di cui fe- M cerne- II' 1 -V. fpCttO ili Teofraftu. ■ L'ufo delle Corniole . ió8 Difcorfi de! Matthioli Cornioli ferino d; Galeno . , ce memoria Plinio al io. capitolo del 24. libbro con quelle parole; Ne la Vergafanguineaèpiùfelice, la cui feorza interiore appiè applicata le cicatrici di lun- go tempo faldate . Tanto adunque ne difleegli. Ma fe il noilro Sanguino poflà far quello, io non l'ho provato giamai, e però non ardifeo d'affermare , che- li Sanguino, e la Verga fanguinea ila una cofame- defima, emaflìmamencenon fcrivendone Plinio no- ta, nè hilloria veruna. Le Bacche del Sanguino ma- ture gullandofi fono amare, acerbe , e correttive , ondeè necedario, che ancora il loro olio fia tale; nè altro pili di quello sò io delle virtù lue nella medici- na . Kiferifce Galeno al fettimo delle facultà de fem- plicij che le fiondi, ei germini fuoi valentiffima- mente di feccano . £ imperò confolidano le ferite grandi, e maOimamente nei corpi duri ; ma neicor- pi molli, e nelle pieciole ferite vuole egli , che più SORBO. predo fieno contrarie, e loro nocciano ; percioche più difeccano di quello, che lor fa di bifogno . E pa- rimente difiè, che ilfrutto era acerbilfimo, ma da mangiare. E però non eder da maravigliarfi , le non rillagnava meno il corpo di quello , che fanno le Nef- pole. Chiamano il Corniolo i Greci Kpan'a: i Latini Cornus : i Tedefchi Cornelbaum , kurbeerbaum , 1 Dierlcm: eleCornole Welfch kirfen : li Spagnuoli Cornìzolos : iFrancefiCornier. Dell! Sorbe. Cap. 137. LZ Sorbe quando fono ancora rojle , e non fono mature, tagliate, e feccate al Sole, mangiando- le, rijìringono il corpo. Macinate al molino , e man- giate, à modo di polenta , fanno il medefimo effetto . Il che f.i rtncovtx lei dscotiioiic lovo bevuta. SORBO SALVATICI Sor be , e lo- ro e ramina- c SOno le Sorbe frutti volgaridimi inltalia, e cono- feiuti da ciafeuno . Sono di due fpecie cosi le do- meniche, comelefalvatiche . Leduedelle domeni- che fi conofeono per la diverfità de i frutti ; imperochc unoè il mafehio , e l'alerò eia {.emina . Fanno amen- due il cronco dritto, e lungo, e i rami in alto. Pro- duce le foglie come il Frallino, ma bianche dal ro- verfeio, e per intorno dentate. Fa i fiori bianchi à zocche quali come ombrelle, ondenafeonoi frutti , i quali da un folo nafeimento tirano i lor picciuoli . Quelli fono nell'una fpecie tondi più odorati , e man- co afpri , e nell'altra come piccioli Peri, algullo più afpri, manco foavi, e non cosi odorati; aracndue fo- no pallidi di colore , e rolli dalla banda . Raccolgonfì le Sorbe immature l'autunno , e leganfi in mazzi, e ap- piccanfi in cafa,'o vero che fi diftendono in terra fopra W paglia, imperoche cofi maturano , e diventano mez- ze, nè altrimenti fi poflono mangiare perla molta af- Pfjpfcalor©, L;j corteccia, di cui l'albero fi velie, è ru- V ì. ,\ co'ore rofficcio, non hà molte radici,ma grof- fe, laide, c profonde. Le tavole del Sorbo per cli'cre ben durre, e ben falde s'ufano per far le tavole da man- giate, e per altre cofe durabili . Delle falvatiche Y una fpecie fi chiama propriamente Sorbo {al vatico, | sreme(Te,non glifapeflè pofeia fare la confeguen- za.tvìa è bella cofa combattere co i morrijchenó fi pof- fono difendere . E perche (come in più luoghi ho detto di l'opra) intendo io, fenza farmi d'alcuna fetta, D di dilucidare il vero, fenza attenermi più àquefti,che à quelli, dico per le predette ragioni inficine con Avi- cenna , che manifeitamente errano coloro , che fi cre- dono, che le Giuggiole mondifichino il fangue , e che le mettono nelle medicine pettorali per le malarie cau- i'atedagrodì , e da frigidi humori, come fanno alcu- ni de moderni , chein ogni mal di petto indifferente- mente le ufano, e molte volte con gran danno de gli ammalati . Ma panni che fi polla molto ben dubitare, fe apprettò Galeno Seriche fieno le Giuggiole, avenga che altra cofa fieno elle apprefiò Plinio al 14. cap.del 1 5. lib. dove fi leggono le preferiti parole , cioè : Aìque peregrina funt ^izjpha , cir Tuberes , quee cjr ipfa £ non pridem venere in Italiam. H- ; [utpas : i Latini ArbutuS ; gl'Arabi Hatiladib : li " ° Spaglinoli Madronho, ò vero Madroneiro: i Fran- e-eli Arboulies , Delle Mandorle. Cap. 140. LA decozione àella\raiike del Mandorlo amaro pefla leva -viale macchie della faccia, Il mede/imo fan- no le fue Mandorle applicate in forma di linimento . . Mr-ffe nelle parti /crete delle donne , provocano i mefirui . Fattone ìmpiaflro in sù la fronte , e parimente in sù le tempie con olio Rofato, ò vero aceto, levano il dolore del capo . Vagliono unte con vino all' epiniùde , ealleulcere corrqfive, e putride, e con Mele, al morfo da i cani . Mangiate levano i dolori, mollificano il corpo, e fan- no dormire, e provocano l'orina . T ohe con Amido , e Menta, riftagnanolo /pitto del f angli e . Bevute in ac-^ qua, òvero acconcie in modo di lettovarìo con Ragia di T erebintho , vagliono nelle malatie delle reni , e ali infi 'ammagioni del polmone. Giovano bevute con vino C paffo alle renelle, al male della pietra, e al retinimento della orina. Mangiate alla quantità d'una Nocciuola , compone in Iettavano fatto di latte, e di mele, vaglio- nodi fegatqfi, allaiofìe, eallacolica. Cinque, òvero fai Mandorle amare mangiate avanti p afta nonla/ciano imbriacare. Ammazzano le volpi , adefeando loro il ci- bo con effe . La Gomma dell'albero fcalda , e cofìringe . Ri- jìagna, bevuta, gli fputi del /angue. Liquefattainace- csto, /aria le impetigini , che fono tra carne, e pelle : ér bevuta in vino inacquato, conferi/e alla toffe vecchia . Beve/utilmente in vino paffo per rompere la pietra . Le Mandorle dolci fin buone per mangiare , ma fino manco efficaci che l'amare per li medicine; nondimeno dificcano D ancor effe, e provocano l'orina . Le verdi con tutta la corteccia, che le cuopre , mangiate ne i cibi giovano all' humidità dello Jìomaco. ■ VOIgariffimifruttifonole Mandorle, tanto Mandorle, e le dolci dico, quanto le amare : Ma è differen- za però tri loro ; percioche affai pili calde, e pili di- feccative fono le amare, che le dolci; il che fi, che per purgare il petto da i frigidi, egrolfi humori affai piiileamare, che le dolci li lodino . E'ilMandorlo alberoaffàigrande, con graffo tronco, ma rare vol- te diritto, eveftito di ruvida corteccia, e con non molte radici : imperoche per lo più non hi fe non una E radice, ma grande, robulta, e profonda in terra . Produce le foglie del tutto fimili al Pertico , àcuiè ancora limile tutta la pianta; imperoche ancora ifiori fono ne i Mandorli come di Perfico dal colore in poi ; percioche in quelto fono incarnati, e in quello fono bianchi. Fiorifcono i Mandorli nel principio della pri- mavera, e fanno il frutto limile à un cuore, cioè le Mandorle, lequali, quando fono tenere, fi mangia- no in Tofcana, e maffiniamente dalle donne gravide j imperochefono appetitofe, e dilettevoli. Veftonfi leMardorledidoppiacortcccia comeleNoci. Rac- colgono il mefe d'Agofto nei" fine della fiate , nel tem- P po, che la prima feorza fi rompe. Temono ìltrcddo lepiantc, nèallignanone i luoghi Settentrionali; il perche nafeono copione in Puglia, einSicillia, don- de fi portano Mandorle à noi . Galeno fcrivendo del- le dolci al I. delle faculti de cibi cosi diceva : Le Man- dorle dolci non fono coitrettive, e hanno folamente virtù di difeccare, e di mondificare, e purgano le vifee- re, emondificanopcrviadifputo gl'humori del pet- to, epolmone. E fcrivendo delle amare al fefto del- le facultà de femplici, e parimente delle dolci, cosi diceva : Le Mandorle , che manifeftamente fono amare, hanno veramente virtù di difecare ; il chedi- M 4 moftra loro eiami- natione. Mandorle Icritce da Oaicno. I«4 Difcorfi del Matthioli MANDORLE. ^ De i Pijìachi. Cap. 141. IPiftacchi, i quali fappùmo che nafiono in Scrìa, fono utili allo ftomaca . Mangiati per fe foli , ,) •ver be-vuti triti nel -vino , conferifcono d i morfi de i ferpentì. PISTACCHI. mofira la qualità loro , e l'approva , e conferma l'efpe- Sl?**' Ddlalualitàamara5c detto di fopra nel 4. Ma venendo all'efperienza, duecofefono.chenedi- moflrano la via di conofeere la natura loro : luna cioè , lo fpegnere che fanno delle lentigini: el'altrala conferenza, che hanno di purgare per via di fputo i graffi, e vifcofi Immoli del petto, e del polmone. 11 che, cornee fiato detto, non fanno fenon quelle co- le, che tono generalmente incifive , e fpecialmente alterfive. Oltre à ciò è flato detto di fopra la virtù ac- cidentale, ch'hanno di difoppillarc, come dimollra l' efpencnza; percioche aprono , e mondificano le op- pillatrom del fegato, e delle vene eftreme, caufateda groflì, evilcohhuinori: e cosimedefimamente fana- no 1 dolori del coftato, della milza , della colica, e delle reni . Le medefime forze hà ancora l'albero , conciona che la decoctione delle fue radici trite pur- ga, efpegnelelentiginilavandoiene. Oltreà quello, iicno le Mandorle quanto fi vuole dolci, nondimeno partecipano alquanto d'amaritudine, occultata dal- la dolcezza, che fupera in loro; il che fi conofee pofciaco'l tempo. Fannofi ( fecondo che fcrive Teo- Mandorle trailo, c Plinio) le Mandorle amare diventar dolci , rìicS» fcl\'avatoiltl'oncodellalberofinoalleradici, fi per- dala. " rngia pofeia quello nella più baffi parte finoalla mi- dolla, e lafciafene bene fcolaie fuori l'humore , che nediltilla. E per contrario, ledolci diventano ama- re, fe quando fon giovani gl'alberi, fi lafciano pa- fccre le cime dal beftiame . Non fono le Mandorle (felideve credere à Galeno) di gran nutrimento ; come che molti le ulìno ne reftaurativi, e nelle medi- cine, cheaumentanoilcoito. Mangiate le Mandorle amare dai Galli, e dalle Galline gl'ammazzano . Pc- «e > e legate fopra le tempie mitigano il dolor del capo, e tanno dormire, e maflìmamente incorporate con acqua di Berbcna. Chiamano i Greci le Mandorle Nomi. fWì*>>m.t i Latini Amigdale^: gl'Arabi Jauz.Rauz, &Lauzi: i Tédefchi Mandolkern: gli Spagnoli Al- mendras: iFrancefiAmandes. D I Pistacchi, che coromuncmentes'adoperanonelle pjfaectiK ipeciane, (1 portano à Venetia di Soria, e furono 1°™ efam prima portati in Italia , fecondo che riferifee Plinio, da "»"on<:- Lucio Vitellio Ccnfore , effóndo Legato in Soria , ne i primitempidi Tiberio Cefare, Lepiante hò vedute io aVenetia, àGaeta, e Napoli in diverfigiardini . E' la pianta loro del tutto limile al Terebintho, ma pro- duce 1 Pillacchi nelle eflremità de i ramiazocchecon doppia corteccia, la prima delle quali è tenace, efot- tile , come di cuojo , rofìèggiante, e odorata . La feor/.a di dentro biancheggia, ne fono differenti i Pi- iìacchi di forma dalle Noci Unguentarie, che i Pro- fumieri chiamano Ben . La midolla di dentro è rico- perta da fotrihllìmo invoglio di purpureo colore, & ella di dentro verdeggia, il cui faporenon è molto Giffimiledaqucllodci Pinocchi, ma hà però nonsò chepiu dell'aromatico, il che m'induce fermamente à credere, che il Piftaechiofia il Terebiatho Indiano, di cuifcriveTeofraflo, come habbiamo detto di fo- pra, fcrivendo del Terebintho: imperoche le note fono così evidenti, che non fi può negar ciò con ra- gione da veruno. Nelchetantopiù mi conferma quel che ne fcrifle Atheneo al ventèlimo capo del 14. lib- bra con quelle parole : Nicandro Colofonio fcrive nelle fue Teriache, i Piftachi producono i frutti fi- milialle Mandorle; e Poffìdonio Stoico nel terzo lib- bra delle hiflorie dice: IlBillacchio ( che cosi per B, lo chiama egli) nafee inPerfja, inArabia, &in Sona II frutto nafee in racemi con bianco gufeio , elunghetto fnnile allel.acrime, quellicheionoden- cro verdeggiano , nè hanno cosi buon fucco , co- me i Pinocchi, ma fono bene più odorati . Ifratel- li, che Nel primo lìb li, che fenderò le Georgiche dimoftrano manifefta- mente, cheilPidaccbiolìaun Terebintho con que- lle parole: Quefte, il Franino, & il Terebintho, il quale chiamano i Soriani Piftacchio , fono &c.ma co- llorolofcrivonoperp, fe bene Nicandro lo feri (Te perph, chiamando i frutti Phidaci, onde hanno pre- fo il nome alcuni de moderni Medici , i quali lichia- mano Phiftici. 1 frutti, i quali noi chiamiamo pro- ferii "L' priamente Piftacchi (fecondo che riferifee Galeno al Calmo. 2. delle facultà de cibi) non fono di molto nutrimen- to; tuttoché utiliffimi fieno alfegato, & alle lue op- pillationi. Mafelìcno, ò non fieno utili allo ftoma- co, dille egli non haverne certo teftimonio; come an- Avi„nna corafemollifichino, òcoftringano il corpo. Al che comra oa- contraponendofi Avicenna , e non volendo nominar ìen». Galeno, diceva nel fecondo al capitolo proprio: Di- ce un certo huomo, non ritrovo, che i Piftacchi gio- vino, nènuocano alloftomaco; maio dico bene , che proibifeono la naufea , e confortano la bocca del- loftomaco, il che dimoftra manifeflamente quella poca d'amarezza, ed'auderità, che rispondono al guflo. Ufanfii Piftacchi nei cibi, e nelle medicine , che fi fanno per madonna Venere; emettonfi ne re- itaurativi , e ne cibi , e nelle compofitioni , che fi fan- no percolato, che bramano d'ingraflarfi : fome che ancora fieno in commune ufo de moderni Medici, fe- guendo Galeno, per confortare il fegato, e lo fto- maco. Chiamano in alcuni paefi Pi (lacchi falvatichi ifruttidiquell'alberochiamatodaPlinioal 16. capo STAPHILODENDRO. . di Diofcoride A 185 dolla verdegna , dolce , ma nimica dello ftomaco, per muovere ella la naufea, & il vomito, quando copio- famente fi mangia. Quafi limili à 1 Piftacchi fono i S*«Lìti' Pinocchio vero Pignoli, i quali , come algià detto luogo dice Galeno,nutrifconoaffài,e generano buon' humore, ma gradò , come che fieno durati da digeri- re. Soggiunge, oltre à quello Avicenna , dicendo: 1 Pignoli fono maturativi, lenitivi, c risolutivi Ingraf- fano, conferifeono alle putrefatte humidità del pol- mone, alla marcia del petto, &allato(Te. Mordicano lollomaco, fe prima ,che fi mangino, non s'infondo- no in acqua cai da . Aumentano lo fperma, e provoca- no alcoito. Mondificanole reni, e la vellica, eproi- B bifeono l'ulcere di quelle, &ildiiiillar dell'orina: e confortano la virtù mentiva di quei luoghi . E perciò inumili malatie molto fono in ufo-apprellòi moder- ni Medici. Chiamano! Greci i Piftacchi vìtx-mx : i . Latini Piftacia, &Pillacea; gl'Arabi Pufteeh, ò ve- ro Feftuch : i Tedefchi Vvelfch Bimpcrnufzlin : li Spagnuoli Alhocigo : i Francefi Piftaches . Delle Noci. Caf. 142. LE Noci chiamate Ghiande di Giove , le quali ancora alcuni chiamano Perftche , mangiate , malagevol- mentefi digerifeono : nuocono alloftomaco , aumentano la C colera, fanno dolor ditefla, efono mimiche della tcj]~e . Mungiate ne i cibi da digiuno , fanno 'vomitare : e man- giate, edavanti, e dopò al cibo con Fichi , e Ruta,' va- gliono contr a d i veleni mortiferi : mangiate copiofatnente, cacciano via i vermini larghi del co-po . Impiaflranji con un poco di Mele, e Ruta all' infiamm agi ani delle mammel- le, allepofteme, ir alle membra disiogate: cjr applicate con Ci poi le, Sale, e Mele , uagliono à i morfi de i cani , e degli hnomini . Erugiate co' l gufilo , epofìe fopra l'om- bilico, mitigano i dolori del corpo . Igufii delle Noci bu- giati, e triti con olio , evino, tir untone il capo d i fan- ciulli, fanno crefeerei capelli, erinafeere, ove fonocaf- cati. Le Noci fenica gitfcìo brugiate , ir applicate convi- vi no, fermano iftufjt de meftrui . Le vecchie mafticate , ir applicate, J. mano previamente le cancrene, i carboni , le fjìolelagìimali , efannorinafeere i capelli. Faffi delle Noci olio, pelandole, epoifpremendole. Le frefihe,per ejferpiù dolci, nuocono meno alloftomaco, ir imperù mef- chiateconl ' Agitogli tolgono l' acutezza . Impiaftrate in- sili lividi, lifpengono . Q UalififienoleNocrufuali, e come fieno fatte x i6;''d-Staphilodeiìdro, quantunque fieno dai Piftacchi e di forma, e di faporemolto diffimi- "> La pianta, che produce cotali frutti, per lo più non e troppo alta . Produce le frondi limili al Sambu- co . llluo legno £ fragililfimo cosi ne rami, come nel tronco. ] fiori fa egli bianchi in racemi , come anco- ra 1 frutti, i quali fon dentro ì certi follicoli, come vefeiche di color rollò feuro , q uafi di forma d'un Ce- ce, ma alquanto maggiori, in cui è dentro una mi- ne notitia in Italia; imperoche quivi in ogni luogo a- 1 bondantemente fi veggono. Chiamanfi le Noci da La- tini Juglandes.cioè Ghiande di Giove, efuronocosi . chiamate, fecondo l'opinione di più autori, ne i pri- mi tempi del mondo da gl'huomini ; conciofiacheef- fendo eglino ufi al cibo delle communi Ghiande, ri- trovando pofeia le Noci eflèr di quelle molto più dol- ci, e più aggradevoli al gufto, le chiamarono perec- cellenzaGhiandedi Giove. L'albero delle Noci li connumera fra i più grandi, imperoche, come fi vede, hai! tronco lungo, e gradò, da cui efeono molti graf- fi, elunghirami, i quali li diffondono cosi all'alto , come all'intorno . Vcftefi il Noce di grada corteccia bianchiccia, e rimofa . Fermali fopra lunghe, grodè, e robulle radici . Lefoglieproducediquà, edilàda un lungo picciuolo à modo di Fra (fino, ma fono mol- to più grandi cosi in lunghezza , come in larghezza, c di {piacevole odore. Germina nel principio di pri- mavera, e mette avanti alle foglie le fue panicole lun- ghe unfommeflò, lequali predo fi leccano, e cal- cano, fopra l'origine delle quali efeono poile Noci ricoperte di doppia feorza, dentro alle quali è il nu- cleocrefpo, edivifo inquattro parti, trale quali di- vifure fi contiene una adai dura membrana. Più ve- ramente fono le fpecie delle Noci differenti di forma, di feorza, didurezza, e di fapore: quelle fono le migliori, che fono lunghette, efragili, con bianco rB6 Diicoìfi del Ma'iihioìi NOCE. Noci olio, il quale non {blamente è in ufo per le Lu- cerne j ma s'adopera ancora da i Pittori nelle più de- licate opere loro; come fanno ancora i legnajuoliper Iuftrare leloro. Bevuto al pefo di' quattro oncie ri- folve la ventofità del corpo; il perche (i dà utilmente nei dolori colici, e renali. Rifolve il medcfimo le cnfiagioni,quando fi ungono con effò caldo: e mol- lifica i netvi ritratti , emafiìmamente incorporando- fi con calcina lavata. 11 vecchio ungendofenefanala rogna. Le Noci fecchc macerate nell' acqua fin tanto, che fi pollino mondare dalla feorza, mon- date, e mefl'c in macera nell'acqua vita per alquanti giorni continui provocano infallantemente i melimi mangiandofene due ogni mattinai digiuno per otto giorniavanti, chefiailtempo deimeftrui. Ma po- feia, che fiamo nel ragionamento delle Noci, non riavendo Diofcoride, negl'altri antichi Greci fatto memoriaalcuna dell'Indiane, delle Mofcade, delle Mettelle, e delle Vomiche, ma fologl'Arabi n'hab- bianofcrittel'hillorie, e le facultàloro; non voglio mancare di darne qui quella miglior notitia, che fa- rà poffibilc. Et impero parlando prima dell'Indiane, NOCE D'INDIA. gufcio,econ il nucleo feparato dalla feorza, & algu- itoben dolci . Hanno le Noci in odio Tacque , e però amano i monti, & i luoghi freddi . Scuotonfi da gl'al- beri conle pertiche, e mondatedalla feorza di fuori, Notìfcrìtte fi feccano , e ripongono. Delle quali parlando Gale- ri ca cno. koaij . delle facultà de fctsplicij così diceva.- L'albe- ro del Noce , cosi nelle frondi, come nei germini, hà una. certa vii tù correttiva , come che mo!ta,e piti evi- dentel'habbia nella corteccia , over gufei de i frutti , tanto verdi, quanto fecchi . Ufiamonoi il fucco de i frefehi cotto con mele, come quello delle More tanto de Rovi,quantode Mori, in vece di medicamento {to- rnatale, applicandolo in oltre ad ogni altro bifogno , ove s'applicano gl'altri predetti delle More. La parte pofeia , che fi mangia , è oliofa , e fottile, dalla quale fi cava beniflimo l'olio: ma tirafi moltomeglio delle JSiocivecchiefpremendole, òvero lambiccandole , percioche nell'invecchiaifi fi convertifee ogni loro l'uftanza ingraffézza. Tjlanocotaleolioalcuriinclle cancrene, ne i carboni , nelle fittole lagrimah, e nelle ferite de nervi. Et al 2. delle facultà de gl'alimenti di- ceva l'illeflo Galeno. Le Noci fecche fono cofiretti- ve, ma le verdi, e frefche non dimoftrano facultà al- cuna oliofa, né coftrettiva. Digcrifconfi le Noci me- glio, chele Nocciuole , e fono pili utili allo filomaco, è mafiime mangiate inficine con Fichi . Laonde ditte- ro alcuni Medici, che chi mangia amenduc quelli frutti con Ruta da digiuno, poco però avanti al cibo , s'afficura dal troppo nocumento dei veleni. Le f rei- che più fi convengono à muovere il corpo , che le fec- che; percioche meno collringono. Oltre à ciò, le fecchc tenute in molle nell'acqua (come fanno alcu- ni)diventanonellefacultà loro limili alle frefche . Condifconfi le verdi , avanti che s'indurino, in zuc- chero, òvero in mele: lcquali fono pofeia utili allo fiomaco, &aggradevolialgufto . Le panicole delle Noci, k quali nafeono la primavera nel primo germi- nare dell albero fecche , e fatte in polvere , e date à be- re con vino al pefo d'una dramma liberano le donne dalla perfocatione della matrice . Fallì ancora delle D dico , che le Noci d'India volgariffìme hoggi in tutte le fpcciarie d'Italia (fecondo l'opinioni de gì' , Arabi) fon frutti d' un'albero di quei paefi , fimile al- l la Palma, grandi, quando fon cinti da tutti gli in- vogli loro, come groffi Melloni. La prima feorza , la quale è molto groffa, nello feuro roffeggia ; eben- ch'ellafia di fuori duretta, tenace, ecallofa, nondi- meno di dentro nella fuftanzafua e tutta di lottili , e capigliofi fcogli. E'fottoqueftafottile feorza pofeia ilgufcio,checuoprela midolla, legnofo, e duroqua- fi del medefimo colore : dentro al quale è la polpa af- faidura, concava in mezzo , evacua, dellagroffèz- zad'un'ovo d'Oca, groffa di doga un buon mezzo di- to. E quella tenace, vifeofa, e duretta, edifuori è quafidel color medefimo, che il gufeio, quantunque nel concavo di dentrobiancheggi . I.afullanza fua c bianchiffìma, untuofa, & al gufto dolce, quafi del fa- pore del Burro . Lodanfi le frefche , del che fà manife- fto Nel primo lib. di Diofcoride. fio fegnale, quando fi trova nel concavo loro acqua di dolce fapore; imperochefvanitefon quelle, e gii vecchie, in cui non (i ritrova cotal dolce liquore Sono calide nel fecondo ordine, & numide nel primo. Mangiate aggravano lo ftomaco, avvenga che non ge- nerino mal nutrimento : aumentano lo (penna. E il loro olio buono all'hemorrhoide , e maffime mefchia- to con quello de Noccioli delle Pefche.- mitiga i dolo- ri deilombi, edei ginocchi, e caccia i verini del corpo. Quello, che fi fpreme dalle Areiche, è denfo, bianco, gradò, e fimile al Burro, tanto nella foftanza, tifndia- equalità, quanto nel fapore, e nelle facultà fue;mage- nera affai miglior nutrimento , che non fà quello . Giova il medefimo unto caldo à i dolori de i nervi , & allatoilè, e ftrettura del petto, tanto unto, quanto bevuto . Giova parimente alla raucedine, ma bifogna inghiottirlo con firopo violato pian piano : ufato ne i cibi, ò in qual altro fi vogli modo ingraflà i magri , aumenta il feme virile, e mollifica, unto, le durez- ze delle giunture. Sono mirabili le Nocid'India 3 fa- re ingraflaréi magri, e maffime le donne. Seguono NOCE MOSCADA. l87 /irtù delle *'»ci India- gli dell' delle «iMofea. doppoqueftele Noci Mosca de, le quali ( fecon- :,ciorohi- do che riferifeono coloro, chehanno e navigato, e ori». caminato per l'India ) nafeono quivi abondantiffima- mentenell'IfoIadiBadam, da un certo albero aftài limile al noftroPefco, e fimile medefimamentc nelle frondi, tutto che fieno quelle alquanto più ilrette, e icultidel- P'ùcorte. Sono i fuoi frutti quafi del tutto fimili alle NociMo- noftre Noci, quando fono verdi insù l'albero; impc- roche primamente fono ricoperti da grolla, e verde corteccia, fotto la qualcèla Noce Mofcada ferrata dentroàunduro gufeio, ma però piùfottile diquel- jo delle Noci noftre communi, di bigio colore. Que- llo all'intorno è ricoperto di Macis, a modo di rica- mo, erompendoli, vi fi ritrova dentro la Noce Mof- cada; il che fi vede manifeftamente nelle Noci Mof- cade, lequalitutteintere ci fi portano, condite d' India à Venetia . Ricolgonle i paefani , ove elle naf- cono, àlor piacere, per effer gl'alberi , che le produ- A cono àtucti communi; impcroche non accade à col- tivarli altrimenti . Lodanfi delle Noci Mofcade quel- le, chefonfrefche, e non pertugiate , e che fon gra- vi, ben piene d'humore, ebengraffe. Sono(fecon- dochefcrivonogl'Aiabi) czlide, e fecche nel fine del fecondo grado: fono {litiche, fanno buon fiato, evagliono alle lentigìni: confortano la villa, la boc- ca dello fioniaco, ilfcgato, eia milza. Vagliono à provocare l'orina, erifbgnanoil corpo: confuma- no le ventolìtà , e conterifeono alla marrice . Accom- modanfi in tommautilmcnteovunque s'accommodi- riopergiovire, cornei Garofani . Cavafi delle Noci Mofcade frefche, ben pefte, t ben calde, un lique- fi re per il torchio, fimile e difuftanza, e di colore alla Cera nuova, che refpira difragrantiflìmo odore, il quale è molto utile nelle frigidità de nervi, e delle giunture: & oltre à ciò valentiffimo in più compofi- tioni per madonna Venere. Mangiate le Noci mof- . .... cade mitigano maravigliofamente i dolori freddi, e J£3 mJ. ventofi dello ftomaco, edellamatrice; cvolendofe- cade, ne maggior giovamento, fi fanno bollire trite al pefo di una dramma, òdueinfeionciedimele Rofato, e dued'acqua yite,fin che l'acquavite fi confumi; im- pcroche pigliandoli ogni giorno da digiuno tre cuc- chiari di quello liquore, cper Io?itomaco, e per la matrice e giovevoliffimo mcdicamento.Giovanopar- C ticolarmente per la ventofità della matrice ancora in queftomodo. Cuocefene una ben pelta in fei oncie di vino bianco potente, fino che cali la terza parte, c dipoi fi cola il vino, edaffià bere con due dramme di zucchero fino. Non furono conofeiute le Noci Mofcadedagl'antichiGreci; percioche nè Teofra- fto, nè Diofcoride, nèGaleno punto ne parlarono . E però, come fu di fopra nel capitolo del Macero no- itra opinione, èdapenfare, che ilMacerodi Difco- ride , e di Galeno non fia quello delle Noci Mofcade, ma una feorza d'una radice d'albero, come dice Pli- nio. Perche e molto ben da credere, che fe eglino ha- vefleroconofeiuto il fiore, havrebbono fimilmente D conofeinto il frutto, il quale in conto alcuno, per le fuemirabiliparti, non fi farebbe taciuto . Oltre al- le Mofcade habbiamo ancora pur dagl'Arabile No- ci Vomiche, eie Metelle . Nella confidera- tione delle quali m'accorgo pur hora d'effer fiato in 3^' 1°""" errore, imperoche credevo , che le Noci chia mate tclle, el Vomiche communemente nelle Speciarie fuffèro le hift<"'3 vcreMetelle, manon peròfenza apparenti congiet- turc ; ma leggendo poi più diligentemente Avicenna , c eie la Noce Metella è di fuori tutta piana, di groffe, ebrevifpme, e che produce ellailfeme, come di Mandragora, non poffo fe non accufare meftefiò della prima opinione ; imperoche io non fono tale,nè B cosiollmato, che vogli { come molti fanno) compia- cere molto più à me ftefio, che alla verità, e con ciò ingannare ancora ipoileri di quella facultà ftudiofi. Però adunque lafciata la prima opinione, m'accofto à quella di coloro , che tengono.che la vera Noce Me- tella altro non fia, che il frutto dello Stramoniojimpe- roche quelto, oltre all'haver forma, & imagine di No- ce, è armato di brevi, egroffcfpinc, &hàilfemedel tutto fimile alla Mandragora. Appo ciò non dubito, che il (udetto frutto, come ancora tutta la pianta , non fiafonnifero, vedendoli la pianta effere fimile à iSolatri maggiori, e d'odore affai grave. Di qui a- dunque potranno ancor altri accorgerfi,che ancora la F Noce Vomica, cosivolgarmentechiamata,non è la lcgitima,nèlavera; percioche ("fe fi deve credere ad Avicenna , e Serapione ) la Noce Vomica debbe effe- re fimile alla Metella, eccetto che in luogodifpine debba havere alcuni nodi , i quali non fedamente non vi fi veggono, ma non hàfomiglianza veruna di No- ce: e però più predo farebbe da chiamare, Noce Ca- nina, che Vomica, pofeia che mangiata da i cani in breve tempo gl' ammazza. Sono ancora alcune al- tre Noci, lequalichiamanoalcuniMetelle, fimili di grandezza, e di colore alle Noci Mofcade, ma que- lle e Me- bro fte non fono fatte tutte à un modo, imperoche alcu- nefono tonde, alcune lunghette, & alcune di tepra tonde, e difetto piatte. Serranti quefte in una cover- D blatta come di capelli, laqual finilce appuntata d un colore gialliccio, come potrà vedere ciaicuno qin Jallaloro figura pofta da noi, acciochc ancora gl al- tri, che fono di quella l'acuità iludioti, ne pollano di- relafuafcntenza.Chiamanfi in Conttantinopoh No- ci Farfiliche, fecondo che già mi fenile 1 tccellemil. Medico Guglielmo Quacelbeno Fiamengo , clic di la me le mando , come più diffufamente è lcntto nel lib- bra delle noftre epiftole . Ma io crederci più pretto , che fuflcro elle l'Avellane Indiane, chiamate Fante! da Serapione; imperochc vi corrifpondpno con tutte lenote. Parmi, cheben leconofcellc Mattheo Sal- ici,ove- valico, comequello,cliecosìnefcrifle : IIFaufel, £ roAvelUna cjoè l'A V E LLftNA Indiana è timilitìima alle I\o- ci Mofcade , fc non che in una parte e piana , e nell' altra eminente , di modo ch'ella può ftare ritta , come nello fcacchiereunapedina; ma in ogni altra cola cosi dentro, come di fuori è fimile alla Noce Mofca- da, maperóinfip.da, efenza odore. Nafte ferrata tracertaìanugine fimileàuna boccia overo foll.cu- lo di feta . Portanti quelle fpeflo fra le Noci Mofcade daCalicut, & io l'hòvifta ferrata nel fuo follicolo . Quefto tutto del FaufclfcrhTe il S.lvatico La pianta cFe la produce (come fcrive Sefap.one) e limile a quella cheproduceleNocilndiane.LeAvellane han- no virtU frigida, e valentemente coihetnva , onde coi- F robora i membri, e confenfee à tutte l'infermi a calde, tanto prefa per bocca, quanto ™P'aft"" 'ì'.Ul°r' ' Cuoceti nel vino per .1 dolore , e fluflo de . denti, e pe- rò lavandofi la bocca con il predetto vino, non lo la- mente mitiga il dolore de i denti , ma conterma , e ita- bilifceglHmofii, ftringele gengive, e proibitevi il fluflo. Vale applicata alla rogna, e ruvidezza delle palpebre, e mettefi ne i collirj, che fi fanno per le m- fiammagioni de gl'occhi. Ma diverfa molto da que- lla è un'altra fpecic d'Avellane Indiane, mandatemi giàdalNobiliffimoSig. Giacomo Antonio Cortufo gcntilhuomo Padovano, e Semplicista famofitfimo; imperochequelteedifaccia, e di grandezza non fi rafiomigliano punto alla fuddetta, come dalla loro imaginequì difegnata agevolmente fi potrà chiarire ciafeuno . Sono quelle ricoperte di tuori d'una cover- ta quali come di Cardamomo maggiore, ma piti du- ra, epiùterma, e di un colore più feuro . Sonogroi- fe come le Noci , quando ha uno la feorza verde.dcn- tro dallaqual coverta è l'Avellana , lunghetta, d ogni parte acuta, con la fchena eminente, & il ventre piat- to, la cui midolla e ferrata dentro àdurilfimo gulcio di colore calcagnino. E la midolla che vi fi contiene della medefima forma graffa come una Mandorla , ri- coperta da bianca, e fottile membrana, al gutto dol- ce, e bianca di colore; ma delle virtù fue per fino a hora non intendo cofa veruna. Hormentreche fen- vendo io dell'Avellane Indiane penfavo di mettervi fi- ne, ecco che all'improvifo me ne viene mandato una terza fpccie pur dal medefimo Signor Cortufo mino- re della fudetta . Queita adunque cavata fuori del fuo primo invoglio, ilqualeèlifcio, tenero, giallicio,c nonpitigroflò d'una foglia di Palma, è limile à un Mirobolano Citrino, il gufeioè duro , di colore rol- licelo con una nocciuola dentro picciola a modo di Mandorla, come meglio può vedere ciafcun per la figura, che quivi li vede difegnata. Maeflendomi r fcrivendo delle Noci Mctelle , e Vomiche ) venuti in memoria gl' A N a c a r d i , non conofciuti da gl'anti- An jcardi chi Greci , ma folo ferirti , e ritrovati da gl Arabi , a- ioro hifl doperandofianch'eglino nelle fpeciarie, nonm'è pa- cvm rutoin conto alcuno lafciarglià dietro. Sono adun- que gl'Anacardi (come fà teftimonio Serapionc ) frut- ti d'un'albero , limile al cuore d'un'uccello,di colore roffignoquando fon frefehi, quali fimile al colore del cuore , dentro del quale è un liquore graffo come me- le , fimile al fangue , e nel mezzo un'animella bianca, fimile à una picciola Mandorla. Nafcono m Sicilia ne monache ardono di continuo fuoco . Son caldi, c lecchi seeiuole, i-o hìfto- Nel primo lib. di Diofcoride fecchinelterzogrado; equello, che s'ufa in medi- A cina, è quel fuo liquore; quantunque per Io più gli Spetialiufmo di mettere ne compofiti e le fcorze, e l'animelle pene, errando in quelto come in molte al- tre cofe. Valeadunquequeltoliquoreàfenfi corrot- ti, conferifce alla memoria , & alle frigide infermità deifenlì, dei nervi, edel cervello. Nondimeno è ulcerativo, & adulti vo del lìngue ; & imperò è veleno- so, e maHiine ne i giovani : alquale nocumento vale il latte della vacca bevuto,e fimilmcnte l'olio delle fue animelle. ChiamanoiGreci le Noci communi KaS- (tMlScutOMi: i Latini Nuces Juglandes: gl'Arabi Jeuz Leuz.overoGiauz.-iTedelchiNunfien ,& Vvclfch- nufzili SpagnuoliNuezes.-iFranceli Noix . La Noce g d'India chiamano! moderniGrecixr>7>'™' Wijmwii La- tini Nux Indica , gl'Arabi Neregil , Dabig , overo Gi- auzi Alhend: i Tedefchi Indianiich Nufz: li Spagnuo- li Nuez de las Indias : i Francefi Noix d'Indie. Le No- ci Moicadc chiamano i Greci, ^Ai afa di rame, e pofeia di- feccatoal Sole , diventa più coflrettivo , & aggiuntovi un poco di mele , fi conviene à i catarri , alle ulcere cor- rofive, & alle infiamrnagìoni delle parti interiori della gola . Aumentafidi virtù , aggiungendovi Alume fcìf- file , Galla, Mirrha, %jijf arano, femedì T^amarigìo , Iride, érlncenfo. Ufanfi le More acerbe fecche , epefte, in luogo di Somachi nei cibi utilmente per lì fiuffi floma- cali. La decotiione della corteccia della radice fatta nel? acqua, bevuta , fol%>e il corpo , e cacciane ìverminilar- ghi , e conferifee à chi havejje bevute l'Aconito . Le f ron- di del Moro pejle , & applicate con olio, vagliano alle cotture del fuoco, e cotte in acqua piovana con f rondi dì J!Hì\ e di Fico nero, fanno, lavandofene , diventar ite- ri i capelli. Il fucco fpremuto dalle f ondi , bevuto al pefo d'unciatho , vale al morfo de i ragni , che fi chiamano Phalangi . La decotiione della corteccia , e delle f rondi le- va il dolor de denti, lavandofene la bocca . Cogli efi del Moro al tempo , chefi mietono le biade ,fcoprcndo prima le radici , e poi intaccandole , un liquore , il quale vìfiriirova il giorni ìfègttente condenfato . È utile quefo al dolor de i denti, e rifolvei panni, epurgaìl corpo . MORO. D Moro, e fu» M o R o è di due fpecie , bianco cioè, e nero, e ciarainatio- J__ fono cosi chiamaci (blamente dal colore de 1 f™" BC- loro, imperocheve nefonodineri, e di bianchi, dif- ferenti non folamente di colore, ma di grandezza, e di laporc ancora . Il nero per il più hà il piede torto, e nodofo, quantunque non fempre, ritrovandofenedi quelli, chefono dritti, e grandi. Produce graffi i rami , i quali più s'allargano, che non s'inalzano. Ve- ftefi di grolla corteccia, ma però vencida,& arrende- vole. llIegnoèforte,erobufto, e giallo intorno alla midolla . Ferma fi fopra molte radici grafie, e robufte, le quali fc bene non fono molto profonde, fi diffondo- no, e fi dilungano all'intorno notabilmente , e maffi- mamente quelle de i Mori bianchi . Il che accade for- fè in qucfti più che in quelli, per effere i bianchi più ampli, cpiù grandi de ineri . Le foglie dei neri fono più larghe , più grofle , e più ruvide di q uelle de i bian- chi, ma amendue fono in cima appuntate , e dentate per intorno, febenecosinell'uno, come nell'altro fi veggonoallevolteintagliate, comedi Viti- 11 nero produce il frutto come il Rovo , ma più grande, cpiù lungo , tutto ripieno d'un fucco , come fangue , il qual mangiandofi imbrattale mani, e la bocca .-quello pri- ma è verde , e bianchiccio , crefeendo diventa roffo , e maturandoli diventa nero . 11 rodò e al fapore coftrer- tivo, ma diventando nero diventa di forte maturo, e dolce, che poco ò niente vi rimane dell'auftero. Nel bianco i frutti fono afiai minori, i quali avanti al ma- turarli , mentre chefono verdicci , fono alquanto au- , Iteri, ma quando fono del tutto maturi , non fono me- no dolci del mele , il perche non hanno che fare con li neri nelle virtù loro . 1 bianchi fono per tutto copiofi in Italia, e parimente in Spagna per nutrirne i vermi- ni, che fanno la fera . Fù chiamato il Moro da gl'anti- chi più favio di tutte l'altre piante , per effere l'ultima , chegerminifratuttel'altre piante domeftiche: amai luoghi ameni, e lodafi il fuo legno per far opere piega- te, come fono le ruote dei carri , ed i cerchi delle bot- ti , e molte altre cofe nelle fabriche delle navi , nel che non hàpari, efiendo lafua materia atta àpiegarfi,for- Morefcrj te, e perpetuamente durabile . Le More (fecondochc da Gale] recita Galeno allottavo delie facultà defemplici,& al 2. de gl'alimenti^ quando fon mature, folvono il cor- po, e l'immature fecche lo riftagnano ; & imperò util- mente s'accommodano nella difenteria , ne i fiuffi fto- macali,&in ogni altra forte di fiuffi . E olirà ciò noto àciafeuno, che il fucco delie mature è utile ne i medi- camenti, che fi compongono per lo ftomaco, per la fa- cultà coftrettiva , che fi ritrova in lui ; avvenga che in altre cofe particolari , ove fia bifogno di riftagnare , s' adoperi utilmente. Le More pofeia immature oltre all'acerbezza , hanno parimente dcll'acetofo , e vedeff che ancora la pianta hàin tutte le fue parti facultà mi- ltadiriftrignere, edipuigare. Nondimeno la virtù purgativa, con una cerca amarezza è più valorofa nel- lefcorze della radice, dimodoché ammazza i vermi- ni larghi del corpo; ma in ogni altra parte vince la virtù coftrettiva ; tutto che nellcfrondi, encigermi- ni non piùl'una, che l'altra v'abondi. LeMore man- giate avanti al cibo, preffo feendono dallo ftomaco, facendola via ài cibi, che vengono doppo loro; ma mangiate dopo al cibo, fubitoii corrompono inficine concilo. 11 che fanno ancora, fe quando li mangia- no, ritrovano nello ftomaco cattivi humori : ma non corrompendofi , inhumidifcono il corpo, riè però lo rinfrefeano , fe non fi mangiano ben rifrefeate . Danno pochiffìo nutrimento, come fanno ancora i Peponi, nondimeno non caufano il vomito, nè fon contrarie allo ftomaco, come fon quelli . Di quelle, che producono i Rovi al fuo proprio capitolo,conce- dendolo Iddio nel 4. libbra diremo pofeia à baftanza. Ma perche delle frondi de Mori fi pafeono , e fi nucrif- cono gl'artificiofi vermicelli veramente mirabile fpec- tacolo della natura ) che fanno la Seta,adoperata hog- gi da i Medici nelle medicine cordiali, accioche in quanto pollo fodisfacciaà ogni candido lettore, ne dirò quifnon efléndone fiato detto punto da i Gre- ci) quanco d'Avicenna nel fuo trattato delle forze del cuore n'hò ritrovato ferino . La Seta adunque Scta , e ( dic'egli ) è di quelle cofe, che molto rallegrano, nel facultl. che è molto più eccellente la cruda, che la cotta ; ben- ché s'ufi qualche volta ancor la cotta.che non fia cinta di colori. E la feta calda, efecca nel primo ordine: è difecca- Nel primo Hb. di Diofcoride. na- difeccativa, alìottigliativa, con proprietà di con- A fonare, e rallegrarci! cuore. Perla qua! cofa slar- ga, ferma, mondifica , chiarifica , & illumina gli {piriti: nè s'appropria la facukà fua à un folo fpinto inunadifpofitione, e non nell'altra, mà è proprio conveniente ad ogni foftanzadi fpirito : di modo che non folamente conforta gli fpiriti vitali, ma gli ani- mali, enaturali ancora . Ma quantunque dica Avi- cenna, che la Seta cotta, e tinta di colori non s'ado- perinellemedicme; la mette però Mefuc nel iiropo , ch'eifàde Pomi, femplice, adoperandovi quella, che ètinta inGrana, e parimente nella confettione, che chiamaegliAlchermes. Chiamano i Greci il Moro Mopìa, o veramente Xixtt&pwoz : le More Xa^mi': B i Latini l'albero Morus: i frutti Morum, gì' Ara- bi Tut, overo Thut, tanto l'albero, quanto il frut- to : i Tedefchi Maulbcrbautn , & Maulber : li Spagnuoli Moras de Moral : i Franceli Meurier, Se Meure . Del Fico d'Egitto , il quale chiamano i Greci Sicomoro. Cap. 14;. CHtamano alcuni il Sicomoro ancora Sicamino , cioè Moro-, il frutto de. 'quale , pereffere di /ciocco fia- pore, fi 'chiama ancor egli Sicomoro . E il Sicomoro albe- ro grande , fi,nile al Fico , abondante di latte ; le cuifipefi- C fiJjimefrond.ifirajfomigli.mo nonpoco à quelle del Moro. Produce il frutto tre , e quattro volte l'anno , non ne rami, come fi il Fico, ma super il 'tronco, fimile ài Fichi fal- vatichì,cpitì dolce de Fichigrofft primatìcci,fen7^a haver dentro granellati alcuni . Non fi matura , fe prima non fi graffia ò con l'unghie, o co 7 ferro . Nafceneafiaì in Caria, Rhodi, ér altri luoghi , ove non è grande abbondanza di Grano; imperoche per- la copi a dei contìnui frutti, che ei produce , è veramente molto utile . Il fiuo frutto mol- lifica il corpo, ma conf eri/ce poco nutrimento , e nuo- ce allo filomaco. Cavafi dall'albero un liquore nel prin- cipio della primavera , avanti che produca il frutto , battendogli leggiermente con una pietra la corteccia di D fiopra, conciofiache gravemente battuta niega poficìa il liquóre. Cogliefi quejìo nel lagrimar fumi con lana , overo con una fipitgna, e pofeìa fi fece a , e fi /erba , formato in paftellì, in un vafio di terra . fid quefio liquore virtù di mollificare , di confiolìdare le ferite , e di rifiolver le pofieme dure , che malagezwlmente fi maturano. Beve/i oltre à quejìo, &■ ungefi al morfo delle ferpi , alla milita dura, d i dolori dello forna- ce, ér al freddo, che viene nel principio delle febri , ma prcflo fi tarla . Nafice un'altro Sicomoro in Cipro, diverfo da quejìo, il quale quantunque fia fimile all' Olmo, hà nondimeno fiondi di Sicomoro, & il frutto di gro(fezx.<* delle Prime, molto più dolce, & in tutte E le altre cofie è del tutto fimile al predetto . E II Sicomoro ffccondo che recita Teofrafto al 2. capodel4.dell'hiftoria delle piarne) un'albero d'afpetto,difrondi, e di grandezza limile al nolìro Moro. Hà egli una particolar natura, oltreà tutte 1' altre piante in produrre ifuoi frutti, imneroche non nelle cime , nè fra i rami gli produce.mà su per lo tron- co, esù perii più grofli rami, ove non fono lcfron- oij digroffezza, e fimilitudine de inoltri Fichi; ma difapore, e d'humore limili ài Fichi falyatichi,quan- tunque affai più dolci , fenza effe punto di dentro granellofi. E albero fertiliffimo; ma non però fi ma- F turano i fuoi frutti , fe prima non f: graffiano con cer- te unghie di ferro j il che freendofi, è caufa.chc pofeia in quattro giorni fi maturino: ma fubito cheli raccol- gono,ve ne rinafeono degli altri, ufccndo de i mede- limi luoghi, onde furon fpiccati i primi ; c cosi matu- ri 1 fecondi, rinafeono i terzi, &i quarti. Produce il Sicomoro.cosi come il Fico, gran copia di latte; & è il iuo legno, per efferfolido, robufto, e nero,commodo a molte cofe.Hà una proprietà, oltre à tutti gli altri alberi, che tagliato flàfempre verde, nè maiiifecca, SICOMORO. I91 fe non fi gitta nell'acqua, & imperò per feccarlo, lo precipitano ne i laghi, e negli fragni ; percioche ftan- dofi al fondo, fi fecca, e vienfene pofcia,come è fecco, per 192- Difcorfi del Maithioii Sicomoro dritto da Galeno . r;Co di ci- prò furile al Sicopio^ , Numi t per fe fteffo à galla l'opra V acqua. La pianta del A Sicomoro qui da noi difegnata mi fu mandata dal preclariffimo Medico , e Scmplicifta famoliffimo M. Ulifle Aldrovando Bologncfe , huomo vera- mente chiaro non {blamente per la molta fua dot- trina, ma per la liberalità, nobiltà, & Immanità, che rifplendono in lui. Parlando di quello Gale- no al 2. delle facultà de gli alimenti, cosi ne di- ceva: La pianta del Sicomoro infieme con i frut- ti vidi già io in Alexandria, fimile alle picciole piante de i Fichi bianchi, nel cui frutto non c al- cuna acutezza, &; è partecipe d'alquanto di dolce fapore , declinando nelle facultà fue alquanto all' hum'ido , & al frigido , come ancora declinano le B More. Laonde non fallarebbe chi le mctteffe in mezzo frà il Moro, & il Fico , donde à me pare, che egli habbia tirato il nome di Sicomoro . Ve- ramente da dileggiare fon coloro, che fi credono chiamarfi Sicomoro , per eliére il fuo frutto umi- le à i piccioli Fichi . Hà quefto frutto ( dille an- coragli) un modo di nafeere, oltre à tutti gl'al- tri frutti; conciofiache non nelle cime , nè ne i primi rami nafee egli dell'albero, ma nel tronco, c ne i più graffi, e più vicini rami di quello. Si- mile al Sicomoro (nel luogo fopracitato dice Tfo- frafto) è in Creti quella pianta, che fi chiama Fi- co Di Cipro, percioche quella ancora là i fuoi C frutti per il tronco, e sù per li fuoi più grofli ra- mi, eccetto che pendono attaccati à un certo ger- moglio umile à una picciola radicetta d'appunta- ta figura. 11 tronco di quella è grande fimile al Popolo bianco, e moltofi raffémbrano lefue fron- di à quelle de gli Olmi . Produce il frutto quat- tro volte l'anno, ma non fi matura, fe non s'inci- de immaturo, e gocciolane fuori il latte . 11 fapore c dolce, fimile à quello de i Fichi ; e la polpa di dentro è medefimamente fimile alla loro. 11 che ar- guifee effer quefto ancorafpeciediSicomoro. Epc- rò errano manifeftamcnte coloro , che fi credono , che fia il Sicomoro quell'albero, che fi ritrova per D lo più ne Conventi de Frati, de i cui frutti fanno le corone de pater noftri . Quefto chiama Avicenna , fecondo la correttione del Bellunefe , Azad*- jachi, e lo pone per cofa velenofa alla fefta del quarto, come più à lungo diremo nel 6. lib. Chia- mano il Sicomoro i Greci Xònofiopas : i Latini Sico- morus, & Ficus j£gyptia: gl'Arabi Mumeiz , Ju- meiz, Aliumeiz, Giumeizi, De ì Fichi. Cap. 14S. I fichi maturi frefehifono nocivi allo ftomaco , efolvo- rioilcor-po, mafaciimentefirifiagna il corpo mojfo da E i Fichi. F anno fidare ,ef annonafcerebroxxe per laper- fona: cacciano la feie , efpengono il caldo . I ficchi nutrif- cono il corpo , fcaldano, fanno Jet e, e mollificano il "ven- tre; nondimeno nuocono allarheuma dello •Jlomacho, e del corpo, come che alla canna del polmone, alla gola, alle reni , ór alla veffica giovino affai . Chiarificano la palli- dezza caufataper lunghe malaiie: conferì/cono dglifiret- tidipetto, al mal caduco , éràglihidropici. La decot- tione loro fatta con Hifiopo, e bevuta , purga i yiz.) del petto, vale aliatole "vecchia, ór à ' vecchi difetti del polmone. Pqfti con Nitro , efemedi Cnico, e mangiati, mollificano il corpo. Gargarixjiafi utilmente la decottione loro alle infiammagioni delle fauci , e delle altre pani in- F termi della gola. Mefcolanfinegli empia ftri infieme con polentad'Orzji. Mettonfi conPtifana , ò con Fiengreco ne i fomenti de luoghi delle donne . La decottione loro fat- ta con Ruta fi mette utilmente ne i crijleri per^ li dolori del corpo . Cotti i Fichi fecchi, epofeiapefii , ór impia- gati, rifolvonoledurexjcj, lefcrofole, i formicoli e le pofieme, che nafeono doppo le orecchie . Maturano i pa- ni , ma molto più aggiungendovi l'Iride , ò il Nitro , ò la calcina. I crudi, pejli con le cofe predette , fanno il mede- fimo. Purgano infieme con i gufici immaturi de Melagrani i pterigj delle dita , e smi Vetriolo le ulcere delle gambe , che per lo continuo fin f afono incurabili, e quelle , che ma- lagevolmente fi faldano . Cottinel vino con Afenxo , e farina d'Orzjo , i 'impiafiranoutilmentefu'l corpo degli hidropici. Brugiati , ey incorporati con Cer- a guarif cono lebuganzj- Pejli crudi , ór incorporati con Senape , òal- fro liquore , e dìflillaii nelle orecchie , acchetano il fuf- folare , che vi fi ferite , e parimente il prurito . Illattedel Fico tanto dome/lieo, quanto falvatico , fd apprendere il latte, come fdil caglio, e per contrario, mejfo nel latte apprefo , lo fa disfare , come l'aceto . E il latte del Fico ulcerativo, & aperitivo , efolve il corpo . Bevutoinfie- me con Mandorle trìtie apre le oppillationi della matri- ce, ór applicato difetto con rojjb d'ovo, overo con cera di Tofana, provoca i meftruì: è utile negli empia/it i drf- le podagre con aceto , e farina d-i Fien greco . Mondifiàa la fcabbia, fana le impetigini , le vitiligini , le macole della faccia, la rogna, e le ulcere del capo, che mena- no, applicatovi conpolenta . Conferifce alle punture de- gli feorpioni , al morfo de i cani, e di tutti gli animali velenofi, applicatovi fopra . Guarifce i dolori dei denti-, bagnandovi dentro la lana , e mettendola nelle conca- vità di quelli . Fd cadere quelle fipecie diformiche , che fono fimili d porri , ungendone la carne attorno infieme con grafo . Le medefime forxj ha il ficco , che fi cava dai rami teneri dei Fichi falvatichi , pregni di latte , a- vanti che appaiano le gemme . Peflavfi quefii , e fpreme- fene il ficco , il qua! poi fi ficca all'omh-a ,efi ripone . Mettonfi tanto il latte , quanto il ficco ne i medicamenti ulcerativi. F anno preflo cuocere la carne de buoi le cime del Fico mejje d bollire infieme con quella . Mefcolando il latte , quando fi cuoce , con un ramo di Fico in cambio di fpatola , diventa più folutivo . I Fichi grojfi prima- tìcci ,i quali chiamano alcuni Erinei , mollificano, appli- cati cotti , ledurexjj, eie fcrofole , e crudi fanno cade- re le formiche , ì porri, e fimilmente ì ihimi, applicati- vi con farina , e con Nitro . Fanno il medefimo ancora le f rondi, le quaUmefcolate con aceto, e Nitro , ór ap- plicate in forma di linimento , curano le ulcere del ca- po, chehumigano, la farfarella, e l'epinitide . Freganfi con qttejle le crefcenxs ficofe , e le ruvidéKx.e delle pal- pebre. Faffi linimento delle fr ondi, e delle cime de Fi- chi neri alle vitiligini bianche . Qiiefie ìmpiajìrate con mele, vagliano d i morfi de i cani, ór alle ulcere favi- lle ■ I Fichi groffi infieme con foglie di Papavero falva- tico cavano le offa rotte : e con cera rifolvono li foron- coli. Applicanfi utilmente con Ervo , e vino al morfo del topo ragno, e della Jcolopendra . Fafd della cenere de ir ami del Fico tanto dome/lieo , quanto falvatico li- feia, reiterandovi fpejfo per farla più forte dentro la ce- nere, e lafciandola bene macerare, ór invecchiare , con- venevole ad ulcerare, e br-ugiare ovunque faccia bifo- ono, e maffirae nelle cancrene ; imperoche ellaconfuma, e brugia via tutte le parti cattive , che foprabondano . Uftfi ne luoghi , ove bifogna , bagnandovi dentro una fpugna , e pofeia mettendola in fui male. E qualche volta bifogna di crijlerixjirla nella difenter ia, ne iflufi fi dei corpo vecchi , e nelle ulcere profonde , caverno- fe, e grandi; conciofiache ella mondifica , incarna , e confolida , e non falda manco di quegli empiajìri , che sadoperano d faldare le ferite frefche . Bevefiperlique- fire il fangue apprefo nello ftomaco . Giova lafrefca io- lata , e bevuta con un ciatho d'acqua , ór un pochetto d'olio, dirotti, dglifpafimati , ór d quelli , che cafea- noinprecipitìo dall'alto . Bevuta fola al pefo d'un ciatho, giova dì fluffiftomacali ,edìfenterici. •TJngefi olire d que- fto utilmente con olio allo fpafimo , e dolore de nervi ; percioche provoca il fudore . Daffi d colore, che havef- fer o prefo il Ge{fo per bocca , e vale al morfo de i ra- gni, chiamati Phalangi. Fatino ancora il medefimo tut- te P altre lìfcie , e maffime di cenere di Quercia , ór, hanno tutte virtù cojlrettiva . IL Fico ndtiliimo albero in tutta Italia , rare volte Fjchi,e produce il piede dritto , veftefi di bianca corteccia hiftona tutta piena di latterai gufto cofti ettivo,acuto , & ama- Nel primo lib. di Diofcoride. 193 FICHI. A f I C O I N D I A N O. rOj di modo che può ulcerare la carne, applicando- vififopra. La materia del legno è bianca, fungofa , e tenace, come di Vite, c però e ottima per far gli leu di, c le rotelle . Hà di molte radici, mapocoprolon- de, equi viene, che nei luoghi freddi non allignano i Fichi. Produce le foglie intagliate, come di Vite , ruvide, ampie, erme, & attaccate àrobufti picciuoli : produce i frutti fenza fiorire , appretto al nafeimento delle foglie ne i più eftremi rami , differenti così di forma, come di colore; imperoche alcuni fono co- mei Peri, alcuni fliacciati , come le Cipolle, e altri tra quelli due mezani, e alcuni fono bianchi , alcuni verdi, alcunincri, altri purpurei, altri gialli, altri rofficci, e altri vergolati purpurei, e bianchi. Hanno la fuftanza della polpa tenera, tutta piena dipicciole granella, e fono al gufto molto dilettevoli. Lodanti per li migliori ipiùgraffi, i più dolci, e quelli fpecial- mente, che hanno sfelTa la feorza, quando fono be- ne maturi. CelebranfiinTofcana per li migliori iPi- fani, iBrugiotti, iGrafcelli, iBatignaneli, e i Peru- gini. Maturanti l'Autunno, l'Agofto, & il Settem- bre 5 maiPrimatici chiamati groffi daDiofcoride, fi maturano il mefe di Luglio . Seccanfi il Settembre i . j d. maturi al Sole fopra i graticci , non folamente per 1' ', c loro ul° «li cibi, ma ancora per l'ufo delle medicine. Ma ma. fono da inoltri molto differenti gli Indiani, dciquali fcrifleTeofraftoa^. capo del 4. libbro dell' hiftoria dellepiante in quello modo: L'India produce l'albe- ro del Fico, il quale ogni anno manda fuori le radici dairami, nondainuovi, ma da ivecchi d'un'anno e più antichi . Dilunganti le fudette radici fino à terra , dove ficcandoli dentro, fanno all'intorno dell'albero , comeunafiepe, di modo chele piante rellano, come in un tabernacolo, nel quale fogliono ancor dimora- re gli huomini . Le radici fudette fi conofeono da i ra- mi evidentifTimamente , imperoche fono molto più bianche, torte, evillofe, econ due foglie folamen- te. L'albero poi nella parte più alta s allarga con ira- mi lungamente al tondo, citi cosi fatta larghezza , D chericuopre con l'ombra (come'dicono) duellarti! di paefe , e la groiTezza del piede in molti circonda più difeiTanta gradi, ma pcrlaminorc parte quaranta . Le foglie non fono minori dei Piatti, mai fruttinoli fono maggiori de i Ceci, ma limili à i Fichi, e per quello chiamavano i Greci Fico quell'albero . Fà pochifiìmi frutti rifpctto alla fa a notabile grandezza. Nafce quello albero intorno al fiume Arceiilla . Que- llo tutto feriffe Teofrafto, & il medelimo quali ne trovo fcritto daStrabonenel i5.1ibbro dellaluaGeo- gtafia , e da Plinio al quinto capo del 12. libbro, il qua- le fcrive ancora al 2. capo del 7. che di tanta grandez- za è quella pianta , che vi Hanno lòtto all' om- bra grandi fchiered'huomini à Cavallo. Ma è da que- llo differente l'altro Ficho Indiano, che s'è portato a i noftri tempi dalle Indie Occidentali ; imperoche que- llo non hà nè nel tronco, nè ne trami, nèncllefoglie, nè ne i frutti fomiglianza veruna con il fudctto.I frut- ti di quello chiamano gli Indiani T une, la pianta de prati* , i quali crederei io, che non fia altro, chela Opon-'""'"™- tia dìPHnio, cosi chiamata per nafeere inforno à Opunte, come fcrive Teofrafto con quclleparole : Simile al Fico Indiano, anzi più maravigliofa èquel- la pianta, che nafce intorno à opunte> e Senera le radici dalle foglie, à cui èdato dalla natura, che fi mangiano ifuoi frutti, per eficr eglino foavi; Impe- roche, come fi vede manifellamente da noi, fpiccart- dofene una foglia dall'albero , e piantandocene in ter- ra fin al mezzo, non folamente là le radici, ma in breve tempo mette fuori le foglie, di modo che con quell'ordine nafeendo le foglie dalle foglie , fe ne cre- .fce quelta pianta , come un'albero , fenza tronco , fen- zarami, e fenza germini, come chiaramente fi vede dalla qui difegnata figura; di modo che fi può quella pianta connumerare meritamente fra i miracoli di na- tura. Sono lefue foglie cosigrolle, che eccedono la groflezza d'un pollice, per la più parte armate di lun- ghe, eacutiflìmefpine, febeneinalcunein luogodi fpine, vi fi vede ale uni piccioli nodi . Produce quella N pianta 194 Difcorfi del Matthioli pianta i frutti in cima delle foglie quafifimili ài Fichi, A mapiùgroifi, e coronali in cima , d'un colore, che nel verde porporeggia . La polpa loro è come i noftri , ma pili rolla, dimodoché imbratta le mani, come fanno le More, e però mangiandofene molti (come fcrivono coloro, chegià furono in quelpaeie,) fanno l'orina rofìà come fangue, il chea i fereftieri hà fatto alle volte grandiilìma paura, con non poco fpaflb de i paefani . Vna foglia con i (rutti me ne fu donata dal gentiliflìmoM. Angelo Croto Agente del Conte di Fie- fco appreiTo all' Imperator Ferdinando Primo , con tre frutti in cima non ancor maturi, portata di Provenza fino à Vienna. Hebbine ancora una pianta intera nel tempo, che mi ritrovavo in Goriria dal diligentilììmo B Semplicità M. Giulio Moderato da Rimini. Ma per tornar hormai à i noftri Fichi, eperchefene fappia , oltre à quello che nefcrifiè Diofcoride , qual fia la na- tura, e qualità loro ; il nutrimento, che ne danno,- e il giovamento , e nocumento, che poiìono caufare , Fichi Tcricti nedirò quiquanto ne ritrovo fcritto da Galeno al 2. da Galeno. de] le facultà de gli alimenti , ove egli neferive inque- ilomodo: I Fichi tutto che non tantodi mali humori generino, quanto gli altri frutti dell'autunno , equel- li della irate ; nondimeno non fono anco eglino privi deivizj, e nocumenti di quelli; ma pili di quelli han- no quefto di buono, che prefto fi digerifeono , e age- volmente penetrano per tutto il corpo . Sono manife- Q llamcnte afterfivi , del che ne fà certi , che mangiati d a chi patifqe le renelle, gliele cacciano per orina. E quantunquetutti i cibi autunnali diano à i corpipoco nutrimento, i Fichi nondimeno ne danno più de gli altri; ma non però è la carne, che fi genera dal nutri- mento loco , foda , ne ferma , come la generata dal pa- ne, e dalla carne del porco; ma tumida , e molle, co- me la fanno ancora le Fave ; perciochefon ventofì an- ch'eglino . 11 perche non farebbono mangiati poca moleftia nel corpo, le non fuflè il lor prefto partirfi dello ftomaco; percioche non reftandovi lungo tem- po, non pofiòno gonfiare troppo il corpo di vento , e però non fono cosi malitiolì, come gli altri frutti dell' pj autunno.Sono di gran lunga migliori i ben maturi,che i mal maturi , come accade fimilmente ne gli altri frut- ti, avvenga che non tanto importi in quelli, quanto importa in quelli. I ben maturi di poco mancano,che non fieno privi d'ogni nocumento. E nel capitolo dell' Uva, pocodifotto diceva : L'Uva, e i Fichi , cosi come fono il capo, e l'honore di tutti i frutti dell'au- tunno, e come più nutrifeono di tutti gli altri , che po- co durano, cosi parimente generano pochitlimi catti- vi humori, e mafiimamente quando fono del tutto ma- turi. Che nutrifeano ailài , ne fanno teltimonio i guardiani delle vigne , i quali mangiando ailài più Fi- chi, eUva, che pane in quegli interi due meli, che E fanno la guardia, diventano gradì, ecarnofi; quan- tunque la carne loro non lìa dura, nèdenfa, ma tene- ra, efongofa, e però finito quel tempo, prefto fi fva- nifee, e fi rifolve. E parlando poi dei fecchi, diceva: Fichi fet- 1 fecchi fimilmente, come che fi lodino di molte uti- cSi , cloro ijtà; nondimeno chi li mangia fpeftò, cin gran quan- ticuki. fentej che non fono fenza nocumento; impero- che non generano troppo buon fangue . Di che fà fe- de la quantità de i pidocchi , che di quindi fi genera- no . Hanno virtù eltenuativa, e incifiva, con la quale folvono il corpo, e purgano le reni . Nuocono al fe- gato, e alla milza, quando fono infiammati, come è la commune natura di tutti i cibi dolci ; nonchchab- F biano eglino quefto in particolarità loro: ma à cotali membri oppilati, e induriti come che i Fichi fecchi per loro ftelTi non giovino, nè nocciano; nondimeno con- giunti, e mangiati con cofe incifive, ellenuative, e afterfive ailài conferirono, e imperò alcuni Medici in tali malatie di fegato , e di milza gli fanno mangiare di lungo inanzi al cibo, ò con Thino, ò con Pepe, ò con Gengevo, ò conPulegie,ò conSaturegia, ò con Calamento,ò con Origano,ò conHillopo.il che facen- do,non folo può molto giovare à gli ammalati, ma an- coraàifani; imperocheèficuriflìma cofa non fola- menre àgli ammalati, ma ancora à i fani haverclevie del fegato aperte, per le quali palla il nutrimento nel corpo. Oltre à ciò mangiati i Fichi fecchi concofe contrariealleprcdette, che generino groilì humori , grandeméte nuocono. Et all'ottavo delle facultà de sé- plici diceva il medefimo Galeno: 1 Fichi fcaldanonel finedel primoordine, ò vero nel principiodelfecon- do, e hanno fottiljtà nelle parti loro; e però fono utili à maturare , e digerire le picciole pofteme del corpo. E quelli à quello efletto fono i migliori , che fon più graf- fi; e imperò quelli, che fono acuti algufto, fono pili afterfi vi . Solvono i frefehi, e i fecchi il corpo;ma man- co nutrifeono ifrefchi per l'humidità, che hanno in loro . Le piante de i Fichi fon calde, e di fottile fuftan- za, come bene lo dimoftranoil liquore, c il fucco del- le fiondi ; percioche l'uno.e l'altro è valentemente cal- do nelle facultà fuc, e dimoftranlo apertamente non folo nell'edere eglino afterfivi,ma neli'ulcerare , e nell' aprire le bocche delle vene, che elli fanno,e nelle vera- che,formiche,eporri, che lhrpano da i membri. Ma molto piti fon valenti à tutte quelle cofe quelle de i fal- vatichi.le cui cime tanto fono calide,e lottili nelle par- ti loro,ohe cocendofi con le carni de buoi, quantunque duriffime,le fanno mirabilmente intcnerire.Habbiamo noi fperimentato più volte, che mettendoli due ò tre Fichi fecchi in macera in acqua di vita per tutta una notte,e mangiandofi la mattina,giovano mirabilmente àgliafinatici. Ungendo le piante dei Fichi con olio, e tterco di colombo (fecondo Democrito) fanno iF\- Fi chi primaticci : e per contrario pofeia gli producono raati molto tardi, fiaccandone i primi Fichi che fanno , quandofongrolfi comeFave . Halli per certo, chei folgori, che difeendono dall'aria, hannoquel medefi- mo rifpetto àgli alberi de Fichi, che al Lauro. Volen- Moi dofi bavere piante nane de Fichi , per tenere in caliate rcif insùlefineftre.fifàinqueftomodo. Tagliafiunfem- pliceramofcello , ò vero furcolo dall'albero la prima- vera, quando hà già in cima il cuore, ma però avan- ti, che fpuntino le foglie. Appo ciò fi (lorcelacima con mano , e piantafi con la fudetta cima in terra, fpar- gendovi intorno alquante granella d'Orzo, ediMi- glio, ecosì fi ricuopre di terra, fin che avanzi di fo- pra due ò tre dita al più del tronco. Fallì per quefto,che prefto germoglino fuori all'intorno piccioli rami, i quali slargandofi per la caflà in brevifiìmo tempo producono i frutti, rimanendofi femprela pianta pic- ciola, e nana. Diftillafi il latte de i Fiphi utilmente nelle orecchie verminofe, e le foglie vagliono per pro- vocare le hcmorrhoide, frcgandófeneìl federe. 1 Fi- chi fecchi cotti con radici di Giglio, d'Iride, edi Malvavifchio maturano impiaftrati commodamente itinconi. 1 Fichi chiamano i Greci Xvzà: iLatiniFi-N ci, e Ficus: gli Arabi Sin, Fin, &Tin : iTcdefchi °" Feighen: liSpagnuoliHigos.- iFrancefiFiguier, Del Perfeo. Cap. 147. IL Verfeo è uri albero d'Egitto . Produce un frutto buono da mangiare , e aggrade vole alto Jlomaco , nel quale fi ritrovano quei ragni , liquali chiamano Crano- colati, e maffime in T'hebaida . Le Jue fi ondi f ceche ,e fatte in polvere , riftagnano , applicate , i fluffl del fangue . Difiero alcuni efjere quefto albero in Perjla wlenofo, e mortifero, ma che ftraportaio in Egitto , mutando na- tura, diventò Salutifero , e buono da mangiare. COme di fopra nel capitolo di tutte le Mele di- cemmo, il Perseo d'Egitto non è ( come s' Pcrrc s'imaginò Marcello Vergilio Fiorentino ) il Pefco Wfcrit rc' ^ diligcntiffinio Scmplicifta; il qual più tempo Gaie- era flato in Egitto, &inSoria. Parlando Galeno .di quefle piante all'i 1. delle facultà de gli alimenti, cosi diceva : la pianta del Perfeo vedemmo noi già in Alef- fandria , epuoflimolto bene connumerarc con quel- le piante, che fon grandi. Dicefi, che'I fuo frutto è neuegnodi Perfia così maligna, evelenofo, che am- mazza, mangiandoli, glihuomini: ma portato po- feia in Egitto , Iafciata la Perfiana malitia, è diventa- to ottimo da mangiare, come le Pere , e le Mele, alle qualinellagrofièzzafuaaflai fi rafììmiglia . Equcflo medefimo difl'e ancor poi nel fecondo libbre» delle con}P°,ut'011' de medicamenti fecondo i luoghi , trat- tando della cura dell'antico dolor del capo chiamato Cephalea, dicendo; L'albero del Perfeo folamentc ho veduto io in Alcflàndria , e non in altro luogo fud- dito a 1 Romani. Il che manifeftamente diraoftra quan D klmottrommimanifeftamente 1' Iberide, non — 1 havendola ancor' io mai veduta, l'eccellente tua tCià M.Giulio Alefìàndrino, Medico nobilillimo Tren- "«ior.e. tino, fuori della città di Trento , dove li dice alle Eafte, non punto diffìmile dall' hiftoria, che fe ne fcrive da Diofcoride, e da più altri Greci. Di que- lla non fece Galeno ne i fuoilibbri delle facultà de femplici alcun proprio capitolo; ma ben diffe, che traquefta, eil Lepidio non era altra differenza, che nel nome folo. E alla fine del 10. libbra delle compo- fitioni de i medicamenti fecondo i luoghi, trattando della cura delle feiatiche fcritta da Damocrate, affer- mando quello medefimo, cosi diceva : Ritrovali di Damocrate un libbretto , chiamato Clinico , fcritto in vedi jambici, come fuole egli fare, nel quale ferirle di tre forti di medicamenti . 11 primo è di quella herba, che chiama egli Iberide, laquale lodò perla cura delle feiatiche, dicendo, che con quella herba N 2 fu cura- 196 Difcorfi del Matthioli ferirci in vcrti da Damiera* fu curato in Una provincia chiamata Iberide un certo Medico fuo amico: la quale nerba ( come hò detto ) chiamò elio Damocrate Iberide, perhaverla cono- iciuta folamente per villa, fenza faperne alcun no- me , cerne non ne fapeva nome alcuno colui, che gliene inlegnò l'ufo. Ma per li fegni, ch'egli ne fcri- ve, pare che chiami Iberide quella , che chiamano i Greci Lepidio, cosi nominandola dalla regione, do- ve fu curato quel fuo amico . Defcrivcne adunque egli ifegni in quelli verfi. Nafte quefia herba in copia, in ogni loco, Apprefio ii fepulture antiche , e -vecchie Muraglie, e per le vie publìche, e trite; Ove non fende alcun bifolco mai, Nel coltivar de campi, con l'aratro. Verdeggia cgn'hora, e produce le f rondi Comèì NafiwKo , ma perù maggiori La primavera , ond'efte il gambo poi Un gombiio aito, e fovente minore, E maggior qualche volta: onde la fiate Pendon le verdi f rondi , fin che'l verno , Fatto come farmento il gambo duro, La ficca, rompe, e confìima co'l gelo. Produce il gamboncello il fior la fiate Q Picciolo , e vario , come latte bianco : Dopo a cui figlie' l feme sì minuto, Ch'inganna l'occhio, e fi difterite d pena. Uà la radice fico altre compagna , Acuiijftme al gufilo, il cui fapore , Molto d quel del Nafiurzj> fi rafiembra. L'iberidce Oltre à ciò teftificaeflò Galeno al luogo preferitto , il upidio ^'autorir^HigienoHipparchoeflere una cola mede- hmciAmi fimalìberide, eilLepidio, così dicendo; Volendo tù guarire le feiatiche, cogli lalberide herba, laqual chiamano alcuni Lepidio, òveramenteNailurtiofal- vatico, &c. Per la cui dottrina credo, che fipoflàfi- -L» caramente dire edere appreflò à i Greci l'iberide, e'1 Lepidio una cofa medefima. 11 che ne viene chiara- mente àdimollrare, che ha quello capitolo delflbe- lide flato in quello luogo accrefeiuto in Diofconde da qualche troppo curiofo fcrittore . Del che ne dà, oltre alkragioni predette, manifeffoindicio, ilvedernoi che la line di qucflo primo Iibbro non è in modo alcu- no convenevole, per trattare l'hilloria dell'lberide ; percioche di cosi fatti herbaggi rrattò ordinatamente Diolcoride nel fecondo libro , dove fece del Lepidio , ilquale altro non è chel'Ibeiide di Damocrate, parti- colare capitolo . E però ben diceva Paolo Eginetta : il Lepidio, ilquale chiamiamo Iberide, ècaldonel tèrzo ordine, fimilealfiaituftio. Enelterzo, al 77. cap.trattandodallacuradellcfcKitiche, diceva: Re- llituifcein tutto coloro, che patilcono le fciaciche,al- Jaìanità, l'ufo dell'lberide herba, laquale chiamano Lepidio . 11 perche errano i venerabili Frati de zoccoli F[^r0" commentatori di Mefue, tenendo elpreflamente con- traGaleno, contra Paolo, econtralaverità, che al- tra pianta fial'lberide, e altra il Lepidio. Iquali non- dimeno fono da eflere ileufati , come quelli che forfè più hanno attefo alle cofe divine, che àconfeguire la veracogr.itionedefemplici . Hò detto dell'lberide la mia opinione , non folamente in quello luogo , ina an- cora piùdiffufamente nelle mieepiftole fcrivendó all' EcccllentiiT. Medico M. Bartolomeo Maranta: eperò ritrovandoli chine voglicontradire, rifpondino pri- ma à i miei argomenti, e dipoi dichino, e ferivano , fe n'hanno de migliori. Oltre à ciò li vede, chePaolo Eginetta , oltre alla predetta Iberide , nè usò nelle feia- ri JeVir tiche un'altra fpccie, adii da quella di Damocrate Egincir. differente, llcheficonofce, quando nel luogo ulti- mo allegato, havendo prima parlato della vera Iberi- de, dice : Ma quella , che nafee à noi con molti rami.e fiondi di Lauro, quantunque più grandi , corrifpon- dcreà quella fanno tellimonio molti efpcrimenti fatti non folamente nelle feiatiche, ma in aflài altre vec- chie, e lunghe ma latie . Raflèmbrafi veramente à que- lla il Lepidio , cheferiffe Plinio all'ottavo cap.del 19. lib. cosi dicendo : 11 Lepidio crefee all'altezza d'un gombito con foglie di Laure). Le quali note fanno affai vera fede, che quella leconda fpccie d'iberide, ò vo- gliamo pur dire Lepidio , che produce le fiondi Lauri- ne,fia quella,che hoggi fi rirrova in tutti gli horti,chia- mate da chi Piperitis per il fuo acutiffimo fapore , e da chi Piperclla. E imperò errarono manifeftamente Her- molao, eilRuellio, credendofi, che'ILepidio fuflè RuE™ quello, che volgarmente li chiama Raphano . Mà in Hcrmj vero le fiondi molto grandi , che produce il Raphano , maggiori di quelle del Verbafco, e uguali à quelle dell' Enoia, concludono, che non conofeeffèro colloro il Lepidio. Scgiàforfenonchiamaror.oRaphanoil Le- pidio . Chiamano iGreciriberidci'/jEfit ■MpZxy.a.tTmi, «ypmxp$xtJ.w: i Latini Iberis, eLcpidium : gliAraii Seitaragi . Afceitaragi , Sìtaregi , e Haufab : i Tedcfchi Vulder krefe: liSpagnuoli Nafturtio montefino : i FrancefiChalTcrage, Paficiraige, e Nifitortfavvange . Il fine del Primo Libbro. I D I- 197 I DISCORSI DI M. PIETRO ANDREA MATTHIOLI MEDICO S A N E S E NEL II. LIBBRO DELLA MATERIA MEDICINALE Di Pedacìo Diofconde Anaz^arbeo . PROEMIO DI DIOSCORIDE. E L, Primo Libbra, Ario cari (fimo, che h abbiamo compoFìo della materia medi- cinale, s'è detto di tutté le co/e aromatiche , Olii, Unguenti, Alberi, e di tutte le co/e , che nafcono da loro : come Succhj , Liquori, Ò1 Frutti . Ma in quefìo fecondo fi dirà de gli Animali , del Mele, del Latte , dei Graffi, delle Specie de Grani , Ò" delle Herbe de gli borii : aggiungendovi gli Herbaggi , che fono al gufto d'acuto fapore , e per ejf ire congiunti con quelle , come per lìnea di parentela : come fono l Aglio , le Cipolle , & la Senape . E queflo j accioche la virtù di quelle , che fono confimili , non fi ano feparat amente trattate. Del Riccio marino. Cap. I. IL Riccio marino è convenevole allo flomaco , lubri- ca il -ventre, e provoca Corina . Il fio gir fio ab- bruciato crudo fi me/cola con quelle cofe, che fi prepa- iano per cacciar via la rogna : e la cenere de i gufii brugiati mondijica le ulcere fordide , e fminuifee la carne fuperflua. RICCI MARINI. -iccio ina- io , e fua uninatio- IL Riccio Marino è notiflimo pefci fune à coloro , che in Italia habitano ne! e maf- nclle rivedi tutto il mar Tirrheno, c dell'Adriatico ancora, per- ciocheinqueftimariquafi da per tutto (ì ritrovano . Quantità grande n'hò vedut'io, efléndo il mare in cal- ma, nel l'ondo del porto glande di Città vecchia, ein altri luoghi. Di molto maggiori di quelli ne hò ve- duto io, ftatomi mandati da Piramo, cartello nomi- natiffimo d'ifiria ; non però neri, ma di purpureo colore, e di corpo più piatti ; i quali facilmente ho creduto efier quelli , che chiamarono gli antichi E- chinometri; per ritrovare io fcrittoda Ariftotelenel quarto libbro dell'hiftoria de gli animali al quinto ca- po, che quefti fono maggiori de gli altri . Intorno àTorone fi ritrovano bianchi di gufeio, edifpine , e bianche parimente fono le loro ova. Crefcono que- lli ( come dicono,) più di tutti gli altri, e hanno lcfpi- ncpicciole, non dure, ne molto ferme, ma tenere, c molli . Sono,come dille pur egli,i Ricci marini di mol- te fpeciesra le quali : primi fon quelli, che fi mangiano per cibo, ne i quali fi ritrovano quelle parti, che ehia- A mano ova, grandi , e buone da mangiare , cofi ne i pic- cioli, come nei grandi ; impcroche 1 giovani, c piccio- li fono ancora pieni di quelle . Della feconda, e della rerza fpecie fon quelli , che chiamano Sparagi, e Brilli, iquali danno in alto mare, e rare volte 1Ì ritrovano . Sono oltre à quefti quelli, che chiamano Echinome- tri feomefe fi volefle dire madre de Ricci) i quali fo- no maggiori di tuttigli altri.Enne ancora un'altra fpe- cie di minuti , con lunghe , e dure fpine , laquale non fuole ritrovarli, fe non do- ve l'acqua è profonda . Lo- dafi, e ufali quefla da molti per medicare alle diflillatio- ni dell'orina . Onde panni da credere , che in quello li fia ^E.rrore Jel non poco ingannato Paolo Giovio clariflimo Medico de tempi noftri, per haver egli fcritto nel fuo volumettode pefei Romani , che il Ric- cio marino, chiamato Echi- nometra , di mente di Ari- ilotile giova alle dillillationi dell'orina . Ilche dine Ari- li flotilediquellafpecie de minuti,e non degli Echino- metri. La forma del corpo de Ricci marini è quali limi- le à un forno , ferrato coli nella parte dinanzi, come in quella di dietro : nelrelto poi non è del tutto conti- nuo, ma limile à una lanterna fcarcata. Sono quefti animali più di tuttigli altri ilari armati dalla natura , come quelli, che hanno il gufeio loro tutto ricoperto • di Ipine , le quali ufano in cambio di piedi ; imperoche con la forza di quelle fi muovono, e vanno da luogo à luogo. Del chefà teitimoniol'alga, che lempre lì ri- trova loro intrigata tra le fpine . Hanno la bocca nella _ parte di fotto,có cui giacciono in terra; e nella parte di foprail pertugio, per cui fi purgano; come hanno tut- te le fpecie de Conchilj, il cui gufeio s'aggira a modo di chiocciola , e parimente le patelle; imperoche in co- tali animali è uccellano, che il palio afeenda dabaflò all'alto. Tutti i Ricci marini hanno cinque denti, di dentro concavi , i quali trameza una certa poca carne , la quale par che faccia officio di lingua. A quella Uà eolligata la gola : e alla gola il ventre, divifo in cinque parti,come fe quello animale bavelle più yentri ; impc- N 3 roche 198 Difcorfi del Matthioli roche tutti fono l'un dall'altro feparati, cpienidelle materie, che foprabondano ; ma dependono pel ò tut- ti da uno ftomacofolo, e tutti fiorifcono in un folo meato, per cui efcono lefeccie . Non hanno i Ricci marini carne alcuna intorno al venrre,come nè anco in tutto il refto del corpo; ma infinite ova hano eglino at- taccate al gufcio di dentro, involte in fottilirlìmi in- vogli, efeparatedi pari fpatio . Hanno ancora intor- no alla bocca alcune parti nere, fenza alcun nome . Ma efièndoi Ricci marini di più, che d'una fpecie fo- li, tutti però hanno quelle fteflè parti ; quantunque quelle, che li chiamano ova , non fieno in tutte le fpe- cie buone da mangiare . Dicono che i Ricci marini co- nofcono la fortuna del mare, e che però fi ritirano fotto le pietre per ilabilire la leggerezza del corpo lo- ro . 11 che vedendo i marinari , fi proveggono per tempo, fermando lelor navi con molte più ancho- re del folito. Quefto tutto hòraccoltoda Aditote- le. Scrifle del marino, cdel terreftre Riccio Galeno A all' undccimo delle facultà de femplici in un ca- risciò» pitelo medefimo, cosi dicendo.' La cenere del Rie- no lerie ciò tanto marino, quanto terreftre è afterfiva, di- Gal=n°! geftiva, & attrattiva. Per la qual cofa I'ufano al- cuni à fminuirc la carne fuperfiua , e all'ulcere for- dide . Chiamano i Greci il Riccio marino ì^to tt««i.i aaVtVsw : i Latini Echinus marinus : li Spaglinoli Erizo de la mar. Del Riccio terreftre. Cap. 2. LA pelle del Rìccio terreftre abbritgiata , e me/ce- lata con pece liquida , fi rinafeere i capelli , che ti fono cafeati per pelagione . La carne fecca , e bevuta con aceto melato, 'vale à ì difetti delle reni . Giova a gli hidropici , ér a gli elcphaniici , allo fpajìmo de nervi , & d cachettici : e dijècca i ftuftt dell interio- ra . Riponji il fecco fopra un tefto al Sole , e confe- rifee dato alle medejìme cofe . HISTR ICE. Rìcci terre- fri , e loro efamìoatio- SOno i Ricci terreftri co- nofeiuti in Italia, & al- iai volgari. Ritrovanfi di ca- nina, e di porcina fpecie , come fono ancora i Tallì , II che fi conofee al grugno loro , eflendo in alcuni fi- mile à quello de i Cani , e in altri limile à quello de i Porci. E' animale, che po- che volte efee della tana, fe non di notte . Pratica al tempo dell' Uva nelle vi- gne , dove accoftatofi all' Uve più bade, che fono ap- prettò à terra , e fatto loro cadere giù gli acini con le zampe , vi fi voltola pofeia fufo, e così fegli porta in- filzati nelle fpine alla tana . il che fà egli parimente con tutti gli altri frutti falva- tichi, quando gli ritrova copioiamente cafeati fotto gli alberi . E animale di frigida complcftìone, pieno di molte, e frigide fuperfluità, di cui fi nutricano le fuc fpine. Egli folo fràtutti gli animali quadrupedi hai tcfticoli attaccati alle reni , come gli uccelli , e imperò è velociftìmo nel coito . Serrali , quando hà paura, tut- to in fe fletto, come una palla ; facendoli così beffe de icani.quandogliabbajano: ma gittandofcgli adofiò dell'acqua, fubito fi diftende, ecamina. E la fua car- ne più pretto da ufare nelle medicine, che ne cibi, per Ricdottiw- cflerc terreftre, e dura da digerire. Data la cenere del itrc. Riccioterrcftrealpefoditre dramme, con un oncia di Agrimonia , e quattro dramme di pellicole di ventri- gli diGalIine,vale à coloro,che orinano la notte nel let- to. AflàipiùvirtùgliaftégnòRafisneltrattato, ch'ei fece de ifeffanta animali . Ma percioche àme pajono più apocriphe , che propinque alla verità, lafcio la fa- tica àchi fìa cupido diciò, di cercarle la entro, ove fono . Connumeralì tra le fpecie de Ricci terreftri queIlo,chc chiamano His trice , per cflér egli di forma fimileàloro j quantunque fia di corpo di gran lunga molto piùgrande, e tutto pieno di più lunghe, e più groffe fpinc,molto fottilméte appuntate.Habita ancor' egli fotto terra nelle tane, e molto più la notte,, che il giorno efee alla paftura . Stallene tutto il verno afeofo nelle fue caverne, comel'Orfo: etantotempo ftanno à partorire le femìne dell'uno, quanto quelle dell'al- Hifliice . e tro. L'Hiftrice quando fi corrucia, fi ritira in feftef- fuahiftona. fo, c gonfiando la pelle àmodo d'un otre, tira per offendere i circoftanti le fpine dal dorfo adii lontane i onde accade fpcflb,che non folamenteferifce egli i Ca- ni, ma ancora i cacciatori. La cenere dell'Hiftricc brugiata bevuta ( comeferive Plinio ) non lafcia feon- ciareledonne gravide. Chiamano i Greci il Riccio RICCIO TERRESTRE. terreftre i^tutt ^wftxìo; • i Latini Echinus terreftris gli ArabiCeufud, &Caufed: i Tcdefchi Hechel, c veroYgel: li Spagnuoli Erizo: i Erancefi Herifon . Dell' Hippocampo . Cap. J. L" Hippocampo è un picciolo animaletto di mare , la cui cenere impiaflrata con pece liquida , ò gra- fia , ò vero con unguento Amaracino , unià fà rina- feere i capelli, che fon cafeati per pelagione. Quantunque frà gli antichi , e moderni autori non Hipw manchi (comeferive Marcello Vergilio) chi p°'cI™ connumeri I'Hippocampo tralefpeciedelleLocu- m'>K""^ fte marine, nè anco chi lo lodi per l'ufo della medici- na in molte cofe; nientedimeno non hò io fin'hora ri- trovato alcuno , che ne deferiva particolarmente 1" hiftoria, nèchc narri qual fiala forma di quefto ani- male. Benché fiano alcuni, che credono, che riabbia prefo egK il nome d'Hippocampo da i Bruchi, che pafeono l'herbene glihorti, cnelle campagne , per efler quefti da i Greci chiamati Campi ; onde fanno congiettura, che fia I'Hippocampo di forma fimileà loro. Altri fono, che fi maravigliano , che feriva Dio- fcorideeflerl'Hippocampoun picciolo animaletto , dimoftrando la forza del vocabolo tutto il contrario ; imperoche quella parola, Hippo, appretto à i Greci lignifica tanto quanto appiedò noi, grande, come ne fanno teftimoniol'Hippolapatho,e l'Hippomarathro, &l'Hippofelino. Ma non però per quello vogliono , che fi danni Diofcoride, negli altri, che avanti à lui nefcriffero,e lo chiamarono parimente Hippocampo; imperochequamunquecomparato quefto animaleài groffiflìmi pefei marini., e altri animali aquatici, fia egli picciolo animalctto;è nondimeno grande,compa- rato à quella forte di Bruchi,à cui fi raftembra.Sono al- cuni, Nel fecondo lib. di Diofcoride. HIPPOCAMPO, CAVALLETTO MARINO. cuni, chevagliono chel'Hppocampo Ha quel piccio- lo pefeetto, anzi più pretto moltro marino, chechia- mano alcuni Draghetto, e alcuni Cavalletto marino ; edicono che quella particola Greca hippo lignifica in quello luogo Cavallo, e non grande. E coli determi- nano, che Hippocampo non voglia dire, nè rilevar al- tro, che Cavallo flefiuofo , cioè ritorto, e però dimo- ftrano per l'Hippocampo quello Cavalletto marino ,di cuièqui il ritratto dipinto. Ritrovali quello anima- letto nelle pefearie per lo più tra le minutaglie del pefee marino, ma non li mangia . Egli è di lunghezza di mez. zo palmo. Hà il capo, e il collo come di Cavallo, con un becco lungo , e concavo dentro in luogo di bocca, c gliocchi tondi , & evidenti . Hà due (pine fopra le ci- glia, le quali ne i malchi finifeono in due peli. La fron- teènctta, erafa, e il ciurlo con le crina , comeèan- cora lafuperiore parte del collo. Il che non fi vede nelle femine; imperoche hanno {blamente le crina di- nanzi nel ciuffo l'oprala fronte, le quali iettano loro fin tanto che fon vivi, ecafeanofubito ne i morti . Hanno una fola péna, ò vero ala, fopra la fchiena, che ferve loro per notare, e il ventre bianco, e gonfio, ma molto più panciuta è la femina , che il mafehio, ilqua- lefcarica gli eferemenri del cibo per una picciola fef- fura, che tiene fotto al ventre . Ma le femine n'hanno due, una per ilmedefimo effetto, d'altra perfarel' ova. Hanno la coda quadra, e torta comeun'onci- no. Il corpo loro è tutto compollo , e organizato di cartilaginofeanella, e quali per tutto fpinofo ; impe- roche Hà dal capo alla coda di qua , e di là dalla fchie- na due ordini di fpine , che fe ne vanno di lungo via di- rittamente : Et hannonc ancora una collana attorno al collo, e una linea che fe ne và per lungo il petto anco- ra tutta fpinofa . Ma in veritàio non ho ragioni alcu- ne vere, con le quali io polla approvare, nèmanco dannare l'opinione di coftoro ; percioche fin'hora noia hò io ritrovato autote, nè fcrittore alcuno , che narri , come lìa fatto l'Hippocampo . Efebcnefcrive Plinio als.capo del 3<5.1ib. mentre che và egli difeorrendo i miracolofi marmi di Praffitele , e del figliuolo Cefifo- doro, che fi vede di rilievo Nettuno, Theti, Achil- le, eNereidiaffai, chi fopra Delphini, e chi fopra gli Hippocampi ; parmi nondimeno che per effer q ue- ftecofe poetiche, e favolofe, non fia da predar loro alcuna fede; imperoche ancorane tempi noftri prc- fenti fono varie, ediverfefintioni, e chimere di fcul- tori, edi dipintori, dove Ipeffo lì veggono cavalli ma- rini, tràdiverfialtrimollri, nuotare nel mare come glialtri pefei, con tetta di naturai cavallo; eilrefto delcorpo partelquamolo à modo dipefee, con l'ale attorno per nuotare; e parte dal mezzo fino alla coda diformadiferpente, molto veramente grande, e non picciola. Ondelepurvogliamofeguttarelefavole, fi potrà agevolmente dire, anzi credere per certo , che tali fieno flati gli Hippocampi, di cui la memoria pli- 199 nio, fapendoper cofa certa , clic i dipintori,e gli fruitori de noftri tem- pi,chefono in coniideratione,vanno tutti imitando gli antichi . Ma quan- tunque non fia veruno autore, che deferiva 1' hilloria , e le note dell' Hippocampo, nondimeno l'animo m'induce à credere , che il vero Hip- pocampo fia quello , di cui è quidi- fegnatJ la figura ; tanto del mafehio, quanto della remina, dei quali riab- biamo poco quidi fopra fcritto l'hi- ftoria, e tanto più in ciò ci confer- miamo , vedendo noi,che molti dotti huomini dei tempi nottri, che hanno fcritto l'hiltoria de i pelei, tengono la medefima opinione. Scrittene dell' Hippocampo Galeno all'undecimo delle facultà de femplici,cosìdicen- do:Dilleroalcuni,chelaceneredell' Hippocsm Hippocampo marino giova molto à |gJJ,- farerinafeerci capelli cafeati; e che etto, ò vero la fui cenere, hà facoltà di difeccare, edi rifolvere . Metton- la alcuni con l'unguento Amaracino, altri con Pece liquida, e altri con gratto di Porco. Maaltrimente fcrittè delle virtù dell'riippocampo Eliano al 3 capo dell undecimo lib. della hiftoria de gli animali, con quelle parole : Dicono i valentiffimi pefcatnri, che dandoli bere ad alcuno la decottione del ventre dell' Hippocampo fitta nel vino, caula primamente un grandiffimo linghiozzo, e di poi una totte fecca,che fà giandiflìmo travaglio, per non poterli fputare cofa ve- runa. Doppo ciò fà enfiare lo itomaco, e manda al- cuni vapori calidi al capo , i quali feendendo al nafo vicaufano un'odorecome di pefei corrotti. Diventa- no appo ciò gli occhi fanguinolenti , e rotti come fuo- co, & eniianlì le palpebre con volontà grandifiima di vomitare, quantunque non feguiti vomito veruno . Ma dove la natura è cosi forte , che polla ella vincere la malignità di quello medicamento, febenfalvanola vita coloro, à cui viene dato, reftano nondimeno mentecatti, eperdonodel tutto la memoria; ma feil medicamento feende dallo ftomaco nelle budella , ammazza, e priva l'huomo di vita . Quelli che falva- nolavita, fatti mentecatti, li dilettano mirabilmente dell'acqua , nè per altro fi godono di vederla , e di udi- re ilfuo romore, fenon perche fentono qui non, poco alleggiamelo del inai loro, eanco perche gì' induce il fonno . Onde fà loro molto àpropofito l'habitare predò ài fiumi, ài lidi del mare, e pretto ài laghi, e à i fonti. Non però perche rabbino molto deiiderio dibere, ma dinuotare, edibagnarfi i piedi. Il che parchefialorogratiftìmo, egiocondo. Sonoalcuni, che dicono, che non è il ventre dell'Hippocampo , che caufa quello, ma una alga marina acerbillìma , di cui egli avidamente fi palce . Ma quantunque l'Hippo- campo fia di tale, e tanta malignità , nientedimeno per ingegno di un pefeatore vecchio Candiotto , e molto pratico delle colè del mare, è (tato ritrovato 1' Hippocampo ancora molto giovevole . Havcya coltui alcuni giovani figliuoli pur pefeatori, iqualiettendo flati morduti da una Cagna rabbiofa, egiacendofene al lido del mare, configliavano alcuni, che dita paf- favano , che fi dovette uccidere la Cagna , e dar loro à mangiare il fegato , e altri persuadevano, che li dovef- fc ricorrere à Diana per ajuto : ma il buon vecchio pe- featore lodato 1 configli loro, e lafciatili andare via , riavendo prefo alcuni Hippocampi nella rete infieme con altri pefei, cavato loro l'interiore, parte ne diede loro à mangiare arroftiti , e parte ne pofe fopra la pia- ga del morio triti con mele , e aceto, e cosi curò i fi- gliuoli dalla rabbia, e gli fece fani . Tutto quello delle facultà dett'Hippocampofcrifle Eliano . Chia- Nomil mano i Greci l'Hippocampo ìmmxfitos : i Latini Hippocampus. N Delle 'co Dìfcorfi del Matthioli Delle Porpore, e delle Succine. Cap. 4. A LA cenere delle Porpore difecca, nettai denti, confa ma la carne fuperflua, e mondi fica, e confojida le ulcere . Fa' il medefimo ancora la cenere delle Buccine , ma abbrugia più valorofamente . Colui , che brugiara una Buccina piena di fale in ■vafo di terra cruda , farà una polvere uiilijjima per fregare i denti. Sparge/i util- mente f opra le cotture del finca , e lafciavifi J ufo fino PORPORE. che s'indurifce, imperoche come t ulcera è faldata, fe ne cade poi per fe fìefra . Fafft oltre à queflo delle Bucci- ne calcina , come diremo , quando parleremo della calci- na . Chiamanfi Cionie quelle parti di me^o delle Buc- cine, e delle Porpore , intorno alle quali s'avvolge il gu- fcio loro . Abbrugianjt quefte fimilmente , e fono più ef- ficaci per la virtù , che hanno più cofiretiiva . La carne delle Buccine è grata , e foave al gufio , convenevole allo fiomaco , ma non mollifica il corpo . BUCCINE. Porfo |oro Ono le Porpore ani- mali marini, coperti da duro gufcio . E per quanto recita Plinio nel 9. libbro, fi ritrova in effi quel liquore di gran valuta , che propria- mente s'addimanda porpo- reo , adoperato per tingere le fuperbe velli de i Re , e de gli Imperatori . Hanno cotal liquore, quelli anima- letti nella gola in una vena affai bianca ; ma non fi ri- trova in quelle che fon mor- ie , percioche fi rifolve in- fieme con lo fpirito loro ) laonde fempre cercano ipe- fcatoridi prenderle vive . Nafcondonii trenta gior- , ni nel tempo della canicola, e congiungonfi infieme nella primavera; c nello ftropicciarfì l'una con l'al- tra fanno unafaliva tenace limile alla cera. Hanno le Porporela lingua lunga quanto è un dito della ma- no d'uno rinomo, di tanta durezza, che pertugiano con quelle rOllriche, eie Gongolc, e ogni altra for- te diNicchi, di cuifi pafcono . Il che ben lapendo i pefcatori, che le pigliano, ritrovati sii perla rena del mare certi Nicchi di mordace gufcio , gli tcf- lonotra corde, tra venchi, etra giunchi , à modo dinafiè, le quali appiccano pofcia à lunghe funi, eie gittano rn mare ; laonde interviene , che effendo que- lli cotali Nicchi fitibondi, e mezzi morti, come len- tono l'acqua, fubito s'aprono, ài quali correndo le Porpore, per pafeerfene, vi mettono dentroquella lordura lingua; maquelli, come fi fentono punge- • re, fubito riferrandoiì, gliela finn gonotra amenduc lcpareti deigufei, e fannolefi prigioni , cosi pofcia fon tirati fuori da i pefcatori . Vivono le Porpore fuor dell'acqua cinquanta di , alimentandoli fola- mente della fahva loro , ma muojono fubito che fi mettono nell' acqua dolce . Crefcono in un' anno quello, che Iorobifogna, come fanno le altre forti delIeOilnchc, e delle Gongole . Le Buccine fo- rnicane , c no ancora eflèfpecie di Porpore,e chiamanfi Buccine, loro hifto- per efferfimili al corno da fonare, e per haver elle il boccinolo molto attoà porfi alla bocca . Maggiori di quelle fono le Porpore , e hanno il bec- co lungo à modo di canale, onde metto- no fuori la lingua loro , tutto comporlo di fpinofi cerchi ; il che non fi ritrova nel- le Buccine . Hanno amendue tanti cerchi nel dolio, quanti fon vivute anni . LeBuc- cine non s'appiccano, fe non alle pietre , e imperò fidamente fi ritrovano fra gli fcogli . Furono celebrate lePorpore, e le Buccine infieme con tutte l'altre fpecie de i Conchilj per lunga hiltoriada Athcneo, ove pollono ricorrere coloro , che più .eioroj3'"^ deliberano di faperne . Ma per ef- nèda Galeno, e riavendomele la materia, cheli Trat- ta, ridotte hora à memoria, non bó voluto, che lelo- di, e il bel nome loro rimangano adietro. Nafcono adunque gli animali , che le producono ( fecondo che recita Plinio al 53.capodeIc..libbro ) nell'Ocea- no Indico , e in quello , che circonda l'Ifola Taproba- na, Toide, e Perimola promontorio d'India: ma le ottime, e più ftimate Perle fono quelle , che fi ritro- vano nel mare roffo d'Arabia . Non fono gli animali, che le producono ( come dimoftrano veramente le D Madriperle, che ci fi portano ) molto difiimili dalle Oftriche . Hanno quella proprietà, che quando il tempo dell'anno le (limola à generare, s'aprono la not- te, empiendofi,enodricandoli di generativa ruggiada, della quale ingravidandofi,partorifcono pofcia le Per- le, effendo chiare, etorbide, fecondo la qualitàdel- la ruggiada, che raccolgono . Se quandos'ingroila- nojètempo nuvolo, producono pofcia le Perle pallide, e torbide : groffe le fanno, quando abondantemente fi fatiano : e picciole diventano per lo contrario , quan- do non pigliano ruggiada à baftanza . Nel che le impe- E difeonoi baleni; percioche balenando, quando s'in- groflàno, fi lpaurifcono,fi riferrano , avanti che fieno piene di ruggiada à fufEcienza . Serrani! parimente per lo romore de i tuoni,Iaonde polcia generano Perle vaT ne lenza fullanza alcuna, pien; di vento . Nell'acqua le Perle fon tenere; ma fubito che lene traggono , MADRIPERLE. Ptrlce la le Perle, lequali hoggi e per le pompe , e per le virtù loro fono apprez- zate da tutto il mondo , prodotte da un marino animale , ancor effo connumera- to a'a cotali fpecie di Conchilj ,non ef- fendone flato fermo nè , da Diofcoride , s'iridar Nel fecondo lib. di Diofcoride. 201 s'indurifcono . Dicono al- cuni , che le Madriperle vanno à fehiera , e che hanno il loro Rè, di corpo aliai maggiore dell' altre , come hanno l'Api , che fanno il mele. E imperò non poco s'affaticano i pe- ccatori in prendere il Rè loro ; percioche tolto , chegl'hanno il governo , conducono più agevol- mente l'altre nelle reti. Se s'accorgono, quando fo- no aperte , della mano delpefcatore, chele vo- glia pigliare , la ferrano talmentcche le tagliano crude] mente le dita , facendo elleno fpettò lefue vendette . Le prefe (ì mettono in al- cuni vali di terra con molto file ; percioche confuma- doficosilacarne,rimangonopoll-ia!ePerlenette nel Perle piò fondo del vafo. Le più (limate fono le graffe, lucide, tonde,egravi;cofecheradevoltc fi ritrovano inuna Perlafola . Juba fcrive,che le Madriperle d'Arabia fo- no fimili ad un pettine , fpinofe , come il Riccio mari- no, dentro alle quali fi ritrovano le Perle limili à gra- Errore di nidi tempefta . Plinio fcrive, chenon fi ritrovano pili , imo. che quattro, ò cinque P«rle per animale. Ma Ame- rigoVefpuccio nella fua feconda navigatione,ch'ei fe- ce per l'Oceano Atlantico, fotto al cerchio dell'equi- nottio in mezzo giorno , afferma egli haver havuta tal Madriperla, che ve ne furon ritrovate dentro cento, e trenta . Et altri, che dopo lui hanno navigato all'Indie nuove , dicono di molte pili , e ne recitano (littorie af- fiti divetfe da quello j che ne fcriflé Plinio. Pcfcanli ancora nell'Oceano occidentale verfo Settentrione appretto alla Scoria, & Inghilterra ; ma picciole,c di non troppo lodato colore, cdiqueftefiì fatta quella coiazza , che Giulio Celare dedicò al Tempio di Dia- na . Trovanti ancora le Perle nelle Pi nn e , chei Ve- netiani chiamano Alture, come fcrive Plinio, & io hó più d'una volta udito dai pefcatori.OItre àciò è da fa- J3ei Mituli. Cap. 5. PINNE. D pere, che le Perle non folamente fi generano, e fi ritro- vano in mire, ma ancora in alcuni fiumi d'acqua dol- ce. Del chepofiòfar io fede , e degno tetti moniojim- peroche in Boemia è un fiume chiamato Vuotavva,nel quale fono copiofittimi Nicchi lunghetti , che produ- cono bellittime Perle, grotte, e fplendenti, dellequa- li non folamente n'hò vedute molte in mano del mio Serenittimo Arciduca Ferdinando, e d'alcuni Magna- ti Boemi; ma ancor io ne hò havuto qualcuna, Zaf- fai delle loro Madriperle, le quali fono affai grotte di gufeio, ncredi fuori, e didentro come inargentate. Sono le Perle nell'ufo della medicina, fecondo che riferifceSerapione Arabo, e parimente Avicenna , utili molto ài tremori, e debolezze del cuore, enei collirjper chiaritela vifta, e perdifeccare l'acqua, e 1' humidità , che feende negl' occhi. Chiamano i Greci le Porpore Po^S/m , e le Buccine tmpuxis : i Latini le Porpore, Purpurj, e le Buccine, Buc- cina;: gl'Arabi le Porpore, Naporam, & Porphy- ra, eie Buccine, Barcora, Cobros, eCobron:Ti Spagnuoli chiamano le Buccine Bozios: &iFran- cefi Bios cornetos . Le Perle chiamano i Greci Mapyapiris : i Latini Margarita;, & uniones: gl'A- rabi Hageralbato : i Tedefchi Perlin: li Spagnuo- li Perlas. MITILI. Le Perle n ricrovanr- ancora ne i fiumi . sfittili filine > e (o efamì- itione . trorc del !(OVÌO. IMiUdì eccellenti fon quelli di Ponto , i qua- li abbruciati poffono , e -va- gliano tanto quanto le Buc- cine ; ma in particolarità lavali , come fi lava il piombo , Cono utili con me- le nelle medicine de gl'oc- chi : fminuifeono la grof- fezj(a delle palpebre , e mondifica?io le albugini, e tutte l'altre cofe , che offuf- c.mo la vifta ■ Mette]! la carne loro utilmente in rù i morji de i cani. Delle Telline. Cap. 6. REndono le Telline frefche lubrico il corpo , e majjime la decottione loro : le [alate abbrugia- te> «Mi» in polvere, ir irrorate con liquore Cedrino , prmbifcoho il rinafeer de i peli del le palpebre . :he i Mituli, e Della SOno alcuni, che tengono , che i Miti . ^Telline fieno una cofa medefima . Dell; cui opinione ritrovo ettere fpecialmentePaoio Gio vio, huomo veramente dottiffimo, il quale in quel ìuo trattato dei Pefci Romani s'accollò, quantun- que Medico, più alla opinione d'Atheneo, che al- la fenttura di Diofcoride: perla quale manifefla- mente fi vede efìer differenti i Mituli dalle Telli- ne; imperoche, oltre all'haverne rrattato in due diverfi capitoli, fcriffé differentemente ancora del- le virtù loro, come colui, che ben fapeva eflervi differenza. 11 che fece parimente Galeno all' 11. delle facultà de femplici , dove trattò de i Mitu- li al capitolo della Vipera , e delle Telline al fuo proprio capitolo; dando à ciafeuno , proprie , e diverfe facultadi. Nè altrimenti fece Paulo Egi- ncta , come fedel imitatore d'ambidue. Per lo che è fenza dubbio da dire, che differenti fieno i Mi- tuli, e le Telline. Quelle fonò notiflime in Ita- lia, e mafllmc à Roma, ove fe ne vendono in gran quantità, per eflere molto aggradevoli al gulto , quan- quando fon ben purga- te dalla rena . Ma qua- li fieno i Mituli in Ita- lia, non ritrovo ài tem- pi noftri altri , che il MaffarioVinitiano, che Iodica; il quale quelli crede egli efière i veri Mituli, i quali chiama- no à Venetia, e per in- torno all'Adriatico Mu- scioli. La cui opinio- ne molto mi piace; per- cioche e la forma loro, e la forza del vocabolo corrotto dimoilrano ma- nifeftamente , che que- lli fieno i veri , e leciti- mi Mituli . Sono quelli affai più grandi delle TelIinc,con il gufeio di fuori ru- vido , e di dentro lucido, e leggiero . Chiamano iGre- Nomi , ci i Mituli pia/.'.! : i Latini Mituli : gl'Arabi Amarchas: Delle Chame. Cap . 7. LA decottione delle Chame , e parimente dell' altre Gangole , fat- ta con poca acqua , folve il corpo . Bevefi quejla con vino* LECHAMEquantun que tra l'altre fpecie de e.onchil) foflèro per lunga hiitoria fcritte da Athenco ; nondimeno tante fono le fpecie di quelli animali, che mala- gevolmente fi poffòno di- flinguere l'un dall'altro. Ma hanno però quefle,oltre all'altre Gongole,quelta proprietà, che femprequaii fi ritrovano aperte . Et imperò penfo , che vere Chame fi pollano ragionevolmente chiamarquellc, che li ri- trovano insù la rena del mare con lilcio nicchio aper- te; di cui già n'hò veduto io aliai gran copia in stila riva dell'Adriatico. Ma per non havere elleno alrra particalarfacultà, che s'habbiano l'altre fpecie delle Gongole, e delle Cappe, brevemente me ne parlò. Chiamano le Chame i Greci xùpccs : i Latini Cha- mae: gl'Arabi Hame. Dell' Unghia odorata. Cap.%. A Unghia odorata è un coperchio d' un Conchilio Difcorfi del Matthioli TELLINE. liSpagnuoliMixilhus. Le Telline chiamano i Greci texm'kij: i Latini Tellina:: gl'Arabi Sedef, e Talfam: li Spagnuoli Brignigois . CHAME. Chame, e loro liami- ìiationc . Unghie o- datfatCjC lo- ro ci'amina- uouc , 1 1 Rmìle à quelli delle Porporp, e riti ovafi nelle pa- COloro , che leggo- no diligentemente il capitolo qui dell' U N- ghieOdorate, qua- li chiamano gli Specia- li Blatte byfantis , non lenza ragione fi maravi- gliano,chefcriveiìèDio- feoride , che le fi ritro- vano in India in alcuni paludi, ove nafee il Nar- do ; non elTendo veru- no, che feriva , che il Nardo nafea ne i paludi, ma fedamente ne i monti inluoghiaridi, e fecchi. Ne olla al maravigliarli di coftoro, che Diofcoride feriva ritrovarfi uni fpe- cie di Nardo , il qual fi chiama Gangetico dal fiu- ludi India , che producono il Nardo , e però ref pi- ra di foave odore , perche fi nutrifee ella quivi /bla- mente di Nardo . Ritrovafi poi che le paludi per li gran caldi fi feccano . & eccellente Unghia odorata fi porta dal mar RoJ]b , bianchìccia di colore , e grafi- fa . Quella dì Babilonia è nera , e minore . Sono amendue odorate , e faj/ène profumo , il cui odore è fimile alquanto al Cafìoi-eo . E Vuna , e /' altra E convenevole nelle fomentationi , che fi fanno per le prefocationi della matrice , e parimente in quelle , che rilevano dal parofifmo del mal caduco . Bevu- te , mollificano il ventre . La cenere delle abbrivia- te tanto vale , quanto quella delle Volpare , e della Buccine . NGHIE ODORATE. me Gange , il quale irriga il piede del monte , ove egli nafee; imperoche quello non nafee in quel fiu- me, Nel fecondo lil nafce in quel fiume, nèin paludi, ma in quella parte più bada del morire , irrigata dal fiume. Oltre à ciò ri- trovandoli, che Diofcor.fcrivechele Unghie odora- te fi ritrovano in India ne i paludi, pare loro fuor d' ogni ragione che lodi egli per le migliori q uelle , che fi porrano dal mar Rollo, e che facelìè ancora memo- ria di quelle di Babilonia. Dicono ancora di più , che abbrugiandofi quelte Unghie , che commune- mente fono nelle fpeciarie , e non facendo alcun foave odore, mapiùprellofpiacevole, limile à quello del Caltoreo, non fanno come le fi poffino chiamare odo- rate , e abbruciare per far buon odore , e maffimamen- teferivendo Diofcoride che fe ne fa fomento alle don- ne per le prefocationi della matrice, enei mal cadu- co; fapendofi molto bene, che cosi fatti accidenti fi levano con le cofe puzzolenti, e non con le odorife- re. Ma havendoionon folamente prefo l'afl'untodi commentare Diofcoride , ma di difenderlo ancora quanto mi fia polfibile da ogni fufpitione, che vifuf- le d'errori ; non pollò fare, che non dica qui in fua dé- fenfione tutto quello , che penfando fopra ciò me ve- nuto alla mente. Dico adunque prima , chea me non fa cosigran maraviglia , che feriva Diofcoride, chele Unghie odorate nafehino in India in quei paludi, che producono il Nardo; imperoche s'egli fcrivc havere creduto alcuni, che ilMalabathro fia la foglia del Nardo, ingannati dall'odore, che hà egli fimile al Nardo, puòfacilmente accadere, chequelli talipo- co pratichi nella feienza delle piante , chiamaflero Nardiferequelle paludi, ove nafte il Malabatro, Le ont cui nominationi, come già fatte volgari, feguitando Jo- forfè Diofcoride, chiamò impropriamente quelle pa- fiu" ludi ancora egli Nardiferc, in cui fi ritrovano, evi- vono le Unghie odorate . Ne però mi piace l'opinio- ne deldottifiìmoRondoletio, il quale fi dà ad inten- dere, cheiConchiljnon fi pollino ritrovare altrove, chein mare , con quelle parole : Nam fi Conchilia marina Junt ammalia , quomodo in lacubus itrveniun- tur , colliguntuYque aquif icjlu exiccatis ; an mare de~ ferunt turbinata, ut fiuvios , lacufque fubeant ; cioè : Imperoche fei Conchilj fono animali marini, come fi ritrovino eglino ne i laghi, e fi raccolgono nell* .acque fecchc dal caldo ? Hor lafciano forfè i Con- chilj ravvolti il mare per andarfene ne i laghi, e nei fiumi.' Quello tutto dice egli . Ilquale fe bene è huo- rnofamofo, e preclaro, e fra gli altri dotti non vol- gare, non però hà egli pofl'uto (perquantoio mene veggia) ritrovare tutti i fecreti della natura ; impe- roche i Conchilj , che producono le Perle non fola- mente fi ritrovano in mare , ma ancora in Boemia lontana lungamente dal mare (come poco qui di fo- pra fu detto, feri vendo noi delle Perle) in un fiume chiamato Vuotavva; nè mancano laghi in Boemia , ne i quali fi generano non poca quantità d'altra forte di Conchilj; ì quali e neifoffi, eneipaludi, enei fiumi in diverfi luoghi fi ritrovano. Appo ciò non debbiamo punto maravigliarci, che le Unghie odora- te fi portaffero al tempo di Diofcoride dal Mare Rof- fo, eparimentedi Babilonia; perchequello non è, chele vi nafeano; ma perche cosi altempodi Dio- fcoride, come ancora alnoft.ro tutte le mercantic , che vengono d'India, fi portavano perii Mar Rollò in Babilonia, e in altri luoghi d'Egitto, comehog- gidi fi portano in Aleffandria. Ma diràforfe alcuno, come adunque interviene quello, che à i nollritem- Pi rariflime fieno le Unghie odorate, cherefpirinodi foave odore? Veramente non per altra cagione cre- derò mai io avvenire quello , fe non perche la lunghif- fima dillanza del camino 11 fvanifee fra via il lor buo- no odore del Malabathro, come (fecondo che dice- mo nel primo libbro) avviene parimente nel Nardo: ò veramentechequelle, che fi portano hora à noi fo- no di paludi , ove non nafee Malabathro veruno ; im- peroche vedendo!!, che già fa gran tempo non ci fi porta più il Malabathro , mi riduco agevolmente i credere, che per negligenza dei coltivatori fi fia de! ì. dì Diofcoride . 203 A tutto perduto ancora in India, nel modo medefimo , che del tutto s'è perfo il Balfamo in Giudea. Perche à volere, che il Malabathro rinafea ( come fcrivc Dio- fcoride) bifogna che ogni anno, quando i paludi per li grandinimi caldi della (late fifeccano, che la ter- ra s'abbrugi con fafeine fecche. Ilche elfendo per av- ventura tralafciato per negligenza da gli Indiani, può agevolmente efière intervenuto, che il Malaba- thro fi fi a del tutto perduto ancora in India . Onde in- terviene hora, che le Unghie odorate non ifpirinopiù à tempi noflri di quel foave odore, che fpiravano al tempo de gli antichi. Ultimamente non mi par fuor di ragione, che il fumo delle Unghie odorate fvegli le B donne prefocare dalla matrice, e parimente quelli , che patifeono il mal caduco ; imperoche io non niego C come può molto ben intervenire ) che le Unghie predette non fullèro appretto àgli antichi odorifere , e non fpirafiero di Malabathro. Ma ben credo per certo, che quel tal odore, f ufie cosi fottile, che mef- fe l'Unghie nel fuoco, fubito evaporarle via, e che abbrugiandofi poi la fuftanza deli' Unghia , faceffe ella cattivo odore fimile al Caftoreo , come fanno i Nicchi di tutti gli altri animali teftacei del mare,quan- do s'abbrugiano ; e però non effer fuor di ragione , che il lorfumo vagli per liberar le donne ftrangolate dal- la matrice. E però non mi pollò accollare in quello C alla opinione del Rondoletio, il quale per parere di „ . . „ 1 11 ' , . *\j r - , j. Opinione volere mantenere la lettione di Diofcoride , dice , j,i R0„a0- chequetla parola ivùdii, non fempre lignifica appref- ìctio repro- fo Diofcoride grato, e giocondo odore , ma qual- bata' che volta vehemente , e grave; percioche quantun- que io non voglia negare quello, non però atkrma- rò, che iu£h< fignifichi ingrato , e puzzolente , ò veramente vehemente, e grave ; imperoche fcriven- do manifeltamente Diofcoride, che quelle Unghie fpiranodi foave odore per mangiar elle il Nardo, la ragione non confente, ch'io mi fottoferiva all'opi- nione di quello altrimenti dottiflimo hillorico, il- quale poteva pure confiderare , che chiamandofi Un- D ghieodoratc, non dovevano puzzare. Come poi, e con che ragione fcrivefiè Diofcoride, che le Unghie odorate, chiamate ( come è da credere) Unghie per eftèr limili à qualche forte di Unghie, fi ralTembrino al gufeio delle Porpore, non ho io fin'hora polluto chiaramente intendere ; ellèndo il coperchio della Porpora , come della Buccina tondo, e lungo quel- lo del Conchilio; fegià non vogliamo dire infieme con il Rondoletio, che non intefe Diofcoride, che le Unghie odorate fufiero fimili alli coperchi delle Porpore, ma che quelli Conchilj odorati fi cuopro- no con ifuoi coperchi, come le Porpore con lifuoi; facendo lacomparationenon dalla forma, ma dalla E fuftanza della cofa. Ma per dirne quanto io ne cre- do, non mipiace 1' opinione di coloro, che voglio- no, che fia quello animaletto non per altra ragione chiamato Unghia, che pereffere il fuo gufeio lifeio fenza alcuna afprezza, ebianco, elullro, come fo- no le unghie humane; imperoche il gufeio delle Por- pore, à cui rallembra le Unghie odorate Diofcoride, éafpro, rugofo, eincquale, epertuttofpinofo. Ma vedendofi che le Unghie odorare, lequali fono in ufo per tutto, fono fimili alla unghia de Cani, de Lupi, delle Volpi , e altri animali limili , come qui fi vede in pittura; e che abbrugiandofi rendono un'odore fimi- F le al Caltoreo, fà ch'io non dubiti d'affermare , che fieno le vere, e le legitime Unghie odorate, di cui intende qui Diofcoride . Il Fuchfio nelle fue dottiffi- me annotationi fatte fopra Nicolao Aleflandrino , Opinione nella compofitione dell'aurea Alefiàndrina , dove del Fuchlìo nella interpretatione fatta da lui fi legge, OJJìs anterio- reProbau- ris narium Purpura, dice, che quello non fignifica altro appretto Nicolao, che quello che chiama At- tuario , e altri fuoi fucceflòri Blattium Byzantium , liveByfantis: per haver ritrovato egli in alcune inter- pretationi di Nicolao fcritto (Sxìttiov Hociole < lr.occk'Ie reijj» ge- laci. Granchi, e ]'Ho cfaini- nat icjuc • fcrrore di rasati MC7 tncora alcuni pelle fottilmente col gufcio pcf cavar lucri le fpme, & i bronconi fitti nelle membra : & al- tri per nltagnare i fluflì del meftruo. Ma io ellendo fuoriaicampi, hòufatola carne fola loro trita in una ferita fatta da una percoffa, ove un nervo era fe- rito, e fu Ornatala piaga molto bene, fenza alcuna mnammagione del nervo . Ed era il ferito un villano molto zotico ; ma mefcolai con ella della farina vola- tile del molino. Scrinerò alcuni Medici miei maggio- ri > che per far ciò fi debba mefcolare la carne delle Chiocciole con Incenfo, e con Mirrila; maio all' fora non haveva ne l'uno, r,è l'altra, percioche era Hi villa lontano dalla Città. Puoflèli metter ancora della Ragia fritta , eridottain polvere, ritrovandoli alle mani. Ma volendo bavere aflai di quello vifeofo humor loro , bifogna pertugiar la carne loro, con uno lille appuntato, etorre di quelle, che fon prefe di Irefco; percioche altrimenti col tempo fidifeccano. Lefrefche hanno aliai di quell'humore, che punte mandano fuori; i! quale s'adopera ancora per incol- larci peli cafeati i dalle palpebre. Quello tutto dille Galeno. Ufaniì le Chiocciole, crude, c cotte, pe- lle colgufcio, efenza, ne gl*empiaftri, che matura- no, e rompono le pofteme; nel che fono veramente efficacillimq . Le marine in Italia fon rade volte ufa- te, ma nei luoghi maritimi fpefie volte fi mangiano. Le terreltri , che non hanno gufeio, iequali propria- mente chiamiamo noi in Tofoana Lumache, hanno SOno in manifeflo errore coloro, cheli penfano, che i Granchi fcrittida Diofcoride, e da Galeno fieno quelli, che volgarmente per tutta Italia fi dimandano Gambari; ìmperocheCarcinosin Greco (co- me feri ve Diofcoride in quello cap.) non lignifica il Gambaro, il quale chiamano i Greci Aflacos; ma quel- lo di ritonda figura , e fenza coda , che noi chiamiamo propriamente in Tofcana Granchio, &à Venetia, dove ne viene de marini una infini- tà, quando hanno mutato il gu- feio, ii chiamano Molleche ; del- la cui fpecie fono ancora quelli , che chiamano Macinette, {e ben non hanno cosi gobba la fchena . II che chiaritlimamente dimollra A- jiiir. al 2. cap. del 4. libbro delfhi- iroria de gl'animali, quando dice: Cancer foluy ex crujiaceis non regitur cauda, ér carpar eutn qitidem Locu- ftt!, Squilifque longum'fi: , Camiìs ■vera ntundum eft . Altaco chiama pofeia Oppiano particolarmente il Gambaro di mare , il quale àlloma, &c in altri luoghi fi chiama Leone: & à Venetia, riferbando ancora la iorza delGreco, fi chiama Aftice . • equeiìomedefimoè chiamatoGam. baro da T eodoro interprete d'Arilt. per elicle nelle fattezze fue fimileal Gambaro volgare, quantunque fia egli più grande. Ma per quanto io liò potuto conjetturare , Aftaco ap- prello Arili, è proprio quel Gamba-, 10 grollìflimodi mare, ilqual chia- mano à Venetia Altice, & à Roma leone ; imperochc poco di fotto fu- bito che hebbe trattato de gl'animali cruflacei , pare veramente, ch'egli deferiva i Gambari d'acqua dolce doppo à Granchi, quando dice: Genia ìtern alimi ejì , qnod quidem par- -vum ejì voluti Cancri ,facie -vero Afiacii fintile . I.e q ua- 11 parole arguifconomanifellamente, che i Gambari communi non habbiaiio nome proprio appreflo à i Difcorfi del Malthioli A una pietra bianca nel capo, lacuale ^fecondo il vol- go) vale alle febri terzane. Ritrovanline di limili aliasi nelle cantine, & in altri luoghi humidi perle- cale; lequalifoglionofpefib ricorre le donne , per lambiccarle con altre loro mafcalcie per li lifei Di quelle dille Plinio al 7. cap. del 30. libbro ellerne'co- piolal Africa, e che molto fono utili brugiate alla difentena, dandone inficine con Acacia due cuc- chiai! con Vino di Mirto, e Vino aullero Chia- mano le Chiocciole i Greci Xauduw: i Latini Co- clea:: gl'Arabi Dalzum,& Halzum : iTcdefchi Schy- mi- necton: li Spagnuoli Caramuyos , & Caratoles.- i g rranceii Efcargotz. Dei Granchi de i Fiumi. Cap. 10. LA cenere dei Granchi de fiumi bugiati data tre dì d bere alla quanUtd di due cucchiari , infieme con un occhiavo di radice di Gentiana, giova efficacemente al mm-jo del Cane rabbwfo. Imf a/lata con mele cotto mi- nga le figure del federe, e de i piedi, le bugance , & i can- can . Triti, e bevuti crudi con latte di Jfina, fio-vano al morfo dei Serpenti, dei Ragni, che chiamano Pha- langi , r> alle punture degli Scorpioni . Cotti , e manca- ti con la loro decottione , giovano di phthifici , r> d chi z bavej]e bevuto il Lepre marino. Meffi triti con Baftlìco Jopra d gli Scorpioni gli ammalano. Tutto qwfto. janno ancorai marini, ma con ajiai minore /uccello. GRANCHIO DE I FIUMI. GRANCHIO MARINO. Greci, fi come non l'hanno parimente alcune fpe- cie di Granchiolini, come fà teltimonio ilmede'lì- mo Arili, quando dice: Cateti, minutiores, ér nul- li! pene nominibus annotati . Onde ho io pili , e pili vol- te penfato, che i Gambari fiano quelli, che chiama Galeno ("aleno Gammsridcs, to- gliendone il vocabolo da. Latini , con cui lungo tempo praticò in Roma, per non ritrovarli appref- foài Greci. E però di- ceva egli nel S. lib. delle facultà de gli alimenti , j{ftaci,Pagmi, Cancri, Lo- cuftx,Caride; , Gammari- des-, Ò" iàgsnus alia tenui iefka concluduniur . E tan- to piti hò io ardire d'affer- mare ciò j quanto veggio non ritrovarli) che io fap- pia, quello vocabolo,Gà- marides, fatto Greco da Galeno, nè prclTo Arili, nè preflò alcuno altro . Dalle quali parole anco- ra è cola chiariffima elTer grandilììma differenza da i Gambali à i Granchi . E però errano quei Medici, che per iGranchi ài mor- ii rabbiofi, & àgl'hcttici ufanodidareiGambari : cercioche non de i Gam- bali, ma dei Granchi in- tefero Diofcoride, e Ga- leno, il quale all'undeci- mo delie facultà de fem- plici cosi lungamente ne fcriffe: dicendo. La cene- re de iGranchi de i fiumi, come , che ella fia cosi di- feccattiva, come e quella delle Chiocciole , nondi- meno hà mirabile pro- prietà in coloro, che fon morfi dai Cani rabbiofi; il cui effetto fi vede in effa fola , quantunque comporta con Incenfo , e con Gen- tiana ha pofaa molto pili efficace. Nella cui compofi- tione li toglie una pa rte d'Incenfo , cinque di Gemia- te dieci di cenere di Granchi . Ma veramente non 1" ho io mai ufata altrimenti , che l'ufava Efohrione em- pirico compatriota, e precettor mio, vecchio,e peritif- mo ne medicamenti. Haveva egli pcrlfarqueflo una padella di rubicondo rame , nella quale medi fopra al luoco i Granchi vivi, ve gli arroitiva, fino che fi potef- lero ridurre in fottiliilima polvere , della quale fcrnpre teneva in cafa di preparata , c la faceva dipoi al nafee- re della canicola , efièndo il Sole in Leone à 18. didel- la Luna : e cosi la dava pofeia à bere à coloro , ch'era- no fiati morfi da Cani rabbiofi, irrorata con acqua alla mifura d'un gran cucchiaio 40. di continui. Ma leda principio non gli venivano i morduti in cura , ne dava loro due gran cucchiari al di nel medcGmo mo- do; applicando alla piaga un cerotto fatto d'una lib- bra di pece , d'un feftario Italiano di fortiffimo ace- to, e di tre oncie diOpopanaco. Eruttochenon tufferò tali cofe da recitare in quelìo luogo, nondime- no ce n'hò voluto far mentione, per elTermi io grande- mente confidato in quello medicamento; percioche niuno mai n'è morto di coloro, che l'hanno ufato. Quello tutto dille Galeno. Specie di Gambari fono jeLocufle, eleSquille, quantunque non habbiano •e branche : e fimilmente fpecie di Granchi fono i Pa- di Suri, volgarmente chiamati Grancipori,e le Grancc- e vole .Le pietre, che fi ritrovano nella tclla de iGam- ■ j3?' ' ufano i moderni Medici à provocare le pietre delle reni, dandole à bere in polvere, ovunquefia di- bifogno. Sono alcuni , che in quello cafo le commen- dano maggiormente prima abbrugiate , e dipoi fatte in polvere,e mafiimamente dandofi d ipoi à bere con fiac- co di Petrofello . Altri le commendano per debolezz a Nel fecondo lib. di Diolcoride. G A M B A R O. 207 D del cuore ; ma io però non hò di ciò certezza veruna . Trite le medelime con Tartaro vagliono all' ulcere del membro virile. Dannofi ancor utilmente con carbone diTiliaà coloro, che cafeando, fi fanno male,& an- co per difiòlvereil fangue apprefo dentro al corpo, e con la polvere delle medelime fi fermano fregandoce- ne i denti, e fi fanno bianchi. Mai Granchi, fimili alle Macinette di mare , nafeono per tutta Tofcana ne i fiumi, e ne i follati dell'acqua dolce, come in Lom- bardia nafeono i Gambari . Ediquelìi, dico, intese- ro Efchrione, Gal. eDiofc.enonde Gambarhper ri- trovacene non meno abondante la Grecia, che la To- fcana; dove preparavano d'elfi l'antidoto contra al E morfodcCanirabbiofi.IlgufciodeiGranchifluvia- virtù de tiiifecco,etritoinpolvere, e bevuto con vino dolce Granchi caccia commodamente fuori le pietre delle reni. I dc 1 1 Granchi tutti interi abbrugiati, e pelli, e dipoi in- corporati con mele rilolvono le fcrofole impiantativi fopra, econlamedefinia polvere li faldano ancora le ferole del federe, e l'ulcere delle calcagna applica- tivi incorporati con olio . Fattone fumo alla natura delle donne tirano la creatura già morta fuor del cor- po. Vagliono i medelìmi triti crudi, & impiantati utilmente 3 i tumori delle mammelle , anli che vi rifolvono le durezze, e vi diffeccano il latte. Scri- p vono alcuni , che pellandolì dieci Granchi tanto marini, quanto fluviatili con uno manipolo di Bafi- lico, e mettendoli in un luogo dove fieno Scorpioni, tutti vi concorrono. Altri dicono, che particolar- mente i fluviatili cacciano via i Bruchi de gl'horti , perforandofi con chiodi di legno , e mettendofi in più luoghi fra gli herbaggi. Ma non fono in minore errore quelli , che per chiaro fi perfuadono, che fieno i Cancelli ferirti da Ariitotile, daGaleno, da Eliano, e da Plinio quelli Gambarelli picciolini di mare, i quali hanno la coda, Se i piedi à modo di Gam- Errored'al- curii . Difcorfi del Mattinoli di à modo di Gambari, quantunqe non habbiano le branche da prendere 5 imperoche quelli fono particolarmente chiama- ti da Ariftot. Squille pic- ciole ' il i«al nome su m efamina- dura per tutto intorno ai- none. ]e rjve dell* Adriatico , dove chiamano partico- larmente quella fpecie di Gambarelli bianchi, do- po al cuocere , Schille ; quantunque in molti luo- ghi di Spagna univerfal- mente tutti i Gambarel- li, e maflimamenteinBi- fcagliafi chiamano Squil- ' le . Del che ne fa aperto teilimonio Arili, al 8r5. c. del4.1ib. delle partide gli animali , così dicendo : Le Squille fono differenti da tutte le forti di Gran- chi, perhaver elle la co- da , e da tutti gli altri , che fon vertici di crolla , per non haver elle le bran- che da prendere. Dal che fi conofee evidentemente , che fotco le fpecie de i Granchi intende Ariftot. tutti quelli, che non han- no la coda, come fono le Maje chiamate Grance- vole , i Paguri chiamati Grancipori, LeMacinec- te, i Granchi dei fiumi , c fimilmente i Cancelli . Ne per altra cagione dif- fi io effer chiamati i Gam- barelli Squille picciole , fe non per avvitar altrui , chefene ritrovano di mag- giori . llche ne deferivo Arift. al 2. cap. del4. lib. dcll'hiitoria de gli anima- li, cosi dicendo : Conten- gonfi nelle tre forti delle SquilleleGobbe, leCran- ginc , e quelle picciole , che mai non diventano maggiori. 11 che ne là in- fallibile argomento , che per le Squille picciole in- tenderle Ariftot. affoluta- mcnte de i Gambarelli, per clTercofa chiara, che non diventano mai maggiori di quel , che gli veggia- mo nelle pefearie . Han- nola coda come i Gambali, e non hanno Iebran- Virtiideile che da prendere. Le Squille quantunque fieno de i squille. cibi alquanto durette da digerire, nondimeno giova- no alla naufea, & a i difetti dell'appetito. Le mede- fime trite, e bevute con aceto cacciano i verminidel corpo, e hanno proprietà di far le donne prolifiche, che ne mangiano fpeffo . Scrivono alcuni , che portandofi un'Agata in un' anello , nella quale fia lcolpita una Squilla, non può ellfere trafitto da gli Scorpioni, fe però tanto àilègnacoli creder fi deve . Errortdel Rondoletio, ancoraché nell'hiftoria de Pefcififia Rondblttib. dottamente affaticato, vuole cheil Paguro, chenoi chiamiamo Granciporo, fiala Maja, così chiamata da Arift ■ ma facilmente potrà conofeere quello errore ciafeuno, che leggerà l'hiftoriadel Paguro appretto SCHILLE GRANCEVOLA. Ebano . Glifchiavi, chehabitanonel Carfo, aili- didelqualebatteil mare Adriacico, ferbano ancora del Granciporo il proprio nome, imperoche altri- menti non lo chiamano, che Paguro, ilquale moren- do nella fua caverna, comeferive Nicandro, genera di fcfteflo putrefacendoli non poca quantità di Scor- pioni. Quali pofeia, e come fatti fianoi Cancelli, il qual nome altro non rileva, che Granchi picciolini , lo dichiarò Galeno al J.lib.delle facultà de gli alimen- ti, cosi dicendo: I cancelli fono piccioli animali > Cancelli di colore, che nel giallo roffeggia , limili ài Granchi j°™onccra.'r picciolini. Dal che fi può ragionevolmente afferma- re, che fieno ancorefli fpecie di Granchi. Portanfii Cancelli con la minutaglia del pefee marino, eritro- vanfì vivere in due modi , e haver doppia natura,coine riferi- riferifce Arili, al 4- cap. &lib. dell'hi- ftoria degli animali con quelle parole: Quello che chiamano Cancello, fi può veramentechiamare compagno com- inune tanto de i Pelei cruftacei , quan- toteflacei ; imperoche quantunque di fua natura egli fia fimile alle Locu- ste, e chenafea da per fe; nondime- no per entrar poi negufei de i teftacei , dove fà pofeia fempre la fua vita ; diventa però fimile à i teftacei . Dal che fi vede eflerc il Cancello animale di dubbiofo genere , per cll'er egli commune ad amendue i generi pre- detti . Egli è di forma (dicendolo al- la fchietta ) fimile à i ragni; eccetto che nelle parti fotto il capo, e fotto il petto è egli molto più ampio . Hà in teda due piccioli cornetti rolli, e fottili , lotto i quali fono gli occhi af- fai grandi, i quali mai non (i ritira- no indietro, comefonoquellideGranchi, m.i fem- pre iranno fporti m fuori . Sotto gli occhi e la bocca , tutta circondata da alcune barbette come capelli Hà due branche siede, e biforcate, con cui s'imboc- ca, e da ogni parte hà tre piedi, quantunque il terzo lia aliai pm picciolo . La patte del corpo inferiore è tutta tenera, e molle, & aprendoli gialleggia . E vedefi un meato, che và dalla bocca allo flomTco, ma non yifenedifeerne alcuno altro, per cui egli fi purghi . Le branche, 1 piedi, e'1 petto fonduti,- ma non pe- rò tanto quanto quelli de Granchi . Nonèligato col gufeio, in cui fi ripara, come fono le Buccine, eie Porpore ; ma vi ftà dentro libero , e cfpedito . Più lun- ghi fono quelli che habitano ne igufei delle Turbini , che quelli che danno nelle Neriti ; impcroche quefti fono d'altra fpecie, ma nel refto non troppo diffimili Hanno però la branca delira minore della linidra, io prala quale fogliono fempre caminare. Tutto quello dille Anllotile. E però ben diceva Eliano fervendone alia.cap.delij.lib.dell'hilloriade glianimali, che nafconoi Cancelli nudi, efuor de igufei delle con- che ; quantunque pofeia s'eleggano quelli per habitar- Videntro; ìmperoche ritrovando alcuni piccioli gu- Nel fecondo lib. di Dioicoride. CANCELLI. 209 D fei vacuidiPorporc, edi Buccine, entrano prima- mente in quelli; ma pofeia che crefeiuti fono in mag- gior grandezza che non è la capacità dell'habitatio- he, entrano in altri, come in cafa maggiore,- ne in corali lungamente fi ricoverano, ma fi vanno mutan- do di molti in molti più l un dell'altro capaci fino à tanto che ritrovatone di molto maggiori fc ne godano , come di gran cafa. 11 perche, fpelk volte contendo- no inficine di cotalifpoglie con lunga battaglia, fin tanto, chei pili valorofi reftano al podério. Quello tutto dille Eliano . Il che parimente difle Plinio al 3 1. & 42. cap. del nono libbro . lichene dimoftrafenia- tamence , che molto diverfi fieno i Cancelli da i Gam- barelli chiamati propriamente Squille, & i Gambari dai Granchi. Chiamano! Greci il Granchio Kxfxìmi; Nomi. 1 Latini Cancer : gli Arabi Sartam , & Sarthan : li Spa- gnuoh Cangrejo : iFranccfi Cancres . Dello Scorpione terrejlre. Cap. ir. LO Scorpione terrejlre i rimedio alla puntura fat- ta darèJlef?o, trito crudo, e applicatovi fibra Mmgiaji parimente pei- quejlo a?tcora arrojìito. Scorpioni ,; Li Scorpioni fono co- irrcilr'i ,"c \J~ nofeiuti animali in SoÌflmi" lt'llia; impcroche in ogni cafa , e nelle SCORPIONE TERRESTRE. camere , e nelle cantine , & in ogni altro luogo fe ne ritrova- no ; tanto fono gli huomi- ni fottopofti a pericoli del- la vita . E come che in Ita- lia non fieno cofi veleno- fi , e cofi maligni , come fono in molte altre re- gioni più fotto al mezzo giorno; nondimeno hò vi- llo io alcuni, che fono (la- ti in Tofcana trafitti da lo- to, patire molti faftidiofi accidenti , e quafi ridurfi appiedò alla morte. Nel- le regioni frigide iono af- fai manco maligni . E però in sù*l Trentino , fe ben tianggono , non nuocono , quantunque quivi fer- mamente s'afjermi per cofa ,,era accader quello per npecialegratia cónceffa da Dio per prece di S. Vigilio veicovo, padrone, e principale avvocato di quel Vefcovado. Il cbediceAriltotile alzo. cap. dell'ot- Pha°ro 1° dfh>a°^ degli animali accadere in mólti °>lfH',naIT-luoghi; foggiungendopoi, chein , c°eno( ffimU°g C p^tìutafm in Scithiafono velenaUSlrm, emortali, nonfohmemeàglirmomi- F ni, che da loro fono trafìtti, ma à tutti gli animali brutifino ài Porci/ iquali però non tcmonoqual fi ?corP.ic voglia altro morfo, ò puntura d'animale velenofo °'° C' Sono li Scorpioni ( fecondo l'hiftoria di Plinio d'A~ vicenna .d'Alberto, d'Ebano , e d'altri ancora ) di no- ve forti , didimi per diverfi colori; cioè, cedrini rolli cenericci,ferrug,nei,verdi,gialli,conneracoda,vinofi; bianchi, !elumoli. De, verdi oltre ài neri, eàquelli che lono fcrrugmoli, copia infinita n'hò vedutalo nel « Contado di Arco poco lontano dal fiume della Sar- O ca, in Difcorfi del Matthioli Scnrpic; non l'ali . 2IO ca; in un certo picciolo bofchette di Quercie appretto A al romitorio di San Paolo, doveinbreviffìmo tempo fottoài fallì ne'di canicolari ne cogliemo il Romito diquelluogo, &iopiù dimille, ecinqueccnro, tut- ti ben grotti, e ben pieni; trà i quali affai ne ritro- vammo di femine, chehavevano i picciolim bian- chicomc pidocchi , fotto al corpo per ordine appref- fo ad ogni gamba uno; quelli caminando le madri fi portavano per tutto dietro . E imperò ben diceva Ari- ftotilenels.dell'hiitoriadegli animali al cap.2fi.che gli Scorpioni terrellri parturifcono i lor figliuoli d' ova, covandole fino che nafcono; ma fono pofcia am- mazzati , e difcacciati da quelli per edere in gran nu- _ mero; percioche il più delle volte ne partorirono un- P deci. Dice Plinio, che aliai più nuoce alledonnela puntura degliScorpionij che àgli huomini , emaffì- rae alle vergini , alle quali vuole che fìa del tutto mòr> tifeta la puntura de gli Scorpioni . Quelli, che hanno fette nodi nella coda, fono aliai più velcnofi,che queir i li, che n'hanno fei. Sprillerò oltre à ciò alcuni ritrovar- tene con l'ali, e che (pefio volando fono portati dai venti dall'una regioneall'altra , come fi legge in Stra- bonc al 15.lib.ll che non mi par cofa diffìmile à creder re, vedendo noi il fimile nelle formiche; imperoche in quelle fi vede unaquafi tal diverfità di colori , e tanto più, che in Cartiglia di Spagna fi ritrovano aran- do ne i campi, fpelìi ccfpugli di terra, tutti pieni d'infi- ~ niti Scorpioni, come in Italia fi ritrovano le Formiche ne fuoi formicai. Diquàdagli Ethiopi (diceva Pli- nio ) è urta grande regione rimafa inhabitata per la moltitudine degli Scorpioni, che vi nafcono . E di più dice pur egli(comedi fopra ferivendo noideiGranchi fu detto) che legando dieci Granchi con un manipolo di BafùicOjC mettendogli pofcia dove fieno afìài Scor- pioni, ruttivi fi congregano appreffo. 11 che non fi conviene à quello, che di fopra dille Diofcoridc nel SCOIi Annoti creduto al- _ cuni , che IoScor- iua efami- pione Marino, e quel per fcc, che chiamano Scor- pèna fi ano una cofa mc- de(ima;ma conofeerà cia- feuno efler quelli pelei tra fe differenti, che vorrà in ciò credere à Plinio, e parimente ad Atheneo ; imperoche l'uno è l'altro gli diftiniero . Hanno amendue nella fchiena una;pina cosi velenofa , che traffìggendo con ella i pefeatori, tanto gli afflig- ge, e tormenta, che alle volte iimuojono , non fa- cendovi i debiti medicar menti. 11 cui effetto per ef- fer fimile alle punture delr li Scorpioni hà fatto cte- dere à molti , che fia la Scorpena, e lo Scorpione una cofa medefima; ma lo Scorpione hà di più altre Ipine nel capo, le quali non fono manco velenofe di quelle della fchiena. Ma per quanto io poffà crede- re, fono lo Scorpione, e la Scorpena pcfci d'un me . delimo genere, ma diffe- renti però di ip'ecie, e di formasimpdochc l0 Scor- pione è pefee, chenonftà le non in alto mare, molto maggiore della Scorpena ; di modo che fe ne trova alle volte di quello, che pefa fino àotto,e nove libre. Et la cap. de Granchi ; imperoche dice egli, che petti i Granchi con Bafilico, e meli) fopra gli Scorpioni, li ammazzano. Dipeli, che le Velpe , le Api, &i Cala- broni non pungono alcuno, che fiaitaro trafìttoda gliScorpioni. Et al 10. cap. del 2%. lib. diffe Plinio , chetoccandofi con l'Elleboro biancogli Scorpioni , y}rtì . che fona morti , tei ufeitano. Ufano alcuni Medici la storpio,,; cenete de gli Scorpioni brugiati vivi per coloro, che deH'oiuvf peroppilationedirenelle, o di pietra nella vefeica , toco"e"> non poilono orinare. Al che lodo Mcfue il loro olio, che fi tiene fatto nelle fpeciarie, unto alle reni, e al pet- tenecchio ; Se Avicenna lo commendo ne i dolori del- leorecchie. lo ho bene fperimcntato quelto , cheun' olio il quale fò io , nel quale entra grandiffima quan- tità di Scorpioni ungendone folr* mente il euote, &i polfi di tutto il corpo, libera da ogni forte di veleno tolto per bocca , che non fia conofivo; efimilmente da tutti i veleni , che lafciano con i morfiloro gli Af- pidi, e ogni animale velenofo . Come buon teltimo- nio ne fanno coloro, cheeiìèndo flati prima unti da i Sacerdoti d'olio fanto, fono Ilari pofcia liberati co'l mio; del quale nella pelle hò rirrovatoiniracolofi ef- fetti, e maffìme nel prcfervarli : efimilmente nelle pe- tecchie, ne i vermi de i fanciulli, e intutti i dolori in* trinfechidel cotpo,e fpecialmentematricali , nel che è efficaciffimo rimedio . Di quello adunque daremo la deferittionc, e parimente il debiro modo di farlo nel 6. lib. quando parlaremo della cura univetlale di tutti i veleni. Chiamano i Greci lo Scorpione terrellrc Xup- Numi. mai spanto! : i Larini Scorpio , e Scorpius : gli Arabi Harab, ò vero Hacharab : liSpagnuoli Alacran . Dello Scorpione marino. Cap. 12. IX fiele del marino feorpione e utile alle fìtffvjiow , a Ihigir.i, & debilita de gli occhi , PIONE MARINO. Scorpione marino SCORPENA. Scorpena è un pefee, che llà per la più parte intorno ai lidi del mare,molco veraméte minore dello Scorpione, Oltre Nel fecondo lib. di Diofcoride. 21 x man- illa e- uio- Olive à ciò lo Scorpione rofleggia quali per tutto il corpo, hà due corna in sù'l capo mollicchiofe , e denti molto appuntati, quantunque minuti . Hà appo ciò le alette ; con cui nuota , fpinofe , e fpinofo parimente il dorfo, con le cui fpine fenice i peccatori . Chiamano quello pefee alcuni , pefee Cappone, per haver egli la polpa molto bianca; come che nelle maremme diTo- icana in più luoghi lo chiamano Cerna . Ma la Scor- pena, che riferba per tutto il fuo nome, nonhà denti cofi appuntati . lldorfohàbene ella fpinofo come lo Scorpione, ma di fpine più dure, e più lunghe. Nel retto poi delle alette non hàfpina alcuna, fe non ap- pretto alle orecchie , dove hà due fpine aliai lunghe , e alcune intorno alla telta : è nerigna di colore, con al- quanto del verdeggiante; dal che manifeltamente fi conofee la differenza.Sono però alcuni, che chiamano ambiduequefti pefei indifferentemente Scorpena , per fomigliarli inlìeme nella forma , e parimente nel colo- "Y 7" Arie veramente fonol' P V opinionidegli autori intorno all'hiftoria del Dra- go Marino ; imperoche fecondo che fcrive Alber- to, è il Drago marino una gran beltiadi forma di Ser- pente; ma nò hà però altre a- le, che quelle di cui à mo- do de gli altri pefei lì ferve per nuotare; nel che per la grandezza delle fue forze c velociflìmo , di modo eh' in breviffimo tempo feorre per lunghiffimi fpatj di ma- re . E' in oltre beftia veleno-, fa, tal che mordendo gli al- tri pelei gli ammazza , e co- si ogni altra forte d'anima- li. Dicono, chefe vien pre- foda pefeatori, come fi ve- de tirato in fecco, fubito ca- va una folla nella rena per nafeonderfi . Quello tutto del Drago marino fcriH'è Al- berto, ilqualefe ben ( cora' 10 credo ) traferive da Ari- stotile, e da Plinio , v'ag- giunge però del fno pur'af- fai;alchefe fi polla preftar fe- de, ò nò , non sò io per ho- ra determinare ? percioche appretto d' Ariftotile que- llo animale non è maravi- gliofo, ne manco lo chiama egli Drago , ma Serpente , come fi legge al 37. capo del nono libbro dell'hiftoria deghanimalnn quelle parole . 11 Serpente marinoè tanto nel capo, quantonelcolorefimilc al Congro , mapiufcuro, epiùferoce: Quello, fe effendo prefo 11 lalcia andare, cava fubito col mufo, comeunftic- chiello, un pertugio nella rena, fin che tutto vis'af- conde; imperoche hà egli il mulo piti appuntato che lelerpi terreftri . Et al 14. capo del fecondo libbro del- la medefima hiflorìa diceva: Sono ancora nel mare serpenti fimilia'terreftri; fe non che quelli hanno il C?P° eome il Congro . Sono veramente di diverfe fpe- cie, di diverfi colori ; & è cofa certa, che non nafeono in alto mare. Ma fcrivendopoidel Drago marino al .^•"pit. dell'ottavo libbro dell'hiftoria de gli anima- li, il Drago marino, dice , è un pefee, che fe ne Ita non lontano dai lidi del mare, com'il Dentale, lo •iCA i°' IaCernua, ilCeffalo, laTriglia, ilTordo, 11 (jobio , e molti de gli altri con tutti i lattatili . Scrii- lene ancora Plinio al 7. capo del 3 1 . libbro con quelle parole; Oltre alle predette Chiocciole vi fono le ri- re, nella fulìanza, enelfapore dellacarne. Il vino , virtù delta in cui fia morto dentro lo Scorpione marino, bevuto Scorpione giova ài dolori del fegato: e la medeiima virtù ferivo- marm0, no cftèr alcuni nella pietra che hà egli nel capo dando, lene à bere il pefo d'un obolo. E' cofa certa, che'lluo fiele metto con lana nella natura delle donne, provo- ca loro i meftrui, e metto nelli collirj de gli occhi ne leva vialefuffulìoni, quando vi cominciano à venire, e parimente le Macole bianche. La cenere di tre pic- ciole Scorpene abbrugiate caccia,bevuta , le pietre del- le reni. Chiamano lo Scorpione marino i Greci Xxop. Nomi, sr/os Fuxùaaioi : i Latini Scorpio marinus. Del Drago Marino . Cap. 13. Eli Drago marino rimedio alle punture della fin. ijìuffa fpina , aperto , e tagliato , e pofeia appli- catovi /opra . DRAGO MARINO. . tonde per l'ufo dell'olio : e de Pefei vi fono il Coco- mero, il Cinopo, ilGambaro, il Cinofdefia, &il Drago, ilqualechiamanoalcuniDragoncelIo, maè fimile al Graculo, con le fpine dietro alle orecchie , che riguardano verfo la coda, alqualc non poco mi pare che corrilponda quello, che i pefeatori intorno Venetia, Aquileja , e Trieftechia mano pelce Ragno, &iTofcani Trafcina: imperoche quello hà Iefpine. nelle branchie delle orecchie rivolte verfo la coda, & hanne ancor nella fehiena dell'altre cosi maligne, e velenofe, che fe coloro, che fono «affitti da ette , non fi curano diligentemente, ò che patifeonocru- delillìmo dolore, 0 che vilafciano la vita. E però mi pare , che apprettò Plinio fia il Drago , ilquale chiamò egli parimente pefee Ragno al 48.capo del no- no libbro cosi dicendo : E' veramente il Ragno un peltifero animale per la malignità delle fpine, che bà nella fchena, e tanto più mi riduco à credereciò ve- dendo io , che egli all'ultimo capo del trigefimofecon- do Ebbro connumera non meno il Ragno tra i pefei O 2 litto- Errore di Plinio, c del Rondolctio. coopen a , edra mariti 1 fua hìfto- Scolopcn- dra marina Conftiiiiti- iiL'puIicana,, 212 littorali , e più particolari del mare , che facci Arili ci- tile il Drago. Ma è d'avvertire, che il medefimo Pli- nio al vigefimofertimo capo del nono libbro, chiama il Serpente marino, del quale habbiamo detto fopra d'autorità d' Ariftotile parimente Drago , confonden- do non fenza errore l'hiitoria dell'uno, a dell'altro cosi dicendo: UDragomarinoprefo, elafciato vivo fopra la rena, fubito vi cava col roftro una forti; il chediflè Arilìotile del Serpente marino, e non del Drago. Dal che è manifefto l'errore di Plinio, e che egli affai negligentemente leggciTe queflo luogo in Ariftotile, ò veramente che non l'intendefle . Ne però potrà alcuno feufare l'errore di Plinio, dicendo, che ancora il Drago marino fà il medefimo cavando nella rena con il roitro; impcroche non havendocgli roltro veruno, anzi pili preito il moftaccio tondo, che ap- puntato ( come ben dille il doctiffimo Medico Hippo- litoSalviano nella fua divinilìima opera de pefcij) non t ragione che porti egli fcavar la rena, e farvi dentro una forti . E però io non fottoferiverò cosifacilmcnte al dottillìmoRondolepio, però che non avvertendo , ne conofeendo l'crroremanifelio di Plinio, diceva : Quel, che del Drago marino fcrirte Plinio , appreffo al quale il Ragno e il Drago , lo può vedere ciaicuno,che li diletterà di vedere pefeare ; imperoche vederà, che il Ragno fempre fi và rotolando fopra la rena 5 ma par- mi (s'ro non m'inganno) che altra cofa Ila appreffo diPÌinio, cheil Dragocavifubitamentc, eeonmol- ra prellezza una fofla nella rena , e altro appreffo al Rondolctio, che folamcntc vi fi rivolti fopra, come E' la Scolopendra ma- rina uno animaletto , non grande , della quale fcriflé Ariftotile al 14. ca- po del 2 lib. con quelle pa- role: LeScolopcndre ma- rine fono limili alle terre- 11 ri , ò poco minori. Na- feono in luoghi fallòlì, più rode di colore, efupera- 110 leterreftri di gambe, le* quali hanno pero più fotti- li, cgeneranfi inaltoma- re come i Serpenti. Alle qualinon poco li ralfòmì- gliano le Scolopendre di- pinte nel fuo libbro de pefei dal Rondolctio , c da noi trafportate indi in quello luogo , fottili co- me vermini terreilri , e con gran numero di fot- tiliffime gambe da amen- due i lati. Ma molto pui differente da quelle è la Scolopendra portata da Collantinopoli , che mi donò il Clarilfimo Signor Augerio de Busbecli , ■ Ambafciatore appreffo al granTurco per l'Imperatore Ferdinando Primo, la- quale iomiperfuado cflèr la vera marina Scolopen- dra ; eperohòvolutodarnequilavcra imagine, ac- cioche ciafeuno altro vi poffifar fopra il fuo giudi- cio. Ariftotile al 27. capo del nono libbro dell' hi- ftoriadegli animali fcrive dello Scolopendra marina quelle parole : Quella che fi chiama Centipede (cioè Scolopendra ) come hà inghiottito l' hamo vomita fuori le fue interiora, e non le ripiglia dentro } fin tanto che non hà vomitato l'hamo : il che fcrive pa- rimente Plinio al 45. capo del nono libbro. Ma che cio.fi polli fare da cosi picciolo animale , ilquale dipinge per la Scolopendra il Rondoletio , à me vera- mente non pare cofa credibile , havendo egli Ja bocca tanto itretea, epicciolina , che none veruna ragio- Difcorfi del Matthioli A fannotuttiglialtripefci, cheli gittano vivi dalla re- te in fui lido da i pefeatori . Il perche non fenza in- giuria ne riprende egli, febennon ne nomina, di- cendo edere poco confederata l'opinione di colui , che fcriflé commentarj fopra Diofcoride, fcrivenjo egli, cheilDragoMarinodiPlinio, e quello di Dio- fcoride non erano una cofa medelìma . Onde per non entrare in conrentioni lafcierò la vendetta di quella ingiuria à coloro, i quali come i più periti, e dotti conofeeranno lamanifella negligenza del Rondolc- tio (feben e egli dottiflìmo ) in cfaminare in qucfto luogo la lettione di Plinio. Io non veggio in verità , ™ come podi il Rondoletio fare, cheil Drago fcritto dal Plinio al 27. capo del nono libbro non fìa differen- te dal Drago di Diofcoride, effendo cofa più chiara delSole, chePlinioivialtronon deferive, cheilSer- pente marino fcritto da Ariftotile . L' imagine del quale (eh io fappi ) non è fiata data in luce fenon primamente dal Ridetto eccellentillimo Salviano nel fuo belliffimo volume de ipefei, dalla quale noi hab- biamo ritratta a nollra qui dileguata. Chiamano il Drago marino i Greci A/xxxiw ìtixJcaus ; i Latini Dra- cq roarinus. Della Scolopendra marina. Cap. 14. LA Scolopendra marina cotta nell' olio , e fatto- ne untione, fà co/care i pelis e toccata con mano caufa prurito . SCOLOPENDRA. SCOLOPENDRA MARINA DEL RONDOLETIO. ne, checonccda, che porta egli inghiottire an'ha- mo, quanto li voglipicciolino. llperchemi riduco finalmente à credere, che la Scolopendra portatane daCoflantinopoli, di cuièqui la figura, Ila lalegi- tima, e la vera; del che fà tanta manifelta credenza la forma dal fuo corpo, che fi potrà ben credere, che fiano fenza giudicio coloro, che altrimenti fi daran- no ad intendere. Chiamano i Greci la Scolopendra marina Exoxo' tTtvipx $x\isciu : i Latini Scolopendra marina. Della Torpedine pefee . Cap. 15. LA Torpedine marina mitiga ivecebi, e lunghi doh- ri dite/la , applicatavi fufo, e mitigaparimente ogni altro pedine i efamì Altra tfircrn» cruciato del corpo . Mefiti in sù'l federe , ritorna dentro il budello > quando efice fuori. COnnumeraft la Torpe- dine nelle fpecie de i Nel fecondo lib. di Diofcoride. T O R P E D I NE. 21$ pefci piatti, e cartilaginofi, co- me fono le Raje, le Pattina- mene c',e' e a'tri Ornili. La forma i Tor- del fuo corpo, levatone la co- 1C- da, reità tonda, il capo hà cosicontratto frà le fpalle, che non ne appare di fuori vefti- gio alcuno . Hà nondimeno gli occhi dinanzi nella parte di fopra, ma piccioli, e po- co di là due forami inarcati , j quali fempre ftanno aperti . Ha la bocca dalla parte di fot- te non grande, con denti affai minuti, non hà lin- gua, e fopra allaboccainluogodinafo hà due bu- chi, e ha nella medeiìma parte ( come fcrive Annoti- le al 13. capo del 2. libbrodell'hiftoria degli animali) cinque branche, ma piccioline, e inarcate , Se hà il culocon tlfuo pertugio nella più baffa parte del cor- po, appunto dove nafee lacoda , laquale ha corta, e carnofa, chefinifee in adailarga penna, & hà anco- ra due penne nel dorfo della medefima coda, delle emalila prima è la maggiore, come hà ancora appref- fo al nafcimento della coda, più larghe,& incarnate, delle quali iolamente fcriflè pur egli fenza diredelle altri parti cofa veruna al 14. capo del terzo libbro del- le parti de gli animali. Ma non mi pare, che inque- fto luogo fcriveffe egli bene della coda della Torpedi- ne, fcrivcndoegli, che la Torpedine non hàmanco la coda fpmofa, chelaPaftinaca léKaje, &il rello de 1 pefci piatti . II corpo della Torpedine è ricorper- todaunalifcia, eaflaimolle cotica, Se è bianca di fotto, e di (opra rolliccia di colore, quaficome di vino. La fchiena non hanno tutte à un modo, impe- roche in alcune vi fi vede cinque macchie tonde qua- fi come occhi , onde apprettò à i Romani fi chiamano Occhiatene : in alcune altre fi veggono le medefime macchie , ma non però come nell'altre nere, per effe- re elle dipinte à cerchi di diverfi colori con una mac- chia tonda in mezzo, laquale è fimilealla pupilla de gliocchi: in alcune quelle macchie non fi veggono, ma fono però minutamente per tutto il dodo macchia- te, & in alcune altre non è macchia veruna, ma han- no il dolio folamenterofieggiante. Ma benché per le notefudettepaja, che le Torpedini fieno di diverfe fpecie, hanno però tutte virtù di Itupefare le mem- bra. La Torpedine non partorifeeova, mavivoani- male , havendo però prima generato l'ova dentro al corpo, come fanno tutti gli altri pelei cartilaginei , e piatti, & è di tal forte fruttifera, cheferive Arido- tile etter data veduta una Torpedine grande pregna , la quale ne haveva fino à ottanta nel corpo. E'queflo pefee di tale, e tanta forza, epoteltà, cheefiéndo prefo nelle reti, avanti che i pefeatori lo tocchino con mano, gli ftupidifee, e loro addormenta le ma- n>> e le braccia : e fimilmente prefocon T hamo , parlandola forza della proprietà fua per le (etole del- la corda, e per il duro legno della bacchetta, pene- tra alla mano del pefeatore, e fubito l'addormenta . t però diceva Galeno al fefto libbro de luoghi alletti : Tanta potenza di llupefareè nella Torpedine, cheef. fendo conlafofcina tocca dal pefeatore , pattando la qualità per l'hafta fìn'alla mano, fubito l'addor- menta, eilupidifee. 11 che replicò pofeia Plinio al primocapo del 32. libbro, così dicendo . La Torpe- dine (quantunque tocca da lontano con verga, ò connaftaj fà addormentare ogni valido braccio, Se ogniyelociflimo piede. Et al 82. capo del nono lib- bro diceva : Conofce la Torpedine la forza, eproprie- D tà fua; imperoche ella non dormendo punto, s'af- feonde nel limo, laonde facendo dupidi, e immobili ipefei, che fe li accodano, li piglia, e feli mangia» 11 che prima di lui riaveva fcritto Ariftotile al 37. capo delp.libbro dell'hiftoriade gli animali, cosidicen- do: La Torpedine fà diventar ftupidi tutti ipefei , che ella defideradi mangiare, impctoche reltado egli- no ftupidi,equafi immobili, li piglia;efeli mangia. Af- condelì ella nella rena,e nel limo,c come vede,che i pe. lci,che gli nuotano intorno fi ttupefanno.li fcuoprc,e fe li piglia; il che alcuni pefeatori hanno detto d'ha- ver veduto. E' pigra molto la Torpedine al nuotare per haver poche ali nfpetto al fuo gran corpo , e però non potendo ella pigliar i pefci , feguitandoli , li piglia conlafudettaadutia, del che danno mani- fedo inditio i Cefali, ritrovandofene fpedo nel ven- tre delle Torpedini. Maral proprietà di ftupefarenon è fe non nelle vive ; imperoche fe rimanedè nelle morte, mangiandofi, come fi mangiano, dupefareb- bono tutto il corpo. 11 perche diceva Galeno all'un- decimo delle facultàdefemplici; Dilfero alcuni, che la Torpedine applicata fana i dolori del capo, e ri- torna dentro il budello del federe , quando fi rovefeia . Ma provandolo io nell'una , e nell'altra malatia , non vi ritrovai punto di giovamento , cperómipen- fai di farne Tel perienza con una viva, e cosi facendo , vi ritrovai pofeia benillìmo l'effetto , che fi perde nel- le morte . Non mancano autori, che penfano , che la virtù di ftupefare nella Torpedine nonlìadidufa per tutto il corpo, mafolamente in alcune membra particolari; ma fe quello da vero, òfavola, quan- tunque non fia facile cofa il determinarlo, nondime- no non mancano ragioni, che concludano il contra- rio. Chiamafi à Vtnetia quellopefce Trcmolo,impe- roche, dupefando il membro, fà pofeia tremare. A Roma (non fapendo io onde fi cavino il lìngificato di tal nome) lochiamano, Battipotta, & Fottcrigia. Chiamano i Greci la Torpedine vupxi: i Latini Torpe- n01„ do : gli Arabi Tead: li Spagnuoli Hugia : i Francefi Turpilles . Della Vipera. Cap. 6. e mangiata ne i cibi , • giova alle infermità de i nervi, e rifolve le fcrofole . Bifogna , come è feorticata , tagliarle la coda , eia tejìa ; imperoche qui vi non è carne alcuna . E* certamente cofa favolofa il dire , che Ji taglino l'efìre- mitd d'efia fino duna certa mifura, il re/lo pofeia del. corpo, trattone le interiora, lavato, e tagliato in pez- zi , fi cuoce con olio , ■vino , Anetho , e un poco di fiale Dicono alcuni , che coloro, che ne mangiano lacarne, ge- nerano grancopiadipidocchi , il che èfalfo. ^ridico- no, eh coloro, cheufanonei cibile Vipere, lungamente s invecchiano . Faffl con la carne della Vipera un fate buono à tutti qtiejìi effetti, ma manco valorofio: e faffi in O 3 quefto Torpedine fcritta da Galeno . LA carne della Vipera cotta , rifichiara la vifta: 214 Difcorfi del Matthioli qiieflomodo . Mettefi unaf^pera -vivi ìnunvajo di ter- A fiale fi convertain earbone; ilqualepofciacavatofuori,J[ ra nuovo , infieme con cinque fifittrìi di Sale , e di Fi:hi trita in polvere , e fi ferba , or qualche -volta , accioche ficchi triti , e fei datili dì mele , tir illutavifi '/opra po- fia più fioave allabocca , -vi t'aggiunge dello Spigo nardo, foia un coperchio, &mettefiìn unì fornace , fino che il òverodelle fuefrondi, ò vero alquanto di Aialabathro. • t J^"9-n/ Erari tempo , che n'lBin1' JLN « fono incominciate à ritrovare le vere Vipere in Italia per li manifefti fegna- li, che fi fon veduti nei par- ti loro ; imperoche conli- gliandofi alcuni Medici , che fono flati vaghi di rin- tracciare, per havereilvero modo di compone la tanto defiata Thetiaca , con que- lli ciurmadori di banco , che fanno le profeffioni del- le ferpij n'hanno prefe delle pregne, le quali pofcia loro hanno partoriti i Viperini nelle fcatole , dove le rite- nevano ferrate, nè però per quello s'è ritrovato effer ve- ro, che rodendo nel nafcere il ventre della madre lo- ro, ammazzino, come fcrive Galeno nel lìbbro dei- Erronea o- la Theriaca à Pilone ( fepurquellibbro èlegitimo di KfrS* £ Galeno) d'autorkà diNicandro Poeta, e Plinio al Nicand'rce 62. cap. del io. Iib. ove corrompe il tetto d'Ariftotile , d ' alcuni al. da cui manifeftamentc fi conofee haverne egli cavata l'hiftoria . Alla quale opinione, oltre all' esperien- za già fattane , è contraria la fcrittura d'Ariftotile ; imperoche non dice egli, che i Viperini rodano nel nafcere le vifeere, nè il ventre della madre; madice, chequclli che pili tardano à nafcere (tardano, per- ciòcbe non nafeonofe non uno per dt) rodono una pellicola, nella quale elfi fono involti, per venire più pi elio alla luce . Et accioche queito più manifeita- menteappaja, cosifuonano le parole, che all'ulti- mo capodelquintolibbrodeH'hiftoria de gli animali egli ne dille : f-ìpera e fierpentìbus anima! edk,cùmintrafie ova pimùm peperit . Ovum hoc unita colori! , tir molli cute conteHum , ut pi/cium ejì . Fa-tur fupernè gignitur , tiec duro corticc coniinetur , ficut ne pi/cium quidem Park parvar Viperulas- membranh obvoltita; , qux ter- tia die rumpuntur , Evenk interdum, ut qui in utero funt , abrofis membranis prcrumpant . Singulos diebus fingulis- park : plurefque park, quam viginti, cioè , Sola la Vipera fra tutti i ferpenti partorifee animale , havendo prima dentro disc partorite le ova, le quali fondiunfol colore, e molli, come fon quelle dei pefei . Generali il parto nella parte di fopra , nè è circondato da duro invoglio . Partorifee i Viperini involti in certe pellicmc, le quali fi rompono ilterzo giorno; ma accade qualche volta, che quelli, che fono nel corpo, rodano le pellicine , e nafeano . Partoritene più di venti, ma non però più, che ogni dì uno . Ma Plinio ( come s" è detto) corrom- pendo il tefto d'Ariftotile, dove doveva dire, che quelli, che fono ultimi à nafcere, rodono nel ven- tre dellamadre, l'invoglio loro, diffe, cheammaz- zandolamadre le rodevanolevifccre, &il ventre. Contradice à tale erronea opinione parimente Philo- ftrato j imperoche nella vita di Apollonio Tianeo parrà, come Apollonio haveva veduto una Vipera viva, c fana, che leccava con la lingua i Viperini fuoiultimidel parto. Ma altrimenti (là la hiftoria del parto della Vipera di quello, che ne fcrive Ariftoti- le, il quale fi può credere, che trafcrivelle da altri au- tori, nè oflcrvafiècomepartorifeono, come ha fat- to M. Ferrante Imperato Speciale Napolitano, edi- •'Sentiffimo ofTervatore de i fecreti della Natura ; il suale fervendomi una lettera di molte belle cofe da luioficrvace, mi fcrive del parto di una Vipera quelle parole formali : Hòdi piuprefo cura d'havere una Vipera pregna,& holla polla in una fcatola di con ve D niente capacità, con coperchio fatto à polla tefìuto di filo di ferro à modo di rete, dove le nò fatto far femprela fpia di giorno, e di notte, peroflèrvare il modo, & il tempo del fuo partorire ; & hò veduto , chei primi figli del parto, fono i più vicini alla coda , e nalcono à due, à due l'uno dopo l'altro , e circa un'hora dipoi, ne partorifee due altri, e di cosi fatti intervalli ne partorifee fino à diciotto, e tutti in ter- mine di dieciò undeci hore al più, e non come vo- gliono alcuni buoni autori, che ogni di nè partorifea uno . Nafcono involti in una membrana fottile , e trafpaicnte, tal chefiveggondi dentro conglomerati in giro, e quando fi veggono alla luce, fubitofi co- minciano a muovere, e rivoltarfi tanto che coni tc- ftatrovanolapartepiùfiacca della membrana, &aef- confene fuori , lafciando la membrana attaccata al fondo della fcatola. Tutto quello mi lcrive l'impera- to. QueltiMarfi , che vanno in banco con le Serpi, e che li chiamano (quantunque fia la bugia) della ca- fa diSan Paolo, chiamano la Vipera, MarafTò , del quale fpcffilfime volte per fardi sè llefii maggiore flet- tacelo à popoli, moftiano ilunghi, acuti, e mortife- ri denti (come dice Plinio al p. capo dell'undecimo libbro ) nafeofi nellegengive, e coperti d'una certa pelle piena di mortifero veleno, e qualche volta ino- ltrano ancorai piccioli, che loro pigliano nelle fca- tole, fenza rodere le vifeere della madre. Che oltre à ciò le Vipere pattorifeono prima dentro da le le ova, & dipoi partorifeono i Viperini, nè fà aperto te- lìimonioTeofraftoal 14. capo del fettimo libbro dell' hiftoria delle piante, centra coloro, che crcdonoil contrario. Sono quelli animali (come dille Avicen- vipere na nel 4. al trattato de i veleni ) non troppo lunghi,con "enjjJ lateitafchiacciata, & larga appreflo al collo, ilqua- le hanno fottile con affai corta coda. Oltre à ciò vo- lendo^ Galeno nel libbro, che egli fenile della The- riaca àPifone, dimoilrare come fieno le Vipere femi- nedifferentidaimafehi, così diceva: Sono lefemine pomt roffigne di colore, e molto agili del corpo : portano l,g(te il collo diftefo, hanno gli occhi rofiigni , eferoci, e daini la tefla più larga del mafehio, di cui hanno parimen- te tutta la quantità del corpo maggiore, & hanno il meato , onde digerifeono aflài più vicino alla coda . Il mafehio hà in bocca due fsli denti canini , e la femina molti più. Et però ben cantò Nicandro, con quelli verfi . Fan noto il mafehio i due denti canini, Con cui porge il veleno , c fi difterne La femina all'havcrne più di due , Più oltre è da fapere,fecondo che riferifea AnUotile al 15. c.dell'8. libbro dell'hiftoria de gli animali, che quantunque tutti gli altri Serpeti fi nafeondàno il ver- no nel- Errore di linio . no nelle caverne della terra; le Vipere nondimeno fi nafcondonofotto ài fallì . E però dimoftra d'havere male intefo Ariftotile Plinio al 59. capo dell'ottavo libbro dicendo, chela Vi pera fola tra tutti i Serpenti fi nafconde in terra, etutto il reitodelle Serpi nelle concavità de gli alberi, òdeifaffi. Tacquefi medefi- mamente Aridotile quello, che Plinio fcrive, cioè, che la feraina nel coito roda , e divori il capo del ma- fchio. Ma perche oltre à quello fi fappia la virtù, e facultàloro, nèdiròquiquantoper lunga hiftoria nè '^ftcu'ui recitò Galeno all' undecimo delle facultà de {empiici, citate da e nel libbro degli antidoti, cosifcrivendone. E'cofa aleno. chiara, che la carne della Vipera è calida, e fecca , oveella fia condita del medelìmo modo , che fi condi- fcono le Anguille, cioè, con Olio, Sale.Anetho, e Porri. Ma ch'elle habbiano pofeia facultà di purgare tutto il corpo per li pori della pelle, fi può veramente imparare, e fapere per quello, che efiendo ancora io giovane nella noltta Afia, hò veduto, e fpctimenta- to, comeàfperimcnto per fperimento narrarò hora . Era un certo huomoleprofo, il qual converfava lèn- za rifpctto alcuno co i compagni, infino àtanto che alcuni fe ne infettarono de inoltri, & egli fatto già puzzolente , era venuto brutto , e horribile nell'afpet- to; il perche deliberandofi i vicini di impararlo dal con(ortioloro,havendogli apparecchiato una calipo- la, òverotuguriofoprauncollc, apprettò unfonte; quivi fuor degli altri lo collocarono ; portandogli tanto di ciboognigiorno, quanto gli fuflè ballante , per foflenerlo vivo. Hora avvenne in quello mezzo , che efiendo certi mietitori à mettere il grano non trop- po diquindilontani, proprio ne giorni canicolari, tìi loro portato un boccale di buon vino, cfùlafciato quivi vicino à loro da colui, che l'haveva portato , nel partirfi , difcoperto . Venendo pofeia l'hora del bere, emefeendoun di loro il vino in una tazza per inacquarlo, cafeò dal boccale infieme co'l vino una Vipera morta ; del che refiando sbalorditi i mietitori , e dubitandoli di avvelenarli, fe n'iiaveilèro bevuto , fi cavarono la fete con una purilfima acqua ; poi quando vollero eglino di quindi partire, per Immani- tà , e mifericordia donarono quel vino à quel leprofo , penfando che megliogli fufie il morire, che'l viverein tanta miferia. Il leprofo fe'l bevette, laonde fù po- feia mirabilmente fanato ; impcroche tutti quei fuoi tumori, e bitorzoli della pelle fegli fpogliarono da dolfo, come fi fpogliano i Granchi, eleiocufte dei lorgulci, rimanendogli fotto una fimi] pelle mollic- chiofa, come è quella diquelti animali, quando fi mutano. Un'altro limil cafo accadde Umilmente in Mifiad'Afia, non molto lontano dalla Città nodra , ove efiendo andato un certo leprofo à i bagni, fperan- do di ritrovarnequalchegiovamento , e havendo me- nato feco una fu a ferva giovane, e bella, quantun- que buonacompagna, vagheggiata, &amata da più amadori, ridottoli con ella al fine in certe cafe, alle quali era vicino unluogo fordido, e inculto pieno tutto di Vipere; per forte nè intrò una in un'orcio di vino mal riporto, &annegovifi dentro; il che veden- do la buona femina , e riputandofi buon guadagno quello, che la forte gli haveva dato, diede quel vino al padrone à bere per ammazzarlo ; la onde bevendo egli fu fanato dalla lepra nel medefimo modo , che quello, che dicemmo di fopra. Quello tutto dille ^aleno. E come che per più confinnatione, che le Vipere vagliano alle lepra, ne fcrivelTe egli nel mede- lime 1 luogo altre ifperienze fatte pofeia da lui con mi- rabile fuccelfo; nondimeno , per non effer troppo lun- s°5.lelafcieròfenzadirnequìaltro; parendomi, che aliai balli per confermare tal virtù effer nelle Vipere quello, che fin qui fe n'è recitato . Nè però fi maravigli alcuno, che amenduc quelte Vipere, di cui IcrilTe Vaienoeosi agevolmente s'annegaffero nel vino; per- e vioere j'.oche cJ°i° propria natura d'ellerne vaghe. ]1 perche > Z'Uhc d'ceva Ariftodle al 4, capo del S.libbro ddl'hiftoria de vino, SU animali, che per efler le Vipere avidiffime del vi- Nel fecondo lib. di Diofcoride. A 215 no, fono molti, che le prendono, mettendo vafi pie- ni divjnoincampagnaapprefiballefiepi, dondepo- feia lecavanofuoritutte ubriache. 11 chediflè fimil- mente Diofcoride nel proemio del fello libro . Man- gianooltre àciòle Vipere (fecondoclicà Pifonefcri- ve Galeno) le Cantarelle, e le Buprefti, efecondo Ariftotile al 29. capo del 8. libbro dell'hiltoria degli animali, mangiano parimentegli feorpioni . E però diceva egli, che i morii di quegli animali velcnolifo- no più nocivi , i quali mangiano altri animali mortife- ri, come fanno le Vipere. Entrano le Vipere nella Theriaca ; le quali ingegnando à preparare Galeno nel libbro de gli antidoti, cosi diceva ; Non bifogna B cercare le Vipere nel mezzo della date, come fanno alcuni , nè manco quando fono di poco ufeite delle caverne; impcroche nel mezzo della Hate la carne lo- roè troppoarida, comeèqu;lla delle ufeite fuori di poco tempo troppo frigida, etroppo fccca, edi po- chillimo nutrimento . Adunque il miglior tempo di pigliarle èneltcmpodi mezzo; il che diiTc parimeli- Quandi « te Andromaco. Nelqualtcmpo coloro, che facrifi- g*JK£ canoàBaccho, fogliono fmembrare le Vipere, cioè parinoleVi nel fine della primavera, avantiche comincila ilare ; p=«.p" ò vero nel principio della Hate, non molto tempo 'lht:aci- doppo al nafeere delle Plcjade, quando la primavera tulle pallata molto fredda. Lepregne, fepurliprcn- C dono, fi lafciano andare; ma all'altre fi taglia la te- tta, elacoda; si perche elle fono parti più velenofe , si anche perche fono più dure , nè hanno alcuna car- ne in loro. Debbonfi quelle eflremità tagliare (co- me che Diofcoride fenefaccia beffe) allamiiuradi quattro dita , & il redo del corpo li debbe pofeia fventrare, feorticare, e lavare ; & finalmente met- terle in una pignatta con puriflìma acqua , & A- nctholrelco, à farle cuocere à fuoco di carboni , ò vero di legna fecche, chenon facciano fumo, met- tendovi un pocodifale, fele Vipere faran prefe nel lor tempo determinato : mà fe elle follerò prefe la fiate, non vi fi metta fai e. Onde è da guardarli an- D cora di non pigliarle nelle maremme, nè in altri luo- ghi dove fieno acque falfe; perche la Theriaca, che li facon quelle, genera gran fete. Quando adunque le Vipere fonben cotte, come fe fi volcflero mangia- re, gittata via la decottione loro, lì fceglie la carne dalle fpine, e pellafi infieme con puiiffimo paneben arrolhto, eben levitato; delqualevi mettono alcu- ni una mezza parte, e altri una terza : ma io ve ne mcttounaquarta, equalche volta una quinta. Mac d'avvertire, che'l pane fia bene arroftito ; percioche efiendo altrimenti, è pericolo, chenon faccia di- ventare acetofa la Theriaca . E però , quantunque fia ancora bene arrollito , è neceflario tenerlo per b alquanti di in luogo fecco . Fatto quello , e pedo beneindeme ognicofa, fino che fia beniffimo incor- porato il tutto , fe ne fanno i Trocifci lottili , e non grolh ; perche i groflì malagevolmente fi fec- cano, e vi diventa ilpaneacetofo, e la carne vi s'in- fracidifce dentro . Per Iaqualcofa è molto meglio pellarvi dentro il pan fecco, che bagnato nella de- cottione delle Vipere, come facevano alcuni , che componevano la Theriaca à Ccfare, & io fimilmen- tefeci molti anni. Debbonfi pofeia feccare all'om- bra in luogo caldo, &alto , e che rimiri à mezzo , giorno, e non à Settentrione, di modo che il Sole polla fcaldare illuogopertuttoilgiorno; imperoche in un cotal luogo fi potranno commodamente fecca- re. Subito adunque che i Trocifci faranno formati mettinli in tal parte del luogo, che il Sole non li toc- chi, erivoltinfifpeilò, accioche fi fecchino u->ual- mente da ambedue le parti. Seccati pofeia che fie- no, tenganfi cosi ancora alquanti giorni nella mede- fimaftanza, ma più lontani, che prima dal Sole, eri- voltinfi lpeffo. E per far tutte quelle cofe badano quindeci giorni , dopo al qual tempo fin che fi vorran- no mettere m opera per far la Theriaca, fi debbono riporre in un vafo di fragno, òdi vetro, ò d'oro , O 4 impe- Tracifci di Vìpera. I 2!D Difcorfi dei Mattinoli imperoche il vetro, e parimente l'oro non gli poffono A contaminare : ma lo flagno fi fuolc falfificare co'l piombo . E però bifognafchifarfcne non folamente in quello, mainognialtrafortedi antidoti, come an- cora dell'argento mifturato ; percioehe il cosi fatto fi- tTiilmente diventa rugginofo . Debbonfi oltre à ciò mettere yi opera i Tiocifci non molto tempo da poi che faranno fatti, quantunque non molto fi fvanifea- no, fe ben ftefiero fatti un'anno, e molto più. Quel- li,che fonfecchi diligentemente nel principio , fi con- fervano intieri , efaldifinoàtre , equattroanni, pur che fi ripongano come loro fi conviene, e fi nettino — con panno di tela bianca alle volte da quella polveri- na, che vi fi ritrova fopra ; percioehe rimanendovi ella lungamente, facilmente fi tarlano . Mà è cofa cer- ta, che i tarlati fono del tutto inutili, e gli interiori fon fempre buoni, ancora che fieno di lungo tempo preparati. Quello tutto dille Galeno, infegnando la vera via, eia vera arte di fare i Trocifci delle Vipere. Ultimamente par che fi faccia berle Diofcoride, che coloro che mangiano le Vipere, diventino pidocchio- fi . Al che contraponendofi Galeno ali ' undecime) delle facoltà de fcmplici affermò efler quello vero in coloro, che hanno nei corpi loro molti humori cor- rotti. Scrive Plinio al 13. capo del 30. lib. che Anto- nio Mufa Medico di Cefare Augufto tifava di dare à mangiare le Vipere, ognivoltache gli venivano alle Spogli» iel- le fcrpi,e lo- i o elamina. tibne. mani ulcere incurabili, con il che le fallava pofeia prettamente. In Egitto (come riferifee Galeno al 3. delle facultà de gli aliméti)fimagianoquotidianamen- tele Vipere, e gli altri Serpenci, come fefufiero An- guille, come fi coftuma Umilmente nelle Indie nuove Occidentali ritrovate dalli Spagnuoli , e parimente nelle Orientali, comenel7.hbbro fi legge in Plinio. La cenere della pelle delle Vipere fparfa in fui capovjrtù vale mirabilmente contra all'alopetia: e fatta la cene- collarina re di tutta la Vipera meflà in una pignatta ben coper- vipere, ta , e illutata con due oncie di fucchio di Finoc- chio, eun grumo d'Incenfo , facendola abbrugiare in una fornace, melTanei collirii, ò veramente per fefolanegli occhi, fana le caligini, e altriimpedi- menti . La tefta d'una Vipera legata in tela , e attaccata al collo, è medicamento grandiflimo contra la fchi- rantia; imperoche non folamente fana il male già ve- nuto, maptohibifee, che non venga. Chiamano i Gre- Nmni, cila Vipera tx'^p*: iLatini Vipera: gli ArabiLaba- me Alfahay : i Tedefchi Brantfchlangen : li Spa- gnuoli Bivora, &Bicha; i Franccfi Viperes . Della fpoglia delle Serpi . Cap. 17. LA fpoglia delle Serpicottanelvino , e diflillatanell _ orecchie , 'vale ài loro dolori : Jimilmente tenuta in bocca, mitiga il dolore de i denti. Mettonla alami nei medicamenti de gli occhi , maffime quella delle Vipere. LA fpoglia delle Serpi, che fpef- fo fi ritrova nelle campagne trai fallì, e tra gli fterpi , è notiftì- ma cofa à ciafeuno . Della quale fcrivendo Ariflotile al 17. cap. dell' bidona de gli animali, così dice : 1 Serpenti fi fpogliano della vec- chiaia nella primavera , quando cl- eono fuori della terra , e parimente l'autunno; il che fà ancora la Vi- pera . Tutte cominciano à fpo- gliarfi da gli occhi, di modo che pare à chi non intende la cola , che vogliono diventar ciechi. Spoglian- lìdopo gliocchi il capo, e pofeia tutto'l ilrcfto del corpoqualì in una fola notte, e in un fol giorno . Di quella fcrivendo Galeno altro non ne dille egli, fe non che cotta nel vino togl ie il dolor de i denti . Vale ("fecondo che feri ve Marcello Empirico)allo fpafimo, appiccandofi al collo con filo di lino, e vale ancora ( fecondo che fcrive pur egli) cotta nell'olio rofato in vafo di (lagno, e di poi meflà fopra lo itomaco a i vo- miti di quello. Chiamano i Greci la Spoglia delle Ser- pi iùpctsl Romani Bru- co. Ven'èdiduefpecic, & amendue più volte vedute da noi ; imperoche una hà due fpine nella coda , e l'ai- travcn'hàuna fola, quan- tunque fieno alcuni , che chiamino Aquila la prima, all'opinione de i quali non fottoferivo; imperoche non ritrovo, che l'Àquilahabbi più d'una fpina,oltre ali effe- re ella non poco differente nellaformadcl capo, co- me ne Ila lunghezza della coda, dalla Paftinaca . E però 10 crederò più prefto ài pefeatori, i quali men- tre, che io me n'andavo in Iltria per li lidi del mare cfaminando i pefei , che con le reti fi ritrovano à ri- va, mimoftraronoeglinopiù, e più Paftinache,non in altro differenti, chenell'haverne alcune due, & al- cune una fpina nella coda; dicendomi,che l'una era il mafehio, cioè quella d'unafpina fola, e l'altra le l'emi- na . Ma è grande maraviglia, come ferifehino crudel- mente le Paftinache , havendo io veduto una Paftina- caiij una barca stuzzicata da un pefcatore,ficcare ino. vendo con impeto la coda più di tre dita la fpina nel legno . Sono quefte fpine forti, lunghe, e robufte , più graffe d'una penna d'Oca da fcrivere, ma piatte , ru vi- de,nerigne,e d'amendue i Iati dentate, le quali per effe- re ancora velenofiffime,diceva Aetio alij.lib.Coloro, che fon trafitti dalla Paftinaca marina , ii conofeono, parimente alla piaga, che manifeftamentegli fidifeer- ne;epofcia al dolore continuo, e fermo, eftuporedi tutto 1 corpo,phe gli ne feguita. Il che interviene , per- cioche efiènìo la fpina di quello animale molto ap- puntata,? ferma,ficcandofi nella camp vi fi profonda perfino ai nervi. Laonde fpeffo fi muoiono coloro, PASTINACA MARINA E che ne fon trafitti, d'un fpafimo univerfale di tutto il corpo . I! perche non fenza caufa diceva Pli al 48.cap. del o.lib.che niuno veleno era più crudele , che la fpi- na.che ftà levata fopra alla coda del Trigone , il quale noi chiamiamo Paftinaca,di lunghezza'di 5. onciei la q uale fitta nelle radici degl'alberi, gli fà leccare, e paf- fa l'armi di doffo come factta , & avelcna inficmemen- tc la ferita. Nafcondefi quefto pefee ( come medefìma- menterecitaegliaI42.cap.del medelimo) come fanno ig„„™ i ladri di ftrada,trafiggendo à tradimento i pefci,che fe di Marcel gl 'appropinquano. Marcello Vergilio defiderofodi f iore"t''* volere pur iapere, come fi debba adoperare quefta fpi- na nel dolore dei dcnti,per haverfelo taciuto Diofco- F ride,dice,che quantunque molto fi fia affaticato , non haverne però ritrovata memoria alcuna appreflò à gli antichi fcrittori. Nel chemanifeftamente dimoftra, che gli fuffè Pli.poco famigliare; imperoche aperta- mente air8.cap.del32.1ib.n'infegnailmodod'operare con quefta fpina nel dolore dei denti, cosi "dicendo: Paftinacx quoque radio Scarificare gingivas^ùr in dentium v'"ì' icI dolore utilijftmum . Conteritur is, & cum Helleboro albo il- ^lalT litui-, dente -s fine •vexalione -extrahit , cioè: E utiliffìma cofa al dolore de i denti fcalzare le gengive con la fpi- na della Paftinaca,la quale fpina pèlla con Helleboro bianco, Nel fecondo lib. di Dioicoride, le, * lord ninftio- bianco, & applicatavi in forma di linimento , gli cava A fuori fenza dolore alcuno. E però non ci dobbiamo maravigliare, fe alle volte vegliamo alcuni cavadenti nelle publiche piazze cavarli lenza ferro, e fenza do- lore. Guarifce oltre à ciò il male del verme ne i Ca- valli, quando comincia , pungendoli il luó-o con cf- fa. la cenere di tutto quello animale impiaìlrata con aceto insù la puntura, è efficace rimedio al fuo iftelTò veleno: i cui ùmilmente giovano tutte quelle cofe.che s'ufano ne morfi delle Vipere . 11 fuo fegato cotto udì* clioguarifee ungendofenela rogna, non {blamente degl'huomini, ma ancora delle oeftie, E quantun- que fia quello pefee cosi velenofo nel trafiggere, non- dimeno fi mangia nc'eibi, trattogli però prima infic- ine on quella fua mortifera fpina tutta quella parte B SOno le S e P i E conofeiu- te per tutte le pefearie d" ltalia,ove fi portino vivi i pe- fei marini. Sono affai fimili al polpo, eccetto chequelle fon maggiori di corpo,c que- llo più abbondante di gam- be. Hanno le Sepie fopra la fchiena un'oiTo bianco , il quale nella parte di fuori è adàiduro, elifcio,ediden- tro, tenero, fungofo ^leg- giermente ruvido tutto pie- no difottiliffimi, e ritortili- neamenti. Ufanlo gl'Orefici, perctochefacilmenteinquel lapartelungofa improntano leltamped'anella, e d'altre cofe, chelavoranodi gitto. Hanno le Sepie quella adu- na in loro, che come Temono avvicinarR il pefeatore, ò gl'altri pefei, che fe le mangiano, lafciano da fe quel liquore nero, chehannonel corpo, intorbi- dando l'acqua per non effere vedute. Partorifcono jj ( fecondo che nfcrifee Plinio al 5 1. cap. del 9. libbto_) ogni mefe, & il più delle volte ir. terra tra le cannelle, e tra l'alga; ma non vivono più, che due anni. Il che difle Arift.parimente de i Polpi al ?5.c.del o..lib. dell' hiftoria degl'animali. Et imperò fopra ciò direi io, che fe l'hiftoria , che recita Plin. al 50. cap. del 9. Iib.di quel grandiffimo Polpo, la cuiteftaeracosìgrande, che fi raffèmbrava à una botte di tenuta di quindici anfore, c le gambe lunghe di trenta piedi, e grolle quanto lì poffa abbracciare con ambedue le braccia, e vera, chefiancceffariaco- LOL1GINE fa, che pofsanoi Polpi vi- vere le decine de gli anni; come ancora può interve- nire nelle Sepie, e nelle Lo- ligini, chiamate da noi ca- lamari; percioche nel luo- go mcdefimo arTerma Pli- nio eilerfene ritrovate ne i lidi di Spagna della mede- fima grandezza del Polpo fudetto . Ma ritornando al- le Sepie, dille Anafilao,chc mefio quel lor nero liquore nelle lucerne, tolto via ogn' altrolume, fà parere tutti gl'huomini mori.Mafecon ragione , ò con ingiuria mi riprenda qui il Gefncro,per non entrare in contcntio- 'ni, lo lafcierò nel giudi- tio di coloro , che intendono , non recitando io le pa- ie.«l«n> ro'eiormalid'AnafiIao, ma folamente il fentimento. Slt» . Sono 'e Sepie , e fimilmente i Polpi , le Loligini, e tutti quelli pefei così mollichiofi , molto duti da digerire, e però fi collujna Tempre prima di batterli avanti , che lì 219 gialla, che fe gli ritrova nell* fchiena, e tagliatagli fi- milmente la tefta. ChiamanoiGrecilaPaftinacama- rina rpuyiv Saxìwia ; i Latini Paltinaca marini . f,<"1" ' D$IU Sepia, Cap.zo. f t, f-ero della Sepia cotta mangiato è d«ro da digerire ( | nmdim m p mollifica il corpo . Patto del fuo ojfo collirio fri li/eie l? ruvidezze delle palpebre . Bruciato conia fua crolla jJx ths la parte erofìofajì levi , e fattone polvere , mondifica le vitiligini , la farfarella , i denti , e le mac- chie della faccia. Mettejt lavato nelle medicine degl'occhi, giova alle macole bianche , che fono in quelli degl animali quadrupedi , fonatovi dentro con la bocca . Confuma tri- to con fale, ér applicato l'tmghielle degl'occhi . SEPIA. Il» gnn fimo . cuocano, quantunque dicede Athenco, che le Sepie cotte lede conferifeono allo ftomaco , & affbttigliano il l'angue, e provochino l'hcmorrhoidc . Mà infomma, per quanto s'hà da Galeno al 3. delle facultà de i cibi , hanno la carne dura.malagevolmente fi digerifcono,c generano nei corpi molti crudi humori, dando però laudabile nutrimento à coloro,ne cui ftomachi valen- temente fi digerifeono . E per quanto ne feriffe pur e- gli all'i 1. delle facultà de femplici.vale l'odo della Se- pia abbrugiato alle vitiligini, à i quofi, flc alla rogna : e cura oltre à ciò infieme con fale minerale le unghielle de gl'occhi . Il crudo fregandone i denti, li f à rilucen- ti, ebianchi, e difecca l'ulcere quando vi fi mette fo- pra. Le loro ova ( come dice Plin. ) provocano man- , O VERO CALAMARO. giatel'orina, ccavanola vifeofità delle reni . Ufanli alcuni di mangiare con l'agliata, per eifer più potenti nel coito. Chiamano i Greci la Sepia Suri*: i^atini Nomi. Sepia : gli Arabi Sarathan , e Sartham : i Tedefcni Bla- cifich; HSpagnooliSiba: i Francefi Seche . Vii MuMi>. e fui ksftoy» • Bel -Muli» pefie-, ■ ■ ■"ir ?• • pip.^Vl. ■ ' C cfe f «/& ^ continuo mangiare il Mullo ingrojji la chiarezza della vijìa . Tagliato crudo, & impiàftrato medica imorft del Drago marino, degli Scorpioni, e dei Ragni:, ' ' I- Pelei, che anticamente i Latini chiamarono Muti, lafciato il nome Latino, li chiamano hoggi in Italia Triglie, come 'li chiamano i Greci . Sono i Mulli diducfpecie ( come vedo effere ancora flato of- fervatodal dottiffimo Me- dico Hippolito Salviano) differenti non (blamente n.cl colore Pìfcorfi del MMMoJj - m u l--l o. ma ancora nella fjriitc da Oalciio. I ;i ppopora- uio , e fra Ivito^ia. — «...w.^vì^ì Loiuic, ma ancora nei]; grandezza Imaggiori, i quali fpelle volte fono lun- ghi un piede , fono roffi con certe linee d'oro tirate di 4ungo dal capo alla coda . I minori fono purpurei con certe maccmette , parte rotte, e parte livide fu la fenic- he non eccedonola lunghezza d'un palmo. Sono amendue barbati, e però chiamati Barboni da pesa- tori Veneiiani, e Trieftini . FU già in gran prezzo ap- pretto a gl antichi , e maiììme à igolofi , rapendocene molte volte furono a quei tempi comperate le Triglie da private pcifone per una libbra di puro argento fu- ni , tanto fodisfaceva a'golofi il lor fegato , e la lor te- ".*« camperò diceva Galeno al 3. delle facultàde i cibi: li fegato della Triglia mirabilmente fi loda da i I rmcipi de golofi , quantunque mai à me fia egli paru- to tanto foave,che meriti d'effèr tenuto cosi in prezzo, ccosihonorato, ne anco perche dia al corpo troppo eccellente nutrimentore umilmente dico del fuo capo, II quale doppo al fegato lodano coftoro. Ma non fa- cendo 10 perche caufa ciafeuno andafTe cercando di „,»'*- H1PP Peli Htppopotamo . Cap, 22. ITeJlicoli dell' Hippopota- mofeccati, etritijìhe'vo- no al morfo delle Serpi, Tj L' HlPPOPOTAMO l~i (fecondo che riferifee PI in. al 25. e 26. cap. dell'8. li. )è unabeltia del Nilo af- fai maggiore del Cocodril- lo, il quale hà due unghie nei piedi, come hanno i Buoi. Hàlafchiena,icri- ni,e l'annitrire di Cavallo, ilgrugno levato, la' coda torta, &i denti, come di Potco cignale, come che non fieno cosi nocivi. Ma Ariftotileal fettim0cap.del3.Iib. della natura de "li animali (dal quale pare che traferiva Plinio) fcrif- fedell'Hippopotamoinquefto modo: La bocca in alcuni animali è intagliata, come ne Cani , ne'Leo- ni, & in tutti gl'altri, che hanno i denti, come la Sepa. Ne gl'huomini picciole, ne gl'altri è medio- cre, come nelle fpecie de i Porci, e nell'Hippopo- tamo, il quale nafee in Egitto con crini di Caval- lo» Unghie Bovine, e nafo rivolto, e TofTo del cal- "Pn? > come hanno tutti gl'animali di due unghie. Hai denti fuor della bocca, ma non molto; la coda di 1 orco cignale, e la voce di Cavallo , & è cosi grande , come un'Afino. Hà la fua pelle nella fchie- na cosi graffa, che fe ne fanno dai cacciatori faette, queffi pefci più grotti , per effer i più piccioli piti fS-- ponti, epiuaggradcvoìiallo ffomaco, domandan- done un giorno un golofo, chen'havea comprati 3g ^ 1 grotti perunagranquantità di denari; mi rifpofe }" che fi cercavano 1 grotti per haver eglino maggior fe- gato, e maggior tétta, h nel niedefimo h'iS^o n4 principio del capitolo diceva: Le Triglie hanno li carne più foda, e più fragile di tutti gl'altri pefei & imperò non è vifeofa, nè graffa,' ma difapore aggra- devole, e molto famigliare alla natura dell' huomo - Figliano le Triglie (come dice Plinio ) tre volte r anno, e fono tanto ingorde , che fi pafeono ne i porpi morti de gl'uominK Quellepiùfi lodano, che fianno due barbe pendenti dal mento: e le Romane fono aliai migliori,che quelle del Regno, ediVene- na. Diffe Atheneo , che'l vino dove fia annegata D una,lriglia bevuto impedifce il coito ne gl' huo''- !r * C, w'n donne r imPrcR"«n • Chiamano ! Oreci il Mullo fryfctf: i Latini Mutlus : li Spa- Nomi gnuoli Salmoneté . OPOTAMO FINTO. e dardi, e parimente feudi, elmetti, e rotelle, per efler impenetrabile, fe prima non fi bagna . Ma fc vogliamo credere à Paufania, Greco, & antico hi- ftonco, l'Hippopotamo hà nella maftella di fotto due zanne, che gli efeono fuori di bocca , come hà il Porco cignale, ma non cosi evidenti, è gran- di , percioche fcrive egli effére flato in Arcadia un fimulacro della madre di Dindimena fatto d'oro , la cui faccia in cambio d'avòrio era fatta di denti d'Hippopòtamo . Ma parmi veramente, che poco ( per non dire nulla,) lì raffòmigli al vero Hippo- . potamo l'imagine in quefto luogo Ila mpata, quan- tunque per l'Hippopota mo lo dipingeffe -prima il tfellonio, e dipoi il Gefnero pigliandolo da lui ;im- peroche Nel fecondo lib. di Diofcoride. 221 peroche non hanno i Tuoi piedi le unghie sfefle co- meiBuoi, nè manco fo- no fimili nelle calcagna, ma cornei Cani, &i Lu- pi , eie Volpi, vedendo- fi haver le dita, e le un- ghie fenili à loro. La boc- ca fimilmente non è in quello animale mediocre, vedendoli cheilBellonio 10 dipinge con un Coco- drillo in bocca. Più ol- tre non fi vede, che riab- bi zanne fuor di bocca come il Porco cignale , non hà crini, nè fomi- glianza veruna con il Cavallo, e con l'Afino. La coda è più predo d' Elefante, che di Porco cignale . Le orecchie fono come d'Orfo, & ;il moftac- cio Porcino, il quale feben'è rivolto in sii, farebbe in tutto fuor di propofito, e di ragione volere per que- llo fegnofolo affermare, che fufìè l'animale, che rap- prefentalaquifudetta figura, d'Hippopotamo; im- peroche in tutta la forma del corpo, eccetto che ne i piedi, e nella coda, pili pretto fomiglia un Porco , che qualfivoglia altro animale. Ne mi rimuove dall' opinione la ftatua di pietra del Nilo in Roma, appref- fo alla quale e fcolpito l'animale, di cui è qui la figu- ra con il Cocodrillo in bocca, imperoche non firaf- fomigliando egli in parte veruna all'Hippopotamo, delqualfcrifkAriltotile, Paufania, Plinio, & altri antichi ferittori, io non mi pollo perfuadere, che quell'animale rapprefenti ivi l'Hippopotamo, e maffi- mamente non trovando io fcritto da veruno, che gli Hippopotami piglino i Cocodriili , e che tutti interi 11 portino in bocca; ma bene pili prefto mi maraviglio del Bellonio , che feriva bavere villo in Costantino- poli un'Hippopotamo limile à quello, il quale era vi- vuto già tre anni , e viveva ancora in luogo fecco ; im- peroche fcrive Ariflotile ali n. cap. dell'8. lib. dell' fiiftoria degl'animali eflere alcuni animali, comefo- no le Tcftuggini marine, &i Cocodriili, e gli Hip- popotami, i quali non poffono vivere per propria lor natura lontani dalle acque , come I'ifteffa ragione del- la natura, el'efperienzancfanno teltimonio. Il che m'induce à credere affai più ad Ari fiorile, che alBel- lonio, il quale credo io che fi lia ingannato, ò che feriva per parere d'haver veduto ogni cofa , molto piti di quello, ch'ei non vidde giammai ; e di ciò me ne tanno teftimonio le qui fcolpitc medaglie antiche , havute dal rariffimo Antiquario Cefareo, M. Jaco- mo Strada Mantovano, erarilfimo invelligatore del- le antichità Romane, edEflerne, vedendoli neiro- verfcilorolcvereimaginide gli Hippopotami, che hanno tutte le note, che gli aflègnano tutti li fudetti hiftorici. Erano gli Hippopotami anticamente non folonelNilo, manelfìumeBanbothoin Africa ap- prettò al monte Atlante, e parimente nel fiume Indo dell'India, fecondo che fcrivono Strabone, e Soli- no. Non fi trovano piti i veri Hippopotami in luogo veruno, come fcrive Ammiano Marcellino. E que- llo animale di tanta aflutia, che entrando nei cam- pi delle biade alla paftura , v'entra all' indietro per parere, che fia venuto fuori, per non effervi prefo. ARoma fri portato vivo infieme con fei Cocodriili da Marco Scauroedile, facendone fpettacolo ne i fuoi giuochi. Hà l'Hippopotamo quella natura in sè , che quando fi fente carico, e troppo ripieno, entra nei canneti, dove ritrovato alcun tronco di canna, già Hata tagliata, vi frega fufo la vena, fino che fi cavafangue, lafciandone venir fuor tanto, quanto parca lui, che gli badi, e poi ferra la piaga con bel- letta,e con fango . La cenere del fuo cuojo, impafta- IPPOPOTAMO tacon acqua lana le pofteme, che fi chiamano pa- virtù dell* ni: Alleggerire il fuo graffo il freddo, che viene Hipjopoi*- avantiallefcbri, e fimilmente il fuo llerco fumenta- to . I denti della mafcella fua (iniflra , fregati alle gen- give fino che efea il fangue, fanano il dolore de i den ri. Lapelledella finitila partedcllafionte legata ap- ! prefto all'anguinaglra , proibifee il coito, e brugiata in cenere fàrinafeerei capelli, ltefticoli bevuti al pe- fo d'una dramma vagliono al morfo de ferpenti. Chia- mano i Greci l'Hippopotamo lTT3OTT«Mif : i Latini Hippopotamus , & fiuviatilis cquus . Del Cajìoreo. Cap. 23. Eli Caftoreo ambiguo animale , percioche converft infamemente in terra, e nell'acqua , dove fi ciba dipefei , e di granchi . Hanno ifuoitejìicoli virtù contra i veleni de ferpenti : fanno ftemutare , ed ufanfi in di- ■verfe cofe univerfalmente . Bevuti con Pulegio al pefo di due dramme , provocano i mejlrui , e cacciano le fecondi- ne, e le creature del corpo . Bevonficon aceto alle vento- jììd, ài dolori di corpo , alfinghiozjzj) , di mortiferi ve- leni, ér all'ixia . Svegliano meffi ne ieri/Ieri i leihargi- ci , gli addormentati , e gli fopiti per qualfivoglia caufa . Dijjoluti con aceto, ir olio Rofato, ér odorati, ò vero fattone fomento fanno il medefimo. Bevuti, ^applicati informa di linimento giovano a gli fpajìmati, ir di tre- mori delle membra, ir à tutti i difetti dei nervi . Hanno tmiverfalmente virtù difcaldare . Quelli fono gli eletti, che nafeono daun medefimo principio {percioche egli è im- ponibile ritrovare due vejjiche ferrate in ima fola tonica ) ; che hanno dentro un liquore ceragginofo, di grave , e fajli- diofo odore , forte , mordace al guflo , efragile, ecìrcon- dato intorno da proprie , e naturali pellicole. Contrafan- no gli alcuni truffatori mefcolando VArmonìaco, ò vera- mente la Gomma col fangue di quejlo animale, e con gli fieffitefticoli , acconciando pofeiatuito nelle ve fiche dfec- carfi. E veramente falfo quello, che fi dice, che feguita- to quefi' animale dai cacciatori fi 'fiacchi i tefticoli nel fug- gire coni denti , imperoche non fe li può pigliare per effer ritratti, come fono quelli del? orco. E neceffario nel torli fuor a dividendo la pelle , confervare quel liquore fimile al mele con la vefeica , dove Jìd dentro , e poi quando è fecco riporlo . Còme fi vede per tutta PAlemagna biffa, ovunque Callorto, e trafeorra il fiume del Reno, perl'Auflria,& Un- 6,hib,il gheria,ovunque palli il Danubio,e per altri luoghi cir- convicini,percuitrafcorranolaDrava, la Sava, eia Mora ampliffimi fiumi,fono ìCastorei( come dice Diofcoride,veramcnie animali all'acqua, & alla terra communijvedendòfi quivi hora nuotare nell'acqua, & horatrafcorrerefraterra,e caminare dietro à i lidi de fiumi. E animale molto fimile alla Lodria,come che al- quanto più grande . Hà il capo quali tondo , i denti , e gli 121 gli occhi come i Topi, la lingua di Porco, le mafceiv- lecome di Lepre, con il mollacelo tondo lenz'a- cutezza veruna, e con al- cune fecole intorno, come hanno i Gatti , e parimente hà le medefime ferole nelle ciglia. 1 denti dinanzi, i «jualifonoduedi fopra, e duedifotto, fonolunghi, larghi, quadrati taglienti, vacui di dentro , e d'un co- lore, che nel giallo roffeg- gia,maimafceIlari,chefo- no da ogni banda otto , fo- no ineguali , e ruvidi.come una lima. Hi picciole o- recchic , ritondette, e pelo- ie, epiccolillìmiocchirif- petto alla grandezza del capo, e del corpo. I piedi dinanzi fono divifi in cin- quedita, manifefte, & apparenti molto limili alle Marmotte , & alli Scojuoli armati di ugne ferme , e ro- bulte Onde non fono in parte veruna rafiembrevoli a i piedi nelle Simie , come fcrive un dottillìmo autore moderno. Gl'altri didietro fono quali limili à i piedi dell Oca , ne i quali fono parimente cinque dita colle- gati da una nera cartilagine. Hàla coda larga quattro dita, limile a una lingua pili lunga d'una fpanna.di fo- pra iquamofa , come pefce , e di fotto lifcia,e fenza pe- li tanto dall una parte, quancodall'altra , della quale (i lerve quello animale per nuotare , come fa parimen- tedei piedi polteriori. Hi ilfegato affai grandc,neri- gno, e divifo in cinque ali,dovc tra le minori Ila attac- cato il fiele. 1 rognoni fono maggiori , e la milza mi- nore, clic II nchieggia in tanta quantiti d'animale . La velcicaecomediPorco, & i tediceli fonopiccioli, ìiltretti , & attaccati di dentro via alla fpina del dolio , i quali non li poffòno cavare ( per mio giudicio ) fen- za torli la vita , il che ritrovo appreffò Plinio efler (ia- to diligentemente offèrvato da Seltio Medico. Onde ccofamanifefta.cheSolino, Andromaco, Eliano , Apulejo , Gmvenale, Gcerone.e Plinio favolofamen- te fenflero , che il Cafìoreo fi tagliava i tellicoli con li denti, vedendofi feguitareda i cacciatori. Ma non pollo le non maravigliarmi, che Plinio reftaiìé in que- fta W& opinione, havendo egli letto quello errore ap- preffò il inededmo Seitio (come egli Iteffo fcrive al 3. cap.del32.hb.) tutto ciò effe* favolofo, & edere con- futato da Sellio. Ma effèndo cofa manifeila, che i Caitorei hanno 1 tellicoli attaccati alla fpina del doffb poco maggiori di quei dei Galli .bifogna dire ( come eia venta) che 1 Caitorei , che fono in ufo nella me- dicina, non fono i tciticoli dell'animale , ma fono due vefciche coartane , le quali fono in quelli animali tan- to ne i mafehi , quanto nellefeminein amenduc l'an- guinaglie di fatto fotto la pelle grolle come ove di Gallina , e qualche voira maggiori, le quali hanno fat- to un'orificio l'uno apprello l'altro fuor del corpo ap- pretto al petenecchio , come due evidenti pertugietti , perii quali efee fuori un'humorcgiallicio, quafi come olio, didifpiaceyole odore , il quale quello animale lecca con la lingua,e le ne unge per tutto'l corpo.Que. Ilo liquore nei vivi ( come hò detto) è liquido come olio , ma tirati i follicoli via dall'animale , & attaccati alfumo.diventailliquoregroffocome mele, equafi del medelìmo colore, e dipoi s'indurifee come cera. Ma che quelle vefciche,ò vero follicoli pieni del fu- detto liquore non fieno i tellicoli di quello animale , fi conofcemanifellamente, percioche fono tanto ne i «palchi, quanto nelle femine d'una medefima gran- dezza . Oltre à ciò non vi fi vede meato alcuno , che entri nella verga dell'animale, feben è collocata nel mezzodì loro . Ne patifee la ragione, che in si pic- cio.o animale debbino eflère tellicoli di tanta gran- Difcorfi del Mattinoli dezza. Finalmente ritrovandoli nei mafehi fenfata* mente i tellicoli (come se detto) attaccati di dentro alla fpina della fchiena, nonèragione, che confen- ta, cheifudettifollicoliiienotefticolidi quello ani- male. Noi adunque infegnati primamente ciò dal dottifiìmo Rondoletio , eccitati dalla novità della co- fa, havendo havuti in dono due Callorei l'uno maf- • chio, e l'altro femina dal Sereniffìmo Arciduca d' Auflria Ferdinando, &c. mio Signore, e patrone, ne volemmo vedere in tutto, eper tutto l'anatomia, la qual Ili fatta in cafa nollra prefentigl Eccellentifs. Medici Cefarei , il Sig. Giulio Dottore Aleffàndrino, & il Signor Dottore Stefano Laureo, e M. Claudio Riccardo Chirurgico di fua Maellà, inlieme con il Dottore Andrea Blavio, ilDottore Giovanni Ville- brochio , il Dottor Giorgio Handfchiomiei colleghr, e M. AliprandoSpezzalancia Chirurgico di fua Al- tezza, i quali vedemmo quello fatto Ilare altrimenti di quello, che ne fcrive il dottillìmo Rondoletio , à cui ne debbe rendere gratie non folamente tuttala fcuola dei Medici dell'età nollra , ma ancora tutta la polterità.Avvenga che da pochi de gl'antichi per mol- te , e molte età pallate, ò forfè da nifiùno fino à que- llitempi, èllatoconofciuto cotal errore, effendofi tutti ingannati, credendo manifeftamen te,che il Ca- lìoreo, cheèin ufo nella medicina, altro non luffe, che i veri tellicoli di quello animale . La femina và del corpo, pifeia, e partorifeeperun fol meato,concor- rcndovi il collo della matrice, e parimente quello del- la vefeica; Mangiafi la coda inlieme con li piedi po- lteriori ne i giorni, che non fi mangia carne ; tenendo- fi chequelle parti fieno pili prello pefce cliccarne ; nondimeno al mio gullo non vi fi fente di pefce faporc alcuno. Hi il Calìoreo ferociffimi,&acutiffimi i den- ti , con li quali tronca i rami degl'alberi, li quali po- feia acconcia con mirabilarte in farli le llanze di pili palchi nelle caverne, dove egli fi ripara nelle ripe de fiumi. Morde crudelillimamente , di modo che mai non sferra, dove afferra con li denti, lino che non fente il fracaffò dell'offa. Ma è bene d'avvertire, che pochi Caftorci, diquefti che vanno, e vengono da Venetiainmercantia, fono, chenon fieno faìfifi- cati. Del che ne fà fede la grandezza loro. Corrom- ponli coloro,che ne fanno incetra,pcllando ( come di- ce Plinio ) i tellicoli,& i rognoni inlieme,& acconcia- doli pofeia con bell'arte nelle vefeiche à leccare. Io ne hò ben havuti di non contrafatti,llatimi portati d'Au- llria, molto differenti nella gràndezza.nel colore,néU' odore , c nella bontà di quelli,che fon communi nelle fpeciarie. Scrive Plinio al 3. cap. del J2.1ib. che il più valorofo Calìoreo fia quello, che nafee in Ponto, ri che prima haveva detto Strabone nel 3. lib. della fua Geografia con quelle parole : La Spagna produce affai Capre falvatiche, e Cavalli falvatichi . I fiumi produ- cono li Caftorci; ma i tellicoli di quelli non hanno quella Falficà n( tefticoli c Caftors» Nel fecondo lib. di Diofcoride. quella virtù, che quelli di Ponto; pereioche è propria A natura del Caftoreo di Ponto d'haver efficaciffimi virtù ne i medicamenti d'importanza , come ancora in molti de gl'altri. Ondefì vede manifeftamenre, che interpretò rnale affai lo interprete di Srrabone quefta parola Quppxx-àS" velenofo; volendo dire norrvele- nofo, ma medicamentofojcome proprio fignifica quel vocaboIoGreco inquelto luogo, cioè ottimo per li medicamenti, come fono molti altri medicamenti, che nafeono in Ponto, come l'AfTenzo tanto commenda- to da Galeno , l'Acoro , il Phu , l' Amomo , e molte al- tre virtuofiflìme piante . Il che fapendo molto bene il dottiffuno Damocrate merte il Caftoreo Pontico Co- rnell più virtuofo Mitridato . E perciò non so io come B Damocrare così Iodi nella compofitione del Mitrida- to il Caftoreo di Ponto; e mafiìmamente vedendofi , che Artdromaco nella compofitione della Theriaca lodaquello del Danubio . Scriffe de i tefticoli del Ca- jloreoaU'ii.lib.dellefacultà de femplici Galeno in quefta forma , Eil Caftoreo medicamento veramen- te molto celebrato , e molto ufato da i Medici ( dell'u- fo del quale per le mirabili facultà fue fcrifTe Archir- gcnetuttounlibbro)calido, e fecco . Maquantun- que molti altri Semplici fi ritrovino ancora cfler tali; nondimeno per edere il Caftoreo compofto di parti più fottili , affai più vale , che gl'altri che fcaldano, e difeccanoanch'églino. Oltre à ciò e da fapere, che di *- gran lunga s'ingannano quei Medici, che in ogni fpe- cie di tremore, di fpafimo, e di paralifia ufano il Ca- ftoreo , non ricordandoli , chetali accidenti poffono intervenire per più divede, e contrarie caufe del cor- po. Laonde havendofi bene iìudiato Hippocrate , poffono beniffimo ramentarfi i Medici, che Io fpalimo de nervi hora per troppa abondanza, & hora per man- camento d'humori fi caufa ne i corpi . E però benifli- mo , e con molta utilità, dove per abondanza fiadi bi- fogno di cacciar fuori , e di difeccare , fi può il Cafto- reo e dar perbocca, & applicar di fuori . 11 chenon li può fare fc non con gran nocumento, ovunque fi ri- j-j trovi caufarfi Io fpalimo per liceità, per difetto d'hu- mori, e di nutrimento. 11 medefimo fi debbe avverti- re ne i paralitici, & in coloro , che tremano . Debbefi quello confiderà re Umilmente nei lunghi finghiozzì dello ftomaco; imperoche dove fi caufino da groppa pienezza, vi vale mirabilmente il Caftoreo, facendo pofeia il contrario quando lì fanno da ficcità di fto- maco, ò da mordaci , & acuti humori ■ Ma come fac- cia credere di dover ellère il Caftoreo in qualche parte nocivo à corpi l'odore ,& il fapore aliai gravi, che fi ritrovano in lui; nondimeno non fe ne vede malitia alcuna, ove s'applichi convenientemente. Iolofnc- P o SOno le Donnole , fagaciffimi animali, e quantunque piccioli, a- nimofiffimi, e ferociffi- mi, in Italia Conofciute, e volgari . Ritrovanfì , come difife Plin.al 4. cap. del 29. li. Donnole di due forti: una che vivc,e con- verfa nelle campagne, e ne ibofchi , che fi chiama falvatica: e l'altra, che (i ripara nelle noftre cafe, chiamata domeftica. Sono amendue cosi gelofe de i {01 figliuoli, che mai non glilafciano fermi in un •uogo, per paura, che non gli fieno tolti; ma fem- preglivannotrafportandodaluogoà luo^o. Eperò ben dille Ariftot. al 6. cap. del 3. lib. della generatione de gli ammah , che eflendo ftate vedute le Donnole, quandotrasferifeono i figliuoli loro con bocca , fi fo. notaliamenreimaginatialcuni, che partorifcanoel- le per bocca, come poetando par che fi creda O- vidio nelle fue Metamorfofi . Nè manco mi pare di dar lede all'Encelio, huomo altrimenti dotto, 223 rimentato ("diceva purGalcno ) tratta però prima fan- gue dalla vena appreffo alla giuntura del piede , à dar- lo con Pulegio, ò vero conCalamento ne i meftrui ri- tenuti, e fempre nò ritrovato haverli provocati fenza alcun nocumento. Vale brugiato insù i carboni , e toltone ilfumoperbocca ài difetti del polmone, e dellatefla. Fattone fumo fotto al nafo (oltre àquel- lo, chenefcriveGaleno) vale à maraviglia alle pre- . focagioni della matrice. Fà il medefimo piefo in ptU^'uri ^fei'" loie al pefo di mezzo fcropolo con altrettanta AfIa.l£ailoreo.>' fetida. Bevuto al pefo d'una dramma, fà andare del corpo, ecaccialaventofità, cosidi fopra, come di fotto. E oltre à ciò falutifcro, e licuro rimedio dato à bere , ove lì tema , che ne i doloricolici , & in quelli della matrice ( come fpeflòhò io veduto accadete in Germania ) i patienti non divenghino contratti , e ftroppiati delle mani, e delle braccia , ò veramente, che non fi fpafimino , Dadi ancora utilmente à bere à i paralitici, e contrail finghiozzo. Giova allefgiati- che bevuto al pefo di una dramma con tre oboli d'O- popanaco. Dicono alcuni, che i denti dinanzi del Ca- ftoreo guarifeono il trabocco del fiele , tenuti nel bic- chiere, con cui bevono gl'ammalati il vino, del che (fe ben pare haver non sò che del lùperftitiofo ) fe n'è però veduto qualche fperienza. Giova (come ri- ferifcePlin.al3.cap.dcl32.Iib.)aI mal caduco. Alle- gerifee ildolor de i denti, meffo trito nell'orecchia da quella iftefla parte, ove èildolore. Diftillatome- defimamente nelle orecchie con Opio, giova mira- bilmente à 1 loro dolori . L'orina del Caftoreo fi met- te ne i competiti, che lì preparano centra i veleni , e riferbafi nella fua ifteffa vefeica. Chiamano i Greci ilCaftoreo Kk'ijw: i Latini Fiber : gl'Arabi Inchiam AlgindeBedufter, Giendedeftar, e Giendibideftar: Nomi • iTcdefchiBybcr: IiSpagnuoliBivaro, &Biverio: i Franeefì Bieure. Della Donnola. Cap.n. LADonnola, chevàperle noftre cafe, albrufolata prima , pofeia cavatole l'interiora , falata , eferba- ta/mo che s'invecchi , facendola feccare all'ombra, data à bere al pefo di dut dramme in polvere nel vino , è effi- cace rimedio al morfo di tutte le Serpi. Vale bevuta nel medeltmo modo al toffico . Oltre à ciò il fio ftomaco empiuto di Coriandoli , & invecchiato , Jt beve pofeia u- tilmente almorfo deivelenoj! animali , '& al mal caduco. La cenere della Donnola bruciata in un vafo di terra , zsr applicata con aceto informa di linimento giova alle poda- gre. Ungonfi con il fuo fangue utilmente le fcrofole , e giovi al mal caduco . N N O L A. il quale al 54. cap. del 3. lib. della natura de i minera- li, feguitando egli forfè più il volgo, che Arift. & al- tri buoni autori, fcrive affai inconfideraramente, che le Sepie, leLoligini, lel.ocufte, e le Squille marine ufano il coito per bocca, cperbocca parimente par- torifeono: Se il medefimo diffe pur egli dei Corbi , e delle Galline falvatìche , colà' veramente più da ridere , che da farvi fopra veruna confideratione . Specie di Donnola fono ancora le Martore, di cui habbiamo in Italia due fpecie. L'ima delle qua- ;Martorc li hà il pelo , chenel roffo nereggia, eccetto fotto la gola, clami- 224 Mta.efa lo?LÌa?^èbÌ|nea' " ^ueftl noi Ia chiamiamo ifawMtì™ f °,1 N *• odlano non P0co i villani, percioche fuole ella lpeflb entrare nelle cafeloro, ové non fola- mente fcanna tutte le Galline del pollajo bevendone ,1 iangue , ma fi mangia ancora l'ova , che fono ne i nid ij e molte volte entra nelle torri, & ammazza tutte le Colombe, àiPipioni, che può arrivare. L'altra fe ne fta nelle felvc, e rare volte và fuori; e quella pro- * Prja3?cnte 11 fh'ama Martora ,e da alcuni Martorello t differente dalla Foina per efiere alquanto più lunga di corpo , per haver la gola gialla , il pelo più chiarore più dolce al toccare. Onde le pelli fue fonollimate molto più delle altre da imagnatiperlefodredellc veftimenta. Sonoalcuni, chedicono, chediquefta ultima fpecie fe ne ritrovano di due forti: una ftà nel- le fcl ve trai Faggi , tràleQuercie, e tra gl'Elici: e 1' altra tra i Pini , tra i Pezzi.c tra gl'Abeti molto più bel- la da vedere. DicotalefpccieficreJe, che fieno an- WKni... cora i 1 Z ibe ll ini, iquali, fecondo che fi può giudi- KUS* care dallepell, loro, non fono di grandezza di corpo , ediiattione molto diffamili dalle Martore, quantun- que pure alquanto minori . Le pelli loro fono di un pelo, che nel nero roffèggia, eccetto che nella gola , la quale e come bcrtina. Ritrovanfi in copia in Mof- covia, inLituania, &in altre vicine Provincie, on- de fi portano à noi le pelli loro . Di fpecie di Martore, o di Fonie è ancora il Furetto,chiamato da i Latini Vi- verra Quelto non è maggiore d'uno Scojuolo, quale I-Si' aknc h> amanoSchirato, cdipelo, che gialleggia, E mmotì», animale ferociffimo, e molto andàce , equafi nimico di tutti gl'alni ammali, efpecialmentede i Coni-li de iquali caccia fuor delle caverne i bianchi con mi- rabil maniera E molto vago del fangue, di modo che vive più di quello, che di carne. Ritrovanfi (co- me intendo ) in Germania , Polonia, & altri luoghi Circonvicini altri animali di ùmile fpecie , i quali per- che fin'hora non hò vedutene manco hò intefo ccrta- mcntc della forma, cnaturaloro, però non hò ria- vuto che feriverne. Ma effendo io ridotto hora in Boemia, fperp che con l'ajuto del Serenifs. Principe Difcoriì del Mattinoli Ranocchie f Ina efami rione . Parto, sge- peratione delle Rane. ERanocchie fono i in Italia, emaffìmein Lombardia abondantiffi- me, e volgari. Ma non fo- no però tutte d'una fpecie, d'un colore, nè di una na- tura; imperochene fon di quelle, chenafeon di pu- tredine, nel bagnare, che fanno le pioggie della Hate la polvere del terreno.-e que- lle hanno breve vita, nè s' tifano in cofa alcuna. Ne fonooltrequefte dell'altre, chenafeono fecondo l'or- dine legitimo della natuta nei mari, nei fiumi, nelle paludi, encilaghi. Ritro- vandofene ancora di terrc- ilri, le quali noi in Tofca- nachiamiamoBotce, & altri le chiamano Rofpi, e di quelle, che particolarmente per rellarenc i can- neti fi chiamano Calamite, ma amenduc vclcno- fe , e mortali. Ne i fiumi, nelle paludi, encila- ghi converfano quelle , che fi mangiano, di ver- de, e di bigio colore; come che quivi ancora fe ne ritrovino di quelle, che fono velenofe fimili al- le Botte terreflri. Partorifcono le Ranocchie (fe- condo che al 6i. cap. del o. lib. fcrive Plin, e noi del continuo fenicamente veggiamo ) neri, e mi- nuti pezzuoli di carni, che non fono altro, che oc- chi, e coda, nei quali crefeendo fi formano pofeia 1? gambe, dividendoli la coda in quella di dietro. Vi- vino( dille pur Piin.)folamcntefeimefì, e pofeia feli- na ellcrviile fi convertono in fango, e rinafeono al- A Ferdinando Arciduca d'Auftria, e miocolendiffimo Signore, non folamcnte potrò io venire in notitia di queiti, e d'altri animali, iquali fi ritrovano in quelle Regioni prenominate, ma di confeguire ancora mol- te altre cofe , che non poco fi converranno nell'hillo- nacosi delle piante, come de minerali. Combattono virilmente xon le Serpi, fempre però preparandoli pri- ?n»Cc??- aK-uta'c (come li legge in Plm. al 21. cap. dell b. Ilo. ) ammazzano le Donnole i Balilifchi, mo- rendo pero anch'effe nella battaglia per la gran puz- za . Dicefi che accecandoli le Donnole, còn puìWr orogl occhi, con . l'Acora, riacquiftano di nuovo la luce, come fanno e Lucertole . Lo fterco di tutte que- O ite fpecie d ammali hà odore alquanto di mufehio- in- corporatoconmcle,e con farina di Lupini, ò vera- mente di Fiengreco , rifolve le fcrofole , e tutti al' altri tumori flemmatici . Ufano alcuni il fiele di quelli ani- mali alle argeme degl'occhi, e maflìmamentc accom- pagnato con fiacco di Finocchio : e parimente per le- vare via le lentigini ungendole con elio mefeiato con mele, e polvere di radice di Brionia, ò veramente d' Aro. Altri dicono, che il Ior polmoneconterifce ne gl ouommi a tutte le infermità del polmone . La cene- re della Donnola vale al dolor del capo impiailratavi fufo.&allefuftufionidegl'occhi .Chiamano la Don- c noia 1 Greci Toh» : i Latini Muflella. Delle Ranocchie. Cap. 25. Li 'Ranocchie cotte leffi con olio, e con fate, e mun- giate fono la Toeriaca de i -veleni di tutte le ferii , & il mede-fimo fà la loro decottione bevuta . Vaaliono ancora contro. gli antichi rigori de i tendoni. La cene,* delle bugiate riftagna , fparfa , i fluffi del fangue, efaf- Jene utilmente linimento con Pece per fare rinascere i ca- pei. , che cofano . Il fangue de'le Ranocchie -verdi non Igaa nnafeer 1 peli, che fi ca-vino dalle palpebre, di- filato ne , luoghi , onde furono ftirpati. Lavatala bac- ìi co con la decottione delle Ranocchie fatta d'acqua, e d'a- ceto, giova d i dolori de denti . RANOCCHIE. - leacquedi pnmavera queU'ifleffc, che parimente ti- rano nate: effendo occulta la ragione, perche cosi open la natura in loro. Al che fi contrapone l'efpe- rienza, che fe ne vede il verno nelle paludi delle ma- remme, che non fi gelano , ove d'ogni tempo fi veggono, e fi ritrovano. E però è da dire, che fe 1" opinione diPlinioèpurvera,(i verifichi follmente in quelle dette di fopra, chenafeono di putrefattane di terra, ed'acqua. Hanno le Ranocchie la carnebian- ca , efaporita. Sono mangiate uciliffimeà gli nettici, &aptifici, e dove fia dibifogno d'humettare il cor- no, e maffimamente cotte nel brodo de Capponi, e de.le Galline. Mettonfi ne gli unguenti , ove fia unognodmfolvere, e di dileccare : cotte cosi lun- gamente,chefi dislaccino, e diventino come unoun- guento, Nei fecondo lib. di £)iofcofide. 225 guento , guariicono la rogna de Caval- p«ti- li. L'olio, dove fieno mette dentro le Ìe.lle Ranocchievive, e dipoi meffol'efta- C' tea! Sole, ò verofatto bollire nelba- gno di Maria , leva, ungendoli cal- do , i dolori.delle feiatiche, e delle gotte. E' oltre àciò una pazzia à cre- dere (come diremo più diffufamentc nel (5. lib. ) chele Rane fieno yelenofe, come fi fono fognati alcuni fcrittori de tempi noftri , vedendofi che Diofcori- de loda il lor brodo con olio, e con fa- lecontraimorfi di tintigli animali ve- Ienofij e fisa per cofa certa, che fono le Ranocchie pergli hettici, econo- mati cosi falutilcro cibo , che alcuni fi fono fanatidaquelii mali folamen- te con il lungo ufo di mangiarle^ogni giorno per cibo. Anzi che humeteando elle il cor- po, provocano dolcemente il fonilo . Chiamano i Grecite Rane ffni-pìax" '■ 1 Latini Rans: gli Arabi Del Siim 0 pefee. Cap. 26. . M /Inviato il Siluro fre- feo ne i cibi nulrifee , e mollifica il corpo, ma fa- tato dà pochi/fimo nutrimen- to, purga il go> gozzute , e chiarifica la 'voce . La carne ta cava fufrti le [pine , le faette , ftr ogni altra cofa rimafa fitta ne i membri del corpo . Conferifce feden- dofi nella fua ftlamuoja a i di/enterici ; imperoche ella tira in pelle ì fiuffi . Guari/ce t dolori delle feiatiche adoperata ne i crijleri . NOn pollo fé non maravigliarmi, che Teodoro Gaza, nato Greco, e huomo veramente dotto o del ancoraneIlaIinguaLatina,fufìecosiinnamoratodel- lalettionediPlinio, che più predo voleflefeguir egli i Tuoi errori, nel tradurre, ch'ei fece Teofrafto nell' hift.enellecaufe delle piante, & Arift. neli'hift. de gli animali , che la genuina fentenza de vocaboli Gre- ci, cosi ne 1 nomi de gli animali , e delle piante , come in altre varie, e diverfecofe. Ilchefivede manifefìa- mentehaver fatto egli nel Siluro, conferendofi il teito diPlinioconquellodi Ariti imperoche tutto quello che fcrifie Arift. del Glanide, fcriffePlinio , errando manifeftamente, delSiluro. Dal che nacque l'errore, che Teodoro traslatando Arift. chiamò il Glanide Si- luro. La qual falfatraslationc, hàdato poi adito à molti di errare , i quali fidandoli della traslatione La- tina di Arift. del Gaza , non li curarono di leggere il tefto Circeo del Glanide, come intervenne parimente à me; imperoche confidandomi troppo nella traslatio- S M A R 1 D E. ROSPO. Difdaha, &Dafda: iTedefchiFrofch: liSpagnuòI» Ranas: iFrancefiGranoille, &Raine. 1 SILURO. pur del fatato imptaftra- nc del Gaza, e però non conofeendo l'errore di Pli- nio, contradiifi alla opinione del dottillimo Paolo Giovio, fapendo io che lo Storione non haveva den- ti dafatquello, cheferive Plinio del Siluro, ilquale effendo armato ( cóme fcrive egli , errando nel nome) di ferociftimi denti , afferrando i Cavalli che nuotano nei fiumi , con efiì fpeffe volte gli tira fotto acqua, c lìfommerge. Mahavendo io dipoi conofeiuto gli er- rori cosi di Plinio, come del Gaza, nonhòpoffuto far di non accufare amendue , eflendo flati cagione di farmi errare. Il perche fono bora sforzato , lafcia- ta la mia prima opinione, fottoferivere al dottillimo Sai viano, il quale con faldi argomenti difende l'opi- nione dottiffima del Giovio, contra quello , che ne fcrivonoilRondoletio, e il Gefnero; pervederfichc il Gefnero dipinge più predo il Glanide, che il Siluro ; e il Rondoledo un pefee più prefto marino, che fluvia- tile, armato di acutiflimi, e lunghi denti, il qualedi- ce egli riavergli mandato il Gefnero : fé bene il Gefne- ro lo niega manifeftamente . Onde non pollo accollar- mi à frivoli argomenti del Rondoletio addotti contra alGiovio,&alSalviano, avvengachcil Salvianogli batte tutti per terrà. Mafcrivinopur ciò cheli vogìi- no, io non fono più per partirmi dalle dottiflimc ra- gioni dell; predetti , fe io non vedrò che gli ferini loro fieno confutati . Chiamano i Greci il Siluro Tixovpos : Nomi, i Latini Silurus: gli Italiani Storione: iTedefchiStor, ò vero Styrle: li SpagnuoliSuillo: & i Francefi Efturgeon . Del Smaride pefcicolo. Cap. 27. Lyf cenere della tejia dello Sma- ride fizlaio confuma la carne fuperfiua delle labra dell ulcere : ferma le ulcere , che pafeono : e cac- ciano via i thimi , c^" * porri. La cui carne giova , così come la fala- muoja, d i morjì de i Cani, e alle punture delli Scorpioni. Delle *mar;de , fui efauiini tionc 226 Delle Mene . Cap. 28. LA iejla delle Menebru- giata in cenere , cura impiajìrata le callo/e fi/iure del federe , e la loro fala- muoja tenuta in bocca , e la- vati'deferte , cura t ulcere pu- tride di quella . Uantunque molto mi fia affaticato di vo- >— ler chiarirmi, che pefcefia lo Smaride; nondi- meno ne appreso à Plinio , né appiedo A riftotile , nè manco appiedò à tutti gli antichi ho potuto io rin- tracciare coia alcuna ; ec- cetto chepurehò ritrovato, che è un picciolo pefee fimi e alle Mene , che noi hoggi volgarmente chiamia- mo Mcnole . E però non credo, chefallaflè, chidi- „ celie, che le Smandi funere quei pefei minuti, molto C- limili alle Mene, 1 quali à Venetiafi chiamamovol- Del Gobio. Difcorfi del Matthioli MENE. e /^"\Uan " \J f.a gannente Giroli . Chiamano i Greci le Smaridi Xptp, eis: 1 Latini Smarides: gli Arabi Abfamaris. Le Me ne poi chiamano i Greci putititi : i Latini Maina;.- 1 SpagnuoliPandelhas. GOBIO L Gobi, e lo ro damma tione. Gobi, . fa.ultl. Cap. 29, LA decottione del Gobio frefeo , meffb , e cuci- to in uno ftomaco di Porco , ò- fatto bollire in dodeci fe- Jlarj d'acqua, fino f he non ri- mangano fe non due , ér po- feia colata , e tenuta al fere- no , bevuta fola/e il corpo fen- Zjt alcuna moleftia , e appli- cata in forma di linimento •vale al morfo de i Cani , Ùr delle ferpi. Igoeii fono abondan- tiffimipefcinelle pefea- rie di Venetia ; imperoche in quelle lagune ivi circon- vicine affai allignano . E pe- rò diceva bene Ariftotile , che i Gobj ftanno volen- tieri nelle lagune de imari, e dove fìa poca acqua ap- preffo à ilidi . Chiamanti Gobj volgarmente à Vene- gia Gò . Hanno la tella graffa, e fono al guftoag- gradevoli , e delicati , per efler la carne loro tenera , e graffa . La onde al terzo delle facultà de i cibi di- ceva Galeno . I Gobj fon luepefci , che ilanno ne i lidi del mare , nel numero di quelli, che refrano fempre piccioli. Sonoalguftofoa- viffimi, facili da digerire , e di buon nutrimento , e maffime quelli,chefipefca- no nei lidi arenofi , efaffo- fi 1 e fra gli fcogli : come che. quelli , che iranno nel- le bocche de fiumi , nelli "aSni,d'acqua dolce , òdi mare, non fono così al gufto foavi, nè di cosi buon nu- GOBIO II. O VERO PAGANELLO GOBIO III. trimento, Nel facondo lib. di Dioicoride 227 trimento, ne cosi facili da digerire. Ma è da farete, come fcrive Galeno, che i Gobj non {blamente li ritrovano in mare , ma ancora ne inumi, e ne 1 la„hi , come fon quelli che producono il lago di Como, e il Lago maggio- re, (limati molto per lag- sradevoleUpore, chcla- feia nel palato il gulto de i fegati loro ; imperoche quantunque quelli pefci, che chiamano in Lom- bardia Bottatrifi, non fie- no 1 Gob)de i fiumi, dei quali fcrive Aufonio , fono nondimeno in tutte le parti loro , e fpecial- mente nella polpa della carne cosi fimili à i Go- bj, che non hò io pun- to che dubitare , che non fi pollino connumerarc nella ipecie de i Gobj de i fiumi, ede i laghi, co- me parimente quelli, che ne i fiumi univerfalmente fono pili piccioli , quan- tunque qualche volta di due , e tre oncie l'uno fe ne ritrovino . In sul Tren- tino pochi fono i fiumi , che nonne portino aliai, comel'Adefo, ilLavigio, il Noce, & la Sarca ne fanno giornalmente buo- na tcftimonianza . Chia- ìnanli queiti Capitoni , e Marhoni . in Tofcana fe ne ritrova pur qualcuno, e chiamatili Ghiozzi, qua- li Gobj . E fono non Co, lamente facililfimi da di- gerire, ma ancora al gu- fìo foavidìmi , e gratini- mi, manimamente quan- do hanno le ova; impero- che in loro fono grafie, e copiofe , e molto dilette- voli al gufto. Onde i pe- fcatori prattichi , che {an- no i nidi delle loro ova fot- to ài falli, fapendo quan- to elle aggradino al gulto, con non minore diligenza le pefeano , che gli fteflì pefci Chiamano iGrect il Gobio Kafiias: i Latini Gobius : gli Arabi Ka- men: jTedefchiGoeb: li Spagnuoli Codozes : i Francefi Goviones. t>el Tonno. Cap. 30. CHiamano Otomarico la carne del Tonno filata , laquale mangiata , e levatogli /opra affai nino, di modo che fi provochi col molto bere ti vomito , vale al morfo di q- elle forti di inpere , le qualt chia- mano Vrefleri , e fimilmenie "vale i fare vomitare , ave fi foftero mangiate cofe acutifftme. applicata va- le al morfo de Calti . GOBIO IV. MARSIONI, O VERO GHIOZZI. I Tonni, de iqualififàlaTonnina, graffi, epol- puti pefci , umilia i Porci , tono notiffimi ovun- que fieno Porti di mare, in su 1 Tirrheno molto più , che in sii l'Adriatico; imperoche quelli pelei altem- dlmi„ltio. po del Maggio vengono dal mare Oceano, & entra- „e. no per lo (f retto di Gibilterra fra le colonne d Her- cole , partiti in grandiflime fchierein quelto noftro mare d'Italia , che (i chiama Tirrheno , & Medi- terraneo ; onde pofeia feorrendo pur qualche fchiera, entrano ancora nell'Adriatico, come che in aliai minor quantità . Quelli ( per quanto reci- tano alcuni fenttori) fon cacciati da un pefee mol- P 2 to gran- 2^8 Felce Spi. it. to grande, il quale fi chiama volgarmente peice Spada , per haver egli in sd'l mufo unoduriffimo, eacatiffimo otto, limile ad unafpada , co'l quale (come dice Plinio al2.capodel^2.1ib.erileii- feono ancora i marinari , che navigano per l'Oceano ) Sionda, epalrà~queilo pefee le navi . 1 Tonni adunque pereflèrfètapliciffimi, eti- rm'diffimi pefei , li lafciano cacciare da quello pefee Spada, come un branco di Pecore daI c cosi: u&endo temano fc ne To?„i „cl|. vengono peri inoltri mari d'Italia. Ma non fen/a -rari IfeUdiC de Saettatori, fi preifdotò i Giugno neillfola d. Cade, concorrendo àCella edivoci, ed tamburi, editirared'archibuli ; il che la timidità, e iciocchezza loro, fbauriri X,1 „ri,-),5 e dallo ItrepitOgvandc fi riduco T cr ?ad, ap- pallo aterra, ovepofeia agevolmente ne prendono con grandinane reti una ichiera alla volta ;Tei qua- li partiti m pezzi, & falati ne i bariglioni le ne fi a Tonnina , Hanno i Tonni diverf, nC" V ondo che fono p,u giovani , e piti vecchi ; imperoche quando fono piccohni, e nati di poco , fi S no Cord.lle, e fatti alquanto più grandi Lima 4 r loi T°onni 'cS^'T^ S «S poi ionni, come fon crelcmti maggiori d'un Diede Kffl» vuole, e (imilmente Atheneo, che v,"ono i Tonni aliai , e crefeano in ifmefurati pefcij cóme "he Anfiotile tenga il contrario, ilqualevuol e, v.vanoiTonmpmdidueanni . AflìHanoi Tonnine rd canicolari punti daun certo vermicello "cóme aOiUano i Buoi punti dal Mofcone, e da i fafan" H perche fpeflè volte cacciati dal dolore ufeemo dell acqua falcano, come fe volaffcro, in sù , navi- gò, nel qual tempo lì dannano nei cib , coaera - ■ tonoc.™ Le patìcìe loro, come che molto aggra- davo al Bullo , offendono nondimeno pofeia tanto più io fiomaco Fan no il contrario le patóTorè »S magre, le quaU fc non cosi bene contentano i pala- to , fono pero aliai manco moleftc allo lf omaco Ben- ché, fecondo cheriferifee Galeno al ddlefacukì dei cibi, tutti queftipefe, cosi grolT, h^anno ™ dura, malagevole da digerire, di poco nutrirne,, ó e di mo tefuperfluità. Et imperò più CmaSofa' F lati quelli pefci, chefrefchS/ per die U fafeTuon" caufa d. rompere a durezza , e la vifeofità loro Chiamano i Greci il Tonno S,ó,m : i taririi Th„„ cimici, c "I N fra tutti i notturni nemici, l^cT J- chc ne rampono fpello la dol- cequietedelfonno, non habbia- mo veramente i più crudelidclle Cimici; imperoche oltre al mor- dere, alromperneilfonno,&aI lucciarne il fangue, nelafciano pofeia di sè una tal puzza, chc molto più offende i fentimcnti , cglifpiriti, che non fanno gli lo- ro cocenti morfi tutte le membra del corpo. E quantunque fieno cosimolefMimi, elordiflimianimali, non glivolfe pero cosi privare la natura, che non haveffero anco- mo?,lm°»4qU/1<:he faculti di giovare; ufanli alcuni rirlilniMecllclpei' Prov°car l'orina, non d'appli- ffitìES' ? tliti',c°medice Diofcoride, ma cosi verfi' Óh„r a me P'" l^dra ; imperoche quel muo- verli, che fanno nel canale della verga, provoca la Diicoriì de] Matthioli T O N N O. Del Gara. Cap. jt. D rd iicuhà . Nomi . LA Salamoia tanta de i pefei , quantadella c»m* a^)^tmahfermal'ulcereiche-vannop1rcendofc ' l Z- f**Jfe?fna> ^ anca,' a alle fciatkhe , iJuef. ■ l,acc,ocbed,feccbt, e cuoca ùlcere , 'e in quel a, l"L Cile aker, le parlino» ulcerate. Ir z> .Vfl.Brodo de ' Pef". Catì. » te con -vino folve ti corpo. FalRpertaUeffettotar cioche'f t ™s'c^mato appreffo à gli antichi , pei- r«<*> Cloche fi faceva dell interiora d'un pefee, macerate e H? nlolute con fale, che fi chiamava Garò "he po- feia fi faceva i umilmente con quelle de gli Scombri E afavafi quello condimento nellecucne con grande folenn.ta, per condimento di divelli cibi . Ma d " ue- iìo non intcleDiofcoiide pigliando per il Ga ro-ène a d5 du-' Pcfc,lnon accade dir altro, pereller ri l AI ecirW;-'L^m,Garu,n: Gl.ArabiMu- Nomi; Alfa • l^Un • ' Br°d0 de Pefci ^Marnano i Greci (opus tjfg^Om : i Latini Jus pifeium . D Delle Cimici delle lettiere . Cap 13 Annofi utilmente ad inghiottire fette Cìmici , dì lettiera ferrate ne gufi delle fave, alla feheqntr- tana avant, che comma la febre . F, inghiottite Jì fole Jen^a ja-ve fono mh à morfi de gii AfpÌM RiFv'tlìa- no odorate le donne flrangolate dalla matrice ■ Ì \tute canino, o con aceto fanno fpiccare le Sanguìf.ohe a»Z virtù efpulfiva ali orinare . Trovafenede i falvatichi insù Inerbe, verdi di colore , e (imilmente puzzo- lenti. Ma di quelli non ne ritrovo alcuno ufo nella medicina . Chiamano i Greci le Cimici *.ìpm ■ ila- tiniCimices, ÌTedefchi Avantzen : li Spagnuoii Chi- mes, Chifmefas, & Paravelhos : i Francel, Pu^fes Delle N'cir.: . Nel fecondo lib, di Diofcoride. 229 ilepedì, e ìfaculta. Dille Millepedi. Cap. 34. LE Millepedi, che fi anno volentieri fotta à gli or- ci dell'acqui , fono animali , che hanno molti pie- di, e chi ■fuétto che Ji toccano, s'abbottonano ■ Bevuti VQlgariflìmi animalet- ti fono le Millepedi, le quali noi chiamiamo porcelletti . E però barti quello, che qui chiaramen- te ne fcrive Diofcoride. Lo- dò quelli animaletti Gale- no al 2. Iib. delle compofi- tioni de medicamenti fe- condo i luoghi, nelle anti- che paffioni del corpo, cosi dicendo: Gli Allnelli chia- mati Millepedi, i quali na- feono fotto à gli orci dell' acque, cotti nell'olio va- gliono grandemente ne gli antichi dolori di tetta . E però nonsò io comedicel- fe Plinio all' ultimo capo nel 29. libbro , che le Millepedi fono vermi della terra pclofi , i quali nel ca- rminare fi piegano àmodo di arco. Chiamano i Greci le Millepedi óra' : i Latini Millepedae, Afelli, Multi- pedae: gli Arabi Harna : iTedefchiEfel: liSpagnuo- li Gallimillva : i Francefi Ooporte . Delle Blatte de i molini. Cap. 3%. LE interiora delle Blatte, che jìanno nei molini, e appreso alle macine, pejìe, e cotte nell'olio leva- no i dolori delle orecchie, diftillandovifì dentro . SOno (come fi legge in Plinio all'ultimo capitolo del29.1ibbro ) le Blatte di più fpecie. Maqucllc o cfami- ctle habbiamo noi in Tofcana , e che volgarmente 10ne' chiamiamo Piattole, che fi ritrovano la notte nelle cantine appreffò ài privali, efimilmente ne i bagni , fono veramente fporchiffimi, eabominevoli anima- li . Rafiomiglianil quali à i Grilli, che cantano di not- nel vino vagliano à coloro, che non poJTono orinare, e al trabocco di fiele . Dngonfi utilmente con Mele alla fchirancìa, e bolliti triti in un gufilo di Melagrano con olio Rofato , medicano i dolori delle orecchie difìilla- tovi denpo, MILLEPEDI. I te, ma fono più piatte, & hanno le gambe più forali > quali come quelle de i Ragni, e però velociflime aj fuggire . Hanno mirabilmente in odio la luce, di mo. r do che andandoli la notte con lume all'improvifo ne ; luoghi numidi, ove fc ne ritrovano in quantità, iu„ bito velociffimamente fe ne fuggono , e s'afcond0_ no . Ma non però di quefte intefe Diofcoride , ma fa quelle fimili à vermicelli , le quali fi pafeono di farina nei molini, fimili quali à quelle, chenafeono nen;e carni falate vecchie : ma come quefte fono nere, cos{ quelle dc'molini fono gialle. Le cui molte l'acuità af_ fegnatcgli da Plinio al luogogià detto, mi taccio qul~ hora,penfandomi, checon piùfalubri, e aggradevo]; rimedj polla fanare quei mali la medicina , chenon fono quefti cosi ftomacofi animali . Chiaman0 ]a nomU D Blatta i Greci X!\«: iLatiniBlatta: iTedefchÌQrj. lem, eHeymichen: li Spagnuoli Rapa cova. Del Polmone marino. Cap. 36. IL Polmone marino frefico trito, e impiastrato, gio- va alle podagre , e alle bugance . POLMONE MARINO. Pomoni marini fono fimili à i Polmoni de gli animali, e fo- Polmone 'hiftor'ia? no fuetti, come nel o.li. al cap.47. fcrive Plinio più pretto fpecie di pianre, che di pefei, comefonol' Ortiche, le Spugne, gli Olothiri, e le Stelle . Veggonfi qualche volta agalla di fopra all'onde , e lignifi- cano vicina tempefta di mared' un colore di vero chriftallo chia- ro,e trafparente mefcolato con un vividiffimo azurro;ma fono tanto fragili, chenonfenzadifficulràli poilono tirar interi fuor dell'ac- qua. Quefti fregati fopra alle bac- chette, eaibaftoni rendono lu- me di notte come fiaccole accefe. Tocchi con le mani fanno fubito un prurito grandiffimo, alquale fegue fubito un ro flore infiamma- to, come hò io fperimenrato inmemedefimo mano i Greci il Polmone marino TftùlifvSxKx >mì. Latini Pulmo marinus ; li Spagnuoli Natura già : & i Portoglieli Capacha de velha . . Chia- 'oaios : i de vie- F il fitto graffo liquefatto rimuove i dolori. dijiillato nelle orecchie ne De i Polmoni a" alcuni animali. Cap.^j. IL Polmone del Porco , delt Agnello, & dell' Or- fio applicato prohìbifice t infiammagioni ne i mali, che fiogliono far le ficarpe à i piedi . Ma quello delle Volpi, bevuto ficco , giova, à gli firetti del petto, ir SOno ancora alrri membri affai di quefti animali, de icui Polmoni fà mentione Diofcoride, che Polmoni hanno virtù di medicina, de i quali fi dirà à i prò- .divcrl'f • .<= prj luoghi loro nel proceffo di quelto fecondo lib- naiionc!""" bro . Ma peiche fono quefti animali conofeiuti da tutti, non accade recitarne qui altro. Quantunque non mi voglia tacere , pofeia che del Polmone dell' Orfo fà qui memoria Diofcoride , che non P ì fono t.rr pi.i me. fono 1 parti de gli Orli un pezzo di carne fenza for- ma, e formati pofcia con il leccar delle madri , come molti hanno fcritto, e vol- garmente fi crede . Percio- che nella valle Anania del- la giurifdittione di Tren- to, da unaOrfa prefa pre- gna, e affai vicina al parco nella caccia, hò veduto io trar fuor di corpo gli Or- facchi da i cacciatori for- mati di tutti i lor membri, come fono gli altri anima- li quadrupedi, quando fo- no vicino al nafcimento : tutto che Ariftot. e Plinio tengano il contrario Chiamano . Creai Polmoni tt»Wt i Latini Pul- mones; gli Arabi Ki eh, & Rihc: li Spasoli Le- vianos: ìFrancefiPolmon . De i Fegati d'alcuni Animali . Cap. 38. IL Fegato dell' Afino mangiato arrofiito , giova al . mal cfmo/ m* >>ifigna mangiarlo da digitai». Il liquore, che cola da quello delle Capre, quando / ar- rojhfce, giova mefo ne gli occhi à coloro, che di notte non veggono , chiamati Jufciofi : & ancora lor giova togliendone eglino , fumo con gli occhi aperti, quando sarrojl.fce. Mangiato arroflitt ne ì cibi, va ed tutte Difcorfi del Matthioli POLMONI DI ALCUNI ANIMALI. Fegati, do roefaniina< tionc. le eojè predette . Dicono che mangiato quel di Becco da coloro , che pati/cono il mal caduco , fubito gli fà cadere nel parojifmo . Quello de i porci cignali feccato fatto m polvere, e bevuto con vino, vale almorfo de Serpenti , e de gli uccelli . Credefi chel Fegato del Cane rabbiofo mangiato arrofìito da coloro , che ne C fono flati morduti , gli af: 'ecuri- dal timore del? ac- qua. Altri urano ancora per rimedio di torre la van- ita di quello ifteffo Cane , che ha morduto , rjr legar- la in un facchettino di cuojo al braccio del pallente . Il Fegato del Mergo falato , &■ invecchiato , caccia por le fecondine bevendo/! con acqua melata alla mi- Jura di due cucchiari. Fegato dì Lupo fcritto da Galeno . OLtre al Fegato dell' Asino , della Ca- pra , del Becco, del Ci- gnale , & del Mergo ufano molto à i di naftri alcuni Medici tenuti nel numero de più valenti,, quello del Lupo , dan- dolo fecco in polvere , per cofa più che divina , ne 1 nulli hepatici, e nel le hidropifie, quantun- que poco valerli affer- mane Galeno all' unde- cimo delle facultàdefem- plici : cosi dicendo . Io hò più volte meffo il Fegato del Lupo in quel medica- mento che fi fà dell'Eupa- torio, e nondimeno non hò trovato, che quello cosi comporto più giovi , che quello che fi compon fenzà Jibbro delle compofitioni de medicamenti fecondo i luoghi, dove tratta de medicamenti del Fegato, con quelle parole: Prendi la carne di tre Chiocciole, e icaldala ben trita in tre ciati di vino nero, e dalla po- iciacosiabere. Ma pare che fieno quelle cofe effica- ci non pervirtudellcqualitàloro, ma fecondo il va- lore fpecifico di tutta la fullanza loro. Come fi vede parimente nel Fegato del Lupo, il quale infinite volte riabbiamo _ fperimentato . L' ufo di quello è fimileà quello delle Chiocciole , imperoche prima fi trita molto bene, edaffipoi àberealpefo duna dramma con vinodolee, come è ilThereo, ilCandiotto, il Scibelite, e il Protropo ; imperoche tutte quelle co- le lono al Fegato molto benigne , e poflonlo pari- me™:<: nutrire, tenendo elle il mezzo tra il caldo e'I ireado. £ però pare che quelli medicamenti fi con- venganoin tuttele compleflìoni, comequelli,che per proprietà della lufianza loro giovano, e non nuoco- noa^ie compleffioni caide 3 ne meno alle fredde. Si- nuirnenfc difife egli, che quel del Cane rabbiolodato FEGATI D'ALCUNI ANIMALI. Mcrro . 1 con altre cofe fperimentatc, haveva curato alcuni di i morii di quello, ma che fe ne erano morti di colo- ro, che confidandoli folamente in quello rimedio 1' havevano ufato folo . Di quello del Mergo uccello aquatico , quantunque nonlafciaffe memoria G-lc no, nondimeno Paolo Eginetta fervendone dille che provoca Se renelle , dove Diofcoride dille delle fecondine . Nel che facilmente potrebbe efler errore nel cedo di Paolo . Del ventre del Mergo fece ben mcntione Galeno dileggiando coloro, che tengono che mangiato tanto ledo quanto arrollo conforti lò ltomacoalla digcltione. Efecefi Umilmente beffe di queiMedici, eh hanno nel medefimo ufo le pellicole interiori de iventrirgli delle Galline, imperoche di- ce egli , haver fatta la fperienza d'amenduefenza fuc cello alcuno di giovamento. Alche poco attendendo alcuni de moderni Medici, fubito che voglion ordi- nare da confortare lo ftomaco , hanno femprein boc- ca quel foro, Recipe (lomachi Gallinarum Chia-„, ì mano 1 Greci il Fegato ùr*p: i Latini Hepar , &Te- cur: gli Arabi Bedib: iTedefchiLeber: liSpàgnuo- IiFigado. r b Della Nel fecondo lìb, di Diofcoride. 231 erga del vo, e lue iltà. D Velia Verga del Cervo. Cap. 39. A Verga de! Cervo trita , e bevuta con vino , va- j le di morfi delle Vipere . Ifle Rafis , che la Verga del Cervo , oltre all'è (Ter appropriata al morfo delle Vipere, come dice A Dipfc, vale aU'orins ritenutala i dolori colicidavan- dola bene,e bevutone pofcia la lavatura . Ufafi trita ne ' kttovarj , che provocano al coito, fecondo l'opinione d'alcuni . Tjfanla alcuni fecca nel forno, e trita in pol- vere nella difcnteria, ediconoefferin ciò erticaciffi- ma medicina. Chiamano 1 Greci la Verga del Cervo Alicpi oJifu : i Latini Genitale Cervi . Delle Unghie dell' A/ino , e delle Cape . Caf. 40. LA cenere delle Unghie dell' Afino bevuta alla quantità di due cucchlari per alquanti dì , giova , per quan- to fi dice , al mal caduco , e impiajlrata con olio , e ap- plicata fana le bugance , e le fcrofole . La cenere di quelle delle Capre unta con aceto , fd tino/cere i capelli cafcati per pelagione . UNGHIE DELL'ASINO , E DELLE CAPRE. nihie di crii ani- li, cloro ulti. ^"^Ltre all'Unghie dell' Afino , e delle Capre, fono in ufo, apprellò àRa- fis nel trattato de 1 feflanta animali, quelle delle Vac- che de i piedi dinanzi , brugiate in cenere e bevute, per provocar iflatte alle balie, equclledi Mula, perpro- hibire l'ingravidare nelle donne, le quali vuole egli , chefcaccinoancoraiTopidellecafe, facendone fu- mo, tanto che fibrugino in su 1 carboni per tutta laca- fa. Chiamano le UnghieiGreci hm%fs: i LatiniUn- gues, & Ungula;; gli Arabi Chafìt, btes,&Dalef: li SpagnuoliUnhas de animai: i Francelì Ongle. De i Porr , ò vero Calli delle gambe de i Cavalli. Cap. 41. ?Ece di quelli Calli , che PORRI . ibe dei -F'i ritrovano nelle gambe alli , e de' Cavalli volgariffimi à facuhi. ciafeuno, melinone Plinio all'i 1 .capit.del 28.1ibbro,lo dandoli al dolore de i denti triti , e medi nell'orecchie con olio.Ma Galeno,e (imil mente Paolo Eginetta , oltre à quello che ne fcriffe Dio- fcoride, diflero , che alcuni gli ufavano à qualfivoglia morfo d'an imali.Chiamano i Greci i Porri , chenafeono nelle Gambe de Cavalli,A£i- S-* X*ins iVn-ow: i Latini Liche- nes equorum: gli Arabi Zei- de: li Spagnuolilmpigenes dellos Cavallos : iFrancefi Caldes jambes des Chevaus . Delle Scarpe vecchie . Cap. 42. LA cenere delle Scarpe vecchie, «fata d modo di linimento, vale alle intertrigini, ejr alle fiorti- tkature, che fanno le Scarpe ne' piedi. Giova la cenere delle Scarpe Vecchie (come fcriiTe Galeno all'i 1. delle facultà de femplici) °*" |lle Scorticature de i piedi, che non hanno altra in- fiammagione attorno ; imperoche quivi per eflèr cali- ga, e fecca più predo nocerebbe. Ma oltre à quello il fumo delle Scarpe vecchie polle in sii carboni , tenuto lotto al nafo , è cofa mirabile à rilevar le donne llran- golate dalla madrice , come per vero pollò afferma- re io, per haverne già curate diquelle, che tenute per morte erano abbandonate da tutti. Mirabile è fi- roilmente quello fumo à discacciare le Serpi , che praticano per le cafe , e fuori de i corpi degli huo- I Porri, ò vero Calli, che fi ritrovano nelle gambe de' Cavalli nelle parti di dentro fitto alle ginoc- chia , e qualche volta fipra all' unghie , triti , fe- condo che fi dice , e bevuti in aceto, giovano al mal D caduco . O VERO CALLI DELLE GAMBE DE CAVALLI. >e vtc- , e loro ti ieri mini, nelli quali, dormendo eglino alla campagna con la bocca aperta, tacitamente le n'entrano. 11 che fcrive Marco Gattinaria Medico de nollri tempi, ef- fer accaduto ad un certo huomo al fuo tempo à Pavia , à cui quantunque f urterò fatti molti rimedj , niente al- tro gli giovò che'l fumo delle Scarpe vecchie: impe- roche come lo fenti l'animale, il quale era una vele- nofiffima Vipera, fubito fenza moleftia alcuna fen' ufei fuora per il culo , con non poca maraviglia di tutti i circollanti . Chiamano i Greci le Scar- pe vecchie K«ttu pxrx : i Latini Coriaveteramen- Nomi, taria : gli Arabi Geldalatiche : li Spagnuoli Zepa- tos viegos. De i Galli , c delle Galline. Cap. 43. LE Galline aperte, e applicate così calde giovano ai mei fi delle S erpi; ma bifogna rimutarle fpefio,mette- done di Galli Gattine loro fag t Jcrirtc Galène da altri , %l 2 dono di nuovo deltaltre. Daflt il lor cervello d bere fi milmente coatra à ì morfi de velenofi animali, e ap- plicafi a flagnare ti [angue, ch'efce de ì pannicoli del cervello Quella pellìcola, che è dentro dal ventriglio del ballo fimile à una fottil lamina di corno , che fi gitta zita quando fi cuoce , feccata , e fatta in polve- re fi ad utilmente d bere con vino d colora , che han- no lojtomaeo debole. Da/fi la decottione de Galli gio- vani utilmente _d bere per temperare gli humori catti- Solve la decottione d' GALL Difcorfi del Matthiol li vi negli ardori dello jìomaco Econdo, che dice Gale- i delle 1 bro- 'lj |W all' undccimo delle A un Gallo vecchio il corpo , cavatogli l'inieiiora, emef- figl'in corpo del fiale, cifiito, e fatto bollire i„ ^en- ti feftan d'acqua, tanto che fiolo ne re/li tre hemine, e cosi tenuta pofcia quefta decottione una notte al fere- no fi bee tutta . Sono alcuni , che v aggiungono la Brajjlca marina , la Mercorella , il Cartamo , & ,7 Polipodio . Solve cotale decottione gli humori , che fon neri , crudi , grofft , e vifiofi , e giova alle feèri lunghe, a firettura di petto , d dolori di giunture ór alle ventofità dello flomaco . INE, GALLI, £T OVA, *aà taculcà de femplic , , e de femplice delle galli- ne, riftagna il corpo, quan- tunque quello de i Galli vecchi cotti lungamente con molto fale , lo folva . Tifa- no i moderni Medici à i morfi delle ferpi le Galline , & i Galli, non aprendoli , e applicandoli , come fcri- ve Diofcoride, ma così vivi . gli pelano il culo, e appli- canlo in sii i morfi , co'lqua- ,. .le- tira àsc quello animale il Veleno , come fe fuflc una ventofa, ò coppa di vetro , e muojonfi poicia in breve tempo .- e imperò è nccefla- rio applicacene del continuo degliahri . Ulano ol- tre a ciò il brodo delle Polaftre giovani per pareggia re gli humori nelle reliquie delle febi i, dandoli Co'l zuccherala mattina informadi firopo . I tcllicoh ae 1 Galli, ch'ancora non calcano leGalline, lonmol- toteltaurativi, & imperò gli ufano alcuni à gli betti c>> e c-tenuati Per infermità lunghe. Moltiplicano queiti lo fperma, e fortificano la natura al coito 1 ar ando Plinio delle Galline al quarto capitolo del 29 libbra, così diceva: lo non lafcierò di icriverne unmiracolo, quantunque non s'appartenga alla me- dicina, ìlqualeè, che fe nell'oro liquefatto al fuoco h mettono lemcmbradclleGalline, tutto lo confu manoinsèitefle, così fono elle velenofififime all'oro Non cantano 1 Galli fefe gli cinge il collo con un far' mento di vigna. Neiquali non è volgar cofailcon iiderarel'iftinto datogli dalla natura del cantare la notte a certe hore determinate, alle quali mai ,10n fi ritrovano efiere ingannati dal fonno , quantunque lieno le notti hor molto lunghe, ehora molto brevi Chiamano 1 Greci le Galline xKacTpiSts : i Latini Gal' linai: gli Arabi Dcgedi , & Giaziudiuch : iTedefclii Han, &Hennen: USpagnuoli Gallinas : i Francefi Gallines, & Coque. Delle Ova. Cap. 44. L? Ovo molle, e tenero più nutrifee, che quello che fi bee ; e più del molle nutrifee il duro . Il tor- lo dell' Ovo è utile à i dolori de gli occhi ; cotto du- ro, e dìffolto con olio Rofato, &■ Zaffar ano , vale al- le infiammagioni del federe ; e con Melìlota alle po- Jfeme', ér enfiagioni del medefimo . Mangiafi fritto coti Somachi, òvero Galla per refirìngere ifluffi del corpo; il che opera ancor ejìo filo . La chiara dell' Ovo cru- do rinfiefca,ferra i porri della pelle , & alleggerifie appi;, cata l' infiammagioni de gli occhi . Mejfa prejl'o in sù le cotture del fuoco , non vi lafiia levare le veli- che , ir ungendofene la faccia non la lafcìa atro/lire dal Sole . Mefld con incenfo in sù la fronte , riper- cuote ì fiufft , che fendono d gli occhi , e mitiga ab- b°fnbatone la lana infieme con olio Rofato , Mele , e *?n° jinfammagioni de gli occhi. Beefi cruda al mor- Jo dell hemorroide : e tepida d rodimenti della vefei- ca, ali ulcere delle reni, all' afprexjca del gargatile , à gli fputi del fannie , &■ d i catharri , che difen- dono dalla tefia alle parti inferiori del corpo, e mtf- fime al petto. * LE-Oy*, delle quali intefe Diofcoride, fon quelle delle Galline, come migliori di tutte fatare* più adoperate tanto nei cibi, quanto nelle medicine,- im- P/rathc, fecondo cherecita Galeno al terzo libbra delle faculta degli alimenti, & Ifach nelledicte lue particolari, fonoquenedelIeGallmefaporite,agSra- devoh , di maggiore, e di migliore nutrimento duutte I altre . N utriicono,e riftaurano in breve fpatio di tem- po, confortano, moltiplicano lo fperma, e fortifica- no al coito, operando in tutte quelle cofe tanto me- glio, quanto fono più frefche, ediGalline, chehab- biano havuto nel generarle il Gallo ; percioche le itantivc poco fi convengono di bontà con le frefche Seguono dopo quelle quelle delle Starace de Fagiani ' quantunquemtuttononfienocosìeccellenti Quelle dell Anatre, dell'Oche , e d'altri Uccelli aquàtici, t aggravano lo (tomaco,gencranohumorigrofiì, edi- genfeonfi malagevolmente , come che ne gli Itomachi vigorofi, e lorti, digerendofi bene, dieno àicorpi polcia molto nutrimento . Calde molto fon quelle delle Colombe, piti pretto da ufare nelle medicine.chc nei cibi. Cattive, e horribili di fapore, malagevoli da digerire, & mimiche della complefiione dell'huomo fono quelle 4e.i Pavoni, e degli Struzzi . Delle Ova molto migliori fonoitorli, the le chiare; pereffèr quclluemperati,aggradevolialgulto,dibuononutri- mcnto, e facili da digerire; e quelle fon frigide , e flemmatiche, edurcalloftomaco. Cuoconfile Ova in varj, ediverii modi ; laonde pofeia diverfamente t numfeono, e operano ne i corpi . Lodanlì cotte nel gufcio, einqueito modoquellepiùdcU'altrecherre mano, come fà il latte appreflò. Quelle, cheperbe- verfelc fi cuocono manco di quelle , Ibi tanto che fie- no ben calde, nonnutrifeono così eccellentemente Equelle, che pure nel gufeio s'indurifeono , fono malagevoliffime da digerire , generano grofli humori , oppilano, (i putrefanno nello (tomaco, generano le renelle, e la pietra, ftringono il corpo , e fanno venire i dolori colici,e di ftomaco . Di q uelle, che fi cuocono tuordeigufci, fon buone l'aperte così intere nell'ac- qua,che bolla,lequali noi chiamiamo fperdute,magia- tepero drlleO- do di i cerìc . Nel fecondo lib. di Diofcoride. teperòcositremanti, etenere; perche indurite nuo- eonomedefimamente, come fanno l'altregià dette . L'affntcellateneU'oIio, o vero nel burro nuocono allo itomaco, commuovono i rutti , fono malagevoli da digerire, corrompono il cibo, danno cattivo nutri- mento, e generano corrotti vapori . Quelle pofcia.che s'arroltifcono in sii i vivi carboni, ò in su tegole affo- cate, ft ringono il corpo , e fono dure da digerire anch' "ùltifcm! ette . Ma parlandone come pei l'ufo della medicina, "di Gale- Galeno all'undecimo delle facultà de femplici ne '• fcrilfe, cosi dicendo: La chiara dell'Ovo ènei nume- ro veramente di quelle medicine, che non mordicano, & imperò fi puòufarenon folo nelle cofe degli occhi, ma in tutte l'altre , che ricercano medicamenti piace- voli,e non mordaci,come fono tutte l'ulcere maligne, e malagevoli da faldare , del federe , e de membri geni- tali. 11 perche fi mette utilmente ne i medicamenti per riflagnarc il fangue, che viene da i pannicoli del cer- vello. E fimilmente s'adopera meicolandola con co- fe, che non mordano, come èia Tutia lavata, & al- tri minerali, de'quali riabbiamo fpccialmente fcritto difopra, nelle ulcere maligne, ovunque elle fieno ne i corpi. Di confimile facultà è ancora il torlo, & im- però fi mette cotto leflb duro, overo arlotto ne i ce- rotti, che non contengono in loro mordacità alcu- na. Ma è però cofa certa, che tra i leffi, egliarrofti- ti non è gran differenza , difeccando poco più quelli , che quelli: dal che fi caufa , che quanto acquiftano eglino di ficcità , tanto perdono di fatuità mitigativa. Mettefi parimente il torlo ne gì' impiastri contra l'in- fiammagioni, come fon quelli , che fi fanno di Meli- loto per le malatie del federe. Ufanfi infieme la chia- ra, e'1 torlo battuti con olioRofado, allinfiamma- gioni delle palpebre, delle orecchie, edelle poppe , che vengono ò per percoffe , ò per altra cagione e fi- milmente in quelle de luoghi nervofi,come fono gom- biti, dita, legamenti, e giunture tanto de i piedi , quanto delle mani. Cotte l'Ova nell'aceto, emangia- tefananoifluffi di corpo: e fritte à fuoco lento,e len- za fumo con qualche cofa ,che habbia del collrettivo, come Agretto , Somachi , Galle , gufei di Melagrani , Chiocciole brugiate con i gufei , fiocini d'Uva , Mor- tella , Nefpole , e Corniole , giovano à flufiì tanto fto- macali, quanto difenterici, ma molto più mettendo con ette l'Hipocifto, i Balautti , i Cicini , ò vero i fiori elei Melagrano . Sono oltre à ciò utili l'Ova crude alle cotture del fuoco, tanto applicandovi!! la chiara foli con lana fuccida,quanto tutto l'Ovo infieme col tor- lo; imperoche rinfrefeano mediocremente^ difecca- no fenza mordacità alcuna . Debbonliufar l'Ova in quelle medicine, chedifeccanol'humiditàò lede, ò ileei» C'OnoleCicALE pertut- tùmini kj to tanto note in Italia, e A fritte, parroftite; rnainquelle, cheineidonogl'hu- mori lenti, e vifeofi del petto , e del polmone,!! deb- bono ufare da bere cottenell'acqua fola fino à tanto, che fieno ben calde: e cosi medefimamente là dove fia fatto afpro il gorgozzule, òpertroppogridare, òve- ro per fi udì di qualche humore acuto. Nel qual modo fi lodano ancora nell'afprezze dello filomaco, delle budella, e della vefeica. Quefto tutto ditte Galeno . .. .. L'olio, che perifpreffionefi cava daitorli dell' Ova ud'Ovi." beniflìmo prima arroftiti nella padella , giova ungen- dofene alla ruvidità della pelle, alle volatiche , gialle fifture delle labbra, dellemani, dei piedi, e delfe- dere: e vale à dolori dell'ulcere, delle giunture, e di " tutti i luoghi nervofi, &i dolori, & ulcere dell'orec- chie. Ungefi utilmente alle cotture del fuoco,efà mi- rabilmente feparare ne i pannicoli del cervello le parti contufe dalle fané, come congrandehonormio, Se utile de gl'ammalati hò più volte fperimentato in ciru- gia .Generanti inoltre dell'Ova tutti gl'animali vola- tili, quantunque ipefei ancora, eccetto alcuni, co- me fono i Delfini, i Vitelli marini, & alcuni altri . Aninuli,ch Generanfi d'eflè ancora alcuni de iterreftrijComeCo- nafeono' d codtilli, Ramarri, Lucertole, & altri fimili, e pari- la- mentele Serpi, eccetto la Vipera. E per quanto dice Hippocratenellibbrodelparto, e defanciullini ( fe q nonèerroredeglifcrittori) fi crea il pollo nell'Ovo dal torlo, e fi nutrifee della chiara . La qualfenten- za è veramente contraria à quello , che con lunga dot- trina dille Arift. al j.cap. del <5.Iib.delIa natura de gli animali: e fimilmente contraria all'efperienza , che ogni giorno ne inoltrano le donniciuole, che fanno covare i Pulcini in cafa; imperoche cavandoli il Pul- cino dell'Ovo un giorno, ò due avanti al tempo del nafeere, fe gli ritrova gran parte del torlo nel corpo . La chiara dell'Ova delle Tettuggini, ancora chelun- Ova di Te- go tempo ( come fpefife volte n'ho fatta io la prova ) fi uss""' bollano nell'acqua, nonficondenfa, quantunque il torlo diventi durifiìmo . Et in oltre hò ritrovato io D di quelleTelluggini, che n'hanno havute nel corpo fino à fette col gufeio già fatto. Il che vogliono alcu- ni, che facciano ancora le Serpi : ma ciò non fi vede in alcuno dei volatili. Chiamano i Greci l'Ovo Slip : Nomi, i Latini Ovum: gì' Arabi Naid, Beid, & Baid : i Tedefchi Ein, & Ey: liSpagnuoIi Huevo, &Ovo: ì Francefi Oeuf, Delle Cicute. Cap. 45. LE Cicale mangiate atro/lite ne icibi /occorrono à i dolori della 'vefeica . CICALE. tanto volgari, che fpeflò la State afiordano con il lor lungo cantare nelle campa- gne i lavoratori, & i vian- danti. Maperquanto fcrive Ariftot.al30.cap.del 5. lib. della natura de gl'animali, e Plinio togliendo dalai al 2(5. dell'i 1. cap.fono le Cicale di dueforti, cioè minori, e mag- giori. Le minori vengono più predo .efinifeonopiùtardi; male maggiori nafeono più tardi, efìnifeono più pretto, e fono quelle, che cantano. Figliano nei campi, quando fon raccolte le biade, cavan- do latetracon la coda :efimilmente nelle canne, che fi mettono per pali alle viti. Giova à farle moltiplica- re il piovere aftài. Crefcono dal parto loro in prima dalla terra à modo di vermicelli , i quali crefeendo di- ventanofinalmentequeglianimali , che chiamano i Greci Tettigometra, foaviflìme al gufto avanti, che efeano del gufeio, che le circonda; del quale circa al folftitio della State fe n'efeono la notte volando le Ci- cale. Vivono quefte di ruggiada folamente, e fono di quegli animali,che non hanno bocca. Tirano però à se la rug- ^34 laruggiadaconunacertalinguetta.che hanno forra al petto , i quale e concaio à modo d'un canalc,onde niponde il fuono delcantoloro . Amano mirabil- mente gl'Olivi , ma però gli ombrofi manco de gl'al- tii, quantunque fi godano communemente ditutti gli alberi ,- & imperò non pofiono nafcere.dove non iiano alberi . Hanno oltre à ciò le Cicale in odio i luo- ghi rreddi , e perciò non Hanno nelle tette ombrofe, e opache, ne manco s'odono ne ipaefi freddi. Laonde li penso Alberto Magno , che le Cicale fuflèro i Gril- li , che cantano la notte : percioche in Alemagna.pae- le fuofrigidifiìmo , efotto al polo, quantunque vi fie- no ìGnlliin affai copia, non vi fono però le Cicale. In Parthia fi mangiano le Cicale , e umilmente in cer- ti luoghi dell'Oriente . E però non è maraviglia , che AriftotiledictUè, che elle fieno foaviflìme al gufto, pi ima che comincino à volare. Scrive Paufania , che il fiume Cecino divide il territorio de i Locrenfi da quello de iilhegini: echeleCicale, chefono di là dalfiumeverfoi Locrenfi, fono argutifiìme nel can- tare, come che quelle, che fono di quà dal fiume tut- CHiamafi le L o c u s te inTofcana, & in al- tri luoghi d'Italia con di- verfi nomi,cioèGri!li,Sal- telli,Cavallette,Sajuppi,& altrimenti ancora, fecon- do 1 collumi , e varietà dei paefi . Sono notiffimi ani- mali, quantunque molto dannevoliall'herbe, &alle biade, per devorarfi elle ben fpeflò il tutto inbre- viflmio tempo , ove in gran copia li ritrovino . Secon- do che d'ette fcrifle Arilt. al 2Ì5. capo del 5. lib. dell' hift. degli animali. Sono imafehi minori delle fe- lli ine . Parrorifcono que- iie ficcando in terra la co- da, di cui mancano imafehi, etutteinunmedefimo -uogo, dimodoché] loro parti paiono quali favi. Di qui nafeono vermicelli, che hanno figura di Ovo, li quahfono coperti da certa terra fottiliffima, come ve liana, quella rompendoli pofeia, efeonò fuori ici-oculte, c fe ne volano via. Quello lorparto c tanto tenero, che appena toccato fi disfà, e more Partonfcono nel fine di Primavera, efubito dopo al parto muojonoftrangolate da alcuni vermicelli , che loro nafeono intorno al collo nel tempo del parto . Nel medefimo tempo muojono ancora imafehi Nel- e montagne , & altri luoghi frigidi pochiffime Locu- Jte li ritrovano, ma per Io contrario aliai fe ne veazo- no nelle pianure, eneiluoghi, ove perii gran caldi crepano 1 terreni; percioche nelle fillùre parrorifco- no le fueova. Padano le Locufte volando lunghiffi- mi mari, e qualche volta ne fono pallate d'Africa in Italia .diceva Plm. in tanta quantità,che le loro fchie- ìcoffufcanoilSole, comel'oftufcano inuvoli, con nonpocoltuporedegli huomini, e dubitanza che lermandofincifuoipaefi, non gli difertaficro ; im- peroche molto ruinano, e fanno Aerili i luoghi, ove clleijpofano, mangiando le biade, e l' herbe fino sii le radici . Del che à i rempi noftri ci han fatto teltimo- niolanno M.D.XUI. l'innumerabili fchiere, che venendo dalle paludi Meotidi coperfero non fola- mente tutta l'Ungheria, e grandiffima parte d' Alema- nna, ma ancora tutta l'Italia, dove fecero infinitiffi- mi danni nelle biade minute, enell'herbede i prati , mangiandofi i Legumi, il Panico , il Miglio , e la Sag- gmafino alle radici. I Parthi mangiano le Loculfe nembi; &imperònonèmaraviglia, fe nelle facre *et\erf(,c°me li legge all'undecimo capo del Leviti- Co ; te lodo Moisè ne i cibi al fuo popolo Hcbreo . Ne Difcorfi.de! Matthioli. A te fieno mute, efenzavoce. Il che fcrive parimente Sa&cmt . Di quelle parlando Galeno all'undecimo libbra delle facultà de ifemplici, diffe, che oltre all' haver elleproprietà à i dolori della vefeica, fecondo 1' ufo d'alcuni Medici vagliono ancora à i dolori colici coniIpannumerodigranelladiPepe. Nel qual ufo lene danno à mangiare hora tre, hora cinque, cano- ra fette in diverfi tempi, fecondo che vengono i tem- pi dei dolori, &iloroparofifmi: Chiamano i Greci leticale Yir,7t: iLatiniCicada-, li Spagnuoli Ci- guattregas: i Francefi Sigale. Delle Locufte . Cap. 46. IL fumo delle Locufte -vale alle difficultd dell'orinare, e majfime nelle donne. Lacarnelorononsufa in alcuna cofa Ugllcthcficonnumerancnellefpecie delle Locufte , che fi clamano Afiraci, & Afmellì , fenx; ali ,.e con grolje gambe , feccatejì bevono utilmente con vino à i morfi' degli Scorpioni. Mangianle ne cibi fino che ne fono fax 1 coloro , che hahtano Lepti , paefe d' Africa. LOCUSTE. Noni anco è da maravigliarli , che San Giovanni Battifta le mangiaffe infieme col mele falvatico nel deferto, qua- lunque vi fiano alcuni efpofitori, che voglianole per le Locufte s intendano alcune radici , & altri certe ci- me d'Alberi. Al che non conferendo io, tengo per vero, che per dler egli Hebreo, e grande offervatore g della legge Molaica, mangiarle veramente quelle I o- cufte animali 11 che tiene ancora Sant'Agoilino nell' efpofitione dell epiftola di S.Paolo à i Romani In al- cuni luoghi, come nella regione Cirenaica , nell' Ifola di Lemno,& in Sona,vanno gl'huomini à truppe due etrevoltel'annoncllecampagneàguaftarei nidi lo- ro, e pofeia ad ammazzarle, quando fono nate, co- me i andafieroà combattere contra à grandi eferciti Diedi, cheinlndiafe ne ritrovano di quelle , che lon lunghe tre piedi, di modo che le gambe delle fe- minc, quando fono feccare, s'ufano in vece di fe-rhe Chiamano 1 Greci le Locufte imS(!: i Latini LoW N&J ftav li Spagnuoli Lagoftas de tierra, & Gafanhotes grandes: ìFranceli Locufte. Dell' OJfifrago . Cap. 47. DIcefi, che l ■ventriglio di queir uccello, che chiama, no t Latini OJfifrago, bevuto à poco à poco, fd ori- nare le pietre in/teme con l'orina . RltrovoneirOflìfragodiverfe opinioni: impero- offifraj. cheapprelload Arift.è l'Offifrago un'uccello fi- fua Latini Galerita: gl'Arabi Hanabroch.ò ve- ro Kanabroch : i Tedefchi Vvaldt Lerch : li Spagnuo- IiCucuyada: i Francefi Alovette . A Delle Rondini . Cap. 49. rrendofii Rondini 'della prima -figliatura delle Ron- dmi, avanti che la Luna fia tonda , fe gli ritrovano nel -ventrìglio due pietre-.una d'un fol colore, e l altra -varia Lt quali ferrate in cuojo d'una -vitella, à vero di cervo , & fpecie dell'Aquile , dove cosi ne fcrive. La quinta* fpeciedell'AquilaèaugelloaflTaipicciolo, e daalcu" ni è chiamato Offifragos iroperoche quando ei man- cia la carne.vola con le offa ben in alto in aria , e le la> eia cafear (opra qualche gran fallo, e cosi lerompe e fi pafee della midolla. Ma par che in quello discor- di egli manifeftamente da Ariftotile.vedtndofi , che appreflò Arillotile l'Offifrago non è altrimenti fpecie d'Aquila cosi picciola , ma un'augello più grande di tutte l'altre Aquile dalla Germania in fuori.Onde non pofiofe non credere, che Alberto fi fia qui inganna- to, come ancora Plinio! imperochequell'Aquila va. lorofifsima marina, come fcrive Arillotile, hàla vi- fta acutiffima, e per fua natura collringe i figlinoli , avanti che faccino le penne à rimirare il Sole, Se ef- fendone alcuno, che lagrimi, fubito l'ammazza . Il t„orc che dimoftra chiaramente l'errore di Plinio, e ch'egli Plinio. leggeffeAriftotile con poca attentione; imperoche havendol' Aquila marina acutiffima veduta, non mi par, cheJiabbiadafare punto con l'Offifrago, ha- vendo quello gl'occhi infermi, e deboli, e non ve- dendo molto lontano . Io già fà più tempo per haverc havuto il libbro de gli animali d'Alberto feorretto s doveerafcrittoOflìfragain cambio d'Ofina, m'era ridotto à credere, che l'Offifraga appreffo Alberto . fuffè un'augello tutto bianco affai maggiore del Ci- gno , che noi chiamiamo Agrotto , e pratica nelle noftre maremme intorno Port'hercole, ed Orbetcl- lo, pafeendofi di pefee in quello (lagno di mare . Hà grandiflìmo becco , e nella parte appreffo la go- la cartalaginofo , e pendente à modo d'un facco . Ma havendo dipoi ritrovato un' altro Alberto più corretto , ove era fcritto Ofina , e non Offifraga , riconobbi l'errore, in cui era cafeato per negligen- za del flampatere. Chiamano i Greci I? Offifrago forni. ?iVk: i Latini Ofsifragus. > Della Lodola. Cap. 48. E La Lodola m'uccellino , che hi un cappelletto in sù U cima del capo, come hanno i Pavoni . Queftaarro- Jlita, c mangiata pe7- cibo medica i dolori colici. LODOLA. attaccate al collo, ò vero al braccio, giovano in tanto al mal caduco, che fpeffb con effe alcuni f e ne liberano . Oltre d ciò V ipeffe Rondini mangiate ne i cibi nel modo , che fi mangiano i B eccafichi , rifehiarano la vi/la . Al che giova fimi [men- te la cenere delle vecchie, e delle giovani abbrugiate in un va/odi tetra,unta con mele : e vale parimente alla féhiran- tia , & infiammazioni dell'ugola , e del gargatile . Le Ron- dini fecche , e parimente i Rondini , bevute con acqua al pe- fo d'una dramma, giovano alla fchirantia . LERoNDiNi,vo!garifsimiuccelli,fo„oditrefPecie: R(mJ. . delle qual, una e quella.che fi ricovra nelle noftre & « t,'i„ cafe: 236 caie: la fecondi nelle muti- glie de gl'antichi edificj, e nelle grotte, e fcogli dei mo- ti > e la terza nell'alte ripe de j fiumi; e quelle due ultime fpecie chiamano chi Ron- doni, echi Tartari. Quelle partendoli ogn'anno d'Afri- ca feome al 24. cap. del 10. lib. fcrive Plinio) padano il mare,e fe ne vengono il Mar- zo vicino all'equinotio in Italia à fare i nidi,e l'ova nel- le cafe , tanto fi confidano nella benignità de gl'huomi- ni . Dove havendo partorito due volte,& allevaci i figliuo li, fe ne ritornano con loro infieme nell'altro equinottio dell'autunno ne i paefi loro. LeRondini fole fra tutti gì' la Chtlido. uccelli ' cnc non f°no rapaci , mangiano carne . Dice- va fùritro- fi,cheIaChelidoniaherba, che volgarmente vuol di- lata dalie re Rondinaria , fri ritrovata dalle Rondini; percioche fu veduta portare nei nidi per fanare gl'occhi de i Ior figliuoli accecati. Edigiàseprovato ( come fcrivo- no alcuni) che pungendofi loro gl'occhi nei nidi , fi è veduto polcia , che le madri gli rifanano con la Che- lidonia. 11 che eflendo flato poi notato dai Medici , hanno anch'efsi, ammaeltratida quello uccellino,u- fata la Chelidonia nelle malatie degl'occhi. Ma con- tradice all'opinione di colloro manifeftamente Arili, come diremo di fotto nel commento della Chelidonia maggiore . Fà contrario effetto lo ilerco loro , percio- che cafeando caldo ne gl'occhi, fà accecare, come ne fàteftimonio nelle facre lettere l'hiiloria di Tobia. Dell' Avorio. Cap- $0. IA limatura dell'Avorio _j fana applicataci fana- ricci delle dita . Hà f acuità — correttiva . Difcoriì del Matthioli RONDINI. ScrilTe delle Rondini Galeno all'i 1. libbro delle fa- cultà de femplici , con quelte parole : Molti fono,che hanno ufato non folamente gl'animali, di cui hab- biamò detto, ma ancora le Rondini, abbrugiando- . le, e mefcolandopoi la cenere inlieme con miele , & ungendone le fchirantie , e tutti gl'altri malori , che vengono con enfiagione nel gorgozzule, enell' ugola. Altri fono, che ufano la medelìma cenere per aflottigliarc la veduta, & altri danno le Rondini fec- che à bere in lottilifsima polvere. Chiamano iGreci la Rondine. Uftfces i Latini Hirundo : gì' Arabi 1 Tarraf, Chatas, ò vero Chataf : i Tedefchi Schu- valb : li Spagnuoli Golandrina , & Adorinha, i Franccfi Arondelles. ELEFANTE. Bcfanti , e -r-jt Notifsima cofa a c;af. lu.t damma. |H ut* iU,hì. B i cuno,che 1 Avorio non altro che dente d'ELE- fa N T E,quantunque Paufa- nianel?. lib. della dclcrit- tione della Grecia vecchia, voglia che l'Avorio fia ma- teria di corna, e non di den- ti,con quelle parole . Quan- to fpetta à dire dell'Avorio , le alcuno fi crede, che quel- le (iano zanne della bocca dell'Elefante,piglino l'efempio dall'Alce fiera di Fran- cia, e da i Tori d'Ethiopia;imperoche àgi Alci mafehi ( delle femine non dico,perche non hanno corna ) na- ìcono le corna fopra le ciglia , & à Tori d'Ethiopia fo- pra al nafo , onde chi farà che dica eflèr miracolo , che fi ritrovino animali , à cui efehino le corna dalla boc- ca ? Può far certamente argomento efficacifsimo , che quella cosi gran mole fieno veramente corna, quel che fi vede in molte altre beltie,alle quali à certi tempi ca- fcano le corna, edipoi lerifanno di nuovo. 11 che in- terviene ne Cervi , ne i Caprioli , e parimente ne gl'E- lefanti, e peròferAvoriofufièdente, e non corno; qual farebbe quella forza della natura , che potelle fare, che rinafceflero ? Quellotutto dille Paufania, àcui fottoferive Aretheo antichifsimo Medico al 13. cap. dell'i 1. lib.deiquali per undici capitoli conti- nui fende Plin. al principio delibavo libbro. Naf- cono in Africa di là dalle Sirti,in Mauritania.in Ethio- pia, & in India, e quantunque fieno di Itatura maggio- li di tutti gl'altri animali , nondimeno (come dille Arilt.) fono manfuetifsimi , e piacevolifsimi , quando fon fatti domeftichi . Raffomiglianlì ( come dimollrò quello, che fri al tempo di Papa Leone X.à Roma ) nella pelle molto à Bufali , come che vi fieno fufo ra- rifsimipeli. Hanno la teila grolla, il collo corto , e 1' orecchie larghe per ogni verlb due lpanne.ll nafo han- no lunghifsimo, concavo, fatto à modo d'una gran tromba, che gli pende tra i denti dinanzi, quali fino à terra ! & ufa quello in cambio di mani . La bocca è vi- cina al petto, aliai limile à quella del Porco, nella quale hànellemafcellc di fopra due grandifsimi denti (come fe ne veggono affai in Marceria à Venetia , & in altre Città d'Italia ) i quali riguardano con le pun- te verfo terra. I piedi fon ritondi, come taglieri , di larghezza di due, e di tre palmi, circondati di callo- Er fa materia, con cinque unghie d'intorno grandi, co- me mediocri nicchi. Le gambe fon grolle, e forti, nè come alcuni feiocchi fi penfano , fono tutte d'un pez- zo, ma hanno legiunture nelle ginocchia, come gli altri animali quadrupedi . Et imperò ( come riferi- * {ce Nel fecondo Kb. di Diofcoride. fceAluiglCadamofto nelle Cut navigarioni fatte per l'Ethiopia, &àColocut) s'inginocchino gl'Elefanti al montarvi!! fufo, quando fi cavalcano. La coda è comequelladeiBufali, lunga circa tre fpanne , con rarifiime ferole. E però molto male fi potrebbono ri- parare dalle mofche, fela natura non gli haveflèpre- parato altro ingegno d'ucciderle, ilqualeè, che ha- vendo eglino la pelle piena di graticolate fefiure , le ri- ftrmgonorannicchiandofifrà quelle, e cosiTammaz- rano. Nonnuoconoàgl'huomini, fenon fe gli dà impaccio; ma fe purgli nuocono, gli pigliano à tra- verso con il loro lungo nafo, e cosigligittano in su all' aria una grande arcatajlaonde muojono fuffocati dall' aria, prima che cadano in terra . Non fi trova huomo, che iia cosi buon corridore , chegl'Elefanti non l'arri- vino, ancoraché caminino di fuo pafib; imperoche la lunghezza de i palli loro avanza di gran lunga la velocità de 1 palli de gl'huomini . Vivono di frondi , e di frutti d'alberi : nè è così grofiò albcro.che non rom- pano con il nafo loro. Crefcono fino all'altezza di Tedici palmi, e però coloro, che non fon ufi à caval- carli, fi contaminano, come fanno in stile navi co- loro, che non fon ufi in mare . Sono sfrenatane fi pof- fon nrenere con alcuna forte di briglia ; il perche fem- pre G lafciano con la telta in libertà. Ma per elTere ubi- dientiflìmi, e per intendere i parlari degPhuomini de i . Iorpacli, nonefconodaimandatidichigligoverna. Hanno ramo paura del fuoco , che fpaventati da quel- lo non fi poflbno rivocare dalla fuga : il che nonfa- pendo coloro , che governavano quello , ch'era à Ro- ma, efléndo dentro al cafteller.ro, che gl'havevano accommodaro in stì la fchiena il giorno , che il Signor Giuliano de Medici frarello del Papa menò la moglie diFrancia, fcaricandofi certi archibufi, lo miferò in tanta fuga, che mai non Io poterono ritenere,fino che non fi cacciò infieme con loro nel fiume Tevere. Non generano ( per quanto dice Arift.al 29. cap.del 6. Iib. della natura de gli animali) fe non hanno vene' re a anni. Nel che fi vede manifeftamente errar Plinio di- n cendo.che i mafehi in cinque, e le femine in dieci pof- fono generare. Gl'Elefanti fon calli animali,& imperò non ufano fenon con unafola femina,nè piti la tocca. no,comela veggono pregna. Non fi può di certo fape- re, quanto portino le femine nel corpo i figli loro , per guardarli gl'Elefanti di non efliit veduti,quando l'im- pregnano . E però difiero alcuni, che le femine porta- vano diciotto me(ì,& altri chi due,e chi tre anni . Par- Del T alone del Porco . Cap. 51. IL Talone del Porco bru- giato, finoche di nero di- venti bianco , epofeia fatto in polvere , e bevuto vale ti i do- lori colici, ér ài vecchi dolo- ri di corpo . effo T7 II Talone ne gli anima- X_i li quell'ultimo odo del piede, che fi commette con lo ftinco della gamba , chia- mato daiGreci Aftragalos, e da noi volgarmente l'olio dellacavicchia. Chiamano iGreci il Talone del Porco *rpSyo*, m. j Latim Ta- lus Suillus : li Spagnuoli Tornizuelo depiedi Puer- co: 1 Francefi Talon de Porceau. Del Corno del Cervo . Cap.%2. ILCorno del Cervo bruciato in cenere, e lavato, be- vuto al pefo dì due cucchi 'ari giova alla difenteria , à ghfputidelfangiie, àiflujftftomacali, al trabocco di fie- 237 B torifcono le fonine con dolore, come fanno le don- ne : e fubito che hanno partorito .leccano il figliuolo, il quale pofcia gli camma dietro.Viyono (dille Arili.) fecondo alcuni ducem'aani, come che altri dicano, che non più di cento venti; ma il fiore dell'età loro è circa à feflanta , ò fettant'anni.Temono il freddo mol- to il verno , e piacegli molto ftare apprefio i fiumi, ne i quali entrano volentieri , come fanno ancora i Bufali Sono d'intelletto alìài propinqui à gl'huomini: itche tóojntib fi vede per intendere eglino i parlari de ipaefi loro, per l«t° • l'ubidienza che predano , per la prudenza che hanno, eperla religione, che olìèrvano . Adorano gl'Ele- fanti il Sole, e la Luna; E di già fono (lati veduti in Ethiopia , e Mauritania , ove fono fenza numero , an- dare la notte à fchiera , quando la Luna è nuova, à la- varfi ne i fiumi , e fatti pofeia ben mondi, adorare il pianeta in ginocchioni , & andarfene poi via alle fel- ve. Riferirono alcuni, che fonodi tanto intelletto, che effendogià flati condotti allenavi per menarli per marein altri paefi, nonfivolfero imbarcare, fenon gli fri promefio prima di ritornarli nei paefi loro. Van- no per le fel ve gl'Elefanti quafi fempre à fchiera , met- tendo fempre dinanzi per capitano il più vecchio, e dietro à quello.chi più di tempo, e d'anni fe gli avvici- na . Dicefi,che come fi veggono affliti da i caeciato- ; ri ifapendod'efier più fegu itati per li denti, che per altro, urtando forte con elfi ne gl'alberi, fe li cavano, e Iafciandoh in terra, fc ne fuggono per campare la vi- ta . Il che facilmente potrebbe efier falfo, come ùmil- mente è la bugia , che'l Caftoreo veduto il cacciatore il tagli con li denti (come dicemmo di fopraj i teiti- coh. Sono naturalmente gl'Elefanti tutti falvatichi , ma s'addomeft icano con arte , come fi fà con molti al- tri animali , e parimente allevandoli fufo da piccioli , come che dica Plin. che s'addomefticano ancora i grandi con le baftonare, e con la fame, tenendoli fri quelli, che fono domeftichi . Ma ben ne fono in alcu- ni luoghi di quelli, che non fi pollòno per la ferita lo- ro addomefticare, come fon quelli , che fi ritrovano ("fecondo che nelle fue navigationi fcriffe Aluigi Ca- damofto) in Sencga Regno d Ethiopia. Ufanfi l'Avo- Avorio ' rio macinato in fui porfido mfottiliffìma polvere à i («facilità, flutti bianchi delle donne, bevendolo in latte di feme di Lattughe, cavato con acqua ferrata. Chiamano i Greci l'Avorio ixìpus: i Latini Ebur :i Tedefchi Helf- fantheyn, li Spagnuoli Diente d'Elefante, e Marfil • 1 Francefi 1 Yvoire. TALONE DEL PORCO. Nomi . le, & ti dolori di ve/cica coti Gomma di Draganti. Vale pariment e à i fiitlft de i luoghi naturali delle donne con qualche liquore à cii, convenevole. Il modo di bruciarlo è così. Tagli jfi in minuti pexjcjtti, e fi mette pofèia in unvafo di terra crudo , e lutatovi/opra bemffimo il co- perchio , fi mette inuna fornace , e lafciavij! tanto , che diventi bianco . Quello pofeia lavalo , comejìlavala Cad- mia, èutìleneifiufft, e nelle ulcere de gli occhi . Frega- to d Cervi, e Io ro hifloria 238 toà i denti li mondi f cane . ti fu- mo del cnidobrugtaio in tu ì car- boni/caccia lejerpi t Bollito m a^ ceto , e lavando]* la bocca con quello , caz> a il dolore delle gengi- ve j e delle ma/celle 3 cauf aio per il nafeimento de i ma/cellari . ' Onoi Cervi notìflìmia- Difcorfi del Mattinoli CORNO DEL CERVO. s ciafeuno non è nota la natura loro, per fodisfare ad ogni can- dido lettore, né dirò qui quan- to d'Ariflotile nel 6.e 9. libbro della natura de gli animali, e nel quarto delle parti loro, n" ho ritrovato. Sono adunque i Cervi animali falvatichi , gran- di come Afini, velociflìmi al corfo , & armati di ramofe cor- na . Quelli, quando vanno in ~\ " TT" amore, diventano tanto furiofi, e pazzi, che fe ne vanno gridando per le felve tanto forte, che fanno con non pocoflrepito rifonare TEcho nelle concavità delle valli, e dei monti. E fono tanto furiofi, e sfre- nati nel coito, che fpeffo in quell'atto fanno andare le femine à terra, ó vero cheper nó potere elle patire la durezza della verga loro, cosicaminando , e corren- do l'impregnano. Non fi contentano d'una femina fola , ma facendo come il Becco con le Capre, in bre- ve fpatio di tempo , molte, emolte ne montano. E fe per forte fi ritrovano pili mafehi dietro ad una femi- na, combattono con li due più appuntatibronconi dcllecorna, che hanno fopra alla fronte, fino alla morte. Pallàto pofeia il tempo dell'amore, nella fine di Settembre s'af'condono nelle caverne loro, riaven- do quali vergogna dello fpiacevole odore, chegitta- no, fimile à quello de Becchi. E cosifeneftanno,lì- no che viene il verno, nel quale ritornano di nuovo per le felve, e perle campagne alla paftura . La fiate per effer molto graffi corrono poco ; il perche in quel tempo fpeffo s'aicondoiio per non efkr ptefi .Vanno in amore il mefe d'Agoflo , e di Settembre. Empionfi le Cerve in pochi giorni , e molte con un foloijiaf- chio . Portano il parto otto mefi. Le temine quantun- que qualche volta partorifeano due cerviatti , nondi- meno il più delle volte ne partorifeono un folo. Par- corifeono come prudenti in luoghi vicini alle vie pu- bliche,perficurarifigliuolidalle fiere rapaci; e nel partorire fempre fi mangiano l'invoglie del parto, le quali (fecondo alcuni) hanno mirabile proprietà in molte cofe. 11 primo annoi giovani non fanno altre corna, che un poco di rilevo in amendue le parti fo- pra alla fronte . Ma ÌJ fecondo anno gli fpuntano,co- me manichi di leline, coperte tutte di pelo . Il terzo fannodue rami, & il quarto tre, e cosi procedono ( dille Arift.) fino àfei . Ma in Italia fe ne veggon di quelli, chen'hannofinoàundici, come affermò an- cora Alberto riaverne veduti egli in Alemagna. In Ba- viera furono già due corna d'un cervo tra le più care cofe del Duca Guglielmo , delle quali ciafeuno riave- va ventiuno ramo, e fi tenevano per un miracolo di natura, e per cofa rariffima. Quelle furono poi do- nate alla Sereniffima Maria Regina d'Ungheria , e fo- Erronti o. rella dell'Invittiflìmo Cefare Carlo V. e del Sereniffi- pmionc . mo Ferdinando Rè de Romani. E una feiocchezza il credere, che gl'anni loro fi numerino da i rami del- le corna; percioche vivendo i Cervi lunghillìmo tempo, farebbono le corna maggiori delle Qucrcie, e de i Pini . Ma ben fi conofee la vecchiezza loro ( co- me diflè Arili.) al mancamento, chefe gli ritrova de denti, e fimilmente al mancar nelle corna loro quei dueramiprincipalifopralafronte, che hanno igio- vani per combattere ; percioche ne i vecchi non rinaf- cono,, fapendo la fagace natura non haverne eglino più di bifogno per combattere . Mutano ( fecondo D chefcriveTeofraftoal i.cap.del T. libbro dell'hiflo- ria delle piante ) le corna ogn' anno nella primavera. Nelqualtempocacciatidallanaturafe ne vanno in • luoghiremotifììmi, ecomeveggonfid'haver perdute l'atmi, nonefconoallapaflurafe non di notre, ne vengono al difeoperto alla campagna , fino clic non gli fono rinate le corna. Afcondono ( dille Ariftoti- le ) il finiftro corno per fapere eglino effer in quello affaiffime virtù, come che Plinio, & Alberto dicef- fero del deliro. Quando fono morduti dai Ragni, ò da altri velenofi animali, fi guanfeono mangiando i Granchi. Sono femplicifiimi animali, e però fpeffe volte maravigliandoli del fonare de i flauti, e delle fampognede i pallori, come balordi, fono affiliti da i cacciatori. PaffanograndiGoIfi di mare andan- do à nuoto alla fila, e tenendo la tefla l'uno in su la groppa all'altro, come s'è più volte veduto in quel golfo di mare, che palla da Cilicia à Cipro . Efeben non veggono nel nuotare la terra, vi vanno all'odo- re, chenefentonoco'lnafo. Le femine naturalmen- te non hanno corna, nè manco le fanno i mafehi , che fi caflrano da piccioli , avanti chele mettano fuo- ri. Quantunque alle volte fuor dell'ordine di natura fi fieno ritrovate Cerve cornute con fei rami per cor- no, come fonquelle, che in Augufla diGermania hanno i Fucchari , & in Baviera l'IIlulliillimo Duca, tutte adornate d' argento. Quelli, che fi caltrano grandi, ferbano le corna, ma non le mntano mai . Vivono! Cervi (diffe Plinio al 22. cap. dell' ottavo libbro )lunghiffimotempo,comefenfatamente dimo- ftranoquelli, cheefiéndogià flati domellichi d'A- leflandro Magno, fatti pofeia per lungo tempo fal- vatichi, furono prefi più di cent'anni doppo la mor- te fua, e conofeiuti alle catene d'oro, che havevano ancora al collo , giàricoperte dalla callofi pelle, e dal pelo. Ma che habbiano i Cervi cosi vita lunga ('come fi dice ) non par che creda molto Arillotile,di- cendo: Dicefi, che hanno i Cervi lunga vita , maio di quello non hò certezza alcuna , nè manco la dimo- ilraillor predo crefeer fttfo da picciolini. La cer- tezza di quelli d'Alelfandro, cheferiye Plinio, non potè veramente faper Atiftotile, per effer accaduta tal cofa lungo tempo dopo la morte fua, per effer egli flato maeflro d'Aleflàndro . Nè manco feppe egli di qucllaCerva, che, efféndo già fiata di Cefare , fù ri- trovata fimilmente lungo tempo dapoi , e conofeiuta alla collana d'argento, nella quale eraferitto: Nolime tangere , quia Cafaris- fum . Nel monte Elapho d'Afia naf cono i Cervi tutti con l'orecchie feffe ; al qual le- gnale fi conofeono pofeia , che fieno di quel paefe . E gran cofa , che diceffe Ariftotile al 2Ì>. cap. dell' otta- vo libbro dell'hifloria de gl'animali, e Plinio al 33. pur dell'ottavo, chein Africanon lìanonèCervi,nèPor- chi cignali; avvenga che ài tempi noflri copiofi vi fi di Pli ritrovino . Se già non li voleffe dire , che vi fufféro Itati portati Nel fecondo lib. portati nei tempi, che lucceflero dopo coftoro. Han- A noi Cervi inlegnato àconofccre il Dittamo alla me- dicina; percioche fii avvertito da i cacciatori,che man- giando eglino quella herba nell'Ifola di Candia , face- vano andarli fuor del corpo le faette reftate già nelle ferite loro. Il che dille Diofcoride delle Capre ferite dallefaette, enondeCervi. Non hanno fiele nel fe- gato apparente, come Umilmente non l'hanno i Ca- valli,gli Alìni,iMuli, i Cameli, e trai pefci il Vitel- lo marino, e i Delfini : ma in luogo di fiele hanno cer- te vene fparte per le budella , nelle quali è dentro fpar- fo illiquore, chela il fiele ne gl'altri animali, e però perefferel'interioralorofempre amare, non fi man- giano, nè manco le vogliono i Cani, le non fono mol- B tograftc. Hanno nella coda un certo verde humore, Iti del il quale è mortifero veleno mangiandofi. 11 fangue del . Cervo ( diceva Rafis nel libbro dei feflanta animali) ' ufatoà modo di criliero bene sbattuto con olio , vale all'ulcere, &àifluffi vecchidelle budella, e bevuto con vino vale alle faette avvelcnate.il cervello mondi- fica le poftcme de i nervi , e delle giunture , & il corno brugiato, ebevuto con un poco di Mele caccia i ver- mi del corpo . Le corna tenere , che hanno ancora fo- pra il pelo, de i cervi giovanetti (fecondo che riferi- iceScribonio Largo) mede tagliate in pezzi in una pignatta,& illutatole fopra il fuo coperchio , e pofcia mede in un forno à feccare.e fattone polvere,fono co- fa mirabile date con Pepe , e Mirrila per li dolori coli- ci . La fordidezza , che fi ritrova nelle fedùre fotto gli angoli de gl'occhi loro ( come fcrive il fudetto auto- re,) giova applicata à tutti i morfi de ferpenti velenofi , e però fcrive egli raccoglierfi diligetemele inSicilia dai cacciatori, e portarfi fempreappredb , per tali, e fi- milibifogni. L'olio, che fi ritrova nel cuore del Cer- vo, è cordialifsimo , e valecontra 3 tutti i veleni mor- tiferi, e metteu utilmente ne gli rimedj, che li fanno perlapeftilenza : quantunque nieghi Andrea Vefa- lionelfuogloriofo volume della fabrica del corpo humano , che nel cuore del Cervo fi ritrovi odo alcu- no, e s'inganna egli in ciò manifeftamente . Maèpe- ] rò ben d'avvertire , che nelle fpeciarie fi mette hoggi ne compofiti , ove entra l'odo del cuore del Cervo, in fuo luogo l'ultima parte della trachea arteria, cioè della canna del polmone de Buoi . Del Fungo Cervi- no, il quale vogliono alcuni, chenafea dello fper- ma del Cervo , che cafea in terra nel coito loro, e del- le virtùfue, nehabbiamodettoafl'aià badanza nelle noftreEpillole medicinali, dove potranno, leggendo- le, ritrovarne l'hiftoria, e le virtù coloro, che faran- no defideroli d'intendere. Chiamano i Greci il Cor- no del Cervo e\xfour.ipxt : i Latini Cervinum Cornu : i Tedefchi Hirtzhorn : li Spagnuoli Cuerno de Ciervo, e Punta de Ciervo: i Francefi Come deCerf . ■ ] Dei Bruchi. Cap. 53. DIceJi che i Bruchi , chejìgeneranoin sù l'heibedegl' horii , unii con olio , afftem ano colorosche fe ne ungo- no, da i morfi de gli animali velenofi. IBRucHiinimicideglihortolani, fono volgarif- limi animaletti , ma però di gran danno ne gf hor- ti , ove fpedo fi mangiano tutti i Cavoli, e gl'altri her- baggi,chevifi feminano. Nafcono quefti ( fecondo cheali9.cap.del5.1ib.deU'hift.degli animali fcride Aritl.delle fiondi verdi dell'herbe , e madime di quel- p lede iCavoli)generandovifi prima certi granetti ber- rettini minori del Miglio, de i quali nafcono pofcia piccioli Vermicelli, che in fra tre,ò quattro giorni di- ventano Bruchi rodi . Quefti fatti già vecchi fi muta- nodiforma, e licopronh d'un certo gufeio duretto, quantunque fottile, fimile nel colore all'oro, &im- però (didc Arift.e dopo lui Teofr. nel ^.lib.delle cau- fe delle piante ) chiamarfi Aurei] . Non fi muovono,fe non fi toccano, nè fi conofee in loro bocca, nè al- tre membra . Romponi; pofcia , ed efeone fuori i Pa- di Diofcoride. 239 viglioni, che volano. Mangiano i Bruchi aflai,avan- ti che fi permutino in altri animali ; ma pili non man- giano poi, che fono diventati Aurelj . De i quali mi ricordo io edendo fanciullo per edere dato quell'an- no una infinità di Bruchi in tutta la Tofcana.havernc ritrovati infiniti attaccati col culo in sii , non folo al- le frondi de gl'alberi , edell'herbe; ma all'ai ancora ài muri delle cafe, di colore così lucido, comelìfia quello dell'oro , come che ve ne fuflèro alcuni anco- ra di colore d'argento, dimodoché ciafeuno. fi ha- vrebbepenfato, che fudèro flati d'oro, e d'argento madìcciofenonfifudcro veduti palpitare . La forma loro era proprio d'un fanciullo falciato, con faccia tutta di difegno humano, con una mitria in teda, con due corna. Dei quali hò ritrovati pofcia fempre ogn' anno alcuni, efpecialmcnce attaccati alle muraglie degl'horti, edegiardini; manonperòcosi di vivo color d'oro. Quella tal torma loro di faccia fiumana fi tacque Arift.il quale come che dicedè, che i Bru- chi fi generavano dalle frondi dell'herba fenza altro animale, cheli generi; nondimeno li veggono fen- fatamentei Paviglioni farvi fufo le ova , che non fo- no altro, che quegli granetti bigi, come fanno an- cora quelli, che nalcono di quei Bruchi, che fanno lafeta. Ma non però, per quello voglio affermano, che non poflàno , come di 11 è Arili. nafeere ancora per C loro ftedi,come fanno molti altri animali.Plinio vuo- le , che quelle granella, che li veggono attaccate in sii l'herbe,vi nafcono di ruggiada, e che dipoi fieno con- denfate dal Sole. Ma non però l'approvano coloro , che fono verifpcculatori delle cofe naturali . 11 rime- dio di far fuggire i Bruchi de gl'horti (difle Plinio ) c di mettere il tefehio d'una Cavalla in siila cima d'un palo in mezzo all'horto, ò vero appiccarvi un Gran- chio di fiume . Al che vale fimilmentc toccando l'her- be,& i Cavoli , con una bacchetta di Sanguino.Scrif- fe ancora Columclla circa la fine del o. lib. della fua Agricoltura, come fi podàno fcacciarc i Bruchi de campi, e de gl'horti, con quelle paiole: Accadendo, 5 che ne i luoghi aprichi dopo le pioggie nafcono quel- li nocivi animali, che noi chiamiamo Bi uchi,bifogna ò coglierli con mano, ò vero fcuotcrc la mattina per tempo lepiante,ovefi riparano; impcroche cosi fa- cendoli mentre che fono quali del tuttofopiti dal f teddo della notte,cafcando in terra non fagliono più altrimenti l'opra le piante. Ma libera da quefta cura gl'hortolani,fe avanti chefifeminino l'herbe,s'infon- de il feme nel fucco del Semprevivo ; percioche proi- bifee quello , che i Bruchi non vi s'accodino. Ma De- mocrito nel libbro, che è intitolato alIaGreca'«pi'«i<- TiVrffa^aflerma.chefe una donna , che habbiail me- ftruo, fcapigliata, e fcalza corre tre volte attorno à » cgnibrafee, ò vero area dcll'horto, cafeano in terra dall'herbe tutti i Bruchi , e caduti fubito muojono.Ma per mio giuditio quefti fono efperimenti dalafciare à coloro, che più attendono allcfuperftitioni , che alle coferagionevoli.ChiamanoiGreciiBruchiz«|U5r*i: i ^mi- Latini Eruca: .■ gl'Arabi Riapfa : i Tedefchi Raup,& Holtzvurm: li Spagnuoli Bruchi. DelleCantarelle , Buprefii , e Bruchi de Pini . Cap. 54. SOno buone dconfervare quelle Cantarelle , chejirac- colgono ne i forvienti . Mettonfi quejleinun -vafo di terra non impeciato , e ferra/égli la bocca con un pezj^o di tela rada, e pofcia -voltatolo con la bocca ingiù, Jì tiene fopra al fumo d'unfortiffimo aceto , che bolla , fino che per il caldo muoiono le Cantarelle, le quali pofcia s'infilzano in un refe, e fi ripongono ■ Le migliori di tutte fono quel- le , che fono di x facilità Jue Nel fecondo lib, di Diofcoride, 241 fue fono di mangiare , [caldure , & ulcerare la carne. Mettefi nelle me- dicine ulcerative , e m quelle della lepra , co-f me vi fi mettono le Cantarelle , e riponfi nel modo : che fi rìpon- gon quelle . Disfatta la Salamandra nell' olio fd cafcare i peli : e fer- ia/! , nel mele , trat- tegli prima t interiora j e tagliatale pofcia la ie- lla , ér i piedi , per V ufo medefimo. SALAMANDRA. man- z l'uà V Eggonfi le Sala- mandre alla fo- rtlia per ogni llrada nella valle Anania , e per ogn'altro luogo del Trentino, ne i tempi delle molte pioggie , la prima ve- ra maffime, d'autunno: ma nella (tate per localdo, € nel verno per logran freddo, rariflìme voice cleo- no di ibtco terra . Sono animali di corpo, ediquanti- là limili àKamari; ma hanno pili grofVa tefta, mag- giorcorpo, più alcegambe , e più breve coda . Quel- li fono vclociffimi , e quelle tardiffime nell'andare . Sono tutte nel colore pezzate di nero, e di giallo , amendue viviiTìmi colori , e cosi lucidi , come fc con arte fufìèro bruniti. Sono ftomacofe, e abomi- nevoli alla viltà . DiqueflefcrivendoPlinioali;7. ca- po del decimo libbro diceva: La Salamandra non fi ""da ve^e & non ne 'tempi delle pioggie, e nella fua na- turai'tanto frigida, che toccando il fuoco lo fpegne. 11 che fàbene mettendola, comehò provato io, in sii i carboni, come fila carne cruda diqual lì vo- glia animale. Ma gittata nel corpo del fuoco, ove . fia gran vigore di fiamma, s'abbrugia . E' adunque 10pi' una melenfaginc ilcredere, ch'ella non brugi , e che viva di fuoco, come che vive il Chameleonte dell' aria. E però alludendo Galeno all'opinione di D10- fcride, e parimente à quello, che l'efperienza, ve- ro paragone di tutte le controverlìe, ne dimoltra , diflè realmente al terzo libbro de i temperamenti, che quantunque ftia la Salamandra alcun tempo nel fuoco lenza abbrugiarfi, nondimeno finalmente pur vi fi confuma. 11 che fa, che non fappia dichiarar' io, come diceiTè Ariflotile al decimo nono capitolo del quinto libbro dell'hifloria de gl'animali , che non abbrugi la Salamandra nelfuoco ; repugnando però quello all' efpe- peroche le ragioni naturali non lo confentono , nè manco fi vede , che il magno Galeno , ilquale con Q grandiflìma diligenza , & arte andò inveitigando tutte le minere , e fornaci di Cipro , faceile di tal maraviglia mentione alcuna, efiendo però egli flato diligentiffimo in ifcrivere cotali hillorie degne di memoria . lo fon flato più volte in Germania , ove fono fornaci di metalli , da cui hò riportato me- co la Cadmia , la Ponfolige , lo Spodio , il Fiore del mare , e altre cofe fimili , ma non però mi fu concedo mai di vedervi animali , che à modo di Mofche vi volafféro nel fuoco . E però non sò io come falvar fi polla qui Arifloti!e,fe non vogliamo dire , che d'autorità d'altri fcrittori habbia egli in quefta cofa fcritto. Non è differenza, fecondo Plr- D nio, nelle Salamandre ; impcroche elle non fono nè mafehi, nè femine , e non generano animale alcu- no ; ma nafeono di putrefattione . Ma che Plinio habbi in ciòerrato, me lo dimolìra quello, che in una fua lettera me ne fcrive M. Ferrante Imperato Napolitano , diligcntiflìmo invefligatore de i fede- ri della natura , con quefte parole formali : Hebbi ( fcrive egli ) 1' anno pattato ben quattro Salaman- dre terreffri , delle quali due ve ne furono pregne, e defìderofo di vedere che cola partoriflcro, dava lo- ro da mangiare delle Lumache rotte , però mal vo- lentieri le mangiavano, per (lare elle forfè prigioni, talché amendue morirono avanti , che partoriflcro lo defìderofo di vederle dentro le aperlì con dili- genza , e vi trovai in ciafeuna di loro trentaotto orile nenza , che fenfata- mence fe ne vede.. Ne oltre à ciò sò io come fe gli polla credere , che ( come pur dice egli nel luogo medefi- mo ) in Cipro , dove lungamente s' abbru- cia il Gualciti, da cui li cava il Rame nel- le fornaci, nafeono in mezzo alle ardencifli- me fiamme alcuni ani- mali volatili maggio- ri de i Mofconi , i quali caminano, vola- no , e falcano conti- nuamente ha. 1" arden- tiflimp fuoco , e fubi- to che quello lor man- ca , fi muojono ; im- SALAMAMDRA AQUATICA. 0- "gli» 242. Salamandra acquatica. ' ili) figli, tutti d'una forma, e d'una grandezza: una del- le quali con i fuoi figliuoli donai al Signor Giovan VicenzoPmelli mio padrone, e l'altra tengo appref- fo di me beniffimo coniervata. II morfo loro è ve- lenofo , come quello delle Serpi ; e toccando elle, frutti, ò herbe con bocca, vilafcianouna certa fa- liva fufo, laqual è veleno veramente mortifero , da cui fono ilati inavvercentemence avvelenaci molti , mangiando cotali frutti , ò herbe infalivate da loro. Enne una fpecie d'acquatiche in Friuli, e fpecial- menre nella Città d' Udene in alcune fotte piene d' acqua . Quelle hanno la cella minore , e pili tonda delle terreliri, la coda come d'Anguilla , la fchiena per tutto nera , & il corpo di fotto giallic- cio , tutto macchiato di roffo , abominevoli alla villa non manco, che le terreltri. ChiamanoiGre- ci la Salamandra X*\upxvfptt : i Latini Salaman- dra : gl'Arabi Adhaya : iTedefchi Olm, &Molch; Rajni.t loro OOno i R.AGNI ( fe- hiftona. ,j condo che fcrive Ariftotile al ventèlimo capo del nono libbro dell' hilforia de gl'ani- mali ) di due fpecie , mordaci cioè, e mol- to nocivi, enon mor- daci, nè nocivi ad al- cuno . I mordaci fono di due forti : uno li- mile àquello, che non morde , che lì chiama Lupo, chiamato Pul- ce ; equefto è piccio- lo , vario di colore , mordace , e libidino- fo : 1' altro è pofeia maggiore, nero, con i piedi dinanzi fimil- mente neri tardo al ca- I'XTn "(Taj.debile' & imperò non falta come fa 1 altro. Nella fpecie di quelli che non nuocerne , è quello, che fi chiama Lupo, ilquale è anch'effe, di duefpecie, grandcc.oe, epicciolo.- quefto nontef- fecela, come che il maggiore la teffàpicciola, eafpra appretto a terra, e per le fiepi. Di quella medefima fpecie fono ancora quelli, che fanno le tele grandi Chiamati Salenti, de i quali fi ritrovano fimilmence degrandi, e de piccioli, e quelli fon quelli, che cef- fono nelle nollrecafe , e diquefle due fpecie per mio guidino inecfe Diofcoride . Chiama Plinio quelli , Falangi, e checol mordere lafciano veleno, fai a u r , £ dice, che diquelli nònfe ne ritorno mfcalia'. * fecondo che recita egli al quarto capitolo del vencefi- monono libbro, fono quelli d'affai più fpecie , che non fenile Ariftotile , e umilmente chiamati parti- colarmente per divelli nomi, come quivi lì può chia- rire ciafcuno, che Ila avido di udirne più lunga hi- itoria . Caufano quelli nel mordere diverfi acciden- ti, fecondo che fono diverfi di forma, e di natura ■ imperoche alcuni fanno punture dolorofe , fimil'i à quelle delle Vefpe ; altri come quelli de gli Scor- pioni ; altri contaminano le ginocchia j altri fma- grilcono i corpi .- altri fanno enfiar la bocca : altri fanno perder la vifta , e altri vomitare , & orina- re cofefimilialle tele de i Ragni , nel modo che al- cuni morfi dai Cani rabbiofi orinano con gran paf- PiUngi de- fione cagnoletti di carne, di grandezza d'una Vef- da pe . Scriflene parimente Aetio al decimo ottavo ca- pitolodel decimo terzo libbro cosi dicendo: Lefpe- c'ede i Falangi fono veramente molte,come che fola- mente fei fpecie ne ritrovi io deferitte da coloro , che trattarono de gì' animali velenofi . Chiamaro- no adunque coftoro il primo Rhagio , il fecondo Difcorfi del Matthioli A li Spagnuoli Salamantegua dre. De i Ragni. i Francefi Saroan- Cap. 56. yV el Ragno, che chiamano Lupo , fregato ad una pezzuola di lino, ò ad una faldelletta di fila, e applicato alle tempie i ò ■vere alla fronte cura la ternana. La fiia tela ri/lagna il /angue impiaga- ta m ni 1 luogo : e proibifee l' infiammagioni delle feri- te , che fono fra carne, e pelle . Enne d' un' altra fpe- "c, che fà le tele bianche, fittili, e fpefle , ilquale le- gato in cuoio (fecondo che fi dice , ) & attaccato al Diaccio, medica la quartana. Vale V olio Rofato , ove ^dovilo ' * ' d0l°" dslU °recchie diftillan— RAGNI. ferirci Aetio. Lupo, ilterzo Formicario , il quarto Cranocolap- te, il quinto Sclerocefalo , & il fefto Scoletio ,■ ì\ Knagio, cioè acinofo, è limile à un'acino d'uva'ne- ro, da cui sha egli prefo il nome. Hàla bocca nel mezzo del ventre , e. i piedi da ogni banda breviffi- mi. Il fecondo chiamato Lupo , prende , & am, mazza leMolche perfuocibo quotidiano. Hà il cor- po largo, e volubile , e le parti, che fono appret- to al collo, intagliate, e hà la bocca in tre luoghi rilevata . Il Formicario , così chiamato , per ellèr di corpo limile alle più grolìè Formiche, e di colo- re iuliginofo, con certe macole per tutto il corpo , e maffime in su'l dolio come ftelle . Il Cranocolapte c di figura lunghetto, e di verdecolorc, e hà una ipina appretto al collo , con la quale trafigge of- lendendo l'huomo per il più nelle parci vicine alla tefta. 1 Sclerocefalo ha la tefla dura come unfaf- io , e ì lineamenti del corpo del cucco limile alle Far- falle . Lo Scoletio poi è limile à un Verme mac- chiato tucro , e mafiimamence appreffb al capo Quefto cucco de i Falangi fcriffe Aetio. E però ar- dirò di dir io d'haver vedute tutte quelle fpecie in Italia; quantunque non voglia Plinio, che i Falan- gi vi nafeano . Anzi , che oltre à tutti quelli vi fe ne ritrova un'alcra fpecie di peffimi , i quali da Taranto città del regno di Napoli , dove ne nafee grancopia, «chiamano Tarantole, le quali fan- Tarane no veramente diverfi , e Urani accidenri ne gl'huo- e loro mini, eh elle mordono, imperoche di quefti alcuni 'lo^',• cancano, alcuni ridono , alcuni piangono , alcuni gridano, alcunivomicano, alcuni dormono, alcuni veggiano , alcuni falcano, alcuni tremano , alcuni ludano, e alcuni patifeono altri diverfi accidenti, e tanno pazHe, comefefufférofpiricati. I quali effetei, non fi può dire, fe non che procedano da diverfe na- turediquellianimali, e parimente di coloro, chefo- nomordutida loro : come che vogliano alcuni , che le Tarantole facciano quelli divelli effetti fecondo i di, che elle mordono , e anco fecondo l'hora . Di quellenefono in molti luoghi nelle hoftre maremme diSiena, e nel Patrimonio, ma univerfalmente ne fo- no aliai inPuglia, ftannotine i campi del Grano af- cofeinterra, dove fpciìe volte trafiggono i mietitori, che per non fapere lufanza, non Hanno gli itivalctii Rimedio in gamba. Dei quali già mi ricordo havere veduto io antraalve. alcuni patire aliai de predetti accidenti . Ma è gran co- :»r°antolc.C & ehe'l veleno umverfalmcnte di quell'animali li miti- ghi, e fi vinca con la muficade luoni . Perciochefiò veduto iotre, òquattrodi colloro afiàliti da divelli di quelli accidenti, élìer menati dove li fonavano di- vertì flromentìdaballare, e fubito calargli l'afflittio- ni, e ballare ancor eglino gagliardilìimamenrc ; di modochealcuno nonhavrcbbe penfato, che fulle.ro flati quelli, che erano (lati morduti dalle Tarantole. Ma celiando il fuono ritornavano pofeia ne i loro pri- mi moti, e rientravano ne i medelìmiaccidentipian Della Sepa . Cap. 58. LA Sepa , Uguale chia- mano alcuni Lucertola Chalcidica, bevuta nel -vi- no è rimedio à i fuoi ifìejfi morjì . uccrrole , Jiohiftu- I fc Lucertole no- J 1 tiflìmi animali, par- torirono anco elle l'ova , come fanno le Serpi, c fono iminiciflìme delle Chioc- ciole. In Arabia fono lun- ghe un gombito, fecondo che al 39. cap. dell'8. libbra fenile Plinio . In Maurita- nia, fecondo che fenve Strabonc , le ne ritrovano di quelle, che fono Iunghedue gombiti; gin India nel monteJNila, fetantofipuòcredcrcàPlinio, feneri trovano di lunghe ventiquattro piedi, di colore quali rotte, quahgialle, e quali cerulee . Ne fono ancora (come pur dille egli nel fefioj nefflfola Capraria.da qualee una delle Fortunate, di molto grandi.e in gran dillima copia. LeCHAiciDicF.nonfono in Italia, ma per quanto fi dice, nafeono in Libia, e in Cipri, do- ve Hanno per la piti parte fra (affi . Della forma di quelle ritrovo varie opi- nioni ; percioche alcuni vogliono, ch'elle fieno li- mili alle Lucertole noftre volgari ; e altri , eh' el- le fieno quella fpecie di Serpenti, che fi chiamano Cerafte , ò vero molto fi- rmila quelli . Nicandroin quello tiene con Diolco- nde , eh' elle fieno fimili alle «oltre Lucertole ; & pero diceva nelle fuc The- riactie ; Guadcraiti dalla aepa, cioè dalla Chalci- dica Lucertola , animale veramente f,m,le alla Lu- certola . Ma Aetio al lib- ero dccimpterzo diceva : Il Serpente, chefi dimanda Sepa, i lunga, due gom il d,1,cndo grollò dinanzi fi va polcia affoteigtiàn donno alla coda.- vitatamente, ha il capolacgo Nel fecondo lib. di Diofcoride. A piano. Eperòficoftumadi far fempre fonare di, e notte, fino che (ifanano, imperoche il lungo fuono, e il lungo ballare provocando il fudor, gagliardWit- te, vince a fine la malitia del veleno di quelli anima- li, come che in que mezzo, che li luona fe gli dia della rhcriaca, del Mithndato , e dell'altre cole che univerlalmente vagliono a i morfi delle Serpi 'e de gl'Afpidi. Chiamano i Green Ragni xpiyv,, • 1 a tini Araneus: gl'Arabi Hamdebut, & Hanchebuc • Nomi 1 Tedeichi Spina : li Spaglinoli Arar» ; i Francefi Areme. li Delle Lucertole. Cap. 57. LA te/la della Lucertola, pefta, e applicatavi [opra, cava fior, le fpme, i bronconi, e ogni altra cofa fina nelle membra del corpo. Tira fuori i porri , i calli i quofi, e quelle forte di formiche, che pendono . Ù fegato megomUeconcavità de identi, ne leva via il dolore Melia tutta la Lucertola aperta in m le punture de eli Scor- pioni, vallerei ifieil dolore. LUCERTOLE. lei ci ice '■■ì anil- ine . la bocca appuntata, e tutto è picchicrato , e fcacca- to di bianco.- e mordendo ammazza in tre , ò vera-n quanog.orni Paufania pofeia, parlando d'un'Epi'- ro Re d Arcadia , dice cheeiTendo egli à caccia fu morduto da una Sepa, ftrpcnte Ornile I una pìVìoU Vipeia, dicolore di cenere variamente pelacchia- to , con capo largo , collo folcile , corno groflo , e coda corta; il cui andare è fempre in ilorfo, co- mequtllo de^Granchio; il che è proprio delleCe- ralle. E pero e nccefianodire, ó che alcuni dico- ftoroli fieno ingannati , o ver elicla Sepa fia di due diverte forti , e che alcuni dell'una , e alcuni ... • ' Q 2 dell'ai- 244 Difcoiiì del A dell'altra habbiamofcvitto. Ma non Iafcicrò però di dire , che in terra di Roma fi ritrova una certa fpecie di lucertole tutte Udiate nella fchiena, chiamate per (la- re fotto terra , Terrantole , le quali per effer molto ■ velenofe, hò più volte peniate), che fieno le Chalcidice diDiofcoride, òfe non quelle, quelle che gl'antichi Dello Scinco. Mattinoli chiamarono Stellioni . Della Sepa piti ampiamente di- remo nel fi. lib.tra gl'animali velenofi , ove piti chiara- mente dimoflraremoeffer di due fpecie . Chiamano i Greci la Lucertola , Xaùp«: i Latini l.acerta. iTedef- chiHeidex: li SpagnuoliGartixa . La Sepa chiamano i Greci X«4-i : i Latini Seps, & LacertaChalcidica . SCINCO. Cap. 59, NAfce lo Scinco in Egit- to , in India, nel mare Rofjoi e hi Lidia dì Mauri- tania . JE' lo Scinco il terre- Jìre Coccodrillo di fua pro- pria fpecie . Confervafi con fale , e Nalìurtio , Dicono , che la carne delle fue reni bevuta al pefo d' una dram- ma con l'ino accende molto i dejiderj di Venere , ma che bevuta con decottione di Len- ticchie , e Mele , ò vero con feme di Lattuga , e acqua , opera il contrario . Oltre d quejlo , ji mette lo Scinco ne eli antidoti. Sci nco e iua hilto QUantu codri ntunque chiami Diofcoride lo S ci N c o Coc- odrilloterrellre; fono nondimen o quelli che portano àVenetia, marini, dclmarRof- fo, equelli d'EgittodelNilo. E comechc fienonel- la fittezza loro limili à Coccodrilli ; nondimeno quelli, che lì portano a noi, non fon maggiori delle più grolle Lucertole, e hanno le loro fijuàmme bian- che, che tendono al giallo , con una linea bcrtina dal capo alla coda; il che non hanno i Coccodrilli , malonodifuanaturatutti neri in sii la fchena . Scri- vendo de gli Scinchi Paufania diffe, chefene ritrova- vano in Libia di quelli lunghi due gombiti . Nafccne in sii quel di Vicenza una forte di picciolini , e neri , Scinc!ii in certi laghi, i quali adoperano fpedò gliSpeciali in »cqua dolce, cambio di marini, quando non nepoflàno bavere d' altri. Ma in vero penfo , che poco vagliano per gl'ef- fetti, che fanno i marini . Ónde non fenza ragione gli reproba il Fuchfio nel primo libbro delle compofi- tioni dei medicamenti., conquelle parole: LoScin- co è uno animale acquatico limile à una Lucertola grande, ma pili corpolento, con larga coda atta à E-rrore dcl nuotare, come hanno le Anguille . E pcròquelli che Fuchfio. ulano gliSpeciali con due code, non fono i veri, ma fon quelli, che fi portano del territorio di Vicenza . Tutto quello de gli Scinchi dHIe il Fuchfio.: ilquale, mentre che danna meritamente gl'errori altrui , ca- fca ancor egli in un'altro non minore errore , tutto che fia veramente huomo de tempi noflri dottiflimo , credendoli che gli Scinchi legitimi , di cui qui riabbia- mo l'effigie, habbiano la coda larga per nuotare , co- me hanno l'Anguille; imperoche lo Scinco, di cui intende il Fuchlio, e di cui abonda la Patria del Friu- li, e maffime nelle folle dell'acqua morta, che fono nella città di Udine, di corpo limile alle Lucertole , ma con piti groilò ventre pichicrato per tutto di rodò . Cornelia ritonda, coda d'Anguilla, e nera fchiena, non è in modo alcuno da eller connumerato tra le fpe- cie de gli Scinchi, mapiù predo tra le Salamandre , per ralfembrarli veramente molto alle Salamandre ter- reltri . Onde ragionevolmente chiamano quelli ani- mali i Furlani Salamandre acquatiche , & hannole in odio molto , come animali velenofi: i quali ve- ramente non hanno da far cofa alcuna con gli Scin- chi, che ci fi portano d'Egitto ; percioche quelli Han- no il capo lungo, il dolio alquanto alto, il ventre non maggiore delle Lucertole, e ricoperto per tutto di minute fquame, di colore, che nel bianco gialleg- fcritc Mini già, eia coda tonda, e non larga, come hannole Lu- certole, ma alquanto pidcorta, con una linea come di colorbigio, che feorre loro perii doffodal capo alla coda . Cosi veramente fon fatti quelli cheli porta- no d'Alefiandria d'Egitto ogn'anno à Vcnetia. Scrii- fede gli Scinchi Plinio all'ottavo capodel 28. libbro , con quelle parole : Simile alChamelcone è lo Scin- co, ilquale chiamano alcuni Coccodrillo terreftre , la cuipelleè però più biancha, e piu fottile. E' egli apertamente differente dal Coccodrillo acquatico , per le fquame che li rivoltano dalla coda alla teda. I maggiori fono gl'Indiani, à cui fuccedono gl'Arabi- ci. Portanfi {alati, Ilmufo loro, e parimente i pie- di bevuti con vino bianco accendono altrui al coito , come fanno parimente quando fe ne fanno Trocifci con una dramma di Satirione, e una di feme di Ru- chetta, eduediPepe, e fe ne toglie una dramma alla volta . Credeil chela carnede fianchi a! pefo di due oboli tolta con altrettanta Mirrha, e Pepe fia per far ciò molto più efficace. Giova lo Scinco bevuto per avanti , ò veramente dapoi alle ferite delle faette avve- lenate, e mcttefi nei nobili antidoti. Tutto quello E dello Scinco fcrifìe Plinio . Ma havendomi gli Scinchi revocati à memoria i Coccodrilli, che chiama- comi: no acquatici fiere particolari delNilo, dicoche fono {jjàJI grandillime, e malvagiffime fiere, e molto nimiche de gi'huomini . Crefcono ( fecondo che riferifee Atillotilc ne. i libbti della natura degli animali) al- la lunghezza di quindici gombiti , come che Plinio diceile di diciotto. Partorirono le loro ova interra fuor dell'acqua, ma non però maggiori ( fe ben fon grandifiìrne beftié ) diquelle dell'Oche ; delle quali pofeia al fuo tempo efeonoi piccioli , fecondo la pro- portionedcll'ova, nella grandezza loro. Macvera- mente gran cofa, cheun cosipicciolo animale di na- F feimento, diventi pofeia cosigrari beftia: imperoche quando nafeono, fono minori de Ramarri. Malalin- gua il Coccodrillo di tal forte intricata, che pare ve- ramente, ch'egli ne lìa fenza. Egli folo di tutti gl'ani- mali muove le mafcelle di fopra, e quel le di lotto tien ferme. Ha occhi dì Porco, denti crudeliffimi , che gl'avanzano fuor di bocca, unghie acutiffimcnella graffe, e pelle tanto dura, che relitte ad ogni percolTà d'hafta, òdifactta. Di giorno Ita la maggior parte in terra, e la notte quafifempre nell'acqua . Scrive Plinio all'8. cap. del 28.1ibbro che ne fono di due fpecie, mag- giore, eminore . La maggiore è quella di quelligia fcritti .- Nel fecondo lib. di Diofcoride. fctitti; e della minore fono quelli, chefcrifleegli che ;',c c',c ftannofemprein terra fra l'herbe, efràifiori odorife- SmUL fi ■ VagUono , fecondo C che egli dice, 1 denti del- la mafcella delira de i maggiori ligati al braccio deli ro nelle cofe veneree . Delle budella de i mino- ri, lequalifono odorife- riffime, fe nè fà un certo medicamento chiamato Cocodiilleo, molto uti- le à i vi/.j de gl'occhi . Mefcolato con acqua fvanifee tutti i difetti del- la faccia , come fono len- tigini, pani, vitiligini , e Gmili infettioni , fa- cendo belliffima pelle . Dicono , che il lor fiele vale oltreàtutte le medi- cine, à levare i fiocchi degl'occhi, e altri humori , che vi fieno ingroflati, che intorbidano la villa. La cenere del cuojo d'amendueimpiallrata con aceto fo- pra ài membri, che fi debbono òtagliare, ò fegare , ne leva di tal forte i fentimenti, che gl'ammalati ncll' operare conferronon fentono dolore alcuno. Jlfan- guedcll'uno, e dell'altro, untone gli occhi, rifehia- ra la villa. 11 cuore de i Coecodrili( fecondo che fi dice) involto in lana d'una Pecora del primo parto, che fia tutta nera lenza macula alcuna d altro colore, portato ad- dogo fana la febre quar- tana. Curale feiatiche il corpo del Coccodrillo levatone prima il capo, e i piedi , e poi mangiato cotto lcllo nell' acqua . Tutto quello diffe Plinio. Ma ritrovo , che tutto quel, chediffeegli delle budella dei minori Coc- codrilli, fcrifie Diofcori- dedello/lercoloro. Ma havendomiloScinco parimente ridotto à memoria il ci £ Chameleone (àcuinonpoco fi raffèmbra) & ef- ori», tendo egli animale Umilmente convenevole per l'ufo della medicina, nonm'èparfodi lafciare adictro 1' hiltona, elefacultàfue. Onde dico, che il Chame- leone (perquanto recita Ariit.all'i i. cap. dell'i I. lib- bra dell'hifìoria de gl'animali) è uno animale nella forma di tutto il corpo fimile alla Lucertola . Hà il co- ftato piegato in giù, econgiungefi co'l ventre , come quello de pefei, àcui parimente fi ralTomiglia nella fpma del dodo, quale hà egli elevata come di pefee . llmufohàlìmileàunaSimiaporcaja, eia coda aliai lunga, molto verfo la punta fottile, con più cerchi ìnfiememente ferrati , e nondimeno di datura pili alto, che la Lucertola. Hà i piedi sfeffi in due parti, Iequa- li hanno tra loro tal proportione.qual hà il pollice con tutto il redo della mano . Appajono nella maggior par- te alquanto le dita , con l'unghiette ritorte. La pelle ha egli ruvida come il Cocodrillo. Muta gonfiandoli » colore. Fra tutti gl'animali, chepartorifeonoova, c egli veramente il più debole, per haver manco fan- Rue di tutti gl'altri . La cagione di ciò fi dà alle paflìoni del fuo animo. Onde per la molta timidità ficangia lpeflb di diverfi colori. Non è manco pigro nel carni- ere, chefifienoletelluggini. Impallidifce tutto nel raorirc> emorto poi non muta altro colore. Habita nelle caverne , in cui fe ne ftà nafeofto , come fanno le Lucertole, Scrive Democrito che brugiandofi il ca- po, eia gola del Chameleone con legna di Quercia , 245 A fa venire la pioggia con tuoni . E il medefimo vuole egli, chefaccia il fegato brugiato fopra una cegolaaf- OCCODRILLO. focata . L'occhio defilo cavato dall'animale vivo , vlttùJW incorporato con latte di Capra, e meflò negl'occhi , cliameleo- nc leva via le macchie bianche, che vi fi generano. La "c" lingua portata adoffo dalle donne gravide nell'hora del partorire, le afficura da ogni pericolo . Dicefi, che la medefima cavata dall'animale vivo,tà portata addof- fo confeguire vittoria nelle liti avanti al giudice. E che CHAMELEONE. la mafcella deflra vale contra. le paure, e contra'l ti- more. 11 corpodcll'animalc trito, e untone i peli(co- me (indice) glifi cadere. E il fiele leva via lefuffufioni - degl'occhi, e fvanifee gl'impedimenti, che i Greci chiamano glaucomata; il che interviene, quandol' humore chiamato crillallino diventa di colore ceru- leo chiaro . Chiamano i Greci Io Scinco Xnìyms : i „ . Latini Scincus , gì' Arabi Afcanchur , e Scan- chur, li Spagnuoli Stinco. De i ■vermi della tetra. Cap. 60. I Vermi della terra tagliati mintiti, e applicati , falla- va le ferite de i nervi : guari/cono la febre ternana . Dijlillanfi utilmente ne i difetti dell'orecchie cotti con graffo d'Oca . Giova l'olio della loro decottione a i dolori de i denti , diftilandolo nell' orecchia dalla par- te contraria del dolore . Triti , ér bevuti con vino pajfo provocano l' orina . CHiamanfii vermi della terra in Tofcana Lombri- chi, e fono dai moderni Medici affai adoperati v, ■ cotti nell'olio, per mitigar i dolori deiluoghinervofi reftrl"" e delle giunture . Ma fallano fpefìò alcun ifpeciali nel fare l'olio loro ; imperoche gli mettono à bollire nelle ramine fopra al fuoco dei carboni, e cofi in un tratto S dc' brugiano 1 olio, e arrollifcono i Lombrici . Il vero " modo di farlo è à bagno di Maria, inunvafodi vetro Q_ 3 ben . I Vi -4 I H6 Topo ragno e lua hi Ito- ben (errato; perche confette cava l'humorc, e la vir- tù lenza bruglare, riè arroftire l'olio , e i Lombrichi an- cora . In quello, quando fi facon buona diligenza, nò ritrovato io mirabile giovamento nei dolori delle got- te calde, ungendo prima con l'olio il dolore, epoìeia facul ri de' impiallrandoviii (oprai Vermi già cotti, pelli, e in- Loorbrìcii . corporati con ugual pefo di cerotto di Litargirio, che lì chiama commtinemente Triafarmaco . Al cheme- defirnamentealo cap.deljo. Iibbro, lodò Plinio Ja cenereloro impiaftrara con mele, e applicata per tre giorni continui, e fimilmente medivi lufo cotti con oglio vecchio . Oltre à ciò tolti i Lombrichi, e ben la- vati con vino, e pofeia nielli ehi cosi foli in una boc- cia ben ferrata di vetro à bollire à bagno di Maria per un di naturale , li convertifeono in un cerro liquore vifeofo, il quale per fe folo confolida le ferite de i ner- vi, e delle budella . Ma molto piti eccellentemente fà l'opera,- accompagnato co'l Balfamo artificiale , fcrit- J)el Topo Ragno. Cap. 61. Ti Topo Ragno vale ai J_ fitoi fteffi morjì taglia- to in pezjJi e meffo /opra alia piaga, IL Topo Ragno (fecon- do che recita Aedo ) è ria. di colore limile alla Don- nola , ma di grandezza li- mile di Topi volgari, ehà la bocca appuntata come la Talpa ; nella quale tanto di fopra, quanto difotto hà due ordine di denti, l" uno dentro dell'altro , lot- tili, e appuntati s & hàla coda aliai pili corta dinuclla de i 1 opi . Feccne fimilmente mentione Nicandro nel- le fue rheriache, ediffe, che feil Topo ragno paiTa fopra alla carreggiata delle ruote de i carri, fubito fi muore; & imperò giova molto à i fuoi morfi la terra , che fi ritrova attaccata alle ruote de i cani: quantun- que quello più prefto fia cofa favolofa, che vera . Di quelli animali, quantunque ne fieno in tutta Italia contral'opinionediPlinio, il quale feriva nell'ottavo libbro non ritrovarli Topi Ragni di là dal monte A- Ve i Topi. Cap. 62. E' Cofa certi gima che i To- ■ pi , che ftanno nelle cafe, tagliati minuti, e impiag a- ti medicano alle punture de gli Scorpioni, e che arrojli- ti, e dati 4 fanciulli ne ci- bi, gli difeccuno la fali-va, che gli abonda in bocca. Topi, cloro T Topi fono di diverte hiftoria. _|_ fpccie .5 imperoche fe ne ritrovano di grandi, di piccioli, e di mezzani; di domellichi, di falvatichi, c di montani. Ma parlan- do prima di quelli, che ne ftanno ncllecafc, ediquelli, che praticano nei cam- pi, fecondo che recita Ariti- all'ultimo capo dell'elio nbbro della natura degl'animali, generano quelli più figliuoli, che ogni altra forre d'animali quadrupedi . Del che dille egli haverne fatto fede una femina loro ; imperoche eflendo Hata (errata pregna in un ri- poltorio di Miglio, aprendoli pofeia il luogo vi iì ri- trovarono cento venti Topi piccioli infieme con la madre: Il perche in alcuni luoghi in tanto numero moltiplicano all'improvifa nelle campagne, che pen- Difcorfi del Matthioli A rodi fopra nel primo Iibbro al capitolo del vero Balfa- mo: o in cambio di quello con olio di Ragia di Larice, ò vero d'olio d'Avezzo; imperoche coli in breve tem- po confolida maravigliofamente tutte le ferite frcfchc diqual li voglia luogo della perfona: eccetto che quel- le della teda . Dannoli utilmente i lombrichi brugia- ti, polverizzati fottilmenteà bere con acqua di Marro- bio, òd'AITenzo, àcoloro, à quali (Straboccato il fiele; overò compolli in qualche confetto con altre cofe appropriate: nei che, e per romper le pietre nel- la velaci gli lodo Galeno nel libbra della Thei iaca a Pifone. E parimente applicati triti con olio Rofato d nell'infiammagioni delle podagre. Nelche con non poco giovamento de patientipiu, e piuvoltegli hò efpenmentati io. Chiamano i Vermi terrellri i Greci Nomi t» hvtpài 1 Latini, Vermes terreni: gl'Arabi, Cha- ratm: iTedefehi, Regenvurm ; liSpagnuoli, Lum- briz.es de ticrra : i Franceli Vers de terre TOPI RAGNI. pennino; nondimeno 3(Tai n'ho vedutilo nella valle Anania della gidrifdittione di Trento. Ma quivi mai jj non hò intefo , che fieno cosi velenoli i fuoi morii , co- me fcrivono molti degl'antichi fcrittori .11 che accade forfè per la natura del luogo, come interviene con gli Scorpioni , i quali fimilmente non vi nuocono, quan- tunque trafiggano le pei fone, come di fopra al lor pro- prio capitolo à lungo e (lato detto ■ Chiamano il To- 1 po ragno i Greci Mùyi: i Latini Mus arancus : HSpa- gnuoliMurganino: 1 TcdtfchiZifl'mauiT. T O P !.. fandofi qualche volta gl'huomini di dover mietere il profilino giorno ilGrano, l'hanno tutto in una notte trovato mangiato da i Topi. Et impero fe non fu flè,clie alla campagna n'annegano nelle cave loro una infinità grandilfimalcpioggie, n'ammazzano i Porci affili, e aliai ancora ne dillruggono le Volpi , i Gatti ialvatichi, eleSerpi, intanto moltiplicarebbero que- lli animali, chene cacciarebbero fuora delle cafe , come già coftrinfeto alcuni popoli di Frigia à partirli dalle cittaloro. E' tanta la inclinatione della nattid Nel fecondo lib. di Diofcorìde. 247 algenerarequettianimali, che ( come ditte pure A- tiftocile, fe canto fi può credere all'autoriià d un tan- to riuomo ) in un certo luogo di Perda efsendo àcafo aperta una femina pregna, gli furono trovate in corpo dell altre femine pregne, prima ch'elle fuf- fer nare . Affermarono ( difse pur egli ) alcuni per cofa certa, che gufandole femine il fale s'impregna- no fenza altro. 1 Topi d'Egitto fon fpmoh, come 3 Uieloro noi iKicci . Speciedi Topi fono ancora i Ghibli., ioti». Etimpero (come riferifee Plinio al primo capitolo dclcrigclimo fello lib.) vietavano le leggi Romane.che non (i dovellèro mangiare nelle cene i Ghiri . Mia' noftri tempi fono (tati pofti in ufo ne" cibi! paren- do àgi huomini che fi faceflctorto al palato, e alla gola àlafciar perdere cosi gratti animali* non haven- do rifpetto, che per la grafsezza loro diftruggano !' appetito , generino grof- li , e frigidi humori , c fieno duri da digerire . I Ghiri, che natcono nelle felve d'un paefe confina- to ò da monti , ò da fiu- mi , non lafciano entra- re nella loro ichiera gl'al- tri foreflieri, e venendo- vi , combattono con effi fino alla morte . Gover- nano, e nutrifeono i pa- dri con non poca pietà , quando iono impotenti per la vecchiezza . Firti- feono la vecchiezza , ri- pofandofi tutto il verno 5 imperoche dormendo na- fcolì ringiovenifeono pofeia la State . Di que- lli nelle montagne vicine à Goritia , in Camiola , in Stìria,e altre prò vincie circo vicine fe ne pigliano la notte con certa arte, quandoiFaggi producono aliai Faggiuola; numero infiniti ili mo, di modo che fe ne falano i bariglioni , come far fi coftuma delle Sar- delle . E' utile medicinalmente la carneloro, quan- do fono ben gradi, à coloro, che patifeono la fame canina, laquale chiamano i Medici bolifmo. Cuo- conli i Ghiri fcorticati, e fvifeerati nel mele in una pignatta nuova iniicmecon Nardo, fino, che cali la terza parte dell'acqua; e ferbanfi pofeia per quei ma- Jori delle orecchie, che malagevolmente fi poflbno curare con altri rimedj . L'Agricola , huomo vera- mente dottiflimo, enellecofe metalliche primo dei tcmpinoltri, per non havermaiforfe veduto, nèco- nofciuto 1 veri Ghiri, fi perfuade nel libbro , eh' eifu'ivc de gl'animali iot- terranei, che i Ghiri fie- no gli Scojuoli chiamati da altri Scrutarti . Ma ch'egli fi fia in ciò aper- tamente ingannato , cre- do the lia cosi noto àcia- feuno , che non acca- de à provarlo altrimenti . °P'cm™o 1 T o P 1 ultimamente montani fono grotti di corpo , come Conigli , e qualche volta più , ma fono più batti di gam- be . Hanno la tetta co- me il Lepre , ma tanto brevi orecchi, che à fa tica fi veggono fpunca- re dal capo . Hanno il pelo quafi come il Tatto , poca coda, e le gambe corte, conlegriffearmated'unghieattai acute. Cre- dono quelli animjli pili in grettezza, che in lunghez- za > e diventano maiavis'iofaracnce graffi , Chia- 1 mali in sii'l Trentino (nellecui montagne, e maflìrne in quella di Tavole , le ne veggono afsai ) Marmonta- ne , il quale vocabolo corrotto non vuole rilevare altro, che Musmontanus. Stanno quelli animali vo- lentieri in piedi, comefannogl'Orli, e fpefsoadope- rano i pie dinanzi à mangiare in cambio di mani . Hanno quattro denti dinanzi molto appuntati , coni quali mordono crudelmente chi gli fà difpiacere . Ma è però gran cofa, che tagliandofeli i denti con le tanaglie, accioche non mordano (come più volte hò fperimentatoioj in un giorno, e in una notteglirina- fcano. Tenute nel le cale, come che l'origine loro fu nelle cime dcgl'altiffimi monti al falvatico, nondi- I meno s'addometticano attai bene , ma iono molto dannevoli ! imperoche rodono panni , e ogni altra cofa, chetrovano mal riporta. Il verno fi cacciano MARMONTANA. volentieri ne i monti del fieno, e della paglia , do- ve dormono i mefi tutti interi, come fanno iGhiri . Gridanoquando hanno paura , confottili, eftrillanti ftrida , di modo che la voce loro più pretto pare un fi- fchio,che altrimenti . Mangiafi la carne loro più falata, chefrefea ; perche- il fale oltre al preparar la molta hu- mìditàloro, gli leva attai del falvatico odore , chere- fpirano . Ma tanto fatata, quanto frelcaè la carne loro durittima da digerire, aggrava lo llomaco, ecommo- vefuperfluo caldo in tutta la perfona. Lodafi però il lor grattò per mollificarci nervi,e le giunture de i mem. bri ritratti. Ritrovanli ancora molte alcre fpecie di To- pi , come fono i Pomici, i Lattici , i Norici , i Panno- nici, gl'Indiani, e altri cosi nominati dalle prò 'incic ove fi ritrovano. 11 Pontico è bianco come la neve, SCOJUOLO. eccetto che nella coda , laquale , non è più lunga d'un dito,ma nella parre di fopra molto nera . E'grande co- me loScojuolo, evivediTopi, edi Augelli; i quali naturalmente perleguita. Queflo credo io efiere quel- Q_4 lo, che H3 Z- B Scojuolo , , fuahjftarig Nomi, lo, che noi in Italia chiamiamo Armellino. 11 No ri- A co e grande come una Donnola. 11 colore del peloè come di Lepre.Hà la coda corta.nò ha orccchic,ma be- ne ì pertugi , per li qualiodc . ULassico calquan- to maggiore del Politico, &hàlafchena beicina, eil corpo bianco . Qoefto chiamiamo noi Varo . 11 P a n- nonico equafi di un colore verdiccio, egrandeco- me unTopodenoftri . L' Indiano hà il pelo del colore della Marmomana, ma con aliai peli bianchi melcolati con gl'altri. Hà lattila lunga, e parimen- te il mollacelo, l'orecchie picciole. La,coda appret- to alnafcimento grolla, laqual (i và attortigliando lino alla punta, comeparimcnte fi vede ne 'i noftri Topi iegambe fono lunghe un palmo. La grande/, za del corpo è come del Gatto, ma non hà cosi gran piedi, & hà il pelo affai ruvido , e mallìmamente quan- do fi frega alla rovcrlcia. Lodò per le medicine Gale- no loflerco de Topi nel libbra della Thcriaca à Pilo- ne, cosidiccndo : Potrcbbonli ancora connumera- re nelle fpecie dei Top? Il Scimi, che noi chiamiamo Scojuolij imperoche dall'haverecglinovillofa, e s panocchiuta la coda in fuori, nel reito fono del tutto ■ limili a iTopiPonciri, Sono quelli animali notillimi atutcì, de quali fetivendo Plinio al cap. 38. dell'otta- vo libbra. Gli Scojuoli (diceva,) preveggono il mal tempo, ferrandola bocca delle lor caverne da quella parte , dove devono fpirare i venti concrarj , aprendo- la dall'altra. Hannolacoda pannocchiuta , la quale leufa loro per coverta. 11 verno, ftandoli nelle caver- ne mangiano alcuni quello , di cui li fono prima pro- veduci, e altri li pafeono folamente di dormire Pa- rolc tutte di Plinio. Non mancano, chi manginola carne de gli Scojuoli, come quella di molti altri ani- mali fai vatichi, la quale non folamente è dilettevole al gufto, ma ancora di buon nutrimento, ellcndo ani- maletto che non ripofa il giorno mai dall'efercitio . Il Ino graflohà ancor egli il fuo ufo nella medicina, ove haauognodi rifolveie, e mollificare. Lo fterco de Topi trito con l'aceto cura l'alopecia , e bevuto rompe le pietre della vefeica. ChiamanoiTopi Greci tate i Latini Mures : i Tedefchi MaulT : liSpagnuoli Ra toues: i Franteli Sorjzcs. Difcorfi del Matthioli D Del Latte. Cap. 63. G Enera communemente ogni Latte buoni humori , dà buon nutrimento , e mollifica il corpo , come che faceta ventofità di ftomaco , e di budella . Quello della primavera è più acquo/o, che quello della fiate , e più mollifica il corpo quello , che fi genera d' herba ■verde . Lodafi ti bianco ugualmente groffb , e quello , che infialato /opra l'unghia , ftà raccolto in fé fls'lTo , e non fi Sparge. Quello delle Capre filve manco, che non fanno gli altri, per «far elle il più delle -volte pa- ftura correttiva , come fono le Querele , i Lenti/chi , gli Olivi, e 1 Terebinti ; la onde ì utile il Latte loro allo ftomaco. Quello di Pecora è graffo, dolce, e mol- to grafìa ; e perà non cosi convenevole allo ftomaco Il Vaccine, lAfinino, e il Cavallino, fono migliori per muovere il corpo; ma lo conturbano .. Ogni Latte ge- nerato di pafcolo , ove fia Scammonea , Elleboro , Mercorella, e Volubile (come è flato ferino effer quello de monti Ciuftini) mette fioffopra lo ftomaco el corpo; (ir imperò le Capre che pafeono quivi le pondi dell' Elleboro bianco, che dì nuovo [puntano di terra, vo- mitano elle prima , e rendonne pqfeia il Latte , che bevuto fà vomitare , e rivoltalo ftomaco. Ogni Latte, che fia cotto, riftagna il corpo, e maffime quello, dove fieno fpente dentro pietre marine affocate. Giova com- munemente il Latte a tutte l'ulcere delle interiora , e mafftme à quelle del gorgozzule , del polmone , delle budella, delle reni, e dellavefcica. Daffììl Latte fre- fr.o con Mele crudo, Acqua, e un poco di fiale nel pru- rito della pelle , à le broz,e ulcerate , e altri cattivi tumori . Qtlello che è colto ima volta , è manco vento- fo . li cotto con le pietre marine affocate , fino che cali la meta, medicarti fiuffi l'ulcere delle budella. Hàopni latte il fio Siero , il quale fieparaio è più efficace Ver fòlvere il corpo. D affi nelle m alalìe , ove vegliamo pur- gare fin^a cofie acute , e mordaci , come fioro humori malinconici , mal caduco , lepra , ficabbia , e broze che nafiono per tutto il corpo . Faffì d'ogni Latte quello', che chiamano i Greci Schifton, facendolo bollì- e inuna pignatta nuova , e meficolando con un ramo dì Fico tol- to con verde dall'albero , e aggiungendovi , come bj bollito tre, 0 quattro bollori per ogni hemina di Latte, un ciathod Aceto melato ; percìoche cosi fi fiepara il Sie- ro dal Latte. Ma bifiogna, accioche mentre che fi cuo- ce, non trabocchi fuor delvafio, ai continuo comma [pu- gna piena d acqua fredda bagnare Iorio della bocca/ella pignatta, efiommergerglì un feftaùo d'argento pieno d' acqua fredda . Dafft foficia d bere di quefto Siero fi- no a cinque mine, interponendo da mina dmìnanelbeer- lo pafieggiaado alquanto di tempo . Jf buono oltre d anello , che è flato detto, ogni Latte frefio à tutti ì ve- lenicorrofivi , eincenfivi, come fono Cantarelle , Bru- chi de Pini, Salamandre , Bupreflide , fiutiamo, A- canito, Doncnw, cr Ephemero . Alche privatamente vale il Latte Vaccino E utile il Latte gargarizzata ali- ulcere del a bocca , e del gorgozzule; e particolarmente per Stabilirei denti, e le gengive vale l Afinino . Il Latte di Pecora, di Vacca, e di Cap-a cotto con picciole pietre marine, fermai ulcere de i flujfì, e fimìlmenlei premiti delle pondera, fattone crifterì d'effo foloconPtifana dOr- K.0, e fipreffìonedi Spelta, ìmperoche così mirabilmente rammorbidifice , e mitiga i dolori delle budella. Infondefi fimilmente nell'ulcere deiluoghì fecreti delle donne . Dol- cifftmo d il Latte humano, e molto nutritivo . Giova que- fto fatto dalle poppe à rodimenti dello filomaco, e a thìfi- ci. Beefi utilmente da chihavejfe bevuto la Lepre mari- na. Metiefi con Manna d'incenfio ne gli occhi, cheper percofie vengono fanguinofi, e ungefi utilmente nelle Po- dagre con Opto, e con Cera. E veramente orni Latte nocivo àdifettafi di milz,a, àfiegatofi, aUevertìgini, al mal caduco, a malatie di nervi, alle f etri, ed dolori di tefla; eccetto fie non fi deffe di quello già detto per purgare. Dicono alcuni che il Latte del primo parto d' ma Cagna unto fa cadere ì peli , e bevuto vale can- tra à mortiferi veleni, e fà partorire le creature , che fon moite ne 1 coi pi delle madri. Del Cafcio. Cap. 64. IL Cafcio frefeo fienzjz fiale mangiato in cibo nutrì- fice: è utile allo filomaco, e diftribuificefi facilmente per le memora di tutto il corpo: fà carne, e mollifica leggiermente il corpo. Tanto l'un Cafcio fiupera l'altra di^ bontà , quanto è migliore il Latte , di cui eglifi , fà. Il Cafcio cotto lejjo, e pofeia fipremuto, e arrofìito riftagna 1 flufiì del corpo. Fattone linimento giova all' tnfiammagìonì , e lividezze de gli occhi. Il fi efico fa- lato dì poco, nutrìfice manco, fminuifice la carne,è contrario allo ftomaco, e difturba l'interiora . Il vecchio rift^pna il corpo. Il Siero, ch'efee dal Cafcio nutrìfice bcnijfima 1 Cam . Quello che chiamano Hìppace , è Cafiio Ca- vallino , e come che fia d odore faftidiofo , nondimeno nutrifee efficacemente , e corrifponde 'proportioneijol- mente al Vaccino. Sono alcuni che chiamano parimen- te Hipface il Caglio del Cavallo. Del Botiro. Cap. 6^. I L piti lodato Botiro fi fà del grajfiiffìmo Latte , comeè quello di Pecora . Faffì dì quello di Capra ancor abbat- tendone tvafi il Latte,finoche fi fèpari il Botiro daquel- lo. Il Botiro di fina natura e oliofio, emollificativo, e impero bevuto copiofiamente fiolve il corpo . Mancando l'O- lio fi bee il Botiro in fuo cambio conlraà veleni. Mefcola- to con mele, efregato alle gengive de fanciulli gli giova al far de 1 denti : efimilmente al prurito delle oengìve , avanti che gli facciano:^ e aU'tdcere, che gli fogliano venir nel- la bocca . Untoti Botiro per la perfine confervala carne fplen- Nel fecondo lib. di Diofcoride Jplendìda, e fi meglio capace di nutrimento il cor- po, prefervando dalle pujlule bianche ficperfìcialì . jB* buono il Butiro, che non è rancido, né vecchio , alV infiammagioni , ir alle durexjcj de luoghi naturali delle dorme. Mettefi ne i cri/ieri per la difinteria, e per l'ulcere del budello, che chiamano colon. Aggiun- gefi utilmente ne gli tmpiafiri maturativi : e /penal- mente nelle ferite de i nervi , de i pannicoli del cer- vello, e del collo della vefiicai percioche mondi fica incarna. Giova, impivftraio , 249 A giano nel fine delle cene. Cogliefi la F uligine del Bo- rirò in queflo modo . Mettefi in una lucerna nuova , ér accefovi il fuoco , fi colloca in un vafi di terra, che habbia un coperchio fatto d foggia di piramide , che fia appuntato in cima. , e nel baffo largo , e ca- ■vernofo come fino i forni , e come e confumato il pri- mo , vi fi ne aggiunge di volta in volta , fino che s 'habbia la quantitd della Fuligine, che fi viole ; l^ quale pofcia con una penna fi fpaf^a dal coperchio Ufifi Isella nelle medicine de gli occhi ; imperoch's ■e, efua nnatjo- riempie, & incarna. Giova, impiaftrato, à morfid, gli Jfpidi. llfrefco iufa nelle vivande in cambio di „ ella' riftavna ì flufft olio, ir 11 vece di graffo ne i cibi dolci , che fimsn- di quelli. LAI VE, C ASCIO, EBUTIRO. confolida prefto l' ulcere E'Il Latte un li- quore bianco gene- rato nelle femine de gl' animali, di fangue due volte cotto , compollo di Calcio, di Butiro, e di Siero. Le quali parti quando fono feparate , hanno pofcia l'una dall' altra diverfa natura. Ma parlando prima del Lat- te, dirò folamemelefa- cultà di quello, che riab- biamo noi in ufo à tempi nolìri, parte nei cibi , e parte nelle medicine . Cotale adunque è l' Hu- man o, il Caprino , il Pecorino, il Vaccino , ilBufalino, elAfinino, c come che appreflb à gl' amichi fi ritrovi edere dato in ufo il Cavallino, Se il Carne-lino ; nondimeno per non lo collumare noi in Italia , lolafcicròperhoraftareda parte Prevale à tutti l'Humano per effer egli temperato in tutte tre le amanze tue. A quello s'accolta pofcia il Caprino, peredcranchegliinognifuafudanza temperato. 11 Pecorino è aflaigroflo, e però hà manco Siero , e pm Calcio de gl altri. 11 Vaccino, e'1 Bufalino, ol- tre ali eflcrgroflo, è molto più di tuttigl'altri grado. Etimperodicevaalio.dellefacultàde femplici Ga- leno: Io mi maraviglio, come Diofcoride dicene , che Butiro 11 iacefle di Pecora, e di Capra, avven- ga che fempre l'habbia villo far io folamente di quello fico- di Vacca. L AGmno hà più Siero, e manco gradi-z- ìi l»ó za di tutti gl'altri . Conofcefi la bontà d'ogni Latte al colore , all'odore, al fapore, & alla fuftanza . Pe- ro il pm lodato è quello , che è di colore bianchim- mo, Iplendido, chiaro, enon livido: d'odorefin- cero, aromatico, non abominevole.- difaporcdol- ce, non fotte, non agro, non amaro, e nonlalfo: di lullanza mediocre infra groiTo, e lottile, di mo- do che mettendofene una gocciola in sù l'unghia del ditogroflo, reliiraccoltainscftefla, cnon fi fpar- ga; percioche il cosi fatto è in tutta bontà, e genera ottimo .angue : come per lo contrario genera pelTimi numori, emettefottofopra il corpo, e lo llomaco Snello, che li mogne da gl'animali infetti, e che pra- ticano nei pafcoli, dove fieno herbe molto folutive, c yelenofe . E però diceva Galeno nel 3. Iibbro delle tacultà de gl'alimenti ; che il Latte di qual- livogl.a animale, che fi nutrichi di Scammonea , ò nuithimaloallapallura, fàfenza dubbio nudò di con- corP°. Acconvienlì l'ottimo Latte à gl'huominidi l'ulo mezzo tempo, à i vecchi, che non fieno natural- mente frigidi, à colerici, à gl' nettici, & à gl'e- ìtenuati, & univerfalmente dove gli ftomachi fie- no mondi da cattivi humori . Ma nuoce per lo contrario alle febbri, à i dolori di teda , à i di- letti de gl'occhi, alle paralilìe, à gli fpafimi, à i catarri, alle renelle, all' oppillationi , à i denti , alle gengive, à i giovani, à i flemmatici, & uni- verlalmente à tutti coloro, che lo mangiano do- D po palio, etanto piùglinuoce, quanto è pili graf- fo il Latte di fuftanza. E però ben diceva Galeno al luogocitato: IlLatte, cheabbonda di Siero, non apporta alcun pericolo, quantunque s'ufi fempre . Ma quello, che hà poco di tal humidità Sierofa , & aliai groiTezza di Cafcio , ù pericolalo à tutti coloro, che fpcllol'ufano. Màènecefiario à volere, che il Lattefacciabuon prò, echefi convertifea in buon Rcs°la "J" fangue, che fia oltre alle predette fuc qualità monto b",V%„ci diirefcoda gl'animali: che fc gli metta dentro un po- mangiare il codiZucchcro, òvcrodiMele, accioche nons'ap- La"c' prenda nello llomaco: e che non fi beva, e non fi mangine con pefee, né con cofe acetofe , ne in tan- ta quantità ,. che lo llomaco non lo polla regolare nel digerirlo. E' umilmente uccellano il bevcrlo da di- giuno, cnon mangiarli doppo cola alcuna, fìnoche nonfia prima ben digello nello llomaco. Bevutoche = s'cilLatte, bifogna Ilare in quiete, non dormire , ncbeverghfopravino.E perche di tua natura nuoce a 1 denti, & alle gengive ( quantunque Diofcoride di- ca il contrario dell'Afinino) s'ufadi lavarle fempre dapoi con vino , ò con acqua melata . Quello , che fi mangia apprefo, quantunque à molti mol- to diletti al gullo , nondimeno genera fallidio , aggrava lo llomaco, vapora alla teda, ingioila il fangue, digcrifceli difficilmente, e fà nullo di cor- P° ■ 11 perche fe pur qualquc volta fi mangia, fi debbe mangiare per il primo cibo; percioche man- giato doppo il palio (come fecondo il più fi Gio- ie ufare ) ò li putrefa nello llomaco , ò ne con- duce egli fuori il cibo avanti , che fia ben dige- fto . Aumenta ogni ottimo Latte il cervello , e madame l'humano . Humetta , & ingralTa il cor- po. Lenifce il petto , e la tofìe fecca . Riveglia gl' appetiti di venere , moltiplicando lo fperma Giova à gl'ardori dell'orina. Riltaura i corpi fma- griti. Fà buon fangue. Nutrifce affai . Mollifica il corpo. Eà bel colore. Convertìfcefi agevolmen- te in fangue , & aumenta la carne . Di quello , che dice Diofcoride, che dicono alcuni , che i! Latte del primo parto d' una Cagna fà cadere i peli , e che bevuto fà partorire lecreature, alio. delle Latreappre. io, efm/U- culrà . ijQ Difcorfi del delle facultà de femplici, fi fà beffe Galeno, dicendo A Emiro cf non c fiere in conto alcuno da preftar fede à tal cofa. («Hit*, $ Burro, il quale chiamano chi Bo:uro, chi Botiro, chiSmalzo, echi Unto fonile, come al me- de I :mo luogo dille pur Galeno, è maturativo , &al- quantodigeltivo inquei corpi folamente, che fono mediocri fra'I molle, e'Iduro. Etimperònon matu- ra il hutiru le poiteme , che fono ne corpi duri; ma digerifee, e matura facilmente i flemmoni de i corpi teneri: perciochecura cglile poiteme , che nafeono doppo l'orecchie, Tinfiammagioni della bocca , & altre infermità d'altre membra del corpo, e malfima- g mente nelle donne, e ne i fanciulli, à cui non giova punto mancodel Meleperafiòttigliarloro le gengive nel fare dei denti. Digerifee oltre à ciò, e matura , ceffata che fi a la caufa, tutte le calde infermità della bocca, E però fi mette ancora ne gl'empialtri , che fi fanno perle poiteme nate doppo l' orecchie, per quel- le dei fianchi , epetitinconideiranguinaglie. Prefo per bocca conferire molto à farfputare ne i difetti del polmone , e maffimamente nell'infiammagioni di quello, e nella punta; facendovi ancora maturare lefuperfluità, che vi fono. Inghiottito folo matura afiaipiù, mà cava fuori manco fputo; ma prefocon Mele, «con Mandorle amare, cava affai piti fputo , C c matura manco. Faffi della graficzza del Latte, che fifa il Butiro, quel cibo, che à Roma, e per tutta ;.attcP.° ltalia G chiama Capo Di Latte! £ perche da molti fi tiene per cibo affai eccellente, fappiano co- ftorp, che per la groflèzza fua mollifica queftolo flo- maco, genera humori grolìì , vapora alla teda , e fà lecndere il palio dello ftomaco inanzi che (ìa finito di digerire, e però molto nuoce à tutto il corpo. 11 Ca- cfamnmio* ?ci 0 pofeia fi condenti della parte più grolla del Dcefacu^ Latte meflovi prima dentro il Caglio, fprenuito con arte dal Siero. Lodafine i cibi il frefeo, percioche non nuoce allo (lomaco , epiùpretto fi digerifee di tutti gl altri. 11 vecchio, che per lo pizzicare della D lingua ch'ei fa, è molto grato ad alcuni , è veramen- te di tutti il peggiore: infiamma il fangue, fà fete , digenfcefi malagevolmente, genera pietre, e renelle nellereni, e nella vefeica, oppilla il fegato, rifta- gnailcorpo, e genera colera, & humori malinconi- ci, emallimenei corpi, che troppo fon rifcaldati; e qu.uitunqueperlacaliditàfuafuffe convenevole per affottigliare i grofii humori; nondimeno tanti, e ta- li fon pofeia gl'inconvenienti, che ne feguono, che'l danno c affai più doppio, che il giovamento. E pe- rò è da guardartene per non havere egli veruna buo- na parte, nèperajutarela cottura del cibo, nè per muovere il corpo , neper provocare l'orina, nè man- E coperdarnutrimentolodcvole. Di quello parlando Galeno al decimo delle facultà de femplici, dille , che efféndogliltato portato un Cafcio vecchio, fat- totene poco conto, lodctteài famigli, con animo, che fe'ldovelTero mangiare; macheefTendo pure ol- trealfuovolcreriferbatodaloro, doppo alcuntem^ poglidormandarono un giorno i fervidori , portan- doglielo avanti, quello, chefenedovefIcfare;cchc vedendoegli, che per la molta vecchiaia era del rut- to inutile a mangiare , fattolo macerare in certo bro- do d'unagamba di Porco falata , epelìar pofeia in un mortaio, fino cheli fece come una parta, lo meffe fopraà certe poiteme duriffime, piene di tufo d'un p gattofo, che quel di medefimo s'era fatto portare da luiincaretta, per havere rimedio per quei fuoi du- riflimi nodi delle podagre: il perche feguì, cherom- pendo prima quello rimedio la pelle fenza altro ta^ glio, e fenza alcun dolore, gli vennero fuori affai pezzi di quel tufo. Et imperò è più da ufare un fimile Cafcio nelle medicine, che ne i cibi. Ma quello , che non è nè frefeo, nèfecco, ò per dir meglio , nè nuovo, nè vecchio, non è anch'eg'i lodato per buo- no, come che affai meno nuoca, che non fà il vec- chio. Oltre à ciò il migliore di tutti è quello di Peco- ra- -Ma fecondo che molto lodò Galeno quello delr Matthioli la fua patria , non penfo, che 'mifari imputato fe lo- ri aro ancora io quello della mia, che fi là in Tofcana, insu'lSanefe, tic in sù'l Fiorentino, il quale fi chia- ma Calcio Marzolino, eCafcio dolce,' per non ef- iere il Latte, di cui fi fà, apprefo con Caglio, ma co'l fiore d'una certafpecie di Cardo, il quale vol- ga-, mente in Tofcana li chiama Prefura. E Umilmen- te quello, cheiifàilsù'iSancfedi Capra il mefe di Settembre, che fi mangia frefeo, chiamato Ravag- giuolo, del quale fe ne mandano fino à Roma à do- nare à i gran Prelati le fome per cofa rara, & eccel- lente ; imperoche fpira proprio dell'odore delle mol- toodorifereherbediquelle amene noltre colline di Tofcana, e maffimediquelle, che non fono guari lontane dalla Città nollra di Siena. Quello di Vac- ca, comechefia, epiù nutritivo, e più graffo , è nondimeno più malagevole da digerire. 11 Caprino, tantoché èfrefeo, è buono, ma vecchio è peggiore" di tutti , percioche diventa duro, e terreltie . Quel- lo di Bufala, di cui li fanno quelle palle libate con li giunchi, che noi chiamiamo Mozze, &à Roma fi chiamano Provature, è algulto dilettevoliffimo, e dolce, ma molto più giallo, e più vifeofo diciafeun' altro. La Ricotta fifàdelSiero, efecondol'o- fìe4 pinione d'Avicenna, Rafis, &lfach, nuoce meno effendo frefea allo ftemaco, che non fà il Cafcio fre- feo. Giova alle compleflioni calde, riltagna i fluffi colerici, fpegnclafete, e fà dormire: ma nuoce à i nervi, & à gli ftomachi molto frigidi. Ma quella , che fi mangia falata ( come fi coltuma per Lombar- dia) nutrifeepoco, fàfete, coltringeil corpo, ge- nera ventofità , e digerifecfi malagevolmente .' Il Siero ultimamente, il quale è proprio la parte ac- quofa del Latte, fecondo che diffe Galeno al decimo «da delle facultà de femplici, è afterlivo. Solve bevuto »■> . il corpo: emeflonei crifteri lava, e mondifica gl' Mef"' acuti humori delle budella, e fimilmente l'ulcere corrofive: imperoche fenza mordacità alcuna fà egli gl'effetti fuoi . Lodò Mefue per lo migliore quello del Latte delle Capre nere , e doppo quello quello delle Pecore, e pofeia foggiunfe, dicendo: HSieroè ca- lido , e fecco nel primo, e fino al fecondo grado . E'iavativo, alteriìvo, aperitivo, fottiliativo , efo- lutivo per la nitrofila fua fenza mordacità alcuna . Per fefolofolvedcbilmente; & imperò più s'ufa per in- fondervi , e diltcmperarvi dentro altre medicine , che altrimenti . Le facultà fue fono di folvere la colera , & altri humori adulti facilmente, e di conferire alla frenefia, alla malinconia, & à tutti i mali caufati per oppillatione , come hidropifie , trabocco di fiele, c difetti di milza. Conferifce il Siero alle fistiti coleri- che, e fpecialmente à tuttequelle, che derivano da oppillationi . Vale à tutte l'infettioni fuperficiali del- la pelle, come volatiche, flemma falfa, rogna fec- ca, brozze, elepra. Bevefi per folvere il corpo fino al pefo d'una libbra . Il modo di fare l'ottimo Siero , equello, che Ila migliore nella medicina, l'habbia- moinfegnato nel noltro volume delfEpiftole medi- cinali. Scrifìè delle virtù del Latte Galeno nel luo- go allegato qui di fopra, con quefte parole: Il Latte, Latrt, à cui s'aggiunga virtù coftrettiva, diventa ottimo ri- 6cB medio per la difenteria , e per ogni altro flufiodicor- no.* pocaufato da humori 'acuti. Cotale facultà prende egli agevolmente dalle pietre affocate, che vififpen- gono dentro. Mà vogliono effer di quelle, che chia- mano i Greci wa»!!. Edebbeficosì cuocer ranto, finche fi confumi affai della parte fierofa.ll che faccia- mo noi molto meglio, fpegnendovi dentro i pezzi dell'Acciajo affocati. E' oltre à ciò utile ogni Lat- te à tutti i fluffi caldi de gl'occhi, tanto metten- dovifi folo, quanto accompagnandoli con qual- che collirio molle. Vale ancora à quei malori pur de gl'occhi, che chiamano hypopia, e hypofphag- mata. Matura parimente l'infiammagioni delle pal- pebre applicatovi fopra con olio Rotato , e con Ova, quando i patienti fe ne vanno à dormire , Mettcfi Nel fecondo lib. di Diofcoride. Mettefi in forma di criftero nella matrice ulcerata , e parimente nelle budella per la via del federe, ove iì voglia mitigare il dolore dell'ulcere caufato dalla marcia; o dove fulTcro infiammagioni , òfeilùre, ò perfefolo, ò veramente aggiuntovi alcuno di quei medicamenti, con cui fi polla egli agevolmente ac- compagnare, che hanno facultà di curare fenza mor- der punto . Uliamoli cosi ancora all' ulcere delle membra genitali , &à tutti i malori, che ricercano d'edere mitigati, cauiati ò per infiammngione, ò per rodimento, ò per malignità d' humori. E pero s' ufa nell'ulcere cancherole accompagnato con medi- camenti anodini , come fono quelli , che fi fanno di Ponfolige. E che accade à narrare, che gaigarizato, tenuto in bocca , e lavandofela , vi mitighi valoro- famente l'iniìammaggioni ? mitigando egli i flemmo- ni dell'ugola, delle fauci, edi tutte quelle parti , e patimentelafchirantia? Per dirne adunque in una fola volta, è il Latte un medicamento mitigativo , nelle cuiparti non li ritrova mordacità alcuna , e tan- to più è egli tale, quanto nel cuocerlo le gli toglie gran parte del Siero nel bollire. Cosi pare, che lo dienoi Medici à bere ne i veleni, i quali occidono corrodendo l'interiora, come fono la Lepre marina , e le Cantarelle . .Sono ancora di quelli, che l'hanno dato à bere à coloro, che havevano prefo laThaplia, e l'Aconito. Il che non fecero però fenza ragione. Chiamano i Greci il Latte T«x«: i Latini Lac: gl'A- rabi Leben: iTedefchiMilch: li Spagnuoli Leche: i Francefi Laici:. 11 Cafcio chiamano i Greci tipa; : i Latini Cafeus: gl'Arabi Lubon , & Gieben: i Te- defchiKcfen: li Spagnuoli Quefo : i Francefi Four- mage. 11 Siero chiamano i Greci appai yxWaxTos : i Latini Serum: iTedefchi Molkeu : li Spagnuoli Sue- rode Leche: i Francefi Scr du Laici . 11 Butirochia- manoi Greci gÙTvpav : i Latini Butyrum: gl'Arabi Zcbd: iTedefchi Batter, & Anchen : li Spagnuoli Mauteca-' i Franceli Beurre, &Buyre. Delle Lane , e della loro fordidagraffezj^a , la quale chiamano i Greci Ffipo. Cap. 66. L' Eccellenti/lima Lana /uccida è quella , che al tocca- re è piufbffice , echef.lofiadalcollo, e dalle co/eie interiori delle Pecore. Applìcafi la Lana bagnata in A- ceto , & Olio , ò "veramente con Vino nel principio alle frefebe utilmente , efimilmente alle percome , alle fcorii- cature , di lividi, & all'offa rotte , percioche facilmente fifucca ella i liquori , ove s'in fonde : e co'l fuccidume del- lagraffezx/tfua , il quale chiamano Ffipo , agevolmente mollifica. F' buona la Lanainfufaml mede/imo modo in Aceto , tir Olio Rofato à dolori di iefta , di fìomaco , e di tutte l'altre parti del corpo . La cenere della Lana abbru- L A N E. 251 r. D Agiata meffa in sù l'ulcere , vifàfopia la cro/la, confu- ma la carne fuperflua , e confolida : al che fare prima fi purga , e pofeia carminata fibrugia in un vafo crudo di terra , comefi brugìano l altre cofe . Brugiafì ancora nel modo medefimo quella materiafimìle alla Stoppa, che fi ritrova nelle pO) pore marine . Alcuni non purgandola al- trimentidal fi/o fuccidume , ma carminatola così lorda , & irroratala di Mele la bugiano . Alcuni al tri meffe pri- ma alcune vergelle di ferro alquanto difco/lo lima dall' al- train un vafo di terra, chehabbiala bocca larga, e fio- pi a à quelle meffi piùfpejji molti] 'lecchi di Teda, ponga- nopofciafopralaTeda la Lana irrorata talmente d'O- lio , che nongoccioli ; e così con Teda , e con Lana fanno uelvafo (Irati 'fiopra /Irati , & accefovi ultimamente la Teda, libri/giano, e raccolgono la cenere ; fra la quale fepm ritrovano qualche parte di Pece colata dalla Teda , la raccolgono , e la ferbano . Lavafipoi quefta cenere per le medicine degl'occhi in un vafo di terra , mettendoglìfo- pradell'acqua , e fregandola pofeia gagliardamente con le mani; ma la feiafìpoi far refidenz^a alla cenere nel fon- da del vafo , e gcttajìvialeggiermente quella prima ac- qua , e vìfe ne rinfonde dell'altra , fregando pur di nuo- vo la cenere con le mani , e cosi fi fatante volte, fino che affaggiandofìcotal cenere con la punta della lingua, co- ftringa lievemente , e non morda. Ma à cavare il graffo fuccidume delle Lane , il quale chiamano i Greci Ffipo, fi fa cosi. Prendonfile Lanefuccide molli, non altrimenti curate, conlaradicedell'herba , chefichiama Lan ria , e lavanfi 'con acqui calda, fpremendone fuori bcnifftmo il fuccidume, e meffa pofeia quefta lavaturain tra vafo di larga bocca, s'alia tanto con un'altro vafo lafiiandola cadere d' alio , òvero, chefirimenaconun bajìone valo- rofamente , fin ch'ella faccia la fpuma ben alta , e cosi po- feiafi va in orando d'acqua marinai erabbaffaia la fpu- ma , fi raccoglie qtiellagraffezjca , che nuotafopra, e met- tefifeparatainun'altrovafo. T ornafii fatto queflo à far fare nuova fpuma , & irrorarla pure con Acqua marina, eraccornelagraffez£a con la medefima arte, e così fi fa tante volte , fin che effendone tratta tutta la grafferà , non faccia l Acqua più fpuma . Maneggia fi pofeia l ' F.fipo con le mani, cavandone fuori , fe vi fi ritrova dentro , fporcitia alcuna , e f colai onc finalmente tutta l'Acqua , vi feri aggiunge dinuova, emolto bene filava , e fimefiola ■ l F.fipo con le mani , fino che gufandolo con la lingua , fi fentaleggiermente cofirettivo , e che non morda, e che appaia all'occhiofplendido , e Manta; e cosi fallo fi ripo- ne in vafi di terra , mdfl deve far tuttoquefìo fiotto à cal- diffimoSole. Sono alcuni, che colando la grafferà dell' FJipolof rrgano nell 'acque, t fredda con le mani nel modo medefimo, che lavano le donne la Cera; imperoche di- venta in quefo modo più bianco. Trovanfi di coloro, che tolto quei ' fuccidume fpremnto dalle Lancio cnocono in un Laverò, ì lento fuoco con l'acqua, e raccoltone pofeia la g>'a.ÙFeZ.\." > che vi nuota fopra, lalavano, comes'èdet- tonell acqua, e pofeia laco* Uno in un vafo d acqua calda coperto con una pe'^xji di li- no, eh mettono al Sole , fi- no che s'ingrofisa abb. ftanxa , e diventa bianco . Mà fono alcuni altri, che ogni due dì glirimutano l'acqua , e glie- lirinovano Lodafiquello , che fi cava dalle Lane non purgate con l'herba Lanaria , che non è ruvido al tocca- re, e die fpira di odore di Lana f uccìda, e quello, che fregato in un catino con ac- qua fr efica, divenia bianco, e che non hà in sè dmeX.ua alcuna , come è quello , che fi falfifica con grafso, e con cera . Hà l Ffipo virtù di faldare , riempie , e molli- fica l'ulcere, e maffìmamen- te quel- 252- Lana , c te quelle del federe , e de luoghi naturali delle dota- ne, infume con Militato, e Satiro, Fattone foppofie con Lana provoca i mefirui, e fd partorire i fanciul- Itm morti ne corpi delle madri . Conferifce me/colato con grafso d'Oca d difetti d'orecchie, e di membri ge- nitali . Giona à i cantoni de gli occhi , che fi corro- dono, alla rogna, e calli delle palpebre , e pelagioni delle ciglia Brugiafi fEfipo in un tejìo di terra nuo- t vocino che confumata ogni grafies&a diventi cene- re. Raccogliefi ancora dell' Efipo la f uligine, nel mo- do che se moflrato in altre cofe ; la quale utilmente s'accomoda nelle medicine de gli occhi. f« T A Lana l'uccida è nota à ciafeuno quale ella J_J fifia, elìmilmentel'Efipo, chiamato (haven- done corrotto il vocabolo gl'interpreti de gl'Arabi) hoggi nelle Spedane lfopo humido . E però riaven- done periunga hiftoria trattato, e di quella, e di quello Diofcoride, ne ritrovando, che ne fia flato decto da altri, non mi diftenderò in quello più avan- ti. Chiamano la lana i Greci, ifm: j Latini Lana: gl'Arabi Sauf, & Suf: i Tedefchi Schmutzeguuol- len: li Spagnuoh Lana: i Francefi Laine. L'Elìpo chiamano 1 Greci oiWor: il.atini Oefypus: gl'Ara- bi Senlcratab, & Jufaratab: li Spagnuoli ifopilho humido: iFranceiiGrcifcde la Laine forge. Del Caglio d'alcuni animali. Cap. 67. L Caglio della Lepre bevuto nel vino alpefo di tre obo- _ li, è utile dimorfi de ivelenofi animali, d fiuffìfio- macah, e difenterìa ancora , efimilmente d fttiffi delle donne, al J angue congelato nello Jlomaco, & d quello , chefirigitta dal petto . Aiuta il Caglio della Lepre à fare ingravidare meffo nella natura delle donne infieme con Botiro , f libito che fi fono purgate de mefirui . Bevuto ammaxjji la creatura nel corpo della madre : e fe fi beve doppo al parto , fd diventare le donne fittili . Giovapri- vaiamentedfiujfifiomacali, e difenterìci il Caglio del Cavallo, il quale chiamano alcuni Hippace . Sono d'una medefima naturai Cagli de ì Capetti , de gli Agnelli , de Capinoli, de Daini, de Capricorni, delle Camoxxf , ■ deCeryì, dentelli, ede Buffali; i quali vagliano tutti bevuti conVino cantra all' Aconito , e con Aceto cantra al latte apprefo nello jlomaco . Ma privatamente quello del Capriuolofd le donnejierili , piandoglielo per tre glor- ili nella natura . Quello del Vitello marina hd le mede- firn e facilita del Cajloreo, e credefi , che mirabilmente giovi al mal caduco, & alle Jlrangolagioni della matri- ce. Canofcefife veramente fia di Vitello marino, inque- fio modo. Prendi il Caglio di qualfi voglia altro ani- male, e maffimamence d'Agnello, & infufolo d'acqua, e lafciatolo così fiare alquanto , togli pofeìa quella ac- qua, e mettila nel Caglio del Vitello marina ; percio- che effendo del vero, f ubilo fi liquefar d ; ma effendo il contrario, fi rejlard nel fuo effer dì prima . Cavafi il Caglio da ì Vitelli marini, qu andò non poffono ancora nuotare. Infomma ogni Caglio fd liquefare le cofe ap- prefe, e fd apprendere le liquide . Difcorfi del Matthiol "TI Caglio de gl'animali (come ferirle Ariflo- X "le al 21. cap. del terzo libbro dell' hiftoria de gl'animali) è una fuftanza di Latte, che li ri- trova nello ftomaco di quelli, che lattano . Tutti gl'animali, che ruminano, hanno il Caglio, e tra quelli, che hanno i denti tanto di fopra , quan- to di fotto , la Lepre fola hà il Caglio , Tanto è miglior il Caglio, quanto è egli più vecchio. Co- tale adunque è il più valorofo per medicare ne fluffi del corpo ; nel che s'adopera ancora quello della Lepre: ina il più eccellente è quello deCa- ra8lio,cfuePl'iuoIi, e de Cervati. Quello tutto dille Arifto- ijcùiti, ''k. Che il Caglio poi della Lepre lì convenga nel fanguc, che fi rigetta per bocca , come fcri- ve Diofcoride , non par che voglia Galeno , il quale ne fcriffe nel nono libbro delle fatuità de jcmpi'c1' cosi dicendo: Ogni Caglio è acuto , e ricettivo, e parimente difeccativo . Quello della nP% jVSF° con Accto> cura i[ mal caduco, & 1 nulli delle donne , e diffolve ancora il latte apprefo nello ftomaco . 11 che habbiamo provato cer- tamente noi, non fedamente col Leporino , ma con ogni altro. Nondimeno il Leporino per far ciò è il più valorofo: ma diffolve ancora il fan- gue apprefo nello ftomaco bevendofi nel medefi- mo modo; nel che è forfè più efficaee il Lepori- no; ma non folamente per quello , che fe ne ri- trova fentto da molti, ma per eflér cotale facul- ta commune in tutti i Cagli . Sentiero alcuni , B che quello della Lepre riftagna , bevuto , il fan- guc, che efee dal petto, ma non hò però cono- lauto 10 alcuno, che l'habbia maiufato, nèman- co fon 10 mai flato ardito d'ufare rimedio veru- no acuto, ove fa flato bifogno di riltagnare . Al- cuni hanno fcritto , che il Cavallino vale nella dilentena, e ne fluffl dello ftomaco . Et altri af- fermano , che quello del Vitello marino faccia gl ertati medelìmi del Caltoreo . Ma quello, che polla lare ogni forte di Caglio per propria, efpe- ciale facultà, non è bora tempo di narrare. Que- llo tutto del Caglio fcriffe Galeno . Chiamano i Nom Orca il Caglio Tlnrùu: i Latini Coagulum : gl'A- C «di Anfea, Anfhae, & Anfhaa: i Tedefchi Lypp, Kymn Lypp , & Kaefslypp : li Spagnuoli Coalho : 1 francefi Preferire. IDel Graffo. Cap. 68. L Grafso d'Oca, e di Gallina frefeo ferbato fenzjt fale e veramente commodo di difetti de luoghi natu- rali delle donile ; alche nuoce ilfalato, equello, che per vecchie^ è diventato rancio . Prendefi qualfivoglia di quefii del frefeo la quantità che piace, e levategli ben d' intorno le pellicole , fi mette ìnvafo di terra nuovo, che fia di doppia capacità delg-afso , e cosi pofeìa ben coperto fi mette fatto d cali di fimo Sole , dove liquefacendo]; fi D cola in un'altro vafo impeciato, fino che tuttofi confumi ; poi firipone in luogo freddo , es'ufa. Alcuni altri in cam- bio di metterlo al Sole , collocano il vafo nell'acqua , che bolla, ò vero fopra dlentijfimo fuoco de carboni. Curafi ancora il Grafo in altro modo, imperoche nettatolo pri- madallt fue fittili pellicìne, fi trita, e mettefi aliquefa- re munvafo diterra, fpargendogli fopra un poco di fiale *r't0> e pofeìa colatolo per una tela dì lino, fi ripone. Qucftofimetteutilmentenelle medicine, che fi prepara- no per le laffitudìnì . QiieldiPorco, e quel d'Orfo fi cu- rano m quello modo . Togliefi da quefii animali il più frefeo, elpiùgrafso, com'è proprio quello deirognonì , e casi fpogliatalo dalle fue pellicini, fi mette in afsaì acqua E piovanafredda , nella qualefiva ben disfacendo con le mani, e pofciafpremendolofi gli rinova l'acqua fpefse volte. Togliefipoi quefio così molte volte lavato, emet- tfi in una pigliata di terra d'altrettanta capacità, con tanta acqua dentro, che ellafuperi il grafso, e lo riem- pa, e così fi 'mette fopra a lento fuoco dì carboni, conti- nuamente mefcolandocanuna bacchetta, e come è ben li- quefatto , fi cola con una tela nell'acqua , e laf elafi appren- dere,^ e cosìfeparatolo pofeìa dall' acquafi mette in un al- tra pi gnat a di terra ben lavata, e mef sagli fopra di nuovo pur dell'acqua , firitorna àfar lentamente liquefare . To- gliefi , fatto quefio, dalfuoco, e lafciatolo pofare , fino chefe ne vada lafita feccia al fondo ,fimettepoiin un mot: F ia)° di pietra, fatto benpima netto con una fpugna ab- bombata d'acqua, e quivi lafciatolo apprendere , eleva- tone poi via ogni fondaccio, che vi firitrova, firitorna fen^a più mettervi acqua di nuovo d liquefare, e lique- fattofirigittamedefimamente nel mortaio. Onde cavato ben netto, firipone ìnvafo dì terra ben coperto, e ferbafi infrefchijfimo luogo . Il modo oltre à quefio di curare , e di preparare quel dì Cervo, di Becco , e dì Pecora, è così. Prenàefi qualfivoglia dì quefii, lavafi , efpogliafi dalle fue pellicìne , come ìjìatogià detto in quel di Porco , « mettefi in un mortaso di pietra , accioche alquanto fi mol- lili- Nel fecondo lib. di Diofcoride. 153 litichi, emefiovidapoi 'àpocoàpoco /opra dell'acqua, fi A fi ega con mano , fino che non vìfidiieernafegno difeangue, nè alcuna graffila, che -vi nuoti di /opra: mafia il Graffo tutto bianco , e fplendente . M'-ttefi fatto queflo inuna pi?itatta,e pittatagli addoffò tanta acqua, che lo fiopraf acti a, fi porta à liquefare a lento fioco, e meficola- fi, e come fia ben liquefatta , fi cola nell acqua. Onde cavandofi apprefeo firimelte nella medefima figliata fatta ben netta di nuovo à riiìquefare , con quell'ordine , che r'c infignato ne ìfopr adetti . La terz^a -volta firìliquefàfeen- fM acqua, e col afi in un mortai odi pi etra bagnato d'ac- qaa, onde cavato pofeia, quando è apprejo , firìpene nel modo, che è fiato detto di quel del Porco. Quello de Buoi , toltolo fpecialmente dalle reni, fi cura pur dalle B fue pellicine , e lavali bene con acqua d'alto mare , e pofeiafi mette ia un mortaio , e peftafi con diligenza , infondendogli pero feempre fopra di quell'acqua marina ; & effiendo finalmente bene r ammorbidito , fi pone in ima pi- gnatta, efe gli gitta di /opra tant' acqua pur mari- na, chelofopravvanzimezxpbuonpiede, ecosìficuoce tanto queflo Graffo , che perda finalmente ogni firn pro- prio, e naturale odore . Fatto queflo, fe gli me/cola ap- preso per ogni mina Attica di Graffo , quattro dramme di Cera T irrìiena , e colanfi infieme , radiandone poi ogni fondaccio, che %>ì fi ritrova , e cosìpreparaiofi ripone^ in. vafoditerra: mapoì è necefsario tenerlo coperto tanti ds alSole, che diventi bianco , e perda ogni fflidiofeo odo- C re . Quello di Toro fi cura così . Prendefi di queflo fi- milmentefrefco da'rognoni , e lava/i con acqua di fiu- me , e fpogliatolopofecia dalle fue cartilaginofe inveglie, fimetteìnunvafoditerranuovo, con un poco diSale , eliquefaffi, epojciaficola nell'acqua chiara, e come fi comincia ad apprendere fi malafesa , c fi rompe valen- tijfimamenteconle mani, mutandogli , e rimutandogli l'acqua, fino che fia benìjfimo lavato . Riiornafi, fat- to queflo, nel vafo di prima, e cuocefi di nuovo con la pari mifur4 di lino odorifere , e come ha bollito due bollo- ri, fi leva dal fuoco, e lafciafi cori raffreddare nel fuo vafopertutta lanolte . Lamattinapaife gli refia qual- chepoco di cattivo odere , fi mette in un' altrapignatta nuova , con altrettanto del mede/imo Fino , facendo tutto quello, che règia detto, fino che perda egli ogni corrot- to odore. Liquefaffi ancorali ' Grafso fenzji Sale , per al- cuni difetti, emaìatie, alle quali è nocivo il Sale , ma queflo oosì preparato non diventa molto bianco. Curafiin quefto medefimomodo quel di Panthera , e di Leone an- cora. FannofiodoriferììGrafiìdìFitello, di Toro, e di Cervo, e di quefioìamidolla ancora, in queflo modo . Levanfioli prima d'attorno le pellicine , e lavanfi pofeia comepiuvolte s'è detto, e fanfi bollire in Fino odorifero , & aromatico , nel quale non fia dentro alcuna acqua ma- rina: levanfipofeia , come fin cotti dal fuoco, e lafecianfi cosìftare tutta la notte. Faffllafeegiientemaltìna di nuo- j; •vo liquefare in altrettanto del medefimo l'ino , e colafi pofeia diligentemente . Fatto queflo fi mettono in nove he- mine di queflo Graffo cori preparalo fette dramme di Giun- co odorato d' Arabia . Mavolendofi fare molto più odo- rato , vi fimette del fiore di queflo Giunco quaranta dram- me, ediPalma, diCaffia, di Calamo odorato, diciafe- cunugualportìone: d' Afpalatho, edì Xilobalfeamo , di cìafcuno una dramma: di Cinnamomo, Cardamomo, e Nardo, di ciafeuno un'oncia; etuttequeftecofefipefid- no diligente-mente , ecosìmeffoognìcofainunvafeo coper- chiato, fegligiltafopradel medefimo Fino, e fimette à bollireàfuocodicarbonitreboUori, e levatolo pofeia via p dal fuoco, fi lafeciacosìripofeare tutta la notte . La matti- nagittafiviaiÌFino , efe gliene rimette di nuovo di quel medefimo, e lafciafi far tre bollori , eripofeare nel medefi- momodo. Cavafene la mattina dipoi il Graffo, egtttan- doviaUVmo, e lavato di nuovo il vafo , e netto il Graf- fo dal fedhne, e dalla feccia , fi liquefd di nuovo , e colatofirbafi, & ufafi . FaJJì ancora odorifero ogni Graf- fi, che fiijje fato prima curato , in queflo medefimomo- do. Màà volere, che i Graffi ricevano benegl odori, bi- feagna prima ìfpeffirli in queflo modo . Prendi qualftvoglia di quefli Graffi , e fagli bollire in Fino infieme co» ramu- fcelli ài Mirto , Serpollo , Cipero, & Afpalatho ben polverixxaù {come che alcuni non prendano fi non li- na di quelle cofee ; ) òr havendo così ogni cofea bollito tre bollori, leva leggiermente il vafo dal fuoco, e colato con una tela di lino il Graffo , dagli pofeia , come è fiate det- to, gliodori. Ifepeffifeanfi ancorai Graffi in altro modo. Peflaprìma che Graffio che tu vuoi, che fio. frefeo , fin- cero , ben netto dal felnguc , e praparatolo , come più volte difopra s'è detto, mettilo iti una pignatta nuova di terra contanto Vino vecchio bianco , & odorifero, che feoprav- vanzj otto dita tutto il Grafeso . Fallo bollire dipoi à len- to fuoco, fino che ben perda ogni fuo naturale odore , e che piti ifappia di l'ino, chediGrafeso. Leva il vafo dal fuo- co, e come è freddo , togli di queflo due libbre , e mettilo inun'altrovafoconquattromìne del medefino Fino , c quattro libbre difeme di quel Loto , di cui fi fanno te pif- farè ; e fallo cosi bollire à lento fuoco , mefiolando conti- nuamente, e come habbia perduto ogni odore di Grafeso , colalo, e lafecialo ripofeare , fino che s'apprenda. Togli poiaU'horattnalibbrad'Afpalathopeflo, e quattrolibbre di fiori di Majorana , e la/ci a ogni cofea in infufione in. Fi- novecchioper tutta una notte, e la mattina metti poi quejle cefi così macerate infieme co'l Grafeso in un vafo , che tenga tre congj , &■ aggiuntovi mezjji cangio di Fino, fi bollire ogni cofea al fioco , finche il Grafeso riceva la virtù , ci' odore delle cofee, che l'ifepeffifecono , e così levatolo dal fuoco, solalo, e fattolo di nuovo liquefare , riponilo . Mà fittilo vorrai fare più odorifero , mefcolsgli apprefso otto dramme di graffifflma Mirrha, macerata prima con vecchi/fimo Fino. Fafji odorifero quello de! le Gal- line, e del l'Oche in queflo modo. Prendi di qualGi af- fo ti piace di quefli quattro mine, che fia ben curato , 1 mettilo in un vafo di terra, aggiungendogli apprefso d' Afpalatho, legno dì Balfeamo , Corteccia dì Palma , Ca- lamo aromatico , dì cìafcuno fatto in polvere dodici dram- me , ér aggiuntovi J opra un cìalho dì Fino di Lesbo, fà bollire tutto d fuoco di carboni tre bollori , e levato poi il vafo dal fuoco, e lafecìato raffreddare ogni cofea un dì , cjr una noti e, fà di nuovo il di figliente ri liquefare ogni cofea, e colali Grafso con una tela di lino in un nafeo ben. mondo; e come fia apprefeo, cavando, e mettilo in uh vafo di terra nuovo , e beni /fimo coperto , riponilo in frefe- chìffimo luogo . Ma tutte quefle cofee fono da fa< il verno; percioche i Graffi non s'agghiacciano, e non s' apprendono la fiate. Laonde alcuni , accioche meglio s'apprendano , vi mettono un poco di Cera Tin-ena . In queflo medefimo modo fi fi odorifero quello del Porco, dell'Orfeo, e tutti gli altri fimiìi F affi oltre à ciò il Grafeso odorifero con Majorana in quefto modo . Prendi una libbra di Grafso, e mafflme di quello di Toro ben curato, e mefcolagli apprefso una libbra, e mexxjt di Majorana ben matura, e benpefla, epar- iifecilo in bocconi , fepargendovi però prima fopra Fino copìofeamente . Metti pofeia quefli bocconi in vafo , e lafcialì cosi ben capei ti per tutta una notte, e lamat- tinairafportaliin un'altro vafo, e meffagli fopra dell' acqua, cuoceglì leggìerme-ate , tanto che il Grafeso per-* da il feto odore, e pofeia colalo , e lafecialo ripofare tutta una notte. La mattina cavatone fuori tutta la mafia, e fattala ben netta dal fondaccio, raggiunge- vi nuovamente altrettanta Majorana ben peli-i, e ri- formatone di nuovo i baccani , fà come è flato detto; e così ultimamente liquefatto il Grafeso, colato, enet- to dal fondaccio , riponilo in luogo frefeo . Mf volen- dofifeerbare incorrotto fienai curarfi altrimenti il Graf- fò d'Oca, di Gallina, ò di Fitello , fi fd-n quefto mo- do. Togliefi il Grafeso frefeo, e lavafi diligentemente, e feeccafi in un crivello all'ombra , c come ne fia fio- lata ben fuori l'acqua , e fia ben afiiutto , fi mette in una tela di lino bianca, e fepremefigagliardamentecon le mani, e poi s'infilzji, ir appicafi all'ombra, e do- po alquanti dì fi ripane involto in carta nuovain luo- go frefeo. I Graffi, che fi ferbano nel Mele , non fi corrompono . Tutti ì Graffi fon cali di , mollificativi, Òr afesottigliativi; come che quello diToro fia alquan- ta co/frettino t al quale corrifpondc nelle facilità fue quel 254 quel dt Bue, di Vitello, e di Leone, il quale, fecon- A do che fi dice, fi cura ungendofene da gli inganni e dalle mfidie Quello del Cerva, e de fi E le fa "dir mlo^t* Quitto di g£77lZ Jto^foJ! 6 ^ttefi necrifteri ìrfieme Zi fl fhTr- 11 Brod° del Gr€° b*™° è CaLlJfn */mJm™* " chi havefi bevute le Caselle. Que Ilo di Becco per rifolvere valorofa- t'a $ ■', W <-aJ?arari0> " cui nelle proportionifue cor- >jfponde ,1 Peconno. Convieni anello di Porlo nelle ZuZT'/n ?JÌJa""° *T Ìl ' i luoghi naturali delle donne, e giova alle cotture del fuoco . R Qiufto falato , e vecchio di lungo tempo , falda , e mollifica: lavato conino, &■ impiajìrato con Cenere e Galena giova grandemente à i dolci del co/lato ali infiammagli, alle jofìeme, & alle fiflole cave,' rf 'n t'f]rnffminof^ne U ™*>™ ^llefe- , - xBr ' , fe"0ch<> ' Gattine , è buono per ir tu t ì uTh fr k delU «** » Per vecch i rrìr fe laJaccia ' e f * dolori M orecchie . LO, fino fd dilungare i capelli, e rinaCcere ancora quando cafeano dal capo plfeiagione, e gi- va alle bugance . Quello dell/ Volpi è Jono d i do- lor,dell orecchie fl Graffo de pe/i de i filmi mei ne gli occhi nfchara la vifla; p\r U qu Je "ft_ Q le dfel/TZìlT^-' ?eU> ^ fono fittoli. Difcorfi del MatthioJi Graffi di- (^^"^nqwalungohabbiaDiofcoride detto le dirohrh i- nlC8n,at0"e diligentemente i modi feri lì V diPTPararl1 - difPefl,rli, di farli odori- ieri c di ferbarh incorrotti; nondimeno perhaver- n S»ai,aun .dclleiacultadefemplici, ne reciterò ani nfffi*^? ft*0 ■ D."= e nCadun°qqu fakre de"r, ' r"0 fon0 co™»™«i™ parti rrà 1 altie dcgl ammali; perciochc tutti ciucili che fi n„ tnfeono bene .generano ò Sevo , ò Crafen e n e , L~ centrano quelli, che lì nutrifcoio male annodo o mente di Grado, c fe pure ne fanno qualche p£o è Wfc— menteCo'uw" M 8" ™CvoU tura. Oltre di quello la Grafcia predo fi KqS fuo n co , e liquefatta malagevolmente fi condenfa ■ efl Sevò li liquefa malagevolmente , e facilmente fi condVnft quandoeliquefatto, efalìì molto più du ro deUa G?a- fcia 11 porco, che ha ben tenuto e ben pafeiuto ha moltaGrafciaperil fuo naturale humido tempera mento : ma . Buoi , e le Ca pre inlìeme con «X cornuti ammali per cfler eglino di fecca natura tu generano Sevo Ben è vero, che generalmente t.anto Sevo, quanto la Grafeiaf, può chiamar Grado; ma nonperofi puodirefenzabugia, che'l Graffod Gat pra la^iuhum.do.chequellodei Porci; imperoche quello e più humido di tutti gl'altri , avvicina dófi r nel efacultàfueaffai all'Olio: come che moitopiù F mollifichi, e maturi il Grado del Porco:laondepolcia h mette egl, negl'empiadr, de'flemmoni.Maà coloro chepatilcono rodimenti, e mordaci dolori nel budel- lo del ledere, o vero del colico.adoperiamo ne i criltc- n ■ più predo il Caprino, che'l Porcino , non però per- ei» n Pi7"j ■Pr>U r,P"cuota » «Pili fpegna le moria- cua d, quello di Porco (imperoche quello del Porco effe tlT™nC P'""pr6f3lTO-)m'a Pcrche n CaP""° P« e'1 Porcino000' ^b',t0 s*W™àe> = « applica al male; * 1 °rcmo P« e«« liquidofe ne vien fuori , come & lOIio. H perche fi applica nelle difenterice nelle for lidi foftanza più ripercuotono , che l Lofi fét r" nuovi edere ,1 male più in alto, e pai ,n demro n' f' cioche più penetra perla lunghezze" camino' corpi ,1 l,qu,do, che .1 duro, emeglioff nS con r humore, che corrode . E però ne irodimenri A r nelp.u alto del corpo, pfù «SSjS? come che fia ancora più caldo di quello di Porco n,' mezzo de i quali è pofeia quello ddleGal ine Hrw Porco inferiore nella ÈdiaW,^5S^,JKS^,, mal, quadrupedi, ha la fua GàaiSSSSLrtì humida d, quelli.Ogni Gradò univerfalme fet m^ ta, c Icalda ne i corpi Immani più, e manco fecondo 1, mtura ( come è fiato detto ) desl ani, " 1° P . ? Grafcia del Porco può aboid^TeS^ h££2^ ma non però coS, fcaldare come l'Olio , per ete ella hmilcagl'huomininclla caliditàfua ]l C\ln' l-r ro è molto p,ù caldo, e più fecco "di l'ai \t a d d' r°" quello di mafehi ( c^M&*«$£^%ffg C do,e me lecco.che quello delToFo.e a,,Sr men di quello delle Capre,e qSSaSK£'JMj? quello ile Becchi, e , . £^ ^ | leoni ; imperoche quedo è il pili potente, e' più di 'e- ftivo di tuttigl'altri Gradì degl'animali quadrnnHi pereder egli molto cal,do,emolto [SuS tendoh ne medicamem,,che fi convengono Si &a tlemmoni, non fole .non vi giova, ma grandemen- te v, nuoce, aggiungendovi afsai maggior? morS di quellcchc vi 1. conviene. Ma nelle^ol en™ vecchie nodole. e follmente ne'nerv, ritirati, e valente rime! dio : nel che vai poco,o niente quello del Porco.Quel- 10 d, Toro e dittante nelle facultà fue dall'uno S al iodiquefii ugualmente; perciochc quanto è più cado, e piufecco del Porcino, tanto eJfuPeratoegH dal Leonino, fa pero come cofa di mezzo meritamente 11 mette ne 1 uno, e nellaltro di quelli medicamenti in quelli cioè delle poiteme vecchie, & indurite; e fimi! mente in quelli, che fi fanno per ,natur re i e, imon " comeequelhmpiadro ,1 quale chiamano Terrai" maco, che fi fa d, Cera, di Ragia, d, Pece, e di Grafso t mpeio mettendo i in quello quel di Toro , ò di Vi- tello, o di Becco, o d. Capra, ó di Porco , fi fà fempre lodevole medicamento per comuoverc la marcia," pe^ maturare le po teme . Ma è d'avvertireche più fi con'- vienequellode!P0rcoa'fanc,ulli,alledonne,&rc°af.. cun altro, che fia molle dicarne, e quello di Toro più à i lavoraion,zappator,,miet,tori,& à tutti colorojhe hanno la carne dura per naturale compledìone Io -oò vero per b codum. del loro grofso quanto più s invecchia, tanto più diventa cSldo , p ù fonile, e dlfeccativo llche accade Umilmente à tutte le cofe,ches invecchiano, e non fi putrefanno per a- vant, ; percioche .1 Vino, il Mele, l'Aceto, il Granojl Burtòj&ogw^d'Olioinvecchiandofid^enwni più cal,d.,e pn, fottìi. ; e però fono al gu (to più fo i e p.uacuti, & applicati a i mali, che fono malagevoli da rifolvere, e da maturare, molto gli fi convengono. Ol- tre a ciò, come Diofcor.de (difse pur Galeno; dicelse Cale„c bcnillimo molte cofe nella materia, della quale eeS tr5 D" fcnfse ; nondimeno non conobbe à badanza il iìgnifi- caro vero de vocaboli e delle voci Greche.fi pero quà- do d.fse egl, che'l Grafso d, Capra era pili correttivo di quello del Porco, volfe fignificare,che fufse più Tor %aEH -aCUr° 5 ?e -C"e S, w,fsc'&]i intefe della v,rtù ne i Balauft.,c nellH,pocido; fi potrebbe veramente dire, che hayefse egli «rato di gran lunga . Intefero fi- milmen- Nel fecondo lib. di Diofcoride. 255 milmente male i veri lignificati delle voci Greche af- A fai de gl'altri, chiamando anch'eglino fapore corret- tivo quello del Pepe, del Pirechro, delI'Euforbio, del- le Cipolle, e dell'Aglio, come fe non foffe differenza dall'acuto fapore di tutti quelli, al collrertivo.il quale propriamente è delle Galle , de i Ballaulli , de i Soma- chi,edell'Hipocifto. Lacuimala intelligenza age- volmentepotrebbefareerrate chi inavvcrtentemente non vi confiderai^ fopra , E perche diffè Diofc. infie- mecon altroché unto il Graffo della Vipera,dove fot- to le ditella tufferò sbarbati i peli ( diffe pur Gal.) non ve li lafcia poi mai pili rinafeere; è d'avvertire,che non è la verità, efimilmente, che proibifeai pnncipj delle fuffulìoni; percioche dice egli haverlo provato in a- B mendue quelli effetti fenza fucceflo alcuno . Sono an- cora ( diceva pur Gal. ) alcuni, che hanno fcritto, che ilGraffodell'Orfofà rinafeere i capelli cafeati per pe- lagione, quantunque per corali effetti non ne manchi- no molto più valorofi rimedj ; Ma dicendo ancora co- ftoro, che quello di Volpe fana i dolori dell'orecchie , fenza efplicare, che forte di dolori , per non faperli di- iiinguere,non è d'attendere à quello, che elfi dicono . Lodano alcun'altri perlefurf'ulioni il Graffo de pefei. Et altri non intendono di tutti i pefei, ma folamente di quellide 'fiumi; come che altri dicano di quel fola- mente de pefei marini, accioche paja, che fappino piti del volgo .Del Graffo del l'affo, il quale fi vede con C manifella efperienza conferire à mollificare le durez- ze dellegiunture,e dc'nervi,non fecero mencione Dio- fcoride, né Galeno, ne Paolo Eginetta. Nè manco fcriffeGalcno,ncPaolo,come ampiamente fece Diofc. il modo di prepararci Graffi, e di farli odoriferi , per ufarfiin quei tempi nel modo, che uliamonoi la Po- •-mata, la quale compongono i profumieri in quello modo. Prendono coftoro due libbre di G rado d i Cer- vo, ò di Capretto, e mezza libbra diGrafciadi Porco frefea, e fatti ben prima nettitutti quelli graffi dalle pellicinc loro , e lavatigli pofeia beniffimo nel Vino bianco ,efpremutili con una pezza, tanto che n'efea fuori tutto il Vino, li mettono in una pignatta nuova D bene vetriata, egittanglifopra tanta acqua Rofa , fino che ricuopra la mifura di quattro buone dita il Graf- fo, mettendogli appreffo mezz'oncia di Garofani, un quarto diNoceMofcata, equattro granidi Spigo, & oltre à ciò fei,over ottoMele appiuole,over falvatiche, ben (tracciate, ò vero tagliate in pezzi, e cosi fanno pofeia bollire la pignatta à lento fuoco, fino che cali quafi tutta l'acqua, mefcolando con una bacchetta fpeffo, etenendola pignatta ben coperta. Tolgonla pofeia dal fuoco,e colanla con una pezza di lino in un vafo ben netto, e ben abbombato d'acqua Rofa, fino che vien chiara, e come è poi apprefa, la prendono , e mettonla dinuovo in una pignatta vetriata con quat- E trooncie di Cera bianca,efei d'Olio diMandorle dol- ci; e come è liquefatto ogni cofa, la colano in un cati- no, ben vetriato, tutto bagnato d'acqua Rofa, e come è apprefa la maffa,la lavano Ipefle volte ftangheggian- dola bene con acqua Rofa Mofcata, ò vero con altre acque odorifere , poi la ripongono in un vafo di vetro ben ferrato al frefeo . E' in ufo la Pomata alle crepatu- re delle labbra , delle mani, e de'piedi, che per lo più fon caufate da! freddo. Vale al lattime de fanciulli , Se alle feorticaturc della pelle. Ma volendola fare , ch'ella ferri piti prelievi li mettono de'Coralli bianchi . fottilmente macinati; e volendola far roffi , dal Ci- nabro, quanto vi bifogni per dargli vivo colore. Fi- p nalmentc (fecondo che al ^.deìle facultà degl'alimen- ti fcriffè Galeno, & Kach Arabo nelle fue diete) il Graffo degl'animali ufato ne'cibi Iaguidilce lo lloma- co, oppilla , aumenta la flemma , nutrifee poco , gene- ra mal fangue; indebolifce la virtù ritentiva dello llo- rnaco , caufa fiulfi di corpo, tanto difentcrici , quanto d'altra forte: fatia avanti che li mangi il debito cibo, imbalordire ifcn(i,e l'intelletto: fàl'huomofonnac- chiofo,econvertifcefinegliltomachi caldi in cole- ra, & invapori. Chiamano i Greci il Graffò S?£«i : i Latini Adeps, & Pingucdo: gl'Arabi Meninge Uxa- ham,òveroSafam: iTedefchi Peyll, Pettigheit, c Schmaltz: liSpagnuoli Gordua : i Francefi Greffe. Della Midolla dell' offa , Cap. 69. LA più lodala di tutte le Midolle è la Cervina , doppo quefla quella di Vitello , e pofeia quella di Toro-, poi la Caprina , e la Pecorina . Raecolgonfi le Midolle nell' ultimo temto della Jlate venendo l autunno ; percioche ne gli altri tempi fi ritrova nell'offa à modo d'una carne liqui- da. E' diffidi cofa il conofeere la Midolla di quale anima- le ella fifa , fe non ficavaperfe fteffo dall'offa , e riponfì. Mollificano tutte le Midolle , afìottigliano , e fcaldano : riempiendo l'ulcere . LaC 'ervina hàqueflo dì più, cheun- ta difeaccia le Serpi ■ Curafila Midolla dell' of a frefea , come Ji curano i Graffi , lavandola , malafsandola , feie- gliendone fuori l'off e , e fpremendola per una pezj^a di li- no , fino che] 'e negìoccìoli fuori l'acqua ben chiara . Faffi li- quefare pofeia in un vafo doppio , levandone con una pen- na ognìfporcitìa ,chevì nuotafefopra , e poi fi cola in un mortajo di pietra , donde ficava , come è condenfata , e fi ripone , rafehiandone prima via ogni fondaccio , in un va- fo di terra nuovo . Mavolendofì ferbarefen^a altrimenti curarla ,fifà nel medefimo modo , eh' è [lato mqflrato à fer- bare il Grafo delle Galline , e dell'Oche . LAM 1 do l L A dell'offa degl'animali (diceva Gal. Mid0]ia Ai all'i 1. delle facultà de femplici ) hà virtù di ìóoil- orti, efua liticare tutte le durezze, come che elle fi ritrovino , ò bucale' ne i mufcoli, ò ne i tendoni, ò ne legamenti, ò nell'in- no. teriora . Ottima è la Cervina , e dopò quella quella de Buoigiovani,ede'Vitelli; imperoche quella de Bec- chi, e de Tori è più forte, più mordace, e più fecca . Il perche non mollifica le durezze nodofe. Fannofi a- dunque di quella di Vitello, e di Cervo i peflòli per mollificare nelle donne le durezze della matrice : e lì- milmcntefe ne fanno untioni di fuori per fari medefi- mieffetti. Cavali la Midolla degl'animali non folo dall'ofsa , ma ancora dal filo della fchena, quella cioè, cheprocede dalla nuca; quantunque Ila quella più dura, e più fecca dell'altra. Prendo io( diceva Gale- no} per confervarla dalla muffa, e dall'altre corruttio- ni, la Midolla degl'animali nel principio del verno , come fò ancora i Graffi,c la ripongo fra fi ondi diLa u- roin ltanzefecche, ove non (ia punto d'humidità. Ma volendola riporre ne i tempi caldi della Hate bifogna metterla in luoghi alti, che fieno frefehi, e ben feo- pertì dal Sctterftrione, ove fieno alcune feneftrelle a- perte, accioche tanto digiorno , quantodi notte vi l'piti il rovajo, percioche tenendola ne'luoghi calidi, fi putrefa, e diventa rancia, enegl'humidi appreffo à terra fà pofeia la muffa. Quella, che fi cava dal filo Midolla , , r della fchiena, mangiata ne'cibi, opera ne'corpiquel medefimo, che operano le cervella. Et imperò il fuo nutrimento è flammatico , genera humorigroffì.di- gerifeefi malagevolmente, nuoce allo ltomaco , efd naufea : come che fi converta in affai lodevole nutri- mento, feperfortefiritrovanoftomachi, che la di- gerifeano. Oltre à ciò quella, cheli cava dell'offa , quantunque copiofamente mangiata faccia ancora cf- fa naufea, e generi flemma: nondimeno digerendoli bene, nutrifee affai, e molto più aggrada al gulto , pereflcr più faporita , che l'altra. Chiamano i Greci la Midolla MiWs: iLatini Medulla: gl'Arabi Mo- Nom * chial halhadam , &Moch .-iTedefchi Marci': li Spa- gnuoliTuctanos, &Tutanos: i Francefi Moelle. < Del Fiele de gli animali . Cap. 70. SErbafi ogni Fiele in quejìo modo. Prendefiil Fiflefre- fco,e legatogli la bocca con un filogrofo fi mette nell'ac- qua, che bolla, per tanto fpatìo di tempo, chepotefse correre unhuomo ire/t ''adì di camino . Cavafene pofeia fuori, e fec- cafi altombrainluoghì,chenonJienohumidi . Ma quello, cheparticolarmentejìferbaper le medicine de gl'occhi , le- gatogli Difcorfi del Matthioli gatcgiiparimentceon un/pago la bocca,/, mette fatili va/o A di -Miro fieno di Mele,e la/iato lo/pago dì fuori avvolto alla tocca del vafo , /ripone po/cia bea coperto. Ha o°ni Fiele facilità calda, & acuta, ma fono differenti l'Ino gali altro, fecondo che hanno nell'operai- maggiore, e mi- nore efficacia . Crede/, ' efere efficacijftmo quello dello Scor- pione marmo, delpefce che chiamano Callionimo, della jeftuggme marma , dell' Hiena, della Pe, nice,dell' Aqui- la, della Gallina bianca, e della Caprafalvatica,e que- Jro privatamente -vale à i principi delle fuffi/ioni de gl'oc- chi, & alle caligini, ér ulcere di quelli , & alla ruvi- de^" delle palpebre . Il Fiele diT oro è piti efficace del Peccamo, del Porcino, dell'Or/mo, e di quello di Becco . Irrita ogni Fiele la volontà di far andare del corpo, emaf- B /me ne i fanciulli , bagnando in effo le fuppo/e fatte di/top- pa. Quello diToro/ unge pivatamente alla fchiraniìa tn/eme con Mele: fana l'ulcere del /edere fino al far della pelle. Guari/e l'orecchie, che menano, e /mìlmente le percoffe di quelle, difliliatovi dentro con Latte humano , overdiCapra: ma difliliatovi conficco di Porri medica a fu foli di quelle . Me/ola/ con Mele neglìmpia/ri del- ie ferite, e negli unguenti, che ; adoperano à i mar/ de veleno/ animali. Applica/ ancora con Mele utilmente ali ulcere corro/ve, & ài dolori delle bor/e del membro Accompagnato con Nitro, e terra Cimoliamondifica effi- caci/imamente la/abbia , e la farfarella del capo'. Vaglio- noà tutte quefie co/e il Pecorino, el'Or/mo, ma/no affai C meno efficaci. Daffi l'Orfino utilmente à leccare à chi pa- tifce il mal caduco. Medica quello della Tefluggine la fchirantìa, e l'ulcere corro/ve della bocca de fanciulli- e mette/ ■utilmente dentro alle narici del nafo per il mal ca- duco . S ana particolarmente quello della Capra falvatica me/Jo negli occhi à coloro, che nel venire della notte per- donolavifta. Il mede/mofà quello di Becco , il quale di più confuma ithimi, éritumori, che ere/cono ne i lebbro- /■ II Porcino vale all'ulcere dell orecchie , & u/a/ ancora utilmente àtutte le cof e predette . Fiele d'ani- mali , e fua «rfaminatio- Pietra» che li ritrova nelFiele del Toro, e lue tatuiti. Quantunque Imitato detto affai da Diofcoride della natura , e delle virtù di divelli Fieli d'a- r> minali, che all'ufo della medicina fono neceffarj.non pero per quefto mancherò io d'aggiungere quanto da Galeno al io.dellefacultà de femplici fe ne ferivo £' a-dunque il Fiele l'iftefia colera degranimali, & il più caldo numorc, che fi ritrovi in loro. Ma è ne i Fieli differenza fecondo la diverfità delle fpecie degl'ani- mali, per edere quefti più caldi, e manco caldi l'uno dell altro, fecondo che importa la natura delle fpecie loro , come ancora vi (i ritrova differenza.fecondo di- verti animali d'una medefima fpecie ; perciochefverbi gratia)ne'Fieli cavati da due Tori: l'uno de'quali fa fiato accanato , tatto correre, c patir fame , e fete ■ e 1' altroiiaftatoallapalturainripofo, fi ritroveranno i u liquori in quefti due Fieli affai diverfi di colore, e di iuftanza;imperoche nella fuftanza più graffo farà, e nel colore più nero, ò più verde, ò più ceruleo , ò più rugginofo,e per confeguenza più caldo quello del To- ro accanato, che non farà quello dell'altro ftatofì fer- mo alla pallura. Et imperò i liquori de' Fieliquàtofon più liquidi, e più s'inchinano al pallido ,foruantomi- normcmecaldi degli fpeflì,e decoloriti. Ritrovali nel fiele del Toro,quantunquefelotacefireroDiofcorlde,e Galeno, una pietra gialla come un Zaffarano, la quale ( fecondo che s'afferma da diverfi autorijgiova bevuta in polvere à far romper la pietra,che fi genera nella ve- p fcica.Quefta medefima trita.e fofEata nel nafo rifehia- ra la viltà , e proibifee l'acqua , che feende ne gl'occhi quando fi dilatano le fue toniche. Polverizzata alla quantitàd'unaLente.etiratasù perii nafo con fucco diBietola,conferifce al mal caduco:eionoalcuni,che con bel fucceffo la danno à bere in polvere col Vino nel trabocco di fiele . Oltre à ciò il Fiele dell'Orata pe- ndei Luccio, della Pernice, e del Gallo dilettano maravigliofamente le donne nel coito. Chiamano il Fiele i Greci Xoxi) : i Latini Fel: gl'Arabi Sararac.e Me- rara:iTedelchiGoli;liSpagnuoliHieI:iFrancefi Fiel, Del Sangue. Cap. 71. ME ite/ utilmente il Sangue dell'Oca , dell' Anitra, „ del C apretto negl'antidoti . Quello di Colombo fai- valico, di Tortora , di Colomba , e di Starna fi convengo- no informa d 1 linimento alle ferite , e percofiefrefche degli occhi , al fangue che vi concorre dentro , ir à coloro , che nel venir la notte per dono la vi/a . Quel di Colomba riflapna particolarmente ì/ujfi del f angue ,che procedono da panni- coli del cervello . Quel di Becco , di Capra , di Lepre, e dì Cervo mangiato fritto nellapadella, ri/agna ladifente- ria , f> i/uffiflomacali : e bevuto con Vino vale à i veleni, che chiamano toffichi . Il Leporino applicato caldo in forma di linimento fpegne le lentigini , e l'altre macole della fac- cia. Beve/utilmenteilCaninopuraltofflco, & àmorft de cani rabbie/. Dice/, che il Sangue dellaTefluggine terre/re bevuto con lino , Caglio di Lepre , e Cimmo%ah a morfi degli ammali veleno/,, & à veleni delle Botteghe /Mero bevuti . Rifilve quel del Toro , e mollifica le po- terne dure applicatovi con Polenta . Quello delle Cavalle, chefono/ate montate dagli Stalloni, /mette nelle medi- cine corro/ve . Crede/che quel del Chameleone , e/mil- mente delle Ranocchie verdi , unto alle palpebre , ne faccia cafeare via i peli. E crede/, che quel de me/mi delle don- ile applicato informa di linimento , o veropaffandoui/fo- pra, faccia diuentare le donne feriti. Queflo ungendo/ lena via 1 dolori delle podagre , & il fuoco facro. G Aleno nel principio del 10. lib. parlando de i <;,„.„•, Sangui di diverfi animali , quantunque del '° eftr tuttononmeghi, che non fi pofsa cavare da loro tlonc- qualche utilità fecondo le virtù, che gl'affegna Diof- coride, & altri, che ne fenderò; nondimeno dimo- erà egli efser per la maggior parte la bugia quello , che iifcrive delle operationi, e facukà de' Sangui. Per- vane cloche, fecondo che dice egli, èveramente falfo il ">"« credere, che'l fangue della Civetta bevuto liberi "1" Sansul afmatici.- e che quello delNottolo, ò vero Pipiftrel- lo unto alle poppellc delle fanciulle vergini, non le lafci-crefcere : echepuruntoproibifcail nafeere de peli ; come medefimamente non è la verità , che quel- lo d'Agnello giovi al mal caduco : e quello delle Ra- nocchieverdi, le quali chiamano Brefsunti, proibi- ta,, che non rmafeanoi peli cavati dalle ciglia . Le quali ultime parole dimoitrano, che fia in quefto ca- pitolo del Sangue di Diofcoride corrotto il tefto , e male feri tto; imperoche fi legge quivi , che'l Sangue di quelte Ranocchie unto alle ciglia ne fà cadere i peli, volendo però dire, fecondo chequi fi vede in Galeno, che proibifea , che non vi rinafeano unto- vi quando ne fono flati cavati . Un'altra corruttela fi puòfacilmcntedire, chefiainquefto medefimo ca- pitolo per dir Galeno del Sangue degli Stalloni quel- lo, che fi legge mDiofcoride del Sangue delle Ca- valle, chcfienoftatemontatedagliStalloni. Oltreà ciodiceGa.cno, quantunque molti adoperino nelle tette rotte , e trapanate il Sangue della Tortora , e del- la Colomba , dove non hà pari l'Olio Rofato ben fat- Foi & «tri lodino il Singóe de'Galli, e delle Gal- ÌMieàl fittili del fangue de'pannicoli del cervello ; quellodelCoccodriilotcrreltreàfortificare la vifta j e quello de gli Stalloni per corrodere, e pcrcaufarel* efeara: per non parere io curiofo , nè pazzo, non hò voluto lafciar mai 1 molti rimedj provati da me per lo pafsato a tutti quefti difetti, per confidarmi più ne' Sanguidiquettianimali, che in quelli: per fapere io, che coloro, cheliprovaranno in quelle cofe , dannando chi n'hà fcritto fi ritroveranno di gran lunga ingannati. 11 Sangue del Toro bevuto caldo fi fcrive da gl'autori infra i veleni; impcreche foffoca chilo beve, come nel 6. lib. dice Diofcoride. Chia- mano iGreci il Sangue Ai>«: i Latini Sanguis: gl' NDmi Arabi Dem: iTedefchìBluot: li Spagnuoli Sanare : 1 Francefi Sang. Del- Nel fecondo lib. di'Diofcoride. Dillo Sterco de gli' Animali . Cap. 72. LO Sterco de Suoi, che fianno alla paftura in man- dria mitiga applicato frefio l'infiammagioni delle ferite: nel qu al ufo s'involta nelle frondi , e fcaldafiìn sù la cenere calda , e pofcid cori ben caldo s'impianta in siti male. Mitiga quefioi dolori delle fciatiche applica- tovi fifi nel medefimo modo . Fattone linimento con Ace- to disfdle durezze , e fcrcfole , e ì patini. Quel del Bue mafchio fumentaio ritorna particolarmente la matrice , che efce fuori del fuo luogo . Il fumo del brugiato di fac- cia le fanftle . Lo Sterco delle Capre, emajfime di quel- le, che pafturano ne i monti, vale bevuto con Vino al trabocco di fiele : e bevuto con cofe odorifere provoca ì meflrui, e ti parto. Ma per lo contrario ri/lagna 1 me~ Jlrui trito j "ecco con Incenfo, e applicato con Lana alla na- tura delle donne- Ri/lagna Jìmilmentemefchiato con Ace- to ogni altro fluffo di fangue . Unto con Aceto puro, e melato, fi rinaficerei capelli, e i peli cafeati . Medica alle podagre impaflato con Grafia, e meffovi j'ufio . Va- le applicato cotto nel Vino , òvero nell' Aceto , al morfo delle Serpi, all'ulcere ferpiginqfe , al fuoco fiero, e al- le pofleme, che nafiono dopo i' oreccliie . Cauterizza/i nel- le fciatiche con lo Sterco di Capra in quefìo modo . Met- teji in quella parte concava, dove il dito graffo fi con- gittnge conlamano, della Lana ben bagnata nell'Olio , e accefe pefeia nel fuoco le Caccole delle Capre, vi fi metto- no fifa l'ima dopo l'altra , per fino che paffando il dolore per lo braccio, e fendendo alla fiiaticha,ne levivia la do- glia : e chiamafi queflo cauterio Arabico . Il Pecorino ap- plicato in forma di linimento con Aceto medica l' epini tti- di, i calli , i porri , ér i thimi ; impafìato con Olio Ro- fato , e Cera , vale alle cotture del fuoco . Quello del Cinghiale trito ficco, e bevuto nell Aceto, ò vero nel Vi- no ferma gli fiputi del fangue, e alleggerifie i dolci vec- chi del co/iato. Medica i rotti, e gli fpafimati bevuto nello Aceto: e fanale dislogagionicotnpofia con Cera, e con OlioRofato, e impiajìratovi fife . Quello de gl Afi- lli , parimente de i Cavalli crudo , 0 veramente brucia- to , e impafiato con Aceto ri/lagna i flujjt del fangue . Ma il tolto da gl'Afini, e da Cavalli, che /lamio nelle greggi alla pajlura, fecco prima, e poi infufo nel Vino , e bevuto giovaalle ptmturede gli Scorpioni . Il Colom- bino falda fortemente, ebrugia: accompagnato con fa- rina d'O'XJì, e Aceto, rifolve le fcrofole: rompe i car- boni trito, e incorporato con Olio , Mele, e feme di Li- no; e medica ancora alle cotture del fuoco . A tutte que- lle cofe vale fimilmente quello delle (Saltine * come che fia affai meno efficace . Bevefi particolarmente quefiocon- tra ivelenide funghi morti feri , e a dolori colici, diflem- peratocon Vino, over nell' Aceto Credifi che quello del- la Cicogna giovi bevuto nell' acqua al mal caduco. Dice- fi che qu Ilo de gl' Avoltori fumentato fà partorire . Quello de Topi graffi unto con Aceto fà rìnafeere i capel- li : bevuto con Incenfo, e Vino melato caccia fuori le pie- tre delle reni, e della vefeica : e meffo nelle foppofte de 1 fanciulli gli incita la voglia dell'andare del corpo . Quello de Cani colto ne i di canicolari , ficco , e bevuto trito nell Acqua, over nel Vino ri/lagna il corpo . V 'fiu- mano impiagato frefio leva l'infiimmagioni delle ferite, eie confolida : ungrfi ficco con Mele utilmente (fecondo chi ; fi dice) alla fchirantia . Quello del Coccodrillo ter- re/tre ferve ne lift delle donne per far buon colore , e fplendida la pelle della faccia ; e di queflo quello più fi ] fi loda , che bianchi/fimo , frangibile , leggiero , fimìle all'Amido,^ che prejìo fi diffolve ne i liquori, e che pe- Jtandofi fpira d'uno odore acido , comedi fermento. Sofi- Jitcanlo alcuni , dandomangiare d gli Storni del Rifa , e ricogliendone pofia lo Sterco fimile d quefio , lo vendo- no . Alcuni alti i togliendo d'it 'Amido, e della Cimolia macerano ogni cefi infieme , e datogli il colore con l' An- chufa, lo fanno poffare per un crivello fopra una tavo- la , dove refiando in forma di vermicello lo ficcano , e ■vendonlo per Sterco di Coccodrillo terre/tre. Tra tutti A *S7 ritrovo che l'Humano, e parimente il Canino meffo in rìt la gola giovano alla fchirantia . c Ome al decimo delle faeultà de femplici afferma Galeno, haloSrERco vittUgrandiiTìma digéfii* Sterco, c fuc facilità . va. fc come che l'humano ha per lo fuo fetore aborrir nevoic; nondimeno quel de Buoi, delle Capre, de Coccodrilli lerrcltri, e de Cani, che mangiano l'olla non fono molto puzzolenti , e fon olì cfperimentati da me (diceva Galeno ) e hmilmente da altri itati man- zi di me in molcecofe . £t impero s'ufa lo Scerco non folo nelle medicine, che s'applicano di fuori, ma an- cora in quelle, che fi dannoperbocca . Equancun- B quedicede egli , che l'Humano fia abominevole per 10 fuo mal'odoie; nondimeno fcriflè pero effet di mi- rabile virtù nella fchirantia, cosi dicendo : Un certo huomo pativa fpeuiffime voice la fchirantia, e cosi gra- vemente, ch'ogni volta era in pericolo di foffocarlì ; 11 perche cgl'era uccellano di cavarli ciafeuna volta fangue. Scontrollì finalmente coftui in uno , che gli prome.fè di ficurarlo dataldifetco ogni volta che lo H;uori chiamallc, quando ha vellè il male, a vanti che fi faccf- Galeno, fe cavar fangue; e cosiellendo al bi fogno chiamato da coftui, in breve tempo lo liberò dal male (ubico che l' hebbe unto del fuo rimedio; il quale havendo prova- to già il patiente piti voice, e vedutolo provare fimil- C mente in altri, per edér egli e ricco, eliberale, pro- mefìe di dare à colui aiìàì buona mercede, le gl'infe- gnaflè fedelmente il lecrecoie havendo finalmente con- venuto infieme del prczzo,didè colui, che vendeva l'if- pcrimento.che non giovava à coloro, che fapedèro di che cofa egli lì componeva; & imperò dimandò, che fe gli dovcllé allignare una terza perfona, àcui egli li poceile infegnare , con giuramento di non adoperarlo mai in alcuno fino chevivefle egli; & eflendofi coli concililo di fare, morto il venditore, non folamente. ognitrattoguarivaquelfuohuomo colui, che haveva imparato l'ifperimento ma ancora molti de gl'altri . Modo un giorno coftui da se delio gli piacque di mar D nifedarmi tal cofa,quantunque mai non ne lo ricercaf- fi Era queflo medicamento Sterco fecco di fanciullo, trito fotcililfimamente con mele Attico; al fanciullo faceva folamente mangiar coftui co'l paneLupini, di quellicioc, che indolciti fono in ufo ne i cibi, dan- dogli àbcre Vino vecchio , eilupinià mangiare me- diocremente, acciochc perfettamente li poceile dige- rire: ecosìnericoglieva folamence lo Sterco il terzo giorno, ilqualcfeccava pofeia, e ufavalo nellefehi- rantie. Nè per altra caufa cibava il fanciullo di Lupi- ni, fe non perche lo Sterco, che lì generava di quelli non puzzava . Tutto quello dille Galeno . Vale oltre à queito l'Acqua fatta per lambicco di Sctrco Human. >,e b*C?drsr' ' g mallimc di quello d'un'huomo rodo, alle filtulcaU'ul- co àuro,» ccrecorrofive, e malagevoli da confolidare, alla ti- gna , à i fiocch i,e tele bianche de gl'occhi, e a i cancari applicata di fuori . Vale bevuta al mal caduco,alla pie- tra della vefeica, e alle reni, àgl'hidropici, eaimorfi deiCanirabbiofi, edicuttigl'altrianimali velenofi . 11 (uoolio, che dopo 1 Acqua, crefeendou il fuoco al Iambicco,ne diitjHa fuori, medica maggiormente le fi- ttole, ica icari, c tutti gl'alcri mali. già' detti. E quello . de Buoi (fecondo che pure al medefimo luogo elide B*"™ridt' Gal. ) di eccativo , eatcractivo, come manifeitamente da Galeno" ne fà tède il giovamento , che fe ne vede, quando s'im- piaftra in su le punture dell'Apre delle Vefpe . E come : che quello dcBuoi che fianno alla torcila nelle pafture loro,confcrifca all'infìammagioni applicacovi caldo,è dafapere,cbetali medicamenti più fi convengono nei corpi duri de i villanie lavoracori,che altrove. E però s' impialtra loro , con Aceco nell'enfiagioni, e nelle du- rezze . Quello di Capra è digeftivo, aderii vo,e acuto di modo che conferifee alle pofteme dure, e nodolc, non Sterco di folamente della milza, dove fpedo l'applicano i Medici PPSe iuc maancoradituctigralcrimemhri.LodolloGaIeno(co. ! "' me cofa ifperimentata da lui ) ne i corpi de i villani alle vecchie enfiagióni delleginocchia, impiantato có ac- K qua, 2^3 Difoorii del Matthioli Srerco di Cane, e fye facilità. Sterco di Lupo, e fue faceta. Stereo di Cicogna re- probato da Galeno. Virtii mi- rabile dello ilerco dell' lbice. ti h qua, con aceto, e con farina d'Orzo , e fimilmemeà A quelle d'ogni altra parte del corpo . Impiaftrafi Io Ster- co di Capra brugiato, ò vero fecco ne i forni, fino che vada in polvere , utilmente con Aceto in sù'l corpo de gl'hidropici ; imperoche maravigliofamente fà disfa- re l'enfiagione. Ma per effer egli molto acuto, non fi conviene in quelli difetti ne i corpi teneri , e delicati , come fono le donne, eifanciulli. Quello dei Cani, che mangiano l'offa, oltre all'effer il migliore, e il piùbianco, fana, foffiato nella gola , la fchirantia ; e bevuto con Latte, dove fieno dentro pietre affocate , ò vero acciajo giova alla difenteria : evale mirabil- mente per fe folo in polvere all'ulcere vecchie , e mali- gne. Oltre à ciò tolto in polvere alla quantità d'un B cucchiaro, e dato à bere con Vino nelle febri tanto terzane , quanto quotidiane libera fenza fallo i paren- ti, pur che eglino non fappiano la cofa. Quello del Lupo bevuto in polvere giova ai dolori colici; il per- che afferma Galeno havere veduto di quelli, che pati- vano corali dolori, effèrne liberati in perpetuo, ria- vendo una fola volta bevuto lo Sterco del Lupo j e al- tri, che fe pur del tutto non ne fono reftati liberi, non gli fono però mai ritornati i dolori cosi gravi, nècosi afpri come prima. Bcvefì in quefli difetti lo Sterco del Lupo ben polverizzato con Vinobianco,ó con un po- co di Sale, òPepe, per dargli alquanto di fapore aro- matico. Ma è gran cofa, che non folamente giova in C quello caio lo Sterco del Lupo cosi bevuto; ma mira- bilmente portato adoflò involtoin pelle di Cervo, e applicato , e cinto atcorno à i lombi, e all'anguina- glie . Del chef a teflimonio (per haverlo provato ) ampiamente Galeno . Di quello il più lodato è quello, ch'ebianco, Cimile àquello de iCani, chemangiano l'offa : ma il valorofo in queflo cafo è quello , che fi ri- trova in stigli fterpi, in siigli fpini, einsii l'herbe , che fono alte da terra ; imperoche quello, che fi ritro- va in.sù'l terreno, nonconferifee . Che quello della Cicogna giovi al mal caduco nega efpreffàmente Gale- no, dicendoeilcrgravemcntedariprendere coloro , cheloiciivono. Di quello di Pecora, di Colombo, di D Gallina, di Topi, e di Coccodrillo havendo affai fcrit- to Diofcoride, e non ritrovandone io altro più da Ga- leno, nè da gl'altri , che mi paja importare alla medi- cina, non ne farò qui altra mcntione . Ma bene è d'av- vertire, che come dicemmo, effer differenza ne tem- peramenti de i Fieli , cosi medefimamentc è differenza nello Sterco; imperoche l'uno t; men caldo, e più cal- do dell'altro, fecondo la natura de gl'animali di di- verte fpecic: e fimilmentc fecondo la natura de icibi in quelli d'una medefima fpccie, Oltre à ciò non hò voluto lafciare di dire ilbelliffimo efperimento , che dello Sterco dell'lbice , che noi chiamiamo Capricor- no, e iTedefchi Stambecco, fcrive Marcello Empiri- E coperlefciatiche, e altridoloridigiunture con que- lle parole: Incredibile, e unico rimedio per le feiati- che, e peri dolori delle giunture è quello, conilqua- lefùfanato Aufonio Medico, emolti, chefenegia- cevanoin letto, nè fi potevano muovere fenza gran dolore. Queflo è di tanta virtù, che in cinque giorni fà ilare in piedi, einfettecaminare , efaffi in queflo modo . Pigliali dello Sterco di quello animale il deci-, mofettimo giorno della Luna, ò vero qualli voglia al- tro, quando ella cala, che pur che fi componga que- llo medicamento il decimofettimo di della Luna , ba- lìa: dicoadunque, che fe ne piglia quanto fe ne può pigliarein un pugno bene pieno , purché le caccole p fieno pari ; peflafi dipoi in un mortajo aggiuntovi ven- ticinque grani di Pepe , e come è ben pelto infieme , vi lìmetteunaheminadi ottimo Mele, e duefelìarj di Vino antico, e buono, e di tutto fi fà un corpo -, eferbafiin vafo di vetro , accioche al bifogno fi pof- fa adoperare. Volendoli adunque dare ài patienti , bifogna cominciare il giovedì per fette giorni conti- nui, facendo ilare il patientefopra una banca àfede- reverfo l'Oriente, efeciòfaràofièrvato, (comeèqui fcritto) fe bene l'infermo fuflè contratto, e Itroppia- to, cosi della cofeia, come di tutte l'altre-giunture , e e che giaceffe fenza poterfi muovere, è ne'ceffariamen- re bifogno, chefimuovi, e camini il fettimo giorno. Queflo tutto diffè Marcello, ilqualefeben fi tacque, quanta quantità di medicamento fi debbe dar per vol- ta ogni giorno, io credo, che fi podi agevolmente intendere, che tutta quella quantità fi debba divide- re in fette parti, e ogni giorno fe ne debbi pigliare una. Chiamano loStercoi Greci ««Vetrai: i Latini N4 Fimum,&Stercus; gl'Arabi, Hebcl , Zebel,&Bha- rhaivan: i TedefchiDrecken: IiSpagnuoliEftiercol: iFrancefiFiante. Della Orina de gì' Animali. Cap. 73. L Orina dell' huomo , be-oendo ciafeuno della fUa, ■vale a imorfidelle Vipere, e de mortiferi -veleni . e di principi delle hidropijie . Fajfene fomento utilmen- te à morfi delle Vipere , e alle punture de gli Scorpio- ni , e de Draghi marini . Fomenta/i Jimìlmente con pa* ri utilità i morfi de iCani , con quella del Cane . Que- fta medefima me/colata con Mitro guari/ce la fcabbia , e il prurito. Ma effendo -vecchia , mondifica maggiormen- te l'ulcere del capo , che menano la farfarella , la ro- gna, e broxj, e ferma l'ulcere ferpenti , e maffime ni i membri genitali. Cotta in un gufeio di Melagrano mal maturo , fi diflilla nelle orecchie utilmente; imperoche el- la vi dificca la marcia , e ammazzavi i vermi . Quel- la de i fanciulli bevuta giova a gli afinaticì : e cotta con mele in un vafo di rame , leva le nuvole , le cicatrici , e i fiocchi de gli occhi. Faffi d'orina, e di rame di Ci- pro colla da oro . La feccia d'Orina fana il fuoco facro applicatovi fufo . BollitainOlio Liguflrino mitiga i do- ■ Im i de i luoghi naturali delle donne : vale alle ftrango- lagioni della matrice , mondifica le palpebre , fpegne le cicatrici de gli occhi . L' Orina dì Toro mefehiata con Mirrha , fi diflilla utilmente ne dolori delle orecchie . Quella del Cinghiale fà il medefimo; ma bevuta vale particolarmente à rompere , e fare orinare la pietra del- la vefeica . Quella di Capra bevuta ogni di con Spigo , e due ciathi d acquagiova a gli hidropicii imperoche ella folve l'acqua loro per orina . Medica quefta medefima a dolori delle orecchie , dijlillatavi dentro . Quella de gli Afini ( fecondo che è fiato detto) medica i difetti delle reni. Credefi ( quantunque fia il f alfa) che quella del Lupo cerviere f libito che fia pifiiata , i ' indurifea , e fi condenfi in pietra . Il perche veramente inutile , e favo- lofa èl'hijloria fua; imperoche il Lincurio è quella fipecie di Succino, che tiraà fi le piume , e pero cognominato Pterigophoro , il quale bevuto con acquavate aifiufftdel corpo , e dello fiomaco . TUttel'OiuNe, fecondo che riferifceGaI.alio.de!- 01 le f acuità de fempiici , fono calde ; ma più, e me- r0 no.fecondo la natura de gl'animali, de i quali egli lì ge- nerano . Quella de gl'Huomini è più debole, "e meno calda d'ogn'altra di q ual fi voglia animale , eccetto che quella de i Porci doroeftichi caflrati; imperoche'l tem- peramento loro è ùmile à quello deU'huomo,e cosi cò- feguentemente l'Orina lorocfimile all'Humana. Mi quella de i Cinghiali è acuta , come bene lo dimoflra il fuo acuto odore. Tifali quella in Tofcana mefcolata con Olio, clafciata nella fua ifleffa vefeica appiccata al fumo, fino che fi lpeflifca come Mele , à i vermi de i fanciulli, ungendogliene le narici del nafo,e i poi fi,e 1' ombilico; del che ho veduto io mirabili effetti . Ma co- me che Diolcoride habbia fcritto le f acuità di più Ori- ne, accioche ne'bifogni fi pollano ufare per varj , e di- verfi difetti ; nondimeno poco ne fece flima Galeno , dicendo ( come diffe ancora delfangue degl'animali,) che ritrovandoli preparati^ più eccelléti rimedj prova. c ti, e pili volte ifperimétati da i Medici à tutti quei difet- prc ti, che(ìdiceconferirerOrina,èpiùcofadacuriofì , Ga che daMedici,il volere lafciar q uelìi,per ufar quefli più prefto abominevolijche altriméti.E però dille egli non efferc Nel lecondo lib. edere eia ufarc quelle cotali cofe fenoli in campo, e io oimialtro luogo, ove non li ritrovalTero altri più ufi- tati, e più veri rimedj . Ghe l'Orina dcfanciutli giovi à "li adiratici > e à gli Itrctti dipetto, come diflfè Oio- feoridenon accetta Galeno, dicendo haver egli co- nofeiutouno, che fe la bebbe per cotal difetto fenza. l'uccello alcuno. La colla dell oro , che dice Diofco- ride, che lì fa d'Orina di fanciullo, la quale giifpe- ciali, e gl'Orefici de i noftri tempi chiamano Borra- ce, eiGreci Chryfocolla , infegna in due luoghi à far Galeno: prima, cioè al capitolo proprio della Chryfocolla nel nono , e pofeia parlando egli dell ori- na al decimo delle facilità de [empiici. E come che ( come nel fello libbra fi dirà) fiala vera Chrvsocoua minerale; nondimeno fi fi ancora artificialmente d' Orina di fanciulli medi in un mortaio di rame, e me- natavi dentro con un peltello del medelimo metallo fottoàcalidiflimoSolc, tantoché ella fi fpeflìfea, co- me Mele. Adoperali quella cosi preparata utilmente nelle medicine dell'ulcere maligne. Ecofa veramente favolofa (comefcriveDiofcoride, edicemmo noi à baftanza parlando nel primo libbra del Succino ,' ò: vero Elettro ) che l'Orina del Lupo cerviere pifeiata interra fi condenti , e fi converta in quella pietra , che fi chiama Lincurio ; percioche quefta veramente è una fpecie di Succino, che per propria natura tirai felepiume, come'gl'akri Succinitirano le paglie, le brufche, e i fìfluchi del fieno. Dalla quale quanto fia differente ULapisLyncis tenuto hoggi nelle fpe- ciatie, e adoperato dai Medici, che non fanno, nè anco fi curano di fapere la vera hiftoria de (empiici , coloro lo giudichino, che con ogni diligenza hanno cercato , e tuttavia più cercano di confeguire lave- rà cognitione della materia medicinale ; impe- roche quella, che vendono alcuni truffatori per il La- pis Lyncis, che mai fi ritrovò al mondo vero, none ni il Lincurio fpecie di Succino , che falfamente vo- gliono alcuni, che fia la pietra dell'orina del Lupo cerviere, nè manco altra forte di. pietra, che gli fia equivalente , nè che habbia virtù alcuna di fare orinare , nè di rompere le pietre nelle reni, e nel- la vefeica, come li credono la maggior parte dei Me- dici, àcuiè poco famigliare Diofcoride , e gl'altri buoni Semplicifti . Di qui adunque fi può vedere, co- me ben s'inganna l'Encelio nel fuo lib. delle cofe me- talliche; imperoche accollandoli forfè egli più alle favole de i Poeti, che ali hiltotie de buoni autori , vuote ad ogni modo, che l'Orina del Lupo cerviere fi' congeli in Lincurio,aggiungcndovi del fuo ancorque- flo, cioè, chef Jtina del mafehio lo fa roflò, e quel- la della femina bianco: Onde per provare quella fua chimera, dice che ciò non è maraviglia, per riavere egli più volte ritrovato pietre nelle vefeiche de Cin- ghiali, e de Porci domeltichi : ma quanto fia leggie- ra , e di nifluna conlideratione quella fua ragione , coloro ne lienogiudici , chefanno molto bene, che l'Orina de Porci non fi congela altrimenti , e che meglio hanno Itudiato le cofe della natura, che non dimoftra bavere fatto l'Encelio . Ma perche la S a l i- va è ancor ella una fupcrfluità del corpo, come l'O- rina, e lo Sterco, non ne ritrovando io memoria ap- prefioa Diofcoride, e fapendo che agevolmente può giovar medicinalmente in alcuni difetti del corpo , ne dirò quanto n hò cavato da Galeno al decimo delle fa- cultà deferaplici . F adunque prima da fapere, che quella medelima differenza, cheli ritrova nell'Orme dall'efsere più , e meno calde l'una dell'altra, li ri- trova Umilmente nella Saliva.- imperoche qu. Ila, che fi piglia dopo al palio, è afsai più debbile di quella, cheli toghe da digiuno, emaffirneda chi habbia pa- tito gran famei e gran fete; percioche quefta è la piùacuta, e la.più potente di cune : come infra que- lledueè mediocre quella di coloro, che havendodi- gerito benillimo il cibo, fono ancora digiuni fenza riaver punto patitone fame, nèfete. Curanti con la falivale volatiche, che vengono ài fanciulli, fregati* di Dioico ride. 259 A dovcla fufo con un dito, fino che vi penetti bene dentro . Oltreàciò laSaliva è totalmente contrariai tutti gl'animali velenofi , che uccidono gì' huomi- ni, come nferifee Nicandro nelle fueTheriache; & imperò li vede, che fputata fopra à Scorpioni, gl' ammazza , e umilmente medi in bocca alle Serpi . 11 perche fempre fi coltuma di metterla insùimorfi , e in sù le punture de velenofi animali , lubito che offendono gli huomini . Chiamano i Greci l'Orina cù/ot :iLatini Urina, Lotium : gli Arabi , Baul . No„,;. La Saliva chiamano i Greci Xhtev, Xiahov , & Hrùi- a» : i Latini Saliva : gli Araoi, Bufacli , Bezach , &ihab. B Del Mele. Cap. 74. Tiene il pimo luogo di bontà il Mele Attico, e di queflo quello , che fi raccoglie da Himetto morte di quella regione . Lodafi dopo que/ìo quello delle (fo- le,che fi chiamavo Cicladi , e quello, che fi porta di Sici- lia, chiamato Hibleo . Il più eccellente fra tutte le fpe- cie del Mele è quello, ch'è più dolce, e odorato, acuto , di colore roffigno , grofodi fi fianca grave, fermo ,ui- feofo, e tenace, di modo che tirandofi , per fe fieflo fin- titi nelle dita. Hàil Mele ■virtù afle-.fiva, àperiiiva , e attrattiva, &i LC'UaI er {ottenere le loro falfe opinioni , e per Marlene fermi nella pertinacia loro, corrompino à loro intentione glifciittidiStrabone, coinè pili ampiamente riabbia- mo fcritto nel libbro delle noltre lettere . Oltre à ciò il àireDiofcoride, Galeno, e Plinio, che 1 Saccharo è duro, bianco come Sale, e fragile al dente, dimottra , che non ira condenfato di ruggiada , perciochc Ja Manna fatta pur di ruggiada non è fragile al dente, ma più pretto tenace, e vifcofa. 11 perche penfo, che veramente fi polla dire, chc'I Saccharo , del quale fenderò Diofcoride, e Galeno, non fullè altro, che la parte più fottile di quello, ch'era nel midollo delle Canne, ufeitafene fuori per li pori di quelle, overi- mafta, per efler vifcofa, attaccata alle Canne, v'era pofciafcccafufo dal Sole ; condenfata, comeficon- denfa, per arte di fuoco , edicaldoquello, cheado- pcriamo noi . 11 t he conliderando poi l'ingegno de gì' fiuomim, fatti già dotti dalla natura, di qual bontà ™ iutlc- il liquore, e come co'l caldo fi condenfava s'iti* ril gegnarono di torre leCannedel Saccharo, tagliarle, cuocerle, e fprcmeerle, epofeia condenfare il liquo- re co'l caldo del fuoco, riavendo imparato dalla na- tura quello,ch'ella faceva co'l Sole.E come che di que- llo cosifpremuto, che noi tifiamo , non ne fia men- tione appretto àDiofcoride, nè Galeno ; nondime- no non mancano,chi dicano etlèrfi fatto il noltro Zuc- caro ufuale pur aliai tempo avanti dell'età loro, confi- dandoli nell'autorità di Solino, il qual fcrive ritrovar- fi nelle paludi d'India Canne di tanta groflezza, che d'un folo Cannone tagliato da nodo ànodo fenefan- nobarchette cosi grandi, chegl'huomini fe ne fervo- no per navigare iliumi, e lepaludi: e che delle radi- di ci loro fe ne fà un liquore per bere cosi dolce, cornee ' il Mele. Ma in vero s'ingannano non poco coftoro , checredono, che quel liquore che fi cavava daquel- le radici, fuile il nottro Zuccaro ufuale, pcretler co- fa chiara , che gl'Indiani li preparano le bevande lo- ro , quali ufano in cambio di Vino, non folamente delle radici di quelle Canne, ma di radici d'altre di- verte piante; imperoche quivi per una fpeciale cle- menza di quel Cielo, edi quella regione, infinitefo- no le radici de gl'alberi, edell'herbe, che fon piene di mellillua dolcezza , come rettifica Strabone nel luogo detto di fopra, con quelle parole: Nitiiin anno lì ritova in India, che non piova nell'uno, e nell al- tro tempo . E di qui viene che tutti gl'anni vi fono fe- raciffimi, etlendovifemprela terra feconda, echegl' alberi vi generano infiniti frutti , e che le radici de gl'alberi Ipeciaìmtnte quelle delleCannegrandi fono dolci e per natura, e per marurìtà, pcreiièr quivi 1' acqua tanto piovana, quanto de i fiumi intepidita dal Sole: di modo, che quella, che appretto d'altre'na- tioni fi chiama maturità, appretlo loro è una cottu- ra, laquale opera folamente infar dolci lecofe, co- mefà quella che lì fa per mezzo del fuoco , laquale addomelticha tutte l aulterità delle cofe, come fcrive Galeno nel quarto libbro delle facultà de Amplici al fettimo& 15. cap. Corrobora la opinione nollra pari- mente Lucano con quello verfo , quando parlando de gl'Indiani diceva : . ; inique bìbunt tenera dulcer ab Arundìne fuccoc , Cloe, E quefti fon , che quivi dolci fucebj Beon cavati da tenere Canne. 11 che conferma limilmente M. Vairone, il qual Fù huomo quafi di quella iftefla etade, con quelli tre ver- lìfottofcritti: Indica non magno nimis arbore crefcit arando, lllitiT , àr lenti? piemitur radicibus- humor, X>ukia cui nsqusant fucco contendere M-lla. cioè: Crefce in India una Canna, ma non molto. Grande fi leva, dalle cui radici diDiofcoride. a6i A Lente fi [preme, e trahefi un liquore, U qual non cede di dolcezza al Mele. Dal che fi conofee certamente, che tutti coftoro in- tendono delle bevande artificiali, lequali hanno in commune ufo gl'Indiani in cambio di Vino, come hanno gl'oltramontani la Cervofa, e non che delle radici di quelleCanne fi taccile il Zuccaro; impero- che àcora noi togliamo far diverfelorti di bevade dol- ci per ufarle in varie difpolicioni de corpi noltri , ho- ra con le radici di Glicirrhi/za , horacon Carobe, e horaconUva palla. 11 che fanno alcuni altri con i Dattoli, e con altri frutti dolci, come fanno la mag- gior parte di quelli, chehabitano l'Indie Occidenta- li li, i quali ulano corali liquori per il loro continuo bere, come noi ufiamoil Vino . E però non è da dire, che te ben fon dolci come è il Mele, e il Zuccaro, che fieno l'ittelìo Mele, e l' illeilb Zuccaro, nè è vera- mente da maravigliarti , che dalle radici delle Canne Indiane ti cavino dolcillìmi liquori, e quelli non fo- lamente daquellegrandi, di cui fcrive Solino , ma ancora dall'altre, che fon limili alle nollra, ò forfè non molto maggiori; vedendoti che le radici delle noltre mallicate rendono ancor elle alquanto di dol- cezza . Che poi le Canne Indiane, che non fono mol- ti grandi, riabbiano il medelimo liquorcnelle radici, ch'hanno quelle grandi ludette , lo efplicò Marco C Varronene iverfil'oprafcritti.Dalchelipuòconclude- re, che in India tutte le fpccie delle Canne habbmo le radici dolci . Ma ellendo hormai oltre à ciò cofa cer- ta, cheil Zuccaro del noftro commune ufo non fi fà delle radici delle Canne, che lo producono , ma del- la midolla, di cui fono piene, comefonquelle della Saggina, che altri chiamano Sorgo, laqual midolla non fi iitrovanell'altrcCanne, cafea lavana opinio- ne di coloro, checredono, che filile Zuccaro limile al nottro il liquore, chefi cavavadalle radici diquel- le cosi grandi Canne, di cui fi fanno le barchette da parlare i fiumi, e parimente dall'altre . Maperdifen- UtOStot-, der pure l'opinione fua il Manardo da Ferrara, e per h;''an!,r odorifera con fica In n A M-U ■ Loda-fi Per U miS^ l« Pon- ZL feltd'Pret - Tiene il fecondo luogo di bontà Tlmar^T^' Vhe nature graffa, è (h tura aÌ'a"Ca'"^° Eleggi quella, che e pm pura, e pm btanca , e rafehiafi fott lmentl e metteji tn un yafo di terra nuovo , eLfrali%Zàn_ ta acqua manna, chebajìi, e fparfivì un poco di Nì- olìofiTLIaTr/' Catodi, òlrotre bollo, 1, J, levadfl fuoco, e lafciaft raffreddare Eco/i tolto fuon ,1 paflelh dellaCeL/e rafihiaiolo fe ^ ffi nuotano tmmondnie , fi ritorna à cuocere pur con ac- to) fi leva : finalmente ,1-vafo da', fuoco, epreCo pofeia fi»" trefea fi tuffa leggermente nella Cera, di modo ^ fuperflaa mente tocchi filamele la Cera di fola, acaoc, e stanaci* ben fittile, e prefio vi Appren- ■ da, e fi congieh E cosìalxjtto sù pofeia il fondo, fe ne lZA-TU S're'a> chevèfufi conLfata, e metten- d v,dt nuovo dentro il fondo abbombato ì acqua f re- ta'f: 'J?rat™"f'Ji»uotelle dicera, lavando ta ' o fpmc * d fila tra Una, e l'altra, che non $ toc- ma \]{'ffcn,t0'">'l£'ornoalSole, bagnandole d ac- qua, e la notte a la Luna , fin che la Cera diventi bianca . ^lf"nl0^^ITefare molto p, u bianca , faccia TT ft\C-afiJ m C"0CaU ™ite . Sono alcuni tuia"! marin" la cmcon° in finiffima rfj^lT^°-^,°,"V¥e> COme èM° Regnato, T^Trh tL'n§"feCm *"ia , e fonile fiu- tila, che habha d, fipra il Romanico, emettendopoi aJnCuì domandano, che fi debba fare queflo nUa p-amavera, percioche in quel tempo il Sole 'Xnntr tr,Tnfpr??enU> claruigiadaprohb/c , toUill **V*C*rM vtrtùdìfcaldare : moU.fica, e mediocremente incarna , è riempie DafTt nelle bevande alla dìfenteria . * Ir TVl ' ■ +UMeA}cZ~* , ir mjenu,ia > ' frefe per bocca dieci plloled, Ce, a grojfe come granella di miglio, prohibifeo. no, chenons apprenda alle balìe il latteìelle poppe ■ LAC,E*A,^econd"°cheriferifceGal al 7 delle fa ^ le cole calide, e frigide, quanto dell'humidc, edelle cc di fecche con alquanto d'una certa grolla eff bnza inf e kn°- me, e alquanto del vifeofo. Eperopuòel anonfo £ mente d.feccare ma accidentalmente humettare i ri°rM'aTl 'r lld° »rafPiraci°'^. chef, tape po! ri. Ma e la Cera più predo materia d'accompaanare con altri medicamenti tanto caldi , quanto freddi , ella dalJrlCOrAfoIaPcrfelle,ra' P^'lfeteverament o« \lfr° d,gCft,V1a V ma n0n Però é cosi «entro certo nn,o 5ome4lfu,0"; Percioche ella hà pure un rnok/ rh dl,Vcu cal'da d/Seuiva, reflatagli ckUa molta, che n haveva il Mele. Chiamano U Cer, i llk^'^f0^ g'-ArahiHamaha ? Te- N°m- defchiVuachs: IiSpagnuoIiCiera: iFrancefiCire. I DelU Nel fecondo lib. di Diofcoride 163 Della Propoli. Cap. -]6. DEbbefi eleggere quella Propoli, che è roffa nel colo- re, odorata, fintile alla Stiraci , trattabile nella Cua /icciti, e che non manco Jì tir a in lungo , che fi faccia il Maflìce ■ Scalda , e tira la Propoli ■validamente , e perciò cava fuori i bronconi , e ogn'altra cofa fitta nel corto Giova ricevendone il fumo, alla tojfe antica; e applicata in ni l'impetigini le fana . Trovafi la Propoli appreso à i Pertugi de capili, onde entrano le Ap' , di cero/a natura , Quantunque, fecondo che fcrive Diofcovicìe , e B fimiìmente M. Vairone, fi ritrovila Propoli nei( iwcupili appretto ài pertugj, ò vero fpira- coli, ondecntrano dentro, & efeonofuora le Api , Plinio nondimeno al 7. cap.dell'i 1. lib. vuole , che fia la Propoli quel primo fondamento , à cui attaccano 1' Àpi i Fiatoni, e la Cera; fotto la quale dice egli , che fono due altri fondamenti, l'unode i quali chiamano PifTocreo , e l'altro Metyn . Della Propoli facendo □poli mentione Galeno all'8. delle facultà de i femplici , cofi 1 da diceva: La Propoli non è così afterfiva , comevalen- temente è attrattiva; è nella fua edenza fottile, epcro fcalda nel fine del lecondo grado , ò vero nel primo del terzo. E lecondo che fendè pur egli al terzo lib- ero delle compofitioni dei medicamenti in generale , è molto più attrattiva , che non fono le Ragie di qual fi voglia forte, & è perciò lodata da effo nelle ferite, e lòro punture de i nervi più che tutte le Ragie.Ma edéndo la *" Proporla Cera,e'l Mele, delle quali cofe per li tre pre- cedenti capitoli tratto Diofcoride ; tutta materia fatta con mirabile artificio delle Api , non è male il fapere , fecódo che in più luoghi recita Plinio nell' 1 1 .&2 i.lib- bro, chele Api fono di due fpecie, ialvatiche cioè , edomeftiche. Lefalvatiche fonohoiride, cpelofe,e molto ftizzofe, ma valentilTime nell'operare, in far alìaiMcle, caffai Cera. Ledometliche fono di due forti, dellcqualiquelletìlodano, chefon corte, va- rie di colore, e ben raccolte infe Itedè, come perlo contrario poco fi ftimano quelle, che fon lunghe li- mili alle Vefpe. Hanno leApi inodioicattiviodori, c però come cofa mortifera gli fuggono, ma i buoni fentono molto di lungi, & impero fpeilò danno non poca noja à coloro , che fi dilettano d'andare ben pro- fumati d'odori, quando fi ritrovino in villa, ove fieno le Api. Muojonfi le Api (fecondo che dicono alcuni) quando trafiggono; perciochenellafciàrlafpina, vi lafciano gran parte dell'interiora . Dimoftrano effer 1' Apiammalate, quandononlavorano, eli danno al Sole fuori delle cafe loro , afpettando che l'altre lor portino il cibo.Quelle che fi muojono dentro nelle ca- fe, fono portare fubito dall'altre fuora con mirabile over- ordine. Hanno le Api un Re , che le governa , e ogni ÌA»!' fciamehàilfuo, nèfeiamano fuori de i cupili, fe il Rè non fi parte prima di tutte, alquale andando po- feia dietro tutta la turba s'appongono , ove egli prima- mente s'appone,circondandolo per intorno, accioche nonpoflàeflèr veduto. Morendo il Re loro incafa , nonio portano altrimenti fuori, come fanno l'altre, ma ftannofi tutte di mala voglia , non cleono fuori , nonpafturano, enonlavorano^maraccolteficon un certo mefto mormorio attorno à quello tutte l'uni fo- pra l'altra fe gli pongono adolìo. 11 perche è neceffa- riotoglierlo di fotto, altrimenti tutte fi muojono di fame. Godonfi le Api delfuonode i mettalli , e che fidi- gli fia piantato appretto ài loghi loro, Thimo,Melif- • !' fa,Rofe, Viole, Gigli, Citifo, Fave, Pifelli, Conjel- la , Papaveri , Salvia, Rofmarino , Mehloto , e Calila . Godonfi parimente delle Gineflre, quando le le pian- tano intorno . 11 tenerle appiedo à i Cornioli ne f à mo- rireaflai; imperocheilfioreloro,caufandoleilfludo, l'ammazza , quantunque ne gli huomini riftagni que- llo fiore illudi del corpo. 11 rimedio è dar loro delle Sorbe pelle con Mele, òyero l'orina humana, òdi D bue , ò granella di Melagrani irrorate di ottimo Vino . Similmente non piace loro dare dove fieno Olivi , per cderle molto à noja i lor fiori ; come che il tenerle ap- pretto à gl'altri alberi fia buono, e peri fiori, ovefì pofiano pafeere, e Umilmente perhavere commodità d'opporfi, quando nella primavera Iciamano fuori . Hanno veramente l'Api gvand'ordine, e gran reggi- mento nell'operai- loro, come diligentemente notò Aridomaeo Solenfe in trentaotto anni, chefempre attefe alle Api con mirabil cura. Hanno divilì Irà lo- ordine del- io gl'efercizi, come li vediamo divififràgl'huomini le Api nei nelle fabriche delle caftella, e de i palazzi; perciò- I"rolavoro- che quelle, che vanno fuori, fono folamente depu- tate à portare il Mele, eia Cera: Madi quelle, che ledano à caia à lavorare, alcune compogono 1 Fia- toni, alcune gli ripolifeono, alcune porgono la ma- teria, alcune l'apparecchiano, e alcune con grande ordine fcaricano quelle, che vengono di fuori . E queltoè quanto fotto brevità hò qui rifi retto della na- tura, e della prudenza delle Api. Ma volendotene fapere adài più lunga hitloria , leggati Plinio, ove più ampiamente ciafeuno fi potrà fodisfare . Perdendofi in tutto il feme delle Api , fi poffono tornare afar na- feerc d'un giovenco di due anni , nel modo che didin- tamentc infegnò Vergilio nel quarto libbro dellaGe- orgica, con quelli velli : Eleggefi per prima un picciol loco , Stretto quanto bifogna à quefìa imprefa: E ricoprefi poi d'un baffo tetto, Per quanto gira per intorno il muro : In cui quattro fine/ire aperte fanfi. Per ciafeun vènto principal la fua, Onde entrar pojfa dentro obliqua luce . Ciò fatto , fi ritrova un bel giovenco Di due anni crefeiuto , ancor le corna Hormai pieghin la punta verfo'l fronte . Serra/! à quefio poi la bocca , e'I nafo , Talmente che Jpirar non pojfa punto; Quantunque d forala fi dimeni, e fcuota , Pofcia con verghe fi lacera tanto, Che fi privi di vita , e che le carni, Il le vifeere infieme fotto al cuoio Rimangan tutte lacerate, e infrante. Lafciafi poi cofi nel chiufo loco , E per forzjt di rami fi foftenta, Lavando in alto con quelli il cojìato, E J pòrgendo all'intorno Caffia, eThitno, Ciò f affi all'hcn-, ch'i zjfiri foavi Cominciano J cacciare à riva l'onde'. Prima che di novelli, e bei colori Si veggan rojfeggiare i pi ati, e inanzj Che la loquace Rondinella il nido, Attacchi al trave in alio per le cafe. In quefio mexjcj) accade , che l'humore Già faldato in fe fteffo, intorno all'offa Bolle, e fi cuoce per fotto la pelle: Onde poi bullicar certi animali Senx^a pie prima fi veggon diflinti; E poi non molto con fonare penne Levarfi a volo un dopo l'altro in ariaì Fin che tutti in un tratto efeono infieme Con quell'impeto grande, che la pioggia La fiate fuol venir giù dalle nubi , E che nell'aria volan le faette,^ Quando fan guerra co'l nemico i Parthi. Tutto quefto del modo di far rinate-ere le Api fcrifle Vergilio nella fua Georgica. Oltre à ciò è da fapere , che l'Api fecche, e pette in polvere con altre cofe ap- propriate, e pofeia fattone linimento con Olio , e Cera, fanno ungcndofenc rinafeere i capelli, e pa- rimente i peli, ove fufléro cafeati da prima . La Pro- poli chiamano i Greci irpforoxis : i Latini Propolis : Nomi. gl'ArabiMum, &Jafach alcut: iTedefchi Vorftofz: li Spagnuoli Bctum de colmena : i Francefi Ciré vierge , R 4 De! Ul «Sa 264 Difcoifr Del Grano. Cap. 77. del Mattinoli A Grano , Tue diverf' fuccic I - °?m 9™* 1* confervalione della JL_, \ amtd „e 1 corpi e «nuovo, e quello che è crcfciu- &, rftrf^i W*"*.*, e che raffila n i co- Z: SrlU>mo- Mangiato il grano crudo renera nel cor- po j oerm, lunghi, e rifondi . Giova mafticato al mor. Jo dy Cam appkcatozn /opra. IlPane, che fi pi del fio- che Ì j7naÌel-Gran°> ""^ifieoffaipiudi quello , li del1* faina nonUrattata, il quale chiamano i GrecSincomfto Quello chef, fd di farina di Grano t rTf' ct'«lfg™à, e digeriftefi più agevolmen- te . Qiiefia medefima farina impaftata con Cucco di f;- Jquiamo s applica utilmente in forma di linimento "alle vento/ita delle budelle, e à fiuffì che difcendZ a iner- bi ; e impaftata con Aceto melato fpegne le lentigini iJaZÌtr0"," Wt^fMifi™ ^ceto, e applicata calda guarifce la fiabbia , e mitiga nel principio cani Jone d infiammagli . Cotta nella decottione della Ru. ta njolve l infiagioni delle poppese vengono dopo al par- lo f°nT 1 mo':f iellA e d i di ™- Kr II, chs fi f* dì farina di Grano, per «Ter egli calido, e attranvo, giova d i difetti delle piante «' • P'edi, emajjime ai calli, perciocL gli dimìnuìfce . Matura ,e rompe infame con Sale le picciole pofteme , e , forontoll La Farina del Grano di tre me/ impaftata con Vino, . vero con Aceto fi mette utilmente in forma di linimento^n su, morfii, overo in riì le pun/ure di tutti gl animai, velenofi . Cotta quefta à modo di colla giova lambendola à gli fpu1i del fLgue : e cotta on Menta econBotiroconferiJceallatoffe,ealtafpre"Z delle fauci M fior, della farina del Grano colto nelf ac- qua melata, 0 vero nell'Olio con acqua pura , rifolve impiaftrato tutte l infiammagìoni . Il fimile fd il Pan ■vo, e alquanto r infrefcativo ; e maftìme mefeoàndofi con effoherbe e fuochi, che vi conferirono : ilPandu- >o, e Jecco rift agnati corpo mangiato per fe filo, e con laZofr-"'^^ SanaìlVan frefeo infufo nella fa- tala l impeug,,,, vecchie. La colla , che per incollare *tda*£l bufarti, prefate. VArie bramente fono le Ipeciedel Gran-o, co, me rifer.fceTeofrafto al quarto cap. dell'otta- vo l,b. dell'hiftoria delle piante , con quelle paiòle 11 Africane f1^pelfcfPccie,— inceda1! pai, come" no t uri a UT""? ' r S°rian,° ' 1 , .1 Sicilia. A ?ì t U' 5 Ve fono "a loro digerenti di grof- Z''<1"ol?re; d.fpecie, e di proprietà. Ma altre fono ancora le fpecie del Grano, che d'altronde fi nominano per e differenze delle facultà loro, Voi Sin fa! Ì c'bo'comc ^ altro S cornee il Cachri- c ° H •„ ìfandnno' «1 Mengio , le differenze de quahf, poffono raccorre agevolmente in quelli, che fono fiat, detti d, fopra . Ne lì deva dalla ragione nu- merandone a tre fpecie d'altre diverfe propmtà loro- ritrovandoli di quello che fi matura per tempo, e di que o che tardi: di quello che produce aliai, ed quello che poco : diquellocheproduce grolle gra- nella, ediquello, cheminute: diquello? che pro- duce le fp.ghe grandi, ediquellochebrevi : diquel- oc.e malagevolmente, e di quello che agevolmente iilgulciadalhnvoglie, come fd l'Africano: di quel- o che producegrollo gambo.come fa pur lAfricano.e il Caclirid.o, ediquello che lo fà fertile : di quello ctieltalerratoconmolteinvoglie, comeèilThracio, unfc.1" k chcc?nP°^e: edi quello che produca lennlfTa"' e dl S'ieHo che ne faccia pmaftai . Al- '^CUJ. 'differenze fi pofiono aggiungere ancora dell' leroche,^ fi b raSÌOne dcllc Acuità loro im- turali 1^?.?, , 1erenZe aPPa)«no veramente piti na- turali. fuoikhadunqueaggiungereiltimeftrc^ ilbi- G R A N 0 B meflre, eTe altro fene ritrova, checrefea efima matuiafiin quaranta g.otni, e effe.- duro, pefanté , e non legg.ero.come è il trimeftre . E oerò direno che oola^OueZr'T* n mi S d' qUt ra '°rte è ìl Piu veloce à maturar- li, ma nonfiritrovafenon difficilmente Di quello che dapoiche efeminato, f. matura in due mefi fe rie ritrova in Achajaftatovi portato diSiciHa ; ma que- llo tende poco, e poca fecondità vi fi ritrova? quan- tunque fia al gufto dilettevole, efacile da dige^re Nalconnc alcune altre fpecie in Eubea , e fpec al' mente appreflo Carifto . fi trimeftre è cop ofo pPer tut- tendendo^pneemen^^rìtt co ^[^^ diquelli, che i, fogliono portare in G^-ecMa ,"&[l Si- ciliano , ma e ancora più grave di quefto il Beot co &etSofn1ReffetCO C0" la Pr°va> P«°locte fe pwSim ìi !^T non "epoflono confuma- volménteneconrf R"h cftandoi" Atheneage- - era Zn0 ch"'?3n0C'nC!Ue,- E'ancol'a afiai le'g- fcicio quello, che fi matura in Laconia. La caTÌorTe adunque d. tutte quefte cofe fi deeafiegnare a I cfelo e alla terra, che le produrp n„j«.j ai cielo , " Ali-, i;iìj ; n Pr°auce- Onde dicono, che in . Alia di lada 1 Bartn è un eerto luogo, ove il Grano produ ce le granella groffe come noccio i Sfa ™ oltre dicono, che apprefio à i chiamati Piflòti nafee il Grano cosi faldo, e ferrato in fe fteffo, ci è man giandofene più del bifogno fà crepare JoftornTco Ne manca c!n affermi, che il medefimo habbm d?iÌ volte fatto quello di Macedonia Tutto quello 3rf GranofcrilTe Teofrafto. Ma Plinio an epofe l^aha ta^'libbfl3'"10""^1'"^0"?0 d* d« mo«. tavo libbio con quefte parole : Le forti de Grani ma nolano "0mmkatÌ da"e genti dove "afeon" mi Utaliano non hacomparatione nella bianchez- za, ne" ra, nènelpefo, per cui maflìmamente fi difeerne . E quella fu commune opinione fino al tempo d'Alellàn- dro Magno , effendo all'hora la Grecia floridillima, c potentiilima tra tutte Laltre Provincie del mondo. Di modo che quafi cento, e quarantacinque anni avanti, che morifie Aleffandro , Sofocle Poeta nella favola di Trictolemo lodò il Grano Italiano l'opra tutti gl'altri , con quelli verfi: E celebrar l 'Italia fortunata , Per il bianco Frumento > che ricoglie. La qual lode fi 11 hoggi è Ipcciale dell'Italiano . On- de maggiormente mi maraviglio, che i Greci pofte- riori non facefiéro alcuna memoria di quello Grano . ' Tutto quello diffe Plinio. Nè ci dobbiamo maravi- gliare, che Sofocle huomo Greco tanto lodafle il Grano Italiano; imperoche par che di tal forte la na- turajaabbia amati gl'Italiani, &ornati, eprivilegia- tidicoftumi, e di leggi per vivere più politicamente d'ogn'altranatione, che meritamente ancora habbii dato loro per cibari: il piti nobil Grano, chefi ritrovi nel mondo inficine con molte altre cofe, nelle quali fui fupera l'Italia molte altre nationi. Fàil Grano af- • fai, e fottitt radici, e produce da prima una foglia fo- la^ e dipoi mette fuori non pochi germini, i quali non lanno però rami . Startene tutto il verno in nerba , ma come l' aria nella primavera fi comincia à bonacciarc, comincia ancor egli à mandar fuori il gambo, c come hà fatto il terzo, ò vero il quarto nodo, produce poi le fpiche ferrate come in una guaina , nè li vede pri ma che quafi tutta intera, ufeita chele n'è fuori, fiorifee doppo al quarto, ò quinto giorno, & altrettanto du- radifiorire. Doppo al che il Grano s'ingrofia, ema- turafi fra quaranta giorni dal fiorire , come che in luo- ghi caldi li maturi più prefto. In alcuni luoghi d'Ita- lia, e fpecialmente nella Maremma di Siena, s'è più volte veduto una pianta di grano bavere ventiquattro fpiche, imperoche tanta è la fertilità del terreno, che alle volte lì fono trovati agricoltori, cheda un mog- giodifeme, n'hanno raccolti cento . Onde delGra- noferivendo Plinio, non è veramente ( diceva) cola veruna più fertile del Grano , e li fù dato ciò dalla na- tura, per nutrite egli gagliardamente gl'huomini , av- venga che in Bizantio d'Africa , dove fia buono il ter- reno, un moggio di feme ne rende cento, ecinquan- ta. Fùgià mandata di quello luogo al Divo Auguilo dalfuoprocuratoreunapianta di Grano nata da un folo granello ( cofa quali incredibile) che haveva poco meno di quattrocento fpiche , & à Nerone ne lù mandata un'altra pianta, che n'haveva trecento, e quaranta. Ma in Sicilia, in tutta la Betica, e l'Egit- to fàil grano cento fpiche, cpiùper pianta. Tutte le fpecieiannolefoglìecome le Canne, ma più ftret- te, che quelle dell'Orzo, &i calami più lifei, e più le,, forti. Vedefi nelle fpecic del Grano manifefta ditfe- M° renza nelle fpiche, imperoche alcune fono tofe,e fen- ,r,_ zarelte, cornee quello, chefi femina, e fi racco- . glie in tutta Boemia, & alcune altre, come nel no- llrodiTofcana, il quale è più ferace, hanno le refte lunghe, & appuntate. Il Grano adunque per fari' ottimo Pane, vuole eflcr ben maturo, nato in graf- fo terreno, netto da ogni mefcuglio, malagevole da rompere, pieno, grave, lucido, lifeio , di colore doro, e di quello di tre meli. Percioche, come dice Galeno al primo delle facultà de gl'alimenti, inter- viene qualche volta, che il Grano à vederlo di fuori dibelcolorc, dimollri efiérben pieno, e nondime- no ingannando l'occhio è nappo, e leggiero: il per- che facendo egli nel macinarli affai fembola, fà po- icia il Pane fembolofo ; il quale non fedamente non nutrifce, ma riempie lo Itomaco di molte fuperflui- ta. Lafarina, che piùfiloda, èquella, chefifàdtl buon Grano, non macinata troppo trita, ma che nabbia la fembola grolla, equella, chenon è maci- nata di frefeo, nè di lungo tempo; imperoche la troppa trita fà il Pane fembolofo : la macinata di fref- eo e piena d'un certo caldo non naturale, datogli nel Nel fecondo lib. di Diofcoride A acquaperim- «g*1^ Olio di Grano. macinarla dalla pietra della macina: elavccchia Ha- ta macinata lungo tempo il più delle volte sà di muf- fa, òdi polvere, ò d'altro faftidiofo odore. A vo- lere adunque fare uno eccellentiTfimo Pane,' cerchili oltre all'havere la buona farina , buona pattarlo, che fia chiara, dibuone fonti, e che non 7*w'(«c fappincdirango , nè d'altro malodore, mettendovi ilt>u6l>arl<:' tanca portione di Lievito, chenon habbia pofeia il Pane à diventare acetofo , e come che noi in Tofcana non vi mettiamo lale, come fifa altrove; nondime- no fecondo l'opinione de Medici molto vi conferifee, B oltreal farlo più faporito. Fatta, e formata la pafta, non troppo tenera, nètroppo dura, fi malaflà pri- ma, eli rimena bcnilfimo, formandone pofeia i Pa- ni di mediocre grandezza, i quali come fono lieviti à baltanza, fi cuocono in un forno caldo à fupplimen- to, benefpazzato dalla cenere, llforno deve clfere proportionatoalla quantità del Pane; percioche cosi come in un forno grande il poco Pane, o li fecca trop- po, òlibrugia; cosil'aflài in un picciolo s'ammaffa, ecuoccfimale. E però ben diceva Galeno nel luogo predetto, che quello è ottimo Pane da digerire, il quale ben fermentato, eben rimenato fi cuoce in un forno, chefia moderatamente caldo; imperoche il C troppo calore al primo tratto arrollifce, & indura la corteccia di fuori come un tello, latitandovi le parti interiori della midolla mezze crude. Onde accade , che diventa cotal Pane non folamentc brutto da ve- dere , ma doppiamente cattivo , per rellar egli di den- tro crudo, & imperfetto, edifuorfecco, e troppo arrollito. Ma quello, che fi cuoce più adagio ugual- menteper tutto, fi cuoce, eli digerifee molto bene nello Itomaco . ConvertifcefiilGranofeminatone i campi agevolmente in Loglio, quando il tempo dell' anno và molto piovolo , e molto freddo; del che fc ne dirà poi al fuo fteflò capitolo.Fallì del Grano tiret- to fra due lamine di ferro mediocremente affocate, un D olio, il quale commendano alcuni alle fittole, alla ruvidezza della pelle, & alle crepature caufatc dal freddo. Il Grano applicato di fuori ( fecondo che dilfe all'ottavo delle l'acuità de femplici Galeno) fcal- da nel primogrado, quantunque non fia egli difèc- cativo, nèinfrigidativo: hà alquanto del vifeofo e dell'oppillativo. L'Amido poi, che li fà del Grano, e più frigido, epiufecco: ma gl' impiaftri, che fi tanno di Pane, hanno virtù molto più digefìiva, che quelli, che fi fanno di Grano, per haver il Pane in fe, e lievito, efale; imperoche il lievito hà potellà di tirare, e di digerire quelle cofe, chefonoin pro- tondo. 11 Grano mangiato cotto (come per haver E provato in fefteffo affermò Galeno al primo delle fa cultà de gl'alimenti) è malagevole da digerire, gra- ve allo flomaco, ventofo, &evaporabile molto alla tetta. Puoflì ragionevolmente connumerare fra le fpecic del Grano quello, che malamente chiamano alcuni Formento Turco, e dico malamente, percio- chefi devechiamarelndiano, e non Turco , per ef- ferfi portato dall'Indie Occidentali, e nond'Afia,nè diTurchia, come crede il Fuchlìo. Di quello nefo- no Itate portate à noi quattro forti differenti folamen- tenelcoloredelle granella,- imperoche di rollèpor- poreggianti, dinere, digialle, e di bianchiccie ve ne fono. Fà quello grano il gambo come di Canna , F come ancora le foglie, grollo, tondo, alto, e no- dofo, come propriamente fanno le Canne, ma però pieno di bianca midolla, comele Canne, dicuififà il Zucchero, equellcdcllaSaggina, che i Lombar- di chiamano Mclega, nella cui fommità produce cer- te panicole, come pennacchi , mà pero inutili,per non ellervi dentro feme. Il frutto, dovefono igrani, pro- duce egli ferrato in certeguaine cartilaginofe , c bian- chiccie, le quali efeono da mezzo del gambo dell'u- na dellebande. Quefto frutto è limile à quello del Pezzo, dicocosidigroflezza, comedi lunghezza intorno al quale per tutto fono i grani calcati infieme nudi, luci, tondi, e graffi come Pifelli, &accom- moda- Grano fcritco da Galeno. ForrnC'ico Indiano . e Ina hiliona. 2ó6 Difcorfi FORMENTÓ INDIANO. modativi dalla natura per diritte linee, le quali in ogni fpica non fono manco di otto, òdi dieci. Pen- de dalla parte di fopra della guaina una chioma, co- W medi capelli del medefimo colore del frutto. Ha mol- teradicidure, enervofe, mà non però molto grolle. Seminano gl'Indiani quello fuo grano , il quale chia- mano Ma hi z, in quello modo . Vannofcne nel campo alquanti inlìeme, & acconciane' per diritta li- nea egualmente difcoitol'un dall'altro, e dipoi con la mano delira fanno un pertugio in terra con un pa- lo ben aguzzo, e con la finiflra vi mettono dentro quattro, o vero cinque grani di feme, econ un pie- de ricuoprono il pertugio, accioche i Papagalli non mangino il feme, e cosi con quelto ordine facendo un parlò in dietro feminino tutto il campo intero : màa- vantiche feminano, tengono in macera il feme due E giorni, ne lo feminano, fe prima la terra non è ba- gnata dalla pioggia. Nafce fra pochi giorni, & in quattro meli fi matura, e fi miete. Evvene una fpe- eie, che in due meli fifemina , eli raccoglie, & un' altra, che in quaranta giorni folifà il medefimo, mà quelloèpiù minuto, emancobuono, nèfi femina , fe non quando fi teme di carellia . Crcdefi, che il tem- peramento del Formento d'India fia limile al nollro, ò poco più caldo, il che ne dimollra la dolcezza del fuoPane. Fà la ferina bianca, della quale fanno il Pane, la fullanza del quale è pili grolla , e piuvifeor fa del nollro. E però fi giudica , che ilfuo nucrimen> tofm pili groilòdiqmldel nollro, e che però polla fa- F cilmenteoppillare . Onde la farina di quello Formen- to per gl'impialtri maturativi deve ragionevolmente efiere utilillima ; impcroche ferrando con la fua vif- colitài meati, non può efière fe non buona per matu- rare. Mà poiché l'haverqui ragionato del Formella Saractnico to "^"dia mi riduce à memoria il Saracenico , c Tua hifto-' n?n Ppfiòlafciaredinon fcrivere ancor di quello 1' ria. hilioria, elevirtùfue. Quello adunque ( per quanto io me n'incenda) ne fiì portato in Italia d'Africa , e del Marth ioli A FORME NTO SARACENO. B pero in molti luoghi d'Italia, fichiama Saracino , quantunque in ald i luoghi lo chiamano Formento- ne. Produce, quando nafce, Iefogliequafi tonde, le quali crefeendo diventano , come d'Hcdera,mà pili molli, c piti appuntate. Fà il gambo fragile, tondo, vacuo, rollo, e pieno di foglie, crefeendo all'altez- za di due gombiti , e qualche volta maggiore . Fà i fio- ri in cima copiofi, bianchi, e racemoiì, da i quali nafce un feme triangolare, il cui gufeio è nero, e la midolla bianca . Seminali il mele d'Aprile, e racco- gliefi maturo il mefe di luglio, ne i luoghi calidi , di modo che alle volte il medefimo anno due volte lì fe- mina, e fi raccoglie, comesò ioeflèr fiato fatto in piti luoghi d'Italia. Fanno i villani della fua farina non fedamente Pane, mà ancora la Polenta, del che vivono il verno. Peflanlo ancora, efgufcianlo,elo cuocono nei brodi della carne, come fi facon il Ri- to, e con l'Orzo, e fe lo mangiano nelle minellre.mà bifognacuoccrlo diforce, che igrani rcltino interi, c nonlifpolpmo. I villani, che habitano nei confini, chcdividono l'Italia dalla Germania , fanno della fa- rina laPolenta, la quale dipoi che è cottainuna malia, lataglianoconunfiloinlargheferte, efotti- li, &acconcianleinunpiatclIo con Cafcio, e con Butiro, & aliai ingordamente fe la mangiano: impe- roche come poffo ben dire io, none cibo ingrato al gufto , nè aggrava cosi lo ftomaco, come fà la Po- lenta, che li fà di farina di Miglio, ufata per lo più da i carbonari, e da coloro, che tagliano le legna ne i bofehi. E fe bene è la Polenta del Sa- racino alquanto ventola , non gonfia però ella , come fanno le Fave, i Pifelli, & iFagiuoIi. S'in- gannano manifellamCnte coloro, che fi danno ad intendere, che quella fpecie di Grano fia quella forte di paflura, che da gl'antichi fri chiamata O- cimo, il quale feminavano per purgare il befiia- mc, onde li vede in ciò efièrfi ingannato doppia- mente Girolamo Trago , pereioche non folamen- te è Nel fecondo lib. di Diofcoride teèeglimfierneconaIcunialtrinelfudettoerrore,ina A O : dcl non tacendo diltinrione dall'Odino, che feminava- no gl'antichi per purgare j beftiami, dall'Ocimo o. dorato, cioèal Bafilico, dà, e coftituifce tutte le virtù delBatilico al Saracino, che in vero è purecofa da ridere. Chiamano il Grano i Greci Tlupó: i La- tini Triticum : gl'Arabi Henta , Henca , & Han- tha: i Tedefchi Vveyffcn: li Spagnuoli Trigo ; $C i Francefi Fourment. Dell' Orxji. Cap. y'i. ILbuonOr^o è quello , cheèbianco, e ben mondo. Ma- trifce l'Orzo manco del Grano , nondimeno la Ptifana, B per il gro[fo humore , che rende nel cuocerfi , nutrì [ce molto piti) che non fa' la polenta , chefifà dOrzj> . Accommo- dafi la Ptifana , chefifàd'Orzj), à tutte l'acutexf(j d.e gl'humori, ah ' afpre^x^e delle fauci , efimilmenie all'iti- cere, al che giova medefimamente quella, che fi fà del Orano , la quale nuirifce maggiormente il corpo , e pro- voca l'orina . Data la Ptifana dOr^o cotta con feme di Finocchio in bevanda, provocali latte. A/ìerge l'Orbo , provoca l'orina , mageneraveniofità , e nuoce allo fio- maco-. maturale pofleme . La farina d'Orbo cotta con acquamelata, e Fichi ficchi , rifolve le pojìeme i e mef- colata con Pece, Ragia, e Sterco di Colombo , matura le durezze. Levai dolori del co/iato meffavi fufo infieme C con Jlfeliloto , e gufi di Papaveri. Applicafi utilmente informa di linimento alle ventofità delle budella con fime di Lino , di Fiengreco, e Ruta. Impajlaia con Cera , Pece liquida, Orina di fanciulli , (£• Olio, matura le fcrofole . Mefcolaia con frutti di Alino , e lino, ò vero con Pere falvaiiche , ò con More di Rovi, ò con gufci di Melagrano mal maturo , rifiagna i fiufjì del corpo . Compoftacon Aceto , e fAele Cotogne allegerifce l'infìam- magioni delle podagre . Gettarteli Aceto fortifjimo , e fat- tone impiaftro nel modo , chefifddiquejla medefima fa- rina d'olio , e d'acqua , & applicata calda guari fee la fcabbia . Il liquore, chefiCpreme dell' ' inftfa nell' acqua cotto dipoi con Pece, econOlio, èmaturativo. Il cava- D So dall' infufa prima nell' Aceto , e pofiia cotto con Pece , giova di catarri, che feendono alle giunture . LaPolen- ta, che fifa di farina d'Orzp ri/lagna il corpo, e mitiga l'inftammagioni . R Z O. 267 < * "KTOn meno è in Italia volgare l'Oazo, che fi fia ■urna. jK^lan0- Del quale ( fecondo che recita Teo- tratto al 4. capo dell'ottavo libbro) fe ne ritrovano piùfpecie, come fi vede nelle granella, e nelle fpi- chcloro; imperoche le granella fono in alcune fpi- che rotonde, picciole, e raccolte in fe (tede, & in alcune altre lunghe, e maggiori. La differenza delle fpicheè, che alcune hanno folamente due ordini di granella, altre tre, altre quattro, & altre per lo più finoàcinque, efei. Da quelli e differente l'Indiano, per produrre egli rami lunghi un braccio. Oltre àciò fono alcune fpiche lunghe, erade: alcune corte, e folte di granello: alcune alte, e lontane dalle fron- di: & alcune baffe, e circondate da quelle , come è l'Achilleo: tanto s'è dilettata la natura di variar nell' Orzo. Vedefifimilmente differenza nel colore delle granella, ritrovandofene di bianche, e di roffe , le quali fi crede, che facciano più farina, che le bian- che, llrofforefiftepiù al freddo del verno,& à i ven- ti, &àtutte le mutationi dell'aria , che non fà il bian- co. Seminatene una fpecie in Francia, la quale chia- mano Orzo mondo per ufeir egli inondo dalle fpiche , quando fi tribbia , come fà il Grano. Più agevol- mente diventa l'Orzo rugginofo ne i campi , che non fàil Grano, e manco tolera eglil impeto delle piog- gie. Eperoficonvcrtifce, quando feminatocheè ne i campi, fente troppa humidità ò di terreno, ò di pioggie, agevolmente in Loglio, come fà ancora il Grano. Scrivendo dell'Orzo Galeno al fettimo delle crltt" facultàdefetnplici , cosìdiceva: Produce l'Orzo le foglie più larghe, e più ruvide del Grano, il gambo più fragile, e minore, ma con otto nodi, con una foglia, che ricuopre quali tutto il gambo ruvida, e larga . Hanno i fuoi grani un folo gufeio, faldamente attaccato, dalle cui ìbmmità efeono le rette più fer- rae, piulunghe, e più mordaci, che quelle del Gra- no. Hà la radice ramofa, e falda. Debbefi feminare l'Orzo in graffi terreni, perciocheper propria natura gli fmagra,nè vorrebbe eflére feminato,fe nonquan- do la terra è trita, efecca. 11 migliore è il bianchifti- rao, pieno, grave, e quello, che facilmente fi cuo- ce, e che non hà tanto di muffa , ne d'altro mal odo- re, llrofiò, fe bene relitte più al freddo, & al verno, nondimeno non è così buono ne i medicamenti. 1/ Orzo è frigido, efecconel primo ordine, oltre all' haver egli alquanto dell'alterfivo . La fua farina di- fcccapoco più che quella delle Fave monde; ma nel retto per l'ufo , chefenefàne i corpi nelle parti di fuori fono del tutto limili la farina dell'Orzo, e quella delle Fave monde . Ma mangiato l'Orzo ne i cibi è mi- gliore, chele Fave, perciochelafciaperlacottura li ventofità fua; il che non fanno le Fave, quantunque ficuocanolungamente, per efler elle di più grotta natura, che l'Orzo, e però nutrifeono ancora più va- lorofamente . Ma per eflére amendue poco lontani daltemperamento, perciò fono molto in ufo; per- che fimili medicamenti 5'accompagnano con molti de gl'altri, comemateriadiquelli, non altrimenti, che s'accompagnano la Cera, e l'Olio con molti deglal- tri. La Polenta poi difecca molto più, che non fà 1' Orzo. Enel i.lib. delle facultà de gl'alimenti: Que- llo feme (diceva) è molto in ufo tra gl'huomini per efl'cr egli d'altra natura, che il Grano; imperoche quello fcaldae"ider.tcmente, e l'Orzo non folamen- te non fcalda (come alcune cofe, che tengono il mezzotra il caldo, e'1 freddo, come èl'Amido, & il Pane lavato ) ma ufato in qualfìvoglia modo , ò fac- to in Pane, ò cotto in Ptifana, ò acconcio in Polen- ta, fempre vi fi vede delle virtù refrigerativa. E' oltre àciò differente l'Orzo dal Grano per propria natura dell' Difcorfi del Matrhioli •z6S del l'humore, ch'egli genera; imperoche degl'humo- A li, cheluno, el alerò può generare, ciucili, che fi generano in noi dal Grano , fono veramente graffi , e vifcofi.- cquelli, chedall'Orzo, fonofottili, &al- quantoafterfivi. Preparili adunque l'Orzo come fi voglia, mai non può però egli fcaldare; ma bene in varj modi «umettare, edifeccare, fecondo il modo dei prepararlo; percioche veggiamo, chelaPolenta Pti&H D "* 0lzoal'roftito» manifedamente difecca ; e la • M 1-iSANAperlocontrariohumctta, quando ella fi fua efa naciun Pane d'Or e lue fa> Polenta e Tua efami natione . rami. .. rw. iu luuuduu numera , quando ella h ,e< prepara fecondo che fi conviene, cioè, lafciandofi cuocertanto, ch'ella crefea quanto polla crefeere, e dipoi macerare à lento fuoco, fino tanto ch'ella fi ri- duca in chilo. Quello tutto difie Galeno. Dalchefi E conofceeller non poca differenza dalla Polenta alla ftifana, la quale non havendo fecondo l'ordine di Galeno, e de gl'altri antichi, faputa rintracciare i moderni Medici, prendono in vece di quella l'Orzo benillimo cotto, e peliatolo bene in un mortaio di pietra lo pattano poi per il fetaccio, aggiungendo- Opinione vVCr chlZuccaro, chi Latte di Mandorle, i'i Manar- e chi Seme di Papaveri . Veroè, cheil Manardo da Ferrara non lauda per i tempi nofìri uè la moderna Ptifana, ne quelle de gl'antichi, pereflerc, fecondo che dice egli, cibo non confueto à noi Italiani; e fi- raiImentepercheilnoltroOrzononèdi quella bon- tà, che era quello degl'antichi. Lacuifentenzacdcl C tutto veramente aliena da tutti i moderni Medici dell' Hippocratica, e Galenica Setta . IIPane, che fila dell Orzo . oltre ali aggravare egli lo Itomaco, & al generare frigidi, e graffi humori, nutrifee poco , e genera affai ventofità; quantunque dicano alcuni , che contcrifca alle podagre. Oltre à ciò facendoli la Polenta di farina particolarmente d'Orzo, e ritro- vandoli in molti luoghi intcrpolla da Diofcoride tra le medicine de 1 femplici , accioche fappia ciafeuno che cofa intendelTero gl'antichi perla Polenta , ne di- ro qui quantp ne hò ritrovato ferino . E però dico pri- ma , che infegnando Plinio al 7.cap.d el i ij.lib. il mo- do di comporta , m quello modo diceva : Bagnano i D «jreciperlarlaPolental'Orzoconacqua, e lafcian- loafeccareunanottc, &ilfeguente giorno lo friggo- no, e pofcia lo macinano in farina. Altri di nuovo bagnano con un poco d'acqua il già prima arroftito ,e poi lo feccano , e lo macinano . Altri prendono V Orzofrefco, feoffb giù dalle fpiche ancora verdi, e mondanlo e pofeia lo bagnano, e pedalilo, e poi lo lavano nelle corbe, e feccatolo al Sole di nuovo lo peltano, e lo purgano, e lo macinano. Prendono dunque perrar Polenta 20. libbre d'Orzo in qualfivo- glia di quelli modi preparato, tre libbre dì feme di Lino, e : mezza libbra di Coriandoli infìeme con un' acetabolo di Sale, e fatto prima ben feccare tutta que- E finltura infiemc, la macinano parimente tutta di compagnia, e fannone farina, e quelta chiamano fpefialmente Polenta. Fallì ancora in Italia con tut- te le cole medefime , ma l'Orzo s'arroltifcc fenza ba- gnare: e fono alcuni, che v'aggiungono una parte di Miglio. Tutto quello della Polenta dille Plinio Ma altrimenti ritrovo effer io la Polenta, di cuiinte- feGaleno; imperoche( fecondo che fi legge al pri- mo libbro delle facultà degl'alimenti ) vuol egli , che iia la Polenta di fol farina d'Orzo prima arroftito, e pofeia macinato, enonditantimefcugli, comeferi- ve Plinio. 11 perche direi io, che ogni volta, che 11 ritrova in Diofcoride Polenta,fi debba intendere Tem- pre della farina d'Orzo prima arroftito, emaffima- _ mente di quello, cheèancora verde; imperoche di quello intende Galeno. Quello adunque hò voluto dir io, accioche non fi penfafte alcuno, che inten- derle Diofcoride per la fua Polenta quella, che ufa- noi villani delle montagne, fatta difarina di Miglio, virtù ani R d.traanc°fa, à modo di dura Polte con Cafcio, e coianPdéir ni'10 ; quamun<5ue 1uefta P'" ragionevolmente Orio. l0ln\en,t^ chePolenta.fidovefiechiamare. Lace- rtere deli Orzo abbrugiato fi fparge utilmente fopra le Polenta d Villani. cotture del fuoco, e fopra alla carne, che fi fpicca aallolio. La farina impattata con Aceto, econ Me- le, fpegnelelentiginiimpiaftratavi fopra. Chiamj- N< noi Greci l'Orzo KpiS»': i Latini Hordeum: gl'A- rabiXahaer, &Shair: iTcdefchi Gerften • li Spa- gnuoliCevada: &i FrancefiOrge. DelZjtho, e del Cto mi. Cap. 79. ILZMo, chefi beve, fi fd d'Orbo . Quefto bevuta provocai orina, manuoce alle reni , &di nervi, e Jpecialmente a i pannicoli del cervello . Genera ventola, e cattivi hamori nel corpo, efàdiventargli huominì le- ptojt. 1. Avorio , che sinfonia telfitho diventati- affa- bile da poternefare ogni opera. Faffi mede/imamente d' Urp quella bevanda, chefi chiama Curmi, e che /afa bf}>"e m can>ti° ài Uno ; mafà dolere la iella , genera, mal, humori, e nuoce Snervi . Fannoficonfimilibevande ancora d, ' Grano , nelle parti di Bertagna, e d Iberniate rimira ali Occidente. IL Z 1 t h o , per quanto fi cava da Diofcoride , fi , vedecfferemanifeiìamenteunabevanda, che fifàcur d Orzo , e digrano fimile à quella, chefi chiama Cer- ™ « vilia, come dimoltra Plinio all'ultimo capitolo del "°° 83. libbra cosi dicendo : Faffi delle Biade una bevan- da, cheinEgittofichiamaZitho.- In SpagnaCelia, e Cena: & m Francia Cervifia . Da cui non è guari differente il Curmi; imperoche anch'elfo fi fà d' °lz°; e..'V. Srano macerato nell'acqua, eb'evefi in cambio di Vino. 11 perche fi può agevolmente dire, clielZitho, & il Curmi de gl'antichi fallerò poco lontani dalla Cervifia, overBirrha, che s'ufa ài tem- pi noftri nelle parti Settentrionali in tutta l'Alemagna, Boemia, Polonia, Fiandra, Francia, & altre regio- ni d Europa Ne credo io, che fi polla dire efi'er altra differenza dal Zithoal Curmi, quantunque fieno a- mendue bevande fatte d'Orzo , e di Grano , fe non che fieno fatti, oper divertì modi, òlafciando cuocere, e putrefarci Orzo, e'1 grano piti nell'uno, chenell" altro, come fifa in Alemagna, &in Boemia con le Cervilie;perciochequantunqueelle fieno fatte d'Or- zo, e di Grano, fe ne fanno però in divertì modi del- jh l? dellamare> dellegarbe, delle torbide , e delle chiare. In Baviera Provincia d'Alemagna ma- cerano per far la Ccrvilìa l'Orzo, e'IGrano conlade- cottione de 1 fiori dei Lupoli, i quali per quello effet- to coltivano ne 1 campi loro sii per le pergole , e su oer gì alberi, come coltiviamo noi le noltre Viti; di mo- do che chi gli coglicffie, òguaftafte, vi farebbe non leggiermente punito; percioche, fecondo che riferi- rono coftoro, danno quelli fiori fapor di Vino alla Cervilia,elannola pili aggradevole al gufto . La Cer- vifia ìmbnaca bevendone troppo, cornerà il Vino , epiu dura il fuo nocumento, chequello del Vino. Chiamano il Zithoi Greci W><: i Latini Zythum : Nomi 1 Tedcfchi JLÌicr. Deliaca, d vero Seme. Cap. 80. LA Zea ìdiduefpecìe: una femplice d'un filo gra- no; e Ultra , la qual chiamano Dicoccos , cioè di doppiograno, perhaver ella congiunte duegranella in due gufa. Qiteftanutnfcephì, chenonfàl'Or?o, enei cihefiave. Nondimeno ilfuoPanenutrifce affai meno, che non fa quello del Grano. SE la Zea fcritta da. Diofcoride non è quel-z„,ei la, che per tutta Italia fi chiama Spelta, ve- percioche ne fanno 1' Halica , quali Nel fecondo lib. di Diofcoride . ZEA. 269 A quantunque malagevolmente, fi ' digerifcd . Quella, che fi fà di %ea, ri/lagna, più il corpo, e majjime dellaKea prima arrojiita. IL Cium no none altro, che un Grano, ò vero Crimno , 1 una Zea macinata grofìamente, la quale ufavano fua eUl"1 gl'antichi per far la Polte,che fu à loro gran tempo in11*"0"1, ufoinvece di Pane, come all'ottavo cap. del 18. lib- bre afferma Plinio. Chiamano il Crimno i Greci Kfi'urov : i Latini Crimnum : li Spagnuoli Farina Nomi • atorcolada , & Rolum. B Veli' Olirà. Cap. 82. L'Olirà è (pecie di ^ea, manuirifee però qualche poco manco di quella. FaJJìdiqueJla Pane come della _ ' %ea. F 'affi ancora dell'Olirà quella Farinagrojfa, la qua- ' le chiamano i Greci Crimno . quali effi chiamano perverfamente Farro. Plinio ol- tre à quello all'S.cap.del ! 8. libbro, dice, che la Zea nafcevacopiofiflìma in campagna, echefpccialmcn- te fi chiamava Seme. Il che dimoftra (eflendo cosi ftatalaZeacopiofain Italia) che agevolmente ella porta eflervi durata fino a'tempi noftri . 11 che etTendo vero, non può erter la Zea altro che la Spelta , la qua- le noi in Tofcana chiamiamo privatamente Biada : imitando quali gl'antichi , che la chiamarono Seme ; imperoche come Seme è nome commune à tutti i Se- mi; cosièBiadacommuncà tutteleBiade . Chiama- fi la Spelta in alcuni luogi di Lombardia Alga . 11 che viene ancora à corroborare, che la Zea lìa la Spelta ; perciochcl'Alica appiedo ài vecchi, non era altro, 1 che Zea pe(la,e trita nelle pile di legno. La Zea adun- que la quale noi chiamiamo Spelta, nafeequafi fi- mile al Grano, ma con il gambo pili fattile, e più fer- mo . Produce letpighe piane con i grani d'amendue i lati, dalla cui cima efeono le rette lunghe, e fottili. Ennediduefpccie, la maggiore produce il gambo piùfermo, emaggiore, e la Spiga molto più grande, laqualeproduceduegraniper guaina, per effér fat- ta di dileguici congiunti infieme. La minore produ- ce il gambo, e la fpiga parimente minori, e non hi fe nonungranelloper guaina . Peftafi Luna, e l'altra perniondarledaigufci, e rompcli inpezzi , come fi fà conia Ptifana dell'Orzo , come più diff ufamente li j diràpocoquìdifotto al fuo luogo. Parlando della ■ Zea Galeno al 6. delle facultà de femplici, dille, che nellefacultàfueeramczzanafrailGrano, e l'Orzo. Chiamano la Zea i Greci Zìi*': i Latini Zea; glAra- biHais: iTedefcliiSpeltz, S. Peters Korn , Kinkorn, eDinekelkorn: HSpagnuoli Spelta: i Francefi Ef- peltta, & Efpautre. DelCrimno.. Cap. 81. IL Crimno è piti grojfo di macinatura , che non è la Farina, e /affi tanto di Grano, quanto di FaJJì del Crimno la Folte, la quale abondantemente miri/ce , Olir a, come fi può vedere per quello, chene ^mmat'p'1 X_J fcrive Diofcoride, come che à tempi notili non ii lcmini in Italia , è una fpecic di Zea , òvcroSpelta. E però parlando dell^facultà loro Galeno, quel mc- defimo dille dell'Olirà che della Spelta, mettendo- le amendue co'I temperamento loro in mezzo rra il Grano, ci Orzo. Credefi quafi Marcello interprete di Diofcoride, che l'Olirà fiala Segala volgare, di cui fanno il Pane in Italia i contadini , & in Gcrmania,& in Boemia uni verfa! mente tutti gl'altri , tanto nobili , quanto ignobili; il perche pare, che non leggelle di- ligentemente Plinio , altrimenti fuo famigliate, non riavendo avvertito , come egli fcriffe e dell'Olirà, e della Segala particolarmente; la quale Segala chiama egli Farragine; e però nell'ottavo libbro al 10. cap. fcrive dell'Olirà, chiamata da lui Arinca, in quefto modo; Falli dell'Arnica dolciflimo Pane. E' ella più fpcrtà del Farro, e produce la fpica maggiore, epiù pelante. Un moggio del fuo grano rare volte pefapiù di diciafette libbre. In Grecia fi monda malagcvol- mente,e però ( diceva Homero ) li dà à i cavalli .Que- llaèquella, chechiamanoOlira. InEgitto non fel- lamente vi nafee ella facilmente, ma vi è molto ferti- le. Et ifcrivendo della Segala al 15. capo del 18. lib. diceva quelle parole : Quella , che fi chiama Secale , ò vero Farragine, quando fi femina , bifognaben ap- pianare la terra con l'erpice . I popoli chiamatiTau- rinifottol'Alpilachiamano Alia, della quale li fà tritìo Pane, utile folamente nel tempo della fame. Sono i fuoi culmi fottili , e fertili; ma ilfemeperef- icreneró, non è buono, febene è pelante. Mefcola- fi col Farro, per mitigare l'amaritudine del tuo Pane, ma con tutto ciò è ancora ingratitlìmo allo tlomaco . Nafce in ogni forte di terreno . Quello tutto ditte Pli- nio , dal che non Culo manifeftamente ti conofce,che la Segala di Plinio non è l'Olirà; ma che chiaramente la nottra Segala non è altro, che quella di Plinio , la qua! egli chiama Farragine ; imperoche oltre al rite- nere ella il fuo proprio nome in Italia, dove per tutto è chiamata Segala, corrifponde con tutte le fue note alla Segala dì Plinio ; imperoche è ella fertile con li culmi pili fottili del Grano, nercgna di colore, come è parimente il fuo Pane, e vedeli ancora , che i villa- ni per mitigare la fua amarezza la mefcolano con il Miglio in cambio d'Orzo, con cui la mefcolavano gl'antichialtcmpodiPlinio, della qual mirtina non hàbifogno l'Olirà, facendo ella da per fedolcifTimo Pane. Appo ciò che l'Olirà fia differente dalla no- tila Segala, ne fà fede degno teftimonio il gravilìì- roo Galeno, nel primo libbro delle facultà de i cibi, ferivendo della Ziph-, dell'Olirà, edellaZca con quefte parole : 11 teme della Zipha hà il gu- feio di fuori, come l'Olirà, e l'Orzo, ma del mon- do, e feorticato fe ne fà Pane. E poco di fotto di- ceva pure egli della nobiliffima Olirà mondata , e feorticata, come fi ricerca, fenefà nominatamente il Trago . Il che dille di nuovo nel libbro della fottile dieta Errore di Marcello . 27° Difcorfi SEGALA. «lieta con quelle parole : Ma è da fapere , clic l'Orzo , l'Olirà, d'Avena hanno bifogno d'edere mondaci , e fpogliatidaigufci, e dalle fcorze. E però diceva an- cor Plinio Ccome s'è detto) che in Grecia l'Olirà ma- lagevolmente (ì fgufeiava. Le quali autorità manife- ftamente concludono, che altro feme ila l'Olirà , & altro la noftra Segala, efièndonoto àtutto'l mondo, che quefta fi fgufeia , e fi monda folamcnte nel batter- la, eneltribiarla, come (ì fà il Grano: nè èbifogno di peftarla nelle pile, come peftavano gl'antichi l'O- lirà per fgufciarla. Oltre à ciò vi fi conofee manifefta diffèren/apcr il colore; imperoche, come teftifìca Galeno nel luogo fudetto delle facilità de i cibi , nell' Orzo, cnell'Olirailcolorc è bianco, e nel Grano roffetto , il che non fi vidde mai nella Segala . Nel me- defimo errore ritrovo eflcre il Brunf'ellìo', & il Cor- nano , contra le cui opinioni fono tutte le fudette ra- gioni . Oltre di ciò non mi poffò fe non grandemente maravigliale d'Hermolao, dei Manardo,edel Ruel- lio , quantunque fieno flati tutti doteiffimi , accordan- doli tutti, come per una bocca, à dire (il che però nonfi ritrova )chcPlinio chiama l'Olirà Siliginc, ef- fendocofa chiara, che ci chiama l'Olirà Arinca , e non Siliginc, e che eiicritte di quefta, c di quella per capitoli, &hiftorie particolari, come di colè ve- ramente differenti, all'8.9. eio.cap.deliS.lib. Impe- roche Plinio intende per la Siliginc una fpecie di For- mentopiùdi tutti gl'altri eccellente, della cui più "lecita farina facevano gl'antichi un Pane leggierifli- mo, & ottimo fopra tutti gl'altri , eperl'Olira inten- de egli un'altra fpecie di biada, della quale li faceva ( come s'è detto ) il Pane dolce, e le parole di Plinio c Sfiillo- *"ono quelle : Fafiì della S 1 L 1 o 1 N E un'ottimo, e lau- ria. datiflìmoPane, quando è ben macinata , e bene go- vernata ne i molini . In Italia fifa migliore, quando fi mefcola quella, che nafee in campagna con quella, che nafee intorno Pifa, la quale è più bianca , e queir altra più roda, ma quella, che nalce nei campi creto- se molto più grave . Il dover vuole, che d'un rnog- del Matthioli A gio di quella di campagna reftino quattro feftarj diSi- liginc(cioè della più eletta farina) e di quella.che non è caftrata cinque . Oltre à ciò mezzo moggio di fiore, e di feconda farina per far il Pane comrnune quattro feftarj, & altrettanti di fembola. Della Ptifana poi fi cavano cinque feftati di Siligine, e tutte l'altre parti fono pari. Et al io.cap.del medefimo libbro, la Sili- gine, diceva, fi fà laudatifiìma del Grano, cioè Tor- mento, & il dovere vuole, che dell'Africano fe ne cavid'ogni moggio la metà, e di polline cinque fefta- rj, che cosi fi chiama nel Tormento quel, che fi chia- ma fiore nella Siliginc, il quale è in ufo nelle libbrarie , e nelle botteghe del rame per incollare. Et all'unde- B cimo capo del fudetto libbro, il pane più laudato (di- ceva ) è quello, che fifa di buona Siligine burattata fottiliflìmamcnte. A Plinio par che fottoicriva Ga- leno nel primo lib.delle facilità de i cibi, dove fcri- vendo egli del Fornunto, dice quelle parole: Etap- prefiò ài Romani, & appretto tutti gl'altri, die fo- no fudditi al loro imperio, l'ottimo, epuriflimoPa- neèilSiligintc, cioè Siligineo : equello,cheèàque- floil più profilino è il Semidalice (cioè Similaceo. ) Ma in vero quefto vocabulo crifitSaKn; , è nome Gre- co, & antico, macr!K/>OTj, non è Greco, nè io lo pollò cfprimerc altrimenti, però adunque dice, che il Siligineo dà grandifiimo nutrimento, e dopò que- C Ito il Similaceo. Il terzo luogo fi dà al mezzano , il quale chiamano i Greci aiysoitìws, e mTsroupas , & il quarto à tutto l'altro Panenero, efordido, fraiqua- li fi dà l'ultimo luogo al Furfuraceo. E fcrivendo dell' Olirà, edelfuoPane, diceva quelle parole: Vera- menteilPane, che fi fà d'Olirà , facendofidi buona, hà il primo luogo doppoà quello di Tormento , & il fecondo quello, che fi là della Zipha. Ma fe l'Olirà none buona, quello, che li fà della Zipha non farà punto inferiore. Quelìotutto ditte Galeno, per le quali autorità manifcftamente fi prova contra l'opi- nione d'Hermolao , delManardo, e del Ruellio, che l'Olirà non fiala Siliginc, la quale quanto fia differen- Q re dalla nollraScgala , non folo lo potrà conofeere chi crede altrimenti, dalla bontà, e fingolarità del. fuoPane, ma ancora dall'hilloria, che della Siligine fcrive Plinio al io.cap.del 18. libbro con quelle paro- le: La Siligine non fi matura mai tutta in una volta ,- nè fi ritrova veruna fpecie di Biada, che patifea man- co dilationcà mieterli per lafua tenerezza, egentilif- fima natura; imperoche come è matura fubico cafea- noigrani delle fpiche: ma è ben vero, che porta manco pericolo , quando è nelle fpighe, imperoche riandò fempre diritte, non ritiene la ruggiada, da cui fi caufa la ruggine. Quelle tutte fono parole di Pli- nio, le quali beniffimo diftinguono le differenze del- £ la Siligine, e della Segala volgare, vedendoli, che quella fi matura tutta infieme, hà le fpighe pendenti à terra , non le ca fcano i grani , nè bifogna con tanta fretta mieterla . Ma è veramente non poca maraviglia, chelapoflerità, feguicata dai Romani fino à i nòllri tempi, fia fiata cosi negligente, che non babbi con- fervato d'età in età il feme della Siligine. avvenga che non li ritrovi più in Italia, dove era copiofittimo, ma nè ancora (che io Cappi ) in tutta Europa. La Farina della Segala volgare per eficre tcnace.evifcofa fimet- te utilmente ne gl'empiaftri maturativi. Ladecottio- 5esa{* nedellaSegalabevutacacciaivermidelcorpo, ilche none" fà ella molto meglio, quando vi s'aggiungono i Co- p dandoli. E però fi da utilmente la Segala cotta à mangiare per li vermi ài Cavalli. Ufano i villani la paglia macerata nell'acqua per legare le viti. Chia- mano i Greci l'Olirà Oxipx, e parimente i Latini . Ma No""' la Siligine chiamata dai Latini Siligo, non hà altro nome apprettò all'altre nationi. La Segala volgare chiamano i LatiniSecale, ò vero Farrago: i Tedef- chiKorn: li Spagnuoli ccnteno blanquo: i Francelì Seigle bianche : tki Boemi Ziro. Nel fecondo lib. diDiofcoride, 5, e fu: natio- T)eW Athtrt. Cap. 83. X 'Jtherajtfàdi^eamacinatafoitllmente; àr e unii li vivanda daforòire , come un fugalo, commoda af- fidafanciulli ■ E utile quefia ne gl'empiafiri . Dichiara perfefteffoDiofcoride, checofa fia 1' A T H e R a , e però non accade dirne altro , fe e. non che fecondo altri divertì autori, ella fi può fare ancora di Grani d'Olirà, e d'Amido. I Tedefchi la chiamano Moves, òMuos, & ufanla dar da man- giare non folamente à i fanciulli che lattano, come tifiamo noi il Pan cotto; ma nelle proprie menfe,fat- ] radi Farina, di Latte, ediButiro; come ben fanno coloro, che hanno converfato in Alemagna. Chia~ mania i Greci A'M'p* : i Latini Athera : i Tedefchi Mo- ves, òMuos: liSpagnuoli Papas. Pel Trago. Cap. 84. " L Trago di figura è fimi le all'Halica . Nutrifce affai ^_ manco dettale a , per effer molto refiofo ; e per ciò non facilmente fi digerifee nello Jìomaco : ma mollifica mag- giormente il corpo . , T L Trago, il quale alcuni raffembrano al Farro, ■ J_&altriaU'Halica, veramente non penfo, che V habbiamoà tempi nottri in Italia. Ma none però gran maraviglia, percioche (fecondo che comme- mora Plinio al 10. capitolo del i8.1ibbro, era egli fiato portato à noi d'Oriente, come alla giornata ci fi por- tano diverfe altre piante . E cosi per efi'er egli feme fo- raftiero in Italia, non è gran maraviglia, fe per la lunghezza de gl'anni fe n'è perduto fra noi il feme, ri- tornandofene nell'antica fua patria, donde ci fù pri- mamente portato: come in molte altre piante fora- iliere è alle volte intervenuto. Chiamanlo i Greci Tfiyot: i Latini Tragus: gl'Arabi Sult: i Tedefchi HamelKorn : i Francefi Duble turguet . Della Vena. Cap. 85. H/i' laVenala fua paglia compartita da più nodi, nella quale, enellefrondifi raffomiglia al Gra- no . Hd nelle fommita fue alcune dependen^e fimili a pic- ciole Locufie di due piedi , dentro alle quali fi contiene il fuofeme , il quale negli empiafiri non è manco utile dell' Otxp. Fajjì di quefia Polle, la quale /ufà per rifia- gnar il corpo. Daffì utilmente la fina efprefjlone in be- vanda à coloro , che toffifeono . LAVENAèbiadavolgariffima, e conofeiuta da ciafeuno; e come che ella fia ltata prodotta dal- la natura pili per li Cavalli, che per gl'Huomini ; nondimeno appreffo à i Tedefchi s'ufa monda dal gufeio ne i cibi, come ufiamo noi in Tofcana il Rifo, el Farro; e fimilmente ne fanno la Polte, la quale chiamano eglino Mues, òMofa, nel mo- do che dicemmo nel capitolo dell'Athera. La Ve- na (fecondo che riferifee Galeno al 6. delle fa- cultà de femplici,) è nelle virtù fue fimile all'Orzo. Ondeimpiaftrata-difecca , e digerifee leggiermen- te, e fenza mordacità alcuna. Ma è di natura alquan- to più frigidetta : & hà ancora alquanto dcll'aitrin- gence, dimodocheellapuògiovareàifluffidel cor- po. Efcnvendonepofciaal primo delk facultà de gl'alimenti, cosi diceva: Quefto feme è abondan- rifftmo in Afia, e maffime in Mifia, che è fopra Pergamo , ove li femina più per cibo de'Cavalli , che degl'Huomini, quantunque qualche volta coftringa lacarefUa, clafamc à farne. Ma fuori delle care- Jtie fi mangia la Vena cotta con vino dolce , over con Sapa, ò vero con Vino melato. Oltre à ciò, fecondo chedifiePlinioal25.cap.del 22. lib. la farina della Vena toglie via i nei, empiaftratavi fufo con Aceto. :t e Tua inacio- Chiamanla i Greci Bp^o^: i Latini Avena: gl'Arabi Cartamum, ScChurtal: i Tedefchi Habern: li Spa- Noml ' D gnuoli Avena: i Francefi Avoy ne . Del Rifo. Cap. 86. COntienfiil Rifo nelle fpecie degrani . Nafte nellepa- ludi, e ne luoghi bumidi . Nutrifce mediocremente, e rijiagna il corpo . ILRiso,conofciutodatuttiper efière volgariffimo Rifo, e fua nell'ufo dei cibi, fà le foglie come di Canna,quan- l""011»- tunque minori, lunghe, e ruvide, & il piede alto un gombito, e maggiore ,nodofo, e più groifo , t più fer- modiquellodelGrano, nella cuifommitàèla fpica aperta, edivifa come in ramofcelli , neiquali fono i grani da ogni banda impari l'uno fopra l'altro , la cui feorza è gialla, &afpra al toccare . La forma de Grani covale, con alcune coltole di lungo tirate dal capo a! piede. Mondo ìì Rifo dai gufci c bianco evidente- mente . Seminali in molti luoghi d'Italia in terreni nu- midi, e paludofi , màcopioliflìmo fi raccoglie in Afia, in Soria , & in Egitto . Cuocendoli nel latte Vaccino, òdi Mandorle dolci, ò ne i brodi delle carni graffe , non folamente lì digerifee più facilmente, ma diventa più dilettevole al gufto . Daffi utilmente nelle rilafla- ™a >*<*• rioni dello ftomaco, nella difenteria, & altri nulli di rìi0. corpo, prima abbrultolato, e dipoi cotto nel latte,nel quale fieno fiati fpentii ciottoli dei fiumi prima affo- cati . Vogliono alcuni , che il Rifo cotto nel latte vac- cino, e mangiato con Zuccaro, & un poco di Cinna- momo aumenti il feme virile. Faffi della decottione del Rifo crilteri utiiiflimi per la difenteria, nel che va- le ancora non poco bevuta, e mafiìmamente facendoli nell'acqua ferrata. Mettili la farina utilmente ne gì* impiaftriripercuffivij&impiattrafila medelima con non manco utilità in principio nell'infiammagioni Rjfo ' . . delle mammelle. Scriflè del Rifo Galeno all'otta- aaSaltnó* vo delle facultà dei femplici, cosi dicendo: Il Rifo hà Difcorfi del Mattinoli Halica , fu? efftmìf catione. hà alquanto del correttivo, e però riffagna egli il corpo mediocremente . Et al primo delle facultà'de i cibi: Ufano (diceva) tutto il Rifo per riftagnare il corpo, cuocendolo come fi cuoce I'Halica ; come che più di quella fia egli malagevole da digerire, e nu- trifea manco, come ancora li fente di quella manco foave al gufto nel mangiarlo. Chiamano il Rifo i Greci Opù'ia: i Latini Oryza : gl'Arabi Arz , & Azi : i TedefcUi Reilz : li Spagnuoli Atroz : i Francefi Ris. Dell' Hai tea. Cap. Sy. L'HahcaJtfàdi^ea, di quella, cioè, che ferhaner due ordini di Grano, chiamano Dicoccon . Quella mitri/ce più del Rifa, cqftringe più il corpo , e più è utile allofiomaco. Cottaneli 'aceto , &■ tinta con e/fo guari/ce la fcabbia , fà cadere l'unghie corrotte , e medica à pr in- cipi delle fijlole lacrimali . I cri/ieri della fua decottione "vagliano à i dolori della difenteria . COftumavafi di far I'Halica da gl'antichi di Zea, peftandola (come all'i i. cap. del 18. lib. fcriflè Plinio) in certe pile di legno, fino che'ì fuo granoerabenfeparatodallerefle, edaigufei, epo- feia fi ritornava, quandoera inonda, à ripeftare; c cosi pella fi crivellava, efi feparava la Cottile dalla mezzana, e quella dalla più grolla; e cosi ne taceva- no di tre forti,mefcolandovi in ultimo una creta bian- ca, la quale fi portava da Pozzuolo, per farla più te- nera, e più bianca: del che non mi pollo fe non ma- ravigliare, che fi mangiaffeà quel tempo la terra mef- colata nei cibi, & il geffo ancora; imperoche l'Ha- Af3-' clleilPorcavafofiftitata(c°medicePIinio) d' Africa , e d'altri luoghi in cambio di creta bianca, era comporta con gefiò, il quale mangiandoli oppilia le ™dc ^Piriti, e fuffoca gl'humori fe forfè non il dicejle, die quantunque vi fi mefehiafie da chi cre- ta, e da chigeflb per farla più bianca, e più tenera , B C D chefcglitoglieflcperòviaco'I lavarla prima molto bene, quando ella fi voleva ufare ne i cibi Perd e vediamo ancora ài tempi noftri dare la terra roffa al C,engcvo, perconfervarlo, chenon fi: corrompa ; la qualefi leva perciò via, quandofivuol peliate. 11 che mi fa confiderai Galeno al primo delle facilità de gl alimenti, quando dice: Bifogna Ilare avver- tentidi igcntiflimamente, quando fi preparano! fu- S, V 1 ^'!calavata, &c Imperoche volendo egli, À3, ,J /n'1™' ^nòchepefquéftà via ella fì pogliaffe dalla creta, e dal geffo. Che ancora non fi mangafìce.a con quella creta, overgeffo Io dimo- ftu il mede imo Galeno, cosi dicendo: L'Halica è ™}l; to del lottile; onde per cotal lua natura mangiato per cibo nutrifee manco di tutti gli altri giani, difecca , e riflagna il corpo , e rifolveapphcato di fuoti caldo neifacchetti, quelle infermità, che non ricercano d' effer medicate con cofe mordaci. Difecca medefima- menteapplicatoin formad'impiaftro, maè tantotri- ta, efecca la fuà farina , che malagevolmente s'impa- tta con i liquori . Alche corrifpondequello, chedif- fe poi al prime delle (acuità degli alimenti, cioè: Il C Panedel Miglioè arido, e frangibile, limile alla Re- na, e alla Cenere; imperoche non fi ritrova nel Mi- glio graffezza, ne vifeofità alcuna. Mangiano la fa- rina Inai lavoratori, &i villani cotta nel Latte ; il che fino àtempinoilri vediamo noi fare nella valle Anania à i bofeatori, che tagliano le legna, e fan- no i carboni per i forni del ferro, i quali m'hanno più volte con giuramento affermato, che non ritro- vano altra forte di cibo, col quale pollano perfeve- rareà tal fatica, fe non con quelto di farina di Mi- glio, edi Latte. Ciiiamano il Miglio i Greci Kìnxjus: iLatini Milium : gli Arabi Jevers , Geguers , e Già- vres: i Tedefchi Hirfz: li Spagnuoli Milho , & My- D yo: iFranccfi Millet. Del Panico. Cap. 89. COnmtmeraJì il Panico irà le Biade • Jimìle al Mìglio , e /affine Jìmilmente Pane , il quale è nelle /acuità fue Jimìle à quello del Miglio , quantun- que manco nutrifea , & meno ri/lagni il corpo . 'L'Panico notiffima pianta, nelle foglie, ne i _ calami, e nelle radici è quafi deltutto limile al . Miglio, ma è differente nelle fpiche , imperoche il fua h"ftc0°r]a' Panico fà le fpiche , anzi più preffo Panicole , Iun- i gheun piede, nonapcrte, come nel Miglio, ma in racemi tutti ferrati infieme, e pieni di copiofillime granella, tonde, cpeiofe. Enne una fpecie,i cui ra- cemi efeono alquanto infuori, come fe f'ufièro altre panicolette, e quello è molto più fèrtile. (1 colore delle panicole in alcuna forte è bianchiccio, in alcu- ne è giallo, e in altre rofficcio, e in quello fono le fpighe molto minori. Enne di falvatico, utile fola- mente pergli augelli . Quello è molto minore del do- meftico, e nafee con fott [infimi culmi, alto un gom- bito ,e con fottile fpiga, con foglie più Uretre , più corte, epiufottili, e parimente ruvide . Sono le fue pannieoIeroflcggianti,e ruvide, che s'attaccano for- temente alle vclìimenta. Hà le medesime virtù, cheil Panico domcllico, ma è più coitrettivo, erefrigera- tivo. IlPanico ( perquantofcriveGalenoaló. nelle (acuità de femplici.) è limile al Miglio, enellefacul- [cr^lnico tà fue è di poco nutrimento, e difeccativo . Rilta- Galeno? gna alquanto anco egli ifluliì de! corpo, come fà il Miglio, eapplicato di fuori rinfrefea, edifecca . Il Ruellio erra, dicendo che 1 Panico fi chiami in Italia ^"?{c lcl Melega: percioche là MeL-ga in Lombardia, è quel- "c la, che ili molti 'neghi li chiama Sorgo, e in To- ' liana Saggina . Ne so io luogo alcuno in Italia , ove S fi chia- ^74 Difcorfi P A ISTI C O. PANICO SALVATICO. fi chiami il Panico, altrimenti che Panico, & Paniz- zo j imperoche la Saggina , che chiamano chi Melega , del Matthioli A e chi Sorgo, è una fpecie di biada, che produce il fuo gambo limile alle Canne, di modo che quando è ere- 5"SS>( feiuto fino alla ultima fua grandezza ne i campi , ove ijSiii eglièfeminato, nonpajono altro, che canneti, co- me che le fue canne non fieno di dentro vacue, ma piene d'una midolla bianca limile à quella , che fi ri- trova nelle canne, di cui fi fdil Zuccaro. Lemazzoc- chie del feme , che hanno nella fommità loro , fo- no grotte come Pine domeltiche , e qualche volta maggiorici colore, che nel rollo nereggia; ò vera- mente del tutto fono nere, come fenc ritrovano in più luoghi della patria del Friulli, tutte cariche di nu- merofo feme, del quale fanno i villani farina,e d i quel- fi la pane aliai zotico, e ruvido; quantunque in Tofca- napm fi femini la Saggina per dare ài Colombi, e al- le Galline, che per l'ufo de gli huomini. Cotal fpe- ciedibiadachiamaPlinioalfettimocapo deli8. lib- Migli bro,Miouo Indiano; quantunque ciò non avvertii"- dUno. feilRuclìio,altrimentigrandi0ìmoimitator di Plinio, il quale lo deferive con quelle paiole: Il Miglio In- diano e fiato portato in Italia fra quelli dieci anni, ne- ro di colore, grollò di granello, edigambo limile al- le; Canni. Crefce all'altezza di fette piedi, congran- di mazzocchicincima, le quali chiamano Lobc . E' fertili lEmo più che tutte l'altre fpecié di qual fivoglia Biada; di modo che un folo grano ne produce fino à C ere fcllarj . Tutto quello diflé Plinio. E' un'altra fpe- cie diMiglioIndiano, ilquale mifii mandato da Pa- dova dal nobilifiìmo Signor Jacomo Antonio Cortu- s^at'it fo, molto migliore del fopraferitto per efière egli bianco, e per fpogliarfi facilmente dalgufcio, e per far egli molto miglior pane. E' quello nelle foglie , nei estuai, e nelle panicole limile all'altro ludetto : quantunque feminato in Boemia, tutte quelle parti nacquero minori,forfe per efière ilpaefepiù freddo Fallì della midolla del Miglio Indiano , chiamato da chi Melega , e da chi Sorgo, un medicamen- to utilifiimo per il gozzo in quello modo . Pjglianfi D MIGLIO INDIANO. dieci Nel fecondo lib. di Dioicoride. dieci cannoni delle fue canne, lunghiquanto èladi- Itanza di un nodo all'altro, e cavafene fuori la Mi- dolla , e abbtugiafi in cenere infieme con una fpugna nuova ben colorita, e bene ferrata infieme, e aggiunto- vi dipoi dodeci grani di Pepe crudo fe ne fa polvere , alquales'aggiunge una oncia di farina di Grano, c incorporali ogni cofa con un'ovo, e fafiene parta , della quale fattone poi una focaccierta , fi cuoce in sù'l focolare fotto alla cenere. Divideiiqueffa, come ècotta, infeiparti, e fe ne piglia una fera si, d'altra nò nell'andare à dormire una parte, manicandola bene, e inghiottendola fenza bere , e cosi fi và facen- do, finche fi mangino tutte fei quelle parti; mabi- fogna cominciare à fare ciò dopo la q uintadecima del- la Luna , il primo giorne che cominci à feemare, c ciò facendo per due, tre, &quattro Lune , è ficurif- lìmo rimedio . I fiori roffi delle pan icole della Melega, chiamata da noi Saggina, bevuti in polvere con Vino fofib riftagnano i melimi rolli delle donne , cpme i fiori delle panicole bianchi riltagnano i bianchi, e dannofiamendue con il pari giovamento ancora nella difenteria , e in tutti gl i altri iiuffi del corpo . Fanno il medefimo ancora igufei de i Granifatti in polvere, e incorporatreon un torlo d'ovo cotto, e mangiati à digiuno. Chiamano il Pan icoi Greci efifvx : iLati- niPanicum: gli Arabi Dochon : iTedefchiFenich, Heydelfenich pray, Fuchfchuvantz : li Spagnuoli Panizo, &Panifo: iFrancefi Paniz . Del Se/amo. Cap. 90. IL Se/amo nuoce allo filomaco, e fi picare il fia- to, ogni -volta che mangiando/; ne rejla fi ài denti. Rifolve impiaftrato le greffiexXf de nervi: giova alle contufiom, e infiammagioni delle orecchie, alle cotture del fuoco , à dolori colici , & à murfi delle Cerajle . Unto con olio Rofaio alleggerì/ce i dolori di tefia , cali- fati dal caldo del Sole . FJ il medefimo la fua herha cotta nel Fino: e -vale particolarmente alle infiammd- gioni, & mavì [fimi dolori d'occhi. F affi del feme del Se/amo olio, ilquale è in ufo in Egitto. SESAMO. 275 Opinione dell'Autore. QUale fi fia il feme del Sesamo, che s'adopera sefamo , e àfarolio, ènotiffima cofa nelle Speciarie; ma fiuefamina. pochi Speciali fanno però come fia fatta la "one ' 1 pianta, chcloproduce, avvenga che poco, ò niente, per ifmagrirc egli maravigliofamente i terreni , fene fèmini in Italia, ma vi fi porta di Grecia, edelPelo- ponneib. E' adunque (perquanto io poffo ricavare daTeofralto, eda Plinio) il gambo del Sefamo affai fimile à quel delMiglio,come che alquanto piùgroffo, e più alto,- lefrondifonroffè, e produce il feme den- tro à certi capi, limili à i Papaveri . Plinioal lib. 18. dice, che'l Sefamo venne dall'Indie, dove fi femina copiofamente perfarolio, il quale ufano ne i cibigli E Indiani, &gliEgizj, come ufiamo noi quello dell' Olive. Non fenza ragione fcrive il Ruellio, chenon è Legume, ne5 Biada alcuna , che fmagrifea tanto il ter- reno, quanto fà il Sefamo, per haveregli più groffi calami, e aiìai più, cheilMiglio, e parimente pili radici ; perciochc ritrovo havcrlo detto Teofraflo an- cora al 8. cap. dell'8. libbro con quelle parole : Tra tutti i femi, che fi feminano la itate, niflunoèpiù moleftoalla terra del Sefamo ; e però fi crede, che molto la fmagrifea , come quello, che hà molti più ca- lami, e più groffi, c molte più radici del Miglio. Ma èpetòdafapere, che la figura della pianta, la qualcè quifcolpitaperilSefamo, mi fu mandata per tale da C Pifadall'Eccellcntiffimo Medico, & Semplicifta ra- rillimoM. LucaGhini . Mafeiodebbo dirne lamia opinione, non mi pare che molto fc li raffomigli, per non bavere ella li calami più groffi del Miglio, nè piùcopiofi, nè più lunghi, nè piùradiciancora, ma unfuffo,òverogambone fimile à quello delle fave , nel quale fono le filique di grado in grado quadrango- lari, nelle quali è il feme: oltre à ciò le fue foglie non rofìèggiano (che io habbi mai veduto) nèìlfìorec verde . Io ne dico quello, che menepare,lafciandoà dirncancoraàgli altrilaloroopinione. Hà il Sefamo (fecondo che diceva Galeno all'8. delle facultà de fem- plici ) non poco dcll'untuofo , edelvifcofo; &im- D peròètenace, e mollificativo, della cui facultà è me- defimamente l'olio, che fe ne fpreme fuori . E fecon- do che di He pure egli al primo delle facultà de gli ali- menti: IlfemcdelSefamopereffergrafio, pretto fa- tia coloro, che fe lo mangiano . Guaita, mangiato, loftomaco, digerifeefi malagevolmente , egenerane i corpi groffo nutrimento. Il perche è ben chiaro , che non può egli fortificare, nè corroborare lo fto- maco, come non lo fortificano fimilmentegli altri ci- bi graffi. Genera il Sefamo groffi humori, e però ma- lagevolmente palla per il corpo. ChiamanoiGreci il Sefamo, Xi,axinn: i Latini Se famum : gli ArabiSem- Nomi, fem, òveroSenfera : li Spagnuoli Jorgilim, & Ale- fi gria: iFrancefi Jugeolinc. Del Loglio. Cap. 91. IL Loglio nafee in fra le Biade , la cui farina impia- firata con Sale, e con Rafani , ferma l'ulcere putri- de , e corrqfive , e fimilmente le cancrene . Qitefia me- dejima mefehiata con Solfo -vivo , e Aceto fana le ■volatiche maligne , e la fcabbia . Cotta nel -vino con fieno di Colombo, e feme di Lina rìfol-ve le fcrofole, e rompe quelle pofleme , che malagevolmente fi matu- rano . Cotta nell' acqua melata fi mette utilmente in 1 fù le fciatiche . Applicata in modo di fomento con Polenta, Ine enfi , Mirrha , ò vero ^affarano , aiuta à fare ingravidare le donne. ILI .OGLio,chc in Tofcana chiamiamo noiGioglio,è notiffimo veramente àciafeuno. Nafce ne i campi feSSini dell'Orzo,ò vero del Grano, quando il terreno è trop- tiune . po humido,ò vero che'l verno và piovofo,e f rcddo.co- me dicemmo di fopi a, parlando dell'Orzo , e del Gra- no. Ma quantunque dicano alcuni,chenafca il Loglio nella primavera, nondimeno, per quanto fi legge in Teofraftoal7.cap.del8 lib. nafce eglinel principio S 2 del Se fa me* fcricco (% Galeno. 276 Difcorfi del Matthioli LOGLIO. p del verno, con fiondi H rette > pelofe, e graffe. Mi N«m dei non folamenteil Grano, el'Orzo diventano Loglio,, toglie ma lo ifteffo Loglio diventa Grano, degenerando dilla fua fpecie nativa . lidie non folamente afferma- no gli agricoltori, e bifolchi de i noftri tempi , ma an- cora lo dice Teofrafto al 6. cap.dcl 4. libbro delle ca.u- fe delle piante , con quelle parole: E'veramente cofa maravigliofa, che alcune cofe fi trasformino in altre, come quando il Grano diventa Loglio, e il Loglio Q trasforma in Grano, e la Spelta diventa Vena , &c. Contraalcu. Dal che fi vede , che meritano una gran filchiara i no- ni maligni' ftri calunniatori, negando loro che le piante non pof- fono degenerare , ne convertirli in altre piante miglio ri diloro, e volendo che le permutationi loro fempre riefehino in peggio , cioè in piante peggiori . Ma fe attcndeflero quelli traforclli pitia dire il vero, chea lacerare, ebiafmare gli altrui ferirti, e l'altrui fati- che, e leggefièroi libbri de buoni autori, ritrova- rebbonoappreffo Teofrafto non folamente che il Lo- glio ( come se detto) (ìtrasforma inottimoGrano, machealquinto cap. delfecondo libbro dell'hiftoria delle piante, chelaTipha, eia Spelta ogni terzo an- no in alcuni luoghi fi trafmuta in Grano , ò voglia- mo dire Formento . Oh non fcrive egli ancora , che ilCiprefio femina fi trasforma nel mafehio ? Hippo- crate poi degniffimo autore , non fcrive ancor egli contra quelli cervellini , dicendo alla fine del fefto lib- bro dell'Epidimie, che Phaetufa moglie di Pitca , la- quale per innanzi feconda, fi tralmutò in un'huomo pelofo, & barbato ? Hor non fcrive ancora Plinio haver ei veduto co i proprj occhi in Africa Lucio Coiiico cittadino Tifdritano, il proprio giorno del- le nozze efferft trasmutato di femina in mafehio ? Horadunquechifaràqucllodilorocosì sfacciato, c fenza vergogna, che liavrà più ardire di dire, che la fagaciffima natura non operi fempre in meglio; vera- mente dicendo eglino il contrario fi potrà poi ben di- re loro in sii gli occhi che fieno diventati pazzi, efu- riofi. Hor non fanno coftoro, chedel putrido leta- A me fi generano più forte d'animali, e del putrido cor- po d un giovenco le Api, le quali ne producono cosi dolce, e utiliffimo liquore, come è il Mele? Hor non fi generano di putredine alcuni Serpenti, Topi, le Anguille, le Ranocchie, & altri animali? Hor non fi generano nelle vifetre della terra di vile, e rozza ma- teria , i metalli tutti , e le gioje pretiofiffime ? Hor tac- cinoadunque, e vergogninli quelti beftioli, i quali fono non folamente come i Cani per abbajare, e per mordere, e più per guadare le cofe , che recano utile, & honorealla Republica, che per farle giovamento veruno . Ma lafciamo Ilare hormai di ragionare più dicoftoro, per non far loro tanto honore, e tornia- B mo al fatto noftro. Et diciamo, che il Loglioaltro none che un vitio delle biade, ilquale nel principio del verno nafee fuor di terra , con foglie lunghe, graf- fe, e pelofe, con il calamo più fottile, che di Grano, nella fommità del quale è una fpiga lunga, con alcu- ne filiquette acute polle in arnendue le bande à (cato- ni, nelle quali Hanno come ammontinate , tre , ò vero quattro granella, ricoperte da un gufeio aliai mala- gevole da fgufeiare. Maturafiinfiemecon ilGrano . v'j Hà virtù d'aiìòttigliare,di rifolvere, e dimondifica- £° re. Il Pane dove è della fua farina, imbnaca, e nuo- ce allatefta, di modo che chi ne mangia, viene non poco travagliato da grave, e moleftifììmo fonno , c C caufa ancora alle volte i capogirli . Nuoce alli oc- chi, e feurifee la villa. E però in Italia con alcuni crivelli fatti à porta lo feparano diligentemente dal Grano, e lo ferbano per leGalline, e peri Capponi; impcrochenon folamente nonnuoce loro, ma man- giandolo copiofamente diventano in breve tempo 1 graffi. CredeliLeornardoFuchfio (come fi legge nei Fui fuoi ampliffimi commentarj dell'hiftoria delle pian- te) che'lvero Loglio fia il Pfeudomelanthio, il qual molti chiamano Gittone, òveroGhittone, cofa ve- ramente non folo del tutto aliena dalla commune opi- nione de i buoni Sempliciiti de i tempi noftri , ma an- cora dallTiiftoria, che ne deferiffero gli antichi, i D quali fcrifléro , che il Loglio nafeeva nelle fpighe , e non in capi , come fanno ì Papaveri , & il Melanthìo . E quantunque fi sforzi egli di voler provare con auto- rità di Teofrafto, che il Pfeudomelanthio fia il vero Loglio, panni veramente, che affai più parole egli v'aggiunga, che io non ho mai lette in Teofrafto . E però non fi maraviglino i lettori, fe già dilli io fcher- zando, che forfè haveffe il Fuchiio mangiato Pane mefturato con Loglio ilgiorno, che ei fcrifte di lui , per haver quello feme valorofa virtù ftupefattiva . Ma che veramente fiail Loglio vero, quello, che non fo- lo conofeono hoggi i Medici, ma ogni villano che la- vora, e femina la terra, fidimoftraperDiofcorideal E capo della Phenice nel quarto libbro, dove dice , che la Phenice fà la fpiga limile al Loglio . II che ne dimo- ftra manifeflamente, che'l Loglio producela fpiga,e non capo, ò ver calice, come fà il Pheudomelan- thio, ilPapavero, Scaltri limili. Difcernefi oltre à ciò haverc in quello non poco errato il Fuchfio, per la evidente operatione che fi vede del Loglio nel com- mune ufo; imperoche (come dicemmo poco quivi di fqpra ) ilPane, in cui ne fia notabile quantità , fà diventargli huomini, che fe Io mangiano, llupidi, e come ubriachi , prefi da graviffimo fonno , e pe- rò caviamo noi in Tofeana con grandiflima diligen- F za cibile biade ii Loglio, per fuggire il nocumento , che fà egli alla teita , imbriacando, e facendo dormi- re. E' il Loglio, fecondo che riferifee Galeno al 6. delle facultà de femplici, calido nel principio del log terzo ordine, e lecco nel fine delfecondo. Chiama-"" fi il Loglio da i Greci Alfa: dai Latini Lolium ; da gli Arabi Sceilem, &Zeven: da iTedefchi Tuvalch Nor trefpe, R.uevveyffen, & Lulch : daliSpagnuoli Yo- jo: StdaiFrancefilvavra, &Yvroje. Nel fecondo lib, di Diofcoride , Dell'Amile. Cap. 92. A FIENGRECO. LO Amilo è coti chiamato per far/i 'egli fenxjt maci- na . L'eccellentiffimo è quello, che fi fa di giano di tre mefiinCandia, & in Egitto. F affiti' Amilo d quef lo modo. Bagnafi il granobennelto di tre mejì cinque vai- teli dì, efe poffibile è, ancora lanette, come Jì comin- cia adintenerire , fe ne fcola fuori l 'acqua pianamente , accioche infieme con quella non -vada fuori la parte tt- tile già tdfeita del grano ; e coti come è ben fatto ma, cero, e tenero, mefjogli /opra dell'altra acqua, Jì calca ienijjìmo con i piedi, e ritornatagli dì nuovo pur del- l'acqua, medefimamente fi ricalca ; ultimamente fe ne cavano con il crivellale fembole , che vi nuotano fopra; B e quello che avanza ben purgato dalle fembole fi cola prima, e poi fi mette àcondenjare in m le tegole nuove fitto à caldiffimo Sole; percioche l'humido di fatto di- venta acetofo. E' buono l'Amilo allefcefe, che vengono ne gli occhi , e all'ulcere concave , & pufiuli di quelli Ri/lagna bevuto gli fputidel fangne: lenifico l' afprezjie delle fauci: e mettefi oltre à qitefìo col Latte, &con le vivande ■ E affi l'Amilofimi Intente di %ea, la qutlefi ma- cera un giorno , ò due , epofiiafi rimena beniffimo ccm le mani, come fi fà con la palla , quando fi vuol fare il Pa- n'. ' ' fatt0 f°f"a mms èftat° **** »' fi ficca fotta 4 cal- diffimo Sole . Qjseflo quantunque non fia buono nell'ufo della medicina , e nondimeno convenevole in altre cofe . C , e T 'Amilo, così volgarmente chiamato nelle Specia- W- J_j ne ai tempi non1 ri, è notiamo à tutti. L'eletto, e 1 buono ^quello ( come riferifcePlin.aly. capodel iS.libbro, cheelegeiero, bianco, lifeio, efrefeo. t come che Diofcoride Mafie quello, che fi faceva ìnCandia, & in Egitto, lodò nondimeno piti di que- llo i limo quello , che al tempo fuo li portava di Chio , onde vuole egli, che riabbia l'Amilo havuta la fua ori- ni- gme. L'Amilofifà di Grano ( diceva Galeno al • primo delle facultà de gli alimenti ; Schivimi di le- nire, e ammorbidire le ruvidezze delle membra : la qualvirtuècommuneàtuttequellefultanze, che Io- ne, fecche nella loroconfiftenza, le quali non hanno nedclcoftrettivo, nè dell'acuto, nè alcun'altra fa- cilita apparente, come tra le cofe numide è l'acqua . b oltre a ciò l'Amilo nelle facultà fue limile al Pane lavato, quantunque manco nutnfea; nèpuò l'Ami- lo (caldaie come fcalda il Pane non lavato Oltre à ciò, perquantolicavadaPlinioal2f.cap.dcl'" lib- bre impedifce l'Amilo la villa , e nuoce alla gola con- ducilo? che fe ne crede: eriftagnail corno, & i fhiui del fangqe : e dalli ne i dolori della vefeica al- quanto caldo alla quantità di mezza oncia con nu- ovo ,& Uva palla tepido, doppo al bagno . Chiama- no 1 Amilo, o Amido! Greci d/w^r; i Latini Amy- lum: gli Arabi Nixe : i Tedcfchi Amlung : USpa- gnuohAmydon: ìFrancefi Amvdum. Del Fien Greco. Cap. 9.5. LA farina del Fien greco mollifica, erifotve ■ e luo- naai flemmoni tantointeriori , quanto efteriori cot- ta con acqua melata, e compofia con Aceto, e Nitro , & applicata a modo di empia/Ir 0 fminuifee Umilia . àedendofi nella decottione del Fiengreco giova alle mo- lane deLa matr.ee, e luoghi naturali delle donne , cau- jate 0 per oppillaiioni , òperpofieme. Imucillagini del Fiengreco cotto nell'acqua, mondificanoi capelli, la far- farcita, e l ulcere del capo, che menano . Mettanfi con gyllo d Oca ne pejfoli per mollificare , & aprire nei luo- gnt naturali delle donne. Il Fien greco verde con Ace- to vale all'ulcere , &■ alle debole^' de luoghi medefi- mi femimh Givva fimilmente la decottione del Fien greco alle for^e delle pondora, le quali chiamano i Me- dici tenafini, efimilmented i fluffi puzzolenti della di- jentcìa. Loglio del Fien greco infieme col Mirtinamoit- difica 1 capelli, e le cicatrici delle membra genitali . 277 E' Volgariffi mofcmeil Fien Greco nelle Specia- Fien greco, rie, la cui pianta fà lelrondi limili al Trifoglio, e e>a Wfi* all'intorno dentate. Hài furti, & i rami fottili , e più na ' gambe che una. I fiori piccioli , e bianchi, &ilfeme in alcuni cornetti inarcati lunghi , fottili , & appunta- ti, grofiò, edinojofoodorc. Hà molte, efottilira- dici. Seminali il mefe di Marzo, ediFebrajo. Lafa- virtù del rina del feme incorporata con Solfo, e con Salnitro , Fiengreco, fpegne le lentigini fregatavi fopra ,òimpiaftratavi con Mele . Guarifce la rogna ulcerata,aggiuntovi la quar- ta parte di feme di Nafturtio, eunta'incorporata con Aceto. Rifolve l'enfiagioni della verga, e dei tefti- ifcoli cotta nell'acqua melata , c impiantatovi fopra fogna di Porco; e giova parimente alle pofteme, che nafeono dietro alle orecchie, alla podagra, &àtut- c ti gli altri dolori di giunture c aufati da humori freddi: u incorporata con vino mondifica i cancheri .• Dalli la decottione del Fiengreco utilmente à bere per la tof- ic, e all'intrinfeche ulceragioni del petto . La me- dcfima applicata alla fronte con pezze di tela bianca prohibifee il flulfo de gli occhi. E'il fien greco , fecondo Galeno all'8. delle facultà de femplici, cai- fF'.''n srtea do nel fecondo ordine , efecconelprimo; & imperò Galeno. Jl impiantato insù le pofteme calde, maggiormente le idegna, & infiamma; il perche più fi conviene alle men calde, e più dure .Chiamano il Fien Greco i Gre- cìTiìm, & BoticE/wj : i Latini Fsnum graecum : gli Ara- , biOlba, Helbe , òvcroHebbe: i Tedefchi Fenigrec, Nom'- cBocfshorn; iiSpagnuoli Alfornas, & Alholvas: i Francefi Fenigrec , Senegrec . Del Lino. Cap. 94. IL Lino è volgarmente noto . Il feme del Lino ha le vir- tù mede/irne, che ha il Fiengreco; percioche ancor eglirifolve, e mollificai flemmoni tanto interiori, quan- to efteriori cotto con Mele , Olio, èr un poco d'Acqua , ù vero impaftato con Mele cotto. Spegne applicato crudo 1 quofi, e l'altre macole della faccia . Rifolve le po- Jìeme , che nafeono dopo alle orecchie , e fimìlmente S J le du- 2/8 Difcorfi del Mattinoli le dwezx?> impaflato injìeme con Nitro, e con Lifcia A fatta di cenere di Fico . Purga cotto nel Vino V ulcere corro/ève , e i fa'vi . Compojlo con là fari quantità di Najlurtio , e Mele fd cadere t unghie corrotte . "Tolto con Mele in forma di leitovario purgali petto, facendo fputare, eleni/ce la toffe . Cotto con Mele , e con Pepe , e mangiato copìofamente induce gli appetiti di venere . Fannoft della fua decottione crìjì'eri ne i rodimenti delle budella, e della matrice, e per cavar fuora lo Jlerco in- durito . Non giova manco alle donne , che feggcno nel- la decottion fua perle inpammagioni de luoghi loro na~ turali, che faccia la decottione del Fien Greco. LINO. BAMBAGIA. Lino , e fua e ! amili ado- ne. Oliodifenic di Lino , c lue facultà. Bambagia - e fua hiftoria . B LINO SALVATICO. NOto. evolgarecil Lino, cparimenteil fuofe- mc, & imperò non accade à recitarne altri hiftoria. Cavati del feme O Li o , il quale è non fo- lamente in ufo de Medici , ma de i dipintori , de i mu- ratori, de gli (cultori, de i legna juoli, ede fabbri . E' ottimo per l'ufo delle lucerne , percioclie refifte più lungamente al fuoco, chenonfaquellodelIeOlive. Per medicina giova allo fpafimo : valeà mollificare le durezze de i nervi, e delle giunture .- c conferifee mirabilmente à tutte le infermità del federe , & à mol- lificare le durezze de i luoghi naturali delle donne . Lavatocon acqua Rofa, ò vero di Nenufaro, con- ferifee molto alle cotture del fuoco, &à far cadere 1" efeharadei cauteri . Ufano alcuni di darlo per boc- ca al pefo di tre, ò quattro oncie nella doglia del ro- dato, la qual noi chiamiamo Punta ; del che liò ve- duto io mirabile effetto , e mallime dandolo frefeo nel principio del male. Oltre à ciò, perche ( come fcrive Plinio al primo capo del io. libbra) da alcuni fi connumera la Bambagia chiamata da i Greci Xylon, & volgarmente in pili luoghi Cotone, trale fpecie delLino, noneffendone (ch'iofappia ) fatto memoria alcuna appretto Diofcoride, ni manco ap- prettò Galeno , non hò voluto lafciar di non (ca- verne in quello luogo l'hiftoria . La pianta adunque, c he produce la Bambagia , fe bftne non è delle grandi , hà nondimeno non pochi rami . Le foglie fà ella trian- golari , e il frutto barbato come le nocciuole, ma graf- fo quafi di piena mano, il quale è pieno di bianehif- fima Bambagia , tra la quale è il feme,' e cavafi come il frutto è maturo , e nettafi , pettinafi , & filafi , per Nel fecondo Iib. di Diofcoride. ■ Calva- ' per l'ufo di molte, e molte cofe, come parimente Aita. ad°Pc™la Bambagia non filata. E" la Bambagia di na- bajia tura calda, e fecca. Abbrugiatanflagna ilianguedel- le ferite legatavi fopra . La midolla del feme fìefco è utiliflima allatofie, eàmolte altre infermità del pei to. Scalda appo ciò, mollifica, & aumenta lo fper- ma. Adoperali utilmente ancora da i Chirurgi per mondificare, e nettare l'ulcere, e le ferite L'Olio che fi fa del fuo feme , caccia via le lentigini, e tutte V altre infettion, della pelle . Nafte alla fioretta una piantafimilealLmonellefoglie, ne i furti , e nei fiori quantunque m quella fieno gialli; e però perche non folamentefi rartomiglia al Lino, ma perche ancora fi può conciando!, filare, io l'hò chiamato Lino R S a i v A i -i c o . Cotta l'herba inlìeme con i fiori rifol- ve impianta l'enfiagioni, e mitiga l' infiammagio- m, e mollifica le durezze delle giunture, e rifoìvei diLi- tmCOnl ndl£?"guinaglie. E',1 icme del Lino ( per ittoda l^'^op'aceaGalenoalfettimodellefacuItà defem- ,o. plici) qnafi caldonelprimoordine, tenendoli luo- . SO Smezzo inlra'lfecco, e l'humido . Chiamano i OrecnI Lino hìm: i Latini Linum :gli Arabi Baza- ìichichcn, &Berzerchetan: iTedefchiLein, & Fla- chs: liSpagnuoliLino: iFrancefiLin. De i Ceci. Cap. 95. Ceci, che fi feminano, fon buoni al corpo, provocano _ / orma, ma generano vemqfit Sfanno buon colore, fiac- cano ,1 parto , etmefirui, e generano aliai latte . Ir», piaftranfi utilmente cotti con Ervo alle infiammagìoni de tefucoh, &a quelle fpecie di formiche , chefirafen- brano a , porri . Cotti con Or^o, e con Mele vaàìono contro, alla rogna, e all'ulcere del capo, che menano , alle impetigini , &■ ali ulcere incancarite , e maligne . Ne fono d un altra fpecie chiamati Arietini, Provoca- no amendue l orina, dandola loro decottione con Ro fila- rino al trabocco di fiele , & J gli hidropici ; manuocono ali ulcere della vefiica, e delle reni, Sono alcuni, che per guarire 1 porri, e le pendenti formiche , quando la D Luna 1 nuova , le toccano particolarmente con tanti grani di Ceci , quanti fono i porri, e le formiche, e ligatoli pofiiamuna pe^a di Lino fe gli ghtano all' indietro dopo le fipalle, penfindofi che con facendo fine cariano , porr,, e le formche. Le foglie dei Ceci fialvatkhìfi- no fimtli a quelle de, domejìichi, ma fono d'acuto odo- re, e come che ,1 feme f, a differente dal dome/lieo , è nond,meno utile a tutte quelle cofe, che y'ufia quello. :bro rOno i Ceci notifilmolegume in Italia, e ritrovàTene ^ di bianchi, di neri, e di rofìi. I bianchi chiamano alcuni Colombini : i rodi Venerei,per provocare egli- no al coito: e meri Arietini. Creicela pianta dei Ce- P cialiaungombito, ò poco più, con foglie lunghette, dentate, bianch,cClejpeiofeje.piliattacca|:É , jjn ciuolo . Hai furto legnofo con molti rami , i fiori purpuregm, da 1 quali nafeonoi follicoli corti, gonfi con una punta fiottile in cima , ne iquali non fono più che due grani d, Ceci. Hàlaradicedura, elegnofa,c _ da Per tutto fibrata, e profonda. Seminanfi la primave- j*ln.grafl° terreno, e raccolgonfi lattate. Scritte de Ceci Caleno nel primo libbro delle facultà de cibi.con quettc parole: i Ceci non generano manco ventoliti cnele l-ave, ma danno però maggior nutrimento . 1 revocano al coito, ecredefi, che generino ancora p ìperma ; onde fono alcuni,che gli danno à mangiare à gii nailon 1, Hanno virtù afterlìva , e più potente aliai , cne non hanno le Fave; di modo che ne fono d'una ceita lpecie, che rompono , e (tritolano le pietre, che li generano nelle reni . Quelli fon neri , e piccioli , e na- 1(rono Particolarmente in Bithinia, echiamanfi Arie- tmi. h balla per far ciò, àbevev fidamente la loro de- cottione latta nell'acqua . Mangiano alcuni 1 Ceci verd, come le Fave . Quefto tutto dille Galeno Chiamai, Arietini Plinio , per efler eglino nella forma fimih alletefte deiMomoAi. Scritte parimente ck ì 279 Ceci Aetio, cosi dicendo : I Ceci,Iegume ventofo .fan- no aliai latte, e parimente fperma , La decottione CECI. deir i8o Difcotiì del de meri romper le pietre delle reni . Enne d'un' altra A fpecie chiamati Orobini, i quali hanno virtù di tirare, di rifolvere , d'incidere , e di adergere ; il perche mon- dificano il legato , la milza, e le reni , e pari- mente la rogna , eie impetigini, erifolvono lepoftc- me, che nalcono dopo l'orecchie, e le durezze de i te- (licolil c nell'ulcere maligne fono di non poca effi- . . cacia.Quefto tutto difl'è Aetio.La farina de iCeci cotta Ceci'" nell'acqua dellillata d'Endivia , rifolve impiafhatai tumori del fegato, e giova ài morii de iferpenti ve- lenofi cotta nella decottione dell'Hiperico . I Ceci bianchi macerati nell'acqua j pelli, e applicati fa- nano le gengive putrefatte. Falli de i Ceci loffi con altre cole una bevanda molto utile per gli ardori del- B la orina in quello modo. Pigliali de Ceci rodi una libra, emezza, e mettonfi in macera per un giorno in dieci libre d'acqua, c cuoconfi dipoi fin che cali la terza parte, colafi dipoi la decottione, &mette- vifi dentro un'oncia diRegolitia, & di Malva con le radici, e radici di Gramigna , e di Malvavifchio , ediCufcuta, e foglie d'Agrimonia, diciafeunaun manipolo . Aggiungefi appreffo dieci Sebefteni , & altretcantaGiuggiole, edueonciedi feme monde di Melone, e di bacche d'Alchachengi , di Salatro, &t de Litofpermo , di ciafeuno quattro dramme , ultima- mente vi li mettono tre dramme di noccioli di Datto- iopcfti, e fannofi bollire, fin che cali una terza par- C te, edafiene ognimatina quattro oncie , Nè accade à dir qui altro de i falvatichi , effendo volgarmente conofeiuti, &havendo delle faculrà loro affai detto Diofcoride, e Galeno. Se non che Plinio dice, che mangiati copiofamente folvono il corpo , ma gene- rano ventofità, e dolori nelle budella: Chiamano i Greci i Ceci E>'/?i>"j-os : i Latini Cicer : gli Arabi Notài, Chemps, Hamos, &Alhanos: iTedefchiKichern, Kichererbs , Zifcrerbs : li Spagnuoli Gravamcos ; i FrancefiCices, Delle Fave. C/tp. 96, LE F 'ave gonfiano , e fanno veniofiià , digerìficonfi malagevolmente , fanno fognare cofie paurote , e terribili , giovano alla iofie , e fanno il corpocarnofo , fono mediocri ne temper-ameniì loro infra'l caldo , e l freddo . Cotte le Fave con acqua , e con Aceto , e man- giate infiieme co'l guficio riflagiiano la dìfsr.teria , e ì -puffi dello Jlomaco . TJfate le Fave ne i cibi fono uti- li a i vomiti. Gonfiano manco il corpo, quando fi gitta via la prima loro decottione . he verdi nuocono più al- lo filomaco, e fono più ventofie . La farina loro da per fe, e mefcolata con Polenta mitiga l' infiammagioni , che fbpravengono nelle ferite : riduce le cicatrici al colore naturale : giova al latte, che s'apprende nelle poppe , e E fpegne le infiammagioni dì quelle , ér e/lingue il latte . Imp afiata con farina di Fien greco , e Mele rifolve le pofleme , che vengono dopo all'orecchie , i foroncoli , e Jtmilmente i lividi della carne . Mefihiata con chiara d'Ovo, Rofe, & Incenfo, riduce gli occhi didogati, V uve , e l'enfiagioni di quelli . Macerata con lrino medica alle fujfufiìonì , e percojfe pur de gli occhi : e per rifia- gnare i fiuffi loro fi mettono le Fave malìicate fienza inficio utilmente in tù la fronte . Qttefie medefime cotte "nel Vino fianano le infiammagioni de tefticoli : e mejfe in sul pettenecchio de fanciulli non vi lafciano per lun- go naficer i peli : guarifeono le vitiligini . I gufici delle F Fave applicati in feri ma dì linimento , dove fieno fila- ti cavati fuori i peli , ve gli fanno rinafeerepiù fiottili ^ . Quefii medefimi meficolatovi con Polenta, A lume fiifi- file , e Olio vecchio , e fattone poficia empiafiro fopra alle Scrofole le rifiolvono . Tingonfi con la decottione delle Fave ancora le lane . Rifiagna mexj(a una Fa- va fienxjt ficorxjt il fiangue , ch'efice da i morfii delle Magnane , legatavi fiufo , Favt.eloro '\TOtiffiroe fonole Fave à ciafeuno, nondimeno hiltoria. JLN feguitando il noftro ordine, dico, cheleFave Ivlatthioli FAVE. producono il gambo quadrato, non diritto, maftor- to , e articulato , voto di dentro , non lenza concavità, ove nafeonoifioti, i quali efeono più infiemeattac cati l'uno fopra l'altro da un folo picciuolo da una bandafola, e fono di diverfi colori, pelofetti , ecre- ftati. Nalconoiramidaifuìlidifpari, daiqualina- feono le foglie graffe quattro per banda . Nafcono pa- rimente dalle fummità dei rami alcuni femplici vitic- ci,macosifottili, che facilmente li perdono . Fanno le Fave i primi baccelli nella più baffi parte del pedo- ne, e fono maggiori , pili graffi, e più carnali di rutti gli altri legumi, con una punta in cima à modo difpi- na, nei quali fono dentro le Fave graffe, e picciole , fecondo le fpecieloro; imperochefe ne ritrovano di grandi, di picciole, di ritondette, & diltiacciate , delle quali alcune fono bianchiccie , alcune rodicele, &alcune nerigne . Hà una fola radice con alcune fi- bre capillari all'intorno. GodonfilcFave della piog- gia, mentre che fiorifeono , ma nel disfiorire più pre- Ito le nuoce. Seminano alcuni le Fave folamente per ingiallare i campi , imperoche come le piante fono crefeiute ben morbide, echegjà cominciano à fiori- re, gli agricoltori le voltano con l'aratro, elefepeli- feono in terra, e cosi infracidandoli ingi'affàfto il terreno . La cenere fatta de i gamboni feccni delle Fa- ve , incorporata con fogna di Porco , giova impiaftra- ta allefciatiche, & àgli antichi dolori de i nervi . E fe- condo che commemora Gal. al 7. delle facultà de fem- plici, fonole Fave poco lontane dal temperamento nel difeccare , e nell'infrigidire . La polpa loro hà un poco di virtù afterfiva , come hanno i gulci alquan- to del collrettivo , & imperò le dettero già alcuni F"""c' Medici cotte infieme con Oxicrato alla difenteria ,™,;ttJ à i flutti ftomacali, e parimente ài vomiti, che chia-caltno mano i Greci mvrim . Ma come cibo , fon le Fa- ve malagevoli da digerire, quantunque fieno altri- I menti atte à mondificare il petto, Se ilpolmoneper via dello fputo . Ma applicate di fuori , difeccano veramente fenza molcltia alcuna . E riabbiamole uface Nel fecondo lib. di Diofcoride . lol ufatenoi nellepodagre.eottc prima nell'acqua, e poi A accompagnate con grafcia di Porco. Et ufata pari- mente habbiamol.i fua farina nelle percofle, e nelle ferite de nervi , incorporata con Aceto melato , & in- fieme con Polenta nelle infìammagioni caufate da percuffioni. E o'treà ciò cotal farina ottima per fare empiaftriperl'infiammagioni delle mammelle, e de i tefticoli j imperoche quando quelle parti fono in- fiammate, amano molto i rime dj refrigerativi ,, efpe- cialmentele mammelle, quando ciò g l'interviene per illatte, the vi s'apprende dentro. Rilòlve oltre à ciò cotal'empiaftro ancorali latte, come proibifee , che per lungo tempo non nafeono peli fopra alpetenec- chiodefanciulli, quando vi s'applica fopra. Et al g primo de gl'alimenti così diceva : Quantunque fi cuo- canoleFavelungamente, e fi preparino in qualfivo- gliamodo, non però fi rifolve in loro la ventolità , chepoffeggono, come fi rifolve nella Ptifana; per- eioche queita lafcia per la coltura ogniiacultà vento- fa. Oltre à ciò hanno le Fave la fuftanza loro non denfa, nègrave, màfungofa, e leggiera, in cui c però alquanto di virtù afterfiva , come nella Ptifana. Eperòmanifeftamentefivedc, che la farina delle Fa- ve mondifica le fordidezze della pelle; il che fapen- domoltobenegl'huomini, eledonne, cheattendo- 110 all'arte di polire, e nettare i corpi, l'adoperano ogni giorno nei bagni per l'effetto medelìmo, cheal- C cuni altri adoprano il Nitro, lafpumadel Nitro, e ciafcun'altra cofa afterfiva. Compongonla oltre à ciò à modo di linimento, & applicanla pofeia alla faccia, comefannoalcuni con la Ptifana, e cosi ne levano le lentigini, e le macole caufate dal Sole, & altre picciole eminenze. Effendo adunque le Fave di così fatta facilità, non fono però tarde da paffare in nutrimento come fono le cofe vifeofe, e gro(le,in cui non fi ritrova virtù alcuna afterfiva , come fono l'Ha- lica, il Trago, la Similagine, e 1 Amilo. Più oltre è da fapcre, che non efiendo priva laminefha,chefi fà di Fave infrante, di ventolità, molto più gonfia il cibo dell'intere: equantunque le fritte lattinola ven- £) tofitàfua, nondimeno diventano però elle malage- voli da digerire . Difcendonocon tardità dallo tto- tnaco, egenerano groffo nutrimento in tutto'l cor- po. Quelle, che fi mangiano frefche, & immature, feguitando la ragione commune di tutti gl'altri frut- ti, che fi mangiano immaturi, generano molto hu- mido nutrimento, e confeguentemente maggior co- pia di fuperfluità, non folamcnte nelle vie delle mem- bra nutritive, & interiori, ma univerfalmente in tut- to'l corpo, e però nutrifeono elle affai meno, e più predo paffàno. Sono alcuni, che non folamente mangiano le Fave crude, ma lecuocono infieme con carnediPorco, come fi cuocono gl'hcrbaggi de gli £ horti; & altri in villa le cuocono con quella di Ca- pra, e di Pecora. E perche fono alcuni, che fento- nolaventofità, che elle generano, vi mettono nel cuocerle le Cipolle, e maffimamentc quando ne fan- no Polmento. Sono oltre à ciò alcuni altri, che fen- Za cuocervi Cipolle, le mangiano pofeia crude con il Polmento; il perche è da fapere, che fi correg- gono tutti i cibi ventofi con quelle cofe, la cuifa- cultà è di fcaldare , e di difeccare . Ritrovafi an- cor una pianta , di cui è qui la figura , la quale Cper falvi- mio giuditio ) fi può chiamare Fava Salva r i- e<»»CA, per haverellaconladomeltica non poca fimili- tudine. Nafcequefta (per quanto ne hanno detto p alcuni) in Puglia quafi da per tutto ne i campi, e fe nevàferpendo per terra con i furti quadrati, iquali fi vanno intricando l'un l'altro. Hà le foglie fimili alla Fava, &i fiori, che nel purpureo biancheggia- no, onde nafeono poi i baccelli piatti, e minori di quelli delle Fave, neiqualiè un feme tondo del me- delìmo fapore delle Fave . Sono alcuni, che voglio- no, chequefta pianta fial'Araco domeftico, dicui fece memoria Galeno nel primo libbro delle facultà degl'alimenti: nel che forfè non s'ingannano, ne vo- FAVA SALVATICA. glio contradire loro, fe bene hò iochiamatoquefU pianta Fava falvatica , per la lìmilitudine, che hà con la do- I I L 282 Difcorfi del Matthioli la domenica, e marinamente effendoim'altra pian- A Fawd'Bg. co, e tua h itoria. li cui parimente habbiamo qui porto la figura , la quale mi pare, che riterifca con tutte le fue note l'A- raco icnttodaGalenonelfecondoluogo. Io adun- que lafcierò campo alli tfudiofi , e diligenti Sempli- cità di dirne ancora il parere loro, eia loro opinio- ne, la quale facilmente potranno cavare da Galeno, il quale ne fenile conducile parole: Ritroviamo ap- PtefloAriftofaneneifuoiHelcadifcrittad'ultimafil- Iaba de gli Araci pere, non afpirato, dove cosi dice: -LAraco, laPtifana, l'Halica, la Zeja, il Loglio, elaiimilagine. Queitoferaeè fi'róileaUà Cicerchia , e pero fi credettero alcuni , che non furti differente di ipccie da quella, imperoche e l'ufo, eie {acuità fue ionofimihàquclle della Cicerchia, eccetto, che gli Araci fono più duri, e pili malagevoli da cuocerli, il che è ancor caufa, che le Cicerchie fi digerifeano ma- lagevolmente. Maapprertbdinoin'è una fpecie di lalvatico tondo, e duro minore dell'Orobo, il qua! nafee tra le biade , il quale chiamano Aracho , e fcri- vono l'ultima fillaba per eh. Quello lo cavano fuori deliebiade, come fannoanco la Securidaca,e lo get- tano via. Quertotuttodegli Araci fcriflè Galeno . Scrittene ancora Teofrafto al libbra , e capitolo otta- vo dell hillona delle piante, così dicendo: Vedefi, che i Avena nafee pili nell'Orzo, ci' Aracho più fra ieLenticchie, ruvido, eduro, il che agevolmente fi , vede nell' Aracho qui dipinto da noi : Ma perche non veggio nell'altro nota veruna, con cui fi poffa aflo- migliare alla Cicerchia, non l'hò voluto chiamare altrimenti, che Fava falvatica. Chiamano la Fava Ì u u „"*^: 1 Latini Faba: gl'Arabi Hachille, & Haballe, o vero Badiale : i Tedefchi Bonen: i rranccfi Fabue. Della Fava d'Egitto . Cap. 97. LA Fava d'Egitto, la qtial chiamano alami Politi- ca, nafee abbondantemente in Egitto , come ch'ella fintrtnn ancora nei laghi d'Afia, e di Cilicia. Produce fie/talefitefogliegrandicome cappelli: il fu/lo d'ungom- bilo, grafo un dito: ilfioredi colore Rofado; il doppio maggiore dì quello dei Papaveri; il quale lafcìa nel dh- fiorireijolltcolifimiliàunr.idodiVefpe, ne i pertugi del quale fono le Fave , le quali tutte al quanto fi vergono _ apparir fuori fopra al coperchio in modo dì bolle. Chia- mafilaFavad'Egitto Cibotio, cioè, Cajfetta, per fe- minarfiella mettendo/; prima in una T^olla di terra -bagna- ta, egtttandofipofcianell'acqua-. Hàla Fava d Écitto Uradicefuapiugrojfadi quella delle Canne, la qual fi chiama Colocafia, e mangìafi ne i cibi cruda, e cotta. Mang, afila Fava anch' e faverde; quando è ficca, di- venta nera, & e maggiore delle Fave communì . E co- firettiva, buona allo fiomaco, e perciò s'impiaflra util- mente la fua farina in vece dì Polenta alla difenteria , & a ifiufjiftomacali , nel che fi da à mangiare ancora in Vol- te, quantunque a tali difetti agai pii giovi, bevendoli ire ciathi della decottione de igufii. Quella parte ver- de, che fi ritrova in mexxfl alla Fava, amara al gu- fto, giova ài dolori d'orecchie, fe prima trita, e poi cotta con olio Rofado vi fidijlilla dentro . CHiamafilaFAVA d' Egitto Colocafia, pcr- ciochecosiparticolarmente fi chiama la radice fua. Quella la prima volta viddi io in Trento nell'an- no 1538. inoltratami da un'Odoardo Polacco , il quale portava feco ancora altre rare piante d'Egitto, ediSona. Peròcredo, che fieno in errore coloro, che Scredono , che quella pianta portata d'Egitto fi- mile all'Aro, quantunque più grande, fia la Fava d' Egitto; imperoche quetla non produce nè fuflo, nè non, nèFave, nè radici grafie, come quelle delle Canne, nèfpinofe, come fcrive Teofraflo; ma è be- ne da farfi beffe dell'opinione dell'Anguillari ,' il qua- le con non poca contefa vuole , che l'Aro d'Egitto fia lalegitima Colocafia ; imperoche crede egli , che non FAVA D'EGITTO. D ARO D'EGITTO. per altra cagione quefla pianta fia fempre fenza fufto fe non perche gli habitatori di quella Regione, ove nafce.cavano ogn' anno le radici per mangiarfele. ecosnmpedifcono, che non polla pervenire alla fua maturità. Ma à quanto frivolo argomento s'attacchi lAnguiIlari, lo manifefta l'iftefla pianta, avvenga che la medefima trafportata in Italia, e fiatavi viva più, epiuanni, mai vifece ella ne fufto, nèfiori.nc frutti. Nel fecondo lib. di Diofcqride. 28} frutti. M» chi farà colui così ignorante, che fi ere- . derà, checon tanca diligenza fi cavino ogn'anno in quel paefe le piarne di quefto Aro , che non ne riman- ga qualen'noa in qualche luogo? quefto veramente è unafeioccheria, ne è cofa da credere, e però io m' accordo àdire con molti altri , che quella pianta non fiaaltro, cheunafpecie di Aro, vedendo che cosi nellefoglie, come nella radice non poco gli fi rafio- miglia, come lì vede dalla qui efprelfa figura . porcata daCoftàtinopoli, e donatami dal nobilillIrnoS.Augc- rio de Busbecke Fiamégo,e già Ambafciatore dell'lm- peraror Ferdinadoal granTurco.Di queflafcrivendo Teof. al 10. del 4. lib. cosi diceva: La Fava d'Egitto nafte nelle paludi , e ne gli ftagni . Il fuo più lungo ; furto, il quale è fimile ad una Canna tenera , fenza no- di, è alto4.gom.bi1i , come chenonfia pero più graf- fo d'un dito . Hà quefto di dentro per tutto certe fiflu- reà modo di Gigli , e nella cima un capofimilead un vefpajo, nei pertugi del quale (imperoche ogni per- tugio hàlafua) fono collocate le Fave, le quali fo- no al più trenta per capo alquanto di fuori apparenti . 11 fiore è roflòfimile di colore alle Rofe, & altrettan- to maggiore di quello de i Papaveri . Le frondi larghe nuotano fopra all'acqua ; eia radice , la quale è grof- filììma, è aliai maggiore di quella della Canna, di dentro feda, come è ancora il furto . Ufanla nei cibi cruda, ecottagl'htiomini diquei paefi, che habita- noalle paludi. Nafce per fcfteda abbondantemente: e ferainafi ancora nel fango ravvolta nella paglia, ac- cioche il fango la ricuopra, e non s'inf racidifea : e co- si fanno 1 frutti loro ; imperoche come una volta fola s'appiglia, dura poi in perpetuo . La radice è dura non troppo meno di quella delle Canne, ma è fpinofa, e però la fuggono iCocodrilli , accioche non gli guadi ; gl'occhi .. Nafce ancora in Soria , ed in Cilicia . Que- llo tutto difl'e Teofrafto. Havere la Fava d' Egitto grandirtimefogliefcrivePlinioal i^. cap. del 21. lib. con quefte parole : Nobiliftìma è in Egittola Coloca- fia, la quale chiamano alcuni Giamo . Quella lìrico- glie dal Nilo. 11 fuo fuitò mangiato cotto è arenofo, mailtorfo, che nafce tra lefoglie, è molto belloal guatdare: le foglie fono larghidìme, fimili à quelle della Perfonata, che nafce ne inoftri fiumi: di modo che godono quelle genti delle doti del lor Nilo; impe- roche di quelle foglie ritorte, e commeffeinfieme fan- no diverfe forti di vafi da bere, i quali gli fono grandi- nìi . Seminali hormai ancora in Italia. Tutte quefte fo- no parole di Plinio. Le Fave d'Egitto ( come diffe Ga- leno al primo delle taculcà degli alimenti) come fono maggiori delle noftrc communi ; così fono più,e mag- giormente humidedi quelle, e generano nei corpi più fuperfluità. Chiamano i Greci la Fava d'Egitto Kùctfios xlyìnrrns : i Lat. Faba JE gyptia:e li Spagnuoii Inhame. Delle Lenticchie . Cip. 98. LE Lenticchie «fate frequentemente ne i cibi ingrojja- no la vifta , fono malagevoli da digerire , nuocono allo fìomaco,e gonfianlo infiememente con le budella. Man- giate con ilgufcio riflagnano il corpo . Le buone fon quelle , cheratocono bene , equelle, che filando in molle nell 'ac- qua non z>i lafciano punto di fiero. Hanno le Lenticchie •virtù correttiva , il perche riflagnano elle il corpo, fi pri- mafeoriicate fi cuocono beniffmo , gittandofì però via la pr ima loro decottione , percioche ella fiolve agevolmente il corpo . Fanno fognar le Lenticchie cofie tremende , e pau- rofè, e fono nocive al capo , à i nervi, Ór al polmone. Comborafi la virtù loro , la quale hanno per li fluffi del corpo , mefchiandole con Aceto , ór Indivia , ò Portula- ca, 0 Bietole nere, ò Bacche di Mirto , ò gufici di Mela- grano, òRofiefecche, òNefpole, a Sorbe, 0 Pere The- baice , 6 Mele Cotogne , ò Cicorea , à Piantaggine , ò Galle intere ( imperoche qttefle , dapoi che fon cotte ,figii- tano uia) òcon Somachi , li quali fi debbono cuocere di- ligentemente nelt Aceto , altrimenti conturbano il corpo. Mangiaufi utilmente treni a granella di Lenticchie fiorii- caie nelle fbverfioni dello filomaco . Le Lenticchie coite > Ór applicate à modo d'impiafilro con Polenta, mitigano i dolori delle podagre ; e con Mele faldano l'ulcere concave , rompono l'efichara, e mondificano l'ulcere . Cottele Len- ticchie nell'Aceto rifiolvono le durezze , e le fero fole. M'f- chiate con Meliloto , Mele Cotogne, ór olio Rofado fa- nano Tinfiammagioni degl'occhi, e delfedere . Il medefiì- mo fanno nelle maggiori infiammagioni , e nell' ulcere concave delfedere , cotte congufici di Melagrani , e Rofe fecche, aggiuntovi Mele . Vagliono alle cancrene , che mangiano la carne , infiemecon acqua marina. Giovano fimilmente allspujìule , all'ulcere che caminano , al fuoco [acro , ór alle bugance applicatevi fiufo nel modo predetto. Coite le Lenticchie nell'acqua marina, ór impiaflrate in sii le poppe -non vi lafiiano apprender dentro il latte , e rime- diano all'infbpportabile abbondanza di quello . LENTICCHIE. NOtiffìmO legume fono le Le N TICCHIE inlta- Lenticchie, lia, producele foglie minori della Veccia, & >"- il fiore non molto diffimilc, onde nafeono le filique picciole, comprede, e larghette, nelle quali fono den- trotre, òveroquattro Lenticchie, tonde, picciole, e piatte, e ricoperte da fottilifsimo gufeio. Ve n'è di duefpecie, l'una delle quali la le lenticchie bianche* e nei cibi molto più grate. L'altra le fà bercine, & al- quanto più grandette. Quella fài fiori, chenelbian- co porporeggiano, eraltrafemplicementebianchi. E •F nimica della Lente l'herba chiamata Aparine, impe- roche intricandoli acromo l'ammazza . Le Lenticchie imbrattate di (torco Vaccino avanti, chefifeminino , vengono bellifsime,c più predo fi maturano per quan- to ne fcrivono i diligenti agricoltori. Le Lenticchie cotte, petto, e partite per la flamegna giovano appli- cate all' ulcere della verga , de i celticoli , e dèlia bocca . Sono alcuni , clic fcrivono ha vete efperimen- tato, che la decottione delle Lenticchie caccia fuo- ri i vermi del corpo dei fanciulli; e quantunque af- fai à pieno n'habbia fcritto qui Diofcoride, è non- dimeno dimeno da fapere ("fecondo che fcrive Galeno all'or.- A tenticeli _ , L , t. , taTO ^Minha, e con Mele applicata à i luoghi natu- rali delle donne ne ipejjoli, provocai meflrui , àrilpar- io. Laj armarle i Lupini mondifica la. pelle, e fpegne i hindi . Impalata con acqua , e Polenta mitiga le infiam- magiont, e con Acetolefciatiche, èri foromoli: Cotti i Lnpmt nell'Aceto, érimpiaftratirifolvonole fcrofole , e romponot carboni. Cotti in acqua piovana, fino che fi lib. A di Diofcoride. 287 disfacciano, mondificano la faccia, e cotti con radice di Cameleonte neroguarijlono larogna de gli animali qua- drupedi, lavandoli con quella decottione tepida . La ra- dice dei Lupini cotta nell'acqua, e bevuta provoca l'ori- na. I Lupini macerati, & indolciti nell'acqua, triti, e bevuti con Aceto mitigano ifaftidj dello ftomaco , e fanno appetito. Hr fimo ancora de fal'uatichi fimìli à i dome- Jìichi , e come che fieno minori di quelli , fono nondime- no KtiR d tutte qvefìe cofe, alle quali fi convengono, e fono utili i domeftichi. LUPINI. I Lupini crefeono con un folo garabone affai for- ^"feerJ°" te, con foglie divife in fette parti, molli , pelo- te, e biancheggianti. Fà i fiori bianchi, & i baccelli piatti, e «riniti per intorno, ebianchicci dicolore, ne iqualifono dentro Lupini, enonpiù che cinque-, ò fei per baccello, e divifi l'uno dall'altro da certa membrana fottile . Sono i Lupini predetti tondi,piat- ti, e concavi nel mezzo, ricoperti d'un gufeio, che nel bianco hà un non sò che dell'incarnato, e di den- tro fono gialli, & evidentemente amari, hannole ra- dici gialliccie , edivife in più parti. Hà proprietà di ftirpare, ediffiparetur.ee le piante nocive, che gli nafeono apprefìò , e cominciano fempre à fiorire nel mezL° Samoone , e finalmente fono noti à ciafeu- no.JSeminanfene affai in Tolcana, non folamente per mangiare, ma per ingiallare i campi, ove de i falvatichifene veggono infiniti il Maggio per le cam- pagne, fioriti di colore rofato . I domeftichi s'indol- cifeono in Italia, e mangianfiquafì per un paffatem- po, come fi mangiano ancora molti altri frutti. Sono Lupini ferie i Lupini (fecondo Galeno al primo delle facultà de " da Gal£- gli alimenti) quando (i mangiano indolciti, durida "°' digerire, imperoche dura, e terreftre è la fuflanza loro; il perchegencrano nei corpi humori groffi, e crudi. De i quali trattando pur egli al 6. delle facul- tà defemplici: i Lupini (diceva) fi poflòno man- giare cotti , eflendo però prima indolciti , e Itati lungo tempo nell'acqua, come degenerino all'ho- ra humori groffi. Oltre à ciò tifati Lupini cosìpre- parati 288 Difcorfi del Mattinoli parati comemedicimtmo, fonodiquelle cofe, che A hannovirtù di mollificare. Ma quella, in cuifi ritro- va la nativa loro amaritudine, hanno virtù dimon- difìcarc, eparimcntedidigcrireapplicatidi fuori, e fimilmente inghiottiti con Mele, ò vero bevuti con acqua, & Aceto, amazzanoi vermi. 11 che fà anco- ra la loro decottione, la quale ufata in modo di lavan- da giova all'ulcere del capo, che menano , alle vitili- gini, all'ulcere, chechiamanoiGreciexanthemata allarogna, alle cancrene, & all'ulceremalignej e contumaci: il che fà ella mondificando, digerendo, e difeccandofenza mordacità alcuna. Tolti con Pe- pe, e con Ruta per farli al gufto più foavi, mondifì- canoilfegato, e parimente la milza. Applicati con B Mirrila, e con Mele à iluoghi naturali delle donne provocano imcftrui, e parimente il parto. Lafarina lorofidigerifcefenzamordacità, eperò rifolvc non folamente i lividi, ma lefcrofole, eleghiandolc,fa- cendoft ella però prima cuocere ò nell'Aceto melato , òinacquato, òpuro, fecondo, che ricerca la com- pleflione de gl'ammalati, eladiverfità del male. Fà oltre à ciò la farina tutti gl'effetti, che fà la decottio- ne. Impiaftranla alcuni ancora in siile feiatiche . 11 Lupino falvatico è molto più amaro del domeflieo , e in tutte le cofe più efficace. Chiamano i Greci il Lu- pino domeftico Gìf/j-os: i Latini Lupinusfativus: gì' ArabiTarinusArinus, &Tormus:iTedefchi Vvicf- C bonen , Feigbonen vuolffsbonen : li Spagnuoli , Entramuccs , & Entramocos : i Francelì, Lupi- nis. Il falvatico chiamano i Greci &,ppos àypios: i Latini Lupinus agreftis. Delle Rape. Cap. 102. LAr adice delle Rape dome fiche cotta nuirifee sgonfia, ftimolavenere , e genera carne molle. Faìifi della decouione bagni utili alle podagre , & alle bugance, al che l'ale l'ifiejfaradice impiafir atavi 'fiufo . Mettendofi in u- *ta Rapa favata olio Rofato , e Cera, ecorìponendofi in sulacenerecaldafinocbefiliquefacciano , fifa buono un- D guento alle bugance ulcerate . Le cime cotte le ffè , e man- giatene i cibi provocano l'orina . Il femeft 'mette negli an- tidoti , e nelle T "heriache , e maffime in quelle , le quali chiamano anodine , che levano i dolori . Bevuto è falu- br e cantra à veleni-, ejlimola venere. Le Rape, che fi Serbano ìnfalamuoja , quantunque manco nutrifcono,man- giate nondimeno nei cibi fanno appetito di mangiare. La Rapa falvaticanafce ne i campi alta di fi/Jìo un gombito . Que/ìoèramofo, lifeio nelle cime , enellefrondi , le quali ha lunghe un dito, e qualche volta maggiori. Produce il feme nei follicoli, nelliquali, quando s aprono , vi fi ri- trovano dentro altri 'follicoli fimili in figura à picciole te- Jle, dentro ài quali èpofiiailfememinulonero difuori , e E bianco di dentro . Mette/: 'queflo con quelle medicine , che fono in ufo per mondrfeare la pelle della faccia, e di tutto il corpo, e marinamente in quelle , che fi fanno di farina di Lupini, di Grano, d'Ervo, e di Loglio. ìuiSia.°r° \ T OlgarifTime fono le R A p e in Italia , e maflìme V in Lombardia , dove per lo più 0 feminano ne i campi, fubito che fe ne fon ricolte le biade il Giu- gno, e 1 Luglio, e ricoigonfì mature pofeia l'Otto- bre. Nefono delle domeniche di tre forti, cioè delle fchiacciate, delle lunghe, e delle tonde; quantunque Plinio diceffe al ij.capodel 18. libbro, che le lun- ghe fieno le falvatichc. E veramente non poco mira- colo della natura , che da si picciol feme crefee in tre, over quattro mefi così graffa radice. Percioche in Sa- voja( fecondo che (ì dice) fe ne ritrovano di quelle, che paffano le centinaja delle libbre . Di trenta , e più libbre n'hò veduto io nella valle Anania della giurif- dittione di Trento delle lunghe di purpureo colore. Le Rape, e parimente il Raphano( fecondo Tcofraftoal quarto capo deltì. libbro dell'hiftoria delle piante ) a- mano il freddo , il quale non folamente le fà dolci,ma RAPE RITONDE. RAPE LUNGHE. l'ingroffa affai , facendo entrare il vigore più nelle radici, che nelle foglie. Fanno preftoil feme quando i tempi Nel fecondo Iib. di Diofcoride. 289 RAPE SALVATICHE. RAPONZOLO. Rapo f.tì ■ valico ; del Marcinolo , A i tempi vanno fereni, e auftrini. Bepiùlodateappref- fo Plinio fono le Norcine, forfè perche quivi nafeo- no elle più dolci, pili tenere, e più grolle. Sono in Lombardia, e maflìme apprcflòallc "alpi, dove non fono troppo abondanti lebiade, le Rape molto utili cosi àgli huomini, come ancora al beltiame : impe- lò non l'ara male il dire, cheli confervano, quelle, raallìme, chelifeminano la fiate, dai Pidocchi, e Bruchi, iquali molte voltetuttefe le divorano , me- fcolando aliai (uligine co'l feme, quando elle fi femi- nanoi ò vero infondendo prima il feme per una notte nel fucco del Semprevivo; il che per cola provatada lui affermò efficacemente Coiumclla . La figura del B Rapo Salvatico quivi efprefla. da noi, quantunque non fiadiquello, dicuilcrìflè Diofcoride, li raffo- miglia nondimeno non poco al domeffico, cperò 1' habbiamo pollo come noftro proprio . Ma non mancano lcrittorimoderni,che vogliono, che il Ra- po falvatico fia fenza fallo il noftro volgare, ecom- mune Raponzolo, il quale lì mangia nelle infilate , alle cui opinioninonmi pollò io accollare ; impero- che i ricettacoli, ne i qualifa dentro ilfeme non fo- no più che uno , nè hanno dentro di le altri ricettaco- li : nè manco lì può giudicare al guftocheilfeme, che vi è dentro fia alteravo, fenza che fcrive Teofra- fto al fello capo del fettimo libbro,cheil Rapo falvati- C co fa la radice lunga come il Rafano domeltico, eil gambo corto; cole veramente che non lì veggono nel noltro Raponzolo. Onde dico che il Raponzolo è una pianta, che produce più filiti fonili, da una ^lSa'hiu° fola radice con i ramofcelli nella cima. Ha le foglie "a. lunghette , ma non però (frette, quello dico che giac- ciono interra , percioche quelle de i rami fono più (Irene', e più corte pà i fiori nelle cime celeftià mo- do di Ciglietti , ma con quattro foglie fole, da i quali nafee il lime ferrato in un picciolo, e femplice capi- tello, minuto, e nereggiante . Hàla radice bianca , lunga di quattro dita, graffetta in mezzo, tenera, e dolce; ilche ( permiogiudicio ) non riavrebbe tac D ciutoDiofcorfde, fe haveffè tenuto il Raponzolo per ilfuoRapo falvatico. Nafcene i campi non coltiva- ti, e nei colli ameni, e feminafi ancora ne gli horti , accioche coltivato facci più grolle radici, per efìere ( cotte hò detto) grate à molti nelle infilate, non fo- lamente crude, ma ancora cotte . Ma in qual'ufo della medicina fi polla accommodare in Raponzolo fiVhora non ho ritrovato , quantunque dichino alcu- ni chegenera egli affai latte, mangiandoff cotto con il Pepe lungo. Ma ritornando al noftro Rapo falvati- co, il quale nafee in Boemia per tutto copio- famente, e per la più parte nelle eftremità de i campi, dico che egli nafee con foglie, fufti, fiori , e feme del E tutto fimilc al domelfico, quantunque le foglie fieno più grolle, e più ruvide affai. Fà la radice lunga, e grolla , come il Rafano domeffico, il cui lapore, non c punto diffìmile dal Rapo domeffico, e di qui mi fono mollò io à chiamarlo Rapo falvatico . Ma quello, che io tengo per vero Rapo falvatico di Dio- fcoride, nafee copiofamente in Tofcana per quan- to hò intefo da i miei compatriotti, che fi dilettano della cognitione delle piante . il feme del noftro ef- fendo evidentemente amaro, &habbi però non po- co dell'aflerfivo, none da dubitare, che non fi pof- fi egli ufare in luoco di quello, di cui fcrive Diofco- F ride, cosi in nettatele infettioni cutanee, come an- cora in ammazzare i vermini del corpo ne i fanciulli. 11 feme delle Rape, fecondo che diceva Galeno al fettimo delle facultà de femplici, aumenta le forze R»pe ferine di Venere: per generar egli fpiriti ventofi : e la radice daGalen0 • è dura da digerire, gonfia il corpo, e genera fperma . Ec al fecondo delle facultà de gli alimenti diceva: La radice delle rape cruda e dura, e però non è buo- na da mangiare, ma cotta nell'acqua nonnutrifee manco che faccino l'altre piante che le fonofimili Preparanfi le Rape in diverfi modi, come in Ace- to, e in ialamoja per conferyarle per tutto l'anno . T L'hu- 290 L humoreche di loro fi generane i corpi, epiùgrof- io del dovere, e però mangiandofene fuor di modo , e mafiimamente non digerendoli bene , generano crudità nelle vene. Per mollificare Ucorpo non gio- vano, nè manco nuocono, e mafiimamente «juan- do/onoben cotte. Debbo nfi le Rape cuocere lunga- mente; e però quellefono migliori, che fi cuoco'no duevolte; imperoehele mal cotte fono difficili da di- gerire, nuocono allo ftomaco , generano ventofità, e qualche volta mordicano il ventre . Chiamano i Greci il Rapo FayyvM : i Latini Rapum : gli Arabi be- liem,Selgem,Selgrem, eAlfegrem: iTedefchiRue- ben: liSpagnuoli Nabo, iFrancefi Ravc, òyerNa- veaublanc dejardin. T>e i Napi. Cap. lo;. LA Radice de i Napi cotta , e mangiata gonfia il corpo , e nuirifee poco . Sminui/ce il fito feme be- vuto la forza de i -veleni mortiferi , e perù fi mette ne gli antidoti . La radice de i Napi fi ferba condita con /ale . N A P O. Diicorfi del Matthioli D \ giaci con il Pepe. Mettefi il feine loro nella Theria- v- . ca , per effer potentifTimo centra i veleni : bevuto con NapoT fucchio d'Aranci, òdi Limoni, aramazza i vermini del corpo: e con la decottionc del Capelvenere, e del- le Lenticchie fàufcirprefto fuori il vaiolo, ela'rofeì- •Ka i nel che giova non folamente per cacciare egli fuori del centro alla circonferenza gli humori , che fannoquelHmali, ma percheper fua porpria natura luperala malignità loro. Dadi utilmente in polvere allamifiirad'uncucchiaro, con una dramma di fari- nna di feme di Lino , con vino bianco caldo, per pro- vocare l'orina : bevuto con Odimele , c acqua cal- da, fa vomitare le crudità dello liomaco. Edaffian- ' cora utilmente per più giorni continui altraboccodi fiele con decottione di Marrobio , e parimente ne 1 principi all'hidronifia. Mapm delle fue virtù hab- biamo noi detto nelle noftre Epiftole medicinali. In Egitto fi feminano in gran quantità, percioche del fe- me loro fi cava olio abbondantemente. Chiamano il Napoi Greci 1W« : i Latini Napus: i Tedefchi N»mi- Stecfrueben : li Spagnuoli Nabicas : i Iiancefi Navct. Del Rafano, il quale chiamami Romani Radice. Cap. 194. LA Radice , la quale chiamano ì Greci Rafano , /calda, e genera -ventofità; è grata al gufo, ma- contraria allo ftomttco : fa ruttare , pro-voca l' orina , e lubrica il corpo , mangiata perà dopo al cibo ; perche cosi più aiuta la digeftione . Ma mangiata prima fo- fpende il cibo /opra di sè , il perche fi da per far -vo- mì lare fempe innanzi al cibo. Acui/ce la Radice i /en- fi . Mangia/! cotta leffa utilmente alle tojfe -vecchia , e contrai graffi humori, che fi concreano nel petto. La corteccia /uà bevuta con Aceto melato fa' molto più prefto -vomitare . Applicata in modo di empiaftro , è utile à gli hidropici , òr d coloro , che pati/cono nella milzjt. Spegne infieme con Mele i li-vidi , ferma l'ul- cere corrofive, e gio-va d i morfi delle Vipere. Fdri- na/cere i capelli ca/cati , tir infieme con farina dì loglio toglie -via le lentìgini. Bevuta, ò -ver mangiata •vale contra à ì Funghi male/chi, e provoca i meftrui. FA vomitare ancora il fio/eme, provoca t orina , e e bevuto coti Aceto /minui/ce la milz.a . Applicato con Aceto in forma di empia/lro /opra le cancrene le Jca- rifica validi/jimamente . Cotto nell 'Aceto melato figar~ garizxa utilmente contra alla fihirantia : e giova be- vuto con Vino contra al mor/o delle Cera/le . 77 Ra- fano falvatico , il quale chiamano i Romani Armo- racia , produce le fi ondi fimìll al dome/lieo , ma più fimili alla Lampfana . Ha la radice fittile , tene- ra, & alquanto acuta. Le fiondi, e la radice s'upt- no ne i cibi, come l'altre herbe. Ha la radice virtù di^ /caldare , e provoca /' mina , ma /calda però fuor di modo. Nagoni, e /"^HhmanoiNapiin Tofcana N a goni , e fono °/t°0n?""" ^ fpeciedi Rape, conofeiutiperò da ciafeuno , e quantunque nelle foglie, e nelle radici fieno più fi- mili àiRafani; nei fiori nondimeno, neifufti, nel . feme, enelfapore firaflembranodeltuttoalle Rape. Hanno i Nagoni . come riferifee Teofrafto , e Pli- nio, più fpecie, come che à tempi noftri folamente de i bianchi , e de i gialli fe ne ritrovino . I gialli, quantunque fieno più groffi , e più aggradevoli all'oc- chio, fono nondimeno più feiapiti, e meno aggrade- voli al gufto, che non fonoi bianchi. Sono al gu- fto affai migliori, quando ficuocononei brodi del- le carni già fife; nondimeno con tutto ciò fono vento- fi , e gonfiano lo fìomaco , e fono più efficaci à ec- citare gli huomini al coito , e maffima mente tnan- IL Rafano chiamiamo noi in Tofcana volgar- iufJW,,i mente Radice; quantunque in altri luoghi d'Ita- vcroradict, lia fichiama Ravanello. Del falvatico ritengono an- ij1" wr"* cora il vero nome i Romani ; imperoche à Roma fi chiamano le Radici falvatiche Rimoracci. Ma eflen- F do à tutti chiaro, che il falvatico è molto più duro , e molto più acuto del domeftico, facilmente può ac- cadere, che in quello luogo fia il tefto di Diofcoridc feorretto, come in molti altri luoghi habbiamo di- moftrato^ leggendofi in elfo, che la radice della Ra- moracciaè tenera, molle, e non molto acuta. Fàil Rafano le foglie fimili al Napo, epiùftrette, che quelle delle Rape, e parimente più ruvide, e piùpe- lofe, ilgambotondo, il fior bianco, eie filique gon- fie, acute in cima, quattro volte maggiori di quel- le delle Rape, incuiedentro il feme tondo, roffb, e maggiore che di Rape , e di Nagoni , e pari- mente Nel fecondo lib. di Dioico) ide. 20 1 del dò- mente più duro, epiùacuto. Varia il Rafano nelle radici, avvenga che alcuni la producono lunga, di- ritta, bianca, non molto più groffa d'un pollice, te- nera, mediocremente acuta, laquale in Tofcanaèla più ftimata ; e alcuni lafanno umile à i Navoni, e fpeffb più groffa, dura da mangiare, dell'altra molto piùacura, ma non cosi grata al gufto . Sono ancora differenti nel colore, per eflèrvene di bianche , edi nere, quantunque quefte non fienofenon rare . Le frefche tagliate minute, efcaldate con un poco di Vi- no bianco in una padella , e ineffe ben calde in un fac- cheto di tela fotule, e polle fopra al pettenecchio pro- vocano 1' orina ritenuta . Fà il medefimo ancora il loro fucchio bevuto al pefodidueoncie con altret- tanta Malvagia . Tolta una oncia di corteccia della radice con altrettantaMercorella,quattro grani di Zaf- farano, una dramma diCaflìa lignea volgare, e due dramme di fucchio diSabina, e pedo tutto inficine nclmortajo , e meffòinvolto in fottilillìma tela nella natura delle donne , giova mirabilmente per farle partorire predo, quando lungamente dentano. Va- le il fucchio delle radici bollito un pochetto con Olio di Mandorle amare, ò veramente dolci, e un poco di Vino bianco , e mezzo fcropolo di Colo- quintida, àifuffoli delle orecchie , didillatovi den- tro caldo. Crcdeiì il Fuchfio Medico de inoltri tem- pi notabiliflimo , che altro non (ia la Ramoraccia , che quella pianta, che volgarmente li chiama Rafano in diverfi luoghi d'Italia, che produce le foglie mol- to maggiori del Lapatio acuto, e radici acutiffime , ufatc in tutta Germania, Ongaria , e altre regioni Settentrionali per Salla delle carni, che mangiano . Nel che, quantunque fia egli huomo veramente dot- tilfimo, panni nondimeno, che inquedofiain non poco errore, forfè ingannato dall'acutiffimo fapore diquella radice. Male egli fi luffe dilettato di vede- reRoma, dove i Ramoracci fi portano dalle campa- gne copiofiflimi, & effòhaveffè parimente conlide- rato, che le foglie del Lapatio non hanno fimilitudi- nc alcuna con quelle del Rafano domeftico, non ria- vrebbe forfè cosi in ciò errato . 11 Rafano domedico ( fc credere fi deve a Teofralto)c di varie, e diverfe Ipc- cie; onde fervendone egli al quartocapo del fettimo libbra dell'hiltoria delle piante, cosi diceva: Lefpc- cic delle Radici fono diverfe, cioè Corinthie , Cleo- nee, Liothalaflìe , e Beotie . Le Corinthie crefeo- no aff ai con difeonerta radice ; imperoche fecondo che 1' altre fi profondano con le radici in terra , queite efeono con le fue fopra terra . Le Liothalaflìe , quali chiamano Thracie , refidono valorofamcnte al freddo . Le Beotie fono ritonde di figura , edol- ciflìme , ne fono cosi lunghe come le Cleonee . Tanto fono più dolci, e pili foavi le Radici, quan- to le foghe loro fono più lifeie : e per lo contrario più acute lono quelle, che hanno le foglie ruvide, eaf- pre . Enne una fpecie, che produce le foglie fimili alla Ruchetta . Quefto tutto diffe Teofratto . So- e no le Radici , fecondo che recita Galeno al quar- to delle facultà de femplici, caldenel terzo ordine , e fecche nelfecondo, come che i Ramoracci fopra- yanzano amenduequedi termini. 11 feme oltre à ciò e, mo't.0 più valorofo che tutta la pianta . Ha vir- tù di digerire ; e imperò per haver egli cotal l'acui- ta e molto convenevole à i lividi , e aìlepercoffe . E il fecondo dellefacultà de cibi : Mangiano ( dice- p va) gli riuomini nelle città la Radice fola, e cruda per lo più nel principio del paflo inficine con Garo, per muovere il corpo, epochifono, che vi mettino Aceto. Ma i villani la mangiano fpeffb co'l pane , non altrimenti che gli altri companatichi datici dalla natura, e non preparati per arte , come è 1' Origano verde , il Nadurtio , il Thimo , la Thim- bra, ìlPulegio, il Serpillo, la Menta, la Calamin- ta , il Pirethro , & la Ruchetta . Imperoche tutte quelle herbe verdi fono companatico del cibo . Man- giaufi parimente qualche volta ancora le frondi, &i b RAl'HA N o • I. IUI'HANO II. Hi germi- W Difcorfi RAPHANO VOLGARE. del Mattoidi Nomi , Sifaro, c fua hiftoria ., gciminidelle Radici, ma più pretto nelle neccffità, che volentieri . E' la Radice nel numero di quelle cofe,che li mangiano continuamente, più per compa- gnia dei cibi, e per dar loro faporg, che per nutri- mento . Hà virtù di fmagrire, e di fcaldare; impe- roche l' acutezza in quella qualità fopravanza : pro- duce il fuftoaltcmpo della primavera, come fanno la maggior parte dell'altre piante, che lo produco- no . Mangiali quello IcfTò , e pofeia condito con Oglio, Caro, & Aceto, come q uello delle Rape , dellaSenape, e della Lattuca; e cofi nutrifeepiù il gambo, che la Radice cruda, perlafciare egli tutta V acutezza nell'acqua , ove fi cuoce , quantunque habbia poca virtù di nutrire. Sono alcuni, che non folamentecuocono il gambo, ma l'illefie Radici , e cofife le mangiano, come le Rape. Non mipoflò , fe non maravigliare di alcuni Medici ignoranti, che per ajutare alla cottura del cibo, mangiano le Radi- cidopocena, dicendo haver ciò per efperienza ,■ ma non però sò io alcuno, che habbia imitato colloro fenzadanno. Chiamano i Greci il Raphano Pto;( ; j Latini Raphanus: gli Arabi Fugcl, & Fegiel : iTe- defchiRettich: li SpagnuoliRavano, &Ravanillo: j Francelì Retore Pel Si/aro. Cap. 105. E' Noto il Si/aro à tutti . La cui radice lejia è ag- gradevole al gufto , utile allo Jìomaco , provoca l'orina, e fa' appetito. Quantunque il Sisaro fuflè cosi noto àgli an- tichi, che non fi ritrovi veruno di loro ( per quanto io me ne veggiaj che ne deferiva le note, el'hiftoria; nientedimeno è egli à noi in tanta poca cognitione, che è cofa difficiliflìma à rintrac- ciarlo in quella noftra età, non ritrovandoli veruno , B che ce lo fappidimoftrare ■ Il perche io perfuafo da prima da alcuni, che me ne facevano fede, fendi ri- trovarli il vero Sifaro in Germania nel territorio di Magonza, appredb, dintorno alRheno. Maacca- dendomipoi conferirne con alcuni dotti Semplicifti diquel pac^e, m'affermarono non efiere vero, per- ciochequelleradici, che mi dipingevano quei primi per il Sifaro, mi dicono eflèr quella iftefla, che noi riabbiamo delineata , chiamata da i Tedefchi Rapa gialla. Ma fe pianta alcuna ài tempi noilri fi ritrova , che polla edere il Sifaro.crederò 10 agevolmente efier quella, che nelle foglie fi radòmiglia non poco alla pattinata domeftica con molte radici, di cui è qui la figura . Induconmiadunqueàciò credere piùcofe . t prima conùderandofi quanto ne hanno trattato gli antichi, panni che apprefìb loro debbi efier il Sifaro comefpeciediPaftmaca; imperoche Plinio (lafcian- do horagli altri) al s. cap.del 10. libbro , doveferive egli della Paftinaca, fcrivefubito poidel Sifaro, co- me congenere di quella; come. veggiamo ancora noi cller il noftro qui delineato . Appo ciò per haver la lua radice dentro un nervo , il quale fi fepara, eie necava, comeècotta. Oltre di quello, per feminar- 11, e ripiantata il noftro, llirpandole più giovani radici dalla pianta, e ripiantandole m terra, comefi la con Hclenio, con l'Aro, e con iGigli, eque- » Ito perche fcmmandolene il feme , non crefee che Ila buono da mangiare fe non il terzo anno dipoi; e piantandofene le radici , fi mangia maturo l'anno medefimo . 11 che dice Marcello Vergilio , che fa- cevano gli antichi , e parimente il Ruellio, i quali quantunque non fcrivino da chi l'habbino trasferito nei volumi loro: nondimeno io crederò che in ciò fi polla creder loro, per pervadermi , che quefti così ciotti htiominidabcnenon lo Priverebbero, fenonl' havefiero trovato fcritto da gli antichi . Nella qual temenza mi conferma Columella al terzo capo dell' undeci.no libbro della fua agricoltura, cofi dicendo • La Pallinaca, il Sifaro, &l'£nula , diventano più belle, e più grolle quando fi piantano nel terreno ben icafiatocon la vanga, e bene ingiallato con letame, rnabifogna piantarle, e porle ranfli me, accioche pof- Imo crefeere, e che nonoccupandolì infieme , pol- lino ingroflarfi maggiormente. Le quali parolefe lie- fammeranno diligentemente , fi potrà agevolmente conofeere, che il Sifaro fi piantava, e non fi femina- va, e che per efier egli copiofo di radici, come lo Amphodillo,hà bifbgno di cflér piantato difeofto affai ■ 1 una radice dell'altra, accioche generando poi que- lle ciafcuna molte radici, habbinocampo ovefipof- fino distendere ; imperoche q uanto fono elle più grof- fe, tanto fono più grate, e piùfoavial gufto, e pe- ro ben diceva Plinio al quinto capo del 19. libbro con quelle parole : Fù il Sifaro nobilitato molto da Tiberio Cefare, facendofelo egli portare ogni anno di Germania. Chiamafi Gelduba il cartello appref- loalKbeno, dove nafee il piùgenerofo . Dalche ap- pare, che defideri il Sifaro luoghi frigidi. Hà den- trodi lungo un nervo, il qual fi cava dipoi che egli è coito. Tutto quello del Sifaro fcrifie Plinio, dal che e chiaro, che iSifan di Germana fuflero cofi grati à Tiberio , per efier quelli , che nafeono in luoghifred- di più grandi, e migliori . Oltre diciòferive Dio- lcoride, che la radice del Sifaro è non follmente gra- ta al gufto, maancora utile allo ftomaco. 11 che fi vede manifeftamente nel nollro Sifaro , quando le fue radici prima ledè, e dipoi infarinate, e frittene! Borirò fi mangiano. Nebòioaltro, ch'una cofafo- la, choftì alla mia opinione, cioè, che nel noftro non vi fi conofee quali veruna amarezza , avvenga , aheappreffoDiofcoride, ePlinio, il Sifaro non fia fenza amaritudine . Ma quello non mi toglie.dalla mia opinione, per fapere cheil terreno, e ilpaefe mol- te volte alterano i fapori nelle radici . Come veg- giamo chele Cipolle Caetane; febene fono le mag- giori che fi ritrovino in Italia,, fono tanto dolci, che àpena Nel fecondo lib. di Diofcofide , SISARO-I. SISARO II. 293 à pena vi fi ferite acutezza alcuna ; il che fi vede molte volte nei Rafani; e nell'Aro Cirenaico, comeferive Galeno. Quella adunque è la mia opinione , lacua- le lafcio à confermare nell'arbitrio di coloro, che fo- no in quella facilità più dime efercitati . Ritrovali (comeferive Plinio) ancora ilSifaro falvatico, co- mela Paitinaca, e però diceva egli al <;. cap. del 20. libbro. IlSifaro erratico è limile al domeftico, coli nellaforma, come nello effetto: eccita Io appetito , e prefo con Aceto la lerpitiato ne toghe via le na ufca,e ilfaflidio, ò veramente prefo con Pepe, ò con Vino melato, o con Salamoia di pefee . Provoca l'orina (come fcrive Opione ) e parimente il coito . Ilche conferma ancora Diocle: appo ciò giova ne i conva- lcfcenti ài difetti del cuore , e dopo i lunghi vomiti allo filòmaco . Heraclide lo dà contro l'Argento vivo . 11 fucchio del domeftico vale privatamente bevuto con latte Caprino per riftagnare i fluffi del corpo . Fe- ce del Sifaro memoria Gal. all'8. Iib. delle l'acuità dei femplici con quelle parole : La radice del Sifaro cotta è utile allo ftomaco, e fà orinare , fcaldando nel fecondo grado, con un poco d'amaritudine, &è di virtù coltrettiva . Il Sifaro chiamano i Greci Xì come che fieno alcuni , che la chiamato Anaxirìda , à •vero Rombice ftalvatìca , le D cui frondi fi rafjembrano d quella terrea ftpecie di ftalva- tica, che fd le fi ondi corte . Il fu/lo di quefia non è troppo grande, il femeè appuntato, roffo di colore , e acuto di ftapore-i il qual nafte nellacìma del fuftio, e de ftuoì ra- muftcelli. Tutte le Rombici mollificano il corpo mangiate cotte. Impiaftrate crude con Olio Rofato, e taf arano ri- ftolvono le pofieme , che chiamano meliceridi . Il feme della fanatica, dell'Oxilapatho, e di quella che chia- mano Oxalida , fi bee utilmente nell'acqua, òveramente Pino contra alla difenteria, fluffi ftomacali, faftidi difio- maco, epunture diScorpioni . Antiche fealcuno ha pri- ma bevuto cotal feme, e fiapofeia trafitto da gli Scor- pioni, non fente nocumento alcuno . Le radici di tutte le E Rombicicrude , over coìte uett' Aceto ftanano applicate in forma di impiafìro la fteabbia , l'impetìgini , e l'unghie corrotte ; ma bì fogna prima fregar il luogo al Sole con Ni- tro ,econ Aceto . Sana la decottione delle Rombici, lavan- doftene nel bagno , il prurito di tutto il corpo . Ladecottion loro con Vino giova lavandofene la bocca , à dolori de den- ti, e fimiimente vale d dolori dell'orecchie difettatavi dentro. Bollite le Rombici nel Vino , e impiaftrate riftol- vono le ftcrofole , eie poftemeche vengono dopo all'orec- chie, e cotte nell'Aceto ftminuiftotio la mìlxjt. Sono al- cuni , che per rifolvere le ftcrofole , panano attaccate al collo le radici loro . Le radici delle Rombici trite , e F applicate alla natura delle donne ri/lagnano i fiufft lo- ro , e bevute cotte con Vino vagliono al trabocco di fiele , rompono le pietre della vefeica, provocano ìme- ftlrui, e medicano alle punture de gli Scorpioni . Quel- lo che chiamano i Greci Hippolap *iho , ègrande , e na- fte nelle paludi . Hi quejlo lemedefime virtù, che han- no t altre ftpecie delle Rombici ftopradette . CHiamafi il Lapatio in Tofcana volgarmente Ró- LaMt;o. a bice; e quantunque a tempi noftri non fia in ufo vero Rom- feminarclaRombiceneglihorti, vi nafee però per fe fei-jJì? flelIa,comc ancora ìlfalyatico ne i luoghi non coltiva, ne. T 3 ti, con 294 Difcorfi O X I LAPATHO. ti, con foglie fimili alla Bietola nera, mapiùpiccio- le, comedi Piantagine, ftratc per terra, conilfufto Ihiato, alto^un gombito, connoriroffi, e leme mi- nuto, lucido, e nereggiante. La radice hà ella gialla, carnofa, & amara. Chiama Diofcoride Oxilapatho, cioè, Ladano acuto, quello , che nafee ne'luoghi paludofi, e acquaftrini : non però, perche iìa egli acuto, e acetofo nclfapore, come èia Oxalida, la quale chiamiamo noi volgarmente Acetofa, ma per havercglile frondi appuntate,imperocheOxy in Gre- co lignifica qualche volta acuto, riipetto al fapore , e qualche volta appuntato, riipetto alla forma; come medefi inamente lignifica molte volte quclto vocabo- lo acuto nella lingua noltra . Alche non havendo aveftenza Avicenna, chiama ogni Lapatio Acetofa , come medefimainente'fàSeiapione, credendofi, che fi dovefle intendere del fapore quello , che intefe Diolcoride della forma delle frondi nella prima fpe- ciedel Lapatio. Plinio al vigefimo primo capo del ventèlimo libbra fece fimile al domeftico quello, che nafee per luoghi paludofi con le frondi dure, e acu- te, come che affermi Diofcoride il contrario . L' Oxalida nonèaltro, che quella , che chiamia- OxaiiJadi ino noi Acetofa ; della quale, quantunque fe lo iucffccie. caccia Diofcoride, fe ne ritrovano due fpecie , mag- giore cioè, e minore. La maggiore hà le foglie qua- li fimilialla Rombice falvatica, di modo che mol- te volte inganna l'occhio, tanto gli è ella fimile, ma guftandofi , fubìto li conofee al fuo acetofo fapore ; nondimeno hà però ella le foglie alquanto minori , piti lifeie , piti Uvette , e dal nafeimemo fagitcali . Ha piùradici, ma non giàcomela Rombice gialle , ma benealguftoacctofe, come il furto, e le foglie. La minore fà lefogliemoltopiùpiccolefimilià i fer- ii delle lancie lucide, rofifeggianti , e piene d'hu- more , e affai al guiro più acetofe di quelle della maggiore fpecie . 11 feme è fimile in amendue , ec- cetto che quello della minore è alquamopiiì minuto. del Matthioli A OXALIDA. Dell' Hippolapatho poi riabbiamo oflervàto Hi due fpecie , domeftico cioè , efalyatieo. IldomeftU the co fi Nel fecondo lib. di Diofcoride. HIPPOLAPATHO. HIPPOLAPATHO SALVATICO. ferirne da Galono- \ co fi femina hoggielì ne gli horti , eiie i giardini , e chiamatilo Ilhabarbaro dei Frati; imperoche quelìo nelle foglie, nelgambo, nel ferne, nella radice, e univerfalraentc in tutte l'altre parti , G raffòmiglia del tutto allegitimoHippoIapatho. Mail falvatico non (olamente ho veduto io crefeere con gran frondi,& al- to furto nellepaludi , ma ancora in sui monti, ove iia graffò, e morbido terreno, e mafiìmamente nei luoghi, ovele vacche, elepecore fogliono ftantia- re la notte. Scriffè delle Rombici Galeno allettimo delle facultà de femplici , coli dicendo : Il Lapato hà virtù moderatamente digeriva. Ma nell'Oxilapa- tho fi ritrova mjfta, percioche quantunque habbia. B del digellivo, hà però ancora del ripercuffivo . IHe- me loro è manifeftamcnte coftrettivo , e maffimc quello dell'Oxilapatho, di modo chefana ladifente- ria, egli altrifluffi. Oltrediqueftol'Hippolapatho, che nafee nelle paludi, hà le virtù medefime de ifo- praferitti, ma non cofi valorofe . E nel fecondo del- ìcfacultà degli alimenti: La Rombice ( diceva ) fi, può chiamare, come riabbiamo detto per avanti , Bietola falvatica , avvenga che non (blamente nel gu- ilo, ma ancora nelle virtù le fia ella limile. Ma per- che la Bietola qualche voltà è più dilettevole della virtù dello Rombice, però è ufatadagli huomini. L'Oxilapa- OxiUpkI». tho ('come lcrive AetioJ hà virtù particolarmente à C i morfi deicani rabbiolì, fomentandoli prima la pia- ga con lafua decottione, e mettendoli (opra dipoil' herba, à modo d'impialtro , edandofi poi fubitoà bere la decottione dell'herba, e delle radici. Falli del medefimo un'acqua diftillata , che leva via tintele pultule, e le macchie della faccia, e d'ogni altra par- te del corpo, in quello modo. Piglianfi d'acqua lam- biccata d'Oxilapatho, e diMclloniben maturi, di ciafeuna due libre, & aggiungonvifi dentro dieci ova di Rondine, mezzaoncia di Salnitro , edueonciedi Tartaro bianco, tutti prima polverizzati, emettonii pòi a lambiccare in uh lambicco di vetro, ecavalencl' acqua, e conquefta fi lava la faccia la mattina, eia D fera fi unge con olio^li Tartaro, e di Mandorle dolci mefcolati inficine . La decottione dell' Oxilapatho fatta nel Vino , bevuta alquanti giorni guarifee il tra- bocco di fiele, e'reilituifce al corpo il prillino colo- re. Credono alcuni , che fi prefervino dalla caccola degli occhicoloro, che portano (òpra di fe una del- le lue radici cavata à Luna feema , e involta in bian- chillima tela . Chiamano i Greci la Rombice aùiru- 6w : i Latini Lapathum: gli Arabi Humadh,Hunadh, Homi. &Hamad : iTedefchi Ampffer : li Spagnuoli Laba- ri: iFrancelì Lapais . L'Acetofa chiamano i Greci 0(xk!: i Latini Oxalis: i Tedefchi Sauframpffer : li Spagnuoli Azederilha: iFrancefi Ofeille , Vinctte , E ScSaliette. Della Lampfana, Cap. 107. LA Lampfana è ima herba fal-vatica , più nutriti- va della Rombice , e più utile allo ftomaca ; le cui Jrondi, e i cui torjì fi cuocono ne ì cibi. A Lampsana, quantunque fia qui con l'altre i_am fjnlie LA _ herbe,ciie fi mangiano ne i cibi.connumerata da fuàSiìn's.! Diofcoride; nondimeno non deferiffé egli cofa alcu- tione. na delle fatezzefue, per eiìer forfè à quel tempo nel paefefuo herba notiffìma à ciafeuno. Uchenon in- terviene hoggi in Italia . E però diremo infieme con Plinio al nono cap.del 20.1ibbro, che la Lampfana è unafpeciedi Cavolo falvatico, alto di fu Ito un pie- de, le cui (rondi fon ruvide, e fimilià quelle dei Na- voni, ma fà il fiore più candido. Nafce quella in To- fcana , &in molti luoghi d'Italia abondantemente ne i campi, che non fi lavorano , quantunque ella non fia ài tempi noltvi troppo in ufo nei cibi, ne nel- le medicine , fe non ne i tempi delle careftie . La Lampfana (diceva Galeno al fettimo delle facultà > T 4 dei 296 Difcorfi del Matthioli LAMPSANA. A BLITO MAGGIORE. L.impfai ifemplicì ) mangiata genera cattivi humori, come Pann i^irn fimi.; U.LL:. _n _ _ ■ t- ^. LIT j f f ' '""''^'•"••£>-u«a cattivi numon, come G™«od,*fam*mJft»of} habbia ella vinti digeftiva, & Kcmi. a?erfivV Ch.amanoi Greci la Lampfana *Am^»i ? 1 Latini Lampfana . ^tòo, Cap. 10S. 1*14*9 '& mfSÙ ">»e l 'altre herbe d'horto . Non va alcuno ufo nella medicina , imperoche folamen. le lemfce il corpo . fua^i,;/TL<;B;ITOuèfit'Uerpccie' ^ncocioc, & rotto. bom. J- s°n,° ambidue volgarmente conofeiuti, perna- icere abbondantemente tanto nei campi, quanto ne gli horti. Jl rollo produce le foglie, e parimente i rutti purpureggiami, umili all'Amaranto, che noi E chiamiamo fior velluto. E' rotti parimente la radi- ce, di modo che rompendoci pare, che fanguini tut- ti*. m„ " • ènne d'1"efta torte un'altra fpecie chiamaroda /o^X""01 Blio Maggiore per crefeere egli coli gran- Eiftotia. de, che pare un arboretto, con foglie fintili all'al- tro, le ben maggiori, e con fiori grandi, congran numero dipanicole all'intorno, piegate verfo terra come pcnnachi,erofTe come quelle dell'Amaranto lì follo produce egli grotto come un braccio , duro , e per lungo ftnfciato . 11 bianco, dal colore in poi, e del tutto finole, enafeenei luoghi medefimi, con foghe pero alquanto più larghette, e bianchiccie. I F ftfte e parimente il feme producono amendue sii per il ludo in racemi fimili alle panicole del Panico fal- vatico . Chiamafi nel territorio di Trento il Blito Eledone, e mangiali nei cibi fpeflè volte. Cuocon- lo prima nell'acqua, e pofeia lo friggono nella padel- j m°»OIi°' ° conBurro> aggiungendoli del Sale , dell Aceto, ò vero dell'Agretto : benché molte volte (come porto 10 far vero teftimonio ) faccia vomita- r£ n Sn? j" <,o,0ri di ftornaco , e di budella, e parimen- te nulli di corpo, movendo la colera. Ilperche Pli- nio al 22.capodel2o.libbro. Pare il Blito ( diceva; BLITO ROSSO. effere una pianta infipida, e fenza alcuna acutez- za, e pero apprettò Menandroi mariti fanno di ciò romore Nel fecondo Iib. di Diofcoride. BLITO BIANCO. 297 romore con le mogli. Nuoce allo (lomaco, & in tal modo Io conturba, che muove in alcunila colera . Dadi nondimeno à bere nel vino almorfo degli Scor- pioni, &inpiaftrafi in sii i calli dei piedi, e parimen- te nei dolori delle tempie, e della milza inficine con Olio. Hippocratefcrive, che mangiato riftagna il meftruo. Quello tutto dille Plinio. Scrittene Gale- ' noalfèftodellefacultàdefemplici, con quelle paro- le: HBlitoèun'herbaggio, che (Smangia, frigido, Schumido nel fecondo ordine. Et al fecondo delle facultà dei cibi: Chi intende (diceva) laqualitàgu- flabiledel Blito,edell'Attiplice, echi ben fi ricorda del fapore della Eradica , non haverà da dubitare,chc la lattuca nò fi polla collocare nel mezzo tra la Braf- fica, e tra quelli ; imperoche quella dilecca valente- mentre quelli per Io contrariofono humidi,& acquo- 11. E pero non (blamente fi mangiano con Olio, Sale, e con Garo , ma megl i o , e pili fpefl'e volte aggiungen- doli dellAceto , altrimenti fono inimici dello filoma- co . Hanno quelli herbaggi (come dicemmo ) alquan- to di virtù per mollificare il corpo, e mafìimamente quando s'accrefcc le forze loro con qualche cofa lu- brica, evifeofa. Quelto tutto dille Galeno. Onde Jionèfe non da maravigliarti, fe vogliamo conCde- rareleparolcdiPlinio, e di Galeno , che fcriveffe Diofcoride , che il Blito mtioveffe il corpo, e non ha- veflealcunoufonellamedicina. Chiamano i Greci il Blito Bxiìttov: i Latini Blitum: glArabi Bachala jamenia, ò vero Bacale Aliemanie: i Tedefchi Ma- yer : li Spagnuoli Bredos : & i Francefi Porree rouge . Della Malva . Cap. lep. SOno due fpecie di Malva , una domejlica , e l'altra fitlvatica. La domejìica ì> più convenevole per man- gìarfielaneicibi, che non è lafalvaticd , come ch'ella Jìz inutile allo /lomaco . Leni/ce il corpo, ma molto più lo fanno ifiioifitjìi . E utile la Malva all'interiora, & al- la ve/cica . Le fue foglie crude mafticate con impocodi Sa- ie , e fattone impiastro con Mele guari/cono le fijlole l agri- mali, ma nelfaliare laccatrice s'ufanopafcia'fienxa Sa- le. Giovano così applicate mede/imamente alle punture dell Api, edelleVefipe, e perà chi s'unge con la Malva pefta cruda infieme con Olio, non può e ftr punto da loro.- Fattone impiajìro con Orina humanamondifica la farfa- rella , c l'ulcere del capo , che- menano . Le fi ondi della Malva leffepefie , ér applicate con Olio medicano atte cotture del fuoco , ér al fuoco Jàcro . Sedendofi nella fica decottione mollifica ledurexxe dei luoghi ' fecreti delle don- ne , e facendone crifierigiova d ì rodimenti delle budella , del federe , e della madrice ■ Giova la decottione della Malva fattainfieme con le fue radici , bevendola, A tutti i veleni mortiferi , mabifogna che coloro, che la bevono, continuamente lavomitino . Vale medejtmamente amorfi deìRagni, che chiamano Phalangi , e provocali latte. Il ferne bevuto nel Pino infieme con quello del Loto falvatico mitiga i dolori della vefeica . M A L V A. C D E La Mal va una delle più volgari, epiùcono- feiute herbe, cheli ritrovino tra le piante; non- dimeno gl'antichi ufarono di feminarla ne gl'horti , perciocheàloroeraellaordinariamcntc in ufo ne i cibi. Ritrovanfenedipiù fpecie, imperoche quella , che crefee in albero , non è altro, che Malva commu- ne, tiratacon artificiofa coltura , come recita feo- frafloal5.cap. del primo libbro dell'hiltoria delle piante, cosidicendo: Sono alcune piante, che per il coltivare diventano diverfe, e s'allontanano dal- la natura loro , come è quella Malva, che crefee in alto , e li trasforma in albero . 11 che veramente non fi fà con lungo tempo, ma in fei, over fet- te meli, di modo ch'ella può cosi crefcerealla lun- ghezza, e groilczza d'un'hafta. II perchecommo- damentc s" ufano i fuoi fufti per baffoni ; quan- tunque in più lungo tempo all'ai piùcrefea. Que- llo tutto della Malva arborea fcriffè Teofralto . Appreflb di Plinio al 4. cap. del 10. Iib. oltre alla Malva, che in Arabia crefee in albero in fette meli , Malva, e Tua hiitorìa. e fan fene baffoni, li legge d'un'altra M a l v a A R- z9$ Difcorfi MALVA ARBOREA. £ o REA) che nafce in Mauritania apprettò Lixo ca- mello, dove fi dice elìere (tati gl'horti delle Hefperi- Ll <1'a,cezza di venti piedi, edigroflezzadipnidell' abbracciare d'un'huomo , e di quella medefima gran- dezza dice ritrovarli parimente del Canape. Di Mal- va arborea vidi già io in sii la riva del Benaco nella villa diGngnanoalcunepiantebelliffimc, e grandi, iatte per arte in un chioriro de Frati di San Francefco. Malva b fimilraente fpecie di Malva quella , ch'etténdo hog- (Ja.sgw«, gì fatta volgare à tutti gl'horti d'Italia, crefee altacò- rneun'arbofcelloconfuftogrande, tondo, limile à un bailonc, e con foglie ben larghe, rare, & all'intor- no dentate,quantunque quclle,che fono sii perii gam- bone , fieno più picciole , e del tutto limili alla Malva volgare. Produce i fiori in cima, e sii per il gambo , grandi limili alIeRofe, ma piùfolte di foglie . Vene di dive rfì colori , peroche alcune nel purpureo accefo nereggiano, altre fono bianche, & altre incarnate, di modo che cosi nella forma, come nel colore imitano leRofe. Durano quelli fiori attài più lungo tempo delleRofe, ma fono inutili, e fenza verunoodore. Producelaradicelunga, vencida, & arrendevole ', comequelladell'Althea. Quella adunque non è co- fa che proìbifea, che non fi polli chiamare Malva Maggiore, quantunque fienoalcuni, che la chia- mano Malva arborea, ma errano; imperoche,corne fà teftimonio Galeno al 7. & io. libbro delle facultà defemplici, AniaSfouxxxM) non è altro che l'Al- rhea, quantunque mifcriveiTe gl'anni pattati l'Eccel- lentiffimo Medico M.Giovangiordano, chela Mal- va arborea nafeeva copiofa ne i lidi del mare di Ge- nova, ma non però ho potuto fin hora ottenerla da Maiva delia lui . La terza Malva poi da me prima non più ve- t?re»tp«ie. dura, mifiimandata dal diligentiflìmo Semplicità M. FrancefcoCalzolari Veronefe Speciale alla Cam- virtù iella Kn,ad>oro> di cui è S"ì 'sfigura. La radice della Malva. MaIvacommunefecca, e macerataun giorno nell* acqua, & involtata in una carta bagnata, ecottafot- to la cenere calda, e di nuovo rifeccata, leva viafre- gandofene la ruggine , & il geflò de i denti . La decot- del Matthioli A MALVA III. I Itone dellaMalvagargarizata toglie la ruvidezza delle tauci:e del gorgozzule.Le foglie cotte ne i cibi dichia- rano Nel fecondo !ib. di Diofcoride. 299 ranol» voce r»uea,- & aggiuntovi Olio, Sale, cBo- A tirofrefco, muovono il corpo. Le foglie trite con fo- glie di Salice, s'impiaftrano utilmente fopra tutte l'in- namraagioni, e fpecialmente à quelle delle ferite, e trite con Porri, e Cipolle fopra i morfi de i Serpenti irelenofi . 11 fucco diftillato caldo nell'orecchi); ne le- va via ogni dolore. La decottion della Malva, edelle radici, cotte fin che diventi mucillaginofa, fi dà con manifesto giovamento à bere alle donne, che Mentano à partorire: & il medefimofà mezza libbra del fucco loro bevuto caldo. 11 feme trito , e bevuto con vino vermiglio, vale allanaufea dello ilomaco. Cotti i germini della Malva, emangiati con Olio, Sale, & aceto à modo di Sparagi nel principio del mangiare B muovono commodarnente il corpo. Daffi il dicco dellaMalvautilmenteàbereàimelancholici al pefo di fei oncie, & otto fe ne danno quando impazzifeo- no . Infiammala Malva è utile à molte, e molte cofe, e però è chiamata dagl'antichi medicina di tutti i ma- alvifcrit- li. ScriflèdellaMalvaGalenoal 6. delle facultà de • Vii Gale- fempi;ci con quelle parole: La Malva falvatica hà virtù di digerire alquanto, e mollificare leggiermen- te; ma la domeftica quanto piti ella ha in fe dell'hu- midità acquea, tanto e più debole. Il fuo feme tanto èpiuvalorofo, quanto e più fecco . Di quella mede- fimafpeciecquella, che chiamano Anadendroma- lache ( cioè Malva arborea) ma più valorofa di tutte £ l'altre in digerire. Chiamali ancora Althea . Etal fe- condo delle facultà dei cibi: La Malva (diceva pur egli) non folamcnte fi ritrova domeilica, ma ancora falvatica, come dicemmo della Lattuca ; mà è però differenza tra quelle fpecie, perciochefemprclc pian- te falvatiche fono più fccche, c le domeniche più hu- mide . La domeftica adunque hà in fe del vifeofo, del che non fi ritrova punto nella Lattuca . Oltre à ciò non fi ritrova nella Malva virtù infrigidativa manife- fta: il che fenza mangiarla fi può conofccrc, facen- done impiaftro fopra le calde infiammagioni, come lonol'crifipelle, fior. con Malva, & horcon Lattuca, comeficottuma, cioè penandone le foglie tenere co- D sì diligentemente, che fieno liei toccarle ben lifeie , e ben pelle. Cosi adunque conofeerai , chela Lattuca manifcftamcnteinfrigidifcc, eia Malva cosi poco , ch'altronon fi puògiiidicaie, fcnonch'ella conten- ga in fe una tepida calidezza . Mangiatala Malva cot- ta velocemente feende à bailo, ma non però tanto pereflèrhumida, quanto per eficr ella vifeofa , e mafiìmamente quando ella fi condifee abbondante- mente con Olio, e Sale. Chiamano i Greci la Malva jomi. M^y»'- » Latini Malva : gì' Arabi Chubeze , & Chabazi ; i Tedefchi Pappel : li Spagnuoli Mal- vai : i Franccfì Malve . Dell' Atriplice . Cap. Ilo. L 'Atriplice è berbaggio cqnofciuto . F. di due fpccie , falvatica cioè, e dome/lieo. Mangiafi lejfo come gli altri berbaggi, e così mollifica il corpo . Applica- to tanto crudo, quanto cotto rifolve i pani . Il fw feme bevuto con acqua melata guarifee coloro , à cui è traboccato il fiele . L'Atri pl ice non fifemina negl'horti diTofca- na, come che in Lombardia fi feraini copiofa- "~~ menteilMarzo, enei principio d'Aprile. Chiamali in alcuni luoghi di quelli paefi Trepele, in alcuni F Reppcfe . 11 che non è altro , che il fuo proprio nome Latino corrotto nel volgare. Ufafi per lo più à far tor- te alla Lombarda , mefchiandolo con Calcio, Burro, &Ova. Nonèherba, che più pretto nafca.c più pre- tto crefea negl'horti , che faccia quella , perCioche in fpatiodiquindeci, ò vero venti giorni fi fcmina , e li mangia crefeiuta nei cibi. Produce le fiondi di fat- tezze larghe appretto al furto, & appuntate in cima, à modo di faetta, grafie-, piene d'humorc , di colore pi u pretto giallo, che verde. 11 furto, il quale il più delle ATRIPL1CE DOMESTICO. ATR1PLICE SALVATICO. volte rofleggia,crefce con più ramufcelli all'altezza di tre, òdi quattro gombiti, sùperi quali nafee il feme in cer- 3oo Difcorfi ATRJPUCE SALVATICO II. ATIUPLICE SALVATICO III. D in certi follicoli diacciati, firmi! à quei del Narturtio, ma di forma affai maggiore. Ufaiì l'Atriplice nei cibi del Mattinoli A per tutto il mefe di Maggio; imperoche fecondo che velocemente nafee , cosi ancora velocemente s'invec dna, ed perde la tenerezza delle fuefrondi. E vera- mente vana l'opinionedi coloro , che fi credono, che lAtriplice, cloSpmacefienounapianta medefima; percioche lo Spinace è herba nuova, non conofeiu- ta, ne lentta fe non da i moderni, quantunque il Ma- nardoda Ferrara vadafofpicando, che fieno l'Atri- plice, e lo Spinace, amendue fpecie di Crifolacha- non : il che veramente non mi contenta, perciochc C i folachanoninGreco, fuor* in Latino aureum v^S Kr jlUrC1' laqualqtialitàfebenfi con- yeneallAtiiphce, non pero pef quello fi conviene B allo Spinace , il quale nelle fiondi , 'nel furto , nel fio- re, e nehemeTempre verdeggia. Seminane, gli Spi- naci lmeied Agolto, eparimente di Marzo, naf- Urì°ìl tT° 8'T° S?° f0g?ie dl Priraa ^ango- lari, Icquahpocodipoidiventano fagittali, & inta- gliate predo al piecmolo,come quelle della Cichoiea- hannop.cciola radice, con molte fottififflme fibre:' tanno il gambo alto un gombito, & alle volte masEio- ri, concavo dentro, tenero, e fragile. 1 fiori fa egli ver- dicci , piccioli , tondi , e racemoiì , de i quali fi genera Ulemefpmofo, e triangolate, Nafconogli Spinaci,c campano in ogni luogo ben coltivato, e gradò, e maf- _ '"^"'teneglhorti.curandofipocodel verno,edel ^ Iieddo , come li vede m Boemia , dove in Praga fi ven- dono gli Spinaci bellidìm, in sii le piazze più il verno che lattate. Sono di due fpecie , mafehio cioè, efe- mma, econofceliqucita, perche non fà feme Vo- gliono alcuni, che gli Spinaci ne fieno fiati portati diSpagna, onde dicono, che di quindi hanno ripor- tato il nome, cioè corrotto il nome di Spagnaci in Spinaci; mas ingannano, pofeia che fi vedè", cheil nome .loro rtene dall'Arabico s avvenga cheSerapio- nech.amaloSpinaceSpanacli. Mafe io debbo dir- ne , q . elio ne credo , dico che piu pretto crederò,che iieno Itati chiamati gli Spinaci, cosi da noi Italiani, perii lor feme fpmofo. Cuoconfi il più delle volte nella padcllafcnza acqua, e madìmamente quando iono teneri ; imperoche fono cosi pieni di fucco , che come cominciano àfcaldarfi le n'efee fuori, e cuo- confi nel loro ftettò liquore. Sono gli Spinacifrigi- di , & humidi nel primo grado , mollificano il corpo, ma fono vento fi . Bevcfi utilmente il lor fucco contra le punture de gli Scorpioni , e de i Ragni, e mettefi pa- rimente in su la puntura. Ammorbidirono gli Spi- naci mangiati cotti la ruvidezza dellcfauci, edella canna del polmone. Sono ancora due altre fpecie d" Atnplice.uno falvatico, & uno marino. 11 Sal- va lieo e di più fpecie, delle quali habbiamo qui porto tre diverfe figure. Nafcono per lo p,ù appretto alle mura delle citta, òvcro cartella, ne gl'horti e nelle campagne, non molto difììmili dal domeftic'o UMarino, dicuiCpcrquanto hòletto) non è me- moria alcuna appreflò Diofcoride, e Galeno, age- volmcntcfifaconofcereda coloro, che vanno c-r candol altre piante , che nafcono nei lidi del mare Nalce copiol.flimo fuori della Città di Triefti , noli lungi da e Sa incnell'ittedolidodelmare, molto di- verfo dall'Halimo , come ben fi può vedere per la fua imagme, chequi ne dimoftriamo; imperoche fe ne va ftrato perterra , fpargendo i rami in diverfe parti , nei quali halefoghebiancheggianti, limili à quelle de gli Spinaci, ma più picciole. Produce il feme nel- la cima de rami in certi bottoncelliineguali, come in grappoletti. Hà la radice con molti rami, e capino- la, e le virtù medefime degl'altri Am^^ ia ledine, che manitertamente vi fi fente nel guftarlo lo ve punì corpo di ciafeuno altro, & è parimente pm alterfivo , quando fi mangia cotto ne i brodi della carne In quetto medefimo luogo nafee parimente copio .dima quelfaltra pianta , che gl'Arabi chiama- noKali, di cmiifa quella cenere, laquale s'adopera a fare il vetro, e di cui fi fàancora Sale, che chia- mano alcuni Sai Aliali, guelfa herba nel fuo pri- mo na- Errore d'ai cuni. Spinaci , « loro hliìo- Virti de gì Spinaci . Atriplice falvatico. Atrìplice marino . Nel fecondo lib. dì Diofcoride. 301 ATRIPLICE MARINO. K A L I. r> rao nafcimento produce le foglie tende fimili al Sem- previvo minore . Nel crefeere poi s'allungano quanto è lungo un dito, e fanno per pari intervalli alcune fot- tiliflìme giunture, come fi vede nell'Equifeto , e cre- dendo più avanti, efeono da quelle giunture alcune foglie grolle , e parimente grafie, concave nel mezzo à modo di canale,!arghe nel nafcimento, & appuntate in.cima,e piegate all'indietro verfo i furti. Dipoi quan- do la pianta e crefeiuta, quanto debba crefeere , e che già comincia à invecchiarfi , produce nella cima mi nutiffimetogliceroffeggianti, dal nafcimento delle quali efeonò alcune minute bacche , in cui è dentro il femeafiai minuto. Hai fufti roffeggianti, egraffi.Tut- talapiantaèalguftofalata, «corncil Crethamo. Vo- gliono alcuni,che quefta pianta fia la feconda Anthil- lide di Diofcoride . Ma Cper quanto porta il mio giù- Errore d'ai- ditio) s'ingannano, come è flato lungamente detto""11- nel feguente libbro.e nella noftra Apologia contra A- matoLuruano. El'Atriplice ( fecondo che riferifee Gal.al fi.delle f acuità de fempliei ) humido nel fecon- do ordine, e frigido nel primo. 11 che habbiamo detto efière una tepida calidità, come quella delle Rofe, mi non però è ella coftrettiva, ma acquea, e non ctrreftre, come è la Malva. Scende oltre à ciò velocemente dal ventre, come fà quella per la lubricità, che vili ritro- va; ma è poco veramente quel , che lì rittova in lei di digeftivo. Oltre à ciò l'Atriplicc domeflico, e pari- mente la Malva fono più frigidi , e più numidi delle falvatiche. E pero le domeniche fono più commode per mettere fopra i flemmoni , che cominciano, e fo- no in augmento, molli, eferventi, clic nonfonole falvatiche, le quali (ì convengono nello flato, e nelle declinationi,equandos'indurifcono. E il fuo feme afterfivo, e però è utile al trabocco di fiele caufato per oppillatione di flemma. Riferifee Scrapione, che fcriveRafishaver veduto uno, che havendo bevuto due dramme di quello feme , vomitò, & andò del cor- po, fino che fi condufle in eftrema debolezza . Il che sò io per certo non efler bugia, impcroche hò cono- feiuto un Medico , che molto ì'ufava per far vomitare, e per folvere il corpo à i villani; il che faceva loro non poca moleflia.pereioche oltre al folvergli fuor d'or- dine per difotto, gli faceva più, e più volte vomitare. La qual virtù fm'hora pochi hanno conofeiuto, per quanto io Aimo. Chiamano i Greci l'Atriplice At/k- Nomi_ t*£ti, e ffjc/sw!>xà;>c*w : i Latini Atriplex : gì' Arabi ■ Cataf ,eCaraf:iTedefchi Molten, e Milten: USpa- gnuoli Armolles : i Francefi Follcce > & Femes . Della 1 Difcorfi del Matthioli ■ tr Cavolo lujhifto Della Brafficà. Cap. ni. BRASSICA LISCIA. T , ;i^raftC" ^^"""""'giata mal cotta muove chi t p,°,': 't", 10 cmt?rio 10 '* »>°h° ne U I lei, r fZ ¥ d"e ™lie' 0 ™> l« otlf ù LafiaUÌt^^uta, e nuoce allo Jlomaco. Ì,'mi?f ^ *Uff™™' "hi giova al tremore delle ZZff, -.'-n 4^'** Mangiata do- %Ht ffZ" IT™"11 delU eb"«'heKJ, e della a apula. I bromboh quantunquefieno più acuti fono non- dimeno p,u utiUallo Jlomaco , e più efficaci «provocar to„na; ma condri, nel Sale fono inimici dello Verna- cole conturbano ,1 corpo. Il fucco della Bracca bevuto crudo con Mitro, & Iride, mollifica il corpi. "ÌZ to t lmente con far.nad. Fiengreco, & Aceto à i dolori del- le podagre , r> alm dolori di giunture, & all'ulcerefior- d de, evecche. Tirato super lo nafo purea per fé fola Ucapo ér applicatocela d, LgL frollai {°! Jhu Ze frond, emp.aftrate per fie fole , òverotritecon Polenta confirifiono a tutte l'infiammagioni , e Pofteme efanano ,1 fuoco facro, la gabbia, el'epinitidiTo' fono con Sale i cancelli, e ritengo J i c ap lU X T'"r"h\ rtte ' t Met< ™SUolo alLlce- 'e, ebepafeono, ér alle cancrene . Mangiate crude rL < Aceto g.ovano a coloro , che fatifeono* nella mila ffeato e ficcatone il fucco , rifiatano Ta voce perduta . La decott.one loro bevuta folve il corpo " provoca , mefilru,. I fiori applicati ne i peffolidl'll concettane fanno fondare ledonne. Il fernet flXlr- ftea, e maffime dt quella d'Egitto, bevuto carrUt • i vermi del corpo . Mettefi qìe/ìo 'med^m t JZ* fati T?ZTb'{?PK k ' ™»* fica 7a tacca . Iiorfi verd, brug.ati interne con le radici corporat, con grafia di Porco vecchia, mitiaanoZpi cati, vecch, dolori del co/tato . Rhr'ovanfi, C unis- ce dt falvaUca , la qual nafee per la maggior pTte nel e maremme, & in luoghi ruinatijim.leflla dZe- Jhca, quantunquep,ub,anca, piùhirfiuta, epiù amara Nonjono , fiuot bromboli difipiacevoli al gufilo, quando imTFf™, C0ÌU "erll,aUf"a ■ Ui'ftrZfal- oZ efe'T'r i^0"" l'infiammagioni, elepoftemt Suflla chefichamamarina, e delitto dìverfadZa f V' V7°u ke tmdfe ''fiondi alquanto piutn ghe dell ^ftoloch.antonda , fittili, e pendenti ad u7a ferunaaa.fiuoyolfiramufiellì-, attJcate con ™« pcuuok, cornei Hedera . Ha il fucco bianco, „uln iunque non ne fa copiofa, àr è al gufo falfo , l T yanto amaretto, e deufo di fiufian^a . Tutta la ta pania e acuta , & mui.le allo flomaco -. folve più et tutte l altre ,1 corpo, cotta ne i cibi. Cuocefi, perir jer molto acuta, con la carne graffa. J Chiamiamo noi in Tofcana la B R a s s i c a Cavo- lo, & in Lombardia Verza. Sono adunque le fpccie del Cavolo ( quantunque fe le tacefic Diofco- ndc j come fi vede per Tcofrallo al 4. cap del 7 lib e per Phnio à l'ottavo del 10. & ultimamente per quel- lo, e ie ogni giorno ne veggiamo noi ne gl'horti di tutta Uralia, varie, ediverfe. Catone dille effere il Cavoio ditrefpeeies delle quali l'uno produce iltor- iograndeconlarghefrondii l'altro produce le fion- di crctpe, il qual chiamano Apiano; & il terzo pio duce fottìi fufto , e frondi parimente fonili , Iifcié . e ] tenere, compoflo di parti fottili, è di tutti gli altri più acuto, e più medicinale. Ma Plinio ( come s'è detto ) lece memoria di diverfe fpecie. Tra le quali dille , che quello fi chiamava Sabellico, che increi- pandofi molto nelle foglie fi ferra in mezzo come fà IL.^P' bla"co di dentro, tenero, e dolcetto , tenuto da noi il migliore, il più delicato, epiùag- m^ro^ifguftoi «"dedicevaegli: HCavoIochh- mato Sabe hQO produce Ie fue f ,jc maravi liofa. mente crefpe, perlacmgroflezza rimane il torfo fot- li D BRASSICA1 CRESPA. tile, ma e più dolce di ruttigli altri Cavoli. Quello, che chiamiamo noi Cavolo cappuccio ferrato tutto tro Nel fecondo lib. di Diofcoride. BRASSICA CAPUCCIA. A 303 tro non credo, che Ila appretto à Plinio, che quello, che chiama egli Lacuturris, del quale fcrivendo egli nel luogo medefimo , cosi diceva : Nuovamente fono venuti i Cavoli, che chiamano Lacuttori, dalla ville Aricina, dove già fiì un lago, &una torre, la quale è ancora in eflere,groffi di te(la,e numerofiflìmi di fron. «li, dclli quali ve ne fono alcuni, che fono ritondo, Se altri piatti, e mufculofi. Le quali tutte note corrifpon- donòieniflìmo al parer mio à i nollri Cappucci • Ve n'è una fpecie hoggi in Italia, la quale j'ingrofla nel gambo , come una Rapa, e mondali , e cuocefi ne i ci- bi, come fi cuocono le Rape. Del quale non ritrovo memoria appretto à Plinio , nè alcun' altro de gl'anti- chi; come non ritrovo fimilmente chi feriva quella fpecie d'intagliato minutiffimamente nelle fiondi, fat- to hoggi famigliare ("quantunque non troppo corrif- pondaaIgufto)àtuttigl'horti d'Italia. Dittero Teo- OJio _ran frafto, Varrone, e Plinio,che tanto odio è tra il Cavo- detrailo lo, e le Viti, cheeflendo piantato il Cavolo appretto volo , e 1 ad un pie di Vigna, fi difcoila la Vite niaravigliofa- v'"> mente da quello . II perche fi credeva Androcide, che tanto valette il Cavolo àgli ubriachi, come che Ari- , ftotele n'afìegni miglior ragione ne i fuoi Problemi. Del feme vecchio del Cavolo feminato,come riferifee Plinio al io.cap.del io.lib.nafcono le Rape, e di quel- lo delle Rape nafeonoi Cavoli. HCavolo Salva- Ovolo fai ti co nafee copiofamente nelle maremme di Siena vatlco- intorno al monte Argentare, & in altri luoghi sì del mar Tirreno, come Adriatico, e nella cotta diTerra- cina andandofi verfo Napoli n'hò veduto io gran co- pia con (rondi ( come dice Diofcoride ) fimili al do- meftico , pelofc , quafi come quelle del jufquiaino , & amare al gufto . Il feme del Cavolo petto grettamente, e bollito nel brodo di carnc,bevuto inficine con il me- defimo brodo,giovaprefentaneamcnteà dolori colici. Cotto il Cavolo due volte , ri (lagna il corpo, e ne leva il dolore, e maflìmamente aggiuntovi del Cimino, dell'Olio, del Sale, e della farina più eletta d'Orzo, e maflìmamente mangiandoli fenza pane. Il medefimo fà il brodo del cotto con un Gallo vecchio, e giova quefto medefimo à ifegatofi , ài difettofi di milza, & à coloro che patifeono della pietra delle reni , e renel- le. Giova ben corco ài ptifici, mangiandofenefpeffè volte. 11 fucco del Cavolo cotto con Mele rifehiara la vilìa mettcndofene un poco per volta ne gl'angoli degl'occhi. Daffniil fucco del Cavolo con utilità grande à bere al veléno de Funghi maleficlii. Cotto il Cavolo, e mangiato con Pepe lungo, e bevutone poiil brodo, genera copiofittìmo latte nelle donne, che latta noi piccioli fanciulli. Cotta la midolla de i gamboni nel latte di Mandorle , e dipoi pefta, e com- porta con Mele, ò vero con Zucchero à modo di elet- tuario , giova , lambcndofi àgli fìretti di petto , & alla rotte. In fomma il Cavolo è utile à ogni forte di ma- le,comefeccàgl'antichitettimonio Crifìppo valen- tifliino Medico ; imperoche egli fcrittè del Cavolo un' intero volume accomodandolo à tutti binali, che accader pollano ne i nollri corpi ; onde non ne debbe parer maraviglia , fe i Roman i huomini di tanto valo- re, havendo cacciati i Medici diRoma, fi curarono feicent'anni continui da tutti i mali folamcnte con il Cavolo. E il Cavolo domeftico, fecondo che rife- rifee Galeno al 7. delle l'acuità de i femplici, tanto mangiato, quanto applicato di fuori difeccativo.qua- tunque egli non fia troppo acuto. Nondimeno (alia eglil'ulcere, ancora che fieno maligne, come fàan- cora i flemmoni giàinduriti , e malagevoli da rifolve- re,eparimentererifipiliecosìfatte. Sana con la fa- cultàmedefimal'epinittidi, e le formiche. Hà il Ca- volo ancora alquanto dcll'aderfivo , con il quale cura lafcabbia . 11 fuo feme bevuto ammazzai vermini del corpo , e fpecialmente quello del cavolo , che nafee in Egitto,- imperoche il feme è amaro, come fono tutti gl'altri medicamenti, che ammazzanoi vermini. E per lo medefimo rifpetto ancora leva via le lentigini,e l'altre macchie della pelle, che non hanno bifogno di molta aflerfione . I gamboni del Cavolo brugiati fan- no la cenere molto difeccativa ; di modo cheparclie ella partecipi del cauftico; onde per quella ragione I' ufano alcuni incorporata con gratto vecchio à i vec- chi dolori del coftato , & in altri limili ; percioche di- venta cosìvalorofo medicamento digeflivo. II falva- ticoèàuncertomodo più caldo, epiù feccodel do- meftico, come fono quafi tutte l'altre piante falvati- che comparate alle domeftichc della loro fpecie. E però Cavolo ferino da Galeno. 3°4 Dimorfi ■però non fi può egli mangiare fenza nocumento, per eder lungamente differente dalla compledione fiu- mana. E perquelta cagione è egli più amaro al gulto deldomeitico, come che partecipi ancora il domc- fìico dell'amaretto, c dell'acuto: ma molto pili hà dell'uno, e dell'altro il falvatico, e però aderge egli , edigerifcepiuvalotoiamentedel domefticq. 11 ma- rino oltre al folvere del corpo, cheeglifà, comeco- ia, chehàdelfalfo, e dell'amaro, li può ufjre an- cora ad altri malori citeriori del corpo, àcui fi con- vengono lequalità, cheei podiede. Et al fecondo delle facultà de gli alimenti : Mangiali il Cavolo (di- ceva) ne i cibi, come gl'altri herbaggi. Hà il ilio lue- co una certa virtù dipurgare, come che ilcontrario operi il fuo corpo, rincagnando egli conja ficcità , che poflìede . E però quando fi vuol folvere il corpo , ecacciarnefuorilefuperfluità, infogna poco leflàr- 10 nell'acqua, e cosi mal cotto mangiarcelo ben con- dito con Olio, e con Sale. Evolendofi lillagnare il fìuflò del corpo, bifogna farlo ben cuocere, ecome fi vede" che habbia bollito mediocremente, gittarvia 11 brodo, emetterli fopra dell'acqua calda, e cosi farlo bollire tanto inlungo, chedel tutto s'intenerif- ca. 11 che non facciamo, quando vogliamo folvere Ovulo ma il corpo. Queiìo tutto diflè Galeno. 11 Marino cb&nh? quantunque dica Diofcoride haverc le foglie fottili, e ut. più lunghe dell'AriltoIogia ritonda, nondimeno non fi può diix edere altro la Bradica marina, chela Sol- danella volgare delle fpeciarie ; imperoche ella nafee appredo al mare con frondi piene di latte,che ordina- tamente à una per una fono appiccate con il lor pic- ciuolo al fufto, roffeggiante, e lungo à modo d'He- dera, & hanno al gulto del fallo, dell' amaretto, e dell'acuto. E però nò più volte penfato, che facil- mcntefiaquicorrottoqueftotefto di Diofcoride per negligenza de gli fcrittori, come in molti altri fi ri- trova; imperoche può agevolmente accadere, che per errore dove li ritrova Icritto fjtuxp à, che vuol li- CotwKone gn'ficarc lunghe, voglia dir pmpà, che lignifica pic- Jchclto , cioie. 11 che mi fà veramente credere, chela vera Brallìca marina fiala Soldanella, per vederfi manife- itamente, ch'ella vi corrifpondc con tutti ifegni, ec- cetto che con le foglie, che fono minori, e non mag- Errore dd dc"'AriftoIochia ritonda . Erra in quella mani- liutUia, fellamente il Rueliio, imperochevolendo egli pro- vare, chela Soldanella fiala Bradica marina di Dio- fcoride, dice, che la Soldanella fà le frondi più lar- ghe dell' Arillologia lunga, che non fi ritrova però edèr vero. Errò in quella herbalìmilmente Mattheo Slattai Sllvat!co> volendoegli, chequella, che chiama Se- rapioneChachile, (Sa la Soldanella. Del cui 'errore iamanifeitafcdeildir Serapione, cheì Chachilc fà lefrondi fimili all'Ulnea , ò vero al Nalturtio, eden- doamendue quelle del tutto nella forma lontane da quelladcllaSoldanella . Holla più volte raccolta io lungo alle rive del mare insù quel di Triefte, d'Aqui- lea , e copia grande fe ne vede in su'l lido poco lonta- nodaVenetia, ove la ricolgono gli Speciali, peref- fercellaincommun'ufo de ì Medici per l'hidropilìe Dadi con utilità grande la fua decottione à bere con Reubarbaroàgl'hidropici, &iImedefimofà la pol- K , veredcll'herba prefa con Reubarbaro, e Ctìbebe . Chiamano la Bradica i Greci K»tift/?i;: i Latini Brafli- ca: gl'Arabi Corumb,ò vcroKarumb: iTedefchi koel: li Spagnuoli Colhes, e Couves : iFranccfi Chouls . Della Bieta, è vero Bietola. Cap.wz. LA Bietola è di duefpecie , delle quali quella , che è nera , fi cuoce con le Lentìcchie, per riflagnare il cor- po: il chefd molto più la fua radice. L'altra, la quale i bianca, leni/ce il empo; nondimeno amer.due per la ni- trofitdlorogeneranocatti'vihumari i ér imperò il lor fic- co• mejjb nelnafo infieme con Mele purga la te/} a : confe~ i 'fte Jì>nilmente d i dolori dell'orecchie . Oltre d ciò la de- cottìone delle frondi , e delle radici loro nettano il capo del Matthioli dalla farfarella , e daleudini . Fanfenebag?iiallebu(ran. ce ancora. Lefrondi loro impia/ìrate crude, ctaferifiom alle ■vitiligini , alle pelagioni , & all'ulcere, che pafio- no; ma bifogna fregar prima le 'vitiligini con Nitro, e grattare i luoghi pelati malto bene con l unghie. La Bie- tola coita lejjafana le broz,e, le cotture dal fiato , e'I fuoco fiero . BIETOLA BIANCA. D L A Bieta in Tofcana fi chiama Bietola, & a menduc, la bianca cioè, e la nera, fi ritrovano Si „jinegl'hortiin Aleniagna, & in alcuni luoghi"1 del Trentino fe ne ritrova unaterza fpecie di roda , le cui radici non fono punto didimili nelle fattezze lorodaquelledellccarote rode, come ch'elle fieno di forma più grolle, & al gufto più dolci . Ufand quelle commodamente il verno cotte nell'infalate , ledè prima nell'acqua, ò cottefotto la cenere calda , e dipoi tagliate in fette fottili, & acconcie con Olio, Aceto, e Sale. Acconcianfi ancora prima un poco lede, e dipoi tagliate in fette, e mede in macera ned Aceto forte, per mangiare con gli arredi; e le cosi preparate fono in commune ufo dc'Tedefchi, £ d1 ,Boemi > ' 1uaIi l^r accomodarle meglio à i guftì loro , v'aggiungono nel condire delle radici delRaphanovolgaredelIeioglie grandi tagliate ben minute , e cosi le confervano lungamente . Tra- piantanfi tutte le fpecie delle Bietole, quando han- no già fatto cinque foglie; ma diventano fuordimo- dograndi, ebelle, fe nel trapiantarle s'imbrattano le radicinello Sterco de Buoi, e delle Vacche fref- „• co. Scrivendo Galeno delle Bietole ad'S.delle facultà f«ic de femplici, diceva: ElaBietola nitrofa, e però è Gal* digelliva, &afterfiva, e purga perii nafo; macuo- cendofi fe ne priva, e faffi leggiermente digeftiva.cott- trariaali'infiammagioni. Epiùallerliva, e più dige- riva la bianca, chela nera; imperoche la nera hà in fe alquanto del codrettivo , e più nelle radici , che altrove. Et al feconda delle facultà de gli alimenti di«eva : Nel fecondo lib. di Diofcoride. BIETOLA NERA. BIETOLA ROSSA. diceva: La Bietola ( come fi vede ) hà il fucco after- fivo , di modo che folve il corpo, e qualche volta mor- de lo ftomaco, e maffimamence ili coloro, che naturai- A mente hanno lo flomaco fenfirivo ; onde mangiata largamente nuoce allo ftomaco . Quella nutrifee po- co, corneranno ùmilmente tutti gli altri herbaggi ; nondimeno molto meglio s'accommoda alle oppilla- tioni del fegato, che non s'accommoda la Malva, e maffime quando ella fi mangia conSenape, e con Ace- to. Giova maravigliofamente àcoloro, chepatifeo- no nella milza, di modo che più prefio fi crede efler in tal cofa medicina, checibo. Plinio vuole all'ottavo capo dclvigefimolibbro, che fi trovi ancora la falva- tica, e che fia quella die fi chiama Limonio , com- memorato da Diofcoride nel quarto libbro, edaGe- leno nel fettimo delle facultà de femplici. 11 che non B accetta Galeno, imperoche nel luogo predetto del- le facultà de gli alimenti dice egli : Veramente habbia- mo detto ritrovarli Malva non folamentedomeltica , ma ancora falvatica, come fi ritrova parimente la Lattuga. Ma non hò però io mai conofeiuta alcuna Biaolafal- Bietola falvatica, eccetto fe non volefìc dire alcuno, vac'"- che fu Uè quella la Rombice, ò ver il Lapatio . Del che non mancano alcuni, che riprendono Galeno , ni- fe ne vergognano, parendo loro ben fatto per difen- der Plinio, ilqualefeguendo l'hiftoria , eia fede di diverfi autori s'ingannò in infinite colè. LaBierola bianca (fecondo che al luogo predettofà memoria Virtù dell» Plinio) cotta, c mangiata con Aglio crudo vale ai iet0 a" C vermi del corpo . 11 fucco purificato ( come più vol- te hòfperimentato io) applicatone i crilterial pefo d'una libra folve le coftipationi del corpo, che non poflono folvere gli altri crifreri , cdìfoppilla levifce- re. La radice della bianca rafehiata con coltello, e ricopertadiMelc, e un poco di Sale, e adoperata per foppolb, fa andare commodamentc del corpo; eia nera bollita nell'acqua, c impiaftrata leva il pruri- to , ove egli (ia. 11 fucco della mcdelìma , bevuto , eapplicato, vale al morfo delle Serpi velenofe . La biancacotta, e mangita con Aglio , ammazza i ver- mi del corpo. Chiamano i Greci la Bietola TiùrMt : N ; i Latini Beta: gli Arabi Decka , Se Celb : i Tedef- ° D chi Mangolt, ePiefìen : liSpagnuoli Afclgas: iFran- celi Ponce . Della Portulaca. Cap.wi- LA Portulaca è coftrettiva . Giova applicata con Polenta à dolori di tejìa, aWinfìammagiom de vii occhi, e dell' altre parti del corpo , à gli ardori dello ftomaco , al fuoco /acro , e a i dolori della veficica Malìicata toglie lo Jìupore de i denti, e mangiata mi- tiga gli ardori dello ftomaco , e delle budella , e fimil- £ mente i flujji loro . Giova à rodimenti delle reni, del- la vefeica , e delle parti loro . Prohibifice gli impeti di Venere : al che medejìmamente giova, e alle febri an- cora il fuo fucco bevuto . La Portulaca benijjtmo cotta vale contrai i vermi lunghi del corpo, àgli fiputi del fanne, alla difsnteria , all'hemorrhoidi , & à i ftujjì del /angue . Giova al morfo della Sepa . Mette/i 'util- mente nelle medicine de gli ocebi , e fanfene cri/ieri ne i flujji delle budella , e corrojìoni de i luoghi natu- rali delle donne . Applìcafì con Olio commune , e Ro- fado à i dolori di tejìa caufati dal caldo . Sanainjteme con Vino lebroxj, che nafeono in sà'l capo ; e applica- li facon Polenta vale à i membri feriti , che Ji vogliono corrompere , e mortificare . LA Portulaca fi chiama in TofcanaProcacchia, e in altri luoghi d'Iralia Porcellana. E' herba no- portuJilca e tilìima à cial'cuno quantunque Diofcoride non faccia lua hiftorià. mcntione fe non d'unaforte; fe ne ritrova però à i tempi noftri ne glihorti una forte di domeftica, che produce il gambo tondo, & elevato, con frondi graf- fe , come fon quelle della Fabaria , lucide, e bianchic- cie da roverfeio, al gufto infipide, con alquanto d'aci- ditàauftcra. Produceilgambogroffò, lifeio, dirit- V to, PORTULACA DOMESTICA. Difcorfi del Matthioli PORTULACA SALVATICA. 'o, calle volte roffigmo, groffo, eramofo, eilfeme ferrato in alcuni bottoncini verdi, e la radice A raraofa . L altra e la fanatica , la quale nafte fenza fé- minarla ne gl'horti, nelle vigne, e in altri ESbuS culti, coni gambi tondi, «rati per terra, vencidi e roffigni. Lefogliebà ella fimili alla domeftlea ma minori, e lunghette, e in tutto il refto parimente fi- mile all'altra Mafticata cruda , tanto l'una quanto V altra, guanfee l'ulcere della bocca, e fermai denti , che vacillano, e tenuta fotto la lingua, eftingue la feS?«5*f Cfecondoche^memorfaG ' P,. leno alfefto delle facultà de iemplici) ne' tempera- U cten P?rC- nftag-nJ1Ì fiuffi' £^dli maffime , B S«ri?.* £Ca !dl: in»P«°che effóndo moli P Po frigida, ghalteranellaqualità loro, per effèr ella frigida nel terzo ordine , \ hmn>da nel fecondo: fèflSS LWCg?>l»' 1«a»»°gn» altra tofane 1 calori, mefla (oprala bocca dello ftomaco, e pari- le fthrif°hP/fiTCnf M IÌ5^ChÌ ' C imamente ncl- i SS , A r LevaroIcreàciòloft14pore dei den- ti caufatodacofeacetofe, e garbe F oerrhe hà™ cora del coarettivo, fi dà ella ^ngial re a i d.fentenci, ene i fluffi delle donne, e ne gli fputi del fangue . Ma per qùefto'efteoi t&ko pili ''rr r /^1' Etaff'uhdecijjjo delle faculta dei cibi: Ufaff (diceva) la Procacchia nei cibi, ma al corpo da debile nutrimento, equel tan- to e pofeia humido, frigido , e vifeofo . Leva co- me medicamento lo ftupore dei denti, per effèr ella vifcofa , e lènza mordacità alcuna . Di qSefta habbia- mo detto affai nel hbbro di quelle cofe , che facilmen- te ff preparano Impiastrata (fecondo che riferifee Plinio al ventèlimo cap. del ventèlimo libbro ) tÙ flnnge le rotture dell'ombilico, e giova con Cimolia a 1 infiammagioni delle poppe , e delle podagre Vale in fomma atuttel'infirmità calide . Chiamano >rCkS1C1,A'3': *'* : latini Portulaca: M gì Arabi Baklehancha, eBachele Alkanica : gliTe- defchiBurkelkraut.ePorkelkraut: liSpagnuoli Ver- dolagas, e Baldroegas : iFranceff Pourpier, Se Po- Dell' Afparago. Cap. 114. LO Afparago è -volgarmente noto . Le cui cime cotte ne tato mollificano il corpo, e fanno orinare. La decottione delle radici loro bevuta giova all'orina rite- nuta, al trabocco di fiele , alle malatie delle reni , e al- le Jciatiche . Ladecottione f att anellino giova ài mor- Jt di quei Ragni, i quali cbiamano Phalangi , e tenuta in bocca dalla parte del dolore giova ài denti , che do- gano. Conferifie à tutte quejle cofe il lor feme bevu- to. Dicono che bevendo i Cani la decottione loro Rmuo- ,ono, Dijfero alcuni,^ che peftandofi, e fotte,;- andofi le corna de montoni i vi «afono fopra gli Sparagi , come che non paja quefio a noi da credere . £' l' A%ara?o quantunque picchia pianta; nondimeno ramofa, con fron- d.numerofe, e lunghe , fimìlià quelle del Finocchio . Hi la radice lunga, tonda , fpugnofa . Le cime pefte ^bevu- tecon Vino bianco leyanoi dolori delle reni1. Cotte tanto In quanto affitte e mangiate ne i cibi medicano al- le diftillatiom , e ritemmenti dell'orina, & alla difente- na. Le radici cotte con Fino, òvero con Aceto , giovano a membri fmofr, & cotte /l# pj£ >* ^f'f^F^^^P-alopco di fiele: medi- Ti JdtZtl: f"at'ChV ed e dipoi cotto à modo d'una fritclla fopra una te- gola affocata, giovarnangiato caldo alla difentcria , cmaliirnamente continuandoli di mangiarlofpeflò . del Matthioli A tura delle donne per le firangolagioni della matrice , e per lì flujjlloro. Oltre à ciò il feme della Piantagine be- vuto con Vino rìHagna i fitifft di corpo, e gli fpuii del fangue . La-vanjt con la decottione della radice utilmente i denti, che dogliono; alche giova ancora mafiicare la ra- dice. Daffi à mangiare con Vino pafio le frondi , elera- dici nell'ulcere delle reni , e della vefeica . Credeji che bevendoji tre radici di Piantagine intere con ire bicchieri di Vino, e tre d'acqua , guari fcano le febri terxjme : e quatro le quartane . Sono aleuti, che portano le radici al collo per cacciar -via , e rifol-vere le fcrofole . PIANTAGINE MAGGIORE. B C D Le foglie frefche pe(te, e impiantate, guarifeono le volatiche, e parimente tutti i difetti del federe, cioè E Iefetole, ifichi, l'enfiagioni, l' hemorroide, e i thi- mi. Vagliono ancora nel principio alle podagre cal- de, e à tutti i mali delle dita. Impiantate netledislo- gagioni non folamente ne levano il dolore, mapro- hibifeono, che non li enfiano, e non s'infiammino 5 ma bifogna aggiungervi un poco d i Sale quando fi pe- dano. Vaglionooltre à ciò allepercoffe de fallì, ò delle battoliate, e à coloro che calcano da alto, non folamente impiantate , ma ancora prefe dentro per bocca . Il fucco incorporato con olio Rofato , e me(- fo foprala fronte , mitiga il dolore del capo caufato da humori caldi. Dadi con utilità grande ancora infic- p me con bolo Armeno, epietra.Hematir.ene gli fputi del fangue . Mefcolato con (ucco di MUletogìio , va- le à coloro, che orinano il fangue , continuandoli di beverlo più giorni à digiuno,- e maffimamente ag- giuntovi una dramma dìfilonioPerfico. Mefcolato con Aceto , e fucco di Solatro, e di Semprevivo, e applicato con pez.ze di tela vecchia fana l'erifipile . L" acqua diftillata di Piantagine incorporata con l'Ace- to benforteriftagnailfanguedclnafo, fe bagnando- vi^ dentro i fazzoletti, fi mette in sùle piante de i pie- di, insù le palme delle mani, e fopra la regione del fegato. Diceva, commemorandola Galeno al fello delle V Nel fecondo Iib. di Diofcoride. • 309 PIANTAGINE LUNGA. a PIANTAGINE ACQUATICA. delle facilità de femplici: La Piantaginehà in femi- ,jne ito temperamento; imperoche fi ritrova in ella certa ' da facilità acquea, efrigida, e auftxrità ancora . 11 per- che hà del terreltre frigido, e lecco: e però infrigida, e difecca nel fecondo grado. Le medicine adunque ( dice pur Galeno ) che infrigidifeono , e infieme- rnente difeccano , fon tutte veramente convenevoli all'ulcere maligne, e malagevoli da curare, ài flutti, ealledifenterie, riftagnano i flulli del fangue, infri- gidifeono le cotture, confolidano le fittole, l'ulcere cavernofe, elenuove, elevecchie. Nelle quali fpe- cie di medicamenti tiene la Piantagine il principato ; il che gli accade per la convenienza, e mifura del fuo temperamento ; percioche nella liceità fua non è mordacità, ne tanta è la frigidità, chepofià (lupefa- re . La virtù delfeme, e delle radici non è diflìmile al valore delle frondi, come che più di quelle difec- cano, e meno infrigidifeono . Benché il feme hà in fe parti più lottili ; e le radici le hanno più grolle . Lefogliedcll'herbatecchefonodi più fecca, e di più fottile facultà, per ellerfi rifolto in elle tutta quel- la parte acquea foprabondante, che vi fi conteneva . Perquelta ragione ulano alcuni le radici per li dolo- ri de i denti , ò mafticandole, ò facendole bollire nelle lavande . Ufanooltre à ciò per l'oppillationi del fegato, e delle reni non folamentele radici, ma ancora le foglie, e molto più il feme ; imperoche quelto hà in feuna certa virtù allerliva , la quale fi può ancora aliai conofeere nell'herba verde, quan- tunque ella iia vinta dill'humidità . Chiamano i Gre- cita Piantagine K priyKviuw : i Latini Plantago: gli Arabi Lifcn, òveròLefanalhamel: iTedefchi Vue- gerich: liSpagnuoliLhanten, Tamchagem: iFran- celiPlantain. Del Sio. Cap. ufi. IL Sto nafte, e fi ritrovanti 'acqua . E' pianta grafìa, diritta, con foglie larghe , fimili all'O lufairo , come Sio, e Tua efaminatio- ne. Errore ili moiri . che minori , e odorate . Qiiefle mangiate tanto crude , quanto cotte rompanole pietre, eie fanno orinare : prò- } locano l'orina, imejlrui, & il parto. G ìqd ano mangia- te nei cibi alla d.ìfenteria . Crate*va Herbario dijfe , cbe'l Sio era una pianta frutkofa con poche frondì , ritonde , maggiori di quelle della Adenta , nere, e che saccojìanoin figura à quelle dalla Ruchetta . NAfee volentieri il Sio nei rivi delle fontane , che la fiate fono fredde, e il verno calde . Ma veramente s'ingannano coloro, che per il Sio pren- dono il Crefcione; tantoquello, cheè dolce, con frondi, e fapore limile alla Lattuca: quantoquello, che produce le frondi limili alla Ruchetta, e man- giato rapprefenta al gufto l'ifteffo fapore del Naftur- l tio, imperoche quello non è altro, come diremo nel fufieguente capitolo, che il Sifembro acquatico di Diofcoride, e non il veroSio, ilquale propriamente chiamiamo noi Saneli Gorgoleftro, non punto difli- miledaquello, che ne fcrive Diofcoride ; percioche la fua pianta è grafia , diritta con frondi limili allo Smirnio, ò vero Olufatro , ilquale chiamiamo noi Macerane, affai odorate, nè guari dillìmili da quelle delle Paftinachc domeniche, con fiori bianchi, nel- laombrella di cuinafceilfeme. Pochiveram.'ntcfo- no i rividell'acque, neiqualinafcail Crefcione, che _.Etroredi non vi li ritrovi ancor i copia di Sio . Plinio al 22. cap. ! del 22. libbro confonde il Sio con il Crefcione, il qua- le nel feguente capitolo chiama Diofcoride Sifembro acquatico, imperoche attribuifee al Sio ancora le fa- cultà del Crefcione, ingannato dal vocabolo: percio- che, come oen dice Diofcoride, chiamano il Sifem- bro acquatico ancora alcuni Sio, e però credendoli Plinio, chefufierounamede(imapianra,fotto unfoì Sio polle le virtù d'amendue, quantunque prima al 22. . cap.delio.lib.haveffefcrittoeglidel Sifembro acqua- tico particolarmente . Chiama Serapione il SioSena- cion, quantunque il Senacio appretto à Diofcoride, come fi vede nel 4. libbro fia altra pianta diverfa dal V ì Sio. Plinio, IO S 1 O VERO. Diicoriì del Matthioli S I O VOLGARE. A cerici: caccia il medeflmo, òvero la fuadecottione i vermini del corpo; ma molto per ciò fare è pili effi- cace il femepefto in polvere, e bevuto al pcfod'una drammi con Vino brufco. 11 fucco fpcgne lelentigi- ni ungendotene più , e più volte la faccia, ò dovebi- fogni . La decozione del Sio, fatta con Sale , e con Nitro , guarifcela rogna de Cavalli. L'herba.quan- diti do e tenera, li mangia per li difetti degli occhi in infa- lata . Fece del Sio memoria Galeno all'ottavo del- le facultà de i femplici , cosi dicendo : Quando il Sio è odorato, tanto è egli partecipe dicahdità, e imperò è digeltivo , fa orinare , rompe le pietre delle rem, e provoca i melimi . Chiamano i Gre- 3 cu! Sio, Zìa: i Latini Sium : gli Arabi Rorcathal- Kamu mi, &lnhamehanella, óvero Hatnchanella : i Te- defchi Vuaflermeref : liSpagnuoli Rabacas : iFran- celi Berle . Del Sifembro. Cap. nj. IL Sifembro, il quale chiamano alami Serpolto falva- tico , naftein luoghi incolti , finii e. alla Menlade eB borii, ma con fiondipiu larghe, e più odorato . Fanfme ghirlande. Hdvirtudi fcaldare . Il ftme bevuta in Vino i buono alla diflillatione d'oiina , e alle pietre della ve/ci- ca, ferma il finghioxjj) , e acquetai dolori della bndel- C **• iKpiàftranjì le fiondi i* sàie tempie, e in ni la fron- te per i dolori di tefta, e in ni le punture delle Vefpe , e dell'Api. Bevuto il Sifembro ri/lagnai Domiti. Enne un altra fpecie , il quale chiamano alcuni Cardamino , e alcuni Sio. fJipeflaherba fi gode delle rive dell'acqua, e impnò nafte in quei propri luoghi, dove nafte il Sio . Cbiamaxlo alcuni Cardammo ; percioche al gufilo f raf- ftmbra al Cardamomo, cioè al Najìurtio . Le fiondi di quejionel principio fon tonde, ma nel cref cere diventano intagliale come quelle della Ruchetta . E fua natura di fcaldare , e di far orinare . Mangia/I crudo . Spegne le lentigini, e l'altre macchie dell.- faccia , impiafiratovifu- fo la notte, e levatene la mattina. D virtù del P?\ Giova il Sio manigiato ipeffo per fortificare la sio. virtuyifiva, e parimente à i direttori di milza, eàica- BEnche dica Diofcoride, chenafcail Si s e me ro silenti in luoghi incolti, e fodi; nondimeno, perquan- '""»«<«• to lilegge inTeofraftoal7.cap.delfc(io!ib. dell'hillo- ria , & all'g. cap. del 5. libbra delle c aule delle piante , ie ne ritrova ancora dì domellico coltivato, e tenuto negli horti . Equelìo, pcrquantoienepoflacredere, altro non fi ltimachefia, chequella fpecie di Menta fatta hoggi volgare à tutti gli horti d'Italia, chiamata communementcdagliSpeciali Balfamita, e dal vul- go Menta Romana; imperoche ella produce le fron- di quantunque crefpe, rironde, cpiu larghe diquel- le della Menta volgare , co'l gambo quadrangolare , di colore, quando rollo, quando verde; d'odore, e di fapore alquanto più acuto della Menta . E che cosi fia, nèfàmanifelìa fede, oltre alle raflembranze già dette, il degenerare, che fà la Balfamita, quandocon grande arte non fi coltiva neglihorti, eil permutarli ella aliai agevolmente nella Menta commune ; percio- chediceva Teofrafto al fettimo capo del feftolibbro ,Ilsir"r dell'hiftotie delle piante: HSifembro (come s'è det- £!' to) facilmente degenera . Et all'8. delle caufe delle piante diceva: La permutatione, che fà il Sifembro in menta, non viene per altro che per negligenza di non coltivarlo , e di non riavergli la debita cura incavargli fuori le radici ; imperoche generando egli molte , e profonde radici, la virtù, labontà, e l'odore le ne feende in quelle , eretta la pianta fvanita : e perden- do la forma con parte ancora del fuo naturale odore , liconvertifceinMcnra. Il perche veramente parmi , che malagevolmente li polla dire, che quella fpecie di Sifembro domellico , e quello che nafee fanati- co fcritto da Diofcoride , fieno una cofa medelìma . Lo fcritto da Diofcoride hò veduto io nafeere nel- le campagne, e ne i luoghi poco coltivati della val- le Anania della giurifdittionc di Trento, con tutte quelle parti, che Diofcoride gli attribuifee . 11 che di- moi! ra Nel fecondo lib. di Diofconde . 311 SISEMBRO DOMESTICO. A SISEMBRO ACQUATICO. moflrala differenza manifeftamente, cheèinfrafjue- altrimenti, che permutato in Menta alla campagna , ite due i'pecie di Sifcmbro. Oltre àqueito, per un'altra non riavendo quivi coltivatore alcuno, llperchein- buona ragione, fi può dire, che'ISifembro di Dioico- terverrebbe poi, che i luoghi, ove prima fuffe fta- V 4 toil 3 12 to il Sifembro ,« crefcmto, tutti fi ritrovarebbono pie- F'rortdti n;dlMe"ta; il che non hò però mai ritrovatoio. Al Brafavoia. che poco comperando il Brafavola, mellela Balfa- mita , lacuale chiama egli Menta Fiorentina , per amendue quelle fpecie indifferentemente , dicendo hayerla veduta mutare egli in Nepeta . 11 che non dil- le leotralto, ma che bene ella diventava Menta; e peroe (tato corrotto quel luogo di Plinio al io.cap.del lo-lib. petcioched ove diceva prima Sijymbrium de~ generai m Calamimham , è irato facto dire in Men- tham. Percioche accorgendoli i correttori haverlodi parola in parola tolto Plinio da Teofraflo, hanno co- nofciuto l'errore della fcrittura, ehannolo raccon- Difcorfi del Matthiol mbroac."";""lSrc^~"[""' "V" "•"LLU1"> oirauwq raccon suanco. c^o . li biiembro polcia acquatico qui fcritto da Dio. - - - l,.v a^uauty i|Ui IL'IIUO Q3 LtlO- icoridenonealtro, che il Crcfcione volgare d'acuto fapore, di cui se detto nel precedente capitolo del Sio; ìmpcrochenafceegli ne i rivi dell'acque inficine co'l Sio, confrondi prima ritonde , che nel crefccre di- ventano poi limili à quelledellaRuchettaj il cui fa- pore, e odore non è punto lontano da quello dclNa- ilurtio. FccememoriadiqueftoPIinioal22 cap del 2o.lib.comecheall'S.delio. appreflballa fine faccia mentioned'un'altra fpecie di Sifembro, la quale dice nafcereinsu gli argini, e in su le rive delle pifcine, e de gli (lagni, e umilmente nelle pareci de i pozzi II chea moki hà fatto credere, che intenda quivi égli della Menta, ò ver Mentaltro acquatico, nerba ve- vimi dclsi- "mente notiflìmaàciafcuno. 11 Sifembro tanto dell' icmbre. una, quanto dell'altra fpecie , prefo in polvere, ò veramente bevendoli la fua decottione , caccia fuori del corpo i vermini, eilvento. Vale parimente quel- lo della prima fpecie fcaldandofi infieme con Mani- carla foprauna regola calda, e sbruffandoli con Vi- no bianco odorifero, emettendoli dipoi caldo fopra al corpo alla ventofità della matrice. Giova il mede- lìmo ancora maggiormente à i dolori, che rimango- no alle donne dopo al parto, fetagliandofi minuto , inficine con Matricaria, e fiori di Camamilla , s'in- corpora poi con tre , òquattroova sbattute, e fatte- ne nella padella una frittata con olio di Gigli bianchi, ecoli calda fi mette in sù'l corpo fopra il bellico Im- piaftraG tanto lecco, quanto verde fcaldato con la Malvagia utilmente per li dolori ventofi in su lo ito- maco. llfuccoapplicatoàiteiticoligiova àcoloro , che fi corrompono in fogno. L'acquatico fcaldato nella padella, con radici diPetrofelIo, e di Rafano trite minute, conBotiro, e Malvagia, emetto fopra alpectenecchio, provoca l'orina ritenuta . 11 fucco dell, E™ ddmedetosfi mette utilmente fopra il capo dei le- rcie,efua thargici. Enne di quello una altra fpecie, maconfo- hi/tom. glie, e fuftì molto minori, coni fuoifottili ramofcel- li folamenteincima, nei quali fono i fiori piccioli , e bianchi, e quello nafee non fedamente in luoghi nu- midi, eacqualìrini, ma neglihorti, elungo le vie, sì Cembri con acuto fapore . Fece dei Sifembri memoria Gale- feritei da no ali ottavo delle facilità de femplici, coli dicendo- Calmo, ji Sifembro è comporlo di fottili parti, cdigeflivo, e difecca, cfcalda nel terzo ordine- E però lo danno alcuninelfinghiozzoàberc con Vino, cai dolori di corpo . Ma quello, che chiamano Nafturcino, per ef- fere egli nel fapore fuo fimile al Nallurcio, quando è fecco, ècalido, e fecco nel terzo ordine, come che verde non ecceda il fecondo . Chiamano i Greci il Si- fembro, XvùulSpu» ; i Latini Sifymbrium: gliArabi Nomi. Sifnabarion.eSifnasbar: iTedefchi Vuailèrmuntz , &Bachmuntz:liSpagnuoliHierna buena de agua: i Francefi Mette acquatiche . Lo acquatico chiamano i Greci , XaOpgpm ìrtpw : i Latini Sifymbrium altcrum: iTedefchi Brunnkreten, e Vuaterkreffen : li Spa- gnuòliBerrois, eAgrioes: i Francefi Creflòn . il A crefee all'altezza tfuafi d'un gomlilo : Mafie nelle ma- remme, e in luoghi faftofi, conafiai fiondi, al gujh fah Je, grafie, biancheggianti, come fono quelle della Pro- cacchi a , quantunque più larghe , e pi, ì lunghe . Produ- ce t fiori bianchi, e'I fieme come quello del Rofmarino Odorato, e tondo. Rompe fi, quando è ficco, e Oddi dentro un nocciolo fimi le ad un granellodi Gra- no- Le radici, le quali bora fon tre, ùvero quattro, fon grafie un dito, e fpirano d'un giocondo, e aggradevole odore. La decottione delle radici, delle fiondi , e del fie- me fatta nel -vino, e bevuta vale ali 'angofiU dell'orina, a trabocco di fiele, e à provocare i mejìrui . Mangiali ti Crttbmo crudo , e cotto , come l'altre herbe de vii bor- ii ti, e confervarji ancora infalamoja . Del Crithmo, à -vero Crithamo, Cap. li 8. [L Cnthmo, ò vere , come dicono alcuni, Crithamo, è un herbettafruticefa, per tutto piena di f rondi, la qual NAfceil Crithamo non folamente per tutta la r-, riviera del mare Tirrheno, e maffime attorno tr",« al monte Argcntajo nelle nolhe maremme di Siena, e n«'°™ per tutta la colla , che da Roma le ne gira verfo Na- poli, ma nelle riveancoradel mare Adriatico, ove lienolcogh, erive failofe . E però non poco fe ne ri- trova andandoti dal Timavo verfo Trieile in alcuni lcogli nella riva di quel golfo. Chiamafi il Crithamo attorna, equafi pertutta Tofcana Finocchio mari- no; come che in altri luoghi d'Iralia, dovedalmarc eltatotrafportato negiardini, enegli horti, fichia- C mi volgarmente Herba di San Pietro. Il che à molti hà tatto credere , chenonfia altro quella pianta, che 1 Empetron, che ferite Diofcoride tra i femplicifolu- tiw, quali appreffo al fine del 4. libbra, piùperfuafi dalla convenienza del vocabolo, chedafomiglianza alcuna, che ne ritrovino fcritta . Nellacui opinione ritrovo loPietro Collimicelo nelledifenfioni, che fa egli per Plinio contra al Leoniceno; imperochc vuo- Em>™ le, che da corrotto il vocabolo Empetronin San Pe- C"UmK tra herba . Alche non confacendomi , dico, che I" Empetron di Diofcoride è molto diverfo nell'operarc luo dal vero Crithamo chiamato Herba di San Pietro 1 perciocbe quella, quantunque fi mangi copiofamen- D te, non folve ne la colera, ne la flemma, nè manco 1 acqua de gli hidropici, comeferive Diofcoride, che lolvel Empetron; e impero collocato nel quarto lib- bra nel mezzo all'ordine di tutti i femplici folutivi icntti quivi dalui. Oltre à ciò non fi può dire, chefia 1 Empetronl Herba di San Pietro, avvenga che niente lcnva Diofcoride in parte alcuna come ella fifia; ma' lolamente dille nalcerel'Empetron neimonti, enelle maremme con falfo, e amaro fapore. Ma bene è da credere, anzi da tener per certo, ch'ella fia il Critha- moperlecorrifpondentifomiglianze, chefi veggono nelle radici, nelle frondi, nel fapore, e in tutu la pianta. Dell Empetron diremo pofeia l'hiìloria al E fuo ProP"o capo nel quarto libbro. Enne del marino ancora duealtrefpecie, l'unadellequalimifùprima- b«. niente mandata dal nobiliffimo, e virtuofiffimoSi- gnor Jacomo Antonio Cortufogentil'huomo Padova. ' no. Quellodicoequafifimilealfudetto, ma nàie fo- glie più Uretre in cima, acute, epungenti, al gufto frate, eacute, & 1 gamboni piùgroffi , più robufti, cpiufucchioli. Hàoltreàciòin cima, fior due, hor re , e fino a quattro ramolcelli, e tutti con una om- elia in cima d. fiori bianchi , da i quali nafee il feme quali limili al Finocchio, come ancora la radice L' v Z ,IC # ne 1 Iidi del mare non Ionta- F no dallefaline di Tnelle, con più tulli, che efeono da una fola radice, diritti, efotdli, e tutti dal capo ^^e-ne0PriJd'fogrÌf' k lualidimanoinmano elcono a zocche da un folo picciuolo.lunghette, graf- fe, efalate Efce appo ciò dalla loro origine una fo- glia particolare difetto, il doppio più lunga dell'ai- tre, dalla cui cavita narrano le altre fudette horfei, fior fette : infieme, come fi può manifeflamente vede- re dalla fua imagme qui difegnata, Fà i fiori in cima tondi, epelofi, di color giallo Imarriro, eia radice unga accompagnata da più altre all'intorno . Que- lla voghono alcuni, che lìa l'EmpetrodiDiofrari- ride, 1* C1C ( Nel fecondo !ib. di Diofcoride. 313 CRITHAMO I. A C R I T HA MO Iti. dendovi più note, che non lo concedono ; imperoche ta , la quale non folamcntc fi raftbmiglia al Crithamo quella pianta nafce al mare , e non ne i monti,nè folvc nell odore, e nel fapore,ma non so come ancora nelle mangiandoli il corpo. Ritrovali ancora un'altra pian- fue fattezze , ejpero non mi £ parfo fuor di propofito chia- 3H Difcorfi del Matthiol Cribra» chiamarla Crithamo Terrestre. Nafce co- A SbiflJ P!°faln Boemia, e maffìmamente intorno alla Città >u , «1 * ra8a > 'ra 'e biade, e lungo le vie nelle rive de cam- pi, con foglie lunghe , ftrette , e durate, le quali efeo- no tre iniìeme d'un medefimo picciuolo affai ben lun- go, e da ogni parte dentate, come le falci da mietere il grano; e quelle che fono ne i fufti fi veggono molto più picciole , e più ftrette rt Produce il fuilo con molte concavità d'ale, e parimente nodofo, nella cuifom- rmta fi fpargono i rami, ne i quali fono l'ombrelle bianche, efiorite, che producono poi un feme lun- ghetto,picciolo, acuto, «odorato. Fàla radice fi- mile alla Paltinaca falvatica,ma minore ; al primo gu- g fio dolce , ma mafticandofi bene, è nell'ultimo acuta, & odorata . Scriffc del Crichamo Gal.al (Ideile fa eul- Criihamo tà de i femplici cosi dicendo : Jl Crithamo è al gufto femto da falato, & alquanto amaretto, il perche è egli nelle fa- cultàfuedifeccativo, &afterfivo. Quantunque fi ri- trovino in lui tali facultà minori , che nelle piante a- Nomì. mare.ChiamanoiGreciilCrithamoK/i/fyioi<: iLatini Cnthmum.&Crithamum: li Spagnuoli Perexil de la mar , & Unhas de agnula venia : i Tedefchi Bacilen, e Meerfenchel : 1 Franccfi Baffille , e Fenoil (Barin . • Del Coronopo. Cap. in. IL Coronopo è un berhett alunga, che-vÀ ferpendo pa- tena, le cuifrondi fono incife . Mangiajì qnefia cotta come l'altre herbe. Hà la radice Cottile, e coftretti- ■va, la qual mangiata ne i cibi gioua à i fiitjji ftoma- cali. Nafce in ni gli argini de i foffi, appreffo alle "vie, ér in luoghi incolli . oronopo, e "T T Arie, e diverfe fono fiate l'opinioni de gl'huo- fraeftmiaa. V mini, che fi fono affaticati à rintracciare i veri t.onc. femplici, qualefifiailCoKONOPo di Diofcoride, ilqualvolgarmcntenon vuol dir altro, che pie di Cornacchia. Tra le quali per lunga diceria ne icriflé ilLeoniccno, concludendo in fine effere il Corono- po quell'herba, la qual chiamiamo in Tofcana San- guinella , & egli nel fuo volgale Vicentino Caprio- la, adoperata la fiate fpefiò dai fanciulli per farfi ve- nire fangue dal nafo . Quelta opinione non accettan- do il Manardo da Ferrara, accollandoli più alla frit- tura di Diofcoride, che di Plinio, e diXcofrafto, i quali pofero il Coronopo tra l'herbe , che fono! \ ino- nofe , dille effer più da crederei coloro , che han det- to, che fìa il Coronopo l'herba Stella fatta hoggi vol- gare à tutti gl'horti d'Italia per l'ufo familiare, che fe n'hà nell'infilate, cheàcoloro, che vogliono, che fialaSanguinella, ò vero la Capriuola; impcroche quella non è in ufo alcuno ne cibi de gi'huomini, ma più pretto paftura del belliame . Oltre à ciò,non man- ca, chicreda, chefia il Coronopoquell'herba , che volgarmente in alcuni luoghi d'Italia fi chiama Pie Corvino, &inaltriPièdiGallo, il quale è in ufo da iMedici, edalvolgopcrfarvefcicare qualche parte del corpo, ove fia infogno di cosi fare. Della quale opinione non folamente fono flati i commentatori d' Avicenna, maancoraqualch'unode i modermi, di q uelli maffime , che hanno ferino i volumi ben gran- di delle facultà , e dell'hiftorie de i femplici. Tra i qualièOthoncBrunfelfio Tedefco, il quale quan- tunque habbia ben faputo effer dannati ragionevol- mente dai moderni, e dotti Medici, tutti coloro , che hanno tenuto , e tengono , che'l volgare Pie Cor- vino fia il Coronopo di Diofcoride.'nondimeno ([tan- ta è alle volte la pertinacia de gi'huomini) che più pretto hà voluto errare coll'ignoranti , che conofeer- nc il vero infieme coni dotti, e buoni Semplicilli . Percioche vuole egli manifeftamente, che'l Pie Cor- vino volgare fia il vero Coronopo di Diofcoride, il quale, come al fuo proprio capitolo fi dirà, è mani- fefto non effere il Coronopo, ma bene il Batrachio , o vero Ranoncolo fcritto da Diofcoride fotto diverfe fpecie, le quali manifeftamente fi veggono nel volgare CORONOPO. D Opinione d ì'.cvnì dan- SERPENTINA. Pie Corvino. Che fia oltre di quello il Coronopo di Diofcoride la Sanguinella, over la Capriuola, come fi crede i:one coni" ripro- fi crede il Leoniceno, io veramente non pollo crede- re; percioche, quantunque faccia quella herbain ci- ma al fifìuco cinque picciolefpiche, le quali quando s'aprono : rapprefentano nella forma loro un Pie di Cornacchia, o d'altro uccello; nondimeno ("come di- ce il Manardo ) non è in alcun ufo ne i cibi, come fcri- ve Diofcoride, non è tenera da poterli mangiare, ma arida come è il Fieno, ni manco produce le fiondi in- tagliate, né fi femina ne gl'horti, come dille Plinio al 19. capo del 22.lib.il quale fe vogliamo pur feguitare nel dire egli al i6.cap.del2i.Iib.togliendolodaH'8. di Teofralto, che'lfullo del Coronopo, lierbafpinofa, và ferpendo per terra , diffidi cofa farà il provare, che fia la Sanguinella , ò vero la Capriuola ; imperoche il fìlluco di quella non fàcosi, ma levandofi in alto fà "|™ cinque picciolo fpiche . 11 che ne perfuade adire, che fia quella Sanguinella quella fpecie di Gramigna fpi- nofa commemorata da Plinio al 19.cap.del 24.1ib. co- si dicendo : Sono alcuni , che dicono efièr la Grami- gna fpinofa di trefpecie, tra le quali chiamano quella Dattilo , c he per lo piti hà cinque fpine nella cima del fuilo, le quali ravvolte tutte inlìeme fi mettono nelna- ib per trarne fuora il l'angue. E così terminandone e- gli quivi rhiitoria, non dille (come li crede il Ruel- lio) che fulTe quella fpecie di Gramigna il Coronopo. Oltre à quello e d'avvertire , che Diofcoridc non fece memoria alcuna , che folle il Coronopo herba fpino- fa, nè meno nell'ordine dello fcriverla la pofetra le fpinofe, ma tra quelle, che fono in commune ufo da mangiarenei cibi; fe bene Teofrallo la connumerò fra le piante fpinofe,per haver havuto egli rifpetto per avventura à gl'appuntati intagli delle fue foglie , quafi fimili alle fpine,quaniunquc non pungenti,come rieb- be Diofcoride à quelle dell'Acantho . 11 che mifà a- gevolmente credere, che'l Coronopo di Diofcoride non fia differente da quello , che intende Teofrallo. Et imperò Plinionel 2i.lib. imitando Teofrallo, fece il Coronopo fpinofo, e nel 22. imitando Diofcoride , ijon 1 fece quivi di fpine memoria alcuna. Oltre à ciò è da fapere, che di quella Gramigna, la quale ufano i ; fanciulli per cavare il fangu^ del nafo,cosi in Carnio- ' la , come nel contado diGoritia, ricolgono gli Schia- vi feme, e lo fgufeiano, e mondano, come fe forti Pa- nico, e fannone pofeia mine/tre nel brodo di carne aliai al gulto aggradevole di modo che iTedefchi chiamano quello feme minor affai di granello del Pa- nico, Himetdavu, cioèManna celefle ; e gli Schiavi nelfelor lingua chiamano la pianta Piede di Cornac- chia, come più ampiamente diremo nel proceffo di quello volume trattando delle fpecie della Grami- migne. 11 perche hò io per certo quafi creduto, che havendo per avventura ciò faputo il Leoniceno l'hab- biaeglipofciaimaginato, chefìaqueftoil vero Co- 1 ronopo di Diofcoride, appreffo à cui non effendo fpi- nofo , e nafecndo, e feminandofi in Italia, non credo, che fallino coloro, che vogliono, che l'Herba Stella fiail Coronopo, avvenga che altranon vi feneritro- ÌÓ. J"'.cllcP'ù'!S1ira(lòmigli. 11 Coronopo adunque hà " le toglie lunghe, e ftrette, intagliate à modo di corna, ilrate per terra al tondo à modo di Stella , onde hà ella dall'Italiani il nome. Produceigamboneelli, lafpi- ca , il fiore , & il feme del tutto limile alla Piantagine , di modo che non vi fi vede differenza alcuna . Hà una loia radice, ma tutta villofa, e bianca. 11 fapore del- le foglie non è differente da quello della Piantagine . Onde crederò io, che fia il Coronopo una fpecie di p I lantagine cosi fatta . Nafcene di falvatica al magro in divertì luoghi; ma copia lene vede lungo al fiume aelLizonzo, & in altri luoghi del Contado di Gori- tia, dove la chiamano Serpentina: imperoche la fua radice fecca in polvere, e bevuta nel Vino è valorofo rimedio al morfo delle Vipere, come io hò efperimen- j|0 tato più volte . Scrivendo del Coronopo Galeno al 7. delie facultà de i (empiici altro non ne diflè, fe non chelaft'.a radice mangiata giova à i flulìì ilomacali . Quella penfano alcuni, che fia il vero 'Holeftio di Nel fecondo lib. di Diofcoride A 315 L Diofcoride. II cui parere non mi difpiacerebbe , fe non haveffi di nuovo veduto il vero , mandatomi dall' EccelIentiflimoMefìèr Alfonl'o Pantio Modonefe. Chiamano i Greci il Coronopo \Lopwtnrus : i Latini Coronopus: i Tedefchi Kraenfucfi : li Spagnuoli Nomi ' Gujabelba : i Francelì Capriole , Del Soncho . Cap. 1 20. L Sonalo è di due fpecie; uno più falvatico , epiù \fpinqfo , eT altro , chejì mangia più tenero. Hà ilfu- fio angolo fo -, concavo, e qualche voltarono , e le frondi con alcuni intervalli atto; no intagliate . Hanno amendue facultd d'infrigidire , e coflringere mediocremente jérim* però impiajlrati in tùgli flomachi caldi , cir in che ella fà nel guarirei porri, eie verruche,la chia- miamo Cicorea verrucaria , Fà quefta laradicequafi come un Ranponzolo , ma neregna , e per tutto all'in- torno fibrofa. Hà le foglie Cicoracee, ma piiiafpre, & i fufti alti un gombito , & alle volte maggiori, ruvi- di , e fottili , ne i quali nafcono fiori come di Cicorea , ma gialli , doppo al cafcare de i quali , vi rimane il fe- me.coroeunboctoncello nereggiante, e fatto fottil- menteàfpichi per intorno, ò vero à fette cornei Pe- "* poni. Ma è veramente maravigliofa la virtù di quella pianta per guarirei porri; imperoche sò io alcuni , che havevano tutte le mani cariche de porri, i quali fenefanarono con haver folamente mangiato una volta fola un'infalata di quefta Cicorea . Fà il medesi- mo ancora il fuofemeprefo per tre giorni continui al i pefo d'una dramma nell'andarfene al letto. Quefta prima mi fu mandata da M.Francefco Calzolario Ve- ronefcSpetiale alla campana d'oro, al quale hanno da render gratie coloro, che fe ne ferviranno. Ma _ un'altra fpecie di Cicorea portata da Coftantinopoli , . mi mandò da Vienna il Clariffimo Signor Augerio de BusbeccheFiammengo, con radici affai pendenti , comequelledell'Amphodillo, fimili però di figura alle filique del Rafano, che noi chiamiamo Radice, umagine della quale habbiamo qui difegnata come cofa nuova . Sono oltre à ciò alcuni moderni,che vo- gliono, che fi metta tra le fpecie della Cicorea, e del- la Scariola quel fior celefte chiamato perii fuo vivo l colore da Plinio Ciano, da altri Battifecola, da molti Battifuocere, edanoiinTofcana fiore Alifo, <• fiore Campefe. Nafceegli tra le biade il mefe di Maggio, e di Giugno abbondantiflìmo nelle campa- gne, di cui fanno le contadinelle noftre ghirlande . molto vaghe nel tempo della Hate. Ma in vero non veggio per qual ragione fi pofìa il Ciano tra le Cicoree collocare, avvenga che in tutte le fattezze fue punto nonfegli raflbmigli. Ritrovafene due fpecie, cioèil maggiore, & il minore, e quello fi ritrova ne campi « fra le biade più copiofo , con foglie lunghe, bianchic- cie, epelofe, barbato per intorno raramente. Fà più D (adi, alti due gombiti, lanuginofi, con affai foclie perintorno, ma minori di quelle , che fono al ballo, cfenzabarbole. I fiori fà egli nella fommità de fufti di colore celefte vividiflimo , le foghette de i quali (o- Ciano ma2- no tutte all'intorno intagliate, ufeendo tutte da un ei°rc' fquamofo bottione . Hà una fola radice, ma all' in- torno capigliofa . 11 maggior poi hà 1 e foglie più la r- gheaffai, piùpelofe, ctutte intere, limili à quelle dellaLichnidecoronaria, &i fufti più groffì , più bianchi, piùpelofi, nècosilunghi, & inori molto maggiori, e più larghi. Nafce ne i monti più fpeiio , che nei campi. Di quello non ritrovo io alcuno de gl'antichi fcrittori, che feriva facultà alcuna, quan- , tunque lo mettaGuglielmo Piacentino nel fuo Siro- podi Cicorea, ilqualdefcrive egli per le febri pefti- icntiali, e per ogni materia velenofa. Nel che/econ- dochediconoalcunialtridei moderni, vale mara- vigliofamente il Ciano per iua particolare proprietà datali dalla natura. La polvere delle foglie del mag- c-vim' M giore fi danno con utilità à bere à coloro, che cafea- giorc". no da alto , & à chi fputa il fangue con acqua di Pian- tagine, ò vero di Confolida maggiore, ò diCodadi Cavallo. IMucco applicato alle ferire irefche le con- folida, e guarifee l'ulcere della bocca. Le foglie d' amendue le fpecie, e maggiormente il feme cotto nel Vino, e bevuto, giovano alle punture de gli Scorpio- ni, e dei Ragni velenofi , e parimente à tutti gli altri veleni. 11 fuccoguarifcel'infiammagioni de gl'occhi, ungendogli con eflò.Fece dell'Endivia, e della Cico- rea memoria Galeno all'8. delle facilità de ifemplici, ?nj- ■ cosi dicendo: L'Endivia è un'herbaamaretta,ma moli fetitra da* to più falvatica, la qualedall'erletto alcuni chiamano Calcn0- Picris, cioè amara, & altri Cicorea . E frigida.efecca nel fecondo grado: ma certamente la domeftica in- frigidifee molto più , che non fà la falvatica , e fpe->ne lafuaficcitàlamoltahumidità, che fi ritrova in eftà • Nondimeno l'una, e l'altra hà del coftrettivo, come' la Chon- 320 Difcorfi del Mattinoli CIANO MAGGIORE. • A' CIANO Mi N OR E. la Chondrilla ; impcroche ancora ella è fpecie di Seri- dè ,ò diCicorea. Et all'8. lib. delle compofitioni de medicamenti fecondo i luoghi : La Cicorea , e l'Endi- via ( diceva ) fono veramente fpecie di cibi,& appreflb di noi mangiano l'una, e l'altra tanto cruda, quanto cotta i villani . E la facilità loro trigidettai&amaretta, e parimente alquanto coftrettiva ; per le cui qualità fi convengono grandemente nelle dittemperanze calde del fegaco ; impcroche oltre all'infrigidire , che fanno moderatamente , fortificano elio fegato perla facilità coftrettiva, chepofieggono . Oltre à ciò mondifìca- no, e nettano le comminine delle bocche delle vene, le quali dalla concavità del fegato vanno à quelle del- la fua gobba . NO pero offendono nelle frigide diftem- peranze, come fanno quelle cofe, che fono frigide, & numide , in cui non fi ritrova alcuna facultà amara,n? coftrettiva. Può oltre à ciò giovare la foftanza di co- tali herbe al fegato , ancora che in elio non fi ritrovino humori alcuni lerofi, ò altri putrefatti, e che la di- & emperanza fi caufi per fe fola , ò per corruttela d' al- tri humori, e mefcolandofi con Mele conduce gl'hu- mori per orina;, il perche quando fi bevono ancora fecche in polvere , fanno i giovamenti medcfimi,e non poco giovamento riportano , quando f e ne beve la de- cottione; ma dove ancor non fi ritrovi alcuna calda diftemperanza, e vi fia qualche bppillatione, giova molto il berle con vino bianco fiottile, inficine con quelle cofe, che poffono provocar l'orina . E utile nonfolamenteil fucco loro tanto frefeo, quanto fec- co , ma ancora l'herba ifteflà fecca bevuta in polvere , ecosiparimenteladecottione. Chiamano i Greci 1' Endivia X'tpis: i Latini Intybus fativus : gì Arabi Dumbebe, Hundebe, & Endeba: i Tedefchi Endi- vien: li Sp.ignuoli Endivia: i Francefi Endivie . La Cicorea chiamano iGreci Xipit àypix, KiV^b/uw, & nixpìs: i Latini Cichorium: i Tedefchi Vveguveifl, &Vveguvart: liSpagnuoli Almerones, &Cichoria: i Francefi Cichorce . q Della Chondrilla. Cap. 122. LA 'Chondrilla , la quale alcuni chiamano Cicorea, cjr alcuni Endivia, fa il fufto, ifiori , eie f rondi fi- miliallaCicoreafalvatica . Laonde - dìffero alcuni, che. ella era uria fpecie di Cicorea ; nondimeno è quella in tutta lapianta pili fonile , -nei cui rami fi ritrova una gomma fittile al Mafiice , groffà quanto ima Fava , la quale tri- ta ih/teme con Mirica , ér applicatacon tela alia quanti- tà d'una Oliva à ì luoghi naturali delle donne , provoca i mejlrui. L'herba pefiainjieme con la radice, e fattone pofeia Trocifcì con Mele , e con Nitro , folvendofii "Tro- cifii nell'acqua , cura le vitiligini . La Gomma conferva,. £ e fàrinafcere.ì peli delle palpebre: il che fà fimilmente la. . fxaradict.frefca, quando con lapunta d'un acofi inette il fuo fucco insule radici de peli . Bevutaconvino giova à imorfi delle Vipa-e. Ilfuccodellacottabevutoper fe Jief- fo, over nel vino . rijìagna il corpo. Ritrovafiiin altra fpecie dt Chondrilla , che produce le fi ondi lunghe, attorno intagliate, eftrate per terra, il cui fufto è pien di latte .. La radice è tonda , fittile , ér appuntata , leggiera , rof- figgiante , epiena delmedejìmo liquore . Lefrondi , e'ifu- Jlohan virtù digefliva. Il fucco conferva i peli delle pal- pebre. Nafce in luoghi graffi, allegri, e coltivati. NOn è dubbio, che la Chondrilla, come chond dice Diofcoride, fia altro, che fpecie di vera e Cicorea, ma più minuta di frondi, di fufto, di fio- ri, edifeme; della quale fe ne veggono per tutta Tofcana, & in ogni altro luogo d'Italia pieni i fodi , e gl'argini dei campi appreffo alle vie, non manco in ufo per mangiar nell'infalate ( come che fia più amara) che fi lia la Cicorea. Ve ne fimilmente un* altra fpecie, come dice Diofcoride , non guari da queftadiffimile, come che ella non h abbia le foglie cosi lungamente intagliate, & i fiori d'altra maniera , la quale dal molto latte, che fi ritrova nelle radici fue, nelle frondij enelfullo, chiamiamo noi in To- fcana Nel fecondo Iib. di Diofcoride. CHONDRILLA PRIMA'.- CHONDRILLA SECONDA. 321 j\ nel propriocapitolo dell'Endivia, e della Cicorea , non dicendone pero altro, fe non ch'ella era una fpe- fccr!'°!l,dn"* eie d'Endivia . Della quale fcrivendoegli poi al fe- Galeno, condo delle l'acuità de gl'alimenti, non la railembrò quivi punto ne all'Endivia, nè alla Cicorea , come prima haveva fatto , ma {blamente alla Lattuca , nel cui capitolo la deferifl'è. Chiamano i Greci la Chrondrilla ^wJVh'xm : i Latini Chondtilla ; gl'A- „ . rabi Candarel, Cadaron, ò vero Amiron, li Spa- ' gnuoli Lcitugas,e Lechugas dentre los planos : i Fran- cefi Letron . Della ^iicca. Cap. 12?. B LA zjicca buona da mano lare , trita cruda, eimpia- ftrr.t^ lenifcei tumori , e le pojleme . Lemondature applicate in ni la parte dinanzj della te/la, giovano A fanciulli nelle infiammagioni de ipannìcoli del cervel- lo . Implajìranfi quefle mede/ime alle infiammagioni degl'occhi, e alle podagre . Il picco /premuto dalle mon- dature pefte, e di]} illato per fe filo, e con olio RoCado fieli orecchie, giova à i dolori di quelle , Giova mede/i- mamente ungendo/ne ne gli ardori delle calidiffime fe- bri^ alle colture della pelle. Il ficco di tutta la Trucca C prima Uffa , e pofeìa fpremuta , aggiuntovi un poco dA Mele, e Nitro , folve famigliarmente il corpo . Il fino , che fi mette in una rjtcca frefea /cavata , tenu- tovi dentro unanotteal fereno, epofeia bevuto, lenifce il corpo , Zacclic. e loro hifto- icana Lattajuola. Ulaf: ancor effa da i contadini nell' inialate in cambio di Cicorea . Ecce della Chondrilla memoria Galeno all'ottavo delle facilità de fempliei, LE ZuccHb:,che volgarmente s'ufa no la (late ne i ci- bi,(ono di tre forti, lunghe cioè, tonde,e diaccia- te. Ma non però fe ben fono di forma diverte, fono ... diverfe di natura,percioche (fecondo che rifenfee Co- lumella,ePlin.al5.cap.deI ig.lib.Jquede forme nelle Zucche fi polTono fareco'l feme d'una fola Zucca , perche togliendoli il feme del collo, nafeon lunghe , prendendoli quel del corpo, nafeon tonde, e feminan- dofiqueldcl fondo, Sfanno piatte, e diacciate , e D moltoatte,quandofonfecche,àtenervideiuro Vino, Olio, ealtri liquori . Volendoli, che vengano oltre mifuragro(ié,feminifi il feme di mezzo conia punta-iti giù verfo la terra; ma guardili bene, che non viiiac- coftinoledonne,impcrochetoccandole, le impedi- feono il crcfccre, il che molto più fanno guardandole, quando hanno i melimi . Quelle, che ii ferbanoper cavarne il femc,vogliono edere delle prime.chc nafeo- no,nè li debbono fpiccare dalla pianta piti predo , che nel principio del verno , tenendoli pofeia al Sole,ò ve- ro al turno, fino ch'elle fieno bcniflimo fecche; altri- menti fi gli putrefa agevolmente il feme in corpo. Ama. no le Zucche maravigliofamente l'acq sii , & imperò e E dato provato, che mettendogli fotto un vaiò d'acqua ben largo, e capace, dilcollounalpanna, (ìdilon- ga in una notte fino all'acqua. Nafcono le Zucche lenza feme, fe avanti che fe ne pianti il feme, litiene nell'olio del Sefamo. Produce la Zucca le foglie d' Hcdera, magrandiffime, e bianchiccie, eifatmenti lunghi, fatti à cantoni, i quali lene vannolungamcn- te per terra, ma trovando ó rami, ó fiepi, ò pergole vi s'arrampa facilmente, con i vittici ch'ella produce . I fiori fi ella grandi, e fragili, ebianchi, divifiàmo- do di delle , de i quali pochi fono quelli, che faccino il irutto. I fruttiferi fi conofeono agevolmente , ita. peroche hanno fotto di loro le Zucchette picciole co- F mebottoni. Ritrovanfene oltre àquelle à tempi nollri in Italia da ferbarc per il verno, varie di grandezza , di forma, edicolori. Quede di nuovo ( fecondo che dicono) ci fono date portate dall'Indie ; quantun- Zucchern- que quelle, che chiamiamo Marine, fieno più Junco dianc- tempo date in Italia . Tutte però hanno forma di Mel- loni, maalcunelbno grandiffimc, alcune grandi alcune picciole, e alcune mediocri, e alcune fatte | fpicchi , come i Melloni, e altre hanno le coitole all'intorno delhore, alpicciuolo, benrilevate, ben didime, e ben mede dalla natura, e alcune 'fono X tonde, Difcoifi del Matthioli ZUCCHE. a ZUCCHE INDIANE. tonde, alcunepiacte, e alcune tendono al lungo , di dive-i li colori, le quali veramente fono hoggi aliai più noteàtutcicheiononle pollo defcrivcre. Produco- D notutccqueftefpecie le foglieaflài maggiori delle nd- ftre, pili grolle, e ruvide alla mano, attaccate àgrof- ib, e rigido picciuolo, e di forma limili alle foglie delle Vici. Hanno i farmenti grodi, afpri, angolo- li, ehirluti, i quali fe ne feorrono per terra affai lon- tano, e fagliono sii per gl'alberi, perleliepi, e per le capanne come lenoftrane. 1 fiori fono limili ài Gi- gli,, ma gialli, e molto maggiori. Colgonfi l'autun- no, elerbanli poi tucto il verno nelle cucine. Produ- cono il feme grande come Mandorle, piatto, e bian- co, dove e dentro l'animella dolce, efoave. Sonoal guftodolcigne, e non cosi infipide, come lenoftrc, ina fono però infoavife non s'acconciano con condi- £ virtù Jclk menti, econ fpecie aromatiche . Lefoglie delle no- Zucche có- jtranc fregate frcfclie fopra i Cavalli, non vi lalciano la lbte accollare le Mofche. Meflè in sii le mammelle deliedonnedi parto difeccano il latte. L'olio che fi fà coni lor fiori infufivi dentro al Sole, fpegneongcn- dofi il focore delle reni, e mitiga il dolore del capo caufato da caldo, emaflìmamence ne i febricitanti . La cenere delle Zucche fccchc fanale cotture del fuo- co, e l'ulcere delle membra genitali. Fece delle Zuc- fcrkteCJa c'ie mcmor'a Calcilo al (cttimodelle facultà defem- oakno'. plici, cosidiccndo: La Zuccha è frigida , ehumida nel fecondo ordine, epcrò è utile il (ucco della fua p feorza ne i dolori dell'orecchie, ove fu innammagio- nc, inlieme con olio Rofato. Giova impiaftrata tutta ài flemmoni, refrigerandoli mediocremente. Man- giata èhumida , efpegnelafete. Et al iecondo delle facultàdegl'alimenti : LaZuccha ( diceva) mangia- ta cruda è infoavillima al gufto, pernitiolillima allo ftomaco, edel tutto indigeftibile; di modochechi per careftia d'altro cibo luffe coftretto àmangiarla cosi cruda, come hanno giàfatto alcuni , fentirebbe nello ftomaco non poco pefo, con manifefta frigi- dezza, dopo al che feguirebbepoi la fovverfione dello ftomaco, e parimente il vomico, con ilqual folo fi potrebbe curare da gl'accidenti predecci . E però fi coftuma di mangiarla òleffa, òfricta nella padella , ò arroltita . La lefìà non hà in se niffunaqualità appa- rente, fe già non fi volcfiè nominare fapore quello, il quale nonèacuto,nèfaldo. nè acerbo, ne5 amaro, ne d'altra forte filmile, come nè anco l'acqua . Onde ra- gionevolmente cotali cofe fi lògliono chiamare infipi- de , e fciocchc. EfiendoadunquetalelaZuccha, ra- gionevolmente ricerca divedi modi nel prepararli per li cibi, come quella, che di fna natura fi ritrova nel mezzo di tutti gl'ecceffi della qualità, e che però fi può ragionevolmente ridurre àqualeecceilòfi voglia. E però per quanto porca la fua nacura ,dàella al corpo humido,e frigido nutrimenro, il quale è finalmente poco; ma fe nefeende facilmente per il corpo , e per eflér la fini fu danza lubrica, e per offertale la natura di tutti i cibi humidi, i quali non hanno in se punto del coftrecrivo. Digerifcelìfacilmenre, purchepri- manon li corrompa nello ftomaco , il che fuole fpef- fevoltcavvenire, quando'nel cuocerla non fe gli dà buona prcparacione ; ò vero quando ritrova nello fto- maco humori, che fieno corrotti, eputrefatti, il che interviene alle volte per rettore ella troppo nello fto- maco, come fanno gl'altri frutti della ftace, i quali fi corrompono agevolmente nello ftomaco , fe predo non calano al ballo. Come adunque la Zucca fem- plicemente mangiatagenera ne i corpi un'humorcin- fipido, e fenzagudo; cosi mangiata con cofe forti fi convcrtifee nella natura loro , & imperò fe ella fi mangia con Senape, l'humore, che fe ne diffonde per i membri, farà veramente acuto conmanifedo calo- re; emangiandoficoncofe falate, altro non genera fe non falli humori. Arroftita la Zuccha, ò vero frit- ta nella padella lafciaveramence affai dell'humidità fua: nondimeno perla naturalfua acqueaqualità, meritamente fi mangia con l'Origano ; imperoche tut- te quellecofe, chefonodicotal natura, fi debbono mefehiare 6on cofe acute, acecofe, l'alfe, e auftere vo- lendoli Nel fecondo fife, di Diofeoride. 3^3 lendofì che elle aggradifchinoal gufto. Chiamano i Grecila Zucca Ko\oxvv$x iSutì fios : i Latini Cucurbi ta .* gl'Arabi Haraha , & Charha : i Tedcfch i kucrbff': li bpagnuoli Calabazza : i Franteli Une courge , Del Cocomero dome/lieo , Cap, 124. IL Cocomero domcjììco è molto utile allo Jìomaco, e al corpo . Rinfrefca, quando non Jt corrompe nello Jìo- ■xtaco 3 giova alla ve/cica: rileva, odorato i tramortiti . Il ferite provoca mediocremente l'orina. Beefi 'utilmente con Latte y e con finpaffo nell'ulcere della ve/crea. Le f ron- di empiajìr aie con Vino conferirono à ìmorjide Cani, e £on Adele all' Epinittidi . La polpa di quello che chiama- no Pepone, mangiata ne t cibi provoca l'orina , e im- pia/irata rifolve Vinfiammagióni de gli occhi. Le Jcor^e mejfe in rù la parte dinanzi del capo giovane ne i fan- ciulli alVtnfiammagioni de ì pannicoli del cervello , e mef- fe in rù la fronte prohibifeono i fluffì j che difeendono à gli occhi. Il fucco me/colato col feme , e con farina 3 epo- feia feccoalSole , mondifea, e fa bella la pelle della fac- eta. La radice Jècca , e bevuta al pefo di una dramma con acqua melata fa vomitare . Jz pero volendo alcuno dopo cena purgarfi vomitando leggiermente, è affai il beverne due oboli. Qiiefla medejtma impiaflrata con Jklele fana quell'ulcere 3 che Jt chiamano favi , COCOMERI. inerite elami- CHiamanoi Greci Pepon ( come riferite Galeno al fecondo delle tacukà dei cibi) tutte le fpecie dei C o c o m e R 1 , de i Melloni,e de i Cedriuoli . Ben- ché quello nome Sicys, {òtto al quale tratta il preferi- te capitolo Diofcoride, fempre lignifica particolar- mente fecondo la commune opinionequcllo , che i LatinichiamanoCucumis,equelto medefimofignifi- ca ancora appreffo Gal. al 2. lib. delle facultà de i cibi , fubitodopoàiPeponi,eMelopeponi. Ma non però panni, che quelto balli per dimoftrare, fe qui intenda Diofcoride del noftro Cocomero di Tofcana, il qual A in altri luoghi fi chiama Anguria, ò vero di quello , che in Tofcana fi chiama Cedriuolo, e in Lombardia Cocomero , à tutti noto ; impcroche nè eflb Diofcori- de,nè alcuno de gl'antichi fcriiié , come fia fatto il Cocomcro,che chiamano i Greci Sicys. Ma bene è ve- ro, che (i può far veriffima , e ficmiliirna confettura , che fia il Cocomero fcritto qui da Diofcoride quello ifteflò dei Lombardi, per dir pofeia elio Diofcor. nel 4. libbro, che'l Cocomero falvatico è differente dal domeftico folamente nel frutto, il quale produce fi- mileallegbiande, machelcfrondi, e i farmcnti fono deltuttoumiliàquelledel domeflico; perche vedia- mo manifellamente non effere alcuna differenza dalle B fiondi, efarmenti del Cocomero falvatico à quelle del domeftico di Lombardia. 11 che parimente diffeTeo- fr. al 6. capo del 7. lib. della hiftoria delle piante , con quefteparole: Sono alcune cofe, che non fi conven- gono con le fopradette nel lucco , nè nelle virtù, come è il Cocomero falvatico, ilquale non è in modo alcuno da comparare al domeftico, ma fegli rafiòmiglia fola- mente nell'alpetto della pianta . Et imperò manifcfta- Errore del mente erra ilBafavola, credendo che per il Cocome- Brafavol». rointendanoi GrecideH'Anguria,pcrcioche oltrcal- le ragioni fopraferitte , Icrive Plinio al 5. del 19. lib- bro, che i Cocomeri nafeono in Italia verdi , epiccio- liffimi.ma nell'altre Provincie grandilììmi, hor gialli C di colore,e hora neri ;e che mangiati Hanno nello Ilo» COCOMERI LUNGHI. D maco iniìno al giorno feguente. 11 che manifellamente fi vede in quelli, che da i I.ombarbi fi chiamano Co- comeri, e da noi Cedriuoli; e non nelle Angurie : imperoche le Angurie in Italia vengono groffìffime ; cper effer, quando fono mature, molto acquofe , e dolci, predo difeendono dallo ftomaco ; il che non fanno inoltri Cedriuoli chiamati Cocomeri in Lom- bardia, cheper eflcr eglino molto vifeolì, frigidi , e duri da digerire, fe ne lianno lungo tempo nello fto- maco. Oltre di quello nel medefimo luogo ditti pur Plinio, che lafciandofi difeorrere i fiori cte iCocon-. vi X 2 nel 1 1 w V' re; 324 Difcorfi del A nel pertugio d'una canna,ò vero d'un'altroinlìtumen- to in lungo pertugiato, vi ersfeono dentro in mirabil lu nghezza ; e che ftando pendenti i Cocomeri ancora attaccatti alla pianta fopra un vafo d'Olio, tanto odio firitrovatral'uno, el'altro, che fi rivoltano i Coco- meri indietro , etorconfiàmodo d'uncino. Lequali cofe hò villo manifeftamente provar io con i noftri Ce. dnuohdiTofcana, dovenegl'horti fonofatti volga- rifljmij lunghi, eiritorti à mododi Serpenti, flati piantati del feme di quelli già fatti per arte nelle canne, i quali per lungo circuito d'anni hanno fempre pro- dotti! Cocomeri lunghi. E Umilmente fi può dire , che'l torcerfiin uncino fiacofa, che più pretto podi accadere ne i Cedriuoli, chenelle Angurie, perciò- che quefte per eflèt tonde, èquafi impoffibile , che poflano prendere la forma , come che per efler lunghi pofia quello agevolmente accadere à i Cedriuoli . Pof- fonfi ferbare i Cocomeri(fe tanto fi può crederei Pli- nio) fino al nuovo tempo de gl'altri, non tolamente nellafalamoja, ma medi in unafoda cavata in terra , ove non tocchi il Sole, collocandoli foprala rena, e mettendogli fopra del Fieno ben fecco, e pofeia della terra fin chela fofià fi empia . Hanno tutti in odio il verno, e il freddo. Nafconoil feito, òfettimogior- no dopoalgittardelfemeintcrra. NaiconotenerilTì- mi, egiocondiffimi algulto, quando fi macera il lor feme, avanti che fifeminino nel Latte . Ma volendo- li haverei Cocomeri primaticci molto, bifogna paf- fatachefia Iabruma, cioè mezzo il njelè di Decem- bre, haveredcllecafìè piene di terra ben grada, efe. minaverli dentro, con inaffiarli qualche poco deu- troincafa, e come fono nati , eche fuccedinogiorni fereni, c tepidi , bifogna metter le cade fuori al Sole in luoghi coperti dal vento appredo alle mura delle cafe, e tanto, che 1 giorni faranno freddi . c il tempo conturbato, tenere le caffè al coperto in cafa fotto il tetto, e ciò bifogna fare fino che fia paffàto mezzo il mefe di Marzo dopo l'equinottio della primavera , cioè quando non s'hàd'havere fofpetto alcuno della brinata, e coli all'hora tutte le cade fi poflòno mette- re interra, ecohs'harannno pei i Cocomeri molto pnmacicci. Tagliati i Cocomeri infette, e applicati fpegne ogni forte d'infiammagioni.c toglie via nelle fc- bn ardenti ogni liceità, eruvidezza di lingua, tenen- doli continuamente in bocca. Oltre àciò, che co- fa intendanogl amichi Greci perii Peponi, eMelo- peponi, nonsàio ficuramentc a.ffcrmare, quantun- que (lenoalcuni, che vogliono,chc Galeno, all'i i de gl alimenti intenda peri Melopcponi i noftri communi Melloni, e per li Peponi quella fpecie pur diMello- ni, che chiamano a VenetiaPepone; ma ildirGale- no nella fine del capitolo dei Melopcponi, che quel- la parte ultima della carne , nella quale fi chiude den- troilfeme, feben non fi mangiane! Peponi, li man- gia nondimeno nei Melopcponi, mi fallar fofpefoin determinare, che cola voglia per quelli due frutti in- tendere Galeno; perche in amendue le fpecie tanto de Peponi , c communiMelloni, quanto dcllePipone quella parte Mttapepo- appiedo al feme fi mangia, enon fi mangia fecondo ctam». chetahlrutti fono più maturi, e manco maturi ; per- tionc. cioche amendue quelli , quando fono maturi , la- feiano per tè fletti da loro ilfemecontutta quella par- tecarnofa, ove s'afeonde, quandofi tagliano, e ali1 hora non fi mangia , ma fe fono alquanto men maturi, rimane tal carne attaccata infieme con l'altra , e cofi li mangia, havendone però prima con il coltello tratto fuori il feme. Vero è, che l'animo m'inclina à cre- dere, che fe dei noftri Melloni intende in uno di que- lli due capitoliGaleno fia in quello de i Melopcponi . fc quello non voglio chefiadetto peraltro, che per dirnclaopinione, la quale lafcicròàdifcorrercà co- loro, che non hanno il veleno della Vipera ne i den- ? ' A indla Iin8ua > imperoche non lì ritrova cofa tan- to dolce, tanto foave, tanto buona, e tanto profi- cua, che non diventi amariffima nella bocca di colo- ro, che hanno per natura le labra velenofe. Ma che Matthioli I. O N I. cofa riabbia egli intefo per i Peponi, nonsòio vera- mente m alcun modo determinare , & imperò non di- ro, eh intenda delle Pipone Venetiane, nè manco D delle Angurie , comefi vanno iinaginandoalcuni;per- cioche ritrovo, chcSerapione havendo prima fatto rpentione d'autorità di Galeno di tutte quefte fpecie , lece dell'Angurie particolare cap. e chiamale in lin- gua Arabica Dullaha, nelqual capitolo non adduce autorità alcuna di Diofcoride.nè di Galcno,ma folo d' autori Arabici. Il che mi fàpenfar, che non fudcro conofciute l'Angurie da gl'antichi Greci . Dimoitra parimente non haverle mai vedute ilPuchfio, huo.no Errorede de tempi nodridottiflimo, imperoche nel fuo grande Fochi;». Hcrbano, iicredeegli, che i communi Cocomeri di Lombardia, chiamati da noi in Tofcana Cedriuoli , fieno le vere Angurie, ingannandoli però di gran lun- H ga; perciochcquantunquechiamiamonoiTofcanìle Angurie Cocomeri non però chiamiamo per lo con- trario i Cocomeri, Angurie, comefcriveilFuchfio , intendendola alla nverfeia. Ma ritornando hormai a inoltri Peponi, i quali quantunque fieno piiinoti , c più conolciuti da ciafeuno di quello, ch'io podà de- fcriverli, non però mi par di dover tralafciare di non krivernc 1 hiftona loro. Onde dico, che la pianta che gli produce le ne và ferpendo perrerra, con lun- ghi larmcnti , come tanno parimente i Cocomeri, con foghe come di Viti, ma però manco intagliar-, ruvi- de, epelofe. Inori, i quali fono gialli, nafeonodai F farmentifudetti, edaquelliil fratto grande come la tetta d un huomo, e qualche volta molto maggiorò, la cuifcorzahàdelcartilaginofo,didiverfi colori: im- peroche inalcumèverde, e in altri bianca, in altri gialla , in altri pallida, e in altri bigia , e ve ne fono an- coradi quelli che fono veftiti d'un ricamo fatto a mo- do direte, con non picciolo attificio della natura, e quali tutti fono fatti à Ipicchi, ò vero à fette rilevate La polpa loro mteriore,laquale è gratilTìma al gufto, è an- coia ella di diverfi colori. Perciocheinquelhè bian- ca, in quelli e roda, eia quelli altri verdiccia. Ibuo- m (avvenga che molti fc ne ritrovino di feiapiti ) oltra al- all'eiTer eglino ripieni digratiffimo odore , fono al g li- fio molto dolci j efoavi. Hanno oltre ciò nel ventre copiofiffimo feme, lunghetto quali come di Coco- mero, e ricoperto di bianco, e fragile gufcio , nel qua- le è dentro ferrata l'animella do] ce, efoavc. Godon- iìiPeponidei luoghi graffi, eaprichi, e d'haver li- bera piazza ove pollino diftcndcre i farmcntiloro; defiderano d'eflere inaffìari quando non piove à ba- stanza; ma cornei frutti cominciano à maturarli, non ècofa che pili nuoca loro che la pioggia, perche gli corrompe , gli fà inli pid i , e leva loro l'odore , e la gra- na delgufto: maè ben però non pocoda maravigliar- li, che di molti chenafconodauna medelima pianta , fpcffe volte fi vede che alcuni riefcono di tutta bontà , e alcuni di tutta fciocchezza . Danno inditio d'eficre buoni quelli che fono più gravi , e che hanno più giofiòpicciuolo . Ewene di quelli, che hanno odo- re, chidiRofe, echidi Mufchio, ma fatti però co- fi dall' indultria, e dall'arte dell'hortolani , i quali aprendo quella parte del feme, da cui elee il primo genuine , lo macerano per alquantigiorni in acqua di Rofcmufchiaca, elofeminano. Enne fra gl'altri una fpecie di Melloni, della quale fi ferbano faldi, efer- mi tutto il tempo del verno nelle cale, dipoi che fono colti l'autunno, e tutti lono con la buccia gialla, & inTofcanalifeminano più per condirli nel Zucche- ro, enei Mele, come fi condifeono le feorze de i Ce- dri, e degli Aranci . Sonoi Peponiin gratia delle Donne non (blamente per mangiare, ma per haverfe- li convcrtiti in ufo di farli molto più belle, chenonl' hà facce la, natura; per lo chefaregli tagliono in pez- zetti, con radici d'Aro, e di Brionia, e aggiuntovi delfucco de Limoni ben maturi, mettono il tutto in una boccia di vetro, e dipoi vi mettono ultimamente fopra tanto Latte frefeo di Capra, che ricuopra , e fo- rra avanzi quattro dita il tutto, emeffòvi poi fopra il cappello di vetro fanno lambiccare il tutto nel ba- gno dell'acqua boglience, ediqueltafilavano la fac- cia, efelafanno fplendida,ebella. II feme poi pur- gato, e mondo dal gufcio è ancor egli in grande ufo ncimedicamenti; imperoche fi dà il Lattechefene cava mefcolatocon l'Orzata utilmente àifebricitanti, avvenga che non folamencefpegnela fece con manife- sto refrigerio, ma apre pian piano le oppillacioni del fegaco, edellevene, e provoca l'orina . Daffi pari- mente concia la toffie à ipcifici, eà imarafmari, e parimente nell'ardori dell'orina , aggiuntovi malfi- mamente i Trocifci de Alcachengi, fuccodi Rego- litela, eunpocodiMumia, di Gomma Arabica , e di Tragacantha; ma opera in ciò maggiormente, quan- do vi s'aggiungono le Bacche ideile frefche dell'Ha- licacabo, il Latte del feme del Papavero, cladecoc- tione della Malva. E quello badi incorno à iPeponi, ò Melloni che vogliamo chiamare. Reità adunque , e che fcriviamo ancora qualche cofa delle Angurie, • lequali noi in Tofcana chiamiamo Cocomeri. Però dico che l'Anguria, chiamaca da gl'Arabi Dulaha.è una pianta.chefàlefoglie intagliate fimilià quelle del- IaColoquincida, mamaggiori, epiùruvide, eifar- menci , che fi diftendono lungamente perterra,come quelli de Cedriuoli, edeiPeponi, i fiori gialli, e il frutto molto più groflò de i Peponi verde, lifeio, e- guale, e pefante, qualche volta macchiato di bian- co. La polpa fua interiore è humida molto, e acquo- sa, la quale in alcuni è dolce, efoavc, e in altri inli- p pida, con qualche poco dcH'acecofo,e molto valoro- laperfpegnerelafcte. Hà dentro frà la polpa pertur- bo il corpo quafi in ogni parte il feme aliai copio- lo piatto, eil doppio maggiore di quellode i Pepo- m, ma con più duro, epiù fermo gufcio di colore in alcuni fruttiroflò, e in alcuni nero. Colgonfi i frutti dell Angurie nel principio dell'autunno, e ferbanfi dipoi qualche mefe nei granai fopra i monti del Gra- no;perciochequivi fi confervano dall infracidarli , e vi li maturano quando fi colgono immaturi. Sono le Angurie frigide, e numide nelfecondo grado, e Nel fecondo lib, di Dioicoride A .Ì--3 ANGURIE. D valorofiffimeperlafetc, e però s'ufano in tofcana 1' Agofto, quando fono i gran caldi per refrigerio de gV afletati. Vagliono adunque nelle ardenrifiìme febn, efpecialmente per l'aridità della lingua, cenendofi la fua polpa fredda in bocca, vincono l'acuità dell'hu- mon, e perògiovano fpecialmente àquellefebri, le quali fi generano più per malignità, che pcrabbon- danzadihumori; imperoche l'Anguria ('come fcri- veSerapione) nel principio non muove molto il cor- po, e però fi conviene à coloro che fono debili di na- tura, magri, econ poco fangue, efìòndo cheque- iti cali hanno più bifogno di medicamenti alterativi , che di quelli che folvano il corpo. Ma quantunque ciò far fi polla con i medicamenti acetofi , nondimc- nogl'infipidi.i quali hannoqualchedolcczza appref- lo, come fono le Angurie, inqucllicali molto me- glio li convengono ; imperoche è cofa impoffibileche le cote acide, ò vero che fi preparano con Aceto , non ìncidino, e alTòttiglino gl'humori, laqualco- fa non poffono utilmente fopportare i corpi debili , emagri, per effe* propria natura dell'Aceto, e delle cofe acide di far dimagrare , e di nuocere allo fto- maco; efe benda qualchuno li danno medicamenti acidi, eaftringenti, non fi può peròfare, che non aumentino le oppillacioni, e mallime quelle che fono nel fegaco. e nelle parci circonvicine, etanto più , quando cotali medicamenti feccano , fenza punto humettare. Ma le cofeinlipide, e digroffa.fuftanza , nelle quali li ferita qualche dolcezza , come fi fence , e fi gulta ncllAngurie, Immettano per fua propria natura, e rinfrefeano, e generano nel fegato un fan- gue acquofo, il quale raffrena il fervore, elamalicia della colera gialla tanto nel fegato, quanto nelle ve ne. Tutto quclto delle Angurie feri (Te Serapione, le quali molto più perfette, e delicate nafeono nelle regioni calde , che nellealtre, & però intorno Ro- ma , e Napoli , in Puglia , in Calabria, e in Si- cilia fono le Angurie di tutta perfezione ne fono X 3 in mo- Difcorfi del Mattinoli. Cocomeri Icritti da Galeno. in modo alcuno da comparare à quefte,quelle,chena- A feono in Ungheria. Scritte de Cocomeri Galeno all' ottavo libbro delle facultà de femplici , con quelle paiole; 11 Cocomero, che fi mangia, è di più lottile eflènza, quando è ben maturo, è di più grotta, avan- ti che limatura , ma partecipano di virtù alterava, e incifiva, onde provocano l'orina, efanno il corpo fplendido, e malTìmameme fregandoli con la polvere delfeme. Sono di frigida , & humida natura, non pe- rò ecceflìva, per non eccedere in ciò piùavanti, che nel fecondo grado, come chela loro radice fecca habbia poterla di difeccare nella fine del primo grado, ò nel principio del fecondo . Hà ancora la radice vir- tù più ailerliva, cheilfrutto, eia polpa loro . E al B fecondo libbro della facultà de gl'alimenti: I Coco- meri Cdiceva) hanno proprietà di fare orinare, co- me hanno ancora i Peponi , ma però manco di quelli valorofa . Ma per ettìrei Cocomeri manco humidi , non cosi agevolmente lì corrompono nello llomaco , come fanno i Peponi. Ritrovanfi alcuni, che man- giando i Cocomeri, beniffimo gli digeriscono , co- si tutti gl'altri cibi malagevoli da digerire , nondi- meno mentre che confidandofi fopra ciò, fe n'em- piono copiofamente fenza timore, figli raguna pian piano nelle vene un'humore frigido , e grotto , il quale malagevolmente può convertile in buon fan- gue la virtù digelliva, che (i ritrova nellevene. E C però è da fapere, che quantunque i cibi, che genera- no mal nutrimento , fi digerifeono valorofamente da alcuni, non però configgerò io alcuno altrimen- ti, fe non che fc ne debba guardare, percioche il mal nutrimento loro, cheoccultamente, e pian piano s' accumula nelle vene, putrefacendofi poi con ogni leggierettaoccafione, genera febricrudelittìme, lun- ghe , e maravigliofamente pertinaci . E ferivendo Piponi.t egli poco avanti de i Peponi: Sono ( diceva) i Pe- fcdmi,ePd« Poni frigidi' e largamente humidi, e hanno unacer- Galcno. ta facultà afterfiva, e però provocano l'orina, epiù pretto fe nevannoàbatto, chenon tanno le Zucche, e iMeiopepor.i, e levano vialemacchie caufate dal D Sole, lelentigini, e parimente le vitiligini della fac- cia. E'ilfemeloropertuLtcqueltecofe molto più ef- ficace di modo che può egli moltogiovaic alle pietre delle reni. Generano i Peponi nel corpo molto catti- vi humori, e mallìmamcnte, quando non fi digeri- feono bene , e cosifannopofciacafcare altrui inqucl morbo, che fi chi amacoleia ; imperoche prima che fi corrompano, fanno vomitare. E pcròmangiandofi copiofamente , fe non fe gli mangia ibpra cibi di buon nutrimento, fenza alcun fallo inducono il vomito . E ferivendo ancora poi de i Melopeponi: Quelli ( di- ceva) fono manco humidi , che i Peponi, nègene- ranocosì comeqnelli cattivi humori; eperònonco- sì gagliardamente fannoquefti orinare; ne cosi pre- fio difeendono allo llomaco. Non fanno così come i Peponi vomitare, nè così velocemente fi corrom- pono nello llomaco, quantunque fia egli pieno di cattivi humori, e di materie corrotte . Oltre à ciò , quantunque mancogiovino allo llomaco , che non fanno i frutti autunnali, nondimeno non tanto però glinuocono, quanto fanno i Peponi. Quello tutto fcrifle Galeno Ma non pollò però fare di non am- monire i lettori, che avvertifehino alla calunnia d' un maligno, ìlqualenonconofcendo lafua ignoran- za, òforfehavendo piùl'animo àlacerarei miei ferir- ti, che adire la verità, hàhavutoardiredidire, che iohabbiferitto, che queflo nome Greco aìxuas, non fignifìca, nèpuòfignificare altro , che Cocomero , eflendo, come dice egli , chiariffimo, che appretto i Greci s'applica quello nome generalmente non fola- mente à i Cocomeri, ma a i Peponi, Melopeponi , Angurie, e à tutti gl'altri fimili; e per parer che egli non miriprenda fenza ragioneallegaGaleno,comequello cheferive al fecondo libbro mpi toqop Si tìpum, che alcuni Medici non volevano cheil Pepone fi debbi chiamare femplicememe vlmvx ma mwirwnm , cioè PeponeCocomcrale, come fe il Pepone fotte fpecie di Cocomero. Ma quella opinione (per quanto io ineneveggia) nonapprovò, nè confermò mai Gale- no, anzi più pretto la reprobò egli con quefte parole formali in quello modo ferivendo: Sono alcuni Me- dici, che non vogliono, che i Peponi fi nominino femplicementePeponi,e però con tefero non poco che fi dovelfero chiamare trixoirimm : ma noi in quello luogo non ci vogliamo affaticare , nè perdere il tempo in quelle cofe, come quelle, che non conferirono cola veruna alla medicina; imperoche moltomeglio è interpretar le cofe più lucidamente, ch'ofcurarela dottrina con così fatte anfìetà . AU'hora veramente ef- plicaremo conchiarezza le cofe, quando eleggendo i vocaboli volgarmente ufati, ottérvaremo le lorofi- gnificationi. Dalle quali parole fi vede con che belle ragioni io fia riprefo da quello maligno calunniatore, efiéndo che riflette parole di Galeno tutte militino contra diluì, lo veramente non hò mai negato, che quello nome cUvos nonfipotta riferire generalmen- te à tutti gl'altri frutti fudetti; ma ben hò detto, che apprettò Diofcoride non lignifica altro che il Coco- mero,chiamato da noi Tofcani Ccdruolo,come anco- ra apprefiVGaleno, nelle cui opere non mi ricordo ( s* io non m'inganno ) d'haver mai letto , che atxuot femplicememe ferino vogli lignificare altro, che il Cocomero; eperòvolcndo fcrivere il fudetto Gale- no in quel medefimo libbro del nutrimento che ne dà il Cocomero, dipoi ch'hebbe egli trattato dei Pe- poni, e Melopeponi , fcriflè un particola!- capitolo del cocomero con quello titolo repitrfojw : come fe- ce ancora nell'ottavo libbro delle facultà de i medica- menti femplici . dove trattò del Cocomero domefti- co, efalvatico . Chiamano il Cocomero i Greci Xixn- n/uifot: i Latini Cucumer fativus: gl'Arabi Cathe , &Chethe : iTedefchiCucumern : liSpagnuoli Co- gombro: i Francefi Cocombre . Chiamano i Greci il Mellone Xlarot : i Latini Pepon : gl'Arabi Batheca , eBathiecha : i Tedefchi Pfebcn, & Melon: liSpa- gnuoli Melon: i Francefi Melon. L'Anguria chia- mano iLatini Anguria : gl'Arabi Dullaha: i Tedef- chi Gurchen : li Spagnuoli Cogombro : i Francefi Cocombres. Della Lattuca. Cap. 125. LA Lattuca domeftica è aggradevole allo llomaco, rin- frefea , fà dormire , mollificali corpo , e genera af- fai latte . La cotta è più nutritiva . La non lavata man- giata nei cibi e utile à color 0 y che non ritengono il cibo nel- lo ftomaco . Il feme bevuto caccia vìa le imaginationi libi- dinofe del fanno, e ìnhibifee il coìto. Mangiata troppo frequentemente ne i cibi , nuoce alla vifta , e giova all' infiammagioni , e al fuoco fact o . Salafi, e firbafi, co- me l'altre cofe fatate. Quando hà prodotto il fufìo, ac- quìfla virtù fimìle aliane, ù ver al fucco della falvati- ca. Qupflae fimìle alla domeftka, ma hà più lungo il gambo, e le fiondi più bianche , più fittili, più afpre , e più al gufi 0 amare. Le cui facultà fono alquanto fimi- li à quelle del Papavero, érìmperò finoalcuni, cheme- fchìano il fuo Latte conil Meconìo , chi" fi fa de i Papa- veri- Bevuto quefto latte al pefo didue oboli, con Aceto Melato purga l'acqua del corpo, e leva via ì fiocchi, e le nuvolette degli occhi. Ungonfi con quefto , e con Lat- te humano utilmente le cotture del fuoco. In fomma è la Lattuca falvaticha finnifera , e però facendo ella dor- mire, alleggerifie per total via i dolori, e provoca ime- ftrui . Beefi conty ale punture de gli S 'arpioni , e di quei Ragni, che fi chiamano Phalangi . Il feme, come quello della domeftka , rimove gl'appetiti venerei , che vengo- no nei fogni, e fminuifee il coito . T utto queflo fà anco- ra il fucco, quantunque con minore efficacia. Serbafì il Latte della falvatica in vafo di terra, prima ficco al So- le , come gli altri fiacchi . La Nel fecondo ÌATTUCA CRESPA. LA Lattuca è notiflìma àciafcuno. Equantun- queellalia; come li vede manifellamente hog- gidi negl'homi, e in siile piazze, dove fi vende, per tutta Italia di diverfe fpecie; nondimeno non ritrovo altra differenza tra loro, fe non che l'una molto più che 1 altra aggradifee alla viltà, ealgufto, perelfer c |ual di loro cenerà, crefpa, ferrata, ebianca, equal dura, lifeia, aperta, e verde . Enne di quella che per lib. di Diofcoride. 32.7 A havere il gambo largo fi chiama Lattuca Laticaule, co- me la Ritondicaule per bavere il gambo ritondo , eia follile per giacere con tujtp il ceRo in terra, vocaboli tutti dati loro da i Greci . Ma noi la dividiamo in Ca- pitata, Tonda, e Crefpa. Sono, differenti le Lattuche ancora nel colore; impcroche alcuna produce lefo- glie molto verdi , alcuna poco, alcuna bianchiccie, e alcuna con alcune macchie rolfecome di fangue i la qualedicono ellcr nuovamente fiata portata di Ci- pri . La, Crefpa là le foglie crefpe , e per tutto all'intor- no minutamente frappate, limili à queilc dell Endi- via maggiore, la Tonda fparge le fue foglie egualmen- te al tondo, le quali in cima parimente randeggiano, R tenere al dente, e ben (tipate infieme. La Capitata poi fà le fue foglie poco differenti dalla Tonda, ma que- lle f: ferrano cosi forte infieme come fanno i Cavoli Cappuccijonde da molti e chiamata Lactuca Cappuc- cina Enne una quarta fpecie, che nell'infalate è la più appregiata di tutte, e chiamafi volgarmente Lattuca Romana. Quella fa foglie grandi , e più verdi, e grof- fedi tutte, le quali poicon il tempo fi dirizzano , e flringonli inlieme , facendo un cello lungo; difìgu- ra ovale, nelqual tempo le legano gl'hor'ralani in ci- ma, e tirangli la terra attorno, ecoli in breve tempo non fedamente fi ferrano lefoglie infieme, ma diven- tano di dentro bianche, e tenerifiìme da mangiare , C e fono veramente fra tutte l'altre fpecie più delica- te, e più piacevoli al gullo. Tutte fanno il gambo bianco pieno di Latte, e ramofo in cima con foglie piccioline intorno lunghette, dure, eamarequando s'invecchiano . Ifiorifono in tutte 1 e fpecie gialli nel- le fommità de i ramofcelli , i quali maturandoli fi convertono in una bianca lanugine, tra la quale è dentro il feme lunghetto, e appuntato in alcune bian- co, e in alcunencro. Nafce la Lattuca il quarto, o al più tardi, il quinto giorno dopo al feminarla , e come hà quattro, ò cinque foglie fi trapianta, e fi coltiva, avvenga che fenza efiere trapiantata nonrie- fee bella, nè buona, fe non per le Oche , òpergen- D re vile. Solevafi anticamente mangiate nella finedeU la cena, mu dipoi, mutando gl'huomini quello ufo , la mangiano folamente nel principio , onde diceva Marciale: Clttudere qul Latte , ma difficilmente fi digerire . Impiajlrato con fiore di faina di Polenta, olio Rofato , & Ace- to giova all'infiammagioni del polmone , e per fie fi- lo alle punture del Drago marino, e de gli S carpio- A ni, ór infieme con Vino di Chio , à i dolori degl'oc- j-'ii 11 -("cc0 meff° »e gl'occhi mondifica le calìgini, e l'fe.cca i fiujji di quegli. Il fieme bevuto giova à co- loro, ne cui corpi fi generano humorì malinconici , al- ia difficultà dell'orici, & alle ventofità del carpo . Tirato sù. per il nafio fd fiarnutarc, il chefimilmen- tefià Iberba; ma bifiogna nel ftarnutare comprimerfi giacchi. Ali engonfi alcuni dal mangiarlo ne i cibi , imperoche mafticato, e pojìo al Sole genera verrnic- cellt . Dijfero gì' Arabi , che efendo trafitti dagli Scor- pioni Coloro, che quel giorno han mangiato Bafilko , non fieni ono dolore alcuno. B TC1'!1 Basilico odorìferiflima pianta, enotiflì- n»fi ma a ciafeuno in Italia; imperoche poche fono f"' quelle cale, e maffimamente nelle città, che non gabbiano lattate il Bafilico insù le fineftre, in sù le loggie, enei giardini. Enneàitempi noftri in Ita- lia di treforti : diquello, cioè, che produce le fron- di larghe, lunghe, egroffèaflài maggiori di quelle dellAmarantho, e quafi limili à quelle degl'Aranci, n-Y$P\ 1 fceontl° foglie & i rami minori a laidelfudetto, e quello è di due forti ; l'uno cioè, j-r* V0 °dol'e di Bafllic°>e l'altro , fegnalatamen- tediCedro, come la Meliflà , e però è chiamato par- ticolarmente da gl'Arabi Ocimo Citrato, come lo : C chiama Mefue. 11 terzo per far egli le foglie molto mi- nute, e per efler molto più odorato di tutti gl'altri, fi | chiama Bafilico gentile. E di quelle tre lpecie intefe Serapione, lucendo di ciafeuno particolare capitolo, ' cioè per lo Bafilico commune , e mezzano , di cui in- tende qui Diofcoride, intefequello, ch'elio chiama Ozimo non Ganofilato : per il Gariofilato, il minuto, ìlqua e e più odorifero di tutti: eperii Citrato quel- lo, chehaodorefimileal Cedro: come leggendo in Serapione tutti quelli capitoli può molto bene cono- lcerc ciafeuno di buon ingegno . E però non sò come . ii pollone, vantarci Frati dei zoccoli commentatori di 1 Meiue nel comento del Lettovario di Gemme,d'eiTere Fra? D efli'tatintrovatoridelBafilicoGariofilato, avvenga '"«"> chequello, che fcrive Serapione, produca le fuefo- Mcri* Spiccioline, & il tutto quadrangolo, comefàà punto il noftro chiamato gentile. Et il Fratefco facci le trondi maggiori di quelle della Melitta, per intor- no dentate, &il tulio fenza cantoni. AI che confi- derando molto ben'io, credo più pretto, che fe 1' liabbiano fognato, che altrimenti. Nè d'altro, che dv quello noltro gentile intefe Mefuei imperoche pcr eliere molto più odorifero , & aromatico de gl'altri due, ragionevolmente debba egli efler confortativo, e più cordiale, e più degl'altri convenevole per met- tere nel Lettovario di Gemme comporto per l'infer- E mitadelcuore. E però fi dà egli à odorare pofto con Aceto nelle fincopi, & altri difetti del cuore. Scrive i iIBrafavolanclfuolibbrodell'efaminationidei fem- plicittampatoinRoma, chetanta contrarietà è nel Bahlico tra Plinio, eDiofcoride, che neceflaria co- la e, cheunodilorohabbia veramente fallato ; im- peroche, lecondo che dice Diofcoride, che coloro, cliequelgiornohavrannomangiato Bafilico, efièn- dotrahttidagliScorpioninonfentiranno dolore al- cuno, Plinioperlocontrarioalii.cap.delio.Iibbro dice ,che non può guarire, havendoquelgiorno man- giato Balilico chi riattato trafitto da gli Scorpioni. Nel che poca paticnza nel finir di leggere il capitolo F dimoftra bavere havuto il Brafavola; perciochefeha- yclle egli letto quel capitolo di Plinio fino nell'ultimo, havrebbeconofciuto quanto bene l'iltefio Plinio ri- folva la controversa , e rifponda à gli obietti,che Cri- lippo , Se alcuni altri fanno contra il Bafilico.Nel che accioche n'appaja il vero ad ogni candido lettore, co- si di parola in parola ne fenile Plinio: Biafimò Cri- fippo gravemente il Bafilico, dicendo nuocere allo flomaco , all'orina , & alla villa , & oltre à ciò caufare pazzia, lithargìa, e difetti nel fegato : e cosi come le Capre non ne fanno ftima, e non ne mangiano, deb- bia Nel fecondo lib. di Diofcoride. BASILICO MAGGIORE. BASILICO MINORE. \55 BASILICO MEZZANO. iafimilmcntenon mangiarfidagl'Huomini. Differo Icuni, che mettendoli trito fotto una pietra ne naf- cono gli Scorpioni, e che maflicato, e porto al Sole, D fe ne generano alcuni vermi. Ma gl'Arabi difièro , chefe alcuno farà trafìtto da gli Scorpioni il di, che ha vera mangiato del Bafìlico, non potrà guarire . Ma l'età, cheèfeguita dopò coiloro, difende allegra- mentei! Bafìlico, provando, chele Capre il man- giano, e che bevutocon Vino , e con unpocod'A- ceto fana lepunture dcgliScorpioni marini, e tcrre- ftrij non meno che lì faccia la Ruta , e la Menta. E' oltre di quello fiato fpcrimentato efière il Bafìlico fa- lutifèro à farlo odorare con Aceto à coloro , che tra- mortifeono, e fi vengono meno.- e mcdefimamenteà 1 lethargici, & àgl'inlìammati . Giova applicato con olioRofato, óvero Mirtino à i dolori delcapo: e E con Vino alle nuvolette degl'occhi; e confcrifee an- cora allo ftomaco . Qucltotutto del Bafìlico feri Uè Plinio. Nel che manifellamente lì conofee reprobar Pliniol'opinioni di tutti coloro, checosi agramente Muranw lo biafimarono . Trasformali il Balìlico, comeferive ;fl>rtnu vo'«- Chiamano iGreci il Balìlico &uita>: i Latini «» roqimo, Ocimuro . Ondeèdafapere, chenonpoca différen- e POcjmo, 2a£ tra l'Ocimo fritto per, i, e l'Oeymo fcritto per, y; jmperoche Ocymo fcritco per,y , appreflò agl'antichi era una certa fpecie di cibo d herba dapafturarei Buoi , cosi chiamato ó perche crefceffe prefto, ò per- che fuffe la prima herba, che venifFe la primavera fuor di terra, ò veramente perche ella folvefle, e pur- gane i Buoi, movendo loro il corpo 5 cosi chiamato da quella parola Greca àxùt, la quale fignifica prefto. B Ma Qcimo ferino per, i , altro non è che il Bafilico herba odorata, di cui habbiamo affai detto di fopra, denominata da quello verboGrccoò^ai, il qual figni- ficafpirare d'odore; onde cheforle più ragionevol- mente fi feriverebbe per,z, cheper, c .L'ocymoadun- queferitto per, y, appretto alcuni antichi era un cibo per i Buoi di biade tagliate in herba, avanti che diven- taflerodure, ó veramente di diverfe forti di feme fe- minatoinfieme nei campi: per lo che fare prendeva- no gl'antichi dieci moggia di Fa ve , due di Veccia , & altrettanti d'Ervilia, emefcolato ogni cofa iniìeme, fulminavano poi tutto fotto fopra in tanto terreno, che pareva loro ballare ; e come erano crefeiuti queliife- Q mi in herba, la tagliavano frefea , e tenera, eia da- vano ài Buoi. BencheCatonefeminafleil fuo Ocy- mo, mefcolandoviinfieme Veccia, Fiengreco, Fa- ve, &Orobo, effeminandolo, etagliandolonelmo- domedefimo. Onde crederei io l'Oeymo appreflb à gl'antichi non fedamente effer fatto un'herba nata d' unamcfcolanzadimoltiferai, per dar mangiare à i Buoi nella prima paftura la primavera, ma ancora d' ogni forte di biada, ò di legume fenza altra compa- gnia, come d'Orzo da per fe , di Vena da per fe, di Veccia, d'Orobo, e d'altri limili, perche di quello palcolononfolamentcfinutrifconoiBuoi, & i Ca- valli; ma fi purgano ancora , nel tempo della prima- D vera, il che lì fa ancora à i tempi noftri in più luoghi d'Italia, efpecialmcnte con l'Orzo, con l'Ervo, e conia Veccia. Ne mi piace l'opinione di coloro, i quali fenza ragione alcuna, e lenza tellimonio d'ap- provati fcrittori fi perfuadono, che l'Oeymo fia una pianta cosi chiamata di fua propria fpecie, impcroche (■per quanto io hò mai letto ) non hò ritrovato alcuno degl'antichi fcrittori, che habbia fatto memoria di pianta alcuna di quello nome . Ma bene hò io ricava- to, che eotalvocabulo non fi conviene più à quella forte di pafcolo, chea quella; ma che fipoffàaccom- dareadognifottedipalturad'hcrba, chelia la pri- fcbccTd'* ma » cb.enafca,echecrefea la primavera. Onde non E Adamo Lo- è in modo alcuno d'acettare l'opinioned'AdamoLo- uiceio. nicero, il quale non fenza ridicolo errore vuole, che quella pianta , che in sù'l Trentino fi chiama Formen- tone, & in Friuli Saracino dalla nerezza del feme , fia l'Oeymo, tenendo ciò per certo. Manon ballan- dogli quello, erra poi molto maggiormente in attri- buire à cotal fuo Ocymo tutte le facultà, eie virtù , chefidannoall'altroOcimoodorato, cioè al Bafili- co, come fà parimente il Trago , ftando poco avvertito à quello, che egli fcriveva. Nè per al- tro vuole egli, che il Formentone fia l'Oeymo de gl'antichi, fe non perche (come dice egli) nafee tre giorni dapoi che è feminato nei campi. Ma l'Oeymo F ( per quanto io me ne Itimi) non è chiamato cosi per cotal ragione, ma perche crefea, evenga più prefto alla perfettione nel tempo della primavera d'gn'altro herbatico; perciochc fe tutti i femi , che prefto naf- cono , fidoveflerochiamareOcymo, veramentein- finite farebbero le fue fpecie. Chiamano (come s'è detto) iGreci il Bafilico IX'xifM» : i Latini Ocimum ; Nami, gl'Arabi Berendaros , e Bedarog: i Tedefchi Bafi- lien, & Bafilgram: liSpagnuoliAlbahaca: j Fran- teli Bafilic. Matthioli Dell'Orobanche . Gap. 13 1. L 'Orobanche è un germine d'un pie , einez.X.0, e qual- che volta maggiore , rojjigno , pelo/o, tenero , graffo , e ferina frondi . Produce il fiore bianchiccio , che tende al roffo . Ha la radice graffa un dito , la qual nel feccarfl del fu/lo diventa vana . Nafte tra alcu- ni legumi, l gitali ' fir angola, dal cui effetto hà egli prefo il nome. Mangiafi crudo , e cotto, come gli Spa- ragi. Meffo coni legumi, quando Jìawcono , fi crede, che prefio tifacela cuocere . OROBANCHE. NAfcel'ORo banche con tutte quelle note , °f chegl'aflègna Diofcoridc, nella valle Anania 'j, della giurildittione di Trento , & ogn'altro luogo non folamcnteneicampitrailegumi, ma frequentemen- tetraleBiade, trailLino, e tra'l Canape, e fpeft'e volte lungo le fiepi per le publiche vie. E come che dica Teofralto all'ottavo dell'hiftoria , & al 5. delle caufe delle piante, che l' Orobanche ammazza, e ltrangolal'Órobo,avvinchiandofegli attorno, non- dimeno quello , che del tutto rapprefenta lo fcritto da Diofcoride, e da Plinio all'ultimo capitolo del 22. lib. ammazzai Legumi, il Canape, e le Biade , chfrv gli nafeono attorno -, folamenteeon la prefenza fui fenza toccarle , nè avvinchiarfegli al piede, & im- però i lavoratori lo chiamano Herba Lupa , per divo- rarfi egli le piante, cheglinafcono appretto. Nafce quella pianta (come dice Diofcoride) sù dalla terra fenza alcuna fronde , ccp un folgerminegroflò, co- me uno Sparago , ma roflìgno , pelofo, tenero, e graffo , alto hora più , & hora meno d'un piede, fe- condo la bontà del terreno, ove nafce. Efce il fuo fioredaccrtibottoniravvoltinella cima à modo di mazza, i quali fono medefimamente roffigni, quan- tunque più bianchicci, che non è il fufto. La radice ègroffaun dito, tenera, fragile, efungofa. Inal- cuni luoghi fi chiama quefto germine, Coda di Leo- ne, Nel fecondo lib. ne, & in alcuni Herba Torà, imperoche pervero è flato fperimencato,che fubito,che le Vacche la magia- nò, vannoalToro: il che non fi può dire, che pro- ceda d'altro, che da una fua propria , e pa rticolare oc- culta operacione . Chiamano l'Orobanche, fecondo che diffe Plinio al luogo foprad etto, alcuni Cynomo- rion , per edere egli limile al membro genitale de i Ca- ni il che veramente non fiì (e non bella comparatio- ne, percioche per edere l'Orobanche grotto in cima, & lottile in tutto il rello del furto, non poco fe gli radembra ■ E però non mi poflòfe non maravigliare , chedicedéTeofrallo, cheammazzi, eftrangolil'O- robanchei Legumi, avvinchiandofegli attorno , e tanto più veggendo, chefelo tacquero Diofcoridc, ePlinio. OndebifognaòclieTeofralìo in quello fi fa ingannato, ò che perOrobanchc babbi egli intefo altra herba, torfe limile affla Cufcuta , la quale am- mazza l'altre piante , avvinchiandofele attorno . ET Orobanche( fecondo che li legge in Galeno all'otta- vo delle facultà de femplici ) frigido , efecco nel fe- condo grado . Chiamano VOrobanche liGreci O'fo- (Hvy\T\\ Latini Orobanche , & Ervi angina . J3ella Barba di Becco. Cap. 132. LA Barba di Becco produce ilfufto breve, le frondi Jimili à quelle del r^aff arano , e la radice lunga , e dolce , Copra il aifufìo è 3 cali ce gran de , nel anale è den- tro il feme nero , dacmt'hd elio acqui/iato il nome . E' herba, che Smangia . LABarua di Becco, la qual chiamiamo in Tofcana Saflèfrica,èaf{àiconofciuta, e volgar pianta . Ufanfi le radici il verno nell'infalatc, per efier elle dolci ,& al gufto aggradevoli .Le frondi produce come il Zadarano, ma veramente alquanto più lar- ghe, e più lunghe . 11 fiore è giallo, limile à quello del Pifcialletto , & affai grande, raccoltoinun vafo, il quale s'apre, es'allargaquando vede il Sole, e ferrali la notte, e'1 giornoquandoè nuvolo, come fa quello dal Chamelcone. Fiali embrafi quando è quali fenato, per edere alquanto appuntato in cima, e per haver al- cuni peli bianchi, che efeon fuori, quafi alla Barba d' un Becco . E però di qui, fecondo che recita Teofra- iio al 7. cap. del 7. lib. dell'hiftoria delle piante, è Hata chiamaraqueda pianta Barba di Becco. Il percheaf- fai mi maraviglio d'HcrmoIao Barbaro, chefenza renderne egli alcuna ragione, non voglia, che fia que- lla tal pianta la vera Barba di Becco fcritta daTeofra- fto, e da Diofcoride . L'acqua di quella fatta al lam- bicco,applicata con pezze di lino in sù le ferite frefche della carne, le falda maravigliofamente. Del che hò più volte veduto io non volgari fperienze. Ritrovafi ancora una forte di Tragopogono , chiamato Purpu- reo dal colore de i fiori . Quello adunque produce fo- glie limili all'altro , ma più copiofeà bado attorno al- la radice, più verdi , pili larghe, e più ferme . Fa anco- corail gambo parimente fimile , & articolato, con ap- parenti concavità d'ali apprettò à i nodi, onde nel gambo nafeono le foglie, &iramufcelli. Produce i fiori in cima de rami purpurei, ma minori del volgare, fpargendo le foglie intorno al filo ricetraco lo à modo di della . La radice hà egli maggiore , più I unga , e pili dura, e piena di latte, non pero come quella dell'altro dolce, ma al gulto amaretta, e coftrettiva . Parmi ol- tre à ciò veramente, ehe fia fpecie di Tragopogono quella pianta, che chiamano li Spagnuoli Scurzone- ra,òvero Scorzonera, per fanar ella coloro, che fo- no (lati morficati dalle Vipere, le quali chiamano in Spagna Scurzi . E' quella una pianta nuova,nè credo, che alcuno ne babbi fcritto avanti di noi. Fù dimo- flrata primamente in Catalogna di Spagna da un Mo- ro fchiavo d'un gentilhuomo Lcridano, chiamato Cervero, il quale mietendo in un campo il Grano in- ficine con altri , & effendo alcuni di loro morfi da una Vipera , corfe lo fchiavo fubito à cavarla Scurzonera, di Diofcoride. 335 A TRAGOPOGONO U C D E F la quale haveva egli prima conofeiutain Africa, e ca- vato il fucco della radice , glielo diede à bere , e gli li- berò prefentaneamente,comefece poi con molti altri, che à lui concorrevano! e perche ei di ciò traheva non poco 35 6 Difcorfi del Matthioli SCORZONERA, A SCORZONERA DI BOEMIA. poco guadagno , teneva la pianta fecreca,nè là voleva dimoftrare ad alcuno : ma deliberandofi alcuni di vo- ler ad ogni modo conofeer l'herba,con cui Iofchiavo curava cosi felicemente i motfi dalle Vipere, & altri Serpenti velenolì, li pofero à farli la guardia di lonta- no, quando egli le ne andava à coglierla , & havendo veduto dalla lunga il luogo, dove ci lì chinava in terra, c notatolo molto bene , come lo fchiavo di là fi fiì par- tito , le n'andarono in quel luogo,dove ritrovatele fo- glie in terra , che lo fchiavo riaveva troncate dalla ra- dice , vennero fubitoin cognitione del fecreto,e fatto- ne con il tempo la fperienza, lì divulgò poi quella pianta àciafeuno, e dall'effetto, ch'ella faceva,tiì poi chiamata Scorzonera , che tanto vuol dire, quanto Vi- perina. Quella parimente mi fu mandata lecca dall' Eccellentifs.M. Giovanni Odorico Melchiori Trenti- no , Medico dell'Imperatrice Maria conforte dell'Im- peradore Maflìmiliano Secondo. Ma poco dipoi la vedemmo verde mandata di Spagna all'i mperatorFer- dinando, e non molto dipoi fri ella ritrovata nafeere in Boemia , dove prima fu dimoftrata dal Signor Dot- tor Riberi Spagnuolo, Medico di fua Maeita Cefalea, il quale eliendo alla cacciala ritrovò in una valle den- tro una felva paludofa , non molto lontano da Poggi- brot. Quella pianta adunque fa le foglie lunghe una fpanna, limili non poco a quelle della Succifa, ma pe- rò piiilunghe, fra lequali, quelle , che fono più pro- pinque à terra fono per intorno leggiermente à modo d'onda intagliate. Nafcono tutte da lunghi, ecom- preffi picciuoli,! quali efeono dalla radice, attorno alla quale fe ne Hanno le foglie (Irate per terra. Produ- ce il gambo alto più d'una fpanna , tondo, & articola- to , nel quale fono le foglie , ma più brevi , e più ftrette. I fiori hà ella gialli fimili tanto al Tragopogono, che nonvifivede fe non pochiliima differenza. Quelli feccandofi, fi convertono in unolanuginofo capo, nel quale fi contiene il feme limile del tutto à quello del Tragopogono. La radice hà ella lunga più d'una fpan- na , e gl'offa come il pollice della mano , con poche fi- bre per intorno, piena, tenera , fiaccola, fragile , biari- B C ca di dentro , e piena di fucco Iatticinofo, dolce e pia- cevole al gulf o , e veftita di neregna corteccia . Nafce per lo più nelle felve in terreno acquaftrino. Fiorifce D la Hate infieme con il Tragopogono. Di quella .pian- ta riabbiamo polio qui due imagini , delle quali quel- la, chehàla radice più corta, cpiù gl'offa, ò quella ftclla, che fù portata di Spagna, e l'altra è quella , che nafce in Boemia . Dalli il fucco delle foglie , e pa- rimente della radice, per rimedio prefentaneo abete dimorfi delle Vipere, e di tutti gl'altri animali vele- nofi, come ancora in tutti i morbi pelliferi. La radi- ce mangiata ogni giorno preferva dal contagio della pelle, e vale contra tutti i veleni. Dadi la radice, ò veramente il fuo fucco utilmente ali i epilettici , e pa- rimente à i vertiginofì . Dadi ancora utilmente nelle fincopi, e nel battimento del cuore; imperoche la £ radice mafticata per fe loia caccia via la trittezza dell' animo, efàl'huomogiocondo, & allegro. 11 Latte della radice mcllò nell'occhi acuiice la viltà . In fiam- ma tutta la pianta vale à molti, e quali infiniti malo- ri. Di quella no'oiliflima pianta fi ha un'altra forte , cheptpduceilfiorroflb, dall'altre due per altro non molto ditlìmile , della quale mi fece copia il famoiì (li- mo, e liberalismo Signor Giacomo Antonio Cor- tufogentilhuomoPadovano. Chiamano i Greci la Barba di Becco, Tpuymiyw : i Latini Barbuta Hirci: iTedelchi Bocksbart, e Gauchbrott: li Spagnuoli Barba de cabron : i Franccfi Barbe de Bouc . F Dell' Oniithogalo. Cap. 133. L'Ornithogaloìungermìned'unpiè , emexx.0' tene- ro, bianco , fonile , contre, oner quattro ramu- fcelli in cima ancor ejfì teneri , da i quali efion fuori i fiori di color d'herba, come che aprendofi, di-ventino di color di Latte, in meXXSi de i quali è un capitello intagliato,fi- miled quello, che ne gl'alberi fi chiama Cachrys . Cuocefi co' l Pane, come la Nigella . La radice, la quale è fodèo- fa, fi mangia cruda, e cotta, , Nafi-'t Nel fecondo lib. di Diofcoride. 337 ORNITHOGA LO I. ORNITHOGALO II. NAfce I'Ornithogalo copiofamenre pericampi tra'l Grano.tra l'Orzo, e era tutee l'altre Biade in ciafeun luogo , come lì può chiarire ciafcuno,che non Trafì. e loro hilloria , e loconofcelTericercandoveloilmefedi Maggio, per- Orn!thoi!!1. cioche havendoli in mence tuteo quello, che fcrive ]0iefuacu- Diofcoride, lo potvà ciafeunoper fefteffo conofee- minatione. re. Recita il Ruellio, che neliuo paefe (ì ritrova 1° Ornithogalocopioiiilimone i campi, dove nericoì- gonoi fanciulli le radici, chevoltano i bifolchi fuor della terra con l'aratro, per ellér in volgar ufo ap- pretto àciafeuno per mangiar crude , e cotte fono alla cenere calda . Producono quclte il fuo gemme la pri- mavera, elaftate, e cavandoli pofeia l'autunno con l'aratro, iìfeibanolungotempo; & imperò ne i tem- pi delle careftie fono in grande ufo alla plebe in luogo diCaltagne . riabbiamone qui noiefpielkdue pian- te, per credere che vene fieno due fpecie . Hannomi quelteradici ridotto à memoria quelle, chenonna- feonoin tutta Italia, fenon insù'l Veronefe, chiama- te Tra si, dolci, e dìfapore limili alle Callagne . Sono adunque i Trafi radicctte graffe come Fave , ma lunghette, lequali nel feccarli s'invizzifeono , e diventano crefpe 5 la cui pianta è quali del tutto limi- le al Cipero; imperoche produce ella le foglie lun- ghe, e appuntate in cima il gambo alto un gombito , e qualche volta maggiore, e fatto à cantoni, nelle cui fommità fono le fogliette piccioline , che lì di- fendono attorno à modo di itella , fra le quali fonoi fiori roffigni, efpiccati. Ha affai quantità di radici , ; dalle quali pendono i Trafi, fatti come s'è detto di fo- pra, la cui midolla è bianca, eia feorza ralligna, e ruvida: la polpa inreriore è dolce, edifapore vera- mente come di Caftagne. La pianta, di cui qui fi vede fcolpitada figura , mi fri mandata da Verona da M, Francefco Calzolari Speciale alla Campana d'oro, c- fercitatiffimo Semplicità . Cavandofene il Latte,come fi cava dalle Mandorle, e pofeia bevendofelo, giova à i difetti del petto , e del coltalo, onde giova aliai al- la toflè. Peftanii per far ciò iTrali, e pofeia, s'in- T R A S I. fondono in brodo di pollo , mefcolandofi molto bene col peltone , e pofeia fi fpremono, e fi colano con una Y pezza 33S 0 pezza di lino . Vaici! medefimo liquore bevuto al- quanti giorni continui all'ardori della orina, e pa- rimente alla difenteria, perciocheabbonifcc l'acutez- za de gl'humori che icorticano le budella , e maflj- mamente preparandoci con acqua ferrata, fatta coni' acciajo. A Verona lì mangiano doppo cena per un parta tempo. Mallicanfi con ilgufcio, il quale per effér ruvido, efecco, non fi può inghiottire, ma fi tien fucchiato il liquore che ne viene, e fputanfi frà tanto le feorze. Lodanti alcuni nelle veneree com- Tartuffi OOno i Tartuffi notirtimi « loco hi! tj àciafeuno. Ritrovanti i,n ftoila. "fofeana abbondantemente per tutto belli, e grollì, di due forti . E come che una ve ne fia, la cui polpa dentro alla feorza fia bianca , e l'altra bertinaicura , nondimeno a- mendue quelle lpccie hanno lafcorza ruvida, enera . Ca- vanfi quivi copiofì da inoltri contadini, per eiTer molto in pregio apprello à i magnati • Trovanjenc nella valle Ana- nia nella giurildittione di Trento, di quelli, cheoltrc all'eflcr piccioli , hanno la feorza lifeia, e pallida, feia- piti , c poco aggradevoli al guflo . fece de i Tartufi! meli- none Plinio al 2. cap. del 19. libbro cosi dicendo • Na feonoi Tartufi! in luoghi fecchi , e arcnofi tra gli far- ri, etrovanlidiquelli, che fon maggiori d'una Mela Cotogna, che partano una libra di pèfo. Sono di due lpecie; arenoh cioè alcuni.c inimici dei denti : e alcu- ni altri puri, e (inceri . E' differenza ancora tra loro del colore nero, crollò, come che di dentro fieno tutti bianchi. LodanC più de gl'altri gl'Africani. Ma dire- mo noi che 1 I ai tuffi fknq vitio della terra ? Veramen- te non h può intendere, che fieno altro : ma non facil- mente fi può intendere, fé da principio fi concreino di quella grandezza, che li ritrovano, ó fc vivano, ònò . Sono pochi anni, checflendo Laertio Licino Pretore Hifloria di Spagna in Chartagine.fì guadò i denti dinanzi,man- recit»« da giando un Tannilo , nel quale era dentro un danaio ; il piano. the dimoftra j che la terra di fua natura lì raccoglia in le medelìma, e. fi condenti. Quello li vede certo nelle cole , che nafeono , e non lì polìòn feminare . Oltra di quello diceva al 3. cap.de! medefimo libbro. Nafeono i Tartufi quando nell'autunno fpertò piove, efpcflb tuona. Sono teneri la primavera . In alcuni luoghi na- feono, ef feminano (rafportati dai fiumi, come nel paefe di Mitilcne, dove non vogliono, che nafeano, fe non per l'inondationi de fiumi, i quali trafportano dai Tiari,luogo ove nafeono i Tartufi! copiolilTimi. 1 Tar- Tattuffi tuffi ( diceva Gal. al 2. delle facultà de gl'alimenti^) lì finiti da pofiònoconnumcrare con le Radici, e con iI3ulbi,pcr tj"c"°' non ritrovarfi in loro alcuna apparente qualità. Co- loro adunque che gl'ufano ne i cibi, hanno una mate- ria atti!;? ricevere tutti i condimenti , che fe gli danno , comefonotuitel'altrecofe, che non hanno in fe qua- lità veruna evidente,e che fonaal gu(toacquofe,e feia- pite. Le quali tutte communemente danno al corpo un nutrimento privo d'ogni qualità, cfolamcntc alquan- to f rigidetto , e cosi groflo, come è quello, che li man- gia; imperochequello de Tartufi! è più groflo, è quel- lo delle Zucche più fottile : e la medelima proportionc è ancora negl'altri , che fono di fimilenatura . Scrilìc- 11 e altrimenti Avic. al 2. defuoi canoni , cosi dicendo . 1 1 artulB fon compalli di più tcrrettre fulUnza che ac- quea^ fon privi d'ogni fapore . Generano melanconi- ci» egroffi humori, più che tutti gl'altri cibi , eoltreà cioparalelìa,eapopIefia.Digerilconl! malagevolmen- te, e aggravano lo fìomaeo. Chiamano i Tartuffi i Gre- ci 1 Latini Tuberà: gl'Arabi Ramech, Aldi}- Difcorfi del Mattinoli A pofitioni, credendofi che ne temperamenti lorofia- no i Tralì calidi , humidi, e ventofi . Chiamano i N<""' Greci l'Ornithogalo 0'priSh,xhoy. i Latini Omitlio- galum. , % '- De i fartufik, Cap. 134. . SOno i 'Tartuffi radici tonde, fenzjt frondi , e few. Sia fujìo , di colore rojjtgno . Caitanfila primave- ra, e mangiaufi crudi, e coiti. TARTUFFI. mech, Tamer, &Kema: iTedefc'ni Hirtzbrunft: li Non Spagnuoli Turmas de tiara : iFranceliTuftlcs. Dello Smìlace de gl'horti . Cap. 135. LO Smìlace de gl'horti è una pianta, il cui feme da mol- ti fi chi ama. Lobi a . Produce le fi ondi di Mederà , quantunque più tenere, e i fu/li fotti li, dei quali efeono 1 capriuoli, coni quali attaccandoci di propìnqui arbuf cel- li , tanto fi dilungano , e crefiono , che ricoprono d'om- brai', loggie, e i padiglioni . Produce lo Smilacet bocci- li fimìli a quelli del Fien greco , ma più lunghi , e più graffi, dentro ai quali fono le granelladel feme fimili a i rognoni de gf animali , di diverfi colori , i quali in par- te fon rojjì, I baccelli cotti col feme ; fi mangiano come gli Sparagi. Provocano l'orina, ma fanno fognare cofe spaventevoli , e gravi . COmedicémodi foptain quello medefimo libbro al cap. de i Fagiuoli bianchi, e communi/otto il -Sfll nome dei quali ingànnandofi il Maliardo, vuole, che fua & habbiaDiofc.fcritto dell'Arabia, ó vero Roviglionc, "«'«I nonfipuò direa!tro,lc nonchelo Smila cede gl'hor- ti fieno querti Fagiuoli di diverfi colori.i quali volgar- mer.techiamiamo in Italia Fagiuoli Turchefchijimpe- rochc oltre all'erter loro perlo più rolli, e di diverfi co- ' fl lori,c(comefcrivcDiofc.) limili a rognoni degl'ani- mali, fonolìmilmenteancoralcfronJifimili à quelle dell'Hcdcra, ci furti lottili , da'quali nafeono i capri- uoli, con 1 quali appiccandoli pian piano, nonfolos' avvolgono intorno à i pali,e à gl albcri,ma ricuoprono ne i giardini,pcr lar ombra la Hate, loggie , pergole,ca- pannej epaviglioni. Quelli chiama Galeno allegan- do Teof rado al i. delle facultà de gl'alimenti , D oli- chi, così dicendo: Il Dolichomettendofigli apprelfo un lungo palo, vi faglie, e diventa più fruttifero : im- peroche altrimenti andando per terra diventa ruggi- nofo, e guadati . lidie manièramente vediamo'noi m quelli FagiuoliTurchefchi: percioche quelli, che non hanno foftentacolo alcuno andandotene per ter- ra , fubito lì guada no, e avruginifeono . Mameffogli appiedo ogni lunghilìima hatta ,avolgendovifi, come enoto in Italia hoggi à ciafeuno, fagliono fino alla cima. Et imperò di gran lunga mi pare, ches'ingan- ni il Maliardo da Ferrara, volendo egli lortcnere nel- la ter- Dol fcnKI Galeri Nel fecondo lib. di Diofcoride. SMILACE DE GL'HORTI. 339 la terza epiftolaalprimolibbro, chei Dolichi fcritti da Galeno fieno il Roviglione, ò vero l'Arabea; a*- del venga che Galeno, e Paolo Eginetta chiamano l'Ara- bea manifeilamente Ochro. Al chenonofta il dire egli, die l'Arabea è quella, cheli guada, quando nonhàfoftentacoli, e pali, chela follevino da terra, echefolodiqueltolegume, e quando è tenero, lene mangia il gufeio, come ferirle Galeno nel prologo del fecondolibbrode gl'alimenti, e parimente Paolo Eginetta, che fi mangia quello de iDolichi: impero- che quantunque rade volte fi mettano all'Arabea pic- ciole frafche, non vi fi mettono però mai lunghi pa- li, percioche non vi s'arramparebbe, comevis'ar- rampanomanireftaoientequeftiFagiuoli. Nè fi gua- ita, nès'arrugginifee l'Arabea, fé ben va per terra , come lì vede per tutto il territorio di Trento, ove fe ne feminanoinfinitifiìmi campi. Oltreàciò non ofta fimilmente il dire egli, che folamente tra tutti i legu- mi li mangia l'Arabea cotta nel gufeio; imperoche quantunque ella fi porti insù le menfe, quando ète- nera, cotta con ifuoibacceli, hò pero Tempre vedu- to io tirarne fuori il feme con i demi, elafciarenel piattoigufei. Nè mi ricordo haver mai veduto io al- cuno cofi affamato , che fi mangi gufei dell' Arabea duriffimi, ecartilaginofi, e cibo proprio da Porci . Ma bene fi cofluma in Italia mangiare i cornetti di quelli Fagiuoli, quando fon teneri, perefier molto fragili, lelli prima, e pofeia acconci in infalata, ò vero altrimentifritti nel Burro, e acconci dipoi con Agrefto, eGengevo, ò vero con Pepe . 11 perche mi par più prefto da credere, che quefra fpecie di Fagiuo- li fieno iDolichi, che dire, chei Dolichi fieno l'A- rabea. Oltreàciò vuoleil Manardo, che dove in que- sto parlò, e fcriffè Diofcoride al 09. capitolo dei Fa~ giuoh , habbia egli intefo dell'Arabea, e de i Fa- giuoli pofeia qui al capitolo della Smilace, dicendo per corroborare Ja fua ragione, chenon Laverebbe Diofcoride fcritto de i Fagiuoli per due divertì capito- li li. Alche non credo veramente ciie fallaflè chi ri- fpondefle, che Diofcoride fcriffè primieramente dei bianchi volgari, che fi feminano ne i campi alla cam- pagna, dove generalmente tratto delle Biade, e de gl'altri legumi, che li feminanone i campi, eche lece pofeia mentione d' quelli altri , per feminarfi eglino folamente ne gl'hotel, fra l'altre colè che fi feminano, e fi coltivano inquelli . Et imperò per di- ftinguere quelli daquelli, diceva.- Lo Smilace de gì' Imiti è una pianta, &c. Le quali parole dimoftrano la differenza, ch'ei intefe tra quelli de gì' horti , e quelli, cheli feminano nei campi, Nel che pili volte mi lon maravigliato, che oltre à quello ilManardo , B huomo cofi dotto, li mettelle à dire , che tufferò i Do- lichi l'Arabea , dovendo havere egli pur veduto, che Galeno, e Paolo la chiamano Ochro . Chiamanolo Smilace de gl horti i Greci X/ìÌkcc^ xnulu : i Latini Nomi. Smilax hortenfis.- gl'Arabi Lubia : i Tedcfchi Vuelf- fchbonen: liSpagnuoli Feyones: i Francelì Fafeo- los, &Fajespeincles. Della Medica, Cap. E' La Medica nel nafeere, nelle fiondi, e nel fufto Jitnile al Trifoglio de i prati ; manel crefeere fe gli ritirano le frondi , e diventano più frette , reflando Q fero i fujìi fimili à quelli del Trifoglio . produce i bac- celli à modo di cornetti , nei duali è il feme di grande^- Z^a d'una Lenticchia . Seccafi quefio , e pei- la foavitd del fio fapore fi mefcolaco'l Sale , che quotidiamente s' adopera ne i condimenti . applicato verde fopra a quel- le cofe, che hanno dtbifigno d'edere infrigidite, vi gio- va . 'Vfafi 1' herba per cibo del bejtiame in luogo di Gramigna . LA Medica C fecondo che riferifee Plinio alio". Medio, e capitolo del 18. Iibbro) fii cofi chiamata peref- !" efam>- iere ella già Hata portata in Italia di Media . E co- M " ' me che ella fuffe già volgare, efifeminallèpertutta D Italia perii bcfliami, nondimeno à tempi noftri par chelilìa ella del rutto fuggita da noi : quantunque fie- no alcuni moderni femplicifti, chepenfano d'haver- la rintracciata . Fummene gl'anni pafTari da alcuni mieiamici mandato il feme, ma feminato non nac- que, ancora che viponefli molta diligenza ; e però non ne pollo per bora fare altrimenti giuditio : efe ben dipoi me ne fono Hate mandate divelle piante da gl'amici , pofeia che mi pareva che in poche note li raf- fomigliaffero alla Medica, non hò havuto ardire di mcttcrqui le figure loro. Quella ( fecondo che rife- rire pur Plinio, ede gl'altri degl'antichi) feminata una fola volta , dura di rigermogliare lino à i trenta an- £ ni. Enne copiofa (per quanto riferirono alcuni) ài tempi noftri molto in Spagna , dove con grande arte la CAir\Van0 pCr ll bdtiame> echiamanla li Spagnuoli Altalfa, ritenendone quafi il vocabolo Arabico , quantunque corrotto; imperoche, come fi vede in Avicenna al cap. Cor, fi chiama quella herba ancora da gl'Arabi Alfafafat. URuelliodice, chequantun- que ellanonnafca in Italia, che nafee nondimeno perfedeffàcopiofamente in Francia, celie la chia- mano i lavoratori Trifoglio maggiore. Chiamano i Greci la Medica, Mnh'xu: i Latini Medica : gl'Arabi Nomi. ( comedi fopra s'è detto ) Cor, & Alfafafat: li Spa- p gnuoli Alfalfe, Ervaye, & Alfalfa : iFranccfi, Saint Foin , ò vero grand Treff le . Dell' Aphaca. Cap. 137. NAfiel'Aphacane i campi, più alt a della Lente , le cut frondi fono fittili, e i baccelli maggiori, ne i quali fin dentro tre , 0 ver quattro granella dì feme nero , minori della Lente , le quali fino cojlrettive , ér imperò ahbruftolate rotte, e cotte amodo di Lente, rijìagnano i flufft dello ftomitco , edelcorpo. Y 2 Nafte 34° Difcorfi del Mattinoli A P H A C A. VECCIA. Apliaca , i fila efamìna tiunc . Aphaca i c Veccia Afcel'ApHACA abbondantemente in più luo- ghi d'Italia per feniedelima, eiiicmina anco- ra da molti come gl'altri Legumi. Fà le fiondi limili tillaVeccia, ma maggiori, epili grafie, il fuftoqua- jy diangolare, il fiore incarnato, e i Baccelli limili à quelli de Pifelli, ma più corti attai, e maggiori di quelli delle Lenticchie, nequaliè dentro il feme po- co maggiore di quello della Veccia. Nafcene aliai perfeitelTainsù'lcontadodiGoritia per li campi, e lungo alle fiepi. Laonde errano veramente coloro , che penfano che l'Aphaca fia la Veccia, che nafee communcmentetràleBiade; percioche la Vecciata foglie più minute, furti più lottili , fiore che nel rodo purpureggia , e baccelli più lunghi, più fottili, e più tondi. È però Galeno trattò della Veccia, e dell' A- fcritM da phacaal primo delle facultà de gl'alimenti, cofi dicen- Galcno. do : Lafigura del feme dell'Aphaca, e della Veccia £ non è cofi tonda, come quella delle Fave . ma al- quanto comprefla . Ripongono i villani i baccelli in- ficine con tutta la pianta per il beftiame, quantunque qualche volta per fame habbia io conofeiuto di colo- ro, che fe n'hanno mangiato il feme nella primavera ancora fiefco ne i baccelli , còme fi coftuma mangiare le Fave, eiCeci. Ma veramente non folo lon quelli femi poco aggradevoli algufto, ma malagevoli da di- gerire, ecoltrettivi del corpo; il che fàmanifefto , che'l nutrimento, che fi genera d'elfi , fia groflò, e co- Itrcttivo, apparecchiato à convertirli in humori me- lanconici. Tutto quello dell'Aphaca fende Galeno . J Ma dicono oltra à ciò alcuni fperimentatori, che la fa- rina dell'Aphaca, e della Veccia provoca valente- mente l'orina , echeconfcrifcenon pocoà i Ptifici , pigliandofifpefle volte conia Ptifana . Impiaftrali an- cora incorporata con Vino non folo à i morfi de Ser- penti, madeiCani, degl'Huomini, edituttiiqua- drupedi . Incorporata con Mele, e applicata fpegnele lentigini, jquofi, eciafcun'altrainfettione della pel- Aphacafpc- le. Oltre à ciò è da notare , che Teofrafto al 7. & all' c.ed, CicoJ ii.capodelfeftolibbrodcll'hiftoriadellepiantc, col- locò l'Aphaca tra le fpecie della Cicorea. 11 perche non è maraviglia, fe qualche volta difeorda egli da Diofcoride, come fi vede nel Coronopo, nell Oro- banche, einaltre purafiai piante . Al. che ha vendo avvertenza Plinio recitò al 5. cap. del 27. hbbrol hilto- ria di parola in parola, che fcrifle dell'Aphaca D10- feoride ,& al 2 1. libbra commemoro la fentta dajeo- fratto tra le Cicoree, e altre herbe filvatiche . Ghia- som mano iGreci l'Aphaca A'fax» : i Latini Aphaca, e Aphace: gl'Arabi Aphaki, &Afaki, & AlbiJiia : 1 Tedefchi Vuildcvuicfen, & Volgesvuicfen. Del Porro capitato- Cap. Ij8. IL Porro capitato fà ventofità,genera cattivi humorifi fognare cofi terribili, efpavmtofe , provoca l'orma , è buono al corpo, fmagrifee, nuoce à gl'occhi, provoca t mejìrui; manuoce allavefcicattlcerata , eallereni. Cot- toconPiifana, e mangiato nei cibi giova al petto. Cuo- confi le fue j 'rondi nell' Aceto, ehi acquamarina , & è uti- le quella decozione à fsdervi dentro le donne perle oppil- lationi, e durezze dei luoghi naturali 'loro. Diventa aol- ceilPorro, e manco ventofo , mutandogli duevolic l ac- quami cuocerlo , e infondendolo nell'acqua fredda . Il fi - nte del porro è più acuto , ér hd alquanto di virtù cofìretti- va\ ilpeixherijlagnail fuo fuoco injieme con Aceto, In- cenfo, òvero conia fua manna , ì fiuffi del fingile, e maffìme del nafo. Stimola il Fono venere, e compojlo con Mele d modo di Letiovario conferifee a i difetti del petto, eathijici. Mangiato nei cibi purga il gorgozzu- le, e la canna del polmone ; ma nuoce il troppo tifarlo allavifta, callo Jìomaco. Bevuto il ficco del Porro con Mele , conferifee a imotjì de velenojì animali , e parimen- te impiajlratovi fufo . Giova injieme con Aceto , Incen- fo, ir Latte, ò veramente con olio Rofato difiiUalonelV orecchie ài dolori, irà fi foli di quelle. Le fondi im- piajlrate con Somachi fintano i quoft, òr V epinittidi . Me- fchiato il Porro con Sale , ér impiajìrato rompe V efifare de cauiherii . Il feme bevuto al pefo di due dramme injie- me con altrettanti Mirti, rifl.igna l'amico rigettare del f angue , che vi. n dal petto Sono Nel fecondo lib. di Diofcoride. 34r PORRO CAPITATO. A PORRO COMMUNE. . C SOno i P o R R i , che per lo più fi vendono la Quare- lìmacongl'aknhei-baggide gl'horti, piante no- tiflime à ciafcuno. E quantunque s'affatichino gl'Hor- tolani de i tempi noftri in farli lunghi , bianchi , tene- ri, egroffi, nonglifannoperòfarcrefcerelatefta,e farli capitati, come le Cipolle, quantunque Mèro quefti in commune ufo appretto à gl'antichi , per eflfer migliori, e più teneri di quefti ! unghi , i quali chiama- vano Settivi. Ufarono adunque coftoro per farli di- vétare capitati di cofi fare.Seminavàli prima radi , e ca- vatigli fuori al tempo del trapiantarglieli tagliavanole fiondi, eie radici, e piantavigli con un pezzo di te- gola, ò d'altro tefto lotto, acciocheelìendogli(cofi facendo ) vietato lo feendere al baffo, e parimente di nutrire le frondi , fi slargaffero , e faceffero grolla la te- fta. Senile adunque di quefti Diofcoride come di più teneri , e di più apprezzati : ma non però perche fulle- ro d'altra natura differenti da i lunghi, de i qualiper aneli fanno i capitati . Ma tutto quello fi debbe rife- rire à Columella, il quale all'undecimo libbro della fua agricoltura all'ultimo capo : Volendofi, diceva, farei Porri Settivi, comandanogl'antichi che li deb- bino foltamente feminare, ecome fono crefeiutife- garloro via le foglie. Ma à noi hà infegnato l'ufo à far ciò molto meglio, e ciòfifàfe ripiantano cornei capillati quattro dita difeofto l'uno dall'altro , e come fono crefciuti.fe li fegano le foglie. Ma volendofi fare i Porri con grolle, capo, bifognache nel trapiantarli fi taglino via tutte le radici, e fi tondino le cime delle foglie, e dipoi metterli fotto al capo nel lottcrarli à ciafcuno un pezzo di tegola, ò qualche Concha ma- rina, ilchecaufacheilcapodiventipiùgroffo: maà voler che venghino belli bifogna , che non fi fparagni il dar loro del Iettarne, e il farchiarlifpeflo, nèaltri- mentibifogna coltivarci Settivi le non chetante volte bifogna alternarli, inaffiarli , e farchiarli , quan- te volte fi tagliano . Produce il Porro le foglie come 1' Aglio , ma più larghe, epiù lunghe, e più piega- tcncldollò, e acute in cima. Hanno il collo lungo, D bianco, e cipollino, c più groflbverfo le radici, che verfo le foglie . Hà molte, e fottili radici come le Ci- polle, bianche, ediftefe come un fiocco, e tuttala fuftanzaè fatta di molti invogli l'uno fopra l'altro. Fà il fullo il fecondo anno come la Cipolla concavo, e lungo, nella cui fommità produce un capo, dove na- feono i fiori, e il feme del tutto come le Cipolle. Se- minanfii Porri ne gl'horti. Le foglie cotte, eimpia- ftrate giovano all'enfiagioni dolorofc dell'hemorroi- de mirabilmente : e incorporate con Mele li pongono utilmente fopra le morfure de i Ragni chiamatiPha- langi, e parimente di tutti gl'altri animali velenofi . Coctii Porri, eincorporati con Mele, e inghiottito pian piano vale à tutti gl'impedimenti del petto, e dellacannadelpolmone, caufati da graffi, e vifeofi humori. Arroftiti fotto la cenere calda, e mangiati fuperano il veleno de i Funghi malefìchi , e rifolvon la crapula, clacbbriachezza. Il leme bevuto con Sa- paguarifee le difficultà dell'orina. I Porri non tra- piantati cotti nell'Olio con Lumbrichi terreftri fino al calar della terza parte fanano l'ulcere antiche , e malagevoli delle orecchie diftillandovi dentro l'Olio fudetto, ove furono cotti. Fecene mentione Gale- no generalmente parlando de i Porri, dell'Aglio , e delle Cipolle, all'ultimo capo del fecondo libbro dellefacultàdegralimenti, cosi dicendo: Le radici di quelle piante (caldano il corpo , allòttigliano i grollìhumori, e incidono i vifeolì . Nondimenocot- tedue, òvertrevolte nell'acqua perdono l'acutezza loro, comechenon perdano perà la facilità di ailot- tigliare gl'humori, anzi che cofi acquiltano una cer- ta occultifllma virtù di nutrire il corpo, laqualenon firitrovava in loro, avanti cheli cuocellero. Ma 1' Aglio II può ufare non folamente come companatico ne i cibi, ma come medicamento ancora utile per confervare lafanità, per bavere egl'poteftà didifop- pillare. Lelio fin tanto che perda l'acutezza diventa veramente debile, ma lafcia ogni cattivo nutrimen- to, come fanno parimente i Porri, eleCipolle,quan- Y 3 doli Porri feritei da Galenu. 34?- do fi leffano due volte . Chiamano il Porro capitatoi Greci Tlpùaov r.npxxcoTÒy : i Latini Porrum capitatum: gl'Arabi Curar, &Kurat: iTedefchi Laudi : libpa- gnuoli Puerto : i Francefi Poureau , Dell' Ampeloprafo , Cap. 139. IL Porro falvatico , il quale Jt chiama Ampeloprafo . nuoce più allo Jlornaco , che non fà il domejìico , ma è nondimeno più efficace in fcaldare , in fare orinare , e in provocare i meflrm ' . Mangiatomi cibi , giovad i morji 'de velenoji animali, A MPELOPRAiO, Difcorfi del Matthioli A; neraiunacofa, che fìa di natura mezzana tra l'Aglio, e'1 Porro , troverai qual fia la facultà dellAmpelopra- fo. 11 che veramente più fi conviene alloScorodopra- fo, che vuol dire Aglio Porro, che all'Ampelopra- fo, che vuol dire Porro di vigna. 11 che conferma poi il medefimo Galeno all'ottavo , parlando dello Sco- rodoprafo, coli dicendo: Cofi come Io Scorodopra- fo pofflede mezza virtù d'Aglio, e mezza di Porro , coli ancora ritiene egli le forze d'amendue loro . Et all'undesimodellefacultà de gl'alimenti: L'AmDelo- prafo (diceva) tanto è differente dal Porro, quan- to fintrovano l'altre piante fanatiche effer differenti dalle domeftiche, Sonoalcuni, che lo ferbano ncll' B Aceto per tutto l'anno, come le Cipolle; con il qua- le preparamento fi può più commodamente mangia- re, e genera nutrimento manco nocivo . Chiamano lo Ampeloprafo iGreci KtraJrirpmw : i Latini Por- Nomi, rumagrelle, & Ampeloprafum : gl'Arabi Nabath .•' iTedefchi Vuiidlauch: liSpagnuoli Ayos, & Puer- rosdelasvingas: i Francefi Pourree, & Porreau Sav- yegedechien, Velia Cipolla capitata, Cap. 140. D NAfce il Porro falvatico copiofamente per levi- gne, ondehàpofcia prelbil nome d'AMPE- ftom. 1. opra so , chenon vuol diraltro, che Porro di vi- gna. Nafce parimente per tutta Tofcana in sugl'argi- ni de i campi, e da noi è chiamato Pot randello . Que- llo mangiano volgarmente i villani, &i lavoratori con l'inialata in cambio d'Aglio frefeocome chefia afi'aidurodamafticare, e d'odore molto acuto . E' il Porrandcllo, fecondo che commemora Galeno alfe- icTitra da fto delle facultà de'fcmplici, piùacuto, epiùfecco Caltno. dcldomeltico, come è natura di tutte le piante falva- tiche, comparandole con le domeftiche. Laonde nuo- ce più allo ltomaco, feben incide, e aflòttiglia mag- giormente igroffi, evifeofihumori, e difoppilla più gagliardamente . Et imperò hà egli fpeffo fatto orinare coloro, nei quali s'era ritenuta l'orina per groffi , evi- fcofihumori. E' il Porrandello talmente calido, che impiallrato ulcera. Ma è flato detto più volte,che quel- le cole, che fono coli calide , fono nell'ultimo ordine, quello tutto del Porrandello dilTe Galeno . Ma non preterirò però di dire, che attribuito: egliall'Ampe- loprafo quello, che'l lignificato del vocabolo non comporca, e che più fi conviene allo Scorodoprafo ; imperoche nel luogo predetto efpone nel principio del capitolo l'Ampeloprafo , cofi dicendo : Se tu ti imagi- LE Cipolle lunghe fono più acute che le tonde, epiì le rofie chele bianche, e più le ficche che le -ver- di , e più le crude che le cotte , e le f alate . Tutte ■nondimeno fono ventofe , hanno del mordace , provoca- no l'appetito, fanno fete, difeccano , generaao fa/lidio , e muovono il corpo, Approno le vie della fstperfinitd , e mafjime à quelle, che efeono per l'hemorroide , quando fono mondate dalle fcor%_e , e applicate con Olio per foppofìe. Il ficco loro s'unge con Mele per rìfchiarar la "Ji(ìa, percioche giova à i fiocchi , alle nuvolette , ealle fijfufioni, che principiano ne gli occhi. Ungejt con ejjb ancora la fchirantia, e provoca t meftruì ritenuti. Ti- rato sù per il nafo purgala iefia. Impiaftrafi con Ace- to, Ruta, e Mele in sui morji de Cani . Guarifce le viti- ligini, che s'ungono con effio , e con Aceto al Sole. Cura conil^ pari Spodio gli occhi caccoloji . M'fchiatocon Sa- le difecc.i i quo/i . 'Vugonjt con qtieflo , e con graffo di Gallina le feorticature de i piedi caufate dalle fcarpe . Rìfiagna il corpo, giova alle gravezze, à ì f affali , e al menare della marcia delForechie, e al trarne fuor V acqua, che vi Ji raccoglie . Freganfi 'con ejfoi luqvhi cal- vi del capo, onde fon cafeaii i capelli , imperoche più pre- fioveglifà rinafeere che l'Alcionio ; Mangiate le Cipol- le copiofamente ne i cibi , fanno doler la tefla . Le cotte di- ventano più efficaci à provocar l'or ina . Fanno diventare lethargìci coloro , che nelle infermità le mangiano cotte in troppa copia. Leffe, e mefehiate con UvapaJJa, eco» Fichi maturano le pofteme . SOno le C 1 P o L L E ( fecondo che fcrive Teofrafto al quarto capo del fettimolibbro dcll'hiftoria delle .^ft^ piante) di divelle forti , delle quali fcrivc egli con que- ferina di ite parole: Sono differentigl'Agli , c le Cipolle di fpe- Teofr»"°. eie. Ma le Cipolle fono di più forti, come quelle, che s'hanno prefo il nome da luoghi.ondc furono portate. falifonoleGardie, leCnidie,IeSamothracie,leSe- tanie, leFiffili, e le Afcalonic. LeSetanie fono le più picciole di tutte quelle, ma più dolci . Le Fiffili ,e l'Afcalonie fono differenti e di natura, e di coltura. Le Fiffili fi Iafciano con le lorfrondi tutto il verno, c la primavera fi tofano,ecoltivan(i le radici; rinafeon- lepoile foglie, e fendonfi fotto la terra le Cipolle , onde fono (late chiamate Fiffili . Vogliono alcuni,che lefoglie dituttelefpecie delle Ci polle fi debba taglia- re, accioche la virtù rimanga à ballo, e non fi diffon- da à fare il feme. Notafi nell'Afcalonie unafpecial natura , imperoche fono folamente sfeflc , e quali Aerili dcll'ifteffa radice, nè poflonoin quella parte nècrefcere, nè moltiplicare. Et imperò non le pian- tano, ma le feminano, e dipoi nella primavera le ripiantano . IngroiTano cofi pretto, che 11 poffo- Nel fecondo lib. di Diofcoride. 343 CIPOLLA CAPITATA. A CIPOLLA FISSILE. CIPOLLA SETTILE. no cavare, quando li cavano l'altre, e anco qualche volta più pretto. Lafciandofi interra oltre al dovere D s'infracidano. Piantate fanno il fufto , e poi il feme , dopo al che fvanifcpno, efeccanli, tale è la propria natura loro. Altrefono differenti nel colore , impc- roche appretto Ifo nafcono fiatili all'altre bianche , ma fono però molto più bianche, e limili alleSardia- ne. Le Cap.diotce hanno ancora effe la loro propria natura, alquanto però limile alle Afcalonie, fe però forfè non fi potette dire, ch'elle fufléro le mcdelime ; perciochein Candia ve n'è d'una forte , ciie fcminates' ingroffano nella radice, ma piantate le ne vanno tutte in foglie, e in feme, fenza ingrottarlì punto nel ca- po della radice, e fono dolci . In ciò hanno quali con- trarianatura à tuttel'altre, per eiler propria natura E di tutto il retto di ingroflàrli meglio, e più pretto tra- piantate. Tutte vengono dopo Arturo, effendo an- cora tepida la terra , accioche trapiantate preoccupi- nolepioggie. Piantana co'l capo intero, e tagliato , ma fon pofcia nel germinare differenti. Quello che fi chiama Gethio , è lenza capo, ma quali con lungo collo , e però il fuo germinare è tutto nelle fiondi, on- de fpello fc gli tondano come à Porri; il perche ii fé- mina fenza trapiantarlo poi altrimenti. Tutto quetto ditte Teofrafto . Nafcono le Cipolle copiofamente per tutta Italia, ovefono ancora ( fecondo che com- memora (ìmilmen te Plinio al fello cap. del decimono- nolibbro, e fecondo anco che ogni giorno veggia- F mo ài tempi noltri) di varie, ediverfetòrti ; imperó- rochedi grotte, edipicciolc, dilunghe, di tonde, e di fchiacciate , di rotte, di verdi, d'incarnate, e di bian- che, di dolci, di mediocri, e d'acute fe ne ritrova- no . Le maggiori, chea i tempi noltri habbia vedute io in Italia , fon quelle, cheli portano à Roma da Gae- ta , le quali quantunque fieno roflìttìme, egrolìèdi fcogli, nondimeno fono molto dolci, ctenerè; il che jper la maggior parte interviene in tutte le rotte,che na- fcono in Tofcana, dove le bianche per eflér fortiffi- me,più fi confervano per far medicine.cfie per mangia- re; quantunque foife inGrecia intervengali contra- rio, affermando Diofcoride che più fòrti fon lerof- Y 4 fe, che 344 Diicorfi del Matthioli SCALOGNE. fe, chclebianchc. Sonofpccie di Cipolle (com:ài Sbfrfwihtó- luoghi citati dittero Teofrafto , c Plinio) ancora le rione. Scalogne, cosi chiamate per elicici clic (tate portate da Afcalone cartello di Giudea . Alle quali fi raflèm- brano affai , come che non fieno cosi acute quelle Ci- polle , che uliamo di mangiare noifrcfche in Tofcana, chiamate Maligic. Dannofi le Cipolle leffc, ò cotte fotto la cenere calda con Zuccaro utilmente à man- giare aggiuntovi un poco di Botiro frefcoàgliftretti di petto, à gl'afmatici, eparimente à chi patifee la toffe. Scavanti le bianche in quella parte dove fono le radici, & empionfi di buona Theriaca incorporata con fucco di Cedro, c ferratili dipoi, e cuoconfi pia- namente fotto la cenere calda fino che fieno ben cot- te, ebenmacerate, ecosicaldefifpremono, crico- gliefeneil fucco, veramente utililfimo per coloro , che tono infetti di pelle , mabifogna che fubitofi fac- cinoludare. Scavanti parimente, & empionli di Ci- mino polvcrizato , ecuoconli, fpremendole nel mc- defimo modo, e ticogliefene il liquore, ilqualeèuti- ìi filmo medicamento alla fordità diflillato caldo nel- le orecchie. Vagliono ancora con non picciftl gio- vamento all'antico dolore del capo, fecocendolì fot- to la cenere fi piglia unpezzeto d'uno de piùgrofiì fcogli ben caldo, emetteii dentro nell'orecchia della parte contraria , mettendovi fòpra un poco d'olio Rofato , e Laurino , e tanta Lana fucida, che ricuopra tutta l'orecchia . 11 fucco della Cipolla mefcolato con Aceto ben forte, e tirato su per il nalo, vi rifta- gnailfangue. Sono le Cipolle, per quanto riferifee cipolle Galeno al fettimo delle facilità de fempliei, calde nel c'ienu1* luarcogrado, ma la loro effènzaèpiù pretto compo- atno' tta di parti grotte, & imperò applicate , ò vero unte con Aceto aprono rhemorroide, guarifconole utili- gini, fregandofi con ette al Sole, e fanno rinafeerq i pelicafcati, piti pretto che l'Alcionio . Spremutone fuor il fucco , è q uel che retta limile à una futtanza ter- rea, mapcròcalida, quantunque la calidità del fuc- co fia acquea , e aerea; & imperò vai quello alle fuf- \ fufionidc gl'occhi, eparimenteper acuìrla' vitta in- granata dagroffi humori . Tutte adunque le Cipolle per cotal temperamento, mangiate fono ventole , & impeto quelle, che fono nei temperamenti loro più lecche, fono manco vèntofe . Del nutrimento poi , che dannoelleà i'eorpi, di fopra parlando de ricor- ri affai è fiato detto di mente di Galeno. Chiamano la Cipolla i Greci, HfS/ifaiis ; i Latini Csepa , òcCa> pe : gl'ArabiBafil, & Battili : iTedefchi Zuvibcl : N™"' li Spagnuoli Cebolha : i Franccft Fiboule , & Oi- gnon . Aglio dome/lieo , Ophiofcorodon , e Elaphoftorodon . ì Cap. 141. L' Aglio dome/fico e di due fpecie : uno, liquide na- fte in Egitto , con un fol capo , come il Porro , pic- ciolo , e dolce , di colore di porpora : e l'altro, che nafte in altri luohgì , graffo , bianco , con molti (fichi . Enne una fpecie di ftalvaiico , il qital chiamano Ophiofcorodon , cioè Aglio Serpentino . E' ogni Aglio acuto , caldo, e mordace, genera ventofaà, muove , e perturba il cor- po, dìfeccalo flomaco , fa fete , caccia la ventojìtà , ul- cera la pelle , e nuoce ma?igiato alla vifìa . 7/ eòe fa' pa- rimente il Serpentino. Mangiato l'Aglio nei cibi caccia ~> fuor del corpo i •vermi larghi , provoca l'orina , e giova à i morjì delle Vipere, edelthemorroide, più che ogni al- tra cofa, togliendq/i in tal caffo trito con Vino. Mangiato ne ìcibi, e applicato di fuori gioxtaaimorf.de gl'anima- li rabbiojì: e utile à gl'hidropici . Chiarifica lavoce , al- leggeriate la toffe vecchia tanto mangiato crudo , qna?itocot- io . bevuto con decottione d'Origano ammazza i Pidoc- chi , e i Ledtni . La cenere del br agiato impafiata con Mele, e fattone untione , rifolvei lividi, e con unguen- to Hardino fàrintfeere i capelli , cafeati per pelagione . Sana infame conOlio, e con Sale le bolle, che efeono per laperfona, e con Mele le vitiligini, le volatiche, lelen- iigini , l'ulcere del capo, che menano , la ftahbìa , e la far- D far ella del capo . Cotto con X ' eda, e Incenfo , giova la decottione tenuta in bocca al dolor de denti . Impia/lrafì infame con f ondi dì Fico , e Cimino in sul morfo del 'Topo ragno . Sedendo le donne nella decottione delle fion- di provoca loro imeffrui , eie fecondine. Il che fa anco- ra il fumento deh V Aglio ■ Ilpefloche fifa d'Aglio, ed' Olive nere, ilqual chiamano ì Greci Mytioto , mangiato provoca l'orina, è aperitivo, & utile à gl'hidropici . E'L'AGLionotiffinio,evolgarifI5moàciafcuno E Aglio, «fa quantunquedica Diofcoridc, cbequelIo,chehà ^"»™<*>-1 il capo intero, efenza fpichi, nafea in Egitto, non- dimeno nafee ancora in Tofcana, e in altri luoghi d" E Italia, ecbiamafiAglio mafehio . Scritte dell'Aglio TeofraHoal 4. capo del fettimo libbro dcll'hiltoria delle piante, con quefte parole: L'Aglio fi femina di- vifoinfpichi, avanti il folftitio, òvero poco dipoi . Enne dì più fpecie , di quello cioè , che pretto fi matu- ra, e di quello , che tardi; imperochefe ne ritrova una forte, che m feflanta giorni limatura., E' parimente differenza tra l'Aglio perfingolargrundezza , come è fpecialmente quello di Cipri, ilqualenon cuocono, malopcftanoinquel cibo che chiamato Myttoto, e non è veramente lenza maraviglia la crefeenza della fpuma, che tane! peftarlo . Oltre à ciò fa differenza tra F l'Aglio, perrittovarfenediqucllo,chenonfàfpichi. La dolcezza , l'odore , e la grofìèzza loro fi caufa dal coltivarli, e parimente dal tempo come nell'altre cofe. Puoflì riavere l'Aglio ancora feminandolo, ma tardi; imperocheil primo anno fà il capo come ilPorro, il fecondo fàgli fpichi, e il terzo diventa perfetto, del che niente è peggio. Mà è non poca differenza del nafeere delle radici de gl'Agli , e delle Cipolle : im- peroche come lo fpico dell'Aglio fi gonfia , fitorec tutto , e cosi ctefeendo, fi divide di nuovo in fpichi, e d'un folofe ne fanno più, mentre che fi forma il ca- po . Male Cipolle fanno i figliuoli fubito dalla radice, Nel fecondo lib. di Diofcoride. AGLIO DOMESTICO. a AGLIO ORSINO. 345 AGLIO SERPENTINO. Jil. comefanno i Bulbi, eia Scilla ,& altri limili. Tutto quello dille Teofrallo. llfalyatico, quii chiamano i B C Greci Ophiofcorodon , cioè Aglio Serpentino, nafee abbondantemente per tutto ne i monti, e ne i colli len- za fpichi, è più picciolo affai del domellico, ma d'o- D dorè, e difapore limile àquelio . Le frondifono più ftretre , & il rullo e fottile,in cima del quale efceilfio- re, che nel roffo porporeggia , dal quale procede poi il femenero . Simile à quello è quell'altro , chechiama- 110 i Greci Elaphoicorodon , e però fi vede qui la figu- ra dell'uno, e dell'altro infieme con quella del dome- ftico meffo in mezzo fra loro. Ma ricogliendo io alle volte quello in sù i monti infieme con altri compagni , ne diede materia di ragionare inlieme in quanto error fieno Itati gl'Arabi, &ifeguaci loro, togliendo per mettere nelle loro Thcriacheq ueftoAglio falvaticoiri vece dello Scordio, herba fimile al Chamedrio , della qualeintefero Andromaco, eGaleno. Ilqualeerro- Error5je E recranatotragl'Arabidailaconforirticà de vocaboli gl'Arabi. Greci, Scorodon , che vuol dire Aglio, eScordion, quelt'herba fopradetta come più ampiamente (conce- dendocelo Iddio,) diremo al capitolo proprio dello Scordio nel fegueme libbra. Ma in vero non mi pare E , , da tacere, acciochenons'ingannalléro gli Speciali, Brafovola un'errore, che là il Brafavola nel fuo primo volume ftampatoinRoma, parlando di quell'Aglio fanati- co al fuo libbra dell'efaminatione de'Scmplici, dicen- do, che appreffo à gl'autori, che lo defcrivono.fi chia- ma l'Aglio falvaticoScorodopralbn, ò vero Ampelo- prafon . Nel che fi conafeono ( per miogiudicio ) due manifefli errori : l'uno cioè il persuaderli , che f Aglio F falvaticofichiamiScarodoprafon,òveroAmpelopra- fon : e l'altro il crederli, che fiano lo Scorodoprafon, e l'Ampelopralon una cofa medefima,effendo però tut- te quelle piante molto differenti l'una dall'altra. De cui errori fà manifclla fede Dioicoride; imperoche non folamente diflingueegliquelte piante per proprj nomi, ma perproprj ca picoli, e per facultà diverte .-co- me fece parimente Seguitandolo Galeno.Diqm'adun- qucèmanifelto, che li chiama l'AgliofalvaticoO- phiofeorodon, cioè Aglio Serpentino: il Porro falva- tico Ampeloprafon,cfoè Porro di vigna : e quello,che nelle Difcorfì del Matthioli Nomi , 3 4P nelle facultàfue tiene il mezzo tra l'Aglio, & il Por- A ro j del quale diremo nel feguente capitolo, chiamato Scorodoprafo , cioè Aglio Porro . E però non pollo fe non maravigliarmi del Brafavola, huomo de noilri tempi dottillimo , non havendo egli avvertito à quelle cofe in Diofcoride, & in Galeno , mentre che feriveva il fuo volume de (empiici. Oltre à ciò non c'è parfo fuor di ragione di chiamar parimente Ophiofcoro- don, cioè Aglio Serpen t no la pianta qui di nuovo ag- giunta, perciochc la fua Cipollina radice non fola- mente hà l'iftefifo fapore , & odore dell'Aglio, ma per- che hà tutte le fue foglie macchiate di nero,come pro- priamente il gambo della Dragontea . Quello fu ritro- vato da me, mentre che l'anno paiTato 1563. andava g feorrendo i monti, che dividono la Boemia dalla Sile- fia , dove il fiume dell'Albi hà la fua origine . Habbia- mo ancora aggiunto qui la figura dell'Aglio chiamato Orfino , commemorato da Plinio nel fine del fello ca- po del decimonono libbra; ma non havendo fin ho- ra certezza veruna delle virtù di quello , nè di quello , non hò che dirne per hora più lungamente. Chiama- no l'Aglio i Greci Xxop ò Sor : i Latini Allium : gl'Ara- bi Chaum, Cairin, e Thum : i Tedefchi Knoblauch : li Spagnuoli Ayos : i Francefi Ail , &Aux. Ritrovo in un vecchio esemplare di Diofcoride del Signor Anto- nio'Catacuzeno gentil'huomo Coltantinopolitano , cheilcapitolodell'Aglio, dove nel teflo riabbiamo q fegnatoquefta f hàdipiù il feguente tello. Ekapocr- Tulv optyis Tpù.ayiai "x&piois ifiir^pii Tu> ì: reipaKTiv.ijf %*K(jvTiY.)h rofAx^ou , 4cu' TraumiKW Siairous ; cioè, l'Elaphofcorodo, chiamato parimente Aglio Salvatico , edaiRomani Aglio Cervino, nafee in luoghi montani, eneicolliafperi, è fimile all'Aglio Serpentino, hà virtù, e qualità calda, acuta, mor- dace, eventofa, come ancora di conturbare il ven- tre, didifeccareloitomaco, edifarfete. SCORODOPRASO. E Del Scorodoprafo . Cap. 142. LO Scorodoprafo è grande come il Porro , ér è par- tecipe delle qualità dell'aglio , e di quelle del Por- ro. Et imperà hà -virtù mijla d amendue , dando gì effet- ti dell' Aglio , e del Porro , ma nondimeno con minare ef- ficacia . Cotto diventa dolce come il Porro , e mangiajtne icibi, come l'altre herbe . Scoi NOn fi ritrova tra gl'antichi, da Diofcoride,Ga- P'»f° . leno, e Paolo in fuori, chi habbiaferitto dello ^f""11 Scorodopkaso cofa alcuna. E però s'imaginò Marcello Virgilio Fiorentino, chenonfuffe lo Sco- T"°< rodoprafo pianta prodotta naturalmente dalla natu- v'rgMit ra, mà più pretto fatta con artificio de gl'hortolani , j facendo crefeerc con certa loro arte infierne una pian- ta di Porro, & una d'Aglio. Al che ripugna mani- feilamente l'eflèrii egli ritrovato in più luoghi d'Ita- lia nelle campagne, onde per farne oftentacolo à ciafeuno è llatotrafportato ne i giardini da chi mol- to li dilettadeSemplici, dovel'hò veduto in Pado- va, &inVenetia, eparimente per le campagne in più luoghi d'Italia veramente non punto diffimile nel- le frondi del Porro , e nelle qualità da quelle , che gl'attribuifcono Diofcoride, e Galeno. Chia- ^ i mano i Greci lo Scorodoprafo arj3piSòirpa.ia} : i La- tini Scorodoprafum.- i Tedefchi Aber Knoblauch: i Francefi Ai! Porreau. Della Senape. Cap. 143. LA Senape degli horti chiamano alami Napi . Deb- beji eleggere la matura, ben roffa , e quella, che non è troppo ficca, e che rompendojtjia verde di dentro , e che bagni à modo di cerio ficco, di color ceruleo; imperoche lafrefca coti fatta e di tutta bontà . Hà la Senape for^a , e natura difcaldare, edifieccare, e di tirare. Alafticata tira la flemma del capo. Giova il fuo ficco gargarizzato con Acqua , e Adele centra le vecchie , e callcfe afprezX.e dellefauci, e delgorgozxjtle . LaSenapetrita, e meffa nel nafofà fìarnutare , giova al mal caduco, rifvegliale donne ftraiìgolàiedalla matrice : Impiaftrafì à i lethargi- ciin sul .capo, rafo però primieramente da capelli. Gio- va mefehiata con Fichi , & applicata , fino che faccia be- ne arr offre il luogo, ài dolori delle feiatiche . Conferifie alla milzjt , ejr univerfalmente à tutti i lunghi dolori, do- ve per permutare la malatia èbifognodi tirare dal pro- fondo de i membri alla fommìta della pelle . Giova impiaftrata- alle pelagioni, mondifica la faccia, eme- fihiata con Adele, con Graffo, ò con Cerotto, rifolve i lividi caufati dalle percome . Ungeji infierne con A- \ ceto cantra la fi abbia , e le maligne impetigini . Be- vefli ficca in polvere perle febri, che ritornano . Adet- tefiiitilmcnte negli empiaflri attratìvi , cir in quelli , che dificcano la rogna . Aiefchiata con Fichi , e mej?a nell' orecchie medica alle fior dità , efùffoli di quelle . Ungefi utilmente il fucco , mefihiato con Adele alle groffezJ(e della vifta, àr all' afprexX,e delle palpebre . Spremefi dalla verde il fucco , efeccafi poficia al Sole . E La Senape, della quale fi fà la Moflarda , smjp< notifiimaà ciafeuno. Ritrovanfene come rife-f"1. d rifee Plinio all' ottavo capitolo del decimonono nat""" libbra di tre fpecie , una che produce le foglie ; fottili, l'altra con frondi di Rape, e la terza, che le produce quali fimili à quelle della Ruchetta . Vcggonfi tutte tre quelle à i tempi nollri in Ita- lia; imperoche quella, che è più picciola, minu- ta di pianta, e di feme, è la falvatica . '.Quella, che hà Je frondi come le Rape , quantunque mi- nori, e più ruvide, e che crefee inaltoconmol- ti rami, è la commune, che fi femina . La terza fi femina parimente, e produce il ieme bianco, il quale chiamano Rocchetta, molto meno acuto di di tutti gli altri . Quella meda nel Mollo , che • non Nel fecondo lib. di Diofcoride. SENAPE I. A SENAPE HI. 31/ SENAPE II. non habbia ancor bollito , lo mantiene cosi dolce af- lai giorni, e però l'adoperano coloro, che portano i Mofti dolci del Trentino per vendergli in Alemagna . La farina del feme della Senape incorporata con Ace- £, to, & impiantata vale al morfo dei Serpenti veleno!!, & alle punturedegli Scorpioni, e bevuta conferifee contra'l veleno dei Funghi malefìchi. Il feme mafti- cato mitiga i dolori dei denti, e dalli ancora con non poca utilità à coloro, che malagevolmente fpirano, c parimente àgl'afmatici. Purga oltre à ciò i fenti- mcnti, eprovoca l'orina, &i meftrui. Fafiène im- piago in sù'l corpo degl'hidropici incorporato con Orina di fanciulli. Netta tutte le fordidezze del cor- po fregandofi con il feme polverizato, ritornandola pcllenella fua nativa fplendidezza . Fattene la Mo- ltarda per l'ufo dei cibi, la quale è mirabile irrita- mento per provocare l'appetito; ma per efiér fumo- E fa' fé ne và con il fuo vapore in alto, penetrando qualche volta con difpiacere nel nafo , e nel cervello: E' la Senape (fecondo che molto brevemente dille ieK* Galeno all'ottavo delle facultà de femplicf) calida , Pc. e feccanel quarto ordine . Chiamano la Senape i Gre- ci, Xìmxi, Scuxn: iLatini Sinapi, & Sinapis: gl* Arabi Cardel, over Chardel: i Tedefchi Senff: li Nomi • SpagmiohMoftaza.- iFrancefi Seneve. Del Nafiurtìo . Cap. 144. NAfce l'ottimo Nafturtioin Babilonia . Hà il feme del hlafiurtio, nato dove fi voglia , 'virtù difcal- F dare, è acuto, nuoce allo filomaco, conturba il corpo, ma ne caccia fuori i vermi, fmìnuifee Umilia, am* marj^a le creature nella matrice , provoca i meftrui , e fiimola venere . E' Jimile alla Senape , èr alla Ru- chetta, mondifica l'impetigini , e la fcabbia . Impia- gato con Mele fmìnuifee la Milzjt , e purga quelle ulcere , che fi chiamano falline . Cotto , e datone ifu- goli, purga il petto, &■ il polmone. Bevuto vale cen- tra à i veleni de Serpenti, e cacciali via /facendo- ne profumo. Ritiene i capelli, che enfiano , matura , e rompe i catoncelli . Impiajìrato con Polenta , ir Accio 48 3 jtceto fana i dolori dells fcìatiche , rìfoltie ì tumori e lepofleme . Impiafirato con Salamoia matura i forùn- coli . Tutte quefiecofifa l'herba , ma con manco fucceffo . N A S T U R T I O. Difcoriì del Mattinoli 'folve i tumori, A KapSxxw: i Latini Nafturtium: gl'Arabi Norfalchcf, Ni &Harf: iTedefchiKrefTen, & GartenJaefT: li Spa- gnuoliNafturcyo, & Malpica: i Franteli Creffon dejardin, &Nafitort. Del Thlafpi. Cap. 145. ILT hlafpi èun'herbetta , che producete foglie firette, lunghe un dito , voltate à terra , graffette , ér inta- gliate in cima. Ha il fujìo fittile , lungo due fpanne , non fintar amufcelli , che lo circondano per ognintorno , nei quali è il frutto, quale dalnafcìmentojìvà slargando in forma di quello delle Lenticchie , con feme dentro Jìmile al Naftm'iio , eccetto che nella cima è alquanto sfejfo , e da una banda compreso , dal cui effetto shà acquijlatoil no- me. Il fiore biancheggia. Nafie nelle vie, nelle fiepi, e neifofjì. llfemealgufioèafpro, ecalido, del quale be- vutone un acetabolo purga la colera di fitto , e di /opra. Mejfone i alfieri giova alle fcìatiche . Bevuto fà ilfiuffo delfangue , rompe lepofleme interiori , provoca i meftruiy ma ammazzale creature nella matrice . Riferifce Crate- vaHerbario efferun 'aliroT hlafpi , chiamato da alcuni Senape di Perfia . Produce quefio le f rondi più larghe, e laradice maggiore . Mefcol anjì con quelle cofi , di cui fi ne fanno ì cr fieri per le fcìatiche . T H L A S P I I. Nafturtia,t ina claini- ,!n:icn.c. QHiamafiilNASTuRTio volg: notifìimo, e famigliare hoggi à a. Et è un'herbetta , cheprodui Nafturtio fermo da Ci aleno. volgarmente Agretto, \ tutti gl'horti d' duce minute, &in- tagliatefrondi, &ilgambo, 'quantunque lottile, al- to'unpiè, e mezzo. Fà il fior bianco, e'1 feme rollo, feuro, ferrato in certifollicoli ritondi, e fchiaccia- ti, deltuttofimiliàquellidclThlafpi. Ve n'è dine- ro, e di bianco, per quanto fi legge in Plinio al 13. c. del2o.libbro, dove fe ben dice egli, che impedifee il Nafturtio gl'appetiti di venere contra al fentimento diDiofcoride, fi può chiaramente dire, òcheiltefto fìacorrotto, ò che manifeftamente fi fia egli ingan- nato, come fpeflofuol fate; imperoche fe ne vede ogni giorno il contrario. Scaldali Nafturtio, &af- fottiglia, & abbrugia, tira, rifolve, & incide , e mangiandofiacuifee l'animo. 11 perche il proverbio elbrtagl'ingegniaddormentatiàmangiare il Naftur- tio. Il fucco tenuto in bocca, e parimente metto cal- do nell'orecchie dalla parte del dolore , mitiga il do- lore de i denti. Il feme bevuto al pefo di dieci danari con acqua caccia fuor del corpo la colera. Purga i difetti del capo, & acuifee il vedere. E' il feme del Nafturtio, perquantofivede fcritto da Galeno al fettimo delle facultà de femplici, cauftico, e cali- diffimo, come la Senape. La onde fi mette ne gl'em- piaftri delle feiatiche, dei dolori frigidi del capo, & inogmluogo, dovefiabifognodi rubificare la car- ne. Metteli ancora nei rimedj de gl'afmatici, come cofa , che può valorofamente incidere i groffi hu- mori, come fà la Senape, per efìerle in tutto limile . L'herba, quando èfecca , ècosì vigorofa, come il feme, quantunque verde, per l'humidità, che ritie- ne, fia molto menò valorofa, & imperò è in ufo il mangiarla infieme co'l pane, tanto è moderata la mordacità fija . Chiamano i Greci il Nafturtio Quantunque il Th la spi, della cui pianta è qui la prima figura, doppo all'havere fatto il gainDo non riabbi le foglie tagliate in cima, nondi- meno riavendo egli tutte l'altre note, chcdelfuo Th- lafpi ferirle Diofcoride, non è cofa che midiflolga da credere, che quello fia il vero, & il legitimo , e maflimamente havendoiogià oflervato, che quelto nel principio della primavera avanti, che facci il gam- bo,produce le foglie llrate per terra , e divife dall'una, e l'altra banda prefìo alla punta. Ma cosi predo fi perdono, che pochi fono, che vi avvertifehino . Quelle poi, che fono intorno al gambo fi veggono mani- Nel fecondo lib. di Diofcoride. 349 T H L A S P I I I. A T H L A S P I I V. T H L A S P I III. man ifeftamente e (Ter ( come dice Diofcoride ) ftrette , gradate, elunghe un dito. Il gambo parimente è B C alto due fpanne, lottile, enonfenza alquanti rami, intorno all'ambito de i quali nafeono i follicoli gran- dicome Lenticchie comprefi di fopra, ne i quali è dentro il feme del tutto fimile al Nafturtio di acuto fapore. Eperò palmi, che s'inganni quel certo nuo- vo Semplicifta, ecenfore, chevuole, chequeftolia ilThlafpidi Crateva, enondi Diofcoride. L'errore è chiaro, pofeia che fcrivc Diofcoride, cheilThlal- pi di Crateva hà le foglie larghe , eie radici grandi , delle quali chi non vede che il rroltro manca, fi può ben dire veramente, che del tutto fia cieco. Ma fe pianta alcuna fi ritrova, che ne fia nota , e che rife- rifea ilThlafpidi Crateva, io non crederò , chepof- fa effer altra pianta, che il Rafano volgare,di cui riab- biamo polio di fopra la figura nel commento del Ra- £ fanodomeftico ; perciochc quella hàlefoglie larghe, eleradicigrandi, e non è manco utile nelle feiatiche, chel'Iberide, e'ILepidio. Ma la pianta del fecondo Thlafpi, cosi chiamato da noi per haver il feme di Thlafpi, nafee in Boemia, pocolontano da Praga, in luoghi fafiòfi , &afpri, e fìorifce la primave ra, & il Giugno, fà il feme parimente acuto. Mà fi fono imaginati alcuni, che una medefima cofa fieno il Th- lafpi, elaBurfapalloris; nondimeno per non eficre le frondi fue limili al Thlafpi , come che fieno ondeg- giate da banda, enon edere il feme come lo feri»* Diofcoride, cGaleno, dimoftrano manifcftamente non poca differenza tra amendue. Ma il vero Thlafpi F nafee in Italia copiofo, & io l'hò più volte ricolto nella valle Anania. Enne copiofo il contado di Goritia, parimente lemma diGradifca, in quella parte dove batte il fiume Lizonzo. Copiofo, & acuto nafee nella villa di San Pietro, non guari lun- gi da Goritia , & altri luoghi circonvicini, confeme acutiffimo al gufto, ferrato in follicoli alquanto sfefiìincima, limilialleLenticchic, quantunque di fopra compreflb, come quello del Nafturtio , nè punto dillìmile da quello , che ne fcrive Diofco- ride. ScriiieneGalenoalfeftodellefacultàdei fem- plici, 35° Difcorfi Thhfpi plici, cosi dicendo: 11 Thiafpihà ancora egli il feme Mtao. ca,it*°> dimodochebevutorompelepoftemeintrin- feche, provoca il meftruo, ,& ammazza il parto. Fat- tone crifteri giova alle fciatiche, percioche evacua fi- no al fangue. Bevuto alla mifurad'un'ofiibafo, pur- ga di fopra, e di fotte la colera. Et al primo de gì' antidoti diceva pure efib: Ufanoquafi tutti il Thlaf- pidiCandia, ò veramente quello, che nafce per tut- to, di colore mezzano tra il giallo, e'iroffo, e difi- gura picciolo, e tondo, dimodoché molte volte è egli minore del Miglio . Il migliore per ufare èvera- mentequello, chefiportadiCappadocia', il quale è quafi nero di colore, e di figura, e di grandezza è molto maggiore del predetto . 11 cui follicolo è da una BURSA PASTORIS. banda compreffo, dal che hà ottenuto il nome di Thlafpi. Mà è dafapere, che tanto quel primo , quanto quefto fecondo , nafeóno in Cappadocia abbondantilììmi . Il perche non c dapenfare , che tutto il Thlafpi, che di là fi porta , fia ottimo, ma folamente quello, che nafce in Sauro, ilqual non è limile à quel di Candia, nèàquel, che nafce per tut- to. Quefto tutto del Thlafpi diffe Galeno. Dal che li puòagevo"lmentegiudicare, ehenon (ia il noftro Italiano da equiparare in bontà à quello di Cappato» eia. Ma eiléndo detto qui di fopra della Burfa Pa- floris, noneffendone altra memoria appreilo à gì* antichi, dirò delle facultàfue quello, che ne trovo nnrfaPaflo- da i moderni. E1 adunque la Bursa Pastoris ris,ef«e&- frigida, fecca, e ftittica 5 & imperò giova pefta, & cultà' impiafirata con Aceto ài flemmoni, &alleerifipele . Conferifcela decottionefua fatta in acqua piovana infiemeconPiantaginc, e Bolo Armeno alla difen- teria, &à gli fputi del fangue. llfuccofaldale ferite fìefche, eT'ulccre putride, che fono dentro all'orec- chie. La decottione fatta di quella, e della Pertica- ria, riftagna fedendovifi dentro i meftrui. Vale à tutti ifluflì del fangue, & unperò fattone frittelle , e mangiata riftagna imellrui, e gl'altri fluffi. Mcttefi del Matthioli A ne i cerotti capitali , & in molti altri unguenti . Chiamano il Thlafpi i Greci ©\«Wi : i LatiniTblaf- pi; i Barbari Nafturtium teclorum : i Tedefchi Be- N<"ni femkraut: liSpagnuoli Paniquefodc florblanquo: i Francefi Senevefavvage. Dell' Arabide , òziero Draba. Cap. 146*. L' Arabide è alta une ambito . Hà ifufii fattili, da i la- ti de qualifonolefroiididaognipartejìmìli A quelle delLepidio, ma più tenere, e più bianche . Fà?iellacima un fare tu ombrella come il Sambuco, tutto bianco . Cuoce- JìqueJl'herbaconlaPtifana, e maffime in Cappadocia . B Jtdetteji il feme f ecco nelle -vivande in luogo di Pepe . D R A B A. E TV ^"Olti fono gl'argomenti, che chiaramente di- Arabi j_V_L inoltrano, che il capitolo prefente della Dra- jsfl ba,òverodeU'ARABiDE fia flato aggiunto in Diof- coridc, imperoche fe primamente confideraremo il nome, agevolmente ci accorgeremo (come benfen' accorfe Marcello Virgilio) che non è egli nè Greco, nè Latino. Oltre à ciò vedendofi, che nè Galeno, nè I Oribafio,nè Paolo, nèActio, nèvcrun'altroGreco fcrittore fecero della-Draba, over Arabide mentione alcuna, fi può fare agevolmente conjcttura,che nè an- co Diofcoridenefcriveffemai. Più oltre afferma tut- to quefto effer vero, avvenga che un Greco cfemplare fcrittoà penna due volte fi ritrova fcritto il capitolo F della Draba , cioè in quello luogo , & allafìne del lib- bra fubito dopò al Guado,ma ivi fotto il nome d'Ara- bide,e qui di Draba,quantunque nel redo fieno amen- due quelli capitoli d'un medelimo tenore, di modo che non fi può haver certezza nè del nome, nè della cofa, nèdonde,nèdachifiaftata la Draba qua den- tro trafportata . Mattia pur la cofa come li voglia, io però non hò punto, che dubitare, che la pianta, di cui è qui la figura,nonfia la vera Draba, di cui fiferi- ve nel prefente capitolo. Serapione neferiveperuna fpecie di Naftunio, e chiamala Nafturtio Orien- tale, Nel fecondo lib. di Diofcoride. tale, chelaDrabalafcianel guftarla fcgnalara acu- A terza, e vedendoli, che nella noiha non ve n e mol- ta, non só io per vero affermare fe la noitra d'Italia Ha qucH'iftena , di cuiiiwnde egli 5 fe già non accade/Te ciò alla noftra per rifpetto della legione, e del clima, comediremo quidi lotto dell'Aio di mente di Gale- no. Chiamano i Greci l'Arabide A'pa/Sts, cS'pctfin: i Latini Arabis, &Draba: i Barbari Nauurtium O- rientale: iFrancefi Drave . Dettinone, onero Fri/imo . Cep. 147. CHiamanai Latini l' Fri fimo, Irione. Nafce attor- no alle CAtt à , nei cortili delle enfi, appretti tigli B horti, e tra i vecchi calcinacci de gV antichi edijicj . Pro- duce le f rendi Jìmili alla Ruchetta Jdlvatica , ér i fuP.i vencidi come correggi e . Ifiorì fon gialli , da quali naf- conoi baccelli fottili , in forma di cornetti , come quelli del Fiengreco, ne quali è deniroilfeme picciolo , Jimtle a quello del Nafiurt'so , algufìo forte , ér acuto. Queflo è utile d ifiijfi del petto , e dove toffendo fifputa la marcia . Vale al trabocco di fiele ,ér alle feiaiiche . Inghiottito pian pianoinfieme con Mele , giova ài veleni mortiferi . Con- ferì/ce applicatelo» acqna , overo Mele à cancheri oc- culti, allepofleme , che vengono dopo l'orecchie , alle du- rexj^e delie poppe , ér all'infiimmagioni de iteflicoli . £ l Frifimouniverfilmente calido, e fecco . Diventa più C piacevole volendofcne far crifterì , infondendolo prima iteli acqua, cpof ia abh uftolandolo , ò vero legandolo in «- na tela, e circondandolo pofiia di pajla, ér an ojìend. olo. IRIONE, O VERO ERISIMO. 351 fimo. 11 perche agevolmente fi può credere, cheal- tra cofa Ila l'Erifimo apprelTo Teofrafto , & altra cofa appreffo Diofcoride . £t imperò Plinio hora tenendo dall'una, & fior dall'altra parte al lettimo , & al de- cimocapo del decimanono libbro, commemoran- dolotra leBiade , lo fece limile al Sefamo. Et al 25. del 22. lo deferirle fecondo l'hiftoria, che ne dà Dio- fcoride, con foglie alquanto minori della Ruchet- ta, efemefimilealNalturtio. Il clic medefimamen- te fece Galeno, imperoche al fello delle facultà de' fcmplici lo pofecon l'herbe, chefono acute, cornee ilNafturtio, e la Senape; & al primo delle facultà degl'alimenti, loconnumcròtragl'altri Grani , che fi mangiano inficine co'l Sefamo, dicendo, che l'E- rifimo nella fuftanzafuac alquanto limile à quello , ma che nel mangiarlonon è cosi foave. Per quello adunque, e per haver detto Plinio, che amendue que- ftepiantcfannolefrondirofie, e che tanto, che fon verdi, il beftiame non le mangia, s'imaginail Ruel- lio, chefia l'Erifimo, che fi connumcra tra le Bia- de, quella fpecic di Grano, che in sù'l Trentino fi chiama Formentone, & in Friuli Saracino, per ef- iernero. Ma fi conofee ingannarli in qucfto ìlRuel- lio, per noncorrifpondere il Formentone all'Enfi- Errore del mo, che fcrive Teofrafto, e Plinio tra le Biade; per- Ruclll°' ciocheil Formentone hà rofiò il fufto, e non lefron- di, ne vien riguardato dal beftiame, anzi che ogni animale, che volentieri fi pafee d'herba, avidamen- te, e fenza alcun rifpetto fc lo mangia, nè firalTèm- bra in parte alcuna al Sefamo. Ma per venire final- UN'Al.TRO IRIONE. I- /^Uantunque Teofrafto, & alcuniaitridegl'an-, I' ci.ehiconnumcrinol'ER is im o tra le Biade e lo raffembrino, e lo facciano molto limile al Sefa- [ mo; nondimeno qucfto, che ne fcrive Diofcoride 1 nalcereconfrondi limili alla Ruchetta , come cofa l diffimilc da quello, è da lui commemorato tra l'her- ) be acute, e non tra le Biade, dove tratto egli dfl Se- mente à dire qual fia hoggi in Italia l'Erifimo di Diofcoride, dico, chel'Erifimo è una pianta, che nafce volgarmente per le piazze, e per le ftrade, con frondi di Ruchetta, fiori piccioli, e gialli, da cui nafeono sii per li fufti i cornetti fiottili , duri, & appuntati, nei quali è dentro il fuo feme d'acuto fiipore, nclmodochelo defevive Diofcori- de. 35- Diicorfi del Matthioli A Pepe, e fua hiltgria . de. Enonèl'ErifimoIa Ruchetta, che chiamiamo noi Italiani gentile, come fi crede il Ruellio, e pari- mente Hermolao, da lui in ogni parte iéguitato ,fen- za allegarlo mai in luoco alcuno: ma altra pianta differente, di cui (ì veggono due fpecie, come li vede quiperledueefpreiìe figure. Ma ben crederò io, che quella riferifea il vero Irione efi Diofcoride , che hà le foglie minori, & i cornetti più fermi, e più robu- sti, quantunque non fi pofià negare, che ancora V altra non fial'Irione, havendone ella tutte le note: e ciò mi par d'affermare, fc ben fon certo, che non mancheranno cani, che mi abbajano. Chiamano i Greci l'Irione E'ptnjm ; iLatinilrio, &Eryfimum: li Spagnuoli Rinchaon: i Tedefchi Hederich , & B VvilderfenfT.- iFranceii Velar, ovdelatortellc. Del Pepe. Cap. 148. IL Pepe fi dice, che nafee in India da breve ar- bt'fcello , // qual dal princìpio produce il fruito lun- go à modo dì baccello , il quale fi chiama Pepe lun- go. Hà quejìa dentro di sè un certo che , fimìle àpìc- ciol Miglio, che diventa dipoi perfetto Pepe; percìo- che aprendofi col tempo , ne/cono fuori i racemi tutti carichi di granella , come gli vediamo-, le quali colte acerbe fanno il Pepe bianco , convenevole à i rimedi de gl'occhi, e per mettere ne gl'antidoti, e nelle me- Q dicine, che fi preparano conira à veleni, le quali chia- mano Theriache . // lungo è più forte, e più morda- ce, ma perclìe fi ricoglie immaturo , ritiene in rè al- quanto dell'amaretto', nondimeno è egli molto più de gl'altri convenevole ne gl'antìdoti , e nelle'Theriache. Il nero per ejfer più maturo, è più odorato, pìùfoa- Ve , più grato al gujlo, e più utile ne i condimenti , che non è il bianco , il quale per effer ricolto acerbo , hà di tutte quejìe cojc manco de gli altri . V eletto è il gravijjimo, il pieno, il nero , non troppo crefpo, frefeo, e non fembolofo . Sì ritrovano oltre à ciò nel nero alcune granella marcie, vane, e leggiere, le qua- li chiamano Srafma. Hà tutto il Pepe -virtù di fiat- E) dare, provoca l'orina, fà digerire , tira, rìfolve , e leva le caligini de gli occhi. Bevuto over impiafira- to fovviene al tremore delle febri , che interpongono quiete , giova à morfi de Serpenti : fà partorire . Crede/i, che mejfo ne i luoghi naturali delle donne fu- bito doppo al coìto, l'impedì fca l'ìngravidarfi . Giova alla toffe, & à tutti gli altri difetti del petto, com- pqfto in Iettavano, ù vero bevuto. Applìcafi con Me- le cantra alla fchìrantia . Bevuto con frendì frefche di Lauro, toglie i dolori del corpo . Mafiicaio con rei ferrato in baccelli, ò nel modo, che molti alberi sii"» producono lebaccheloro; imperoche Plinio al fet- timo capo del duodecimo libbro ne faille in quello modo: Gl'alberi che communcmcmc fanno il Pepe, fonofimili à noftri Ginepri; quantunque fcrifléro alcuni ritrovarli folamente nella fronte del Caucafo oppofta al Sole . llfemeè differente dal Ginepro,per naicere egli in picciole filique, come i Fagiuoli . Qiiefte, avantiches'aprano colte, e feccate al So- le, fanno quello, che fi -chiama Pepe lungo. Ma aprendofi à poco à poco nel mutarti , inoltrano fuori i grani del Pepe bianco, il qual fecco po- feia al Sole fi muta di colore, & increfpafi: Que- ltefonotutteparolediPlinio, le quali non fono pe- rò difeordanti da quello, che ne fenile Diofcoride , fe non nel far egli la pianta del Pepe limile al Gine- pro ; imperoche Diofcoride non ne defedile hiitoria, ne nota veruna, ne manco lo rallòmigliò ad alcuna alcrapianta. Teofraito poi , quantunque fcdveiìè al vigefimofecondo capo del nono libbro dell'hiiloria delle piante, ritrovarti due forti di Pepe, ritondo, cioè, e lungo: non dille però come fu (Tèr latte le pian- te , cheloproducono. Ma coloro, che ài tempi no- ftri hanno con le navi, e con le galee folcalo grandif- fimi mari , e veduto i paelì , ove nafeono le piante dell' lino, e dell'altro Pepe copiofiilime, dicono, cheil Pepe nero, che ci fi porta di ritondo granello, nafee d'alcune debili viticelle limili alla Clematide,che noi chiamiamo Vitalba, le quali s'arrampano in su gl'al- beri jche ci fi fono pili vicini, le cui foglie dicono efie- re Afflili à quelle de i noftri Cedri; dalle quali piate na- fce(come affermano coitoro)il Pepe tódo in grapolet- ti limili à quelli della Labrufca,ma più pieni di granél- la,ilqual colgono efsédo maturo il mefe d'Ottobre,e lo fcccano forco à caldiffimoSole,fpargédolo fopra alcu- Nel fecondo lib. di Diofcoride. PÉPE D'ETHIOPIA. A PEPE D'INDjA. n " 3 }.-> ne (loje fatte di Palma , fino che diventa nero, ecre- fpo; il che fi fuol fare il pili delle volte in tre giorni . Ma il lungo (come diconoj nafee da altra forte d'al- bero limile alle Gemme, che fanno i nocciuoli, qua- li chiamanoi Latini Juli, dilaporediPepe, ma non però di quindi nafte il Pepe nero, nè manco il bianco . Galeno poi dando fede ancora egli alle volgari opi- nioni, e à quel che ne fcrifle Diofcoride, fcriflè anco- ra egli, chel'uno, d'altro Pepe, longocioè, etondo nafeevano da una medefima pianta . la pianta del Pe- pe vidi già io in Napoli, la quale corrifpondeva in tutto à quello, che ne fcrivonoi Portugheli, pereffere ellalimileallaCIematide . Ma da queftaèaliai diffe- rente un'altra pianta fìmileà quella , che volgarmente vogliono alcuni.chcfia il ribes, laqualeproduceil Pepe in racemi . Quella vidigià io in Venetia nell'hor- todell'Ecccllent. Medico M. Maffeo de Maffei , dove fono ancora molti alcri (empiici rari . Onde non ci do- viamo maravigliare, fecosi varia lì legge apprettò gì' antichi 1 hiftoria del Pepe . Oltre à ciò è da fapere, che la figura del Pepe qui polla da me non vidi giamai io ■in luogo veruno, nè verde, nèfecca, mal'hebbi di- iegnuta da un foldato Portughefe, il quale l'haveva portata feco di India, dove era egli flato con l'arma- ci ma bene i grappoletti carichi di Pepe, ne i quali lebaccne Usatamente, (ì convengono , hò iohavu- '««ttunteri dal diligentiflimo Semplicilta, e bnecia- le M. francefcoCalzolaris Veronefe . Halli ancora i un altra forte di Pepe eh iamato Ethiopico, òvero 1 ipernigrorumdaSerapione. Quello produce piti , |e pili lilique in racemi lunghe quattro dita, come di lineili, o di Fagiuoli, ma più fottili , affai nere, e ruondette , dentro alle q uali fono le granella poco mi- inon, chcdiPepecommune, lequali però fonocosi fortemente attaccate alle lìlique, che malagevolmen- te le ne (piccano. Ufanlo gl'Hthiopi per il dolore dei denti, e già fi porta à noi d'Aleffandria d'Egitto infie- irnc con altre ipeeiarie . Sono alcuni, che non havendo lollervato l'hiltoria,che ne fcrive Serapione al 337. cap D ove tratta del grano chiamato Zelin, non fi pervado- no altrimenti, le non, che quello Pepe lìa il Carpe- fio ; la cui opinione eflèr falfa è flato provato fufficicn- temente da noi nel libbro delle nollre Epiftole, fcri- vendo al dottor Giovanni Hello Medico in Norim- berga. Con numerali ancora frà le fpecie del Pepe quel cornuto,che volgarmente li chiama Pepe D'India, ò come vogliono altri Siliquallro ,acutiffimo al gufi o . Nafce quello trafportato ne i noftripacli , e hormai latto per tutto volgare d'una pianta che produce le fo- glie maggiori , e più lunghe del Solatro commune, il gambo alto un gombito, e più, con molti rami, ver- de, e articulato, i fiori bianchi, da cuinalconole b guaine limili à cornetti prima verdi, e poi roflè come bruniti coralli, tanto acute al guflo che fuperano in ciò ogni altro Pepe. Ne i fudetti cornerei è dentro il feme minuto, e bianchiccio del medelimo fapore Enne di pili fpecie, impcroche vene di quello chefà la pianta più picciola, e i cornetti minori , ediquel- lo chefà in vece di cornetti alcune filique quali come tonde, ancora che tutti fieno acutiffimi nel medefi- mo modo. Sono tutti caldi fino al quarto grado, e però ulcerano valentemente la carne; dal cheinfe- gnati alcuni pedano i cornetti frefehi, epongonli fo- pra lefciatichc per ficurilììmo medicamento . Scrif- fe del Pepe Galeno all'ottavo delleracultà de i fempli- \{?q^°- cj> c°n quelle parole: La radice del Pepe è nelle virtù lue limile veramente al Collo, il cui frutto nel primo germinare è il Pepe lungo, e però èpiu numi- de del marino; della quale humidità dà manifelto indicio il tarlarli prello, quando li ripone, e parimen- te il non mordere predo nel primo malticarlo, ma al- quanto dapoi,e durando un poco di più la fila morda- cità. Quello, che è immaturo , è il Pepebianco, ve- ramente più acuto del nero, perclière quello quafi arroftito, e difeccato più del dovere. Nondimeno difeccano , e fcaldano amendue valorofamente M.i perche non ritrovo che Diofcotide faeeffe de i Ga- rotani memoria alcuna, havendomegli riducti hora Z à me- à memoria il Pepe, c portandoti da quelle Hleflffi re- gioni, non m'e parlo di lafciarc addetta l'hilìoria, e lefacultàloro , per efière medicamento non lolamen- te odoratiflimo, e recreabile, ma valoroliiììmo per diverfi malori . Nafce adunque la pianta , cheptodu- camfani.e ce 1 Garofani in Oriente in alcune 1 fole del mare loru liiRo- Indico, nonmolto lontane daBadan. iltroncodell' albero è limile al Bollo : e parimente la materia del legno. Le fiondi produce limili al Cinnamomo com- mune, chiamato volgarmente Cannella, ma piti ri- tonde, il cui frutto fono inoliti Garofani, i quali pereflernotilìimi, non accade defetiverli. Colgonfi battendo l'albero con canne, e mettendogli fotto llo- jc di Palma . Ma altrimenti ne fcrive l'hittotia Gar- ziadall'horto Medico del Vice Re diPortogallo in India con quelle parole: La pianta,che produce i Ga- rofani, è un'albero limile al Lauro, con fiondi pa- rimente fimili, ma piti il rette , con molti rami , erto- li copioli , prima bianchi, e dipoi verdeggianti, e nell'ultimo rodi , i quali come fono fatti duri diventa- no Garofani , i quali chiamano Chiovi per haver eglino la tefta come i Chiovi , con quattro denti aper- ti in cima à modo di (Iella. Nafcono nelle cfttemità de rami, come fatinole Bacche del Mirto . 11 fiore quando è verde ( come hò intefo da huomini degni di die) c cosi odorato, chefuperadifoaviiàqualfivo- gh altro fiore. 1 paefani battono i più alti rami con le pertiche, facendo ben prima netta la terra intorno all'albero; imperoche fotto quello albero non nafce herba di forte veruna. Seccali poi che fon colti per due, òtregiorni, epofeia liripongono . I picciuoli lorofichiamanofulti. Nafcono folamente i Garofa- ninell'lfoleMoluche; imperoche fc bene nafcono , e fono le piante loro in alcune altre Ifole dell'India , nondimeno non vi fanno mai frutto . Fece de Garofa- ni memoria Plinio al fettimo capo del duodecimo lab- bro con quelle parole . E' ancora in India fintile al Pe- pe quello, chechiamanoGarofano, ma più grande, e più fragile. Nafce (come fi fcrive) in unafelva d' India, eportafiperlafoavitàdcl fuoodore. Un ra- mufcello dell'albero che produce i Garofani tutto ca- D ricod'effi, come dimoftra la qui ftampata figura, mi mandò già da Verona il fudettoM. Francefco Calzo- laris. Scaldano i Garofani, edifeccanoin terzo gra- do, corroborano, incidono, e aprono. Mangiatine cibi giovano à i difetti dello ftomaco , del fegato, del cuore, e del capo. Triti in polvere, e bevuti nel Vi- no, ò con fucco di Pomi Cotogni rillagnanoi vomi- ti, rimuovono la naufea , & eccitano l'appetito . Gio- vano alla frigidità del fegato, e pero fi danno util- mentein quellalpecie d'hidropilia, che chiamano i Medici Anafarca . Odorati vaglionn nelle ftneopi ri- vocando fubito i patienti . Malticati fanno buon fiato, e rimuovono il fetore della bocca . Giovano àgli epi- £ lettici, à i paralitici , àglifpalimati,àgliltupidi, eà ilethatgici. Ajutanoà digerire il cibo, e magnano abbtiillolatii flulli del corpo . Impiaftranli molto util- mente con Maftiche,Sommachi, Coralli, e fiori di Melagrani nei difetti dello ftomaco, e malfimamen- te in quelli dove e bifogno dillringere, e di corrobo- rare . Bevuti in polvere al pefo di quattro dramme con Latte di Vacca , ò vetamente di Capra corroborano al coito . AlTottigliano, e acuifeono ia villa , e levano le caligini, c le nuvolette de gl'occhi medi didentro triti fottiliflimamente. Mangiati oltre à ciò, e pari- mente fattone fumento , vagliono per prefervativo p contralapefte. Fomentati fimilmentc, e prefone il fumo conil nafo liberano dal ferramento di quello , c giovano al catarro . Mettonli ancora utilmente ne gl'antidoti, eneifacchettiche fifanno per corrobo- rare lo ltomaco, e il capo. Ma perche liamo cafea- ti nelnome deGarofani, non ci par di dover lafcia- re di ragionar ancora di quei fiori, i quali Umilmen- te dall'odore di Garofani, fono anch'elfi volgarmen- te chiamati GaROF ani . Quelli ( ch'io fappia ) e, non furono conolciuti da gl'antichi , benché hoggi appreflònoi fiano cosi celebri , volgari parimente , nonc egiocondi, che hormaitutei gl'horti, i giardini , 'e' loggie, 4 GAROFANI SALVATICHI. loggic, e lefineftrene fon piene, avvenga che mag- giore ornamento non iì polla far loro . Sono alcuni moderni che chiamano la pianta loro Vetonico Co- ronario, raacon qual ragione, ò autorità lo faccino finhora, iononlosò. Ma acciochc non paja che io facci poco conto delle loro inventioni , voglio che ha lecito ancorai me di poter nominarlo à loro modo . » Il perche dirò io, che il Vetonico Coronario * che ne produce ifudetti fiori chiamati Garofani, pro- duce le foglie lunghecomefa il Tragopono, ma però più brevi, più grolle, più curve, enellacima acute. Produce da una radice più, e più gamboncelli , ton- di, earticulati, lifei, ealti ungombito,eancoqual- che volta maggiori, con tre ò quattro ramofcelli in ci- ma, nelle cui fommità efeono icalici, ò vero ricet- tacoli,chiamati da noi pitiuzuoli,dove fi contengono dentro i fiori, i quali fono lunghetti, eincima den- tati à modo di corona, da i quali efeono poi i fiori bellilTimi, con un'odore propriamente diGarofani , ondes'hannoprefoil nome. Sono di varj colori; im- perochc altri fono di colore cremelìno fano, altri di più chiara porpora, altribianchi; altri incarnati, e altri macchiati di tutti i prefe ritti colori , fatti cofi per arte dai periti giardinieri, i quali ferrando inlìeme in una penna d'Oca il leme di tutte le ludette fpecie , e piantandola poi in terra , ne nafee di tutti una fola ra- dice, e un Ibi gambo, dal quale nafeono poifiori cofi variati di diverfi colori . Hanno quafi tutte le for- ticopiofe foglictte calcate infieme, come quelle del- ] le Rofe, ma tutte per intorno dentate, di modo che non cedono punto di bellezza, e d'odore alle Rofe . Onde mi par non poco da maravigliarfi , che non fe ne ritrovi apprefifò à gl'antichi fcrittori memoria veru- na. Enne ancora di falvatichi cofi di rolli, comedi bianchi, ma in tutte le parti loro più gracili, e più minuti, con fiori parimente piccioli con cinque fo- glie iolamente per intorno, efenza veruno odore di Garofani , ò d'altro. Nafeono quelli in luoghiin- tuki, e aridi. Che fieno i domeltichi , e malìima- Nel fecondo Iib. di Diofcoride. 955 A mente i purpurei caldi, efecchi, ne dà manifefto in- ditioil loro maravigliofo odore, e quel tanto d'amaro cheli fente nel manicarli. Ifiori vagirono à tutti i di- fetti del cuore , e fpccialmente quelli che nel purpu- reo Cam quali nereggiano , i quali fono i migliori per lelìncopi, etremori del cuore. Vagliono parimente nelle vertigini , nell'epilcplia , nella paralilia, negli fpafmi, e nelleliupidezzc, bevuti con acqua di Be- tonica, e di Majorana . Fartene la conferva con zuc- chero, come delle Rofe, la quale è utile non fola- mente à tutte le cole predette, ma à tutte le forti de ve- leni, ài morii, e alle punture di tutti gl'animali vele- noti, e pero lì dà con giovamento per ammazzare i B vermini del corpo , e per prefervarc i l'ani dalla pelle. 11 che molto più efficacemente fi il fucco cavato da tutta la pianta: percioche bevuto al pelo di quat- tro oncie libera coloro clic già fono infettati di pelle. La radice de i falvatichi bevuto al pelo di tre dramme con Vino potente, fanacoloro, che fono flati mor- dutidalle Vipere. Falli dei domeftichi l'Aceto, in- fondendoveli dentro, e dipoi mettendolo al Sole, il quale è ottimo per rivocarei tramortiti, e per preser- varli dalla pefte, odorandoli, e bagnandoli con elio i polli, demani. De Garofani Indiani non ritrovo che faccia mcntione Galeno in luogo veruno, quan- tunque Serapione nel luo libbro de Semplici dica pur C aliai cofe de Garofani d'autorità di Galeno;il perche fi può credere, ó cheillibbro, in cui ne fcriffè, fida fmarrito, ò veramente che toglierli' ciò Serapione da Paolo Eginctta ; imperoche fcontrandoli le parole di Serapione con quelle, chedeGarofani fcrillè Paolo nel fettimo libbro , li vede manifellamente cllète le medefimc, in quello modo: I Garofani, cheli por- tanod'India, fono come fioretti d'un'albero , duri à mododifelluchi neri, lunghi q iiaii un dito, odori- feri, acuti amaretti, calidi, efecchi, quali nel ter- 7.0 ordine, buoni in molte cofe, non (blamente ne i medicamenti, maancorane i condimenti dei cibi . j, Chiamano iGreci ilPepe VBvrìpt : i Latini Piper: gì' D Arabi Fulfel , e Fulful : iTedefchiPfeffcr : liSpa- gnuoli Pimicnta : i Franccfi Poyure. H Garofano chiamano i Greci Kctpù e dolci, oltre al dargli, e lafciarli buona parte della malitia loro, perii lungotempo, che ve 10 tengono in molle, glilevano non follmente l'odo- re, ma totalmente ancora il fuofapore acuto; e per quelto nel così fatto non fi fente fe non pochiffìmo fa- pore di Gengevo . Ma altrimenti è il condito frefeo come fi cava di terra ; percioche non ettèndo bifogno di macerarlo con capitelli , e con falamoje, non per- de punto delle virtù, efacultà fue. Come che dica B^afavola'' ''Brafav0'a> ingannando^ (per miogiudicio) che ' il condito feccoin Venetia habbia molto più dell'acu- to dell'Indiano, che ci fi porta condito, infieme con l'altre cofe aromatiche, e odorate . 11 che quanto s' allontani dal vero, e dalla ragione, giudinchinlo co- loro, che hanno la vera notitia delle cofe aromatiche ferino ev,° ^e"e fp*©tarie. Fece del Gengevo memoria Galeno Galeno. al fedo libbro delle facilità de femplici , con quelle parole: Utileèla radice del Gengevo, chefiportadi Barbaria . Scalda valorofamcnte, ma non però così predo come fai! Pepe; ondelipuò llimare veramen- te, che non fieno le fue parti così fonili come quelle del Pepe; imperoche fe cosi fotte, fi dittòlverrebbe fottilmente, efarebbefi nell'attuario cosi pretto cal- do come quello. Dalchcappare, che fia nel Genge- vo una certa fultanza grolla, eindigefta; neperòfec- ca , nèterrcftrc, ma più pretto humida , &acquea . Laonde fi caufa , che facilmente (ìtarli , avvenga che contenga egli in fe una fuperllua humidità; impero- che niflùna di quelle cofe, che fon del tutto fecchc , ò veramente numide, fono atte à tarlarli , ma ben quel- le, che contengono in fe una humidità digetta, efa- migliare . Accade quello medefimo ancora al Pepe lungo. Ediquìvicne, chela calidità, che nafee da quello, e dal Gengevo, dura più lungotempo, che quella che procede dal Pepe tondo , tanto bianco , quanto nero; imperoche come pretto le Canne fec- che s'accendono , e corre velocemente per ette la fiam- ma; così medefimamentetà la calidità, che procede dalle cofe fecche. Ma il fuoco, che procede dalle le- gna verdi, fe ben fi accende tardi, dura moltopiù lungo, llchedimottra, che differente fia l'ufo di a- mendue quelli medicamenti , e imperò veramente ove fia di bifogno di fcaldare velocemente tutto un cotpo , fon quivi quelle cofenecefiàrie, chefubitoche lian tocche dal noflro calore, velocemente fcaldino, e vadano per tutto il corpo . Ma dove fia intentione di fcaldare una fola parte del corpo , debbelì fare tutto 11 contrario, cioè amminiftrare quelle cofe, che fcal- dano più tardi, e che più in lungo dura il lor calore. Ma quantunque il Gengevo, e il Pepe lungo per que- lla ragione fieno differenti dal Pepe nero, none però grande la differenza, come farebbe nel Nafturtio , nella Senape , nella Thafiìa, enello Sterco de Co- lombi falvatichi, per accendefi tutte quefte cofe con più tempo perfettamente, e durar pofeia in lungo . Quello tutto del Gengevo ditte Galeno. Simile al Gengevo nelle fattezze lue, quantunque fia più odo- rata, alquanto amaretta, e non così acuta, e quella radice de gl'Arabi, che volgarmente fi chiama Ze- doaria, non conofeiuta dagl'antichi Greci, co- dei Matthioli A mechefiainterpofta daActio, e da Attuario, come Ieio più moderni, ne i medicamenti loro. La Zedoaria futili adunque (fecondo che al 172. capitolo fece memoria Serapione} ci fi porta da iSini popoli ultimi dell'India, e fono radici tonde, cosi di forma, come di grandez- za, comequelledell'Ariftolochia tonda, ma nel co- lore, e nel fapore quali limili al Gengevo . Rifcalda, e difecca la Zedoaria nel fecondo grado, dittolve la ventofità, econ certafua particolar virtù, ingrafìa . Mangiatadopò patto toglie dalla bocca l'odore dell' Aglio, edelle Cipolle, e parimente del Vino, egio- va à i morii dell'animali veleno!! : rittagna i flutti del corpo, rifolve le pofleme della matrice, rittagna i B vomiti, e mitiga, eguarifee i dolori colici . Tutto quello fcriflè della Zedoaria Serapione . Nella cui autorità fidandoli alcuni, vedendochele radici del- la Zedoaria, che lì vende nelle Speciarie , fono 1 unghe come quelle del Gengevo, e non tonde , non vo- gliono per alcun modo confentire che fieno di vera, e legitima Zedoaria, ma vogliono che elle (ieno il vero, elegitimo Cotto. Ma fe eglino vedefièro le ra- dici della Zedoaria ritonde , lequali fono hora ap- pretto di me, mandatemi dal diligcntiffimo Sempli- ci fi a M. Francefco Calzolaris Veneronefe , le qua- li fono veramente come di Ariftolochia tonda . e co- sì parimente falde, e dure; io non hò punto che du- C bitare, cheeglino non mutaffero opinione; impero- che vederebbeno fenfatamente, la Zedoaria tonda effer del medefimo, e dello ideilo fapore, odore, e colore, chelalunga, e che non fono differenti in al- tro, che nella forma : il che non folo farebbe a:ier- mato da loro, ma confeflàrebbono ("come io Unno, anzi più pretto tengo per certo.) che fi ritrovino due fpecie di Zedoaria, cosìcome di Ariftolochia : cioè, una lunga, e l'altra ritonda . Ma infra tanto mi na- fee non poca fufpitionc, fe la Zedoaria di Serapione, e quella di Avicenna fieno unacofa medefima , fcri- vendo Avicenna, chela migliore nafee appretto al Napello, echeè ella la fuaTheriaca . llchemìindu- D ceà ccredere, che la Zedoaria di Avicenna non lìa altro che quella radice che alcuni chiamano Anfo- ra (io la chiamo Antitora,) avvenga che quella feo- metutti dicono ) nafea apprettò al Nappello, echeè il proprio fuo antidoto: e perche il Nappello è chia- mato volgarmente Hetba Torà , chiamano al contra- rio la Zedoaria di Avicenna Aurora, ò vero Antito- ra, che altro non rileva, che Contratora , per ria- ver ella virtù, e facultàdì fuperareil Nappello prefen- taneamente ; e aumentamene la opinione che cosi fia , vedendo io che che Avicenna deferive la Zedoaria di Serapione, e parimente le virtù fue fotto il capitolo del Zurumbeto , come più diffufamente habbiamo fcritto E nel volume delle nodre Epillole all'Eccellentittìmo Medico M. Guglielmo Quaccelbeni. Hanno llimato, alcuni, che I'Arn Alio fcritto da Paolo Eginetta lìa- 1' ideila Zedoaria degl'Arabi, ma per quanto ritto1- At5,a voioin Serapione alcap.271. l'Arnabo Greco, e il z«™" Z u R V m b E r Arabico fono una cofa medefima ; per- cioche quivi Serapione recita del Zurumbct tutto quello che fcriilè Paolo dell'Arnabo . Quefto ( fe- condo che dice Serapione di autorità di Ifadi) è un' alberogrande, che nafee in Oriente, che produce le frondi lunghe, di colore di quelle dei Salci tra il ver- de, e il giallo, e così parimente è la feorza de i rami . F Non produce frutto alcuno, e refpira un'odore co- me di Cedro. 11 che manifeftamcnte dimoltra, che non folamente l'Arnabo non fia la Zedoaria, ma che non fi porti ài tempi nodriin Italia, nè mancoin Eu- E"*' ropa. Onde è chiaro l'errore di ValerioCordo,ilqua- le vuole, che il Zurumbet fia fpecie di Zedoaria. Erra anco in ciò feioccamente il Brunfelfio , esponendo nel fuo Onomallico , chel'Arnabo è un unguento odo- rìfero, havendoperverfamentc egli intefo Paolo, il quale ditte , che l'Arnabo fi metteva per lo fuo buono odore ne gl unguenti, enonchefofie unguento, co- me fi fogna il Brunfelfio. Chiamano i Greci il Gen- gevo Nel fecondo lib. di Diofcoride. 357 sevo ZuyyìHv, ZwM 8cTiyyi/3ip::: i Latini Zin- giber, &Gingiber: gl'Arabi Lcngibel, &Zingiòel: ìTedefchilngher: li Spagnuoli Gengraft : 1 Francefi Gin"ambrc. Chiamano i Greci moderni la Zcdoaria Zov&p, f*W> & ì^aStp». i Latini Zedoaria : iTe- defchi Zituven : i Francefi Cretornart . Del Hidropepe, cioè Pepe acquatico. Cap. 150. NAfce il Pepe acquatico appreso all' acque , che ftanno ferme , ò -vero à quelle, che lentamente di [coi - rono . Produce il fuflo pieno di nodi , fido , con alcune concavità, dove efconoi rami. Fa le f rondi fimili alla Menta, ma maggiori, piùtenere, e più bianche, acute alguflo, come il Pepe , ma non odorate . Genera il feme ne fitoi rama/celli in racemi apprefio alle f 'rondi, il qua- le è anch' egli acuto di fapore . Le fiondi impiajìrate in- fame co' l feme rifilvono le vecchie durezze, e le Pofte- me, e tolgon via i lividi della carne. Mefcolanjì le /ce- che pefle nelle vivande invece di Pepe. E ' laradice fuct pkciola, ediniunmomentoinmedicina. HIDROP EPE. i*i O Forzati con affai belle parole il Ruellio di coler *mi" l3 farfi credere, chefiail Pepe acquatico fcrittonc C da Diofcoride queìrherba,che fempre hanno adopera- : del tagliSpeciali ( quantunque falfamcnte ) per il vero Eupatorio. Nelche, ancora che huomo dottiffimo, econfumatilììmononfolonclla feienza de ifemplici fia flato il Ruellio, ma ancora nelle buone lettere , mi pare che egli s'inganni di gran lunga,- imperochc il Pepe acquatico di Diofcoride produce le frondi come la Menta, fe ben futlero alquanto maggiora- te, epiù tenere, e pitibianche, al gufto forti, e di fapore acuto, comeilPepe, nonamaro (comecor- rompcndo il teflodi Diofcoride dice il Ruellio , per far venire la cofa à fuo propofito . ) E quello che chiamano gli Speciali Eupatorio, produce lefrondi D Canapine, dure, pclofe, alguflo amare , e non for- ti, e acute, come è il Pepe . Oltre à ciò ne! Pepe ac- quatico none odore alcuno, e in quello chiamato Eu- patorio , everamente non poca fragarfza d'odore , per ilquale èftato tlimato eftér pianta ("fe bene inco- gnita agl'antichi ) di non poco valore . Appreffo à quefto il Pepe acquatico produce il fuo fuflo pieno di nodi, con alcune concavità ne i luoghi , onde hanno origine le fiondi, e i fuoi ramufcclli, e il feme in ra- cemi sii per li rami appretto alle Irondi, ancor eglid" acuto fapore. Equefto, che chiamano Eupatorio , non produce nel fuflo nodo alcuno più apparente , che li producano l'altre herbe , nè produce sii per E quelli feme alcuno in racemi d'acuto fapore, ma ben produce i fiori nelle cime dei rami di colore incarna- to, non guari difiìmili da quelli dell'Origano falvati- co, i quali nel maturarfi divengono lanuginofi , pro- ducendone pofeia il feme amaro come è ancora l'her- ba, e tutta la pianta, non ottante che dica e.ffer acu- to il Ruellio, il quale per nafeere quefto Eupatorio in siile rive de ifoffi appretto all'acque, s'imaginò, che fufle il Pepe acquatico, non havendo riguardo alcu- noall'altte fue circonftanze. La onde, come per le ragioni atfegnate può eflernotoa ciafeuno , parmi ve- ramente, che in quefto non habbia havuto ilRuellio F quel maturo giudicio, che fi richiedeva alle fue buo- ne parti; percioche doveva almeno penfare, fe nel grillare egli quefto Eupatorio, vi haveva fentito den- tro amaritudine, che non l'havrebbono gl'antichi ufa- todimcfcolarloeo'l Sale in cambio di Pepe per condi- mento de i cibi , eflèndo le cofe amare coli odiofe alla natura humana - Ma veramente ( quantunque non piaccia al Ruellio)fe il Pepe acq uatico fi ritrova in Ita- lia, non fi può dire altro, fe non che tia quella fpecie •ita- dipERsicARlA acutiflìma al gufto, nelle cui fiondi non fi vede quella macola nera, che ti difeerne apparc- PERSICARIA. te neli'altra;perche le frondifue fono Iunghe,maggiori di quella delle Mcnta,più tenere, e più bianche, llfu- Z 3 ftoè 35< fto e tutto groppolofo , e duro . Sono appreso à i ra- mi le concavità . Ilfemcnafce sù per quelli in racemi dicofiacuto fapore, che morde manicato valorofa- mente la lingua . Ritrovali oltre di ciò per la più par- te nafeerauefìa pianta in luoghi acquaflrini , come difie Diofconde, e peròieftarò io nella mia opinio- ne, ancora che non fieno per mancare calunniato- ri, e maligni che torceranno il nafo per non fiu- tarla . Ma curandomi io poco di coftoro veramente pitìintentialcalunniaierakiuifatichc, cheàmanife- ftar la verità delle cofe , crederò Tempre che la Perfiea- riafudettafiail vero, e legitimo Hidropepe, fin tanto cherinaica un'altroDiofcùtide, chenemoftri un'al- tro più vero . Spargcli la Perficaria commodamente la Hate nelle camere per ammazzare le pulci , e il giorno feguente fi fpazza fuori . Legali verde attorno alla carne di porco falata per confervarla dalle barbegge , che ben ipeflb vi fi generano; e però conferifee il fiac- co dell'herba niello nelle orecchie, nelle quali na- feono i vermini . Ma l'altra che produce le log! ie mac- chiate, non è cofi potente , nèvirtuofa ; imperoche non riavendo ella punto dell'acuto , come hà ella dell'afpro, e dell'altringente, nonpuòclla in modo Hidropepe veruno fcaldare, comel'altra. Scniledell'Hidropcpe fcritto da Galeno ali ottavo delle facilità de femplici, cofi di- Galeno. cendo. L'Hidropepe è fiato cofi chiamato dai luoghi ovenafee, edal fapore acuto limile al Pepe, che ri- i fpcnde egli al gufto. E" veramente calido, ma non tan- toquanto il Pepe. Nondimeno mefià Fherba in for- ma d'impiaftro in sii i lividi , e in su le pofieme induri- te, lerifolve. Chiamano i Greci l'Hidropepe Y'd>- Nomi. vbnpi.: i Latini Hydropiper:i Tedefchi VuafierPfef- fer: : eMuckenKraut : liSpagnuoli Hicrva pexgue- ra, òveromanchas: iFrancefiCurage. Della Ptarmica. Cap. 151. LA Ptarmica, la quale chiamano i Latini Sternuta- mentaria, ernia pianta , che ha molti ritondi, e fot- tilì fujìi , ftmili à quelli dell' 'Abotano, attorno a i quali fono molte fiondi, lunghe, r> oli-vari, nella fommità delle quali è un picciolo capitello , ritondo Jtmile à quel- lo della Camamilla, acuto di fapore , il quale odorato fà dammare; dal che hd ella ricavato il nome- Le fiondi tmpiajirate imfteme con i fiorì togliono i li-oidi . I fiori fanno fiarnutare efficaciffimamente . Nafce ne i monti , e ne i luoghi fajfofi . NAfce la Ptarmica copiofifiìma in Boemia nonfolamentenei monti, e nelle felve aperte, eiafiofe, ma fi coltiva volgarmente ne gl'horti , cre- dendoli il volgo, perilfuoacutofapore, che fia ella ilPirethro. Produce più gambi da una radice fottili , alti una ipanna, emezza, tondi , con foglie intor- noolivari, lunghette, e copiofe. I fiori fà ella come diCamamilla, macon men giallo ombilico, iquali odorati,ò meffi nel nafo , fanno con il fuo acuto odo- re agevolmente fiarnutare; dal quale effetto s'hà ella prefo il nome. Hà la Ptarmica virtù aperitiva , dif- cuflìva, provocativa, aflottigliativa, eincifiva. La polvete della fecca mefià nel nafo fà fiarnutare. La radice noafticata alleggerire il dolore de i denti , e tira la flemma dal capo. Enne di una altra forte, la quale riabbiamo parimente per una fpecie di Ptarmica , per far ella parimcnteilgambofottilc, e le foglie divari , con i fiori, e capitelli, i quali meflì nel nafo fanno ancor eglino ftarnutare . Mainveraquerta-nonèla Fatuità dei. Ptarmica, di cui qui fcriveDiofcoride. ScrtfìèntGa- laPcaimica. leno all'ottavo delle facultà defemplici, cofidicen- do : i fiori della Ptarmica fanno fiarnutare , e ne i tem- peramenti fuoi è calda, e fecca, e quando è verde, è ella calda nel fecondo, e fecca nel terzo grado. Chia- Komi. reanoi Greci la Ptarmica Urxpinxit : i Latini Ptarmi- ca, & Sternutamencaria . Difcoriì del Matthioli PTARMICA. Prarmica e Tua hiito- D UN'ALTRA PTARMICA, E Della Radicetta, ò -vero Herba Lunaria. Cap. 152. t herba Lanaria,la qual chiamano i Greci Struthiou, nota ,e volgare. 'Vfanla per purgare le lane coloro, ' che Nel fecondo lib. di Diofcoride. 359 che le lavami . Pia radice di quella acuta, e pro-vaca {orina . Tolta con Mele alla quantità d'un cucchiaro , giova aliatole, ai fegatqfi, ér agli afm alici: oltreaciì folve il corpo . Prefa con Opopanaco , e radici di Cappat i , rompe le pietre della ve/cica, e cacciale fuori con V orina. Confuma le durezze della milza . Applicata a i luoghi naturali delle donne provocai mejlrui , e ammazza effi- cacemente le creature nella matrice . Sana impiajlrata con Polenta, e Aceto Ut fcabbia. Cotta con farina d'Or- XP nel Vino , rifolve i piccioli tumori . Mefcolaji ne gli empia/Irti e ne colliri , che Jt fanno per rifchiarire la vi- Jìa . Odorata fa fternutare . Purga per bocca , trita con Mele, infufanelnafo. ER» al tempo di Diofcoride 1'Herbi Lanari A in tanto volgare ufo appreffò à tutti gl'huomini per lavar le lane, che non fi curò egli di fenvere quali fuf- fero le note delle fattezze fue . Il che fà , che effendone pofeia difmeffo l'ufo, e non coli volgarmente cono- feendofi ài tempi noftri, che mal fi polla giudicare , qual ella fia hoggi in Italia . Gl'Arabi chiama- no quella radice Condili , e ufanla molto per fare ftarnutare, ma non però fi ritrova nelle Speciarie , quantunque molte volte vi vada nelle ricette . Et im- però feellanafcaà tempi noftri in Italia non ofo io affermare, per non haverfin hora ritrovato, chi ce la nioltri . Teofra (lo collocò lo Struthio tra le piante fpi- nofe al 3. capo del 6. libbro dell'hilloria delle piante . Plinio pofeia al 3. capo del 19. libbro lo deferiilé in quelto modo : Quella herba , che fi chiama Kadicetca, hà il ficco veramente molto atto al lavare delle lane, & è gran maraviglia, quanto ella le faccia candide , e morbide. Nafce feminata per tutto, ma l'eccellen- te, chenafceperfemedelima, fi ritrova in Alia, ein Soria in luoghi afpn, e faflofi. Enne di là dal fiume Eufrate della più lodata di tutte. Quella produce il fililo come la Perula, ma fottile, il quale fi mangia- no nei lor cibi i circonvicini habitatori . Tinge quella ogni cola, con che fi cuoce. Hàfrondi limili all'Oli- STRUTHIO FALSO. D vo: i Greci lo chiamano Struthion. Produce i fiori la Hate aliai aggradevoli all'occhio, quantunque fieno di niuno odore . Sono lefrondi fpinofe, eilfuftola- nuginofo. rvonfafune. Produce la radice grande , la qual fi taglia per l'ufo già detto . Sono alcuni che vogliono, che lo Struthio fia la pianta, dicui è qui fcolpita lafigura, chiamata da noi Smurino fal- so. Ma eiitndo ellaSpinofa, non facendo il gambo lerulaceo , nè lanuginoso, né riavendo ella molto graf- fa radice, nè fia cosi fortemente acuta , che polla fcal- dare, e difeccare nel quarto grado, non polfo fotto- fcrivere all'opinione di coftoro . E' la Radieetta,ò ve- ro l'herba Lanaria I fecondo chefà mentione Galeno all'ottavo delle facultà de femplici) al gullo forte, e «erba la- di temperamento calda , e fecca quali ne) quarto ordi- nana fcritti ne. E'alteriiva, efà llarnutare, come fanno tutte V da Gsleno- altre cofe, che fono calde ne i temperamenti loro, e algulloacute . E però s'inganna manifeftamente il Errore de] Euehlìo nel fuo grande Herbario , dipingendo per l'Fnchfio. herba Lanaria quella , che volgarmente fi chiama Sa- ponaria; imperoche quella hà fiondi di Piantagine , lifeie, enon come l'Olivo , e fpinofe, e il fulto li- feio, con di Ili nei nodi , e non lanuginofo, enelfapore c veramente pili prello infipida , che altrimenti. Chia- . mano iGrecil'herba Lanaria XrpoiSw : i Latini Stru- omi* thium,Radicula,& Herba Lanaria: gl'Arabi Condes, Chundes, eKunder: i Barbari Condili. Del Ciclamino. Cap. 153. IL Ciclamino hà le fondi d'Hedcra, purpuree, varie, con alcune macole di fopr a, e di folio biancheggianti . Fa il gambo lungo quattro dita , nudo, foprail quale fono i fiori rojjì in forma di Rofe . La radice è nera , fchiac- cìata, Jìmilead un Rapo, la quale bevuta con acqua me- lala, purga per le parti di fittola flemma, el 'acqua del- le hidropifie . Bevuta , e applicata provoca i mejìrui . Di- ceji, che Jt fondanole donne grafie , che gli paffano fio- fra . Portata adoffb fà prefto partorire . Beefi nel Vino cantra àtntli i veleni , e particolarmente al Lepre ma- rino. Impiaftrata giova àimor/ì de Serpenti. Meffanel Vino imbriaca. Beve/i 'confino paffo , ò vero melato inac- quato , al trabocco di fiele , al pefo di tre dramme ; ma bi~ fognapofeiamettere gli ammalati in luogo caldo , ovenon entri il freddo , con affai coverte adojjò à fidare ; impe- roche il f udore vien fuor giallo dei colore del fiele . Il fuo- co della radice fi tirati! per il nafi, per purgare late/la, Applicaficon lana al fiderein forma di fuppofta, per fa- re andar del corpo. 'nervi: e mefla nella narura delle donne, provoca i fcricu da meftrui. Scriffe della Dragontea Galeno al 6. delle oalcno. facilità dei femplici, in quefto modo; Hà la Dra- gontea un certo che di fimilitudine con l'Aro nelle fiondi, e nellaradice, maèpiùacuta, & amara di p quello, eperòpiiìfcalda,-& è comporta di parti più fottili. Hà oltre à ciò leggiermente del coftrettivo , congiunto con le due già dette qualità. 11 perche è medicamento efficaciffìmo , perciochc la radice pur- ga tutte le vifeerc, difeccando , & affottigliando i graffi, e vifeofi humori , & è ottimo rimedio di tutte l'ulcere maligne, e contumaci. Di quefta parlando Mefue, diffe, che ella folveva la flemma tanto graf- fa, quanto fottile . Del che fù egli agramente riprefo dal Manardo da Ferrara ; imperoche dove Galeno , e Matthioli DRAGONTEA MINORE. DRAGONTEA ACQUATICA. Paolo dicono, che ella purga tutte le vifeere, non in- tendono però, clic folva il corpo,ma che fra aperitiva, e che Nel fecondo lib. di Diofcoride. e che el^ affettigli i graffi, evifcofi humori. Ritro- J vafi un'altra fpecie di Draconcolo , ò vero Dragontea, la quale io crederò infìeme con il Fucililo dottiffimo Medico, chsfialaterzafpccieappreiiò Plinio, im- perocheproduce le foglie quali come il Corniolo, e la radice come di Canna lunga, enodofa, e cosi a- cura, cornee quella dell'Aro,- daiqualinodi nafco- no copiofe, e lottili fibre , con le quali Uà fermamen- te colligata interra ,• dalla radice nafcono alcune fo- glie lunghette quali come quelle dell'Arilàro fecondo, dal nalcimcnto delle quali nafeono dell'altre foglie , attaccate à lunghi picciuoli, le quali ( come habbb- mo detto,) iono come di Corniolo , ma però pili imi- di , e più fottili, da alcune delle quali, che fonofer- 1 rate jn fe ftelìè ( come li può ben vedere dalla fu a fi-u- ni quidifegnata ) uafee fuori un frutto in grappoiati conlebaccherodèquandofonomature, nelle quali e dentro i! femenero, picciolo, e lunghetto, circon- dato dalla polpa del trutto. Nafce ne i monti, main luoghi numidi, iV acqua/trini . Quella ricoUì io la prima volta in Moravia lungo la ftrada,che và da Pra- ga a Vienna, pillando à cafo alquanto fuor di flrada Ouhanaon.la radice, par che fia infipida, ma poco di poi morde di forte la bocca, lalingua, e la "ola fpine, eperofcaldaella, edifecca eccedivamente come anco aborugia, & ulcera la carne, e però af C tortiglia, &iiiudegi'huinorigrolìi, e vifeofi , come fanno tutte l'alac Dragontee . E' aliai differente da DRAGONCELLO. 36j dacità, che lafcia nel mafticarlo, non fi può dire al- tro, fe non che (ia il Dragoncello ne gl'ordini di quel- le cofe, che valentemente fcaldano. Ritrovali, oltre à tutte le predette piante, un'herba à i noftri tempi in Italia non conofeiuta anch'efia da gl'antichi , chiama- ta da chi Li no u A Serpentina, da chi Argenti- na, edachiLucciola. Nafcequeltane i prati, raa LSS"' non vi dura peraltro tempo, che da mezzo Maggio favini C fino à mezzo Giugno, percioche per edere ella mol- to tenera, in breve tempo li perde. Produce una fola ironde , che per il mezzo non ha coltola alcuna, e pe- rò la chiamano alcuni Herba fenza cortola. Efce da quella fronde un breve, e fottìi fullo, la punta del qualetermìnainunapicciolalinguctta, che nel co- lore gialleggia; e perche fi raITcmbra allalingua d'un ferpe.la chiamano alcuni Serpentina, &altriimitan- do ilGrccoIa chiamano Ophioglofiò. Difecca que- lla pianta fenza apparente caldezza . E quelta herba (fecondo che rccitanoalcuni) per confolidareleferi- refrefchemirabile, emadime l'olio, che fi fà con ella al Sole, come li fà quello delle Rofe . Et imperò molto la lodano alle rottureiutellinali, emadime dei fanciulli. Dadi à bere in polvere ccn acqua di Coda di Cavallo nelle ferite delle budella, ecalTali, e pa- rimenteditutteraltrepartiintrinfechedel corpo, e perògiovaancoraàivomiti, &allifputi del fangue: e bevefi utilmente per li flufli del mellruo con aequa di foglie di Quercia. La decorsone di efia fatta nel Vinobrufco, Javandofigl'occhicon elio, rillagna il LINGUA SERPENTINA. D tutte quelle fpecie il D r a c o n c E L l o , che fi coltiva ne :gl orti di tutta 1 Italia, d'acuto faporc, per l'infa- latc, con- r-r-.:r. f..i:.i.. . f. .! .' . late, eperlefalfe, con foglie lunghe, & appuntate, f "f1101 >. che & "e vanno feorrendo per terra, come fà la l,um;gna . Quella dicono alcuni edere herba arti- liciola, e non naturale, natadifeme di Lino melTo lotto terra nuina Gpolla , ò vero Scalogna, quantun- que a molti non ne riefea la prova. Di quello non è memoria n.cuna, chefifappia, appredo à gl'antichi Oreci , ne manco à gl'Arabi . Ma confidenza la mor- fluflò delle lagrime. Unta frefea inlieme con grado di Gallina rilolvc I'infiammagioni delle ferite. L'olio Omphiacino, nel quale fieno macerate al Sole le fo- glie frefche, & aggiuntovi un poco d'Olio, ò vero Lagrimod'Abeto, è medicamento mirabile, Se ap- provato per conlolidarc prettamente le ferite frefche Chiamano i Greci la Dragontea, àpaxivrav j latìl ni Dracunculus: gl'Arabi Luf, & Alluf -'iTedef N°""' chiNattervurtz: fi SpagnuoIiTaragontia: iFrance- fi Serpentine. Veli' 364 Diicorfl Dell' Aro. Cap. 157. L'Aro, il quale è chiamato da Soriani Lupha, pro- duce le fiondi di Dragontea , ma pili lunghe, e man- copunticchiaie . Fàilfuflorofjìgno , lungo una fp anno. , comeunpeftello , dal quale nafte ilfeme dt colore di ^af- farono ■ Produce la radice bianca , come quella della Dra- gontea , laquale, per efere mcn forte , fi mangia cotta nei cibi- Condifconfi 'le 'foglie nelS 'ale per l'ufo de cibi , e mangiaufi parimente Cecche , cotte per fi fole . Hanno la radice, ilfeme, e lefrondi le 'virtù medefime della Dra- gontea . Priziatamentegioua la radice dell Aro impia- gata con fterco dì Bue alle podagre . Serbanfi nel medefi- mo modo , che quella della Dragontea , e per efferella ;nen forte , è più tifata 4 mangiaufi ne i cibi , ARO. Aro, e Tua "V T Afcc l'A R o copiofamentc nel Contado di Go hiftoria. ritia, così come per tutta Tofcana ne i campi, nellevigne, neifoflì, & appiedò alle fiepi, emalfi- me nelle nollre maremme diSiena, dove li chiama volgarmente Figarol, vocabolo corrotto da l'Aro , come fi fuol chiamar volgarmente nelle Spedane . Produce l'Aro le foglie Hederacee di forma quafi co- me di cuore, e maggiori di quelle della Dragontea , ma non intagliate ,fe ben per tutto macchiate di bian- co, le quali il verno verdeggiano, elaltatefi fccca- no. llgambofàegli d'un palmo, dalla cui lommità efee una guaina limile à un carroccio della medefima lunghezza, nella quale è involto dentro il frutto . Quella col tempo fi apre, elafcia un germine diritto, fimile à un piftaglio, over peftellodi colore giallo , da bado , del q uale per intorno à modo di ghirlanda , èiifemepicciolino, etondo, il quale con il tempo divien verde, & all'ultimo roffo , & i grani del quale non altrimenti ftanno attaccati intorno al gambo,che il formento d'India attorno al fuo foftentacolo . Le bacche del frutto fono vinofe, &al gullo acute. La radice hà egli bianca, lunghetta, e Cipollina, da cui del Matthioli A nafeono molte altre radici bianche, fqttuijt lunghe, come fi veggono nell'Elleboro, diacutiflìmofaporc . ■ Nafce nelle campagne, nei folli de i campi, lungo le ftrade, Oc apprefiòlefiepi. Nafce parimente in Boe- mia nei monti, ma in tutte le fue parti molto minore dell'Italiano, di modo che fi può ragionevolmente chiamare Aro minore. Un'altra forte d'Aro, di cui è qui nel fecondo luogo efprefla la figura, mi mando già da Verona M. Francefco Calzolaris diligentiffimo Semplicilla, riportato da lui dal famofiffimo monte Baldo . Produce quello le foglie à modo di faetta,& il gambo tondo, & evidente, nella cima del quale pro- duce le Bacche rolli: in un racemo di forma piramida- li le vinofe,& acute, fimili all'altro fudetco primamente. Sono le radici di quello copiofe, lunghe, e lottili, e fpa rie fotto terra per tutto intorno alla pianta, dalle ARO MINORE. C D quali nafeono alcune piccioline granella bianche, grolle come Fave, comefanno propriamente i Trafi; mamordentilfime, &acuti(lime quanto dir li polla. Ulanlc alcuni per traftulloà cacciar via dalle lor ta- vole i golofifiimi parafiti, mettendone la polvere delle fecche con i cibi più delicati ; imperoche mangiando- ne abbrugia, e punge cosi finamente loro la lingua, il palato, & il gorgozzule.che nonpolìònoin modo ve- runo più mangiar un boccone , fe prima non togliono l'ardore gargarizzandoli con Latte, ò inghiottendo pian piano del Butirofrefco . Hà l'Aro virtù d'aflòt- tigliare , d'aprire , d'incidere, e di provocare . La radi- F ce cotta, & incorporata con Mele e rimedio ficurilìi- mo per tutti i difetti flemmatici del petto;pcrcioche ne la fcrcare le graffe, e vifeofe fuperfluicà , che vi li con- tengono, e però giova ella mirabilmente à gl'afmatici . Dailì parimente cotta nell'acqua, ò vero fotto la cene- re calda con olio di Mandorle contra la ralle, il che conferifee parimente bevendoli il Latte, nel quale 1 iftefla radice Gallata cotta. Impiaftrafi la medelìma prima Iella nell'acqua fopra le lividezze, & infiamma- gioni del gorgozzule, ma però incorporata con farina I Ne! fecondo lib. di Diofcoride. BONO K E N R 1 C O. 365 di Fave, e con Sapa . Impiallrafi ancora utilmente con Olio all'enfiagioni deU'hemorrhoidi . 11 fucco della radiceguarifee l'ulcere, che malagevolmente fi con- fondano, &ipolipidel nafo: e le foglie fananole cotture del fuoco.Mertonfi le medefime frcfche,& im- brattate con fterco vaccino caldo fopra le podagre. II lime trito , ò veramente il fucco delle Bacche mefeo- lato con olio Rofatoconfcrifce non poco al dolore dell'orecchie. 11 feme trito, e bevuto con Vino pro- voca imeftrui, e le fecondine. Ma riavendomi l'Aro rivocato à memoria un'altra pianta chiamata da chi Serpentina, edachiColumbrina, la qual chiamano iTedefchiB ono Henrico, non n'è parfo fuor di ,a" propofito farne in quello luogo mentione. Produce - quella le foglie non guari diffimili dall'Aro. Fà più gambicheuno, tutti pienidi foglie, nella cui fom- mitàefconoi fiori in grappoletti di verde colore, da i quali nafee il feme. Biancheggia quella pianta tutta non altrimenti, che fc vi fudè fparfo fopra fottiliflìma farina, & à toccarla è cosi lifeia , e molle, come fe filile tutta unta d'Olio , ò diGrafib ; il perche la chia- mano ancora i Tedefchi Schmerbcli . Hà la radice du- ra, grolla, edivifainpiùparti, gialla di colore co- me quella della Rombice . Nafee quali per tutto nelle piazze, nelle ftrade, e nei cortili delle ville. E pian- ta di calda, e fecca natura. 11 fucco della radice un- gendocene guarifee la rogna , e mondifica le macchie della pelle , e maflìmamente applicatovi con Aceto . Sono ancora alcuni, che la lodano non poco per li morfi dei Serpenti velenofi. Fanno delle radici dell' Arolenoftredonneacque, elifeiper polirfi, efarlì bianca la faccia , di non poco valore . Et imperò quel- la miltura, che fi fà del fucco fpcflìto al Sole fimile alla Cernia, chiamata Geifa , fà mirabilmente luci- da, e bianca la carne. Dell'Aro, fece mentione Ga- leno al tf.delle facultà de i femplici , cosi dicendo : La „ efsenzadell'Aroèterrellre, ma calda. E oltre à ciò . afterfiva , ma non cosi forte, come la Diagontea. Scal- dal'Aro, edifeccanelprimo ordine. Le fue radici fonoutilillìme, imperoche mangiate incidono me- diocruncnteigrolfi riumori, dimodo che elle, firn buone per tirargli dal petto, come che. pili valorofa fia in ciò la Diagontea. Enel fecondo delle facultà degl'alimenti: La radice dell'Aro ( diceva ) fi man- gia, come li mangiano le Rape. Nalce in alcuni luo- ghi l'Ai o molto acuto , di modo che quali è fimile al- la Diagontea. Volendofi preparare, bifogna gettar via l'acqua della prima decottione, e metterlo fubito in altra acqua calda . Ma in Cirene nafee al contrario delnoftro, imperochequivi non riporta feco acri- monia alcuna, e però non è convenevole nelle medi- cine,- di modo che è egli pili utile delle Rape: onde fe nepoi'tanoleradiciinltalia, comequelle, cheli pofsono fei bare lungo tempo fenza rigerminare, ò in- fracidirfi. Le quali parole fanno fermifiìmo argo- mento, che dove le cofe mancano delle proprie qua- lità loro, ingannano fpefso i Medici , che le adope- rano. E però non balla folamente conofcerele pian- te, e tutti gl'altri femplici, maècofamolto necefsa- ria àconofeere, efapere, fequelle, che fi hanno al- le mani , habbiano le qualità iltefse, che fe l'attribuif- cono; imperoche mancando di quelle, alterano il proprio temperamento loro , e cosi poco, ò nulla con- ferilcono, ove elle bifognano. Chiamanti Greci 1' Aro A'/xv : iLatini Arum : gl'Arabi Jarus, &Sara:i Barbari Aaron, Barba Aaron, Dragontea minor, & Nomi. Sedentaria minor: iTedefchi Clein nattcr vurtz.- li Spagnuoli Yaro : i Francefi V id de chien . Dell' Ari/aro . Cap. 1 58. L'Ai i/aro è una picchia berba, lutiti ridice è grande comeunaOli'va, molto più acuta, chequella dell' Aro. E però ferma, impiaftrata, l'ulcere, che mangia- no . Fannofidi effa efflcacijjimi colliri contra le fiftole . Im- piaftrata la radice à i membri genitali di tutti gì animali quadrupedi , gli corrompe. D A R I S A R O. Nafee 366 Difcorfi del Matthioli UN' ALTRO ARIS ARO. A Jijimilmente all' infiammagioni delle poppe, edetejlkoli , d piccioli tumori , ir diforoncoli. Cotte con feccia diVi- noleradki, vagliano alle pofieme , che nafcononelle par- ticarhofe, e con Polenta, alle novelle infiammagioni . Cuoce/! il ficco delle radici con Vino vecchio dolce , Mir- rha, e Zaffar ano , e f affine cosi efficaci/fimo medicamento per gl'occhi- Difilla/! il ficco per fe/ìeflo tepido, ò vero infime con Incenfo , Mele , Min ha , e Vino nell'orecchie, che menano marcia . Diftillato iteli' orecchia della parte contraria mitiga il dolore de i denti . La cenere della radi- ceuntafdrinafcereicapellicafcati . L'olio cotto nelle ra- dicifcavate , conferifce alle htgance ulcerate , ir alle cot- ture del fuoco , e diflillato nell'orecchie giova alla fordiià . E - La radicefpegne le vitiligini prima jregate al Sole con unapexZadi lino, epofciaimpiajìratavififo. Ilfeme , ir i fiori bevuti nel Vino , refiftono maravigliqfamente à i veleni della Scolopendra , e de gli Scorpioni . Purgami quefti medejìmi il corpo . ASPHODELO. Arifaro , e liuliiftoria. ^J" Afce r A R 1 s A R o , per quanto fcrive Plinio al .6". capo del 24. libbra, in Egitto, fimile all'A- ro, ma con foglie minori, minore di pianta, cpari- mentediradice, la quale è graffa, come unagrande >~> Oliva. Moltranne hoggii Scmplicifti due fpecie,& amendue mifurono prima note per mezzo dell'Eccel- lente Medico, e mio come figliuolo M.Gio.Odorico Melchiori Trentino, il quale del giardino di Padova, ove all'hora egli (Indiava, mimando l'uno, e l'altro Arifaro, raccolto (come mi fcrifle haver intclo) in quel di Roma, dovenafee copiofiflimo, non guari lungi dalla città. Quelle medefime piante mi furono poleia ancor mandate dall'Eccellentifs. e rariffimo Semplicilta M. Luca Ghini . Honne qui meffo l'effigie d'amendue, non perche creda, che tanto l'una,quan- to l'altra fia il vero Arifaro (imperoche quello delle foglie lunghe non tengo io per vero ) ma accioche an- t Arifare Cora altri pofTano di ciò giudicare . Scriffenc Galeno fcmto ii alcUibbro delle facultàdefemplici, con quelle po- oakno. cheparole: L' Arifaro è molto minore dell'Aro , ha la radice grande come una Oliva, ma è molto più a- No.ui. cutodell'Aro. ChiamanoiGreci l'Arifaro Alpa*/»» : i Latini Arifarum. Dell' yffphodelo, ò vero Haftula regia. Cap. 159. L' AJphodelo è pianta quafi nota à ciafeuno. Produce le fondi fimili al Porro maggiore , ir il fifto lifeto , nella cui fommitàèil fiore, il qual chiamano Anther, co h Hà le radici lunghe, e ritonde , fimth alle ghiande, al n fio acute. Le quali di fianaturafcaldano, bevute pro- vocano l'orina , irimejìrui. Bevute con Vino al pefo d «na dramma, medicano à i dolori del cojtato, ai rotti, a glifpajìmati , & alla toffe . Vanno vomitare mangiate nei cibi alla quantità d'uno dado. Dannofi utilmente al pefo di tre dramme contra'lmorfo de Serpenti, ma btjo- gtta implorare ancorai! moifo con li fiori, con lefrondi , e con le radici cotte nel Vino . Impiaftranficon quefte mede- fime l'ulcere fordide , e quelle, che mangiano, jpplican- L'Aspho delo, cosi chiamato dai Greci, è Afph< pianta folta di foglie, fimili à quelle del Porro, 'M nuipiùTunghe, epiùilrettc, con il filo della lchcna cosipromimente, & acuto, che quali pajano le fo- llie triangolari. Produce il gambo alto un gombito, e qualche volta maggiore, lifeio , efenzanodi, & i fiori nella cima fpicati, quantunque fe ne ritrovi una lpecie, che fai fiori gialli à modo di lìella, dai quali nafeono poi le bacche tonde, e verdi, grolle come Pifelli, nellequalifichiudeilfeme triangolare, ene- ro . Fiorifce particolarmente come la Scilla , & il Ver- baico , cominciando dal fondo della fpica . E' dotata quella pianta ( come qui fi vede nella fua imagine ) di copiofiffime radici nereggianti di fuore, e di dentro verdiccie,groffe come fono le dita della mano,ma lot- tili nell'origine , e graffette da balio, come nella Peo- nia, con una certa coda lottile in fine. Sono quelle piencdifucco,&al guftoamare,´.E' veramen- te Pianta l'Afphodelo dilettevole alla villa, e mafii- mamen- Nel fecondo lib. inamente confiderandoli bene quando tutta intera (ì A vede cavata di terra con le fue radici, le quali per la molta copia, e bellezza loro fanno un troppo bello Spettacolo acni con diligenza le rimira, avvenga che molte volte eccedono il numero di cento, quantun- que nel luogo di l'opra citato dica Plinio, che fpeflò G ritrovi l'Afphodelo con ottanta bulbofe radici . 11 cui gambo ( come fcrive Plinio al 18. cap. del 21. libbro) Teofrallo, equafi tutti gl'altri Greci chiamano An- therico, elaradicc, cioèi Bulbi, Afphodelo. Ma i Latini chiamarono quell'Albuco, e l'Afphodelo Ha- ftula regia. Scrive Teofrallo , che genera l' Ampho- dillo nello fcapo, dove è dentro il feme, alcuni ver- mi, i quali fanno pofeia l'ali, come quelli , che fan- B nolafeta, evolanfenevia, quando per la maturila della pianta fe gli rompe l'invoglio . Mangiavanfi an- ticamente ( fe Helìodo ne riferifee il vero) le radici dell'Amplio. '.ilio ne i cibi cotte con Sale, & Olio, c fimilmente compolte con Fichi lecchi. Lodolle Ni- candro Poeta molto nelle lue Theriache contra à i morii delle Serpi , e punture degli Scorpioni . Impia- liranfi utilmente le radici dell'Afphodelo cotte nell' Acetoperguarirelevolatichemaligne, e parimente alla fcabbia le medefime bollite con Hiofciamo , & incorporate con Pece liquida curano,c levano il puz- zofe delle ditella . La radice fregata l'opra al capo ra- fo, fà rinafeerei capelli ricci . Scrivono alcuni , che C la radice bevuta fortifica gl'appetiti di venere , la me- defima bevuta con Vino giova al trabocco del fiele, e parimente àgl'hidropici: cotta, & applicata fana le pofìeme, che vengono doppo l'orecchie: bevuto il vino della dccottione delle radici caccia fuori le pie- tre delle reni : fanano peitandofi, e facendofene un- guento la rogna de Buoi, e de Cavalli, efàrinafeere H; preftoi peli nelle cicatrici dell'ulcere. Fece dell'Ani- 1 phodillomentionc Galeno al 6. delle l'acuità de fem- plici, parlandone in quello modo: E" la radice dell' Amphodillo utile, come è quella dell'Aro, dell' Ari- faro, e della Dragontea, per e (Ver ancora ella after- fiva, crefolutiva. La cenere delle radici è più calda, 1- piùfecca, pitìfottile, e più potente nel digerire. 11 perche là rinafeere valentemente i peli, che cafeano. E fecondo che riferifee Aedo, il Vino della decot- tione delle fue radici prefo alla quantità d'un bicchie- re, provoca doppo al bagno fubito i mellrui ritenu- ti, ma vuole efiere il Vino bianco, e parimente vec- chio. Chiamano l'AmphodilIo i Greci AVpìfsMr .- i Latini Haltula regia: gl'Arabi Cheunce, Bhute , Brivach, Abg, &Arxeras. iTedefchiGold vurtz, &Heidnifch: li Spagnuoli Gamoncs, Gamonites : i Franteli Afrodiles. Del Bulbo, che Jì mangia. Cap. 160. £ IL Bulbo, che Jì -mangia, è volgare, e noto Aria/cu- lto. Mangiato nei cibi è utile allo ftomaco . IlroJfo,che Jì porta d'Africa, muove il corpo. L'amaro, che Jì rafi- fembra alla Scilla, fd digerire , e molto piti è convene- vole allo ftomaco . Tutti i Bulbi fono acuti , fcaldano , fono venerei, fanno afpra la lingua, tir il gorgozzule , nutrifiiono affai, generano carne , fon ventofi. Impia- firanfi di membri rotti, e dislogati, & in m 1 dolori del- le giunture, cavano i bronconi , elefpine. Applicati fo- li, ò vero con Mele giovano alle cancrene, ir alle poda- gre. Giovano ancora impiafirati con Mele, e con Pepe pejlodgl hidropici , & dimorfi 'dei Cani , proibirono il p fidare, e levonoi dolori dello ftomaco. Mondijìcano la farfarella, e l'ulcere del capo , che menano, quando vìjì empiaftrano injìeme con Nitro brugiato . Spengono infie- me con torli d'Ovai lividi, & ì quojì, e con Mele, ò vero con Aceto le Lentigini . Medicano alle perco fe dell' orecchie, e dell'unghie delle dita , applicativi fifo injìe- me conP '..lenta . Atroftiti fitto alla cenere calda, efimil- mente applicai inficine con la cenere delle Mene , guarifi- cono i fichi . Bugiati, e mefiolati con Alcionio , fipengo- no le macole della pelle della faccia, e le ncore&ie de'le di Diofcoride. 367 cicatrici , e ma/fìme facendone uniione al Sole . Cotti nel? Aceto , e mangiati fono convenevole à i rotti . Ma è da guardarjì dal troppo mangiarne , impero- che nuocono d t nervi. Del Bulbo, che fd vomitare . Cap.ieSi. IL Bulbo, il qua! chiamano Romitorio, hd le fion- di più lente , e più vencide, e molto più lunghe , che quello , che Jì mangia . La radice è fimile d quel- la , ricoperta di nera fipoglia . Quefla mangiata , over bevutone la fitta decottione, giova d i difetti della, ve- fiica , e fa vomitare . BULBO VOMITORIO. CHetantoi Bulbi, che fi mangiano ne i cibi, Bulbi.c loro quanto quelli, che mangiati eccitano il vomito, ^'•>in"'°- fulieronotiffimi agl'antichi, fi può agevolmente co- "C" nofeerc per non fcriverne Diofcoride, com'eflì fi fuf- fero fatti . 11 che dimoili a , che tanto fuflcro amendue notiàciafeuno, che non fu He altrimenti bifogno di fcriverne l'hifloria. Ma ciò non interviene à noi, per- cioche per efl'erfene perfo l'ufo del mangiarli , ne fono di tal forte incogniti, che veruno fin hora nò potuto ritrovare , che veramente me gli dimoflri, fe bene li ri- trovavano alcuni nuovi Efculapj, & Apollini difgra- tiati, che nedimoltrano alcuna forte di Bulbi da man- giare ne i cibi , e da far vomitare , confidati folamente nella loro opinione . Ma io, che non mi lafcio ridurre à credere, nèperfuader delle piante cofa veruna, fe non con le ragioni in mano, vedendo manifeltamen- te, che coftoro fe ne vanno alla cicca, non mi porto in modo veruno accollare al la loro opinione,e mafli ma- mente vedendo, che Diofcoride non fcrifìe di quelli Bulbi hiftoria veruna . Ma non mancano però prefon- tuofi , e maligni, che mi riprendono d'ignoranza , di- cendo, che non mi lìa poco vergogna à non cono/cere ancora quelli Bulbi tato voIgari.La dottrina de i qua- liàchi piace difeguitare, faranno forfè meglio à non leggere 36l Difcorfi del Mattinoli Errare di Sulbi ferirti da Galeno. h5 leggere quelli miei commentàri ; iraperoche ioglihò A folamentefattiperli candidi, e (inceri lettori, e non percoloro, chegli torciono il nafo fopra . Ufaronli gl'antichi quotidianamente ne icibi, e maffimamen- te in quelli , che mangiavano per fortificarli al coito , come cofa convenevole per tale cofa; del che fà fede Marnale con quefti due verfi : - Cùmfit anta • confux -, cùmjìnttìbi mortua membra: NH aliud Bulbis quam Jatur effe poter . Ma non mancano chi credano, che lenoftre Scalo- gnevolgari, òveramentele Cipolle nììili, le quali noiinTofcanachiamiamo Cipolle maligie , fuflèro i Bulbi degl'antichi. Ma fi conofee l'errore di cofto- ro per quel, che feri ve Tcofrafto, il quale e delle Sca- B lognc, e delle Cipolle fidili fenile fra le fpecie delle Cipolle al 4. capo del 7. libbro dell'hiftoria delle pian- te, e non tra le fpecie dei Bulbi, de quali fcriffè par- ticolarmente al 13. capode! medefimo libbro. Scrif- fe de Bulbi Galeno al 6. libbro delle facultà de fem- plici, con quelle parole : IlBulbo, chefi mangia , efreddo, egroffo, egenera humori vifeofi; impe- roche malagevolmente f: digetifee , genera vcntofità, e provoca al coito . Nondimeno per efferc amaro, e cofhettivo, afterge, Scinfiememente conglutina, e difecca ancora certamente; percioche è (latodimo- ftrato, chel'amaritudineèin quelle cofe, che han- no potellà d'adergere, &inquelle, che conglutina- C no, la ltitticità, e dall'una, e dall'altra di quelle fi confeguifcelaficcità. Ma il Bulbo, che fà vomita- re, è veramente molto piti caldo del predetto. Et al 2. libbro dellefacultà de gl'alimenti : I Bulbi (dice- va) fono nella medefima fpecie de i predetti; impe- roche (i mangiala radice lorogittando via le foglie , come che alle volte nella primavera fi mangino anco- rai germini. SonoiBulbievidentemente aufteri, & amari, & imperò eccitano alquanto l'avidità dcll'ap- petitoncgli llomachiintermi. Nè manco fon con- trai) à coloro, àcuibiiognifarfpurarcla marcia dal petto, e dal polmone, quantunque ncila fullanza loro fieno graffi, e vifcofi; percioche l'amarezza lo- Q ro è contraria allagroflézza , come cofa atta à inci- dere le cofe grolle, c vifeofe, coinè riabbiamo detto ne i commenti de medicamenti. 11 perche leffi due volte nutrifeono aliai , ma per lare fputare fono del tutto inutili , come privi di tutta l'amaritudine .In tal cafo adunque, ove li vogliano mangiare per cibo,bi- i'ogna condirli con Olio, Garo, & Aceto, impcro- che t'osi fono più aggradevoli al gufto, genera- no manco ventolità, e digerifeonfi meglio . Chia- mano i Greci il Bulbo, chefi mangia, BoxfSìs iìuSi- fzos: & il Vomirono Boxi; ipuriKÓi : i Latini quel- lo, che fi mangia Bulbus efculentus, e l'altro Bulbus vomitorius: gl'Arabi quello da mangiare Bafaralzir, g Se il Vomitorio zir. Della Scilla . Cap. 162. LAScillaè fervente, ér acuta. L'arroftita diventa pi iì utile in molte cofe . E per ciòji circonda , e fi ri- empe dipafta , ò verò di creta , e mettefi nel forno, ò ve- ro fatto a carboni, fino che fiaarroflitafuffìcientementela pafìa, ebefe gli mette attorno. T ' ogliefipofiia vìa, e fé eilafirìtrova , chenonfiaben cotta, e fatta tenera , e fiappa , firìcuopre di nuovo dipafta , ò vero di luto , e ri- cuocefi, percioche c/uella, che non k così arroftita , non fi r fuo dare fenzjt grave pericolo dei membri interiori . Ar- roftifceliancorameffanelfornoinunvafoditena ben co- perto. Prendefi della Scilla, gittando -via li fogli _ di fuori, lefarti, che fono più di dentro, e cuoconfi tagliate in pezzetti mutandogli, e rimutandogli l'acqua, finoche fiù non gli ritrovi ni fortezza , nè amaritudine . Infial- Zjtiifi pofiìa , di modo che nonfi 'tocchino luna con t altra , efeceanfi all' ombrapei- fare l'Olio, il Vino, e l'Aceto Scil- iitico. Vagliatoli fogli della Scilla delle parti più inte- riori fritti nell'Olio , e pefti con Ragia cantra alle crepatu- iure dei piedi. Impiafir afila SciUacattaneU 'Aceto in si i mofi delle Vipere . Daffttma parte deWarroJììta , con ottoparti di Sale pur al pefo d'un cucchiaro , ò verodidue à digiuno per fare andare del corpo . Mettefi nelle be- vande, e nelle medicine odorate, ér in quelle, che fi fanno per provocar l'orina, perl'hidrapifie, per li vomì* ti dello fiomaco , e debolezze di quello . Giova fattone letto-vario con Melealpefo dì tre oboli , al trabocco di fie- le, ér à dolori dì corpo , allatofjevecchia , àfiretturadt petto, ér dvomiti. Cuocefi con Mele, e mangìafi ne i cibi per tutte quefie cofe , e particolarmente per corrobora- re la digejlìone , folve per il corpo le materie vifccfe , e te-: itaci. Leffa, e mangiata nelmedefimo modo , fai mede- fimi effetti, ma non è da dare d coloro , che hanno ulcera- to alcun membro interiore . Ungonfi utilmente con l'arro- ftita le bugance , i porri pendenti, èri calli . Il feme della Scillatriio, & impiafir ato con Mele , e con Fichifecchi, e mangiato mollifica il corpo . Appiccata la Scilla fopra à glufci delle cafe 'proibifcegliincantamenti . Pel Pancratio , cioè Scilla minore . Cap. 163. IL Pancratio, il quale chiamano alcuni Scilla , pro- duce la radice fimìle al Bulbo maggiore, di colore roffo , porporino , il cui fapore è fervente , ér amaro. Le f rondi fue fimili à quelle del Giglio , ma più lunghe . Hà quefta la virtù medefima della Scilla , preparafi , e daffi aìmedefimomodo , ér al medefimo pefo per l'infer- mità , ovefà ella di bìfogno , quantunque fia men forte della Scilla : Impiajlrafi il fucco cavato dalla radice con farina d'Orobo , e fanfeneTrocifcì , i quali commodtfft- mamentefi danno dgl'hidropìci, ér d coloro, che pati f- cono nella milzjt. SCILLA. IO veramente hò fempre tenuto per lo paffato,chele SciLLE,che fono in Italia in comun'ufo de Medici , &intutteleSpeciarie,fufierolelegitime, elevere, e quello per più ragioni, e confetture. Prima per ritro- var da Plinio al 5.capo del Icj.libbro, che non è radice bulbofa Scilla,! erario , ro elarri none * Nel fecondo lib. di Diofcoride. bulbofa alcuna, che fia maggiore della Scilla ; onde vedendoli alle vokediquelle, che communementc s' ufano , grolle poco meno della cella d'un'huomo , non poteva le non credere, che elle fuflero le vere. Oltre à ciò ritrovando Teofrafto al 12. capo del 7. libbro dell'hiftoria delle piante, che la Scilla produce pri- ma il gambo, e i fiori , che le foglie ( il che chiaramen- te fi vede nelle noftre) reftavanella mia opinione Più oltre havendo io alle volte veduto alcune Scillcttc poco veramente maggiori d'un Pero , mi perfuadeva , che quelle fuflero il vero Pancratio, eie communi delle fpeciarieleverc Stille , e tanto più ritrovando da Diofcoride, che la radice del Pancratio è come un Bulbogroflò, effendoperòcofa chiaia, cheiBulbi fono radici più prefto d'infima groffezza , che di gran- de. Maconfiderando poi più altamente intorno all' hiftona di quelle piante, e ritrovando che Diofcori- de, e parimente Plinio Icrivono, che l'Aloe fà le fo- glie finiili alla Scilla, e vedendo, che le noftre del com- mune ufo fanno le loro fimili a! Giglio.c non all'Aloe, tra le quali è non pìcciola differenza ; e ritrovando an- cora da Teof rado, edaPlinio, cheleScillefiorifco- 110 tre volte all'anno (il che non fi vede nelle commu- ni ) hò dubitato, non fenza ragione , fe le noftre fieno le vere, ònò, e fe (Ì ritrovino altre Scille confrondi fimili all'Aloe, fin tanto che pur hò intefo da alcuni MediciSpagnuoli, che nelle marémme diSpagnana- icono Scille il doppio maggiori delle noftre, con fo- ghe fimih all'Aloe , ma non perù del tutto cosi grolle , molto piti acute , amare , e valorofe di quelle che s'ufa- no. Il che mi fàhor conchiudere, che le noftre fieno il vero Pancratio di Diofcoride, il quale produce le foglie di Giglio, quantunque più lunghe, imaginan- domi, che non voglia dir Diofcoride, che il Pancra- tio taccia la radice grande come un Bulbo de più graf- fi, ma bulbofa, e graffa , pigliando egli in quello luogo quefto nome Bulbo in genere, enoninfpecie . E però forfè non fanno le noftre Scille gli effetti loro cosivalorofi, come farebbono le vece, non havendo quelle del Pancratio, come fcrive Diofcoride, facili- tà cosi valorofe. Io dico qui liberamente la mia opi- nione, ancora che io fappì che non mancaranno ma- ligni, che la riprendano . Maeflèndo mioinfticuto d' attaccarmi pili alteltimoniochiariftimo di Diofcori- de, e di Plinio, cheallefofifteriedi quelli feiamoni- ti, hò poco da curarmi del loro cicalare. Ufano à i della tempi noltn alcuni Medici per le infermità frigide del cervello, edei nervi, di mettere la Scilla cruda, ta- gliata però in minuti pczzuoli con Mele in un vafo di vetro tutta lattate al Sole, ufando pofeia quel Me- le diligentemente colato per rimedio eccellentillìmo al mal caduco . Ma in vero altrimente faceva Gale- no, pcrciochc non metteva egli la Scillainlieme con j Mele, ma bene m un vafo, dove prima fu Uè flato il Mele per trarne il fucco , che ne liquefaceva il Sole ne 1 giorni ardentiffimi canicolari . E però male inten- dono la cofa coloro, che volendo cavar fecondo Ga- icl- Iene, il fucco della Scilla, fanno (non accorgendofi '• del loro errore; il Mele Scillino . ElaScilla (fecon- do il dir di Galeno all'ottavo delle facultà de femplici) valentemente incilìva , ma non però così valentemen- te calida ; imperochc non palla nel caldo , ch'ella pof- iiede, il fecondo grado. Chiamano iGreci la Scilla, iwwi* : 1 Latini Scilla : gl'Arabi Hafpel , Haufel , Alchil, &Alafchil: i Tedefchi Meerzuvibel: liSpa- p gnuoliCebolhaalbatranas iFrancefiScipoulle,Char- pentade, & Oignon marin . Del Capparo. Cap. 154. IL Cappat o è una pianta fpinafa , Jìrataper terra in ri- tonda figura . Sonolefue fpine ritorte a modo dha- mo, come quelle dei Rovi. Producete frondi tonde Jimili * 1uelif de ' Pomi Cotogni , Il fuo frutto è fimìle alte Oli- ■ve , ti quale aprendo/! , produce un fior e bi anco , dopo al quale ■vi rimane un certo, che come unaGhiandalunga , 369 ti quale dimofìra nell'aprirji te granella , Jimili 4 quelle del Melagrano picciole , e roffi . Ha molte, grandi, e legnofi radici .Ma/ce in fottìi terra in luoghi afpri , nell' ifole,^ e nelle mine de gli edifici . Condifcefi il fio frut- to, el fujìo nel Sale per ufo dei cibi. Conturbali corpo , è mimico allo flomaco, fà fete; benché cotto è pi,i conve- niente allo flomaco, che mangiato crudo Bevutoil frutto quaranta giorni continui al pefo di due dramme , fminuifee lamilxa, e fà orinarci trombi del pingue. Giona bevuto mede/imamente ai dolori delle feiatiche, aiparalitici , a trotti, e a gli fpajimati , provoca i melimi , e purga la flemma dellatefia: Giova la decottione del temejavando- fene la bocca, ai dolori de denti. La corteccia della radi- ceficca -vale » tutte te cqfe predette, mondifica tutte le ulcere vecchie, e fordide , e quelle, che fon fatte callo- fi. Impattata con farina d'Orzo, e fattone impìaftro , giova a coloro, che patifeono nella milz_a. Giova manica- ta ai dolori de denti. Trita, & unta con Aceto fpegne te vitiligini bianche. Lefrondi, e le radici pefìe , rifolvono ledure^y, eteferofote. Il fucco, che fi [preme dalle ra- dici, diftillato nell'orecchie, v'ammala dentro! ver- mi . Il Capparo , che nafee nella Marmarica Libia, è gran- demente ventofo : quello che nafee in Puglia fà vomitale ; creilo, che fi porta dal Marrojfo , e di Libia, èacu- ti/fimo, laonde ulcera la bocca, e rode le genaive pei- fi- no all'offa ; il perche Jì danna nell'ufo de cibi . ■ CAPPARO. SOno i Cappari notiffime piante in Italia, e ùmilmente notifiimi fono i tuoi frutti , li quali Cappari uliamone i cibiferbati nella falamoja, ma moltop^' '"' delicati fono ferbati nellAceto fortiflìmo pili ria . _ — „„„ , come iannoben fare alcuni in Tofcana . Porcanfigli eccel- lenti à Venetiad Aleflandria , come che dica Plinio all'ottavo capo del decimonono libbro , chei più Io dati fon quelli di Caria, e di Frigia. Portanfene affai di Puglia, ma non fono così aggradevolial gufto , ne cosi belli ali occhio come fono gli Ale/Iandrini , ne fanno pero vomitare ai tempi noitri, come fcrive Diofcoride : fe già non havellèro cotal virtù mangian- doli cosi verdi , avanti che fi falmo . Nafcono i Cap- A a pari 370 Difcorfi del A pari abbondantemente ancora à Roma per le ruine de fuoi antichi, efuperbiedificj, e maffime attornoal Tempio della Pace ; e parimenre nella Città noto di Siena, i quali non fono mei) buoni de Pugliefi . Teofrafto fcrive al quinto capo del fello libbro, che non nafconoiCappanin luoghi coltivati . Al che ri- pugna il feminare, chefenefàin più luoghi à 1 cem- pinoflri, e chele ne faceva al tempo di Plinio, il qualealluogo predetto gli infegnò àfemmare, cosi Ctwjrito- dicendo: Seminandoli i Cappati , bifogna metterinn mno . luogo fecco in una aja, che fia ben cavata, e : circon- data di loffi per ogni incorno, e che le ripe fieno ben per cucco cerchiaceli falli, alcrimenti fi fpargono, e fi dilatano per tutti i campi circonvicini, e fanno di- 1 ventare la terra Aerile. Fiorirono la date, e (tanno verdi fino aH'occaio delle Vergilie . Codoni] i de 1 luoghi arenofi, à i quali fono familiariffimi . Nella carpari corteccia delle radici de Cappari t fecondo che al lec- cale™* «mo delle facultà de femplici commemorò Galeno ) fi veggono tre manifcfte qualità, cioè amara, più ap- parentedellealtre, la feconda acuca, e acerba la ter- za. llpercheèmanifefto, che vi fi -ritrovino divelle qualicì concraric ; imperoche è per la amaritudine afterfiva, apericiva, &incifiva : per l'acuita, cale- fattiva, incilìva, edigeftiva: e per l'acerbità , con- trattiva, indurativa, e coftreteiva . Ec impero le mc- dicamcncoalcuno può giovare alle durezze della BUI- , za, quefto è il più valente cosi applicato di fuori , comporto con altri idonei medicamenti, come prefo per bocca, canto cotto nellAceto, ò vero nell'Oxi- mele, quanto tolto fecco in polvere, mefehiato con imedefimi già detti liquori, percioche effendo aper- tamente manifefto , che purga egli 1 grofli , e viicoli humori tolto in quello modo , e quelli non folamcnrc per orina, ma per il corpo, conduce ancor fpefio i fanguinoleriti ; dal che fono Hate curate le durezze della milza, umilmente le feiatiche . Provoca dopo quello la corteccia della radice de Cappati 1 meltru^ , emafticatatira la flemma dalla tefta, e conferifceai rotti, eàglifpafimaci. Sana applicaca a modo rhem- piaftro, le ulcere maligne, percioche le faculcalue fonodimondincare, e non poco di difeccare . Gio- va per le predectefue qualità à i dolori de i denti, o cotta nell'Aceto, ò veronel Vino, e parimente ma- fticata. E'cofa chiara per le precedenti ragioni, che ellafiaincifiva, afterfiva, digeftiva, & contrattiva, e però incorporata con Aceto leva via le utiligini ,; fa- nalc fcrofole, e l'altre durezze, quando però s'ac- compagna con altri convenevoli medicamenti . Cor- rifponde proportionalmente il frutto de' Cappari in ogni fua facultà alla feorza delle radici, come che in ogni fua operatione fi ritrovi egli più debile; il che interviene lìmiUnence à i fufti, eallefrondi. Onde mi ricordo riavere alle volte rifolto con le frondi alcune durezze limili alle fcrofole : ma biiogna mefcolarle concofe, chepoffano ribattere la vehemenza delle forze loro. E però non è maraviglia , che con l'ama- ritudine , che poflèggono , pedino ammazzare 1 vermini dell'orecchie. Oltre àciò è dafapere, chei Cappati, che nafeono nelle caldiflime regioni, come fonoquelli di Arabia, fono molto più acmi de mo- lili, e però hanno maggior facultà di fcaldare . Et al fecondo delle facultà de gli alimenti diceva pur egli: Nafeono i Cappari copiofamente in Cipro , e lo» compofti di fottiliffime parti , & impero mangiaci ne i cibi nucrifeono poco, come fanno tutte 1 altre cofefottili. I frutti dei Cappari fono veramente più in ufo come medicina, che come cibo. Portanh a noi conditi nel Sale , imperoche ferbandofi coli foli fi putrefanno . E' adunque cofa chiara, che 1 verdi, avanti che fi ialino, fono più nutritivi , imperoche perdono per il Sale affai del nutrimento loro, onde fe non fc gli cava il Sale, non nutrirono , ma folvo- no ileorpo. Lavati, e tenuti in molle, fino che la- feiano ogni fapore di Sale, efiéndo di pochiflimo nu- trimento, fi fanno ài corpi cibo, e medicina , pcr- Matthioli ciocheperfartornarel'appetito perduro, e per rade- re, ecaciar fuori la flemma, che s'attacca allo flo- maco, fono molto convenevoli , e cosi per apritele oppillationi del fegato , e della milza; ma debbonfi fempre mangiare avanti à tutti gli altri cibi , acconci à modo d'infalata con Olio, econAceto, òverocon Aceto melato. Mangiano alcuni i germini deCappa- ri, come quelli del Terebinto : e ferbanli mentre_ chefonvetdi, ò nella falamoja tacca d' Aceco, ònell" Aceto puro. Chiamano il Capparo i Greci Kcnnrcc- fit: i Latini Capparis: gl'ArabiCappar, & Kappar : iTcdefchiKappern: li Spagnuoli Alkaparras : i tran- cefi Capprez. Del Lepidio. Cap. IfSj. CHiama.no alcuni il Lepidio , Gingidio . E' herbetta ■volgarmente nota . Serbajicon Latte nella fMamo- ja . Le frondi fono acute , e ulcerative ; il perche applica- te in/ìeme conradice d' E noia per un quarto ifhcra, i ri- medio prefeni anco alle feiatiche . Giova Jtmìlmenie nel medefimo modo à coloro , che pati/cono nella milx^a : cu- ra la fcabbia. Stimafi, che tenendojì appicata al colia la fua radice, leviviail dolore dei denti . LEPIDIO DI DIOSCORIDE. Nomi, n E Sfendo di fopra alla fine del primo libbro al capi- upii tolo dell'Ibctidc flato detto , qualmente fieno il 6»^ lepidio , el'lberide una cofa medcfima,non a ccade qui replicarne l'hilloria , percioche quivi fi può ciafeuno fodisfare.Ma da quello è veramente differente il Lepi- JH dio, che commemora Plinio all'ottavo capo del io.lib. p"°" imperoche dice egli elfer pianta alta un gombito, con fiondi di Lauro, e non di Naflurtio; icui lineamenti rcome dicémo di fopra al capitolo dell'lberide) dimo- flrano,che'l LepidiodiPlinio fia una medefima co!a con q uella feconda fpecie d'Iberide , che fcrive Paolo nel terzo lib.alcap. 77 perla cura delle feiatiche, pro- durre le frondi di Lauro.La quale veramente (come di- cemmo nel luogo già deuo>.on è altro,che quella ner- ba fatta Nel fecondo iib. di Diofcoride, LEPIDI© DI PAOLO, E DI PLINIO. A no, e h ugi ano con dolore , & imperò impiaftrati fati- no cadere l'unghie corrotte , guari/cono la rogna , fpen- gono le margini , cavano le formiche che fi rajfembra- no à ithimi, e f anano la pelagione . La decottion loro applicata tepida giova alle bugnance . La radice Cecca , e trita me fa nel nafo fa Jlarnutare , e tenuta tra ì dentine leva il dolore , ma gli fd rompere . RANUNCOLO I, ba fatta hoggi volgare in Italia , chiamata da alcuni per 1 acuti filmo fuo fa porc Piperitis . Oltre a quello non mi portò fc non grandemente maravigliare, ches'hab- ■rrarf del bia creduto il Ruellio > Hermolao , Se il Manardo , ueiiio del che'ILepidiofia quella volgare, e nota pianta à tutta laH«mòC It,alia' che volgarmente fi chiama Raphano ; percio- 0. ' che per produrre ella grandiffime frondi , maggiori di quelle del Verbalco, e poco minori di quelle dell* Enoia , non fi può in modo alcuno raflèmbrare il Ra- phano alLepidiodi Diofcoride, il quale fcriveeflcr picciola herbetta : ne manco à quello , che l'crive Plinio, deferivendo egli il fuo alto ungombito, e con frondi di Lauro: fé già coftoro, huomini de i noftri tempi dottillimi , non intcndcffdro per il Ior Ra- phano, il Lepidio di Plinio. Chiamano i Greci il Le- )mi . pidio Lwi'JW. i Latini Lepidium: gli Arabi Seitara- gi , Haufab, Afceitaragi , cSitharegi : i Tedcfchi Gauchbluum, e VuilderKrefz .- i Franteli Pallerai- gefavvage, &Nalìtortfavvage. Del Ranuncolo , ò vero Batrachio . Cap. 166. LE Specie del Ranuncolo fon più, come che habbiano tutteunamedefimavirtù, acuta, cioè, evalorofa- mente ulcerativa. Hà quello della prima Specie le frondi diCoriandro, ma però più larghe , bianchiccie, e grafie : produce il fior giallo , e qualche volta purpureo : il fu, J'O è Sottile, alto un gombito: produce lar adice bianca, picciola , e amara, con molte radicene capillari , ma c°n più Sottili radici per intorno , come l'Elleboro . jVa- J" tn luoghi humidi, e appreffo all'acque , Quello del- ta feconda Specie è più lanugìnofo , hà il fufio più lungo , eJe fiondi più intagliate , nafee abbondantemente in Sardegna , acutijfimo al gufio , dove lo chiamano Apio fanatico . Il terxj) è picciolixo di difpiacevole odore , e produce il fior giallo. Il quarto è fimìle aquefto, ma V a- fi°.r bianco fimiie al Latte . Le frondi , i fiori, ei jujti di tutti quejìi, quando fon verdi , e teneri ulcera- li CHiamafi ( quantunque male ) il Ranuncolo , RanunC(>!0, ò vero Batrachio fcrittone qui da Diofcoride . e fiiadamì- quali per tutta Italia, come ben dicemmo di fopra al tione-- capitolo del Coronopo, PièCorvino, òvero Piedi Gallo. E' nerba -'eramente nota à ciafeuno, eritro- vanfene in Italia piùfpecie. E quantunque Diofco- ride non fcrivefle di più che di quattro, io nondime- no pollò affermare haverne veduto e la quinta, eia : fetta fpecie. Tra le quali vene una r quantunque fe la taccia Diofcoride) non punto diflimile da quella prima, che produce la radice, limile à unagroffaCa- Itagna,bianca , e ulcerativa, laquale hò fpellò ufata io il verno per far vefcicarc,quando non hò potuto ha- verl'herba: ilchehò arimente veduto fare ad altri . Olrre à ciò quel lo, che nafee in Sardegna , più langui- nofo, ò (come dice Plinio) più cefpugliofo, acu- tKcr,l'%' tiflìmo al gulto, non per altro chiamavano alcuni Sardegna.' Apium ri us , fe non perche fcrivono alcuni, chefene muojono ridendo, come per allegrezza, coloro,che Io mangiano . Ma in vero (per quanto io me ne creda ) la cofa ltà altrimenti ; imperoche Icrive Paufania , che mangiandoli queftaherba fà ritirare i nervi, di modo che fà slongar la bocca, di forte, che nel mo- rire parpropriamente, che ridano coloro, chefe lo mangiano: onde diceva Saluftio: nafee in Sardegna una certa herba, laqual fi chiama Sardonia, limile all'Apio fai vacico, laquale ammazzando gli huomi- ni, talmente loro itorce labocca, e le parti circon- danti, che par veramente, che ridano liei morire II ehedilìefim.lmuite Diofcoride nel fedo libbro fer- vendo de veleni, ove parricolarmente tratta degli acci- denti , che là l'herba Sardonia , quando ella fi mangia . Aa 2 Mà Ma volendoli fapcre in quanto errore fiano coloro, di fopfa alcap. del Coronopo, e ritrovartene quivi d che tendono il Ranoncolo per il Pi è Corvino, òvero <]tianto fi del bifogno . Scritte del IRanoncOlo Galeno aiiCno. PièdiCornacchia, lcecafi il commento nottro fatto nel letto libbtodelle fatuità de lemphci con que.te parole : RANUNCOLO VI Nel fecondo Iib. di Diofcoride. 373 A Sono ammdtie acuti; e per quefia cagione il ficco tira- to per il nafo purga la tejla . La radice mafìicata tira la flemma: cotta in Vino paffo, e applicata in forma di linimento , medica le infiammagioni , le debolezze , e le cicatrici de gli occhi , e mondìfìca l'ulcere fordide . I fu- fli, e le frondi cotte con Ptifana , e mangiate ne i ci- bi , fanno abbondare il latte : applicate con lana a i luo- ghi naturali delle donne , proz'ocano i mefirui: impia- firate guari fono la fcabbia . Sono alcuni , che ingannando- fi , fipenfano, che ? Argemone fi chiami Eupatorio , per- che per la fimilitudine del colore , che hanno amendue que/li ne fiori , non fanno fiparare l 'Argemone , e quel- la fpecie di Papa-vero , la qual chiamano Rheda ( del B quale diremo nelle fpecie de Papaveri ) dal fàlvatico Anemone . jVla i fiori dell' Argemone , e del Papavero, che chiamano Rheda, hanno il colore men tinto , e amen- due fior if cono più tardi. Oltre à ciò l 'Argentone hà il ficco giallo , molto al gufo acuto : il Papavero detto Rheda , quantunque l' habbìa ancor egli acuto , /' hà nondimeno bianco come latte . Appreffb i Argemone , e il Rheda hanno le tejle fimìlì al Papavero fàlvatico ; ma nel? Anemone è più graffo nella cima, e nel Rhed ; più fittile . L'Anemone per lo contrario non fa' ficco alcuno, ni ha il nafetto fimile à quel del Papavero, ma hà una certa cima fimile allo Spar.igo , Nafcono quelli per lo più ne i campi . ANEMONE I. parole : II Ranuncolo é di quattro forti , ma tutte fo- no nelle facilita loro acute, di modo che ulcerano la carne con dolore . Per quella adunque ragione , ufan- doficondifcretione, guarifeono la rogna, ala fcab- bia: itirpanoleunghiegualre, levano ifegni delle ci- catrici, e cavano via i porri pendenti chiamati acro- chordom, c e formiche . Giovano Umilmente alla pelagione, la ciandovifi fopra poco tempo ; impero- rocne lalciandoviù fopra troppo , non folamente feor- ticano la pelle, ma abbrugiandola carne, vi genera- no lefcara. Tutte quelle cofe fanno i furti, e le fo- ghe, quando s'impiafhano verdi. La radice feccafà «arnutarc, come fanno l'altre cofe, che difeccano valorofamcnce. Giova ancora à i dolori dei denti, di modo che li rompe per effer valorofamenre difeccati- va. bperdirloinunavoltafola, fono tanto la radi- ce, quanto 1 herba , ecceffivamenie calide , e fcc- cne. Chiamano i Greci il Ranuncolo B«t»«"viV : i Latini Ranunculus: i TedefchiHanen fuofz : li Spa- gnuohHiervabelida: ìFrancefiBacins. Dell' Anemone. Cap. iSj. L'Anemone è di due fpecie , l'uno de quali nafee in luoghi falvatichi , l'altro in luoghi coltivati . Il e di varie fpecie ; imperoche l'uno produce il fior >oilo, l altro bianco , come il latte , ò veramente pur- pureo. Le fiondi diquefli fin fimilial Coriandro , ma Tf%"'re t'u m"ml amente , ove s' inchinano à terra . Ifijttjono lanuginofi, e fittili , fopra cui fono i fiori J*™l< * quelli del Papavero, in mezx.o à i quali fino te tejte nere, ò ver cerulee. Hanno la radice grande co- me una oliva ò poco maggiore ; cinta come da certi no- tti. I. J alyatico è in tutte le fie parti maggiore . Hà le fiondi.pu, larghe , e più dure , e capo più lungo . Il fiore Uh fJe'ÌÌCÌfm molie> Enne di Li- te, me no. le pondi nere, ìlquak è maggiormente acuto D Cinque fono le fpecie de gli Anemoni, che da A„, me fono Hate offervate. La prima fa le foglie fi- efi« S mui à quelle del Coriandro, ma più intagliate per n»tione- intorno, con gambi fottili, pelofi , e (triteisti , ne' quali fono da luogo à luogo le foglie più picciolè e phl&ttSr, con i fiorii-offi, comequafi di Papavero ialvatico, e con un capitello nero nel mezzo, flipito • di neri capellicome li veggono nel predetto Papavero Produce la radice come una Oliva ritondetta con al- cune fibre per intorno., ealguftoacuta. Quellodclla feconda fpeciefa toglie maggiori, e molto più minuta- mente intagliate, quafi come fono quelle dell'Aconito A a 3 Cinot- Nel fecondo lib.diDiofcoride. fudetto. Lafua radice è corta, limile à un Raponzo- lo con moke fibre, e al gufto parimente acuta, llter- zohàlefogliecomeil Ranoncolo della prima fpecie, &iGamboncelli fottili, lunghi un palmo , e mez- zo, e tondi, nelle cui fommità efcono i fiori bianchi con cinque foglie attorno, ma grandi come Rofe fal- vatiche, i quali nell'aprirfi par che alquanto purpu- reggino, emafiimamentedifottoprefìò al picciuolo . La radicehàeglifottile, efibrata, enafeein Boemia neicolli. Hquartopoi, &ilquinto, de iqualilbno qui al fuo luogo le figure, hanno amendue le foghe minutamente intagliate, e con fiori nell'uno purpu- ■ rei, e nell'altro di color d'oro . Fiorifcono tutte le fpecie la primavera nel mefe di Maggio. Ma non man- ca chi creda, che'l Papavero falvatico fcritto daDio- feoride, e l'Anemone fiano una cofa medelìma, ò fe pure non è una cofa medefima, almeno piante d'una medefima fpecie. II che non mi pare, chefia vera- mente l'intelletto di Diofcoride; impcroche fe havef- feegliintefo, che l'Anemone, e il Papavero 'falvati- co fuffero (late piante d'uni medefima fpecie , non haverebbe divifo egli le fpecie dalle fpecie; nè per due diverfi capitoli così l'un dall'altro lontani l'ha- vrebbe egli fcritto; nè come fi vede nella fine del ca- pitolo haverebbe differentiato l'Anemone dal Papave- ro falvatico; dicendo , che l'Anemone rfon fparge nel romperlo liquore alcuno come fà il Papavero, chegitta fuor il latte , e che'l capitello che.hal'Ane- mone in mezzo al fiore, non fi raffèmbra punto àqucl dei delPapavcro, ma alla cima d'uno Sparago . Quan- ta., tunque il Biafavola voglia, che l'Anemone di Dio- fcoride fia quel Papavero falvatico, che producei fio- ri più rofii, non s'accorgendo che rompendofi que- llo, giocciolanofubitoifuoi furti di latte. Echepiù oltre? hàqueftolaràdice lunga, enon tonda àmodo d'Oliva, & ilfuo capitello, come tutti gli altri Pa- paveri, enon punto fimile alle cime de gli Sparagi . PULSATILLA. 375 Errore del Fuchlio. Anemone fcritto da CJ aleno. Il Fuchfio nel fuo picciolo Herbario compilato do- po al maggiore , dipinge per l'Anemone purpureo , quella pianta, che molti chiamano Pulsatilla , molto veramente diverfa dall'Anemone, per non gli Pulfariila, e fi raffembrarc ella in parte alcuna; imperoche quefta fuahiftonV nafcenell'ufcir di terra con frondi del tutto hirfute , minutamente intagliate, ecosi valorofamente acute, che non altrimenti vefeicanolapelle, che rifaccia- no quelle della Fiammola, e del Ranoncolo. 11 fio- re, il quale tien forma di llella, efee da ferrala pri- mavera avanti alle fiondi , tutto per intorno parimen- te hirfuto, di colore di fcurifììma porpora, nel cui umbilico fono alcuni fioretti gialli limili à quelli, che nalcono nelle Rofe; in mezzo a'qualilì vetle unpic- ciol fiocchetto, come di purpurea leta. Sotto al fiore intornoal ftiito e* Umilmente un fiocco, come dibir già, e fottiliffinia piuma. Reità doppo aldisfiorirc nella fommità del fullo un fiocco tondo , e canuto di fottiliffimi capelli, della grofìézza d'una noce. Pro- duce la radice per lo più lunga due palmi, sfelTaper lungo, quali del tutto limile nella forma, enelfapo- reà quella della Carlina. Quella laudano alcuni ma- ravigliofamente contra la pcite , e contra i veleni mor- tiferi. Il Rueliio afferma, che nafee l'Anemone in Err-8 Difcorfi del Mattinoli " - „_A A H E D E R -A H E L 1 X. HEDERA ARBOREA. ra nel frutto, imperochc l'uno c dolce, e l'altro mol- to amaro tanto nella bianca, quanto nella nera. Del che danno manifcllo inditio gl'augelli; perciochc uno ne mangiano, e l'altro lafciano. Quello tutto ditte dell'HederaTcofrafto. Ma quantunque ne Icri- vette Teofralto di tante fpeciej nondimeno appretto di noi ne fono in confideratione folamente due fpe- luàem Af- cje ; cioè la maggiore, elaminore. La maggiorea- bor"' dunque, laqualechiamiamo Arborea, non fo- lamente nafee nelle felve, abbracciando gl'alberi, e l'oftentandofifopradiloro, e fpingendoli tanto ga- gliardamente, cheben fpeffo gl'ammazza, ma oc- cupa così ancora gl'antichi edifizj, i fepolchri, e le 1 muragliedelleCittà, che fmurandone le pietre con leradici, che à viva forza fi cacciano nelle commef- fureloro, finalmente gli rovina, Scinfieme con lo- ro fe ne cade in terra. L'Arborea adunque fà le prime foglie, che tendono al lungo, quafi comequelie del Pero, ò per dir meglio, del Popolo bianco . Lequa- li crefeendo , & invecchiandofi diventano triangola- ri, come quelle del Popolo bianco. Sono oltre a ciò -rotte, erobufte, moltolifcic altoccare, & attac- cate perlungo , e fottile picciuolo, d un fapore ,che partecipa dell'amaro, dell'acerbo, e dell acuto . Co- minciano à fiorire quali nel fine dell autunno con pic- cioli, e mofeof. fiori di giallo colore, da i quali poi nafeonoi Corimbi in grappoletti maggiori di quelli dell iguftro.le bacche de'quali prima fono verdi.e ne- re póiTquando fono mature il mefe di Gennajo.e di li- braio . La minore chiamata Helix non produce ne to- ri , nè frutti .Quefla rarifiìme volte fi vede lopra gl al- beri grandi; peraochela fua natura è d arrampicar lo- lamente intorno ài fatti grotti, ò andarfenefeipendo per terra, ò intorno alle maccie, alternigli, òc ane fiepi con foglie fempre triangolarle macchiate. Ver- deggiano amenduc perpetuamente, nè mai li veggo- no fenza le fiondi. Amano l'Hedera non poco i D HEDERA TERRESTRE. Serpenti, per ricoverarfi eglino il verno mente fra ella, godendoli del fuo nativo commoda- calore . il fucco virtù. lacco delle foglie bevnto con Vino brufco lana i di- fetti della milza. Cotte fette fiondi d'Hedera con al- trettante animelle monde di noccioli di Pefche, nell' Olio, enell'Aceto, edipoi pollein sii la fronte, & in sd le tempie guarifeono il dolore del capo, che proce- de dal cervello. Ufano le foglie deu'Hcdcra molto commodatamente coloro , che hanno le fontanelle nellegambe, ò nelle braccia , ò in altri luoghi del corpo; percioche mettendovi fopraajutano à cavar- ne fuori gl'humori, che vi concorrono, ecorrobora- no il luogo. Fattene berrette tonde,cucendo(i Iefoglie infieme per li fanciulli, che hanno il capo ulcerato, e fcanzofodilattime; perciochene tirano fuori l'ac- quofità, e la marcia, e guarifconoil male . La gom- ma che defilila dal tronco dell'Hedera ammazza , un- tcr. gendofene, i Lendini, &i Pidocchi. E ancora un' lire, herba chiamata volgarmente Hedeka Terrestre, la quale producendo lunghi funiculi fe ne trafeorre lun- gamente per terra , da i quali nafeono le foglie tonde , crefpe, ruvidette, eperintornointagliate; fai fiori picciolini, epurpurei,iquali fe ne vengon fuori dall' ifjeffonafcimento delle foglie la Primavera nel mefe d'Aprile. Le radici hà ella lottili, la maggior parte delle quali nafeono dai nodi de iluoi lunghi farmen- ti, e pian piano penetrano poi in terra. Nafce per lo piùinluoghiombrofilungoleftrade, e lemuradclle Città, edellecafe, e de gl'orti. Tutta la pianta è a- mara, onde puòella agevolmente aftergere, allòtti- gliare, & aprire. Credono alcuni, & affermante an- cora, che habbi quella pianta una fpecial virtù di con- folidare le ferite intrinfeche del corpo, ove elle fi fie- no, bevendotene la polvereneliafuaifleflà decottio- ne ; ma per fare il rimedio più efficace , v'aggiungono radici di Rubbia , e di Dittamo bianco, Betonica, Pe- lofella, Pimpinella Italiana, Stellarla, Coda di Ca- vallo, Virga aurea, Pirola, foglie di Cavolo rodo , e radice di Cinque foglie, diBiltorta, ediTormcn- tilla, e facendone decottionc nel Vinone preparali;» la bevanda, e dannone à i feriti un bicchiere, che lia caldetta alla volta la mattina , eia fera tre bore avanti mangiare, aggiungendovi tanto Mele Rofato, che bafti per farladolce; di modo che tutta la bevanda fìa alpefodiquattrooncie per volta; e par chequetto medicamento facci molte volte miracoli, come io pollo con verità affermare. 11 fucco accompagnato con Verderame s'adopera utilmente per fanarle fi- flole. L'herba frefea pefta fra due pietre vive, e le- gata fopra i porri gli fecca, e falli cadere. L'HeJera dd«r« (diceva Galeno al7. delle faculrà de femplici) è com- t» da poftadifacoltàcontrarie; impcroche ella hà un ccr- tn°' tochedifuftanza coftrettiva, la quale è veramente terrea, efrigida. Hàancora alquanto al gufto dell' acuto, ilehearguifee, ch'ella fia calida . Et oltre à ciòficonofcc, e malììme nella verde, una certa fu- ftanzaacquea, etepida, la quale nel ficcarli fvam- fee, e folo gli rettala qualità terrefirc, frigida, cco- ftrettiva, equellacheècalida, &acuta. Chiamano i Greci l'Hedera Kinis: i Latini Hcdera: gl'Arabi '■ Cuffus: iTedefchifvlaver, Ephevubaum, £phevu: liSpagnuoliEdera, Era: i Francefi Lierre . Della Chelidonia , ò -vero Hirondinaria maggiore . Cap. ìyi. LAChelidonia maggiore produce il fujìo fonile, alto ungombito , e qualche -volta maggiore , con fi ondo- f firantuficelli . Le fiondi fatila fintili al Ranoncolo , ma più tenere, di colore , che tende al ceruleo . Sonoifuoifto- n fintili alle Viole bianche, i quali efeono fecondo l'or dine di ciafiuna delle fue fiondi . Hà il fucco giallo , acuto , mordace , amaretto , e di grave odore . La radice nella parte dt fopra ì fidamente una , ma nel baffo fi diziide in più capillari, di colore filmile al Zaffar ano . Produce fili- quf fintili d quelle del Papavero cornuto , fiottili, lunghe, di forma piramidale , nelle quali è ilfeme maggiore d'i quello del Papa-vero. Il fucco cotto à fiuoco di carboni in Nel fecondo lib. di Dioicoride A 379 unvafio di rame, infieme con mele , rifehiara la vi/ia . Spremefi dalle fiondi , da i fiujii , edalle radici il fucco nel principio della fiate , eficcafiall'ombra, efanfiènepo- fciapsftelli. LaradicebevutaconVinobianco , ór Ane/Ì, conferire al trabocco di fiele : ìmpiafìrata con Vino guari- fice l 'ulcere fapìginofe : mafiticata leva il dolore de' denti. Credefi, eh ella fi chiama Chelidonia , perche nafce nel tempo, che vengono J noi le Rondini; e feccafi, quando elle fipartono . Differo alcuni , che acciecandcfii Rondini- ni nel nido, le madri gli guarifeono , mettendo loro qusfia herba in siigli occhi . CHELIDONIA MAGGIORE. LA Chelidonia, chiamata da Diofcoride , maggiore, fi chiama volgarmente Chelidonia ; Quelli da alcuni ignoranti, e mafìime Alchimifti im-' pazzia non fapendo bene eglino, che Chelidonia , vuol dir Hirondinaria, è chiamala Donum cceli . Nella cui femenza confidandoli fpefìb predicano ca- varli da quella pianta una certa lor quinta efìenza , nonfolo utile à condurre le loro fallaci opinioni à perfettionc; ma ancora mirabilmente giovevole per laviiadegrhuominiindìverfimorbipericololì. Na- fce la Chelidonia in Italia per tutto, e maffime ap- pretto alle fiepilungo le vie, & insùlemuraglievec- chie. Scrive Diofcoride nella fine del capitolo , che narrano alcuni, che accecandola Rondinini, men- tre che fono nel nido, le madri con la Chelidonia, gli rendono il vedere. Ma non però afferma ciò Diofco- ride per cofa vera; impcroche tuttoquelto fà per fe fletta la natura, e non l'arte, nè la medicina. Del che fà chiaro tettimonio Ariltotile al fefto ca"o del quarto libbro della generatione de gl'anima!?, con quelle parole. Sono ancora alcuni Augelli, che fan- no i figliuoli ciechi, e quelli fon quelli, che ettcndo piccioli generano moltifigliuoli, frài quali fono le Cornacchie, leGaze, lePattere, eie Rondini , e peròpungendofi gl'occhi delli Rondinini novella- mente nati, di nuovo Anfanano; imperochenonef- fendo Chelidonia maggiore, e Ina efami- natione. Vanita d' Alchimifti. ì8o Difcoriì del Matthioli AQUILINA. fendo ancora perfetti non fi corrompono, ma pullu- lano, e di nuovo rinafcono,enel<5.1ibbrodcll'infto- ria de gl'animali, pungendofi ("diceva ) gl'occhi del- D le Rondini nate di frefco rinafcono, e riacquiffano di nuovo la virtù vilìva . L'herba meda nelle fcarpe , e calcata coi piedi ignudi giova (come credono alcu- ni ) al trabocco del fiele, cmcffafopra le mammelle delle donne riftagna il flutto de i melimi; petta infle- me con la radice, e cotta con Olio di Camainilla , & applicata fopra l'ombelico mitiga i dolori del ventre, e della matrice. La polvere di tutta la pianta fana 1* ulcere, eie feste fparfavi fopra. Il fucco è ottimo medicamento per levarci fiocchi, le nuvolette , e le cicatrici de gl'occhi, ma per effere acutiflìmo, non fi deve adoperar folo, ma incorporato con quelle co- fe, che poffono in parte raddolcire la fua acuttezza, E come è il Latte di donna. Mcllò il medefimo nelle concavità dei denti, glirompe, eli fà cafcare, &il medefimo fà ne i porri, ungendoli lpeflb . Il fucco delle foglie, cotto con oglio Rofato, &un poco di cera à modo di unguento, rifolve l'enfiagioni delle hemorroide, e ne leva il dolore. Moftrano alcuni Herbolarj per la Chelidonia maggiore una certa pian- ta, la quale chiamano alcuni A QUI lina, altri A- Aiuiìin». quilegia. Nafce l'Aquilegia con foglie non guari on- tane da quelle della Chelidonia maggiore, intagliate però all'intorno quafi come quelle delCoriandro. Produce il mefe di Giugno più, e più gambi lunghi , F efottili, nella cima dei quali nafconoi fiori in alcu- ne piante purpurei, in alcune bianchi, & m a cune di color d'oro, tanto è il piacere, che fi prende la na- tura nel variare di diverfi colori le piante . Spargonli i fiori in modo di ftella con cinque raggi dintorno, e quattro cornetti vi fi veggono dalla parte di fotto in- torno al picciuolo con la punta ritorta, e vacui ai dentro, da i quali nafcono alcuni lunghetti capi , comediMelanthio, nei quali fi contiene dentro il fememinuto, lucido, enero, il quale ( come feri- vano alcunifperimentatori ) bevuto con Malvafia al A pefo d'una dramma, Sunpocodi Zaflfarano guari- fee il trabocco del fiele, mabifognache i patienti fi mettinofubito nel letto à fudare. Altri Io danno à bere à gli epilettici : ma per non faper io con che fon- damento, non sò con che verità affermare fe vi va- glia , come dicono coftoro . Fece della Chelidonia cheIiJm memoria Galeno all'ottavo delle facultà de femplici, feltra Rheo india- jvla per qual ragione Io chiamaffe Mefue Scenico , non haWfuco- sò io per certo affermare : fe giànon fi dovefle leggere gnome. piti predo Sincio, che Scenico, per portatfi egli (■pet- quanto io me ne creda ) da i Sini popoli ultimi dell* India, donde fi portano ancora molte altre forti d' aromati, edidroghe. 11 che manifedarnente dichia- raMcfue, fcrivendoegli, che il Scenico, e l'India- no fono una cofa medefima; imperoche gli Scenici ( come pofeia diremo ) non fono popoli d'India , ma bene i Sini, da cui fi deve chiamare f per mia opinio- ne,) il Rheubarbaro Sinico, e non Scenico , come per difetto forfè de gli fcrittori, òde gl'interpreti fi legge inMefuc. Quantunque fieno alcuni, chevogliano , E cheilSceniconon fia l'indiano , nè che mancocifi porti da iSini, per eflcr chiamato da gl'Arabi Sceni- co, enonSinico. Di cotale opinione ritrovo io ellèrc Adamo Leonicero, il quale vuole, che il Scenico na- fcainArabia, e che fia cosi chiamato da gli Sccniti popoli di quella regione. EFucjlfio feguitando l'opi- nione di Mefue, non fà differenza veruna tra'l Sceni- co, d'Indiano , fcrivendo egli nel fuo primo lib- bro delle compofitionidei medicamenti , edere fiato cotalRheochiamatoIndiano, perportarli egli d'In- dia, ò daluoghiall'lndia vicini, cioè da i popoli chia- mati Sccniti, come fcrive Stefano delle Città della Per- F fia. MaeflendogliSceniti popoli dell'Arabia deferta privi d'ogni forte d'aromati, eferivendo Mefue, che il Scenico, e l'Indiano fono una cofa medefima, fri- vola parmichefialopinionedel Leonicero. A quel- la poi del Fuchfio m' accoderei io volentieri, fenon vi ritrovadìoftacolo. Ma efiendo , fecondo Strabo- ne, gli Sceniti popoli del collegio dei Parti habitato- ri dei monti d'Aria, edi Martiana, & efiendo oltre à ciòlomanida i Sini popoli ultimi dell'India pivi di mille, e cinquecento miglia , non sò veramente in che modo il Rheo chiamato indiano fi poflà chiamare Sce- 1 Matthioli nico dalli Sceniti popoli di Parthia. Appo ciò per qual caufa il Rheo Barbaro fia fiato così chiamato , ritrovo veramente tra i moderni Medici varie opinio- f^1'" ni; imperoche fono alcuni, che vogliono efler chia- cmM mato Barbaro da quella provincia d'Africa, che voi- ta ■ gannente fi chiama Barbaria , dove già fri Cartagine Città famofiffima. La cui opinione approva, efeguita il Fuchfio , per fcriver egli nel primo libbro delle com- pofitionidei medicamenti, quello efière fiato vero , e legitimo Rheubarbaro, che portarono feco ifolda- ti , i quali furono alla prefa di Tu nis in Barbaria infie- mcconCarloQuintolmperatore . Altri credono ef- fer chiamato Barbaro, ftimando che ci fi porti da Bar- bari Città dell'india , pollo in un'Ifolatra le fauci del fiume Indo: e che non fìa differenza tra l'indiano , e il Barbaro. Altri fono ancora che vogliono chiamar- li Barbaro da Barbaria Ifola del mate Erithreo , per ef- fere fiata quelt'lfola anticamente fcala, e ricetto del- le navi, edellegaleelndiane, che portavano aroma- ti, droghe, ealtre merci infinite, donde poi padàto lo fttetto della Mecha, fi trafportavano per il mare Arabico, e rofio in Egitto, e di quindi per altre infi- nite regioni . Ma in vero non accollandomi à veruna di quelle opinioni, hò fempre filmato, che il vero Rheubarbaro ci fia fempre portato d'Ethiopia dalla regione chiamata Trogloditica, e che quivinafea, e firitrovi, per efi'er colà certa, che da gl'antichi fù già chiamata quella regione Barbarica; imperoche ritro- vo, che Galeno nel fedo libbro de i (empiici medica- menti, & al fedo capo del quarto libbro del modo di confervare lafanità, fcrive che il Gengevo ci lì porta di Barbaria, il quale Diofcoride nel fecondo libbro , e Plinio nel duodecimo al fettimo capo difièro portar- fici da i Trogloditi, e nafceregli parimente nelìalo- ro regione. Ritrovo oltre àcio, che la Ghianda Un- guentaria, la quale fcrive Galeno portarti di Barba- ria, fi portava (per quanto ne fcrive Diofcoride nel feguente libbro, & Plinio nel duodecimo al ventefi- moprimo capo) d'Ethiopia da i Trogloditi, appref- fo cuinafeeva. Dal che è veramente chiaro, che la regione Trogloditica, eia Barbarica fieno appref- fo agl'antichi un paefe medefimo. Corrobora anco- ra quefto un'altra autorità dì Plinio, ilquale aldeci- monono capodel predetto libbro, ove rende la ra- gione, perche caufafullc fino al fuo tempo il Cinna- momo così raro, fcriveciò efiere accaduto, per ef- fcre fiate abbrugiate le felve , ove nafeeva, da i Bar- bari adirati con ipofleflori di quelle; imperoche (co- me fà egli fede ne! luogo mede-fimo ) nalcendo il Cin- namomo in quella parte d'Ethiopia , che confina coni Trogloditi, non è da credere , chele genti, le quali chiama egli Barbare , fieno altre, chegliifief- fi Trogloditi. E però chiamò ancora Barbara la Mir- rila Trogloditica al decimofefto capitolo del medefi- mo libbro. Nè veramente fenza ragione chiamarono Galeno, e Plinio i Trogloditi coli particolarmente Barbari, fcrivendo Pomponio Mela approvatillìmo autore nel primo libbro del fito del mondo , che il par- lare di codoro non è altro , cheuno lhiderc; le lo- ro habitationi non altro, che fpelonche; eilloroci- bononèaltro, cheSerpenti. Per le quali tutte cofe di forte mi confermo nella mia opinione, che non pollo credere altrimenti, fenon che quello fia il ve- ro, e legitimo Rheubarbaro, che fi portava, e fi por- ta da i Trogloditi. Laquale opinione pare, checon- lèrmi Strabone, facendo egli chiara fede nel decimo- quinto libbro della fua Geografia, che tutte leforti degli aromati, che nafeono nell'India, che rimira al mezzo giorno, nafeono parimente in Arabia, e in Ethiopia, per efière quede regioni fcaldate dal Sole d'un medefimo calore . Onde non mi piace punto (per dirne il parer mio,) l'opinione del Fu- chfio, cperle ragioni, e autorità adegnate, e per- che non hò mai letto (ch'io mi ricordi) in veru- no autore , che fi porti di Barbaria d'Africa fpe- cie alcuna di Reubarbaro , che nafta in quel paefe . Ne Nel terzo !ib. di Diofcoride. Né parimente poflb in modo veruno accollarmi alle opinioni degl'altri; imperoche ne quello, chedico- noportarfi da Barbari Città dell'India, ne quello , chegià veniva per il mare Arabico da Barbaria Ifola del mareErithreo, fi puòlegitimamentechiamarBar- baro; effendo cofa chiara , cheamendue fono India- ni, echenon fi ritrova autore alcuno, che feriva che il Rheubarbaro habbia maihavuto origine dalla Cit- tà di Barbari. E però fempre crederò io , che quello fìaillegitimo, e vero llheubarbaro, ilquale ci lì por- ta d'Ethiopia dalla regione Trogloditica . Quello ve- ramente ti potrebbono agevolmente ha ver portato dall'India i mercanti, che fpeflò vanno in Alefian- dria d'Egitto con le galee Venetiane, perfaper io per cofa certa, che oltre alle mercantie, e aromatici , che vi fi portano d'India, ve ne vengono infiniti , e diEthiopia, e della Arabia felice, portativi dalle ca- ravane Arabiche . Ma è però dafapere, che non fo- lamente nafee il Rheubarbaro ne i fudetti luoghi , ma copiofiffimo ancora fi ritrova in alcuni luoghi fottopoflial gran Ghan Signore del Catajo, nella re- gione che in lingua loro chiamano Succuir, fetanco fi può credere à i mercanti Perliani, che vanno in quei paefi. Dicono adunque coltolo . chequeftare- gione produce tanta gran copia di Rheubarbaro , che può fervile per il bifogno ditutto'l mondo: e di- cono, che il miglior di tutti non nafee molto lonta- no dalla Città principale di quel paefe, la quale fi chiama parimente Succuir, come tutta la intera re- gione, in certi monti alti, efailofi, dove riforgono molti fonti; efi ritrovano molte felve , tutte piene di divelle forti d'alberi , doveiltA'eno è rollo, e fan- gofo cosi per le molte pioggie , come per le fonti che irrigano, e bagnano tutti quei luoghi circon- ftanti. In quefti monti adunque ( come pure riferi- f'eono coftoro) nafee il Rheubarbaro con il gambo non più lungo d'una fpanna, dal quale nafeonoco- piofe foglie, lungheduefpanne, crefeendo verfo la line fempre in larghezza, e piegate verfo terra, come fi vede dalla fua qui (colpita figura . Non fono quelle punto dentate per intorno, ma circondate da una cer- ta pelofa lanugine. Mentre che crefeono fempre ver- deggiano, e invecchiandoli diventano rofle, e fe ne cafeano in terra. Efce dal mezzo delle foglieunger- mine dalla cimadelgambo, nella fommità del qua- le nafeono alcuni fiori non guari difiimili dalle Vio- le, ma di colore che nel celeile biancheggia , e un' odore acuto, e cosi grave , che difpiace non poco all'odorato . Produce le radici lunghe due fpanne , e qualche volta più , le qual di f uora via nel nero rof- feggiano : ma non fono tutte d'una medefima grof- fezza, imperoche alcune fono più grolle, e alcune più fottili, come fuol accadere in tutte l'altre pian- te. Nientedìmcnoquelle,che crefeono quanto porta la natura loro, fonoquanto la gamba d'un'huomo . Hanno all'intorno copiofa quantità de fibre, con le quali tirano il nutrimento della terra. La polpa loro interiore è gialla comed'oro, ma tutta piena di ben rofievene, edicopiofo fuccogiallo, epurpureo, il quale per effer vifeofo s'attaca alle mani, e le tinge non poco, mentre che fi mondano le radici, e fi ta- gliano inpezzi; imperochefubito che fono cavate le mondano, e letagliano, ma non però lubito ciie 1' hanno tagliate le infilano , e le appiccano , accio- che il fucco non ne goccioli in terra , e fi petda; il perche lediltendono per ordine à parte per parte fo- ] pra tavole , e le voltano , e rivoltano più volte il giorno; e cosi facendo il fucco s'ingroffa pian pia- no, enonfi perde, ma refta tutto nella fua radice ; c dipoi paflàto il quarto giorno l'infilano, e le appli- cano all'ombrain luoghi aperti, ma dove peròilSo- knon le pofià toccare . Cosi adunque fi feccano al vento in fpatìo di due mefi, e pofeia fi vendono à mercatanti . Cavanfile radici nel principio della pri- mavera, quando cominciano à fpuntaie fuori le fo- glie: imperoche cavandoli la fiate quando la pianta 389 A ècrefeiuta, fono come vane, nè hanno quel fucco giallo dentro di loro, e però fi reputano di poco valo- re. Le frefche fono in vile prezzo , imperoche un carro pieno non fi vende più che quattro dramme d'ar- gento; e però fe non veniffero molti mercatanti, i quali vengono à comprarlo , gl'habitatori di quei luo- ghi non ufandolo, ne riavendolo in veruna confide- ratione, nonio cavarebbero mai per l'ufo de i loro medicamenti. Sono alcuni, chenon credono, che il Rheubarbaro nafea in altro luogo , che in quello pae- fe, effendo cofa eerta che gl'Indiani, egl habitatori della China venghino ogn'anno à comprarlo quivi . Ma fe quello fia vero, io non lo pollo affermare, e B maffimamente effendomi flato detto (fe pero non è bugia ; che il Rheubarbaro, che fi porta in Alefìan- dria, non fidamente vi fi conduce d'India, ma anco- ra d'Ethiopia, e forfè d'altri luoghi di mezzo giorno. Al Catajo, e nelle circonvicine regioni il Rheubarba- ro non è in ufo per altro che per metterlo ne i profu- mi dei facrificj, che fanno à gl'Idoli loro . Dicono ancora che il frefeo è tanto amaro, chea pena fi può guftarc. Ma non effendo del Rheubarbaro folutivo fiata fatta mentione alcuna da Diofcoride, ne da qua 1 fi voglia altro de gl'antichi, ne narrerò qui l'hiftoria fua, togliendone la maggior parte da Mcfue , percìo- che folamente egli tra i Medici d'amendue lefattio- Q ni n'è flato il più vero fcrittore. Ma è prima da fape- re, che crrorea, e falfa è veramente l'opinione del volgo, ediciafeuno altro, che lì creda , che fia il Rheubarbaro foniffima medicina, e che folamente lì dia dai Medici ne i cali difperati; imperoche (co- me nel procedo fi dirà) fi può il Rheubarbaro dare à i fanciulli in ogni età, e in ognitempo, efimil- mente ancora alle donne gravide . Ma è nata quefla vana opinione nella mente de glihuomini, percio- che ne i tempi parlati era il Rheubarbaro in molto prezzo, e vendevafià nefo d'altrettanto oro ; il che hà pofeia fatto creder alla gente, che l'ultima medici- na delle malarie fia il Rheubarbaro . Ma per cavar, 0 tal falfa opinione della mente de gl'huomini, afcolti- fi quello, che più diligentemente di tutti gl'altri ne fcrive Mefue nel filo trattato de i femplieì Colutivi , cosi dicendo: E' il Rheubarbaro medicina benedet- ta, eccellente, cfolenne, nella qu ale li contengono molte doti, e belle qualità , che fi ricercano in un medicamento folutivo. Enne di trefpecie: impero- che unonenafee in India, e chiamali Ravedfeni : un'altro in Barbaria , e India, e chiamali Ravedfe- jiì: un'altro in Turchia , e chiamali Ravedturco lì migliore, e il più lodato é l'Indico , e dopo q Licito ilBarbaro, percioche il men buono è ilTurchefcho. L'ottimo è il frefeo, che nel roflb nereggia, grave , E quantunque raro di fuftanza, eche rompendoli fi ri- trova di colore rollo, e celeflino, e che maliichato tinge di giallo , come fà il Zafìàrano . Vendei! di quel- lo, chevaleperle medicine poco, ò niente, quan- tunque all'occhio habbia egli qualche comparenza ; imperochefonoalcuni, che infondono il Rheubar- baro nell'acqua per cinque giorni continui, e cavan- dogli l'anima, c tutta la virrù folutiva , difeccano pofeia l'infufione, e di quella fanno trocifei per le medicine dei Re, e d'altri grandi Signori, ecosifat- to feccare gl'interi pezzi di quel Rheubarbaro, da crii hanno prima cavato per quefta via ogni bontà , lo vendono perbuono. Ma fi conofcela fraude po- ; nendovi mente , percioche così guado non tinge , hà perduto il colore , che fpezzando fi ritrova nel buono , diyenta leggiero , e fentefi al gulfo molto piti flittico. E' il Rheubarbaro caldo , e fecco nel fecondo grado, quantunquedicono alcuniche (bla- mente nel primo: maconcorrono ne' temperamenti fuoi alcune parti acquee , e terreltri , le quali gli danno lafacultàcoflrcttiva , e gli confervano fa fu- ftanza: ale une aeree y che gli danno la rarità.' e alcu- na fottili di focofa natura, che gli danno l'amaritudi- ni:, con l'ajuto però dalle cerrefìri ancora. M.. lacci- Bb 3 i reltreità Erronea o- piiiiouc. R!iet)barì)i rolcritto da Mclue . I 390 Difcopfi del reftreità fua è nel profondo, elacalidità nella fuperfi- A eie: & imperò fepara l'infufione l'una dall'altra que- frefultanze. L'operationefua folutiva nelle oppilia- tioninon è peraltro veramente, che perii dominio del calorfuo, il quale hà nella fua fuperficie; clacoftret- tìva non è per altro, che per la fuftanza fua terrcftre , ellittica. Non è nel Rheubarbaro nocumento alcuno apparente, & imperò dadi egli in ogni tempo, ein ognietàs di modo che fi può agevolmente dare à i fan- ciulli, calle donne gravide. Magnifica il fiero delle Capre le fueoperationi, efimilmente lì gl'aumentano infondendolo in acqua d'Endivia, c d'Apio, ò nelle lorodecottioni. Coftumafi di mettere Tempre con el- fo il Nardo, per elìervi molto conveniente, nèciòbi- B fogna dimenticarfi . Mettefi fempre nelle intulioni fue un poco di Vinobincho aromatico, emaflìme quan- do intendono i Medici d'aprire le oppillationi . L'in- fufione dell'eletto è perii vero folamente convenevo- leper folvere, adergere, e difoppillare ; e il darlo tri- to in fuftanza, quando fi ricerca, che dopo ilfolver fuo laici egli il corpo dittico, il che fi confeguifee me- glio dall'arrotino, e molto più dall'abbrugiato . Puof- lì pellare in fotti! polvere quello, che epuro, faldo, denfo, e grave: e per lo contrario perde la virtù fua nel peftarfi l'impuro, Iafiò , e leggiero . Cavategli ogni virtù, cocendofi nell'acqua, ò veramente nel Vino. Solve il Rheubarbaro per il corpo la colera , e C la flemma: eia maggior lua proprietà è di mondifica- re il fegato , e lo ilomuco, e di conferire à i loro do- lori pungitivi . Chiarifica il Rheubarbaro il fangue , conferifte à tutte l'oppillationi delle vifeere, eàtutte le malarie, che li caufano da quelle, come fonohi- dropilìc, trabocco di fiele, difetti di milza, emolte forti di febri. Hà proprietà per vigore della fuftanza fua di conferire à gli fputi del fangue, &àiflufli di qual fi voglia membro del corpo . Giova à coloro, che cafeano dall'alto ne iprecipit], e fana tutte le rotture intrinfeche, & eftrinfeche, maffime dandotene una dramma con Vino dittico infieme con Mumia, e Rub- bia di tintori. E'il Rheubarbaro medicina del finghioz- D zo, cdelladifenteria, e propriamente l'arroftito be- vuto con fucco di Piantagine, e Vino dittico . Confe- rire alle febri periodiche^ quelle delle oppillationi, e alle antiche. Confervali il buono tre, ò quattro anni, alche molto giova il coprirlo di Cera , il tenerlo nel Mele, nel Plillio, e nel Miglio; percioche cosi fi RVitubar- conferva più in lungo . E' ancora un'altro Rheubarba- baro Italia- ro più predo falfo che vero , ilquale volgarmente 110 ' chiamano Rheubarbarum Monacorum, già fatto vol- gare in ogni luogo . Ma non hà però egli (feben cre- dono alcuni il contrario^ virtù veruna di vero Rheu- barbaro; imperoche io tengo per certo, che altro eglinonfia, chel'Hippolapatodi Diofcoride, come E più didimamente fù detto difopra al fuo luogo: ma non però lafciano alcuni di darlo nelle infufioni , e nelle decottioni in luogo del vero : ma non só con qual fuccellò, e utilità eglino lo dichino . Ma con tutto ciò è cofa certa, che la radice prefa in polvere con Vino bianco potente, apre le oppillationi delle reni, cacciandonefuori le pietre, elerenclle. La medefi- ma bevuta quaranta giorni continui, e infiemementc impiaftrata fopra la piaga , è potentiffimo rimedio per li marfl de'Cani rabbiofi. Chiamano iGreciil Rha- 1)<""i• phontico V'x fìmv : i Latini Rhaponticum: gl'Arabi Raved, &Ravend. V Geniiana maggiore. Gap. 3. . ' ■ CRedefi, che la Geniiana foffe ritrovata da Gentil) Re deU'lUiria, dal quale fi pref e ella il nome . Le frondi, le quali produce appreffo alla radice, fono fimi ii à quelle delle Noce, à ver od quelle della Piantagine , di coloreroffìgno; ma quelle, che fono da mexXP il f "fio m sù, e maffime quelle della fommità, fono alquanto iuta- Matthioli gliate. Produce il fujto concavo , lìfcio , graffo un dito , alto due gombìti , e compartito da più nodi , nel quale fono le frondi con maggiori intervalli ■ E' il feme , ilqua- le fi contiene ne i fuoi ricettacoli , largo , leggiero , fcaglio- fo , fimile à quello dello Sfondilio . La radice è lunga , fi- mile à quella dell' Arijìolochia , longa , groffa , &■ ama- ra . Nafce nelle fommità de gli alti/lìmi monti, in luoghi ombrofi, e acquafirìni . Ha la radice fua 'virtù di fcal- dare, e diriftringere . Bevuta con Ruta, Pepe, e Vino al pefodi due dramme , giova ai morfi de Serpenti . Vale una dramma del fuo fucco ài dolori laterali , à coloro che caggiono dal! alio , dirotti, e à gli fpafimati . Beeficon acqua utilmente per li difetti del fegato, e dello Jloma- co . l\4efìa la radice in forma di collirio neila natura delle donne gravide , le fa partorire , e meffa nelle fe- rite, come fi fdco'l Licio, leconfolida, & è vera medi- cina dell'ulcere cavernoje . Il fio fucco majfimamente vale per tal effetto ; è utile linimento all' infiamma- timi de gli occhi , mettefi ne i colliri acuti in cambio d' Apio . La radice fana le vitiligini . Ricogliefne il fuc- co in queflo modo. Pefiafila radice , e lafciafi cinque giorni continui in molle nell'acqua, con la quale fi cuoce pofiia tanto, che rejììno quafi Jole le radici , e come è fredda ogni cofa, fi cola la decottiene , la quale fi ricuo- ce , infino che s'ingrojp come Mele , e cosi fi ferba in un vafo di terra . GENT1ANA MAGGIORE. E' La gentiana pianta volgare, e nota à eia- ceBt;,n leuno . Nafcene copia infinita pertutte le più etati" alte montagne del Trentino, dovein sù i monti della ost"",c valle Anania fpeflè volte n'hò cavate io le radici del- la groffezzadel braccio d'un'huomo, e della lun- ghezza di due gombiti. Quefta efl'er data ritrovata da Gentio Re della llliria, da cui s'acquiflò ella il nome, non folamenteteftifìca Diofcoride , ma mol- ti altri de gl'antichi fcrittori; & imperò diceva Pli- nio aUettimo capodel ventefimoquinto libbra: La Gentiana ritrovò Gentio Re della llliria , della qwa- lequan- le quantunque fia la llliiica eccellentiffima , ne nafce però copia grandenei mont i, che fono lotto all'Al- pi. Scriflene Galeno aliai brevemente all' n. della fa- £) cultàde femplici, cosi dicendo : La radice di quella herba è efficace molto dove fia dibifogno d 'affottiglia- iltidei- re, mondificare, aftergere, e difoppillare. E non è timim. maravigiia th'ella polla fare tutto quello , eflèndo ella amariffima . E' la Gentiana , fecondo che comme- mora Avicenna, calda nel terzo j e fecca nel fecondo ordine: provoca l'orina, eimeftrui, & è ella l'ulti- ma medicina alle punture de gli Scorpioni . L'acqua fatta dalle radici al bagno,che chiamano di Maria , fa- namirabilmente, come piti volte hò ifperimentato io, le febri caufate dalle oppillationi, ammazza i vermi del corpo de fanciulli, e purga tutte le macole della faccia, Iavandofenefpcflò. Nafce oltre à ciò una voi- g gar pianta in luoghi inculti, e lodi, chiamata da al- nciata, cuni moderni Cruciata, e da quelli della valle Ana- nia Pettimborfa , la quale quantunque picciola fia , nondimeno e nelle fattezze, e nelle qualità non poco firallèmbraalla Gentiana; il chemi hàlatto credere, che fi pofla ella veramente chiamare Gentiana mino- re. Nafce adunque quella ne fodi, con fulìo tondo alto una fpanna , e verfo la cima rofligno, stì per il qua- le diltantiquafi diparifpatio fonoalcuni nodi, dal- lecui concavità efeonoà due per due le frondi graf- fette, lunghe, e quali limili àquelle della volgar Sa- ponaria, e però non punto dillimili da quelle , che producela Gentiana nel più alto del fulto, Ifiori, j p quali fono celelti, nafeonoin cimadel fufto, & all' intorno delle frondi, che fono piùappreflò alla cima , quafuutti in un fiocco ritondo. Fàlaradice bianca , lunga, amariffima, e pertugiata in più luoghi à modo di croci, ondes'hà piefo apprellò alcuni il nome di Cruciata. Sonvene due altre fpecie, la minore delle quali hà molte radici fottili, e bianche , e i rami , òve- ramentegamboncelli per lo più ltrati per terra, e i fio- ri , che nel ceruleo purpureggiano. Lodanl^utte al- cuninonpocoperlapefte, perliveleni, eperlimor- fi, e punture degl'animali velenofi . lo sò ben cer- virtù de to, che impiaftrata la loro radice in sù'l corpo , am- Cruciata mazza i vermi, e fanale fcrofole ulcerate, meflàvi fopra in polvere . Dicono alcuni che hà tutte le virtù della Gentiana : il cheper le ragioni predette agevol- mente fi può credere: e però credo veramente, che coloro, che la chiamano Pettimborfa , v habbino corrotto il nome; percioche Mettimborfa, fi dovreb- be ella chiamare, avvenga che per le molte virtù lue ila degna come cofa pretiofa d'ellère tenuta, e ferbata tra l'oro nelle borie. Chiamano i Greci la Gentiana TKnivn : i Latini Gentiana : gl'Arabi Gentiana , Nomi. Genthiana fiafilica, òveroBafateca: i Tcdefchi Ent- zian, Bitervurtz, òveroCreutzvurtz: liSpagnuoli Gentiana : i Francefi Gentiane . Dell' Arijlolochìa . Cap. 4. E La Arijlolochìa , co 'sì nominai a , imperoche mira- bilmente ajnta alle donne di parto . Ritrovanfene tre fpecie . Laritonda, laqual Jt chiama femina le fron- di, che Ji raffembrano all' Mederà , di buono odore, ma acato, e fon tenere , e ritonde. Produce quefta da una radice molti germini , e lunghi farmeìiti . Fd i fiori bianchi, fimi li à cappelletti, ne i quali , quella parte , che vi Ji ritrova roffa , fpira di grave odore . La lunga Ji chiama mafehio, e da alami Oaliilite . Quefla hd le frondi più lunghe, che la ritonda , i rami fonili, e lunghi una fpanna , e'I fiore rojfo , che re/pira di orave odore, ilquale maiurandoji diventa tondo come un Pe- ro. La radice della ritonda è tonda dmodo d'una Rapa , ma quella della lunga è groffa un dito, e lungauna fpan- na , e qualche volta più : l'ima , e- l'altra hanno color di BoSJb , e fono al gufio amare , e di grave odore Enne una te>%.a fpecie pur dilunga, chiamaiaClema- ttte , che produce 1 ramofcelli fottili, per tutto carichi di f ondi riiondctte , Jìmilì à quelle del minor Sem- Bb 4 previvo. 39i Difcorfi de pre-vivo ■ Genera quejta i fiori fimili alla Ruta , le ra- A dici più lunghe , e fonili , vejìite di graffa , e odorata corteccia , molto convenevole per ifpejjìre gli unguenti . Vale la ritonda cantra a tutto il re fio de veleni . Ma la lunga vale centra a iSerpenti, e contraa i veleni be- vuta, & impiantata con Vino al pefo d'una dramma , T alta con Mirrha , e Pepe provoca le fecondine , i me- f.rui, il parto, e iuttt-le-fuperfiuitd della matrice , e il medefìmo fà applicata di fotto . Tutto quefto fa ancora la ritonda . Giova oltre a ciò flngolarmente bevuta con acqua, agli tiretti di petto, al finghiozj^p , alfreddo,che viennel principio delle febri , allamìlzji , agli fpafimì , e al dolore delcqftato. Oltre a quefto 3 cava applicata a. modo d'impiafìro le fpine, le faeiie, e le fcheggie dell' Jj offa ; ferma l'ulcere corrojìve : purga , e mondifica le fordide , e riempie le concave , mefcolata però con Me- le , e con radice di Iride : mondifica le gengive , e i den- ti . Credejt, che la Clematite pofja far tutto quefto , ma con minai e efficacia. «riii.jo T 'Aristolochia , la qual volgarmente chia- chia 'e'Viu J i ninno gli fpeciali Ariflologia, è di tre fpecie , efaimaatio- cioètonda, lunga, la ter/a chiamata Clematite co- Ilc' nofeiuta da pochi. La tonda, quantunque non nafea per tinto in Italia , nafeeperò copiofiffima , bella, e C di buono odore nel Contado di Goritia , benché non Isa tanto eccellente, quanto è quella che ci fi porta di Puglia dal monte di Sant'Angelo. I.'una, e l'altra produce i fiori in tutto'l fufto lunghetti, i quali dall' origine d'un piccioi capitello s'allungano in forma d'una orecchia come di Topo , d'un colore che di fuo- rc nel verde gialleggia, e di dentro nel nero purpu- reggia, da i quali nafeono i frutti, ma è però diffe- renza tra loro, percioche i frutti della lunga fono lun- ghetti, limili alle Pere, maggiori delle Noci; equel- ìi della tonda ritondi, e minori . Onde non pollo fe non molto maravigliarmi, che fcrivefle Plinio all'otta- Pim'ioT^del vocapitolodelventefimoquintolibbro, che l'una, e Lconiceno. l'altra non facevano maggior frutto de'Cappari ; cofa che mila credere, che Plinio non vedeflè i frutti lo- ro fe non nel tempo che crefeevano, e non quando erano finiti di crefeere alla loro debita grandezza; e così fi può agevolmente egli diciò feufare . Ma ben egli feufare (fecondo il mio giudicio ) non fi può dell'havere detto pili oltre, che fu dato il nome alle Arillolochie dalledonncgravide; anzi che oltre all' errore, dimoftra manifeftaniente d'efierfi poco efer- citato e nelle lettere, enellalinguaGreca ; impero- che cotal nome fii pofto loro dalle donne di parto ( come ben dice Diofcoride,) e non dalle gravide . Del che dàmanifeftoinditio, anzi vero teftiinonio il no- me loro, fapendofiche quelto nome Greco upi quella, che è in commune ufo per la lunga nelle Spe- dane , per vederfi manifeftamente , che produce quella lefueradici molto lunghe, e fottili àmodo di farmenti. E permeglio corroborare la loro opinio- ne, dicono che in quelto luogo il telto di Diofcoride èguallo, efeorretto, imperoche dove fi legge ne i più ufitati telti x\vpi mane anco credo , che ella fi polla accettare da i perjti Sem- plicifti per più varie ragioni, e autorità; i|jiptroche Oribafio, il quale di parola in paiola afferma haver traforino da Diofcoride, non hà altrimenti di quel- lo, che fi legge communemente ne'Diofcoridi , che vanno attorno : nè altrimenti li ritrova in Sc.rapione imitatore grandifiimo di Diofcoride, comeparimen te non hà altrimenti Avicenna . Appo ciò noncilèn- do appretto Diofcoride altro Afaro, cheunofolo, e non havendo egli fatto in luogo alcuno veruna men- tionc dcll'Afaro minore, che fi fappia1, non è cofa veramente ragionevole, nèconfentanea, cheegl'ha- vefle rallcmbrato l'Ariltolochia Clematite all'Afaro minore, di cuinonè memoria alcuna appretta à gì* antichi. Più oltre non producendo l'Ariltolochia , che volgarmente fi chiama lunga , fiori, che in parte alcuna fi rafiembrino à quelli della Ruta, efacci le foglie molto maggiori dell'Afaro, non può in modo veruno effere le Clematite . Al che s'aggiunge , che fe noi confideriamo bene il teflo, e la fcrittura di Diofcoride, pare, che la lunga commune non polli efiere altro, che la lunga di Diofcoride , ò veramen- te fpecie di quella , per vederli chiaramente, che el- la produce le fiondi fimili alla ritonda , quantunque più lunghe, e più fpatiofe di larghezza , i rami lun- ghi una fpanna, il fiore, che fpira di faltidiofo , e grave odore, da cui nafee il frutto rirondo, come un Pero. Nesòritrovareio, che feriva Diofcoride, che la Clematite produca frutto veruno, nè le foglie cosi lunghe, e cosi larghe, come fi veggono nella lunga del commune ufo ; ma ben ritondette, efìmili àquel- ledel Semprevivo minore. Ma fefuflè alcuno, che contradicendonc, dicefie, che la lunga fudetta non iia quella di cui fcrive Diofcoride , per non produrre ellaiiiìorepuipureo, ma più pretlo gialliccio, eper non havcrla radice lunga un palmo , nè grolla un di- to, ma molto più lunga , e molto più fottile, fe gli può agevolmente rifpondere, avvenircelo per la va- rietà de i luoghi , e delle regioni ; e chela natura nelle piante prende non poco piacere nei fiori di va- riare loro i colori, come veggiamo in altre diverfe piante, che eflèndo una cofaiftefla , fanno qual il fior bianco, e qual vermiglio , qual cclefte , qual giallo, equal purpureo, e che già vidi io una radice d'Ariftolochia lunga portata di Calabria, lunga (co- me fcrive Nicandro nelle Theriache_) ungombito, e groffa quanto il dito groftb della mano, le cui fo- glie non feppi però io mai difeernere dalla noltra lun- ga commune. Più oltre la radice della Clematite , per quanto fcrivono Diofcoride , e Plinio , è rico- perta da gtoffa corteccia , il che non fi vede però nella lunga, che è in ufo communemente , produ- cendo ella manifeftamente le radici ricoperte di lottile corteccia , il cui odore è più prelto faftidio- fo, egrave, che aggradevole, e odorato, come deb- be efière nella radice della Clematite . 11 perche non hò mai potuto inchinarmi à credere , che la volgar Ariftolochia lunga, di cui è qui la figura, fia la legnila Clematite . Ma più predo fon trafeor- fo àfofpicare, che fia ella forfè la Pistolochia, p;s chiamata Ne] terzo lib. di Diofcoride. ARISTOLOCHIA RITONDA. A ARISTOLOCHI A ;LUNGA 393 chiamata cosi da Plinio, per etere lodata per le don- "m.a P"tI°'lmPcroche oltre al connumeraria egli tra 1 Ari Ito ochic : nel quarto luogo, dice edere quella piufotnlc della Clematite, con radici limili à giun- chipm greffi, per tutto piene di radicene capillari ttharnmenecrefciutalafufpidone, per haveriove- duto di quella, cheproduce la radice lunga un pal- mo, egrodaundito, main tuttel'akre parti tanto li- miieaUalungacommune, che non vi fi potevanota- - re altra differenza veruna. Sono oltre à ciò alcuni moderni nelle faculta de femplicidottirtimi, & efer- citatiflimi, che fi pervadono, e non fenza qualche ragione, chel'Ariltolochie lunghe, oltre alla Cle- matite, fieno di due fpecie: una cioè, che produce a radice grolla (come dice Dio(coride) un dito , e lunga una fpanna: e l'altra lunga, e fertile, chiama- ta da Andromacho( come diconoj) e da Galeno nel primo hb.de gl antidoti, A/>ot»W« a^t», cioè A - nltolochia fott.Ie. E quella dicono eflcre veramente lalungade communeufo, di cui è porta qui la figu- ri Ui modo cne vogliono, chequeftafìaquella,che li debba mettere nella Theriaca, fondandofi foprala delcrittione del giovane Andromacho , e parimente diUamocrate, i quali vogliono, & ordinano, che quellaradiced Ariftolochia fi metta nella Theriaca , che i, chiama lottile. 11 che par chedimoftri , che ve ne debba ertei e un'altra fpecie pur di lunga , oltre alla ^'ematite, di più fottile radice. E queltopare, che contermiGaIenonelluogofudetto,dichiarandoque- itopafioconqucrteparole: Se altro ci reità ancora, F cnenonfiaitatodikicidato dal padre Andromacho ne : veili elegiaci, dove deferive la Theriaca, può hora ciò eiierechiaro a'iettori, che leggono quella, che detenne il figliuolo in profa. Il vecchio Androma- cho mette nella fua Theriaca fenza alcuna diftintionc la Centaurea, &ilgiovanefcrivendo in prora dille Centaurea lottile, per ritrovarli ancora Centaurea chiamata grolla. Jl medelimo lece egli nell'Arirtolo- chia, per ritrovarli oltre all' Ariftolochia fottile un' aliraAriftolochiadigroffaradice, & un'altra terza chelefàtonde. Quello tutto difTe Galeno , fopra le cui par ole lì fondano cottoro . Ma io tengo per fer- D mo, che per l'Ariitolochia fottile altro non intenda- noAndromacho, eGaleno, chela Clematite; im- peroche non ritrovandoli apprertb Diofcoride , e Ga- leno, fe non tre fpecie dAriltolochia , cioè tonda, lunga, e Clematite, non mi pare veramente, che fi polla concludere altrimenti, fe non che Androma- cho, e Galeno intendertelo della Clematite prima per erter ella ( come forive Diofcoride) una fpecie dì lunga, che produce fottili, e farmentore radici e pofcia per ritrovar io , che Plinio fcrive all'ottavo ca- po del 25.hbbro, che la Clematite fupera di virtii tut- te 1 altre, e che quantunque tutte fpirino d'odore me- dicaio, nondimeno fi fente egli nella Clematite mol- topm (bave & aggradevole. Il che conferma Gale- no nel fcftolibbro delle facilità de femplici, dove fcri- ve le virtù di tutte l'Ariltoloehie . E però non è da credere, che per l'Ariitolochia Lepta, cioè fottile , intendino Andromacho, e Galeno una quarta rpe- cied Anrtolochia; percioche Uirrìi, in quello luo- go non fa per le fpecie veruna ; e non folamente ligni- fica lottile, maminore, etaledelledue lunghe è la Clematite. Onde dico, che fe l'Ariitolochia kiittò faceflè, ò ftlrte una fpecie per re, farebbe parimente neceflariodire, che forte ancora una terza fpecie di Centaurea oltre alla maggiore, &alla minore chia- mata fpecialmente xìtttiì, come la chiama Andro- macho . Maquelto per due ragioni li ritrova Verter fal- fo: prima per non ritrovarli appiedò Diofcoride , e Galenofenon due fortidi Centaurea, cioè maggio re, e minore: e poi per vederti, che deferivendo Pli- nio al 6. capo del 2 5. libbro la Centaurea Lepta, dice di lei di parola in parola tutto quello , che fcrive Diof- coridedella minore. Onde concludo, che non cl- fendo appredò Diofcoride, e Galeno pili che tre A- riftolochie, e la Clematite delle due lunghe la più fottile, lapiuvalorofa, eia più foavemente odora- ta, non portano eglino haverintefo d'altra per met- tere nella Theriaca, che della Clematite Cofa che 394 Difcorfi del Matthioli veramente conclude , che la lunga qui figurata da noi, non fia altrimenti quella , che deve entrare nellaThe- riaca: ma più prelto, ò la Piilolochia feruta da Pli- nio, come poco qui di fopra s'è detto, ò altra fpecie d'Ariftolochia incognita a gl'antichi . Ma altra pian- ta è quella, che ne fuoi volumi dipinge ìlFuchfioper la Piftolochia, come che punto non fi raflomiglia al- „ . . laPiftolochia, di cui fcrive Plinio. Quella chedel- MiZhRo cove ilFuchfioèunapiantadifrondi, e di fuftì te- mutati, neriffima, la quale nafee nel principio della prima- vera infìeme con la Chelidonia, e dura tutto il mele diMaggio, ò al piti per tutto Giugno. Produceque- fta le fiondi tenerelle , e bianchiccie, limili al Conan- dro, òveroalRanoncolodellaprimaipccie,elara- a dice quafi ritonda, ma piatta verfo terra, & acuta verfo il gambo , per tutto di dentro concava , ricoper- ta di nera feorza , didentrogialla, d'odore limile ali Ariftolochie, & al gulto amara. Eperòl'ufanoiTe- defehi in vece d'Ariftolochia ritonda , per non nafta- la vera ne oaefi loro . Ma non però fi deve credere,che quella fial'aPiftolochiafcritta da Plinio; imperoche la fua non produce radice tonda , nè concava, ma più fottile dcll'Ariftolochia Clematite . Onde parmi ( per quanto il mio giudicio porta) che più ragionevolmen- te fi polla dire, che fia quella pianta appretto Plinio quell'altra fpecie di Fumaria , ch'ei deferive al I2.cap. delz^.lib.conquefteparok: E un'altra fpecie di Fu- <- maria fruticofa , e tenera, con fiondi di Corian- dro, di colore cenericcio, e fiori purpurei. Nalce negl'horti, enellebiade. Di quella credo, che pa- rimente fcrivefle Aetio all'i i. capo del i2.1ibbro nella cura del fegato oppillato , dove fà mentione d'una Fu- maria Chelidonia , per nafeer ella (come se detto) inficine con la Chelidonia nella primavera nel venire delle Rondini, come più diffufamente diremo poi nel quarto lib. dove fi tratterà della Fumaria. E' opi- nione del Fuchfio, chela radice di quella pianta fi polla ufarc in vece dell' Ariftolochia ritonda, come chiaramente fi legge nel fuolibbro delle compofitio- nide'medicamenti ultimamente aumentato da lui , ma come polla con ragione feguire la fua opinione , non veggio offerirfi veruna ragione. Però ( per mio giudicio ) molto meglio fia Itarfene con Galeno, il quale mancando l'Arillolochia ritonda, ufa^ in fuo luogo la lunga . Scrillè di tutte tre le forti dell'Anlto- locìiiaGal. al 6-delle facultà de femplici , cosi dicen- a. idolo- do: La radice dell'Arillolochia è veramente molto dfoKì utile nc'mcdicamenti.- è amara, & alquanto acuta. ' Madituttclefpecielaritondaèfottiliflima, &intut- to più efficace. Edclledue altre fpecie, quella, che li chiama Clematite , c più refragrante d'odore, come ch'ella fia manco buona per le medicine; & imperò molto l'ufanoi profumieri per gl'unguenti odoriferi . la lunga è manco utile, chela ritonda , quantunque non fia ancor ella fe non efficace, per efler, allerti va, c calefattiva ; ma però meno afterfiva, e digeftiva del- la ritonda , come che non fcaldi manco di quella , an- zi che forfè ancora più . F.c imperò dove lìa di bifo- »no d'aderger poco, come farebbe nell'ulcere della carne, e nelle fomentationi della matrice , è più con- veniente la lunga . Ma dove più validamente fia di bi- fognod'afloìtigliareigroffihumori è valentiffima la monda . 11 perche aliai più giova quella ne'dolon.cne lì generanoda crude 'ventolità, caufate da oppilla- tioni, egroffihumori. Tira quella fuori delle mem- bra i bronconi , elefaette, fanale putredini, mcndi- fical'ulcerefordide.fàbianchiidenti, eie gengive. E'convenevoleàgl'afmatici, al mal caduco, al iin- ghiozzo, & alle gotte,maffime quando ella fi beve con acqua: e vale parimente à i rotti, & àglifpalimati quanto ogn'altro medicamento. Commemoro Melue c^"a,«e1'Ari(lolochietràifcmplici folutivi (quantunque le d'aMefuc. lo tacefTt.ro Diofcoride, e Galeno) cosi dicendo: L Ariftolochia folve per di fotto l'humidità flemmati- che, e fecondo che dilleto alcuni, folve ancora e coleriche , & oltre à ciò è ella veramente una di quelle cofe, chemondificanoefficaciffimamente il polmo- ne, e'1 petto dalla flemma, e dalle putredini, come ne fàmanifcftofegno il giovamento, checllafaà gl' afmatici. Chiamano i Greci l'Ariltolochia Aliare- MviV: i Latini Ariftolochia: gl' Arabi Zaraund , t<0 • Mafmocra, ò vero Zaraved : 1 Tedefchi Olterlu- ccy: li Spagnuoli Aftronomia: i Franccfi Foterllc, over de la Sarrafine : i Boemi Podrazec : 1 Poloni Kokoroonak Dl'ugij. Della Glicirrhi^a. Cap. 5. LyiGlicirrh:.7i,anafce abbondantemente in Cappado- cìa , e Tonto . E' breve , e farmentofo arbofcello, pro- duce i rami alti due gombitt. Le fue fi ondi fonofimili d quelle del Lenti/co , denfe, graffe, & al toccarle gommo- fe . Produce il fior Hiacinthino , & il frutto fimile ingran- dezjcaà quello del Platano, mapiùafpro, iìi alcuni bac- celli fimilì à quelli delle Lentichie , ma roffi , e piccioli Sono le fue radici lunghe , come quelle dellaGentiana, di colore di baffo, acerbe, edolci, il 'ficco delle quali fi con- denfaà. modo di Lido. F efficace quejlo nell afprezxt della canna del polmone, ma bifogna tenerlo d disfarfi fiot- to alla lingua ; é buono ali ìn fiammagioni dello ftomaco , al petto , & al fegato . Sana bevuto con vinopaffo la rogna della vefiica, %■ i dolori delle reni . Disfatto in liquore, cava la fete: fina applicato le ferite; mangiato giova, allo ftomaco. Vale à tutte quefie cofe la decottione della radice frefa, la cui polvere utilmente fi mette f opra a i pi erigi de gli occhi. GL1CIRRH1ZA. D CHiamafilaGuciRRHiZA inTofi-'ana volgar- e fuari mente, Regolitia, ma quali da tutti gli Specia- natiom li, edai Medici,chepiù I: dilettano dc'vocaboli cor- rotti, e barbari, chede'Greci, Liquiritia . E' pianta ve- ramente da pochi non conofeiuta. Ma per dire il vero è ella di due fpccie,una cioè Aerile, e l'altra fruttifera . Enne abbondantifnmalaPuglia,efpecia]mente in tut- ta quella provincia il monte Gargano , donde fi porta ogni ogni anno ànoiil fuctoeondenfato in pani, e pari- mentegran fàfci delle fue radici. VedeC ancorain più luoghi d'Italia trapiantata ne gl'horti, e ne' giar- dini, non folamente per ornamento di quelli, maan- cora per l'ufo della medicina; imperoche le radici frefche, e cavate di nuovo fono molto più valorofe delle fecche, e molto più aggradevoli al gufto mede nelle medicine. La fruttitela deferitta da Diofcoride nafeeeopiofa in Germania nel Territorio del Vefco- vadodiBamberga,non molto lontano da Norimber- ga, e come intendo, in alcuni altri luoghi . Produ- ce adunque quefta il frutto maggiore di quello delimi- tano, ma più ruvido, e più pelofo, conformato tut- todì piccioli follicoli, come di Lenticchie, ftipati inficine, pelofi , e circondati da foctiliffimefpinc, d~ di uncolore, che nel nero rofìcggia . Manonè fé non molto da maravigliarli, che Plinio commemorane la Regolitiatralcpiantefpinofcalprincipiodcl o. capo del 22.lib.cos1 dicendo; E' fenza dubbio la Regolitia di quelle piante, che fono fpinofe, percioche ella produce le fiondi ricciute, grafie, egommofe. Etal incapo del2i.lib.connumeiandoquafi tutte l'herbe fpinofe, diceva egli: Le piante fpinofe fono di mol- te fpecie. In tutto fpinofo èl'Afparago, e lo Scor- pione. Alcunefonofpinofenellcfrondi, come è il Cardo, l'Iringo, la Kegolitia, e l'Ortica; impero- che in tutte le frondi diquelteè unafpinofa mordaci- tà. 11 perche fi può comprendere, che Plinio non vi- de mai la Regolitia , la quale produce le frondi, come difiè Diofcoride , non in modo alcuno fpinofe,ma Ci- mili à quelle del Lentifco, denfe, grafie, egommo- fe . Del cui errore può agevolmente edere flato cagio- ne l'havere riavuto Plinio il tello Greco di Diofcoride {corretto, dove tal'hora era fcritto aixWx !v»'iw, che vuol dire fimili al Riccio , cioèfpinofc, in luogo di %ìy£, che vuol dire limili al Lentifco, edèndo da i poco diligenti icrittori flato mutato il , », in, i , ovcro , che non effendo egli peraventura troppo dotto nella lingua Greca , ingannato dalla limilitudinc nelle pa- role ( come in altri luoghi ancora riabbiamo dimo- ftrato ) erròinavvertentemente ancora in quefto ; im- peroche cotal opinione hà tanto del verace, che fi può agevolmente dire, che non poco s'allontanino dalla verità coloro, che per difender Plinio, diflerofcioc- camente,chc già era la Regolitia fpinofa, mapcref- fer ella pofeia Hata diligentemente coltivata, riavérli perdute le fpine ; percioche feella non era fpinofa al tempo di Diofcoride, comeperladefcrittione appa- re, manco doveva eflcr fpinofa al tempo di Plinio,na- topiù, e più anni dopò effo Diofcoride. Machc di- remo noi di quella , che nafee per fe ftefla fenza alcu- na coltura, non ritrovandoli in alcuna parte fpinofa? veramente non altro, fe non ch'ella faccia vero tefti- monio dell'errore di Plinio, e della iciocchezza de fuoidifenfori. Chiama Teofrafto la Regolitia al i }. capo del p.lib. dell'hiitoria delle piante, Scithica.ncr efiere cola certa, chegliScithi vivono alle volte', e padano dieci, over dodici giorni di tempo folamente maliicando , c fucchiando la Regolitia , fenza piglia- re altro cibo; imperoche (come egli fcrivc ì nafeeeo- Piofilfima attorno alla palude Meotide . La Regolitia èaflerfiva, mitigativa, elenitiva, e tempera l'acui- ta de gl'humori , c però fi dà ella utilmente negl'ardo- ri dell'orina. La radice mafiicatafrefea non folamen- te fpegne la fete, ma ritarda ancora la fame, confer- j vandopiù, e più giorni le forze. 11 medefimo fà il fucco delle radici condenfato , e ritenuto in bocca fi- no, che fi liquefatta . Giova il medefimo al petto,& al polmone, e però fi dà utilmente à 1 thifici , à i pleu- . ntici, &àcolorochemalagcvolrnenterefpirano.Ga- leno commemorò la Regolitia al 6. delle facilità de j"nP u ' cosi4eferivendola: 11 fucco delle radici della Regolitia e parimente utile , e iìmilmente dolce, coriieionolefueradici, e leggiermente coftrettivo- onde può lenire l'afprezza non folamente della canna delpolmone, ma ancora della vefeica; e quefto fa Nel terzo lib. di Diofcoride. A 395 egliper la mediocrità della fua temperatura. Et im- pero è famigliare al temperamento noftro ; percioche cosi fatte è fiato dimoftrato eft er le cofe dolci . Ma ef- fendo à quefto aggiunto una certa facoltà correttiva , tutto il temperamento fuo, quanto egli fi fìa per cali- dità, efacultà cottrettiva , è veramente calidod'un tepido calore , accodandoli molto al temperamento. Oltre à ciò perche fempre hà alquanto dcli'humido quella cofa, che è mediocremente dolce, è ella ra- gionevolmente medicina convenevole alla fete . Chia- mano iGrcci la Regolitia TKmùpp&p. : i Latini Gly- Nomi ■ cyrrhiza, & Dulcis radix : gl'Arabi Sus : i Tedefchi LccJ-arit, o veroSucfzholtz: liSpagnuoli Rcgaliza : ; iFranceli Recliflé, o vero Reygaliiìe : i Boemi Lc- Korice.- &i poloni Lachrijcya. Della Centaurea maggiore. Cap. 6. LA Cent aurea maggiore produce le frondi ftmili àlU Noce, lunghe, di colore di quelle del Cauolo,ìntorno per tutto dentate d modo di fega . Rafscmbrafi il fùofufto d quello della Rombice , è alto due , onero tre gombiti , ér hà a/sai rami, i quali producesti dalla radice, nelle cui fommità fono alcuni capi , come di Pap atteri, che nel ton- do t'allungano . Il flore è di color ceruleo , & il femefimile à quello del Carthamo , inuolto in certi lanuginofifiocchet- - ) tt. Produce laradicc grofra , graue , falda , di ìunghez- K.1 di tre piedi, piena di fucco , roffigna, ér alquanto co- Jlrettina , con alcuna dolcezza, ér acutezza infieme. Ama luoghi grafi, ir aprichi, lefelue, eie colline. Troua- fene copia grande in Licia , nel pelopponefo , in Helide , in Arcadia, inMefenia, ir in molti altri luoghi circa d Pholoe , Licia , e Smìrna . Conuienji la radice d i rotti , allo fp aitino , di dolori del co/lato , àgli ftreiti di petto, allatofseuecchia, ór allofputo del f angue , data al pefo di due dramme con acqua, douefiìalafebre , edotte non è febre, con Vino . Giona ài dolori di corpo , e della matri- ce prefa nel medefimo mòdo. Rafchiata, emefs-a informa di collirio nelle parti fecrete delle donne, prouoca ì me- limi, e' l parto, llfttcco fd quefto medefimo ■ Gioualara- dice alle ferite; imperoche frefea, ò nero ficca alquanto mnanxj bagnata , e poi pefla, leconfolìda. Cuocendo- fi la radice pefta con la carne in piùpe^^i tagliata, la congiunge infieme . In Licia fe ne f preme il fucco , il qtial s-'ttfa in cambio di Lido . Centaurea maggiore, e LA Centaurea maggiore, per quanto il miogiudi- cioporta.altroveramentenonè (come tratta n- ml do del Rapontico dilli ancora poco di lopra)che q uel- fua efai lamoltonotabileradice, la qual tennero inoltri pili "ltio"e- nuovi antecedevi , per il vero Rhapontico ,come fan- no parimente à noflri tempi alcuni, i quali più predo ■ vogliono erra re con gl'ignoranti de tempi paffàci , che accoftarfi al giudicio de periti Sempliciiti modernità cui potrebbero fenfatamente conofecre veri, eleggi- mi femplici medicamenti . Ma quantunque con alcu- ne fue ragioni contenda il Brafavola Medico de'noftri tempi dottiflimo.che non fia radice diCentaurea mag- Frmre dej gioi e , quella , che il più delle volte s'ufa nelle Speda- B«'«ola . riepcrveroRhapontico, parmi però che s'inganni egli ■ manifeftamcnte, avvenga che in cotal volgare Rha- pontico fi ritrovino veramente tutte le note , che fi ri- chieggono nella Centaurea maggiore,effendoegli( co- me fi vede) una rad ice groflà, grave, denfa, lunga tre piedi, ctutta piena di fanguineo fucco , il qualenon f olamente fi lente nel guftarlo alquanto acuto, ma dolce ancora con alquanto dicoftrettivo . E come hò diligentemente oilervatoio, fi vedequefta radice per lungo ftrifeiata, e ravvolta come una fune; il che con- fermano le foglie, i f ufti, i capi , i fiori , & il feme , per edere deltuttoquclli.che fenderò dellaCétaurea mag. gioie Diofcoride, e Galeno. Nafcela Centaurea mag- giore, cheli porta à noi, in Puglia in su'l monte Gar- gano, chiamato volgarmemedi Sant'Angelo; e pel- quanto più volte à bocca m'hanno riferito coloro, che di làceiaportano, non ritrovo io, che ella da pian- ,.vH) Difcorfi del Matthioli CENTAUREA MAGGIORE. A ta punto dilTimile dalla maggior Ccntaurca , che de- fcrive Diofcoride. Nafcene ancora , benché non molto copiofamente, in monte Baldo fopra al Iago D di Garda; ma non così vi fi matura , cometa in Pu- J rrore d'ai- giia . Sonooltra quello alcuni de'tempi noftri del tutto ignoranti della materia de femplici, che dimo- ihanoper la Centaurea maggiore una certa pianta , che nafee in luoghi numidi, conflitto quadrangola- re, lungo due gombiti, con foglie limili à quelledel Salcio, e fiori rodi, efpicati, la quale prendono al- cuni per la I.ifi machia , non havendonc però altro in- dicio, fenon per vederli produrre quefta piantai fu- fìì quadrangolari , & il fiore rollò come fa la Centau- rea minore. Ma quanto miferamentc s'ingannano co- ftoro, giudichinlo coloro , che molto più ne fanno . Fece dell'una, e dell'altra Centaurea mentione Me- E fue in un folo capitolo, ma cosi confufamente mef- colando le facultà dell'una con quelle dell'altra, che non è da maravigliarli, fe fia egli di ciò flato riprefo da alcuni valentilìimi Semplicilti de'tempi noflri 5 quantunque non manchino alcuni nuovi commenta- tori, che con aliai deboli argomentili sforzano di voler contradire alla cenfura de'fudetti valenti huo- mini in cosi manifello errore. Nel quale ritrovo an- atrare ic cora Avicenna , e parimente Serapione, il quale fcrif- SU arabi. fe d'autorità d'AbenMefuc, che la radice della Cen- taurea maggiore folveva infamemente mangiata la colera, elaflemma, e che ella giovava alle feiatiche. Le quali virtù non fono però della maggiore, ma del- F , la minore, come lì dirà nel feguente capitolo. Scrif- FluiTo fene Plinio al feftocap. del 25. libbro, dove inventi lì farebbe aliai bene concordato con Diofcoride, fe non haveflé egli detto, che fulle infiememente la Centaurea dolce, & amara; imperoche l'amaritudi- ne non fi ritrova fe non nella minore. Dafiì la radice cmt™* della Centaurea maggiore tanto infufa nel Vino , maggiore, quanto trita in polvere, àbereàgl'hidropici, ài le- gatoli, & à coloro, à cui è traboccato il fiele. 11 fiac- co cavato dalla radice frefea giova bevuto al pefo d' un'oncia al morfo de'Sei'penti veleno!! , e parimente niello fopra la morfina . Scriffe della Centaurea mag- gìoreGaleno al 7. delle facultà de femplici, così di- ccndo: Laradice della Centaurea maggiore, come tea c dimoflraal guftoeffer comporta di qualità contrarie, Galeno! cosìmedefimamente nell'ularlafàclla contrarj effet- ti. Sentefimanifeftamcnteellereellaalguflo acuta , coltrcttiva, e leggiermente dolce . Manell'operarel' acutezza fua veramente dimoftra lei elìèr calida, del chedàindicioilprovocarede'meltrui, il far partori- re le creature morte, e'1 corromper delle vive, che el- la fà. Oltre à quello manifeltano la facultà fua co- ftrettiva, frigida, e terrea, il faldare, che fà ella, dellefcrite, edell'ulcere, & il riltagnare de'vomiti,e de gli fputi del fangue. Danfenein cotali cali due dramme, ove fia febre, con acqua, &ove non fia, con Vino. Convienfi oltreàciò fecondo l'operare di tutte le fue qualità infieme ài rotti , àglifpalìmati, à gli tiretti di petto , & à gl'afmatici, che malagevol- mente ricolgono il fiato , e parimente alla tofìe vec- chia; imperoche in cotali patienti min (blamente bi- fogna evacuare le fuperfluità, che non fononaturali, ma confortare ancora, e ftabilire le membra , che li fono votate . Per votare adunque è atta l'acutezza fua, tmaflìmamente non eflendo ella fola, ma accompa- gnata dalla dolcezza , ò veramente non del tutto dall' amarezza; impcrocliecosinon può clìère in lei nè violenza, nè fierezza, effendo mefehiata con tale temperata fullanza, qualeè la dolcezza .Ma dove bifogni corroborare, e neceiTaria la facultà coftret- tiva. 11 fiacco fàimedelìmi effetti, che la radice. So- no alcuni,chel'ufanoin cambio di Licio . Chiamano i Greci la Centaurea maggiore Kwraupav piya : i Nomi .1 Latini Cer.taurium magnum. gl'Arabi Chanturion Kibir, Sacurion habre, ò vero Canthurium: i Te- defehi, con errore, Reupontic: li Spagnuoli Rui- pontico : i Francclì Rhcpontico . Della Centaurea minore . Cap. 7. IA 'Centaurea minore è -fiata da molti chiamata Lim- _jnefio, per nafeere ella ne ì rivi , e luoghi acqttaftriiy- E 'fintile all'Origano , ò vero all' Hip eìico , produce il fu- fto quadrangolare , più lungo d'un palmo . Fà il fiore li- mile alla Lichnide , di colore roffoporporeggiante. Lefron- difonofimili alla Ruta, alquanto lunghette spiccioline . RaJJembrafiil feme fio al Grano . La radice è picciolajeg- giera, inutile, & al gufio amara . L'herbafrefcapejia,e mefiain sii le ferite le falda, purga l'ulcere -vecchie , e le confolida. Mangiata cottapurgaper il corpo la colera , &■ i qrofjì humorì . Fanfi dellafua decottione cri/Ieri alle feia- tiche, imperoche ella folve il fangue, e cavali dolore . Il ficco è utilentlle medicine de gli occhi , percioche mejfovi conMele, ne toglie le caligini: applicato di folto con la- na provoca i meflnti , e'iparto: bevuto giova à i difetti de'nervi. Cavafid ficco inquefio modo. Cogliefi l'herba quando e piena di feme , e lafciafiin molle nell'acqua cin- que giorni , epofeia tanto fi cuoce , che l'herba fopravvan- zj la decottione, ecomeè fredda, fifpreme , e fi cola con pexx.a di lino , e gittata via l'herba fi rimette la colatura à bollire , tanto che firifiringa come Mele . T olgonla al- cuniverde, epienadifeme , epeftanla, e fpremutone il ficco , lo mettono in un vafo di terra non impeciato ,emef- folo al Sole , e fpeffb me/colandolo con una j paiola di legno, lo fpeffifeono ; e fepur qualche poco fe n'attacca all'orlo del- la bocca del vafo, lofpiccano, e lo mefcolano con il refio: la notte diligentemente lo cuoprono , imperoche la ruggiada non lafciacondenfarei liquori. Spremefi 'un liquore dalle radici fioche , e dall' herba , cocendole , comefacemmo men- iionenellaGentiana . Ma quelle cofe , che fi cavano dall' herbe pepe, e dalle cortecciefrefche , come è già detto , fi difeccano al Sole . Cosi fi 'preparali ficco della Thaffìa , cosi quello della Mandragora , dr altri fimili , e così dell Agrefloparimente i nondimeno il Licio , il ficco d'Ajfen- zj>, l'Hipociftide, e limili , fi condenfar.ocuocendofi, co- me è [tato detto . La Ne] terzo lib. CENTAUREA MINORE. LA Centaurea minore da tutti veramente conofeiuta, percioche cotta nella lifeia fa bion- dn capelli, chiamiamo noi inTofcana Biondella . Quella adunque, che s'ufa per tutto nelle Speciarie, non è dubbio veruno, che ella non (ìa la vera, e le- gitima Centaurea minore, pervederfìin lei tutte le fomiglianze, che 1' sdegna Diofcoride. E' pianta molto amara, non fedamente nella radice , ma in tutto il reflo delle parti fue; e però ragionevolmente èftataella daalcunichiamata Fiele della terra. Ga- leno invitato dalle rare, mirabili, e molte virtù fue fcrilTed'effafolaun libbre particolare , il qual dedi- cò à Papia. Solve del corpo la Centaurea mino- re la colera, e la flemma, della qual facilità è del tutto priva la maggiore. Dadi la decottione della Centaurea minore utilmente a bere nelle febri terza- ne, per cacciar ella per di fotto la colera; e pe- rò da alcuni viene chiamata Cacciafebre . Apre la medelìma , ò veramente il fucco 1' oppillationi del fegato, e della milza, erifolvele durezze lo- ro . 11 medefimo bevuto con Mele al pelò d'una dram- ma, e parimente unto fopra il bellico, caccia fuori i vermini del corpo . La decottione dell'herba , e de'fiori aderge , e leva via le lentigini , i quofi , gl'alphi, e tutte l'altre macchie della pelle, applica- tovi fopra più, e più volte. Diftillafi il (ucco neh' orecchie verminofe, & ungefi utilmente all' ulcere del capo, che menano la marcia, & alle broze . Onde manifertamente s'ingannano tra gl'Arabi Me- fue, Avicenna, e Serapione, confondendo eglino inavvertentemente le facultà dell' una con quelle dell altra. Scriffe della Centaurea minore Galeno, oltre al particolar fuo trattato, al fetti modelle fa- cultà de fempliei, cosi dicendo : La radice della Centautea minore è fenza alcuna efficacia , ma i iuoi ramufcelli, e maffiinamente le frondi , chevi nafeono, e parimente i fiori fono utiliffimi. Vin- di Dioicoride . 397 A ce in quelle parti la qualità amara, la quale hà in fe unpocchetto del cofhettivo: per il qual temperamen- to è la minorCentaurea medicina molto difeccativa fenza mordacità alcuna. Sana_ quella herba impia- ntata frefea tutte le gran ferite del corpo, e l'ulcere vecchie, e quelle che difficilmente li confondano . Mettelifecca con tutti i conglutinativi, e difeccativi medicamenti, e con quelli maflìme, che fono nati per (anare l'ulcere cavemofe, maligne, e difficili , e lefiftole, e per mollificare le durezze antiche. Mcf- colafi fimilmente con quelle cofe , che medicano à i morbi, il cui fomento è da rheumatifmi; nel che va- lenti fono quelle medicine, che difeccando valentif- .jj (imamente con una certa virtù coftrettiva , non han- no in fe mordacità alcuna . Fanno alcuni della decot- tionedi quella herba criltcri nelle feiatiche, perefTcr cofa , chcevacuainfiemeconla colera ancora igrof- fihumori, e come che nel molto fuo operare folve fi- no al (angue; nondimeno per quello aliai più giova. Jl fucco certamente, per eflerc egli di fi imi virtù, cioè difeccativo, & alterfivo, può agevolmente operare tutte le cofe predette . Mettefi ne gl'occhi infieme con Mele, provocai melimi, e fà feoriejare le donne gravide. Sono alcuni, che Io danno à colorai, che patifeono ne'nervi, per folvcre egli, e difeccare fenza alcuno nocumento gl'Immoti, de'quali fono pieni. £■ h così cornee egli rimedio buono applicato di fuori, alle oppillationi dclfegato, & alle durezze della mil- za, non fa minor operatione à torlo perboccaàchi lo porta fo (tenere . Chiamano i Greci la Centaurea minore KtrTaupiv? ^Mpov. i Latini Centaurium mi- nus : gl'Arabi Chanturion fege, & fegir , ó vero Katanon fages : i Tcdefchi Tauicnt gulJent Kraut Fiebct Kraut, Erdtgrall, ò vero Biber Kraut : li Spa- gnuoliFel de ticrr.i: i Francefi Ccotauree, ò vero Fiel de terre: Centaurcc poulet : i Boemi Zemez lue menffij: i Poloni Ccnturzya. Del Chameleone bianco. Cap. 8. IL Chameleone bianco è chiamato d'alcuni Ixia , per ri- ti ovf.rfiin alcuni luoghi intorno alle radici fue un ceri o vifchio , Usuale i fino le donne incambio di j)4afticp .Hà le foglie fimìli al SiliLo , ò vero al Cardo , mapiù afpre , più acute, e più-valide dì quelle del Chameleone nero. Nonfàfufto , ma produce nel me^XP fpini , fìntili al Ric- cio marino, ér allaCinara . I fiorì fàroffi , elanuginqfi. Il fuofimeèfìmile al Charthamo ■ Nelle colline amene fà la radice graffa, e ne i monti fonile , bianca nella fua profondità , ór alquanto aromatica , alguflo dolce, e gra- ne d'odore. Qtieflabevuia con Vino auftero , e fucco d'O- rigano bollito al pefo d'uno acetabolo , ammazzai vsrmi- £ ni larghi del corpo. Daffene una dramma con Fino com- modiffimamente à gli hidropici , percioche gli difecca . La fua decottione vale d provocare l'orina ritenuta. Be- vuta la radice con Vino, è buona al veleno delle Serpi . Mefiolata con Polenta , ò vero con acqua , e con Olio am- mazzai Cani, i Porci, ér ' Topi. Del Chameleone nero . Cap. g. HAverebbe il Chameleone itero le frondi fimìli al Cardo , fe non fusero di quelle alquanto minori, più fittili, edìfiìnte di rof so colore . La gamba produce alta un palmo, grofsa un dito, di colore rojjìgno . Ifiorìfàel- p lanell'ombrella fpinoji, hiacintini, di diverfo colore . Laradice hdgrofsa , nera, deiifà, e qualche volta corro- fa ,la qualrottagìalleggìa , e nel mangìarlamorde . Ma- fie nelle campagne in luoghi ficchi , montagnojì , e nelle maremme. Laradice -trita con un poco de Vitriolo, Olio Cedrino, e Graffia, ungendofineguarifcela rogna. La medefima aggiuntovi Solfo, eBitttme, cottanell' Aceto e meffain sii l'impetigini lefima. La decottione della ra- dice lavandofene la bocca , leva il dolore de' denti : ir anco pofta laradice fopra al dente, che duole, con altrettanto Pepe, eCera. Cotta nell'Aceto confortai denti, e gli rom- 598 Difcorfi del Matthioli rompe ancora, mettendovtjì calda dentro con uno /ilio . Spegne applicata injleme con Solfo le macole della pelle della faccia, e le vitiligini . Aiefcolaji 'con le medicine , che corrodono ,fana f ulcere corro]ive,nere , efordide.Chia- mzJìChameleone dalla -varietà delle fue foglie , ptr muta- re elleilcolore fecondo i terreni 3 tmperochequà verdi, là hi ancheggi anti , & altrove cerulee , e rojje Ji ritrovano . CHAMELEONE BIANCO. A na roda . Come manco fi può credete , che l'altra Car- lina, che non produce il f'ufto, fiala Spina Arabica; imperoche non dille Diofcoridc, ch'ella non produ- ca furto , ma checra limile alla Spina bianca . Dai che fi può realmente arguire, e parimente concludere , che producendo la Spina bianca il furto, lo produce Umilmente l'Arabica. Sono oltre à ciò alcuni altri , CHAMELEONE NERO. D , c loro e- iunatic- Frrore Retini • Bfvofc 1 HLhfla Errore de i Frati coni- maltatori dì Meiuc. Hiamafi il bianco Chameleone volgarmcn- _ teinTofcana, comequafi per tutto il refto d' Italia, Carlina; imperoche fi crede il volgo (come fidice)chedairAngelofuffeelladimoftrata à Carlo Magno per vero rimedio della pelle • E però alcuni lo tengono per cofa eccellentiflìma contra la pelle, alla quale per valere ella conerà a i vermini del corpo, e parimente à ì morfi delle velenofe Serpi ( come ferivo- jj no Diofcoride, eGaleno ) non negarci io, chemol- tonon vi poterle giovare. Errano di gran lunga co- loro, chefi penfano, che'l Chameleone bianco fia quella fpecie di Cardo limile ài Carciofi, che noia- doperiamo in Tofcana per fare apprendere il latte in vece di caglio . Del che dà manifefto indicio il pro- durre egli fopra lunghi furti il fuo fpinofo, e benric- , j cimo frutto; erténdo però chiaro, che il bianco Cha- , e mcleonenonproducealcungambo.Queftodimoftra nonhavermai veduto il Fuchfio, huomo de'cempi noftri altrimenti chiariffimo, percioche quantunque diceffeegli, che non produccfufto alcuno, nondi- menodimenticandofelopoilo dipinfe col furto ben grande. E cosi parimente panni , cheartaifi fia in- gannato nel nero , per non raflcmbrarfegli punto . Er- rano oltre à ciò i Frati commentatori di Mefue, per- fuadendofi certo, che la Carlina , perdire come di- conoloro, chefà il gambo, fia la Spina bianca del medefimo, chiamata da glArabi Bedeguar, e Ul- tra, chenonfàfurto, fialaSpina Arabica .chiama- ta Suchaha 5 imperoche produccndo la Spina bianca il furto maggiore di due gombiti, concavo, biancheg- giante, &i fiori purpurei, e quella fpecie di Carlina del furto non più alto d'una fpanna , rofleggiante , pieno, cnon concavo, & i fiori giacintini, non può in alcun modo ftare, ch'ella fia la Spinabiancadi Diofcoride; ma più prefto fi potrebbe chiamare Spi- che vogliono, chela Carlina, che produce il gam- bo, non fia differente dall'altra, che nalcefenza erto, fenon in quefto, cioè che l'una fia forfè "il mafehio , e l'altra la femina; e niegano artòlutamente , che quelle piante fieno i veriChameleoni, e maffima- mence quella, che produce il gambo. E lì fonda- no fopra l'haver fcritto Galeno nell'8. libbro del- le facultà de fempliei , che la radice del Chameleone nero hà in fe alquanto del velenofo, eclie però non s'ufa, fenon per medicamenti citeriori. Ma veden- doli, che molti la mangiano copiofamente in cam- bio di Rafano con l'infalate, però concludono , che in modo veruno pòrta la Carlina del gambo eflere il Chameleone nero, nè fpeciealcuna diquello . Alche fi può agevolmente rifpondere, che in Grecia ,ò for- fè in Ponto, & in altri luoghi vicinala radice del Cha- meleone nero nafea velenofa ; & in Italia , e parimen- te in Germania falutifera , lafciando perla clemenza del Cielo de paefi noftri ogni facoltà velenofa, come laPerfea, laqualequantunqueinPerfiafia ella fem- prevelenofa, nondimeno in Egitto, perla bontà di quel Clima, fi mangia il fuo frutto copiofamente fen- za nocumento veruno. L'Aro oltre à ciò in Cirene è difortedolce, che fe lo mangiano ne'cibi, come ci mangiamo noi le Rape ; e nondimeno in Grecia,& in Italia nafee egli così acuto, e forte, che non li può mangiare nè crudo, nècotto. Appo ciò gli Scorpio- ni in molti luoghi ammazzano gl'huomini, che trafig- gono,quando fi lafciano fenza rimedio,& in altri luo- ghi, come nel territorio di Trento, trafiggendo non nuocono fe nò tanto, quanto farebbe la puntura d'un' aco.ò d'una fpina. Il che nel medefimo territorio fi ve- de pa- Opinio d'alcuni i probata • . Nel terzo lib. di Diofcoride. deparimentenell'Belleberonero, jiernon ritrovarli virtli folutiva veruna) come reggiamo parimente ncll' Ephemero Colchico , tifandolo fenza nocumento ("quantunque temeriamente,) i Medici per l'Hcrmo- dactilo. Ma fammi credere oltre àtutre lepredette cofe, cbelaCarlina, cheproduce il gambo, fia il 399 UN'ALTRO CHAMELEONE NERO. E nero Chameleone per vederti manifestamente, che cotal Carlina in tutto, e per tutto, in ogni parte lo rapprefenta; imperocheproducecllale toglie fimili alCardo, maminori, e piùfottilicon la coitola di mezzo roffa: il fufto poco maggiore d'una fpanna , groflò un dito, e rofléggiante : i fiori in un'ombrella fpinofa di diverfi colori, la radice grolla, nera di fuori, denfa, e corrofa, la qxial rompendoli gialleg- gia, e mangiandofi morde; nondimeno non pollò dir altrimenti, fc non che non produce ombrella ve- runa, ma una tetta fpinofa, comefà il bianco. Ma quello non mi rimuove del tutto dalla mia opinione, vedendo ufareà Diofcoride in più luoghi vocaboli impertinenti . Pure con tutto ciò non hò voluto man- care di non dar qui l'imagìned'un'altro nero Chame- leone, il quale mi mandò da Napoli il dottifiiìmo Ma- tanta, che fe bene fàrombrellehiacinthine, nondi- nicnonon havendoneegli pcnticchiate di rollò, né i furti rubicondi, nèla radiiccm parte alcuna corrofa , levili lentcndoalgullo acutezza veruna,nè vi fi veg- gendo giallezza, ne che fieno i ga mbi groflì un dito; non pollo però affermare, chetila fia il vero, e legi- . timo neroChamelecjrre , come più diurnamente fiab- 1 biamo ferrerò nel 4.1ib.dellemoftre Epiftolc medicina- li, rifondendo al Maranta; ciò è in fomma il parer mio, alqualelafcioinconfidecationedi coloro, che li fono lungamente elercitati in conofeere le vere pia- te, e ne hannoqualche efperiertza. Ma non rifpon- derò io già quìa quel maligno,che nel difeorfo di que- lla pianta impertinentemente mi ha calunniato, per havermiiopropoìlodifarciò difoteo nel cvlibbroncl proprio difeorfo dell'lxia, dicuifra i -velerti fcrive , Diofcoridcjimperoche quivi apertamente dichiarerò iolamalitia, lateinerjta, e l'ignoranza di quello co- sì prefontuofo, efalfoSemplicifia . Sono oltre àciò non poco dacHcrripretigl'Arabi, i quali nonfenza grandeerrore, per la fimilitudine de'voeaboli, con- fondono il Chameleone con la Charaelca, la qual chiamano Mczereon . 11 che rnanifettamente fi cono- fee in Avicenna al proprio capitolo del Mezereon ; imperoche , ancora che aliai chiaramente nel procef- fodituctoilcapitololi conofea l'errore, più manift- ftamente però fi dkfcerne nel fine, quando cosi dice. Bevefiil Mczerean con Vino à morfi delle velemote Serpi* mail nero è propriamente veleno mortifero , Quando-fi rncfoola il Mczereon con Polenta, con Acqua, e con Olio, ammazzai Topi, i Cani, & i Porci. Le quali proprietà diedero Diofcoride, ePli- nio al Chameleone bianco, enon al Mezereon,chia- matoChamelea.Eperòfi può agevolmente compren- dere in quanti errori fpeflò ne meninogli ferirti de gì' Arabi. Scrille d'.imenduc i Chameleoni Teofr. all'S. cap.delo. lib.dcll'hiltoria delle piante , con quelle pa- role: 1 Chameleoni fono due, unobianco, e l'altro nero; ma fono differenti leraiiici nelle facoltà loro, come fono parimente differenti di fpccie. La radice del bianco e bianca , dolce , grolla , e di grave odore.H utile ( come 11 dice ) à i flufli , quando tagliata in fette , come il Rafano, e.cotta s'infilza poi in un giunco à feccarfi. Giova mangiata con Uva paffa , overbevu- tacon Vinobrufco alla mifura d'un'acetabolo , per ammazzare i vermini larghi del corpo. Ammazza i Cani, &i Porci; dandoli à quelli impattata con Ac- qua, Olio,, .e farina d'Orzo;' & à quelli inficine co'l Cavolo. Volendofilaperefe fhuomo ammalato fia per vivere, dicono, che potendo tolerare l'infermo d'eflèr lavato tre giorni con q uclla ra dice , non hi da morire. Nafce communementc per tutto con foglie maggiori del Cardo, fparfe per terra, ecapo grande, limile à quelle dell'Acano; e però lo chiamarono al- cuni Acanero .II nero hà foglie Umiliai bianco,quam- tunque minori, e più lifeie. La pianta hà in tutto for- ma d'ombracolo, produce la radice grefià , nera di fuori, e gialliccia di dentro . Nafce volentieri in !uo- gln frigidi, &humidi. Caccia la fcabbia , e ic vitili- gini 3 trita, e fattone finimento con Aceto. Ammaz- za mangiata i Cani.Tutto quello dcCliairncleoni fcrif- feTeofrafto. E' oltre àciò da faperc,chequel Vifchio, il quale chiamano i Greci Ixia , che fi ritrova nelle ra- dici del Ch amcleone bianco, quantunque fia vera- mente mortifero veleno, nondimeno prefo in certa poca quantità vale contra la fonnolenza . Onde le donnediCandia pcrvegghiare la notte fenza effere opprefl'e, omolellatedal fonno , mentre chcsiafer- citano in diverfi lavori, ufano di terne dopo cena u- na certa poca quantità fenza nocumento veruno . Fe- ce dell'lxia memoria Plin.in più luoghi .chiamandola femplicemente Vifchio, non accorgendoli egli, che f ulle differente dall'altro Vifchio, che nafce in sùgl' alberi. Onde fieredette, che il Vifchio de gl'alberi fuflc velcnofo, ingannandoli non poco . Chiamano i Greci il Chameleone bianco K*p«t\&w mvxìs ,3cà\ttt- ro VL*it lùyts : i Latini il bianco Chrfmeleon al- f bus, tk il nero Chameleon niger: gl'Arabi il bianco Chameleon lente, e ChameliumA il nero-Chsmeleoa melamos: li Spagnuoli chiamano amendue Cardo pinto.-i Franccli il bianco Carline,e Chameleon blanc: &il nero Charponette: i Tedefchiilnero folo chia- mano Eber vurtz : i Boemi Pwpawa-cerna. Del Crocidino. City. io. LCrocodiliofiraffir/iiglia al Chameleone nero. Mtfa nellefelve . HA la radice limga,leggieraytlc/iimto.!ar- gheita, d'odore acuto , fintile al Nafiurtio. JìaUtta lar^t- dice nel1' acqua , e bevuta , proDocacopiofamente il fan- gite del nefo . Dajft nelle malatie dellamilia , donegio- vamanifeftamente . Il fio feme.è tondo , edqppioJ modo difendo: qtiejlo di fuapraprixDtrtù prenota l'orina Voglio- Errore de gli Ara'ii. 4oo CroeodiliOj c fu a eiami- tione . Opinioni r:probatc . Difcorfi del Matthioli A D I S S A C O. Oocodilio Eertièo da Cai. no. Vogliono alcuni de'icmpinoftri, che il vero, e legitimoCRocomLio fia quella ipecic di Carlina, che produce il gambo . Ma in vero quella loro opinione non quadra punto con lamia , nè man- co con la ragione; imperocbe ( come è ftatodetto nel precedente capitolo ( la Carlina dal gambo tal- mente rapprefenta il Chameleone nero, che non mi potrò mai perfuaderc , che podi efler ellail Croco- dilio: efpecialmenre vedendcfi, che cotal Carlina (comedimoftrarefperienza) manca di tutte quelle facultà, evirili, chedannoglifcrittori al Crocodi- B lio , la cui decottione bevuta fa fubuo ufcire il fangue del nafo copiofamcnte: ilchenonfànè l'una, nè V altra Carlina. Oltre à ciò il Crocodilio produce la radice lunga, leggiera, larghetca, d'odore acuto co- me di Naflurcio; e quella fpecie di Carlina la produ- ce grotta, nera, denfa, ecorrofa; enon larga, nè leggiera, ne d'odore di Nalìurtio . Alcuni altri vo- gliono, che'l Crocodilio fia l'Iringo marino; ma nafccndocgli lungo ài lidi del mare, e non raflem- brando punto al Chameleone nero , nè facendo ufcir il fangue del nafo; & il Crocodilio nelle felve , nè raffomigliandofi di figura , non poffb in modo alcu- no accodarmi all'opinion loro . O quanto fiimareb- C. bonoi Medici noftii il Crocodilio, fe nafceffe egli in Italia, dove mai l'hò potuto io rintracciare , ef- fendo la decottione delle fue radici di tanta virtù, che lolamente bevendoli polla provocare il fangue del na- fo. Commemorollo Plinio aU'8.cap. del27. libbro, ma non però altro nè diffe di quello, che ne recita Diofcoride, anzi difeordò egli da lui errando nella interpretatione , nel dire , che nafeeva il Crocodilio in luoghi magri, &arenolì, dove felvofi doveva egli dire. Scrifiene Galeno al 7. delle facultà de i fempli- ci, cosìdicendo: E'ilfcmcdel Crocodilioacuto,& odorifero, giovevole à provocare i melimi , d'orina. JEcimperòè eglicalido, digeflivo, e difeccacivo. 11 D fucco tanto del fufto, quanto del feme, per elìci' di limile facultà, provoca l'orina . Conferiice valente- mente la radice à far fputar le materie del petto, per edere ella meno acuta del feme, come ch'ella non fia però meno amara. Fà oltre à quelto ufcire ancora il fangue del nafo. Chiamano i Greci il Crocodilio K.McoJVxfai' : i LatiniCrocodilium . Del D'Jfaco , ò 'vero Labro di Venere . Caf>. II. IL D'ffaco è nelle fpecie delle piante fpinofe . Produce il fufio alto, pieno d'horridefpine . Rajfembranfi le E fue f rondi à quelle della Latiuca, ma fono fpinofe, & à due à due abbracciano ciafeun ginocchietto del fufio: fono lunghe, hanno di dentro, e di fuori alcune bolle ap- puntate nel meZjui del doffo loro , nell' ali fono affai conca- ve, eperòfpejjblaruggiada, àia pioggia vi rimane i on- de hà prefo nome di Dijfaco. Incimadella gamba tutti ì ramufcelli hannounatefia alquanto lunghetta, e fpinofa à modo di Riccio , la qual pofeia nelficcatfi biancheggia^ . Ritrova/i dentro in quefie tefte alcuni •vermicelli , quando fi dividono per lungo fino alla midolla . La radice cotta nel Vino, e pofeia pefia fino chevenga àmodo di Cera, fana le fefiure del federe, elefifiole. Debbefiferbare quefio me- dicamento invafo di rame . Sana {fecondo che fi dice) p iporri, e le pendenti formiche . Dicefi, che i vermi delle tefie legati incuoio, ér appiccati al collo , òuero al brac- cio , fanano lafebre quartana . c T L Dissaco, il qual chiamano Labro di Ve- l'tìolz""' JL nere, è notiflìmo in tutta Italia, e maffimein tutti quei luoghi , dove fi lavora di lana ; impe- roche con la ricciuta teda, che produce egli con ritorte fpine nelle fommìtà de' filiti, fi cardano i panni, e le berette per trarne fuori il pelo. Chia- mali volgarmente in Tofcana Cardo, & in molti luoghi, e maffime in fu'l Bolognefc fi femina, e I>itT2CO UN'ALTRO DISSACO. con molta cura fi coltiva ne i campi. Come che communemente ne nafta del falvatico per le campa' Nel terzo Iib. di Diofcoride. 401 VERGA DI PASTORE, A tendifteUKartenKeaut, 'Bnofaenftrel, eynefeericae- ten: li SpagnuoliCardencha Cardo penteador: i Frali- cefi Cardon a cardcr, & Verge àbergier: i Boemi Stietke, &i Poloni Sfczotld. Della Spina bianca. Caf. 12. LA Sfina bianca nafee nei monti , e luoghi felvofi , con fiondi fimili al bianco Chameìeone , ma pili filetta, piùbianche, e alquanto torride , e fpinofe . Il fu- Jìo , il quale è alquanto maggiore di due gombiti, produce ella groffo un pollice , e qualche "volta più biancheggiali- te, e di dentro concavo , nelle cui fommità hà una te- 1> Jlicciuola fpinofa, fintile al Riccio marino, ma più pic- chia, e più lunga. Sotto i fuoi fiori purpurei, e'I fime è fimile d quello del Cartkamo , ma più tondo . Bevefi la radice utilmente cantra à gli /putide! [angue , e con- trail •vomito , e fiuffo dello Jìomaco . Provoca l'orina , èr impiaftrafi in sù le pofieme . Lavandofi la bocca con ladecottione di quella, giova al dolor de denti . Confsri- fte il fme bevendolo à i fanciulli fpafimati, ed i moe- Ji delle Serpi. Dicefi, che portato attaccato al collo di- fcaccìa tutti i Serpenti . Hiamano volgarmente gli Speciali, imitando gì' c Eneinsugl'arginidefoffi, -e de i campi, eper lepu- bhcheftrade appretto alle fìepi, con tutte quelle vere fembianze, che Diofcoride gl'aflégna . E come che di- ca Marcello Fiorentino, non havcreegli potuto mai ritrovare nelle telle del Dittico vermicello alcuno ; nondimeno fermamente vi fi ritrova nell'Autunno quando ioti ben mature, come Pefperieriza chiara- mente ne dimollra, efannoipefeatori, i quali ufano cotal vermi per efea delnefcc . Chiamali il Dittico volgarmenteda gli Speciali Virga Pastoris maggiore; perciochela minore ancora nedimoflrano molto li- mileaquefta: manon peròè nelfultocosi llrifciata , ne cosi fpinofa, nè fono le fue frondi cosi graffe, nè le teflecosigrandi, nècosifpinofe; anzi che la quantità loronon è maggiore d'una Oliva , rattembràdo un ver- de , e ben mondo fiocco . Ma è da avvertire , che que- lle due fpecie di Diffaco, chiamate Verga di pallore, non fono la Virga Paltoris di Serapione, nè manco quella , che fcrive Avicenna ; impcroche quefta è il ve- rolohgono, òveroSanguinaria, che {otto le fpccie di mafchio , c di femina nel 4. lib.fcrifie Diofcoride . E perohopenlatoio, che non da gl'Arabi ha flato dato il nome di Verga di pallore al Difiaco, ma da quelli speciali , che pm fi fono confidati nelle loro Pandet- te, che in tutti gl'altri buoni, eapprovatiautori; per- ciochequivi Matteo Silvatico autoredi tale opera al cap 205. chiama il Difiaco Verga di pallore , confon- dendo feioccamente quello con il Poligono: nonac- corgendofi che la Verga di pallore de glArabi è la Correggiuola , òveroCentinodia volgare, chiamata Sanguinaria, e Poligonoda Diofcoride, enonilDif- laco pm differente da quello, che le Lepri da gl'Orli. 1-cce del Difiaco memoria Galeno al fello delle faci* ta adempiici, con una fola riga di fcrittura , cosi bre- vemente ferivendone : La radice del Dillaco dilecca nel lecondo ordine, & hà alquanto dell' altcrfivo . Chiamano i Greci il Dillaco boxami : i Latini La- brum Veneris; gl'Arabi Dibfacos: i Tedeichi Kar- D Errore tlol Fuchliu . Arabi la Spina bianca Bcdegua'r . E non poca ^f^èt- •incllione è trà loro, e parimente tra la più parte de i miiwcionc. Medici, quale tra le molte fpinole piante prodotte dal- lanatura, lìalaSpinabianca. Delchenon fapendofi eglino rifolvere, pigliano chi il Cardo benedetto , moi™" chiamano herbaTuneci, òvcro Turca: chila Carli- na, comefanno i Frati de zoccoli commentatori di Mefue, riprefi fopra ciò da noi poco qui di lopra nel di- feorfo de iChameleoni : chi quel Cardo, che noi in Tofcana ulìamo in vece di Caglio, per fare apprende- re il latte: e chi altre fpecie di Cardi falvatichi , cosi caminandofenefenzaalcunavividaluce nelle tenebre de gl'errori. Tra i quali ritrovo io effer Leonardo Fu- chfio , huomo de tempi noftri dottiflìmo ; percioche , come li legge nell'ultimo capitolo del primo libbro del- le fuc Paradofle, fi crede, che fia la Spina bianca quel- la fpecie di Cardone falvatico , che fopra alle fue gran- difiime frondi hà infinite macole bianche , il quale chiamano alcuni Cardo di fama Maria , & altri Herba dellatte: non accorgendoli, che quella nafee ne i piani, enellecampagne, come ne fàtellimonio tutta Tofcana, ove infinitillìma copia ne nafee, e non nei monti, cjBellefclve, echepiùoitrc produce le fron- di il doppio maggiori, e non minori di quelle del Cha- meìeone bianco. E però è da faperc, che la Spina bianca nafee nei monti, e maflìme ne i bofehi, e nellefelvedi quelli, come fcrive beniffimo Diolco- ; ride. Ma fe la Spina bianca legitima pur «ritrova, ò Cnl„, , ■ ìnltaha, òaltrove, nonpoflò fe non àffèr mare che iia quella, di cui riabbiamo quinci primo luogo po- llalafigura. Quella ricevei io la prima volta dal Ma- gnifico , e gentiliffimo Signor Giacom' Antonio Cortufogentirhuomo Padovano, Semplicifta dottif- lìmo de i tempinoltri, laquale rapprefenta con tutte le fue note la vera; impcroche hà ella le foglie fimi- li al biancoCbameleóne, fe bene fono elle alquan- to piti ftrette, piùbianche, pelofcttc, e fpinofe , il gambo alto due gombiti, egrofiò come il pollice ; e qualche volta più bianchiccio, e vacuo , nella cuifommitàè un capofpinofo, e bianchiccio , ma minore di quelIodelChameleone, con fiori dentro purpurei, e il feme comedi Cnico. Non èda quella guari difiimilequclla, che nafee nelle montagne del- la valle Anania, di cui hò veduto io copiofe piante tra le felvegrandidime, che vi fono. Etimperòbe- ne avvertilcano gli Speciali, imparino, e l'appiano che ài monti, e non al piano fi ritrova il Bede-niar ' li che non folamcnte lor giovarà, per riaverlo ve- ro, perle loro compofitioni, ma conofeerano l'er- rore di coloro, che fi credono (cometa il Ruellio ) che la Spina bianca, ò vero Bedcguar fiail Cardo-, e™'*"* Ce che 4-02 Difcorfi del Matthioii SPINA BIANCA, E NERA. SPINA BIANCA D'ALCUNI. che per apprédere il latte chiamiamo noi Tofcani Pre- fura . Sono alcuni, che pcnfano,chc la Spina bianca ha D lucila, di cui habbiamo polio la figura nel lecondo luogo, ma in vero non fi veggono tutce quelle parti, e ducile note, che debbono ritrovarli nella Spina bian- ca il Quale errore fi conofee apertamente confideran- do, che tjucftofifcminane gl'horti, che produce le fiondi affai maggiori del bianco Chamcleone, e fono lefuctefte molto più grandi de iRicci marini. Melle Mefue guelfa pianta, c fimilmente la fpina Arabica , ovcro Egittia, la qual chiama egli Suchaha (come diremo nel feguentc capitolo ) nel firopo d'Eupato- rio, il qualcompofe eglipcrle febri lunghe, epro- priamence per quelle, che corrompono la virtù , e . laformadelloftomaco, edelfegato . Contraal qual j !eS»o- contendendo affai il Brafavola , biafima il metter , la contra chefifàdi queftedue piante inqueffohropo, dicen- Mefue. dochepereflèreellenocofhettive, fono di fatto con- trarie all'intentione del lìropo , il quale è folamente per aprire , e per difoppillare . Nel che dimoftra non fola- mente non haverintefo l'intcntion di Mefue, ma di non bavere (Talvo però fempre l'honorfuo) fenon poca prattica di medicarejperciochc effendo quello fi- ropo comporto per quelle febri, che corrompono, e debilitano lo ftomaco, meritamente vi convengono laSpinabianca, el'Arabica, per bavere elle proprie- tà di confortare gli ftomachi rilallati , languidi, c indeboliti: alche fempre foccorronoi valenti, eben , prattichi Medici con le cofe Antiche, earomatiche . Et imperò tale erronea opinione non è in conto alcu- no d'accettare. Nèlidebbe ì come vuole egli) inve- ce di quelle due Spine porvi il pohpodio, elaSabi- na, perfarlopiùapcrkivo; perciochefe (come pur dice) dovefieeffere deltutto aperitivo, farebbe ne- ceiftrio rimuovere da quello lìropo non folamente quelle due Spine, maleRofe, iMalfici, laSpica,el t'olio: cofe tutte, che vi fono Hate meffe congran confideratione, e avvertenza, accioche irritata la na- Spin ca lei; tura de gl'aperitivi (orti „fatta già debile in tutte le fue operationida lunga febre umverlal morbo di tutto il corpo , non lì caulaile un fiullo irremediabilc, e mortale. Scriffene Galeno al fello delle facilita de femplici in quello modo : La radicedella Spina bian- ca è difeccativa, e alquanto cortrettiva, & impero Gain conferire ella àiilulfiftomacali, e difentenci, lana gli fputi del fangue, e rifolve fundimia . Lavandoli la bocca con la fua decottioncfanaidcnti, ehcdogho- 110. IHuofemeè di fattile effenza, mi caldo nelle ta- cultà fue „ c però bevuto fi convienea gli lpafimati . Nomi[ Chiamano i Greci la Spina bianca A'w tam* : 1 La- tini Spina alba : gl'Arabi Jkdcguard . Della Spina Arabica , ò -vero Egittia . Cap. 13. LA Spina Arabica è fintile alla bianca, ór è ancor ef- fa cofìrettìxia . Laradice è -molto utile ài ftuffidellz donne, allo fputo del fangue , & à cìafcuno altro ftutfo del corpo . Nafce in luoghi afpri . E' Veramente da credere, che errino manifella- SpiM mente coloro, che fi credono, che la Spina c», <• A R ABiCA,quì fcritta da Diofcoride, fia quell'albe- """ ro fpinofo d'Arabia, da cui fi ricava l'Acacia. Del che dà manifeltoindicio primamente il non effer co- ; ilume di Diofcoride di ripetere per diverfi capitoli una medefima pianta, nè manco di mefcolarc gl'alberi conl'herbe; imperoche havendo egli deferitto con lunga hiftoria l'albero dell'Acacia , chiamata pari- mente Spina Egittia , di fopra nel primo libbro tra gl'alberi, parrebbe veramente cofafuor dijognipro- pofito , Ce qui tra l'herbe fpinofe n'havefie egli torna- toà referivere. Onde fi può concludere ragionevol- mente , che havendo fcritto Diofcoride di quelte pian- te in diverfi luoghi, fieno ancor elle tra lorodiverfe > e differenti . Nella dichiaratione dell'Arabica Spi- na, dei na, di buon fonno veramente dormiva il Ruellio, non avvertendo, che qui parla Diofcoride d'una piantad' un'herba limile alla Spina bianca, cosi chiamata per nafeere ella in Arabia d'Egitro, e non dell'albero dell' Acacia , come fi crede egli per vero . Del che , per eiTe- re flato huomo veramente dotto, molto mi maravi- glio, etantopiù pereffergli Plinio familiariflìmo , il quale diftintamented'amendue fcrifie al 12.cap.del 24, lib. e prima di quella, che (ì tratta , cosidicendo Le Iodi della Spina Arabica dice mmo di fopra tra gl'odo- ri; imperoche ella fpeflìfee, eraffoda. Riftagna la fuaradicevalcntementetuttiirluffi, gli fputi del fan- gue, e l'abbondanza de i meftrui. 11 che di parola in parola tolfe Plinio dal prefente capitolo di Diofcori- de, comequello, che ben s'accorfe, chequefta Ara- bica Spina affai era differente da quella dell'Acacia , della quale nel medefimo capitolo trattò egli diftinta- mentedaquefla, cosidicendo: E'ancora da di*e del- la Spina dell' Acacia, la qual fi fà in Egitto d'un' albero, nella cui fpeciee'l bianco, e'1 nero fi ritrova, e parimente il verde de gl'altri molto migliore . Di cui ìntcfeeglifimilmentealo.capodel ij.lib. quando ha- vendo già celebrate le lodi del Perfeo albero, cosìdi- ceva: Non meno veramente viene celebrata la Spina Egittia, quantunque lolamente la nera, per efier que- lla nell'acqua perpetuamente durevole, & imperò uti- Iiflima per le cortole delle navi, ma la bianca facil- mente fi corrompe . Da i quali luoghi è chiaro non ria- ver creduto Plinio , che la Spina Arabica fuffè una fo- la, come fi crede il Ruellio , il quale oltre à quello non attefeà quello, che fcriffe Galeno al 6. delle facultà de *d'à Amplici, cosidicendo : Chiamano alcuni la Spina Egittia Arabica ancora. E'iìmile alla noilra Spina bian- ca, manellefacultàfueèpiùcoftrettiva, epiùdifec- cativa . Dalla qual dottrina fenza dubbio fi cava efière la Spina Arabica ne lineamenti della f'ua pianta, Umi- le alla Spina bianca , nè fi può intendere, come fi cre- de ilRuellio, che ella le ila folamente limile nelle fa- cultàfue; imperoche Galeno fpecifica ottimamente 1' una, e l'altra fembianza^ Riftagna, di mente di Ga- leno, ella il fluflo de i meftrui , e di tutti gl'altri fiuffi , à cui fi conviene la bianca, che nafee à noi . Ma que- lle talioperationi fanno più efficacemente le fue ra- dici, e'ifrutto, il quale giova ài difetti dell'ugola, c alle enfiagioni del federe, confolida l'ulcere, peref- fere ella fenza moleftia mediocremente coftrettiva Non fi porta ài tempi noftri in Italia, e però in fuo luogo fi può ufarecommodamente la bianca . Quella chiamano gl'Arabi Suchaha : 1 Greci A WdV xpxfiai : e i Latini Spina Arabica . Del Cardo. Cap. 14. IL C ardo , ò -vero Scolìmo, hàle foglie fimilid quelle del Chameleone nero, ò vero ti quelle della Spina bianca, mapiùnere, e più grafìe . Ha il fujlo lungo , e frondo- fo, nella cui fommitàbd il fio fpinofo capo. La radice ha nera , e groffa , laquale applicata leua via l' odore delle ditella, èr fimilmente ogni altro odore grave del coipo: e il medejìmo fà cottanel Vino , e bevuta. Pro- voca fimilmente bevuta , l'orina copiofamente , mapuZj- Kfilente. Vherbatenaretta, Ornata di nuovo, fi mangia cotta come gli Sparagi . °™ /^Uantunque qui habbia Diofcoride brevemente d'un'folo Cardo trattato, nondimeno, per quanto habbia io potuto cavare da Teofra- flo, Plini0j & altri buoni autori, affai fono le fpe- cie deiCardi. Ma parlando prima diquelli , checol- tivati dalla natura nafeono falvatichi nelle campa- gne , che noi volgarmente in Tofcana chiamiamo bcardacci, fe ne ritrovano di più, ediverfe fpecie , quantunque Plinio al vigefimoquarto capo del ventè- limoi libbro, non metta dei falvatichi altro,che due fpecie : uno cioè,che producesti da terra più gambi : e l'altro che ne produce un folo, e più grotto . Ne fono Nel terzo lib. di Dioftoride . CARDO SPINOSO. 403 CARDO SENZA SPINE. fimilmentedcidomeftichi, che per compiacere alla gola con gran coltura hoggi s'allevano ne igiardini varie, ediverfeforti . Tra i quali primamente fono Ce 2 quelli, . Difcorfi del Matthioli CARDO- VOJ.GAR5. niano, come che alquanto amareg A noi in To- Carcioffi ,< loro fpecie quelli, che fi chiamano Cardoni, i quali fatti con grande arte bianchi, e teneri, fi danno hoggi per la maggior parte nella fine delle cene ; imperoche con Pe- pe, cSalc per ultimo cibo li mangiano cosi crudi. Di quelli ( per quanto io polla giudicare^ intendeva Teo- fraltoaìquarto capo del feiio libbrodcll'hiitoria delle piante, quando cosidiceva : Quella fpecic di Cardo , che fi chiama Catto, nafee folamente in Sicilia , ne fi ritrova egli in Grecia . Ifufti di quello, fubitocheef- conodallaradice, fi rivoltano verfo terra infieme , e produce le foglie larghe, e fpinofe. Quelli l'ulti, li qualichiamano propriamente Catti, mondati fi man- vato delle. fpine quelli, ehene fono fcriza. DalTì il decotto delle radici utilmenteagl'hidropici, à colo- ro, à cui è traboccato il fiele. La polpa de i Carciof- fi cotti nel brodo di carne fi mangia con Pepe nella fi- ne delle menfe volgarmente in Italia, e conGalanga per aumentare i venerei appetiti . Mangiatili crudi molto piti, che cotti, ma non fonone cosi delicati , nè cosi grati allo ftomaco. Fece del Cardo memoria OM Galeno all'ottavo delle facultà de femplici, nè altro ggJJ ne diflè egli oltre à quello, che ne fcrive Diofcoride , fe non che lo defcrifle efière caldo nel fine del fecon- do, ènei principio del terzo ordine, e fccco nelfe- condo . Et al fecondo delle facultà de gl'alimenti , do- ve lo chiama Cinara, dille, che il fuo nutrimento non era buono, per generare egli humori melanconi- ci. Chiamano i Greci il Cardo EroxC/i.ew : i Latini Carduus, Cinara, eStrobilus: gl'Arabi Razos,Har- Noni xos, è ver Sacolomas; i Tedefcni Strobildorn: gli Spagnuoli Cardo decomer, ò vero Cardos : iFrance- fi Artichault, eCharciophe. Del Poterlo . Cap. I?. IL Voi erto , gli Jonj chiamano Neurada . E' fruita grande, con i rami lunghi , molli, fittili, ir arren- devoli a modo di /armenti , Jimili alla Tragacantha, e '. con le f rondi picciole , e ritonde , Vefleji il Poterlo d'una fittile, e lanofa lanugine , e oltre d quello è per tutto fpi- nojo. Producei fiuoi fiori piccioli, e bianchi, e il fieme di fapore al gufto acuto , e odorato, ma inutile. Nafice in luoghi acquoji. Sono le fine radici lunghe due, ò ver tre gombhi , ferme , e nervqfe , le quali tagliate appref- fià terra diflillavo pofiia un liquore Jìmilealla Gomma. Pefle , & impiajlrate , confondano i nervi tagliati . Ac- commedafi mede/imamente la fiua decottione , quando fi bee , ài difetti deinervi. ì'eana fono fiati portatida Napoli, e quivi di Sicilia . E però ben dille Teofrafto efière il Catto particolar pianta di quell'ifola. Sono nelle fpccie de Cardi do- mefiichi ancora ì Carcioffi , chiamati Archi" chiocchiin Lombardia, dei quali nel medefìmo luo- go fubito dopò il Catto IcrillèTeofrafto , cosi dicen- do: H'un'altra fpecie di Cardo, la quale chiamano Pternice, limile al Catto, eccetto che produce quello il fuo fu Ito diritto, il qual c ancor egli ufitato ne i ci- bi. Cavafi, quando fi vuol mangiare, prima del frut- to il lanuginofofeme, il quale è limile à quello degl' altri Cardi, c mangiafì quello , che vi reità, fimile al cervello della Palma. lntcfe Teofrafto di quelle Pal- me, che fi chiamano in Sicilia, & a Napoli Guaglio- ni , edaGaleno Encephalos in più luoghi de 1 iuoi vo- lumi; dellequalidifopra nel primo libbro al capito- lo del Bdellio facemmo mentione . Veggonli oltre à ciò ài tempi noftri iC3rcioffi in Italia di diverfe forti; imperochedifpinoli, ferrati, aperti, edinonfpmo- fi, ritondi, lungi, aperti, echiufi fene ritrovano : nelle cui fpecie ne fono di quelli , che quali del tutto fi raffembrano alle Pine de iPini. Nafcono iCarcioffi , fecondo che ritrovo, fenza fpine, fefifpunta il loro feme avanti che fi femini. 11 che umilmente dicono accadere quando nel fcminarlo s'afeonde nelle radici della Lattuca. E quello può agevolmente bavere pri- D ILPoTERioètantofimileallaTragacantha, che par ^""r che fieno d'una medefima fpccie,fe non che hà egli uone . in cima Nel terzo Iib. di Diofcoride. incimairamimazzochiuti, elanuginofi, il che non fi vede nella Tragacantha . La pianta, di cui è qui la figura, mifù mandata da Coftantinopoli dal Clarif- fimo Signor Augerio deBusbeke Ambafciatore dell' Imperador Ferdinando Primo al gran Turco Soli- mano. Onde nonpoiìbfe non molto maravigliarmi del Cornano, ilqualefiperfuade, che ilPoterioal- tro non fia, cheil Pruno falvatico, fciocchezza ve- ramente grande, e però dannato in ciò meritamente ,rtrio dalFuchfìo. Scriffe del Pocerio Galeno, qual egli rada chiama Neuràs, all'ottavo libbro delle faculta de :no. femplici, con quelte parole. Il poterio, il quale chia- mano alcuni Neuras, hà virtù di feccare fenza alcun morfo, di modo che fi crede, che ei porla congluti- narci nervi tagliati. Le fue radici hanno medelima- mente cotal (acuità, efono alcuni ancora, che ne danno la decottione à coloro , che patifcono infermi- tà dei nervi. Chiamano i Greci il Poterio Uonìpm : i Latini Poterion, Dell' Acanthio. Cap. i5. HA C Acantbìo le foglie Jìmili alla Spina Manca , fpinofe nell'eftremitd loro , coperte d'una lanugi- ne , fintile alle tele de i Ragni , della quale colta , e Ma- ta fe ne te/fono •ve/li Jìmili d quelle di feta . La radice , ò vero le fi ondi bevute vagliano à quella fpecis di Ipa- fimo , che fi chiama opìjìhotono . A C A N T H I O. 405 ! pianta alcuna nafte in Italia, che del tutto raf- fembri il vero, elegitimo Acanthio, è quella, dicui ho qui polla la figura, havendo ella foglie di Bianca fpina, fpinofe per intorno, e ricoperte d'una lanugine limile alle tele dei Ragni. Et imperò è lenza fraude-'dà credere, che di gran lunga s'ingannino co- i loro, che peri' Acanthio ci dimoftrano una certa fpe- cic di Cai do montano , lanuginofo in tutto il circuito del fuo ricciuto frutto ; percioche oltre a! non havere egli lanugine alcuna fopra le fiondi, é quella deliiut- ^ tofottililTima fenza alcun nervo, e del tutto frangibi- le, edifgregata. Chiamano iGrecil'AcanthioAW- Stw. i Latini Achantium. Nomi. Dell' Acantho. Cap. 17. L' Acantho , // qual chiamano i Romani Pederota , nafee ne gli borii, e in luoghi bumidi, e fafofi . Sono le fue fiondi più lunghe , e più larghe della Latti- ca , intagliate come quelle della Ruchetta , nereggianti , lifete, e grafìe . Produce il fufto lungo due gombili , grof- fo un dito, lìfcio, vefìiio per intervalli fino alla cima da picciole frondi , lunghette , concave , e fpinofe , dalle j, quali efee il fior bianco. Produce il feme lunghetto, di rojjo cotoi e . Il capo del fufto ha figura di "Thirfo . Sono le Jue radici molli, vencide, vifeofe, lunghe, e roffeg- gianti , le quali fono , impiaftraie , convenevoli alle membra fmofje , fa alle cotture del fuoco . Bevute pro- vocano l'orina , ma riflagnano il corpo , e fono grande- mente utili àthifici , d irotti, e à gli fpafimati . Dell' Acantho falvatico . Cap. 18. NAfce t Acantho falvatico fimile al Cardo, fpino- fi , e più breve dì quello , che fifemina, e fi col- q tiva ne gli horti . La cui radice è tanto in ogni cofa effi- cace, quanto Indetta di fiopra . A C A N T H O. D TEngono ficuramentc tutti i più valenti Sempli- culi dei tempi noliri, che 1' Acantho eller (al\tm\'n' non poda alerò , che queliu pianta, che noi chia- 'loac- urànio Branca Oriina. 11 che non ofo io negare' percioche mi coltringeà crederlo oltre all'opini.. né di tosi fatti huornini, il vedere io riaverla Branca Oriina , le frondi molto più larghe, e più lunphc della Lattuca, intagli atea modo di Ruchetta rie reggiana, graffe, e lifeie; e lifeio parimente i! l'u- lto, e alto alla quantità di due gommiti, groóotfn Ce 2 duo, 406 Difcorfi del dito , e veftito da intervallo ad intervallo da certe aliai A picciolcfrondi appuntare, cfpinofe, comediceDio- feoride ,fra le quali nafeono i fiori bianchi , e da quelli il feme lunghetto, e rofieggiantc, e più oltre l'haver ella laradicedeltutto conforme alle note, che attri- buifceDiofcorideà quella dell'Acantho, cofe tutte , che mi confermano nella mia opinione ; e però , coloro che dicono che la Branca Orfina non èl'Acan- tho vero , veramente s'ingannano , perche devono ria- ver veduto la Branca Orfina , avanti che producete il fufto, e mentre che l'herba era tenera lenza fpine ; efiendo che nella matura, le foglie, che veltono il gam- bo , fonofpinofeepungenti . Ma non però voglio dir io, che non fi trovi Acantho, e non fia punto fpino- B fo, fe vogliamo crederei Plinio, il quale alvigcfimo l'Aean-.hoì fecondo libbro, e capo, lAcantho, dice è di due fpe- di due fpe- cjc > unocrelpo, e 1 altro lifeio, il quale chiamano alcuni Pederota, e altri Melanfillo . Trovali (come pur dice Diofcoride,) ancora l'Acanthofalvatico fimi- le al Cardo, di fi ondi aflài più brevi , che'l domeftico . Del quale fé ne vede copia in Germania , e maflìma- mente in Infprucknella fofla che circonda le mura , verfo Oriente . Scriffe dell'Acantho Galeno al fefto f delle facultà de femplici. cosidicendo: Chiamano l' Gjkno. 1 AcanthoalcuniMelanfillo, e altri Pederota. Hanno lefrondi med iocre virtù digeftiva, come che fia la fua radice dileccativa, incifiva, e di parti fottilicompofta . C Chiamano l' Adiamo i Greci &W4k : i Latini Aclian- tus, iTedefchi Berenklavu , li Spagnuoli Yerva gi- Nonu . guante, & BranquaUrfina : iFrancefi BranqueUr- fine. L'Acanthofalvatico chiamano i Greci A**'^15 ij-si* : i Latini Achanthus fy lveltris . Dell' Anonide , ò vero Ononide. Cap. io. HA V Anonide, la quale chiamano alcuni Ononide >. i rami folti , più lunghi d'una /panna , cinti da molli nodi , econcavità d'ali. Sono i fuoi capitelli riton- O di, e le f rondi picciole , e fittili Jtmilià quelle delle Len- ticchie , ò ■vero della Ruta , ò del Loto de i prati, alquan- to f elafe , e odorate , d'odore non ingrato . Serbafi l'her- ba nel /ale , avanti che produca le fpine , per effere cori molto aggradevole nei cibi. Producono i fuoi ramufcel- li ferme , forti , ò* appuntate fpine . j£' la fua radice bianca , calida , e difeccativa . La cui corteccia bevuta con Vino, provoca t orina , rompe le pietre , e corrode le labbra delle ulcere . Bollita in Aceto inacquaio , lavan- dofene la bocca, mitigai dolorìde ì denti, Credejì, che la fua decottìone foni l'hemorrhoidi . Anonide, c "VT Afce l'A N o N i D E nei prati, ealtri coltivati, e E fua elimina- non coltivati terreni per tutta Italia , con fròndi «onc. veramente fimilià quelle del Loto , e con tutte l'altre fembianze, che gl'attribuifee Diofcoride. E' cono- feiura benifiimo da i lavoratori; imperoche oltre al far ella granrefiftenzaall'aratroconle forti radici, e rami, che vi s'intrigano, dal quale effetto lachiama- roano alcuni Retta bovis , fentono fpeflò legambe loro il difpiacert , chegli porgono le molte appuntate fpi- ne, di cui per tutto s'arma nel maturarfi. Chiamafi 1' Anonide in affai luoghi di Lombardia , Bonaga. E quantunque del fiore niente fcriveflè Diofcoride,non- dimeno nafee ella per lo più coni fiori incarnati pur- F pureggianti,come che fe ne ritrovi di quella,che li pro- duce gialli, laqualein alcuni luoghi non èfpinpfa . Enne in Boemia di quella che produce i fiori bianchi da me piti volte veduta non molto fuori della città di Praga per la diritta via d'andare à Santa Margari- . . ta . Scrifle dell' Anonide fotto'l nome di Ononide feri?» di Teofrafto al quinto capo deUefto libbro dell'hiftoria Teofr»(to. «Ielle piante, con quefte parole: L'Anonidehài ra- mifpinofi, edura folamente un'anno. Le foglie hà ella fimili alla Ruta, all'intorno per tutti i rami, di modo che rapprefemano quafi una fpeciedishii'lan- Matthioli ANONIDE. da. Fà il fiore minuto , il quale none per tutto ferra- to dall'invoglio, che lo circonda . Nafce in terra vi- feofa , e grafia, e fpecialmcnte tra le biade , e altri luo- ghi coltivati : e però è nimica de gl'agricoltori . E'pian- ta vivaciffima, imperoche dove ritrova buon fondo di terreno, fà le radici profonde, da cui nafeendo poi ogn'anno dalla banda nuovi rami , l'anno feguentc fi profondano ancor loro in rerra . E però à volerla di- fìruggerebifogna cavarla, eftirparla tutta . Comin- cia àgerminare la ftare, e maturali l'autunno. Scrif- fene ancora Plinio al quarto capo del vigefimofettimo libbro, cosidicendo: L'Anonide, la quale Ononide ancora fi chiama , è pianta folta di rami, e farebbe li- mile al Fiengreco, fe ella non fufle più ramola, e più hirfuta. Hà buono odore, e divenrafpinofa dopo la primavera; il che difle Teofrafto accadere nell'au- tunno , come per il vero fi difeerne . Onde pare , che qui Plinio non intendere ben Teofrafto, ne fa- peffe la natura dcll'Anonide. Virtù grande hà lafua radice à fareorinare le renelle, e romperle quando oppillano le vie dell'orina, il perche aflài da quefta influenza fi fon liberati , ufando di bere fpeflò la pol- vere delle radici con Vino. Hò conofciutoiochicon l'ufo di quefta fù liberato da una hernia carnofa, di rJy| notabile grandezza, la quale non penfavanoi Medi- Ano ci di curare, fe non co'l taglio. La polvere delle ra- dici mefla fopra lacallofa circonferenza dell'ulcere , l'aflottiglia, e fpiana egualmente. La decottione del- le medefime fattanell'acqua, enell'Aceto, tenutain bocca calda, mitiga il dolore de i denti caufato da freddi humori . Non manca chi feriva, che fi fanano 1' hemorrhoidi bevutone folamente la decottione , la quale sòbenioeflernonpoco giovevole nelle oppil- lationi del fegato, e delle reni . Fafìì delle radici frefche un'acqua, la quale bevuta, non folamente rompe, e caccia fuori le pietre delle reni, e provoca parimente l'orina, madifbppilla il collo della vefei- ea, quando fi ritrova pieno di tenaci, evifeofi humo- ri. La Nel terzo lib. ri: Laqualacqua fi fi inquefto modo . Piglianfi di fcorze di radici d'Anonide frefche quattro libre , e ma- ceranfi prima minutamente tagliate in otto libre di Malvagia, e dipoi li lambiccano per bagno d'acqua calda, e ferbafene l'acqua, la quale è valorofillìma per ifudetti malori. Commemorò l'Anonide Galeno all' °a"'d» ottavo delle facultà de femplici, così dicendo: La eno. radice dell'Anonide è calida nel terzo ordine . Lafua corteccia è grandemente utile . Hà alquanto dell' atterrivo, edell'incilìvo; & imperò, non (blamente provoca l'orina , marompe ancora le pietre . Per la medefima facultà leva anco via prettamente l'eicha- re. Vale à i dolori dei denti, cocendola ncll'Oxicra- to, e lavandofi la bocca con lafua decottione . Chia- 55 mano i Greci l'Anonide A'mvls , & O'mris : iLatini Anonius , & Ononis: iTedefchi Havuhechel , eStal- lliraut: gliSpagnuoliGatillhos, eGathinos: ipran- cefiBugraves,e Burgrundcs : i'BoemiGelhice: iPo- loniTglica, ò veroLiliogon . Della Leucacantha . Cap, 20. LA Leucacantha hà la radice fimilc al Cipero , fida , e amarai la quale majìicata leva via il dolore de i denti . Giova la fua decottione , bevuta con Vino al pe- fo ditreciathi , à gli antichi dolori del co/lato , alle fcia~- tiche, dirotti, e à gli fpajzmati . Fd il medejimo anco- Q rati fuoco dellar adice . Yfua Rfanomanifettamente coloro, che tengono, che latio-" Ij la Leucacantha, cioè Bianca fpina,fcrit- ta nel prefente capitolo da Diofcoride , e la Spina bian- ca, dicmpocoquidifoprase'detto, chiamata Bede- , guarda gl'Arabici, iieno, es'intcndano per unacofa □ . c'medefima, come alcuni de i più dotti de i tempi noftri ficredono. Tra iqualilivede tacitamente eficre il Ruellio; imperoche, dovendo egli fecondo il fuo or- dine fubito doppo l'Anonide, nel la fronte del cui ca- po legnò infiemementc il capo della Spina bianca an- • cora, laqual doveva egli à differenza dell'altra nomi- Lì nare Bianca Spina , trattare di quella l'hiftoria, non veneferiflè, trattato che à lungo hebbe dell'Anonide, parola alcuna. 11 che ne dàmanifettoindicio , che fi penfaffèefferequefte due piante una cofa medefima , e riaverne àbaftanza fodisfatto al capo proprio della Spina bianca. Dove quantunque ( pofeia , che di quella, che Bedeguar pur chiamano gli Speciali 5 heb- be detto_) commemorane egli un'altra fpecie di Spina bianca, laqualecrefcein afìai grandetto, e folto ar- bufccllo, ufatada noiinTofcana, e in altri luoghi d' Italia per far le fìcpi de campi; nondimeno per quello non fodisfece egli à dimostrare, che quella fufle la Leucacantha di Diofcoride; pcrcioche parola alcuna £ di Leucacantha non vi fi legge. Anzi che nonaccor- gendofi nel fine del capitolo di quale egli fi feriva; at- tribuialla radicediqueltoarbufccllofpinofo, il qua- le ("fé non m'inganno) èilRhamno bianco di Dio- fcoride, tuttoquello, chealla fua Spina bianca, ò veroBedcguar degl'Arabici, attribuisce Diofcoride: cofa veramente erronea, e in tutto dal vero aliena. 11 che mi fà credere, che ò fonnacchiofo , òcon poca attentioncfcriffèvcdiciò il Ruellio. Conofcefi fer- mamente non efiere la Spina bianca , e la Bianca fpi- na una cofa medeiìma, nonfolamentc per Diofcoride diligentiffimo Semplicifta, ma ancora perGaleno , perPaolo, epcrPlinio, li quali dell'una , c dell'altra p icriffero diligentemente per diverfi capi , dando à ciafeuna varie,e differenti facultadi . Della Spina bian - ca, dicuifopra dicemmo, fcriffe Plinio al decimo- fecondo capo del 24. libbro, cosi dicendo: 11 feme della Spina bianca aita contra alle punture de gli Scor- pioni; eleGhirlande, che fi fanno d'ella, portatein capolevanoildolordiqucllo. Ma altre lodi da que- ste differenti diede egli alla Leucacantha al decimofe- ftocapo del ventelìmofecondo libbro , quando coli diceva: La Leucacantha, la qual chiamano alcuni di Diofcoride. 407 A Phillon, altrilfchiada, e altri Poligonato, hà radice fimilc al Cipero; laqual mallicata toglie il dolore de identi, c parimente quelli de i fianchi, e dei lombi , bevendoli (come fcrifìe Nicelio) otto dramme del fuo feme, ò vero del fuofucco . Giova ancora ài rot- ti, e àgli fpafimati . 11 che doveva pur vedere , etten- doPliniano, il Ruellio, ò veramente riaverlo credu- toad Hcrmolao, da cui hà prefoi capitoli tutti interi in ogni femplice, che ei deferive; perciochc chiara- mente avvertifee egli ciafeuno, che non fi debba cre- dere eflerc quefte due piante una fpecie medefima . ■Oltra di quefto parmi da dire, chequi fia la Leuca- cantha una pianta d'un'herba, e non d'arbofcello , chenafea per le fiepi, come fi crede il Brafavola nel Errore del fuo trattato de ifiropi, nelfiropo d'Eupatorio ; per- Brafavola. cioche in quefloluogod'herbe, enon d'alberitratta Diofcoride, il quale, come colui che delle piante hebbe vera notitia, fendè di quefto arborfccllo (fe- condo il mio parere ) al capitolo del Rhamno di fo- pranel primo libbro, dove parlaegli di quella fpecie del bianco . Ma veramente per non fcrivere Diofcori- de, nè manco Plinio , quali, e quante fieno lefrondi, rifritto, il fiore, e'1 feme della Leucacantha, diffìcil cofa mi pare il fapcre apporli qual piantali potette hoggi perla Leucacantha inoltrare in Italia; quan- tunque non fullè del tutto da biafimare chi dicellè , che quella fpeciedi Cardone falvatico, le cui fron- di fono per tutto macolate di bianco colore, il qual chiamano alcuniCardo di finta Maria, e altri nerba delLatte, fofìè la Leucacantha , perle note che vi fi , veggono ; pcrcioche oltre al poterli con;etturare , che agevolmente le bianche, e fpell'c macole , che produce ella in sii le grandi, e Ipinofe fu e fiondi gl' havefl'èvo dato nome di Leucacantha, fi vede efler ara- nifettamenre la fua radice foda, e amara. Ma non pe- rò quefto dico io, percne lo vogli affermare, non ria- vendo veduto fin bora pianta veruna , che babbi tut- te le note che allaLcucacantha lì convengono . Ma ha» vendomi la Leucacantha ridotto à memoria il Cardo Di Santa Maria fudetto, non m'e parfo fuor dj CARDO DI SANTA MARIA. Ce 4 pro;-o- 408 Difcorfi del Matthioli ci-.io as. propofitodifcnverneqjjìrhifìoria, eie facilità fue . J M»ria, efaj Ondedico, chequefloCardo, il quale io pili pretto (littori*, chiamarci Alìnino, che altrimenti, per eflèr egli la Lattuga de gl'Alìni (come dille quel gran Romano_)è una pianta, che fà le foglie grandi, grolle , intagliate all'intorno, e cinte d'acutiffìme fpine, e oltre àciò tutte penticchiate di bianco. Fà il gambo altodue, e fido à tre gombiii, tondo, efpinofo, dacuinafeono diverfi rami , nelle fommità de i quali fono i ricci acu- tamente fpinofi, i quali fiorifeono la ftate, come gl* altri Cardi di colore purpureo , e capigliofi , e nel ma- turarli diventano lanuginoli , con il feme limile à quel- lo de i Carcioffì . Produce la radice ferma, profonda, e amara; nafee nelle campagne in luoghi inculti , e E quali per tucto lungo le publiche vie, maffimamente in Italia, fe ben in Germania lo fc minano ne gl'horti. Cto abbrugiato , e pqfcia lavato , bverounpoco di Alarne feiffile. i E' oltre àciò dafapere,clie non fola mente diflilla que- lla Gomma dalle radici prima ferite con ferro , mi an- cora (comefcriveTeotrallo) per le medelima ,roni- £ pendo dalla banda la corteccia. Vogliono i venerabi- Frati.' li Frati commentatori di Melile, chela Gomma Dra- ganti delle Speciarie non (i deve in alcun modo tenere per quella , di cui intefe Diofcoride ; percioche quella tenuta fotto la lingua lì liquefa , e la volgare, che è in ufo nelle Speciarie,non fi liquefa mai, ma diventa mol- licchiofa , e vifeofa , come una palla . Ma palmi vera- mente, che habbianointefo molto male il cello, e la mente di Diofcoride ; imperoche non dice, nè intende egli che lia la Gomma pura della 1 ragacanrha, che te- nuta fotto alla lingua fi liquefacci ; ma dice, che ciò fà ella acconcia in lettovario con Mele Cosi rifonano lefue parole. L'ufo di lei e per le medicine de gl'oc- chi, per la toffe, per l'afprezza delle fauci , per la voce fioca , e per tutti i i fluffi del catarro , acconcia in Let- tovario con Mele : tienfi fotto alla lingua, e lafciaii li- quefar pian piano .Dal che è chiaro, che vuole Diofco- ride, che fi debba tenere la Gomma compofla con Me- le in lettovario fotto alla lingua , e non la Gomma pu- ra: come l'anno tenetegli Ipetimentati Medici le pil- lole bechiche , e con i Diadraganti iftellì , dove en- tra dentro la Tragacantha . E perche i medicamenti , che hanno da purgare la canna del polmone, il polmo- ne, eilpetto, hanno bifogno di liquefarli in bocca con lunghezza di tempo , accioche rifiutando penetri- no à i predetti luoghi , volfe in quello luogo Diofcori- de, havendo definito il lettovario , darne il metho- do , come lì dovelìè adoperare; imperoche mangian- doli , e inghiottendoli in un tratto , niente vi giovereb- be. Et è da penfare , che fe Diofcoride bavelle intefo della femplice Gomma, haverebbe foggiunto , perche effetto (ì doveflefarquefto; percioche il dir (blamen- te, tienfi fotto alla lingua, elafciafi liquefare, fen/.a di- re né perche, nè per come , non hà apparenza alcuna, che intenderle egli della Gomma ; ma ben del lettova- rio fatto con Mele , di cui già prima haveva detto i gio- vamenti per la colle , per l'afprezza della gola, per la voce fioca , e per li fi o ili del catarro . Dal che è chiaro efìerfi in quclto,come in molte altre cofe, ingannati i Frati fudetti. Mefla la Gomma della Tragacantha ne virtòj i collii') non folamente riltagna l'acutezza de gl'hu- t'n"sac' mori che feorrono negl'occhi, ma gli corrobora , per cflcr pili coft retriva che laSarcocola . La medelima macerata nel Latte , e meda ne gl'occhi , guarifee 1' ugnelle, e lana le pufluic, il prurito, e la rogna delle palpebre. Vale la medelima à cuccii difetti del petto , del polmone , del gorgozzule , e fpeciaimence all'ulce- re loro. In lemma la Tragacantha è proprio medica- mento di tutti li flufiì, che nuocono alle fàuci , alla go- la, e al petto, echefanno latofìc, e mafììmamen- te facendo fe ne Trocifci con Zuccaro, e tenendoli Tragacan- tha , e fua eiaminatio- UNa pianta di Tra- gacantha, da cui è fiata ricavata la preferite figura , hebbi già io da alcuni amici portata di Puglia dal monte Gargano, la qua- le, come fi vede , cor- rifpondein ogni fua par- te all' hiftoria , che ne fcrifle Diofcoride . La Gomma poi, che diftil- la dalla radice, quando in divelli luoghi fi fcri- fee, chiamata da gli Spe- ciali Gomma Draganti, è da tutti conofeiuta , per ritrovarli copiofa in tutte le Speciarie, e por- ta liei di Candia , di Gre- cia, e parimente d'Afia. TRAGACANTHA. feteo Nel terzo lib. di Dio/coricò 3c?n ritta ileno lotto li lingua . Dalli con non poca utilità à bere nell' ulcere delle reni; nè manco vale prima arroftita , e poipolveii?ata, ebevutanella difenteria con Vino diMeleCotogne, ò mella ne'ctifteri . Infomma ove fìadibifogno di lenire, ripercuotere, proibifee , e correggere, la Tragacantha (ìa femprc ottimo medi- camento. Scriiie della Tragacantha brevemente Ga- leno all'ottavo delle faculti de femplici, in quello modo: La Tragacantha hà virtù limile alla Gomma, con una certa vi('co!ìtà, e pili rimclia acutezza, e di- fecca nel medelìme modo. Chiamano 1 Greci la Tra- gacantha Tf*j-M*<.r«; i Latini Tragacantha: gl'Ara, BiChfcifa, ltica, Cateth, Aìcuted, & Alchatad : iTedcfchiDragant: liSpagnuoli Alquetira. Eringio montano. Cap. 22- E' C annumerato l'Eringio tra le piante fpinofe . Le cui giovane» e fr ondi s tifano ne' cibi condite con Sale . Sono quefle larghe, per intorno afpre , & algujlo odora- te : ma crefeendo pofeia intorno à i filli diventano fpinofe, nelle cui fommità fono alcuni ritondi bottoni, armati da dare, epungentiffimefpine, le quali per ogni intorno in forma di felle gli circondano : è il color loro hor verde , hor pallido, hor bianco, e qualchevoltaceleflino . La r adi- ce fua è lunghetta, larga, groffà un pollice, nera di fuo- ri, bianca di dentro , érodorata. Nafcenellecampagne, I in luoghi^ afpri . Hà virtù' difcaldare ". Provoca , bevuto, imefiruì, e parimente l'orina; rifolveleventofità , cri dolori del corpo . Bevefi 'utilmente con Vino ne 'difetti del fegato, almorfo de'velenofi animali, e contrai veleni bevuti. Bevefiilpiu delle volte alpe/o, d'una dramma confimediVaftinacafalvaiica. Dicefi, die portata ad- dogo, o vero bevuta, rifolve i timori . Oltre à ciò bevu- ta la radice inacquamela , giova al mal caduco , & A quello fpafimo , che fi chiama opiflhotono . ERINGIO MONTANO. ERINGIO PIANO. 409 D E Rranofenza alcun dubbio inoltri Speciali Sane- Wd, li, togliendo per le radici dell' Eringio , che special. fc , sancii. volgar- 410 Difcorfì del Matthioli volgarmente chiamano Iringo , le radici di quella fpi- Erixgio , e n£>£ crefpa) c breve pianta , che chiamano in Toi- Zìì>™y canaCacatreppola. Del che dà manifefto mdicio il non rifpondere ella punto alla fcmbianza del vero Iringo. Nafceperòilveroinvarj, e divedi luoghi d Italia . Nafcene una fpecie di marino appretto a 1 liti del mare intorno Venetia, con frondi molto più lar- ghe del mentano , le cui raditi per eilcr più tenere , e più lunghe, fono per condire molto più convenevoli. Di quello non fece Diofcoride mcntione , ma ne trat- tò ben Plinio al 7. capo del 22. lib. E però non pollo 10 in modo veruno convenirmi con coloro . che voglio- nochequeltolringomarinofiail Crocodilio, come hò detto di Copra. Errano umilmente coloro, che li dl credono, chellringo appretto à gl' Arabi fia il Seca- Wlè* cui. Il che appare per non allegare Serapione in que- llo capitolo Diofcoride , nè Galeno citati, e per tutto imitati dalui, anzi erecitati fedelmente di parola in parola nel fuo libbra dell hiftoria, e faculta delem- plici: ma folamente ufare autorità Arabiche. 11 che dà inditio vero, che il Secacul Ila una pianta non co- nofciutada'Greci, e differente dall'Irmgo; impero- che felMringo, & il Secacul fofiero una cofa medeli- ma, non havrebbepofciaSerapione fatto dell'lringo altro particola!- capitolo di mente di Diofcoride , e di Galeno; nè fattolo nelle virtù lungamente differente stcawl'clK da quello. Ma per dire il vero , il SeCacuL è una wCsiia.. jadicc Indiana , e che ciò fia la verità, ne fateltimo- nio Avicenna nel s.lib. con quelle parole : Secami funt radìcesK,ingibeiis fimìles , qua convehuntitr ex India, & fit ex èìs,cumfuntrecentes,conditumìnlocofuo , apud^ no? Mtem humeclantur inprimis in aqua calida: Cioè, il Secacul fono radici limili al Gengevo, le quali ci li portano d'India, dove fi condifcono.quando lono verdi: Ma appretto noi fi humettano nell'acqua cal- da . Etilmcdefimone fcrive Serapione nel trattato de conditi. Onde non poco s'ingannano alcuni, che penfandofi efiere il Secacul, el'Iringouna medetima pianta, danno le radici del verolnngo, conditehor con Zucchero, & hor con Mele per aumentare le ior- zevenereencgrhuomini. 11 che non ritrovo io, che .r-rrore Ji fcrivcl1relo Diofcoride, e Galeno dell'lringo, come s"<"°"e' cheSerapioneal Secacul l'attribuifea , nonconoiciu- ta da noi. Oltre di quello è d'avvertire , che conton- de Serapione l'After Attico di Diofcoride, e di Gale- no con l'Iringo, ingannandofi delle ftelle, le qua 1 fàl'lringo attorno ài fiori, cioè quei bottoni, eh egli virtù d«lT prollUce. ha decottione delle radici apre bevuta 1 oppiUationi del fegato, e della milza , e però fi dà el- la utilmente nell'hidropitie, enei trabocco di fiele. La polvere della radice vale bevuta nel brodo de e Ranocchie, che li mangiano, contra al veleno delle Botte, deltotlico, edell'Aconito, ò vero nel brodo d'Oca, dove le Ranocchie non fi ritrovaffero . Dalli la medefima utilmente à tutti i difetti del cuore con acqua di Buglofla, òdiMelifià. Vale parimente alla ftranguria, all'oppillationi delle reni , e della matri- ce lmpiaftrata con Mele tira fuor le fpine, 1 bronco- ni, elelaettechefonofittcin qualfivoglia parte del corpo, erifolvelefcrofole, itinconi, elepoftcme, che vengono dietro all'orecchie . Prefa avanti il cibo proibifcel'ubbriachezza, e riftagna il corpo. L'ac- qua lambiccata dalle foglie cenere fi dà con manildto giovamento quaranta giorni à bere à chi patitce ulce- re di malFrancefc; imperoche molto confenfee ella , r alfesato, e dalli parimente nelle febri quartane, e iLToaV" quotidiane, conilmedetimo giovamento: Comme- morò l'Iringo Galeno al f5. delle faculta de (empiici , così dicendo: L'Iringo fupera di poco di calidita quelle cofe, chefono temperate; ma veramente non è poca ficcità quella, che ti ritrova nella fua lottile Knmi eflenza. Chiamano i Greci l'Eringio &PW'°" ■ 1 Latini Eringyum: i Tedefchi Brachenditlcl, Man- ftreu: li Spagnuoli Cardo corredor: & 1 Francefi Pa- nicault: i Boemi Mancha, ScMuzsfciyuiira: 1 1 o- loni MiKolatek. Dell'Aloe. Cap. 23. - L'Aloe produce le frondi fintili alla Scilla , graf- fe, graffe, e di f anioni poco larghe, ritonde, & aperte di fotta , le quali da ogni lato hanno ìnordi- natamente certe carte fpine difpoftc per affai lunghi in- tervalli Produce il fufto fimile all' Antherico , il fior bianco, e l frutto fimile all' Amphodillo . Spira tutta la pianta, la quale è amarijfima al guflo, di grane odore . Procede da una fola radix , fimile ad un palo fitto nella terra. Nafte abbondanti ffima in India, on- de fi porta à noi condenfato il fuo fiacco. Nafte pari- mente in Arabia, in Afta, èr in alcuni luoghi mari- B timi, ér Ifole, come in Andro, non troppo utile per cariarne ficco, ma per faldate le ferite molto buona, quando -vi fi mette fopra pefta. E' il -vero ficco con- denfato di due fpecie: uno è arenofo , che pare effere il fondaccio dell' elettijftmo : e l'altro è congelato à mo- do di fegato. Debbonfi eleggere l'odorato, il fincero , che fia fen^a faffi, e ferina rena , fiplendido , rag- giante , frangibile , che fi raffembri al fegato , che a- gevolmentefi liquefacela, e che fia amarifjimo . Ripro- vai per lo contrario quello, che è nero, e che non fa- cilmente fi rompe. Falfificafi l'Aloe con Gommai ma- fi conofee la fraude nel guflarla all'amaritudine, al fino grande odore, & al non firiiolarfi , quando fi frega C tra le dita , fino all'ultimo granello . Falfificanla alcu- ni altri ancora eoa l'Acacia. Hai 'Aloe -virtù diriftrt- gnere, didifeccare, di provocare il fanno , di r affidar et corpi, e di folvere il ventre . Bevuta al pefo di due cuc- chiari con acqua frefta, overotepida, 0 con fiero, pur- ga lo ftomaco, e ri'ft ugnagli fputì , e' Irigittare del f an- gue . Giova fimilmente bevuta al pefo di tre oboli, ò vero d'una dramma al trabocco di fiele. Tolta con ac- qua, òRagia, ò con Mele cotto folve il corpo : mapur- ga perfettamente togliendqfene il pefo di tre dramme. Corregge l'altre medicine purgative, quando s'incorpora con effe, e le fà manco nocive allo ftomaco . Secca, epol- verixjtta, confondale ferite, ferra, e cicatrizxa l'uh D cere , e privatamente quelle delle parti genitali . Ri- congiunge i prepuxj de fanciulli, quando fi rompono. Medica incorporata con Sapa le pofteme del federe , e parimente le fiffure: riftagna l'abbondanza dell' he- morrhoìdi , & i fiuffi del fangue : falda le reduyie delle dita. lmpiaftrata con Mele fvanifee 1 lividi , addolcifte le ftabrofitd delle palpebre , e mitigati pru- rito de gl'angoli de gl'occhi . Applicata alla fronte , & alle tempie con Aceto , & Olio Rqfatoleva ti do- lor del capo. Ferma con Vino i capelli, che enfiano, e mova con Mele, e con Fino À i difetti del gorgo^- \ule, e delle gengive, òr all'ulcere della bocca. Bru- viafi l'Aloe per le medicine degl'occhi in un tefio af- E focato, e ben netto, mef cibandola con una bacchetta , accioche più ugualmente fi brufei . Lauafi pofeia , e gittafi via lafabbìa, che difende al fondo, e ferbafi quello, che è graffiamo, e leggiero. NOnèveramenteda dubitare, che I'Aloe, laAloe,.< quale s'ufa copiofamente nelle Speciarie di tilt- halona taltalia, non fiaquella vera, chene fcrive Diofcori- de; imperoche in quella, chcperla più eccellente, e più pura fi tiene (come che della falfificata affai fi ri- trovi ) fi veggono manifeftamente tutte quelle note, che fi-danno alla migliore. Sono à i tempinoftri le piante dell'Aloe in Italia notiffime, dove nen fola- F mente in Napoli, & in Roma fe ne veggono in sù le fineftre, &insùleloggieindiverfivalì di terra infi- nite, maquafiuniverfalmente, quantunque non co- si in gran copia, per ogni altra città d'Italia, tenute più per ornamento , che per medicina , con fiori non folamente bianchi come fcrive Diofcoride, ma che nell'incarnato porporeggiano. Riprende agramen- te il Maliardo da Ferrara.e parimente Leonardo Fuch- fio, Mefue; per havere egli affermato , che l'Aloe, che li toglie per bocca pe r folvere il corpo , apre le bocche delle vene, facendone tifeir fuori il fangue, per el- fere Nel terzo lib.diDiofcoride. 41 1 ALOE. ALOE FIORITO. fere cofa(fe però cosi creder fc gli debbe ) del tutto contraria à Diofcoride.e Galeno . Al che agevolmen- te fi rifponderebbe inoltrando loro, come ben s'in- gannino, felìrichiedelìein quello luogo di trattar tal materia : e fe io non haveftì veduto efiere flato rif- pofto loro iufficientemente da! Sii vio Medico de' no- fione frri tempi fegnalato, negli fcrittifuoifopra Mefue,& avanti à lui dal Grationopolitano , i quali con cosi vi- ve, evcreragionihannodifefoMefue, che nulla re- rctitu ftapiù hormaialManardo, &al Fuchfio, con che leno. polla lacerarlo. Scritte dell'Aloe Galeno al ideile f a- cultàdefemplici, cosidicendo; L'Aloe non nafee troppo appretto à noi, equella, chenafee nella gran Soria, èpiùacquola, e manco potente; nondimeno può ella tanto difeccare , che può agevolmente falda- tele ferite. Ma quella, che nafee nelle regioni più calde, comeèlaCelefiria, d'Arabica, è molto mi- gliore. L'ottima è l'Indiana, il cui liquore è quello, che fi porta à noi, nominato Aloe, medicamento ve- ramente utile à molte cofe, per difeccare egli fenza mordacità alcuna . E1 certamente di non femplicc na- tura, mafecondoil giuditio del gufto, è inlieme- mcnte coftrettiva, & amara: coftrettiva dico leg- giermente! ma fortemente amara. Solve ancora il corpo. Etimpeioèmanifefto(Teveramenteci ricor- d,an2° d> quello, che fiì dettò nel quarto libbro) che ellafiadifeccativanelterzoordine, e calefattiva nel fine del primo, ónci principio del fecondo. Del che dannoveroteftimoniolefue particolari operationij pejcioche l'Aloe è medicamento, fe alcun'altro ve ne, utile allo ftomaco, fana l'ulcere maligne, e con- tumaci, e maflìme quelle del federe, e de genitali ; allecuiinfiammagioni giova ella quando s'impatta conacqua, nel qual modo confolida ancora le feri- te, e vale all'infiammagioni della bocca, del nafo, e de gì' occhi. In fomma può ella infamemente' ripercuotere, e digerire. E' alquanto atterriva, ma tanto poco, che niente moietta l'ulcere pure . tt D la all'ottavo libbro delle compofitioni de' medicamenti fecondo i luoghi: Comanda Andromaco ("diceva) che l'Aloe perfar la Hiera fia lavata, come ancora alcuni altri hannodettoi maalcuni altri fono, che ve la mettono fenza lavare. Ilpercheèdafapere, che per folvcre il corpo è molto più atta la non lavata, h quale dannoalcuninelle febri molto deboli, e non grandi. Deronla de gl'altri in corali deboli febri , conofeendo non haver fatto nocumento alcuno , fperimentaronopofeiacon gran danno nelle altre Molefta grandemente ancor quella, che è lavata co- loro, che s'infermano per mala complefllone calida. e lecca, fenza alcuna prefenza d'humori corrotti ' Ruma parimente limile lentono ancor quelli , che pa- tirono per diftemperatacomplcffìonefrigida, e fec- ca, Scunivcrfalmentetutti coloro, che per fola qua- liràfonoafflittiinqualchemembrodel corpo; impe- roche quando il cattivo temperamento e ne gl'humo- n, all'horabenevifi ricercano quelle cofe, che li poffano evacuare: maqueicorpi, in cui fi ritrovino cotalihumori, diventano con l'ufo de medicamenti fatti conl'Aloethifìci, e marafmati. E però la Hie- ra dell'Aloe e utile per purgare l'humidità corrotta nelle toniche dello ltomaco . Fallì cotale evacuatio- nediquefto cosinocivo humore folamencc con l'A- loe, come con cofa, in cui è facultà non molta di purgare, matantalòlamentc, che può purgare quel- la regione dello ftomaco, che ella tocca, e qualche volta eftenderfi fino ài luoghi del fegato, quando più copiofamente ella fi prende: ma non però può ella purgare univerfalmente tutto il corpo. Tra le cofe più convenevoli, ches'accompagnano con efià èilMa- ftice, come cofa ftomacale, di grato odore, e che può rompere la forza medicamentofa, che ella pof- ^e,ie:,°l"e à ciòè convenientifllmo compagno dell' AI°?.'' Cinnamomo, per eflér egli nelle fu e parti fottilillimo, & aperitivo delle vie dello (toma c afterfivo, c cofa che aflòttiglia gl'humori ; otti . e%if- ' 4 iì Difcorfi del Matthioli Contrarie IÌ4NQC di G sic no . evifcofi, che vi fi ritrovano; perciocheeffendo l'A- loedebile nella fatuità fuafolutiva, nonpuòtirare i gl'odi humori. E però è egli valentiffimo rimedio del- le coleriche difpofitioni dello (tomaco ; di modo che molte volte in un folo giorno hà curato di quelli, che non poco ne pativano. Quefto tutto in quel luogo difle Gal. affermando, che l'Aloe non può purgar tutto il corpo . Ma altrimenti contradiccndofi , difle egli nel libbro della Theriaca à Pifone (fe però cotal libbroèdiGaleno, del che hò io fempre dubitato ) così dicendo : L'Aloe coftringe , e parimente la fqua- raa del rame, la carne dell'ulcere, edifeccanoiflufiì che vi discendono. Ma quando poi fi prendono per bocca, purgano univerfalmente tutto il corpo. Sol- ve l'Aoe ( fecondo che riferifce Mcfuc ) la colera , e la flemma, e mondifica la teda da quelle, e parimente Alee fórma lo ftomaco, egiovaàilor dolori, e particolarmente éiMefiw. all'infiammaggioni dello ftomaco fcaldato per ab- bondanza di colera . Liberal'ufo quotidiano dell'A- loe da i morbi mortiferi, e tolto infiemeconMirrha preferite non folamente i corpi morti dalla putredine , ma ancorai vivi. Applicato con Sangue di drago, e Mirrhafana l'ulcere maligne, edifficili, perche può eglidifeccarefenza veruna mordacità. Acuifceifen- Oroentij e l'intelletto. Difopp ila il fegato, e curai! trabocco del fiele; ma nuoce all'hemorrhoide , & à tutte l'altre infiammagioni del federe . E però bifogna, C • chefe n'attengano coloro, che patifeonodi cotali in- fermità . Quello tutto dille Mefue. Ammazza oltre à ciò, tolta con Mele j ò veramente con Latte, i ver- mini del corpo : il che fà fimilmente impiaftrata di fuori intorno all'oinbilico , impattata con Aceto, e fiele di Bue. Chiamano l'Aloe i Greci A'xoV : i Lati- Nomi, ni Aloe. gl'Arabi Saber, Paber, òvcroSabarri Tedes- chi Alepatic, e Biter Aloes, li Spagnuoli Hierva babo- fa :& i Francefi Aloes, over Perroquet : i Boemi Aloe. Dell' Affenz.0. Cap. 24. L'Afienxj>è herba volgarififtma , e nota. Trapala D ogrì altro dibontà quello, che nafice hi Ponto, in Cappadocia, nel monte T auro. E'calido, e correttivo, fà digerire, e purga gli humori colerici , che t'attaccano allo ftomaco, & alle budella : provoca l' orina . Mangia- to dafrimaimpedifee inanimenti del crapolare. Bevuto con Se/eli, e con Nardo Celtico , giova ai dolori dello ftomaco , e ventqfità del corpo : provoca l'appetito . Sa- na la fua ìnfiifione , à vero decottione bevuto ognidì al pe- fo di tre ciathi , coloro, à cui e traboccato il fiele . Bevu- to, ò vero applicato con Mele , provoca i meftrui . Bevefi con Aceto utilmente contra ài Funghi malefichi , e con Vino contrai' Ixia, Cicuta, morfo di Toporagno , e di Drago marino . Urgeficon Mele , e con Nitro utilmente alla fichi- E ranfia; con acqua, all'epinittidi: con Mele, a ì liuidi , alle caligini degli occhi , e parimente all'orecchie , che me- nano. Giona il vapore della decottione applicato per fo- mento di dolori dei denti , e dell'orecchie . Cotto con Vino paffo , e fattone impiafiro gioua à i dolori del gli occhi . Trito, àr incorporato con cerotto Ligufitrino , conferifice alti precordi , àr alfegato: con cerotto Refiato allofioma- co lungamente languido; e con farina di Loglio, Ficfji fiecchi, àr 'Acetoàglìhidropici,edifettofidimilzjt.Fa]fi dell' Affienilo il Vino principalmente in Propontide, & in Tracia, il quale ufano à tutte le cofie predette , dove non fi ritrovi febre. njfanlo fimilmente la fiate , credendo/i per quefto dì confiervarfiifiani . Credefi, che mefio l'Affen- F monelle caffi, e negli armari, corferuì le vefii dalle fi- gliuole. Credejìparimente , che unto con Olio cacci via i Pulicida doffo . L'inchiofiro fatto della fua inju/ìone,proi- bifice che iTopi non rodano ìlibhì, con cui fi ficriuono . Atutte le cofie predettefi dite valere il fuoco, nondimeno nelle beuandejì danna; imperoche nuoce egli allo filomaco, e fà dolor di te/la. Falfificafimefcolandouifi della mona dell'Olio cotta . Dell Affenxp marino. Cap. 25. L'AJfenao marino , il qual chiamano alcuni S'enfio , nafice copìofififimamente in siti monte Tauro apprefi- fio à Cappadocia , àr àT aforìfi d'Egitto . Ufianlogl'ljìa- cifiacerdotiinvece dirame d'Olivo . E herba, the produ- ce i fuoirami fiottili , fimìli al picciolo Abrotano, carichi dì minutififime fieme , amaretta , nimica dello filomaco , di gravìfiftmo odore, econ qualche calidità coftrettiva . Cot- taperfiefiola , ò vero con Rifio , mangìatocon Mele, am- mazzai vermini tanto larghi, quanto ritondi. Solve leggiermente il corpo , fàilmedefimo coita con Lenticchie, e nell'altre viuande . Ingrajfiafigrandemente , paficendola, il beftiame . Ve n'è una terza fipecie , del quale ne nafice in Francia oltre all' Alpi gran copia , chiamato Santcmìco , percioche Santoni fi chiamano quei popoli', ejimìle ali' Amenza, manoncoitcopìofiodifeme, ma bene amaretta . Può tutto quello , che il Serifio . A S S E N Z O. T Refono le fpecie dell' A s senzo, che qui per Affani . duediverfi capitoli commemora Diofcoride , ioro hil ciocil noftrano, e molto volgare, il Serifio , e'1 San- ria. tonico, chenafee in Francia dilà dall'Alpi. Il vol- gare fà ilgambo ramofo, le foglie canute, & inta- gliate all'intorno comed'Arthemifia, ediParthemio, i fiori picciolini, e gialli, da cui nafeono picciok baccheritonde, in cui è dentro il feme. Laradice'hà eglifparpagliata, ma ferma, elegnofa. Commendò Galenoall'ii.delMethodo per l'infiammagioni del fegato, e dello ftomaco più di tutti gl'altri l'Affenzo, che nafee in Ponto, cosi dicendo: Conciojìacofa che in ogni AfTenzo fieno due facultà, e qualità come ne'libbri de'medicamenti habbiamo trattato,nel Pon- tico però fi ritrova la facultà coftrettiva maggiore. E come che in tutti gl'altri Affenzi la qualità amara fi» veramente valoroliffima, nondimeno la cofirettiva poco, ònullavififente, evifi conolce colgufto. E però per l'infiammagioni dello ftomaco , e del' fega- to Ne! terzo lib. di Diofcoride. 413 ASSENZO DI PONTO. a SEME SANTO, O VERO SEMENZINA. to fi debbefempre eleggere il Pontico . Quello nelle foglie, e ne'fiori è molto minore di curti gl'altri Af- fenzi, e nell'odore non {blamente non è abominevo- le, come fono gl'altri, ma pili pretto vi fi fente ai- quanto dell'aromatico. E però non fi deve ufar al- tro che il Pontico, lafciando tutti gl'altri. Queffo tutto ditìe Galeno. Ma èperò da fapere, che quello Alltnzo non nafee folamente in Ponto, ma ancora inBoemia, in Ungheria, in Tranlìlvania, con tutte quelle note, equalità, che gl'allegria Galeno; im- peroche egli è minor dell'AlTenzo commane in ogni fila parte, cioè nelle foglie, nel furto, ne'fiori, enei feme. llfuofapore è molto manco amaro dell'altro, e mafticandofi vi fi fente all'ai del correttivo. E' il fuo odore grato, efoave, di modo che rende non poco dell'aromatico . Non so già io la cagione, perche Mc- fue( come nota parimenteHSilvio) cbiamaffe quello Afienzo Romano, avvenga che non folamente non nafee egli nel territorio di Roma, ma ne anco (ch'io fappi ) inluogo veruno d'Italia . Pliniofcrive, cheil Pontico è molto più amaro dell'Italiano ; al chenon IdiU' lolamente e contrario quello , che ne fcrive Galeno , 0 ma quelloancora, che fe ne fente con il gullo . E' 1' Afienzo Pontico effìcaciffimo medicamento per l'hi- dropifia, comepiù, epiu volte hò veduto io, impe- roche con l'ufo lungo della conferva de'fioridi quello Afienzo,sòio che molti hidropici fi fono curati . Faffi la conferva in quello modo. Prendi quando fiorilce l' Afienzo Pontico i fiori con quella parte delle cime della chioma pili tenera, e pedale con due volte altret- tanto Zuccaro, fin che li unificano bene inlieme, e pofeia riponi quefta conferva , come fi fà con l'altre, e avanti che la metta in ufo, lafciala ben fermentare , e danne poi ogni mattina mezz'oncia alla volta trehore innanzi mangiare; con quello però, che chi lo piglia fia prima ben purgato. Sonooltreà ciò alcuni, che lina *"lcre^ono> che la Semenzina, la quale chiamano S E- \ì3r- ME Santo, faoggi molto tifata nelle Speciarie per darla confettata con Zucchero à i fanciulli per li ver- mini, lìa il feme dell'Afiènzo Marino , ò vero Serifio, il qual raffembra Diofcoride, al più picciolo Abrota- no, e dice ammazzarci vermini . Ma s'ingannano ma- Errof-j' ! nifellamente, imperoche la vera pianta del Seme San- cuni . " " u to, di cui è qui la figura mandatami dal nobilillimo Si- gnorGiacomo Antoijio Cortufo,gentilhuomo Pado- vano, eSemplicilla f'amolb de'tempi notiti, non hà punto che fare con l'Atfenzo Marino. Oltre à quello èd'avvertire, che'ICanabeldiSetapione, ilqual in- terpretano alcuni per la Semenzina, è del tutto diver- fo da quella: imperoche come quivi ben leggendo fi vede , è il Canabel una certa terra , arenofa , che cafea dall'aria quando piove , adoperata non folamente per ammazzarci vermini, ma per faldare i vali di terra, quando fi rompono. 11 Marino Afienzo adunque na- fee in più luoghi in Italia lungo alle rive del mare, do- vcpiùvoltel'hòioricoltonelle rive d'Aquilea, e di E Triefle, e villo pofeia piantato in diverti giardini di Errore del Venetia. Quello non conqbbe il Fuchtio, fe ben nel rucllli° ■ fuo maggior volume delle piante ne dipinfe un ritrat- to; pcrcioche il Marino Afiènzo produce il fuo feme minuto abondantitfìmosù per li rami, come fà l'A- brotano, e nò nelle filique.come lo dipinge il Fuchfio, al quale parendo pur poi d'haver errato, ritrapianto poi quell'itletla pianta, che prima have va piantata per l'Alìènzo Serifio, nell'ultimo fuo picciolo Herbario apprettò al Nallurtio per il Nafturtiofalvatico. L'Af- fenzo adunque Marino fà nel primo fuo nafeimento apprcfìbterra lefrondi limili all'Atfenz.o commune, p ma più grolle, le quali nel crefeere, enei maturarfi di- vertano sù per li fuoi gaboncelli lunghette , ma nò però cosi minute, come fà Gl'Abrotano, à cui par pure, che fi rafibmigli alquanto, quantunque più nel feme, che nelle frondi, iL quale producè egli minuto non fola- mente tra le foglie, ma nella cima de'gambi racemofo, come fi vede nella prefente figura, di fipore inlicme- mcnte amaro, e coflrettivo. Un'altra pianta d'Aden- Air™^ zoMarinoportatad'Egitto.dicuièquiparimentc ia Jf*** d' figura hebbi pur io dal fudetto Magnifico S. Giacomo m° ' Antonio Cortufo, dalla quale,fe ben vogliono alcuni, che lì ricoglia il Seme Santo, io nondimeno non ne fio chia- 414 Difcorfi ASSENZO MARINO. ASSENZO SERIFIO D'EGITTO. chiarezza veruna .Alcuni vogliono , che fia l'Abrota- no mafchio , ma meglio farebbe flato dir la femina , il sbocca opi- che però io non affermo . Riferifcono i Frati,che han- Fran! ' no fcritto fopra Mefue , che l'Affenzo è {blamente a- maro nella fuperficie citeriore, e che di dentro è dol- del Matthioli A ce, & al gufto aggradevole, e che però l'acqua, chefe ne lambicca, è dolce . Nel che veramente dimoltrano haver poca fetenza delle cofe naturali; imperochel' ctfer dolce l'acqua dell'Aflènzo lambiccato , non pro- cede perche l'Affenzofia di fuori amaro, edi dentro dolce; ma perche quelle parti efteriori , che gli danno 1 l'amaritudine, tocche dal calore del fuoco, per efiere die fpiritali, e fottili, agevolmente fi rifolvono; il per- che retta pofeia l'acqua priva d'amaritudine . La dol- cezza poi, che vi fi fente, non procede punto dall'Af- fenzo, ma dal piombo del lambicco, dal quale ( come dimoftra l'efpcrienza ) nafee tal qualità dolce non fo- lo nell'acqua dcll'Aflenzo , ma in ogni altra, che fi fac- B eia d'herbe di natura calde; percioche tocco il piom- bo da'vapori di cotali herbe molto caldi, e fottili , age- volmente fi calcina nella fuperficie, di modo che l'ac- que, che ne diftillano,fannonel ripofarfiun fedirne di Cerufa dolcifììmo al gufto; ilche non interviene nell* aequa d'Affer.zo, che fi fàà bagno di Maria col capel- lo di vetro; imperoche queftaèfufficicmemcnte ama- la,ne vi fi fente punto di dolcezza. Accade quelto,per- cioche il bagno dell'acqua con la fua humidità con- ferva,e non lafcia cosi rifolvere quelle parti fottili , Se evaporabili , come le rifolve il fuoco puro del carbo- ne, ò vero delle legna . E la dolcezza non vi fi fente, percioche dal vetro, di cui fi fanno i cappelli per tale C efercitio, non riporta feco l'acqua qualità alcuna ,che non gli fia naturale. E però farebbe meglio, che i Frati attcndeffero al Breviario,& àdifpenfare il tempo , che loroavvanza, intorno alle cofe Oilhane,& i Medici à difpenfare il loro nella medicina,feguitandociafcuno lafacultà, di cui fà profellìone. Fece delFAffenzo fc] mentione Galeno al 6. delle facultà de femplici, così Galeno dicendo: E' l'Alìenzo iniìememente amaro , coftretti- vo,& acuto, e parimente calefattivo, aiterfivo, corro- borativo, e difeccativo . E però purga per di fotto gli Fiumovi colerici del corpo, fìmilmentc per orina; ma più purga per orina quelli , che fono nelle vene. Non conferifee in modo alcuno alla flemma , che fi contie- D ne nello ftomaco, nè manco à quella del petto , e del polmone; imperoche la virtù coftrettiva è più potente, che non è l'amara. Oltre à ciò per efiere egli acuto, è veramente più caldo,che frigido . Il perche diremo ef- fer l'Afiònzo caldo nel primo ordine,e fecco nel terzo, come che fia il fuo fucco affai più caldo , chel'herba . Maparlandocgli pofeia del Scrino all'S.Iib. delle fa- cultà de femplici : 11 Serifio,diceva, è difpecie,e di vir- tù fimile all'Aficnzo. 11 che dille Diofcoride del San- tonico, facendo il Serifio fimile all'Abrotano. Perla cuidiferepanza, credo che non fallarcbbe,chi diceffe, che uno di quelli due tefti fulìé corrotto. E crederei, chetai corruttela più pretto luffe in Galeno, che in E Diofc. per veder noi, che il Marino chiamato Serifio, molto li rallembra all'Abrotano. Chiamano l'Aflènzo N.omi ') i Greci A.' 4-"'^""' ■ i Latini Abfmthium: gl'Arabi Al- finthium.-iTedefchi VvermutEltz: li SpagnuoliAf- fentios Alofna, & i Francefi Aluyne,over Àblince:i Boemi PclymenK : i Poloni Pyolijn . Dell'Abrotano. Cap. 26. L'Abrotano è di due fpecie, delle quali la femina è folta à modo d'arbufcello, e biancheggiante : le f rondi , le quali ha intorno ài rami, fono sfeffe , come quelle dell' Af- fatto Serifio, è piena di fiori, i quali -vi nafeono nelle fom- mità la fiate, aurei, e fìntili à i Corimbi : refpira difoave F odore , fe bene alquamograve, ór è algufto amara. Difi- mile fpecie dicono ejfer il Siciliano . L'altro fi ' chiamamaf- chio,farmentofo, conrami fottili , fintili à quelli dell' Af- fenzjt ■ Nafcene copiain Cappadocia ,inGalatia d' Afia,<ùr in Hierapoli di Soria . Il feme d'amendue trito crudo,e bol- lito nell 'acqua bevuto giova àgli fretti di petto, àgli af- fiatici , d i rotti, àglijpafìmatì, alle feiatiche, allepafiioni d'orina, <ùr ài meftrui ritenuti . Bevuto con Vino è rimedio à i veleni mortiferi . ^Vngtftcon Olio al tremore delle feltri: Sparfo,efumentatofà fuggire le Serpi , e bevuto con Vino vale aimorjìloro ; ma privatamente conferifee alle pun- ture Nel terzo lib. di Diofcoride. 415 tur e de gli Scorpioni, e di quii Ragni , i quali chiamano Phalangi . Impiaftrajtutilmente con Mele cotogne cotte , ò vero con Pane all'infiammaggiani degli occhi . Trito con farina d'Orz,o,epofcia cotto,rifolz>e i piccioli tumori ■ Oltre a quefto t'aggiunge nella compojttione dell'unguento Trino , ABROTANO MASCHIO. ABROTANO FEMINA. L'Ab ro t a n oè pianta volgarifiìma, e conofciu- ta, mafiìme il mafchio, dicui fi veggono due fpecie affai differenti di foglie,' imperoche per tutta l'Italia non folo fi ritrova domedico ne gl'nòrti, ma abbondantifììmo nelle campagne, con foglie molto piùfottili. Lafemina, chiben rimira le fembianze diquello, che chiamano alcuni Cipreffo, & altri Santolina, dimodra manifeltamente elTer quella . Delchene certificano l'efierfolta di rami , l'havereie frondibiancheggiantiperogni intorno de'fuoi rami minutamente intagliate, i fiori aurei, e ritondi à modo di Corimbi, i quali produce la Hate, l'effere odorata con alquanto di gravezza, & al gufto amara. j3 E però non è da dubitare, che non fi a il picciolo Ci- preflòdeglihortìchiamatoSantoIina la femina dell' Abrotano, e non altrimenti fpccie di Serifio, come ingannandofi (limano alcuni. Erra nell'Abrotano femina manifeftamente il Fuchfio, huomoperò de nodri tempi celeberrimo; imperoche al proprio ca- po dell'Abrotano femina dipinge una pianta àfuo modo fatta, aliai lontana dalla mente di Diofcori- de; e pofeia nella fine del volume fcrivendo di que- llo picciol Ciprefiò, nonaccorgendofi , chefuQe la l'emina dell'Abrotano, lopofe per cofa non cono- feruta da Greci. In Friuli chiamano l'Abrotano Ve- ronica, quantunqucla Veronica de'moderni, di £ cui fi ritrova il mafchio, eia femina, (ia non poco dall'Abrotano differente; imperoche il mafchio del- la vera Veronica è unapianta, chefenevà ferpendo perterra, e nondimeno produce il fufto alto un pal- mo, e qualche volta maggiore, rofièggiante, e la- nuginofo. Lefrondifono nere, lunghette, pelole, & all'intorno dentate. Ifiori, i quaUfono purpurei, nafconointornoalla fommitàdel tulio, & il lime fi ritrova in certi vafetti limili à una borfa. La radice poi è aliai fiottile . la femina fe ne và anco ella ferpen- do per terra, produce ifufti Ianuginoli .- le foglie più tóde,più verdi,enon dentate, quali limili à quelle del- la Lunaria Grafitila , chiamata parimente Numolaria. D Ifiori nel giallo porporeggiano: il feme fi ferra in cer- ti tondi bottoni, e k radice è fimileà quella del maf- chio. Nafcc in luoghi inculti, e falvatichi, fiorifee ilmefediGiugno. Alguftoècolìrettiva , ci amara, e però è da credere, che ella fiacalida, e fecca : ma il mafchio e molto più efficace della femina. Confe- rire alle ferite frefche, e parimente all'ulcere vec- chie . Diconoalcuni, che un Rèdi Francia fu falla- to con quella herba della lepra da un cacciatore. Ri- folve applicata i tumori in ogni parte del corpo, e fpe- cialmente del collo. Lodanla molto alcuni nelle fe- bripcllilentiali, nell'ulcere del polmone, e nell'op- pillationi tanto dclfegato, quanto della milza . Daf- £ à gl'infetti di pcite trita in polvere al pefo di due dramme, & una diTheriacadifioIta nel Vino bian- co, efannofifudarcipatienti. Dadi parimente nella fua ideila acqua lambiccata, contra tutti i difetti del petto, e nelle oppillationi delle reni, e della ve- feica . ScriflèdeirAbrotanoGaleno al principio del fedo Libbra, cosidicendo: L'Abrotano è calido , e fecco nel terzo ordine. Matrovaremo la tompera- turafua, togliendone conjettura dal gullo, per ef- fereegligrandcmenteamaro, ilquale fapore, efi'en- dodi terrena cilenza, c veramente allòttigliato da molto calore. 11 perche adunque non poco fcalda 1' p Abrotano, e dileccai & imperò impiadrandoft le fue frondi, e parimente ifiori (per effere ifufti del tuttoinutili_)insùl'ulcere, fi ritrova efl'er mordace, epungitivo; e umilmente fi ritrova egli fcaldare un- gendoli co'lfuo Olio il Capo, ò veramente il corpo. Cosiancora ungendofene coloro, che patifeono fred- do, e tremore nel principio delle febri, avanti che cominci il male, veramente aflai manco tremeranno. Sentefi quedo calore fimilmente dal fenfo, effendone in qualfivoglia parte del corpo fattone untione.E cola veramente ragionevole, che ammazza egli i vermini, edendo amaro. E che ila alquanto digeltivo, &inci- fivo , Abrotano c lira efami- nacione . Veronica > c fila kiflcria. Virtù deli; Veronica . Abrorano feritco da Calcilo . 4ió Difcorfi del Matthioli VERONICA MASCHIO. ^» gir MM<^r, VERONICA FEMINA. fivo, e maggiormente, cheTAffenzo, fipuòprima- mente fapere per il gufto s^imperoche nell' Abrotano non fi fente fé non pochifììm'a acerbità, come che non poca fe ne ritrovi nell'Alìènzo; e fecondaria- mente per efsere l'Abrotano nimico dello itomaco , come è ancora quello, che fi chiama Serifio; e per 10 contrario grato , amico, e non nocivo l'Alsenzo. 11 che (come è flato dimostrato) interviene, percio- chcil faporeamaroè per fe ftefso mogni parte noci- vo allo itomaco; e per Io contrario amiciflimo l'au- ftero, l'acerbo, e'1 coftrettivo . E però dove quefte qualità fi ritrovano compottc, & incorporate infie- mc, quella vincerà tra loro, che farà più potente. Mal'abbrugiato è calido, e fecco più ancora, chela Zucca fcccaabbrugiata, eia radice dell'Anetho. E però fi convengono nell'ulcere numide, ecallofe, o- venon fia infìammagione; e per quello par che giovi- no nell'ulcere del preputio, e delle membra genitali. Mala cenere dell'Abrotano morde tutte l'ulcere , e per ciò incorporata con qualche Olio caldo , come è .ilCicino, ilRafanino, ilSicionio, ò veramente il vecchio, e maffimamente il Sabino, fà rinafeere i capelli calcati per pelagione , e fà nafeer la barba, ove ella ftentiàfpuntar fuori, mefehiata con alcuni de gl'Olj predetti : nel che non è manco efficace il Len- tifeino; imperoche per efseregli fottile hà facultà di rarefare , di mordere , e di fcaldare . Chiamano 1' Abrotano i Greci A'/J/ioVowj' : i Latini Abrotonum: gl'Arabi Catfum, Kefum, ò veroCaifsum : iTedef- Nom chi Strabuuortz, Schofzuurtz, & Gertuuortz : li Spagnuoli Abrotano, &Hierva Lombriguerra : & i Franceli Auron, Auronne, & Carderebbe: i Boe- miBratan: i PoloniBozedrzeuuJio . LAbrotanofe- mina chiamano gli Italiani Santolina : i Tedefchi Cy- prefsen, & i Boemi Ciprefsen: i Poloni Cyprijfs : & i Franceli Cypres de Jardin . Dell' Hifopo. Cttp. 27. L 'Hifopo è herba cono/ùnta da tutti: è di due fpe- cte, montano cioè , e dome/lieo. V eccellentiffìmo è quello , che nafie in Cilicio ■ Hd virtù di difetta- re, e di fcaldare . Cotto con Fichi, Acqua, Mele, e Ruta, e pofeia bevuto, conferifee a i difetti del pol- mone, alla to[fe vecchia, alla jlrettura del petto , al catarro , & a gli afnaticì . Ammalia tutti ì ver- mini del corpo : il che fa egli amara , quando Ji lam- bicca con Mele . Bevuta, la decottione con Aceto me- lato purga per di fatto i grofjì immuri. Mangiajìcon Fichi frefehi triti per far muovere il corpo : il che 0- pera maggiormente , quando vi Jt aggiunge F Iride, il Cardamomo , e l'Inane. Fa buon colore . Impiajlrafi con Fichi, e Nitro a i difetti della milzjt, & agli hidropici, e cor: Vino puro all'infiammagioni . Appli- cato Con acqua calda fvanifee i lividi delle percome . ' Gargarixafì utilmente nella fchirantia con decottione di Fichi. La decottione dell' Hifopo fatta in Aceto, lavandofene la bocca , leva il dolor de ì denti , il cui vapore applicato in modo di profumo , rifolve le ventojitd dell'orecchie . NOnfoIamente hanno dubitato alcuni, fe'l no- H;fopo , ilio volgare Hi so Po degl'hortifia quello, che lua ciani fcrifleDiofcoride: mafono ancora altri, che s'han- "atl0nl:- no manifefiamente creduto (tra i quali fono itati i Frati de'zoccoli commentatori di Mefuc ) che in mo- do alcunononpofiàefièrqueftcHifoponoftro quel- , lodiDiofcoride. Del che è flato primamente cagio- * neilnonhaverecg-li fcritto alcuna fembianza, no- ta, ne fatezza delle frondi, de'fufti, de' fiori, nè delfeme, per haverla egli riputata pianta notifiìma . È pofeia il vedere, che nel capitolo dell'Origano Heracleotico fecondo l'interpretationi di Marcello , vuole egli, che habbia l'Origano le frondi fimilialf Hifopo, ma non però il fiore, come quello dell' Hifopo, ridotto in ombrella ritonda, e rotante, ma in più parti divifa. Cofa,che veramente mal corrifpon- dc al fiore del noftro Hifopo , il quale (cornee no- tiflìmo Nel terzo Iib. di Diofcoride. 417 H I S O P O. tiffimoàciafcuno ) hà vera forma di Spica . Di modo che non fenza legitijna cagione hanno dubitaco quelli , fe l'Hifopo volgare fia il legitimo: e quelti hanno cre- duto , che noi non habbiamo il vero in Italia . Mà è fe- llamente di quello dubbio ftatocagione la niala inter- ; pretationc di Marcello; imperoche altrimenti ftà il te- la Ilo di Diofcoride, così nel Greco dicendo : O'pixxmt {/ptty.XiSTlXi/ , oi&txoi'LXili' xuXoùtrii/ , dell Hilopo ancora Mefue con quelle parole : Lo » da eai£ Hifopo domeftìcp folve facilmente la flemma ■ co- nu ' c da iucche dicelìèro alcuni, che aggiuntovi il Sai gemi M£'''e' Od mapur- D 4*9 GRATIOLA. Difcorfi del Matthioli A nome. Produci queftaherba i ramufcelli fittili , la chio- ma Jtmile alThimo., ma le fiondi più lunghe : alguftoè amaretta, & alquanto acuta. E' efficace la fua decottio- ne, come quella dell' Hifipo, à ì difetti di petto . Mettefi ne gli antidoti. Dificcatutte l'interiora , e parimente tut- to il corpo , e libera da tutte l'oppillationi . S T E C H A. E ma purga ancora la melancolia . Ma che purghi eglila flemma, .crnanifeiloperl'cfperienza, chefe ne vede, e fpecialmente quella che fi ritrova nel petto , e nel polmone. Giova alle flemmatiche infermità tanto dei Q nervi , quando del cervello , per haver egli potcllà non folamentedimondificare, ma di fortificare ancora . Mondifica il petto, e il polmone, e fpecialmente nei vecchi, che l'hanno pienodi flemma graffa, evifeo- fa; e però giova àgl'afmatici, &allatolTe. Rifolvel" ulodell'Hifopolc ventolità , che malagevolmente fi fcacciano, làappetito, provoca i mcftrui , d'orina, c giova al freddo, che precede alle febri. Ammazzi incorporato con Mele, ealquanto diNitro i vermini del corpo . L'Olio dell'herba , e de i fiori unto guarilce i nervi infrigiditi, e li fortifica. L'Hifopo montano hà le medefimefacultà , ma molto pili efficaci. Hannofi credutoalcuni, chequell'herba poco nota à i Medi- ] ci, quantunque aflaivalorofa, e veramente degna d' edere conofeiuta, che chiamano alcuni Gratio- Graùela, e LA) e altri Gratiadei, e in Friuli Stanca cavallo, fuf- fuahinon». fe l'f^iiopo montano Nel che apertamente s'ingan- nano. Crefceinluoghihumidi, e maflìme ne i prati naludofi poco più d'uua fpanna, con fiondi più lar- ghe di quelle dell'Hifopo : produce il fiore bianco , o vero incarnato, lefrondiquafisù pertutto ilfufto . Alguftoè amarifflma, con la quale amaritudine fi fente ancora dello ftittico . Mangiata, ò vero be- vuta folve, fenza alcuna molcftia, la colera, e pa- rimente la flemma del corpo . Poi verizata , e meflà in sùleferite, le falda in breviflìmo tempo. Chiamano!" HifopoiGreci Tee»™ : i Latini Hiffopum : gl'Ara- bi Cyfe, Tufa, òverojabes. iTedefchiFirchem Hy- ì!'mL fop, (ScKlolterHifop : liSpagnuoli Hiflòpo hicrva , &Hifiòphilhohierva: eiFrancefi Hiflbpe: 1 Boemi Hiflòpo j &i Poloni Izop. Della Stecha. Cap. 28. Afce la Stecha. neW I/ole di Francia ■vicino à M^rjt- lia nominate Stechadi, ove s'hà clUufurpato tlftto N CHiamanocommunemcntegli Specialità Stecha- de Sticados, laqualcnon folamcnte nafte verfo (** Provenza nell'lfole, che chiamano btccadi, nel gol-tio„/ fo di Marfilia; ma ancora in Arabia, donde per la maggior parte li porta à i tempi noflri à Venetia mfic- me con le molte altre merci , che fi recano d'Aleflàn- dria. E diquivi viene, che ufualmente la chiamano gli Speciali.e la più parte de i Medici Sticados Arabico ; quantunque molte volte quel di Provenza vi fi venda per quello, che fi porta d'Arabia . Nafcene fimilmen- te in più luoghi d'Italia , tra le quali quella è più odo- rifera, e migliore, che ci li porta di Puglia dal monte diS.Angclo, chiamato Gargano: ma veramente fo- no migliori della noftra affai l'altre due peregrine , e damendue quelle, l'Arabica. E' la Stechade pianta^ nonguaridillimiledalla Lavanda confoglie Iunghet- hiftoi te, graffette, ecanute, intornoàpiùgambifottili, e iegnofi che nafeono da una fola radice; i fiori fàellaco- cieilThimo, chenelcelelle purpureggiano inalcuni fpicati capitelli, ne i quali nafee il feme come di Melif- fa,elaradicelegnofa. I.aqualitàdellaStechade (di-. ; ceva Galeno all'ottavo delle facultà de (empiici ) è al gulto amara, e mediocremente coftrettiva . Sono in0. temperamenti fuoi compofti alquanto d'una terrena eflènza frigida , chela fà coftrettiva, ed'un'altrapur terrena aflottigliata , epiùcopiofa, che la fà amara > e però per la contentezza d'amendue quelle effenze, può elladifoppillare, aflòttigliare, aftergere, e cor- roborare non folamente tutte le interiora , ma uni- verfalmente tutte le parti del corpo ; imperoche e flato dimoftraro di fopra, che i medicamenti, che fon compofti di colali ellenze , poflòno fare age- volmente Nel terzo lib. di volmencc i predetti effetti. ScriffeneMefuetra ifuoi A femplici folliti vi, cosi dicendo.- laStecha folvelame» . lancolia, e la flemma. Mondifica il cervello, i nervi, e tutte le membra dei fentimenti , e parimente gli con- forta . Giova à tutte l'infermità frigide , e al mal cadu- co infieme con Scilla, ò vero co'l ftio Aceto. Con- fetifeono i bagni , eie ftufe, che fi fanno conlade- cottionefua, e co'l fuo vapore à difoppillare il cola- torio nel nafo: àtorvia i dolori de i nervi,, e delle giunture, & à confortare tutte l'interiora, che fu fie- ro offefe da frigidezze, e maffimarnente materiali . Ma nonfidebbe dare ài colerici, e maffimarnente quando li ritrovano gli ftomachi loro infetti dimoila colera ; imperoche molto gli conturba facendo lor j> fete, vomito, cfaftidiofiffimo calore. Chiamano la Stecha i Greci Zi-mccs : i Latini Stsechas : gl' Arabi Aftochodos , Aiturhorados, ò vero Aftuchudes: i TedefchiStichasKraut: li Spagnuòli Cantuelfo ; e i Francefi Scechados : i Boemi Stechas . Dell'Origano. Cap. 29. l' Origano Heracleotico , il qual chiamano ancora Cu- j nila, produce lefrondi non diffimilida quelle dell'Hi- fiopo . V ombrella non è ritonda à modo di ruota , ma inpiù Q pattidivifa. Il fime produce egli nelle fbmmitàde i fufli , non folto. Gl'Origano calef attivo , e però confe*ifice à i morfi de veleno/i 'animali bevuta la fua decottione fatta 1 con Fino: e daffi con Vino pafio a coloro , che haveffero 1 bevuto la Cicuta , b l'Opto ; e con Aceto melato a chi ha- ' 'veffe già prefo il Geffo , e l'Ephemero . Mangiato con Fi- ( chi è buono aironi, a gli fpafimati , e a gli hidropici . Bevuto jeccoin polvere allamifitra d'un acetabolo con ac- 1 qua melata, purga per di /otto la melancholia : provoca i ; meftruì, e lambendofi con Mele giova allatoffe . Bagnan- 1 dofi nella fua decottione guarìfee la rogna , ilprurito, e i coloro, àcuiè traboccato il fiele . Il fucco del verde fa- 1 na il gorgozzule , l'ugola, e l'ulcere della bocca; emejjo 1 nelnafo conunguento Irina purgaper quellola tejìa . Mi- i tigaìnfieme con Latteil dolore dell orecchie . F affi di qne- q \ fio, diCipolle, e diSomacchi un vomitivo , ìafiiandoli i infieme quaranta giorni al Sole ardentifiimo nei di canico- ì lari in un vafo di rame . Fannojl fuggire i Serpenti, fa- 1 cendo gli frati dell'Origano . Qitello , che fi chi ama Onì- 1 te, bàie frondi più bianche , epiù fimi li all' Hifopo , ehà 1 il fuo feme a modo di maturi , e denfi corimbi . Hà le vir- tù medefime dello Heracleotico , ma non è cofi efficace . Il falvatico chiamano chi Panace Heracleo , e chi Cimila , , nel cui numero è Nicandro Colophonio . Hà le frondi d'O- ■ rigano, trami fiottili , alti impalmo , nella fiommità àe iqttali fono l'ombrelle fimili à quelle dell' Aneto . Ifiori fo- no bianchi, e la radice fonile, e mutile . Lefrondi dì quejlo , e parimente i fiori fi bevono privatamente coti £ •pino a i morfi de velenojì animali . Del Tragorigano. Cap. 30. IL T ragorigano è breve, e fittile pianta, fintile diffondi, e di rami al Serpollo faluaticho , ò vero all'Chigano , 1 come che in alcuni luoghi fi ritroui egli per la bontà del ter- 1 reno conrami, e con frondi più ampie , e più verdi, e af- I fai tenaci. Enne un'altra fipecie , che produce iramuficel- .'. li fittili, e parimente fiottili ancorale frondi , il quale al- 1. cuni chiamano Marrobio . Mafie l'eccellentiffimo in Cili- s eia ,tnCoo, Chio , Smirna , e Candia . Hanno tutti virtù .1 difialdare,provocanol'orina,muovono il corpo .Bevuta la p l la loro decottione purga la colera . Bevuti con Aceto, giova- li no ai difetti della milz^a, e con Fino, a coloro che haueffe- ci co beuutal'Ixia. Prouocano i me fimi , e dannofi con Me- li lein mododilettovarioallatofie, ér alle pofieme del pol- ii mone . E' la bevanda loro piacevole , e grata; ir imperò ji fi dà ai fafiìditì dal cibo , a gli fiomachi deboli , e a gli ti acidi rutti : e fimilmente acoloro, che perii fluttuare del 1 mare vomitano , & hanno naufea , e caldo ne iprecordj . i ImpUftraticonPalentarifolvono le pofieme . Dioico! ide. 410, ORIGANO HERACLEOTICO. ORIGANO ONlTE. Ritrovo tra gl antichi fenttori non poca differenza Or,„no nelle fpecie de gl'OfUGANi, imperocheTeofra- f.inmìn- lto al 2.cap.del6.1ib.dell'hiftoria delle Piante, diceef- D d 2 fetne 420 Difcorfi del Matthioli ORIGANO VOLGARE. TRAGORIGANO. Errore di 'li ilio. ferne di bianco frutifero, c di nero Aerile . E Plinio aldecimofettimo capo del ventèlimo libbro , poi che dcll'Onite, e del Tragorigano hebbe fcritto , dille ri- tiovaifii'Heracleotico di tre fpccic; nero, cioè vifeo- fo, con più larghe frondi: l'altro con frondi più fotti- li, epiùvencide, (iinile alla Majorana , chiamatoda molti Marrobio : d'altro d'una terza fpecie tra quelli mezzano, ma manco buono. Ncllequali parole li ve- de haver errato Plinio per haver egli confufameote mcfcolato il Tragorigano con le fpecie de gl'Origani , Imperochc fotto il nome dcll'Hcracleotito, il quale è veramente fpccic d'Origano,pofeleduc fpeciedi Tra- gorigano delcritte da Diofeoride : come che v'aggiun- geffe ancora il terzo, cavato forfè da qualche altro au- tore: le già non fi volelfedire, c'bavcflc egli prefo quello per qualche altra fpecie d'Origano, Schaveflè- lo confufo inficine con quelli . Malafciando da parte l'opinioni de gl'altri, e leguitando Diofeoride propo- llomi dal piincipioperautore, eper guida, dico, ò che l'Heiacleotico, e 1 Onice nonnafeono in Italia, òche fin'hora, fepur vi nafeono, non vi fieno (Iati opinione ritrovati; quantunque voglia il Brafavola Mcdicofa- mofo dei tempi nolhi , die il noilro chiamato vol- garmente Origano, dicuièpiena tutta Italia, fia l' Heraclcotico. Alla cui opinione mai non hò potuto 10 acquietarmi.- ma più prefto hò fempre tlimato, che l'Origano noli rano fia una fpecie di fai vatico , per na- fceregli da per fe nelle campagne, ne i colli , ne i monti, e luoghi Aerili ; Perciochc quantunque feri- va Diofeoride d'una fola fpecie di falvaticho , che produce i fiori bianchi; non impedifee però quello , che in altre regioni fuor di Grecia non polla nafeer egli con fiori purpurei: ò vero che il falvaticho non poffa effere ancora di più fpecie che d'una; emaffi- mamente vedendoli, che Plinio ne deferive due fpe- cie . Ma fe pur fieno alcuni , che non vogliono , che fi debbi chiamare quello Origano falvaticho, potran- no ("fe piacerà loro) chiamarlo Origano falfo . Por- tafene à Venetia di Candia una certa fpecie di fecco , 11 cui fiore è bianco, acutiflimoalgufto, e odorato ; del Hralavo. la rifiutata il che più volte m'hà fattocrederc (fe ben per il vero Origano Heraclcotico lo moltranogli Speciali ) che quello fia il vero Origano falvaticho, di cui fpriflè Dio- icoride, e perhavere egli il fiorbianco, e pcreiìere acutillimoalgullo: percioche il falvaticho ("come di- ce Galeno,) è moltophì valorolo. L'Origano Hera- cleotico, e parimente l'Onite mi mandò già da Pila 1' ecccllentiflìmo, e peritìflìmo Medico M Luca Ghi- ni ( cofachedamanifelto inditionon folamente del- la fua rara dottrina, ma della nobiltà grande, e libe- ralità del fuoanimo: ) l'uno, el'altrovcnuco (come egli mi fcriffèj di Candia . £ perche mi paie, che amenduc conifpondano molto bene all'hiiloria che ne fcrivcDiofeo ride, perciò n'ho pollo qui la figura d'efiì . Il Tragorigano poi, di cui ancora hò mef- fo il ritratto, nafeccopiofo in più luoghi del Friuli , con frondi di Serpillo, e lapore di Puleggio . E però non fenza ragione fcrilic Diofeoride del Puleggio fiS- bito dopo al Tragorigano.Fcce di tutte le fpecie pcrun Q. folo capitolo memoria Galeno all'ottavo delle facultà fcrira deifemplieì, cosi dicendo: L'Origano Heraclcotico Gale» e vetamente più efficace dcll'Onite; ma il falvaticho e j molto piti valoiofo dell'uno , e dell'altro di quelli . I Hannotuttivirtudidifeccaic, d'incidere, edilalda- rc nel terzo ordine. Maveramcntcquello, che chia-- V. mano Tragorigano, hà oltre alle facultà predette an- cora alquanto del collrettivo . Per la qnal dottrina non credo, che errino coloro, cheinvecc di tutti gl'altri Origani ufano, mancandone quelli, il noftrod'Italia. Chiamano l'Origano i Greci O'piycmi :i Latini Origa- Nom num: gl'Arabi Fandenigi, Fudenegi, òvero Faude- negi .- i Tedcfchi Volgemuot, Rotedoften, e Collentz : li Spagnuoli Oreganos : e i Francefi Origan , ò vero Mariolame ballarde: i Boemi Dobramisl : i Poloni Czyruvonal ebeotka , Del Puleggio. Cap. 31. IL Villeggio è herba notiffima à ciafiuno . D'fecca ,fcàl- das edigerifee. Provoca bevuto i mejlrui , Upartofi le fe- Nel terzo lib. le fecondine . Tolto con Mele , e Aloe fà fputare i difet- tidel polmone : giova à gli fipajimati . Mitiga bevuto con acqua , e Aceto la naufiea, e i rodimenti dello ftoma- co . Purga per di fitto la colera nera . Soccorre con Vino à i morfi de velenqfi animali . Fà ritornare i tramortiti meffogli fitto al nafacon Aceto : Secco , brugìato , e fat- tone polvere confermale gengive . Impiajlrato con Polen- ta mitiga tutte l'infiammagioni . Giova alle podagre po- fte in fui male , fino che diventi rafia la carne. Spegne applicato con cerotto i quofi : e giova impiaftrato con S 'ale ài difetti di milxjt. Mitigala fiua decottione il pru- rito lavandofiene : e ritorna la matrice ritratta al fino luo- go , e fedendovi dentro le donne , rifolve le ventqfità , e le durezze della matrice . Chiamatilo alcuni Blechona , B imperoche gufato, quando fiorifce dalle pecore , fubito le fa belare . PULEGGIO. C E IL Pu legg ioèun'herbache fi dillende per terra come il Serpollo, i cui gamboncelli fono lungi una ipanna, efottili, hà le foglie di Majorana, fe bene al- quanto maggiori . 1 fiori produce egli ne i gamboncel- lidiftinti per intervalli appretto all'origine delle fo- glie, che nel purpureo biancheggiano, e la radice fot- tile, e capigliofa. Nafcein luoghi humidi, eacqua- Itrini. E' pianta in tutte lefuc parti odorata , &acu- ta, ma non peròfenza qualche poco d'amaritudine. Ma quantunque habbiano dubitato alcuni de moder- ni, fe il Puleggio volgare ha, ò non fi a il vero,di cui in- tegro gl'antichi , per non fcrivcre Diofcoride nota al- cuna delle foglie, defilili, edifiori, per edere fiato il Puleggio aUuo tempo à tutti noto; nondimeno non mancano peritilfimi Semplicilìi che vogliono, che il Puleggio del commune ufo lia quell'itteflo , di cui fcrifle Diofcoride. Equellonon lenza ragione, im- peroche non folamente fi vede per I efperienzaettér egli dotato di tutte quelle virtù, e qualità dateli da Diofcoride, ma corrifpondere ancora molto all'hifto- ria , che ne deferive Plinio , il quale a! 14. capo del yen tcfimohbbro cosi diceva: U Puleggio c di due di Diofcoride . 421 A forti: la femina, che fà il fior purpureo, e il mafehio, che lo fà bianco. L'uno e l'altro fi ritrova hoggi in Ita- lia , & amendue parimente nafeono odoratiftìmi in Errfe,iV[ Tofcana. Onde non poflofenon credere, chedi "ran CU°' ' lunga s'ingannino coloro , che vogliono, che'l Puleg- gio ufuale fia chi la prima, c chi la feconda fpecie di Calamento; tanto piti , quanto io fon certifiimo (co- me diremo al fuo proprio luogo ) d'havergiapiutem- Eo ritrovatetuttclefpeciedc i Calamenti deferitteda •iofeoride . Dimoltra oltra di ciò, che il Puleggio no- filano fiailvero, per ritrovarli elfer fimile di foglie al Dittamo di Candia, raffémbratoal Puleggio da Teo- fralto, e da Diofcoride, comeche icriva egli have- re il Dittamo le foglie più grandi, come manifefta- mcnte fi vede in quello, che ci fi porta di Candia . Coltivano il Puleggio le donne Tedtfche ne gl'horti, e nei vali di terra con non poca diligenza, per ufarlo pofeia ne bifogniloro. E però per la molta coltura , fi vede quivi molto più nutrito in tutta la pianta, di quello che nafee per fe Metto al ialvatico, cfimiìe alla feconda fpecie di Calamcnto, come dice Diofcoride, acutiffimo al gufio , con alquanto d'amaritudine . La onde diceva Galeno al fello delle facultà defem- PuIe^ì» plici: 11 Puleggio è acuto con alquanto d'amaritudine, ln iuo 4» fcalda, e difecca valorolamente. E' vero indicio del- Galcno- la molta caliditàfua l'arrodìre della carne , che fà egliquandovis'impiafira fufo, e l'ulcere che vi caufa lungo tempo Iafciandovelo. Oltre à quello dimoltra, chedifecchi, e attòrtigli il fare facili allo fputo gl'hu- midi, vifeofi, egrofli humori, che fi ragunano nel petto, enei polmone, e parimente il provocare de i meftrui ritenuti. Quello tutto del Pulegio fcrilie Ga- leno, al che aggiungo io, che il decotto del Pulegio virtù del bevuto, provoca l'orina, il parto, e le fecondine , Pul«£io- e giova nelle hidropifie , enei trabocco del fiele, e parimente in tutti i diffetti del capo, e de i nervi , caufati da freddi humori , & acuifee il vedere Chiamano i Greci il Pulegio Fmìx» : i Latini Pule- K. gium: gl'Arabi Alnam, Alnegen, òvero Alvegen : ' iTedefchi Poley, e Hertz Poley : li Spagriuofi Pole- jo; iFranccliP'ulege, ePouliot: i Boemi Polcg: £ci Poloni Poleii . Del Dittamo . Cap. 3 2. CHiamano alcuni il Dittamo , Puleggio falvaticho, E' herba che nafice in Candia, acuta, ìificia, e fi- mile al Puleggio, ma fono le fine fiondi maggiori, ricoper- te di borra, e d una certa pelofia lanugine". Non produce fiori, nèfieme. Hà ilmedefimovalore , che V Pulegio do- mefiicho, ma è molto più efficace ; imperoche, non fola- mente bevuto , ma applicato , e profumato tira fuori del corpo le creature morte . Dicefi , che in Candia fàil Dit- tamo ufiire le fiaette da dojfo alle Capre ferite, che lo pa- ficono.^ Il fiucco impiaftrato , ù vero trito con Polenta , ha virtù di purgare. Impiaftrata l' herba alle fuole dei piedi, òin qual fi voglia parte del corpo, cava fuori ì bronconi, e le fipine . E' buono il Dittamo al dolore di militi : imperoche difecca, e rifolve. Cogliefi la fiate, e l' autunno . E' la radice fitta al gufilo calida : accelera il parto. Il Jucco bevuto con Vino foccorredi morfi delle Serpi i nel che t herba hà tanta virtù, che fioloil fuo odo- re le fà fuggirei e fà morire tutti gli animali , che av- velenano gli huomini col mordere, e co' l trafiggere , quan- do Jt toccano con ejfa . Meffo il fiucco nelle ferite fatte da ferro, ò vero da i morfi de velenqfi animali , le fiana , fi però fubito ancora fe ne bee . Del Dittamo falfio. Cap. 33. Q^Vello che chiamano Dittamo falfio , nafice in di- verfi luoghi , fimile^ al già detto : ma è meno acuto , Hà le virtù medejìme , ma non però cefi valorofè. Dd 3 Di un al- 422 Difcorfi del Matthioli tot' altre Dittamo di Camita. Cap. 34 )Ortafi di Candid un altra forte di Dittamo , che produce le fi ondi fimili al Sifembro , ma i rami maggiori, nei quali fono i fiori fimili à quelli dell Ori- gano fahjaiico , neri, emolli. E 'l 'odore delle foglie gio- covdiffimo , mexx.ano infralì Sifembro, e la Salvia . Vale a tutte le cofe , chevaglionoi predetti , marron ferì- fu così l'odorato . Meitefi queftone gli empiafiri , enelle medicine Tfheriacali , che fi fanno contra ì veleni de i Serpenti. DITTAMO. Ferola, accioche la virtù non cvAporiin aria; percio- che fi crede, che quello che evapora fia a-fiai manco buono. Non manca oltre à ciò chi ii penii , chclana- tura del Dittamo, e del falfo Dittamo fieno una me- delima; rmperoche dicono, che degenera il Dittamo in falfo Dittamo, quando nafcecgli in luoghi più do- meflichi, e più graffi; percioche in vero ama il terre- no de i luoghi afpri, efalvatichi. Enne oltre à quelli un'altra fpecie, quantunque quafi equivocnevolmen- tefi chiami Dittamo, pernon raflembrarfi egli pun- to nè ncile fattezze, nè nelle virtù fue, chcproducele frondi limili ai Sifembro, c i rami maggiori . Mal'ufo di quefto , e le forze niente ii convengono con gì' DITTAMO BIANCO. Dittamo ■. e iun h i Ilaria i & c lamina- tkme . c NAfceiivero, e più valoroso Dittamo folamente nell'Ifola di Candia,r,è quivi perònafee pcrtut- toilpaefe , ma folamente in un privato, e picciolo luogo, feveroèiltellimoniodi'leofrafto, ilqualeal 16. capo del 9. libbro dcll'hiftoria delle piante, cosi ampiamente ne feri. le: il Dittamo è proprio dclrifola diCandia, di virtù mirabile , c in molte cofe utilìfli- mo, e particolarmente valorofiffimo à i parti delle donne. Sono le fue frondi limili à quelle del Puleggio, c di fapore ancora molto veramente fimili; ma fono i rami fuoi ben più fottili . L'ufo è folamente delle fron- di, non de rami, nè del frutto , le quali fono à molte cotegiovevoli, e privatamente (come s'è detto) a i parti delle donne ;imperocheò che fanno elle partori- re con preilczza , ò certamente levano del tutto i dolo- ri: dannofi àbere con acqua. E' quella herba rara, c ìlluogo, chela produce, è piccioliffimo . Pafconla volentieri le Capre perefiérealgulloloro molto ag- gradevole. E' cofa vera quello che li dice delle lactte , imperoche leCapre pallate da gli lìrali, rigettano il fer- ro, fubiro che mangiano il Dittamo. 11 falfo Dittamo hà le frondi limili al vero, ma i rami, c le virtù aliai mi- nori; e come che in tutte le predette cofe anco egli giovi; nondimeno non è cosi valorofo. Puofiì la vir- tù del Dittamo agevolmente inveftigare , perfentirll egli aliai calido algufto. Riferrano le frondi coloro, che lo colgono, in certi cannoni di Canna , ò vero di altri. Quello tutto fcriflede i Dittami Teofrafto. M per tornare nella nollra folita flrada , dico, chenonè gran tempo , che s'è cominciato à portare il Dittamo diCandia à Vcnetia; percioche il Maliardo da Fer- rara diligentiffimorintracciatore de femplici, già di pochi annifcpolto, dicevain unacpiltola, che fedi nuovo Venere non ce'l portava di candia dalla fel- valda, nè faremmo per l'avvenire lempre fenza elfo . Mafe quello, che fi porta à noi, fiailvero, ò il fal- lo Dittamo, hanno non fenza caufa dubitato alcuni , per vederli, che manifellamente produce egli il fiore contra à quello , che ne dice Diofcoride , come che in ogni altra' nota fe gli raflòmigli . Ma certamente (Volendo pur dire il vero) non sóper qual autorità , ó ragione fcrivelle Diofcoride , che il Dittamo di Can- dii non produceilè nèfeme, nè fiori, vedendoli ma- nif'eltameme , che non folamente fi portano a noi le foglie di Candia, ma ancora i ramofcelli carichi di fiori nelle fommità loro alquanto purpureggianti , con tutte quelle note, che fi ricercano nel vero . Che fiacofacerta, che il Dittamo di Candia produca e fio- . ri, efeme, ne fà fedeTeofrafto dicendo, che l'ufo 1 del Dittamo è dellefoglie, e non de i rami, nè del frutto. Dal che fi può conjetturare, che facendo il Dittamo frutto, facciaancora fiori, come fcrivcDa- mocrate nell'impialtroidel Dittamo pollo da Galeno nel 5. Nel terzo Uh DITTAMO FALSO. nel 5. libbre delle compoficioni de i medicamenti in genere con quelli verlì : jS dramme -venti d'herba Cecca, e Ufcia , . Di Dittamo , che feco babbia i fuoi fiori . Il che conferma manifeftamence Vergilio nel I2.1ib- bro della ni 3 Eneide , cosiferivendo: Qui Venere sbattuta dal dolore Indegno del figliuol, dal monte d'Ida Di Candia coglie il Dittamo , che cìnge Delle lanofe frondi il gambo , & orna Di purpureo fior' la chioma bella. Herba alle fiere Capre nota ,. quando Percome fon ■ da "veloci faette . f Plinio, imitando forfè Dioicoride, dille parimen- te") che il Dittamo non produceva fiori, nefufti, ne frutto: ilchenonfolamente ripugna all'autorità pre- ferite, ma à quello che legatamente fene vede . Il Pfeudo Dittamo , così chiamato da i Greci , cioè Dittamo fallo, credochefinhorada pochi fi a Itato conofeiuto. 11 verohebbigiàio da Pifa, dall'eccel- 1 lentiffimo Medico M.l.ucaGhini; da cui fiì cavato ! ilritratto, che qui li vede. C.refce quello all'altez- ; za d'una fpanna, e qualche volta maggiore, i fufti produce egli lanuginoli, e bianchi, le foglie efeo- 1 no dal gambo ugualmente à due à due lanuginofe , ( come quelle del Dittamo , dinante di pari fpatio , 1 dalla cui origine nafeono i fiori purpurei per intorno 1 al tulio, come fà ilMarrobio, eia MelilTà . Hàfa- |'e pore diPuleggio, ma meno acuto . Ma il noftro vol- ji> gare , chiamato propriamente Dittamo Bian- i co, non hà veramente da far cofa veruna con il Dit- 1 tamodi Candia; imperoche è egli belliffima pianta 1 davedere, le cui foglie fon tanto limili à quelle del ] Fraffino, che daalcuni vien chiamato Fraflìnello. 11 ; gambo f à egli alto duegombiti, tondo,enodofo, nel- ì la cui fommità efeono i fiori, clienti bianco purpu- di Dioicoride. 423 A reggiano, non guaridiffimili da quei del Cedro, che ne producei Cedri, d'un'odore acuto, ma non però {piacevole; bi la radice ramola , e qualche volta fen- zarami, bianca, carnofa , e con un nervetto diden- tro non molto grofiò , grò 111 come il dito mignolo del- lamano, amara, con un odorequando è frelca , co- medi becchino . Nafeono da i fiori le (ilique quadran- golari, e ruvide al toccare , nelle quali è dentro il Te- rne. Nafce ne i colli ripidi , e laiioiì . Hà virtù di fcal- dare, e didileccare. La radice,dicui è lólamente 1' v,-rcl-, j^i ufo nelle Spedarle; attorciglia igrolìì humori, apre, Dittamo provoca, e allcrge. Mcttelì con utilità grande nell' bun™. antidoti che li preparano perii veleni, per lapefte, e g perii morii, e punture de i veleno!! animali . Bevuta in polvere a! pefo d'una dramma , ammazza i ver- mini del corpo, dalli ancora contra i difetti frigidi della matrice, perciochc provoca ella i meftrui, le fecondine, e le creature morte nel corpo, ò bevuta con Vino al pefo di due dramme, ò applicata alla na- tura, ò fattone furoenco di fotto con Puleggio . Pre- fa con Vino alla medelìma quantità giova à i dolori di corpo, e caccia fuori le pietre delle reni : Mettefi antora nelle bevande, che li Panno per le ferite in- trinfechc. Hanncla ufata alcuni per il mal Francefe , dandone ogni giorno una dramma la mattina da di- giuno, con la decottionedel'ìeghò Guajacane. Daf- q lì con giovamento à gl'epilettici , & altri morbi fred- di del cervello . Vale à prefervarfi dalla concagione peftifera prefain qua! li voglia modo. In fomrna que- lla radice e utile* A moke cofe . Le iìiiquc, c i fiori toccandoli eccitano il prurito, enei luoghi più cal- di fano ancora ulcerative . Commemoro Galeno il Dittamo al fello delle facultà de femplici , cosi dicen- fcr;™™ do: 11 Dittamo è pili fonile nella fua effenza del Pu- Galeno, leggio; ma nel cello gì' è egli del tutto limile. Quel- lo, che chiamano tallo Dittamo , è in ogni fua opera- tionc affai fnenvalorofo del vero. Chiamano iGrc- ci il Diciamo AiW«f/»r : i Latini Dicìamum : gì- Arabi Mcfcatremiìr , Anegem araba, ó vero Bari : pj i Tedefehi Vuilderpoley : li Spagnuoli Diramo , e Diramo real . Il Dittamo bianco chiamano 1 Tedef- ehi Gemeiner dipram : i Francelì Dipram bailard: Nomi, i Boemi Trcvudavva falelha : & i Poloni Diptam trzomdanla. 11 fallo Dittamo chiamano i Greci tni, SoSir.Txij.roi': i Latini Pfcudodicìainnum j & fallùm Diftainnum . • , • DM* Salvia. Cap. 35. LA Salvia è una pianta ramofa , lunga , con ver- gelle quadrangolari , e biancheggianti . Le frowdi fi ralfembrano à quelle de i Meli 'Cotogni , ma Cono più g lunghe , più afpre , e più grojfe, ruvide d modo d' una ve/le fpelata , hirfute , biancheggianti , che refpirano di giocondijjimo odore , quantunqne alquanto grave. Pro- duce il feme nelle fommità de i fu/li, fintile all'Hormi- nio falvaticho . Nafce in luoghi afpri . La decottione delle fue frondi , e parimente de i rami bevuta provoca i meftrui, fa orinare , e fimilmente partorire . Giova alle punture della Pafìinacha marina, fa nerii capelli: rifiagna il fangue delle ferite , piaga l'ulcere maligne , e fordide . La decottione de irami, e delle frondi fat- ta nel Vino, e lauandofi con ejja fpegne il prurito de i iefiicoli . F T7' Tanto volgare, enota la Salvi a domefticha, Salvia , e JOj che pochiOimihorci fi ritrovano per le cittadi , "«famiii»- caltella, e ville d'Italia, che non vi fia la Salvia ab- bondantiffima. Ma è da fiperc, che oltre à quella ; che fi coltiva ne gl'homi, fé ne ritrova nelle campa- gne, e parimente ne i monti di falvacicha , molco limile alla dometlicha , come che ella (ìa più bian- cheggiante, e più per cucco pelofa . Ma errano mani- feftamence coloro, che per la Salvia falvaticha coglio- no la Scarlcggia falvacicha , chiamata communemen- ce da gli Speciali Gallicrico , ó vero Centrum galli . Ma Dd 4 è però 424 Difcorfì del Matthioli SALVIA MAGGIORE. A SALVIA MINORI". è però d'avvertire , che per la Salvia falvaticha intendo qui io di quella, clic cosi volgarmente fi chiama da tut- ti, e non di quella, chenafeeper li parami, ò vera- D mente campagne di Spagna infieme conio Spigo, e con la Lavanda, e parimente nella colta di Provenza; pcrcioche quella non è altro, che quella, di cui inten- de Diofcoride, equella ifteflà che riabbiamo di quin- di trapiantata ne gl'horti. E però non diceva Diofco- ride, nafee la Salvia ne gl'horti, enellevigne, ma bene difle egli, che ella nafeeva in luoghi afpri . Teo- frafto al fecondo capo del fello libbra dell'hifloria delle piante fece della Salvia due fpecie, cosidicen- srlucrio, c do: LoSphacelo, e la Salvia lìmo tra loro differenti foahiftora. qUafi come fe l'uria furTe la Salvia domefticha, e l'al- tra la falvaticha . LoSphilace hà le foglie più lifeie , più contratte, minori, cpiù brutte, e la Salvia più E fcabrofe. Le quali fpecie fi veggono hoggiin Italia ne gl'horti, ene i giardini, come dimoflrano qui ì ritratti poftida noi , di modo, che fi può ragione- volmente llimare, che la Salvia fialafemina, e lo Sphacelo il mafenio, il quale hà di più della Salvia tutte le foglie nella parte pofteriore, due picciole orec- chie feparate . Chiamafi la Salvia da iGreci Elelifpha- Errorc di cos; onde fi pensò Plinio al ventefimo quinto capo delventefimoprimolibbro, ingannato da fìmilitudi- dinedeivocaboliGreci, che luffe la Salvia una fpe- cie di Lenticchie, perciochequefte chiamano i Gre- i» salvia in ci Phacos. Nell'lfoladiCandia, e parimente inai- F sìiT|reàa« cuni 'uos»" del regno di Napoli, come in Puglia , legane. e in Calabria, produce la Salvia un fruttobertino , fimilealleGalle delle Quercie, di cui mi fece già co- pia il Magnifico M.Gio.Battifta Ramufio Secretano deirilluftriffimo Configlio de' Dieci della Sereniffi- ma Republica di Venetia, à cui eradi nuovo flato mandato di Candii dal Clariffimo M. Giovan Marco Molino fuo cognato, che all'hora era Configliero in Virtù A il 5ue.1',lf°Ia- Vale la Salvia mirabilmente à tutti i di- s»Mt. C * tett' frigidi , e flemmatici del capo, e parimente del- le giunture, tanto prcf3 per bocca, quanto applicata difui»ri; il perche è ella utile al mal caduco, alla le- thargia, alloflupore, ealla paralifia , comeancoraà i catarri flemmatici , & à tutti i difetti del petto caufati da frigidi humori . Le foglie della fecca facendofenc fomento rincagnano i fluiti delle donne, giova man- giata dalle donne che facilmente fi feonciano per ogni leggieri cagione, iniperoche ritiene ella il parto, C lo vivifica. Vale à tutte lecofefudette la conferva de ifuoifiori, latta con Zuccaro: infomma ove lìa di bifognodifcaldare, didifeccare, e di corroborare , la Salvia è commodiflìmo medicamento. E' la Sai- Saivji. via, per quel cheneteflifica Galeno al fello delle fa- ta da: cultà de femplici, evidentemente calda , e leggier- jHi mente collettiva . ScrifledellaSalviaalcunevirtùec- cellentiflune Aetio, cosidicendo: La Salvia fcalda manifeftainiente , e coflringe leggiermente. Dicono alcuni, che la Salvia fumentata riflagna il Muffo del meflruo, e tutti gl'altri fluffi muliebri. Agrippa chia- mò la Salvia Herba Sacra , la quale mangiano le don- ne gravide quando patifeono i flullì dell' humidità della matrice ; imperocheellaritienalacreatura, eia fortifica di fpirito vitale. Bevendo la donna, dapoi che quattro giorni fìa dormita fola fenzahuomo, una heminadi (beco di Salvia con un poco di Sale, e di- poi congiungendofi con l'huomo , fubito s'ingravi- I da . Dicono , che in un certo luogo d' Egitto dopo una crudeliflìmapeftilenza, furono coftrette le don- ne da gl'huomini, che v'avanzarono, à bere il fuc- co della Salvia, acciochehaveflero à generare aliai figliuoli . Difle Orfeo, che dato ilfucco della Salvia al pefo didueciathi infieme con Mele à digiuno , à coloro che fputano il fangue , che fubito fi rifta- gna. Fannofi per i thifici della Salvia pilole in quello modo . Togli di Spico Nardo , di Gengevo , di ciafeu- no due dramme: di feme di Salvia arroflito, pello , e crivellatto dramme otto: di Pepe lungo dramme dodici: & incorpora con fucco di Salvia, edannela mattina à digiuno , e parimente la fera una dramma alla volta, e fe gli beva dipoi un pochetto d'acqua . Chia- Nel terzo lib. di Diofcoride. -Chiamano i Greci la Salvia E'jWjp*»/ : i Latini Sai A via: gl'Arabi Aelisfacos, & Elifacos : i Tedefchì Galben : h Spagnuoh Salvia, e Salva : li Francefi Saul- ges: i Boemi Sfaluvieg: i Poloni Szaluvea. Della Menta, Cap. 36, LA Mentaèherba conofciuta . HJ virtù di ftalda- re, eri/ìagnare, e di difettare , Il fato bevuto ton Atetonjlagnail fangue , ammazza i -vermini tondi, e fiimolaVenere . Bevuti tre rami di Menta ton fato di Melagrani/orti raffrenano il Jinghiozxp , il vomito , e lattiera. Impiagatala Menta ton Polenta rifolve le f oliente. Mejfainsù la front e alleggerirei dolori del ta- B poi rifolve le poppe, the ? enfiano per il parto, ò vero per troppa abbondanza di Ulte. Impiajlraft tonSale a i morfi dei Cani. Il fato deftillato nell'orecchie con acqua melai agiova ai dolori di quelle . Mefia nella natura del- le donne avanti al tolto, non le lafiia ingrauidare . Fre- gata in sii la lingua ne lena l'a/pre^a . Le fiondi meffe nel Latte nonio laftiano apprendere. E' uniuerfalmente grata, allojlomato , érufaji in molli modi nei tondimenti. Del Menta/lro, Cap. 37. LA Menta falvatica chiamano i Latini Menta/lro . Produce le fiondi più pelcfe della Menta, e maggio- C riper tutto di quelle del Sifembro, epiùgrave odure, ér impero è ella a i fini minormente in ufo . MENTA I. 4*5 D vivace; imperoche piantata, over feminata una vol- ta ne gì Jiorti malagevolmente fe ne ltirpa via , ch'ella non vi nnafea . Lafrefca pefta ,c porta fopra le mam- vi"" dtJlj melle delle donne di parto, proibifee cheil lattenon Menu" vi s'apprenda. Odorata ntlle fincopi, revoca facil- mente gljlpiriti vitali. Bevuta con Amido, & acqua giovaaiflufliitomacali. Impiagata il fui capo de' fanciulhfanal'ulcere, che menano marcia: bevuta con Vino di Melagrani fana il finghiozzo, e rirtagna il vomito. Jmpiaitratafopta le tempie, fminuifee il dolor del capo caufato da humori freddi: fana appli- cata le volatiche ; l'acqua lambiccata nel bagno da tutta la pianta , bevuta al pefo di quattro oncie ( fe ben forfè non farà fenzamaravigliaj.rillagnaficuramemc il nullo del fangue dal nafo . Fa vorifee la Menta le for- ze veneree, non (blamente fecondo la fentenza di Diofcoride, ma ancora di Galeno, quantunque Pli- nio al 14. capo del 20. libbro, tenga il contrario. Re- rcr",t,n? fe di ciò Galeno la ragione al fefto delle facilità de Galeno , lemplici, quando cosi diceva: La Menta odorata chiamano alcuni Flediofmos, per eilei ne un'altra fpe- cie, la qual non hà odore, chiamata Calamintha . L' una, e l'altra è al gulto acuta, e ne'fuoi temperamen- ti calida nel terzo ordine. Nondimeno l'odorata £ pmdebole, emancocalida, percioche quella , che eienza odore, è la falvatica, e l'odorifera la dome- nica, fct imperò quefra per 1' humidità acquetata dalla coltura, muove agevolmente gì' appetiti di Venere. Il che fanno parimente tutte quelle eo- MENTA II. LA Meni ca, la 0 ita tanto domeftica , quanto falvati- — quale noi chiamiamo volgarmente in iofeana . Mentaitro, è tanto nota, e volgare, che non richiede altra chiarezza , efiendo che per fe • ti vfà113- E quantunque fi veggano à i tem- pi noitri più fpecie di Menta ne gl'horti, di cui non lcrive Diofcoride (cioè una con pili brevi, e più crefpe frondi, una col furto, e col fior roflb , e 1 altra con bianco) nondimeno per mio giuditio non c da far di ciò gran conto . E' herba molto fe , che hanno in fe una certa humidità ventofa e mezza cotta. Per la qual temperatura I' uìano alcuni incorporata con Polenta in sii le porte me. 11 che non fi deve fare con la falvatica, per rifcaldare ella, c difeccare affai più forte che fi ricerchi in tal cofe. Hà in fe la Menta un certo che d amarezza , con la quale ammazza ella i vermini , e umilmente alquanto d' acerbità con la quale, quando fi beve con Aceto melato, ri- fìagna J vomiti del fangue , che di frefeo acca- dono. 426 MENTASTRO Dìfcorfi del Matthioli A MENTA GRECA, dono . Sono le pani della Iattanza fua fottiliflimc, quanto li fieno quelle d'ogn'altra nerba . Tutto que- Ito dine Galeno. Ma è qui d'avvertire, che Galeno non intende in quello luogo quefta fpecie di Menta falvatica perla vcraCalammtha; ma per lo Meritai firo noli ro volgare ; pcrcioche della Calammtna o- doriferifiima (come nel feguente capitolo diremo), parlò egli più ampiamente nel principio del Intimo „. , ,, libbra ! 11 che dimoltra il non dirlo egli qui afierma- Mc«aart tivamente, ma che così chiamano alcuni la Menta falvatica Hà ancora il Mentaftro le fue proprie vir- tù; impcroche bevuto purga le femme di parto, e dalli la fua decottione utilmente à bere a coloro , che fono ftretti di petto , echefpirano malagevolmente, &à chi patifce dolori di corpo; lparlo per terra , 0 vero fattone fumo, caccia via i Serpenti, e ■ mettelul fucco utilmente nell'orecchie vermmofc. 11 meded- mo bevuto, ò veramente unto fopra 1 tefticoli, gio- vaàcoloro, che fi corrompono la notte infogno . Dalli ancora cori non poco giovamento a bere nel trabocco di fiele . Giova alle fcrotole , ungendole con étto caldo. Bevucocon Acetoammazza 1 vermi- ni del corpo. Lefoglietanto bevute, quanto appli- cate vagliono ài morii di tutti gl ammali velenoli . Nafce , e feminafi ancora ne gl'otti una pianta nota , , r e volgare chiamata in pw luoghi, come nel Con- rado* Goritia , Menta Greca , con ondi toru. più lunghe, e più larghe della Salvia, Siliqua- fi à quelle della Betonica , che nel verde bian- cheggiano: i fufti alti un gombito, e qualche vo - ta maggiore, nelle cui fomm.ta lono 1 fiori gial- li, come nel Tanaceto , quantunque, minori . h pianta in ogni parte amara , coltrettiva , e d o- dore grave, & acuto. Noi in Tofcana la chiamia- mo Herba di Santa Maria, e parimente Salvia Ko- ,mana, il qual nome, per haver ella foglie più di Salvia, che di Menta, più veramente le ,gli con- viene, Sono alcuni, che la chiamano Laiìulata ; D ma donde cavino coftoro il lignificato di tal nome , non sò io veramente conjetturare, però dicanlo egli- no. Scrive Valerio Cordo nel Difpenfatorio tatto per leSpeciarie, nella compolitione dell'unguento Mar- ciato magno, effereduefpecie di Menta, una cref- pa, e l'altra chiamata Saracenica; eperlaSaracemca intende egli della pfefentc pianta, chiamata Menta Grecada molti; fopra'l che determina, che quella li debba mettere nella compolitione dell unguento predetto. Ma per non provar egli ciò ne con autori- tà, nò con ragioni,, non mi par che dobbiamo affi- curarci di credergli; e maffimamente vedendofi, che nelNicolaonuovamcnte fatto Latino dal f-uenfio , nella compolitione del Marciato non è alcuna men- tionedi Menta Saracenica, ma ben di rofla falvatica folamente. 11 che agevolmente ne dimoftra, che fi polla libera mente dire, che non manchino errori in quclDifpenfatorio. Chiamano quefta pianta ( co- me dice egli) iTedefchi Unferfrauven muntz, cioè Menta di noltra Donna. MailFuchfio fotto quelto nome nedimoftra un'altra aliai diverfa. Coloro a- dunque, che meglio di me intendono la lingua Te- delca, potranno ragionevolmente giudicare chi di ^ lorohabbia errato. Tuttala pianta di quella Menta Mtn„en Greca hà virtù di fcaldare, didifeccare, aprire, al- ci. fottigliare, adergere, provocare , e corroborare . Giova à difetti della mattice, &à gl'hidropici ; im- peroche fcalda il fegato infrigidito , & apre.le lue op- pillationi. Ungefnlfuccoconolio Inno utilmente ne'difetti della milza. Scaldata con Vino bianco, e meffa fopra al pettennecchio, provoca l'orina ri- tenuta , e fpegne le lentigini , gl" alphi , & altri difetti della pelle, ungendovi» fopra il fiacco la fera. TJfano le donne di metter le foglie nellelo- caccie, e mangianfele, credendofi che giovino lo- ro per li malori della matrice. Altri involtano le foglie frefche nella palla di farina liquida , e po- fcia le friggono nell" Olio, ò nel Butiro , e le le man- ) Nel terzo lib.diDiolcoride. mangiano'eon gl'altri cibi. II fucco di quella pianta bevuto ammazzai vermini del corpo, e giova alla frigidità della matrice. Corroboralo ftomaco tanto bevuto, quanto impiaftrato di fuori, e riltagna pa- rimente! vomiti . Scaccia tutta la pianta fparfa per terrai Serpenti; il che fa Umilmente il fumo dell'ab- brugiata . Giova oltre à ciò all'oppillationi , e con- forta la tefta . Chiamano i Greci la Menta H'JWfi:); : i Latini Menta : gì' Arabi Nahanaha: i Tedefchi Muntz.- liSpagnuoli Hierva buena, & orcelana: He j Francefi Mente: i Boemi Mauta: i Poloni Mietka . LaMcntaGrecapoichiamano in Italia, chi Salvia Romana, e chi herba di S. Maria : i Tedefchi Unfcr frauvenmuontz. i Boemi Kzecka. i Poloni Malica Mietka: i Francefi Grandcoq. II Memaftro poi chia- manoi Greci «JVWfwr: i Tedefchi Vuild Muontz: i Boemi Plana mata: i Francefi Mente che valcin: & i Poloni Cobijla MietKa . Isella Calamintha . Cap. 38. FRalifpecie dellaCMamintharìà una , che nafice ne i monti, che produce le fi ondi bianchiccie , Jimili al Bafilìco, ir ami ficchi, ifiufti angolojì ', e 'l fior purpureo. L'altra èfimile al Puleggia , mamaggiore, òr imperò al- cuni'lo chiamarono Paleggio fialvatico , per raffembrar figli nell'odore. Quejlachìamanoi Latini Ncpeta . La terza èfimile al Mentajìro , ma produce le f rondi più lunghe , àrifujii, ér iramuficelli maggiori dell altre , ma è man- co-virtuofa . Le fiondi di tutte firn ferventi , e fortemente acute, la radice è inutile . Nafie nelle campagne in luo- ghi afipri, gracquefi. Bevuta, overo impiafirata S'oc- corre à i morfi delle velenofe Serpi , La decozione bevuta provocai 'orina , érimeftrui: conferì/ce à ì rotti , a gli fpafimati, agliafmatki, ai dolori di corpo , al vomito colerico, & al freddo, e tremori, che nengonone i prin- cipi dellafebre: gioita al trabocco di fiele . Tolta pera- uantì con Vino itale cantra ai «eleni, B 'e ■unta con Mele , e con Sale ammazza ogni forte dì uomini del corpo . Il che fàparimente trita cruda, e cotta. Mangiata, e bevi- \ tone pqfiiafiopra delfìero del latte, giova alla lepra. L- fiondi pejle, ér applicate alla natura delle donne con lana, provocano i meftrui, àr ammalano le crea- ture. Fumentate , e fiparje fannofuggìre le Serpi . Cot- te nel Vino, & impiajìraie fanno diventare bianche le cicatrici nere, e Spengono i lividi . Irnpiafìranfi in x» le Sciatiche, accioche tirino dal profondo gl' humo- ri, brugixndo la peUe di fiopra. U ficco dijlillaio nel? crecchie v'ammazza dentro i vermini. mn- /^Hiamafi la Calamintha volgarmente Ca- 1 Boemi Marulia, Polni,. La Gattaria poich.amanoiTedefehiKatzennept: i Boemi Ko- curnijJi: ìFranceh herbe dechat . T H I M o. 429 Del Thime. Cap. 351. E'IlThimoconofciutoda ciafeuno, una pianta Car- mentofa,arcondatadamolte, minute , ftrette , e pure, fior, ■ Nafee, n terreno magro , e/afofo. Haquejla v.rtu, che bevuto con Sale, & Aceto purga la flemma fjrdifitto; Gmitlafmdecottione col Mele agì firmi d, .petto, J>»f™, /efecondine, elfano, provoca l'orina. t^lS^^^lmwarìo con Meleto fp». "Jd.fett, :del 'petto. Impìafirato con Aceto rifilve le t&mefrefthe de! corpo, dijfilve il /angue appìefo: L ZlfTV- C' cheJmd™> chef, 'chiamano thimi. Imp,ajìraf,ut,lmente allefciatiche con Polenta, e l'ino iile%Za;'iT?efÌÌalle degli occhi. E' u- Mea,fan, nel', ufo de 1 quotidiani condimenti . TLfkk11'? .Cfe^TeofraflaalI'u. cap. del fe- ^.ltolibbiodellhiftoriadellepiantej èdi due fpc- , eie, biancocioc, e nero. Fiorifce tardi ; impero- J che non fiorite più prefto, che nel folltitio della Ha- te . Dai cui fiori ncolgono l'Api il Mele abbondan- , edlS"i predicono coloro, che hanno la cu- ra dea Api hdovitia, elacareflia del Mele; per- ciochefelThimoprertosfiorifce, il che per le moire Pioggieglifuolcfpefio accadere , il Mele rionfucce- leil"r|ranCOpÌa- 11 feme della Satureja, e parimente de l Owgano manifertamente fi veggono , ma quel del Ihimo, pcrefferinun certo modo inccrconito conlifion, noncifidimortra apertamente. È pctò fi femmanoi fiori, ecosinafceil Thimo. E' i! Thi mo ai tempi noftri notiamo in Italia. II mtóliore fi Porta d. Puglia, quantunque di Candia, e d' a'tri luoghi li porti di tutta boutade. Tacquelì qU] jjiof conde, che furti ,1 Thimo di due fpecic; maquando nel quarto libbre., diceva, die l'Epithimo era ,1 fio- redelThimopmduro, e più fimilc alIaSatureia di moftra perciò, che ancor egli ne: conofeeffe amen- auelefpecic, cioè il minore, di cui fa egli qui men. Il Thimo è di due fgc- ;ioie, piulegnofo, piuiàrmemofo , epiuduro, dicui fono pieni tutti i monti, & i coli del Contado di Gontia, fopra'l quale nafee l'Epithi' moverò da me pm volte ricolto nella fine della fiate c per tutto l'autunno. DilHIh dal Thi.no un'olio oliodiri - !in?5 il quale vien fuori quando fi lambicca l'acqua ™ dallherba verde, inficine con erta . Quello ha odore yeramentediCedro,&calgurtoacuc,llìmo, & uti- le:a tutte quelle cofe, che hanno bifogno di fcaldare efficacemente . Senile Galeno del Thimo al fello del- le tacuka de femplici , cosi dicendo. JI Thimo ima- fcn!'.'" nitertamente caldo, &incifivo, e però provoca ime- CJb»," ltrui, elorina, fà l'conciarelc donne. Purgabevuto Actm- ' «Jtefitìraj e facilita allo fputo le materie del petto , e del polmone. Et imperò è da efière egli polto tra quel- le cofe, chelcaldano, e difeccano nel terzo gr.ido. Oltre à ciò fcrifle del Thimo ancora Aetio in quelfo modo: Halli per efperimento, oltre à quello, che ne fcrifie Galeno, che dato il Thimo fecco, e fottilmen- te macinato al pefo di quattro dramme a dHuno con un ciathod'Oxiinelcà coloro, che patifeonò do lori dellegiunture, folvc la colera, e tutti gl'altri hu" mori, panmentelafanic acuta, giova ài difetti della velcca Confenfce tolto al pefo d'una dramma con Oximeleai principjdelinidropifia. Giova par.men- teallefc.atiche, ai dolori de lombi, del celiato , e del petto, alla vento ita hipochondriaca, dando!, à patienti al pefo di tre dramme a digiuno con un cuo chiarodOxunele. Dalli a digiuno, & innanzi alla cena 4'o Difcorfi cena à gl'impc dime mi » e dolori degl'occhi, conferi- fceà i gottolì, che non poffono muoverfi iniìcme con Vino, & al pelo di tre dramme all'enfiagioni de' tefticoli; Ma bifogna guardarli da quel Thimo , che è nero, percioche corrompe la compleffione, e ge- nera colera . Quello è l'eletto, chefàil fiore purpu- reo, quantunque fia molto più valorofo quello, che lofàbianco. Chiamanoi Greci il Thimo Bifioi : i LatiniThymus: gl'Arabi Hafce : i Tedefchi Komif- chét qucndel, & Vvelfcher quendel : li Spagnuoli Thomilhofalfcro: iFrancefi Thym, e Marìolaine d' Anglettere: j Boemi Thym: i Poloni Dziclielina. Velia Satureia. Cap. 40. LA Satureia è herba triviale . Nafce in luoghi _ cfpri, e magri , fintile al Thimo , m a minor e , e più tene- ra. Produce nette fommitd una /pica piena di fiorì d'her- bacec colore. Hdle medefime 'virtù, che' l Thimo tolta nel mede fimo modo, è ancor efianell ufo de/ani. Ve n'è an- cora di do>vr/lìca,quantunque affai minore della fahiatica. ne' cibi affai più utile , per non effere ella tanto acuta . SATUREJA DI DIOSCOR1DE. del Mattinoli A gambi all'intorno della radice, tondi, e legnofì , e produce le foglie ruvidette, maggiori, e più dure del Thimo, le quali fono didimamente meffeintorno ài gambi, dall'origine delle quali nafeono alcune ci- mettefpicatediminutefoglie, nelle quali nafeono i fiori picciolini, che nell'incarnato porporeggiano. Produce la radice legnofa, con molte, e molte fibre. Seminali quella non fedamente ne gl'horti , ma nafce ancora perfe ftelfà ne'colli magri, e lungo i lidi ghia- rofide'fiumi, più ruvida, e maggiore della domefti- ca, piùdura, epiùlegnofa. Quella crederei io, che fia quella, dicui doppo la Thimbra fece memoria Columella al quarto capo del nono libbro della fua a- R gricoltura, parlando dell'Api con quelle parole : Bi- fogna, chela medefima regione fia abbondame le piccioli frutici , e maflìmamente di Thimo, ò d'O- rigano, òdi Timbra, ò della noftraCunila, la quale chiamano i villani Satureja ; imperoche noi in Tofca- na la chiamiamo Cornelia, nome propriamente cor- rotto da Cunila , ò vero Thimbra fi chiama volgar- mente in Tofcana Cornelia, vocabolo veramente cor- rotto dal Latino ; imperoche Cunila la chiama Plinio. UN' ALTRA SATUREJA. Thin D TA SATURE/A, òvcramente Thimbrac didue ■ ftécie. Quella, che deferive Diofcoride, è li- mile al Thimo, marninole, e più tenera, e produ- ce nella iommità de'rami una fpica piena d. fiori, di verde colore; nafee in luoghi lecchi, & m magri ter- reni, allequali note non poco fi rafkmbra quella , di cui è qui la figura; imperoche quella ne gambi, e nelle foglie è tanto limile al Thimo, che non manca chilapigliper il Thimo. Appociòè più minuta , e più fottilc, ma non produce però 1 capitelli limili ai Thimo; imperoche, come dice Diofcoride, le ci- me de'rami finifeono in una fpina verde, ne quali to- no i fioretti piccioli, eporporegni. Ritrovafene, co- me fcrive pur egli , di domeftica, e di divarica. L altra poi (Te però fi può ella chiamareThimbra , o ve- ramente Satureja ) crefee molto maggiore, e con più In altriluoghi d'Italia fi chiama dove Savoreggia , e dovePeverella, per efiTer acutiffìma come il Pepe. Non ritrovo, che laceffe Galeno mentione alcuna della Thimbra ne'fuoi libri de femplici. Ma fornen- done Paolo Eginetta: La Thimbra, diceva, falvati- .. ca e quanto il Thimo in ogni fua operatione valorofa , Paok ma la domellica è più debole , quantunque più conve- nevole ne'cibi. Chiamano i Greci la Thimbra 0ùiH3pa: i Latini Thymbra,Cunila,eSatureja: gl'Arabi Saha- N°m ter, e Shatar : i Tedefchi Kunel , Huvibcl hy fop, & Sa- turey : li SpagnuoliSegurelha: iFrancefi Savoreje,Sa- rìette, & Satrea : i Boemi Saturegc : i Poloni Coro.br. Del Serpillo . Cap. 41. IL Serpillo è di due fpecie . Vhortolano fi confà d'odore alla Majorana, e mettefinel le ghirlande . Hd ritrova- to ti ì Nel terzo lib. di to il nome di Serpillo, per andar ferpendo, imperoebe o- 1 gnìfuo minimo ramufcello , che tocchi terra , fubito ni fa lerddici. Produce le frondi , értramifmili all'Origano, ma alquanto più bianchi . Quello, che crefee appreffo alle Jtepi , diventa piùgrande , e più bello . Il falvatico, che fi 'chiama Xjgis , non và ferpendo: ma crefee all'alto , fa- cendo iramifottili, e legno/i, carichi di più lunghe {ron- di, che nonfono quelle della Ruta, piùftrette, e piùdu- re. pìmno ifuoi fori foave odore , ma fono al gufio acuti ', le radici fono inutili . Nafcefrafafft , molto più calido , e valorofo del domeftico , e più atto alle medicine . Bevuto provoca imeflrtii , e fa orinare: confcrifee a i dolori di- corpo, a i rotti, a gli fpafìnati , &• aWinfiammagioni del fegato- Bevejì parimente , & impiaflraf à i morfi £J delle Serpi . Cotto , e bagnato con Aceto , e pofeia incor- porato conOlio Rofato , mitiga i dolori di te/la , epriva- tamente conferifee alla lethargia, csr alla frenefia. Be- vuto il fu eco al pefo di quattro dramme con Aceto ri- fiagna il vomito del fangue . SERPILLO. C D £ Coltivati iISerpillo in Tofcana con grande diligenza negl'horti, e mertefi ( come dice Dio- icoride) nellcghirlande. Ilfalvatico è didue fpe- cie^ unocioè, che produce il fior bianco, che fpi- rad'odorefimileal Cedro, come fà la Melitta, e 1' altro, che lo fà purpureo, al guflo molto più acuto , firmlealla Satureja. Nafconoamenduenel Contado diGoritia in sù'l monte Salvatine, dove è il più bel- lo, & il più odorifero, che fin'hora io habbia vedu- F to. Seri/Te del Serpillo Teofralto( appreffo al quale non penfo, che fi ritrovi altra fpecie di domeftico , cne il falvatico trapiantato negl'horti) al 7. cap. del cUib. dcll'hiftoria delle piante , con quefte parole . E' ancoraunafpeciediSerpillo falvatico, il quale tra- piantanocoloro, chc'l portano da'monti, come fi fuol fare appreffo Sidone, &inArhcne, ove ripor- ta dal monte Himetto ; ma apprcflo altre genti , come inThracia, tuttiimonti, Se i piani fon pieni di Ser- pillo. Crcfconoinqueftofpecialmentc i germini , i Diofcoride. 431 quali fi poffono tirare tanto lunghi quanto fi vuole , pur che ritrovino foftentacolo, ó vero pur che fi fe- mini appreffo alle fiepi. Delle fpecie del domeftico nonaccadedirncaltrimcnti, come riabbiamo detto; percioche tutto dicono effer falvatico, e che quello ii ritrova ne'monti di due forti, uno chiamato Satu- rejato, acutiffìmo, e l'altro d'aggradevole odore , e più tenero. 11 tempo più conveniente per trapian- tarlo è l'autunno. Tutto quello dille Teofraftq . Dal- le cui parole fi può aliai chiaramente raccorre, che due fiano le fpecie del Serpillo falvatico . E però quantunque manifeftamentc non facefle Diofccride mentioned'altro, che d'una fpecie fola di falvatico, pare però, che tacitamente facefle egli memoria di due,quando diceva . 11 falvatico chiamato Zigis , non và ferpendo, ma crefee all'alto ; imperoche fé non ha- veffe egli havuto notitia di più, che d'una fpecie, non gli farebbe ilato neceflàrio cognominare qucfto Zigis, per dimoftra r la differenza tra quefto,che crefee all'al- UN'ALTRO SERPILLO. to, equeljo, che fe ne và ferpendo. Ildomcftico và ierpendo con le radici, ma germina però in alto.come la Majorana, catneia parimente quella fpecie di fal- vatico, che fpira d'odore del frutto del Cedro. Onde t-iceva molto ben Plinio al 22. cap.del 2c.lib. Penfano alcuni, che iISerpillo fia (tato cosi chiamato per an- dartene ferpendo, il che è proprio del falvatico.e maf- fimamentc di quello.che nafee tra le piecrejimperoche il dorae&tco non vi ferpendo, ma crefee lungo una fpanna. Fecene mentione brevemente Galeno al idei- le facultàde femplici,dicendo : 11 Serpillo, è così cali- Cm'lotl do,che provoca i meltrui,e l'orina, & è molto acuto al Oaleno. gulio. Chiama noi Greci il Serpillo E'pvuxhw : i Latini Serpyllum .-gl'Arabi Nemen: iTedefchiQuendel, & Nomi • HuenerKoel: liSpagnuoliSerpollio, & Serpam : i FrancefiSerpoulet.- i Boemi Maceri] danfska. Della Majorana . Cap. 42. L'Ottima Majorana è quella , che nafie in CizJ- co, & in Cipro: la feconda poi inbontà è quel- la d'Egitto: Chiamatila i piceni, e parìmenteiSi- ciliani Amaraco. E' herba ramofa, che và ferpendo per terra: produce le frondi ritonde, e pelofe , fimi li d quelle della Calamintha, che fà le frondi fittili : è odo- 43- Diicorfi del Matthioli è odorati/lima , e però fi mette ella nelle ghirlande . Hd- virtù di ficaldare . Bevefiutilmentelafiuadecottione ne i prìncipi dell' hidropìfie , nei difetti dell' orina , cr Aido- lori del corpo . he fiondi fiecchc impiaflrate con Adele fiva- nifiono i lividi : applicate di fiotto ne tpeffbli provocano ì weflruì . Impiaftranfi con Aceto , e Sale alle punture de- gli Scorpioni , & incorporate con Cera, alle giunture fmofi- fe , ir allepo/leme . Mette/! in augi' occhi con fior di Polen- ta per le loro Ì7ifiammagioni . TAficolaJicon le medicine, che fifannoper le lafjìtudiui , e negli empiafiri caldi . M A 1 O R A N A. iramofcelli ftirpati dalla pianta allignano non meno, che faccino l'intere piante piantate con le radici. E' la Majorana nerba odorifera, & utiliflìmain molti me- dicamenti; impcroche può ella digerire, afiòttiglia- re, aprire, e corroborare. Vale oltre à ciò à tutti i Mlarj" mali frigidi del capo , delcervello, edeinervi, co- si prefa per bocca , come applicata di fuori. 11 fuc- co diitillato nell'orecchie, vi fanai dolori , la {ordi- ta, &ifuftòli, chevififentono. Tirato sii per il na- fo tira la flemma della tefta, emondifica, e conforta MAJORANA GENTILE. Majorana e T7 U' di fopra nel primo libbra al capitolo dell' un- (oa'clami- \_ guento Sanfuchino , chiaramente dimollrato cf- nwons. fere ilSanfucho, cl'Amaraco una cofa medefima ; non oftantc che Galeno, e Paolo ne trattino per due ■ divelli capitoli . E però non accade cjuì replicare le ragioni, potendoli ciafeuno là fodisfare. In Tofa- na fichiama il Sanfucho, Perfa, per edere forfè da prima à noi ftato portato di Perda ; ma in ogni altro luogo d'Italia, Majorana. E' la Majorana tanto gra- ta alle donne per la giocolici ita del fuo odore, che po- chiflìmeteOetitroV&Bodiloìo, che non l'habbiano piantata , e coltivata con ogni poffibil diligenza , hor ncglhorti, hor nelle loggie, & hor nelle lineare in validi terra, ò veramente in cafsette di legno . Onde facilmente può ella haveracquiftaro apprcllò di noi nome di Majorana, per ufarli maggior cura nel col- tivarla, che in qualfivoglia altra pianta. Equefto nonfolamenteper quella ragione, che di fopra fu detta, cioè, perche ella fia odorifera, ma perche ancora d'ogni tempo verdeggia. E' adunque l'Ama- raco una pianta ramofa, congambifottili, ,&arren- devoli, e foglie lunghette, bianchiccie, epelofe, le quali abbracciano per tutto all'intorno i ramolcelli : producei fiori nelle cime copiolì, cfpicati, di verde colore, fquamoli però come quelli dell'Origano, da i quali nafee il feme picciolo, e minuto. Hàlaradice villofa,!cgnofa,& inutile . Seminafi con il feme,c pian- tafi con le radicij& anco lenza ; però che piantandofi Maio; tua hiiioria. il cervello. Tenuto caldo in bocca con decottionedi Pirethro, ePepe lungo, ò veramente d'Origano, ò d'Acoro, giova alla paralifia della lingua. Vale 1' herba, o veramente la fua decottioneà tutti i difetti del petto, ebeproibileono il refpirare. Giova allo ltomaco tanto mangiata, quantoapplicata di fuori. Conferifce non poco à i fegatofi, &a'difetti della milza; impcroche non folamente fgombra le loro oppillationi, ma gli corrobora ancora. Giova à tut- ti i difetti della matrice, & alle ventolìtà. Ritrovafe- ne un'altra fpecie, chiamata Majorana Genti- ^1%"' le, con foglie minute, e lottili, come ancora è ella in tutte l'altre lue parti, laqualeèpilì odorata, &al guilopiùfoave. Vogliono alcuni, che quella fia il Maro , ma le note non tutte vi corrifpondono . Scrif- fene Galeno brevemente all'ottavo delle facultà de i ¥ai<™ femplici, cosìdicendo: USanfuchoè comporto di oSS».* partifottili, hà virtù di digerire, difeccando, & if- caldando nel terzo ordine. Chiamano i Greci la Ma- jorana X«iu4-Wtw > & A'nipazmv : i Latini Sampfu- Nomi, chum, Amaracus, & Majorana : gl'Arabi Merze- nius, eMorfangus: iTedefchiMeyeron, Majoram, & Mcyran: li Spagnuoli Majorana: iFrancefiMa- rone, & Mariolanie : i Boemi Majorana: i Polo- ni Mejeram. Del Nel terzo lib. di Diofcoride. 433 Del Meliloto, ò 'viro Sertola campana. Cap. 43. L' Eccellentifpmo Meliloto è quello, che nafte in At- tica in Cìzjco, irinChalcedonia, di colore fimile al ^aff arano , e odorifero . Nafcene in Campagna intor- no a Nola di colore rojjo, languido, e poco odorato . Ha -virtù correttiva . Mollifica tutte l' ìnfiammagioni , e majjtme quelle de gli occhi , de i luoghi naturali delle donne, del federe, e de itejlicoli, quando fi cuoce nella Sapa , e applicafì in modo d'impiaflro , aggiuntovi qual che volta un tuorlo di ovo arrofìito, óvero farina diFien greco, ò femediLino, ò fior di farina di Grano , òficor- T^e di iejlo di Papaveri, ò veramente Endivia . Sanaper fe fòla con acqna quelle pofìeme quando fon nuove , che chiamano meliceride , e l'ulcere del capo che menano , im- piafiirato con creta diChio, e lino, b veramente Gal- la. Mitiga crudo, ò vero cotto nel Vino con alcune delle ccfe predette i dolori d elio filomaco. Il ficco del crudo di- Jlillato con lino pajfo nell'orecchie , giova à i dolori di quelle. Bagnatoin Aceto , over Olio Rojato, leva i do- lori del capo. MELILOTO. Gliirlandetta per riaverlo ufato gl'antichi nelle coro- ne. E' ilfuo odore vicino à quello del Zaffarano , e l'herba è bianchiccia. Quelloè migliore, che hà le Melijoto, e fiondi piccioliffime, c gràflìfiìme. E' adunque Uve- fulh'ftom' 10, e legicimo Meliloto una pianta aìtaungombi- to, con i gambi copiofì da una fola radice, efottili . Produce le foglie di Trifoglio, ftrette nella origine , e larghette in cima, con lungo picciuolo. I fiori ha egli gialli, da cui nafeono le lilique rivolte, dove fi contiene il leme minuto, rofletto , & odorato : di cui debbe edere l'ufo, e non dei fiori. La radice hà egli inutile, e da niente. Scalda nel primo grado di modo che non eccede molto il temperamento, e pe- rò rifolve egli leggiermente , digerifee , mollifica , e mitiga qual fi vogli dolore. HàiI Meliloto (fecon- do che tdlifica Galeno alfettimo delle l'acuità de fem- MtBta» plici) mille le l'acuità fue, con alquanto di Còitretti- JJ£°0 vo: ma è digeltivo, e maturativo ;. imperoche più valorofa fi ritrova in lui lafollanza calida , che la fri- gida. Ma con tutto quello non ritrovo io ne iGreci , fe liano in ufo del Meliloto nelle medicine lefrondi , ò le radici, ò il tulio, òifiori, òilfeme: ma ben ne fanno teilirnonio gl'Arabici, e malIìmeSerapio- nc, cosi dicendo d'autorità d'Hach . E' il Melilo- to un'herba, che produce le fiondi ritonde, e ver- di, e fono ifuoi rami lottili, e le frondi rare . Produ- C ce il fuo feme in certe guaine ritonde, efottili, nel- le quali fono rari grani , tondi, minori di quei della Senape, di coloregiallo. E quello, che è in ufodel 0 , Meliloto, fon quelle guaine col feme, che vi (i ferra deTMelilora dentro. Dal che fi può conjetturare, che non fia ma- fiad» ufarc. raviglia fe l'impialho di Meliloto, il quale e in ufo nelle Spedane, fpeflo inganna i Medici, chel'ufa- no, avvenga che non vi li ritrovi dentro la farina del feme del legitimo Meliloto. Chiamano il Meliloto i Greci Mtxixaro;: i Latini Meliiotus, eScrtulaCam- Nomi, pana: gl'Arabi Alchilcdimelich : gli Spagnuoli Co- rona de rei. D Del Maro. Cap. 44. IL Maro è nerba 'volgarmente conofeiui 'a 3 e ramofii . Produce i fiori Jtmilì all' Origano , ma fono le fue frondi più bianche , e i fiori più odoriferi . Sono le virtù fue parimente firmili al Sifembro: è leggiermente corret- tivo , e leggiermente caldo . La onde ferma /' ulcere corrofìve , e mettefi ne gli unguenti che fcaldano . Na- fte abbondaniijfimamente in Magnefta, e in Traile di Lidia. •■ 'VTAfceil Melliloto eccellente nelReame di ' -LAI Napoliin Campagna in molti luoghi, dclqua- le han cominciato à portare àVenctia il feme, e i fiori pureàitempinoltri, per efiere flato conofeiuto, che queltochecommunementes'adopera nelle Speciaric, non era, nèfi raflembravaal vero . Scrittene Plinio al nonocapodel2I.libbrocosìdicendo: UMeliloto, il qualchiamanoGhirlandctiadiCampagna, nafee ec- cellcntiffimo in Campagna d'Italia, quantunque lo- dino i Greci queUo di Sanio, di Chalcidia , ediCan- dia, equellopiùde gl'altri, che nafee in ciafeuna di quelle regioni in luoghi falvatichi, eafpri. Chiamali |Uantunque non fece elfo Galeno memoria al- Maro ,,(■„, cuna, che io fappia, ne i Iibbri delle facultà de i fem plici del Maro, ne fece però egli |"tnI"daGa" meniione nel primo libbro de gl'Antidoti nella com- politione dell'Heliotropio, con quelle parole : R> trovanti alcune deferittioni d'Hedichroo, che non hanno ne l'Amaraco, nè il Maro; & altreche han- no folamente uno di quelli . Nè tutti i profumie- ri gli conofeono amendue ; imperoche comprano folamente queir herbe , che fi portano di Candia infieme con ifcrni, e coni fucchj. Ma io sò bene , che nafeono quelle herbe in Alia , e che elle fono in Cizico abbondanti , e rare in altre regioni . L' Amaracohò veduto io ancora in Italia , come alcu- ne altre herbe, ma molto meno odorato del Maro ; imperoche il Maio è molto odorato , e penfareb- bcli alcuno, perl'uafo folamente del nome , che l'un- guento Amaracino, che lì fà in Cizico , contenelle in fe puraftai Amaraco; e forfè ancora potrebbe ef- fere chegl'antichilofacevanocosi: ma hora vi met- tono folamente il Maro . La onde havendo io ga- llato quefta herba alcune volte , e ritrovatola ve- ramente aliai amara , e poco acuta , eflbrtai un di coloro, che foglion fare l'Amaracino , che vi met- Ee tcfle 43+ Difcorfi del Maithioli M A R 0. A gnalato. Quefta adunque, perche mi psre che in tut- te leparti die corrifponda all'hiftoria delMaro, non Miro! ',l hopoflùto credere altrimemi, fe non ch'ella fia il ve- na' ro; percioche hà ella le foglie d'Origano, ma più bian- che, odorifere, ealguftoacute, òtamarette. I rami fottili, elegnofi, i fiori purpuregni , e Soavemente odorati. Non nafee quefta pianta in Italia fe non vi fi porta d'altronde, cn'iofappia. Chiamano i Greci il Maro MSpm.- i Latini Marum. Nomi- Dell'Acino. Cap. 45. L' Acino produce i ramufiellì fonili , e ficchi: è fi, mile alBafilico, odorato, ma fin li fue fiondi più peh'fe; fnnnqfi d'efio ghirlande . Sminafi da alcuni ne gli borii . Bevute ri/lagna i mefirui , e'I corpo . Sa- nm """ "" 10 come bene gl'habbiegli inteli, lo potrà ho'ra qui agevolmente conofeere ; imperoche non mancano autori Greci antichifhmj , qUlIi fccero mf.mione E e 2 della Error dt cd'alcri. Opinion 436 Difcorfì «Iella Bacchara avanti à Diofcoride . Di ciò fà tellimo- nio manifeflilTimo Plinio al fello capo del vigefimo- primo libbra, dicendo, efcrivendo egli, che della Bacchara fcriffè Ariftofane autore delle prime come- die, e che però falfamentc fcrifìero alcuni, che Bar- baricamente era ella chiamata Bacchara, per riaver ella prefo quel nome da i Greci, e non da altri. E' chiaro poi oltre à ciò che l' Anguillari babbi letto mol- to negligentemente Atheneo; imperoche egli non fel- lamente fà mentione dell'unguento chiamato Baccha- ris , ma ancora della pianta, e delle radici della Bac- chara con quelle parole. E' uno unguento, il quale fi chiama da i Comici Baccharis; ma qualche volta Baccha-ris non lignifica unguento, imperoche Efebi- lonelfuo Amimonc, difiefeparatamentc, edittinta- mente : lo hò veduto le tue Bacchari , e i tuoi un- guenti. E Simonide dille : lo fon unto d'unguenti , e di Bacchara. Ariftofane poi, in Cerealia celebran- tibus , diflè: O Giovevenerandoinche modolafce- lerata calla, continuamente lavata, mandò fuori F odore della Bacchara , e dell'unguenti ? Dal che è manifcflo , che gl'antichi Greci ufarono non fola- mente l'unguento, ma ancora la Bacchara iflèffa, ò veramente le fue radici. Ma concediamo di gratia all' Anguillari, accioche ci non cosi prelto atroffifca , the Atheneo non babbi mai fcritto della Bacchara , come nerba: onde dirà egli finalmente chefuflè de- nominato quello unguenro? Hor negherà egli che non babbi prefo il nome dcilaBacchara , per le fue radicichc vili mettono? Nicghillo, ò affermilo, bi- fogna , che celti prefo per ogni via; imperoche ne- gandolo, Plinio fubito gli farà ferrare la bocca , co- me quello cheferive d'autorità d'Ariflofane, che gì' antichi folevano preparare gl'unguenti con radici di Bacchara , e affermandolo poi, manifeftarà per fé iteflo la fua ignoranza . Che veramente l'unguento chiamato Baccaris, dall'antichi fia denominato dal- la Bacchara, ne fà tellimonio Favorino fcclelillìmo interprete della lingua Greca , con quelle parole : l&òt%ttpi( [tvupov iroiòv amo poràfut o^oi^ov in Sèxcti ^ti- pe? SLctmv.oli.aTov olito tì/s pi^LS . cioè . 11 Baccharis è uno unguento del nome medefimo dcll'herba, & è ancora unaafpergine lecca, laquale fi denomina dal- la radice. Dalle quali parole fi conofee chiaramen- te, che Baccharis appreffoà gl'antichi nonfolamen- te fignifica uno unguento odorifero , ma ancora la pianta, e parimente una polvere odorata ( forfè per avventura fimile alla noftra polvere di Cipri ) la- quale fpargevanofopra la carne del corpo, non fola- mente per farlo odorifero, ma ancora per fcaldare , difeccare, collringere, mollificare, & indurire, fe- condo il bifognodei Bacienti S e quelle tali afpergi- ne, ò vero polveri fi facevano di varie forte d'herbe , fiori e radici fecondo il bifogno di chi pativa que- llo, ò quell'altro difetto. Oltre àciò per rifpondcre à quello che dice , per fchivarfi dal tellimonio che fanno contradi lui gl'autori, che gli perturbano il cervello , che ne i libbri di Paolo Eginctta , e di Oribafio fia parimente flato aggiunto il capo della Bacchara, avvenga, che Paolo, e Oribafio fcrivino fidamente diquei femplici medicamenti , di cuiferif- fe Galeno, ilqualcnon faide mai in luogo veruno della Bacchara. Si può ragionevolmente rifpondere, che hà egli malamente efaminato lacofa; imperoche Paolo traferive nonfolamente da Galeno, ma anco- ra da Diofcoride : perciochedell'Agalloco, dclNar- capto, delCancamo, delFrafìino, della Othonna , dell'Acanthio, delBotri, delGeranio, deHaEihio- pide , della Epipattide , dell'Apios , dell' Alipo , del Cinocrambe, dell'Helitropio, e d'alcuni altri , non fece memoria Galeno, e nondimcnofece di tut- ti quefli memoria Paolo fcrivendo da Diofcgridc , come fece parimente con la Bacchara: Hcfrr: fàco- nofeere quanto in ciò vaglia quello che ne fente l* Anguillari, mentre che vuole egli far falfo il tetto di Paolo, ed'Oribafio, il quale traferive tutte lehifto- del Matthioli A rie delle piante, & altri femplici medicamenti, fola- mente da Diofcoride , e non da Galeno . Appo di qnefto, quanto vagliain giuditio dell'Auguillari nel- la cenfura chefà egli dell'Alare , e della Bacchara , Io potrà agevolmente conofeere ogni accorto Sem- plicilla, Medico, ò Speciale, anzi ciafeuno altro , che non fiauno infenfato, che noterà molto bene le fue parole, lequali dice egli nel! ultimo luogo, do- ve fi sforza di provare , che il capo della Bacchara fia flato fmembrato dal capo dell' Afaro , come potrà moltoben conofeere chi conferirà il capo della Bacchara con quello dell'Afaro . Ma accioche li co- nofea la verità, io non viso il migliore efpediente , B che venirne alla prova, laquale èquefla. L' Afaro (come fcrivc Diofcoride ) fàlc fiondi fimili all'He- dera, ma minori, epiùlifcie; eia Baccharafàlefue mezzane fià le Viole, eilVerbafco, e ruvide al Toc- care . I fiori poi dell'Afaro fono limili à i Balaniti ò vero alle filiquedell'Hiofciamo di purpureo colo- re; e quelli della Bacchara fono incarnati , e d'un altra maniera. Oltre à ciò hà l'Afaroi fuflicelli co- piofi , ruvidi, tic arrendevoli, eciafeunodi loro hà una foglia in cima; e la Bacchara fà folamente un gambo alto un gombito , quadrangolare , afpro , e non lènza qualche r.imofcello . Appo ciò le radici dell'Afaro fono fottili , nodofe, ritorte , e fithili à C quelle della Gramigna, fe bene più fottili, odorate, e come dice Plinio , e ne dimoltra l'efperienza , d' odore fimile al Nardo; ma quelle della Bacchara fo- no come quelle dell'Elleboro nero , dotato di gra- tilfimo odore fimile al Cinnamomo . Ultimamente ( dicoj che l'Afaro nafte ne i monti ombrofi ; e la Bacchara in luoghi afpri , e fecchi . Dal che è più che manifello, che quefte due piante non fono man- co dilfimili frà fe (Ielle, che da fc Hello difeordi 1' Anguillari , mentre che adduce , e porta nel con- fpetto di tutti quel frammento di Crateva , con il quale tanto s'affatica di provare , che il capo della Bacchara in Diofcoride lia flato fmcmbratodal ca- Q po dell'Afaro ; imperoche leggendofi in quel fram- mento (come flàfcrittone i pareri dellAnguillari ) RoTarlr tnwtts rtyaLVzp.uTmi HetyKÙt yrtìvtouò'» , e dal Cornario , i quali hayendo molto v bene Nei terzo lib. bene avvertito, che nel Greco nel capo dell' Afaro erano alcune parole fuperfluc, che non vi fi conveni- vano, le levorono ragionevolmente. Dal che è chia- ro che nonfolamente il capo dell'Afaro è flato intiera- mente corretto da loro , e che non vi manca parola ve- runa, come/i vedeper la interpretatione di Serapio- ne, eOribafio, mache quelle parole irò* infrnt r£?«- :''u '-/.Ti'/-'] non fuffero di Diofcoride, come ancora mol- te altre , le quali fi leggono in alcuni efemplari nel principio quali ditutti 1 capitoli. Hora concludere- mo adunque che la Bacchara tanto appretto ài Greci quanto ài Latini lignifica una pianta medelima ; ira' peroche fe conferiremo le virtù, che quel frammento diCrateva, e rifletto Diofcoride attribuirono alla Bacchara, con quelle che Plinio atteibuifee alla tua , ci accorgeremo iubito quanto fi fia di grotto inganna- to l'Anguillari. Simile alla Bacchara fcrive Plinioef- .[..cleril Combretto, lecuifoglie ( come fcrive egli ) "a- fono coli fottili, che fi veggono tutte le fila della ttffi- turaloro, &cla fua pianta pili alta dellaBacchara, le quali parti non fono veramente fiate bene intefe da co- loro, i quali dimoltrano per il Combretto certa pian- ta, chehà un cefpuglio di filamenti fottili, quali co- me capelli lunghi due, etrefpanne; imperoche le pa- role di Plinio non deferivono, che fiano tali foglie del Combretto, ma fimili àquelle dellaBacchara , feben cosìfottili, che fi veghinoi filamenti della ceftura lo- ro. Onde diremo, che Plinio aìtro non hà voluto di- re, fe non che le foglie della Bacchara fieno pili falde, più piene, e piùrobuftedi quelle del Combretto; e quelle di quello, non (come habbiamo detto) lun- ghe, e fottili come fila di due , o di tre fpanne , ma co- lilunghe, come fono quelle dellaBacchara, quan- tunque cosìfottili, cheviiìpofiònodifcernere tutti i filamenti, chela teflono . Chiamano iGrecila Bac- chara H-juj^cpis: &i Latini Baccharis. Della Ruta. di Diofcoride. A 437 Cap. 47. LA Ruta montana , e /alvatico è più acuta di quel- la, che Jì /emina , e di quella de gli boni , &im- j pero il fio ufo è dannalo nei cibi . D eli' hort olona quella è j pia all'ufo de cibi convenevole, che nafte fitto à gli at- : ieri de i Fichi. Amendue bugiano, /caldano , ulcera- : no, e provocano i mejìrui , e f orina . Mangiate , ò ver i bevute rijlagnano il corpo . Bevutoil Jemecon Vino alpe- I fi d'uno acetabolo , e antidoto cantra à ì mortiferi veleni . Tolte per avanti le frondi perj 'e file , òveramenteinfie- I mecouNoci, e Fichi ficchi fvanifeono le forzj de ivele- i ni : giovano nel medefimo modo ancora conira i Ser- j pentì: LaRutabevuta , over mangiata confuma la vir- l tù del generare . Cotta con Aneto ficco , ebevuta levai t dolori del corpo. Data nel medejìmo modo fà ella per li i dolori del petto, edelcofiato, à gli impedimenti del re- fpirore,^ alla tojfe , all'infiammagioni del polmone, al- L lefciatiche, & ad altri dolori di giunture , ir al tremo- ' re, e freddo dei principi delle febri. Ladecottione del- i la Ruta fatta nell'Olio, e fattone crijleri fà parimente » ali enfiagioni del budello che Jì chiama colon , di quello il ancora del federe , e de luoghi naturali delle donne. Ap- >, pltcata con Mele in quello fpatio, che è dalla natura al ! J edere, rif veglia quelle donne, che per fumojttà di ma- ' ir'"> come ftrangolate , tr amorti fono . Cotta nell Olio , e bevuta ammala i vermini del corpo . Impiaftrajì à i dolori delle giunture con Mele, ór à gli hidropici con • Fichi : al che vale jìmilmente la decottione fatta nel i Vino, fino che ne fvanifcala metà, bevuta, enfiata per i lavanda . Mangiata ne i cibi /erbata in fialamoia , e ■- \ parimente cruda conferì/ce a chiarificare la vifia. Impio- ti Jtrata con Polenta mitiga i dolori de gli occhi , e quel- '• d/ll» tejìa accompagna con Olio Ro/ato, & Aceto T Trita, e me[fa nelnafi viri/lagna il flujfo del fangue ' \ Medica applicatainjìeme con frondi di Lauro l'infiam- 'imagiom de itejiicoli , & incorporata con Cera, e Ni- tro le rotture delle brozjzjs : Sana Vutitigini bianche fre- gatavi fiufo con Vino , Pepe , e Nitro . Impiagato con le co/e mede/ime toglie viale formiche , e quello forte di porri , che fi chiamano ihimi . Mette/ utiliffimamenU con Alume, e Mele in sù le volatiche. Scaldato il fuo- co in gufilo di Melagrano, e diftillato nell'orecchie , ne leva il dolore . Ungonfi gli occhi deboli con quefto , fic- co di Finocchio , e Mele infìeme . TJnto con Aceto , Ge- ru/a , e Olio Ro/ato giova al fuoco /acro , all' ulcere , che firpendo caminano , ir d quelle del capo , che mena- no . Doma la Ruta mangiata l' acutezza , e l'odcne dell' Aglio, e delle Cipolle. La montana mangiata copio/a- mente ammazza. Cogliendo/ quefta per mettere in fa- B lamoja, quando comincia à fiorire , fà enfiare ', e arrof- Jire la pelle, infiamma fortemente , e fà prurito, e pe- ro bifogna avanti che Jì coglia , ungeijì le mani , e la faccia con Olio . Dicono che fpargendojì il ficco della Ruta /opra à i Polli non gli s'accqfiano le Gatte , le Mor- tole, eie Faine. Dicejì, che quella, cilena/ce in Mace- donia intorno al fiume Haliacomo , ammazza coloro , che fe la mangiano : è quel luogo montagnofo , e pieno di Vipere. Bevejì il fino fieme a i difetti dell'interiora ; meftolajì utilmente ne gli antidoti . Dafft il fieme arro- flito fitte di continui à bere à coloro , che non pojfono ri- magliare l'orina. La radice della Ruta falvatica Jì chia- ma Moli montano . E' la Ruta /alvatica Jìmìle alla do- C meftìca. Bevejì con utilità per il mal caduco, e per le fiiatiche . Provoca i mejìrui, & ammazza la creatura nel ventre. La /alvatica è più a/pri della domeftica , e più valorofai ér imperò è da fuggirla ne i cibi, come co/a nociva. LA Ruta in Italia è notiffima pianta, tantodico Ruta, e fu» la domellica, quantola falvatica : nonparlando c|i™inacio- peio di quella feconda fpecie di falvatica, chenelfe-"c" guentecapitolofcritté Diofcoride, ma folamente di quella , di cuifece quiegli memoria nel prefentc capi- tolo, edifle efler fimile alla domellica ; imperoche quell'altra è molto differente da quella. Nafce adun- D que quefta falvatica, che è fimile alla domellica, quali per tuttii monti, e collidei Contado di Goritia , e fpecialmentefe ne vede tutto vellito il monte Salvati- nò. Rafiembrafiinognipartealla domeflica, fe non che produce le frondi minori, &èalgullo più acu- ta, e piti amara di quella; il che ripugna del tutto à quel, che fi fognarono i venerandi Padri commen- tatori diMefuc, per haver etti fcritto contra la veri- deifta-f"' ta, che non fia differenza alcuna tra quella Ruta fal- vatica di Diofcoride, in quello luogo deferitta , e 1' Androfemo, ò vero Hiperico. Nel che fi conofee quantofia grande l'ignoranza loro, per vederli, che in un medelimo tempo commettono tre grandiffimi E errori. Di cui il primo è in voler farli credere, che la Rutafalvatica non fia differente dellAndrofemo, ò vero Hiperico, dicui ferini- appertamente Diofcori- de nel fine del terzo libbra , come di piante molto dif- ferenti dalla Ruta. 11 fecondo errore è il crederli etti , che 1 Androfemo, e l'Hiperico fieno una cofa mede- fima ; non accorgendofi gl'ignoranti , che per due divelli capitoline fcrhTe Diofcoride, come di pian- te diverfel'una dell'altra. Oltre àciò fanno un'altro terzo errore, dicendo , che quelto prefente capito- lo della Ruta falvatica della prima fpecie della Harnula. 44o Difcorfi del Matthioli GALEGA, Q VERO RUTA CAPRARIA, A ir diThtriacha, e di Bolo Armeno • Ma bifogna procu- rare di far fubitofudare ilpatiente. Giova quello me- defimo parimente nelle febri peftilentiali, e nelle pe- tecchie, e maffìmamente dandofeneà bere la decot- tione fatta nell'acqua con Cardo benedetto, radici di Tormentilla, e Bolo Armeno; le quali facultà fono proprie , e occulte di quefta virtuofiffima pianta . Ma è però da fapere , che non è quclta Galega laPo- lemoniadiDiofcoride, come fi penfano alcuni , anzi affai diverfafi conofce da quella , come nel quarto lib- bra al proprio luogo àbaftanza diremo. Chiamanola Rutalalvatica i Greci Thiyttm ùypm : i Latini Ruta ^om-u fylveflris; & gl'Arabi Harmel, Del Moli. Cap. 49. IL, Molihà fiondi di Gramigna , ma più larghe, e fparfe perterra . Produce i fiori bianchi, Jìmìlia quelli della Viole bianche , maminori , uguali a quelli delle purpurei • Il fu/lo è bianco , alto quattro rombiti nelle cui fommìtàè alcuna Jtmilitudìne d'aglio . Ha la radice picciola, ebul- bqfa: utile maravigliqfamente per la matrice apertat met- tendo/! trita con unguento Irino ne i pefiolì . MOLI. 4 delle facultà de i {empiici aflfolutamente Moli , cosi di- cendo; Queltochiamano alcuni Ruta falyaticha, al- I n.uta Calva' cuniHarmala, iSiriBefafa, eiCappadociMoli, per ridia d'altra riavere ella la radice nera, e il fiore latteo . E' la facultà Klc.»? lua comporta di fiottili parti , e calda nel terzo grado, e però incide , e digerifce i groffi humori , e fà orinare . Alche perquantofe ne vede, conferifce parimente 1' altra Ruta, la quale crederci, che fenza riprentione alcuna potefìero ufate gli Speciali, ogni volta chela trovaranno ne' compolìti medicinali. Hanno ritrova- to i moderni un'altra fpecie di Ruta, la quale chiama- RmtCapra- no Capraìua, chiamata da alcuni Galega , evolgar- rii , c f« mente da noi infofcana Lavafene, la quale nafce vo- virtù" lentieri in sii gl'argini de foffi, con gambo lungo un piede, e mezzo, c qualche volta maggiore, e ramo- fo, nella quale fono le foglie lunghette , e graffette , le quali ftanno attaccate à i ramofcelli, òverò picci- uoli da ognibanda dodici, òverundeci, comcnella Veccia. Producei fiori in cima, che nel bianco por- poreggiano , da i quali nafeono alcune Silique lun- ghe, ove fi ferra dentro il feme . Hà quefta pianta vir- v.;r<ùJella cù grandiffima , e maravigliofa contra la pelle; impe- KunCspra- r0(_he pollò affermar io, che molti fono flati preferva- ti, che ogni giorno hanno mangiata quella herba cru- da nella infialata; Staltricotta nelle mineltre, ò nel brodo dellacarne; & altri ne hanno cavato il fucco , ebevutolo ogni giorno da digiuno con il Vino. Vale oltre ciò non fidamente contra i veleni, e maflime delli Serpenti, mangiandoli, e impiaflrandofi in fui male . Lodanla alcuni altri per la epileffia de 1 fanciul- li, dandogli àbere mezzaonciadel fuo fucco. Daffi utilmente il fucco dell'hcrbaà bere alla mifura d'un cucchiaro per ammazzare i vermini del corpo. Fà il medefimo l'herba fritta nella padella con Olio di Man- dorle amare, ò verodifemedi Lino, epoimeflà Co- pra il ventre . Dalficon giovamento grande à bere il lucco à gl'ammorbati nel principio, ò veramente la decottione dell'hcrba fatta nell'Aceto, con un poco IjEce del Moli mentione Teofrafto al 15. capo _ del nono libbra dell'hilloria delle piante, cosi di- hittor'ij cendo: 11 Moli nafce appreffo àPheneo, e parimente ( come fcriffe Homero) appretto à Gliene, conradi- ce tonda, fimilealla Cipolla , e f rondi limili alla Scil- la . Vale il fuo ufo contra i potentiffimi incanti : mi non è così malagevole da cavarli, come dice Home- ro . Scrifleneparimente Plinio al quarto cap. del 25. libbra in quello modo: Lodacilfima tra tutte le hetbc è quella, che penfa Homero eiler chiamata Moli da gli Dei, di cui fi dice eiTer (lato l'inventore Mercurio, valorolìffjma contra le grandi incantationi . Dicono, che nafce attorno Pheneo , & in Gliene d'Arcadia • Hà quella fpecie , cheferive Homero, la radice ton- da, c nera, come una Cipolla, e le frondi di Scil- la; ni» Nel terzo lib.diDiofcoride. la; ma è malagevole da cavare . I Greci fcrittori la dipingono con rofl'o fiore, quantunque con bianco la faceffe Homero . Hò .ritrovato alcuni Medici va- lenti nella feienza de'femplici, che dicono nafeere ancora il Moli in Campagna d'Italia, dondeme ne fiì portata di quella con gran fatica in più giorni cava- ta tra faflì, le cui radici erano lunghe trenta piedi , come che in più pezzi fodero rotte. Quefto tutto del Moli diffe Plinio. Perle cui parole fi vede edere que- fto ultimo Moli affai differente dal primo, il qua- le è quello ideilo di Diofcoride. Quefto fin'hora non sò io, che nafea in Italia, nè manco l'hò ve- duto portatovi d' altronde . La pianta del Moli , di cui è qui la figura, mi fu mandata dal gentì- liffimo, e virtuofiffimo Signor Giacomo Antonio Cortufo gentilhuomo Padovano, la quale in vero fi raflomiglia del tutto al vero, e legitimo Moli. Oltre à ciò credo veramente , che quella pianta chiamata da Diofcoride Moli ,.fia queir iftefla , '° che chiama Galeno nel 7. libbro delle facultà de ' femplici Mile , cosi dicendo ; 11 Mile fa una ra- dice picciola, e bulbofa, in cui è veramente fa- cultà correttiva. E però fcrive Diofcoride , che applicata con farina Erina (cioè di Loglio ) fer- ra la matrice aperta. Dal che fi può agevolmen- te conjetturare, che il teflo di Diofcoride fia in quefto luogo tcorrcrto ; percioche dove fi legge nel tefto Greco di Diofcoride in quefto capitolo farcì ipmu, Mópou, cioè un'unguento Irino , fi de- ve leggere ( come fcrive Galeno ) fura ai panni àxtu- pou, cioè con farina Erina , che noi chiamiamo di Loglio; imperoche l'unguento Irino apre valo- rofamente la matrice ferrata, e non ferra 1' aper- ta. 11 che m'induce à concludere, che l'analogia de'vocaboli molto fimili habbia agevolmente fatto errare gl'inconfiderati fcrittori . Chiamano i Gre- ci il Moli Mìku: i Latini Moly. Del V anace Heracleo . Cap. co. IL Panace, che chiamano alcuni Heracleo, di cui fi ricoglie quel liquore , che chiamano Opopanaco , na fte abbondantijftmo in Beotia , ór in Phocide d' Arcadia , do- ve per caufa di mercaniìa , e di guadagno, che Ji cava del fuo liquore , con grande Jludio Ji coltiva. Produce le frondiruvide, che giacciono per terra, di color d'herba, Jimili à quelle del Fico , divìfe in cinque parti per intor- no . Fà il fuo fu/lo alti/fimo , come quello della Ferula , circondato da bianca lanugine , e di più pkciole fi ondi , nella cuifommitàproduce un ombrella grande , come quel- la dell' Anetho , ór il fiore, chenelgialloroffeggia. Ilfe- meèodorato, Oracuto. Hà molte radici tutte dipendenti da una fola origine, bianche, di grave odore , groffe di feor^a, ór alquanto al gufto amarette . Naf ce parimente inCirene di Libia, órìn Macedonia. Coglie/ine il li- quore tagliando la radice nello fpuntarefuori defujli. Efce daqneftaunliquorebianco , il quale come è [ecco, diven- ta di fuori di colore di XAffarano . Ricolgonlo mettendo le fiondi nelle fojfe, che gli cavano attorno, elevandolevia come fono J 'ceche . Ricolgonofimilmente tagliando il f ufo ne'tempi , chefìmettono le biade, togliendo pofeia quel- lo, che ne di /lilla. Le migliori radici fono quelle, che non fono crefpe , ma lìfcie, di/ìefe, bianche, efecchc , nontarlate, ór al gufio acute , ór aromatiche . Quel f- me è utile, che fi 'ricoglie del fiifto di mezjzj/; imperoche vano è quello , che producono i rami . Quel liquore fi loda per lo migliore, chealgujloèamariffiir-o, bianco dì den- tro, òveramenteroffigno, di fuori giallo come zaffar a- «Oj lifeio , graffo , frangibile , tenero, grave d'odore , e che facilmente fi disfà nell'acquai dannafi il nero, el molle. Sofifticafi con Ammoniaco, òverocon cera. Ma fi conofee l'inganno, fregandolo nell'acqua con le dita; imperoche ilfincerofirifolve , e faffi di colore' di latte . S calda il P anace , mollifica, edifecca; &imperòiado- pera egli al freddo, óraltrcmore , che viennel principio delle periodiche febri, àglifpafimati , dirotti, àidch- 441 ri del cojiato , allatoffe; ài dolori di corpo , ór alla di- flillatìone d'orina . Giova alla rogna della vefeica bevuto con Vino, ò vero con acqua melata i provoca i mefirui, fà Jconciarele donne; liquefatto con Melerifolve le ventofi- tà, e le durexxf dellamatrice . Impiajlrafialìefciatìche. Mettefine'medicamenti de Ile lajjitudini , e parimente ne i capitali. Rompe i carboncelli . Impiafirato con HJva paffagiova alle podagre . Meffonei denti pertugiati ne cava via il dolore: meffo ne gli occhi aumenta il vedere. Incorporato con Pece fa utilifìimo impiafiro conira A i morfi de rabbiofi animali . Laradice appuntata , e meffa nella natura delle donne , fà partorire ; è buona ali 'ulcere vec~ Me. Pejla, (srimpiajtrata, ò vero unta con Mele ri- cuopre di carne l'offa . Il feme bevuto con Affenzo provoca, i meftrui , e con Arìfiolochia vale contra tutti gli animali, che nel mordere laf ciano il veleno. Beucfi con Vino nelle flrangolagioni della matrice . Del P anace Afclepio. Cap, <;r. IL Panace Afclepio produce i! fujlofòttile , altodater- raungombito, nodofo, con frondìfimìli al finocchio , ma-maggiori , piàpelofe, ór odorate. Fà nella fommità un'ombrella, nella quale fonai fioi fiori aurei , acuti, ór odoraii, hàpicciolaradice . Ifiori, elfemepejìi , ór in- corporati con Mele vogliono contra all'ulcere maligne , che mangiano, e contrai piccioli tumori. Bevonfi con Vino almorfo delle Serpi,ór ungonfi parimente con Olio ■ Chia- mano Panace alcuni ancora l'Origano falvatico, ór altri C imi la , della quale dicemmo tra gli Origani ■ Del Panace Chironio. Cap 5:. IL Panace Chironio nafte abbondantemente nel monte Pel'w.Sonole fine frondi fimili à quelle dell' A,naraco,ór t fiori aurei : laradice è fittile , e fuperficiale , acuta, al gufio.^ Beyefi laradicecontraalveleno delle Serpi- Al che fà pai imente tutta la chioma della pianta impi.iflrata fopra al tnorfb. PANACE HERACLEO. Nafce 44- Difcorfi del Matthioli PANACE ASCLEPIO. A PANACE CHIRONIO. Parace Tua efaini, nat one Errore t3i Meiue .. >. « T^T Afce il P a n a c E Heracleo in Italia per fe ftefc , lo in Puglia, come che ancora in sii l'Apcnni- no, & in siì'l monte Argentalo nelle noltre marem- me di Siena. Ve n'è in più luoghi ancora nei giardini tenutovi da chi fi diletta de femplici per publico fpet- tacolo. Ma non so però io, che in alcun luogo d' Italiafiainufocavarneil liquore, il quale comuni- nemente fi chiama nelle Speciarie Opopanaco; im- peroche quello fi porta à Venctiaper la via d'AIeffan- dria, del quale come che fe ne ritrovi aliai del falfifi- cato; nondimeno dell'ottimo ancora , e del puro, e lincerò fe ne vede • Errò manifeftamencc Mefite com- memorando l'Opopanaco, nel defcriverela fua ori- gine, nella prima fronte del capitolo; impcroche in- differentemente fece egli una miftura di tutti i Panaci. L'Afclepio ho ritrovatolo di nuovo, di cui c qui il ritratto. Ma il Chironio legitimo , evero non hò io. ancora poffuto rintracciare, quantunque non inan- ellino alcuni moderni Scmplicifti, che per il Panace Chironio dimollrano una pianta, di cui hò pofto qui la figura, confoglie lunghette, &aflaigambon- celli fottili, e legnolì, il fior giallo, maggiore di quello del Cinquefoglio, e radici rofiìgne, dure, e alguftocoftrettivc: ma vedendolo, che Diolcoride aflegna al Panace Chironio foglie di Majorana, e ra- dici al gufio mordenti, non pollò credere, che que- lla pianta, la qualcalcuni moderni chiamano Flos Solis, cioè, Fiere del Sole, fia il vero Panace Chiro- nio; maparmi, che fia egli più prefto una fpecie di Simphito, pofeia che confonda agevolmente le ferite frefche, criltagna parimente il fangue; e nonfola- mente fà egli tutto queflo, ma guarifee ancora l'ulce- re delle membra genitali, e della bocca; per lo che fare s'adopera la fua decottione fatta nel Vino, lavan- done con ella l'ulcere. Dalli la polvere deli'hcrba, e delle radici utilmente à bere nellifputi delfangue, e nella difenteria ; e parimente per riltagnare i flufii del- le donne. In fomma ove fia di infogno di conglutinare, riftagnare, e corroborare, non è quella pianta meno valorofa, che fieno tutti gl'altri femplici. I cognomi di tutte queflefpecic ( fecondoche dicono) hanno ha- vuto l'origine da loro inventori ; imperoche l'Afcle- pio ritrovò Efculapio, il Chironio Chirone, e l'He- jj racleo Hcrcole , & imperò è chiamato ancora Hcrcu- leo, del quale è folamente in ufo il liquore chiamato Opopanaco. 11 leme,e la radice ( quantunque ci tuf- ferò affai neceiìarie ) non fi portano . E però i diligen- ti Chirurgici per ricoprire l'offa , con gran diligenza cavano per far polvere di quei frammenti delle radici , quali eglino fi fieno, che fi ricrovano nella gomma . 1 condenfata. Scrifié de'Panaci Galeno all'8. delle fa- feri™" cultà de femplici, inqucltomodo dicendo: L'Opo- Galeno panaco fi fà di quel Panace, chefichiama Heracleo, tagliandoli le lue radici, e parimente ilfullo. E' 1' Opopanacovcramenteattiflimoàmoke cofe, peref- ferecglicalefartivo, mollificativo, edigeftivo: ecal- g do nel terzo ordine, efecco nel fecondo. E' fimil- mente la corteccia della radice calida, e fecca, ma però meno delfucco, con il che hà ella ancora dell'a- tterrivo alquanto . E però l'ufiamo all'olla difeoper- te, &all'ulcere maligne, e contumaci: imperoche quelle tali cofe generano fufficientcmentela carne,di- feccando, & altcrgcndo infieme, e non fcaldano troppo forte . Il che è tutto necefiario per generare la carne, come riabbiamo dimoftratone'libri di curare i morbi. 11 frutto ècaldo anch'elio, e molto com- modo per provocare i meftrui . L'Afclepio è men cal- do del fopradetto , e però s'ula egli , e parimente il fuo p leme, He i fiori mefcolati con Mele all'ulcere, alle po- ilemette, che nafeono intorno alla tetta del membro genitale, Se all'ulcere che mangiano . Delmedefimo valoreèquello, chefichiama Chironio. Solve l'O- popanaco( fecondoche riferifee Mcfuc) la flemma grolla, e vifeofa dalle parti più remote del corpo, e propriamente dalle giunture . Mondifica Scervello, &i nervi, giovando molto alle loro frigide malatie. Nol)1; . Chiamano il Panace Heracleo i Greci nàmxis xkhoc : i Latini PanacesHcracleum: glArabi Steu- fir,Jcufir,& Giaufir.La fua Gomma , la qual noi chia- miamo Opopanaco, chiamano i Greci O'voirii'ci& : i Latini Ne] terzo lib. di Diofcoride. i Latini Opopanax: li Spagnuoli Opopanaque. L' Asclepio chiamano iCjvecìirivxxis àoKVtoTrim ; i La- tini Panaces Afclepium: gl'Arabi Panax Àfchili- bet : 11 Chironio chiamano i Greci iràrmis cr^ei/w- vnot : i Latini Panaces Chironium : gì' Arabi Pa- nax caromon. Del Ligujìico. Cap. 53. IL Ligujiico , il quale chiamano alcuni Panacea , ér altri P anace , nafte abbondantissimo in Liguria , onde t'haprefoilnome, nel monte Apennino , che termina con l'Alpi' Chiamanlo nonfuor di propojìto i paefani p 'ana- ce , per ejjère egli veramente nel fujìo , nelleradici , epa- rimente nelle -virtù fue fimili al P anace Heracleotico . Na- fte inmenti alti/fimi , afpri, irombrofi, e maffime ap- preso ove riforgono l'acque . Produce il fiiflo fittile Jlmile all'Aneiho, nodofo, attorno al quale fono fr ondi Jimìli al Aleliloto , mapìit tenere, e più molli, odorate, verfi lacimapiùfottili, e molto più divi/e . Hà nella fommità del baffone un'ombrella, nella quale è il feme nero, duro , lunghetto, come quello del Finocchio , di fapore acuto , dr aromatico . E' la fua radice bianca fintile à quella del Pa- nace Hieracleotico , ir odorata. Hanno il feme, eie ra- dici virtù difcaldare, e di maturare . Giovano ai dolo- ri dell'interiora , dr alla digefiione , e parimente alla ven- tofità dello Jlomaco, & ai morfi de velenofi animali . Be- vute provocano l'orina , efimilmentei me/ìrui . Il che fi la radice applicata di fatto . Mettonfiil feme , e la radice neglioxipori , e nelle medicine digeflive : è aggradevole alla bocca , dr impero l' tifano quei di Liguria nelle vivan- de in cambio di Pepe. Sofiflicaficonunfeme , il qualegli e molto fimile , maficonofte al gufìo , per ejfere amaro. Alcuni lo fafifticano, mettendogli dentro feme di Finoc- chio, ò vero di Sefeli . LIGUSTICO. UN'ALTRO LIGUSTICO. 443 'Ognanfi veramente coloro, che fi penfano , che'l laelami- ^ n'onc . »J ^ itico, lia quella pianta tenuta in più luoghi ne gl'hor- ti, d'acuto, e grave odore, che volgarmente iì chia- ma Leviftico; imperoche quello produce il ludo al- tillimo, concavo, egroffo, e non lottile , comedj- ce Diofcoride del fuo. Le fiondi non fono in modo 1 alcuno di Mcliloto, ma inragliate come quelle dell' Apio, quantunque pili grolle, & aliai maggiori. Il feme, comecheli ralleinbri alquanto al Finocchio , nondimeno non è egli laido, né aromatico, anzi fran- gibile, e fquamofo . 11 vero Ligullico adunque , tutto cheàGenova, e per tutta la Liguria , ondes'hà prefo il nome, fia abbondantifijmo , cvufatoil feme vol- garmente nc'eondimcnti de cibi; nondimeno non fi porta pubicamente per il rcfto d'Italia . Del Ligulli- co fono qui efprellè due piante, mandatemi dalli ami- ci, i quali fanno prpfeflione di buoni Semplici(ìi,ma à me pare, chela prima riferifea molto meglio il ve- ro, chela fecondai nondimeno accioche altri ne i pollino ancora loro dire la fua opinione, ho voluto metterli qui amenduc. Fecene brevemente memoria Galeno al 7.dcll e l'acuità de femplici, cosi dicendo: La radice, e'1 feme del Libiltico, fono di quelle cofe, che fcaldano,di modo che provocano i melimi, e l'orina, e rifolvono le ventofità . Chiamano! Greci il 1-iguiìico . A ne. Nèmancoficonfannoconquello, cheneferive Avicenna; imperoche non fono elle nè rugofe , ne ilrifciate, nè contratte, nè legnofe, ne itimene; & ancora che elle fi fecchino, per cfler calide, & hu- mide, non s'indurifeono molto. Oltre à ciò effendo elle di poco nutrimento, non pofiòno ingraffare, nè confeguentemente generare il feme virile, come fà il Bethen . Le quali tutte note ripugnando à quella nuo- va opinione di coltoro, non lafciarò per hora pianta- re cosi fatte Carote nel mio giardino, e maffimamen- tehavendo io una radice di Behen bianco portata da Coftantinopoli, chedeltutto corrifponde alla def- ilé cnttione degl'Arabi. Scrifie delle Paftinache Galeno E • ?LU'°ctavodellefacultàieiho. Il feme è detifo, come quello del Grano, nero, amaro , piùodorato , e più acuto del Maf- filienfe , emolto foave. Fàimedefimi effetti . Del Sefeli del Peloponefo. Cap. 57. IL S efeli , che nafee nel Peloponefo , produce le (rondi di Cicuta, ma più larghe, e piùgrajje, il fufìo piùgrande del Maffilienfe ,fcrulaceo , e largo,nella cui cima è una lar- ga ombrella , dalla quale pende il feme più largo, odorato , epiupieno. Ha le virtù mede/Ime. Nafiein luoghi afpri, humtdi, &in sù le colline, nafee ancora nell'lfoie. DelTordìlio, ciò* Sefeli Critico. Cap. 58. ILTordilio, il quale chiamano alcuni Sefeli eretico , nafee nel mente Amano appreso A Cilicia. E' herba breve, maconajjaifufti: produce il feme doppio , tondo , fimile agli feudi, aromatico, cjr alquanto acuto . Provo- cabevutol'orinaritenuta , & i mefirui. Il ficco far emu- to dal fufio , e dal feme , quando fona verdi , e bevuto con Vinopafo dieadialpefo di tre oboli, fanai dolori delle rem. Laradicemcorporatacon Mele in modo di Letto- vano, factlitalofputo nei difetti del petto . SESELI MASSILIENSE. CHiamanogl'ArabiilSESELiSifileos, e volgar- Streii,cf„, mente gli Speciali Siler montano. Nafccil buo- no, evcroSefeli Maffilienlecopiofiffimo per tutti i ' ' 44-5 Difcorfi del SESEI.I ETHIOPICO. A monti ddTrentino . Ma quantunque in aliai Specia rie fe ne ritrovi di buono, nondimeno in molte altre n'hò veduto io di quello, che non corrifponde in con- to alcuno ad alcuna di quelle fpecie fcritee da Uiol- corides impetoche non vi Cfente altro 3 cheamautu- Matthioli SESELI PELÓPPONENSE. dine, & un certo odoracio, come di Cimici. LE- thiopico, e quello del Pclopponcfo per avanti da me nonconofeiuti, credo d'fiaver ritrovato io in quelto anno , come dimoitrano qui i ritratti loro . Quello poi chechiamanoTordilio.credettigiàio, chefuiTe na- feiuto nel mio horto d'un feme,che mi fu mandato dal giardino de l'empiici di Padova ; ma contemplandone pòi ognifua patte, c guidandone ilfapore, conobbi veramente non efièr il vero . II Sefcli (come dicono) fù primamente dimoiìrato dalle Cervc.Onde icnfleA- riftotiIeal5.cap.del9.1ibbrodcll'hi(ìorie de gl ani- mali, che le Cerve i'ubito doppo al pano mangiano il Sefeli, per pocérfi di nuovo impregnare. Tanto la ra- dice, quanto il feme del Sefcli ( diceva Galeno ali or.- -rfdj c tavo delle facultà defèmplici, non facendo diftintio- toja c ne alcuna delle lue fpecie) fcaldanocosi forte, che», pofibnovalorofanicntc provocar l'orina, clono co- sì difettili parti, che giovano al mal caduco, & a gl'impedimenti del refpirare. Chiamano i Greci il Sefeli Xicriu: i Latini Sefeli.- i Barbari Sifileos: gl Nomi . Arabi Sifalios: i Tcdefchi Steimbrcch: i Francefi Sermontain: i Poloni Olefsnecli. Del Sifone. Cap. 59. IL Sifone è un picciolo feme, chenafeein Sona, Jìmile all'Apio, lungo, nero, &al gufto fervente. Beuefi per li difetti della mìlz_a , per l'orina ritenuta , e per pro- vocare i melimi . Dfmlo le genti di quei luoghi per con- dimento delle yucche lefsc, infieme con Aceto. Produce nelle fommìtd molto pìcchi e granella . IL Sisone, fecondo chequi recita Diofcoride , c JJ èsc', un feme, che nafee in Sona à noi del tutto incogni- feiuco . to, percioche niuna nota della pianta , che'l produce , fenelegge.Eperòlolafciaremoin Soria, tenendolo tra quelle cofe, che non fi conofeono in Italia; percio- che malagevolmente fi può determinare di quelle piante, le cui note principali non ci fi defenvono. Somi _ Chiamano ì Greci il Sifone Stott i LatiniStfon . Nel terzo lib.diDiofcoride. Veli 'Anifo . Cap. 60. L'Anìfo in famma /calda , e difeica , fa buon fia- '■ to , allegerifie i dolori, provoca l'orina , hà vir- tù di rifolvere . Bevuto ia gli hidropici , toglie loro lafete: è buono à i morji, &■ alle punture de i -ve- leno/; animali. Giova alle ventojità: ri/lagna i jiuf- Ji del capo, e de i mefirui bianchi delle donne : ge- nera il latte nelle poppe : fortifica il coito . Fattone profumo al nafo , allegerifie i 'dolori dì tefta . Medi- ca le pel-coffe deltoi-ecchie prima trito con OlioRofato, e pofcia di/liUatovi . Il migliore è fempre quello , che ' 'Mio , pieno , non fembolofo , e che è odorifero. Lo- da/, per ti primo in bontà quel di Candia , e doppo quejto quel d Egitto. A N I S O . 447 corpo. Chiamano 1 Greci l'AnifoAW: i LatinjA- nifum: gl'Arabi Aneifum, & Anexiflum: i Tedef- chiAnifz, &Enifz: liSpagnuoliMatahalva, e Yer- vadulce: ifrancefi Anis. Nomi , Del Caro. Cap. 61. Il Caro volgariffìmofeme . Scalda, e provocai' __jOrma: èjlomacale, fa buona bocca, aita aUadige- Jtione. Mettefi utilmente negl'antidoti , e negli oxiporì . Corrifponde proportionalmente con PAntfo. Mangia/ila fua radice cotta come le Pajìinache. CARO. E'. D LA n 1 s o c volganflima pianta , e parimente mol- to volgare e il fuofcme. Crefcel'Anifo con fo- glie minori dell Apio, marameo intagliate, quelle ( dico; che fono appreffo terra; imperoche quelle che fono nel gambo, e ne'rami molto più fono inta- gliate. Ilgamboproduceeglitondo, altoungombi- to con molli rami, e l'ombrella bianca, d'odore fil- mile al Mele, dove nafee il feme lunghetto, giocon- damente odorato, con un fapore mefcolato di dol- ce, d acuto, ed'unpocod'amaretto, il qualcè utile amoltecofe; imperoche e egli aperitivo, concotti- vo, digeftivo, meifivo, eprovocativo. Oltreàque- ito caccia egli la ventolìtà , e fà buon fiato . Mefio nel lane, lo fa piacevole, Se odorato. Dalli arroltito con Menta per li fluffi ftomacali . Bevuto, &odora- to acqueta il finghiozzo, provoca ilfonno, ecaccia > 'e.P'etre delle reni. Ma per non preterire il noltro or- c- dine, nonfihàdatacerequello, che nefcriffeGale- 1 110 al «.delle tacuità de (empiici, dove cosi dice; 11 fe- medellAnifoèmoltoutile, acuto , Se amaretto, di modo che s accolta alla natura di quelle cofe.che bru- giano. t'ealido, e fecco nel terzo ordine, e perciò provocai orma, digerifee, erifolvcle ventolìtà del acuta, & inficine- „vim'' Jc Caro . CHiamafiil Caro volgarmente nelle Spedane Caro- " Carui: cfcmcnotifiimoper tutto. Nafce ne i 1"ftur" ' ; prati, enellecolline, non diilimile dalla Palli naca falyatica, con più gambi d'una fola radice quadran- golari, fottili, & alci un gombito, dai quali nafeono 1 ramiconl'ombrcllcbianche incima, &ilfemc più lunghetto dell'Anito, angolofo, eneregno, odora to, &acuto. Hà la radice lunga, acuta, S mente amaretta; ma il femeèquclio, che è in ufo in m™',c,na' imperocheè egli aperitivo, provocativo, dilìolutivo, efpulfivo, &incifivo. Giovai tutti di- fetti ireddi della matrice, edel corpo, &ufatofpeffò ne'cibiacuifce la viltà. Mangiali l'herba tenera cotta come gli Spinaci, & altri herbaggi, e le radici come le Paftinache . La farina del feme li mette utilmente ne gl'impiaftri, che fi fanno per l'enfiagioni , e lividezze delle percolTe.E' il fuo feme affai in ufo appreffo àiTe- defehi per metterne! Pane, &in affai lor condimenti di cibi, come fono gl'Anifià noi Tofcani. Onde par- mi , che non poco debbano efferc riprefi quei reveren- di Padri commencatori di Mefuc, per riaverli clino con grande errore apertamente creduto, che il Caro " di Diofconde altro non fia , che il feme delle Carote che noi ufiamo il verno nell'infalatc ; imperoclie nel feme delle Carote non fi ritrova qualità veruna che corrifpondaà quelle del Caro; e mafiìmamente'non ritrovandoli egli cosi acuto, che lì polla mettere con quelle Errore de 448 Difcorfi del Matthioli oucllccofe, che (caldino, edifeccano nclterzo or- ! dine come del Caro feri ve Galeno al 7-lib. delle facul- tàdcfemplici, con quefte parole : E' il Caro calido , e fecco quali nel terzo ordine, e mediocremente acu- to, e però rifolve le ventolìtà, e provoca l'orina non (blamente il feme, ma ancora l'herba. Chiamano i Greci il Caro Kà/as : i Latini Carum : gl'Arabi Carvia, Karavia , & Karyi : i Tedefchi Mattkuemich , e Kimm, li Spagnuoli Alcaravea : i Francefi Carvi . DeW Anetho. Cap. 62. LA decozione delle fiondi fecche , e del feme dell' Anetho, bevutafd ritornare il latte: rifolve le ventofità, e levai dolori del corpo, rìfiagna il corpo, e parimente i vomiti: provoca l 'orina, allegerifce il fin- ghiozzo. Bevutacontinuamente nuoce al vedere, e di- fettalo fperma . E' utile perfidervi dentro le donne per li difetti dell a matrice. La cenere del feme dell' Anetho m- fiafirata, rifolve lepofieme del federe . ANETHO. L'Anetho è ne gl'hortivplgariffima pianta tan- to lunik al Finocchio , che fpefle volte, fé 1 gu- ! ' itononnefufle il giudice, vi s'ingannerebbe 1 occhio, di' gS=™ Crefce egli col gambo alto un gombito , e mezzo , ra- u t> - r- « illi . p rnn ombrelle. : ilo nonnelulie il giudice, vibi.is-"— ~" ~ '■ Crefce egli col gambo alto un gomb.to , e mezzo , ra- refo, foglie cSpigHofe, fiori gialli, e con ombrelle, eVme cornei Fmocchio. La rad.cenon ha eghmol- tolunga, nè con moltefibre. Semmai. neglhort,,per condimento de gl'altri hcrbaggi, avvenga che me - colato, conefif, gli fàpiufaponti, & ri gufto pm grati . Scalda tanto l' Anetho (diceva Galeno a felto lellefacultà de'femplici ) che veramente e da itima e caldo nell'ultimo del fecondo grado , o veramente nel principio del terzo, e fecce, nella fine de », ò veramente nel principio de fecondo. Et impc o meritamente cotto nell'Olio diger.fce , leva I dolo, ,, fà dormire, e matura i crudi humon. Fani dell A- netho Olio , la cui temperatura farla propinqua a quei medicamenti, che maturano, e generano fa mar- cia, fe ella non fuffe alquanto più di quelli calida, e fottile, e perciò digeftiva. Labbrugiato ecalido, e lecco nel terzo ordine , & imperò giova egli ali ulce- re, che fono troppo numide, c molli, emaflima- menteàquelle, chcfononc'membri genitali, e che fono invecchiate nel preputio, facendole bemfiìmo faldare. Ilvcrdeèpiù humido, e manco calido , e però più matura , e manco digerifee . Provoca il fon- no, laonde l'ufarono gl'antichi nelle ghirlande . Chiamano! Greci V Anetho AvnSov : i Latini Ane- thum: gl'Arabi Xebeth , & Jebet : & Sebet : Sc i Nonli Tedefchi Dyllem, & Hochkraut: li Spagnuoli h- neldo: i Franceli Anet. £ Del Cimino dome/lieo. Cap, 6%. IL Cimino dome/lieo è grato alla bocca , ma molto più l'Ethiopico , il qual chiamò Hippocrate , regio . Tie- ne il fecondo luogo di bontà t Egittio , a cuifon poftiadop- po tutti gli altri. Nafte inGalatia d'AJÌa, in Cilicia , in T erentia , ór in molte altre regioni . Scalda , ftringe , edifecca. Cotto con Olio , e fattone alfieri , ò vero im- piaftrato di fuori con farina d'Orbo, conferìfee ai dolo- ri, àr alle ventofità del corpo . DaJJì con Aceto inacqua- lo ai difetti delrejpirare , e con Vino, contra a i morfi de velenofì animali . Giova impiaftrato con 'Vvapajja, ò farina di Loglio, oFavafranta, ò vero Cerato, alle Q pojleme de'tefiicoli . "Trito , ér impiaftrato con Aceto , e meffo nel nafio vi riftagna ilfangue ; e parimente applica- to di fattoi mcftruifuperflui . Bevuto, òveroimpiafira- io di fuori , impallidifce tutto il corpo. Del Cimino falvatico . Cap. 64. IL Cimino falvatico nafte valorofo , ér abbondante- mente in Licia , Galatia d'Afìa, e Carthagena di Spa- nna. E 'picchia pianta : produce il fufio lungo una ff lan- etta, e fottile , sii per il quale fon quattro,over cinque piccio- le, e fittili f rondi , dentate amodo di figa, e ffeffe come quelle del Gingidio . Ha oltre di quefio in cima del fu fio cinque , overfei bottoni teneri , e tondi, ne i quali è dentro P il femefquamofo , più acuto al gufto del domejìico Nafte nelle colline . Bevejìil fuo feme con acqua contra a i dolori, e ventofità di corpo: e confino contragl ' animali velenofi. Bevefi ancora con Acetoper il finghiozjjì : e dajfi utilmen- te nell'humidit ideilo filomaco. Mafticato, e poftia ap- plicato con Mele , ir -Uva paffa , fipegne i lividi : ér im- piaftrato con le mede/ime cofi giova allepofteme de itefti- coli. Venèpurdifalvaticounaltrafipeciefimileal dome- ftico , il quale produce da ogni fiore un cornetto, nel qua- le è dentro v.nfiemefimìle al Melanihìo , il qua! bevuto e rimedio contra a ì morfi delle velenofe Serpi . Giova oltre a ciò alla diftilìatione d'orina, alle pietre, & à coloro , che infieme con l'orina m inano ilfangue apprefo m E PKXJ > bevendogli però fopra il feme dell'Apio cotto. ILCimino domeftico è veramente notiffimo à eia- ci» feuno. Eperònonfàbifognodi recitarne qui al- trahiftoria. Ma il falvatico tanto della prima , quan- to della feconda fpecie , di cui fono qui le figure, heb- bi già io dal gentiliffimo , e Semplicifta raro de'tempi no'ftri, Sig.Giacomo Antonio Cortufo, gentilhuo- mo Padovano, di modo che per fua liberalità non po- tròpiùdirio, comeperavantihavevaferitto, dinoti haver mai veduto i Cimini falvatichi, conofeendo che amendue, con tutte le noteriferifeono i legitimi , e veri . Il che hora è cagione , che io non tenga più ( co- meprimatcneva) che la pianta chiamata da i Tedef- s chiRitterfporn, cioèS P e r on da Cavaliere, epan-Ca, mente Consolida Regale fia il Cimino falvatico della Co feconda fpecie. Ma non però havendoneioqui loc-mc canone poflò mancare di non fcriverel'hiftona, e pa- rimente le virtù di quella pianta non volgare. Naice adunqueellaperlopiùne'campi tra le biade con il fufto fottile, dal quale efeono molti ramofcelli lun- ghi,folti, e parimente fonili , come fi veggono nel Me- lanthio falvatico . Le foglie hi egli lunghe, ftrette , c capigliofe,raccolte infieme,come in un cefpugli?, « c ° non Nei terzo CIMINO DOMESTICO. CIMINO SALVATICO I. fion purpurei, comele Viole, con un cornetto dalla banda, hmileàglifperoni de gl'antichi. Onde s'hà egli acquatalo il nome appreflb à i Tedcfchi . Il ieme è comedi Melanthio, fenato in piccioli cornetti. Lo- ib. di Diolcoride. 4^9 A CIMINO SALVATICO II. B C CONSOLIDA REGALE, 1) E r dafi l'acqua diftillata dei fiori, per levar via le caligi- ni de gl'occhi. Lamedefima guarifee tutte le infìam- magioni, tanto intrinieche, quanto eflrinfeche, co- sijxvuta, comeapplicatadifuorij e però fi mettcella nelle bevande delle ferite, comeche molto più valo- rofo fiailiucco. Voglionooltre à ciò i venerabili Pa- Ff dri 43° Difcorfi dei Matrhioli ! ì l c dri commentatoti di Mefue, cheil Cimino falvatico A della prima fpcciefia la Nigella citrina delle Specia- ' . rie, ilcheèfalfifiìmo; impcrochecome, fenza altra autorità , può confiderare ragionevolmente ciafcu- no, che nè cieco, nè pazzo ila , la Nigella Citrina nonèaltro, ch'una feconda fpecie di Melanthio ve- dendoli fenfatamente , che tra'] Melanthio nero , & ef- fa non fi ritrova differenza alcuna in qual fi vogli par- te dituttala pianta, fe non nel colore del feme; il cui odore, e parimente la forma, dall'efferdi colore Ci- trino infuori, e quello ifteflò del Melanthio nero. Il che veggiamo parimente accadere ne i Papaveri , nè però eflì per variar nel color del feme fono altra cofa , che Papaveri. 11 che fi vede parimente nel feme della B Lattuga, e in altri di varie piante, ritrovandofenc di nero, edibianco. Si che dimoflrano qui i Frati d'ha- ver mal conliderato quello tello di Diofcoridc , il qua- le dice, che il feme di quella fpecie di Cimino è fqua- mofo, forfè nel modo di quello, che (ì (cuoce da i bottonidella volgar Pimpinella: enon folido, edu- ro, come quello'del Melanthio Citrino . lldomefti- co produce le fiondi quafifimili al Finocchio , euno, ò al più due gambi, dai quali nafeono divelli ramo- fcelli. Fiorifce in ombrella, come il Finocchio, nel- la quale-fi matura pofeia copiofifiimo il feme . Hà la radice bianca, quali ritonda nella fuperricie della ter- ra. Ama luoghi putrefcibili, e caldi; Se imperò af- fai abbondantemente fruttifica nelle noftre maremme diSiena, e parimente nel patrimonio di Roma. Ula- no di mangiare fpeflo il feme del Cimino, c parimen- te di profumarficoncflò alcuni Hippocriti per farli pallidi, e cambiarfi il colore per dar di fc, ingannan- virtù del doil Mondo, qualche fpecie di fintità. Valeilmede- cìhudo. fimo meffo nella natura à far fertili le donne^ Iterili . Giova applicato per iefolo alle cpiphorc de gl'occhi , & all'enfiagioni de i medefimi mellovi con Mele . Daf- fi utilmente nel trabocco del fiele fubito doppo al ba- gno, e con Vinodolcenegl'ardoti dell'orina. Ulafi r ■ il femefuo, fecondo che tcflifica Galeno al iettimo fcnùo'da delle facultà de i fempliei , come quello de gl'Anifi , de Galeno, j Carvi, del Liguilrico, e del Pctrofelino; impeto- che è egli calfHo, come ciafeuno di quelli nel tare ori- nare, e rifolvere le ventofità. E' di quelle cofe, che fcaldano nel terzo grado . Chiamano iGreci il Cimi- no domeltico Kuftiw iut/v : il falvatico Kvfiaw ìy. Nom'' pm : i Latini il domeltico Cyninum Sativum: e il falvatico Cyminum fylveftre.: gl'Arabi Camum, & Kemum: i Tedefchi Kimmcl : li Spagnuoli Cornino; iFrancefiComin. Dell'Animi. Cap. 65, CHiamano alcuni l'Ammi Cimino Ethiopìco , e al- cuni fi credono , che fia tra Im o differenza . E' fe- mevolgare , e noto, minuta, e molto minore del Cimi- no: hà fapore d'Origano. L'eletto è quello , che è puro, non fembolofo . E' calido , feruente , e difeccatiiw . Be- ■vefi con Vino contra a i dolori di corpo , prrjjioni d'ori- na , e morfi de -veleno/i animali . Prouoca i meftrui . Mettefi ne i medicamenti corrofiui , che fanno di Can- tarelle , accioche fi contraponga à i difetti dell'orina caufati da quelle . Impiafìrato con Mele r if ohi e i lini- dì . Beuuto , ò neramente unto con Mele impallidifce il corpo. Fattone profumo di fotta con Dua paffa, one- ro Ragia, purga la matrice, Ammi , t T)!"' c dwrfe forti di minuto feme mi fono fiate fui elimina- moftrate per l' A m m i , chiamato communemen- tiunc • te Amcos da gli Speciali , delle quali niuna ne veggio io , che fecondo il mio difeorfo , mi fodisfaccia per farmi credere, che'l vero fi ci porti d'AlefTandna. Quello , che piti commune , e più s'adopera nelle Speciarie, dovendo, per imitare il vero, effer bian- co ("come fcrive Plinio) pili prelto nereggia, etanto fi rafìembra al feme del noftro volgare Petrofello, che differenza alcuna non vi conofecrebbe il fenfo del VQ- A M M 1. dcrc, fe quel del gullo, per ritrovarlo acuto, nonne palefafleperilfipore, non efiér l'eficnza dell'uno, e dell'altro conforme. Oltre àqueltoper non vi li ritro- varefaporc alcuno d'Origano, come fcriffe Diofcori- Error de, nè conferma à non credere, che l'Ammi vero fia Ruellii à i tempi noftri nelle Speciarie d'Italia . Quantunque li peti fi illluelliotuttoil contrario, non avvertendo beneàquello, che Plinio tuo familiariffimo d'autori- tà d'Hippocratc fcriflèal 15. cap. del 20. libbro, co- sidicendo: E'vcramentelimilealCiminoqucllo, che chiamano i Greci Ammi . Stimano alcuni , che fia quello il Cimino Ethiopico . Ffippocrate il chiama Regio , per cller in Egitto piti efficace . Ma fono al- tri, che fi credono effcrquefto d'altra natura, per ef- fer egli più picciolo, e più bianco. L'ufo d'amen- due è il medefimo ; imperoche in Alcfiandria met- tono qucflo nel Pane, cufanlo parimente ne i cibi . Manonpcròperqueftodiròio, che non nafea l'Am- mi in Italia, fe ben non fi ritrova il vero nelle Specia- rie; pcrcioche nuovamente me n'è flato mandato di quello, incui, permio, e altrui giudicio , fidifeer- nono alcune note, che non poco fi raffembranoà quel- le, che gl'allegria Diofcoridc, fe ben non vi fi fente il fapore cosi vivo d'Origano , come in quello che bora ci fi porta d'AIefiàndria, legitimo, e vero, con il qua- le non è in modo veruno da conferire l'Italiano, che ci fi porta di Puglia, minuto, e con poco vigore : fe pur fi devecgli chiamare Ammi. Ma non però fimile Error[ àqueflo è quello, che ingannandoti , dicono haver fratti ufato per Ammi i venerabili Frati commentatori di Mefuc, percioche nel loro non fi ritrova fapore alcu- Ar nod'Origano. llfemedell'Ammi, corneteltifìcaGa- rctitm leno alfefto delle facultà de fempliei, èuciliffimo . Ca!en' Hà calida, e feccanatura; ècompoflo diparti fot- tili, &è al gullo amaretto, & acuto. E però è cofa chiara, che digerifee, e fà orinare; per la qual ra- gione debbe egli efiere calido , e fecco nell'ultimo del terzo ordine . Il che , oltre all' altre ragioni di fopra affegnacc , conclude, che l'Ammi non fia nelle t nelle Spedane d'Italia; imperoche à volere efler ca- todo , e fecco cosi forte, dovcrebbe valorofamen'te mordere nel mafticarlo ; nè doverebbe effér egli cosi minuto, nè dicosi fofeo colore, ma bianco, come fcriiìc Plinio . E1 nel feme dell'Animi, che ci fi porta vero d'Alexandria, virtù maravigliofa di fare le donne maritate prolifiche, e feconde ; imperoche dandofi loro à bere ridotto in fottilillima polvereal pefo d'una dramma nel Vino , un giorno si, e l'altro nò , la mattina à digiuno , fà fenza dubbio , concepire le donne, tifando loro con il marito i giorni intermedi , ne 1 quali non pigliano la polvere ; e bada il pigliar- lo al più cinque volte, quantunque ve ne fieno di quel- le, che alla terza s'ingravidano - e di ciò fe ne fono vedute molte fperienze. Chiamano i Greci l'Arami Auftì : 1 Latini Ammi: gl'Arabi Nanochach , Ana- «*» Nanachua, & Nanachuc: i Tedefchi Amey : li Spagnuoli Animi. Del Coriandro. Cap. 66. IL Coriandro e conofeiuto volgarmente da tutti. HJ ■virtù d'infrigidire : e però impiaftraio con Polenta, e Pane metuca ti fuoco [acro , e l'ulcere corro/tue , e lerpiginofe. %)nto con Mele, òverocon UvapaJJa, fa. na l'epinittide, le pofiemede iteflicoli , & i carboncelli Impiaftraio con Fava infranta rifolve le fcrofole, & i pani. Il feme bevuto con Vino paffb caccia fuori i -ver- m,m del corpo, aumentalo fperma. Mangiato in quan- Ma jaufare del fenno , non fen^a pericolo : eperòèda guardarfi di non tifarlo dì continuo , e copiofamente II Ino ficco incorporato con Cerufa , Spuma d' Argento , Aceto , wOlioRofato, s'unge utilmente all'ardenti i„- fìammagioni della pelle . CORIANDRO. Nel terzo lib. di Diofcoride. A 45i D' EU Coriandro in Italia notiffima pianta, e pari- mente è notiflimo il fuo feme, chiamato vol-ar mente Coriandolo. Crefce il Coriandro con il gambo fattile, ma però lungo un gombito, e mezzo, tutto circondato di rami, lefoglie dabaffohàcglifimiliall' Adiamo , ma fono piti fottili , e più minutamente inta- gliate quelle che verdeggiano nelgambo , e neirami, nella fommità de i quali nafeono ifiori , e dipoi il feme in ricimoli, tondo , e (trifolato . L'herba frefea ha veramente fa ftidiofc odore, quaficome di Cimici, e cosi ancora il feme mentre che reità verde, fe beniec- candofi, fi fpoglia di quel malo odore , e diventa aro- matico , e utile in molti medicamenti . Ma è però da r , fa pere , che nell' dammare le virtù del Coriandro tra Di Galeno è non poco contrario à Diofcoride al fettimo lids- ddlefacultà defempliei, cosi dicendo: Chiamano i pili antichi vecchioni il Coriandro Coriano, ma tutti i moderni medici lo chiamano Corion, porne lo chia- ma Diofcoride, il quale perverfamentediiìe.che'l Co- riandro era una herba refrigeratoria , imperoche è egli compofio di contrarie facultadi, havendo in fe mol- to dell'amaro. 11 che habbiamo dimollrato elìde fen- za comporta di fottili parti , e terrena . Oìtrcàquefto ha egli m fe non poca «umidità acquea, laquale è veramente di tepida natura : alle cui qualità è aggiun- to alquantodicolìrettivo. Perequali tutte colè per diverte Wefàeglituttoquello, che fcrive Diofcoride; ma non folamentc perche (ia egli frigido. Horaquan- tunque havefliio fatto propofito di voler in quello libbro dire d'una cola fola; nondimeno narrerò par- ticolarmente le caufe d'ogni anione . 11 che forfè mente oitarà, anzi ( fe'l veropurdirfi debbe ) il repe- tere le ragioni dette di fopra in alcuni femplici giova- la qualche cofa. Parimente adunque è da fapcre, che nonfolamente Diofcoride, ma altri Medici affai in- determinatamente pronunciano lecurede i morbi , come àqueilinoftritcmpi fe ne ritrovano ancora di quelli, che fi tengono eccellenti ; che tra l'altre coti smgannano in quello bruttifiìmamente . Nè fono di quelli che febengiàquel membro, chehà patito 1' eihpcla, e infrigidito, efattolivido, e nero, e non ri- chieda pm nmedj frigidi, come per avanti, ma quel- lienepofiano cavarne quell'humore fuor di natura, che v'è ferrato dentro; nondimeno pur perseverano con l'infrigidire. Altri vengono à idigeftivi, dicen- do, che con quelli lì fanano l'erifipile; quantunque ienvano, che altri medicamenti fi contengono nel principio, altri nel crd'cerc, altri nell'aumentarli , & altri nel decimarli, e finirli l'erifipcle. Malacofanon Ita cosi, imperochenon fi debbe più chiamare erifi- peladapoi il partire del fervore dell'infìammagione , e diqucllo humore colerico. E però nonè da' penHi- D,Ymrfo re, chequellecofe, chefono di natura frigide', poi- £SP -, lano porvinmedio: madie ben quelle, che poffòno * digerire, elcaldare, come fi farebbe nel principio di "",pdc quei tumori caufati da pcrcoffè, òdaqual fi voglia alA tra caufa in alcuna parte del corpo, che per cfler lividi, e neri fi poffono Uimarfrigìdi. Nel meddimomodo adunque penlo io, che li debba procedere, quando un morbo calido termina pofeia in frigido; pcrciochc non e da tenerli conto del primo, ma chiamareil fe- condo per altro nome : ò veramentefe pur difpiace il murare del nome, è almeno da penfare, che ( fendo che Icnvono alcuni ) altri fono i rimedj del principio, & altri quelli del iìne,non penfandofi però , che fieno i rimedj frigidi del fine, & à quello modo li può conce- dere (fepurpiace àqualch'uno) che quello talema- le fìchiamipurecrilipcla. Maildire, che ella lia an- cora calida, dlendo già fatta frigida, non è mai da concedere. E però non è in modo alcuno da credere , che voglia all'hora effère il fuo medimenco frigido , comcvuolcDiofcoride, che'l Coriandro impiartrato con Pane, ePoIema curi leenlipele; imperoche la veraerifipela.laqualeè poftemma infiammata, éeial- la, non mai potrà fanare il Coriandro infieme'con Pane, ma ben quella, che giàè diventata frigida : in- tendendo per vera enfipcla, quando il membro 0 ri- picnoduniluffodiveracolera. Ma puoffi veramente lapere, chenon da il Coriandro fngidoper quelle iltef- Ff 2 fecofe, 452 Difcorfi fecofe, che ne fcrifle pur Diofcoride, per haver detto egli, che inficine con Fava infranta vifolve il Corian- dro le fcrofole; imperoche mipenfo, che Diofcoride non dubitale, che niun frigido medicamento li ri- trovarle idoneo per rifolverele fcrofole, come colui chenefcriffepiùdifeicento, chelepoffono fanare, ì Corami™, quali tuttifece egli calidi, e digedivi. Qucfie tutto im- tiicriuc da pugnando à Diofcoride difie Galeno. Al che non Avicenna confentendo Avicenna , gli contradice al 140.cap.del fra»™ Ga' a. libbra de fuoi canoni, cosidicendo: Difle Galeno che la virtù del Coriandro t ra coiti coda , ma che non- dimeno il maggior dominio era della terreftreità infic- ine con una acquofità tepida , & alquanto di ihtticità . Maapprefiodi me racquofità che fi ritrova in lui, è fowa tallo frigida , e non tepida , eccetto fe non vi fuf- fe mefcolato qualche poco di fultanza calida, la qual velocemente le n'evapori via. 11 perche difle parimen- te Human : Galeno rimuovela frigiditàdal Coriandro contradicendo à Diofcoride. Maio dico così, che fanno teltimonio della fua frigidezza, Rufo, Archi- gene, tic altri ancora dopo loro . E' frigido di natura nella fine del primogrado, efinoal fecondo; efecco nelfecondo.- ma appreffodimc è fecco, declinando Tn qualche parte al calido. Ma Galeno fà che del tut- to iiailCoriandro calido; il che può forfè accadere per quella fultanza fottile, che c in lui, laqualefiri- folve, e non vi rimane quando li beve: altrimenti non 1 farebbe di bifogno ammazzando egli gl'huoinini con la fua frigidezza , che fe ne delie per tale effetto molta quantità. Dille Galeno , rifolvendo il Coriandro le fcrofole, come adunque può edere egli freddo; Al che fi può agevolmente rifpondere, che fà egliquefto per fua occulta proprietà : ò vero che lì a in lui una fu- ltanza fottile, che penetra, e fi profonda , lafciando indietro la fudanza fua frigida: ma quando fi beve, fi rifolve la calida velocemente , e rimane folamentc 1' operatione allatrigidità, chevirefta. Le quali ragio- DifFcnfiono ^quantunque (rabbino in fe qualchcapparcnza , non- comra avT dimeno per conofeerfi che Galeno, ( come veramen- cenna. te t'annovero, e indubitato teltimonio i luoi cinque primi libbri delle facultà de femplici) non hà havuto pari in invcfligare le nature, e vere qualità delle pian- te, parte co'l gufto de i fapori, parte con gl'odori , parte con le fuifanze, parte con i colori , e parte con la lunga cfperienza accompagnata da profondiffima filofofìa ; è di neceffità più accoftarfi al fuo parere , che à qual fi voglia d'altro fcrittorc della medicina ; quantunque più con Avicenna fi tenga il Brafavola , Errore del il qual non fapcndo , che per tutta Tofcana ne i prati, Brafavola-! £ ne j campi per fe fteffo nafee il Coriandro , dille , chenonfe ne ritrova fe non di domeftico. Oltre à ciò fcrìvendo qui Diofcoride , che mangiandoli il Corian- dro copiofamente perturba l'intelletto non fenza pe- ricolo, e ritrovandoci parimente fcritto tanto da i Greci, quanto dagl'Arabi, che il fucco del Corian- dro bevuto ammazza : e pofeia intervenuto, che al- cuni Medici moderni, la cui opinione già per avan- ti hò feguito ancor io , habbino grandemente bia- fimato l'ufo del Coriandro. Al che riavendo 10 po- feia più diligentemente conlìderato, mi pare che co- tale opinione fiapoco, ò niente ragionevole; impe- roche il Coriandro non perturba l'intclleto , ne fà no- cumento veruno, fe non quando fe ne mangia trop- po. Etperche ci doviamo noi maravigliare, che il Coriandro faccia ciò , c che però i Medici non fi aften- ghino di darlo à gl'ammalati, e parimente à ìfaniper confortale lo ftomaco, fe il Vino, il qual iugulia- mo continuamente, bevendofene più di quello, che riconviene, guada l'intelletto, fà impazzire , e alle volte foffoca , e ammazza ? 11 qual però bevendoli moderatamente, oltre al nutrimento che dà egli al corpo, conforta lo domaco, ajutalaconcottionedel cibo, caccia fuori le fuperfluità del corpo, allegra jl cuore, acuifee l'intelletto, e vivifica, e chiarifica gli fpiriti. Onde non veggio , checofa neofti, che non codiamo credere per quella medefima ragione del Matthioli A ciò faccia ancora il Coriandro, e che egli tolto alla debita quantità, nonfolamente non nuoca , ma che giovigrandemente, ove egli li convenga; imperoche ritrovo, che ancora Galeno non fi fchivò di darlo , come fi legge apertamente al quarto capo del 8. lib- bra delle compofitioni de i medicamenti fecondo 1 luoghi, dove d'autorità d'Archigcne ne dà à coloro, che hanno i rutti acetofi , la mifura d'un cucchiaro pel- volta. Corrifpondealla opinione di Galeno fra i più modemiGreci Simone cognominato Sethi, il quale fcrivendo del Coriandro, afferma edere molto buono allo ftomaco per fortificarlo, epcrtenere il cibo fal- do, fin che da ben cotto, e digerito. Il che però dob- B biamo credere, che egli intenda , che ciò faccia il Co- riandro dato , e tolto con la debita mifura . Di qui adunque pofiìamo noi raccogliere, che non da d'accetarc, ma più predo da dannare l'opinione di coloro, i quali dicono che per modo veruno fi debbi rifare il Coriandro. lohora non podo per le fudette ragioni, fe non lodare l'ufo del Coriandro per Io do- maco, e vituperar folamcntel'ufarlo maggiore quan- tità di quello , che facci bifogno . 11 feme trito , e y. _ fparfo fopra la carne frefea, la preferva la date non Coràndr poco, chenon lì guadi . Bevuto trito con acqua, gio- va à i fluffi ttomacali , e del corpo. Nondimeno il fe- me nonfideveufarein medicamento veruno, fe pri- C ma non fi macera rre giorni nell'Aceto . Chiamano i Greci il Coriandro lOfm, & KofiW : i Latini Co- Nom1' riandrum : gl'Arabi Rusbor, Rasbera , Kuzbara : i TcdcfchiCoriandcr, cV; Coleandar : li Spagntioli Cu- lantro, eCiliandro. che Del Hieracio maggiore. Cap. 67. IL Hieracio maggiore produce il fuo fu fto ruvido, rof- feggiante ,fpinofo, e concavo, sii per il quale fono compartite le fue fiondi, eraramente intagliate , fimiltal Soncbo: producei fiori gialli , in certi lunghi bottoni . E' frigido , e leggiermente coftreitìvo , e però ìmpiajlrato giova d gli JJomachi rifcaldati, e aWinfiammagionì . Il fuo fucco bevuto conferisce d i rodimenti dello ftomaco. L' herba ìmpiaftr aia infierite conlaradice , rimedia alle pun- ture de gli Scorpioni . Del Hicracio minore. Cap. <58. IL Hieracio minore hà parimente per intorno intaglia- te le fi ondi , compartite per intervalli . Fa' i fufti te- neri, e verdeggianti, nei quali fonai fiori tondi, e gial- li . Hà le mede/ime virtù del predetto . NAfce il Hieracio maggiore , abbondantidìmo Hi«jB pertutta l'Italia, non punto didìmile dal Son- "Xvx. cho, ilqual noi chiamiamo Sicerbita , ò veramente dalla Lattucafalvatica, il minore quafifimile allaCi- corca, ma fono però le fue foglie minori, e più ruvi- de. I fiori fono in amendue gialli , i quali leccandofi fi convertono in la rugine, e cosi lene volano poi per 1' aria. 11 maggiore hà una radice diritta, comeilSon- cho, elaLattuca: e il minore hà pur'adai radici fotti- li , e lunghette . Hanno amendue come hanno prodot- to il gambo, il fucco latticinofo, acuto al gufto], e : amaro. Diqueftinonritrovoio.chefcrivedéGaleno, uè manco Paolo Eginetta nei loro trattatti de femplici. Eecene nondimeno mentione Plinio al 7. cap. del 20. Hj(lor;i libbra, così dicendo: Dierono il nome alla Hieracia virtù gli Sparvieri ; imperoche come fi fentono bavere la lu- jjj?r"" ce impedita, fi medicano con quefta herba, ftirpan- dola coni piedi, e mettcndofene pofeia il fucco, che ne vienfuori, in sii gl'occhi . E' il fucco d'amendue le fpecie bianco come latte, e di virtù fimile al Papa- vero. Cogliefì nel tempo, che fi miettono le biade, ta- gliandoli in più luoghi il fulto, il qual pofeia fi ripone in un vafo ditcr»a nuovo, uciliffimo per moltecofe , perciò- Nel terzo Iib. di Diofcoride. 453 HIERACIO MAGGIORE. A HIERACIO MINORE. perciochefana egli mefcolato con Latte humano tutte l'infermità de gl'occhi, eitfaffime le nuvolette, le cicatrici, e le caligini . Bevuto al pefo di due oboli nell'Aceto inacquato, purga il corpo, enei Vino vale ài morii delle Serpi. Alche fi bevono ancora le fron- ti trite, e'ifufto. Impiaftranfi conutiliràgrandeinsù lepunture degli Scorpioni; macontraal trafiggere di quei Ragni, che fi chiamano Falangi , giovano con Vino, & Aceto. Contrapongonfi parimente ancorai gl'altri veleni, eccettoquelli, che ftrangolano, òve- roquelli, che nuocono alla vellica , eccetuando la Cerufa . MetteficonMeleinsii'l corpo, e parimente con Aceto perlevarnei malori . Ilfuccovale all'orina ritenuta. Cratevalodàà gl'hidropici al pefo di due oP,°!Ì?0n Aceto, eunciathodìVino. Hanno oltre à ciò iHieracj altre virtù; imperocherifolvono le ven- tosità, fanno ruttare leggiermente , fanno digerire , ne mai generano crudità. Mangiati copiofamentefol- vono il corpo, e in poca quantità lo relìringono. Di- genfeono la vifcofirà della flemma, e purgano ( co- me fcriflèro alcuni) i fentimenti . Dannofi ove la flemma fi a grotti, con Vino d'Aflènzo, ò vero Sett- imo, dovefialatofle, con Vino d'Hifopo. Danfine ivomitiftomacali, enelledurezze dei precordj con Cicorea. Vagliono alle feotatture del fuoco, avan- ti che fi levinole veffiche, applicativi fopra con Sale. Fermano l'ulcere ferpiginofe , mettendovifi prima iopra con fpuma di Nitro: emettonfiin sù'l fuoco fa- crotriti con Vino. Ifufti triti, e incorporati con Po- lenta, & acqua freica, giovanoàglifpafimati, & alle membra fmofle : e con Vino, e Polenta alle brozze che nafeono . Dicronli alcuni nelle coleriche paffioni cot- ti nella padella, nel che fono utiliffimi i fufti , quan- tunqueamari. Alcuni gl'infondono nel Latte . Ifufti cotti freddi fono utililTìmi alloftomaco. Tutte quelle virtù diede Plinio à 1 Hieracj , e infamemente alle Lat- tughe falvatiche. Chiamano il Hicracioi Greci Vipx- xiov : i Latini Hieracium . B C Dell'Apio. Cap. 69. L' herba dell' Apio de gli bot ti è convenevole à tut- te quelle co/e, che fi 'conviene UCoriandro . Zmpia- jlrafi con Pane , e Polenta all' infiammazioni de gli oc- chi , mitiga gli ardori dello filomaco , rifiólve le dure'Aj- Z.e delle poppe cau fiate dal latte apprefio . Mangiata cru- da , e parimente coita ne i cibi , fià orinare . La decot- tione delie prandi , e delleradìci bevuta, è contraria à i veleni , provocando il vomito; rifilagna il corpo . Il feme provoca l'orina più valorqfamenie : giova à i veleni del- le Serpi, & à coloro chehavejfero bevuta la fipnma dell' Argento, rifiolve leventofitd . Mettefi nei medicamenti , che mitigano i dolori, nelle T heriache , e ne i rimedj , H che fi fiatino contra la toffe . Dell' Bleofino , cioè Apio palujlre. Cap, 70. NAfice l'Apio palujlre in luoghi humidi , più gran- de del domejlìco ; ma è parimente come egli in ogni cofia valorofio. Dell' Oreofielino, cioè Apio montano. Cap. 71. F T ' Apio montano fià il fiujlo alto una fipanna , che na- ti 1 file dauna picciola radice . attorno alquale fionoira- muficelli, nelle cui fiommità produce certi piccioli capi fi- ntili d quelli de i Papaveri, ma molto più piccioli , ne i qit^li Jirifierrail fieme lungo , acuto , fiottile , & odorato , fimile al Cimino: nafice nei monti, in luoghi fafiofi . fià virtù di provocare l'orina , bevendofi il fieme , e la ra- dice nel Vino, provocai mejlrui. Meitefi ne gli antidoti , ne i medicamenti che fanno orinare , e in quelli, chevalo- rofiamente [caldano . Mai d'avvertire , che non c ingan- nammo, Jlimando chequefilo Apio fiuffe quello, che nafice ira fiajji , chiamalo Vetrofiellìno . Ff 3 Del 454 Del Petrofello. Difcorfì del A Cap. 72. IL Petrofelino nafte in Macedonia , in luoghi precipite- fi. Produce il fime fintile all' Ammi ,mapiù odorato , di fapore acuto , e aromatico . Provoca l'orina, et me- firui : giova alle ventofiui , ai dolori colici, e parimente Jlomacali. Conferifie bevuto d i dolori del cojìaìo, delle reni, e della ve/jìca. Mettefine i medicamenti , che fi compongono per provocar e l'orina. Dell' Hippofelino . Cap. 73. CUiamanoi Latini l' Hippofelino Olufato: altri lo di- mandano Smirnio , quantunque fia altrapianta da quella che propriamente fi chiama Smirnio , come poco di fitto diremo. E' maggiore, e più bianco dell' Apio de gli borii: produce il fu/io alto , di dentro vacuo , tenero, Segnato d'alcune linee: le /rondi più larghe, erofftgne . La chioma fa' egli fintile al Rqfmarino , piena di fiori , è raccolta infierite avanti che sfiorìfea, a modo dicorim- bi : il finte nero , lungo , faldo, acuto , ér aromatico , Fa la radice fittile , bianca , odorata , e aggradevole al- la bocca. Mafie in luoghi ombrofi, e apprejjo alle paludi . Mangia/i ne gli herbaggi, come l'Apio: e parimente fi mang ia la fiua radice cruda , e cotta : mangiaufi ancora cotte per fé file le fiondi, elfujlo, e preparate co'l pe- fie, 0 vero condite crude con falamoja. Il fuo firn e bevu- to con Fino melato provoca i tnejìrui : bevuto ancora , & impiajlrato /calda coloro , che tremano per lo freddo : vale alle diftillationi dell'orina . Qttefii medefimi effetti /à ancora la radice . APIO HORTENSE. Matthioli modo alcuno partire io, per conofeervi tutte quelle note, che danno al lor Apio gl'antichi fcrittoti . Il che non poco corrobora quello, che ne fcriffe Plinio ali'undecimocapodeUo. libbro , cosi dicendo : Hà l'Apio volgarmente gratia ; impcroche largamente nuotano i fuoi rami ne i brodi , e fono ne i condimenti non poco aggradcvoli . 11 che parimente conferma Galeno al fecondo delle facultà de gl'alimenti , così dieendo : Tra tutti gl'altri herbaggi de gl'horti l'Apio ne èfamiliariffimo, e grato alla bocca, calloftorna- co. 11 che vediamo noi chiaramente nel noftro Petro- fello volgare; impcroche ancora à noi è egli hoggi il più familiare di tutti gl'herbaggi . Ma come che molto lia communementein ufo; nondimeno fcriffe Chrifip- po, eDionifio (cometeftifica Plinio) che molto è 1' Apio biaiimato nei cibi, per effereegli dedicato alle vivandede imorti, per offender l'afpetto fuolavifta, ,eper caufare il mal caduco à quei fanciullini, che poppanochilo mangia, e parimente per nafeere nel gambodelf Apio temina alcuni vermicelli, i quali in- avvertentemente mangiati fanno diventare iterili co- loro che fe li mangiano. E però non è maraviglia fe in quclti tali cafi molto ancora da i moderni fi vituperai' Apio . Conofcendofi adunque lenza alcuna ripu- gnanza efière il noftro Petrofello l'Apio domeftico , nonlì può fenon credere, chequello, che s'adopera nelle Spedane, per il vero Apio, lia altro , che il paluftrc, òveroacquatico, chiamato da Diofcoridc Eleoielino, per nafeere egli in luoghi numidi, e pa- Apio ludofi, &efkr di fiondi, e difufto affai maggiore del nre , domeftico, & imperò diceva Teofrafto al fello capo cfsmin del fettimo libbro; PApIO paluftre, ilqualnafcevo- "c- lentieri appiedo àgli acquidosi, e nelle paludi, hàra- APIO PALUSTRE. Ario dtgli TEngono manifeftamente tutti 1 moderni Medici , hom.e.ua J_ quelli dico, che non poco fi 10110 affaticati i ?ìfz?Efè; cioè, & hà le frondi fimi- li allaCicuta , vogliadire x£p«X(c* jV^éi [imMuu® pe^iw- Tfù, cioè, hà piccioli capi limili à quelli de i Papaveri . iMella quale opinione gli hà agevolmente tirati la fcrit- tura del tetto di Diofcoride, dove fi là mentione de capi fimili ài Papaveri, e non di foglie di Cicuta . Nientedimeno credo io più pretto ("come pur fiora dif- iì) che fia corrotta la fcrittura di Diofcoride, che di Teofratto, quantunque fi creda il contrario Hcrmo- lao; imperoche oltre al vederli che fcrive il medefi- mo Plinio, togliendolo di parola in parola da Teofra- fto fi vede ancora, che apprettò Oribalio, il quale tra- fcriveda Diofcoride, non è mentione alcuna di capi di Papavero, mabendiCicuta. Oltre di ciò è ttata à me più volte dimoftrata quella f pecic d i montano mol- to corrifpondente all'hittoria di Teofrafto, e di Pli- nio, cioè con frondi di Cicuta, radice fottile, fufto, eombrella d'Anetho, cofetutte, che beniffimo cor- rifpondono all'Apio: percioche è proprio dell'Apio riaverle frondi intagliate, come fono quelle della Ci- cuta, e l'ombrella, e'1 feme limile alFAnetho, per ha- ver piccioli capi, fimili à quelli dei Papaveri . 11 Pe- nftlino T.ROSELIN° poi Macedonico, quantunque per avan- ledoni- ti non fia fiato conofeiuto in Italia; nondimeno tan- Jtahi. ta grande è fiata la diligenza d'alcuni Semplicifti del \ temponottro, che s'hanno fatto portare il fuo feme di Macedonia , e l'hanno feminato in Italia , dove fiora è fatto familiare in varj, e diverfi giardini, & io primieramente l'ho ricevuto dal dottillìmo , e raro iémpliciftade i tempinoftri, il Signor Jacomo Anto- nio Cortufogentilhuomo Padovano , dal quale non folamente quefta pianta hò io ricevuto , ma molte dell'altre rariflìme, e pellegrine . Fàadunque il Petro- felino Macedonico le foglie fimili all'Apio commune, e volgare, ma minori, e piufottili; il gambo graf- fo, eramofo con non poche cavità d'ale, ove nafeo- noirami, ifiori bianchi, eilfeme, non molto dilli- mile da quellodel noftro Petrofelino Italiano, odo- rifero, & amaretto. Onde panni che errino manife- Itamente coloro, iqualidicono, che il nottro vol- gare Petrofelino non èpunto dittimile dal Macedoni- co. L'Hipposelino poi, fe non è quello, che vol- ane?" Sarmente fi chiama Levittico, io veramente non co- nofto altra pianta, chepiùfe gli raflòmigli, impero- che fe noi rimiriamo molto bene la fegnata grandezza delle foglie, del gambo, de irami, e di tutte l'altre 455 PETROSELINO MACEDONICO. 'eofeli- D parti di quella pianta, e parimente l'altezza, fe bene non cotrifponde alle note dell' Hippofclino di Dio- fcoride , cioè alla chioma, e al feme : nondimeno eflendo ella molto più grande di tutte l'altre fpecie co- si dell'Apio, come del Petrofèllo, e che fi raflòmigli loro infogni parte, non fideve maravigliare alcuno, fel'hòchiamara Hippofelino. Macon tuttociò, per non parerech'io vogliatcnere aft'errataquetta mia opi- nione con i denti , io mi lafcierò tirare agevolmen- te nell'opinione^ di coloro, che altrimenti fi perfua- dono . Ma però con quefta eccettione, che fra tan- to quefta pianta lìa il mio Hippofelino . Sono alcu- ni che vogliono, chefiailLeviltico, il Laferpitio, e altri il Libanotidcdi Teofrafto, ma (per quanto io meneveggioj vi fono molte contrarietà , che ripu- gnano alle opinioni di coftoro, quantunque fi peni! ilBrafavola, che quello fia il Macerane, ingannato Errore dei forfè dall'interpretatione di Marcelo Vergilio , il fca&rob* quale perverfamente interpretando in quello luogo ar""°- Diofcoride dille, che l'Hippofelino hà la radiceodo- rata , di dentro bianca , e di fuori nera , avvenga che nel Greco non fia alcuna mentione, che ella fia neradifuori. 11 checonclude, che non fia l'Hippo- felino, producendo egli folamente la radice bianca , e il noftro Macerane, che la produce nera, una pian- ta medefima. Hommi per quello imuginaro, che er- raflèMarcello nell'aggiungere in Diofcoride, chela radice dell'Hfppolelino è di fuori nera, fondandoli in quello, che ne fcrive Teofrafto al luogo già detto, co- sidicendo: L'Hippofelino fà le frondi vicine all'Apio paluftre : ma produce il fuo fufto grande, e pelo- io ; la radice grotta, come il Rafano, ma nera; il flutto parimente nero, maggior dell'Orobo. Ma èd' avvertire, che Teofrafto non intende qui dell'Hippo- felino, che intende Diofcoride, per non s'accorda- reeglicon lui nel diflégnarlo, ma più pretto intende egli del Smirnio, alle cui note molto meglio s'acco- Ff 4 Ita. Ec 456 Diftorfi del Matthioli LEVISTICO VOLGARE. A fta. Et imperò diceva Diofcoride , c parimente Gale- no, che alcuni non fanno differenza dall'Hippofelino allo Sminilo , tra i quali comprefero agevolmente Teo- frafto . Erra infieme co'I Brafavola ancora il Fucililo ; Errore dd imperoche ancora egli fi crede, che il Leviftico volga- FucMio. re fia lo Smirnio di Diofcoride . Ne panni, che mino- re fia l'altro errore , cheei fi nclfuo libbro delle com- pofitioni de imedicamenti nuovamente venuto in lu- ce, imperoche quantunque feriva ragionevolmente , che l'Apio del commune ufo, nonfiaaltro, che il pa- luftre; nientedimeno erra poi (per miogiudiciq) quan- do dice, che nelle Speciarie il feme del Petrofelino , fi chiama feme d'Apio, echefiufain fuo luogo; im- peroche i noftrifpcciali, come ancora ho veduto in Germania, einBoemia, tutti ufano il feme dell'Apio paluftre, pcrquellodell'Apiovero, c non quello del Petrofelino, il quale non habbiamo . Scrifie dell'Apio Apio ferina Galeno all'ottavo delle facultà dei femplici, così di- daGaleno. cendo: I.'Apioècosìcaldo, che può fare orinare, e parimente provocare imeltrr.i. Rifolve le ventofità , e più il feme, chel'herba. Mà l'Apio montano è limi- le nelle facultà fueall'Hippofelino; ma quefto è man- co vigorofo, e'1 montano più potente . Senile parimen- te egli del Petrofelino nel medefimo libbro poco avan- ti, cosidicendo: 11 feme del Petrofelinoè in grande ufo, come che la virtù medefima li ritrovi ancora nell' nerba, enella radice, febenmeno valorofa, e come lirirrovaeglialguftoacutocon amarezza, cosi fi ri- trova nell'operaie calido, eincifivo. Onde provoca egli largamente imeftrui, e l'orina, e rifolve le vento- fità . E' caldo, e fecco nel terzo ordine. MadelMa- cedonico fece egli ampia mentione nel libbro de gl'an- tidoti nella compofitione della Theiiaca, cosidicen- do: 11 lodatiflìmo Petrofelino di tutti gl'altri e quello di Macedonia , il quale chiamano alcuni Eftreatico , così nominandolo dal proprio luogo, ove nafee. Ri- trovafenepoco, percioche quel luogo precipitofo, e ruvinofo,dove nalce, è picciolo . E però quello Eitrea- tico è poco ancora in Macedonia ; nondimeno par D che feneportià tutte le nationi. Ma accade à quefto quello, che parimente interviene al Mele Attico, & al Vino Falerno; imperoche come il Mele Attico, e'1 Vino Falerno fi portano quafì per tutto; così ancorali Petrofelino Macedonico , quantunque non fia tanta la fua fertilità, che baftià tutte le Nationi. Nafcenein Epiro grandiffima copia, come di Mele nelle Cicladi Ifole; e come di quindi fi porta quefto Mele per dirit- ta via in Athene, ove fi vende pofeia per Attico; cosi fi porta il Petrofelino d'Epiro in Macedonia in gran copia , donde pofeia per vero Macedonico ci fi porta . Interviene il medefimo nel Vino Falerno; percioche febennafceegliin Italia in affai picciolo luogo; non- dimeno molto fotto quel nome fe ne fpaccia via contra- fatto per tutte le regioni foggette a i Romani . Ma mancando il Petrofelino Macedonico, e vero Eftrea- tico, non però per quefto fi farà la Theriaca men buo- na, mettendovifil'Epiroticoin vece di quello . Il Ma- cedonico fà la Theiiaca più amara, emafiime quando vi fi mette frefeo; percioche cosi come è egli più va- lorofo di tutti gl'altri, e ancora molto più amara . Chiamano i Greci l'Apio domelfico Xtkmor wirxìw : il paluftre E^èotèMiot : il montano Opt/xrÌMw : il Pe- trofelino n'.TptÌKtm : L' Hippofelino iWotrlwiw : i Nom1' Latini chiamano il domeftico Apium hortenfe, Apium paluftre, e paludapium : il montano Apium monta- numi il Petrofelino, Pctrofelinum , e l'Hippofelino , Hippofelinum . GÌ' Arabi chiamano il domeftico Charps, Carli, &Chares: il paluftre Afalis : il mon- tano Acrafelinum: l'Hippofelino Salis- ìTedefchi chia- mano il domcliico Pctcvfilien, e Peterlin : il paluftre Epffich, & Eppich , l'Hippofelino Licbftockeel : li Spaglinoli chiamano il domeftico Perexil : il Paluftre Perexil dagoa, &Apio; il montano Perexil montefi- no: i Francefi chiamano il domefticho Perfil dejardin: il paluftre Perfil de lcau : il montano Perfil desmontai- gnes: l'Hippofelino Ache, ScAchelarge. Del Smirnio. Cap. 74. LO Smirnio, il qu al chiamano in Cilicia Petrofelino nafte abbondanti (Jìmo-nel morite Amano . Fa' ilfufio cornei' Apio, con molti rami; le frondi più larghe , inchi- nate à terra , alquanto grafie , ferme , d'odo; e medicinale , e con una certa acutezza gioconda , di colai e giallo lan- guido. Uà la fiiaombrella nel capo dei fu/li , ritonda , e fimile all'Anetho . F.' il feme come quello del Cavolo , ri- tondo , e nero, acuto, e di fapore di Mirrila: di modo che fi poffono parimente l'uno per l'altro benijf mo tifar 1 ; Produce lar adice odorifera , cosi al gu/Io acuta , che mor- dete fauci, tenera, e fuccofa, la corteccia della quale di fuori è nera, e la fijìanzji di dentro nerde , ò vero bian- chiccia . Nafte in luoghi ftaffofi, colline, luoghi inculti , e nei cantoni de ì terreni. La radice , le frondi , et feme hanno virtù di fcaldare . Serbanfi le frondi in falamoja per l'ufo de cibi ; ri/lagnano il corpo . La radice bevuta va- le amorfi delle firpi, addolciftelatoffe , e giovad gli aft- matici , provoca l'orinaritenuta. Rifolve impiitfiraia le pofìeme frefthe , l'infammagioni , e le durezze : falda le ferite, Bollita, e pofeia applicata alla natura delle donne, le fà fondare- Giovailfeme allereni , allamil- X_a, & alla vefeica , provoca imeftrui, e le fecondine . Bevefi con vino utilmente allej'ciatiche : allegerìfe le ventofitd dello Jiomaco, provocali fidare , e fà runa- re. Bevefi privatamente alL-.hidropifia , &■ à quelle fe- bri, che non fon continue. COnofcefi che lo Smirnio , chi ben confiderà smìmio le note , & i lineamenti affigliatigli da Dio- ^ff feoride', corrifponde beniffimo al Macerane noftro di Tofcana ; imperoche quefto hà il lufto d'Apio, molto ramofo, le frondi più larghe, graffe, piega- te verfo terra , groffè , alquanto acute , di pallido colore, e medicinale odore . Fà nella fua foromi- tà una nappa limile all'Anetho , in cui fi genera il feme alquanto maggiore di quello del Cavolo , jna pero SMIRNIO. Nel terzo lib. di Diofcoride. smirnio di candì a. 457 ma però lunghetto, nero, acuto, d'odore proprio djMirrha. E' la fua radice aromatica , acuta, piena d'humore, e tenera, la cui corteccia è nera, e la fua foftanza didemrsd'un colore, che nel bianco ver- deggia. Perle quali fembianze fi conofce effere il Macerane il vero Smirnio di Diofcoride. Ma fe con- tenderle alcuno, àcui non fodisfacefie la noftra opi- nione, dicendoche il feme dello Smirnio deve efler ritondo, comequello del Cavolo, e non lunghetto, come fi vede nel Macerane, fe gli può agevolmente rifpondere, che corrifpondendogli la radice, le fo- glie, ifufti, elenappc, (i può facilmente credere , che nella defcrittionc dei feme fia forfè falfificata la fenttura, come in molti altri luoghi di tutto il volu- me fi ritrova . E quantunque non dica Diofcoride , che fi ferrimi lo Smirnio ne gl'horti, e come fi fa à i ■ tempi noltri, ma folo che per fe ftefio nafea inCilicia ' nel monte Amano, e umilmente nelle colline, & in luoghi faffofi, & inculti; nondimeno era però eli ratto domellico fino al tempodi Plinio; il chefivede per quello, che ei ne deftriffe all'ultimo capitolo del l9-I>Dbro, cosi dicendo: LoSmirnio herba horto- lanafifeminane'medefimi luoghi, la cui radice hà odore di Mirrha. Dimoftra parimente Galeno al fe- condodellefacultàde gl'alimenti, che fulTe al fuo tempoloSmirnio molto in ufo ne' cibi, cosi dicen- do: E' loSmirnioalguftofoave, e molto fe ne vende inKoma. E' piùacuto, emolto pili caldo dell'Apio, eperoalquantopiiìodorifero, e più provoca l'orina , F che non fà l'Apio, l'Hippofelino, e'1 Sio. Provoca oltradiqueftoimelhui. Producenella primavera il luito, il quale non altrimenti fi mangia crudo, che le toghe, le quali folamente ritiene il verno fenza al- Vlffl comePalirnente l'Apio, benché nel fare del tulio diventa tutta la pianta molto piti aggradevo- lealgulto, mangiandoli òcruda, ò cotta con Olio oconjalamuoja, ò con Vino, ò con Aceto Quello' tutto ditte Galeno. 11 che apertamente ne dimoftra elleritato ancor da'vecchi commemorato lo Smirnio tra herbe domeniche de gl'horti . Con la fcrittura d; ual.pare, che molto bei; s'accordartel o quelle qua- D l"?> che dello Smanio m'hanno più volte detto i Si ciham, i quali dicono, che hanno i Maceroiii'in grande ufo c molto copioii ne gl'horti loro, e che nel tempo della primavera fà alcuni germini molto teneri limili àgli Sparagi, i quali fumano aftài , non lolamente per l'ufo de cibi, ma per efière molto più grati al gulto, e fpecialmente quando fi mangiano con Pepe, econSale, come i Carciofi , & i Cardi llchcfapendoforleil Maliardo da Ferrara, Suomo dottifiimo dell'età noftra, e mollò forfè ancora d'al- tre ragioni, teneva ferma opinione, che il Macerane Iurte il vero Smirnio de gl'antichi . Teneva ancora eli per fermo, che'l vera Smirnio furti il Macerane , p°er : vederli chiaramente, che oltre alle moito corrifpon- dcntifembicwe, fà il fuo ufo tutti quegli efiérti, che attribuilce allo Smirnio Diofcoride. 11 chemanife- "amente dimoftra ellerfi di gran lunga in due cole in- Erro™ gannato ilRuellio; in una cioèfeome nel preceden- Kudiio te capitolo è flato detto) tenendo che l'Apio paluilre ha il Macerane; e nella feconda, dicendo, che Io Sminilo in Francia li chiama Levechia. Evvi ancora un altra pianta, la quale nafee in Candia, dove di- cono, chevicn chiamata Smirnio. Quella vera- r s"">n! mente hà le foglie più graffe del noftro Smirnio, le i "hirtÒr' quali efeono cinque per picciuolo, & all'intorno den- tate, e dall'una delle bande appretto all'origine moz- ze, come fe tufferò Hate tagliate à porta con le forbi- ci, quantunque molto da quelle diverfe fieno quelle, che fono nel gambo, lequalifonotonde, epare,che fieno pallate per il mezzo dal furto , e dai rami, ove fi ritrovano, come quelle della Perforata, né man- co fono all'intorno dentate . 11 gambo hà ella fermo eftrifciato, e parimente articulato fotto le foglie dalqualsdallabandaovelefoglieiòno traforate ef- eono dal feno di ciafeuna i ramofce'li parimente (tri- folati . Hà le ombrelle in cima di ciafeun ramo', parti- tein ricimoli con bianchi fiori, da cuinafceilfeme, non 438 Difcorfi del Matthioli ferino da, Errore di alcuni ... nonperòfimileàquellodelCavolo, ma tondo , facto A à cantoni, e nella parte dinanzi appuntato , d un co- lore che nel giallo nereggia , d'acuto , & amaretto la- porc, con picciuoli lunghi, c medefimamente ltii- feiact [.a radice frefea non hò io pofiuto vedere, ma coloro, che mi mandarono quelta pianta, dicono , chcfàellala radice Umile al noltroSmirnio, non lo- lamente di t'orma, mad'odore, di ftpore , edi virtù. Ma (per quanto io me ne pollò giudicare) il : noltro Smirnios raccolta pili all'hiftoria, che ne fenile Dio- feoride, che non fà quello altro. Senile dello Sma- nio Gal.all'8. delle facultà de [empiici, m quello mo- do dicendo: sono alcuni, che chiamano Sm.rn.o 1 Hippofelinofalvatico, il quale e d una medefima fpe- } c.econl-Apio, e co'l Petrofcl.no, quantunque fia egli più valorofo dell'Apio , c manco potente del Pe- trofjlino . Et imperò provoca egli . meftrui , el orina, &ècalido, e fecco nel terzo ordine Quelli di C.li- eia chiamaao Petrofelino quello , che nafee nel mon- te Amano , ma è anch'egli uno Smanio , com che noncosiacnto, come è. lPetrofel.no, eJoSmuma E perciò puollì utilmente mettere in su 1 ulcere, pei diseccare egli fenza alcuna moleftia, può fimilmente digerire le pofteme indurite , & in ogni altra fua facili- tà! limile all'Apio, & al Petrofelino. Eperoufiamo noi il fuo feme à provocare imeftru. , e 1 orina, & a ,liimpedimentidelrefp.rarc. Quefto tutto d.fle Ga- leno Oltre à ciò fi fono, ingannandofi , imaginati alcuni che fia lo Smirnio quella molto nominata ra- IMPERATORIA. C roffeggia, tondo, epelofo, nella cui fommita fion- fee la fua ombrella di bianco colore, onde fi genera pofeia il femeaffai limile al Sefeli , acuto, & aroma- tico. La radice è lunga quattro dita, o poco più, e groflauno, crefpa, dura, elegnofa; difuonnera , e di dentro verdiccia, laqualee acutiffima al gutto, mordace, alquanto amaretta, e molto aromatica b perònonpenfo, chefallarebbechila mectelle calida nel principio del quarto ordine, e lecca nel terzo . Caccia valorofamcnte la ventofità dello Itomaco, del corpo, edella matrice, c però giova ella a i dolori colici, eftomacali, eprovocai meltrui, e 1 orinai AUegerifcelafua decottione il dolor de'denti. Giova tolta con Vino alle prefocationi della matrice, la in- gravidare, ove fia l'impedimento per frigida caufa: aita alla digettione: tira manicatala flemma del cer- vello. La polvere della radice bevuta giova a tutte 1 infirmiti frigide; e però molto conferme al ma ca- duco, allofpafimo, &ài paralitici. D.ceii, che li- bera dalla febre quartana togliendofene mezzo cuc- chiai con buon Vino un'hora avanti al parolilmo . Ti buon (iato , conforta tutti i membri de'fenli,e vale alla pelle, ài veleni, & al morfo di tutti gl animali velenc.fi'; Giova àgl'afmatici, & a ^impedimenti delrefpirare: aprel'oppillationi; contenlce a gl ni- dropici, &àcoloro, che patifeono nella .milza . In lommafcalda l'Imperatoria ogni parte, che lia intri- gidita. Onde meritamente hàprefo ella nome d im- peratoria, effendo ella dotata di tali, etante virtù . Chiamano i Greci il Macerane, cioè lo Smanio Zuu>ot: i Latini Smirnium, & Olulatrum : gl A- Nomi i rabi Senirvion: li Spagnuoli Apio Macedonico: i Franceli Maceron. Dell 'Elafobofio. Cap. 75. HA l Elafobofio ilfufto nodofo , fintile al Finocchio, òveroalRofmarino. Produce le frondt larghe due dita, ma molto pi,, lunghe, come quelle del Terebmtho, D intagliate per intorno , & alquanto rumde . Ha U Juo V fufio molti rami, li quali producono le nappe fimtli ali Anetho, eparimente il feme, ér i fiori giallicci . LA ra- dice è lunga tre dita , egroffafolamenteuno , bianca , dol- ce , e buona da mangiare . Il fu fio quando ÌV^fi» **" già come l'altre berte. Be-vefiil feme dell' Elafobofio con Vino contra àmorfide Serpenti; perciocbeft dice , cnepa fiendolo i Cervijt liberano da i morfsloro . o imperato- vi:!,e iua hi. i - a>e V?r. dice, che chiamano Imperatoria, per «difuori, edentroverdeggiante, do chenèlefrondi, nè il tulio, neilleme vi cor nVondono. Ma poi, chadir e Wlu£M£&£ ■ m'hanno indotto coftoro , njfce ella ^bondantiflnna no folaméte in tutti i più aitinoti della valle Anania , ma per tutti gl'altri circonvicini . Ktro™j » quancunquc\lquanto minori, molto limili li quei e dello Spondilio, che giacciono per terra , burette , e pelofc: Hàilfulloaltodue gombiti, che nel verde TJantunquc lì sforzino alcuni di dimoftrare l'E- Eiafob lafoeosco in Italia, non gli corrifpondono però ^ leTrondi, che produce quello, che ne moftrano, mol- to intagliate, e lifeie : fe più fede dar li debbe all'mlto- ria di Diofcoride, che di Plinio, il quale al 22. cap.del 2^ lib lo difegnò con frondi di Sma nio , econcornn- bCcosi dicendo: L'Elafobofco hi il fufto di Finoc- chio, gtollo un dito : il cui feme pende da 1 corimbiae fue frondi fono di figura fimile all'Olufatro, ma non però amare. Sopra al che confidcrandoilManardo Sa Ferrara, diffe, che era Plinio in quello luogo evi- » dentemente feorretto . 11 Ruellio dice,che pochi tono hegi, che conofeano l'Elafobofco , quantunque nai- ca egli per tutto, e che il vero è quello, che fi chiama volgarmente per le fpeciarie Gratiadei,la quale hà da- to ifnome àquello unguento, dove ella fi mette. 11 che poco mi corrifponde, fe intende egli per la Grauadei , quella, di cui lopra al capitolo dell'Hifopo fu tatto meiuione, e che in tutte le fpeciarie d'Italia è in ufo per comporre il fuo unguento ; ìmpcrochequettaeherba fimile all'Hifopo, e non al Finocchio : di tufto, e di to- glie alTerebintho. Il perche non mi pofio,fe non per- suadere, chein Francia fia la Gratiadei altra pianta differente dalla noitra, la quale torte agevolmente 1; conviene con l'Elafobofco. Io hò ben veduto in pm luoghi della valle Anania, e del Contado di Gontia una pianta tanto limile airElafobofco , che non polio le non credere, ò che fia quefta il vero Elafobofco , o pianti* Nel terzo lib. di Diofcoride. ELAFOROSCO. 459 A le di Coriandoli y acuto , & odorato, Hd quello virtù dì fcaldare , e coirìjpondere nelle virtù fa all'altro già det- to , quantunque in o^ni co fa fìa men va 'oro/o FINOCCHIO. piantachedel tutto fi radbmiglia. Scrittine breve- Ut» mente Galeno al<5. delle facilita de (empiici, cosi di- ì**1 cende- L'fclafobofcohà virtù di fcaldare, per eder comporto di parti fottili , c di difeccare ancora nel fe- condoorame. Chiamano i Greci l'EIafobofco B\x- tofcow. i Latini Elaphobofcum, & CwvioceUum . Del Finocchio. Cap. -]6. T L Finocchio mangiato inherba, ò -veramente il Cerne ± bevuto con Ptifana, genera copiofo latte. La decot- tione delle frondi bevuta , perche provoca ella l'orina.con- fenfee ai dolori delle reni, c mali della -ve/cica Se-unto conVinogiovaàmorfidelleSerpi, provoca i mèflrui ■ be- vuto con acqua frefea nelle febri allegerìfie la naufiea , e vii ardori dello famaco. Leradicipefte incorporate con Me- le, e pofc,a,mp,aJlratefananoimorfideiCam . Il Cucco /premuto dal fifa, e dalle frondi , epoficia Reco al Sole , fi mette utilmente in quelle medicine , che ii preparano po- li difetti de gl, occhi , che impedifeono il vedere . Spreme- Jiparimente il fimo utile à tutte quefte cofe , dalfieme ver- de da tram,, e dalle radici tagliate nel primo [puntare delefrond,. Dfalla dal Finocchio nelflberia Occiden- Me un liquorefimtle alla Gomma, eperò quando fiorifee, tagliano t villani ifujì, permeilo , e gli accollano al fuo- co., amache p,u agevolmente per la fior^a del caldo ne ri- Judtil liquore, il quale per le medicine de occhi è mol- to pmvalorofio del fimo . Del Finocchio fa'tvatico . Cap. 77. IL V inocchio falvatico è grande , produce il fieme fimi- . lsa'Cachri. Hdlaradice odorata, la qual bevuta giovanile diftiUationi dell'orina : applicata di fitto pro- ■vocaimeftrui . La radice ,-e'l fieme tolti in bevanda ri- Jtagnano il corpo, giovano ai morfi delle velenofie Serpi, rompono le pietre, e purgano il trabocco di fiele . La de- cantane delle frondi bevutagenera abbondantifiìmo latte e purga le femìne diparto . Daffene un altra fpecieja qua- lel)d lunghe, fiottili, efmttefrondi , efeme tondo , fimi- T L Finocchio tanto domeftico, quanto fatyatico è t.„„c.,,„, . _I_no:i(lima pianta 111 Italia, efpecialmcnteinTofca- tua hj'tor..,. na . Seminali il domeftico nel principio della prima- vera il mefe diFcbrajo; inluoghi aprichi, &ilquan- tofartofi, per edere egli non meno al gufto aggrade- vole ne'condimenti de i cibi, che fia 'valorofo nelle medicine. Nobilitarono ("fecondo che fcrive Plinio) il Finocchio le Serpi, fpogliandofi la vecchiezza col Sudarlo, e rifacendoti la villa già oftufeata acutiffi- ma. Dalchefiìconofciutodagli rinomini crtèreegli per gl occhi valorofo rimedio. La feconda fpecie di ialvatico commemorata da Diofcoride , che produce , il feme limile ài Coriandoli, non ritrovo io à i tempi - noftri, chi cela roofrri in Italia. Il Finocchio ( di- Finocchio ceva Galeno al 7. delle facultà de femplicij fcalda co- [ait*> <*■' sivalorofamente, che inerita d'eflere connumerato Galen°- traducile cofe, che fcaldano nel terzo ordine, edi- jcccano nel primo, & imperò genera il Finocchio il .atte . 11 che non farebbe egli fc furte più difeccativo . ler la qual ragione aita al trabocco di fiele: provoca 1 orina, e Umilmente! meftrui. Oltre à ciò è un'altro Finocchio, che per edere molto grande Io chiamano Hippomarathro, lacuiradice, efcmepiiì valorofa- mentedifeccano, chc'l domeftico, & imperò, pare che perquefta ragione ri ftagnano il corpo, quantun- que la facultà loro coftrettiva non (ì veggia manifefta . Diqueftononfolamentclaradicc, ma ancora il fe- rnet; fimileal Cachri, &: imperò può rompere le pie- tre , fanare il trabocco di fiele, e provocare i meftrui e l'orina, ma non però generare il latte, come quel- lo già detto di fopra. Ve ne un'altra Ipecie pur di grande, ileuifemeè acuto, e tondo, come i Co- riandoli, fimile nelle fueoperationi all'altro, quan- tunque non cosina egli valorofo . Chiamano i Greci ' il Finocchio MxmSpor : i Latini Fceniculum • "l'Ara biRajenigi. i Tedefchi Fenchel : liSpagnuoifflino- N°"" ' jo, &Funcho: iFiancefiFcnoil. Del 4<5o Del Dauco. Gap. 78. Difcorfi del Matthioli a d a u c o 1. IL Dauco chiamano alcuni Daucio : Quello, chenafie in Creii, fa le {rondi fimili al Finocchio , ma minori, e più fittili, produce ilfujUalto una/panna, l'ombrellai mile al Coriandro ,. il fior bianco , e bianco parimente ilfie- me, acuto, epelofo, il quale maftkandofi /pira di fioa- ■vijjìmo odore . E' lunga la fitta radice un palmo , e^grojfa un dito, nafieinluoghifiajfofi, & aprichi. Ve n è un altrafipecie ftmile all' Apio fial-vatico, ruvido, aromati- co, & al gufilo fervente . Il miglior di tutti è quello di Cle- ti Affegnafene ancora una Urxafipecie , che fd le fiondi fimiti al Coriandro. , i fiori bianchi , e latefia , e l fieme d yfnetho : e la f/ta ombrella filmile d quella delle Va/tcnache, e' Ifiemeìungo come di Cimino, ér acuto . Il fieme diluiti ha -virtù di (caldaie , provoca l'orina , i mejlrm , el par- to, tosliei dolori di corpo: mitigalatoffe vecchia. Gio- va bevuto nel Fino aimorfide falangi , rifiolve lefofieme impiagatovi fiitfio . Belle altre fipecie è /blamente in iijOit fieme, ma del Cretico ancora la radice, la quale per valor 0- fio rimediofiìbeve cantra d morfide velenojì animali , Dauco,e fna efaminatìo OUantunouc contendano alcuni , chc'l Dauco, e !a Paftinacafalvatica fieno una pmnia medeli aST, volendo, che cosi riabbiano mtefo Galeno, c Paolo Eginetta; nondimeno à me pare, che mani- q fellamente s'ingannino; impcroche quantunque be- niftìmodirfipoflà, che fia veramente il Dauco fpe- ciedi Paltinaca falvatica; nondimeno non e pero egli quella ìfteflà Paftinaea, dellaquale poco di fo- pì-a faceva mentione Diofcoride; perciochc fe per ii Dauco, e per la Paftinaea falvatica havefle mteio una pianta medefima , non glifarebbe certamente fla- to neceflariofcriverne per due diverfi capitoli, t co- me che paia ad alcuni, che Galeno non faccia dnic- renza dal Dauco alla Paftinacafalvatica; nondime- nochiben confiderà, che ne trattò egli per due di- verti capitoli nel 6. prima, e pofcia nell ottavo lib. podi agevolmente accorgerli, che errano Marcello D Fiorentino, e'IRuellio: ilcui errore manilelta ba- M.i-«ilo e ienoiitcfib; pcrcioche, oltre all'haver egli trattato dei Ruellio. Dauco (critto da Oalcuo . del Dauco, e della Paltinaca falvatica, come didi- vevfe piante per diverfi capitoli, chiarita: egli pero Bel&Hb.eUe quivi intende folamcnte del Dauco , e non della Paftinaea. quando così dice: 11 Dauco lal- vatico- il qual chiamano alcuni Paftinaea, e meno idoneo ne'cibi del domeftico. Le cui parole manire- ftamentedimoltrano, che non Galeno , ma altri li crederono, che fuffero quelle due piante una cola rnedelìma. Del che la ampia fede elfo Galeno, per haverpofeia nell'ottavo lib. fcritto particolarmente dèlia Paftinaea, come di cofa differente dal Dauco. £ E però dirò io infieme con Diofcoride , che 1 Dauchi fonoditrefpecie, delle quali quello è piutrequente in Italia, chefiraflembraallePaftinache fanatiche, del cmale nelle maremme di Siena , & m pm altri luo- ghi di tutta Tofcana ne nafeono perii lodi infmitilii- me piante. 11 Cretto fi porta di Cand.a, e quello della terza fpecie limile nellefrondi al Coriandro, e nel feme al Cimino , nafee non folamente in più luo- ghi d'Italia, ma di Germania, e di Boemia, i-a figu- ra di quefta pianta nel noltro Herbano 1 edelco per mera negligenza de gl'imprcflori , mentre che ero , a£- fente di Praga, per la pelle che vi ?&™*>™V°^ contra il mio volere per la leconda fpecie del Ince- dano . ScrMcne Galeno al ó.delle fedita de l'empiici, cosi dicendo: 11 Dauco falvatico, il qual chiamano alcuni Paftinaea, è manco convenevole da man£ del domeftico , come che in ogn altra fua opeiat ione fia egli più valorofo. Ma il domeftico e da i™nSiarf ? quantunque di virtù più debile. E acuto, ha «W difcaldare, edidifeccare. Lafua radice oltie ane cofe già dette, hà un certo che di ventofo, e di vene- reo . 11 feme del domeftico hà ancora egli portanza cu favorire à Venere; ma quello del falvatico non e ve- DAUCO II. ramente ventofo ; & imperò provoca egli i meftrui ri- tenuti, e l'orina. Tutto quello del Dauco diffe Ga- leno, come che facefle egli fubito dipoi particolar capitolo, e mentione del feme , così dicendo: Il fe- me del Dauco hà virtù valorofamente calida, di mo- do che fi tiene tra le prime medicine per provocar 1 meftrui, el'otina. Impiaftratodi fuorifa evaporare gl'humori. L'herba hàquafi virtù equivalente ; non- dimeno è ella aftaimenvalorofa del feme per la a» ftura Nel terzo lib.diDiofcoride. dura dell'humidità acquea, chehàin fe, quantun- que ne'fuoi temperamenti ancora ella fìa calida . Chiamano i Greci il Dauco Aapikas: i Latini Dau- cus: gl'Arabi Dueu, Gezar, & Giezar . i Tedef- chi Beruutz : li Spagnuoii Dauco Cretico : & i Francefi Carote fauvages. Del Delfinio. Cap. 79. IL Delfinio produce ì fu/li d'una fola radice , lun- ghi due palmi, e qualche chercriveMcfue, che per fol vere il corpo 1 follicoli della Sena fono molto più valorofì delle foglie , il che g reproba non folamente il dottiflìmo Manardo da Fer- rara, ma ancora l'efperienza ch'ogni giorno le ne ve- de, quantunque tutto il contrario voglia il Brafavo- Errore la, difendendo Metile. Ma accioche corali conten- ^&;ol tioni non generino confufione nelle menti de gl huo- mini, ne dirò qui tutto quello, che veramente n'ho ritrovato più, e pili voltefperimentandoe le foglie , &ifollicoli. Ilpercheèdafapere, chedidue fpccie fono i follicoli, chefiferbanofecchii perefferne di quelli, chefifeccano, efvanifconfi la pianta, eche per fe fteffi cafeano ; e di quelli, che firaccolgono avanti, che fieno maturi , groffi, pelanti, verdi, e pieni di fucco, i quali fi fcccano fopra tloje, ò fopra C tavole all'ombra, nè fi ritrovano da vendere, fe non rarevolte. Qucfti veramente (come mille volteho efperimcmato io) non folvono punto meno, che facciano le foglie, per effer raccolti verdi, e pieni di iucco. llchcnon fanno quelli, che lecchi da per loro l'oprale piante, e tvaniti fi vendono perii più à Vcnctia; pcrcioche i così fatti, non folamente fono manco valoroli de predetti, ma per folverc il corpo quafi del tutto inutili.Onde fi può veramente dire.che non lia in quello da dannar Mefite fenza limitarlo,im- peroche, fecondo il mio giudicio, intefe egli di quei follicoli, che fi raccolgono verdi, e non fecchi , i quali hanno efperimentato coloro , che lo taffano fen- D zaragionc: nelnumcro dequaligià fui ancor io. Ma havendopofeia fatto feminar quafi un campo intero di Sena per far efpcrienza defollicoli raccolti verdi , e leccati pofeia all'ombra, ritrovai che lacofa ita va altrimenti, vedendo quanto valofamcnte folvefle il corpo la loro infufione. E però coloro, che voglio- no ufari follicoli, femininodellaSena, ò veramen- te comprino de'buoni, fe peróne poffono ritrovare: fenon, tifino le foglie, dalle quali non reftaranno ingannati. Nuoce la Sena (come fenve Mefite) al- quanto allo Itomaco, eperòvuol, ch'ella fi correg- ga, eli fortifichi conGengevo, e con qualche altro medicamento, la cui facultàfia di confortar lo fto- E maco, & il cuore. Alche par che ripugni ( come prima di noi fcriffero alcuni ) il ritrovarli nella fiecca, e ftitticità, e non so che poco d'amaritudine . Le quali qualità più pretto dimoftrano, che debbia ella confortai e lo ftomaco, cheindcbilirlo, ò nuocergli in alcun modo . Nella quale opinione mi ritrovo ancor io; imperoche quantunque intervenga alle voice, che bevendoti l'infuiiono, ò decottione del- la Sena faccia in alcuni, e fpecialmente nelle don- ne dolori non nello ftomaco, ma nelle budella , hò fempre pentato intervenir ciò non per propria facilità della Sena, ma per flemma graffa , e vif- cofa cacciata da lei à quei luoghi , e dove con F la fua groflezza di tal forte riempie i meati di quelle parti, che non è maraviglia fe diftendeii- do più del dovere quei luoghi , vi cauti qualche dolore, mentre che ricercano ftrada di ufeirc. Io veramente non mi ricordo mai haver dato Sena ad alcuno, che li fia lamentato meco, ch'ella gli habbia nociuto allo ftomaco. E però riavendo ben ciò eonfiderato Attuario Medico tra i Greci di non poca autorità , ferine , che la Sena fol veva la colera, e la flemma fenza nocumento alcuno, u che fece alcuna volta tacere Giacomo Filippo a» Nel terzo Iib. di Diofcoride. dell anc Sena SetMedico, ilqualepiù (fecondo il mio giudicio ) per farli bello, che per altro, vituperava una medi- cina d'infufionediSena, di Rheubarbaro, e d'Aga- rico data da M.Andrea Gallo Trentino Medico ec- cellentiflìmo, hoggi perlefue buone parti Medico de'fìgliuoli della Macftà del Rè de Romani, in una terzana nota à un giovane di fedici anni, nipote del Rcverendifìimo, & Illuftriflìmo mio Signore il Si- gnorCrillafanoMadruccio Cardinale, Vefcovo , e Prencipe di Trento, dicendo, che nè l'Agarico, ne la Sena vi li conveniva, per effer medicine molto no- cive allo ftomaco; non ricordandoli, non vò dire, nonlapcndo, quante lodi dieno Diofcoride, Gale- no, eMefue all'Agarico ncll'oppillarioni, e groffi humorii e non havendo veduto quello, che contra Mcfue della Sena fcrive il Manardo, e quanto la lodi Attuano. Cavafi delle fiondi della Sena, della qua- le e veramente migliore quella, che fi porta d'Alcf- iandria, lavimi Sua folutiva più efficacemente con linfufione, checonladecottione, ò altro qualfivo- glia modo . Della quale cinque, ò al più fei onde fol- vono il corpo lenza alcuna moleftia, c puoffi ficura- mente dare alle donne grolle, & à i fanciulli . Et im- pero meritamente diceva Attuario, che fenzanocu- mentoalcunofolveella il corpo. Diventa nell'ope- raie più vigorofa affai, accompagnata con Rhabar- baro, oconCaffia, ò coninfulione di Rofe , ò con liropoRofatofolutivo, over Violato, òfefifàl'in- .(Toi,c tu'ione, con fiero di Capra. La buona, e benvalo- Sena. roia li fà cosi . Tolgonli fei dramme delle fue frondi ben nette, epongoniiconunadrammadi Gengevo, o vero di Cinnamomo pelto, & alquanti fiori cordia- li in un yafo di terra ben vetriato, ò vero di ltagno , che habbia picciola bocca, epofeiafe le gittano fu- bitofopra dieci onde, ò una libra al più di fiero , ò di brodo di carne , ò d'acqua femplice, che bolla , dubito con una pezza, ò vero ftoppa ben riltretra inficine s'empie per forza, e fi ferra Li bocca nel vafo, che non polla in modo alcuno refpirare, e fubito s' invoglie il detto vafo in unguanciale, ò vero capez- zale di piuma, chefiaben prima fcaldato alfuoco , e cosi bene ftretto fi ripone in una calìa per tutta la notte; impcrochc per quefia via confervandofi den- tronelliquore lungo tempo il caldo, ne cava fuori tutta la fua virtù folutiva. Iohò più volte fatto fare lmfulionedella verde, come (ila delle Rofe, e lat- tone con Zucchero liropi folutivi accompagnatihor conRhabarbaro, hor con infufionedi Rofe, & hor con altri medicamenti, di cui felicemente fempre mi W> fonfervito. Sonoalcuni, che ne fanno un Vino fo- lutivo, mettendone le frondi à bollire nel Mollo al tempo della vindemia, utile veramente, e proficuo non fellamente a tutti i morbi flemmatici , e melanco- ic. del capo, ma del petto, del fegato, della mil- za , e della matrice, & oltre à ciò è egli domcftichiHi- mo medicamento per molte altre infermità. Solve la ÌSE: ^"^"'krifee Ivlefoe, agevolmente la mdanchoha, elacolera adulta. Mondifica il cer- vello, il cuore, il fegato, la milza, i fentimenti , il po mone e confenfee all'infermità loro: apre l'op- pillat.oni delle vifeere, e conferva chi l'ufa ,„ gio- venti, e fa lhuomo allegro. Mettoniile fue frondi nelielavande, chefifanrio per la tefta, cmaffima- rnenteconCamamilla; imperochecosi conforta ella ncervello, i nervi, il vedere, e l'udire. E' in fom- ma ottima medicina, perIefebrimalincoIiche,elun- gne. t pero ben diceva Serapione : La Sena giova va- loroiamenteaimelancholici, &à coloro, che par- lano iuor di propofito, all'ulcere di tutto il corpo, à 1 paralitici, ài dolori di teda, allepultule, al pru- rito, «al mal caduco. Conforta il cuore, e maifi- mamente accompagnata con cofe cordiali, come fo- no le Viole Chiamano i Greci il Delfinio i Latinipclphinium. La Sena chiamano i moderni Oreci Z*a Latini Sena:gl'Arabi Sene.-i Tedefc.Senct- li Spagn. Sen de Alexandria: i Franceli fenc de Levant 463 Del Pirethro . Cap. So. IL Pirethro da Latini fi chiama Salivare . Pro- duce le frondi, e'I fujlo come il Dauco , e'I Fi- nocchio falcati co: l 'ombrella ritonda, fimile all' Ane- tho . La radice è graffa un pollice , lunga , di ferven- ti/fimo fapore . Tira la flemma , òr imperò lavando^ fi la bocca con la fua decottione fatta nell' Aceto , giova à i dolori de denti . Malìicata tira la flem- ma . Unta con Olio fi fidare . E' efficace à i lun- ghi tremori , e valorofijima a i membri infrigiditi , e paralitici. PIRETHRO VERO. D IL Pirethro è notiffimo à tutte le Spedarle d* PitaUto, Ita ia, parlando però folamentc della radice fua, fu. ergi- la quale e m continuo ufo nelle medicine, & malli- "ltione • mamente per il dolor de denti, fe bene la pianta inte- ra e poco nota à molti, forfè per nafeer ella rara ap- picilodinoi. La pianta adunque del vero, di cui è qui la figura, riabbiamo noi ritrovata non fenza fati- ca . hcci ancora un'altro Pirethro noto, e volgare, il qualenonfà altrimenti ombrelle, ma fiori maggiori, che di Camamilla il doppio, e del mede/imo colore . J.c foglie fono come di Finocchio, ma più grolle, la radice è algufto acuta come e quella de! fudetto. Non mancano oltra ciò Scmplicifti, che perii Pirethro dimoitrano un'herba di forma poco lontana dalla Pa- itinaca domeftica , che nafee per tutto per li prati , la cui radice, quantunque manicandola nel primo -ru- llo non fi fenta acuta , nondimeno aflàporandofi'al- quanto, lafcia e nella lingua, e ne! gorgozzule "ran- dillimo incendio; ma non è però limile à quello del Pirethro vero, percioche quella oltre all'incendere molto più del Pirethro il gorgozzule, hà ancora deli- amaro. Quello di cui e qui nel fecondo luo-o la fi gura, vidi 10 la prima volta in Eolgiano terra del Contado di J n olo in un horticello del Dottore Bla gio Sbaichcr Medico , e Semplicilla . Ma copia gran- de 464 DifcorfI del Matthioli UN* ALTRO PIRETHRO Pitethro fcritto da baleno . Nomi . v dice, e Jimilmente dell' herba unto infiente con Mele acuifte il vedere . Ilfeme bevuto vale à tutte le predette cofe: giova al mal caduco, ir a i-vecchi difetti del petto . Dajfi con Pepe, e concino al trabocco di fiele. Unto con Olioprovocailfudore; vale dirotti, * à gli f palma- ti. Impìaftrato con farina di Lolio , ir Aceto conferì fee alle podagre: Spegne le vitiligini incorporato con fortìffi- mo Aceto. Debbefi nelle bevande tifare ilfeme di quel Rofmarino, che nonproduce il Cach i i imperoche quello per ejfere acuti/fimo , nuoce alle fauci , & alla canna dei- polmone. ScrifieT eofrafionafeere infame coni Jzrica il Rofmarino, con frondifimili all'amara , efalvaticaLat- tuca, ma più afpre , e più bianche, ccn breve radice, e B purgare quejìo bevutoper amendue le parti . Del Cachi. Cap. 82. IL Cachri ha virtù di fcaldare , e di fortemente difeccare, ir imperò fi mefcola con le medicine a- jlerfive . Impiafirafi in sul capo, con quetìo però,che fe ne levi via il terxji giorno, per li fluffi , che di- fendono à gli occhi . Del Rofmarino Coronario . Cap.%^. IL Rofmarino , che tifano coloro , che fanno le ghir- lande , produce i fuoi rami fittili , ir attorno a quelli le f ondi minute ; denfe , lunghe , e fittili, di fitto bianche, e di fopra verdi , gravemente odorate . Hd virtù di fcaldare: fina il trabocco di fiele , beven- dofene la decoitione fatta nell'acqua, avanti che fi fac- cia efeìcitio, e po feia lavandofi , e bevendo del Fino. Mettefi ne i medicamenti delle lajfittldini , e nell' un- guento Gleucino ancora. ROSMARINO. de n'ho io poi veduto in Boemia, non {blamente ne cl'horti, ma ancora ne'monti. Fecene memoria Oa- leno all'ottavo delle facultà de femplici , cosi dicen- do: LaradicedelPirethro, la qual molto u iamo , ha virtù cauttica, ecombuffiva, con ia qual mitiga ella i denti infrigiditi. Ungeli con Olio avanti ali en- trar delle febri, perii freddo , e per lj tremori. Ol- treàciògiovaàgli fiupidi, e paralitici. Chiamano il Pirethroi Greci nùfsrpor: i Latini Pyrethrum, & Salivaris herba: gl'Arabi Macharcaraha , StHachar- carha: i Tedefchi Bertram : e li Spagnuoli Peli- tre: i Francéfi Pyrethre. Del Rofmarino. Cap. Si. IL Roftnarino è di due fpecie , una fterile , e tal- E tra fruttifera, il cui frutto fi chiama Cachyr Lefrondidiquejìafinfimilial Finocchio, ma più grofi % e più larghe, Jlratteper terra al tondo tn firma di KìoU, dì giocondo odore ! Produce il fufio lungo un gom- ito, e qualche volta maggiore, con molte concavità <£ ali nella cui fommìtà e l'ombrella copio/a d.feme bianco , Lì Tallo Sfondilìo, tondo, angolofo, acuto, e rag.o fo, il quale mafiìcandofi cuoce la lingua Ha U ra- dice bianca, grande, d'odore d'incenfo. V* ne un aì- ZrpeTein cgnicofafimileàquePa, la quale produce il reSàrgo , e nero, come lo Sfondilìo , odorato, ma non èfncenivònelguftarlo . Lafua radice di fio,, e nera , ma F rompSfièbiaia. Maiella fpecie /tenie , come che e7aFJafimile^^ fio Jfiori, nèfeme. Nafce m luoghi fajfofi , f fJfl' - Jlrata rifiagna l'hemorroìdi : mitiga i 'f^^'Jf federe, eie fuepofteme: »*«r*^P'£i%^- che malagevolmente fi maturano. Le ^J^ffJL porate con Mele mondificano l'ulcere: medicano idolo,* Zie budella , e bevoifi con Fino contra i < mcfo Mie ferpi: provocano i mefirui , e parimente l onna, ifil vL ìmpiafirate le pifteme vecchie . lljucco della xa- I Rosmarini makhi della prima tpecie ho pi" c volte veduti io in Venctia, nell'ameniffimo giardi- no deU'cccellentiflimo Medico M.Maffeo de Mattel, con tutte quelle fembianze, che gì" attnbuilcc Uiolc. Ma la femina della feconda fpecie , non ho veduta in Italia, fe ben forfè vi nafee , quantunque rial _ non portare ella ilfruttoinpoi, fìa limile al marchio. E* Il Coronario Rosmarino noltro è pianta co- lami-' nofeiuta da tutti, per vederli in tutta Italia, e in molti e* altri luoghi piantato ne gl'horti, nelle vigne, e ne i • giardini, eperclleregli non folamente utile nei me- dicamenti, ma anco per li cibi nelle cucine ; impero- che aggiunge non poca gratia àgl'arrolti, tic altri de- licati cibi . Nafce (per quanto intendo ) copiolilli- tno per Ce Hello in Provenza di Francia , e tanto volga- rechel'abbrugiano nelle cucine, eneiforni, come ogn'altra forte di legna, e cosi groiTo f à egli ivi il pe- done, che fe ne fanno cerare , leuti, e tavole da man- giarvifopra. In Italia fi piantano apprettò allemura- glia de gl'horti, per ornarli, comedi fpalliere. Fio- rifee il Rofmarino non folamente la primavera, ma ancora l'autunno. Ingannanti alcuni moderni, fo- gnandoli forfè , che il Rofmarino Coronario ila il ,'j,o, Cneoro, comefàl'Anguillari. Vale il Rofmarino à i ' freddi difetti dello ftomaco, à i fluffi dell'ideilo ; & alvomitodelcibo, e maffìmamente mangiato con il I'ane^ veramente bevuto in polvere con Vino . Gio- va ài difettofi di milza, & all'oppillationi del fegato i imperoche non folamente fcalda, &ailòttiglia, e pa- rimente difoppila, ma corrobora con lafua qualità coftrettiva. Vale oltra ciò à i flutti, & à tutti i difetti freddi del capo, cioè al mal caduco, alloftupore, al fonno profondo, e alla paralifia, epero fi mette util- mente nelle lavande, che fi fanno cosi per corrobora- re il capo, come le giunture delle membra citeriori , Ridagna prefo in polvere ogni di, per qualche tem- po, i fluiti bianchi delle donne. Mangiandoli i fio- ri con le più propinque foglie ogni di la mattina con Pane, econSale tuttoiltempo, che dura difiorire , acuifee mirabilmente la villa . Mafticato fpefTò fi buon fiato , e cotto nel Vino brufeo , e nell'Aceto ri- flagnai fluffi dei denti, e delle gengive tenendofene ladecortioneinbocca. La polvere del lecco confon- dale ferite frefche, ma bifogua prima lavarle con Vi- no, nel quale fia egli prima flato cotto, e dipoi fpar- gervifopra la polvere. Fanfi dei ramufcclli flecchettì da denti, e carboni per i dipintoti . Confervanfì i fiori ^ nel Zucchero per tutti i difetti predetti, . e fpetiahnen- rc del cuore, e del petto, emcttonfine i prefervati vi antidoti contra la pelle . Nafce in Boemia una pianta qualehòvolutochiamario Rosmarino falvatico per {^^""". efièf nòpoco fìmileal domelìico. Grette quella pianta fujhiftorj» alta un gombito con molte fonili vergelle, legnofe , e fragili, rotte come fé fuflcro tinte di minio, nelle quali fono le foglie di Rofmarino di fopra verdi, e di lotto l'offe, e rolli parimenre fono i picciuoli . Nelle cime de i ramufcelli , fono alcuni rolli Corimbi, dai quali nafeonoi fiori giallici. La radice è debile, edipoca confiltenza: è pianta odorata, imperoche le foglie, e g i fiori fpiranod'un'odore, comediCedro, e lafciano algufto non poco dell'aromatico , con alquanto ctico- fhettivo . Lodanoqnefta pianta i Boemi contra le ti- gnuole, cheguafhinolevcftimenta, e peròlatengo- no Ira elle nelle calle . Ma per quanto io hó pollutoin- vcfligare, vale ella à tutti i difetti, à cui li conviene il Rofmarino Coronario, eccetto', che nei cibi non hà quellagratia. Vogliono alcuni chelìaquefta l'Erica di Diofcoride ; ma s'ingannano , per non bavere el- la convenienza alcuna con il Tamarigio . Ma varia aliai nei Rofmarini (per miogiudicioj Teolrafloal 12. cap. del nono libbra dell'hiitoria delle piante, con p quefte parole: I Rofmarini fono di duefpecie, uno b fterile.e l'altro fruttifero: diquefto fono utili le foglie , eilfrutto; e di quello folamente la radice. Il frutto fi chiama Cachrys. Il fruttifero hà le foglie Amili all' Apio palullre, ma molto maggiori : il l'ulto lungo un gombito, » maggiore : la radice grande , grotta , bianca, d'odore comed'lncenfo : il frutto bianco , ruvido, e lunghetto. Nafce per lo più in luoghi incul- ti, efaflòfi La radice è utile peri medicamenti dell' ulcere, eperli mellrui , bevuta con Vino nero aufte- ro: 11 frutto vale alle diftillationi dell'orina, all'orec- chie, all'argeme, agl'occhi caccolofi, & à generar latte copiofo nelle donne . Lo Iterile hà foglie di Lat- Gg tuga 466 Difcorfi dèi Mattinoli tuga amara, ma più ruvide» epiùbianche, eia radice corta. Nafce ne i medefimi luoghi bellifiimo. La ra- dice purga parte per di fotto , eparteperdifopra; im- peroche quella parte fuperiore vcifo il germine fà vomitare ; e la inferiore verfo terra muove per di fotto. MelTatraleveftimentanon vi lafcia entrare le tignuole . Cogliefi nel tempo che fi miete il Grano . Quello tutto de i Rofmarini ferirle Teofrafto. Com- Rcfinarino memorò Galeno i Rofmarini alj. delle facultà de i ferit»"'55 l'empiici, cosi dicendo : Tre fono i Rofmarini, uno Re- Galeno. jjle, e due ch'hanno il frutto, ma lon tutti d'una virtù medefima, mollificativa , cioè, edigeftiva. llfucco tanto della radice, quanto dell'herba mefcolato con Mele affottiglia il vedere impedito da graffi humori. Oltreàciòla decottionc di. quello, checliiamano i Romani Rofmarino Coronario, ajuta,bevuta, coloro, à cui è traboccato il fiele. Et imperò i Rofmarini par- tecipanodi virtù afterlìva, & incifiva. Quefto tutto Cachriche difìé Galeno . Ma è oltre à ciò da fapere, che per il Ca- cofa/ia. chri non folamente s'intende il fiore del Rofmarino , ma quella certa trama ancora, che producono alcuni alberi caduta avanti al produr del frutto, come e quel- la dei Nocciuoli, fimile al Pepe lungo ; equelladel- leNoci, edelleQuercic. Chiamano i Greci il Rof- marino ai/Jocoti's: i Latini Libanotis, e Rofmarinum: gl'Arabi Kajeralmericm , Afpinalfach, e Cachola . 11 Rofmarino Coronario chiamano i Greci Ai/Sarorit iTiyuvuvtoiiuTt*.» : i Latini Rolmarinum Coronarium : gl'Arabi Elkialgeber.- iTedcfchiRofzmarin : li Spa- gnuoli Romero : i Francefi Kofmarin , Dello Sphondilio. Cap. 84. LO Spondiliohà j rondi qua/i fimili alPlat 'ano , ò ve- ro alV anace: il fu/io del Finocchi» alto un gombi- tv, e qualche volta maggiore , nella cui fommità è il feme doppio fimile ad Se/eli , ma più largo , più bianco , e più fquamofo, di grave odore . I f uoi fiori fon bian- chii ò veramente pallidi, e la radice periziente bian- ca , fimile al Rafano . Nafte nelle paludi , e luoghi ac- quafi' ini . Il fuo feme bevuto fiblve per di fiotto la flem- ma , medica i difetti del fegato , il trahocco di fiele , il mal caduco, gli a/matici , e le prefocationi della ma- trice i fveglia fomentato i lethargki . Mettefi commo- damente con Olio in sul capo , e giova a coloro , che Jìanno fiopitì carne fie dormiffero , a frenetici, àr à i do- lori di tejìa . Ferma impiaftrato con Ruta l'ulcere cor- rofive . Daffi la radice al trabocco di fiele , e difetti del fegato : rafehiata , e mejfa nelle fiftole ne leva via le callofità delle labbra. IJfiafi dimettere il fiacco del fiore frefto nell'ulcere dell'orecchie , che menano . Spreme/i, e riponfi nel modo , che fiiiene con gli altri fuochi . J^Ariffimi veramente fon quei prati della valle SPHONDILIO, Nomi, Sphondilio r fua efami' Anania, che fieno alquanto paludofi, che non habbiano tra molte altre loro herbe infinite piante di Sphondilio, emaffime quelli, che più partecipano del monte,che del piano .' Vcdefi quivi adunque io Sphon- dilio con fiondi quali di Platano, òvero di Panacc , iuflo molto fimile al Finocchio, maggioreil più delle volte d'un gombito , nella cui fommità è l'ombrella , che dopo allo sfiorire dei bianchi fiori, fi carica d'un teme doppio, uguale al Siler montano, come che più largo, più bianco, e più fquamofo, al gufiodi Urano fapore, quafi come di Cimici. La radice è fimile alle noftre radici, che fi mangiano, le quali chiamano alcuni Ravanelli, bianca, e di non ingrato odore . XJfano alcuni illuo feme in cambio di Siler montano , penfandùfi che pofià fare i medefimi effetti, llfucco è Errore del aperitivo, digellivo , &incifivo, e unto insù'leapo , Fuchiio. fài c^pelii ricci . Quefto non conofeendo il Fuchfio , lo chiamò Acantho volgare, ingannato da quegli Spe- ciali, che fempre l'hanno in ufo per la Branca Òrfma . sph c ndilio Scrifle dello Sphondilio Galeno all'ottavo delle facul- caìèno. tàdefemplici, cosìdicendo: 11 frutto dello Spondi- lo è acuto, &incifivo, &imperòèegli medicamen- to dell'Arnia, e del mal caduco, e del trabocco del fiele. Alche s'ufa la radice ancora per bavere ella la virtù medefima . Corrode quella rafehiata la callofità delle bocche delle fiftole. Riponfi il fucco, chefi fà dclfuofiorc, per elTcr Conveniente rimedio all'ulce- reantichedell'orecchie. Chiamano i Greci lo Sphon- Nomi dilio XpoeS/xn." •• i Latini Sphondilium . Della Ferola. Gap. 8;. IA midolla della Ferola verde bevuta è utile à gli _i fati del /angue, èr ài fiuffii flom acali , Dajfiinel tinocontraa Imoi fi delle Vìpere, ri/lagna il /angue del nafio rftejjavi dentro . 7/ feme bevuto giova ài dolori delle budella , e provoca il /udore , quando fe n'unge con Olio il corpo. 1 fu/li quando fi mangiano, caufano dolor di iefìa : condì/confi nella falamojct . Produce la Ferola fipejjo il fuflo alto tre gombiti,le fiondi fimili al Finocchio, ma molto piùafipre, e più larghe, fagliata nel piede del fuflo diftilla il Sagapeno , LE Ferole in Puglia fono abbondantilfime per Fero le campagne, delle quali non poche medefima- ["'necf*' mente fe ne veggono nel patrimonio di Roma tra Cor- nerò, eTofcanella, e nelle noftre maremme di Sie- na. Cavanoi pallori daqLieftequafi nel primo nafei- mento, un certo cuore fimilea un tuorlo d'ovo duro , il qual cotto fotto la cenere calda ben'involto, ò in, carta, ò in pezze bagnate, e mangiato pofeia con Pe- pe, e con Sale e veramente gratiftìmo cibo, e conve- nevole affai per fortificare i venerei appetiti . Scrifte delle Ferole Teofrafto per lunga hiftoria al Cello libbra Ftroh dell'hiftoria delle piante, cosi dicendo : Le fpecieta d« delle Ferole fono veramente più, e diverfe; ma c'r* da dire principalmente di quella, che è commune atutti, cioè Ferola, e Ferolaginc. La natura delle quali, perquanto feneveggia , fi conofec efler vera- menteconfimile, eccetto che della grandezza ; impc- roche la Ferola crefee in grande, c notabile altezza ; n»l* Nel terzo lib. FEROLA. diDiofcoride. 467 ipa la Ferolaginefe neretta molto piti bada , epiiihu Dille. Produconoamcnduefolaroemeun fufto nodo 1 io. Leirondi, & alcuni ramufeelli efcono da i nodi ma non però da quei inedefimi efcono i rami, che le foglie Vcltono lefrondi la maggior parte dclfuflo , come fanno quelle deile Canne, eccetto che nafeonó pn. verfo terra, per ■effere tenere, grandi, emoltodi- vife, quafi amodo di capelli . Grandinane fon quelle, che fon vicine a terra pcrcioche le più alte di Iuo»o J?J g°ri c°n "7"°™"'™^ Proporrtene fminui- feono. Produce la Ferola, 1 fior giallo, e'1 feme icn- iSf^Sf^ • P^ucono nell' ombrelle .1 fiore, e'ifeme ancora i rami, mapropria- memecome lAnetho. Il frittogli &ura Utt'anno°eco- minciaangerminarecomc l'altre piante , nel princi- Uuelto tutto ferine Tcofrafto . Sono (come fcriffe I «ok i E Tratto Sto le terole a gl Almi giatiflìmo cibo, ma à tutti d'altri giu- menti rnomfero veleno . E fecondo che ^pu diceva egli al v.gefimoterzo capo del vigefimo libbro, toecan- dofi con la Ferola quei pefei, che fi chiamano M orè- ne, Cubito muoiono. Crefcono leFero'e innnfde t Fortunatc Ifole chiamata Morion , tamo Zndi che £ fH; r? Fe/ola Galeno allottavo delle facul- tadefemplic. cosid.cendo : 11 femedella Ferola [ciU ^iltìa^gl.f-.?lt1fà^oqueHo»cbey,èdenCroJil quali, chiama il midollo, partecipa del coftrettivo , &impero giova egli à gli fputi del fangue, &aitluffi ftomacali. Clamano i Greci la Ferola Udfffw: il*, tini Ferula: li SpagnuoliCananeja. Del Petuedano. Cap. SS. Produce il fu/lo fittile, e debole , fim-i- te alt inocchio. Hd la chioma /abito apprettai ter- > J> °»Ml , dm/a, e il fiore giallo . La fm radice l è nera, grofia, piena , /ucco/a , di grane odore . Nafce ne ì montiombroJl. Ricogliefiil liquore del Peucedana , tagliandogli le radici , quando fin tenere, e riponji po- fiia ficco nell'ombra : psrcìoche tneflo al Sole fi ne va in fumo . Cogli 'efi ungendo/i prima il capo , e le nirici del nafo con Olio Rofiito , accioche non cavfi dolor di te/la , e -vertigini . La radice /vanita al fuoco per celiarne il liquore, è pofiia inutile r. Suol/i caztare tanto il ficco , quanto il liquore, del fu/lo, e della radice , come della Mandragora : maèveramenie illiquore , cilene diflìlla, manco buono del fino fucco , e più pre/to f 'janifie . Tro- vafi qualche volta il liquore congelato, come granella d' Jnccnfi, insulfufìo, eparimente in sàia radice . Qtiel ■ fucco avanza gli altri di boni A , che fi porta di Sarde- gna, e di S amothracia , rafia dicolore, grave d'odore, e fervente di fapore . Tìnto il Pencedano con Aceto , &■ Olio Rofato giova àlethargìci , à frenetici, dvertiginofi al mal caduco, d gli antichi dolori di tefta, a paralitici , alle feiatiche, & a gli fpafimati . DntoconOlio , e con Aceto conferifinuniver/almente a tutti i difetti di nervi . Sveglia odoratole donne /affocate dalla matrice, e fimi l- mente i fipiti : caccia via fomentato le firpi . Dift Ma- fi utilmente con Olio Rofato per li dolori nell' orecchie : mefSo nelle concavità de i denti ne levali dolore . Toltoiu un'oyo, è efficaci/fimo rimedio per lai offe: giova all'itti- gujlìede gli [piriti, di dolori, & alle veniofità delle bu- della, mollifica leggiermente il corpo: fimìnui/ce la mìl- TJi . Facilita bevuto i parti diffìcili , conferì/ce à i dolori della veffica ',te fimi/mente a quelli delle reni , ér apre l' oppillatioin dellamatrice . E' anale h predette cofe gio- vevole ancora la radice , ma e veramente meno valoro/a , nel qualufi fi beve la /uadecotlione . Mondifka tritai» polvere l'ulcere firdide , e con/alida le vecchie : cava le /quamme dell offa. Mettefinei cerati , enegli impiaftri , che fin calidi. Elegge/i la radice frefea , non tarlata , ferma , e piena di odore. Liquefa/fi il liquore conienfato per mettere nelle bevande, ùcon Mandorle amare , àcon Ruta , à con Pan caldo , òcon Anetho . PEUCEDANO. Gg z Per 468 DilcorG del Matthioli Feere^anr , e iua elami- naiione . Il Pcuceda- iio delle Spe ciarie non c il vcio. feuc'Jano ferino da PEr non haver dato Diofcoride alcuna notitia , come fi fieno fatte le frondi, e f liiilmcntc à cui fi radembrinoifiori, e'1 (rutto del Phuceiuno, per effere llatoà lui famigìiarilìimo , è veramente mala- gevol cofa il potere affermate quale egli fi fia , e fe na- fta, ò non nafea in Italia ; e tanto piti per non ritto varfene in Teofrado, Plinio , Apulcjo, & altri au- tori più lunga, e più aperta hiftoria. Ma facendoli fondamento, e penderò fopra àquel dir di Diofcori- de, che'l Peucedano hà la chioma fubito appiedò à terra, (rondofa; edenla; pare che per quello nedi* moftri bavere egli le (rondi lottili capillari , e lun- *he, come fon quelle del Finocchio, edcll'Anctho : il che ajuta altrui ad imaginarfi , che'l Peucedano produca il fuo fiore giallo in ombrella ; pcrcioche ve- diamo , che tutte quelle piante ferulacee, e che fono Crolli al Finocchio, eall'Anetho, producono la fua ombrella, di cui li genera pofeia un feme non guari diflimilcdaquellodcl Finocchio, llchefecosiè ( co- me creder veramente fi debbej aftermarò io chiara- mente bavere ritrovato il Peucedano ne i monti , vero fpcttacolo dibellifiìmifemplici, della valle Anania, dove in più luoghi fi veggonocotali piante, lequali non folamentcfi radembrano al Peucedano per tutte le predette note, ma per la radice ancora , laqualc hanno grolla, nera, fuccofa, e d'odore aliai grave . Et in quella opinione reftarò per fino à tanto , che non ritrovarti altra pianta che piti adedbfiradomigli, che fi facci queda, di cui èqui il ritratto . Quelle radici , che per 'il Peucedano communemente s'ufano nelle Spcciarie , poco veramente corrifpondono à quelle del vero Peucedano : perciochc oltre al non effer nere nella lor prima corteccia, non lafciano all'odorarle quel grave odore, nè al gallarle quella acutezza, che vi fidoverebbefentire . E però non vedendone noi al- tro, che la radice fecca, riputata di poco valore da Diofcoride , malagevolmente polliamo affermare di qua! pianta ella li da. Lodò Diofcoride per molto ec- cellente quello, che nafee ne gl'ombrofi monti di Sar- degna , il quale potrebbe ciafeun diligente Speciale! ar- fi portare in Italia: andandovifi cosi frequentemente con mcrcantie. Fece del Peucedano memoria Galeno ali ottavo delle fatuità de fcmplici, cosi dicendo : E' la radicedel Peucedano maggiormente in ufo, quan- tunque s'alino ancora il fucco , ^liquore. Sono tut- te quelle cole d'una virtù medefima; ma piti valorofo cpcróilfucco, il qual fortemente fcalda, edigerifee. E però li crede, che fia egli molto convenevole à tut- te quelle infermità, che vengono ne i nervi, emede- fimamentc ài difetti del polmone, e del 1 petto , cau- fati da grodi, e vifeoii humori, non folmente tolto dentro nel corpo, ma ancora odorato. Oltre à ciò per cdcregli incilivo , e difeccativo, niellò nelle concavità dei denti, n'hàfpefic volte cavato il dolore, pereder egli caldo, e lottile. Giova alle durezze della milza incidendo, digerendo, e difeccando i graffi humo- ri; alcheèlecitod'ufarcancoralaradicc, laquale in breve tempo fàfquamare l'odi, per difeccare ellava- lorofamcnte, e per eder men calda del fucco. E' ve- ramente ottimo rimedio meda fecca nell'ulcere mali- gne, e contumaci; impetoche ella le mondifica , le incarna, clcfalda. E'calidanelfine del fecondo or- dine, e fecca nel principio del terzo . Chiamano i Gre- ci il Peucedano niuxt^re;: i Latini Peucedanum: gì' ÀrabiHarbatum, Del Melanthio, owi GHh, ò vero Nigella, Cap. 87- IL Melanthio è una pianta, ihefroduce t fufii fitti- li, che fpeffo paffano la lunghe^a di due J panne . Produce le fiondi minute , come il Senecione, ma molto piti fattili, nelle cui cime è un capitello , comedi Papa- vero, ma lunghetto, compartito di dentro con cartilagi- ni, Pa lequali Ji rinchiude il Jemenero, acuto, & aro- matico, il qual fi mette ugualmente nel Pane . Queflo impiajlrato in sii la fronte giova à i dolori dì tefta . Rifilve lenuove fttffufioni de gli occhi, trito coniwguen- 10 Irina, e mejfonel nafo. Guarifce la fiabiia, le len- tigini, le dure^zj, e le poftemme vecchie, impiajìra- lo con Aceto. Cava i porri primamente fiatati , mef- fovi fufo con crina vecchia. Coito con Aceto, e Teda, giova a dolori de denti, lavandofilì . 'Vino con acqua in sù l'ombilico caccia fuori i vermini tondi del corpo . Trito in polvere, e legato in tela , e pofeia odorato . giova à i cattarqfi. Beuuto molti giorni prouoca l'ori- na , » mefirni , e fimilmente il l.nte ■ Letta beuuto con Vino gli impedimenti del refpirare , e con ac^ qua al pe'fo d'una dramma , gioita à i morfi di quei Ragni, che fi chiamano Falangi . fattone fomento fi fuggir via le Serpi . Dicefi che battito in gran copia ammazza.. MELANTHIO DOMESTICO. D II. Gith, cosichiamatodai Latini, fichiama dai Me' Greci Melanthio, e d'altri Nigella. Enne di ^ duefpecic, domellico cioè , efalvatico. Il domelti- co fà i gambi lottili alti un gombito, con foglie limili alSenatione, ma però più profondamente intagliate, e confioriin cimaceleltinì, aperti à modo di llella , onde nafeono poi i capi piccioli, elunghettìconuna corona appuntata in cima , ne i quali è dentro il feme tramezzato d'alcune membrane , come lì vede ne i capi de'Papaveri ; il qual feme è picciolo , in alcuni ne- ro, e in alcuni rodigno, Gravemente odorato, e al gullo inficmemente acuto,& amaretto; e quefto fi femi- na negl'horti . llfalvaticocdi due fpecie . Hanno a- mcnduc le foglie molto più fottili del domedico.e però quali come di Finocchio,ma nò cosi lunghe,feben ca- pigliofe . Ne i fudi, e ne i fiori non vi fi conofee, fe non poca differenza, ma fono bene differenti ne i capitelli; ■ imperoc he l'uno gli fà maggiori deldomedico, e non guari diffimili ;& l'altro gli là più lunghi, e fpartitif» MELANTHIO SALVATICO Nel terzo lib. di Diofcoride. A 469 UN'ALTRO MELANTHid SALVATICO. PSEUDO MELANTHIO. I") Errore rk'I cima incinque, ò vero infoi cornetti , appuntati in cima; e però bifogna dire, che del tutto s'ingannano coloro, clic conn umcra il Gittone tràle fpeciedcl Me- lanthio lalvatico . llchcliavendo avanti à noi bene av- vertito Hermolao, e, medefimamence il Kucllio, dif- fcro, che non eia in conto alcuno da credere , che aueHctfijflèil Gith vero , che con f rondi di Porro , tu- iii bcn'alti, &hirfuti, efior purpureo , limile à una picciolarofetta, nafee tra le biade per le campagne ; imperoche quello è aliai lontano dalla Icrittura di Diofcoride . Prima per non corrifpondergli nelle fran- ili, nel tu Ilo, nè nel fiore : e parimente per non fi ritro- vare nel fuofeme ( quantunque nero, ed affai limile al Gith) altro, che amaritudine, c ruvidezza nel ma- nicarlo. E però s'inganna nel primo Tuo volume (lam- pare in Roma rhanifeftaniente il BrafavcJa , dicen- do , che quello e il Gith vero di Diofcoride, che leetrale Biade, chiamato da Ferrare.! volgarmente Bral'«ul->- Gittone . Nel che dimoltrano coloro , che Gitto- ne lo chiamano, bcnillimo accorgerli , che non (ia ilveroGith; pcrcioche quel nome Gittone lignifica, che Ita quello un Gith falvaiico, è baftardo, affai inferiore, e diilimile al vero, e legitimo Mthnthio , come vediamo che'l Formentone che lì {emina in sii'l Trentino, & in altri luoghi aliai, lignifica elìci- un Formento baftardo, e molto meno valoroG del ve- ro . Del che accorgendoli egli dopo lungo tempo ., fi correrle perfe fteffò, come fi legge fiora nell'ulti- mo fuo volume ffampato in Venctianel 1541. La on- de e da concludere, che'l vero Gith fi lemini ne "1' borei, dove frequenti (limo li ritrova in Alemanna : {Se ilGictonc, ilqualechiamanoalcuni Ruolula, nafee per fefteflb tra le biade nelle campagne. Sono alcuni altri, che vogliono che quello Gittone fiala! ichni- de coronariafalvatica, nel che manifcftaoiente s'in- gannano, per elìci la falvaticha Lichnide del tutto limilealladomeflica. Ma veramente a Hai maggiore è Gg 3 lìato 47° Difcorfi del Mattinoli. Me! faJvat F-rrnrc de' Frati . flato l'errore del Fuchfio, Medico altrimenti dottif- iìrno, credendofi (come fi vede nelfuo grande Hcr- bario) che quello Gittone fi» il vero Loglio, di cui dicemmo à baitanza nel fecondo libbro . Ritrovali thi° inTofcanafeparato dal Gittone ancora il vero Gith 3' falvatico, come le medefmie rattezze del domeftico ; producei capi più groffì, & il feme aliai manco odora- to . Specie di Gith , quantunque fia di rollìgno colo- re, pare vcramentequcl feme aromatico, che volgar- mente lì chiamaNigella citrina nelle Spedane, ufa- to da molti per una fpeciedi Cardamomo, come fu detto di fopra nel primo libbro ; percioche la forma del fuogranello, l'odore, e'ifaporeè una cofa me- delima co'l Mclanrhio : di modo che non vi fi vede al- tra difeonvienza, che nelcolorc. E però, come di fopra fri detto trattando noi del Cimino falvatico, er- rano groffamentei Reverendi Padri di zoccoli à ere. derft , chela Nigella rolligna delle Speciarie fiala pri- ma foccic d'elfo Cimino, che deferive Diofcoride . Mehnthio vjerifie del Melanthio Galeno al fettimo delle facultà Gaietto. de fempliei, così dicendo: 11 Melanthio fcalda , e difecca nel terzo ordine, cpare, che iia egli compo- rto di parti fottili, con il quai nome lana egli i catarri legato'ca'.doin una tela, e continuamente odorato . Tolto per bocca rilolve valorofamente le voltoliti ; dal che lì conofee edere egli di lottile cìlenza diligen- temente afiogliatadacalidità. Oltre à ciò è egli anco- ra alquanto amaro. E' flato chiaramente dimoftrato nel quarto libbro, che fempre nafee qualità amara in ogni fuftanza terrena , che fia beniffimo affotti- gliata dal caldo. E perciò non è maraviglia, fe am- mazza il Melanthio i vermini, non folamente man- giato, ma ancor impiastrato di fuori; imperoche far quefto illapore amaro è flato piti volte dimoftrato , Non hanno ancora fimilmententc da maravigliarli co- loro che hanno à mente quello, che è flato comprerò ne'libbri ferirti di fopra, fe curi il Melanthio la fcab- bia , e cavi leformiche, eiporri, elìmilmentc curi egligl'afmatici, e provochi i meftrui ritenuti per hu- morigroflì, e vifeolì . In fomma è il Melanthio valo- rofo rimedio , ove fiadibifogno di tagliare, aftergere, difeccare, & fcaldare. Chiamano i Greci il Melan- thio MfXa'Jioy.- i Latini Mclanthium, cGith: gl'Ara- bi Xamin, Sunis, & Sunizi : i Tedefchi Schuvartz Nomi . roemifch, Schuvartz coriander : gli Spagnuoli Ne- guilla, &Alipiure: iFrancefi Barbue , Poyurctce , Pourellc, &NielIe. Pel Lafirpitio. Cap. 88. IL Lafirpitio nafte in Sorta, in Armenia, in Me- £ dia , e in Libia , con ftijio di Ferula , il quale chiamane Ma/petto: le fiondi fono fimili all' Apio, e'I feme largo . Iia la fiua radice "virtù di fcaldare . Di- gerifiefi mangiata ne i cibi malagevolmente : nuoce al- la veffica. Impiaftrata con Olio , medica d i lividi , e con Cerato alle fcrofole , & d i tumori , cmivienfi con Cerato Irina , o vero Liguftrìno alle fcìatiche . Coita in un gufilo ài Melagrano con Aceto, ir appli- cata al federe ne leva via ogni carne , che vi crefee fuor di natura . Refijle bevuta à i veleni . Dfiifi nel- le Salfe , e mefiolafi co'l Sale per dar fapore più ag- gradevole à i cibi. Il liquore chiamato Lifiro, Jt rac- coglie dalla radice, ò vero dal fi.fto , ammendue pri- ma intaccati con ferro , Lo da fi per lo migliore il rof- figno, trafparente , fimile alla Mlrrha , non di colore di Vorrò , di valente odore , foave al gufto , e che agevolmente lavandq/i diventa bianco . Il Cirenaico guftandqfi così leggiermente , che d fatica fe ne finte in bocca f ameni/fimo odore , fd jubito fidare tutto il corpo . Quello di Media , e medefimamente dì Soriit è meno valorofo , ir hà odore più faftidiofo . Falfifi- cafi tutto avanti che fi ficchi , con Sagapeno , a ve- ro con Fava infranta i il che agevolmente fi conofee A all' odore , al gufa , all' occhio , ir al liquefarlo con qualche liquore . Chiamano alcuni il jufilo del Lfcr- pitio Silfio , la radice Magudaris- , e le frondì Maf- peton . Valorofìffimo è prima il liquore , pofiia fono le frondì , e dopo quefie il fitfto . E' acuto, genera ven- tojità , tinto con Aceto , Pepe , e Vino guarìfie t alo- pecia : actiifie il vedere , e meffb ne gli occhi con Me- le vi fana le fuffufiani venute di poco . Mettejì per il dolor de denti nelle caverne loro , ò vero che vi fi le- ga con tela inficine con Incenfb , ò vero che fe ne fà de- coniane in acqua , e Aceto , e con Hifopo , ir Fichi , con la quale fi lava pofiia la bocca . Giova à ì mo-fi de rabbiofi animali meffb dentro nelle ferite , e bevuta, B ò vero impiajlraio vale cantra al veleno delle flette , e dì tutti quegli animali, chela lafciano nel mordere . ^Vn- geji liquefatti con Olio alle punture de gli Scorpioni . Mettefi nelle cancrene prima ftarìficate , accìoche non vadano più avanti, e con Ruta, Nitro, e Mele, ò ve- ro per fe fola in ni i carboncelli . Cava i porri, e i calli che fieno prima finitati , mollificato con Cerato , à vero con polpa di Fichi ficchi . Incorporato con Aceto , fana le volatiche , e unto per alquanti giorni con Vitriuolo , ò veramente ruggine di rame, le carnojità, ei polipi del nafo, tagliandogli però prima con le forfici. Giova al- l'antiche fcabrqfitd delle fauci ; liquefatto nell'acqua , e bevuto rifehiara Cubito la graverà , e la raticedi- C ne della voce : refìituifee in fe l'ugola untovi fopra con Mele : gargarizxafi utilmente con acqua melata nella fihirantia . Fà mangiando/! leggiadro , e vago colore . Bevefi utilmente nelle ova per la ioffe , e ne ì dolori del cofìalo , con i fugali , & al trabocco di fiele , e all' hidropìjìe, con Fichi ficchi . Bevuto con Vino, Pepe, e Incenfo, giova al freddo, ir ài tremori, che venganone i principi delle febrì . Daffi à mangiare al pefa d'un obo- lo , d chi paiifee contraitioni di nervi , e a quello fpafi- mo, che fi chiama opifthoiono . Gargarizzato con Ace- to /picca le magnane dal gorgozzule . Bevefi perii latte che s'apprende nello fìomaco . Giova bevuta con Aceto melato a coloro, che patifiono il mal caduco, e con Fe- D p e , e con Mirrila provoca i mejìrui . Tolto in imo aci- no d'^Vva vale a i flujfi jlomacali , e bevuto con lifiia a ì rotti iè\a colora, chedi fubiio fi fpafimano . Rifolvefi per l'ufia delle bevande con Mandarle amare , o con Ru- ta , ò vero con Pane , che fiìa caldo . Il fimo delle fi ondi conferifie à tutte quefie cofi , come che Jia egli affai me- no valorofo . Mangiafi con Aceto melato per purgare la canna del polmone , e maffime quando la voce s arro- ta. Ufan/i le fi ondi con la Lattuca in vece dì Ruchet- ta. Dicefi, che nafie un'altra Magadm i in Libia , radi- ce fimile al Lafirpitio , ma non cosigrojj'a , acuta , e fun- gaia, dalla quale non dif illa liquore , ma è di virtù fi- mile al Lafirpitio , PEnfava io già più tempo , anzi quafi teneva per La certo : che il Laserpitio altro non folle, fu» che il Belgioino odoratiffima Gomma, di cui è per a01ic rutto l'ufo appreflò i Profumieri , e gli Speciali per fare buono odore, edicuìlifà quell'Olio odoriferif- fimo , che volgarmente fi chiama Olio diBelgioino. Né però fenza qualche viva , e buona ragione tene- va io infieme con alcuni altri moderni queita opinio- ne ; imperoche, vedendo che il Belgioino è odora- to, roflo di fuori , e dentro bianco , trafparente , e che lavandolo bianc;heggia, non poteva ridurmi à credere altrimenti , fe non che il Belgioino folle il vero , e legitimo Lafero . Nella cui opinione tanto più perfeveravo , quanto vedevo , che non manca- vano huomini dotti , & efercitati nella facultà de fempliei , i quali tenevano inlieme meco la medesi- ma opinione . Ma riavendo dipoi cominciato ad efaminare molto più diligentemente 1' hifloria del Lafero , e Laferpitio , & havendo raccolto da Teo- frafto, da Diofcoride, da Strabone, da Galeno, e da Plinio alcune cofe, che ripugnano alla nottra cre- denza, mi nduflì agevolmente à rimovermi dalla prima mia Nel terzo lib. di Diofcoride. mia opinione, deliberando di voler più predocede- A re alla verità, che ita r pertinace ("corneranno alcuni,) in voler difendere il fallo. Leggendo adunque io in Strabone all'ultimo libbra della fua Geografia, che il Silfio fino al fuo tempo era del tutto perduto in Cirene, ciò fii cagionedi farmi penfarc piiiavanti . Le parole, che egli fcrive fono quede: La Regione che produce il Silfio (cioèil Laferpitio) confina con Cirene, edi quindi fi portava il liquore chiamato Cireniaco, il quale è venuto al manco pei : l'odio de i Barbari, i qua- li danneggiando quel paefe, ne cavorno fuori tutte le radici. Quclti furono i Nomadi . Quello tutto feti- ve Strabone. Ma Plinio vuole, che il mancamento del liquorcCireniaco non lia proceduto dai Nomadi j; Barbari, ma da alcuni amminiftratori delle intrate di quel paefe, come fi legge nel fuo volume dell'hiftoria naturale al terzo capo del decimonono libbra, con quelle parole: Diradi appo ciò del claridimo Lafer- pitio, il quale chiamano 1 Greci Silfio, ritrovato nel- la Regione Circnatica, il cui liquore chiamato Lafe- ro, magnifico pcrilfuoufo, eper li medicamenti, c per venderli egli alpefo d'altrettanto argento; fono gii molti anni, che non fi ritrova più in quel paefe , imperochegl'amminiflratori , che vendono ipafchi , e rilcuotono l'entrate publiche, ritrovando maggiore utilità di condurvi ibeftiami àpafeere, hannolafcia- to guaftare il tutto dalle pecore, & altri animali ; una Q fola pianta ne fu già tritro vata,la quale fiì màdata à Ne- rone Impcradore. Le quali parole di Plinio fi con- frontano aliai con Teofrafto, il quale fcrive, che i bcftiamifipurganoconilSilfio, eche fe ne ingrani- no poi grandemente , onde le carni loro diventano maravigliofamente foavi . Hor vedendoli adunque con il teftimonio di Plinio, e di Teofrafto , che il Sil- fio era perduto , evenutoal manco finjaU'età loro, e che piti non fi ritrovava in quel paefe , ove egli nafee- va, non ci debbiamo maravigliare fe ài tempi no- ftri non fi ritrovi, e che non ci fi porti il vero . E però fon coltrctto à dire, che il Belgioino non fia altri- menti il Lafero, il quale ancora avanti al tempo di D Strabone malagevolmente fi doveva portare in Gre- cia, e in Italia, per fcrivere egli, che iCirenefifa- cevano cuflodire il Silfio con grandiffima guardia , acciochcnonfuffe portato fuori del fuo pacle, e che fe purne ufeiva fuor qualche poco, era portato afeo- famente da i mercanti infieme con il Vino, che di là fi conduceva altrove. E però non è maraviglia, che feriva Plinio, che fi pagava per ugual pelo d'argento, c che fulie tanto ftimato da Cefare, chelogiudicadè degno d'edere ferbatoncll'errario fra l'argento, e frà l'oro . Dal che fi può fare vera conjettura , che il Belgioino non fia il vero Lafero, vedendo che conti- nuamente fi porta copiofo, nonfolamcntc in Italia , g ma per tutta Europa. Oltreà ciò fcrivendo Diofcori- de che il Lafero è acuto, e dicendo Galeno edere ca- lidiflimo, & havere molto del fottile, non veggio pa- rimente , come il Belgioino poffa edere il Lafero , avvenga che quello non habbi accutezza veruna . Piti oltre alcuni pezzi di corteccia molto duri , i quali fpefiòfi ritrovano nel Belgioino, dimodrano, che egli fia piti predo liquore di qualche graffo albero , che di Ferula, ò d'altra fimilc pianta, come mi hà affermato un Medico Cipriotto (fe però tanta fede fe li può predare,) ilqualcdice, chcilBelgioino didil- la in Cipri da un'albero adii grande , dove non fi ritrova chi habbi mai fcritto, che nafea il Laferpitio, p nè manco in Grecia, ma appretto Cirene, come fà teftimonio ancora Hippocrate . Ma però con tutto quello potrebbe dire alcuno, che fe bene il Laferpi- tio è mancato nella Regione Cirenaica, ein ogni al- troluogodiqueiconfini, queftonon prohibifee, che ei non fi poda ritrovare ancora altrove, fcrivendo Teofrafto, Diofcoride, ePlinio, chenaiceil Lafer- pitio non folamente in quel paefevicino àCirenc , ma ancora in Perfia, in Media, inSoria, enei mon- te Parnafo. Alcherifpondemo, che è vero , che il 471 Lafèrpltlq fenu Silfio di quei luoghi per avventura ci fi porti ma puz- zolente, e abominevole , come è l'Ada fettida, la quale agevolmente polliamo credere, chefiail Silfio diqucfte altre Regioni ; impcroche fcrive Diofcori- de, cheilLafero diMedia, edi Soria oltre all'edere meno valorofodel Cirenaico, hà cattivo odore. Et oltre à ciò che avanti, che fi fccchi vien tutto contra- fatto, e fofilficato con Sagapeno, e farina di Fave. Il che doppo lui fcride ancora Plinio nel libbra fud- detto Onde per tutte quelle ragioni mi par che fi podi ragionevolmente affermare , che il Gnceriffimo, & eccellentiflimo Lafero non ci fi porti altrimenti . Ma che cofa poda edere il noftroBclgioino appredo gl'antichi Greci, io veramente fin fiora nonhò fapu- to ritrovare . Nè però poffo punto accodarmi alla opinione di coloro, che vogliono che il Belgioino fia l'elcttidima Mirrila, laqualeconil teftimonio di Diofcoride deve edere oltre alle altre note tutta d' un colore, e che nel romperli dimoftri alcune vene bianche, e lifeie , come fono l'unghie, minuta di granello, amara, e acuta al gulloj lequalinote, e qualità non fi ritrovano nel Belgioino, il quale, fe bene e per tutto macchiato di bianco , nondimeno quelle macchie pajono piti predo pezzi di Mandorle , che unghie di qual fi vogli forte, ne fono cota- li macchie dentro folamente, ma in ogni parte della mafia: Di modo che un pezzo di Belgioino non par altro, che una quantità di Mandorle monde rotte , che fieno impadatecon il Mele. Appociò (perquan- to io habbia letto ) non ritrovo, chi habbia mai fcrit- to, che la Mirrila nafea in Cipri , & in Soria, ma in Arabia inficine con l'incenfo, come fcrivouo Teo- frafto, Diofcoride, e Plinio, il quale dille ancora che la Mirrila nafeeva in India, ma fecca, edi poco Tcoltaft valore. Scrifle del Laferpitio perlungahiltoriaTeo- frafto a! terzo capo del fedo libbra dell'hiftoria del- le piante, con quelle parole : Il Laferpitio hà mol- te, e grofiè radici, e gambo tant'alto quanto la Fe- rula, equalì della medefima groflezza . Le fiondi , le quali chiamano alcuni Mafpcton, fono fimili à quelle dell'Apio . 11 feme è largo , sfogliofo, fimileà quello clic li chiama Folio. II tulio gli dura un'an- no, come alla Ferula. Germina adunque il Mafpcto nel principio di primavera , il quale mangiato dal be- ftiame, nonfolamcntc lo purga, el'ingradà, ma fà la carne fua maravigliofamente al gufto (bave . Ap- po ciò produceil Laferpitioil gamboatto ne i cibi de gl'huomini in tutti i modi , tanto ledo, quanto arrofti- ro, e dicono purgarli i corpi, togliendoli per qua- ranta giorni continui.Cavafi dal Laferpitio due liquo- ri, unodal gambo, e l'altro dalla radice, e però ne chiamano un Scapano , e l'altro radicarlo . La ra- dice è ricoperta di nera corteccia, la quale foglio- nofeortecciare. Nel tagliar della radice s'odèrvauna certa mifura; impcroche ne lafciano tantaquantità , quanto penfanoche balli per tagliare l'anno feguen- te, etroncarne viatuttoil refto . Ne bifogna tagliar- le fenza regola, ne pili di quel che bifogni ; percio- che fi corrompe , e lì putrefa ftando troppo . Quel- lo che fi conduce nel porto chiamato Pireo; lo fan- no in quefto modo. Come l'hanno metto ne i vali, e mefcolatolo con farina, lo favaggiano per lungo fpatio di tempo; dal che prende eglicolore, ccon- fervafi lungamente condito, e cosi fi taglia, e fi pre- para . Dicono cheil luogo ove egli nafee occupa ne gl'horti delle Hefperidi maggior larghezza di pae- fe di quattro mila ftadj; ma che fe ne ricoglie però la maggior parte appredo alle Sirti . E per quanto fi dice, di fua propria natura haver in odioi luo- ghi coltivati ; onde coltivandoli al domeftico de- genera,come nimico della cultura , & amico de luo- ghi inculti. Sonoalcuni altroché dicono , cheil La- ferpitio produce la radice lungha un gombito , ò poco maggiore, e che ella fà nel mezzo una rotondità à mo- do d un capo, il quale crefee in a Ito, di modo che qua- li fe ne viene fopra terra . Onde efee prima quello che Gg 4 chiama- 472 Difcorfi < chiamano Latte, dapoi efce il sambo, edaquefto il Magidari, e quello chiamano Folio , ilqualeè il fe- mefcoflòdall'AuftrodopòIacanicula, e cosi nafte il Laferpitio, & in un'anno medefimo fi perde il furto , fato» di e Ia ra(Iice • Qllelto tutto dille Teofrafto con altra Galeno, più lunga diceria, la quale volentieri tralafcio, per non efiere il metterla fc non di poca importanza . Scritte del Laferpitio Galeno all'ottavo delle facultà defemplici, cosi dicendo : llliquore del Laferpitio e calidiltìmo, e fono fortemente ancora le fuc fiondi calde, il fulto, e la radice. Ma tutte quelle coft fono di più ventofa natura, Se imperò più malagevoli da digerire; nondimeno applicate di fuori fono più ef- j iìcaci, e più di tutte il liquore, il quale hà in fe virtù potente di tirare, e di mollificare ancora le potte- me dure per li temperamenti già detti. Fece di que- llo ifteflò liquore mcntione Galeno nel medelìmo lib- bra, prima feparatamentefotto general titolo di Suc- co, ove cosi fcrifle : 11 Succo Cirenaico è veramen- te molto più caldodi tutti, e diparti molto più fot- tili; laonde anco aliai più che tutti gl'altri egli rifol- ve, quantunque fono certamente gl'altri ancora molto calidi, e ripieni di fpirito; perciochela maggior par- te loro è d'efienza d'aere , e di fuoco. E benché vi fia- li o molti Succhi ("impcroche tagliandoli qualunque radice, ò furto, quello eh' efce fuori , è Succo j ) nondimeno più fpecialmeme , e come per una cer- ta eccellenza fi chiama cosi il Cirenaico, e quello di Media, edi Soria . Chiamano il Laferpitio iGreci , Nomi . cioèla pianta Xìvfyw. ilfuftò MÙTtrsTof , & Mxtwìtu qualche volta ancorle foglie . 11 liquore hiaipot , c eia radice MayvSùpis : i Latini chiamano la pianta Laferpitium, eia Gomma, over Succo, Lafer; gì' Arabilapianta Silfion : le foglie Anviden, e Mafca- iten, & il furto Mafcaftcs. Del Sagapeno. Cap. So. IL Sagapeno è liquore d'un'herba Ferulacea , che nafte 'in Media . L'ottimo e il ira/parente , roffò di fuori, bianco di dentro, con non so che d' odore me^.- Tjmo ira'l Lafero, e'I Galbano , è al gòffo acuto . Gio- na 4 i dolori dì petto, e delcojlato, alla toffe -vecchia, ài rotti, e à gli fpafimati . mondìfica il polmone da i groffi humori. Dafft al mal caduco , allo fpafimo , che chiamano opijlotono , ér à i difetti di mìlxa , e fimil- mente vale bevuto à paralitici, al freddo, & alle fe- bri , che non fono continue ■ Mettejì utilmente ne gli unguenti . Bevuto coti acqua melata provoca i mejlrui-ma ammazza le creature ?iella matrice ; e bevuto con Vi- no giova à i morjì delle Serpi . Odorato con Aceto , rifveglia le (Irangolate dalla matrice : leva via le ci- catrici , le calìgini , le debolezze , e le fuffufioni de gli occhi . Rifolvefi come il Lafero , con Ruta , con acqua , con Mandorle amare , ò con Mele , ò vero con Pane , the fia caldo . CHiamafi volgarmente il Sagapeno nelle Spe- dane Serapino, dove quantunque di quello, tiòne. cheli fofiltica con altri mefeuglidi Gomme, fi ritro- vi affai, nondimeno fe ne vende à Venetia , chi ben Io paga, non poco dell'elettirtimo. Nafeono (come rettifica ilBralavola) ài tempi noftri leFetule,chelo producono, ancora in Italia, emafiime in Puglia . Maio fin'hora non ho di ciò tal vero indicio, che lo porta affermare. Quello, che fi porta di Levante, per via d'Aleffandria (come è noto àciafeuno) è il mi- gliore di tutti. Pongono gl'Arabi il Sagapeno trà i femplicifolutivii la qual proprietà , pertanto fc ne gggfg ?$àe, non conobbero i Greci . Et imperò ' diceva Me- Mcliie. fue: ilSagapeno lolvc i grortì, evifeofi humori, la flemma graffa, d'acqua gialla. E' cofa fua propria di mondificare il cervello, i nervi, e di tirare le mate- rie di quelli, e di conferire ài loro difetti frigidi, co- :!el Matthioli ^ me antichi dolori di torta, emlgrancc, mal caduco , vertigini, paralifia , tortura di bocca , e di quelle co- le, che molto fono valide per mondificare le materie, che fono nel petto, e maflime quando fi beve in acqua d'Enola, òverodiRuta, e conteiifceàifuoi dolori, e parimente à quelli del cortato. Impiartrato, e tolto didentro, giova alla torti- vecchia , à ftrettura di fia- to, &è medicina grande per l'hidropilia , e propria- mente inlìeme con doppio pefo di Mirabolani Citri- ni. E'inquefti cafi mirabile imbevuto , e nutrito, come s'è detto di fopra . Impiartrato con fucco di Cappari, e con Aceto rifolve le durezze, e legom- me delle giunture . Imbevuto, e nutrito con fucco di g Ruta, e con Fiele d'Augelli rapaci , conferifee à co- loro che hanno la viltà feura , & è medicina grande all'acqua , che difeende ne gl'occhi , mafiìme fa- cendofenc collirio . Impiartrali con Aceto in sù gì' orzoli delle palpebre . Giova, applicato come fi vo- glia, à i dolori delle giunture! perciochc è egli mol- to potente in eradicare le materie loro , quantunque fieno nelle anche, & altri profondi Itimi luoghi . Be- vuto, ò vero meffo ne i dirteli giova à i dolori coli- ci frigidi, e ventofi. Provoca i mertrui, & ammaz- za le creature, tanto applicato .di fotte alla natura , quamotolcoperbocca . Vale à J dolori, & alle pre- focationi della matrice: nuoce nondimeno allo ftoma- q co, ma fi corregge quello nocumento incorporando- locon Maftice, òconSpica. Fece del Sagapeno men- Slg tionc Galeno all'otta voiélfe facultà de (empiici, co- feriti si dicendo: USagapcnoc un liquote calido, ecom- Galc porto di fottili parti, come gl'altri liquori i ma hà al- quanto dell'atterrivo , con il qualemondifica, caftor- tiglia le cicatrici degl'occhi. E oltre à ciò non e tri- fto medicamento alle furlufioni de gl'occhi, e debo- lezze del vedere, che procedono da grofii humori . Ma la piantadondedirtilla, fimilcalla Ferula', e del tutto inutile. La pianta del Sagapeno fin'hora non hò veduto mai io, fe non dipinta ,& impreffa nel Mcfue del Marini. Ma non hò però voluto trafportarla in £) queitoluogo, perciochc non sò come fidarmi di quel mercatante Perfiano, da cui dice il Marini haverla havuta in parole . Chiamano i Greci il Sagapeno Nom Xxyiirmw : i Latini Sagapenum : gl'Arabi Sachabeni- gi, e Sechbinegi : gli Speciali, e li Spagnuoli pari- mente Serapino. Dell' Euforbia. Cap. 00. L' Euforbia è un'albero dì Libia , di Specie dì Feru- la, il qual fi ritrovane! monte 'Limolo di Mauri- E tania. F' 'pianta 'piena d'acutiffimo fucco . Dal cui gran- dijfima fervore fpaurìtì gli habitatori dì quelpacfe . lega- no nel rìcorlo intorno all'albero ventri di pecora ben la- vati , e poftia con lande pertugiano di fopra il tronco dell'albero, dalla qual piaga , come da unvafo rotta efce f ubìio un copìofo liquore , che fe ne feende in quei ven- tri , carne che per l'impeto del primo ufcìre fe ne fparga dell'altro per terra . E' cotal liquore di due fpecie: uno cioè, che rijponde come la Sarcocolla , della grcffezjzjt d'un'Orobo ; e l'altro , che fi condenfa in quei ventri , di colore di vetro . Debbefi eleggere il irafparente , e l'acuto. ContrafalJt con Sarcocolla , e con Colla . Ma F /' efperimento dì conoftere la fraude , è veramente ma- lagevole i perciochc per ritenere egli , quantunque leg- giermente fi gujlì , la bocca ltmgame?ite accefa , pare che ciò che fi gufia , fta Euforbia . Fu ritrovato l' Eu- forbia al tempo di Jiiba Re dì Libia . Hà il liquore virtù di fcaldare ; rifolve unto le fuffufianì de gli occhi . Bevuto bragia tutto il giorno , e però per la fua acutexjca fi debbe fempre incorporare con Mele > ò vero con i colliri : giova bevuto in alcuna bevan- da odorifera alle fcìatìche . Fà in un fai giorno fqua- mare l' offa ; ma bìfògna nell' applicarlo difendere la carne, che rìcuopre l'oJ?a , con fójtf , ° vero cerotti . DiJJeio Forbir), c efainiua- DiJJero alcuni , che niente pati/cono coloro , che fono mordali dalle Serpi , fe fi tagli* la cotenna della te- fi a fino all'offa, ir empiafi pofcia la piaga d' Eufor- bia pefto , e cuciafi la ferita . NOn è da dubitare, che non fia il vero E u f o it- eio quello, che «immunemente è in ufo nel- leSpeciarie, perii rnanifefto indicio, che nè da il fuoacutiflìmofaporc, per la quale mal volentieri "li Speciali lo pcftano; imperoche quantunque nel pei ftarlo fi ferrino beniflìmo il nafo, eia bocca, è non- dimeno tanto Cottile, & acuto, che penetrando in- ficine con l'aria nelle nari del nafo, v'induce un'in- fopportabile ardore, il quale malagevolmente fi fpe- gne, quantunque vi fi rimedj con efficacifiimi medi- c?1T,.c"t,,Ansidl ' DaI cllc anlrrtaeftrati i prudenti Spe- ciali fel fanno portare dai facchini , ò da altre per- ioncviii, cmccamchc: cllcndo però prima ccrtifli- mi i d ctter da coloro , che lo pcliano , molte volte ma- ladetti. t però non è maravigliare coloro, chelori- colgonofrcfco dall'albero, ftanno lontani dal fuo fcrventiffimofumo. Ritrovollo (come diceancora 1 limo )Juba Re di Libia nel monte Atlante di là dal- le colonne d'Hcrcole, echiamolloEuforbio dal no- medel fuo Medico , fratellod;Antonio Mufa Medi- co di CefarcAugufto. La pianta che produce l'Eu- lorbio non vidi già io mai in tempo di vita mia, quan- tunque la dipingano alcuni, e dichino d'havcrla ri- cevuta da un Saracino, al quale m'indurrei à crede- re, tortene moftrafle la pianta viva, che riportale Jcco qualche particella di liquore . Galeno, e Dio- lconde non fenderò , che bavette 1 Euforbio virtù fo- lutiva; il che molto ben conobberodapoi Aetio,& jforbic. Attuano, ìqualicosi ne fcrifièro concordevolmcn- ! d\ CQ> dicendo : l'Euforbio folve la flemma per di fotto , ,ri'o . ma P'" aLncora l'acqua . E' aciitiffi.no pili d'ogni altra cofa , cheli conofea , & ardentiffimo, e però lì da egli a coloro, che hanno i dolori colici, e'1 corpo infri- gidito 5 ma conrui-ba gl'altri grandemente, e fi'gran lete . Debbefi accompagnare con qualche feme aro- matico Danlene tre oboli con acqua melata, quan- tunque fia buoniffimo torlo in pillole con Mele cotto Conobbe umilmente Paolo Eginetta la virtù fua folu- tiva; percioche nel libbra fettimo { quantunque tra i lemplici non inéfaceffe incntione ) al quarto cip, con- numero 1 Euforbio tra le medicine, che folvono 1 ac- qua, e la flemma. Seri/Tene (imilmcnte Mefue tra i fuoi fempbci folutivi, cosi dicendo : LEuforbio è unaoomma, che eccede tutte l'altre in ifcaldare, & attortigliare E' calido, e lecco nel quarto grado , adultivo, rubificativo, penetrativo, afterfivo, efeo- anrnrti', t TUc ^ ' ^c operano con fatica , & fuAnll f, 5 -?de 'J chc con^ono altrui in fincopi.e , fe4^n W-,,Nu0CCpcrIa fua eterna calidità al 1 cnn nr'r 1° ?omaco > e P« ciò fi coft uou di darlo marrmff chcfi'e"Sano la fua acuità. Solve la flem- ?vl'CO&^iIuoShiP'-°fo"'l'del corpo e mondifica le vacuità delle giunture da i graffi humo ve'r,^ a,aScvoli da eradicare. Nel chc non hà egli veramente pari. Mondificainervi.econfumal'humi- T Tm« cncAt?no,'"c,arccratc' & imbibite inquelli L,rm " ? '°,d' Chciri coijfedfce mirabilmente ali fS fr,S"le Enervi, come paralifia , tortila, ipanmo , tremore, e ftuporc. Vale applicato di fuo- rilai dolori frigidi, e ventofl del fegato, edellamil- nniw "."n,utar= gagliardamente. Unto alle parti poiter.ori del capo conferifeeà i lethargici, & à gli imemorati E" l'Euforbio di quelle colè, chc folvo- "f'fWadegr'nidròpiei. Daffene da uno fino atre caratti; imperoche fcrivono Serapione , Rafis , Se fi, i ?M,-cl,c tre dramme d'Euforbio ammazzano cnnobevem termine di tre giorni, corrodendo Io f, TkC°' c le b"della. Conftrvafi (fecondo Me- iue; buono per quattro anni. Quello, che non palla un anno per la fua molta acuità non è da ufare . Ser- bali nel Miglio, nelle Fave, e nelle Lenticchie . Nel terzo Iib. di Diofcoride. 473 B tfbio da . Scrittene Galeno al fettimo delle facultà de femplici unafolariga, cosi dicendo: E' l'Euforbio compo- fto di parti fottili . Hà virtù cauftica , e combuftiva, fimile agl'altri liquori. Èt all'undecime libbra delle compofitioni de medicamenti fecondo i luoghi , trat- tando la cura dell'Hemicrania: La facultà dell'Eu- forbiofdiceva)preftofirifolve, e però in colali me- dicamenti non fi deve mettere il vecchio . E giàciìa- todetto, cheilfrcfcoèpiu bianco, & il vecchio è più rotto, epiùgiallo. Chiamano i Greci l'Euforbio b vfopffiov. i Latini Euphorbium: gl'Arabi Eufor- Nom- bion, &F;ubium: li Spagnuoli Alforviam, Alfor- hon, &Euforvio: i FfancefiEuphorbe . Del Galiano. Cap. 91. IL Gal bano è un liquore d'una Ferula , che nafee in So- rta, il quale chiamano alcuni Metopio . Lodafiilgra- nellofo , elfincero, fìmile all' Incenfogi ajfo nonlegnqfo , che haibiafeco alquanto del fuo feme, e dei frammenti dellaFerula, di grave odore, non troppo humido , nè troppo fecco. Falfificafi con Fava infranta , con Ragia , e con Ammoniaco . Ha il Galiano virtù calida , comiujìì- va, attratìva, erifolutiva. Applicato, òverofumen- tato per le parti di fotto provoca ime/lrui, e parimentei! parto; unto con Aceto, e Nitro fpegne le lentigini . Jn- q ghiottifcefiper la tolji vecchia , per li difetti del refpirare, e dafftnel modo medefimo agli afmaticì , a i rotti, dr a glifpafimati. Bevuto confino , e Mirrha, vale contra altofftco: prefonelmedefimomodofapartorire le creatu- re , che fon morte . Impiafirafiin sài dolori del coffato,fr :n tu i foroncoli . Ri/veglia odorato coloro, che cafeano dal mal caduco , lefirangolate dalla matrice, e coloro chepatifeono le vertigini . Caccia via t> agiato in ni i car- toni con ilfio cattivo odore tutti gli animali velenqfi, nì lafcia mordere da loro quelli , chefe n'ungono. Amman- sale Serpi incorporato con Olio , eSfondilio, e mejjb^lt dintorno . Mitiga i dolori de i denti mejfovi dintorno f. à vero nelle caverne loro. Credefi che giovi à provocare fi ^ orina ritenuta . Rifolvefiper l'ufo delle bevande con Man- dorle amare, con acqua, ò con Ruta, òcon Vancaldo , ù' con acqua melata , altrimenti con Opio, Rame b ugiato , ò con liquido Fiele . Se vor rai purgare il Galbano , met- tilo nell'acqua , che bolla ; imperoche come farà egli lique- fatto, lefueimmonditienuotaranno difopra,lequalifa-- cilmentefepararaìinqueftomodo. Sofpendajl il Galia- no legatoinunatelanetta, erada, inunvafodi terra, ò vero di rame , dimodo che non tocchi il fondo, e dipoi ien coperto fi metta il vafo in acqua , che bolla , e così il fince- ro fatto liquido fe ne colarà fuori , e'I legnofo reftarà ferrato nella tela. » Quantunque il vero , e perfetto G al e a n o (ì ri- trovi in più fondachi, e Spedane di Vcnetia , c>lba"° tenuto più per un paragone, che per vendere; non- dimeno quello, che per la più parte s'ufa nelle Spe- ciane, poco corrilponde allebuone parti , cheattri- bmfee Diofcorideal finccro, perefferenonfolamen- teiofifticato, ma tutto ripieno di «cechi, falli , c mille altri mcfcugli. E però debbono i diligenti Spe- ciali cercare d'haverefempre del finccro, il quale fe pur non ritrovano, purghinlo almeno nel modo , che loro infegna Diofcoride; imperoche cosi gran parte fenepuòcavarediqucllccofc, che lo falfificano, e Calta™ corrompono. Scritte del Galbano Galeno all'or- tc""" d» tavo delle facultà de femplici , cosi dicendo : 11 G>lca0 Galbano è liquore d'una pianta di fpecie di Ferula Hà virtù di digerire, e di mollificare . E' calido' nel principio del terzo ordine , ò vero nella fine del fecondo, e fecco nel principio di quefto Chiamano i Greci il Galbano Kx\0i,„ ■ ; Lat;m; Nomi . Chalba^im , &Galbanum: gl'Arabi Chcne e Re zard; li Spagnuoli Galbano. Dell' ■ ■ VA " 1 474 Difcorfi del Matthioli Dell' Ammoniaco . Cap. 93. Ammoniaco e fui elami- naciuiic . L'Ammoniaco è liquore duna Ferula , che nafte m Libia appreffb A Cirene , la cui pianta infieme con la radice chiamano Agafillì . Commendafiil bene colorito, minuto di granella come Incenfo , denfo , fìncero , d'odore uguale al Cajìoreo; al gufto amaro, non /porco , e che nonhabbiamefcuglinè di legno, ttè di/affi. Chiamano il così fatto Thraufma, cioè Sbriciolatura , e F trama quello, che hd della terra, edefafi. Nafte m Libia appreso all'oracolo di Giove Ammonto , diflillandojuo- ri il liquore da un'albero di Ferula. Mollifica l' Ammo- fiìaco tira, e [calda: rifolvei tumori, e le durexxe . b Solve bevuto il corpo: fà partorire. Rifolve la milx.a bevuto con Aceto alpe/o d'una dramma: guari/ce i do- lori delle giunture , e lefciatiche: aiuta gli p etti di peU to , gli afmatici , coloro, che hannoilmal caduco, egli empimachi, lambendo/ con Mele , o bevendo/ con fuoco diPtifana. Fà orinare il /angue , leva via l'albugini de gli occhi, e lenifie la ruvide^a delle palpebre . Trito con Aceto, & applicato, mollifica le durezze del fegato, edellamil^a. Impiafìrato con Mele , ò vero con P«XA ri/olveilufi, chefi 'congelano nelle giunture . E' utile un- gendocene infieme con Nitro, Aceto, & Olio Ligu/lrino , Invece di quei medicamenti , chefi chiamano Acopi, per le laffitudini , eperlefciatìche. C CHiamafi quello liquore volgarmente nelle Spe- dane Ammoniaco, del quale panni, che poto di quello, checgranellofo, fimileall'Inccnfo, iì ritrovi; imperoebe tutto quello , che per l'ufo del- la medicina hò veduto io nelle Spcciaric, e ammaf- fato infieme come la Ragia, névi mancano de mef- cugli de'faffi , e de gli (lecchi. E però fi può ageval, mentedire, che cosi fatto fia il manco buono, chia- mato daDiofcorideFirama, del quale faille medefi- mamcntePlinioal23.cap.del 12. lib. cosi dicendo: Diftilla l'Africa, cheèfotto allEthiopia, nelle lue arenel'Ammoniaco, liquorccosìchiamatodallOra- D colo di Giove Ammoniaco , appretto al quale nasco- no gl'alberi chiamati Metapj , a modo di Ragia, o ve- lodiGomma. Vene di due fpccie: uno. ciocpm ec- cellente chiamato Traullon , limile alllnccnlo; e 1 altro graffò, e ragiofo, il qual chiamano Ulama . Ufaronlogl'antichi, come li vede per Paolo Eginec- ta, ne'profumi, e negl'odoramenti , che fi tacevano nc'facrifizjloro. E però è da penfare, che per tale effetto adoperalTerofemprc il migliore, cioc di quel- la prima fpccie , granellolu , limile all'lncenfo . Del che dà manifettoindicio quello, che fi leggenc'me- dicamenti, dovcentral'Ammoniaco, appreffo Pau- lo Eginctta, & Aetio, per chiamarlo fempreeglino g Ammoniaco Thimiama, come dire Ammoniaco c- letto Scriffe dell'Ammoniaco Galeno al fello delle Ammoniaco facultà de femplici, così dicendo , L'Ammoniaco c fc™o da liquore d'una certa ferula , il quale ha intenfa faculta G,lcno- dimollificare, di modo che rifolve 1 tufi, che li ge- nerano nelle giunture, fanale durezze della milza, e rifolve le fcrofale . E nel fello libbro delle compofi- tioni de medicamenti in genere : Cosicomc lAromo- niaco ( diceva) tiene il principato tra tutte 1 altre cofein mollificare; così parimente tiene il mezzo nel digerire. Et imperò quando fi compone con Olio Ricino, può abbondantemente digerire , e molli- ficare , e fenza dubbio difeccare . Chiamano 1 Am- t moniaco i Greci AW«*W •' j La"nl Ammoma- cum- li Spagnuoli Aguaxaque , & Ammoiiiaquc, c gl'Arabi Raxach , & Aflach . . Della SarcpcoUa. Cap. 93. LA Sarcocolla è un liquore d'albero di Perfi^ fintile alla Manna dell' Incenfo, dì colore roffigno,& algujto amaro. Salda le ferite,proibifce i fluffi , che fendono a gli occhi. Mette/ine gli impiafiri. Falfificafi con Gomma. A "TJ'Statochiamato quefto liquor Sarcocolla .t^da'Greci, che altro non vuol dire, che Colla ^ da carne, per confoliclare egli maravigliofamcntc le e {ua efara) ferite, e parimente l'ulcere . Portafene à noi di buo- nationc. na, e di contrafatta ancoraaffai ( comehabbiamo derto di fopra di più altri liquori, e Gomme d'Albe- ri) con Gomma Arabica, & altre Gomme. Al che pofiono molto bene ovviare i diligenti Speciali, gu- fandola ; percioche quella, che non è amara, etal- fificata, ecorrotta. Plinioall'11. cap. del 13. llbt>ro lodò per la migliore la bianca, cosi dicendo : talli della Sarcocolla ( così fi chiama l'albero ) una Gom- ma à i Dipintori, ààiMedici molto convenevole , limile alla Manna dell'Incenfo, & imperò è migliore la bianca, che la rolla. Et al 14.cap.del 24. lib. Sono alcuni (diceva) che penfano, che la Sarcocolla li- mile alla Manna dell'Incenfo, edolcc, con un certo ched'acuto, fialiquore d'una pianta fpmofa . Pctta con Vino ferma i nulli , ungonfi con cll'ai fauciulli. Invecchiandofi diventa ancoraquefta molto nera: tanto è ella migliore, quanto e più bianca. Tutto quello dille Plinio: ilqualc nondimenolu in ciò al- fai differente da Diofcoridc, e da Galeno havendo eglinofemprcaftermatoclìére la Sarcocolla amara, c'non dolce. L'imaginc dell'albero, da cui diftilla \a Sarcocolla, hò veduto io in un Mcluc nel trattato de femplicifolutivi, commentato dal Marini. Ma non hòcofacosìchiaradiquella, che polla, conragione affermare, che fia ella la vera, òlafalfa, avvenga che non fenza ragione habbi 10 da dubitare, fe quel Perdano narrarle favole, òhilìorie, come foghono ben Ipefiò favoleggiare quelli tali, e piantar carote , per effér carezzati in quelle noftrc bande. Oltra di quello non ritrovo io alcuno degl'antichi , ne dei** derni Greci, che conofcefle edere la Sarcocolla fo- sarcoc lutiva, comeferivono, & hanno conofeiuto gl'Ara- femu I Nomi lutiva, come iciivuw» ----- - o- Mrfuc. bi, & imperò fervendone Mcfuetraifuoilemplici fol'utivi, cosìdiceva: Solve la Sarcocolla la flemma cruda, e parimente i grollì humori, e propriamente quelli, chefononcllegiunture, e nell'anche . Mon- dine! il cervello, incrvi, e'1 polmone, onde confe- rifee alla rode, & all'afma. E' di quelle cofe, che "iovanoàivccchi, e proprio flemmatici . Diventano calvi coloro, che fpcllò l'ulano . E' medicina eccel- lente per gl'impedimenti de gl'occhi , e fpecialmente per li fiocchi, nuvolette, e cicatrici, & altri limili impedimenti, nutrita per cinque giorni 111 una leu- delia vetriata con Latte d'Afina , infondendogli pero ogni giorno fopra nuovo Latte . Le talk bagnate nel! acqua melata, & involte pofeia nella polvere della Sarcocolla, e mefle nell'orecchie, che,. menano vi guarifee l'ulcere. E' medicina eccellentifiima per le fcrìtefrcfche, & ulcere vecchie; percioche ella le mondifica, le incarna, e le falda, per ellere quella l'uà propria operatione. Solvctardi, econturba co- loro , che hanno dominio di colera nello llomaco , & imperò àcoltoro non è in modo alcuno da ilare. Au- mentali la virtù Tua folutiva, aggiungendo con ella Gengcvo, eCardamomo. Scriffene brevemente Ga- leno all'ottavo delle facultà de' fcmplici , cosi di- s,rro cendo: La Sarcocolla è un liquore d'un'albero di fa™ Perfia, & hà virtù milladifoftanza vifeofa, Se un poco d'amaritudine, & imperò difecca fenza morde- re, e può beniffimo faldare le ferite. Chiamano i Greci la Sarcocolla Sup-MKÓWcc : i LatiniSarcocolla: gl'Arabi Anfarot, Anazaron, & Auzurut : li Spa- Nomi ■ gnuoli iancarotes: iFranceiiSarcocolle. Del Glaucio. Cap. 04. IL Glaucio è un Cucco d'tm'herba, che nafte in Hiera- pnlidi Soria, le cui/rondi fon quafifimili al Papa- vero cornuto, ma però più graffe ,fparfi per terra, di ma- l' odore, é-alguflo amaro. F. quefìa pianta tutta piena di ficco giallo. Scaldano gli habitatori le fue fiondi, met- tendole in vafi di terra ne 'forni mcKX,i caldi, fino che tran- iranfifcOno, e pofiia le peflano , e ne /premono il fucco. Il cui ufo, per efiere egli frigido , vale da principio ne i difetti de gli occhi. fami- ( 'Hiamafi ilG L A ucio Arabicamente da gli Spc- '.' ciati , e dalla più parte de'MediciMemithe, per haverlocosi chiamato Serapione, & Avicenna. E per quanto fi polla conliderare per le note dategli da Dioicoride, e fimiimente da Serapione; quello, che communemente è in ufo, corrifponde veramente af- fai bene al vero; percioche oltre all'effere Itato più volteefpcrimentatoper rimedio falutifero de gl'oc- chi, cdifuorirovììgno, e didentrogiallo, & al gu- Ito amaro, edilailidiofo odore: come che fi ritro- vinoalcuniSpcciali, che lo fanno di fucco di Cheli- donia maggiore.Ma è d'avvertire,che in Serapione ol- tre al capitolo proprio del Memithe vero Glaucio de' Greci, li legge al capitolo della Curcuma,che la Che- lidonia minore fi chiama Memithc. 11 cheagevol- mente fi può comprendere eiTere errore dell'interpre- te, imperocheDiofcoride, di autorità del quale par- la in quel luogo Serapione, non fà alcuna mcntione delGlaucio. Dal che è proceduto poi , che in due modi errino quelli Speciali: prima per fare eglino il Glaucio della Chelidonia, epoipertorre la Cheli- q doniamaggiorcincambiodella minore, per havere ella il fucco giallo. Scriffé del Glaucio Galeno al 6. ™ delle facultà de' femplici, cosi dicendo: ]1 Glaucio riftnngeconfalHdio, ma rinfrefea cosi valorofamen- te, che fpeflb effo folo cura l'erifipele, che non fo- no troppo granài. E' comporto di terrea, & acquea foftanza: l'una, e l'altra c frigida, ma non però trop- po, e però li può egli raficmbrare all'acqua di fonta- na. Chiamano i Greci il Glaucio jterànc i Latini Glaucium: gl'Arabi Memithc. Della Xilocolla, cioè Colla di carniccio. Cap. 9%. 0 L'Eccellentiffinta Colla , la quale chiamano alcu- ni Colla di legno, & altri Colla di toro, è quel- la, che delle cuojaditorofifain Rhodi, bianca, e tras- parente: percioche Urterà è manco buona. Disfatta la Collane/I' 'Aceto guarìfee lafcabbia , e l'impetìgini : rifo- luta nell'acqua calda , emeffafopra alle cotture del fuoco , nonvilafcia levare leve/fiche. Intenet ita con Mele , & Aceto giova alle ferite . Della Colla di pefee. Cap. p5. LA Colla di pefceèilventred'unpefcedi fchiattadi E Balena. Lodafila più bianca , che fi porta di Pon- tÙ'àr V^^' manon P"'° molto ruvida, e quella, che Pj e/toji disfà . E' utile negli impiaflri, ne i medicamenti del capo, edellafcabbia, fringuelli, che fi fanno per difendere le grinte della pelle della faccia . ' T ^GotlA wnto di carniccio, quanto di pefee, X_i e notjffima à ciafcuno, & imperò non ricercano altra diceria. Nondimeno è da fapere, chela Colla di carniccio hoggi non fi fàfolamente delle cuoja di toro, ma di quelle ancora de gl'altri animali qua- drupedi. Di quelle Colle non ne lafciò alcuna memo- ria UalcncneTuoilibbri delle facultà de {'empiici.- ma r ben di quella, che per incollare i libbri , fifà di fior cu tarma, efalamuoja, lodandola per maturare in ogni luogo del corpo . Di quella de'pefci fece melino- ne l aoloEginetta , ma non però altro di pili ne dille, ciielenediceueDiofcoride. Chiamano la Colla di carniccio ì Greci Kvh\i E»w5m« : c quella di pe- tee lurfi&ftw,. i Latini chiamano quella di car- niccio Glutinum , òvero glutcn, e quella di pefee "CUJ™shitinurn. Gl'Arabi chiamano amendue Zi- re, &Gara: i Tedefchi Leim. Li Spagnuoli chia- mano la prima, Colla, e Grudel, e la feconda, Col- la de pefec.- iFrancelì Colla. Nel terzo Iib. di Diofcoride. A 475 Del Vtfchio, Cap. 07. L'Ottimo Vifchio è quello, cheèfrefco, nuovo di den- tro di colore di Porro, e difuori roffigno , e che non hdnì dell' afpro ni del fembolofo . F affi di certi acini, che nafeonoin sù le Qiiercìe n 'a certa pianta , chehà le fi ondi fimìli al Bofo . Pefianfigli acini , elavanfi, e pofeia fi cuocono nell'acqua. Sono di quelli, chelo fanno majlicarir doli. Generafianccraìn siti Meli , in su i Peri, rjr in molti alberi . Trovafi oltre a ciò in alcune radici d'arbo- fcelli. Mollifica il Vifchio , rifolve, e cava: matura le pofieme, che vengono dopo l'orecchie, i-tubercoli', e tutte l'altre pofieme con Ragia , eCera. Sanai epinitidi, ap- plicato in una faldeletta . Mollifica applicato infiemecon Incenfi l'ulcere vecchie , e le maligne pofieme . Cotto con Calcina, ò vero con quella pietra , che fi dimanda Gaga- te, 0 vero con l'Afta, cjr impia/iratofminuifee la milzji: mejjb in sili unghie corrotte con Orpimento , ò vero San- daracale fiirpa via. Incorporato con Calcina, e feccia dilino diventa più valorofo . FAlTi il Vischio, il quale vola noinTofcanaPania, perdiv irniente chiama- veilc vie . Quantun- que il vero, e pili naturale fia quello, che iì chiama Quercino, di cui principalmente intende Diofcori- de. Di qucRo adunque primamente parlando, dico, che copia grandififima oltre à quello, che in sii 1 Peri, &in sii i Meli nafee di niuno valore, fene ritrova in sùkQjjcrcié, insiiiCerri, insti i Caitagni, ik in sii gl'Elici, nelle maremme nothe di Siena, dove le communità affittano grandifiime felve à coloro, che lo ricolgono, e clic lo riducono con cuocerlo, bat- terlo, e lavarlo in pcrfettionc . Nafcene ancora à noi (quantunque folamencc diceflè nafeere il Vifchio Plinio in sui Cerri, Quercie, Elici, Sufini falvati- chi, lerebinthi, Pini, & Abeti) alibi insù i Calca- gni del buono, e parimente in sii i Peri,e Meli domc- ftichi, efalvatichi, le ben del tutto è riputato inuti- le. In Tofcanac veramente il Vifchio , oltre al pia- cere, che le ne cava di pigliare con eflb moltitudine ineltimabile di Tordi, Se altri uccelli ne'bofchetti , molto neceilàrio per le vigne; impcroebei Bruchi nellofpuntaredegl'occhilorotuttife le mangiareb- bero, fe non circondafiéro inoltri lavoratori tutti i piedi delle vigne co'l Vifchio: à cui nel falire per la piantasti di terraquefti perliferi animali nemichi d' un tanto eccellente liquore, meritamente rimango- no aviluppati . Etimperònonc da maravigliarli, che la natura habbia fattoil paefe noftro abbondantiffi- modi Vifchio, fapendo bene ellaquantopertal pe- lle ne fu lleneceflario. Pafconfi di Vifchio, cioè de ifuoiacini, leTordelle, dal cui lterco pieno ancora, difeme, che rella fopra gl'alberi, dove alloggiano, edriparano, nafeepofua la pianta, che lo produ- ce. Et imperò diceva Plauto , che i Tordi fi cacano la morte. Noncil Vifchioper fe fteflò albero, ma vive, e nafee fopra gl'alberi, Handovi fempre per lo più verde, come fcrive Virgilio nel 6. libbra dell'Eneide, cosi dicendo. Qual fimi di nuova fronde nelle felve Al freddo verno verdeggiare il Vifio, Che l'alber fuo non femina, in cui vive. E però diceva Plinio all'ultimo capitolo del 16. Iib. Il Vifchio non nafee fe non in sii gl'alberi , né vi nafee perfeminarveIo,ma folamente dello ftcrcodeTordi,e de'Colombifalvarichi, che fe lo mangiano , pcrefier fua natura di non nafeerc fe prima non (i matura nel ventre degl'augelli . 11 che prima di lui ferine Teofra- ftoal23.cap.deirn.lib. delle caufe delle piante. Di quel!o,che natee ne'Pini, ene gl'Abeti,iI quaIe(fecon- do Plinio) fi chiama in Eubea Stelin,& in Arcadia Mi- lear, fe ne vede copia ne bofehi della valle Anania ab- bondantiflìmi di tali alberi, dove fempre quando è maturo.fi veggono infinite Tordelle. Màè ancora que- i!o,per quanto refperienzam'hàdimoltrato, di poco valore, Vifchio , c l'uà hiltoiia. Vif.:hio , e l'uà utilità . Difcoifi VISCHIO. valore, come quello dc'Peri, e de' Meli; imperoche nelcuocerlo, batterlo, e lavarlo perde ogni nervo, & ogni tenacità. lapianta, che produce ilVifchio ne'Pini, ne gl'Abeti, ncTeri, nc'Meii, e ne'Man- dorli, confervale fiondi verdi ccsinel verno, come nella Hate ; il che non fà quello, che naice nelle Qucr- stntn.xa di cje) ne'Caftagni, ene'Cerri. Del che volendo alle- Spróvita. gnarclaragioncTeofraftoalluogopocodi fopra ci- tato: Non è inconveniente colà ( diceva) che fi ri- trovi il Vifchio , chehabbiafcmprelcfrondivcrdi, e di aucllo à cui cafehino; imperoche l'uno Uà attac- cato ad alberi, che fempre vcrdcggiano,c l'altro ad al- beri, che perdono le fiondi,- onde interviene , che m queitigli manchi il nutrimento, & in quelli n'habbi quanto glie ne bifogni . Dalle quali parole lì vedc,che vuole Teofrafto, che fedamente ftia fempre verde quel Vifchio, che nafee in alberi, che fempre verdeggia- no di frondi . 11 che è veramente fallo , percioche tut- te le piante del Vifchio, che nafeono fopra i Peri, & iMeliinTofcana, &m ogni altro luogo d'Italia , in ogni tempo fempre verdeggiano! e pure à quelli pal- pano le frondi ogn'anno , s però bifogna che d'altron- de venga la caufa . Oltre à ciò falli il Vifchio de'Sebe- iten, ìi quali chiamano i Greci Mixa, come dicem- mo dì fopra nel primo libbra, parlando di tal frutto . v.WvoDi- Hqueltoèquello, che li porta per la maggior parte r.jkhmo. per[uuaLombardiadaVenetia, e quivi da Damaf- co, e però chiamato Damafchino , affai pero meno valorofo per uccellare, e per ogni altro effetto del noltrodi'fofcana. Faffcnc delle corteccie delle ra- dici dell'Agrifoglio , c parimente di quel picciolo ar- bofcello chiamato da molti Lantana, il quale tengo io per il vero Viburno, lacuihiltoriafufcrittadi lo- pra nel primo libbra al capitolo del Rhu. lolgono coloro, che di quefti alberifanno il Vifchio, lefcor- zc di quelle radici, efepcllifconlein terra in uoghi humiditra le frondi dc'loro alberi, e quivi le lalcia- noputrefarealquanto tempo, epofciale cavano, e le pedano in una pila tanto, che diventano bemlii- mo vifeofe , e pofeia le lavano all'acqua corrente da I- lefue immonditie . In quello medefimo modo fe ne ia ancora delle radici dell'Ibifco, il quale noi chiamia- mo Althea, e Malvavifco, il chefapendobenillimo Piofcoride,diceva, che ancora fi ritrovava il Vifchio jnalcuneradicid'arbofcelli. Hanno alcuni per le- dei Mattinoli A creto dare i rami del Vifchio Quercino in polvere per il mal caduco, con il quale efperimento dicono eficr- fene affai liberati. Maè perobifognoche_ lo piglino j patienti quaranta giorni continui, e che li avvertifea, che i rami che fi fpicano dell'albero non tocchino ter- ra. Hò ben io conofeiuto alcuni mal prattichi Medi- ci, che ritrovando fcritto in alcuni medicamenti, che fi compongono perii mal caduco, il Vifchio Querci- no, in cambio del legno, vi mettevano la pianta , e pa- rimente la davano in pillole;il che non fenza ri fo fu da me veduto. 11 medclimo legno portato al collo,o vera- mente al braccio con la fua corteccia intorno, proibi- fee (fe tanto però lì deve credere allefuperltitioni)che B le donne gravide non lì feoncino . 11 Vifchio che na- fee nel Pero falvatico,pefto ( cioè i ramofcelli,e le fo- glie ) in un inortajo con giallo frefeo di Capone, fin che tutto s'incorpori bene inficine, e meno dipoi in un vafo di vetro al Sole ardentifiìmo, fin tantoché nedi- ftilli il liquore, guarifee ( come più volte hò veduto io) le contrattioni delle membra , ungendole con elio caldo. Fece del Vifchio mencione Galeno al 6. delle vi factiltàdefemplici,cosidicendo: 11 Vifchio è com- feriti pollo di pur'alìaifultanza aerea, & acquea, e di po- ^ alc chiffimatetrea; imperoche la fua acutezza tra palla 1' amaritudine. Vede!! per quello, che l'effetto corrif- ponde alla luftanza, per tirare egli gl'human dal pro- C fondo, enonfolamentc i fottili, ma i graffi ancora, ra- refaccndoli, e digerendoli. Mà è di quei medicamenti chenonfcaldanofubito, che fono polli fopra la car- ne , ma che ciò fanno con tempo , come là la 1 hallia . Chiamano i Greci il Vifchio I'gf» : i Latini Vifchum; N-«r gl'Arabi Dabacli, & Dibach : i Tcdcfchi VogcU.cim , &Miftel: liSpagnuoli Vifco : iprancciìGuy . Dell '/Sparine . Caf. 98. L 'Aparine crefee con molli piccioli rami, offri , e quadrai, bàie fttefronit compartite per intervalli intorno al f"Jìo A modo di ruota, come la Rabbia. Produce D il fior bianconi Teme tondo, duro, bianco, concavo in mczj> à A P A R 1 N E. E F I Nel terzo Iib. di Diofcoride. modo d'uno ombilico: Vherba è si ruvida, che s'attacca alle Uefa. HJfanlaìp afiori in vece di colatoio, per ca- uarfuorii peli del latte . llfkccodel feme, del fufto , e dellefrondi è valorofo bevuto contraai morfi delle Vipe- re, e diquei Ragni , cheflchiamano Falmgi: medica i dolori dell'orecchie diftillaiovi dentro. L'herba trita con Sogna , ór impiajlrata rifolue le fcrofole . e T 'Apaiune nafce per tutto, e maffime tra le J i Lenticchie, coinè all'ottavo capo dello1, libbre, riterifceTeofrafto. Chiamanla molti, per produrre ella le fiondi lunghette attorno attorno al furto à mo- do d'una rotella di fperone, Speronclla. E' molto ru- vida, e però quando è matura, s'appica tenacidima- mente alle velli . Ufano alcuni il fuo fucco con non poco fucceffo à faldate le ferite frefche della carne , e parimente à riftrignere le fetole decapitela delle pop- pe. L'acqua diftillata da tutta la pianta, fi dà util- mente à bere à i difenterici , eia polvere della fecca fanale ferite, e parimente l'ulcere fparfavifopra.Fc- 1 ce btevemente mencione Galeno al fello delle fa- cultà de femplici, cosi dicendo: L'Aparine è poco .allcrfiva, e poco difeccativa. Hàinfe alquanto di forale. Chiamano i Greci l'Aparine A'mpmt: • '- A L I S S O. 477 La- li Spagnuoli »,e fua natio. tini Aparine: i Tedefchi Klebkraut Prefera: iFranccfiGrateron, Dell' Alijfo. Cap. 99. L'Alido è picciolapianta d'un folfujìo, ruvidetta , con frondi ritonde appreffo alle quali è il frutto, che Jiraffembra doppi fendetti , nel quale è dentro il feme al quanto largo: nafce ne 'monti, ór in luoghi afpri . Lafua decottionebevutafermailjìnghioxxp , che non è confe- tte. Ilmedtfìmofatenmdofirherbainmano , òveroodo- randofi . T rita ceni Melefpegne le macole della felle del- lafaccia , eparimente le Lentigini . Credejì, chepeftan- dofi, emettendofineicibi, giovi alla rabbia de Cani, e crede/i che attaccataper le cafe fia falutifera, e che fia buonrimedio tanto ne gli huomini, quanto ne gli animali centra allefafcinationi . Legata in tela roffa al collo al be- ftiame , difeaccia via le malatie di quelli . VAria veramente è appreffo gli fcrittori l'hiftoria dell'Anssoi imperoche per quanto fi legge in Plinio all'undecimo capo del 24. libbro none al- tro, che quella pianta chiamata da noi volgarmente Rubbia minore, per effete ella (dall'havere i rami alquanto più fonili , e le fiondi più picciple in fuori ) del tutto fimile alla Rubbia ; del che dà manifeftoin- dicio, cosi dicendo: L'Etithrodano, il quale noi chiamiamo Rubbia, con la qualefitingono le lane, eficoncianole pelli, provoca l'orina. Bevuta con acqua melata fana il trabocco di fiele, & impiaftrata con Aceto, le volatiche. Provocano la radice, e'1 temei melimi, riftagnanc.il corpo, e rifolvono le poi eme. E' da quella pianta non in altro diffimile quella, chcchiamiamo Alido, che nell'havere ella letrondi, &i rami più piccioli. Halli prefo tal no- mcpcrnonlafciarvenire, nè diventare rabbiolì co- loro, che fon (lati morduti da'Cani rabbiofi . Del che daicbbequakheindicioriiaverla Diofcoride di fatto mefladoppoJ'Aparine, la quale raffèmbrò egli alla kubbia, ìckicmbianze, & i lineamenti vi corrif- pondeflero,- imperoche l'Alido fcritto da Diofcori- de ha le frondi tonde, e'I frutto fimile à doppi fen- detti, nelquale, èdentro un feme larghetto; il che inalcunmodo non li vede nella noftra Rubbia mi- nore . Che altra cofa fia appreffo Diofcoride la Rub- bia minore, fi dimoltra per havere egli trattato, e della maggiore, c della minore più avanti in un mc- dclimocapitolo: ilchenon riavrebbe fatto egli, (e per l'Alido haveffeinrciodiquella. E però fipuò di- 7r °c'le'^' Sran lunga erraiiè Plinio, ò che per 1' Alido intcndaeglialtrapiantadiverla dall'Aliiro di Diofcoride. Oltre à ciò rellonc molto più confuto, udendo dire Aetio: Dicono alcuni, che l'Alido è quellahcrba, laqual chiamano Siderite Heraclea , che nafcc per tutto appreffo à gl'argini delle vie, con S!*3l5St fiore purpureo, e foglie grolle, à cuifù dato ilno- {*■ med'Aliflo, petgiovareellaài morfi de Cani rab- biofi maravigliolamente , Dalle quali parole non fo- lamentefivede, che Aetio non deferive l'Alido di Diofcoride, ma che ancora non efprimc, nè dichia- ra qual fpeeie di Siderite intenda egli per l'Alido; im- peroche edendo tre le Sideriti 'fcritte da Diofcoride , delle quali la prima, e l'ultima hanno il cognome d' Heraclcc; non veggio veramente come fi poffa de- terminare, di cui egli habbia incefo. Alchenoncor- rifpondequcl, che ne fcrive Galeno all'undecimo libbro de gl'antidoti, narrando alcuni rimedj d'Af- clepiade, ne'morfi del Can rabbiofo, cosi dicendo: L'Alido e veramente un'herba fimile al Marrobio, ma nelle fommità de'fulli hà le rotondità più fpinofe, e piùafpre, dove nafcono i fiori di colore , chetende affai al cclefte. E però vedendo dall'Alido tante va- ne opinioni, &hillorie, parmi, che diffidi cofa fia l'aflermarequal pianta fi poffa per l'Alido vero mo- nraré in Italia j nientedimeno, fapendoio che non mancano buoni Semplkilti, che tengono la pianta, di cui è qui la figura per il vero Alido, non hò voluto mancare di non porne il ritratto in quello luogo , fe benenonvicorrifpondceglicontuttele note. Vuo- Errore IcilRuellio, eh e lo ferino da Diofcoride fia quel!' RuSùi, c herba, che fi chiama Canape falvatico , la quale quanto fe gli raflèmbri, lafcio , per non fcmpre correggere altrui, nel giudicio di coloro, chefan- 110 la profellione de'Semplici. Quello, che fcrive Galeno, è per tutta Italia volgare , e cosi pari- mente quell'altro, che fcrive Aetio; ma qual di quedi poi fi debba ufare, Io lafcio in arbitrio di ciafcuno, come che pili mi piaccia dar con Ga- .,-„- leno , il quale lece dell'Alido memoria al 6. del- toitco d.' le facilita de lemplici, cosi dicendo: E'itataque- Galc"° ■ Ila pianta chiamata Aliflo pet giovare ella mala- gevol- ^1 i -US i >W ■ pcroche oltre all'haverfì tacciuto Diofcoride, che vada per ogni via ferpendo lungamente per tetra, dif- fe, che ella haveva le fiondi più lunghe, chcI'Hede- ìa, c non piti tonde, comehàqucfta, la quale chia- mano Heciera terreftre. E però fi può licuramente dire, che differenti fieno di gran lunga quelle due piante. Mala vera Afclepiade, la quale, fecondo alcuni altri Greci , e buoni autori (fe tanta fede fi debbe predare al dotto Marcello Fiorentino ) produ- ce il fiore à modo di Rofa . E quantunque pili volte l'habbia per li monti fertiliffimi della valle Anania ricercata, non l'hòio pelò ancora potuta vedere. Nè manco panni, che errino coloro, de quali n'e del uno ilFuchfio, Medico fegnalato de tempi nollri , checredono, che fia l'AfcIcpiade quella piantachia- mata da molti Vincetollico : impcrochc non ritro- vandoli nelle fiondi , nè nelle radici odor veni no ag- gradevole, nène'fiori odor veruno fpiacevole , nè cheilfemefìafimilealla Sccuridaca (pcrcioche del feme, e non de cornetti fcrive Diofcoride) non fi può fenon dire, che colloro fi fieno ingannati. Ap- pociònon fi legge ne'libbri de femplici d'Oribafio, il qual traferive di parola in parola da Diofcoride , che V Afclepiade faccia le foglie lunghe, nè anco nella interpretatione di Marcello Fiorentino, il quale rieb- be forfè tcfti più corretti. Più oltre hò veduto io un teflo molto antico di Diofcoride, in cui dove fi def- crivono le radici non vi fi legge rioA\«(, cioè molte, ma folamente xìtttxs, iwlìns , cioè fottili, & odo- rate. Crefce il Vincetossico con foglie come diLauro ( quantunque fieno elle in cima più acute ) ferme, e parimente lifeie. Produce dalle radici af- fai gambi, verdi, & arrendevoli, intorno à i quali fono le foglie pofleà due, àdue, dillanti di pari in- tervalli. Fai fiori piccioli, efottili, che nel pallido biancheggiano, da'quah nafeono alcune filique pic- ciole piramidali, ´, piene di certa lanugine , ita la quale è il feme. Hà copiofifiimc radici, bian- che, efottili, le quali fi diffondono attorno attorno alla pianta, ma non però odorate, fe bene al gullo dolcette, con una quali infenfibile acutezza, delle quali è l'ufo in medicina. Nafce ne'monti, ne' colli, & in altri luoghi aridi, rfaflòfì. Le radici fcaldano, e VINCETOSSICO. C D difeccano nel primo grado, digerifeono, aprono, e v;„^ rifolvono, Hanno virtù potcntiffima contra tutti i co. veleni, e di qui s'hà egliprefo il nome, eperòfì dan- no ficiiramente à bere à coloro , che fono Itati mordu- ti da qualfivogli animale velenofo. Dannoli ancora con norabilillimo giovamento al pelo d'una dram- ma, emezza, ognigiorno, quaranta di continui à bere con la decottione del Catdo benedetto, à i mor- fi del Cane rabbiofo, e bevute nel medefimo modo ogni mattina, prefervano dalle contagioni peflilen- tiali. Bevute le medefime al pefo d'una dramma con acqua d'Acctofa, ò diBugloflàgiovanoà tutte l'in- fermità del cuore, nel che operano con più efficacia , fe vi s'aggiunge un poco di feme di Cedro. Prefe con Vino gagliardo , epuro, mitigano i dolori delle bu- della. La decottione delle medefime fatta nel Vino bianco, bevuta più, cpiùgiorni, guarifee gl'hidro- pici, ina bifogna procurare, che fudino nel letto fubito, che hanno bevuto la decottione fuddetta . Giovala medcfimadccottioneal trabocco del fiele, impcrochc chiarifica la pelle del petto, & alla toflè. Dafii la polveredelle radici con feme di Peonia nel malcaduco, e provoca l'orina , egiova all'infermità ài malinconici con feme di Bafilico, ò veramente con Perle. Ammazzanoi vermini del corpo bevute con polvere di radici di Dittamo bianco. Mettonfi utilmente ne'bagni , che fi fanno alle donne per li dolori della matrice, e per provocare i meftrui. Vo- gliono alcuni moderni, che le radici del Vincetoflì- co, fieno molto falutifere per dare à bere con Vino, ò veramente con la decottione delle radici del Sinfito maggiore, àifracafìàti, & à coloro, checafeanoda alto. Non manca oltre à ciò, chi dia pur all'ai virtù à quell'altra pianta , di cui dicemmo nel principio di queflodifcorfo, chiamata da molti Hedera terre- ftre, e fpecialmente permettere nelle bevande, che fi fanno per le ferite del petto penetranti, e delle bu- della. Altri mettono il fuofucco ne gl'unguenti, per haver virtù di fcaldare le ferite. Scriflèdell'Afcle- piade Nel terzo lib. di Diofcoride. piatte Galeno al fello delle facultà de femplici una fo- lariga, cosidicendo: Scrifiedi quefta herba Diof- coride nel terzo libbro , ma noi non ne riabbiamo fac- to ancora efperienza. Chiamano i Greci l'Afclepia- de A'c-xmtiks : i Latini Afclcpias. Delt Atrattile . Cap. 101. L'Adattile èunapianta fpinofa , fìntile al Carthamo, quantunque habbia ella le frondi molto più lunghe nellafimmità de fu/ti , i quali nel più del re/lo fono finxa fiondi-, crimidi. Quf-fti ufano le donne invece dì fifa per filar e. Produce in cima cent bottoni pieni d 'acute fpi- ne. FàilfiorgiaUo , quantunque ancora in alcuni luoghi lo produca purpureo; la radice fittile, ér inutile. La chioma fiia, il finte , e parimente le frondi fì bevono con Vino, ePepeiailmentecontralepunturedegti Scorpioni. Dicefì, che tenendofìl' Atrattile in mano da coloro, che fontrafitti da quelli, nonfintono dolore alcuno , ma. come lalafiìano , ritornanonei medefìmitermini . 479 ATRATTILE. ii- T T UoIeilRuelIio, e parimente Hermolao, che V t na Ì'A trattile fcritta da Diofcoride quel- la prima fpecie di Carthamo falvatico, chiamato \ Cnico da Greci, chefcriveTcofraftoal4.cap. del 6. 'di libbro dcll'hiftoria delle piante. Ma ritrovo io ap- I piefloàTeofrafto differenza tra l' Atrattile, e'1 Car- [ thamo falvatico; il cheaccioche più manifeftamence i conofeere fi poffa , cosi di parola in parola e l'hifto- r ria, che di tutti iCarchami, dell'Acarna, edell'A- t trattile particolarmente fcriffe Teofiafto, cosi di- c cendo: Divideliil Carthamo in domeitico, e falva- i tico, e quello fi divide medefimamente in due fpe- c eie, delle quali l'uno è limile al domeftico, con il f fuofuftobendiritto, & imperò l'ufaronoanticamcn- i te le donne per le rocche loro da fila re. Produce que- [ fio un frutto nero grandetto, & amaro. L'altro è f più folto di frondi, c produce i fuoi ludi fimili al 5 Soncho, inchinandoci à terra per la tenerezza delle frondi, egiacendofiinsù'Icampo . Genera il frutto amaro, copiofo, e pelofo come un'herba . Fanno ambiduccopiofofeme, come che molto più ne fac- cia il falvacico . Hà in fe quefta particolarità tra le piantcfalvatiche, cioè, che quantunque fia propria natura loro d'cITcre fempre più dure, e più fpinofe del- le domeflichc , quefto nondimeno è pili molle, cpiù lifeio. Oltre à ciò l'Acarnaè ancora ella limile al Carthamo domeftico j rolìigiia di colore, efuccofa. Mal' Atrattile èphibiancodituttiquefti, & hà nelle lue fiondi una particolarità, Jaqualeè, cheftirpan- dofi quelle, & accollandoli alla carne, gocciolano fubito un fanguigno liquore, e però chiamarono al- cuni quella pianta pcrar, cioè fangue . Refpira di grave odore. Produce il frutto tardi , cioè nell'au- tunno , come è la natura di tutte le piante fpinofe. Per le quali parole può ciafcunomanifcftamente vedere , che erra il Ruellio, volendo che PAtrattile fia, la pri- ma fpecie de'Carthami falvatichifcritti da Teofi afto ; non accorgendoli , che particolare pianta è àTeofra- ftol'Atrattile, quantunque la raffembri eglial Car- thamo; e che è particolare qualità dell'Atrattile il ri- fudarc fangue dalle frondi, e non del Cardiamo fal- vatico. Nelqualeerrore, fecondo il mio difeorfo, lo condurle Plinio, ilqual dice al 15.cap.del 2 1. lib. cha alcuni chiamano queftafpecie di Carthamo falvatico (j Atrattile. Dovehavcndo detto di moltefpinofe pian- te, che ufano ne'lor cibi gl'Egizj, pervenuto al Car- thamo, cosìneferive, dicendo: Celebrano gl'Egi- zj maravigliofamcnce il Cnico non conofeiuto in Ita- lia: e loro in pregio non perii cibi , ma peri 01io,che cavano del feme . Ma è però differenza dal domeftico alfalvatico, delqualenefonoduefpccie: una delle qualièpiù piacevole, co'l fuftofimile al domeftico , manondimenoruvido, efottile, ilqualeperle roc- che loro ufarono anticamente le femine, & imperò 10 chiamano alcuni Atradiilis, il cui feme è bianco , grande, &amaro. L'altro hà il fufto più pclofo.epiu forte, e vattene quafi ferpendo per terra, con minu- Y) tofeme. Tutte quelle fon parole di Plinio, le quali quantunque facciano certa lede , chela prima fpecie del Cnico falvatico folle chiamato d'alcuni Atrattile ; non però afferma, ne dice egli, che l'Atratcile; fia 11 Cnico falvatico. Della quale Atrattile lece egli po- feia particolarmente mcntione al decimofelto cap.del medefimo lib. così dicendo: L'Acarna fidiftingue dallo Scolimo, per efferc roda di colore, e più graffa difucco. Sarebbe ftata limile à quefta veramente 1' A trattile, fe non fuffe ella più bianca, e non diftil- ladèdalei ilfucco, come fangue; la onde è chiama- ta d'alcuni Fonos. E' di grave odore: ilfuo feme non limatura, fenon tardi, neprimache nell'autunno, g quantunqueciò dir fi polla di tutte le piante fpinofe. Tutto quello diflè Plinio . Di qui adunque panni, che lecitamente fi polla concludere, che non fia l'Atrat- tilealcunode'Carthamifalvatichi, ma altra partico- late, e per fefteffa pianta, equell'ifteffa, che ufava- 110 anticamente le donne per fufa da filare. Et impe- rò Teodoro Gaza valcntillimo Greco interpreta PA- trattile in Teofiafto fufo lalvatico, e non rocca, co- me interpretò ìlCarthamo falvatico. Ilchepar, che dimoftri , che anticamente ufadéro le donne per roc- caquella fpecie di Carthamo, eper fufa PAtrattile- Sono non mediocri Semplicilli, i qualitcngono pet certo, chelapianta, dicuièquilafigura, liai!vero F Atrattile: allacuiopinionem'accoftarci ancora j0) ferompendofi le foglie, nediftilafleun fucco fimile al fangue, e che haveffe ella i gambi diritti. Però ne lafciarò il giudicioà coloro, che confedereranno be- ne tutte le note dell'Atratcile.Oltre à ciò tiene il Ruel- lio, che quella fpinofa pianta, la qual noichiamia- mo Cardo benedetto, Scaltri Cardo fanto, & |jtr; herba Turca, fia quella feconda fpecie di Carthamo falvatico, chele-rive Tcolrafto. Alla cui opinione non poflo non accollarmi; imperoche il Cardo be- nedetto fe ne giace con denfa chioma di frondi, e ve- deri 480 Difcorfi del defi andare con li gambi per terra. Fà appo ciò il frut- A to amaro, épelofoà modo di barba, & i furti rofleg- gianti, comeilSoncho. Di modo che per corali fo- miglianze veramente convenevoli tra la feconda fpe- cie delCnicofalvatico , & il Ondo benedetto , non fi maravigli alcuno fe hora fon coftretto à mutare opi- nione, & ad affermare hora quello, che già negai , havendo io per fempre deliberato di mantenere, edi- SJSL- fendere molto più la verità, che le mie opinioni . Ma ben mi maraviglio, che diceffe il Ruellio, huomo de tempi noftri veramente dottiffimo, che da quello Cardo rifudi fanguinofo fucco; imperoche , quan- tunqucqueftolìaveramentecontrario all' efpenmen- to, fefuffe, come pur vuole egli, il vero, farebbe i3 tutto contra al fuo fentimento ; non ritrovandofi che maidicefferoTeofrafto, nè Plinio, che da'Cartha- mifalvatichi rifudaffe alcun fangue, e maflìme da querta feconda fpecie , la quale non accetta m modo alcunoilRuelliopetTAirattile, & imperò contufa- menteneferive; perciochefepur haveffe voluto af- fermare, per loftenere quella fua opinione, che fuf- fe l'Atratcile quella prima fpecie di Carthamo falvati- co, doveva attribuire il diftillare del fangue à quel- lo, e non àquefto fecondo, il qual toglie egli per opinione Cardo fanto. Nè manco in ciò mi piace 1 opinione vici Fuchfio dclFuchfio, il quale ne fuoi commentar), e pan- dannala. roente ne']ibbri delle compofitioni de medicamenti fi C crede, cheilCardobenedettofialAtrattile più hir- futa , e dico più hirfuta , per farne egli due fpecie, una meno, e l'altra più hirfuta , quantunque non li ritro- vi appretto Tcofraftb, e Diofcoridepiù d'una fpecie d' Atrattile, la quale, per quanto io me ne veggia , non può in alcun modoeffere il Cardo benedetto; im- peroche non hà egli alcun fucco fanguineo , ne i furti in alcuna parte nudi ; anzi che non produce egli alcu- no diritto gambo, ma rami arrendevoli, con li quali fe ne và per terra, ò veramente vi fi corca . Ma pofeia, ?he adire del Cardo Santo, m'hà indotto il Ruellio, CARDO SANTO. 1 Matthio 1 non farà fe non buono qui dirne quanto da pm mo- Cardo Si derni ne ritrovi fcritto. Eperò dico, cne'l Cardo to,cfua' Santo chiamato d'alcuniHE rij a Turca, eno- fiori», e tiffima pianta à tutta Italia, dove non nafte perle'""-- fteflo nelle campagne, come fanno 1 Cannami fai» vatichi; mafifemina, eficoltivain ogni luogo ne gl'horti. Dove fi vede con gambi tondi, & arrende- voli, pelofi, eftratiperterra, foglie lunghe, inta- gliate da amendue i lati , e mentre che fono tenere,pe- lofe , e fpinofe per intorno quando fono mature. Pro- ducei ricci nella fommità de 'rami lunghetti, & acu- tamente fpinofi, circondati da fpinofe foghe, le quali per ogni intorno gl'abbracciano . Efcono da quelli 1 fiori gialliccia il feme li ritrova dentro in una lanugi- ne come ne'Carciofi,e nel Carthamo.La radice hà egli bianca, e divifa in più fibre . Tutta la pianta è al fa- poreamariffima , e però dirci io, che fiiffe comporta di parti terree aflòttigliate da (acuità calida. Hà que- lla volgarmente in Italia grandiflimo nome , e fpecial- mcnte contra la pelle, e contra tutti i veleni mortile, ri; tanto dico contra quelli, che fi mangiano, o li bevono, quanto à quelli, chelafcianoco'lmorfo, e con le punture tutti ivelenofi animali. Bevefi la fua decottione per la quartana, e per ogni altra febre , che cominci con freddo . Al che fi dà parimente della polvere dell'herba con Vino, ò vero della fua acqua, lambiccata. Vale nel medefimo modo alla epileha de'fanciulli. Bevuta la fuadecotriunefarta nel vino con mezza dramma della fua polvere, allegia mira- bilmente il dolore di fianco. Sanatuttu dolori del corpo, e provoca valorofamente il fudorc : am- mazza i vermini, e giova alla matrice . Ufafi a 1 tempi noltri per fare quell'acqua , over Vino del legno d'India, che fi dà per il malFrancefe , per ha- vere proprietà mirabile disfaldare tutte l'ulcere vec- chie, e maligne, e di rifanare 1' interiora . Chia- mano i Greci l'Atrattile AVp«™m<: iLatimAtra- ^™'- cìylis, & Fufus agreflis. 1 Del Policnemone . Cap. 102. L Policnemone è una pianta farmentofa . P''od;>ce h BL frondifimili all'origano: e l fu/lo, come quel del Fu- lepio, compartito da molti nodi, fen^a alcuna ombieu a , in -vece della quale hà egli in cima piccioli conmbi.di buono odore, ed acuta fapore. Impiafìrafi , frefee ,, e par, men- te' Cecco con acquautilmenteperfaldare le ferite , ne Je no levaviaper fino al quinto giorno . Bevefi con Pino alle dijlillattoni dell'orina, ér alle rotture . habbia- cono- j nè veduto il vero Po- licnemone in Italia . Dove quantunque li ri- trovino alcune piante, che da alcuni li inoltrano per il vero Policnemone, nondimeno per mancar loro più aliai note, che fi ricercano nel Policne- mone, non porto veramente fopra ciò determina- re cofa veruna. E però lo lafcierò tra l'altre pian- te incognite fin tanto , che ne confeguilca mag- gior certezza . 11 Policnemone ( per quanto le n hi da Galeno all' ottavo libbro delle faculta de femplici) fcalda, e difecca nel fecondo °tdmc » e però falda egli le ferite . Chiamano il Policne- mone i Greci nowu[iw : i Latini Polycnemum. Del Clinopodio. Cap. 103, IL Clinopodio è una pianta , che produce le f rondi fimi- li al Serpollo , [armento fa , alta due /panne: nafee in luoghi faffoli. Rajfembranfi i fuoi fiori à quei del Marro- lio , compartiti per diftinti intervalli , fintimeli a forma loro di piedi delle lettiere. Bevefi l'herba , e la fua decot- tione à glifpafimi, alle rotture, à diftìllatione donna, & dimorfi delle Serpi, provoca i mefirui , e parimente^ il pano: ma bevuta di lungo alquanti giorni ftirp a pon quelle fpecie di poni, che fi chiamano acroebordene . ut NOnhòfin'hora, per quanto^ feiuro, ritrovato PoIiCl ne,eii minati Vitti Pnlia da G; Nouji decottione fatta fallire fin che cali la ter-^a parte, ri ri/lagna bevuta il capo , fatta con acqua , dove Ita la febre, ma altrimenti con Vino. CLINOPODIO VOLGARE. Nel terzo Iib. di Diofcoride. B 4«i A TAUefonole piante.cbe da moki Semplicltii ci fi -L/ dimoftranohoggi per il Clinopodio. La prima ha le foghe un poco maggiorente del Serpollo e alquanto pm larghe, i gamboncelli quadrati , epe- lofi, &ifìoripurpureiattornoalgambo, & in cima come nelMarrobio. La feconda poi hà le foglie lun- ghette, & appuntate in cima, & all'intorno le"àieri mente dentate , con certi fioretti piccioli , e purpurei comepiccioliBalaufti, i quali però per uguali inter- valli abbracciano all'intorno il gambo . Ma panni pe- rdi che la prima piti, fi raìlowigli al vero Clinopodio, che lafeconda, per rafFerribrarfì le fue foglie molto più al Serpollo, e perche ifuoi fiori, che fono nelle fommità de i rami, par pure che in alcun modo fi sof- fino aiTomigliarc ài piedi, òbafamenti delle lettiere antiche; il che mi haveva indotto à credere , che fuflèquclta pianta il legicirao Clinopodio : rhaha- • vendo guftata io dipoi l'herba , fui sforzato à mutare opinione; imperoche havendo molto bene avverti- to, che il Clinopodio è comporto di parti cosi fottili , chefcalda, e difecca nel terzo ordine, e che bifo- gna, chequellepiante, chefono di conlimile tem- peramento, fienoacute atgufto, ò veramente ama- rifiimc, neritr-.'vandofi veruna di quefte qualità, ne m quella, nè in quell'altra pianta; io non ardirei bo- ra d'affermare, che veruna di quefte fufle il Ctinopo- dio, fe ben acompiaccnza dellifbdiofi di queft . fa- cilità io le hòpoftequìamenduc. Di quelto fcrilTe Galeno alfettimo dellefacultà de i fempliei, cosidi- cendo : II Clinopodio hà virtù di fcaldarc, ma non' peròdibrugiare. E' compofio di fottili parti; epcrò e da giudicare, che fia calido, eparimcntc fccco nel terzo ordine. Chiamano i Greci il Clinopodio Km- ' vmnu; 1 Latini Clinopodium. Del Laontopetalo . Cap. 104. ILLeontopetalofd il fu/lo alto una fpanna, e qualche volta maggiore , su perii quale fono più concavità* V dal,, nellacm fomm.tàm alami baccelli , Jimìli a quei LEONTOPETALO Clinopo;:.:n nacìonc . feri eco d. deCeci , 48z Difcorfi del Matthioli LeenropeeS' lo, e fua efa- minationc . de Ceci, fono diflinti due, ótre piccioli granì di feme . fi Raffembranfi i fiori di roffo colore à quelli dell'Anemo- ne] Hà f rondi di Cavolo , ma fono intagliate , come quelle de Papaveri. Le radici loro fino -aere, mafimili nelle fattezze loro alle Rape , in piti luoghi firofoloje . Nafce nei campi, e nelle biade. La radice bevuta con Vino -vale à i morfi delle veleno/e Serpi, ni fi rma- va altra cofa , che più prefio ne finifij ti dolore , Mettefi ancora ne i Crijleri ielle feiatiche. IL LeontoPetalo, elafuanera, enodofa ra- dice, limile alle Rape, hò non fedamente veduto trapiantato in più, e diverfi giardini al domeftico in Italia, ma ancora al falvatico in molti luoghi di lo fcana. Nafce copiofo in Puglia. Feccne mentione Plinio al i. cap. del vigefimonono Iibbro , cosi dicen- do- ULeontopetalo, il quale chiamano alcuni Rha- petone, hà fiondi di Cavolo il furto alto mezzo pie- de, con molte concavità d'ali . Hà il feme in cima in certi baccelli, come quello de i Ceti • La fua radice è Ltonwpt- fjmiie aiic Rape, grande, enera: nafce ne i campi. « VoSE Ufiamo (diceva Galeno) la radice del Leontopetalo grandemente. Hà facilita di digerire, e fcalda , e difecca nel terzo ordine. Chiamano 1 Greci il Leon- topetalo havimì-rx-kw : i Latini Leontopetalum , Del Teucrio. Cap. 105. E' IlTeucrìounherba , che firaffembraa imavergel- la,ftmite alla Triffagh-.e . Produce le frondi fittili, neguari di filmili da quelle de Ceci . Mafie abbondante- mente in Cilicia appreffo a Gentiade , ò -vero a Cijfade Be- vuta freftit con acqua, ér Aceto , ò veramente la decotuo, ne della fecca, rifilve potentemente la milza, per lì di- fetti della quale, simpiafìra con Fichi ficchi , & 4C"B:9' a ( morfi de ì Serpenti con Aceto filo , fenza altri Fichi t T E U C R I O I. T E U CÌR. I O J I Numi , fua clami Barione. NAfce per tutta la valle Anania , & in altriluoghi ancora, una pianta tanto limile alla Indagine, chefpeftoingannarocchio o'.i chi troppo ben non la conofee . Et imperò hò infieme meco più volte penfa- to, ch'ella fia il vero Teucrio (fe però nafce egli 0 in Italia) fcrittone da Diofcoride, e quantunque di- cacli, che nafea il Teucrio appreffo àGentiade, Se à Ciffade , quefto non ofta però , che non porta nafee- rc ancora in Italia . Fece del Teucrio memoria Plinio perduediverfefpecie, così dicendo : Ritrovò Teu- cro nella medefnna età il Teucrio herba chiamata d'_ alcuni Hermio , laqualt fpargeiramufcelliàmododi fottili giunchi, con picciole foglie. Nafcein luoghi afpri, ilfaporefuoèauftero, e non produce ne fiori , nèfeme. Confcrifccà i difetti della milza; il che di- cono e (Ter flato ritrovato d'alcuni, i quali havendo mertò l'interiora di certi animali fopra elfo in campa- gna, ritrovarono efferli attaccato alla milza, & haver- £ la già del tutto disfatta . Chiamano alcuni Teucrio una'altra pianta, la quale producei rami fimili all'Hif- fopocon allaigambi, e foglie fimili à quelle delle Fa- ve', Comandano ch'ella lì ricolga quando fiorifee; il che dirnoftra , che pur fi credeflero coftoro , che que- fto produceiléi fiori, e quello maggiormente loda- no, che fi ritrova ne monti diPifidia, edi Cilicia . Quello tutto ditte Plinio . 11 che hà fatto penfare à molti, ch'intendeffeeglidiquellapiantachiamatada chi Fava graffa, eda chi Fava inverfa, laquale pren- dono alcuni, ingannandofi , per il Telefiofcritto nel- la finedcl fecondo libbro da Diofcoride . Del Teucrio Tjw r fcrirte Galeno all'ottavo delle facultà de femplici, così ^"So dicendo: 11 Teucrio hà virtù inciliva . è comporto di lottili parti, & imperò fana la milza. E fecco nel ter- zo, e caldo nel fecondo grado. Chiamano il Teucrio Momi. i Greci Twxpuy : i Latini Teucrium . DellaT'riJJagme , àveroCamedrio . Cap. 106. CAmedris dicono i Greci, ór i LatiniTriJfagìne . Sono alcuni, che lachiamanoTeucrio,per la fimbianxa, ch'bà ella con e(fo.Nafie in luoghi afpri , e fajfofi . E' pian- ta lunga una Cpanna , le cui frondi fono picciole, ir amare , ài figu- Nel terzo lib. di ài figuriti & intaglio Jìmili à quelle delle Querele: hdil A fior picciolo , quafi purpureo . Coglleji quando è piena dì feme . Cotta verde nell'acqua giova àgli fipafimati ■', alla, toffe , alla mìlx.a indurita , all'orina ritenuta , & d i prin- cipi dell' hidropijte: provoca i mejìrui , e fa partorire. Bevuta con Aceto rifolve la milxjt : e bevuta con vino è valorojìffìma à i morfi delle Serpi velenofe , e parimen- te impietrata . Trita/i, e fanfinepaftelU i, utili à tutte le cofe predette . Mondif.cainflemecon Mele l'ulcere vec- chie, &unta conOlio toglie le calìgini de glìocchì. La fua natura è di fcaldare . CAMEDRIO I. Diofcork 48? ■ TL Camedrio, hcrbanotiffimaàciafcuno,chia- X mano i Tofcani meritamente Querciuola ; impe- rocheCamedrisnonvuo.lt: rilevare altro, chepiccio- la Quercia. In Lombardia fi chiama per la maggior parte Calamandrina, e da molti nerba delle febri ; imperochelafuadecottionebevuta alquante mattine libera tpeffo della febre terzana, E veramente quella herba in Tofcana in grande reputatione, per eflcre ("come predicano gli fpcrimcntacori) mangiata crii- daamodod'mfalata la mattina à digiuno, rimedio ficunfiimcàprefervarfidalla pcitc non manco che fi , faccialoScordiofuocongenero. Vaie ancora ilCa- medno à tutte l'infìrmità frigide del cervello , cioè all' antico dolore duella, a! mal caduco, al fonno pro- tondo, cosi come ancora à i melanconici , àgli itupi- di, ài paralitici, à gli fpaiimati . 11 feme bevuto al pe- lo d una dramma purga la colera per la via dell'orina . E però molto fi con viene egli al trabocco del fiele . Dittillafiil fucco delle foglie utilmente nell'orecchie verminofe. Dalfi il medelìmo conci a i vermini delle budella , 'il che fà parimente il Vino bevuto , nel qua- le fia fiata infufia per una notte l'herba inlìeme co i fio- ri. ULuchfio nel fuo maggior Herbario dimoltra ef- iere il Camedrio di quattro fpecie , quantunque da gì' antichi piti che d'una non li faccia mentione . Scritte- ne Teofrafio al 10. cap. del nono libbra cosi dicendo : Le i rondi della Triflagine vagliono alle rotture, e pa- rimente alle ferite , & all' ulcere corrofive cotte nell'Olio. II fcmepurgalacolera, e giova àglioc- chi, elefrondi pur trite nell'Olio levano l'albugini de gli occhi. Hàqueft'herba fiondi di Quercia: è. lunga quali una fpantia, odorata, e foave . Mà non però fonocucte le parti della fua pianta utili ad una cola medefima, avvenga che per cofa maravigliofa fi vede, ch'una parte della fua radice purga per di fotco, l'altra per vomico, come quelle della Tafìia, cdelf Apios. Tutto quedodifie Teofrado. Onde non è gran maraviglia, fe la decottione fua fcaccila febre terzana , e mallìmamcncc purgando il fuo feme la co- CAMEDRIO II. Icra, come fcrive Tcofrafto. Ritrovafi un'alcra pian- r ta di Camedrio con foglie parimente Quercine , m»fS'hutoi piufottili, e più intagliate all'intorno, più copiofe, più denfe, & più feure. Ha quella i gambi quadrati, . lottili, legnofi , & alti una fpanna , e mezza , molto ra- mofo, nei quali fono i fioretti purpurei tra le foglie didimi per uguali intervalli intorno irami, come nell'altro Camedrio . La radice hà egli ramofa ^bian- ca. E' veramente pianta elegante, Se all'occhio gio- conda, algulloamara, mad'un'odorenondifpiace- vole, come di Ragia di Pino, rial ebeipeòfo che fadk perfuafoà credere il Trago, chefuffe quclta pianta il veroCamepithiodiDioìcoride. Ma quanto in ciò fi Errore j fia egli ingannato, lo lafcio nel giudiciodicoloro Tras>;- che fi fono efercitati nell'hiiloria delle piante. Io per me non la chiamerò mai altrimenti, fenonChame- drio della feconda fpecie havendo ella foglie di Quer- cia , enondi Pino, e parimente le virtù dell'altro Cha- medrio . Scriflene Galeno all'8. delle (acuità de i (em- piici, in quello modo parlandone: Vince nel Cha- medrio la qualità amara, quantunque habbia quafi ella alquanto dell'acuto . E però meritamente rifolve eliquefà ladurezza della milza, provocai meltrui e l'orina , incide igrolii huttìori, mandificaì'op'pillà- lationi delle vilcere. Et imperò fi può porre tri quelle cofe,chefcaldano,edifeccano nel terzo ordine,quan- tunque fia ella più calda, efecca. Chiamano iGreci il Camedrio Kwsi's. i Latini Chama:dris, & Tri- Hh j" Xago: Camedri* 'ditto a.t Galeno . 484 DiicorG del xago: gl'Arabi Damederios, Chamadrius, Se Kema- A drius: iTedefchìGamanderle,&Bathengel: liSpa- gnuoliChamedreos.- i FrancefiGermandree . Della Leuca. Cap. 107. LA Leuca montana produce le frondipiù larghe , il fe- rme più acuto, più amaro, e mena aggradevole al gu- Jlo della domeflica ; nondimen'è ella di quefta affai più -va- lorofa . Giovano amendue bevute con Vino , àr impiafirate al morfo de veleno/t 'animali , e majjìme de marini . Ituca , c /'AUantunque s'affatichino affai Hermolao , c'1 fliaefrvmina- \1 Rucllio à diinoltrarne per la L E u c a una celta B tionc. ^S*_ herba molto fimile alla Mercorella, chena- fee nelle Vigne; nondimeno per nonfe ne ritrovare hiftoria alcuna, che più chiaramente ce la dipinga di quello che fi faccia Diofcoridc, da cui non fe n'ha ve- runa deferittione ; à me non pare d'affermare in mo- do alcuno, chelaLeuca fi ralìémbri alla Mercorella. Oltre à ciò tiene Marcello Vergilio Fiorentino, che manchi in Diofcoridc àquefto capitolo il principio. 11 che par, che dimoila che parlando della montani haveflé prima parlato della domeltica, coinè dice haveregli ritrovato in un Diofcoride Latino antica- mente tradotto, nel quale fi legge quello capitolo in quefta torma; La Leuca e di duefpecie, l'unado- C meftica, e l'altra montana, &c. 11 che fà non piccio- lo argomento, che in quello luogo fìa corrotto il te- fto, e che ancora vi manchino aliai parole delle note diquefta pianta. Chiamano i Greci la Leuca Asu^àf ; Nomi. ■ r ■ ■ 1 1 Latini Lcucas . Della Lichnide. Cap. 108. LA Lichnide coronaria produce il fioi e fimile^ alle l'iole bianche, ma purpureo , del quale fi fanno le ghirlande. Giova il fito feme bevuto nel firn alle punture de gli Scorpioni . ' Della Lichnide falvàtica. Cap. 109. LA Lichnide falvàtica è in tutto fimile alla do- meflica. Il feme bevendofi al pefo di due dram- me, purga la colera per il corpo : convienfi à i tra- fitti da gli Scorpioni . Dicono , che lochi da quefi'ber- ba gli Scorpioni diventano Jlupidi, e pigri . Lichmdt, T) Enche affai malagevol cofa fìa il giudicare, qual e ina clami- _£j pianta lì a hoggi in Italia la Lichnide dome- natiouc. itlcaj efalvatica, per non riaverne fcritto Diofcori- dc, nè altro qual fi voglia fcrittoi'e de femplici, come fi fieno fatte le fuefrondi, cfimilmcnte i fufti ,per ef- E fer Hata à loro notiflìml pianta per l'ufo che n'haveva- no per le lucerne, e per le ghirlande : nondimeno fi vede hoggi feminare ne gl'horti, e maffime insù'l Trentino ', e parimente nel Contado diGoritia, una pianta per le ghirlande, che produce il fuo fiore pur- pureo, molto nelle fattezze fue limile alle Viole, le quali chiamano gl'Arabici Cheiri: lefrondi lunghe, pelofe, e biancheggianti: i tuffi lanuginofi , alci più d'un gombito, nella cui fommitì fi vede il lorpurpu- rcofiorc, madiniun'odore . 11 perche agevolmente fi potrebbe apporre al vero chiunque fi credeffe che fuficquciìala Lichnide coronaria . Al che accrefee alquanto di credito il ritrovarfene pur'afiai della fa- F vatica molto veramente fimile alla domeflica in più luoghi della valle Anania, e del Sole. E ilveder- fi, che le fue lanuginofe foglie, e parimente 1 tutti to- no , quundo fono fecchi , atti non poco à metter (1 nel- le lucerneper fare lume in cambio di Bambagia iliaca , onde hàprefo quella herba il nome di Lichnide impe- roche 'wCXmr in Grcconon fignifica altro che lu- cerna, e WfKuoi' lo flupino , che noi ufiamo tatto di Bambagia, di cui riavendo carellia gl'antichi ularo- nopcr quello effetto le foglie d'alcune herbe lanugi- Malthioli LICHNIDE. nofe, come fono propriamente quelle della Lichni- de, e quelle del Vcrbafco della terza fpccie . Etanco pereffer ellainufoài noflritempi molto nelle ghir- lande delle villanelle, comecffòrelì ritrovava fino al tempo di Diofcoride. Plinio al 4. cap. del 21. libbro, commemorò la Lichnide tra le Rofc con quelle paro- le. E' ancora una Rota chiamata tanto da i noftri guanto dai Greci Lychnis, laquale non nafecfe non in luoghi humidi, nè produce mai più di cinque fo- glie, digrandezza delle Viole, ediniilunoodorc. 11 ìèmedella Lichnide ("diceva Galenoal fstrimo delle fl facilità dei femplici) ècaldo, e fecco nella line del c fecondo ordine, ò vero nel principio del terzo . Chia- mano i Greci la Lichnide A^j-i'j : i Latini Lychnis . Del Giglio. Cap. ilo. ILGiglio regale è fiore daghirlande , è chiamato da al- cuni Lirio ; & imperò chiamano alcuni l'unguento , chefifàd'ejfo, Lirino, & altri Sujìno, convenevole per mollificare i nervi , e privatamente le dureiX.e della matrice. Le fiondi impiafirate giovano à i morfi delle Serpi : e bollite conferiscono alle cotture del fuoco : condi- te con Aceto vagliano alle ferite . Cuocefi il fiucco infie- me con Mele, ò vero invaj'o di rame , e f affi convenien- te medicamento per t ulcere vecchie , e per le ferite frefehe. La radice arrofìita , eirhapqfciacon Olio Rofia- to , fana le cotture del fuoco : mollifica le durezze de luo- ghi naturali delle donne: provocai mefiruiy e cicatrizza l'ulcere . Trita con Miele medica a i nervi tagliati, & alte membra , che fono fmoffe, mondifica le vitiligini, la fcabbia, eia farfarella: purga l'ulcere del capo , che me- nano :fà bella faccia , e difende la pelle . Tritnficon Ace- to , fi ondi di Jufquiamo , e farina dì Grano per mitigare l'infiammagioni deitefticoli. Il feme bevuto è contrario à < moi/i delle Serpi : Impiaflranfi le fi ondi, e'I feme concino in fu l fuoco fi acro, dicono che Jtritrovano anco- ra Gigli purpurei. I valorofijfimi per comporre gli un- guenti, nafconoìnSoria, ér in Pìfidiadi Panfilia . li Gi- Nel terzo lib. di Diofcoride. Mio , e elàmina- Hiftoria irtcta da iillioi L Giglio notiUimo GIGLIO, fiore nafce da una pianta , che produce le foglie lunghe , che fempre verdeggiano , lifeie, graffette, efimi- li à quelle del Pancra- tio . Produce il gambo altoduegombiti, ton- do, diritrojlifeio, graf- fo, e fermo , dal capo al piede tutto per intorno veftito di picciole fo- glie, nella cui fommi- tà efeono hor tre, hor quattro , & hor più ra- mufcelli, dai quali na- feonoicapi lunghi tre dita di color verde , i quali pian piano ma- turandoli diventano bianchi, &:apronfi con- vertendoli in Gigli can didifìimi , di foavifli- moodore, lecui foglie fono di fuori lìrifeiate, e per intorno rivolte , come fefufsero orlate , dal cui ombilico nafeo- no alcune linguette gialle, e polveroic, d' altro diverfo odore , dal mezzo delle quali efee un fiftuco,con uno bottoncino in cima di verde colore, molto piti lungo delle lingue predettela radice la egli bianca,& Cipollina, epcrtuttofquamofa àmodo del Sempre- vivo, lequalifquamefonoperògrofiette , larghe nel piede, & appuntate in cima, &al mallicar vifcofe Piantanti fquamandofi la radice, e ponendoli in ter- ra àfquama perfquama il mele di Marzo . Fiorifcono la (tate intorno al folltitio. PofTonfi i Gigli bianchi fardiventarroiiì, comeneinfegna Plinioal ■j.cap.del 25. libbro con q nafte parole : Il Giglio per nobiltà (di- ceva) è profilino alla Rofa, eper certa convenienza dell'unguento, edell'Oglio chiamato Urinò. Con- tarli oltre à ciò molto con li Roieper cominciar egli à mezzo il tempo di quelle. Nè alcun fiore è di mag- giore altezza, ritrovando^ talvoltalungotre gombi- ti, fempre con torto picciuolo, ne ballante per fo- llcnere ilpefo delfiore. La candidezza del colore è veramente grande. Le foglie fono di fuori (Inibiate , le quali dalla parte più (fretta (i sia rgano pian piano in forma come di calice,có l'cftremità all'intorno rivolte, nel cui ombilicofono alcune dipendenzegialle come di Zafferano , e parimente il feme,follentate da fiottili fila . E cosi hanno i Gigli doppio colore, e doppio pa- rimente odore, uno cioè del calice , e l'altro delle fila, nftretti in breve differenza. Le foglie fono in pregio per l'ufo de gl'OIj, e de gl'unguenti. Non èdilfimile dalGiglioilfiorediquell'herba, che fi chiamaCon- volvolo, chenafeeper le macchie, lenza odore, e fenzahaverdentroquellefila di colore giallo, maè tutto candido, come fe fufle una prima prova di natu- ra dell'imparar ella à fari Gigli. I Gigli bianchii! le- mmario in tutti i modi che fi feminano le Rofe , & ol- tre à ciò nafeono feminando le lacrime, che ne dillil- lano, comel'Hippofelino. Nill'unacofaèpiù fecon- da, ritrovandoli radici di cinquanta fpichi . Enne una Ipecie di roffo,chiamato da i Greci Crinon.Altri chia- mano il fiore Cynorrhodon. Lodafi per il migliore quel che nafee in Antiochia , e in Laodicea di Soria , e dopo quello di Fafelide, e quello dopo quello, che na- fee in ltalia.Ritrovanli ancora Gigli purpurei qualche volta con due gambi, di radice fedamente piti camola, 48: M ART A G ON. e di maggior capo , ma fola, e chiamatili Nar- ciffi. Ermediqueltiun' altra Ipecie, che produ- ce il fior bianco, e il ca- lice purpureo. E diffe- renza ria i Gigli, & i Narcilfi, per havere i Narcilli le foglie nella radice : i più apprcgjia- ti fono nei monti di Li- cia . Ritrovafene una terza fpecie dotata di tutte quelle cofe, ma hà il calice di color d'her- ba. Tutti vengono tar- di, imperoche fiorifco- no doppo il nafeimento d'Arturo, e nell'equi- nottio dell'a utunno . E' flato ritrovato ancora il modo d' iniettarli per maravigliofo ingegno dcgrhuomini.Colgófi, per farli purpurei i fu Iti de Gigli sfioriti il mefe di Luglio, epofeias'ap- piccanoal (rimo.- dipoi fi togliono i nodi fpo- gliati, es'infondonoin feccia diVino nero, ò vero Greco il mefe di Marzo, per dar loro il colore, e cosi fi femina- no in foflette, metten- doli attorno dcllame- defima feccia . Cosi li fanno i Gigli purpurei , & è ma- raviglia, che cosili polfano tingere le piante.e che fac- ciano i fiori dell'ifleflò colore della tintura.Tutto que- llo de i Gigli difTe Plinio . Pofiònfi ferbare i Gigli ver- di, &frelchi tutto l'anno (comefatellimonio Ana- tolio) togliendoli i Ior lunghi bottoni, avanti che fio- rifeano, e riferrandofi in un vaiò di terra ben coper- Modo , chiaro, che non refpiri, onde tratti dipoi in qual fi vo- coacervare glia tempo, e meli] in acqua calda al Sole, fubito s' ^f^\ aptono,e fiorifcono . Oltre à ciò volendofi,che i Gigli anno . producano i fuoi fiori in vai] , e diverti tempi , bifogna piantare le radici loro, di forte, che alcune fieno lotto tetra dodici dita, altre otto, & altre fidamente quat- tro. E in quello modo faranno i Gigli in diverfi giór- ni. Il che li può fareancflra con altri fiori. Specie ve- ramentediGiglioe quella pianta, che chiamano gì' Alchimifti MsUTAGos. Quella produce la radice Munago»; gialla limile àquella del Giglio bianco , e'1 fulto pari- mentefimile, in cui nafeono le frondi affai fienili à quelle della volgare Saponaria , attorno atcorno à mo- do di ruota, e diltinte per ordinati intervalli . 1 fiori , li quali nafeono attaccati à fiottile picciuolo nella fommità del fufto , fono limili al Giglio, ma molto più piccioli , e rirorti indietro, di colore pa vonazzo , pun- teggiati di rodò, odoriferi, & all'occhio vilfofi . Que- lla fpecie adunque di Giglio chiamato Martagon , vuole il Fuchfio in quel fuo grande Herbario, chefia l'Anfodilio femina; ma riavendolo veduto mutare opinione nel fuo Herbario picciolo,non è bora piti bi- fogno d'ammonirnclo. Ma accioche ancora noi dicia- mo qualche cola delle virtù del Giglio è da faperechè virtù dd la radice pefla con Sogna di Porco vecchia, e applica- Giglio, ta pertre giorni continui, avanti cne fi rimuova, tira fuori i calli, che fono lunghi, & acuti come chiodi Lamedefima pefla con Grafcia,& Olio, fa rinafeere ' ungcndofeneipeli, che fon cafeati . Bevuta l'ideila" con Vino dolce, ò con Sapa , cacciamoti per di fotto il fangue apprefo, & ufeito dalle vene. Marma la rne- defima le polìeme , e mollifica tutte le durezze . L'ac- qua diftillata da i fiori beruta fpeflc volte nel parto , fà H h 3 age- 486 B C Diicorfi del agevolmente partorire, & aggiuntovi Zaffatane i , e A Canella, provoca ancora le fecondine. L'Olio che fi iàdeinorivaleatuttiimorbifrigidideinervi, e fpe- cialmenteallofpafimo, &alla paralifia . Vale anco- coraà mollificare gl'impedimenti delle giunture,e tut- te le pofteme molto indurite. E' il mcdefimo molto falutifero medicamento per li dolori , che rimangono alle donne dopo il parto , eraaffimamentc mefcolato conOliodi femedil.ino, & applicaro caldo con la- nafuccidafopratutto il ventre . Mettefi ancora util- mente ne i crifteri , cheli fanno per mollificare la fec- cia indurita. 1 Gigli che fi fono lungamente macerati nell'Olio , fcaldati, &, applicati maturano le pofteme calde fenza dolore , e matlimamente quelle che nafeo- «SitU ferini no nelle giunture. Scriflè de i Gigli Galeno al fettimo da Galeno, delle facultà de femplici cosi dicendo : Il fiore del Gi- glio ccompofto di mifta temperatura^ imperò ha egli parte d'una èflenza fiatile , e parte d'una terrena . dal- la quale nafee l'amaritudine , che vi fi ritrova co'l gu- file parte d'unaacquofa temperata : laonde l'Olio , che fifàdiquefto fiore, digerifee, e mollifica fenza mordicare, e però è egli convenientiffimo alle durez- ze della matrice . Oltre à ciò le radici , e le fiondi tri- te per fe fole, difeccano, adergono , e dìgerifcono moderatamente, & imperò conterifeono aliecotture del fuoco; a! che fi conviene la radice prima arroftita, e pofeia trita, e incorporata con Olio Rofato , tifando- la fino che fi l'aldi b piaga . E' veramente queito con- veniente medicamento a tutte l'altre ulcere del corpo , per farle faldate, & indurvi la pelle . Mollifica appref- foauefto la matrice, e provocai mettrui. Cuocono alcuni le frondi, & impiaftranle per far faldate , e ri- coprire di pelle non fedamente le cotture del fuoco , ma tutte l'altre piaghe Altri le ferbano condite nell Aceto per poterle pofeia ularc al fuo tempo in su le ferite. E' nella radice più facultà afterfiva , che none nelle frondi, quantunque ancora in quella non nefia molta, come riabbiamo detta, pereflere fobnuiite alterliva nel primo ordine; & imperò quando voglia- mo adergere le volatiche, broglia, l'ulcere del capo che menano, & altri fimili impedimenti , incorpo- riamo con alcuni altri medicamenti , più forti afterli- vi, comecilMelc; il quale quando vi fi mefcola mo- deratamente , confcrilcc alledividoni de i nervi, « univerfalmente à tutte quelle cofe , che hanno bifo- gnod'efléredifeccate fenza mordacità alcuna. Met- temmo noialcunevolteinlìeme il fucco delle fiondi con Aceto,e Mei cotto, mettendo pero cinque parti pit di fucco di ciafeuno d'amendue gl'altri liquori , e tac- ciamo eccellentiffimo medicamento, ove iàbifogno di difeccarc fenza mordacità, come intervienein tut- te le ferite grandi, e maffime in quelle, che fono ne i capi de i mufcoli , e quelle ancora che fono molto mol- li, antiche, emalagevoli da faldarc . Chiamano il Gigli® i Greci Xnìnv , tkxilpw. i Latini Lilium : gl ArabiSufen. iTedefchi Lilgen, & Giljen : li Spa- gnuoliAzucena, & Lirio bianco : ìFrancefiLis. Del Ballale. Gap. in, T jr Ballote , ilqual chiamano alcuni Marrobio nera, pro- I duce più {ulti d'una folaradice , quadrati, neri, e pe- rfetti. Bàie frondi maggiori del Marrobio , ruvide,& alquanto l'una dall'altra difianti, quafi, monde, ne- re dinojofo odore , e fimili alt Apiaftro , & impero lo chiamarono alcuni Apiaflro . Tutti i firn bianchi fiori circondano come ruota per diftinti intervalli il fa/io per intorno. E' la -virtù fuav alar ofa cantra d tmorfi de i Cani, quando vi r'impiajìrano le fi ondi infieme con Sa- le . Fannofi sbafirele frondi in sii la cenere calda , per ripercuotere le pofteme del federe, e purgano infierite con Mele l'ulcere far di de • Mattinoli BALLOTE. D Nomi. Eallott e fuaefami- narionc • \T Afce il Ballote , ò vero Marrobio nero , il qua- XN bper lo fuo fpiacevole odore chiamano ancora alcuni Marrobio fetido, in sugl'argini de i campi, e per le publiche ftrade,tantofimile alla MelifTa, o vera- mente Apiaftro, chefeilfuo fctidoodorenonloma- | nifcitaflc all'odorato, fpeflb ingannarebbe l'occhio in farfi ricogliere in ifeambio di quello . In Italia e per tutto notifìimo, e chiamali da chi Marrobiaftro , e da chi Marrobio baitardo . Scrittine Paolo Egmera (quantunque le lo taccile Galeno) al fettimo libbro ■ còsi dicendo : 11 Ballote il qual chiamano alcuni Mar- rcritte a, robionero, è acuto , &afterlìvo . Impiaftrato con Paolo. >j Sale medica ài morii dei Cani rabbiofi : Chiamano iGreciilBallote B«xx & ammazza per efler notabilmente Marrobio. amara , ancora i vermini del corpo , il che fà parimen- te la polvere delle foglie. Le foglie verdi pette con Grafcia, fanano applicate àimorfi de iCani, el'en- fiagioni delle mamelle. Le medefime applicate con Aceto, guarifeonoie volatiche. Fatti del Marrobio I una bevanda utiliflìma, e certa per guarire iltraboc- co del fiele , dove il male fia caufato per oppillatione . Prendonfi dico di foglie di Marrobio due oncie, di radici di Bugloffa, d'Helenio, e d'Eupatorio volga- le, di ciafeuno una dramma, e mezza, di Reubat- baro , e di legno Aloe di ciafeuno una dramma . Fan- nofi tutte quefte cofe bollire in tre libre di Vino bian- co potente, fino al feemare della terza parte, e poi fi cola, e datti di quella decottione, purgato che fia 1 infermo, ogni mattina due oncie, con un poco di Zuccaro per dieci giorni continui; ma quando vi ful- MARROBIO. Marrobio Cuaefaaiina; rione fc complicata latebre, fi fi cuocere il tutto nell'ac- qua, enonnel Vino. Scritte del Marrobio Galeno Marroo all'ottavo delle facukà dei femplici cosi dicendo: Il gJJJJ^ Marrobio come è egli amaro, cosi ufandolo alcuno lo ritrova poflèdere conveniente opcratione à tal fa- pore; imperocheliberailfcgato, eia milza dall'op- pillationi, emondificail petto, e'1 polmone, e pro- voca imeftrui: impiantato di fuori mondifica, edi- gerifee . Pongalo adunque ciafeuno caldo nel fine del fecondo ordine, e fecco nel mezzo, ò vero nell'ul- timo del terzo. Ufafi il fuo fucco incorporato con Meleperqucllecofe, che oftufeano , la viltà. Tira- to sù per il nafo purga il trabocco di fiele, e mettefi nell'orecchie per li vecchi dolori di quelle, e per aprirei meati, checfsendo oppillati impedifeono 1' udire. Chiamano i Greci il Marrobio Upìaiw : i La- . tini Marrubium : gl'Arabi Farafio, & Farafium. i Noml Tcdefchi Andron, & I.ungen Kraut : liSpagnuoli Marruvio: iFrancefiMarrubin, Pelh Stachi. Cap. II 4. LO Stachi è una pianta Jimil e al Marrobio , mapiù lunga . Produce affai frondi , pelofe , rade , dure , biancheggianti, dibuono odore , emolte verghe . che efi- conodauna fola radice, più bianche di quelle del Mar- robio . Nafie nei monti , e in luoghi afipri . Ha virtù ca- li da ,cir acuta, & imperò la decottione delle frondi bevu- ta provocai mefirui , eie fecondine. NOn hò io punto da dubitarcene la pianta , di cui èquilafigura,non(ìa il vcro,elegitimo Stachi, stadi imperoche( come fenicamente fi vede) è ella frutice 1"llora afsai fimile al Marrobio,ma ha le foglie più lunghe,co- piofe, pelofe, canutCjdurc, e giocondamente odorate . Oltre à ciò produce d una radice più gambi.c più bian- chi che di Marrobiojil che è Itato cagionc,che la pian- ta che ne precedenti miei Commentar] havciamefsa per lo Nel terzo lìb. di Diofcoride. S T A C H I, 489 un certo sfacciato Archifemplieilra . Percioche, fe dobbiamo credere à Teofralto, lo Sfacelo, il (jual lochiamo Salvia minore, fa le foglie più picciole della Salvia domenica, più contratte, emanco fqua- lide. Ma per quanto le ne vede, nel Pfeudoftichi fi difccrne tutto il contrario, avvenga che le fue foglie fieno più del doppio cosi lunghe, come larghe di quelle della Salvia. Scrifiè Plinio al 15.cap.del 24. lib. che lo Stachi produceva frondi limili al Porro , in- gannatodallafimilitudinedeVocaboli Greci; impe- rochePrafon lignifica il Porro, e Prafion il Marro- bio. Lafcionne memoria Galeno all'8. delle facultà defemplici, cosi dicendo: Lo Stacchi pianta fimilc alMarrobioèalgulfoacuto, &amaro, & èdiquel- lecofe,chefcaldano nel terzo ordine. E però ragio- nevolmente provoca egli i meltrui ; fa feon dare, e tira lefecondinc. Chiamano Grecilo Stachi tridui : i Latini Stachys ; ìFrancefi Sauge molle. Della Fi llitide . Cap. 11;. LA Fillitide produce le frondi di Rornbice , ma più lunghe, e più "verdi, le quali fono feì,over fette, diritte, di fopra lifete, ma di fitto hanno cer- ti fegni, come pendenti vermicelli . Nafte in luoghi ombrofi, e ne ì luoghi opachi de gli horti : è d' acer- bo fapor e. Non fd fallo , ni fiore , iièfeme Le fon- di^ bevute nel Vino fono contrarie d i morji delle Ser- pi, nel che ajutano gii animali quadrupedi , dando- fegli d bere. Giovano bevute d i flufft del corpo, & alla diftnieria . FILLITIDE. Errore- di Plinio . Scaclu fcritto da Galeno . C Hi ben diligentemente efamina le note date da Rllitidt, Diofcoride alla Filli ti de, non può fe non fua efami ■ - ustione . s per Io Stachi, horalia da me chiamata Pfeudoftachi, ;icioè Stachi Falso; impcrochenon veggio co- ime fi poflà ragionevolmente dire, che da quella spianta Io Sfacelo, come mi par che vada fognando é — \ r — — J A.^.ifuv* i\, uui confeffare, che fia ella quella pianta chiamata voi gannente Lingua Cervina, e perverfamenteScolopen- dria. Perverfamentcdico; percioche la vera Scolc;- pcndria, come fi dirà al fuo proprio luogo nel mede- fimo libbra, è quella, cheli dimanda da'Greci Af- fieno, eCetrachda gl'Arabi. Sforzane adunque à creder, 4$o Erróre del Maliardo , del Lconi- ceno , del Rucìlìo , e del Facblio. Virtù della villicide ferrerà da Calcilo. creder , che fiala Fillitide la Lingua Cervina , il vede- re noi manifellamentenafcere ella per lo più in luo- A ghiombrofi, opachi, & humidi : l'havercle frondi maggiori, più lunghe, e più verdi della Rombice , diritte , del tutto lifeie dalla parte di fopra, & il ve- derli nel loro riverlcio, che verfo terra rimira, certi rilevati lineamenti tranfverfali , di rofiìgno colore, li- mili à piccioli vermicelli, come fcrive Diofcoride . Oltre à ciò aumenta la credenza, che cosìfia,il ritro- varvefi manifefta acerbità nel guftarla, & ilnonpro- durreellafufto, nèfiorc, ne frutto in tempo alcuno. E fe bene fi ritrovano d'ella affai piante, che in un cefpuglio hanno più di cinquanta, ò feflanta frondi contra alla fcrittura di Diofcoride, la quale dice ria- verne fei, over fette per pianta, quello non però con- g cludecontradinoi; percioche ( come più volte l'ef- perienzan'hà moftrato) cavandofi di terra tutto il cefpuglio, manifeftamente fi vede procedere le mol- te fiondi feparatamente da più , e diverfe radici, le quali feparatc Tuna dall'altra, non hanno veramente piùchefei, ò fette foglie per una . 11 che fi concorda beniffimo con Diofcoride . Et imperò parmi, che non poco s'ingannino il Maliardo da Ferrara, il Leonice: no, & il Ruellio, huomini veramente confumati nelle buone lettere di medicina , e doppo loro nuova- mente il Fuchlio , in crédetti cosi facilmente, che non ha la volgare LinguaCcrvina la Fillitidc.ma quel- la che non molto qui di fotto nominò Diofcoride He- q mionitc; percioche quantunque quefto non produca fufto, fiore, nèfeme, produce però le frondi fi nuli à quelle della Dragontca, le quali fece Diofcoride li- mili à quelle deli'Hedera( quantunque grandi, luna- te , e ritorte, come fi veggono nella vera Hemionite nuovamente ritrovata. Ma di ciò potrebbe agevol- mente efiere flato cagione l'havere eglino più riguar- dato all'operationi , che fono in bocca del yolgo,cioe, che la Lingua Cervina fia medicina della milza , che a* lineamenti, & alle fembianze fuc . li che quantun- que poffa agevolmente fare l'Hcmionite, li dimoftra però, che la Fillitide non medica in modo alcuno la milza . Ma ( come dille Galeno infegnato da Dioico- D ride , ajp. delle facultà de femplici ) per efiere acerba ìiitagna ella non fenza ragione i fluii ì Immorali del corpo, eparimenteladifenteria. Quello tutto dille Galeno. Ma non mancano moderni Semplicifti , i quali danno à bere l'acqua diftillata della Fillitide in tutte le pallioni del cuore , e contra il finghiozzo . U- fanla ancora nelle relailationi dell'ugola facendola gai garizarc à i patienti . La polvere delle foglie incor- porata ccn l'acqua delle medefime, & applicata, re- frigera gl'ardori cosi del fegato , come dello lloma- co, come ritrovo fcritto da i medelìmi, i quali la commendano ancora lavandofene la bocca all'ul- cere del palato, & alle gengive fanguinofe . Chia- g mano i Greci la Fillitide fu&iVwi i Latini Phyllitis: j Tedefchi Hirtzzunden : liSpagnuoli Lengoa Cervi- na: iFrancefiLangdcCerf. Del Falangio . Cap. ufi. C Hi ariano alcuni il Falangio, Phalangite, & al- tri lo chiamano Leucacantha. Produce due, over tre, òveropiùrami, /parti in diverfe vie. Il fiore è biancofimile al Giglio molto intagliato. Hàilfeme nero, largo , fimileàuna mex^a Lentìcchia,^ ma molto più fiottile. Frodacela radice picchia, fiottile , .e verde dì colore, mentre chefi cava diterra, e come è cavata/i ri- p tira , e rientra ìnfie Jleffa . Mafie nelle colline. Le fine frondi, il fieme , e parimente i fiorì bevuti con Vino , aiutano i trafitti da gli Scorpioni , e fimilmente da quei Ragni, che Ji chiamano Falangi, e levano i do- lori delle budella. Dilcoin del Matthioli FALANGIO Falangio) fu a cfami- p adone . S Griffe Plinio al iì.c.del 27.1ib. del Falangio tutto quello.che qui fe ne legge da Diofc.con quelle pa- iole: 11 Phalangite chiamano alcuni Faiangio , òvero Leuca- cantha . Non produce me- no di due ra- mi,chc li allar- gano in varj modi ■ Produ- ce il fior bian- co , fimile al Giglio, roffo i &ilfemenero, come dna Lé- ticchia sfeila per mezzo, ma molto più rot- tile . Hà la ra- dice verde .Le foglie i fiori , e'ifeme giova- no à i trafitti dagliScorpio- ni,da'Falangi, e da Serpenti , e vagliono pa- rimente cétra i dolori delle budella. Tutto quello del Pha langio fcrifie Plinio , toglié- dolo quali di parola in pa- rola da Diofc. Scrifledel Fa- langio Galeno all' 8. delle fa- cultà de femplici, così dicendo: E' il Falangite cosi chiamato, per ajutare egli à coloro, chefono raot- dutida'Falangi. E' compofto difottili parti, edifec- cative, cperogiovaà quelli, che patifeono dolori nelle budella . "Chiamano iGreci il Falangio tpaXay- jm; i Latini Phalangium . Del Trifoglio. Cap. 117. IL T rifoglio , il qual chiamano i Greci T rifilo» , altri Oxitrifillon , altri Menianther , ir altri lo chiamano Asfaltio, (ir alcuni Cilicio, è una pianta, che orefice fio- pra t altexZa d'inigombìto , con fiufiì fiottili , neri , e fimi- li à i Giunchi , donde naficono alcuni pendenti picciuoli, da ciaficun de'qualinafconotre frondi fimilì al Loto albero . Hanno quelle, quandofiono naie-di poco , odore di Ruta, macomefionbcncreficiute, odore di Bitume. Produce il fiore purpureo , e l fieme alquanto largo , e f elofio , da una banda lungo, con un cornetto in fuori i laradicefiuaèfiot-' tile, lunga, e dura. Giovano il fieme , e le frondi bevu- te nell'acqua a i Pleurìtici , att orina ritenuta , al mal ca- duco, Or ài principi delthidropifia, ér alle donne, che fio n difett ofie del mal di matrice -.provocano i mejlrui : dan- fi del fieme tre dramme, e delle fiondi quattro . Le fron- di trite , e bevute con Aceto melato, fon contrarie ài mor- Jt, de 'Serpenti. Dicono alcuni , che la decottione di tutta lapiania, delle radici, e delle fiondi applicata per fo- mento, toglie via i dolori à coloro, chefiono flati mordati dalle Serpi : ma fe con quefia acqua medefima , chefia al- cunoflato liber ato , fi fomentapofciaalcmì altro , che hab- bia qualche ulcera, diventa cori come fie fuffe ancor egli morduto dalle Serpi . Dieronne alcuni ire fi ondi , over tre granì di fieme a bere con Fino nelle f ehi tergane, e quat- tro nelle quartane , comecofieda rìfiolvere i circuiti- L* radice fi mette ne gli antidoti . Quantunque ne'prati, ne'giardini , e quali in OS" altroluogo d'Italia fi ritrovino varie forti di T»I- f ooli notifìimi à ciafeuno; nondimeno non tratto di quelli Nel terzo lib. di Diofcoride. 491 TRIFOGLIO ASFALTITE. A TRIFOGLIO DE PRATI II. TRIFOGLIO DE PRATI. c quelli altrimenti in quello capitolo Diofcoride, ma 1 Solamente di quello, che per riavere odore d'Asfalto , i cioè Bitume, (i chiama Asfaltite, del quale fenile p.r- 1 rimente Galeno. Ma non però per quello è da penfa- 1 re, che gl'altri Trifogli, che nafeono perii prati,ful- 1 fero incogniti àDiofcoride;imperoche ritrovo riaver- li C TRIFOGLIO ACETOSO. nefattoeglimentionenel4. lib. deferivendo il Loro falvatico, con quelle parole: Il Loto falvatico nafte copiofilfimo in Libia , con fullo alto duegombiti, e fpeflo maggiore, con molte concavità d'ali, e eoa fiondi limai al Trifoglio dc'prati. Dalle quali pai ole fi conofee quanto erri il Gefnero nel fuo libbro de gf anima- Difcorfi del animali, volendoegli, che il Trifoglio de prati fia il A Loto . Di tre fpecie di Trifoglio fcrifie Plinio al o.cap. del ai. lib. cosi dicendo/ 11 Trifoglio è di tre forti: i Greci Io chiamano Menianthes, & altri Asfaltiori) di maggiori frondi, ilqualeufano coloro, che fanno leghirlande. U fecondo produce le frondi acute, & imperò è chiamato Oxitrifillon, cioè Trifoglio acu- to. 11 terzo è molto più minuto di tutti cj Liciti . Scrif- fene una fpecic d'acuto Seribonio Largo, in quefìo Trifoglio mododicendo: Nafcc il Trifoglio aeutocepiofifii- acuto, ferir.- mo in Sicilia, e non l'ho mai veduto io in Italia , fe to da s«i- nonncl portodi l.uni,quandoconCefareandavamo B °nJO' inBretagna, doveafiàilTimon'craper il circuito di quei monti. Hà quello le frondi di numero , e di fpc- cie fimili all'altro Trifoglio,eccetco che fono pili graf- fe, etosi pclofecome s'havefìero fopra di loro una lanugine, encll'eflremalorpartefonocosi appunta- te come una fpina . llfuftoèalto due piedi, e qual- Trifoglio che volta maggiore. Refpira tutta la pianta di grave fwtóflwij' odore, delle quali cofeniunafe ne ritrova in quella de'prati. Oltre à ciò n'habbiamo un'altra fpecie in Italia d'acctofo, chiamato d alcuni \lleluja, c d'al- tri Pancuculo . Nafce per lo più in luoghi ombrofi, e coperti dal Sole, con più gamboncelli fottili , tondi , epiccioli, che tutti nafeono d'una radice, nellafom- C mità dc'quali fono in ciafeuno tre foglie in forma di cute, voltate verfo il picciuolo àmododi cappellet- to, ò vero di Fungo, tenere molto, ÌScacetofealgu- flo. I fiori produce egli bianchi, divifi à modo di fiella in cinque parti , e non più che uno per gambon- cello. Hàla radice roffigna, e fquamofa, come fi vede nella fua figura. Hà tutta la pianta virtù refrige- rativa, comel'Acetofa, e però mangiata fregne la le- te, e gl'ardori dello ftomaco. Rinfrefca il fegato, e corrobora il cuore. L'acqua, ditti] lata da tutta la pianta, fi dà utilmente à bete nelle febri acute, quan tunque fia molto più efficace il fucco bevuto con zuc- cate Impiatìranfilefoglietritelopra tutte l'infiarfl- D magioni, evalcilfucco tenuto inbocca dove la lin- gua, il palato, eie fauci fieno offefe dal catarro cal- do : in fomma il Trifoglio acetofo e utile , e fi convie- ne à tutti quei mali, à cui fi conviene l'Acetofa. Sti- mali, che fia quello medefimo quello, che alia.cap. virtù de)!' del 27.1ib.chiama Plinio Oxis, cosi dicendo . L'Oxis hàtrefrondi. Daffi a'vomitinegliftomachidiflòluti, e mangiatilo parimente coloro, che hanno le rottine interinali . 11 Trifoglio che nafce ne'prati d'Italia è di trefpccie. 11 primo fà le frondi tonde, e grandi : il fecondo le fa lunghette: &il terzo pur ritonde, ma picciole, Sonodifferentiancoranelfiore, percioche l'uno loft bianco, l'altro rofTò porporeggiarne, e 1" g altro giallo. Predice il Trifoglio de'prati (come feri- ' vePlin.)latempefta, percioche tutto s'arruffa. Ma pofeia, che fiamo adire del Trifoglio, non mi par, chefiainmodoalcunodatacere quella pianta, che per produrre le fue frondi divife in tre punte , fi chia- Trinitss,<: ma volgarmente Tri ni r as . Nafce quefta per Io più fuahiftoria. jn lUOghi humidi tra gli lterpi, & in luoghi opachi , con frondi grandi , come quelle del Pan Porcino, ma fono (come s'è detto ) compartite in tre parti,& attac- cate à lunghi picciuoli, che procedono dalle radici loro . Sono il più delle volte verfo terra, di colore pur- pureo feuro, come è propriamente il Pan Porcino, e di fopra in più luoghi macolatodi bianco . Produce p nel principio di primavera'fopraà fottìi fufto il fiore di colore celefte . Hà molte , e minutillime radici.che nel rodo nereggiano . Quella ( non sò da che ragione mofTo) connumerò tra l'Epatiche Othonne Brunfel- lìoTedefconel i.lib.delfuoHerbario. Non ne ritro- vo da gl'antichi tanto Greci, quanto Arabi mentione alcuna; quantunque fia ella da'moderni molto fu- mata per faldare le ferite, e molto più per fenare le rotture intcftinali , che feendono nelle borfe de tefti- coli, dandone ogni mattina in polvere mezzo cuc- chiaro con Vino flittico. Ma per ritornare alT rita- glio ufuale,e comune,errano manifeftamente coloro , Mattiiìoìi TRINITAS. che fi credono , che l'Andacoca de gl'Arabi fia il Tri- foglio; imperoche, comedimolfra Scrapione, non è altro, cbeilLocoEgittiofcrittoda Diofcoride nel 4.1ib. del cui feme fi fà queir Olio lodato da gl'Arabi nell'infermità de'nervi, e mafìimeneltremore , chia- mato Olio d'Andacoca, ilqualefi penfano alcuni , ingannando!!, che fi faccia del feme del noflro Tri- foglio volgare. ScrilTedclTrifoglioGaleno all'otta- vo delle facultà de femplici, cosi dicendo: Chiama- no il Trifoglio alcuni Asfakio, alcuni Oxifillo, al- cuni Minanthe, & alcuni Cnicio. I primi tre nomi fono da gl'accidenti di quefta herba; ina gl'altri due non sò io donde derivino . La virtù della pianta è cal- da, e fecca nel terzo ordine, come quella del Bitu- me , al quale è egli limile nell'odore . Et imperò bevu- ta giova a'dolori del colf ato , che fono per oppillatio- ne, e provocai melimi, eTorinà. Oltteà ciò è da vedere fe Galeno nelle facultà del Trifoglio habbia ben'intefo Diofcoride; imperoche fervendone egli llravagantemente nel libbro della Theriaca à Pifone, dove fàmentionc di più medicamenti, in cui f; ritro- vano facultà del tutto contrarie: 11 Trifoglio Hiacin- thino( diceva) nel tempo, che partorifee nella pri- mavera , e chegià hà prodotto il feme fimile al |Cnico falvatico, cuocendoli affai, & applicandofi pofeia per via di fomento a'morfi del Falangio , ò veramen- te della Vipera, glifana, elevane iubito i dolori . Mamettcndofilamcdclìma fomentatione in qual fi voglia membro d'huomini fimi , enonflati morduti, gl'inducei medefimi accidenti, &imedelimi dolori, che patifeono coloro, che fono flati morduti ; di mo- do che pare eflere cofa veramente miracolofa , fallan- do un'herba medefima i morii velenofi, e caufando ella per lo contrario i medefimi accidenti nelle perfo- nefane, che fanno i morii di quelle fiere. Quefìo tuttodiffeGaleno. Il che veramente à chi ben'inten- de Diofcoride non pare quefta cofa altrimenti mira- colofa, ma del tutto naturale; percioche dice Diof- coride, che non ognidecottionedi Trifoglio fà que- fto,ma folamente quella , con cui già fia flato da vele- nofi morfi liberato alcuno , quando ella s'applica a qualfivogli altro, che non fìa morduto,il quale habbia ulcerate Nel terzo lib. di Diofcoride. ulcerate quelle membra, à cui ella s'applica. 11 che appreffodi me non fi fpecic di miracolo alcuno ; pcr- cioche tirando la decottionc del Tri foglio afe il vele- node morti, emefeoiandofi con effo , diventa infal- lantemente velenola. Ondcnonc maraviglia, feap-> plicatapofeiaqucli'illelià ad alcuno non morduto in parte dove la carne fia ulcerata, intrando il veleno nell'ulcere, e melcolandofi co'l fangue, caufi poi gl'accidenti, & i dolori ftcflì di cjueimorfi, E cosi è manifelta cofa , che il veleno tirato dall'herba , e non l'herba medefima faccia tal'effetto. Che (ia oltre à ciò cofa certa, che il veleno, che fi tira da morii ve- leno»', poflà toccando qualche luogo ulcerato ne gl'huomini avelenarli , lo dimoftrano non pochi tan- to Greci, quanto Arabi autori, imperoche fcriven- do eflere ottimo rimedio per cavare il veleno de morii ilfucehiadicon bocca, avvertifeono molto bene , chechifucchia, nonhabbiala bocca ulcerata, ac- ciocheilveleno, chefuggono, non gl'ammazzi. E quefle fono le ragioni, che mi muovono à dire, che Galenoinquciloluogonon riabbia ben'intefo Diof- coride. Benché fono alcuni :i quali per difender Ga- leno, dicono, &affermano, che il libbro della Thc- riacaà Pifonc non fia di Galeno, e lo provano con aliai buone, & efficaci ragioni, come già midimo- ftròl'Eccellentiflimo M.Giulio Alcilandrino Medi- co per lefue rare parti, e virtù del Screnilìimo Ferdi- nando Ré de Romani . Dal cui maturo, c ragionevo- le giudicio non mi poflò veramente partire . Chiama- no i Greci il Trifoglio Tf"fu\hm> : i Catini Trifolium: iTedefchi Vuyfenklee: liSpagnuoliTrevol. Del Polio. Cap. nR. IL Polio è diduefpecie . Il montano , il qu al fi chiama Teuchrìo, e che r tifa: è una pi anta fittile ,bianca,al- taunafpanna , tutta piena di feme , nella cui fommità è un bottone , chefiraffendra d una certa fpecie di Corimbi , picciolo, efimtleàcapegli canuti dell'huomo, di grave odore, manon però finzji qualche fiavità. V altro, il quale è più folto di rami, non è così valorofo d'odore , nè di virtù. Ladecotiionedelbollitogiova à i morfi delle Serpi, àgli hidropici , al trabocco di fiele : e con aceto à i difettofidi milxji . Nuoce allo ftomaco , fj doler la tefta , fa andar del corpo , e provoca imeftrui. Sparfo, e fu- mentato caccia via le Serpi , impiajlrato falda le ferite . 493 POLIO I. IL Polio montano e una pianta bianchcgt, con foglie lunghette, & all'intorno dentate. 66iante, . le qualifono intorno ài gamboncelli dal capo a'picdi didime per uguali intervalli, e nella bafe delle più grandi ve ne fono molte di piccioline, come molto bene fi può vedere nella prefentc figura, produce dal- la radice copioli lullicelli , diritti, tondi, bianchi, e legnoli , nelle cui fommità fono i fiori raccolti infic- ine con un capitello, quafi come nel Thìmo, di bian- co colore. La pianta è odorata tutta, ma però d'un' odore, che hà dell'acuto, &alqu^nto del molello. Ve n e ancor una feconda fpecie , la quale chiamano alcuni Iva mofeata, laqualenon hò dubitato io di connumerarla per una fpecie di Polio, per vederfi manifefiamentc, che nelle fòglie, ne'gambi, ne'ca- pitclli, nell'odore, e nelle virtù fi raftembra in tutto, c per tutto al Polio; ma non però affermerò io per quefto, che fia l'Iva mofeata il fecondo Polio fcritto da Diofcoride, pernonefiér ella più folta dell'altro , nèdi più rimeilò odore. Nafcc perlopiù quella pian- ta in luoghi magri, e fpecialmcnte ne'colli, Arata per terra , con foglie lunghette copiofe , come di Rofmarino coronario, ma minori, durette, ebian- che da roverfeio . Ifuili fa ella lottili, tondi, arren- devoli , e bianchi , & i capitelli , & i fiori fimili à quel- li dell'altro Polio, à cui è ancora limile nella radice. [?- L'odore di tutta la pianta non è meno acuto dell'al- tro, ma non è però cosìfpiacevole al nafo . Sci iilè Plin.alfettimo cap.del n.lib.togliendo la prima par- ie dell'hiftoria dal 2 i.c.del o.lib.di Tcofralìo , cosi di- cendo: E' il Polio herbagloriofa apprettò iGrcci, per IiaverpredicatoHefiodo, eMufco, ch'ella fia utile à tutte le cofe,e maffime a fare acquillarefama, dignità , & ho- 494 Polio icritto t]a Galeno . & honore . Oltre à ciò è maravigliofa da rimirare ; im- peroche le fiondila matrina fono bianche, da mezzo eli purpuree , e cerulee nel tramontar del Spie. Ne Io- rio di due fpecie campeftre cioè , il quale è maggiore , e falvatico,il quale è minore. Chiamatilo alcuni Teu- chrio. Nel che fi conofee confondere egli il Tripolio fcrit.todaDiofc0ridenel4.lib, con il Polio; percio- che il Tripolio è quello, che tre volte il di muta colo- re, enonilPolio, efecondo Dioicoridelo muta nel fiore, enonnelleftondi, come fcrive Plinio, cor- rompendone doppiamente l'hiitoria . Oltre à ciò non fono lefoglie del Polio fìmili à i capelli canuti dell' ViKiidel huomo, ma i capitelli de fiori , nel che erra fimilmen- 'olio. te egli un altra volta. Hà il Polio virtù apentiva, mei- ] fiva, attenuativa, & afterfiva . Giova pofto ,e ligato fopra la fronte, fubito che fi fi a ricolto di terra, ài flutti, che dannifìcano gl'occhi . Scriflc del Polio Galeno all'otravo delle facultà de femplici, così di- cendo: E' il Polio amaro al gufto , & alquanto acu- to, e però libera dall'oppillàtioni tutte le vifeere , e provoca i melimi, e l'orina. Salda verde le ferite grandi, e maffìme quella fpecie più folta , emaggio- re . 11 fucco fana impiaftrato l'ulcere maligne : il che fa maggiormente il minore, il qualeru(ìamo di met- ter ancora negl'antidoti ; Percioche quello è più a- maro, e piti acuto del maggiore; di modo che fi può metter difièccativo nel terzo ordine, e caldo nella ( fine del fecondo . Chiamano i Greci il Polio nó- M°r: i Latini Polium : gl'Arabi Cabadc , Jahade, & Giade: ì Francefi Ivemulcate . Vello Scordio. Caf. 119. LO Scordio nafte ne'moirti paludofi, con fiondi di Trijfagine, ma maggiore , nè così per intorno inta- gliate, cherefpirano alquanto d'odore d'Aglio, al gufilo _ amare , e co/ìrcttive : ifuoifuftifono riquadrati, ne quali i i I fiore rofjìgno ■ L'herbahavìrtudi fcaldare : provoca t orina. Bevejìfirefica cotta , e parimente fecca con Fino contragli avelenati morft delle Serpi, e fmilmenie con j acqua melatafe ne bevono due dramme contra a t rodimen- ti dello filomaco, cantra la difinteria, e l'orina ritenuta: cava dal petto le -materie gr offe , e marcide . La polvere dellafiicca incorporata à modo di letto-vario con Nafiurcio, Mele, e Ragia, giova alla toffe vecchia , alle rotture , & àgli (pafimati : & incorporata con Cera mitiga ì pre- cord}, die fièno di lungo tempo infiammati. Impiafilrafi convenientemente in m le podagre con Aceto forte , ò vero con aequa. Applicata provoca imefirui: falda le ferite , mondifica l'ulcere vecchie , emefichìata con Mele le confo- nda . Lafiecca leva via tutte lecreficenze della carne .Be- ■vejìilfikofuccoper tutti quefiìi difetti . Il primo infanta', e de gli altri più valorofio Scordio è quello di Vonto , e pa- rimente dì Candia. scordio , -j. -r Qn £ ,,ran tempo , chc'l vero Scordio s'è comin- JatiÓne.""" IN ciato a ritrovare , e conofeere in Italia; impero- che avanti toglieva giafeuno per lo Scord 10 , fegu ìtan- do gl'errori de gl'Arabi.e maffìme d'Avicenna l'Aglio fùVrJ' falvatico,chiamatodaDiofcorideOfiofcorodon,cioc 8 ' Aglio ferpentino. Nel che s'ingannavano per la con- formità de'vocaboli; non accorgendoli, che Scoro- don, the vuol dire Aglio, eScordionnoneranouna medefimacofa. Diede cagione d'errare pofcia a Me- dici de'tempi partati Avicenna, ò veramente 1 inter- prete, per haver meffo in una deferitone di Theriaca lo Scordion, e nell'altra Aglio falvatico Percioche ritrovandovi i Medici l'Aglio falvatico evidentemente fcritto.fipcnfarono , che non altro fulle lo Scordio, cheeramcffoncll'altraTheriaca, che 1 Aglio falvati- co, vedendo manifeftamente, che Avicenna dicnia- Sc„rdi«ot-ravafcfteflò. 11 vero Scordio adunque mo to limile rimo. al Camedrio, che nafcene'monti,& ancone piani 111 luoghi acquaftrini, e paludofi con un'odore molto li- mile all'Aglio , è hormai fatto noto à tutti , & impero non accade adirne pili lunga hiftoria. Loda Galeno Difcorfi del Mattinoli SCORDIO. nel libbra degl'antidoti per lo migliore Scordio quel- lojchefi porta di Candia cosi dicendo: L'ottimo Scor- dio fi porta di Candia, quantunque fe ne trovi d'affai buono ancora in altre regioni . Quefto ( fecondo che hanno fatto mentione alcuni fcrittori molto degni di fede )conferva i corpi morti dalla putrefattionc . Del che diedero inditio alcuni corpi morti nelle battaglie, li quali effendo fopra terra giaciuti in sii lo Scordio aliai giorni, furono ritrovati molto manco corrotti de gl'altri, e quelle parti maffìme; che havevano tocato lo Scordio. Eperòs'èpofcia perfuafo ciafeuno, che ripugni valorofamente lo Scordio, tanto à veleni di quelli animali, che pofiòno putrefare i corpi , & am- mazzare, quantoà quelli, che fi prendono in bocca. Scriffene ancora oltre à quefto all'ottavo delle facultà de femplici, cosi dicendo: Lo Scordio è comporto Sco, di diverfe facultà, evarjfapori; imperochc hà egli icrHjj dell'amaro, dell'acerbo, e dell'acuto affai limile all' Galc" Aglio, donde (fecondo il mio giudicio ) hàcglipre- foìlnomc. Mondifica Io Scordio, fcalda tuttelevi- feere, e provoca parimente imeftrui, e l'orina. Sa- na bevuto i rotti, glifpalimati, & i dolori del fcofta- to, che fono caufati da freddo, ò vero da oppillatio- ni. Impiaftrato verde fana le ferite, quantunque grandi elle lì fieno: e fecco mondifica, econfolidal' ulcereputride, econtumaci. Odore, cfaporefimile allo Scordio, & all'Aglio hà parimente una certa pianta, che nafee in sii gl'argini dc'eampi, & appreflo allefiepi, chiamata da'moderni A L l i ari a . Que- lla producencl nafeerc le frondi, quali tonde, fìmili ia alle Madri di Viole, come che nel crefeere diventino ^ all'intorno intagliate, raffembrandofi alquanto alla Mellifla, mapiiilifcic, manco crefpe, e piti larghe verfo il furto , le quali fregate con mano , e parimente gultate refpirano un'odore, e limilmcnte un fapore limile all'Aglio. Produce il lutto tondo, lungo due gombiti, ilfiorbianco, e'1 feme minuto , e nero in certi piccioli cornetti, come fono quelli dell' Irio- ne. La radice la qual è lunghetta, hà ancor ella il medefimo odore . E' in tutta la pianta facultà cali- da, Nel terzo lib. di Diolcoride. 495 A LI I ARI A. A TOSSI LAG IN E. elt, e fece», ma non però cosi valorofa come ncll' Aglio. E però diremo, ch'ella pofTa affottigliare i graffi humori , & incidereivifcoli . Il feme applica- to alla narura delle donne in forma d'impiaftro, le li- Ó bera dallaprefocationedeiia matrice. Chiamano lo Scordio i Greci XxàfSw: iLarini Scordium, &c Tri- xagopaluftris: gl'Arabi Scordeon , &Scordeum: i Tedcfchi VvafTerbatenig, & Knoblauchskraut : gli Spagriuoli Scordio : i Francefi Chiamaraz . Della Toffilagine. Cap. 120. LA Toffilagine hà le froìuii maggiori dell' Hedera . Producenefei , over fette danna fola radice , uerfo terra bianche, e di fopra verdeggianti ', conpiti cantoni per l intorno . Hà il f ufo alto una fpanna . Produce nella primauerailforepallido, del quale in h'eue tempo, e E ■parimente delfufìofì fpoglia ; e però filmarono alcuni , ch'ella fuffefemprefenzaefji. F. ' lafuaradice fot ti le , e di nitm valore . Nafct in luoghi ameni , & herhofì, e ne ì rivi dell'acque . Medicano le fiondi trite con Mele , ér impiaftrate , al fuoco facro , ejy d tutte l'infiammagioni . T olto il fumo della feccud bocca aperta per unombuto , guarifee coloro , che fono infejìatì dafeccatojfe , e dallaf- ma: rompe le pofìeme del petto . Il mcdejìmo effetto fd la radice fumentata . Cotta neU'acquamelata, e pqfcia be- vuta, fd partorire le creature morte. ■isi- /^HiamafilaTossiJLAOiNEin Tofcana volgar- F *ef""_ Vomente Farfara, eFarfarella, & in altri luoghi ' d'Italia Unghia di Cavallo. E' notiflìma, e volgar 1 il pianta. Plinio fi pensò, che ella non producefie nè ludi, nefiori, non havendo bell'avvertito alle fue E arti nella primavera, e non havendo veduto, che liofeoride avvertifee molto bene fopra tal cofa, di- cendo, che molti li penlano, chela Farfara fia Tem- pre fenza fiore, efenzafufto, per non fapere , che nella primavera li produce , e fi perde quali in unme- defìmotempo. Scriffcneadunqueplinio al fello ca- po del vigefimofeffo libbra, cosi dicendo : Mitiga il TOSSII.AGINE MAGGIORE. Bechio, la qual chiamano Toflìlagine, la tofiè. Rirro- vanfenedidue fpecie: una, chedoveella nafee , fi credono efTerfotto dell'acqua coloro ,che di trovare l'acque fanno profeffione. Produce fei, over fette frondi 496 Difcorfi del fiondi msggiori dcll'Hedera , verfo terra bianchiccie, A e di l'opra pallide , fenza fullo, fenza fiore, e fenza feme, e la radice lottile. L'altra è limile al Vcrbafco, la quale chiamano alcuni Salvia falvatica. Di quella ultima nonfccementioneDiofcoride, nè manco fa- prei dire io qualfufìe ella hoggi in Italia , fe già non voleflìmodire, che fuffe quella, che chiamano gli Speciali Centrum Galli . Trovali nelle radici della bi" per'"- Farfara , quando fon ben matute, nel principio del cendere il verno una certa lana bertina , la quale nettandoli be- f""co. niflìmo dalle fquame , edallerefte, e pofeia cuocen- dofi, come fi cuoce il filato nella lifeia , con un po- co di Salnitro over fenza , & afeiugandofi pofeia bene al Sole, diventala più mirabile efea per accendere il E fuoco con l'acciajuolo, che Ila ài tempi noftri inulo in Italia. UfanlaiTedefchi, eportafeneinsùlc fiere loro affai à vendere . Quella verarnente femprc alla prima battuta fenza fallo s'accende. Oltre di ciò io tengo per certo, che quella pianta, la quale da tutti coloro , che hanno fcritto Herbari è tenuta falfamen- te per ilPetafitc, altro veramente non fia, che laTof- filagine maggiore ; imperoche la veggio crefeere fola- Toflilagine mente in luoghi humidi, & acquattimi, e fpecial- "ua¥'pTantj mente apprelfo i rivi dell'acque, come fà l'altra Tof- i'n- filagine. Appo ciò fà ella il gambo avanti, che man- di fuori le foglie nel principio della primavera , lungo unafpanna, concavo, graffo, porporcgno, e cir- C condatc all'intorno di foglie picciole,elunghette,nel- la cuifommitànafeono i fiorifpicati, chenelbianco porporeggiano, i quali poco dipoi fi convertifeono in lanugine, & inficine con il gambo fi perdono. In quello mcdefimotemponafeonoancorale foglie dal roverfeio canute , le quali avanti , che crefehino fono fimilià quelle della Toffilagine, ma crefeendo dipoi diventano molto più grandi, e più ampie di quelle della Perfonata, i picciuoli delle quali fono purpu- rei, e ricoperti da bianca, cfottile lanugine. Tradu- ce la radicelunga, e grafìa alle volte quanto il braccio d'un'huomo di dentro bianca, e fungofa, amara al gulto, & ancora odorata . Onde tengo per certo, che D s'ingannino coloniche la pigliano per il Pciafitc : im- peroche il Petafite produce un gambo alto un gombi- to, e graffò un pollice, fopra'lquale ftà una foglia mokograndenclmodo , che Hanno i Funghi fopra il lor piede ; il che non fi vede nella Toffilagine maggio- re, le cui foglie non hanno altrimenti il picciuolo fit- to nel mezzo, come hanno i Funghi, ma nella parte inferiore, comehàlaToflìlagine, ctutto'l reltodel- le foglie create dalla natura. Ritrovafi ancora un'al- tra pianta, la quale per quanto io me ne veggia fi può Altrafpecic ragionevolmente continuare fra le Tolfilagini.Produ- E diToflilagi- ce quella le foglie poco più ampie, che quelle del Po- ftoi!3ftah'" polo nero, rrè molto cUflimili da quelle della Toffila- gine, ma non hanno però tanti cantoni per intorno, ne fono dal rovefeio cosi bianche .Fà il fufto alto una fpanna ,e mezza, dal quale nafeono più rami,nellecui cime cleono i fiori gialli, e grandi , fatti come le Rofe. La radice hàella bianca, & amaretta . Fiorifce la pri- mavera il mefe d'Aprile , e di Maggio , e nafee lungo i rivi nell'acque, enelle valli. Voglionoalcuni,che tia quella la Caltha, ma non mi piace la loro opinione . Altri vogliono, che fia il Farfugio di Plinio, di cui fe- ce eglimentioneal 15.cdel24.lib.alla cui opinione io facilmente fottoferiverei , e di quella credo, che feri- E vefle ancora egli nel luogo fuddetto, e dove fcriffe della Toffilagine, imperoche dicendo egli dipoi.che hebbe fcritto della Toffilagine , che alcuni chiamaro- no il Farfugio Bechio,& altrimenti Chamelcuce (cioè Farfugio, e Popolo bianco minore) fi può facilmente far conjet- iiia hiiioria. tura,che fin'al tempo di Plinio erano Semplicifti , che connumeravano il Farfugio conleToffilagini,cono- fcendo,che vi corrifpondeva ancora con le virtù, e Toffiuginé' ^Almamente affermando il medefimo Plinio, che il maggiore. Cbamelcuce,ò vero Farfugio vale commodamente al- la toffe vecchia , eia cura , le mettendofi le fue radici fopra carboni di radici di Cipreffò accefi , e che men- Matthioli FARFUGIO. tres'abbrugianofenepigliilfumoin bocca con un1 ambutello. La radice poi della Toffilagine maggiore fcalda, affottiglia, emondifica, come dimoltra li fua evidente amaritudine. E' ancora rimedio fperi- mentato da molti contralapelle, eie febri peftilen- tiali, dandofià bere la polvere della radice al pefo di due dramme con Vino, c dipoi facendoli fudare gì' ammalati, e però la chiamano iTedcfchi la radice della pelle . Vale la medefima prefa nel medefimo modo alle prefocationi , e dolori della Matrice . Dan- noia ancora y»aftori a'fuoi quadrupedi per ammazzar i vermini del corpo, & altri a'cavalli bolfi , e ftretti di petto. Nel relto poifà i medelimi effetti, che la t„ Toffilagine. Scrifiedclla ToflilagineGaleno alS.del- jjfl lefacultàdcfemplici, così dicendo: La Toffilagine Gj è Hata cosi chiamata , per eflerfi creduto, che'l fu- mo dell'herba brufeiata fecca in sù i carboni , ò vero della radice, ricevuto per bocca, giova alla toffe, all'afma, & à gl'altri diffetti del refpirare . E' ella poco acuta , e però e llato penfato , che fenza nocumento alcuno , e fenza moleftia polla ella rompere tutte le polleme interiori del petto. Giovano le fue Irondi impiaftratc frefche à tutti i ctudi flemmoni del corpo , per la fuflanza ac- quea, che fi ritrova in chi più, & [in chi meno nelle verdi, e tenere piante; impetoche le frondi fecche della Toffilagine fono affai più acute di quello, che fi richiede ne'flemmoni . Chiamano i Greci la Toffilagine ~Bn\ioy : i Latini Tuflilago : gli Speciali Farfara, & Ungula equina ; i Tedef- chi Rofshuob, & Brantlattich : li SpagnuoliUnha. N°" de afno : i Francefi Pas de afne . Dell' Artemi/ìa . Cap. 121. L'Artemifia nafee per la maggior parte nelle ma- remme , ramofa, efoltacome l: AffenTio, ma fonale fue fiondi maggiori, e più graffe . £' diduefpecie,unapiù bella, e più graffa, con più ampie frondi, e fuflì fin S'offi. L'altraè più fittile , il cui fiore è bianco , picciolo, minuto minuto, e di nojofo odore: fiori/ce la fiate. Sono frater- ni di quelli, che chiamano Artemifia Unicaule una fit- tile herba, che produce un filfufio, e minuto, pieno di fiori rojjtgni, equefìarefpiradipìùgiocondoodore. Scal- dano amendue , e difeccano . Mettonfì bollite utilmen- te ne bagni, chi rfi fanno per federiti dentro le donne per provocare imeftrui, il parto, eie fecondine, e per lop- pillationi , ér infiammagli della matrice : rompono le pietre , e provocano l'orina ritenuta . Impiajirate «t mi petenecchio , provocano i meflrui . Il ficco mefi fi con Mirrha nella natura delle donne , tira tutto quello , che tirano i bagni fatti per fidervi dentro . BeVefi la chioma dell Artemifia al pefo di tre dram- me per tutte le cofe predette. Dell' Artemifia dalle frondi fittili. Cap. 122. L' Artemifa dalle f ondi fittili nafce appreso à i canali dell'acque, lungo le Jiepi, e in luoghi col- tivati . Le frondi, e parimente i fiori fregati refpira- no d odore di Majorana . Trita , e incorporata con Olio di Mando, le, e mejja in m lo ftomaco , ne le- va il dolore . Il fio ficco unto con Olio Rofato vale a t dolori de nervi . Nel terzo lib. di Diofcoride. 497 ARTEMISIA. à-'TRn-frn0?efpecie ^"'Artemisia fcrittc da X Diofcoride. £>ue prima, ne j cuj Uneamenri non e altra differenza, fe non dell'edere una più gran- de, e 1 altra minore, che producono il fior bianco , ! PIccl.o!,°> <=di grave odore. E la terza, la quale è una : lottile .rierba d'un fol furto pieno di minuti, e ralligni i hon chiamata d'alcuni pure Artemilia. II che confer- i ma Plinio al 7. cap. del 2S. lib. cofi dicendo: Crefcel' ■ Artemiiia folca come l'Affenzo, ma con frondi mag- < gion, e più graffe. Nèfonodidueipecie. Una, che 1 produce e frondi più larghe, el'altraè pititenera, e [ produce lefogliepiiìitrcttcjepiiifottili. Sono alcuni . infraterra, che chiamano parimente Artemifia una pianta, cheproduce unfol furto, minute, epicciole trondi, ecopiofillimifiori, di buono odore nel tem- pochefi matura l'Uva, la qual chiamano alcuniBo- tn, & altri Ambrofia. Tutto quello fcriffè Plinio il quale quantunque nelle due prime non difeordi pun- to da Diofcoride, nondimeno errò egli in deferivcrne la terza fpecie, ponendone per ella l'Ambrofia deferi- ta da Diofcoride nel feguente capitolo, e credendo , chequefta, eia terza Artemifia tufferò una medefiraa pianta. Ma però parrai , chele due prime fpecie fie- no aliai note a i tempi noftri in Italia, e maffìme in rofeana, dove apertamente fi veggono la maggiore, e laminore Artemifia; tra lequali, nè nell'odore, uè nel fapore non fi conofee differenza alcuna, ma folo nella grandezza de i ramidelle frondi , de i fiori , e del Urne . Il perche non sò come porta applicare il Brafa- vola nel fuo primo volume de'femplici (lampara in Koma, quell'herba, che noichiamiamo in Tofcana Amarella, e parimente Matricaria, nelle fpecie dell' Artemide. La cui hiftoria confonde egli maniferta- mente, cosidiccndo . Non dubito ( come han fatto molcij che non fia la vera Artemifia quella, che ap- preso noi li chiama Arcemife;impcrochehà ella fi on- di limili all'Affèn/.o , come dice Diofcoride : e di querte ne fono due fpecie; una chiamata Monoclo- C non, cioè d un fol furto; el'altraPolicIonon, cioèdi mo.tiiuffi. Le quali fpecie tutte beniflìmo conofceil volgo Lerrarefe fe pur fapellé egli adattarfi à diftin. gucrte; perciochel'ufafenza differenza alcuna. E pe- roedafapere, chcquella,chechiamiamonoi Marel- la, o vero Matricaria , e quella fpecie d'Artcmifia che ila cattivo odore. Nèofta, che fieno à Ferrara due lpecicd Artemifia diverfe, per produrre l'unaunfol i-ulto, ci altra molti; impcroche quella Marella è nella (pecie di quella, che producepiti rami . Quefto tutto dell'Artcmifia diflè.iIBrafavoUa; nclcheVera- menteper mio gmdicio, fi conofeonopiù errori. De la iqualiilprimoè che Diofcriode nondiffè mai, che U di quelle due pnmefpecie ne {affé una, che producef- le un iol tulio, e l'altra piti, come interpreta il Brafa- vola; madirtebene, comedifie ancora Plinio, che chiamano alcuni infra terra Artemifia unapicciola dottile herba, che produce un fol furto, efottile pieno diTortigni fioti . 11 fccundo pur manifelto erro- reeil voler porre l'Amarella , la qualec il vero Parthe- nio, perquellafpecied' Artemifia (fecondo che dice cgu;di cattivoodore; impcrochequellafecondafpe- cte , laqual dille ellér Diofcoride di grave odore , non produce il fiore come 1 Amarella, bianco per incorno, egiallo nel mezzo, comebene inverebbe fapuco dire iJiolconde, mabianco, picciolo, fonile, comeve- d,3mo Protì "fio alle dette due fpecie nortre, cioè mag- giore, emmore, che nafeono nonfolamemte (co- me ho detto io) in Tofcana, ma anco in altri luoghi ii i J1^erzoenore^'"on voler eglieredere, che quelleduefpecicd'Arteniiliamolto limili, che affer- ma nafeere egli in Ferrarafieno leduefpec.e fcritte prima da Diofcoride folo differenti nella grandezza. iJal che accorgendofi pur egli nell'ultimo fuo volume «ampatom Venezia nel 1545. mentre chevuolecon ™»Sa diceria iolienere, che la Marella, e volgare Matricaria fia una dellefpeciedell'Artemifia, echeil vero Parthenio fia la Cotola fetida chiamaca da Fetra- rcliBrufciaculo, confonde di tal forte fe rteflò, eia b tenitura (feome può ben notare ogni candido lettore) che non fi puòfinalmentcgiudicarequel, che fi voglia dire; imperochc quandodicc haver egli fperimenta- to, che la Marella, e volgar Matricaria folve, tolto- ne il fucco al pefo di q uattro oncie , la colera, la flem- ma, eparimenterhumormalinconico; confcrtama- nifertamente, ch'ella fia il vero Parthenio di Diofco- ride, il quale hà fpecialmente quella l'acuità Del che fcordatoli poche righe di fiotto, fondandófi in alcuni frivoli argomenti, vuolefinalmcntechc il vero Parthenio ha il fuo Btufciaculo . Oltre à ciò, quantun- 1 i que Più errori del Bufavo- 493 Difcórfi del Matthioli A Errore Frati. D que muovi il Ruellio beniffimo nelle prime duefpecie Bn«e del conkrfl con l'opinione di Diofcoride; nondimeno Ru,1Uo- parmieglierratcinquelta terza fpecie, che produce unfoi fufto, dicendo, chequella c quella, che li chiama volgarmente Athanaf.a, edaaltn Tanaceto, percioche il Tanaceto, che fi conofeein Italia, pro- duce d'una radice molti grofli, alti, & forti futti , con frondi lunghe, grandi, minutamente intagliate, efiori grandi, di giallo colonnelle cime de i i tulli, e l'Artcroifia della terza fpecieè unapicciola nerbetta, conunfolgamboncello. Quefta veramente (perdi- gli vero) non ho ritrovata io in Italia, nemanco ve- dutola ritrovata d'alni. Anzi palmi da credere, che il ritrovarla fiacofa diiliciliflìma; imperoche haven- donefcrittobievitlimamente, e con affai ofeure pa- role tanto Diofcor.de, quanto Plinio & havend ofi taciuto l'hiftoria del fufto , delle foghe , dei fiori, delfeme, e della radice; nonfolamentemipar co a difficile , ma imponibile ch'ella fi podi ritrovare . Ne in ciò f, deve dar fede à Plinio, 11 quale (come riab- biamo detto di fopra) fcriflé fattamente, che quella cral'Ambrofiai imperocheoltreal non effer cola . ra- gionevole, che haveffefentto Diofcoride 1 h.ftonad ùna medeiima pianta per due così propinqui capito- li, fivedemanifeffamente, che l'Ambrofia feruta nel feuente capitolo, non corrifponde m parte alcuna all'Artemilia predetta. In quefto medefimo errore ri- trovo parimente i venerandi Padri, che hanno com- ' mentalo l'Antidotario di Mefue; imperocne lcguen- do anche eglino le opinioni del Brafavola , e del Ruellio, dicono, che la feconda fpecie del Altera»- lìa è la Mar-Vicaria, chiamata Amarella, e la terza U Tanaceto; non accorgendoli , che non vi fu contor- mitàalcuna, e non conofeendo, come di fopra se detto , che la Matricaria è il vero Parthemo di Diofcoiide , & imperò chiamata dalla fu a ama- ritudine Amarao da molti. Tiene la medefima opi- Errorc ad nione ancora il Fuchlio, huomo altrimenti dotti li- mo, non dubitandone luoi commentar) dell toltola delle Piante , che la Matricaria non f.a la feconda ftc- cie dell'Artemilia. e il Tanaceto la terza , & conten- t ndolì d'errar piti pretto con gl'altri, chedmeono- icerefoloilvero . Non mancano oltre a c£ diligen- tnTim.Semplicilti, à cui va del continuo Deride pcrlcmani, nèlafciano fatica alcuna d illuftraie, & verificare quella bella parte di medicina .che credono facilmente, che fu fiata agguantai.. Diofcoride la tei- za Artemifia, pervedetfi nel principio del capitolo , che di due fole fpecie fa egli menuone 11 che pai' che conformi il ritrovarfi alcun, Diofcoi id. antichiffimi , ^iTuali non fi legge cofa veruna della terza Artemi- sia \ome p" imeme non f, legge nel nortro ftampato , nel quale riabbiamo raccolte molte corrcttioni cavate daivecch.ffimitefti di D.ofcoridc ferirti anemia , & dalla collatione fatta d'Onbafio con il medeftmc, . Del che riferito, e riferirò fempre grane ali eccellentif- fimo, &gentiliffìmo Medico M. Gabrielle Fallopia Modènefe, il quale con infinite lodi , e maraviglia di tuai legge hoggi nella fa .noia Accademia d. Padova a marena de femplic, , e del corpo fiumano , a cui ve-, -amente per il Angolare amore, & anemone che egl m porta, per laì.beralità grande del cuor fuo per Hìumanitàquale ufa vello tutti i virtuof. & finceii , mi ■uòvo molto piti obligato di quello, che cornfpon- d gì. polla con fatti/e con paro e . Eflendo adunque (perritornarnelragionamentod.pr.ma.; fofpett,Mn Diofcoride tutto quello che vi f, legge della terza M- temifia non è da maravigliarli, fe in co cefpitalle , ò s^ngannaffe Plinio, nè manco fe non ne fecero men- ane Galeno, nè Paolo, i quali fogliono nondimeno ite^Xetó ti d. Diofcoride. Oltre à quefto e da fape e che ten- gono communemente i piti dotti Modera ■ Med e , & interpreti, à cui none rincrefciufa la fatica du aie una vera torma alla dottrina de i femplic. , e^avav fuorilazizaniadalperfettograno, che fiaqueltoie- Artem fua hi: I ucl .fio . condo coitolo dell' Attcmifu minore dalle frondi Tol- tili flato da qualche pili curiofa perfona di quello , chef, ricercava, meffo in quelle . luogo c«m^ ragione; percioche non faceva dibifognoa de , havendo egli nel capitolo precedente a HfflPO». rato ditutte l'Artemif.e, ritornare d.nuovoar.tiatta- re delle medefime. Del che dà manifctto indica . il ritrovarfi, che ne ip.ù antichi telfi Greci non li le„- ge nè fi ritrova altro capitolo , che 1 primo; r,e 1 vede, che d'altra fpecie faceffe melinone Plinio, che di quelle fopradettc: quantunque .1 Ruellio voglia, come in tutte l'altre cfuo colìume, che nafea anco- ra, quefta tale Artemifuin Francia lungo , . rivi dell aeque, chiamata da loro Herba di San Giovanni Nella cui opinione non mi pofto io convenire; per- cioche non ritrovandofene memoria alcuna in 1 ao- lo, Oribaf.o, &Serapione, i quali tutti trafcrivono da Diofcoride; e non havendo fcptto Diofcoride di che forma fieno le fue frondi, bluffo, il (eme, ci fiore; malagevolmentela può haver conofciuta , & verificata il Ruellio. L'Artemisia volare natee quafi per tutto in ogni luogo, producendo pili , epm gambi d'nna fola radice, alti un gombito, en.ezzo, Ifpeftb maggiori, roffeggiant., tond., &flr.fcat. ' Le foglie hàllla più larghe dell' Aflenzo , epiucarno- ' fe, e bianche dalla parte di fotto, quantunque quel- le che fono nel gambo, e nei rami fieno affai più pic- ciole . Fai fiori copiofidimì in grappolctn nelle fona- mica de i ramufcefli, piccioli , pe-loli , odorati, & biancheggianti, da i quali nafee il feme affai minuto La radice produce ella legnofa, ramofa, e grolla co- me il dito picciolo della mano. Relpna tutta la pian- ta di non ingrato odore. Onde fi mette da molti nel Pane, c nelle Focacce. Enne un'altra fpecie, che produce un gambofolo, ma net tetto del tutto limile all'altra, fe non che in tutte le fue parti e minore , e più fottile, onde vien chiamata Artemifia minore . Le foglie, tanto dell'una, quanto dell altra pelle, & vi, incorporate con Mirrha, Fichi fecchi, & Olio Ir - Ar.< no, vaglionoàtuttiidifettidellamatnce, &lpecal- mente per provocare imeftrui, elefecondinc, app h- cate di fotto alle parti naturali delle donne. La radi- ce delle medefi me bevuta purga cosi efficacemente la matrice, che ne caccia fuori facilmcntele creature morte . Peftafilamedefimacongrafcia ,& ìmpialtra- ficon manifello giovamento in su le fcrofole , che nafeono intorno allagola : anzi che mitiga ancora 1 dolori del collo, nel che opera più efficacemente, le vi fi mette con il Belis, che nafee ne i prati. 11 fficco deUe&ji* bevuto, ò veramente 1 nerba, comerilcc connonpoeo giovamento à coloro che hanno prefo l'Ooio. LpolveredcllefogliefecchebcvutaconVi- no,e ottimo rimedio per le fciatiche . Portandoli 1 Ar- temifu adoffo (come dicono alcuni, che danno ope- ra alle fuperftitioni ) non lafcia fiancare ì viandanti 5 & appicata fopra le porte delle cafe , fi ficun gì habi- tatori dal le malie, e da gl'incanti Senile dell Arte- mifiaGaleno al fello delle faculta de femplic , cosi dicendo : L'hcrba dell'Artemifia è di due fpecie . Scaldano amendue, &alquan» difeccano, e pero U ungono calde nel fecondo ordine, e fecche neda fi- A ne del primo, ònel principiodelfecondo . Sonoal- c : quanto di parti affai lottili, & imperò mediocremen- te provocano le pietre delle reni , e fi mettono con mediocre commodità nelle fomentationi , che fi fan- no per la matrice. Chiamano iGreci l'Artemifia Ap- iZu: i Latini Artemifia: iTedefchiBeyfvofe, &> Sant Johans gurtel: liSpagnuoh Artemifia.- ìFran- cefi Amoife. Dell' Amh-ofut . Cap. UJ. L" Amh ojìaè una picchia f 'tanta, ramofa, alla qua- fitre fpamie . Uà al piede de i fu/li le fcmdt fmm. ciclinefmili d quelle della Ruta . Sono i fiat fufucelh gravidi difeme, quafi fintili d ten pieni racemi^, J°- Nel terzo lib. indinoti fiorì/cono, d'odore divino , efoave . La funi-a- dite è fottìle , lunga unpiede e mexxp . In Cappadocia / ufi per far ghirlande . Ha virtù di ripercuotere , di mi- tigare, erefiringere , impìaftrata, gli human, che fen- dono nelle membra > ér Vi Jiritengono . AMBROSIA. Quantunque la pianta, di cui è qui nel primo luo- go la figura rapprefenti la vera , elcgitima A M- ERosia, di modochc non vili podi defi- derarecofa veruna, non dirò però io, che l'altra po- lla prima da noi , & dimoftrata per l'Ambrofìa non fia l'Ambrofìa illefla, òalmancouna fpecie d'eiTa, av- venga che ancor ella fe gli raiìomigli con tutte le note; perlochenonerrarebbe, per miogiudicio, chi di- ce/Te, chel'unafuflcilmafchio, el'altra la femina , ò vero una medefima fpecie. Quella che è collocata nel primo luogo mi f ù mandata da Padova dal Magni- fico, e nobiliflimo Signor Jacom'Antonio Cortufo gentilhuomo Padovano , e l'altra, l'hò ritrovata dipoi invarj, edtverfiluoghi, e fpecialmente intorno alle mura del cartello di Vipao vinti miglia lontano da Goritia , andando verfo Carniola tra duriffime pietre ; dove incontrandomi con eflà all' impiovifo, & ve- dendola racemofa fimile al Botri, fubiro mi cafeò nell' animo, eh ella fuilc l'Ambrofìa. La quale quantun- que non (ia da Diofcoride celebrata , come ancora da Galeno, fe non per ripercuotere, e per riftagnare ; nondimeno è opinione d'alcuni Poeti ; & anco d'altri icrittori, che non peraltro fia fiata quelta gloriofa piantachiamata Ambrofia, fe non perche prolungan- do ellamoltola vita à chi l'ufa, par che fia fimile all' Ambrolia, cibodegliDei, con cui fi confervano in perpetuo immortali, e fenza macola alcuna . Scritte- ne 1 linio al quarto cap. del 27. libbro cosi dicendo : L'Ambrofia^è herba d'inconllante nome . Fluttua qucltaattorno l'altre herbe. Produce un fol furto , denfo, ramofo, efottile, alto tre palmi, di cui è più breve la radice la terza parte. Lefuefrondi, le quali fono appi-elio al piede, fi rafi'embrano alla Ruta . Produce ilfuo feme ne ramufcelli à modo di grappoli , di Diofcoride. 499 A di vinofo odore , e però è fiata ella chiamata da alcu- ni Botris, e d'altri Aitemifia. Di qucftale nefannole ghirlande in Cappadocia. L'Ambrofia (diceva Ga- Galeno, leno alò. dellcfacult.. deifemplici) hàvirtùdi riper- cuotere, e di riftagnare . Chiamano l'Ambrofìa iGre- Nom' ' ci A'tiflpoaix: i Latini Ambrofia . UN'ALTRA AMBROSIA. B C D Del Sotri. Cap. 124. IL Botri e mìherba folta, ramofa, roffa tutta,ér fpar- tainmolteali . Il fio finte nafte attorno àtutti i fu. fii: le fie frondi fono fintili all.tCicorea . Refpira. pitta di foave odore , érimperi fimetìe ellatra iveftimenti . ritrovali Kellerine dei torrenti, enellevallì. Bevutacu- ragl'afmatici . Chiamano quefta quei di Cappadocia Am- j, brofia, é- altri Artemifia. ILvero Botri nafeeeopiofopertuttoin slì'ITrenti- Eotri, t(,_n noinsiìlaghiaradellaPerfena; edel Lavigio ra- eiimiìatio. pidiffimi torrenti, efimilmenteinpiii vallicelle della "e- valle Anania, comeinsù'l contado di Goritia, do- ve :e donne lo feminano negl'horti, ftimandofi ch'egli giovi alle prefocationi della matrice . Crefce con frondi di Cicorca, rode, folto dirami, carichi per tutto del fuoieme, molto al toccarlo tenace, &gom- mofo, il quale refpira di foave, & acutiflimo odore . 11 che dille parimente Plinio all'ottavo cap.del 27. lib. P Hà ilBoirivirtudiicaldare, d'alibttigliare, d'incide- re, d'aftergere, e d'aprire. Vale à tutte l'infermità del petto caufate da freddi riumori; anziché giovaàgl' Virtù del empiemaci, à gli afmatici , &àgliftrettidipetto,co- Botn- sibevendofeneladecottione, come pigliandofene la polvere dell'herbafecca con decottione di Regolitia. Vale ancora à thifici che fputanola marcia , prefa nel medefimo modo. L'herba frefea fcaldata fopra una tegola, & irrorata con Malvagia, & applicata in fui ventre; mitigaidolori delìamatrice, eperò è buona peri dolori delle donne diparto, feinfiemecon Ma- tricaria, & fiori di Camamilla, fi cuoce tagliata mi- nuta nell'Olio di Gigli, edipoicon tre ò quattro ove li 2 battute, 5oo Difcorfi del Matthioli GERANIO i. Eotri fcrttto da Paolo . Nomi. battute, fe ne fàuna frittata, e rnettefi cosi calda fo- pra il ventre loro; Scio pollò affermare cilére in ciò medicamento valoroio, e prefentaneo . Fomentan- dofi le donne con il vapore della decottione ditutta la pianta provocaloroi meftrui, ctira fuori del cor- po le creature morte, Mefla fecca fra le veftimcnta , non diamente le preferva dalle tarme, c dalle tignuo- le, ma da ancora loro buon'odore. Di quella non ri- trovo io, che faceflementione alcuna Galeno, quan- tunque la defcriveile tra gl'altri fcmplicinel fettimo libino Paolo Eginetta, così dicendo : 11 Botri, il qual chiamano alcuni Ambrolia, & altri Artemifia , è unapiantavalorofamente odorata . Bevuta quella nel Vino,ajuta gratinatici : Chiamano i Greci il Bo- tri BsTfus: i Latini Botrys : .iTedefchi Traubcn,Krot- tenkraut: iFranceliPiiment. Del Geranio. Cap. 12$. IL Geranio hà le f rondi fintili alt Anemone , ma più lungamente intagliate : la radice quifi ritonda , e dolce. Bevuta queftaal pefo d'una dramma nel Vino , rifol-ve le ventojìtà della matrice . Enne un'altra fpecie con fulli minuti , epelofi, d'altezza d'un piede , emet- ta, le cui /rondi fi rajìembrano à quelle della Malva. Sono nelle fommttà de firn fitjli picciole teff e di Gru , cani firn becchi, che riguardano in fuf°>.° -veramente denti canini. Non hà alcun ufo nella medicina. D Geranio , e luaefamina- tionc. E' Differenza trai Latini, &i Greci nel Geranio. Et imperò diceva Plinioall'11 .cap.del tó,Ubbro. Chiamano il Geranio alcuni Mirrhide, & altri Mir- rhida.E' fimile alla Cicuta, ma hà però le trondi mino- ri , e più breve furto , digiocondo odore , e ùmilmente fapore, e così la deferivono i noltri.Ma 1 Grecila tan- no con fiondi più bianche, e più picciole della Mal- va.confuftifottili.pelofij&ramofi.pieniditrondi.tra le quali nelle fommità de ifufti fono tefte con iJbec- cofimileàquelledclIeGrU .Fatinone ancora un altra GERANIO II. fpecie con frondi umili all'Anemone: ma più lunga- mente intagliate, con una radice ritonda, c«Jo9 . Nel terzo Iib. di GERANIO III. A li G llchedimoftra, che tre fieno le fpecie del Geranio (che altro non vuol dire , che Gruaria , per haver ella perfemequelletcllediGriiJ cioè una dei Latini, el' D altre due de i Greci , le quali tutte à i tempi noftri fi co- nofcono , e fi veggono nelle campagne, & appretto al- le fiepi nelle publichcftrade. Quella, che fcrive Pli- nio edere la Gruaria de i Latini ( quantunque non manchi chi voglia,ch'eIla non Ha differente dalla Mir- rhide di Diofcoride) veramente non fi può negarceli' ella non lìa quella, che volgarmente chiamiamo noi RodrumGruis, & altri RoftrumCiconia:, & altri Acus mufeata , per havere ella (come dice Plinio,) foa- viflimo odore; imperoche quelta hà le f rondi intaglia- te come la Cicuta, ma minori, & il fu fio breve, eri- tondo, e produce pofeia il feme limile à tede di Gru , dal che hanno prefo tutte quelle fpecie il nome diGe- E ranio, cioè di Gruaria, òverò Gruina. Oltre à ciò quella , che fcrive qui Diofcoride havere minuti , e pe- lofi fufti , d'altezza d'un piede , e mezzo, le cui frondi fi radèmbrano à quelle dellaMalva, e che produce nelle fommicàpiccioleceftedìGrù; parmi, che non fi polla negare, ch'ella non fia quella , che volgarmen- te chiamiamo Pie colombino, per non vi fi vedere no- ta alcuna , che ripugni alla fcrittura di Diofcoride, fe non chele frondi fono molto minori di quelle della Malva, come ben ditte Plinio, fe ben felo tacque Diofcoride. L'altra purede i Greci ferina nel primo luogoda Diofcoride, hò veduto io molte volte nella F valle Anania, & in altri aliai luoghi, con frondice- nere, elungamente intagliate, limili all'Anemone , con fiori quafi incarnati, eceftepofciadiGnì, lacui radice è bianca, e quali ritonda, di dolce fapore . Et imperò parmi, chequi erri il Ruellio; percioche vuole egli, che l'Acus mufeata, la qual chiamano Acuspalloris, fia quella fcritta nel primo luogo da Diofcoride ; imperoche l'Acus mufeata non fa radice alcunaritonda, nèmancohàle frondi limili, e piti intagliate di quelle' dell'Anemone , ma ben'èella limi- le nelle fiondi, neifufti, e nell'odore à quella , che Diofcoride. 501 GERANIO IV. fcrive Plinio eflerela Gruaria dei Latini. Oltre àciò riprcndeilRuclIiocontraàHermoIao coloro, cheli prefumono, chefia l'Acus pallorisquella, che chia- miano noi Ruberia : ma egli in ciò maggiormente de- veederriprelo, credendoli, che la Ruberta fia lave- rà Mirrhide. Ma per dire il mio parere intorno alla Ruberta, parmi veramente, che altro non polla elfer ella, chefpeciediquei Geranio, il qual fcrive Pli- nio edere tra i Latini, per havere ella lefrondi inta- gliate, quafi limili, odore molto acuto , fiore ralligno, e capi parimente di Gru, comel'altrefpeciedi Grua- rie. Ma chequeftafiala Mirrhide, come fr penfa il Ruellio, non mi pare in modo alcuno di confenrirej imperoche oltre al ricercare l'ordine di Diofcoride , che quando cosi fudè,doverebbe il capitolodella Mir. rhisellcre disfatto qui fotto il Geranio, per edere la Ruberta una fpecie di Gruaria; non veggio, che Dio- feorìdedica, che la Mirrhis fia tutta rodèggiante, nè che ella riabbiale celle di Grii, nèacutidimo odore , come apparentemente fi vede nella Ruberta; ma be- ne, ch'ella è nellefrondi, e nel furto limile alla Ci- cuta, echelafuaradiceèmolle, eritonda, non in- grata ne i cibi : ilchein modo alcuno non lì ritrova nella Ruberta , come più ampiamente diremo nel quarto libbra al proprio capitolo. Tieneoltrcà que- llo Hermolao, che'lGeraniodeiLatinifialaMirrhis Errorc di Diofcoride, ingannandoli anch'egliperhaverdet- Hennolao . co Plinio, chealcunilachiamano Mirrhis, &Mir- rhida, .e non avvertendo, che Plinio fece della Mir- rhis veraparticolarmentioneal itf.cap del 24. lib- bra. Nè papperò maraviglia, che Plinio chiamade Mirrhida, & Mirrhis il Geranio de i Latini; percio- che fii egli cosi chiamato ancora da alcuniGreciquel- lo della fecouda fpecie, come fi può vedere in quei efempiari di Diofcoride,ne i quali nel principio de ca- pitoli fono varie, ediverfeforti di nomi . Erra pari- mente nell'hiftoria del Geranio il Brafavola,dicendo cheinmodoalcuno non è da credere à coloro che Err-ore d£i dicono che'lvolgar Pie colombino fia il Geranio'; ira- En""oli*' li 3 peroche pcroche produce egli le fiondi con maggiori intagli dj quelle dell'Anemone , non accorgendoli che'l Pie colombinonon e creduto edere quella prima fpecie, D ma la feconda, laquale per non haver finito di legge- Momordi- re (orfe tutto il capitolo, non ritrovò il Brafavola d' nel fuo Diofcoride. Un'altra forte di Geranio, che produce le frondi ritonde, &mtagliate, comequel- le del Pie colombino, ma grandi come fonoquclle della Malva, laqual vogliono alcuni , che fiala ve- ra Momordica, nò più volte veduta io piantata in di- vertì giardini. E' oltreàtutteraltrefpecielodataper le bevande, chelifannoperle ferite cadali, &intc- flinali, per confolidare ella ("come dicono ) mara- vigliofamente . Quella , fecondo il mio giudicio , più corrifponde alla feconda fpecie di Diofcoride , chenon fàil Pie colombino; percioche fono le fuc E frondi più limili alla Malva. Et imperò non penfo , chefallarcbbe, chidiceiìè, che Diofcoride intcndef- fc di quella. Quantunque non li polla negare, che'l Gerani, c p;^ colornbino non fiala minore fpecie di quello Ge- lo™ u o- ^io grande, chiamato Momordica . La prima fpe- cie del Geranio fcritta da Diofcorice fà le foglie dell' Anemone , ma con piti profonde divinare ,le quali fo- no per ogni fogfia fei . Produce il gambo dalla radice diritto, fonile, &articulato, & i fiori purpurei fat- ti à modo di Rofe, ma moltominori, dai quali na- feono i becchi di Grù dalla parte di lòtto lunati . Hà latadicetonda, maggiore d'una Nocciuola, ne- rigna, e dolce di fapore. Nafce in luoghi inculti , F e fpecialmente in Dalmatia, donde portata in Ita- lia mi fù la prima volta mandata dal nobililfimo, & Eccellentifììmo Medico, eSempliciltaM.UliffeAl- drovando Bolognefe . II fecondo fa le foglie come di Malva, ma minori , attaccate à lunghi , e fottili pic- ciuoli,tutti di rollò colore, i gambi produce egli fottili tondi, & arrendevoli , & i fiori pavonazzi, da cui nafeono le punte umili àbecchi delle Grù. La radi- ce hà egli fottile , lunga una fpanna, efibrofa . Na- fte lungo le vie in luoghi lodi , e qualche volta ne gì' horti. Il terzo, di cui fcrilTe Plinio fà foglie comedi Cicuta, ò veramente di Mirrhide, ma minori, e me- no intagliate , & ftrate per terra , le quali invecchian- doli diventano rode. Fai gambi corti, tondi, pelo- fi, &ro(Iì, nelle cui fommitàfonoifiori piccioli , purpurei, e (Iellati, dacuinafeono poi gl'appuntati becchi come di Cicogne, conalcuni capitelli appref- fo al picciuolo in forma di Balaufli . La radice fua è bianca, tenera, dolce, e più grofla di quella della fe- condafpecic. Nafce nelle ruine degl'edificj , nelle macie, lungo le vie, & in terreni magri, e faffofi . Sono oltre ài predetti ancora tre altre fpecie di Gera- nio. 11 primo de i quali nafce copiofo quali in tutti i prati di Boemia, con foglie maggiori ditutti gl'altri, limili à quelle del Ranoncolo, ma divife all'intorno in otto parti, flrate per terra, & appiccate à lunghi, e fermi picciuoli. Fà più, epiùgambi d'una radice, carnofi, e parimente articulati, nella cui fommità lì veggono i fiori maggiori che in alcuno de gl'altri, in forma di Rofa, e d'un colore, che nel celeftc purpu- reggia , da i quali nafeono finalmente gl'appuntati ca- pitelli maggiori di tutti gl'altri, neiquali li vede par- ticolarmente la cima ritorca, & in tre parti divifa, à mododicorona. La radice hàegliancora più grande di tutte l'altre fpecie, e parimente più grofla, e più ferma, dalla bafedellaqualenafconomoltc, emol- te fibre rofleggianti, enervofe. 11 fecondo fàlc fo- glie come il Ginquctoglio, fe bene molto più intor- no intagliate , attaccate àlungiii, e pelofì picciuo- li. Ifuoi gambi fono alti una fpanna, foccili,elanu- ginofi, & i fiori che nel rollo purpureggiano, da i quali nafeono alcune picciolc, & appuntate filique, ruvidetee, cpelofe, in cui è dentro il feme. Hàla ra- dice lunga una fpanna, mafottile. Il terzo che mi fù mandaco da Verona da M. Francefco Calciolario Semplicifta non indotto, fà quafile foglie comedi Malvavifchicò veramente Alchea,i gambi copioli, ar- rendevoli,nodofi,e pelofi,itìoripiccioli,roiiéggiantià modo di piccioli Balaufti,da i quali fi formano gl'acu- ti cafi- Nel terzo Kb. ti capitelli,come negl'altri . La Ruìice del quale è lun- A gaunafpanna, e mezza, gl'offa un dito, e vicino à terraroila. La radice di quella , che hà le frondi d' Anemone ( fecondo che icrive Plinio al luogo predet- to,) vale per riftaurarei debili, e per Uthifici, beven- dofene una dramma alla volta con tre ciathi di Vino due volte il giorno, e parimente per la ventofità. 11 chefàellaancoratogliendoficrurta. 11 fucco giovai s dolori dell'orecchie. Ilfeme vale àgli fpafimari be- vuto al pefo diquattro dramme con Pepe, e Mirrila. Quella, che chiamano Pie colombino, quantunque al tempo di Diofcoride non fufle ella inalcun'ufo nella medicina, nientedimeno non manca hoggi chi- lalodigrandcmentencllebevandedelle ferite, edel- B le fittole per cofa molto buona. Ma mi dubito, che s'ingannino, penfandofi che'l Pie colombino volga- re fiaqucllo, chcinSerapione è il vero Amomo di Diofcoride, il quale interpreta il traduttore per Pie colombino; imperoche il convenirli all'intrinfeche ulceragioni è proprio dell'Amomo, e non del Pie colombino volgare. Del Geranio non ritrovo ap- preso à Galeno memoria alcuna. Quantunque Pao- lo nel fettimo Iibbro togliendo da Diolcoride , ne feriva quel medefimo . Chiamano il Geranio i Greci yipuvw: i Latini Geranium: i Tedefchi Strockenfc- C nabel : liSpagnuoliPico de Cinguenha : iFrancefi Roftro de Cicongie . Del Gnafalio. Cap. 126. USano le foglie del Gnafalio , le quali fono tenere , e minute , in cambio di Fomento . Eeuonjt util- mente le frondi in Vino aujleroper la diftnteria . GNAPHALIO. D F, F TAntoèbrevedel Gnafalio l'hifloria in Dio- fcoride, ch'impofiìbilemipare, chefenepoffa venire in cognitione; perciochc non ritrovo altri , che più ampiamente lo deferiva. Plinio fe ne paifa con la medefima brevità al 10. cap. del 27. lib. Nondimeno il Fuchfio dipinge ne fuoi comentarj una certa pianta di Diofcoride. 503 per iIGnalalio, forfè per effer ella canuta, e pelola . Ma quella, à mio giudicio molto piti rapprefenti quell'herba, la qualchiama Plinio Impia al 19. cap. del 24. lib. deferitta daini con quelte parole . L'herba, chechiamano Impia, è canuta, limile nell'afpetto ..a al Rofmarino, con capi, & veflita à modo di Thir- diPlinio .' fo, edi quindi fi levano in alto altri ramufcclli , che fannoparimenteicapi. Chiamaronlalmpia, perche i figliuoli Ccioèqueiramufcelli più alti} fuperano i capi della madre, òdel padre. Quantunque voglia- noalcuni, ch'ella fia così chiamata, per non ritro- varfi animale alcuno, che la tochi per cibarfene. Que- lla pefta fra due falfi lì fcalda , e fà un fucco di fpecial virtù contra la fchirantia; mefehiandofi però con Lattc,econ Vino. E' cofa maravigliolaquello, che fe ne dice, ciocche chi gufta queft'herba , mai non paci- fee la fchirantia . Daffi pcrquefto à Porci, e quel li ie ne mucjono, che notila vogliono inghiottire. Sono alcuni che penfano , che gl'augelli la portino ne i nidi loro , aecloche i loro figliuoli , che troppo avidamen- te iughiottifeono il cibo, non fi ftràngolino . Tutto quello deil'lmpia ferine Plinio. Mahavendonii il Gnafalio ridotto à memoria la pianta che produce la Bambagia, chiamataXilo, e nonritrovandola in Bambagia alcuno degl'antichi Grecijnc dirò qui quel tanto,che J"3 cùhà .' ' ' n'ho potutoricavatedaPlinio, e d'alcuni moderni . Dicevaadunque Plinioal primocapo delio", libbra. La parte fuperiore dell'Egitto, clic contermina con 1 Arabia, produce una pianta , la qual chiamano al- cuni Goliipio, & altri Xilo. E' picciolctta pianta , dacuinafee un frutto barbato , iimilealle Nocciuo- le, dentro alquale fi genera una lanugine, che fili- la , la quale non hà pari in bianchezza, &morbidez- GNAFALIO VOLGARE. za; e però le nefannograndiffimevefti perii Sacer- doti. QucltotuttodelIaBambagialcriffePlinio; ma à i tempi nolìri il femina la Bambagia inCipto, in Candia, in Sicilia, in Puglia,& in altri luoglii,la cui la- nugine è veramente calida, efecca. Brugiata rifta- gna il fungue delle ferite, ove fufìero tagliatele vene . 504 Difcorfi del MauhioH BAMBAGIA. A TIPHA. La midolla del feme conferifce al petto , & aumenta il coito. Cavafene fuori Olio, come fi fà delle Mandor- le, ilqualeèvalorofopertorvia le lentigini, & altre macole della faccia. Ma ritornando alGnatalio,di- Gnafalio co che ddle virtù lue ferirle Galeno al fcftolibbro G>l«nod* delle l'acuità de femplici, così dicendo : 11 Gnafalio fùcosichiarnato, per rifarli le fue foglie morbide in cambio di Borra. Sono bianche, e mediocremente coftrettiuc ; e però le danno alcuni con qualche Vino aultero nella difenteria . Chiamano i Greci il Gnata- •jomi. 110 j/mpaMs?: i LatiniGnaphalium . Della Tipha. Cap. 127. LA Tipha fa' li fondi Jtmili alla Cipr ide' : il fujìo bianco, liftio , ór arrendevole , abbracciato nella fua fommità dal fiore ben ferrato , ìlquale Ji rifolve in lanugine , e A* alcuni è chiamata Panicola . Jldedica il fiore di quejì'herba incorporato con graffo di Porco la- vato alle cotture del fuoco . Nafte nelle paludi , enelP acque, che non corrono. La Tipha notirtìma pianta in Italia; imperoche he fono l'acque delle paludi, deilaghi, ede , che non producano infinite piante di Ti- pha. Chiamali la Tipha in Tofcana, cioè ilfufto con lamazzainfiemc, Mazzafordai perciocheè ftatoif- perimentato, che la fua lanugine fà diventare fordi evirtù coloro, à cui entra nell'orecchie . Di quella lanugi- dciuripha, ne del fuo fiore, da cui è ( come dice Diofcoride) ab- bracciata fi rettamente la verga lifeia del fuo fufto,tan- no alcuni di bada mano matarazzi da letti; e delle f rondi fue fe ne vertono per tutta Italia i fiafehi , e tef- fonfene le fedie , ò vogliamo dire cadreghe per le don- ne, e quelle chiamiamo noi in Tofcana volgarmente Stiance. La lanugine della fua mazza pefta infieme con frondi di Betonica, radici di Gladiolo, e d'Hippo- gloflo, togliendo ugual parte di tutte, tantochepefi Tipha , e TT'I.a Ti f?» «fatui"»- ìf\ pochi glillagni, Ufo una dramma, e pofeia incorporate con due tuorlad' oyafrefche cotte dure, e mangiata ogni mattina à di- giuno per un mefe continuo , guarifee le rotture inte- ftinali, non folamente ne i fanciulli, ma ancora ne gl' huomini giovani , tenendo però fopra la rottura qual- che ceroto conveniente con la debita legatura. Di queftaapprefiò Gal. & Paolo Eginetta non ritrovo io memoria alcuna , quantunque fia da Teofrafto nomi- nata al 13. cap. del primo lib. tra quelle piante dtllepa- ludi,chenon hanno nodo alcuno nel fuof urto, come fonoiGiunchi, eil Gladiolo. La Tipha chiamano! Greci Titta : i Latini Typha: iTedefchiMoffliolben, Nomi Narenkolbcn : h Spagnuoli Bohordo , He Junco ama- corocado.- iFrancefiMache, & Malie de jonc. Della Circea. Cap. 128. LA Circea , la quale chiamano ancor alami Dine a, _ p-oduce le frondi Jìmili al Solati o dome/lieo de gli berti. Ha moliirami, ilfìornero, picciolo, e copiofo : il feme come Mìglio, che nafte in certi come cornetti : fdtre, over quattro radici lunghe una fpanna, bianche odorate , ecalide. Nafte in luoghi aprichi, faffofi, ir ventojt . Infondonft quattro libre delle fue radici in tre fefiarj di Vino dolce per tm giorno , & una notte, e be- ■vonfi tre giorni , e purgano la matrice . Il feme dato ne i fugoli empie le poppe alle donne di latte. LA Circea herba à i tempi noftri non sò fe ritrovar, fi poterti: in Italia, quantunque fufleella à gl'anti- Cir chi notirtìma.Pésàfi alcuni ch'ella fi chiamiCircea,pcr SM effereftataufata forfè da Circe incantatrice, ò vero da t'°° lei ritrovata , per le fue malie, & incantamenti . 11 che quantunque non ardifea di riprovare io ; nondimeno per non ritrovare alcuno, che feriva, che vaglia la Cir- ceaincofifattecofe,penfoche d'altronde gli fia datò tal nome. Di quella fcriffe Plinio all'ottavo capitolo p]in7c del 27. libbro , togliendone , come lì vede, di parola in parola, I parola l'hiftoria da Diofcoride. Ma nel narrare po- ìcia le virtù fue corrompe al contrario la fentenza d' elfo Diofcoride, dicendo, che'l fuo teme bevuto fà afciugare il latte . Al che non folamente è contraria la fcrittura di Diofcoride, ma ancora quella di Galene, il gualcai 7-lib. dellefacultà de fempliei, cosi ne fcril- fe dicendo: La radice della Circea bevuta in acqua melata purgaledonnedallefccondinc; imperoche è calida, e di buono odore . 11 fuofeme dato ne'fugoli è ottimo al generare del latte. Chiamano i Greci la Circea K'pxi'"- i Latini Circa:a. Dell' Stiantile. Cap. 129. L'Enanihehà fiondi fimili alla Pali/naca, il fiore bieco: elfujìogrojfo , alto ima fp ama: il fuofeme fi raJfemUra d quello dell' Atriplice: produce la radice erande, la quale fi fpande in molti ritondi capitelli . Na- Jtetrafaffi. Il fu fio, ilferr.-', e le fraudi bevute conVino melato provocano le fecondine . Laradice bevuta con fi- no, -valle alla difiillatione dell'orina . FILIPENDULA. Nel terzo lib. di Diofcoride. ENANTHE I. )C5 LEnanthe, delqualefece memoria Teolraflo al fettimo capitolo del fedo libbro dell'Indori.! 1 .^P^ntc, e Plinio al 24. cap. dd 21. lib. lì crede li il Fuchfio nel fuo grande Herbario, e parimente è o- •pinione di molti moderni Semplicifti, che fia quella pianta, che chiamano Filipendula. Ma per leder- lo, che la Filipendula nafee per li prati, e non tra laffi, come iniìeme con Diofcoride fcrivc Plinio; e pernonprodurreellaradicegrandc, che habbia per intorno piccioli capi, eritondi, e non efière il fuo femciìmileàquellodeirAtriplicc; nonpofiòin mo- do alcuno affermare, chefienol'Enanthe, e la Fili- . pendula una cola medefima. Midetrefpceìe4'Eijan- - the, dellequalifonoquile figure doppo la Filipen- dula, mifurnomandatedal nobiliflìmo, c dottiffi- D ENANTHE II. 506 Difcorfi del Matthioii E N A N T H E III, A CNANTHB IV. raoSìgnorGiacomo Antonio Cortufo gcntil'huomo Padovano, e fcgnalato Sempliciila^ de'tempi nolhi . Ilquartopoi, di cui è ancora qui l'imagine , hcbbi j-, già io dall'Ecccllcntiffimo Medico M. Bernardino Trivifano profeffore publico di quella facilità glorio- la de {empiici . Tra le quali tutte fpeciefe pure ve ne alcuna, che fia il vero Enanthe di Diofcoride, cre- derò io effer quella della radice grolla, & ineguale , la cui figura tiene il primo luogo doppo la Filipendu- la; imperoehein quella fi veggono molte note , che puntualmente vi corrifpondono. Ma tutte l'altre di- reiio, che fulTero fpecie di Filipendula, vedendoli , che nelle radici, e nell'ombrelle molto fi gli raflbmi- nliano. Manonvorrei, che fra tanto fi maravigliane alcuno , che io habbia nomato per Enanthi tutte que- lle fpecie di piante, non effendo ciò fiato fatto da noi g lenza qualche ragione, percioche quantunque non fieno legitimefpecie d'Enanthe,' nientedimeno non ritrovando io alcuno fcrittore , che avanti di me hab- bifattodiloroveruna mentione, mi pare che non-fia flato fuor di ragione aporie in quello luogo fotto 1" Enanthe, fcbenfonclle molto più limili alla Fili- pendula, con la quale ancora l'habbiamo accompa- gnate. Dell'Enanthene'libridcfemplicinon ritrovo io memoria alcuna apprettò Galeno. Ma fecondo Virtù iella che della Filipendula fcrivono alcuni moderni , hà Filijcdul», e]iapcrphicofelegnaIatevimì; imperoche provoca l'orina ritenuta, e guarifee le dillillationi di quella, p Giova ài dolori, & alle pietre delle reni, rifolve la ventolità dello ftomaco: confcrifee à gli ftretti di petto,» e quafià tutte l'infermità caufatc da treddi hu- mori : e giova al mal caduco , ufandofi la polvere del- la radice fecca lungamente ne'cibi. Chiamano 1E- No>pi. nanthe i Greci O'tvZfo : i Latini Qenanthc. Della C 'onì^a . Cap. 130. LA Conica è di due fpecie . Laminare è più odorifera, e la maggiore è pianta più alta, ór hà più larghe f rondi , e più grave odore . Sono le f rondi d'amendue fi- rmila quelle de gli Olivi , pehfe , e graffe. Il f «fio del- lamaggiore crefee all'altera di due gombiti , e quello della minore aggiunge d un piede. Il fiore è fragile , - dì colo'-e giallo, & amaretto, il quale fi f piuma in vo- latili fiocchi, le fue radici fono inutili. Cacciatutta la pianta le Serpi , fparfa cioè per terra , e parimente fumen- tata, cacciai Odici, & ammazzale Pulci. Jmpiaflran- fi convenientemente lefrondì in sù i morfi delle S e>pi, fo- praibrufehi, & in siile ferite. Bevonfii fiori, e le f ron- di con Vino per provocare i mefirui , e' l parto , e parimen- te alle difìillationi dell'orina , trabocco di fiele, e dolori delle budella : bevuti con Aceto aiutano il mal caduco . La decottione meffa ne bagni, ebefif anno per federvi dentro , medica i difetti della matrice . Il ficco applicato , f affon- dare le donne . Ungefil'berba efficacemente con Olio al freddo, irai tremore. Unta leggiermente, la minore fanaidoloridìtefla. Ve n è materia fpecie , che produce il fu fio più graffo, e più tenero, e le frondi maggia ette dellamhwre- nongraffa, e minore della maggiore : ma di molto più grave, e meno giocondo odore, comechenon così valorofa . Nafcein luoghi humidi . LA Coniza tanto maggiore , quanto minore, ,| ^ nafcenonfolamenteinTofcana, ma quafi Pei| iua cfanìl tutto, con fiondi, ludi, e fiori del tutto concordanti Barione, con Iafcrittura di Diofcoride. Chiamali volgarmen- tePulicaria, per ammazzare ella le Pulci , come di- ce Diofcoride , e Pulicaria parimente la chiama Teo- doro Gaza interprete di Teofraflo , il quale all'unde- cimocap.del ò.lib.deirhidoria delle piante, cosi ne fcrilfe dicendo: Della Pulicaria , fi ritrova il maf- chio, elafemina, tra le quali è differenza come, nel- lealtre, e fi difeernono l'una dall'altra; imperoche lafcminaèpiùcompreffa, &hà fiondi più fattili, & in tuttala pianta e più picciola. 11 mafehio è più am- pio, hàpiùgroflò fìllio, epiù ramofo , &hàle fron- di più larghe, e più graffe, il cui fiore è affai più fplendido. Sono amendue fruttifere, quantunque tardi Nel terzo lib. di Diofcoiide. 507 CONI ZA. A CON IZA MEZANA. tardi germinino, e fiorifcono; perciochc elle non producono il fiore , fe non doppo il nafcimento d'Ar- turo, llmafchiohàpiùgraveodorc, elafeminapiù B C acuto , & imperò è più commoda al morfo delle be- lile. La terza fpecie, fecondo cheli legge nella fine del capitolo di Diofcoride, è mezzana trai mafehio, e la «mina . Nafce quella abbondantiffimameme nella valle Anania per le publichc itrade, nel Con- tado di Gonna per tutto, &in altri luoghi, ove ri- tolgono, e trapelano dalle rive de campi, e prati al- cuni rampollerà d'acqua. Quella da molti è lodata fpecialmente nella dilemeria, dandofene ogni gior- no in polvere à bere una dramma con Vino rollo bru - fco. Scnfiedel!aConizaGalenoal7.dellefacultàde , c°":« lemplici, inqueltomododicendo : La Conizamag- ÌSSo c g'°re> e minore limili di facultà, e di temperamen- to, appajono al gufto amare, & acute. Scaldano apparentemente , impiaftrandofì le fiondi con li fuoi ramufcelli ( imperoche è ella folta pianta) inal- cunomembro del corpo, ò vero ungendoli con 1" Olio, dove ella da Hata cotta; percioche fi vede , che tale Olio fana i tremori periodichi , e circo- lari, e parimente il freddo . Hanno ancora i lor fiori limile virtù, & imperò fono alcuni, che li danno triti inficine con le frondi à bere nel Vi- no per provocare fortemente i meftrui, e'1 parto. Ve ne una terza fpecie, che nafce in luoghi hu- midi, & acquaftrini, d'odore più grave, edivir- tù minore dell'altre. Ma le prime già commemo- t rate fcaldano , e difeccano nel terzo ordine . Chia- mano i Greci la Coniza Kónf«: i Latini Conyza : i Nomi , Tedefchi Gecle mumz, Se Durruurtz: liSpagnuo- li Attadegua: i Francefi Herba aux puces. DeltHemerocalle , cioè Giglio falvatico . Cap.iji. ILGiglio falvatico hà le j rondi , elfufiofimili al Gi- glio, -verdi come quelle del Porro. Produce tre , over quattrofiori eia/amo > lelfuofcapo, di-nifi come il Giglio di colore molto pallido, nel tempo che fi cominciano apri- re. Lufuaradtccègrande ,ebulbofa. £>uejìa trita, e be- vuta, emejfaconlananei pejjoli provoca alle donne t acqua 5o8 acqua radunata nella mdtr ìcc> elfangne mefiruo. Miti- A gano le frondt trite l'hifi ammattoni delle mammelle dopo al parto, e Jlmìlmente quelle de gì "occhi Mettonjt utilmen- te l e f rondi % e le radici ancora in s-ù le cotture del fuoco . HEME110CALLE. Difcorfi del Matthioli LILIUM CONVALLIUM. Hemero- calle , e tua ei'amina- lioiie . L'Hemerocalle , cioè Giglio fal- vatico, nafce quafi per ogni luogo di- calia, tra le biade > per li monti, per li bofchi, per li prati, per le valli , & altri, luoghi, e chiamali propriamente Gi- glio falvatico . Le lue radici fono fi- miliàquelledel Gi- glio domeltico, ma gialleggiano alquit- to, come quelle del Martagon . I fiori (come dice Diofcò- rrde ) Dell'aprirà fo- no d'un colore, così fieramente pallido , che fà che pajono di fplendidiflìmo oro. Ve n'è un'altra fpe- cie, la qual nafce copiefa su 1 Carfo, con fiori molto più intagliati , come manifcftamente di- moftra il prefentc ritratto. E però par- mi , che evidente- mente errino colo- io, che prendono perl'Hemerocaìle , Vllo,che chiamia. UN'ALTRO HEMEROCALLE- mo Lilium Conval- lium ; imperocne quello produce le fiondi quafi fimili alla Piantatine, fe ben piùfottili,enon così apparentemen- te ftrifeiate . Sono i fuoifultifottili, tri- angolali, & arren- devoli,nonpiiigrof. fi di quelli della Piantagine,siì perii quali fono verfo la cima l'uno dillante dall'altro più bian- chiflìmi, &odora- tiffimi fiori, minori delle Viole, di for- ma quafi di Balan- iti, e molto limili à i fiori dcll'Arbuto , da' quali il mefe di Giugno , e di Lu- glio li formano al- cune bacche fimili ù quelle della Fraf- finclla, cioè prima verdi, e dipoi rof- Ij-ggianti. Le radici fono latte, lunghe, e capillari, fenza aU cun bulbo. Cole,, eh? tutte r ipugnano all' hiftoria , che D ne fcriveDiofcoride, il qual fece l'Hemeroc'alIe con fiondi, e fufti fimili al Giglio, con fiori pallidi , e ra- dice grande, e bulbofa. Ufano il Lilium convalliumi virt. d Tedefchi per corroborare il cuore, il cervello, e tutti Liliomco i membri fpiritali, e però lo danno al batticuore, ài valium, vertigiriofi, al mal caduco, e nella apoplellìa . Oltre à ciò a'morfi, & alle punture develenoli animali, à far predo partorire, & all'infiammagioni de gl'occhi.- per le quali infermità coftumano di fare con li fuoi fiori al tempo della vindemia il Vino, &altril'infondono in Vino vecchio quaranta giorni al Sole, e pofeia lo lambiccano, e rilambiccano più volte, infieme co fio- ri di Lavanda, e di Rofmarino, & alcune cofe aroma- tiche : e così fe la ferbano per quelli tali medicamenti per una delle più pretiofe cofe , che fi poffa ritrovare : e però la chiamano acqua aurea , e la ripongono in vali d'oro, e d'argento per li fuddetti mali : anzi che fi cre- dono, che dandoli à coloro, che fono in articolo di morte, poffa ella prolungar loro la vita per qualche hora di tempo, quantunque il più delle volte s'ingan- nino, come hò molte volte veduto . 11 che fe bene an- cora i loronon è occulto,nondimeno tanta è l'autori- tà di cotale acqua appreffo di loro, che ancora ch'ella non faccia quelle operationi, che fen'afpettano , non fi fanno aftenere altrimenti d i non ufarla,e molte vol- te la danno nelle malarie caldiflime, à cui del tutto è contraria, fenza alcuna ragione . Credefi il Fuchfio, chefiailLiliumconvalliuml'EfemerofcrittodaDio- fc0r.nel4.lib. ma s'inganna manifcftamente, come in quel luogo pofeia diremo.Scriffe della radice dell'He. merocallcGal.alfi.dellefacultàdclempIici , così di- caiie.faiD cendo: Non folamente è limile à quella del Giglio di Galene nelle fattezze fuelaradice dell'Hemerocalle , ma an- cora nelle virtù non vai manco di quella, nè manco conferifee alle cotture del fuoco , per havere ella virtù leggiera,digeftiva,&alquàcoriperculJìva. Chiamano l'Hcmerocalle,òveroGigliolalvaticoi Greci H'fispo- Norai . xaxxi'r : i Latini Lilium fyl veftre : i Tedeichi Heydnif- chliliem:liSpag.Liaoamarilho; iFranc. Lisgaulne. Dei Nel terzo lib. diDiofcorido Del Leucoio , cioèViela bianca. Cap. 132. 509 LA Viola bianca è notijftma à ciafcuno. Ma è nondime- no differenza ne' fuoi fiori , imperoche fono in alcune bianchi, in alcune gialli , in alcune cerulei , & in alcune purpurei . Quella è migliore nell'ujb della medicina , che hàifiorigialli . La decottione di quefìi f cechi fedendovifi dentro curale kriìammagiQni della matrice e provoca i tnejlrui . Incorporati con Cera ,J anano le f eiole del federe , e con Mele l'ulcere della bocca. Ilfeme bevuto con Vino al pefo di due dramme, ó -vero applicato dì fitto alla na- tura con Mele , provoca i mejlrui , le fecondine , e'I par- to. Le radici impiajlrate con Aceto fminuifeono la milza, e giovano alle podagre . LEUCOJO BIANCO, E PURPÙREO. Colo , 1 efami- onc. «fio di feoridc :cio . i:ojt> , e JCCÌC& ìli». OUantunquc Leucoio voglia folamente lignifi- care Viola bianca, nondimcnofi piglia ancor per ]a gialla, per la cerulea, e perla purpurea . Que- lla chiamano volgarmente gli Speciali, &i Medici dell'Arabica Setta Cheiri. Sono fiori in Italia volga- riàgl'horti, allclogie, &aUefineftre, alle mura,& à i tetti .■ imperoche in tutti quelli luoghi, horainte- lli, &horaincafette, le molto cu riofe donne per la bontà del loro odore, e vaghezza del colore diverfo loro, le coltivano per le ghirlande. Le cerulee vera- mente a'tempi nollri non fi dimoflrano in Italia,& im- però crederò io infieme con il dotto Marcello Fioren- tino, che fieno quelle cerulee moltiplicate, e fiate aggiunte nel teff o Greco; percioche fi ritrovano al- cuni Diofcoridifcritti con leteie Lombarde antichif- fime, ne'quali delle cerulee non fi ritrovaa!cuna|me- moria: come parimente non le ne legge parola in Ori- bafio, nè in Serapione, j quali di parola in parola traferivono da Diofcoride . Crefcono tutte le fpecie alte comraunemente un gombito , con il gambo fimi- leal Cavolo, e per tutto ramofo . Ma non fono nelle foglie tutte confimili, percioche quantunque fieno in tutte le fpecie lunghe, nientedimeno quella fpecie che fa i fiori gialli , le produce pili lunghe , più copio- fe, pili verdi, epiù appuntate. Le altre due fpecie poi che fanno i fiori bianchi, e purpurei, hanno le foglie più corte, più larghe, e meno appuntate , c dall'una, e dall'altra parte bianchiccie. De'fioridel- le bianche ne l'anno in Perfia per cagione dell'odore, l'unguento, il quale chiamano Jafmino, come àba- ftanzafù detto nel primo libbro, contra coloro, che fi credono farli tal unguento de'fiori de' nollri volgari Gelfomini. Di quefte facendo mentione Gal. al 7. icucojiV dellcfacultàde'femplici: Lapianta(diceva ) di tutte (entro ài le Viole hà virtù aiterfiva, & è compolla di parti fot- Gllt"°- tili, nel che fuperanoogn'altra parte i fiori, edique- fli quelli, che fono fecchi, fono più efficaci, che i verdi , di modo che affòttigliano legroffe cicatricrdc gl'occhi. Provoca la loro decottione i melimi , le fe- condine, e 1 patto morto ; e bevendoli ammazza la LEUCOJO GIALLO. creatura, elacaccia fuori, per effer medicamento tale, qualfì (ìa ogni altro, che fia amaro. Mcfcolan- dofi quelli fiori con molta acqua, ò con altro, che fpenga la grandezzadella forza loro, diventa buon medicamento de'flemmoni. E così medelìmamente la fua decottione non efìendo pura , fana applicata di fottoi flemmoni della matrice, e maffime quelli, che perlungo tempo li fon» induriti. Mefcolatii fiori con Cerato fanano l'ulcere, che malagevolmente fi gua- rifeono. Sonoalcuni, che l'ufano con Mele ali ul- cere della bocca . 11 femeefiendo egli della medelima natura, fi crede, che non folamcnte fia egli molto iconvenevoleapplicatodifotto, òverodatoà bere , per provocare i meftrui , ma che polla ammazzare le creature nel corpo, e farle partorirci morte. Sono pa- rimente le radici di uguale facoltà, ma fonoalquan- todiefìenzapiu grolla, e più terrena. Quefte trite con Aceto fanano la milza indurita. Sono alcuni che curano con elle i flemmoni induriti nelle giunture . Chiamano i Greci le Viole bianche, gialle, e pur- puree indifferentemente AkumiV: i Latini Viola al- ba: glArabi Cheiri, overKciri, &Alcheiri: i Te- defehi Gelb Violen , & Vvyftveil ; li Spagnuoli Vio- letas amarilhas, Se Violctas blanquas : i Francefì Vio- lettcs, & Giroflecs. Del 5 io Difcorfi Del Cratcogono. Cap. 133- IL Cratcogono produce le frondijimili al Mdampiro , e più nodqfifufli da una fola radice : hà il feme Jìmile al Miglio. Nafte per lo più in. luoghi ombrojl, e tra gli Jlerpi, molto acuto in tutta la fua pianta. Sono alcuni, che dicono , che bevendo le donne dopò alle purgationi lo- ro, avanti che ficongìttngano con l'huomo, il fuo feme tre volte al dì , alpefo di tre oboli con due ciathi d'acqua à digiuno, continuando quarantagiorni , e parimente an- cora l'huomo altrettanto tempo innanzi al coito, genera- no pofeia un mafehio . CMMoao- TL Crateogono, quantunque fieno alcuni , Itati!*» JL che vogliano , che fia una feconda fpecie di Perfi- cat'ia, il che poco mi corrifponde ,nè mi pare da cre- dere pernoneflèrgli la Perficaria in verun modo li- mile, fenon forte ne'fufti, non hò potuto ancora rintracciare in Italia, dove però non negherò io, che 'oau ' non vi porla egli nafeere . Chiamano il Crateogono i Greci Kpfraìoysn : i Latini Crateogonum . Del Phillo. Cap. 134. ILPhìllo, il quale chiamano Eleophillo, nafee in luo- ghifaffbji. Quello che chiamano Theligono, come Mofto, bàie foglie più-verdi di quelle de gli Olivi , il gambo fonile , ecorto. Laradice fattile , il fiore bianco , 6 il feme/imile al Papavero , ma però maggiore . Quel- loche chiamano Arrhenogono è del tutto in ogni fua parie jimile all'altro , eccello che nel feme, il quale produce ra- cemefo Jìmile al fiore dell Olivo , quando già sfiorito , co- mincia à mojirare ìlfruilo . Dicono che bevuto il feme dal- le nonne , genera quello dell Arrhenogono mafchiote quello delThelìgonofemina . Tuttoquefto fc/ìffe Crateva ; e però non hò voluto dime più oli re , che l'hìjloria . PHILLO. del Matthioli IO non pollo fé non credere ( come fi perfuade an- cora il DottifTimo Marcello Fiorentino ) che que- llo capo del Phillo fia feorretto , ò per dir meglio per- verfamente intrigato per trafcuraginedelli fcritton , e fpecialmente in quelle parale cioè : ( Quello che chia-^ manoTheligono, come Mofto hd le foglie più verdi di quelle degli Olivi ; ) imperoche quella «rola (come Mofto) non pare che in modo alcuno vW convenga, non riavendo le foglie de gl'Olivi conformità veruna conilMofco; e parmi che di ciò facci qualche fede B Theofrafto, il quale fcrivendo del Phillo al decimo- nono capo del nono lib.dell'hiftoria delle piante: Il frutto del Theligono (diceva) è funile al fiore mofeo- fo de gl'Olivi, ma pili pallido. Onde crederei io, che fi doveffe leggere in Diofcor.il capo del Phillo in que- llo modo: Il Phillo, il quale chiamano alcuni Eleophil- lo nafte in luoghi faffoji. Quello che chiamano Theligono hàilfruitojìmile al fiore moftofo de gli Olivi, ma più pallido, e le foglie . più verdi, chectOlivo, ire Che poi il Phillo habbia foglie Olivari ce ne fà teltimonio Diofcoride nel nominarlo quando dice $\>Kh.mi aiti fXaSpiAXtw m\ììtri; imperoche s\«ispi\xw appiedo a Greci altro non lignifica , che foglia d'Olivo : ilper- C chem'afiicurodidire, chelapianta, dicuiè qui la figura, mandatami dal diligentiffimo Signor Giaco- mo AntonioCortuloSelnplicilla rarifììmo de' tempi noftri, fia veramente il legitimo Phillo Theligono , per haverne ella tutte le note compite. 11 Ruellio vuole , che il vero Phillo fia laPerficaria maggiore , mà s'inganna manilellamente; percioche quefta na- fee in luoghi humidi, & acquaftrini; tk il Phillo ( come fcii've Diofcoride ) in luoghi faflòfi, & ari- di, uè manco fà quefta Perlicaria fiori limili al Phillo. Non fece del Phillo memoria veruna Ga- leno, nè manco Paolo, ne Oribafio . 11 che ar- guifee, che ne'loro efemplari di Diofcoride man- Li calle quello capo del Phillo, ò vero che l'havef- fero per non legitimo di Diofcoride . DelTeJlicolodiCane. Cap. 135. ILTeJìicolo, il qual chiamano i Greci Cynofmchis , produce le fiondi attorno allapiùbafSa parte del fm fufto , ftrateper terra , Jìmili à quelle dell Olivo , ma più lunge, epiùjìrette, e liftie . Crefteilfuofuflo all' alter- na d'una fpanna , fopra al quale è il fiore purpureo . Sono lefue radici bulbo/e, lunghette, doppie, e rijìrette a mo- do d'unaOliva, delle quali lapiù bajfa è piena , ecarno- fa, elapiùaltafiappa, languida, e vana. Mangiaufi p quefteradici, cornei Bulbi, lefe, & arrqftite . Dicono, che la maggiore mangiata da gli huomini , fà generare 1 mafthi, e la minore mangiata dalle donne, le f emine. Ol- ir e àquefio dicono, che le donne diTheJfaglìa danno per provocare i venerei dejìderj lapiù carnofa a bere nel Latte dì Capra , e la fiappa per lo contrario effetto :, di modo^ che l'una guafta la virtù dell'altra . Nafte in luoghi faffofi, & areno/!. D'un altro T efticolo . Cap. 136. L'Altro Tefticolo, chepereffer lafuaradicein ufo à molte cofe, è chiamato da Andrea Medico, Sera- pias,hà le frondijimili al Porro , lunghette, ma più larghe, caraffe, le quali efeono inchinando/! dalle concavità dell' ali . Produce i fufti alti unafpanna , ìfiori quafipurpurei, elaradiceJimìleàiT efticoli: Queftaimpiaftraiarifolve lepofteme, mondìfica l'ulcere , e non le laftia corrodere : fanale fiftole , e mitiga l 'infiamm agioni . Le r adici f ceche ^ raffrenano l'ulcere corrofive, e f anano le putredini, e l' ulcere della bocca , che fono difficili da conjolidare . Bevute con tino ri/lagna il corpo . Dice/! di quefta quel medejìmo, che fi dice del Teftìcole di Cane . Dd Nel terzo lib. di Diofcoride . 511 5TETIE DI TESTICOLO I. A S P ET I E D I T ESTICO LO IV. SPETIE DI TESTIC. II. ET III. SPET1E DI TESTICOLO V. D il Del Satirio. Cap. t$f. [ L Satirio chiamano alcuni 'Trifoglio , imf croche produce egli tre j rondi diftefe interra , Jìmili a quelle della bombice , ò vero del Giglio , ma minori ,e raffi. Pro- duce ilfufio alto ungombito , e nudo : il fiore bianco , di figura di Giglio; la radice bulbo/a , graffa come una Mela fulva 'di 'fuori) e bianca di dentro, cotneunozfo, al g'ift» 512 Difcorfi del Mattinoli gujlo dolce, enoningrdta.alla.loua. Quejìa bevuta nel A Vino nero -vale à quello fpajìmo , che chiamano Opifthoto- no . Debbejiufare da coloro, che affermano, eh ella gli fàpiùpronti ne gli efercitj -venerei. Del Satirio Brithronio . Cap. 138. 17 ' TJn'altro Saiìrìo , il quale chiamano Brithronio , d fj vero Erithraico , cioè rofio , che produce il jeme di Lino , ma maggiore ,duro lifeio , e fplendido , il qual fidi- cele non provoca manco dello Scincogli appetiti venerei . La corteccia della fuar adice è rojja , e fonile, ma è di dentrobianca , e di dolce fapore , e non di/piacevole alla bocca. Nafce nei monti , e nei luoghi aprichi. 'Tenutala H fuaradice in mano provoca (fecondo che dicono) alcoito, ma molto più bevendqfinel Vino . SATIRIO PRIMO: d^ T7Rranoveramenteàitempinoitrila maggior par- ire! Jjite ' " molti. Satin'oni, cjncC,°nfiderato l'hiftona, che ne icrive Diofcoride, il lalefehaveffero letto con più actentione, havreb- ono agevolmente conofci uto il fuo errore.Ma per ri- mare nella prima hiltoria de i Satirioni , e de i Tefti- A coli Canini.- ritorno adire, che i veri Satiriori non ci fi moftranohoggi in Italia, mafoloin luogo loroufia- moquefti Tefticoli di Cane , li qualiquancunque riab- biano virtù di far generare ( come dice Diofcoride) i maggiori, mangiati da gl'h uomini, imafchi, eimi- nori mangiati dalle donne, le fumine : nondimeno non ritrovo io.che provochino cosi gl'huomini al coi- to, come fifcrive, che fanno i Satirioni veri . Et im- però non è maraviglia, fe non ne confeguifcono gl'ef- fetti, chefi dcfiderano, e che fi predicano dalli Medi- ciantichi, emoderni, in coloro chegl'ufano con po- co fucceflo. Segiàciònongl'avvenifleper mangiar- feneamendue le radici, configliati à ciò da iMedici, B che poco avertifconoall'hiftoria, che fe ne fcrive : ef- fcndocofa chiara (come dice Diofcoride) chel'una radicedillrugge la virtù dell'altra quando fi mangia- noamendue; havendol'una facultà di fortificare al coito, e l'altra di fare il contrario. Il che noninter- verebbe loro, fe havefièro i veri Satirioni, òvero quell'altrafpecied'herbadanoi non conofciuta, del- la quale fcrifiTe Teofrafto al 20. cap. del 9. libbro delle piante, cosìdicendo.- Era veramente mirabile, per Hiltoria eccitare gl'appetiti venerei, un'herba, la quale bave- tSiÉ! va portata un'Indiano ; imperoche non folamente mangiata ,^ ma toccata, tanto incitava gl'huomini al coito, ch'ella gliìjceva potenti ad cfercitarlo quante C volte lor folle piaciuto. Di modo che dicevano, che coloro, chel'havevano ufata, l'iiavcvano fatto più di dodici volte, come che più volte fufié fiato udito direquell'lndiano, ilqualeera di corpo grave, cro- bufto, riaverlo fatto tal giorno fettanta volte; ma pe- ro con fpargimento d i poche gocciole di feme per vol- ta , il quale finalmente fi convertiva in gocciole di pu- rosangue . E diceva!! , che molto più fi fcaldayano to- gliendo quello medicamento le donne, chegl'huo- rnini. Tutto quello fcriffe Teofralto . Fece d'amen due ì Tefticoli mentione Galeno all'ottavo delle fa- cultà dei {empiici, cosidiccndo: Hanno le radici d amenduei Tefticoli di Cane, virtù calida, &hnmi- £) da, e fono al gufto alquanto dolcette . Oltre à ciò la maggiore per haver unahumidità, fuperflua eventofa, e però bevuta eccita ella idefiden venerei' .Ma nella minore è il contrario; imperoche in quella lono le pam pm attortigliate, di modo che il fuo tem- peramento s'inchina al calido, ealfecco; & imperò non puoquefta m alcun modoprovocar gl'huomini al coito, ma più prefto operare il contrario. Mangiaufi quelle radici arroftite, come fi mangiano i Bulbi Quello, che fi chiama Terricolo Serapias, hàfacultà' più lecca , che 1 primo qui detto di fopra, & imperò noneegli cosi commodo per eccitar venere . Rilblve impiaftrato l'undimia : purga l'ulcere fordide, e le E rormicofe. Quello (ecco, cufato in polvere difecca piuvalorofamente, e però agevolmente fana l'ulcere putride, e quelle che malagevolmente fi fanano. Ol- tre a ciò per eflerc alquanto coftrettivo, riftagna be- vuto con Vino i rluffi del corpo . Fece parimente men- tione Galeno al libro medefimo, de i Satirioni, cosi dicendo : Il Salinone è ne' fuoi temperamenti calido, siHkmé «mrrnido, e pero e apparentemente dolccal gufto ; fermo da nondimeno pofiicdcun'humiditàfuperflua, e vento- Gal,:"0- la, con la quale in cita egli al coito: intendendoli pe- roqueito folamente della radice, la quale Cfecondo che difiero alcuni) fana bevuta con Vino quella fpe- F ciedifpafimo, che fi chiama opifthotono . Chiama- no i Greci li Tefticoli, jwjy»', & XWs òpx"-' 1 Lati- niTefticulus, & Tefticulus Canis : gl'Arabi Chafi Nomi, alkeb, &Chafialcheb : iTedefchi Knabenloaut : li Spagnuoh Coyon deperro: i Franccfi Coullion de chien . 11 Satirio poi chiamano i Greci Xurijpibrà Latini Satyrium: gl'Arabi Liafi atthaleb . Chafi altralcb , & Tatarich: i Tedelchi Stende! vurtr: li Spagnuoli Sa- tyrion. & Sypinos de Rapofa : iFraucefi Satirion . Tefticoli fcrirta da Galeno. Kk Dell' Hor- 5*4 Diicorfi del Dell' Bormino. Cap. 139- A L' Bormino dome/lieo è un'herba, che f reduce U fion- di fìntili al MarroUo, e il fnflo alt ometto gom- bito, quadrato: attorno al quale fino, alcune eminentie ftmìli à filìque, le quali riguardano -ver/ole radici, & hanno dentro di fe diverfo Jeme ; imper oche nel fanati- co è tondo, e fofeo, e nel!' altro nero , e lunghetto , del quale è l'ufo. Vogliono, che fi beva con Vino per rifye- gliare i -venerei ardori . applicato- con Mele, mondi fica l 'urgerne, el 'albugini de gli occhi, erifolve con acqua le pofteme . Cava quefio applicato le fpine fitte rielle mem- bra del corpo, il che fa ancora l'herba impiaftrata-vi fu- fo. Il falvaticoè più virtitofo, & imperò li mette egli ne gli unguenti , e majjime nel Gleticino . H O R M 1 N O. MatthioH il ritratto mandatami da Pifa daH'Eccellentifiimo Me- dicoM. Luca Chini, la quale (come fi vede) contut- te le fembianze altro non rapprefenta, che il vero Hor- (la minodomeftico; percioche le fue foglie fono fmuli a quelle del Marrobio; ma maggiori, e pm ruvide, e; gambi fono alti mezzo gombito, cquadrati, e 1 fiori fono purpurei , i quali fi veggono nei gambi appretto alle foglie, cheefeono, dittanti per uguali intervalli, dai qualinafcono alcuni ricettacoli lunghetti .ruvi- di, e ftrifeiati, che riguardano à terrà, come queih del- l'Agrimonia, nei quali fi genera il feme nero, e lun- ghetto. 11 falvatico poi produce le foglie quali fimili al- la Salvia, il gambo alto un piede, e mezzo, ruvido, quadrato, pelofo, e ftrifeiato, e i fiori fpiccati , pur- 9 purci come di Salvia, dopo al cader de quali nafeono i HORMINO SALVATICO. iiacionc . Opinione Quantunque il Ruellio, e parimente il Fuchfio tengono per fermo nei loro dottiflimi volumi , che 1 H o R M i N o domcllico fia quella molto odorata pianta , chiamata da chi Sclarea , da chi Scarkggia, da chi Matrifalvia, cdachiHerba di San Giovanni: e che'l falvatico fia quella, che chiamano chiGallitri- co, echiCcntrumGallij nondimeno per veder noi, che crefeono quelle piante fpelTe volte ali altezza di due gombiti , hanno le frondi di gran lunga affai i mag- riondiquelledi Marrobio, echeirecettacoli dclle- mc loro rimirano vetfo la cima , e non verfo la ra dice ; non mipoffoinniunmodo accollare alle oro opi- nioni, etantopiù, quanto fi vede tanto nella dome- ftica, quanto nellafalvaticaSclarea, ilfemetondo,e non nell'una tondo, e nell'altra lungo, come arTerma Diofcoride ritrovarfi nell'Hormino. Corrobora po- feia la noftra intcntione il vederfi, che Diofcoride non diffe, chel'Hormino domeftico fune odoritelo . h rerò è da penfare, che fc per l' Hormino navette egli in- telaia Sclarea, òvero rferba di S.Giovanm non fi fa- rebbe mai taciuto egli la refragranza grande del tuo odore,dicuifpira ella maravigliofamente. Ma la pian- ta del veroHorminoèveramentequella, di cui e qui ricettacoli dove ita dentro il feme tondo , e neregno come di Gallitrico , i quali ricettacoli fono fimilj quali àquellideldomettico. Ma la pianta chiamata Se I. a- r e a , fa le foglie quattro volte più grandi dell'Hormi- no , & altrettanto più larghe, ruvidette, crcfpev c (Irate pertcrra,& il gambo alto un gombito.e mezzo,eipelle volte maggiore, pelofo,fermo,cquadrato, dal mezzo del quale nafeono affai rami , ne i quali fono ì fiori {piccati, che nel bianco purpureggiano, efoavemence odorati, da i quali nafeono i ricettacoli con un feme nero.lucido, ctondo. Hàcopiofe radici di nerigno colore. Ondefebenenon èquefta pianta l'Hormino fcritto da Diofcoride , credo che fi poffa chiamare fen- zariprenfioneagevolmentcHormino maggiore, o ve- ramente Hormino odorato . Le foglie del quale appli- cate con Aceto , rifolvono i tenconi , ò veramente po- rtevi fopra con Mele . 11 che fanno ancora meffè fo- prai forùncoli, avanti che mettine fuoriil capo. Le donne Italiane mettono un grano di feme diqueltp Hormino negl'occhi caliginoli, nè velo cavano ,fe pri- ma gl'occhi non fi fehiarifeono , nel che hà egli aaxì- vigliofa proprietà: onde hà prefo la pianta il nomedi Sclarea. Fecedegl'Hormint mentione Plinio ali ulti- mo cap. Nel terzo lib. di Diofcoride . 515 SCLAREA. A SECURIDACA MAGGIORE. mo cap. del 22. libbro ma dovendo egli legitimamcntc dire, che le fiondi loro lirafiembravano à quelle del Marrobio dille, che elleno erano limili a quelle de i Porri, ingannato (come dicemmo ancor di (opra al D capitolo dello Stachi ) dalla conformità de i voca- boli Greci Prafon, & Prafion; non accorgendoli , 1noe cnePra(ì°n lignifica il Marrobio, e non il Porro, co- me lignifica Prafon. E' oltre à quello una fpecie d' Hormino connumeraro da Tcohafto, da Plinio, e daGalenoallafinc del primo libbro delle facultàde gl'alimenti tra le biade , il qualc,fecondo che riferifee effoGaleno, hà in fcpoco del nutritivo, &cdimez- zana natura tra l'Enfialo, e'1 Cimino. Ma dell'altro quifenttoda Diofcoride non ritrovo che faceffe men- titine alcuna Galeno ne i libbri delle facilità de i fem- plicì, quantunque PaoloEginctta ne dica quel tanto , che ne fcriffe Diofcoride. Chiamano i Greci l'Hor- £ mino (fp[iim : i Latini Horminum. Deli" Hedifaro . Cap. 140. L'Hedifaro, il quale chiamano i Latini Securida- ca, e ì profumieri Pelecino, è una pianta folta, te cui fiondi fono Jtmili à quelle de i Ceci . Produce alcune Jìlique piegate à modo di cornetti nelle quali è dentro il feme rojfo, fimile à una feure di quelle, eh' hanno due tefìe , donde hà prefo ella il nome di Se- curìdaca', è di fapore amaro. Bevuto è utile allo filo- maco. Mettefi ne gli antidoti . Mejjo à modo di fiop- pofta con Mele nella natura delle donne a-vanti al p cento, le fj diventare jlerìli. Nafice ne i campi tra il Grano, e tOr^o. >e /^yUantunquenafca in affai luoghi per li campi tra'l la" Grano, e tra l'Orzo la Securidaca, nondime- - nocopiagrandirfimanenafcetral'Afaca. E d. però diceva Tcolraflo all'ottavo cap. dell' 8. libbro dell'hiftoria delle piante , che quelta tal pianta c pro- pria pelle dell' Afaca; imperoche li genera da quella , come il Loglio del Grano, e dell'Orzo. Errò in que- llo Plinio, ingannato dalla fimilitudine de' vocaboli Greci, al I7.cap. del i8.1ibbro, dicendo, che la Sccu- ridaca aviluppandofi ammazza le Lenticchie; penfan- Kk 2 doli V é ! 6 Difcorfi del doli che Aface , chevuoldire Ceome dicemmo di fo- A pra al fao proprio capitolo nel fecondo libro ) una fpecie di Veccia, lignificane la Lenticchia, la quale nonAface, ma Phacos chiamano i Greci. Oltre che in ciò anco egli ripugna Teofrafto.i percioche egli fcrive al medefimo luogo, che una pianta chiamata Ataco, enonlaSecuridaca, nafee tra le Lenticchie, & è loro nimica. Ritrovanti d'Hcdifaro, o vero di Sì,' Sccuridacaduefpccie, febenenon fece Dio fcor.de, fc non d'una melinone; 1 una delle qua i e ; (a masio re, e l'altra la minore. La maggiore tale toglie quali diCeci, le quali in ogni ramofcello non fono manco di nove garzoncelli fornii, & arrendevoli. I fiori purpurei chiari come ne i Pifclli,_ dai quali nafeono h alcuni cornetti piatti , per la più parte "ronc.na- th e nella ciraaacuti, nel quale e dentro .1 feme rof- fo Cimile a una feure, d'amaro fapore . Fa una loia ra- dice, bianca, non fenza villi . La minore e quali del tutto Cimile alla maggiore, ma è pili copiola di toglie , Jeoualifono perla più parte mozse nella cima, e mi- nori fono ancora i gaimoncelli, i rami, c ciafcuna altra parte . 1 fiori fa ella parimente limili a quelli dell altra ma picciolini , da i quali nafeono i cornetti ton di , fantini. & appuntati in cima , i quali maturan- doci roffeggiano , nei quali è dentro i feme ta. le ali altro, ma minore, e più forale. La radice ha ella un- gha , Cottile, bianca , e protonda . 11 feme d. anienduj. fi C là utilmente à bere ne i morii de g l'animai, ve e. lofi La farina del medefimo mond.hca le lente , e 1 ulcere pWdìnofe, cfpegnelelentigini, gl'ai** t :t«C Ul- ne macole della pelle, facendotene linimento co. Mele. Incorporata con Mele, eleccata fpctio conia lingua purga valentemente .1 petto dalli flemmatici , e vffcoh humori . 11 che fà parimente incorporata con Sana. Bevuta con Lifcia dolce, ammazza . vermi del corpo, 0vcramenteconV.no, òcon Latte, con un pX'to d, Zafferano. Fece dell'Hed. aro menno. Htiitvo nc Galeno al fello della fuculta de femp.ic cosi d i- " cendo : U feme dell'Hcdifarc tè rollo d. color ..co capo daognilatofimileàunafcure . E ««ultoacei betto, ed amaro, & imperò è egli, quando fi beve , u ne allo ftomaco , apre le oppillanom delle : vii* re . Jl che fanno ancora i gemmi di tutta It p.anca Chia- mano l'Hedifaro , ò vero Securidaca .Greci H t,/**» ■ l Latini Hedyfarum, & Securidaca: Dell 0'">fma ■ Caf- 4 l'Onofrio le f ondi lunghette foniti all'Ancufo. 'le quali fino lunghe quattrodita. e larghe nno,te- O N O S M A. Virtù dell Hcd.iaro. fcritto da Galeno. Nomi . D H MatthioLi «tre, e frate per terra. Nonproduce ni fufto , nito- re ni finte. Hd lunga radice , fiottile , debile , e rojfeg- giante . Nafice in luoghi offri . Le cui frondt bevute 'col Vino fanno partorire . Dicefi , che fi una donna gravida gli camino fofra, fi fionda. NAtce una pianta nuovamente da me veduta in alcuni afpri colli del Contado di Gonna,, la fua ef„ quale per raflembrarfi nelle frondi all'Anchufa mino- catione re, eper produre le radici cosi rolli, come fon quel- le della Rubbia, non hò potutqfcnon credere , che ella fiala vera Onosma. E però hò voluto darne il ritratro, accioche ancora gl'altri ne pollano fargiu- ditio. Ma (per dire il vero) io fin bora non so af- fermare; fcellafaccia fufto, fiori, e feme; percio- che tempre l'hò veduta fenza e (lì . Delle virtù dell Onofma fcrifteGaleno , all'ottavo libbro delle faculta <,„0fm dcfemplici, con quelle parole ; L'Onofma è amara , rcmt*j & acuta, cperò li crcdecli'ella polla ammazzare le creature nelle donne gravide, e farle partorire, be- vendotene le foglie co'l Vino. Chiamano i Greci 1 Nomi. Onofma OW/i* : i Latini Onofma . Della Ninfea. Cap. 142. LA Ninfea nafice nelle paludi, e ne gli fogni, con fiondi, che fi rajjembrano à quelle della Favad Egitto, come che fieno però minori , e più lunghe, del- le quali alcune nuotano fio fra l'acqua, e alcune -vi fono fimmerfe dentro: procedonne affai d'una radice . B fio- re è bianco fonile al Giglio, e nel mexXP di colore di X affarono , dal quale dopo il disfiorire fi genera una tefta tonda, come una Mela, ò vero come un cofodi pafovero, il cui feme è néro, largo, fido, e al gufo Vifcofo. Fà il fifolifcio, nero, fiottile, fimi le a quello della Fava d'Egitto. La fina radice e nera, offra, no- do fa , fintile d una maxj^a , la quale ficova nell'autunno . Quella ficca, e bevuta con Vino , giova a 1 fiujjt fio- macoli, e alladifenterìa. Sminuifice lo milza. Imfio- krafi'd i dolori dello ftomaco, e della vefeica. Spegne con acqua le vitiligini. Afflicatacon Vece giova olla pelagione. Bevefi contro al cot oni ferjì, , che accade la notte in fogno. Bevuto arduamente alcuni gtornt tn- frigidifee la virtù generativa : il che fa parimele ti feme. Crede/i, ch'ella sacquifiaffe il nome Ai Ninfea, per amare i luoghi acquo/!. Ritrova/ì coficfil m biute nel fiume Anigro, e in Boetìo nell Aliarlo D'uri altra Ninfea. Cap. 143. NAfce un'altra Ninfea, il cui fiore fi chiama BU- fara con foglie filmili alla predetto: Ma ha la fua radice bianca, e rafpofa : el fiore giallo , cr rif- ondente, filmile d una Rofia. Bevefi «ttlmente tifo» Teme , e la fua radice con Vino nero a 1 fiujjt delle donne . Nafte in Theffoglia nel fiume Penco . CHiamafi la Ninfea dagli Speciali commune- ■ mente Nenulhar, della quale si delfina come m dell'altra fenc ritrova copia infinita ovunque fieno la- done chi, (lagni, e paludi; e però è pianta notifiima, e volgare, quantunque creda il Fuchfio nell'ultimo tuo libbro delle compofitioni di medicamenti , che le F Ninfee degl'Arabi fieno deltutto differenti da quel- le deiGreci; comefipuomanifeftamence vedere, e intendere per quello, elicei ne fcrive con quelle pa- role: Diofcoride, e Galeno non fecero alcuna me- moria dellevirttì de i fiori della Ninfea; onde la loro opinione è, che non fi debbi ufare ne 1 medicamenti altro, che il feme, e la radice, i quali dicono efier frigidi, e fecchi. Gl'Arabi all'incontro vogliono , che l'ufo fia dei fiori, la virtù de 1 quali fenvonoet- fere frigida nel terzo ordine , e numida nel iecon- do. Ma quelli (onoi fiori della quarta fpecie del INe- nufaro ; ìmperoche gl'Arabi hanno due altre fpecie di r Nenufaro I Nenufero oltre alle due, di cui fcrivono i Greci ; e di qui è cofa chiara, che manchi quella fpecie , i cui fiorifono frigidi, Se humidi . E però errano manifeftamcnte hoggi tutti quei Medici , che vogliono, chelelor Nin- fee (ò veramente Ncnu- fari) le quali fono quelle iftelle de i Greci , hab- biano ancora virtù d'hu- mettare . Cosi gli ferirti de gì' Arabi fpeffillime volte danno caufa à i Medici d'errare; e non è pocamaraviglia, che Sc- rapione fcrive ritrovarli una fpecie di Ninfea, la qualcècalida, e fottile . Di modo che niente di ftabile, e di fermo fi ri- trova nelle dottrine Arabiche. Tutto quello delle Ninfee ferme il Fuchfio. Dalla cui opinione non fen- zamanifefta ragione fon io veramente del tutto lon- tano, dimodo che non folamcnte non la poffoloda- dare, ma fon coltrato àcontradhli, per mantenere la verità di quefto fatto, e la ragione de gl'Arabi, co- mequelli, cheinquefto luogo fedelmente riferifeo- no gli ferititi dei Greci, e viaggiungono ancora del fuo tutto quel di più, cliepcr indultria, e diligenza loro hanno ritrovato. Che adunque le Ninfee de gì' Arabi , quantunque dichino,che effe habbino virtù d' humcttare, ove fanno mentione de i fiori , lìcno quel- le ideile, dicuifcrivonoiGreci, i qualinon fecero della virtù defiori alcuna memoria, fi può agevol- mente provare con il teftimonio di Serapione , e d' Avicenna, i quali ( Iafciando ftare di dire, cheferi- vendo delle Ninfee trafciivonoquali il tutto da Dio- feoride) ufano non folamente ifiori, dove lia bi- fogno d'hunicttare , ma ancora ilfeme, e la radice ove bifogni riftringere. Nccidebbe (per mio giu- dicio^ parere maraviglia, che gl'Arabi attribuifehi- iio alle loro Ninfee una frigida , & humida virtù , havendo eglino efperimentato cosi come noi , che i lor fiori Immettano, & inficmemente refrigerano. Il chenon mi pare, che contradica puntoalla opinio- ne de i Greci ; imperoche dove i Greci fcrivono , chele Ninfee hanno virtù di difeccare, e d'infrigi- dire, intendono folamente del feme, cdella radice , di cui folamente e l'ufo appreflo di loro; e dove di- cono gl'Arabi, ch'elle refrigerano, e parimente Im- mettano , intendono folamente de i fiori , come chiaramente fcrive Avicenna . Nè per quefto ci al- lontanaremo dalla ragione, fe diremo, che in una medefima pianta fi ritrovino divedi temperamenti fe- condo la diverfità delle parti fue. Del che ne può . fare teftimonio Galeno , ove egli fcrive le facultà della Mandragora, dicendo, che la radice hà vir- tù di difeccare, e d'infrigidire, e il frutto d'infrigi- dire, e d'humettare . 11 perche ( per quanto porta il mio giudicio) gl'Arabi in quello conto fon più pretto da efferc lodati , che odiofamente vitu- perati , come mi par , che facci il Fuchfio, come quelli, che non fenza grande utilità de gl'huomini hanno pofto in ufo ifiori dei Nenufari. Il che tu for- fè per avventura negligentemente tralafciato da i Greci. Oltre à ciò none verifimile , che gl'Arabi ■ non habbino faputo qual temperamento fiaquelfe- l me, e delle radici di quelle piante, equalquello dei ; fiori; imperoche fe Avicenna haveffe tenuto , che il temperamento non variaffe in quelle parti , egli : non haverebbe commendato ilfeme, e la radiceal- !a difenteria , al corromperfi in fogno , à i fluflì ì delle donne, che procedono dalla matrice, & ad Nel terzo lib. di Dioicoride. NINFEA. 517 NINFEA MINONE. D altri morbi, la cura de quali ricercano medicamen- ti frigidi, e fecchi. Ma forfè che alcuno ne contra- dirà con dire, che le Ninfee de'Greci, e de gl'A- rabi fono differenti, per riirovarfi , che Serapione fcrive d' autorità d'Albafari ritrovarli una forte di Ninfea , la quale è calida, e fottile . Al che di- remo noi , che quefto non contradice alla nolìra opinione , nè manco ce ne maravigliamo , come par che facci il Fuchfio ; imperoche come tra le fpecie de i Semprevivi fcrive Diofcoride eflerne Kfc 3 una, la Diicorfì del Matthioli una, la cui facultà è di fcaldare cosi valorofamente : che può ulcerare la carne, quantunque laltre due fpecie Ceno frigide fecondo Galeno nel terzo ordi- ne? cosi può molto bene intervenire, che comefcri- ve Serapione oltre alle Ninfee fcritte da i Greci, le ne ritrovi una terza fpecie defcritta da gl'Arabici , che fia acuta, calida, e fottile. Nè quello prohibifce, chel'altrc due fpecie di Nenufari fcritti da gl'Ara- bi non fieno Ninfee de' Greci . Nafcene in al- cuni laghi di Boemia una fpecie di Nimfea piq- ciola, poco maggiore della Soldanella, con il fio- re bianco , parimente picciolo, come quello dell' Ornithogalo , e i capi umili à i Cappari , in cui è dentro il feme , come di Papavero , laquale mi pare, che fi pofià lcgitimamente chiamare Ninfea minore , riavendo ella quantunque molto picciola iia, tutte le note della Ninfea. Quella pianta non hò veduto io altrove, che in Bohemia. Di quefta facendo mentione Galeno all'ottavo delle facultà Ninfea de fempliei, cosi diceva: Hanno la radice, e'1 fe- Ga:cnt>da mc della Ninfea virtù di difeccare, fenza morde- re, & imperò riftagnano i fiuffi del corpo, e pa- rimente il fluffo dello fperma, che fia per logni, ò per altra cagione; giova alla difenteria. Quella, che produce la radice bianca , è piti potente , & imperò può ella riliagnare i truffi de mellrui . ma li bevono però amend tre con Vino nero , & au- ftero. Hanno ancora alquanto dell'allerfivo , con' il che fanano gl'alfi, e l'alopecia : applicandole à gì' airi macerate prima con acqua , e all' alope- cia con Pece liquida. Al .che è più efficace quel- la, che fà la radice nera , come è ad altre cofe più valorofa quella, che la fà bianca . Chiamano ì Greci la Ninfea Ni^pki'k: i Latini Nimphca.- gì" Arabi Nilofar , Ninofan , & Nilufar : i Tedefchi Mm' Gelb, & Uveifz feebluemen , & Haruurtz: liSpa- gnuoliEfcudetes del rio; & Higos del rio.- ipran- cefi B'anc de eau, Lunet de eau, & Lisd'eftang. Dell' Anàroface . Cap. 144. L1 Androface nafte neUe maremme di S'orza , & e tm'herba fottile , amara , che Sparge alcuni fotti- li giunchi , fetida alcuna fronde , nelle cui fommitd fono i follicoli, ne i quali fi contiene dentro il fuo fe- me . Bevuta quefta nel Vino al pefo di due dramme , provoca mirabilmente l'orina ne gl'hidropici . Fa il medefìmo effetto ancora il feme bevuto , e la decdt- tione dell'herba. Impiafìrafi utilmente therba in sù le podagre . ANDROSACE. UN'ALTRA ANDROSACE. D L'Androsace non fi porta, ch'io fappia,di An Soria in Italia . Ma perche è poffibile , che e a ella nafea ancora in Italia, dico cflér (lata ritro- vata una pianta nuovamente nelle maremme di Tofcana, dicuim'èparfopor qui il ritratto, peref- fere opinione d'alcuni, ch'ella fia la vera Andro- face . Quefta infieme con molte altre rare piante che mi mandò già da Pifa l'Eccellentiffimc^Medi- co , e Semplicità famofiffimo AL Luca Ghini , dalla cui opinione ( fe però egli cosi teneife per certo, e che l'Androface nafea in Italia,) non mi potrei partire, e maffimamente vedendofi, che ol- tre all'altre fcmbian'ze ( come traferivendo da Dio- feoride fetive Oribafio ) è ella pianta tutta bian- ca. Un'altra pianta molto diverta dalla predetta, mi mandò già venuta di Soria , il gen- tiliffimo Signor Giacòm' Antonio Cor- tufo gentil' huomo Padovano , la cui imagine riabbiamo qui mefià , accio- che ancora altri ne poffino fare il giudicio loro. Scriffene Galeno al fe- A"; ito libbra delle facultà de i femplici q"| brevemente, con quelle parole. L'An- droface e un' herba humida , & acu- ta . Hà virtù , data fecca , e parimen- te il feme, di provocare valorofamen. te l'orina , e di rifolvere , e di difec- care . Chiamano i Greci l'Androface AVfpio-tMM : i Latini Androfaccs. N<" Dell' Nel terzo lib. di Diofcoride. S'9 Dell'Affieno. Cap. 145. L" Affieno chiamano alcuni Scolopendria , altri Splenio , & altri Hemionio . Produce più fi on- di da unaradice, limili\alla Scolopendra veleno/o ani- male. Nafice nelle mura fiop>-a i fiajjt , e in luoghi opa- chi, fenzji fufìo , fenzji fiore , e fenica feme . Le cui fi ondi fono intagliate attorno , come quelle del Poli- podio, di fiotto gialle , ir ruvide, e di fiopra -verdi . Le /rondi cotte nell'Aceto , e bevute quaranta giorni continui , Jmimtifcono la milita , ma bifiogna impia- strarle ancora con l'ino in ut la milza: vagliano alla diflil- latione dell'orina , al trabocco del fiele , éral Jinghioxj- X.0 , rompono le pietre nella vefjìca . Credefi, che le- gate adoffo alle donne effe fole, e con milxjt di Mu- lo, le facciano diventare fierili ; e per far quefito co- mandano , che fi colgano di notte , quando non luce la Luna. A S P L E N O. A che giova ella valorofamente alla milza. Nel che manifeftamente s'ingannano, come le note &i li- Err?rt di neamenti, che da Diofcoride fi danno all'Aipleno , *><:a"'' apertamente dimoltrano 5 per li quali beniffimo fi conofcc non edere altro l'Afpleno, che il Cetrach il quale alcuni chiamano, per effer egli ben giallo d'i fotuo, Herba indorata. Vannofi imaginando alcu- ni, che non fia il Cetrach l'Afpleno, per haver det-' to Diofcoride, che produce l'afpleno le frondi fi- milialPolipodio, à cui non pare, che corrifponda- noquelle del volgar Cetrach . Mafe coftoro havef- fero veduto quella fpceie di Polipo. ìio di molto ltret- te, e verdeggianti frondi, che nafte per le monta- gne, che li pafiano per andare da Goriria à Lubiana Citta di Carniola, non loro farebbe pili di bifogno di dubitare in quello,- percioche produce le frondi parimente intagliate, quantunque alquanto piti gran- dette, comequelle del Cetrach ufuale, di modo che la prima volta, cheio lo viddi , mi penfai chefufle jl Cetrach iltedo. L'Eccelicntilììmo nafee in Creti , dove fcrive Vicruvio edere flato ritrovato appredo il fiume Pocerio, il quale trafeorrendo padà tra due Città, cioè Gnofonc, e Cortina, dalla cui banda per nafeervi aflài Scolopendra, le pecore da quel- labanda pafecndone quottidianamente non hanno milza nel corpo; il che difle egli non interviene à quelle che fono dalla parte di Gnofone, La polvere indorata che calca dallAfpleno fecco , bevuta al pelod'una dramma, con mezza dramma di Succino Afplcn0 bianco polverizzato fottile, con fucco di Procac- cila, ò di Piantaginc,vale efficacemente al fluito femi- nale. Dalli la decottione dell'herba utilmente à bere in tutti i morbi melancholici, e maflìmamente nel Franccfe. Scride dell'Afpleno Galeno al fedo delle facilità de i (empiici , cosi brevemente dicendo : Quantunque fia l'AfpIcno compofto di fottili parti , nondimeno non è però egli calido . Per la qualera- gione rompe le pietre, efminuifee la milza . Que- Ito dell'Afpleno diffè Galeno . Ma vogliono peroaì- cum, che non fia poca differenza tral'Afpleno, e la Scolopendra, credendoti che fieno piante diver- fe l'una dall'altra , per ritrovarli che Galeno al duode- cimo capo del quinto libbro delle facilità de femplicl, famentioneperdifoppilarlamilza, e dcirAfpleno , e della fcolopendria, come di diverfe piante, così dicendo: Le maggiori oppillationi della milza ricer- cano medicamenti, comcfonole feorze dei Cappa- ri, eie radici del Tamarigio, la Scolopendra , la Scilla, equell'herba, che fi chiama Afpleno da gl' effetti, che fa ella fecondo il nome. Dalle quali pa- role (1 vede, che fepara Galeno l'Alpleno dalla Sco- Luogo JoDCndri.T . Mn rrp^rt trrrim™** A :._ n Vrrtii de Afpleno femro da Galenu, D E /^Hiamafi la Scolopendria vera da gli Spe- : fui V-i ciali, edaiMedici, chefeguitanoglifcritti de «io- gl Arabi, Cetrach. Nèperòègrantempo, che eve- nuto in cognitione deiMcdici, chequefto fiailvero Afpleno, e la vera Scolopendra ; imperochein vece di quello tutti ufavano la volgare lingua Cervina , chiamata PhillitisdaDiofcoridc, come ailàià lungo poco quifopra dicemmo . 11 che quantunque fia co- fanotiffima hoggi a tutti i Medici d'Italia , nondime- no fi ritrovano aliai dei vecchiSpeciali, cheitando jn una certa lorooftinationc, enon volendo cono- scere il vero, in modo alcuno non fi lafciano perva- dere, che la Lillite nonfia laScolopendria vera, e ch'ella non giovi alla milza. Nè altra ragione fanno allegare, per foftenere la pertinacia loro, fe non che non vogliono deviare dall'ufo de gli fuoi vecchi an- tecelTori, i quali ufarono fempre la Lingua Cervina per la vera Scolopendria, havendo lor conofeiuto , . ' -1 * * — t*MpJuwu«I«OC9- lopendna . Ma credo veramente, ò che in qucfto Galcn°ii>1- luogo fia corroco ilteftoin Galeno, pernon litro- pctt"' vaili ne' libbri delle facultàde femplici, che egli fa- cete per differentiati capitoli memoria dell'Afpleno, e della Scolopendra ; ò veramente , che intenda egli m quel luogo una di quelle piante per l'Hcmio- nite, di cui diremo nel feguente difeorfo, percioche quella ( come fa teltimonio il medefimo Galeno nell'undecimo libbro delle compolitioni de' medi- camenti fecondo i luoghi, Icrivendo della cura de i Splenetici, d'autorità d'Andromaco) fiìchiama- ta da gl'Antichi parimente Afpleno, e Scolopen- dria . Onde non farebbe maraviglia , fe in quel luogo per 1' Afpleno intendeflc Galeno dell' He- mionite, havendo ella propria virtù di fminuire la „ milza . Chiamano i Greci l' Afpleno AavKaw : j ' Latini Afplenum : gl'Arabi Scoiofendrion, eScu- lufeudrium: li SpagnuoliDoradilha.- iFrancefi Ce- tcrach . Kk Detta 520 Difcoifi del Matthioli Della Hemionite. Cap. 146". A L' Hemionite , la quale chiamano alcuni Selenio , produce le fiondi fimili alla Dr agonica , luna- te, e curve. Ha molte radici , e fittili- Non produ- ce ftijlo , nè fiore, nè feme . Nafce in luoghi faffojt , ir e al gujio aujlera. Bevuta nell'Aceto fminuifee la HEMIONITE. Hemionite ciua efami palone . dal cui mezzo efee alla banda una fola coltola piat- ta , sii per la quale fono da ogni banda lefrondicelle Icambievolmentc attaccate, grolle, nervofe, e du- re, fimili ( quantunque molto più picciolc^ àquel- ledellaSoldanella. Produce nella fommmità del fu- rto unfìore roflìgno, limile à quello della Acetofella minore, dacujnafce il feme tondo, e minutoqua- fi del medefimo colore, ilqualequando è maturo , LUNARIA MINORE. Lunaria mi norc htltoria D 17 Rrano veramente (come dicemmo difopra nel \ capitolo della Fillitide) il Rucllio , il Maliardo, CScil Leoniceno, credendoli che fiala Hemionite quclFherba, che da ivolgari è chiamata Lingua Cer- vina, efalfamente Scolopcndria . E pcrcne nel luo- go predetto fi puòmanifeftamentcditali errori chia- rire ciafeuno, legga, chidefidera vederne il vero , ilcapitolo della Fillitide, percioche quivi fi fodista- rà del tutto. Quella, fecondo, che m'hanno riferi- to alcuni moderni , cScmplicifti degni di fede, na- fce abbondante in Roma in alcuni luoghi vicini al fi Colifeo, donderiportandola, l'hanno pofcia pian- tata ne i loro giardini , d'onde ancorai me fu mandata dall' Anguillan. Imaginaronfi oltre a ciò Hermolao, eparimenteilRucllio, che Plinio fcnvcfie diqucft herba, fcrìvendodelTeucrioal quinto cap. del 25. libbro (come ancor io ho lungamente creduto; in- gannati dalla corrotella di quel tetto, dove efpreffa- mente fi leggeva : Inventi , ór Teucer eadem attate Teucrion lìerbam, quam quidam Hemionion vocant . 11 che dimoftta, cheperilTeuci'iomtendeffe Plinio dcll'Hemionio . Ma eflèndomi pur poi venuto un Pli- nio alle mani molto ben ricorretto,& emendato.ntro. vai che non fi doveva leggere Hemionion, ma Her- F mion. Onde fui pofeia sforzato ancor 10 a mutare il mio primo concetto, ecredereche il Teucrioqum fcritto da Plinio fiaquell'ifteflò di cuifcnfie D otco- ride, enonl'Hemionite. Hannomioltreacio le lu- nate frondi della Hemionite ridotto a memoria quel- iami-U pianta, che chiamano gl'Alchimiftì Lunaria clua Minore, Scaltri Lunaria dal grappolo, & altri Mer- racavallo: Crefce quella in breve, e picciola pianta di modo che radeWte paffa l'altezza a un lommel- fo . Produceunfolfuftotondo, nervofo, dottile, fi ralTembra propriamente à un grappollettod Una . La virtù di tutta la pianta è veramente mirabile in la- nate le ferite, e parimente tutte le rotture mtrinleche, & eftrinfechc, e però molto fi loda nelle crepatura inceftinali. Conferifcealladifenteria, e riftagnaime- ftrui, e mafiimamente i bianchi. Chiamanla Sferra- cavallo, percioche ( fecondo che fi dice ) tutti 1 Cavalli, che lattate lì mettono aU'herba, dove ella ^ nafce , agevolmente llsferranno . Ma veramente s' ingannano , perche non è quefta la pianta, che da que- ItoerTcttofi chiama Sferracavallo, ò vero perche pro- duce ella le filique fimili à i ferri de i Cavalli . Ma po- feiache ancora quefta vien chiamata dalli Alchimi- i\\ Lunaria maggiore, non hò potuto lafciarc di non farnequimentione. Ondedico, chela S F erra ca- vallo è una pianta rara, che nafce nei monti, con foglie di Securidaca minore, picciole, incavate in cima , à modo di cuore, producete filique lunghet- te, comprefse, e divife dalla parte difetto, da inar- cate divifure, comefefufléro piene di pertugj, la cui circonferenza daognibandaènotabilmenterilevata, vj fimileà un ferro di Cavallo, di modo, che pare, che hi la natura non mettefle poco artificio in fabneare que- lle filique. I gambi hà ella quadrangoli, eftnfciati, tutti pieni di fottiliflimi ramofcelli . I fiori, quali fi fieno fin'horanonhò polputo vedere, llfemeche li contiene nelle filiqueè come la Luna nova cornuto da amendue le bande: Onde hàprefo queftapianta il nome di Lunaria apprettò àgl'AIchimilli , li quali al- zano Ne] terzo lib. di Diolcoride. 521 SFERRACAVALLO. A NUMUt ARIA, zano la virtù di quella pianta fino al Cielo, per far Argento, dell'Argento vivo: ma come finalmente fi vadino intorno ciò beccando il cervello, dichinlo coloro, che volendo feguire le favole, e le menzo- gne degli Alchimilli; di ricchi fono diventati povc- riffìmi, esbeffati datutti. La radice fà ella fottile, e lunga quattro dita . Io quando doveffe nominare que- lla pianta à modo mio , non la chiamarci altrimenti , che Securidaca montana , vedendo che nonhàpoca convenienza con la Securidaca minore, non fola- mente nelle note, ma ancora neile virtù fuc. Ma le fiailvero, che calcandofi quella pianta da'Cavalli , cava loro i ferri , & i chiodi de'piedi, ciò veramente - non pofio io affermare . Ma Icrivendo Plinio, che il Picchio augello ( al 18.cap.del 10. lib. ) cava fuori il conio di legno cacciato nel pertugio del fuo nido, il qua] hà ne gl'alberi, con mettervi fopra certa herba; e vedendo che Trebio antichifiimo auttore dice il medefimo, non pofTo contradire à coloro, che di- cono che la Sferracavallo cava via i ferri à i Cavalli ; ma ben dirò io d'haverne fatta la prova con la fecca fenza fucceflò veruno . Chiamano alcuni parimente •ed al- Lunaria minore un' altra pianta , che nafeesù per :cic. gl'argini de'foffi. Le cui chiome fe ne vanno ferpen- doper terra, con fufti fonili fimilià quelli della ,CIe- matite, chiamata volgarmente Provenca , sù per li quali da amendue i laci dal principio lino alla fine fo- no le foglie fpeifè, graffétte, tonde comequattrini, ordinatamente attaccate, c peròchiamata da alcuni Numularia. Sono le facoltà di quella parimente diconfolidare, edirillagnare. Sonoalcuni, che fi credono, che ila quella l'Elatine; ma pernonhaver ellalefrondipelofe, malifcie, epernafeere in luo- ghi numidi, e nelle ripe de folli, e non tra le biade , & in altriluoghi coltivati, nonsòcoms fi poffà ap- sionite provarela loro opinione . Dell' Hcmionite, à cui è L hormai tempo di ritornare, fcriflè le virtù brevemen- ' ' ' te Galeno al 6. libbro delle facoltà de femplici, cosi dicendo: L'Hemioniteècollrettiva, &amara. On- de bevuta con Aceto giova à idiffettofi di milza . Chiamano l'Hcmionitc i Greci jFfuwt'ns: i Lati- Nomi ni Hemionitis. Dell' Anthillide . Cap. 147. L'Anthillìdcèdidnefpecie, l'ima delle quali hà le fi ondi fintili alle Lenticchie, tenere, e parimente iftioi ramufcelli diritti, & ahiunpalmo , è la. (ita radice fotti- le, e corta. Nafte ne' 'luoghi falfi , & aprichi, £J«rir, &X«- ii. ^v'rT'-J Lacini A"th<:mis, & Chamsmelum : gl Arabi Debomgi, & Babunegi : i Tedefchi Ca- millen: li Spagnuoh Manzanilla : i f'ranccfi Ca- memina, & Camomille. Del Parthenio. Cap. 140. p IL Parthenio chiamato da alcuni Amaraco . Hà fiondi JimìlialCoriandro, e fotti li . Sono i fino! fiori bianchi Perintorno, egialli nel me^o: è pianta di fpiaceziole 0- dore, e di amaro gufiìo . Bevuta fecca in Aceto melato ò -yeronelFinocon/ale, purga come fa l'Epithimo pel- di fiotto la colera , eia flemma: giova à gli impedimenti delrefpirare , e fimiìmente di melanconici . Dajjìàbere Iherbafenzji i fiori à coloro, che patifi:onomal di Pie- ira, iràgliftretti dipetto. Valejedendole donne nella PARTHENIO. NAfce il Parthenio per tutta Italia ne gl'hor- ti, con front i uguali al Coriandro, con fiori Parthenio . di dentro gialli, e di fuori bianchi, d'amaro, efoia- 'Cuaefam:- cevoleodore. Chiamafi volgarmente in Tofcana da 'U"°M- chiMatncaria, e da chi Amarclla,- nel che riferba in parte I antico fuo nome d'Amaraco . 11 Brafavola , e'1 rocnlio rinomini veramente de tempi noftri dottiiìì- mi, e parimente i venerandi Padri, chchannocom- BrrorMW- mentatol Antidotario di Mefue, s'ingannano quivi cn,n- maniteitamente, imaginandofi ( come di fopra di- cemmo al capitolo dell'Artemifia) che fuffe l'Amarel- laquellafecondafpecied'Artemifiadi nojofo odore, non attendendo, eheelIafulTeilParthenio Oltre a ciò s'ingannano aliai coloro, che fi penfano, chefia il Parthenio la Cottila fetida, come fi crede il Brafa- vola; perciochequefta produce le frondi di Finoc- chio, enondrCoriandro; nchàin fe quella tanta amaritudine, che hàlaMatricaria, ò vero Parthenio diDiofcoride. Màhàellaunfaporeacutiffimo, edi forte che ulcera la carne; il che non ritrovo io, che Diofcoride atttibuifea al Parthenio, nè manco Ga- leno. Chiamarono alcuni Parthenio ancora l'Helfi- ne, cioè quella, che volgarmente chiamiamo noi Parietaria, per nafeci c nelle pareti delle muraglie, e Vetriola, perfarecllalucidii vafi di vetro, come fi vede affermare Galeno al felto delle facoltà de'fempli- cialcapitolodell'Helfine, ePlinioal I7.cap, del 23 lib.Mettonooltteà quello alcuni tra lefpecie'del Par- theniol'Athanafia, ò vero Tanaceto, chiamata vol- garmente Daneta , quantunque ( come fu detto di fo pra ) s'imaginaiTero ingannandoli il Rucllio , il Fuch- l.o, &i venerandi Padri, chehannocommentato 1' Antidotj.no di Mefue , ch'ella fuffe la terza fpccie d' Artemifia. Uiali quella ai tempi nofìri per le vento- fitàdelloftomaco, edellebudella, perammazzarei vcr- Tanacfro, e Uic racui.à . r-4 Difcorfi del Matthioli TANA C E T O. BUFTALMO. Buftalmo, fu a efami- barione . vermini, eperprovocarel'orina, e le renelle Mala S molto più ne gl'huomini, che nelle : donne . alle quali vogliono, che aflaipiu.fi convenga li Ma- D tricaria . Del Parthenio non ritrovo , che taccia alcuna mentione Galeno nel.bbri delle facoltà de , femplici. 11 Parthenio, che noi chiamiamo Matr - caria , & Amarclla, chiamano i Greci , n*eSw. i fariniParthenium: gl'Arabi Achuen, Uchen, A- chuan &Alachuam: iTcdefchi Muttcr kraut , & Maltratti: i Francefi Matricair. Del Bufiamo y cioìOcMo di Bue . Cop.VSQ. IL Buftalmo, il quale chiamano alcuni Cada f redu- ce teneii, efotnlìfujli. Le frond, fino fimh al Fi- nocchio. I fiori fino gialli, màggtoridi quel della Ca- £ T^lla Milià /li occhi, ^ndehafrefif none Ma- fie nelle camene, & attore alle caflelU . tialìrati con Cera rifilano i Umor, , e le dmezx? . DheR,cbe bevuta fiubito dopfo ,1 bagno per alcun ferito , refiituifie il colore naturale à cAoro, che hanno il trabocco di fiele. DIverfe ritrovo io edere l'opinioni circa al voler chiarirne qual pianta hogg fi pof- mortrarcperilBuFTALMOj pcrcioche alcuni il credono, che fi, una certa pianta alta pw d'un gom- bio chenafcene'prati, e su per gl'argini de cani lacuale (per quanto io me ne creda) noncaltiocne ffi maggiore con frondi poco intagliate , e fiore dentro "fallo, e di fuori nel circuito bianco, mol- foSraaOunamilla Et altri l^g^ il Buftalmo quella pianta fonile alla volga Camaiml la chiamata volgarmente Cotu U *u» TWdj, come inheme con coftoro tiene il Fuchfio . Ma pai mi . che alle opinioni fopraferitte non ha da credere, pei ciò che quantunque le frondi della Cotula fi ******* à quelle, chedàDiofcoridcal Buftalmo >■ nondin e- noifuoi fiori di dentro, nel mezzo gialli, e per tutto l'ambito del circuito di fuori bianchi, molto ripu- gnano alla fcrittura di Diofcoride. 11 che parimente intervieneinquellapianta, chedicemmola prima; pcrcioche fe usò egli, c nella Camamilla , e nel Par- thenio la folita diligenza di deferivere, che ancora effe fanno di dentro il fior giallo , e per intorno bian- co; è Scuramente da credere, chefetale fufle fiato quello del Buftalmo, l'havrebbe rallentato a uno di quelli due , ò veramente deferitto , e non fatto par- ticolarmente del tutto giallo . 11 vero Buftalmo porto ciàà me da Padova M.Giovanni Odorico Melchiori Trentino , Medico , Filolbfò dottiffimo, oc a me non meno di figliuolo dilettiffimo, il quale con ogni lua fembianzarapprefentailvero, elegitimo Buftalmo, come chiaramente dimoflra qui il fuo ntrato . bcnlle Buiaimo . del Buftalmo Galeno al fefto delle facultà de Templi- fato d, ci così dicendo : 11 Buftalmo è flato cosi chiamato ualc" « dalla figura dc'fuoi fiori; percioche pajonoeflere fi, mili'àgVocchideBuoi; ma di colore iono limili a quelli della Camamilla, come che veramente aliai maggiori, e più acuti. E però fono pili digestivi, di modo che fanano ancora le durezze mefcolati con Cerato. Per la qual dottrina è da intendere , che do- vè quìGaleno ralièmbia il colore de'fiori del Buftal- mo àqucllidcllaCamamilla, intende diqnella,che producei fiori tutti gialli. Mahavendonu il trattare del Buftalmo ridotto a memoriali Bellis fentto da *™sr;a , t Plinio chenoiinTofcanachiamiamo Primo fiore, fpccie. . ne dirò qui tutto quello, elicmene è venuto i in co. " èrtitione. Ritrovo adunque, fe bene e il Belli! ì"tsimj< .• i La- tini Lithofpermum : gl'Arabi kulb,C.ulb, Calt,&> Calab : i Tedefchi Meerhirfz , & Steinfamen : if Francefi Gremii, & herbe aux Perles. Della Falaride. Cap. 153. LA Falaride -produce affai fuftì dr minute , érinuttli radici , fimili alle gamie della Zja , lunghi due pal- mi, enodojr, ma fono più fonili , e dolci al gujìo . llfe' me è grande come quello del Mìglio , candido , e lunghtt- to. Il fucco f premuto dall' herba prima pejla, e bevuto pofeiain Vino , overo in acqua -, lenìfce i dolori della ve- feica . // chefàparimente il feme bevuto alla mifura d'un cucchi aro con acqua . FALARIDE. Falaridt ferma da Galeno. fplendente, come igranifuflero Perle. II maggiore veramente non conobbe il Fuchfio, fe ben lo dipinte D , .nell'uno, e nell'altro Herbario, come ben può nota- Fuchfio. re ciafeuno che lo cohofea . Nè manco s'inganno di- pciegli nel filo libbro delle compofitioni de'medica- menti venuto ultimamente in luce, ove vuole , che quella pianta , che produce le lachrime , di cui m Ita- lia fi fanno lecoronc de'Pater noftri , fia una ipecie di Lithofpermo. Sopra al che fuperfluo farebbe di dire altro; efll-ndo fiatone detto à battanza nella noftra Apologia contra al Lufitano , la cui falfa opinione mi pare, chehabbifeguitoil Fuchfio fenza ricercarne altra ragione . Del Lithofpermo ferine Plinio con grande ammiratione all'i 1. cap. del 17. lib. in quello modo dicendo: Tra tutte l'hcrbc mcnteèpiumara- E vigliofo del Lithofpermo , il quale chiamano alcuni Egonico, altri Diofpiro, & altri Heracleo. E: her- ba, che produce le fiondi lunghe cinque oncie , & il doppio maggiori di quelle della Ruta: i cui rami fo- noduretti, egroffi, come un giunco . Ha anprefio alle fiondi certe barbolette, nelle cui fommita iono certilapillibianchi, eritondi come Perle, di groi- lezzad'unCece.e duri come pietra. Nafce in Italia, malodatifiìmoinCandia. Nè veramente ho veduto io alcuna cofa tra tutte l'herbe cosi miracoloia , tanto t il decoro à vedere ( come fefuflc fatto per mano d orefice )difpofteà due à due tràle foglie, biancheg- gianti Perle . E' veramente difficoltà grande , che trà p l'herbenafeano le pietre. Dicono gl'autton, che que- lla herbagiace, evàferpendoperterra; ma 10 iho veduta cavata, e non piantata. Dalli il femed amen- duelefpecieàbere in polvere al pefod una dramma, emeza, con meza dramma d'Afpleno, edueferupo- lidiSuccinobianco, conluccodi Piantaggine , ai Procacchia, ò vero di Lattuga utilmentenella gonor- rhea.ll medefimo dato in polvere al pefo di due dram- vim. del me alle donne che dentano à partorire, con Latte di Lithofpcr- donna, è medicina più volte da me fpenmentata per ■»»• farle preftofpedire. Non fece del Lithofpermo ne 1 libri de'femplici alcuna memoria Galeno, quantun- N On è cofa veruna, che m'impedifea, che non f?'«^e.' debbi credere, chela pianta, di cui è qui laeluah"1- figura, non fia la vera, elegitima Falaride, veden- doli maniteltamcnte, che fà ella i calami, come di Spelta, il feme in alcuni fpicati capitelli lunghetti , bianco, lunghetto, e molto umile al Miglio, eie ra- 1 diciminute/Scinutili. Scriflène Gal. all'8. Hb. dellefe facultàde'fempliciconquefteparole: Ilfeme,il fuc- co, e l'herba della Falaride bevuti, fi crede, che gio- vino à i dolori della vefeica , come medicamento che habbidel caldo, e del fottile Scriilene parimente Plinio al 12. cap.del 27. libbro, cosi dicendo: La Fa- laride hà il gambo lottile, comeun calamo , e neHì^S. cima il fiore inchinato, & ìlfemeccmc di Sefamo, ri quale rompe le pietre delle reni bevuto con Vino , o con aceto, e Mele, econ Lattei fana il medefimo bevuto ancorai mali della vefeica. Chiamanlai Gre- Nomi . ci, e parimente» Latini Falaris. Falaride rta da Falaride Nel terzo Dell' Brithrodano , ò -vero Rabbia. Gap. 154. Iib. di Dofcoride A L' Erithrodano è ima radice rafia, con la quale Jì tìngono le lane. Enne di fanatica, che nafte per Je flefia, e di domejlka, che fi fimina, oome inThe- bana dì Francia , e Ravenna d'Italia . Seminafi in Caria trd gli Olivi, come fi fd ne i campi . Ouefia non fcminano fenica guadagno; imperoche ricavano d' efia grandifftmo provento. Sono i ftuoi fujli quadran- golari , lunghi , ruvidi , & aftpri , non diftiguali da quelli dell' Aparine, ma più forti, e più grandi, nei quali fono le fiondi difiinte per intervalli in tutti i loro nodi ritondamente commefie à modo di fi eli a . Il frutto produce tondo, nel principio verde , pofcia raf- fi , ? come è maturo nero . La radice è fittile , lun- ga, e rafia . Provoca l'orina , e però fi beve ella al trabocco di fiele con acqua melata , e parimente alle Sciatiche, ér alla parMifia . FA copiofamente oiinare l orina grafia, e qualche volta il .[angue, ma è necef- fario à coloro, che la bevono, di lavarfi ogni giorno nel bagno , e vedere ogni giorno la differenza dello fieno laro, che vanno del corpo . Il fuoco della radi- ce, e delle fiondi giova d i morfi delle Serpi, quan- do fi beve con Vino. Il fime bevuto in Aceto melato , < fminuifie la mìl^a . Oltre d ciò la radice applicata di fitto provoca i mefirui , il parta, e le fecondine, e fa- lla impiaftrata con Aceto le vitiligini bianche . RUBBIA DOMESTICA. fini, pere/lede radici della Rubbia molto in ufo per lecinture. Ec imperò Capendole villanelle, & i con- tadini, che i tintorteomprano ogni anno quantità quali infinita di radici di Rubbia, ne cavano quali tuttoil verno infiniti falci, e le vendono per foftenta- mcntoloro, edelìelorfamigliuolc. Nafcene per tur- ca Tofcana infinitiflìma copia , e inanime in sti'l Sa- nefe, e nel Patrimonio di Roma, l.efrondi, & ifu- fti, per elìèr molto ruvidi, adoperano le nolhe don- neper polire, e per far netti i loro validi Itagno . Scri- vendone Plinio al terzo cap. del 19.lib.La Kubbja (di- ceva) è parimente necedaria per tingere le lane, e i corami. Lapiù lodata c l'Italiana, equella fpecial- mente che nafee intorno à Roma, e quali tutte le Pro- vincie ne fono piene . Nafcc fpontaneamente da fe ftefla, eliminali umilmente j come l'Ervilia, ma hà ella ilgambo fpinofo, e nodofo, & ogni nodo hà cinque foglie intorno . Fà il feme rodo . Ritrovo fcrittod'alcunicheguarifcclaRubbia il trabocco di fiele non follmente prefa per bocca, ma rimirata fpef- fo, quando fe ne folpendc in cafa una pianta tutta in- tera. ScnflèneGalenoalfetcimoddlefacuItàdefem- f plici, cosi dicendo: ETa radice dcllaRubbia de tin- i tori al gu (lo acerba, & amara. Et imperò tuttoquel- lo, chepoHono fare quelle cofe, dóve fi ritrovino limili qualità, il medeiimo ancora li ritrova operare quella radice; percioche ella mondifica il fegato, e la milza, eia abbondantemente orinare l'orina grof- RUBBIA S ALVATIC A. D NOtiffimacIa Robbia in Italia, la quale chia- mano 1 Greci Erithrodano, ediduefpecie , domefticacioe, efalvatica. La domenica fà le fogliò aliai maggiori, ci farmemi più lunghi , piùgroffi, 0 parimente le radici, le quali fupera no quelle della mi- nore, notfiolamentein lunghezza, egroflezza, ma ancora nel co ore Quella in Tofcana e notillima non folamente a. Medici, eàgli Speciali, maalledonn,- c;uo!e,& a villani, &à quelli maflimamente che ba- stano in luoghi ove fia arte di lana, fidi tinger panni F fa, e qualche volta ancora fanguinolcnta . Provocai mc(lrui,edaflcrgemediociGmente,ovelia dibifognp e però fpegne impiaftrata con Aceto le vitiligini bian- che . Sono alcuni , che la danno à bere con acqua me lata ài paralitici, &àcolorcclk pacifeono lefcJàti- che. Chiamano la Rubbia i Greci Epvtf&wì,. ila tiniErythrodanum, &Rubia: gfArabi Pavé ' FuV Nomi Allabagin: 1 [edefehi Fcrberroec : USpagnuoli Ru-' via; iFranceiiGarance . LI Della 53o Velia Lonchite Difcorfi del Matthioli Gap. 155. A LONCHITE ASPERA MINORE. LA Lonchite ha fiondi di Porro, ma più larghe , e rodiggi anti, delle quali ne fono affai /Irate per terra appreso aliar adite, e poche attorno al fu/lo , nel quale ■ fono i fiori in forma di cappelletti , fimilì à quelli de gli hifirioni delle comedie , che rbadagliano , neri , ma pero gittano dall'aperta bocca verfo il labbro di fitto una certa linguetta bianca , Il fio feme è dentro à certe in- còglie di forma triangolare , fimile al ferro d'una lan- cia, donde r'hd prefi il nome. Hd la radice fimile al Dauco . Nafie in 'luoghi ficchi , ér ^ afpri . Benefit la fua radice utilmente per provocare l'orina . D'uri altra Lonchite. Cap. i%6. E' Un'altra Lonchite, chiamata d'alcuni Lonchite af- pra , Queft'hd le fiondi fimiii alla Scolopendria,ma pero più affi e, maggiori, e più intagliate. E' mirabile per le ferite : imperoche non -vi lafcia venire infiam- magione. Bevuta con Aceto fminuifee la milxa. LONCHITE ASPERA MAGGIORE. per monti, e per altri luoghi avidi , & afpri habbia io ricercato per ritrovare la LTTn c H IT e della prima fpecie; nond imeno non 1 ho , vUamunc|uea{Tai, Loncaitcc fua efami- natiune. i UNCHH't tic."» p»*»*» *r J. potuta in alcun mono fin'hor» rintracciare , ne man- co hò ritrovato chi me gabbia faputa dimorare. Ma lonfk£nc' quella della feconda fpecie, dicuihigia lunga con- ?en ione tra il Marama , e me , fa le foghe quah come l'Afpleno, chiamato volgarmente Cetraco, ma più unghe, e più intagliate; di modo, che non poco f, confano con quefle del Polipo*? , lunghe una fpan- na , c parimente d'ognibanda intagliate, le quali mtagliatPure fono per tutto all' intorno mutamente dentate,e ruvide. Non producegamboveruno.neho ri, nè feme come fà il Polipod.o , e l'Afpleno , a cm i raflòmiglia.Hà molte.e fottili radici,roiìjgne,come to- no quelle della FiUite : nafee folamcntein ; alcuni luo- ghi particolari in Italia, dove il terreno e humido , ne altrove l'hò io mai veduta. Enne di due fpecie, mag- LONCHITE ASPERA FALSA. "iorecioè,e minore.Qu.efta mifù mandata dal dottia- mo Sig.Giac. Antonio Cortufo gentil'huomo Padova- no,c quella dal famofo Medico,c Semplicità ranujmo M. Luca Chini, nelle quali veramente non d può deu- derarc Nel terzo lib. di derare cofa veruna. Evi un'altra pianta, la quale il A Maranta voleva, chefulTela legitima Lonchite. Ma eflendo à fufficienza flato moflrato da noi, come egli s'ingannaflè, habbiamo chiamata quella Pfeudolon- chite , e chi ne vnole vedere più diffufamente le prove , legga le noftreepiftole Medicinali. Della prima fcrif- fe Plinio all'undecimo capo del 35. Iibbro, quali quel medefimo, cheneferive Diofcoride, cosi dicendo: La Lonchite non è ( come fi ftimano alcuni} il Xifio , ò vero Fafganio , quantunque ella fia fimile à unfer- roappuntato, percioche fono lefrondifue fimili al Porro, epiùfonoappreffoallaradice, che sii perlo B fufto. Hà certi capitelli limili ai recitatori delle Co- inedie, che tengono la bocca aperta , e buttano fuori una picciola linguetta : le fue radici fono lunghe. Na- fte in luoghi afpri, & aridi. Feccne parimente men- tione Galeno al fettimo delle facilità de' femplici , cosi chiie dicendo: QuellaLonchite, chefà il ferne triangola- nte, di figura* di ferro di lantia, hà la radice limile à quel- la del Dauco, e però provoca ella l'orina . Maquella , che hàle frondi limili alla Scolopendra , è valorofa per fanale le ferite, melìavi fufo verde; Mafecca be- vuta con Aceto, guarifee le milze indurite. Chiamano iGrecila Lonchite hateyrìru : iLatiniLoncliitis. c Dell' Altbea. Cap. 157. L'Mhea, la quale ebramano alami Ibìfco , èunafpe- eie di Hdalva fialvatica, le frondifònoritonde,co- ■rne quelle del Pan Porcino , e ricoperte di canuta lami' gine: raffembrafi il fuo fiore à quello delle Rofe, e'I fu- Jlo è lungo due Rombiti : produce la radice vi 'feofa , & ar- rendevole , di dentro bianca . Chiamaji Altbea , perefter ella primamente utile, e molto valorofa per molti rime- di . Aietteji utilmente cotta nel Vino . ò vero nell'acqua melata, ò -veramente per fe folain siile ferite frefche , e parimenteinm le fero/ole, einsùle pofìeme, che ven- -; ■ gotto dopo l'orecchie . E' buona ancora all' altre pofle- D me, all'ìnfiammagioni delle mammelle , rotturedel fede- re, percome, efrigidità de nervi, imperoche ellarifilve, matura , digerifee, rompe,fcalda . Cottai come /lato detto ) & accompagnata con Graffo di Poi-co , ò vero d'Oca, e Ra- gia diT erebintho , eridotta à formad'impiajlrotenace , & applicato difitto, giova all' oppillationi , einfiamma- gioni della matrice . Il che fà parimente la fua decottio- ne, provocando nelle donne di parto le Superfluità , ch'ag- gravano la matrice , elereliquie del parto . LadecottTo- nedellaradice fatta nel Vino, e bevuta, giova alle*dif- ficultd dell'orinai alle erudita detlapietra , alla difinte- ria, alle Sciatiche , ai tremori , e dirotti . Cotta con Ace- to, lavandoji con ej?o la bocca , mitigai dolori de i denti . E Il feme verde , e ficco unto con Aceto nel Sole Spegne le 'vitiligini . HJngeJl con Olio per prohibireil morfio , eie punture de gì' animali veleno/i. La decottione del fie- me vale alla difinteria, al rigettare del f angue, & al fluffo del corpo . Beve/i in Aceto inacquato , o veramen- te nel Vino per le punture dell'Api , delle Vefpe, e di ciafeuno altro animale , che trafigge . Le frondi fi metto- no utilmente con alquanto d'Olio in sù i morfi, e in sù le cotture del fuoco . La radice trita , e mefja nell'acqua, che Jliapofciala notte al fereno, la fà gelare . i, e A Lthea non vuol dire altro, cheMedica, il F mi- J~\^ cuinome( come benilfimoefplicò Diofcoride) s'hà ella acquillato per cller molto in ufo nelle Medi- cine. E' pianta notiffima , chiamata volgarmente in Italia Malvavifto. Fece di quella pianta memoria Teofiaftoal 19. cap. del 9. lib. dell'hiltoria delle pian- te,così dicendo: Sono ?lcuni che fcrivono, che metta, una certa (pina nell'acqua fubito la fà gelare: Il che vogliono, che parimente faccia la radice dell'lbifco, mettcndofi trita nell'acqua di fuori all'aria. Hà l'Ibìlco frondi di Malva, ma maggiori, e pili pelofe: il fufto è tenero,e arrendevole : il fiore giallo : la radice nervofa, ebianca: il frutto fimile alla Malva; e il fufto ancora èdilaporediMalva. 11 fuo ufo è alle rotture, &alla Diofcoride. 531 A L T H E A. ALTHEA.O VERO ABUTILO D'AVICENNA. tofle cotta in Vino dplce, eall'ulccre cotta nell'Olio. Enne una certa altra,laquale cocendofi inlìeme con la LI 2 carne Difcorfi del Mattinoli carnetagliata , la fà (fecondo che dicono! rappicare A inficine. Dicono ancora efler quella attrativa, come laPietraCilamka, e come il Succino. Maionon vi- di giamai Altea con il fior giallo , come fcrive Teotra- fto. Diofcoridedice, chefàl'AUhea il fiorecomele Rofe, ma del colore non fece egli memoria alcuna . Mollrali oltre à ciò una pianta, Iaquale voglionoal- Abutilo A- CunichefiarAltheafcrittàdaTeofralto, perprodur- Avjcc'ina. re ella il fiore giallo : & altri vogliono, chefial'Abu- tilo dAvicenna . Ma non corril'pondendo ella ne all' una ne all'altra ("per quanto porta il miogiuditio , ) non mi pollò accollare nè all'una nè all'altra opinio- ne. Ma non m'è parfo diualafciaredi non porne qui la figura, accioche ancora altri ne pollino dire la loro B intentione: quelli dico, chenon Thannoper avanti veduta, &ancoaccioche fiippino lefuevirtii; per- ciocbeèftato piti volte fpcnmentato, che pigliandoft unadramma, e mezza del fuo femein polvere nel Vi- no, rompe, e tira fuori le pietre, che li generano nelle reni, provoca l'orina, eguarìfee il dolore caulato da quella . Scrillène Galeno al fello delle facultà de' fem- plici, cosi dicendo: L'ibilco, ò veramente Althea Althta ( è ella Malva ialvatica,) hà virtù digeftiva, mollifìca- tiva, rifolutiva dcllepolleme, mitigativa, ematura- tiva di quelle pofteme, che malagevolmente fi matura- no. Le radici , e'1 femcfannoquel medelìmo, che le frondi; ma dimoflrano però d'eflére compolledipiù C fottiliparci,ed haverc l'imi più difeccativa,e più atter- riva, di modo che Ipengono la vitiligine , e il feme rompe le pietre . La decottione delle radici vale alla di- fenteria, alfìuflo del corpo, & al rigittare del fan- gue per bocca, per poiìedere ella virtù coflrettiva . Chiamano i Greci l'Althea A\/3mV, IfSicmms, & E£i- fx.os; gl'Arabi Chitini, Chathmi, & Rofazaveni : j Tedefchilbifch, &fieylvurtz: li Spagnuoli Hierva cannamera, & Marmate: ifrancefiGuimavves. A L C E A. lenita da Oaleiio Peli' Akea. Cap. 158, L'Alcea è anch' effa fpecie Ai Malva jalvatica, hà le fiondi intagliate , Jimili alla Verbena, Produce tre , ò -ver quattro ftijìi nefriti di corteccia , come di Canape : il fiore è picciolo , limile alle Rofe ; le radici bianche, larghe, e fono cinque, ò 'ver fei , lunghe un gombito , lequali bevute nel Vino , à -veramente nell' acqua giovano alla difenterta, & alle rotture. CHiamano à itempi noflri nella maggior parte d' Italia 1' Alce a chi Bifmalva, chi Malva fal- MtlòneT'" vatica chi Buon vifchio, c chi Malvavifco falvatico . E' pianta limile affai ne' fiori, nelfeme, e ne' fu ili al- la Malva domeftica , ma fono le fue frondi maggior- mente intagliate. Nafce perle campagnein sugl'ar- ginide'fo(li,de' campi, &'appre(Iò alle liepi. Le]cui radici ufano alcuni in cambiodi quelle dell'AIthea , quando non ne pollòno riavere j perrifolvere, òvero per ammorbidire qualche parte del corpo . ScrifTe l'hi- lloriadell'AlceaPlinioal quarto capo del ventefimo fettimolibbro , nella cui deferittione, ramo li concor- .f da con Diofcoride, che pare veramente, che il tutto virtù feriu! trafcriveffedalui. Ma ferivendo poi particolarmente Ja Plinio. jclla virtù, la lodò per le rotture interne delle vifeere, per il tremore delle membra , e per lo fpafimo , nel che dà egli la radice à bere con l'acqua melata. Lodolla an- cora per rifolvere le poilcmc, applicatavi fopra la ra- dice à modo d'impialtro . Di quello non ritrovo io , che facefle mentione Galeno , per paiùcolar capitolo , fe gi à non intcndeflè di quella ancora , quando al fet- timolibbro delle facultà de'lemplici, parlando uni- verfalmente della Malva, così diceva: La Malva fal- vaticahàunpocodi virtù digeftiva , e leggiermente moUitiva: e la domeftica, quanto più hà di fuitanza acquofa, tanto è meno valorofa. 11 frutto è tanto più potente, quanto è piùfecco, della cui fpecie e quella, che fi chiama Anadendromalache: ma la più • efficace in maturare è quella, che fi chiama Althea . Paolo Eginettafcrifte dell'Alcea per proprio capitolo, cosi dicendo : L'Alcea è fpecie veramente di Malva Alcei f falvatica, Iaquale bevuta nel Vino giova alla difente- rad*" D ria, &allerotture,emoltopiùfannoquellolefuera- dici, che alcuna altra parte della pianta . Chiamano i Greci l'Alcea A'tóea : i Latini Alcea : iTedefchi Nemi. Sigmars Kraut : li Spagnuoli Malva d'Ungria , & Mal- va montefina : i Francefi Bimavve . Del Canape domejlko. Cap. 159. IL Canape dome/lieo è di molta utilità all'ufo del- la ^vit a dell' huomo , per farfi fortifftme funi . Le fi ondi' 'fimigliano à quelle del f 'raffino , e fono d'abo- minevole odore . I fufii produce vacui > e lunghi, el feme tondo, ilquale mangiato copiofamente eflingue la £ virtù del generare . Il fucco fpremuio verde, e diflil~ lato nell' orecchie convenientemente , giova à i dolori di quelle. Del Canape falvatico. Cap. 160. IL Canape falvatico hà i fufii fintili all' Althea , ma però minori , più neri , e più ruvidi , alti un f embito le cui frondi fono fi/nili aldomejlho, ma più nere, e più afpre; il fiore reffigno, come è quello del' la Lichnide : il feme è fimile à quello dell'AIthea , e parimente la radice . Quefta cotta , ijr hnpiaflrata mi- p tiga l'hfiammagioni, e rifolve l'enfiature , e disfa le durexxe , che come ti fi fi generano nelle giunture . JV la fua corteccia utile per far funi . IL Canape domeflico è tanto noto ài tempi noflri in c ltalia,che fuperfluo è veraméte narrarne altr'hido- fuaeiam 'ria. Equantunquefiaeglivolgariflirria pianta, è utile tiene, però molto in molte cofe ', e non folamente nel farne le funigroffiirimeperufodegl'edificj, edellenavi, per ibftenere il grandiflìmo pelò di molti legnami.e pietre ponderofiffime, ma per fare delle tele per le vele delle japt. navi , c camifeie , & altre cofe per li contadini , & altre, pevere e Nel terzo Iib, CANAPE. povere genti , e per fare anco tende, e padiglioni per ifoldati, che il verno, eia ftate esercitano in cam- pagna la nailitia. Ma bene è ella in difgratia de ladri, e d'altri mafnadieri; imperoche non folamente il Ca- nape è cagione, che legati colloro alla fila pianta , confettino àlor mal grado tutte lefceleraggini , & i misfatti loro, ma che ancora pendino poifopra tre legni ilrangolari dalla fchirantia Canapina. Produce il Canape un fol gambo: ma fe ne ritrova di mafehio, edifemina. 11 mafehio il quale crefcepiii alto d'un' huomo, produce dal gambone affai rami, di modo che fi raffèmbra à un'arborfcello, diforte, che fo- no alcuni , che fanno del fuo duro gambone il carbo- ne, j>er far la polvere per gl'archibufi . La femina fai fuoi gambi fonili; efenzarami, e feben fiorifee non fafeme. Hanno amendue le foglie come di Fraffìno , ma minori, e piùfottili, e leggiermente all'intorno dentate , fe bene nel ma.fchio fono alquanto maggiori , e più nereggianti. Nafconofei, òfetteinfieme d'un folo picciuolo. Hanno una fola radice con affai fi- bre intorno. Ma il falvatico , quantunque dichino molti che nafee in Italia , nondimeno pochi fono nogg'j chenedimoftrinoilvero. Onde fin'hora non poflo affermare, d'haverlo mai veduto. Il feme del domeftico opera nelle galline il contrario di quello chcnefcriveDiofcoride ; imperoche ne gl'huomini fpegne, e mina la virtù del generare, einquelleau- menta il generare dell'ova ; percioche quelle Galline, che mangiano il verno il feme del Canape , fanno ova abbondantiffimamente, ancoraché l'altre pochi ne facciano ne' gran freddi il verno. E' oltre à ciò da fapere, cheladecottione del Canape, che ila fatta con la debita elpreffione gittata interra , ove fieno lombrichi terrelìri nelle caverne loro, fubito gli fà ufeir fuori.' e però quello è arteficio de'pefcatori , quando vogliono haverei vermini perl'efca del pefee insùgl'hami . Ma non folamente tira fuori ella i ver- mini terreftri; ma ancora (come fcrive Plinio, al diDiofcoride. 533 A ventefimoterzocapodelvigefimo libbro) i vermini, & ogni altro animale, checafehi, & entri nelle orec- chie. Ondefipuòfar conjettura, che habbia il Ca- nape non poco valore ancora peri vermini del corpo. Giovala decottione delie foglie del Canape bevuta al fluffo di corpo de'Buoi, cde'Cavalli, per haver el- la virtù di fare apprendere; e di qui è, che alcuni dan- no la polvere delle foglie fecche nel fluilò dilenteri- co. La radice cotta, & applicata, mollifica le giun- ture contratte, e parimente le podagre , & altri diffet- ti di giunture : Giova l'iftefla applicata frefea alle cot- ture del fuoco ma bifogna cambiarla, e ricambiarla fpeflò, acciochcnonvilifecchifópra, il che fà ella B molto più comodamente polla , e incorporata nel mortajo con Botirofrefco . Mellóne il fucco, ò vero la decottione ne! federe de' Cavalli, ne tita fuori i vermini, che danno attaccati al budello . Scriffé del Canape Galeno al fettimo delle facultàde'femplici , Canape in quello modo, dicendo: 11 feme del Canape rifol- taita d* ve la ventofità, e di tal forte difecca, chemafigian Gacn0, dofene troppo, afeiuga, e fpegne la virtù generati- va. Sonoalcuni, chefpremono ilfuccodal verde , clodiflillano nell'orecchie, perlidolori caufati (fe- condo il mio giudicio) per oppillationi . Et quali nella fine nel primo libbro delle facilità de gl'alimen- ti cosi diceva: 11 leme del Canape mangiato, fidige- C rifcemale: è contrario allo ffomaco, eallatefla, ge- nera mali humori . Sonoalcuni, che l'ufano abbru- flolato, cpelìonellafinedellamenfa, perpotcreme- gliobevere. Scalda fortemente, epcròil fuocalido, e medicamentofo fiato evapora in su , & offende la teda. Quello tutto del Canape dille Galeno. Per la cui dottrina conliderino hormai quelle donniciuole, Er re , che danno la decottione del feme del Canapeài fan- icjo'nc! ciulli, che fono epilentici, quanto di nocumento gì' aggiungano. Chiamano i Greci il Canape K.mvx@i;: i Latini Cannabis: gl'Arabi Schcdencgni , & Canab.- Nomi * i Tedefchi Zamerhanff: li Spagnuoli Canhamo : i FrancefiChanure. D Dell' Anag'tri . Cap. 161. L Anagiri è una pianta , che cre/ce in albero di /piacevole odore , le cui fi ondi , e fimìlmente i rami fono fimili al Vitice : il fiore come anello del Ca- volo : produce il feme in certi lunghi cornetti , vario di forma , fìmile à i rognoni , ritondetto , fermo , il quale /indurì/ce , quando fi matura l^Uva. Le /rondi tenere trite , & impiaflrate ripercuotono le pojìeme . Bevute al pe/o duna dramma con Sapa giovano si gli a/natici è -provocano i mejlriti : il parto, e le fiecon- dine: danfi nel Vino à i dolori del capo. Appendonfi ^ al collo delle donne , che difficilmente partorì/cono , ma /e gli levano fubito dopò il parto . La corteccia del- • la radice ri/olve , e matura . Il /eme mangiato pro- voca valoro/amente il vomito. Quantunque non faccflèro gl'antichi memoria di Anatri . e più, che d'una fpecied'ANAWRi, fe ne veggono (paesani»», k. peròinltaliaducfpecie;dellequaliquello,ch' cu>"c' io riputo eflére il maggiore , per produrre egli il frut- to molto più graffo dell'altro, nafee abbondantemen- te in Puglia, e parimente in Campagna, dove n'hò veduto io infinite piante fra Terracina, e Fondi poco F lungi dal mare , con frondi limili al Vitice, i fiori gialli, come quelli dclCavoIo, ma i racemi pendenti comcpenacchi, frutto limile allo Smilace degl'horti, ma con più larghi, e alquanto più corti baccelli, qua- fi come fon quelli de Lupini, in cui riferra. E' que- llo d'un colore purpureggiante, e di tanta durezza , che quantunque s'infonda nell'acqua lungo tempo , non fi doma, nè s'intenerifee punto . Il minore poi co- si da me chiamato , per produrre egli i baccelli più fot- tili, e più minuto feme, nafee copioliffimo per tut- te le felve nel dillretto di Trento , e fpecialmcnte ne' monti della valle Anania , dove communemente lo LI 3 chia- 534 Difcorfi del ANAGIRI MAGGIORE. A i B C chiamano Eghelo. Fiorifee il mefe di Maggio, e di Giugno con timi gialli, comò penacchi , come fon quelli del maggiore , ma d'odore aliai Spiacevole , D quantunque fi facciano rimirare con non poco Spetta- colo delle fclve, per l'aureo color loro, di lontano da i viandanti . produce ancor egli nel disfìorire i bac- celli come cornetti , limili à quelli della Cinefila, ne i quali è dentro un feme lunghetto, fimile spiccioli Fagiuoli, di neregno colore i il quale mangiando al- le volte frefeo , come fi mangiano i Legumi , ifempli- ci paflorelli, t'à loro vomitare ("come hò veduto io ) fino il fangue , La materia del legno èdunlfjma, di fuori gialla , e nel mezzo nera, dimodoché pare del tutta limile alIegnoGuajaco, chefi porta dall'Indie perlacuradelmalFrancefc. E però i villani del paefe ne fanno pali per le vigne loro, de' quali ( come elfi E , dicono ) non fi ritrovano migliori, tanta falde'zza di nervo vi fi ritrova . Fanfcnc parimente archi non fel- lamente fortillìmi. eduri, ma belli da vedere, perla convenienza della divila del colore giallo , e nero, che vifivede. Sono alcuni moderniSemplicilli de i più opinione famofi (del cui numero è il Gefnero nelfuo volume tiptobjta. grande degl'animali) i quali vogliono, anzipercer- to arfermano, che quella ultima fpccie d'Anagiri , chiamato Eghelo, fiafenza alcuna ripugnanza il La- burno fcrittoda Plinio al 18. capo del itì.libbro, con quelle parole : Hanno in odio l'acqua i Ciprelfi , i No- ci, iCaftagni, & il Laburno. Nafcc quella pianta nell'Alpi, ma non è nota al volgo. La materia del F iuo legno è candida, edura: ne toccano l'Api ilfuo fiore, il quale è lungo un gembito. Dalle qualipa- role ficonofcemanifeftamentc quanto (ìa falfa l'opi- nione di coftoro; pcrcioche la materia del legno del Laburno deve efierc fecondo Plinio candida, enon per il contrario nera, circondata di giallo, comema- nifellamente fi vedenellEghelo . Appo ciò l'Eghelo è pianta noriffimaà tutti, per eflerne piene tutte le fel- vc, e non incognita al volgo, come dice Plinioefie- re il Laburno. Più oltre iosò per. cofj certa, quan- Mattinoli ANAGIRI MINORE. tunque affermi altrimenti il Gefnero , che l'Api fi pafeonode' fuoifjori, i quali però non eccedono la lunghezza d'una (panna . Le quali tutte cofe ripugna- no alla fua opinione , e dimoflrano quanta grande differenza fia tra il Laburno, e l'Eghelo , il quale vuo- le pur elfo Gefnero, che fiaunalpeciediCitilo mone- tano, ep«f fareglilefoglieàtre, perire, come fà il Citifo, e per efier odiato (come dice egli) dall'Api come il Citifo. Mainvcro ( falvando lemprela pace fuaj parmi che fia egli in grandtffimo errore; percio- chc, eColumella, ePlinio, & Marco Varrone co- mandano, che infieme con molte altre piante , fi deb- bia piantarcintornoàiluoghideH'Api ancora ilCiti- fo, per dilettarli quelle molto defuoi fiori. Et que- llo medefimo dice parimente Galeno nel primo libbvo de gl'Antidoti, ove deferive l'hiftoria, e le facultà del Citifo. llche doveva pur egli fapere , havendo letto tutti ilibbri del mondo , come dimollra la lua Bibliotheca . Onde non poflb (e non reltarc nella mia opinione, cioè; chel'Eghelofia l'Anagiri minore , ò per dir meglio il montano, le cui fembianzefono del tutto fimiliall'Anagiri; imperoche nelle frondi , ncifiori, e nel frutto del tutto quafi fe gli rallcmbra , come dimollra quiilfuoritratto : come parimente fi gli raflòmiglia nella facilità, e nell'odore, edendo egli in tutte le parti della pianta (piacevole al nafo. Di quello fcriffe Galeno al fettimo delle facultà de' l'empiici, cosidicendo : L'Anagiri è un'arbufccflo di fpiaccvole odore. Ha virtù maturativa, e calida , raalefrondiverdiperlamolta huraidità, che hanno in loro, fono meno a cute, & imperò ripercuotono le polleme, ilchenonfannolefecchc; percioche que- lle fono incifive, edifeccative. Di pari, e filmili vir- tù fono le corteccìe della radice, llfcmeècompo- fto di più fottili parti, ma provoca ancora il vomi- to. Chiamano i Greci l'Anagiri Kviyipu: » Lati- ni Anagyris, T>da Nel terzo Iib. di Dofcoride. DellaCepea. Cap. 162. LA Cepea ifimile alla Portulaca, ma hà le fron di ptu nere , e la radice fittile . Le frondì he ■oute nel Vino giovano alle diftillationi dell'orina, & alla fiabha della -ve/cica . Al che giovano più valo- rofamente, beuendojì ccn la decottione di quegli Afpa- raS'> che Ji chiamanano Miacanìhi . CEPEA. Uantunque fcriveffi io ne gì" altri noftri Di- Icorii volgari per avanti flampati , non ha- yer ritrovato ancora la vera Cepea. nè hÒPo°i Ut*1* m ma"° d'altrui : nondimeno 1' come fi "ì t1 Y? co"olcmta Pcr raezz° dd ™° Mdchinr T dllectlfl'mo M. Giovanni Odorico Ztll ° da Yenezia- DtìWfteffa fiì cavatoli fentaT ""T' ^COme fi v^ ) rappre- SiSj&E'h CePe,a d' DVofco»^- Di quella non *■ S ric0,rd° ,naver le«o cofa veruna appreflò Ga- f "venconbbnade' fem,P'Ìd,' come cff Paolo ne Po tulaca qR C T^V CePea è fimiIe al,a la S ' t °9 le fiondi per la fcabbia d* »a velcica. La radice bevuta con Afparagi falvati- chi g,ova alle diftillationi dell' orina , caufatc da oppi lation,. Chiamano i Greci la Cepea JW,V 1 J-atini Cajpea . Dell' Alifma. Cap. 163. Lfljfma , la qual chiamano alcuni Damafimio , Ua le frondi Jìmili alla Piantagine , come che ftnjtretie, e rivolte verfio terra: il fu/io /empiici e E^i* * wigombito, con alcuni capitelli . Jsm.l, alThtrfo: ,jfc„ produce fittili , che nel palli- do b,anchegg,ano .- le radici fimili all'Helleboro nero , 535 A fittili, odorate, acute , & alquanto grafi . Nafte in luoghi acquafinn, La radice beuuta al pefi | una d amma , ouer d, due , gioua d chi haueffè beumo il Lepre marmo, a 1 morfi delle veleno/e Sotte , d chi hauefe beuuto l'Oplo , à i dolori di corpo & alla difinteria, per fi fola, ò vero con il pari pefi di Ce- rne di Banco. Gioua ■ a gli fpafmati , & d ; dijQ della matrice. Lherba rifiagna U corpo prouocajme, Jtrui, & impiaftrata mitiga le pqfteme . A L I S M A. D Quantunque affermi il Ruellio, e parimente il ahi™ , buchilo ne' fuoi dottiffimi comentarj delle c * grandezza delle granella dell' Ory , nelle qual e dentro il feme ner o , di ragio/o odore . Nafte m luo- ghi coltivati, & a/pri. Provoca lorma, applicato di fitto, caccia fuori i mefirui . Bevuto nel Vino curala ternana , e parimente la quartana . llfime quaranta giorni continui , guari/ce le fciattictìe . L* fiondi impiafirate infieme col fime , giovano alle cot- ture del fuoco . H1PER1C0. Dell' A/ciro . Cap. \66. L' A/ciro, ò vero A/ciroide , ò vero Andro/emo, è ancor egli una /pecìe d' Hiperico , ma differente per la /ua grandezza; percioche è più. folto, e i ra- mi fono ancora maggiori , piùlegnofi, e roffeggianti . Le fiondi fono fittili, ei fiori gialli. Il femeproduceragio- fi,fimile a quello dell' Hiperico , il quale fi egaio con le dita, fubito ìn/anguina le mani, e perà lo chiamarono alcuni Andro/emo. Giova bevuto il fime in tinfefia- rio d'acqua melata, alle /natiche i percioche filile mal- io gl'humori colerici, ma bifigna continuale il beveria per fino alla perfetta fallite. Imfiaftrafi ancora 'pur il fime utilmente in sù le cotture del fuoco . Delt Andro/emo . Cap. 167. LI Andro/emo è differente dall' Hiperico , e dall' Aftiro ; percioche cre/ce con rami duri, e legno- gnofi , e fittili , e roffeggìantì fu/li , e con fi ondi tre volte, ò ver quattro maggiori della Ruta , le quali quando fi tritano, rendono un liquore Jìmile al Vino, finonella/ommità de fuoìpufii affai concavità d' ali > dalle quali e/cono alcuni, pennati ramuftellì, attorno i quali fino i fiori gialli , e piccioli . S eirafi il fio fi- me puntato di più linee in alcuni va/etti , fimiU d quello del Papavero nero le chiome tritandofi , fipira- : no odore di Ragia . llfime bevuto al pe/o di due dramme , fiolve gl'humori colerici dal corpo , fiana le ftiatiche , ma bi/ogna dappoi alla purgazione bere un poco £ acqua. Vherba impiafirata medica alle cotture del fuoco , e rìfiagna il fangue . Del Cori. Cap. 168. IL Cori, il qual chiamano alcuni Hiperico, è una pian- ta, cheproduce le fiondi fimili ali 'Erìca,roffe,più graf- fi, e piùpicciole, non più alta d'una /panna, d'odore Nel terzo lib. di Diofcoride . 537 tifradevoli , & acuto . H Jéme bevuto provoca i me fimi, A t l'orina . Vrefo con fino giova à i morfi di quei Ragni che li chiamano Falangi, &■ allefeiaticbe , èralloCpa- A S C I R O. ANDROSEMO. Jìmo, che fi 'chiama opijlhotono . TJnge/ì con F 'epe nei ri- gori , che precedono alle fehi, ér all' opijlhotono util- mente con Olio. L'Hiperico, l'Afciro, el'AN D n o s EMofono Hi"" veramente ( come fcrive Diofcoride) tutte pian- con,°'c te d'una fpecie medefima, quantunque iìa tra loro e&imnatio- alquanto di differenza ne'fufti, e nelle frondi, per ha- lie' vere chi più roffe,chi più verdi, chi più grandi, echi più picciole foglie, e parimente fulti. Sono à tempi noftrituttc queftefpecie nocifiìme, e veggonfi fiorite nel Giugno fcparatamente Tuna dall' altra , non pun- todifugualidàll'hiltoria, checene fcrive Diofcori- de. Ma quella fpecie, chechiamacgli Cori , non co- si raffèmbra all'Hiperico, come fanno r Afelio, e 1' Androfemo; impcroche crefee ella alta al più una fpanna, con minutefrondi, e graffétte fimilì all'Eri- ca, dibuono, egratifiimoodore, e con fultirolli- gni. Emmi più volte ltata moflrata , eperquanto in ciò ho potuto difeorrcre, credo certillìmo, chefiai! veroCori, e che non ne manchi in ogni luogo d'Ita- lia. Chiamali volgarmente l'Hiperico Perforata, per riavere egli( comedimollra la trafparenza) lefrondi fuc tutte perforate diminutiffìmi punti. 11 che forfè non avvertì Diofcoride, nèmanco Plinio, il qnale ^rmre j, fùcosifolertiflìmo fcrittore . Mapiù pretto panni , pjj„;0, che egli erri, quando dice allS.cap. del 3(5. lib. che'l fcmedcll'Hipcricoc nero, ferratoin certe filique, e che fi matura con l'Orzo . Del quale errore dà mani-, felto indicio Udire Diofcoride, che le filiqucfono li- mili alle granella dell'Orzo , e non cheli maturi il fe- mc dell'Hipcrico , quando li matura l'Orzo ; percio- che l'Orzo li matura ( come l'esperiènza ne dimoflra ) nel la fine di Maggio, elicine dell'Hiperico nella fi- ne di Luglio, e d'Agofto. E però concludo, che Plinio male intenderle tale hiftoria, la quale mala- mente traffé egli da Diofcoride, ò da altro Greco auttore. Erraoltredi quello nell'Hiperico doppia' menteil Brafavola, quantunque Medico de liofili $ tempi dottifiìmo, dicendo, che'l vero Hiperico ( fe- condo la dottrina di Diofcoride ) fà il fior bianco, e nongiallo, e cheperò nonpuò efiere il noftro Hipe- rico quello, che ne fcrive Diofcoride , rfla che bene ècgli la Ruta falvatica . Del quale errore primamen- te, cioè che Diofcoride habbia fatto l'Hiperico co'l fiore bianco, non so per qual via li pofia eglifcufare; imperochc nel Greco ritrovo io, iivSo( ì%ov p!ì\hov; cioè, il fiore hi giallo, e non bianco, come inter- preta perverfamente Marcello Fiorentino: nella cui interpretationefondandofi forfè il Brafavola, hi po- feia ancora egli errato infieme con lui. Che oltre à ciò fìa l'Hiperico la Ruta falvatica fcritta in quefto medcfimolibbroaffaipiùdifopra da Diofcoride, è veramente opinione del tutto erronea, come al fuo propriocapitolo fi può chiarire ogni candido lettore. Errore E di qui è proceduto, che i Reverendi Padri , cheFratl- hanno nuovamente commentato 1' Antidotario di Mefue, credendo piùalBrafavola diquello, che in tal cofa fegli conveniva , fi fono ancora effi inganna- ti, credendoli, chela Ruta falvatica, e l'Hiperico fieno unacofa medefima, come nel commento delle pillole fetide, e parimente in quello dell'unguento del Bdellio hanno lafciato fcritto . 11 che non larebbe loroavvenuto, fé haveffero veduta la Ruta falvatica vera, di cui àbaftanza al fuo proprio capitolo è fia- to detto di fopra, ove è fiato difeopertol'eiror loro . Hà l'Hiperico virtù aperitiva, rifolutiva, congluti- naria, eforfeancora corroborativa. 11 feme bevuto con Vino, cacciafuorile pietre delle reni, e vale contrai veleni, &imorfide gli animali velenofi,be- virta d vendofeneilfeme . Dell'herba mangiata, & applica- Hipericu tapefta fopra la morfura, lodano alcuni l'acqua di- ftillata da tutta la pianta, per coloro, che patifeono ilmal caduco, e per li paralitici, dandofiloro à be- re, llfemepeftofottilmentefidàconnonpoca utili- tà à bere ne gli fputi, e vomiti dclfanguc. Il mede- fimo Errore tlel u . 538 Difcorfi CORI. fimo bevuto con brodo di carne caldo, fà andar com- modamente del corpo . Ne'lìori, enei feme c virtù raaravigliofa di confolidare le ferite, eccetto quelle della cella , e però l'Olio, nel quale fieno lungamen- te macerati al Sole i fiori , elefilique verdi pelìe in- iieme con il feme fana maravigliofamcnte le ferite frefche, il che fà egli tanto più efficacemente, quan- do fi mefcola con la Lacrima Abjctina, ò veramente conOliodiTerebintina volgare. Unto in sùlcorpo giova alla difenteria, ebevutonc un cucchiaro am- mazza i vermini. Scrivono alcuni eflèr l'Hiperico tanto in odio ài Diavoli, che abbrucciandofi , e fa- cendofi fomento con efifo nelle cafe, ove fi lento no, fubito fe ne partono via , e però è chiamato da alcuni Hipfnco Cacciadiavoli, ò vero Fugademoni. Dell'Hiperico Calcììo.1 fcrifTe Galeno all'ottavo delle facultà de femplici, co- sì dicendo: L'Hiperico fcalda, edifecca, & è com- porlo di fiottili patti , che provoca egli i melìrui, ci' orina: al che bifogna non folamente prendere il fe- me folo, ma tutto il frutto, il quale impiallrato ver- de, nonfolo falda le ferite, e l'ulcere, ma ancora le cotture del fuoco . Ufandofifecco in polvere fana l'ulcere che fono molto numide, eputride. Sonoal- cuni, che lo dianno a befe alle (cistiche. Oltreàciò, parlando dell' Androfemo, cdell'Afciro alfefiodel- le facultà de'femplici, così diceva: L' Androfemo ramofapiantaèdi due fpecie: una, la quale chia- mano Afciro, &Afciroide, che è fpecie d'Hiperi- co: d'altra che chiamano alcuni Dionifio. Hàilfe- roe d'amendue virtù purgativa, e la virtù dellefron- ài è alquanto difeccativa, &ailerfiva; di modo che fi può credere, ch'ella polla curare le cotture del fuoco: ma la decottione loro fatta nel Vino è valoro- sa medicina delle ferite grandi . DelCorine'libbride femplici di Galeno non ritrovo io mentione alcuna, quantunquePaoloEginetta ne reciti tutto quello , chenefcriveDiofcoride, da cui ne prefe egli l'tìi- lloria. Ritrovane però alcuni tedi Greci diDiof- coride, che hanno nella fine del capitolo alquan- to di più.- ma per eflere opinione di molti , pfcc vvfìa de] Matthioli A fiato aggiunto, non hó prefo cura di tradurla nel te- fio. Pur accioche non lia occulto ài lettori, quello è quanto di più in alcuni telli fi ritrova : La radice cotta nel Vino (per quanto fi crede) lveglia i tra- mortiti, ma bifogna, mentre che fe gli dà à bere, co- prire i paticnti molto bene ; perciochc fà fudare per tutto il corpo ; il che ècaulàdifarloro riacquiftare lapriftinafalute. Chiamano iGreci l'Hiperico fsrt- piir: iLatini Hypericum: gl'Arabi Rejofricon, e Re- jofaricon: iTedefchi Sant JoansKraut: HSpagnuoIi Corajoncillo : iFranceli Mille pertuis,cTrucheram. L'AfciroChiamanoi Greci Kcyvpm: iLatini Afcy- rum: gl'Arabi Asbirach. L' Androfemo chiamano i B Gréci A'vipStnapor : iLatini Androfemum: gl'Arabi Androfemato, Androfion, & Andrefagian. 11 Cori chiamano i Greci Kò/j/j.ì Latini Coris: gl'Arabi Coras. Dell' Ajuga , over Camepitio . Cap. \6g. L' Ajuga, èu-n'herba, chevàferpendo per terra, ri- toricità. Le fue f ondi fono fonili al Semprevivo minore, ma pelo/e, più fonili, & intorno à trami pili folte, d'odore di Pino . Il 'fiore è fonile , aureo, over bian- co, eie radici fono Jimilì a quelle della Cicorea . Le f ron- di bevute fette giorni nel Vino medicano al trabocco del fie- le, e bevute inacqua melata per quaranta dì, vagliono Q alle feiatiche . Dannqfià ifegatojì, & alla ritentione dell' orina, difetti direni, e dolori delle budella. In tìera- clea di Vonto tifano per antìdoto di dare la ftta decottione contrai 'Aconito . LaPolentamacerataconla fua decot- tione, & applicata per ìmpìajlro, vale à tutte le co/e predette, 'T'rita in polvere , ér incorporata con Fichi , e ioltainpìllolemollifcailcorpo: econMele, Squama di Rame, e Ragia lo folve. Applicata dì foito con Tldele purga la matrice . Rifolve le dureTjle delle mammelle , falda le ferite, ix.a fpecie la qua- le è il mafehio , le cui frondi fono piccìole , bianche , cr hir- fute . Produce il fu/io bianco , e ruvido , ilfioreroffo,éril feme appreffb alle concavità delle ali ■ Refpira ancora quejìa d'odore di Pino. Amendue quefle hanno le medefo- meforxj dellaprima, quantunque non cori efficaci. CHiamafiTAjuga, óvero Camepitio volgar- Camepitio mente Iva arrecica, per ederella proficua molto JjjtioM*"" ]£ alle feiatiche, & altridolori digiunture: e delle tre I fpecie fcritte da Diofcoride, nonno potuto fin'hora vedere io, fe non la prima, e l'ultima, la quale non è però conofeiuta , fe non da pochi . Errò il Tedefco, che inl'egnò al Ikafavola, che nella lingua loro fi chiama Vergili meinnit; pcrcioche quello perquan- to l'ufo dc'Tedefchi m'hà dimolìrato è tanto differen- te dall'Iva, quanto icorbi dalle colombe. E' adun- que Uva della prima fpecie una pianta, che fene và jJSgB per terra, con le foglie lunghette, e flrette come di " I Rolinarino coronario , ma però molto più flrette,più molli, pelofetce, equafi comecanute, le qualifono collocate all'intorno di tutti iramofcclli, i qualifo- F no fonili, & arrendevoli. Hà tutta la pianta odore di Pino , il quale per raffomigliarfi ancora molto nel- le fattezze, s'hà ella prefo il nome dì Camepitio, che altro non vuol dire, che infimo Pino. Fà i fiori di colore d'oro , quali sii per tutti i gamboncelli,ma pic- cioli, efottili. Lafuaradiceè villofa, di lunghez- za d'una fpanna. Nafce in terreni magri, &arenofi, e ne'campi non coltivati . E' al gufto amara, manon però fenza qualche parte d'acutezza , la quale viene però fuperata dall'amaritudine . Onde fcalda , affotti- glia, incide, mondifica,3c altergc . La polvere di tutta Nel terzo lib. di CAMEPITIOI. A 8 C D li pianta prefa ogni giorno perquaranra giorni con- tinui, al pefod'una dramma, con mezza oncia di Terebentina vera, ò della volgare, tana le feiatiche. La decoctionc della mtdelima fatta nell'Aceto, cac- cia fuori del corpo le creature morte, e fatta nell'ac- qua, vale à tutti i difetti del cervello, e de'nervi , e parimente delle giunture, caufati da humori flem- matici. Faffide'fiori, e di Zuccaro una conferva, la quale prefa ogni fera nell'andare al letto al pefo di due, òdi tre dramme guarifee i.paralitici: ma opera molto più felicemente, quando fi piglia di quella conferva due dramme, condueferupolidi radici d' Acoro volgare, cotte, & altrettanta polvere di fo- glie di Salvia. Fatlì del Camepitio , per il medetìmo pillole utiliflGme in quefto modo. Prendefidi Came- pitio, di Betonica, diStccade, di fiori di Rofmari- no, di ciafeuno una dramma, di Turbit una dram- ma, e mezza, dAgarico due dramme, diCoIoquin- tida mezza dramma, diGengcvo, di Sale gemma di ciafeuno dieci grani, diRhabarbarouna dramma, e mezza, di Nardo Indiano grani ferte, di fpecie di Giera femplice mezza oncia , di Diagridio una dram- Dioicoride . 539 CAMEPITIO II. ma. Peftinfi in polvere tutte quelle cofe, che fi deb- bono peliate, e dipoi fe ne facci una patta nel mor- taio, della quale fi formino nove pillole di ciafeuna dramma, & ogni lera nepigliaranno i patienti tre , quando vanno à dormire, che ne fentirannomaravi- gliofogiovamento. Fece dell'Iva mcntione Galeno all'ottavo delle facultà dc'femplici, cosi dicendo : Camepitio 11 Camepitio hà più valorofo fapore amaro nel gu- |£,d" Ilario, che acuto, e vedeli per effetto, che mondifi- ca, &atterge più l'interiora, che non le fcalda. E però è egli buon rimedio al trabocco di fiele, Se à co- loro, à cui facilmente s'oppilla il fegato. Provoca oltre à quetto bevuto , ò veramente applicato di fotto con Mele imettrui, efà orinare. Sono ancora alcu- ni, che lo danno cotto con l'acqua melata alle feia- tiche. Sana queft'herba verde le ferite grandi, e l'ul- cere putride: rifolve le durezze delle mammelle. E' feccanelterzoordinc, e calda nel fecondo. Chia- mano il Camepitio i Greci Xci^xititus : i LatiniCha- „ . maipitis, Ajuga, &Abiga- gl'Arabi Hamefitheos, e °mi ' Chamafithius: iTedefchi Yelengcryelieber.' liSpa- gnuoliPinilho, & Yva artetica . Il Fine del Terzj) Libbro. I D1S. 54° I DISCORSI DI M. PIETRO ANDREA MATTHIOLI MEDICO SANESE NEL IV. LIBBRO DELLA MATERIA MEDICINALE Di Pedacio Diofcoride Anazjirbeo. PROEMIO DI DIOSCORIDE. ABBIA MO fin qui j Ario cariffìmo , in tre Libbri trattato de gli odoramenthde gli Olii, dt gli unguenti, de gli Alberi, de gli Ammali, delle Biade, delle Herbe, de gli Horti , delle Radici, dei Succhj , dell' Herbe , de i Semi. Ma in quejlo, che farà il Quarto trattar emo delle Radici, e delle altre Herbe , che rejlano. Della Betonica. Cap, i. BETONICA. C Setolile») fua ctaini- natione • Betonica , fue virtù fcritte da Antonio Mula. IL Ceflro , il quale i Latini chiamano Betonica, fi chia- ma Pfichotrofi , per nafeere ella in luoghi frigidi . E' herba, che produce il fa/io fittile , quadrato , alto un gombito, e qualche volta >naggiore i le fi ondi di Quer- cia, lunghe, molli, per intorno intagliate , & odorifere, delie quali quelle fono le maggiori, che fono più propinque alla radice . Genera il Cerne nelle fommitd de'fiifti * modo di f pica, come fà la Thìm'ora. Ricolgonfiie f rondi I, e feccanfiper l'ufo dimolte cofe . Sonolefue radici fittili , come quelle dell' Helleboro , le quali, quando fi bevono nell'acqua melata , fanno vomitare la flemma . Danfi q lefrondià bere al pefi d'una dramma in acqua femplke^ , over fatta con Mele , dglifpafimati , ài rotti, & à i difetti, e prefocatìoni della matrice , ùr al pefi di tre dramme in unofefiario di Fino amorfi de veleno/! anima- li. Il che fa parimente i' herba impiafìrata in sul morfo. Giova centra à i veleni bevendo/me una dramma nel Vi- no . Mangiataper avanti non lafcia nuocere i veleni mor- tiferi, che fi bevono. Provoca l'orina, e filve il corpo. Bevuta con acqua fana il mal caduco , e fimilmente i fre- netici. Dafjì al pefi d'una drammain Aceto melato à i fegatofi, & a difettofidellamilTjt. Mangiata dopò cena con Mele J piumato alla quantità d'una Fava , digeri- re. Daffi nel medefimo modo di rutti acetofi, ér inghiot- E tifone il ficco , e pofeia bevutovi fipra Fino inacquato , giova àgli fiomachìindebolili . Dajfiinunciatho di Vino inacquato al pefi di tre oboli , àglifputi del j 'angue ■ . Be- vuta nell 'acqua giova alle filmiche , ér à i dolori della vefeica , e delle reni , e con acqua melata al pefi di due dramme àgi hidropici, che patifionofebre , ma dove ella nonfia, con Vino melato. S an a il trabocco del fiele . Pre- facon Vino al pefi d'una dramma, provoca ì meftrui , e ^ con dieci ciathi d'acqua melata al pefi di quattro dram- me, purgali corpo: conferifiea'thificitoltaconMele,& àglifputi della marcia. Serbanfilefue frqndi ficche , e p trite in un uafidi terra . LA Betonica è veramente herba uniyerfal- rneme conoiciuta da ciaicuno , e piena d'infini- te virtù. La onde è nato quel proverbio, cheli dice; . Tuhaipiùyirtù, che la Betonica . Di quella fcrifle " un trattato Antonio Mula, Medico di Cefare Augu- rio, in quefto modo dicendo: Nafce l' herba Bcto- nicanc'prati, e nelle colline nette, & opache ap- piedo àgli fterpi . Cuftodifce ella l'anime, &i cor- pi de gl'huomini , & i viaggi notturni da i pencoli , e malefìzj. AfTicura, e difende i luoghi facri, &i ci- miteri dallevilìoni , cheinduconotimori, e paure. E' veramente oltre à quello fanta in tutte le co- fe. Ritrovafi in luoghi frigidi confortili radici, con fuftofottile, e riquadrato, alto più d'un gombito . Producete frondi limili alla Quercia, di buono o- dore. E' il fuofeme nella cima del fulto à modo di fpica, comefàla'fhimbra. La pianta tutta è dotata d'infinite virtudi, imperoche trita primamente , & impiafìrata in siile ferite della tefta, le falda con ma- ravigliofapreftezza; il che fà ella più efficacemente fe vi fi rimette frefea ogni terzo giorno . Dicefi , che è di tanta poflanza, che cava fuori ancora le offa rot- te. La decottione delle radici, fatta alla conluma- tione della terza parte, vale ài dolori de gl'occhi , fumentandofene , e parimente mettendofene le fron- di trite in sù la fronte. B fuccofpremuto dalle fron- di trite per fe fole, ó veramente prima infufe nell'ac- qua, Ne) quarto lib. di Dioicoride. qua, infieme con Olio rofato, vale à i dolori dell' orecchie, quando vi fi diililla dencro . Bevuto alpe- te d'una dramma in quattro ciathi d'acqua, calda, ti- ra alle parti inferiori quel fangue, che fa gli occhi torbidi, ecaliginofi, e però mangiandotene le foglie afifòttigliano la villa. Trinefrefche con un poco di Sale, e meflè nel nafo , virillagnano valorofameme jlfangue, che nediltillafuori . La decottionc fatta con l'herba nel Vino vecchio, òvero nell'Aceto , le- va lavandotene la bocca , ildolore de'denti. Bevuta al pelo d'una dramma nell'acqua tepida, vale alle ftretture del petto, & altri difetti del refpirarc . Gio- vano tre dramme delle fue frondi incorporate con Mele, àithiiici, che fputano la marcia. Mangiata l'herba tre giorni continui al pefo di quattro dramme , òverobevutainquattrociathid'acqua frefea, giova à i dolori dello ftomaco, econacqua calda à quelli delfegato. I.a decottione fatta nel Vino medica i di- fetti della milza . Bevuta l'herba con Vino melato al pefo di due dramme, rifolvc i difetti delle reni . Tol- tone tre dramme in Vino vecchio con ventifette grani di Pepe, vale al dolore de'rìanchi , e parimente de i lombi . Prefa in bevanda in due ciathi d'acqua calda , vale ne'dolori di corpo, pur che non fieno caufati da crudi humori. Quattro dramme delle frondi be- vuteinottociathid'acqua melata folvono il corpo ; datele medefime frondi con Vino aultero rifolvono i dolori colici . Faflene Lettovario con Mele, e toglie- fipolcia per nove di continui per la tolte. Prefa in bevanda al pefo di due dramme con una dramma di Piantagine in quattro ciathi d'acqua calda, guarifee le febri quotidiane; ma bifogna far quello nell'entra- re del parofifmo . llchefàfimilmentecon altrctanto PulegioneUeterzanc, togliendoli tempre nell'entra- re del parofifmo . Medicano tre dramme dell'herba con un'oncia di Mele, etre ciathi d'acqua calda la quartana, togliendoli avanti al parofifmo. Toltone quattro dramme in decottione 'di radici d'Apio, fa- nanoidolori della vefeica ; & in Aceto fquillitico con un'oncia di Mele, e nove ciathi d'acqua calda , ] rompono le pietre. Vale la Betonica bevuta tre gior- niinacqua tepida àgl'hidropici . Due drammeprefe conacquacalda, òvero con Vino melato, accele- ranoil parto, e mitigano i dolori della matrice cau- fati da frigidi humori . Le frondi trite , & impialìra - te faldanoi nervi cagliati, e conferifeono à paraliti- ci. Bevuteal pefo di tre dramme in tre ciathi di Latte di Capra tre di continui, vagliono al rigettare del l'angue per bocca, econ il pari pefo di Vino vecchio à chi folle cafeato di luogo alto, & à i fracaflTati . Pro- hibifee la Betonica l'imbriacarfi, quando fi mangia perayanti. Ufata fpeffo in bevanda con Vino gua- rifee il trabocco di fiele. Tritacongrafciadi Porco, 1 &impiaftratafana i carboni. Riftaura la Betonica bevuta al pefo d'una dramma con Aceto melato i viandanti lianchi, e parimente coloro, che hanno l'appetito corrotto, e che vomitano il cibo. E' con- traria ài veleni , àimorfide'Serpcnti, e decani rab- biofi, non folamcnte mangiata, ò bevuta, ma an cora impiafìrata in sii i morfì . Cura le fiftolc applica- tavi fopra con Sale . Bevuta con Vino provoca i me- lerai, Ladccottionedelleradici, e delle frondi in- fieme tolta in bevanda, e parimente l'herba trita, .& Jrnpiaftrata mitiga i dolori delle podagre . Sono alcu- ■ 'ni, che chiamano la Betonica Serratola, per ' havercllalefoglieintagliate all'intorno à modo di F tega. Ma la Serratola cosi propriamente chiamata in Boemia, ove ella nafcccopioliflima, è un'altra pian- ta molto diverfa dalla Betonica; imperoche quella (comefivcdeperlafuaimagine qui prefente) fà il gambo porporegno, tettile, eramofo, e le foglie, avanti che facci il gambo, limili molto alla Betoni- ca ; e per tutto all'intorno dentate à modo di tega; ma fatto che hà il gambo, le foglie fi mutano in altra forma , e diventano come quelle della Valeriana maggiore, te ben quelle, che fono ne'rami, e nel SERRATOLA. gambo, fono molto minori . Produce i fuoi fiori nel- le fommitàde'gambifuora d'alcuni capitelli di pur- ) pureo colore. Le radici hà ella copiofe, e fibra- te, come la Valeriana minore . Ufafi da i tinto- ri per colorire i panni di lana. Dalli tutta la pian- ta utilmente à bere con Vino bianco à coloro , che fono cafeati dall'alto, & à i Incalliti ; im- peroche rifolve il fangue apprefo ufeito fuori del- le vene. 11 Vino della tea decottionc mondifìca l'ulcere, l'incarna, e le confolida. Fomentata più volte, mitiga i dolori dell' hemorrhoidc . Dicono alcuni, che le foglie fretehe pelle inlìeme con le radici Canino, impialtrate , le rotture inteltinali . Scrifiene Galeno al tettimo delle l'acuità de'tem- plici, cosi dicendo : Hà la Betonica ( come di- . inoltra il guflo) virtù incifiva ; imperoche la fua herba è amaretta, & alquanto acuta . 11 che di- moflra privatamente L'effètto j ch'ella fà nel rom- pere delle pietre, che fono nelle reni, enelmon- dificarc il polmone, il petto, e'1 fegato. Provoca la Betonica i meltrui, e giova al mal caduco: la- na i rotti, e gli fpalimati, & aita impiallrata à i morfi di tutte le belìie. Finalmente conlcritee be- vuta à i rutti acetofi, tk alle feiatiche. La Beto- nica chiamano i Greci Kìpw , & ^.uo-yn'fxf^ : i 1 Latini Betonica , & Veronica: gl'Arabi" Chaìtara: i fedetehi Betonien : li Spagnuoli Brctonica : i Franceli Betoefne, & Bctoine. Della Brit artica . Cap. 2. L A Brit artica è uri herba, che hi le frondi limili alla Rombicefaluatica, maphinere , epiùpelofe, di ' co- Jirettittofapore , è la radice fua fattile , e corta, e'ifufto non troppo grande Spremefiilfucco dalle frondi, econ- denfa fipofeia al fuoco , onero al Sole. Uà tiiriù di raf- frenare , e maffime l 'alteri corrofiue della bocca , e del gorgozzule . Giona in ogni altro difetto , ouejìa bifogno di rijìagnare . Quan- Strt>«tp!a. c l'uà virui. lìcton ic.i fcrirra da Galeno. Diicorfì del Matthioli BISTORTA. A TORMENTILI. A. Hirtnn citata Plinio Quantunque dica il Ruellio, chela Botani- ca fiaherbaconofciutain Italia, e chiamata ione -da noi Piata mano; nondimeno non hò fin'hora ri- trovato io chi me la fappia dimoftrare. Fecene men- tionePlin.alterzocap.del25.lib. cosi dicendo: Ha- Ve" vendoGcrmanicoCcfarecondottoil fuo efercito nel- l'AlemagnadilàdalRhcnoverfo il mare, ritrovoffi un fol fonte d'acqua dolce, la quale fece à tutti colo- ro, ehenebevero, fràlofpatiodidue anni cafeare i denti, e fmuovere le ginocchia ; il qual male chia- mavano i Medici ftomacace , elceletybre. Al cheta ritrovato effere valorofo rimedio quell'herba , chc^ fi chiama Britanica, la quale non è folamentc utile à i nervi, & à i differii della bocca, ma ancora contri lafchirantia, eliSerpenti. Hà quella le fue fiondi lunghe, enere, e parimente nere ancora le radici . 31 fiore (fecondo che per vero s'afferma ) ricolto a- vanti che fi fentanoi tuoni, e mangiato fà l'huomo in tutto licuro da quelli. Dimoftraronoà i noflri quella hcrbaiFrigioni, che gli erano con il lor cam- srrow 'di poappreffo. Quello tutto della Britanica fende Pli- nio. Sonoalcuni, che fi credono edere la Botanica queila, che noi chiamiamo Biflorta, ma fi conofee vcramante l'errore; pcrcioche quantunque faccia la Biftorta fiondi fimili alla Rombice , ma non fono pe- ro ne nere, nèpelofe anzilifcie, eroflìgnedrfopta, edifoctoquafi celelti. La radice della Botanica è lottile, cminuta, e quella della Biftorta iloita,,grof- fa, e contrattai modo d'un ferpe, che giace Ma per dirne finalmente l'hiftoria. Nafce ella ne gl alti monti , con foglie nel primo nafcimento appunta- te , e roffigne , ma crefeiute noi fi rafiembrano non poco à quelle della Rombice, quantunque fie- no più Iifcie, e difetto porporegne, & all' intorno ondeggiate. Produce il gambo tondo, lottile, alto ungombito, nel quale fono le foglie molto minori. Fà i fiori fpicati , nella cima del gambo ralligni , o ve- ramente porporegni, '& il feme quali come d'Acetofa. D alcuni La radice è all'occhio, comediCanna, ma tenera , e piena di fucco, ftortacomeun Serpente, veftitadi nerigna, e lottile corteccia, febenla polpa di den- tro rofiéggia, laqualguttata lì fente manifeltameri- te cofhettiva. Nafce quella ne'monti, e 1 ho ritro- vata bellilTima, ecopiofilìima in Boemia con le ra- dici grolle come il braccio d'un'huomo, e maffima- mente in alcuni monti vicini alla Silelia, & alla Lu- fatia. Onde nafce il fiume , che chiamano Albi . Chiamano Biltorta alcuni ancora quella, che fi chia- ma Tormentilla, non tanto forfè perche fi raflomi- gliano, ellendo neile fembianze diffidili, quanto perche fieno uguali nelle virtù, e facultà loro. On- de occorrendo bora di ragionarne, non m'è parlò di tacerne nè l'hiftoria , ne le virtù. E' adunque la Tor- mentili, a una picciola pianta, che produce le Tormenti fiondi più picciole del Cinquefoglio , ma con fette |f0'r'a"T; intagli per intorno: la radice corta, e ferrata in lem. ileila, con un nodo, rofià, e coltrettiva. Sono i fuoigamboncelli Cottili , e roffigni, Scinoti gialli, di modo che non fi può negare , ch'ella non fia una fpecie di Cinquefoglio . Dicono gli fperimentatori , che quella pianta hà le virtù medefime della Billotta . Ondedicono, cheamendue fanno ritenere il parto . ^ j(I à quelle donne, che fono ufate à feonciarfi : al cheBiftoria> tare fi bevono , e s'impiaftr ano in su'l corpo, &in sù delia Tot le reni con Aceto. Giovano Umilmente date con fuc-mcnrl '' co di Piantagine, à chi non può ritenere l'orina. Rillagnano fedendoli nella loro decottione i mcftrui , e parimente trite, & unte inficine con Mele, e con Spigoin sù'l corpo. Reihingono il fangue delle feri- te, mettendovi {oprala loro polvere. Quella mede- fimamente raffrena il vomito della colera, fattone patta con chiara d ovo, epofeiacotta {òpra una te- glia ditcrra, e mangiata. L'acqua fatta pttlamhic- coà bagno di Maria, ò veramente la decottione delle radici, è rimedio per tutti i veleni. E però ulano al- cuni di mangiare in ;Lettovario le radici della Tor- men- Nel quarto lib'. di Diofcoride. 543 l da pitolo crino mentilla per prefcrvarfi dilla pefte, e nelle febri pe- A ftilentiali. e fpecialmcnte nelle petecchie. Dadi an- cora la décoteione d elle fatta nell'acqua utilmente perii vermini à fanciulli . Rittagnano amendue la di- ienteria, laldano le ferite, eroaflime dell'interiora, non folamente applicate di fuori , ma tolte ancora in bevanda. Conferifcono all'ulcere maligne, ritrofe, c conolive. La polvere delle, radici rilfagna i vomiti, e gli fputi del fan gue , e bevuta con acqua di Confo- nda maggiore , giova à ifracadàti, &ài cafcatid'al- , to; impcroche non folamente fanale rotture intrin- feche, ma riiolve ilfangueapprefo ufeitofuor delle vene. Meffonellccavcrnededcnti con un poco di Pnethro, & Alume non folamente mitiga il dolore, B ma prohibifee ancora ilrlufìo degl'humori . Le radi- ci della Bidona vagliono particolarmente a' morii de' Serpenti velenofi , onde hi prefo il nome di Serpenti- na appretto à molti . Vale appo ciò la radice polveri- zata, prefa al pefo d'una dramma per alcuni giorni continui alla gonorrhea, quando i corpi fono per avanti purgati, nel che veramentefà mirabile effetto. Ma per ritornare nella flrada , dovehavea lafciata la Britanica, dicoched'eflafctifièGalcnoal ledo del- itanica le f acuità de femplici, cosìdicendo: Le frondi della Britanicafonocoilrettive, e faldano le ferite. Raf- fembranfi al Lapatiofalvatico , come che elle fieno più nere, epitipelofe. llfucco, che (i fpreme dalle C trondi, è coftrettivo, e però alcunilo cuocono,e lo ferbano per valorofiflimo medicamento llomacale : e pare ancora, che fani l'ulcere putride. Oltre à ciò è dafapere , che fi ritrovano alcuni Diofcoridi Greci , che dopò quello capitolo della Britanica , hanno un' altro capitolo della Betonica, il quale fi vede mani- . lettamente edere Hato tolto dal trattato, che della Betonica fece Antonio Mufa Medico di Cefare Au- gnilo. E però fi conclude da più dotti de'tempi no- ltri, chelia in Diofcoride daqualche più curiofo del bilogno dato quefto fecondo capitolo aggiunto , e transetto, Delchcdàveramenteinditio in vedere , che'l modo del dire non li confàpunto con lo itile, e £) con il trattare Confucio di Diofcoride; e pofeia il confiderai^ , che d'una ctofa medefima non era necef- farioil fcriverne per due varj , e cosi propinqui capi- toli. Il che hà fattoebe tal capitolo nella nodra in- terpretatione non fi ritrovi fcritto, quantunque altri interpreti l'habbiano nelle loto . Chiamano i Greci la Britanica Bpwttiw : i Latini Britanica . Della Lifimachia. Cap 3. LA Lifimachia la quale chiamano alcuni Liiron, pro- duce ifujìi d'tingombito , e qualche volta maggiori , tnafoitili, e ramo/i, dai citi nodi efeono le frondi fonili r: Jimìli A quelle de i Salci , al gufo correttive : è il /ito fiore 10JJ0, à vero di color d'oro. Mafie nelle paludi , & aliti luoghi acquojì. Il ficco fpremuto dalle fion- di, rijlagna con la virtù fitta cqfìreitiva gli fputi del f angue , e la difienteria, bevuto , e mefìo necrìfteri : applicato di fiotto ferma ì fiuffi de i meftrni . Serra/i conVhcrbaittilmenteilnafo , per rafrenare il fiangue , che nefee. Rijlagna il fiangue delle ferite . Brugiata in su i carboni fà acuii [fimo fumo , e però faccia le Serpi, éf ammazza le Mofiche.. LISIMACHIA I. lieliia, lift. D1 lede alla Lisimachia il nome Lifimaco Rè, il quale fù il primo, che la ritrovadc, fecondo che riferifee Plinio al fettimo cap.del25. libbra, cosi dicendo: Ritrovò il Rè Lifimaco la Lifimachia, da cui s'acquillò ella il nome, e fiì pofeia grandemente celebrata da Erafiftrato . Hà frondi di Salce, ma più verdi: e'1 fiore rodo , ò veramente di color d'oro. Sono i fuoi rami fol- ti, diritti, e di nojofo odore. Nafce [in luoghi ac- quattrini. Hà quella pianta virtù , che meda in siì'l giogo de Buoi; ò d'altri quadrupedi, che non fi accordino inficine,- fubito gli placa . Credcfi il LISIMACHIA II. Ruellio, «he la Lifimachia lìa quell'herba, conia quale dopò al bagno del Guado fi tingono i pan- 544 Difcorfi del Mattinoli ni dì lana in color verde, chiamata da noi Tofcani A Cerretca, ò veroBraglia, & in Friuli Cofaria. Nel che manifeftamente s'inganna; percioche la Cerret- ta producei furti, e le frondi limili al Lino, e non come fon quelle de Salici, ilfiorgiallo, e'1 feme ne' baccelli, come fà la Gineftra: nafcene'prati, cnon lifentein lei alcuna ftittickà nel mafticarla. Sono al- cuni altri, chedimollranoper la Lilimachia un'altra pianta, checrefcecon fufto quadrangolare, foglie diSalce, efioreroflo fpiccato, laqualefebene non • rapprefenta le note della Lilimachia di Diofcoride , lilimachia l'habbiamo nondimeno voluta chiamar Lilimachia foconi*, feconda, per bavervi ritrovato quafile medelimefa- cultà. Eperòdirò, cheque-Ila fìa fiatala vera Lifi- B machia > che quello anno m'hanno mandato da Ro- ma àGoritia M.Vincenzo Cantoni mio compatrio- tù> irnperoche ella è qucH'iftefìa , che ne deferite Diofcoride. Ma dipoi l'ho ritrovata ancora in Boe- mia copiofa poco lontano dalla Città di Praga , & ap- prettò al fiume della Multa , Se in altri luoghi. Oltre à ciàquantunque( comes'è detto di fopra ) li credef- feilRucllio, chefufiè la vera Lilimachia la Cerrct- ta, nondimeno nel fine del capitolo dice egli, che già gli hi moftrata un'altra herba da certi villani, con laqualc molti ficuraronoin una crudeliflìma pelli- lenza, legandola folamente due dita di fopra al tu- more della poftema ; e che quefta tale herba in ogni C fua nota fi talièmbrava alla vera Lifimachia. 11 che dimollra, che due piante per la Lifimachia deferiva ilRuellio, forfè per haverferitto Diofcoride , chela Lifimachia produce il fior giallo , ò veramente rollò ; il che arguifle ch'ella fia di due fpecie . Lecene men- LUhuuhia tione Galeno al fettimo delle facultà de'femplici , co- ftrkw di sj cliCCndo : Supera nella Lifimachia la facultà co- seno, flrcttiva, con la quale falda ella l'ulcere, e riftagna ilfangucdclnafo, quando vi fi mette dentro. Il che può ella parimente fare in tutti gl'altri flufiì del fan- gue, che vengono da quallìvoglia parte del corpio,e maggiormente il filo fucco. Guarifce bevuta la di- fenteria, illluflo de mellrui, egli fputi del fangue. D Chiamano i Greci la Lifimachia Auo-ificc'^isi': i Latini Nomi. Lyfimachia: iTcdefchi Vveiderich . Del Polìgono mafchìo , ò -vero Sanguinaria . Cap. 4. ILPoligonomafchioè un'herba, che produce i fuoi ra~ mifoitili, teneri, arrendevoli, tutti pieni dì fpefji nodi, e vanjiofeneferpendo per terra à modo di Grami- gna. Produce le frimai di Ruta, più lunghe, e più tene- re, e -fitto àciafcunafiritrovail feme , e però fi chiama ■mafehio . Sono ifuoi fiori, bora dì bianco, & hora dì rojfo colore . Ilfuofucco bevuto hà virtù frigida, e co- E flretii-oa: riftagna ili fputi del fangue, zsriflujjì del corpo ; giova à ì cholerici , & alle dìjìillationi dell'orina, perciochefà orinare evidentemente . Bevuto con Vino , medica à ì morfi de'S 'ei penti . Bevefì nelle felri, che fon continue, un hora avanti al princìpio . Ri/lagna applica- to di fatto ijhlffi delle donne. Diftillajì nell'orecchie, che menano, ér in quelle, chedoglìono. Cotto nel^fìno , àr aggiuntovi Mele,medica egregiamente l'ulcere delle mem- bra virili : impiaftranfì utilmente le f ondi à gli ar- dori dello fiomaco, à gli fputi del fangue, all' ulcere corroftue , al fuoco facro , all'infiammagionì , alle po- fieme, ér alle ferite frefehe. F Del Poligono , òvero Sanguinaria femìna . Cap.%. IL Poligono, ó vero Sanguinaria femìna, èunapic- ciola pianta, che produce un fot fuflo , Jimileà tene- re Cannelle, con ajfai nodi raccolti infefie/Jì , come quel- li delle trombe , intorno d ì quali in ritonda figura efeono le frondijimi li à quelle del Pino . La fuaradice è inutile . Nafce in luoghi acquaflrini . Hà virtù di conflringere , e d'infrigidire, e vale à tutte lecofe, che' l prece dente , quantunque perù Jia egli meno ualorofo . POLIGONO MASCHIO. POLIGONO FEMINA. ^Hiamafi volgermente il Poligono mafehio Cor- *J / regioia jò vero Centinodia,delIa quale e per li ca- nati pi, e Nel quarto lib.di Diofcoride. POLIGONO MINORE. 545 fimo di qual fi voglia parte del corpo.Rifcrifce Diofco- ride, che provoca ilPoligono l'orina à coloro, di cui a gocciolaagoccioladiitilladallavefcica; nondime- no non fa egli quello cosi valorofamcntc , che fia buo no per ufare ove fia gran bifogno . 11 mafehio in tutte quelie cole e molto pili valorofo della femina Chia mano 1 Greci il Poligono mafehio Tloxùyom c lafemma TttoiyowSfrv : i Latini Poligonum mas,' & Polygonumfcemma: gl'Arabi amendue indifferente Nomi mente Bafialragi : i Tcdefchi il mafehio Vueggrafz • li Spagnuoh Corriola : i Francefi Corregiole Del Poligonale. Cap. 6. ILPolìgonato è una pianta pili alta d'un gombito , che najce nei monti. Le f rondi firafembrano à quelle del Lama, ma fono più larghe , epiiilifcie ,di [ap or e alquan- to Jmile alle Mele Cotogne , i-vero di Melagrani, con un certo che dicofìreltivo. I fiori , ; q,mU produce bian- c"'\eJ^»f J*>rrdiciafcmj origine delle/rondi, e fono aJJ ai pn, di numero chele fiondi , computandole della ra- dice fino Mia cima . Ha la radice bianca, tener*, lunga, pie- na di nodiydenfa , graffa un dito, e digrave odorerà qva- iC°7?;'fCce 'fP"^'atf. alle ÌerHe> ? JP'gne quelle -ma- cole della faccia , che chiamano i Greci Spili . POLIGONATO. pi, eperlcpublichcftradefene vede univerfalmmte in ogni luogo. Ma veramente lafemina non e casi fre- quente, & abbondante per tutto. II mafehio rer an- dar con i fuoi rami ferpendo per terra , è chiatto d' ApulejoProferpmacha. Ritrovaliun altra pianta , la quale ne piace di chiamare Poligono Minore Pro- 0 ducequeftairamofcelliftratiper terra, fonili: gcni- culati, ne quali lonole foglie piccioline, elmghct- te, eparimcntc/lfemepiccioloeraccmofo , undo e biancheggiante, e cosi copiofo, che pare, che là pianta non fia altro che feme; e però la chiarano al- cuni Millegrana. Alcuni ancorala chiamanorlernio- ladall effetti mirabili, che fà ella nell'hernie, òvero rotture interinali prefa nelle bevande . Ho ntefod' alcuni degni di fede, che il Falloppia Modanfe face- va nelle rotture internali con quelfafola cur; mara- vigliole La polvere di tutta la pianti bevuta :on Vi- no non (olamente provoca l'orina ritenuta , „a rom- pe le pietre delle reni,e le caccia fuor; ; anzi ce dico- no a eun altri , che rompe ancora lepietre del a vefei- Vin^t^f- h P°,1VCrt IunSa™"* ogni gio „o con fi ,rilp cf£dun?d»m™- Nafcein luoghi areno- '7,' f& '"culti .Lecenementione Galen, all'ot- tavo delle facultà de' femplici, cosi dicendo • Hà il 1 pligono alquanto del coftrettivo, e lauto venmente c in lui dacquofità frigida, che agev.imente C pone tra quei medicamenti, che fono iliadi nclficondo ordine, o vero nel principio del tera. E però cosi giova impiaftrato di fuori à coloro, .-h'hanno lo Ilo maco troppo caldo , comeancora alfcrifipele, & à i r caldi tiemmoni.Eflendo adunque egli ale,meritamen- : te ripercuote i fluii], e per tal ragione fifecca . E di qui 1 viene ancora, che conferire non folcall'ulcere corro- 'live, e maligne, ma parimente àtuttd'altre; &è effi- icaciliimo rimedio di quelle mébra,ctt patifeono ò per irluljod humon,óperinfiammagion. Confolida ol- tre a quello le ferite, econferifeeàttte l'ulcere delle orecchie, nelle quali difecca egli la mrcia, e l'afciuoa lOltagna per le medelìme facultà il Allò de' melimi ' 1: la dilentena, lo fpuco del fangue, eifluflò del mede- D CHiamafi volgarmente il Polioonato in Tofcana ?„,;,,,„„„ l-rallinella,e in altri luoghi d'Italia, imitando il efta efami- Ureco,la chiamano Ginocchieto, delle cui radici fàno ,u"°"c • 1 acqua volentieri le donneperli lifciloro. Il Poligo- nato adunque è una piantabile fà i gambi alti un gòbi p„i,„„ to , e qualche volta maggiori tondi , e lifei , intorno à i c fu/ hi to'.' q uah naicono le foglie come di Lauro , ma pili larghe ri" 1 «rifciate,ferme,dilpari,c al gufto alquanto coltrcttive' Fa i fiori bianchi i quali nafeono dalla cavità di tutte le foglie apprefloalgabo.tic per picciuolo, da cui naf-o- no le bacche grolle come Pifelli,che nel nero roiTetwia no,ó vero del tutto rolIèggiiti.Produce le radici come diCana, buche.tenerc, e nò molto profóde.Iùghe pcr6 eper tutto geniculate, denfe , e alquanto gravi all'odo- Mm rat0. 546 Difcorfi del Matthioli B lenita Galeno. rato. Nafce ne' monti, e ne- colli. Oltre • a co fono alcuni altri, che la chiamano ehi il S^te;«*»3 Maria , e chi il Sigillo di Salomone , del e he non fapt e i rendere io in modo alcuno la caufa . Aìm » «rfwo , comefece ilManardo da Ferrara, che la HailmeUa , ,fia il Secacul de gl'Arabi, nel che *m&&»WM*. « Jrro:L ingannano, percioche il Poligonato non ha le top ie, ManMd°- comequelleVPifein.ne'fioripurpuramagg.ond^ le Viole. Oltre à ciò il Secacul approdo Seiap OB« ta «Poligona, leradicigronèunpollice, e lunghecomcd. kUMW- V "<,n, c " condo dilla mano . Ma ileontrano ù vede nel PollgO- SC"CU'- n«o, facendole fue tre volte, e quattro pmlunghe. Appocio loffie fenve Mefue , e parimente Serrami e, («ad che dove fe ivono il modo di condire il Secacul ) fono le cóf.T. . fue dici di luori di colore di cenere , con la ma rice dentro dura, enervala* , che non fi ritto va » Ile ra- diei del Poligonato; percioche la radice d. oocito e bianca, fenza haver dentro filluco alcuno. Ma ( e dime debbo io la verità) il Secacul è diana.comcfàteftimonio Avicenna nel quinto liobio, cosidfcer.de : Il Secacul nàie radicif.ra.h a 1 Gengcvo kqualilipovtanod'Ind.a, e cond.fconG falche net paefe ove nafeono . Ma appi edo d. noi fi bumcttano e fi macerano le (ceche in acqua calda, e poi li conduco- no llchedideparimcnteSerapione, dove tratto m ^ varie cofe,che lì condirono con Mele,e con bucche- ro; oltre à ciò non li ritrova appretto à gl'autton, clic ilSecaculj&il Poligonato habhinò le medefime virtù: percioche queftofilòda da iGreeiper le ferite, eper levate alcune macole della faccia , e quello lodano gl Arabi per aumentatelo fpcrma, e le forze veneree : onde fon iellati beffeggiati alcuni, i quali per tarli pili valorofi con le donne, tifarono di mangiare le radici della Fraffinella . Ma conterifeono peto ( come vogli- noalcuni) à ifluffi bianchi delle donne, ufandoh di Po,i6„„,.o mangiarle lungamente Del I'°'<^"at° ,^Ga eno 1 airottavodelleiacultàde'femplici,cosidicendo. Ha il Poligonatole virtù fue milte, con un certo clie dei coftrectivo.e patimento dcll acuto.e una certa tattidio- fa amarezza, di cui rifulta una inloavita ìndieibilespe- L rò non è molto in ufo, fe non che fono alcuni , che im- piagano la radice in sii le ferite, & altroché fpengono con citai nei della faccia . Chiamano il Po ignaro i Nomi . Greci H^^«T.,f4i.at:Polyg™atucn:iTedefchi vueilz vuitz:liSpagnuoliFradinella:itrancefiGcmiculiere. Della Clematide. Cap. 7. LA Clematide fe ne vd fervendo per terra , nafte in terreno graffò . Produce brevi viticelle, della proHèXTJt de giunchi. Ha le fiondi di forma, e di co- lore limili à quelle del Lauro, ma molto minori . Le frondi fue, e parimente i fyftt bevuti nel Vino , rifila- 1 \nano'la dì fenterìa, e gl'altri Mt di corpo Applicate di folto nespeffoli con Latte, & Oho Rofato , 0 -vero unguento Lìgufmno mingano i dolori della matrice . AÌle-gerifte mrjììcata il dolore de 1 denti . hnpiajira- rititilmenre al morfo delle Serpi -uelenofe. Dicej, che bevuta nelC Aceto giova parimente a » morfi de gt Afpidi. llafte I» luoghi graffi, & incula. JJ un 'altra Clematide. Cap. 8. I:/ uri altra Clematide che produce le fue viticelle ' Tofane, vencide, e farmenioft, le cui fi ondi fo- no al tufio acutifime, & ulcerative: avtluppafi que- lla inforno à gl'alberi , e fagliev fipra . come fi lo Smilace . Il fio fime trito , e bevuto in acqua fim- plice, ò vero melata , folve per difetto la colera : , e la flemma . Le frondi ìmpiafirate , guariftono laftab- bia. Serbanfi nella falamoja infume col Lefidio per l'ufo de cibi. CHiamafi la Clematide della prima deferittione volgarméte in Tofcana Provenca.di cui ulano e ISSiST donne fare le ghirlande à i fanciullini,e parimente alle DEI' vergincIle,chemojono.Nò però sci ritrovatelo in que- lla ilota alcuna,ae ripugni,eh'ella non fia la Clemati- de ITICI " Nel quarto lib. di Doicoride. 547 CLEMATIDE IH. A FIAMMOLA, DE mefla nella prima fpecie i mperoche ella fà i farmcn- ti arrendevoli come i giunchi, ma molto più fonili , e di'teli di lungo fopra la terra, ne'quali fono le foglie al pari d'ogni banda olivati , ferme, e del tutto ver- deggianti dall'origine, dalle quali nel principiodcl- la primavera nafeonoi fiori celcfti, e vaghi, dipin- ti in cinquefoglie, acconciein un vafetto verde, ove Uà attaccato il picciuolo aliai lungo, e lottile. Hà copioiìflìme radici, fottiii, bianche, elunghe, che cI|a fe ne vanno ferpendo per terra. Sta fempre verde, nè ide, mai fi ritrova fenza foglie. Quefta legata attorno le cofeie, riftagnailfluflode'mertrui, eprohibifceche le donne gravide non lì feoncino . Mefla fopra il capo, e circondata intorno al collo riftagna il fangue del na- fo, emectefiutilmcntencllebevande, ene gl'impia- . di Ari delle ferite. E però parmì, chemaniferto aflaifia l'errore di coloro, cheli credono, che fia la Proven- canoftralaCamedafne fcritta tra i femplici folutivi inquefloquarto libbro da Diofcoride, laqualenoi chiamiamo volgarmente Laureola,- imperoche pro- duce quella i fuoi furti alti un gombito , che procedo- no d'un piede folo, diritti, fottiii, elifei, eunfeme ritondo, e rollo appreflb alle fiondi fue Laurine. Ma H quella, che nella feconda fpecie per particolare capi- ria, tolo ferivepofeia Diofcoride, è veramente dalla pri- ma molto differente : percioche quella (come habbia- mo detto) è frigida, efecca, e parimente conltretti- va: equeftacosiecccflìvamentecalda , &acuta, che mefla fopra la carne agevolmente l'ulcera . Produce ] quella dalle radici aflài lunghi farmenti, vencidi .ar- rendevoli, e fortigni, coni quali vàinteffendo gl'al- beri, eie fiepi non altrimenti, che faccino iLupoli , e loSmilacedegl'horti; imperoche con i fuoi vitic- ci sarrampa per tutto. Le foglie efeono da i farmen- ti, quali come d'Hedera, intagliate in una parte fo- la, d'una, òalpiùdidue divifurc. 1 fiori fà ella pur- purei, molto dell'altra maggiori , ma però folamente di quattro foglie aperte in croce , da i quali nafee il fe- meacuciflìmo, cferventiflimoalgufto. E' lafuara- Clematide terza, e tua hiltoria . dice appreflb à i farmenti graffa, ma di vifa poco di fot- roinfottili aflaifìbre, acuta parimente , e fervente . ) Enne un'altra fpecie la quale rroi chiamiamo Vitalba inTofcana; imperoche la Vitalba , fai farmenti l'ef- figili, & arrendevoli, le foglie fimili alla predetta , fe ben più all'intorno intagliate, al gufto acute, e morf- ei, e atte à ulcerare la carne : maben fà ella i fiori mol- todiverli, vedendoli, cheli fà bianchi, odorati, c grappolo!!, e quafi del tutto fimili à quelli del Mirto, dopo al cadere de' quali vifi generaunachioma, come di bianchi capelli, laqual finalmente fcoiTadal vento, laicia il frutto nudo triangolare, acutirtimo al gufto . Di modo, che non hò punto da dubitare,che la Vitalba non fia unafpecic di Clematide,ò vero la Cle- matide fteflà . 11 Fuchfio errando ancora egli ticne.che • quella Clematide fia la Vite nera , fcritta da Diofcori- dequaiinelfinediqueftoquartolib. 11 che, comein (juel luogo fidirà,non punto corrifponde al vero.Non è nella forma delle frondi, delfìore, delfeme, e an- cora nel fapore acutirtimo da quefta Clematide difu- quale quella , che volgarmente chiamano Flammola , quantunqueellanons'aviluppiàgl'alberi , & allerte- flammolj,< pi, ma produca i fuoi furti alti due gombiti, eie fron- e'inA°'U" di di Smilace d'infopportabile acutezza, dalches' hà ellaacquiltato il nome di Fiammola . Quella hò più volte al bagno di Maria ridotta io in limpidilfima acqua, non molto meno acuta, cheli fial'herba, e pofeia ufata con bel fucceffo nelle frigide malarie. E' la Fiammola , fecondo che riferite Platcario, calida, efecca nel terzo grado; ma vedendoli ch'ella vefeica , e cauteriza potentiflimamente , mettendoli pefta in qual fi voglia membro del corpo, ci portiamo agevol- mente prefumere, ch'ella iiacalidirfimafino al quar- to grado. Dannola alcuni per bocca nella quartana , &a!tri hanno in ufo ilfuo Olio per ficurirtìmo rime- dio per le feiatiche, & altri dolori di giunture ne'do- lori di fianco, nell'orina ritenuta, eperle pietre delle reni, ungendoli con elio i luoghi del difetto, emet- tendolo ancora ne'ctillerj . Al che fare prendono una Mm 2 boccia Difcorfì del Matthioli boccia dell'Olio Rotato , e mettonvi pofcia affai fron- di di Fiammola tagliata co'l coltello, e così ferrando bcneilvafo, lo mettono la fiate al Sole, del quale dannoancora ne' cibi de'patienti fino à tredramme per volta. Ma perritornare alle Clematidi, dico , che fece d'amenduementione Galeno al lettimo delle (r'™ da facultàdefemplici, cosi dicendo; Hanno le fiondi Galeno, della Clematide facultà caultica, &aduftiva, di mo- do che fanno fcotzarc la fcabbia ; il perche fi può dire effère ella calida nel principio d el quarto ordine . Chiamali ancora Clematide quella, che chiamano Dafnoide, Mirfinoide , e Poligonoide ; ma quella non è in modo alcuno ulcerativa, nè acuta, come la predetta; anzi che bevuta con Vino rillagna le di- fenterie, e gli fcorrimentidel corpo: mitiga mani- cata i dolori de' denti, e medi ne' fenoli , quelli della matrice, e però è vano il credere , ch'ella polla ulcerare, ebrugiare, comelafopradetta. E per que- llo è da effère riprefo Panfilo, per havere egheonfu- iamente fcritto d'amendue , come e fuo ufo di tare nel rcltodi tutte le cofefue. 11 che non fece Diolcoride ; percioclie diquellaaduftiva, che chiamò Clcmatoi- de, fece egli mcntione nella fine del quarto libbro, e dell'altrenel principio. E però non è uccellano, eh' io dipinga le note, comefin quinonhò fatto delie- ilo nell altre piante . Qucfto tutto delle Clematidi diflèGàlenò. Dalcheficonofce, chequcflo capito- Io dellaClematide ulcerativa fia da qualche curiolo ierittore flato levato dal fine diquello libbro, dove tra le piante folutive fi flava egli ben collocato, e riportato pofeia in quello luogo per la Gmilitudine del nome appieno all'altra Clematide. Chiamano la Clematide della prima fpecie i Greci K.hvp.ctrts f«Vi«T««: i Latini Clematis , & Vincapervmca : i Tcdefchi Singrien: li Spagnuoli Pervinqua : 1 Fran- celi Lvferon. Quella della leconda fpecie chiamano i Greci K\iMTi< toh* : ' Latini Clematis alcera: i Tcdefchi Linei! . C Nomi D Della Polemonia . Cap. 9. LA Polemonia produce i fuoi rami fittili , e pen- nuti , con fi ondi poco maggiori della Ruta , ma pili lunghe , come fono quelle del Poligono , 1) vero della Nepeta . Sono nelle cime de i fuoi rami alcune eminenti? fittili à i corimbi , ne' quali è dentro il fi- me nero. Fà la radice lunga un gombito . bianchiccia, fintile à quella dell'herba Lanaria ; Nafce Jn luoghi montagnofi, e afprì . Bevefi la radice nel Vino contra à i morfi de Serpenti, nella difenterìa , e con acqua all'orina ritenuta, ér alle feiatiche , e con Aceto al pe- fi d'una dramma à i difetti di milza ■ Lega/i in fù le punture de gli Scorpioni . Dicono ale imi, che colo- ro , che l'hanno addofio , non pofiono ejfere trafitti da gli Scorpioni , e fi pur fujfero, non gli nuoce il ter ve- leno. Mitiga mafiicata il dolore de i denti. Quantunque habb'io più volte veduto una pian- ta ne' più afpti , e più alti monti della valle Ana- nia che li rafl'omiglia alquanto alla Pole- monia; nientedimeno; parendomi chele note de' corimbi, & alcune altre non vi coirifpondino, non mi fonocuratoaidarneqmlafigura. Eperà non mi Frrorc del re in m0^o alcuno da crcdere.come và fufpicando il BraUvoU. j^^^, chelìala Polemonia quella pianta, che noi chiamiamo in Tofcana Lavande, & altri chia- mano Galega, & altri Ruta Caprana ; pcrcioche quella è in ogni fua nota limile al Fiengreco, ne la corimbi alcuni in cima, ma alcuni cornetti, dove c dentro il feme roffigno , e la radice è breve , e nafce per il più apprelTo all'acque insù gl'argini de' folli, e in graffi terreni, e non nelle montagne, afpre , come Polemonia, c tua efaini- nacione. quantunque fia altrimenti huomo dottiffimo, in ciò manifeft amentc ; percioche il Ben bianco del commu- ne ufo non produce fufli pennuti, non fà corimbi al- cuni, maunafiliqua, ò vero capitello, come quello dell' Oc imoide , e non folamente ne' monti , ma per tutto , e fpecialmente ne' prati . Fece del- r la Polemonia mcntione Galeno all'ottavo delle la- f cultà de' femplici, così dicendo: E' la Polemonia cale compolla di lottili parti, & hà virtù difcccativa. h pero danno alcuni la fua radice à bere nel Vino alle feiatiche, alla difenteriaA alla milzaindurita . Chia- mano! Greci la Polemonia n\i[x£non: i Latini Po- lemoniuru. Del Sinfito Petreo, Cap. 10. IL Sinfito petreo: nafce tra ì faffi, i cui rami finn fittili, fintili all'Origano, hà i capitelli , e le fa- glie come Ihimo. S' pianta tutta legnefa, e odorata, di dolce fapore , e che provoca mafiicata agevolmente^ la faliva . Produce la radice lunga , porporegna , di gro]fezjZ.a d'un dito. La decottione fatta in acqua me- lata, e bevuta, mondi fica i difetti del polmone, p af- fi con acqua ne gli fputi del fàtigue, e ne i dolori del- le reni . Bevefi cotta nel fino per. la- difinteria , e per i fiuffi roffi mefiruali , e nell'Aceto Melato d i fra- cafiati, &■ à gli fpafimati . Mafiicata fp'gne la feie , e conferifee all' afprezx.a del gorgozzule : confolida le ferite ftefche , e le rotture inte/linali , impiafiratavi fufi ■ Cotta la carne tagliata col Sinfito , fi rifalda , e ricongiunge infieme . D'un altro Sinfito. Gap. 11. IL Sinfito, il quale chiamano alcuni Peiion, produ- ce il fufio alto due gombiti , e qualche volta mag- giore, angolo fo, grofifo, leggiero, e concavo dì dentro, come quello del Soncho , contro al quale fino le fion- di non troppo di filanti , pelofe , firette , lunghe , fimili d quelle della Èuglofia : è il fufio per lungo d i fuoi cantoni tutto pennuto , ór efeono dall'ali alcune piccio- le fiondi , tra le quali fino i fiori gialli, nel fufio è il feme filmile à quello del Vevbafco . Sopra alle fi on- di, e parimente à tutto il fujìoèun'afpra lanugine, la quale nel maneggiarla caufa prurito ■ Sono le fue ra- dici di fuori nere , e dì dentro bianche , e di ftfian- 7r_a vifeofi , delle quali e l' ufo . Bevorfi quefie triti utilmente allo fputo del fangue , e giovano à ì rotti , confondano impiafirate le ferite frejlhe . Meffc à cuo- cere con la carne tagliata, la rattaccano infieme . Im- piafirafi utilmente con fiondi di Senecione nelle in- ioni, e majftme del federe. Opinione del Fucililo. Siam Lctrcill, e nuli ii\.n>- bmw..»w&m»i* - -r -- ' l dice Diofcoride nafeere la Polemonia. llFuchfionel ' fuolibbrodellecompofitionide'medicamcnti, penla chela vera Polemonia lia quella pianta, checommu- nemente s'adopera per il Ben bianco : ma erra egli Quantunque già fcrivelìì io ne gl'altri miei difeor- lì per avanti llampati non haverfino all'hora ritrovato il vero Sinfito della prima fpecie, co- gnominato Petreo, hollo nondimeno finalmente ri- trovato il mele diSettembre venti miglia difeofto da Goritia nella colla del gran monte di Vipao, poco fopra'l cartello, e dipoi in sù'l Carfo verfo Senafec- chia, insù'l monte vaghillimodi Sant'Urbano, e in Stt'l Gabernico, con tutte quelle vive, eveielcm- bianze, chegl'aflègna Diofcoride. E' egli in tutta la pianta, emallimamentc quandoefiorito, moltova- goda rimirare, di modo che non con poca giocondi- tà invitai viandanti à farlicontemplaie per piantadi non volgare, e non poco valore. L'altto poi, che nel fecondo luogo collocò Diofcoride, non è dub- bioalcuno, che non fi» per le molto corrifpondenti note la Confolida noftra maggiore, la quale ancora chiamano alcuni Alo, che nafce abbondantiffima ne' prati , della quale non folamente hò veduto io di quel- la, cheproduce i fiori gialli 1 mapurpurci, e bian- chi, tutti però d'una mcdelima forma. Errano vera- mente coloro,che tengono cflcrc il SinfìtoPctteo quel- la volgarilììma piantabile chiamano gliSpeciali Con- folida Nel quarto lib. diDiofcoride . 549 SINFITO PETREO. A CONSOLIDA MAGGIORE. folida minore; imperoche punto non gli corrifponde di fimiglianza . Ne meno fi può dichiarire effer quel- la, le cui fiondi han molto del ceruleo , chiamata ida Consolida media, e da alcuni Laurentina, e da loe noialcuniSanefi Morandola . Mapofciache t Sinfiti , " m'hanno tirato à far mentione diquelte due piante , non hò potuto mancare di non defcrivernei'hiftorie loro. La Confolida adunque minore, chiamata da i Tedefchi Prunella , fàigamboncelli quadri, pelofi , lunghi una fpanna, le foglie come di Menta, ma ru- vidette, i fiori in cima de' gambi fpiccati, purpure- gni, e qualche volta bianchi, e la radice capigliofa comedi Piantagine . Maquellachechiamano Con- solida media, forfè che più propriamente fi po- trebbe dai Tedefchi chiamare Prunella, dal colore delle foglie; imperoche quefte , le quali fono maggio- ri, e più larghe di quelle della minore, fono dal ro- verfeio purpuree, quafi come quelle del Ciclamino . Produce il gambo altoun piede, vacuo, quadrato,c pelofo. I fiori fà ella celciti, che nafeono parte tra le foglie, che fono intorno al gambo, e parte nella fommitàà modo di fpica aperta. La radice fi vede ca- pigliofa. come nella minore, c poco profonda. Del- lequalipiante, come cheniuna mentione facciano i Greci, e parimente gl'Arabici, fi crede però , che molto poffano giovare per le rotture interiori , & cite- riori, e fimilmenteperconfolidarel'ulccre, deferi- te. Dicono alcuni fperimentatori , che la mezzana bevuta cava fuor dallo ftomaco, òvero d'altra par- te del corpo il fangue ilravenato : &apprcfo, elalo- dano per valoroiìimo rimedio di tutte l'ulcere cor- rofive della bocca, de'tefìicoli, del membro virile, e parti naturali delle donne. Tutto quello fà pari- mente (fecondo alcuni moderni,) ancorala minore, e per quanto l'efperienza ne dimoftra, è moltopid valorofa in conlolidare , ftringerc , e rillagnarc . Connumerano i Tedefchi nàie Coniblide loro quel- la, che chiamano Sanicola, fimile nelle frondi al Cinqueioglio, le cui bianche radici fono cosi dalla na- tura artifìciofamente fatte d'un'incatenamentc di D CONSOLIDA MEDIA. nodi , che non caufano poca maraviglia à chi dili"en- tementeconfidera tanto magiderio. Ufanle ncllc'be- M m j yande 550 Difcorfi CONSOLIDA MINORE. DENTARIA. vande delle f elite interiori, emalIimecafTali, e delle Kfa^U crcpaturc interinali. Quella chiamano alcuni D E N- . t a R i a 3 per rappreféntare le fue radici quali come del Matthioìi A UN'ALTRA DENTARIA. una forma di denti. Ma fi ritrova ancora un'altra pianta chiamata Dentaria «j>Jx\k, per efTer ellalcn- J5 za foglie. Nafccqucltanéllefelveombrofe. & inal- tri luoghi opachi. Germina nel principio della pri- mavera, eproduce igambi lunghi una fpanna , grof- lì, bianchi, teneri, fragili, fuccoli, e quali limili all'Oi'obanche . 1 fiori che nel bianco purpureggiano fono pelofetti , & accompagnati dalla banda dacene picciolc foglietto lunghe del medelimo colore. Da i fiori nafeono poi alcuni ricettacoli, ne' quali Uà den- tro il feme picciolo, come ne'Papaveri . Hà la radice bianca, grande, fuccofa, efragile, fatta à fquame , coramelle iniìcme con mirabile artificio di natura . E' al gulto acerba, non fenza qualche poco d'amaritu- dine. Molfranooltreàciòd'eiTeSanicule piùfpecie, £ di cui n'è una chiamata d'alcuni Orecchia d'Oifo , che produce lefrondi della grandezza di quella della Piantagine, magroflequafi come quelle della Faba- ria, con un'orletto per intorno fatto con grande ar- tificio della natura, di colore che nel bianco gialleg- gia. Nafce quella copiofilfimaàGoritia in sul mon- te Salvatico , e fecondo che più volte è fiato fperimen- tato, è mirabileper lerotture intcflinali, eperle be- vande delle ferite caflali. e d'ogn'altra parte. Han- noancorala Consolida Regale, laqualc inlin- confi guaiolo chiamano Sperone di Cavallicre, icuifufli R»g» fonoaltiungombito, pienidi lunghette, eailaifot- F tilifrondi. Ifìorifono veramente purpurei, di gran- dezza delle Viole, dal cui fondo efee infuori un cor- netto à modo di Sperone alla gianetta . Lodano quelli fiori perle rolfczze de gl'occhi, alqual ufoglipelta- no, evegl'impiaftranopolciafufoconacqua Rofa . Commendano ladecottioneditutta la pianta per gì' ardori, toffe, poflemc, veleni, vomiti, paffioni co- leriche, ritenimentod'orina, pietre, fciatiche,eper rifolvere il corpo . Ma quefio panni , che molto li raf- fomigli al Cimino falvatico della feconda fpecie, co- ijl me è flato detto di fopra . Fece d'amendue i Sinfiti ftrlJt memoria Galeno all'8. delle facultà defemplici, cosi Gaie diccn- Nel quarto lib. di Diofcoride. SANICULA , O' VERO ORECCHIA. A HOLOSTIO. 551 dicendo . Il Sinfito petreo è comporto di contrarie vir- tù; imperoche ha egli una certa vinti incili va con la quale puòpurgarcla materia raccolta nel petto , e nel polmone, & hà oltre à ciò una certa virtù contratti- va, conlaqualegiovaàifìuflìdelfangue . Alchcfe ne aggiunge una terza, cioèunacerta humidità non troppocalda, per la quale pare egli dolce nel guftar- lo, &aggradevole nell'odorarlo . Spegne maìticato la lete, e lcnifcel'afprezza della canna del polmone. E però può egli, per la commiftione delle virtù pre- dette, infiememente digerire aliai, e parimente con- fìringere. Eperqueflofiponeegliinsù le rotturein- teftinali, e bevefi con Aceto melato àgli fpafimi, & alle rotture. Coloro, che dannola fua decottione fatta nel Vino per li fluflì muliebri , l'ufano come me- dicina difeccativa, e coftrettiva, e per provocare 1' orina; come cola incitiva, e mondificativa . Mal'al- tioSinfito, il quale fi chiama grande, hà levirtùfue uguali al predetto , ma non è però egli al gulto dolce, né odorato, madiverfo. Fallo la vifeofità fua, e mor- dacità limile alla Cipolla, epuoffì ufareà tutte leco- fe, che s'ufa il Petreo ancora . 11 Sinfito petreo chia- manoiGreci Xv^vTovTtTfuìav: i Latini Symphytum petraeum . L'altto chiamano i Greci Xù^furov 'irtpav. i Latini Symphytum alterum : iTedefchi Vual vurtz: liSpagnuoliSvelda majore, & Confuelda major: i Francefi Orcyllc dAfne . Dell' Holo/lio . Cap. 12. L'Holoftio è breve herbetta, che non ere/ce più al- ta da terra di ire , over quattro dita , le cui frondi, e parimente le "viticelle fono limili à quelle del Coronopo, ò veramente della Gramigna , al gujlo co- Jiretive: fono le fue radici fotti li , come capitelli , bian- che , e lunghe quatti 0 dita . Nafte nelle colline . Hd 'virtù di far rattacare la carne , quando fi cuoce con ejja. Bevefi utilmente con Fino nelle rotture. D QUanl feiu r Errore di alcuni. ^antunque per avanti, pernonhaveriocono- Holoffio l'ciutoil vero Holostio, mi perfuadeva , che ruaeb™ non poco fe gli rallèmbrafle quella pianta, di WB*' cui dicemmo di fopranel Coronopo, chiamata à Go- ritia Serpentina, nondimeno, la pianta del vero, di cuièquilafigura, rm'è (lata nuovamente mandatada Ferrara daH'Eccellentiffìmo Medico M. Alfonfo Pon- tio Modanefe. Connumerafil'Holollio tra lefpecic de'Sinfiti. Ma errano però manifeflamente coloro , che fi credono che fia l'HoIoflio quella, che volgar- mente chiamlamonoi Pelofclla : imperoche, quan- tunque nafea quefta ne' colli , è nondimeno del tutto differente dal Coronopo in ogni fua parte. Per- che (come veggiamo,) laPelofella le ne và ferpendo per terra,con foglie lunghette olivari,canute, e per tut- toevidentemente pelofe , tirate per terra al tondo, à modo di licita . I gambi, i quali fe ne feorrono per terra fono fottili, arrendevoli, tondi,bianchi,e per tut- topelofi. Quelli mentreche fenevanno feorrendo , mandano fuori alcune picciole radicette , con le quali fi vanno fìabilendo per terra, e di quindi poi germina- no nuove piante. Fà i fiori gialli, e liipati per tutto di picciole toglie , i quali matutandofi generano una lanugine, la qualefìnalmcntetuttafenc vola via. flà le radici copiofe, e fottili, le qualifi flirpano con non poca dilìicultà. Nafee in luoghi magri, e lecchi, emallimamente ne' colli . Diftilla rompendoli un lat- te amaro, il chedimotlra chelia la Pelofclla difecca- tiva, &allerliva. E'ta Pelofella in tutta la pianta co- virtù delia ilrcttiva, eperò li guardano iperici paftoridinon pa- Morella, feere i greggi , ove ne fia abbondanzajimpcrochejman- giandone aliai le pecore , loro riflagna talmente il cor- po, che le fà morire. E da quello è flato conofeiu- to valere ella alla difenteria, à i fiuffi delle donne, & à faldare le ferite ^ tanto interiori , quanto citeriori del corpo, & valere ài fluflì flomacali, & cholerici , à gli fputi dal fangue, & aìlerottutejintellmali, ed' ogn'altra qual fi voglia parcedel corpo, e privatamen- te à quelle dellatefla . Non mancano ancora alcuni M m 4 moder- 55* ■Difcorfi del Matthìoli PELOSÉLLA. fcrùto da Galeno. Steb fu a eia mina nunc mina- \ 7 di] folve il fangue de gl'occhi caufatovi da percolici e medi ne'crjfterigiova all'hemorrhoidi , & alla difen- teria. Per la quale dottrina li può veramente afferma- re, che fieno il Fleo, e la Stebe una pianta medefima. La quale ( fecondo che riferifee Teofraflo all'iindeci- mocap. del quartolibbro dell'hiftoria delle piante ) nafceallagoOrchomeno, con frutto fchiacciato, e molle, di rollo colore. E di qui fi vede il manifeito errore, cheta Mattheo Silvatico nelle fu e pandette , Errore « interpretandolo Stebe per quella pianta, che volgar- sfatico mente è chiamata Scabbiofa;dc!la quale riè apprefio à i Greci, ne manco agl'Arabici ritrovo io memoria al- cuna. Se ben luffe chi fi credette efiere laScabbiofa quella, che chiama Aetio Plora, della quale non di egli, nè deferive nota alcuna . Dimoltrafi chelacom- mune Scabbiofa non fia la Stebe, perle notechequì SCABBIOSA MAGGIORE. moderni fpcrimentatori , i quali lodano la Pelofella grandemente per li difetti del fegato, e della milza , cioè al trabocco di fiele , & a' principj dell'hidropifia, e parimente all'enfiagioni della milza , per havere ella facultà di corroborare le vifeere . Mettelì ancora util- mente nelle bevande, e negl'unguenti, che fi fanno per le ferite. Ilfuccodell'hcrba non folamente con- glutina le ferite, mafanaancora l'ulcere maligne , e quelle chevanno mangiandolacarne, e malìima- mente quelle della bocca, edelle membra genitali . HolotHo pjà l'Holoflio (fecondo che all'ottavo delle facultà de femplici riferifee GalenoJ virtù di difeccare, e di collringere, eperò lo dannoalcuni àbcrenelle rot- ture. Chiamano l'Holoflio ì Greci 0\hw. i Latini Holeltium, &Holoflium. Della Stebe. Cap. IJ. LA Stebe è notìfftma A tutti. limi feme, e fion- di hanno virtù correttiva : & impero fi fanno crijieri della fua decottione , per la difinteria , e di- Jìillafi la medefima nell'orecchie , che menano. Giova- no le fi ondi impiafiraie per rifòlvere il fangue fìra- venaio ne gl occhi per qualche percojfa , cr ri/lagnano i flufft del fangue . .Uantunque fuffela Stebe notiffima altempo di Diolcoridc à ciafeuno, nondimeno, per non ne dare egli notitia alcuna delle fatezze fue, malagevolmente fi può affermare, quale fi podi efifer ella frà tanta gran caterva di piante, che non ficono- feono. Plinio al 15. capo del2l.libbro , connumerò la .Stebe tra le piante fpinofe, togliendolo però da Teofrallo nel fedo libbro dell'hiftoria delle piante , cosi dicendo : Sono alcune piante , che hanno le fpine nellcfrondi, c parimente nel fufto, comehà il Fico, il quale chiamano Stebe. Et all'undecimo cap.del22. diceva: LaStebe.laqual chiamano alcuni Fleo , cot- ta nel Vino , medica l'ulcere putride dell'orecchie, ri- fubitodircmonellafuadcfcrittionc.La Scabbiosa scabb adunque è di due fpecie maggiore cioè , e minore, di mi,,?r' cui perlopiù è l'ufo. Crefce la minore con foglie'" intorno alla radice per tutto all'intorno minutamen- te intagliate, e diftefe]fopra terra, bianchiccie, epe- lofette, ma quelle che fono ne' gambi hanno le inta- gliature molto più fpefle, e più profonde. Fà il gambo fottile,tondo, ediritto, da cuinafeonoirami difpa- ri, ifioriceleflini, ó vero pallidicomefi veggonoper tutto in Boemia, e folti d i foglie, da i quali nel disfiorire nafeono alcuni capitelli verdigni, e fquamofi tutti pie- ni di certi occhietti tondi, d'un colore de gl'occhi delle penne de' Pavoni , con tanto artifìcio di natura , che non fanno poca maraviglia à chi attentamente gli rimira. La radice produce ella lunga un palmo fpartita mlSc* in diverfe fibre. Quella poi che noi chiamiamo Scae- fùàìfiiio eiosa Maggiore, fa nel primogerminare le foglie lun- ghe , fen'za alcuno intaglio per intorno, ma quelle che feguitano dopo quelle , fono come di V aleriana mag- giore, delleqnalifonomoltominoriquelle, che na- feono i.iel gambo;e ne' rami, e molto più minutamene tcintagliate. Produce il gambo la fiate alto un gom- bito e mezzo, tondo, ftrifeiaco, ccanuto, coniluoi rami, Nel quarto lib. SCABBIOSA MINORE. rami, che nafcono non lunghi diftinti dalla cima , nella fommitàde'qualifono alcuni capitelli appunta- ti fatti àfquame , quali del tutto limili à quelli del Cia- no, da cui efeonoi fiori quali Cimili, di rofficcioco- lore, onde nafee poi il Cerne picciolo, e nerigno, co- me di Lichnidc coronaria. La radice hà grolla un pol- lice, e fpefifo maggiore , & in pili parti divifadidol- cignofapore, e quali come di Paltin.ica . Nalce tra le biade, e ne'campi non coltivati, e ipecialmcnte ne icretoCi. l.cquali tutte note arguiCcono manifefta- mente, che Cia non poca differenza fra le Scabbiofe, elaStebe; perciochelaStcbechiamata Fico, produ- ce le frOndifpincfe, e nafccne'laghi, nelle paludi , Scaltri luoghi acquaftrini. Et imperò facendo parla- re Ariftofanc comico Greco le Ranocchie in una fua comedia, dicevano rallegrandoli tra loro, d'haverc nelle paludi tutto'l giorno Caltato trai Cipero, e'1 Fico. Ma per dire ancora delle virtù grandi della Scabbiofa, èdaCapere, che l'ima, e l'altra Ccalda , difecca, & aderge >' onde è ella medicamento molto idoneo, evalorofo per mondificare il petto, & il polmone, dalleflemmatiche, e grolle fuperfluità , cosìdandofil'herba fecca à bere in polvere, come dandone il fucco con Mele . llchefà parimente be- vendoci la decottione dell'bcrba . Vale oltre à ciò non poco per cacciare via la rogna , non fedamente beven- p done la decottione, ma ancora mettendone il fucco negl'unguenti. Ufafi in tutti i difetti del petto, del diaframma, e delle membra fpiritali , e per fare rom- pere le pofteme, che vi fi generano. Impiaftrafi in sù l'anthraci, e carboni pelUferi; percioche fi crede per certo, ch'ella gl'ammazzi in {patio di tre fiore. Daflìilfucco della Scabbiofa utilmente al pefo di quattro oncie con una dramma di Theriaca all'am- morbati il primo giorno, mabifogna dipoi farli lu- dare in letto, e tornar à dargliene altrettanto pili, e- piti volte, & il medefimofà quello rimedio per libe- rare chi fufle fiato morduto da ferpenti velenofi . Co- di Diofcoride . 553 A me fa ancora l'herba frefcapefla, & impiaitratafopra lamorfura. Unto il fucco della Scabbiofa con Bora- ce, e Canfora, fpegne lelentigini, gl'airi , i quofi, le volatiche, e tutte l'altre infettioni della pelle, e le- va via l'albugini , cioè i fiochi de gl'ochi. Ma va- glionofpecialmente le radici della Scabbiofa maggio- re, alle volatiche maligne, che occupano varj, e di- velli luoghi del corpo, ancora che fufièro con qual- che infettione di mal F'ranccfe; impcroche la loro decottione bevuta per quaranta giorni continui ( co- me ne polfo far io fede e degno teiiimonio)fana perfet- tamente coloro , chepatifeono cotali ulceragioni: & il medefimo (àia polvere delle medefime radici, be- li vendofonc ogni giorno una dramma con fiero Capri- no. Ma ritornando alla Stebe, ritrovo, che ne fece mentione Galeno all'ottavo delle facilità de femplici, j^™^ cosidicendo: Lefrondi, & i frutti della Stebe fono Galeno, in grande ulo, per bavere virtù coltrettiva fenza mor- dacità alcuna . Difccca ella evidentemente nel prin- cipio del terzo ordine , e però lì mette la fua decottio- ne ne'crilieri, clic li fanno per la difenteria, e pan- mente nell'orecchie, che menano. Saldala Stebe le ferite grandi . llchefà affai più evidentemente co'l Vino nero, &au!tero. Difccca valorofamente fhu- C midità innaturali . Le fiondi impialtratc verdi, rilta- gnanoifiufìidelfangue, erilolvonoquello, cheper percalle fuflb Ihavcnato ne gl'occhi. Chiamano! Kclx-u Greci la Stebe 2™^»: i .Latini Stcebe. Del dimeno, Cap. 14. IL Climenoproduce il fujìo quadrato , Jìmile à quello delle Fave . Hi fiondi di Piantatine , e nelle fommì- ta dei fufti follicoli ravoliiinfz ftejjì , come fi vede ne ì cirri dell Inde , edei Polipi. L'ottimo è quello de i D CLlMF.NO, monti. 554 inoriti . Spremeji il ficco j ; da tutta la pianta injìeme con la radice, il quale per ejjire frigido , e coftretti- ■vo , fi dà utilmente à gli fputi del [angue, d iflujji Jlornacali , e parimente a rìjìfgnare i mefirui raffi delle donne ; ri/lagna ancora il j angue , che efce dal nafo . Le fiondi , ò nero i follicoli triti , & im- piajìrati in sù le ferite frefche , le faldano , e cica- trixjino . climmo, c r^Ejfufti, e parimente i fiori di quell'herba , che min'tione* ij volgarmente fi chiama Saponaria cornfpondeflc- Erroi e del ro alle fattezze del C L 1 m e n o , come cornfpondono Ruellio, lefrondi, lequali produce ella ugualialla Piantagi- ne, confeflàrei iniìeme co'l Ruellio, che fuflelaSa- ponariailveroClimeno. Ma in vero, riè il furto , il quale produce tondo, cnodofo, nè manco i fiori punto gli corrifpondono. E però qual pianta fia il Climenohoggiin Italia, non hó fìn'hora potuto in- velligare. Ma non citante quello non hò voluto man- care di dar qui à contemplare la figura d'un dimeno àilettori, laqualenonpocomipare, chefi l'adorni- gli, per haver ella le foglie quali come di Piantagine, gambo come di Fava , & i follicoli fopra'l gambo pie- gati in fe fteffi , ditoni. Quella pianta hebbi io dal Magnifico Sign. Giacomo Antonio Cortufo gentil' duomo Padovano, al quale ne debbono riferire gra- tietutti coloro, che di quelta così degnafacultà fi dilettano. Fù quella pianta (feeondo che riferifee Plinio al fettimocap. del 2;.libbto ) ritrovata dal Rè dimeno, da cui s'hà ella pofeia ufurpato il no me. Nel cui luogo errando di gran lunga , die- de egli al dimeno tutto quello , che al Pendi- mene» attribuì Diofcoride. Di quello non ritrovo io appreflò à Galeno , nè meno à Paolo Eginet- ta alcuna memoria. Chiamano i Greci il dime- no YLhiumf. i Latini Clymcnum. Nomi. 1 Del Periclimeno. Cap. IJ, IL Periclimeno crefee femplicemente con fiondi bian- chiccie , e difinte per intervalli, che lo vejiono di fi- gura Hederacea. E/coirgli tra lefrondi alcuni germini , ne 'quali è il femejìmile à.quello dell'Hedera . Produce il fior bianco, uguale à quello delle Fave , alquanto {tondo, ' che quajìjì difende fopra lefrondi. E' il fio feme duro, e malagevole da [piccare , la radice è ritonda , e groffa . Nafte ne i campi, e nelle fiepi , <ùr aviluppajì A tutte quellepiante, che gli fono propinque. Il feme ricolto , ' è ben maturo, e feccopofeìa all'ombra , Jì beve al Di icori! del Matthioli PERICLIMENO. D Pendime- ne, e fua c- laminat. pefo d'una dramma confine quaranta giorni continui per ifminuirelamilxjt , etorncviail dolore: rilblvele laffi- tudìnì, eprovoca l'orina , ma doppo al fefio giorno fan- guinofa: giova all' afma , Ór aljinghioxjco, accelera il parto . Hanno le virtù medejime ancora lefrondi , le quali dicono , che bevute trentafette giorni , fanno diventare Jlerile , e che unte con Olio , giovano al freddo , ir d i tremori delle febri periodiche . CHiamano volgarmente il Periclimeno,c1iì Matrjfelva, chi Vincibofco , e chi Caprifo- glio. E ci coftringe à credere, che la volgar no- ftra Matrifelva fia il Periclimeno, non folo il ri- trovar noi in quella opinione tutti i valentifiimi Scmplicilti de' tempi nollri , ma il conofeere per noi fteffi ancora, per le fembianze, che ne reci- ta Diofcoride, che così fia. Percioche produce la Matrifelva il fuo furto femplice, sii per il quale à due à due, per alcuni intervalli diflinte fi veg- gono le frondi Hedcracee, e bianchiccie , il fio- re fimile à quello delle Fave, e'1 feme d'Hedera, duro, e malagevole da fpiccare , commefib ne i germini, che gl'efeono dietro le frondi . Oltre a quello ritroviamo, che il fuo furto, il quale pro- cede dalle radici, maravigliofamente s' avviluppa attorno à gl'alberi; & à gli fterpi , per le fiepi, di modo che fpefle volte tanto gli ftringe , che vi fa dentro apparcntiffima impreflìone; dal quale effetto è flato egli da alcuni chiamato Vincibofco.Ma errano veramente coloro,tra i quali ritrovo io il Ruel- E lio, e Giacomo Manlio, che fece il Luminare mag- aku giore àgli Speciali, che li credono, che'l Caprifo- glio, e la Matrifelva , ò vero Periclimeno fieno una cofa medefima . Del quale errore è flato cagione Mat- theo Silvatico auttore delle Pandette; percioche chia- mò egli Matrifelva il fuo Caprifoglio, il quale per quanto nel proceflb fi legge , è la Pixacantha di Diof- coride, e r.on il Periclimeno, di cui particolarmen- te fotto il titolo di Matrifelva fece egli mentione . Del chenonaccorgendofi coftoro, fifon pofeia credu- ti, che'l Caprifoglio fiala noftra volgare Matrifel- va, ò vero Periclimeno. Ufafi communemente la Matriielva ne gl'unguenti capitali per cofa molto An- golare ; del che appreflò à gl'antichi non hò ritrova- to io fìn'hora memoria alcuna . Lodolla Giovanni di Vigo chirugico famofiffimo per l'ulcere delle gambe , per riaverla (fecondo ch'ei fcrive) à quello effetto pcr commendata Galeno all'ottavo delle facultà de'fem- no plici. Ma veramente nel mio Galeno non ho ritro- '* varo io tal cofa; percioche quivi nerratta, in que- llo modo dicendo. Sono del Periclimeno utili le frondi, e parimente il frutto, le quali fono di così incifiva, e calida natura , che bevendofene troppi giorni fanno orinare il fangue, quantunque in principio provochino folamente l'orina. Xjnti con Olio di fuori ril'caldano, giovano à i difettofi di mil- za, &à coloro, che malagevolmente rcfpirano. La competente quantità è una dramma per volta bevuta nel Vino. Il feme è difeccativo, e però dicono al- cuni, che fà diventare Aerili coloro, che V ufano . Al che fare fecondo il parere d'altri , fi ricerca il nu- mero di trentafette giorni continui , come ferule Diofcoride, il quale dice ancora, che doppo al fe- llo giorno fà orinare fanguinofo . Chiamano i Greci Nel quarto lib. dj Diofcoride Greci il Periclimeno ric/»x!^4uw : i Latini Peti- A clymenum : i Tedefchi Geifzblatt : li Spagnuoli Madrcfylva.- i Francefi Vincibofle. 555 Del Tribolo. Cap. \6. ILTrìbohè diduefpecie , uno, cioè terre/ire , e l'altro acquatico . Il terre/ire produce le fue fiondi fintili à quelle dellaPoriulaca , mapiù fonili. Vannofene le fue viticelle per terra , nelle quali fecondo l'origine delle fion- di fono le fpine rigide , dure , e d'acerbo fapore . Nafte apprefìo d i fiumi , e nelle mine delle cafe . V acquatico nafce ite i fiumi , fopra le cui acque tiene egli la chioma , e di fatto le fpine fono le fue fondi larghe , attaccate per Imi- gcpicciuolo : ilfujlo è molto piùgrolfoin cima, cheinfon- do : hà alcuni capillamenti fatti à modo dì fpica: il frut- to è duro come quello dell'altro . Sono amendue coftretiivi, e refrigerativi, &imperis'impiaJìraito utilmente fopra à tutte Tinfiammagioni . Sanano infame con Mele l'ulce- re della bocca, le putredini, le gengive, e'igorgo^zjtle . Spremefiilfuccodell'uno, e dell altro per le medicine de gl'occhi . Bevejtutilmente iljeme verde d- amendue per il male della pietra . llterrefìre tolioper bocca al pefod'una dramma, e parimente impiaflrato, conferìfce particolar- mente ài mor fi delle Vìpere , tolto con l'ino , conferire à {veleni mortiferi. La decotlione d' amendue f par fa per terra ammazza le pulci . InT tracia coloro , che tahita- no app'-effo al fiume Strimene , ingranano con l'herbaver- de deTribolii Cavalli , e macinano infarina il frutto dolce , facendon e pofeìa il Pane per loro ufo . TRIBOLO TERRESTRE. eie, dellequalil'unahàleftondi fìmili ài Ceci, ci' altra le produce fpinofe . Sono amendue terreni , & abbondanti di (armenti. Nafce quello dalle fiondi fpinofe più tardi , c fuolfi ritrovare apprettò alle >: mattane in sù'IMantoano, e Ferratele, e non foto fMti* nafce nell'acque dolci , ma nelle falfeancora , come fonoquclli, che fi vendono in sii le piazze di Vene- ria, chiamati Marini, nati in quelle Lagunecircon- vicine. Nafce quello con foglie ritonderte, gròtte,, nei'vole, all'intorno dentate , e dalla parte di focco TRIBOLO ACQUATICO. !» '. c /"\Uantunque folamente d'una fpecie di Tribo- f™" t o terrettre habbia fcrirto Diofcoride, vuo- lenondimenoTheofrafto, ciré fia egli di due fpecie , >°Io cosi al quintocap.delS.Iib.dell'hiltoiia delle piante di- IC- pendo: HàilTriboloinfua particolarità di produrre il fuo Irutto fpinofo . Del quale fi ritrovano due fpe- macchiate, con molto lunghi , egrofiì picciuoli: il gambo hà egli grolTo, ccarnolo, ma piùgroflò nell a cima, cheapprelTo la radice, la quale ealTaiIunga eonalcun: ciuffi, come di capelli fpiccati, e fottili- il frutto fa egli nero , groflb come Caftagnc.ma trian- golare, c contre punte, onde s'hà egli prefoil nome, la 556 Difcorfi del Matthioli Trìboli fc ritti ila Galeno. la c ui fcorza e cartiIagitiofa,e la polpa di dentro bian- ca al gufto fimile alle Caftagne; il perche vengono tjuefti frutti chiamati dal voigo Caftagne acquatiche , e come Caftagne gl'ufano ne cibi. Jri alcuni luoghi ove il Grano è caro, la povera gente li feccano, e fan- none farina , e dipoi Pane, come fanno alcuni altri nelle montagne delle Caftagne fecchc : & altri li cuo- cono fotto la cenere calda, e fe li mangiano all'ultimo del defmare, e della cena , per paftar tempo. Di quelli adunque fanno fpefio coloro, che vanno in pellegri- naggio le corone de Pater noltri per portar al collo , per dar più credito alla religione, per non dire hippo- crifia.Fece di tucti i Triboli memoria Galeno àll'8.ael- lefacoltà de'lemplici, cosi dicendo: Il Tribolo è com- porto d'un'effenza humida poco frigida , e d'una fec- ca non mediocremente frigida . Nel terreftre fupera una terreftreità frigida, la quale è collettiva, eneU' acquatico un'acquea. Eperà per l'una , e perl'altra qualità prohibifeono il generarli dell'infiammagioni , &il calare de'iluffi . 11 frutto del terreftre, per effe- re compoftodi parti fostili, rompebevuto le pietre, che fi generano nelle reni. Chiamano i Greci il Tri- bolo terreftre Tpl/loxos ff^eczioj, d'acquatico Tpi'- @d\o! tvvSfas: iLatini, l'uno Tribulus terreftris, el' altro Tribulusaquaticus: gl'Arabi Hafach, & Ha- feric: liSpagnuoli Abroyos, & Abrolhos : i Fran- cefi Caftagncs d'Eau Efcarbotz . Della Saffifragia . Cap. 17. LA Saffifragia euna pianta. fèrcolo/*, che nafte ira /affi , ór in luoghi a/prì , fimile MEfithìmojla cui decottionefibeve utilmente •fattaconllno alle f ehi, per le dijìillationi dell'orina, e per il finghiozJ(o: rompe le pietre della •ve/cica , e fà minare ■ SASSIFRAGIA VERA DI DIOSCOR1DE. i Greci efemplari di Diofcoride, non veggio veramen- te cofa veruna , che ne prohibifea di credere,chc que- Ito capitolo della Saffifragia non fia legitimo di Diof- coride. Macbenvero, cheefténdofcorretto, e mal ferino j hàcaufato, che non folamente io, ma anco- ra altri hanno non poco travagliato à poter trovare u- na pianta fimile ali Epirh imo,la quale ci apprefentaffe legitimamente la vera Saffifragia di Diofcoride. Ma efiendo dipoi ritrovati alcuni antichi volumi di Diof- coride, nc'quali non fi legge Tt!>'ht!ìi{i£i: maT£5uj«ài, cioèfimilcal Thimo, enonall'Epithimo, s'è pofeia ritrovata la vera , fenza molta fatica , di cui è qui la prima pianta in figura (ìmiliffima al Thimo . Ella è a- clunque una pianta forculofa , chenafeetra le pietre in luoghi afpri , eiaffoli, tanto fimile al Thimo , che malagevolmente li conofeerebbe, fenonfi guftaffe. Ve n'è un'altra fpccie pofta qui nel fecondo luogo, la quale fàigamboncellifottili, ne'qualifono le foglie picciole, Urette, lunghette al pari una per banda,di- ftinte per ugnali intervalli, dall'origine delle quali efeono alcuni ciuftltti d'altre foglicelle molto minori, quantunque nella cima Geno molto pili , e per minori intervalli lontane . 1 fiori fà ella purpurei nelle cime di non ingrato odore. Quella conobbi io effendo ancora affai giovane in Roma, e ricordomi riaverla ricolta fotto il Campidoglio fopra certi falli, non lun- gi dallofpcdaledi Santa Maria della Confolationc . Quivi fui io condotto da un Medico , il quale riave- va lodatoquefta pianta à un vecchio mio amico per la pietra delle reni, accioche volendola ulare, la po- tellé ritrovare à fuo piacere; ma io in quel tempo SMfrli nonfapeva, che cofa fuffe medicina. Della prima ferina d fecemcntioneGal.al s.lib.ccapo del modo di confer- Galeno.' vare la fanità, cosidiccndo : Per coloro, chepatif- SASS1FRAGIA D'ALTRA SPECIE. D SaffiiVagia.c /"VUantunqué fia commune opinione di tutti idot- itioST" V/"^mpl":ittide'tempinoftri,chenonfiaquefto capitolo della Sassìfraga di Diofconde,per non cor- rifpondercil vocabolo Latino alla Greca Iingua;non- dimeno per ritrovarli egli quafi nella maggior parte de cono la pietra, bifogna mettervi della Betonica , e del Ccftro che nafee in Francia,dove chiamano queft'her. ba Sassifragia . Ediquifi può credere, che pigliafle Jf*** Paolo EginettalafuaBetonica Saffifragia. Maiool- loro la&i tre à quello , conofeo tre altre Safflìfragie,le quali fono per Ne] quarto lib. di Dioicoride . 55; SASSIFRAGIA III. A SASSIFRAGIA MAGGIORE. ti per rompere, e cacciar fuori le pietre non pocovalo- rofc. La prima adunquecquell'ifteflà , chepenfava- Dioperavancipereflèrelaveradi Dioicoride. Nafce fopragrandj'j eduriflìmifafJi ,òin luoghi aridiflimi, con foglie come capelli , pili lunghe, pili fattili, e più rare di quelle del Finocchio. 1! gambo ha parimente di Finocchio , ma fottile , e poco alto , nella cima del qualefonoombrelle, &il feme come di Pctrofello , ma più lunghetto , & odorato . La radice fà ella bian- ca, dilaporccomediPattinaca, ecosìquefta come tutta la pianta , hi del dolce , e dell'acuto irtfieme. La leconda file toglie quali limili alla «olgare Hedera, terrelhe, marninoli, liratcfopra la terta , & all'in- torno il. mate : il gambo fottile , tondo , dintto.oelo- fo, minore d'un gombito, dal quale nafeono alcuni pochirami, nelle cui fommita tfeonoi fiori bianchi, comed'Ocimoide, i quali calcando non producono feme veruno. Hà la radicefottile, e difperfa, fra le cuinbrefonoalcunigraniritondi, e bianchi, grolfi come Coriandoli, porporegni, & amari. Sono al- cuni che credono clic quelli grani fieno il feme di que- lla pianta , cosi perche non produce feme veruno,co- me anco , perche feminati producono la pianta (Iella, come farebbe il feme, onde diremo che maravigliofa è la natura di queft'herbaà produrre il feme nelle ra- dici , nel quale è la virtù maggiore . E'qaclì'herba di- feccativa, calda, apcriciva, afferfiva, & efpullìva. Jk'" La decottione di tutta la pianta fatta nel Vino bianco ec°"dl- rompe, e caccia fuori le pietre delle reni, mondiiìca lavefeica, eprovoca l'orina, ma opera molto più felicemente dandoli una dramma di polvere di quella radice granellofa con lafudetta decottione. Dannoli ancora due dramme della predetta radice fola nel Vi- nobiancopuroconfelicinimofucceiìò, mentre che i patientiflanno nel bagno. Ritrovali quelta pianta nel fine della primavera in luoghi magri, fallofi , & a- renofi . La terza la quale chiamo io cosi da gl'effetti come dalla forma Sassifragia maggiore, man saffifra;ia datami da Verona dal diligentiflimo, ebuon Si m- f"ls'n": ■ ' plicilta M. Francefco Calzolaris Speciale alla Cam- an"""u- pana d' oro, nafee' in monte Baldo, tra duriffi- me pietre. Ella adunque è pianta che diforma ri- lìrifce un'arbofcello, con molti gambi legnofi,che na- r. feono «8 Diicorfi del Matthioli Piante cliia mate Saflì- iragia , Komì. feono da un tronco parimente Iegnofo , florto , grof- A io un dito, duro, e di bianchiccia corteccia . Lefo- gliefono picciole, lunghette, & appuntare in ci- ma, i fioretti bianchi, da'quali nafeono aìcuni pic- cioli vafetti , del tutto fimilià quelli dell'Ocimoide, dentati nella fommità all'intorno , à modo di corona, dentro ài quali è il femeroflo, minore cbediPapa- vero. La radicebiancheggia, ma tanto ftrettamente cacciata nelle pietre, chenonfenza fcarpello fé ne può cavare. Lodommi mirabilmente quella pianta ilfudettoCalzolaris per cacciar fuori le pietre delle reni, &accioche iopiiifenfatamcnte mi chiarifli di ciò , mi mandò una fcatolina tutta piena di pietre, fra le quali molte ve n'erano maggiori d'una Fava, tutte B cacciate dal corpo d'un cittadino Vcronefe chiamato M.GirolamodeTortis, le quali pietre ferbo ancora apprettò di me, quaficomeperun fpcttacolo, avven- ga che molte vene fono, che pajono più pretto pie- tre della vefeica, che delle reni. Sono oltre a ciò altr'herbe affai, che appretto il volgo hanno nome di Sattifragia, come il Tricomane, l'Adiamo, l'Af- pleno, il Creiamo, la Filipendula, la Pimpinella, chepuzzadiBecco, &altreattài, le quali s'hanno acquiftato il nome di Saflìfragie , per gli effetti , che fanno elle di rompere le pietre delle reni, e di provocar l'orina . Chiamano i Greci la Satti- fragia Xa^i'fpnyaii: i Latini Saxifraga : i Tedcfchi C Stcimbrech: i Francefi Percepierrc. LIMONIO Del Limmio. Cap. 18. HA il Limonio fiondi di Bietola, ma più lunghe , e piùfoitili al numero dì dieci , e fpejfe volte di più . £' ìljuofuflo diritto , efottile, uguale ,i quello del Gi- glio, epieno diroffb feme , al guflo correttivo. Quejìo^ trito, e bevuto con Vinoni pefo d'un acetabolo , rìfiagna i fluffi delloflomaco , idi/enterici, e parimente ir offi delle donne . Hafce ne'prati , àr in luoghi paludojì . Limonio, t T) Armi, che chi ben confiderà il Behen rotto delle fui ■ erami- Spedane , non pofla fe non giudicare , che fia e- minationc. gij 0 u vero L 1 M o N io, ò almeno una fpecic di quel- lo ; imperoche, come ben fi vede per il prefente ri- tratto, fono le fue foglie più lunghe, e pili fottili di quelle della Bietola, e pili di dieci : ifultifono fotti- li: il feme rotto, ecoftrettivo. Nafce ne'paludi, e ne'prati h umidi, &hà levimi medefime (come più volte hòfperimentato io) che attribuifeono Diolco- ride, e Galeno al Limonio. E però non me parlo in- conveniente di porne qui il ritratto, e tanto più,quan- toiosò per cofa certa (come fi dirà nel commento della Ghianda unguentaria ) che quefto non è il vero Behen lottò deferitto da gl'Arabi . Chiama Plinio all' 8.cap.del 20.lib.il Limonio Bietola falvatica , quan- tunque ( come al proprio capitolo della Bietola fu detto di fopra ) affermi Galeno al fecondo delle facul- tàdegl'alimenti, contea diluì, dinonhavermaico- nofeiuto alcuna Bietola falvatica, eccetto fe già non volcflè alcuno perquella intendere la Bombice. E però fi può concludere ettere il Limonio herba per fe itetta. Nel qualefebenlenote, le quali fi veggono nel gambo del Behen rotto del tutto non vi corrifpon- dono: nientedimeno vedendovifi tutte l'altre note, e parimente le virtù del Limonio, io me ne retto nella mia opinione fin tanto ch'io veggia, ò ritrovi alcu- no, che mi dimoftri un'altra pianta, che più del Be- hen rotto volgare fi rattomigli al Limonio di Diofco- ride . Ma non però in tanto mi voglio accommodare Pìrola.efu» all'intentione di coloro, che vogliono, chela Pi- hiftora. R Q t a cQS . chjamata fia ji legjtimo Limonio ; percio- chehavendo ella le foglie quafi come di Pero, riton- dettc, e minori, onde s'hà ella prefo il nome; e pari- mente vedendofi il luogo ove ella nafce, non concede- rò in modo veruno, che fia ella il vero Limonio ; ve- dendofiche nafcequefta non in luoghi humidi, epa- ludofi, ma ne'monti,enellefelve, confoglie minori del Pero, robufte,e fempre verdi , con il gambo lunga D UN'ALTRO LIMONIO. una fpanna, tondo, efottile, nel quale fono i fiori di- ttimi per intervalli bianchi, à modo di ftella,con alcu- ni pcluzzi nel centro, come nella Rofa , e con radice bian- Ne! quarto lib. di Diofcoride. PIROLA. a LAGOPO. 559 bianca pocoprofonda. Hà però quella pianta virtù jyj, didifeccare, di Utingcrc , edi conglutinare, e però e in ufo grande de'Chirutgici Tedefcbi per le ferite ; imperoche non folamente le foglie applicate , o vera- menteilloi fuccoincorporato ne gl'unguenti fanano le ferite frefchc,ma la decottionc loro fatta nel Vino, j, di ebevutafanamirabilmennclefcritecairali, e dituttc l'altre membra interiori del corpo. E' veramente vir- tù mirabilcnelle bevande, ches'ufano in Germania per quelti effetti : ma non fi preparano folamente con quefta pianta, avengache con laPirola vi fi metti IA1- chimilla, laiìetonica, laFragaria, la Cauda equi- na, l'Agrimonia, laGariofillata, la Tormentili» , la Pimpinella noltrana, la Pellofella, la Virga aurea, eleradicidelSinfìtomaggiore, cdclla Rubbia , fa- omo ccni°ricu°eerciltuttoinugualmi(ùrad'acqua, edi da Vino. Della qual bevanda dandofeneà bere mattina, ■>• eferaquattroonciecalda, fana mirabilmente le feri- te interiori, che iono reputate mortali , come hò più, epiù volte veduto io, e provato con maraviglia. Scrif- fencGalcno alfcttimodellefacultàde femplici, co- si dicendo: Danno il feme del Limonio, come cofa acerba, à i rluffi ftomacali, e difenterici, e pari- mente à gli fputi del fanguc , e flullì muliebri. Al che fare balla darne per volta la niifura d'un'acetabolo . Chiamano! Greci il Limonio Aiftàciw: i Latini Li- monium: iTedefchiBintergrim . Del Lagopo. Cap. 19. IL Lagopo bevuto nel Fino ri lìagnail corpo, ma dove fia lafebre , fida con acqua . Legafisù l'anguinaglie , percioche -vi prohibifee l'injiammagioni . Nafce ne Jolchi degl'henti, e nelle biade. ' c* | 'Anto brevemente del Legopo fcriffè Diof- ami- jL coride , fenza dare di fu e fattezze nota alcuna, !<•■• che veraméte imponibile mi pare il potere determina- re, qualeeglifi fìa tra tanta gran caterva di femplici , D %4» che non fi conofeono . E però veramente fi fognava MattheoSilvatico collettore delle Pandette, creden- ft-ot-c del dofiche'l Lagopo tulle quella pianta, che chiamiamo selvatico. noiGariof Hata; percioche quella non nafce nc'fol- Gariofilìa- chideg!'horti,mane'monti, elungo le ftrade fotto ta, c fuc h- alleliepi. Di quella non ritrovo ioapprcfTò à gl'anti- culti • chi memori* alcuna, fegiànonfullèclla forfè il Geo deferitto da Plinio al 7-cap. del 16. lib. dove dice : 11 Geo è un nerba, clic produce le radici fottili, nereg- gianti, & odorate. Ma è però da credere per Io tefti- monio dell'aromatico odore de'Garofani, che refpira dalle fue radici, onde s'hà prefo ella il nome, che ella iia pianta di non poco valore. Fa quella le foglie ru- vidette, pelofe, & in cima tripartite, con due altre Gariofilia- piùpicciole al pari nella parte più inferiore del pie- «A* ciuolo , e tutte per intorno dentate Produce il gambo ramofo, riongrofìò, tondo , articulato, ruvido, tk alto più d'un gombito. I fiori gialli come di cinque toglie, da'quali nafeono i capitelli per tutto pelofi.ne' quali li contiene il feme. Hàcopiofe, e fottili radici, GariofiUa- rolfignecon un'odore limile à Garofani . Enne un'al-" '"°'>«na. tra fpecie di montana ritrovata da me in Boemia nel monte Corconos , onde nafce il fiume dell'Albi. Que- lla produce le foglie più grolle, e più crcfpe, epiù pe- lofe dell'altra , e piti ancora, che procedono d'una ra- dicelola ftratc per terra , con lunghi picciuoli,ruvide alquanto, e per tutto all'intorno dentate . Fai gambi fenza rami, fottili, ne'quali fono alcune piceiole, e rare fogliette, e nella lommità un fiore folo di color d'oro molto bello, e giocondo, tre volte maggiore , che diGariofillata volgare , il quale sfiorendo genera una ruota pennuta fatta con mirabile artifìcio di na- tura . E' la fu a radice lunga una fpanna, e grolla come il dito picciolo della mano , manondivifa, ne fibra- ta come l'altra, rofligna alguflo coftrettiva, con odo- re parimente di Garofani . Hà le virtù medefime dell' altra, ma molto più valorofe, & efficaci. La prima nafce lungo le vie,& appi edo alle fiepi, e in luoghi più predo ombrali, che fcaldati dal Sole . Ma havendo- iri r 560 Difcorfi CARIOFILLATA. CARIOFILLATA MONTANA. mileGariofillate, & Moro gfatiflìmo odore ridotto alla mente un'altra pianta non forfè di minor virtu , la quale io ho chiamata Cortufa, dal cognome delvir- del Matthioii A CORTUSA. C tuofiffimo Signor Giacomo Antonio Cortufo gentil' p huomo Padovano fuo inventore , non hòpoffutola- fciare di non farne qui memoria . E' adunque la Cor- forr°!f '. 1 r ,. 1 . lua autori; TU s a una pianta con foglie come di Vite , ma molto minori ritondettc, alquanto ruvide , & alquanto al faporecoftrettive, con aflàilunghi picciuoli . Igam- bi fàcili fonili , diritti, e nudi, nella cui fommità fonoi fiori, i quali con non poco artificio di natura fono di fuori purpurei, e di dentro gialli, con alcuni pcluzzi nel mezo , parimente di color d'oro . Hà co- piofe radici, lunghc,c fottili. Trovafene di quella, che fà i fiori violacei, & ancora bianchi, ma la prima fi ritrova più copiofa . Nafte ir) luoghi ombrofi , dove non tocca mai il Sole , in luoghi cretofi , e bianco tcr- P reno. Nè altrove hà mai ritrovata quefta pianta, ne veduta il Cortufo fuo inventore, fé non nel Vicentino * in valle Stagna .Spira quella pianta , mentre che è ver- de, d'un'odoregratifiìmo, quali come di favi di Me- le, ma molto più grato , e maggiore, il che nella fecca y. ^ ^ del tutto fvanifee. £' flato fperimentato la virtù fua cf- córtiM fere non poca per mitigare i dolori de'nervi, e delle giunture catifati da qualfivoglia materia; imperoclie mcflì ifuoi fiori al Sole lungamente in ugual parte d' OglioRolato completo, c di Mandorle dolci fatto di frefeo, & untone poi i luoghi dolorali con elfo tepi- do, gli mitiga, e gli leva . La pianta tutta hàpoi virtù di flringere, e di confortare, e di fanare l'ulcere, eie ,. ferite. U fanlai moderni nelle bevande delle ferite caf- * (ali , e penetranti, & infondono ancora con Verde ra- me il fuo fucco nelle fittole maligne. Conforta, odo- rata, glifpiriti,c'l cervello, e vale bevuta perii Buffi ftomacali, difentcrici, emuliebri, e per liiputidel fangue. Conferifce ài rotti prefa per bocca, e pari- mente impiaft rata. E'ne'tcmperamenti fuoicalida.e fecca, dclchedàmanifelloindicioilguftodelle fu e radici, dcllequalièl'ufo, per ritrovarli eUB algufto aromatiche , ftittiche , e coftrettive ; per le cui qualità può ella attenuare , rifolvere , coltringere, e conforta- p;. d; lefri re. Ma ritornando al primo noffro ragionare, dico, YOig3rc che volgarmente chiamano iTedefchi Pi è di Lepre una Nel quarto Uh. di Diofcoride. una certa pianta, che produce lefrondi fimili al Tii- ioglio lunghette: i furti fottili , tondi , epelolì : eilfe- mc incerte panocchiepicciole, mofeofe , lanugino- fe, incuièveramencefacultàcoftrettiva. Queftana- fcc tralebiade, ma non perósò io adèrmarefe fia el- irtù del la il Lagopo legitimodi Diofcoride, non ritrovando opo. alcuno, che ne feriva l'hiltoria. Nondimeno fi dan- no lefoglie, lepannicole, eil lime in polvere à bere con Vino brufeo utilmente ne'rluflì difenterici, fto- macali, e d'ogn'altra forte, e parimente ne' vomiti colerici ancora con Vino di Melagrani . La decozio- ne di tutta la pianta infieme con Malva fatta nel Vino dolce, (i dà utilmente ne'difetti della vefeica, ene gì ardori dell'orina . Il feme giova à gli fputi del fan- gue, eia cenere dellepannicoled i fiullì dell'hemor- rhoide, fparfovifopra . Credonoalcuni, cheforben- dofi il federecon le pannicole del Lagopo, giovino rimi da non poco per riftagnare la difenteria. Del Lagopo »leno. fendè una fola riga Galeno al fettimo delle facukà de femplici così dicendo: Hà il Lagopo facultà di difec- i care, di modo che può egli benillimo riftagnare i rluf- fi del corpo. Chiamano iGrcci il Lagopo Axyvrvt : i - Latini Lagopus , &pesLeporinu.s.. Del Medio. Cap. 20. NAfce ti Medio in luoghi opachi , e fijfqfi . Hà pondi finali all'Iride , il fuft0 a[t0 tre gombi- U, 1 fon purpurei, grandi, eriiondi: il fio feme mi- nuto, Jìmile al Càrthamo, e la radice è lunga un pal- mo , e grojja come un bajìone , d'acerbo fapore . Que- Jìa trita in polvere , e fattone Letto-vario con Mèle, & cori prefa per bocca alcuni giorni , rijlagna il fiuf- fo rojjb delle donne .' Il feme bevuto con Vino pro- voca i mejtrtti. MEDIO , Ò VERO VIOLA MARIANNA . 561 F ini' "^TAfceil Medio, fecondo l'opinione d'alcuni J/N lolamente in Media. Il che le cosi t'affe , non A ne parerebbe maraviglia, feàitempi noftri non fi ri- trovarle in Italia Raflèmbranlo alcuni non all'Iri- de, maalla Seride, cioè alla Cicorea, tra iqualièil Ruellio, e Marcello Fiorentino, i quali forfè trova- rono in alcuni tedi Greci fcritto aìpiii, e non tpiii , come anco io ritrovo inOribafio. Et quantunque ve- ramente nel mio Diofcoride , ilqualc è di Itampa commune , fi legga , fr4*#fa* ò[tt>i* ipiti , cioè , hà lefrondi limile aU'lridc;nondimeno in ciò podòno facilmente haver erratogli Stampatori.pcr la molta fo- miglianza diquelleduepatole. Onde confidato aelV autorità d'Oribafio, hò porto quil'imagine d'una pianta, la quale mi pare che molto bene ci rapprefen- B ti il Medio; imperoche nafee ella in luoghi fatfofi , ombrofi, & afeiuti, come dal Signor Giacom'An- tonioCortufo, huomo veramente faggio, mifufcrit- to, quando me ne mandò la pianta) ma hàancorale foglie d'Endivia, il gambo lungo, e il fiore grande , e purpureo , e il feme picciolo come di Cnico, le qua- li ditte note fono del vero Medio. ScriflèncGalenoa! Medio 7. delle l'acuità de femplici cosi dicendo: La radice g ^ del Medio hà una temperatura contraria al feme; im- * C"°' pcroche quella è aurtera . e rirtagna non folamentc gì' altri flulfi, ma particolarmente quelli delle donne . Del che in tutto fà il contrario il feme; percioche provoca egli imeftrui, per eflcr comporto di parti fot- C tifi, &Jnavervirtiì incifiva. Chiamano i Greci il Me- dio Mùirw: i Latini Medium. Nomi, Dell' Epimedio . Cap. ai. L' Epimedio produce il fio fu/io non troppo gran- de , con fondi fintili all'Hedera , le quali fono bora dieci, ér bora dodeci : non produce ni feme, ni fiore, Le fie radici fono fittili , nere , di nojofo odore , & al gnfto feiapite . Nafee in luoghi, acquaftrini . Le fue frondì trite con Olio, & impiaftrate, non lafciano ere- fiere le mammelle. La radice prohibifee , che le don- ne non s'ingravidino . Le fiondi bevute pefte al pefo ? cinque dramme per cinque giorni continui nel Vino , fubito dopo là pwgatione de i mefirui , fanno diven- tare le donne Jìerili . NOnc ("per quanto io hò potuto invertigare) chi fappia dimolirarncin Italia I'Epimedio. Eperò f pi",ef°'.e èda peniate, chefiacglipianta, chenafcainaltrilon- natioM*""" tanipacfi.ò vero che fe pur nafee in Italia, non fia ella ancora pcrvenutain cognitione. Quantunque fanpia jo edere un Medico in Italia , il quale là non poca pro- lertìone nella materia de femplici ( il nome per hora melotaccio) che, enellcggere , e nel ragionare non , fi cura di perfuadereà chi l'ode, che fia il vero Epime- : dio quella pianta, la quale per far le foglie triangola- reprobar"" richiamano alcuni moderni Semplicilti Fnnitas : co- me che ciójjfcrfiiada forfiregU'à coloro , che più dan- no fcdeallefuefciocche parole, che all'hiftoria fcrit- tane da Diofcoride. Ma che fia cofa certa, ch'egli in- ganna non folamentefe, ma ancora chiglielo crede, facilmente potranno conofeere i fuoi auditori, fedi- ligentemte eilàmineranno l'hirtoria dell'una, e dell' altra di quelle piante ; imperoche I'Epimedio appi edo Diofcoride, è un gambo non gì ande , che produce die- ci, overdodicifoglielimiliaquelle .iell'Hedera, eia Trinitas non producefurto veruno , ma folamentc fo- glie, lequali arrivano il più delle volte al numero di venti, e di trenta tutte raccolte in un cefpuglio, &ef- cono non dal fulto , ma da 11 1 della radice , come quel- le del Pan Porcino . Appo ciò la Jrinitas nel princi- pio di primavera là al fuo fiore celelte attaccato à Cotti- le picciuolo, eppfciailfeme; & I'Epimedio ( come" fcrive Diofcoride ':) non produce né feme , né fio- re. Più oltre la Trinitas produce molte radici di norì ingrato odore, ealgurto codrcttivo, di colore bian- chiccio, e I'Epimedio tà la radice fottile, nera di no- jofo odore, e al gulto feiapita . Dal che fi può manife- rtamente conofeere quanta grande fia laverà difpro- Nn portione $6z Difcorfi de! Matthioli portioned'nroenduequeitepiante, e quanto fiavana l'opinione di quello buon Semplieifta. Plinio ciò che Jpimt iìo fcriffe dell'Epimedio al o.cap.del 27. lib. tolfe ( come li etimo, vede) tutto da Diofcoride. Il che parimente panni , che faceflè Galeno al fello lib. delle facilità de fempli- ci . con quelle parole : l'Epimedio hà virtù di refrige- rare moderatamente, e parimente d'humettare buia acquea bumidità, e pero non hà egli veruna apparente qualità. Impiagato in sii le mammelle delle donne le conferva, nè le lafcia dilatare . Dicono che bevendo- fifàdiventare le donne iterili . Chiamano i Greci! Épimedio EVif^w: i LatiniEpimedium. Del Jifio, ò vero Gladiolo. Cof. 22, Nomi 1 B IL Xifio chiamano i Latini Gladiolo , & è così fia- ta quella fianta chiamata dalla forma di fpada , ch'hanno le file frondi. Sarebbe fiata fimile all'Iride, Ce le {rondi non fu/fero più brevi, e fi» jlrette , ap- puntate à modi di coltello, enervo/e. Produce il fufio d'un gombko , ri per il quale fono i fiori purpurei^ , di fanti l'imo dall'altro, e ordinatamente compartiti . Hà il ferne tondo ■ Genera due radici, l' una fopra l altri, fimili d piccioli bulbi, delle quali quella è mi- nore, ch'è di fono, e maggiore quella, che idi fopra. Impiagata con Incenfo , e Vino tira fuor del corpo 1 bronconi, le [pine, e le flette. Incorporata quella me- Q defima con farina di Loglio, e con Acqua melata ri* folve i pani, e però fi mette ella in fimilì tmptafirt . applicata provoca i me/triti. Dicono , che la radice , d'e nafte di fopra, bevuta con Uno rifveglia gli ap- petiti venerei, e che l'altra fa diventare fierile . Di- cono anco, che quella di fopra data 4 bevere con ac- qua, guari fee le rotture intefiinali de i fanciulli. XIFIO. fiori Monacuecie. Le frondi fono affai più corte, c più Hrette di quelle dell'Iride, venofe. &appuntate. ilfuftoèaltoungombito, nel quale ordinatamente fi veggono i fiori purpurei, lontani l'uno dall'altro di panfpatio, i quali nelle fattezze, efigura loro molto lì raflembrano à quelli dell'Iride, come che aflài più piccioli fieno, e d'un fol colore. Generano quefti nel maturarfi iHeme tondo, come dice Diofcoride . Sono le radici doppie, ritonde, comprefiè.comefu- fajuoli, bianche, ebulbofe, l'una fopra l'altra rico- perte d'un'invoglio fimile à quello, chefivede nelle radici del Zaffarano. Oltre à ciò quantunque feriva Diofcoride,che la radice di fopra lia maggiore di quel- la difotto ; nondimeno in quello, che nafee in Italia, fe ne vede il più delle volte il contrario . Difcordal'hifto- ria, che ne fcrive Plinio da quella , che ne recita Dio- fcoride perciochenafeere il Gladiolo nelle campagne dice Diofcoride, e Plinio affermò ritrovarli ne' luoghi acquafirini, cpaludofi. Il chemi dà facilmente da credcre,chc per il fuo Gladiolo intenderti Plinio quel- lo, che volgarmente fi prende per l'Acoro. Scrifìedel elidisi» Xifio Galeno all'ottavo delle facultà defemplici cosi {"'}woil dicendo: Laradice delXifio, e quella mafiime, eh e acn°" nella parte di fopra, hà virtù attrattiva, digeiliva, e difeceativa. Chiamano i Greci il Gladiolo X/piov: i Nomi . Latini Gladiolus : gl'Arabi kafiflon : i Tedefchi Schu- vertel : iFrancefiGlais, &Glayeul. Dello Sparganio. Cap. 23. HA lo Sparganio frondi fimili al Gladiolo, ma più frette, e più inchinate d tetra. Produce nella ci- ma del fufio certe pìllole , nelle quali è dentro il fuo feme . Bevonjiìa radice , e'I feme per limorfì de ì Serpenti . SPARGANIO. Gladiolo >> fu a cfami- ruuone._ NAfceil Gladiolo, il quale chiamano ì Gre- ci Xifio, abbondantemente per tutta Tolcana ne' campi trà le biade, e chiamanii volgarmente! luoi CRedcfi il Ruelli<5,che quella piata fia il vero Spar- GANio,che chiamano i più volgari SépliciltiSpa- „ationc tuia fetida, non accorgendoli , che quella , come fi dirà nel i nel fcguentedifcorfo, non è altro, che il Xiride de- "iÓ.ÌCÌ ^'"no da Diofcoride. E però non è in quello d'ac- cettare l'opinione del Ruellio, quantunque .altrimenti dottiffimo; imperochc la Spatula fètida, cosi chia- mata dal iuo noiofo odore, produce le frondi più lun- ghe, e più larghe del Gladiolo, diritte, e non inchi- nate à terra. Appo ciò lo Sparganio produce nella fommitàde' fufti alcunepillole, incui è dentro il Te- me ; eia Spatula fetida produce alcuni follicoli ri- quadrati, e lunghi quattro dita. Deferire Matthco rkodd Sfatico la Spatula fetida d'auttorità di Paolo Eginet- taj ilehepenfo che più predo fi fognaffe egli, quan- do con tanta diligenza compilava lelue Pandette, Fanno della Spatula fetida alcuni il fucco, & ufanlo per la rogna, e per le volatiche. Ma per ritornare allo Sparganio, io dubito non poco, fe la pianta, di cui è qui la figura, fiala vera, feben la maggior parte di coloro , che hanno fcritto delle piante, la tengono per tale; imperoche quefta fa le foglie, più larghe molto, c nonpiùilrettedelGladiolo, diritte verfo'l cielo, e . non ftratteper terra . Ondenelafcioilgiudicio anco- to w raà gl'altri Semplicifti. Scriffe breviffimamente dello eno.. Sparganio Galeno all'ottavo delle facultà de' femplici , cosi dicendo ; Lo Sparganio è ancora egli difeccativo. Chiamano i Greci lo Sparganio Xirxpyxnw :i Latini Sparganium: gl'Arabi Safarheramon . Del Xiride. Cap. 24, IL Xiride hd frondi Jimili all'Iride , 'ma più lar- ghe , e più appuntate in cima , dal mezJ(o delle quali efee il fufto affai groffi , alto un gombito , dal quale pendono alcune Jìlique triangolari, nelle quali è il fuo fiore purpureo, e nel mezxp raffino . Hd il fe- rme ne' follìcoli Jimili alle Fave, tondo, ràffio, & acu- to; la radice è lunga, nodofa , di raffi colore, la qua- le è utile alle ferite della tefta , & alle rotture dell' offa . Impiaftrata quefta medefima con la ter^a parte di Fior di Rame, con la quinta di Centameamaggio- re, e Mele, cava tutti i hvnconi, e le faette , che fo- no fitte nella carne fenica dolore alcuno : Impiaftrata con Aceto , fana i tumori , e tutte l'\infidmmagìoni . Bevefi trita con Sapa allo fpajìmo, alle rotture, alle faatiche, alle diftillaiioni dell'orina , & al fluì] 0 del corpo . Il feme bevuto al pefo di tre oboli nel Vino , è valorofiffimo à provocare l'orina , e nell'Aceto d fminuire la milx/t- In/ "W"VceiI Xl*1DE in P«U e diverfi luoghi d'Ita- 1\ "a> e maflimamente in Tofcana; imperoche, quantunque non manchino alcuni, che non voglio- j°iV ■eIlapianta' dicuièquilafigura(iala legitima delXuide, per non haver ella la radice lunga, roffa, enodoia. Noi nondimeno vedendo, che in tutte 1' altre note corrifponde al Xiride deferitto da Diofco- ride, non polliamo credere altrimenti, fenonchefia laverà, e mailìmamente iapendofi , che variano le rad,ci nelle piante fecondo i luoghi, eclimi, ove ellenaieono. Ha dato ancora fufpitione à molti che non da la vera, il feme ritondo diUimile dalle Fave macellali fofpettoper il te/limonio d'Oribafio, nel quale fi legge, (2po$ois , cioè fimile all'Orobo . Nel che confidandoci noi, &havendo il feme del Xiride I (come può effer noto à ciafeuno, che l'odora) un' odore limile à quel delle Fa ve frefche , credo veramen- te, che fi debbe leggere in Diofcoride : Hà il feme ne' tollicohd'odore limile alle Fave. Chiamanlo volgar- mente Spatula fetida; imperoche fregate lefue frondi con mano, lafciano un'odore affai fafiidiofo. Sonoal- Je cuni , che ne fpremono il fucco,& ufanlo perla rogna da e per le volatiche. Di quello fcrivc Galeno all'ottavo' >. delle facultà de' femplici, cosi dicendo: E'ilXiridc comporto di fonili parti: hà virtù attrattiva, digeri- va, edificativa, e quello non folamentefi ritrova nellaradice, ma molto più ancora nel feme, ilqualc puòvalorofamentefare orinare, efanare le durezze Nel quarto lib. di Diofcoride . 5<53 XIRIDE'. della milza. Chiamano i Greci il Xiride Xupìs: i La- timXyns: gl'Arabi Caforas: il volgo Spatula fetida: N°mi • iTedefchi Vuandtleufz kraut / liSpagnuoliLiriofpa- danal: iFrancefiGlajeulfavvage. Dell' Ancufa, Cap. 25. L' Ancufa , la quale chiamano alcuni Calica , Onoclea , hd le f ondi Jimili alla Lattuca , ap- puntate m cima, hirfute, afp,e, nere, copiofe , [parte per tutto appreffio alla radice per len a , e f pino/e ; la Jua radice e graffa un dito, la quale toccandojì altem- ■t. po della fiate imbratta le mani di fanguigno colore ■ nfee in luoghi graffi . Hd la fua radice virtù coftret- Uva: quefta cotta con Olio, e Cera giova aUe cattu- re del fuoco, rjr all'ulcere vecchie . Sana impiaftrata con polenta il fuoco facro , e con Aceto le vitiligini , e la fcabbia : applicata di fatto , fd partorire . Daf- Jt utilmente la fua decottione al trabocco di fiele , d i difetti delle reni , e della milita , al che dove fia la fibre , fi dd con acqua melata . Le frondi bevute con Vino ri/lagnano il corpo . Vfano i Profumieri la fua radice per ifpeffire i lor unguenti. Della feconda Ancufa. ' 0 Cap. 25. ; E un'altra Ancufa chiamata d'alcuni Alcibìadio e d'altriOncchi/ls , differente dallaprima , per bave- re ella folamente l e fi ondi minori , ma della mede/ima af- preKX." ■ fono-i faci rami fiottili nei quali è il fiore di color purpureo, che l'inchina al roffigno. Le radici fine fon lun- ghe , e rojfeggianti , dalle quali al tempo della metitura" di- ftilla un liquore fanguineo . Nafte in luoghi magri ,& are- no/i. Le frondi, e le radici fue mangiate, bevute àral- ligate giovano d ' motji de velenofi animali , e fpecialmen- le delle Vipere, & imperò fi dice , cheSmafiicando alcuno N n 2 le fue H Anc'jfe , ' lóro eiami' natane. 564 le fui fiondi, e Jputandok'pofcia in faccia d' uno ani- A male ■veleno/o , fubito l'ammazx." • Della terzji Ancufa, Cap. 27. L'Anatra detta ter^a fpecie è JZmile alla preceden- te, hà U femt rofftgno, e minore . Quefio ma- nicato, e fiutato in bocca delle Serpi , le ammazza. Bevendofi della fua radice il pefi d' un acetabolo con Hifìopo, e Najlurtio , caccia fuori del corpo 1 -vermi- ni larghi. , r-T-iRe fonole fpecie dell' Ancusa, che nel preferite: I luogo ne fcriveDiofcoride, quantunque appref- t foPlinioal20.&2i.cap. del 22. libbra, fe ne nuovi ancora una quarta fpecie, laquiilc chiama egli Ancu- fa falfa, molto umile à quella della prima fpecie, co- me che Caperò ella più hirfuta, pm lanuginofa, e man- co "ratta , & habbia le f rondi più fottili , e più langui- de dell'altra , Quella quarta fpecie veramente non ho vedutalo, ma ben l'altre tre in più, e diverfi luoghi d'Italia, e cavatone il fucco rubicondo dalle radici loroal tempo della fiate. Producono tutti 1 fiori qua- fi per tutto il fufto , che nel chiaro purpureggiano.non ■mari divinili nella forma loro da quelli della volgare Buglofla, come che alquanto pm roffign., e mù aper- ti CommemoròGalenoalfeftodellefacultade fem- < plici , tra le fpecie dell'Ancufe ancora la JLicopfide , del la quale fi dirà nel feguentc capitolo, cosi dicen- do • L'Ancufe fono di quattro fpecie,ma non pero han- noelle una virtù medefima; imperoche quella, che chiamano Onoclea, hàlaradicemolto nfngerativa , e difeccativa , coftrettiva , & amaretta , atta veramen- te àcondenfarei corpi, & ad elìenuarli alquanto , e parimente ad aftergere la colera , Ma nelle {rondi non Difcorfi del Matthioii A N C V S A A N C U S A I. D è tanta virtù , quanta nella radice , quantunque anco- ra eflé difecchino , e coftringono . Quella, che chia- mano Licopfide, refrigera anch'ella , e difecca , c mol- to più coftringe la fua radice di quella della Onoclea. Ma l'Onoclea è più calda, cpiùmcdicamentofa: im- peroche hà un poche'tto più dell'acuto al gufto. Più calida Nel quarto lib. di Diofcoricle. 565 calida di quella è.Ia minore, piùamara, e più me- dicamentofa. E' flato detto di fopra , che la qualità acerba mef^olata con amaritudine può facilmente o- perare tutte fe cofe predette , è però è utile al trabocco delfiele, àllemalatiedellereni, &ai difettofi di mil- za . E' refrigerativa, & imperò applicata con Polen- ta giova all'erifipele. E' oltre à cioallerfiva non fola- mente bevuta, ma ancora applicata di fuori , e però fana ella le vitiligini, e la rognacciacon l'Aceto; le quali operationi tutte fono della radice; imperoche lefrondifono aliai meno valorofe, quantunque elle non fieno però prive di virtù fecca , e coftrettiya. 11 che nedimoftra ilfanare, che fanno elle de'fluffi , quando fi bevono con Vino . Quella ; che fi addiman- da Licopfide, fi conviene nel modo medefimo all'eri- fipele, & hanno le fue radici virtù più coftrettiva del- la Onoclea. Quella, chechiamano Onochile Alci- biade, hà virtù più medicata; percioche nel gufar- la è ella molto più acuta, egiova affai bevuta, &im- piaftrataà coloro, che fono flati morduti dalle Vipe- re. La quarta finalmente, la quale è picciola , e priva di cognome, è limile all'Alcibiade , ma vera- mentepiù amara, e più medicamentofa ; eperòè ella convenevole per li vermini larghi del corpo, quando fi beve conHifsopoeNafturtioal pefo d'un acetabolo. C Chiamano i Greci l'Ancufa A'Xowra: i Latini Ancu- fa: iTedefchiRodtochfenzzung: li Spagnuoli Soa- gem : i Franccfi Orchanette . Della Licopjìde. Cap. 2$". LA Licopfide , là quale è ancora d 'alcuni chiamata Ancufit produce le fiondi più lunghe Mia Lattu- ca, piùafpre, piùlarghe , e più grojfe , lequali appref- foallaradicericaggionoverfoterra: iloti fitjlo èlungo , diritto, ruvido, ehìrftèto , dal quale nafeono affai ra- mufcelli pelofi , dì lunghezza d'un gombito . Produce il fiore picciolo, e purpureggiante ; la radice nel colore rof- feggia , e nel fapore è correttiva : nafie nelle campa- gne. La radice impiafirataconOlio medica alla ferite j D e con farina d' Orxji al fuoco /acro . Unta con Olio fà fudare . Dell'Echio. Cap. 29. lt /^Rederei 10 (come veramente fi crede ancora il mi- V_> Ruelho, e parimente il Fuchfio; chefode la [ Licopside quella volgarifsitna pianta, che pren- dono gli Speciali univerfalmente per tutta Italia, per laCinoglolsa, fela radicefua fufsc rofsa , enonbian- ca, lefrondi afpre, e non lifeie, piegate à terra, e nondiritte, eilfullo ruvido, e non morbido , e fe Plinio non me ne dimoftrafse ancora apertamente il ;one contrario. Ma il veder io, che Plinio all'undecima reca- capo del 27. libbra trattò particolarmente della Lico- pfidc, ediqueftafpeciedi Cinoglofsa all'ottavo del 25. parimente per particolare hiftoria, fon coftrettoà tener diverfa opinione. Più torto mi muovo à crede- re che fia Licopfide una pianta molto limile all'Ancu- fa, & imperò commemorata da Galeno, ed'Aetio tràl'Ancufe, come nel capitolo precedente dicem- mo. Io hò più volte veduta una pianta nelle campa- gne ne' tetreni magri, tanto fimile all'Ancufa , che appena fi difeemeva da efTà . Ma perche più altrove che in quefto luogo farà convenevole di dichiarare qual fia la vera Cinoglofsa, e fe per Cinoglofa fi pofsa prendere quella , che volgarmente s'ufa al proprio ca- pitolo fuo nel procefso di quefto libbra lafciaremo à dirne à fodisfattione di ciafeuno . Crefce dunque M« ( diceva Plinio,) la Licopfide con fiondi più lunghe, a epiùgrofsedellaLattuca. Produce il furio lun^o cori moiri hirluti ramufcelli , di lunghezza d'un gombito , e il filile picciolo, epurpureo. Nafce nellecampa- gne. La Licopfide chiamano i Greci Aàce^i'fi iLa-- tini Lycoplis. L'Echio , il quale chiamano alcuni Alcibiaco , hà lefrondi lunghe, hìrfute, alquanto fonili , e fi- mili' à quelle della Ancufit , ma minori , roffette , graf- fe, e fpinofette. Hà molti, e fonili ramufcelli, e da ogni parie di quelli fono alcune frondicelle aperte , pen- nate , e rojjeggianti, le quali tanto fono più minute , quanto fono nel più alto del fufìo . Produce i fiori pur- purei appreffo alle frondi , da i quali fi genera pqfcia il feme fimile di forma d i capi delle Vipere . E' la fua radice neregna, e men graffa d'un dito , la quale bevuta con Vino -, non folamenie guarìfeè coloro , che fono fiati mordati da i Serpenti, ma non laf eia mor- dere, chi prima fe la beve . Il che parimente fmno le frondi , e'I feme . Mitiga l 'Echio il dolore de ì lombi, & bevuto nel Vino, ò vero in altre bevande, genera latte affai nelle mammelle . ECHIO. Ut* vi, "0 L'EcHioffecondocheriferifceNicandronelleThe. riachc)èllatocosichiamatoperhavereegliilfe- fo,hiflorìa! me limile à i capi delle Vipere,& efsere valorofo medi- camento à i morfi di quelle; imperoche s'^k in Greco non vuol dir altro, che Vipera. E' oltre à quello, fe- condo che pure riferifee egli, (tato chiamato ancora, Alcibiaco; imperoche dormendo un giorno fopra una via un certo huomo chiamato Alcibio, e quivi efsen- doeglimoiduto da una Vipera fotto un ginocchio , fvegliato dal dolore; econofeendofi efsere ftato feri- to dal velenofifsimo animale, tolfeper boccailfucco dell'Echio , e mefse l' nerba , da cui l'havevaegli fpremuto, in sii la morfina, e cosi fù liberato dal ve- leno. Dal che fùpofeia l'Echio cognominato Alci- biaco, perefsereefso Alcibio ftato il primo, chedi-' moftrafsequanro fufsc valorofo. l'Echio à i morfi dei Serpenti , Numenio antichifsimo ferktore riferifee M m 3 ritro- 566 Difcorlì del Mattinoli ritrovarti dell'Echio due fpecie, delle quali dice chia- . marfi il minore Ocimoide, perhaver frondi fimilial Bafilico, e l'altro, il qual produce le frondi fpinofe , nominarfi privatamente Echio. Delche pare farfede Diofcoride, perhavei fubitofottoal capitolo dell'E- chio medo l'Ocimoide . Allude à tal fentcnza pari- Errore di mente Plinioaljj.capodel 25. libbro, cosi dicendo : Plinio . L'Echio è di due fpecie , uno cioè, che ctefce con fron- di limili al Pulegio, el'altro, che leproduceconuna certa lanugine fpinofa,nel quale fono certi piccioli ca- pi fimilià quelli delle Vipere . Ma non però pcroue- ftofeppeegli, chel'Alcibio fu (Tè il medefimo , enei' Echio ; percioche al quinto capo del 27- libbro affer- mò non fapere, che cofa fi fulTel'Alcibio, per non riaverne trovata hiftoria da fcrittore alcuno : il che di- mofira, che non havefle egli veduto Nicandro, e Diofcoride diligentemente. Oltre à ciò non e piccio- la maraviglia il Benfare, che la fagaciffima natura habbia prodotto l'Echio con tede di Vipera , notifi- candocosiàgl'huominide'quali e ella amorevoliflì maprottetrice, eder total pianta valorofo rimedio ài morfi dicosivelenofi, emortiferi animali. Hò que- lla pianta più volte veduta io, e ricoltone il feme uro Viperino inTofcana, einfù'l territorio di Trento , e nel contado di Goritia . E'pianta molto fimilealV Ancufa minore, emolti la chiamano Bugloda fal- vatica. Produce i fiori, cirenei rollo purpureggia- no, da mezzo il fufto fino alla cima tre pìcciolelron- di, e'1 feme nero, e minuto, limile alle tefte delle Vi- pere.- Dell'Echio nonritrovoio, chcfacedcmentio- nealcuna Galeno ne'libbri ; che fcriflc delle facilità de'femplici 5 quantunque Paolo Eginetta lo ferivede egli imitando Diofcoride. L'Echio chiamano i Gre- Nomi. ciE^ioc: i Latini Echium: iTedefchi Vuildochfenz zung: li Spagnuoli Ycrva della bivora. iTrancefi Bu- glofléfavvage, ò vero langue de Bove . * Dell' Ocimoide , cioè Bafilico Salvatico. Gap. 30. L'Ocimoide , il quale chiamano alcuni Fileierio , produce le fi ondi Jimili al Bafilico , & i rami hit fitti, ahi una /panna, ne i quali Ji generano le Ji- lique , fintili à quelle del Jufquiamo , piene d un feme nero, finite à quello del Melanthio . Qiiefio bevuto nel Vino hd ■virtù conlra à i morjì delle "vipere , àr d'ogni altro xielenofo ferpente . Daffi nelle /cianche con Min ha , Mele, Vino, e Pepe . L* fua radice è fittile, e di nìun -valore. NAfeeil Basilico falvaticocopiofamenteinogni luogo d'Italia, e maflìme tra le Biade con fron- nicion». di fimilial domedico; rami hìr futi, riquadrati , e piti alti d'un palmo, nelle cu i fommitànafeono i fiori bian- chi, cqualchevolta rodi purpureggiami, i quali (ì tacque Diofcoride, e dopoquellivi firitrovano alcu- ni vafetti limili à quelli del Jufquiamo , dentati per in- torno nella bocca, dentro ài quali fi ritrova un feme nero, quafi fimile àquello del Melanthio. Ricolgon- fi quefti vafetti così latti dalla natura, quando fon fccchi, dainoftrifanciullidi Tofcana; imperoche, quando fono vacui di feme, foffiandovifi dentro con lelabra, furfolano acutiflìmamente. Fccedell'Oci- moide memoria Nicandro nelle fue Theriache tra le fpecie deli'Echio,cosìdicendo: L'Echio è di due for- ti, uno che produce le foglie fpinofe limili alf Ancufa; e l'altro minori, fiore purpureo, efulto lanuginofo, ocimoide con capi fimilià quelli delle Vipere. Scrine deU'Oci- fcritt» d» moide Galeno alla fine dell'8.1ib. delle faculta de lem- Caitno. plici) cosj fia quella pianta, che s'avolge attotno alle fiepi , che fà i fiori bianchi à modo di campanelle , poco minori deGigli. Quefta chiama Plinio Convoluolo al quin- to capo del vintelìmo primo libbro , dicendo: Che lanaturaimparava àfarei Gigli, quandoclla fece i fiori del Convoluolo. Chiama no alcuni quelto fiore ( come ingannandofi fece Servio Grammatico) Li- guftro. Mafenedimoftrò l'errore di (opra al pro- prio capitolo nel primo libbro. Scrifle dell'Helfi- ne brevemente Galeno al fello delle facultà de i femplici, cosìdicendo: L'Hclfine chiamata Ciffam- pelos, hà virtù di digerire. Chiamano i Greci l'Hel- iincCiftàmpcIos E\|f«i xio-axrnkx : i LariniHelxinc , r Ciflampelos; gl'Arabi Aclinù Tedcfchi Mietei vvind; li Spagnuoli Campartela yerva . Dell E latine . Caf. 42. L' Elatine hàfrondifimili all' Helfine , ma minori, pe- lofe, epiùionde . Sonoifuoi ramufcellìfoiiili , lun- ghi mia fpanna , dì numero cinque , overfti ,pienidifron- di dallaradice in su, al gufìo correttivi. Nafte tra le Biade ,ene'colli . Giova à i iìupfi , & all' infiammagioni degl'occhi , quando fi tritano le f roridi, e vi s'impìaflrano con Polenta . Bevuta la decotlione ,g:ova alla diftnteria. U E L A T 1 N E. Hel fini- Aia efa oatìone ■ Opiir d'alcun Htlfi, Galeno Sor. o 574 Elau'ne , i fua efami- lUtionc . Ftatiiie fcritta da oalctiu . Nomi r SOno alcuni, che vogliono che I'Elatine fia quella pianca , che chiamano alcuni moderni Nu- molaria. Et altri vogliono, che ella fi a quella , che noi chiamiamo Solbaftrella , e Pimpinella, dicui è l'ufo pei l'infalate. Ma in vero ( per dirne quanto io nefento'jnon mi piace ne l'uria, ne l'altra opinione; imperoche parimente la Numolaria non fà le fiondi pelofe, e non nafee nelle giade, nè in luoghi colti- vati, ma per lo più nelle rive de fo(Ti, emaflimamen- teoveilterrenofiahumido. Appo ciò la Pimpinella fà molti pili ramufcelli, chefei, tuttiftrati per terra., &hà le lue frondicelle per tutto all'intorno intaglia- te, come una flella. 11 Ruellio dice, che in Francia la chiamano Rapifìio, e che i villani l'ulano il ver- no nell'infilate in cambio di Raponzoli. Ma fe ap- preffòàiFranceli il Rapitilo è quel medefimo, che noi chiamiamo Rapaltrello , io sò per cofr. certa, che non può in modo veruno edere I'Elatine . La quale fe nalca, ò non nafea in Italia , non sò però affermare. Scriffene Galeno al 6. delle l'acuità de femplici, così dicendo: l.'Elatine poco infrigidifee, 9: è poco co- rrettiva. Chiamano i Greci l'Eiaiinc Ekutì'kii : i La- tiniElatine : gl'Arabi-Athin . Dell'Eupatorio . Cap. 43. L'Eupatorio è /Sfolta, e produce unfol fu/lo Jegno- fo, nereggiante , diritto, fittile, hirfuto, hmgoun gombito, e qualche volta maggiore , sii per il quale fono le fiondi diftinteperintenwllijìmili à quelle del Cinque- foglio, òpiùprejìodel Canape , divife in cinque, over più partì, nereggianti , e dotiate per intorno. XI feme nafcedalmexo del fu/lo in sù, pelofo, pendente verfo terra, & appicca/i quando è ficca alle veftirnenta. Le fion- di pejle, èr applicate congraffo di Porco , medicano l'ul- cere , che malagevolmente Jì confondano . Il feme , o ve- ramentel'herbabevutaconVino , conferifee ài difetti del fegato, alla difenteria , & dimorfi delle Serpi. Chia- manoalcuni, errandomanìfeftamente , l'Eupatorio Ar- gemone; imperoche queft a , come habiìamo dimoflrato , è digran lunga diverfa dall'Eupatorio . P Rendono alcuni, anzi quali la maggior parte de gli Speciali, per l'È upato r 10 una certa pian- ta, che nafee nelle rive dell'acque, e ne gl'argini de' foffi alta fino à tre gombiti, le cui frondi fono, quan- tunque maggiori , raffcmbrevoli à quelle del Canape» bianchiccie, pelofe, & al gullo amare, llfufto è lofligno, tondo, folido, epelofo, intorno alqua- le, ove nafeonoi rami, fono molte concavità d'ali . Nafcono i fiori à modo d'ombrella aperta nella fom- mitàde'fufti, di colore incarnato, e quali come quel- li dell'Origano noltro( quantunquefalfo) d'Italia, i quali nel maturarfi fi fpiumano, e fe ne volano all'a- ria. La radice, da cui affai altre molto piti picciole germinano, è inutile, e di niuno valore . E quan- tunque l'appiano, che'l "ero Eupatorio de'Grcci fia quella pianta, che noi chiamiamo Agrimonia , come chiamavano ancora alcuni al tempo di Diofcoride ; nondimeno pernonufcrredcl loro antico trotto, ma- lagevole fe lo lafciano perl'uadere per l'ufo delle com- polìtionitratteda'Greci. Nè però quello dico io per vituperare l'Eupatorio loro, il quale è qucll'iiteffò , lopatotiod' che aeferive Avicenna, ma folo perche fi renda à ciaf- Avkcnua. cuno il luogo fuo. Iosòben certo, che per quanto ne inoltra l'amaritudine delle frondi, e l'aromatico odore di tutta la pianta del non vero, nell'aprire l'op- pillationi, e nelì'incidere i graffi , e vifeofi humori , non può egli efiere fe non valorofiffimo . Ma non pe- rò pollo io affermare, chefiail vero Eupatorio de i Greci: nè manco, che fi ritrovi folto alcun nome fcritto ne'libbri de gl'antichi, fe non in Avicenna . Quantunque ( come à bafìanza dicemmo nel fecondo libbra ) fi perfuada falfamente il Ruellio , che fia l'Hi- droppepe di Diofc. Oltre à ciò l'Eupatorio fcritto da Mefue è affai diverfo dall'uno, c dall'altro de'predet- Difcorfi del Matthioli EUPATÒRIO. Eupatorio, t iuaei'arni- EUPATORIO COMMUNE. m tis pcrcioche produce da una radice più furti , con Eupatc fiondi limili alla Centaurea minore, ma dentata per diMdue intorno; i fiori nella cima de'fufti , gialli , e lunghetti, Nel quarto lib. comporti in bellifTima ombrella, limile à quella dell' A Helicrifo. Quello chiamiamo noi Sanefi nerba Giu- lia, la quale per ucciderei vermi infondono la notte le noltre donne nel Vino bianco, e dannone pofcia lamattinaàbereàfanciullimezzobicchiero con mi- rabile fucceflTo . Nafcequeitonellccampagne, eper miogiudicio, é egli il vero Ageratofcritto in quello iftelTo libbra da Diofcoride, percioche in ogni fua fembianzafegliralTomiglia, quantunque non man- chino di queIli,chedifcordano dalla mia opinione,tra i quali è l'eccellentillìmo Marini, il quale hà comme- tato tutto il trattato de'iemplicifolutivi di Mefue. Ma 15 fe habbi egli bene, e diligentemente efaminato l'A gerato, lo diremo di fotto, dove al proprio capitolo faremo il difcorfonoflro. Ma in quello mezzo vo- glio ammonire i lettori, che voglino diligentemen- te rimirare la figura, che per l'Eupatorio di Mefue trapiantò egli da'nollri ne'fuoi commentar]: il che facendo loro, conofeeranno agevolmente, come fi fia ben egli efercitato nell'hilloria, e facoltàdelle piante; imperoche non trafpiantò egli dal nollro Diofcoride l'Eupatorio di Mefue, la cui figura ftì po- lla da noi nel capitolo dellWgerato al primo luoco, chiamato da noi in Tofcana, Herba Giulia , ma un' altra molto diverfa, chiamata da noi Agcrato fccon- C do. Ecosìallevolteinterviene, che mentre chevo- gliamo coltivare gl'altrui giardini, ci diamo della Zappa in sù'l piede . Diquiadunque impalino colo- ro, che feguitano gl'Arabi, come habbiano à pre- parare i medicamenti , ritrovandofi tre diverfi Eupa- tori. Fàlorodibifogno, che ne'compoliti di Meluc mettano il fuo : in quelli d'Avicenna il fuo; & in quelli dì tutti i Greci, l'Agrimonia. Mavogliopcrò avvertire gli Speciali, che non voglino in quello fe- guitare il Difpenfario del Cordo, per fcrivcre egli l contrala verità ( per quanto porta il mio giudicio,fal- vandofemprelapacefua) nella compolìtione delle Pilloleaggregativc, e parimente del Siropo d'Eupa- D torio , che per l'Eupatorio di Mefue vili debba mette- re la Giatiola, chiamatad'altriGraiia dei, impero- che quella, oltre al folvere del corpo, che fà ella con non poco travaglio, non hà conformità veruna conqucllo, nè nelle fembianze, nè manco nelle fa- cultà; imperoche perfolverella con grandilTimo im- ,peto, e difturboil corpo, indcbolifce non poco il fegato, e l'altre membra interiori . Ma per tornare all' Eupatorio commune , egli hà veramente virtù da non farfene beffe ; imperoche fcalda , alTottiglia, adèrge, taglia, &aprc. Pcftanfi le foglie, ecavalìene il fuc- co, del quale fecco al Sole, fene fàTrocifci, i quali fono utili in molte cofe nelle medicine. Ladecottio- £ ne dell'ifteflo bevuta , e parimente il fucco vale à tutti i difetti del fegato caufatidall'oppillationi. 11 perche fi danno utilmente nell'hidropifie, nell'enfiagioni u- niverfali, nel trabocco del fiele, e nell'oppillationi , e durezze della milza. Dalli il fucco à bere con pro- fitto grande perle pofteme fredde dello ltomaco , nel cheè parimente buonal'herba impiastrata di fuori. Giova la decottionedell'herba alle febri lunghe , e flemmatiche caufate dall' oppillationi. Provoca la medefimai mellrui, e guarifee la rogna , &ilpruri- to, e maflimamente cotta con il Fumufterre nel Siero di Capra. Nel che il fucco è molto più valorofo, il quale bevuto molto vale ne'principj della lepra . 1 fio- p li fanano applicati le ferite, e l'ulcere, e facendoli fumo con l'herba fecca fi feacciano tutti gl'animali velenofi. Dicefi eflèr ilato conofeiuto da'eacciatori, ■ che i Cervi feriti dallefaettcfi fanano pafeendofi di queft'herba, la quale fi conviene utilmente alle Pe- core , & altri animali quadrupedi per la lolle , e per la ftrettura del fiato, e però fi dà utilmente à i Cavalli bolfi, & addolorati. 11 fucco al pefo di due oboli , 0 prefo in Pillole ammazza i vermini del corpo . L'illef- fofattodifrefcoliongecommodamentecon Sale, e con Aceto per cacciar via la rogna. Fece del l'Eupa- torio mentione Galeno al fello delle facultà de fem- di Diofcoride. 575 POTENTILLA. plici, cosìdicendo: L'herba dell'Eupatorio è com- porta di parti fottili, & hà virtù fuori di manifefla ca- lidità d'incidere, e di mondificare, laonde apre, e netta l'oppillationi del fegato, al quale giova ancora fortificandolo, con una certa parte , che hà del co- ftrettivo: Quello tutto dell Eupatorio fcrilTè Galeno. Raflembra li non poco nelle fattezze fue all'Agnino- po entij| nia quella pianta, che molti chiamano Por en til- rUj h"(iura;'a, la, quantunque produca ella le frondi pclofe, verdi cvirtù. difopra, e verfo terra bianche , &i tulli, che fe ne vanno per terra, come di quelli della Pelofella, con fiori la (late di color d'oro, fimili à quelli del Ran- nuncolo, chenafeene gl'horti, ciafeuno attaccato da per fe al fuo picciuolo ; la radice di fuori è ralli- gna, e di dentro bianca . Nafce lungo le ftrade, & in luoghihumidi. E' tutta la pianta al gullo valorofa- ir.cntc coihettiva , e difeccativa , e però fi può dire, che ella polla riftagnareimcftrui, e parimente la di- fenteria, e tutti gl'altri flufli del corpo . Il che ( come diconoalcuni) là ella mettendoli nelle fcarpe lottole nude piante de'piedi .Dadi utilmente à bere negli fpu- ti del l'angue , e vale la decottionedcllherba fatta nel Vino, e bevuta per li dolori di fchena, e di corpo. La polvere della fecca bevuta con la fua iltell'a acqua lambiccata vale ne'flullì bianchi delle donne . Nel che opera maggiormente dandoli con Coralli, e con A- voriopolverizato. Lodanlaalcuni molto nelle rot- ture intellinali , cosi ufata ne'cibi, come nelle be- vande. Conlolida le ferite, e parimente l'ulcere, e fpecialmente quelle della bocca, e delle membra ge- nitali . Tenendoli in bocca la decottionc fatta nell'A- ceto, e lavandofene ferma i denti (modi, elegengi- . verilaflate, e fana il dolore de'denti. Gargarizata con Alume rillaura l'ugola cafeata. E' cola vera- mente maravigliol'a, che legata in sù le palme delle mani, e fotto le piante de'piedi, fpegne il calore di tutte le febri. Chiamano i Greci 1' Agrimonia . ' EVawSiMi', & HVaTa/uo!' : i Latini Eupatorium, & Hepatorium: gl'ArabiCafat, Cifit, &Gafet: iTe- defchiOdermenig: li Spagnuoli Agrimonia: iFran- cefi Aigremonie. Del l 576 Difcorfi del Matthioii A tiliqUcFo- j?lio, e. iua Errore del -Maturilo. Errore di Plinio . Del Cinquefoglio. Cap. 44. ILCìnqucfogliohài rami fonili, come fifiuchi , lunghi unafpanna, ne quali è il jeme . Le f rondi fono Jlmili 4 quelle della Menta , ér in cìafcun picciuolo ne fon cin- que , e rade volte più , dentate per intorno. Il fiore nel pallido gialleggia, come di color d'oro . Nafce in luoghi ac~ quafirini , ér appreso à gli acquedotti . E la (ita radice rofjigna, lunghetta, ér alquanto più 'grojja dell' Helleèo- ronero, laqualeèutile àmoltecofe . Ladecotttone .della radice bollita , fino che fene confumi la terzjiparts ,'tenen- doji 'in bocca , mitiga il dolore de' denti , e lavandofene la bocca -vi ferma l'ulcere corrofive : lenifce gargarizzata l'aj- prexxA della canna del polmone', giova alla difenteria,& B altri fiuffi dicorpo : bevuta conferifee alle feiatiche ; & al- tri dolori di giunture. Cotta nell'Aceto, ér impiajirata, ferma l'ulcere ferpiginefe : rifolvele fcrofole , ì tumori , le durezjie , lepojleme, l'enfiagioni, efana il fuoco fid- erò , Jereduvie delle dita , le pofleme del federe , e laro- gna : Il fuoco cavato dalle radici, quando fono tenere , vale ài difetti del fegato , e de! polmone , e coniraimor- tiferi'vsleni . Bevonji le pronai con acqua melata , è vero con Vino inacquato , & unpoco di Pepe nelle febri periodi- che; cioè nella quartana , quelle di quattro ramufcelli ; nella ternana, diirè; enella quotidiana, d' un fiolo . Bevute le medeftme fondi trentagiorni conii?iui giovano al mal caduco . Il fuoco delle f rondi bevuto alquanti giorni C alpefodltrè ciathi, giova prejìiffimamente al trabocco difiele. Lefrondi impiaftrate con Mele , e con Sale va- gliano alle ferite, éralle fi/Iole , e giovano alle rottu- re interinali . Riftagna il Cinquefoglio ì fiuffi del fian- gue , tanto bevuto, quanto applicato di fuori . Coglie/i finalmente per le purgatimi de' peccati, per- gl' incan- tejtmi, e per la caftìmonia, OUantunquc feriva Diofcoride d'una fola fpecie di C I N Qji efoglio , nondimeno di quattro ìpecie n'ho veduto io ài tempi noltri in Italia. Delle quali il maggiore è queli'illefio, chequi commemo- ra Diofcoride. 11 fecondo none dal primo in altro difllmile, fenon che le fue fiondi biancheggiano, e - parimente il fiore. 11 terzo è picciolino, bianchiccio, eper lo più fe nevàferpendo perterra. Et ilquartofà le fiondi di figura limili alla Vite, intagliate in cin- queparti, chiamato da chi Diapenfia , e da chi Sa- nicola. Produce qucltonelle-fommitàde'fuìti, e pa- rimente degl'altri ramufcelli alcuni bottoni, che nel verde biancheggiano, lìmiti naturalmente alle Fra- ghe. Quello della prima fpecie nafce per lo pili ap- pretto à i rivi, &à i folli dell'acque. Produce fulti lottili, nc'quali doppo allo sfiorire de'fuoi aurei fio- ri, fi ritrova fenfatamente il feme. Hà però ogni pic- ciuolo cinque fiondi lunghette, quafifimili alla Men- ta, ma più lungamente per intorno dentate. E'iafua radice frefea ralligna (quantunque lo rileghili Brafa- vola) come dimoltra quello, che più volte hò cavato àGoritia lungo la folla, che la circonda, divifa m più rami, e maggiori di quelle dell'Helleboro nero. Etimperònonmipoflo, fenonmolto maravigliare, che'l dotto Manardo da Ferrara , cosi facilmente fi perluadefl'e, che fuffe il Cinquefoglio vero la Tor- mcntilla, la quale rariffime volte fi ritrova con meno di fette foglie: & il Cinquefoglio per lo contrario po- chiflime volte fi ritrova con più dì cinque. Qiicito de- vehavereleradicifimili à quelle dell'Helleboro, fe ben più grolle s e quella le produce brevifiime , graffette, e nodofe. La Tormentilla nafce per lo più in luoghi Iterili, e ne gl'altiffimi monti; e'1 Cin- quefoglio ne' piani , apprelìò à gli acquedotti; il che manifeftamente dimolìra eiierfi di gran lunga qui ingannato il Maliardo . Oltre à quello non poffo non maravigliarmi , che fcriveffe Plinio al nono capo del 15. libbra, che il Cinquefoglio fia conofeiuto da ciafeuno per produr egli leFraSn« imperoche di quefta bugia ne fà teltimoniol'iltcl- fo Cinquefoglio . Se ben vuole il Brafa vola, al quale C I N Q_U E F O G L LO. D io non mi poffo accommodare,che insù quel diVero- na li ritrovi Fragaria con cinque frondi,e che di quella habbia intefo Plinio, per efière ( comj dice egli ) fiato Verone- Nel quarto lib. di Dofcoride. PENTAFILLO BIANCO. A FRAGARIA 577 Veronefe. Mà non per quello falciato di riprendere runo,c l'altro di loro, fin che non veggia qualche pian- ta di Cinqucfoglio, che produca le Fraghe. La quarta fpecie che poi chiamano Diapensia ufano aflai Chi- rurgici Tedefchi nelle bevande delle ferite intrinfechc, delle rotture, e delle fittole, &inogn'altra cofa,ove fi convengano leConfolide. Ma è da faperc, che que- lla Sanicola non è quella pianta , che produce pur cin- quefoglie, eh radicebianca congrand'arteintarfiata dalla natura , della quale dicemmo di l'opra al capito- lo de! Sinfito: ma di gran lunga lontana. Ladecot- tionedel Cinquefogliocolto inluoghi aprichi, efec- co all'ombra con diligenza, vale mirabilmente àpro- hibire , che non fi generino le pietre nelle reni , beven- dofene, purgato chefia prima il corpo , il mefe di Mag- gio, e di Settembre per venti giorni continui, quattro £ oncie per volta, la mattina à digiuno . SctiiTe del Cin- quefoglioGalenoall'8. delle facultà de femplici, cosi dicendo: La radice del Cinquefoglio difecca grande- mente, e non è punto acuta , e però è ella molto in ufo, come fono tutte quell'altre cofe, ch'eflendo compo- fle dì parti fottili, difeccano fenza mordicare . E' dun- que quella radice difeccativa nel terzo ordine, ne hà alcuna calidità, ch'evidentemente fi polla conofeere . Ma havendomi il Brafavola ridotto quiàmemoria le Fraghe, non hò voluto che'l noftro giardino ne retti fenza . E però dico , che la Fragaria fi può conftitui- re pergl'efperimenti, che fe ne veggono, frigida nel p primo, cfeccanelfecondoordine. Quella confolida lefcrite, e parimentel'ulccre : rillagnailfangue, ane- limi, & i flutti di corpo : provoca l'orina, e conferifee alla milza. La decottione tanto della radice , quanto dell'herba , giova bevuta all'infiammagioni dei legato, emondificalereni, elavefcica. Lavandofenc la boc- ca contorta le gengive, ferma il catarro, & identi fmoflì. Le Fraghe poi oltre all'edere molto aggrade- voli la Hate ne' cibi , confcrifeono à gli (lomachi cole- rici , e fpengono la fete . Il lor Vino medica l'ulcere ca- lide della faccia, e chiarificagli occhi, quando vi fi D mette dentro, efpegnevi l'mfiammagioni, e dilecca i quofi del vifo . Non manco mi pare d! lafciare di dire della fcufragia ridottami hora a memoria dalle Fra» he quantunque fe la tacettè Diofcoride con gli Greci fuoi O 0 fucccf- 57§ B fucceffori. E però dico, chel'EuFRAC-uè unjhcrbet- Eufr»»». « ta,laqualecrefce co mmunemente all'altezza ci un pal- luihiftoria, m0noncrefpe, e minute frondi tutte per intorno lot- eviItl'" tilmente dentate, algWtoitittiche,&al quanto ama- rette: produce i fufti fortili, e roiìigm, Sita ai colorbianco, che ritira alquanto trai giallo, e lpurr pureo, e rare volte iì ritrova l'E ufragia fiorita più pre- ito, che nel fine della fiate; nafce ne prati . Lodali nroltotantomangiatafrefcha, quanto fecca per tutti «l'impedimenti ch'offufcano il vedere , per lo che tare éneceftàriouiarla lungamente ne cibi. Sono alcun che al tempo della vindemia ne fanno il Vino, come il coftuma di fare co» l'altr herbe , di cu. fcrivendo Ar- naldo: 11 Vino dell'Eufragia (diceva; fi fa ponendola nel modo. L'ufo del quale fàring.ovenire ci occhi de vecchi , e leva via ogni ter difetto , cV impedimento di qualunque perfona di qual fi voglia età, quando pero licauhno dalli difetti da materia frigida, e grolla . fc fanpi, che fono ltat'alcuniquafi lungo tempo ciecni.e con l'ufo d'un'anno di quello Vino lifonopofcia ral- luminati . E'queft'herba calida ,e fecca , e per .feccia! dote della natura confenfee sigli occhi Quando la fua polvere lì mangia in tortelli di tuorli d ova , o veio che li beve con Vino, fàimedefimi effetti . h noi riab- biamo teftimonj degni di fede, iy»Ti non Pievano leggere fenza occhiali, e con l'ufo dell Eufragia lefie- to pofeia lenza elfi ogni fottiliffirna lettera . rutto que- ( Ilo dille Arnaldo. Chiamano il Cinquefoglie- 1 Greci Nomi. x\iìTà7J> , ma più corte , e piuflret- n,lafpìgafimile al Loglio: fufti lunghi fei dita., che tfeono d'intorno aliar adice , confrover otto Spighe ;. Na- tene campi, e net tetti fatti di nuovo ■ Bevuta, n Imo ftitiiwijiagna i fiufft M co,po,de meftrui, e dell orma . Dicono alcuni effere buona per njlagnarei fluJJ' del fan- lue, portando/i adoffo involta tn lanarofla . *■ " FENICE. Difcorfi del Mattinoli A CHiamafila Fenice inTofcana doglio falvati- tico, e nafce commun emente nelle ville lungo ^ alleltrade, in sugl'argini de' campi, non punto dit- fua ferente dalla fcrittura di Diofcoride Plinio al 25.cap. n«io«. del22.1ibbrodifie,che da Latini fi chiamava la Feni- ce Orzo de' Topo forfeper mangiarli eglino quella , che nafce in su i tetti delle cafe . Copia ne nafce in Goritia insulcimiteriodi S. Francesco , dinanzialla porta grande della Chiefa , & honne f.milmente vedu- ta aliai predo à Venezia in sul Lido, intorno alla Chiefa diS. Nicolò, & inmoltialtn luoghi. La fe- nice chiamano i Greci #oi»i£ : 1 LatiniFcenix, Lo- Nlimi X lium murinum, & Hordeum munr.um . Della Radice Idea. Cap. 46. LA Radice Idea produce le frondi fimili al Rufco, appreso alle quali fono certi come piccioli capri- noli , da i quali efie il fiore . La radice è valor oj a- mente coftrettiva, e convenevole in ogni cofa, oveoi- figni rifiatare , ér impoò fi beve utilmente per li fiuffi del /angue. QUclla Radice à i tempi noftri non fi porta in M Italia, nè ritrovo io chi feriva, ove ella naica , ,dcl _ quantunque il cognome fuo dimoftra effere fuaj pianta particolare del monte Ida, o di Candia , odi Troia, come fd poco qui di fonia detto del Rovo Ideo. DimoftraneleviraifueGalenoal fettimo delle facultàdefemplici, cosi dicendo : La radice Idea e al culto valorofamentc acerba, e facendofene leipe- KMc rienza, fi ritrova manifeftamcnte operare, fecondo ™ ch'ella dimoftra al gufto; imperoche tanto bevuta , quanto impiaftrata, & applicata di fuon , riitagna la difenteriaifluffidelfangue, del corpo , de meltrui , & d'ogn'altro luogo della perfona. La radice Idea chiamano iGreci li* !" f'V- i Latini Radix Idea . Nomi Della Radice Rodia, Cap. 47. LA Radice Rodia nafce in Macedonia , fimile al Collo , ma pià leggiera , e più difuguale . Fe- Itandofi quejla, refpira odore di Rofe . Applicata tri- ta in sul fronte con Olio Rofato, giova aldoloredel- la tejla . LA Radice Rodia econofeiuta da pochi in Italia,quantunque agevolmente vi porta ella na- fM 1cere, e nel monte APenn.n0)& in que di Sam Ange- f«< gelo . Quella, che ho io piantata neU horto in Gon- Bà. mi lumandatagiàdaStiriada Grati dallbccel- lentillìmo Medico M. Pietro Saliceto, quantunque E l'habbia pofeia ritrovata copiofa nel.monte di Vipao. Et accioche ella polla venire in cogmtionc ne diro qui, per haverfele taciuto Diofcoride tutte le note . Dico dunque che la Radice Rodia produce da fepm fufti, tondi, alquanto concavi, altidaun palmon- noàungombito, da i quali cleono le frondi lunghet- te, appuntate, graffe come quelle della Portulaca, e per intorno minutamente dentate . Produce ne la fom- miià de fufti un'ombrella verde, quali limile al U- thimalo , madapoi al disfiorire diVenta tortiglia . La radice è ineguale, groffa come quella del corto, lifaa, c lucida di fuori , e di dentro bianca , quando e treica; ma quando èfecca, è leggiera, rolla di dentro , e F ftuamofa di fuori. Quella mafticata, o vero peita, re- friranaturalillìmo odore di Rofe, da cui s ha ella ac- quiftatoil nomediRodia. E' oltre a quelto tra tutte le radici vivacillìma; imperoche cavata, e riporta , fe non fi tiene in luoghi molto fecchi, epolciadopo molti mefiripiantata.fubito germoglia. Nafce in mon- ti altiffimi, faffofi, e precipitoli, dove a pena ha tan- ca terra intorno, ch'ella vi fi polla attaccare . Impia- ftralì utilméte irrorata con acqua rofa , ò vero di lavan- da, fccondolaqualitàdeldoloreinsulafronte.&m su le tempie per il dolore del capo . Corrobora il cer- I Nel quarto lib. di Diofcoride . 579 RADICE. RH ODI A. A CODA DI CAVALLO I. vello conil fuo giocondo odore, di modo che fi può ellaufarcinogni mal di tellacaufato da qual fi voglia cabla j per eliere ella compolla di qualità temperala , come ti tcftimonioil fuo lapore , con il quale imita le D Rofe. Scrilìe di quella Radice Galeno all'ottavo delle ntta facultà de' femplici, cosi dicendo: La radice Rodia , en0- quella cioèjchenafce in Macedonia,écompofta di par- ti fottili,& è di facultà digeriva . E' calida nel fine del fecondogrado,ò al pai nel principio del terzo . Chia- mano IGreci la Radice Rodia tlaSU ptfy : i Latini Radix Rhodia : i Tedefchi Rofen vurtz . Della Coda di Cavallo. Cap. 48. NAfce laCodadiCavalloin luoghi acquòfi , e per li fqffi . Sono ifuoifiifti -vacui nodqfi , pieni in feftejjt, rojjìggianti, eruvidi , intorno A i quali fono lefrondijìmili d i Giunchi , folte , e fittili . Crefceinalto fopravanzjm- E do i ■vicini arbufcellì , onde pendano pof eia le fue nere chio- me , come una coda di Cavallo . E' la fua radice legnofa,e dura. L'herba è coJìrettiva,e però rìftagna il fuo fuccoìl fun- gile del nafo , BeveJìconVinoper la difenteria,e per provo- care l'orina. Le fiondi trite, ér impiafirate confilidano le ferite frefchs . Giova la radice infume con l'herba alla t of- fe, àgl'afmatici , érdirotti. Dicono alcuni , che le fion- di bevute con acqua, confondanole ferite delie budella, e della vefeica , e parimente le rottute intefìinali . D 'un altra Coda di Cavallo. Cap. 49. L'Altra Coda di Cavallo è un fu/lo diritto , uguale, F alto un gombìto , e qualche volta maggiore , va- cuo: le cui chiome, le quali hà difìinte per interval- li, fono più brevi, più bianche, e più tenere della fo- praferitta. Quefia trita con Aceto falda le ferite , & hd le virtù medefìme della prima , ^ /"^Hiamafi la Coda di Cavallo perilpitiCaudaE- irài- \_j quina.della quale quantunque facci Diofc. fola- mente duefpecicinondimeno noi quattro neconofeia- £o, come li vede qui per le figure loro. Quella prima CODA DI CAVALLO IL fpecie chiamanoCoda diCavalo,per efserle del tutto fi. mile. Produce queftaquafi nel nafeiméto fuo un certo gcrmoglio,groflb,etenero,fimileàunaGhiàda,iI quale Oo 2 chia- Difcorfi del Mattinoli Errore del Fudilio*' Vircù dellj Caiia di Ca- vallo. Code di Cavallo fcritce da Galeno. Nomi . chiamano i noftri maremmani Sanefi Paltrufali , M&M da loro ne' cibi la Quarefima, pnma cotti lem ncu acqua, e poi infarinati , e fritti nella padella in carneo dipefee. Ma di tal forte qualche volta gli riftringono corpo ,che coftipandolì incorrono agevolmente nel male ( come dicono.) del madrone . Sono alcuni , che li leccano , & ufanlipofeia lattate nella difenteiia, per il che fai e gli mettono à molle nell'acqua tepida , ove fia fiato fpento dentro l'Acciajo affocato, per tut- ta una notte, e pofeia gli friggono, e datinoli à man- giare àgli pacienti. Amenduequeftc dipingi Fucililo nel fuo maggiore Herbario aliai diligentemente: ma non sò dipoi, che grillo gli venific nella tetta, dimo- ftrando nel fuo picciolo, & ultimo Herbario lama- giorCoda di Cavallo, per ì\ Poligono femina . tifa- no la Coda di Cavallo le donne per polire, encttarei vafi di ftagno, e parimente coloro che lavorano al tor- no per dare fplendore all'opere loro . La decottione di tutte le fpecie , òvcrol'acqua distillata bevuta giova maravigliofamente all'ulcere delle reni, edcllavefci- l'ca . Scrive della Coda di Cavallo Galeno al fello del- le facilità de' femplici , cosi dicendo : Hà la Coda di Cavallo infieme con amarezza, virtù correttiva, & impeto difecca ella valentemente fenza mordacità al- cuna . Salda le ferite grandi , quantunque vi fuflero ta- gliati ancora i nervi , e fana le rotture interinali . L* herba bevuta nel Vino , ò veramente nell'acqua , è va - lorofillìmo rimedio ài vomiti, efputidcl fangue, & ài flutti delle donne, e mattìme loffi , alla diientcna , & altri flutti di corpo. Scrittelo alcuni che qualche volta il fucco bevuto hà faldato le ferite delle budella fonili, e parimente della vefeica. Giova al iluttòdcl fangue del nafo, & alle pattioni di corpo, caufate d.a flutti, bevendoli con Vino auftero, e con acqua, do- ve fuffe la febre. Chiamano la Coda di Cavallo 1 Greci Vnroupis: i Latini Equifetum: gl'Arabi Dhcnbcn alcha- ilDhenibalchi, & Danebalchail : i Tcdefchi Rottz. Schuvantz: lì SpagnuoliCoda de Mula , & Rabodc Mula.- iFranccfiQuevedeCheval, &Prela. Della Grana. Cap. 50. LA Grana, la quale adoperano iiintori è mia pianta ramufmlofa, e picciola, alla quale fono attaccate certe granella , fimili alle Lenticchie, e quefre fi ricol- gono, e fi ripongono. V eccellente nafieinGalaUa, & "in Armenia, e dopo quella inbontà è quella, che fi por- tad'Afia, ediCilicia. 'Lamanco buonadi tutte è laSpa- gnuola. Hà -virtù la Grana di riftagnare : mette/i util- mente trita con Aceto in tù le ferite, e in su 1 nervi tagliati . Nafce in Cilicia in sàie Qiiercte , fimuc \ a pic- cale Chiocciole , e la colgono le donni di quel pae- fe con la bocca, e chiamatila Grana. Quantunque fia !a Grana , con la quale fi tingono à tempi noftri in Italia infinitiflimi panni di lana, e parimente di feta > notiflima molto à ciafcuno ; non- dimeno non sò io, che in alcun luogo d'Italia lì ritrovi ludone il fuo arbufcello . Quello di cui c qui il ritiatto,tu por- tatodaConftantinopolifeccocon ifuoifrutti Qucl- la,che fi tiene nelleSpeciarie, è tonda di granello, e va- cua di dcntro,& imperò non li rafsébra punto alle l.en. tiechie, come attenua Diofc. Il perche è da credere.che fia la Grana di più fpecie, e che ha quella agevolmente quella,che diceva Plin.nalccrc in Atti'ca,e in Atrica.la ( ui midolla fi converte pretto in un picciolo vermicel- lo. E la Grana tra le donne in ufo per prohibire, che non lì leoncino le gravide,nel cui timore la danno con buon fucceffo in polvere con Incelilo inafehio m un ovofrefcoàbeix.Qu>qiachenafcene|leQuercic(comc diceDiof.chc nafce in Cilicia) lì ritrova àcora copiofa in Boemia.ove vidi già in un tronco d'unaQuercia non Cra„,i picciola, che n'era tutto carico nel parco di Poggi brot dell'Imperator Ferdinando , e dipoi n'ho ancora vedu- to non poco in altri luoghi,laquale però tutta fi perde , per non efler ella conofeiuta da i paefani, fe ben nel vi- cino Regno di Polonia fi ricoglic con ogni diligenza , Errore per quanto intendo.Contendonoi Frati commentatori «^J, diMefue.cliealtracofafialaGrana, e altra il Creme- jìjWI lino, con cui fi tingono le Sete, affermando , che il ve- ro Cre- GRANA Nel quarto lib. diDiofcoride. 581 roCremefino fi fidicene granella, che nafeono per lopiuattaccatealleradicidella voìgar Pimpinella , e che propriamente quelle fon chiamate da gl'Arabi Chermes, c che però non fi debba credere chela Gra- na comune chiamata da i Greci Cocco, fia il Chet- ine de gl Arabi ; imperoche gran differenza è dal co- lore eocenico al Cremefino. Main verità s'inganna- no 1 Hau di gran lunga ; pcrcioche non ritrovo alcu- no tra tutti gl Arabi , che dica quel, ch'effi afferma- no. Ma bene ho veduto io tutto il contrario in Sera- pione; percioche non intende egli altro per il Cher- mes, che la Grana chiamata da i Greci Cocco; ve- dendoli che recita quivi tutto il capitolo che ferire in queftoluogo della Grana Diofeoride . Eperónonso con qual fondamento fi muovono adire corali melen- fagim quelli Reverendi Padri . Ma non però negarò 10, cheil Cremefino de1 tempi nofiri non fi faccia con quel che fi ritrova nella Pimpinella, efeben forfè i tintori, per far la differenza, chiamano fera tinta in Grana quella del Cocco, e Cremefina l'altra; non pero conclude quello contra le ragioni affegnate. Por- ta» adefio una forte di Cremefino nuovo dall'Indie Occidentali per via di Spagna, la qual per efler già fatta copiofa in Italia, hà fatto di graV tenga calar di prezzo 1 panni difeta di tal colore. Scriile della Gta- Kr,n£f r° ^{eliadf Acuità de' femplici, cosidi- Jacendo : La Grana de tintori è nellefacultà fue co- ftremva , e amara , clona; e l'altra di quelle qualità difecca lenza mordacità alcuna, &imperò è conve- nevole molto alle ferite grandi , e malìime de' nervi XNIel che alcuni la tritano con Aceto puro , & altri con Aceto melato. La Grana di tintori chiamano i Greci Ka\h.os d^ml: iLatiniCoccus baphica, & Granum infeaorium : gl'Arabi Charmen, Kermes, & Chermes- 1 iedefchiScharlachbet: HSpagnuoli Grana para ten- mr, & Grana en grano: iFrancefi Vermilloii. Del T ragia. Cap. 51. IL Tragio nafte Solamente in Candia, con f rondi frutto , e ramifimili al Lentifco, quantunque tut- ti fieno mmori , e più bevi . Di/lilla da quello m liquore, come Latte, fimile alla Gomma. Il feme le prandi, e ti liquore applicati di fuori cavano fuor dal Mj«me le /pine, lefaette, <£• ogni altra co/a appun- tata. Bevuti provocano l'orina ritenuta, ériìneflrui e A rompono la pietra della ve/cica, togliefene per volta la quantità duna dramma. Dicefi, che le C apre fanatiche perite dalle flette fi medicano con quefta pianta; impe- rché pafimdcfme loro efeono le faette da dofo. ' Di un'altro Tragio. Cap. 52. • E' Un'altro Tragio, il quai chiamano alcuni Tra- i goceros , le cui fi ondi fono fimìli alla Scoìopen- dria . La radice è bianca , e fittile , fimile alla Ra- moraccia, la quale mangiata cori cruda, come catta , giova alla difenteria . Le fiondi nell' autunno fpira- no odore di Becco, dal che s hd egli acqui/lato il no- me Tragio . B IL Tragio, che fcrive Diofeoride nafeere in Can- T • dia , limile in ogni fua parte al Lenrifco , dille Pli- nio al 15. cap. del 21. lib.eiìér limile al Tercbintho & »<"«• all'ultimo capitolo del 27. lo fece in ogni lua parte fi- mile al oinepro. Uchedimoftra non baverloegli co- nofcmto, mahaverne fcritto fecondo l'opinione di diverfi fcrittori , da cui cavò egli quello che ne fcrifTe. Qucito ai tempi noflrj, ch'io fappia, nonfi porta à noi, onde non ne sò dare altra cogmtione . E però non iidcvedarfedeadalcuniinfedelifcrittori, i qualiin- gannando il mondo, fi sforzano con ogni lorarte di C dar ad intendere, che il Dittamo bianco volgariffima pianta , che nafee non fidamente in Candia, ma in cia- scun altro luogo , fia il vero, e legitimo Tragio di Dio- iconde. In tale erronea opinione ritrovo edere fiato imo, ilqualefpintodallarabbiad'unmaligno, nonfi vergogno di volermi riprenderebbe non bavelle io co- nofciuto , cheil Dittamo bianco fuffèil Tragio . Ma io crederò bene, che mi balli per sfregiare la temerità di coltui , il tellimonio di Diofeoride, di Galeno, d'Ori- 1?avo chimi fapp.a moft rare alcuna pianta .che producale f ondi fonili alla Scolopcnd. ria , eteri Greci chiamano Àftucno, e Cetrach gl'Arabi, cnc habb.a odore d. ,cFob3Ia. " m volgarpianta chiamata da cui Pimpinella. e da chi Sassifraga hircina.quamunque vi fifcn- H^tadU. "XiÒie del Becco acutiflimo, e vero ; imperochele Mita* f ondi non [ confondono à quelle della Scolopcn- C dritnè è appretto ad alcuno il luo ufo per la difenKW* m ben per provocare l'orina , e per apnre l'oppiUauo- SJSS5& ni E-qucf Pi'npinelladiduefpeciWorec^ ria, t vini. c mi„ore. Lamaggiore produce radice lunga , con f rondi all'intorno tagliate , i tuli, fono quadrati, e • to- ri nafeono in ombrelle piccioli , e b.ancn. . La m. ou ~ ì fufti volteggianti^ le fiondi minor, non cosi in- Matthioii PIMPINELLA MAGGIORE. poi fà tagliate, ma ben per tutto minutamente dentate, Amen- due hanno odore d. Becco. La radice ,.n cu, fta la vi- ni, dimoftraeflercalida, e fecca nelhne del fecondo ordine,ò vero nel principio,del terzo.Vale per oionrt PIMPINELLA SASS1FRAGIA D PIMPINELLA MINORE. M fòt ficaie le reni , e la vefeica , e però provoca «aravigUo- famentel'orina,ccacciafucnlcpietre,ele lenelk . il fuccoforernuto dalla radice giova bevuto cor . Vinoni veleni, e parimente almovfo de velenof. °™m^* Nel quarto Iib. di Dioicondc peichedamoltifiloda non poco contra la pelle. L'ai- A ■™ ;tfa Pimpinella poi, che noiSanefi chiamiamo Sol- 'bastrblla, conofciutada cucci perelìèreincom- mune ufo nelleinfalace, èveramente da quella nelle . virtù fue molto diverfa, quantunque ncllefìondi fie- no affai limili ; imperoche al gullo dimollra havere non poco del cofhettivo, evifeofo. fiche nefà chia- ri, clic le facultà filelleno di riflagnare, edicoftipa- re, epcròèella efficsciffima ne'fluflì del meftruo , nella difenteria, ne'fluin d'ogni forte, e ne' vomiti colerici, confolida le ferite' e l'ulcere . Mettefi negl' unguenti capitali, e parimente in quclli,chefj prepara- no per li cancan . Quella lodava maravigliofamcncc il Corte Medico de tempi nollri dottiffimo , per le febri B pcitilcntiali, econtagiofe. Alcuni vogliono, chafia la Pimpinella l'Elatine; maperquanto io meneper- fuado, fono in marnicelo errore, peiieragionidct- te di fopra nel fuo proprio difeorfo . E' parimente que- lla di due fpecie, maggiore cioè, e minore. La mag- giore nafee in Beomia ne' prati abbondantiffima limile ^all'altra, fe non che e in tutte le fue parti molto mag- jjgiore. Senile del Tragio Galeno all'ottavo delle fa- cultà de'femplici, cosi dicendo: Lefrondi, ilfufto, elagomma.delTragio, hanno virtù di digerire, edi tirare. Sono compolte di parti lottili, & imperò calde C nel principio del terzo ordine. La gomma tira fuori le fpme , i bronconi,& ogn'alcra cofa appuntata, chefuf- fe fitta nel corpo.- rompe le pietre, e provoca ;i.me- Itrtii, quando fe ne beve il pelo d'una dramma";" ma nafcefblamenccin Cleti, limile al Lentifco . L'altro affai minor di queito fi vede in molti luoghi, con f ron- di fimilialla Scolopendria, il quale e non poco co- fhettivo; il perche fi conviene aliai ne' fi udì , Nafcc ne' monti, e luoghi precipito!! . Chiamano l'uno e 1' altro Tragio i Greci TPìyw : i Latini Tragium . Del Trago. Cap. 53. IL Trago è nrìherba, laquale chiamano alcuni Scor- pione, ò 'veramente Tragado . Nafce abbondante- mente nelle maremme, crefeendo all'altezza d'un pal- mo, e qualche -volta maggiore , ramifculofa , baffo alquanto lunga, e fenxjt fiondi . Produce attorno a 'i rami affai piccioli acini, come granella di grano, ap- puntati in cima, rojjeggianti , e molto al gufo cofirét- %™'j>Dir a q"ali beVtndofm' dieci "el fino, giovano a 1 JluJJt Jtomacali , e muliebri. Sono alcuni» eh' ali feftano , e f annone Trocifii , e confermanti, & ufan- It quando fà loro dibifogno . NOn folamenteDiofcoride fcriffeil Trago ef- ler chiamato Scorpione, ma ancora Plinio all' ultimo capo del 27. Ubbio, con quelle paiole : L'an- cora un herbachiamata Trago, laquale chiamano al- cuni Scorpione, alta mezzo piede, ramulculofa, e lenza trondi, con piccioli racemi, rameggiami , con granella, comediGrano, ma appuntate incima, e nafce ancor efia nelle maremme . Et alquintodecimo «po dd vcntelimopnmo libbra: Le fpeciediceva , delle piante ipinofe fono veramente molte Spinofe in tutto èl'Afparago, e lo Scorpione; imperoche non Jja foglia veruna. 11 che prima di lui havevalfcritto leotralto al pruno capo del felto libbra dell'hiftoiia dellepiante, cosidicendo: Tra le piantefpinofe ve rie fono alcune, chefonodel tutto fpinofe, come è lAfparago falvatico , e lo Scorpione ; imperoche quelli nonhannoaltrefoglie, che le fpine. Dal che agevolmente ci polliamo perfuadere, che altro non lia il vero Trago, chelapianta, di cui èquidipinto il ritratto, quantunque non manchinoalcuni, chefie- no di contraria opinioné, de' quali poco mi curo , polciacneli vedo più intenti ad occultar la verità, che a cavarla dalle tenebre. Quella nafce nelle marem- me ,c copia non poca fe ne ritrova in sù'I lido del ma- re di Triefte, e del monte Argcntajo inTofcana con tutte quelle fembianze, che gli diedero ifuddet- TRAGO. 3^ tiautori. Galeno per quanto io me ne veggia, ne'lib blidefemplicinonfecedel Trago me moria veruna D Chiamano i Greci il Trago Tpxytor, & Xr-aptri Latini Tragus, ScScorpio. Del Giunco. Cap, 54. IL Giunco, è di due fpecie , uno che fi chiama li- fcìo , e l 'altro acuto , per effere egli bene appiat- tato in cima . Di queflo fino parimente due fpecie . Uno fierile , e f altro , che produce il feme nero , e ritondo, e quejìo è più graffo di canna, e più carna- te . Ve n'è una istiga fpecie chiamato Olojcheno , più carnofo , e più offro de i predetti , il quale produce in cima il fio feme fimile all'altro . Il feme d'amen- ti due arrojlito , e bevuto con l'ino inacquato , ri/lagna il colpo, csr i flujji raffi delle donne -.provoca l'orina, e fà dolore di tefta . Le fi ondi tenere piti' propin- que alla radice t impiaftrano utilmente à ì morfi di quei Ragni , che fi chiamano Falangi . Il feme dell' F.thiopìco è founijero , & imperò è da 0 fervore nel darlo un certo modo , accioche non facefie dormire ol- tre al dovere. 1 Nomi . I Giunchi fono notillimi à ciafcuno,e veggonfencin Italia apprellò al l'acque tutte le fpecie, che in que- Giunco, e ilo luogo ne fcrive Diofcoride.Nallcne in Boemia una unioni?""' fpecie intorno al fiume della Multa, ilqualchabbiamo noi chiamato Giunco plorido,da i fuoibellifiimi fiori, le cui facultà fono però le medelime de gl'altri. Scrilìe- nc Galeno all'octavo delle facultà de'femplici cosidi- cendo; De'Giunchilifci n'è una fpecie, che fi chiama , Giunco Oxifchenos,eun'altra chiamata Oligofchenos. Il più cXcIk* fottilc, c'ipiiì duroèl'Oxifcheno, e ilpiùgrolìo, & arrendevole Oligofcheno.llftuttodell'Oligofcheno fà dormire . Sono in quelio,che fi chiama Oxifcheno due fiu"5° fpecie; unalleiile, la qualeè di niun valore in medi- cina, cl'altrachefàilfeme, parimente per far dormi- re, non cosi efficacemente come fà quello detl'Oligo- Oo 4 fcheno Diiconì dei Matthioli A c he fi conofcc chiaramente , che'I temperamento loro e d'una eiTenza terrena leggiermente frigida , e d uni aquea leggiermente calida: di modo, chepoiiono di- fectarele materie inferiori, e trafportareai capolen- fitivamente frigidi vapori , dai quali ii cauli il ; termo. Nom! Il Giurlchd chiamano iGreci Sxm0 '■ I Latini Jun- cus: gl'Arabi Dis : iTedefchi Bintzen fchmelen: li Spaglinoli Jun co : i Franteli Jone . Dei la Lichene. Cap. 55- LA Lichene, la quale è familiare de' fafjì , chiamano alcuni Brian. Aitaccafiquefta alle piare , irrorai* ■ dall'acque, come fa il Mofio . Riflagna jmpiaftrata tfluf- Jldel /angue: [peone l'infiammagioni , e fana l impetigi- ni. Applicata con Mele, vale al trabocco del fiele, e prò- kibifiei flitjfi, che feendono alla lingua , & alla bocca . LICHENE. D fcheno , quantunque faccia pero noia alla «fta . Jn«o l'uno e l'altro, e pofeiabevuti con Vino, P&FV™ ilfluffocklcorpo, eparimentede meftrm ioni, un LA Lichene (fecondochetengono i più dotti Semplici'ti) è quella, che chiamano gli Speciali tioM, Hepatica, cchiamaronla iGreci Lichen, per curare ellalevolatichc, le quali chiamano effi Lichene Le frondifue fono cartilaginofe, graffette , appretto le radici «rette, e larghette verte la cima, incagliate in tre, ò vero in quattro parti, attaccate alle pietre, ove rifuda qualche rampollo d'acqua, di tetto alle quali efeono alcuni fulticelli, da i quali nafeono alcuni pie cioli capitelli , ftellati , e malltme nel mefe di Giugno: Plinio al 4.cap.del 26. hbbro, fece memoria di due Ipe- cie, cosi dicendo: La Lichene nerba nafee in luoghi faffoii,oen una fronde fola , larga appiedo alla radice, : c produceunfol Culto picciolo, e tettile, dal qua- le pendono alcune lunghe frondi . Enne ancori un'altra fpecie , la quale s'attacca in su le pietre , come fàilMofco. Quella mena in sii le ferite, e parimente insiilepofteme, vi riftagna il nudò del (angue, e fat- tone Lcttovario con Mele, fanali trabocco di fiele : . Ma coloro, che fi curano per quella via,bifogna,che fi lavino con Acqua filata, fi ungano con Olio di Mandorle, e s'iltengino da glherbaggi. Simile aw la Lichene nafee fopra le Querele , & altri alberi falvatichi ne' folti bofehi un'altra pianta molcola , e più larga, arida, e fecca, di fopra di colore verde , 1 Nel quarto lib. di Dìofcoride. 585 POLMONARIA. A UN'ALTRA POLMONARIA. e gialla difetto, macchiata d'alcuni punti, di mo- do che fi raffembra ad un polmcne humano, e però da molti è chiamata Polmonaria. Ufanla alcuni , "j"»- confidandoli forfe molto più nel nome, che neUt'ia- ^ cultà proprie, nell'ulcere del polmone, eneglilpu- ti dell'angue . Alcuni altri la lodano per confolidare lcferite, per l'ulcere delle membra genitali, eperri- ftagnareamendue i fluflì delle donne, nel chepredi- cano cfl'ere efiìcaciflima , e parimente nella difente- ria, ene'vomiti colerici. Ufanla ancora alcuni à gratinatici, & àgliftrctti di petto con fucco di Rego- litia , d'Hilìòpo, di radice d'Enola , & Oximele Squi- litico. Vale la medefìma alla toffe delle Pecore, edi tutti gl'altri animali quadrupedi, e però i pallori, che i;.. la conofeono la tagliano fotcilmente, e dannolaalle onda, Pecore con Sale . Ritrovafi ancora di Polmonaria pccic. un'altra fpecie da quella di gran lunga dilTìmile , la quale nafee in luoghi opachi, con fiondi aliai Binili alla Borracine, ruvide, pelote, tutte macolate di bianco, di fapore proprio di Borragine. Produce il follo nel principio di primavera, & in cima di quello i fiori pavonazzi fimilì à quelli della volgar Cinoglof- fa . A quella parimente attribuifeono i periti Sempli- citìi virtù non mediocre per confolidare l'ulcere del ipo ai polmone . Alche, e parimente per riflagnare gli fpu- >narìa ti del l'angue, m'hàdetto haverla provata più volte confeliciffimofuccello M. Giuliano da Maroliega Medico provifionato in Cividale d Aullria , facendo Siropodel fucco di quelta herbacon Zuccaro, e clan- gne dolo pofeiaà bere con l'acqua lambiccata della inc- idi defima. Fece della Lichene memoria Galeno al fello delle facultà de' fempjici, cosi dicendo; La Liche- ne, che nafee ne'faflì, è veramente come un Mofco , -mafi puòconnumeraregiuflamentetra le piante. E' fiata cosi chiamata per curar ella le Lichene. Hà vir- tùallerfiva, e poco refrigerativa; mal'una, d'altra di quelle difeccativa. L'alterliva , e difeccativa hà ella dalle pietre; e l'infrigidativa dall'acqua; impe- roche ella nafee nelle pietre humide, che hanno fa- flidiofo odore . E però elTendo comporta di tali qua- lità, conferifceellaa'flemmoni. Mafe ella conferif- ca a'flulTi delfangue , comefcriveDiofcoride, io non lo sò affermare . Chiamano i Greci la Lichene Ae%w; No™>' i Latini Lichen : gli Speciali Hepatica : gl'Arabi A- zezaliacher: i Tedef'chi Stein lebcrKraur: eBrun- nenleberkraut: liSpagnuoIiHepatica, eEigadella: i Francefi Hepatiquc , & Pourcorau . Della Paronichia. Cap. ^6. LA "Paronichia è piatola pianta, che nafee in ?ù le pietre , fimile al Peplo , ma manco lunga, érhale jrondi maggiori. Queflapefia , ér applicataèilrimedio delle Paronichìe , e favi delle dita . ce la Paronichia non folamente ne'faf- per tutto . ino luog Quella dico, di cui è qui la figura nel pri con foglie tanto fimili alla Ruta, che da molti è chiamata folamente per ciò Ruta muraria. Ma fcrivendoDiolcoride, che la Paronichia è limile al Peplo, non mancano alcuni, che fentono, alzan- doilnafo, contradinoi, delle cui calunnie foglio io ridermi, pofeia cbeDiofcoridefàteitimonio, chele foglie del Peplo fono alquanto più larghe , che di Ru- ta. Onde più predo pollo io biafmare con ragione 1' opinione, &ilmal fencimcnto di coltoro, i quali vogliono, anzi ornatamente affermano, chelano- lira Paronichia fiala feconda Ipecic dell'Adiamo di TheofraftO) chiamato da lui il bianco. Conofcefi manifeflamente l'errore di cofloro; imperoche Teo- fraflononfàne'fuoiAdianti differenza alcuna nelle foglie, nè manco ne'gamboncelli , ma folamente nel colore, chiamandonel'un bianco, e l'altro nero , pereflerligamboncelli di quefìoneri, e di quell'al- tro bianchi . Le foglie dell'Adiamo ( come ben fanno i dotti Semplicifti) fono comedi Coriandro, e che mefleneH'acquanonfibagnino, enondiRuta, co- me Paronichia, e Tua efami- natione. m 5 86 Difcorfi del Matthioli PARONICHIA. UN'ALTRA PARONICHIA. D fa per tucta Italia , ma copiofiflìma l'iiòveduta io nclr lagranfelva, che fi ritrova nel viaggio, che fi fàda Goritia à Lubiana Città principale di Carniola, dove fopra grandifiìmifalfi fi vedefprezzando il freddo, e le nevi tutto il verno verdeggiare. Onde fi può far conjettura, ebechiamafle Diofcoride quella pianta fruttice, enonherba. Chiamanla alcuni Safiìfragia; òfuafpccic, per haver'eila virtù di provocar l'orina, eie renelle, e dirompere, e cacciar fuori le pietre delle reni. Appo ciò hà unafpecia! virtù nelle rottu- re intcfiinalide'fanciuUì, dandoli à bere in polvere quaranta giorni continui; &io conofeo. di quelli , che haVevanò le budella nelle borii-, che bora fono fani. Lamedefima polvere hà virtù di riftagnarc ne gl'huomini la gonorrhea, e nelle donnei mcltrui bi- anchi, dandotene loro , fatte le purgationi del cor- po, mezza dramma alla volta per dieci giorni conti- nui, òhi un'ovo da bere, ò con Vino garbo. Ve n'è un'altra fpeciic, di cui è parimente qui la figura , la quale vogliono alcuni, chefialalegitimadi Diofco- ride; ma io ne lafcio il giudicio ad altri più peliti Scmplicilti. Quella hà le foglie più lunghe del Peplo, ifiori piccioli, copiofi, cracemofi, di bianco colo- re; ma io non ritrovo chi feriva , che la Paronichia facci i fiorine manco hò certezza alcuna fin'hora,che nafea ella fopra le pietre . Scrifienc Galeno all'S.delle facultàdefemplici, cosi dicendo .- LaParonichia è cosi chiamata dall'effetto, ch'ella fà nella medicina; imperochefana ( come dice Diofcoride) le Paroni- chie delle dita, e parimente i favi. La virtù fua è com- porta di fattili parti . Difeccafenza mordacità alcu- na; impcroche cosibifogna , chefiano quelle cOfe, che fanano le paronichie. Taleadunque efter devcil medicamento atto à tutti i morbi, ovelia bilogno di digerire; imperochcEalifonoqùelli, iquali efiéndo calidi, e fecchi nel terzo ordine, come è quello, fo- no d'una eflenza di fonili parti . Chiamano la Paro- nichia i Greci Hxpunx"" ■' i Latini Paronychia. ì Del Chrifocome . Cap. 57. LChrifocome crefee alt altexX."- d'tuiafpanna , la cui chioma è corimbacea , Jìmile aWHijfopo . Uà la radi- - pelo/a, fittile, Jìmile à quella dell 'Helleboro nero, di fapore al gufilo non dì/piacevole , & affaijìmile al Cipero cioè con una certa dolcezza atijlero . Nafte in luoghi opa- chi, efajfojì. E' la fua radice calida , e coftrettiva, con- venevole ali ' infìammagioni del fegato , e del polmone . Togliejì cotta con acqua melata per provocare le far- cationi delle donne . Vìrcù «iella) Paronichia del Mattlnol lo. me fon quelle della noftra Paronichia, le quali non ricufanodibagnarfi nell'acqua.Oltre di quello 1 gam- boncelli di quella pianta fono verdi , e non biancheg- gianti, nè lucidi, nèfimìli alle ferole Porcineme na- fee mai in luoghi humidi , dove nelle caverne trapel- la di fopra l'acqua , come dice Theofrafto , ma in luo- ghi fecchi, & aridi, come ionoi fallì, e le muraglie, e di qui manifeftamente appare quanto fia cieco il giudicio di coftoro . Nafce quella Paronichia copio- P-ironlchUl icricta da Galeno. I LChmsocome non rirrovoiochifinoà quello chrifocomi tempo mi fappia dimoflrare . Et imperò lo lafcia- ^"jj""* remo da parte in quel giardino della natura, che fi fer- ba ella d'incogniti femplici., per non fi privare d'ogni cofa, e farne noi (ignori, fin tantoché!! faccia, egli noto òà me, ò ad altri. Chiamano i Greci il Chri- focome 'Kfva'iyoto) : i Latini Chryfocome . Nomi Pel Chrifigono. Cap. 58. T LChrifogom èfoltapianta, l e cui fr ondi fon limili a) F X quelle della Quercia , ér il fiore Jìmile d quello del Ver- bafico coronario . Produce la radice Jìmile al Rapo,e di den- tro èroffiffìma, e di fuori nera . Qacjìa trita , & impia- gata con Aceto , conferifice al morfio delTopo Ragno. IL Chrisogono , fe d'altronde non fi porta ne i giardini d'Italia , refiarà ancora egli in- cognito à noi, come tutti gli altri , che ci af- conde la natura nel fuo fecreto giardino . Chia- mano il Chrifbgono i Greci Kpuaiyon» : i Latini Chryfogonum . Dell' Nel quarto lib. di A Dell' Helichrifo. Caf. 59. L' Helichrifo , il quale chiamano alcuni Chrifanthemo, ir altri Amarantho , di cui coronano le flatue degli Ve', ha il fu/lo diritto, bianco, -verdeggiante , e fermo, super il quale fono le frondiftrette , fimili all'Abrotano , dìjlinte tutte per intervalli. Produce la chioma rifonda , di color e d'oro, ridotta in ombrella, come di ficchi corim- bipendenti: laradice è fittile . Nafcein luoghi afpri,nel- lerive, eletti de fiumi . Giova la firn chioma bevuta con Vino al morfi delle Serpi, allefiiatiche , alle dìftiUatìoni lì dell'orina, cjràirottii provocai mefirui . Bevuta con Vino melato rifolve il fangue apprefio nella vefcica, e parimente nel ventre : bevuta mede/imamente^ da di- giuno in Vino bianco inacquato al pefo di tré oboli , proibifie il cattato , che fende dal_ capo . Mettefi nel- le veftimenta, accioche le confervi dalle Tignuole. f0l TL T Afccl'H elicriso abbondantemente in Tof- mi-J^canane'prati magri, perii terreni non coltiva- ti, cer le colline, e Umilmente al magro insù l'arena faflòfa dc'fiumi . Crefcc all'altezza d'un gombito,con frondi d'Abrotano compartite per intervalli sii per lo fufto ben diritto, efaldo, nelle cui fommità è una C ombrella di color d'oro, limile nelle fattezze fuc a quella del volgare Millefoglio, e di quello Eupato- rio, che fcrive Mefue . II colore de'quali fi conferva, doppo che fon fecchii fiori affai in lungo; & impero il verno nel mancare de'fiori, s'ufario i fecchi dell' icl Helichrifo, come quelli dell'Amarantho, il quale chiamano Fiorvclluto. HFuchfio ne'fuoi dottiffimi commentar) dell'hiftoria delle piante lo dipinfe con frondi fimili all'Echio, fpinofe , e con fiori veramen- te poco conformi al vero Helichrifo, il quale non pro- HELICHRISO. D E F ducepiùd'un'ombrella psr fufto, e però credo, che di gran lunga s'inganni . Scriffenc Plinio al 25 . c, del 2 1 . >iofcoride. 5 §7 HELICHRISO ITALIANO. Iib.cosi dicendo : L'Helichrifo, il quale cniamano al- cuni Chrifantemo , hà i fufti biancni,e le frondi bian- chiccie, 588 Difcorfi del Matthioli ST ECADE CITRINA. A AMARANTHO. di .ikrafpe- chiccie,fimili à quelle dclI'Abrotano,la cui ombrella è piena di pendenti corimbi, clic mai non fi putrefea- 110. Qiiando vicnpercoffada'raggi del Sole, rifplcn- dccomefefuffie d'oro; laonde fi coftuma d'incoro- nare gli Dei . Il che con grandiffima diligenza ollèrvò Tolomeo Rè d'Egitto . Nafce tra gli fterpi . Nafce an- cora un'altra pianta in Italia, la quale tengo '10 per ,Uc!'!f}'}l° u"alP«cied'HELi eluso, per haver ella le foglie llrettc^ efottili, enellafommitàde'gambi i fiori di color d'oro. Ma ben s'ingannano coloro, che credo- no, che quella pianta, che volgarmente fi chiama Stecade Citrina lia il Iegitimo Hclichrifo di Diofcori- de; imperochenon produce egli altrimenti foglie co- sifottili, come d'Abrotano, ma molto più lunghe, e piùlarghcbiancrieggianti, epelofe, & i gambi alti impalmo, e maggiori, lanuginofi, e come canuti, nelle cui fommità fono i fiori di color d'oro ferrati à modo di bottoncini, raccolti come in un'ombrella di non ingrato odore, e la radice corta, cnerec Stecade ci- ntante . ScaldalaSrECADECitrina, difecca, apre,"& aller- vmii delia ge, come dimoftra il fuo amaretto fapore con un po- rtecadc Ci- ' ■ n • * trina . codelcoftrettivo. La decottione defioti, o vera- mente l'infufione fatta nel Vino apre l'oppillationi del fegato il perche fi dà utilmente nel trabocco di fiele , ene'principjd'hidropilìa. Ammazza la medelìma , bevendofi, i vermini dell'interiora. Giova tutta la pianta à tutti i difetti del cervello caufati da freddi hu- mori, cioè à catarri flemmatici , à gl'antichi dolori del capo, al mal caduco, alla paralifia, & altri fil- mili malori, tanto bevendofene la decottione, quan- to pigliandofi la polvere dell'herba con l'Offimele, ò vero con il Mele Rofato. Cotta nella Lifcia non fo- lamente giova lavandofene il capo à tutti i fudetti ma- li, ma leva via la Farfarella, & ammazzai Pidocchi. Dadi utilmente Thefba in polvere, ò fa fuadecottio- tokMda° ne.a"'or'na ritenuta; percioche purga le reni, efà Galeno.3 orinate. Mcttonfi i fiori ne'fomenti , che fi fanno per l'oppillationi, e per li difetti della matrice. Dell'He- licrifofece memoria Galeno fotto il nome d'Ama- ranto nel fi.lib. delle facoltà de femplici , con quelle. parole: L'Amaranto hà virtù incifiva, e difeccativa» Provoca la fua chioma bevuta con Vino i meftrui , è crederi, ch'ella polla ancora disfare il fanguc conge- lato, non fidamente nello ftomaco, ma ancora nella vefeica ; ma all' hora Infogna beveria più predo con Vino melato . Difecca bevuta Semplicemente tut- ti li ftufii,ma nuoce allo ftomaco . Tutto quello dille Galeno. Ma riavendomi l'Helichrifo , chiamato A- marantho tanto da Galeno, quanto da Diofcorjde , ridotto à memoria l'A maranih o purpureo chia- mato da noi in Tofcana Fiorvelluto,. non mi pare di lafciare di non recitarne l'hiftoria , e parimente le vir- tù , emaffimamentefapendofi quanto fia grato alle fanciullettcvederfeloinsùlefineftrefiorito, per po- terfelo ferbar fecco il verno ( percioche mai per- de il fuo vivido colore ) per le ghirlande, quando ' tutti i giardini fono privi di fiori. Qu,efto panni, che deferiveffe Plinio all'ottavo cap. del 21. libbro, con quefte parole : Manifeftamente fiamo vinti dall'Ama- rantho. E'eglipiùprefto fpica purpurea, che fiore alcuno, & anco effo è lenza odore. E' cofa maravi- gliofa, che eifi goda d'efler colto, per rinafeer poi più bello. Fiorifceilmefed'Agolto, edura per tut- to l'autunno. 11 più Rimato è l'Alcfiandrino, il qua- le fi ferba colto. Non è fenza maraviglia, che dopò aldi, & alcuni balli, eftratiper terra. 11 che m'hà fattofufpicare, che diquìhabbino fatto la differen-' Za coloro, che chiamarono luna Retta, e l'altra Su- pina. A ciò credere m'hà mollò Plinio (come poco quidifottofivcde)ilc|ualfcrive, chetraquefte due piante è poca differenza: nondimeno io mai non mi iòn voluto confermare in quella opinione. Verghi- no adunque quella differenza ancora altri periti Sem- B plicifti, e ne dichino il giudicio loro, lo noncrede- rògià, che fia tra quelle due piante molta differenza ditoglie, edifiori, comes'imaginailFuchfio, huo- mo altrimenti dc'tcmpi noltri doìtifiimo, il quale nel fuo maggior vortMnedcll'hilloria delle piante difse , chela Verbenaea Retta faceva il fiore giallo. 11 che non ritrovo io, che dicefscDiofcoridc, nè Plinio , il quale al nono capo del 25. libbro ncfcrifse cosidi- cendo: Sonodi Verbenaea due fptcìe, una ftondo- fa, la quale chiamano femina, e l'altra con più rade fiondi, laqual chiamano mafehio. I rami d'amen- due fono aliai, d'altezza d'un gombito, fottili, e ri- quadrati. Le frondi minori di quelle della Quercia C piùftreite, e maggiormente intagliate. Il fior glau- co, cioè, che nel celefte biancheggia. La radice lunga, efottile.. Nafcono per tutto, nelle pianure, e ne'luoghi acquastrini. Sonoalcuni, che nonledi- itinguorio , ma ne fanno d'amenduc una fola fpecie, Ertone del per bavere le medefime virtù l'una, che l'altra . La SwlWìp. qual dottrina dimottra, chemanifellamente fifiain- gannatoilruchfio, feguitando forfè il Brunféllìo, il quale nel fuoHerbariodipinfe per Verbenaea femi- na,quella pianta , che volgarmente chiamano alcu- ni Cardoncelio, & altri Spelliciofa : non accorgen- dofi, che quella è l'Erigeron, òveroil Scnccio fcrit- tonc nel proceflò di quello libbro da Dìofcoride . Ga- L> lcncfapcndo, chenoneratra l'una, c l'altra gran Verbena» differenza, nè Icriffe brevemente fotto una ,iola i'pe- CaleV" c'c' COSIcl''cendo: il Perillereon è llato'cosi chia- ' '' matoper converfare, ove ella nafee, le Pendere , cioè le Colombe, lacui virtù difeccativa è cosi va- lorofa, che può confolidare agevolmente le ferite. Et all'undccimolibbro delle compofitioni de medi- camenti fecondo i luoghi , trattando della cura del dolore dèi capo antico. La Verbenaea Retta (dice- va) leva più che ogn'altta cofa il dolore del capo, e fortifica il membro, emaffimamentela veticj quan- tunque anco lo facciala lecca con le radici cotta nell' OlioinfiemeconSerpollo : anzi che Fiftcffa Vcrbe- E naca cotta per fe fola nell'Olio , & ungendone po- feia il capo cuta ogn'antico dolor di teda caufato da Nomi., frigidità, e dagroffì humori. Chiamano! Greci la Verbenaea prima tlipirip'w, & Tiipirepih ip$5s, e la feconda Vpu0uTayn, & Tlsp'i^ipeòtf ìmtiqì : i Latini la prima Verbenaea Reità, e l'altra Verbenaea Su- pina; i Tedcfchi Eifen Kraut. Dell' Aftragah. Cap. 64. L! ' Afiragaloeuna pianta -poco alta daterra, le cui frondi, eramufcellifonofimilià quelli de i Ceti. F Produce il fiore purpureo, e picchio, e la radice riton- da, grande, come quella del Rafano , con altre radicetie attorno, ferme, dure, nere, ér intrigate in fe Jìeffe co- me corna , algufio correttive . Nafce in luoghi Dento/i , opachi, e dove lungo tempo giace la neve. Trovafene copiain Menfi d'Arcadia . haradicebeuutanel Vino ri' Jìagnail colpo: provocai 'orina . Polverina/} fecca fopra l'ulcere vecchie : riftagna il fangue . Ma è tanto dura,chs malagevolmente Ji pefta . fJl'e&-' T T Avendo noi diligentemente confiderai la natione, JL X pianta, di cui ponemmo la figura in quelli no- ltri difcorfi per avanti ftampati, e vedendo che vi Aflraga feriteci ila Galeno . mancano alcune note, le quali fonone proprie dell' Astragalo, per non metter eonfu (ione non ci fiamo curati di riftamparla. Scrifiè Plinio diverfa- mcntedaDiofcoride all'ottavo capo del 26. lib. cosi dicendo: Hàl'Aftragalo lunghe frondi, e molto in- tagliate, ritorte appretto alla Iradice. Produce tre , over quattro tulli , tuttipieni di frondi: il fiore di Hiacinto: le radici capiglipfe, & intrigate infellef- •fe, rode, e molto dure. Nafce in luoghi aprichi, falTofi , e nervofi , come è il monte Feneo d' Ar- cadia. Scrifiene Galeno al fcfto delle facultà de' femplici, cosi dicendo : L' Afh'agalo è picciola pianta, le cui radici fono collrettive , c però fi •connumera tra quelle cofe, che valorofamentc di- feccano ; Imperoche conlolida 1' ulcere vecchie , e riltagna i fluffi del corpo, quando fi bevono le fuc radici cotte nel Vino. Nafcene afsai nel mon- te Feneo d'Arcadia. Chiamano i Greci l'Altraga- lo Krpxyxhas; i Latini Attragalus. Nomi Del Hiacinto. Cap. 6;. IL Hiacinto hà le frondi di Bulbo, & il fu fio alto una fpanna, lifeio, e più fattile del ditto picciolino , di verde colore la cui chioma firìvoglie verfo terra , piena di purpureifiori . Produce la radice Cipollina , la qual fi cre- de, che applicata in sul petenecchio ài fanciulli, non vi lafcia nafeere i pelli. Beimta riftagna il corpo : prouoca l'orina , e giova al morfo dì quei Ragni, che Ji chiamano Falangi . Il feme per havere virtù piti coftrettiua , rijìagna i fluffi fiomacali , e mondifìca be- vuto con Vino al trabocco del fiele . HIACINTO. NAfce il Hiacinto univerfalmente ne i campi per tutte le campagne tra le Biade Hiacinto con frondi , e radici Cipolline , fufto alto una '^ionc. fpanna, fottile, lifeio, e verde di colore. Fiorifce alla fin di Marzo, e nel principio d'Aprile , quando fiorifeono le Viole . Producela chioma da mezo'lfu- ilo in su tutta piena di porporeggiami fiori, che nel matu- Nel quarto lib. di Diofcoride . HIACINTO ORIENTALE. 593 UN'ALTRO HIACINTO ORIENTALE , maturare s'inchinano à terra , e duranvi l'ufo aflài tem- po, avanti che disfiorifeano . InTofcana.nonfapen- dorialtronome,fichiamanoCipoIle Canine, òvero lalyatiche, e riconggnlii fanciulli nello fpuntarefuor A della terra, per il lor bèi-colore ..L'altra fpeciéd'Hia- cintochiamatodanoi Orientale, mi fu mandato dal Signor Giacom'AntonioCortufogentifhuomo Pado- vano, venutoli, comeegli mi feriffe, dall'Orientali regioni . Fece del Hi.icinto mentione Galeno all'ot-, tavo delle facultà de' femplici, così dicendo.- Lira- dice del Hiacinto è Cipollina, fecca nel primo ordi- ne, e frigida nella fine del fecondo, ò vero, nel prin- cipio del terzo. 11 perche fi crede, cheimpiaftrataà i fanciulli, prohibifea il nafeere de' pelli attorno alle inembta virili. 11 fuo frutto è leggiermentealterfivo.e. codtettivo, e però fi dà egli à bere nel Vino al traboc- co del fiele. Difecca nel terzo ordine, e ritrovali qua- J3 fitralacalidità, eia frigità mediocre . Chiamano i Greci il Hiacinto Tmwios : i Latini Hyacinthus: i Tedefchi Mcrtzon bluomen : li Spagnuoli Majos Flo- res: iFranceli Vaciett, Del Papavero falvatico. Cap. 66. IL Papavero falvatico , ilqual fi chiama Rhea -, na- fcela prìmaveranei campi, con fiore del tutto cadu- co,dal quale hdegli prefo il nome apprejjo à i Greci. Sonale fue fiondi Jìmili alla Rucchetta , ò vero all'Origano , ò vero alia Cicorea, òvero alThimoi ma più lunghe, in- tagliate, e ruvide. Ilfujìo è come unGiunco, diritto , C alto ungombìto , eruvido. Il fioreè jìmile all' Anemone falvatico, roffo, e qualche volta bianco, ér il capo lun- ghetto, ma però minore dell' Anemone . Il femeroffiggia: la radice è lunga , bianchiccia , men graffa del dito pic- ciolo, ér amara al gufto . Da/fi la decottione dì cinque , over fei de i Juoicapi fattainireciathi divino allacon- fumatione della metà, àbere per far dormire . Bevuto il feme con acqua melata alla mifura d' uri acetabolo , mollifica leggiermente- il corpo . Mettefi ne i cpnforti. vi , ér in altri cibi dolci , e mangiafi per lo mede/imo effetto. Le pondi impiajirate hìfieme coni capi spen- gono iinfiammagioni ; e fomentandofi con effe , ò vero fpargendofi la decottione loro fopra al capo , induca Imente il fonno . HiKi'nr ferino d Galena. D Del Papavero- domefiico . Cap. 67. NEllefpecie de Papaveri, che Ji feminano , il feme diquello, che nafee ne gì horti , fi mette nel Pane pei- l'ufo de fani; ér ufafi ancora incorporato conMele in ■vece di Sefamo : chiamano quefìo Thilacite, il cui capo elungo, e pieno di candido feme. Il falvatico ha il capo piano, ecomprcfjo, e'ifemenero, chiamato Fitite , come che fieno alcuni che lo chiamano ancora Rhea, per ufeir- nefuorail liquore fintile al Latte, llterxjipiù falvatico di tutti, e più valorofo nelle medicine, è più lungo de' t predetti, ér hd più lunghi i fuoi capi . Hanno tutti com- munemente natura d'infrigidirei ér imperò la decottione delle fiondi, e de' capi , fatte nell' acqua , induce fomen- tandofene, agevolmente il fanno. Bevefi la fua decottio- ne per far dormire . Icapi vacui 'triti con Polenta, érim- piajìrati , giovano al fuoco fiero , e parimente all' in- fiammagioni . Pejìanfi frefehi , e fan ferie Trocifci , e ferbanfi fecchi per li bifogni . Cuoconfi i medefimi capi nell' acqua , fino che fineconfumilameta, érmeffovipo- Jciadel Afele , tantoficuoc.no infieme , che fi faccia in forma di Letlovario , ilquale èpoivalorofomedicamen- toper levare idolori , perlatoffe, perii catarro , che fen- de alle fauci , òr alla canna del polmone , e perii fluffi flo- macali: madivenia più efficace mettendovi l'Acacia , e'I fùcco dell' Hi ppoci fio . DaJJiil feme del P aparvero ne- ro d bere trito con Vino, per li fluffi di corpo , edi.me- Jìrui. Impia/ìrafi con acqua contra alle lunghe vigilie in sùle tempie , e in sù la fronte . L'Opìo , che fifa d'ejfo più infrigida , e più difecca . T.olto alla quantità d'un gra- nello d'Orobo , mitigai dolori, matura , fà dormire ,giova alla toffè, ér d i fluffi fìomacali: ma tolta in maggior quantità nuoce: perche facendo diventare lethaigici co- loro, che Celo bevono, gli ammazza ■ Incorporata con Olio Rofato, e fattone milione, mitiga i dolori del ca- P p p 0 . 594 Difeorfi de) po . Dìjìillafi ter fi dsisri nelfeittehìe , con Olio di A Mandarle, Minha, e ^af arano. I*ee» -pò» -Macon ■inol- io di ovo arrojlko , conferisce all'ìrt^amtmagicrii de- gli occhi: con Aceto al fuoco fiero , atte ferito, die po- dagre : con Latte di donna , e Z^a/farane mejfo per foppofla nel federe, provoca il formo L'ottima èquel- lo, ch'è denfa , grave , amaro al gufia , fixnìferc noli' odorarlo , agonie da rifilvere co» 1' acqua ,. ftfifa > bianco , non ruvido , non gnanelìofi ,- the nel colarfi non s'apprenda , come fa la Cera , cfo muffò al Sale uen fi liquefacela , chlaccefò non faceta la fiamma. ne- ra, e che fpento Ceriti la -virtù dei fio odore . Falfi- ffcafi l'Opta msfcalandavi il Glauekt r la Gomma , » vero il fusco della Latiuea fahiatica . Ma fi conosce il frodo,- percioche quello che è contrafatto co'l Glaucio , meffo nel',' acqua la tìnge di colore di Xa/farano . U contrafatto con ficco di Lattuca ha picco odore , all'occhio pare afpro ■ Il mefehiaia con Gomma è tu- fìro, & agevabxente fi rampe . Akuttì à tanta pax.- zja , & ignoranza fi riducono , che lo fififlicano, me-* fcolatcdolo, ancora co'l Sevo . Èrtfgiafi. bs vafi di tet- ra nuovo per le- mediche de gli occhi , fitto che diven- ti più tersero , & più roffa di colore . Riafimà. Dragar*, (feconda che- riferifee Erafifirato ) l'ufi dell'apio ne i difetti de gli cechi , e dell'orecchie- , vietando che non C ■vi fi daveffe mettere dentro dicendo eh' ìndebflkva. la lòfi* sfaceva Itaig-amexte d&Miv ì Al che: aggiunfi Andrea Medico, che chi fi nFmgeva gU' occhi fin^a adulterarla, diventava cieca. Lodollo Mncfidemo fi- lamente per odoralo , dicendo effire coz: convenevole per indurre il (òww, vituperava alo poi w agtìaltro ufi: . Il che hd dìmoftrata efftr. faifo r efperìenia , che fi. ne. vede , come chiaramente mantfsjìano gli effetti dette- virtù fue . Il perche- non fard fe non bette lo /invero, in che moda fi canti quefta liquore. Svne alcuni , che pefiano- i capi- de1 Papaveri , eie fremii, e fqfiia- fp'V-- mono il fuoco con il torchio , e pefian!» .v-/' mortaio ,. e f annone pafieUi , e queflo chiama»» #W4 , f olta D men valore-fi dell'Opto . Mi il modo di- fare t Opio- è quejlò . Come la rugiada è afekttta , bifogn* con un coltellino intaccare la fletta , eh' è dì fipra nel ca- po , ma pero talmente , che non profondi troppo taglio, e dipoi tagliare filamenti nella fuperficte i capì in più luoghi per diritto , e per traverjo , òr far pofeiagi»- fi con il dita, in un nìcchio il liquore , che ne ri furia , ritornando non malto dapoi a fare il tmdefimo. , pec- che contiuu amente vi fi ritrova { human congelato , rjr il medefimo fi debbe fare il gicrno figteente , e debbefi poi in un mortaio tutto, peftare , e faine pe- ftelli. Ma bifigna quando fi tagliano i P-ap av eri , an- dare all' indietro , accioche il liquore , che n'efea, non- E, fi porti vìa con le vefiiment*. Papaveri "V TEggonfiil mefe di Maggio i Papaveri- W* falvaochi.,e cicfoitìot iti ài l'oilò colore in alcuni luoghi nfit- mtitme. le campagne tanto abbondanti , che riguai-dandoli» dallaluHga non altro pajono ingannando la viltà che panni rofftd'ifteG pei: li campi . Sono in ufo al vol- go iSori fccchi,, e triti in polvere per la doglia di petto, che nei chiamiamo pontia . Del ebc riavendo, alcuni Medici [veduto k'WU&ne fperienza , banno. pofeiaufacoditareunSiiopo, hot» col fiso:, &hoM con l'infiifione depredeKiiioi'i , il quale ulano pofcia- ne' Siropi loto, che piit tale effètto compongono, con p felice file-ceffo. Uàno nelle montagne del Trentino le vjliane T herba die' Papaveri falvatiehi ne' cifei abbon- dantemente. Itche-erainufoal.Eeropo di Teotealte , Uguale al ij.eapo-diel-g.lib.diflfe ehe'l fanatico Pa- Papavcro Pavero s'ufeva di mangiare ne' cibi Ma pa.cla.iuio> fu°>"ìpccie°'.e hormai del''do6iiefticO , pare che ancora trattarle Dio-. fcoridencl capitolo deldotneftico didXre alrre fpecie di Papaveri Salvatichi, differenr/i dalp^redett-o . N'elche è d'avvertire, accioche alcuno non s ingannaflé , che le tre fpecie di Vapaverirecitate. da lui fotto ili dome- ftico, tutte fi feminano,. Ma ejiiamó egli dometìieo. il bianco, imperochcpeclo più , feminaeglù nc'giar- Matthioìi ' . PAPAVERO SA1VATIC0. PAPAVERO DOMESTICO. dini, eoe gì'Iiortiappteffo affieeafi». E chiamò '§» valichi graitredue , peteffèp pittfim^t digamfe» > difeor- Nel quarto lib. di Diofcoride di fcorza , e di feme , e per feminarfi egli folamence ne' campi, comcleBiade, &iLegumi. Delchedàma- nifelio indicio Plinio all'ottavo cap. del 19. libbra cosi dicendo. Sono de'Papaveri, chcfifeminano, di tre fpecie. II bianco, di cui fi mangiava apprettò à gl' antichi il femearroftito con Melenelha fine del parto . Quefto ufanoivillanidifpargere fopra alla corteccia dellor paneprima bagnata con ova sbattute. L'altro fà il feme nero, dal cui capo quando s'intacca, efee un liquore come Latte 595 . Il terzo è quello, del quaL riabbiamo detto. E peròpenfo, che agevolmente fi porta concludere, che fieno tutte quelle tre fpecie da connumerare trai domeftichi . Il bianco è abbondan- tirtìmo in tutta Tofcana, eamendue le fpecie del ne- ro in Lombardia , e nelle montagne del Trentino, ove fe nefeminanotraleFaveamplirtìmi campi . Del cui feme fanno alcune vivande con parta, le quali chia- mano Paurato, delle quali mangiano finochefono fatolli.nè però hò io mai veduto.che molto più dorma- no cortoro delfolito. Il che parimente interviene à quelliche habitano nellaStiria, cnell'Aurtriampe- riore, i qualiquantunque ufano per condimento de' lor cibi poco altro Olio , chequello che fpremono dal feme de Papaveri; nondimeno non dormono più di quello, che fi facciano gl'altri . lidie mi hà più volte datoardire d'ufarneil Latte cavato con acqua d'Orzo nell'ardentiflìme febri, ove fieno lunghe vigilie : e nammi fatto libero da un certo timore, che alcuni Me- dici più volte nell'amminiltrarlo mi mettevano addol- cio. Farti del Latte, che diftilla dai capi de Papaveri 1' Opio, come beniflimo , e diligentemente infegna Diofcoride, il quale quantunque fia tenuto da tutti frigido nel quarto ordine; nondimeno fedal faporc ficonofceil temperamento delle cofe, e parimente da gl'effetti, ritrovo io che l'Opio al gufto èamaro.e che tenuto in bocca vefeica la lingua. Il che dimoftra rnanifeftamente, che fia in lui calidità non mediocre. Del che aumenta la credenza il fuo acuto, egraviffi- mo odore . Pure per non elTére tenuto sfacciato, e contrario àtuttala caterva dc'Medici, me ne rimet- to al gindicio di coloro, che avanti à me hanno be nirtìmoefaminatoi temperamenti tuoi ; perciochetal qualità potrebbe agevolmente accadere, per eflércgli per lapiùpartefofilìicatoconilGlaucio, come fcri- vc Diofcoride. Del che ci dà maniferto fegnoilcolor giallo, che lafcìa nel disfarfi nell'acqua . Il che può anco intervenire, perche quefto , ch'habbiamo noi incommuneufo.èveramentequellomen valorofo,chc chiamano Meconio , fpremuto da i capi , e dalle frondi de'Papaveri, e non quel più valorofo bianco che fi fà del liquore, che ne diitilla , e fi raccoglie come benirtimo infegna Diofcoride . Scritte de' Papa- Vìa- Ga,leno al^ttimodellefacultàde'fempIici, co- sidicendo: Sono de'Papaveri più fpecie, de' quali chiamano una Rhea, imperoche pretto gli caggiono 11 « r ItttS é 8 domeftieo, che qualche volta lì col- ?T,8- Ne fono ancora due altre fpecie di falvatico , de qualilunohailcapogroflb, e ritondo, e l'altro lungo, in tutto più grande, epiù afpro . Diftilla da quello il lucco, e di qui è che alcunilochiamano Khea. Ma veramente la virtù di tutti è d'infrigidire . 11 teme del domeftico bianco chiamato Thilacite , fà dormire mediocremente ; il perche Io fpargono fo- pra al Pane, e Io mangiano comporto con Mele. Ma il feme di quello, di cui facemmo mentione nel pri- mo luogo, &à cui cafeano agevolmente i fiori, in- 1 frigidifee molto più valorofamente , &imperònonIo può ufare alcuno cosi folo fenza nocumento, come il domeftico mefehiato con Mele . Cosi adunque man- giato là grandemente dormire ; onde ne mettono al- cun' un poco con quellepafte, chefi compongono con Mele, e con Pane. 11 feme nero di quello, che dicemmo nel terzo luogo, è parimenti medicamen- tolo, e volorofamente frigido. Ma quello, di cui dicemmo nel quarto, è di tutti gl'altri più valorofif- limo, cosinelfeme, come ne' furti, nelle frondi e A nelfucco. Infrigidifcequeftopotentiflìmamente, di modo che ftupefacendo, conduce altrui fino alla mor- te. Mai Medici, cherufanocondil'crettione, gl'in- debelifcono la forza della molta frigidità fui , mefeo- landolo con altre medicine; imperoche è egli frigido nel quarto ordine. Come dunque li debba egli prepa- rare ragionevolmente, non s'appartiene à dire in que- llo trattato, mainquello, che contiene le compo- fitioni delle medicine , di cui trattaremo poi dopo que- lla opera. E trattando dcll'Opio al fecondo libbra opiofaitm delle compofitioni de medicamenti fecondo i luoghi da Galeno, ncllacura dcldolore del capo eccitato da caufe non manifeftamentc . Rare volte (diceva egli,) fiamo co- li flrettià ufare medicamenti fatti con Opio per non erter quefto convenevole , fe non in quei morbi, ove fi teme della vita de gl'huomini, quantunque ancora in ralca- fos'offendino con erto di forte le membra folide, che hanno poi bifogno d'ertere corrette. 11 perche à molti nell'infermità de gli occhi hanno nociuto i collirjfac- ticonOpio, di modo che fono reftati pofeia con de- bilità, e detrimento del vedere; come ancora caufa- nogravezza, e forditàque' medicamenti Opiati, che fi mettono nell'orecchie peri dolori delle lor infiam- magioni . E più avanti nel terzo libbra trattando la cu- ra delle porteme calde dell'orecchie I medicamenti (diceva) che fi fanno con Opio, tutti fono ftupcfat- C rivi, &addormentanoifentimcnti, eperò fiamove- ramentecoftrettiufarli, alle voltepcrgrande neceffi- tà, ove gl'altri medicamentimitigativi non giovano. Quefto tutto dcll'Opio Icriflc Galeno. Epcròavcrti- fcanoquibene i Medici, & imparino d'adoperarlo ancora loro, come faceva Galeno il quale all'8. lib. pure delle compofitioni de' medicamenti fecondo i luoghi. Mefcolanfi (diceva) con i medicamenti re- frigerativi le cofecalide, chepoflònofar pcnetrarela virtù ftupefattiva loro, avvenga che per fe foli pene- trano tardamente . Efealcunovonàfarquefto, con- fideri molto bene la quantità de' femplici, chefi metto- no nel compofito ; imperoche di qui verrà egli à cono- D feere, fe il medicamento compofito porti fare più, o mancodiquello, chepromette. Ondedunquelc co- fe refri gerative fi dimoftreranno eftere artai, tanto piti ftupefarà il medicamento ilfcnfo de patienti, e cosi fpegnerà quel tanto di calore, che fi ritroverà nel mem- bro patiente. Madovelecofe calde faranno in mag- gior portione,il medicamentoopererà veramente man- co, cmancofarà egli nocivo; imperoche es bifogno dilapere, che i corpi de' viventi per l'ufo de' medica- menti, che contengono in fe Opio, Hiofciammo, c Mandragora patifeono finalmente un certo che limile allamortificatione, facendoinfenlibilile caufe, che fanno i dolori . E però molti di coloro che ufano con- E tinuamente colali rimedj , conducono finalmente le membra in una immedicabile frigidità . Chiamano 1 Greci il Papavero falvatico M(/W psus • i Latini Papavererraticum: i Tcdefchi Klapper : rofen : li N°m'" SpagnuoIiAmapollia, &Papoulla : i Fra ncefi Co- quel ourdeis. Il domeftico chiamano i Greci Mixer ijMpas; 1 Latini Papaverfativum: gl'Arabi Thaxthax, OxChafcas: iTedefchiMagfomen: liSpagnuoliDor- midera : iFrancefi Pavot . L'Opio chiamano i Gre- ci OV/oy, & ÌSmulrmn i Latini Opium , & Mcco- nium : gl'Arabi Afiun. H Del Papavero cornuto. Cap. (58. r A' il Papavero cornuto le fue frondi bianche e pelo/e, '/traili al Verbafco, dentate per intor- no come quelle del Papa-vero falvatico, da cui non è il fuo fufto punto difuguale . Produce il fior pallido e'I frutto picciolo ritorto come un cenno fìntile à i cor- netti del fieno greco, donde shd prefo il nome , den- tro del quale è il feme fimìle à quello de' Papi-veri picciolo , e nero . HA la radice nella fuperficie della terra, nera, & grafia. Nafte in luoghi afpri, e nelle maremme. Giova bevuta la docottione dellaradice fatta Pp 2 ìieir 596 Difcorfì nell'acqua fino ili calare della metà , alle fiiatìche , cjr à i difetti del fegato , e?1 d coloro , ch'orinano materie groffe , afpre y e come tele di Ragni. Il feme bevutoal pefo d' un'acetabolo in acqua melata , purga leggiermente il cor- po . Le fi ondi , e parimente i fiori er^piafirati con Olio levano 'via l'efeara . Meffe con Olio ne gli occhi del be- filarne, chiarificano le nugole, c'y albugini . Stimarono ingannandofi alcuni per la fi-nilitudine delle frondi » che il Glaucio Ji facete di queflo Papa-vero . Del Papavero fpumeo. Cap. 6y. IL Papavero fpumeo , il quale chiamano alcuni Hera- cleo, produce il fu fioatto ima /panna: le frondi pic- cioli ffime fimili all'herba Lanaria, &■ apprejfb à que\- leil fuo ff-utto bianco . E' la fuah.rbabianca, etuiiaco- tne una [piuma , hà la radice in foramo . Il feme fi rac- coglie la fiate , quando è interamente maturo , e che fiac- cato cafea . Qufio prefo con acqua melata al pefo d'un acetabolo , fi vomitare , e giova privatamente quefÌA. purgaiione à coloro s che paliftono il mal caduco. PAPAVERO CORNUT O. Pj-3»cro T\TAfce il Papavero cornuto abbondantemente cornai. 1 e nelle nollrc maremme di Siena insiO territorio i^nè?™"*' di Grofktto > d'Orbetello, e di porto Hercolc, e maflimein più luoghi del monte Argentajo , e pari- mente ne' lidi del mare Adriatico nonlungi dal fonte p delTimavo,nèguarilontanodalia cittadi jLrielte, do- ve più,c più volte l'ho ricolto io tra i falli, che copioiif- fimi vifono: maaltrovein ltalianonl'hò vedutoio, fe nonfeminatone'giardini, perpublico fpettacolo, come fi luol fare d'altri rari, e non troppo volgari fem- plici. Scrittene Teofrafto al 14. capo del nono libbro ciell'hiftoria delle piantc,cos! dicédo.Sono de Papave- ri falvatichi più fpecie delle quali quello, che fi chiama * Corniculare, produce frondi fimili à quelle del Ver- bafeo nero, maperòmanco nere; il furto èalto un gombito: la radice corta , & poco profonda in terra : clono ifuoifemi dentro à certi cornetti ritorti. Rico- del Mattinoli A glieli al tempo della mietitura; purga il corpo: Icfron- di levano l'albugini dagli occhi delle pecore. Nafce appreflo almarein luoghi fallolì . Penfaronfi alcuni che ilGlaucio, il qual chiamano gl'Arabi Memithc, fi faceffe del Papavero cornuto , ma Ccomcbeniffimo gl'avvertifce Diofcoride) s'ingannano manifeftamenre. grror4 il Quello , che chiamano Papavero fpumeo, nonhò coni, veramente fin'hora potuto ritrovare chi me Io dimollri in Italia, e però lo lafcierò da parte con l'altre pian- te, che ne fono incognite. Ma non però lafciarò '0 'Jjjj23 di manifeftarc un'errore di Plinio, ilquaìe fcrivendo del Papavero fpumeo al 19.cap.de! ;o, libbro di(Te,che le frondi fi raflembravano alle Papere augelli , non Errore B riavendo egli tanta notitia delle lettere Greche, che plml°- fapefle coniiderarcchequefto nome Struthion in Gre- co non folamcnte lignifica cotal fpceie d'augello, ma ancora quella pianta d'herba , chefùin grande ulo appiedo à gl'antichi per purgare le lane, e però me- ritamente chiamata nerba Lanaria, di cui lotto que- llo nome Scrutino fcriffe Diofcoride nel fecondo lib- bro & ad ella, e non alle Paffete raffembrò eglijil Pa- pavero fpumeo, chiamato parimente Heracleo . Del PspaTcn Papavero cornuto fcrifie Galeno al fettimo delle fa- ggjl eulta de'femplici, cosi dicendo: 11 Papavero cornu- Galeno. C co è cosi chiamato per produrre egli il feme leggier- mente ritorto . fimile àquellodelFingrcco, dimodo che pare ùmile à un corno diBue. Chiamanlo alcuni Paralio,per nafeere egli abbondantemente appreflo al mare. Hà virtù incifiva , &a(terfiva, e però la decoc- cione dellafua radicebollitalìnoal calare della metà giova ài difetti dellegato. Le frondi, & i fiori conle- rifeono all'ulcere fordide , e contumaci; ma non s' ufano fenon latta prima la mondifìcacione delle pia- ghe . Sono le frondi cosi afterlì ve, che rifolvono qual- che volta alquanto della carne pura; & imperò con forza di tal virtù, nonfolamcnte cava la marcia dell' ulcere, ma ancora l'efeara . 11 Papavero, chechia- D mano Heracleo, ò vero fpumeo per efferc fpumofo, e bianco, c picciola pianta , & hà il feme, che purga la flemma. Chiamano i Greci il Papavcrocorriuto Ma- xi* xipxTÌTis: i Latini l'apavercorniculacum: gl'Ara- Nomi bi Almacharam: i TcdefchiGelboImagen, Moen , & Beel magfamen : li Spagnuoli Dormidera marina : i Francefi Pavot cornu . 11 Papavero fpumeo chiama- no i Greci Mima/ x

    k r enfiano dopo al parto . Mefcolafi ancora con gl'altri empiaflri , che Ji fanno per cavare i dolori. Mettonfi utilmente le frondì con tutti i medicamenti , che miti- gano i dolori , con per fe fole , ér anco infieme con Polenta . Impiaflrarji fr efebi con Vino per mitigare ogni forte dì dolori. Tre frondì , over quattro bevu- te con Vino , fonano quelle febri , le quali chiamano epiale . Cotte le fiondi , come l'altre herbe d' horto , e mangiate alla mìfura d' uri acetabolo fanno diventa- re altrui mexx.0 paXX." • B che fanno parimente , quando Ji mettono ne i crìfieri per l'ulcere di quelbu- C dello , che chiamano Colon. La decottìone delle radi- ci fatta in Aceto, è buona lavandofene la bocca, per li dolori de i denti, H I O S C I A M O. D E IL Hiosciamo (si come ferive Diofcoride,) è j. ditrefpecie. La prima cioè, che fà il feme nero , c la feconda, che lo là rollò, e la terza, chelofabian- " co. Le quali fpecie come fono differenti nel colore delfemc, cosi fono ancora nel colore de' fiori; impe- roche nella prima fono purpurei, nell'altra gialli , e nell'ultima bianchi . Mafìn'horanonhòio veduto in luogo veruno pianta di Hiofciamo, che facci i fiori purpurei , fc bcnl'altre due fpecie hò più volte vedute , P ? 3 e rac- 59^ Difcorfi del Matthioii HIOSCIAMO BIANCO. A HIOSCIAMO NERO. eraccolte. Qudladelfior giallo, e del feme grotto nafcecommunementeper tutco in luoghi inculti, e at'l"" fc« '""R0 ,evic> & intorno ài campi, con foglie come gùllo. di Cavolo, larghe , venofe , grafie, nereggianti , all'intorno intagliare, lunghe. & appuntate in cima, e quafi limili a quelle dc'lAcanto, pelofe, e morbi- deallamano. 1 gambi ha ella teneri, grafi], tondi, pelofi, e bianchìcci, dal mezzo de' quali efcono i rami copiofi, ne'quali nafcono i fiori da un lato foto, da cui fi generano alcune iilique limili à i Balaniti in- tagliate in cima , e pungenti, come fono quelle dell' Ocimoide, nelle quali è dentro il feme ferratovi den- tro da certo coperchio tondo, che chiude la parte fu- pcriore del vafo ; e perà quando nel maturandoli li fpicano i coperchi , il feme tutto fenecafea fuori . La radice produce egli lunga una fpanna, bianca, te- nera, e fucchiofa. Hà tutta la pianta così faltidiofo Hiofcamo odore, che moietta non poco il capo . La bianca poi lìanco. fa le foglie quali limili , ma ritondette, più grafie, pili tenere, pili pelofe, più l'aie , epiù bianche . I fiori fimili all'altra, ma bianchi, ò veramente giallici , da i qualinafconole filique, come nell'altra fpecie, ma men folte, e mendure , e manco pungenti, nelle quali è il feme bianco . Hanno portato alcuni di nuo- Hiofdamo vo in Ita lia una pianta , veramente molto bella all' movo. occhio, laqualeconnumerano alcuni fra le fpecie de Hiofciami, con foglie ampie, grafie, tenere, e fot- tilmentc pelofe, lequali par che alquanto fi ra'Tòmi- glino al Solatio fonnifero, di fpiaccvole odore , con gambi alti un gombito, emezzo, tondi, elanugino- li, da cui nafcono i rami aliai copiofi, nc'qualifono i fiori, gialli, comed'Hiofciamo, cui fuccedono al- cuni capitelli, chetendonoal tondo, i quali hanno però non sò che delle filique del Hiofciamo ; impero- che fono coperti , echiuli in cima con coperchi del tutto fimili , con una cotona intorno, e il feme delitto rollicelo. E'iafuaradicebianca, lunga unafpanna, epcrtuttocapigliofa, egrolia un dito. Fumiquelta pianta primieramente mandata d'Italia in Boemia dal diiigentiffimo Signor Giacomo Antonio Cortufo , D fcrigno veramente di tutte le cofe rare, Se pellegrine ScrifièneScribonio Largo, cosi dicendo: L'Alterco, ilqual chiamano i Greci Hicfciaino, aggrava bevuto la teda, efavviingroflarele vene, fi freneticare, & altercare chilo mangia; la onde da Latini è chiama- to egli Alterco. 11 chehò pili volte veduto io in alcuni fanciulli, che havevano mangiato il feme nelle mon- tagne della valle Anania; imperoche facendo mille pazzie, davano à creder ài padri loro, che fuffero ipiritati . E di qui forfè proviene , chequivi lo chia- mano volgarmente Difturbio , per difturbare egli gra- vemente il cervello. Le galline , e gl'altri uccelli , che fe Io mangiano, in breve tempo fi muojono . Man- gianlo i Porci falvatichi(fecondo che fcrive Heliano ) e flupefannofi tutti , macorronoper iftinto naturale fubito all'acqua, e mangiano quivi de'Granchi , e Hiofe cosi fi liberano. Fecene mentione Galeno all'ottava q,\"^0 delle facultà dc'femplici, cosidicendo: Il Hiofcia- mo, cheproduce il teme nero, fàimpazzire, epari- mente dormire. Quello che hàil femeroffigno , hà quafi ancora egli una fimile natura . E però fono a- menduc da fuggire, come inutili, velenofi, e mor- tiferi . Oltre à ciò quello, il cui feme è bianco ,& bian- coparimente il fiore, è utile grandemente nella me- dicina, frigido però quafi nel terzo ordine. Ma il fiore di quello , che fà il feme nero, è mediocremen- te purpureo : e quello: il cuifeme èrofìigno, è co- me di colore delle Mele. Queftotutto dilìcGaleno . Ma ritornando all'hifloria dell' Hiofciamo, non mi pardi tralafciardidire , che non hò poca fufpicione, che il tefto fia qui corrotto nel principio del capito- lo, ovefi parla de fiori; imperoche quivi s'attribui- fee àifioritutto quello, che lì vede nelle filique, le quali fono quelle, chehanno dentro il feme, ferrate, e chiufeincima da ritondi feudetti, e non ifiori . Et aumentamene la credenza Serapìone s impero- che al proprio capitolo del Jufquiamo, ovetraferive da Diofcoride tutto quello, che qui fi legge de fiori , in elfo ti legge de frutti . Onde per mio giudicio fi può agevolmente prefumere , che vi fia corruttella , ò man- Nel quarto lib, di Diofcoride. mancamento di fcrittura ■ Chiamano i Greci il Juf- quiamo: Varxùxiup : i Latini Hyofcyamus, Appo- linaris nerba, Altercum: gl'Arabi Bengi : i Tedef- chiBilfomen, &Bilfen: li Spagnuoli Velenho ; j Francelì Jufquiame, &Hanebane. Del Pfillio . Cap. 72. IL Pfillio fà le frondi fimili à quelle del Coronopo , ma pelo/e . E' herba in tutto farmeniofa , Jimile al Fieno , icui rami fono alti una [panna : la chioma fua principia nel mezj^o delfufìo,& hà nella cima due , ò vero tre rivolti ca- pitelli, ne quali è denteo il feme nero, duro, e Jtmìlealle Pulci, ondhà tratto egliilnome . Mafie ne1 campi, e ne' luoghi non coltivati . Hà virtù d'infrigidire , mollificare, ed ingrofjare . Giova impiastrato d i dolori delle giunture , allepofleme , che nafiono dopo all' orecchie , alle pojlemèt- te, ali 'enfiagioni , & alle dì rìogagionì dell'offa. JWetteJt in fui capo per il dolore con Olio Rofato , Acqua, ò vero Aceto . Medica impiaflraio con Aceto le rotture intejlinali de 'fanciulli , & il dar fuori dell' ombilko . Trìtafene la niifura d'un acetabolo , e mettefiin infufione in un fejiarìo d'acqua, e come r'ingroffa l'acqua , fe ne fd linimento , imperoche rìnfrefca valorofamente; &me{[o nell'acqua cal- da l'infrigidifce . E' medicina efficaciffima contra al fuoco facro . Diceji , che portandojiverde nelle cafe , nonvila- fcia generare Pulci . Peflo con graffo, mondifica l'ulcere < fordide ; & maligne . Il fucco giova ìnfìsme con JViele 4 i vermini dell'orecchie , ér al Jlujjo di quelle , A li della Piantagine dalle foglie (Irette, la quale noi chiamiamo Lancinola. Ilfcme quale fà egli nero, e rilucente, limile alle Pulci, fe ne (ìà raccolto in que- ftibottoni, Fà la radice bianca, lunga una fpanna, c pertuttocapigliofa. Nafce in luoghi inculti , efemjr <"«" nafi ancora da molti . L'altro è molto più farmcntofo , 101,40 ' e più carico di foglie più lunghe , più lottili, e più fol- te, pelale, e parimente canute, tic intricate in ft ftef- fe. Fàicapicclli fimiii all'altro, ma un poco minori , epiù copiolì, ne quali fi genera il feme del tutto limile al primo. Hà la radice ramofa, e pertuttocapigliofa. Nafce nelle campagne , ma più fpelf o nelle maremme . Ufalì nelle Spedane tenere ilfeme per il bifogno de' 3 luoimuccillagini, i quali fono atti ad infrigidire, & prohibire i flulli calidi , à fpegnere la fette nelle arden- iimefebn, epcrlaficcitàdellalingua, e delle fàuci.e parimente per lubrificare il corpo. Scrilléne Mefue tra 1 iuoi femplici folutivi, cosi dicendo : 11 Pfillio è di ffiiliJ,rTr' quelle cofe, che alterano la compleflìone, e che folvo- 0<""cUi"" no il corpo lubrilìcadojdel quale fe ne trova di quello, che biancheggia, altro cherofieggia.- ed altro che pur- pureggia. 11 migliore è quello , che è perfettamente maturo , grave, e che medo nell'acqua , fe ne và al fon- do. E' comporto di due fuftunze, e di due virtù con- trarie, lequali fi poffonofeparare, (eparandofi lafcor- za dal midollo; imperoche una ne nella fultanza fua midollare, e l'altra fparfa fopra la fua corteccia. La midollare è calda, e fecca nel quarto grado, valorofa- mente acuta, incifiva , rubifìcativa , ulcerativa , e UN'ALTRO P S i'L L I O. D Eli Psillio notiffima pianta in Italia, dicuifene ritrovano due fpecie . 11 primo fà le foglie canute lunghe, epelofe, fimilià quelle del Coronopo, ma non però cornute. Produce numerollilfimi i rami , tondi, alti una fpanna , fottili, e tutti carichi di foglie, i quali più prello lì difendono verfo terra , c he in aito , nelle cui fommitànafeono alcuni bottoni fquamofi , come nella Scabiofa, attaccati per lunghi picciuoli . Efconodaqucftiifioripiccioli, lanuginofi, efottili, quali come capelli, e biancheggianti, come fono quel- di fpecie di veleno Quella,chc li contiene nella feorza è (comelcrive RufoJ diquellecolè, che molto infri- gidifcono,& Immettano nel terzo ordine. Quando fi sbatte il Pfillio con acqua frefea di fontana, fino che fi fàccia mucillaginofa , e pofeia fi beve quell'acqua con Olio, ò vero con Siropo Violato, purga il corpo per difotto. Ma fritto, esbattuto con Olio Rolàto, cme- dicina del titillò del corpo, e della difentcria, e fpe- cialmente vale à illudi [caufati da acuti medicamenti folutivi, come è la Scammonea, tolti introppaquan- Pp 4 tità 6oq Diicorfi del Matthioli Pfillio fcn:o ila Galeno . tità . Màèd'avertire , che non fi dee dare il Pfillio pe- fto in polvere ( il che però vituperano alcuni moderni Medici) per bocca à bere in modo alcuno; impero- che il peftarlolcopre la fultanza fua midollare , ulce- rativa, &fcorticativa, con cui feortica. & ulcerai' interiora, & infiamma il fegato, & il fangue . Solve sbattuto con acqua fvefea (come dicemmo ) la colera, & imperò conferifee alle febri , che valorofamente in- fiammano alla fete grande, all'infiammagioni de gli fpiriti, e aH'afprezzedcl petto . Sbattuto con Aceto, giova alle poftemecalide, cioè erifipele , formiche , & altre infiammagioni , applicatovi fopra ; fpecial- mente conferifee egli à gli dolori del corpo caufati per caufacalida. Quello tutto del Pfillio difie Mefue . Ftte dell'Pfillio brevemente memoria Galeno alla fine dell'ottavo libbro delle facilità de'femplici , cosi di- cendo: 11 Pfillio ha il fcrne, il quale éutilillìmo. E" frigido nel fecondo grado: mà in humcttare, edifec- care è parimente mediocre. ChiamanoiGreciil Pfil- lio YS^Kioe ;,i Latini Pfillium : gl'Arabi Bazara Chatho- na , Bczer cothume : i Tcdefchi Pfylien Kraut : li Spa- gnuoli Zargatona: i Francelì Herbe à pulces . Del Solatro Hortolano . Cap. 73. IL Solatro de gl'hanì è unapiantanontropf >o grande , che s'ufia ne cibi con malie concavità d' ali, le etti C f rondi nereggiano , e fono maggiori , e più larghe di quel- le del Bnfilko: produce il frutte -verde, e ritondo, il quale dopo al maturarjì diventa nero , ò -vero giallo : man- giato ne ci bi non nuoce . HA 'virtù dì rinfrescare , e pelò le fue f rondi impia frate con fior di Polenta, giovano al fuoco j acro, ed all'ulcere firpiginofo . Sanano trite, & applicale per fe fole , le fiftole lagrima!! , C> i dolori della tefta: conferifeono d gl'ardoii dello Jlomaco , etn- ie con Sale , e fattone impiaftro rifolvono le pofteme , che vengonodopo ali orecchie : il fimo mcfi.olatoconOlio Rcfaotcerufa, e fpiumad' A> genio , conferifee al fuo- co facro, èr all'ulcere coxrofive, e incorporato con Vane alle fili ole lacrimali. FaJJene utilmente linimento in su l l capo a i fanciulli con Olio Rofato, per l 'infiammagio- ni de pannicoli del cervello. Mettefi in cambio d'ava, e parimente d'acqua in quei colliri, che fi fanno cantra à ol' acuti ftuffl de gli oocchi : dijìillato n-W orecchie , ne" leva via il dolore : applicato di fiotto con lana ri- Jlama il fluffo del mefiruo . Il jucco con fterco giallo di' Gallina, che fitta ne' cortili, & impiastrato conte- ■- la, è rimedio prefentaneo delle fiftole lagrìmalì. Del Solairo Halicacabo. Cap. 74. E. un'altra fpecìe di Solatro , che chiamano alcuni particolarmeute Halicacabo , & altri Fifalida , cioè Vefiàcaria, il quale produce le fi ondi fimili al pre- detto, ma più larghe : i cui filli , poi che fono cre- feiuti a bafìanica, s'inchinano verfio terra. Produceque- fto il fuo frutto tondo , rojjo , e lifeio , filmile a. gl'acini dell'Uva , ferrato in certe veficìche rojfe, il quale tifa- no alcuni di mettere nelle ghirlande . Hà nella medi- cina quel medefimovfo, e la vìrtumedefima dell' por- tolano , eccetto che non fi mangia ne cibi . Il frutto be- vuto, giova al trabocco di fiele , e provoca l orina . Spremefi d'amendue quefii Solairi il fimo, ,1 quale fi rifierba fecco all'ombra per le cofe medefime. Del Solatro Sonnifero. Cip. 75- IL Solatro Sonnifero, il qual chiamano alcuni ancor* Halicacabo , crefee con molti rami, rpeffijarmentofi, malagevoli da rompere, e pieni di graffe fiondi firn, l, a quelle delle Mele Cotogne : èil fior fuo grande e raffeg- gìante,edil frutto ne' follicoli di colore di parano , la fua radice è grande, ricoperta darojftgna corteccia Naficetra fafft, non lungi, dal mare. La corteccia del a radice , bevuta nel Vino al pefio d una dramma, ha •virtù più piacevole da far dormire che non ha lo- fio . Il fuo fieme provoca valorofamente l'orina . Dan- nofi dodici de i fuoi corimbi nell'hìdropifie , e fie più fe ne danno fanno freneticare . Al che fi rimedia con dare à bere copiofiamente dell'acqua melata . Mettefi il fucco ne i paflellì , e nelle medic'me , che facendo dormire, alleggeriscono i dolori. Cotto nel Vino, e te- nuto, poficìa in bocca, mitiga il dolore de i denti. Il fucco della radice incorporato con Mele giova appli- cato alle debolezze della vijìa. Del Solatro Furiqfo. Cap. 76. IL Solatro Furìofio, ò vero Manico, chiamano al- cuni Verfio , & altri Thrion , le cui fiondi fono come quelle della Racchetta, ma alquanto maggiori, e vicine à quelle dell' Acanto , il qual chiamano Fede- rata. Produce sù dalla radice dieci, ò vero dodici fu- jìi , alti un paJTo, nella cui fommità è una tefta fieni- le à un'Oliva pelofia , come le. bacche del Platano , ma maggiore , e più larga . Fa il fuo fiore nero , dal qua- le nel caficare nafice un racemo rìtondo , e nero , ehe contiene in fie dieci, over dodici acini fimili di corim- bi dell' Hedera , e coti teneri , come quelli dell'Uva . E' la fua radice bianca , graffa , concava , e lunga un gombìto. Nafice ne i monti , in luoghi ventofi , e ne Plataneti . La radice bevuta al pefio d'una dramma^ Z con Vino , rapprefienta vanamente all'intelletto imagìni di cofe veramente gioconde; ma duplicatone il pefio fi filare altrui in ejìafi per tre giorni : e datone quattro^ dramme , ammazjca , del che è rimedio il bere affai acqua melata , e poficìa vomitarla. SOLATRO HORTOLANO. Quantunque negl'altri Difcorfi noftri volgari per avanti ftampati giàfcriveffi io non havere notitia di piti chediduefpccie diSoLATRo,cioèdell'Hortola- no,e deH'Halicacabo.il qual chiamano gli Speciali co- munemente Alcacangi; nientedimeno hò dipoi havu- to,e conofeiuto ancora il Sónifcro.di cuiè qui ilritrat- co per mezzo dell'eccellétiffimo Medico,è Semplicilìa detem- Nel quarto lib. de tempi noftri famofiflìmo M.Luca Ghini . Ma quel- lo della quarta fpecic, chiamato Manico, non ho fin' hora potuto vedere, nè manco hò imefo, che (iaculi flato ritrovato da altri. L'Hortolano, il quale EESSa mangiarono gl'antichi ne'cibi , come gl'altri herbag- iftoria. gi, fa le foglie maggiori del Balìlico, fimili à quelle dell'Halicacabo , ma più nere , più tenere, e lunghet- te. Produce all'intorno più gambi, epiù rami.incui fono i fiori bianchi, enei mezzo gialli , e per intorno ftellati , da'qualinafconole bacche tonde, azzec- chiate infieme , piene di vinofo fucco , non minori di quelle del G.nepro , dentro le quali fi contiene il feme bianco, e minuto. Sono quelli di varj colori ; impe- rocheedinere, edigialle, e di verdiccie Ce ne ritro- vano. Produce la radice bianca, e ramofa. Nafce negl'hot», ne'giardini, lungole publiche vie, ap- prefsolefiepi, e le muraglie degl'edificj . 11 fucco co- ma d,i si delle foglie, come de'frutti mefcolato con Olio Ro- JatroHor.fato , & un poco d'Aceto , vale maravigliofamente lino. per li dolori caldi del capo. Giova à i frenetici, & all' infiammagioni de'pannicoli del cervello applicato con pezze di Lino fopra la fronte, e la parte dinanzi delcapo, evale ancora all'infiammagioni de gl'oc- chi applicato nel medefimo modo. Gargarizali an- cora utilmente con alquanto d'Aceto per l'infiamma- gioni dell'ugola, e delle fauci, e mettefi negl'unguen- ti dell'ulcere maligne , e che malagevolmente fi fa- nano, lnfommadovcfia bifogno d'infrigidii e, di di- feccare,e di ftringere, ivi veramente molto fi con vie- ne l'ufo del Solatro Hortolano. Quello poi che fi chia- SOL ATRO HAL1C AC ABO, liaabo,miHAtic»c»Jo, òveramente Vefcicaria AlKc- 11 '• kengi, come communemente fi chiama nelle Specia- rie , fà le foglie limili à quello dell'|Hortolano, ma più larghe, piùfermeruvidette, e manco nereggian- ti» i gambi arrendevoli, i quali crefeendo agevol- mente li diftendono per terra . I fiorì fà egli bianchi come nell'altro fudetto, da i quali (i generano alcune veiciche graffe come Noci, e qualche volta maggio- ri, nel piede larghe, &appuntatein cima, e com- di Diofcoride. 60 1 A pagnate da otto cortole, mclTe dalla natura ugual- mente dittanti. Quelle prima fon verdi, e matutan- dofi diventano d'un colore, comedi minio, & hanno di dentro una bacca rolla, e vinofa fopra al picciuo- lo grofsa come un'acino d'Uva , lifeia, e polita, al gutloinfiemementebrufca, & amara, e tutta piena diminuto, bianco , e cojjiolìlfimo feme . Vogliono queflc bacche maravigliolamente non folo per far o- rinare, ma ancora per mitigare gl'ardori dell'orina ; impcroche bevendoli il fucco lorocon Latte di feme di Papavero, òdi Meloni, òdiZucche, ò con de- li cottionedi Malva, ò con Orzata, è medicamento giovevoliffimo ne gl'ardori dell'orina . E' l'Halicaca- bo tanto nimico de gl'Afpidi, che mettendofeli ap- prefso le radici, gli fa cosi fieramente addormenta- re, chemai più non fi rifvegliano . Le bacche mace- rate nel Modo s'impiaftrano utilmente lopra i car- boncelli degl'occhi nel principio. Pellanfi la ven- demia infieme con l'Uva matura, elafcianlì cosi bol- lire infieme alquanti giorni, e cosi fifa un Vino uti- lillimo per coloro , che generano renelle, e pietre nel- lereni, percioche le netta, emonditìca bevendofe- ne quattro oncie per volta. E' ancora un'altra fpecic di Vefcicaria, ma molto diverfa da quelta , la quale C fenefale inaltoatrampandolì alle feriate delle finc- ftre, e sù per le pergole, dove fi vuole far ombra, Pro- ducequella le foglie lunghette, & all'intorno inta- gliate, i rioriqualchevoltabianchi, e qualche volta chenelbianco gialleggiano, da'quali nafconolevc- feiche verdi, e quafi tonde con fei compartimenti all' VESC1CARIA. D E F intorno, nellequalièdentroilfeme nero,gro(]'o,co- meun'Orobo, ò poco maggiore, nel quale cfcolpi- to di bianco l'imagine d'un cuore . 11 che per avventu- ra non fece fenza cagione la natura , volendoci forfè ellamoftrare, che vagliaqueitofemenon poco ne i difetti del cuore, cpme veggiamo che fece ella nell' Ecchio il feme limile à i capi delle Vipere . Quello ol- tre àciò, chechiamanoSo latro Sonnifero prò- SoiarroSon- duce molti gambi ramofi, c malagevoli da rompere ; g*^** foglie 6oz Difcoriì del Matthicìi SOLATRO SONNIFERO. A UN'ALTRO SOLATRO SONNIFERO. ic copiofe, graffette ielle de'Meli j) SnUtroSon. lilerp d'ai Cotogni; i fiori ralligni intorno ài rartu per uguali intervalli; il frutto inzaffaranato limile alle bacche, ma ferrato in alcuni pclofi follicoli ; la radice ta egli lunga, e grofsa molte volte quanto il braccio del huomo, e vellita di roflìgns corteccia. Naice per lo più nelle maremme fra i falli, di modo che non mi re- tta punto da dubitare, chela pianta, che rappreien- ta qui il Solatro Sonnifero non fia legitima , vedendo- li che hà tutte le vere, e legitime note, fe beri non «YfeeciV mancano alcuni maligni beffeggiatoti , invidiod dell altrui fatiche, i quali con argomenti di poco valore rengóno il contrario: ma già riavendo io amendue 1 orecchiefattefordcall'importunoabbajaredi colto- j ro, poco mi curo della temerità loro. Ritrovai^ an- cora un'altra fpecie di Solatio Sonnifero, di cui c pa- rimente qui la figura , che fà le foglie più Orette , e ve- nofe, & inchinate à terra, il gambo quadrato, i fiori à modo di campanelle, porporegni , & all'intorno dentati, attaccatiàlunghipiccmoli, da ìqualinal- cono le bacche (cioè una per uno) nere, o vsro nel purpureo nereggiami, vinofe, e tutte piene dii mi- nuto feme, come ne'frutti di tutu gl'altri Solatn. Que- ftcfonovclUtc, ecircondatefin'al mezzo duna to- nica verde per tutto all'intorno dentate a modo di co- rona. La radice hà ella grande, tenera, bianca, e nodofa. Fiorifceil mefe di Maggio, e produce il frutto di Giusno. Nafcecopiofo nel monte Salvati- co prefso Goritia , onde più volte l'ho riportato . Ma benparmi(permiogiudicio) che non poco errino coloro, che vogliono, che'l Solatro Sonnifero fia quello, che chiamano alcuni Solatro maggiore , e* altri, comeiVenetiani, Herba Bella Donna, imperochc quello non produce il rutto in follicoli di color giallo inzaffaranato, ma nero; quantunque mangiatocopiofamenteammazzi, comeso io elsere intervenuto ad alcuni fanciulli, i quali non cono- feendo il pericolo, fe lo mangiarono in cambio d Uva • Laonde ancorché fieno quelle due piante con- Herba Bella donna . HERBA BELLA DONNA. umili nelle facoltà, fonoperò non poco diffimilinel- lefembianze. Dalcheficonofce, che l'Herba Bella donna n M ^n"sn°n è '"modo alcuno il Solatro Sonnifero di ilio. D.olconde. Dell opinionedi co(toro ritrovo efscre flato iIFuchfio nel Aio maggior volume dell'hiftoria delle piante, come che accortoli pofeia dell'errore nponefse egli quelta pianta nell'altro fuo picciolo vo- lumetto traleMandiagore, perla Mandragora Mo- non, ia!tando( come mi pare) d'un errore in un'al- tro; imperoche la Mandragora chiamata Morion produce le rrondi limili alla Mandragora mafehio , lunghe un palmo, tutte (irate per terra, all'intorno della radice . Il che dà manileflo inditio, che ella non producafulto veruno, come fanno l'altre due fpecie; imperoche i picciuoli, à cui Hanno appeli i frutti del- 1 una , edell'a tra Mandragora , non li pofsono chia- marfufti. Onde parmi, die l'Herba Bella donna non «poisa per alciin modo porre legitimamente per vc- runafpeciediMandragora, avvengacheproduca el- laiefogl.ed.SofatroHortoiano, e fe benealquanto maggiori, non pero lunghe una fpanna, ne bian- cheggianti, ne lirate per terra, masti perii (ulti alti più d un gomb.to aliai, duri, elegnoli, e per tutto ramufcolofi. Ne forfè, per quanto io me ne creda lialuor di ragione il credere, che l'Herba Bella don- na iia una quinta fpecie di Solatroincognito à gl'anti- chi,- imperoche quanto m'hà infcgnato l'efpcrienza quotidiana, nuovo che i Solarti fono di molte più fpecie di quelle, cheli leggono nell'itilfone. Nafce quella pianta, a quale io chiamo Soia rito mag- orc,cS'orc, nel e felve de monti, con foglie pili grandi t. dell portolano, con il gambo alto fino à trombiti, e qualche volta maggiore, di roflìgno colore, da cui efeono numero!., e folti rami, concavi nelle loro o- ZM,,'/ll^ll;>L,nAfc0n? ' for>lun3"i, come fono quellidellHerbaD.g.tale, concavi come campanel- Z'J.yf °n Cpa lìdo' eP°'P°^Sno, ed. dentro T^l 'r Da,1udtj ^oao le bacche, cWcuna daperfe, pendenti dafuoi picciuoli, & incatena un piccioloicccttacolo all'intorno fidiate. Quefte Z'Z-n n"'%Z\3n°> "'.ngrofia.io quantoWa- cmod Uva, cosi fendenti, come l'ambra nera, e m Hih rT " Piene^^o, e cop.ofo fe- roc. Ha la radice lunga, grolla, bianca, efuccofa. Seccaiiquefta pianta il Verno, ma rinafeeogn'anno *S553? f*lh f? r^ÌCe molto fe del S ,rm P Vlmr' ° kenkà fl,e fon0 * &3 imperocbe mangiandoli il fuo frutto tadiventa.eglhuom.nicomc pazzi, e furioli e fi m. .agl.fpintati, & alle volte amm zza facendo" ad aìcuni"^ h T^l " ^ SÒ Ì0 e(ftf ^eJvenu o ad alcuni tanciull., che mangiarono quelli fr.irri Pianta in medicina; imperoche (come Sono) ? acqua dirti lata da tutta la pianta bevuta alla auant i- giom delle vifcere, e membra interiori fenza danno veruno, non bevendofene però maggior auanttó? & la imedefimi effetti. Lefoglie pelle, &applicate ri folvonolepoftemecaldedegl'occhi, e delle palp' bre, e mitigano il dolore. Mirabile è veramente il Semplicitta M.Fraacefco Calzolari* primo inventore di cioiimperocheinfondendofi trita al pefo d'un fero P°° ^'Vinoperfei, òfette hore, bevendofi poi il Vmocolaw dalla radice, dadigiunofàche, Ónpof Nel quarto lib. diDiolcoridc. 603 A fa mangiare c.bo veruno-, onde ne nafce dilettcvol gi- uoco, tacendo!, dueft'inganno ad alcuni golof, pa- ra it., i quali penfandofi d'empire il ventre di buoni, e delicati cibi, ficcandoli fenza vergogna alle tavole ben apparecchiate, e Aandofeneà federe a bocca a- pcrtaaveder mangiare gl'altri, lenza poter eglino mangiare boccone, fe non fi dà loro à bere deffW ro, con il quale fubito f, liberano da quello travaglio. Senile ael Solatro Sonnifero, e Manico Tcofrallo a I2.capdel9.1,b.dell'hi«oriadellepiante:cosidicen- - . . de , : I Solate, fono di due forti . Uno Sonn,fero,la cui fcfflJ rad.ceeroflacome un fangue, e bianca quando è the*, n c,ca \ 'itr,mi° P,u' rollò del Cocco : le foglie fono fi- D mU.aliithimalo, ò vero à quelle de'Meli dolci, pc- f c/lanaI<,abaffo. Dannolìper far dormire le korze della radice prima ben pelle, e pofeia infufe Vf. afc,encllcriPe' nellcfauci, & appreffo a ìepolchri . L altra fpecie fàimpazzire . Quello chia- mano alcuni Bnoron , & altri Periffon , hcui radice eoianca, lunga un gombito, e concava. Dartene unad.amma perfaralquantoimpazzire altrui, e per *«ftra*rbdkH n» volendo ck- maggiormente s" mpazz.ica, b.lognadarneduc dramme, e tre non volendo che l.guarifca mai dalla pazzia; ma dando- R.w htr ' amma-'za- Produce lefoglie limili alla C . .mkl) a'.,ma m;>ggior.: ilfultolungoqt.afi quattro f fS h >'«po come di Gethio, ma maggiore , e pit.pe.ofo limile al frutto del Platano . De' quali r So,mJ suli^^ n3 IT a'rS- de"e facu,ca Amplici ? co- Si^oda d.ceva: il Solatro Ortolano , che fi mangia ne'ci- fi» hWX? , :',C:aSuno ' & u'afi à tutte quelle cofe.ove 3' 5d'n*msere,ed'infrigidire; imperoche che f ìrhU ' «S al:n', Chc no" 15 mangiano, n'é uno, c Kfi ch amaHalicacabo, che produce il frutto rof- acino ^ T?ÌlSr7ndcfZa^ c parimente di figura adun" e amofo ghirlande . L'altro ti e"rh f°nn'^ro- terzo poi per far di ven- ta^glhi .omini furioli, chiamano Man co . L'Hali- dì'H0rtotlmSUene\'faC0k^ ré T u 1 r' T lIflutto é convenevole à far orina- P rClJ?fc 8" ^S'ungono affai virtù compofte, f echi Ih ■ T° A *ìk ,r.CnÌ ' & alla vefdca- S co'- ■ 'Cd"1"?ia' chefi ch"ma Sonnife- fàdoì mire & C°", V Ìno 3' P^0 d'a™ . certo h - f m °Sla,tr': C0fa ? limilc ab"Opio ; ce- ne terzo n, a!tìuant,? Pill/k'b°^' , per eflér folamente ne, terzo oi dine delle cofe, che infrig,difcorx>, e 1* 2ov°oca , 1' ' N0"di'-»° ^ il fuo fém? vh-ùidi c corimh 1 f 3 ' ma C°me fe « tog'k E"" di dode- timo è hi u ™ m "Ct,Ca.r e ' & ailda"c '" furia . L' ul- cScWh.S 1 c"<: Cogliono per bocca; per- m^cofe, t°4raTC UCddono c,llfe lobeve e fe mancolcnvtoglie, fanno impazzire . Vero è che ne ede?ioa n0n ta -le alcuno : ma in vem nòn fe fuor fer10, ^a"do fe nefàimpialtro di le che corro^ I C inaIaS"oli da confolidare,e quel- a fu ,rZ ÌOn° ■ M c,hc ',id fi loda 'a corteccia del- S'C1 5 "mperoche difecca nella fine del fecon- nd nri, ^-ef\ r'nd,pÌodel «tto» & infrigidifee n„,,P r P °dvi'1 lecondo ' J1 Solaio HortoIanSchia- r™?, pf'rn^' x"rc':'K: i Latini Solanumhor- " F 'lnlCiS Arabi Hamebathanaleb, Hameb alehahai- eli, &HanabalthaIeb: iledefchi Nachtfchadt: li Spagnuoli Yervamora.- iFrancefi Morelle. L'Hali-N.mi cacabo chiamano i Greci Afc«*«#*& ^ tMlVefettarw, &Halicacabus: gl'Arabi Kekenti AkeKeng, & Keietlegi: iTedefchiJudenKirS' l.SpagnuoliBexiga de perro: i FrancefiBeg » I 6o4 Difcorfi d; A Berietiio, fua efami- tìaiionc- Doricnio, fcskto da Galeno k Del Doricnio. Cap. fj. IL Doricnio, il quale chiama Crateva Ualicacabo, overamente Calca, è una pianta fimi 'le à ini Oli- vo, che nafea di nuovo . Nafte nelle pietre non gua- ri lunghi dal mare, con rami minori d' un gombito , e frondi di colore di quelle degl'Olivi, ma più minu- te , più falde , e ruvidijfime , Il fiore produce bianco , e le filique nella fommità fimili àCeci, denje , eton- de, dentro alle quali fono cinque, ò -vero fei granella, di feme grande come le più picchia granella dell Er- vo, lifcie,fode, e di diverfi colori . La radice cre- fie alla grafferà d'un dito, ir alla \tmghe%x.a d un "ambito. Pare, che fia ancora effo fonnif ero . Bevuto "oltre al dovere fa morire. Il feme {fecondo che di- cono alcuni) sufi in cofe amatorie. e. TkTAfce il Doricnio, fecondo Crateva , tra faffi nelle maremme . Ma non però fin'hora 1 ho potuto vedere quantunque riabbia io ufata non po- ca diligenza di ritrovarlo. Non mi tono mancati a- mici, che fapcndo il mio deiìderio m'hanno manda- to per lo Doricnio , chi una, echi un'altra pianta : nondimeno non effendovenc veruna, che mi Sodis- faccia, non hò voluto altrimenti metterne qui la fi- gura. Onde errano, per mio giudicio, coloro , che Scredono, che fia il Doricnio quella fpecie d rìali- cacabo, che produce il feme bianco, macchiato d un cuore, di cui recitammo l'hittorìa qui di fopra , difeorrcndo de'Solatri ; impcrochequefta pianta non hàfembianza veruna, che tirafiembri al Doricnio, di cui fece però mentione Galeno al fello ubbro delle facultà de lemplici , così dicendo : E' il Doricnio nelle facultàfucfimile al Papavero, & alla Mandra- gora, & à gl'altri medicamenti confimili. Contiene in fe una frigidità acquea potente, e però rogliendo- fenepoco, fa alquanto dormire; ma cogliendotene aliai , ammazza . Chiamano il Deridilo i Greci WfuMw : i Latini Dorycnium . Velia Mandragora. Cap.-]%. C Hiamano alcuni la Mandragora Amimelo, ir al- tri Circeo; percioche pare , chelaraiice conferifta in cofe amatorie. Ven'èdiduefpecìe , una nera, la quale fitiene per la f emina , chiamata Thidacta, ale j a le fon- di più ftrette, e minori della Lattuca, di fpiacevole ono- re effarfe per tetra- Produce quejlai fuoi frutti fimtk alìeS'rbe, pallidi, & odorati, ni quali è il feme finale à aitilo delle Pere. Sono lefieradicigraiidi, delle quali hìella hordue, bar tré intrecciate in fi fieffe , le quali di fiori fono nere, e di dentro bianche, ricoperte di groffa corteccia. Queftafpecie di Mandragora non produce al- cun fu/lo. Quella della fecondafpecie , la quale è bianóa,e il mafihio, chiamata d 'alami Marion . Fàle fue frdndi grandi, larghe, bianche, elìfcie, come di Bietola , iri f„oi Pomi il doppio maggiori dell'altra di colore , che r in- china à quello delZaj) 'arano , con una certa gioconda gra- viti d'odore, de quali mangiando alcune volte t pajtori, addormentano . La radice efimile all' altra,mapiu gran- de, epiùbianca. Ancor- eli a è priva di f ufi o . Il ficco fi cava dalla corteccia delle radici frefche, pejlata prima, e Borda (Irena per il torchietto, il qual fatto condenfire al SoleJriponeinvafo diterra. Spreme/! il ficco parimen- te ancora da'P orni, manoncosìvirtuofi . Scorteccianf, le radici, &infilz.anfile cor teccie, ir appicanfi Jer ufirle ne bi fogni. Cuocono alcuni le radici nel Fino, fino che cali later^aparte , e pofeia lo chiarificano , erifirbano , dan- done un bicchiere allavoltanelle lunghe vigilie, per f ad- dormite, enedolori, e parimente d coloro , ovefiadtbi- fogno dare il fuoco , ò tagliare qualche membro accioche non fentano il dolore. Il ficco bevuto al pefo di due -oboli con Vino melato, purga per il vomito , comefà l'HeUeboro , la colera nera, e la flemma: ma invero togltendojene troppo, è del tutto mortifero. Metiefi nelle medicine de D :1 Matthioli gli occhi, efimilmenle in quelle, chefifanno per mitigare i dolori, e ne'peffolì mollificativi . Applicato di fitto per fe filo al pefo di mexp obolo, tira il meftruo , e parimente il parto. Meffo per foppofla nel federe, fd dormire . Dicefi che facendo/! bollire la radice con l' Avorio per fri hore continue lo mollifica^ di tal forte che agevolmente fe ne può improntare ciò che fi vo- glia . Impiaflranfi convenevolmente le frondi frefche , infime con Polenta all'infiammagioni de gl'occhi , ir alle pofleme caufate dall'ulcere: rìfolvono tutte le du- ie^%e , pofleme , fcrofole , ir altri piccioli tumori : fpengono ie margini delle cicatrici ferma ulcerarle , Je fi fregano leggiermente cinque, over fei giorni . Con- difeonfi le frondi in falamuoja per tutte quefte cofe . . La radice, trita, ir impiaftrata con Aceto , medica al fuoco fiero, e con Mele, ò vero con Olio almorfi- de' Serpenti. Rifolve applicata con acqua le fcrofole ; ir i piccioli tumori, e mitiga con Polenta i dolori del- le giunture. Faffi della corteccia della radice il Vino- ferina cuocerlo in quefto modo . Mettcmfi tré mine del- le fue fiorile in un cado di Vm dolce. Danfene pofeia tre ciathi à coloro, à i quali ( come è flato detto ) fenaafentir dolore bifigna figari qualche membro, ò dargli il fuoco ; imperoche dormendo profondamente non fintano dolore alcuno . I Pomi odorati fanno dor- mire, e parimente mangiati. Il che fà ancora il fic- co, che fe ne fpreme . Ma colori che troppo largamen- te ufano , e di mangiarli , e d' odorarli , diventano mutoli . Il feme de Pomi bevuto, purga la matrice , Ór applicato di fitto con Solfo vivo, rìftagna i fluffi raffi delle donne. Intaccarla radice profondamente in più luoghi, e cosi ne di/lilla, e fe ne raccoglie il li- quore in un vafi concavo . Benché fia più di queflo^ efficace il ficco: ma non però in ogni luogo , come n. hd dimoftrato l'efperien^a . Si ritrova , che lagtimi dalle radici quefto liquore. Dicono che fi ritrova un- a/tra Mandragora chiamata Marion, che nafee in luo- ghi ombro/! attorno alle fpelonche, le cui fiondi fona fimili à quelle della bianca, quantunque minori, lun- chetmafpanna, bianche, efituate all'intorno della ra- dice, la quale è tenera, e bianca, poco più lunga d una fpanna, e groffa come il ditogroffodellama.no. Dicono , che bevuta al pefo d'una dramma, ò vero mangiata con Polenta nelle focaede , òvero vivande, fà impa^zjre . Dorme chi la mangia così come fi ritrova nel mangiarla, perdendo per tré, over quattro hore tutti i fentimenti. che nel bianco porporeggiano, à mo- dodiftella, de'qualinafconoi frutti lunghetti , co- me Cocomeri, matondiincima, e ricoperti d'una lifeia, e porporegna corteccia , con la polpa di den- tro bianca, efuccofa, ecopiofo feme, quafi limile à quello del Siliquaftro, che volgarmente chiamano Pepe d'India . Ha la radice poco profonda , & in più parti divifa. Seminali la primavera ne gl'horti, e ne' giardini. Fiorifce la ftate, eportaifrutti l'autunno. Alligua quella pianta malagevolmente ne'paefi fred- di, e però in Germania rare volte, fela ftate non è ben calda, fi maturano ifuoi frutti. In Italia, dove fimaturanoingrancopia, fi mangiano fpeUone'ci- bi; imperoche mondati, ledi, tagliati in fette, infa- rinati, e fritti nell'Olio, ònelButiro, e conditi cori Pepe, e con Sale fono veramente al gufto non poco aggradevoli. Ufanfi in Italia di mangiare quelli frut- ti per provocare àlufluria, fi che fanno agevolmente Madri fentra Galene A pcreflcre, eventofi, e duri da digerire; & imperò 1' ufarlitroppone cibi, generano (comediceAvicen- na) humori malinconici , oppillationi, cancan, le- pra, dolor diretta , mitezze, oppillationi di fega- to, edimi'za, e fanno cattivo colore in tuttala per- fona, efebiiiunglie. Ma lelodò però alquinto libro defuoiColliget Averroe per cibo aggradevole, e buo- no quando li preparano, come egli n'inlcgna. Por- cafene a'tempi noltri un'altra fpecie in Italia , lequali fi chiamano Pomi Doro. Sono quelle fchiacciate come le Mele Kofc, e fatte à fpichi , di colore prima B verdi, e come fono mature in alcune piante roflé, co- mefangue , & in altre di color d'oro. Simangiano pur anch'effe nel medefimo modo . ScrilTe della Man- dragora Galeno al 7 delle facultà de femplici, cosi dicendo : Supera nella Mandragora la virtù frigerati- va, di modo che ella fi pone tra quelle cofe, che fo- no frigide nel terzo ordine. Nondimeno li ritrova nc'fuoi Pomi alquanto di caldezza , e parimente d'humidità, & imperò hanno virtù di far dormi- re. La corteccia della radice per effére yalorofìlfi- ma, non follmente infrigidite , ma ancora difec- ca; ma quello di dentro è di niun valore. Chia- mano la Mandragora i Greci MxvSpnyòptts: i Latini Nomi ■ C Mandiagoras: gl'Arabi Jabora , & Yabrohach; i Tedefchi AIraun: liSpagnuoliMandracola : iFran- cefi Mandragora, & Mandegloyre. Dell Aconito . Cap. 79. L'Aconito, il quale chiamano alcuni Pardalianche , altriCammoro, alirìThelifono , altri JldioHono, & altri T heriofono , -produce tre, o'ver quattro fr ondi li- mili à quelle del Pan Porcino ,ouero del Cocomero, ma mi- nori , epelofette; il fujto è altouna fpanna, eia radice Jìmile alla coda d'uno Scorpione, mafplendida , come A- laba/ìro . Tocchi con quefla radice gli Scorpioni (fecondo D che fi dice) diventano fiupidi'. ma tocchi dipoi con quel- la dell'Helleboro, ftbitoji rifentono. Meiteji nelle me- dicine degl'occhi , che Jì fanno per mitigar eì dolori. Am- mazjt^alePanthere , iPorci, i Lupi, e tutte le ftere , quando /egli dà mef colato con la carne . D'un altro Aconito. Cap. io. E' Un'altro Aconito , il quale chiamano alcuni Cine- dono , alcuni LicoBono . Sono di quefìo tré fpe- cie, de1 qualil tifano T uno ì cacciatori , egli altri due gli hanno tirali t ' Medici ali 'ufo loro', deiqualìil terzo, il quale fi chiama Pontico , nafee abbondantemente in Ita- E Ha ìtèmonti Giti/lini. E' dìfferentiato dal primo, im- peroche produce egli le fi ondi fimili al Platano , ma più intagliate , più lunghe, e molto più nere. Rajfem- braji il fio fujto à quello della Felce , lifeio come uno fìile , altoungombito , e qualche volta maggiore. Pro- duce il Cerne in alcuni lunghetti baccelli . Le radici fono nere, Jimili ài cirri delle Squille marine . Quejìe tifano per pigliare i Lupi, mettendole conia carne cruda, impe- roche mangiategli ammazzano . FEcedegl'AcoNiTi Diofcoride due fpecie per Aconiti due diverfi capitoli. Dicuichiamò quello della loro eli F prima fpecie per ellére egli mortifero veleno àLeopar- di, Pardalianche: e quello della feconda fpecie, per ammazzare egli i Cani, & i Lupi, Cinofto- Tcft<) no, eLicodìono. Divife quello dell'ultimo capo in Diofiori trefpccie, de'qualifolamente del terzo fcrilTe egli r»fiaiafl bidona . 11 perche fi penfarono Hermolao,e parimen- te Marcello Virgilio Fiorentino, che fuiTe in quello ultimo capitolo (come credo ancora io ) mancamen- to di fcrittura; imperoche pare, che dicendo Diofe. che l'uno ufanoi cacciatori, e l'altro i Medici, villa mancamento del modo, che fieno da' Medici, e da' cacciarori ufati, & anco vi fi vede mancare l'hi- floria delle frondi , del fufto , delle radici, del fiore , e del feme. Il che vedendoti dichiarare nella terza fpe- cie. eie, la anale chiamano Pontina,, ne aumenta à cre- dere, che costi». Nafte quella terza fpecie quafi {>tr ogni monte in Italia , con frondi più intagliate del 'lataoo, macchiate di bianco, conforto di Felce , lungo due gombiti, dacui efeono da concavità d'ali più rami , fopra i quaUfono i fiori , che nel giallo bi- ancheggiano, di fo«macomelunghi cappelletti, da cuinafconolefilique, che hanno dentro il ferme. Hà più, ediverferadici, di neregno colore. Ve ne un' altra fpeciequafieon umili foglie,e fiori gialli,, fìmili del difigoraàquellideIRanoncolo, ma q,uafi grandi co- >. mt quellidelkRofe. Se ben il Gefnero nel fuo gran- de volumedegfaaiEaaliquadrupedi, nel quale mi paté haver notato affai akri errori , perfuadendofi forfè di fapere.tuttiifèerradella natura,, nieg* ricrovarfi A- conito, cheptoduca limili fiori, quantunque però, lène ritrovino; montitutti pieni, i quali manifeila.. mente teflifkano centra di lui- Chiamano alcuni qiUefto Aconito dall'effetto Luparia. Quantunque, in sù'ITrentino, ne cui monti nafcecopiofiffimo, lad- L> dimandanoHerba della Volpe; percioche trite le fue, radici ammazzano le Volpi, iLupi, iCani, i Gatti, iToji, e tutti gl'animali clienafcono come ciechi , che le le mangiano con la carne. Quello dellaprima. fpecie, cheamenazzai Leopardi, eie Panthcre, hò iopiù volte ricolto in sti'l Trentino, ove nafee copio- fàmentern luoghi , ove malagevolmente fi può anda- re, fe non con pericolo. E' veramente pianta molto rara, c da pochi conofeiuta, e crederò ancora, che da pochi parimencena fiata ella veduta, & in pochi luoghi, le non da quelli, àcuirhòiodimoftrata,tra i quali l'onoalciminominatiftlmi, e dcgniMcdici,che di quella gloriofa facoltà fi dilettano, che l'hanno vc- £ dota, epalpata, i quali faranno di ciò teftimonio à confuciane di coloro, che fcriliero, che la figura dell'Aconito Pardalianche polla da noi in quelli na- fte Difcorfi era una notila chimera. Hannola villa ( dico) appretto dimetuttigl'EcccllenEiHimi Medici, ci,ce che turnogià della felice memoria dell' Imperadore nito Parja- Fcrdinando Primo , e che lonohora di Maflimiliano Jjj^ g» Secondo, tra i quali è il dottiflimoDottorGiuIio A- MatdiioU. leffandrino da Trento, il Dottar Stefano Laureo Fiandrefe, il Dottor Aluigi Ribera Spagnuolo, il Dottor Crato da. Uratisìavia, il Dottor Francefèo Partinoda Rovcrretio, tk il Dottor Giovanni (Odo* lieo Mclchiori Trentino Medico dell'inipcmitite * * F non follmente quelli» ma molti degl'altriiDociori, e fegnalatiSemplidfti Italiani, Tedefchii,, Boemi^Po^ lacchi, Prufliani, Francelì, e Spatrinoli ,, e quandi AtnbafciatoridiRé, e di Princi pi fi ritrovano alla corteCefarea , fenza infiniti altri lludenti di Medici- na,, iqualipaflàndo.per Boemia, mi foglioiao. ( pet humanitàloro). venire à vifitare , a'qualitMtti foglio dir io palpate,, e vedete molco bene. quella piantadel- l'Acanito, aeeioehe facciane ovunque vi. ritrovarete trflimonio» che il Mattinali non ferine: fàvole * nè dipinge, chimere. Quella piatarjjla ferlao io. ap- preso 6o8 Difcorfi del Matthioli ACONITO PARDALIANCHE MINORE, A ACONITO PARDALIANCHE FALSO, chiamato fattamente Dorjcnio. preflb dimecontra l'objettionij.e calunnie de'mali- gni, e per poterli moflrare cosi à gl'amici, come à nemici: à quelli dico, acciocheconofciiitala verità mutino opinione: & à quelli accioehe teftifichino della noftra integrità. E'adunquel'Ac onito Parj iVda'ìkn BALianche, di cui è qui nel primo luogo la figu- ri1 "fu» r?> che nafce nelle più alte, nude, equa'fiinaccelfi- .illori». b'iifommitàde'mont: in luoghi folamente ombrofi con foglienon più di quattro quafi come di Cocome- foruvide, pclofette, ilgambo, il quale viddi io già rotto (per quanto ftimar pollò) alto una (panna, pa- rimente pelolò, come fono ancora i picciuoli delle foglie. Il fiore non hò io veduto, ma (fe non m'in- ganno) non credo che (ìa differente da quello del Do- ronico volgare. Laradicefàeglibianca alabaftrina , e fplendente quando è frelca, grofla un dito nella parte di fopra , acuta in cima, tprta, enodofa, co- melacodad'unScorpionc, alla quale in tutte le lue , .. . parti fi raflomiglia, come potrà chiarirfi ciafeuno dal- la pianta qui polla nel primo luogo, e dileguata di mano di Maeilro Bollo Mejerpeck Pittore daTribur- badiMifnia. Ve n'è un'altra fpecie, che fà la radice con due braccia nella parte di fopra, ma nel rello quafi fimile alla fuddetta; imperocheèella parimen- tebianca, fplendente, nodofa, e nella parte ultima appuntata, come coda di Scorpione, &hà le foglie fimili all'altro, maunpocopiù ritondette, emanco pelofe, &ifiorigialIi, come di Doronico. Quello credo io che fia l'Aconito Pardalianche di Plinio , fa- cendo egli la radice del fuo fimile al Gambaro , à cui non poco fi raflomiglia . Evvcne appo quello un'altro, il quale fò io che fia il Telifono di Teofrailo ; percio- che non folamente hà egli la radice limile à uno Scor- pione intero , ma le foglie di Ciclamino, t le propagi- ni delle radici nodofe, comedi Gramigna, le quali propaginandofi , e dilatandoli , generano dell'altre fi- miliàgli Scorpioni, dalle quali poi germinano le fa- glie; ma il gambo, & i fiori non fono punto differen- ti dall'altro, i quali tutti fono gialli, come di Chri- D fantemo. Quelli due ultimi Aconiti mi fumo manda- ti dal nubilillimo Signor Giacomo Antonio Cortufo gentil'huomo Padovano, diligentilfimo ritrovatore di piante, infieme con una pianta di Doronico volga- re; & egli fù il primo, che mi avvisò che i Doronici, che ufano nelle Spedane altro non fono, che una fpe- cie d'Aconito Pardalianche j per faper egli per più tfperienze fatte da lui, che mangiati i Doronici da i Cani, gì' ammazzano. Intendendo ciò mi riducea malagevolmente à crederlo, -ma per chiarirmene ne dei à mangiare à un mio Cane quattro dramme conia Carnecruda, ilqualenon ville più che fette nore . r Ma quelto mi fece ben maravigliare; che quel Cane . tutto il tempo di quelle fette hore, fempre fe ne flette' allegro, libero, qfpedito, fenza accidente veruno, anzi ( che fà ancora maggior maraviglia ) montò più, e più volte una Cagnuola di cafa , che andava al falto, e mangiò di buona voglia ciò che fe gli dava mentre , che cenavamo; il che mi faceva credere, che non fuf- fevero, che i Doronicifulferovelenofi: ma poco di- p'oi, fuori d'ogni mio propoli», cafeò egli in terra, come chi hàil mal caduco, e cositutto fpafimato, e contratto, con la fpuma alla bocca, tirò le calze . Renda dunque l'età nodra gratie di quello amplilli- modonO, eparimentela poltcriorità tutta al nobi- liifimo Cortufo, chiamandolo ad alta voceconfer- vatore della vita noftra, fparghinole Ninfe fopra il capo di coftui Gigli, eViole, veftinlo tutto difoa- viffimcRofe, e cinghinlo d'Hedera, e diBaccai'e. Et intanto lafcinoi Medici , che hanno à cuore là vi- ta de gl'huomini del tutto l'ufo de'Doronici vele- nofi, e mortiferi: e gli Speciali gli gktano al fuo- co, e li bandifehino fuor' delle lor Spe-cìarie ': - e comandino i Clementiffimi , & Ottimi Principi , che governano il mondo, che quello veleno pre- fentaneo più non fi venda , nès'ufi. O quantoè Hata mifera, & infelice l'età pallata, e la conditionedegV huomini di quella, frài quali pochiflìmi fi ritrovaro- no, òforlcniflunoj che conofeefle i femplici [medi- camenti Nel quarto lib, ACONITO II. A C O N ITO HI. eamenti, e però utarono i veleni per ignoranza in luoghi difalutiferiantidoti , come habbiamo pili, e più volte detto in varj, e divertì luoghi di quelli no- di Diofcoride. 609 A ACONITO IV. lì fili Difcorli . Chiamali dunque dahorain poiilDo- ronico Demonico, pofeia che altri che il Demonio non può havere cacciato dentro nelle Spedane quella D mortifera radice in luogo del vero, elegitimo Doro- nico, di cuis'èpcrfoilfeme, e le radici per mera da- pocagginede'Medicipaflati. Ondeinterviene che di ciò riprenda ancora mcmedelìmo, per non haver'io voluto confentire al Maranta, che il Doronico vol- gare tulle l'Aconito Pardalianchc, vedendo io eller in ufo continuo de gl'huomirii fenza far loro nocu- mentoveruno. Ma ben dirò io, che non credo, che febenc ilDoronicoammazzaiCani, lia egli peròfa- lubre medicamento àgl'huomini, come dicono alcu- ni, coniqualihoparlatodella mortifera natura fua ; ma folointervir quello, chepare, che non nuoca à gl'huomini, che lo pigliano per non darfene loro tan- b ta qujntitàchebaftiper farciò, ò vero perche Tem- pre, ò il più delle volte fi mefcola con medicine, & antidoti cordiali, i quali diftruggono la fuavelenofa natura: e che altrimenti crede, facciafi inoltrare al fuddcttonobiliflimoCortufo una lettera del Gefnero fcritta di fua propria mano, nella quale ei confclli d' havervolutofperimentareil Doronico in fe medefi- mo, con non poco pericolo della vitafua, ricupera- ta con antidoti, con bagni, econfudori. Iomiper- luaderò fempre clic que' veleni che ammazzano i Lupi, & iCani , ammazzino ancora gl'huomim , come pollo io teftificaredclla Noce Vomica , dalla quale fù ammazzata una donna vecchia , la quale ha- F vendo grattato del Cafcio fopra una gratta calcia , con la quale un tuo figliuolo haveva prima grattato k Noci Vomiche per ammazzare certi Cani, cheab- bajavano la notte, mangiatoli il detto Cafcio in una mineltra, miferamence le ne mori. Sono ancora d' altri Aconiti lei fpecie, de' quali non trovo mentio- ne appreflb veruno, le imagini de'quali mi fumo mandate già dipinte à vivi colori dall'Eccellenti Ifimo Sti Medico M. Girolamo Donzellino, ilqualc diceva ef- Acomt' ' ferii fiate mandate da Verona dall' HccellentiiTimo Monteforo, ritrovate però ( come hòintcfo dipoi , Qjì inmon- 6 io DifcorG ACONITO V. in monte BalJo dal diligentiflìmo Semplicifta M. FranccfcoCalzolaris . Lecuihiftorienon mi fon cu- rato di fcrivere, rapprefentandone qui molto bene le Aconiti irna8'ni'orocavatedalvivo. Bendirò, chenelquar- fcritti dat0« e nclnonoifioiifonogialli, ene gl'altri quattro Tcofraflo purpurei. Dell'Aconito della prima fpecie chiamato ThelifonofcrifTeTeofraflo al decimonono capo del nono libbro dcll'hidoria delle piante.con quefte para- le: 11 Tlielifono, il quale chiamano altri Scorpione» per havere egli la radice limile allo Scorpione , dico- no che ammazza gli Scorpioni, che fi toccano con elfo, ma che però ritornano vivi , toccandoli con la ra dice dcll'Hellcboro bianco. Ammazza quello il me- defimo giorno le Pecore, iBuoi, e finalmente tutti i quadrupedi, ligandofene loro una foglia, òlaradi- cefopraitcfticoli. Giova bevuto contra le punture de gli Scorpioni. Hà le foglie limili al Ciclamino, e laradice, cornee flato detto, come uno Scorpione. Nafce come la Gramigna, econ ginocchietti limili , in luoghi ombrali . Ma fc è vero quel che fi dice degli Scorpioni, nondoviamo credereche fieno favole le altre cofe fimili. Quello dille Teofrallo de! Theli- fono in quello luogo; imperoched'unaltro fece egli memoria al decimofelto capo del medefimo libbro , cosi dicendo ; L'Aconito nafee ne' Creti ,& in Zacin- to, mainfinito, & ottimo in Heràclia di Ponto, con frondi come d'Endivia, e radice di fpecie, edi colo- re fimile à una Noce, in cui dicono edere la virtù mortifera, e non nel frutto, né nelle fiondi, e però nonnuocerequeftein verunmodo. II frutto dell'her- ba è di materia non balla, comcchc l'herba perfetta corta, e non habbiacofa, che gl'avanzi . E' fimile alGrano, ma non però fà il feme nelle fpiche. Nafce non fidamente in Acone villa de' Periandini, ma per tutto. Ama fpecialrnente luoghi faflofi. Non è be- ftiame, nèanimale alcuno, chefe nepafea. Dico- no , che per nuocere fi prepara in un certo modo , che tutti non lo fanno : onde per non faperlo comporre i Medici, l'ufano per putrefattorio . Quello rliUc pur del Matthioli A ACONITO VL B C anch'agli della feconda fpecie dell'Aconito, il quale agevolmente può eflere uno de' due ferirti da Diofco- D ride, e forfè quello, che (come dice egli J) erainufo de Medici . Ma credo che fcrivefle ancor del terzo il medefimo Teofrallo nel medelìmo luogo, dove poco di fottofoggiunfequefte parole: Dicono eflerfi ritro- vato un veleno , che ammazza in un giorno, & effe- reuna radice, cheproduce le frondi dell'Hclleboro pianta à tutti nota. Dalle quali parole fi puòfarecon- jettura, che qui deferiva Teofrallo il terzo Aconito di Diofcoridci imperoche ancora l'Helleboro hà fo- glie di Platano , come dille Diofcoride haver il fuo terzo Aconito. Scriflé dell'Aconito Pardalianche di- ligentemente ancoraPlinio alfecondo capo del 27. libbro con quelle parole: Machi potrebbe à baflan- 1° E zahavereinvenerationelacura, eia diligenza de gì" antichi, eflendomanifefto, che l'Aconito fia il più veloce di tutti i veleni, eche toccandofi con elfo le membra genitalidelfelTofeminino, il medefimo gior- no induce la morte? Quefto fu il veleno, concuidif- fe M. Cecilie accufatore eflere fiate ammazzate da Calfurnio Beltia le mogli, mentre che dormivano . Di qui è quella horribile oratione, elTere elle morte nel dito di quello. Le favole narrano eflcr nato l'A- conito dalla fpuma di Cerbero Cane , quando Her- cole lo tirò fuor dell'Inferno, e però gcnerarfi in Ponto apprcflòHeraclea, dove fi dimoflra eflcr l'en- F trata dell'Inferno fuddetto : nondimeno fii pollo in ufo ancora per falutede gl'huomini , eflendo flato fperimcntato, che bevuto nel Vino caldo c contrario alle punture de gli Scorpioni. Tale c la fua natura , eh ammazza l'huomo , fe non trova nell' huomo qualchecofad'ammazzare, chefiavcleno . Combat- te adunque con quel foto, come primo ritrovato, 8: è fola quefta battaglia quando ritrova il veleno nelle vifeere, & è cofa maraviglila, che eflendo ambi- due per fe fteffi veleni mortali s'ammazzano l'un l'al- tro, accioche l'huomo viva ; anzi che gl'antichi ne di- feoprirno, e dimoftrarono ancora irimedj delle fiere ACONITO VII Nel quarto lib. di Diolcoride . A ACONITO Vili. 61 1 velenofe,in(egnandone come fanare fi debbino ;impe- roche toccandoli gli Scorpioni con i'Aconito , diven- tano ftupidi, infenfati, e pallidi, contciTando d'edere vinti. Aitanfuoccandoli con l'Hclleboro bianco, e cosìcedel'Aconitoàduemali, alfuo, &àquello di tutti .11 che s'alcuno per avventura crede che ciò fi p'of- famveitigaredagl'huomini, egli ingratamente rico- nofee 1 doni de gli Dei. Icacciatori toccano le carni con l'Aconito , le quali gufiate dalle Panthere l'am- mazzano, e fequelto non fi faceffe, fe n'empirebbe tut- to1! paefe, e per quello l'hanno chiamato alcuni Aco- nito Pardalianche. Maèllato dimoltrato, ch'elle lì liberano fubito dalla morte con il mangiare dello Aer- eo humano . Il che certamente, chi dubita che non fia italo ritrovato à cafo ? e quante volte ciò fi facci bora , nalce come cofa nuova ; percioche le fiere non lo pof- fono dimostrare fra loro, ne per ufo, neper ragione . HalAxonitofoghediCiclaminopelofettedalla radi- ceinsu.hapicciolaradice limile al Gambaro mari- no, e però a clini la chiamarono Gambaro , & altri Thclitono dalla caufa per avanti detta da noi , La radi ce è un poco ritorta, come di Scorpione,dal che alcuni ancora la chiamarono Scorpione . Ne mancarono chi lachamafleropiùpreiro Myottonon , perchecosida pretto, comedalungifolamenteconl'odore ammaz- za i Topi . Nafce nelle nude pietre , quali chiama- noAcone, e perqueltolo chiamano alcuni Aconi- to. Nonhàappreffòdifenonfolamence terra, mane anco una poca di polvere , che la nutrifea . Quello tut- to dellAconito Pardalianche fcrifie Plinio . Onde s' ingannano, & errano manifeitamente coloro, che vogliono che l'Aconito Pardalianche (ìa una certa pianta con due foglie tonde, fole à mezzo il gambo, e con molte radicene picciole, comedAnfodillo, qui fcolpitadanoi , per lafciarneancora ad altri jl giudi- cio:ma quanto s'inganino coftoro , potràno conofeer- lo per loro ltelTi,fe con pacifici occhi riguarderanno le del figure qui polle da noi ritratte dalle vere, elegitime piante. Ne in minore errore ritrovo eflereil Fuchfio ACONITO IX. ancorach'huomoillullrede'tempinoftriivolendoegli che 1 Aconito Pardalianche fia I'Herba Paris- un Herba peroche quellaproduce unfol furto ritondo'altò due Qq 2 (pan. 6n Difcorfi del Matthioli HERBA PARIS. foanne , dal mezzo del quale da terra alto una fpanna produce quatt.ro foglie ugual- mente dittante in cro- ce, umilia quelle del Sanguigno , e nella fommità quattro altre piccioline, e lunghet- te, in mez.zo alle qua- li è il frutto purpureo à modo d'un picciolo acino d'Uva, vinofo, e pieno di minuto fe- me bianco. La radi- cela quale e aliai ca- piglipfa nel bianco gialleggia, ma non lì vede figura di coda di Scorpione, né fplcn- didezza d'Alabaltro, come nel primo Aco- nito fcrive ritrovarfi Diofcoride. Infron- di dell'Aconito, co- me fcrive il medelì- mo, cparimcntePli- nio, oltrcall'ellerli- tnili à quelle de' Co- comeri , e del Cicla- mino.non nafeono in mezzo al gambo, co me nell' Herba Pa- ris , ma cleono pclofe fubito dalla radice, e à'Mck per terra . Nel lrutto, e nel teme deirHcrba Paris, come anco in tutta la pian- ta, non follmente non li ritrova faculta veruna mor- titela, ma è egli veramente valoroliiljmo antidoto con- trai venefic), comefcrivequelbuon Dottore cherece l'Appendice nelle Pandette, ovetà egli tcltimomo d haver veduto alcuni urliti fuor del fenno per lunghe malarie, & altri per fatture, iquali furono fanali lo- lamcnte bevendo venti giorn i continui una dramma di lemed'Hcrba Paris in polvere. Del che pollo ancor m™""Ti io fame qualche tcflimonio. Credei! oltre ciò lìltef- tucUio. foFuchlio, che l'Aconito altro non fiaapprcllo agi Arabi, che il Napello d'Avicenna; nel che panni che apertamente s'inganni, pcrcioche quantunque io non fia per negare, che il Napellolia una.fpecie d'A- conito, di cui molte , e molte fono le fpecie, come lì può vedere per l'imagini qui di mano in mano Campa- te, ritrovo nondimeno che Avicenna nel fecontlo lib- brofcrilléd'amenduc gl'Aconiti, chiamandone uno Strangulator Adip, e l'altro Strangulator Leopardi , che rilevaquelmedelinio, che i Greci dicono Lico- aonos, &Pardalianches; e che pofeia fece egli del Napello particolare memoria per proprio capitolo, del tutto differente. Ma pofeia che gl'Aconiti, eie di- verfe opinioni d'altrui m'hanno indotto a parlare del Napello, nonm'èparfofuordi propolito di fenvcr- nequil'hiltoria, e le facultà fue. L' dunque il Na- N»ptUo, c ptuo una pianta con cinquefoglie, che nafeono in fe.hiftor.a . cj,na d'un medelìmo picciuolo , come nel Cmquefo- glio, intagliate aliai profondamente all'intorno, e di l'otto bianchiccie, llgamboaltoduegombiti, rollic- elo, fragile, efeiato, nella cui fommita fi veggonoi fiori fpicati di purpureo colore, i quali prima ches'a- prino,qui(i che fi raflomigliino à un tefehio fiumano ; maapertichefono,pajono comedi Lamio, dopo a i quali feguitano alcune filique, che rimirano in sii , co- me cornetti , e tre per picei uolo , nelle qualic dentro il feme nero,e minuto . Hà la radice quafi come di Rapó- zolo, neregna , da cui efeegran numero difottilifììme fibre, intefiuteinfieme, quafi come una rete. Tutta la pianta e mortifera: evelcnofa, ma la radice è ellrema- mamentecrudele,di modo che alle volte ammazza chi NAPELLO. B D lungamente la tiene (fretta in mano, e Tappiamo e fiere intervenutola morte d'alcuni pallori, iquali haveva- no mangiato augclletti infilzati, & arraffiti ne' gambi delNapello, lacuivelenofità in ammazzare gl'huo- mini tanto è grande, e crudele, che non lì puofupe- rare con veruna forted antidoti, fefubito inghiottito non fe gli provede, il che non interviene nell'Aconi- to . Del veleno crudelillìmo del Napello hò veduto io l'effetto, che fa egli in ammazzare gl'huomini, à Ro- ma in Campidoglio al tempo di Clemente VII. Ponte- fice Romano; percioche volendo fua Santità vedere l'efperienza d'nn certo Olio, compolto contri ivele- ni , il quale percola lìcura haveva Frate Gregorio Ca- ravita Bolognefc, giàmioprccetroreinChirurgia,cc»- mandò, che fufie dato il veleno à due Corlialsalììni , iqualidovevanoefsereimpiccati, e che con colloro fenefacelsel'ifperienz.a .De' quali quello, che più Na- pello lì mangio in un Marzapane, volfero i Medici , che f'ufsc untodell'Olio .■ equcllo, chemeno, vol- fero per vedere l'effetto del veleno, lafciar morire len- za rimedio alcuno. E cosi in termine di poche bore quello le nemonmiferamente, con tutti quelli cruda- lillìmi accidenti , che Avicenna fcrive fare il Napello, de'qualiquantunquenevcnifsero afsaià quello , che fu unto, nondimeno fii egli per tal untione liberato in tre giorni . 11 medelìmo vedemmo ancora in Pr»ga Città principale del Regno di Boemia l'anno del M.DLX1. il mele di Decembrein un'afsafiino con- dannato alle forche , à cui fù dato dal Boja una dram- ma di radice di Napello in polvere incorporato con ZuccaroRofatoin ptefenza di tutti i Medici Cefarei, per vedere le un'antidoto molto famofo con cui era fiato liberato un'altro pochi giorni avanti, il quale ha- veva prefo per bocca due dramma d'Arfcnico del pili fino , haveflè ancora le medelime virtù contra il Napel- lo . Mangiolìelocoiìui allegramente, nonlolamente imaginandolì , chchavcndoàmorire, meglio era per luicheciò fi facefle fccreta mente in prigione , che cilèrc pubicamente impiccato : ma perche fperava ancora , ancora, che noi Medici gli fai vaffimo la vita: maef- fcndopaffàtagiàun'hora, e mezza, fenza venirli ac- cidente veruno, dubitavamo, che ciò intervenire ò che*l Napello in Boemia per la frigidità del paefe non nafcefle velenofo, ò che la radice fvanita per haver già la pianta fatti i fiori, &ilfeme havefìe perfa la virtù fua; il perche ftì ordinato che gli fuiìè data un'altra bevanda fatta de' i gambi, del feme, delle foglie, e de' fiori del medefimo Napello; e nondimeno con tutto ciò parlarono via due hore ; dapoi all'ultima be- vanda, fenza, che quel miferello lì lamentante d'ac- cidende veruno; finalmente fri egli ritornato in pri- gione, spartititi tutti gl'altri Medici, ne fiì lafciata la cura àmefolo, cornea quello che habitava poco lontano da quel luogo . Paflataun'hora fui avifato dal- la guardia, che l'alTaUìno già cominciava à fentirlì male, Mandatomene là Cubito, non d'altro non li lamentava, fc nonché fi fentiva. tutto lacero, ch'era debile, e con una gravezza intorno al cuore : all'ho- raadunque quantunqueparlafle meco affai audace- mente, echegliocchifulTerovividiecoftanti, nien- tedimenovedendo, chetuttala fronte abbomdava d' un fudor freddo, e che'l pollò cominciava à ritirarli , gli diedi fubito l'antidoto, dopo al bcvcrdel quale voltandogli occhi, eftorcendo la bocca, elafcian- do cafeare il capo à dietro , fi venne di tal forte meno, che dubitai, che in quel punto fe ne moriffe; e vera- mente farebbe cafeato, come mortoin terra, fc la guardia della prigione non Fhavefliè tenuto fermo: in tanto comandai, elicgli gittaffero del Vino nella faccia, echelotiralleroper il ciuffo, con il che fu- bito ritornò vivo, &andò del corpo, dipoi lo feci porre àgiacere fopra certa paglia, che ivi era in un cantone, ftando à vedere quello che ne feguitafle ; incominciò lamentandoli, adire ch'haveva 'freddo ' c poco dipoi vomitò una materia putrida, parte livi- da, e parte colerica, confeflando di fentirli non po- co alleggerito : voltoffi dipoi in sù la parte finiftra , quaficome fevolcflè dormire; il che gli prohibi • e mentre che cosi me ne flavo, all'improvifo ammuto- lì, e mori à un tratto. Ma ciò interviene parte per il duplicato veleno , parte perche l'antidotto era ve- ramente per la vecchiezza molto fvanito; imperochc con il modellino fatto di frefeo fu liberato uno mici- diale, à cui fri datto una dramma di Napello, &una di Noci Vomiche inficine; & anco perche gli fdda- tol antidoto piti per tempo, cioè lagloriofiffìma pol- vere del Sercmfiimo Arciduca d'Auftria Ferdinan- do fnio Signore. Ma d'altra forte furono gl'accidenti d un'altro parimentecondcnnatoalleforche, à cuifìi dato fimilmenteunadramma di Napello, per far la prova fe la Pietra Bczoarfupera (Te, come fcrivonogl' Arabi la facultà mortifera di quello veleno. Era il ' Keo giovine di 27. anni, ilquale prefo ch'hebbe la mor- ' tiferà bevanda , diceva di fentire così ardere il gorgoz- zule, comefefuffclhto tanto Pepe; pallata uifho- ra, navendogia cominciato à vomitare, glifù dato di detta pietra in polvere à bere nel Vino al pefo di fette grani, ebcvutol'antidotocomincioronoà venirliva- rj, ediverlì accidenti; vomitò (dico; fpeffe volte materie verdi, dicendo che fentiva intorno al bellico una certa cofa tonda come una palla, Iaquale pareva ch'alcendefleverfoloftomaco, e mandava un vento freddo alla fronte, & alla cicottola ; poco dipoi com- parfe uno flupore non guari diflimile dalla paralifia , p ilquale in un tratto occupò il braccio, e la gamba del- la parte finiltra , di modo che à pena moveva le dita ilquale accidente poco dipoi lafciata la parte finiftra fana, fe nepafsò in un tratto nella delira : finalmente cefsò quefla paralifia , & egli diceva , che tutte le vene del corpo erano fredde, fti dopo ciò molellato da fpef- fe vertigini, e da molte altre perturbationi del cervel- lo, dimodoché diceva ch'egli bolliva, come fàuna pignata al fuoco: ftravolfepiù voltegli occhi, cflor- felabocca condolore acutilfimo d'amendue le ma- fcelle; perche fpeffofe le toccava conlemani, e le Nel quarto lib. di Diofcoride. A 613 d'Avicenna. teneva ferme dubitando che non gli cadefiero : di fuo- ri!! vedevanogli occhi ingrofiati, la faccia livida, le labbra nere, & il corpo gonfiato: il polfo fece varie, ediverfemutationi, e varie furono le perturbationi deliamente, per gl'acerbi accidenti, che l'undopo l'altro fticcedcvano, & imperò hora fi dcfperava del- la vita, horafperava di vivere, hora flava in cervello, & horaaffanava, hora parevachc piangellc, e hora pareva che volefie ridere: defiderava bere dell'acqua frefea , penfandofi , che quella fòla l'havcHc potuto li- berare: tre volte diventòcieco, ctre volte!) riduiTè fino alla morte : Solamente la lingua rellò falda, e fen- za niflunoaccidente? impcrochemai non amutoli , nèh lenti traglieggiarc ; finalmente ellendo flato ei fette horcincosìfattitravagli, ehavendogià vinto 1' antidoto-li veleno, celiarono tutti gl'accidenti pre- ferirti, il polfo tornò al fegno, vivificollì il color na- turale, e tutto il corpo cominciò à riltorarlì , ecosìil miicrcllo combattendo con la morte finalmente la fu- pcrò; ìlchefàtcltimonio, che nonfcrivelfe Aviccn- nalavoledel Napello: riprende oltre à quello cflòFu- chhofeguitandoill.eoniceno, fenza rifpetto alcuno pì&«& Avicenna, chiamandolo non Prencipe, come fanno' lamaggiorpartedcMcdici, matiranno, ehomicida, c parimente biafma tutti quei Medici che gli pregano > per h a ver detto (come dice eglij nel cap.del Nape lo primamente elfére veleno pernitiofo , e po- icia due, mangiandoli, e bevendofi fana quell'in- fermità, che chiamano gl'Arabi alberas, & i Greci vitiligini. Nelchenon mi pollo fe non maravigliare del fucililo, ch'efsendo egli altrimenti huomo dot- tillimo, echiaro, cosiimmodeflamentc, & acerba- mcntetratti Avicenna; imperochehò io fempre pen- nato efsere il debito de gl'h uomini morigerati, edotti (quantunque tal voltaancorio fiain ciòtrafeorfo ) dinonbialmarc, nèvituperarcgl'altruifcritti con vil- lanie, evanecontcntioni; ma ove alle volte fi trovi- no haver errato, riprenderli modeftamente con cfù- cacilìimeauttorità, eragioni, e madimamentequau- do li vogliono riprender quelli, i quali fon morti "ià più, epiucentenajad'anni, nè (ì pofsa pili difendere dalle calunnie. Debbefi oltre à ciò avanti che li ri- prendano, molto bene confiderarefe gli errori, che vi li ritrovano, fieno dcll'auttore, ò dell'interprete , odeglillampaton; imperoche lafciando da partele Settetanto do gl'Arabi, quanto deGrcci, non mi pare m modo alcuno da doverfi credere , che Avicenna te- nuto da tutti i valenti Medici huomo di mirabile inde- gno, e rara dottrina, fi luffe in un medefimo luogo contradetto , e mallimamente fcrivendo egli d'un cosi attroce veleno , come è il Napello . De! elle ne dà ma- mtclto indino la nuova interpretationc d'Avicenna fatta d Andrea Bellunese, in cui non fi leggealtri- menti.chc'l Napello bevuto curiquel morbo chechia-. mano gl Arabi atoeras , ma che ciò fa una confettione di Napello chiamato Alberzachali, c che quello lìa il vero , le parole d'Avicenna emendate dal Belluncnfe fono tormaimete quelle: 11 Napello applicato in forma di linimento cura l'albcras, e il medelimofà la fua con- fettione chiamata AIbcrzachali.tolta in bevanda . Dal- le quali parole confiderò, che oltre all'errore dell'in- terprete vecchio d Avicenna fi può egli feufare, e man- tener con altre ragioni, cioè , ò che quella confettione contenga in fe tanta poca q uantità di Napello ; ò vera- mente che quella fia di tal forte corretta da gl'antidoti che vi fi mettono, che nonfolamente non pofsa ella ammazzare, ma ne anco nuocere punto à chi latomie Overamente che'l Napello ch'entra in quella còfettio- ne,è quello,che chiama Avi. Napello Moifi.e altri An~ tora;imperoche quello e efficacilfimo antidoto contra" il Napello,evalecótralalepra,ccontra l'albera Oera mente che v'etra quclTopo.che fi pafee dellerad.ci dèi NapeIlo,ilqualc ho veduto più volte.e prefo nelle mot della valle Anania ; imperoche acor quello è chiamato d l • hNMP ?-M?lfi'Ke n5 Poltra cagione, fe nó perche habbia 1 iflefsa virtù corra il Napello velenofo , Qil 3 chehà D c 614 che hi l'altro Napello Moifì herba poco qui di fopra nominata . Ma parrà forfè ad alcuno , che più mi fia dilatato in quello ragionamento di quello, che vi fi ri- chieda; il che non per altro hò fatto io volen- tieri, che per difendere Avicenna dall'ingiulla calunnia; epofeia per dire ingenuamente quel. 10 ch'io ptefuma di co- loro , che lacerano i buoni auttori , e mat- fimamente Arabici , i quali doveriano efiere infinitamente lodati , e ringratiati , per efsere fiati ritrovatoti d'infini- ti gloriofi medicamen- ti , coni quali molto maggior honore fi fan- no hoggi i Medici , e fpecialmcnte nelle me- dicine folutivc, che con quali altri fi vogliono ritrovati da iGreci . Ma è bella cofa , e lìcura il vituperare i morti, che più non fi poflono di- fendere . Viene oltre à ciò il Ivianardo, c pa- rimente il Leoniceno , che non fieno differenti 11 Napello, degl'Arabi, e il Tonico de' Greci . Ma quanto fi fieno ingannati queiti huomini dottiiììmi , diremo più ampiamente nel felto libbro dove fi rrattara delTolTico, edefuoirimedj. Ma havendomi il Na- E pello ridotto à memoria l'Antora, ò vero Antitora , la quale nafee inlieme con il Napello , m'e parfo lecito ienvernequìrhiitoria, elefacultàfue. E' dunque 1' Antoni, c Anto ra, come riferirono coloro che ce la porta- fuahiftoìia. nodalle montagne del Genoefe, e del Piamontcfe , una pianta che nafee appretto alle piante del Napello , in cui è virtù maravigliofii contra à i veleni . Quella fa jl gambo alto una fpanna, e mezza, e fino àungom bito fermo, e ritondo, nel quale fono le toglie fottil- mente incagliate, polle inegualmente d'ogni banda , comeàciuifi: i fiori fono in cima del gambo molti , e purpurei, né guari difiìmili da quc'del Napello, Ce bene più piccioli fono; produce due raditi , come due . Olivelunghette, equalchevolta maggiori, come fi il Nardo montano, nere di fuori, e bianche di den- tro Quellacrederò io che fia la Zedoaria d'A- •/ctariad' vicenna, fcrivendo egli manifeftamente, che :la Ze- A»i«niw. boaria crefceinfiemeco'l Nappello, e che lefuc ra- dici fono fonili all'Ariftologia , cioè tonda . Nella qualeopinionemifececaclercrEccellcntiflimo Medi- co Guglielmo QuacelbcneFiandrefe Scmfhcifta non volgare, il quale mi mandò gl'anni parsati da 1 Con- ftaiitinopolialcuncradici d'Ancora Orientale, le qua- li, come diceva egli, imercatanti, dacuile comprò afsaicare, chiamavano Zedoaria. llperciie crederò io , chele l'Antora non è la Zedoaria dAviccnn.i,non fia altra pianta, cheil Napello Moili feriteci dal me- defimo ,e che nafee ancoragli infieme con il Napello, dicuièilvero, e perfetto antidoto; ccrcdcro anco- ra, che apprefsoAvicennala Zedoaria , cil Napello Moifi fieno un'iftefsa, e medefima pianta, replicata dalui per non haverne havuto l'intera cogmtione, Va- vim'idtll' gHono le radici dcll'Antora non folamente contra al Antera. Capello, ma anco conti :t tutti gl'altri veleni , e pari- mente ne'Morfi delle Vipere , e di tutti gl'animali velenoli, e dannofi utilmente nella peftilenza , nelle Difcorfi del Mattinoli A NTOK A. A petecchie, ài vermini del corpo, epertutti i dolori 1 _n>:._. : . . _ l'.C***l J-al^.irti-f. **f-rircp Ari Aerini- to Galeno al fefio delle fatuità de'femplici , cosi di- Manho cendo: L'Aconito chiamato Pardalianche , e vera- ferino da mente mortifero, & imperò e da efsere fuggito tanto Galeno, mangiato, quanto bevuto; nondimeno c! pero egli buono, ovefufscùi bifogno di putrefare fuor della bocca, e del ledere: alche fare s'adopera folamente la radice. Quello che fi chiama Licoctono , hà le medefimc forze del fopradetto; ma.quello ammazza particolarmente! Lupi , e quello i Leopardi. Chia- mano l'Aconito della prima fpccie 1 Gteci AWitw Tgp^axmr.ìs : i Latini Aconitum mterfieicns Pardcs, Somi ac Panrhcras : i Tedelchi Duoltsbeer , & Dolly-, utrz. liSpagnuoli Centelha: iFrancefi de la torà. Quello della feconda fpecie chiamano iGreci Kjùn- rof wmrinr : i Latini Aconitum cynoctonum , & Iycoctonum: i Tedcichi Vuolffs vi.rtz : liSpagnuoli Yervamatalovo, & Ycrva del balhelteros: i Fraw- cefi Patelovinc. L Pilla Cicuta. Cap. 81. A Cicuta produce il fUfta nodofi , come il Fi' ch'io , grande : le fraudi fimilì d quelle della Ferola, ma più frette , di /piacevole odore . Proda- cono i rami nella fommità loro fombrdle , t cui fimi biancheggiano : il feme è uguale a glt Aneli , ma pa bianco : la radice è concava , e poco profonda . E la Cicuta -veleno mortifero , & ammala con la fia molta frigidezza > * c<" * H rimedio il Uno pino bevuto . Sfremef-ne il ficco pijtando le cime , avanti che fi ficchi il feme , e la chioma, e conden- fanli al Sole ; imperoche s' vfa picco in molte coje nella medicina . Mettefi commodamente ne ì colliri , che fi fanno per alleggerire i dolori : ferma impia- gato il fuoco fiero , e l'ulcere , che fe ne vanno fer- pendo . L' herba pefta infieme con la chioma , & im- piaftrata attorno d i teflicoli , teglie Hmaginationi , T A. -.1 .icuta . a efami atione "critta d che dormendo provocano altrui A lujjuria , ma nuore ti membro turile -, rifolvsndovi il calore . Msffa in sà le mammelle delle donne di parto , dijecca il Lat- te, e meffa in su' quelle delle vergili: , non le la Ri a cefeere. Impiajirata attorno d i teflkóll de i fanciul- li' gli fecca, per probi birvi il nutrimento. La valo- rofijjima è quella di Greti, la Megarefa , l'Attica, e quella che nafee in Chio , e in Cìlicia. ' T A Cicuta è notiffima in Italia ; imperochc ella J_j nafte femprc per il più apprefio le cartella, con tutto, efiondi limili alla Ferola, ma di fpiaccvole odore. Valorofifinna e velenofilìima (fecondo che riferifte Plinio) èoqella chenafte in Parthia, in La- conia, inCandia, in Afia , in Megera, Se Àthene di Grecia; & imperò in Italia non pare edere cosi vele- nofa. Gl'Afmi che la mangiano in Toftana , di tal force s'addormentano, chediventando ftupidi, paio- no morti. La onde è più volte intervenuto, cheftor- ticandoli i villani per haverne la pelle, li fono Veglia- ti mezzi fcorticati non fenza gran terrore di chi gli le- vava il cuojo, e rifo de circondanti. Scriffène breve- cicuta menteGaleno al fettimo delle facultà de fenìplici , co- sidiccndo: La Cicuta per edere fngidiffima è nota à ciafcuno. Encllibbro, che ci pur fece, che icortu- mi dell'animo feguitino i temperamenti del corpo, dif- fe, chela Cicuta bevuta generane gl'huomini quella fpecie di pazzia che chiamano i Greci conio; ilquale effetto ho io più volte veduto in alcuni, che fe ne mangiarono ignorantemente le radici in cambio di Paftinache, come ampiamente diremo al fello libbre Chiamano i Greci la Cicuta Katmar : i Latini Cicu- ta.- gl'Arabi Sucaram: i Tedcfthi Zigcr kraut , Schir- ling, & Vuetterich: liSpagnuoliCeguda.- iFrance- fiCigue, Cocue, &Segue. Dello Smilace, ò -vero TaJJb . Gap. 83. LO S milace , ilqual chiamano i Latini Tafìo , e un albero , che crefee alla grandezza dell'Abete . A ] cui fi rajembrano parimente le fiondi fue . Nafte in Italta, e in Francia di Narbona, che termina con la Spagna. Gl'uccelli, che fi cibano delle bacche di quel- lo, che nafee in Italia, diventano neri: e gl'huomini che le mangiano, incorrono nel fiujjb di corpo . In Nar- èona è di tanto veleno, che fe alcuni vi dormono fot- ta, ò vero vi figgono all'ombra, s'ammalano, e fpef- fe volte fi ne muoiono : la onde habbiamo voluto dire quefto del Taffò, accioche ce ne guardiamo . mi- "^TA<"ceil Tasso copiofamente nella valle Ana- -V.aÌ monti in luoghi faflbfi, e difficili, tra glAbeti, ditrondi, ediforma affai fimile à loro, ma ] non creice però à quella procerità, e chiamali volgar- mente Tallo .Produce il frutto rodò, Limile à quello dell Agrifoglio, algufto dolce , e vmofo , ilquale mangiando qualche voltai partorì, & altri chetaglia- 1101 legnami ne bofehi, incorrono fubito nella febre, epofcianelfluffodicorpo; pcrcioche infiamma mol- to gli fpiriti . Sono in prezzo adii le tavole ; che fi fan- no del fuo tronco, pereflèr falde, venofe molto, e colorite: fono appretto ài Tedefchi in grand'ufo pel- le (tufe loro , per le tavole quadre , che fanno da man- giarvi fufo, eperfarafteda picche, & altre armi . oferitto ScriIfèneTeofraitoal 10. cap.del J.libbrodell'hirtoria' rcota- delle piante, cosidiccndo: Il Tallo è d'una fola fpe- t eie, alto, e grande, limile all'Abete, non però cosi grande ; ma ben più ondeggiato di vene nel fuo legno. Quello che nafte in Arcadia è di nero , ò vero di rodo colore: ma quello d'Ida è giallo , e limile al Cedro ; & imperò fi dice , che fpeflò ingannano i venditori chi lo compra, vendendogli fpede volte il Tafso in cam- biodiCedro. Non hàmidolloalcuno , e la fua cor- teccia è limile al Cedro , tanto nella ruvidezza , quan- to nel colore Produce le radici corte, e lottili, poco profonde in terra. In Ida e egli raro ; ma abbondante Nel quarto Iib. di Diofcoride, T A S S O. 615 ['affo . clamì- lone in Arcadia, & in Macedonia, dove produce il fi urto copiofamente tondo , poco maggiore d'una Fava, rof- fo di colore, e tenero al toccare. Le fiondi fueman- | giace dal beftiame, chenonrumina, lo fanno mori- re; ma non offende in modo alcuno le bertie che ru- minano. Sono alcuni huomini che fe lo mangiano fenzanocumentoalcuno. E' dolce , & aggradevole a gulto. Al che par che orti ilfaperli percofa cerca , che ammazza mangiato ancorai Buoi, che pure lono animali che ruminano; ccheilfuo frutto (comes'è detto) induce mangiato le febri, e la difenteria. Scrit- tene afecorà Plinio aj locap.del 16 lib. cosidicendo.- Tairo ccrk n tallo e nell'ai petto limile all'Abete, & al Pezzo .toaVPlm. pero manco verde, fonile, malinconico, & afpro, lenza fucco, itegli folo fra tutte le piante, i cui fi raf- lomig ia, produce le bacche. Il frutto del mafehio è mortale, e fpecial niente in lfpagna . Edi parimente ri- trovato ivafi da portar vino perii viandanti fatti del tallo, che nafte in Francia, edere fiati mortali . Se- itio dille, che 1 Greci chiamano il Taffò Smilace , & ef- ierc in Arcadia di cosi potente veleno, che dormen- dovihjomangiandovili all'ombra vi muojono gl'huo- mini . Sono alcuni che dicono efsere di qui chiamato il veleno 1 artico , che hora diciamo Tortìco, co '1 qua- le fi avclenano le faette . S'hà ritrovato che ficandofi un chiovo di rame nel tronco del Tafso , gli fa perdere ogniveleno. Il fumo delle frondi ammazza i Topi . Scrifsene parimente Diofcoride tra le piante velenofe' nel fello libbro cosi dicendo: il Tafso chiamato Smi- lace, mangiatocaufa freddo grande in tutto il corpo ltrettura di fiato, & ammazza prettamente, Al che vagliono tutti i rimedj, che conferifeono alla Cicuta Galeno ne ftrifse molto brevemente all'ottavo d' I Tair° fcrit- facultà de' femplici, con quelle parole : I o Sm-la-e Z "U' ò vero Tafso, è albero di facultà velenofa Chiama' no 1 Greci il f afso JfctAug : 1 Latini Laxus : i Tedefthi Eybenbaum.- liSpagnuoliTexo: iFrancefiyf Nomi < Q_q 4 Del- 6i6 Difcorfi del Matthioli Dell' Apocino . Cap. 83. i L'Apocino^ veto Brafftca canina, è una pianta, che produce phciole vhìcellc ■", dì nojofo odore » •vencide: cìr arrendevoli , come /armenti , e malage- voli da rompere j le cui f rondi ratjembr ano quelle dell* pìedera, mà più tenere , e più appuntate nella cima, dì /piacevole odore, & alquanto vi/co/e , e piene di giallo liquore . Predace corti baccelli Jtmìli à quelli delle Fave, dì /pecìe ài /olii coli, lunghi un dito, ne i quali è dentro un fime nero, picciolo , e duro . Le /rondi incorporate con Grsffo , e con Pajìa a e /attone Pani, ammazzano i Cani, i Lupi, e le Volpi, &le Panihere, quando jì danno loro d mangiare , impero- che /uhito rì/olvono le co/de loro. APOCINO. A potino fua efamina. liane ■U'L manco Latte de' Tithimali, il quale nella ferpeggianrt è bianco,e nell'altra gialliccio. E' anco differenza nel- lefilique, equantunque fieno nell'una, e nell'altra fpecie, comedi Rhododendro, nondimeno nella non ferpeggiante nafeono diritte, cuna fola per picciuolo, e nella ferpeggiante nafeono accoppiate,e ritorte à mo- dodiLuna, ne fono tanto acute in cima . Diofcoride dice che l'Apocino fà i baccelli limili à quelli delle Fa- ve, dai quali fono molto differenti le lìlique dell'Apo- cino, di cuifono quilefiguve ; imperoche fi vede che grandiffima differenza è tràqueftc, e quel le delle Fa- ve. Ma feri vendo Plinio,che l'Apocino fa il feme acu- to fio in quello luogo intendendo per il fenicie filiqùe, e cièche dentro vi li contiene ) divifo, elanuginofo, e che fubitodopo l'Apocino deferirle Diofcoride il APOCINO SERPEGGIANTE. D Apocino, il qualchiamanoalcuni Braffica Ca- nina, quantunque già per il pafìato non mi luffe incognitione, dimodocherhavefìì lafciato inveiti- gare à i polleri all'ampliilìmo giardino della natura tri l'altre piante, che ne fono incognite , bollo nondi- meno poiciaconofeiuto per mezzo del clariffimo Me- dico M. Luca Chini, il quale none gran tempo, che mi mandò due piante , l'una delle quali rapprefentava in ogni fu a parte l'Apocino di Diofcoride. Scrifiemi egli inlieme con eflèhaver già ricevuto in dono da un gentil'huomofuo amico due piante ftate portate daSo- ria, fopra l'una delle quali era fcritto Periploca rcpens, e fopra l'altra Periploca non repens , forle perche cosi le chiamino i Soriani: foggiungendo che corali fili- que erano molto limili à quelle del Rhododendro , ma quantunque quella della Periploca ferpeggiante fuffe cosi lunga , come di Rhododendro , e più fottile; quel- la dell'altra era nondimeno più breve . Della lunga fe- minata (come egli mi fcrifle) nacque una pianta , la quale non {blamente fe ne vàferpendo per terra, ma faglie a volgendofi fopra ogni grande albero, efemi- natalapiù corta nacque quella, che con ogni lembian- zarapprefenta l'Apocino, L'una & l'altra non hanno Nerio, le cui liliquefono fimilifTimc à quelle del no- ftro Apocino, non mi pollo veramente altrimenti per- suadere, le non, che quelle due piante fieno l'Apo- cino. Onde nonmuteròopinionefin tanto, chenon vederò un'altra pianta, chepiù di quelle due fe gli raflòmigli. Mafefrà tanto li ritrovarà alcuno, che nelgiudicaiTcpiantefìacosioftinato, chenon vogli confentire alla noltra opinione , non dovcrà però haver per male, che polfiamo noi chiamare quelle due piante Periploche, come faceva il Dottiffimo Luca Chini. Scritte dell'ApocinoGalenoalfeftodelle fa- cultàde'fcmplici, cosidicendo: L'Apocino ammaz- Gaien0 za i Cani in brevilliino tempo , come il Lieoftono i Lupi, & avelcna ancora gl'huomini . E' nerba, che refpira di graviflìmo odore; il perche è necefiario,che fia grandemente calda, quantunque non fia tanto per corrifpondenzafecca, & imperò impialtrara è malto Not[_ digeftiva. Chiamanol'Apocino i Greci AVoxiw : i Latini Aopcynum , & Bralììca Canina . Del Nerio. Cap. 84. CHI amano il Nerio alcuni Rhododaphne, & altri Rho- dodendro. E ' piantaruolgari[ftma ,leatifrondi fon più Itm- I più lunghe di quella de' 'Mandorli , epiùafpre. ZI fuo fio- refirajfembra alle Rofe , & il frutto alle Mandorle, fimi- le ad, un cornetto, il quale aprendoji ' dìmojlra una certa la- na fimile al la lanugine delle piante fipinofie . Produce la ra- dice lunga , appuntata , legnofa , ér algufto fatata. Na- fce in luoghi ameni , nelle maremme , eltmgoalle rivede i fiumi . Sonai fiori , e le fi ondi veleno mortifero ài Mu- li, ài Cani, àgi' Afini, & à molti degl'altri animali quadrupedi. Ma àgl'huomini fono fialutif ere contra à i morfi delle Serpi , quandoft 'bevono con Uno, etantopiù, quanto -vi s'aggiunge la Ruta . Oltre à ciò gl'animali quadrupedi più deboli, come le Pecore , e le Capre , muoiono quando bevono dell'acqua, ove le frondi del Nerio fieno fiate injufe. N E R I O. Nel quarto lib. di Dofcoride A 6ìj Hiamafi il Ne rio, ovcro Rhododendro in lea- ndro,! V_i liavolgarmentcOleandro, del quale ne nafee, trami- per quanto più volte hò veduto io, adii quantità tra fty i Mirti, &i Lauri in sii le live del Benaco, che voi galmente chiamano hoggi Iago di Garda , e quantità grande ancora ne nafee nel monte Argentalo nella lioftra maremma di Siena . E' pianta veramente piace- vole , e dilettevole alla villa, e madìme quando è ben carica delle fue Rofe. Dalle quali fu quali per edere ingannato il mifero Apulejo, quando eflèndo con- vcrtito in Afino, cercava di mangiare delle Rofe, per ritornare nella fua prillimi forma humana; impero- che havendole vedute dalla lunga, invaginandoli, che fudèrole vere Rofe, con tanta avidità vi corfe per di- vorarle, che à pena fi ritenne, che non fe le divorò, fenza guardarle altrimenti. Ma pur effendogli anco- ra à memoria, che erano quelle àgl'Afini veleno pre- fentaneo, e mortifero, ritrovandoli edere A!ino,bef- fatto dalla fortuna, le lafciò finalmente Ilare ,e ritor- nodene indietro con l'orecchie bade. Scrittene Ga- leno all'8. delle facultà de femplici, cosi dicendo: 11 Nerio, ò vero Rhododafne albero noto à ciafeuno, hàimpiadratodifuori, virtù digelliva . Ma toglien- NcriI> doli per bocca, è cattivo, e velenolo non folamente ferito da àgl'huomini, ma ancora al beftiame. llcheadai ri-Galc"°- pugna alla fentenza di Diolcoride, ediPlinio, per- ciocheamenduelo lodarono per valorofo rimedio à gl'huomini contra al morfo delle Serpi . Come che a- gevolmente dirli potrebbe, che tolto il Nerio per me- dicina de'morfi de Serpenti , vipotede convenire nel concordan- modo, che fi convengono le Cantarelle ( come dille ia tra Dioì- Aviccnna ) ne morlj de Cani rabbiofi , l'Euforbio nel- fju»j ' e le punture de gli Scorpioni, & alcuni altri veleni con- tra divelli veleni, come nel fello libbro più ampia- mente diremo . Pcrcioche non è da penfare , che Diolcoride maggior Scmplicilla di tutti gli altri dicede tal cofa fenza ragione . 11 Nerio chiama- no i Greci Hftptov, Vaìofrizpv i , & $óìo£tv§p.Fen.dcl4. lib. che i più mortali fono i neri , verdi, e pavonazzi. Il per- che bifogna, che iìa ben perfona grolla, &infenfata, che vedendo quelli movimenti non s'accorga della malitia loro, e maffime che tali repentine mutationi , ch'eflì fanno, inducono in altri un certe, fpavento, c timore. E però ritrovo io, che la maggior parte di coloro che fonoftatifuffocatida'Funghi, òvcroche fono itati in pericolo, gli hanno mangiati così interi cotti in siila graticola, ò veto in sii i carboni; percio- che così cuocendoli, nonfipoìlono manifedamentc cosi ben conofeerc , come fi fà nel romperli . Ma non peròfempre nuocono i Funghi ( come dice Diofcor. ) per eiler veleno», ma fpeiìe volte per mangiarfene troppi; percioche per efrer molto vifeofi, e gvollì , Q oppillano il tranfito àgli fpiritiarteriali, e cosìqual- che volta foffocano. 11 che fapendoafsai bene i noftri contadini di Tofcana, rariffime volte gli mangiano fenza l'Aglio, ò il Pepe. Salanfi i veri Porcini in To- fcana prima kiTi , e poi acconci nel Sale à folo à fo- iFimghi d'ai- '°i e mangianfi pofeia la Quarefima , & altri giorni tre diverfe magri di tutto l'anno, riabbiamone oltre à quelli al- pe"e' trevarie, e diverfe fpecie, come fonoi Pratajuoli , i Tuiini, iBolcti, l'Orcelle, leCardarelle, le Manine, gl'Ordinali, leParigiolc, le Vefcic di Lupo, & altri afsai, i quali tralafcio , per cfsere di poco momento . Nafeono i Funghi non folamente in terra , ma ancora insù gl'alberi , e quelli non fono così pericolofi ( pur che non nafeono in alberi velenofì) come quelli di terra ; pcrcioche quivi none pericolo che nafeanofo- pra fervo, ne fopva panno fvacido , nèfopra Serpen- temotto, ò altro animale velenofo . Dc'quali ne naf- eono in sii i Larici > che appartatamente producono l'Agarico, nelle montagne della valle Anania, di quel- li che fono grandi tal volta al pefo di venticinque, e trenta libre, roffi d'accefo colore, e per intorno in- £ tagliati, alguftofoavi, & aggradcvoli . Mà è però grancofa, che tanta fu l'avidità, e la fotza della go- la, chefilafcianogl'huomini così conduvre à man- giare i Funghi fenza rifpetto, ove fpefso fanno efsere afeofa la morte.Tanto fono in ufo nelle menfc à i tem- pi noftri in Roma, & in Napoli i Funghi, che per ria- verne d'ognitempo, fi fono ritrovate nel Reame cer- te lalhe di pietra, le quali quando fi fotterrano, eri- coprono con alquanto di terreno, gittandovifi pofeia ìbpra dell'acqua tepida producono i Funghi in termi- ne di quattro giorni. Quelle fi tengono à Roma, &à Vai Napoli nelle cantine, e ferbanfi con gran cudodia per fc'iHccmc. quefto effetto . Chiamami ancora Fungni quei botto- p ni neri, che fi concreano nc'lucignuoli delle lucerne, efpeeialmente nc'tempi humidi avanti lepioggie; i quali fono proprio di figura d'un Fungo, onde han- no prefo il nome. Epcrònonpofsoin modo alcuno Corna°"oC '• i Latini Colchicum,&Bulbus Agreftis: gl'Arabi Suru- B gen :iTedefchi,Zeitlofz,& Vuilfaffranbluom: iFran- ( cefi Mortauchin ,chicn,c<: chience . L'Efemcro chia- mano i Greci KrplfMpw : i Latini Ephemerum . L'Hcr- modattilo chiamano i moderni Greci E'pnoSàx.Tu\as : i Latini Hermodaitylus : gl'Arabi confondendolo co'l Colchico, lo chiamano Surugcn, &Surengiam. Dell' Helftne. Cap. 88. L' Heljine nafee nelle mura, nelle Jtepi , e nelle ma- die . Ha le frondi tignali alla Alercorella , ma pelofe. I fufti fono roffigni , attorno d ì quali fono cer- ti 3 come femi ruvidi , che volentieri s attaccano alle C vefti . Le frendi hanno virtù d'ingroffare , e d'injrì- gidire i il -perche fanano impiaflrate il fuoco /acro , le cotture del fuoco ; le pofleme del federe, i pani che co- ìninciano , i tumori , e l imfiammagioni . // fucco incor- porato con Cerufa Jt mette utilmente in sul erijipele , ér ulcere ferpiginofe . applica/i parimente alle podagre in/teme con Sevo di Becco , ò vero con Ceralo Ligu- Jìrino . Tolto alla quantità d'un ciatho , cura la tof- fe 'vecchia . Gargarìzjtjt , & ìmpiaflrafì per /' inf ara- magioni del gorgozzule . Difiillato nell'orecchie con Olio Rofato , ne cava il dolore. mente cosi odorifero, e grato al nafo, che pochi fono p gl'huomini, che'IMefe di Maggio non lo portino in mano, ò vero non lo tengano nelle camere loro, la- quale odorata, eraraqualitànonèdapenfare, chefi fuiTetaciuca Diofcoride per fare l'Efemero maggior- mente notabile , efegnalato. llchefàvcro argomen- to, che aliai differente fia il Lilium convallium , di cui dicemmodifopral'hiftoria al capitolo dell'Hemcro- Càllenel terzo libbro, da quella feconda fpecie d'Efe- mero. Ma ritorniamo hormai al Colchico. Fiorifce egli d'un fiore umile à quello del Zaffarano, ma non mette fuori le trondi fino alla primavera, trale quali fenzapiùfioriregenerailfeme ralligno in certcboifc gonfiate, come Noci. Ed in quello tempo la radice £ nonedolce, come nell'autunno, ma latticinofa, & amara, eperò bifogna dire, che Diofcoride non la guito nel tempo della primavera. Qucfto veramente re d.' non fepperoi venerandi Padri, che di nuovo hanno commentato l'Antidotario diMefue; percioche per quanto li legge nel commento fatto fopra alle pillole dHermodattih, non fanno alcuna differenza tra gli Hermodattiliveri, e'1 Colchico fcritto qui da Diofco- ride . 11 che per quanto fi può confiderai per le ragio- ni predette, aliai importa per la vita de gl'huomini , e però avercilcano in quello molto bene gli Speciali Oltre à ciò c da fapere, che i fiori del Colchico medi nel Vino, fanno fubito imbriacare, cquelii ulano i E Turchi nelle file llravizze per andar meglio indiali ilchico 11 Colchico Coftantinopolitano, di cui è qui là anò?°" fisnra> mi fu parimente mandato da Collantinopoli dalfudettoSig.Augerio di Busbecke, la quale hab- biamo chiamatoColchico per havcrclla la radice bul- bofacon la fifTura per mezzo, eie foglie, e i fiori quafi del tutto umile al Colchico volgare. Scriffe de UOiì S1'^."1"' Galene .al fello delle lacultà de'femplici , ileno. cosidicendo: L'Efemero, non dico quel mortifero, evelenofo, ma quell'altro, chechiamanoancora iri- defalvatica, producelefrondi, e'ifullofìmili alGi- filio : la radice lunghetta , e non ritonda , come il Col- fi E L S I N E. CHiamafi volgarmente I'Helsine fcritta quida Diofcoride, Parietaria, per nafcereefla in stile pareti delle muraglie: eVetriola, per efiere in ufo à fputareibicchieri, egl'altrivafi di vetro. Etim pero per cfua efami- nauone . 6iz Difcorfì del Matthioli per eliér notiffìma pianta non accade à trattarne per al- A tra lungahittoria.Ma d'altra fpecie di gra lunghi diver- fadaquefta è l'Helline, di cuifece memoria Plinio frale piante fpinofe al i<5. cap. del 21. libbro con quelle parole: L'Helline rare volte li vede, ne nafee ella in ognipaefe, la cui radice è slbgliofa, dal mezzo della quale nafee un certo che, come un Pomo, ricoperto dalle fuefrondi, nella cui corteccia citeriore è tittìU quore aggradevole al gufto, chiamato Maftiche acan- tica. Hal'HelfinePariiaria virtù grande di confolida- re le ferite frefche; imperoche la frefea mezza pefta , e legata fopra la'ferita per tre di continui, la falda tal- mente, chenonfà dibifogno d'altro medicamento . 11 fucco delle foglie, e de' gambi bevuto al pefo di tre B oncie, provoca mirabilmente l'orina: l'herba fcalda- ta fopra una tegola, ben calda, e fpruzzata con Mal- vagia, & applicata in sù'l petenccchio giova à provo- care l'orina, clepictre. Mettefi ancora utilmente ne' crilteri, che fi fanno per li dolori colici, e della ma- trice. 11 fucco tenuto in bocca caldo mitiga il dolore de' denti. L'acqua diilillata da tutta la pianta lavan- dofenc la faccia la netta, eia chiarifica molto bene . Fece dell'Hellìnementionc Galeno al fello delle facul- fcritu Sa tà de' femplici,cosidicendo : L'Helline hà virtù after- Calcr.o. fiva, ecoftrcttivaconunacerta humidità frigidetta , & imperò fana tutti i flemmoni nel principio, e pari- mente nel crefeimento loro, fino allo flato, e mal- ^ limeicalidi. 11 perche fà ella ancora nel cominciare de' foroncoli , & altri tumori impiallratavi fufo . Giova il fucco, diftillato nell'orecchie per li dolori apoftemofi di quelle. Fannoncalcunigargarifmo nel- le pofteme del gorgozzule, e fono alcuni Medici, che la danno à coloro , che fono del continuo moleitati dalla tofie vecchia. Vedefi manifcftamente la virtù fua afterfiva ne' vali di vetro. Chiamano i Greci 1' Hclfine E'x?'»'», & mtfiÌMv: i Latini Helxmè: iTe- A L S I N E. defehi , Tag und nachtt; muro: iFrancefi Paritoire. li Spagnuoli Yerva del Veti' Alfine . Cap. L' Alfine , la quale chiamano alcuni Anthillio, fa- altri Miofota, per rafietnbrarjì le fue f rondi all' Orecchie de i Topi, nafee nelle Jelve ombro/e, e luo- ohi opachi , dal che è fiata chiamata Alfine . Sareb- be quefla fiata la meiejima , che l' Heljìne , fe non fuJJe più picchia , e non haveffe frondi minori, e non pelofie : pejla refpira odore di Cocomero. Hà virtù di rìftagnare, e d'infrigidire ■ Impiafirajì con Polenta per l'infiammagìoni de gli occhi . Il fio fimo dijiillato nell'orecchie, nè cava il dolore , e vale à tutte quel- le cofie, che l'Helfine. CHiamaGl'ALSiNE inTofcana Centone, della quale fe ne veggono però più fpecie , ritrovando- fua clami- ij maggiore, elaminore, quantunque unafolane nationc. rccit,fic Diofcoridc, Altri la chiamano in Italia Ps- varina, altri Pizzagalli- na, & altri Centovice , Ritrovanti alcuni tetti Greci, ch'hanno quello cap. nella fine del fecon- do libbro appretto all' Orecchia di Topo . Ma come fu quivi detto à ba- ldanza , è più fuo prppno luogo quefto.che quello. Scrittene Galeno al fedo faittada delle facultàde'femplici, Oaleno. cosi dicendo: L'Alfinc, ò vero Orecchia di Topo, hà veramente le facilita medelìme dell' Helfine » cioè infrigidative , & nu~ mide; imperoche ella è d'una eflenza acquea, e fri- gida. 11 perche tinfrefeafenza coilringere; & impe- rò è ella conveniente alla pofteme calde, & alle me- p diocri erifipele-. Chiamano l'Attlni: i Greci AVi'v»; i Non" Latini Alfine : i Tedefchi Huener dorm, & Vogel kraut: iE'ranceli Mourouem. Della Lente de i paludi, Cap. 90. LA Lente de' paludi Jì ritrova nell'acque che fim- no ferme . E' un Mofco fimile alle Lenticchie , la cui virtù è d'infrigidire. Il perche s'ìmpiafira con- venientemente per fe fola , e con Polenta in sii le po- fteme , al fuoco facro , cjr alle podagre . Sana ancora le rotture intefiinali de i fanciulli . CHiamafi la Lente de' paludi communementeLsN- , ticolaria . E' cofa notiffìma àciafeuno. Nafee perii più nelle fotte dell'acqua, che circondano le Cit- hifhm ti, e le Cartella. Nafee con foglie tonde, eminutiffi- me,e poco maggiori delle Lenticchie, da cui lià prefo il LENTE PALUSTRE. nome. Sono attaccate le foglie àfottilittlmi capelli» e nuotano fopra all'acque , che non corrono . Quelle fe (come Nel quarto lib. diDiofcoride. UN'ALTRA LENTE PALUSTRE, A Del Semprevivi mtggior,. Cap. 9. S IL Semprevivo maggiore è così flato chiamato, 'fi* Sempre le fue fi ondi verdi ■ Produce quefio\ fuoifvfii alti ungombilo, e qualche volt a maggiori, groffit come il dito graffo della mano , graffi , verdi , ér intaccati, come quelli'jielT ithimalo Characia. Le fi on- di fono graffe , carnoji , lunghe quanto Udito grotfo del- la mano, in cima à modo di lingue, delle quali le pili iaffe fi dipendono per terra , e quelle di /opra fi con- formano infieme à modo d'un occhio. Nafce ne' monti, ór fopra /« tegole , piantafi ancora ne' tetti . Hi virtù d'infrigidire, e di riflringere . Le fiondi medicano al B fuoco facro, all'ulcere maligne, e contumaci , e fierpi- ginofe: conferifcono all'lnfiammagioni de gli occhi, al- le cotture del fuoco, ór alle podagre , tanto applicate per fe fole ; quanto infieme con Polenta . Dfafi infttfo utilmente il fuoco infieme con Polenta, ò vero con Olio Rofiato ne i dolori del capo. Jievuto vale al morfodi quei Ragni, che fi chiamano Falangi, alla.difenteria & altri fiuffit di corpo. Bevuto nel Vino cacciai ver- mini lunghi del corpo . Applicato di fiotto con Lana , riflagna il fluffb delle donne. Conferisce ungendofiene J i difetti de gli occhi, caufati dal fiangue. SEMPREVIVO MAGGIORE. (come alle volte fuole avvenire per l'innondationi del- l'acque) fontrafportate nell'acque correnti, fubito ches'accoftano alle rive , vifannole radici, e dipoi vanno tanto crcfcendo, che diventano una pianta li- mile al Sifembro acquatico, chiamato volgarmente Crefcione : 11 che con non poca ammiratione è ftato Suieà»"' enervato da i diligenti inveitigatori dell'opere della 11. natura. Lodano alcuni non poco l'acqua diftillata di quelle picciole foglie per l'intrinfeche infiamn-agioni di tutte le vifcere, e parimente per lcfebri pcltilentia- li . Lodanla ancora oltraciò per la Tortezza degli oc- chi, &infiammagioni delie palpabre, de'tefticoli, e delle mammelle nel principio; imperochc applicata prohibifcemanifeltamente il fluflò dell'humori . L" nerba frcfca cavata dall'acqua , e porta fopra la fronte, mitiga il dolor dal capo caufato da caldi humori.Man- gianla avidamente le Oche, e l'Anatre, e parimente le Galline , cavata dall'acqua , e mefcolata con la Sem- boia. Nafce ancora un'altra pianta nelle paludi, la .fnttp«iu. qualvien chiamata parimente Lente Palustxs, tir d'altra per far'ella il femequaG, come Lenticchie . Queftaia pccic ilgamboquadrato, e ferpeggiantc, dal qualcperdi- ftintHntervalIinafcono infieme più foglie quattro per picciuolo aperte in forma di croce, e fonoilorpic- ciuoli lunghi, e fottili. 11 feme ie bene è limile alle Lenticchie , non però lo produce ella ne'baccelli , ma in zocchedifcoperto in più luoghi del gambo frà à i picciuolidellefoglie, nereggiante, ne cosi piatto co- me le Lenticchie , attaccato à lunghetti picciuoli,den- fo, e duro da rompere. Mi fii quella pianta mandata (non havcndola io prima veduta) dal nobiliffimo Cor- tufo, vero ricettacolo di tutte le rare piante nolìrane, LmtieuU- «pellegrine. Seri/ledi quella Galeno all'8. delle fa- «,efuc fa- cultàde'femplici, cosidicendo: La Lenticula dc'pa- «ciìéno ^dièquafincl fecondo ordine frigida, &humida . ' Chiamano i Greci la Lente de paludi puSs amt , ?» umi. TgXfiuVw. i Latini Lens pai u (tris: gl'Arabi Tahaleb, &Taleb:iTedefchi Vuaflerlinfen : IiSpagnuoliLen- teya della goa : i Francefi LentiUc de mcr . D Del Semprevivo minore. Cap. 92. N office il Semprevivo minore ne'fiajfi, nelle mura- glie, nellemacie, nelle corone delle mura, e ne' fepolchri, ove nonlatte il Sole. Produce affai rami, eh' eficono d'una fiola radice, fiottili, tutti pieni di fiondi , picciole, ritonde, graffe, ór appuntate . Efice dal metrò il fitto fu/lo alto una fanna, nellacui fiommitd fidun'om- brclia, confimi piccioli, e pallidi di colore. Hanno le fiondi /ite le vtttu medejìme del predetto. D'ttn'altro Semprevivo. Cap. 95, Lterw Semprevivo, il quale chiamano alcuni Portu- laca fialvatica, altri Telefio, & i Latini Illecebra.pro- ducelt I 6:4 Difcorfi del Matthioli ■ndìfià graffe , e pelo/e, fintili d quelle della A aca. Nafte tra /affi. Ha -virtù calida, acuta, ér Arativa . Impiaftrato con Grafcia rifolve le ftcrofole . SEMPREVIVO MINORE. Semprevivi e Imo eli- TRè fonolefpecic de'SEMPREVivi , mefii qui da Diofcoride, dc'quali il maggiore, e pan- mente il minore fono notiffimià ciafeuno. 11 mag- giore tiene per tutto il nome di Semprevivo ; ma il mi- nore fi chiama, dove Vermicularia , dove Herba Grafsa, e dove Granellofa, della quale ne fono di duefpecie. L'una delle quali produce il fior giallo, c le fiondi più picciole, e più folte, ilqualepenfove- SEMPREVIVO MIN fpccie di contraria natura àqucfti due, fi ritrova in alcuni Diofcoridi , con pivi circoftanze deferirlo . Ma noi habbiamo in quefto feguico l'ordine della corrcr.- tione Aldina , ove fono rifeccate via afsai fuperfluità . Nè manca oltre a ciò chi creda , che quefto terzo Sem- previvo fia ftaco aggiunto in Diofcoride , per vederli, che Galeno non fà memoria di più che de' primi due : nientedimenolatcrzafpecie di Semprevivo, dicui e qui il ritmerò , cosi al gufio acuto,ch'ulcera la lingua , mi mandò da Pifa già più tempo l'Eccellenciflimo Me- dico, c molto famofo Semplicità M. Luca Chini , accompagnato da quelle parole , le quali refevirò qui, 3 confidandomi nell'Immanità fui . Vedefi ( lcriveva egli) nel giardino deirilluftiifnmo Duca diFiorenza una certa fpeeie di fotciliffimo Scmpvevivo,al gufto co- siacuto, come ogni forte di Ranoncolo, il quale hò ancora veduto nafeere nelle muraglie antiche, enel- lefifsurede fallì. Quefto per mio giudicioè il terzo Semprevivo; ma elsendo in quefto luogo la fetiteura di Diofcoride feura, e difficile, non hò fatto per il pafsaco poca fatica , infieme con molti altri periti Sem- plicilti, per vedere fe ritrovar fi pocefse Semprevivo , ch'havefselefogliepelofe, di forma fimilialla Portu- q laca; maconfiderandopofeia con più diligenza, & attentione le parole di Diofcoride, mi par che cosi- fi debbano incendere : E' ancora una terza fpecie di Semprevivo, il quale rifpetto alla Portulaca, produ- ce le foglie più grafst , e più denfe , &c. Alche dando io quella efpofitione, e quefto fe.nfo, il quale ( per mio giudicio ) cfplica benifiimo la mente di Diofcori- de facilmente hò poi conofeiuco quefto terzo Sempre- vivo, come credo che potrà far cialcun'altro, eh' cfponga quella ditione JWa, denfe, e non hirfute , e che interpreti comparate alle foglie della Purtulaca; imperoche le foglie di D quefto Semprevivo della terza fpecie, comparandoli alle foglie delle Portulaca , quantunque fieno di forma molto più picciole , fono però evidentemente più den- fe , e più grofsc diquelle . Tutto quefto riceve; io da quel mio finceriffimo amico. Dalla cui dotta opi- nione nonfono perpartirmi mai, per fin tanto che non ritrovi chimi dimoftri quefto terzo Semprevivo , chcfirafsembriconlefoglie alia Portulaca, cchelia al gufto cosìacuco , ch'ulceri , e morda valoroia- Scmprcv]VO mente la lingua. Del Semprevivo fcrilse Teofrafto al fcri(to a. decimoterzo capo del 17. libbro dcll'hiftoria delle Teuharto. piante, cosi dicendo- Al Semprevivo diede in dole a natura di durare fempre humido , e verde . Produce le I M O. vamentecfsereilmafchio. Etl'altra produce le fron- dipiuiunghe, pili rade, epiùgrofse, quali limili a i Pinocchi mondati , e però alcuni lo chiamano , Herba Pignuola.- producepiù l'ulti lottili , nelle cui fommità fono i fiori , che nel verde biancheggiano , a modo d'ombrella lpartita, c quefto fi può agevol- mente credere, chelialafemina. Quello della terza fiondi lunghetce, lifeie, carnofe. Nafce pelle mura- raglie piane , e foprale tego- le, ove fi raccolga qualche poco di terra arenola. Ol- traciò,le due piante di Sem semprevivi prcvivo , di cui fon qui le fi- arborei . gure,c che crefeono in albc- bero,fono veramente di non poco fpettacolo . La mag- giore delle quali fù portaci da Coftantinopoli , e poi donatami dal Clariflimo S. AugcriodeBusbeche Fian- drefe, e l'alerà daldiligen- tilìimo, c dottiflìmo Sem- plicifta il Signor Giacomo Antonio Corcufo , à cui fii mandata dall' Ifola di Corfù . Defcrifse Galeno le facultàfolamente di due semprevivi primi Semprevivi al fello libbro dei femplici, ?°sì o,',™ „ , dicendo : L'uno , e l'altro Semprevivo , maggiore cioè, e minore, difecca leggiermente, & mediocre- mente coftringe, ma è privo d'ogn'akra gagliarda qualità; percioche abbonda in lui più d'efsenza ac- quea, che d'altra : ma veramente non è lavirtiuua infrigidativamediocre; imperoche fi connumera tra quelle Nel quarto Iib. di Diofcoride. 62 * SEMPREVIVO ARBOREO. Chiamano i Greci il Semprevivo maggiore AY£W ftì- ytc: il minore A.'èi^coQV {j.iKpov : Se il terzo A'tmpi iSias Tpirò : i Latini chiamano il maggiore Sedum ma jus , & Sempervivum ma jus : il minore Sedum minus&Scm- pervivum minus: & il ter/o Sedum & Semprevivum tertium. Gl'Arabi chiamano il maggiore Bejahala- len, &Hajalhalez; & il terzo Alfebram, Handra- chabara. &Tilafon. ITedefchiil maggiore chiama- no Grofzhaufz. vurtz, & il minore klein haufzvtirtz: li Spagnuoli il maggiore chiamano Semprevivi , & yerva punterra : iFrancefi il maggiore Joubarbe : & il minore Joubarbe petite . Dell'Ombilico di Venere. Cip. 94. L'Ombilico di Venere ha la foglia di figura riion- da j Jìmile d un'acetabolo , e così concava , che malagevolmente Jì dì/cerne , dal mezxp della quale nafee un gambonccllo , breve , nel quale e il feme : la fua radice è tonda, come un Oliva. Il fucco dijììllato ò vero unto con Vino, /copre le parti genitali, che fo- no ricoperte di carne , e giova parimente al fuoco fa- ero, all' i ufi amm agì onì , alle fcrofole , & alle bugance • fpegne gli ardori dello fiomaco . Le foglie mangiale injìeme con la radice rompono le pietre , e provocano V orina : dannofi con Mele d gli hidropici . Ufano al- cuni l'herba per cofe amatorie. OMBILICO DI VENERE. quelle cofe, ch'infrigidifeono nel terzo ordine; il perche s'accommoda egli beniffimo all'erilipele , & al- le pofteme calde, chenafeono pcrrluffi di materie . Di un'altro Ombilico di Venere. Cap. 9%. E' un'altra fpecie d'Ombilico di Venere il quale chia- mano alcuni Cimbalio , le cui frondi fono graf- fe , e più larghe fpejfe à modo di linguette , & ap- preso alle radici fono Jìmilì all'ambito d'un occhio co- me Jì vede nel Semprevivo maggiore , e fono al gufo coftrettive . Producono un fuflìcello fittile , nel quale fono i fiorì , ér il feme Jtmile all' Hiperico : la radi- ce è maggiore . Vale à tutte le cofe , che Jì conviene il Semprevivo. , R r Nafcc 6i6 Difcorfi del Matthioli UN'AURO OMBILICO DI VENIRE, Oml'ilico di Venere «Tua rfami- Mauoiic. Errorff d a euni ciali • NA- fpecie abbondantiffimo per Tofcanasu perle muraglie vecchie,echiamanfi volgarmente Ie;fue!,fron- dicopertoivole, per efserfimili alle copertoje di ter- ra , che fi fanno per coprire le pignate : e non folamen- te nafee in siile muraglie, ma ancora in sii le pietre , ovunque fivoglia. Quello della feconda fpecie ho di nuovo veduto in un giardinetto di femplici di M.Giu- Hanoda Maroftica, Medico eccellentiffimo in Friuli 'nCividaled'Auftria. UfanoiMedici, e gli Speciali in Lombardia per l'Ombilico di Venere un'herba che nafee, e pende dalle muraglie àmodo di chioma con 0 in vaSs fu.il Eft Fucl numero grande di gamboncelli fottilì, & arrendevoli, da i quali nafeono le foglie tenere fimili à quelle dell' Hedera con piccioli fioricelli gialletti , quali nafeendo da fottiliffimi picciuoli vanno intefiendoli , &arram- pamdofi come i viticci. Viene l'errore di colloro , penfandofì che perchiamarfi CimbalaKia , dal volgo, fiail vero Qmbilico di Venere, per haver detto Dio- feoride , clie chiamano alcuni Cimbaliom quella del- la feconda fpecie. Nientcdimenoè però opinione di molti, che quefta Cimbaìaria habbile virtù medefi- v;g me dell'Ombilico di Vene re; alla cui opinione io non v(™ contradico, ma ben so io, che mangiata per infilata giova non poco à i Muffi bianchi colerici delle donne . Dipinge il Fuchfio in quel fuo ultimo, e più picciol Herbario per l'Ombilico di Venere dell'una, e dell' altra fpecie due fpecie di Fava graffa , lequali nel pri- mo fuo grande Herbario dimoiirava egli per ilTelefio, errando manifeftamente cosi dipoi, come da prima . Dipoi erra parimente la ter/.a voltane! fuo ultimo lib- bre delle compofitioni de' medicamenti, dove vuole egli, che la Fabaria lia la feconda fpecie dell'Ombili- co di Venere. Ma che fia egli in manifeltiffimo erro- re, fi conofee per quello, che ne fcrive Diofcoride , il quale raffembrò il fecondo Ombilico di Venere al Semprevivo maggiore, il cui furto lece eglifottile , & i fiori, ed il feme fimile all'Hiperico, delle qua li fem- bian^e non fe ne vede veruna nella Fabaria; percio- chequelta produce le foglie maggiori della Portulaca domeftica, lequali non hanno fomiglianza veruna co- me il Semprevivo, né fanno forma alcuna apprettò al- laradice, fimile à quello, nèmanco produce ella il fu fio fotti'e , ma graffo, e fermo, come che anco i fiori non vi corrifpondino . Fecene memoria Galeno al fettimodelle fatuità de' l'empiici, cosi dicendo: V 0m| Ombilico di Venere è compofto di l'acuità mifte, cioè d>v d'humida frigidetta , e d'una certa non apertamente jS^,' coltrettiva, e con efìàd'un'altra leggiermente amara , " eperòinfrigidifee, ripercuote, alterge, erifolve: la ondecuraiflemmonterifipclati, el'erifipele flemmo- nate: conferifee impiaft rato di fuori mirabilmente à gl'ardori dello itomaco . Credefì, che le fiondi man- giate pofsano rompere le pietre, e provocare l'orina, Chiamanol'Qmbilicodi Venerei Greci l&ritoiim : i Latini Aectabolum, & umbilicus Veneris : li Spa- Non gnuòliScuderes : i Francefi Efcudcs . L'altro chia- mano i Greci Ktfrj^rM» inox . i Latini Umbilicus Ve- neris alter, & Acetabulum alterum . Dell'Ortica. Gap. 96, L' Ortica, è di due fpecie. ^Una delle quali V-cducele fiondi più falvatiche , più afpre , più larghe, e più nere, e'I feme come quello del Lino, ma minore . X^aU traumi cosìafpra, e fa il feme minuto . "Le f ondi dell' una, e dell' altra impiajìrate con Sale giovalo à imorjt de i Cani: fanano le cancrene , icancari, l'ulcere fordi- de , contumaci , e malagevoli da confolidare , ér pari- mente le membra fmofìe , ì pani, i piccioli tumori , le pofieme rotte, e quelle che chiamano paroìide . Giovano applicate con Cera à i difetto/i di milzjz : meffe trite infame co'l fucco nel nafo , ni riftagnano il fluffo del J angue. Pefleinfieme con JHirrha, & applicate di fotto, provocano i mejìrui. 'Ifoccandoji con effe frefche lama- trice rilavata, la ritornano al fuo luogo. Il feme bevu- to con Vino pajjo , muove a luffuria : apre la boera del- la matrice: lambendo/! con Mele, giova d t difetti di petto, à i dolori laterali, & all'ìnfammagiom del pol- mone , purga il petto- Mettefi con i medicamenti cor' rofìvi. Le fiondi cotte con Gongole, mollificano il cor- po, provocano l'orina, rifolx>onole ventojitd: coite con Ptifana vagliano à i difetti del petto: bevute con km poco di JVLìrrha provocano i meftrui . Il fucco garga- • rizzato rifolve l'infammagioni dell'ugola. E' Così noci dima pianta I'Ortica, che fi conofee da f?™' cialcuno fin nella notte fcura,& imperò no aces- natio de à 1 de da dire quale li ha. Quantunque non ha male il Vi- pere quante Piano lcfueipccie, le quali & bri foia- mente clìèr due recitò Diofeoride, nondimeno tre le- ne ritrovano in Italia . Ducfcnolefopradetre. Later- za nafee con picciuline fraudi, ebrevifulìi, aliai più pungenti d'amenduc l'altre, eli chiama d'alcuni Or- Ottica JCjWwde». Scrittene Galeno al fello delle l'acuità retina da adempiici, cosi dicendo : Le fiondi, e il feme della Galeno. Ortica, di cui è l'ufo, fono molto digeftive, di mo- dochefananole pofteme, cmattimc quelle che na- icono dopò all'orecchie. Hanno in fe alcuna parte ventola, conilchemuovonoagcvolmenteà lufluria, emaffime quando fi beve il lime loro nel Mofto.OItrc ciò, che nonfcaldi valorofamente, ma che (ìa di molto lottUl parti cópolto nè la tefitmonioil cavar,che fa egli dal petto de gradì, e de vifeoii humorì, eparimente il prurito, checaufa nelle membra, che tocca. La parte uà ventofa, della quale se detto ettér parteci- pe, gli nafee, mentre che lì digcnfce; & imperò non ci Ortica ventofa attualmente, ma potentialmente Solvealquanto il ventre, non però perche ella fiafc- lutiva, ma per edere alterfiva, e titillatoria Sana 1' ulcere cancarofe, e tutte quelle, ove f,a dibilogno difeccare lenza mordacità alcuna; perciochc per ef- fer nelle parti fue fonile, efecca di temperamento , non è però ella cosicalida, chepolli mordere. Èt ad'undecimo delle l'acuità de'cibi diceva pur egli, : L'Ortica, la qualeè pure iicrba falvatica , è compo- ] ftadi parti fottili. E però non lì può ragionevolmente ufare per cibo, fegiààciònon neceilitade la lame Maèben utile, come companatico, e come medica- ne^0, per folvere ella il corpo . Tutto quello dell' Orticafcrifle Galeno. Ma riavendomi ella ridotto à memoria la Cardiaca ("cosi chiamano hoggi i mo- derni una pianta , che fi ra Mèmbra in non so elle mo- do all'Ortica,) ne diro qui quel tanto, che da altri n'ho Wdiaca c ritrovat? ferino. La Cardiaca dunque tiene quali ImhSÓria'. f01'ma d'Ortica, ma produce le frondi Bui tonde, ere - fpe, pelofe, & intagliate all'intorno , come quelle O R . T 1 C A T.£ R Z A. delRanoncolo. Produce il tutto quandrangolare per il qua eefconolc fraudi àdueadued,lt?ntedi rnntervallo, ma più all'intorno intagliate. Inori Rr 2 qua! 6>3 Difcorfi dei Matthìoli CARDIACA. A G A I. 1 O P S I. quali nel bianco purpureggiano, fono molto limili , le ben minori, à quelli dell'Ortica fetida., di cui nei feguentecapiolo diremo. Nafcono (lucili ali intorno J) delfufto, dovei picciuoli (fi tutte le fiondi hanno la loro origine, comcfàilMarrobio . Produce la ratìi- ce, che nel rollo gialleggia, con altre piccioleradici all'intorno. Nafcc nelle piazze , e lungo le 1 rade a canto alle lìepi, c lungo alle mura delti Caltela . Al culto è cosi amara, che facilmente li può giudicare edere calida nel fecondo , efecca nel terzo ordine . Lodarla i moderni per il batticuore , ondesha ella prefoilnome di Cardiaca. Lodafi nello fpaiimo , e per li paralitici. Apre l'oppillationi caufate da mate- rie-frigide, comelàilMarrobio : mondifica 1 nervi , & aflottiglia i groffi humori. Provoca l'orma, & 1 meftrui Mondifica il petto dalla flemma, &ammaz- £ za i vermini. La fecca fatta in polvere, e data a bere con Vino alle donne, che non poflòno partorire, là fcomehò veduto) mirabile effetto. Chiamano 1 Gre- ci l'Ortica W°4»: i Latini Urtica: gl'Arabi Hun- jure, Urakhlatum, &Angiara: ì Tedefchi Neflcl: HSpagnuoliOrcica: iFranceliOrtie . Deità Galiopjt. Cap. 97. T A Galiopfì è una pianta ne! fitjìo , e nelle fron- J, di del tutto ftmile all'Ortica , ma fono le fue foTdi più li/eie, etrite, fpìr ano di f piacevole odore ; h il fiore produce purpureo, e fittile . Mafie appresa- le Jiepi, ne i cortili delle cafi , e per tutto Ungo alle •vie. Le fiondi, il fujìo , ilfeme, e parimente il fic- co, rifil-vono le durexzt , ér ' cancan , e guariamo le firofile , i pani , e le pofteme , che -vengono dopo all'orecchie . Al che fare simpìafirano tepide con Ace- to due -volte il giorno , e fomentanjt con Sale , con giovamento in sii (ulcere putride , cancrenate , e cor- rofive. NAfcela Galopsi in ogni luogo, ne'comli nel- CAliopfi, * le vie, in su le piazze, & apprettò alle cafe, ut f^erami,..- chiamali in Italia- Ortica fetida; imperoche molto puzza maneggiandola. Produce le fiondi , e'1 lutto limile all'Ortica , ma non pungono : & il fiore purpu- reo, efottile. E'inveronotilììma pianta . Et impero panni, che non poco s'ingannino & errino coloro, 1 opinimie quali lipenfano, chela vera Galiopfì flanella pian- rcprov.u. ta, checommunemente fi chiama Scrofolana mag- giore, Millemorbia, Ferrati», & Caftrangola ,ron- dandofi forfè fopra la forma de' fuoi fiori , 1 quali li raflembranoà una celata, chiamata da i Latini Ga- lea . Ma li confonde l'opinione di coftoro apertamen- te,'per quanto io polla confiderai , pervederfi, che la Scrofolaria maggiorcnon produce le foglie molto fimiliall'Ortica, ne hanno odore nojofo veruno. Ol- tre à ciò la Scrofolaria hà una radice grolla, bianca , epertuttofcrofolofa, ondehàclla forfè prefo ìlno- me di Scrofolana, di tal forte notabile, emaraviglio- fa , che non è da credere , che Diofcondc Principe de Semplicilli così negligentemente fe l'ha velie taciuta fenza defcrivcrla , fe havefse egli tenutala Scrofolana per la Galiopfì. Conferma ancorala noflra opinione, • chcilfemc, lefoglie, & il gambo della Scrofolana , e parimente il fuccodell'herba, non fono in ufo veru- no nella medicina , ma lolamente la radice; e tutto il contrario fi vede fcrivereDiofcoride della GaliopU . Appo ciò la Scrofolaria nafee per il più ne gl'argini defoffi, nerividefiumicelli, &altri luoghi acqua- itrini, e non ( come fcrive DiofcorideJ lungo le liepii c ne' cortili delle cafe. Di quella iftefsa opinione ri- trovo io efsere il Fuchfio, huomoperò de tempi no- ItndottiUìmo, nel fuo commentario dellepiante, " Fuch(ìo. quale fi perfuade ; che la Scrofolaria lìa Hata chiamata da i Greci Galiopfì da queito nomeLatino Galea(cioe celata, òveroelmo) allacuiformafirafsomiglianoi fuoi fiori . 11 che non mi pare, che confenta allaragio- ne,per non cfser mai flato coftume de gl'antichi Greci; copiofiflìmi de vocaboli proprj , di comporre nomi di piante, Nel quarto lib. di Diofcoride. piante, cd'ogn'altracofa, infiememente di Latino , e di Greco, Capendoli che Galea non fu mai nome Greco. Onde per tutte quelle ragioni non poffo in modo veruno ridurmi nella opinione del Fuchfio, & di tuttigl'altri, checredono ilmedefimo; anzi che fono coltretto adire, che non fia per verun modo da darlorfede. Vedefi oltre à ciò una pianta fimile all' Ortica, che puzza, la quale per liaver fopra ognifo- glia una macchia lunghetta bianca , come Latte, chia- Gjliopfì manoi noflriSanefi Herba del Latte . Quella vera- naic cfler mente ( per mio giudicioj fi potrebbe molto più ragio- nevolmcnte da quella macchia lattea , chiamare Ga- liopfida Sua'* vocabolo Greco, il quale nella noflra lingua lignifica Latte, chequell'altra da Galea. E che ciò habbia ragione in fe fi può comprendere, e farne conjettura dall'ordine offervato da Diofcoride, il qua- le fubito dopo la Galiopfi fcrifie del Gallio , à cui dif- fe efler flato pollo quel nome, per efler cgliufato in vecediCaglio, per apprendere il Latte . 11 che ditno- tamìo di ftra, che dallaconformitàdel nome d'amendue derj. linio. vatodalLatte, fuflcmolìoDiofcorideàfcriverqueftc piante l'una dopò l'altra . Quefta adunque ftimarei io eflerla vera, e legitima Galiopfi, fe Plinio non dicef- feal :4.cap.del22.!ibbroche quella fi chiama parti- colarmente Lamio, lodando quella parte bianca perii fuocofacro, &ilreftoditutta la pianta infieme con Saleperlecontufioni, fcrofole, tumori , cotture di 1 fuoco, podagre, e ferite. E però ne coftringc Plinio àcredete , chefialavera Galiopfi quella prima fpecic fuddetta. Segiànonvoleflìmo impugnar Plinio, di- cendo, che ancor'egl'haveflé errato non conoscendo laveraGaliopfi, come fpefio fuol fare ; imperoche molto viva ragione è queft'ultima noflra. Oltre à ciò SCROFOLA RIA. 629 di terra all'humido nella cantina per quindici giorni continui, ediquindi pofeia togliendofi , fi fà lique- fareàlento fuoco ilBotiro, ecolafi, e ferbafi per un- gere il male, quando fe n'hà dibifogno , e maffima- mentel'hemorrhoidi. Chiamano la Galiopfi i Greci Tx\t-l« ■ i Latini Urticalabeo. & Unica feetida : liN""! • Spagnuoli Ortica mucrta. Del Gallio. Cap. 98. IL Gallio è flato così chiamato, per metter fi inve- ce di Caglio per far apprendere il Latte . Produ- ce queflo il pi/lo diritto , e le frondi fimi li all' Apari- ne , ér il fiore nella fommitd giallo , e folto , fittile , copìofb > & odorato . Il fiore s'impiafira in su le cot- ture del fuoco , e rijlagna i flufft del fangue : Metton- fi i gialli ne ì cerniti, che fi fanno con Olio liofilo, e fi lafcìano poi al Sole , fino che diventino bianchì, & ufanfi pofeia per le laf/ìtudini . La radice provoca al coito. Mafie in luoghi palndofi , GALLIO. D . è da Capere che la Scrofol a r i a hà virtù mirabile 3 in rifolverc le fcrofole', e parimente l'hemorrhoidi . Nel quale ufo fi prende nell'autunno la radice lavata, e netta dalla terra, epeflafì con Botiro frefeo molto bene infieme, e pofeia fi mette ferrata tra due catini NAfce il Gallio copiofiffimopcrtutto lungo al- le vie aliai limile all'Aparine. Et quantùnque r„°,!f0'* feriva Diofcoride , che produca egli il fior giallo, non- natile" dimeno nel contado di Goritia fe ne ritrova di quello , che lo produce ancor bianco. Ma non però è nota à tutti la virtù, che hà di fare apprendere il Latte: im- peroche s'ufarebbe ancor eflò in cambiodi quell'altra herba, che noi chiamiamo Prefura, di cui è l'ufo per far il Cafcio dolce per tutta la Tofcana. Di queflo fcri- veva Galeno al fcttimo delle facultà de'femplici , cosi dicendo : HGallio s'hà ufurpato tal nome per fare ap- prendere egli il Latte, ove li mette dentro . E' limile all'Aparine, & hà virtùdifeccativa, &aIquantoacu- ta. 11 fuo fiore vale ài fluffi dell'angue, eallccotnire del fuoco. Hà buono odore, &H fuo colore è giallo Chiamanoil Gallio i Greci r«\\m : ì Latini Gallium- ' iTedefchiUnferfrauven, Vueftro: li Spagnuoli Co ajaleche ycrya : i Franceli Petit muguet . .Rr S Del Gallio ferirò Ja Oaicno . 630 Del Senecio, b vero Erigerà. Cap. 99, IL Senecio ; 0 vero Erigerò , fà il fuo fufto alto un gom- bito, roffigno, con fendi continuate , & intagliate, come quelle della Ruchetta , ma affai minori i produce i fiori gialli ,i quali sfiori/cono pre/io, e fe ne -volano in piu- ma . Nè per altro è egli Jìato chiamato Erigerò , f e non perche la primavera i fuoi fioi i diventano canuti , come fanno i capelli. Non è la fiaradice d'alcun valore. Na- fee per lo più nelle macie , & attor-no alle cajlella . Le fi ondi , e parimente i fiorì hanno virtù d'infrigidire , & imperò impiajlraie le fi ondi con un \ poco di Vino , overo per fe fole , fanano l'infiammagioni de i tefiicoli e del federe : ér olire a ciò mefcolate con Manna d'In- cenfo, medicano non tanto communemente àtutte le fe- rite , ma A quelle de i nervi particolarmente . Fd ilme- dafimo la piuma de i fiori impiafirataper fe fola con Ace- to , mabevuxi quando fono frefehi , firatigolano . Cotto tutto il fu/lo , e bevuto con Vino pafìo , fana i dolori co- lerici dello Jlomaco . SENECIO. Difcorfi del Mattinoli A SENECIO MAGGIORE. CHiamafi volgarmente il Senecio, chiamato da Greci Erigeron, Catoncello, ò vero Spelicio- nVaonc." fa, & è pianta afiii nota à ciafeuno . 1 fuoi f ulti ("co- me feri ve Diofcoride.) fonoroflìgni, eie frondilun- ghe, & intagliate, come quella della Ruchetta, co- me che minori , epili afpre; producei fiori gialli, i quali diventando pofeiacanuti .epelofi, fc ne volano viaall'aria. Nafte per tutto , e fino fopra alle mura- glie vecchie . Verdeggia il Senecio tutto l'anno,& ogni mefe fiorifee, e però ancor quello vicn chiamato da , , molti Fior d'ogni mefe. Quello non conofeendo O- ErSifio. thoneBrunfelfio Tedefco , lo meflenelfuoHerbario per una fpecie di Verbena.Parmi oltre à ciò veramente scnerionc che fia una fpecie di Senecione fe credo, che fa il (Sufi? ma8S>ore.) quella pianta, che chiamano i Tcdefchi Fiore di Santo Giacomo , imperoche fà ella le toglie Bw miliàqutlle della Ruchetta falvatica; intagliate all' intorno, nereggianti, e d'amaro fapore, e fparfeper terra avanti che facci il gambo, il quale crefee un gom- bito, e mezzo, quafi come quello dell'Artemifia ra- mofo dal mezzo fino alla cima. I fiori fà egli gialli , minori che di Buftalmo, i quali sfiorendo, lafciano D unalanugine, la quale agevolmente poi viene feoffa dal vento. Hà la radice breve,e fpartita . Fiorifee il me- fe di Luglio, cd'Agofto. Nafce nelle campagne, & il più delle volte in luoghi non coltivati. Scrivono al- cuni, che mangiandoli il Senecione in infalata giova ■ àifluffi bianchi delle donne 5 ma io malagevolmente fcritto mi riduco à crederlo, fapendocerto, cheprovocaef- Galeno focacemente i meftrui '. Scrifiòne Galeno al fedo delle facultà defemplici, così brevemente dicendo: L'Eri- gerò hàfacultàmifta, e parimente refrigerativa, con alquanto di digeriva. Chiamano i Greci il Senico H/ji- . yipQt : i Latini Senecio, & Erigerum: i Tedefchi Creutz °mI ' vurtz; liSpa^nuoliBouvaron: iFranccfiSenelfon. E Del Thalittro. Cap. ico. ' HA'tlThaluthro fiondi di Coriandro, maalquanto più graffe: il fufto come diRuta, nel quali fo- no le fiondi, le quali trite, òr impiafirale faldano l' ulcere antiche . Nafce per lo più nelle campagne . IL Thalittro, dice il Ruellio effer un'herba chiamata da gl'Herbolatti Argentina; imperoche Tha] molto rifplendono lefuefrondi coriandrine, ech'el- c (MC la fi ritrova per tutto, ma più fpeffo nelle campagne , naiion 1 e nelle macie; ilchenonsò io negare, nè meno af- fermare per non havere fin'hora ritrovato chi mi fap- piadimoftrare ilvcro Thalitro. Quello chiamò Ga- Thjlit leno Thalictro , di cui fcrivendo effo al fello delle fcritto facultà de' femplici , così diceva . 11 Thalietro hà ùal"" frondidiCoriandro, &il fufto produce groffocome diRuta. Hà virtù di difeccarefenza mordere, &im- peròfanaegli valorofamente l'ulcere vecchie. Chia- mano i Greci il Thalittro, Qxhmrw :-i Latini Thalì- Ncm; clrum, &Thalietrum. Del Nel quarto lib. di Dioicoride , Del Mofco marino. Cap. lai, IL Mofco marino nafce ne gli fcogli , & ne' nicchi de pefci apprefjo al mare , fattile , capigljqfo , fen- alcun fufìo . Hà 'virtù valarofa di co/hingere, fe- di rifdvere le pqfleme, & parimente le podagre 3 ove Jta bifogno di rijlagnare . ' MOSCO MARINO. Mofco ina- rino d'ulna fpecie fci il- io daPiinio. Conferva , fua infiori a, e virai mi- racolofa. UN'ALTRO MOSCO MARINO, [olio T7 Commune opinione diciafcuno Semplici!! narino , e T> tempi noltri , chefiail Mosco Marinoquire- ia efami- citato da Diofcoride, quella clic volgarmente richia- ma Corallina, la quale fogliono fpeilè volte per li vermini de fanciulli vendere i Ciurmadori di banca : alche veramente, comchò più volte veduto io l'ef- perienza, è ella valoroliliìma . Dalla quale opinio- ne non mi poflo veramente partire, fapendoio, che coloro, che vanno pefeando Coralli, da cuis'hà ella ricavato il nome , la ritrovano attaccata àgli fcogli , àinicchi, &ancorattorno ài Coralli , nelmodoche s'attacca il Mofco alle Icorze, & ài ramide gl'alberi. Malodanoper lamigliorquella, che ritrovano attac- cata ài Coralli, fotto la cui fpecie ne vendonoinfi- nitifacchi dell'altra. Quella proprietà, chehàcllad-' ammazzarci vermini, non fu conoftima da gl'antichi percioehe non ritrovo alcuno , che la deferiva. Seni- le del Mofco marino Plinio all'octavocapo del vige- fimofettimo libbro , conquelteparolc: li Brio (cioè Mofco) è fenza dubbio alcuno un'herba marina fi. mile alle foglie della Lattnea, crcfpa come fuiìè con- tratta, lenza alcun lutto, e le foglie cleono dal baffo della radice. Nalce ne fcogli , e ne nicchi attac- cata alla terra. Lavirtùfuaèdidifeccare, ed'ingrof- fare, e parimente di prohibirc le polteme , cl'infiam- magioni, e fpecialmente delle podagre. Valcovefia bifogno d'infrigidire in ogni cofa. Quello tutto del Mofco marino fcrifle Plinio, traferivendo di parola in parola da Teofralto, come fi vede nel fettimocapo delquartolibbrodell'hiftoriadellepiantc, del quale credo veramente io che lìa la vera imagine la qui fcol- pitada noi, vedendoli manifeflamente, che glicor- rifponde con tutte le note , Queltafd cavata da una viva pianta attaccataàun nicchio marino, la quale mimando il nobiliffimo Signor Giacomo Antonio Cortufo, e ciò mi fà ricordare d'un'altra pianta, (fe pero pianta è lecito che fi chiami ) non molto -liffimi- le dal Mofco, la quale nafce ne' fiumi, & anco nelle fonti d acqua dolce, quafi limile à una mattafià d'ac- cia, overdi feta verde fottilillima, chiamatada Pli- nio all'8. capo del27.1ibbro Confeuua, edanoiin TofcanaLima. Peròvedendo, chcPliniofcriveettcr quella pianta rimedio miracolofo per le rotture dell' offa, non ho potuto tralafciare di fcrivcrne quiconf ifteffe parole di Plinio , lequalifono quelle. E' pro- pria cofa de' fiumi delle montagne quella , che fi chia- ma Conferva dal conglutinare, che fà ella dell'olii , laquale èpiù pretto una fpogna d'acqua dolce, ò un veloaccanelato, che Mofco, ó herba. Con quella dunque fappiamo efière flato curato un potatore, il quale cafeando da un'albero aflài alto, fi ruppe, e fracafsò tutte l'otta, & efl'endo impialtrato con que- lla Conferva, ebagnato, quando fifeccava, con 1' acqua dove ^ritrovata, e non feogliendola , ne ri- mutandola, fe non quando era mezza confumata, in breve tempo fi tifano. Scrittene Galeno al fello delle facili- tà de' femplici cosi dicendo: 11 Mo- fco marino è compotto di terrea, & acquei futtanza, l'una e l'altra fred- da ; il perche è egli alguito coflret- tivo , & impiaftrato in sii le malarie calde , le rinfrefea , e le guarifee . Chiamano i Greci il Mofco marino Bpvoi' Ta\uaTios: i Latini Mufcusma- rinus .■ gì' Arabi Tahaleb , & Tha- bcl, confondendo il Mofco marino, e la Lente paluttre : i Tedefchi Me- erfmielz, & Mermofl" : li Spagnuoli Malhorquina yerva : i Franteli Co- rallina. Del Fuco marino. Cap. 102. IL Fuco marino è di più fpecie , uno cioè largo , /' altro lunghetto, e rojjeggiante , esril ierzj) , che na- fce in Candia, bìancho , -floridiffìmo , & incorrotto . Hanno tutti virtù infrigiditila , utile ?wn folamente alle podagre , ma ancora all'infi 'ammagioni , il disfan- no efficacemente , quando vi Jt impìalìrano fifo . ma bi- bifogna tifarli frefehi ,- avanti che fi fecchino . Micandro diede il raffi per li morjì delle Serpi. Credonjì alcuni , che quefìo fn(fe quel Fuco , ch'adoperano le donne per colorirli la faccia , non Capendo , che quello, diafano, è una radice di qneflo nome medeftmo . SCriffe del Fuco Marino Plin.al 2?. c.del 13 lib. cosi Furo mari- dicendo : Nalcono nel mare rotto lterpi,& alberi , no.efna hi- ma nel noltro fono minori, percjo'cheUmarRoffò, e l'Oceano Orientale fono pieni di fclve. Non hà in al ' ' R r 4 tra Mofco marino fenico da Galeno.. 6$: Difcorfi del Matthioli tralinguanome proprio quello, cheìGrcci chiama- A noFycos; imperocbe Alga e più predo vocabolo d' herba, ma quello è fterpo . Etal decimocapo del tè. HFucomarino (diceva^) è di tre fpecie , uno largo, l'altro longo, &il terzo crefpo, con cuitingono in Candiale velli . Quello feri ve Plinio . Il perche eflen- domical pianta incognita , altro non me neaccade à dire, le nonché, s'ella non è Alga,ne fia almeno una fpecie. Tiicodoro nella interpreratioue di Teofrafto non' chiama il Fuco marino altrimenti, che Alga . Onde fe ben Plinio in quello luogo dille non fi conve- nire tal nome , in altri luoghi ( come difle ancora Mar- cello Fiorentino) lo chiamò però Alga . Ma non per queffo affermarci io, che luffe egli quell'Alga , che fi B mette à Venezia tra i vetri, accioche non fi rompano; ma ben direi, che (ia il Fuco chiamato ancor egli Al- ,. ga, per non riavere altro nome Latino. Specie d'Al- ga èquclla, cheli chiama Ulva, ne altra differenza ètràloro, fe non che quella nnfee ne' fiumi, ne' la- ghi, cnt paludi, cquella fedamente in mate, come POTAMOGETO. co w,ar\~ Il Fuco cosi 1 dimoftraquel verfo de' Grammatici : Alga venti pelago ,fednafcitur Uhia palude . cioè, Nel mar vieti l'Alga , e l'Ulva ne paludi ; Onde diceva Vergilio nelt5. dell'Eneide : Tandem trans fiuvium incolume? , vaiemque vhumque Informi limo , glaucaque exponit in Ulva cioè , Filialmente oltre al fiume in falvopone Sopra'l confa/o Limo , e /opra ftilva Celefte, Enea, elaSibillainfieme . Et nell'i i. libbro pur dell'Eneide diceva ancora : Limofcque lacu pev noclem obJcHms in Ulva Delitui, cioè, Afcofo, e /curo liei tutta la notte Denti o al Limofo Lago , e dentro all'Ulva . Fece ilei Fucomannomentione Galeno all'ottavo delle facilità de' l'empiici , cosi dicendo numido cavato dal mare, difecca, & infrigidifcenel fecondo ordine, &hàalquanto dell'acerbo. Chia- mano il Fuco marino i Greci pwtos Sxxùqtìiv : i Lati- Nomi . ni Fucus marinus . Del Fotamogeto . IL Fotamogeto produceh frondi Jimìlialla Bieto- la-i ma pelo/e , alquan- to /òpra l'acqua eminenti . Infiigidifcc , e ri/lagna : è utile al prurìto , all'ul- cere vecchie , e corrojtve . Gli è flato me/io il nome di Fotamogeto per nafeer \i nelle paludi , C!7* altri luoghi acquoji. VEdefi il PoTAMOGE- „ ro nuotare con Ipefuae&raf fiondi limili alla Bietola nauonc. ne' laghi, e nelle paludi in SAETTA MlNO:l£. molti Saetta mi- nore. aetra mag' ioic. moltiluogbi. Hollopiù voIteveduto,ericoltoiofpc- A Sima cfua cialmente in alcuni laghi della valle Anania, dove bidona. nuota nell'acquainueme conia Ninfea . Mafàil Po- tamogeto, che mi ricordi hora di quella pianta non volgare, che dalla forma delle foghe, chiama Plinio Saetta, pofeia che ancora ella nafee ne'fiumi , e ne'ftagni, E'quefta pianta di due fpecie, maggiore, cioè, e minore, i-efoglie della minore fonodel tut- tofimiliàunaSaetta triangolare con una punta di- nanzi, e due di dietro, tra le quali è attaccato il pic- ciuolo triangolate concavo lungo due gombiti,e qual- che volta maggiore, fecondo la profondità dell'ac- qua in cui nafte . Fà ilgambo diritto, lifeio, tondo, di dentro voto, e nella parte di fopra con alcuni ra- B rnofcclli, ne'quali fi veggono i fiori bianchi con tre folefogliette, da'quali nafeono alcuni capitelli, por- poregni, groffi comeunaNocciuola,incuiè dentro ri feme minuto. Laradiceè bianca, divifa in molte parti, ecapillofa, come nella Piantagine acquatica, di cui credoio, che fiala Saetta una fpecie. La mag- giore poi è quafi del tutto fimile alla minore, ma però in tutte le fue parti aliai maggiore, e le fue foglie non fono cosi appuntate. Nafcel'una, e l'altra copiofa in Boemia, dove la chiamanoSaetta d'Hercole, nel fiu- me dellaMulta, & in altri luoghi . Ambedue fono frigide, &humide, &hannole virtù medefime, che la Piantagine acquatica. 11 Potamogeto (diceva Ga- C leno all ìi. delle facoltà de femplici ) rithinge, Se in- frigidire, come il Poligono; ina lafua cliènr.a è più grolla , chequella del Poligono. Chiamano il Po- tamogeto i Greci YhTctuoyno',' : i Latini Potàmogetum: iTedefchiScchaldenkraut, eSanKraut . Dello Stratiote acquatico. Gap. 104. LO Sfrattate, il qualnafceneW acque , nuota fopra d quelle, e vive finxar adice, donde bà egli prefo il nome. E' queftounherbajimile al Semprevivo , fe egli non havejje però le fiondi maggiori. Rinftejcano quejie, e bevute rijlagna.no il/angue, cheviene dalle reni : prò- D hibifeono l'infiammagioni nelle ferite , che minacciano pojìema. Impiajlraufi con Aceto al fuoco /acro, e pari- mente à i tumori . NOn e maraviglia , feinltalianon nafcalo Stra" tiote acquatico; imperoche ( come riferifee Plinio al 18. capo del 24. hbbro) nafee folamen- te in Egitto nell'inondationi , che fà il Nilo , Ci- mile al Semprevivo , ma con f rondi maggiori . Chiamano i Greci lo Straciote XrpxraS rn< snipis: i Latini Stratiotes aquaticus . Dello Sfratiate Millefoglio . Gap. 105. E LOStratiote Millefoglio è picchia pianta , alta, un palmo , e qualche volta maggiore , le cui fraudi fino rafìembrevoli alle penne degli uccellini, brevi molto, e nel nafeimento intagliate . Rajfembranji le fraudi al Ci- minofàlvatico , e maffime nella ruvìde-zjcjz , e brevità loro: fono però più brevi, ma l'ombrella è più denfa, &■ più piena. Produce nellafommità del fufio fittili fiftuchi, de ' quali Jt formai 'ombrella come d 'Aneiho , di cui fino i fiori piccioli , ebianchi. Mafie ne campi afpri , elungole Vie. E' ingrande ufo all'ulcere vecchie , &■ alle nuove , alflujjo delfàngue , &■ allefìfiole . F Nel quarto Iib. diDioicoricie. MILLEFOGLIO 633 ACQUATICO. canore sfoglio. Smi- rne,. IL Millefoglio Stratiote ritiene ancora in Ita- lia al tempo nolho il nome di Millefoglio; impe- loche fi vedeil commune Millefoglio nafecre ne'cam- pi non coltivati , ne'prati, e lungo alle vie, conflitti maggiori d'un palmo, sù per li quali fono le fi ondi li- mili quafi alle penne de piccioli uccelli, e limili mol- to à quelle del Cimino falvatico, con ombrella di fio- ri bianchiflìmi, quantunque alcune volte nel bianco folleggino d'incarnagionc, e produce d'una fola ra- dice hora quattro, hora cinque, Scbor più falli. 11 MILLEFOGLIO MAGGIORE. chedimollra, che'l Millefoglio, che è incommuns ufo, fa quello Stratiote, e non il Miiiofìllo poco qui Jjjg* tia di fotto fedito da Diofc. tome li crede il Btafavola ; impe- 6j4 Difcorfi MILLEFOGLIO MAGGIORE. imperoche'l Miriofillo è un gambo tenero , e folo, che rialce nelle paludi, con copiofe, e lifeie fiondi , limili a quelle del Finocchio. Il che conclude, che il Mille- foglio commune, & ufuale Ga Io Stratiote terreftrc qui defcrittodaDiofc. Nafceneuna fpecie di molto pili grande nel contado diGoritia in su'l monte Sabatino, di cui è qui il ritratto, eperò panni, che ragionevol- mente fi polla egli chiamare Millefoglio maggiore. Dadi con utilità grande il fucco del Millefoglio à be- virtù del reneglifputi,evomitidelfangue,&iiitutielerottu- Millc&glio. re intrinfeche delle vene, come ancora negl'antichi fluflì de meftrui : & il medefimo fi la polvere dell'her- bafecca bevuta con acqua di Piantagine, ò di Conio- lida maggiore. La medeiima mefia dentro nelnafovi rtftagna II fluito del fanguc, emetteficon non poco giovamento infieme col fucco della frefea ne'criileri , che fi fanno perla difenteria. La frefea pefta, emeffa nelle parti più fecrete delle donne , e parimc nte appli- cata in sti'l pettenecchio , riftagna il fluflb de'mcllrui. Il Millefoglio poi che fai fiori bianchi pefto infieme con l'ombrella, e bevuto con la fua ifteffa acqua, ò veramente con Latte di Capra riltagna ne gl'huomini il fluflb feminalc, elicile donne de'mellrui bianchi. 11 che però fà egli bevuto infieme con Coralli rodi, Succino, e Limatura di Avorio. La polvere del Mil- lefoglio bevuta ai pelo d'un'oncia, infieme con una dramma di Bol'Armenio nel Latte Vaccino per tre giorni continui, giova efficacemente à coloro, che orinano fangue. Lefogliedcl frefeo mafticate miti- gano il dolore de'denti , &il medelimo fa la radice parimente mafticata, e tenuta un buon pezzo di poi Cotto al dente, che duole. Daffila decottione util- mente à bere con polvere di fiori di Lambrulca per rillagnarei vomiti. Fece d'amendue gli Stratiotime- scrjtkm moria Galeno all'8. delle facoltà de'femplici , cosi di- fenili da cendo : Lo Stratiote acquatico è veramente frigido , Galeno. &humido; mà il terrellre hà alquanto del coftretti- vo, il perche può egli faldare le ferite, & effere utile all'ulcere. Sonoalcuni, chel'ufano ne'flufii delfan- gue, enellefiltole. Chiamano i Greci lo Stratiote del Matthioli A Millefoglio %TiMTìS,T\n y}\!$vws: i Latini Strado- Nomi . tcsmille'folium: j Tedcfchi Gaiben: gli Spagnuoli Mihoyasyei va ; i Franceli Millefueille . Del Verbafio. Cap. 106. IL Verbafio e in fiamma di due fpecie , bianco, cioè, e nero nel che s'intende il mafehio , e laf emina . Le jr on- di della f emina fono Jimìlì à quelle del Cavolo bianche, molto piti pelo/e , epiu larghe: il fu fio bianco, pelo/etto , altoungombito, e qualche -volta più : i fiori bianchi , ó ■vero gialli pallidi: ilfemenero , e la radice lunga, acer- baalgufio, groffaundiio . Naj ce nelle campagne. Quello chefi chiamamafehio , produce lefror.di lunghette, ftret- B te, e bianche , tir ilfufio fittile . Il nero -ver amente far eb- bi(fintile al bianco , fe non havejfe le fite frondi più nere , e più larghe . Quello che chiamano faivatico , crefee con frondifimilià quelle della Salina, con fu/li alti, e le- gnofi, c> intorno à queflt 'fono i rami fintili à quelli del^ Marrobìo, il fuo fiore è giallo della fplendidezj^a dell' Oro. Son-oenedt'.e altre fpecie di pelofi, e baffi, che pro- ducono le fiondi ritonde . Oltre d quefie ti è un'altra terrjt fpecie, chiamato da alcuni Lichnite , e da altrìThrial- lis, che produce al più tre over quattro fiondi, overpoco più ruvide, graffe, e grafie, le quali fono àpropofiio per brugiare nelle lucerne . La radice de' due primi è coftretti- va; il perche fi 'dà ella conVìno alla quantità d'un dado^ C ne fiufft del corpo. Lafuadecottione giova ài rotti, àgli fpafimati, àìfracafiati , or allatojfe antica, e lavando- fene la bocca, mitiga il dolore de'denti . Il Verbafio, che produce il fiore aureo tinge i capelli, e mefib in qual fi voglia luogo , tira à fe le tignole . La decottione delle frendi fatta nell acqua conferifee à i tumori, ér infiammagionì de gl'occhi. Acconvienfi con Vino, econ Mele all'ulcere ejìiomenate , e con Aceto alle ferite ; medicano à i morfi de gli Scorpioni . Le fiondi del faivatico s'impiaflrano ancora in sii le cotture delfuo- co . Dicono , che ferbandofi i Fichi fecchi nelle f rondi Sella f emina, non fi putrefanno . D /^Hiamafi volgarmente il Verbasco , Tatto barbaffo, di cui le prime due fpecie del do- vtrbaf meltico fono note à ciafeuno. Ma il faivatico, il quale produce le frondi umili alla Salvia, e^ fior! aurei, non penfo, che fia cosi noto ad ogn'uno, come che ne anco il Lichnite, di cui è qui il d- tratto, fe ben con più foglie di quello, che fcri- ve Dioic. le quali per eficr tutte cariche di folli- le, e bianca lanugine, agevolmente fi poteronoa- doperare da gl'antichi nelle lucerne per Usignuo- lo. Honne veduto io una fpecie con foglie di Pa- pavero Cornuto, di cui è qui nel fefto luogo la figura, e però non è maraviglia fe feriffe Diofc. E chc il Papavero Cornuto , haveva foglie di yer- tofeo , il quale , cerne mi fcrifiè il virtuofilìimo Sig. Cortufo, fi ritrova abbondevolmente nel lido di Venezia. Ma l'altre fpecie non hò potute vede- re ioin Italia . Equantunquevoglianoil Ruellio , il Fuchfio, & alcuni altri dotti moderni effer due fpe- cie di Verbafco, quelle due poco divede piante, che cleono nella primavera con frondi crefpe molto , e quafi limili al Dillaco, & i fiori nell'una gialli, e nel!" altra bianchicci, ritondi, e per intorno intagliati , chiamati da alcuni fiori di primavera, e da altri Her- ba Paralifis ; nondimeno non me lo poffo io per alcun modo persuadere; percioche parimente non fi raf- F fembrano le frondi di quefte due piante, le quali in una fono ritondette, e nell'altra lunghe, in alcun modo al Verbafco; nè fono in modo alcuno pelofe , come le fece Diofcoride, anzi pcrlo contrariolifcie, ebencrefpe. Oltreàciònonritrovo, che faceffedel fiore memoria alcuna Diofcoride, nè altro de gl'anti- chi, che nè feriva lefpeeiede'Verbafchi. llche non era da tacere nell'Herba Paralifis , percioche era d'ef- fere celebrato il fuo aureo fiore, pereffere veramente il primo, che ne annunzi la primavera. Quefte ufa- no indifferentemente alcuni moderni per li dolo- ri del- Nel quarto lib. di Diofcoride. 635 VERBASCO I. A VERBASCO III. ri dellegiunture, le cui radici ("fecondo che dicono) Dadi il fucco dell'herba à bere, e parimente s'impia- (ì cuocono, e bevefene pofeia la loro decozione util- ftra di fuoi i nelle rotture , e dislogagioni dell'offa. La mente per l'oppillationi delle reni, e della vefeica . decozione vale con Salvia, e Majorana a'dileiti fri- gidi 6$ 6 Difcorfi VERBASCO LICHNIDE. UN'ALTRO VERBASCO. gidide'nervi, e del cervello, e però fi dà utilmente à bere alla paralifia,& al tremore delle membra. L'ac- ijuadiltillatadatutcala pianta quando fioiifce fi dà :1 Matthioli A FIOR DI PRIMAVERA I. utilmcnteàbcrenelledebolezzedelcuore, e ditutto il corpojimpcroche ( come dicono gli fperimentatorì) contorca, c fortifica mirabilmente il cuore. I fiori s' impia- Nel quarto lib. di Diofcoride impiantano utilmente fopra le punture degli Scorpio- A ili , e de'Ragni velenofi . L'herba , e parimente i fiori.e le radici ancora ciafeuna per fe fanano pelle , & appli- cate le ferite.L'aquadiflillata applicata (opra alla fron- te mitiga il dolore del capo. Le donne,che fi dilettano dilifciarfi macerano i fiori nel Vino bianco infieme co radici di Fraflìnella , e dipoi ne fanno acqua per lam- bicco, e lavanfene il vilo la mattina quando fendeva- no dal letto, dandoli così non poca fplendidezza: ma quando vogliono diftendere le crelpe la mefcolano co acqua di Limoni distillata . Ma ritornando a'veriVet- ihi cbafchi, dico, cheperquantom'hàdimolìratol'cfpc- imì. rienza, fono univerlalmente tutti molto coftrettivi, e difeccativi,& imperò vale il fumo de'bottoni de'fuoi B fiori fècchi, infieme con Terebinthina , e fiore di Cam- mamilla ricevuto per una banca forata, al fette re, alle rilaffationi del budello, e perii premiti nella difente- via, che chiamano i Greci tenafmi,e noi male della pó- dora . L'herba frefea della femina pefia con due pietre vive, e meda nell'inchiovature de' cavalli, fubito gli guarifee. Jlfucco delle radici della femina, quando non hà prodotto ancora il fuffo, dato alla quantità di due dramme con altrettanta Malvagia calda, ò altro Vino aromatico nel principio del parofifmo,cura ( fe- condo che rilcrifce Arnaldo ) latebre quartana; ma bifogna farlo tre, over quattro volte. Il fiore fregato in sii quelle fpccie di Porri , che fono ruvidi, gli manda C via . 11 modellino fa la polvere della radice fregatavi iopra . Dannoli i fiori commodamentc triti in polvere à bere ne'dolori delle budella,e fpccialmcnte colici.La decottione delle radici giova gargarizata all'infiam- magioni del gorgozule . Le foglie pefte,e fcaldate fot- to la cenere calda rifolvonoimpialtrate i tinconi . Di canta virtù è il Verbafco,chefana non fidamente i Ca- valli, & altri animali che toffifeono, ma ancora i bolli, e che battono i fianchi. 11 feme cotto nel Vino,e dipoi pefto,& impiaftrato vallenelle dislogagioni dell'oda, levandone l'enfiagione, & il dolore. Le foglie applica- te con Aceto rifolvono le fcrcfole, & il gozzo. Le fo- glie, & il teme cotte nel Vino pelle , & applicate tirano fuori tutte le cofe fitte nel corpo: le foglicele fommi- tàdi quella fpecie, che di tutte l'altre fà le foglie mino- ri, cotte nell'acqua, &impiaftrate giovano à i gortoli. L'acqua diffidata de'fiori, meda negl'occhi vi proibi- te il fluflo degl'Immoti, e fpcg'nc parimente la troppa roflèzza della faccia, chiamata dagl'ArabiGotta Ro- facea, emaffimamente mettendovifi un poco di Can- fora. Giova la medelìma aH'eri(ipele,alle cotture del fuoco, alle volatiche, & à tutte l'altre infettioni della pelle. I fiori impiaftraticon tuorli d'Ova , midolla di Pane, e foglie di Porri, cotte vagliono mirabilmente ali'ernorrhoide.&ilmedefimofàlapolvere meda fo- pra un pezzo di pietra di macina di molino affocata , e "'•> ' prefone il fumo con il fodere. E' anco limile al Ver- m' bafcoqueIl'herba,chePlin.chiama Blattaria al o.cap del25.1ib.dovecgliladeicrivecon quelle paro- le: Simile veramente al Verbafco èun'herba.chefpef- fo inganna coloro, che la raccolgono per effò. Hà le foglie manco bianche, produce pili fulli , &il fiore fi- mile al Verbafco . Meda ne'luoghi,ove (ìa dibifogno, tira à fe le tignuole,e le blatte,e però à Roma fi chiama Blattaria. Quello tutto difle Plinio. 11 che parimen- te fà il Verbafco del fiore aureo fecondo Diofc. E però non credo, che di gran lunga errade chi dicede, chela Blattaria di Plinio, & il Verbafco del fior giallo di D nero. 11 bianco dunque è il mafehio, le cui fiondi fo- nopiularghe, emaggiori. Ve n'è oltre à quello un" altro falvatico,i cui fiori fono aurei: even'c ancora lenza le predette , un'altro, il qual chiamano propria- me nte Flomide , e Thriallide . La radice de'primi due èalgulloacerba: giova a'fludì . Oladi lafuadecot- tione per lavarli la bocca nel dolore de'dcnti. Le fron- di hanno virtù digeltiva , e maffime di quello, che produce ifiori aurei, con cui fanno rodi i capelli. Hanno le frondi di tutte le fpccie virtù difeccativa, & aftedlva. Chiamano'! Greci il Verbafco ffSfus : i Nomi ■ Latini Verbafcum: iTedefchi Vulkradt: liSpagnuo- li Verbafco: i Franceli Bovillon . Della Ethiopide. Cap. 107. L' Ethiopide produce le fue frondi fimili a quelle del Verbafco, molto pelofe , e gro(fe , ridotte in terra al tondo fopra alla radice . Il fuo fu/io è qua- drangolare, ruvido, Jlmile à quello del? Apiafìro , ò •vero dell' ArBio , nel quale fono molte concavità d'a- li: il feme è alla gr offerta di quello dell' Ervo , e doppio in un filo invoglio . Hd dal medejimo cefio molte radici , lunghe , piene , ér al gtifto vifiofe , le quali feccandofi , diventano nere , ir indurifeonji co- me corna. Nafcene affai copia in Ida monte di Tro- ia, ér in Mejfenia. Giova d gli fpuli della marcia, allefciatiche, a' dolori delcoflato , ér alt afpre^a della quando fi beve la decottione della ra- canna del polmone , J Dìofc.foffè una cofa medefima ; e tanto più quanto fi F dice.B chefd ella ancoracompofìain Lettovario con Mele. vede.cheilfioredellaBIattatiaèmolto più giallo di quello de gl'altri Verbafchi . Nafce ella per tutto,con frondi lunghe fimili al Verbafco.ma dentate per intor- no,e fiori aurei, dopò al cui disfiorire nafeono alcuni bottoni fimili à quelli del Lino,ma più duri, e più lifei, dove è dentro il leme. Altre virrù non ritrovo io di quefla pianta; ma per edere ella amara, non fi può dire, fenonchefiaaperitiva, & afterfiva. Scride del tbareo Verbafco Galeno all'S. delle facultà de'femplici, così 0 d> dicendo.- E' nelle fpecie del Verbalco, ilbianco, el Ethiopid*, e OUantunque per avanti haveffi fempre creduto , chel'ErHiopiDEnafcedefolamenteinEthiopja, j. e-fai„; e parimente in fui monre Ida diTroja, per ritrovare 10 nationc fcritto da Diofc.e daPlin.che nafce ella quivi copiofif- fima, nientedimeno me Hata dipoi portata da Padova dal mio come figliuolo dilettiffimo M. Giovanni O- dorico Melchiori Trentino Medico di non poca af- pettatione. Queda veramente per mio giudicio è la veraEthiopide, per corrifpondere ella con ogni fui iembian- 638 Difcorfi del Matthioli E THIOPIDE. Rucllio. A cottione, ma ancora l'applicarvi fufo i fuoi fufti, quando fono teneri. Chiamano i Greci l' Arctio A'pxTw. i Latini Arcfium. ì,omi Della Perfonata, onero Lappa. Cap. log. LAPerfonataproduce le fiondi maggiori di quelle del- le zucche, più bit fitte , più nere , epiùgrafje :ejril fu/lo "biancheggiante ; quantunque firitrovt ancora qual- che voltafen^afiifto ; è la fua radice nera difuori3e bianca di dentro . Quejìa bevuta alpefo d'una dramma con le Pi- li ne giova d coloro,chefputano il [angue, e la marcia . Pefia , ér impiaftrata,mitiga i dolori àe' legamenti delle giunture. Impia/iranfi le frondi utilmente inni l'ulcere antiche. PERDONATA MAGGIORE. Sembianza aH'hiftoria , che ne fciive Diofcoride ', co- me dimofìra il prefente ritratto. Diqueltanon litro- jj vo io, che ne'libri de femplici facefle memoria alcuna Galeno . Se ben Paolo Eginctta ne fcrifle egli,tog!ien- . dc>, e traferivendo da Diofcoride. Chiamano i Greci °ml ' l'Ethiopide Ai'JWiV : i Latini ^Ethiopis . Dell'Afelio. Cap. 10.8. L'A' Bio , il quale chiamano più prejìo alcuni Ai Suro, è Jimile nelle fue frondi al Verbafco , eccetto che fono più pelofe , e più ritonde . Il fu/lo è lungo , e te- nero; e'I feme picciolo Jimile al Cimino ; la radice è bianca, tenera, e dolce. Qiiejla coti a con il fuo feme con Vino, mitiga il dolore de' denti , tenendofi la decozio- ne in bocca , con la quale fi fomentano utilmente le cotture del fuoco , elebugance . Bevefi la radice nel Vino per le feiatiche , e per provocare Dorina ritenuta. ■ f^RedefiilRuellio, che fial'A Re ti o quella vol- tiam'in'.' "a gar pianta, chenafee lungo alle vie, la quale ■ chiamano volgarmente gli Speciali Lappa minore. Ma »"™f. acl facondo il mio giudicio non mi pare l'opinion fìa troppo efficace; impcroche chi legge nel proccllòdi quello libbro il capitolo del Xanthio deferitto da Diofcoride, ritrovarà manifeftamente edere quel!' ideilo la Lappa minore ufuale, la quale nafecabbon- dantiflima ne'laghi afeiuti, e difeccati dell'acqua. Ma veramente qual pianta fi polTa dimoftraie per 1' Arctio hoggi in Italia, non fapiciiogià per bora af- fermare. ScriiTedell'Arflio Galeno al fello delle fa- cultà de femplici, cosi dicendo: L'Arcìio, il qua- le è limile al Verbafco , che hà la radice tenera .bian- ca, e dolce, il furto lunghetto, e tenero, &il feme limile al Cimino, è comporto di fottili parti, & im- però è egli difleccativo, & afterfivo, quantunque poco; il perche la radice, e'I fuo feme cotto nel Vi- no, medicano qualche volta al dolore de i denti. Oltre à ciò conferifee alle cotture del fuoco, & alle bugance, non folamente il bagnare della loro de- Ar3ia fcritto da Galeno. ^^Uantunque d'una fola fpecie di Persona- ci Perfori. ^__'ta faccia qui mentione Diofcoride, noi non- hkìom dimeno di due forti n'habbiamo veduto in Boe- mia, & in altri luoghi ancora, differenti folamen- te nelle lappole; imperoche nell'una fono più gran- di , e più dure , con le fpine più rigide , e più ru- vide; e nell'altra più molli , non cosi duramente fpinofe, e per tutto circondate d'una bianca lanu- gine: Quella crederei io , che fu/lè quella , che chiama Plinio al 0. cap. del 25. lib. Perfolata , ptrfoUi non Perfonata, con quelle parole : La Perfolata, Plini»' la quale è nota à tutti, chiamano i Greci Arcion: produce le frondi limili à quelle delle Zucche^, ma però più afpre , piùpelofe, piùnere, cpiùgrof- fe, e la radice grande, e bianca. Le cui note del tutto fi raflembrano à quefta feconda fpecie , di cui credo veramente che fcrivefie egli; imperoche dell'altra Perfonata haveva fcritto parimente nel medefimo capitolo, cosi dicendo.- La Perfonata , la quale alcuni chiamano Arcion, c le cui foglie fono le più grandi di tutte l'altre produce le lap- pole glandi: dalle quali parole fi conofee manife- ftamentc, che apprefso di lui la Perfonata è quel- la che fà le lappole, e le foglie maggiori ; e la Perfolata quell'altra che le produce minori . Nel . che UN'ALTRA PERDONATA MAGGIORE Nel quarto lib. diDiofcoride. 639 PERFOLIATA. rrort dt 1 che parmi che non poco fi debbi dannare il Leonicc- 1 no. n°» comequello, che cafsa in quello luogo Plinio dicendo, che le fpccie della Perfonata non fono pili Errore de! liiafavrla. Perforata e fua hi ih Virtù della Perforata. 8 Perfonara fcritta da Galeno . A che una. II Brafavola vuole, chela Lappa fia lApa nnedjDiofconde. Il che lafcioalgiudiciodi colo- ro, chebenfanno, che I'Aparine none altro (come dicemmo di l'opra nel terzo libbra al fuo proprio capi- tolo ) che quella piantamolto fimilealla Robbia mi- nore, la quale volgarmente fi chiama Speronella, e nafce per lo più tra le Lenticchie. Ma havendomi la Perlonataperlaconfonanzadel nome ridotcoàme- morialaPERFoLi ata, cosi chiamata da i moderni àemphcilti, nonliópofsutotralafciarcdi non farne qui mentione . E'adunquela Perfoliata una pianta , clieproducelcfoglieritondetce, fe ben appuntate in cima, comcquati fono quelle de'Pifelli, con alcune yenegrofsette, che per lungo caminano dal picciuo- lo alla cima, le quali avanti al nafeci c del gambo fe ne «anno diftefe per terra . Fi il gambo fossile, lifeio , c-tondo con molti rami. Le foglie che fono nel gam- bo,e parimente 1 rami pajono come perforate da quel- li, e pero più predo fi doverebbe chiamare quella pianta Perforata, che Perfoliata . Fà i fiori gialli,che elconodaalcunibottoniàmododiStella. Nafce ne' campi tralcBiade, negl'argini, e ne'prati, e fiori- ice lattate. Algultoècllaamara, e coftrettiva. Dal- li la decottione dell'herba fatta nel Vino, ò veramen- te la polvere alle rotture, e difetti dell'interiora ; e pero li da congiovamento à bere nelle rotture incelti- nali, e parimente del Bellico. Impialtrata fopra le icrotolelenfolve, eguarifee, Se il medefimo fà in tutte Icpofteme, &c infiammagioni . Scrifse della Per- j "iV" {otto nome d'lm'ahro Arétio Galeno al fello dellefacultàde'femplici, cosi dicendo: L'altro Ar- alo, il qualechiamanoProfopide.lecuifrondifono limilillimea quelle delle Zucche, fc non che fono, e più dure, e parimente maggiori, digerifee infieme- mente, e difecca, costringe ancora alquanto. 11 perche pofsono lc fue fiondi medicare 1' ulcere vecchie. Chiamano i Greci la Perfonata Kaoni: Nomi. 1 Latini Perfonata : i Tedefchi Groi'sldecten : gli Spagnuoli Bardana, & Pagamacera major: iFran- J cefi Glotcron, c Bardana,' Del Pelajtte. Cap. Ilo. Lyf Petafite è ungamioncello maggiore d'un gombito , grojjo un pollice, del quale nafce una fronde mol- to grande, e dell'ampiezza dun capello , attacata è modo d'un Fango. Impiallrafi quefta efficacemente in su l ulcere corrofive, che mangiano la carne, e eh e fo- no malagevoli da confolidare . Quantunque feriva il Ruellio, cheilPETASiTa nafea in Francia , non sò però io vedere , come - lipollacosiagevolmentefeguirela fua opinione j ve- ^eEafice , e dendofi, chevuoleegli, cheil Petafitcfia la follila- [ì"'™'"" gine maggiore, di cui fu detto difopra nel terzo lib- bra: come vuole parimente il Fuchfio, feguitando toriel opinione del Ruellio. Mà ritrovando 10, che il Petafite fa il piede più alto d'ungombito, dal quale pende una foglia di forma di cappello, come un Fon- B""e che dell'Or zo. Non èpattura che generi più Latte, nè migliore, che preferva come medicina il beìtiarne d'ogni infermità . Nè conferifee cglifolamente à i quadrupedi, ma alle donne ancora , chelattano; imperoche mefcolandofì la decottionc d'elfo con Vino, genera loro copiolfif- Q fimo Latte; ilcheècaufa, cheifanciulicrclcanopiù grandi, piti gagliardi. Nutrifconfi del Citifo verdele Galline, edel fecco bagnato nell'acqua. Scriffero Democrito, & Ariftomaco, che non pollano l'Api ve- nir al manco , pur che non manchi loro la paffuta del Citilo. La pianta nel rimmirarla è canuta,e volendoli dirne brevemente, fono le fue foglie limili al Trifoglio più tiretto. Eli il Citifo ritrovato prima nell'lfola di Cithno , e di quindi fil trafportato nell'Ifole chiamate Cicladi , e dipoi in Grecia , per haver maggior abbon- danza di Cafcio. 11 perche mi maraviglio , che fi a egli così raro in Italia , e mafiìmamente non temendo nè Errore del "Mo, né freddo , nè grandine, nètempefta. Quclto fj cefnero . tutto dilfe Plinio. Laonde non pofio le non maravi- gliarmi del Gefnero, ilqual nel libbro de quadrupedi, volendo provare che l'Egelo fia ilLiburno di Plinio fcrive, falvando la pace fua, affaiinavvertentemente allegando Democrito, che l'Api hanno in odio il Citi- fo, non ricordando» che non molto avanti haveva egli ferino d'auttorìtà del medefimo, che dove (ìa paltura di Citifo, l'Api non fi poftàno perdere, nè venire al manco . Oltre à ciò non ritrovo,che del Trifoglio odo- rato di cui è flato detto di fopra, facelìè memoria alcu- na Diofcoride,nè Galeno, nè verun altro de gl'anti- chi; qua ntunque vogliano alcuni, che fia egli quel che opinioned' chiama Teofraffo al 14.cap.del 7. Iib. dcll'hiltoria del- £ alcuni. lepiante, Melfrugum, cosi dicendo : Sono alcune piante diverfe di forma, e nientedimeno hanno un no- me folo, di modo che fono equivoche, come è il Loto . Lecuifpeciefonopiiidiffcrentidifoglie, difufti, di fiori, e di flutti . Tra le quali fi connumera quello, che chiamano Melfrugum, ma però diverto cosi nell'ufo de cibi, come nel non nafeer egli ne' luoghi medcli- mi. Dalle quali parole fi conofee, che il Trifoglio odorato non è il Melfrugum diTcofrafto; prima per- che non è egli in ufo ne' cibi; e pofeia perche nafee neluoghi medefimi, ove nafeono i Loti . Oltre àciò appreflo Plinioall'ultimo capo del vigefimofecondo libbro col teflimonio di Diocle, il Melfrugum none p altro che il Panico. Scriffe delle vinti del Citifo Ga- citifo ferie- Ieno nel fettimo libbro delle facultà de (empiici que- to da Gaie- fte pocheparole . Le foglie del Citifo fono digeftive , come le foglie della Malva . Chiamano i Greci il Citi- n°">ì ■ fo KiVwyw: i Latini Cytifus. Del Loto d' Egitto . Cap'. 1 1<5. D ho fintile alle Fave, il fiore picciolo, bianco , Jìmile al Ciglio, ilquale dicono, che s' apre al levar del Sole, e fi ferra nel tramontare , & afeondefi il capo fotta acqua, onde pofeia efee fuori , come il Sole leva . // cepo fio è come de l'apaveri, mapiù groffo, nel qua- le è dentro il [eme come di Aiiglio , ilquale feccano gl'Egizi, e fanone Pane . Hd quefto Loto la fua ra- dice Jìmile alle Adele Cotogne, laquale fi mangia nei cibi cruda , e colta . M/mgiandofi cotta b.ì il medefi- mo fapore , che le moria dell'ova . El Loto d'Ecirro ferirle per lunga hifloria Teo- Loc„uK\<}i> : i Latini Myriophilhim, t & Millefoglium acquaticum. Della Mìrrhide. Cap. 118. LA Jlfirrhide è Jimìle nelle fiondi, e parimentenel fu/lo alla Cicuta , la cui radice è lunghetta , tene- ra, e tonda . foave ne i cibi . Quefta bevuta nel Vino , giova dimorfi di quei Ragni, che Ji chiamano Falangi: provoca i meflrui, il parto, e le fecondine, e purga le donne di parto, dafjì cotta ne Sugoli utilmente ài thi- Jìci. Dicono alcuni, che bevendoli ogni dì due, overo tre volte nel Vino , la fua radice , è falulìfcra nella pejliUn'Zji , e preferiva da quella , chi fe la beve , MÌRRHIDE, glioStratioteJ che fia il volgar Millefoglio , ches'ufa communemente da ciafeuno in Italia, quello Mi- riofillo deft ritto in quello luogo da Diofcoride ; nondimeno il veder noi, che'l volgar noftro Millefo . foglio, produce horquattro, hor cinque, hor fei , & hor più fufti procedenti da una radice , e che le fron- difue fono aliai differenti da quelle del Finocchio, e che nafee ne' prati, ne fodi, elungo alle ftrade, e non per le paludi, dimollramanifeflamente, Comes' ingannino coloro . Ma bene hò veduto io il vero Mi- ' riofillo nelle paludi della valle Anania del tutto fimi- Miriofiìlo fcnVn ti» Galera) . D "^TAfce per tutta Italia una pianta fimile alla Cicu- m rridc , J_^| taquantunquealquantominore,enópuzzole'n- le 64 Difcorfi del Matthi Cirfio, ( fuaefamina tionc . fa, le quali fonone iemtmi , per alcuni intervalli fp, no- j fi; ma di tenere ffine . Produce le fi ondi fin: li alla Lingua di Bue, leggiermente pellofe , ma pttt lunghe bianchiccie , e neU'eftremha fpinofe . La fommtt.i del fufto'è ritonda, e fpinofa, nella quale fono alcun, bot- toncelli purpurei , che fé ne volano pofeia m Lanugi- ne. La radice ( dìfie Andrea) leva i dolori dalle no. rici, legata in sul membro . che duole. C Redolili la maggior parte de'Semplicifti o io tenere cosi ti er- ta con i dentila miaopinione, che non voglia peti" qui la figura d'un altra pianta , la quale dimoftrano a l- cuni dotti Semplicifli per il vero After Attico . Ma ela- minano ancor loro, come fi ritrovi fenttone nottn an- tichiefemplaride' colori del fiore. Quella pianta m! D ASTER ATTICO, 0 VERO AMELLD. UN'ALTRO ASTER ATTICO. fri primamente mandata dal dottiffimo, &Eccellcn- tiflimo Medico , il Dottor GiovanmCratone da Ura- tislavia già Medico dell'Imperatore Ferdinando pri- mo, & bora di Maflìmiliano fecondo, La quii pianta facen* \ Nel quarto lib. di Diokoride. 649 facendo il fiore con raggia mododiStella (fe bene è egli folamente giallo) il nome d'After non fi gli di- fconviene . Et imperò erra manifellamente Setapio- ne ( comefùdetto difopra nel terzo Iibbro al capito- rrors di |Q dell'Iringo) nonfacendo differenza dall'uno all' ' altro, ingannato dalla fomiglianza de' fiori (Iellati d' amendue quelle piante. Oltre à quello èdafapere , che fi ritrovano alcuni tefti di Diofcoride Greci, eh' hanno à quello capitolo dell'Alter Attico all'ai pili di feriteura, chequlnon hò pollo io, fiatavi aggiunta (come tengono i più dotti de'tempi noftri ) d'alcuni piùdclbifognocuiiofìfcrittori . Ediciò fà fede il vc- derfi,chenè Scrapione, nèGaleno , ne Paolo Eginct- ta, nèOribalio, tutti imitatori di Diofcoride , ferri- fero ditale aggiunta parola alcuna ; quantunque fc ne ritrovi una parte in Apulcjo in quel trattato de' fem- plici, onde facilmente può effer qui fiata trafportata . Et acciochenon fiatale aggiunta nafeofa ad alcuno , cosi nellalingua noftra volgare dice , e rifuona quel- lo, che vi fi legge nel Greco : i raggi dellcStclIe ri- fplendono di notte: &imperò chi non sà lacofa , fi crede efiere una fantafma. Ritrovali per lo più la not- te da i pallori de beftiami . Ma dell'Amelio > il quale riabbiamo chiamatonoi Alter Attico , e non fenza ragioneper le moltenote che vi le ne veggono, ferii* fe VergilionelquartolibDi'odellaGeorgica conque- ftiyerfi: JVè frati è anco un fior ch'innato Amelio Da gli agricoltor faggi : la cui hsrba Agevolmente fi dimojlra d quelli, Che cercando la van ; perche d'un folo Cejlo fi leva , e crefee in ampia felva . Dorato è il fior , ma nelle molte fiondi, Che d'ognintor-io lo circondan , luce Di porpora un color , fimile à quello Delle nere viole : onde ghirlande Fanfij che fpejjb a i Dei ornati gli altari Afpro alla bocca è il fuo fapore , e poi Che fegate fon l herbe delle valli, Lo colgono i paflori appreffb a i lìdi . Del ferpeggiante fiume duella Jldela . red'al- Ma non pollo fe non maravigliarmi, che di cosi po- arro. co ingegno fieno alcuni, che tanno profelìione diri» '■ prendere gl'altri, edifaperne più, che à baftanza, i quali vogliono; che l'Amelio di Vergilio altro non ria, chela volgare Chelidonia minore : e cosi fpefìe volte interviene , checoloro, che vogliono riprcn- deregl'altri, fieno cosi accecati dall'invidia, e dall' ambinone che non folamcnte perdono il lume, ina diventano peggio, che infenfati. Vergilio adunque (diro) volendo deferiverc il fiore dell'Amelio, lofe- ce con quelle parole formai i . E fi etiam fior in frati:, cui nomen Amelio fecere agricola, cioè , Nè prati e ancora un fiore , chiamano Amelio da gl'agricoltori , epoifoggiunfe: Aurem ipfe,fed in foli ir qua pluri- ma cìrcum funduntitr, Viola fublucet purpma nigrte . Intendendo egli qui delle foglictte, che à modo di Stellacircondano'il fior giallo per imorno. E bendif- feegli, Subiucet purpma, imperocheil color purpu- reo delle fudetcefogliettine non c cosi fpcndido , & apparente, come nelle Viole, ma molto più rimeffo, epiùchiaro. Ondepuòelìerdi qui manifcfto à cia- feuno quanto fcioccamentc fi ingannino coloro, che vogliono, che Vergilio habbi qui intelo dcllefoglic dell'herba . Manelfiore della Chelidonia, minore non vifi vede parte veruna, che purpureggi. Appo ciò la Chelidonia minorefi vede fempre Itrata per ter- ra, nè mai fi dirizza in alto; ma altrimenti fà l'Amel- io , dicendo Vergilio : Namque uno ingcntem tollìt de ceppite fylziam . cioè, da un folo celio fi leva, e creivi? in ampiafelva . Al che s' aggiunge , che la Chelidonia minore non fi vede fe non la primavera ; perciccheintempo di tre mefi nafee, fiorifee, e fi lecca. Ma l'Amelio produce il fiore nel fine della Ha- te, ò veronelprincipiodell'autunno dicendo Vergi- lio : Tonfis in ■vallibus Uhm Pajlorer, & curva le- gunt prope fiamma Tldella c\oz, E poi che fegate fon l'herbedelle valli, Locolgonoi Pallori appretto à i lidi del ferpeggiante fiume della Mella. Ecosibifo- gna, che per cìimoftrare la polmonaria, per non dir malignità di colloro, che io diventiqui commenta- tore diVergillio, e che io ritorni dalla Medicina alla Grammatica. E' adunque l'Amelio un'herba , laqua- lefài gambidallaradiccdiritti, faldi, e lcgnofi d'un colorcche nel nero rofieggia , da i quali nalcono i ra- mi preffo alla cima , nelle cui fommità li veggono i fiori razeggiarc à modo di Stella, come nella Cama- milla, e nel Belis, nel mezzo gialli, &all'intorno purpurei chiari. J.cfogliefàegli lunghette, come d' Olivo, maperòminori, ruvide, pelofe, nereggian- ti, & al gulto amarette; quelle poiché fononegam- bi, fono molto minori. Fà la radice divifain piti parti di non ingrato odore , equafi come di Garofa- ni. Fiorifee nel principiodell'autunno, ò vero nel fine della fiate , e nel disfiorire diventano i fiori lanugino- fi, facendo ilfcmcquafi comediEndivia, DilìéCra- tevaHctbario, che pefta verde infieme con Grafcia di Porco, confcrifceal morfo de' Cani arrabbiati, e parimente ài tumori dellagola . Caccia via, quando fe ne là fumo, le ferpi. Fece dell'After Attico nien- tione Galeno al fcfto delle facultà de femplici , cosi dicendo: L'After Attico chiamano alcuni Bubonio,^ non tantoperche impiaftrato, , ma perche portato ad- t dolio fo'amenre, fi crede fanale le pofteme dell'an guinagliechiamateBuboni. Hàuncerto che del di- geftivo, del refrigerativo, e del repreffivo; di modo, che è comporto da mifla virtù, come la Rofa : ma non è coltrcttivo . Oltre à ciò havendomi la Stella d'Athe- ne ridotto à memoria la volgare Stellarla , non hò vo» S T E I. L A R I A, Tj luto mancare, per bavere ella affai degne virtudi, di non descrivere rbiItoriaiua,effendoitata lafciata' da Sulhrì^ c gl'antichi .Dicono dunque che la Stellari* f"»W««M laqual chiamano alcuni Piede di leone, &altri AI- ct'cuU" chimi!- 650 Difcorfi chimilla, Ouna pianta, che nafcepcrlo piùne'prati delle montagne, le cuifrondi fi raffembrano aliai à quelledella Malva , ma fono più dure , più nervofe , e più crefpe, e fono i fuoi cantoni , che fono otto , af- fai più apparenti, e per tutto dentati, di modo che quando le frondi fono bene aperte , fi raflembrano ve- ramente ad fina Stella. II fuo furto crefee alto una fpanna, e qualche volta più, dalquale efconoaliai ramufcelli, nelle cui fommità fono i fiori limili al- le Stelle, chefiorifeono, di colore, che nel verde gialleggia. La radice c grolla un dito, lunga qualche volta più d'un palmo , e mezzo. Nafce il Maggio, e fiorifee il Giugno . E' mirabile per faldare le ferite tanto intcriori , quanto citeriori, & imperò molto 1' ufanoi Chirurgici Tedefchi nelle bevande dellefcrite caffalli, e delle budella, c parimente delle fittole . Sana la polvere della fccca le rotture interinali de'fan- ciulli bevuta nell'acqua lambiccata della frefea, ò ve- ro nella decottione della fece a . Dadi perquindeci » ò vero venti giorni un cucchiaio per volta di polvere della fecca in Vino, òveramence nel Brodo, con non poco fucceffo alle donne Iterili, ove per lubri- cità d'humori non gli rimanga il feme nella matrice . L'acqua lambiccata riftagna i meftrui bianchi bevuta prima, e pofeia applicata alle parti di fotto, criftrin- ge continuandola di tal forte la natura alle donne, che quelle, che fono corrotte, fà parere edere vergini, e maffime quando feggono alcuni di nella fua decottio- ne . Bagnatele pezze di tela nella fua acqua ,& appli- cate in sii le mammelle , le fà ritirare di modo, che di- ventano ritonde , e dure; il che fifa con maggiore ef- ficacia, aggiundendovi l'Hipociftide, lerolefccche , la Coda di Cavallo herba, e l'Allume . Chiamano 1' Alter Attico i Greci A's-ùpolrruos: i Latini After Atti- Nomi . cus: gl'Arabi Aftaraticon : i Tedefchi Stein krauc : i Franccli Alpergoutrc minetir . Dell' Ifopiro. Cap. 123, L' Ifopiro chiamano alcuni Fagiolo dalla fìmilitu- dine; imperoche torce le fue frondi , le quali fo- no Jimili all' Ani/o, di modo che paiono 'viticci. Pro- duce nelle fommitd de i fufli alcuni fottili capitelli , pieni di feme , fimìle al guflo à quello del Melan- thio . Beusfi il feme con acqua melata per la tojje , ér -altri difetti di petto : e parimente fi conviene 4 fegaiofi, ér à gli fputi del f angue . Ifopit», e /"~\Uantunouc habbi io fcritto ne gl'altri difcorfi fua eftmi- \ f prima ftampati di non haver mai veduto l'I so- natione- ^^^1 piro j e nondimeno ha vendone havuto una pianta d'alcuni miei buoni amici , non ho potuto mancare di non diroolharne qui la figura, laquale parmi che con tutte le note vi corrifponda : nondi- meno con tutto ciò ne lafcio ancora il giudicio à co- loro, che fi dilettano diquedefacultàdellepiante , Nomi , Chiamano i Greci l'Ilopiro l'rm/rv : i Latini Ifo- yyrurn . Delle Viole purpuree. Cap. 124. LA Viola purpurea hà le frondi minori dell'Hede- ra, più fottili, e più nere, ma non però troppo diffimili. Produce dal meKXP della radice i gambon- celìi , nelle cui fommità nafeono i fiori purpurei , i quali refpirano di foa-viffimo odore ■ Nafce in luoghi opachi , ir afpri . fla la -viola "virtù d'infrigidire . Impiafiranfi le frondi per loro medefime , e fimilmen- te con Polenta in sù gli Jlomachi caldi , e in sù fìn- fiammagioni de gl'occhi , ér in sù il federe , quando efee fuori il budello . Viole pur- puree, ciò- /^Hiamanfi IeVioLE purpuree in Tofcana Viola [°or?e a" Vj mammole, delle quali ( quantunque fe lo tacef- del Mattinoli a 1 s o p 1 R o. feDiofcoride) ne fono ancora delle bianche, eque- lte nafeono per lo piùin luoghi frigidi, e fonofenza. alcuno Nel quarto lib. alcunoodore. E però copia ne nafte tra l'altre nella valle Anania iella gmrifdittione di Trento, che mi- rabilmente biancheggiano . E non folamente di bian- che fe ne ritrovano, ma ancora di gialle, tanto fidi- letta la natura di produrre fiori di varj , e diverti colo- ri in una fola fpecie di piante, e con pili, e manco fo- gliein unfioreche in un'altro/ imperoche pur queft' anno hò veduto io in Infpruch Città principale del contado diTirolo Viole purpuree non mancocari- che difoglie che fi fieno le Rofe domeftiche ; le qua- li Viole come di Vaghezza tengono il principato , co- sì parimente fuperano tutte l'altre di foavifTimo odore . Ve n'è una fpecie, che crefee à modo d'arborfcello, la VIOLA ARBOREA. di Diofcoride. 651 A gioni del polmone, alla rogna, & altre ulceraggio- nidella pelle. Sonone diqueltcdue fpecie, minore cioè, e maggiore, e però nella minore i fiori fono pili piccioli, e folamente di due colori , celefte cioè, e bianco, ò veramente bianco, egiallo . Lodanti am- bedue, e fpecialmente la loro acqua lambiccata per lidoloridicorpode' fanciulli. L'herba impiantata , j, ò veramente data à mangiare guarifee i Porci dalla fchirantia, e non li lafcia ftrangolare . Scrifìc delle Viole purpuree diffufamenteMefue nel fuo trattato , ^hl\f"^ chefecede'femplicifolutivi, cosi dicendo: Sono le Viole medicina temperata, e conveniente , con le quali fi permutano le maligne qualità, efifolvela na- B J A C E A. quale nafee in monte Baldo, come fà teftimonioM' FrancefcoCalceolario Vcroncfe , chemela mandò , i cui fiori fonano di vero odor di Viole, ma quali del tutto fimili àquelle della Confonda Reale. Crefee la fua pianta all'altezza di due gombiti con più gam- bi che nafeono da una fola radice . Veggonfi oltre à ciò nel tempo della fiate, il Maggio cioè, e pari- mente il Giugno alcuni fiori purpurei nella parte di fopra, bianchi nel mezzo, e gialli difotto, molto veramente fimili alle Viole purpuree, quantunque non vi fi fenta odore alcuno. La pianta, cheli produ- cenelnafcer, fàlefronditonde, e per intorno den- tate, manelcrefceres'allongano. 1 fufti fono trian- golari, alquanto ftrifeiati , e di dentro concavi, sii perii quali , quafi per pari intervalli, fono alcuni no- di ,,-daIle cui concavità efeonoi ramufcelli , che pro- ducono i fiori . Chiamano alcuni quefta pianta Jac- «fi» ce A) & altri Herba della Trinità, dalla diverfità de' tre colori, che fi veggono ne' fiori: ma non però sò io determinare fequelta da quella Jaccea, di cui fan- no mentione alcuni moderni nelle medicinedellerot- ture inteflinali: come che fieno alcuni chela/fermi- no, dicendo che hà virtù fimiie al Sinfito: altridico- no, ch'ella confetifee à gl'afmatici, alle infiamma- tura. Le migliori fono quelle, che efeono fuori da prima, non rifolute dal caldo, nè lavate dalle piog- gie. Sono le Viole frigide, & numide nel primo ordi- ne, come che le fecche manco humettino, e manco refrigerino. Nelle frefcheèuna certa humidità , la quale raffrenala calidità, dacuièla perfettione . Et, imperò quando fifecca, efirifolve l'humiditàloro , la quale hanno nella fuperficie, fifeopre poi l'amari- tudine, laqualcnoncpcraltro, che percalidità,che prima teneva opprellà l'humiditàloro; laonde all'ho- ra fono più calde, e men numide . Nelle f'refche è ve- ramente un'humiditàfuperflua, con la quale iblvono il corpo lubrificando; ma le fecche folvono diffol- vendo. Oltre à ciò le Violejònniferc infrigidifeono , mitigano i dolori calidi, fpengono le infiammagio- ni, lenifcono, efolvono. llfuccoloro, eparimen- tcilSiropo, chelifàd'effo, folve il corpo lenifican- do . Quando fi cuocono, vogliono bollire poco, e leg- giermente, e fimilmente il lor fucco. Fa (fi l'Aceto conlaloroinfufione, imperoche cosi diventa mira- bilepcr le febri, ove fu grande infiammagione. ]l mi- gliore Olio Violato è quello, che fi fà con Olio Onfa- cino, ó vero di Mandorle dolci. Solvono le Viole la colera, & alterano l'acuità di quella . Conferifco- no à tut 6$% Difcorfi UN'ALTRA JACQ^A. del Mattinoli. A fce nelle montagne . La radice infufa nel Pino giova lambendola , ò "vero mangiandola per fe fola , alla tof- fe , & all' afprezjia della, canna del polmone , come la T ragacanta. Le granella, che genera dapoi il ca- fcare de i fiori, pefte , & incorporale con Cera , fa- applicate alla faccia , la, confermano fenrjt grinte , e dìjlendono la pelle . PEr quanto fi ritrova fcritto da Plinio all'undecimo Cacalij J capodel25.1ibbro, èia Cacalia unfemefir efua Ar- mile a minute Perle, il quale flanella lua pianta , la natione. quale nafee ne monti, attaccato fràgrandi foglie . Manonperòperqueltohò mai iìn'liora vedutola io B inltalia, fe ben più volte l'ho ricercata ne' monti, co- me che per quello non voglia io affermare che ella non vi nafea; imperoche il Clariffimo Medico M. LucaGhini nella facultà delle piante eilercitatiffimo, afferma hàver piti volte veduto insù l'alpi dell'Apen- nino una pianta con foglie maggiori della Tofijlagi- ne, più bianche verfo terra , e manco per intorno Scantonate, e fufto alto un palmo, diritto, ebian- chiccio, nella cui fommità efeono i fiori come pani- cole, mofeofi, come negl'Olivi. Quefta pianta fu- fpica egli effer la Cacalia. Alla cui opinione ancor' io agevolmente m'accofto, e per riaverli lungamente esercitato nella cognitione delle piante, e per effer C tra gl'Italiani, che di ciò fi dilettano, tenuto merita- mente uno de maggiori Semplicifti de' tempi uoflri . Galeno nel fettimo libbro delle facultà de iemplici cacali* chiamalaCacaliaCancano, cosidicendo: Laradice fenuada , dclCancanononhà in fe mordacità , &èpocodifec- Galeno. j| cativa, per effer di natura, &effenza grofià, evilco- fa. E però infufa nel Vino, comelaTragacanta, le- va lambendoli l'afprezza della canna del polmone, & ilmedefimofàmangiandofi. llfucco, chenediftilla, non giova meno all'arteria del polmone , che fi faccia laGlicirrhizza. Chiamano i Greci la Cacalia Kaxa- Nomi . m«: i Latini Cacalia. D no à tutte le infiammagioni.e levano il dolore del ca- po, che vienepercaliditàgrande . Fanno dormire , lenifcono il petto, eia canna del polmone, econte- rifeono all'ugola, & alla fchirantia. Il giovamento loro è veramente grande nelle polteme del petto, e delle parti fue , e parimente nella pontia, fpengono la fete Conferifcono, quelle che fon fecclie, all'op- rùllationi del fegato , alle calde pofteme di quello , & al trabocco di fiele . Quello tutto delle Viole difle Me- fue. XJfalioltreà ciò ài tempi noftri, & è in pratica 5iropo'Vio.quaficommune de' Medici Italiani il Siropo Violato lato f°lutl- foiuùvo , il quale non delfucco, ma dell mfulionc più volte replicata s'ufa di fare, come fifa quello delle Rofe; percioche così fi raccoglie da loro tutta quella parte folutivafeparata dalla terreftreitào che hanno , I edufafi dame fino à quattro oncie nelle pleurefi, & al- viole tri difetti di petto. Fecenementione Galeno allerto clSJi' dellefacultàde'femplici, cosidicendo: Supera nel- le frondi delle Viole una facultà acquea , e ingidet- ta, eperòimpiaftrateperfefole, ò vero con Polen- a, mitigano iflemonicalidi . Mettonfim su gli fto- màchicalidi, eparimenteinsù giacchi. Quello tut- to delle Viole fcriffe Galeno. Dalche li vede, che di non conobbe, come non conobDero parimente %i antichi Greci, che le Viole havefferovutufolu- tiva, fenza far nocumento veruno. Chiamano i(jie- ci le Viole purpuree 1» «^*» , & lo» • Nomi. Latini Viola nigra, & Viola purpurea : g\A"bi be- neffigi, Sonofrig, &Benefefegi: iledefcmMertzen Violen : liSpagnuoli Violeta : i Francefi Vwletes , Viole de martz, &Carefme. Della Cacalia . Cap. 125, LA Cacalia , che fi chiama Leentica , produce le frondi grandi , e bianche , intra le quali crejce dal mezjtfi il fuofujlo diritto, e bianco , il quale prò ce il fiore fimile alla Quercia, ò vero ali Olivo . W- Del B un'io . Cap. 116. "L Bunio produce il fufto quadrangolare, alto, grof- fo un dito , nel quale fono i rami tutti pieni di minute pondi , e minuti fiori . Le frondi, le quali fo- no appreffb alle radici, fono fimili all'Opio, ma mol- to più rottili , e fimili à quelle del Coriandro . I fio- ri fi rajfembt ano à quelli dell Anetho. Il feme è odo- rato, minore di quello del Hiofciamo . Provoca l'ori- na , falda , tira le fecondine , è utile alla milzjz , alle reni, &■ alla vefeica. Dfafi fecco , e verde ,& < è in ufo il ficco fpremuto d*. i fufti , dalle frondi , e dalle radici, dandofi con acqua melata. Del Bunio falfo. Cap. 12J. NAfte il f alfa Bunio in Creti all' altezza d' una fpanna, con frondi , e fufti fimili à quelli^ del tlapa d'acuto fapore . Bevuti quattro de i fuoi ra- mufcelli nell'acqua , giovano d ì dolori dì corpo , ali ^ orina ritenuta, & a i dolori del coftato . Impiaftra-' ti con Sale, e con Vino, & applicati tepidi, rifolvo* ne le fcrofole . II. Bunio chiamiamo noi Navone falvatico, & Bunio, imperò diceva Plinio al quarto cap. del 20.Iibbro:I radami» • Greci fanno nelle medicineduc fpecie di Napi : di utmc- cuin'èuno, chefiorifee, e producei fufti delle fron- diangolofi, che chiamano Bunio , utile alle puiga- tioni delle donne , & a provocare l'orina, bevuto nell acqua melata, ò veramente togliendoli una dramma delfucco. llfemearroftita, ebevuto in quattrocia- thi d'acqua calda, giova alla difenteria , ma prohibi- fee l'orina, fenon fi beve infieme con feme di Lino . L'altro chiamano Bumada, equeftoèfimile al Hata- nò, &alleRape, ilcuifemeèpreclariflimocontra .1 veleni, e però fi mette ne gl'antidoti . 11 cheroaniie- r riamente ecirfo,e lamina. ore del ilo. fbmeniedimoftraeirerequello, che noi chiamiamo in Tofcana Navone falvatico. Nafce ne' campi non mo falfo. coitjvati, emaflìme in luoghi frigidi. Ma il Bunio falfo, ilquale chiamano i Greci Pfeudobunio, non hò veduto io ancor in Italia ; nè pero è da maravigliar- fene, pereflère (fecondo che recita qui Diofcoride ) pianta pili prefto particolare di Candia , che d'altre regioni. Entra il femedel Bunio nella Theriaca d' Andromaco, Se imperò dille Plinio edere mirabile contra ài veleni. FecedelBunio memoria Galenoil !»°Gal«" feftolibbrodelle facultàdefcmplici , cosidicendo : Il Bunio fcalda così valorofamence, che provoca l'ori- na, e parimente imeftrui, àcui è limile il falfo Bu- nio. Chiamano i Greci il Bunio Botto, & il Bunio ■ falfo YujSofiovmii : i Latini Bunium, & ilfalfoPfeu- dobunium . Del Camecifib , cioè Hedera minore . Cap. 1 28. IL Cameciffo hà le fiondi fue Jimili all' Hedera , ma più fonili, e più lunghette : produce cinque , evér feifufìi lunghi una fpanna fparfìper terra, tutti pie ni di fi ondi : il fuo fiore è fìmile alla Viola bianca , ma minore , al gi'Jlo amarijjimo : la radice è fittile , bianca , e di niuno valore '■ nafce ne i luoghi coltiva- ti . Danno/i utilmente le fiondi à bere al pefo di tre oboli in tre ciathi d'acqua , trenta , over quaranta giorni continui à coloro , che patifeono le feiatiche . Bevute nel modo medefimo fei, over fette giorni j li- berano dal trabocco di fiele . CRedefi Leonardo Fuchfio, comeapeitiflimamen- te fi vede, e fi legge nel fuo dottiflìmo maggior volume de femplici , che fia l'Hedera terreftre di Dio- feoride quella, checommunementefi piglia dal vol- go, di cui facemmo mentionedi fopra nel terzo lib- bra al capitolo dell'Afclepiade . Ma dimoftralì quello errore nel veder noi, che la volgare Hedera terreftre hà le fiondi tonde, ifufti, anzi più predo cordelle , lunghe, hortre, horquattro braccia, diftefe per ter- ra; e quella, chenelcrive Diofcoride, hàlefrondi ili Lottili, e più lunghe dell'Hedera, eifuili non più unghi d'una fpa nna . Oltreàciòil fiore dell'Hedera terreftre diDiofcorideè fimilealla Viola bianca; e quello, che produce quella volgare, è più prefto , quantunque lia più picciolo, limile alla purpurea. Et imperò non è da credere, che fiaqueftala vera. Pli- nio oltre à quello dille a! 1 5. capo del 24. Iibbro ch'ella produceva le fpighe, come fa il Grano, e che quan- do fiorifee fi ralfembi a del tutto alle Viole bianche . llche afferma il Ruellio haver veduto in Francia in quello, che nafce inquelpaefe. Ma quella non mi par peròeffere quella di Diofcoride; percioche di fpi- ghe, ch'ella produca, non fà egli mentione alcuna . In.ltalia fin'hora non hò veduto io pia nta alcuna, che per l'Hedera vera terreftre fi polla tenere . Fecene brevemente memoria Galeno all'ottavo lib. delle fa- coltà de femplici, cosi dicendo: Il fiore dell'Hedera terreftreapre, pereflère amaro, l'oppillationi del fe- gato, edafìì nelle feiatiche^ Chiamanoi Greci il Ca- merino Xx^xìxMaaos : i Latini Chamaxiflus . Della Chameleuca . Cap. 129. LA Chameleuca è propria à i dolori de i lombi E' htrba che verdeggia con f rondi, e rami pie- gati, e fiore fìntile alle Rofe. SCriflè così brevemente Diofcoride l'hiftoria della Chameleuca , che malagevolmente fi può dar notitia quale ella fi Ila . E quantunque fervendo- la Plinio, e nominandola Chamepeucaal 15.cap.del 24. Iibbro , dicefle, che ella fà le frondi limili al Larice (anzi più prefto, come direi io, al Pezzo, ) non però balli quello per faperla dimori rare ; impero- Nel quarto lib. di Dioicoride. A 653 meciflb o da ! Ielle*, a cfa- ione. che molte herbe hò già vedute io, che producono le foglie fimili al Pezzo; manonperò nevidi mai veru- na , che producefle il fiore limile alle Role , Scriffe- ne brevemente Galeno all'ottavo del le facilità de' fem- j"CJ plici, così dicendo: La Chameleuca è quali calida Galeno . nel terzo ordine , e feccanel primo . Chiamano i Grc- ci la Chameleuca X«iftp.\cH : i Latini Chamelsuce, Nomi ' &Chamspeuce. Della Bi'glojfa. Cap. 130. NAfce la Buglofla nelle pianure , e ne' luoghi areno- Jì . Cogliefìilmefc di Luglio . Dicono , che quella, che produce ire fttfìi , tritandoficon il fuo feme , e con la fina radice , giova bevuta contra il rigore della febre ter- nana: e quella , che ne produce quattro , contra à quello delle quartane : cuocejinel lino . Dicono effere quefla uti- le ancora alle pofleme . E' fìmile al Verbafco , e produce le fue fiondi fparfe per terra, le quali fono nere , éraf- pre, fimili alle lingue dei Buoi. Meffe le frondi nel Vi- no , rallegrano , & confolano l'animo . BU GLOSSA VERA. D C Hi ben confiderà l'hiftoria che della Buglossa Baioni, , fcrive Diofcoride ritrova manifeftamentc,chepiù <<« cùmì- prefto fi polla dire effere la vera Borragine noftra de ■ gl'horti, chequella chevolgarmente s'adopera nelle Speciarie,' imoeroche la Borragine produce parimen- te le frondi fue (quantunque più nere.) limili ne'linea- menti, e nella figura loro al Verbafco, eparimenteal Sinfito della feconda fpecie, ilqualdice Dioicoride, che produce le fue frondi fimili alla Buglofla, le cui pungenti foglie fono fempre fparfe per terra, afpre, e limili alle Lingue de B uoi. Ma quella, che commu- nementes'adoperaàitempinoitri nelle Speciarie, fà lefrondi lunghe, fimili all'Echio ftrette, etutte 'nel fuocefpuglio rimirano all'alto, nèinmodoalcuno fi raflèmbranoà quelle del Verbafco, e dell'altro Sinfi- to, nènelIagrandezzaloroalleLinguede Buoi. Ma non però per quelto nego io talmente, chequella Bu- glofla 654 Difcorfi del BUGIOSSA VOLGARE. A E c glofia commini e, chcnafce nelle campagne, nonne fia ancora ella una fpecie; impetochefebene le fion- di de! cutto non fi fimlgliano,nel cocarle peiò,e nel gu- ftarle fono una cofa medefima. E quantunque l'una D produca! fiori celefti, e l'alerà purpurei; fi veggono effere però di fembianza non molto lontani, & in un medefìmo modo produrre i recettacolidel leme.- anzi che nuovamente fenefemina à i tempi coltrine gif horti una certa fpecie la quale chiamano domeftica , fiataci portata diSpagna,con foglie molto più lunghe, la quale fc ben del tutto, non fi ralscmbra al Vcrbaico, comefàlaBorragine, nondimeno nella forma delle foglie fi rafsembra non poco alle Lingue de Buoi . Ma fia come fi voglia , ioconcederò fempre facilmente , che la Borragine , e la Buglofsa volgare fieno differen- ti tra loro di forma, edilpccie. Ma ben crederò, che le virtù dell'una, edell'altrafienomoltofimili, febe- E ne in amendue non del tutto uguali. Ma non manca- noalcuni, iqualifprezzando ogni ragione afsegna- ta , vogliono che la Buglofsa del commune ufo fia per ogni modo una fpecie d'Echio , partendo loro , che ognifembianzafeglirafsomigli. Et altri fono , che penfano, che fia ella il Cirfio . Maiofonafsai lonta- no dall'opinione di coftoro , come con efficaci ragio- ni hòinfegnato , c fcrittoà proprj luoghi. Che poi laBorraginepofsaagcvolmenteefserela vera Buglof- Eueioflj fa> fi può provare per Avicenna, il quale nell'unde- t%»u'.A" cimo libbro de fuoi canoni ne fcrifse quelle parole : LaBuglofsaè un'herba larga, lecui frondi fonoco- me d'Almaru , afpre ai toccarle, & i fuoi rami fono an- p coreffiafpri, cornei piedi delle Locufte. E quella è ottima , chenafceinCorafcemi, che produce le fue frondi grofse, fopra le quali fono certi punti i quali fo- no la bafe,e la radice delle fpine , e de'peli, che nafeo- no fopra quelle.ll che cosi manifeltameme fi vede nel- le frondi della Borragine, che non fi può negare,ched" altra, che di lei intendeflè Avicenna, Neper altro la fcriffeegli, fe non perche al tempo fuo in cambio della vera Buglofias'ufava un'altra herba. Et imperò dice- va poi; Quella, che fi ritrova in quello paefe, e che Mattinoli UN'ALTRA BUGLOSSACOL FIOR NERO. ufanoi Medici,^ per la più parte fpecie d'Almaru, e non è la Bugloffa, ne di quel giovamento Tutto que- llo diffe Avicenna . Onde habbia la Bugloffa acqui- etato il nome di Borragine, agevolmente fi può farne conjetturad'Apulcjo, ilquale nelfuolibbrode'medi- camentidell'herbefcrive, che i Lucani chiamano la Bugloffa, per havere proprietà grande nelle paffioni del cuore, Coragine: onde può effer agevolmente ac- caduto , che corrompendofene col tempo il nome , fia ftato permutato ilC, inB. Le quali tutte ragioni ma. nifeftamentedimoflrano, che le vera, e legitima Bu- gloffa fia finalmente la Borragine . Nafce adunque la Borracine con foglie larghe, ma non del tutto tonde, Eorra-inej ruvide, con moke bolle, armate di fottililTìme fpi- fua liiftori ne.lequali fanno tutta la pianta rigida, e pungente . il gabo produce ella alto un góbito.c qualche volta mag- giore, carnofo, concavo, e per tutto fpinofo, con mol- ti rami. 1 fiori hà ella à modo di Stella d'un vivido ce>- lefte colore , fe ben fi ritrova di quella , che lo fà bian- co, dal mezzo del quale efee una punta nera, ma non però pungente, confemenero,eftrifciato. Hà la ra- dice bianca, grolla un dito, al gufto dolce, e vifeofa. Nafce ne gl'hortiperfefteflà, ecosìcopiofa, chema- lagevolmente lene può refpirare. Mala BuglossA Buglofla I volgare produce le foglie più lunghe della Borragine, frahifton pelofe, ruvide, e minutamente fpinofe , il gambo alto più d'un gombito, tondo, e parimente fpinofo, dal quale efeono più rami che rimirano alla cima nelle cui fommicà nalcono i fiori purpurei minori che di Borragine, laradice fà ella come diBorragine, ma con più graffa corteccia . Trovanfene di tre fpecie,una didomeftica, e due difalvatica . Ladomeftica hà le foglie ben grandi, e maggiori di quelle della Borragi- ne. La prima dellefalvatiche più volgare, e che na- fce per tutto hà le foglie maggiori della feconda, & i fiori purpurei, i quali nell'altra fono neri, e lefoglie minori. Hanno tutte le Bugloffé infieme conlaBor- ragine virtù mirabile in tutti i difetti del cuore , e ne morbi malinconici , e fpecialmcnte le loro decot- tioni fatte così nell'acqua come nel Vino. La radice della ' della Bugloffa volgare trita con Aceto guarifce , un gendofene, la rogna: llfucco cavato da tutta la pian- ta bevuto, valecontraàivellcni, c centra le morfurc dituttigl'aniinalivelenofi. L'acqua diftillata data à bere, vale à coloro che vaneggiano nellcfcbri, egio- va, e mitiga l'infiammagioni de gl'occhi a pphcata tan- to di dentro quanto di fuori . Commemorò la Buglof- fa Galeno alletto delle facultà de ferhplici, cosi di- ra da cendo: LaBuglofTa è nel temperamento Tuo calida , tuo. &humida, e però fi crede che meda nel Vino, fac- cia rallegrare. Cotta nell'acqua melata , giova alla tofTecaufata dall'afprezza delle fauci. Chiamano i Greci la BuglofTa ìmùyaaaov : i Latini Bugloffum , & Lingua bubula: gl'Arabi Lifen althaur, &Lefanal- ™ * thaur. iTedcfchiBniTctifch: li Spagnuoli Borraja , &Borrajens: iFrancefìBorrachc. Velia Cinogloffa. Gap. 151. LA Cinogloffa produce le fue j rondi fintili alla Vian- tdgine , che produce le f rondi larghe , ma però più Jtrette, più brevi, e lanuginofe: non fà fufto , e giace per terra, nafie in luoghi arenofi . he f ondi incorporate conGrafciadi Porcovecchìa , medicano à i mot-fide' ca- ni, allaPelagione , ér alle cotture del fuoco. Ladecot- tionc dell'herba bevuta con Vino mollifica il corpo . CINOGLOSSA VERA. Nel quarto lib. di Dofcoride. CINOGLOSSA VOLGARE, 655 , X A vera, e legitima Cinoglossa, di cui è qui il ri- J 1 tratto hò piti volte veduta, e raccolta in Roma fuor della porta di Cartel S. Angelo, in certi luoghi arenofi, non troppo lungi dalle muraglie . Quella non sò io,che produca fufto veruno, ne manco fiori, ne fe- mej imperochein ognitempo dell'anno femprel'hò ritrovata à un modo medelimo, eccetto il verno, per fcccarfegli la maggior parte delle foglie. E' pianta molto differente dalla Cinoglolla del volgo, di cui è ancor qui la pittura ; imperoche le fue foglie fe ne vano fparfeperterra, raflembrandofi alla figuradelSole , come fi vede nel prefente ritratto, graflette, pelofc,e biancheggianti, fenzaalcun fufto . E la volgare, la qual'è in ufo per tutto produce un fufto lungo pitìd' un gombito, con affai rami verfo la cima, ne'quali fono i fiori purpurei, quafi fimili à quelli dell'Echio, ò della volgar BugIoiTa,da i quali hanno origine alcu- ne lappolette fatte non fenza grande artificio della natura, le quali tocche con le vellimenta, vis'attaca- nofortemente, e maflìmamentequandofonofecche. Scrifle della Cinogloflà Plinio all'8. capo dcl28.1ib- CINOGLOSSA VOLGARE FIORITA. bro,conquefleparole:La Cinogloflà limile alle lingue de' Cani , è pianta gratiiìima,per eflèr atta à invertire le cinojlofri iicpidegl'liorti. Dicono,che quellachefà tre ramo- " l'etili di femc,giova bevendofene la radice con acqua , alla feri tee Plinio . 60 Difcorfi del Matthiol Errore di Plinio . Terrore del Kuellio i e tìel Fuchfio. T: logloffa i- me virtù Fiteuma c ina eia- miiutiune Numi alla Icore terzana; equella, che ne fà quattro, alla A quartata . Enne un'altra fpecie fimile , la quale produ- ce minute lappole . Quelle fon tutte parole di Plinio. Perlequalimipareflerchiaro, che nè l'una, nèl'al- tra fpecie di quelle, che fcrive Plinio, fia la Cinoglof- faferitta da Diofcoride; imperoche quella della pri- mafpecie, che fcrive Plinio, fàifulfi, òveramentei rami così arrendevoli, chefono actifiìmi per invcfli- re ne gl'horti , e ne' giardini i cancelli , le tramezaglie, elefiepii equella di cui fcrive Diofcoride, non fà furto, nè ramo veruno, ma feneftà femprecon le fiondi ftrate per terra. Dal che fi può far vera conjet- tura, ch'ella fia del tutto inutile per inteiTere, e vefli- re cofa veruna. Appo ciò la Cinoglofia appretto Dio- «* feoride confcrifee à i morfi de' Cani , alla pelagione , & alla cotture del fuoco, e per mollificare il corpo : & appretto Plinio non vale ad altro , che alla f'ebre ter- zana, equartana. Le quali virtù diede Diofcoride al- laBuglofia, e non alla Cinoglottà . Ondepenfo, che fia già chiaro à ciafeuno, che Plinio confondette in- avvertentemente le facilità della Buglotta, con laCi- nogloiìa. 11 quale errore non è fiato (per miogiudi- cio) avvertito da coloro, i quali con l'auttorità di Plinio vogliono tattàre Diofcoride, che non fapefife chela Cinoglofiàprodiicefieilfufto, i fiori, e'ifeme. Quella poi, che fcrive Plinio nel fecondo luogo, che p produce le lappole, non credo, ch'ella fia altro, che la Cinoglottà , che communementes'ufada tutti . On- de parmi, che non poco habbianoin ciò errato il Ruel- lio , & il Fuchfio , che l'hà imitato, quantunque amen- due fieno huomini de' tempi noftri dottiflimi, per ef- ferfi creduti, chelaCinogloiladcl communc ufo fia laverà Licopfide, come fri detto di fopra nelfuo pro- prio difeorfo; non havendo veduto, che Plinio ne fciiffc infieme con l'altra Cinoglofla , e che appartata- mente fcriflè poi cj,'i della Licopfide all'undecinio ca- po del 27. libbro. La Cinoglofsa volgare è manit'efta- meme refrigerativa, e difeccativa, le cui foglie mefsc , frefche fopra l'infiammagioni dellefe- rite, lcfana, efpegnemiracolofamen- te, efvanifce il tumore, el'cnfìagio- nc . Della Cinoglofsa non ritrovo che ne' libbri delle f acuità de' femplici fcrivefse Galeno . Chiamano la Cino- glofsa i Greci Kv'h/hoaam' : i Latini Cy-- noglofsum ; & Lingua Canina . Velia Fiteuma. Cay. 132. LA Fiteuma hà le foglie dell'herìia Lanaria , ma minori , produce ilfe- me perforato , e copio/o ; la radice è pìc- dola, e Jottile nella fuperficie della ter- ra. La quale differo alami eJSere con- venevole nelle cofe amatorie*. POfcia che la Fiteuma valcfolamen- te nelle cofe amorofe.Iafciaiemo- la ne gl'horti, e ne' giardini di madon- na Venere, ove cercar le lapoi'sono coloro , à cui farà ella in alcuna cofa di bifogno. Ma non per quello lafcierò io di dire, che non mancano buoni Semplicifti,che vogliono che la pianta, di cui è qui la figura , fia la Fiteuma ve- ra, per haver ella il capitello pettugia- to,clefogIic lunghe , come diSthru- tliio. Del che nelafcierò il giudicio an- cora ad altri. Chiamano la Fiteuma j Greci ffrrtu{in : i Latini Phyteuma. LEONTOPODIO VERO. Del Leontopodio. Cap. 1JJ. IL Leontopodio è un'herbetta lunga due dita , che produce le fiondi Jirette , ma lunghe tre, over quattro dita, pelo/e , &apprtJfo alla radice lanofe , e bianchìc- cie . Produce nella fommità del fu/lo alcuni capitelli quaji pertugiati , i fiori neìi , & il feme involto per tutto in una folta lanugine j ilchefd, che malagevoU menti "JyJ'Onhò io punto da dubitare cheli pianta, di cui "trk«irohìbifce il caficare dei capelli . Fà il medeji- mo la decottione fatta nella Lifiia , e nel Vivo , e infiu- fa. Fa più arditi alla battaglia i Galli, e le Cotur- nici, citando fi mefcola Ipronel cibo . Piantafii per ejfere utile alle Pecore, apprefjo à ì loro fiarxpni , bìafqe in luoghi ombrofìy e pflufìri , nelle mura , ove trape- la l'acqua , e parimente nelle tombe de i fonti. ADUNI O. D Del T richomane. NAfce il Trichomane ne' luoghi medefimi ove p4- fee l'Adiamo, Jìmile alla Felce, ma molto più picciolo, le cui fiondi fino Jtmili alle Lentìcchie , fit- tili, &■ ordinatamente da ogni banda compartite l'ima cantra l'altra, ne i ramufcelli fiottili , acerbi, e fiplen denti dì fiofeo colore . Credefì, ch'habbia il 'Valore me- dejìmo dell'Adiamo. CHiamafi volgarmente 1' Adi anto Capei Vene- A■*• dicendo: I.efrondidel!'Ak lijiol* f c 3 lagrima- ! Difcorfi del Matthtoli Ugtìmalit rifalne le durexxe . Impiaftraji il fuecoeon A zo che la fua polvereé^fficaceperrifhgnare ilcorpo:e Fat ina, efeccajì, e riponfi per le co/e predette . che ifugoji della Tua Farina (i danno commodamcnte EGILOPA PRIMA. . EGILOPA SECONDA . E-il-ra , Ina efami nana, e » F.rrnrc tlcuni . t "V TEdcGl'EGiLoPA tra gl'Orzi abbondantirtima ne' V eampi, le cui frondi fono limili à quelle del Grano, e produce in cima del fuo fifluco afsai rade granella, rofseggianti, le quali cosi nella feorza , co- me nella forma fon quali come d'Orzo , ma più corte , più piene e ftrifeiate, dalle quali efeono purafsai refte lottili ben lunghe, & appuntate. E' ancora un'altra pianta, laquale io per avanti teneva perl'Egilopa , coli perche è cofa nota agl'agricoltori, che l'Orzo lì con- verte inefsa, come perche produce ella più che tre, ò verquattro grani di teme rofsoper ciafeuna fpica , con ,, fottiìiirimcreftc. E però non tè l'Egilopa fcritta quida DiofcondelaVena, come (i penfano alcuni ; impcro- che, quantunquenel primoafpetto paja molto limile alla Vena; nondimeno è trà l'ima, e l'altra quella dif- ferenza: che fecondo che la Vena hà ncjle fommità fue attaccate per lungo picciuolo le fuc granella in al- cuni follicoli limili à picciole Locufte : l'Egilopa v'hà alcune piccioliliìmefpighe ditre, ò di quattro granel- la rofse, lunghe, , e fottili, con relte capillari in cima, che pendono, come fan proprio le granella della Ve- na, laqualefàlefuebianche, piene, piugrofse. Del chcdàmanifelloindicioilnonefsere Itato neceisatio Diofcoride riaverne fcritto la feconda volta quinci 4. libbra, riavendone primadettoà baftanzanel fecon- do. Oltre à quello, fe ben li nota la delcrittionc della Vena,laqualchiamòegli Bromos, e non Egìlopa,mef- fa da lui di l'opra nel 2. libbra li ritrova manitcftamenre efser quella da quella tanto nelle (imiglianze, quanto nelle virtù del tutto differente : percioche quella difse egli produrre il gambo compartito dai nodi, nella ci- ma del quale fono certe dependenze limili quali à pic- ciole Locufte di due gambe, nellequalifi riferra il Te- me . E quella dice, che fà nel capo del fuflo due.over tre femi loffi, dai quali efeono certe refte fottili, co- me cappelli . Oltre à quello fcrivendo delle virtù loro, diceva nel fecondo libbra, parlando della Vena.ch'el- la ènegl'empiaftri, nonmenovalorofh,chefiuai'0r5 D lìgilopa , e fua generi- none- per la tofse . Ma parlando qui dell'Egilopalalodò per lefiitolelagrimali , e per rifolvere le durezze; il che manifellamentcdimolira cfserquelle due piante diffe- renti . Che l'Egilopa poi nafta dall'Orzo , come il Gio- glio dalGrano, per troppa humiditi, ne fàreflimo- nianza Galeno nel primo libbro delle f acuità de gl'ali- menti, cosi dicendo Ritrovali fpefse volte trai Grano pur'afsai Gioglio, ritrovafenc ancora nell'Orzo, ma poco ; imperoche trà l'Orzo è fempre maggior copia d Egilopa, e maflimamente quando non fuccede l'opera dèlia natura nel primo nafeimenro, e parimente nel crefeere. 11 che volendo fapcr per certo mio padre , efsendo già fatto vecchio, dilettandoli dell'agticoltu- ra, fece più volte feminare il Grano, e l'Orzo deltut- to leciti, e netti d'ogni forte d'altro feme, volendo fa- pere la certezza fe li potefsero trafmutarc il Gioglio, & in Egilopa, ò vero le quelli fufserofemiproprjdilor natura; ma havendo finalmente ritrovato tra'l Grano gran quantità di Gioglio, e trà l'Orzo poco Gioglio, e pur afsai Egilopa,fù manifellamente chiarito. Qu,e- lìotuttodifseGaleno. Del che hò io fpefso udito la- mentare i villani della valle Anania, che'l loroOrzo, eia loro Spelta erano diventati Squala (percioche cosi chiamano colloro l'Egilopa di Diofcoride) come age- volmente fi può certificare ciafeuno , che con diligen- zariccrchitràl'Orzolaftate, quando fi matura . Dell' Egilopa fcrifse Galeno al 6. delle facilità de'femplici , feruta da cosi dicendo: L'Egilopa hà virtù di digerire , ilche P*1""»- appare nel gridarla ; percioche (i ritrova leggiermente acuta. E però fi vede, ch'ella fanai flemmoni, elefi- ftolelagrimali indurite. 11 perche li conofte, chean- ' cora Galeno fece differenza dall'Epilopa alla Vena , chiamatadaGreci Bromos; percioche più avanti fe- ce di quefto particolar capitolo , per dimollrare , eh' era differenza dal Bromos all'Egilopa . Chiamano i Greci l'Egilopa AyÌM^.. i LatinizEgilops: gl'Arabi Nomi . Dautìr, Dalifit, Dofana, Daufer3 &Dufser. Del Egilopa Nel quarto lib. di Diolcoride. 663 Del Bromo. Cap. 142. A IL Bromo è un' herba fintile ali Fgilopa . Hd virtù di- fieccatìva. Cuocefi nell'acquainfieme con la fua ra- dice , fino che cali la ter^a parte, e colafi, & aggiugne- vifi altrettanto Mele, e tornavi/! à ricuocere, fino che h abbia corpo diliquido Mele: nel quale bagnandofi una pexx/t di tela , e mettendoji rù per il nafo , è efficace rimedio perii puxjcore dell'ulcere , che vino/cono. Ag- giungono alcuni Alo» polverizJ(ato, &• ufianlo poficia nel medefimo modo . Cotto nel Vino in/teme con Refe feche , leva il puzjjire della bocca . j!romo,e T7Ece Diofcoride del Bromo un'altro capitolo di fo- B IgGurun». jp pla nelfecondo libbro. Ne altro però è il Bromo, chela Vena, cheli femina per li Cavalli. Maèda fa- pere , che quando ne trattò egli nel fecondo libbro tra le Biade, Legumi, &altriGrani, che fi feminano , intefeegli veramente della Vena domeltica; & in que- floluogonarrando, etrattando dell'herbe , che per fe flette nafeono nelle campagne, intefe della falvatir ca, rattcmbrandola all'Egilopa , di cui riabbiamo trat- tato nel precedente capitolo . Quella è notiffima pian- ta, fimile alla Vena domellica, mafà il granello fuo molto maggiore, nero, e pelofo,di cui facendo memo- ria Plinio al 2?. cap. del 22. lib. cosi diceva r II Bromo èfemed'un'herba, che produce la fpiga, e nafee tra le C Biade, e cosi Io connumera trà i vizj loro: ncèella altro, che una fpecie di Vena Greca, limile nelle fron- di, e nel furto al Grano. Produce nelle fommità fue alcune dependenze limili alle Loculle Hàle medefime virtù, che la domeftica . Chiamano i Greci il Bromo Bfàitoc i Latini Bromus, & Avena fylveltris . Del Clami}. Cap. 143. IL Glauco hà le fiondi fintili al Citi/o , A vero alle Len- tìcchie, lequaji di fopra fono verdi, . , e di fiotto bian- che . Produce da terra cinque , ò fei ramufellì fiottili , alti dallaradìce ima /panna. lfim-i fono di fipura fintili GLAUCO. D alle Viole bianche , minori , e purpurei. Nafee appreso al mare. Cuocefi. ne i fingali fatti di Farina d'Orzjo coti Olio, e Sale, per farentornareil Latte perduto . OUantunquc affermi.e feriva Diofcoridenafcere il 6lMM) e Glauco appretto al marcrnondimeno non sòch* rua "cumù! alcuno à i tempi noftri ce lo porti. Se già non vogliamo i>M»nt, noi dire inficine con ifRucllio, chefiail veroGlauco quella pianta noti filma à tutta Italia, che fparge i rami perterra, con frondi d'ogni parte uguali , maggiori non folamcnte di quelle delle Lenticchie, e del Citifo, ma ancora di quelle del Fiengreco, che nafee volentie- ri insù le rive de'fofiì, & altri humidi luoghi, con fio- ri purpurei, e feme nero, rilerratoin piccioli baccelli; laqualc chiamiamo noi in Tofcana La vanefe, & alrri chiamano Galega, e Ruta Capraria. Ma il vedere , Opinioni che la forma de floridi quella pianta, e i rami lunghi "P™vsa . qualche volta più di due gombiti, non corrifpondono punto à quelli del Glauco, non polliamo però affer- mare , che fia la Galega il Glaucio fcritto da Diofcori- de^ tanto più, che nafee il Glauco folamente appretto al mare, e la Galega in ogni luogo humido copiofa- mente. A cui danno i moderni aliai belle virtudi , e mafilmecontrala pelle, & i veleni de' Serpenti, man- giandoli, & impiallrandofiinsù'lmale. LodanlaaW cuni per l'epileplla de' fanciulli , dandogli à bere mez- za oncia del fucco. Ma ch'ella faccia moltiplicare , ò che generi Latte , come dice fare il Glauco Diofcoride, non ritrovo alcuno de' moderni , che ne feriva cofa al- cuna . Et imperò credo, che fiala Galega differente af- fai dal Glauco. Fece delGlaucomentioneGaleno al Glauca fello delle f acuità de' femplici, cosi dicendo : llGlau- 0X0, co herba hà ancora ella virtù di generare il Latte , il che fccosiè, fatà ella alquanto calida,& humida . Chia- mano ilG!aucoiGreciFA*u£ : iLatiniGlaux. N°™ « Della Politala. Cap. 144. LA Poligala crifice all' altera d" un palmo , con frondi fimìli alle Lenticchie , al gufi 0 corretti- ■ve . Quejla bevuta fà abbondare il Latte . POLIGALA. mi Dìfcorfi del Matthioli Poligala, e fua efami' ustione. LA Poligala, dicuiè'qiiì l'imagine, miven- ne da Verona porrata da monte Baldo da M. Francefco Calceolario Semplicità non volgare, la quale non ardifeo però io per certo affermare feria, ò non (ìa la vera,- impcroche con rame poche note la ritrovo descritta cosi da Diofcoride, come da'Plinio , che malagevolmente fi può ellalegitimare . Nientedi- meno polcia, che quella pianta non crefcepiii alta d' un palmo, con foglie di Lenticchie, & al grillo fi lente colirettiva , agevolmente mi conduco à credere , chefiaellala legitima Poligala, emaflimameme fori- vendomi il fuddetto Calceolario havernepiti, e piùef- perienze, che il fuo ufo provoca nelle donne copiofif- (imo Latte. La Poligala chiamano! Greci noA5>*Mv: i Latini Polygalum, & Polygala , Dell' O/ìride ■ Cap. 145. I? ' L'Orride una pianta nera , che produce i fuoi rami j fonili , vencidi , e malagevoli darompere ; ^qua- li fonobar quattro , kor cinque , hor fei frondi , come di Lino, nel principio nere , e dipoi mutando colore rcjfeg- gìani' . La decottione bevuta , [una il trabocco di fiele . OSIRIDE. -fua clami nacione. L'Osiride èàtefnpinoftrinotiffima,e chiamati per efferc i fuoi fufti , e le lue frondi molto fimili al Lìno.Linaria : & quantunque non faccia Diofcori- de mentionc alcuna de' fiori; nondimeno n'è ella co- pjolìliima d'aureo colore, e fimili àquelli della Con- lblida regia, di cui è flato detto di fopra , nella forma dico, nonnel colore. Ma fono alcuni, che voglio- no, che l'Ofiridefia quella pianta che per iar verdura lattate, fi l'emina ne gl'horti , e ne' giardini, chiama- ta da noi Bel vedere , per crefeere in bellilTima, e den- fiffima pianta. E pervadendoti à credere ciò, perva- dere eglino, che non {blamente produca quelle fo- glie fimili al Lino, ma perche ancora fi femina da mol- ti per ta ine feope . Etvogliono, che ciò diceffe Gale- no , ove fenile delle facultà fue ne' libbri de' fempliei, Errore Plinio* V ©lìrij Cileno . Nomi. dicendo, che quella parola Greca Mp'fiurx ( cosi ti deve leggere correttamente, enon nm.oftiy.rn « , come {"correttamente fi legge in tutti i volumi) non fola- mente lignifica i medicamenti , che fi fanno per polire, e far bella la faccia , ma ancora le feope, come inter- preta ancora il Cornano in Aetio . La quale opinione non mi difpiace del tutto, per vederti manifciìamen- te, chequella pianta hà foglie diLino,&è hormai per tutto in ufo per far feope, quantunque non corrif- pondaella molto all'hilloria, che ne fcrive Diofcori- de: come nè anco la Linaria per vederli, chele fc- glietantodell'una, quanto dell'altra non diventano di verdi rotlc , echcilorrami hanno numero molto maggiore di foglie, di quel che habbia l'Ofiride di ' Diofcoride, che ne produce folamente cinque, over fei per ramufcello . Hò ancora veduto altre piante , le quali volevano alcuni, che Iutiero la legitima Oliri- àt; ma non vedendovi io tutte le note, che vi fi ri- chieggono, non hò poffuto accodarmi alla loro opi- nione. Defcrilic l'Ofiride Plinio al 1 2. cap. del 27. lib- bra, cosidicendo. L'Olìride produce i rami neri , fottili, & arrendevoli, ne'quali fono le fiondi nere, comediLino, e'ifeme ne' rami nero nel principio, c dipoi mura il colore, e diventa rollo . Nel che fi vede errare egli manifcllamcntej perciochc dificdelfeme quello , che doveva dire delle frondi , fecondo la fen- tenza di Diofcoride , da cui tolfe egli tutto qucllojcbc neferifle, quantunque aliai male l'intendelìe . Scrif- fenc Galeno all'ottavo delle facultà de' fempliei, cosi dicendo: Oli ride, di cui fi fanno i medicamenti per polir la faccia , ó (comcvogliono altri) lefcope, c amara, dal che hà virtù aperitiva , e difoppillativa., Se imperò leva , & apre l'o ppillationi del fegato . Chia- manoi Greci l'Ofiride O'Vi/p's: i Latini Ofyns: iTe- defchiHarnkraut: HSpagnuoLLinai'ia . Della Smilace afpra . Cap. 146. LA Smilace afprahà le fue frondi i, conte quelle del Periclimeno ': e molli minuti fa- menti , fpinqfi , come quelli de' Rovi , ò vero del "Polirne . Saie arrant- pandofi ,& svolgendoli in ni gl'alberi da bajjo per fi- no alla cima. Produce alcuni piccioli grappoli , i qua- li quando fono maturi , rameggiano , e fino leggiermen- te al gujlo mordaci . Natce in luoghi paMri , ér af- pri , con dura, e graffa radice . Le frondi, e gl'acini bevuti avanti , e dapoi , fono antidoto cantra i vele- ni . Dicono , che dandofene in polvere alquanto à i fanciulli nati pure Ml'hora , che pofeia non gli nuoco- no mai i -veleni. Tagliai!/!, e mettonlt con quelle' me- dicine, che fi fanno per cacciare i "Veleni. DMa Smilace lifeia. Cap. 147. LA Smilace lifeia hà le fue frondi fimili A quelle^ dcll'Hedera , ma più tenere , più lifeie , e più fonili: non hanno i fuoi farmenti fpine . Ayolgefique- (ld à gl'alberi , come l'altra prima . Fd il fuo frutto "nero, fintile à i Lupini , picciolo , e fempre in cima molli fiori bianchì, e ritondi . Fannofi di quefta log- gie, capatine , e peviglioni la fiate , per far ombra . Ze fi ondi cafeano l 'autunno . Dicefi che'l feme bevuto con Doricnio, cioè d'amendue tre oboli , fd fognare co- fe horribili , e paurofe. : /^Hiamafi laSi.HLA ce afpra in Tofcana, dove per smilace \_j li bofehi li ritrova sii per gl' alberi abbondantif- jjjijj fima , in alcuni 1 uoghi Mederà fpinofa, & in altri Ro- d'imi"* vo cervino. Scriflènc Teofrafto diligentemente all' ne. ultimo capitolo del terzo libbra, cosi dicendo: La Smilace è l'HederadiCilicia, che ti và ancora ella avolgendo à gl' alberi . Produce il fallo fpinofo , e ruvido , e le frondi fimili à quelle dcll'Hedera , ma mi- nori , efenza cantoni , numide appreiTo al picciuolo . Hàquettaparticolariràch'hàcoftola, che per lungo divide li fronde, molto più lottile, nè procedono da ella Nel quarto lib. S M I L AC E ASPRA. A daeffalefila, che per intervalli ceffono le frondi, co- D me fanno nell'altre ; maglivanno d'intorno, riaven- do l'origine dal ligamento del picciuolo . Produce parimentenel tutto da que'medeiimi nodi, onde na- icono le frondi, alcuni viticci fattili, con i quali s" • attacca. Hà il fiore bianco, che refpira di fcave odo- re, il eguale fiorifee al tempo della primavera. 11 fuo frutto e fimile à quello del Solatro , òvero del Melo- thro, ma molto più à quello della Lambrufca . 1 grap- poli fono pendenti, come quelli dell'Hedera, ma m vero più (i radèmbrano à quelli della Lambrufca ; jjerciochc i picciuoli de gl'acini efeono da uno mede- fimo punto. 11 colore del frutto è rodo, &univerfal- mcnte hà due nocciuoli per acino , quantunque qual- E chevoltaipiùgrandin'habbianotre, & i più piccioli uno. 11 nocciuoloè molto duro, e nerodiluori . I racemi hannoquefta particolarità, che circondanoi fufti d'ogni banda, e nele fommitàdel fufto pende poi il maggiore, come fi vede nel Rhamno ,enel Ro- vo; il perche fi vede effere la Smilace fruttifera nell' eftremità, e da i lati largamente. Quefto tutto della Smilace afpra dice Teofiafto. Quella vogliono alcu- z,an« pa-ni,chefia la pianta,chechiamanogliSpagnuoH Zar rigli». za Pariglia, di cui riabbiamo à battanza detto difo- pra nel primo libbro nel difeorfo dell'Ebano, e però non accade à ridirne qui altro, fe non che la pianta , di cui è qui la figura, mi fù mandata da Cipri dall'ec- F cellentiflìmo Medico M.Bartolomeo Rhollei, e dal molto perito Speciale M.Coft.intinoSilvelhi da Ri- mino, del tutto fimile ad un'altra pianta che poco avanti mi venne di Spagna; e febene amendue han- no foglie di Smilace alpra , fono però minori, nè fo- no fpinofe da roverfeio, nè manco fono fpinofi ifuoi fafmenti: onde poffo ben hora affermafe che fia qual- che differenza tra la Smilace afpra, e la Zarza Pari- glia; fe bene io retto nella mia opinione, che fieno piante congeneri, e d'una virtù medeff ma . La Smila- ce lifeia poi fe non è quella , di cui è qui la figura, non sò io altra pianta al prefente che più (egli rafiomigìi i Diofcoride. 66 5 SMILACE LISCIA. ZARZA PARIGLIA. diquetta, nella quale fi veggono tutte le note dal fi- ore infuori] il quale non hà conformità veruna coni Lupi- 666 lupini . Quella dunque nafee abbondantillìma in fofeana, e chiama fi Villuchio maggiore . Quella produceleffondifuefimiliall'altra, e vafìcne fimil- mentt : sii per gl'alberi; ma non fono i fuoi farmenti foinofi, malifci, 6f arrendevoli. 1 fiori fon bianchi, limili a campanelle: &ilfcmenero , maggiore delle Lenticchie . Chiamafi volgarmente nelle Speciarie Volubile. Di quella fcrivono gl'Arabi più fpecie, e tra cfle connumerano ancora il Lupulo , il quale t V P U L O; Di Icorfi del MatthioH quantunque fia ài tempi nòflriper l'ufo della medici- na molto llimato, enccefiario, nientedimeno non fe ne ritrova mcntione alcuna appreso Diofcoride, Ga- leno, e gl'altri antichi Greci. Benché corfivamente chiamandolo Lupo falidhrio (coli fi credono alcu- ni^ nefaceirementioncPliniotràquelle piante, che nafeono per loro fìefTe, e che fono in ufo perii cibi , al 1 5.capo del si.lib. Colti vanii i Lupoli ne'campi con . grandiffirna diligenza in Germania, Boemia, Polo- nia, & al tri luoghi Settentrionali per farne la Cervo- fa: imperqchefenza i follicoli loro non fi può fare . SonoiLuPoudi duefpecie, domeftichi cioè, efal- i hiitorìa! valichi; quelli nafeono per fe lìeffinelle fiepi, e nel- le macchie; equelli fi leminano ne'campi, dove lì fomentano con lunghe pertiche, come le Viti con i pali. Manonfonoin altro differenti che nella gran- dezza, eflendo i domeftichi più grofiì, epiùgrandi de'falvatichi . Arrampanfi i Lupoli sùpergl'alberi , e sùperleficpi, e fono molto atti per imelTerc pergole, capanne, gelofie,& altre cofe per far ombra, e verdu- ra . Sono le loro foglie come di Viti, ò di Brionia , horcontre, hor con cinque intagli per intorno, e ru- vide come fono quelle de' Cocomeri. Producono i farmenti ben lunghi , ruvidi, pelofì , e quafi come Virtù del *P'no^.> > fiori pai lidetti, eracemofi, da i quali na- pello1! fponoi follicoli, che pendono à modo d'Uve digial- licio colore, in cui è dentro il feme nero Se amaro . I fiori, j follicoli, ilfeme, e le radici fcaldano, apro- no, difeccano, mondificano , epurgaqo; ma leei- Lupolo Smilaci ferirci da Galeno. A me fimile àgli Sparagi, le quali ufiarrio cotte nelle in- falate , per riaver molto dell'humido , fcaldano , e difeccano aliai poco, nondimeno mangiate cotte in quallivoglimodo, feufano e per cibo, e permedici- na;percioche mondificano il l'angue, mollificanoil corpo, aprono l'oppilationi , & fono inlìememente grate alguflo. La decottione de i fiori, e dei follico- li fi dà utilmenteà bereà gli avvelenati, & parimen- te per guarire la rogna , per il mal Francefe , & per tut- te l'altre ulceragioni che fogliono infettare la circon- ferenza del corpo. Dalìi parimente con inanifefta utilità nelle febri lunghe caufate dalle oppilationi del fegato. Hfemetrito, e bevuto al pelo di mezza dram- B ma ammazza i vermini del corpo, e provoca i me- limi, e l'orina. I fiori, &i follicoli aggiunti nei ba- gni giovano fedendovifi dentro alle enfiaggioni de i luoghi fecreti delle donne, & à provocar l'orina rite- nuta . Mà fervendone più particolarmente Mefue nel trattato, die ci fece de i femplici folutivi, cosidice- Jjri£° va: E' un'altra fpecie di Volubile, la quale produce lefucfrondiafpre, limili à quelle de'Cedriuoli, icui fiori fonoatfaccaticomeampollc, e chiamafi Lupo- Io. Solve quelto un certo che di colera gialla, emon- dificail fanguedaquella, e lo chiarifica , efpegne la C fua infiammagione. Aumenta» aliai ìlfuo valore , quando s'infonde nel Siero. 11 fuoSiropo bevuto ri- milo ve il trabocco di fiele . Ma è veramente gran cofa, che cosi poco l'ufano i Medici de' tempi nolìri effendo egli medicina cosi buona . L'hcrba , e parimente il fucco incorporato con Polenta d'Orzo, lana il dolo- re del capo, caulato per humore caldo, e conferilce alla rifcaldagione del fegato, edellolìomaco. Giova ilfuoSiropograndemente alle febri coleriche, e fan- guigne. Ma per ritornare alle Smilaci, onde i Lupoli m'havevano defviato, dico, che d'amendue (chia- mandole Milaci, e non Smilaci) fece mentione Ga- leno al fettimo delle facultà de' femplici , così dicen- do : La Milace afpra è piena di viticci , & avoltalì sù, e giù agl'alberi variamente. Le fiondi fono al gufto D leggiermente acute, & imperò fono calide nell'ufo , enellatacultàloro. Hàquafi le medcfime operatio- ni, evirtùdiquella, che lì chiama Lifcia. Chiama- no i Greci la Smilace afpra Xi'nxxl rpxxfìci: i Latini • SmNaxafpera, &HcderaCiIifla: i Tedefchi Scarpfi nuidem. La Smilace lifcia chiamano i Greci XpiAxZ hit'ti : i Latini Smilaxlenis : li SpagnuoliCerteguela Nomi ■ major : i Franteli Lifet major , Del Rufco . Cap. 14S. IL Rufco chiamato da i Greci Mirto /aleatico , Oximhfine, e Mìrtachanta, hd le frondi fintili al Mirto , ma -più larghe , ér appuntate in cima a mo- do di lancia , il frutto , quando è maturo , è rojjb , e ritondo, il quale fi à attaccato intra mezxp alle fron- di , con un nocciuolo dentro duro comodo : i rami cre- feono dalla radice all'altezza d' un gombito , temidi come fono i farmenti , malagevoli da rompere , e frondofi ■ La. radice è fimile d quella della Grami- gna , acerba , ér amaretta . Le frondi , e parimente i frutti bevuti nel Vino , fanno orinare , e provocano i msfirui , rompono le pietre della vefeica , e giova- no alle di/lillationi dell'orina , fanano il dolore del capo, ér il trabocco di fiele . Nafce ne' luoghi afpri , & precipiiofi. Fd i medefimi effetti la decottione del- la raduce bevuta nel Vino . Mangianfi i fuoi gam- loncellì, quando fon fr efebi , in luogo d' Afparagi ì ma fono amari, e fanno orinare . IL Rusco, che per tutte le Speciarie fi chiama Brufco, è pianta fpinofa, enotillìmaàciafcuno. f„ £1 InTofcana fi chiama volgarmente dall'effetto, che natione. là, PungiTopi; perche s'ufa di mettere attaccato fp- praàgraffi, orefi fofpende la carne lalata, accioche i Topi pungendoli nelle fue acutiflìme frondi, non vi pofsonofcendere. Produce alcuni germini afsai fimi- li à Nel quarto tib, di Diofcoride. 667 S C O. A LAURO ALESSANDRINO. Jiàgl'Afparagi, mapiùgrofli, più corti, c pm pelo- fi , al gufici molto amari ; ma valoroli per far orinare , e per aprire l'oppillationi : e però più convenienti nel- p lemedicine, chene'cibi. Diofcoride, e gl'altri Gre- ci lo chiamano Mirto falvatico, perla limilitudine , ch'hanno le fue frondi con quelle de veri Mirti . Chia- mano i Greci il Rufco Ofvf'J/wiKi;, Miif-oilìyput: i La- tiniRufcus, & fylveftris Mirtus: gl'Arabi confon- dendo le Cubebe col Rufco, chiamano quello pari- mente Cubebe : i Tedefchi Bruofchi . li Spagnuoli Jus barba, & Gii barbera: iFranceli Brufco . Del Lauro Aleflandrino. Cap. 149. IL Liv.ro Aleffandrino , ò vero Ideo produce le fron- di fimilì al Rufco , ma maggiori , pili tenere , e più E bianche : fi il frutto intra mexjJ1 roflo di grandezza un Ceco . Sparge i rami per terra , i quali fono lunghi una f panna > e qualche "volta maggiori . Hà la radice flmile al Rufco , ma maggiore , più tenera , ór odorifera . Na- fte ne i monti . La radice bevuta alpefo di fei dramme nel Vino dolce fà partorire pre/ìo, e giova alle dijìillationi dell'orinai ma fà orinare f angue . SE una medefimacofafulfero fiati l'Hippogloffo ,'c il Lauro Aleflandrino, non farebbe llato ne- ttai- affario, che n'havefle Diofcoride fcritto in quefto quarto libbro per d ue cosi propinqui capitoli: nè fi ve- F derebbe efsere differente l'hiftoria loro , come fi vede; perciochequantunque feriva Diofcoride cheamendue quelle piante habbiano le frondi maggiori del Rufco , dille nondimeno, chel'Hippogloflò haveva la chio- ma fpinofa, e che dalle fue frondi ufeivano alcune linguette : e lodolla poi folamente per li dolori del ca- po, e per l'empiaflri . E ferivendopofeia qui del Lau- ro Aleflandrino, 0 vero Ideo, non fece alcuna men- tione, che haveffe egli fopra le frondi linguette alcu- ne; ma folodiffe che haveva le frondi maggiori, più molli, epiùbianche del Rufco, e chefpaigevaira- IAIcf- :no mi fuoi lunghi una fpanna penetra . Oltre àciò che la radice fua era Èsile al Rufco, ma maggiore, più tenera, & odorif'era.la quale lodo egli per accelerare il parto, eperlediltillationi dell'orina . Al che s'ag- giunge quelt'altra differenza ( come dice pur Diofco- ride) cioè, che 1 Lauro Aleflandrino fà il frutto del- la grandezza d'un Cecctrà le foglie , come fi vede qui nel prefentc ritratto, e non in mezzo alle foglie, co- me fà l'Hippoglofiò, c'1 Rufco. Onde panni, che per la ripugnanza, che fi vede trà quelle due piante nelle fembianze, e nelle fatuità, che di gran lunga s'ingannino coloro che fi credono, che l'Hippoglof- fo, c'1 LauroAlefiandrinoficnounamedefima pian- ta. Iocredoverainentechelapiama, di cui è qui il primo ritratto, fiail vero Lauro Aleffandrino, come che ancor l'altro ne pofsa efsere fpecie, fé però fi può concedere, chc'l Lauro Aleflandrino taccia il frutto in mezzo alle foglie. Scrifse del Lauro Alefsandrino lauro a- Galeno al fello delle facultà de femplici, cosi dicen- W&~w»u do: 11 Lauro Alefsandrino è evidentemente calido , uaicnu. & al gufto acuto, & amaretto . Bevuto provoca l'ori- na, &imeftrui. Chiamano i Greci il Lauro Alefsan- drino A*?»/» «xe^W/KK : i Latini Laurus Ale.xandri- Nomi . na: gl'Arabi Gar Alexandrie . Della Daphnoiie, cioè Laureola. Cap. 150. LA Daphnoide crefee con ap?ai rami, vencìdi , ics- arrendevoli, all'altera d'un gombito , frondo- Ji dal mexXP fino alla cima: la corteccia , che vefli- J'ce i rami, è fopra modo vifeofa . Produce le frondi Laurine , ma più fonili , più tenere , e malagevoli da rompere , le quali quando fi guftano , incendono la boc- ca , e parimente le fauci . Fà i fiori bianchi : e le bac- che: quando fono mature, nere: la fua radice è inuti- le. Nafce in luoghi montagnofi. Le frondi tanto fref- che, quanto fecche bevute , folvono la flemma, provo- cano i meftrui; e fanno vomitarci majlicats tirano la. fiem- -v 66 g Laureola. » tu ;: eiainioa flemma del capo, t farine jìamutare . Bevute quind. dia delle fue vacche, purgano il corpo. Della Qamedaphne, Gap. 151. Pgoduce la Camedaphne le vergelle alienti gombì- to, d'un filo rami: fceUo, diritte , fittili , e lìfcic , Le fiondi produce fintili à quelle dti Lauri, ma più li- fiie, e più verdi. Fa il fune yitondo rameggiatile , at- taccato con le fiondi. Le fiondi trite s ' impiajìrano in sul capo per tome il dolore: mitigano gl'ardori allo fto- maco, e Lvonfi ceti pitto per levare i dolati delle bu- della. Il fucca bevuta parimente con Vino, provoca l' orina ritenuta, &■ i rneflrui: il che fià medcfimamen- te quando fi mette ne i feffhli, DAPHNOID E. Difcorfi del Matthioli Chr.nieds- pllne , e (ba efatnioatiq- LA Laureo!.* èootiflìma pianta -, enafeeabbon- dantiliima per li monti della valle Anania,e quali 111 ugn'altro luogo con rami alci due palmi , vencidi , e arrenJevolbcon fiondi Laurine, e fiori, che nel bian- co purpureggiano: ne le manca altra nota di quelle , che l'aliegna Diolcoride , le non che quella fà il fiore incarnato, e quella bianco; come che fopra ciò non liadafaregranfondamento, vedendoli, chelanatUT ra variain molte piante il color ne'fiori, fecondo i luoghiovenafeono. 11 che può agevolmente accade- re nella Laureola , chiamata dai Greci Daphnoides . Ma errano manifeftamente coloro, che fi penfano , che fia la Laureola il Me7,ereon; perciochc quello è la Chamelea fcritta da Diofcoride nel procedo di que- llo Hbbro, come dimolharemo quando là faremo giunti. Oltre à quello non è nelle fiondi , enei feme djlla Laureola molto diffimile quella, che chiamano Chamedaphne , eccecto ch'ella non fà fe non un 1 ulto, a cui fono le f rondi per intorno di modo che nella ci- mafanno una ritonda ombrella ove li vede pofeia il ìeme limile à quello della Laureola, ma molto più cacciato all'origine delle frondi • E però bene diceva D iolconde,che la Chamedaphne faceva il feme attac- A caro alle frondi, cioè alla loro origine. Quella chia mano gli Speciali Laureola parimente , ma dicono Usereilmalchjo. Chiamo Plinio Chamedaphne la Clematide ferita da Diofcoride ne! principio di que- itolibbro, la qualcnoi chiamiamo Provencaj il che ila tatto credere à molti, che piti avanti non hanno ri- cercato, che ha la Provengala vera Chamedaphne di Diolcoride, ne! che s'ingannano, perciochechi ben rimira le fembianze, pne dà Plinio alla Vincapervica Err" a» undecime capo del 21. libbra, le ritrova efsereaf- Spi lai lontane da quelle, che diede poi a! 15. capo del 24. liboro alla vera Chamedaphne, la qual deftrijlè parimente con Diofcoride, màgli piacquechiamare L WiamedaphB.e ancora la Provenca, per bavere ella le irondi medelimamente di Lauro . Chiamano al- CHAMEDAPHNE. SSAftf Se montano , quantun- que non manchinoan- corachi vogliano, che il Pepe montano iìa il frutto della Chamelea, e parimente della Thi- melea , come al fuo luogo diremo . Le fo- glie verdi della Laureo- la pelle, & impianta- te fopraJe feiatiche fi- no che vi fi levino le vefeiche ne levano il dolore . Fece della , Laureola , & Chame- cZl daphne un fol capito- <"M lo Galeno al felto del- Galcr lefacultà de'femplici, cosi dicendo : Si fo- gliono mangiare anco- ra i germiniteneri del- la Chamedaphne . E' ella molto limile nelle virtù fue al Lauro A- lcflàndrino , come è ancora quella , che fi chiama Daphnoide . Chiamano la Daph- noide, cioè Laureola, i Greci Axpmtfv; Latini Daphnoides, & Laureola : gì' Arabi Daphnides. La Chame- daphne chiamano i Greci Xa/Mìàptu : i Latini Ch»- irmlaphne: gl'Arabi Chamedaphncs. Dell'Elleboro bianco. Cap. 152. HA' l'Elleboro bianco le frondi fintili alla Piantagi- ne, a vero alla Bietola fialvatica,mapìùbrevi,pii nere:, e rameggiatiti: il fujìo concavo , alto quattro palmi, il quale come fi comincia d feccare , tutto fi [corteccia Hà molte radici, e fittili , le quali naficonoda un capi lunghetto , e picciolo , da- cui efimo come fanno quelle delle Cipolle . Mafie ne i monti : e ne' luoghi afpri . Deb- bottfi ricorre le radici quando fi mietono le Biade . L'otti-, mo,èilbianco,firangibile, carnofi, pocodifiefo, chenon Jta appuntato , come fino i Giunchi, che nel romper/i fac- cia polvere, e ch'habbia il midollo fiottile, che non fia acuto troppo al gufilo , e che di fiubito non tiri la fialiva al- la bocca; percioche quello, che non è così fatto , fili ango- la. Tiene il principato il Cirenaico. Quello, chenafeem Galatia , e in Cappadocia, il quale è più bianco , più polverofio, e più ftrangolativo . Purga l'Elleboro bianco per vomito vari, e diverfi (umori : mettefi ne' colli- ri, che chiarificano le calìgini de gli occhi : applicato di fitto ammazjjt la creatura nella matrice : provoca i mejimi, e fà ftarnutare: incorporato con Mele, e Po- lenta ammala i Topi ì finirmi/ce lacatne, quando fi cuoce Nomi Nel quarto lib. fi aiuti con effa. faffper fi filai digiuno, e con Se/a- mo, òverocon ficco di Ptifana , à d 'Halica , ò di Lentic- chie, òcon Acqua melata, aconPc-lte, òcon qual fi vo- glia altro fugalo: mettefinelPane , e così s 'or rofìifie . Il modo di darlo , e laquantitde Jlatoiraitato da coloro , eh' hanno trattato particolarmente della fua medicinal cura, e maffime da Philonide Enne/e Siciliano , al qua- le ci referiamo noi; percioche farebbe cofa troppo lunga trattare in quefianofira opera della materia medicinale , e del modo del curare- Dannalo alcuni nei Sut oli fatti di Volte, ò in affai Sugoli d Halica , ò viro che cibano prima alquanto, e poi danno fiubito l'Elleboro, e mafftmetà co- loro, dove fi teme, che non ifir angoli, òvero che fono molto debili- Daf/icosì Jtcm amente , percioche effendo il eibo nello jlomaco , nonpuòcosìprefio , nè cosi furiof amen- te operare. Fattone foppofle con Aceto , fà vomitare . ELLEBORO BIANCO. Veli 'Elleboro nero. Cap. 153. L'Elleboronero fi chiama Melampodio; percioche fi dice che Melampo pafiore di Capre fù il primo, che pur gì, e J ano con effe le figliuole di Preto diventate fu- riofe. Produce le frondiverdi , fimili d quelle del Pla- tano, mammari, e quafi fimili d quelle dello Sphondi- lio, ruvìdette più nere, érajjai più intagliate . Produce il fuftoafpro: &Ì fiori, che nel bianco purpureggiano , racemafi: àril feme firmile al Cnico, ilquale chiamano in AntkiraSefamaide , & ufanlo per lepurgationi. Le radici hd l' Elleboro nero fittili, e nere, le quali hanno origine da un capo quafi fimile alla Cipolla , delle quali è l'ufi. Nafie nelle colline, e luoghi afpri , e ficchi. Il più valorofo è quello , che fi porta da gli infraferitii luoghi, come £ Antìcira, dove nafie il veroveramen- te eletti/fimo . Debbefi eleggere quello, che è bencarno- fo, e ben pieno, che hd poca midolla, al gufio acuta, e fervente, come è quello d'Helicona , di Parnafo, e d'Etolia; nondimeno pajfa di bontà tutti gì' altri quel- lo d' Helicona . Purga f Elleboro nero lo filomaco , folve la colera , e la flemma , dato così fola , ò vero di Dìoicoride . 669 A con Scammonea , e ire oboli, è vero una dramma di Sale . Cuoce/i con Lenticchie , e con Brodetti, che fi tolgono per purgare . Giova al mal caduco, à i ma- linconici, irà coloro ch'impaTjyfcono, d i dolori delle giunture, ér d paralitici. Provoca applicato di fitto i mefirui: ammala il parto; purga le fi/iole , quando vi fi mette , e vi fi laficìa per tre giorni continui , e poi fi cava fuori: mettefi parimente perla fordit ansi- le orecchie, ne fi ne cava, fi non dopo due, over tre giorni. Unto con picenfo , ò vero Cera, e Pece , & Olio Cedrino fana la rogna , e con Aceto giova alle B vitiligini, alla fiabbia, ér alle volatiche . Mitiga il dolore de' denti , l.ivandofi la bocca con la fua decoi- tione . Mefiolafi con le medicine corrqfiye ; mettefi utilmente in forma d'impìaftro , con Farina d' Or^o , e Vino in sù'l ventrede gl'hidrópici . Piantato appref- fio alle radici delle Viti , fd il Vino purgativo . Cre- defi che purghi le cafe , fpargendofi la fua infufio- ne. Laonde quando lo cavano , jlando in piedi chia- mano in afiio , e pregano Apoline , ér Efinlapio , e fuggono la prefinza dell'Aquila, percioche dicono , che volandovi fopra l'Aquila noni finita pericolo , percio- che è augurio di morire olili , che cava 1' Elleboro , quando è veduto cavarlo dall'Aquila. Bifogna cavar. C lo prefio, percioche il fio vapore aggrava la tefia, il perche coloro , che lo debbono cavare , fi preparano , mangiando prima dell'Aglio , e bevendo dèi Vino , e così lo cavano pofeia fieuvamente . Cavafi fuor dique- fio il midollo, come fi fd del Manco, SOno nmcnducgl'ELLEBoRital bianco, qual nerOgu^^ notiffìmiinltalia, dove quantunque non habbia Ioto hiii- veduto io del bianco più d'una fpccie , v'ho nondime~ no veduto del nero tre diverfe fpecie, differenti però fe non nel fiore. Unocioè, che produce il fiore, fe- condo che riferifee Diofcoride , purpureo , l'altro che lo produce bianco, d'altro, che nel verde gialleggia. . D Le quali tuctefpccie cosi come ne' fiori dimoflrano differenza, la dimoftranoancora nelle vinti, &ope- rationi loro; percioche poco giovamento hò ritrovato io, e poca operatone in quelle due ultime fpecie, le qualihòquaichcvoltaufatecon poco fucceflo, non riavendo potuto haverc di quello , che produce il fiore rofìb. Con quella hò più volte nel mezzo del frigidif- fimo verno ( quantunque non lo concedano i Medici) dopounlungo firopare, fanate le quartane perfetta- mente. Ne mai mi ricordo bavelle dato con lamia preparatone ( folamente dicoinjinfulione,) àqual fi vogliaquartanario, che fc non la prima volta, alme- no la feconda non fia egli, mediante l'ajuto di Dio , E rifanato. Hò parimente operato più, epili voltecon l'infufione del bianco in alcuni melanconici , con Srandiffimo fucceffo, nèperòmi fon maipotutoac- corgere che habbia egli caufato alcuno faftidiofo ac- cidente . II che hò attribuito io al non nafeer forfè egli in sù'l Trentino, perefière paefe affai frigido, cofi potente, comeera quello , di cui fcriffe Diofcoride , e-fimilmentc alla molto appropriata correttone, che fe gli prepara nel darlo, llmodo di prepararlo l'hab- biamo fermo nel terzo libbra delle noff re epiftole me- dicinali diffufamentc, fcrivendo all'Eccellente Dot- tore Giorgio Handfchio . Veggonfi il mefe di Marzo, e d'Aprile fiorire tutte le fpecie predette nel nero, 1' F l'ftnatappf efso aitai tra nella «andifBroa felva , che fi paisà per andare da Goritia à Lubiana Città di Carnio- la, ove l'hò fpefso tolto per li bifogni . Nafce parimen- te copiofo l'Elleboro nero nel fior purpureo in Auftria fuperiore, non molto lontano da Linzo, & apprefso ,lcro, ^ù, allaCittàdiStajer, onde ogn'anno mene manda le ra- bidona, dici l'Eccellentifiìino dottore M. Martino Stoppio Me- dico Fiandrefe . Sono le radici di quello , che fa i 1 fio- re purpureo, molto più nere, più carnofe, e più falde dell'altre, le quali fono per lo piùberetine, & bian- chiccie, & imperò molto meno valorofe . Ma le foglie non fono in tutti à un modo medeiimo : imperoche quello dal fior purpureo ha le foglie copiofe, e ferme e ben 6?o Difcorfi del Matthioli ELLEBORO NERO. A UN'ALTRO ELLEBORO NERO. Scotennai! Herophilo dannala . ebenverdi.Iequaliàfette perfette nalxono infieme dalia cima d'un fermo, efeavato picciuolo, di cui al trifimilileneveggonopiù, c più in turca la pianca , ma le fei foglie, cioè tredi quà , etre di là, nafeono unitamente infieme, fe ben la fettima ,che ftà inmez- zodiloro, nafcefpcdita pcrfefola . 11 gambo hà egli poco manco alto d'un gombito, lifeio, ebenfaldo, & i fiori fatti à modo di Rofc, che nel bianco purpu- reggiano, dal mezzodc'qu.ili trà certi capitelli ef- ccnoottopicciole (iliquecome cornetti congiunte in- jicme, ncllequalièdentroilfemelunghetto. Hà co- piofe radici, lunghe, fottili, bennere, le quali pro- cedono da una bafe di più grolla radice bulbofa , da cui efeonoi gambi, al guflo amare, & acute , e che agevolmente muovono la naufea, e mallimamente per haver elle un'odore failidìofo, Se ingrato, c fpecial- mente quando mondate li fanno feccare. A quello è del tutto fimile quello, chefàilfiorbianco. Il terzo, il qual penfo io , che lia la l'emina , ò vero un'Elleboro falfo, la le foglie divile in nove parti fino al picciuolo à modo di Stella, c quali come l'Aconito Cinoctono, mapiddivife, epertutto all'intorno dentate . Fà i gambi pieni, eruvidetti, & i fiori verdicci, ma però limili à gl'altri fudetti . Le radici parimente limili, fc ben alquanto più lunghe, c quali del medefimo odo- re, efapore . Nafcc ne' monti, e nelle valli. Tutti germinano il Mele di Gennaro, e di l-'ebraro, & il Marzo fiori feono, e ben fpelTò nel germinare pertu- giano la neve. Herophilo antichiffimo Medico com- parava l'Elleboro ad un forcifiìmo Capitano; im- peroche (empre efee dal corpo avanti gl'humori con- citati da lui; il perche impugnava egli gl'antichi , che ne davanotroppopocaquanrità per volta, affer- mando, che piùprello, c meglio operava, quando fi dava più abbondantemente . Ma quella regola io modoalcunonon piaceà i Medici de' tempi nollri , ne manco è da efiere accettata . II nero ammazza i Buoi , i Cavalli , & i Porci , & imperò non lo mangia- no, quantunque mangiando il bianco, non fentano alcun nocumento. Le radici del nero ne gl'animali D quadrupedi morfi dalle Serpi, fanno mirabile giova- mento, quando fatto prima un pertugio tra carne, e pelle apprefìò al morfo, vi s'afeondono dentro ; per- cioche tirano afe tutto il veleno. Jlmedelìmofà egli contralapeftilenza del greggede gl'animali, pertu- giando loro l'orecchie da banda àbanda, eparimen- tclapdledel petto, c meflèvene dentro le radici. Il chehàfactocredcreàmolti, chem.fiauna radice d' Elleboronelmedelìmomodotràcarne, e pelle nelle calcagna degl'huomini, gliprefervfi dalla pelle licu- rifìimamente ne' tempi fofpecti . Difi'e Ariflotile, che le Quaglie , le quali li chiamano Coturnici mangiano avidamente il feine dell'Elleboro, e però furono elle vietate da gl'antichi nelle cene. Non mancano oltre à ciò alcuni trà i moderni Semplicilli, che vogliono , che l'Elleboro del commune ufo , e fpecialmcnte quel- lo, chefàilìori verdi, nonfia Elleboro, ne veruna fua fpccic, maquella pianta chiamata da Columel- la, e parimente da Plinio Conlìligine, lodata da lo- ro maiavigliofamente perla peltilcnza, e peri difet- ti del polmone del beftiame . Ne altro fondamento hanno di ciò (per quante ionie neveggia) fe non quello, che ricavano da i predetti auttori , i quali fenf- feto , che pertorandoii con ferro dall un canto all'al- tro l'orecchie degl'animali ammorbati, emettendo- li pofeia nel pertugio una radice di Conlìligine, che tutta la vcntolità vi concorre, e per quindi le n'efee , e li purga; imperochevcdcndocofloro, chcàirem- pi nollri ulano di far ciò conia radice d'Elleboro ne-, rofeome habbiamo detto ancor noi poco quidifopra.) e che ne feguita loro la falute; hanno per certo cre- duto, che quella fpecie d'Elleboro fiala vera Confili- gine. Ma per mio giudicio s'ingannano di gran lun- ga ; imperoche Abfirto , & parimente Hieroele af- fermano, che l'Elleboro nero fà il medefimo effetto. Allecui opinioni lòttofcrive Plinio al quinto capo del2<;.libbro, conquefìe parole.- L'Elleboro nero fa- na la flemma , & i morbi del beftiame , mettendofene un tronco della radice nell'orecchie loro prima per- tugiate, e cavatone pofeia fuori il giorno feguente nella Opini d'alcuni probaca. Nel quarto lib. di Diofcoride CONSILIGINE, OVERO ELLEBORO FALSO. A 67I nella mcdeGma hora . Perqucfte adunque ragioni» e auttorità panni , che polla elicle ì eiafeun chiaro > ehenonfolamemcle radici della Conliligine facciano effettotale; ma ancora quelle non folamence dique- fìafpecie d'Elleboro, ma di cucce l'altre ancora : anzi che quelle di quell'Elleboro , che fà il fiore purpureg- giarne, come migliori j e piti valorofe y fanno molto piùprello l'effetto, comepiù, e piti voice hò veduto iofperimentare. Sarebbe veramente una feiocchez za ( verbi gratia ) Udire, che la Safaraa filile il Cala- memo, òche il Calamentofufle la Sabina; perhave- re atnendue proprietà di provocare i melimi ricenuci , quafi come le la natura fulTe cosi avara, che non ba- velle voluto generare fe non un folo medicamento per morbo; non. eflendoperò morbo veruno , à cui non habbia ella preveduto di molti, e varj medicamenti da applicarli in un modo medefimo» e con un'ordi- ne lteflò. Olerei ciò non ritrovandoli auttore alcu- no nèancico, nè moderno ( per quanto io habbialet- tofiu'hojra) che feriva rbiiioria della Conliligine , nè che dia pur una fola ferobianza della fua pianta ; non sò come cosi lempliccmente pollano affermare coftoro, che l'Elleboro nero del conimune ufo Ga la Configgine . Ma oltra di quello non mi pare qui, da tacere La vana, & aliai inetta opinione intornoall' Elleboro nero d'Ugo Solerio, huoiuo altrimenti ( co- me dimoltrano le fcholie da lui fatte l'opra iprimilib- brid'Aetio) de nollri tempi dottiiiimo . Vana dico, peretièrfi egli non sò in che modo imaginaco (come fi legge nelle predette fcholie ^) che l'Elleboro nero , cosi quello del fiore purpureo, come l'altro del fior bianco, fienoquelleduefpecied'Aconito, chechia- manoi Greci Licoilono, ScCinoclono; eche quel- lo, che io connumero per la terza fpecie, cheprodii- ce il fior verde, fialaConfiligine, recitata da Plinio, eda Colurnella,. feguendo in quefloil giùdicio de "1' altri . Ma quali, e quanto valorofe Geno le ragioni, con cui fi sforza di provar ciò, fi può qui vedere dalle fue jfiefleparole,. le quali formalmencc fono quelle: Se E alcuno efaminerà diligenremtnie le radici delle già commemorate piante ritroverà molto piuevidente- mentediquello, che fi poffi dimoltrare con più lun- ga diceria, che non hanno elle con le radici dell'Elle- boro nero fembianza veruna, per e (Ter quelle dell'El- leboro, comeferive Diofcoride, bulbofe come Ci- polle , dalle cui infime pa tei hanno origine moke radi- ci. Senza che dica io altrimenti , cheda quelle pian- te, mentre che (i ftirpano dalle radici di terra , non ne rifilici alcun dolore di ceita,pcr vapori che fe ne levino, come io ho mille volte efperimentato : dovendo por però ciò accadere, come rettifica Diofcoride , fe fuffe- ro quefie piante il vero Elleboro nero. Per le quali ra- gioni fi vede, che niiìuna di quelle ere piante può ef- fere il predetto Elleboro, ma ben le due prime l'ultime fpccie dell'Aconito Licocìono, & l'ultima herba per feitefla. Quello tutto dille il Solerio. Perlequalipa- role G conofcchavcrcgli detto ciò concia dime, e contralaroia opinione, quantunque non m'habbia voluco nominare; impcroche nilìùno, ch'io fappia , hi ferino avanti di me, cheli ritrovino quefietrefpe- cie dell'Elleboro nero in Italia , e fpecialmentc in Car- inola, differenti però folamencc nellefoglie. Manon però per quello voglio riaverlo per male , per udir io volentieri le varie, e nuoveopinioni, che intorno al- la facultà delle piante alla giornata vengono in luce, benché farei dciìderofo , che ciò fi facefìe pici aperta- mente, e con migliori auttorità, e più ferme ragioni. Ma ritornando al Solerio , dico, che non bavero trop- Ooi„ionc d> po d'affaticarmi ("come fpero ) à confondere i fuoi Ugo" Sole- argomenci, cfTendo aliai leggieri ( falvando però la ,iurihn' pace fua ) c del tutto dal vero lontani; imperoche reputo cfser fenza alcun dubbio falfo, e detto forfè troppo temerariamente, che quelle Ipccie dell'Ellebo- ro, di cui è fiato detto di fopra , non facciano le radici (come afferma il Solerio) lottili, e nere, pendencidai un picciol capo à modo di Cipolla; cfsendo più che chiaro, emanifelto, non Gaiamente à periti Sempli- cilli, ma ancora àgli Speciali, per non dire àgl'Ber- bolatti, & alle femplici donniciuole, che te radici dell' Elleboro del coramune ufo, non naieonod altronde, che da un cerco capitello Cipollino, nere, e lottili > enonbuibufecome Cipolle, come difse egli : il per- che facilmente mi riduco à credere ( fe però mi fio le- cito dire quel ch'io ne giudico ) ò che'l Solerio riab- bia qui corrotta la fcrittura di Diofcoride , ò che noni !' babbi egli intefa , ò che fi fìa fin' bora poca efercitaco neU'hiftoria, e facultà delle piante , A quel* 10 poi che dice egli, che'l noflro Elleboro non fànel cavarli di terra dolore alcuno di teda , e però non. ef- fcrilvcro: firifponde, che apprefso in-.- quella ragio- ne è frivoliffima; impcroche non è da maravigliarli , che non faccia egli quefto: perche Diofcoride noadi- ce, che l'Elleboro nero faccia dolor di tetta à coloro chelocavano, ma chegl'aggrava il capo con il fon vapore. Laqual gravezza ho veduto pili volte caufara daquello, che produce il fior purpureo, e mallimai- mentefenel cavarlo fe gli rompono con ia zappa le in- dici, e che'l vento fpiri verfo coloro, chelocavano; 11 che accade forfè maggiormente in Anticira in Heli- cona, inParnafo, & in Ecolia; pernafeere quivi 1' Elleboro (comeferive Diofcoride) acutoalgulto , fervente, e di tutti gl aldi phi valorofo , pereiìer cale la nacura di quel clima : colà che non interviene for- fc in Francia, nè in Germania, per la frigideaza-, «j auflericà del clima, dell'aria, edclpaefe. Che poi le prime due fpecie dell'Elleboro del fior purpureo, e bianco fieno I'Aconico I.icoclono , & Cinoclono (co- me falfamcnce , per mio giudicio li perfuade il Solerio) non sò come fi polli credere , efìendocofacantofuor di ragione; imperoche quelle duefpecie d'Aconiti già fà più tempo fono Hate conofeiute, & hannofenc per rutto levere, elelcgitime piante, confoglie di Platano.fufti limili alla Felce, lunghi un gombito, e più, e radici cosìfottili,chenonèmaraviglia,fe Dio- fcoride lerafsembnfscà i cirri delle Squille marine. Le quali 67 : Difcorfi del Matthioli quali tutte fembianzc, io sò ben certo , che non tro- verà veruno nell'Elleboro nero. Più oltre ficonofce l'Elleboro nero del commune ufo efferc il vero, per 1' operazioni che fe ne veggono corrifpondenti alle virtù fue; imperocheiohò già mille volte fperimcntato , che purga, efanatutti i morbi malinconici , leva i calli induriti ^ guarifeei lordi, !a rogna, le vitiligini, lafcabbia , le volatiche, e tutti gl'altri incommodi del corpo, àcuilolodaronogi'antichi. Dellequali virtù (come fi fia) èdotato l'Elleboro, e non l'Aconito Cinoclono, nè manco il Colittono , velenofi, e mor- tali. Per turtequelìedunquc ragioni penfoeffere fin- ceramente chiaro , che non fia per modo veruno d'ac- cettare in quello l'opinione del Solerio, il quale, per miogiudicio, erra ancora in molte altre cofe, le quali per hora mi taccio. Ma per non tacere ancora noi qual fia la noftra opinione intorno alla Confiligine , affermiamononhavcrlafinqui conofeiuta, per non ritrovarverunoauttoretràquelli, che fanno mentio- nc della virtiifua, chenedeferivanota, nèfembian- za veruna. E di qui interviene, che non podi prova- re, chelapianta, dicuic quìla figura, fiala vera, e lalegitimaConfiligine. Ma nondimeno per faperio, che le fue radici curano i belliamida varj, ediverfi morbi, non (blamente fitte nell'orecchie, ma fràcar- ue, e pelle in diverfi luoghi di tutto il corpo loro, co- mefàpropriamenterEllcboro nero; non pollo fare di non fufpicarc feforfe tulle quefta la Confiliginc di Columclla , ediPIinio; ma non però voglioio af- fermarlo; ilperche parmi che più predo chiamar fi poffaElleborofalfo. Quefta pianta dipinge il Trago, il qual tanto approva itGefnero, perii vero, elegiti- mo Elleboro nero. Ma erra egli molto più evidente- mente, che pollino avvertire coloro, che fi fono me- diocrementeefercitati nella cognitione de'femplici : il cheinluinon è maraviglia, havendo una infinità grande d'errori nel fuo volume delle piante, per elscr huomo fenza faenza veruna, efolamente un fempli- ceScmplicifta. Nafce la pianta della noftra Confili- ginecopiofiffima in Boemia , produce i fuftifottili , arrendevoli, all'intorno de'quali fono le foglie lun- ghette, c fottili , non molto difiìmili dall'Abrotano. 1- fiori fono fimili à quello de Buftalmo, ma alquanto maggiori, dai quali nafeono alcuni capitelli quafi li- mili alle More de'Rovi maggiori . Hàcopiofe, e nere radici, come l'Elleboro nero, ma alquanto più fotti- li, epiùnere. E'inufo inBoemia apprefso à tutti i Medici del paefe, & alli Speciali in luogo dell'Ellebo- ro nero., e bufano ancora per i malori delle Pecore, & altri beftiarni, nel modo che altrove e in ufo la ra- Eilcbori, ii dice dell'Elleboro. Reftahora, che diciamo qual- joro virtù. chccofa delle virtù dell'uno , e dell'altro Elleboro . OndedifseMefue, che'l bianco è come veleno, im- peroche può egli valentemente ftrangolarc; e che pe- rò non fi deve accettare per l'ufo della medicina; co- me che il nero fi pofsa licuramente ufare , ne' corpi però robufti, e forti . Il che tanta paura hà mefso ad alcunide' moderni Medici, chenon folamente non lo vogliono ufare; ma à fatica fentir nominare nè 1' uno, nèl'altro. Il che m'hà più volte concitato il ti- fo, penfandoàtantatimidità loro; percioche l'infu- lione, non dico la polvere del nero (come infinite volte hò provato io) fi può deliramente dare in ogni corpo, per purgare eglifenza moleftia alcuna . Hò mefso io in ufo l'infufione à molti Medici , perla lede che apertamente gl'hò fattodelfuo mirabile operare nelle quartane fenza alcuna moleftia ; i quali ufando- la , perfuafi dalle mie parole, e ritrovandola corrif- ponderealle promefse , me n'hanno poi infinitamen- te ringratiato. Ma à volerlo buono, bifogna fubito che fon cavate le radici, purgarle prima, e cavarne fuoriifuftidimezzo, ecofifeccar poi le feorze all' ombra, e riporlo. Quelle date in polvere fono vera- mente più valorofe , che date in infufione ; ne fideb- bon dare , fe non preparare , e in corpi robufti , e for- ti . E però diceva Attuario : L'Elleboro nero folve D Vini, dell' Elleboro bianco . per di lotto la colera tanto nera, quanto gialla , ma non però fenza qualche difficultà . Uliamolo noi nelle febri periodiche, elunghe. Daffi à coloro , che im- pazzirono, e nel dolore antico della metà del capo , il quale chiamano emicranca. E' commodiffimo 1' Elleboro alle vifeere, alla matrice, & alla vefeica . quando hanno bifogno di medicina purgativa . La vir- tù fua è valorofiffima in cacciar fuori particolarmen- tetuttiimalihumori, che mefcolandofico'Ifangtie , 10 corrompono. Et imperò curile all'antico traboc- co di fiele, alle ruvidezze della pelle , fc abbia, ro- gna, volatiche, cfimili. E' ottima medicina per li lebbrofi. Dafsene il pefo di trefcropoli, òpoco più, ò poco manco. Dafìi con Vino pafto, & Aceto me- lato, evi s'aggiunge perfarlo più foave qualche feme aromatico. Dove fia dibifogno d'aumentare la virtù fua folutiva,vi s'aggiunge un poco di Scamonea. Ufa- rono gl'antichi Medici di dare la polvere dell'Elleboro agl'Epilettici, à i malinconici, ài furiofi, àpazzi , àglifpafimati , à i paralitici , àgl'hidropici, à i got- tofi, à lebbrofi, & à coloro, che tremano, e che pati- feono le vertigini : ma à i noftri tempi non è più frà i Medici l'ufo di darlo, pofciachedarnonfipolsa fen- za pericolo della vita, quantunque molti ufinodi dar- ne la infufione fenza moleftia. La lifeia , ove fieno fiatte cotte le radici dell'Elleboro bianco, lavando- lene la tefta ammazza i Pcdocchi, e le Lendini. Cuo- conii le radici nel Latte per ammazzare le Mofche , percioche guftandolo fubito fi muojono. Ammaz- zanfi con efse i Topi, e le Galline . Fallì del fucco del- le radici aitificioiamente un veleno mortifero, con 11 quale ungono le faette delle balleftre i cacciatori , le quali fubito che ferifeono le fiere, cchetoccano il fanguc , in breviffimo fpatio di tempo le ammazzano» come ne pofsoio farteftimonio , havendone piti , e più volte in divedi animali veduto la prova . Ma ve- ramente m'hà fatto non poco maravigliare , inten- dendo, che prefo per bocca quello veleno, (pur che non fia in gran quantità) non folamente non ammaz- za , ma non fà quafi faftidio veruno, e pe- rò dicono li Spaglino, li, chei cacciatori , chel'ufano, nèman- giano certa determi- nata quantità, quan- do fi vogliono purga- re . Il perche non è maraviglia, fe le carni de'falvaggiumi morti da quello veleno fi mangiano fenza no- cumento veruno. II qual veleno non am- mazza altrimenti, fe non quando fi mefeo- la co'l fangue , ne al- tro antidoto vi vale per camparla vita, fe non il mangia re delle Mele Cotogne , come hò più volte intefo di bocca propria dell' Imperatore Ferdinan, do Primo , mio cle- mentiffimo Signore . ScrifseneGal.al5.del le facultà de' fempli- Galeno. ci,cosi dicendo: L'El- leboro tanto bianco , quanto nero, hà virtù afterfiva, ecalida: il perche fono accom- modati molto à gl'ai - phi, volatiche, fcab- bia , e rogna . Il nero mefso Ellebori ferirti da Nel quarto lib. di Dofcoride A meffo nelle fittole callofe, per due,over tre giorni con tinui ne leva via tutta la callofità La decozione fatta nell'Aceto giovaal dolore de' denti. Sono calidi, e fecchiamenduene! terzo ordine . Il nero veramente è alguftopiù caldo, & il bianco più amaro . Quello tut- to de gl .Ellebori dille Galeno . Frondi del tutto limili all'Elleboro bianco produce quella pianta , che alcuni tfua moderni chiamano Ophris, la quale non produce pe- ,. rò, fe non due frondi per pianta , tri le quali palla il furto, fopra'I quale nafcono da e(lé frondi fino alla ci- ma alcuni piccioli bottoni, lunghetti, da cui efcono i fiori bianchi, limili à linguette. Hà la radice fonile con molte altre molto minori, di buon odore. Ufalì tuttalapiantaperfarnerii capelli, per confolidare le fi rotture, e per fanare le ferite. Chiamano i Greci l'El- leboro bianco Kws/Sofas \smÒ! : i Latini Elleborus al- bus, &Veratrum album: gl'Arabi Cherbachem, Se Gharbecdabiad; i Tedelchi Vueis niefznurtz: li Spa- gnuoliVerdegambre blanquo, & yervade baleftc : i Francefi Vicaire,Verarum,Veratre,& Elleboro blanc. Il nero Chiamano i Greci Ekht/3°po! pixcli: i Latini El- leborus niger , & Veratrum nigrum : gl Arabi Cherha- chem, & Cherbecd afved : i Tedefchi Girili vurcz: li Spagnuoli Verde gambre negro , & Elleboro ; i Franceii Viraire, & EUeborc noir. Del Sefamoide maggiore. Cap. 154. C CHiamano in Anticira il Sefamoide maggiore Ellebo- ro , per metterfi egli nelle purgationì infieme con f El- leboro bianco . E'fimileal Senecione, a -veramente alla Ruta. Produce le frondi lunghe: il fior bianco:la radice fitti- le^ di niun -valore : ilfeme èfimile al Sefamo,al gufo ama- ro. Purga lofiomaco. Dajjì trito per folvere la colera, e la ■flemma, quanto fene può torre con tre dita infieme con uri obolo, e mezzo d'Elleboro bianco , e con acqua melata . Del Sefamoide minore. Cap. 1^5. IL Sefamoide minore produce i gamboncelli lunghi una D fipanna: e le frondi fimilì al Coronopo, ma minori, SESAMOIDE MINORE. 673 e più pelofe . Hà nelle fommità alami capitelli di fiori quafi purpurei , ma nel jit{y biancheggiante: il feme fintile à quello del Sefamo, roffo, ér amaro : fa la ri- dice fittile . Sol-ve il feme bevuto alla quantità di mex^- £0 acetabolo la colera , e la flemma per di fono : im- piantato con acqua, rifol-ve i tumori, èri pani. Ma- fie in luoghi afpri . Quantunque ne gl'altri difeorfi prima ffampati babbi io fcritto di non havercognitioneveruna del Sesamoide maggiore, e minore; niente- tcdimcnoil minore e flato ritrovato poi da alcuni dili- gentilfimiSemplicilli, in cui lì veggono tutte le note che vi convengono, come può ben veder-ciafeuno dalla figura qui polta da noi, la pianta della quale ri- cevei io in dono dal gentiliffimo , e Magnifico Signor- Giacomo Antonio Coitufo, gentiluomo Padovano, e Semplicità rariflìmo de' tempi nollri . Chiamano i Greci il Sefamoide maggiore XilcrxpMSit fihx : & il mi- I ■ noie XwxiLo&U (juivrov : i Latini il maggiore Selamoides magnum.- & il minore Sefamoides paruum . Sefamo minine - Del Cocomero fal-vatko . Cap. 1 56. L Cocomero fal-vatko è differente dal domeftico fola- JL mente nel frutto, il qual produce egli mollo minore, fimile d Ghiande lunghette . Le frondi , ér i farmenti fono Jtmili al domeftico. Produce la radice candida, ir grande . Mafie in luoghi fabbiouici , e ne i cortili delle cafe : è amaro in tutta la pianta. Il ficco delle fiondi difiillato ncll orecchie , ne ca-va il dolore . La radice impiastrata con Polenta rifol-ve ogni -vecchia enfiaggio- ne : applicata con Ragia di T erebintho , > ompe le pofte- mette : meitejì ne i cri/Ieri , che fi fanno per le fiati- che: cotta nell'Aceto, esr ìmpiajìrata, rifolve le poda- gre . Lavanfi con la fua decottione i denti, chedoglio- 710 . La polvere della ficca mondifica l' impetigini , li fiabbia, è le vitiligini: e ritorna nel fio proprio co- lore le cicatrici nere: e fipegne le macole della faccia . Il fiacco della radice alla quantità d' un'obolo, e mez.- XJ> , e parimente la quarta parte d'uno acettabolo del la fisa corteccia, fiolve la colera, e la flemma, emaf- Jime ne gli hidropìci . Purga fenz^a mole/loie punto lo Jlomaco. Mettefi una libra, e me^_a della fina radi- ce in una hemina di Vino di Libia , e dannofene tre giorni contìnui tre ciaf hi, fino che fi vede rifolvcre il tumore dell'hidropifia . Fajfi del fio frutto il medica- mento , che chiamano Elaterio , in quefito modo . Tol- gonfi dalla pianta quei Cocomeri, che come fi toccano, faltano, e fpruzxano il ficco, e firbanfi cosi per tutta ima notte, & il dì feguente mejjb un crivello aflai ra- do fopra. un catino , & acconciatovi un coltello con il taglio in sii , fi pendono i Cocomeri con amendus le mani a\ uno per imo, e taglianfi per meTjcji , fpremen- done il fuoco per lo crivello nel catino di fiotto : fpre- mefi parimente la carnofità fua, che s' attacca al crivel- lo, accioche più agevolmente coli . Lafcìafi poi così al- quanto fare refiden^a , e poficia fi mette in uri altro propinquo catino . Il che fatto, s infonde alquanto d'ac- qua dolce fipra à quei framtnenti , che rimangono nel crivello, e di nuovo fi fpremono , e giitanfi poi via. TAefiolafi dipoi il liquore con l'altro nel raedefimo -va- fo, e fi porta al Sole coperto con tela: e come hà fat- to la rejidénzji , fi (spara tutta l'acqua , che fià dì fi- pra infieme con la fpìmna . Il che fi fà tante volte , che fi purifichi dell'acqua, e che'l fondacio refi aficìuito,il quale pofiia fi mette in un mortaio, epe/lofi, e fanfe- ne paflelli. Sono alcuni, che per difeccar prefio l'Ela- terio dallhumore acquofo , fpargono della cenere crivel- lata in terra , e fannovi in mezj!J> una fojja , nella quale pongono una tela d tre dopi , e pofiia v'infon- dono [opra tutto il liquore fpremuto , ilquale cornee af- cìtitto , pefiano medefimamente nel mortajo , come s' è dette. Alcuni in cambio d'acqua dolce, vi mettono del- la marina, ir altri nell'ultima fiprejfione mettono l'ac- qua melata. L'ottimo Elaterio è quello, che è lifiìo , Vu leggiero , con una cena h$anchexx.a3 alquanto humido, amariffimo al gufilo, e che avicinato al lume della lu- cerna agevolmente s'accende . Quello , che hà il colore di Porro, e non è lifcìo torbido all'occhio di colore tra l ' Orobo , e la cenere, e pondero/o non è buono . Sonfi alcuni , che per farlo ben bianco , e tifilo , me/colano dell'Amido col fuoco de' Cocomeri . E' utile l' Elaterio per le purgationi da due anni fino d i dieci . La mag- giore quantità dei fio ufo è un obolo per volta, e la minore nHKXp obolo, come che à fanciulli fine dia fola- mente due chalcht; imperoche è perìcolofo il darne mag- gior quantità. Purga per vomito, e parimente di fit- to la colera, e la flemma. E' ottima pmgatione a gli Jlretii dì petto . Volendofi , che purghi di folto vi s' aggiunge il doppio pefo di Sale , e tanto Senape che hafìì per incorporare , che bafilì à dargli colore , e faf- fene Pìlole con acqua di grandezza d' un Ervo , e dannofi; fopra alle quali fi convien bere un ciatho d' acqua tepida. Ala à provocare ìlvomìto fi diflempe- ra con acqua, e con una penna fi mette dentro nella' gola oltre alle radici della lingua : ma per coloro , che malagevolmente vomitano , fi dijfolve con Olio vec- chìo,ò vero con Unguento Irina , e prohibifiefi il fanno. Ma dove purgafie egli troppo bifigna dar bere à i pulenti Vino meficolato con Olio i pei-cioche facendafi così vomitare, cejfa la purgai i one . Ma quando concie* fi vomilajfe troppo , il rimedio è dì dare acqua fre- fica. Polenta, Aceto inacquato , Pomi , e tutte quelle cefi, che firingono , e corroborano lo flomaco . Provo- ca l'Elaterio i meflrui : meffò ne ì pejfoli , ammazx" il fanciullo nel venire delta madre : tirato super lo na- fa con Latte, conferire al trabocco del fiele, e guari - fee i dolori vecchi del capo . Impiafirafi alla fchìran- tia utitiffìmamente con Olio vecchio , Mele , è vero Ftel di Toro. COCOMERO. SALV.AT1CO. Ducerli del Matthioli A fai v atico , c l'uà elami - nac. & hift. TAfcono i Cocomeri falvatichi abbonda n- uùìmiinTolcana, e mainine nel Contado di Siena appretto alle cadetta lungo le mura , & ippreflo le vie, Fàifarmenti, che fe ne vanno feorrendo per terra, lunghi due braccia, e cosi ruvidi, che ftrin- gendoli con mano pare che punghino come fc fuflero tpinofi, Le foglie fono come di Cocomero domelti- co, màpiùpelofe, più ruvide, e più ferme dalla par- te di fotto bianchiccie con apparenti nervetti dalla parte di fotto, con picciuoli grotti, cmolto ruvidi . I fiori nafeono ne'farmenti per tutto dalle cavità dell' origine de' ramofcelli , i quali fono {Iellati , epari- mentegialli, come quelli de'domellichi, con un bot- toncello di dietro, il qual crefeendo diventa come unaGhianda, quantunquepiù lungo, e più grotto. Tali adunque fono i Cocomeretti falvatichi pelofi , macosigtottamente, che ifuoi peli fono poco man- cochefptne. Quelle maturandoli il mele d'Agodo biancheggiano, e non pottòno così poco toccarli , che fi fpiccano con tal furia dal picciuolo (come è noto à chi n'hà vi (lo l'efpci icnza ) che fchizzano fuori il fucco, e'1 feme nelle mani di chi li tocca, come s" ufeittèro d'uno fchizzatojo. La radice fà egli lunga una fpanna, e qualche volta più, e grottacome'l braccio deU'huomo , hiancha, denfa, fuccofa,e mol- toamara, come è ancora tutta la pianta, e non fola» mente nafee ne' didietri luoghi, ma in altri ancora , dove il terreno è magro , &arcnofo, e nelle macie . falli dal fucco de' frutti l'Elaterio, il quale è in ufo. Riprende Valerio Cordo nel libbro dcllefue pian- te non poco Galeno per haver detto ne' libbri delle fa- cultà de' femplici] chc'lfcme del Cocomero falva- tico è del tutto amaro. Ma con fopportationfuadi- Ol[cno ^ cecgli la bugia, e falfamenteimpugnaGaleno: im- ftft :d» pei oche egli nel quarto libbro delle facilità de' fem- Sj'jjj plici al 7. capo dice , checomc lì ritrovano delle Mandorle amare, così ancorali ritrovano de'fcmi de' Cocomeri amari : non efplicando più de' do- meftichi che de" falvatichi . Ma ben fi debbe credere, che intendette Galeno del ieme de'domelli- chi, come quello che voleva ammonire i lettori, che fe ben naturalmente il feme de'Cocomeri domedi- chi e dolce, fc ne trova ancora qualche volta d'amaro per difetto del terreno, ove fi femina . L'Elaterio (per ritornare ad elio ) ditte Teofrafto al decimo quarto capo del nono libbro dell'hiftoria dellepian- tc 1 cflcr tanto migliore, quanto più vecchio fi ri- trova; imperoche riferifee havergli affermato un Me- dico non bugiardo, nè vantatore , bavere havuto egli Elaterio vecchio di dugento anni, datogli do- nato per cola rara, valorofiffimo nell'operare • Il che non accettando Diofcoride, ditte, chela virtù folutiva non durava potente nell'Elaterio , fe non da due anni lino à dicci. Oltre à ciò ritrovo , che Diofcoride dice, che uno de' fegni del buono è » che quando s'accolla al lume della lucerna, facil- mente s'accende; e Teofrafto ditte, che tanto hu- more hà in fe l'Elaterio,che ancora che fia vecchio di cinqunata anni, fpegne il lume delle lucerne, quando vi s'accoda . 11 che confermò parimente Plinio alprimo capo del vigefimolibbro, cosìdicen- do : L'Elaterio accoftatoallclucerne, le fpegne del lame loro, fino all'età di cinquanta anni . E que- llo è l'efpcrimenco del vero , cioè , che accollato al lume, avanti che lo fpegna , Io fà prima sfavil- lare di fopra, e di fotto. 11 perche parmi veramen- te , che corrotto fia qui il tetto di Diofcoride . E però è da penfare., che dove fi ritrova ferino , che acollato l'Elaterio vero alla lume della lucerna fa- cilmente s'accende , voglia dire, facilmente lo fpe- gne; peiciocheogn'humidità.chenonfiauntuofità , fpegne il fuoco. Ma non ritrovandovi alcuna untuo- lìtà , mà bene humidità grande nell' Elaterio , è da penfare , che più pretto polla fpegnere egli il fuoco , che accenderlo ; imperoche accodato al- la fiamma , il calore eccita in quella humidità un poco di vento , il quale ufeendo fuori fpegne age- volmente il lume j come per dichiarirmi di ciòj hò jofen- Nel quarto lib. di Diofcoride . io fenfatamente voluto vedere l'efperienza . Scrilìe tA m"'ia dell'Elaterio Mefuefiel fiib trattato de'femplici, dove cfuc. havendo prima detto l'hilìoria, e la completorie di tutta la pianta, venendo al correggere alcuni nocu- mentifuoi, cosi diceva : 11 Cocomero Alinino è ef- coriativo, & apre le bocche delle vene , eperò gene- ra dolori di budella nel fuo operare, e fi gran f altidio . Levatigli il primo nocumento, mettendo con il tuo fucco alquanto di Bdelio , òvtrodiGomma di Dra- gamo, ò vero dandolo con Latte dolce monto di fre- feo, òveroconacquamdata, eSale. Aumentati, e facilitali ropcrationefua, mefehiandovi alquanto di Sai Gemma: il che parinjentc fanno le fpecie Elefan- tine . Solve l'Elaterio, che (i fi del fuo facce* come la Scammonea. Ma fecondo la verità, Solve laflemmi tanto per vomito , quanto per di fotto: efolve qual- che volta ancorala colera , e maflime quando ella fi ri- trova preparata. Solve oltre à ciò mirabilmente gl'hu- mori acquolì da quelle parti fpccialmente , che fono diffìcili da fòlvere. Cava le materie, che fono nelle giunture , e cura i dolori di quelle : e quello fa propria- mente il fuo fucco , e la fua radice impiaftratacon A- ceto. La radice cotta con acqua, & Olio inheme con Affeozo, & impiaftrata in su le tempie, riavendole primafomentate con la decottione , guarifee ogn'an- tica, e malagevole cmicranea. Alche vale parimen- te tirare il fuo fucco sii per il nafo , mefehiato con al- quanto di Lattei imperoche tira perla via del nafo af- faiffimefuperfluità del cervello: e vale perciò al feto- rcdelnafo, & al dolore antico del capo, & alla epi- lepfia. Rifolve impiastrato, come s'è detto, lepo- flemedure, elefcrofole, e maflime quando vi li met- te dello flercodi Capra con Mele 11 fucco del frutto, e parimente della radice è medicina ottima perl'hi- dropifia; imperoche folve l'acqua gialla valorolìllì- mamente. llchefà parimente la decottione dellafua radice. Giova oltre à ciò al trabocco del fiele, Sali' oppillationi delfegato, e della milza, iV alle feiati- checon manifelto giovamento, non folamente im- piaflrato, ma ancora me (lo ne'crilìeii. La polvere dellaradiceincorporata con Mele, aiìòttiglialecica- trici, efpegne i lividi delle percoflé. 11 fucco della radice incorporato con Farina di Fava, & applicato in forma di linimento, mondifica la faccia, ctuttoil corpo dalle macole della pelle, elelentigini. Maèd' avertire, chenon fe ne toglia più della debita quanti- tà; percioche aprendo le bocche delle vene, folve per ^'"difottoilfangue. Scrilìe del Cocomero Afinino Ga- ittoda lenoall'ottavodellefacultàdc'femplici, così dicen- aleno. do: 11 fucco tanto del frutto del Cocomero falvatico, ilquale chiamano Elaterio, quanto della radice, e dellefrondi, è veramente uciliffimo per le medicine. L'Elaterio applicato di fotto, provoca i meftrui, & ammazzala creatura , come fanno tuttel'altre cofe amare comporterai fottili parti, ch'habbiano della calidità, come è l'Elaterio, ilquale è grandemente amaro, ma caldo sì leggiermente, chenon eccede il fecondo grado; & imperò è egli digeitivo. Adope- ralo adunque alcuni, ungendolo inficine con Mele nella fchirantia, ò vero con Olio vecchio. Tirato con Latte sii per lo nafo, vale al trabocco di fiele : e miti- ga, e fanai dolori del capo, llfucco delle radici, e dellefrondi , quantunque habbia virtù limile all'Ela- terio, nonèperòcosìvalorofo. Ma la radice ha virtù molto limile; percioche è atterriva, digeftiva , e mol- lificativa: e la fua corteccia è più difeccativa . Chia- manoiGreciil Cocomero falvatico HiW ùyfys: iLa- tiniCucumisanguignus fylvefiris, & erraticus : gP Arabi Chefeallimar, Kate, alhenei, & Cheta alha- mar: iTedefchi Vuilder cucumer, &Efelscucumer: liSpagnuoli Cogombrillos amargos : iFrancefiCo- combre favvage . L'Elaterio chiamano iGreci Wmtiì- ew: i Latini Elaterium. 67= Della Staphis agria. C/ip. 757. LA Staphis agria, ò He) 'ha da Piciocchi ; ha le fi on- di Jìmili alla Lambrufca, intagliate: £ri fuoifu- fti diritti-, teneri, e neri . Producei fiori Jìmili à quelli delGlafto: &i follicoli verdi, come fono quelli de Ceci , ne i quali è dentro un nocciolo triangolare , ruvido , di co- lore che nel nero , roffeggia , di dentro bianco , ir acuto - al guflo. Purgano per -vomito gl 'humori grofft , dieci, over quindeci grani del fuo feme bevuti in acqua mela- ta: maeoloro, che li tolgono, debbono continuamente paf- feggiarel ma bifogna con prudenza efjer attento in dar- gli continuamente a bere acqua melata; imperoche è pe- ricolo , che non {Ir angolino , e che non bruciano le fauci . Trita la Staphis- Agiia, érunta pefeiacon Olio am- mazjjz i Pidocchi, evale al prurito, &■ alla rogna . Mafluata, jà fputare ajjaifftma flemma. LavandofiU bocca ccnla fua decottione , /iova d i dolori de i denti, e ri/lagna il fu ffo delle gengive: guarifee incorporata con Mele l'ulcere della bocca, che menano. Metteji ne gli empiajìri che brugiano . STAPHIS AGRIA. Staphis a- gria. e fila entrain». NAfcela Staphisacria, cioè Uva falvatica , la quale chiamano cominunemente gli Speciali Statutària, in più luoghi d'Italia . Enne affai in Pu- glia, & inCalabria, eparimente in lltria, eSchia- vonia. 11 feme s'hà publicamente copiofo per tuttele Speciarie in ufo per fare mafticatorj , e per fare untio- necontra à i Pidocchi. Ritrovo alcuni cheferivono • > fanarfi i morduti da i Serpentidandofi loro à mangia- k^s'aphi's reifìori della Staphis agria, & impialfrandofene le foglie fopra la piaga. Scriffene Galeno alreftodel- lefacultàde'fcmplici,cosidicendo ; La Staphis agria agrial^ è acutiflima , di modo che purga valcncemente la dil Gafenu . flemma del capo, & è afterfiva, laonde giova alla rogna : ma è ancora alquanto cauftisa . Chiamano la Staphis agna iGreci Xr^tsaccypix, & AVapit ùypuc i Latini Staphis agria, Vua lylveltris, hetba. pedini- « - laris,&: Pituitaria: gl'Arabi Albcras.Habelras, Min- Vu 2 bazagi, 676 DHcorG del Matthioli 1 ifH bazagì, & Miubezegi : i Tedcfchì fìifraiinz ; li Spa- gnuoli Fabaraz, Paparaz : i Frane-di Le Eftaphifa- grie, & Herbe aupoulx . Della Thapfia. Cap: 158. LA Thapfia è così chiamata , per effere ella pri- mieramente fiata ritrovata nell* I/ola di Thapfia, E' di natura , e di fpecìe fimile alla Ferula , ma hà il fu fio pili fonile y e Is pondi Jimìli al Finocchio . Traduce nella fommità d'ogni ramufcello un ombrella fimile aW Aneto', i cui fiorì fono gialli . Il fem-s-è quelf i/ìejfo della Fenda, largo, ma alquanto minore . La radice è di fuori nera , e di dentro bianca , lunga , acuta y e ve/fita di graffi corteccia. Cavafene il liquo- re ih quefio modo, Fajfigli ima (offa attorno , dr in- tacca^ la corteccia , ò vero che- s incava la radice al tondo, e cuoprefi, accioche il liquore fia più puro, ma bifogna il fogliente giorno- tor fuori quello , che vi fi condenfa . Pefijfi ancora la radice in un mortaio 9 e fpremeftne il fuoco per il torchietto , e mettefi al Sole in un vafio graffo di terra cotta . Alcuni vi pejìano infterae ancora le fiondi ; ma è pofeia il liquore poco valorofia. F'tra l'uno y e V altro quefìa differenzia, che quello, eh? difilla, o fi cava dalla radice , hà più prava odore , e mantitnfiì piti httmido j e quello , che ft fpreme dalle fi ondi , [fi fecca, efitarla. Debba aver- tire chi lo raccoglie di non ifìare con la faccia., verfo il vento , 0. vero d'eleggere un giorno- aprico fenZjt vento ; imperoche per l'acutezza dello fpirho r enfia grandemente la faccia, e dove fono le membra nude y vengono per tutto le bro^z^e^ il perche tifano coloro , che ne ricolgono il liquore d' unger/i tutte le membra nude con un cerotto liquido , e correttivo, e cefi pre- parati vi vanno. Hd virtù di purgare tanto la cor- teccia della radice, quanto il ficco ; fr il liquore be- vuto nell'acqua melata, purga la colera per vomito , e parimente per di fiotto . Danfì della radice quattro oboli con ire dramme dì Jeme d'Anetho; ma del ficco fi danno fiolamentc ire oboli : e del liquore fòt ameni e un'obolo ; imperoche è cofia pericolqfa il tome maggior quantità . Conferifce quefia purgaiione d gli fretti di- petto , che difficilmente refpirano , à ì dolori antichi del coflato, ér ove gl human con difficuli à fi fcreano} daffi ne i cibi, e nelle vivande à coloro, che malage- volmente poffono vomitare- . Hanno tanto la radice , quanto il liquore, virtù di ritirare dal profondo alla cima, ma maggiore di tutte l' altre cafie , ch'operano il medefimo', e parimente dì permutare, erilaffare i por- ri , e meati della pelle . È perche il ficco unto , e la radice frefea fregata fanno rinafeere valorafiamente ì ■ capelli caficati per pelagicne . La radice , & il fuoco con ugual parte di Cera, e d'iucenfo , levano ì lìvi- di, e'I fangue morto folio la pelle \ ma non vi laficia- ?io fUfo più dì due bore : dapai fi fumenta il luogo con acqua marina calda . Il fiacco fipegne le macole della faccia , meffovi fufo con Adele à modo di linimento : fiana la fcabbiai rifiolve ì piccioli tumori ungendoficon Solfo i faffene linimento utile ne i difetti vecchi del. polmone, del cofiato, de piedi, e delle giunture. Vale à ricoprire di prepatio il capo del membro genitale in coloro, che naturalmente, e non per eh ccnctfione l'han- no ficoperto, percioche vi genera intorno un tumore, il quale mollificato pofeia con Graffi, rifa valentemente la perdita del cape lieti 0 . T H A P S I A. D fu a hiftoria 1*> ' ^CriffedellaThapfiaTeofraftoal22.capodelnonQ ftona. ^ libbro dell'hiftoria delle piante cosi dicendo : La lhapfia è una radice, cheta vomitare; e quando fi ritiene fà purgare di fotto, e di Copra . Spegne applica- ta i lividi; macaufa nondimeno alcune bolle bian- chiccie, llfuofuccoèpiùvalorafo; imperoche cau- fa abbondantemente per vomito, e per di fotto. 11 fe- me non è in alcun'ufo . Nafce in pili luoghi , cosi co- me nel territorio d'Athenc, dove lepecore paefane non lapafcono; maleforafticre molto Dene fe la manga- no; il perche pofeia gl'interviene, ò che fi purghino, ochefenemuojono. Riferifce Plinio al 22. capo del tj. libbro che Nerone Imperatore pofe in gran magni- ti cenza la Thapfia nel principio del fuo Imperio; per- ciocheandando egli di notte feonofeiuto, facendo mille infulti alle genti, fpefio gl'era pelto il vifo, e di- ventandogli livido, s'ungeva fubito con la Thapfia mefehiata con lncenfo , eCera, con il qual rimedio in una notte li liberava; e coli moftrando il di feguen- tc la faccia Cananei cofpetto di ciafeuno, occultava la fama, & il mormorare, che era di lui tra la gente, che fulle ltato battuto . E'IaThapiia hoggi affai nota in Italia, e copia grande ne nafce non lolamente inPu- glia, dovenafeono l'altre Ferule; ma ancora nelle no (ire maremme di Mena. InPadova, & in Veneti» li può ella agevolmente vedere in diverfi giardini, li- mile molto alla Ferula . Scorticano alcuni di queir Herbolatti, che vanno, e vengono ogn'anno da Pu- glia, le radici della Thapfia, e vendonne pofeia le feorze in cambio di Turbith, le quali fi poffono pe- rò adoperare ficuramentc, ove lì convenga la Tha- pfia; ma non però per mio giudicio fi debbono tifare in luogo del Turbith . E però fon io non poco lonta- no, dall'opinione del Futhfio , il quale ( come dicem- mo di fopra nel difeorfo del Tripolio ) lì crede che'l Turbith fcritto da Mcfue non iìa altro, che laTha- plìa. Scriffene Galeno al fefto delle facultà de' (em- piici, cosi dicendo; La Thapfia è acuta, evalorofa- r mente calida , con il che hà ancora dell'humidità , e* peròtira ella valorofamente dal profondo alla fom- mità, digerendo quello, chetira: ilchefàperò ella con un certo tempo, pereflèr piena di molta humi- dità, la quale è veramente caufa, ch'ella fi corrom- pa pretto . E però diceva al primo libbro delle com- pofitioni de' medicamenti fecondo i luoghi : Sappi chi ufala Thapfia , che è grandìlììma differenza nel fuo operare ; imperoche in un'anno folo perde ella gran parte della virtù fua , e molto più la colta di due duiueann,, &hc.quafi ardimento Hi dire, checu.l Nel quarto lib. di Diofcoride. O nì flirt* — _i a . „ ... 677 Dello Sparilo. Cap. 159. 0 Sparilo è miaplanta, che produce le venhe lun me , llq,tale è fije alle Lenticchie, alcuno, ZTfT&iTXTA f*** ceranti alcuni p "J'"'™"* ■ none potila crMeri,,,ll, r-: , :ì ? martna, e fan. U ^fe^rtfi^^ — fi» SPARTI©! TAntaèlalimilitudinctraloSpartio pl-,r^„ ri femerroic chipenfaffie, chefu4traSrri„ t Geneftra differenza veruna, e maffirnàn'en t v °déndo loP'a (-io non poco dubitare Plinio a! o,.aDrlpl , f n aovenefcriffe.nqueflomodo: La G eneilra é aneÓ'ra' Ma dubito, fequelìafìa quella piama , che inferi eh amaronohpartio; havendo iodimoftrato , eh d nav iS i Homcro'1^ndodiffe: Gli Sparti del e . avvifato il Clariffimo Medico M PW„ e ■' ' SJftwW0 £la"a VCCCÌa • Di raodo che nato collutto per favorire più a la verità, che ali 1 ner emacia, d, ventrenell opinione di colon,, de V0X" cap.dcl 19 I,b. dopo molti fccoli, nè fii ivanri H,r s W». ■t f pTfemi r "Ino VT^"'. d?VC CSM C In A r,-w, lc™lnaK alcl°) e feminandoli non vi nafte fi «un " I " egI'^°S,1 PICC,o1o> Clle non v le per co- nJrTr Bu?n° è frante quello, chcnifcc nc! ••incora lommcrfo neiracqJa ri 'ì "Utrifcc ^deluoghiaridiffimSglS/S^ °°.S1> fc che fi rinovi per propri! natura ' E 3 C'° illeGsNESTaE,delleqiiaIipurbifognadir ancora mal che cola, per mantenere il noftro O^T^ otS!"^' treall efsere m grandiffimo ufo per legare le S ' no di fe maravig.'iolo fpettacolo f M I/o V 1 Giugno fopra alle colline, ove nafeono ^ JjftL neri, mo ito d, lontano il fulgentilTimo cólo d'oro che rilplende daMoramenilSmifiori, dicui acari' cano COSI abbondantemente , che qualche vo ta o£ fono le piante fpefse, fi vede dalia lunga tutto X monte doro. Sono 1 or fiori f™, r ■ ,X n gratinimi alPApi . £ pero fi p intano attorn" 1 ""° neftra, e panmentele fife-ine de fuoir^i chetannolaMajolicadi colore d'oro CO,f°m 4 colorire lenza eli] . Altri macerano lere„,ftP°fSOn0 " u 3 Canapi G eneftra fcritta da Mefue . Canai» «affi per le navi , e ne teflono quella tela grof- kX^do^ra per far fiacchi, che no, Comignolo . Fece della Geneltia «ora Meteo. 13 gVaitrifBOi fempUei folutiv. , cosi dicendo La L,e «eftraèuna pianta, che ogni fua parte conturbalo voca Incide, & affottigUa, nuoce allo ftomaco , * M cuòre; mafcgiiW^W il nocumento ( come d.fie S melcolandola con Mei Rotato , e parten- te con Rote, econMaftice. Debbeb dere il fuo feme co- Acqua eMelRofato. Corregge ! ancora ,1 no esento tuo con Aneli , con feme d.Hnocchio , e d. K 11 fiore foitiene poca decott.one, mailfeme a„ p?d. Solve quello per vomito, e per d» lotto va- lorofàmcntelaflemma, eie materie, ci* fono ne 1= liun ùre, e mondifica le reni da tutte le iuperuuita - lo oca gagl.ardamente l'orina , e rompe le pietre 1 ideila vefeica, e non v.lafca conde, fa- r dentro maretta alcuna in pietra I «optow CO» McUlofito, òveronell'ova, nfohomp e fciolole . ^uoOxm le, ò vero del luo feme, r.folve lepolle- me deUa l^a Ufandoli fpeffo d. vomitare con . ef- fe con e dee alle (cianche, allepodagre, & al do- o.'edeU cren.. Dalli de" fiori da due dramme fino a del feme da tre dramme fino a qua tto cultà de femplici , cosrdicendo : lllemc.e paurnen t te il "ucco dello Spatrio , con cui li legano da no le vi ^J* gn è valoroiaiìienteiolutivo . ^T^vU Spatrio gì**** i l^^""»1"' ,f4a3iGe- N°»i • denelha chiamano i Latini Gemila : hSyagnuo.ioc neltra, Gielta, Giefteira. Del Silibo. Gap. ifio. Ti ^iKfc è MM pianta fpinofit, larga, t le fiondi fimìli al Chamaeone bianco . Majafi Zolla ne i cibi , quando è frefea , <°"a ,c0» con Olio. Il ficco della radice, bevuto al pefi d una dramma , fà ■vomitare . fci 5?ar e) Matthioìi IL Silibo non nafee (che ic .fappia) m Italia , ove penfo, che ài tempi noftri da egli del tutto incognito; percioche quantunque v. potette egl.na- feete, tante poche fonole note , clic di lui fenve Dio- doride, che in vero non mipajono battami per 4i'N9mì. molìratlo. Chiamano i Greci il Silibo coi> Aga- rico, con Rhabarbaro, e con Spigo. Freganti con Olio di Mandorle, òvero di Sefamo, accioche di- ventando ontuofi ,non fi attachinoallo flomaco. Al che fi ripara parimente dandogli con la Caffia , con li Manna, e con iTamarindi . Dalli la loro infufione , quando fi cerca folamente difolvcre: e la polvere quando fi vuole riftagnare: il che fanno tanto Piu,va- lorofamente, quanto più fono macinaci lottili : I Che- buli condici folvono manco,e più confortano le mem- bra nutritive : ma i crudi fanno ruteo il cenerario. L ufo de'Mirabolani C diceva Mefue) fà ringiovemre , Mic e fa buon colore, e buon'odore di tutto il corpo: ge- „i , nerano allegrezza, confortano loftomaco, il fegato, &«* e parimente il cuore: conferifeono all'hemorrhoidi , & all'acuità della colera . Nel che fono veramente af- fai più de gl'altri valorofi i Citrini, percioche la fol- vono, e confcrifco'no à tutti coloro, che hanno le compleffionicalide . Fregati fopra una pierraconac- quad'Agretto, ò con acqua Rotata, òvero con fuc- co di Finocchio , mondificano gl'occhi , vi fpengono l'infiammagioni, evidifeccano le lagrime. Triti in polvere, conMaftice, difeccano, e confolidano 1^ ulcere. I Chebuli folvono la flemma, chiarificano 1' intelletto, eia villa; epropriamentequelli,chelbno •' conditi, mondificano, e confortano lo flomaco, e vagliono ncll'hidiopifie , e nelle febri antiche . Gl'In- di, i quali chiamano ancora Neri , folvono la tnelan- cholia, e la colera adulta: conferifeono ài tremori , fanno buon colore, fon buoni alla lebbra, rimuovo- no la triftezza, e fanano le febri quartane. Gl'Embli- ci folvono la flemma , e fono di quelle cofe , che con- fortanomolto il cervello, aumentano l'intelletto, confortano il cuore, mondificano lo flomaco dalla flemma, e l'altre putrefattioni, lo confondano, e lo preparano: fpengono la fece, prohibifconoilvomi- Nel quarto lib. di Diofcoride. 681 Chtilob* lino. Keen rofTe s bianco/* co, e generino appetito. II ehe fanno parimente i Sbellicici ■ Scriflfe ti à i moderni Greci de' Mirabolani Attuario , togliendone (come cffo confelia.) tut- ta rhiltoria da gl'Arabi ; percioche prima di lui niuno de gl'antichi Greci ne fetide l'hidovie. Ma non sò pero imaginarmi per qual ragione fcriveffe egli de Mirabolani trai medicamenti , che fanno vomita- re, effendoeglino diquellemedicine, che valorofa- menteriftagnano i vomiti . Oltre à ciò non fi può per certo fapereàquefti nodi i tempi, che medicamento fia quello, chiamato da gl'antichi Greci Crifobalano, àcuiafiegnanovirtùdi digerire, e fortificare , limili alla Spica Indiana, elodanlo peri dolori colici, per gl'ardori dello ftomàco, e perii finghi07.ro, come te- rrifica Galeno d'auttorìtà d'Afclepiade nell'ottavo , e nel nono libbra delle compofitioni de' medicamenti fecondo i luoghi . Efe bene fi ritrovano alcuni mo- derni, chevogliono, cheiChrifobalanifianole No- ci Mofcade, io però non pollo accodarmi alla loro opinione, per vedere nelle Noci Mofcade colore bian- chiccio, enonaureo, efaporc al guftoacuto , e che ni! Timo de gl'antichi Greci fece di loro memoria . Più oltre non ritrovo, che del ChrifobalanofcriveiTè Ga- leno nel libbra delle facultà de' fempliei . Il che fa ma- nifefto argomento, che egli non lo conofeeffe . Ma riavendomi la Ghianda unguentaria, chiamata dagV Arabi Ben, ridotto hora à memoria il Been rodò, e parimente il bianco, chcnelle medicine cordiali fo- no hoggi frequentati nelle Speciarie, non ritrovan- doneio mentione alcuna appretto Diofcoride, nè à qual fi voglia altro de gl'antichi Greci , non hò volu- to mancar di non dirne qualche cofa in beneficio del mondo. Eperòdico, che niuna diquelleradici,che fono in ufo, tanto per lo Been bianco , quan- do per lo rodò , fono le vere; impcroche Serapione dice, che produce il Been le radici limili à quelle del- la Paftinaca minore, torte, odorate, e vifeofe nel manicarle, e che fi portano d'Armenia . Avicenna poiferive, che iBecnfono perri diradici legnofe , virre, crefpe, e contratte nel feccarfi . Ma nelleno- ftre, lequali fi ricolgono in Italia, e non in Armenia, non fi fente alcun grato odore, non vi fi ritrova vi- feofità, e non vi fi conofee conferenza alcuna con le radici della Padinaca falvatica , àcui fon tanto fimi- li, che difieHali abbate efler quelle medefime. E pe- rò nonmipare, che con ragione alcuna fi poffa di- modrare, chequefteradiciches'ufano, fienoiBeen veri, dì cui intendono gl'Arabi , quantunque anco- ra tra loro fia poca differenza nel defcrivergli . Il lio- filo bianco nafeeperturtoaila campagna, e maffi- mamente ne1 prati: c del lofio fe ne trova copia infini- ta non lungi da Venetia in su'! Lido maggiore, il qua- le credo più predo io , che fia il Limonio, ò veramen- tefuafpecie, comedifopranel fuo proprio difeorfo tùdetto. Nicolao Mireplìco, e parimente Attuario chiamano il Been , Hermodactilo , ma non sò però per qual ragione , avenga che fia manifedamente altrafpe- cie di radice l'Hermodattilo di Paulo, e de gl'Arabi . Chiamano i Greci la Ghianda unguentaria : Bttxum uif»4.ix«; i Latini Glans unguentaria: gl'Arabi Hab- ben, &Ben: li Spagnuoli Avellana dell'India, Tar- tago, &Muja. Del Narciso. Cap. 162. CHiamano alami il Narciso , Lilio , come fanno ancora il Giglio ■ produce le fi ondi Jìmili al Po- ro , fittili , molto minori , e pili ftrette : il fufio è con- cavo, e fen^a fiondi, il quale crefie più d'una /pan- na: fa il firn e bianco, e di dentro giallo , come che in alcuni fi ritrovi purpureo : la fila radice è Cipollina , ritonda , e bianca di dentro : il Jeme è quajì come fer- rato in una cartilagine, nero, e lungo. Il valorojijft- mo nafie ne i monti, e /pira dì fio ave odore . 'Tutti gì' altri hanno odore d' herba , e di Porro . La ra- dice cotta tanto mangiata , quanto bevuta , fa' vo- A mitare: giova alle cotture del fuoco , applicatavi pe/ia con un poco di mele: meffa.in sù i nervi tagliati , gli confolida. Giova impiajlrata parimente con JViele al- le dislogagioni delle eaviecke de piedi . & à i dolori vecchi delle giunture . Spegne con Aceto , e fieme d'Or- tica le macole della faccia , e l'utilrgini: e purga con Orobo , e Aiele la marcia dell'ulcere ; rompe le pofìe- me , che malagevolmente Ji maturano . Impiafìrala con Farina di Loglio , e Mele , tira fuori cìafetm* cofa , che fia fitta nel corpo . NARCISSO I. IL NaRcisso ( diceva Teofrafto al <5. cap. delfedo Narcjrrf,, libbra dell'hiftoria delle piante^) fi appreffo à terra iuahiftori le f rondi fimili à quelle dell'Anfodillo ; ma molto più larghe , limili à quelle de' Gigli . Produce il furto ver- de, fenra alcune frondi; produce il fuo fiore nelle - fommità, & ilfemerinchiufo in una pellicola, come un vafettoafsai largo , nero di colore, e lunghetto di forma, ilquale calcando , rinalce per fettefso, come che Io feminino ancora coloro , che lo ricolgono 5 e piantinlo parimente di radice, la quale hà egllriton- da,ampia, ecarnofa. Crefcetardamente,e però non fiorifee, fe non dapoi Atturo nell'equinottio dell'au- tunno . Plinio al 19. ca po del 2 1 . libbra fece il Narcif- fodiduefpecie, cosìdicendo: I Medici hanno nelf ufo loro due fpecie di Narcittò; de quali l'uno fà il fio- re purpureo, e l'altro Io fà verde. Quello è veramen- tenimicodellodomaco, e però fà vomitare, gravala teda, nuoce ài nervi, efolveilcorpo. Per la quale dottrina fi vede deviare in amendue da quello, che fcrive Diofcoride; percioche dic'egli, che'lfuofà il fiore bianco, con alquanto di giallo nel mezzo : e Pli- nio all'uno diede il fiore purpureo, & all'altro verde; quantunquenel medefìmo libbra trattando delNar- cifso trai Gigli, dicefse, concordandoli meglio con Diofcoride, che l'uno producefse il fiorpuipiireo, e l'altro bianco, e giallo. Ma veramente non mi io io di quelto maraviglia ; percioche ancor'iohò veduti i • Narciffi di divelle fpecie , e con fiori di diverfi colori, N ARCI S SO VI Nel auarto lib. di Diofcoride. A MARC isso vili. 68;? NARC1SSO VII. P quìl'hiftorie. Scriffene Galeno ali 8. delle faculta de Natciffo femplici, cosidicendo: La radice del Narciilo ève - feltro da jamentecosìdifeccativa, ch'ella laida 1 ulcere gran- Galeno. eparimemeie fcriCc profonde fino a mervimac- flri . Hà oltre à ciò dell'afterfivo, e dell' attrativo . Nomi. Chiamano i Greci i!NarciffoN*f/.«w«: i Latini Nar- NARC1SSO IX. ciflfus: gl'Arabi NarceSj&Nargies: i Tedefchi Vch- thlumen, Hornungsblumen , òcZeiclofen. 684- Kippuphae e (iti! efami- Difcorfi dei Dell Hippophae . Cap. i6ì. * &TctZbiA^M^ Mfi*ì in racemi n7r bianchi ri Ml Hedc,a' quantunque minori *?PMuìim La radice è ti XluiTl ff 'fr1^- Unera> Tamara al gufta, £ % /e^0'. l™»*mpraftrato con Farina dOro- Tàfait*/ l'«J°ddU medicina. 2 ^ Hoalpefodunobolo, folve la flemma, la colera Ir OrZ'r^'f ' ~ W' °h°^XoT/a^t nfh,fTe d7nofaUr°°>>°liconacq„aJmelata TeZt Dell' Hippophejio . Cap.- JtW/a Hippophejio , ehe chi 'amano alcuni Hippotbae C nafte ne luoghmedefimi, ove natie VMl/h **' a'd'f'ttideiner-v,, & à gli afmatìci . P^SCdSza «ST^ty&f** Wareron*eon non irovart T ?C1'° ,hn h?ra vcS''hò pomeiri- Pinoftn laqualenon fornente con o Tit fem" bianca dimoftrava H>n>rp rn;„, "b"' IM icm- conleficìifri h i i <*t<* 1* lucerne, epergliimpiaJMuti- foto™a™¥nl*%mellrMJÌ0- fi™™°ndo, ebenpe- fa!Z^omiì"'d'f0m h CCje''a> e Zl'hummi "1"fi i molila teZ-\marè frisone fajtidhft, e 7eTfpeLP Z f?™rliftegrandemente lo [tomaio . Il Jemepeflo, c> appluat0l fp u macole deUafr.ccia,& r^Hiamaronoi Latini Ricino P«oche fennò del "die luce nP°mrfcnve ?,nlo) Olio' Per brugiare fin e cor- I ' P0nxSSc'' » fila malitiaconlemede- So v rd!t.: '^"'"Sgcla Ghianda unguentaria . aowe (diceva4fcfl,e; per vomico, e per di forco ea gl.ardamente, econfaftidio, per voltai rctìifotcofo Ch«v, -ineh, e di finocchio; avvenga che1! mt,' n„- ~n2de°.lrta,r- 1HT'^a Ì°'^coPS rtccoccione del Ga io vecchio : percioche confenfee fc aSC& 'kllesi™cure/ delle gotte, e delle leiatiche. Cuoced ancora nelSiero, òvero che fi -li ^ongefopraLattediCapra, e così lì dà utilrSà S ^idropici . L'Olio che fi cava del feme , fattone cri- , u r'e^T ' d°IOn C°1ÌCi ' U,KO &"a la r°Sna " ■ ch°™ ' d lfLe d»eS'.^aa"™raalleinfiammagionif-™''- Sh fecJerrì^! 0PPjlIac0n/' e feila"^nto de?luo- de il r i ■ !e,donnc- SCTifsene Galeno al fettimo ,■ u.cino, eoa come egli purga, pacimencemondifica, Gak"a" C dige- edigcrifce . 11 che fanno fimilmencc le fiondi; ma non fono cosi valorofe. L'Olio, chefifpremedalfeme,è piucaldoj episfoctileclelcommune, c però rifolvc più valorofamcnte. Chiamano i Greci il Ricino Kr.u, &x.pàrov: i LatiniRicinus : gl'Arabi Chcrva : i Te- defchi Vunderbaum, & Creutzbaum : liSpagnuoIi Figneria delhinferno: iFranccfi Pauluiedieu . jpfi * T'ìthimalì. Cap. \66. ITithimali fono di fette fpecie, dei quali il mafchìo hànorneCharacia , chiamato però ancora da alcuni Amigdaloide : la /emina chiamano Alirrite , tsr altri- menti Cariita s e Jliirjtnìte : il terzo hà nome Par 'alio , il quale chiamano ancor aTithimali de : e l' altro Helìof co- pio : il quinto Cip arìffio', il feflo Dendroide ; &il fietti- mo Platiphillo . I fufii di quello, che fi chiama Chara- cia3 crefcono all' altczjZjt dì più d'un gombito ■> rojji , pie- ni di latteo liquore, & acuto : le cui fraudi fono attor- no ài rami , Jìmìli d quelle de gl'Olivi , ma più (Irei- te, e più lunghe. E' la fua radice groffa, e legnofk\ e nella fommitàde i fujìièuna chioma fintile a quella di Giunchi , fiotto alla quale jono alcuni incavi jìmili a" vafi de 'bagni , ne i quali fi contiene il feme . Nafce ?is imonti, e nei luoghi afpri. Il fiacco di quejìo purga il cor- po; tolto al pefo di due oboli con Aceto inacquato , fiolve la colera, e la flemma ; bevuto con acqua melata ; fà vomitare. CogHefene il liquore al tempo delle vindem- mìe in quefìo modo- Tolgoufi infieme i rami , e taglia- fi 3 e lafciafi piegandofi /colare ti Latte da efjì in un vafo . Alami impafìano con effo la Farina de gì' O- robi , e ne fatino pafìelli alla grandezza d' un Grobo , Altri fanno difiillare ne t Ficchi ficchi il fino Latte , mettendone per ogni Fico tre, over quattro gocciole , e riferbanli fofeia per ufare ne ' bifogni . Riponfi anco- ra ejfo Colo, prima pefio nel mortajo , e pofii a forma- to in pajìellì. Ada è da fapere, che quando fi ricoglie il fuo Latte , non bìfogna fare contra al vento , nè toccarfi gli occhi con le mani . Oltre à do avanti che fi ricolga, è necejjatio ungerfi^ con Grajfo , ò vero cvjf Olio me/colato con fino, la faccia, il collo, e le berfe detefticolì. Inafpiifce le fauci, e 7 gorgozzule: il per- che è necejfario ricoprirlo con Cera, o vero coti Adele cotto quando fi vuole dare in Pillole per bocca. E' af- fai il torre per mia purgatione due, over tre Fichi . Il Latte frefeo unto infieme con Olio al Sole in sù i capelli, gli cava fuori, facendogli rinstfeer e raffi , e fiot- tili ; ma fìnalmerite gli fà cader tutti . Meffo nelle concavita de' denti, ne cava il dolore: mabtfognabe- niffimo premunire i denti con Cera, accioche uficendone fuo- ri, non ulcera/fé la lingua, e le fauci . Sana unto le volatiche, le formiche, e leva via le verruche, i por- ri, ér i thtmi. Vale à t pterìgj delle dita, e à ìcar- honcelli, all'ulcere cortofive, alle cancrene, & alle fi- fiole . Il feme fi ricoglìe l'autunno , e feccafi al Sole , e dipoi fi pefta, e riponfi in luogo netto . Serbanfi le fiondi medefimamente fecche. Le fondi, e fimilmentc il feme, bevuti al pefo di mezj^o acetabolo , fanno il •medefimo effetto, che fà il Latte . Condìfionle alcuni ■per ferbarle in lungo, con Latte, Cafcìo grattato, ér Lepidio. Lajadke bevuta al pefo d'una dramma in acqua melata , purga per di fiotto . Lava/i la bocca utilmente con la decottione fua fatta in Aceto , quan- do dogliono i denti . La femìna , la quale chiamano Mhfinite , ò vero Cariite , è fimi le di natura alla Laureola: hà fiondi di Mirto, ma maggiori , ferme , e nella cima appuntate, e pungenti; ha i rami dalla radice in sii alti una fpanna', produce il frutto fintile alle Noci ogni due anni, il quale è al gufio mordace. Nafce in luoghi afpri. Il fucco, la radice, il feme, e le fiondi , fono nelle virtù loro fimili al predetto, ec- cetto che quefio è meno valorofoper far vomitare . V altra fpecte , che fi chiama Par alio , il quale è chia- mato d'alcuni altri 'Tithimalide , ò vero Papavero , nafce nelle maremme, con rami roffigni , altiuna fpan- na, e fono cinque, over fiei , che bipememenU efeono Nel quarto lib. diDiofcoride. 68--; da una radice, ne i quali fono le fondi fimili d quel- le del Lino , fir ette , picciole, e lunghe . Produce nella cima un capitello rkondo, nel quale è dentro il feme fintile all'Ovolo: fà il fiore bianco . La pianta tutta infieme con la radice è piena di Latte. Serba/i per lo medefimo u fo , che i predetti . Quello , che fi chiama Heliofcopìo , ha le fondi fimili alld Portulaca, ma più fiottili , e più tonde . Ffcono dalla fua radice , hor quattro, hor cinque rami, rofjeggianti , all'altezza d' ■ una fpannd, fittili , e pieni di copio/o latte: ha late- fia fimile all' \4iietho , nella quale è il feme rinchiufo , come in alcuni capitelli . Chiamafi Heliofcopìo , per girare egli la fua chioma infieme co'l Sole . Mafie in- torno alle cafiella, e muffirne nelle ruine tra calcinac- ci. Cogliefiene il fiacco , el feme come de gl' altri , dr hà le virtù medefime , come che non cori volorofi . Quello, che chiamano Cipariffìo, produce il ' fi fio alto una fpanna, e qualche volta maggiore , roffìgno, dal qualificano le fondi fimili à quelle del Vino, -ma più tenere, e più fiottili: rafiomigliafi proprio al Pino, che nafea di nuovo, da cui $hà prefio il nome . E' abbon- dante dì molto Latte . Hà le virtù medefime de gli antedetti. E' oltre d quefìi quello, che fi chiama Den- droide, che nafce trà fiajfi . Hà quefio la cima largha, e frondofa, con la quale ampiamente fà ombra: e pie- no di Latte. Sono i ft/oi fifiti rofjeggianti, e le fron- ; dì fimili d quelle del Mirto fiottili', il frutto fuo è fi- mile à quello della Characia . Serbafi nel modo me- defimo, & hà le medefime forze de gli altri. Il Pia tiphillo è fimile al Verbafico , di cui la radice, il lat- te, e le fiondi purg-'.no per di fiotto gli humort acqno- fi . Qnpjio peftandofi , e mettendofi nell'acqua , am- maz^a il Pefice, Il che fanno parimente tutte l1 altre fpecte predette. TITHIM ALO CHARACIA. CHiamanogH Speciali communcmenic ogni Ti- rithima thimalo Efula j dicuiionoveramencerhiitorie loro ^ appretto àgVArabi aflai confufe . II che hà fatto d ubi- nauone' tare a moIti,quali fieno apnrefìò diloroquclli3che con belif- 686 Difcor;] del Matthioli TITHIMALO MISINITE. A TITH IM A LO P AL ARIO. bel! iflìmo ordine deferifle qui Diofcoride. Al chcccn- fìderandoio., parmididire, che malagevol cofa iia il fapcre determinare quali fieno i due Tienimeli di D Opinione Mefue, i quali egli chiama Alfcbram : e quali quelli delBrafsvo d'Avicenna; pcrcioche non recitarono della forma laJannata. della pianta cofa alcuna . Credefi il Brafavola , chel' Alfebram minore di Meme, eloScebram d'Avicenna fienounacofa medefimacon il Tithimalo chiamato Paralio daDiolcoride . 11 che veramente àme non piace; percioche primamente non ritrovo io , che Mefue, nè manco Avicenna diceftè, che l'Alfebram minore nafeeffe nelle maremme, nè che produccflei furti roffìgni, confrondifimiliàquelledcl Lino, nè che producelfe capitelloalcuno, ove fallò dentro al- cun feme limile all'Orobo : maiolodiiii- Mefue, che l'Alfebram minore eraunapiantalatticinofa, e che £ produceva le radici fottili, delle qualiquelleerano le migliori, che alquanto roffeggiavano. Et Avicen- na diceva : Lo Scebram nafee ne gl'horti con tulio fot- tile, cpelofo, lecuifrondi ( fecondo il creder mio ) fono limili al Tarcon. Per le quali deferittioni nonfr può in alcun modo dire , che fia quefta pianta lattici- nofa il Paralio di Diofcoride. Oltra di quello, non m'accofto punto alla feconda opinione del Brafavo- la, neldireegli, che l'Alfebram maggiore di Mefue, &il Mezeheregi d'Avicenna fieno una cofa medefi- macon il Tithimalo chiamato Platiphillo da Diofco- ride; percioche non ritrovo, chcalcunodi loro di- ceffe, che havellero le loro fiondi fimili al Verbafco, F nècheammazzafferoilPefcej ma bene lo fece Avi- cenna fimile allo Scebram . Ma quando pur fopra ciò dovefii determinar io, crederei più pretto, che «avellerò coftoro incefo per lo migliore Tithimalo , chiamato dall'uno Alfebram, e dall'altro Scebram, quella fpecie piti per tutto commune, la quale chia- miamo noi Efula minore, come cofa che nafee ( co- me dice Avicenna) ne gl'horti, e per tutto. E que- fta è veramente quella , che chiama Diofcoride Tithi- malo Cipariflìo; percioche deltutto fi ralfembra aU" altro del Pino, che nafee di nuovo . E parimente crederei, che per lo maggiore Alfebram Mezeheregi s'intendeffc della Pitfufà; percioche quella dal crc- feerein maggiorgrandezza infuori, & fiorile al Tithi- malo Cipariflìo, e peròda alcuni connumerata trà le fue fpecie. Laonde diceva bene Avicenna, che'l Mezeheregi era fimile alla pianta dello Scebram, ma maggiore, e cinericcio di colore . Et Mefue diceva , che le fue radici erano tonde, grolse, vertice di grof- facorteccia, denla, e ponderofa come diffe Diofco- ride della Pitiufa , laquale chiama propriamente Se» rapione Scebram, al 371. capitolo, dove di parola in paiola riterifcetuttoquello, che della Pitiufa fcrifse Diofcoride, quantunque prima n'havefse egli fcritto tra le fpecie de' Tithimali. 11 che dimoftra , che per 10 Scebram maggiore, fecondoropinionenoftra, in- tendano Mefue, & Avicenna della Pitiufa : e per lo minore, dcITkhimalo Cipariflìo, àcui lì vede elfere tanto limile, che alcuni fi penfarono, chefufiero una fpecie medelìma. Ma ricapitolando tintele fpecie di queftiTithimali, dico, chedopo l'haver iocercato lungamente quello, che chiamano Characia , hò pur poi ritrovato, e veduto per mezzo del Clariffimo Medico, òkefsercitatiUimoSemplicifta M. LucaGhi- ni, il quale, per quanto dimoftra qui il fuo ritratto , legitimamente gli corrifponde. HMirlinite, ilqual prima non haveva veduto, hò ancora di nuovo ritro- vato, con foglie che vertono il furto òcr tutto all'in- torno, grafse, acute, e limili à quelle del Mirto . 11 Paralio pohil qual nafee folamente nelle maremme, iiqualpenfailBrafavola , chefiaquelle del commu- ne ufo, nafee nelle noftre maremme di Siena intorno al monte Argentajo, & in altri luoghi circonvicini : e dapoi che ancora quello mi fu mandato dall'Ec- cellentilfimo Ghini, hollo pofeia anch'io ritrovato in più luoghi appiedo Aquileja . Alle frondi dique- fta non è molto diflimile un'altra pianta, che na- fte pur nelle maremme con grofsa radice, chiamata da noi Herba Mora. Quelta à noi è in ufo per am- mazzare mazzare il Pefcc ; imperoche peftandolì le fùe radici , e mettendofi nelle fiumare ferrate in un lacco, v'am- mazzano in breve tempo il Pefce. Ma quefta fecondo jl mio parere non hà Latte veruno, cperònon bifo- gna connumerarla tra le fpecie de' Tithimali : quan- tunquegiàmenccredeffiilcontrario, per haver ella le foglie di Lino, & i fufii rofligni. L' Helìofcopio poi cosìchiamato per aggirarli attorno infieme col So- le, notillìmo à tutti per nafcer egli quafi commune- mente in ogni luogo appreffo alle mura delle città, e delle caftella , ne' campi, negl'horti, e ne' colli. Il Cipariflio ( come fri detto di Copri) permio giudicio non è altro, che l'Efala minore del commune ufo . 11 Dendroide, cioè arboreo, vidi la prima volta nel regno di Napoli poco fuori di Terracini , nato tra falli d'una antichiffìma fpelonca in sii la publica flui- da , che conduce à Napoli , dove cavalcando la dimoftraiàM. Girolamo korario Canonico di Por- denone , & all'Eccellente Medico M.Girolamo Dro- go da Parma, i quali tutti infieme meco fcguitavano la corte della felice memoria di Bernardo Clefio am- pliffimo Cardinale, e Vefcovo di Trento, il quale andava per abooccarfi in Napoli con la Maeftà Cefa- readiCarlo V. Ma hollo ancora dipoi ritrovato non molto lontano dal Timavo tra falli .nella colla che ti- fithimiH ra lungo il mare, traDunio, eProfecco. Teofraito ritti d» al l2.capodel nonolibbro dell'hiltoria delle piante Dftafl». fcrilTefolamenteditre fpecie con quelle parole : 11 Tithimalo, il quale chiamano Grano maritimo, pro- ducete foglie tonde , il fufto in tutto alto una fpanna, & il feme bianco. Ricogliefi nel tempo, che l'Uva comincia à diventar nera , e daffi del filo frutto Cecco, e trito àbcre la terza parte d'un' acetabolo . Quello che chiamano mafchio, produce frondi d'Olivo, & crefce all'altezza d'un gombito . Spremefene il Latte nelprincipiodellavindemmia, e daffi preparato per purgare di lotto . L'altro che chiamano Mirtario , è bianco, con foglie di Mirto, ma appuntate in cima , e vaitene con ifarmentiperterra, della lunghezza d' D unpalmo, iqualinonefconotuttiinfiemeinun tem- po, ma d'anno in anno, cioè alcuni quelt'anno, & alcuni l'altro, quantunque tutti riabbiano origine da una medelima radice. Nafce ne' monti. Il fuo frut- to fi chiama Noce. Cogliefi quando l'Orzo è maturo. Dadi ficco, e purgato infufo con due parti di Papa- vero nero , alla terza parte d'un acetabolo, e cosi pur- ga per di fotto la flemma. Ma volendoli dare la No- ce, bilogna darla con Vino dolce, ò arrofiita con Sefamo abbruciato. Tutto quello diffe Teofraito Nuoconoi Tithimali (diceva Mefue,) al cuore, al culti, fegato, &allo ftomaco, e rompono le vene, e lcor- ticano le budella , e lafciano dopo fe una certa calidi- E tàeccefiìva, e non naturale, laquale fpeflo genera poilefebri. Il primo nocumento li corregge mefeo- landolo con medicine cordiali, flomacali, echegio- vano al fegato . 11 fecondo, e'1 terzo nocumento li levamettendogliapprefib medicine conglutinativc , comeèla Gomma della Tragacantha, la Gomma A- rabica, il Bdellio , la Mucillagine del Pfillio , e'1 fucco della Portulaca . Toglie» il quarto nocumento, dandolo con cofe frigide: & numide, cioè infon- dendolo in fucco di Cicerbita, ò vero d'Endivia, ò di Portulaca , ò di Solatro, ó dell'Aceto fatto per artemucillaginofo conillemedelle Mele Cotogne . Solve quello, che è in commune ufo, valorofamente F lallemma, l'acqua Citrina, gl'humori malinconici, elematerie, chefeendono allegiunture. E' medici- na grande per rhidropifia : nientedimeno difecca il corpo, nuoce al fegato, e difecca lo fperma : e però fi chiama Medicina rullicorum. Scrifle de' Tithimali Galeno all'ottavo libbro delle facultà de'femplici jfa.*'™ cosi dicendo-' Tatti iTithimalifono abbondantemen- oàlcno. te acuti, calidi, & amari. La parte loro più potente c il liquore, ilfrutto, eie ftondi hanno il fecondo luogo. Partecipadi tal facultà ancora la radice, ma non ugualmente. Quefta cotta nell'Aceto, fanail dolore de' denti , emaffime quando fono guadi. Et perciò fi mette il loro Latte , come più yalorofo , nelle conca- 688 Difcorfi dei Matthioli TITHIMALO -DENDROIDE. A TITHI M A LO LEPTIFI L I O, . coneavitàloro: ma come cafca fopra à qualche altra parte del corpo, ulcera agevolmente dove tocca. Il perche fi mette attorno ài denti della cera, accioche non le ne polla ufeir fuori . Il che arguifee eller egli di quelle cofe , che fono calide nel quarto grado i Ùnto, là cadere i peli; ma effendocgli troppo acuto, li incielila con Olio: il che facendo ipeffo di tal forte difecca,e brugiale radici loro, che poi più non rina- feono. Hanno i Tithimali forza di far cadere quelle ve- iuche,che chiamano acrochordonc, le formichc,i pte- rigi delle dita , l'unghielle de gl'occhi , & i thimi , e fi • milmente difpegnere le volatiche, e la rogna; percio- che per l'amaritudine che contengono in loro, hanno virtù veramente ancora alterlìva, e mondificativa . Oltra àciò fono convenevoli all'ulcere corrolive, all' anthraci , & alle cancrene , percioche difeccano, e fcaldano valorofamente , ufandoli però al tempo tuo, e moderatamente . Levano ancorai calli delie fittole . Fanno quelte cole predette generalmente tutti, come che le foglie, e'1 frutto operino con manco cilicacia' . Ufanfi i Tithimali per pigliare il pefee ; impcrochc meffo nell'acqua, gl'imbalordifce , laonde efiendo mezzi morti , fi lafciano portare à galla fopra l'acqua. Sono i Tithimali di fette fpecie : il primo chiamato Characia più valorofo di tutti gValtii>è da alcuni chia- mato mafehio : la femina Mirfmite,quello; che crefee in albero in sii le pietre : quello , che è fimile al Verba- feo: ilCiparifìio, ilParalio, ò vero Marino: &He- liofcopio. Chiamano i Greci il Tithimalo TìSipaMs; i Latini Tithymalus: gl'Arabi Xaufer, &Ethuha : iTedefchi Vuoifts milch : li Spaglinoli Lechetrcfna, &Lcche tregua : i Francefi Herbe àlaich , Della Pitiufa. Cap. 16J. LA Pitiufa, quantunque la commemorino alcuni tra le fpecie de' Tithimali , è nondimeno differente dal Tithimalo CìpariJJìo . Produce quefta il fujlo più alto d' un gemìito,, nodofi, con fiondi di Pezjio, appuntate , D e fittili : fd il fior picciolo , .quaji come purpureo , il fi- mi è largo , fimile alle Ltmicchie :.la radice è graffa , bianca, e piena dì ficco . Rhrovaji in alcuni luoghi que- Jla pianta molto grande. LaradJcedata inacqua mela- ta al pefo di due dramme , folcite il corpo per di fitto : del feme bafta una dramma : del ficco fi ne dà un cucchiarq incorporato con Farina , e fattone Pillole : delle fi ondi fine danno tre dramme . ... LA Piti us a (come difflifamente dicemmo nel precedente capitolo ) none-altro, chequella Pitiufa, pianta chiamata da gli Speciali Efula maggiore, le cui et*'ni radici ne portano per il Turbiti! quelli Herbolatti , che E vengono dal monte Gargano , ò vero di S. Angelo ; come parimente fanno con quelle della Thapfia. E pe- rò diceva Attuario, che'I Turbith bianco era la radice dell'Alipia, e'1 neroquella della Pitiufa. Nè offa à quello il dire Diofcoride, chela Pitiufa faccia la ra- dice bianca ; percioche intende egli di tutta la foftan- zainteriore, enondiquella fottile pellicola efterio- ic, la quale eiiéndo roffigna, diventa nera nel leccar- li della radice . Echefia il vero, chela Pitiufa fi a 1' Efula chiamata Alfebram, eScebram daMefue, ed' Avicenna, lo dimoftra manifeftamente Serapione , imperochc tutto quello, che della Pitiufa fcrillè Dio- feoride, fcriffeegli di parola in parola dello Scebram. F 1! che fàmanifelto argomento che erri il Brafavola in perfuaderfi , che fi a l'Allebram maggiore il Tithimalo, che chiamano Latifoglio , meffo nell'ultimo luogo da Diofcoride. Ritrovo oltre àciò che Nicolao Mirep- fico mette in alcuni antidoti, e pillole folutivel'Efula cognominata Chamepiti. Onde il Fuchfio nell'anno- °Pini°! tationi fattevi fopra da lui molto dottamente , dice che r£cpro^tl! non altro fi deve intendere per l'Efula cognominata Chamepiti, che'I vero Chamepitio, chiamato da i LatiniAjuga, e non veruna fpecie di Tithimalo. All' opinione del quale non pollò in modo alcuno acco- llarmi; Nel quarto Jib. di Diofcoride. 689 P I T I U S A. A Del Lathiri. Cap. i<58. Lami pongono il Lathiri , il quale chiamano ancora i THhimalo , Itale fpecie deiTithimali . Vroiuce ftijlo attorni gombito , e gì offa un dito, e -vacuo, nel- la cui fommitd fono concavità d'ali, esù per lo fufìole f rondi lunghe , e Jìmìli à quelle dei Mandorli ma più lar- ghe , e più lifcie , ma quelle , che nafcono nelle cime de i rami, fono minori , Jimili nella forma loro all'Arinolo- chia , o -vero à quell'Hedera , che fà le f rondi lunghette . Produce il fio flutto nellacima deiramufcelli , divifo in tre ricettacoli, tondo, come quello dei Cappati , nel quale fono le granella divife tra loro da alcune tramena- glie , tonde , maggiori de gl'Orobi . Qitefie quando fono monde , biancheggiano , rjr algujìo fono dolci . La radice sfottile, e di mun-valore . E' piantatutta piena di Lat- te , come il Tithimalo , Sci , crver fette delle fue granel- la tolte in Pillole , ò "vero mangiate con Fichi , ò vero con Dattoli , purgano il corpo ; ma bifogna beergli dapoi dell' acquafrefca; purgano la colera, eia flemma, e gli hu- moriacquoji. Il Latte fio compoflo , come quelle delTi- thimalo , fàil medefimo effetto . Cuoconfi le fi ondi i con- le Galline , e con altre Herbe pei- lo medefimo . LATHIRI. farmi imperoche ritroiwndofi più fpecie diTithimali, che univerfalmentc vajnonel corfo della medicina fottonomed'EfuIa, nonpenfoche quivi intenda d' altra pianta Nicolao , che dell'Efula maggiore, laqua- lechiamaDiofcoridedalIefoglie, ch'ha ella Umiliai Pino, ò veramente al Pezzo, Pitiufa. Eperò reputo, che la chiamane Nicolao Efula Chamepiti , per nota- le la differenza tra quella, e la minore; imperochcla Pitiufa è limile à un picciolo Pinoje però non fenza ra- gione fi può chiamare ancor ella Chamcpitis. Nalcela Pitiufa in Italia per tutto limile all'Efula minore, chia- mata Tithimalo Cipariflìo; maèmolto maggiore di fufto, dirami, difrondi, d'ombrella , di feme, cdi radice. In alcuni luoghi, come fà in Puglia , crefce comeun'arbufcello. Copia infinita fenevede nella campagna di Verona ; ma per edere luogo molto ma- gro , e molto arido non crefce molto . Quella (fecon- do che nfenfce Mefue; è maligniffima, e none da ufare; imperoche fuol fare grandiflìmo difpiacere nell operare: E però non è ella in ufo altrimenti ap- pretti) à i dotti epenti Medici, come ne anco il Tur- bith, che fi la della fua radice : quantunque non man- chinoipeciali, che attendendo più al guadagno, che allaconfcienza, lomettonoin diverfe compofitioni perii vero Turbith ; Scjalcuni Medicanti , che lo danno in poi vere ài villani ammazzandone molto più chenonneguarifcono . La Pitiufa tengono alcuni tra lefpeciede'Tithimali, per havere ella il fuccocome quelli, e parimente perche purga, come fanno egli- no, eperhavere ella in ogni cofa le virtù medefime . 11 che teltificamanifellamcnte Galeno all'ottavo lib- Pitìufa bro delle facultàde'femplici, cosi dicendo: Sonoal- fcmta da cuni che penfano che la Pitiufa per havere il fucco baleno, latteo, fiaancorella fpecie di Tithimalo; e perche purga ancora nel modo medelìmo . E veramente la Pi- omi . lo™ <ìmile in ogn'altra facultà . Chiamano la Pitiulai Greci rimW : i Latini Pityufa : gl'Arabi Scebram, &Pthias. D CHiamafi ài tempi noftri il Lathiri Cataputia minore, pcrcioche molti perla maggiore pren- f^'^f' ' e donoil Ricino . E'notiffima pianta , e molto volga- nationc?'"'" reàtutti gl'horti d'Italia : Nafcene aliai in Tofcana F per le campagne. In Lombardia la chiamano dall'ef- fetto, ch'ella fà di folvere per vomito, e per di fotta Cacapuzza. Quella dicono haverc le virtù medefime chelRicino, e però fi corregge con i medefimi anti- doti . Fecenementione Attuarionel fuo compendio delle compofitioni de' medicamenti , cosidicendo ■ II Lathiri purga la flemma valorofamentc . Baffi del- le fue maggiori granella finoàquindeci, e delle mi- norifinoàrentiquandofivuol purgare affai- e però fi fanno malticarc, &mghiottire, ma volendo pur- gare mediocremente, li fanno inghiottire cosi intere, come che mqual fi voglia modo fieno contrarie allo Xx doma- 690 Difcorfi del Matthioli Seme del Lathiri , e lue virtù. Lathiri fcritto da Galeno. ftomaco Dandófi à bere in un ovo dieci , over dodc- ci grani del fudetto feme mondo, e petto fà fortemen- te vomitare : onde fi danno utilmente à coloro, che to- no ftati affatturati, e ch'hanno ancora le fatture nello ftomaco ; e vagliono ancora à tutte quelle cofe , à cui vale il feme del Ricino . Scrifle del Lathiri Galeno al 7. delle facultà de'femplici, cosi dicendo : Sono alcuni, che mettono ancora il Lathiri tra le fpecie dc'Tithima- li, e per havere ella il fuo liquore fimile àloro, e per purgare nel modo medefimo, e per effèrgli fimile in ogni facultà fua eccetto che nel feme; il quale vera- mente è al gulto dolce, & hà gi'andiffima forza di pur- gare . Chiamano il Lathiri i Greci A«%» : i Latini La- thyris: gl'Arabi Mendana, & Mahendane : iTedef- chiSpringkraut, Springkoerner , & Tereibkoerner : li SpagnuoliTarrago : i Francefi Efpurge . Del Peplo. Cap. i6g. E' ZI Peplo una pianta tutta piena di Latte . Pro- duce le fue fi ondi piccioli , come quelle della Ru- ta, ma alquanto più larghe. Hà la chioma ritonda, quafi dì larghezza d'una [panna , tutta fparfa per terra; il feme fotta le fiondi , tondo, minore di quel- lo del Papavero bianco . Hà molte -virtù . Produce una fola radice di niun valore : dalla quale crefee . Nafte irà le Viti , e ne gt horli . Cogliefi al tempo della mietitura, e feccafi all'ombra, voltandolo conti- nuamente . Il fuo feme It conferva pefto , ór irrorato d'acqua, che bolla. Solve la colera , e la flemma , bevuto al pefo d'un 'acetabolo in un ciatho d'acquame- lata . Sparfo in sù le vivande , conturba lo Jìomaco . Condifcett in falamoja . PEPLO. A Peplo , fervente al gufilo . Produce una fola radice fìtti- le , e di niun valore . Cogliefi, riponfi, dajji , e ferbafi nel Sale, come il Peplo, érhd le medejime virtù. P E P L I O. D Del Pepilo. Cap. 170. IL Pepilo, ilquale chiamano alcuni Portulaca falvatica , nafte nelle maremme, frondofo , e pieno di candido fic- co . Hà le fiondi fìmili alla Portulaca domefiica , tonde , e roffedi fono. Hàil feme fìtto alle fiondi tondo , come il CHiamano gli Speciali hoggidi il Peplo, Efuk ri- tonda.delqualenefonoin Italia piene le vigne.e JJjj£J'e ,Ó i campi. E'pianta ancora ella latticinofa. Ma il Peplio, ro elami che nafee nelle maremme, non hò veduto prima che <*"°™- quell'anno fecco, e non verde.del quale riabbiamo an- cora poftoqui il ritratto. ScrifTe d'amendue quelle pepi; rcritt piante Galeno all'8. delle facultà de'femplici, così di- da Galeno cendo: 11 Peplo hàil frutto fimile à i Tithimali, & è loro parimentefimiletantonelpurgare, come fanno eglino, quanto in ogn'altra cofa. E del Peplo diceva: Quella picciola pianta hà ancoraella il fucco come i Tithimali. Nafce per lo più appretto al mare, &hàla radice inutile, come il Peplo; ma il fucco hà poten- te, quantunque non molto utile. 11 feme è utile, Se ventofo, c purga cometa quello del Peplo . Chiama- no i Greci il Peplo irhhos: & il Pepilo o-ewXi> : iLatini Nomi, il Peplo Peplus: & il Peplio Peplis. V Del Chamefice. Cap. 171. IL Chamefice, il quale chiamano alcuni Sice , pro- duce i rami lunghi quattro dita, ritondi, pieni di fucco, e fparfi per terra. Le fue fiondi fono Jtmìli à quelle delle Lenticchie, picciole , e rottili , rajjembre- ■voli à quelle del Peplo, le quali non Jilevanodater- ra. Fa il feme fitto alle fiondi tondo, come fi vede nel Peplo; nonfàfujìo, nè fiore. Hà la radice fitti- le, e di niun valore. I fuoi rami triti nel Vino , ér applicati di fìtto ne i peffoli, mitigano i dolori della matrice : tolgono empia/irati i tumori, e tutte le fpe- cie de i porri: mangiati cotti ne i cibi, Coivano il cor- po; il che fà parimente il Cuo fucco, ilqual gioyaem- piajlrato alle punture de gli Scorpioni; conferifee un- to con Mele alle caligini, debolezza , fuffùfioni fief- che, nuvolette, e cicatrici de gli occhi. Nafte in luo- ghi firdidì , é- fajr°Jt ■ „ „, HCha- Nel quarto lib. di Diofcoride. ;fua efami' Barione . IL Chamesice nafce copiofiffimo pertuttalta- , lia , e maffime per li campì non colcivati , per le vi- gne, luoghi faflc.fi, ecollifterili: il quale, per quan- to dimollra la figura delle fue frondi, è veramente fpe- cie di Peplo . E però non credo, che fallerebbe chilo chiamate Peplo minore ; come che ciò non ardifca io affermare. Di quello fcrivendo Galeno all'otcavo So da delle facultàde'femplici, così diceva . IlChamefice Galeno, hà infiememente virtù acuta , Se allerfiva, eperòifuoi più teneri rami, e fimilmente il liquore, che efee fuor di quelli, applicati fanno cadere quelle verruche , che chiamano acrochordone, e formiche. Alìbtti- gliano, incorporate con Mele, legrolTe cicatrici de gli occhi: e fortificano la debolezza del vedere, cau- I fata per graffi humori, come fanno ancora in princi- pio delle fuffufioni. Chiamano i Greci il Chamefice toi. K*fi«ff«c( : i Latini Chamaefyce. Della Scammonea. Cap. tj2. LA Scammonea produce da una radice ajjai ra- mi , lunghi tre gombìti , graffi , & alquanto groJJÌ. Hd le f rendi pelo/e , fimili aU'Helfine, ò 'vero aWHedera, ma più tenere, e triangolari . Il fior fuo è bianco, tondo, & incavato d modo di Calatho , di grave odore. Hd la radice lunga, graffa un gombito, bianca, di /piacevole odore, e piena dhumore". Il fuc- C co fi ne cava in quejlo modo . Tagliafi il capo delia radice, ér incava/i con un coltello à modo d'ima vol- ta, dove rifudando poi diftilla l'humore , il quale fe ne tra fuori con un nicchio . Altri vi fanno intorno ima /offa, cavangli d'intorno la terra, e mettonviall' intorno frondi di Noci, fopra alle quali cafea poi il li- quore, il quale ricolgono pofeia quando è ficco . Loda- fi per il migliore il leggici o, lucido , .raro , di color e di colla di toro, fungofo, fpugnofo, e fottilmente venofo , come è quello , che fi porta di Mifia della regione d' Afta . Non bajla veramente l'attendere per conofeere il buono, che bagnandqfi con la Jingua diventi bianco (per- cioche queftojd il falfificato con Latte diTithimalo: D ma molto più fi debbono conlìderare l'altre pani pre- dette , e vedere , che non fia troppo al gujlo acuto , perche quejlo è fegno, che fia adulterato conT Mima- lo. Reprobafi quello, che fi porta di Soria, e di Giu- dea per ejfer grave , denfo , e mefcolato con Farinad' Ervo, e con Tìthimalo. Il fucco bevuto al pero d'una dramma, ò vero di quattro oboli con acqua pura , ò •Vero melata, purga per ài fitto la coler a, e la flem- ma . E affai per folvere il corpo il tome due oboli conSefamo, ò vero altro feme . Dannofi per purgar copiefamente ire oboli del fuo liquore, con due d Elle- boro bianco, e una dramma d'Aloe. Faffi un fiale /ò- lutivo mettendo venti dramme di liquore di Scarnino- E nea in fei ciatbi di S ale , il quale fida fecondo le for- X.e de gl' huomini ; & imperi fi ne dd per maggior quantità tre cucchimi, per mediocre due, e per la mi- nore uno. La radice bevuta al peCo duna dramma , over di due, con le predate cofe purgali corpo. Sono alcuni, che bevono la decoitione della radice . Coita nell'Aceto, e fattone impiafiro con Farina d' Orz.0 , giova alle feiatiche . Il fucco applicato alla natura con lana, ammazza la creatura nella matrice : rifilveim- pìajirato con Mele le poftemette . La decoitione fua , fatta nell'Aceto, caccia via la fcabbia, ungendocene Dijfolvefi in Olio Rofato, ér Aceto, e mettefi in sul capo per gli antichi dolori di quello. p SCAMMONEA. 691 imonea ! ci arni- one. rtimen- ;li Spc- QUantunqnecopiofiffima fi ritrovi la Scammonea in Italia, emaffimamenteà Venetia, dove fi porta d'Aldlàndria; Nientedimeno voglio ammoni- re io tutti gli Speciali , cheufinonel comprarla ogni lor arte, e diligenza in vedere , s'ella fia lincerà, ó con- trafatta, e che non fi confidino folamente : che col toccarla con la lingua diventi bianca ; percioche può quello avvenire ( come dice Diofcoride) per edere fo- filtjcaca con Latte d'EfuIa, ò diTithimalo; onde ol- tre di quello bifogna che vadino inveftigando tutte 1' altre note , che fi danno alla fincera di Diofcoride . E à ciò fare non folamente fono tenuti gli Speciali, ma ancora i Medici per confeienza loro , percioche elTen- done ella veramente la bafee'l fondamento di tutti i Lettovarjfolutivi, e della maggior parte delle Pillole, che fono in commune ufo tra i Medici per l'infermità de' corpi noftri, mettendofi una mala Scammonea in una compofitione di qual (i voglia Lettovario foluti- vo, può agevolmente eficr cagione d'infinitiffnni, c grandiffimi errori,- de'quali fono veramente poi obli- gatià renderne conto doppo la morte, ogni volta , che per negligenza loro intervengono tali inconve- nienti. Ma non sò veramente perchedandofi dodici, ò al più quindeci grani della noltra Scammonea pur- ghi pili, e più volte il corpo, ritrovando io fcritto da Diofcoride , che egli per ciò fare ne dà tre oboli infie- me con due oboli d'Elleboro nero , & una dramma d* Aloe; il che fà , che io mi riduchi à credere, òche'l teiìo di Diofcoride fia in quello luogo feorretto, oche la Scammonea ch'habbiamo in ufo fia non poco adul- terata con Latte diTithimalo. La pianta della Scam- monea mifù mandata in una affai grolla radice in una cadetta piena di terra da Conliantmopoli dal Claiif- fimo Signor Augerio'de Busbeite Celarco Oratore , laqualefecitrapiantarcda M. Buono de Baldini, do- ve rinfrefeata in breve tempo mandò fuori le foglie , ifarmcnti, Sci fiori, e da quella fù cavata dal vivo la qui prefente figura . M. Andrea Marini nelle fue annocationi fopra Mefuc mette quella medefima pian- ta, dicendo riaverla ricevuta da M.Giorgio Liberale Pittore, il quale hà dilfegnato la maggior parte delle figure di quello noftro volume, per non haver forfè eglifaputo, che'I Liberale l'haveva prefa dal noftro giardino. E quello hò voluto dire, non perche mi dogliadel Marini, ò del Pittore , ma per troncar la lingua àgl'mvidiofi, & à i maligni . E'da maravi- gliarli, che non facelìe delle virtù, & operationi del- la Scammonea ne'libbri delle facultà dc'femplici men- tione alcuna Galeno, hayendoperò fcrittodi mol- Xx 2 ti al- Wì 692. Diicorfi del Matthioli ti altri di minore importanza, e fatto della Scammo- A cendono le fauci, epe nca incidentemente in varj, e diverfi luoghi de fuoi Sommo- volumi memoria . La Scammonea (diceva Melile ) nea icntta , , . , , ,> ., \ fin che s'incorporino molto bene, eferbafi l'un- guen- Nel quarto lib. di Dioicoride . SAMBUCO ACQUATICO. A E guentoperibifogni. I Funghi che nafcono nel pedo- ne del Sambuco fecchi, e macerati nell'Acqua Rofa- tarifolvonorinfiammagionide! capo applicatavi (o- Wtùdtlpra, e mitigano il dolore. L'acqua diftillàcà nellera- K>! dicidcIl'EbuIo,edel Sambuco bevendofene quattro oncie di quella, eduedi quella mefcolate infiemc|fa- nal'hidròpifiayentofa; mabifognaperfeveraredi be- veria per trenra giorni continui. Jl fucco delle radici dcll'Ebulo applicato al/edere, quando efee fuori il budello , lo ritorna dentro . Applicato caldo con pez- *5 olLinoattornolagola guarircela fchirantia. Le toghe del Sambuco abbrugiate , e polverizzate rifta- gnanoilfanguedal nafo. Jl fucco delle bacche del Sambuco colato dalla refidenza , e cotto con Mele fin j m» ' li1uido come un Giulepo mitiga il dolore dell orecchie, mettendovifi dentro caldo. Le fclie prime, cbefpuntanofuordelSambuco, trite cosfte- nerecon altrettante radici di Piantagine, e Grafcio di 1 orco vecchio mitigano prefentaneamente i dolori delle podagre applicandovili Copra. Faffi de fiori del Sambuco un acqua à lambicco, per prohibire che non fi generino pietre nelle reni, di maravigliofa vir- tù inquello modo Prendono oncie quattro di fiori di Sambuco fecchi diligentemente all'ombra , animel- le di noccioli di Ciregie che chiamano Marafchc , del- ie più accide finoàcenro, animelledi nocciuoli di I erhchefinoàquaranta. Romponli l'animelle Tof- famente, emettonfiinfiemecon i fiori in macera in tre libre di Malvagia, per otto giorni continui, e di- poi fi diftillano per lambicco di vetro nel bagno di •Maria, e cavartene l'acqua: ediquefta iene bee pri- mieramente tre oncie tre hore inanzi parto.- c dopo quattro giorni fe ne piglia altrettanta: & in capo d'ot- togiornifj beve alla medefima quantità: & il medefi- mobifognafareincapodiquindici giorni, e cosi Ce- guicai- poi tutto l'anno ogni quindeci giorni una volta Queito cosi bello particolare, mi rivelò in Vcnetia ^coi'^"0^0'0^'!»» eBuono NapolitanoMedico seco d, f ccellemiflìmo . Scnfle dell'uno, e dell'altro Ga :len». leno al ìeftodelle facultà de'femplici,, cosi dicen- D do / 11 Sambuco tanto arboreo , quanto herbacco, il quale chiamano Ebulo hà virtù difeccativa, e con- glutinativa, con alquanto di digelìiva . Quello tutto diffeGaleno. Mafanno le facultà del Sambuco , e dell'Ebulo, le quali riabbiamo detto giovare nell'hi- dropifìa, chemi riduca à memoria una piantachia- • mata da i Boemi Frangola , la quale hàle virtù medefi- me, echenefcrivaqiurhifloria, elefacultà fue. E' adunque la Frangola così chiamata per effer mol- f to frangibile, un'albero di mediocre grandezza, con fuTìuStoria fogliequali come di Corniolo, over di Sanguigno , e virtù, con la feorza come d'Alno, ma tutta puntiebiata di fuori di bianco, edidentro, cosìgialla, chema- ilicandofi tinge quafi come fà il Reubarbaro . Produ- ce i fiori bianchi. Fàlebacchegrortecomc Plfelli di- yife per lungo, come fe fuffero due bacche congiunte inficine per arteficio di natura . Quelle di verdi diven- tano rorté, e di rode nere, e ciafeuna hà di dentro due noccioleti poco maggiori d'una Lente, ne'qua- li è dentro l'animella. Lamateriadel legno è del tut- todebile, efragile, ondes'hàqucfta pianta prefo il nome. Nafce per tutto in Boemia, & in altri luoghi ancora. La corteccia hà virtù folutiva , e parimente . coftrettiva, e perù fol ve ella il corpo, e corroborale vifeere, comefàilRheubarbaro. Purgala colera, e laflemma, e parimente l'acqua degl'hidropici . Cuo- confi le corteccie con Eupatorio volgare, Aflcnzo Vl"" Pontico, Agrimonia, Cufcuta, Lupoii , Cimiamo- FranJ0la- mo, e con radici di Finocchio, d'Apio, d'Endivia, &di Cicoria, e dailèneà bere cinque oncie alquan- te mattine con utilità grande nell'hidropifie, nell'en- fiaggione di tutto il corpo, e nel trabocco del fiele ma bifogna che prima gl'Immoti foprabbondanti \ che fono nello llomaco, e nelleprime vene del fca- to, nè fieno cacciati fuori con altri medicamenti Solve la preferirla decottione il corpo fenza molcllii veruna, purgando, ecorroborandoiifegato;dimo*- doche alcuni, che havevanodurczzc notabili nel fe- gato,e nella milza,furono liberati con quello medica- mento; imperoche apre egli IV>ppjìIationi di tutte le ri, Xx 4 fccrc, Diicorfi del Matthioli A gevoImentefiriconofec.no. Chiamino i Greci il Pic- nocomo Uvy.fhwfiaii : i Latini Pycnocomum. DMAp'ws. Cap. 177. 'Aplos produce due-, over tre fufii fimili ài Giun- , chi, raffi, fittili, e foco alti da terra . Le fue fi ondi fono fimili à quelle della Ruta , ^ ma più lun- ghe , e più flrette , di colore molto verdi . Fa il femt picciolo, e la radice fimile alt Amphodillo , ^ traila for- ma d'un Vero , ma più tonda , e piena d'humore , di dentro bianca, e di fuori nera. La parte fua fuperio- re caccia per •vomito la colera, e la flemma; e l'infe- riore purga per il corpo: tolta tutta infieme, fi l'uno, e l'altro effetto. Volendofi cavarne il fucco, fi pefta la radice, e mettefi in un catino di terra pieno d'acqua, e mefehiafi bene infieme, e ricoglie/i pofeia il liquore, che vi nuota, con una penna, e feccafi. Quejlo bevu- to al pefo d'un obolo, e mezxP> PmSa P"' vomito, e parimente per il corpo. A P I O S, Nani • (cere, edellevene. La virtù fua folutiva è nella parte gialla di dentro della feorza , e la coftrettiva nella par- te difuori. Debbefi feorzar dall'albero nel principio di primavera, c dipoi feccare all'ombra . Non fi deb- D be ufaie la verde, perche fà vomitare. La decozione della fesca fi debbe lafciar ripofare , prima che* dia a bere due, ò tre giorni fino chedigialla diventi nera imptroche altrimenti fà qualche volta vomitare, efe per forte ne muove ella il corpo, provoca non pocol appetito. Quella pianta dimoft 10 prima l'Ecccllentif- lìmo , e dotuftìmo Medico il Dottor Giovanni Ville- brochioDantifcanomio Collega: per ornamento di qikftonolt.ro volume. Chiamano i Greci il Sambuco AVrf : i LatiniSambucus : gl'Arabi Jafaeìi: i Tedefchi Holdcr, &Holler: liSpagnuoliSabuco, e Caninero : i Fiaticeli Sufeau, & Snyer . L'Ebulo chiamano i Greci JEumiotv: i Latini Ebulus: gl'Arabi kameaclis/i Te- E defehi Artidi, & Niderer horder: liSpagnuoli Hiez- guos, &Sabugopequenno: i Francefi Hyeble. Del Picnocomo. Cap. 176. IL Picnocomo ha le fiondi fimili alla Racchetta , ma più acute ; ruvide , e groffe . Ha ,1 fu/lo ri- quadrato, il fiore del Bafilifio, il femt del Marnino , e la radice nera , over pallida, tondo firn: le a una_ picchia Mela , d'odore di terra . Trova/, m luoghi falìofi. Il feme bevuto al pefo d'una dramma , ja jo- gnare cefi fpavent evoli , e gravi : applicato con Po- lenta , rifilve le pofteme , tira fuort le f dette , & 1 \ bronconi fitti nel corpo. Le fiondi empiaftrate , risol- vono i pani, e le poftemette . La radice bevuta alpe- fi di due dramme in acqua melata , folve ti capo cac- ciandone fuori la colera. IL Picnocomo veramente non ritrovo iofin'horain Italia : e per ò lo lafciaremo tra'l numero dell altre piante, che ne fono incognite ; accioche ancora qnelU| che Priveranno i volumi de'femplici dopo noi , «ab- biano qualche fatica di ritrovar le cofe , ch'hora mala- NAfceV Apios in Candia, come vogliono alcu- Api°J£ ni che fi ritrovi ancora in Puglia, confrondi riccioline , fimile molto à quelle dell'Hiperico, quan- do nafee la primavera, ma alquanto più verdi, con una linea bianca, che le fende per mezzo. I furti fono rof- figni,ctendonoalGiunco,tutti pregni di Latte bian- co. La fua radice è di dentro bianca, e di fuor nera , di forma fimile à un Pcro.da cui prefe il nome d'Apios appreflb ài Greci, che tanto rilieva, che Pero. Onde facendone memoria Teofrafto al ro.delnonolibbro , deli'hiftoria delle piante : il Pero herba ( diceva ) pro- duce le frondi limili alla Ruta, mapicciole. Fàtre , over quattro ramufcelli,i quali fe ne vanno per terra . I a radice è limile all' Anphodillo , ma alquanto fquamofa. Cogliefi la primavera, e daffi fpecialmen- te per purgare il corpo : perciochc , come fà il Chame- drio, una pianta della radice purga per vomito, e 1 altra per difetto. La pianta, di cui è qui il ritratto, mi mandò già fà più tempo da Venetia l'Eccelltifs M. Ni- colò da San Michiele Comafco, à cui era ftata manda- EtrM, ta da Candia . 11 Ruellio dice efferc inFrancia notili!- KMm ma. Nel quarto lib. di Diofcoride . 697 APIOS FALSO. applicate di fitto , ammalane la crtaturanelventre . Leva il dolore de i denti , fi /cavando uno de i fttoi frutti, fi gli cava la midolla, e pqfcia t'involge con Creta , e mettevi/ì dentro dell'Aceto , e del Mitro £ far bollire al fuoco , e lavafi dipoi la bocca con quel- lo . Cocendovìfi d-rntro Acqua Melata , ò vero Paf- fo , e la/ciandofi poi raffreddare nell'aria al difcoper- to , bevendoti, purga per di fitto gli humori graffi , e le rafchiature del corpo . E' grandemente nimica dello Jlomaco . Mefa nelle foppofle muove il corpo . Fraganfi con il ficco della verde utilmente le feia- tiebe . ; COLO QJJ 1 K T I D A. . ma nerba, e che i villani poveri nelle careftie fi man- giano le fue radici. Il che mi fà credere chc l Ruellio D non conofeeiie il vero Apios ; percioche effendonel- . le radici fue facilità di f ire vomitare, e di folvere il cor- &?" il po , trattarebbe veramente male chi fe lo mangiaffe ne' c""'' cibi. Ingannanti nel confiderare lApiosil Fuchfio , ipioifalfb. ilTrago, il Leonicero.credendofitutti di compagnia chefiaquella pianta chiamatada noi Apios Falfo, di cui è qui la figura; imperoche quella piantafà molti gambidiftefipercerralunghipiù d'un braccio, quali come di Vcccia.con foglie lunghe,e ruvidette.Fiorifce il mefe di Giugno , efonaifuoi fiori, comediPifel- li tuttiinfiammatidipurpurcocolore, daiquali na- feono piccioli baccelli, in cui è dentro il teme. Fà tre , over quattro radici attaccate come per un filo , g limili à picciole Pere, cquafi come Fichi, nere di fuori, ebianchedi dentro , chiamate dai Tcdcfchi Noci della terra . Ma non hanno punto del folutivo : anzi, che inBoemia, ove nafee quella pianta copio- fa, molti le la mangiano à modo di Callagne . Non ritrovo che dell'Apios taceffe memoria Galeno ne'lib- bri delle facultà de' femplici. Chiamano V Apios i jJomi. Greci Alwai : i Latini Apios. Della Colocinthida . Cap. 178. LA Colocinthida produce i /armenti, e le f ondi in- tagliate , fimili al Cocomero Calvatico le quali p fi ne vanno firpendo per terra: il frutto tondo fintile à una palla me-zxana, è amarijftmo , il quale fi deb- bi ricorre, come comincia d gialleggiare . La /ua mi- dolla tolta alla quantità di quattro oboli , e fattone Pillole con Mirrha , Mei cotto , Acqua Melata , e Nitro , folve il corpo . Peftanfi le fite palle fecche , e meiionfi con giovamento ne' crìjleri, che fi fanno perii paralitici, per li dolori delle /natiche , e per li dolori colici, per folvere elleno la colera, la flemma, le raf- chiature delle budella, e qualche volta fino al /angue: LA Coloqju IN T id A è volgariffima pianta . E come dice Mefue nel trattato de'fuoi femplicifo- Coloquind, lutivi, quantunque ella fiavalorofa per diverfi mor- jjgjjjjjjj*' bi, nondimeno è nimica dello ftomaco , delregato,e del cuore . Conturba tutto il corpo , folve con dolori, e faftidiogrande, apre lebocche delle vene, fa il fluf- K'<"" it\\i fodelfangue, e feortica tutti i luoghi , ove palla . E di'Trkt'a però non li dee dare, fe non s'incorporano con ella le daMtt'ut. medicincvifeofe, conglutinative . Solve la Coloquin- tidalaflemma, e gl'humori vifeofi, tirandoli dilla profondità delle membra, &eftende(ìla fua opcra- tione fino ài nervi, e fino allegiuniure . Mondifica il cervello, inervl, imufcoli, il petto , e'1 polmone,^ imperò fi dà ella nelle vertigini, nelf'epilcpfia , nell' apoplefia, nell'emicranea, e ne gl'antichi dolori di ce- lia: daflìparìmence à i paralit:ci,& àgli fpafimaci : prohibifee il defeendere dell'acqua ne gli occhi, &è cofa mirabile all'afma, & alla toffe antica . E'ia fua operatione veramente valorofa à rutti i dolori frigidi dellegiunture, elpecialmentcalle feiatiche, St alle podagre, non folamente data nelle purgationi, ma ancora ne' crilleri, ne'quali è ella ultima medicina ne' dolori colici caufati da ventofità , e frigidi humo- ri. Valeefficacementeneirhidropilie, rantobevuta , quanto mefla ne'crifteri. L'Ohobolìitoin sii la cenere :':yy dei 698 Difcoi'fi del Matthioli delfrutto della Coloquintida, fcavato prima dal mi- A dolio, fa diventare neri i capelli, non gli lafcia diven- tare canuti, e prohibifce che non calchino . Dift illato nell'orecchie, ne cava il dolore , e'l fuffolare, che fpcfibvifìfente. Mefcolato con Fiele di Bue , & unto . . fopra l'ombilico ammazza i vermini del corpo . Scrif- gfSS fe dclla Coloquintida Galeno al fefto delle facultà de' da Galeno, femplici, cosi dicendo ; La Coloquintida è veramen- te al gufto amara , ma l'operationi dell'amaritudine, che hi, non può ella quando li beve evidentemente dimoftrare per la valorofa virtù Tua purgativa : percio- cheefee Tempre fuor del corpo avanti àquegl'humori, B ch'ella purga. 11 fucco della verde giova alle feiatiche. Nomi, Chiamano i Greci la Coloquintida KoMaunSl s : i La- . tini Colocynthis, & Cucurbita fylveftrìs.- gl'Arabi Chandel, Handel tk Handal : i Tédcfchi Coloquint, & Vuilder kurbfz:liSpagnuoli Coloquintida: iFran- ceiì Coloquinte , & Courle fa vvagge . Dell' Epithimo : Cap. 179. L" Epithimo è il fiore del Thimo più duro , e che è fi- ntile alla Satureia. Produce alcuni capitelli fiottili, e leggieri, in cui fiono alcune pkcìole code, come capel- li. Purga, bevuto con Mele , per di fiotto la flemma, e la C melancolia. Giova particolarmente à i melancolici , ór a iventofi , dandofiene loro un'acetabolo , ò per fino à quat- tro dramme con Mele , Sale, tir un poco d'Aceto . Nafice- neajjai in Cappadocia , ir in Pamphilia . EPITHIMO. D s T|" Veramente opinione de' più dotti Sem plicifti de ina climi- _LL tempinoftri, efpecialmentedel Brafavola , che natione. iia differente afTairEpithimofcritto da Diofcoride, e da gl'altri Greci, da quello che intende Mefue, e tut- to il refto de gl'Arabi; percioche vogliono, che que- llo, di cui intende Mefue , echehabbiamonoi com- munenelleSpeciarie, fìaunafpecie di Cufcuta, che s'avolgc al Thimo , e quello, che ne fcrive Diofcoride, fìa I'ifteffo fiore di quelThimo più duro, e che più fi radembra alla Satureja . E quefto fi sforzano di prova. re in quefto modo dicendo, che fe l'Èpithimo noftro ufuale fudè quello, di cui intende Diofcoride, non riavrebbe egli detto, che fufie il fiore del Thimo più duro ; ma che fofl'e un fiore d'altra pianta, che sa vol- gerle al Thimo . Oltre à ciò provano per Plinio , chel' Epithimo fia di due fpccie, cioè fiore d'elio Thimo proprio, e d'altra pianta, che vi nafea fufo ; percio- che fcrivendone egli all'ottavo capo del 26. lÌDbro,cosi diceva: Epiihymum efil fior è Thimo , Satureja fimili . Differentia, quòd hìc herbaceus efil , altertusThimi ai- bus . Quidam alìter Epithymum tradunt fine radice na- fici, tennis, fimilitudine pili , ér rubens . cioè, 1 Epiti- mo è un fiore j, che nafee dal Thimo , che è limile alla Satureja. Ma vie quetta differenza , cioè, che quefto è verde limile all'herba, e quello dell'altro Thimo c bianco. Altri intendono altrimenti, e dicono, chel' Epithimo nafee lenza radici, fottile,eroffo, fìntile à ipeli. 11 che dimoflia edere vero fondamento , che due ficnogl'Epithimi, come di fopra s'è detto. Nella quale opinione agevolmente condefeenderei ancora jjJJJjB io, fe non vedeffi alcune buone, e vere ragioni milita- probata. re in contrario, e manifelìamente dimoftrarne, che potede agevolmente eder il tefto di Diofcoride , da cui traflè Plinio la primaparte del fuo dire, corrotto, c depravato, come in infiniti altriluoghis'è ritrovato: òveroch'habbiaciòtraferittoda altro poco autenti- coferittore: ò vero che li ila egli ingannato, comein molti altri luoghi fi ritrova. Et prima dico, che di- moftra edere l'Èpithimo di Diofcoride e'l noftro ufua- le una cofa medcfima con quello, che parimente ne ferivono Aetio , & Attuario, Eccellcntitìimi Greci, & veri imitatori di Diofcoride, e di Galeno, cosi di pari fentenza dicendo: L'Èpithimo purga la melan- colia. Dalli à i crefeiuti fino alla confidenza, pedo, e crivellato al pefo di quattro fcropoli , infieme con Sapa, òcon Aceto melato, &un pocchettino diSa- lc. Aitaancoraàidifetti, che lì caufano per ventofì- rà, & ài nocumenti de'prccordj, e del fegato, e pari- mente giova à coloro, che malagevolmente refpirano. Quello che nafee nellaStebe, e che faglie nella Thim- bra, dalchcl'unofichiama Epiltcbe, e l'altro Epi- thimbro, folve il corpo, comefàil Thimo: mal'uno, e l'altro è nelle forze fuemen valorofo . llqual modo di parlare dimoftra, che come faglie l'Epithimbro nel- la Thimbra, e l'Epiftcbe nella Stebc ; cosi faglia an- cora l'Èpithimo nel Thimo : ma non locfplicarono quinè Attuario, nèAetio, per edere l'Èpithimo àio- io notidìmo. 11 che non volfero tacere nelI'Epithim- bro, per dimoftrare, cheancora insù la Thimbra , & in su la Stebe faliva quella pianta, che, faglie nel Thimo, e che queftanon era cosi valorofa, come quella del Thimo . Il che avanti di loro confefsò taci- tamente Paolo Eginetta vero imitatore di Diofcoride , e di Galeno ; percioche commemorando nel fettimo Iibbroque' (empiici, chefolvono la melancolia, per- venuto all'Epithimo, così ne fcridè, dicendo : L'Èpi- thimo è laudatili! mo rimedio tra quelle cofe , che fol- vono la colera nera; danfi d'eflo fottilmente polveriz- zato cinque dramme in una mina di latte. L'Epithim- bro, che riafee fopra alla Thimbra, folve Umilmente, come fà l'Èpithimo, ma è manco valorofo . Tutto quello diffe Paolo. Epelò vengo à concludere, che folo un'Epithimo lì ritrovi; percioche fe Attuario,Ae- tio, & Paolo Eginetta non havedèro tenuto, che 1' Epithimo vero fud'c quel fiore delThimo, di cui in- rende, e fcrive Diofcoride, e che havedèro penfato, chele ne ritrovaffe di due forti, non è dubbio, che haverebbono veramente decifo, che nel Thimo fono dueEpithimi. Ma perche fapevano edere unacofa , Oc un medicamento medefimo quello delThimo, e della Stebe, e della Thimbra, e che vi nafee, evi fi avolge fufo : parve loro, per edere l'Èpithimo cofa vol- gare, chebaftadeil dichiarare; che nafeeva ancora fopra alla Thimbra , & alla Stebe ; e come più volte hò vedutolo, fopra l'Ajuga, fopra il Polio, e fopra al Chamedrio : non tanto per avifare, che mancando quello Nel quarto lib. di Diofcoride . quello del Thimo, fi poteva tifare in fuo luogo quello A della Thimbra, chiamato Epithimbro, eparimente quello della Stebe, chiamato Epiltebe; ma accioche fi Aperte , che cotal medicamento non era parte propria alcuna di quelle piante , ma cola per fe fteftada cui na- tura è di falire,e vivere fopra altre piante, nutricandoti del loro humore . E però direi io , ò che'l tetto di Dio- fcoride da cui cavò Plinio la prima parte di ciò che ne fcriffe, Iurte feorretto, e cosi erta ne reftatoegli in- gannato; ò veramente, che d'altronde prerfdeftc egli occafìonedideferivere due forti d'Epithimo, non fen- za manifelto errore : nè parmi , che facerte errore Diofcoride à chiamare l'Epichimo fiore di Thimo ; imperochefapendoegli, che l'Epithimo nafeeva, ò B faliVa fopra al Thimo fenza havere in terra veruna ra- dice, ma nutricandoli, efoftenendofifolamentecon la pianta del Thimo, e che produceva egli da per fe i fiori bianchi, i quali ftando fopra la pianta del Tbi- tno, pajono eflère fuoiproprj 5 però non gli parve fe non ragionevole loferivere, chel'Epithimo fullé il fioredelThimopiùduro . Ma che l'Epithimo produ- ca i fior bianchi, pare che molto bene dichiarane Dio- fcoride, quando diceva: Produce alcuni capitelli fot- tili, eleggieri, incuifono alcunepicciolccode, co- me capelli; imperoche non deferirte egli il fiore del Thimo di fopra nel terzo Iibbro , con quefte fembian- ze, come fcrive il Bralavolacontra quello, che lène C vede; madifleche'IThimoproducevanella cima al- cuni capitelli tutti pieni di purpurei fiori, fenza fare nè di code, nè di capelli memoria alcuna . Oltre à ciò èdafapcre, che chiamò Diofcoride l'Epithimo fiordi Thimo; percioche fi ricoglic nel tempo, che fiorifee infieme con i fuoi rofiì capelli . Ma che per l'Epithimo nonintenderte Diofcoride del fior purpureo del Thi- mo, fi dimoftra ertercofa aflài manifefta ; impero- chenel terzo libbroove trattò del Thimo, e de' fuoi fiori,non dille cofa veruna della facultà dell'Epithimo; certamente non per altra cagione, fe non perche fape- va ben egli, che l'Epithimo non era parte propria di Thimoveruna, ma medicamento per fe proprio, nu- D triroinsù'IThimO, come fi nutrifeeinsù gl'alberi il Mofco, e'IVifchio, i quali non fono però parti prò- prie degl'alberi , che li io (tentano, ma diverfe molto di forma, e difacultà. Da quelle dunque ragioni , permiogiudicio, perfuafo Diofcoride ferirti: del Thi- mo, e de' fuoi fiori tra le piante odorate nel terzolib- bro: e dell'Epithimo, come di cofa diverfa dal Thi- mo qui nel quarto libbro de' medicamenti foìutivi. Il limile delle piante, che totlentano il Vifchio ; per cloche di quefte trattò egli nel primo libbro: e di quellofcritlepofcianelterzoinfieme con gl'altri me- dicamenti conglutinativi , e vifeoti . Dimoftra quello medefimo la forza, & il lignificato del fuo vocabolo; E percioche M in Greco fignifica horafub, &horain, apprcrtoai Latini: eperò Epithimo non fignifica al- tro,cheinThimo,òverofottoTlumo. 11 che volendo lignificare lilteffo fiore delThimo, non farebbe que- llo nome a piopofito ; percioche crefeendo il fiore fo- pra al Thimo , fi farebbe pili pretto chiamato Hiperti- mo . Dimoftra oltre à quello tacitamente Diofcoride , che l'Epithimo non (ia il vero fiore del Thimo, dicen- do egli, che nafee abbondantiffimo in Panfilia, & in Cappadocia. Jlche dimoftra, ch'intenda del noftro ufuale; percioche feintefohaverte del fiore proprio, non era necelfario dire, che più nafeerte in que' luo- ghi, che altrove ; ma folo ba (la va dire che nafeerte egli F in su'l Thimo in qualfi voglia luogo, ove egli li ritrovi. Ma perche più in quel paefe, che altrove, onde lì por- ta a i tempi no(lri,nafce in sù'l Thimo l'Epithimo, per dar cosi quel clima; però dille egli e (Tèrne la Cappado- cia, eia Panfilia abbondantiflìme. lo l'hò più volte ritrovato , e ricolto nel monte Salvatino predo à Gori- tia , il quale per tutto verdeggia di Thimo maggiore ; e parimentcinsùquellodiGargano fopra alla villa del Salcano, fpecialmcnce in quella parte, che rimira il mezzo giorno, dove quantunque per tutto il monte 699 fia il Thimo copiofifTimo , nondimeno non l'hò ritro- vato io con l'Epithimo lutò, fe non in quel luogo più caldo verfol'Auftro. 11 che non sò attribuire ad altro che al fito più caldo, e più aprico. Onde non è mara- viglia, che nafea eglicosi abbondante in Panfilia , e Cappadocia. Ma perche lon certo, che quello mi fa- rebbe poco argomento, fe non folvefli quell'autorità diPlinio, ove fi il fuo maggior fondamento il Brafa- ErrBrc dj vola; dico ingenuamente, che non havendobene in- pii„"o . tefoPliniolamentediDiofcoride, da cui pare, che" prendertela prima parte delle fue parole; però fece egli dubbiofamente due fpecie d'Epithimo, riferendo più predo l'opinione d'altri, chelafua. Nella quale dottrina ti conofcemanifeftamente havere egli errato, affermando, che'l Thimomaggiore, e più duropro- duceil fiore herbaceo limile alla Satureja, &il mino- re lo produce bianco : ertendo però chiaro à cialcu- no, che'l minore fà il fiore purpureo, e'1 maggiore ò del tutto bianco , ò bianco purpurcgno . Dal che fi ve- de manifcllameiite, che delThimo, e dell'Epithimo fende egli cosi confufamente, che malagevolmente fi può cavar da lui certezza veruna . Errano nel dichia- rare l'Epithimo, interpretando perverfamente il cello di Diofcoride, i venerabili Frati de* zoccoli commen- tatori di Medie, cosi dicendo , Certifftntì d fauci! yana efp»- 'ueru? Jènfìts usrbarum Dìofcoridix de Epithymo perei- ^"°"c A* *' pitttr . nam cum ipfe Dio/cor ìdes dicat capitulo de F.pì~ thymo, Epithymum fio; ejì è Thymo Satureia Jìmi- iif : non per hoc bitellìgtt , ère. Dal cheli conofee , che mentre che vogliono erti riprendere gl'altri di non haver intefo il vero fenfo del tetto di Diofcoride, elici- ne eglino del tutto ignoranti , e di haverlo intefo del tutto alla roverfeia,' imperoche molto diverfo dall'in- tendimento lotti , in quello modo lo ritrovo io ne! Greco : E'iri'rvfj.oi' SiuovZrh aù 5ae : tm g-jc^otì piv xaiSupfipx iW.óTOf . cioè: L'Epithimo è il fiore del Thi- mo più duro, c limile alla Satureja . Névi fi legge co- me dicono i Frati fche l'Epithimo fia un fiore limile al- la Satureja;) imperoche Diofcoride non rafTembra 1' Epithimo alla Satureja, ma il Thimoillefto, per ha- ver egli molto ben faputo , che delle fpecie delThimo fi ritrova il maggiore, e'1 minore , come di fopra fù E •t^m detto nel 5. libbro. L'Epithimo (diceva Mefuej hà fcnroTà quella prerogativa , che folve gì' humori malin- M«(bs; e conici più d'ogn'altra medicina . 11 che fà egli con age- „* .G" c~ volezza , e fenza molcltia . Vale nell'infermità del ca- po, Come mclancolia , ma! caduco, vertigini, dolori antichi, e fimili caufati da humori malinconici . Va- le al tremore del cuore , allefincopi, & all'infermità melancoliche, che nafeono in quelle. E'oltreàque- lto medicina mirabile all oppillationi , & altri difetti dimilza, matricali, edellereni. ET'Epithimo fpcl- fo ufato da Medici , & è medicina folenne per ilcan- caro, perlalepra, perl'ulceremelanconiche, e pa- rimente perla quartana . Fece oltre àMefue memoria dell'Epithimo Galeno, cosi brevemente dicendo: L' Epithimo hà la virtù medelima del Thimo; ma è 111 ogni cofa più valorofo, difecca , e fcalda nel terzo grado. Ma havendomi l'Epithimo rivocato alla men- te la Cufcuta , di cui non ritrovo mentione alcuna a p- prertoàiGreci, nèdirò quanto dagl'Arabi fenede- fcrive. E' adunque la Cuscuta una pianta, chefen- Za havere in terra alcuna ferma radice, nafee, e fa- ecfora , e glie fopra l'altre piante, e fono i fuoi rodi cirri fimili firn tintoria, à viticci delle Viti, di maravigliofa lunghezza, con i qualis'avvolge, es'avvilluppa cosi ftrettamente all' herbe, fopra le quali ella nafee, che fpcfte volte le llrangola, e Iegitta per terra , per il troppo pefo de' gomiccioli , che ravolgendovifi vi genera fopra . Non produce frondi alcune, ma bene il fiore bianco, &acinofofeme. Dicono alcuni, che ella riporta fe- cole virtù medefime di quelle piante, in cui nafee. 11 che agevolmente dimoftra effer vero quello, che di- cono i Greci dell'Epithimo, ilqual none veramente altro che Cufcuta. E'opinioile de' moderni, che fa iaCufcutacommunenelleSpcciarie quella, chechù- 700 Difcorfi del Matthioli CUSCUTA. A L Iv P O. D mò Plinio Caffita all'ultimo cap. del ió.libbro cosi di- cendo: Nafce in Soria un nerba, che fi chiama Cafii- ta, laquale non folamentes'aviluppa intorno à gl'al- beri, ma ancora attorno alleSpine. Ma ritrovandoli alcuni tetti Pliniani, ne'quali li legge Cadytas, e non Caflytas, e fcrivendo Plinio, che quella (iavolge at- torno agl'alberi, & attorno alle Spine {blamente, e la nollraCufcutas'a volge all'herbc, & ài fruttici non à gl'alberi ; non ardifeo io affermare, chelaCaffita , ò vero Cadita di Plinio fia la Cufcuta, e marinamente fcrivendo egli , chenafcafolamentc in Soria . Ha la Cufcuta', e Cufcuta virtù afterfiva , e confortativa, con una certa luchKukJ. fuaflitticità, che ella contiene. Apre l'oppillationi delfegato, e parimente della milza. Mondifica le ve- ne, e'1 fangue da gl'humori tanto colerici, quanto flemmatici: provoca l'orina : cura il trabocco del fie- [ le, caufato da oppillationi di fegato. Giova alle febri de' fanciulli: ma il fuo troppo ufo, pereffere coftret- tiva , aggrava lo ftomaco: il quale nocumento fe gli toglie, mefchiandoconeffade.gl'Anefi. Purga natu- rafmente per di fotto la colera roiTa ; il che fà ella aliai più agevolmente, quando fi mefehia con Affenzo: il perche fi dà mezzalibra della fua decottione con un' oncia, e mezza di Zucchero. Chiamano i Greci l'E- pithimoEs-iSupu': i LatiniEpithymum : gl'ArabiEfi- timo, &Efichemo: liSpagnùoliCabellos, & Flores tlelThomilho: iFrancefiTeignedethyn. Dell' Alipo. Cap. i8o. L' Alipoètm'herba farmentofa, e roffìgna, che pro- duce fonili rami, e minute fiondi , il cui fior e e te- nero, leggiero , e copio/o, laradice fittile , ejimile àquel- la delle Bietole, piena d' 'acuto fiumare i hail feme Jimile all' Bpithimo . Nafce nelle maremme , e maffimamente abbondantiffimain Libia, quantunque affai ne nafea anco- ra in altri luoghi . Il feme quando fe ne beve laparimifu- ra che fi fà dell' Epìthimo, coni' Aceto , e co 'l Sale purga lamelancolia, mà ulcera leggiermente l'interiora. Nomi * L Opinion Aradicedell'ALiPo ( fe creder tanto fi può ad J , t Attuario ) è veramente il Turbith bianco, che fi fua efiuJ ci porta di Levante, e che è incommuneufo nelle Spe- naciDnc. ciarie; percioche facendone egli memoria nel fuotrat- tato delle compofitioni de' medicamenti, nellacom- pofitione della Trifera minore (fenonhà errato nel trasferirlo il Ruellio) cosi ne fcriffe, dicendo : Se tù vorrai con quello medicamento folvere la flemma ,ag- giungclil'Alipo, cioè il Turpeto bianco. E fcriven- do più avanti con alcune altre medicine folutive del Turbith particolare capitolo , diceva ; 11 Turpeto, che è la radice della Pitiufa , e quello, che è bianconi qua- lcèlaradicedeU'Alipia, folvono la flemma vifeofa. Ma perche fece dell'Alino particolare capitolo, oltre al Turpeto Attuario, dicendo, che'l feme fuo folve- . va per di fotto la colera nera, hà fatto credere ad aicu- confuta* ni , che fia appreflo ad Attuario differente l'Alipia che intende egli per il Turbith bianco , valorofo per purga- re la flemma vifeofa , dallAlipo di ciji folo commendò . egli il feme. Al che fi può rifpondere, che la radice dell'Alipo, ò vero Alipia faccia un'effetto, e'1 feme un'altro jimpcroche fi ritrovano herbe, le quali fanno un'effetto con le frondi , un'altro co'l feme,& un'altro con le radici . Come , verbi gratia, il Medio , la cui ra- dice (come rettifica Diofconde,) riflagna i meftrui,e'l feme fà il contrario. E però crederei io, chenonfoflé tràl'Alipo, e l'Alipia differenza veruna: e ciò nonfo- : lamenteperlcragioniaffegnate,màperquello, chefe n'hà da Paolo Eginetta, ilqualenel 7. volume, dove AIj?°r imperò si dà ella à gli hidropici . Spegne la fuA HJva à ì difetti , e le macole della pelle della fac- cia , e d' ogni altro luogo . Condifconjt i fuoi [armen- ti con Sale, quando fono teneri, e ferbanjt per man- giare ne i cibi. ■ * , Vire fatv». cioela tica , c fua LAViTESalvatica, di cui è qui la figura, è fiata cosi chiamata da noi, non perche vogliamo del tutto affermare , che fia ella la A'imxu iypitt^ Vite falvatica di Diofcoride, ma perche hà ella vera- èfàmln».' mente più, e più note, e virtù che fanno parere che fiaquella; pcrcioche bacila i farmenti comedi Viti, eie foglie comediSoIatro, il frutto come picciolo ove, e roflo quando è maturo con gl'acini rifonderti; le quali tutte notefanno indicio che (ia quella pianta la Vite falvatica . Ben è vero che i fiori non vi corrif- pondono, non efièndo nè mofeofi, ne capillari : ma vedendoli cheOribalìo,ilquale traferive l'hiltoria del- le piante ( come egli confetta ) di parola in parola da Diofcoride legge Uorphtus , cioèracemofo, e non Bo- àtfeit, cioè mofeofo, non fenza caufa parmi che fi pof- fa dire che fia inquelto luogo feorretto il tetto di Dio- fcoride, e maflimamenteche più mi pare che rifenfea il vero quel che li legge in Oribafio, che quel che fi legge in Diofcoride; imperoche non conofeo io pian- ta veruna, che produca il frutto à modo d'Uva, che ronfacciaifioriracemofi: dimodoché (i potrà ben dire che fia del tutto ltupido, e fuor di fe ficllò, chi voleffe contendere altrimenti. Oltre à ciò ne anco mi parcheoftialla nottra opinione, che la corteccia di quella pianta non fiasfcffà.non leggendoli fimilmen- tein Oribafio quella parola fMa'pptcytura . Al che s' aggiunge ancora, che quella pianta hàtuttele virtù della Vite lalvatica; imperoche le nollre donne in Tofcana ufano volgarmente il fucco degl'acini per imbellirelafaccia, e per cacciarne via lelentigini , Sdogm altra macchia, nè mancano auttori, cheferi- vono, chela decottione de' farmenti, e delle radici latta nel Vino bianco in un vaio di terra coperchiato è ottimo medìcamentoper l'hidropifia, e trabocco di fiele; percioche non folamentc purga il corpo , ma provocaaiicora l'orina . Dalle quali ragioni indot- to (fia, ò non fia quella pianta la Vite fai vatica di Dio- fcoride) non m'è parlo fuor di propofitoà chiamar- la Vite falvatica , fin tanto che apparilca un nuovo Diofcoride che menedimoftri un'altra più limile. Maquan- yo 2 Difcorfi del Ma quanto fcioecamente s'ingannino coloro , che vo- A gliono che la Vitalba, la quale habbiamo meda frale Clematidi, fialaVitefalvatica, celoferbiamoàdire ( piacendo à Iddio) un'altra volta con più lungo ra- tionare . Teofratto all'ultimo cap. del <;. libbra dell* iftoria delle piante, chiamala Vite falvatica Atra- gena, dove tratta deH'efche , ch'adoperavano gl'an- tichi per accendere il fuoco; imperoche non riaven- do eglino ancora fperimentato l'Acciajo, havevano ritrovato di generare il fuoco con un legno duriflimo, &untenero, efungofo, per il che fare era, permio giudicio , molto à propofito la Vite fai vaticha . Chia- mano il Fuchfio, e'1 Trago infieme con alcuni altri quefta pianta amara dolce ipercioche mafìicandofila B corteccia de fuoifarmenti, fifente nel principio del maflicarla amara, e poco dipoi dolce , e mafìi inamen- te manicandola lungamente. Dellefacultà di quella Vite falya- fcriffe Galeno nelfi.lib.dellefacultàde'femplici, con dacaléio'. qu=fte parole : I grappoli della Vite falvatica fono afterfivi, di modo, che poflono curare le lentigini, » quofi, &ogn'altra macchia, chefianella pelle cite- riore della faccia . Ma i germini fuoi fono coftrettivi , i quali fi poffono condire ancora con Sale. Chiamano Nomi. i Greci inrtxos iypU; i Latini Vitis fylveftris . C Della Vite bianca, ò -vero Brionia. Cap. 183. LA Vite bianca , la quale chiamano alcuni Brio- nia, è fintile ne i farmenti , nelle fiondi, enei^ ■viticci alla domejìica, ma fono tutte quelle fue parti più pelofe: abbraccia con i fuoi vitici tutte le piante* che gli nafcono appreffo : produce il frutto racemofo , e rojfo, con il quale fi pejfano le cuoja. Ifuoi Afpa- ragi, eh' efcono teneri nel fuo primo germinare , cotti ne i cibi, folcono il corpo , e provocano l'orina . Le fi ondi , il frutto , e la radice hanno virtù acuta ; il perche fi mettono utilmente con Aceto, e Sale tù l'ul- cere , che chiamano chironie , ér in quelle che fi con- vertono in cancrene, che fono corrofive , & in quelle D delle gambe contumaci, e fordide. La radice con £r- vo, con Creta di Chio, e Fien greco mar dica il cor- po, e fà tirar la pelle : fpegne le macole della faccia, ér i quofi, le lentigini, e le cicatrici nere . // che fd parimente cotta nell'Olio, tanto che diventi liquida : toglie via i lividi , e le reduvie delle dita . Impia- Jìrata con Vino, rifolve l'infiammagìoni , rompe le po- terne: mettefi commodamente nelle medicine corrofive: "trita, ér applicata cava lojfa rotte . Daffi per tutto un'anno ogni giorno à bere al pefo d'una dramma , à coloro che patifeono il mal caduco : daffi nel medefimo modo à gli attoniti, ér à i vertigine]! . Giova, be- vuta al pefo di due dramme, à i morfi delle Vipere: E ammaxx." la creatura nel corpo : conturba qualche volta [intelletto. Applicata di fatto alla natura del- le donne , provoca le fecondine , e Similmente il par- to : bevuta provoca l'orina . Faffene Lettovario con Mele per coloro che malagevolmente refpirano , che fono in pericolo di firangolarfi , per la tojfe , per gli fpafimati, rotti, e per li dolori del co flato . Bevuta con Aceto al pefo di tre oboli trenta giorni, con/ima la milzji , e per il medefimo s'impiajlra di fuori con Fichi . Faffene decotlione per farvi federe dentro^ le donne per li difetti loro , imperoche purga la matrice, ma fa fondare . Il ficco fi fpreme dalla radice la primavera, il quale bevuto con acqua melata , falve F la flemma . Il J'eme s'unge efficacemente per la rogna , e per la fcablìa . Il ficco bevuto con Grano cotto , fi abbondanza di Lstite. ,. /™,Hiamafi volgarmente la Vi te bianca nelle Spe- VSlSSS- V-< eiaiicBrionia,etràilvolsoquafipei-tuttoZuc- jiaiionc. caiàlvatica. E' pianta volgarilTima, e conofeiuta da tutti. Germina la Brionia nel principio di primave- ra, mettendo fuori più farmenti da una fola rad ice , teneri, epelofi, come fono quelli delle Zucche, i Matthioli VITE BIANCA, O' VERO BRIONIA. quali crcfccndo pian piano, fe ne vanno arrampican- do sii per le fiepi , e per li vicini arbufcelli , attaccan- dovi!] con viticci, i quali hi copiofi . Produce le fo- glie quafi comela Vite vinifera, ma minori, con più cantoni all'intorno, ruvide, &afpre. I fiori fà ella in grappoletti, chenel bianco gialleggiano, àmododi itella : il frutto come di Solatro hortolano, parimente grappolofo, prima di color verde, erodo quandci e matu ro,& in alcune piante ncro,ilquale non vide Dio- feoride . Quello hò veduto io copiofoin Ungheria,in Boemia, & in altri luoghi di Germania, dove d'altro colore non fe ne vede . Il leme e nelle bacche immerfo in fucco vifeofo ritondetto , & in cima appuntato . La radice hà egli grande, egroffa fpeflè volte, come la cofeia d'un huotno , lunga un gombito,vivacc,*ecar- nofa, e nella coda fpartita , di fuori beretina , e di den- tro bianca, efuccofa, amara al gufto, alquanto acu- ta, e coflrettiva . E' il fuo fucco vifeofo, & al ifafo fpiacevole . Nafce lungo le vie apprefìò le fiepi, e nel- lemacchie. Di quella fcrivendoMefue, diceva, che Vitti per nuocere ella allo ftomaco, &al legato, fi debbe Jj^gj* dare con le Specie Elefangine, con il Mafticc, e con le Mele Cotogne . 11 fuo fucco folve la flemma , provo- cal'orina, e mondifica il cervello : i nervi, e'ipetto da gl'humori flemmatici, e putridi: apre l'oppillatio- ni delle vifeere, e delle reni: conferifee al mal cadu- co, alle vertigini, & alle frigide infermità de nervi.- giova manifcftamente alla toile, rifolve le poflcme du- re, e particolarmente della milza, facendoli impia- nto della fua radice, di Fichi, e di Vino. Sedendoli nella fua decottione, mondifica la matrice , eprovo- caimeftrui, &il parto, llfucco, e parimente la ra- dice mondifica la faccia, eie macole della pelle, e fpegne le margini, cherellanodapoi alle ferite, e maffime quando li mefehiano con Farina diCcci, e di Fave . L'Olio bollito nella radice fcavata in sii la cene- re calda, fpegne ungendofenc i lividi delle pcrcofle. Ohrc à ciò ho conofeiuto io una donna, laquale più cpiù Nel quarto lib. dì Diofcoride . 703 epmvolteognimefep3ti?alaprefocatione della ma- trice molto acerbamente, &ef)endog!i infegnato , che toglielTe un'oncia di radice di Brionia, e facefle- la bollire in Vino bianco fino al calare della metà, c che ne beveffe dapoi alla cena un bicchiere, fenc li- berò totalmente, havendoneperò un'anno di lungo nca tolta una volta il mefe . Scriìlene Galeno al fello delle da facultà de'femplici , così dicendo: I primi germini della Brionia fi fogliono mangiare communementc la primavera, per effer cibo coììrettivo, & accettoallo itomaco. Hanno inlìeme con la virtù collrettiva al- quanto dell'amaro, e dell'acuto, Se imperò pofsono provocare alquanto l'orina . La radice hà virtù afte» liva, e difeccativa ; e moderatamente calda . 11 per- che rifolve le durezze della milza, tanto bevuta,quan- to impialìrata di fuori inficine con Fichi , e fana la ro- gna eia fcabbia . 11 fuo frutto, ilquale li rafsembraà i racemi, è utiliffìmo per ifpefììre la cuoja . Chiamano laVitebiancaiGreci ày.Ttho; ^iv^inckrpvay.lu: i Lati- ni VitisAlba: gl'Arabi Feure, Alfefire, Feflera , Al- fefeera, Nezargiefan, Se Ncrzarchafcn : iTedefchi Stickuurtz,&Teufelkirbfz. liSpagnuoli Nueza, & Anorca: iFrancefi Colubrine, ScCouluree. Della Vite nera . Cttp. 1 84. LA Vite nera , la quale chiamano alcuni Brionia nera-, hà le f rondi fintili all'Hedera , ma mag- giori , fimili quafi d quelle dello Smilace , e parimen- te ancora fimili i fufli . Abbraccia con i fuoi viticci gl'alberi : fd i frutti in grappoli , i quali nel princi- pio fono 'verdi, & dopo al maturarji diventano neri: la radice è di fuori nera, e di dentro gialla . Z Sar- menti teneri, che 'vengono fuori nel primo germinare , e fi mangiano come gl altri herbaggi; provocano i me- jìrui , fanno orinare , fminuifeono la milza, giovano d i vertiginofi , al mal caduco, Gr à i paralitici . La radice hà la medefima virtù di quella della Vite bianca , ma non è così efficace. Impiajìranfi le fondi con Vino all' ulcere del collo de gl 'animali , che vanno fotio al gio- go, e mettonfi parimente in sù le dislogagìoni. CHiamafila Vite Nera in Tofcana Tamaro, vo- cabolo corrotto da Tamno, dal quale chiama- rono i Latini la fua UvaTamina . Sono ifuoi germini nella primavera , quando novellamente fpuntano dal- la terra, limili nelle fattezze loro à gl'Afparagi : & mangianfinel medefimo modo cotti nc'eibi, come che non fieno però al gufto cosi aggradevoli , come gl'Afparagi. Ve n'è per tutta Tofcana, e parimente nel contado di Goritia abbondanza grande ; laonde fe ne portano aisai mazzi à vendere in sii le piazze al tempo proprio de gl'Afparagi il Marzo, e l'Aprile . Benèvero, chepar, chequella, che nafceinltalia. difeordi da quella che fcrive Diofcoride, nel colore dell'Uve; imperoche la nollra produce l'Uve rofse ,e di quella, di cui fcrifse Diofcoride , dopòalma- turarfi diventano nere, ne in altro, che in quello fi difeonvengono. Mà ciò mai m'hà potuto indurre à mutare opinione , ne à farmi credere , che quelta pian- ta (ia altro, chela Vite nera, per haver'iovedutojco- me hò detto nel difeorfodifopra, chela Brioniache nafee in Ungheria, & Boemia tutta produce il frutto nero , ancora che Diofcoride non facefse mentione fe nondelroflo. 11 medefimo fi vede nel Sambuco; im- roche il montano fa il frutto rofso , e l'altro purpureo feuro. E veggiamo ancora, che'ISolatro degl'horti produce in alcuni luoghi l'Uvenere, in alcuni rofse, in alcuni gialle, & in alcuni verdi; perciochela na- tura fuol cosi il piti delle volte variare i colori ne' fio- ri, e ne'frutti: comevcggiamomanifeftamentenel- l'Uve, nelleCiregie, nc'Fichi, nelle Prune, nelle Mele, & in molte altre forti di frutti. Onde non ci doviamo maravigliare, fela Vite nera produca in Ita- lia l'Uve rofse, & in altri paefi più caldi, come è la Grecia, e l'Afia, le produca nere; per cfler cofa VITE NERA. D hormaià tutti chiara, che cotali diverfità accado- no fpefle volte per le divertiti de' climi , e del terre- no. Per quella dunque ragione, laqual.permiogiu- dicio , diftrugge l'objcttione del colore dell'Uve , cre- do veramente, che la pianta, di cui è qui il ritratto , fialavera, e Icgitima Vite nera; irape roche tutte l'ai* trefembianzelecorrifpondono. Credefi oltre à ciò il Opinione Fuchfio Medico de noltri tempi molto famofo, che Fuch!'° quella fia la legitima Vite nera, la quale chiamiamo reprob"'*- noi in Tofcanocommunemcnte Vit'alba: quella di- co, che hò dimoftrata nel principio di queftolibbro per la feconda Clematide. Ma non mi polToperverun modo accollare alla fua opinione, pereiler io non poco da quella lontano; percioche la nollra Vit'alba non hà la radice di fuor nera, e didentro di color di Boffo : non produce le i'rondi minori dell'Hedera, ma più prefto maggiori, e più intorno dentate : nè pro- duce il feme racemofo, maferrato infieme, molto diffimile in ogni fua fembianza dall'Uve. Appo ciò è quella ulcerativa, efà le vefeighe ove (ì pone : eia Vite nera perii contrario guarifee l'ulcere del collo dc'Buoi, e le dislogagìoni per la virtù collrettiva che pofliede. Scriìlemigià il diligentiflìmo Speciale, & Semplicifta non volgare M. Martino Guidotino da Trento, efsereà cafoftato ritrovato, chela radice della Vite nera è valorolo rimedio nelle cofe di Vene- re, mangiandofi cotta lòtto alle ceneri calde; il che non pofso io per vero affermare, per non riaverne fin' hora veduto prova veruna . Scrifse della Vite nera Galeno al fello delle facultà de femplici, così dicen- virt do : La Vite nera, la quale propriamente fi chiama ferita da Brionia, è in ogni cofa limile alla fopradetta bianca , Gal*»- come che fia però meno valorofa. Dific Mefue, che del fucco di quella particolarmente con l'ugual parte di Mele, edìVino, fi fi una bevanda per lefcrofole ottima, efpcrimentata; e faffi parimente impiaftro della fua radice , ediMele, per il medefimo , ilqua- lelerifolve, ediftrugge. Oltre à ciò riavendomi ri- dotcoà memoria la Vite bianca, e la nera, quella che volgar- Difcoriì del Matthioli BALSAMINA. A UN'ALTRA BALSAMINA. r.ilfamir c /uà hift volgarmente chiamano alcuni Viticella, altri Mo- mordica, altri Balfamina , & altri Caranza, nonef- fen Jone da Diofcoride fatta alcuna memoria , ne dirò qui quanto ne ritrovo fcrittoda i moderni. E prima ''dico, chela Balsamina produce affai, elunghifar- menti , con i quali fi và ella avolgendo à ciò che trova ; le fue frondi fono quali fimili à quelle della Brionia bianca , ò veramente delle Viti Vinifere , ma più pic- ciole, c pili minutamente intagliate, dall'origine del- le quali nafeono affai viticci, con i quali fi và ella ar- vampando in sii le pergole, in sù le ferriate , in sii i gra- ticci,& in sii gl'arbufcelli, che fc gli pongono al piede . ]1 fuo fiore è quali limile à quello dc'Cocomeri , di co- lore pallido; da cui fi genera pofeia il frutto, limile di figura all'ova delle Galline , ma non però così grof- fo, con certe picciole, eruvidebolle, rilevate fopra lafcorza àmododifpine, come fi vede nelle frondi delDipfaco. E' quello frutto , avanti che fi maturi , verde, ma diventa pofeia nel maturarfi rofio . Aprefi; e crepa in più pezzi, quandoè maturo per fe fteffo, c cafeane polcia il feme, il quale è di forma fimile à quel- lo dell'Angurie , le quali noi chiamiamo Cocomeri in Tofcana ma più picciolo, e fopra alla bianca , efua più dura leorza, è veftito d'una cartilagine roffìffima, evifeofa, affai groffa , e tenera. Lafuftanza del Po- mo è affai ben carnofa , ma non però tanto , che riem- Eilfamma, pia tutto il fuo vacuo. Hà breve, e fottile radice, e c fue tacuù produce il frutto alla maturità il mefe d'Agolto , e di «*• Settembre. Non nafee in Italia in alcun luogo, cheiofappia.fenonfeminata . Hanno le fue frondi virtù di confolidare tutte leferite, e maffime de nervi . I/Olio , c he per infufione fi fà del fuo frutto , conferi- re à tutte le ferite, alle pofteme, e l'ulcere delle mam- melle, levandone il dolore: e parimente all'ulcere , pofteme.e dolori'della matrice,quando vi fi getta aen- tro con la firinga. Vale ài dolori del parto, &àque: 1 i dell'hemorrhoidi mirabilmente . 11 perche fi fà egli particolarmente infondendo ifuoi frutti nell'Olio di Mandorle dolci, e mettendo per ogni libra d'Olio un' D oncia di Vernice liquida. Spegne il fervore delle cot- turedel fuoco, e di turtelecalide polteme . Vale al- le punture de'nervi , e leva via , & aflbttiglia le cicatrici. Riferifcono alcuni de' moderni, che fe le donne iterili entrano prima in un bagno fatto con her- be matricali , e pofeia s'ungono la bocca della matrice con quell'Olio , e fi congiungono pofeia con il ma"- to, facilmenre fi ingravidano. Oltre à ciò fi dice effe- recofafaluciferilììmaperl'ulceredella matrice : per- cioche alcuni ve l'hanno fperimentato con mirabile fucceff o,ove molti rimedj non operavano alcuna falu- te . Giova bcniflimo alle crepature interinali, ungen- done fpeflò il luogo con etto caldo . La polvere dell' E nerba data alla quantità d'un cucchiaro ( fecondo che riferifcono con giuramento alcuni fedeli fperimenta- tori) con acqua di Piantagine, confondale ferite dell'interiora, ancora che la ferita pafTafle dall'una banda all'altra. Altri dicono, che la medefima pol- vere vale à i dolori colici, e delle budella, nel che opera con mirabile preltezza . Oltreàciò, accioche qualche volta non equivocarle alcuno nel nome di quella pianta, èdafapere ("come di fopra nel terzo libbro al capo del Geranio fu detto; che fono alcuni , che chiamano ancora Momordica quella fpecie di Ge- ranio, che produce le frondi più larghe. Trovali an- F ' coraun'altrapianta,laqualchiamanoparimenteMo-Mom(! mordica, & Balfamina , ma molto differente dalla d-akn fudetta; imperoche produce il gambo groflo alto un ca- bracelo, e mezzo, carnoio, e pieno di fiacco, e di copiofirami. Le foglie lunghe, come di Salice, e per tutto dentate, i fiori grandi, purpurei, con una co- da torta di dietro, da i quali nafeono i frutti non molto diflìmili da quelli dell'altra Balfamina ; appuntati co- si in cima come appreffo il picciuolo , pelofi , e prima di color verde, e dipoi giallo. Li quali maturandoli crepano da per loro, e cafeane fuori il leme limile alle Lentichie . Hà molte grolle, e ferme radici . Vogliono Nel quarto lib. di Diofcoride Vogliono alcuni, che habbiqueftalevirtù medefime A della fudetta ; il che, pernon riaverne iofpcricnza , non poffo affermare . Chiamano la Vite nera iGveci A'jinw (ithaivx: i Latini Vitisnigra: gl 'Arabi Fifire fentanum , Fefirefim , Alfefiretim, & Faferfin : li SpagnuoliCongorca. Della Felce. Gap. i8;„ :lci, c Io- li efamina- LA Felce produce le fue fi ondi da un pìcciuolofen- Xjt fu/lo , ferita fiore , e ferina feme , alla lunghet- ta d'un gombito , intagliate come un'ala fpìegata , d* odore alquanto fpiacevole. Hd la radice fra' terra, e terra, , nera, e lunghetta , dalla quale efeono molti germini, al gufto alquanto cofhettiva. Nafte ne i mon- ti, ér in luoghi fajjbfi. La radice bevuta al pefo dr. quattro dramme con acquamelata, caccia fuori del cor- po i vermini larghi ì il che fà ella più valorofamen- te , quando fi dà con quattro oboli di Scammonea, ò vero d'Elleboro nero: ma bifogna, che coloro che cori la tolgono, mangino prima dell' Aglio . Sminuifce la grandetta della mil^a . La radice bevuta , & im- piaftrata con Grafìa, giova alle ferite delle faette dì Canna ; il che fi prova ; imperoche perìfee tutta la Fel- ce,che fiacìrcondata daCanne piantate : e cori per lo cen- trar io, muojono le Canne cinte per intorno dalla Felce. I Della Felce f emina. Cap. 18S. LA Felce femina hà le fondi di Felce ; ma non però come quella: procedono da un fol picciuolo, ma da molti, più alti, e farmentofi . Hd molte , e lunghe radici , ritorte, le quali nel nero roffeggiano come che ne fieno di quelle , che fon roffe : Quelle mangiate in Lettovario compolio con Mele , cacciano i vermini larghi del corpo: e bevute con Vino al pe- fo di tre dramme, cacciano i tondi ^ Mangiate dalle donne , le fanno diventare fierili , e fanno fondare le gravide, che vi pacano fopra . Mettonfi utilmen- te trite in Farina in sii l'ulcere humide , che malage- volmente fi faldano: vogliono alle malattie del collo de gli animali, che fi mettono al giogo . Mangìanfi cotte le fondi frefche , quando germogliano ìnfieme con gli altri herbaggi, per mollificare il corpo. LE Felci, tanto dico il mafchio,quanto la femina r fono à i tempi noftri notiflìme à tutti. Il mafehio quantunque (comefcrifieDiofcoride) non produca nègambo, nèfiori, nèfeme, eliaco nondimeno ri- trovato dai diligentiffimiinvcffigatori delle cofe na- turali, che hà egli il feme nel roverfeio delle foglie , ma cosi minuto, che ingannando l'occhio, à fatica lì difecrne . Coglie!! tagliandoli le foglie appretto la ra- dice, le quali portate nelle cale, & appiccate fopra panni di Lino, ò vero fopra carta, vi lafciano cadc- re sii il feme. Faffi ciò alla fine del mefe di Giugno , nel qual tempo fi macura. 11 volgo crede che il feme della Felce non fi podi ricorre , le non la notte di San Giovanni, con alcuni incanti , con i qualivogliono, che fi caccino i diavoli, chcglifanno la guardia. Ma quelle fuperftitioni non hanno credito appretto di me veruno ; delle quali cosi al 20. capo del 9. libbro dell* hiiloria dellepiantefcrifieTeofrallo, dicendo: La Fclcefemina incorporata con Mele, è utile contra i vermini larghi dell'interiora: e contrai lunghi, data con Farina d'Orzo nel Vino dolce . Sconcianfi le donne grotte, che fe la bevono, c l'altre ("fecondo che dicono ) diventano Aerili . E' veramente differen- za della Felce femina al mafehio ; percioche quello hàlefrondi, che procedono da un folo picciuolo, e laradicelunga, nera, egrotta. Credcfi, chela na- tura le generafle più perfare fterilità, cheper altro . Scrittene parimente Plinio al nono capo del 27.1ibbro cosi dicendo. Sono di Felce due fpecie,non produco- no nè feme,nè fiore . Quella fi Itima.che fia il mafehio, che produce più Felci da una fola radice, liinghepiù D FELCE FEMINA. diduegombiti, e che non fono d'odore faflidiofo . L'altra hà un fol fultò, e non è ramufculofa nèfolta' mapiubreve, epiiìtenera. Hàpiiì denfefrondi e incavate appreflóalleradicj. Ingraflanfu Porci d'el- »y lera- 706 Difcorfi del Matthioli I Felce fcritta da Galeno. Stilili le radicid'amendue. Le foglie fono pennute a ambe- due i lati s & in ambedue le fpetie fono le radici lun- ghe, non diritte, e di nero colore, e mafsimamente Quando fono fecche ; mabifognafcccarle al Sole . Nafconoper tutto, efpetialmcnte inluoghi frigidi . Debbonfi cavare nell'afcondcrlì delle Vergilie.Ufan- iileradiciilterzoanno, perchenon fono buone ne prima, ne poi. Cacciano! vermini del corpo; i 'ar- ghi bevute con Mele; e gl'altri bevute con Vino dol- ce per tre giorni continui . L'una, c l'altra è nociva al- lo ftomaco . Solvono il corpo, e prima cacciano la co- lera, epoil'acqua, & i vermini larghi meglio con Scammonea , mettendovene ugual pefo . Vaie la radi- cebevutacon acqua al pefo di due oboli,doppol aftl- nenza d'un giorno, alla rheuma , ma bifogna pnma mangiare un poco di Mele . Nè l'una,nè l'altra d deve dare alle donne, perche la feonciare le gravide, e fa Iterili l'altre. Trite in polvere, giovano all'ulcere ma- ligne , c mcttonfi parimentein stì'l collode buoi . Le foglie ammazzano le Cimici , e cacciano via [Serpen- ti. EtalS.capodeliS. libbre : LaFelcc,diceva,muo- re in due anni,cjuando non fcglilafcia mettere le fron. di. lichen fi piti efficacemente, quando conun ba- ttone fi romponoifuoìgermini ; perciochcilfucco , che pofeia ne diltilla, ammazza le radici . Dìcono,che cavandofi neltempo delfolttitiononrinafcono, nè manco quelle che fi tagliano con le Canne,overamcn- tearandofi il terreno con un pezzo di Canna figaro al vomere. Fece della Felce mentione Galeno aU'otca- vodcllcfacultàde'femplici, cosidicendo: LaFelce bàia lua radice veramente utiliffima ; imperoche am- mazza i vermini larghi del corpo . 11 perche non è ma- raviglia , fe nel medefimo modo ella ammazza il fan- ciullo nel corpo della madre, e caccia fuori il morto . E'cllaalgultoamara, e alquanto coftrettiva . llche fa, che medi insù l'ulcere, le difecchi valorofamentc lenza mordacità alcuna. Hàle virtù medefime quel- la, che lì chiama femina. Chiamano iGrecila Felce Ut ;>,-, icnnpioii: i Latini FUix: gl'Arabi Sarax , & Sarachs: iTedefchi Vuladtfam : USpagnuoli Hele- tho ycrva : iFranccfiOfmunda regale . Della Filicola, ò vero Polipodio, Cap. 187. LAFUicolmafcenelle pietre mofeofe , irne i tron- chi vecchi de gl'alberi, e muffirne in quelli delle (guercie , alta una /panna , fintile alla Felce , pelofetta , ma non così minutamente intagliata . Produce la radice pelo/a, piena di certi crini arricciati , fimi li d quelli , che fi veggono nel Polpo Pefie, graffa cornei! dito pic- ciolodella mano, di colore di dentro verde, al gufi 0 al- quanto dolce, èraujiera. Hd virtù di purgare: cuoce/!, I per folvere il corpo, conte Galline , ò vero con i Pefci, ò con Bietole , à con Malva. LaF-arinadellafeccabevuta con acquamelata, folve la colera, e la flemma . Vale impiastrata efficacemente alle giunture moffe, & alle fe- tale , che nafiono tra le dita . A Filicola cosi chiamata dai Latini, chiamano Medici moderni , e parimente gliSpeciali , imi- tando il Greco, Polipodio. E' pianta hoggi notili! maitutti, ccopiofifsima in Italia. Enne di due fpc- cic, delle quali la prima è quella, di cui tratta qui D10- feoride, e cheè in ufo quotidianamente nelle Spccia- rie. La feconda non nafee in ogni luogo, ma per lo più nelle felve de' monti . Produce quella le frondi molto limili all'Afplcno , ma più lunghe, più verdi, e più intagliate, eia radice fimilc all'altra canto ditor- ma.edifapore, quanto di colore, mi però alquanto più picciola . Copia infinita ne nafee in alcune mon- Polipodio tagne, che fi pa0àno per andare daGoritia in Carnio- g*jgji» la, ovepiù volte rhòvcducaio, ericolta. Mefuelo- dò quella, che nafee in sù i tronchi de gl'alberi, e maf- fime delle Quercie: affermando, che quella, che na- fee in sù le pietre , hà una certa humidità fuperfiìia in- POLIPODIO I. D Polipolio, c luaeiamii;. tione •■■>- JLj ii digefta, da cui li caufa agevolmente ventofita,fov- verlìone di itomaco,& naufea. Il che diffe dipoi anco- ra generalmente di tutto il Polipodio, non eccettuan- do più quefto,che quello,così dicendo: H Polipodio e di quelle * Nel quarto li t di quelle cofe , che valorofamente efìcnuano, e difec- canoicorpi, efàfovverfione di ftomaco, e naufea . 11 chcnon piacendo punto al Manardo da Ferrara , non volfe in modo alcuno accettare l'opinione di Me- lile ; dicendo, che per efiere il Polipodio deboliflimo nelfolvere, non può confeguentemente troppo efte- nuare i corpi; e che hà Tempre egli ritrovato per efpe- rienza , che fenza alcuna moleftia purga il Polipodio, eperò, che piti fi deve credere ad Averroe in quella parte, il qual dice efiere il Polipodio ficura medici- na, e migliore dell'Epithimo, cheàMefue. Solvcil Polipodio, fecondo che riferifee Attuario la colera nera, elaflemma, quando fi danno feifcropoli del- la fua radice ben monda, con acqua melata . Solve fatto''0 ja egli il corpo mediocremente fenza moleftia alcuna , Attuario, e quandofi cuoce la fua radice in brodo di Gallina, ò vero con Ptifana . Scrifie del Polipodio Galeno all' ottavo delle facultà de' femplici, cosi dicendo : Il Po- lipodio è inlìememente dolce, & aultero, di modo che valorofamente difecca fenza mordacità alcuna . 11 cheparmi , chedimoftri, chebeniflimodicefie Me- fue, che'l Polipodio eftenuava, e difeccava valoro- famente, riavendo egli tal fentenza prefa da Galeno , Et imperò fi vede contra ragione edere egli fiato cor- retto dal Manardo , degno veramente di maggior cen- fura . Chiamano il Polipodio i Greci no^woì'oj' : iLa. tini Polipodyum, & Filicula : gl'Arabi Bisberg , Aibeig, &Beffaigi: iTedefchitngclfucfz,Baiumf- farr, Dropffavvcrz: li Spagnuoli pilipodio, & Poli- podio: iFranccfiPlypodc. Del Driopteri. Gap. 18S. IL Driopteri nafice tra il Mofio delle Querele vec- chie Jimìle alla Felce, ma con fiondi molto man- co intagliate, le cui radici fono intrigate in fie Jìejje, pelofe , acerbe al gufilo , con alquanto di dolcezza . Quefita trita, & unta fà cader e i peli: unge/I prima, Jino che fiaccia fiudare , aficiugafi dipoi il fiudore , & di nuovo vi fie ne impiafiìra della firefea . DRIOPTERI. i. di Diofcoride. 707 A T~\Kiopteri non vuol dire altro, che Felce diQuer- XJ ciaj imperocheellanafce ( come qui riferifee ejSfSSd' Diofcoride) in sii le Querele vecchie tra'l Mofco, con Mattone . frondi limili alla Felce, màminori,e manco intagliate. Et non folamente nafee nelle Quercie , ma tra le mac- cie, ove la terra fia numida, come nel Contado di Go- ritia in pili luoghi fi ritrova. E'in Italia notidima pian- ta, & imperò non accade à recitarne qui altra lunga hiftoria, e malfime per vederfi ella fatta commune àD. tutte le felve, ove fiano delle Quercie. Dannofi lera- fcritra di dici trite in polvere mefcolate con Sembola , e con un Galeno . poco di Solfo, e di Sale per ammazzare i vermini ài ca- valli . Scrinine Galeno al 6. delle facultà de' femplici, B cosi dicendo: IlDriopteri rapprefenta al gufto una qualità mifta, cioèdolcc, acuta, & amara, enella radice acerba . Hà virtù incifiva, & imperò fà ella ca- dere i peli . Chiamano il Driopteri i Greci ùputmTtpif ; Nom; , i Latini Dryopteris , & Filix quercus , Del Cnico. Cap. 189. IL Cnico produce le frondi lunghette , dentate per intorno, afpre , e fipinofie: il fufilo alto un piede , e mezjzj) : nella cui fiommitd è un capitello grande , come Oliva grojja . Fà il fiore di Zjiff arano , il fieme bianco , e qualche volta rojjo , lungo , e riquadrato . C 11 fiore è in tifo nellevivande . Illiquore, che fi fipre- me dal fieme pefto , bevuto con brodo dì Galina , ò vero con acqua melata purga il corpo , ma nuoce al- lo filomaco . Fanno/1 confortivi per fiblvere il corpo > meficolando il fitto liquore conMandorle, Nitro, Ane- Ji, e Mele cotto . Div'tdonfi qttefli poficia in quattro parti, alla grandexjcjl d'una Noce l'uno , delle quali bajìa mangiarne avanti cena due , ò veramente tre . Il modo di farli è coti . Togli efi del fitto fieme bianco un fiefiarìo, di Mandorle monde abbruflolate tre cia- thi, d'AneJìun fiejìario, di fpttma di Nitro una dram- ma, e trenta Fichi fecchi. Il liquore del fieme fa' ap- prendere il Latte , e fallo più fiolutivo . E CNICO. E F Yy 2 II Cnico 7oS Difcorfi del Matthioli Cnicrt , c Aia «lamina- none. Cnico, c fiia hiitoria. IL C N i c o è notiflim a pianta , e chiamati in Italia volgarmente Zafferano Saracinefco , quantun- que gli Speciali , imitandogl'Arabi lo chiamano Car- t n'amo-.. Ufano alcuni il filofiore ne' cibi in vecedi Zafferano, 11 feme folo è quello, che s'adopera ncll' ulodella medicina. Ennediduc fpecie, domeftico cioè, e fai valico, come recita Teofraflo al quarto cap. del fefto libbro dell'hiftoria delle piante, e noi ampia- mente dicemmo di fopra nel terzo libbro al capitolo dell'Atrattile. Seminali ne'campi, encgl'horti, efà il gambo alto un gombito , e qualche volta maggiore, tondo, diritto, legnofo , Itrifciato, duro,& bianchic- cio, con copiofi rami, i quali nafeono da mezzo il ME II COREL LA MASCHIO. Crìco foir- to da Gal. Nomi i B gambo in sii dirritti, & lunghi più d'una fpanna. Le fogìiehàeglilunghe, graffette, ferme, lifeie, veno- fe,appuntate in cima,e circondate per tutto dipiccio- le, minute,& deboliffimc fpine ,lequali fono attacca- te ài rami lenza picciuolo veruno . Producei capi ric- ciuti in cima, lunghetti, & fpinofi, fatti difquame.co- me i Carciofi con alcune foglie fotto,all'intorno aper- te à modo di Stella parimente fpinofe in cima . Fiori- Ice il feme di Luglio ne'dì canicolari con fiori gialli , e capillari, come fanno quafi tutte l'altre herbe fpino- fe, copiofi , folti, e quali Ornili al Zaffarano , dal che c chiamato da inoliti contadini Zaffarano Saracine- fco . II feme fa egli bianco fatto à cantoni, lifcio.e du- ro, poco maggiore d'Orzo, con la midolla dentro Q bianca, & untuofa . La radice hà lunga, &fpartita,la - afpri; nondimeno in Tofcana j e nel Conta- do di Goricia nafee cglicopiofiflimo quafi commune- mente per tutto, ne' campi, lungo le vie, nelle piaz- ze delle casella, in luoghi lecchi , & arenofi , e per fino appreflò le cafe , con tutte quelle vere note, che gl'atcribuifccDiofcoride. ChiamanloinolhiSpeciali Veriucaria, &il vulgo Herba de' porri ; impcrochc fregandofeneiporri.glicacciavalorofamente. Etim- £ però errano , come ben dice ancora i! Ruellio, coloro , che fi penfano, che la Calendola.la quale noi cbiamia- moin Tofcana Fior rancio, fial'Heliotropio maggio- re, perciochein alcuna nota non gli corrifponde.Al- curti, per vedere, che'l fuó feme è alquanto ritorto , fi- milc alle code de gliScorpioni, hanno creduto, che fu la Calendola I'Heliotropio; non accorgendoli , che Diofcoride dille, cheifiori, e non il feme dell'He- liottopio, fi raflèmbravano alle code de gli Scorpio- ni . llRuclIiodice, chein Francia fi chiamaHerba Cancri, perfomigliarfi il fiore alle code de' Gambari . Alche nonconfentoio; percioche altrimenti fon fat- te lecodedeGambari, che quelle degli Scorpioni . ]? Virtù dell' ^a P'u Preft° mi Pal' ài credere, che ella fi chiami Heilot'ropio Herba Cancri, per l'effetto mirabile, che fa ne'can- cheri, & in tutte l'ulcere cancherofe : nel che con mirabile fuccefiò l'adoperano i Chirurgici inTofcana. Serrandoli con I'Heliotropio il pertugio ove s'annida- no le formiche/] muojono tutte dentro nella loro Man- za: e circondandofi le caverne delli Scorpioni con un gamboncellod'Heliotropio (come fcrivono alcuni) non ardilcono d'ufeir fuor i : e toccandoli con l'herba, fubito fi muojono . Le foglie impiaftrate con Olio Ro- Matthioli HELIOTROPIO MINORE. C A L T H A. fato , mitigano il dolore del capo . Bevutala decottio . ne delle foglie fatta con Cimino , caccia fuori le pietre delle ùaltha.elua liftoria. /irtfr della :ahha . dellercni, &ammazzaiverminidelcorpo. Ilminore Bhlò«r°pi° ^° veduto più volte appreso à i laghi , e nelle paludi in sù'l dillretto di Trento,del tutto lì mile à quello di Dio. fcoride,e mollratoloàdiverfi Medici, e Speciali . Non ritrovo io, che delPHeliotropio tanto maggiore, quan- to minore faceftè mendone alcuna Galeno ne' libbri delemplicii quantunque d'amendue ne reciti Paolo Eginetta, quanto ne tolfe da Diofcoride . Vogliono alcuni de'moderni, che la Calendola fudetta ila la Cal- tha di Vergilio,e di Plinio, fondandoli (blamente nell' aureocolore de' fuoi perpetui ljori . llchenonsò io negare, nè parimente affermare, non riavendone altra intelligenza. NoiinTofcana la mangiamo nell'infa- late. Scalda la Caltha,a(Iòttiglia, apre, digerifee, e provoca, quantunque nel guftarla vi fi lenta alquan- to del collrettivo. Ma è cofa notoria per mille fperi- menti fatti dalle donne , che provoca ella apertamente imeltrui, e mallìmamente bevutone il fucco, ò vero mangiata l'Herba alquanti giorni continui . Il fucco bevuto al pcfod' un'oncia, con una dramma di polve- re di Lombrichi terreftri , guarifee il trabocco di fiele . Sono alcuni,chc dicono,chc l'ufo di quella herba acu- ifeenon poco la villa: ma è ben cofa chiara, che l'ac- qua lambiccata dall'herba fiorita guarifee il rofibre, e l'infiammagioni de gliocchidillillandovifi dentro, ò applicandovifi fopra con le pezzette di tella di Lino . La polvere della fecca meflTa fopra i denti che doglio- no, viconferilcealsai. Chiamano iGrecil'Heliotro- pio tt'XnrpSwm : i Latini Heliotropium . Della Scorpioide. Cip. 194. LA Scorpioide è uri herbetta , che produce poche fi ondi, il cui feme è Jimile alle code, de gli S cor ~ ■pioni . Qitefta impiajlrata in m le punture de gli Scorpioni, è -veramente rimedio prefentaneo . SE l'altre note corrifpondefsero all' hilloria , che Diofcoride fcrive della Scorpioide , come vi cor- rifponde il feme, farebbe veramente da dire, che folle la Calendola : ma producendo quella affai frondi, e lunghe , e quella poche , e brevi , non fi può fe non di- re , che errino coloro , che fi credono, che la Calen- dola fiaja Scorpioide . Quella hò veduto io in un'hor- todiM. Giuliano da Maroflega Medico di Cividale d'Aullria, e parrai che del tutto fe gli raflomigli, co- li può giudicare dal prefente ritratto; quantunque non Nel quarto lib. di Diofcoride. SCORPIOIDE. 7*1 7'% . 1$ 7 Jk 'imo** D manchino huomini dottiffimi, che hanno opinione diverfa dalla noftra, volendoche fiailThelefio, po- feiache (come dicono ) fu cosi chiamata dallo Scho- lialle di Nicandro . Ma io veramente non mi curo dell' opinione di colloro, pofeia che l'efler cosi chiamata dalfudettoScholialle, non prohibifee , chenon fia ella chiamata da Diofcoride Scorpioide . Scrittene brevementeGalenoall'ottavodelle facultà de'fempli- Sc„rpioilic ci, cosi dicendo: La Scorpioide fcalda nel eerzo ordì- fritta d» ne, e difecca nel fecondo. Chiamano i Greci la Scor- 0lle'K'- pioide Twpmh&is ; i Latini Scorpioides . n<™' • II Fine del Quarto Libbro. Yy 4 IDI- 1 7I2 I DISCORSI DI M. PIETRO ANDREA MATTHIOLI MEDICO SANESE NEL V. LIBBRO DELLA MATERIA 'MEDICINALE Di Pedacio Diofcorìde Anazjirbeo. PROEMIO DI DIOSCORIDE. I H i quattro lìbbri fcritti di /opra , Ario amantijftmo , babbiamo trattato de gli odoramenti , de gt Unguenti , de gli Olii , de gt Alberi , e parimente del- le lagrime , de i frutti loro ; & oltre à ciò de gl' Animali , del Mele , del Latte , de i GraJJì , delle Biade , dell'Herbe de gl' Horti , & d' ogni forte di Radici , d'Herbe , di Succhi, & di feme . Ma bora in q ne fio quinto volume, fine di tutta l'Opera, diremo de i Vini, e delle cofe Metalliche ; e però comir.ciaremo pri- ma il trattato nofìro dalle Viti. DISCORSO DEL MATTHIOLI. — Erche veramente è tnalagevol cofa , anzi quafi imponìbile, che non fapen- dofi ifondamemi, & i principi univer- fali di qu3l fi voglia fcienza, ó facilità , fi pollano in fpecialità ben fa pere tutte V altre cofe , che nefeguitano, e vi fi ri- cercano, però parmiefìère flato non meno necefia- lio, che utile di dovere in quello luogo univerfal- mente trattare dell'origine , e materia metallica, e minerale . Di cui quantunque trattafle in quefloquin- to libbro fpecialmente Diofcoride , e parimente Gale- no ne'fuoilibbri delle faculcà de' femplici; nondime- nonon riavendo alcun di loro fatto memoria alcuna nè dell'origine, ne della materia , ne delle caufc , nè d'alcun' altre principali confiderationi molto ve- ramente neccflarie, e degne da edere intefe, non ho potuto mancare di non dilucidare tutte quelle cofe , lequali, cosiinquefti, come ne gl'altri femplici me- dicamenti mi pajono neceflarie per ufo, e beneficio commune . Dico dunque , che efaminando molti Varie opi- tanto de gl'antichi, quanto de' moderni auttori, che pioni intor- [,ann0 fcritto fopra quella materia, non folamente "cr;uionce gli ritrovo efier molto differenti: ma in alcune cofe «Ielle pietre ancora contrarj . E quantunque alcuni di loro , s accodino aliai al vero; nondimeno à me pare , che non compiutamente efplichino tutto quello, che di neceffità vi fi richiede . Fannofi fdice.Ariftncile) tut- te le pietre, che meflè nel fuoco non fi liquefanno , d'una efalationc dellaterra fecca, e focofa . Dalla quale propofitione fi può confeguentemente dire , che di mente d'Ariftotile le pietre, che fi liquefanno al fuoco, come fono quelle, che contengono in fe vene de metalli , & altre , fi generino per lo contra- rio d'una efalatione humida . Alla quale opinione non adherifcono punto coloro, che più profonda- mente, e più diligentemente hanno di ciò invefliga- to, credendofi, che molto manco fi pollano genera- re le pietre di vapore , che le terre; imperoctie la pol- vere, che cosili generafl'e, non mai potrebbe di più cofe far una fola fenzailmcfcolamento di qualche humore; ecosì parimente tutte le pictreche non fi liquefanno, fi dillòlveriano agevolmente in polvere, & in arena fepza molta fatica de gl'artefici che le pefta- D Opinione d Ariltocile . fero, fe folamente fufTero generate fenza alcun' hu- more, ódiarena, òdi polvere . Veggiamo nofeon- tinuamentc pietre infinite duriffimc, terme, e pefan- ti; il che fenza alcun dubbio ne dimoiha, che fieno generate d'altra materia, che di vapore; perciochefe d'eflofolo generate follerò, non e dubbio alcuno ,- che maggiormente generar fi dovcfkro nella fuprema regione dell'aria appreiTo all'elemento del fuoco , che nella noflra inferiore della terra:fapédofi quato quella parte fuprema più venga accefa dal velociflimo movi- mento, econverfionedc'corpicelefli: onde farebbe necell'aria cofa, chefenonin altri tempi, almeno ogni volta che fi veggonocomete fiacole, travide fiamme ardenti nell'aria , cafeaffero dal cielo, ò pie- tre, ò veramenteterra, ilcheperò non veggiamo . E quantunque lì ritrovino alcuni Scrittori di grandif- fimi prodigi, che dicono effere qualche volta pio- vute le pietre , comeferive Plinio, e degl'altri; non- dimeno Ariftotile non tenne opinione, che le pietre fi poceffero generare nell'aere ; imperoche ferivendo egli cfsercafeata dal cielo una pietra, dice che dal vento ivi fù ella portata. Ma fe pietre li generano per alcun tempo nell'aere ( come non neghiamo farli) chi neviera, che non polliamo dire, ch'elle fi facciano dell'iftefsa materia, che fi fanno in terra ? La qual ma- teria può agevolmente cfser caufata da violentiffime tempefle, generando con alcun moto repentino nel nafcimentofuoque'corpiterreftri dalla pcrmutatio- ne de gl'altri elementi. Teofraftopouiene, che non Opinio« folamente le pietre, ma ancora le terre fi facciano d' Tcoft»ito una materia pura, & eguale, fatta ò per conflufso, ò per certo percolamelo, ò in altro modo feparata . La quale opinione quantunque habbiainfe qualche ragione : non però parrai che diventi ella tale per que- lli due modi foli. Nèquantunque efsa materia fia proffimaàpuriflimarerra, è però tutta pietra; ma lì fàpura, & eguale ancora per altre vie, come quando nafeono gl'humori . Et è qualche volta ancora necef- fario, che cotal materia fatta in quelli due modi fia' primamente cotta dal caldo , accioche di quindi fi ge- neri pofeial'humore, di cui finalmente fi generano quellepietrc, che fi liquefanno al fuoco . Nèsò, ol- tre à ciò, come feufsare fi pofsa più avanti Teofraflo tenendo ch'ogni pietra, & le pretiofe ancora abbon- dino di terra , dicendo egli efprefsamente che di tutte quelle Dilcorfi del Matth. nel V. lib. di Diofcoride A quelli; cofe , che fono in terra /alcune fono acquee , & alcune terrene, echeacquee fono quelle, che con- tengono in fé metalli , come oro, & argento, & al- tri: eterrenefono lepietre, e tutte le fpecie delle pie- tre pretiofe: e parimente tutte le fpecie delle terre,che fonoinconfideratione, operlaqualitàdel colore, ò per effer polite, elifcie, ò per eflèrfalde, eferme, ò per altralorofpecialefacultà . Dal che fi può confide- rare efièrfi in quefto non poco ingannato Tcofraflo ; perciochefe l'opinione fua folle vera, non fi ritrova- rebbe gemma alcuna , che riluceffe , avvenga che molte (e ne ritrovino, che lucono. E però non tutte le fpecie delle pietre pretiofe fono terrene , ma acquee , cioè fatte d'un'humore, incuièmoltopiù pefo d'ac- Opinione qua, che di terra. Più vera, e più ragionevole dell' to""" °P>niorlid'Ariflol:il & offa d'animali; e parimente nicchi di pefei converfi del tutto in pietra per li campi , e per le campagne di varj luoghi d'Italia , fi ritrovano fpelioà i giorni noftri : e però non accade a darne altra teftimonianza . Onde vengo hora à con- cludere, che la materia , da cui nafeono le pietre, non è fedamente di una forte, ma di molte: cioè, luto, in cui più terra vifccfa che acqua fi ritrovi: fucco, il qual contenga affai più acqua, che terra, congelata da grandillìmo freddo, fuperficie levata daifaffi, etra- fportata dall'acqua , fucco naturalmente pietrifico , & ogni materia porofa , che'! predetto fucco in le capi- re polla. Parimente ragionando de' metalli, e delle veneloro , dicoche glifcrittori, che d'effi trattarono, malagevolmente s'accordano, per ritrovare io altra efière la opinione de Filo fori , altra quella degl'Alchi- milti, & altra quelladegl'Alhologì, da cuidel tutto Divirfcopf. s'allontana l'opinionedel volgo, per edere contraria "ioI>ijr""« àquello, chel'efperienza, ondefi cava la verità delle tionecS" cofe fenfatamente , nèdimoftra. Tiene il volgo per talli- cofa certa, che non folamente tutti i falli, che fono, e femprc faranno in terra; ma ancora tutte le vene de opinione metalli, tutte le gemme, e pietre pretiofe, così come delvolgorU di giornoin giorno li ritrovano nelle vifecre della rer- fiuat>' ra, fuffero tutte inficine nella prima creatione del mondo fatte da Dio ; negando, che dapoi in quà fia na- ta, e rinata materia alcuna pcrcrearne continuamen- te dell'altre. Nè s'accorgono quelli quanto grandif- fima ingiuria facciano alla natura, la qual continua- mente non fà altro, che produrre di nuovo le cofe che fempre per lo pallaio produffe . Del quale affai groffolano errore ci rende reftimonio il veder noi che infinite fono le cave di varie, e diverfe minere re- tiate lungamente fenza più cavarvi abbandonate dove prima liberamene per ampia ((rada cavata in duriffimo fatto caminavano gl'huomini, e le car- rette ; che dopò il tempo di trenta, e più anni volen- do i medefimi cavatori cornare a rivederle, hanno ritro- Opinione de Filofofi, & alchinli- fti falla. E Maceria me talli». Càuti che fanno gene- rate i mc- valli , e le pietre . y r 4 Diicorfi del Matthioli ritrovato la pietra in tanto rincrefciuta,che fenza l'aju- A tode'picconi , e de gli fcarpellinon vi fono potuti paffate , nè vederne la fine . Oltre à ciò nell Itola dell Elbanon molto lunghi dalle noltre maremme di me- na, ove per tutto fono Cavedi minere di ferro, e co- facertiffima , rigenerarvifi copiofiliìmo , ove prima moki anni fu cavato . Ma ritornando all'opinioni de Filofofi, edegl'Alchimifli, vuole Anftotile (come fu detto per avanti) chela materia, da cui procedo- no! metalli, fi a folamente un vapore htimido; come che parte de gl'Alchimifli vogliono , che tutti i metalli fieno generati nelle vifcere della terra , e d argento vi- vo, edifolfo, e parte da una cenere bagnata, & ab- bondata d'acqua . Le quali opinioni efsendo final- mente falfe, ingannano tutti coloro, che fopra coca- li fondamenti fabricanolordivcrfe, e falle chimere » come convive, e vere ragioni prova conerà di loro l acutifìimo Agricola, con la cui guida vocaminando io in tutto quello procefso. Ma ben non folamente e dacredere, anzifermamente da tenere, che altro non fieno le materie, da cui procedono 1 metalli, le non foltanze elementari, le quali tanto piugencrano per- fetto il metallo, quanto più fi ritrovano con uguali qualità, equantità infieme proportionate , e total- mente purificate . Che dunque così fia , e che ne metalli fi ritrovi facultà elementare acquea; ne ta te- ftimonio il veder noi, chef'ufi nel fuoco fluifcono , c corrono, come fà l'acqua; e che co'l freddo dell aria, e parimencc dell'acqua fi condenfano, efanno- fi duri, llchenedimoltra, che nella miftura lorolia veramente molto più acqua, che terra, la quale e lo- lamcnte tanta, chequantunquefcurifcalacrafparen- za dell'acqua, non però gli toglie ella la lucidezza . Bene è vero , che quanco più pura li ritrova la miltura, tanto piùfigeneta (come s'è detto) prenoto metal- lo, e più alt'upco collante . Ma quanta terra iia in quello, ò in quell'altro humore, di cui «generano 1 metalli, non è poffibile di determinare; elìendo que- llo folamente fecreto di Dio, da cui fu datto i alla Natura alcune leggi certe, e definite, come li do- veiìero le cole mefcolare tra fe tiene . Che cofa fia poi cagione, che di cotal miftura fi facciano 1 metalli , altro non fi può dire che fia, fe non il caldo , e U freddo, chefiricrovano nelle vifcere della terra . Il caldo, dico, cocendo , e purificando la muflone dell'humorc metallico : & il freddo condcnfandolo, e facendolo duro . E che quello fia il vero , l'efperien- za ne lo dimoftra : vedendo noi, che il caldo del fuoco fonde ogni metallo, e che il medefimo fuoco, quando lungamente perfevera dopo la ludone, lodi- ftrugge, e lo calcina del tutto, eccetto l'oro . b pe- rò erronea, efalfa dir puofiì l'opinione di coloro , che fi credono, che folamente con il calor foctetra- neo fi facciano i metalli. Sono appo quello altri , che vogliono, che i metalli fieno generati dalle virtù celefti de pianeti; cioè, che l'oro ha generato dal So- le, l'argento dalla Luna, il ferro da Marte, l'argen- to vivo da Mercurio, loftagno da Giove, il rame da Venere, & il piombo da Saturno, h fecondo che 1 metallifono generati fpecialmente da quelle llelleer- ranti, cosilegioje, e le pietre preciofc fieno genera- te dalle llelle fine . Il che quantunque a molti non to- disfaccia, per parer loro edere quelle caufe molto ri- mote , e ritrovarfene dell'altre molto più propin- que; nondimeno fi può molto ben credere, che le co- le noftre inferiori, finite, e cerreta, non fieno ret- te, e governate fe non dalle fupenon, minute, eec- leftii lequali fono finalmente pei lunghi giri cauta di tutte le caufe, eremote, e propinque. Cosi Umil- mente dico, chela caufa della generatione de le pie- tre non fempre procede da freddo foto, e da caldo 10,- • ma hor dall'uno, & hot dall'aldo di quelti . D lo * ma mji Udii uiuv) - . Quelle dunque pietre diremo effer generate, & in- durite dal caldo che poflono enere, e fono disfatte dall'acqua : e quelle congelate, e fatee dure dal fred- do, chefiliquefannoconfuoco, comefono iciocco- li , e ghiaja de fiumi , di cui eleggendo i blandii fanno fondendogli gl'arcefici il vecro ; imperochc il caldo rifolvendoogn'humore, indura difeccando la mate- ria atta à farli pietra; e'1 freddo ftringendol a ne fp re- me fuori ogni calore , come fà parimente quando con- gela l'acqua in ghiaccio.l'acquadelqualequandovien disfatta dal Sole, non per altro (come fcrive Ga- leno) è vituperata per l'ufo del bere, fenon perche quando ella fi congelò, fù privata d'ogni calore, e d' ogni parte fiottile. Aqueflcdue già dette caufe sag- giunge un'altra apparentilfima caufa, cioèquell'hu- more "ià detto, ò vero'fucco pietrifico, il quale cosi puro T ò mefcolato con acqua , ritrovando alcun cor- po porofo, di pianta, o d'animale, dove pofla egli li- beramente entrare, loconverte ( come èftato detto ) agevolmente in pietra. E però non è maraviglia, feal mondo fi ritrovino alcuni fonti, rivi, fiumi, e laghi, con le cui acque fia mifturato quello fiacco pietrifico , i quali poffano con certo fpatio di tempo convertire in pietra ciò che vi fi getta dentro, che fia penetrato da elfo . Maèperòdafapere, che quello così fatto hu- more non fi converte agevolmente in piecra, quando viene agitato dal moto, fegià non iurte egli di fallane za molto graffo; ma entrato che fia nelle poroficà, o di legno, òdiofso, o di alerà parte d'animale, ove redi quieto, efiripofi, vi viene agevolmente poi con- gelato dal freddo, come interviene in quel tonte de Gothi, le cui gocciole cadendo in terra, ovenon fo- no agitate, da motoalcuno, fi condenfano in pietra, per la frigidezza dell'aria, che le circonda . Ma fe è ve- ro, che ne monti Pirenei fieno alcuni luoghi , ove V acqua piovana diventa pietra , fi può dire, che ciò pofsa quivi accadere, perche cotal acqua, mefehiata con laterrafiapianpianocottadalSoIe : òveramen- tc ch'ella fia fpeffita da una facultà fecca molto valo- rofa, caufata dal calore della terra; imperoche neir uno, e nell'altro può ciò intervenire . b però none bifogno di fingere altre caufe, che facciano quello , fcnònquelle, che nafeono dalle quatcro qualità ele- mentari. Oltre à ciòèdafapere, che fi genera una piecra fola, quando il luogo, che già hà concetta la materia, è ferma, e lenza porri; imperoche il calore, che vi fi ritrova ferrato dentro, nonhavendo onde trafpirar pofsa, dando ognifuo valorealla materia , non può partorire più fallì, che uno grande, òpic- ciolo, fecondo la grandezza, e picciolezza della ma- teria . 11 perche le pietre prctiofe fi ritrovano il più delle voice fole; percioche i puriflìmi liquori, onde rigenerano, condenfaci dal freddo, rare vo.te li ri- trovano in un luogo efser hor molti, hor grandi, fa però diremo che le molte pietre fi generano ne luoghi porofi, etrafparibili, ondepuòagevolmenteilcalo- ' re ufeir fuori, per diverfi meati, clcparare la mate- riainpiù, emenoquantitàdipietre, iecondo che al- iai, ò pochefonoleporrofitàdellacofa . Come che pofsa efser cagione di generarne molte ancora la varie- tà della materia, onde nafeono ; imperoche feparan- do il calore naturalmente una materia dall'altra, ge- nera di neceffità più, e diverfe pietre . 11 che intervie- ne ancora, quando il luogo è molto pieno di diverti ricettacoli, dove la materia atta àfarfi pietra, e perle ftefsadivifa in molte patti : & in quella può così il freddo, come il caldo operare , creandone digrofse, cdipicciole, fecondo la quantità del ricettacolo , 5 ove fi contien dentro la materia . In quello modo li "encrano i ciottoli chiamaci filici, e panmentela ghia- ia dal corfo detorrenti; quantunque quella fi faccia alle volte per l'impeto del corfo dell'acque , da cui rompendoli i faflì in minuti pezzi , fi fanno poi agevol- mente quafi ritondi, elifci dal lungo firoppicciarfi , &rotolarfi infieme. Ritrovanfi appo quello le pietre OnJefjJ di diverfi colori.per la diverfità della materia, da cui ^"J r i „ , , 1 „ rScpi^Ar\ nnfr-ii rr^rri i-I ni mld.O * 111 fi cuvern co»uii,pi.i ■> .~- 4ivi u generano,la quale efsendo pofcia cotta dal caldo, in lori cui li ritrova facultà di feurire i lucidi colori , e d lllu- ftrareglifcuri, fanno cotali colori quelli effetti mede- lìmi di quelli , che fi danno alle vafa di terra, che fi di- pingono fingono; imperoche differencifiìmi fono i colori , con cui fi dipingono le vafa avanti eie fi mettano nella ]or fornace , da quel li che vi fi ritrovano permutati dal fuoco, quando fon cotte . Veggiamo manifcftamen- te, cheiafquama del rame macinata, dipingendoli levafa con ella, reità d'un colore pavonazzo feuro , e nondimeno nelle cotte poi riefee di verde colore. Come fà quella del ferro di giallo : e la pietra bertina chiamata Zaffaradìbellifilmo azurro, come dimo- ftranohoggi alcuni fmalti da dipingere fatti nelle for- nacidi vetridiquefta pietra, i quali fuperano di colo- re ogni azurro pretiofo okramarino . Ma quella fa- cultà di permutarci colori non fi ritrova nel freddo : e però le pietre congelate da elio reftano ne'medefimi colori della materia , da cui fi generano . Onde fi pnòcredere, cheiciottoli de'fiumi fieno coloriti di fuori pe-r efler hor bagnati dal corfo dell'acque , & hot fecchi dal Sole: il calor del quale, onde si infuocano cosi la State, chea pena toccar fi poflono, può altera- re agevolmente in parte i lor colori nella fuperfìcie af- fai più, che nel centro . Divarj e diverfi colori fono J|[J parimentei metalli. £ però diremo efiere l'oro di co- lor giallo accefo, ò perche il calor tinfiyosi la terra avanti che fi mefcolaffe con l'acqua, ò veramente l" acqua, eia tcrrainfieme avanti che fufiéro congelate, in metallo dal freddo: cosi fi può diredi tutti gli altri metalli . La lucidezza de quali ( come è dato det- to di fopra.) da altro non procede, che dall'acqua . E però quantol'humoremetallico è più fottile , e pili puro, genera metallo tanto più lucido, e più netto . Ediquiprocedcchel'oroprevaledigranlunga à tutti gl'altri, e che quando fi cola per la terra puriffima , checontiene, fa tanto poco fumo, chea pena è fenli- bile : onde più predo refpira uno odore pieno di dol- cezza,- che d'altro. Avvenga che l'argento per haver la terra più impura, faccia piùfumo dell'oro, e ren- da qualche maleodore; ma non peròtanto, necosì abbominevole, come quclloldel rame . e del ferro, i quali per efler fatti di terra più adulla, fono confc- guentemente più impuri. 11 piombo poi, eloftagno per abbondare aliai più d'acqua , hanno ragionevol- mente più rimedi gl'odori . Nèaltro è cagione, che fi fugga l'ufo delle vafa di rame, e di ferro, da chi sì benlacofa, per l'ufo de' cibi, edel cucinarvidentro, fe non perche eflendo molto amara la terra adulta , che pofléggono, infetta agevolmente i cibi , che vi li cuocono, ò vi fi mangiano dentro. 11 che non fola- mente fà difpiacere al gudo ma fovertifee con non pocanaufealodomaco. E però avvertivano qui mol- to bene i diligenti Speciali, perciocheper cuocere al- le voltealcune cofeacetofe nelle loro ramine , fono cauladiftrani, e maligni accidenti . Sono oltre à ciò tutti i metalli ponderodfiimi ; del che è cagione la den- fità grande della foftanzaloro . E diqui viene, che gittandofi ne' metalli liquefatti qualche cofa ponde- rofa, vi dà di fopra agalla, e non fe ne feende à fon- do, purcbeiia maggiore laquantità del metallo, che dclpefo, cheviligetta. Del che fi puófareogni gior- no fperienza con l'argento vivo; Percioche ogni me- tallo, chevi li mette, vinuota, eccettol'oro, ilqua- le nonfolamente per efiere il più ponderofodi tutti fubito vi fifommerge ; ma anco perche pare che v'hab- bia egli non poca naturale conformità, & amicitia Liquefatti appo quedo, che fiSio i metalli, non s'at- taccano à cola alcuna, chegli tocchi, ne infettano, ne macchiano, come fannotutti gl'altri liquori tanto minerali, quanto d'ogn'altra qual lì voglia forte. Ne da altroquedo procede, fenon dalla tanto buona , c ferma mifiionc fatta dal fecco, edall'humido, che fi ritrova in loro, oliando la parte fecca all'humida, che non s'attacchi , e non inhumidifca : e prohi- bendol'humida allafecca, che non lì fermi del tut- to. La qualmiflione eflendo perfettiffima nell'oro , caufa che egli folo tra tutti i metalli non s'abbrugia nel fuoco; percioche effendo la fua terra purìflima £ ottimamente conneffa con l'acqua, oda fortifìcan- Nsl quinto lib. di Diofcoride. 715 A do, e ritenendo l'humore, che il fuoco non lo fac- cia efalare : e per lo contrario prohibifee parimente l'humore, che la terra non s'accende . E così non fi può l'oro abbrugiare, che fanno tutti gl'altri metal- li, quali per non haver perfetta miftione , e riaver la loro terra non pura, fono agevolmente fuperati dal fuoco : quantunque accaggia quedo più predo in un metallo, che in un'altro, lecondo ehe l'uno è più, che l'altro terreltre, e mal comporto, come il ferro , il piombo, elodagno; percioche il rame per haver manco terra, e più pura del ferro, non così predo cedcalfuoco, come fanno elli : come parimente non gli cede così agevolmente l'argento. Ma il piombo , B e lo dagno non però fi confumano predo, perchefia in loro molto delterreftre ; ma folamcnte perche il temperamento della midura è in loro più imperfetto , che negl'altri, fior ritornando pure alle pietre, di- Moitediffe- co, ritrovarli tra elle di quelle, che f'onolucide, etra- rc,,ie "c,lc fparenti, e fimilmente d'opache, e di feure; percioche tlC"C' ritrovandoli in elle più terra , e più acqua, che ogni altra cola, non è maraviglia fe abbondando l'acqua , fienotrafparenti , & ofeure, quando vi foprabbonda la terra. Veggiamo noi apparentemente efler l'acqua chiara, lucida, diaphana; ondenon poflìamo giu- C dicare altro, fe non chel'acqua lia caggione della diaphanezza, echiarezza loro: echeperò quelle , che fi ritrovano ellér tali, d'altro non fieno generate, chedilucidi, trafparenti , e chiarifucchj : e l'opa- che, e le feure di materie del tutto contrarie alle pre- dette, cioèdiluto, edi fucchj torbidi, e feuri. La cagione poi che alcune pietre fieno più lucide, e più trafparenti 1 unachcl'altra, altronde non procede , che dalla verità de gl'Immoti, di cui elle li concrea- no, i quali fono naturalmente più lucidi, e più chia- ri . E però bifogna , che le gemme bianche fi generi- no d'un fucco limile all'acqua, e che peròfi dimo- ftrino più lucide, epiùchiare di tutte le altre, come il Crillallo, e parimente l'Iride, la quale quando è percofla dai raggi del Sole per l'ombra de' cantoni che D li ritrovano in ella, pare ingannando l'occhio alquan- to più feura, egitta nelle profiline pareti uno fplen- dore (come dice Plinio) limile à quello dell'arco cclefle, onde s'hà ritrovato il nome. 11 Diamante poi fi genera di iucco men chiaro, eperóèegli piùfeuro dell'Iride, e del cridallo, il quale (come più avan- ti diremo.) nafee da perle come le altrepietre, e non fi genera in alcun modo nelle montagne frigidiffime di ghiaccio, e di neve, come ferivono alcuni. Qucfla medeiima varietà fi vede parimente intuitele altre Vir-,ccì gemmelucide di qualfivoglia colore, òfieno fetti di colori, Sedi fucchj verdi, come fono gli Smeraldi, elePrafme : «lirequaltai ò dicerulei, come fono iS'aphiri, iCiani, & alcune nclle E'w' E fpeciediDiafpri: òdi rodi come fono i Carbonchi : òdipurpurei, comefono i Giacinthi, egl'Amethi- di : ò vero di color d'oro, comefono i Chrifoliti , & i chrifopatj : ò di midi, come gl'Opali. E però • non fenza ragione fi può credere, che fieno generate di fucchj neri , & impuri tutto il redo dell'altre gio- je, che non fono trafparenti : fapendofi, che ogni chiarifiìma, e limpidillìma acquaperde la fuatrafpa- renza, ogni volta che fe le mefcoli dentro ò inchio- dro, ò altro fimile liquore, quantunque la lucidez- za ederiore della fuperfìcie non fi perda. Le lucide appo quedo non fempre fi ritrovano del tutto nette da qualche macchia, ò da pelli , ,ò da nuvole , oda F ombra, òdafale, ò da piombaggine ; tutte cofeche vi fi generano per non effcrtutto.il lorfucco d'un co- lor medelìroo. Generafi l'ombra nelle gemme, ogni volta che la materiafuceofaloroé inqualche parte piùfeura: e le nuvole vi li fanno, pcrelfervi alcuna parte più bianca: Sri pelli, da cui fonooffefì fpecial- mente iSaphiri. ilfalc, che ofi'ufca particolarmente gl'Opali: eia piombaggine, cheocupagli Smeraldi, fono veramente tutti impedimenti di altri colori difife* renti dal proprio di quelle gioje, in «nifi ritrovano . Efannofilegiojcruvide, cV ineguali, quando p'-rla di- 716 diverfità della materia del lorfuccocreicono inegual- mente in diverfc parti . Dalle quali ragioni indotti pof- fiamomolteben dire, chetutte le altre fpecie di pie- tre, che non fono lucide, etrafparenti, fieno fatte, e compofte di materia molto terreltre , e di groffilTìmo fucco. Ritrovafi trà quelle ancora non poca differen- za: perciochc alcune fono leggieri, efpugnofe: altre gravi, ferme , e ferrate infieme. 11 perche diremo, che leggieri, e fpugnofe fono quelle, nella cui generatio- ne non fu l'humore ben mefcolato con la terra , il qua- le efiendo pofcia rifolutodal caldo, lafciò vacuo il luogo , dove (ì conteneva dentro , come interviene ne tufi, & altre pietre fimili. Accade quello medefimo , quando per loro ftellì s'abbrugiano i monti , come del continuo fà l'Etna in Sicilia, & al tempo di Plinio, & hora nuovamente al nollrofeceinCampagnail Vefu- vio dove eficndo da valorofifiimo fuoco abbrugiata la terra, fe ne genera quella pietra fpugnofa, e leggiere, che fi chiama pomice . Ma tutto il contrario intervie- ne nelle pietre gravi , compatte, e dure. La qual du- rezza più in una, che in un'altra fi genera, quandoef Difcorfi del Matthioli A fendo la materia tenace , polla rifolvcre da quella 1 &il calor cosi grande, che l'humore; perciochefi llrin- ge, eficondenfavalorofamentela materia in fefìeila. Ma quando vi fi ritrova poco , ò niente di tenacità, ef- fendo molto il calore, confuma agevolmente l'aqua , quantunque ben mefcolata conia terra, & abbrugia ella terrai onde nafee poi, che la pietra fi faccia così tenera, e fragile, che agevolmente fi converta inter- ra. Indurifce1 ancora fortemente le pietre il freddo , condenfando (comeèfua natura ) e ferrando la ma- teria in fe fteflfa . E quefte fon quelle , che gittate nellefornaci ("come è fiato detto ) fi fondono, efili- quefanno per rifpetto dell'humore, chevi fi ritrova dentro congelato. E però quelle pietre mede nel fuo- co fi fpezzanoi, efaltano in diverfe parti, che non hanno in fe tanto humore, che confervi le parti terre- ftri iniìcme; il quel humore, fe vi fi ritrova edere falfo, fàlorfaregrandilfimoftrcpiconcl romperli, che fan- no nel fuoco, dove mettendofi quelle , che figenera- nodiluto, predo fi rifolvono in polvere, per la ter- rcftre liceità, -qhe molto abbondante fi ritrova in loro. E parimente coìr fuma la fiamma del fuoco le pietre bi- tuminofe, comeèlapietra Gagate, concili per dif- fetto di legna, in più parti d'Alemagna, efpecial- nicnte in Fiandra, ordinariamente fi fà fuoco. Ma non però è tanta l'attività del fuoco , che pofla gua- dare, nè abbrugiare il Diamante, per haver egli l'hu- more più forte del fuo calore. 11 che è parimente ca- gione , che non polla l'itteiTo fuoco non folamente ab- brugiarel'Amianto, mane ancora liquefarlo. Quel- le pietre poi, in cui fi ritrova manìfefta facultà corro- fiva, &ulcerariva, comcTArlia, che fattone fepol- chri confumai corpi, chevi fi ripongono, e però è chiamataSarcophago; none dubbio, che d'altro fi generino che di materia acuta , come veggiamo fare ad alcuna fpecie di Cadmia, la quale ulcera, e mangia le gambe , e le mani de Lavoratori, che la cavano . Quel- le oltre àciò, che come fodero gravide, hanno den- tro di feò altra pietra, ò creta, ò liquore, fono così fatte, e perla varietà della materia, che contengono inloro, eperla forma, che quali tutte hanno riton- da, o limile , imperochc la materia rinchiufa nel cen- tro diverfadall'eiteriore, ò cotta dal calore fubiro fi divide, ò veramente dopo alcun tempo fi divide, e fi fccca : come fanno alle volte i nuclei delle mandorle , e nelle nocciuole, quandofvaniti, ò mal maturi fi leccano . E però dico, che fe la materia conclufa dentro è vifeofa, etenace, diventa fenza alcun dub- bio pietra, come fi vede nell'Acute, che volgarmen- te fi chiama pietra dell'aquila: ma fe non tenace, fi converte in una terra limile alla creta, come li vede nellaGeode, incni ("come dice Plinio) fi fentedi- guazzare dentro l'humore, come nell'ova feeme, e Itantie: e fe vi fi trova humidità fottile, vi reità den- tro un liquore , come lì vede nell'Enhid to . Le Chioc- ciole poi , le Gongole , e parimentealcuni piccioli To- pi , che fi ritrovano alle volte dentro à i falli , non pof- fonoefiervi generati fe non di calore , e digrada mate- ria. Ma la terra quanto più è ella grolla del mare , tan. co più genera cofe imperfette. Nè però fi maravigli al- cuno, che corali fpecie di conchil] nati nella interna fuftanza de'faflì , dandovi lungamente , vi crefeano, e vi vivino : e che ilfallòceda, edialuogho dilatan- dofi; imperocheiopoflòdiciòfarfemprevero, Sem- dubitato teltimonio, per haver veduto fotto al cartel- lo di Duino nella riva del mare Adriatico, non molto lontano dal Timavo, rompere da alcuni gentil huo- mini miei compagni, per loro fpaflo, con groffi mar- li telli alcuni faffi, rettati all'hora inlecco perii rifluito del mare , dentro à i quali fiì ritrovarograndirtìmo nu- mero di quei conchilj , che chiamano Dattoli , peref- fer di forma fimili à i Dattoli delle palme , non manco grati ne cibi , che fi fieno l'Ofiriche . Di quelli avanti , che mai prima gli vedelfi cavare delle pietre, haveva io più volte guftati nel cartello di Goritia nelle lautidì- memenfedell'illuftre, e generofo Signor Conte Fran- cefeo dalla Torre mio grandiffimo benefattore. Se fautore : e {«rimente nell'iltefso Cartello di Dumo apprefso al molto Magnifico Signor Matthias Holicr . Signor veramente magnanimo , generofo, e nobil- mente morigerato. Ricordomi oltre à ciò efsermi fta- Z to moftrato dal Signor Don Diego Urtado di Mendoz. za Oratore Ccfareoà quel tempo in Venezia, alcune ladre di pietra Hate porcate del Veroncfe, incuifsfcn- dendoli per mezzo) fi ritrovano fcolpite divei fe fpe- cie di pefei con ogni lor particola converfa in fafso : e di corali affermava fu a Signoria ritrovarfene numero infinito là, ove quelle erano Hate cavate; tantogran- di, e maravigliofc fono le opere della nacura. Eque- fto baiti per hora per unbreve difeorfo intorno alla mareria, e le caufe de'metalli , e delle pietre. E per- che crattò Difocoride ancora in quello quinto libbro delle Terre, che all'ufo della medicina li convengo- no, h'ò giudicato non efser fuor di propofito di fenve- D re ancora di efse univerfalmcntc qualche cofa. E pero J dico, che ogniTerra ó è femplice per fe ftefsa ,ò vera- Biferfota mente comporta con altre cofe minerali ; incendendo ,erfet ene per fcmplicela commune terra , che non però lia Spa- rata del tutto da gl'altri clementi; percioche quella a penaritrovar li potrebbe, che non contenelsc in le perla continua, egran miftronedegl'elementi, òac- qua, òaria, ò veramente fuoco. Siche per femplice inrendo di quella, che non (ia accompagnata o con Alume, òconSale, ò con Nitro, ò con Vetriolo , o con altro corpo minerale. E per Io contrario intendo per Terra comporta ogn'altra , che contenga m fe le tu- detteminere, òfole, ò accompagnate da pili fpecie E loro. Lalemplicedunque, di cuiquìintendiamo, e hor grave, hor leggiere, fecondo la miltione maggiore , e minore de gl'altri elementi con efsa ; imperoche non è dubbio, che più leggiere, e più fpinofa fiaquclla , che contiene in fe molto d'aria , e di luoco , che quella che hà molto più delle fue ftcl'separri, e di quelle dell'ac- qua . Oltre à ciò per le ftefsa è la Terra diieccativa : ma fallì coltretiiva,quando è mefehiatacon l'acqua : acu- ta, quando è compofta col fuoco: e vifeofa , e leggie- re, quando s'accompagna con l'aria: c quando con- tiene inliememente dell'aria, e del fuoco, e ella leg- giere, & acura . L'altre poi,cheparrecipano di Solfo,d Alume , diChalcantho , ò di qual lì voglia altra miltu- F ramineralc, lì conofeono agevolmenteper hfapon , c per li odori delle materie minerali, che contengono in loro i quali per brevità trapafso, perfuadcndomi , che di quello pofsa efser facilmente giudice il guftod; ciafeuno. che fiippi diftmguere'l dolce dall'amaro, 1| acuto dall'acecoiò,ilfalfodall'infipido,el'acerbo dall' aultero; e con l'odorato gl'odori buoni, e carivi , ful- furci, bituminoli, e di ogni altro minerale . Nominati- li le Terre parte da i luoghi, onde ci fi portano; parte dal colore, chepofsegono; e parte da gl'effetti, che fanno. Da i luoghi hanno prefo il nome laLennia , per portarli portarti dairifo]a di Lemno, e l'Armenia d'Arme- nia, laSamiadaSamo, laChiada Chio, la Cimo- liadaCimo, e la Ertiria da Erecria Città di Negro- potente, cornelaPnigitedaPnigeo villa di Libia . Dal colore fono nominate la Rubrica, fi: alcune altre. E da gli effetti l'Ampelite, per ficurare ella le Viti da 1 bruchi, che non vi mangino le gemme, da di_ cui fpuntano le frondiinfieme con l'Uva . Oltreaciò te i èdafapere, parlando univerfalmente decolori de i '• minerali, che di color bianco fono alcune fpecie di creta, con cui fegnanoi farti il panno, quando ta- gliano le veffimenta , l'Alume , l'Amianto, .la pietra Arabica , la Giudaica , la Melinite , la Galalite, l'Ala, baflro, il Crifiallo , l'Argento, TArgento vivo, lo Sta- gno,e'1 Marmo. Di color nero fono la terra Pnigite, il Sori, e la Metameria . Di colore di Cere fono la ter- ra Eretria feconda, e parimente la Melia. Edi Ceru- leo, il Saphiro, il Ciano, laTurchina , eia pietra Ce- rulea chiamata volgarmente lapis lazuli . Di verde lo Smeraldo, la Prafma, la Chrifocolla, alcuna Creta, & ilChalcantho . E digiallo, l'Oro, I'Ochra, il Chri- fopatio, il Chifolito,c l'orpimento. Di lofio ètinto il Rubino, ilGranato, il Balatio.la CornioIa,la San- daraca, il Corallo , la Pietra lciffile , l'Hematite , & il Minio, e parimente la terra, e la Rubrica Lemmia, e Fabrile, e di purpureo il Hiacinto,e l'Amethifto . Di colore ceruleo biancheggiante è il diafpro chiamato borea, ediceruleo verdeggiante l'Erugine, e la pie- tra Armenia , e però è chiamato da i dipintori il colo- re, che fi fà d'effà , verde azuro. Di bianco roffeg- giaiue è l'Afrodifiaca: dirotto biancheggiante ilXan- tho:dincroroffèggiantela terza batrachitc: di nero porpoieggiantel'AlabandicoxdibiancogialIeggian- te il topatio . Enne di quelle di diverfi colori feparati, come fono di bianco, edinero, e d'altri milli colori le Agate. Di rode vene fparfe nel nero è V apfito: e per contrario di nere vene tinto nelfuo campo di fan- gue è il nafomonite: ma vene che veramente rappre- fentano fangue vivo , hà nel fuo bel vedere l'heliotro- pia: edifplendentiffimoorofi veggono ne'faffiri, c »el lapis lazuli. Due vene una bianca, & una roffa fcorronoperlaegittilla:ediquattro colori, ceruleo cioè, fiammeggiante, di minio, e di pomo è l'eupetalo: e d'altrettanti ritrovo effere l'orca, per effere ella.dove roffa, dove verde, dove bianca, e dove nera . Variano alcune altre i colori nel modo,che fanno i colli de'pa- vonilndiani, e parimente de'noftri quando fi pavo- neggiano alSole, come fi vede nella pederota , e nello criitalloiperciochefubitoche s'abbaffano verfotcr- iti ra'mutano colore. Appoqucfloèdafapere, che tra . lecofermnerali,ches'ufanoperla commodità, cfa- culta grande, che hanno nella medicina , parte ne fo- no che operano per proprietà occulta di tutta la loro ] effenza.ò vogliamo dire per certa forma fpecifica, e patte per qualità elementari contrarie a i tempera- mentide'morbi. Di quelle, che vagliono per occulta proprietà influffa dalle ftelle, alcune ripugnano a've- leni; & altre a diverfi morbi. Etraquelle, chefupe- ranoi veleni, altre vagliono nella peflilenza, come falofmeialdo,laterraLemnia, e l'Armenia. Altre conferirono contra un fol veleno, come il faffiro be- vutonella puntura dello Scorpione , e'1 folto porto di fuori, il nitro ai funghi malefichi mangiati, e pari- mente il calcantho. Et altre vagliono contra varii, e diverfi veleni, come fa il fale impiaftrato ne'morfi delle Vipere, delleCerafte, de Cocodilli,e nelle pun- ture de gli Scorpioni: e bevuto nella malvagità dell' ' Opio, ede'Funghivelenofi. Di quelle poi, che con cotali occulte virtù curano i morbi , alcune riftagna- no il fangue di quallì voglia parte del corpo, come fa la pietra hieracite. Altre corroborano, efortifica- no la bocca dello ltomaco , quando attaccate al collo vi fi portano fopra, come fa il diafpro vero. Altre le- gate al bracio finiftro, prohibifeono che avanti al tempo le donne non partorifeono, come fa la pietra dell'Aquila chiamatadaiGreciaccite: la guai pari- Nel quinto lib. di Diofcoride. 717 i mente legata alla cofeia fa il contrario efletto, come fa ancora il diafpro .Altre bevute purgano igrofli hu- mori, come fa la calamita chiamata Magnete: altre lamelancholia , come fa la pietra Armenia, e la ce- rulea: &ahf£ provoca no il vomito, come fa la me- defima ArrJHiia , la Crifocolla , il Calcantho , e l'Ar- gento vivo precipitato. Matra quelle, che operano con qualità manifefte elementari ("quantunque tutte fieno difeccative) alcune fcaldano il corpo, comefa Ioalume, il Calcantho, il Chalitici, il Mifi.il Sori,la Melanteria, e l'Erugine. Altre lo inlrigidifcono, co- mefa la terra Eretria, la Molibdoide, lo Stimmi,la Ce- rnila, & il Lithargirio . Altre con le feconde facultà , 8 che poffeggono, mollificano le durezze, come fa la pietra Gagate per il molto bitume, che poffiede . Altre per il contrario indurano le parti molli, come la Mo- libdoide, e Io ftibio. Altreaprono le porofità della pelle, come fa il Nitro, eia fpiuma: altre le ferrano, come fa la terra Samia, & ogni altra terra vifeofa , e te- nace. Altre liquefano i nodi, le fcrofole, e le gomme crefeiute, e condenfate ne'corpi, come fa la pietra mo- lare, e la pirite. Altre cicatrizano l'ulcere, come fail Calciti, il Mifi, e l'ararne. Altre confumano la carne, come fa il fiore della pietra Afiìa, il Calcantho, e V Erugine . Altre putrefanno la carne, come fa la calci- na viva, l'Orpimento, la Sandaraca, e laCrilocolla . ^ Enne oltre a ciò di quelle, che hanno diverfe facultà , comelacimolia, chenon folamente prohibifee, ma ancora rifolvc: & il falc, che mondifica, e coftringe . Di quelle ancora fi ritrovano, che fono d'una facultà medefima: di modo, che ne'bifogni l'una per l'altra fupplifce, come è la chrifocolla , e la pietra Armenia .- l'Orpimento, e la fandaraca: lapietra hematite, e la sfefià,& il Calcantho , il Chalciti, il Mifi, il Sori , eia Melanteria, quantunque piti valorofamente operi la Chrifocolla dell'Armenia, piùTOrpimento , chela Sandaracha, piùHematide.chelaSfefla, e più il Cal- cantho di tutte le altre quattro predette , cheglifono cognate. Ne fono finalmente di quelle (come'piùam- r , 1 ) piamente diremo nel fello de veleni) lequali mangia- l«noie. te, o veramente bevute in polvere , non folo affligono miferabil mente i corpi,ma loro danno il più delle vol- te la morte, come corrodendo, e putrefacendo le vi- fcere,fa la Sandaraca, l'Orpimento, e la calcina viva : e come ferrando i meati a gli fpiriti, fa il geflo,la ceruf- fa,e lapietrafpeculareca'cinata. E quelto balli per hora a ciafeuno intorno alle facultà de minerali . Tra i quali fe ben fi connumerano alcuni fucchi congelati, come è il Sale, il Nitro , l'Alume , il Calcantho con li fuoi collaterali,!! Solfoja Sandaraca.rOrpimento , la chrifocolla, Scalcunialtri, di cui non facendo qui mentione pai-effe forfè ad alcuno,che mancato ha vef- fi,dico che per dover trattare io di tutti quefti nel proceffoai fuoi proprj luoghi.nonm'èparfonecefla- rio di farne qui altro lungo difeorfo . Della Vite umifera. Cap. I. LE f rondi delle Viti , e parimente i caprioliti iti ', mi* tigano,impiafirali,i dolori del capo: e conPolenta le infiammazioni, ér ardori dello lìomaco: al che giova- no parimente le fiondi fole, come cofe frigide, e correttive . Bevutoillorfuccogiovaalla difenteria, allo fputo del fangue , aglijlomachi deboli, & ali 'appetito corrotto del- le donne gravide. Il che fanno mede/imamente i caprioli infufinell 'acqua , e bevuti. Il liquore delle Viti, che fi ritrovafpeffiioamododigommanel tronco, bevuto con Vino, caccia fuori le pietre: cura applicato le volatiche , la rogna, elafcabbia, mabifognaprimafregare il luogo con Nitro: fa Jpefs -evolte, untoconOlìo, cadere ipeli: e molto più fa quefto l'humore , che efee da ifarmenti , quando s'abbruciano verdi: conti quale ancora Ji Jlirpa- nofungendofene quella fpecie di porri , che chiamano formiche. La cenere de ifarmenti, e de i vinacciuoli, medica, impìajìratacon Aceto , alle nafcenz,e del federe: ér a i thimi : giova alle membrafmofie i&ai morfi delle Vìpere: 718 Difcorfidel Matthioli Vipere : fa/rene tmpìaftre Mie infiammagioni della milzjt A con Olio Rofato , Ruta , & Aceto . Della Lambrufca. Cap. 2. LA Lambrufca è di due fpecìe: dicuin9na, che non matura lafuaUva, ma la produce fitto al fiorire , e quefla i chiamata Enanthe -.l'altramaìura la fua,con pic- cioli acini, nera, e coftrettiva. J. e fiondi, i fu/li , & i 'vitic- ci hanno la -virtù medefima delle Viti domejliche . DeW^Vva. Cap. 3. L'ISvafirefca conturba il corpo, e gonfia lo Jlomaco . B Lamanco nociva i quella, che dapoiche è colta, è Jtata appicata ; per cicche in quella è già dìfeccato il trop- po humore : e però è utile allojìomaco , & A gli ammala- ti, e fa' appetito di mangiare . Quella, che fi conferva nelle vìnaccie , e nelle pignate , è -veramente aggradevo- le, e grata alla bocca, e parimente allo ftomaco : ri/la- gna il corpo, ma nuoce allavefcica, ér alla tejla: -vale allo fpmo del fangue: ìlche fàfimìlmente quella: che fi conferva nel Moflo . Quella , che ficondifce nella Sapa , enelVtnpaffo , è più nociva allo Jlomaco . Quella , che prima simpafftf ce al Sole , e pofcia li ri/erba nell'acqua piovana, èmancovinqfa, è falutifera alle febri lunghe ardenti , che caufano grandiffiima Jet e . Serbattfi le Vi- C nocete a ér impiafiiratfi utilmente infieme con Sale alle iìifiammagìom delle mammelle, cjr alle dure^zs loro, cati late per troppo abbondanza di Latte . Fanficrijìeri della loro decottione con giovamento nella difenteria , ne i fiuffii (ìomacali, & in quelli ancor a delle donne: nel die è in ufo per far bagni da federvi dentro. I fiocini de gli acini hanno virtù coftretiiva : fono utili allo filoma- co. Sparge fi la polvere degli arroftitì in su 7 corpo per la difcnteriaàmododi Polenta , efarimentaper lifiuffit, » debolezze di ftomaco. VITE VINIFERA. Uali , e parimente di quante fpecie fieno hoggi vhì.c lo le V I T 1 , che ne producono il Vino , non ac- biffami. — cade veramente defcrivcrlc; percioche la dolcczzadellorliquore, vero foftentacolo della vita noitra, hi di tal forte fattocele domcftiche, che ogni minimo villancllo , né sà commodamcnte ragionare . Come che non fia male il fapere, per confervare que- lle gloriofiffime piante, eparimente per prohibire , che non fe ne perdano i frutti , che i bracchi non fi mangiano gli occhi delle Viti nello fpuntar fuori dallefrondi la primavera ,nè manco vi nuocano que- gli altri animaletti, che fanno arricciare i pampani (Te di tanta auttorità fono gli antichi fcrittori dell'a- gricoltura ) fe quando nel portare , fi bagna il falcino con fangue di becco; o veramente fe quando s'è affi- lato in siila Pietra , fi frega fopra la pelle del Calìo- reo. Oltre a ciò è da fapere, che non poco danno fi fa alle Viti quando fi piantano i Cavoli nelle vigne per haver pollo la natura tra quelle due piante crudeliffi- manimicitia. E però dicono i Medici, che l'antido- to verodegliubbriachièil Cavolo; imperoche man- giandofi crudo per avanti ( come fi coftuma di lare in molti luoghi con li Capucci) ininfalata, prohibifce l'ubbriachezza; e mangiato dapoi, la fupcra, e la vince valorofamente .• il che fapendo molto beneiTe- defchi , rarifiime volte mangiano, che tra l'altre vi- C vandenon habbiano ordinariamente il Cavolo, i Ca- pucci fior frefchi , & horferbatiinfalamuoja , in ta* vola. In Elephantine, e parimente intorno a Menfì (fecondo che recita Tbcofrallo) le Viti fempre ver- deggiano di frondi, come che non però producano i frutti più d'una volta l'anno. In Italia ne fono di quelle chiamate Pazze da Plinio , che tre volte fiorif- cono, ma non però maturano altro, che il primo frutto. Producono le Viti l'Uva fenza fiocini, quan- do fi sfendono i magliuoli in tutta quella parte, che iìdcefepelireinterra, e con arte fi cava loro il midol- lo, e pofcia raggiunti infieme, e legati bene ftretti con corteccia d'Olmo, ò con altro legame , fi pian- D tano. Ma parlando hormai dell'Uva, è da fapere (fecondo che feri ve Galeno al 2. lib. de gli alimenti; facilità. ch'ella dà miglior nutrimento d ogni altro frutto,che preflotrapafià, come dimoftrano veramente i campi à guardiani delle vigne; percioche in breve tempo s' ingrafiano. Ma non però tutte le forti dell'Uve nu- trifconoadunmodo medefimo: perciocheladolce, pereflerpiùcalidadiciafcun'altrafa fete, gonfia lo ftomaco, ingtafsa, efolve il corpo : l'aullera perii contrario lo riltagna, enutrifeepoco, e malagevol- mente fi digerifee : e l'acerba non è da ulare, per el- fer nimica dello ftomaco. Tanto è più laudabile 1' Uva, quanto è ella più polpofa, e maffimamente e quando fi accoglie ben matura dalla Vite. E quella, che s'appicca ben matura, e ben dolce, non è cosi ventofa, come l'altre, e muove convenientemente Nomi_ il corpo . Chiamano i Greci la Vite vinifera, A'fitrtxos ènip'ópos : i Latini Vitis vinifera: gli Arabi Harin ,Ka- rim, &Karm: iTedefchiVveinreb: i Franccfi Vi- gne. La Lambrufca chiamano i Greci A'f«ri\os iypla: i Latini Labrufca : i Tedefchi Vvild vuein: reb: i Francefi Vigne favvage. L'Uva chiamano i Greci Xfffvxù: i Latini Uva: gl'Arabi Haineb : i Tedefchi Veinbeer : i Franccfi Roifin . Dell'ava paffa . Cap. 4. r T 'V va paffa bianca è più coftretiiva. La carne loro J t giova mangiata alla toffe , alle fauci , alle reni , ór alla vefeica . Mangiafinella difinteriaper fe fola con fiocini: e cotta nella padella con Mele, con Farina di Miglio, dìOrzjo, é-Ova. Vale effaperfe fola, e ma- jìicatacon Pepe a purgare la tefta della flemma. Impia- gata infieme con Farina di Fava , overo di Cimino, mi- tiga l'infiammaggioni de tefiticoli . Trita fenxai fiocini,^ impiaflrataconRuta, fanaifavi, l'epinitidi, icarbon- celli, é- ulcere corrofive delle giunture, e parimente le can- crene . Nel quinto lib. di erme. Impìajlrajt in ti} le podagre convenevolmente in- A Jteme con Cucco dì Opopanace: meffain r» l'unghie comof- fe , le fa cadere in breve tempo . L'Uva Patta ufuale è cofa veramente notiflìma a tutti. Ma non però fi deecredcre, che fcriven- cioGaleno, egliantichidelPUve patte, intcndefìè- rofolamentediqueflepiccioline, che cifiportanoa Venezia diLevante , e di Grecite parimente di quel- le, che fi fanno in alcuni luoghi d'Italia; percioche chiama Uva patta Galeno ogni forte d'Uva, tanto grande, quanto picciola, chelìa impanila al Sole , come s'impafififeono i Fichi . E però diceva egli al 2. dellefacultàdegli alimenti: Cosi come la diverfità B del colore non altera in modo alcuno la virtù dell'U- vepatte, cosiparimcntenon l'alterala grandezzalo- ro; percioche la qualità , che fi feme nel gullarle, c folamente quella, che ne fa difeernere lefacultà loro. Dal che fi può agevolmente concludere, che per Uva patta intcndefle Galeno d'ogni IJva, che fi lecchi al Sole, come il ZibiboDamafchino, e parimente quel- lo chefi portadiCandia,edi Cipro. Oltre a ciò fcri- veGaleno nel luogo predetto quelle parole : Ma fo- no alcuni^ che mangiando l'Uva palla grofla, e dol- ce, comcèla Scibelitide, ne cavano prima,nonfcn- 7.aragione, ilfeme; c perche invecchiandoti quella falafuafcorza dura, e grolla, l'infondono prima C nell'acqua , accioche pili facilmente fe ne cavi il feme . Contraria a quella è quella, chenafecin Cilicia, di colore gialliccio.dura, e grofsa, la quale non hàfcme verurro.La Scibelitide nafte in Panfilia,nera di colore la quale come hò detto, è grandiffima. Quefto tutto difieGaleno. Appociòèdafapere, che tuttel'Uve palle non fono d'una medefima facultà; imperochc altra facultà hanno le dolci, altra le autiere, altra qucllechc hannoilfeme, &altra quelle che non 1' hanno. Qiielleadunquechenonhanno i fiocini, ò quello per propria natura, òchefeglicavino fuori , fe fono dolci , non hanno punto del collrettivo , anzi che lenifcono commodamente e però fi convengono D grandemente a gli ftretti di petto, alla toftè , all'af- prezza del gorgozzule, & a i difetti delle reni, e del- la vefcica ; 11 che conferma Galeno nel 7. e ncll'8. lib. delle compofitionide'medicamemi fecondo i luoghi, . ovclodafommamenterUvapafiafenza i fiocini per lenire il petto, e per li difetti del fegato . Ma il con- trariofàquella, chefi mangia con i fiocini, per ef- feremanifeflamentecolìrettiva: il chefapendomol- to bene Diofcoride fcriflè, che l'Uva palla mangiata - ceni fiocini, era conveniente nella difenteria. Epe- ''rò patmi, che errino non poco alcuni Medici gran- di de'tempinoftri, i quali per lenire il corpo a gli frit- tici, danno l'Uva palli picciola del commune ufo, E che ci fi porta da i luoghi predetti , a mangiare inficine conifiocini: impeiochecredendofi di mollificare il corpo, più pretto Io riftagnano. 11 che tanto piti in- terviene, quandol Uva patta è vecchia, e quafi del cuttoafeiutta . Alchehavendo più , e più volte con- fiderato, parmi veramente, che fia molto più a pro- pofitoperfolvcreil corpo la Damafchina, che noi chiamiamo Zibibo, e quella, che ci fi porta di Cipri, e di Candia( con quefto però, òche fe gli cavino i fiocini, ò fi toglia quella, chen'èfenzaj che quella minuta del commune ufo; imperochequella contie- ne in fe molto più feorza, e fiocini, che polpa, fe già nonèfrefchiffima, e confervara con gran diligenza, F Ondeèd'avertirc, chcefléndo noi alle volte coflret- ti di dare della minuta per mollificare il corpo, bifo- gna torre di quella, che non hi fiocini , e non ritro- vandocene, tor dell'altra, esfiocinarla; quantunque perogniviaellaèfempremenvalorofa della Damaf- china, e della Candiotta , di cui parmi intendefse Galeno, lodandola per li difetti del petto. Tra le quali fpecie fi ritrova ancora a i tempi noftri di quella, che non hà dentro feme, come era quella, che al tem- po diGaleno fi portava di Cilicia. Più oltre è anco- Diofcoride. 719 ra d'avertire ove fi voglia mollificare il corpo , di non dare Uva pafsa , che fia al guflo auftera , ò acerba ; imperochc quefla non può tfsere fe non frigida , e ter- reltre, le quali facultà hanno naturai proprietà diri- ftagnare, di colfringcre, e di corroborare, e matfi- mamente mangiandoli con ilfeme. Onde bendotta- mente diceva Galeno al 2.1ibro delle facultà de gli a- gjfgSg limentifopració quefte parole: L'Uva pafsa hà la fc"ttE d»' medefima proportione con le altre Uve, che hanno Gale"°- : iFichifecchi conifrefehi; imperoebe perla maggior parte è ella dolce, epoca è quella veramente che fia al gufto acerba. Enne però afsai di quella, chehàin- fiememente del dolce, e dell'aullero, quantunque tutte le dolci habbiano ancora alquanto dell 'aullero , e l'autiere del dolce . Ecosicome le dolci fono più calide, l'autiere per il contrario fono più frigide. V auftereappòciòcorroboranoloftomaco, e coftipa- no il corpo, e molto più di quefte l'acerbe; ma le dolci hanno quafi tra quelle una mediocre conflitu- tione; percioche nè rilafsano lo llomaco: nè folvo- noil ventre. Ecomehannole dolci fempre potetti di contemperare , cosi parimente l'hanno di mon Jifi- care, con le qualifacultàacquetanolepicciole mor- dacità dello ftomaco . Etalfi.cap.dell'S. libro delle compofitionidc'mcdica menti fecondo i luoghi, di- ceva puregli: Par che fi faccia dell'Uva pafsa poca itima, per efser ella in commune ufo di tutti, ecofa molto familiare : maqueftolafà ancora più utile ; imperocheefsendoneellafamiliare, è tanto coflret- tiva, quanto ricerca il bifogno delle vifeerc debilita- te. Hà ancora virtù di cuocere le crudità de gli hu- mori, edifuperarele malignità diquelli, &olìafa- cilmente alle putredini .E' oltre a quello fecondotut- tafuafuttanzafamiliare, e propria del fegato. E nel librode'cibi, che generano fottili humori: L'Uva pafsa(diceva )feellanonècottiettiva, non conferi- sce ai tumori del fegato, nè della milza; come che fia ella valorofa per li difetti del petto, e del polmo- ne. Dellefacultà poi dell'Uva pafsa, come cibo , fcrifscl'iflefso'Galenonell'ii. libro delle facultà de gli alimenti, con quefte parole : 11 nutrimento dell' Uva pafsa, che fi dillribuifceperil corpo, è della qualità medefima, che è la natura di quella, cioè dol- ■ ce della dolce, & auflerodell'auflera , e millo di quella che partecipa dell'una, e dell'altra qualità. Ma piiìcopiofoèilnutrimentodellagrafsa, e delladol- ce, e più foarfo quello della magra, e dell'auftera ; e più nutrifee l'Uva patta sfiocinata tolta alla par i quan- tità, chenonfàl'Uvafrefca . E come che mollifichi manco il corpo, e manco fia allerfiva ch'i Fichi fec- chi: conferifee nondimeno più allo ftomaco , che non fanno quelli. Chiamano l'Uva pafsa i Greci Xtx$Ìs: i Latini Uva pafsa: gli Arabi Zibib: i Te- Non,i- defehi Veinbecrlen, Metreubel, e Kofein; li Spa- gnuoliPafsas; iFrancefi Roilìus en capta. Dell' Enanthe . Cap. 5. CHiamano Enante il frutto della Lambntfca, quan- do fiorì/ce . Serbajtin vafo di terra non impecia- to', coglieji, e feccajì all' ombra, meffoglì prima fotta un lenzuolo. L' eletti/fimo è quello di Sorta, di Cilicia, e di Fenicia. Hd virtù cqflrettiva , e pero bevuto è utile al- lo ftomaco, & a provocare l'orina: ri /lagna iflufftdel corpo , e gli fputi del Cangile . Ir/spi a/Irato /ecco vale cantra l'accidità, ér d ì fajìidj dello ftomaco . Adoperaji tanto ficco , quanto frefeo , con Aceto , ér Olio Rofato in stila fronte per li dolori di tefta. Impiafìrafi perpro- ' bibite le infiammaggioni delle ferite frefche, ir ìprin- cìpìi delle fijlole lagrimali: e parimente fana trito con Mele, Mirrha, Croco, &■ Olio Rofato, l'ulcere della bocca, e le corrojìve delle membra genitali . Afettejt ne i pejfoliper riflagnare il fanguedel mejlruo , giova applicato conVtno , e Polenta di fiore di Farina, alle la- grime de gli occhi , ir agli ardori dellojìomaco . La ce- nere dell'abbruciato ira dm tefii di terra fopra i car- 720 Snanthc, e fua efamin, boni acce/!, s'ufa nelle medicine de gli occhi: frana con Mele i panaricci , i pterigi delle dita , e parimente le gengive corrcjìve, e fanguinofe . NOn fidamente credo io, che fi polla chiamare Enanthe il fiore di quella Lambrufca , che non matura il fuo frutto; ma ancora quello dell' altra, che lo matura; imperoche quantunque feriva di fopra Diofcoride, che la Lambrufca e di due for- ti, delle quali n'è una, che non matura il frutto, ma ben produce nel fiorire l'Enanthe; queftopcrò non prohibifee, che ancora il fiore dell'altra LamDruica non fi poffa chiamare Enanthe; eflèndocofa chiara, cheOVi»?» appreffbà gli antichiGreci altro nonri- lieva nella nollra lingua, che fiore di Vite. Il che manifelìamente dichiara Diofcoride nel prefente ca- pitolo, dicendo, chel'Enanthe non è altro, che il frutto della Lambrufca, quando fionfee, non di- stinguendo piti di quefìa, che di quella fpecie , ma fcrivendo generalmente d'amendue. E quelto mede- fimo conferma pur egli nel procedo di quefio libro , ovefcrivedel Vino Enanthino, dicendo, che fi fa del fiore di quella Lambrufca, che produce il frutto. Per le quali ragioni panni effer chiaro, chetante fia l'Enanthe il fiore della Lambrufca Aerile .quanto del- la fruttifera . Del che fà parimente fede Galeno al primocapo dell'ottavo libro delle compofitioni de medicamenti fecondo i luoghi, con quelle parole : Aggiungo io incorai medicamento cosi l'Onfacio,co- me ancora il fuccodell'Aflenzo, e qualche volta an- coraamendue, eperterzol'Hippociiìo, e perquar- tol'Enanthe, cosichiamoio il germine della Lam- brufca inficme con li fuoi fiori, de'quali con fuccef- fo di tempo fi genera l'Uva . Ma Plinio al 28. capo del Ij.lib.intende per l'Enanthedel frutto, enon del fio- re, così dicendo: Convienfi ancora per quello ef- fetto l'Enanthe, il quale è l'Uva della Lambrufca . Coglieficonil fiore, quando maggiormente refpira d'odore . Quello dell' Enanthe fcrifle Plinio . Ma dubitoche nell'ultime parole fia corrotta la fcrittura, D tchedovedice, coglieficonil fiore, voglia direco- gliefiquandofiorifce; imperoche non sò io, come Errore ii li polla cogliere l'Uva inlieme col fiore. Non mi è Marcello parfo oltre a ciò tacermi un'errore di Marcello Virgi- Virsilio. jj0j come cne fia egli fiato altrimenti dottiflìmo in- terprere, e commentatore di Diofcoride, accioche quivi forfè la fua dottrina non ingannaffe alcuno , che non cercafle più avanti. Egli adunque commentan- do quello luogo, fcrifle quelle parole: Avertifcano i lettori, che Paolo Eginetta nel 6\ libroferiffe, che l'Enanthe della Lambrufca è molto in ufo de Medici, E percioche reflringe egli valorofamente , e corrobora, e ferma Io flomaco e'1 ventre : ma Diofcoride feri ve effer ancora un'altro Enanthe, il quale hà virtù del tutto a quelle contrarie, pereffer (comeferive egli; lodato per provoca re le fecondine , per lediltillatio- ni dell'orina, eperii trabocco di fiele, delle quali cote niente fi legge nel prefente capitolo, nè manco mi ricordo haver letto di ciò cofa veruna in tutto il volume di Diofcoride: ementedimcnononèda farli beffe del teftimonio di Paolo, anzi è da credere, che egli feriva la verità, e che ciò habbia egli letto in Diofcoride. Tutto quello fcrive Marcello. Nel che iiconofceelTerfimanifeltamente ingannato, ò vera- mente dimenticato di quello, chefenvc Diofcoride nel terzo libro dell'Enanthehetba contraria nelle fa- \ colta fue a quello altro. Ma panni veramente gran cola, che havendo egli interpretato quel capitolo di Greco in Latino, non folamente li dimenticane egli di quefto.ma di quello ancora, che commentandolo vi fcrifle del fuo. Ma (come fi dice; aliquando ettam bonus dormitat Homerus. E' ultimamente da fapere : , che il fiore delle Viti domefliche ancora fi chiama E; nanthe. Ma perche quello delle Viti falvatiche e più ccflrettivo, epiùvalorofo, ne ritiene egli perla fua eccellenza il primo nome . Chiamano i Greci l'Enan- V Difcorfìde! Matthioli A the OwJ».' i Latini Oenanthe, & Labrufca vitis flos : i Tcdefchi Vuil dreben : i Francefi Grappe de vigne favvage. Dell'Omphacio , cioè Agrejlo ■ Cap. 6. L'OmphacioèilfuccodeKUvaThafia acerba, ove- ro dell' Aminea . Spremefilaftate avanti al nafte- re della canicola, emettefiilfruccoinunvafo dirame rof- fo , coperto con un panno di Lino al Sole , fino, che vi fi condenfi, mefthiando quello , che (ifeccapiùprefiointor- xoalvafro, con quello dimezzo: lanotte fi 'ritira al co- perto, e nonfi la/eia punto all'aria di fuori: percioche la rugiada, che cafra la notte , nonio lafria condenf are . L eletti/fimo éilrojjo, U fi-agile, quello, che è fortemente ccflrettivo , e chemorde la lìngua. Sono alcuni che lo mndenfrano cuocendolo al fuoco . Giovamefrhiato con Me- le , overoconVino pajjb, all'afpreKx,a della gola, del gargattile, e dell'ugola, all'ulcere della bocca, ir alV humidità delle gengive, & all'orecchie, che menano marcia : vale con Aceto parimente alle fiflole , ali ul- cere vecchie, traile corrofive . Metiefi ne i ci i/Ieri , che fi fanno per la difinteria, e per li fluffi de luo- ghi naturali delle donne . E' medicina convenevole allachiarexxa, e frabrofitd detti occhi, & allecorrofio- niloro. Sevefipergh 'Jp'utifrefrhi del frangile , quantun- que procedere da qualche vena rotta, tifandolo però in poca quantità, e beniffimo inacqualo; percioche altri- menti molto abbrucia. L'Omph acio chiamato volgarmente da noi A- °™^°t'. gretto, facciamo noi per condimento de'cibi cfulfr. delle nollre Uve immature, per non bavere leTha- Cam. fie, nè manco le Aminee, di cui fi faceva quello.che s'ufava al tempo di Diofcoride. Maèperóda fapere, che quello, li condenfava folamente per l'ufo della medicina, perriftagnare, e coftringere in ogni mor- bo, ove folle bifogno di cosi fare: e però accioche folk in quelto più valorofo, lo facevano condenfare al Sole in un vafo di rame, o veramente al fuoco : co- me che quello a i tempi noftri non fia più in ufo. 11 più correttivo di tutti è quello, che fi fa della Lambruf- ca . 11 nollro non condcnfiamo noi altrimenti al So- le, quantunque ve lo lafciamo ne'bigonzi inficme conia vinaccia per più giorni , coperto con tela graf- fa, fin che la vinaccia li follcvi, e la feccia fe ne vada al fondo, e fi chiarifica l'Agretto. 11 fatto in quelto modo fi conferva chiaro , & incorrotto per tutto 1 an- no, fenza mettervi dentro punto di Sale : & ulali non folamente ne cibi, ma ancora nelle medicine . L'Omphacio( per quantoferive Galeno al quarto li-; 0mplllci( brodellefacoltà de'femplici; fi può ufare in tutti fcritto a, j morbi calidi con non poco giovamento; impe- Galeno, roche eflendo egli acido, infrigidire perfettamen- te: e giova unicamente ne gli ardori , quando fi mette in sii la bocca dello ftomaco , in sù i fian- chi, ò in qual li voglia altro luogo, ove fia di bifogno d'infrigidire . Chiamano i Greci l'Omphacio O'pqìhw. iLatiniOmphacium: iTedcfchi Agrelt:N0mi, liSpagnuoliUgraz: i Francefi Veriuft. Della natura del Fino . Cap. 7. ILVmo vecchio nuoce ai nervi, ùr a tutti gli altre finimenti; nientedimeno è piùfroave al gufto. La- onde fe ne guardino coloro, che hanno qualche manca- mento nelle parti interiori; puoffene però Jenxji nocu- mento bere in frinita un poco per volta, matnacqua- io. Ilnuovogonfia, digerifree con fatica, j ~a fognare fo- gni terribili , e provocai' orina . Quello di mexAP tem- po , non fà nè l'uno , nè l'altro nocumento ; e però e communemente in ufo pei- il vivere de ifrani , e de gli infermi. Il bianco frìttile è utile allo flomaco, & age- volmente fi diftrìbuìfee perle membra. Il nero è groj- fo, e pili malagevole da digerire, nufnfrce la carne, e fa imbriacare. Il vermiglio melano dì coloro trai manco, Nei quinto lib. bianco, e l nere, hà pari nenie le fue forzjmezx.anetra ì amendtte . Lodafi tanto in fanìtà, quanto in malattiapri- mamenie il bianco . Sono olire al colore differenti i l'ini ancoranel fapore. Il dolce ènelle fine parti grojfo , e pe- rò malagevolmente fi rifilve dal corpo: gonfialo ftoma- co : comurba il corpo, e l'interiora cor. come fà ancora il JHofto , ma m meo imbiacca : eottimo perle reni, e per la vefiica . V aujtero paffapiù velocemente per ori- na, ma fa doler il capo, & imbriaca . L' acerbo e con- nenevolijftmo per far digerire : riftagna il corpo , e tut- ti gl'altri fiufft , e provoca manco l' orina . Il nuove nuoce meno à i nervi . Quello, che fi fà con acqua ma- rina, è contrario allo fiomaco , fà fete , nuoce àìnervi, muoue ilcorpo, ór è nocino aconualefcenti dell infermità- dì . Il paffo, che fi fa dell'Une imp.iffiie prima al Sole in sii le grati , ò vero fioche in sù la Vìtepropria , chiama- to per cognome Cretico , overoPramnio, overoProtopo , e parimente la Sapa, che fi fa del Mofio colto al fuoco , chiamata da GreciSirion , ò vero Hepfema, fe fono di Vino, ór Uua nera , fono graffi , e nutrifiona molto i corpi: il bianco è più fittile : ór il merlano dì colore è Jimìlmente moicano Ira l'uno, e l'altro divalore. Sono tutti coflrettiui, vinificano i polfi : conuengonfi beuuti con Olio, e pofcia vomitati a i veleni corrofiui . Sono valorofi contra la Cicuta, contra l Oppia , contrai! Tofft- co, contra' l fatico, contra' l latte apprefo nello ftomaco - , e contra' l prurito , rodimento , ór ulcere delle reni , e . del la vefiica ; nondimeno gonfiano, e nuocono allo fio- maco. Vale particolarmente contra i ftuffl del corpo il nero: aggraualalefta, infiamma, e nuoce alla vefiica: ma è più valorofi contra a' veleni di tutti gl'altri . I fini, che fi fannoconPece, óvero con Ragia, fi al d ano , e fi riigerifcono : ma nuocono à gli fputi del Cangue . Quelli , che per e/fere mefiolati con Sapa, chiamano Aparachiti , riempiono il capo , fanno imbriacare , ór malageuol- mente trafpìrano, & offendono la fiomaco . Ha il prin- cipato traiutti i (finì 'd' Italiail Falerno ; percioche quan- do è vecchia, ageuolmente fi digerifie : Vmifica il pol- fi, riftagna ilcorpo, gioua allo fiomaco; ma nuoce al- la vefc'ua, e parimente à coloro, che fanodebolì di vi- fta, e non è da ufare troppo frequentemente ■ Gli Al- bani fono piugroffì del Falerno; fono dolci, gonfiano lo fio- maco , mollificano il corpo , non aiutano molto alla di- geff.cne , e nonnuocono cosi ài nervi; invecchiando/; di- ■veni ano net fiapoi e aufteri. Il Cecubo è dolce , epiù grof- fo dell'Albano : nutrifice il corpo , e fà buon colore : ma fi digerifie malagevolmente . Il Sorrentino è molte au- fìero , e pero riftagna egli i fiufft dello fiomaco , e del corpo, ^ cjr effendo picciolo, nuoce meno alla tefia ; in- uecchiandofi diaenta molto più foave , e più amico del- lo ftomaco . VAd riano , ór il Mameriino nati in Sici- lia, fono parimente grofft nella fofianxji loro , e poco coflretlivi : prefio sinuecchiano , e nuocono , per ejfere piccioli, meno a i nerui . Il Paretipiano , che fi pana .dal mare Adriatico, è aromatico , e più fittile , e però inganna fipefSo chi copiofamente lo bene : imbriaca lunga- mente, e fà dormire. Quello che nafte inlflria , è filmi- le al Va, etipiano , ma prouoca più valorofamente l'ori- na. llChioèmeno valorofi dì tutti i già detti, ór atto all'ufo del ber e : nutrifice condecenlemente , ir imbriaca meno, riftagna i flufft , e molta fi conuìene ne i medi- camenti de gli occhi . Il Lesbìo ageuolmente fi diffonde perle membra, è più leggiero del Chio , èconueneuole al corpo. Simile à quello èl'Efefio, chiamalo Figelite : ma l'Afiano delmonteT imolo , chiamato Mefogite , fà do- ler la tefia, e nuoce ài nerui . Il Coo, ór il Clazjimenìo , \ per effere mefiolati con molta acqua marina , agevolmen- te fi corrompono , generano ventofità , conturbano il cor- po, e nuocono a i nerui . Ogni Vino ( parlandone uniuer- fialmente ) puro , fincero , e naturalmente au fiero , rifial- da, dìgerìftefi facilmente , gioua alla ftomaco , prouo- ca l orina, nuuifie le forxj , fa dormire , efabuan colo- re . Giova beuuto copiofamente à coloro , che haueffere heuulalaCìcuta, UCoriandro, il Fatica, l'Ixia, lop- pio, il Liihargìrio, il T affo , gt Aconiti , ór i Funghi malefichi: e parimente dimorfi de' Serpenti ,ór allepun- di Diofcoride. 721 l ture ditutti qmgl animali , che ammantano inf iridan- do il fangue, e che fouueriono lo ftomaco al vomito. Va- le alle vecchie ventofità, a' rodimenti , e dìftendimenii dei precordi, alla rifolutione dello ftomaco. ór ài flu fi- fi del corpo, e dell'interiora . Giova à coloro, che per troppo fidare sindebolifiono , e fi confumano , e maffi- mamente il bianco , vecchio, ór aromatico . Quello, che inuecchiandofi diuenta dolce , è veramente utile alle re- ni, ór alla vefiica; e mettefi utilmente con lana fuccì- da in siile ferite, e fopra l infiammagioni , e fanfene commodamente lattande in sù l'ulcere maligne , fiordide , corrofiue, e che fono caufate da fliiffi d'human' . Con- uengonfi moli operi ufo de fatti i Vini bianchi aufteri, che B «0» fono mefclìiati con Acqua marina . Di queftì fono veramente più lodati tragli Italiani, ilFalerno, USor- rentina, il Cecubo, ilSignino. ór molti altri di Cam- pagna, ór il Paretipiano dell' Adriatico , ór il Sicilia- no, chiamato Mamertino . Diquelli di Grecia è eccel- lenlifjtmo il Chio , il Lesbia, ór il Figelite d'Ejfefo . I Vini, che fononella fioftanz_aloro gràffi , e neri di colo- re, fino malageuoli molto da digerire , generano vento- fità, aumentano ilcorpo. Quelli, che fona follili, Ór aufteri , gìo .ano allo fiomaco , ma non ingroffano così il corpo. I vecchi bianchi, e fiottili , prenotata più valo- rofamente l'orina, ma fanno dolore dì tefia , e bevuti co- piofamente , nuocono a i nerui . Quelli di mezjc^a età , C cioè di fette anni , fono veramente faniffimi da bere . Debbefi confìderare la quantità, che fine richiede per be- re, perictà, per il tempo dell'anno, per laconfiteiudine, . e per la qualità del Vino . Comandafi benijfimo , che non fi debbia combattere conia fiele. E' cofa veramente fialii- tiferifftma bagnare il cibo conpoco Vino. Tutte timbri a~ cheiiX.e nuocono , mamolto più la contìnua; percioche è neceffario, che i nerui continuamente affediati , s' arren- dine . Il bere troppo dà fempre principio all' infermità acute. E 'nondimeno utile Ubere alquanto più del douere per alcuni giorni , quando prima per alcun tempo s'ebe- uutadell acqua; percioche lira alle fommità, apreimea- ti, per li quali purga pofcia inuifibilmente le fuperflui- D tàdeìfenfi. Ma bifognadapoi bere dell'acqua , percio- che ella è il rimedio di quella imbriachet^a , fatta per fanìtà Quello , che chiamano Onfacite , fi fa particolar- mente in Lesbo d'Uva immatura , colta poco avanti al- la maturità, e dificcata al Sole perire , euer quattro giorni, fino ch'ella dìuenti Vixx.a, da cui canato pofcia il Vino, fimette nelle botti , e laficiafi al Sole . Hà que- Jlo virtù coftreitiua, gioua aluomitode gli ftomachi ri- lavati, a' dolori de fianchi , all'appetito corrotto delle donne graffe, ó none, chcaggiugnerefuocoàfuoco . E1 oltre à ciò da guardarli nel tempo della fiate di non bevcr il vi- no rinfrefeato col ghiaccio, ócon la neve, ò vera- mente con acque frigidiffime, per effcreegli molto nocivo atloftomaco, al cervello, ài nervi, al pol- mone, alpctto, allebudclla, alla matrice, alla vc- feica, alle reni, al fegato, alla milza, &à i denti . E però non è meraviglia , feco'l tempo fi generano in chi cosi lo beve, dolori colici, cltomacali, fpalì- mo, paralifia, apoplefia, ferramento di petto , rite- nimento d'orina, renelle, pietra , oppiilationi , hi- dropifie, & altri pericololi, eftrani morbi . 11 per- che Galeno nellibbro dei cibi, che danno buono, E e cattivo nutrimento : Coloro ( diceva ) che non fanno efercitio la ftate, debbono quando fono atte- diati da grandiflìmo caldo, bere acqua di lontana , e guardarli da quella , che fi liquefa delle nevi, e parimente dal Vino rinfrefeato per arte; imperoche quantunque paja, che il bere inqueflo modo non cauli ne i corpi de i giovani nocumento alcuno , nondimeno crefeendo pofeia pian pianola maligni- tà dellacofa, fe n'accorgono poi quando comincia- no ad invecchiare : percioche incorrono in alcune malattie di nervi, di giunture , e dell'interiora , le quali finalmente, ò che del tutto fono incurabili , ò che malagevolmente fi fanano . Devefi oltre à p ciò fempre procurare , che il Vino, che fi beve, fia netto, puro, chiaro, odorifero, egrato al gufto; percioche il Vino guado, il torbido , e l'inietto di ma- vino Puci- loodore, nuoce non poco, e corrompe il fangue . no , c fuc E però dirò io, che dottato d'ecccllentiflimi Vini e odi • il contado di Goritia , dove fi hà di quel Pucino antico, che nafee in Profecco non molto lontano dalTimavo, emolto più lodevole in Vipao, e d'al- tri fimili grandiffima copia; iquali bevuti modera- mcnte, fono per confervare la fanitànegli huomi- ni, à cui fi convengono, mh'aeolofi, comenepofso fare io fermo teftimonio, per riavergli provati in me medefimocon non poca utilità mia, in un mio antico dolore di domaco, e debolezza di tutto il corpo. E però non e maraviglia, che feriva Plinio al 6. cap. del decimoquarto libro, che Livia Augudafolcva dire > che non peraltro credeva d'efser vivuta ottantadue anni, fenon per il bere del Vino Pucino, il quale fempre fenza berned'altro haveva ufato . Nafce que- do(dicevapuregli)nellacodadelmare Adriatico , non molto lunghi dal fonte del Timavo in un colle fafsofo , dove fc ne raccoglie poche orne . Altro non e che piti fi (timi convenevole nelle medicine . Equedo credo io, che fiaquello, checelebraronoiGrccicon non poche lodi, chiamandolo Pictano del mare A- driatico. Del che fanno tedimonio i villani del Car- fo, chiamato da gli antichi Japidia; imperoche beven- do fempre vini fimili al Pucino, rarifsime volte s'am- mala no , & invecchianlì lungamente, di modo che in- finiti vi fc ne ritrovano, che pafsano novanta.e cento anni. Quedoèfottile, chiaro, lucido, proprio di co- lor d'oro, odorifero, &al gufto gratifsimo. Scalda non inacquandoli affai, e penetra agevolmente per tutte le parti del corpo . E però ben diceva Galeno al terzo libbro delle facoltà de femplici, che cotalVino non fedamente è potentifsimo rimedio di tutte le mem. bra del corpo infrigidite da frigidifsimi medicamenti j ma ancora in tutti coloro, che per dolor di domaco, ò di cuore fpefsc volte tramortifeono. E però credo, che molta felicicàliaà gli huomini, chenafeono do- ve fi ritrovanoibuoni Vini, quando però gli fanno u- farc con quella modedia , che vi fi richiede . Qual for- te poi di Vini fieno piti convenevoli all'ufo del bere , non dirò altrimenti qui io , havendone detto àbadan- za Diofcoride . Ma per dire ancora qualche cofa della Lora, la quale noi in Tofcana chiamiamo Acquarello, & in Friuli fi chiama Gionta.dico che altrimenti fi fa- loraJe- ceva al tempo di Galeno che al tempo diDiofc. Della g«wj quale trattò elfo Galeno, e del modo di farla , nel 2. libbrodellcfacoltàdegl'alimcnti, con quede parole : Chiamano i Greci l'infulione delle vinaccie Tnga, e da gl'Attici fi chia ma Deutcria , e da i nodri Steraphyl- litis, cioè Lora . Mettonli per farla le vinaccie in alcu- ne picciole botti, e pofeia fe le mette tanta acqua fo- pra, che fi pollano tutte ben macerare, e come pare, che l'acqua fia data alìai.s'apre un pertugio nel fondo, e lafciafi fcolar fuori , & ufali pofeia in cambio di Vi- no. Hanno coloro, che la fanno, quetìoantivcdere , cioè di mettergli tant'acqua, quanto per certa ragione, & efperienza par loro che badi fecondo la quantità delle vinaccie, mifurando la quantità dell'acqua tal- mente, chela Lora non fia troppo avvinatale poco. E cavata fuori la prima, vi ritornano un' altra volta (opra dell'altra acqua, ma aliai manco della prima , di modo che ancora quefta habbia mediocremente del vinofo : e queda è quella, che vogliono alcuni cuno- fi , che fia propriamente chiamata da gl'A ttici Dente- ria, enonlaprima. L'una, el'altrafa dolore di teda, fe ella non fi beve bene inacquata; ma la prima olìcnde aflaipiù. Hàquefto di buono, cioè, chebevuta.pre- fto s'orina. Ritrovanfi però non poca diverluà.fecon- do che fono varie, e diverfe ancora l'Uve , di cui fo- no le vinaccie; imperoche fe l'Uve fono dolci, la Lo- ra è molto più foave, epaffamolto piti pretto per ori- na ; e fe acerbe , ò acide , è molto pili fpiacevole, e ma- lagevolmente s'orina . Fafli più potente, quando vi fi confervano le vinaccie fino alla primavera, ò fino allattate. Ufandofi il vetno, febenmolcdamancoil capo , non s'orina poi fe non con lungo tempo . Tutto «metto della Loia ferine Galeno .Falli ancora in alcu- ni luoghi d'Italia Vino dell'Uva falvatica di neridìmo colore, & ufano alcuni di mefchiarlo con il bianco per farlo vermiglio.Bevonfclo i villani.quàdo è carcdia di vi„0 Vino. Quello per il più è dolce, &infiemementcau- LimMH fiero; ma perde poi co'l tempo la dolcezza, e diven- ta infoave, e fpiacevole, di modo che all'horanon è buo- rtìì delia rjint'cficn- é buono pei ■ l'alno, che per medicina, ove fiabifogno A dirillagnarc, e di fortificate . FalTi del Vino l'Acqua [ vite per lambicco, cosichiamata perle maravigliofe virtù fue , le quali ha per canfervatione della vita dell' huomo; impcrochefacendofi con quella diligenza , che vi fi richiede d'ottimo Vino, meritamente fi può ella chiamare Acqua di Vita. Avvenga, che come tutte le cofe che vi fi pongono dentro fono da Ieipre- fervate, nè fi corrompono : cosi parimente preferva la vita di coloro, che l'ulano di bere , togliendo de i corpi lorojogni putredine, e cuftodilcc, ripara, nu- crifee, difende, e prolunga la vita ; imperoche non folamente conferva ella nel fuo vigore il calor natura- le : ma rigenera, e vivificagli fpinti vitali, fcalda lo B iiomaco, conforta il cervello, acutfee l'intelletto , chiarifica la villa, eriparala memoria, e maffima- mcnte ufandofida coloto, che fono più prefto di fred- da, chedicaldanatura , e che congregano crudità , e ventofità nello ftomaco, che fono fottopolti à altri flemmatici, e frigidi difetti ; eperò vale ella mirabil- mente ne dolori ventofi dello ftomaco, e del corpo, nelle vertigini, nel mal caduco; neli'apoplefia, nella melanconia , nella paralifia, nelle profondità del fon- ilo, nel tremore, e battimento del cuore, encllefin- copibevendofene ogni giorno un cucchiaro la matti- na da digiuno . Ma diventa molto più valorofa, & ef- ficace preparandoli ella come faccio io in quello mo- C " do. PigIiadunquediCinnamomoun'oncia,diGen- gevo dramme quattro, di tutti i Sandali di ciafeuno dramme fei, di Garofani, diGalang.i, di Noci mo- feate di ciafeuna dramme due, e mezza, di Macis , di Cubebe d'amendue una dramma, diCardamomo maggiore, e minore, di feme di Nigella di ciafeuno tredramme, di Zedoaria mezz'oncia, difemed'Ani- iì, di Finocchio dolce, di Paltinaca falvatica,dicia- feuno dramma una, e mezza , diradici d'Angelica , diGariofillata, diRegoIitia, di Calamo aromatico , di Valeriana minore, di foglie di Sclarea , diThimo, diCalamento, diPulegio, diMenta, di Serpillo, di Majorana di ciafeuna dramme due, di Roferoffc , D di fiori di Salvia, diBctonica, diRofmarino,diSte- chade, diBugloffa, di ciafeuno una dramma, e mez- za, di corteccia di Cedro tre dramme, difpccie d' Ambra, d'Aromatico Rolato, diDiamofco dolce , diDiamargariton, diDiarhodon, di Lettovario di gemme di ciafeuno tre dramme. Fallì di tutto polve- re, la quale fi mette in macera con libre dodici d'Ac- qua di vita elettilfima in un vafo, over boccia di vetro ben ferrata con cera per quindeci giorni continui, e poi fi fà lambiccare in bagno, [errando cosi diligen- temente le giunture de i vafi , che non pollano pun- to refpirare . Mettefi poi nell'acqua lambiccata di San- daloodoratotagliatominutodue dramme, edi Mo- E feo, &Ambralcgatiintc!araracome unobottonedi ciafeuno uno fcropolo, ediGiulcpo rofato chiaro Mnahbra. Ciòfattoli conquafia nel vafo molto bene ogni cofa fin che il Giulepo s'incorpori con l'acqua , c ferrata dipoi la bocca del vafo con cera, e carta per- gamina, lilafciacosi ripofareperquindeci dì conti- nui, fino che fi chiarifichi bene, e cosi diventa ella antidoto valorolìlfimo per tutte le cofe predette; im- peroche non folamente bevuta, ma sbruffata nella faccia ritorna in fe gl'epileptici, le donne fuffocatc dalla matrice, ecoloro che tramortifeono. Reltitui- fee la loquela perduta , e ritiene in '/ita alle volte colo- io che muojono tanto di tempo chefà parere à gf p aitanti cofa miracolola. Mettefi ne crifteri che fi fan- no per i dolori colici al pefo d'un'oncia con prefenta- neogiovamento, dove il male proceda da ventofità , ò da frigidi humori , e maflìmamente aggiungendo- vili due dramme diTheriaca, e due diMithridato . In fomma è quell'Acqua unico, e prefentaneo rime- dio in tutti i morbi frigidi . Chiamano i Greci il Vi- no Ora* : i Latini Vinum : ì Tedefefii Vuein ; gli SpagnuoliVino. Nel quinto lib. di DiofcoriJe . Del Vino Melititt. -23 Gap. 8. IL Pino chiamato Melitite fi dà nelle febri lunghe , che debilitano lo fìomaco ; per cloche muove leggier- mente il corpo, provoca Corina , mondi fiat lo Jìomaco : giova à i dolori delle giunture , all' infermità delle re- ni, alla debolezza di tefla, ùr alle donne, che natural- mente bevono dell' acqua: è odorato, &• ntttrifce il cor- po. E' 'differente dal Mulfo, il quale fi fà di Vino vec- chio auflero, mefehiato con poco Mele ; percioche il Me- ntite fi fà mettendo un congio di Mele, ér un ciatho di Sale in cinque congi di Mollo au/iero . Debbefi fare queflo Vino in vafi di capacità grande , accioche vi fia f patio per bollire largamente : fpargevifi /opra à poco à poco il Sale tanto che bolle , e carne hà finito di bollire , fi tramuta in altri vafi. Del Vino Mulfo. tav j. . >t <. .G4p. .3>. mì.', ■ TRà gli altri è tenuto migliore quel Mulfo, che fi fà di Vino vecchio, e di buon Mele; percioche il cori fatto generamanco ventofità , epiùprejìo diventa buono per tifare. Il vecchio ntttrifce il corpo . Quello di mez^- X_a età mollificali carpo , e provoca l'orina: bevutodoppo pafio nuoce, ér avanti fatia; ma poco doppo provoca V appetito. V affi il Mulfo di due metrete di Vino, érunadi Mele. Sono alcuni altri , che ao.ioche più- prefla fi pò fa bere , fanno cuocere il Vino infieme con Mele , e pofeia lo imbottano. Sono alcuni altri , che per ìfpendere poco,met- tonocon fei fejìarj di Moflo , quando bolle nella vìnde- mia , un feftario di Mele , e come hà poi finito di bollire , lo ripongono nelle botti , e cori refia dolce . Dell'Acqua Melata, Cap. io. L'Acqua melata hà le forZe medefime del l ino melata . ^Vj afidi dare à bere cruda , quando vogliamo fare muouere il corpo, ouer far vomitare , come facciamo dan- dola con Olio à coloro, che hanno prefò il veleno . E pari- mente la diamo àgi huomini naturalmente deboli , edipo- copolfo: daffì àchihàlatojìe , ne difetti del polmone, & à coloro, che per troppo fudore fi confumano. Quella, che fi tiene preparata , eripojla, chiamata Hidromele , ècorì valorofa di mezxP tempo , come li fia il Vino chiamato A- dinamo , ouera Acquarello : & imperò gioua nell'infiam- magioni d'alcune membra , più che non fà effo Aquarello. Dannafi quella , che è piuvecchia , per coloro che fono in- fiammati, e ftitticidi corpo ; come che ella fi comienga nelle paffioni dello ftomaco, allanaufea del cibo , (sràchi troppo fida . Faffi , mettendo con due mìfure d'acqua pio- uana vecchia , una mifura di Mele , e pofeia lafciandala alSole. Sonoalcuni, che la fanno con acqua di fontana, e diaconia fino che cali la terza parte, e così pofeia lari- pongono . Chiamano alcuni Hidromele l' acqua riferbata , dì cui filauanoì Fani . Bevefi ' quejìa più copiofamente . Sono alcuni che la cuocono; manuoce à gl'ammalati , per havere pur affai mìjlura diceragione . L'Acqua Melata de gl'Arabi fi prepara in altro mo- do,che quella de'Grecidcfcritta in quello luogo ii'hr'v ■ da Diolcor. imperoche Mefue deferive la fua in quello ma mela modo: L'Acqua melata ( per quanto fe ne ritrovi da gì' antichi)è dottata di gradidìme virtùjpercioche fpegne ella la fete, giova ài morbi frigidi, e fpecialmentedel cervello,de'neryi,edellegiunture . Bevuta à parto in cambio di Vino,gio va per modificare il petto dall'hu- midità, e parimente alla tollé . Cava oltre à ciò dal pet- to la marcia, e la flemma grolla, e vifeofa. Netta , purga, e lava le budella , le vifeere-, e le vie dell'orina : c però giova à i dolori colici, muoveil corpo, epro- Zz 2 hibifee Difcorfi del Matthioli A 724 hibifce il generare della pietra . Fafli togliendo una li- bra d'elettiffimo Mele, che non fin vecchio, di colo- re trajl bianco e'1 giallo, odorifero, econla fuadol- cezzaalquanto acuto, & otto libre d'acqua chiaradj fontana, e tanfi cosi cuocere infiememun vafodi pietra , ò veramente di terra cotta vetriata à lento iuo- co , fin che fpiumandola continuamente nonfaccia pilìfpiuma, Scall'horaficola, e li ripone. Ma fe fi vuol bere poco dopoi, che è fatta, mcttavifi più ac- qua, efubitofpiumatafìcoli; imperoche quella, che fifa tanto bollire, che refti grolla come ìlGuilepo, ft PUÒ confervare molto più lungo tempo, ma penetra più malagevolmente nelle parti longinque del corpo , c facilmente fi converte in colera per la tua troppa g dolcezza. E però fàclla fete, fe non li diflulve con al- fai acqua, di modo ch'ella relhquafi ìnfjpida come acqua. Ma variano le facoltà dell acqua melata , le- condoladiverfitàdel cuocerla ; imperoche quella , che fi cuoce troppo poco, genera ventofita nello lto- maco, muove molto piti il corpo, e nutnfee manco , e quella che li cuoce aliai , riffolve la ventolita , nutri- fee più , e muove manco il corpo . Sono alcuni , che la fanno infieme con aromati, come Gcngevo, Macis, Zaffarano, Cinnamomo, & altri limili, te altri vi mettono la Calia Mofeata , e l'Agallocho . Bili anco- ra d'una partedi Mele, &ottod'acqua di fontana, e tre oncie di Lievito, cioè Fermento (quello balta C per farne cento libre) liquefatto nell'acqua predetta . E mettefi poi in una botte tutto inlieme à bollire come fi fà co'l Mollo : ma bifogna che la botte retti puraflai feema , accioche nel bollire non fe n'elca tuori . E co- me ha finito di bollire, (ì terra la bocca del vaio, e fal- vafi perbcrc come fi fà co'l Vino : ma non bilogna ber- ne fe non paflato il terzo mefe. Poilonn mettere an- cora in quefta de gl'aromati legati in una tela, e la- fciarvelifofpelìà un laccio . l utto quello dell'acqua melata fcrifieMefue. La cui ultima chiamano 1 ic- defchiMcdone; ma eglinoglimettono un Fermento fatto non d'alcuna forte di Farina, ma della {puma che fà il Motto nel bollire, edifiondiLupoli, ìqua- r> li ufano ancora nelle loro Cervoge . Infinito Medo- nc bevono i Polacchi, & i Littuani , per ha vere abbon- dantiflìmo Mele, ecarettiadi Vino . Ma è oltre a ciòd'avertire, che i tetti Greci di Diofconde hanno tuttiquafinelprinctpiodi quello capitolo axp'ó Sìtìì tptt4.»tt'«® Wikt** ft***?*' £ax»f«S<* , «U^iTOt XI- DiSridc wo», che ftia infieme raccolta fenza muoverli, fi putrefa pretto, llcheconfiderandoli bene, non fi può cosi lodare l'acqua delle cifterne , come la pura del Cielo, Eperòdiremo, che quella delle cifterne tanto più c cattiva, quanto più vi fi ritrova effere dentro acqua di tempella, òdi neve; percioche, fecondo che fcrive Galeno nel libbro della bontà dell'acqua, quella che fcola dalla neve , e dal ghiaccio, impedifee ladige- ilione, ritiene l'orina, nuoccal petto, al polmone, &alloftomaco, ecaufa fpafimo, pontia, e ventofi- tà grande. E quello non gl'accade peraltro, fenon perche quando ella fi congelò nell'aria, fi rifolve da lei ogni parte fottile . Quella de i pozzi è per il più gra- ve, edigerifeelì malagevolmente, nèlipuòdire, eh' ella fia fenza qualche putrefattone; quantunque tan- to manco iìa ella vituperabile, quanto più fi frequen- ta di cavarla, ò vero quando la profondità dei pozzi finifee fopra qualche fonte fotteraneo . Quella de i la- ghi, edelle paludi non è da ulare,fe non cotta, òve- ramentediftillata. Quella defiumi è buona, ecatti- va, fecondolequalità dell'acque, 'che vi concorro- no, edellecofeputride, che vi fi gittauo ; come in- terviene de'fìumi, che pattano perle Città grotte . E però non fono in alcun modo da ufare l'infette, fe pri- ma non fi rifehiarano con lungo rémpo ne'ziri, enel- levittine, come fi cofluma di fare à Roma con quel- la del Tevere, la quale rifehiarata che fia, fi conferva le centinaja de gl'anni fenza corromperfi . Oltre à ciò non è di poca importanza il fapere, che l'acque , j,*^ che contengono in loro gran quantità di fucco pietri- diverfi mi- fico (dicuiampiamentes'èdetto nel prologo dique- neiaii, do- lio quinto libro) poftbno agevolmente flrangolare ,ro facoltà, non altrimenti, che fi faccia il gettò bevuto, perfer- rare elle non folamente il tranfitoà gli fpiriti vitali per l'arterie di tutto il corpo.- ma per prohibire ancora iltranfitodel nutrimento al fegato, e quel del fangue per tutte le vene . Parimente poffono molto nuocere quell'acque, che contengono in loro puraflai rerra , per effere oppillative di tutte le vifeere, eper genera- re agevolmente le pietre nelle reni, e più, e manco nocendo, fecondo che più, e meno quantità di terra vi fi ritrova, laqual terra effóndo cottrettiva , ridu- ce agevolmente l'acqua nella medefima natura . II che parimente fi deve intendere d'ogni altra facoltà , che fia nella forte della terra, che vi fi ritrova. Ifuc- chi poi congelati, come il Sale , il Nitro , il Chalcan- tho, l'Alume ,& altri limili, danno veramonte all'ac- que, Nel quinto lib. di Diofcoride. quc, con cui s'accompagnano fegnalate vircudi , & hanno cucce facolcà di fcaldare , e didifeccare pili , c manco fecondo che la militila di quelli è maggiore , e minore. Ma quelle non fon buone per l'ufo de'lani, ma per diverfe forti d'infermità : e pcrlo piùconfcri- feono à gli cemperamencifrigidi, & humidi,& àtut- ti i morbi flemmatici , chcfigcncianodigrolli, e t ri- gidi humori.- e nuocono per Io contrario alle calide, efecchc eompleffioni , e parimente à tutti quei morbi, che fi generano da colera, e da caldi humori ; come che ne fecchi, c frigidi morbi giovino col calore , enuochinoco'lfecco. L'acque ijlfc poi vagliono per folvere la flemma , per disfare il l'angue congelato ncl- loftomaco, perrifolverel'hidropifie, cperifminui- re, & ifmagrire i corpi : ma confumata che fia la flem- ma, fannofete, offendonoloftomaco, ulcerano le budella, e caulano il prurito, e la rogna per acuire conlafalfedine loro non poco il fangue . Facendofe- ne crilteri afforcigliano la flemma , c mitigano i dolori caufati da quella . Ufate nc'bagni confcrifeono ài principi dell'hidropifie, giovano all'infermità frigide denervi, ài petti catarrali, a gli fiomachi frigidi, & humidi, & alla rognagcnerata da flemma . Giovano parimente toglendone il vapore , allajgravezza del ca- po, &al dolore dell'orecchie, e fittone fomencacio- ue rifolvonoi tumorifrigidi , & i lividi di tutto il cor- po. Le nicrofe conturbano il corpo, e parimente pur- gano 1» flemma, e fanno le donne prolifiche, erifol- vonole fcrofole . Hanno le medefìnje virtù delle falfe, quantunque molto pili efficaci; nondimeno non fono coltreccive, maaflcrlive, e perà giurifcono la rogna, e fanano diltillatcvi dentro l'orecchie, che menano marcia, e conferifeono all'enfiagioni , c fuffoli di quelle. L'aluminofe poi fono veramente molto co- llretcive: eperò none maraviglia , fe fortificano gli ilomachi, che fono folitidi vomitare , e che riftagna- no i corfi inordinaci de melimi delle donne , e prohi- bifeono che non li feoncino, e non parcorifeano avan- tiilcempoquelle, che ciò far fogliano. Curano l'ul- cere della vel'eica : elavandofenelabocca curano pa- ri mence l'ulcere di quella, e l'enfiagioni delle gengive. Gargarizzate prohibifeono ifluflì , che feendono alle fauci, & al gorgozzule, & vi rifolvonola maceria già fìulla: il che fà parimente illor bagno il quale non po- co Sconviene in curare l'ulceragioni eflcrrori del cor- po cauface da conflufTo di macerie . Sono olere à ciò utili à gli fpuci del fangue, alle rotture delle vene inte- riori, all'ufcire del budello dell'edere, e prohibire i fuperfluifudori; quantunque nuocano aliai à chi (la in pericolo di cafeare nella febre per oppillacioni delle vifeere, tanto bevute, quanto bagnandofene . Quelle, che tengono miltura di Vetriolo, òdi Miti, ò di Cal- cici, òdiSori, òdiMclanceria, per edere tutte cofe d'una facoltà medeGma, hanno l'iftelle facoltàdell' aluminofe; quantunque fieno molto più efficaci, per faverelle molta mordacità congiunta conlaficoltà coftrerciva: e però conferifeono all'ulcere ferpigino- fc, ecorrofive. Lefult'uree mollificano, e (caldano valorofamence i nervi , e però fono ucilifììme nelle pa- ralilie, nècremori, nelle concraccioni, e dolori di quelle. Rifolvonoi rumori delle giuncure . e peròra- gionevolmencc fi convengono allechiragre, alle feia- tiche, alle podagre, & adogni alerò dolore di giun- ture. Mitigano olecc à ciò non folamence i dolori del legato della milza, e della matrice ; marifolvonopa- rimencei loro tumori , fe ben nuocono però alloico- maco, rilavandolo più del dovere. Spengono lavan- dofene le vitiligini, e fanano la rogna . Le bituminoti le bengiovano bevute ài morbi intcriori, eper modo di bagno mollifìcativo, efcaldano con qualche tem- poinervi; nondimeno riempiono il capo, hebecano ifenfì, e fpecialmence gli occhi. Quelle, checon- tengono Pietra Armenia , ò velò Cerulea, ò Erugine,_ò Chrifocolla, fanno bevute gagliardamente vomitare: c fattone lavanda , fermano l'ulcere corrofire . L'in- fette d'orpimento , ò di Sandaraca dilatano il petto , A e conferifeono a gl'afmatici, Se à cucci q uei morbi frigi- di, cheimpedifconoilrefpirare. Quelle, che cengo- nodirame, conferifeono all'ulcere dell a bocca, à i fluflì del gorgozzule , e de gli occhi. Laleree ultima- mente giovano allo ftomaco , alla milza , alle reni, al- la gonorrhea , & ai tìufli bianchi delle donne , In fom- ma ogni acqua, che (ìa mefehiaca con alcri minerali , hi l'i (teOa virtù diquclliclie contiene. 'E però non è bifogno di farne più lungo procefìb . Chiamano l'ac- Nomi qua i Greci , "VSep : i Latini Aqua . B Veli' Acqua marina. Cap. 12, L'Acqua marinai calda-, & acuta. Nuoce lo ftoma- co , conturba il corpo , purgala flemma . Applicata calda ne' bagni , tira , e rifolve : giova à i difetti de nerVfy ér alle bugance , avanti pero che fieno ulcerate. Meticfi ne gl' empiaflri ; che fi fanno di Farina d'Orzo : mettefi ancora ne gl' empiaflri rifoluiivì . Fanncfi della tepida cri- fieri per l ' evacuationi : e della calda , per i dolori di cor- po . Vale il fuo fomento allarogna , al prurito, all'impe- tigini, ailendinì, ér alle mammelle, che troppo s'empio- no di Latte dopò al parto: fomentata leva vìa i lividi . E' "veramente falttiìj "era alle punture velenofe , e fpecial- C mente de gli Scorpioni , di quei Ragni che Ji chiamano Falangi, e de gl'Afpidi , i quali inducono tremore, ér frigidità nelle membra : il che fà ancora entrando/i in ef- fa calda. Giova, facendo li bagni , à coloro che per lunga malattìa; enfiano in tutto il corpo , e parimente i nervi . Ricevuto il vapore di quella , che bole , conferifee à gl'hi- dropici, ài dolori del capo, ér alla fordità dell'orecchie . Lapura, che non habbia in fe punto d'Acquadolce ,ripo- fia, lafcia co'l tempo la malignità fua. Sono alcuni , che prima la cuocono , e pofeia la ripongono in conferva . Dafji effa cosi fola per purgare i corpi , ù vero con Aceto inac- quato, ò vero eoa Vino , òvero con Mele: madopol'ope- ratione Ji dee dare il brodo delle Galline , ò vero de i Pe- fcl r Per fpegnere l'actttezjzjt delia mordacità fua. Del T baiamomele . Cap. 13. O Dello', che fichiamaThalaffomele,purgavaloroja- mente . Faffì d'ugual parte d'acqua marina,d 'acqua piovana, e di Mele , epofcìacolate tutte quefie cofeper il colatoi-io , e meffe al Sole in un vafo impeciato ne' giorni ca- nicolari . S ono alcuni altri che lo fanno condueparti d' ac- qua marina cotta , ér ima di Mele , e lo ripongono nel fuq vafo: e quejio per purgare è veramente più moderato , che non è l'acqua mai ina, e più placatole , E Dell' Aceto . Cap. 14. L'Aceto ijtfrigida, ecojlringe : giova allo Jìomaco, fà appetito , rifiagna i fluffi del fangue dal qual Ji voglia parte del corpo, bevuto fedendovi dentro . Cotto ne' cibi, valeài fittfft del corpo : ér ineffoin sù le feritefan- guinofe, vìrifiagnail fangue: applicato con lana ftteci- da, ò vero con fpugna , fanal'infiammagioni : ritornali budello, eh' efee fuori per il federe , e parimente nelle don- ne lamairice dislogata : rifiagna ìfiuffi delle gengiue ,ér il fangue che nejce fuori . Vale all'ulcere che vannopafeen- F do la carne , al fuoco facro , all' ulcere corrojìtte , alla fcabbta, all'impetigini, alla crefcenzjt della carne ap- preffo allungie , e maffìme quando fi mette con alcuna co- fa appropriata al male : ferma , facendofene continuo ba- gno , l'ulcere , che mangiano , e corrodono , e vanno fer- pendo : fattone fomento caldo con Solfo , gioua alle po- dagre , impiafirato con Mele, rifolve i lìvidi . Alitefi infieme con Olio Rofato , con lana fuccida , ò vero con le fptigne de gl'ardori in sul capo . Il vapore del bollito gioua agi' hidropicì , alla fordità , e fuffoli dell'orec- chie : e dijìillaioui dentro ammazzai vermini , che vi Zz 3 fige- 726 DifcorG del Malthioli Jt generano. ZI Bagno del tepido , rifiìve ifmi , òveroap- A gl'Arabi Chat: i Tcdcfchi Ertig : li Spagnuóli Vin'l- plicatovi fipra con una Jpttgna , mitiga il prurìto . Seal- gre: gli Fra ncefi Vin aigre . dono , e fattone bagno giova à i motti dì quegli anima- li veleno]!, che ammazzano ccn la frigi dita loro: ma Dell Aceto melato, freddo vale nel medefimomodo ài morji dì quelli , che dainio il veleno calido . Bevuto caldo-, e vomitato , gio- Cap. 15. va àtuitii veleni , e maffìme centra l'Oppio, la Cicuta , al f angue apprefo nello flomaco , Funghi malefichi, Lat- T 'Aceto melato, il qual chiamano Oximele fi fd in 1e apprefo, Zxia, e T'affo, infieme con Sale . Bevuto fd I 1 queftomodo. Prendonfi d' Aceto cinque hemine , u- eadere del gorgozzule le magnane bevute : mitiga la ioffe na libra di Sai commune, dieci hemine di /irtele, e cin- vecchia, mairritalanuova . Bevefi utilmente caldo per que feftarj d'acqua, e f affi bollire ogni coCa ìnjìeme fino la ftretiura di petto afmatìca : ma prohibifee , gargariz^- à dieci bollori ; e come è freddo, mettilo ne i fuoi vafi. Zjtto, l'infiammagioxi del gorgozzule j e coniÈenfi al- Credefi che bevuto, purghi gl'humori graffi , e che gio- ia fchirantia , & al cafeare dell' ugola : t ienfi caldo in B vi alle fcìatiche , al mal caduco , à i dolori delle ginn' bocca per il dolore dei denti . ture . Conferifce almorfo di quella forte di Vipera, la qual chiamano Sepa , all'Opìe , e parimente all' Ixia : Ac«o,t fu» S~\ Uantunque fempliccmente dicefTe Diofcoridc gargari^fi utilmente nella fchirantia. ™j»ltefi£ \J efler 1' Aceto frigido, per cttérfi forfè egli per- facultà. ^s»-' fuafo, che molto pili partecipi l'Acero del pT",Re modi di fare I'Ossimele ritrovo lcritti da Ga- frigido, chetici calido ; diiìenomlimenoGalenoin- _ lenonclquartolibbrodelmododiconfervarela ] vettigatoregrandilfimodellequalitàdemcdicamenti, Sanità; ma non però in veruno mette egli il Sale, co- nci primo libbra delle facoltà de'femplici, che l'Aceto inefàDiofcoride, come fi vede per le fue feguentipa- cra compottodi qualità contrarie , calidccioc, efri- role. Togliefi perfar l'Olfimele una parte d'Aceto , gidc, e che non era egli fitto di parti limili, coment edue di Mele fpomato , e fanfi cosi cuocere inficine à ancora il Latte. 11 che confermò ancora all'ottavo li- lentofuoco, fin che le qualità d'amendue diventino bropurdellcfacoltàdefemplici, con quelle parole : unafola, e cosi facendo non fi fente più crudità alcu- Fù dimoftratonel primo libbre di quelli commentarj, C na nell'Aceto . Faffi ancor pretto con Acqua in quello che l'Aceto era comporto di follanza mifta , cioè di modo. Togliefi una parte di Mele, equattro d'Ac- calida, e ài frigida , d'una, c l'altra fottilc , ma la qua, ccuoconfi inlieme àlento fuoco, fin che fpu- fiigidafuperalacalida . Difecca valorofamcnte , di mandolo continuamente, finilca difar la fpuma. II modo che fi connumera con quelle cofe, che difec- che fi fà piti pretto, ò più tardi fecondo la bontà del cano nella fine del terzo ordine,di quello intendendo, Mele; imperochc l'ottimo per far egli manco fpuma , ch'è potennlfimo . F. nel primo libbra delle compofi- più pretto fi cuoce: & il manco buono per la molta rioni de'medicarncnti fecondo i luoghi , diceva pur fpuma, fi cuoce più tardi; comecheperilpiùfempre egli: L'Aceto, il quale è nel numero dc'medicamenti nevadain (puma la quarta parte . Spumato dunque incitivi, oltre alt cflèr egli lifolutivo, hà ancora fpe- che fia, vi s'aggiunge la metà del fuo pefo d'Aceto , e cial virtù di reprimere, di condurre, e di ripercuotere; cuocefi fin tanto che fi faccia un'unimento di tutte le come medicamento poco nella fua foftanza calido , qualità, e che l'Aceto al gulto non habbia più punto molto frigido, e lottile. Enelquarto librodelle fa- delcrudo. Fatti ancora raettendofi in un tratto infie- coltà de'femplici: La frigidità ("diceva) che nafee D me à bollire tutte le tre cofe predette in quello modo . nell'Acctotantoècllapiùvalorofa, quanto è più fòt- Togliefi una parte d'Aceto, duediMelc, equattrod' rile. Ma ritrovali ancora in elfo una certa acutezza ca- Acqua, e cuoconfi inficme fino al calare della terza lida, non pero ballante per fuperare la frigidezza che parte, ò della quarta Spumandolo in tanto continua- nafccdallafuaacidità, matale chepuò prettamente mente . Ma volendoli più valorofo, bifogna metterli farlo penetrare; imperoche-quanto più facilmente pe- tantoAccto , che Mele. QueflotuttodilTeGalcno.il netra il caldo, che il freddo; tanto più è atto ogni acu- quale feguitando Mefucdcfcriffe il fuoinquetto mo- to lucco à penetrare per i meati apparenti del corpo , do. Lottimele fi fà d'Aceto , d'Acqua, e di Mele . chel'acido. llcaldo dunquecon l'acutezza fua pre- Mettevi!! l'Acqua , accioche cuocendoli lungamente, cede, penetra, e fà la ltrada : & il freddo con l'acidi- fi rifolvino quelle parti, che potrebbono eccicarvi la tàfua glifeguita dietro; nel qual tempo fi rende ilfen- ventofità,&ancoraacciochcmcgliofi polla fpumare, fodubbiu, dimodoché malagevolmente ne può egli e finalmente acciochefacendofi la follanza di quefto giudicare, come quello che non può del tutto dimo- medicamento più lottile, fi dilìribuifca più agevol- llrare, chel'Aceto lia frigido, per ritrovami! una ',E mente per le membra di tutto'l corpo. Mcttcvifi il Mc- Certa acutezza ardente,nè anco che fia del tutto calido le per repugnare egli alla flemma,dalquale,e dall'Ace- percioche continuamente il freddo, che feguita dall' to mcfcolato infieme nafee una certa terza lacoltà, la acidità, afcondeil calore, che li caufa dal precedere quale non è nell'uno, ne nell'altro, quando fono fepa- dell'acutezza;e non folamentel'afconde occupando- rati. E quella è cfficacittima , cettiflima per attorti- lo, madeltuttolofpegne : dimodoché ilfenfodel gliarc, per inciderei pcrrifolvcre lefuperfluitàgroflc, freddo è molto maggiore , che del caldo . Quello tut- e vifeofe di lungo tempo generate nello ftomaco , e nel to ditte Galeno. Dal che è chiaro che quantunque 1' fegato : e parimente quelle, che fono fcorlc nelle giun- Aceto contenga in fe qualità diverfe , e contrarie; par- ture , e che fi generano nellefebri lunge ; imperoche 1' tecipa nondimeno molto più del freddo, che del cai- incide, elcmatura. Fani d'una parte d Aceto , due do. Al che riavendo diligentemente avertito Diofco- diMcle, e quattro dAcqua, cuocendoli prima l'Ac- ridi;, dice fempliccmente rifpettando la qualità che quae'lMclc, fin che fi finifea la fpuma, epoi vis'ag- fuperava, che l'Aceto era frigido . Mac però da fapc- giungel' Aceto, e fpumafi continuamente . Dattenc re, che l'Aceto è tanto più calido, quanto è più vec- p dauna fino à tre oncie .Chiamano 1 Greci lAccto nic- chio, e più mordente; imperoche con ilteftimonio lato nfu'y.iM : i Latini Acctummulfum. diGalenoalnonolibro delle facoltà de femplici nel capitolo de! Gratto, & al terzo delle compofitioni de Dalla Salamoia acetoja, medicamenti fecondo i luoghi, fi prova , che il Vino, l'Aceto, il Mele, l'Olio, & il Gratto tanto più fon Cap 16. calidi, quanto più fon vecchi . Onde può anco inter- venire, che fi ritrovi Aceto di molto tempo invecchia- T A Salamoia acetofa , la qual chiamano % Greci to cosi fortemente acuto, che fia più calido, che fred- I j Oxalme, vale fasendone lavanda, contraricele, do, ò almeno eguale nelle fue contrarie qualità . che vanno pafeendo , eche corrodono, e parimente alle „ . Chiamano iGrcci l'Aceto £>"c> : i Latini Acetum : putride, d imoifideCani, & alle puntnreds veleno/i • animali. Nel quinto lib. di Diofcoride. 727 animali . Riftagna il fluffo del /angue , caufato per Unti- Jione, che fi fàper cavarle pietre della ve/cica , fchiz- Zandofi fubitocaldanellapiaga . Riduce il budello del fe- dere. che ejce fuori . Fanfene crifleri nella difenteria , quando le budella fono ulcerate d'ulcere corrofive; ma bi- fogna poi fubito fare un criflero di Latte. Ammazza , gargarizzata, òvero bevuta , lefanguij'ugbe, che beven- do/! s'attaccano alla gola . Mondifica la farfarella , ti ulcere del capo , che menano . LASalamojaacetofa chiamata da i Greci Oxalmc, none à i tempi noftri in alcun modo in ufo . Fa- cevafi dagliantichid'Aceto, e di Sale, ò veramente d'Aceto, ediSalamoja. Chiamano i Greci la Sala- moja acetofa ©?«>>f« : i Latini Acida muda , Del Thimoxalme. Cap. 17. IL 'Thimoxalme ufavano gi antichi , e davane à i debolidi flomaco tre, over quattro bicchier i , inac- quato con acqua calda : e parimente nelle pafjioni delle giunture, ér alle ventofiià . Purga gihumorigroffi, e neri . FaJJt in queflo modo . T ogliefi un'acetabolo di Thi- mo trito , di Sale altrettanto , dì Ruta , di Pulegio , di Polenta, diciafeunoun pochette, e metti/i tutto in/teme in un vafo ; e buttatigli pofeia fopra ire feflar] d' ac- qua , e ire ciathi d'Aceto , fi copre il vafo con una tela , emettefial fereno. Dell'Aceto Stillino. Cap. 18. L* Aceto Stillino fi fd così . T ogliefi la Scilla ben bianca, e ben netta, e tagliafi , ér infilzanfi in uno filo i pezzetti difeofìo l'uno dall' altro tanto , che non fi tocchino, e così fi fanno feccare ali ombra quaranta giorni continui : de i quali pe^j^eiti fecchi fi prende po- feia unalìbra , ér infondefi in : dodici feflarj di buono A- to ; ferrafi pofeia beni/fimo il vafo, e mettefi fette gioit- iti contìnui al Sole : cavafi dapoi al detto tempo fuori la Scilla , e fpremefi prima bene con le mani , e gettafi fuori: chiari ficafi pofeia l'Aceto, e riponfi . Sono alcu- ni, che lo fanno, mettendo una libra di Scilla fola- mente in cinque feftarj d'Aceto . Altri togliono la Scil la ben netta lènza feccarla altrimenti , e mettonla conil pari pefo d'Aceto, lafciandolo così (lare in macera per fei mefi di tempo', e queflo è veramente più valorofo per tagliare, ér affoltiglìare i grofft humori . Difecca l'Ace- to Stillino ihumidità fuperfiua delle putride gengive , e flabilifce, e confermai denti fmofft: toglie le putredini della bocca, e la gravezza del fiato . Bevuto, confoli- da , ér ìnditrifce il gorgozzule : fa buona voce , lìmpi- da, e fonora. Daffi alle debolezze dello Jìomaco , àco- loro che digerifeono il cibo malagevolmente, àmelancho- nici, al mal caduco, alle vertigini, à mentecatti , ér alle pietre che crefeono nellaveCcica : conferifee alle ftran- golagioni della m atrìce , al crefeimento della milza, ér aUe feiatiche . Ingagliardifce i deboli , corrobora il cor - po, e fd buon colore; affoitiglialavifìa : diftillaio neli orecchie, giova alla fordìtà. In fomma è buono a ogni coCa . Ma non fi dee peri ufare nell'ulcere dell' interiora , ne nei dolori di tefla, nè nelle pajftoni , e difetti de i ner- vi . Beefì da digiuno ogni dì, enei principio fe ne toglie poca quantità', ma fi crefee però ogni giorno àpoco à po- co , tanto che alla fine fe ne beve un ciatho per volta : benché fono alcuni , che ne danno due ciathi alla volta, e qualche voltapiù . J' /"""\Uantunque affai Ca (tato detto da Diofcoride in queftoluogodell'AcETO Scillino : nondimeno non me parfofuor di propofitodi narrar qui le rare, e ftupende virtù, che fcriflè di lui Galeno nel terzo lib- brodi quei medicamenti, chefacilmente fipo(fono apparecchiare, con queitc parole : Saluberrimo , Se ottimo fcriffe Pithagora efiere l'Aceto Scillino, il qua- le ufarono tutti gl'Imperatori; imperoche ilfuoufo prolunga molto la vita, confervando fané, &intcre A tutte reftremità del corpo: e così fi mantenne fempre elio Pithagora fino che viffe. Cominciò egli ad ufare quefto medicamento havendo già cinquanta, anni, c vide ufandolo fino à cento diciafettefano, e lenza ef- ier mai moleftato da infermità veruna Quefto attri- buì egli tuttoà l'Aceto Scillino , epereffere ftato Fi- lofofo , fi può molto ben credere , che non diceffe bu- gie . E pero io fotto la fua fede l'hò fperimentato; on- de fò qui hora vero teftimonio, chele facolcàfuefo- no fermamente tali. Bifogna, per farlo, torre una Scilla montana di pefo d'una libra, e mondarla dalle parte più dure, e tagliar le più tenere minutamente , e metterle infierire con otto feftarj di buon'Aceto ir» B un caratello al Sole ne'di canicolari per un mefe conti- nuo; e pofeia cavarne fuori la Scilla, e bere di quefto Un poco ogni mattina; imperoche conferva le fauci , e tutte le parti della bocca : giova alla boc ca dello fto- maco, facilità il refpirare, chiarifica la voce, acuifee molto il vedere 5 affottiglia l'udire , preferva dalle ven- tofità, non lafcia oppillare, nètumtfare l'interiora nellevifcere, efàbuoncolore, ebuon fiato. Coloro che ufano quefto Aceto , quantunque fieno nel vivere più licentiofi del dovere, fa loro digerire tutti i cibi , nè li lafcia offendere da alcuna forte di cibo, nè la- fcia riempire i corpi di fuperfluità , mali conferva di bene in meglio. Tiene oltre àciòmondificato il cor- C po da tutte le fuperfluità, come vento, colera, feccia, orina; imperoche agevolmente caccia egli fuori tut- tequeftefuperfluità, di modo che e cosi egli medica- mento purgativo di tutto'l corpo, ancora che la fordi- dezza foffe nell'offa . Vale àithilìci di poca fpcranza; anzi che hablsiafno veduti di quelli fanati da quefto medicamento,della cui falutc più non fi fpcrava . Gio- vaalmalcaduco dilungo tempo contratto, di mo- do, che non ritorna il parofifmo, fe non per lunghi intervalli di tempo: ma il venutodi nuovo fana egli perfettamente, nè lo lafcia più ritornare . Conferifee allepodagre, &atuttiglialtridoloridellegiunture , &al!edurezzedelfegato, edellamilza. Queftifono D gl'effetti particolari dell'Aceto Scillino . Icommuni fono infiniti, peri quali ci fiamocommoffi à fcrivere di quefto falubre medicamento à beneficio di tutti . Quello tuttofi ritrova ferino dall'auttore di quel ter- zo libbro chi che eglifi fia, come fi ritrovi tra l'ope- re di Galeno, tra quel le cioè che fi crede non efier fue. L'Aceto Scillino chiamano i Greci XxiKMrrm'w èfyi . Nomi , j Latini Aceunr.SciUinum . Del Vino Scillino. Cap. 19. ILVìno Stillino fi f din queflo modo . T ogliefi la Scil- la tagliata, come habbiamo dimoftrato dì Copra , e fi Cecca al Sole , fi pefla , e fi fìr accia fottilmente . Pren- de/i pofeia dì quella unalìbra, e fi lega in una tela ra- ra , e fommergefi in venti Ceflarj di buono , e nuovo JVlofto : lafciaiolo così fare per tre mefi contìnui , fi tra- mutapofcìaìn un altro vafo , e ferrafi bene . Vuojji ufa- re la Scilla frefea duplicandone il pefo, e tagliandola , come fi tagliano le Rape : ma bifogna tenere quefto al So- le per quaranta giorni , ér invecchiar lo . Fafft ancora così in altro modo . Toglionfi tre libre di Scilla tagliata , e ben netta , ér infondonfi in una metreta Italica dì buon Moflo , e lafcianfi così macerare in un vafo benijjimo fer- rato per fei mefi contìnui , doppo al qual tempo fi chiari- fica, e ripone . E' utile alle crudità , ér alla corruiiìo- F ne del cibo, e parimente al vomito del cibo , ér alla flemma ragunata nello flomaco , e nelle budella : gio- va à i dìfettofi di milza , allamala habitudine del cor- po, a gl hidropici , al trabocco di fiele , alla difficoltà dell'orinare , à i dolori dì budella , alle ventofità , à i paralitici, al lungo durare del freddo , e tremore avan- ti alle febri , alle ver tigini , ér allo fpafimo de i nervi : provoca i me fimi : non nuoce punto a i nervi . Tanto è egli migliore , quanto più s'invecchia . E per ò daguar- darfidi non tifarlo nelle febr i , nè dove l'interiora fofi fero ulcerate . Zz 4 Scrifle 1 728 Difcorfi del Matthioli Se medicamenti, che agevolmente iì preparano (fe rò quell'opera è di Galeno, e non d'altri, come fi Vino fólli- lino , e lue ' facoltà , P' penfano alcuni) con quelle parole: IlVino Scillmo bevuto conferva l'huomo infinità ; imperoche aflot- tiglia gi'humori, efpecialmente la flemma , ncla la- feia moltìplica re nello liomaco , nè nel ventre, nè nel corpo, nènelfegato, nè nella milza , nènei nervi.nè nell'offa, e cosi fa d'ogni altro humore vifeofo, & at- to ad oppillare; di modo che rifolve ogni cofa . Solve, e lenifce il corpo, provoca l'orina, e caccia con efìà leiuperfluità. Purga di tal maniera la tefia , cheilna- forefì.a del tutto afeiutto. t' commodo medicamen- to per le podagre , per li morbi delle giunture, e per il mal caduco ; e finalmente rifiina quali ogni male . Faffi in quefto modo . Togliefi una Scilla bianca montana vicino al tempo de'dì canicolari, di pefo d' unalibra, fquamafì quella del tutto, e ponfì per die- ci giorni à impaffire all'ombra , e pofeia fi mette in un vafo di vetro con dodici feff arj di Vin bianco vecchio , ferrali pofeia in un vafo, e lafciafi cosi attaccato pel- quaranta giorni : cavafene pofeia la Scilla ,& ufafi per tutte le cofe predette . Toglietene innanzi al cibo due oncie, ma dapoi al cibo non fe ne dà più d'un'oncia, e volendoli fare più grato al gufto, fe gli può aggiun- gere due, over tre feitarj di mele. De i Vini , che Jìmìfturano con acqua marina , Gap. 30, F'Anncfi i Vini, che fi mtfiura.no con acqua marina , in dìverfi modi : imperoche fono alcuni , che mettono l'acqua marina , fitbito che fonovindemiate l'Uve. Alcu- ni fanno prima impaffire in su i graticci l'Uve al Sole , e pofeia le calcano, mettendogli dentro l acqua fai fa . Al- cuni macerano l'Uva prima hnpajjìta nelle botti con ac- qua falfa, e pofeia la calcano, e fpr emonie il Vino , e quefio diventa dolce . Quelli, che tra quefte fpecie fono aufteri , fi danno nei principi delle febri , quando non fe ne ritrovino di migliori : muovono il corpo , giovano àco- loro , che ffutano la marcia, ér àgli fittici di corpo . Quel- li, che fi fanno dell'Uve Aminee, fanno dolere la tefta,nuo- conp alloflomaco , e generano ventofità.Ma accioche co- loro, che fono fludiofiffimi di quell'arte, ne habbiano co- piofa hifìoria , non reputiamo effere veramente cofa inu~ ìile finfignare varie compofitioni divini', non perche 1' ufo loro fia frequente , e neceffario i ma per dimoftra- re di non haver tralajciato quello che in tal dottrina fi ricercale . Ne fono alcuni , che fi fanno con manco fati- ca, efpefa, e che fono in ufo quotidiano, come fono quel- li, chefifanno delle Mele Cotogne, dellePere, delle Si- lique , e delle Bacche del Mirto . Del Vino delle Mele Cotogne . Cap 21. IL Vino delle Mele Cotogne , altrimenti chiamato Me- lite , fi cqfluma di farcia quello modo . Taglian/tle Mele Cotogne ìnpe%X< ■> come fi tagliano le Rape , e ca- vatone fuori il feme, s'infondono al pefo di dodici libre in una metreta di mollo , e per trenta dtcontinui vi fi lafeiano in macera, chiarifica/! pofeia il Vino, e fi ripo- ne . Faffi in un'altro modo ancora così . Pefìanfile^ Mele Cotogne, e fpremefienetl fuoco , di cui fimetton dieci fe- flar), con un feftariodi Mele , e cosifiripone . E' quefto Vino coftretlivo, giova allo filomaco, alla dìfenteria , ai fegatofi, alle malattie delle reni , ir alla difficoltà del- l'm ina . zi Melamele , il quale chiamano ancora Cidono- mele , fifà in quefto modo. Nettanfiprima le Mele Coto- gne dal lor feme, e mettonfi in tanta quantità di Mele che vi fipoffano interamente fommergere . Diventa buo- no dapoi uri anno , e faffi fimile alvino melato: etanto vale , quanto lafoprafcritta compofitione . Dell' Hìdromele . Cap. 23, FAI]! l' Hìdromele di due mifure d'acqua cotta , e tenuta al Sole ne i giorni canicolari , e d'una parte dì Melo Mele, fatto dì Mele Cotogne. Hàlamedefimavirtù . Dell' Onfacomele ■ Cap. 23. L'Onfacomele fifàcofi . T oglieJtl'Uvanonmatura , e lafciafi al Sole tre giorni, e pofeia fe ne fpreme fuori il ficco, e meiteficontre partì d'effouna fiolad'ot- timo Mele fpiumato, e tramutato pofeia in altri vafi , j3 Ji mette al Sole. Hàvirtù di ripercuotere, e d'infrigidt- " re: giovaàgli ftomachi rilaffati , ò- di fluffi ftomacali . Non s'ufa fe non dapoi , che è pafiato l'anno . Del Vino Apìite. Cap. 24. IL Vino chiamato Apìite , fi fà delle Pere , come fi fà quello delle Mele Cotogne , ma non bìfogna , che le Pe- re fieno troppo mature . Componfifimilmente di Silique , dìNefpole, ér di Sorbe . Tutti quefii fono acerbi , e co- Jìrettìvi : fono utili allo jlomaco , e riftagnano i fluffi dell'interiora . „ Del Vino Enanthino. * Cap. 25. IL lino Enanthino fi fà della Vite falvatìca fruttifera . Toglionfii fiorì della Lambrufea ficchi al pefo di due libre , e mei tonfi per trenta gioì ìli in infifione in un cado di Mofto, e pofeiaficola, eriponfi. Giova à gli ftomachi deboli,alla naufea del cibo,a i fluffi ftomacali, e difenterici . Del Vino de Melagrani. Cap. 26. ILVino, che chiamano Rhoite , fifà de Melagrani ma- turi che fono fenzjivocciuoli , fpremendoil fuccodagli " acini, e cuocendolo , fino che calila ter^a parte, eripo- nendolo ne i vafi . E'valorofo contrai fluffi dell'interio- ra, e contra lefebrì, che cominci ano con fiuffo di corpo:con- fetifee allo (ìomaco,riftagna il corpo, dr provoca l'orina . IL Vino di Melagrani fi fà à i tempi noftri in Italia in divetfi modijimpcroche fono alcuni,che fubito,che i Melagrani fono fgranati, ne fpremono il Vino con ilTorehio, emettono il Vinoinvafi divetro, e la- fcianvelo fin che bollendo faccia la refidenza, efini- fca di bollire.- tramutanlo poi in altri vafi di vetro , lafciando la feccia da banda, e mettongli fopra dell' „ Olio, accioche non fi guafti.ò diventi Aceto. Altri, E che poi hanno maggior abbondanza di Melagrani , Mettono gl'acini in una tinella, ecalcanli co'piedi , come communemente fi calca l'Uva, e pofeia metto- no tutto nelmedefimo vafo àbollireal Sole , copren- dolo di modo,.che nè pioggia, nè ruggiada vi pofià en- trare.fin tanto,che la feccia vada al fondo,e che fia ben chiaro ; e pofeia Io cavano fuori , e ferbanlo in caratel- li di legno . E così fi conferva il fatto in quello modo fenza mettergli altrimenti Olio di fopra, pur che la bocca del vafo fia ben ferrata con Pece, òconCera . Altri togliono gl'acini de'Melagrani, & altrettanta d' U va nera ,garbetta, e calcano tutto infieme in una ti- nella, e fenza fpremere alrrimenti le vinaceie lo Iafcia- F no bollire fin che fi chiarifea; e pofeia lo ripongono ne'bariglioni. E quefto è più grato al gufto di tutti gli altri . Quello , che fi fà de'Melagrani di mezzo fapore, chcinTofcana fi chiamano Vajani , bevendoli con acqua d'Acetofa, d'Indivia, òdiBugloffa, fidàutil- vino di ms- mente nelle f'ebri ardeniiffime, e maligne, efpegne '£l'.*"\vr* lafete: bevuto con acqua di Piantaggine.òdiPortu- laca, òdiRofe, riftagnaglifputidel fangue, egio- va all'infìammagìoni dello liomaco . Daffi con acqua ferrata parimcnteàbeieneiflufli ftomacali , e difen- terici virtù . Nel quinto lib. di Diofcoride . tenci, & in tuttigl'altri flufll di corpo, comeancora A per nftagnare i flullì delle donne. Toglie via la naufea.c riftagna i vomiti caufati dalla colera, che regurgita dal fegato nello ftomaco. Meicolato con Mele Rofa- to vale all'ulcere, & ai Muffi delle gengive della bocca, e del gorgozzule. Gargarizzali utilmente à tutti i difet- ti caldi dell'ugola . Madovefiabifogno di rimagliare più valorofamente , quello che (i fà de Melagrani bruli- chi farà Tempre maggior giovamento. Del Vino Rofato. Cap. 27. SI fi il lino Rofato così. Togliefi una libra di Ra- fie fiabe , ben pejle , legate in una tela , e Commer- gonfi ,n otto fejiórj di Mollo , e dapoi tre mefifichia- "fiea, e Ji tramuta, e fi ripone . Óueflo bevuto dopo di cibo , corrobora la digeflione . Bevefi utilmente can- tra at dolori dello filomaco , do'ue non Jìa la fibre : ■vale alla fiorren^a del corpo , 6- alla difenteria . Ouello , che chiamano Rhodomele , Ji fi del fimo del- le Sofie , e di Mele : ér è medicamento convenevole per lenire tafprezj^a delle fauci. Delfino, chefifàdelle Bacche del Mirto . Cap. 28. IL Fino, chefitraggedalleBacchedel Mirto, fi fi in quefilomodo. Prendi le Bacche del Mirto nere, e be- ni fimo mature , e peftale , e cavane il Vino per il tor- cherò, e riponlo. Sono alcuni, che lo cuocono, lìn che calila ter^a parte. Altri fimo, che ficcano le Bacche al Sole, e poficia le peftano in polvere , diati prendono un moggio, e l'infondono in tre hemine d'acqua, & altret- tanto Vino vecchio, érau fiero, e così poficia lo Spremo- no, e ripongonlo. Cofiringe valorofamente , è utile allo ftomaco, giova ai flujfì fiomacali, e parimente del cor- po: conferijce all'ulcere dell'interiora, & iftuffi mulie- bri : fà neri i capelli . Del Vino Mirteo . Cap. 29. COsìfifà il Vino Mirteo. Tolgonfi i rami del Mir- to nero con le fiondi , e con le fiue Bacche , e peftan- Ji, di cui fi mette ilpefio di dieci hemine 4 bollire in tre can- gi di Mqflo , fino che cali U terrea parte, 0 veramente la meta : colafi poficia , e fi ripone. Vale alla farfarella , ali ulcere del capo, chemenano, alnaficimento dellebrozj, alle gengive, al gorgozzule , é- ali orecchie , chedijìilla- 110 marcia: prohibìfee ancora il fiudore . Del Vino del Lentifco, e del Terebintho. Cap. 30. NEI medefimo modo del Mirteo preparafi il Len- tifco, e così parimente il Terebintho, imperoche quelli rami di loro fi debbono eleggere , che fono cari- ci» di Bacche. Hanno amendue le virtù medefime- fono correttivi, e fiomacali: conferificoHo ai flujft dell'inte- riora, della veficica , e dello filomaco, efimìlmente del fitngue. Saldano , facendofene lavanda, tutte l'ulcere caufiate da fluffi. Sedendovifi dentro, vagliano a' fluflì manicali, e del federe. J1 Del Vino de i Dattoli . j Cap. 31. IL Vino dei Dattoli fi fi così. Prendi dei Dattoli più volgari ben maturi, e mettili in una tina, che habbia il fondo pertugiato , e che queflo pertugio fia ferrato con una Canna impeciata , & il pertugio della Canna ferrato con Lino: ir aggiugni fiopra quaranta fie/larj di Dattoli , tre cangi d'acqua ; e non lo volendo troppo dolse , mettine cinque cangi : e laficia così fare dieci 729 giorni, d'undecima cava il Lino fuori della Cannella, e laficia venire fumi il Vinogroflb, e dolce , e riponlo . - Lique- filo algujìofoave , manuoce alla tefita; giova, per e Aere correttivo , aìflufift, alle dif/olutioni , e flujfi dello lìo- maco, & allo fiputo del fiangue. Alcuni rimettono po- ficia fiopra ai Dattoli dell'altra acqua, epoine fipremo- noilVtno; reiterando così tre, quattro, e cinque volte : ma non p affano qu e fio numero, per ciache quello, che fi fi oltre al quinto , diventa Aceto . Del Vino fatto di Fichi fiecchi . Cap. 32. 5 ~C 'il 'Vino de Fichi ficchi in Cipro, come quello de \_ Dattoli ; eccetto che fiopra ì Fichi mettono acqua ■ ove fienoftateinmollele vinaccie fiefiihe Spremute ài f'efeo. Tolgonfi dunque i Fichi fiecchi neri chiamati Chelidoni, o ■vero Phenicei , efipecialmentei neri , e così fi macerano , come dicemmo : e dapoi i dieci giorni fie ne cava fumi il li- quore, efifà la feconda, t latenza volta con l'acqua , pu- re ovefienojìate dentro le vinaccie: e dapoi tramettendo un certe fipazjo di tempo, fifa il quarto, & il quinto: ma ficavafuoriaceiofo, érufffi 'poficia in cambio d'Aceto. E' fiottile, genera ventofitd, nuoce allo filomaco, fi venire info/lidio il mangiare: ma nondimeno muove il corpo , e p> avoca l'orina; provocai me flrui , fàcopiadi Latte, ge- ', nerafiangue cattivo , e fà venir e lalepra , come fà ancora quella bevanda , che fi chiama Zitho . Sono alcuni , che in fiei anfore vi mettono dieci fie flarj di Sale . Altri vi met- tano un'anfora di falamuoja , accioche non così agevol- mente fi corrompa: epenfiano, che così muova, più il cor- po. Altri mettono prima i-.vfiiolo di Finocchio, e di Thi- mo, epoficiaun fuolo di Fichi ; e così fanno firaio fiopra Jìrato, fino che'l vafiofiapieno. F.'fii nel medefimo mo- do ancor a de Fichi del Sicomoro , ma fi converte in forte Aceto; percioche in loro non è t tntapofianzji , che pojja il loro liquorefiervare troppo la dolcezza . Del Vino Refinato . D Cap. 33. IL UnoRrfiìnaiofifàeommunemente tra ì popolari da ciafeuno . Fattene copia in G alalia; percioche quivi per non laficiarei freddi maturare l'Uva, il Vino agevol- mente diventa Aceto, fi non vifi mette dentro della Ragia di Pino . Per far quefio fi pefila la Ragia con la corteccia del fitto albero , e mettefiper ogni anfora ai Vino mezj^o fieftario di Plagia. Alcuni, dapoicheha bollito , Io colano, e così fefiar ano la Ragia dal Vino , altri ve la lafiiano filare. Que- lli l'ini , diventando vecchi, s'indolcìficono . Fanno tutti dolor di tefìa, e vertigini, maajutanoperòlo filomaco al- la digejìione; provocano (orina, giovano al catarro, ir E aìlatojfi, e parimente aiftuffi fiomacali, dr d gli idropi- ci, alla difenteria, & ai flujfi delle donne : mettanfi nell' ulcere profonde . Di quefti quelli , che nereggi ano, fono più correttivi , che i bianchi . Del Vino delle Pine . Cap. 34. I LVino delle Pinefi fà, togliendole così intere con la fiotta, e pefiandole, e macerandole nel Mojìo . Fi quejloimedefimi effetti , che'l Refinato . Oltre à ciò , fie al- cuno cuocerà le Pine predette nel Mojìo , farà bevanda con- venevole i coloro , che fono thifici . Dtl Vino fatto dì Cedro , e d'alcuni altri alberi, e frutti. Cap. 35. FAnnofifimilmenteiVmi del Cedro, del Ginepro, del C ipreffb , del Lauro , del Pino, e dell'Abete . Tolgonfi i rami di quefti alberi tagliati di frefeo, al tempo, chepro- duconoi frutti: e così frefehi fi pongono àfiudare al Sole, o vero in bagno, ò al fuoco; e mettefi per ogni congio di Vino una libra di quefto loro humore, e dapoi i due mefifi tra- muta Difcorfi del Matthioli 73° mutainaltrivafi, e la/ciafi avanti che/.iramut, , perai- A amtempoalSole. Maèdaavertìre , che, vafi de i Vm, compolìi con altre cofe,ft debbono fempre empire fino alla fommità; perciocherejlando [cerni, iVmi diventano ace- tofi. Oltre di quefto è da/apere, che tuffili fini medicina- li non fi convengono punto all'ufo de/ani . Quefii /caldano tutti, provocami orina, eri/lagnano . Il Laurino nondt- meno/caldapiuvaloro/amente . Fafii ancora Vino con il frutto del Cedro maggiore , mettendo delle Bacche/ile peli* mez*alibraper ogni congio di Mofto, debbefipo/cia t ene- re al Sole quaranta giorni , e poi colare , e tramutare in al- tri vafi .Faffi parimente delle Bacche del Ginepro Vino, comefifàilCedrino, ér hi quella vjrtumedeGma. Faffi dellaCedria, liquore proprio che dl/lilla dal Cedro, quel B Vino, chefi chiama Cedrile, in quefto modo . Lauajt la Cedria prima con acqua dolce, epo/ciaca/ama anforaj abbomba con un bicchiere, érempie/ipafcad, Mofto. Hi quello virtù di/caldare, e d 'artigliare : e utile aliatole ■vecchia, oueperònonfiritrouifebre, ai dolor, di petto ,e del coliate, ai dolori delle budella, ali ulcere dell interio- ra, allo/puto della marcia, alle prefocationt della matri- ce, éràglihidrapici: vale ai vermini del corpo, ùr al freddo, chevieneauantiallefebri: conf eri/ce al morfi de et animali veleno/,; ammazzale Serp, , e medica, dolo- ri dell orecchie, quando vi fi di/lilla dentro . Pel Vino Impeciato. C Caf. 36. FAffi il Vino impeciato di Mofto , e di Peti liquida ; mi bi/ogna prima lavare tanto la Pece conSalamuoja,o ■vero acqua marina, che ella diuentì bianca , e che l'acqua f alfa n'efia fuori chiara: e doppo quejìo lauarla ancora con acqua dolce: mtttefipofiia di queftaun oncia , over due in etto congi di Mofto, e come hi bollito «fiat , e fatto larefi- denz.a, fi tramuta in altri vafi . Quefto /calda, digtnfce, mondifica, afterge ; gioua ai dolori dì petto , di corpo, di fegato, dì milita, e di matrice , pur che febre non vi fi ri- trovi. Vale ai catarri vecchi, alf «'cere profonde , alla toffe, alla finltura di petto, alla digellione debole , alle D ventofità, ér alle dislogagioni delle giunture , maffima- mente applicato con Una/uccida , Del Vino d'Ajfenz.o. Cap. 37. FAffi il Vino d'Affen^o in vari modi. Alcuni dunque mettono in quarantaotiofeftari d'anfore Italiane una liba d'Affenxo dì Ponto, e cuoconlofino che cali la terx.1 parte, e pofeia di nuouo v'infondono feifeftari d'Aceto, e mexZa Uba d' Affinzo , e me/colano infieme diligentemen- te eripongonloinunva/o, e come è benripo/ato , lotra- mutano, colando, in altri vafi. Alcuni altri tolgono ima librad ASfenzspefto, rauolioinunatela, e lo infondono b in un cado di Mofto per due mefi continui . Altri prendono d' Afinxotre , over quattro onde , di Nardo dt Sorta, d. Cinnamomo, diCajfia, diSquinantho, di Calamo odo- rato, di corteccia di Palma di cia/cuno due once, e pejta- nooznico/a, e mettontutti ìnuna metreta di Mofio , fer- rando beniffimo ilvafo , elafiianocosiftarefinoàdue, ouer - ire meli, e po/cia lo colano , e lo tramutano m altri vafi, 'e loferbanoperu/are. Altri infondono in un cado d, Mo- fto, quattordeci dramme di SpicaCelttca, e quaranta d_ Afinzo tutto legato in una tela: e dopo , quarantag.orn, io colalo, e lo tramutano. Altri mettono in fi, feftar, di Moftouna libra d'ASfeiK.0, e due once diSagiadiPma ficca, e dopo dieci gioni colano, e ripongono ,1 ffa ,, E 1- quefto Vmo utile allofiomaco , provoca l orma, teiera U digeftiane, giova ai fegato/,, al trabocco d, fiele ,& alle reìi, prohibi/celanau/ea, conferì/ce à gli ftomach, debo- li, alte ventofità vecchie che gonfiano i precord,, a, ver- mini del corpo , érdprouocareimtftru, ritenuti . Bevuto copiofijfimamente, e vomitato, giova a chi havejje bevu- to quel veleno , che chiamano Ixia . Del l'ino d'Hifopo . Cap. 38. LOdafi tra tutti gl'altri quel, chefifid'HiJfopodi Ci- licia. F affi pai tmente come quello dell'Affina ìpet- ciochefi toglie una libra di foglie d'Hìffbpopefte, emetton- fì in un'anfora di Mofto, legate in una pez^za di Lino in- fieme con alcune picciole pietre , acciache fatto grave l in- voglio dell' herba, fi ne vada al fondo; cola/i pofea il Vi- no dopo i AO. giorni , etramutafiinalptvafi. Vale contro, l'infermità del petto, delcoflato, edelpolmone, allato/ _ fe vecchia, e ftrettura dipetto: prouoca l orma , gioua a, dolori di corpo, al freddo, & al tremore, che viene nel principio delle febi circolari : prouoca i meftru, . Dei Vini fatti di diver/e piante . Cap. 39- f< Affi quello del Chamedriofimilmente come quello dell' HifSopo. Scalda, rì/olue, e giouaàgli/pafimati,al trabocco di fiele, alle ventofità della matrice , àgliftama- chi , che tardamente digeri/cono , ér ai principi dell hidro- pifia. Invecchiando/ diventa migliore . Componfinel me- de/imo modo quello della Stechade , mettendo però una li- bra di Stechade in fii tongìdiMoflo. Difolvei grafi, hu- mori, le ventofità delcoflato, i dolori de nerm , èri di- fetticau/ati dal gielo . Daffi utilmente al mal caduco con Pirethro, eSagapeno. F aff, per tutti quefl, malori della Stechade àncora un'Aceto, facendoci macerar dentro l herba- (come s'è detto) ér hà le mede/ime virtù del Vino . A far quello detta Betonica, fi prende t herba, quando e piena di/eme maturo , con i/uoi ram, alpe/o d una liba, ér infonde/, in due cangi di Vino, e travajafidapoalfetti- momefe. Valecosi, comelapiantaftefìa , contro a molti difetti dell'interiora. Et univerfalmente parlando e da Capere, che tutt'iVmi artificiati acquiftano la virtù di auettecofe, che vifi mettono dentro, ér impero non jarà malageual co/a à coloro, che /apr anno la natura di quelle cape , che vi /mettono , il conofcerefo/cia la virtù de Vi- ni; i quali fino pero dau/are/olamente , oue nonfiajebre . Faffì ancora della Betonica l'Aceto utile veramente a tutte le predette cofe. Quello del Tragoriganafi fà , mettendo ininfvfione quattro dramme di Trago:, gano , legate, n te- larla, inquaitro/efiaridìMofto , e tramutandolo poi dopai tre mefi. Giova ai dolori di corpo, agli/pafimati, àgliraiii, ai dolori dica/lato, àftretturad, fiato, & a dftomachi che malagevolmente digerì/cono il cibo, t-aftt %i Navoni, mettendone d'ejf.pefti due dramme ™ fefta, idi Mafia, & il re/lofi fà, come di /opra è detto Gioua à gli ftamachi deboli, èra gli affaticati per com- battere ,ove,oper lungo caualcare . Componfi quello del Dittamo, mettendo Uoininfufione quattro dramme J auattro/efiari di Mofto . Vale a, faftid , e nauta detto Sparto . F affi quel del Marrobio , togliendo otto feftar, delle fue foglie trite ben mature, ór m ondante m una me- tretadi Mollo, facendo pai come s'è detto negli altri. Gio- va quello ai difetti del petto , & a tutti .malori , a cu, donocentoonciediThimopefto, efiaccato, W/™- moinunatela, ér infonde/, » m anfora : d, Mofto Va le alla debole^ della virtù digeft.ua , alla naufea del cibo , del verna , ér al morfi d. quegli ammali ? f>>°fi> dV°*l quale ;' infrigi di/cono i corpi, e putrefaffi.l luogo del morfi. Falft fimilmente quello della Satureia & e fimde nelle vftffue a quello del Thimo .Faffi dell'Origano Heracleo- tica auello, che chiamano Origamte , nelmedefimo modo, t hlle virtù medefime . Fanno/, ancor aVm, di Cemen- to, diPulegio, e d' Abrotano,» quel modo medefimo, che fifi quello delThimo. Giouano agi, ftomach, deboh, atta naufea, & al trabocco di fiele ; percocheprouocano lo,, «a. Faffi fimilmente della Conica V'nofiu efficace cantra a ve- leni , e veleno/i animali di tutti gl altri . Del Nel quinto J Del Vino ibernatiti . Cap. 40. IL Vino Animatiti fi fi così . Prendi di Palma , d'Afpalatho, di Calamo odorato , di Spica Cel- tica, dì ciafcuno quattro feftarj , e fatto che n'haverai poluere, impaftala con Vino pajfo, e fanne bocconi graf- fi, emettigli in. dodici fcflari di Mofto aujlera, e ferra beneilvafo, e lafcialo così ripofir efino à quarantagior- ni} e come l'bavrai purgato dalla fercia , riponlo. F af- fi ancora in altro modo così . Prendi di Calamo odora- to un'oncia, di radici di Valeriana dramme fette, di Cofto due dramme , di Nardo di Soria dramme fei , di Caffia un'oncia, di Croco quattro dramme , d' A- ntomo dramme cinque , d' A faro dramme quattro : pefta in/teme ogni cofa, e legain una tela, e fommergi tutto inun cado di Mofto , e dapoicbe havrà finito di bollire il Mofto , tramutalo . Vale ai dolori dipelo , di co/lato , e di polmone , alla difficolti dell'orina, al f reddo che -vie- ne nel principio delle fehri, alrìienìmenlo dei meftrui , &■ a coloro , che cavalcano, ò camìnano per luoghi fred- di: ajfoltiglialagroffeZf^a della flemma, fà buon colo- re, provoca il fonno, e leva i dolori : giova ai malori delle reni, e della vefcici.. Dei Vini fatti didivtrfi odoramenti. Cap. 41. FAffi un Vino per la tojje, per li catarri, crudità, ventofità, ir humìdità dì ftomaco . E per far ciò fi prendono due dramme di Mirrha , una di Pepe bianco , fei d'Iride , & tre d'Anefi: peftanfi tutte que- Jie cofe infieme, ir mettonfìpofciain ima tela, ir fbm- mergonfiinfei feftarj diVtno : colafi pofcia il Vino doppo dite mefi, e riponfi in altro vafo . Dafji dapoi , che s'è paleggiato alquanto , così puro alla mifura d'un cia- tho . Cemponefi quello , che fi chiama Nettante , dalla radice dell'Helenio , togliendone di fecca il pefo di cin- que dramme , ir legandola in tela , e fommergendola in fei congi di Mofto , & tramutandola dapoi a tre me- fi. Vale ai difetti dello lìomaco , e del petto , e provoca l'orina . Faffi ancora Vino del Nardo di Soria , e pari- mente del Celtico, irdel Malabatro , in quefto modo. T olgonfi di ciafcuno fei onde , ir mettonfi in infufione in due congi di Mofto, e colafidoppo due mefi, ir dajjene ibereun ciatbo mefcolato con tre d'acqua. E' quefto va- lor ofo ai malori delle reni, ai difetti di fegato , al tra- bocco dì fiele , ir alla' difficoltà dell'orina. Giova a gli fiomachi deboli, iràcoloro, chehannomal colore. So- no alcuni altri , che lo fauno , mettendo in un'anfora di <: Mofto un'oncia, over due di radice di Diachoro , e tre di '' Celtico Nardo . Quello, che chiamano Afarite , fi Jà dell' Afaro herba , mettendone tre onde in dodici feftarj di Mo- fìonelmodopredetto. Prouoca quefto l'orina, e oiova a gl' hidropici , àfegatcfi, al trabocco di fiele , ir allefcia- ticht. F affi del Nardo falvatico così. T olgonfi di radici frefche dt Nardo faluatico otto onde, mà prima fi pefla la radice, e ftacciafi , ir infondefi in uncongiodi Mofto, (ir lafcìaficosìripofare per due mefi di tempo . E' utile ai fegatofi, alla difficoltà dell'orina, alle ventofità, ir a gli ftomachi deboli . Dei Pini fatti di diverfe forti d'herbe. F Cap. 4:2. FAfji il Vino di Dauco in quello modo . T olgonfi fei dramme di radici di Dauco benpefte, e mettonfi in un' anfora di Mofto, ir fimilmente fi tramutano . Giova, ai dolori di petto , dei precordi, &■ della matrice: provoca imeftrui,fa rutare, ir provoca l'orina: giova alla toffe, aironi, & aglifpafimatì . Prendefi per fare il Salviate ib. di Diofcoride. 73 1 A un 'onda di Saluta, ir infondefi inun anfora dì Aiojlo. Vale contr a ai difetti delle reni, della vefcica, e del co- flato, conferifceaglifpHtidelfangue, .illatoffe, ai rot- ti, aglifpafimati, ir ai meftrui ritenuti . Faffi così quel- lo , che chiamano Panaceo . Mettefi un'oncia di P anace in uncongiodi Mofto , epofcia fi tramuta . Conferifce alle rotture, agli fpafimi , alle contufioni ,ir alla ftretuira di petto: fminuìfce la milt/t: è vahrofo ai dolori delle budella, ir alle fciatiche: corrobora la digeflHne, pro- uocaimeftrui, e parimente il parto, giova agi' hìdro- pid, ir ai morfi dei Serpenti. Fannofi nel medefimo modo quelli dell'Acoro , e della Radice dolce ; ma bi- fogna metterne di ciafcunaolto onde in fei congi di Mo- B fto, e lafcìar così inmacera ire mefi, e pofcia tramu- tarein altri vafi . Giovano ai dolori del petto , e del co- flato , e provocano l orina. Faffi dell'Apio Vino, to- gliendo del fuofeme maturo, e frefco , pcfto , e [tacciato nove onde, t slegandolo in una tela , emettendolo in un anfora dì Moflo . Prouoca l'appetito : gioita agli forni- chi deboli , ir alla difficoltà dell'orinare, e dijfolvc le ventofità . Fannofi nel medefimo modo Uni di Finocchio , d'Aneiho , e di Petrofelino , ir hanno la virtù medcfi- ma. Fajft un Vino di fior di Sale molto più valorofo per purgare, che non è il Vino temperato con acqua marina. Nuoce alle fauci , alla vefcica , alle reni , ir allo filomaco, ir imperò non giovane in finità, nèìnraalatia . Falene '* uno, che ammazza il parto, e fa fondare le donne in quefto modo . Piantafi appresole l'iti l'Elleboro, o vero la Scammonea, o vero il Cocomero fialvatico; imperoche leVitìtiranoafetitttalalorovirtù. Il Vino di quefti am- mafjji il parto , del quale inacquato fida da digiuno da- poi al vomito, la mifura d'otto cìaibi . Prendonft perfar quello dellaT himelea de i fuoi ramiinfieme con le fon- di, e co 7 frutto trenta dramme, ir infondonfi in tre can- gi dì Moflo, e cuocefi à lento fuoco , fino che cali la ter- Zjtparfe, e pofciaficola , e riponfi . Purga l'acquofità -, e fminuìfce lamìlxjt . Faffi della Chamelea, togliendola quando fiorifee , infieme con le f rondi, peftandola, e cri- vellandola, alpefo di dieci dramme , e mettendola inun congio di Mofto per due mefi, e pofcia tramutando il Vinoin altri vafi. E' valorofo all' hidropifie , ai fegato- fi, alle latitudini, ir alle donne che non fi purgano nel par- io . Quello del Chamepitio fifa nel medefimo modo , ir hi le virtù medefime, e provoca l'orina. T oglionfi per fa- re quello di Mandragora, fei onde della forila della fua radice, tagliate prima , ir in filmai e in uno fp ago , e me fi- fe in un cado di Vino , lafciandovelefino atremefi , e tra- fportandopoi il Vino in altri vafi . Daffeneper mexxa be- vanda me%XP feftario , ma mefcolato con altrettanto Vino paffo. Dicono, che mettendone un feftario in un congio dì l'ino , e bevendone pofcia, fa dormire: bevutone uncìa- thoconun feftario di Vino ammaxxa: bevuto mediocre- mente, non lafciafenlire i dolori: ingroffa i catarri fiotti- li tanto odorato , quanto bevuto, e fa il medefimo mef- fonei crifteri. Faffi ancora Vino acconcio con Elleboro in quefto modo. Prendefi un congio di Mofto inacqualo con acqua marina , ir ìnfondonvìfi dentro dodici dramme d'Elleboro nero trito, e legato in una tela netta, e co- me comincia abollire, havcndoloprimamolto benrotto, fi mefcola con quattordici , over quindeci congi d'acqua marina, e dopo alquanti giorni ficaia, irufafì .Dafjene per folvere il corpo un ciatho con acqua, fubito che fi efee del bagno, havendofi vomitato dapoi alla cena. Faffi in altro modo ancora cosi . 'X^oglianfiventi dramme d'Ei- lebora , dodeci onde di Cipero, tredici dì Spica Soriana^ peftafitutto, e ftacciafi , e legafi in una tela, ir infon- defiinquattordeci fefìa,rj divino di Coo quaranta gior- ni; colafi pofcia il Vino, e daffenemexjcaheminapervol- taa bere . Faffiancoraahrimentì.Toglionfidodecirefta- rj d'acqua marina , e fei libre d'Elleboro bianco , e met- tefi tutto per quaranta giorni in un'anfora di Mofto , e pofciaficola . Il quarto modo di farlo è così. Toglionfi dodici dramme d'Elleboro , e quattro d' Afronitro , ir infondonfi in dodici Peftarj di Mofto , per quindici gior- ni; colafipofcia, ir ufafi dapoi finiti fei mefi. Quefto ammazza il parto, e fà fondare . Il quinto modo di farlo Difcòrfi del Mattinoli 73^ farloéqiteflo . Togli dell'Uva impaf/ìta al Sole in tè « graticci , e metiilain una metreta di Ma/lo, ( la me- tretaiiene dodici cangi, ) & aggiungivi -venti dramme diGeffi, elafiiacasìrìpqjareper due giorni; e fobia in- fondi trenta dramme d'Elleboro nero , & altrettanto di Giunco , e di Calamo odorato , di Sacche di Ginepro Jet- fi ari due, e quatti o di Mirrba , idi Zaffatane, diciaf- cunouna dramma, metti tutto in una tela, efofpendi nel Mojìo per quarantagiorni , ir pofiia colalo: inacquafi, e danfeneper "volta due, over tre fcjiarj . Qjieflo pur- ga le donne diparto, e che fi fino /concie: ja partori- re, e gioita alleprefocatìoni della matrice . Qttello del- la Scammoneafi fa con .Toglie/i delle radici della Scam- monea cattate al tempo della mietitura il pefi di cinque dramme, e mettonfi legate in una tela in un cangio di Mo- jìo per trentagiorni . Purga quejlo il corpo , e filve la co-- lera, e la flemma. Vini ards- rr-\Anto è chiaro quello, che di divelle forti dì ™t'ta. I Vini dal principio di quello quinto libbro fino à quello luogo ne fcrive Diofconde , che non è flato necefsario di fare in ciò alcuno particola- re difeorfo , fecondo il noltro folito , à capitolo per capitolo , e tanto più per faper noi , che la maggior parte d'efsi non fono ai tempi noflri in ufo";" benché potefsero molto giovare , quando fi tenefsero fatti, ove fufse neccfsariol ufoloro . Co- me vediamo quello dell'Eufragia giovare marayi- gliofamente alla vifta : quello del Tamangio alla milza: quello delle frondi di Sena folutivo con- ferire molto alla malinconia, & à gli impedimen- ti di tutti i fenfi: & altri ad altri diverti malori, ik infermità del corpo. 11 che togliendolo per fer- mifsimo argomento, m'imaginai prima di ciafcu- no altro, come di fopra nel primo libro al cap. Jell'Ebcno fu à fufficienzà detto , di far quello del Lc- Sna d'India, over Santo, per il mal Francete , con il miale hoggi ai tempi nollti fi fanno di bcllitsime o- pcre E però nei morbi frigidi con tali Vini fpefso fi curano con facilità gl' infermi. 11 che fapendo , & havendo conofeiuto 1' Eccellcntifsimo Filofofo, e Medico Arnaldo da Villanova, fece di tali Vini ar- tificiali un bcllifsimo, & ampio trattato , di cui fi può agevolmente fervire ciafeuno, cheintal materia fi diletti; perciochein Alemagna apprefio ai Tedef- chitali medicine hanno ottimo ricapito, e parimente apprefso ad altre longinque Nazioni; fe ben cosi non fono in Italia apprezzate . Di tutte le Pietre metalliche. Della Cadmia , Cap. 43- A meni e vituperabili. Hi la Cadmia virtù di cojìrignere , d'incai naie l'ulcere profonde , ai monAìficarela marcia, di dijeccare, di ferrare , ditor vìa la carne fuperflua , di ricatt a ^are , e faldare quelt 'ulcere ; che malagevol- mente fi cònfilidano . Genera/ la Cadmia di rame accefo nelle fornaci , accoftandoji , & attaccando/ le -J ue jouille alle pareli della fornace, e parimente alle camere . Sona grandi , e fatte di ferro quelle verghe, che i fornaci ari chia- mano Aceftide, commeffenellefimmitd, ir in effe bene incapate, accioche vi s'appongano fifa le faville , che fi- leuano in alto dal rame, evi/ritengano. Qnejledunque attaccando/ lungamente t una/oprai' altra, fanno alla fi- neun corpo; e così d'effo fine fa qualche volta una fola B Ipecie , qualche volta due , e qualche volta tutte le fpecie . Fciffi la Cadmia in Cipro nel monte, che fipra- jìà alla Città di Sola, abbruciando quella pietra, che fi chiama Virile : nel qua! monte/rìtrouano ancora minere , che tengono vena di Chalciti , diMifi, dì Sari,, di Me- lanteria, di Cerulea, di Chrifocolla, di Calcantho , e di Difrige . Non manca chi dica rìtrauarfi la C ad*nia ne l- le catte delle Pietre , ingannati dalla molta/mililudine tt alcune pietre , come fin/quelle , che firìlrouano apprefio à. Cume , nelle quali non /ritratta pero virtù alcuna di C ad? mia. Ma/i cono/cono, percioche quefie pietre fono affai mena pondero/e, che non èia Cadmia, e mafticandale , non la/ciano al gufa alcun frano odore. Oltre à ciò ma- C Jlicando/quelìapietra, offendei denti: ma la Cadmia cedendo nanfa refften^a . Pofforficonofiere ancora per al- tra via; imperochela Cadmiamacmatainpoluere,ér im- palata con Aceto , eficca pofiiaal Sole , s'attacca infie- me: iUhenonfainalcunmodo la pietra. Olire aquefio la pietra polverìix,ata, e meffa in sul fuoco , fatta iti. qua, órinld, efannfumofimilealjuaco: e la Cadmia^ fià falda, efputafitoriunafuìigine in varj difior li di lille, di colore roffo, o vero di rame. La pietra ancora meffa nel fuoco , e lafiiata pofiia raffreddar/, muta vera- mente colore , e diuenta molto più leggiera : ma la Cadmia nonvariailfuo primo colore, fi però non-fi cuoce più , e più-giorni . Faffi la Cadmia nelle fornaci dell'argento pm D bianca, emancopefante: manoninellevirtufuedacam- parare con quella, che/fa del rame. Abbugu-.fi la Cad- mia predetta coprendola dì. carboni , fino chefivegga lu- cida , e far le vef ciche, come laf piuma-dei ferro: &■ ali hor a/fpe ine nel Vino Amineo, quellaciaè, chefiprepa- rape, gli empie/iti: ma quella, chefipreparaper li me- dicamenti della rogna fi fpegne nell'Aceto. Sonoalcmu, che latolgono così bugiata, etritanland Vino, e pofii" lariabbrugìanoin un vafi crudo di terra, finoche dtuenti come Pomice, eriiritalapm con Vino, la b ugiano la tei - Z a volta , fino che del tuttofi faccia cenere , che non hab- bìa in fe offre*** alcuna , & ufanlapofita m cambio del- lo Spodio . Lava/ 'fatto quejlo trita nel mortaio , gittan- £ done fuori l'acqua , fino che vi/ confimi ogni immondttia: fanfine poipaflelli, e rifongonfi. A Cadmia veramente ottima tr* tutte le fpecie , è quella di Cipro , chiamata propriamente Bo- Ttibe ferrata , mediocremente grane , e propinqua aUa hivèrezXa, ediafpeitaacinofa, dt colore di S podio , e che rotta è cinerulenta, e ruggmofi. Tiene ,1 fecondo lucro di bontà quella, che di fuori e di colore ceruleo, ed, delZpiubiala,/mìleallap,etraOnichitr, e casi fo- no quelle cheficauano nelle cave vecchie de , metalli. E Z'ahraCadmia, chiamata Placodes, cioè crafiofa, che hàcerte macole fopraàife carne linee , mata Vanite. Ve n è et una forte , chiamata Oftiacite fit- tile, }perlapiùpartenera; ma quella, che hd forma ditefti, hàraccaltainfialìaiterra Vitupera/ la bian- ca .Sono utili per li medicamenti degli occhi fa Botrtite, el'Onichiie; e tutte l'altre per- metter negli empiafin , e nelle polveri cicatrizzatine. Quella, che fi porta ai Cipro, è utile d tutte quefie cofe: ma quelle che/ «reca- no di Macedonia , diT'hracia, e di Spagna , fimo vera- LA C » d m i a è di due fpecie , una che fifa per ar- aa-U, te, e l'altra che nafee naturalmente nelle mine- 'P"" re, laqualeèdidueforti: una femplice, e pura : el altra meft urata con ra me , ò con argento . La fatta con artificio crefee nelle fomaci.dove fi cola il ramcchia- mataperòpertrediverfi nomi; imperoche chiamano Botriitc quella che hà forma d'Uva , Oltrac.te quella che fimile aitelti , e Placite fimile alle corteccie . Mo- icano alcun, la quarta fpecie , laqualechiamanoCa- 1 mite, per rafsembrarfi ella alle Canne.Que Ita s attac- F ca attorno alle pertiche di terrò , co le quali 1, tramena "rame fufo nelle fornaci,delle quali fiaccatoli po.,r>- manecome pezzi di Cànesfe e per mezo. La pura mi- nerale che non hàfeco metallo, la quale chiamano. Tcdcfchi pietra Calaminare,no e molto dura.d un co- lore he tède al gialliccio , la quale abbrugiadofi a ur> rumo del tutto giallo.Adoperala coloro , che d. Rame fanno l^ttoneTp«cioclW seza efsa non fi può fate Ma quella ch'ha feco miftura chiamata daTedelc kobo 1 : c così corrofiva , che ulcera fpefse volte le mani d. colo- ro che la cavano , nè è ciò maravigliai peicioche beve- Nel quinto libro di Diofcoride. A doli ammazza, come mortifero veleno. In Boem- ia mefcolanocon la Cervofi per ammazzare le Mof- che ; percioche gullandola fubito le ammazza . Scride d'ambedue le Cadmie Galeno nel nono lib- '* bro delle facoltà de i (empiici, così dicendo : La Cadmia fi fà nelle fornaci , ove lì cola il rame, non d'altro veramente, che di quella terra, dicui fi ge- nera elio rame, andandofene ella per la forza del fuoco in alto, come una certa fuligine, ò vogliamo purdire, comefavilla. Chiamifi terra , ò chiamifi pietra quella, dicui feparandofi nelle fornaci, fe ne fà d'una parteil Rame, d'una parte la Cadmia , & d'una parte il Dìfriges, quello non importa. Fallì ancora di minerà d'Argento, feparandofi ld parti nel B medelìmo modo. Falli oltre à quello, abbrugiando quella pietra, la quale chiamano Pirite. Ritrovali ancora in Cipro la Cadmia fatta fenza fornace; & imperò fi può beniffimo chiamar quella pietra . Al tempo, ch'io feci la mia peregrinatione ncll'lloladi Cipro, fi ritrovava in Sola pochiffima di quella, che fifa nelle fornaci: ma bendi quella, eh' èpietraca- vata dalle minere de metalli, ritrovatone monti, e ne rivi dell'acque , delle quali portai pofeia meco in Alia, e di quivi in Italia à più miei amici, da quali mi fi riferivano infinite grazie ; imperoche dicevano riaver ricevuto per ciò da me grandifiìmo dono, per effer quella la più vàlorofa di tutte le Cadmie. E C quella tale veramente può ciafeuno chiamare Cad- mia di pietra. Ma quella , eh' è abbrugiata, è di due fpecie, di cui chiamano i Medici l'una Botrii- te, e l'altra Plaeite. La Botriite è quella, che a- feende all'alto della fornace: e la Piacile quella, che calanelbaflo. E' perquello manifelìo, che la Bo- triite è compofta di parti più fottili , e la Plaeite di più grolle; ma hanno però amendue virtù di difecca- le, cometuttoilrelìodemetalli, e fonofaflofe, c terreftri. Et imperòoltre alla virtù difeccativa , che pefieggono , fono mediocremente allerfive : come che iianeceffario, chequella, che fi toglie delle for- naci, habbia virtù alquanto più focola . Et imperò D meritamente coloro, chela lavano, fanno un me- di camento, che difecca , & allerge mediocremen- tefenza mordacità alcuna, utilillimo veramente in quelle ulcere, che hanno di bifogno d'elTere impite di carne, cnegliocchi, eparimente in tutto il cor- po . Oltre à ciò e la Cadmia valorofa nell'ulcere mol- tohumide, eputridedecorpi abbondantemente nu- midi , come fonoquellide gli eunuchi, delle don- ne, e de fanciulli: ma in corpi piùduri, e più faldi fi richieggono cofe, che difecchino più valorofa- mente. Difecca la Cadmia, & allerge leggiermente : tenelcaldo, enei freddo è quafi temperata. Quello tutto della Cadmia fcriiTèGaleno . 11 che conferma E parimente Plinio al decimo capo del 54. Iibbro , così dicendo: Le minere del rame fono in molti modiuti- linellamedicma, perfanarli con effe preftameme le ulcere.- nondimeno tra tutte vi giova grandemente la Cadmia. Fallì quefiafenzadubbionellefornaci del- l'argento più bianca, e più leggiera; ma non però da compararla àquella, che fi fà dirame. Sono di Cadmia più fpecie; percioche fi chiama Cadmia la pietra, di cui fi fà il rame, necelTaria per fonder nel- le fornaci, ed inutile in medicina. Ritrovafi pari- mente nelle fornaci con altra origine di nome. Ge- nerali quella dalla più fottile parte della materia mi- nerale, cacciata fuori dalle fiamme del fuoco , e dal foffiare de mantici: e ritrovafi pofeia attaccata alle & alle pareti delle fornaci, fecondo laquan- tità di cotal materia leggiera evaporata. Sottilifsima fi ritrova nell'illeffa bocca dellefornaci , dove le fiam- me combattono nell'ufcire, chiamata propriamente Capnite, cioè affamata, riarfa , efimile per la fu» troppa leggierezza alle faville. L'ottima è quella di dentro, chepende dalle volte, chiamata dalla di- pendenza Botriite . Quella pefa più della prima, e manco delle rettami . E' di due colori, tra quali il / 33 peggioreè quello, che par di cenere, & il roflo il migliore : frangelì facilmente, & è utilifsima ne'me- dicamenti de gli occhi. La terza fi ritrova nelle pa- reti delle fornaci, la quale per effer fatta di più grave materia non puotefalireinalto alle volte: e chiamafi Piacile, per effer più pretto crolla, che pomice, di dentrovaria, & utile per la rogna, e per cicatrizzare l'ulcere. Di queita fono parimente due fpecie : l'una Onichite, di fuori quafi cerulea, e dentro quali li- mile alle macchie dell' ugne: e l'altra Oftracite del tutto nera, e tra tutte le Cadmie fordidifsima , ma u- tilifsima per l'ulcere. Quello tutto dille Plinio. So- pra al che è d'avvertire, che errò egli in dire che U Cadmia minerale è necelTaria per le fulìoni delle for- naci, & inutile nelle medicine; avvenga che quella fia in ciò più commendata da Galeno, che tutte l'al- tre fpecie .Io hò più volte villa la Cadmia di tutte le forti in varj, e diverfi luoghi di Germania, e ricor- domihaver ricolta la Botriite con le proprie mani à Perzene in sù'l Trentino ne forni, ove fifa l'Ottone , e parimente in Sbozo luogodi Alemagna, ove fico- la grandifsima quantità di rame. Un bel pezzo di CadmiaBotriitemimandògià da Zagabria Città di Dalmatial'EccellentifsimoM.Giofeppc Salandi Me- dico Bergamafco . Specie di Cadmia Botriite è vcra- mcntequella, che chiamanogli Speciali Tutia Alef- fandrina, laqualequantunque fia in commune ufo per la vera Tutia , di cui diremo nel feguente capitolo ; non è però altro, chela Cadmia artificiale delle for- naci. E non è gran maraviglia, che cosi habbia à i tempi noffrilafciato il proprio nome, e fuccelsa in luogo-delia Tutia; percioche fino al tempo di Diof- corideera incambiodelloSpodio, ilqualenonè al- tro, che Tutia imperfetta . Chiamano 1 Greci la Cad- mia Koti/isU: i Latini Cadmia: gl'Arabi Climia, & Chlimia : i Tedefchi Gravver Augullem . Della Pompholige , e Spodio. Cap. 44. LA Pompholige èfolamente differente dallo Spodio di fpecie ; percioche lo Spodio nereggia, & il più delle volte è più pondero/o , e pieno di pagliuche , dipeli, editerra, ir is quafi una certa fuperfluitd, chefifpa^a dalla volta delle fornaci davefi cola lavenadelrame . E la Pompholige è graffa, candida, e co fi leggiera, che può agevolmente yolarfene per t aria . Di quefia ne fono due fpecie: di cui nì una, che t'inchina al colore deli aria , graffetta : e l'altra candidi ffìma , e leggieri ffima . Faffi la Pompholige bianca ogni volta, chegli artefici difare il rame, volendolafare eccellente , fpargonofopra alla mi- nera f uf a copiof amente la Cadmia trita, imperoche tutte le minutifime faville, chefene volano all'alto , fi con- denfano in Pompholige . Faffi oltre à ciò la Pompholige , nonfolamente dellamineradelrame , & indufiria degli artefici, ma della Cadmia ancora , fatta evaporare per forila di mantici . Il modo di farla è cosi. Si fabrìca in una cafa , che habbia due palchi , la fornace , nella cui volta fia un mediocre pertugio nella cima,cioè verfo il pal- co', il muro della cafa, dove saccofia lafornace , fia tan- to pertugiato , chevipofjaentrarelacanna dei mantici: oltre à ciò habbia uno ufeietto picciolo f 'aito per l'entrare , &• ufiire dell'artefice: & àquefiomurofia congiunto una cafetta, ove flieno dentro! mantici , e colui , che li me- na. Accendonfi pofeia nella fornace i carboni , e come fono accefi, l'artefice vi fparge Copra la Cadmia trita fottìi- mente, ftandonenellaparte di fiotto: ór il medefimo uf- ficiofà un fio minifiro , gittandola d baffo nel fuoco da al- cuni luoghi di fopraaperli nellavolta , e cosi và l'artefi- ce aggiungendo il fuoco, fino che fi confumi tutta la Cad- mia, che vi mettono . Ilchefà, che alzjmdofiinfumola parte fattile, e leggiera, fe ne voli in alto al palco ,attac- candofiad effo , alla volta dellafomace , alla fornace, &■ allepareti . Rajfembafi quefia materia, quando comincia nel principio a fare carpo, alle vefeiche , che fiproducono neli 734 Difcorfi del Mattinoli nell'acqua: mapo/ciacrefcendo molto più lamateria , di- A ■ventatile ai fiocchi di lana. Le parti p» èandero/e , ricalando al bajjo, ritornano chi j opra alla fornace , e chi nel pavimento della cafa; e quefiaè affai peggiore di quella, che è Cottile, e per effer terre/Ire , e perche nel n- corlariportafeco affai fporcitìe . Sono alcuni, che Jt pen- ano, che fola d quello modo fi poffa fare lo Spodio ante- detto. Dicui il piti lodato è quello,cbefi et porta di Cipro, che rnedo nell'Aceto re/pira odore di rame, di colore quafi fimile Ma Vece , e » odore di fango : epojo , quando non è fofifticato, in sul carbone acce/o, vi balle fu/o, diven- tando dì colore d'aria. E' adunque d 'avertile a tutte le notepredette diligentemente: pcrcioche alcuni lacotitra- fanno concallataurìna, con polmone pecorino , o vera- B mente marino , òcon Fichi primaticci falvatichi brugtat, , ér altre cofe limili: mdfacilmenteficonofcelafrode: pet- ciochefacendonelaprova, nonvifi ritrova ninna Mie core predette. Lavafila Pompholige communemente co» . Lesali afeiutta , o vero irrorata con acqua in una tela net- ta, alquantorara, e mette/, in un catino , ouefia dentro dell' acqua piouana, e menafila detta tela guadando tn auà, &■ in Id per l'acqua: ilchefà, chelaparte fina più limo/a, e migliore fe n'efee fuori, ér il fondaccio ,pu grof- fofenereftanellatela: hfeiafi pofr,afarelarefidenX.a, e colaftpoi, el'acqua, e la Pompholige infiemeper lo cola- torio : rinfondefifopra, fatto quefto , dell' altra acqua, e mefcolaji, e rimenafi di nuovo tutto infieme , e fimilmen- iefi^icola: e cori f affi tante volte, rifondendo, e colan- do, fino che non vi fititrovì più alcuna refiden^a areno- fa: c lafipofeia finalmente l 'acqua/ola, efeccafi la Pom- pholige , e co sì fi riferita. Alcuni altri togliendo la fecca , la disfanno con le mani nell acqua , fino che fia ben liqui- da , come è il mele; e pofeia mettendo una tela in su la boc- ca del vafo, doue la vogliono colare, legata alquanto Uf- fa, Incoiano, & acciochepaffipiàageuolmente , aggiun- tavo,roprala tela copiofamente dell'acqua , conturbando la cenere , e così pofeia ricolgono tutta la parte fpumofa co - lata, che nuota difopra nel vafo , con un gufeio di gongo- la, e la ripongono in un vafo di terra nuovo. Ma quel- la, chefarefiden^a, laricolano leggiermente in un'altro D ■vafo, lafciandoperòquellaparte arenofa del fondo: di nuouo poi la/ciano far refidenz^a alle parti arenofe , e co- lano in un'altro vafo; e quefto tante volte fanno , che fo- lamextevifiritroui laveracenete , fenrjt punto d arena :. Altrifono, che la infondono cosi intera à poco d poco nelV acqua: e penfandofi, che le picciole pietre, e l'arena per l a gr altezza loto fe ne vadano al fondo, e che la paglia, ér i peli per la leggierez_K.a lorofe ne refiino difopra Jepa- ranofolamente la parte dimeno, emettonlain un mor- taio: ecosìpofeia la lattano, come la Cadmia. Lauafi ancora laPompholige con Vino diChio , inacquato conac- quamarina, nel modo che habbiamo detto difopra, e così diuentaeUapiùcaftrettiua, chenone quella , chefi lava t ton l'acqua. Ha la Pompholige virtù di cojlrsngere , d infrigidire, d'empire, dimondificare , di deattivare , e difeccare alquanto. Connumerafi tra quelli medicamen- ti, che fanno leggiermente venire la crofla. Ma volendo- alt ugiat e lo Spodio, fitritaprimadiligentemente , e po- feia s'ìmpnfta con acqua , efanfene Trocifci ; i quali mefft in un vafo di terra nuouo fopra à carboni accefi , fi vanno contìnuamente voltando , fino che feccandofi, dtuenti- no raffi. E' oltre d quefto da fapere , che lo Spodio fi fd ancora dell'oro, e dell argento , e del piombo :_ md doppo al Cipriano fi commenda più di tutu gii altri quello, chefi fd del piombo. De gli Antifpodii. fiori, &i frutti immaturi, e metti tutto in un vafo di terra crudo, e lutagli fopra il coperchio , che fia per tutto minutamente pertugiato, e metti cosi pofeia nel- la fornace , fino chefi cuoca il vafo: cattane fuori po- feia la cenere, e mettila in un'altro vafo pur cruda , e come fard poi cotto, cauane la cenere , lauala , Cr tifala. Faffì nel medejìmo modo delle cime più tenere de gl'i Oliui faluatichi fe fe ne può bavere , fe non , con quelle dei domeftiehi, con i lor fiori , o vero con le Mele Cotogne /quartate, & mondate dal feme , o con le Galle, ò con flracci di tela di Lino, ò con le More immature bianche , fecche prima al Sole o con il Terebinlho, ò con il Lenti/co, ò con il fiore di Lam- brufea, ò con le tenere fi ondi de i Rovi, ò con la chio- ma del Baffo, o vero con il Pfeudocipero fiorito . Sono alcuni, che lo fanno nel modo mede-fimo con fraudi di Fico prima fecche al Sole, altri con colla taurina ; &■ altri con lana fuccida, e ruvida, iagnatadiPece ,ove- ro di Mele . Le quali cofe tutte s'ufano , e s'approvano in vece dello Spodio. Cap. 45- PErche accade fpejfe volte, che ne manca lo Spodio i ,i nece[fario il dimojlrare , che cofe finti omno , che 11*0- bìano fimile virtù, e comefipoffanoufare gli Antifpad» in luogo dello Spodio, e come fi debbano prefatore . Prendi dunque le fiondi de i Mirti tnfieme con li CHiama Serapione la Pompholige , Tutia , *m£M quantunque quella, che chiamano Tutia gii raminat. Speciali, fecondo il mio giudicio , come dicem- mo ancora nel precedente capitolo, non fia altro, che una fpccie di Cadmia . Che dunque la Tutia ufua- le non fia la Pompholige, fi prova, per effere ella durifiìma come pietra; & è la Pompholige, fecon- do Diofcoridc, e Galeno una foftanza farinofa ag- •romicciolata come una lana , la quale toccandoli fu- bito fi disfà. 11 perche mi rifolvoà dire, che la Tu- tia, cheaitempinoftvi, eper lo pattato ancora, e fiata tenuta fempre in ufo da gli Speciali, non fia altro , che Cadmia minerale. Quefto errore veramente non ritrovo io eflere ancora fiato notato da alcuno de 1 moderni, per non eflerfi forte cosi diletta ti di cono- Icerei minerali, comelepiante, e l' herbe. _E pero il dottiflìmo Manardo da Ferrara, credendoli che la Tutia, communemente ufitata nelle Speciarie, folle Errort quella vera Pompholige, che deferive Diofcoride ,Man.r4< mentre che riprende Avicenna dello Spodio, che ta egli delle radici delle Canne, dice, che feguitando la dottrina di Galeno, dobbiamo più preftouf are in fuo luogo la Tutia, la quale fi ritrova copiofa apprel- foadogni Speciale , chegli Antifpodii. Nel cheli conolce eflérfi manifeftamence ingannato, per na- vcrlì creduto, che la Tutia communemente ufitata fiala Pompholige, di cui intendono Diofconde , e Galeno; pcrcioche della vera Tutia non le ne ritrova ai tempi noftri nelle Speciarie. Copia infinita, e di Pompholige, ediSpodio, che punto non devia dal- la dottrina di coftoro , hò villo, & in patte raccolto inpiù , e diverfefocine insil i Trentino a Perzene, Oc àl avigio, ScinAlcmagnaà Sbozo quindici miglia lontano da Kpruch, ove fi cola rame, argento , e piombo, enonfolamcnte la Pompholige, e lo Spo- dio n'hò io riportato meco, ma la Cadmia , il Ui- phriges, la pietra Pirite, l'Helcifma, la Molibde- iia.la pietra Cerulea, l'Armenia , e quello, che chiamano fiore di rame, feparato in minutiuimc aranella. Dei quali tutti non hò pero mai potuto io ritrovare apprefib ad alcuno Speciale d'Italia , fe non particolarmente à quelli, à cui o io>, oal- cun'altro dei miei fideliflimi contemporanei , e com- pagni, gli hanno dimoitrati, e meffi in ufo . Tra i quali é il dottiflìmo M. Giulio, AlelTandrino, e M. Andrea Gallo, amendue gentiluomini Tren- tini & hoggi per la rara dottrina loro Medici del Sercm* Ferdinando Rè de Romani, e d' Unga- ria, di Boemia, &c. e della fua Seren.ffima prò-, le E però mi rifolvo , che ne o Spodio , ne la Tutia f. ritrovano hoggi veri nelle Spedane , ma l'olamente (come hò detto ) vedo ufare per a Pom- pholige la Cadmia , e per Io Spodio alcun An- tifpodii fatti di radici d. Canna, e dofla d fian- chi di buoi abbrunate. Il che e minor male af- Nel quinto lib fai; percioche perii dottrina di Diofcoride polliamo, mancando il vero Spodio, ufarc gli Antiipodj fatti confrondi, fiori, e bacche di Mirto , con quollede glOIivi, con le Mele Cotogne, con IeGalle, con di ftraccidi tela , con le More immature, con il Terebin- to, co'ILentifco, co'l fiore della Lambrufca, con le frondideRovi, edelBoflò, co'l Pfeudocipcro , con lefrondidel Fico, con la colla taurina , e con la Lana fuccida abbombatadi Pece , over di Mele. Et impe- rò fuperfluo mi pare il biafimare Avicenna, fe fece il fuodiradicidiCanna, ilqualelaudòegli particolar- mente per le medicine, che fi fa imo per le pafiioni del cuore. Nellequali(di quelledico, che li danno per bocca,) molto più laudabile cofa è mettere qucfto, che fifa di radici di Canne, chcmettcrcin fuo luogo la Pompholige, o verolaTutia, come infogna il Bra- favola; percioche mai non hò ritrovatotilcre flato •rcre del ordinato di dar per bocca la Pompholige , né lo Spo- rtivo]». diodaGaleno, ne da Diofcoride , ne altrimenti da alcuno dell'Arabica fetta , tanto antico, quanto mo- derno, perchenonpuòeflere, cheefsendo ella una delle parti più fottili della minerà de! Rame, non hab- bia in fegran malignità di nuocere allo llomaco, ed' oppillare i meati interiori, e ch'ella non riabbia in qualche parte del velenofo . Al che molto più doveva confiderareefsoBrafavola, quando domandato dal fuoSpeciale quello che in cambio dello Spodio dove- va metter nelle ricette , fe da qualche Medico gli fufse ordinato; glirifpofe, che dovefse ufare la Pompho- lige, cioèlaTutia, come faceva Galeno. Nelchc fi conofconoduemanifeftiliìmi errori; percioche pri- mamente non diftinguendo egli, focosi, ò altrimen- ti , li debba fare nelle medicine , che fi danno per boc- ca, nelle quali ufano lo Spodio afsai Medici, conclu- se di volere ufare la Pompholige minerale tanto per bocca, quanto di fuori. 11 che quanto fia convene- vole, conlìderandoonde, e come ella fi faccia , co- loro finccramence lo giudichino, che più intendono la materia delle minore . Secondariamente, dicendo egli. UfaraiperloSpodiola Pompholige, cioè1 la Tu- tia; dimoitra cfsere in quello errore medefimo, che dicemmodifopraefsere flato il Munardo ; percioche feegli havefsc faputo, che la Tutia ufitata,c commune non fufse fiatala Pompholige, haverrebbe dimoftra- to l'errore ai fuo Speciale , come è fempre fuo coiìume di fare in ogni altra fua cofa. E di qui nonfolo nafte l'errore dal perfuaderfi chela Pompholige vera , che fi fà nelle fornaci, ove fi cola il Rame, (ì pofsa dare per bocca; maancora fi dirnollra, comeben s'inganni nel crederli, che la Tutia commune nelle Spedane da la Pompholige di Diofcoride , ediGaleno, il quale tebendifse,chein luogo dello Spodio fi poteva com- modamentc mettere la Pompholige,- intefe egli fola- mente ne medicamenti efieriori; percioche al fuo tem- po non era in ufo di mettere gli Antifpodj nelle modi- cine, che fi danno per bocca, come è flato pofeia ri- trovato da gli Arabi. Scrifse della Pomphol ige , e pa- rimente dello Spodio Galeno al 9. lib. delle facoltà de ibmpholi- fetttfHci, cosi dicendo: Fafiì la Pompholige nelle .espod.o, fornaci del Rame, come la Cadmia, efaffi ancora , rii'f.rU- mentre che s'abbrugia (a Cadmia nelle fornaci, come di Gii. fifàinCipro, dove ritrovandofi in mìaprefenza il maeftro delle fornaci del Rame, à non havere la mine- rà preparata , commandò.chc fi dovefseapparecchia- re della Cadmia per fare del la Pompholige; facendo- la mettere nella fornace in minuti pezzetti, di cui n'era interraapprefso ai mantici non-poca . Lacameradel forno era fatta in volta , e non era in alcuna parte per- tugiata, ma tutta intera, e quella riceveva tutte le fa- ville, che fi levavano dalla Cadmia , da cui havevano pofeia la Pompholige. Ma quella parte, che ricafea- va al bafso nel pavimento, e quello, che chiamano Spodio di cui fi ricoglie abbondantemente, la ove fi cola la mincradelRame. Virtù fimiliallo Spodio pa- re che habbia quello» che chiamano Antifpodio: ma . di Diofcoride , 73 5 A io non hò mai ufjto lo Spodio, percioche hò fempre havuta largacopia di Pompholige; & imperò non è neccfsario ad alcuno d'ufare lo Spodio, riavendo alle mani la Pompholige, nèmancod'ufarel'Antifpodio. Edunqucla Pompholige, quandoè lavata, un me- dicamento afsai più valorofodi ruttigli altri, che di- fcccanofenza mordacità alcuna ; & imperò convene- vole pei l'ulcere canchcrofe, eperruttelemaligne.il perche fi mette ne colli tj, che fi preparano per li fluiti degl'occhi, & inquelli checuranolebolle, e le pu- fluleche vi nafeono. E' oltre à ciò medicamento per- fettillimo all'ulcere delle membra gonirali, e del fe- dere; percioche difecca fenza alcuna mordacità. E nel quartolibbrodollecompofitionidc medicamenti B fecondo i luoghi.- La Pompholige lavata ("diceva) non è meno valorofa d'ogni altro qual fi voglia medica- mento, la cui facoltà iia di difeccarc fenza mordacità alcuna; e pei-òfufiamone llufiì acuti , efottili, eva- cuando però prima il capo , Se univerfalmente tutto il corpo . La Pompholige dunque lavata vai tanto,quan- co lo Spodio infieme con l'Amido, e può moderata- mente difeccare, e parimente prohibiro, chel'humi- ditàfupcrflua, che (là riflretta nelle vene delle tuni- che non fcn'efcafuora. Et imperò fe alcuno ufarà ne Buffi degl'occhi medicamenti coilretti vi, avanti, chc'l capo fia purgato; non è dubbio, che farà nafocre gran- dillimodolorenelletunichc por l'cflenlione, elicvi q caufaranno humori , che vi fonodentroforrati: an/i chcperlamoltitudinedel concorfo di quelli, facil- mente fi potranno rompere le tuniche , o vera- mente corrodere. Chiamano i Greci la Pompho- Nomi lige nofif'kvl: i Latini Pompholyx, Se Bulla : gì' Arabi Thucia: i Tedofchi Vveis nicht. LoSpodio chiamano i Greci Xircìiar, Xs-oiTiif : i Latini Spo- dium: i Tedefchi Grauu, nicht. Del Rame abbruciato. Cap. 46". L miglior Rame abbruciato è quello , ch'è roffo , e che tritando/! fi raffembra al Cinabro', imperoche il J) nero è più abbruciato di quello , che fe gli bifogni . Fajft de chioui delle navi rotte , mejji , & acconci in un vafo di terra cruda , fpargendoui Copra ftrato il pari pefo di Sol- fo, e di Sale : mette/i 'pofeia il vafo ben coperto , e ferra- io con luto fatto di creta, nellafornace , e tanto iti fi lafcia , che'l vafo fia cotto. Sono alcuni , che in vece di Solfo , e di Sale -vi mettono Alume . Altri feiajt Solfo , e fenxa Sale abbrugiano per molti giorni il vafo ■ Altri ufano il Solfo foto; ma queflo per la fu- ngine diuenta nero . Altri ungendo ì chioui con alume JciJJile, Aceto, e Solfo, gli bri/giano poi in un vafo di terra crudo . Altri gli bugiano in un vafo di ra- me, bagnando prima i chioui d'Aceto, reiterando così ■e due, e tre volte, e riponendogli. Tiene il primoluo- go tra tutti quello, che s abbrugia in Memphi d' E- gitto : dr il fecondo è poi il Ciprioto . Coftringe , di- fecca, rijlagna, ajfottiglia, tira, e mondile a , ér ci- cairixXa l'ulcere : conferifee ai difetti de gl'occhi , con- fuma la fuperfiuità della carne, e ferma l'ulcere cor- rofiue , e beuendofi con acqua melata , fa vomitare , 0 uero lambendo/! con Mele , 0 uero impiaftrato di fuo- ri ■ Lauafi come la Cadmia , multandogli /' acqua quattro uolte il giorno, fino che non vi fi uegga pun- to di fplendore . La fpiuma dipoi del Rame lauata nel modo medefimo, ha le medefime uirtù, come che ajfai meno ualorofe. } ' Chiariffima cofa, che cofa fia'l Rame abbrugia- Rime ab- quantunquequello, che fi ritrova nelle Spe- f™8^"' ' E'Ch to, . ciarie fi pofsa giudicare di poco valore , per efser egli nero, per haver havuto troppo fuoco, e non cosi rollò» come difse Diofcoride dover efseiTelettiflìmo. Ma fi può à quelto però agevolmente riparare,ogni volta che li voglia prendere in farlo la fatica fecondo la dottrina di Diofc. e chi non paò hayerechiovi di rame, i quali V" \ 736 DifconT del Mattinoli Rame ab bruciato ; lama da Fior di Ra* me ferino da Galeno per edere molto più durabili di quelli di ferro , s'ufj- noperlefabriche delle navi, tolga in lor luogo di qualche altro Rame vecchio. Scnfse del Rame'ab- brugiato Galeno nel fine del o.lib.delle facoltà de fem. plici, così dicendo : 11 Rame abbrugiato hi dell'acuto, &ècoftrettivoj mà quando è lavato , è veramentc.bel- lidìmo medicamento per cicatrizzare l'ulcere, come chcpodafarequellonicdefimo ancora avantiche fi lavi , e maifimc in carne dura: mà in carne molle £ molto migliore il lavato. Chiamano i Greci il Rame abbrugiato Xx^xh ■Mxxvptvìi : i Latini Acsulturo, ' • Del Fiore de! Rame, Cap. 47. QUel Fiore del Rame, il quale alcuni degli an- tichi chiamarono limatura di chioui -vecchi , è — - -veramente ottimo, che facilmente fi tritami peftarloroffb, e di forma come granella dì Miglio , gra- >ve , fplendente alquanto , coftrettiuo , e chenonfiamef- ■ colato con limatura di Rame, conia quale fi falfifica egli fpejfo. Ma quefiofi conafee ageuolmente , quando morden- dolo con i denti , fi dilata la limatura . Faffi nelle foma- ci, quandoil Rame fufoficolaper lì canali d ciò adattati nelfuo ricettacolo ; percioche iminiftri preparati i cotale érte, -volendo purgarlo dalla Loppa, òr altrefuperfiui- td, -gli giti ano fubito fopra dell'acqua chiara per fpegnerli ilcalore; di modo che per larepeniina condenfatione, -vien fubitofuori il gidpredetto Fiore . E' coftrettiuo, e toglie sviale fuper fluita della carne: leua le caligini degli occhi , ma morde -valorofamenie . Dato per bocca al pefo di quat- tro oboli, purga gl'humori grojji: rifol-ve , e corrode la carnofità delnafo , e del federe: applicato con Vino gua- rifie le broxj . Il bianco trito , e foffiato con una canna nell'orecchie, -vede alla forditd antica. Lapoluereim- piaftrata con Mele, (ir applicata, ripercuote i fiufft dell' ugola , e delle fatici. L vero Fiore del Rame hò più volte ricolto io nelle fucine, ove egli fi cola in sùT Trentino , in quello modo . Subito chc'l Rame era colato dalla for- nace nelfuo ricettacolo, che da prima gl'era prepa- rato in terra, fubito avanti che s'apprendefle per fc Hello, vigittavo fopra una gran fccchia di chiara, e frefehiflìma acqua: la onde fubito fi levava dal Rame con grandifiìmo impeto un grandilììmo fumo, & io fubito prendevo una gran palla di Ferro, e la tenevo ferma lopra al Rame tufo nella furia di quel grandiffi- movapore, ecosì celiato ch'era, rinovavo tutta la palla ricoperta di minutiflìmegranella rode, di colore diRame, con alquantodi rifplendidezza.E quello in- terveniva , percioche il vapore tirando fecoin alto la più fottile parte del metallo,fi congelava poi per la fri- gidità dell'aria in minutiffimc granella , le quali nel ri- ) cafearc al badò cadevano poi lopra alla palla del fer- ro . H di quefto tale fempre ritengo io appredò di me; percioche nelleSpeciarie di tutta Italia s'adopera in fuo fcambio folamente il Verde Rame,il quale chiamò Diofc. Ruggine, e non Fior di Rame. Scriflene bre- vemente Gaì.alla fine del a.lib.delle facoltà de fempli- ci, così dicendo: 11 Fior del Rame è veramente più fottile nella fuaedenza, che non è il Rame abbrugia- to, elaSquamadel Rame . Et imperò meritamente i collirj , che li fanno di lui.mondificano valorofamen- te l'afprezza delle ciglia de gl'occhi.Chiamano i Gre- ci il Fiore del Rame Xaxxa h$os : i Latini Flosa:ris.- gl'Arabi Zar alnhas, & zer alnhas . Della Squama del Rame. Cap.\%. DElla Squama del rame sbattuta da chioui nelle fuci- ne di Cipro, quella è la migliore, ch'ègrofla, e che fi chiama Helite, cioè chiouaria . Maquella, chefibatte dal rame , -vile , e -volgare, 0 -vero dal bianco, è -veramen- te dannabile , per effere , e fottile, e di poco -valore . Lo- dafi la grafia i eroffa, e maffime quella , che bagnata con yketo, diuenta raggino fa. Hd-virtù dì costrìngere , ed' D afiotligliare , di rìjlagnare, e dì corródere, ferma l ulcere , che mangiano la carne : confolìda l'ulcere . Bevuta con ac- qua melata purga l'acqua del corpo i il perche la danno al- cuni impaftandola con Farina , e facendone Pìllole. Met- tefine medicamenti , che fi compongono per li difetti degli occhi: leua larwvìdeXXa delle palpebre, e difecca i fiufft che -vi concorrono . Lauafiin quefto modo . Mettefi mex.-_ £a libra di Squama ben fecca , e purgata in un mortaio di pietra > e m effouipofeia fopra dell acqua chiara fi conturba ogni cofainfieme con mano, per fin che tuttala Squamafe ne -vada al fondo : cauafipofiìa -vìa quello , chefe ne -vd al fondo , e giitafi -vìa la prima acqua, erìtornafialaua- re con una mina d'acquapiouana , e cosìfi frega la Squama nel mortaio amano aperta , quaficomela fi -volere pur- gare: ecomefifente , checominciaa rinuencidirfi , fe gli gitta fopra a poco apoco fino ajei' mine d'acqua, e cosi fi trita uaìorofamente , efiriduce dall'un lato del mortaio , doue parimente fipreme: e fatto quefto si colai» ogni htt- morefpremutoin un-vafodirame'roffb; imperoche quefto è come fiore d'effia Squama , nelle Virtù fue -valorofifsìmo,e molto efficace per le medicine degli occhi , e per locon^tra- rio , è il rimanente inualìdo , csr inefficace . Lauasi fino che nonuifi [ente più alcunaVifcofitd , e cuoprefipoì quello, eli è colato, conunatela, e lafciafi così ripo fare per due giorni; fcolaftpofcià l'acquapianamente , e feccafi quello, che refia nel fondo, eriponfiinun buffalo . Sono alcuni , che la lattano con la Cadmia , e così la ripongono . Della Squama dello Stomoma. Cap. 49. ' LA Virtù dellaSquama dello ftomoma è la medefima di quella del rame . Lauafinel modo medefimo , e ri- panfi: mdper folttereil colpo èmolto meno valorofa. LA S qu a M a del Rame , che ne cafea nel batter- JJJ™ lo, è trito, e notifTimo medicamento, quantun- ftomoma, quela migliore, e più valorofa fia veramente quella, fuaefam. che cafea dal Rame , di cui fi fanno i chiovi , chiama- ta propriamente Helite ; imperoche efièndo quefto Rame rozo , e meno purgato dell'altro , fà la Squa- ma più grolla , che quello che più volte è flato nel fuo- co, di cui fi fanno lccaldaje, & altri infiniti vali . Oltre à ciò tanto èchiaro il modo per lavarla appiedo àDiofcoridc, che non accade per maggior dichiara- tioneferiverne più oltre. Scride della Squama Gale- no al nono libro delle facoltà de femplici , cosi dicen- do . Ritrovali Squama di Rame, medicamento vera- mente molto utile, di Ferro ,.edi Stomoma. Difec- cano tutte valorofamente,. mi fono però tra le di diverfa natura, per eder l'una più difeccativa dell' altra, e l'una d'edenza più groda, e 1 altra più fot- tile , e più, e meno coltrettiva . Quella di Rame . chiamata Helite, è veramente per dileccare la più valorofa, per efler di foftanza più che tutte l'al- tre fottile, per bavere tolto in fe qualche parte di ruggine. Quella poi di Ferro hà virtù maggiormente coìlrettiva, e più diquefta quella dello Stomoma ; & imperò fono quelle più utile, e più valorofe per l'ul- cere contumaci, e malagevoli da medicare,che quel- le del Rame. Quella del Rame confuma, e liquefi bearne, e molto più quella di quella fpecie, che chiamano Helite. Sonotuttenon poco mordaci. 11 chefàchiaro, che la confiftenza dell' edénza loro ' non è troppo foctile, ma più pretto groda . Quefto tutto delle Squame difse Galeno. Per la qual dottri- na fi può agevolmente conofeere, che la Squama dello Stomoma non è Squama di Rame, come er- rando lì perfuade Plinio, e come fi credono alcu- Err0" ni moderni Semplicifti, chehanno feguitolafuadot- -trina più predo, che andare investigandola venta demi, della cofa ; imperoche non manca chi tra colloro li perfuada, e voglia, che la Squama dello Storno- ma fia la Squama del Rame più fottile , come fi crede •Marcello Virgilio intèrprete di Diofcoridc. Non manca anco chi voglia , che la Squama dello Stomo- ma Nel quinto lib. di Diofcoride. ma horafignifichi Squama di ferro, Schoradirame, A come fi perfuade il Brafavola , come che non provino cofitorpquefte loro opinioni con auttorità, nè con veruna ragione . Bencheil Brafavola, per parere di corroborare la fua opinione, allega in fuo favore Dio- fcoride; maconqualragione, io veramente non lo soconfiderare, non ritrovando che mai fcrivede Dio- fcoride, che laSquamadelloftomoma foffe infieme- mente Squama di ferro, edirame. Ma perche non fi credeffc alcuno, cheragionadì io in tal materia arbi- trariamente, e fenza ragione, dimoftrarò prima con chriariflìme, e ferme ragioni, epofciacon auttorità grandi d'approbatiflimi fcrittori, che la Squama del- lo ftomoma non è di rame , nè di femplice ferro, ma E folamente d'acciajo . E però dico prima, che dicendo Galeno, chelaSquama del 0me , è più difeccativa di tutte le altre, cchequelladelferro è più coftretti- va di quella del rame , ma che molto più correttiva di quella del ferro è quella dello ftomoma ; arguifce ma- mfeltamcnte, chelaSquamadello ftomoma nonfia rèdi rame, nè di lemplicc ferro, mad'unoaffai più duro, epiùterreftre metallo, comeèl'acciajo. Pcr- ciocheeilendolaSqu3madeIlolloirioma più coftret- civadiquclla del ferro, e quella del ferro molto più coftretiivadiquc-lladelramc; non è cofa ragionevo- C le lo credere, che la Squama dello Stomoma lia di ra- me, nèmancodifemplicefcrro, ma ben più predo (comehòdetto) di puriflìmoacciajo . Oltreàciòil dir Galeno nel princìpio del capitolo, che fi ritrova- va Squama diramediFerro, edi Stomoma, dimo- ltra mamfeftamcnte , che lo Stomoma fia altro metal- lo, feparatodaIRame, e parimente dal femplice fer- ro; percioche fehaveficintefo Galeno, che Io Sto- moma fulleftatopiùfpeciedirame, chediferro, (la- verebbe fentto ritrovarli Squama diRame, di Sto- moma, ediFerro, enonfcparato le fpccie dallefpe- cieloro: maperchebenfapevaegli, cheloftomoma era fpecie di Ferro, lo congiunfe co'l Ferro, e non co'l éSftó IYme ',cTe Parimence fe« Paolo Eginetta . Provafi ltora..raa°ltrcalledetteiagioni,chelaSquamadelloStomoma D Hasqua fiaquelladell'Acciajo, e che Stomoma in Greco non ,'io 111 ac- lignifica altro, cheAcciajo, perAetio, eGreco,& autentichili] inoauttore, ilqualefcrivciidoal48 cap del nono libbro alcuni rimedj da torre per bocca nel- difenteria , dichiarò quivi, che cofa filile lo Stomoma deGreciconquefteparole: Deinde Vimim purum-ve- tut, quantum fatti -videbitur in nouum -vafculum in- fundito, ér laminai» ìgnitam ex ferro, quod Stomo- ma yocant , non minorem libra, in Vino extinguito , cioè: Fatto quello, infondi in un vafo nuovo" tanto Vino vecchio, epuro, quanto ti bada , e pofeia fpe- gnili dentro una lamina , che non fia manco d'una li- bra, di quel Ferro, cheli dimanda Stomoma. Enel E decimo libbro fcrivendo all'undecimo capo del modo dicurarelamilzaindurita, diceva pur egli .■ Sit au- temferrum, quod ,n ipfu exiinguitur Stomoma . Ip- fius aiHem ftomomatu jerri fquama, quam in fabrili- bus ofietms ferrum , dum ignitur, é- malleotunditur , abucit, pofted aireftmtbus hominibia utiliter exbibe- tur, cioè: Sia il Ferro, cheli dee fpegnere nelle pre- dette cofe di quello, che fi chiama Stomoma; la cui Squama fatta nelle fucine da' fabbri, mentre che'Ifer. ro infocato fi martellaci dà polcia utilmente àgl'huo- minirobufti, come fono i villani. Enel 14.al24.cap. diceva : Squama aiitem ferri , prafirtim Stom'oma- tis , amplioris adftricìronir particepr eft , cioè : La V Squama del Ferro , emaflìmamente diquello, chefi chiama Stomoma, èpartecipedi maggior facoltà co- rrettiva. Le quali auttorità manifeftamente dimoftra- no , che altro non fia lo Stomoma de'Greci , che il no- flro acciajo , il quale non è altro, che la parte più dura, cavata con certa arte dal ferro. H perche, feguitando* i moderni Medici l'intentioni, e d'Aedo, e di molti altri antichi , ufano di fare fpegnere anch'effi l'acciaio infocatOjhor nell'Acqua , fior nel Vino, hora nel Lat- te, & hora in altri liquori ; nella difenteria ,& in ogni 737 altromorbo, ovefeglirichieggà ; psreioche molto maggiore facoltà coftrettiva vi fi ritrova , che nel ter- rò . Laonde realmente fi può dire, che gl'antichinon intefero altro per la Squama dello Stomoma, chequel- Ja dell acciajo, emaflìmament di quello, che fi bat- te in su l'incudine, quando fifa il taglio, ò la punta non folamente al l'armi, ma ancora à ciafeuno altro mftrumento, ches'adoperi per le fabrichc di legna- me, e parimente per coltivarla terra. Eperòbcn di- ceva Attuano nel fuo libbro delle compofitioni de" medicamenti; deferivendo l'Egittia d'Andromaco ■ Multò reddetur utilior ,Jifq„amam, ade , aut mu- crontbus decuffam , quam appellant Stomomatir, pari pontiere fibi afeìfeat , cioè: Diventerà aliai più utile, fefiglimctteràdentroilparipefo diquella Squama , cnefifcuotc co'l martello dal taglio , e dalle punte , laqualfi chiama di Stomoma. 11 che replicò pofeia poche righe difetto. Puofi quello medefimo chiara- mente conofeere in Galeno nel primo, enei terzo lib- bra delle compofitioni de'medicamenti fecondo i luoghi, dove mette egli in divelli medicamenti peri" Alopecia la Squama del ferro Stomoma . Ma fe pure fi ritrovane alcuno cosi oftin.ito, che non fi fodisfacef- ieconlauttoritàdicosidegni fcrittori, chiarifehife- ncalmenopcrquello, che nefcrifle Ariflotile, info- gnando alar l'Acciajo, chiamato dai Greci Storno- ma al quarto delle Meteori, così dicendo : T» r.trxi xxi di i upyxjfii a cìSrum, c3r£ Cypx yiyn; Sai, W VX iv viy uaSxi, xui Tei r^àfixTx roiì ami m , ùìi a%ccfìx, o'txv iivo\- Xxkis TdSxpixxi KxSxpSs yinrxi, tS rouùjpx yiymxi ì woku aif Si *o\Kàxs Sun, ttù ri imaìxv yiyvéxi ro- yur , >:« » o-x&fiov ixixrrv ; ZmxxSxwftìm , tnjY apWtr uiSlifo! ììkxitxittu tXpm ivoxx Sxpc-m , cioè- Liquefafii il ferro già lavorato , fino che fi faccia fluf- libile, e di nuovo li rindurifea , & in quello modo fanno lo Stomoma ; impcroche la fpuma, ò vero fcoriafàrefidenza, e fi purga andando à fondo . Il che tacendofi fpefle volte , e divenendo perciò puro , e netto, quello fteffo fi fà Stomoma . (Quello non tanno ipefle volte; imperoche nel cosi raffinato fi perde molta foflanza, epefamanco. Ma è però mi- gliorterroquellopcrquclfoeiTctto, che contiene in lcmancofuperfliiitàda purgare . Quello tutto diffe Anit°cl c- La CU1 do"fina feguitandohoggi tutti i maelln de forni dell'Acciajo non altrimenti ancor e dì lo tanno; il perche non fi può, fc non dire, die Pli- nio, il Secretano, e parimente il Brafavola fi fieno di gran lunga ingannati . E però dico , che fe Diofco- ride havefle tenuto, che la Squama dello Stomoma folle (tata Squama di Rame, non n'havrebbe fatto egli particola!- capitolo, ma trattatone nel capitolo precedente, ove fece di Squama di Rame diverfe fpe- cie. lIehedimoflramanifeftamenteSerapionea'407. capitolidelfuovolumede'femplici; percioche tutto quello, chefcr.fieDiofcoridedclla Squama delloSto- nioma, IcnikeglidellaSquamadclferro, compren- dendo infieme co 1 Ferro ancora l'Accia jo . E fe ben fi ritrova fentto in fucilo capitolo in Diofcoride che la Squama dello Stomoma nelle facoltàfue è limile à quella del Rame, quantunque non così valorofamen- tefolvaellailcorpo; dico chetai fcrittura ("come in molti luoghi dituttoquellovolumeintcrviene ) può agevolmente edere (lata corrotta da gli fcrittori ; & in quella medelìma opinione ritrovo edere flato il dottif- fimo Jano Cornano nelfuo còmento fatto fopra i lib- bri delle compofitioni de'medicamenti fecondo i luo- ghidi Galeno. E tanto più, chefecondolamentedi Galeno, edegli altri Greci, non fi ritrova, che la Squama dello Stomoma fia fimileàquefìadelRame percioche quella folve il corpo,equella valorofamen- telo nllagna . Oltre à ciò non ritrovo.che mai fia (la to in ufo per fare il taglio.e le punte alle ferramenta al- tro metalo.che l'Acciajo.E però non poffo,fe non ma- ravigliarmi della pertinacia di coloro, chea'trimen ti fi pervadono. Il perche volendoli pur dire'la veri- A*a tà, fia- 738 Difcorfi del Matthioli A tà, fiamocoflretti à efedere che laSquama dello fto- moma non fia altro , che Squama d'acciajo . 11 quale per eflTere finalmente Tempre flato in ufo per fare il ta- glio , elepuntealleferramenta, il quale taglio chia- mane i Greci rcfia^a , chiamarono I'acciajo parimen- te ilomoma. 11 che dimofha Accio, quando dice : Sia il ferro infocato, che fi debbe fpegnerc nelle pre- dettecofe, di quello che fi chiama ftomoma . Quefto vocabolo deriva vera mente da ropu, che vuol direla bocca ; percioche il taglio , e parimente la punta del- le armi, & altri inllrumcnti non fono altro, che la bocca loro. Onde fifuoldire à coloro, che fanno malavita; Tu perirai nella bocca del coltello . Ecofi come noilachiamiamo acciajo, per acuire i tagli, e lepunte; cosiparimente lo chiamarono i Greci fto- moma dall'effetto , che egl i fà in far la bocca all'armi. Plinio quantunque non fapefte, che cofafulfe appref- fo ài Greci llomoma, chiamò però al 14.cap.del 34. lib. l'acciajo , Acies onde pofeia l'habbiamo chiama- to noi Acciajo, come fanno anco gliSpagnuoli, i quali lo chiamano Acciel, & i Francefi Acier. Per tutte dunque quefte ragioni, & auttorità lì può age- volmente credere, che cafiupx più pretto derivi da «>- fi* che da quefto verbo roftmi , quantunque non fia pe- rò del tutto da rifiutare l'opinione di coloro, che vo- gliono , che «fto/fea derivi da rosoni , figniiìcando quello verbo appreftòi Greci hor indurne, & hor far il taglio, e la punta all'armi. Finalmente non cre- do, che di gran lunga fallarebbe, chi connumcrafte tra laSquama dello ftomoma , quella fotciliflima par- te, che leva via la ruota nel fare il taglio dell'armi , e d'altri iftrumenti dell'acciaio : quantunque per cf- fcre mefcolato con la pietra, non lìa ella cosi pura , come quella, che fe ne feuote col martello. Chia- mano iGreci laSquama del rame AmsXct\xà: i La- tiniSquama seris: iTedefchi kupferfchlag : li Spa- gnuoliEfquamadecobre . LaSpuama dello ftomo- ma i Greci AewiV roy.opxns : i Latini Squama ftomo- matis: gl'Arabi Tubel, Batiture fabartam , &cortex alias : liSpagnuoliEfquamade azero . Veli' Engine Raple . Cap. %o. L'Erugme Rafie fi fà in quefto modo . Mettefi fortìffimo Aceto in un barile, ò -vero altro vafo fimile, e cuoprefi, voltandogli fopra un -va/odi rame concavo, e fe non concavo piano , e ferrafi attorno^ , che non ifipiri da banda alcuna , e lafciafi cojì dieci giorni continui, e pofeia fi difeopre, e radefl l'Erugi- ne che à tal coperchio fi ritrova appiccata . Faffi an- cora in altro modo cosi . Tolgonfi della, laminette di rame , e fofpendonfi in un vafo d'Aceto , ma che però non lo tocchino, e doppo d dieci dì fi rafehiano . Mei- tonfi ancora nelle vinaccìe , che non fien frefche , ma che cominciano già à diventare acetofe, una lamina, over più di rame, e cavanfi pofeia fuori , e radonfi. E affi parimente delle limature del rame, e fimìlmen- te.di quelle lamine, tra le quali fi batte l'aro, che fi fà in fogli, irrorandole d'Aceto, ewuoltandole tre, ù ver quattro volte, lafciandole fino, che facciano l' Eru- gine. Elicono ancora, che l'Erugine fi genera natural- mente in Cipro nelle cave de' metalli fopra à certe pie- tre , che tengono alquanto di minerà di rame , dalle, quali fiorifee fuori ; e che parimente difilla da certa fpelonca al tempo, che falda la canìcola: ma dicono la prima effer poca, ér ottima, e quefta della fpelonca efjere abbondante, e di buon colore; ma molto peggio- re, per effer tutta piena di pietre. Falfificafi l Enigi- ne in più modi; percioche alcuni v'incorporano dentro Pomice, altri Marmo, ér altri Calcantho . Mavì fi conqfie la Pomice, ò veramente il Marmo, bagnando il dito graffo della mano finiftra , e ftropicciando con effo l'F.rugine , e tenendo nell'altra mano il pezjtfl in- tiero; imperoche coti facendo , l' Erugine fi disfà del tutto : ma il Marmo , ér la Pomice non foh re/lana fitto al dito intere fenzjt disfarfi, ma bagnandofi bene, D e fregandofi, diventano Jenfatamenie bianche . Oltre à ciò l'Erugine fincera mefìa Jotto al dente , cede al morfo , fenzji feniirvifi nè ruvìdexx." > "è afprexX," alcuna . Quella , che è fofiflicata con Calcantho , sì co- nofee con il fuoco ; imperoche diftendendosì fopra una lamina, ò vero vafo di terra, e meltendofi à bragia- re fopra alla cenere calda , ò vero carboni infocati , fi mutarà dì colore , e diventerà rojfa tutta quella parte, ove farà incorporato il Calcantho ; imperoche di fua natura diventa rojjo abbri/giandofi. Dell' Erugine chiamata Scoicela. Cap. 51. L'Erugine , che chiamano Scolecìa , è di due fpe- cìe: l'una cioè minerale, e l'altra artificiale, la quale fi fà così . Mettf in un mortajo fatto di rame di Cipro una me%J(a hemina d'Aceto bianco forte , e tanto fi mena attorno con il peftone pardi rame, che l'Aceto fi fpeffifee, come un linimento'. ér all'horavi s'aggiunge una dramma d'Alume ritondo, con altret- tanto Sale minerale, tra/parénte , ò vero bianchi/fimo marino, e faldo , ò vero con il pàri pefo di Nitro : e così fi trita tutto ìnfieme al Sole ne' tempi più cal- di, quando falda valorofamente la canicola, fino che verdeggi dì colore d Erugine , e che fia fatto benefpef- fo , e graffo ; ér all'hora fe ne conformano vermicelli filmili à i Rhodiotti , e ripongonfi. Diventa molto pili efficace , ér acquifta «fai miglior colore , metiendofii nel mortaio due parti d'Orina vecchi a conunà d'Ace- to, e facendofi il refto, come di fopra s'è detto. So- no alcuni, che prendono l'Erugine r afille , la qualenel farfi non riufci bene, csr impaftandola con Gomma , la vendono conformata in formelle; ma quefta fi vi- tupera , come cofa contrafatta . Fafsi ancora una Eru- gine da gl'Orefici per faldare l'Oro , con Orina di fan- ciullo vergine, menata parimente in un mortaio dira- me di Cipro con il pefiello del mede/imo. Sono tutte II Enfine fiopraficritte nelle virtù loro corrìfpondenti al Rame abbrugiato, come che elle fieno più valorofe nel- le loro operationi . E' però da fiapere , che la migliore Erugine, che fi ritrovi, è la minerale , chiamata Sco- lecìa, e dopo quefta, laRafìle, e dopo la Rafile , quel- la che fi fa per arte , quantunque fia quefta mordaciffi- ma, e molto più coftrettiva. Quella de gl'Orefici cor- rifponde alla Rafia . T utte fono correttive, affottiglia- tive , e calide : levano le cicatrici da gli occhi , fanno lagrima' e , fermano l'ulcere, che mangiano la carne , prohibifeono tìnfiammagioni nell'ulcere, ér incorporate con Olio , e con Cera cicatrixjtno l'ulcere : cotte con Mele, ér applicate, tolgono via i calli , emondifìcana l'ulcere fordide incorporate con Ammoniaco , ér appli- cate in forma di collìrio', confumano le callofità delle fiftole: fono utili alletumefattioni delle gengive. Un- te con Mele, affotiigliano valorofamente le palpebre; ma bifogna fùbito dapoi fomentarle con ima /pugna abbombata d'acqua calda . Incorporate con Ragia di T'erebintho ìnfieme con Rame , e Nitro , cacciano , e difettano la fcabbia . Abbrugianfi tutte trite , e mefle in una padella dì terra fopra gli ardentìffimi carbo- ni, mefcolando fiempre , fino che fi mutino in colore di cenere, e poi come fono fredde, fi ripongono per il loro ufo . Sono alcuni , che le abbrugiano in una pi- gnata di terra cruda , come s'è detto i ma non fempre però diventano dì un medefimo colore. L'Erugine, per effere di verde colore, chia- E„s;„e mano gli Speciali, &i moderni Medici Verde fiiatfam rame, del quale fe n'hà in ogniSpeciaria abbondan- "onc- r.a; quantunque poco fe ne ritrovi delfmcero , che non fia fofifticato . LaErugine fi ritrova (fecondo cheriferifceDiofcoride.) fàctain diverfìmodi, cioè dalla natura nelle cave delle minerc, & indiverfi modi per arte. La minerale à i tempi noftri non fi porta, che io fappia, di Cipro in Italia. Et imperò mancandone la migliore, ufiamo la mediocre, che fi fà con l'Aceto, e con le Vinaccic 5 percioche la Scole- cianon Nel quinto lib. di Diofcoride. A eia non è anco ella à i tempi nofi ri in ufo . Penfanfi al cuni, chc'l verde rame fia il fior del rame, in cambio del quale s'uia giornalmente nelle Speciarie . Mafo- no coltolo veramente in grande errore, per le ragioni ENigin ì detl:e ampiamente di fopra al proprio capitolo del fio- foitre da re del rame . Scriffe dell'Enigmi Galeno al 9. lib. del- oakno. le facultà de' femplici , cosi dicendo : L'Erugine è ve- ramente al gufto acuta: digerilce, tira, liquefinoli folamentelacarnetenera, ma ancora ladura. Oltre àquefto è flato detto di fopra, chefono alcuni, che chiamano quelli limili medicamenti cicatrizativi, per ritrovareeglino, che applicandofi tutti fottilmcnte folo con la punta dello ftile in poca quantità in sii l'ul- cere, che fi dilatano, il giorno feguente fi fono riftret- te : quantunque lappiano quelli tali, che fé ve ne met- teffèro maggiorquantità, ritrovarebbero l'ulcera non fminuita, ma tutta correla, e mangiata; impcroche veramente corrodono, eliquefannolacarne; effen- doche i medicamenti cicatrizativi ritirano, confli- pano,flringono, e indurirono in modo di callo. Ma l'Eruginc morde fenfibilmenteilguflo, nonché le piaghe dell'ulcere. Quefto è ben vero, chemetten- dofenepocaconaffaiquantità di ceroto, quella tal miftura veramente aftergerà fenza mordere. E' flato detto di fopra affai della natura di cosi fatti medica- menti; c come ancora molti s'ingannano incotali compofitioni , affegnando ad alcuni medicamenti virtù incanutiva, ecicatrizativa, à cui tali facoltà punto non fi convengono. E però dico, che quelle non lopoflònofare, mabene icompofiti, chedi lo- ro fi fanno. Chiamano fEruginerafilei Greci Tóvlu- Nomi. roV, elaScolecia Ti; mt&toi%; i Latini Aerugorafilis , &Aerugofcolecia : gl'Arabi Ziniar , &Zengiar : i Tcdefchi Spangruen : li Spagnuoli Cardenillo : i Fran- cefi Verderis, &Verdet. Della Ruggine del Ferro. Cap. %2. LA Ruggine del_ ferro è cofìretiiva . Riftagna ap- plicata 1 ftufjt delle donne: e bevuta non lela- feia ingravidare. Fattone linimento con Aceto, medi- ca il fuoco facra , e le bolle : è utilijftma alla ruvi- dezza delle palpebre , à i panaricci , & alla carne fuperflua, che crefee appreffo aU'tmgie . Giova alle po- fieme del federe , ferma le gengive , mitiga le poda- gre, e fà rinafeere i capelli. Il pino, ò -veramente l' acqua, ove fia fpento il ferro infocato, giova be-ven- dofi , à ifiujftf.omachali, alla difenteria, di difet- iofi di milzji , alle paffioni coleriche , cjr à gli flo- machi dijfbluti ■ Della Spiuma del Ferro. Cap. 53. LA Spiuma del ferro, la qual chiamano Scoria, ha lemedefime forxe , che hà la ruggine, ma non pero e cosi -vnlorofa . Giova bevuta con Aceto mela- to, a chi haveffe prefi t Aconito . «Kiae, t T A Ruggine del Ferro, e parimente IaSpiu- uma dil_j ma, la qual ancora fi chiama Loppa, chiamata rc°a'm™^T;'%dlfC^ e P^à non gli one. tadibilognod altra dichiaratone. Maacciocheniu- no s'inganni, la Scoria del Ferro, e parimente del Rame , non fono , come fi penfano alcuni, la Squama la quale volgarmente chiamiamo Scaglia; perciochè quella cafea dal Ferro . mentre che infocato fi batte in sùl'incundine, epuolli ricolare, e ridurre un'altra volta in Ferro. Ma la Scoria è quella fiiperfluità fpu- gnofa,cheà modo difpiuma efee nella fucina dal Fer- ro, laqualenoichiamiamoSpiuma, &altriLoppa • equeftanonlipuòpiù ritornare in corpo : perciochè 1?feitfàètuc.tamaceriafuPei-'flua' cterreftre. Scriflfene Gale- Galeno. no al nono delle facoltà de' femplici, cosi dicendo • Tutte le Scorie fono medicamento difeccativo,ma più di tutti quello,che fi f à della Scoria del Ferro . Macino io quella fottiliffimamente nell'Aceto fortiffirno, e 739 B pofcia la cuoco , e cosi l'ufo per medicamento valoro- iillimo per dileccare l'orecchie, cheper lungo tempo hanno menato la marcia.- di modo, che fe ne maravi- gliano tutti coloro, che me la veggono cosi preparare, noncredcndofiavantiallafperienza, che l'orecchie pollano patire un tal medicamento . Oltre à ciò quella dell'argento , la qual chiamano Helcifma , fi mette an- cora ella 111 alcuni empiaftri difeccativi . Chiamano la Ruggine del Ferro 1 Greci ti oiSupov. i Latini Rubilo Nomi- Ferri : gl'Arabi Seda alhalid : gli Tedefchi Eyfen roll • iFranceliRuilIcurede Fer. Faffidel Ferro un'Olio utile a molte cofe, inqucfto modo. Prcndefi diFer- rolimatofottile, edipoi calcinatoquanto ti piace , ò ™- r ( veramentealtrettantodiRuggined'Anchora, efafìe- ro, è t ne polvere ben fottile,e mettefi in Aceto fortiffimo di- virt" ■ itillata in una boccia di vetro, tantoché l'Aceto fo- Pravanzila polvere quattro buone dita , e dipoifi col- loca la boccia mputrefattione,ò in bagno d'Acqua calda, o nel letame caldo cavallino, fintanto che 1' Aceto diventi roffo;il quale fi vota pian piano dipoi in un altra boccia, fin che vien chiaro, e rimettefi dell'al- tro Aceto lambicato fopra il medefimoFcrro,e di nuo vo fi pone in putrefattane, come è flato detto di fo- pra , e cosi fi là più , e più volte finche l'Aceto non d i- venta roffo . Prendili dipoi tutto l'Aceto rubificato , e inetteli m una boccia con il fuo cappello , e diftilafi à fornello di cenere fin che vien fuori tutto l'Aceto chiaro come Acqua. Ciò fatto togliefi la boccia fuor- dei fornello, e rompefi, e cavafenefuori tutta la mate- ria Ferrea, che vi fi ritrova in fondo. Quella dipoifi trita , e mettefi in un'altro vafo netto , egittavifi lopra tanta acqua communc lambiccata , che lo ricuopra , e fopravanzialquanto, cmefcolanfi bene infieme , c di nuovo fi mettono in putrefattioneperdue giorni continui, dipoi fi tira fuori, e lambiccali per feltro e mettefi tutto quello, chenediilillainunvafo, ela- feiavifi fin tanto , che fi converti in Sale , il quale final- mente fi trita, e mettefi in una Aorta di vetro ben la- vata, e cavafene con fuoco ben potente l'Olio, il qua- le lambicca fuore ben roffo , e ferbalì poi quello dili- gentemente 111 un'ampolla di vetro per effér medica- mento raro, & eccellente in tutte le difficili oppillà- tioni dei legato, e della milza, dove non vagliono ->!' altri medicamenti.- manon fi deve dar fe prima nonfi purgano ipatienti con medicine, chcaflottigliano"l" humon.e purghinoli corpo.Datli al pefo d'una dram- ma ne difetti del fegato con acqua d'Indivia , di Cico- r,'.a„' ? , AS"monia , e in quelli della milza con acqua dAfpleno, d Adiamo, ò di Tamarigio . Valcpari- inenteatuttiqueidifettiàcuivagliono (come fcrive Diolcoride) laRuggine, elaSpiuma del Ferro . La .Spiuma del Ferro, chiamanoi Greci HxW« Sxripa ■ i M ■ l Latini Scoria, Stercus, &Recremcntum Ferri : al' ' Arabi Chabdtaladid: gli Tedefchi Schlatai : li Spa- gnuoli Mozo di herrera, Mozodefragua. Del Piombo lavato. Cap. 54. LAvafi il Piombo in queffo modo . Mettefi 'dell 'ac- qua in un mortaio di piombo , e con un peftone del medefimo piombo fi menatanto attorno, che l'acqua di- venti nera, e che s'ingrofji d modo di Limo, e diventi httofa, e colafi pofeiaper mintela di Lino, aggiungen- dovi di fopratanta acqua, che pojfa finire di paffaretut- ta la materia rifoluta : e fafft quefto medefimo tante ■volte, che fien'habbiaà baftanzji: e come hd fatto lare- fidenz.a , fi cola fuori la prima acqua , & aggiungeuìfene dinuona, elauafi, come fi fd laCadmia , fin fantesche nonreftinell'acquaakuna negreXx.a: e poi fe ne fàTro- cifei, e riponfi. Sono alcuni, che prendono la limatura del piombo, e lo macinano inun mortaio di pietra con unpeftonepur di pietra, ò vero che lo fregano con mano mefiendout dentro dell'acqua à poco àpoco, fino che dì- uenti nera : e come hàpofiia fatto la refiden^a al fon- do, fcolano l'acqua, e formano i Tronfici; imperoche macinato fottilijfmameute , diventa fimile alla C ' enfia. Aaa 2 Alami D 74° Difcorfidel Mattinoli Alcuni altri mettono con la limatura del piombo un A poco di piombaggine, affermando il piombo così lava- to effer molto più valorofo . £' nelle virtù fue refri- gerativo, coflrettivo, riempitivo, mollificativo ; ir imperò riempie le concavità dell'ulcere, ri/lagnai fiuf- fi de gli occhi, & abbaffa la carne [uperfiua nell'ulcere ; ri- Jìagna il [angue : giova con Olio Rofaio all'ulcere , pojteme, e morrhoidi del federe , e parimente àqueW ulcere, che fono malagevoli da confolidare . Hàuniver- falmente tutte il valore dello Spodio, eccetto che non induce le crqfte . Fregato il piombo finceio, giova al- le piaghe dello Scorpione, e Dragone marino. Del Piombo abbrugiato. Cap. ^5. lì IL Piombo s'abbrugia così. Prendi il piombo futil- mente laminato, & acconcialo in un vafo di ter- ra nuovo, e polverizzagli fopra del Solfo-, e così va aggiungendo un fuolo di lamine, e uno di Solfo , fi- no che'l vafo fia pieno: mettilo pofcia à fuoco, e co- me il piombo è bene infocato , mefchia eoa una ver- gherà di ferro , tanto che tutto fi converta in cene- re, e che non ve n'avanzj alcuna parte, che non fia abbrufeiato, all'hora cavalo fuori ferrandoti benìffi- mo il nafo; percioche molto nuoce il fuo vapore . Faf- C fi ancorai, mettendo nel vafo la limatura del piombo infieme co'l Solfo, àr abbrugianiolo . Sono alcuni al-^ t i, che mettono le lamine del piombo in un vafo di terra crudo, come s'è detto, & illui angli fopra il co- perchio , che habbia un picciolo fpiracolo , e così l'ab- brugiano nel fuoco , ò vero nella fornace . Meitonvì alcuni in cambio di Solfo la Cerufa , ò vero l'Orbo . Alcuni prendono folamente le femplici lame , e così le bugiano fopra àrdenti/fimo fuoco , mefehiando conti- nuamente con una vergelletta di ferro , fino che diven- ta cenere. Ma queflo modo è il più difficile, e fe s' abbrugia in lungo, diventa di colare , come Spiuma d'argento; nientedimeno à me più piace l' abbrugiarlo ìiel primo modo . Lavafi il piombo abbrugiato , come la Cadmia , e riponfì . Hà le medefime virtù , chel V piombo lavato, ma in vero affai più potente. Della Spiuma del Piombo. Cap. 56. D'Ella Spiuma del piombo, la qual chiamano Sco- ria , quella è veramente la migliore , che è den- fa, malagevole da rompere, che fi rafjembra alla Ce- rufa, che non hà in fe parte alcuna di piombo, che fi accolla nel colore al roffo , e che nel fuo fplendore fi rajjomiglia al vetro. Hi le virtù medefime del piom- bo abbrugiato , ma è veramente più coftrettiva . La- vafi nel mortaio infondendogli fopra dell'acqua , & E [colandola pofcia fuori, come diventa rojja : e così fi fa tante volte, che fi confumi tutta la [piuma: e co- me l'acqua hÀ fatto la refidenxjt , fi [cola leggiermen- te, e fanfene Trocifci. Della Moli bdoidet cioè Pietra Piombarla. Cap. 57. LA Pietra chiamata Piombarla , per effer fimi le al piombo , hà la virtù medefima della Spiu- ma del piombo, e lavafi nel medefimo modo . scoria di npAncofonochurigl'arteficjdifareil Piombo la- Piombo, c I vato,edell'abbrugiarlo appretto a Diolcoride, (""'c'm"'1' e cosi chiaramente detti, che non accade far fopra ciò altri difcorli per maggior dichiaratione. Maeoe- nedafapere , che quella parte di Piombo, la quale chiama Diofcoride Scoria, e noichiamiamoSpiuma, & altri Loppa, non è in modo alcuno quella Piom- baggine , che fempre reità nel fondo del vaio , quando fi cola il Piombo, percioche quella non è altro , che Piombo, che incominciava già à calcinarli: epuofli agevolmente ridurre in Piombo puro, come fifa an- cora con il Litargirio . l.a Spiuma dunque del Piom- bo fi fà folamenre nelle fornaci , dove fi cola la fua ve- na; imperoche come èfufa nella fornace , lafciano gl'artefici fuori il Piombo della fornace un per cana- le in unapropinquafoffa, ecome è bene apprefso , avantichefi freddi, gli gittano addoflo dell'Acqua fredda, e cosi fi fpoglia dalla Scoria. La quale (come fcrive Diofcoride) èmoltodenfa, edurada rompe- re, rolligna alle volte, & allevoltebianca , elucida come un vetro fmaltato. Di qui è che in sù'l Trentino , & in altri luoghi d'Alemagna , fe ne veggono di fuori dalle fucine, gittate via da gli artefici, non piccioli monti, come fanno ancora con quella dell'Argento , edelRame. Servonli alle volte di quefta gl'artefici , quando le minere, e le vene de metalli fono magre, e difficilmente fi colliquano ne'fomi ; imperoche ag- giuntovi una parte di Scoria, filiquefanno affai più agvolmente . Honne ritrovato io alcuni pezzi lineati di diverfi colori , per eiTèr di diverfi metalli , che pare- vano belliiTimo Smalto . Et imperò è veramente necef- farioàchifivuolchiariredicosifatte cofe, non cer- carlenclleSpeciarie, mane'luoghi delle minere, e delle fucine loro, ovenafeono, e fannofi parimente con l'arte. Ma qual fia hoggià noi quella Pietra chia- mata da Diofcoride Molibdoide, cioè Piombarla » Mj™d^ nonritrovo però chi ini fappia moltrare, fe gianon oltionc. foffe alcuna forte di Marchefica, che molto fi raffo- migliafie nel fuo colore al Piombo, cornee quella.che chiamano Matchefita di Stagno: benché quello non poffo io affermare, per non havere altro auttore ri- trovato , che più diffufamenre ne parli di quello, che v habbia fatto Diofcoride, il quale così brevemente ne fcriffe, che non è poffibile per la fua dottrina cavar cotìrutto, checofa fia quefta Pietra Piombaria.come che agevolmente ancora fi potefledire, chela vera Pietra Piombarla fial'ifteflavenadel Piombo, come tengono la più parte de'Semplicifli.Scriffe del Piombo ampiamenteGalenoal nono libbra delle facultà de' Piombo femplici , cosi dicendo : Il Piombo hà virtù refrigera- >g™0 * toria; imperoche non folamente contiene in fe molta foftanza numida congelata, e riltretta da frigidità j ma ancora aerea, e poca terrea. Che dunque habbia eli affai di humida effenza condenfata dal freddo , ce nepuòdarmanifettofegnoilfonderfi predo, che fa egli , quando fi mette al fuoco . Che fia parimente partecipe ancora di foftanza aerea, fi dimoflracosi . Di tutte le cofe, che conofciamo.folamente il Piombo bocrefee, edi corpo, edipefo, fc fi ripone egli m luoghi fotterranei,dovefia l'aria cosìtorbida.che ogni cola, che vi fi pone, faccia la muffa : Et impero pm volte è flato veduto, chc'IPiombo, con il quale s impiombano, e legano i piedi delle ftatue, c molte volte crefeiuto , e qualche volta tanto, che pendeva dalle pietre in gocciole, comefà il Crilfallo. Il che è probabile argomento dell'humidità , e frigidità fua, avanti chetu nefaccifperienzaalcuna. Ma le cofe feientifiche, ecerteficonofeono con l'efpenenza ; imperoche infondendo che liquore, che ti piacene! mortaio di Piombo , e menandovelo bene dentro con il pellone pur di Piombo, fino che'l mortajo, & il pcflonc vi lafcino della fuflanza loro , farà veramen- te queflo medicamento compoftod'amendue quelle cofe, molto più frigido, che non era il liquore, che vi fu infufo ; quantunque tu vi metti , o Acqua , 0 Vi- no picciolo debole, &acquofo, òvero Oho,o vero altro limile, cheti piaccia. Ma volendo ancor fare un liquore molto più frigido, fachelOliofia Omta- cino, òveroRofato, òdi Mele Cotogne, o vero di Mirto. E volendo tu ufareit liquore, che ne fortira fuori , havrai veramente ottimo medicamento alle po- fteme del federe con ulceragioni , ò vero fiflure , e pa- rimente à quelle, che nafeono nelle membra genita- li, ne tefticoli , e nelle mammelle; e cosi ancora ottimo medicamento daufare nel principio in tut- ti ifluffi d'humori, che feorrono all'angumagiie , ai piedi, Nel quinto lib. piedi, òinqilalfivogliagiuntura delle membra. E' fimilmence utile in tutte l'ulcere ribelle, e contuma- ci: &imperòfetul'uferai ne' cancheri, tu ti mara- vigliarai veramente della virtù fua. Oltre à ciò fe tu vorrai ricorre purafìai fucco di piombo, sforzati di macinareilliquore alSole, ò vero in luogo, dovefia fcaldata l'aria perqualche altra via . Efappi, che ha- vrai molto più valorofo quello medicamento, fe vi macinarai qualche fucco refrigerativo : come di Sem- previvo, di Cotiledone , d'Endivia, diLattuca, di Condrilla, diPfillio, d' Agretto, e di Portulaca . E fe qualche una di queltc piante li ritrova, che non co- si agevolmente fi converta in fucco, come fà la Portu- laca, mefcola con effe alcuno de gl'altri fucchi, come verbi gratia, l'Agrelto, il quale mefTo per fe folo , e menato nel morta jo predetto , fà un medicamentolrc- frigeratorio bellifsimo . Oltre à quello il piombo tira- to in lamina per fe folo fi mette insù i lombi de gì' athlcti, quando fono molelìati da fogni venerei ; per- cioche gl'infrigidifce non poco. Parimentcfartone una lametta fottile,e legato fopra alla nodofità dc'ner- vi, gì i rifol ve . il che benifsimo s'impara da Hippocra- te. Et imperò non è maraviglia, fe'l piombo abbru- giato, e più volte lavato , diventi refrigerativo, effen- do avanti al lavare di milla natura . E quello medefi- mo medicamento, cioèil piombo brugiato, è vera- mente ancora elio buono all'ulcere contumaci , e ma- ligne: ma quando è poi lavato, certamente è molto migliore, e per riempire l'ulcere, ecicatrizarlc. E' convenevole per quelle ulcere, chechiamano chiro- nie, epertuttelecancherofeufatocosiperfe folo, e parimente mefcolato con altri medicamenti cieatri- zativi, come è quello , che li compone della Cadmia. Maèdafapere, che fe la fanie abbonda, bifogna me- dicare ogni giorno: ma altrimenti ogni tre,over quat- tro giorni . E bifogna di fuori mettergli fopra una fpu- gna abbombata d'acqua fredda,riabbombandola fem- pre ogni volta , che ella fi difecca . Chiamano i Gre- ci il Piombo lavato MoM/JdV nnr'hviiims : i Latini Plumbum elotum . L'abbrugiato chiamano i Greci ~Mìjyij3 y.txuv[j.si>oi : i Latini Plumbum utlum. La Spiuma del piombo chiamano i Greci Xv-topìx [>loXi[2ov : i Latini PI limbi exerementum , & Plumbifcorria. La Molibdoide chiamano i Greci ^AikifiSotiSiio : i Latini Molybdoide, & Lapis plumbarius. Dello Stimmi) ò vero Siibio. Cap. 58. L'ottimo Siibio è quello , che è fplendidìffimo , e che lampeggia à modo di lucciola , e che appare nel rom- perfi crojlojo , e che non hà in fe teira , nè fordidezjcjt al- cuna-, e che è frangibile . Qtiefio chiamano alcuni Stibi , ér altri Platiophthalmo . Havìrtùdicofirignere, difer- rar e i meati) d infrìgìdare , di confumare lacrefcenx^a della carne , di cicatrì^are l'ulcere , e dì mondificare /' ulcere, e limmonditie de gli occhi: ri/lagna il fangue , che procede da i pannìcoli del cervello : & univerfal- mente hd le virtù medefime , che hà il piombo abbru- giaio: ma particolarmeìite nonlafcìa levare le vejcicìye alle cotture del fuoco , quando fe ne fd linimento con Graffo frefeo: e confolida con Cera, e un poco dì Ceru- fa quelle, che di'già hanno fattola crofia . Abbrugiafi facendogli una coperta di pafta di farina infoino , e mefio pofeìa fòtto ài carboni , fino chelacoperta sincar- honifea: cavafi cojì infocato , e fpegnejiin Latte dì don- na, chehabbia partoriiounmafchio ,òveramentenelpi- no vecchio . Abbrugiafi ancora, mettendoji fopra à i carboni, e fofjìandqfi , fino che del tutto s' infuochi ; ma quando s'abbrugia troppo in lungo, diventapiom- bo . Lavafi come la Cadmia , e il rame . Sono alcu- ni, che lo lavano come la Spiuma del piombo. LO Stimmi, ò vero Stieio chiamiamo noi Anti- timonio; perciochecosìchiamanolo Stibio Se- rapionc,& Avicenna, daiquali hà fortito pofeia tra di Diofcoride. 741 A gli Speciali , tra i Medici , & Alchimifli tal nome! En- ne in quel di Siena la minerà in più luoghi , ma eccel- lcntiffimo fi ritrova nella maremma, in quel di Mal- fa, & ancora à Sovana , & in sù'l contado di l'anta Fio- re à Selvena.A Venezia fi porta fufo in grandinimi pa- ni d'Alcmagna . Dicono i maefrri , che fanno le cam- pane, chemcttendoleneunacertaquantità tra'l me- tallo loro, le fà molto più refonanti . Adoperanlo an- cora in più cofe gli Stagnari, e coloro parimente , che fanno gli fpecchi: e cosi ancora quelli, che gittanó le lettere delle Stampane. 11 Brafavola d.ce, che 1' £rrore dei Antimonio folo in quello è differente dal piombo , Erafavola cioè, che l'Antimonio (ittita, e non fi fonde, cche'l B piombo fi fonde, e non fi trita . Ma in vero l'Antimo- nio fifondeancoraeglibeniffimo, comehò piùvol- te fperimentatoionelfareil mioOlio d'Antimonio , il quale ulo in tutte l'ulcere maligne con molto bel fucceflo; percioche per far tal cofa più , e più volte fi fonde, per purificarlo bene . Maqueflononè qucll' Olio d'Antimonio , che fannogFAlchimiili per tin- gere l'argento in color d'oro,ma afiài differente, quan- tunque torfe più oro vaglia, che non vale il loro. E però panni, chelìauna feiocchezza il dire, che 1' Antimonio non li fonda; anzi che accompagnato nel cruciuolo con ogni metallo pretto lo fà fondere , e di- codelferro, e dell'acciajo ancora : e però afiài n'ado- C perano coloro, che fanno le palle per l'arteglierie grolle per far fondere il ferro . Scrivendone Plinio al lefto capitolo del 33. libbra cofi diceva : Nelle mede- fime minere d'argento fi ritrova, dicendolo propria- mente, una pietra di candida , & fcintillante (piu- ma, ma non però tralucente, la quale chiamano chi Stimmi, chi Stibio, chi Alabaflro, echi Larbafo. Ennediduefpecie, mafehio cioè, efemina. La fe- mina è la più lodata; percioche il mafehioèpiù ari- do, e più fcabrofo , manco ponderofo, e manco fcin- tillante, epiùarenofo . La feminaper lo contrario fcintilla, è frangibile, e rompeli in lunghe fiiTure, e non in pezzi ritondi,comefàil mafehio . Fecenefimil- D mente mentione Galeno al nono delle facilità deTcm- plici, cosi dicendo : Lo Stimmi hà congiunta alla [stimmi virtù difeccativa ancora la coftrettiva , & imperò fi ferino' ih mette nelle medicine, che fi fanno pergli occhi, e Galeno- inquelle, che li conformano in collirj . Hàlo Stibio preparato come qui di fotto diremmo, nonfolamen- stimmi, te virtù folutiva potentitììma, ma fa ancora vomitare ruc affai, delche ( cheiofappia) nonèmemoria alcu- «liofc""" naapprefloàgl'antichifcrittori, nè manco appreffo à i moderni, eccettuando uncertoTeofralio Para- celfo, il quale è fiato il primo, che habbiferitto del- l'ufo dell'Antimonio per folvere il corpo, e per far vomitare in certo fuo libbra di medicina in lingua 1 e. t defea: quantunque paja, che Diofcoride bavelle pa- rimente di ciò qualche notitia, come fi vede leggen- do il capitolo del Cocomero falvatico , dove quando eivuole, che purghi Gaiamente per di lotto, coman- da , che vi s'aggiunga tanto Antimonio , che badi per darli colore. Onde non voglio , ne pollò Iafciare in beneficio degli lludioli di medicina, di non recitare qui le virtù fue, e gl'effetti, che ne ho veduto, &udi- to da Medici eccelleritilfimi degni di fede . E prima Hiftoria narrato, quantoio ileilò poffòfarteflimoniodi ciò, pr",u- havendolo tolto il Clarifìimo Dottore M. Andrea Gallo Medico Trentino mio collega al fervido del SerenifTimo Prencipe Ferdinando Arciduca d' Au- lirla. Egli dunque per infinite fatiche fatte parte ne gli fludj, e partelnlunghillimi viaggj con aflài difa- gio haveva contratto un' infìammagione non fola- mente delle membra fpiritali , ma ancora delle nutri- tive, di modo , che pativa continuamente una fete intolerabile, la quale non poteva fpegnere con forte veruna di beveraggio . Più oltre haveva una liceità grandifsima nelle fauci, enei palato, di modo , che à pena poteva parlare . Oltre di queflo gli ve- niva la notte nel fonno un batticuore tanto terribi- le, che fvegliandofi li pareva, chefofiè unaperfona, Aaa 3 checa- 74x Diicorfi del Matthioli cheearninaffesù, egiùp«Iaeamera,econtuctique- A {li accidenci era infiemeraente moleftato da un catar- ro fofFocativo, il qual gli minacciava grandifiimo pe- ricolo di morte ; eITcndo il corpo indebolito per tanti accidenti, 5: cficndo molti giorni, che non mangia- va quafi cibo veruno, per eilére infettato ilgulìod' un certo vapore (come egli diceva) d'unfapore fimi- lcal carbone ; ilchedava manifeiio inditio digran- diffima infiammagione. Standoli egli dunque molti giorni cosi mal difpofto , non fenza molta moleftia , cpericolo, c nonritrovandogiovamento da i molti rimedj, che di continuo fi facevano, una mattina fenza mia faputa, prefe dell'Antimonio preparato , per havere folamente udito lodare quello medica- B mento da un Dottor Giorgio Handfchiofuo fami- gliare per cofa molto valorofa in molti morbi diffici- li . Egli dunque" indotto da cosifatte paroleprefedi quello Antimonio folamente tre grani con un poco di Zuccaro Rofato, eftando cosiunpoco, cominciò àfentire un mefcolamentodi ftomacocon un pochct- to dicaldo, e poco dipoi cominciò à vomitare, nè altro vi fi vide, che certo poco di cibo ancora indige- no del giorno pa fiato . Segui dopò quello un'altro vomito limile al primo , ma fubitofeguitò una quan- tità di coleragialla , la quale poteva efiere il pefo di quattro oncie. E tutti quelli vomiti fuccefièro in tem- po di mezza hora , perlochecefsòfubitoognitrava- C glio dello ftomaco, & operando un'hora dipoi tre volte per difotto un reuma afiaigrofio, con altri ef- crementi (che tutto poteva efiere il pefo di due libre ) cefsò immediate il tremore del cuore, il catarro, J* infiammagione delle fauci , la fete , la naofea , & ogni altro impedimento, di modo, che ei diceva , che per qucfloiolo medicamento, al quale Iddio l'have- vafpirato, egli fi ritrovava havere recuperata la vita. 'ónda'3 !t~ ^n alao ^c"auo diquefto medicamento da nonta- eo" a' cermclo mi narrò havere fperimentato in fe medelìmo il predetto Dottor Giorgio; imperocheefiindo egli sflalito dalla pelle, c fentendonfi mancare fubito i ogni vigore, e ftandofene con un tremore di cuore , D con un ferramento di petto, e con l'anguinaia fini- lira infiammata di pellilenza, non havendo fperan- za in altro medicamento, che in quello Antimonio, ne prefe nel feurir della notte tre grani parimente col Zucchero Rofato, e con ciò cominciò mezz'hora di- poi à vomitare affai quantità d'unamateria mifta di flemma, c di colera verde, e gialla con feliciffimo fucceflò; imperochc fubito gli fi parti via il tremore del cuore, elallretturadeliìato. Doppo al vomito fegui una notabile operatione per difotto, fenzaal- cuna moleftia , doppo alla quale ftì del tutto liberato da ogni pellifero travaglio : di modo, che in breve tempo ricuperò le forze infieme con la falute. Il che E sò io, che in altri è accaduto per la virtù mirabile di quello medicamento, e mafiìmamente in quella pe- nitenza , che fu quali in tutta Boemia l'anno del S-'S°mira° IV52.&63. imperoche molti, e molti furono fanati colore nella daUapefte, i quali prefero quattro grani del noftro petti lenza . Antimonio Jacintino con una dramma di Lettovario Liberantis, nel principio del male. Giovaoltreàciò l'Antimonio à tutti i morbi melancolici , e mafiìma- mente alle pafiioni mirachiali, ò vogliamo noi dire hipochondriache : e di ciò parimente pollò efiere io teftimonioà me fieno, per havere villo in Praga un Hilloria Parocchiano nella Chiefa di San Nicolò nella Terra ttiza. picciola, il quale fatto melancolico , equafitreme- p bondo, diceva, e faceva mille pazzie, e nientedi- meno havendo tolto fino à dodici grani d'Antimonio ilatolidato da un Medico, andò di fotto del corpo una grandiffìma quantità d'humor melancolico, con il quale erano alcuni (tracci, come di budella rotte, (comeiollellò vidiellendo ivi chiamato da quel Me- dico, come à vedere un gran miracolo) i quali per mio giudicio non erano altro, che ricettacoli à mo- do di graffifsime varici, ove fi conteneva quell'hu- rcore fimile à un fangue nero , e molto graffo, che in vero erauno ftuporeà vedere cosi ftrana operatione) fenza havere fentito di ciò l'ammalato ( il quale ftì fu- bito liberodellaroente, edelcorpo) veruna mole- itia. Nè è punto da maravigliarli di ciò, perche ef- fendoil patiente di natura molto forte, e robu(lo,to- lerò facilmente la molta quantità dell'Antimonio, in- fieme con l'audacia di quel Medico. Dafsi l'Antimo- nio utilmente nelle febti lunghe , nelle itretture del petto, & à grafitatici. E' valorofo rimedio nel mal caduco, neglifpalimi, enellalethargia . Conferifce à i paralitici , & ài dolori colici . Io tengo appreflò di me varie, e diverfe lettere tcftimoniali di molti va- tedimonl lenti Medici Italiani de'tempinolìri, nelle quali fi delle virtù veggono, & intendono dell'Antimonio noftro mira- J'jj"^ colofi effetti, di modo cheda moltidi loro fi con- c " elude, chene'morbi vecchi, freddi, e difficili da curarli (ìal'AntimoniolamanodiDio: fenza iltefii- moniodimoltialtri huomini fegnalati, che n'hanno veduto in loroftefsi, e molti altri mirabili effetti, tra i qualiè cofa veramente degna , che io commemori il Sig. Ottaviano Langofco, Signor veramente molto gentile, ecortefe, e parimente il dottifs. egentilifs. q„^f°r!l Sig. Luca Contile gentil'huomo Sanefe, e miocom- patrioto, il quale fii curato (come egli di propria ma- nomiferive) infiememente da moltidifetti, che già lungotempo l'affliggevano, fenza haver mai fentito giovamento da vcrun'altro medicamento datoli per avancidavarj, e divelli Medici , e fra l'altre cofe mi- racolofe, fcriveegli, cheprefine quattro grani gli fece vomitare dodici bocconi di Tercbintho", il qual haveva prefo in due volte pili di quindeci giorni avan- ti. Onde nonpofiòfe non maravigliarmi d'alcuni , che dannano quello cosi divino medicamento, e Io battezzano per veleno . Ma dovrebbono pur haver veduto, che pochi fono i medicamenti folutivi de gl* Antichi, & de'Moderni ancora, chenon habbino delvclenofo, come verbi gratia fono ambidue gl'El- lebori, tuttii Tithimali, l'Elaterio, la Coloquinti- da, la Brionia, la Scammonea, il Ciclamino, la Thimelea, e fra i minerali la pietra Cerulea, &Ar- menia, e la Squama del rame , la quale ufarono gl" Antichi per folvere l'acqua delle hidropifie, come fi vede in Diofcoridc al fuo proprio capitolo. Ma che diremo dcllufo della Sandaracha certifiìmo veleno ? hor non la loda Diofcorideprcfa per bocca con Me- le, ò veramente in Pillole per gl'afmatici, tk altri difetti pencolofi? hor non dà Avicenna, per il me- defimo ancora l'Orpimento? Quefto tutto hò voluto dir'io, non già perche io tenga lo Stibio, òvero An- timonio per velenofo medicamento, non ritrovan- do che Diofcoride, nè Galeno, nè Paolo, nèAe- tio, nè veruno altro autentico auttore lo deferiva per velenofo, mafolamente per difeoprire la poca avvertenza di coftoro, per non dire la ignoranza , che non s'avveggono , che mentre che vituperano l'Antimonio ufano loro ogni giorno la maggior parte de' medicamenti fudetti , fra i quali molti ve ne fono , che molto piti offendono, enuocono, chenonfàlo Stibio, il quale dato, ove lì convenga, fa fpefte volte miracolifenza incommodo veruno , e mafiìmamente quandofi pigliacon le Pillole diHiera femplice , e che dopo alla fua operatione fi dà ài patientiuna dramma di Mithridato, e però benifiìmo intendono, e difeorrono coloro, che dicono, che come pufga cglituttiimetallidaognifuperfluità, e fordidezza , cosi netta parimente i corpi fiumani da ogni fuperflui- tà , e dàognibrutura : ma non fi deve dare, fenon quello, che e preparato, e purgato dai vapori vele- no fi , ch'ei contiene . Il modo di prepararlo è cosi: Togliefi del piti eletto Antimonio, che fi polTa ritro- vare, il qual (fecondo che fcrive Diofcoride^ devcef- ferefplendidifTimo, echenel muoverlo lampeggi à modo di lucciola, netto dalla terra, &da ogni altra fordidezza, frangibile, evenofo, e dipoi fi peflain un morrajo di bronzo,finche tutto diventi polvere , e di quindi fi mette in un catino bengrofìo, òin altro vafo vifo di terracotta, che polla mantenerli al fuoco, e pondi fopra carboni accefi, continuamente mefcolan- •lolo con unafpatola di ferro; imperoche cosifaccn- do l'Antimonio non (blamente fi calcina, ma evapo- ratori un fumodiSolfò, ed'Arfenico, il quale en- trando nelcorpo dell'artefice, là alle volte non poco vomitare, eperòdeve prepararli in luogo feoperto , facendo che colui , che minilira volti Tempre la fche- na al vento. Non bifogna mai celia re di melcolare, e agitare l'Antimonio fin, che fia finita l'opera : impe- roche per poco di tempo, fi lafci ripofare, facilmen- tes'abbrugia, ò fi disfà, come il piombo; ò veramen- te fi ammalia, anzi che quantunque non fi cedi mai di mefcolarlo, à pena fi può fare, chenon fi ammaffi . Intervenendodunqueciò, bifognatorvia il vafodal fuoco, e tornare à pedale di nuovo l'Antimonio, e fubito dipoi ritornarlo nel vafo predetto à calcinarlo nel medelimo modo, fempre mefcolando . E ritornan- doli ad ammaliare, bifogna di nuovo,pellarlo, eritor- narloalfuoco, e ciò lattante volte, quante fian di bifogno. Finalmente bifogna agitarlo con IafpatoLa fin tantoché non vi fi vegga più lucidezza in parte ve- runa, non fi fenta più odore di Solfo, ni renda più punto di vapore, e che diventi di colote di cene- re. Mail vero fegno, che fia calcinato à balìanza, è , quando mettendoli fopra vivi carboni , non rende va- pore , nè fumo veruno . Togl iefi di quello Antimonio calcinato, verbigratia, mezza libra, e vi s'aggiunge mezza dramma di quel Borrace, che ufano gl'Orefi- ci, e pedali infieme ogni cofa in polvere, e dipoi li mette in un crogiolo, il quale fi pone in un fornelletto fatto à poda fopra un pezzo di mattone circondato da gagliardidimofuoco di carboni, ben coperto, e fi feopre alle volte con le moiette per vedere quando fia ben fufo; imperoche bilogna fubito poi torlo dal fuoco, egittarlopianpianoiopra il fondo dalrover- feio d'un bacino da barbiere, ò veramente fopra una pietra dimarmobenlifcia, epolita, cosi li diffonde inlaminelottilìfplendenti, dicoloredi Jacintho, e qualche volta di Granati, e volendofene fargemme grancllofe bifogna gittaiio à gocciole pian piano. Ol- tre à ciò hò provato io che nel fonderlo molto meglio mi ferva il Sale minerale trafparente, che nonià il Borrace, e in tre oncie d'Antimonio balla à metterne mezza dramma . Ma voglio però ammonire i Lettori , che dilficilidimamente fi puòdare l'Antimonio Ja- cintino, e trafparente da chi fi voglia, ancora che foireAlchimidacflèrcitatidimo, fe primanonfi ve- de fare dachin'hàl'arte vera ; imperoche non fempre riefee egli trafparente à coloro , ch'hanno la vera arte difarlo: e però quando rellano le lamine coperte d' una pelle bianchiccia , la quale offufcala chiarezza bifogna di nuovo tritare le lamine Raggiungervi un pochetto d'Antimonio crudo con altrettanto di Saie minerale,e rigettarlo di nuovo . Serbafi poi, e quando fivuolcufarelipeila, e macinali iottilmente, edaf- fene per volta tre, over quattro grani, quantunque ne'corpi robulh fe ne poda dare qualche cofa di più . Dadi con commodità grande accompagnato con una dramma , ò due di zucchero Rofato, òBorraginato , e un poco di Madice, ma più felicemente nelle Pillo- le di Hiera, come s'è detto di fopta . Chiamano i GreciloStimi Xtiij,(u: i Latini Stibium , gl'ArabiA- timad , &Atimadi; iTedefchi Spyezfglaz, & Rho- fpiefzglafz; HSpagnuoliPiedradealcohol . Nel quinto lib. di Diofcoride A / 43 Della Molibdena, i Cap. Itero 59- L'Ottima Molibdena è quella, che è fintile al Li- targirio, gialla di colore, poco fplendente , che tritandola rojjeggia , e che cotta con Olio diventa di colore di fegato . Quella per lo contrario vai poco , che hà colore d'aria, o neramente di piombo . Gene- rafi d'oro, e d'argento. Enne ancora di minerale, la qttal fi ritrova à Sebaftia, & à Corico, di cuìqueU la fi loda , che non è fajjbfa , nè hà /eco altre fiper- Jiuità , ma brillante , e gialla . Hà la virtù mede- fima, che hà il Litargirio , e la Scoria del piombo, e brttgiafi , e lavafi nel viedefimo modo . Mettefi utilmente ne gli empìajlri mollitivi , che non hanno punto del mordente : è incarnatina , cicatri^ati- va , ma non fi conviene ne i medicamenti congluti- nativi, ér ajìerfivi. LA Molibdena fi ritrova ( fecondo che fcrive Dio. Molibdeni . feoride) arteficiale, enaturale. L'arrendale fi e ina dami* genera nelle fornaci, ove fi fonde l'oro, e l'Argento, "«i?1»' percioche fe tali minere loro non tengono tanto B piombo naturalmente, che lor badia farle fondere , loro s'aggiunge ò vena d i piombo , ò vero piombo pu- ro , del quale calcinato, quali come un Litargirio , reda fempre non poco nel fondo della fornace . llche Capendo beniffimo Plinio , il quale, & Molibde- na , Se Galena la chiama al 16. capo del 34. libbra , cosi nèferiffe, dicendo.- L'origine del piombo nero e in due modi : percioche o fi fa egli di fua propria ve- na, ò vero che nafee con quella dell'argento, egene- rali di tal millura. 11 primo, che ne cola fuori.e il più fincero piombo, & il fecondo liquore è l'Argento : e quello , che rimane nella fornace , e quella che fi chia- ma Galena, la quale è li terza porcione di tal vena : e quella ritornandoli di nuovo alla fufionc , fifolvein. piombo più nero. Qucdo tutto dille Plinio . Quefto C medefimofàancorailLitargirio. Eperò mirifolvoà dire, che la Molibdena non è altro, che il Litargirio rimafto dapoi al colare delle minere , come un letto nella fornace. Laonde diceva Galeno chela Molib- dena haveva le virtù medefime , che'l Litargirio. Ma. parlando della minerale, dico, che quellanon è al- tro, che quella vena , che tiene in feargento,e piombo infieme, la quale hò veduta io di diverli colori, cioè gialla, bcrtina, brillante, e parimente cerulea , fe- condo varj, e di velli vapori delle vifeere della terra , che gli danno corali diverfe tinture. E che fia la Mo- libdena una vena commune di piombo, e d'argento, ccnefatedimonio Plinio al decimo ottavo capo del D 34. libbra, cosi dicendo: E'ia Molibdena, la qualein altri luoghi habbiamo chiamata Galena, la vena com- mune del piombo , e dell'atgento . Et al 6. cap. del 33. liobro : La vena dell'argento (diceva) non fi può cuo- cere, fe non vi fi mette del piombo nero, ò vero della fuaminerachiamataGalena. E però concludo che la Molibdena fatta per arte, è una vera fpecie di Litar- giriod'oro, òd'Argento, fecondo la forte della mi- nera , che fi cola feco nella fornace. Et imperò fcri- vendone Gal. al 9. delle facoltà de'femplici cosi dice- ... va : La Molibdena ha virtù limile al Litargirio : queda feltra *J è poco lontana del temperamento,e non hà virtù after. Galeno, liva .L'uno, e l'altro di quefti medicamenti fi pedono £ rifolvere; percioche nonfono cosi irrefolubili, come fono le Pietre, la Cadmia , e la Rena . Rifolvonli dico velocemente, quando li cuocono con Olio, à cui s'ag- giunga alquantod'Aceto.ll che fanno mcdelimamen- teconl'acqua, ma con lunghidìma cottura . Oltreà quedo come quando io era in Cipro , toglieva meco quella fpecie di Cadmia lapidea , che ritrovava io ne monti, enerividell'acque, cosi parimente vi vidi la Molibdena gittata con molte altre cofe, nella drada , che conduce da Pergamo ad Ergalleria . Chiamali di- co Ergalleria una certa villa polla intra Cizico, e Per- ' gamo, nella quale fono le minere, Se é lontana da Per- gamo quattrocento quaranta Itadj . Chiamano la Mo- Nomi p libdenai Greci Ma\i/Sixim.- i Latini Molybdasna. Della Scoria dell'Argento. Cap. 60. LA Scoria dell'argento chiamata Helcifma, ò ve- ro F.ncauma hd la virtù medefima della Mo- libdena ; & imperà fi mette ne gl empìajlri neri : e parimente ne i medicamenti cicatri^ativi , per effer cojlrettiva, ér atirativa. Aaa 4 Gran- 744 Difcorfi del Matthioli GRandifsimi monti di Scoria d'Argento, la quale chiamano Loppa d'artefici delle fucine, (i veg- littoria, gono a Persene , &a Lavigiomsu 1 Trentino , dove le ne cola fempre la minerà in diverfcfucine,come di fo- pra dicemmo, parlando di quella del piombo. Quella fi raflémbra propriamente ad unofmako arteficiale fatto di vetro, e fe ne ritrova di diverfi colori. Il che interviene fecondo che la minerà dell'Argento , che fi cola tiene apprefib all'Argento altri diverfi metalli , ma per Io più è nera con alcune belle l'ene d'azzuro, e di verde, quantunque vi fe ne ritrovi di tutta a/.zura , e di tutta verde, lucida veramente come lo Sina Ito . Di Hdcifmj quella fcrivendo Galeno al nono delle faoelta de'icm- fcritta d« plici cosi diceva: La Scoria dell Argento lì chiama Galeno. pr0pridmentc Hclcifma. Mettefi in alcuni empiaftri Nomi. difeccativi .La Scoria dell'Argento chiamano i Greci A'pyypon: i Latini Argenti recrementum. Del Litargirio, over Spiuma d'Argento. Cap. 6u IL Litargirio, cioè Spiumad 'argento, fi genera d'uri arena, la qual chiamano Piombarla, fatta abbru- giare nelle fornaci , fino che diventi ben rojfa , cir in- focata: l'altro Ji fa d' Argento , e'I terzjs di Piombo . L'elettijjimo è quello, che Ji porta d'Aihene, il- fecon- do in bontà è lo Spaglinolo , e dopo qnefio quello che Ji fà in Dicearchia, cioè à PozXfili, àBaja, inCam- p.igna, dr in Sicilia, e la maggior parte di quello di q-iefii luoghi fi fà di lamine di Piombo meffe nel fio* io. Quello che è^giallo di colore cherifiplende fi chiama Aweo, e quello è il migliore di tutto quello, che Ji fà in Sicilia, fi chiama dalla bianchezza fina Aigcnteo, e quello , che Ji fà d'Argento , Ji chiama Calabrite. La virtù fina è di riflringere; mollificare, riempire le cazier- nofita , abbacare la carne fuperflua , cicatrizzare, infrigi- dire, e ferrare. Abbrugiajì il Litargirio, rompendolo^ in pezzetti come noci , e mettendolo fopra a carboni aceeji, e foffiando, fino che s'infuochi bene, edapoi Ji levano iimmonditie d intorno , e cosi Ji /erba . Altri 10 fpengono, quando è infocato tre volte nell' Aceto , 11 vet amente nel l'ino , e lo rabbrtigiano poi ancora , e fanno come è detto di fopra , e così lo ripongono . Lavaji comelaCadmia. Fajft il Litargirio bianco cosi. Prendefi di quello, che chiamano Argenteo , e fe que- llo mancale, fi toglie dell' altro , e diyidefiin pezj^el- come Fave , fino che Jia alla mijura d'un moggio Attico, e mette/i in una pignatta di terra nuova , con altrettanta mi fura di Grano bianco , e legafi partico- larmente un pugno d'Orzjo in una tela bianca, e ra- ra , e mettefi dentro , attaccata di fuori con un lega- me al manico del vafo, il quale pieno d'acqua Ji la- fiia cuocere , fino che l'Orzj> fi disfaccia , e pofeia fi gitta tutto in un catino, che habbìa larga bocca. Ca* vafene così fuori tutto il Grano, e pofeia vi s'infon- de dentro dell'acqua, e levafi il Litargirio , fregando- lo leni/fimo con mano: feccafi pofeia , e tritafi in un mortaio T hebaico , mettendogli fopradell'acquacalda, fino che del tutto aprendofifi disfaccia. Colafipoi l'acqua, ~e macinafi così tutto il giorno , e la fera fe gli gitta fopra dell'acqua calda, e lafiiafi ripofire i colafi que- fia la mattina, e infondevìfene fopra dell' altra, eco- sì fi cola tre volte il giorno; e quefio fi fuol fare fette giorni continui: Aggiungonvifi pofeia per ogni mmadi^ Litargirio cinque dramme di Sai minerale, emeffagìi di fopra dell'acqua calda , fi trita tre volte il giorno , e colafi fempre, aggiungendovi nuova acqua, e come è ben bianco, fe gli mette fopra dell 'acqua calda , e tante volte fi lava, che fe gli -toglie vìa tutta la fal- fedine . Seccafi finalmente al caldo delf ardentifftmo Sole , fino che ne fia difeccaio fuori ogn'humore, e ri- ponfi. Ma non volendo/! farlo per tal via fi prendi una mina di Litargirio d'argento, e tritafi con il tri- plicato pefo di Sale di minerà , e mettefi in una pi- gnatta nuova con tanta acqua , che fopravanzjt , e mefcolafi ogni di la fera, e la mattina , erinfendevi- A fi fopra dell'acqua , non fcolandone però mai quello di . prima: e quèjìo si fà trenta giorni contìnui; impero*, che fe non fi muove s'ingrojfa , e s'indurifee come un te* fio. Fatto quejìo , fcolatone fuori leggiermente la Cala- mela fi trita il Litargirio in un mortajo fi hebaico , e mettefi pofeia in un vafo di terra , ove fia dentro dell' acqua , e fi mefcola diligentemente con le mani , fino che fe gli cavi fuori tuttala Jalfedine. Prendefi* fatto quejìo, tuttala parte bianca, che vi fi ritrova , e mettefi in un'altro vafo, e fattone finalmente faftel* li, fi ripone inunboffolo di Piombo. Sono alcuni altri; che dlvifolo in pezzetti , come Fave , e mefiolo in uno ftomaco di porco crudo , lo cuocono pur nell'acqua, B fino che fi disfaccia lo Jlomaco, e cavatolo pofeia fuo- ri , lo tritnno con il pari pefo di Sale , e lo lavano , come è flato d-tto di fopra . Et alcuni altri tritano al Sole una libra di Sale, e una di Litargirio , mutando- gli continuamente l 'acqua , fijio , che diventi bianco . Faffl così in altro modo . Prendi Litargirio d'argento quanto iì piace, &• involtalo prima in lana bianca , e mettilo in una pignatta nuova con acqua, e impugno di Fave, che non fieno vecchie, ben nette , e fà cuocere al fuoco* e come vedrai , che le Fave crepano , e che la lana diventa nera, cava fuori il Litargirio , e mettegli dell' altra lana attorno, e cuocilo uri altra volta, mettendo- gli pero fempre un clatho d'acqua, e la pari quantità. C "delle Fave : quell'ifleffo , che e detto di fopra farai fi- no alla terTfa volta, e finalmente tanto , che la lana non diventi più nera. Dopo alche, mettilo inun mor- taio, Ùr avoiurigizn per ogni ottanta dramme Attiche di Litargirio una libi a di Sale mina ale, epe/la, macina, e trita bene infieme: lafciapoiripof ire alquanto, ùr ag- piugnili quarantafeite dramme di candidiffimo Nitro "lavalo con aequa, emacinalo di nuovo, fin tantoché tu vedrai, che egli fia benbianco. Mettilo poiinuri altro vafo più largo dibocca, e gìttaglì fopra dall' altolarga- mente dell' acqua , ecornehavra fatto larefidenzjt, fico- lane fuor l'acqua, e rimettivene di frefea, mefehiando bene con le mani ogni cofia , elafcìa di nuovo far lare/i- denzji, e fidala, e quejio tante volte reitererai, chef acqua ultimamente ne venga fuori dura, dolce, e fen- za alcuna falfedine . Colalo ultimamente con deflrezjfjt, e mettilo in un'altro vafo ne' giorni canicolari al Sole per quaranta giorni continui , e come è feco, riponlo , àr ufialo; perciochepare , che così lavato fiamolto com- modo per le medicine de gli occhi , e parimente per tor via le macole brutte delle cicatrici , le grinte della faccia , 1 lividi , e parimente le macole . IL Litargirio, chehoggièinufonelIeSpcciarie,fi uMr,|ri8l, fà perla pili parte nelle fucine,dove fi raflìna l'Ar- fuahiftotis genio (come più volte hò veduto io in diverfi luoghi dclTrentino, ed'Alemagna) dipuro piombo, cosi ridotto perla molta cottura, e per li vapor d'altri me- talli, che fi melcolanocon lui nel raffinargli; pcrcio- chc quando gl'artefici vogliono raffinare affai quanti- tà d'argento , fanno prima in siì'l cencraccio un'ampio bagnodipiombo, nel quale quando c poi bene info- cato, mettono la quantitàdell'ar-ento, che vogliono affinare, il quale per lo più èmefchiatocon piombo , e con rame. £ cosi nel far l'opera 1Ì vede nelle fuperfi- cic del bagno per la forza del fuoco acecfovi conti- nuamente da valorofiffìmi mantici, aiìottigliarfi il piombojcome un'Olio, il quale riduce finalmente il vento da i mantici all'eltremità del ceneraccio , e que- llo è rame, e piombo, che cosi il fuoco gli converte ir» Litargirio, il qualcfjnnofcolar fuori gl'artefici , ta- gliando con un ferro alquanto in una banda dell'orlo il ceneraccio , per il qual luogo fe ne (cola fu ori . Faf- fene di colorito come oro, e parimente di manco co- lorito, comequali color d'argento: eperòfi chiamai' uno Litargirio doro, e l'altro Litargirio d'argento . E credonlì gli Speciali, che fieno veramente l'uno la fpiuma dell'oro, d'altro lafpiumadeH'argento, nel che nAnifeftamcntes'ingannano;percioche,per quan- to con l'attentione dell'occhio hò potuto còprendere nello D Nel quinto lib. di Diofcoride. nello flare io a veder farlo, quando fi raffina l'Argen- A to, epcrquantogl'arteficidi tal'arte periti m'hanno fedelmente riferito altra differenza non è frà il Litar- giriod'oro, equeld'argento, che l'cffer quello me- no corrotto dal fuoco, chequello, il quale per ha- verhavuto maggior fuoco diventa rodo di color d' oro. Voglionoalcuniconliquali tiene Diofcoride, cheli polli fareancora il Litargirio dall'argento, mi quello come fi facci non ritrovo chi ce l'infcgni. Al che in tutto allude Plinio al felìo capo del trentèlimo terzo libro. Feccne memoria Galeno, al nono delle -itsrprio facoltà de'fcmplici, cosi dicendo: il Litargirio di- lucidi feccacertamente, come fatino tutti gl'altri medica- mo-' menti metallici, lapidei, e terrcllri: ma quello fà B egli più moderatamente di tutti gl'altri , e fecondo 1* altrefuequalità, evirtù, è quali temperato: impe- rochenonifcalda, enoninfriguiifee manifellamen- te, & hàpoca vinti aflerfiva, e collrettiva . Et im- però è meno valorofo de'medicamenti incarnativi, i quali habbiamodinioflratoelìerpocoaflcrfivi, e pa- rimente manco potenti di quelli, che rillringono, e contraggono. Ma per le grattature, e rifcaldature delle cofeie e veramente medicina utile, per edere eglileggicrmentepartecipedcli'tma, e dell'altra vir- ai già detta. Il perche giudamente fi può dire, effer dimediocre valore tra gli metalli. E però s'ufa di metterlo con quelle cofe, che hanno facoltà affai C forte di mordere , di riflringere, 6 di far altri va- lorofi effetti , come mettiamo parimente la Cera in affai medicamenti , che (i liquefanno , come materia, la quale tiene quali la mediocrità tra quel- le cofe, le cui facoltà fono valorofc. Chiamano i Greci il Litargirio AìSapyvpot : i Latini Lithagy- lius, & Spuma argenti: gl'Arabi Martedì , & Mei- dafengi: i TedelchiGlett: li Spagnuoli Almartaga , Litargirio, & Yeges de oro . 745 L Della Cerufa. Cap. 62. ACernfafifàcon. Mettefi dell' Aceto forti ffimo in un orcio , che habbia larga la bocca , 0 -vero in un Catino di terr a corpulento di forma, e fopra alla bocca del vafofimetteunpezxpdì cannicio teffuto a modo di ftuo- i*t e /opra a quello fi ferma ima lamina di piombo, e di /opra fi cuoprecan coperte di tela, accioebe nonrefpi- ri, e non evapori l'Aceto , e come la lamina è diffolu- ta, e cafeataabaffò, ficolafrtorituiloilcbiaro dell' Ace- to, e la parte groffa, e torbida/i 'mette in un'altro va- fo, efeccafi al Sole , epofeiafitrita con la macìnella, ò conaltro, e Jlacciafi, e dipoifiprends quello , che rimane di duro, e ritornafi alla macinello. , e Jlacciafi ancora egli, eque/lofi fa fino a tre, over quattro volle . Lami- gliore di tutte è quella , che fi faccia la prima volta,e que- Jlafideye mettere «('medicamenti , che fi compongono per gli occhi. Lajeconda in bontà è parimente la fecondajìac- ciata: e con fimo di mano in mnno tutte l'altre. Sono alcun, altri, che adattano in mczxfl al va fo alcune ba- chettc di legno, dtmodocbenontocchino l'Aceto, e fan- noglifipra uno Tirato dipiombo.- dopò al che coperchiano ilvafo, ertllutanlo attorno, lavandolo con /lare ■ dif- coperchianlopoì, pafSati che fono dieci giorni , e guar- dalo, efelamaterìaèrifoluta, fannodicià, come è fla- to detto difopra. Volendofenc far pajlelli timpafla con Acelo forte, e formanfi i pajlelli ; e feccanfi al Sole ; ma fi dee tale opera far nel tempo della fiate, percioche confi fà bianca,?jr efficace . Fa/fi però ancora il verno , mettendo ivafifopra forni , ò bagni, ò fapra fornaci percioche il calore , che faglie all' alto, fà l'effetto mede- fimo del Sole. L'eleltijfima è quella, che fifa a Rhodi , inCorìntho, & in Lacedemonia . La feconda poi è quel- la dì VozSjìlì . Abbruciafila Cerufa in quejlo modo. Met- lefilaCerufatritainunvafoditerra nuovo, e mafftme Attico, e collocafi Jòpra a i carboni accefi , e mefcolafi continuamente , fino che fi faccia cenere: dopò al che fi to- glie fuori, e laciafi raffreddare , ér ùfafi. Abbruciai; ancora casini altro modo . Mettefi trita fopra a i carbo- ni accefi in vafi di terra miovì, t mnoveficonlinuamen- te con una verga di Ferula fino che prende colore di Sandaraca, e cavafi pofeiafnori , e f erba/i da ufare per li bi fogni . Chiamano alcuni quefì a con fatta, San- dice . Lavafi la Ceri fajtel modo, che filava la Cad- mia. Lavirtùfua è d'infrigidire , ferrare , e mollifica- re, riempire, Gr afìottiglìare , rijolve leggiermente le fitperfiuità della carne, è cìcatriz^ativa . Quella, che fi fà inpafìelli , fi metie ne 'cerotti , zsr impiafìrì, che chi bi- mano Lenitivi . Toltaperboccaè cofa mortale, perciò, che è malefica , e vèlenofa . E'LaCERusA medicamento noto, c volgare, e.Ccraf»,efo faffene continuamente in Venezia, tk in altri damin». luogimercantefehi d'Italia, nonfoloper l'ufo della medicina, maancora de'Dipinrori, & altri magiffe- rii e però non accade a fargli fopra altri difeorfi . Fallì della Cerufa f come fenve Diofcoride) la Sandi- ce, enonlaSandaraca, come li penfa il Fuchfio nel fuo libro delle compolitioni de'medicamenti; irnpe- roche la Sandaraca , come al fuo luogo diremo , è medicamento per feftclTb minerale, e non fatto per arte. Fecedella CerufamemoriaGalcnoallafinc del Cerufa feri nono libro delle facoltà dc'femplici, cosi dicendo : !a da Gi Sela Cerufa fi folce in Aceto torte, non però per que- llo fi ritrovala ella acuta al gullo, nèmeno morda- C ce, ma leve, e refrigeratoria : diffimiliffima vera- mente inogni fua facoltà dall'Erugine, quantunque ancot a quella fi faccia con Aceto, diffòlvendo il ra- me . Quello è ben vero, che della Cerufa abbruciata fenefàlaSandice, la qualeèveramenteun medica- mento affai più d'ella fottile, ma non peròrifcaldati- vo. Quello tutto dille Galeno. Dalcheèchiaro,che laSandice, e la Sandaraca fono tra loro lungamente d.ffer enti nelle facoltà fue ; imperoche la Sandaraca fecondo il teltimonio di Diofcoride, e di Galeno , abbruciala carne, cvicaufal'efcara, come fà l'Ar- fenico, tanto è ella valorofamente calda, & acuta. E laSandice con ogni fua parte per il contrario refn- D gera, ne hà in fe punto d'acutezza . 11 cìie fi ve- de facilmente nel Minio commune delle Speciarie. Par che facefifè della Sandice memoria Virgilio nella Bucolica, conqucfli verfì : Ipfefed in prati > areìsjamfuave rubenti Murice , jam croceo mtttabit veliera luto: Sponte fila Sandyx pafeentes vefiìet agnor . I quali verfi cosi rifuonano nel volgarnoltro Italiano. Hor ne' prati i Montoni havranno il velo Di roffeggiante porpora , e di croco Tinto, ór ornato: e vefìirangli Agnelli E Di Sandice il color, pafeendo l'herbe . Chiamano i Greci la Cerufa Xiftu^at : i Latini Nol"!- Cerufa : gl'Arabi Affidegi , & Affidagi : i Tedes- chi Blcyuveifz : gli Spagnuoli Alvayalde, &Blan- quet : 1 Francefi Ceruti . La Sandice chiamano 1 Greci XìvSu'-: 1 Latini Sandyx : gl' Arabi Af- rengi , Sarchon , Sandicon , Sandax , Syrengi , & Sercngi: il Volgo Minio. Della Chrifocolla. Cap. 5J. L' Eletti ffima Chrifocolla è quella d'Armenia , dì colore compiutamente di Porro : la feconda in bontà ù la Macedonica : e la terxjt la Cipriotla . Quella di tutu quefle più fi loda , che è più fince- F ra , e dannafi quella , che è mefehiata con terra , ò con pietre. Lavafi in quejlo modo. Tritafi , e met- tefi in un mortajo, e mejjagli fopra dell'acqua, fi fre- ga a mano aperta per il mortajo, e colafi, tantoché faccia la rejìdenzjt: mettefi fopra pqfiia dell'altra ac- qua, e ritritafi di nuovo, e colafi , e cori fi fà tan- te volte, fino che fi vede effer pura, e /incera ; da- poi fi ficca al Sole, e riponfi per libi/ogni. Mavo- lendofi abbruciare , fe non trita quanto piace emette/i in padelle fopra ai carboni, e f affi pofeia come bal- liamo m altre cofe dimojlrato di fopra . Mondifica la 746 Difcorfi del Matthioli la Chrifocolla le cicatrici , leva le fuperfluità della carne, coftrìnge, mondifica, fcalda, e corrode leggier- mente , mordicando però la carne . J? la Cfa'ifocolla di quei medicamenti , che fanno vomitare , e che Raf- fino ammazzare. la^fii^hì' T AChrisocolla ( diceva Plinio al 5. cap. del I 1 33.1ib.)cun liquore, cheli trova nelle cave del- le minere,la quale illuda fuori per la vena dell'Oro , condcnfandofi il limone! freddo del verno, fino che fi faccia duro, come la Pomice. La più lodata è però quella, che fi trova nelle minere del Rame, c dopò quefta quella, che fi ritrova nelle cave dell'Argento. Trovafene ancora in quelle del Piombo, ma però mancobuonadiquella, che fi trova nelle cave dell' Oro. Fallì ancora artificialmente in tutte quelle cave di metalli, bagnando leggiermente la vena con acqua tuttoil verno, fino al mefe diGiugno; la quale fec- candolìpofcia il Giugno, & il Luglio diventa Chri- focolla, la quale none altro , che vena putrefattala naturale è veramente differente dall'altra, per elìci' molto più dura ; e nientedimeno fi contrafà con la tinturadiquelfheiba, che chiamanoGialla ,percio- chelaChrifocollas'imbcvcdicolorc, comefà il Li- no, e parimente la Lana. Quello tutto della Chrifo- collafcrifTe Plinio. Nelle Speciarie ai tempi noftri lì chiama la Chrifocolla Borrace; ma poca vi fe ne trova però della lincerà, che habbia quel colore cosi bel verde feuro , chefe gli richiede, imperoche per la più parte nereggia, epuraflài vife ne ritrova di con- trafatta . La più verde di tutte ("per quello che io me ne creda) deve efier quella, che fi ritrova nelle vene del rame: la nera quella , che fi cava in quelle del piombo.- labianca, in quelle dell'argento: e la gial- la, in quelle dell'oro , 11 che mi hà fatto credere, t he'l color fuo proceda dalla minerà, onde ella fi ricoglie. Trovafene di contrafatta aliai più, che di naturale : & imperò gl'Orefici, i quali molto l'ulano per faldarc Toro, lalcelgono con diligenza, come che molte volte ancora eglino vi rellino ingannati , tanta è hog- gila fottigliezza de'trufattori in ogni cofa. Lodano quella , che gialleggia più di tutte l'altre per l'arteficio dell'oro, quantunque più fi Iodi nell'ufo de'm»dica- menti la verde. Fallì la Chrifocolla artificiale (come di (opra al capitolo dell'orina nel fecondo libro fù detto da Diofcoride) dell'orina de'fanciulli, menata lungamente al fole in un mortajo di rame, con un pe- rielio del medefimOjtanto ches'ifpedìfca . II che con- cili ferma parimente Galeno alla fine del 9 lib.dellcfacol- da cà dev'empiici , cosidicendo: La Chrifocolla è un medicamento, diquelli, cheliquefanno la carne ; ma quantunque ella (ìa nelle facoltà fua digelliva , e difeccativa , nonmordeperò troppo valorofamente la carne . Chiamano alcuni Chrifocolla quella, che fi ritrova nelle cave de'metalli : & altri quella , che fifa nel mortajc di rame , e perielio del medefimo,con ori- na de fanciulli, la quale commemorano alcuni tra le fpecie dell' Erugini. Quella tale bifogna prepararla nel tempo della Hate , o vero in acre benifiìmo caldo: menando l'orina nel mortajo, il quale vuole edere infiemeco'l peftello fatto di rubicondo rame; percio- chequanto più il rameè dolce, tanto più menando il peftello fe ne confuma, elenetrita. E' quello medi- camento utilifiìmo all'ulcere maligne, e contumaci, tanto per fe folo , q uanto mefehiato con altri medica- menti, come benifiìmo riferiremo nell'opera delle compofitioni de' medicamenti . Ma quello bifogna fapere, chequantopiù difecca , e meno morde della Chrifocolla metallica , tanto più la trapafla di fertili- tà. Ma fe tu abbrunerai effa Chrifocolla, tu lafarai affai più fottile. Chiamano la Chrifocolla i Greci X/wommu*: i Latini Chryfocolla, & Auriglutinum: Nomi. gl'Arabi linear.- iTedefchi Boriali: gli Spagnuoli Accincar, &Borrax. Chrifoc ferirti Galeno. Velia Pietra Armenia. Cap. 64. Q U ella pietra d' Armenia piùfì loda, cheè li/eia, e chehàinfe alquanto delceruleo , molto uguale , non 1 , e frangibile . Hà quefla le virtù medejìme dell» Chrifocolla, ma è però nelle virtù fue manco valorofa . Hafft tra quelle cote , che folo hanno l'ufo loro nella medici- naper nutrire ì peli delle palpebre . L'Armenia ("diceva Plinio, trattando di diver- mPCn!"efua; fi colori al fello cap.'del 35. libro) ne produce cfamirut, una pietra nominata dal nome della regione, del co- B lor proprio della Chrifocolla. L'elettiffima è quella, che è compiutamente verde, echequafitira all'azur- ro, alla cui hifloriaalludeparimente Avicenna, co- sidicendo. La Pietra Armenia hà in fe alquanto del colore dell'azulo (cioè azurro) ma non però ch'ella fa del tutto azurra, nè cosi dura come la pietra chia- mata Azulo; perciochcl'Armcniacontienein fe un non sò che dell'arcnofo, & ufanla alle volte i Dipin- tori in vece d'azzuro : è lifeia nel toccarla. Tutto quello dille Avicenna. Ondcperil telìimonio di a- mendue quefli auttori fi dimollra, che lapietrad' Armenia (ìa di colore verde azurro, come fono quel- { le, che in più luoghi d'Alemagna hò ritrovate io nel- C le minere dell'argento, di cui fifa il colore, che pro- priamente chiamano verde azurro. Quefta veramen- te molto fi raffembra nel colore alla Chrifocolla, co- me ch'ella Ila molto più dura ; & imperò nonpenfo , che di gran lunga fallarcbbe, eludicene, fe bene è quella dell'Armenia, equefta d'Alemagna , chefofte però quefta una fpecie di tal pietra : imperoche il no- me d'Armenionon muta la fpecie; nèprohibifce,che non polla nafeere cotal pietra ancora in altre regio- ni. Come ( per efempio) fivede della pietra Frigia, cosi chiamata dalla Frigia, ovenafecforfe copia, la. quale fi ritrova ( come fcrive Diofcoride) ottima an- cora in Cappadocia . Il che fà argomento, che la. D pietra Armenia fi polla ritrovare ancora altrove, che in Armenia. Nè importa, che già fcrivefle il Ma- nardo Ferrarefe huomo dotriffimo de i tempi no- ftri nella terza epiftola del tetzolibro, chela pie- tra Armenia fia a'tempi noftri rarilìima , e però e difficile da ritrovare ; imperoche fapendo io per certo , che mancano hoggi nelle Speciarie infiniti: medicamenti minerali , i quali però tutti fi ritrovano» nelle lor minere, e nelle fucine , ove fi liquefanno Ievenedi diverti metalli, e che quivi agevolmente fi poffono ritrovare , & bavere; non è da maravi- gliarci fe anco la pietra Armenia mancalìe già fi più anni al tempo del Maliardo , e manchi ancora. E al prefente nelle Speciarie . E però perfuafo da que- lle ragioni, ardirei d'affermare, che quella che (T cava nelle minere di Germania fi polla molto ber! connumerare fra le fpecie della pietra Armenia . Come teniamo per vera pietraGagate, per vera Fri- gia, e per vera Allìa , quelle che nafeono altro- ve, che nel fiume Gagà, in Allò ,& in Frigia, e maf- fimamentevcdendofiche ella corrifponde alla vera Armenia nonfolamente nelle fembianze, ma ancora nelle facoltà. Nelle fembianze dico, per edere ella così pienamente verde, che ritira alquanto all'azur- ro: e nelle facoltà, per curare ella (come pofsofare io tellimonio) i melancolici.folvendo loro il corpo, c F provocando il vomito . Nelle Speciarie è cofa certiflì- ma , che mancano infiniti medicamenti , e che per elfi vi s'adoperano altri, che non fono i veri, fapendolì purehormai, che per la Ponfoglic s'adopera la Cad- mia, per lo Spodio diverti Antifpodj,pcr il Fior del ra- me il Verderame, eperaltridiverfi medicamenti: e nondimenopurfi ritrovano tutti quellinellc fornaci, ove fi fondono metalli. Ondefeben nonfìritrovafse mai la pietra Armenia nelle Speciarie, non bifogna per ciò credere , ch'ella non fi ritrovi cercandola nel- le minere , ovenafee. Vale la pietra Armenia valoro- famente Nel quinto lib. di Diofcoride. famente(quamunqueciò, perquanto fe ne legge , A non fcrivcfsero Galeno, Paolo, nè altri deglianti- chijpcrfolverela mclancolia , come certifica Alef- fandroTrallianoclarifiìmoauttore, nel primolibro fiKsfuc* del fuo volume, ncll'iltefso capitolo della melanco- acoiràfcrir. lia, con quelle parole ; Se, dandoli la Hiera a i me- IndmAkf" Ian5olici) nongiova, bifogna fubitodar lor la pie- rraArmenia. Gli antichi ufavanoin tal cafo , ovegli altri medicamenti non giovavano, di dare l'Elleboro bianco. Ma io prefenfeo afsai all'Elleboro bianco ( come l'efpeiienza dimofìra ) la pietra Armenia, per purgarellavalorofamente, e fenza moleftia, ò peri- colo alcuno : il che non fà l'Elleboro bianco. Se dunquerinfcrmitàètale,chebifognapurgareper vo- JJ mito, & anco di fotto per il corpo, bifognadarla lènza lavarla, altrimenti al pefo di tre, over quattro fcrupoli, più, e meno fecondo le forze dell'ammala- to, e fecondo la quantità dell'humore, chefàil ma- le. Mabifognandocacciarerhumoreperdi forto, e non per vomito, in tal cafo bifogna darla lavata fin» a dodici volte (alcri dicono fino a cinquanta; ) impe- roche la lavata non folamente non può conturbar lo ftomaco, nè eccitarlo al vomito, maevacua conaf- fai minore moleftia i neri, emelancolicihumori, di modochefrapochigiornifene vede il giovamento. Puofsene dare fino a cinque, ò fcifcropoli con acqua tepida, più, e meno, fecondo che s'è detto di fopra, Q epuoflidareuna, e due volte fenza timore alcuno, quando lo ricerchi la cura; imperochenon è ella ec- ceflivamcnte calida,o veramente fecca, ne ha quali- tà velenofa, nè amara, cuipofsafmarrirenel rórla i patienti. E fefoisequalch'uno, che non la potefse torre in bevanda; imperoche molti non pofsono be- re i medicamenti liquidi , fi può addattare in Pillole , c piacendo, fi può incorporare con Hiera, ò con qualche altra cofafolutiva. Conobbe efsere facoltà folutiva, e vomitiva nella pietra Armenia , Oc haver '(l"?'Xì lunniadata lorodal Fuchfio, e da altri; imperoche Cs vedendo colìoro, che la natura generava amendue quefte pietre l'una mifturata con l'altra,perche ci dob- biamo maravigliare,!!: anco effi imitando la natura, ne fcrifsero confufamente? avenga che fi polla agevol- mente ftimare,che la pietra Armenia non (iaaltro,che materia di pietra Cerulea, non compiutamente cotta nelle vifeere della terra, come fi ftima per certo,che il CIialciti,ilMili,e'I Sori non fieno altro, che materia di CaIcantho.il che confideranno molto bene il dottiffi- mo ManardoFerrarefe nelle fue Annotationi fatte fo- pra i medicamenti femplici folutiviferitti da Mefue , icrifse contra l'opinione di coloro, che vituperano 1' ufo del Lapis lazuli fenza veruna ragione , cosi dicen- do : 1 Greci non fcrivono, chela pietra Cerulea fia fo- lutiva , mapar che cotali facoltàgli fieno fiate attri- buite dalla pietra Armenia, imperoche gl'Arabi con- fondono l'una con l'altra, come fece Serapione,e pari- mente Averroc . Avicenna fcrivendo dell'Azulo gli attribuì quafi tutte le virtù, che danno i Greci alla pietra Cerulea, & all'Armenia . E fcrivendo dell' Armenia, ne difse tutto quello, che neferivono i Greci, eviaggiunfedelfuo, chefolveva più valoro- famente gli humori malinconici , chenon fà la Ceru- lea. 1^7 748 Difcorfi del Matthioli lea . Ma quantunque tutte quelle eofe fieno vere , non però voglio io accodarmi all'opinione di coloro , che biafmano, e fuggono quefto medicamento come ve- leno mortifero; imperoche só io per certa fpcrienza , che lavandoli bene giova afsai , ecaufa òpoca, ò nef- funa moleftia . Nella cui opinione penfo, che pofsa canonicamentecondefcendereogniMedici, che fia più ragionevole, cheoftinatoi percioche fe bene ha- vefse Avicenna detto che egli era corrofivo, quefto non ofla,che non pofsa purgare egli l'humore melan- colico fenza nocumento : perche l'acutezza fua , la quale è caufa del farlo corrofivo,fegli leva con lavar- lo, e purgarlo, fecondo che fe gli richiede . Vero è, che di quello, che rifplende d'oro, fi dee pigliare , percioche l'altro, di cui fono fempre forniti gli Spe- ciali, e coloro, che fanno gli azurri in Alemagna , non è di gran lunga così valorofo. Io fono già flato in alcune cave d'Argento , dove gran quantità edel Ceruleo, e dell'Armenio infiememente hòvedutoa- montinato,ma non però ve ne hò ritrovato alcun pez- zo, che rifplendefse di fcintille d'Oro; percioche quefto non fi ritrova , fe non nelle minere vere dell' Oro: equefto, che fi ritrova in quelle dell'Argento, edelRame, in quelle folo fi ritrova , che tengono in loro qualche parte d'Oro. E però queir azurro chia- mato Oltramarino , che lì fà del vero Lapis lazuli di minerà d'Oro è in grantliffimo pregio per prevalere in bontà, & in colore a tutti gli altri azurri delMondo. Di quello, che fi fà di rena nel lido del mare, quan- tunque afsai e Plinio, & altri ne dicefsero, fìn'hora Pietra ce- nonl'hòioincognitione. Scrifsene Galeno al nono mleafeita delle facoltà de femplici, così dicendo: IlCiancoèa- ii Galeno. cut0j& hà virtù purgativa,e digeftiva più valoroìa del Cinabro,& hà ancora alquanto del coftrettivo. Al che non havendobeneavertitoildottiffimo Maliardo djf- fe,ingannandofi,chencfsunode'Greci haveva fcritt'o, che la pietra Ceruleafofse folutiva, havendolo però fcrittomanifeftamentc Galeno. Chiamano la Pietra Momi . CerulcaiGreci Xt/ans k?Sos: i Latjni Cauulcus la- pis: gl'Arabi Hager alezaoard, Lazaoard , & Azul: i TedefchiLafaurlìein : liSpagnuoli Azul . Dell'Indico. Cap. 66. L'Indico è di due fpecie. ^Vno, che nafee naturalmente in India,ufcendo fuori da certe Canne a modo difpiu- ma.I?altro,chefifà nelle tintorie: e quefta è una fpiuma purpurea, che nuota dìfopra nelle caldaie, la quale tolgono Diagli artefici, e la feccano . Quello fitieneper lo migliore , che firaffiembra all'azzurro, e che è lifeio, efitecofo . Haftì l ' Indico tra le medicine, che coftringono leggiermente , e che rompono l'infiammaggioni, ér i tumori : mondifica l'ulce- re, ér abbajfavi la carne fuperflua . indico , e T 'Indico, cheperlo piùs'adopera da'Dipinto- fuaclamin. | i ri. quantunque fi tenga ne' tempi noftri nelle Spe- ciarie ,èfolamentcdi quello, clic fifa nelle tintorie, e faffì del Guado, di cui lì tingono i panni di Lana. Non fi ritrova in alcun luogo il naturale, che fcriveDiof- coride nafeere come una fpiuma in India in sù le Can- ne . Ne manco fi conofeeva in Italia al tempo di Pli- nio; percioche al fello cap. del 35. libro afferma egli non riaverne alcuna notitia: edimoftra,cheìfattitio de'fuoi tempi fi faceva nelle tintorie della fpiuma del- la Porpora, cofa affai differente dal Guado , onde fi fà ilnoffro. llchedimollra, che Plinio non intenderti bene Diofcoride ; imperoche non fcrivc egli , che fi fa- cefle l'Indico di Porpore , ma d'una fpiuma purpurea ( cosìèquella del Guado ) che nuota fopra alle calda- ie de'tintori . Nè sò, che le Porpore, con il cui fangue fi tingevano anticamente le vefti gloriofe de'Rc , e de gli Imperatori, faceffe fpiuma alcuna :nè manco,che Nomi. ^ beilliflero nelle caldaje. Chiamano! Greci l'Indico l'iS uà : j Latini Indicum . Dell' Ochra. Cap. 67. L'Ochra elettiffima è quella, che è leggieri/firn* , e del tutto gialla ben colorita, nonfaffbfa, frangibile, e chefia Attica. Bruciafi quefta, elavafi, come la Cad- mia . Hà virtù correttiva , e corro/iva : rifolve le po- Jìeme, & iforoncoli: abbafia la carne , che crefee troppo, riempie injieme con Cerato l'ulcere profonde , e rompe le pietre , che fi generano nelle giunture . L'Ochra de'tempi noftri è quella terra gialla,chc Ochra,e fua adoperano per colore i Dipintori, equefta non eliminar. B di Attiene più ci 1Ì porta elcttiffìma, percioche fino al tempo di Vitruvìo era perduto il fuo ufo in Italia. Quefta è terra tinta di giallo da vapori di minerà di Piombo, nelle cui cave fi ritrova. Come che fi facci ancora artificialmente di Piombo per via di fuoco» più della minerale apprezzata da'Dipintori . Un gran pezzo di bellifiìma Ochra cavata non molto lontano dallaCittàdiTrentomimandòglianni paffati Mae- UroMartinoGuidottino Speciale all'infegna del Vec- chio, giovine veramente, che molto fi diletta delle facoltà de femplici . Diqueftanon ritrovo, che fcri- veffélefacoltàGalenonelibri de'femplici; come ne fet iveffè egli nel fecondo commento de'ptonofticid' C Hippocrate, trattando del vomito, così dicendo: L' Ochra è una forte di terra, di cui quella è l'elettiffi- ■ ma, che lì porta di Attiene. Chiamano l'Ochra i Nomi . Greci O'xp".' i Latini Ochra . Del Cinabro. Cap. 68. S> Ingannano manifeft amente tutti coloro , che fi cre- dono che il Cinabro , e l Minio fieno una cola medefi- ma; percioche il Minio fifà in Spagna d'una certa pie- tra mifchiata con un'arena argentina; altrimenti non. ficonofee. Faffi di colore fioridiffimo, ér ardentifftmo nelle fornaci : ma nelle minere giita un vapore vera- D mente foffocativo, ér imperò coloro , che lo maneggiano, fi velano la faccia con vefeiche, accioche pojfano ve- derlo , e che nel refpirare non tirino a fe di quel fuo^ maligno vapore. HJfanlo i Pittori per gli ornamenti fontuofiffimi delle facciate delle muraglie . Ma il Cina- bro fi porta d'Africa , ér è ingrandiamo pre^Z_o , e portacene cosìpoco , che apenane poffono bavere i Pit- tori affai per ombreggiar le pitture loro con diverfe li- nee: è carico di profondo colore , ér imperò fi penfarono alcuni, che fojfe egli Sangue di Drago. Hà il Cinabro la virtù medefima della pietra, la qual chiamano Hemati- te: convìenfinelle medicine de gli occhi, nel che è peri più efficace ; percioche è più coftrettivo , e più valorofo E per ri/ìagnare il /angue . Sana, incorporato con Cerato, le cotture del fuoco , e le puftole . VEramente (come è la communc opinione di cinabro,' tutti i Semplicifti de'tempi noflri ) grandif- f"»^"""- fima differenza è tra'l Cinabro fcritto da Diof- coride, e quello, che al prefente è in ufo nelle fpeciarìe, e parimente apprettò ai Dipintori; per- cioche quefto fi fà artificialmente di Solfo , e d' argento vivo, cotti infieme lungamente al fuoco. Enne ancora un'altra fòrte di minerale , che na- fee così per fe fteffo, come diremo poi ; ma non cosìcommune, come l'arteficiale, nè di così flo- F rido, & accefo colore. Quello, di cui fcrivc Dio- fcoride, fi porta d'Africa in poca quantità, &hà le virtù medefime, che la pietra chiamata Hema- tite, la quale non folamente commendò egli ap- plicata di fuori per diverfe infermità de gli oc- chi: ma ancora la laudò molto tolta per bocca nelle paffioni dell'orina, per riftagnare i fluffi del- le donne, e parimente gli fputi del fangue . Al che non fi conviene in modo alcuno il noftro volgar Cinabro, per efiere corrofivo , ulcerativo, velenofo, inimico de gli occhi, e dell' interiora. Ma Nel quinto lib. di Diofcoride. 749 Ma che cofa pofia efTere il Cinabro di Diofcoride, A non fi può veramente affermare ,fe non per conjettu- re; perchenon defcriveegli,checofa fi fia, nècome fi faccia, ò fi ritrovi in Africa, nè fe lìa medicamento minerale, ò artificiale, ò parte alcuna di pianta, òd' animale . Ma avanti che veniamo alle conjetture, che veramente ne dimoflra no, checofafia ai tempi no- ftriilCinabrodiDiofcoricie, èdafapere, che Plinio al y.cap.del 33.lib.dice affermativamente , che'l Cina- bro non è altro, che Sangue di Drago ammazzato dal gran pefo dell'Elefante nel cafcargli addoffo , mefco- landofi infieme il Sangue dell'uno , e dell'altro anima- le, e che non fi ritrova alcun'altro colore, che imiti più, che quello nelle pitture, il vero colore del fan- B gue, e che è egli utiliffimo medicamento per mettere ne gli antidoti. 11 che medefimamente recita Giulio ae èì Solino ne fuoi collettanci. Oltre a quello è ancora da "JJ.'3' fapcre,che Sangue di Drago, quantunquenon nabro fìa, fi chiama ancora una Gomma di un'albero d'A- ofeor. frica, di colore naturaliffimo di fangue vero, trafpa- rente, cfangibile, chiamato hoggi volgarmente San- gue di Drago in lagrime, adifferenzadi quel fofìfli- co, ediniunvalore, dieci fi porta in pani . E meri- tamente fi può chiamare in lagrime,- imperoche ( fe- condo che riferifee Aluigi Mofto gentilhuomo Ve- nerano al4- cap. dellafuanavigationein Africa) è quello una lagrima gommol'a, cliquida, chediftilla da un'albero: il quale per haverne maggiore copia , intaccanoglihabitatori concertiferri nella fcorza,c ricoltone pofeia il liquore, lo cuocono nelle caldaje al fuoco, e chiamanlo non sò per qual ragione San- gue di Drago: fe già non interviene quefto per chia- marfi forfè la pianta, da cui diftilla, Drago nelle lin- gue loro . 11 che ne fà ragionevolmente conjetturare , che fia quella Gomma il Cinabro di Diofcoride; imperoche prima ritrovo, che tal liquore fi porta a noi l'Africa in poca quantità . E' in ufo a Dipintori per ombreggiare, e lineare nel roffo chiaro: vendeli caro per la rarità fua, fe bene è hoggi l'Africa più fre- quentata dalle navigationinoftre d'Europa ; e nelle D virti'rfuc è fimile alla pietra Hematite, anzi come 1' efperienza ne dimoflra, e come parimente afferma Diofcoride, è quefto liquore affai più collrettivo , & imperò fufanoi moderni Medici per li Buffi mulie- bri, edifenterici, eparimente per gli fputi, e flufii delfangue, con aliai maggiore fucceffo. Oltre a ciò chiamandofi quefto tal liquore fino al tempo di Diof- coride Sangue di Drago, come hà perfeveraco di chiamarfi detà in età fino ai tempi moderni ; fapendo molto bene egli, che non era fangue veramente di quello così nominato animale, diceva: E' il Cina- E bro carico di colore , & imperò fi penfarono alcuni che fofte Sangue di Drago. Il qual modo di parlare , par che dichiari, cheveglia Diofcoride dimoftrare, che'l Cinabro non era Sangue diDrago , ma veramen- te altro materiale, quantunque còsi folli- a quel tem- pochiamatoda molti. Et imperò panni, chetutte quelle ragioni facciano vere conjetture di farne ma- nififtameme credere, chefiaquelìo rubicondiffimo, e veramente fanguigno liquore cosi condenfato, il Cinabro vero fcrittone in quefto luogo da Diofcori- de. Parmioltreaquello, che in ciò fi fia manifcfta- mente ingannato Plinio, percioche quantunque af- fermi egli , che'l Cinabro fia Sangue di Drago, anima- ìeferociffimo, uccifo dall'Elefante nel cafcargli ad fuor delle vene, e pofeia contaminato dalla terra , ri- ferbarequel vero, e vivo colore del fangue puro,e fin- cero, che chiaramente fi vede , c lì conofee in quefto rubicondiffimo , & accefiffimo liquore , come vedia- mo, che non lo riferba quello , che ci fi porta con- trafatto in pani con Sangue di Becco , Matton peflo , Rubrica Sinopica, e Eabrile, e Sorbe fecche, con- trafatto alla vera fimilitudine di quello vero Sangue di DragofTe però gl hiflorici non mentono ) uccifo dall' Elefante, che già era forfè in ufo. Onde eflendone già molti anni mancamento , fi fono ingegnati alcuni dicontrafarlo, come hò qui detto; & in diverfi altri modi, cioè con Rubbia, Rubriche, Verzino, Ra- gia , Colla di Draganti, & altre mifturagioni . Ma po- trebbealcuno, nonfenzaqualchebuonaragione, o- ftandodire, che fcrivendo qui Diofcoride delle cofe metalliche, eminerali, eda credere, che con effe non havrebbe inferte le Gomme de gl'alberi , cui trat- tò egli copiofamente nel primo libro : e però efiere da dire, che'ICinabro, di cuitrattòegli , folfecola mi- nerale. A quella tacita objettione fi può ragionevol- mente rifpondendo dire, che quantunque tratti qui Objettione Diofcoride de'mettali trattando di quelli, che fono in ufo de'Dipintori per dipingere, comeèla Cerufa, la Chrifocolla, il Verde Azuro, l'Azuro, l'Indico, e l'Ochra, dc'quali ordinatamente tratta ; inferi tra C quelli ancorailCinabro, quantunque folle Gomma d'albero; parendogli, cheperilvividiffimofuo co- lore di fangue,e per efiere cónumerato tra i colori, che più s'appregiano meglio tra quelli fe ne ftefle , che tra le Gomme . Come parimente vediamo ha vere egli col- iocato tra quefli colori minerali l'Indico , il quale efee fuori germinando come fpiuma da certe Canne d'In- dia, e faffi ancora artificialmente nelle tintorie. Et im- però pertuttequelleragioniparmi che fia cofa aliai chiara, che'l Cinabro del commune ufo, il quale cre- do io edere il Minio di Diofcoride , e per farli egli nel- lefornaci, epcrhavereilcoloreardentiflimo, e flo- ridiffimo, non polla edere in verun modo il Cinabro di Diofcoride . E' adunque il Cinabro de'tempinoilri, come di foprafù detto, minerale, & artificiale, ma quello è noto à tutti, equelloàpochi. 11 minerale , come diremo ancora nelfeguente capitolo, hò veduto io cavare di terra nelle cave d'Argento vivo, in un luo- ffrore di goche lì chiama Hidria , in certe montagne lontane una giornata da Goritia , andando vcrfola Carniola. E' quefto una Pietra roffa fimile all'Hematite , non . troppodura, magravilfima, e qualche volta tanto piena d'Argentovivo, cbeperieftefl0fenzaalt.ro a- juto, negocciola fuori. L'artificiale pofeia, cornee notoquafiaciafeuno, fi fà d'Argento vivo, e di Sol- fo per via di foblimationeal fuoco, llcheopcra per fe ftcflalanaturainquello, cheli cava dalla minerà . Niuno dunquediquefli, per efière veramente morti- feroveleno, s'ufa di dar per bocca . Edi quiè forfè accaduto , che il Fuchfìo Medico clariifimo de'tempi noftri, fi fia perfuafo , che nell'antidoto di Damafo- Opinione niofcrkto da Nicolao Mirepfico fia (iato aggiunto il ,"^1'° Cinabro da qualche Medico ignorante. Ma la mia o- pinioncèaflaidivcrfa, e lontana dalla fua; impero- che credo per cofa certa , che in quefto luogo non in- tenda Nicolao del Cinabro minerale, nè manco dell' artificiale, madelSanguedi Dragoin lagrime, vero Cinabro di Diofcoride; percioche havendo quefto Cinabro chiamato Sangue di Drago, perqucllo, che dodo; nondimeno dicendo egli, che niuno altro p fe neleggein Diofcoride, leparifacoltà della Pietra colore più firaflembraal vero colore del fanguc,che'l Cinabro, è necelsaria cofa , che'ICinabro, di cui in- tefe Plinio fia (tato quefto medefimo liquore; percio- che quello è quello ,chepiùfì rafsembra al fangue vi- vo, che ogni altro colore, che fi ritrovi .- ma inganna- to dal nome volgare, che riteneva ancora fino al fuo tempo di Sangue di Drago,fi pensò con efficacia , che fofse quel vetoSangue di Drago,ammazzato dall'Ele- fantc,il quale (come può ciafeuno, che habbiainge- gno,confiderare ) non può,efsendo fecco, e putrefatto Hematite, le cui facoltà dille egli edere di provocare l'orina, non fi può fe non credere, che Nicolao vi mettefle il Cinabro de gli antichi con belliffima ragio- ne, pervalerequelloantidotofpecialmente per pro- vocare l'orina . Ma quantunqueil Cinabro del com- mune ufofia, tolto per bocca veltnofo, e mortife- ro; fi può nondimeno ufare ne'medicamenti, che s' applicano di fuori, come fono i profumi, che fi pre- parano per il mal Francefe, c maffimamente quando non vi giovano gli altri rimedj. Mettefi ancora ne gli unguen- 75° Difcorfi del Matthioli unguenti, che fi fanno per il medefimo, e per Pulce- A tificiale. Onde poflo io agevolmente credere, che tra remaligne, & altre ulceragioni del corpo. Oltre a le fpecie dell'artificiale intendeffero gl'antichi ancora ciò dicendo Diofcoridc, che manifeflamence s'ingan- il Cinabro fatto perartedel communeufo. Quan- nanocoloio, che fi credono , che fia il Cinabro, e'I tunque ai tempi noftri, e gli Speciali , & i Dipintori Minio una medefìma cofa, e per vedere ancora, che chiamino Minio, quello che chiamarono gl'antichi nelfeguentecapitolo, dicefarfi l'Argento vivo del GrcciSandicefattodiPiombo, o veramente di Ce- Minio, cheabufivamente fi chiama Cinabro, non rufa lungamente abbruciati nel fuoco; delquale pa- Qoalefia il n° potuto fe non perfuadermi, che'l Minio fcritto da re , che intendefl'e ancora Plinio. Chiamano iN . Minio di Diofcoride, fiaaltro, cheil Cinabro minerale, da Greci il Cinabro KirnSSafi: i Latini Cinnabaris : °°" ' Biofcor. cui (come è flato detto, e diradi ancora nel feguente gli Speciali Sangue di Drago in lacrime : li Spa- capitoloj fi cava l'Argento vivo nelle minere d'Hi- gnuoli Sangre de Dragon. dna. Del che m'hà non poco accrefeiuto la creden- za il medefimo Diofcoride, per havere egli lafciato Veli' Argento vivo , Cap. 6g. fcritto, cheilMinionellecavedelleminere gitta un B vapore veramente foffocacivo: & imperò coloro, che T ; ' Argento vivofifii del Minio ,ilquale abufivamen- lomaneggiano, echelofanno, fi velano la faccia tefi chiama Cinabro . Il modo di farlo è cori. Mette- conlevefciche, accioche pollano vedere lenza tirare fiinunpiato diterraimaconchadiferro , in cuificolloca àfeco'I fiato il fuo maligno vapore; imperoche hò il Minio, e cuoprefipofciatuttoilvafoconùncalice illu- vedutoioinHidria, che nel ricuocere il Cinabro mi- tato con creta : accendivifipqfiiafotto il fuoco , e radejì nerale, fi ferrano gl'artefici la bocca, e'I nafo con al- lafulìgine, che ì 'attacca al calice , laqualecome è fred- cuni fazzoletti per fuggire rat maligno vapore;peicio- da, fi condenfa in Argento vivo . Ritrovafi ancor anel- che dicono, chenonfoiamenteètal vapore foffoca- le minere, oveficava l'Argento , condensato in gocciole , cativo, ma che corrompe maravigliofamentc i denti , che fendono delle volte di quelle. Sono alcuni, che dico- elegengive, di modo chefono tra di loro ritrovati no rìtrovarfi nelle cave di fua propria minerà . Serbafiin alcuni, chepereflcreftatimaleavertiti, glifonocaf- vafo di vetro,di Piombo, distagno, overo d'Argento: catituttiidencidibocca. Etin quella opinione mi imperochefimangia; e fa liquefare ogni altra materia . fàreftare parimente Vicruvio, il qualeal 7.1ibro della C Bevuto è mortifero ; percioche rompe conilfuopefo l'inte- fua Architettura, fende del Minio con quelle paro- riora. Il rimedio è il bere dopo efio molto Latte, e pu- le: 11 Minio fù primamente ritrovato, fecondo le me- fciavomitarlo indietro, o vero Vino con Affiamo, overo moriedegl'antichi, ne'campiCelbiani de gl'Efelij. decottione d'Apio, overofemed'Hormino.overoOriga- Cavafi d'alcuni pezzi di terra, chiamata Anthrace , no, overo Hijfopo bevuto conVino . E' in quejio rimedio avanti che maneggiandofi diventi Minio. Elee daef- mirabile la limatura dell'Oro bevuta . fo nel cavarli per le percoffe de picconinoli poca quantitàd'Argentovivoamododihigrime, le quali X 'Argento Vivo notiffimo minerale, è un iubitoricolgonoi picconieri. Quello tutto diflc Vi- I j corpo fluflibilc, e liquido, come quello dell' vó,e™»J truvio. 11 che hò veduto io parimente accadere in acqua con una lucente bianchezza , comporto dalla mime. Hidria, nelle cave dell'Argento vivo, dove batten- natura di foltanza vifeofa, e fottile, con molta fo- do alle volte i picconieri la vena, elee all'improvifo prabbondanza d'humidità, e di frigidità infieme . La l'Argento vivo fuori come d'un fonte. Appiedo àPli- quale compofitione ("fecondo l'opinione de'Filofofi molo ritrovo edere di diverfe fpecie; imperoche al D Alchimidi ) ccofa moltodifpofta alla generationede luogo foprafcrittolodefcrive, cosidicendo :11 Minio metalli. E però dicono edere l'Argento vivo il vero> èunminerale, il qualegià (ìritrovava nelle cave dell' & originai feme d'edi metalli , e che non fi può con- Argento ,& èin grandidìmo prezzo tra i colori da di- denfaie; percioche gli mancala calidità, e ficcità , pingere. Theofrafloriferifce efleine ltato inventore chefe gli converrebbe, e parimcntcil tempo, che fe Calda Atheniefe, il quale fi pensò nel principio di po- gli ricerca per farlo perfetto ; ìx impelò fe ne iella co- terne cavare Oro , abbruciando quella rena ioda,che si nell'edere , cheto vediamo, come cofa imperfec- fi cava delle minere dell'Argento, e cosi fi dice edere ta. Malafciando daparte s'egli è prima materia di flato l'origine del Minio . Ma fe ne ritrova già ancora metallo, overnò, diròquiper accollarmi à quel , inlfpagna, quantunque duro, & arenofo : & ap- che di lui dicono iFilofofi, che potrebbe agevolmen- predò ai Colchi in un certo fcoglio inaccedibile, dove te edere materia profsima a convertirli in metallo; im- fi fà cadere al bado,tirandovi dentro delle faette.Que- peroche l'accompagnarli , che egli fà cosi agevolmen- te dicono efferefofiltico , e quell'ottimo, che fi fà te con tutti i metalli, dimoflra manifeftamente , che dicertareriadicolorediGrana, laqual nafee fopra E fialamateriaattaaconvercirfiinqualfi voglia di lo- Efefo ne'campiCelbiani. Queflofitira, e fi lava la ro, & in quelli tanto più, con i quali più prefto,e più prima, elafeconda volta. Juba dide, che'l Minio volontieri s'accompagna ; perciochelo tranfito èfa- nafeevain (Sermania , & Hermogencin Ethiopia : ma cilifsimo in tutte quelle cofe, che iìmbolizano infie- E à noi non fi porta d'alcuni di quelli luoghi, ne quali me. Eperò parmi, cheinqucftos'inganninoalcuni, alcuni, d'altronde, chediSpagna. Falfificafi in molti modi; dicendo chefe pure l'Argento viuo, quando gli fof- ìmperochefe ne trova d'un'altra fpecie tanto nelle mi- fero flati miniftrati quelli debiti mezi, che fe gli ri- nere dell'Argento, quanto del Piombo, il qual fi fà cercano dalla natura, fofseattoa convcrtirfi in ai- abbruciando certe Pietre melchiate infieme conle cunmetallo, più prefto è da credere, che fofse per vene: e quelle non fonoquelle, che dicemmo edere riufeir Piombo, Ferro, e Stagno, che altro i per- minera d'Argento viuo, ma d'altre ritrovate infieme. ciocheritrovo, che più agevolmente s'unifee con 1' Ritrovanfi ancora piombi, che fono Iterili nel lor co- Oro, e con l'Argento, checonogni altro metallo . lore, nè mai fi fanno rodi , fe non nelle fornaci, eco- F Equelto èilfondamento , chefannogli Alchimifti, me fono abbruciati fi peltano in polvere. E quello è perdendoli il tempo, l'opera, elefacoltàin penfarft jlfecondoMinioconofciutoda pochi, ma moltoin- dirifar conl'artequello, in cui hà mancato la natu- feriore àquello, che fi fà di naturale arena . Il fince- ra, laqualeffccondocheritrovo) non hà mai po- ro hà il color medefimo della Grana . Saggiali come tuto alcuno artefice del tuttoimitare. Tutti i metalli, l'oro. 11 contrafatto tocco con l'Oro infocato, diven- che fi mettono nell'Argento vivo Hanno a galla, ec- ta nero, &-ilfincero ritiene il fuo colore. Ritrovo, che certo l'Oro, ilqualefubitofenecafcaal fondo; im- fifofiftica ancora con calcina. Puodi conofeere il peroche l'abbraccia più di tutti gl'altri. Dell' Ai'gen- falfificato, mettendolo, mancando l'Oro, fopra una to vivo hò veduto io, come nel commento di fopra lamina di ferro infocata. Tutto quclto del Minio del Cinabro hò recitato, amplifsimecave, e. minere fcrifle Plinio . Laonde li può agevolmente vedere , in certe montagne lontane quaranta miglia da Gori- che'l Minio anticamente li ritrovava minerale, &ar- tia, in un luogo chiamato Hidria, dovefenefagran- difsima Nel quinto lib. di Diofcoride . *ento vi- come fi i la mi- diffima quantità; impercchelafuaminera,laqualec A di colore, che nel nero rofieggia, e ponderofiliìma , vi iì ritrova ki diverfe cave , che vi fono , abbondantif- lìma . Quella, cavata che l'hanno, la portano difuo- ri , e la peltano affai minuta, e pofcia n'empiono alcu- ni vafi di Uretra bocca fatti di terra , e gli ferrano leg- giermente con Mofco arboreo, e voltangli con la boc- ca verfo terra fopra un'altro vafo quafi limile , fepolto in terra del tutto, & illutangli le commiflure della bocca con creta , e lo ftabilifcono, che nonpuòcaf- care . E cosi a vafo per vafo, con certo ordine ne ordi- nano afsai quantità, mettendo l'uno poco lontano dall'altro, e pofcia gli fanno fopra fuoco di carbone afsai valorofo, dal quale efsendo fcaldata la minerà, B ne rifuda fuori l'argento vivo , il quale fuggendo ( co- me è fua natura) fempre il calore del fuoco,fe ne feen- de, e trapela nel vafo difetto: e cosi lo cavano fuori, e lo mettono in otri di cuojo ; impcrochemale lo pof- fono in altri vafi prefervare, che non le n'efea, fegià non fofsero, òdi vetro, òdi terra cotta vetriata. On- de non pofso fe non molto maravigliarmi, che fcrivef- fe Diofcoride , che l'argento vivo non fi pofsa ferbare fe non in vafi d'argento, di piombo, di fragno, e di vetro ; avenga , che fi mangi egli ogn'altra forte di va- ii fatti d'altra materia . Nèso veramente come li pof- fafoftentarcquefto, fegià la fcrittura non è corrotta qui, comeinvarj, e diverti altri luoghi; impcroche C quefto è falfo, efiendo cofa chiara à tutti, che l'Ar- gento vivo rode , guafta, e diftrugge tutti i metalliche tocca . 11 perche non ritrovandoti cotali parole in Se- rapionc, il quale traduce di parola in parola da Diot- coride, è veramente da fufpicare, che elle vi fieno fia- te aggiunte da qualche ignorante : equeftopare, che confermi ancorala varia lettioned'Oribafio . Trovali tra tal minerà nelle cave medelime alcuni filoni d'una pietrarofsa, laqualechiamano Cinabro minerale , come ampiamente ne dicemmo nell'hifioria nel pre- cedencecapicolo. Quella tal pietra è molto pili piena d'Ar gcnco vivo , che l'altra predetta ; imperoche ve n" appaiono fpefse volte, e quafi fempre le gocciole at- D caccatte . Molte volte ( fecondo, che mi riferirono gl'artefici ,& ipicconieri, che lavorano nelle cave fot- tocerrajlnel cavaredella minerà , che fanno co'l pic- cone , accade , che ritrovano alcune fontanelle , dalle quali nel difcoprirle corre fuori l'Argento vivo puro in afsai buona quantitade . Pochi fono gl'artefici ,& i lavoratori, che vidurino fani lungotempo; percio- chequafi tutti, quantunque gagliardi, c forti huomi- nilìeno,non vi lì mantengono fani più che trc,ò quat- tro anni,chcnondiventinotremolantidelle mani, e della teda; percioche in tale infcrmitàgli riduce il va- pore di tal minerà . Galeno veramente (quantunque prima gliene havefse fatto ferma fede Diofcoride,) fi £ pensò contraquello, ohe quotidianamente in Hidria, & in altri luoghi d'Europa, ne rìimoftra l'efperimen- to , che l'Argento vivo non nafcelse per fe ftefso nelle minere; ma folo, che fi facefje artificialmente, co- mela Cerufa, l'Erugine, lo Pforico, & il Lithar- girio : e parimente difse non haver mai fperimentato, fe tolto per bocca , o vero applicato di fuori, fofse ve- leno mortifero. Falli dell'Argento vivo quello, che chiamano Argento fodo, & altri Argento lolimato, mettendoIoconSalearmoniacone'vafi a ciò fabrica- ti, e folimandolo fopra ai fornelli. Equeltocosi fat- to è corrofivo, &ulcerativo, comeil fuoco ftefso,& imperò Io chiamano alcuni fuoco morto infernale: e p mangiandofi , è veramente mortifero veleno; impe- roche attaccandoli allo ftomaco, Io corrode, e lo sfonda: il perche fe non li gli foccorre con pretto ri- medio, poche volte fe ne liberano coloro che lo tol- gono. Faffi dell'Argento vivo difsoluto nell'acqua forte, e pofcialambiccato al fuoco , comebenfanno larcgl'AIchimifti, quel medicamento, che chiama- no i Chirurgici moderni Precipitato , le cui virtù fono veramente maravigliofe perfanare l'ulcere maligne, e fpecialmente quelle del mal Francefe,pol- 751 verizandovifì fopra. Sono alcuni, che danno mezo fcropolo della fua polvere a bere, o veramente in Pil- lole infieme con Perle, & altre cofe cordiali nc'dolo- ri delle giunture caulati pur dal mal Francete, con bellitiìmofuccefso. Dalli ancora ai melanconici nel modo, che ti dà la pietra Armenia, come èferitto più lungamente nel noltro libro della cura del mal Fian- cefe; impcroche fà egli gl'effetti medefi mi, provocan- do il vomito. Danno alcuni altri a bere l'Argento vi- vopuro, e fincero non folamcntea gl'huomini, ma ancora ai fanciulli: tra i quali ritrovo io efsere il Bra- favola, huomo de'tempi noftri dottillìmo, ferven- do egli per cofa certa nel fuo libro dcll'efaminationi de'femplici d'havere fpefse volte dato l'Argento vivo aipiccioli fanciulligià mezi morti per li vermini, ef- fendogiàdifperato d'ogn'altro rimedio. Ma in che modo dar fe gli debba, &achepefo, òmifura,non deferive egli altrimenti: maaGoritialeRicolgitrici , dove le donne (tentino a partorire, ufano di darne loro a bere la quantità d uno fcropolo fenza nocu- mento alcuno. 11 perche mi perfuado, che 1 Argen- to vivo non ammazzi chi te Io beve, lenon fi eccede lamifura, òilpefo; ne credo(come vogliono alcu- ni ) che (blamente ammazzi con la tua ponderofità , come più ampiamentediremmo nel letto libro. Ma havendomi l'hiftoria dell'argento viuo ridotto a me- fua moria l'Otto prctiofilììmo metallo, nonfe nefacen- " 01 1 do da Diofcoride in quefti libri de'femplici mentione alcuna, mi parrebbe veramente fare non picciola in- giuria alla natura , e parimente a cosi prctiofo metal- lo, di cui tutto il mondo hàgrandiffima fetc, fe me lo taccili, e lo lafciaffi da parte; imperoche per la fua molta bellezza, copinione univcrfalmente, che in lui fieno virili gioueuoli , e mirabili perconftruarc lungamente icorpi humani in vita . E però non è da marauigliarfi , fe tanta ftima ne faccia il mondo, e lo tengano gl'huomini più caro d'ogn'altra cofa . Ma ve- nendo all'infiori j , e fua marauigliofa origine , dico, che le fue originali, e proprie materie, altro nonfo- no, che foftanze elementari, con uguali quantità, e qualità l'ima all'altra proportionate , e fottilmentc purificate. Quelle dunque congiunte infieme, efsen- dodipari virtù conformate , generano una amicabi- le, eperfettiffìmamiUione ; e dopo queltounafer- mcntatione, edecottione; e cosi finalmente li cou- giungonoditaleinditsolubile unione, che fi tanno fifse, e permanenti , e quafi del tutto infeparabili : talché, òtia dalla virtù del Cielo, ò dal tempo , ò dall'ordine della fagaciffima, e fapientiffima natura, ò veramente da tutti infieme, fi conuertono tali fo- ftanze in quetto corpo metallico chiamato Oro, il qualc( comeèdetro) perii fuo molto temperamento, e per la fua unita, eperfetta miftione, fìiàcosiden- fo, chenonfoloacquitla una permanenza commu- nc, ma quali incorrottibilità, & una caufa di non potere contenere in fe fuperfluità alcuna. E di qui uiene, che quantunque ftia l'Oro lungo tempo in ter- ra fepolto, ouero nell'acqua, mai non s'arruginifee, cnelfuoconon fi confuma, ne diuenta cenere : anzi che ogn'hora più fi purifica, e lì fà più bello. Oltre di queltola tua perfetta unione lo fàpnuo , e di flem- ma , ed'ogni uentofità luperflua, & imperò fempre iìrimaneeglilucido, ebellonel fuofplendidiflimo, enaturalifiimocolore; e fregandofi, non lafcia da fe alcuna tintura, nè gialla, nè nera, come fanno quafituttigl'altrimetalli; nè fi ritroua in lui alcuno odore, ófapore, che con l'odorarlo, o vero co'l gu- ÉO fi comprenda-. Mangiato ò uolontarìamcnte , ò non lo Capendo, non nuoce in alcun modo alla uita, come fanno per la maggior parti tutti gl'altri metalli; anzi che marauigliofamente conforta il cuore, econ- fcrualauirtùuitale: etalgratia uogliono alcuni fa- pienti, che gli fia fiata conccfsa dalla benignità del Sole. Diremo dunque, che l'Oro è un metallo trat- tabile, e lucido di colore, quafi fimilcàquello, che cidimoftrailSole; & hàin fe certa intrinfcca attrat- 7& Difcorfi del Matthioli Winere d Oro . tione naturale, che effendo veduto , difpone gl'ani- A nialiafarfidefiderare: e per quefto molte virtù fe gli appropriano. In Italia non sò veramente io, che d' Oro vi fia propria minerà, ma in Germania; in Un- gheria, &inTranfilvania, fe ne veggono in più luo- ghilecave, elevenevere. Finalmente in tutti quei luoghi penfo io, che li coda ritrouare doue il Cielo inrluifcacotalicaufe, e difpofitioni elementari. Ge- nerali la iua minerà tra varie fpecie di pietre, in af- priffimi monti, e del tutto iterili : ma la migliore è quella, che fi cava tra quella pietra azurra , chechia- manocommuuementc Lapis lazuli, tra la quale fi ri- trova in ordine di filone intra falda , e falda di detta pietra, e molte volte mefcolato con effa . Tanta è ve- B ramentequefta minerà migliore, quanto è ella più ponderala, e carica di colore; e quella più delle al- tre è valorofa , di cui fi veggono più fcintille, e pun- teggiature d'Oro. Ritrovafi ancoral'Oronella rena, e ne'lidi di divertì fiumi, efeparafi, e cavatene con certa arte di lavare la rena: e quefto non è bugia ; percioche fappiamo, che in Hifpagna fi cava dal Tago, inThraciadall'Ebro, inlndiadal Gange , c dal Pattolo, in Ungheria dal Danubio, in Alcma- gnadalRheno, & in Italia dall'Adda, dal Pò , edal Tefmo: ma non però fi ritrova in tutte le rene de'lidi loro ; percioche folo fi ritroua egli in certi luoghi par- ticolari . Quefto veramente ("fecondo che fi fede Pli- C nio al 4.cap.del 33-libro ) è il migliore, & il più fin- ora Tcritto cer0 di tutti . Senile dell'Oro Avicenna nel fecondo d'Avicenna, jjj^ de'fuoi Canoni , cosi dicendo : L'Oro è ne'fuoi temperamenti uguale. Mettefila fua limaturanelle medicine, che fi fanno per la Melancolia. E' per cauterizare il miglior metallo di tutti gl'altri; impe- rochel'ulcera, che ne feguita, più prcfto li fana . Tenuto in bocca, toglie via il puzzole del fiato. Met- tefila limatura nelle medicine, che fanno rinafeere i capelli, & inquelledcllevolatiche, tanto mefio ne' medicamenti efteriori, quanto interiori . Trito fino, che ti faccia impalpabile, emeflbne gl'occhi, con- forta la villa : e bevuto in polvere conferifee ali'inter- D mità del cuore , e parimente alla mitezza dell'animo. Chiamano l'argento viuo i Greci Y'fpxryvpos: i Latini Hydrargyrus, & argentum viuum: gl'Ara- bi Zaibar, & Zaibach: i Tcdetchi Queck tilber : gli Spagnuoli Azogue . L'Oro chiamano i Gre- ci Xputr'ós : i Latini Aurum : i Tedefchi Guld : gli Spagnuoli Oro. Della Rubrica Sinopica. Caf. 70. 'Velia Rubrica Sinopica è eletttfftma , la qualè grave, denfa , di colore dì fegato, fenz^a mijlura di pietre , colorita per tutto d'ugual colore , e E quella, che quandoft mette nell'acqua, fi disfà copiofa- mente. Cavafiin Cappadociain certe fpelonche, e por- iafipofcìa quando è ben purgata in Sinope cìtti,nella qua- le fi vendei doveèpofcìaftata nominata Sinopica. Hi ■virtù di difettare, di ferrare, e di cqflringere , e però fi mette ellane gli empiaftri delle ferite, e ne'pajìelli difec- cativi, e coftrettivi ■ Bevutaìnunovo , 0 -vero iiifufa ne'crijìeri, lift agna il corpo: daJJtdcoloroancora,chepa- t i/cono nel fegato . ì.TT Eramente non ritrovo io chi apertamente ai c V cemP' noftl'i ne d'e'1'3"' che cofa avvenga chela deferittione del colle fatta da Galeno, jg^Jg! dal quale riportò la terra Lemnia in Italia , non cor- nla . rifponde punto al colle, ò vero luogo, ove hora fi cava: imperoche Galeno fcrive, chequelcolle era tutto rodo come fe folle fiato abbrugiato , e che non vi nafee albero, nè pietra, ne pianta di fotte veruna, e che altro non vi è che terra Lemnia. Ma in quello »d°, cr',|", ove fi cava hora, fivedetutto il contrario ; impero- dove li cava che particolarmente in quei luoghi , ove fono le cave, llol*i^"'" vi fono falli cosi graffi , che fe ne fanno le macine de' aaqLllo''dà molini. 11 colle poi non è punto fimile ad un'altro che cui fi cavava foftè abbrugiato, nè vi li vede fegno veruno di rollo JjJjgJJ," 1 colore: anzicheètuttofertiledi piante, e d'alberi , &effendo diligentemente coltivato dagl'habitatori , ; gli rende non poca copia di Grano, e di Legumi, e fpecialmcntcdiFagiuoli. Riguarda il montel'Orien-^à°£l Voi te, il cui fito è appretto d'una Villa da loro chiamatale moderno Repondi; ma la terra Lemnia fi cava nella cima del monre, dove fi diiata in pianura . Quivi fono tre ca- tctra Lem- ve, due delle quali , dove per il pallate fri cavata lania. terra Lemnia, già fono ruinate, edel tutto ripiene . Ma la terza fatta à modo d'un pozzo, ove hora fi ca- va, rimira verfoSettcntrione. Al piede del monte ef- cono tre fontane limpidifiìme, due delle quali le mi- nori, feorrono verfo Settentrione, eia terza di tut- tela maggiore, feorrendo verfo mezzodì, fe ne và ad irrigare un giardino non molto lontano. In que- 3 flaparte è una picciola, & antica Chiefafenza tettò , & in più luoghi ruinata, laqualechiamanoSotìra , dove quel proprio giorno , che fi cava la terra Lemnia viene il Sacerdote principale della terra con due Ca- loiri, e quivi celebrano lafelìa della Transfiguratio- ne di Gesù Crillo nollro Signore, cantando i lor Salmi nella loro lingua Greca . Ma ciò non fanno per fuperliitione alcuna, che fi debùi ollervare avanti che fi cavi la terra, ma perche quel giorno lì debbe celebrare la feda della Transfiguratione di Gesù Gri- llo, à cui quel vecchio Tempio è dedicato. Piuol- P tre èdafapere, che la terra, che vi fi cava per la più parte è bianca, ò rofiìccia , quantunque ( fe ben rare volte) vi fe ne ritrovi di rolla, e di gialla del tut- to fimilc al Bolo Armeno del noftro ufo; feben dice Galeno che la terra Lemnia, è cosi compiutamente rolla, che non è punto differente dalla Rubrica, la quale Rubrica ulata da i maeflri de'lcgnami; & altri per tirar lclinee ne' lavori loro fi cava parimente in alcuniluoghidiquell'Ifola. Ma quello non puòef- fere la terra Lemnia, perche toccandofi fubito im- bratta le mani di rofìo, il che non fà la tetra Lemnia, come fcrive Galeno. Tutte quelle cofe dunque m'in- ducono à credere òche fi cavalle la terra Lemnia al tempodiGalenod'un'altt'o colle, il quale in tanta lunghezzaditempofifiaruinato, ò per terremoti, 6 pcrinondationid'acque, come lappiamo effer intra- vcnutoancoraaltrove; ò veramente, che quel^ colle hà mutato forma, c natura per la diligenza de'colti- vatori, come fi vede in molti luoghi che già fumo faf- fofi, deferti, e pieni di llerpi, edibofehi, &hora fono pieni di vigne, d'homi, difrutti, edi giardi- ni impcrochefrai'altrepiantefalvatiche, chenafeo- no in quello monte, il bianco Cameleone vecopio- vi hoggi li fifhmo7cavafiìa terra Lemnia à quelli noflri tem- Come fica- pi ogn'anno una volta fola il fello giorno d'Agolto tcrra Lenii. nonfenza fuperftitione; imperoche fi perfuadono che lo- Nel quinto lib. di Diofcoride. chefolamentequella, chef, cavaquel giorno riabbi levimi, chefegì'attribuifcono. Coloro che la cava- no fono Greci, ma il urchi vifonofopraftanti, cioè il Governatore dell'lfola, Ugual chiamano Vaiivo- da, oc alcuni altri de' primi officiali; ma non però poflono cosi fa r buona guardia , che coloro , che ca- vano, non n afcondmo qualche particella . Ma è co- tamaravighofaquantofiafoavel'ddore, che rcfpira fuori della cava Debbefi però faperc , che non tutta Ja terra, che vi fi cava e buona, e però non eleggono fenonqUella,cheiitrovafràcertcpietrefragilinafco- la, gialla, ctenace, e maffimamente quella, chenon ha pietruzzole dentro. Cavafi dal levar del Sole per tei hore continue, enonpiù, e dipoi cuoprono nella cava m fondo fe non quella parte, che cavano ogni anno, emai non la difeuoprono, fe nonfinol'anno chevienemquelmcdelimo giorno; imperocheè pe- nacapitale, che nifiunó arlifta ni apertamente, nè alcofameme cavare di detta terra, dcllaqualc non fe ne cava molta quantità per eller il tempo di cavarla breve, eia cava costretta, che non vi ponono ilare Comefiiav; le- non pochi la voratori . Tutta quella dipoi ch'hm 6 ^uetl 11 'aVa P" m??° d'U" fol° > «^tttóo a queitopeia, e come è lavata fi traporta in alcuni facchiapprccatiin alto, fin che tutta l'acqua fi coli Ciò tatto, fi cavaiuoli, edìmenalicon lemanico- meunapafla, cfinalmentef, formano pallore mag- giori, e minori, , efegnanfi con il figlilo Imperiale". Lafcianla dipoi feccare, e mandanla tutta figillata comi medehmo Ggillo in Collantinopoli af gran iurco . Quella terra nell'lfolaperdcnafi non fi tro- va da ^comprare , perche non fi lafcia in mano, nè in arbitnodi veruno; , e fe bene fi concede al Gover- natore dellola chele nepoflìferbare qualche poca della figillata, e parimente àqualch'un'altro depri- mati, nondimeno non è chi di coftoroardifca di venderla, e pero la donano à quello, &àqueH'aI- troam,co,e cosìtacolui, chela lava/àcuip^r pr - vilegio le ne dona un tacchetto. Ma quella non fi fe- norrn, ■ il"S ,nodclP,re"c;P?- Quello tutto fcrive il DottoieAìbacario; il chelafciotuttonella confide- rationc de gliltudiofi di Medicina . Ben dirò che non mancano trufattori che contratanno quella tcr- "r^Au^ ?"^0"1- Ione h° alcunipczzi ufctidalla Specana d. Rultan Bafcià, i quali mi ier- bo comeper un theforo, tra i quali ve ne fono di bian- chi,di rolli, edincarnati, efebenefonodi diver- ficolon, nonpcrqueftolitengo per fornicati, po- fc.ache il fuddetto Dottore Albacario mi fàfede , che nella cava fi ritrova di tutti quelli colori . Ma pofcia chedelBoloArmcnohabbiamo qui di fopn atto memione, non mi par ditralafcilre di di nè l« a„»«- " '' '?,be,"f &rÌS* Qafen* aI 1 ™S° preder ò' faittod, cosidicendo.- Vale la terra Armenia primamente a h kno . d.fentena , Se altri fluir, del corpo, a gli bum del fan ^■catarri vamaravigliolamenteaco oro ì i r,,,„n j r j da! capo nulli insul petto, & U^SKSSK mente a coloro che per tal caufa malagevXente re fp.rano. Conferire à idillici, perche dSa V ulcere loro, dimodochenonglilafcia rollile tenon fanno qualche difordine nel vitto, ò vera che l'aere che ne circonda, non permuti la temperatura Epe' ro mi pare, che come hò veduto nelle fillole del edutolapietraBezahar d'AImirama cu- ilode del Tempio d. Dio , il quale per haverla.dette in contracambio un palazzo nel la Città di Gorduba «3 principio della guerra.Quella dunque è di? ìm ìyi '«U che data a bere al pefo di dodici grani ne morfi de' fer- E VC, f n°fir' ° VeramCncc P°'verizata fopr a la mo,lura, liberalicuramente dalla morte, caccian- dore °n"n.Pcco.'Ivclcnofuordcl corpo tutto perfu- dore, &ilmedefimoopera ancora, quando tenen- doli in boccali fucchia alquanto di tempo. Ma in veromalagevolcofa, llandole cofe predette, credo che lia a ritrovar la vera. Scrivono alcuni altri gene- rarli un altra Pietra, limile in tutte le fue virttì alla Pietra Bezahar, negl'occhi de'Cervi, e congelarvifi di lagrime, dicendo, che nelle parti Orientali.quan- Pi««gt„e. dohannoiCcrvimangiatoiSerpcnti, per rin"iove rata "c s ' nirfi volendo fuperare la forza del veleno fi mentono Svi dc ' peralcuntempoiottacquanellefiumare fino aliate- Ita, dove llandomquelto modo, lor lagrima fuor per gl occhi un certo v.fcofo humore , il qitale finalmen- te .congela m Pietra, fimile di forma quali ad una Ghianda . Queflanell'ufcireiCervifuord éifiWa fpicca (come dicono) perfettefla, ecafcainterT ove viene pofcia ritrovata da coloro, che v'^ZZ' no II che fe tavola fia, o bramente hXria^olo-' ro lo determinino , che puì di me fon periti nelle cofe naturalità dellemiracolofe, e flup^de vi r ù del la pietra Bezahar contrai mortiferi veleni, efpecialmen- Bbb 2 tecon- facolrà . D lui f:1 % g Diicortì del Matthioli il crudeliflimo Napello ne riabbiamo diffii- A V Irà "oTfopraneldifcorfodi cffo Napello , ^S&K» Ilio che ne habbiamo tenfata- ldC7, veduto 33 Uno i Greci la terra Lem- mente veduto ^g^V ? oSjj & ^ . ; Latì. **" ' tin A'.«|»«^r' Omnium f.?inUra, &Lemniaru- m L<-ra^ra|}ixcritna(£Ìin3 &fhim madtum : gli Del Chakanto , o veroAtramentofiutorio. c*h lì' •5-5 ■ ' Atr Amento futorio è- generalmente un filo, tenero, B S_j ec&ndenfato, mainfpecie è di tre forti . Uno cioè, chefi congela in certe cavane d'hmnori, che gocciolando vi colano, ir impero da coloro, che in Cipro fanno i me- talli, è chiamato StiÙatitio. Peteefio lo chiama Vinario, & altri SkaUtjkQ. Ilfecotido nafee femplicemente nelle fpeloncbe, il aitai poi tramutato in certe fofìe cavate in- terra, vi fi tondenfa dentro, cqueftoè chiamato propria- menteCondcnfato. Il terzo è chiamato Cottile, e quejlo Jìfuolfareir.Ifpagna; macinatile, e di poco valore . Il modo di farlo è cori . Infondonlo coloro , che lofanno,nell' acqua, clccuocono, epofiialomettonoincertc lor tagli- li f , dove Inficiandolo per ifipacio d'alquanti giorni , vi fi congela fepar -irtamente incerte forme, Jìmili ai dadi , le ^ quali fì- congelano injieme informa di racemi . L'ottimo fi aedeeJfereilCeruleo, grave, bencongelalo trafparente, come è quello , che chiamano Stillalitio, ér all'i Lon- choto. llfecondoìnbcntàè il Congelato. Il Codi le per fare tinture, e negrirttenti , è veramente più attedi lutti oli altri , come che l'efperimento ne dimofiri effire egli net- le medicine manco valorofo. E' correttivo, calef attivo, & ulcerativo. Bevuto al pefio d'una dramma , o vero inghiottito con Mele caccia fuor del corpo i vermini larghi: provoca il vomito . Bevuto con acqua, giova a coloro , che IkìVtfJeio mangiato t funghi malefichi . La lana bagna- tainquello, cbedigiàèdifolutaneìl'acqua, mefampcr il n, i/o , purga la te/la . Abbruciafi come diremo qui di fot- li io , quando parleremo del Chalciti . /^Hiamauil Ch alca sto volgarmente Vetrio- cto-fim i. lo. Trovatene inltalia di due forti, uno cioè fatto dalla natura, chiamato Copparofa, affai piti forte , di vano colore; avvenga che diCrifiallino.di color di Salirò, e di Smeraldo te ne ritrovi in Germa- nia, e l'altro fatto per arte - Quedo è più force,e man- coforte, fecondo le minere, Miluoghi dovenafee. Ma veramente!; tiene, che'i Romano ("quantunque ii a più fmorto di colorej fia tra tutte le fpecie dell'ar- tificiale il piti 'valorofo. Tiene apprelToà quello il te- concìoluogoilCipriotto, ftimato però più che tutti E dagl'antichi, impcroche'ITcdeteo, quantunque per • èffe* di belliffimo colore ceruleo, habbia più appa- rsa all'occhio, nondimeno in ogni fuaoperatione, óViapcrfare acquaforte, òffa pertintura dipanili, fi ritrova eff ere ftnfatamente affai manco valorofo ; on- de molti fi fono ingannati , vedendolo all'occhio co- si trafparente , e bello . Ma è però da fapere , che 1 Ve- triolo cuna foffanza minerale, che ha afiaifimilitu- din- con quella dell'Alume . E' mordente al gufto,af- nro, pungitivo, e coftretrivo, & impero pare a molti, che contenga in te proprietà di Solfo, di 1-er- io e di Rame, operationc d'Anime, acutezza di t Salnitro, e liceità di Sale . Le cave della fua minerà, come fon quelle di Mafia, Città nella «olirà marem- ma di Siena , e d'aknluoghi dèi «olito Contado .fon tempre quali per la maggior parte in luoghi falvaticln in alcune valli. La fua minerà è più predo terra, clic pietra, di colore benino fmorto, con alcune mac- chie gialle, come ruggine di ferro, & alcune verdi fimile al Verde rame . Efsala di tal maniera quando èfottoterra, un fetiditiìmo, &acutifiimo vapore , quali fimile à quello del Solfo , & impero fi cava la iua minerà a cava aperta; percioche te li doveffe cavare nellefpeloncheibtteranec, come fi cavano i metallij gl'artefici fi foffocarebbonodalfuo tanto acuto, e fa- fc ^ tìidiofo vapore, Cavafi dunque quella terra, e fai- re;ivetfi»-,. tene fopraun'aja un monte grande, che fi diftendein lomoderno. lungo, e cosi li lateia per cinque, over tei mefi a ma- cerarli alla pioggia, alla rugiada, &al Sole, voltali peròqualchcvoltaconlezappe, accioche meglio fi maceri la minerà. Mapaffatoildettotempo, vififa- bricafopra una capanna, e cuoprefi talmente , che più non vi pofla piovere, e così fi lateia ftare altret- tanto tempo. Haffi dipoi un luogo, dovefiacommo- ditàd'acqua, nel qua! fi fabrica al coperto un bagno lungoventi, over venticinque bracia, largo dieci, over dodici, e alto quattro . E quello tal bagno s'em- piea'.quantopiùdimezzodi puriffima acqua, ej?o- icia vili gitta dentro a poco a poco tanta quantità di ouella minerà preparata, che pare a gl'artefici, che fìa ballante, e cosi fi mefcola molto bene mfieme, e pofeia fi lateia tanto ripofare, che lepartiterreftvi vadano al fondo, e che l'acqua diventiben chiara, e così poteia fi durano certi pertugi, iqualitemo dall una banda del bagno, alti peròquattroditafopraal- lafcccia, e così fifa Daffare tutta quella lifcia, ove- roacquachiara, carica di follanza di Vetriolo, m una conferva fatta a polla dall'una delle bande del ba- gno, ediqueflafifàil Vitriolo. Prendonla dunque coloro, che ne fanno l'arte, e metto nla in certe cal- da jc di Piombo ( imperoche niun' altro metallo vi fi può mantenere) muratefopraccrti fornelli, e cosila fanno bollire fino a un certo termine , cpofcia per ogni caldaja mettono dentro una certa quantità di ferro, o vero di rame, quando lo voglion tare di co-- lore, edibontàdi tutta eccellenza, i quali metalli del tutto vi fi diffolvono, e fannocosibollirefino chetoitoneil faggio, conofeono, che (ìacottaaba- flanza: e cosi all'hora le tolgono il fuoco, e laician- la alquanto ripofare nella caldaja, accioche cavan- dotela troppo predo , il Piombo non fi liquefacene pcrilcalordel fornello. La tramutano poi ò in tine, o in caffè, ò in altri vafi di legno, dove fi congela , come fa ancora l'Alume di rocca: equella, che non fi congelala ritornano nel primo bagno, eia ricuo- cono . Ma altrimenti era l'artifìcio di quello, che an- clulca„th» ticamente fi faceva in Cipro, di cui lcnvel'hidona e liuhita Galeno al nono delle facoltà de'femplici, così di- cendo: Hò veramente veduto io trafmutaril Chal- cantho in quello, che fi chiama Chalciti. Portaigia io di Cipro di Chalcantho grandiffima quantità, c quello che mi avanzò dapoi vent'antu, il conver- tì tutto in Chalciti, quantunque dentro nel mezzo folle ancora Chalcantho. Et imperò lo terboanco- raapprcffodi me fino a quedo prefente giorno , per vedere, che te in proceffo di molt' anni fi trasformi tutto il Chalciti, come fi permuti ancora il Chal- citi in Mili. Oltre a quedo non è poco da maravi- «liarfi, come fia in quedo medicamento unamitlu- ra d'una calidità grande, con una valorofillima fa- coltà codrettiva. Il perche è manifetto , che può eli più , che ogn'altra cofa contervare le carni numi- de; percioche con la calidità rifolve egli 1 humidita loro , e con la virtù codrettiva ritira, e ferra la loltan- za loro : con la quale operatione fpreme ancor fuori alquanto dell'humidità predetta Codnngc, dilec- ca, e ritira mie tutta la follanza della carne. Il mo- dodiricorre, edifarequedo medicamento, vidi io fenfatamente inCipro, al tempo che mi vi ritrova!. Fra in quel luogo una gran cafa , ma bafla , di rincon- tro all'entrata della minerà, e nel monte , che fi con- teneva con la cafa appreffo alla facciata finidra , e de- lira a chi entrava dentro , era cavata una fpelonca tan- to larga , quanto toccandofi vi potettero dare tre h uo- mini? e tanto alta, che ogni grande huomo vi po- tefie caminar diritto . Non era il camino di que fta . ca - vapiano, ma andava del continuo feendendo, «m molti luoghi fi ritrovava rovinato E quafi nel luo fine in dentro uno ftadio, era un lago d acqua ver- Nel quinto lib. de, e graffa difoftanza, al toccare tepida . £ nel primo fondere della cava li femiva un calore fimile àVue 0 che f.fcntenellepnme danze de-ba. ni. Diltilla fot ciolandol acqua da diverti pcrtugj di quel colle dì modo che ogni ventiquattro horc le ne ricolgono q'ua- C otto anfore Romane . Quella acqua porta vano fciaa cuni forzati incatena nella cala di fuori avanti ali entrata del a cava, mettendola in certe S quadrate fatte a pofta, ncllequalifrà pochi giorni fi congelava ed.ventavaChalcnntho. Parevami che giù al fine de la caverna, dove li ricoglieva qu iac q uà tepida folle un'aria foffocativa , ì malagevole da tollerare, d odore veramente diCalciti, ediVerde- rarae , e quelle medefime qualità dimoiava parimen- te 1 acqua nel gallarla, Jl perche ilavano ignudala dentro tutti quelli sforzati , e porta vano via K iore con grande prefìezza; imperochenon potevano fopportar di lìarvi troppo fermi , & imperò anda va^ e iitornavano con molta fretta. Erano accefe nel a ca- va per mediocri, ntervalli le lucerne, lequali non vi duravano troppo lungo tempo ; imperoche prefriflì- mamente li fpegnevano. E fecondoche quivi intefi era quella fpelonca fiata cosi cavata col tempo di mól- ti anni da loro , , quali mi dicevano in q uella forma Queft acqua, chetu vedi cosi verde, che dittil a da' quello monie,nqueftolago,ognigiorno và mancan- do. t"mperoquandoquafipiùnonneviene,fubitSi f forzat.cammano cavando piti avanti nel monte & interviene qualche volta che quello, che cavano W nnna addoflo , & ammazzagli tutti infieme!c còs/fer tala ruma tutta la via . Il che quando accade,coiW gè cheli faccia un'altra via , fino che s'arrivi ove dl ltilli 1 acqua . E quello è quanto del Chalcantho poflb per vii a narrare. Ma ricordarati, ch'io hòdetw, che dalla parte fimflra dell'entrata vidi la minerà del Sor del Calciti, e del Mili; accioche fi polla confiderà» che 1 acqua, che p.ovefopra quel monte bagna ,c 'lava tutta quel a terra , di cu, fpontaneamente , e nàtunl monte 1, là ,1 Sori, il Miti , il Calciti ,& artifici™ è dio, & fiDifnge Quello tutto del Vetriolo", ó vog ia- mopur d.reChalcantho forine Galeno. PeHa cui dottrinai, può agevolmente cònjetturare, che queir acqua verde, che continuamente diftillava in quella caverna , non era altro , che acqua di pioggia £1" le penetrando, e trapelando perleporofiti di quel monte i qual doveva ragionevolmente per li mole vapori delle minere, che conteneva in fe, effer ,™o! o parti pui fotnl, del Calciti, del Alili, edel Sori e parimemedcfa mineradel Rame, & in un medefinio tempo faceva quell'effetto , c fi cuoceva neUevffore S :°I'C fi*" L\M° de 1 foli urei , tu- dó chèquan i'a'n heT «rcolavanodent^di mo- aociiequandodifollando cadeva inquel I i-oen m fenza altrimenti cuocerla $ , er, b/fo™ Tfl ' congelare mettervi dentro à diflb "ere fero mente Rame come fifa nel far quello drte'mp, no tei percoche Fallando per la minerà delKe % ne portava feco buona portione, come faceva die ò forno argomento il color verde , che riteneva i. e, Et impero diremo, che'l Chalcantho di Cipro e Vunà materia congelata, nellaquale fi contenevano e par i "Piufotfhde Calati, del Mili , delSori, TdcHU- ' dice fvl" dlr°ftrauai,e'Tameme Galen° l^ndo firiftr^l C°rdati '• ?•¥ 10 hÓ detco> cnc dalla parte iiniltra dell entrata vidi la minerà del Sori , del Cale X chè* aCC'0Che(ÌI7ffa -"fider'are eh C " acqua, che piovefopra quel monte, baena, e |„ tutta quella terra, di cui fpontanearàeme , e n tu ralmentefilàilSori, ilJvliiì, il Calciti, &artiS" mente nellefornaciiIRame, la Cadmia, 1 P fo 1.SC IoSpQd,o, ScilDifrigc. Queftomedefimo hù di Dioicorick 757 B - D Jìffi^T'V'W^*^*** "c< Terri- vendoPa°e VtlS Vi U 2» <' ' S°"' A' L'hC ',0" ha" S"°" M ™T SS nza,IB 'afavola, huomoperò de'noliri Bra&vola. tempi dottilTimo, mentreche vuol taifar Galeno di leita gnoranza; pcrciocheciamjnandoegliquel paf- Vo^oZ°; d0Ve^.' ^'^uelfuoChaTcanfho porta o da Cipro invcccliiandof, diventòCaleiti , di- che dm ? ^Ù^nà°13 11 "°"ro Vetriolo;^ che dilfolvcndofi nell'acqua, e ricongelandoli ri- SCdd,?TenICÌ" Vetrio!o • & ™Pe™ "0» - Nel che f „° HlC'U ' l d,C 1?'"° non avertiGalcno . ,Wn $ °n"/ee , che mal confidcraiTe, e peggio ceva et?"'1'0' ChÌ V0'CrVa dire Ga,™° 1*55 d l hter'ri d Lnffi? r'V * fì 11 Chalcantho, lavava ìatcna, dicuidlail Calciti, il Mili, e'1 Sori; im. peroehenonvolevaduealtro Galeno & non ch?l ChalcanthoeraCalcitidifioluto dall'acqua E però t iófo no "aC7aLe dlVCn" doluto iiWqu;1^ cÓnrun"hezz1/d°bb,amra con lunghezza di tempo fi genera in Vetriolo, fi 'ef- ceffeqTatc h'm0' NtP.??/taleraSi°neolìare, fed - cellequalch uno, che'l Vetriolo diCiprononfi face- menK ^ ™ Mi« ' e diSorimlieme- par?and< Z £ ( come"^> fluente commento , cSS' ",VVm"ìh fi P°tra vedere; fono i r&5"? c di lentenza di Galeno mate- iiahdunafpee,e,ed'unafacolcàmedefima Pitipez- z.diChalcanthobelIilIimofatto dalla natura S tomaellroMartmoGindottino, Speciale dilieentii- fimo alla Speciaria dcll'infegna delVecch fo tra i l^rTr?*^^ ™*oTati„fiem lamina n;r7a Crf°,.C°n b,dI,n'ma arte della natura à lamina per lamina luna fopra l'altra, dividendo il Chalcantho il Min , & il Mili il Chalcantho, p r qua t- tio, o cinque ordini continui, che in vero dilettava nonpocoall'occhioil vedere fcintillar d'ora I M li fo Ti'ndiffim S-Pare1M dd Cha'«ntho . 11 ci e primactldr ,1 Chal«ntho folle prima Calciti ,1 quale, (come fcrive Galeno ) Hi eflTreTl Vcri-'nl N' " ^ £ elieie il Vetnolo molto corrolivo, &ulcerativo lo lod,, dato per bocca, Diofcorideài vermTn lamfii ro heTnnr alVdCn°rdC'Fu"ShÌ ma,c« " -P " roche e parimente in ufo-àii tempi tioftri per tali e maggior effetti l'Olio acutiffimd , che fé ne cava w pietre duie rem, e 1 orina ritenuta, e parimente "1' 01"> ulcerativa. M~^?'UlaJl°rfiv caUfattiva, r> ulcerativa. Mondifica m II fino attaccate a gh occhi, é-àgli angoli oro Bbb 'eco/e, che ■ E'ge ralmen- cigoli loro. E' gene- 758 Difcorfi del Matthioli talmente connumerato il Calciti tra quelle cofe , che A mangiano leggiermente; è valmofo al fuoco /acro , - ma quelli, che fino fAoffi: diffoluto con V ino , fattone difieri, guarifee le feiatiche: ungefi con acqua per tor via i quo/,: mettefi ne medicamenti , che fanno neri 1 capelli. Tutte quafi quefie cofit , e parimente Idltre, che non fono fiate abbriviate , fono più valorofo deW abbrugiate , eccetto il Sale , la Feccia del tino , U Nitro, la Calcina, e fimi li ; le quali crude fono pili deboli, & abbrugiate affai più valorofo. Quantunque habbia io per avanti fcritto che'l ClUhiUllì, Calciti, il Mifi, e'1 Stiri ne fieno flati nafcottiMdantma, a permeiti, e molti anni , di folte che pochifsimi .eloro cfam. ò nifluno fi ritrovava in Italia, che mai haveiTero ve- duto i veri : nondimeno mentre che io fono qui il I ra- sa, il Calciti, & il Mifi me flato portato copioiilii- mo dal Ducato di Branfuich. Ma il primo Mifich 110 vedeffi giamai fu mandato da Trento da Maeftro MartinoGuidottinoSpecialediligentiflimo, e molto ftudiofo della facoltà de'femplici , il quale fcintillava, e rifplendeva come l'oro. Vedevafiin queftoda una banda il Calciti, il Sori, eparimente il Chalcantho fattovidallanaturaconbellifnmaarte. Fu ritrovato ( per quanto egli mi fcriile ) in alcune cavedi Vetrio- lo in su'l territorio di Trento tra certe montagne vic v ne à Lievigo di vai Sugana . Onde è da fperare , che in breve tutti quefli medicamenti sgabbiano da ritrova- re copiofi. Ma della Melanteria hò già veduta aliai , e nelle bocche dell'entrate delle cave de metalli, e parimente nelle volte di fopra; quantunque ella non fia in confiderationedi coloro, che cavano 1 metalli . Credefi il Brafavola, huomo veramente de tempi no- flridottiffimo, che'l vero Mifi fia il Vetriolo Roma- no. 11 che in modo alcuno cornfponde al vero ; per- Ertort dcl cioche oltre al non efiere eglifimile nel colore ali oro, Brafa»ol.. e non gittar fuori nel romperfi fcintille d'oro, ma di vetro, ècofamanifefta (fecondo che ne fa teft.mo- nio Galeno ) che'l Mifi è un minerale, che nafee lpon. taneamente per fe fleflò nelle vifeere dell a terra, e non cofa artificiale : il che dimollrò egli al nono lib- bre delle facoltà de'femplici nella fine del capitolo delCalcantho, cosìdicendo: Ma ricordaratiche 10 hò detto, che l'acqua, che piove fopra quel monte , bagna, c lava tutta quella terra , di cui Ipontanea- mente, e naturalmente, fi fà il Son , il M1I1 , e 1 Cal- citi , & artificialmente nelle fornaci il Rame , 'a cad- mia la Ponfolige, lo Spodio, e'1 Difrige . E parlando del Mifi, Calciti, e del Sori, diceva , eh entrando nelle cave loro, vidde tre filoni nel montemolto lunghi , come tre lifte difterentiate l'ima fopra 1 altra , e che la fu prema era il Mifi, lamezanadi Calciti, <3C l'infima di Sori. 11 chemanifeitamented.mottia.che quelli tre minerali fono nelle vifeere della terra tatti dalla natura, e che non li fanno per arte, come li « il Vetriolo Romano . Dimoflraoltre aquelto, che ninna fpeeie di Vetriolo polla edere il«M.fi , ^.tro- vare daGaleno, che'l Calciti fi trasformane Mifi, e non il Mifi in Calciti. Et imperò fapendo noi, e per fentenzadiGaleno, eperefperienza, chelVetriolo Romano, eparimentediqualfivoghaaltrareg.one , invechiandofi, fi converte in Calciti, non pofl.amo in modo alcuno affermare, che'l Vetriolo Romano polla efiere il Mifi. Ma più predo fi potrebbe due con qualche miglior ragione, che tenefle natura di Sori; pcrcioche (feditanta auttonta apprefloiMe- dicieGaleno) così come il Calciti f. trasforma in Mi- fi , cosi parimente il Sori fi converte m Calciti . bt ac- cioche queflo più manifeftamente appaja chiaro a ciafeuno, cosi al 9. delle facoltà de'femplici , ne la- feio ferirai l'hiltoriaGaleno . Nelle mmere de metal- ?orj di Cipro , di cui hò fatto pura hora «emione : , M .su gtayj i monti di Sola , era un gran cafa, appreflo alla cu. de- cri[tld, ftra facciata, e fmiftra à eh. entra , era la via che feen- GJla.o . deva in effa caverna de'metall. , nella quale vidi re fi- loni.che andavano lungamete procedendo avanti.co- me fofTero tre lille una fopra al 'altra , delle quali ul- tima era il Sori.quella di mezo .1 Calc.ti.e quel ad lo prailMifi: il che havendom. ruotatoli (opinante delle minere,mi diflfaquantunque tu fi. qu a ve noto m untempo , nel quale fi ritrova qui careftia di C*d«». fatta nellefornaciivedtal nodimeno di quefb re altri B Nel quinto Jib. di Diofcoride. minerali grandillìma abbondanza. E però riavendo- ne pofcia colto mecogian quantità, gli portai prima in Ada, e di quindi pofcia gli ciansferijà Roma, & ho'nnehavucifin'hora, chefongiàpalTaci trema an- ni. Hora affaticandomi d'aggiungere quello 9. libbro agl'altri otto partaci, fatti avanti à quello più di venti anni , parte per cagione di non havere io vedute alcu- nepietre, e parte per alcune facende , che in quel tempo mi accalcarono, mi intervenne in quello mez- zo una cola bellillìma da vedere, comefe fuflc Hata fatta da qualch'uno con ftudio, indullna, e glande artificio; pcrcioche accadendomi haver di bifogno del Milì per preparatione d'alcuni medicamenti, ne tolfi un pezzo canto grande, quanto poterle efìer pie- na una mano, ma aliai era piùduro di quello, che fu.Qieefirete.il Mifì, il quale agevolmente li ilritolain fregole : il perche maravigliandomi di quella infolira fua condenfatione, ruppi finalmente il pezzo, e ri- guardandolo dentro, ritrovai, chcquello, che era nella parte pili cfìeriore, era come un fiorimento, e fotto quello vi li vedeva un' alerà lilla mezzana di co- lore tra'l Calciti, c'1 Milì, cioè, che pareva che fof- fe un Cai citi mezzo commutato in Mili . Nel princi- pio veramente tutto quello pezzo era flato Calciti , fi- nalmenccquella partedimezzoeracutto vero Calci- ti, il quale non era ancor punco cramutato : il che comehebbi veduto, econlìderato, penfando , che nafeefie il Mififopra'l Calciti, come nafte fopra al Rame il Verderame, mi venne alla mente di voler vedere, come folle il rcflo del Sori , che m'avanzava, per vedere fe ancora egli fi permutallein alcun modo inCalciti: ccosi vi viddi alcuni fegni, chevcramen- te mi aumentarono la credenza , che ancora cflo Sori fi potellé con lungo cempo tiafmutare in Calcici.E pe- rònonè maraviglia, chequellitremedicamenti,cioè Sori, Calciti, e Mifi fieno generalmente d'una me- defìma facoltà, enatura, quantunquefienodigrof- fezza, e fottigliczza diverfa nelle parti, e qualità lo- ro. 11 pili grofìò di loro è il Sori, piti fonile è il Milì, & il mezzano tra quelli due è il Calciti. Tutti tre ab- brugiano la carne, & inducono l'elcara ; ma fono nientedimeno coftrtttivi. Oltre aciò il Alili applica- to in sù i corpi duri, morde manco the non fà il Cal- citi, quantunque fia di lui più calido; ma hàquelto per il beneficio della fottigliczza delle fue parti. Ve- ramente quantunque amendue quelli fi diflolvono nelle decozioni, e più il Calciti, 'che'l Milì: il Sori nondimeno non fi liquefa, per edere egli pili fattolo, e pili lerrato: come ancora il Alili , pereto più dal fuo nativo calore affottigliato , e per confeguente più fecco del Calciti; & imperò meritamente lì liquefa più malagevolmente . Et al quarto libro delle compo- litioni de medicamenti in genere: Il Calciti abbru- ciato ( diceva,) e ridotco in polvere, e parimente il crudo e cosi valente medicamento,che applicato ulcc- «>_ c.fa«°fta: Quello, che è lavato dilécca manco, però c più piacevole, e manco 759 A & impera fi chiama Difrige; , cioè due volti, abbru- ciato-, per cfjer prima arefatto dal Sole , e poi cotto be- nijftmo da i /armenti . L'altro è ima feccia, overo fon- daccio di perfetti/fimo rame , e ritrovavi/! fotto, dipoi allettarvi sù dell'acqua fredda, come dicemmo di fa- fra, parlando del Fiore del rame, attaccato nel fondo dellafornace , quando fenecava Brame, e queflo è co- rrettivo come il rame, & bàil medefimo gufo. Ilter- ZJ>fif àcori. Prendono la pietra chiamata Pirite, ór abbrugianla molti giorni in unafornace , come fi fa la. calcina, e come è diuentataben roffa, la cattano fuori , e la ripongono. Sonoalcuni, che dicono fatfi quello fo- lamente della -vena del rame j quando f magia aridafo- pral'aje, fi tra/porta nelle f offe , e vi ! abbrugia ì per- ctoche occupando egli all'hora tutto il circuito della fojja , vi fi ritroua dipoi, che /e ni canata fuori lapietra del- la vena. Il migliore è quello , che hdfapore di rame , e diverderame, e che cofiriuge , e di fece a valorofamcntc la lingua: e quello, che non e mejchialo conCkhra ab- brunata, pcrcioche quefl a fi vende, quando è arfa , per Difrige. Hai! Difrige virtù coflrettiua, mondifica va- lor of amente , afterge, difecca , e confuma le fuperfluiid; confolida l'ulcere , che vanno fer pendo, e parimente le ma- ligne. Incorporato con Ragia dì Terebìr.tho, 0 vero con Cera, rifolve le pofteme . D che il brugiato mordace . lÌMifi, & il Sori fono d'un'iftefìa fpecie col Calciti, e fono prodotti da una medelima mate- ria; nondimeno il Miliè più foteile, e manco mor- dace, &ulcerativo; & ilSorièpiù grollò, e mah- co dileccacivo de gl'altri due. Chiamano i Greci il Calciti Xkaki'tk: i Latini Calcicis.- gl'Arabi Col- cotar, & Cholchotar. II Mifi chiamano i Greti Mìsu: i Latini Mify : gl'Arabi Zeg, & Zagi . La Melanteria chiamano i G reci MiXni/Tiip ix : i Latini Melantheria: gl'Arabi Bitritas, & Maltina. 11 So- ri chiamano i Greci Xùpi: i Latini Sory : gl'Ara- bi Suric, Alfurie, ik Alfuri. Del Difrige . Gap. 78. IL Difrige è di tre fpecie. L'uno è minerale , il quale fi genera folamente in Cipro ; cavafi quivi fango/od' ■ una certa fpelonca ; feccafi, come è cavato al Sole", e po- fcìafegh mettono intorno de' [armenti, òr abbrugiafi ; L Difrige, che come un fondaccio fi ritrova nf fotto al rame tufo nelle fornaci, hòpiù volte ve- [JCL duto io, e ncoltolo nelle fucine di Perzcnc in sù'l Trentino, & in più luoghi d'AIemagna, dapoi che havevo ricolto il Fiore d'elio rame. Ma quello, the fi cava fangofo di quella fpelonca di Cipro: quello , cheli fà della pietra chiamaca Pirite: e parimente del- la vena del rame, quando per addomellicarla li ri- cuoce ncllctofic , non nò ai tempi nollri faputo ri- trovate io, ne mancoritrovo, che fia commemorato da Galeno, il quale al nono delle facoltà de femplici, cosi rie fcriflè, dicendo: Il Difrigeèmillo nelle qua- lità, e nelle virtù lue. Hàveraméntc in fe un certo che, che hà mediocremente del correttivo, e medio- cremente dell'acuto; & imperò è egli medicamento dell'ulcere ribelli, e maligne. Condurti di quello mc- codaSola, città di Cipro, aliai dalluogo, cioèovc fonolemmere, difcolto dalla cittàquali trenta lladj . Quello era gettato nel cortile della cafa , che eraedi- ficataavantiallecavedella minerà, edcllavilla, che gli giace di fotco; perciochc diceva il foprafìance de' metalli , efiere cofa inutile tutto quello", che oltre al- la Cadmia vi lì ritrovava , & impero fi gettava via, co- ro6'''f^be della cenere delle legne,chcs'abbrugìa^ no. Ma fu quello però per me uciliflìmo medicamen- to, &all ulcereputridedella bocca, applicaco efso lolo, ovcroconMelefpiumaco, & alla fchirantia , cioè dove lia già celiato il flufso per operatione delle medicine cofireccive. Oltre a quello, quando mi è occorfo di cagliare l'ugola ad alcuno, ho ufato que- llo lolo dal principio fino allafine; e molte volte hò cicatnzaco con efso eccellentemente, & in q uefta par- te, eparimence nell'ulcere di ructel'altre membra; e cosi ancora in cucce l'ulcere del federe, edelle mem- bra genitali. Nel che s'ufa egli nel medelìmo modo, ches'ufa nell'ulcere della bocca; imperoche quelle parti fi godono de'medicamentimcdefimi , per efsere calide parimente, &humidc. E nel quarto libro del- le compolìtioni de'medicamenti in genere. Il Difri- ge ( diceva^) è atcifsimo medicamenco nell'ulcere , che perviciodemalihumorimalagevolmence fi confon- dano; imperoche difecca egli valorofamence, quan- tunque fia alquanto mordace. Oltre à ciòhàfacolcà coflrettiya, apprefso alla calidicà che pofsiede Chia- mano 1 1 Greci il Difrige ti^oyux i Latini Diphrvses- Nomi • gl'Arabi Diphrigis, y Bbb 4 Del- 76o Difcorfi del Matthiolì Dell'Orpimento. Cap. 79. L'Orpimento Jì genera nelle minere medefime , ove fi genera la Sandaraca . V ottimo è il ero/lofio, che rifplende di color d'Oro, che non fia mifchiatocon altre materie , e che fi fenda "volentieri in fquame , come quello , che nafce in Mifia d'Helefponto . Di quefio ne fono di due fpecie: uno è quello, di cuthab- biamo già detto: l'altro è di forma di ghiande , pal- lido, e di colore fimileallaSandaraca, e glebofo . Por- tafi quefio di Ponto , e di Cappadocia , e tiene il fe- condo luogo in bontà . Abbrugiafi l'Orpimento , metten- do/! in un tefio nuovo fopra àvivì carboni , mefchian- dolo continuamente , fino che s'infuochi, e muti colore, ' e pofiia come è freddo, fi tira fuori , e riponfi . Hd ■virtù cofirettiva, e corrofiva ; abbrugiafi applicato , tir induce t efiara con brugiore , e "violenta : rifolve le crefcen^e della carne, e fà cafcare i peli. Della S andar aca. Cap. 80. Q 'Villa Sandaraca più. fi loda , che è compiuta- mente rojja , pura , frangìbile , di colore di Ci- nat/10, e che refpira d'odore virulento di Solfo . Hd le virtù medefime dell'Orpimento, e cosi parimente s' nhbrugia . Incorporata con Ragia , riempie di capelli i luoghi calvi i e mifchiata con Pece, fà cadere l'un- 1 ghie fcabrofe : unta con Olio , giova à i pidocchio/! : mefchiata con Graffò , rifolve le pcfiemette piccìole . Giova, incorporata con Olio Rofato, all'ulcere del na- fo, e della bocca, &• al no/cimento delle pufìule , rjy alle pojleme del federe . Dafji infìeme con lino mulfo à coloro, che tojjendo fputano la marcia . Fa(fene fo- mento infieme con Ragia , e togliefene il fumo , per una canna, alla toffe antica : lambendofi con Mele , ri/chiara la voce, e daffi in pillole à coloro, che non pojfono fe non malagevolmente refpirare . S Olio l'Orpimento, elaSandaraca minerali d'uni medelìma virtù , e natura.; nè altra differenza è ; inloro, che l'edere l'uno più cotto, e l'altro meno nellcvifcere della terra, ove fi generano . Il che fà an- cora che fia nelle facoltà fue l'uno più che l'altro Cotti- le. È però diremo, che la Sandaraca non è altro, che Orpimcntopiù lungamente cotto fotto terra, e però ancora più fottile nelle qualità fue . Del che fi può chiarire agevolmente ciafcuno;percioche cuocendoli l'Orpimento fopra à vivi carboni , in alcun vafo di ter- ra, ò vero di vetro (come più volte hò fperimentato io) diventa rubicondidìmo, e fiammeggiante, come è veramentela Sandaraca fatta dalla natura ; e tanto più, quanto più di calore hà ricevuto egli per artificio, che non hebbe la Sandaraca naturalmente : della qua- le fi può fornire ciafeuno, che ricercaràin Venezia nella calle, ove fi vendono i colori; percioche quivi tra più pezzi d'Orpimento hòiopiù, e più volte rìtro- Sindarw» vatatubicondiflimaSandaraca.Macdaavertire(come Coipma . di fopra fu detto nel primo libbro , trattando noi del Ginepro ) che quella non è quella volgare Sandaraca , chiamata volgarmente Vernice da fcrittori; percio- che quella eia propria Gomma delGinepro, enon materia minerale . L'errore è proceduto da alcuni Me- dici ignoranti, imitatori de gl'Arabi, i quali in fua lingua la chiamano Sandarax , e non Sandaraca peroche volendo coftoro fare quello nome Arabico latino,hanno meflb cotal confufione nella medicina. E però parmi, chelegitimamente fi poffa dire, che dove fi ritrova fcritto tra gl'Arabi, ò loro feguaci , Sandaraca , s'habbia fempre da intendere della Verni- ce.ò vero Gomma di Ginepro,e dove tra i Greci,& al- tri della loro Setta, fi debba folamente intendere di quella minerale. Chiamarono ancora Sandaraca al- cuni moderni la Sandice, che fifàdiCerufa abbru- giata, per eflère quella parimente di rofliffìmo colore. Maquefta (come trattando di fopra della Cerufa £ù detto) c non poco nelle fuc facoltà differente dalla Orpimento , Snniiaraca e loro efaini- ludoni , Sandaraca minerale,dicui trattò in queflo Iuo^o Dio- feoride. Sandaraca ancora fi chiama appreflò Plinio al 7.cap.dell'i i.lib. una certa forte di Meleceraginofo. Di modo che queflo fol nome dato à diverfe, e varie cofe differenti di natura, dimateria, e di facoltà, ge- nera alle volte in chi ne sà manco del bifogno, non pocaconfullone. Oltreàciòèdafapere, chel'Arfe- nicocriftallino, cosichiamatoper effer trafparente come il crillallo,non nafce per fe lleflp nellecave dell' Orpimento, come fcrive Vannocio mio compatrioto Etr0_, ±A nella fua Pirotcchnia, à cui già preflai io troppa ere- vannocio . denza; ma fi fàperarte d'Orpimento rotto, ediSale, cuocendoli, efublimandoli infieme al fuoco in certi vafi di terra coperchiati, fabricati à poflaperquefto effetto, al coperchio de'quali s'attacca fublimandoft latcrra, e diventa chiara, etrafparentc , e maffima- mente nella parte di mezo . Fece dell'Orpimento men- 0r.imeMO tione Galeno alo. delle facoltà de'femplici, cosi di- esandaracì ccndo : L'Orpimento hà virtù di brugiare,e cauteriza- feruti it re , tanto dico il brugiato, quanto il crudo . Ma è ben G"cn0 ■ vero, che l'abbrugiarlo, lo fà pili fottile . Ufano que- flo come cofa adulliva , per far cafea rei peli in qu al fi voglia parte; mafeyifi lafcia troppo non perdona veramente alla pelle . E parlando della Sandaraca di- ceva pur Galeno : Da Sandaraca hà virtù di brugiarc , come quello, che fi chiama Arfenico,& imperò meri- tamente li mette ella con quelle cofe, che hanno virtù di digerire, e d'afletgere. Chiamano l'Orpimento i Greci Appamiv, & Apoivaov : i Latini Arfenicum, Ar- rhenicum,& Auripigmentumrgl'ArabiGarnetj&Zar- K"mi- meli : i Tcdefchi Auripigmont,&Opermcnt:li Spa- gnuoliOtopi mente. La Sandaraca chiamano i Greci Xx'bxpi'x" •' > Latini Sandaraca : gl'Arabi la chiamano infieme con l'Orpimento Harmech, &Zarnich . Deli' sfiume. Cap. gì. TUtte qua/! le fpecie dell'Alarne firitrovano in Egit- to, e nelle fue minere . Quello che chiamano Sciffi- le , èquafiun fiore del glebofo . Generafi ancora in certi altri luoghi , come in Melo, in Macedoni a, in Lipari, in Sardigna, in Hierapoli di Frìgia , in Africa, in Arme- nia , ér in molte altre regioni , come parimente figenera la Rubrica. Molte veramente fono le fue fpecie; ma per f ufo della medicina fe ne lodano folamente tre fpecie , cioè lo Sciffile , il Tondo, ér il Liquido . L'ottimo è lo Soffile, e maffime il frefeo , candidi/fimo, al gufto molto coftretti- su [ugola, e nel gorgozzule: e lenifcej con Me- le m m i malori della ìocca, dell' orecchie , e pari- utente delle membra genitali . Uantunque feriva Diofcor. effere più fpecie d' A L c u 1 , non fece però egli mentione d'altro , — chedmefpecie.pereflerefolamentequel- k al fuo tempo ,r, i ufo per ! li medicamenti, cioè lo Soffile, illiquido, & il Ritondo. Ma ai tempi no- ftn molti pili fono gl'AIuini, che communemente s ufano(quantunquenemanchino nelle Spedane il iquido, &i!rondo)cioèl'Alumedi rocca, quel di f-"c:^, 11 Catino, il Scalgiuolo, il Zuccherino, c Io Soffile .chiamato ufualmente nelle Spedane Ahi. medi piuma. 11 quale non è veramente il legitimo bciffile,febenetennig,a,o perii padato infieme con molti altri moderni Mineralifti il contrario Ma ha vendo io dipoi con molta più diligenza confiderai fopra ciò, ho per più vive ragioni conofeiuto (come diro ancor pot) che l'AIume di piuma delle Speda- ne, non e altro, che la pietra chiamata Amianto,per non efier egli punto al gufto coftretrivo , ma acuto « e per non abbrunare egli nel fuoco,, quantunque lun- ghiffimo tempo v. f, tenga, U che è propria facoltà della pietra Amianto . U vero Alume Sciale mi ma " dog,a daP.faI annoPa/rato bccellcntiffimo Med"- 5?rom fSS h !taCla"ffi'«?M.luca Chini dotato Ì ? ZST Sm,b,an"> chegl'attribuifee Dictcoride, Opinile « ^ guito molto correttivo. E di quifon pofeia ve- witoa confermarmi nella mia nuova opinione che "prò. <5Uello di piuma 5 chc s>u & communemen "e neUe'Spe- c.ar.enon...ailveroScifiiIe. 11 liquido vuole il Bra- fa vola , clie da veramentequello , che noi chiamiamo Alume di rocca . Ma non pofiTo io accollarmi alla fua opinione, quantunque (ìa egli altrimenti huoino de tempi i nofl r. dottiffimo ; imperoche per quanto ho ve- duto io nell-Alum.ere del Papa allaTolpha , -dal llCrtn r f ev/' Appalto Agoftino Chigi mio com- patiiotofuleridid.ffimo mercante, mi fù datoamplif- liraa facoltà di notare , e di vedere come fi faccia l'A- Iume di rocca , per efiermi accaduto à fare Stanza in quel luogo per due anni continui: la onde pollo ben ] ;...tr,c. dlre> che la materia dell'Alumc di rocca, quando fi ZVMlimt cava, none liquida; nè fi lecca al Sole pofeia la fta .««.. te come li crede il Brafavola, per have?e affermato Plinio, che così fi faceva l'AIume liquido .E™erò dico, che 1 Alume di rocca non fi fà ,li r^rr, Ss*,;Ju ma di durifiìma e difortiffimapi" ^ d Te u ÌTr vadiquella, chetendeal torto, molto pT&m "di tutte, .1 cu, Almne più di tutti folleggia, & % cuto, e vatorofo de gl'altri E di qfelh die è nota- bilmente bianca , la qualeé più frangibile , e Più te- nera , di cui fi fà un'Alume bianco , e trafparen e co meunCriilallo, affai man.coacuto del prede"» e peroefcmprequeftopiùinufoperletinturedelle 'fe- E te, ede'panmfini, che non è l'altro. Cavali quella pietra a cava aperta dalla montagna tutta malTiccia , r™!v"°f7prCpenl C°-nCÌnu° S"" numero de picconieri, che con picconi, mazze, e fcarpelli la cavano, e la rompono nel modo, che fi fà nelle cave delle mette, che fi cavano pergl'edifizjde'palazz" Conducef.pofciaqueftatalpietrarottain peVzi co ' e carrette a certe fornaci limili à quelle, dove fi cuoce H calcina, ma veramente non cosi grandi, e quivi ficuoceconfuocodigroffiffimelegna di Elice, ed Nel quinto Iib. di Diofcoridc. 761 A Quercia nel modo medefimo, che fi cuoce la calci- na ; ma non pero fi gli dà fuoco più di dodici , o vero quattordici hore percioche in tanto tempo f, cuoce, quanto ballai efepiu fi cuocefìe, fe gli bruciareb- fiXìi U°f anZad,a à «euocereal- certi Hroment. di Ferro fatti àmododi fcarpello lar- ■ fer;^e^0ineerteee'ìeC0,n due maniche fatte di . vergelle d. Sanguigno, e di Nocciuolo, fi lava in una gran cafsa piena d'acqua ; c COme c àfciuttct fi mente6 '^T?'"0 r ì ' & aU che'nionMn M ^ r°CCa/ Perci°che dice Plinio, che 1 liquido e limpido, e di color diLattc; che fi meftoT/f0' c? da ringratiare quello huomo dominino , po- fcia -he per fua innata cortefia s'c degnato di tarmi Partecipe delle fue così honorate fatiche ; perche nel vero mi credo, che infinite gratie, e lodi meritino tutti coloro, i quali à fua imitatione, non fono ava- ri delle cofe ritrovate da loro. LAlume liquido, ca- I vato nell'Ifola dell'Helba nel mare diTofcana , have- vagiàfrima veduto per mezzo del C arifs.m , Mcd - co M.Luca Chini, moltocorr.tpondemean h.lloi.a, che ne fcrive Plinio, ma sì cottrett.vo, che non mi ricordo haver gufiato mai altra cola, che tante quan- to quello cottrmga nel guftarla II tondo Alume de gl'amici poi, quantunque vogliano alcuni, che fia quello, che fi chiama Zuccherino, il quale 1, fa l A- lume di rocca crudo , d. Chiara d ova , e d MWiJ- fata , nondimeno per non efiere fiato 1 Alume d. roc- ca in confideratione degl'antichi , non penfo, chea tali opinioni. hpofsa dar fede, e marmamene a- pendolo certo d'haverlo hora frprefso di me kg ti- ( ,10, e vero. Oltre à quefto,l'Alume , ,1 quale chia- mano Catino , ufato per chiarificare .1 vetro ne k for- naci, fi fàd. cenere d'un'hert», la quale eh amano inTofcanaSoda, e gl'Arabi la chiamano Rata. Na- feene afsai nelle noftre maremme d, Siena,e bn^en- te in stì'l Lio poco fuori di Venezia. Quel od. feccia fi fà abbruciando la feccia del Vino prima timpa- ni al Sole, finocbediventibianca. QueUp fiaaUnf nr te, che fi chiama Scaglinolo, fila duna celta or e d. pietra fcagliofa, etrafparente limi e al laico, a quale vogliono alcuni, ingannati dalla fuatrafparen- za, elucidezza, fimile alla pietra Selenite, che ( a la Selenite ftefsa , chiamata ancora fa molti Spccu a- re, comefacciamonoiinTofcana, che la chiamia- mo Specchio d'afino, dove in alcuni luoghi!, ritrova ellacopiofane'campi arati. Abbruciati dunque per fare l'Alu me tagliuolo cotal pietra nel fuoco , o vero fopra alamine di ferro infoccate , dove fubito fi con- vcrteingefso fottilmentc laminofo, c perde la fua naturale lucidezza . Né manco errano ancora coloro , che li perfuadono , che non fia differenza tra 1 Talco, elaPietrafpecolare; perciochenonfenzalunga fati- ca, efuocod'ardentitsimefornacifi calcina il lai- co Dafsi la Pietra fpecolare cruda nella difcnteria , bevendofi in polvere in Vino auftero, cor. felicifsimo fuccefso Nel che in modo alcuno non fi convien el- la cotta ,' per efsere il gefso , in cui fi trasforma , vcle- nofo, e foffocativo. Scr.fsedegl'Alum. brevemen- te Galeno al o.lib.delle facoltà de femplici, cosi di- cendo: Chiamano l'Alume, Stiptena, perc.oche e e«livalorofifsimamentecollrettivo: ma quantunque ila di grofse parti comporto nondimeno quello e più follile, che chiamano Scifsile, edopoquefto, il ri- ondo e dopò il ritondo, illiquido, .1 Piacile , e cuelloancora, che chiamano Phnthitc . Et al quar- to libro deUe compofitio.fi de medicamenti in genere: Ogni Alume ( diceva ) d.fecca afsai nella cura dell ul- cere, & è valorofamente coftretnvo , e pero non fi deve in cotal cura tifare folo . Oltre ì ciò fono alcuni, £he non partendoli dalla dottrina d. D^feff gono fermamente, che tutti gl'Alumi fieno notab I- mente caldi, & altri che tengono il contrailo, ali - gando efsere opinione di Galeno , come fi legge al f e- llo capo del quarto libro delle facoltà de fcmplic!,che tutte le cofe cWttive fieno frigide, e terreftn. Ma Opinione jn vero fe ben fi notano tutte le qualità, & operatiom rcProba,a. d rAlumij chefannoeglinoincorroderelefuper- fluità della carne veramente non fi potrà fe non giudi- care, che gl'Alumi fieno altrimenti, cnecalidi, co: Difcorfi del Matthiol Aitimi fermi da baleno. 1 mefonoilCalcantho, il Calciti, &il Mifi, i quali fcbenfoncollrettivi, non però fon elfi frigidi , ma fcaldano valorofamente, comefàteltimonio il me- defimo Galeno nel primo delle facolcà de femphci , con quelle parole: Afclepiade Metrodoro , come colui, che forfè voleva fuperare Hcrodoto m dir bu- "icdiquellecofe, chefononotiffimeal fenfo, niega efpreflamente, chelaRagia, & il Bitume cosi coma molte altre cofe non poìlcnofcaldare ; & afferma che tutte le cofe coftrettive fono parimente refrigerative , come fe non altro almeno, il Calciti, il Chalcantho, & il Mifi, nonfiritrovancroefler di tanta calidita : che ne pofibno abbruciare. Eperò non c punto da maravigliarfi fe fi ritrovano alcuni , che ingannano le «elfi con lunghe, evanediccrie, non havendo ardi- re di fcrivere il vero di quelle cofe, che fono chiare, emanifefte. 11 che affermò efio Galeno ancora al 1. cap.del4.1ib.dellecompofitioni de'medicamcnti m genere, cosìdicendo: 11 Difrige è convenientifiimo medicamento perquelle ulcere, che fono difficili da confolidare per troppa humidità, chevi li ritrova ; imperochc molto difecca, ancora che morda poco. Ma in vero ancor egli hà del collrettivo, oltre a a qualità, e facoltà acuta, come che amenducquelte facoltà li ritrovinopiùfortinel Calciti crudo, e net Chalcantho. E così ogn'Alume difecca afsai 1 ulce- re, e coltringe valorofamente. Per le quali autorità lì vede manifetiamence, quantunque dicefse Gale- no nel quarto libro delle facoltà de'fcmphci , che tut- te le cofe coftrettive fono frigide , che non pero ulte, fe egli del Chalcantho, del Calciti, del Miti , del Difngc.dclla Eruginc, & altri fjmili medicamenti , c'omeèl'Alumeditutteleforti; e maffimameme fa- pcndofi, che l'acque forti che (i^ fanno a lambicco , d'ogni forte di Alume, e maffimc di quellodi roc- ca, non finamente con 1' acutezza loro mangia- no, e diflìpano la carne; ma ancora 1 metalli . Chiamano 1 Greci fAlupe ^^"^^.ff^ % Nomi, lumen Ala un E "grÀ«bìScebV&Seb: iTcdcfchi Alun, & gliSpagnuoli Alumbre. D Del Solfo . Cap Si. L'Ottimo Solfi è quello, che per non bavere -fperi- mentato il fioco , fichiamaviuo , e di quejto quel- lo, cherìfplende come lucciola, lucido, e fen^a mi/tura di fatti. Di quello poi, che hdfperimentatoil fuoco , lot- timi è il verde , & il ben graffo . Nafeeneaffai ,n Melo, àrìnLipari. Scaldali predetto Solfi, rifilve, e velo- cemente matura . Giova tolto in, movo, 0 vero toltone ilfumo, allatoffe, al ferramento del fiato, sfamar- ci, che tojfendofifputa dal petto 11 fetore dell ahimè- ciato, caccia fuori il parto. Mefch.ato con Ragia d,Te- rebintho, toglie via la fcabbia, le volatiche , e pari- mente l'unghie fcabrofe : ma alla fcabbia e efficace con l A- ceto: curale vitiligini- Medicainfìeme con Ragia alle ■punture de gli Scorpioni, e con Aceto fina le piaghe fatte dal Drago, e Scorpione marino. Mitiga , fegato con Nitro, il prurito di tutto il corpo: fparfo m m la fronte ali a mifur a d'un cucchi aro, onero bevut o m un ovo conferifee al trabocco del fiele. Giona all' oppiUatione del colaiorio, & al catarro fparfo per la perfona, prohibfce il fidare: impiajlrato con acqua, e Nitro, conferifee ai pottofi. Toltone il fio fetido fumo con una canna den- tro nell'orecchie fina lafordità. llfiofumorifveglia , lethargici : rilìagna ìfluffi del fangue di qualfivoglia par- te del corpo. Impiajlrato con Mele, e con Fino medica alle coutufìoni dell 'orecchie . IL Solfo tanto vivo, cioè creato naturalmen- Soifol te nelle fue minere lenza artificio di fuoco , tfammat quanto fatto ne'forni per arte , habbiamo in Ita- lia abbondantifsimo, e di diverfi colorii ìmpero- che di verde, di giallo, di benino, e di mitlole ne ritrova. Il vivo fi cava nelle minere medelime di quello', che fi fà per arte cotto, & e creato cosi o Nel quinto lib. di Diofcoride 56s in pesai dal!» naturi, il quale rompendoli rifplen- J de di dentro come vetro giallo, ò come dice Diofco- ride , a modo di lucciola,quantunque di fuori fia egli come bertino fcuro . Ma accioche poda ciafcun fape- re, che materia, e che cofafia elfo Solfo, dico edere egliunmineralenotilìimo: e per quanto appare in moltiluoghi, fi genera d'una foftanza terrestre, un- tuofa , potentemente calida.talche da gli artefici prat- tichi, edagli Alchimitti ètenuto, chemoltofi raf- ìembri all'elemento del fuoco . Chiamanlo coltoro feme mafcolino, e primo agente della natura nelle compofitionide'mctalli. Hàperlafuacalidità, efic- cità ( come per efperienza fi vede.) grandifiìma confe- renza con il fuoco , percioche fubito che vi s'accofta, vi s'accende, & accefo non fi fpegne, fino che del tut- to non fi confuma la fua untuofità. Ma quantunque fi dimoflri egli edere di natura valorofamente calida,e fecca, nonèperòdapenfare, che fia una foftanza tanto pura, chepoffa (tare da per fe; e che per piglia- re la forma, nonglifiabifognatohaver la parte fua dell'humidità, come fi ricerca in ogni miflo. 11 che cidimoftralafuavelocidìma, e facilidima fufione; imperochepreftamentefi liquefa egli alfuoco, nel fu" che fi radembra veramente ai metalli . Cavafi la mine- & radei Solfo a cava aperta, come dicemmo di fopra delVetriolo; percioche per il gran caldo chegitta, e per l'intollerabile fuo fetore ,ciafcuno vi fi foftòcareb- be. Mettefi pofeia la fua minerà in certi vafi di terra, come ziri, ò vogliamo noi dir giarre, ò all'ufanzadi Roma, vittine: le quali appretto all'orlo della boc- cahannounacannaadaigrodà, e ben proportiona- ta, che guarda in bado, come fon quelle de'lambic- chi di vetro, & un coperchio pur di terra cotta, che le copre, il quale dapoi che vis e mefsa la minerà, vi s'acconciafopra, & illutali con diligenza . Mettonlì pofeia quelli vafi in un forno fatto a polla con due grati , una fopra l'altra , e muranti beniffimo con lut- to fatto di creta , e di lterco cavallino intorno.accio- che'l fuoco fe ne flia nel bado del vafo, e non potsa arrivare all'alta , e mettonfi di quelli vafi perii pili due per forno. Hafiì dipoi un'alrro vafo fimile, il quale ferveperrecipienteadamenduei predetti; percioche le canne di quelli , che tengono la minerà , v'entrano dentro per certi pertugi fatti a polla, ecosibenillìmo riluttati, vis'addattano, che non podà in modo al- cuno re fpiratviil vapore delSolfo: il che fi fà pari- mente co'l coperchio . E cosi poi li mette tra grate, e grate il fuoco nel forno, con buone legna , accioche fiammeggiandogagliardamente coccino il Solfo fuo- ri, il quale afeende con vaporofo fumo, e pafia per quelle canne nel recipiente. E così poi, comeitima- no i maeftri , che fia finito di padàre, durano nel fon- do del recipiente un pertugio , donde efee fuori il Sol- fo liquefatto , il quale lafciano congelare in pani, o vero che lo gittano in cannoni . Cosi l'hò veduto io fare nelle nottre montagne di Siena , a'bagni di S.Fi- lippo, e nella maremma a Petviolo . Scridè del Solfo Galeno all'i 1. delle facoltà de'femplici, cosi dicendo: itto Ogni Solfo hà virtù attrattiva. E' ne' temperamenti °°' fuoicalido, e nell'eflènza fintile, di modo che refi- Ite egli a'morlì di molti animali vclenofi: & imperò l'hò ufato io fpefso per gli veleni della Paftinaca mari- na, e del Drago marino, llchehavendoio infegna- to ad alcuni pefeatori, ritornati pofeia a me dopo al- quanto tempo , mi commendavano tal rimedio ma- gnificamente . 11 modo d'ufarlo e di metterlo trito lò- pra alla puntura cosi fccco, e parimente incorporato con faliva ; imperochc havendomi io prima imagina- toquefto, ritrovai poi beniffimo fuccedermi nell'ef- perimentarlo : il che mi penfai dover fare impattato ancora con orina . Infegna vo io ai pefeatori folamen- temedicamentifaciliiìimidafare; e però lor dicevo, che lo dovedero ufare con Olio vecchio , con Mele, e con Ragia diTerebintho.- il che tutto lororiufciva in bene. Hò ancora fpefse volte fanato, mefcolando il Solfo con Ragia diTerebintho, la rogna, lafcab- bia, elevolatiche; imperoche monda, e netta tutte lefpeciedi cosi fatti mali, fenza ripercuotergli in dentro, avenga che molti degli altri medicamenti , checuranoquefli morbi, habbianodel ripercufiìvo, &infiememente del digettivo . Oltre à ciò (come fà teftim0nioilmedefimoGalenoal2.cap.del 6. libro delle compofitioni de'medicamenti in genere ) il Sol- foècosicaldo, chelafciandofi lungamente fopra la carne ignuda, l'ulcera fenza alcun dubbio. Chia- mano il Solfo i Grecie™ : i Latini Sulphur : gl'Ara- Nomi . biCribrit, &Rabric: iTedefchi Schuubel, & Le- bendiger: gliSpagnuoli Piedra azufre . Della Pomice. Cap. OUellaVomicepiàfiloda, cheè leggierìffima , ppu- gnofa, fcagliofa, e non areno/a , bianca, e facile ifocandofidìventinobenroJ]ì. Alcuni involtano il minerale nella pafta,e fepellifconlo ne' carboni, fino a tanto che la crofla s'abbrugi.H Sai commune fiftiole abbruciare in quefto modo.Lavafiuna volta con ac- qua^ come è afeiuttofi mette in unapignata con coperta, e fattogli fotta fuoco fimifchia,fino che nòf accia piùftrepito . Della Spiuma del Sale. Cap. 85. LA Spiuma del Sale è una lanugine del mare fpiumofo, la qual fi ritrova tra le pietre . Ha la virtù medefima del Sale. Della Salamuoja. Cap. 86. LA Salamuoja fàgli effetti medefimì del Sale, è a- fierfiva . Fanfene cri/ieri nella difenteria, quantun- que l'ulcere corrodefjero le budella , e parimente nelle fciatiche antiche . Tanto vale per le fomentationi quanto l'acqua marina . Del Fior del Sale. Cap. 87. IL Fior del Sale fi ci porta d'Egitto dal fiume Nilo, e nuota parimente fopra a certe paludi . Debbefi eleggere quello , che gialleggia , come Zajfa- rano , d'odore ingrato , come è quello del Garo , ér qualche volta più grave , e che morda al gufto mag- giormente con una certa lenta pinguedine . Il falfifica- to con terra roffa, e fimilmente il grumofo fi vitupe- ra. Il fincero fi rifolve folamente con Olio, ér il con- irafaito bagnato con acqua, perde il colore . E' vera- B mente efficace all'ulcere maligne , corrojive , e ferpigi- nofe delie membra genitali , ér all' orecchie , da cui efee la marcia: toglie le macole delle cicatrici, l' albugini , e debolezze de gli occhi . Mettefi ne gli empiaftri , e ne gli unguenti per dargli il colore , come fifa nel Ro- fato: provoca il fudore . Bevuto nel Vino, 0 veronell' acqua, conturba il ventre , & affligge lo ftomaco . Met- tefi nelle medicine delle laffitudini , e ne'lifci , che fi fan- no per far biondi i capelli. E' univerfalmente fervente , ér acuto come il Sale . IL Sale, che per condimento di tutti i cibi hab- j!a,c biamo quotidianamente in ufo, e parimente per ^ti C prefervare le carni, i pefei, & altre cofealla vita deH'huomonecelTarie, è cofa notiffima à ciafeuno, quantunque fiadiverfo di natura, e di colore; per- cioche oltre al marino fe ne ritrova di quello, chena- fee ne'fìumi, ne'laghi, e parimente di minerale .Del inalinoli ferve la maggior parte d'Italia, come che tutta la Calabria fi ferva del minerale , per efferne ella abbondantiffima , ediqueftomedelimo ufa tutta 1' Ungheria . In Germania fi fà in più luoghi d'acqua di fontifalati, cuocendofi lungamente al fuoco. Il mi- nerale fi chiama nclleSpeciarieSalgemma , per effèr egli chiaro , etrafparente , come le gemme : nelle cui cave fui già io in Calabria, doveapprefiò Akomontc lì cava in belliffimi pezzi, comefi cavano le pietre, chiaro, limpido, etrafparente come lo Criftallo . D Queftogiitato nel fuoco non crepa, tic fà ftrepito alcuno, comefannotuttigli altri Sali, ina s'accen- de, e s'affuoca, come fà il Ferro . Quello de'fìumi , e de'laghifin fiora non hò veduto, quantunque Plinio allettano cap. del 31. libro faccia belliflima hiftoria di pili laghi, e di più fiumi, che fanno il Sale, cosi dicendo: OgniSale ò fi fà perfe artificialmente, ò fi genera. L'uno, e l'altro fi fàiudiverfi modi, ma le cagionifonofolamentedue; imperocheò fifecca, ò fi congela. Scccafi nel lago di Trento ne'Soli arden- tilfimi della State, di modo chetutto il lago, in cui E . non è però alta l'acqua, fe non fino al ginocchio, fi feccamSale. 11 che fi vede parimente in Sicilia in quellago, il qual chiamano Cocanico, e medefima- mente in quello, chcèvicinoà Gela: ma in quefti nonfidifeccano, fenon nell'eftremitàloro.InPhri- gia, & in Cappadocia, & in Afpcndolì condenfa _ pili largamente, finoàmezzo il lago: ma quelto è '"■mirabile, chetantoviienecondenfalanotte, quan- tofenecavailgiorno. Oltreaciònelpiefe dc'Battri fono due grandiflimi laghi, l'uno de quali è vello Scithia, e l'altro verfo gli Ari, i quali gettano Sale conl'ondeloro. Et in Cittio di Cipro, & appi-elfo a Memphi lo cavano da'laghi, efeccanlopofcia al So- F le. SeccanfiancorainSalelefommità de'fiumi, fol- to al quale corre pofeia l'acqua, come fàfotto al ghiaccio, come fono quelle, che fono appiedò le porte Cafpie, i quali chiamano fiumidi Sale. 11 che lì vede parimente appreffo ai Mardi , & a gli Arme- nii. Sono oltre a quelli appreffo ai Battri due fiumi , l'uno chiamato Ocho, el'altroOxo, i quali porta- no da i vicini mótiin pezzi del Sale.Sono ancora in A- frica laghi torbidi,che producono Salc.Dicono ritro- varli ancora fonti d'acque calde,che parimente lo prò. ducono,come fono i Pcgafei . E fcrivendo del minera- le, cosi Nel quinto lib. di Diofcoride. 765 le, cesi diceva: 'S'oro ancora alcuni monti di Sale A naturalmentefartodallanatura , comeèOromeno in India ne! quale fi cava , come fi cavano le pietre per gl'edifici , edel continuo vi rinafee, e di quello cava- no i Rè maggiortriburo, chedelIePerle, e dell'Oro. In Cap jiadocia fi cava di terra , e quedo è chiaro , che nonèaltro, che un'humore condensato, dove Sta- glia come le pietre chiamate Speculari . In Carho Ca- mello d'Arabia fanno delle mafie del Sale le mure, eie cafe, murando {blamente con acqua . Trovò il Sale PtolomeoRèappreflòa Pelufìo, facendo cauare le fofse, doue voleva mettere I'cfercitoj per lo cui e- fempio fi cominciò a ritrouar poi in fra l'Egitto, e I' Arabia in luoghi inculti, & alpi i fotto all'arena, come B fi ritrouane'f'ccchillimi luoghi d'Arabia fino all'ora- colo di Gioue Ammonio, douecrefee la notte infie- meconlaLuna. E però la regione Cirenaica è nobi- litata dal Sale Ammoniaco, cosi chiamato per ritro- varli fotto all'arene, fimileallAlume chiamato Sciflì- le. Cauafi in lunghi pezzi, non trafparenti , ingrato algudo, ma utile nellemedicine. Quello tutto fcrif- fe Plinio . L'Ammoniaco ai tempi noilri non ci fi por- ta vero, ma fofifticatoin certi pani molto neri di fuo- ri, per la più parte d'Alemagna ; quantunque fi cre- dano alcuni che fi faccia d'orina di Camelicondenfa- t a per arte. Il clic non può fe non cfser bugia, nonef- fendoCamcliin Alemagna , donde fi porta in Italia a C Venezia. Chiamatilo gli Speciali, e parimente gli AlchimiftiSale Armcniaco, credendofi forfè, che fi porti egli d'Armenia, dove fono grandiffimi branchi diCameli . Ma veramente , per mio giudicìo, s'ingan- nano . Serapione citando Ifach , dice, che il Sale Am- moniaco fi fà di pietre duriffimc, ctrafparenti. Mas' inganna ancor egli; imperoche cotal nome hà egli dalla rena, la quale chiamano i Greci Af/jto!, fotto la quale fi ritrova congelato in lamine nella regione Ci- renaica . E' ancora in ufo de Medici quello , che chia- manogl'ArabiSale Alenali, & Alume Catino, di cui fùdettodifopratragl'alumi. 11 Sale lndo( comedi- cemmo nel fecondo libro alcapitolo del Mele ) non è D altro apprefiò agl'antichi , che il Zucchero candito, il quale già fi ritrovava in India congelato per fe lleffo in su' le canne, chene producono il Zuccbetojin luo- go del quale uliamo noi quello , che fifa per arte. Ma è peród'avertire, chequantunque, eda Paolo Egi- netta, e d'Avicenna fia chiamato Sale Indo quello Zucchero, così naturalmente condenfato; nondime- no non è però da credere, che in India non fia il vero SaledelI'ifteiTo fapore del nollro commune; percio- cheCcome pocoqui di fopra fi vede) Plinio manife- ftamenteferive che in India nel monte chiamato Oro- meno, fi cava il Sale condenfato in grandiffimi fafli: ediqueflointendcvaMefuc nel capitolo de'Sali,quan- E docosidiceva: ilSale Nattico , c parimente lindo, fono pili forti del Sai gemma, e d ogn'altro Sale. 11 Salnitro poi, di cui fi tanno l'acque forti , e le polve- ri delle bombarde, cnouffimo, e nediremopiiìam- Jel piamentequidifottonelcapitolodelNitro. LaSpiu- ma del Sale hò ricolta più volte io tra gli fcogli lungo la riva del mare ; imperochequandoilmareper tetro peltacrcfce, efifàfpiumofo, laltala fua acqua per il furibondo battere dell'onde fopra gli fcorgli , ove rimanendo poi in alcune concavità di quelli,vi fi con- denfa in Sale per la rugiada , che vi cafea fopra la not- te . Et imperò diceva Plinio al capitolo di fopra alle- gato.- E'unafpeciediSale, chelìgenera per fe me- p defimofpontancamcnte dalla Spiuma, che lafcia il mareneglieftremi lidi ; percioche quella tutta vi vie- ne condenfata dalla rugiada . La Salamuojapoièco- fa notilìima ; percioche non è altro , che acqua copio- famente falata . Ma che cofa dobbiamo noi intendere, perii FioredelSale, veramente nonsòio affermare, pernon haverealcuna confettura, che ai tempi noltri .ci fi porti in Italia. Scriffene però Plinio nel luogo dettodifopra, così dicendo: Lafuicerità delle fali- nefàgrand-Iafua differenza, imperoche una certa favilla diSaleleggieriflìma, ecandidiflima fichiama FiordiSale; come che il Fiore del Sale fia veramente cofa in tutto diverfa, e dipiùhuinida natura > di co- lorediCroco, o vera mente rofso, come ruggine di Sale, d'odore fpiacevole, comediGaro, e non fo- lamente differente dal Sale, ma ancora dalla Spiu- ma. Ritrovafi in Egitto, ove pare, che fia portato dal Nilo, fe ben fi ritrova ancora nuotare fopra alcu- nifonti. L'ottimoèquello, che rifuda una grafsez- ^noIZ ilS za, comeOlio. QuefkruttelonoparolediPlinio.il Fucililo, del Fuchfio Medico famofode'tempinodri nelfuo libro Cordo , dellecompofitionide'medicamenti vuole, che il Fio- ^ spenna re del Sale non fia altro, che quella pinguedine, che Cai. chiamano in Germania volgarmente gli SpecialiSper- maCeti, cioèfeme di Balena, feguitando torfe l'o- pinione del Cordo, e dell'Agricola mafia come lì voglia, io non mi pofso accommodare all'opinione dicoftoro, quantunque dottillìmi , cfamoli, veden- do più cofe nello Sperma Ceti, che gli contradicono. Primamente dunque cfaminandofi molto bene il co- lore del Sperma Ceti, non vi fi ritrova nè giallo , nè rofso, come fan teftimonioglifcrittori, che fi ritro- va nel Fiore del Sale . Oltre a ciò lo Sperma Ceti non è cosìliquido, come mi par che lo faccino Galeno, Aetio, ePlinio, ilqualedicc, che il Fior del Sale è cosìliquido, chebifogna tenerlo ne'vafì, accioche non fi fparga, dove ripofandofi la feccia, rimane la parte di fopra ben liquida. Il che non fà lo Sperma Ceti. PiùoltreguItandofiloSperma Ceti, non cre- do che fi troverà eflèr più acuto, e lottile del Sale ab- btuciato . Appo ciò dicendo Diofcoride , e Plinio che il Fior delSale fi ritrovava nel fiume Nilo, & in alcu- ni laghi fidamente, nè dicono che fi ritrovi il Fior del Saleinmare, nèmanco nelle palludi maritime, do- ve a'tempi noltri fi ricoglie lo Sperma Ceti: io vera- mente non mi pofso ridurre a credere, che queftofìa il Fior del Sale. Diroancora, che all'ulcere maligne molto bene li convengono i medicamenti aderii vi , & i difeccativi , come è il Fior del Sale, e non i graffi nu- midi, ScOliofi, come è lo Sperma Ceti. Scrifse del SaIe feri;t0 SaleGaleno alo. dcl'efacoltàdefemplicitra le cofe da Galeno, minerali, e parimente all'undecimo, tra quelle cofe, chene produce il mare, così dicendo: E' il Salege- neralmented'unamedelima virtù, tantoil minerale, quanto!il marino; ma fono però differenti in quello, cioè, chelafoftanzadelmineraleè piùdenfa, c più ferrata. Il perche viene egli ad efsere , e più coltrètti- vo, e piùgrofsodifoltanzanellefueparti . Eperò il marino fommerfo nell'acqua , predo (Ì liquefa, il che nonfàil minerale . E' d'una narura medefima co'lma- rino, quello che nafee in alcuni fitagnifalfi, quando perii caldo la datevi fi fecca dentro l'acqua, cornee loTragafi non lontano da Smimhio . Concorre quivi avanti l'acque naturali , le quali fono calde , altra ac- qua, che da ferma in luogo veramente non ampio, e queftatuttaladatcfirifolve, e fi confuma dal Sole. E perche veramente quedo lago hà in fe falfedine , tutta quello, che relìa diventa Sale, togliendo il cognome dalluogo, eparimentedell'acque ; imperoche l'ac- que, che nafeono di lor venanaturalmenteinquel luogo fi chiamano Tragafie, e fono nelle loro opera- doni molto difeccative, Se imperò l'ufano per tali eftettiiMedicidiquell'aregione. Dico dunque, che efsendo la qualità falfa digediva, e parimente con- trattiva della foftanza, che latocca, è veramente differentedall'Afronitro, imperoche in quedo non fi vedealtro fapore notabile, che l'amaro, il quale hàvirtùdidigerirefolamente, enondi contrahere , comehàilSale; percioche quedo rifolve quali tutta l'humiditàde'corpi, e ferra con la virtù fua coftretti- va tutte le parti folide , che vi redano : & imperò con- ferva lecarni, ovefifparge, che non fi putrefaccia- no, perche quelle, che fi putrefanno, contengono humori corrotti, efodanza difsoluta, e non falda. Ne 04 te ! 766 Difcorfi del Mattinoli Nei corpi dunque, dove non è alcuna humidità fu- A perflua, comenell'ottimoMele, e dove fia folidità dicorpo, comenelle pietre; none pouìbi!e,chc pof- fa entrare putrefattone; e però non fi lauda in quelle cofe l'ufo del Sale, mafolamenteinquelle, chefite- me della putrefattione . II Saleabbruciato è veramen- te tanto più potente in digerire, cheilcrudo, quanto fihàegliacquiltato di fottigliezza ncll'abbruciarfi , come riabbiamo detto accadere nell'altre cofe, che s'abbruciano. Ma non però può egli cosi ritirare, e costringere quella folida foftanza , come fa il crudo. Ma la S piuma del Sale è veramente di natura molto più fottile, che il Sale, e però può molto più difec- care, e digerire, che non può il Sale; ma co'l re- B fio della foftanza non può cosi valorofamentc ftrin- gerc, come il Sale. Il Fior del Sale è un medicamen- toliquido, più lottile, cheilSale abbruciato, acu- Nomi , to, e molto digeftivo . Chiamano i Greci il Sale A\s: i Latini Sai : gl'Arabi Meleh , & Melha:iTe- defchiSalz: gliSpagnuoliSal. Del Nitro. Cap. 88. PReponefi à tutti gli altri quel Nitro, che è leggie- ro, di colore di Rofe , over bianco , e fpugnofo , co- rnee quello, che Jì porta da Buna. Tirain fuori gli hu- mori, che fono nel profondo , C Della Spiuma del Nitro . Cap. 89. L'Ottima Spiuma del Nitro è la leggieriffima , glebo- fa , frangibile , di color quajì di porpora , 0 itero jpumofa, e mordente, come è quella, che Jì porta dì Fi- ladelfia, diLidia. Lafecondatnbonta' è quella, che Jì conduce d'Egitto, e quella, che nafee in Aì.ignejìa di Ca- ria. Fiatatilo il Nitro , quanto la Spiuma le virtù me- de/ime del Sale, & abbrucianjìnei mede/imo modo. Be- vuto il Nitro trito con Cimino in acqua melata , cverSa- pa, overo conaltre cofe , chepolTanorifolverelaventofì- ta\, come èlaRuta, e l' Anetho levaviai dolori delle bu- D della. Faffene linimento nelle febri periodiche avanti il parojìfno . jMetiefi negli empiajiri attrattivi, ejienua- tivi, & in quelli, cheguarifconolafcabbia: edijìillato nell'orecchie con acqua cAda , over con Vino, vale alla ventojìtd , almenar della marcia . efuffolidiquelle,edì- fììliatovi con Aceto , le mondifica dalla fordideTj^a loro% Applicato infìeme congraffo d'AJìno , 0 vero di Porco , medica imorJide'Cani . Apre mìfchiaio con Ragia di TTe- rebintho iforoncoli : érimpiaflrajìcon Fichi all'hidropi- Jìa: gioua infìeme con Adele a chiarificare la vifìa: e be- vuto con Aceto inacquato , al veleno de Funghi malefichi: e con acqua al morfo delle Bopre/iide , e con Belgioino , à coloro che hauejfero beuuto il fatigue del 7 Joro: impiaflrafi E utilmente à coloro, che non fentono il cibo , cìr infìemecon Cera aglifmqfjì, e nella fine di quella fpecie di fpafimo, che fa' piegar la tefia verfo lefpalle : mrfcolafi co'l pane, e daffì a mangiare per laparalifia della lingua . Alcuni abbrucia- no le fopradeite cofe in un teflo nuouo poflo fopra gli ar- denti carboni , fino che s'infuochino . Nitrò, efua T L N[TRO> e parimente la fua Spiuma , laqualfù fpiuma , e J_ingrandiflìmoufoapprefsoa gl'antichi ne' medi- loro cfam. c3mcntj t veramente non fi portano , nè fi conofeono ai tempi noftri in Italia . Et imperò errano apcrtamen- tecoloro, chefipenfano, chc'l Salnitro, il qualeu- fiamoperlepolveridelleBombarde, e per far l'acqua F forte da partire l'Oro dall'Argento, fia il Nitro vero fcrittonedaTheofrafto, da Diofcoride , da Galeno, da Plinio, eda molti altri degl'antichi fcrittori; per- ciochemanifeftamcntelodimoftra efso Plinio al 10. Nitro, e fa caP° del 31- libro, cosi dicendo: None veramente hift. ' da differirela natura del Nitro, il quale non è molto dittante dal Sale,e tantopiù diligentemente fe ne deb- bedire, quantovediamo, cheiMedici, che neferif- ferp, non conobbero la fua natura, nè alcuno ne fcrifse piti diligentemente di Theofraflo. Apprefso 1 iMedi fe ne fà poco nel leccarli , e diventano canu- te le valli: emancoinThracia apprefso a Filippa, il quale chiamano Agfio , fordido, & imbrattato di terra. L'Acque nitrofe fi ritrovano veramente in più luoghi , ma lenza forza però di condenfarfi . Ottimo , e copiofo fi rnroua il Nitro chiamatoCalaiìrico, can- dido, puro, e limile al Sale, in Clitc di Macedonia per eiTer quivi un lago nitrofo , dal mezzo del quale fca- turifee un picciol fonte d'Acqua dolce,e quivi fi gene- ra il Nitro appreflb al tempo della canicola nove gior- ni continui: ceflTa di generarvifi pofeia altri noue giorni, e dopo quelli di nuovo nuota fopra l'Acqua, e dipoi ceda. La onde fi conofee, che la natura delterr rcno ve lo genera ; percioche è fiato conofeiuto, che'ì Sole, e le pioggie niente vi giovano nel tempo,che cef- fa di generarli . Ma è veramente maraviglia, chefor- gendovi fempre dentro il rampollo di quel fonticello, il Iago non crefca,enon riefeada parte alcuna. Vero è, chefe nc'giorni, che fi genera, fono pioggie, fanno il Nitro più falfo; ma fe ipirano venti aquilonari,!! fà peggiore; percioche commovono il limo del fondo. Natte dunque il Nitro in quello luogo. In Egitto fifa più abbondantemente, ma manco buono; imperoche egli èfofeodi colore, eladòfo. Faffì quivi nel modo mcdefimo, che fifa il Sale, eccetto che nelle faline fi mette l'Acqua marina, e nelle nitrarie l'Acqua del Ni- lo . Quelle , quando crefee il Nilo, fi feccano, e quan- do cala, fi riempiono , efi bagnano di fuccodi Nitro qua tanta giorni continui; ma non fono quelli giorni itatuiti fcrmijcome in Macedonia . E fe piove in quel tempo, vi mettono manco aeque del NiIo,e fubitoche è congelato fi cava fuori, accioche non fi difsolva nel- le nitrarie, percioche nel difsolverfi, diventa comeO- lio, utile veramente alla rogna de gl'animali: ma ac- conciali dolo in monti, fi conferva, e dura E' veramen- te cofa mirabile, che nel lago Afcanio , & in certi fon- ti apprefso a Calcidefono l'acque di fopra dolci, e fi bevono quotidianamente, e quelle del fondo fono ni- trofe. L'ottimo Nitro è il fottilifiìmo , & imperò la Spìuma è migliore, llfordido s'ufa in tutte le tinture , e mallime della porpora. L'ufo del Nitro è grande co- mediremo al fuo luogo. L'eccellenti Nitrarie fono quelle d'Egitto; imperoche folevanoefsere folamen- tetra Naucrate,e Memphi, come che apprefso a Mem- philienomancobuone, perche vi diventa fafsofone' monti, &imperò vi fono molti monticelli diventati difafso, delqualefannovafi. Sonovi alcune Nitra- rie, dove fifa il Nitro rofso perii colore di quel terre- no. Dicevano gl'antichi, che la Spiuma del Nitro non poteva generarli , fenonquando cafeava la rugiada fopra alle nitrarie pregne, ma non però, che parto- rifsero; & imperò non nafecre ncll'incitatc , ancora chevi calchi. Alcunialtri fi credono, che nafcefse dal fermento delle coperture . Ma i Medici della prof- lima età, difsero, che la Spiuma del Nitro fi ricoglie- va in Alia , e che difìillava in certe humide fpelonche, e che dipoi fi feccavaalSole. Quella è l'elledfTìma Spiuma di Nitro , chccleggieriflìma, e frangibilifìi- ma di colore quali purpureo. Quella lì porta in pia- telli , ma quella d'Egitto in certi vafi impeciati, accio- che non li liquefacela. L'electifiìmo Nitro vuole ef- ferfottililfimo, fpugnofiffimo , e concavo. Sofìfti- cafi in Egitto con calcina , ma fi conofee al guflo; im- peroche il lincerò fi rifolve facilmente , e l'adulterato punge la lingua . Spartovi fopra calcina, rende l'o- dore valorofamente . Quello tutto del Nitro lcriffe Plinio. II che può certificare ciafeuno, cheilnoflro Salnitro è molto differente dal Nitro de gl'antichi ; quantunque non li pofsa negare, che in lui non fieno alcune parti molto limili al Nitro. Ma non però ardi- reiiodi metterlo in ufo per le medicine in cambio del vero Nitro, come li perfuadono di fare con poca con- f ideratione , per m io giudicio , i venerandi Padri,che Errore de" hanno commentato l'Antidotario di Mefuc, li qua- ra!l- li> Neiquinto Iib. di Dicfcoride. li, fe per zelo il caritàhsnnoconfigliatoaltruiàdo- ver cosi fare , cominciando (come fi dice) la prima caritàdafe loedefimo, dovevano prima fperimenta- ic il mangiar de! Salnitro nelle medicine in loro me- defimi, e pofeia configliarlo per altri . 11 pezzo di Ni- tro mandatomi dall'Eccellente Medico M. Gugliel- moQuaccelbcnedi Conliantinopoli, come più dif- fufamente fi legge nel volume delle nolìre epillole medicinali, riferifeeeon tutte le fue note efferil vero . it f0J Scrifìedel Nitro Galeno al nono delle facoltà de'fem- a plici, cosidicendo: Habbiamo detto di fopra , cbe'l da Nitro è mezzano nelle virtù fue tra'l Sale , e l'Aphro- nithro; mabrugiatofifàpiùfimilead elfo Aphronì- tro,comecofaaf50ttigliatadal fuoco. Etimperòdi- fecca, edigerifee, e tolto dentro nel corpo, incide, & afsottiglia igrofli , evifeofihumori molto più va- lorofamentd che'ISale. Ma l'Aphronitro, fe non fofsegrandillima neceffità, nonèdator per bocca, perefsereinimicodellollomaco, c più incifivo del Nitro. Veramente fuoleufarlo un certo villano per il veleno de'FunghifofFocativi , efemprc hi giovato . Oltra di quello in tal cofe habbiamo noi fpefso ufato il Nitro, abbrugiato, e molto più ancora la Spiuma. Fin qui fcrifse Galeno. Ma pare ad alcuni, che faccia non poca difrerenzaGalenotra l'Aphronitro, el'A- phrolitro, non havendo avvertito che in quel luogo la icrittura è corrotta ; imperoche fi deve leggere ? può ri- Tfoi'divifoin dueparoIcjenonap/OTfTvwinuna fola ; il cheè ltato avvertito, & ampiamente dichiarato dal dottiffimo M. AgoftinoKicco Medico Lucchefe , e parimente dal Fuchfio. Ma per non fi ritrovare ai tempi noftri alcuna di quelle cofe , me ne pafserò per hora fenzafarne altra lunga diceria. Chiamano i Gre- ci il Nitro Ni rpov, & Airpór : i Latini Nitrum: gì' Arabi Baurach . Il Nitro d' Africa chiamano i Greci htppltvrpw , con una fola parola : gì' Arabi Baurach Africe. La Spiuma del Nitro chiamano i Greci A^poi nùrnpe: gl'Arabi Aphronitium : i Latini Spuma Nitri. Della Feccia. Cap. 90. DEbbefi eleggere per la miglior Veccia quella , che fi fa di Pino Italiano ■vecchio : e fe non di queflo , d'al- tro che gli fia fintile . La feccia dell' Aceto e -veramente molto pia nelle fue forzj! acuta: feccafiprima , ér abbru- giafipoi, come s'abbrugia l'Alcionio. Sono alcuni, che l'abbmgianoin untefio nuovo/opra igran fuoco , fino che s accenda. Altri ne fotierranno una maffa fotta dvivi carboni , e fanno la medefima opera . L'elperimento di conofeere, quando è perfettamente abbrugìata, e quando fi vede efler diventata bianca, 0 vero di colorefimile all' aria, e che toccandola con lalingua , par ch'ella abbrugi . ServafiiI medefima ordine in abbrugiare quella dell'Ace- to. Hd virtù fopra modo cauflìca, & aflerfiva , Òr catrix_ativa,coflrettiva, grandemente corrofiva, e di- feccativa dell'ulcere ; ma è da ufare quando èfrefea ,per- cioche prefìamente fi fvanifee, e perà infogna fervarla in luogo ferrato, ò veramente in qualche vafo ben co- perto. Lavafi come la Pompholige. Quella, che non è brugiata, rifolve per fe fola , eparimente con Mirto i tumori: rìjìagna in forma dì linimento i flujfi del!» Jlomaco, e parimente del corpo :mejfa insù l'ultima par- te del ventre, 0 vero in mia natura, rijiagnaifiufftdel- ledonne, rifolve i panni , che non fono ulcerati, e fimil- tnenteibrufchi . Jmpiajlrafi con Aceto insù le mammelle ingrofjateper troppa abbondanza di latte . Abbrugiaia, e compafta con Ragia, rimuove l' unghie feabrefe; mefchìa- taconOliodi Lentifco , ér untainsùl capoper tutta una notte, fa diventare ì capelli rofft. Mette/i, lavata, He medicamenti degli occhi, come lo Spodio , e levane le cicatrici, e le caligini . :'««»- f A Feccia del Vino è notillìma, e noto pari- evir- J_j mente come ella s'abbrugi, e fe ne faccia l'Alu- me di Feccia, di cui dicemmo di fopra nel capitolo 767 A. dell'Alumc. MaqucllaRagia, che s'attacca alle bot- ti, chiamata da chi Greppola, edachi Tartaro, hi infe virtùfolutiva. E pero lotolgono alcuni in pol- vere in brodo di Gallina, con un poco di Mafticc ,e Zuccaro, quando fi vogliono purgar leggiermente . Mefso ncll'infufioni di Sena, aumenta veramente moltola loro opcratione, come fa parimente in tutte l'altre infufioni , ove fia intentione d'ajutare la '.debo- lezza de'folutivi; onde fi può mettere ancora co'l Polipodio, e con l'Epithimo , & altri fimili. So- no alcuni, che fanno il Tartaro bianco, cuocen- dolo lungamente nell acqua , e fpiumandolo del Norai continuo. La Feccia chiamano i Greci rpv* : i Lati- ni Fcx: gì Arabi Dudi: i Tedefchi Hefcn, Scvuein ilein : gli Spagnuoli Rafura de Vino . B Della Calcina viva. Cap. 91. LACalcina viva fifa in queflo modo. Metti in sul fuoco ì gujci delle Buccine marine , o vero mettili per tutta una notte in uno ardentijjimo forno , esr il di fe- guente , fe far anno fatti bianchitimi, cavagli fuori , al- trimenti riabbrugiagli un'altra volta, fino d tantoché di- ventino candidiffimi', e così havendoglì prima fommerfi nell' acqua fredda, mettigli in un vafo di terra nuovo, e cuopri benifsìmo il vafo con un panno, e così lajcia pei- tut- ta una notte: e fe pofeia li rilrovarai la mattina effere andati in Calcina, riponla. VaCsi ancoradellepietre,che C firitrovano nellerive de i fiumi abbrugiate nel fuoco : faf- fi parimente del piùvile, e più volgare Marmo, eque- Jla precede à tutte l'altre . E' communemente ogni Cal- cina ferventifsima , caujiica, e produttiva dell' efehara: ma mefehiata con alcune altre co/è, come Graffo, & Olio hdvirtù di maturare , di mollificare , di rifolvei'e , e di cicatrizzare. Quella è più efficace , che èfrefea, e che non è fiata bagnata con acqua . LA Ca l c 1 n A,che habbiamo noi in commune ufo calcina . < per le tàttiche delle cafe , è notillìma à ciafeuno , f« tfa,n- quantunque fe ne faccia particolarmente di diverfeco. fc, come di gufei di Porpore, di Buccine,di Chioccio- li lcd'Oilriche.edigufcid'ovaperdiveifeoperationi 1 Ma parlando della commune, che fi fa di pietre nelle fornaci, dico che molto vale prima fpenta , e pofeia molte volte lavata con acquafrefea , e finalmente con. l'acqua Rofata, per mettere ne gl'unguenti, che dir feccano l'ulcere maligne, fenzamordere . Et imperò s'ufa l'unguento di Calce nell'ulcere delle parti gene- rative, emaffime del mal Francefe, e d'altra fort* maligne. Giova ancora mirabilmente nelle cotture del fuoco, & altre ulceragioni, che malagevolmente oleina fi confondano . Scrillè della Calcina Galeno al nono Qji1"*0Ja delle facoltà de'femplici, cosidicendo: La Calcina Ie"°' vivaabbrugia valorofamcnte, dimodoché generai' E efehara. La fpenta genera anch'efia l'efchara : ma da- poi un giorno, over due, non brugia cosi forte,e non può generare efehara ; ma la (penta di lungo tempo, non folamentenon può ella generare l'efchara, ma nonfcalda, e non liquefa la carne. Oltre à quello, fe ella fi lava nell'acqua , fi fpoglia veramente della mor- dacità fua, e difecca lenza mordacità alcuna. Et im- però la vandofi due, tre, overpiù volte, fegli leva del tutto la mordacità, e difecca valorofamente fen- za mordacità alcuna . Chiamano i Greci la Cai- cina viva ìxfitsa: i Latini Calx viva: gl'Arabi Ho- ' rach, Nura, & Nure: i Tedefchi Ungelefchter , &Kalk: gli Spagnuoli Cai. F Del Geffo. Cap. 92. IL Gtffo hdvirtù dico/ìrignere , di ferrare, e di rijia- gnare il fudore , e parimente i fiufsi delfangue : ma be- vuto ammazza fìrangolando . ILGEssoccofa notillìma in Italia - EnnealTaidì- GeiTo.cfua irto in Tofcana , ove molto è in ufo per le fabriche llift- ' delle 768 Difcorfi del Matthioli Cello ferie to da Gal. Nomi . Cenere . lue tacoltì Icritce da Galeno. Nomi delle cafe. La fua minerà, la quale è una pietra bian- A ca, fcagllofa, s'abbrugia ne'forni, epofeiafi perla , ecrivellafi: etantoè egli migliore, .qusnto è più frcf- co ; e però lo Itantio fà poca prela nelle fabriche. Fal- li parimente il Geffo della pietra fpeculare, la quale chiamano! Greci Selenite, e parimente di quello A- labaltro non vero , di cui li fanno al torno diverfefor- tidivafì. Fece del Gefiomentione Galeno al nono ' delle facoltà de'femplici, cosidicendo.' II Geflo ha virtù communemente difeccativa come tutte le pietre, & altre cofe terrcllri ; ma hà però quello di più, che tiene in fc virtù emplaftica. Il Geflb bagnato s'umfee inftfteffà, e fi congela in pietra : E però fi mefehia utilmente con quelle medicine difeccative, che ri- B l'Ugnano il fangue; percioche egli per fe Hello di- venta lapidofo, coftretto, e congelato; & impero penfai di bagnarlo con chiara d'ovo, il che è utile bell'infermità de gl'occhi aggiuntovi la farina volati- le, che fi ritrova nelle parti de'molini : mabifogna quello così macerato incorporare con peli di Le- pre de'più fottili. 11 brugiato non hà veramente virtù emplalticaalcuna, ma bene è egli molto più fottile, e più valorofamente difecca . E' oltre à ciò ripcrcufii- vo, e mallime bagnato con acqua, & Aceto. Chia- manoiGteciil Geflb Tù-i1"- i Latini Gypfum: gl' Arabi Gepfim, tk Gieplìm: i Tedefchi Gyps: gli Spagnuoli Yefo, &Alges. C DelUCenere de Sarmenti . Cap. 93. HA' laCenere de' Sarmenti •virtù di bugiare, ma fattone linimento con Grafita , 0 vero con Olio,gio- va alle rotture , e nodojità de'nerui, & alle percoffe delle giunture . Applìcatacon Nitro, ir Aceto abboffa le creficenxj della carne dalle borfie , onefi contengono i te- ftìcoli . Impiafiirata con Aceto gioua ai morfi de' Serpenti : e de i Cani : mette/! ne i medicamenti caufitici , che inducono l'efehara . F affine Lìficia buona per coloro , che cafiano dall'alto , e beuefi contiti i Funghi malefichi con Aceto, Sale, e Mele. e i^Ualfiala Cenere de'Sarmenti, è veramente D ;i> V/notoàciafcuno. Et imperò non accade à reci- tarne altra hiltoria . ScriiTe della Cenere Galeno all' ottavo libro delle facoltà de'femplici, cesi dicendo: Chiamanfi Cenere le reliquie delle legna, che s'abbru- ciano. E' comporta laGenere di contrarie qualità , e di contrarie foftanze . Contiene dunque la Cenere in fe alcune partì, le quali fon terree, & alcune fuligi- nofe. Quclte veramente fon fottili, & imperò mace- randofi la Cenere con acqua, e pofeia colandofi, fe ne vanno tutte quelle parti inficine con l'acqua , e re- itanofolamentelepartitcrreltri in cenere, la quale E fià perduta ogni facoltà calda, e fottile. Ma non pe- rò è ogni Cenere di fimilc natura , ma è differente fe- condo la materia, di cui fi genera. Et imperò nonsò io come dicefle Diofcoride, che haveiTela Cenere vir- tù coftrettiva, avvenga chequella, chefifàdel Fico nonhàalcunafacoltàfimile, per non haver quello albero in alcuna delle fue parti alcuna facoltà acer- ba, come hàla Quercia, l'Elice, l'Albatro, il Fag- gio , ilLentifco, l'Hedera, e molti altri Granili: ma e veramentc piena tutta di valorofofucco, il quale è acuto, ecalido. Et imperò la Cenere fatta delle le- gnaacerbe, è veramente non poco coftrettiva : e ti- tordomi, nonliavendoiohavutoall'impiovifo altri F medicamenti, haver con efsa rilìagnato ìlfangue. Ma non ardifea però alcuno in fimilcafo ufar la genere del Fico, per efser egli acuto, molto cauftico, & a- ltcrfivo: Se in ciafcima dì quelle cofe è differente da quella, che fi fà di legna di Quetcia; percioche in quella le parti fuliginofe fono molto più acute , che in quella: oltre à ciò in quelta le parti tcrrefìri fono quali alquanto collrettive, & in quella allerfi va , come nel- la Cenere, chefifàde'Tithimali. Chiamano i Greci la Cenere Ti^tt; i Latini Cinis: gl'Arabi Chamad , &Ramed : i Tedefchi Acfchen : gli SpagnuoliCeni- iFrancefiCendre. za Dell'Alcionio. Cap. 94. HAJJì, che l'Alcionio fia di cinque fpecie .' Impero- che uno è denfo , acerbo al gufilo , fpugnofio , dì mal' odore , grave , e come di pefice i eque/lofi ritrova copio- fio nelle rive. Il fecondo è fimile all'unghielle de gli oc- chi, overo allafipugna , concavo, leggiero, d! odo™ ■ fi- ntile à quello dell'alga. Il teixp hd forma di vermicel- lo, di colorepiupurpureo, il quale chiamano alcuni Mi- lefio. Il quartofiraffembra alla lana fiuccida , inoliava- mo, e leggiere. Il quinto hd forma di Fungo, fienzji 0- dore, afipro, didentro quafi come una Pomice , di fuor lificio , & acuto, il quale nafiie abbondaniìfftmo in Pro- ponti de appreffo all' IJola di Besbico, chiamato per pro-^ pria vocabolo dagli habitatori Spiuma di mare . I primi due s'ufiatio per li tifici delle donne, eperle lentigini , per le volatiche , per la ficabbia , per le vitiligini , per le ma- cole nere, & altre macchie della faccia , e di tutto il cor- po. Il ter^o è buono per coloro, che non pofonofie non ma- lagevolmente orinare , 0. vero che ragunano le renelle nel- lavefcica; vale oltre àquejìo ai difetti delle reni, all'hi- dropijìa, ór alla milita: mabrugiato, &■ impiafirato con Vino fi rinaficerei capelli . L'ultimo è buono per far ' bianchii denti, mettefi ancorain altrilifci , e depilatori) mefehiato con Sale. Se alcuno vuole abbrugiare l'Alcio- nio, mettalo infìeme con Saleìnunvafio diterracrudo , e ferratogli la bocca con luto , lo metta nella fornace,cavan- dolo fuori comefia cotto il vafio, e così lo riponga. Lava- fi come laCadmia . L'Alcionio (diceva Plinio all'ottavo capo del Ak;on.o 32. libro) fi genera in mare da'nidi , fecondo fuahiftéH che (limano alcuni, degl'Alcioni, eCeici augelli : ae elam. • & altri penfano, che fi faccia dalla fpiuma del mare ingrofsatainfiemcconaltrefporcitie; & altri che fi faccia del limo del mare, overod'una certa fua la- nugine. Enne di quattro fpecie. Il .primo è di colore di cenere, denfo, & afpro all'odorato: l'altro ete- nero, piacevole, d'odore quafi d'alga : il terzo e bianco fimilc à un vermicello : & il quarto è pomico- fo, quali purpureo, efimileàuna fpugna puttetat- ta. L'ottimo fi chiama Milelio: il bianco è manco buono. Quello tutto dell'Alcionio dilsePlimo. A cui non fù veramente in confideratione il, quinto , commemorato da Diofcoride, e da Galeno, di fi- gura di Fungo. Sonoalcunialtri, che dicono cliia- marfi Alcionio, non perche fi faccia egli de nidi eie gli Alcioni augelli, ma perche foptaefso raunatoin- Sìeme dall'onde del mare tanno gli Alcioni il nido . Il che hàmolto pili del verifimile . Chiamali l'Alcionio ai tempi noflri nelleSpeciarieSpuma maris, il quale nome è flato prefo da .Diofcoride per fcrivere egli , che così lo chiamano nell'lfola di Besbico, ove na- fccabbondantiffimo. Una fpecie di rolso limile al Corallo, ditorma, come fe fofsero un gran numero di vermicelli ammafsati infieme, c d'una materia fat- fofa, vidi io la prima volta in Venctia, e ne riportai meco alquanti pezzi . Quello della quarta lpccie ho più volte raccolto nel lido del mare vicino à I l'ielle , limile quafi à un vello di lana bianca , e molto leggie- ro. Ipefcatori dicono, che quello è il nido el'alcune Chiocciole marine fpinofe, come le porpore , chelo- rochiamaronoGarufe. Il primo, e l'ultimo fi può agevolmente ritrovare nelle Speciarie . Ma perche nonritrovo, chcDiofcoridefacciaquìmentione al- cunadelle facoltà di quello della quarta fpecie, dubi- to , che vi fui mancamento di fciittura , e tanto più, cheOribalio, il quale traferive da Diofcoride, e pa- ' rimentcSerapionefcrivonoamendue delle virtù lue di mente di Diofcoride. Scrifse de gl'Alcioni Galeno all'u. delle facoltà de'femplici, cosi dicendo. Tutti j-cnctj ^a gli Alcioni mortificano, edigerifeono. Sono ~ Galeno. di , & acuti, quantunque l'uno piiì,e manco l'altro, fe- condo Nel quinto lib. conio Ufottilità delle partiloro. Enne di quelli uno denfo, e grave, e di (piacevole odorejimperoche rende odore comedi pelei putrefatti, di figura fpugnofa . L' altro è lunghetto, lifeio, e leggiero , d'odore limile all' Alga. 11 terzo è limile à un vermine di colore purpu- reo, tenero di foftanza , e quello chiamano Milefio . 11 quarto è veramente raro, e leggiero , come il fecondo , ma fimile però alla lana fuccida. 11 quinto nella fuper- ficic difuori è lifeio, ma afpro nella foftanza di dentro di niuno odore, quantunque appaja al gufto acuto, e quefto è molto pili caldo di tutti gl'altri, di modo che può egli abbrugiarei peli. Et imperò quantunque i primi due fanino le volatiche, le vitiligini , la rogna,e la fcabbia , e facciano la pelle fplendida , non può pe- rò far quefto quello , che habbiamo pollo nell'ultimo luogo . Ne cosi può egli far netta la pelle,imperoche la iconica via, per penetrare troppo al profondo; di mo- do che ulcera la carne. Quello, che fù pollo nel terzo luogo,è più di tutti fottilifìimo,& imperò cura,aDbru- giato, elinitocon Vino, lapelagione. 11 quartoèdi virtù fimile à quefto, come che non fia però cosi valo- rofo. Chiamano i Greci l'Alcionio A'hxmmK i Latini Alcyonium : gl'Arabi Zebothalbahar , & Zcbdalhar . di Dioicoride, 769 Dell' Adar Cap. 9;. NAfie l' Adar ce in Cappadocia , è -veramente co- me una falfilagìne congelateli che fi ritrova in luoghi humidi , e paluftri , quando fi feccano , conglu- tinata alle Canne , & à gli (lecchi , e fiftuchi , fimile nel colore al fiore della pietra chiamata AJta, & in tutte le parti fue fimile al mole , e -vacuo Alcionio , di modo che pare ejfer il laatfìre Alcionio. Ufafi per tor -via la fcabbia , le lentìginì , le -volatiche , e l' altre macole della pelle della faccia , ér altre cofe fi- mtli . In fomma hà -virtù acuta, tira l'humiditddal profondo alla fuperficie , e gio-va alle ftaliche. C~T ' A d a E c E , che corrifponde all'hiftoria,che dc- J > lerive Diofcoridc , ePlinio, fm'hora non hò io potuto vedere, quantunque feriva Plinio, chenafea ellainltalia, al3e.cap.del ifi.lib. Equeft'illefsa chia- mò poi egli Calamochnoali2.cap.dcl 32.hbbro,con quefte parole: Connumerafi tra le cole acquatiche ancora il Calamochno, ilquale chiamano i Latini Adarce . Nafce tra le Canne lottili, di fpiuma d'acqua dolce, emarinainalcuniluoghi, ove fi mefehiano infieme. Hà virtù d'abbrugiare, e però li mette ne gl' unguenti chiamati Acopi, per le feorticature della pelle . Quefto tutto dell' Adarce dille Plinio . Ma cre- do bene veramente,che del tutto errino coloro, i quali lì perfuadono,che l'Adarcc fia quella cola, che fi chia- manclIeSpeciaricd'Italia Palla marina ; imperoche quella non nafce altrove, che in mare, e non nelle pa- ludi d'acqua dolce ,nè manco fi ritrova in mare attac- cata à Cannelle, né à herbe, ò altre piante; ma fi rico- glie ne'lidigittacavi dall'onde infieme con l'Alga , fi- mile ad alcune Palle, che fi ritrovano fatte di pelo nello ftomaco de'capretti , che lattano , per tirar egli- nonelfuggerc aliai pelo di quello, che le Capre han- no nel le poppe . Oltre à ciò in lei non fi fente fapore al- cuno cau(lico(comefcrive Plinio,) ne acuto. Di que- lla Palla marina feparatamente dell'Adarce fetide f*- Galeno nel 1. lib. delle compofitioni de'medicamenti fecondo i luoghi, riferendo alcuni medicamenti icrit- ti da Critone , per confervare, & aumenrare i capelli,e ancora perfarrinafeere quelli, che follerò calcati . Quantunque in quel luogo non intendente il Corna- rio, huomo però de'rempi noftri dottilììmo, commen- da tandolo, che cola intendefle quivi Galeno per Sfera marina, e fufpicafte contra alla verità,che vi folle cor- rottela di fcrittura:imaginandofi,che fi doverle leggere Spugna marina,e non Sfera marina ; non riavendo mai faputo, che'l mare produca non folamente le Spugne, ma ancora le Palle,che i Greci chiamano Sfere, per ef- fer ritonde . Il che riavendo affai meglio di lui incefo il A Fuchfio Medico fegnalato dell'età liofila , ne fece bel- lilììmaannotationenc'fuoi volumi delle compofitioni de'medicamenti. Mette la Palla marma Nicolao Mi- replico in un'uguento per li vermini del corpo, deferi- vendo in quefto modo . ToglidiPallamarina,laqua- le li ritrova in mare tonda, come lana compotia infie- me, &c. Tale è veramente quella, che s'ufa . Ma ritor- nando all' Adarce, dico, che delle facoltà fue ferilie Galenoall'ii.lib.dcllefacoltàdc'femplici, conque- ferirai? fteparole: L'Adarceè nella fua foltanzacome una Galcnp. fpiuma d'acqua falfa , congelata attorno alle Cannc,& altri fiftuchi, e (lecchi . E' acutiliima ,e callidilìima.e però non fi può ufar fola . Mefchiafi dunque con quei B medicamenti, che poflòno raffrenare la fua forza, e cosi fi fàpofeia utile in quei morbi, che hanno Info- gno di calore, ne'quali non li adopera fc non di fuo- ri ; pcrcioche è impoffibile di torla dentro , per lafor- tezza della facoltà fua acuta . Quefto tuttodiffe Gale- no. Dalle cui parole è cofa cbiariffima, che l'Adarcc e di forma,e di virtù è veramente molto di(ììmile,e dif- ferente dalla Palla marina . Chiamano l'Adarce i Gre- ci àpxpxos, tk xixfKov : i Latini Adarces: gl'Arabi Nomi , Adarchi, Atharachi, &Apharaci, &Adaraca. Delle Spugne. Cap. 96. C ( ^Hiamarono alcuni Mafihi quelle Spugne , che fo- VJ »° fotiiimente pertugiate , e falde , delle quali chiamarono Tragi le più dure . F emine pofeia chiama- rono quelle , che di forma , e di figura gli fono contra- rie. Abbrugianfi le Spugne nel modo medefimo, che V Alcionio. Sano utili le frefche, che non hanno graffi^- K.a, perle ferite: rifol-vono l'enfiagioni . Infufe nell'ac- qua, ò veronell' Aceto inacquato, faldano le ferite fre- Jihe : J anano parimente infieme con Mele cotto l'ulcere -vecchie ca-vernofe . Le -vecchie fono inutili . Le fecche meffé legate con filo per tafìa , dilatano le bocche dell' ulcere ferrate , e callofe . Le nove fecche , e vacue , meF- fevi dentro , fanano l'ulcere vecchie , quelle che mena- li no, ò vero le cavernofe correfive : rìflagnano i fiuffs del fan gue . La cenere dell'abbrugiate con Aceto, con- f erifa all' off ufeationi de gli occhi canfate per aridità d' humori, e dove fia bifogno d'ajiergere, e rìfiagnare . £' veramente più utile lavar la cenere per le medi- cine de gli occhi . La cenere di tutte l'abbrugìate in- fieme con Vece, riftagna i fiuffi del J angue T Fannofi diventar bianche quelle, che fono mollifjìme , fpargen- dovi fopra la Spiuma del Sale, che fi ritrova attac- cata alle pietre , e pofeia bagnandole , e mettendole la fiate al Sole, facendo che riguardino con la parte ca- va in sù , ér in giù con quella , dalla quale furon tagliate. Ma fe fi mettono la fiate attempo del fere- E no alla Luna, fpargendovifi ìopra la Spiuma del Sa- le, à vero acqua marina, diventano candidijjime . LE Spugne (diceva Ariftotileal 16. cap. del <. lib. Stn&™- dell'hilloria de gl'animali ) fono di tre fpccie. Ec Zia, ' * £ imperò alcune fono rare, alcunedenfe, e ferrate, & riltpdlc. alcune chiamate Achilee . Quelle della terza fpecic fono fottilifiunc, denfifiìme, cfaldifiime, emettonli negl'elmetti, enegli ili vali , perche è (lato provato, che non lafcian fare fe non poco flrepito ; ma vera- mente di quelle poche fe ne ritrovano. Quelle poi,che fon denfe, e ferrate, dure, &afpre, fi chiamano Hirci. Etuttenafcono, ò attaccate ài fa ffi : òvero apprefTo F al lido, patendoli, e nutricandoli di luto. Del che dà manifefto indicioil ricrovarfi el!eno,quando fiftir- pano, fempre piene di limo. 11 che dimollra vera- mente, die tirano il cibo àfe per quella parte, con cui flanno attaccate, E però le denfe,e ferrate fono più de- boli delle rare , perche flanno attaccate à più breve picciuolo. Dicono che le Spugne hanno virtù fenfiti- va,e che quello lo dimoflrano manifcftamécc;percio- chefi ritirante rillringono in fe (Ielle, ogni volta, che alcuno fegl'appreflà per eflirparle, di modo che è poi diffidi cofa à tirarle fuori. II che fanno medelimamécc Ccc quando 77° Difcorfi del Matthioli quando è gran te mpefta di mare, pernoneiTere sbar- A bare dall'onde dalla fua origine. Come che fieno alcu- ni, che dubitano fe quello fia,ònon (ìa il vero, come fon coloro, ch'habitano appreffo àTorona . Se le Spu- gne nel cavarti fi rompono, la radice, che reità attac- cata, le genera di nuovo compiutamente. Crefcono in «i;indiffimalarghezza,marare,efparfe . Quelle,che li generano attorno à Licia, fono fempre più molli , chequelle, che nafconoinluoghipiiì alti, e più tran- quilli; imperocheiventi,'eletempettcfannole Spu- gnepiùdure, e non le lafciano crefeere. E però le Spugne dell' Hclefponto fono ferrate , e dure , e mafTi- mamente quelle, che produce il mare di qua, e di là da Melea Promontorio. Le vive, e le non lavate fono ne- B re. Quefto tutto delleSpugnc fcrifìè Ariftotile, da cui togliendo Plinio.nefcriffè poi ancora egli l'hiftoria al 45.cap.del9.1ib.ScrilTedelleSpugne Galeno all'u.lib. spugne delle facoltà de'femplici, con quelle parole: LaSpu- fcmte da gn3 abbruciata è acuta, edigelliva. Ufavalaun mio ' precettoreVrriltagnareifiuflidelfangue, ove era il bifogno dell'operatione manuale. E però ne teneva egli fempre di preparata, edibrugiata, crome era il bifogno, l'empiva prima di Bitume, ò veramente di Pece, quando il Bitume gli mancava . Ufavala anco- ra affocata cauterizando con efià , accioche vi fi gene- rarle l'efchara , e che la Spugna vi rimaneffe per coper- chio. LaSpugnanuovapoinonfolamenteèunama- C teria, che puòinfonderfi d'humore, come fanno la lana , c Iefila carminate dalle pezze di Lino ; ma difec- ca ancora gagliardamente. llcheconofceraijfel'ufa- rai fola neìkferite con acqua, ò con Vino, ò con Ace- to inacquato, fecondo la diverfità de' corpi, cornee flato detto : imperochc ella conglutinarà , come fan- no tutti gl'altri medicamenti conglutinativi . Ma lela Spugna farà fiata adoperata, e non farà nuova, cono- fccraiquanto fia menovalorofa della nuova , ogni volta che l'adoperarai nelle ferite lavandola con ac- qua, ò con Vino, ò con Aceto inacquato. Nèdiciò ci dobbiamo maravigliarc.avvcnga che nella nuova fi ritrovi ancora la facoltà prefa dal mare di difeccarc al- D quantoicorpi. Può dunque fare ella tutti quelli ef- fetti , fin che vi fi fente dentro l'odore del mare; impe- roche invecchiandofi , co'l tempo perde quella facoltà marina, e però non può ella cosi difeccare, quantun- que non fia mai fiata adoperata in cofa veruna . Chia- mano i Greci la Spugna Xmyyos: i Lat ini Spongia : gì' fornì . Arabi Asfegmi, Albairi, &Albar: iTcdefchi Bad- ichuvam: li Spagnuoli Spongia: i Francefi Efponge . Del Corallo, & Antipatbe. Cap. 97. IL Corallo, il qual chiamarono alcuni albero di faf- E fo , è "veramente una pianta mar ina , che s'indura, quando fi cava dal profondo del mare, dall' aere, che ne circonda . Trovacene affai nel promontorio Pachino^ appreso d Siraciìfa. L'ottimo è il rojjo, di colore d' Antherico, "0 "vero di ben colorita Sandice, fragile, «- guale in opti fua parte , e ch'habbia odore di Mofio marino, overamentei ' Alga, ramo fiffimo, e fai mento- lo, come il Cinnamomo ■ Dannafi quello , che congelan- doli, diventa duro come pietra, che è fcabrefo , caver- nofo, e -vacuo. E 'il Corallo leggiermente co jlretitvo, e refrigerativo : abbaffa le enfiente della carne : netta le cicatrici de gli occhi, riempie l'ulcere profonde, eie h cìcatriTji: è efflcacijfimo allo fputo del fangue , conje- rifee à chi non può orinare, e bevuto con acqua , Jrm- mtifee la milx/t . Quello che chiamano Antipathe , fi crede che fia ancora egli Corallo differente fellamente di fpeeie . Quefto è nero , e crefee in forma d albero , più ramofi7 Hà le medefime virtù del Corallo. SOno i Coralli cosi noti, &abbondantiin Italia, che pochi fono i fanciulli piccioli , c rare le f an- ciullctte , che non li portino al collo , & alle braccia, lenza quelli che s'ufano nelle corone de'pater noftn: Coralli , 1 loro clami nacione. imperoche fi pefeano in divet fi luoghi del mar Tirrhe- no. Equantunque dicefte Diofcoride folamentede i rofh, e di quell'altra fpeeie di nero, chiamato Anti- pathe; fe ne ritrovano però ne'noftri mari di bianchif- fimi, manoncosiponderofi, nè cosi ferrati dentro, come fono i rodi, ma piti fpugnofi, e più leggieri. Sono riputati affai più frigidi de'roffi, & imperò gli ufanoiMcdici, ove fia dibifognodimaggiormente infrigidire. Scriffe del Corallo Plinio al 2. capo del 32.lib.cosi dicendo : Quanto fono in prezzo appref- fo noi le Perle, tanto fono flimati appreffo à gli In- diani i Coralli; percioche quefto non accade, fe non perle perfuafioni delle genti . Nafcenel mar rodo , ma più nero: generafi nel mar Perfico ancora dove fi chiama Jace. II lodatiffimo è quello del mare di Francia, che fi pefea intorno all'itole chiamate Ste- chadi; equello, che nafee in Sicilia, attorno àHe- lia, cTrapani. Nafce rotlifTimo il Corallo in campa- gna avanri à Napoli , appreffo à Gravifca , ma tene- ro, eperòmenoappregiatoinErithro. Laformafua cdiarbufcello, che nel colore verdeggia. Sono le fuebacchefottol'acquatenere, ebianche; ma come fi cavano fuori, s'indurifeono, e diventanorofTe,di modo che nella forma, nella grandezza, e nel colo- re fi raffembrano al frutto delle Corniole domefìiche . Dicono, che quefte come fi toccano con mano,fu- bito, s'indurifeono in pietra, fe fono vivi i Coralli . L'ottimo è il rubicondifiìmo, eramofifììmo,nonro- gnofo, non fafi'ofo, non vacuo, e non concavo. Non fono manco in prezzo le bacche de 'Coralli ap- preffo à gli Indiani , cheli fieno le Perle alle noflre donne; percioche 1 loro arufpici, & i loro indovini fi credono, che fia cofa religiofa il portargli addofso per rimuoverei pericoli, e però fi godono della reli- gione, e del decoro d'elle. Itronchi de'Coralli mefli 'al collo de'fanciulli (fecondo che fi crede ) gli tanno ficuri. Quefto tutto de'Coralli «riffe Plino, il quale veramente penfoefferfi ingannato nel crederti, che 1 Coralli producanole bacche limili alle Corniole , co- me fanno gl'alberi veri i lor frutti; imperoche , per quanto recitano coloro,chc gli pefeano in Italia , & in Sicilia, non fi ritrovano ne Coralli alcune bacche, e le bacche, che fi trovano nelle filze de'Coralli, jìmili alle Corniole, e tonde come le Ciregie , fono fatteartifi- cialmente in sù'l torno, ò per forza di lima,c pofciali- / feiate con lo Smeriglio, e brunite conia polvere del Tripolo. Quando i Coralli fi cavano dall'acqua,fono tutti mofcoli,nèdimoftrano alcuna ro(Iczza,ma vene- dopoialle manidegl'artefici,glipolilcono (come ho detto) e fannogli lullri . 11 nero , il qual chiama Diolc. Antipathe, vidigiàio in Napoliin mano d'un gioiel- liere brunito , e limile all'Ebano ; ma alquanto tempo dipoi me ne fu donata una bella pianta da un Antrano Eiandrefe, che già mi foleva portare herbe, e radici del monte di Sant'Angelo di Puglia.Quefto pretto alla ra- dice è poco manco groflò del braccio d'un'huomo , e dal mezzo tronco in sù fi divide in più ,e diverti rami, di modo che tutta la pianta è alta poco manco di mezo braccio.cofa veramente rara.e bella da vedere. Hanno Coralli,;! i Coralli virtù veramente occulta contra l'epileflìa <° lJC°lu tanto portati al collo, quanto bevuti ih polvere .Con- fervano.per quanto fidicele cafe dai folgori.ri (lagna- no il fluito de'meftrui : vagliono alle corrodoni delle gcngive,& ulcere della bocca . Bevuti giovano alla di- fenteria.al flufso dellofperma,& à i fluffi biancni del- le donne:fermano i denti fmofli . Connumeranti , co- meriferifee Avicenna nel trattato delleforzc del cuo- rc,tra le medicine cordiali ; percioche generano alle- grezza.Giova oltre à ciò il Corallo.come fcrive Plinio cètra i dolori caufati dalle pietre,che fono nella vefci- ca.abbrugiàdofi prima nel fuoco, e dadofene à bere la polvere con acqua.Vale tolto nel medefimo modo per far dormire,ma dove fofse febrefi dà con acqua , & al- trimenti có Vinoiabhrugiafi malagevolmente.Dicono ancoraché usàdofi di bere in lugo fminuifee la milza . Cóferifcc à j VOmiti,& à gli fputi delfangue.La cenere fi mette Nel quinto Hb. dì Diofcoride. Ti- fila fi mette ne'medicamenti degli occhi ; imperoche in- grafTa, e rinfrefea, riempie l'ulcere concave , & adotti- glia le cicatrici. Del Corallo non ritrovo, che ne'libbri legitimi delle facoltà de'femplici facefle memoria ve- runa Galeno, quantunque nel 7. libbro delle compofi- tioni de'medicamenti vi fi ritrovino pili medicamenti perithifici, perglifputidelfangue, e della marcia , in cui entrano i Coralli. Chiamano i Greci il Corallo Opa'xwj' , ik &i$ó$i$pw : i Latini Corallium: gl'Arabi Baffad , Mergen, Beld, & Morgian : i Tedefchi Cora- la: li Spagnuoli Corallo: i Francefi Coral . Della pietra Frigia . Cap. 98. LA pietra Frigia , la quale ufano i Tintori in Frìgia , da cui ha prefo il cognome , nafee in Cappadocia. Velettiffìma e la pallida , mediocremente grave , non troppo ferrata infame , con alcune linee bianche, come ha la Cadmia. Abbrugiajì quejìa pie- tra infufia prima in ottimo Vino, e pofeia coperta con Divi carboni , fbffìando con mantici continuamente , fi- no che muti colore, e diventi roffa', cavafi dipoi fuo- ri, e fpegnejt nel medefimo Vino, e faffi co fi ire vol- te . Ma è da avvertire , che nell' abbrugiarfi non fi Jlritoli, e non vada in fulìgine . La cruda, e pari- mente la brugiata hà virtù correttiva, e mondifi catt- ila : meffa in sù l'ulcere, vi fà quafi fopracome un efehara : medica infieme con Cera le cotture del fuo- co . Lavafi come la Cadmia . NOnritrovo fin'hora chi ai tempi nofìri mi fap- piadimoflrar in Italia, checofa fiala pietra Frigia; imperoche per non effèrneinufode'Medici, riè de'noftri Tintori, non ci fi porta più diCappado- tia,ovedice Diofcoride ch'ella nafee. Plinio nonfep- pe, ch'ella foffe utile per l'ufo della medicina , e però dille, che folamcnte fi adoperava ella per tingere le vedi. Era quefta pietra però in ufo al tempo diGale- j no , laonde egli cosi ne fcriffe al nono delle facoltà.de' 1 lemplici, dicendo : La pietra chiamata Frigia è della natura medefima di quella, che fi chiama Pirite. Ufola fempre io, prima abbrugiata, all'ulcere putride, ò per fefola,ò con Aceto,ò con Enomelite, òcon Oxicrato, e fonne per gli occhi un medicamento difeccativo , il quale molti hanno poi imparato da me. Mefcolanfi co tflo alcune altre cole. E però di tal medicamento dire- monel trattato delle compofitioni de'medicamenti j balta ora dirne la virtù generalméte.DKecca valorofa- méte,e hà in fe un certo che del cortrettivo.e del mor- dicativo.maè dato detto di fopra, che quelli fono otti- mi medicaméti,e molto in ufo, ch'hanno infiememen- te del digeltivo, e del riperculììvo. Chiamano i Greci la pietra Frigia AtSopvpòyios: i Latini lapis Prygius. Della pietra Affta. Cap. 99. DEbbeJì eleggere quella pietra Affla , che è di color di Pomice , leggiera , fungo/a , frangibile , ch'hab- bìa alcune vene profonde , e gialle di colon . E* il fuo fiore una falfugine gialliccia , la quale flà attaccata, nella fommitd della pietra congelatavi fottilmente , di colore in alcune bianco, ér in alcune di Pomice, che tende al giallo, il quale accoftato aìlalìnguaè alquan- to mordace . Hanno tanto la pietra quanto il fiore •virtù cofiretiiva, & alquanto corro/iva : mefehiaticon Fece liquida, ò con Ragia di Terebintho rifolvonole poflemette . Il fiore e filmato più valorofo . Olirà di queflo il fiore ficco fiana l'ulcere vecchie , e che fono diffìcili da cicatrizzare: abbaffa le crefcenxji della car- ne', mondifica con Mele V ulcere maligne, che fono fi- mili ai Funghi : riempie la concavità dell' ulcere , & infieme con Mele mondifica , dr infieme con Cera ferma le coirofive . Fajfene infieme con Farina di Fava impiaflro in su le podagre , ér impìafìrafi in sù la milzjt con Aceto , e Calcina viva . Lamben- dofi il fiore infieme con Mele, giova àthifici. Fatto 77* della pietra Affla incavata una pila, e tenutovi den- tro i piedi , giova à i gottofi . Fanjene ancora caffè , le quali , quando vi fi fepelificono i corpi morii , gli confumano tutta la carne. Fattone polvere , e frega- ta ili per il corpo nel bagno , come fi fd co'l Nitro, ajfottiglia la groffe^xji , e carnqfità del corpo . La- •vanji la pietra, e'I fiore, come la Cadmia, Quantunque negl'altri nollri Difcorlìper avanti p;«trjA(n<. dampati, habbiaioferitto non haverehavuto efuil c^',",• >^ fino all'hora notitia alcuna della pietra Af- fla, nondimeno 1 hò dipoi veduta , econofeiuta per mezzo dimaellro Martino Guidottino Speciale, e giovine ftudiofiffimo della facoltà de'femplici, per riavermene egli mandato un gran pezzo da Trento, in cui ( per quanto porta il mio giudicio,) e nelle facol- tà, e nelle fembianze del tutto corrifponde all'hido- ria,che neferiflé Diofcoride. Cavafi, e ritrovali que- fta pietra nel Territorio di Trento in alcune vaili tra monti, ove fono le cave del Vetriolo, non guati lungi da Lievego villa di vai Sugana . E'ieggiera, fungofa.e frangibile, come la Pomice , con alcune linee di colo- re, che nel giallo rolfeggiano. Quefta pereffer corro- fiva, ufarono gl'antichi per fare ifepolchri per li cor- pi morti, accioche confumandovili dentro la carne , i corpi non fi putrefacefiero , e però tu chiamata que- C Ila pietra dai Greci Sarcofago, cioè, mangia carne. Il chedimoftra manifeilamente Diofcoride, quando di- ce: HowroTTDi aupx.0 Tràyii yivoiT* , cioè, fanlì di quella le cade per li morti,lequali mangiano la carne . E que- llo paffo non mi pare, che iia ftato avertito d'alcuno degl'interpreti di Diofcoride , i quali non conside- rando àquelto, fi penfarono, che alpzs voleffefigni- ficare polvere, cnon caffa , ò verofepolcro. Nel che veramente non mi pare, ch'habbiano bene intefo la mente di Diofcoride, la quale fi conofee havere molto bene intefa Plinio, e corrifpondente alla noflra opi- nione al 17.cap.del3fi.lib. cosi dicendo : Cavafi la pie- trachiamata Sarcofago in AffòdiTroja, in una vena Di ch'agevolmente fi sfende . E'cofa chiara, ch'ella man- giai corpi de'morti , che vi li fepcllifcono dentro, in fpatio di quaranta giorni , nè altro v'avanza,che i den- ti . Della pietra Alila fcriilc Galeno al 9. delle facoltà K«w AC;» de'femplici, cosi dicendo. E'una pietra, la quale na- Galeno. ^ feein ÀlTò, & imperò la chiamano Affla, e quella non è dura come le pietre j percioche di colore, e di con- fidenza è fimile al Tufo, frangibile, e rara. Nafcegli di fopra un certo fiore fimilc alla farina , che s'attacca alle pareti de'molini , echiamanoquefto tal medica- mento Fior di pietra Affla . E' veramente quello com- porto di fonili parti , di modo chefenza mordacità al- cuna fàliquetarela carne, chefiatroppo humida, e E troppomolle. La pietra poi, nella quale egli nafee , quantunque gli lia nelle virtù limile ; nientedimeno nell'operate non è cosivalorofa. Il fiore è migliore della pietra non folamente per liquefare egli, edige- nre pili valorofamente, e per confervare le parti , come lì confervano varie cole nel Sale, ma perche fà tutto quello fenza mordere troppo gagliardamente . Hà quello Fiore di pietra Affla al gullo una certafal- fedine, di modo che fi può conjetturare , che nafea da quello , che nafee la rugiada del mare fopra le pietre, e feccavifi pofeia dal Sole. Chiamano la pie- tra \ffia iGreci ai'fo'r «rat, & àacios; i Latini lapis Nomi , F Afius: &Afsius: gl'Arabi hagerAfos. Della pietra Pirite. Cap. 100. LA pietra Pirite è una fpecie di vena di rame . Debbe- fi eleggere quella , che è fimilealrame, e che facil- mente ficintilla, quando fi percuote. Abbrugiafi in que- jìomodo. Infondefi primanel Mele , e mette/i pofeia fo- pra lento fuoco di carboni, etanto fi foffia co'l mantice , che diventi roffa . Alcuni altri me/fogli intorno del Me- le copio) 'amente, la mettono fopra d molti carboni accefi, e come comincia d diventar rajfa , latirano fuori , e fof- Ccc 2 fiato- 772 Diicorfi del Matthioli FietraPirìte e fua efainì- natione . fiatone vìa la cenere, la rìnf ondoso nel Mele , e la ''rìabbrugiano un altra volta , fino eh' effendo ugual- mente ficca , fi faccia frangibile ; imperoche fipejje y ot- te fi brugia folamente laprima parte di fuori; ripon- Ji poi cosi ficcca , e b ugiata . Fffendo bifogno d'haver- ne di lavata, fi debbe lavare come la Cadmia , La ■virtù tanto della nuda, quanto dell' abbrugiata , è di fcaldare, d'aftergere, dì nettare le caligini de gli oc- chi, dì maturar le dureZ^e , e rìfiolvere ^ le mature . Incorporata con Vece, abbaca le finperfluità della car- ne, ma genera un certo calore, e ftrettura . Chiama- no alcuni la così abbrugiata Diphriges. LA pietra chiamata dai Greci Pirite, e da gì' Arabici, e parimente da noi Marchefita , è.no- rilìimaàciafcuno. E quantunque lì potettero chia- mare Piriti tutte l'altre pietre , che fanno fuoco ; non- dimeno perche la Marchefita più abbondantemente fcintillatocca dall'acciaio, che tutte l'altre, è fiata per eccellenza effa fola chiamata Pirite , come quella che tiene in gettar fuoco il principato . Ritrovafene in tutte le minere de'mctalli di diverfe forti, e fimil- mcntedipiù, e diverfi colori , ma per il più ( come al 19. cap.del 36. lib.rifeiifce Plinio) di colore, che ten- de all'oro, e parimente all'argento. Generafi perla più parte da vapori indigcfli de 'metalli; & imperò quafi fempre fi ritrova nelle fupetficie de'monti , che contengono minere di rame, e d'argento. Rare vol- te fi ritrova, ch'habbia in fe parte alcuna buona di metallo, per etter ella compofla ( come dicono gl'Al- chimifli) diunSolfoimpuriffimo , e d'alcune altre parti metalliche imperfette . 11 perche in Alemagna la gettano via fuor delle cave per cofa inutile , quantun- que fi ritrovi di quella, che tiene infequal Rame, qua- le Oro , e quale Argento. Et imperò diceva Diofcori- de, che la pietra Pirite era una fpecie di minerà di Ra- me. 11 chenonfapendo forfè Alberto, ditte, che la Marchefita era del tutto inutile. La pietra Pirite non folamente fi ritrova fotto terra nelle cave de' metalli mefcolata con tutti i minerali, ma fi ritrova ancora in alcuni fiumi in Mifnia di Germania , ritonda come una palla, e molto più pura di tutte l'altre fpecie . Io ne hòdiquellanatainfieme con Criftallo, con Be- rillo , con pietra Armenia, e Cerulea , con Vetrivolo, conMifi, con Calciti, con Minio, & Orpimento , di modo che mi par di dire , che la Pietra Pirite habbi convenienza con tutte le forti de'minerali . Scritte della pietra Pirite Galeno al 9. delle facoltà de'fempli- ci, cosi dicendo: Una delle pietre, che fono valoro- te ferita da iiflìme , è quella , che chiamano Pirite , laqualeufia- Galeno. mo noi di mettete ne gl'cmpiaflri digetlivij al che s' aggiunge ancora la pietra chiamata Sciffile . Da que- llo medicamento dunque fpette volte la marcia, & i grumi, che nafeono negl'intermedi de'mufcoli, fo- no flati rifoluti in fumo . Ma quando fi debbono a(a/r re, è dibifogno di macinarle còsi fottili, che fieno quafi impalpabili , e lifeie , come fi fà con quelle , che li preparano per l'infermità de gli occhi; imperoche non macinandofi così.fottili, che poffano penetrar nel profondo de'corpi, àiqualis'applicano, reftano veramente fonili alla rena de'fìumi, edclmare, la quale poflìede communementcanch'cffa la virtù di tutte le pietre: perciochedifecca, quando inetta cal- da fi fotterranoipatienti, l'enfiagioni della carne de gl'hidropici . Ma non però l'ufiamo noi in altro, co- me le predette, cioè nell'infermità de gli occhi, nè perriflagnareilfangue, &irluffi delle donne, neper confolidar l'ulcere, nèpercicatrizare, neper incar- nare ; imperoche quelle , che non fono acute, fono ve- ramente tutte utili in tutte queflecofe, come fono 1' acute, dicuifaròpofeiamentionc, utili per nettare, mondìfìcare, aftergere, tirare, difeccare, digerire, eliquefarc. La pietra Pirite chiamano i Greci Alias . iropÌTiis: i Latini lapis Pyrites: gl'Arabi Hageral , & Nom! • Alrufenai: iTedetchiKis, & Ercz ftuoff. Pietra Piri- Della pietra Hematite . Cap. 101. ifUella è l'ottima pietra Hematite, che è frangi- bile, dì colore compiutamente difiangue, òvero nera, dura , naturalmente uguale , che non Jia mif- chiata con alcuna fporcìtia, e che non habbi a alcun di- feorfio dì linee . E' cojlrettiva , leggiermente calefatti- •va , &■ ejlenuativa : mondìfica injieme con Mele le cicatrici, e le ruvidexxf de gli occhi: e con latte hu- mano, cura le lippitudini, le rotture, e'I fiangue, che fi diffonde ne gli occhi . Bevejt nel Vino per l'orina ri- tenuta, e per gli fiufft delle donne: e con fiuccodiMe- B Sagrano , gli fiputi del fiangue . Fannofiene picciole coti per gli colliri de gli occhi . Abbrugìafi come la Frigia , ma pero fenzjt Vino. Il modo, e la fine di brugiarla è, che faccia le bolle , e diventi leggiera . Sono alcu- ni, che falfificano la pietra Hematite in quejlo modo . Prendono un pezjcj) tondo, e ferrato di quella pietra, che fi chiama Sciffile , come fono quelli pezxf , che fi chiamano radici di tal pietra, e mettonlo in un va- fo di terra, e così lo fotterrano nelle ceneri calde , e lafciaiovelo per breve fpatio di tempo, lo tirano poi fuori, e così fperimentano , fe fregandolo fiopra la pie- tra d'arrotare , rende colore d' Hematite , fe rende tal colore , lo ripongono ; e fe nò, lo ricuoprono di nuovo C nella cenere, e dipoi tornano à ritrovarlo fpejfo, per- cioche la filandolo troppo nella cenere, muta colore, e liquefaffi . Conofcefi il falfificato primamente alle sfen- diture , imperoche fi sfende giuflamente per diritte Vene : ma l'Hcmatite non ha così . Conofcefi olire d quefto al colore , il quale hà contrafatto , florido , e chiaro : è l'Hematiie profondo, e pieno, Jìmìle al Ci- nabro . Ritrovafi nella Rubrica Sinopica , e faffi an- cora di Calamita lungamente cotta . In Fgitto nafee naturalmente' con i metalli. LA pietra chiamata Hamatite , cioè fanguigna , la quale fi chiama communemente Lapis, è notiffi- T> ma a tutti , & hattene in Italia adii copia nclleSpecia- rieper l'ufo non folamente della medicina, ma delit- tori, dc'legnajuoli , e de farti , per etter atta molto per difegnare, etirardiverfelinee. Ma non però è quella quelìa,dicuihannointcfoDiofcoride,eGaleno;per- ciochc quella del commune ufo è tenera come la cre- ta, e nafee ne monti in luoghi aperti : ma la vera fi ritrova minerale, la quale rompendofi, fi vede di color vivodifangue, dacuihàprefo il nome; perciochei Greci chiamano il fangueHima. Simile à quella è non folamente nel colore, ma parimente nelle facoltà E ancora la Sciffile, eperòncfcriffeDiofcoridc fubito dopol'Hematitc. Nafccuna, e l'altra non folamente in Egitto, main più luoghi d' Alemagna , e di Boemia , onde fi ci portano in Italia, dove n'hò havuce io di quelle, che rompendofi co'l martello, fono Mate più rode del Cinabro artificiale . Nafcono particolar- mente ncllalelvaHcrcinia . Ritrovafi ancora l'Hema- tiie d'altri colori , come nera , ferruginea , e gial- la, fecondocheinpiùluoghiteftifica l'Agricola ba- verle vedute inficine con la Scifsile . Le minere della pietra Hematite hà nella valle Joachimica del Regno di Boemia l'illuflreConte JoachimoSchilioch , cosi piene di quefla pietra, che fe ne fà non poca, copia di ferro: e di qui faccio confettura, che qucfla pietra non èaltro, che minerà di ferro. Coloro che indoranoil ferro non poflònofarciòfenza la pietra Hematite ; percioche non folamente fermano i fogli d'oro fopra'l ferro caldo, malopolifcono, come fanno i Pittori . conildentediLupoinquelloche mettono per orna- mento nelle piante loro . Scrifsenc Galeno a! 9. delle facoltàde'fcmplici, cosidicendo: La pietra chiama- Htl taHematiteètanto frigida, quanto coirrettiva,&im- foi però meritamente l'ufano di mettere i Medici nelle 1 medicine degli occhi . Puoffi ufare ella fola alle ruvi- dezze delle ciglia;ma quando fono fatte ruvide con inr fismmagioncjs'incorpora con chiara d'oro,ò vero con decot- Pie mari jijae don Nel quinto lib. di Diofcoride . 773 dccottione di Fien Greco: e cosìnonelTendovi in- fiammagione, fi può applicate con acqua. Trita fot- tilmcntefopi'ala pietra d'arrotare, giova àgli fputi del fangue, e à tutte l'ulcere . Secca oltre à ciò, e ri- dotta in polvere impalpabile,abbaiTa le crefeenze del- la Carne, maniflunol'ufa fola per fe (Iella . Io però Y hò ufara alle cofe predette, havendo conofeiuto la qualità, e facoltà fua con il gufiarla, volendo all'ho- 1 a fperimentare, fe io l'haveflì bene intefa . Quella ap- plicata per fefola cicatriza l'ulcere degli occhi, trita peròcosifottilmcmecomeèllato detto; imperoche quello hò ioperefperienza. Lodi parimente grandi Hcnuritc diede della pietra Hematite Alefiandro Tralliano nel leliMdioA " feteimo 1 ib. del fuovolume, cosidicendo: La pietra chiamata Hematite, è veramente efficacidìma, per quanto hò conofeiuto, in riftagnare il molto fangue, che per rottura di vene fi rigetta per bocca, dandoli con Vino di Melagrani, ó veramente con fucco di Po- ligono ; come che, dove il rigettar del fangue lìa poco, fempre l'habbia data io con acqua tepida : ma bifogna da prima polverizarla, tantoché diventi impalpabi- le, e pofeia darnequattro fcropoli per volta, e più, ò meno fecondo ilbifogno. Holla con giovamento grandeparimenteufatain coloro, cheperelTèr ulce- rati nel petto fputavano la marcia, di modo chedifec- caiidofi l'ulcera , ricuperavano la priltina fanità, non fputando pofeia per l'avvenire più marcia alcuna , riè fentendo di tolìé più veruna molellia . Un'altro ol- tre àciò hebbi fimilmcnte in cura, il quale havendo rotta una vena, nonfolamente fputava alcune parti delle fauci, ma ancora della canna del polmone, e \ fù vetamentegrandillìma maraviglia à vedere l'effica- cia di quella pietra in coltui , recandone egli curato . Davogli quello medicamento molto fpeflò , accioche più commodamente li poterle dillribuire; onde per il troppo follecitaredi berlo, gli venne al fine in falli- dio ; onde mi penfaiun nuovo modo di darglielo . Tolfilo dunque fottilifiimamente polverizato , e Ii- gailo in una tela rara , e fofpelilo in un vafo di Vino odorato di poca capacità, davefpro per tutta la fe- guentenotte, e cosi ne cavai la parte più acrea, epiù lottile di modo che l'ammalato non poteva fentire fe nonlaqualità, &ilfapore del Vino; del quale gli comandai, che bcvelTe la mattina quanto poteffe , e cosifacendone , e bevendone continuamente, tù finalmente fanato. Nèperquello reflò egli di bever- «e dipoi per prefervarlì di non ricafearvi, fin tanto chelù ritornato l'habito del corpo nellafua prima, e nativa conllicutione . Tutte quelle cofe hò ferino del- la pietra Hematite, per riaverle io provate, e vedute . Quello tutto fcrille Alellandro. Chiamano la pie- tra Hematite i Greci Alle Mairxrirn : i Latini Lapis 'orni . Ha;matites: gl'Arabi Sedenegi, tk Sadenegi, & Alfa- denegi: gUTedefchi Bluot llein^. Della pietra Sci/file. Cap. 102. NAfoe la pietra Sciffile in Iberia in Spagna . Quella più fi Jlima , eh' ha colare di Raffin a- no , frangibile , e che di fua natura agevolmente fi sfenda , fimile di congeflione , e di vene , le quali hà à modo di pettini, al Sale Ammonìaco . Hà le virtù wedefime della pietra Hematite , ma in tutte le cofe manco valorcfe . Lavata con latte humano riempie le cavernofità , e vale grandemente alle rotture , & alle carnofità, che pendono ne gli occhi, alla grojfex.- Xji delle palpebre, ir all'uve di quelli. TAacfr' /"\Ual fiala pietra Scissile, laqualdiceDiofcori- in.evirtiu \J de nafeere in Hifpagna, lo dichiara l'Agricola, il quale fcrive, che nonfolamente lì cavaella nella felva Hercinia, ma ancora in Boemia, dove ancora io l'hò ritrovata . Ma ellendo in virtù fimile all'Hemati- te, fi può agevolmente ufarl'Hematite in fuo luogo. ScrilTe della pietra ScilTile Gal. al 9. delle facoltà de' iemplici,cosidicendo : Virtù fimile alla pietra Hema- tite, quantunque non cosi valorofa, hàlapietraScif- file,e dopo quella quella, che fi chiama Galattite .Ma laMelititehà ( come hò detto) alquanto del calido . onde come ciafeuna di quelle s'allontana leggiermen- te, & à poco à poco dalla facoltà dell'Hematite , così fi debbeella ufare nelle medicine degli occhi, percio- chei medicamenti più piacevoli fono fempre più gra- ti alle membra infiammate: ma dove già lìa celiata 1' infiammagione, fono meno valorofe, che quelle che. poffono finire di fanare. Chiamano la pietra Scibile i Nom; . iGreciAiSo! rateasi i Latini lapis Schillus. Della pietra Gagate. Cap. 103. B ... QUella pietra Gagate più t'approva, che piupre/lo raccende, e fpira odore di bitume . Il più delle volte è nera, e fquallìda, croftofa, e molto leggiera. Ha virtù di mollificare, e di rifolvere . Fattone fomen- to, dìfcuopre ilmalcaduco , giova alle prefocationi del- , la matrice : fà fuggire co'l fuo mal odore le ferpi : met- tefi ne i medicamenti delle podagre, e delle lafp.tudini . Suol nafeere inCilìcia poco lontano dalla foce d'un fu- mé, eh' entra in mar e, appreflo un cafiello chiamato Pla- giopoli : chi amafi il luogo , e 7 fiume Gagas , nella boc- ca del quale fi ritrovano quefte pietre. C T A Pietra chiamata Gagate, fi ritrova abbon- pietraGa- J 1 dante in Alemagna nel Contado di Tiralo, non gare, e fua moltolunghi dalfpruch, menata dall'acqua d'uneiofcoride . Hà oltre à ciò la Pietra Gagate ("fecondo che riferifee Aetio al 34.cap.del 2.1ib ) facoltà miraco- lofa in rilevate dal parofifmo i tramortiti , per fincopi, accendendola prima nel fuoco , e pofeia fpegncndola nel Vino, e dar poi cotal Vino àbere à i patienti . Altri danno la pietra fottilmente trita al pefo d'una dramma per fette giorni continui ne' dolori colici , profumando però tempre il vafo dove bevono i patié- ti, co'l vapore di quefta Pietra accefa, è cosi rendo- no l'intera fanità . Ma havendomi la Pietra Gagate per la conformità del nome, ridotto à memoria la Pietra Pietra Acna. chegl'antichichiamarono Achate, enoicorrom- «,c l'uà hill. pendone il vocabolo, chiamiamo volgarmente Aga- D ta , dico, che quella fù da prima ritrovata in Sicilia ap- pretto al fiume Achate , onde fi prefe il nome . Quefta non folamente fi ritrova va ria di colore , ma didiver- feimagini fattevi dentro, come di pittura , non dico formate, nè fatte d'artefice alcuno, madalla fteffa natura . llcheteftifica Plin. al 1. capo del 37. lib. cosi dicendo: Fù dopo quefta gemma diPolicrato inregal fama la gemma di quel Pirrho , il quale già fece guer- ra con Romani; imperoche li dice egli haverhavuto un Agata, in cui non per arte alcuna, ma folamente per opera propria di natura fi vedevano dipinte le no- ve Mule, & Apolloconlacctrainmano, e cosi era fatta la pitura dalle linee, edalle macchie, che di- I {correvano per la pietra, che ciafcunaMufa ficono- fceva all'infegna. E però veggiamo , che dagl'anti- chi furono l'Agate nominate per diverfinomi, cioè FafTachate, Cerachate, Dendrachate, Lcuchacate, Hemachate, Corrollachate, & altrimenti ancora , pereflereelledipintedallanatura hor diColombe , fior di corna , hor d'alberi , hor diicolore di fanguc, & hora di Corallo . Hanno l'Agate virtù grandiflìma contra al trafiggere de gli Scorpioni. E però in Sici- lia, ovenafconol'Agatecopiofe ("fecondo che fcrive Plinioal lo.cap.dellib.prefcritto) gliScorpioninon fono veleno» . L'Indianevagliono parimente contra tutte le cofe predette , e diconfi di loro altri miracoli grandi. Giovamoltoàgliocchi, acuendo il vedere il rimirare fpeflo nell'Agata, come tenuta in bocca fpegne la lete. Quelle più vagliono contragli Scor- pioni, che fono lionate. 11 fumo dell'Agata fecon- do l'ufo de'Perfiani, caccia via latempefta, e mefla nell'acqua, che bolle, fubito vi ferma il bollire . Quel- la, che nel colore è fimile alla pelle dell'Hiena anima- le, èpelTima; perciochc mette difeordia alla fami- glia di cafa : e quella , che lolamente è d'un colore fo- lo, fàvittoriofii combattenti. Quello tutto'dilìe PH- O7 *«oltà del- l'Achate. nio. Chiamano li Pietra Gagate i Greci A Mosyn-fnm: rfcrm . i Latini lapis Gagites . Della pietra Thracia. Cap. 104. LA pietra chiamata Thracia nafee in un certo fiu- me di Scithia , cheji dimanda Ponto . Hàleviriù medefime della Gagate: dicefi, che meffa nell'acqua , s accende, e fi fpegne conOlio , come fà il bitume . QUefta non ritrovo chi mi dimoftri ài tempi no- picm-rhra- ftri in Italia: ne manco chi feriva de'moderni, ci? . e fui w ch'ellafiritroviinaltriluoghi, cch'ella fia c im- in cognitione d'alcuno . ScrilTene Galeno infieme con la PietraGagate d'auttorità di Nicando, così di- cendo in verfi : Se la pietra, che Thracia f'addimanda, Si getta dentro à ualorofo fuoco , £ pofeia fe gli f farge acqua di fopra , S'abbrugia tutta: ma fparfogli poi, Sopra dell'Olio , fi fpegne del tutto . Quefta tal porta a noi Thracio paftore J)al vago fiume nominato Ponto . Ma quefta non hà ufo veruno nella medicina:.nè man- co dille Nicandro, che valeflè per altro,che perfeac- ciare i Serpenti con il fumo del fuo molto grave,e fpia- cevoleodore. Quelto tutto della Pietra Thracia fcrif- fc Galeno. La cui hilloria credo io, che fia molto piùfavolofa, chevcra. Chiamano i Grecila pietra mi Thracia AiSosofcautts: i Latini Lapis Thracius . Della pietra Magnete. Cap. 10^. tinta è quella pietra Magnete, che tira facil- mente il ferro , di colore , che s'inchina al ce- ruleo, denfa, e non troppo grave . Daffi per purga* re gli humori graffi , al pefo di tre oboli , con acqua, melata . Sono alcuni , che la "vendono abbrugiata in cambio d'Hematite. LA Pietrachiama Magnete, richiama pari- e mente Heraclea,& Siderite. Chiamafi Magne- c^latorUi te lecondoalcunidalpiimofuo inventore nelmontc Ida ( come dice Nicandro ) chiamato Magno : ò veramente, fecondo Lucretio, dalla regione Magne- rà, ovenafee. Heracleapoilachiamano alcuni dal- la Città Heraclia , eSideriteper tirarcella il Ferro , chiamato da GreciSideros, quantunque volgarmen- te fi chiama Calamita . Cavafiin Cantabria di Spa- gna, Siinvarj, e divelli luoghi di Germania, & in Boemia , come che fpeflo in ogn'altro 1 uógo fi ritrovi a cafo nelle cave del Ferro . Di Macedonia , e Magnc- fia fua contermina lì porta molto buona ; ma ottima è veramente l^ndiana, e l'Ethiopica . Ritro- vali di diverti colori , cioè di nero ceruleo,di nero rof- feggiante, ò veramente di roflb nereggiante. L'otti- mo è il mafehio, il quale non folamente tira con velo- cità à fe il Ferrò , ma tenendolo , l'infonde tanto della virtù fua, che quel Ferro tirà àie ogn'altro Ferro, di niodo che molte volte hò veduto io otto, ò dieci an- cora l'uno tirar l'altro, e pendere à modo di lungo filo alla Pietra Magnete . Fiche hò veduto far con 1' anella di Ferro, e pender poi in baflb à modo d'una chatena,quantunque non cosìforte fi fol tenti l'ultimo : anello, comefàilprimo, e'ifecondo. Lacaufa per- che faccia quelto la Magnete non fi ritrova, nè fi sà ef- plicare, fe non con dire, che lì ritrova in lei la facol- tà de! tirare il Ferro per fpecial dote del Cielo, come nel Rheubarbaro di purgare lacollera, e nella Tor- pedine marina di llupidirc ogni forte braccio, ch'ella tocchi. Nè ritrovo io cofa, chcpiùalla Magnete in virtù fi poflàaflòmigliare, che la Torpedine marina; percioche così come la Magnete pafla con la virtù del- la fua poflanza di Ferro in Ferro, e d'anello in anel- lo, così parimente palla la facoltà della Torpedine di ftupidire per qual li voglia lunga nafta, con cui fi .tocchi, Nel quinto lib. di Diofcoride, tocchi, e per h corda deliriamo , e della rete . Riferi- ate Plinio al 14.cap.del 34. lib. che Dinocrate Archi- tetto d'Alefsandria riaveva cominciato à fare le volte del tempio d'Arfinoe di pietra Magnete, accioche fi vedefse di terra pender da quello il tuo fimulacro fatto di Ferro; il che gli fu pofeia vietato, e per la morte fua, e di Ptolomeo , ilquale faceva fabricare quel tem- pio alla forella. Dalch'efsendo ammaelìrati gl'Ara- bi, hanno ( feperò non è bugia quello fi dice ) fatto uh luogo di Magnete , ove l'arca di Ferro di'Mahu- metto pende nell'aria , per dare afsai maggior credito alla tua falfa religione. Ma è peròdafapere,chela Ma- gnete non tira à fé il Ferro rugginofo, ne manco l'al- tro quando li frega con Aglio , ò vero che gli fi prefen- Thi.ncda cail Diamante. Contrario effetto della Magnete fà la ,£tla' pietra Theameda , percioche mecrendofegli fopra il Ferro, fubito la caccia via: equefta nafee fecondo Pli- nio in Ethiopia in un monte non lontano da quello , ove nafcela Magnete; di modo che come caminando in quello con le fearpe ferrare non fi pofsono movere i palli, cosi nell'altro non fi può ftare in piedi. Ma fe hiiìdelb forfepenfafse alcuno, che l'hiltoria della Theamede *JJjg$j fofsefavolofa, io facilmente pofso far teftimonio , oloia.' s" che fia vera, per haver alle mani un pezzo di Magne- te, che da una parte tira afe il Ferro , e dall'altra lo .1 caccia . La Magnete fula con il Rame rofso, lo fà di- ventare di colore d'Argento,come la Cadmia di colo- re d'Oro. Fece della Magnete breve memoria Gale- fcritu"da nonelnonolibbrodellefacoltàde'femplici, cosi di- Galcno. cendo . La pietra, che fi chiama Magnete, & He- racleahà virtù fimile alla pietra Hemacite . La pietra MagnetechiamanoiGreci A(o9S[ioty^ris , & npaxxuos: °m' i Latini Lapis Magnes Magnetts, & Heracleus: gì' Arabi Hageralmagritos, &Magnachis. Della pietra Arabica. Cap. 106. LA pietra Arabica è fimile alt Avorio macchiato. Trita , & impìaftrata, difecca l ' hemorrhoidi . La Jua cenere è ottima per fregarfi ì denti. NOn hò io fin'hora veduto Pietra alcuna fimile al- l'Avorio . E però parmi di dire , che la pietra Arabica non lìa ài tempi nollriconofciuca in Italia . omj Chiamano i Greci la Pietra .Arabica AlSoi xpxfimls : i Latini lapis Arabicus . Della pietra Galalite. Cap. 107. CHiamafi quefia pietra Galalite , percioche rìfu- da un liquore fimile al latte , quantunque ella fia di colore di cenere , e dolce al guflo . Impìaftrafi utilmente d i fiuffi , ér all'ulcere de gli occhi, mabi- fogna prima ritrai la neW acqua , & riporta poi in un bobbio di Piombo , per rifpetto d'tina certa vifeofità , che fe le attacca. Della pietra Melitite. Cap. 108. LA pietra Melìtite è in ogni fua parte fimile alla Galalite , eccetto che produce il fuo fimo piti dolce. Hà le virtù medefime della Galacìite. OUefle quantunque habbi io fcritto per avantinon haver mai vedute; nientedimeno mentre che vrp» ~ ìonuquìinBocmia, d'una, e l'altra hò havuta d'al- cultc' cuniamicidi Mifnia di Germania . Ma fecondo che recita Galeno al nono delle facoltà de'femplici , l'una fi chiama Galacìite, perche quando fi difsolve fà un colore fimile al Latte: e l'altra Melitite, percioche il fuoliquoreè fimile al Mele nel gullarlo. Della Gala- cìite fcrifse Plinio al 10.cap.dd37. libbro , cosi dk ccndo: La Pietra Galacìite è d'un colore di Latte . Trita è notabile per il Latte, che produce di vero fa- porc. Eperò, fecondo che fi dice, porrara al collo genera nelle balie copioliffimo Latte, e ne'fancinlfi. Nomi , 775 A nicopiofafaliva: e tenuta in bocca, fi liquefa fubi- to, e fà perdere la memoria . Ritrovali nel fiume chia- mato Acheloo. Quella (fecondochefcrifscl'Agri- cola) nafee nonfolamentein alcune minere diSaf- foniain Alemagna, ma vi fi ritrova ancora nelle rive d'alcuni fiumi, come parimente in più altri luoghi la Melitite. La Pietra Galacìite chiamano i Greci AÌ9os paxay.Tirn; , eia Melitite Mt\iriTis; i Latinità Galacìite Galacìites, e l'altra Melititcs . Della Pietra Morochtho. B Cap. 109. LA Pietra chiamata Morochtho , la quale chia- mano alcuni altri Galaxia, e Leugrograjìa na- fte in Egitto , r> ufafi nelle botteghe delle tele per fare bianche le vefiìmcnta, per ejfere ella tenera , e dhfarfi agevolmente . E' coftretti-va , ér imperà è el- iti utile d gli fputi del fangue . Bevefi utilmente con acqua ne'fiujjt ftomacalì, e per gli dolori della vefei- ca. Giova, tanto applicata quanto bevuta a i fiuffì del- le donne: mettefi ne' colliri liquidi , che fi fanno per gli occhi , percioche vi riempie le concavità , e ferma il fluffo delle lacrime. Incorporata con Cera , cicatrizza l'ulcere , che fono nelle parti più tenere del corpo . LA pietra Morochtho chiamata d'alcuni Galaxia, p;etra Mo. nafcc( come fcrive l'Agricola diligentifiimo in- JpsMkj , c veltigatoredellecofe minerali) copiofainSafsoniadi uac'am'- Germania, di cui mi mandò già un bel pezzo Gior- gio Fabritio , huomo famofo,e di rara dortrina, il qua- le può ciafcunoapprcfso di me vedere. Ma non por- tandofici ella nè di quindi , nè d'Egitro, non hò di che polli più lungamente ragionare di lei . Di qui dunque riavendolo cagione di dire d'un'altra Pietra ridottami à memoria della facoltà coiìrettiva del Morochtho, laquale hà virtù maravigliofa per confolidare le rot- ture dell'offa, non hò poffutotralafciaredi non reci- D tarncqmThi(loria,elefacoltàfue, le quali ( come pictra> c!,c hò detto ) fono miracolole; impcrochc non potendoli t"°* ìtUol (comebenfannoiMedici) fanarele rotture dell'olia fa breve-' in manco di trenta , ò di quaranta giorni, nondimeno menK i bevendofi di quella Pietra in polvere una dramma, e mezza per volta , con Vino roffo per tre giorni conti- nui fera, emattina, lefanaintre, òquattro giorni di tempo; ma ben bifogna prima acconciare l'offa al fuo luogo, e legare il membro con l'haftelle, come communementefifuolfare, ungendo bene il luogo della rottura con unguento facto di grafeia di Porco, e di polveredi radici di Geraniodel fiore purpureo. Diltendefi quell'unguento fopra un pezzo di tela in- E ceraca di Cera nuova, & applicali intorno alla rottu- ra, elegavififopra. E'quefta pietralunga, come il dertomignolodellamano, mailpiùdelle volte meri grolla, biancheggiante, fragile, e di dentro à modo di Tuffo . Nafee in Germania lontano dal Rlieno due leghe Tedefche, nelpaefe, qual chiamano i Tedcf- chi Die Bergftras , apprefso un cartello chiamato De- renStat, eritrovafi fepoka nella rena, di cui è*quel Paefe copiofiffimo . Sonoalcunichc vogliono , che quelta Pietra fiala radice d'un'herba pietrificata dal- la naturadiquclTerreno, la quale dicono effere fi- mile alla Tollilagine: ma fe fia ciò vero, iononardi- feo d'affermare,quancunque il molto Eccellente Dot- F tor M. Giorgio Vuirt, già Medico della coree di Car- lo quintolmperatore, il quale mimando di quella Pietra una fcatola piena, me l'affermafse come per cofa certa. Scrifsene Galeno infieme con la Pietra PietraMo- Sciffile, cosi dicendo:Sono alcune altre Pietre ancora, ™rc^t*j cheiirifolvonoinfucco, comecquella, che nafee Galeno'/ in Egitto, la quale s'ufa per imbellire le tele di lino. Quella non partecipa di virtù coftreteiva, nè alterava, ne mordicaciva, & imperò hà ella folamentc virtù difeccativa; il perche fi mette ne'ceroti, chefifanno per cicatrizaie l'ulcere ne' corpi molli ; e mettefi Ccc 4 ancora 776 Difcorfi del Matthioli Errore dj Plinio. AhbaRro, e ina ciàin. Mabaftro fcritto da Oaleno. ancora nelle medicine de gli occhi, nel modo che è il ito detto dell'altre . Ma quanto ha maggior virtù di mollificare, tanto è ella pi» moderata) e più atta per levaridolori . Quello fcriffe Galeno. Perfuafefi Pli- nio all'i i. capo del 27. lib. che fofle quella Pietra un' herba, non havendone altra notitia , e peróne trattò egli per chiamarli Leugografida infieme con la Leuca, forfè ingannato dalla molta fomiglianza de'vocaboli. La Pietra Morochtho chiamano i Greci Aldos it°p'°x°- Sos: i Latini lapis morochthus . f Dell' Alabajlro . Cap. no. L' Alabafiro chiamato Onix , brugiato in cenere , B & incorporato con Vece , a vero con Ragia ri- folve le durezze ■ Mitiga infieme con Cera i dolori dello Jìomaco , &. abbafia le gengive . L'Alabastro è pietra affai conofeiuta, e maflime da chi hà pratticato l'antichità Romane . Ingan- nanfi veramente coloro , che fi credono che fia l'AIa- baftro quella Pietra, di cui à inoltri tempi fi fanno al torno varie forti di vafi, piena di nereggianti vene , non trafparente, ma lucida , elifcianelleluperficie , di così tenera foftanz.a, che per poco.- ch'ella fi urti , agevolmente fi fpezza ; imperochequefla non è Ala- bafiro, ma più predo una vena di Ceffo . HveroAla- C baftro nafte ("fecondo che riferifee Plinio all'8. capo dcljrj lib.) in Egitto appreflo àThebe , &àDama- feo di Soria , e quello è il più candido di tutti gl'altri . Quello chenafceinCarmania, è veramente belliffi- mo, c parimente quello, che fi ritrova in India. 11 più vile, e'imancofplendido è quello di Cappado- cia . Lodafi quello , che fi raffembra nel colore al Me- le . ScrifléneGalcnoalnonodellefacoltà de'fempli- ci, cosi dicendo: Entra ancor l'Alabaftro abbrugia- to nelle medicine. Dannolo alcuni à Dere nelle paffio- ni dello ftomaco. ChiamanoiGrcci l'Alabaftro Si- Sos à\x fiscrpiTii; : i Latini lapis Alabaftrites. D Della pietra Thiile. Cap. III. GF.neraJì la pietra chiamata Thiite in J-thiopia, di colore verdeggiante fimile al Diafpro , ma nondimeno quando fi bagna , rende un liquor come latte . Morde valorofamente : mondifica le cofe , che intenebri/cono la vifìa . NOn ritrovo chi ài tempi noftrincdimoftri vera- mente in Italia la Pietra chiamata Thiite : nè manco fin bora l'ho potuta ritrovarlo , per non ritro- varfi forfè altrove , che in Ethiopia , dove fcrive Dio- fcoride, ch'ella nafee. Quantunque voglia ilFuch- E fio, Medico de'tempi nofiri f amofo,nel fuo libbro del- le compofitioni de'medicamenti ultimamente ftampa. to, & aumentato, chealtro non fialapietra Thiite , che la Turchina, la qual portiamo legata ncll'anelia, ove per provare la fua opinione fcrive egli quefte pa- role : La pietrachiamata Jafpis appreffo à Galeno e di due fpecie, una verdiccia, la quale chiama Diofcoride Thiite, come habbiamo detto in un'altro luogo ; im- perochela pietra Thiite non è altro, chequella fpecie di Jafpide , la quale , per eftèrefimile al Cielo,& all'A- ria mattutina dell'Autunno , cioè Cerulea , e come ba- gnata di 1 atte , chiamano i Greci mpi&stt : i moderni Turcica,&iTedefchiTurckes, laquale denomina- F tioneècofaverifimile , ch'habbi havuto origine da Thiite,effendo pofeia (lato corrottoThiite in Turckes òveramenteinTurcica. L'altra fpecie è verde, cosi chiamata dal fuo colore. Di quella ne fono dodici for- tijcomein altro luogo habbiamo dichiarato. La quin- ta fpecie di quelle c quella pietra , che fi chiama Jafpi- de Turcica, di cui habbiamo detto. Tutto quelto eT opinione del Fuchfio . Da cui molto veramente è lon- tana la noftra; imperochc primamente non ritrovo , che Galeno divida altrimenti in Jafpis, che noi chia- miamo Diafpro in due fpecie , cioè verde , e verdiccia, come gl'afcrive il Fuchfio; ma ritrovo, chenelo.lib. dellefacoltà de'femplici egli non fàmentione , fenon del Diafpro verde, e d'una fola fpecie. Nèofta, che Galeno nel medefimo libbro,ove egl i fcrive chela Pie. tra Thiite di Diofcoride, dica ch'ella cd'uncolore verdiccio fimile al Diafpro ; imperoche in quel luogo Galeno non diceciòdafe fteffo , ma riferifee le paro- le flette di Diofcoride, come può effere chiaro àcia- feuno , per il titolo di quel capitolo , il quale e quello Trìpìri c\mxop i£m StTwV* cioè del Thiite di Diofcoride. Oltre à ciò non sò io , come la Turchina pofla effere la Pietra Thiite, efìendo quella tanto apprclTo Diofco- ride, quanto appreffo Galeno di colore verdiccio, e non ceruleo aceto, come li vede nelle Turchine. Più oltre fe la Pietra chiamata hpl^ai, dai Greci, la qua- le ( per miogiudicio^) è la vera Turchina, è connume- rata fra le fpecie de'DÌ3fpri (come afferma il Fuchfio) nonsòvederc, come puffi efiere, chequefta medefi- raa Pietra fia il Thiite di Diofcoride , ilquale non è connumcrato (cheiofappi) da veruno fcrittorc, fe non dal Fuchfio fra le fpecie de'Diafpri . Ultimamen- tedico, chenonmipsrepuntovcrilimile, che Tur- china, òTurchefa fia voce derivativa da Thiite, non effendo tra quefte due voci analogia veruna . Ma più prcfto mi ridurrò io à credere, enei nomcdiTurchi- nafia derivato dalla noftra lingua Italiana; impero- che chiamando noi Italiani il colore ceruleo, e celefte Turchino, non può d'altronde quella Pietra haver prefo il nome di Turchina. La Pietra Thiite chiama- no i Greci Ai fas Suini: i Latini lapis Tiiyitcs. N Della pietra Giudaica. Cap. 112. LA pietra Giudaica nafee in Giudea , di figura fi- mile à una ghianda , bianca , bella , figurata con certe linee dijìanti l'ima dall'altra ugualmente , come fe fojfero fatte con induftria del torno . Quando fi disfà nell'acqua , non rapprefenta al gujìo alcuna ma- nifejla qualità . La quantità d'un Cece disfatta fo- pra alla pietra d'arrotare, e bevuta con ire ciaihi d' acqua calda, può provocare l'orina ritenuta , e rom- pere la pietra della vefeica. A Pietra Giudaica è a i tempi noftri familiariffi- pietra Giù daica ferriti da Galeno. ma à tutte le Spcciarie . E' in ufo de'Medici non j "c" r""u fedamente per rompere la pietra della vefeica, ma an- cora quelle delle reni, feguitandoinciòla dottrina di Galenoil quale ne fcrifiel'hiftoria, c le facoltà al 9. delle facoltà de'femplici, cosi dicendo : E' un'altra Pietra nelle virtù lue valorofa , la qual nafee in Palefti- na di Soria,di colore bianca,di forma di Ghianda,con certe linee, come fe fodero fatte al torno . Chiamanla dal luogo , ove nafee Giudaica , & ufanla trita in siili Pietra d'arrotare, epofciadandolaàbcre contrecia- thi d'acqua calda , per rompere le pietre della vefeica. Ma veramente in coloro.ne'quali noi l'habbiamo ef- perimentata, mai non hà fatto alcuno profitto per la Pietra della veffica ; ma in quelle reni è veramente ef- ficace. Chiamano i Greci la pietra Giudaica Ai'0atNomi ìouxhot : i Latini lapis Judaicus; gl'Arabi hager A- lyeudi , hagiar Alihcud : gli Tedefchi Juden ftein . Della pietra Amianto. Cap. IIJ. NAfce 1' Amianto in Cipro , fimile all' Alume Sciffìle . Fanjjene, per effer arrendevole , tele per fare fpett acolo alla gente: percioche mefitici fuo- co, /accendono , e fanno fiamma, nè però per quejìo s' abbrugiano in alcuna parte del corpo, ma diventar no più fplendide . L'A mianto Pietra fù cosi chiamato perche gittàdo. 1)ittra fi nel fuocomó folaméte nò s'abbrugia,nè perde anto , puto del fuo fpIendore,ma effendo imbrattatoci cava fuori molto bcirnetto,e rifplendente. Chiamali mede- fi ma- Amì- c iu* Nel quinto lib. di Diofcoride. 777 /imamente Asbeflcs, perche meflb nelle lucerne per A lucignolo, nonfolamentenon fi fpegne finchev'è gocciola d'Olio, ma non s'abbrugia mai. Queftt pietra fi lava, fi pettina, fi fila.efitcflè; e però, co- meferive Hierocle, iBrachmani Philofophi Indiani fe ne facevano le vcfti per lafciare alla pollerità me- moria della fua Divinità. Facevanfi della medeftmi vellimentafunerali, di cui venivano i corpi dei Re morti , accioehe quando i corpi loros'abbrugiavanò, Errare di H cenere loro reflafiTe C-parata da quella delle legna Dellapittra Saffiro . Cap. 114. per poterla poi fepellire nelle loro fepolture. Di qui dunquefi vede, che Plinio, òquaIfivogIi fcrittore,di cui egli traferifie, s'ingannò manifeflamente,credcn- 1L Saffiro bevuto, fi crede , che giovi al mar/» di gli Scorpioni. Beveji ancora per eonfolìdare tulcert delt interiora: prohibijcelc crefcenzjsl'uve , e lepufialedegli cechi) & uni/ce le toniche loro quando fono rotte . IL Saffiro è connumeratotrale gioje. E' pie- si«r«s«fuj tra ai tempi noflri, che fi conofcedaciafcuno, di efamin. colore cianeo, trafpaieme. Ufafi nelle snella, cne1 pendenti delle collane ai tempi noftri da molti. Pli^ nioalo.cap.del37.1ib.difse, cheiSaffiri rifplendono dofi che quelle tele fi facefsero di certa fpecie di Lino B di punti d'oro. Ma in quelli, chefonohoggiinufoin Indiano, come fi legge nel primo capo del decimo- nono libro con quelle parole : E' (lato ritrovato anco- ra un Lino, il quale non s'abbrugia nel fuoco. Que- llo lo chiamano Vivo , e noi habbiamo veduto del fuo filo tovaglie, che levandofi da tavola de'convivanti furono gittate nel fuoco, doveefsendo alfe le mac- chie, e le lordure loro, fi cavarono dal fuoco più fplendide , e nette che fe fofsero lavate con acqua. Na- fee ne'diferti dell'India abbrugiati dal Sole , dove non piove mai tra crudelillìmi Serpenti, &afsueffafi à vi- vere ardendo . Trovafi in rariffimi luoghi, malagevo- le da tefsere per efsere molto coito, e di color rofso, fplendente per il fuoco. Quello che fi ritrova non fi C gi nelle medicine cordiali, ne'reftaurativi, e nc'pretio Italia, non fi difeerne altro , che colore azzuro trafpa^ rente. 11 perche lì può credere, che rari fieno iveri Saflìriinltalia.e che quelti che vanno communemen- te attorno, fieno piti predo Ciani, che Saffiri , per efser il Ciano fimile molto di colore al Saffiro : o veramen- te bifogna dire, che in quello habbia errato Plinio, e prefo forfè per il Saffiro, il Lapis Iazuli , cosi chiamato dagl'Arabi; imperoche non sòio altra pietra che que- lla, che rifplenda tra le gioje di legni, e di punti d'oro . Trattando delle virtù del Saffiro Gal. al 9. delle facol- tà de'lemplici, difse folamente, che fi credeva , che be- vuto giovafse ai morfi de gli Scorpioni. Mettonfi hog- p^,"™"" vende manco che le Perle. 1 Greci lo chiamano Af- bellino dalla fua natura. Scrive Anaxilao, che cir- condandofi un'albero con quefto Lino , e tagliandoli dipoi non fi fentono le botte dell'accetta;dunque que- llo tiene il principato di tutto'I mondo . Tutto quefto fcrifse Plinio . 11 che apprefso di me in parte è vero, & inpartefavolofo; imperoche farà ben grofso d'inge- gnocolui, che creda, che fi ritrovi Lino al mondo, che non s'abbrugi nel fuoco . Ma voglio che lafciamo falsare quella favola infieme con quella della Sala- mandra. Maio credo ciò efsere intervenuto dall'ef- fetto, che fa la pietra Amianto," imperoche havendo veduto gl'antichi , che di quella pietra fi facevano te- le, e tovaglie, la chiamafsero poi Lino Vivo dall'ef- fètto, che ella faceva nel fuoco, &Alume di piuma; penfandofi , che fia ella il vero Alume Sciffile. Ma per miaopiniones'ingannano, avvenga checotale Alu- me di piuma non habbia punto del coflrettivo , ma ben dell'acuto, nè s'abbrugi mefso nel fuoco : il che è propria dote dell'Amianto. Hebbigià io, cosi co- me altri rintracciatori delle cofe metalliche, la me- defima opinione , fin tanto che l'Eccellentiffimò, Me- dicoM.LucaGhinimimandòdaPifa il vero, ele- gismo Alume ScilTìle, cosifimile all'Amianto, che feilguflononmifofseftatoteflimonio della facoltà fua correttiva, che vi fi fente valorofifsima, non (la- verei veramente faputodifeernere con l'occhio, che fofse tra l'uno, e l'altro differenza veruna; comeche ficonofcc l'un dall'altro ancora conl'efperienzadcl fuoco, in cui reità l'Amianto fenza abbrugiarfi, el" Alume Scifsile pretto vi fi confuma. Onde fi può ra- gionevolmente credere, che l'Alume di piuma del F'?aÌe..:de' commune ufo fia il vero Amianto. Sono alcuni truf- fatori (come fcrive il Brafavola da Ferrara) che in- gannandolefemplicidonnicciuole, vendono lorol* Amianto per legno della CrocedelSalvatornoflro GesuCriftos ilcheperfuadono loro agevolmente , per non abbrugiarfi nel fuoco, e per haverfembian- za parimente di legno , cfsendo tutto venofo. Dell' Amianto Icrifse Plinio al 19. capo del 36. libro cosi dicendo; L'Amianto c fimile all' Alume, mefso nel fuoco non fi guafla, néficonfuma. Valccontratut- cigliincanti, e centra tutte le malie, emafsimamen- tecontra quelle, che fi fanno per arte magica. h% £ictra Amianto chiamano i Greci mtoj à/ii'irm .- j atini lapis Amiantus. ruftatorì ■ D fi lettovari, che fi compongono per la pelle , per li ve- leni^ per vivificare il cuore non folamente i Saffiri.ma gli Smeraldi, i Rubini, i Granati, &i Giacinti. 11 che non corrifpondc alle volte all'opinioni,che tengono i Medici ; percioche rarifsimi fono quegli Speciali, che habbianoiveriframentipretiofi. E però avvertifea- no i Medici di non lafciarfi ingannare , & havendone bifogno,configlinfi con peritifsimiGiojcllieri, epo- feia {opra la pietra del Porfido gli facciano ridurre in polvere impalpabile; percioche fpefse volte fi prende una gioja per un'altra , come fà univerfalmente il vol- go, ilquale per li Giacinthi toglie i Chrifopatij di gial- lo colore, efsendo i veri Giacinthi di color d'Amethi- fto. Et il fimile facciano con le Perle, eeonliCoral- li , e non come fanno alcuni feiocchi, che macinano i Coralli nel mortajo di bronzo, e non s'accorgono i poveri ignoranti (quello dico però, che à molte fa- putedonnehòvedutofarquelto,) che piùbronzo, e più ferro nè traggono, che Coralli. E cosi dandogli pofeia ai povcriammalatideltutto deboli, gli danno ola morte, ò tormento maggiore; percioche hò ve- duto fpefse volte efser flato nocumento non poco, c quali fino alla morte, per efser llato lor dato da r .11- plicidonniciuolei Coralli, eie Perle macinate ne' mortai di bronzo. Chiamano il S'affiso i £?fcci f/Sif Nomi , vS$upK\ i Latini lapis Saphirus. Della pietra Memphite . Cap. iij. R ìtrovafilapietra Memphite in Egitto appreso d Memphi , grande come ciottoli.grajfa , e didiverfi colori . Dicefi, che trita, (ir impiagata /opra quelle mem- bra, chefi vogliono òfegare, ò abbrugtare, le flupidifce fen- zji pericolo, dì modo che non fentono dolore alcuno . Dell» pietra Selenite . Cap. 1\6. LApietra Seleniti, la quale alcuni chiamano Aphro- fileno , è cori chiamata, percioche fi 'ritrova piena la notte nel crefeere della Luna , con cui crefee parimente , e Ccema . Nafte in Arabia, candida, trafparente,'e leggiera. Dannofiifuoìframmenti diete per il mal caduco.Portan- la al collo le donne per le malie. Credeji, che appiccata d gli alberi , aumenti il fruttificar loro . LA Pietra Memphite non fi porta in quelli tempi Pictra Me. d'Egitto, ch'io fappia; quantunque non poeola pirite, c e defidcrinoi Chirurgici, quando è bifognodifegare lcnlte qualche membro del corpo. Ma la Selenite, fe prima c=™"" non •' Uff. 778 Diicorfi del Matthioli Cri/hUo, e fuahilì.' Opinioni ài ]J]inio reprcbata. Criliallo fuc virtù. Nomi . non haveva mai veduto, holla nondimeno compera- A ta gl'anni paffati daun pellegrino Tedcfcho, il qual veniva da San Giacomo di Galitia, e titornavafene à cafa. E1 quella pietra trafparcnte come il vetro , e sfendefi agevolmente in fottiliffime lamine . II perche sufain alcuni luoghi, ove ella nafeein cambio di ve- tro, perferrare le finelìre delle cafe . Ondeèchiama- ta ancora fpeculare, e per elici' trafparcnte, elucida, come fono glifpecchi, & anco perche fe ne fanno an- cora occhiali , i quali chiamano i Latini fpecilla . Ma liavendomilatralparenza della pietra Selenite ridot- to à memoria il Criftallo, fapendoio, che ancor elio s'ufafpellé volte nelle medicine, non ho volutotra- lafciarediicrivemel'hiftoria , eparirrftnte le virtù. B 11 Criltallo dunque ( come fcrive Plinio all'undecimo cap. del 37. libroni] congeladi frigidiffimo ghiaccio, nè altrove fi ritrova egli fe non dove femprc giace la neve; cVècofa certa, che egli non è altro, che ghiac- cio, onde gli è flato dato il nome da'Grcci. E quella è l'opinione di Plin. intorno al generarli del Criftallo: ma da cotaleopinioneèla noftra molto diverfa ("co- me ritrovo eller ancora quella deirEccellentifs. Agri- cola) enonfenza efficaci ragioni ; imperoche non crcdiamoefleraltrimentivero, chenafea, ò li gene- ri il Criltallo dinevc , ò di ghiaccio, ma di quello Hello humore, di cui nelle vifeere della terra fi gene- rano i berilli,i Diamanti, & altre fimih gemme. Che C dunque fi generi il Criltallo d'un'humore più puro, c più limpido di tutti gli altri, parmi veramente effer cofa chiara, perefiereglipiùlucido, più trafparen- te, e più chiaro di tutte l'altre gemme. Provali, che li generi cosi , e non dighiaccio, òdi ne»e; percio- che ogni frigidiffimo ghiaccio congelato di più , e più docine d'anni ne' frigidiffimi monti, da cui nè il ver- no, nè la Hate mai fi parte la neve, ancora che fia di quello delle parti più profonde , portato in luoghi cal- di finalmente fi liquefa tutto nonfolamenteal fuoco, ma ancora al Sole. 11 che interverrebbe parimente al criftallo, fefoffe fatto di ghiaccio, quando fi met- reffe al fuoco, òfottoàcalidiffimo Sole nè altrove fi ritrovarebbe , chene'monti, chefempre fono ri- coperti dì neve. Ma ritrovandoli egli veramente nel- D lecavcdc'marmì, de'metalli, e d'altre forti di pietre jnSpagna, inGermania, in Scithia, in Cipro, in Carmania, &inNerone, e Chitilfole del marRof- fo, & alle volte ancora ne'campi arandofi la terra in grandiffimi pezzi, è cofa chiariffima, che fi generi il criliallo d altra materia, che di ghiaccio, ò dine- vc; imperoche quello, che fi ritrova nella fuperficie jn alcuni Icogli di montagne, non credo io, che vi fi generi d'altro, che d'un'humore puriffimo atto a convertirfi in pietra, e che poi vi fia flato difeoperto dal corfo delle pioggie , le quali in cotaliluoghi pie- E cipitofi levano via la terra fino al faffo puro. E però non fenza ragione fcrifie Plinio, cheegli poteva per vero affermare, che nafeeva il Criftallo nelle monta- gne in alcuni luoghi così malagevoli, che non po- tendovi andare gl'huomini per altra via.- vi fi fanno callare con le funi, e così lo cavano. Oltre a ciò met- tendofi il ghiaccio nell'acqua vi nuota, & il criftallo fubitofenevàalfondo: ilchedàfegno, che il Cri- flallo fia pietra , e non ghiaccio. L'ottimo è quello, cheèbianco, e così trafparcnte, come èun'acqua chiariffima, elimpidifìima. HàilCriftalIo virtù di riftringere, eperòfidaegliconutilitàgrandetritoin polvere impalpabile, nella difenteria con Vinobruf- F co. Rillagnaimcftrui bianchi, e fà copiofo latte, il iC che hò io imparato dalle donne in Trento. Facevano del Criltallo gl'antichi alcune palle, in cui batten- do i raggi del Sole, accendevano il fuoco in ciò , che fi poneva loro all'oppofito . Onde furono ufate da' Medici per cauterizare in alcuni, chefpauritidal fuoco vivo, ricufavano i cauterj . 11 che pollo ancor io per cofa vera affermare, per haver di ciò fatto più d'una volta fperienza : Chiamano i Greci la pietra Menfite m'Ssj Mtjip irti; j Latini Lapis Mem- phites. La Selenite chiamano i Greci h'ìhlSpi ti- Klrumc. i Latini Selenitcs. Della Pietra Jafpide . Cap. 117. SOno lepiitre, cheji chiamano lafpidi , ■veramente di- delfe .percioche alcune fi raffemir ano atto Smeraldo: altre al Criftallo, di colore fintile allapituita : altre fimo fi- ntili all' 'aria , chiamate aeree ; altre fono come affumicate , & imperò chiamate fumole : alcune fono divi/e da linee bianche , e rifplendenti, chiamate AJftrie : alcune fimili al- laT 'erebinthina , chiamate T erebinthizjine : & altrefi raffembrano al colore di quella gemma , chefichiama Cai- laida. Dicefi,che tutte 'vagliano per lemalie , e cheappic- cate alla parie di fuori delle cof eie accelerano il parto . LE Pietre chiamate Jafpide, chiamiamo noi Diafpri, eionodi molte più fpecie, che non J«j"- ienve Diofcoride, & imperoche ve ne fono alcune ^j^. Jt compiutamente azure , alcune manco, & alcune d'un colore come verde mefehiato con latte. Altre fo- nopurpuree, comefonoquelle, che nafeono in Fri- gia. Altre fono di colore di Rofe, e come tinte di fiori, comefonoquelle, che fi ritrovano nel monte Ida in alcune profondiffimc fpelonche. Sonvene di quelle, che nell'azuro porporeggiano, e tali fono quelle di Cappadocia . Altre nel rollò nereggiano, & altre fono come di colore di fegato ; delle quali quel- le che fono più feure, hannoalcunelinee chiare del colore medefimo, ò veramente nere . Alcune altre fonobianche, come la neve, ma tutte punteggiate di rollò. Altre hanno punti dOnichite, o veramen- te che dall'una banda fono Diafpro , e dall'altra Oni- chite. Ne fono ancora di quelle, che nell'una parte fono rofle , e nell'altra verdi , ma non però trafparen- ti, fenon inquellaparteverde. In fomma la natura de'Diafpri è molto varia, e diverfa. Dicefi che appic- cate al collo, ò alle braccia, riltagnanoilfangue in qualfivoglia parte del corpo, non lafciano feonciare le donne gravide: prohibifeono il coito, e cacciano lcfebn, e l'hidropifia . Ne mancano fuperftitiofi , chedicono, che portate addofso fanno gl'huomini grati àciafeuno, e parimente ficuri , e potenti, fe pri- ma che s'appichino al collo, vi fi dichino fopra alcu- ni incantefimi di parole. Scrifse del Diafpro Gal. al i&uto dà 9. delle facoltà de'femplici, cosìdicendo: Sonoalcu- Galeno, ni , che danno alcune proprietà alle pietre per fuo te- ltimonio, come veramente hà il Diafpro verde di gio- vare alla bocca dello flomaco accollandovelo ; & im- però fono alcuni, cheloleganonelle anella, tk in- tagliangli dentro un drago con certi raggi intorno,co- mefcrifse NichefsoRcnel decimo quarto libro. Ve- ramente hò io più volte fatto efperimento di cotal pietra , appicandone al collo una collana fatta di co- taliDiafpri, di modo che le pietre toccafsero la boc- ca dello itomaco, e pareva veramente, che giovaf- fcro , ancora che non vi fofse fcolpito il drago,fecon- dochefcriveNichefso. Chiamano il Diafpro i Greci Nomi . M'iot tttavis: i Latini jafpis. Dellapietra Aetite . Cap. 118. O Dando firimenalapietra Aetite , ripiana come fe f offe pregna, ir haz>ejfe dentro di fé un'altra pietra . Legata al bracciofinifira delle donne graffe , fà ritenere il parto nelle lubricità,e rilaffationi della matrice : ma quan- do è il tempo del 'partorire, fi debbe feiogliere dal braccio , e legarla alla cofeìa, accioche fipartorifea fenzji dolore. Ma- nifefta quefia pietra i ladri , fe ella figli dà afeofa nel pa- ne; percioche il ladro non potrà inghiottir e il boccone ma- nicato. Oltre à ciònon poffonoi ladri inghiottire alcuna cofa, che fia cotta in compagnia fua . Incorporata trita colf Cera, o-vero con Olio Liguftrmo, ò Gleucino , ò altro che fia calido,gioz>agrandementealmal caduco . La Nel quinto lib. di Diofcoride. 79 ra Atti- T A pietra chiamata Astiti, chiamiamo noi hog- lu» M- J ,gj volgarmente pietra d'Aquila,per ritrovarli alle a,£v"" volte ne'loro nidi. Sono divene di colore , e di gran- dezza . Fecene mentione Plinio al 21 . cap. del 35. lib. così dicendo: La pietra Aetitehà gran fama per l'ar- gomento del nome fuo . Ritrovali nel nido dell'Aqui- le come dicemmo nel decimo volume. Dicono, che vi fe ne ritrovano due , mafchio cioè , e femina , e che fenza quelle non poffono partorire l'Aquile , & impe- rò {blamente due . Enne di quattro fpecie . Quella,che nafcein Africa, è picciola , e tenera, &hà nel corpo come una creta foave , e bianca : e quella , la quale Iti- mano femina, èfrangibile. 11 mafchio, ilqualnafce in Arabia, èduro,ero(iìgno,fimile ad una galla, 8s hà nel corpo una pietra dura. La terza nafcein Cipro dell'ifteiTo colore di quelle, che nafcono in Africa, ma più ampia, e più larga; imperoche l'altre hanno forma ritonda . Quella hà nel corpo un'arena giocon- da, Scaltre pietre; ma è tanto tenera, che fi sh egola agevolmente con le dita . Chiamali quella della quar- ti fpecie Tafiufia, pernafcerein Tafiufa appreffo 1 Leucade. Ritrovali ne'fiumi bianca, e ritonda, nel cui ventre fi riferra quella pietra , che chiamano Cai- lino. Quello tutto delle pietre (Aquiline fcriffe Pli- »i . nio. Chiamano iGreci la pietra Aetite AitttitlvK-t i Latini lapis Aetites: gl'Arabi hager achtamach. VellapietraOfite, cioè Serpentina. Cap. Ilo, LA 'pietra Ofite è di più fpecie. Ne fono alcune pondera- re, e nere : alcune altre fono di color dì cenere, ma "va* riate di certi punii : altre fon divife da alcune linee bian- che. Giovano tutte appiccate al collo, al dolore di te/la , tir ai morjide'ferpenti . Diceji, che quelle , che hanno le linee bianche, giovano ai lethargici , rjr ai dolori di tejìa . NOn fi ritrovano colonne ( diceva Plin. al 7. cap. del jcUib.) fatte di pietra chiamata Ofite,fe non piccicle. E' quella pietra di duefpecie, una bianca , e tenera, e l'altra nera, e dura . Dicefi, che amendue ac- quetano i dolori di tefta, legatevi attorno,e che giova- no parimente ai morii de'Serpenti . Comandano alcu- ni che ai frenetici, ficai lethargici s'adoperi folamente quella, chebiancheggia: e contta al morfo delle Ser- pi quclla,che è del colore di cenere,chiamata Tefria . Quefto tutto della pietra Serpentina fcrifle Plinio. Ma quella che noi chiamiamo volgarmente Serpentino, durillìma quali come il Porfido, non è nènera, nè bianca, nè di colore di cenere, come fi richiede all'hi- ftoria, che ne fcriffero Diofcoride, e Plinio ; ma tutta verde feura, e macchiata di verde chiaro. Il che argui- fee, che'l Serpentino de gli antichi folle molto diffe- rente dal noilro . Chiamano la pietra Serpentina i Greci Aitai SuVk: iLatinilapisOphites. Velie pietre delle Spugne. Cap. 120. SIrìtrovano pietre nelle Spugne, le quali bevute con Vino, rompono le pietre dellavefcica . Velia colla delle pietre. Cap. Iti. Pietra O- ftracite, fja tlamitiat. e facoltà. ttra Ofi- : fua hifì. T Epietre,chefiritrovanonelIeSpugncfononotif- I ifimeàciafeuno; imperoche poche fono le Spu- ; tac°ìta. gne, che non ne habbiano dentro qualch'una. Facen- do di quelle mentione Galeno al 9. delle facoltà dei femplici, diceva : Le pietre, che fi ritrovano nelle Spu- gne, hanno virtù di rompcre,ma non però cosi valoro- la, che pollano rompere le pietre della vefeica ; & im- però coloro, che lo fcriffero, hanno veramente menti- to . Ma rompono bene quelle, che fono nelle reni,co- me fon quelle , c he fi portano di Cappadocia , le qua- li dicono nafeere in Argeo . Quelle li rifolvono in li- quore di color di latte. 11 perche è manifeflo, che hanno virtù d'afsottigliare fenza fcaldar troppo evi- dentemente. Le pietre delle Spugne chiamano i Gre- Bmì . ciAi'fw ì" t«s 0-TÌyyn's: i Latini lapides in fpongiis reperti: gl'Arabi Hagiar arfefeng . F. Affi la colla, etn la quale t'incollano le pietre, di collaT aurina, di Marmo, e dallapietrachiama- ta Paria. Queftameffaconunoftile infocatomi» le pai» pebie, vi rajjetta i peli . Velia pietra Ofiracite. Cap. 122. RAflhmbrafi la pietra chiamata Ofìracite 4 un te/io: è crojlora, e laminofa. HJfanla le donne in \cambio di 'Pomice, per cavar fuori ipeli. Bevuta al pefo d'una dram- ma con Vtno,rijlagna il meftruo , prohìbifee l'impregnar fi, B bevuta quattro giorni dapoi alle purgationi al pejo dun filico . Applicata con Mele , mitiga linfiammaggioni del- le mammelle, e ferma l'ulcere corrofive . OUal fi fiala pietra Ostracite, che ufavano anticamente in cambio di Pomice per cavar fuo- rn peli, non hòfin'hora veduto, nè ritrovato chi me la dimollri quantunque affermi l'Agricola ritrovarfi in alcuni luoghi di Germania, fimileallefcorze dell' Ollriche, madirofiigno colore. Scritte delle virtù fue Galeno nel nono libro delle facoltà de'femplici, cosi dicendo. Predicano alcuni, che la pietra Oftra- citehà facoltà valorofa di difeccare, ma temperata C nell'acutezza, e nel riftringere, come quella che lì chiama Geode; edicono, ch'ella può chiarificare le pupilledegl'occhi, efanare l'infiammaggioni delle mammelle, ede'tellicoli, e fpecialmente applicata con acqua . Chiamano la pietra Oltracite i Greci Nomi . tùttt itftuXrvs: i Latini lapis Oftracites. Vellapietra Smiri. Cap. 123. LASmìripìetra,cola quale i Gioiellieri polifcono le gi- rne, i utile per corodere,àr abbrugiare. Giova althH- miditd dellegengive , e commendajiper fregare t denti . D VeW Arena marina. Cap. 124. L'Arena de' lìdi del mare f caldaia dal Sole dijecca il tu- more dell'hìdropìfie,quando vi fi fepelifcono dentro ì patienti fino alla tefla . Scaldafiin cambio di Miglio, over di Sale , per far fomenti dìfeccaiivi . X A pietra Smiri fi chiama volgarmente Smeri- Smiri. efue I aglio, & è notifiìma pietra, &èquell'ifteITa,con facoltà (erit laqual trita fi polifcono le gioje, e fi brunifeono 1* tcd»OaUi armi.Queftafegna il vetro come fi il Diamente. Scrif- feneGal alo.dellefacoltàde'femplici, cosi dicendo: Che la Smiri fia molto allerfiva , fi dimollra per l'ufo, E chele ne vede appreffp ai Giojellieri, tic habbiamo an- cora fperimentato, ch'ella fa bianchi, e netta beniffi- mo i denti . Dell'Arena marina , effendo cofa chiara , non è che altro più diciamo , di quanto feri ve Diofco- ride.Chiamanoil Smeriglio i Greci A/Ses o-pùpis: ì Nomi . Latini lapis Smyrìs. L'Arena marina chiamano iGre- ci cìftfMj ttiyia\irt< : i Latini Arena Iktoralis . Velia pietra Naxia . Cap. 125. LA arrotatura fatta con ferro , che fi confuma della pietra chiamata Naxia , fd , applicata, rinafeere i capelli cafeati per pelagione : non lafcia crefeere le mam- p melle delle fanciulle vergini. Bevutacon Aceto ,fmìnuì- fie la milxjt , e giova al «tal caduco . Velia pietra Geode. Cap. 125. E' Lapìetra chiamata Geode cojlrettiva,edifeccotrva: rìfolve le caligini degl'occhi . Impìajìrata con acqua , fpegne l'infiammaggioni de'tefiìcolì , f delle mammelle . La 780 Difcorfi del Matthioli Pietra Na- >ia, c Gea de . de con veruna nota ; ma io credo pèr certo, che altra non fia che quella, che adoperiamo noi per a- guzzarei coltelli, e dar il filo alle falci fenaje , chia- mata volgarmente cote. Ma laGeode havendoella il nome dalla terra, crederò d'haverla veduta più volte jn Boemia, portata da Mifnia, edaSalìbnia. Quella è una pietra ritondetta, dicolorerugginofo,cheten- de al giallo, la quale è còncava dentro, ma tutta pie- na di terra quafi del medefimo colore. La Naxia,per quanto fcrive Galeno non {blamente prohibifee l'in- groffaredellemammellenelle fanciulle vergini, ma non lafcia crefeere i tefticoli ne'fanciulli, come par- tecipe di facoltà frigida . Chiamanola pietra Naxia i B Greci hùvìi att'tt: i Latini lapis Naxius. La Geode chiamano i Greci Ai'hs ytuSvi : iLat. lapis Geodes. • Di tutte le terre. Cap. 127. HA ogni terra, chejì prende per tufo della medici- na , 'virtù primamente dirinfrefeare , e di ferra- re, e chiuderei meati: ma è però differente l'ima dalt al- tra di fpeciei imperoche con alcune cofe aggiunte l'una a quejìa cofa, e l'altra all'altra fi conviene . Della terra Eretria . Cap. 128. c L 'Eretria è di due fpecie , l'una è grandemente bianca, e l'altra di color di cenere . L'ottima è quella , che ha color di cenere , cheètenerijjima, e quella che fregata in ritirarne , vi lafcia sàuna linea di color di Viole. La- vaficome laCerufà , 0 vero in quejlo modo. Tritafi da perfe, 0 vercrcon acqua : laficiafipofciaripofiare , e come hà fatto larefidetvzji , fc ne fcola fuor leggier mente l'ac- qua, efeccafial Sóle: ritritafi, elavaji dì nuovo nell' acqua il giorno , acciochelatiotte faccia la rejìdenzji , e lamàtiina dbuon'horafi cola: finalmente trita al Sole (potendofifare) fi comparti/ce in pajielli . Ma defide- randofi d' tifarla abbrugìat a , fi mettono ì fuoipafielliffor- wtatìprimacomeCeci , in un vafo di terra pertugiato , e D pofciahavendogli pi-ima ben ferrato la bocca, fi mette fio- praaicarbonì benifftmo accefi , e fofftafi continuamente con il mantice : come la cenere fi convertifee in faville , 0 vero che diventa di color di aria, fi cavano fuori i pa- jielli, e fi ripongono . Hàvirtùdiriftagnare , e d'infri- gìdare: mollifica leggiermente, e riempie le concavità dell'ulcere , e confiolida le ferite f refiche . Della terra Samia. Cap. 1 29. LA miglior terra Samia è quella , che è biancajeggie- ra , che tocca con la lingua , vi t'attacca come colla tenera , fuccofa , e frangibile , cornee quella , che alcuni E chiamano Collirio . Ne fono di due fpecie : deWuna hab- hiamogìà detto : lafecondafi chiama Afler, la quale è croftofia, e ferrata, comeunapietra. Abbrugiafi, ela- vaji cornei' Eretria, ér hà le virtù medefime . Riftagna gli fiputi del fiangue, dafji con fori di Melagrano falvaiico alle donne per il ftuffo del meflruo . Jmpiajlrata con Olio Rofato, ér acqua,fpegne linftammaggioni de' tefticoli, e delle mammelle -.prohibifee il fudor e. Bevuta con acqua, giova al morfo de'Serpenti , ér d tutti i veleni bevuti . Della pietra Samia. Cap. 130. RItrovafila pietra Samia nella terra Samia , ufanla F gl'Orefici per polire l'oro, accioche meglio rifplenda . L'eletta è quella, che è più bianca, epiùdura. Hàvittù cojlrettiva,àrinfrigidativa.Vale bevuta agli 'flomachi de- boli : imbalordifce i/enfi ': ma è effteaciffìma con latte perii fi"fft, ér ulcere de gt 'occhi. Credefi,che legata addoffb faccia pi eftopartorire, e confervi la concettione nelle donne . a-T ATerra chiamata Samia,nonsò veramente io Terra Sa- tfàmm? flU J-jte'P'ù'iiSamoficiporti in'ltalia; quantunque folle in ufo al tempo di Galeno, il quale adoperò tem- pre per la migliore quella della feconda fpecie , chia- mataAiter.- quantunque Diofcoride molto pili /odi la prima chiamata Collirio . Sono alcuni che lì credo- no, che quella che fi chiama Aftei',fia quella,che com- rounemente fi chiama Talcho. Ma coftoro, permio giuditio, s'ingannano; imperoche il Talcho acco- llato alla lingua non vi s'attacca in modo veruno: è malagevole da tirare, ne è duro, nè denfo come la pietra chiamata Cote : non è erottolo , ma fquamofo , trafparentecomeil vetro, e leggiero, e tale che mefso nel fuoco , non vi fi brugia fenza lunga latica , e com- pagnia d'altri medicamenti, il che non interviene alla terra Samia predetta , abbrugiandoli ella come la terra Eretria. Oltre à ciò è da fapcre, che bevendofi il Tal- cho non ltrangola manco , che lì taccia il GelTo. E per il contrario la terra Samia detta Ailer, giova come la. terra Lemnia, grandemente contra i veleni, contrai morfi, e contra le punture de'velenofi animali, & at- taccali guftata, come quella, alla lingua, & alle la- bra . II perche crederei io, che quella potefseefserela terra Samia predetta, ò fua fpecie laqual danno i ciur- madori , che fanno la profeffione delle Serpi , contra i veleni , chiamata da loro pietra di San Paolo, portata dall'lfola di Malta ; imperoche quelta è bianca,molle, fuccofa, facile da rompere, &attaccafi allalingua , come la terra Lemnia, e giova ai veleni, & al morfo dc'velenofi animali: fe non havefsc io veduta laverà mandatami da Ferrara daH'EccellentilTirno Medico M.AlfonfoPantioModanefe, in cui nel romperla fi veggono apparentemente alcuni raggi come ftelle , dacui s'hà ella prefo il nome d'After . La pietra Samia poi, con cui anticamente polivano l'oro, d'argento gl'Orefici, nonsòioaflermare, fc fi porti in Italia: quantunque feriva l'Agricola ritrovarli copiofa in Germania. Laterra Samia chiamano i Greci yi Xx- NomI fila: i Latini terra Samia. La pietra Samia chiamano i Greci xi'fof Xaftio: i Latini lapis Samius. Della terra Ghia. Cap. IJI. LA eletta terra Ghia è la bianca , che tende al color di ccnere,fimile alla Samia. E' dunque crqftqfa,e bian- ca, ma differente di forma. Ha le virtù medefime della Sd- raia : difende la pelle de Ha faccia, ne toglie le grinte , eia fà fplendida :fd buon colore nella faccia , ér in tutto il cor- po . Ufi-fi ne' bagni per nettare il corpo in cambio di Nitro . LA terra Chia con tutte lenoteafsegnategli da Diofcoride mi fiì mandata quell'anno da Ferra- ra dall'Eccellentiilìmo Medico, eScmpIiciftaperitif- fimo M.AlfonfoPantioModanefe. Della terra Selinufia. Cap. 132. F' A 'ilmedefimo effetto la Selinufia,e quella più fi loda, che grandemente rifplende,che è bianca , frangibile , e cheprefto fidiffolve, quando fi bagna . LA terra Selinufia, bianca, fplendente, e frangibi- le, e prima da me non più veduta , mi ftì mandata dal ludetto M. Alfonfo Pantio Modanefe. Della terra Cimolia. Cap. IJJ. LA terra Cimolia è dì duefipecie ; unacioè ,cheèbian- ca: el'altra, che tende al purpureo . L'ottima è quella, che naturalmente è graffa, e che fifinte fredda al toccarla. L'una, e l'altra trita, e disfatta nell' Aceto ri- folvelepojleme, chenaficono dopo l'orecchie , èri piccioli^ tumori . Impiantate fubito in sii le cotture del fuoco non vi lafcianolevarìeveficiche: rifiolvono le durezze dei tefti- coli, e le pofteme di tutto il corpo : mettonfi iti sul fuoco < fa- ero. In fiamma l'una,e l'altra è molto commendata nelle me- dicine, pur ch'ella fia della vera ,enon falfifìcata . Della Nel quinto lib. di Diofcoride. 781 Velia Terra Pnigite . Cap. IJ4. LA Terra chiamata Pnigite è quaftfimile nel colore alPBre&ia, mafono le Jue glebe maggiori: toccata conmanorinfrefca: etoc.candofi con la lingua , ècosi vif- cofa, che pendendovi s'atiaccafcpra. Hà le virtù me- defime della Cimolia , quantunque non Jìa cosi valorofa . Vendonla alcuni in cambio dell' Eretria. De iTefii delle fornaci. Cap. 135. ITejli delle fornaci lungamente abbrugiati caufano l'efchara nell'ulcere: &- imperò medicano le pufìo- le , e l prurito. Giovano ai gottojl: & incorporatene Cerati, rifolvono lefcrofole . DellaT erra delle fornaci. Cap. 136. LATerra delle fornaci , che percffèr bene 'arrofliia di- venta roJfa,hà le virtù mede/ime , che hanno i Tejìi. Della Terra Melia . Cap. 137. LA Terra Afelia imita nel color di cenere l'Tretria : è ruvida al toccarla : fregata con le dita , fa ide, come fà la Pomice rafchiala . Hà virtù alnminofa , ma più ri- mejfa, il che agevolmente fi comprende nelgufìarla j :impe- roche difecca alquanto la lingua, purifica il corpo, efà buon colore : affottiglia ipeli, e /pegno le vitiligini , eia /labbia . UJanlai Dipintori per far durar più lungo tempo la vi- vacità de' colori: metìejì efficacemente ne gli empiaflri verdi. Dituttalaterra 7\delìa,csr univerfalmente d'ogni altraterrajìdebbe eleggere lafrefca, tenera, nonfaffqfà, frangibile, e che agevolmente firifolva neW acqua . 1 TJantunqucla terra Eretria,laCimolia,Ia Pnigi- 'te , e la Melia fofscro nell'ufo de' medicamenti degl'antichi, e daloro benifsimo conofciute , come fi' vede per l'hifloria, che nefcvifse Galeno al 9. delle fa- coltà de femplici; nientedimeno fono cosi da noftri antecefsori irate quelle terre tralafciate , che non ii ri- trova apprefso ai moderni fe non pochi , che n'habbi- no cognitione; fra i quali è l'Eccellentifsimo Medico, e Sempliciftararode'tempi noftri M. Alfonfo Pantio Modanefe, con l'ajuto del quale fono io venuto in co- gnitione della Eretria, e parimente della Pnigite, le quali poco tempo fà mi mandò egli da Ferrara. La ter- raChia, Selinufia, Omelia, Pnigite, eMeliachia- manoi Greci Xr-xivovcitt, Ki//a\iW , TZviyrìt , MuK'»: iLatiniterraChia, Selinuba,Cimolia,Pni- gitis, Melia: gl'Arabila Cimolia TeriChimolca, & Thin Chimulia : e la Pnigite Teri hanen . Della Terra Ampelite. Cap. 138. LA terra Ampelite , la quale chiamano alcuni Farma- cite, nafieinSeleucia diSoria. Lodaft più dell 'al- tre la nera , fimile à lunghi carboni di Perju> , poco lami- no/a, ir ugualmente fplendida , e che trita, emefehiata conOliofi disfa agevolmente. La bianca , e parimente lacenerea, che non fi disfanno, non fono buone . Hà vir- tù di rifolver e, e d'infrigidire. HJfafiper acconciare le ci- glia, e per tingere i capelli. £ in ufo per ungerne le Viti, avanti chegittinogli occhi ; percioche v'ammala tutti i vermicelli, chevinafeono LA terra AmpeIite,fecondo c he recita Galeno al 0. delle facoltà de'femplici.li chiama Ampelite, per elierinufoperconfervarIeViti,acui fimette attorno pcl"c t come facciamo noi co'l VifchioinTofcana,, per prò- cùmm hibire, che i Bruchi non vi mangino gl'e celli . Phar- macite poi fi chiama, per effere molto medicamento- fa, come dimoftra l'ammazzare, che fàellade'fudetti vermicelli. E' oltra ciò molto bituminofa; anzi (fe- condo che recita Plinio, e Poflidonio.) è fimilealBi- tume. Del che dà vero fegno il disfarfi ella agevolmen- te nell'Olio . E però crederono alcuni , che fofle terra Ampelite quella pietra croilofa, che nel predetto libro feriffe haver già ritrovato Galeno ne'lidi di Licia, e nella cava Soria, le quali meffe nel fuoco.s'accendeva- no di picciola fiamma. Del che par che ne dia non po- co indino, il dirGalcno d'haver tal pietre ritrovatein uncollecircondatoingranparte dal lago Sodomeo, ovenafceil Bitume, che vi cola dentro. Il perche ri- prendono alcuni Galeno, che non conofeefle tali pietre non effere altro, che terra Ampelite . La quale efiendo (come dice Diofcoride ) dura, come il carbo- ne di Pezzo , non e maraviglia, fe dimoftri effere fpc- cie di pietra. E peto è da credere, che non fia gran differenza dalla terra Ampelite alla pietra Gagate, di cui dicemmo di fopra, per effere amendue compofte diterra, edi Bitume. La terra Ampelite m'è Hata nuovamente portata da Carniola,ove fi ritrova copio- fa, con tutte le fembianze , che vi fi richieggono. La terra Ampelite chiamano i Greci m' A"fiirt\Ì7is: i La- r tini terra Ampelitis: gl'Arabi Thin alcharin . Nomi. Della Fuligine pittoria. Cap. 139. S'TJolfiricolgere la Fuligine , che ufano i Dipintori,del- le fornaci di vetri, percioche à quefia fi dà il primo Ino- go. Hà virtù valorofa di cojìrignere , e di corrodere .In- corporata con cerato Rofato , falda le rotture . Dell' Atr amento librario. Cap. 140. L1 'Atr amento, con il quale fcriviamo , fi ricoglie dalla Fuligine condenfata dal fumo della Teda . Afettoit- Jìinogni libradi Gomrftatre onde di Fuligine di Teda. FaJJt ancora della Fuligine delle ragie, e della Fuligine pittoria, detta di fopra . Prendefi dunque una mina di Fuligine, una libra, emczjiadi Gomma, di colla di Toro, d'Atrameniofuiorio, diciafcunoun'oncia,eme^- xa. Afettejiconvenevolmente ne' medicamenti corrofivi: falene utilmente linimento groffo con acqua alle cotture del fuoco j ma non bifogna levamelo , reprima non è fat- tala cicatrice , percioche dapoi cheh àfcaldatol ulcere, fe necafeaviaperfe ftefjo . Hora finalmente hai, cariffimo Ario, tutto quello , che ci crediamo eifere à baftanTjt per lalunghezjjidì queflaopera , eperla copia della mate- ria , e di rime dj medicinali . He cofa foffe la Fuligine de'Dipintori,e pari- yi mente l'Jnchioitro, con cui fcrivevano gli an- tichi i libri loro, è affai flato chiaramente ne'due pre- fenti capitoli dichiarato da Diofcoride . E però non parendomi che fia di bifogno di dirvi fopra altro, fae- cioquifine al quinto, & ultimo libro: dando laude diciò al grande, & onnipotente Iddio, da cui è il tutto. Chiamano i Greci la Fuligine de'Pittori AV- @òkn£aypctnt" che ogniveleno, che entra ne'corpi noftri, è del tut- to contrario in ogni fua opcrationeal cibo, che gli 1111- trifee, imperochecomeilciboficonvertifce nelfan- gue del noliro corpo, e falli in ogni parte limile alle membra, chefpecialmentenutrifcc,intrandoin luo- go diquellcfoflanzechedelcontinuo li rifolvonoin noi- cosi per lo contrario, tira, e convertifee il ve- leno il corpo, eie membra, à cui prima s'accolla ( come nel procedo più ampiamente diremo ) nella fua propria velenofa natura . Di modo che come tutti quegli animali, e parimente frutti, che produce la terra, chefipoffànoconvertireinnutrimento, man- giatidanoi li convertifeono in noflro nutrimento , & in noftra fpecie: cosi per lo contrario, le cofe ve- lenofe, mangiate da noi, fanno diyencarele membra de'corpi noitri velenofe; percioche effendo ogni agen- tc più forte del fuo patiente,fupcra il veleno con la va- lorofa attività fua la foilanza noftra, eia converte nella fua velenofa natura, nel modo che converte il fuoco con la fua attività potentifìima la paglia fubito in fe (ledo. E però didéro gl'antichi fpcculateri delle cofe naturali , che il veleno uccideva gl'h uomini, di- ftruggendo la compleflione , e parimente la compofi- tione de'corpi ; il che conferma Galeno al terzo libbro dcllefacoltà de'femplici : In quefto ( dicendo^ è dif- ferente l'alimento dal medicamento, che quefto alte- ra il corpo noliro nelle fue qualità, e quello fi conver- tifee, e fi fà limile alla foftanza del corpo. Oltre à ciò Velarialo» è da fapere, fecondo che dide Avicenna , e parimen- «"foMit- teAverroc, che univerfalmente i veleni fono di tre fpecie, cioè, òdipiante, ò d'animali, ó di minerà. Ira le piante dunque tutte quelle fono velenofe, che del tutto ripugnano , e fono contrarie alla naturale i cibi, e che non fono naturalmente tali , che mangiate fi pollano convertire in nutrimento; mache più pre- fto fon difpolteà convertire le membra già nutrite in fe ftedé ; comeèl'EIleboroj l'Aconito, il Napello, la Cicuta, l'herba Sardonia, ilNerio, chiamato dai moderni Oleandro, &altriadai, di cui nel procedo più particolamente diremo. Tra gl'animali tutti quel- li fono velenofi, la cui natura è del tutto contraria al- ) la natura humana ) come fono le Vipere, gl'Afpidi,i Balilifchi, le Lepri marine, le Botte, gli Scorpioni, i Falangi, leTarantole, gl'animali rabbioli , iPefci, e le carni arrofìite, e fubito foffocate in vafi, chenon podàno punto refpirare,' e parimente le morticine, e l'ammazzate da i folgori , ò vero da velenofi , e rabbio- fi animali . Intorno al che , quantunque dicano alcu- ni, che'l veleno fe nemuore infieme con l'animale dandoperefempio, che i Cervi, iLupi, i Cignali, e gl'altri fai vaggiumi,che s'ammazzano con le faette av- velenate, li mangiano fenza nocumento alcuno, non- dimeno è da fapere , che quella regola non tiene in quelli, che muojono, òdi morbo, òdirabbia, ò di morfura di velenofi animali; impcroche molti hò ve- duto io morire, folamente per f corticate alcuni Buoi morti di morbo,& enfiarfi tutti come fe fodero flati lù- gamente hidropici . Tra i minerali, tutti quelli fono velenofi che fi ritrovano bavere maligna , e mortifera natura, come fono l'Argento vivo, l'Arfenico, la Sandaraca, l'Orpimento, la Pietra Calamita, & al- tri fimili. Oltre à ciò è da fapere , che non folamente VelsnUe io- uccidono alle volte i veleni tolti dentro per bocca , SaT'occt ina ancoraapplicati di fuori per varie, ediverfe vie .dono. Eperòdico, che quelli colti perbocca ammazzano, che fi danno fotto fpecie di cibi , òverodi medicine. Maquelli, ch'avvelenano folamente di fuori, fono per la maggior parte caufati da velenofi, e mortiferi animali; percioche quelli non folamente uccidono gl'huominico'l mordere, e co'l trafiggere; maanco- raco'l guardare, co'l fibilare, e co'l toccare. Sono dopo quelli alcunialtri veleni, che folamente nel ga- llargli, e nell'odorargli fubito ammazzano, fenza in- cermillione alcuna , e quelli fono i peggiori, &i più attroci, éhe tra tutti gl'altri fi ritrovino; percioche portando fecola morte prefentanea, non danno fpa- tio di tempo alcuno di foccorrereà i miferi patienti Dicodunque, che con il mordere, ecoti iltrafiggcre ammazzinole Vipere, gl'Afpidi , i Cani rabbioli , gli Scorpioni, i Falangi, le Tarantole, le Paftinache marine, & alcri limili . Co'l guardate, eco'lfibilarc ( come dice Galeno nel libro della Thcriaca à Pifune. le però è di edo Galeno) uccide fubito il Bafilifco . Co l toccare uccide un'altro Serpente del quale £cri- vendo Avicenna al fedo Fen del quarto libbro , di- ce , che eflèndo un di quelli tali dato ammazzato con la lancia da un foldato padimdo la forza del veleno per il corpo dell'halta, e pervenuto alla mano, glie- la mortificò inficme con tutto il corpo. Et in con- fermatione di quefto, io sòben certo, ch'efsendo un contadino in sù'I diftaco di Trento in una fua vi- '•w Ddd gna 7& Difcorfì del Matthioli gna fopra un picciol collicelIo,donde riguardavate A non gli tortilo rubbate l'Uve,e vedendo un giorno nel bado al pie del colle ungroflo, e fpavenrevole Serpe gli fico ftando in cima, un'aflai lungo fpontonc nel mezzo della certa, &havendolo cosi infilzato, men- tre che gagliardameme fi dibatteva il feroce animale , ecco che fubitoungran tremore gli occupò tutto'l corpo : dal che Ipaurito non poco cominciò cosìfor- te à gridale, che odendolo alcuni vicini villani,la ove la voce fentita riavevano, correndo fé ne vennero, e 10 ritrovarono quafi mezzo morto, &intefala cagio- ne del fuo male ricoffero aliai heriaca,& altri rimedj, coiqualipure gli camparono la vica; ma ftettc dipoi più di ducanni in letto quali ftroppiato di tutta la per- B fona, e molto più del braccio, col quale haveva feri- to il mortifero Serpe . Del che non ci dobbiamo mara- vigliare, vedendo noi ogni giorno (come parimente feri ve Galeno ale. libbro de'luoghi infetti ) che tocca la Torpedine marina dal pefeatorecon Iafofcina, fu- bito gl'addormenta, egliftupidifcelamano; il che fa ella fimilmente pattando tal fua qualità per la corda della rete. E però i pratichi pefeatori , quando nel far delle tratte lentonoftupidirli lcmani,fono cer- tiffìmi,che qualche Torpedine e nella rete, quantun- que molto lunga fia la corda , che tirano. E però è da. credere, che fe cotali qualità paflàndo per il corpo d' un'hafta, e d'una cosi lunga corda , infettano corren- C do fino alla mano, & avvelenano gl'huomini, tanto maggiormente portano effe nuocere, quando cotali animali fi toccano, ò con le mani, ò con qual fi voglia altra parte del corpo . E però vediamo, the non è cosi valido, e forte braccio , che porta, Torteiiere troppo in lungo una Torpedine viva, il perche non cimatavi- gliaremojfe (come dice Galeno al fi. de'luoghi intet- ti ) la fpiuma , ch'efee di bocca de'Cani rabbiofì, toc- ca la carne ignuda d'alcuno lo fà diventare rabbiofo j t ome fe da erti Cani forte ftato morduto: comcà i tem- pi noftfi in divelli luoghi fe ne fono già veduto gl'ef- fetti . Ne manco ci dobbiamo maravigliarcele lo fpu- to dell'Afpido,chiamato ptyas, avveleni ciafcuno,che D da erto ila infettato . Quefto roedefimo fanno ancora alcuni veleni crudcliffìmi artificiali, cosi acuti, e pe- netrativi, cheungendofene ( comedicono,) leftaffc delle felle, penetrano à chi v'incorre, gli ftivali, fin che pervenuti alle piante ignude de'piedi , entrano per 11 poti della carne , e corrompono le membra di tutto il corpo, e di cotali ulano fperto i Turchi. Del che non ci dobbiamo punto maravigliare ; pcrcioche (co- me tefiifica Galeno nel terzo libbrodellc facoltà de' femplicij l'atteriedel corpo noftro tirano àfe dentro nel corpo ogni cofa vicina, che le circonda, nel di- latatfi, che fanno continuamente; come veggiamo ogni giorno conl'untioni che fi fanno perii malFran- E cele, lequalitiratedentrodall'arterie, caufano mol- te volte crudeliffimiaccidenti, quando fono troppo cariche, ò d'Argento vivo, òdi Cinabro, òdiSoli- roato. Ritrovanti alcuni altri veleni, che odorando- fi , come dice Ralis d una certa fpecie di Funghi , fubi- to ammazzano, chi odorando fe gli mette al nafo . Di cotale natura dunque doveva efler quello , con il quale havendo infettato un fiore di Garofano un di quefti circonforanei, che fanno la protertìonedi man- giare i veleni fenza nocumento alcuno, e datolo ad odorare ad un fuo concorrente in su la piazza di Sie- na, lo fece fubito di banco cader morto in tetra . Am- mazzano oltre à ciò alcuni veleni non folamente gu- 1" ftandofi, fenza inghiottirli, e quefto fà la faliva dell' Afpido fordo , con la quale mi ricordo io effcrli avve- lenatialcuniinavcrtcntemente . Etra gl'altri vidi io una volta un villanoche fegando fieno in un ptato , tagliò con la falce per mezzo undiquefti animali, e pigliando polcia egli in mano il tronco della tetta per inoltrarlo à i compagni,come colui,che li credeva che forte motto, fi torte il mezzo Serpe indietro , emor- felo crudelmente nell'ifteffa manojC mettendo egli fu- bito la bocca alla morfina per fucc hiar fuori il fangue, cafeò fubito morto in terra, fenza parlar mai più pa» rola. Come occorfe anco in Venctia l'anno 1542. ad un Speciale quale haveva apparecchiate delle Vipere per farla Thcriaca ed una di erte gli morderle un dito: quello ti nicchiò il fangue, è di là à poche horcrnorfe. Dopòàquefto è dafapere, che iveleni non operano Vt|fnif ir tutti à un medefimo modo, neper una medclimaca- r0«ffmi di gione. E però difieroi fapiehtiffimi Filofofi , che al- Uvette a», cuni operano con l'eccertive qualitadi de'tempera- le' menti loro elcmentarijaltri con una qualità,ò vero for- ma fpecifica, ò vero (come dicono i moderni Medi- ci) con una proprietàocculta introdotta ne compo- rtai inferiori per l'influenza delle linee diritte radicali» cheprocedono dallo fplendore delle (felle firte, fe- condo che ricerca la proportione, òvcro Iadifpofi-r cionedella materia de'decticompoiiti; & altriopera- 110 con qualitadi elementari , infieme con quella pro- prietà loro, che chiamano forma fpecifica . E però dico prima, che tutti quei veleni, che operano con eccedi ve qualità de'temperamenti loro , variano l'ope- rationi, fecondo le diverfitàdieffe qualitadi , pcref- ferchicalido, chifrigido, chifecco,cchihuiriido. Quegli dunque , che fono ecceflivamentc calidi, am- mazzano in due modi: cioèfcaldando, toltidcntro,, e correndo fino al cuore ; ò vero corrodendo , e man- giando, applicati di fuori, lemembra, elacarncfi- no all'olia, come fà la Lepre marina : òvero, che fcaldando ecceflivamentc infiammano dentro, e di fuori, fino al cuore , comefàl'Eutorbio , cl'Fllebo- ro. Ammazzanofimilmentcin due modi i frigidi : cioè, facendo con l'eccelli ve frigidità loro tutto'l cor- po ftupido fino àtanto, cheli congela infiememente ancora il cuore , come fà l'Oppio: ò vero che ferrando la via del fiato, foffocano, eftrangolano; comefan- no il Piombo abbrugìato, & i Funghi malefichi . O- pera fecco ancora egli in due modi ; imperoche ò che; confuma l'humidofanguineo del cuore, come fà la Calcina viva, òvero che fepara, e partifee una parte dall'altra, fino che tutte le membra fi feparino , e fi dividano in minime parti fino al cuore , come fà il Ri- - fagallo.L'humidopoi quantunque dicano alcuni non ritrovarti, per non erter cofa alcuna, che fia numida nel quarto grado; nondimeno fe ne dimoftrail con- trario per colui, chcertendomorfola notte,dormen- donel letto da un Serpente (come recita Gilberto An- gelico nell'ultimo trattato del fuo volume ) & efsen- do prefo la mattina per un braccio da un fuo famiglia- recredendofì cosifvcgliarlodallungo fonno , cafeò neltirarlotuttala carne putrefatta in terra, rimanen- do di carne l'ofso del tutto ignudo: il che veramente non puote per altra cagione accadere, che per Inu- midita ècceffivadelvelenodiquel notturno Serpe. 11 che parimente operala Salamandra, bevuta in pol- vere, come nel procefso al fuo proprio luogo fcrivc Diofcoride. Nè altrimenti interviene à coloro, che fono morduti dal Cenchro Serpente. E però ben di- ceva Galeno di mente d'Hippocratc al primo libbro dei temperamenti, che efsendo ftato tutto un'anno piovofo, humido, &aufttino, fùtalehumiditàpo- tillima cagione di farnafcerelafeguente ftatealcu- ni carboni, i quali per l'humidità loro corrotta, e velenofa in alcuni di tal forte putrefecero le brac- cia, che finalmente putrefacendofi tutte , fi fepa- rarono, calcando in terra, del tutto dalle gombi- ta : in altri poi fi putrefece di tal forte la carne dellecofcie, dellegambc, edeipiedi, chel'ofsane rimafeto del tutto ignude : & in altri finalmente non folo fi putrefece la carne, ma infiememente i nervi , le giunture , i legamenti, e l'ofsa . 11 che chiaro ne dimoftra, che fi ritrovino veleni cosi largamen- te humidi, che ammazzano gli huomini, facendo putrefare le membra, come fà l'Argento vivo , il quale con la incenfa fua humiditàfa alle volte pu- trefare la naturale humidità del cuore, come quoti- dianamente vediamo in coloro, che fi ungono per le, mal Francefe , à cui non folo ordinariamente fà putte- Nel fefto lìb. di putrefare le gengive, i denti, il palato con l'altre par- A ti cit convicine ; ma molte volte, quando Pancioni fo- no troppo gagliarde, ammazza, putrefacendo tutta la mafsa del fangue, folamente applicato di fuori : co- me che pofsa ancora egli bevendofi iti troppa quanti- tà, uccidere, congelando conia fua frigidità vaio- rofiffimagli fpiriti vitali , e parimente la foftanza del cuore, come inrervenneàquelloSpeciale, chefelo beve in fallo, di cui narra ampiamente l'hiftoria il ConciliatorePietrod'Abano. In quello modo dun- que , e ne gl'altci fudetti , operano tutti i veleni, i quali con le loro cccelììve q ualitadi uccidono gl'huomini . ' Ma quelli, che folamente ammazzano con la fpeci- fìca forma loro , non uccidono, perche fieno eccef- E fivamcntc calidi , ò frigidi, òhumidi, òfecchi; ma per efserdi fua natura cosifatti, pergl'infiuffi in loro introdotti (come dicemmo poco qui di fopra)da i rag- gi d'alcune ftellefifsecelefti, iquali gl'hanno fatti , c creati del tutto oppoliti alla natura, e compleflìo- nehumana. Queftidunque, quantunque fi tolgano in cosi poca quantità, che quali non (ìa fenfibile ; nondimeno tanta è la malvagità loro, che tanto in breve tempo fi moltiplicano, convettendo in loro iìeffi l'humidità dèi corpo, che pofeia quali in un mo- mento diftruggono , & ammazzano gp huomini , come fuol fare il Nappello, ilToffico, eparimenteP Aconito. II che ben fapendo Galeno , toccò quella C cofa molto bene al primo libbro del feme , cosi dicen- do: Cosi come ogni minima particella d'humore ve- lenofo, e mortifero, che entta nel corpo de gl'ani- mali, lomuta tuttofo brevilììmo tempo, alterando- lo, e facendolo fimile àfellcfso; non altrimenti fan- no ancora gl'antidoti , che fi danno per foccorrere al danno de veleni ; percioche quelli per efserecontrarj alle cofe velcnoie, e mortifere, immutano, &alte- rano ancora citi tutto'l corpo ; non però perche la fo- ftanza fua penetri per tutto Cpercioche non può co- sì poca quantità di cofa in breve fpatio riempire cosi gran mafsa ;) ma ben perche la qualità loro fi diffónde pertutto, come vediamo fuor di noi diffonderà le D qualitadidel lume del Sole nell'aria , che ne circonda, e in noi parimente diffonderli le qualitadi del cuore per l'arterie, e di quelle del cervello per li nervi. Et al 19. capo del quinto libbro delle facoltà de femplici : 1 medicamenti, diceva, che ne fono contrarj, con tutta la foftanza, e proprietà loro, togliendofene ogni minima parte, èneceffariacofa, chcn'off'enda- no. Quefto tutto al luogo predetto dille Galeno, vo- lendo, che nel modo medefimo, cheoperano i vele- ni, operino parimente ne noflri corpi gl'antidoti , che fi danno contra di loro. Et al terzo libbro delle E facoltà de'femplici : Imedicamenti (diceva) corro- fivi,e putrefattivi, tutto che fi prendano in poca quan- tità, ammazzano nondimeno, e corrompono i cor- pi; imperoche quelle cofe, chefonfoggettealla pu- trefattione, fi fogliono putrefare per calidità, &hu- midità . Ma certamente il fangue è calido, & humido: e però non poiTono celTare di putrefare continua- mente. Ediqui viene, chetoltealcanedi quelleco- fedopolungo tempo ammazzano, e maffimamente quelle, chefonogrofle.eterreftrijdifoftanza. Tut- > ctequeltefono parole di Galeno . Ma ritornando àgi' antidoti, è però da fapere, che quelli operano con più ficurezza, cheli prendono da prima per prefervarfi , chequelli, che fi tolgono dapoi ; percioche fe il ve- leno per valorofo, che fia, poco ò niente nuoce à co- p loro, che per avanti fi fono preparati (come inter- venne àMithridate) cosi parimente per quella cagione pocoò nulla vagì iono gl'antidoti, che fi danno dapoi, fe non fi tolgono più, e pili volte in maggior quanti- tà, accioche maggiormente fi moltiplichi la virtù lo- ro ne corpi. Del che fàteftimonio Galeno al princi- pio del primo libbro de gl'antidoti , cosidicendor II Mithridato, e Umilmente la Theriaca non hanno in vero quella poITanza, quando fi bevono dopo al già prefo veleno, chehanno, quando fi prendono per Diofcoride . 78" avanti; imperoche quella portione d'antidoto che tolta una volta fola per avanti havefseprefervato al- cuno dalla morte,togliendofi dipoi, giovata veramen- te niente, fe non fe ne prende quattto,over cinque tan- tiper volta; nè quefto farà ella prefa una volta fola, ma bene continuandofi di torla ogni giorno due vol- te. Quefto tutto di ciò trattando, dille Galeno.Quelli dcII'uoj, e veleni ultimamente, ch'operanoconle qualità mani- g«ta» qm- fefte, & infiememente con l'occulte, operano nell' Ut*" uno, e nell'altro modo, chegli amendue già detti , come fà l'Euforbio, il quale quantunque faccia l'ope- rationedi veleno con l'ecceffiva calidità chepolfiedc; opera nondimeno ancora con la fua fpecifica forma , c qualità occulta. 11 che fi conofee, percioche data la Theriaca, la cui proprietà è di fuperare tutti i vele- ni, che operano con la fpecifica forma loro, opera valorofamenteovefia fiato prefo l'Euforbio: impero- che efìcndo la Theriaca non poco calda , vi nocereb- be veramente, ogni volta che operaflè l'Euforbio fo- lamente con la fua ecceftiva caldezza . Oltreàciòè da fapere, chetutti i veleni non nuocono primiera- J^J^irS mente al cuore: percioche fe ne ritrovano alcuni, i fc membra quali perforo propria natura fono cosifatti ( fecondo l'efperienza che fe ne vede ) che tolti per bocca , han- no proprietà di nuocere particolarmente chi ad un membro, e chi ad un'altro: come parimente fi ritro- vano medicine, che confortano fpecialmente il cuo- re, come fà il Zafferano , &il Giacintho: altre il cervello, elatefta, come fà lo Smeraldo, laStecha, e la Betonica: & altre lo ftomaco, come fà il Coral- lo, il Cinnamomo, e'1 Gengevo; & altre membra del corpo. E però Galeno nel libbro della Theriaca à Pifone: Sono Cdiceva molti medicamenti, i quali in fpecialità conferilcono, chi à quefto, e chi àquell* altro membro. La onde hà molte volte giovato l'Eu- patorio al fegato gtandemente : la Ghianda unguen- taria non poco alla milza : la Saffifragia , e la Betoni- ca affai alle reni : eie altri parimente ad altre membra del corpo ( come per lunga fperienza habbiamoofser- vato) fpecialmente fi convengano. Tali proprietà dunque dico ritrovarti ancora ne'veleni , percioche manife riamente fi vede, che le Cantarelle nuocono fpecialmente alla vefeica, la Cicuta al cervello, la Lepre marina al polmone, & ad altri altre membra particolari del corpo, come meglio nel procedo di- moflraremo, quando particolatmente trattaremo di ciafeuno. llchefapendo benilfimo Galeno, lo di- morilo nel luogo qui di fopra allegato, cosi dicendo: Sono alcuni veleni, che hanno proprietà di nuocere particolarmente à diverfe parti del corpo; imperoche vediamo, chela Lepre marina ulcera il polmone, e le Cantarelle la vefeica. Ma è però da fapere,chequan- tunque,come dice Gentile,ciafcuno di quelli veleni , che hanno proprietà di nuocere fpecialmente àqual fi voglia membro determinato, facciano cotale effetto 5 non però reità perquello, che non nuocano infieme- mente al cuore; imperoche fe altrimenti folle non ucciderebbono gl'huomini . E però non mi difpiacel" opinione di coloro, chetengono, chetutti i veleni uccidano, occupando la virili del cuore; imperoche poco importa, fe facciano cotale effetto nocendo primieramentealcuore, ò pure per altri mezzi. Del chefà manifello tellimonio Galeno al principio del quinto libbro de luoghi infetti, cosi dicendo: Quali fieno gl'accidenti proprj del cuore, e quali quelli , che patifeono 1 altre membra per il confenfo , che ten- gono con elio, lì può intendere per quelle cofe per avanti dimollrate in altri libbri, dove è fiato dichiara- to efiere il cuore la fonte del calore nativo, e che non polla l'animale morire, fe il cuore non patifee. Dif- putafi doDo quefto, fe poflìbile fia, che fi pollano i ve- g'tl^'ii' leni dare à termine, cioè di forte temperati, che pofsa- veléno am- no uccidere à uno certo prefifso termine: verbigratia m?">itcr- inunmefe, òveroindue, òfino à un'anno, e non m'"c' piuprefto, nè più tardi del tempo determinato . Nel che non è da lafciar di dire quello, che ne fcrive Teo- Ddd 2 fratto 788 Difcorfi del Matthiofi fratto approvatifTimoauttore al decimofefto capo del nono Iibbrodell'hidoria delle piante, trattando dell' Aconito con quefte parole : Dicono alcuni , che fi può comporre l'Aconito di tal forte , che può egli am- mazzare in determinati tempi, cioè in due meli, in tre, infei, in un'anno intero, &alle volte in due . Coloro, come dicono, muojono con grandiffìmi (ten- ti , che più poflbno refifterc alla forza del veleno; im- perocheènecefìàrio, cheli corrompa loro il corpo pian piano, e vadafi confumando con lunghiflimo languore. Ma quelli , in cui opera con breve tempo, muojono facilifiimamente. Quello tutto difìè Teo- frallo. Nondimeno io ritrovo che quali tutti i valen- ti, e dotti Medici concludono, che quantunque nel numero de'velenife ne ritrovino di quelli, che ucci- dono chi più predo, echipiù tardi; non però per quello fi può fapere il termine prefiflb, al quale riab- biano da uccidere, come fi credono alcuni; percio- chel'uccidere, chefàilvelenopiùprefto, ò più tardi non fi caufafolamente dall'operatione, e naturale ef- fetto del veleno ; ma da più, e manco refillenza, che gli là la natura dell'avvelenato . 11 che manitedamen- tenedimoftral'efperienza; imperoche dato il mede- fimo veleno nella medefima quantità àdiverfe perfo- ne, fi vede fenfaramentc uccidere chi in un'hora , chi inquattro, chi in ungiorno , & à chi non fare fe non poco nocumento . llche patimcnteveggiamo quoti- dianamente nelle medicine , cheli danno pcrfolvere il corpo, perciocheuna medefima medicina data à diverte perfone opera in chi pretto, in chi tardi , in chi poco , in chi affai , in chi niente, in chi fenza mo- leftia, Scinchi con non poco faftidio . Nè però in- terviene quello per altro, che per la varietà delle natu- re de'paticnd , le quali non fi poflbno conofecre cosi minutamente, che fi polla fapere quanto tempo pof- fa illoro naturale calore refiftere contra il veleno. E quantunque dir fi poteffe, che fi ritrovi alcuno cosi fottile avvelenatore, che per lunga pratica accompa- gnata dalla feienza, conofea cosi minutamente, eia natura , e'1 valore della virtù vitale d'alcuno che pof- fa far conjettura fino à che termine polla durare , dan- doli il veleno al fuo modo preparato ; non però con tutto quello potrà egli fapere determinatamente il giorno, nèl'hora della morte dell'avvelenato; per- cioche non è pofiìbilc , che fi polla limitare, fe non per giudicio divino, quanto lia l'humido radicale , e parimente ilcalor naturale di qual fi voglia corpo : e maflimamente perche tempre non fi ritrovano le vir- tù principali in uno fiato medelìmo, dal che proce- depoi, che fi ritrova l'huomo più, e manco gagliar- do : nel che oltre à ciò non poco alterano le caufe ede- riori, chiamate dai Greci Procatardlice. Aggiunge- vifi ancora, che gl'antidoti, che fpelTo danno i Me- dici àgl'avvelenati, quantunque non fuperino il ve- leno per efiere invincibile : nondimeno impedirono, che egli non ammazzi in alcun tempo detcrminato . E peròfeiochezza mi paté ileredere, chelecofe in- terioride'corpi noli n fi pollano co'l folo giudicio co- si agevolmente pefare con le bilancie, comelipefail Zafiarano. Ma è però da fapere, che quantunque quello in buona parte polla procedere per fortezza di natura , che più in un corpo, che in un'altro fi ritrova maggiore, nondimeno procede parimente per ritro- varli in alcunil'arterie, pcrcuifenepaffail veleno al cuore, molto lirette, & inalcuni per lo contrario moltoampie; perciochenonfolamente può con ve- locità caminare il veleno, quando ritrovala ftrada larga, & aperta, ma vien tirato ancora infieme coni" aria, che entra per refrigerio del cuore, con facili- tà molto maggiore. 11 che non interviene à coloro , che hanno ( per edere i loro cuori manco caldi) l'ar- terie molto più lirette, e l'attrattiva degli fpiriti vi- tali molto più debole. E però diceva Galeno al ter- zo delle facoltà de'femplici, & all'undecimo de gli alimenti, che la Cicuta uccida mangiandofela gì' huomini, e non gli Stornelli s percioche quelli han- no cumcnctf A no l'arterie loro cosi ferrate, che non può in modo al- cuno palla r per quelle la facoltà velenofa della Cicuta al cuore: quantunque maggiormente s'intenda que- llo de frigidi che de calidi. Appreflo à quello è da fa- pere, che è cofa molto malagevole , che i veleni i quali fi danno à termine da i malvagi avvelenatori , fieno d'altra forte, che di quelli, che follmente ucci- dono con le qualità ecceffìve loro ; percioche quelli, che ammazzano con la fpecifica forma, chepofleg- gono, perpocaquantità che fene dia, malagevol- mente fi poijono cosi affermare , che non ammazzino in brevifiimo tempo. Ma fono ancora alcuni , Squa- li affermano per cofa certa, che tutti i veleni fi pofio- B no con certa arte acconciare, che poflbno ammaz- zare chi li toglie più predo , e pili cardi; allacuiopi- nione non voglio però contradii e ,fapendo molto be- ne quanto fieno grandi i fecreti della natura. Difputa- Se «leu»" fi oltre à ciò fcpofiibilfia, che fi porta cosi alìuefarc g™4*™ alcuno al veleno, mangiandolo à poco à poco neci-dcreil » bi , che finalmente fe ne nutrifea fenza nocumento , le"° reTO come recita d'auttorità di Rufo Avicenna,', efser già ' fiata nutrita una fanciulla di veleno, per avvelenare Cpercioche bclliffima era) alcuni Re, e Principi , che carnalmente converfafsero con lei. Sopra'l che dico, che quantunque fi ritrovino alcuni, che tenga- no tal cola perpoffibile; nondimeno non crederò mai, C che un corpo humano fi pofsa nutrire di veleno, e maffimamente di Napello, di cui la più parte de'com- mentatori affermano efsere fiata nutrita quella fan- ciulla; percioche cotale hiltotia più predo mi pare una delle favole de gl'Arabi, che cofa, che chiara- mente per vera, fi pofsa provare con tutta la rilofofia natutale. E però fi vede, che Gentile fopra quello pafso, defidcrofo di mantenere cotalcopinione, co- me è l'Ufficio d'ogni fedele commentatore, pofeia che à ciò hebbe contradetto con fortiffimi, e veri argo- menti, fi sforzò con auttorità d'Averroe, e di Dino di foftencre al fine l'opinione d Avicenna, e di Rufo con afsai deboli, & inferme ragioni . Tra le quali D quella mi par efsere la migliore , quando attendendo egli più all'auttorità, che alla ragione, dice, che non fopporta il dovere , che fieno cosi grandi , e fapienti auttori, chiamaci mentitori , e bugiardi , credendoli egli gagliardamente, che Rufo , e parimente Avicen- naaccectafseroqued'hidoriapcrvera, e non per fa- volofa . Ma perche non mi pardi perder tempo in quedo con lungo contradire, per efser finalmente nella cura dc'veleni di poca importanza , tengo in ciò fermamente con Galeno , il quale al terzo delle facol- tà de'femplici vuole, che i veleni calidi, e fecchi (come e il Napello, di cui dicono efsere data nutrita quella fanciulla ) non fi pofsano in modo alcuno, an- E cora che in pochiffìma quantità fi tolgano, convertire in nutrimento, mafìbenei frigidi; percioche que- lli, come dic'egli ( mettendo in efempio la Cicuta, il Papavero, il Jufquiamo, eia Mandragora ) non av- velenano per natura , ma fidamente con la qualità fri- gida loro. Nel che recita egli pofeia l'hidoria d'una vecchia d Athenè, che fi mangiavalaCicuca fenza nocumento alcuno, cfsendoiì con efsaafsuefatta pian piano, fino à tanltochedagranquantita, laquale in lei fi convertiva ili nutrimento , non fentiva ella veru- na moleftia. Dal che fi vede, che non concede Gale- no in modo alcuno, che fi pofsano i caldi attuare al F nutrimento: cconfeguentementemancoancoraquel- li, che fono veleni performa fpccifica loro: trai qua- li perunode'piùfolennifi nomina il Napello: e però errano non poco alcuni interpreti ; percioche quel- lo, che con effetto difsc Galeno della Cicuta, dico- no, confondendo, efalfificando il telbogiàdetto , del Napello, e del Jufquiamo , interpretando diver- famentelacofa, come fece Avicenna . Quantopoi, che dicono alcuni, "chi la qualità del veleno già dige- rta, ctrafmutatain quella fanciulla , fi potefseper via dell'anhclito trasferire in altri, & avvelenarli , è vera- mente cofa dariderfene, edipoca confideracionc . Olirà Nel fello lib. di Diofcoride . . Oltra di quello perche fi ritrovano alcuni animali , ,"che™c1Ichenatura'mentefipafcono, e fi nutrifcono di cibi modi cole velenofi, come (fecondo chedice Galenoal2. de Jìra'™!em's gl'alimenti, & al 3. delle facoltà de'femplici) fi nutri- andoii fcono gli Stornelli della Cicuta, e le Quaglie dell'EI- nocetc. leboro: e come giornalmente vediamo ancora noi , che l'Anitre, che Hanno nelle forTe, fi nutrifcono di Botte, leCicogne di velenofe, e mortifere Serpi , e qualche volta leGalline fi pafeono di Scorpioni , di Ragni, d'Afpidi, e d'altri velenofi animali, non è però fe non buono il fapere , fe cotali animali mangia- ti da gl'huomini, gli fieno velenofi, e nocivi. Sopra ilcheritrovo, che la piti parte, anzi quafi tutti i mo- derni fcrittori tengono fermamente , che mangiati queftianimalinonpoflanoavvclenare, nè far nocu- mento alcuno, anzi nutrire nel modo, che nutrifcono gl'altri: per eller (come dicono) cofa certiflìmache elfi convertivano quei cibi velenofi nella natura loro. 11 che quantunque efler paja affai apparente, e con- venevole ragione , parmi però da credere, che quan- tunque fi digerifca,e fi trasformi il veleno in quell'ani- mali, diede] continuo fe ne cibano, non però redi perqueflo, chelacarne, che fi genera di cotal nutri- mento, fia, mangiandoli, lenza nocumento, eche forfè continuandoli di mangiare, non poteffe mortal- mente nuocere; percioche di quefto cene fanno te- ilimonio Diofcoride, eGaleno, affermando amen- due, che'l latte, il quale non è altro che fangue due voltecotto, di qual fi voglia animale, che fi pafturi di Scammonea, d'Elleboro, di Merco rella, di Volu- bile, e di Tithimalo , fol ve mangiandoli valorofamen- te il corpo: il che dimoftra apertamente che le quali- tà di tali herbe folutive, evelenofe, quantunque più, e più volte digefle fieno, non perdono però del tutto la facoltà loro folutiva, evelenofa. 11 che parimente fi conofcene'Tordi , cheli nutrifcono di bacche di Ginepro, enelleGalIine, chemangiano l'Aflènzo: percioche la carne di quelli refpira non poco di Gine- pro, erovadiquclte non poco ammareggiano . Dal che hanno imparato i diligentiffimi Medici à nutrire le Capre d'herbe appropriate, quando fan penfiero d'ufare il latte loro per gl'etici , ò per qual lì voglia al- tra mala difpofitione, àcui fi convenga. E quello medefimo afferma pure Galeno trattando della Vipe- ra all'undecimo delle facoltà de femplici, dove fa- cendo certo fuo difeorfo, fopra al Dipfade, afferma di faper egli molto bene, che le carni de gl'animali Ci permutano dal cibo, e dal nutrimento, cheprcndo- 110. Il perche concludo, che cotali animali non fie- no in alcun modo da accettare ne'cibi, come per lo contrario gl'accettano alcuni . E' ancora dopo quello da fapere , che alcune volte i veleni , e le medicine ve- lenofe, tanto dico tolte per bocca , quanto ammini- ftrate di fuori, giovano in alcuni morbi incurabili , rn veleno e.1uale,lc volta ancora fono la vera Theriaca di mol- e volte c ti altri veleni; imperoche vediamo manifeftamente , Thmaca che nelle fuperflue vigilie , ne fluffi foffocativi del ca- mallo. t3n0y in quelli delle donne, e difenterici, ne'dolo- ricolici, della matrice, edellereni, ovcl'altre me- dicine non giovano , dandoti l'Opio , la Mandragora, & il Jufquiamo , ò vero i compofiti Opiati , che fi ten- gono preparati nelle Speciarie, liberano fpeffe volte dalla morte i patienti, come dandofi ancora la Scam- monea, laColoquintida, ilTurbith, gl'Hermodat- tili, gl'Ellebori , e limili, nelle medicinefolutive , dovei morbi fieno renitenti, e contumaci, vediamo (come che tutte quelle cofe fieno velenofe) manife- fli giovamenti, e manifefta falute . Danlì le Canta- relle con utilità grande ne morfi de'Cani rabbiofi, V Euforbìo nelle punture de gli Scorpioni, e vagliono effi Scorpioni meffi fopra le propriepunture : come parimente vagliono le Vipere impiallrate, pelle pri- ma fenza capo, e fenza coda fopra i morfi loro, co- me pili ampiamente nel proceffo à i proprj luoghi di- remo . Ma avanti che veniamo alle cure particola- ri, feguitando l'ordine di Diofcoride, diremo in che 789 A modo, e conche cautelefi poffano prefervare da i veleni coloro , che temono continuamente d'effer f^bbo^o avvelenati : e come parimente fi polla foccorrere à ufare pei quelli, che già havefferoprefo il veleno: per il che fa- ^•yCr1"1ri11 re, dimoflraremo tutti ivalorolì rimedj tanto fempli- ci, quanto compofiti, non folamente ritrovati, e fperimentati da gl'antichi Greci, ma da gl'Arabici an- cora, e da molti famofi moderni. De' quali appro- vatiantidoti, quantunquenelprefente prologo pro- metteffe volere fcrivere Diofcoride nell'ultima parte di quello volume : nondimeno non lo fece però egli, come fi legge al crigefimoquaito capo di quello libbro, dove pofeia feufandofi , a (legna perche ragione . B Ma venendo hormai al propofito nollro di volere in- fegnarprima, come fi pollino gl'huomini, che te- mono, prefervare da i veleni mortiferi, dico, che " molti fi penfano, che fia perii grandinimi Principi non poca cautela il fard far la credenza ( come gene- c ralmcnte lì colluma) delle molte vivande , che le gli munereprà portano. Ilcheintaltimore, pertremanifelleragio- ba«. ni, poco, ò niente mi pare, che lia da (limare. Perla prima dico, che f e il credenziere, ó veramente lofcal- co vuol fare il tradimento, può agevolmente prepa- rar» per avanti di valeniilìTmi rimedj al veleno, che vuol dare, accommodati, ecosìafficurar fe, & am- mazzare il padrone. Perla feconda dico, chequan- C tunque ingannato dal cuoco il credenziere, mangi nel farle credenza di qualche cibo avvelenato, ne prendeintantapocaquantità, chepoco, ònientein quell'iflante lo può moleffare . Per la terza dico , che la maggior parte de'veleni , che fi danno per ucci- dere ncllevivande, fon quafi fempre di tal forte pre- parati da i ribaldi , c falfi avvelenatori, che non fanno l'effetto loro, fe non dopo alcun fpatiodi tempo . E però vengo à concludere, che lamigliore, e la più ficuracredenza,che fi pollano far farei Principi , è, cheprocurino di tenere tal vita crifliana, e mo- rigerata, ecosidirittagiulìitia, che tutti i fudditigl' habbiano in veneratione, & infiemementegl'amino , D eglitemano. Epofcia, che cerchino d'havere i mi- niflri, per le cui mani hanno da paffare le vivande lo- ro, nobili, bennati, fedeli, non avari, non invidio- fi, e che lungamente fieno flati conofeiuti per huo- minidibuonavita, e di migliori collumi : &oltreà ciò, tenergli del continuo rimunerati di non piccio- li beneficj . Nè meno debbono procurare d'havere al fervicio loro dottiffimi, e peritiffimi Medici, i quali fappiano molto bene preparare gl'antidoti con- trai veleni (come di fila propria mano preparava Galeno) dibuoni, & eletti medicamenti, e nondi quelli, che fi penfano molti effere i veri, e non fo- no; imperoche quando gì' antidoti fono legitima- E mente preparati, e IpecialmentelaTheriaca, e'IMi- thridato, fono veramente ballanti per (ìcuiarci da ogni veleno . Da tutte dunque quelle cofe ricrovaran- no affai maggiore utilità, che fe ufallero mille altre cautele. Non minor cautela fidebbeulare neltener monde, e nette l'argenterie , dandone il carico à perfonefidatilìlme; percioche in cotali precidi me- talli, ufati per le vivande dai gran Principi, s'afeon- dono più agevolmente i veleni , che ne vali di vetro , o„-„, . * j- ■ 1- « , 1 ■ r ■ 1 ■ 1 j sciocca opi- odima]olica. Comandano alcuni lciocchi demo- mone d ai- derni, che quandogl'Oreficiliquefanno l'Oro , e 1' cu"'- Argento ne'cruciuoli per fare i piatti, clivafi, che s'ufano, vi fi debba mefcolare infieme della Theria- F ca , e parimente del Mithridato , affermando , che co- si facendo, diventa lìmilmente il metallo 1 heriaca- le. II che quanto habbia dello feiocco, giudichinlo coloro (fenza che vi faccia io altra difpuca) che fo- no periti, e nelle cofe naturali, e nelle metalliche Debbefi oltre à ciò havercullodia , che i vafellamen- ti, dovefiripongonoicondimentide'cibi , fitenga- no ben coperti, eferrati : accioche nè Ragni, nè Scorpioni , non vi pofsano entrare . Avvifa Diofcori- de, che fi debbano fimilmente tener ferrate le botei del Vino ; perciochepiacendo molto il Vino alle Vi- Ddd 3 pere, 7?° Difcorfi del Matthioli pere ritrovandole aperte, vi corrono à bere , evi la- A felino con la faliva il veleno, e qualche volt* vi s'an- negano: ò; imperò diceva Anflotile al quarto capo dell'ottavo libbro dcll'hifloria de gl'animali, che al- cuni prendono le Vipere in campagna , mettendo va- ii pieni di Vino nelle macchie, &apprelìo allcficpi, onde pofeia le cavano del tutto ebbriache, come fi legge in Galeno all'undecitno libbro delle facoltà de' l'empiici l'hitloria da noi recitata di fopra nel fecon- do libbro di quelle due Vipere annegate per fe fiefle nel Vino, con cui furono infcieiitcmcnce curati quei duelcprofi. Veroè, chenon diceGaleno , chc'l Vi- no delle Vipere fiavelcnofo; ma cosi ialubrc, che guanfcefenza alcun dubbio la lepra. 11 che pare ellcr B contrario all'opinione di Diofcoride. Se già non vo- lcfìimodire, che ne leprofi (ia il veleno delle Vipere falubre,eficuro: &in ogn'altro, mortifero, e ditlrur- tivo. Schifichiteme di veleno , icibidibianco, edi verdecolore, e parimcntele vivande fatte difangue, percioche nel bianco agevolmente fi poflono nalcon- dcrc alcuni veleni minerali : nel verde, varie, e di- vede herbe mortifere : enelfangue degl'animali , che fi mangiano , li può facilmente nafeondere il fan- gue di qualche animai vclenofo . lìifogna fopra tut- to, che i cuochi, e tutti gl'altri miniftri di cucina non folamente fieno fedeli, & incorrottibili : made- licati, avveduti, e prudenti, per faperli moltoben C guardare dall'infidieelleriori , epcr iaperben tenere in cuftodia ciafeuna vivanda , ò altra cofa, che fi ten- ga per l'ufo de'cibi . Ma fpecialmente debbono ufare fomma diligenza in cuftodire i vafi da cucinare , che fianno fopra, ò per intorno al fuoco, accioche non vi pofsa dal tetto cadere, per la concavità del cami- no, animale velenofo veruno, come fono alcuni Af- pidi picciolini , che fi ricovrano fotto à i docci , ò ve- ro tegole de'tetti delle cale , Ragni, Scorpioni , & al- tri fimili; (imperoche (come recita Nicolò Fioren- tino famofo moderno ) fi avvelenò in Fiorenza tutto un convento di Frati, per elTer cafeato un Ragno molto nero nella pignata della mineftra loro . Deb- D bono parimente procurare i grandifiìmi Principi d' bavere fedeliilìmi camerieri; percioche (come è fiac- co detto di fopra ) fi pofibno con alcune forti di vele- ni infettarci letti, lecamifeie, e tutto'l reftode've- ftimenti : e peròcofiumano alcuni difarli prima ma- neggiare per buono fpatio di tempo à ifcrvitori,avan- Cordeqafr- ti che fe gli mettano addoflo . Coftumano firmi- li [emprono mente di far cavalcare a qualche paggio molte voltele chV'fofpe e felle , su le quali fono ufati di cavalcare eglino . Com- sddeiTo gli mandano ancora à i maeltri diftalla, che tengano rcfiilono. cosl ben ferrate le felle, elebriglie, che non polfaal- cunonon conolciuto, ò non fidato haver facoltà di vederle, non ched'accoftarvifi . Piti oltre è da fape- E re, che fi ritrovano alcune cofe, lequaliper propria virtù lorodimoflrano per alcuni fegni la prefenza del veleno: tra le quali è il Corno, ò vero la Lingua, che chiamano di Serpente, laqualfuda ("come dice il Conciliatore Pietro d'Abano) quando fe gl'ap- prefenta il Napello, ò la Vipera, ò il fiele del Leo- pardo : il che non fà con altra forte di veleno alcuno. Altri dicono per cofa vera, che la pietra Praffina , chiamata volgarmente Pralina, perda fubito la fua lucidezza quando fi porti alla prefenza di qual fi vo- glia veleno . Dicono fimilmente, che ligandofi la pietra della Botta in un'anello d'oro, di forte che tocchi la carne del dito, fubito che fi gl'apprefenta F il veleno ( fedi tanta fede fon degni coloro, che lo fcrifìero,) induce in quel dito della mano tanta cal- dezza, che par veramente un'accefo carbone, chef abbrugi: il chequantunque poco fiada credere, pu- re per Sodisfare àciafeuno, non hò voluto tralafciarlo. Vagliono , fecondo alcuni contra à i mortiferi veleni alcuni figlili ; ò veramente caratteri, ò vogliamo pur dire imagini,ò figure portate al collo, ò ncll'anella nel dito . E pero diceva Alberto nel fùo libbro dell'imagi- ni j che intagliandoli la figura del Serpentario con tut- te le fuefielle in qual fi voglia pietra pretiofa, vale maravigliofamente portata addoflo contra tutti i ve- leni, e maffimamente de'Serpenti . 11 perche diiTe poi Pietro d'Abano d'haverritrovatoferitto in un libro anticamente fiato de'Re di Perfia,chcfaccndofifcol- pire nella pietra chiamata Hematite un'huomo ingi- nocchiato, cinto d'un ferpente, la cui iella tenga egli con la deftra , elacodacon la finiftra mano, t farla pofeia legare in un'anello di puriflimo oro , pre- ferva, portandofi in dito , da ogni mortifero veleno: ilchefepure effetto alcuno dovefie fare f come che da dubitarvi fia ) tengo ferma opinione che nel tem- po, che fi fcolpifce cotale imagine, fia necefiàrio ofìervare alcune coflellationi , da cui fi influifea tal virtù nella fodetta imagine. Didero oltre à ciò alcuni antichi fapicnti, cheli ritrovano pietre pretiofe , le quali per fpecial dote della natura hanno amplifìima facoltà di rompere, e didiltruggere la malvagità de' veleni: il perche dille Alberto Magno, cheportan- doli un Diamante Orientale legato al braccio finifito tra'lgombito, elafpalla, rompe la forza di tutti i veleni: il che attribuì egli parimente all'Agata , al Giacintho, ScalSaffiro Orientale. Altri danno la pari virtù allo Smeraldo, Scaltri alla pietra, chedi- cono ritrovarfi nel capo del Dragone, chiamata Di a- gonite. Ma parmi in vero , che poco fia da confidarli in cotali fallaci fofpenfioni , per non haver di ciò mai io veduto fpcrienza alcuna cosiapparente, che fegli pofia predare alcuna lincerà fede; quantunque però non mi difpiaccia il credere , che lo Smeraldo , il Gia- cintho, l'Agata, e'ISafiiro, macinati in fondili] ma polvere, poffano prelì per bocca , liberare molte vol- tegliawelenati dalla morte, pereder propria natura loro di foccorrere alle virtù del cuore.- ma che porta- ti addofiò pollano impedire la forza, e parimente 1* operationc del già prefo veleno, non crederò io cosi agevolmente, comefel'imaginano, efelocredono alcuni. Pnòoltreàciò (come nel prefente prologo r*?°*,(J fcriflé Diofcoride )prefcrvarficiafcuno da i veleni , dY'"vei che Latte, vomitandolo , e revomitandolo uno de' più, epiùvolte; tanto può la cupidità dell'oro in co- "»' ■ taliafsalTini,chevolontariamentes'efpongonoàma- nifelli pencoli della morte. L'altro afsafTìnamento, chefanno, èmqueftomodo. Vanfene coftoro una, òveroduehore, avanti che faltino in banco, inuna Speciariala più vicina, che fia al cantone della piaz- za, dove vogliono predicare. E fattoli inoltrare dal- lo Speciale la Scatola dall'Arfenico, ne adocchiano due, overtrepezzi, fecondo l'intento loro, e fili- nolo piegare in un lòglio di carra, e lafcianlo nell' iltefsa Scatola, pregando lo Speciale, che quando faranno in banco , lo vogliano dare à chi da loro farà là mandato per efso. E così procedono pofeia alle - predicheloro, laudando lalorfalfa Theriaca per la prima del Mondo con un facco di bugie : dopò al che, p_er dar più credito alla cofa mandano via alla Speda- rla à torre il già da loro apparecchiato veleno . Apro- no in tanto una Scatola grande , piena tutta di bofsoli della loro afsafil na Theriaca, al coperchio della quale fono di dentro attaccati con cera diverti pezzi d'una miftura fattadiZuccheroCandito, farina d'Amito, & altre cofe, che del tutto fi ralsembra infattezza, & in grandezza à quei pezzi di vero Arfcnico, prima A adocchiato da loro nella Speciaria. Difcoperchiano i ladri la Scatola, per poter tanto meglio celar l'ingan- no, ftando in alto in sù'l banco con granditTima cau- tela, tirandola parte di dentro del coperchio, dove è attaccatoquell'Àrfenicocontrafatto verfoloro, ac- cioche nifsuno fi pofsa accorgere deH'afsadinamento, che fanno : E così danno fubito in mano il coperchio giàdettoalcompagno, òragazzo, chefìtengono à canto, il quale à manoaperta lo tiene co'l contrafat- to veleno verfo il cielo, accioche da niuno fi pofsa vedere . In tanto arriva il mefso con l'Arfenico vero tolto dalla Speciaria, e prefolo pofeia nellefuemani il Cernano, lomoftra al popolo con le più falfe pa- li role, chedirfipofsano: Et havendo finalmente fat- togli fopra lunga diceria-, fingendo, perfare la cofa più netta, di volcrrimunirfi le maniche dello fcarla- to, overvcllutoafsaffino, fino alle gombita , pofa l'Arfenico nel coperchio predetto, dove per l'altezza de! cerchio non fi può in modo alcuno dal bafso ve- dere. Rimunitefi dunque le maniche, etoltainsùla fpalla una fottilctovaglictta , fi fà portare un bicchie- re d'acqua, ò vero di Vino, e lafciato l'Arfenico ve- ro da un canto del coperchio, prende con cautela in mano un pezzo di quel contrafatto , e lo gratta con un coltello nel Vino, ò vero nell'Acqua del bicchiere: E cosi pofeia fe Io beve ficurilìimamente, facendo C fenzafcropolo alcuno credere à gli fpettatori , che habbia egli bevuto di q ueìl'ilteiTo , che fù portato dal- la Speciaria ; Ricordomigiàhaverveduto uno dico- Hiftom d' ftoro, che haveva dato un fimil velenocontrafatto unafraudc. ad un fuo ragazzo, e fingendo di non volerlo ajutare fino à tanto che non bavelle perduto il polfo , e folle prefioallamorte, per dar maggior riputatione alla fua furfantefea Theriaca; havendo prima bene in- ff rutto il ghiotto del ragazzo, chetenefifeil fiato, ac- cioche fi cambiafiè di colore , e che in quel tanto llra- voglcffe gl'occhi , e torceile la bocca , e'1 collo ; chia- mò un Medico di buona parta, quivi falariato dalla Terra, cheglicoccafTeil polfo, accioche à tutti fa- O celle teftimonio, come l'haveva perduto: il che fa- cendo quel buon Medico, già fatto, no'l fapcndo , ruffiano del ciurmadore, faceva teftimonio à ciarli- no, che niun polfogliritrovava; non havendo egli forfè mai letto, che lì polla con arte prohibire il bat- tere del polfo, comefcriveGalenonelfelfo libro de precetti d'Hippocrate, edi Platone , così dicendo: Vedefi nell'arterie la medefima natura; imperoche in effe , cosi come ne'nervi, quando fi troncano, ò ve- ro s'allacciano, noniifentepirinè pollo, nè movi- mento veruno . Il che fe havede egli letto, agevolmen- te fi farebbe potuto accorgere, che haveva il ragazzo duelegatureinogni braccio fopra al gombito cosi E ftrette, che impedivano del tutto il tranlìto de gli fpi- rici vitali per l'arterie , chefenefccndonoalle mani; e che l'altro fervitore, che lo follentava, come già fofsc morto, fotto alle braccia, voltando un certo bottone , à cui erano attaccate le (Ircttojc , ftringeva , quando voleva far perdere il polfo, & allargava poi pian piano , quando havendo già tolto l'ammacltrato ragazzo la falla Theriaca, cominciava àfìiigerc diri- tornareinfelleflo. Il perche, accioche fi polla fchi- farc ciafeuno dalle ladrerie di quelli afsallini, hò vo- lutoquilungamentcfarle palefi. Del che hò io da ringratiarenonpocoil mal Francefc; percioche of- fendo egli entrato meritamente nell'ofsa d'uno de'piiì p famofi di quelli mangia veleno, defiderando egli d' efsere da me curato, mi rivelò, mentre, che feci la cura f efsendone però da me ricercato ) tutte le fudet- retruiferie, che ufanoi manigoldi, per cavar i dana- ri dalle borfe altrui . Le cautele poi, eie fallita, che ufanoquelli, cheli chiamano della cafa di San Pao- Anrdoti Io ( del che fi mentono per la gola ) me le riferbo à di- Zt'Jcà- re, quandonelprocefsofcriveròdìquei veleni, che «rua'vcleni. lafrianoco'morii, e con le punture diverli mortiferi animali .j Ma accioche non le ne vadano quelle mie fatiche del tutto vacue di qualche yalorofo antidoto , mi \ 794 Diicorfi del Matthioli paruto cofa da vero,c Fedelifììmo Medico di feri- A .1^. f bÌLmh'mÌ 111 Ini ni rKrnli vi tyi/~\\fT\ verne in quello luogo alcuni miei particolari molto valorofi, de'qualihòritrouatonellecaue de'veleni , tanto tolti per bocca, quanto dati co'l morfo de gli animali ficuri, e prefentanei giovamenti. E quan- tunque ai tempi nollri pochi fieno i Medici, che vo- gliano riuelare i fecreti loro, quando fi ritrovano ha- vetne qualche bel particolare, nondimeno hauendo giàioprefoilcaricodivolereconquefle mie fatiche giduaregeneralmenteà tutti, parebbemi cofa vera- mente inhumana, fe in ciò mi taceffi per invidia,ò per auaritia alcuna cofa, chegiouare potefse. 11 ptimo Antidoto dunque, di cui ho yifto molte volte mira- colofeproue contrai veleni, fi compone in quello B, Antidoto modo. Togliefi idi Reubatbaro , di Kaponticovero, rrinio, e radici di Valeriana , d'Acoro , il quale hoggi chia- d«i«.mo- miam0 Calamo aromatico, diCipero, diCinquefo- glio , diTormentilla , d'Ariftolochia ritonda,di Peo- nia, d'Enola, di Collo , d' Iride, di Camelcone bianco, di ciafeuno tre dramme: di Galanga, d'Im- peratoria, di Dittamo bianco, d'Angelica, di Mil- lefoglio, di Filipendula, di Zedoaria , di Gengeuo, di ciafeuno dramme due: d'Agarico dramme tre : di Rofmarino mafehio della prima fpecie , di Gentiana , del Morfus diaboli , di ciafeuno dramme due , e mez- za : di feme di Cedro , di Vitiee, di Grana fina,di Fraf- fino , d'Acetofa , di Pallinaca faluatica, di Nauoni,di C Nigella , di Peonia , di Balilico , d'Irione, di Tlafpi,di Finocchio, d'Ammi, di ciafeuno dramme due:dibac- chedi Lauro, diGinepro, d'Hedera,diSmilaceaf- pro, diCubebe, diciafcunodrammauna,emezza: di frondi di Scordio , di Chamcdrio , di Chamepitio , di Centaurea minore , di Stecha , di Spica Celtica , di Calaminta , di Ruta , di Menta , di Betonica , di Ber- beri!, di Scabbiofa, di Cardo fanto,di Melifsa.di cias- cuna drammauna, emezza: di Dittamo diCandia drammetre : di Mazorana , d'Hiperico, di Giunco o- dorato , di Marrobio , di Galega , di Sabina , di Pim- pinella, di ciafeuno dramme due: di Fichi fecchi, di Nocicommuni,diPiftacchi, di ciafeuno oncie tre: D di Mirabolani Emblici dramme quattro: di fiori Cor- diali, di Rofe, di Lavanda, di Salvia, di Rofmarino coronario , di ciafeuno fcropoliquattro: di Zaftarano drammetre: di Caflìa odorata , la quale hoggi chia- miamo Cinnamomo dramme dieci: diGarotani, di Noci mofeate , diMace, di ciafeuno dramme due,e mezza: di Pepe nero, diPepelungo, dituttii San- dali , di legno Aloe , di ciafeuno dramma una,e mez- za: di corno di Cervo dramme quattro; d'Alicorno dramme una.- d'ofso di cuore di Cervo, di limatura d'Avorio, di verga di Cervo, di Callorio, di ciafeu- no fcropoliquattro: di terra Lemnia dramme tre : di Opio dramma una, e mezza: di Perle Orientali, di J£ framenti di Smeraldo , e di Jacintho, di Coralli rolli, di ciafeuno dramma una, e mezza : di Canfora dram- medue: diMaftice,d'Incenfo,diStirace, diGom- ma Arabica , di Ragia , di Terebintho , di Sagapeno , di Opopanaco, di Laferpitio, di ciafeuno dramme due, e mezza.- di Mofco odorifero, d'Ambra grigia, di ciafeuno dramma una: di Olio di Vetriolo mezza oncia: diSpeciecordialitcmperate, di Diamargan- te, di Diamufco, di Diambra, di Lettovario , di Gemme, diTrocifci, di Canfora, di Scilla, di ciaf- euno dramme due , e mezza: di Trocifci di Vipera oncie due : di fucco d'Acetofa , di Cicerbita, di Scor- dio, d'Echio, di Borraggine, di Melifia, di ciaf- ] cuno libra mezza:d'Hipociftide dramme due: di 1 he- riaca eletta, di Mithridato ottimo, di ciafeuno oncie fei: di V'invecchio odorifero libre tre: di Zucchero di Mederà, ò vero d'elettiffimo Mele libre otto, e mez- za. Di tutte quelle cofe fcieltc, àc elette con ogni poffi- bile diligenza, & arte , fe ne faccia un Lettovario nel modo, che fi compone la Thcriaca, ò vero il Mithri- dato. Di cui fi può dare una, due, etredramme alla volta , fecondo il bifogno, l'età , ' e lo flato de'patienti . E pollò ingenuamente far fede àciafcuno,che non fa- lò conferifee egli ( come habbiamo detto ) in ogni ve- leno tolto per bocci, eparimentein quelli, che la- feiano con li morii loro gl'animali mortiferi ; ma nel- la peflc ancora fà mirabili effetti, non folamente in preferirei fani, che ne pigliano ogni giorno una dramma, ma nella pefle ancora in fanare gl'ammor- bati,e già infettati di pefìe,dandofene loro due dram- me con acqua di Cardo benedetto, òdi Scabbiofa, ò diTormentilla, òdiScordio, ogni giorno due vol- te . Del che pollò fa r à ciafeuno ferma fede per haver io liberati molti , e molti che erano già infettati di pe- fte. Ma bilbgna fopra tutto avertile, che l'Antidoto fìacompoftodaperfonachefialungo tempo efferci- tata nella cognitione de'femplici , e che gli raccolga ai fuoi tempi , e lo componga con quell'arte , fedeltà , e diligenza, che vi fi richiede . 11 perche fapendo io quanto in ciò vaglia il virtuofiffimo M.Franccfco Calceolario Veronefe Speciale, come fi può vedere per l'opere miracolofe, chefi veggono ogni giorno dellafuaeccclIentiflimaTheriaca, non hò mai vo- luto , dapoi che hò conofeiuto il fuo gran valore, che altri che lui componga quello antidoto, e parimente l'Olio de gli Scorpioni poco qui di fotto deferi tto. Nel cheveramentenon mi fono ingannato, ritrovando io ogni giorno, che qucfti due Antidoti comporti da lui, operano con molta più efficacia, che non face- vano quelli, che hò fatto comporre, e preparare per avanti da altri. Ma volendoli, che operi prefenta- neamentc, facciafi in quclto modo . Togliafiuna li- Acqua de! bra del fudetto Antidoto, una diSiropodi feor/.e di £*>«gM Cedro, e cinque d'Acqua di Vita fatta d'clcttilfimo fUCvirtu.' Vino, la quale fiatante volte lambiccata, che fia ri- dottaà forma di Quinta effenza; metti ogni cofa in una boccia di vetro , che fia d'altrettanta tenuta,e fer- ra pofcia la bocca del vaio, chenonpoflà rcfpirare , e con dclfrezza sbatti cosi dentro nel vafo l'Acqua co'l Lettovario, tanto che tutto s'incorpori infieme, c polcia lafeiala cosi Ilare per un mefe continuo ; sbat- tendola però due volte la lettimana, comefacelli da prima, percioche agevolmente il Lettovario fi ridu- ce alfondo: E cosi pa0ato che fia il detto tempo, ri- trovarai l'Acqua colorita, -e chiara foprallare al Let- tovario, & riaverne già tratto fuori ogni virtudc.-AU' bora dunque aprirai la bocca del vafo, e declinando pian piano ne cavarai fuori l'Acqua chiara in un'altro vafo di vetro, il quale ferrerai con ogni diligenza concera, econ carta pergamena ; percioche feti re- ila ffe aperto, in un fol giorno, tutta fc n'andarebbe infumo. Quell'Acqua dunque è di tanta virtù , co- me infinite volte hò fperimentato io, che data alla quantità di mezz'oncia, con altrettanto Vino, o ve- ro con qualche acqua lambiccata, di qual fi voglia pianta appropriata , ò vero così purafenza altra com- pagnia, à chi per morfo, ò per puntura di qual fi vo- glia animale velenofo folte cosi vicino alla morte,che haveffe infieme con la loquclla perduti i fentimenti , iveglia con non poca ammiratione de'circoflanti, co- me da un lungo tonno , i patienti , e loro fà il più del- le volte vomitare gran quantità d'humori già infetta- ti. Delchepuòfarteflimonio la Capitania del Ca- flellodiVipao, la quale eflcndo (lata morduta da una Vipera , & havendo già patteggiato del nolo con Caronte, fù rivocata al Mondo con quell'Acqua miracolofa, come parimente e" dipoi accaduto con una povera Schiava, pur morduta nella mano llan- : ca da un'altra Vipera limile. 11 che fà fimilmcn- tein quelli, che fi prendono per bocca; percioche tanto è ella Cottile, attiva, e penetrativa, che in un momento pafla con la virtù fua per tutte le vene del corpo. Et iraedefimi effetti fà parimente in varie, e diverfe altre infermitadi , le quali per brevità trapaflo, percioche ogni dotto Medico potrà, confiderando con ragione le facoltà fue , applicarla , ove ella fi con- venga . L'altro gloriofo, e raro Antidoto è queir ìftef- fo Olio , di cui di fopra nel fecondo lib.al capitolo de gliScorpioni, e nel quarto al capitolo dell'Aconito, r fii fatto Nel fello lib. di Diofcoride. 795 fdfatto ne notiti Difcorfimemione. Quefto dunque unto di fuori ai polli piti apparenti , come fono quelli delletempie, mani, e de piedi, e parimente alla re- gione del cuore, reiterando l'untioni di tre hore in trehore, libera Ccuramente da tutti i veleni tutti per bocca, che non fieno corrofivi, e parimente da mor- ii delle Vipere, degl'Afpidi, e di qualfivoglia altro animale velenofo , come pili ampiamente diremo nel proceffi) di quelto . Et accioclie conofea tutto il Mondo la liberalità del mio cuore, ecco qui hora il vero modo di farlo . Togli nel principio di Maggio d' Antidoto Oliocommunedicent'anni, ò fe non di tantotem- condo , e po, almeno del più antico, che poi ritrovare, libre Inc'eVr- tre' d'Hiperico frefeo in herba , manipoli tre: metti " ' "' l'Olio in unabocciadi vetrod'altrettanta capacità, & infondigli dentro l'Hiperico , alquanto prima pefto , e ferra il vafo, e mettilo mezzo fepolto in fottiliUìma arena, ove tutto il giorno fiafcaldato dal Sole: e la- fciatolo così ftare dieci, over dodici giorni continui, mettilo poi nel bagno, chechiamanodi Maria, per ventiquattro hore, e pofciafpremi l'Olio dall'herha. Fatto queftotogli d'Hiperico, diChamedrio,di Ca- laminta, diCardofanto, di ciafeuno un manipolo , pefta, & infondi, e metti nel bagno per tre giorni continui: tiralo pofeia fuori, colalo, e fpremilo , come è (lato detto: prendi dipoi tre manipoli grandi di fiori d'Hiperico, enettaglibeneda'fufti,& infon- digli ben pelli nell'Olio già detto, eriponlo al mede- fimo bagno per tre giorni continui, e pofeia cavalo fuori, efpremi, come prima: e cosi farai, reiteran- do l'iufufioni de'fiori tre, overquattro volte, fino* tanto che l'Olio venga rollo, comefangue. Fatto quello, prendidell'Hipericogiàsfiorito, e tira dal- le cime quelle granella verdi , fimili à grani d'Orzo,in cui è dentro il feme: e polcia prendine tre buoni ma- nipoli, epellagli, irrorandogli alquanto con Vino bianco, & infondigli nell'Olio predetto, e poni al Sole co'l vafo confucto, fepolto nell'arena per otto giorni continui ; dipoi mettilo nel bagno per tre gior- ni, epofciacola, e fpremi nel modo medefimo di prima, reiterando con quello feme tre, overquattro infufioni fimili, finoàtantocheprenda vero colore difanguefeuro. Dopo quefto togli Scordio frefeo di Calaminta, diCentaureaminore, diCardo fanto , d'Herbena, di Dittamo di Candii, di ciafeuno mez- zo manipolo, pefta, & infondi, e poni al bagno per due giornicontinui, epofciacola, efpremi, co- medifopra. Togli poi di Zedoaria, diradici di Dit- tamo bianco , ediGentiana, di Tormentala , d'Ari- iìolochia ritonda , di ciafeuna dramme tre: di Scor- dio frefeo manipolo uno, pelia, & infondi, e metti nel bagno per tre giorni continui: e pofeia cola , e fpremi. Infondigli di nuovo di Storace Calamita, di Belgioino, chiamato da Greci Lafero, di ciafeuno drammefei: di bacche di Ginepro dramme quattro: di Nigella dramme due; di CafTia odorata dramme nove: diSandalibianchidramme quattro: di Squi- nanto, diCipero, di ciafeuno dramma una , e mez- za: pefta ogni cofa, Scinfondi, eponià bagno per tre giorni continui, ecola, efpremi, fecondol'ordU ne fudetto . Habbi dipoi trecento Scorpioni vivi, col- ti ne'giorni canicolari , e mettigli in una boccia di ve- tro fopra la cenere calda : e come vedi, che per lo caldofudano, efi ltizzano, mettilorfopra tutto 1" Olio già detto caldo; ma non peròcosibollente,che faccia crepare il vafo, e fubito ferra la bocca del vafo, e metti nel bagno per tre giorni continui , pofeia cola, efpremi. Getta via gli Scorpioni già cotti, erinfon- dinell'Oliodi Rhcubarbaro elettiffimo, di Mirrha commune, d'Aloe Hepatico, di tutti dramme tre: di Spigo nardo dramme due: di Zafìàrano dramma una, di Theriaca eletta, di Mithridato perfetto di ciafeuno oncia mezza: pella, & infondi, e poni à bagno per tre giorni, e pofciafenzacolarlojpiù altri- menti , ferbalo , come fe folle Balfamo ; .percioche ne' veleni fudetti è miracolofo rimedio , e maflìmamentc A contri al Napello, di cuifuTono avvelenati quei due Corfiaffaflìni, la cui hiftoria recitammo di fopra nel quarto libro al cap. dell'Aconito , do ve ricorrere può ciafeuno , che defìderi faperla . Lodò oltre al Mithri- dato, Diofcoride nel prefente prologo, due altri va- lorolì antidoti; quello cioè, che fi chiama diStin- chi; e quello parimente, che nominano di Sangue; ma non però ritrovo , che ne dia egli in luogo alcuno il modo di comporli: la onde per fodisfareà ciafeu- no, gli defcriveròquiionel modo, che nelfecondo libro de gl'antidoti gli mette l'uno doppo l'altro Ga- leno, cosidicendo: L'antidoto, chiamato di San- gue, convenevoleaiveleni, &aimorfi d'ogni ani- B malevelcnofo, fi fà in quefto modo. Togli di Pepe Antidoto lungo, diPepebianco, diCoflo, d'Acoro, di Zaf- jj^jjjggj forano, diValeriana, diMeo, diDittamo di Can- Galeno, dia, d'Armoniaco, d'Agarico, di ciafeunodramme due: d'Amomo, diliquorediBalfamo, di feme di Ruta fai vatica, di Cimino Ethiopico, d'Anefi,di San- gue fecco d'Anitra, diMafchiocioè, edifemina,di Sangue diCapretto, ed'Oca, difemediNavonif.il- vatichi, di ciafeuno dramme tre: di Gentiana, di Trifoglio, diSquinanto, d'Incenfo ,di Rofefecche, di ciafeuno dramme quattro : di Petrofelino, diPo- liodiCandia, di ciafeuno dramme cinque: di Cin- namomo dramme fei : di fiori di Scordio dramme ot- C to.- di Mirrha, di Spigo Nardo, di ciafeuna dram- me dodici: di Caffia dramme otto : pefta tutte quefte cofe con diligenza, e pofeia {lacciaie fottilmente,& incorpora contantodiquelMele, cheli porta d'A- thene, benefpiumato, quantotibafta, eriponlo poi in un vafo d'argento, & ufalo per medicina grande . Quello, che (ì compone di Stinchi, lo recita Galeno Antidoto in quello modo: L'antidoto, che fi chiamadiStin- di. Stintili chi, diMithridateEupatorio, che conferifeeai ve- c^oT leni, & ad ogni materia, òvero parte mortifera de' velenofi animali, e parjmenteai morii mortiferi lo- ro, fifa in quello modo. Togli di Stinchi, di Saga- peno, d'Acoro, diValeriana, diCofto, d'Hiperi- D co, d'Acacia, d'Iride, di Meo,diGomma, di ciafeu- nodrammedue: di Rofc fecche, di Gentiana, di Cardamomo, dicialcuno dramme quattro: d'Opio obolidue:di Stirace dramme otto: di Polio, di Caf- fia odorata , di Sefeli , di Bdellio , di Balfamo, di Pepe bianco , di ciafeuno dramme cinque, & oboli due : di fuccod'Hipocillide, d'Opopanaco, di Mirrha, d'In- cenfo mafchio,diCaftoreo, diPepelungo, diCifì, di Foglio, di ciafeuno dramme fei: di Scordio, di Squinantho, di Galbano, di Ragia, di Terebintho, di ciafeuno dramme fei, & oboli due: di Nardo Soria- no, diliquoredi Balfamo, diThlafpi, diDauco,di Candia, di ciafeuno dramme due, & oboli tre: di E ZafFarano, di Gengevo, di ciafeuno drammefei, & oboli due : di fucco di radice dolcc,d'Agarico,di ciaf- euno dramme otto, Se oboli tre. Fà macerare il Ci fi} 1' Hipocidide ,U Sagapeno , l'Opio , la Stirace , e l'Opo- panaco in tanto di Vino aromatico, quanto ti ba(la,fi- no à tantoché del tutto fi diffolvano; e tutto ilrefto pefta fottilmente ,e ftaccia con diligenza, & incorpo- ra con l'altre cofe già macerate nel Vino, e polcia componi ogni cofa con tanto di quel Mele bene fpiu- mato, che fi porta d'Athene, quantoti bifogna; & in ultimo aggiungivi il liquore del Balfamo, e ferba- lo in vafo d'argento ; di cui fi dà per volta q uanto pof- fano tollerare! patienti. Quelli dunque fono i due F antidoti lodati meritamente da Diofcoride, e ferirti percofevalorofiiTimeda Galeno. Ma fecondo che di fopra fu detto della Theriaca, per mancarne affai femplici, che vi li convengono, nonsò come a'tem- pinoftrifipotefferorealmentecomporre, fe giànon voleftimoufareifuccedanei, mettendo un femplice in cambio d'un'altro, come fogliono ufare alcuni Medici, eparimenteSpeciali; il che fe ben parerle adalcuno, checonccdefle Galeno, per haver egli Succedati, detto, che mancandone il Cinnamomo, fi può in &r " lor" fuoluogomettcreladoppiaquanticà di Caffia; tMvcmtfc però 796 Dilcorfi del Matthioli però per queflo fi può concludere, chefipoflafarc.il A medefimo con ogni altro femplice, che ne manchi,co- roe fi credono alcuni , che bene non intendono Gale- no ; percioche veramente intende egli altrimcnti,trat- tando di quefta cofa al primo de gl'antidoti , cosi di- cendo: Bifognamifarehoramentione di quanto in molti libri di medicina fi ritrova fcritto , della Cafiia , cioèjchehavendofibifognodi Cinnamomo, e non ritrovandofene , fi può in fuo luogo mettere il doppio pefo di Cafiia . Del che facendoli beffe Satiro mio pre- cettore,diceva edere quello una delle facetie di Quin- to; percioche foleva egli dire, che coloro, che com- mendano doverli mettere il doppio pefo di Caffia, quandone mancailOnnamomo, fono fimilià colo- B ro,chedicono,chemancandonequel Vino, che fi chiama Falerno, poffiamo in tal cafo bere il doppio diquello, che fi vendenelletavcrne, ecosi, quando ne manca l'elettifiìmo Pane, mangiare il doppio più del fembolofo. Sopra al che determinando dico , che fe quella f acetia di Quinto s'intende fellamente d' una fola qualfi voglia cofa, la quale vogliamo ufare,parmi veramente ch'ella fia irreprehenfibile : ma fe d'una co- fa, che fi debba mettere in compagnia con molte al- tre, dico, che cotale opinione non è nel medefimo modo vera ; imperoche ,fediqualfivoglia cofa , che fi debba applicare al corpo , come farebbe à dire il Rhu, l'Aflenzo, l'Iride, la Gentiana,ò veramente qualfivo- Q gliaaltrafémplicemedicina, prenderà alcuno della manco buona in luogo di quella, che fi può chiamare valorofiflìma , e l'amminiltrari al corpo,tanco di den- tro, quanto di fuori, nuoceràfenza dubbio doppia- mente.Ma (e infieme con molte cofe bifognafle mette- realcunacofacosìottima, chedovefieaumentare le forze dell'altre, mancandone in ciò quella , che otti- ma fia , dico , che non peggio farà per quello l'ufare il doppio di quella cofa, ancora che fi conofea effere manco buona, che habbia la proprietà medefuna di quella , che fia della medefima fpecie, ò veramente na- tura. La Caffia veramente èditalforte propinqua al Cinnamomo , che qualche volta fi genera da lei Kfleft £) fo Cinnamomo: e veggonfi alle volte gl'interi alberi di Cafiia , da cui rami pendono alcune verghelle di Cin- namomo . E però dico , che quella cofa è fimile non al Vino, ò al Pane, come diceva Quinto, ma all'opera- tioni della vita noftra, in edificare cafe, infabricarc navi , & in portare , e trasferire da luogo à luogo ma- teriali di gran pefo; imperòche in tutte quelle attieni della vita, tutto quello, che fi foffè potuto fare d'un folo huomo forte , e robuflo , mancandone cgli,fi può agevolmente effeguire da due, che meno forti fieno. Quello tutto diflè Galeno. Dal che fi può chiaramen- te conofeere , che il mettere ne'compofiti un femplice per un'altro , non concede egli , fe non di quelli , che E fono d'una natura medefima, come la Caffia, & il Cinnamomo. Eperòconcludendo,dico, che per- verfamentefanno coloro, che altrimente intendono lacofa. Lodò pofeia ancora Gal.al 2. lib. degl'anti- doti non poco quell'altro antidoto, che fi fà di bacche di Ginepro, e di terra Lemnia, cosi dicendo: Queflo Antidoto è un'antidoto , il quale prefo per bocca, fàl'huomo fi- di terra Le- curo da'veleni.E queflo ufava il Re Nicomede, quan- crkto da do chiamato da fuoi magnati alle cene , fi dubitava di Galeno . veleno; percioche prefo per avanti, mangiandofi po- feia cibi avvelenatijfubito provoca la naufea, & il vo- mito , di modo che ancora egli efee dello ftomaco in- fieme co'l veleno: ma fe veleno alcuno non ènecibi, F non fà alcuna moleftia, nè fi fente di lui nocumento veruno. Fafiìinquelto modo. Togli di bacche di Ginepro dramme due:di terra Lemnia dramme due,& oboli due : fà di tutto fottiliffima polvere , & incorpo- ra con Mele, ò vero con Olio, e fcrbalo: e quando n' havraibifogno, danne la quantità d'una Nocciuola alla volta infieme con acqua melata. E queflo bafli per hora, quanto al methodo univerfalc di tutti i vele- ni, percioche de particolari, e de gl'antidoti loro à j proprj luoghi , qui di focto ampiamente diremo . Velie Cantarelle. Cap. t. APpajonoveramentegrandifftmi accidenti in colot'o , àcuifonojìate dateneicibi le Cantarelle, percio- che fi fentono corrodere tutte l'interiora , che fono dalla hocca allavefcica, eparloro, cheti fiato loro li fiappia di Pece, òverodiCedria: ìnfiammanfi 'nei precordi dal- laparte deftra: orinano diffìcilmente, e molte "volte in- fieme conV orina efee parimente [angue: vanno per di fiot- to rajliature , come interviene nella difienteria: tramor- tificono, jlannoinanfietàgrande , diventano vertigino- fi, e finalmente eficono anfanando fuori di cervello. Nel che bifogna , avanti che cotali accidenti s'aumentino , far- gli vomitare, dando loro à bere dell' Oglio , ò vero qual fi voglia altra cofia delle già dette ; efiubito che hanno vo- mitato affai, è necejjario far de i crifteri con brodo bene fipeffito d' Halica , òdiRifio, òdìTrago, ò diPitifiana, ò con decottione di Malva, òdifiemedtLino, ò dt Fien- greco, òdi radici d'Althea, chiamata da i Latini Ibifi- co . Dopo al che figli deve danà bere del Nitro, infieme con acqua melata, accioche quelle parti, che ancorafoffe- ro attaccate allo fìomaco , &■ alle budella , fie ne diftacchi- no, e fie ne Ccendano al baffo: mafie per forte , cosi facen- do , non fi fipiccajfero , fi debbono medefimamente tirar fuori con li cri/Ieri , fatti co'l Nitro , e coti l'acqua melata . Debbefipoficia dare d bere de i Pinocch i , e del fieme di Ce- drinoli, pcftiinfieme con Vino , ò con Vino Paffo, ò con Latte , ò con acqua melata, ò vero Graffo d'Oca lìqiiefat- toco'lVinopaffo. Dopo al che bifiogna impiaftrare le par- ti infiammate con Farina d'Orzo cotta con acqua melata. Ma è però dafiapere , che nuocono cotali impiaftrì , quan- do fi amminiftr ano in principio; percioche eccitando il ca- lore, fanno ritenere il gìd prefo veleno , e confieguente- mente paffare nelle membra principali , come che poficìa in fucceffo di t-empo giovino, per mitigare eglino , e lenire i dolori ' molejìijjimi dì 'cotali infiammaggìonì . Vebbefi ol- tredciòungeretuttoilcorpoconqualcheOlio, che fialdi, cpoficiametterei patientinel bagno à lavarfi, accioche aprendofi i pori , fie n efica fuori per quejla via ancora tutto quello , che di nocivo f offe attaccato nelle propinque parti del corpo . Nèfi deve Inficiare in tal cafio dì tentare ogni fiorte di evacuatione , accioche il nocumento nonfi con- fermi, enonfijìabilìfca. Mangiano i patienti carni di Galline, di Capretti, e Porcelletti teneri, e graffi , cotti però infieme con fieme dì Lino ; percioche i cosi pre- paratinon/blamente fiolvono il corpo , ma fipengono , & ingraffano maravigliofiamente Vacutezx.a del veleno. Bevano oltre à ciò copiofiamente del Vino\dolce . Giova in tal cafiodi lor per bocca la corteccia dell'lncenjo , e la ter- ra $amia , chiamata After , togliendone di cìafimna quattro dramme con Vino paffo . Giovavi ancora il Pulegio polverixjjito , e bevuto con l'acqua : e così V Olio Rofiato, e l'Irina, bevuti con la decottione del- la Ruta: ér i tralci teneri delle Viti, pefti , e bevu- ti con Vino paffo. Ma più di cìafcuna cofia fimo in ciò valorofiffimi gl'antidoti bevuti al pefo di quattro dram- me con acqua melata. CHe cofa fi eno quelli piccioli animali chiamati cantarcuet volgarmente Cantarelle , dicemmo noi c loro veic- difoprafufficientcmentenel fecondo libro. E però no. Superfluo farebbe il tornar qui à rinarrare l'hiftoria. Sono di fua natura, per efler calde nel quarto, e fec- che nel fecondo ordine , velenofe, ulcerative , e corrofive. Hannoproprietà particolare di nuocere allavefcica, e parimente alle vie dell'orina; il che non folamente fanno elleno prefe per bocca, ma mol- te volte applicate di fuori ne i vefcicacorj, e mafli- mamentc quando fi fanno in luoghi propinqui alla ve- feica , ò veramente cosìgrandi , come interviene nel- le feiatiche, che occupano affai fpatio di carne. E però trai molti accidenti, cheficaufanodaeile, co- me dice Diofcoride il più manifeflo, e'1 più grave è ilnocumento, ch'elle fanno allavefcica, come che fenefentaildoloredi lungo per tutte l'interiora, per effere Nel feito lib. di Diofcoride A efiere elleno ulcerative, evelenofe, con la qual mal- vagità ulcerano, vefeicano, e {torneano tutte le vie, Ver cui pattano, llchefà, che non ci dobbiamo ma- ■mfcderli rav'3liare> fefannoorinare il fangue, ulcerando, e pienti, corrodendo le vene , e fc alle volte , come fcrivono al- cuni famofi moderni, fanno apodemare la verga , i teftico!i,_ ilpettenecchio, & il collo della vefeica : dal cheficaufapofeia, che non orinano i patienti , fe non gocciolando, con dolori, &anguftie intolle- rabili. L'odore, e parimente il fapore , che fentono nel palato, e nel naio fimile à quello della Pece,e del- la Cedila, da altroveramente non procede, che dal vapore de gl'humori adulti nello ft.om.aco, e nel fega- to dalhntcnfa caldezza loro; nella quale aduftione B fanno una certa commiftione, la quale acquilla fa- coltà propria d'infettare il gulto, e l'odorato di co- tal fapore. Infiammanti i precordj dalla parte delira; perciochepaflàndo la malitialoro ulcerativa piti pre- flonelfegato, che nella milza, caufano quivi,e non neH'altroprecordiol'infiammaggione. Fanfi gli ac- cidenti della difenteria, facendo ufcirperdiiottole ralliatme delle budella ; perciochequelIc,chefcen- dono dallodornaco al batto, ulcerano, e feortica- no tutti i luoghi, ch'elle toccano . Caufafi il tramor- tire, e l'anfietà grande, parte per il dolore, per l'ar- dore, eper l'infiammaggione intollerabile, e parte per la facoltà velenofa, che fi ritrova in loro , la qua- C lerifolvendo, & infettandogli fpiriti vitali , debilita tanto la virtù del cuore, che ne feguitano agevolmen- te ifuddetti accidenti. Diventano vertiginofi anfa- nano, e parlano cofe fuor di ptopofito i patienti ; percioche i molti vapori veleno!!, che fi levano da glhumori, che fi difiblvono nelle membra inferiori, fumano verfo il cervello, d'infettano di forte, che corrompono l'intelletto, ilentimenti, e la ragione. Mavcnendoallacura, debbefi principalmente, co- me dice Diofcoride, procurar di tirare effe Cantarel- ovclcno. le fuor del corpo con li vomiti, iqualil'uno dopo l" altro, fpefiè volte far fi debbono con le cofe ampia- mente narrate di fopra nel prologo da Diofcoride , e D parimente da noi, efimilmcnte con.li crideri acuti; percioche tirato , che fia il veleno fuor del corpo.age- volmente poi fi rimedia a gl'accidenti. Fatto dunque quello, bifognapofeia attendere al nocumento cau- fato nelle membra interiori già infiammate, & ulce- rate, elcorticate, e mafiìmamente alla vefeica, à cui perpropria natura più nuocono, che ad ogn'al- tro membro interiore. 11 che fi là con le cofe frigide, con ile vifeofe, e con l'untuofeinfieme , percioehele frigide Spengono l'infiammaggione , e mitigano i do- lori; l'untuofe fi contrapongono dirittamente alla acuitàdel veleno : e le vifeofe, attaccandoli per 1* interiora, non folamente fanno rimanere la virtù de' E nmedj ne luoghi offefii ma .difendono parimente le membra, acuì non è penetrato il veleno. Il perche fi loda in tal cafo il fuggere del Latte humano dall' ìlteflc mammelle, l'inghiottire il Butiro fatto di fref- co: lamucillaginedclfemedel PfiUio, e di quello delle Mele Cotogne, e della Malva: il Siropo Viola- to, ìlNenufarmo, e quello che chiamano di Papa- vero: il fucco della Procaccila, della Lattuca, de' Cedriuoli, e delle Zucche : il Latte del feme del Pa- pavero, de'Melloni, deiCedriuoli, delle Zucche, deiCocomeri, chealtrichiamano Angurie, cdella Lattuca , cavato con aequa di Viole, ò di radici d'Al- thea, òd'Halicacabo, le cui rotte bacche, che fi ri- trovano ferratenelle vefeiche, inghiottitefinoal nu- merodidicci, òverododici, prima dittolute in ac- qua di Procaccila , ò vero in acqua d'Orzo, fonoin quello cafo rimedio prefentaneo, e molto valorofo. Lodafiinciónonpocol'Oliodelle Mandorle dolci,' be«uto al pefo di mezza libra : e più di quello , il fatto di Pinocchi frefehi: e molto più d'amendue quelli, quello che fi cava dallegranella del Papavero bianco; percioche quello, oltre al giovamento, che porge con lagraffezzafua, bà pofeia proprietà particolare di 797 fpegnerel'infiammaggioni, l'acuità del veleno, e di mitigare ogni acuto dolore. Lodano alcuni'l'acqua fatta per bagno delle radici d'Althea, della Malva, e delle Zucche frefche , pei' haveie proprietà particola- re di fpegnere gl'ardori dell'orina, e di levare Tinti im- maggioni interiori. Alle budella ulcerate poilifoc- corre con li rimedj fteffi , che fi convengono nella di- fenteria ; facendo de'crideri con Brodi gr.: dì , e Sevo di Becco, òdiCcrvo; e parimente conOIio Ilofato Onfacino, lavato con acqua di Piantagine, o vero diProcacchia. Rimediafi ai vapori, chefumano al cervello con le medieinecordiali , eThetiacali , tol- tepcr bocca, la cuipotedà da di prohibire la putre- fattione de gl'Immoti; e parimente con l'infufioni de i fucchi, & empiafiri frigidi, applicati fopra alla commi/Tura coronile della teda, & alla fronte . Am- mazzatila malitia del veleno, come dice Diofcori- de, congl'antidotipiùfamofi, come fono la The- naca, &ilMithridato: ò vero( come fcrive Galeno al nono delle facoltà de fempliei, parlando della ter- ra Lemma-, con quell'antidoto da noi fcritto di fo- pra, che fi compone parte con ella terra, e parte con bacche di Ginepro. Fanno oltre ì ciò in tal caio gio- vamentogrande l'epitime cordiali, e l'untioni 'ap- propriate, e mafiìmamente con l'Olio nofiro comra ì veleni, fcritto di fop'a . Riferifce Galeno al fecon- do degl'antidoti di mente d Afclepiade, che il pro- prio rimedio delle Cantarelle fono i piedi, e l'ali lo- ro, compoftecon Melem mododi Lettovario, lam- bendo inghiottite pian piano . Ilchetoccò egli pari, menteall'undecimo delle facoltà de fempliei, come di fopra nel fecondo libro al capitolo proprio delle Cantarelle fù da noi ne nollri difeorfi notato. Que- llo medelìmo ( togliendo per avuentura da Galeno) afterma parimente Aetioal49.capodelij. libro, di- cendo, che i piedi, è l'ali delle Cantarelle, bevute cor, Patto, fono in ciò più valorofo rimedio di qual fi voglia altra medicina . Ma in vero per edere cofa pili predo fofpettofa, che altrimenti, quantunque da però da crederla à Galeno, non è accettata da molti . II perche non havendone io fatta mai fperien- za, non voglio nèdannarecotalrimedio, nemanco vituperarlo ; come che tengano gl'Arabi per cofa cer- ta, chetutta la malignità velcnofa, che hanno le „, Cantarelle, fianelcapo, ne piedi, e nell'ali loro. b pero conerà quello, che ne fcrivono i Greci, quan- bi.&iOr«- do le pongono ne'medicamenti loro tanto interiori, quanto edenori, comandano cfpreffamente, che fi tronchino loro da prima il capo, l'ali, & i piedi ; quantunque fiada credere, che male riabbiano inte- folacofa, eia vera opinione d Hippocrate, come commentandolo fcriveGaleno all'ultimo libro d'am- mmidrarei cibi ne morbi acuti. Purcomefi fia, hò voluto qui recitare l'opinioni d'amendue quelle par- ti , accioche polla ciafeuno giudicare fecondo il ien- timcnto dio . Benché fempic fia data mia ufanza, e miocoltumedi lafciar dare da parte le cofe Iitigiofe, cfofpette; & attaccarmi folamente à quelle.chc chia- ritti me, e liquidi dime ne fono . Lodano oltre à ciò alcuni volgari l'Aceto, affermando per cofa certa ef- fere egli rimedio prefentaneo contra le Canta relIe.!Ma nonperòsòioaftermarlo; percioche non ritrovo , chefia alcuno antico, né manco moderno, che tal prerogativagliconceda. Appretto à quello , non fo- lamente li foccorre all'incendio dell'orina, & all'in- fiammaggioni delle parti naturali con li rimedj /cheli danno per bocca, ma con quegli ancora, che s'am- minidrano difuori. Eperòdico, che fi deve ungere ilpettenecchio, itedicoli, eia verga, quando fono infiammati, con l'Olio Ilofato Omphacino, co'l Vio- lato, co'INenupharino, econquello ancora, che fi fà di quei frutti chiamati Balfamini,c Caranzi, di cui deriveremmo nel quarto libro nel difeorfo del- la Vite nera. Mettonfi parimente dentro per il ca- nale della verga con la liringa dellechiaredell'ova, lungamente sbattute inficine con gli oij fuddetti, ò vera- 798 Difcorfi del M^tthioli Lectovario, e fu» dcf- crkcioac. òveramentecon quello chefifpremedalfemedelPa- J> pavero, ò con fucco di Procacchia, ò Semprevivo, ò di Lamica . Giova in ciò ancora il fare un bagno mucillaginofo di decozione di radici d'Althea , di foglie di Malva, di fiori di Viole , di feme di Mele Cocogne, diPfilio, di Fien greco, d'Orzo , e di frondidijufquiamo, efarvipofeia feder dentro i pa- tienti fino all'umbilico per due, ótre hore di lungo. Fatte tutte quelle cofe, per confumare ogni radice , chevifofferimafa, per fortificare le membra già of- fefe, e levar via ogni mala complefiìone di quelle, e veramente ficuriflimo rimedio il torre per piti, e più giorni continui due volte ilgiorno un'oncia per volta dell'infrafcrittoLettovariodiflòluto ò con Latte di . Donna, òd'Afina, òdi Caprai di cui quella è la deferittione. Togli di Pinocchi mondi oncie tre: di Noce d'India freìca oncie due.- di Piftacchi oncie una, emezza: e di feme di Melloni, di Zucche, di Cedriuoli, di Cocomeri, di Papavero, diMalva,di eiafeuno mezz'oncia: di corteccia d'incenfo dram- me tre: di Perle, di Coralli, di Sandali bianchi, di ciafeuno dramma una, e mezza: di fucco di Lique- litia dramme due: di Bacche di Ginepro dramma una.- di Gomma Arabica oncia una, e mezza: diter- ra Lemnia dramme fei: di fucco di Bacche d'Halica- cabo, di Procacchia, di ciafeuno oncie fei: d'infu- fione di Viole oncie otto: di Mucillaginedi feme di Cotogni, fatta con acqua di Viole oncie fei: di Si- ropo Violato, di Nenufarino, di quello di Papa- vero, di ciafeuno oncie dieci: e di tutte quelle co- fe con ogni diligenza, fecondo che l'arte richiede, fifacciaunLettovario inbuona forma, & ufilì, co- me di fopra è (tato detto . Dei Bruchi dei Pini. Cap. 2. SEguila , /abito che fi fono bevuti i Bruchi de'Pini,non foco dolore nella bocca, e nel palato. Infiammanfi grandemente la lingua, lojìomaco, &■ il ventre : e fan- nofi dolori acutiffimi nelle budella , di modo che par di fin - iirji rodere tutte l'interiora : ogni parte del corpo abbrugia di caldo , e fentefiunfaftidio intollerabile . Nel che vaglio- nò tutti quei rimedi, che fi convengono nelle Cantarelle. Ma devefiin ciò privatamente ufar l'Olio , chejifd delle Me- le Cotogna in cambio del commune , e dell' Irino . N.' Delle Buprefti. Cap. 3. INfetlanonpoco il gufio di coloro, che hanno prefio te Buprefti, unfaporepuxxplente , fimile al Nitro : e fanji nello filomaco , enei corpo non fittamente graviffimi dolori, majigonfiano ancora i patìenti , come interviene à gl'hidropici : divent alaperfiona in tutte le fiue parti hu- ] jnida , e ritieniti' orina nella ve/cica . Al chefificccorre con gl'ifteJJìrimedi,chejìdannonelleCantarelle. Oltre alche, fatte che fieno l'evacuationi,co'l vomito, e crifterijbno gio- vevoli' i Fichi fecchi , à vero il Vino della loro decoitione . M* pacando il pericolo , fono in ciò nonpoco appropriati i Dattoli, che ci fiportano daThebe , mangiati cos'i [empii- ci ò triti, e bevuti con Vino melato, ò veramente con Latte. Giovano dopo quefio le Pere di qualfivogliafiorie,mangia- te ne cibi : e parimente il Latte humano bevuto . D Elle Buprefti, e parimente dei Bruchi dei Pini fu à fufficienza narrata di fopra l'hiltoria nel fe- condo libro. Quefti dunque, come che bevuti, ò prefi altrimenti per bocca, caufino alcuni accidenti affaidiverfidaquclli, che fanno le Cantarelle; non- dimeno ricercano la cura medefima con quegli ltelli rimedj: quantunque habbiano ancora effi alcuni ri- medj particolari, come nel cefto diligentemente n infegna Diolcoride. tremori irifiezXP '■ pt»re , e debolezxe grandi: diven- tano oltre a ciò alcune parli del corpo tutte livide, le quali refiando il veleno, finalmente fi putrefanno, e cafea- no in terra . Giovano in ciò i rimedi Jìefiì , che fu- rono detti nelle Cantarelle. Come che particolarmen- te jia in ciò convenevole , ér appropriato rimedio la Ragia di Pino , ò veramente il Galbano , compqfio con Mele in forma di Lettovario, e parimente i Pi- nocchi triti, e bevuti con la decottione del Chamepi- tio , e le f rondi del'Ortica, colte con li Gigli, e con Olio . Giovevoli vi fono ancora l'ava delle Teflug- gini marine, ò veramente delle terreftri: ér anco la decottione delle Ranocchie, con cui fieno cotte infieme le radici dell' Irìngo . " On folamente avvelenano le Salamandre, s«1amita| di cui recitammo l'hiltoria di fopra nel fccon- do libro, bevute fecche in polvere, ò veramente mangiate ne cibi; ma mordendo, come fanno le Vi- pere, gl'Afpidi, Scogn'altro mortifero Serpe, epa- rimente infalivando con la bocca, & imbrattando conia mucillaggine, la quale loro rifudaper tutto'l corpo, l'herbe, & i frutti, che caminando calpefta- no. Onde fi fono ritrovati alcuni, che mangiando herbe, ò frutti infalivati delfuoveleno, fe ne fono morti miferamente . E però diilero alcuni famofi mo- derni , che qualche volta fi fono morte le famiglie tut- te intere , per haver bevuto dell'acqua di qualche poz- zo, ove caminando le Salamandre vi erano dentro cadute ; e parimente perjtover mangiato del Pane fla- to cotto in un forno condegna infalivate, & infettate da quelli peftiteri animali. Vero è che non mi pare da dare molta fede à coltoro, non effendo veleno che il fuoco non fupcri nell'abbrugiarlo . Ma ben più pre- ilo m'accodarci io alla fcrittura di Plinio , il quale al 4.capodel2o.libro, non dille altrimentc chegià fof- fero morti alcuni, perhavere mangiato Pane cotto ne forni fcaldati con legna infettatedalleSalaman- dre; ma per bavere mangiato una certeccia di Pane, laqualcarrodendofialfuocohaveatoccoun legno , fopra alqualelaSalamandrahaueva pofto il piede , così dicendo .• Tra tutti gl'animali velenofi è veramen- te gtandiflìmo il nocumento della Salamandra; im- peroche gl'altri trafiggono un folo , ne più d'uno in- fieme ammazzano : per tacermi quello, che fi dice, chedopol'homicidioperifconodi confeienza corali velenofi animali , e che la terra più non gli riceve. Ma la Salamandra può ammazzare tutto un popolo im- prudente ; imperoche fe fe ne fale fopra un'albero può infettare tutti i fruiti delfuoveleno, ccosi ammazza chi fe li mangia con la potenza frigida, nel che è fi- mile all'Aconito; anzi che toccando co'l piede al- i cun legno, con cuis'arrodifea una crolla di Pane,'fà il medefimo effetto d'avvelenare; e parimente cafean- do in qualche pozzo d'acqua. E però nonemaravi- glia, fe toccando la fuafalivaqualfivoglia patte del corpo, ancora che toccafle fedamente la più baffi parte del piede, faccia cafeare i peli in ogni parte della perfona . Quefto tutto della Salamandra dille Plinio. Inducono ("fecondo che nel 12. libro riferi- fee Aetio ) con il Ior veleno le Salamandre, oltre à gli accidenti ferirti da Diofcoride , aliai macole bianche B Della Salamandra . Cap. 4. Evuta chefifia la Salamandra , s'infiamma la lin- gua, impedifcel'intelletto, e la loquela, vengono pertuttoilcorpo.lequali, diventandoin breve tem- po rode, epolcianere, fanno cafear via tutti i peU'*"™|j della perfona. La cura dunque di cotal veleno li ta (uo veleno fecondo Diolcoride , con gli deffi rimedj, che fi dan- no per le Cantarelle. 11 che par però ad alcuni, che non poco ripugni alla ragione; percioche effendo il veleno delleSalamandrefrigididìmoAliumidilìimo, e quello delleCantarellecalidiffimo, efeccopar ve- ramente non edere per alcun modo confentaneo , che gli fteflì rimedj, chegiovano all'uno, giovino pari- mente all'altro. Al che credo, che realmente fi poffit rifpondere, chequando dice Diofcoride: Giovano in ciò i rimedj fteffi , che furono detti nelle Cantarel- le; intenda egli folameme de'rimedj univ-erlàli , cioè. dj Nel iéfìo lib. di Diofcoride , di cavar fuori il veleno dello {fornico, e dell'interio- raco'l vomito, e con li crifteri, e parimente di foc- corrcre alle virtù del cuore con la Theriaca , co'l Mi- eli ri dato , e con ciafe uno altro valorofo antidoto, che univerfalmenre fi convenga in qna! fi voglia veleno; conciofiachenel capitolodelleCantarelìe, primo, e principalediqueftofeftolibro , gli fu neceffaria co- la di narrare il methodo univerfale, per nonhaver lemprc in ogni capitolo che feguita, à narrare una cofa medefima . E però rimette qui egli i lettori al ca- pitolo delle Cantarelle. Avicenna dice , chela cura medefima fi ricerca nella Salamandra tolta per bocca, che fi conviene nell'Oppio, per efiér amenduc di fri- gidiffimo temperamento : iter il che fare loda non po- colaTheriaca, ilMithridato, la Ragia del Jhere- bintho, laStirace, le fi ondi del Cipredo , Stilfemc ioni, e dell'Ortica. Ma riavendomi leSalamandre ridotto à hirto- memoria gli Stellioni mortiferi animali, non fa- £am' cendofene da Diofcoride mentione alcuna, non vo- glio in ciò mancare, di non dirne l'hiftoria, e pari- mente in che modo fi ripari al nocumento del lor ve- leno. Ma che animale fieno i veri Stellioni , quantun- que la volgare, c più commune opinione tenga, che lienoquelli, chenoi chiamiamo Ramarri, & altri chiamano Racani, altri Liguri, & altri Lucerti, non sò veramente determinare; percioche Plinio al ven- tefimoquinto, e ventefimofeflo capo dell'undecimo lib. dice, che gli Stellioni fono di figura fimile alle Lucertole, echenonhannofangue, e che fono di natura quafi fimile ai Chameleoni; percioche vivo- nodi rugiada, ediRagni: il che dimoftra manife- ftamente, chenonfienogli Stellioni, & i Ramarri una cofa medefima; perchiochei Ramarri mangiano naturalmente le Chiocciole, le Cavallette, le quali noi chiamiamo Saltelli, & altri chiamano Locuftc, leCicalle, iGrilli, e limili animali. Appretto à^que- fto hanno convenientemente fangue nelle vene , c fe- gato nell'interiora , & è animale molto benevolo all' huomo . A cui ( come fi legge in Plinio al ic. cap. del ventefimoquintolibro) del tutto fono contrarj gli Stellioni. Oltreàciò, come nel luogo medefimodi- eepureegli, ftanno, e s'invernano gli Stellioni ne pertugi delle cafe, e mafiìmamente ne cantoni de gli ufei, cdellefineftre, eparimente nelle camarc , e nelle fepolture, dove nell'ufeir fuori fi prendono con le trappole telTute di canne la primavera , per havere lafpoglialoro, di cuififgufciano ogn'anno in quel tempo, come fanno le Serpi, virtù valorofiffima contra il mal caduco; percioche è lorcoftume di naangiarfela, come loro efee da dolio. 11 che ancora arguifce, che gli Stellioni fiano non poco differenti daiRamarri; percioche quelli fe ne ftanno in cam- pagna per le fiepi,e per le macchie, e quelli fe ne dan- no perle cafe, e nelle fepolture. Il che fapendoben Diofcoride, diceva, che chi teme di veleno procuri di far di tal forte la fua cucina, che dal palco, òdal tetto non podano cadere nelle pignatte , ò in altri va- li, Scorpioni, ne Ragni, nè Stellioni . Chefieno.ol- treàciòqucftianimaliinltalia, ne fàtellimonio A- rilt. al 29. capo dell'8. libro dell'hiftoria de gl'anima- li, dicendo, che in alcuni luoghi d'Italia lono i morii degli Stellioni velenofi, e mortali. Ma non però sò io ritrovare con vero teftimonio, quali edili lieno. Se già non voleffimodire, che i veri Stellioni fodero quelli, che fi ritrovano in Tofcana nelle 110- llrecafe, e madimamente in alcuni pertugi delle mu- ra apprcllò terra, chiamati da noi Terrantole, di cui dicemmo di fopra nel fecondo libroal capitolo della Sepa, òvero Lucertola Chalcidica; perciocheque- lloanimaleèfimilealleLucertole, e vive di Ragni come difiè Plinio ne luoghi predetti. Arilhal i.capo delo.lib.dcll'hiftoriadegl'animalidice, chefonogli Stellioni nel dorfo per tutto macchiati come di delle, dal che per avventura hanno prefo il nome di Stellio- ni. In Tofcana, per faperfi che fono i lor morir ve- lenofi, emortiferi, come firitrovano, fubito s'am- 799 A mazzano. In Soria (per quellochc io n'odo ) fo- no quefte Terrantole abbondantidìme nelle cafe, e Hanno volentieri fopra i camini. Varie veramente fono le fpecie di cotalì animali parlando in genere delle Lucertole, dei Ramarri, dei Chameleoni , de gli Stinchi , deiCocodrilIi, degli Stellioni, e delle Salamandre; imperoche in ogni fpecie di quelli fene ritrovano de differenti l'un dall'altro di grandezza, e di colore. E però non è meraviglia , fe in alcuni bof- chipaludofi d'Alemagna lì veggano caminare lungo le publiche ftrade le Salamandre tutte nere di fopra, come un velluto, efottoallapancia rode. E fe nel Contado diGoritia , in Udine, & altri luoghi della B patria del Friuli nellefolfe dell'acqua fi veggono di quelle, che hannocoda d'anguilla , moftaccio ton- do, fchenanera, cpanciatutta piccherata, di rof- fiffimo colore: come ancora fi ritrovano gli Stinchi inltaliainalcunilaghiinqueldiVicenza piccioli, e neri, moltodidlmilidaquelli, dieci fi portano d' Aledandria: e come parimente fi ritrovano in Ara- bia le Lucertole lunghe un gombìto: nel monte di Nifa d'India lunghe ventiquattro piedi, di divelli colori: e Umilmente in una deU'lfore Fortunate , chiamata Capraria, di molto grandi, & ingrandif- stellimi. c lima copia . Rimediali ai morii de gli Stellioni con la jJStó.1* Theriaca, co'l Mithridato , e con altri antidoti, i C quali conferifconouniverfalmente ai veleni, & à i morfi velenofi . Metconfi fopra i lor morii con non poco giovamento gli Scorpioni triti . E però molto vi' debbe conferire il noftro Òlio de gli Scorpioni, di cui di fopra riabbiamo fcritto . Ma dove haveffe alcuno mangiato, òbevuto quello animale, è primamente necedariodi provocare il vomito, e di fare de'crifte- ri, e poi foccorrere al cuore con gl'antidoti pili va- lorofi. ScrivePlinio, chcbevendolì il Vino , in cui fia annegato uno Stellione, fà diventare tutto il cor- po lentiginofo, e che però alcuni, che hanno invidia alla bellezza d'alcuna donna, lo fannomorircnegli unguenti, con cui foglionolifciarfi la faccia . Ma à 0 ciò fi rimedia ungendofi con tuorla d'Ova, Mele, e Nitro incorporati infieme. Dell' E f emero . Cap. 5. SEntono coloro , chi hanno mangiato , ò bevuto V E fe- mero, chiamato da alcuni Colchico, ò vero Bulbo falvatico, un prurito in tutta la per fona, come fentono coloro, chefon punti dall'Ortica , àcheji fono fregati con. la Cipolla Squilla. Sentono oltreàciò non poco rodimen- to nell'interiora , e gravità grande con ardore ìnttnfif- ftmo nello flomaco : dopo al che, crefeendo Untale , nafeo- no ftufjì di corpo con fangue , e raftiature di budella . £ Al chejt '[occorre con li vomiti, e con li criflerì , come è finto deiionella cura della Salamandra: ma avanti che ilvelenos'impadronìfca del corpo, bifogna dar bere à i .patienti la decottione delle frondi della Quercia , del- - le Ghiande , ò de gufeì de Melagrani mal maturi . Giova ancora il dare à bere il Latte, in cui Jìa fla- to prima cotto il Serpollo : giovavi parimente bevuto conVinoil fuoco dell'herba chiamata Sanguinale , à de tralci teneri delle Viti , ò delle cime de ì Rovi, ò del mi- dolio frefeo della Ferola, u del Mirto. Convienvifi an- cora l'infufione fatta nell'acqua delle bacche del Mirto tri- te daprima , e pofeia maceratevi dentro . llche operapa- rimente la feconda, e fotti! corteccia delle Cafiagne, be- p ■vutacrudaconqnalftvogliadei fuochi predetti, e l'O- rigano bevuto con la lifeia . Tanto in talcafo è appropria- to per bere il Latte d' Afina , ò vero di Vacca , eparimen- te per tenerlo inbocca , che havendq/i copia di quello, non fà bi fogno di cercare altri rimedj . He cofa fia I'Efemeso Colchico dicemmo stemmo, < c lei qua- ~cicno le trattò Diofcoride qui cosiampiamente, che non ritrovo alcuno de'fuccedòri, che altro più di lui ne deferiva. Facciano, dunque i vomiti, & i cri- fteri 8co Dilcoriì del Matthioli Aria cardi, loro acci, 4enu. fieri ordinarj, & ufanfi pofcia i Cuoi rimedj partico- lari, e maffimamente il Latte d Afina , e di Vacca : non tralafciando però gl'antidoti , che vagliono con- trattati i veleni , di fopra da noipiù, e più volte ri- cordati . Ma perche fi connumerano ancora tra i ve- leni gli Anacardi, di forma non molto difiìmili da quello Efemero Colchico, quantunque quelli nella loro efterior corteccia non poco nereggiano, e que- ito fotto il fuo fottile invoglio non :poco biancheggi , eparimentelaStafisagria, non molto da gli Anacar- di lontana ne' temperamenti fuoi , le cui hiltorie di- cemmo di (opra nel primo, enei quarto libro, non riavendone fatto Diofcoride memoria alcuna, &ef- fendo tutte cofe, chegeneralmente s'adoperano da i Medici ne medicamenti folutivi ; mi parrebbe vera- mente haver mancato della folita diligenza, à non riaverne Icritto, trattato, enarrato i proprj rimedj, che fe gli convengono ; malli inamente chefpeflo ac- cade, per ignoranza d'alcuni Medicatili, che non fanno pur leggere, non che medicare, i quali danno corali medicine folucivc ad occhio fenza pelarle, nè correggerle, che incorrono i patienti in grandinimi travagli, & horrendi accidenti : onde fe con le cofe appropriate nonfe gli foccorrciTè, agevolmente fe nemorrebbono; come è già avvenutoàmolti . Gli Anacardi dunque, quando fi bevono, ò vero fi man- giano, fanno non poco incendio nella gola, e nel gorgozzule, e così parimente nello ile ma co, in- fiammando tutto'l corpo, e generando la febre . Caufano oltre à ciò paralifia in alcune membra del corpo, e corrompono l'intelletto; percioche coni' eccelììvo calore, chepofTeggono, abbrugiano l'hu- mor malinconico. JLa cura di quelli fi fà dando à be- re, pofeia che fi fon fatti i vomiti , &icriftcri, dell' Olio delle Mandorle dolci, di Pinocchi, di Noci Indiane, diSefamo, edifemedi Papavero: il che fà parimente il Butiro tanto crudo, quanto cotto, & il Latte di Vacca copioiamente bevuto . Convengon- vifi ancora tutte le cofe untuofe, come fono i brodi delle carni grafie, il'dillrutto del Porco, ò dellO- ca, le cervella, e la midolla dell'olTa, per havere corali cofe untuofe ampli (lima facoltà ("come in più luoghi s'è detto) di fpegnere l'acuità, e'1 fervore d' ogni calido veleno. Giovativi mirabilmente tutte le cofefrigide di natura, e parimente infrigidate perar- te. E peròlodó molto Avicenna ilLatte di Vacca a- cetofo, l'Olio violato, elaPtifana d'Orzo; ma pe- rò che fieno tutte quefie cofe infrigidate prima co'l giaccio, ò veramente con la neve . Ma la loro The- liaca, ò vero antidoto proprio fono le Noci com- Stafis agria, muni, e parimente i Pinocchi abbruftiti. La Stafis mento".''0'1" agria poi (come poco qui di fopra dicemmo) per effe» moltocalda, &aduftiva, fàquafi i medefimi acci- . denti, che fanno gli Anacardi, eie Cantarelle, ab- brugiando il palato , il gorgozzule, inducendo vo- miti ecceffivi , rodimenti di ltomaco, e parimente fiuflì fimiliaidifentcrici: doppoàche, fepreftonon feglifoccorre, {frangola, & ammazza. E però fa- cendo ella di fua propria natura molto vomitare , bi- fogna diligentemente vedere, fe infieme con li vomi- ti fen'efce'ella del corpo: il che non ritrovandoli, fi loda il dare àbere nell'Olio delle Mandorle dolci con molta acqua melata, facendo caminare i patienti per camera; percioche fuolqucffo rimedio tirarla yalo- rofamente per vomito fuori . Debbonli oltre à ciò fa- re i crifteri più volte da noi ricordati, accioche fe parte alcuna folle fcefa nelle budella, fi polla con queftificuramentecavare. Tutto il retto della cura fifa pofeia, come fù detto nelle Cantarelle, non la- trandogli antidoti univerfali . Del Doricnìo. Cap. 6. BEimto che fi fia il Doricnìo , chiamato d' alcuni Solatro furio/o , rapprefenta fubito al gufio un fapore di Latte: dopo al che feguititno centinai fin- ii 1 ghioxjcj , humidità di lìngua , [putì dì fangue , e dtf- pofitìonì di corpo con rajìiaiure di budella, come /ito- le accadere nella dìfenteria. Nel che avanti che in- tervenga alcuna di quefie cofe, giovanoi rimedi pre- detti, cioè, i vomiti, i cri/ieri , e cìafcima altra co- fa, la cui potefià fia di cacciare fuori del corpoìl ve- leno . Sono oltre à ciò particolarmente in tal cafogio- vevole l'acqua melata, il Latte, il Vino dolce bevu- to tepido infieme con Anefi , le Riandarle amare , i petti delle Galline, cotti, e mangiati, e tutte lefpe- cie delle Gongole tanto crude , quanto arroftite . Con- vengonvìfi ancora i Gambari , e le Locujìe marine , e parimente i lor brodi bevuti. I^U' del Doricnìo à baftanza detto da noi vt£°£'^° di fopra nel quarto libro. Nè però è da pen- cfa'„n.°'c "* fare che unacofamedefima fia il Doricnio, e'1 Sola- tro furiofo; percioche per due diverfi capitoli l'un dopo l'altro fcriffe Diofcoride. E come che diceffè qui egli, che fono alcuni che chiamano il Doricnio Solatro furiofo, nonio dice affermativamente, ma che così lo chiamano alcuni: à cui, cesi dicendo , s ] ml. più pretto contradice, che altrimenti. MatHjen ve- „°JCO , e" ro, che il Solatro maniaco, over furiofo, fà à chi fuoi nocu- felobeve, come fcrive Diofcoride nel quarto libro, [."'""' accidentiquafifimiliàquelli del Doricnio; percio- C che data la radice al pefo d'una dramma, infettando l'intelletto, gli rapprefenta diverfe cofe gioconde ; ma duplicandone il pefo, fà ftare ineftafiper tre giorni continui ; e finalmente ammazza, quando fe ne beve il pefo di quattro dramme . 11 rimedio di quello è il bere dell'acqua melata , per eccitare il vo- mito, più, e più volte. Tutto quello del Solatro fu- riofo diflè Diofcoride nel luogo predetto; quantun- que qui tra i veleni non ne facelle egli mentione alcu- na . E però direi io, che tutti i rimedj, che fi con- vengono nel Doricnio, fi potefkro ficuramente dare in quella fpecie di Solatro. Avicenna chiama il Do- ricnio Uva di Volpe, nè altro di più di quel, che fcri- D vono Diofcoride, ePaolo, v'aggiunfe egli ("come che aliai inettamente) per la cura del fuo . 11 perche non è da partirfi dalla cura fcritta da Diofcoride , e da quello, che fcriveremo al capitolo dell'Oppio. Solatro Ma non è manco mortifero il Solatro maggiore, qual ""fi?'"/e' « cniamano nerba hella donna , impcroche non fola- e, natura . menielefuebacchemangiatc, ma ancora la radice ammazza, quando fe ne piglia duei ò tre dram- me, fe bene ( come dicemmo di fopra nel quarto li- bro nel difeorfo univerfale di tutti i Solarri) apporta quella radice ne i conviti non pocofpaflo, quando fi dà al pefo d'uno fcropolo infufa nel Vino aipa- ralfìtichene bevono l'infufione; percioche fubito E perdono la voglia de! mangiare, nè poflono guftac boccone, fe non fi dà loro à bere dell'Aceto. Cofa veramente da ridere, eritrouatadalraro Semplicifla M. Francefco Calceolarie Veronefe . Dell' Aconito. Cap. j. SDbìto che fi beve l'Aconito ,fifenle nella lingua un fa- pore dolce con alquanto del cofirettivo, e nelprocejfo poi, quando fi vogliono levar in piedi ì patienti , lorcait- favertiginì , lagrime, gravità nel petto, e ne precordi , efà tirare ìnfìnilìjjìme petta . Nel che è necefiarìo di tirare ilvelenofuor deìcorpo , coivomiti, ecoicri/teri. Dopo F alche èfalutifero il dare àbere co'l Vino dell' AffsnZo , t Origano , la Ruta , il Marrùbio , la decottione dell' Af- fenxo, il Semprevìuo, l' Abrotano , la Chamelea, e'1 Camepitio. Giovaviparimenteil liquore del Balfamo , bevuto al pefo d'una drammacon Me ltmato all'ufo de gl'huomini , è però molto ben d'av- CQI,la cura • vcrtire, chenon li dia in gran quantità, nè manco pel- le iolo, ma rampollo, e corretto con quelle cofe.che poiiono fpegnere l'acuità, ecalidità ccceffiva, che poliiede, come fono i Pinocchi , le Noci Indiane ,le Mandorle, IeNocciuoIc, iPifiacchi, eparimenteil icme del Sifamo mondo ; percioche quando li toglie il IcmcdellOrticammaggiorquantitàdiquclIo, chefi richiede , caufa ( fecondo che alla fella Fen del quar- to hb. rilenfce Avicenna) non fellamente tuttiqucgl' accidenti.checaufa la Scilla, ma particolarmente una continua tofic : e però li cura nel modo medefimo che laScilla; comechepcroviarallatofie, vi fia conve- nevole l'Olio delle Mandorle dolci, ilSiropo Viola- to, il Giuggiolino, il Zucchero candito, il Zucche- ro Violato, iPiniti, i Diadraganti frigidi, la Ptifa- na dell'Orzo , con Zucchero, & altre cofe lenitive ap- propriate. Riferifce il Conciliatore Pietro d'Abano, che il veto antidoto del feme dell'Ortica, è il feme del- le Mele Cotognctrito, e bevuto con acqua calda . Dicalidifsima natura è ancora il feme della Serpenta- ri!, e però bevendofi, ò mangiandoli ne cibi, caufa Seme di set. afprezza, ardore, epuncurc nella gola, e parimente fenuri,a • c ne'denti.encllcgengivcinfiammando univerfalmen-iSj.'" ire tutte le membra del corpo. Al che fifoccore, be- bevendofi, ò mangiandofiil Botirofreieo : ma par- ticolarmente il fuo vero antidoto fono i fugoli di fari- na d'Orzo con Piniti , ò con Zucchero candito . Del Mele Heracleoiico . Cap. RItrovafi in Heraclia di Ponto - dove nafeegran copia d'Aconito, un certo Mele, il quale man- giato , ò vero bevuto , non fà minori accidenti, che fi faccia l'Aconito . E pero tutte quelle cofe, checon- ferìfeono nell'uno, vagliano parimente nell'altro. Non- dimeno è in ciò felicijfimo rimedio, il dar continuamen- te d bere il Vino melato, infieme con fiondi di Ruta. El Mele Heracleoticodicemmo di fopra nel M fecondo libbroquantofe nerichiedeva . NelSco'^ qualluogodiccDiofcoride ("quantunque in quello fe fuoi «Mi- lo tacclTc poi; che fàcotal Mele diventare furiofo, edtMi- fudare copioiìfsimamente coloro,chc fe lo mangiano- e che fi cura il fuo nocumento, dandoli à bere la fala- moja della carne. Ma per non fi portare ài tempi no- flrnnltalia, non fa bifogno darne quialtra cura , e mafsimamentefapendofi, che un medefimo veleno è quello, e quello dell'Aconito. D Éee Del 802 Difcorfi del Matthioli Del Coriandro. Cap. o. IL Coriandro non fi può afiondere per l'odore molto acuto che pofftede . Bevuto dunque che fi fia , ar- rochifce la voce,fà «fcire dell'intelletto, e dire molte ■vane, e dishonefte parole, carne fanno gl ubbrtacbi , inducendo oltre à ciò in tutto'l corpo l'odore acuto , ch'etto lìcffo poffiede. Al che fi /occorre , havendopri- ma fatto i -vomiti, con l'Olio chiamato Inno come ne 7l' altri è fiato detto , co'l dare à bere à i patienti il Vino puro , ò vero ìnfieme con Aff**%0. Giovavi pa- rimente l'Olio bevuto : e così ancora l ova , cottevi dentro aperte, e bevute pofcia liquefatte con la j ala- moia . Convienfigli ancora la /alamouta p»ra,i bro- di delle Galline, e dell'Oche ben (alati, e finalmen- te il Vino pajfo bevuto con la lifaa . DI fopra nel rerzo libbro fù da noi lungamente trattata l'hiftoria del Coriandro 5| e dimoltra- Corìandro,e ■ m atiaia 1 U!HUii»tM vWHlo"w' — ' : . 2Z£'*°t* toTcome s'ingannino manifeftamcnte hoggi tutti i Medici, che danno ilfuofcme confetto con Zucche- ro, leguitando la dottrina Arabica, per reprimere II vapori, ch'afcendono alla teda, e per confortare il cervello; perciochefi vede manifeftamente, che Dio- fcoride dice, che fà il Coriandro tutto'l contrario . 11 perche è da penfare.che alla roverfeia mtendcfsero gl irrore de Arabi la cofa . Avicenna vuole , che (blamente il Co- *1A^lbi• riandroverde,e non ilfecco habbia facoltà velenofa, ellupefattiva, e caufi vertigini, furore, uDbriachez- za, e pazzia: eche'lfecco faccia tutto'l contrario . llchenèconfentaneo, nè ragionevole mi pare: per- cioche quantunque nel feme fecco del Coriandro non fia tanto humore , quanto fi ritrova nel frefeo , e ned herba; non però per quefto fi può ragionevolmente dire, che non pofsegga, fe ben menvalorofa la facol- tà medeiìma: cometa il feme del Papavero, deljul- quiatno , della Cicuta , e d'altri infiniti . E pero tcioc- chezza grande mi pare, il credere, che 1 feme del Co- riandro operi fecco tutto'l contrario di quello , che la egli verde. 11 che fe fofsc vcro(come s'imaginano alcu- ni)farebbe necefsario,che fi permutafse il feme del Co- riandro in altra fpecie del tutto contraria alla fua . bo- rio oltre à ciò alcuni , che volendo difendere, e mante, nere l'opinione degl'Arabi, dicono, che fi leva via al Coriandro il nocumento.che fà egli al cervello.con la prepatatione, che fe gli fà con l'Aceto . Al cheffòcont do il parer mio) non fi può in modo alcuno confenu- re,percioche quantunque le preparationi.che fi fanno nelle medicine , fpengano alquanto l'acutezza , e ma- lignità loro ; non però le pollino elleno permutare m modoalcuno, ch'operino il contrario di quello, che avanti alla preparatone operavano per natura . Quan- Coriandro ■ fi j-^erchi alla cura del fuo nocumento , ritrovo mi™, e <" ol r£ à che nc fcdvc Diofcoride , che molto vi conferifee la Theriaca bevuta con ottimo Vino , e che il fuo proprio antidoto è quella pianta conofciuta , c volgare.che chiamano VincitolTico, di cui facemmo mentione di fopra nel 3. lib. al capitolo dcll'Afclepia- de Allarochezzadellavoce.cheficauia daeflo, fi foccorre co i gargarifmi appropriati , e con le cole pet- torali.Et al diilurbo del cervello, fi rimedia con le fpe- cie del Diamofco.della Diambra.e d altri medicamen- ti fimili capitali , c parimente con le cofe cordiali . Del Pfillio. Cap. 10. IL Pfillio bevuto infrigidì/ce tutto'l corpo , indu- cendo una certa pigritia , debolezza , e trifiex.- X.a, che pare che gli /piriti , ti vigore tutti fi, nfol- 1*no in fumo . Al che fi /occorre con gli Jiefft rime- di del Coriandro . «. feiuto. Quefto dunque bevuto, induceoltre agi al- tri accidenti detti da Diofcoride, ferramento di fiato, gonfiamento di corpo, e finalmente tanta anfietà di cuore , che molte volte tramortirono con freddo fu- dore i patienti . La cura di quefto è principalmente di far vomitare , ufare i crifteri, de gl'antidoti univerfa- 11, cfartuttiirimedj (comedice Dio(conde) chefi convengono nella cura del Coriandro . Della Cicuta. Cap. 11. Mangiata , ò bevuta che fia la Cicuta , ojjfùfca tanto la virtù vi/iva de gli occhi , e genera B cosi fpeffe vertigini , che non la/cia di/cernere alcuna co/a . Induce dopo queftofinghio?jj,anfanamenti,paZ3ja, e frigidità grande nelle parti eflreme del corpo : e fi- nalmente , ftringendo il fiato nella canna del polmo- ne , fe ne muoiono i patienti fìrangolati , & ifpafi- mali. Il perche nel principio (come s'è detto ne gl'al- tri ) fi deve cavar fuori del corpo con i vomiti , e pofcia con i cri/ieri , accioche ancora quel tanto , che fe ne foffe /ce/o alle budella, parimente /e n'e/ca: do- po al che è co/a veramente utiliffima il dare à bere più, e più volte copio/amente puri/fimo Vino. Giova- vi il dare più volte à bere il Latte d' Afina, ò vero di Vacca: ò veramente l Afienxp con Pepe, e con Vino, ò C il Cafioreo con la Ruta, e con la Menta, bevuto con Vino: ò veramente un'oncia d'Amomo , di Cardamo- mo, e di Stirace: ò il Pepe co'l feme dell'Ortica, be- vuto nel Vino, ò le fiondi del Lauro : /umilmente vi giova il Lafero dato con Olio, ò con V'no pajfo : ò veramente il Vino pajfo puro largamente bevuto. pfiilio.efuo TL Psillio, e parimente il fuo feme, il quale e in veleno, con I frequenti<ìimo ufo nelle Spedane (come dicem- * ' modi fopra nel quarto libbro) ènoùfiìmo, e cono- DElla Cicuta dicemmo l'hiftoria di fopranel cicurj,efu, quarto libbro , e parimente come più in un luo- go, che in un'altro nafea ella velenofa; e pero non accade più qui à ridirlo . Mangiata dunque che li fia, fà veramente (come dice Diofcoride) occupando 1' intelletto, anfanare, farpazzie, e perder la villa : il D chchòio più volte fenfatamente veduto. Nè lungo tempo è paflato, che zappando in una vigna un villa- no lavoiatore del Signor Giovanni dalla Torre.vicino a»»f*|. alcaftellodiGoritia, ritrovò alcune radici di Cicu- ta molto belle , e credendofi , che follerò Paftinache, fele mangiò la fera cotte ( percioche di quarefima era) infieme con la moglie? dal che fucceiTc ; che Ve- gliandoli la notte , e ritrovandoli del tutto balordi,le- vatifi anfanando fenza lume, e volendo caminarc per cafa , fi percoflèro di forte nelle mura la tefta , . la fac- cia, e gli occhi, che la mattina , per il tumore grande , e perlanerezza del fanguccorfovi, parevano horren- dilTimimoftri: alcheelTendo 10 chiamato, &mve- E itigando da gl'altri di cafa, quel che la pallata fera mangiato haveffero , ritrovai elìere fiate vere radici dt Cicuta , percioche là, ove quelle cavate haveva il vil- lano in compagniad'altri lavoratori , ne ritrovai alcu- ne altre radici, chegià cominciavano àmettcr fuori le frondi ; e cosi conofciuta la cofa , gli ridufiìm bre- ve tempo nel folito intelletto, come che aliai foffe più lunga la cura delle percofle, che del veleno. Ingan ■ nofli ancora infiemecontuttalafuafamiglianel mo- do medefimo nella città d'Udene una nobiliffima -entildonna daColoreto.havendo prefe le radici della Cicuta nell'hovto in cambio di radici di Bietola .E già F conobbi un frate di S. Francefco, che diventò pazzo per molti mefi, per haverfene mangiatele fiondi In cambio di Petrofello, co'l pefee . E però guardifi cia- feuno da (imiti errori . Lodò in quella cura Aetio(ol- tre à quello, che ne fcrive Diofcoride ) ilberecor. / 1- - noilfemedell'Apio,laradicedell'Iride,e I SefeliMat- filienfe , o veroil Nitro bevuto con aliai acqua . Lodo ra . oltreàciò, lo fcaldare tutto'l corpo, e mallimamen- tei precordj: & accioche quefto fi faccia univeria(- mence, vuole egli, che fi coflringanoi patienti a cor- rere, & ifcaldarfi. Commenda il Conciliatore 1 ie- trod'AbanoineiòmoitolaThenaca data al pelo al due e Tua -a iiì . due dramme, e bevuta con la decottione del Dittamo, overo il pari pefo della Gentiana,bevuta co'l Vino,af- fermando efsere quello il vero antidoto della Cicuta . Dello Smilact, ò vero T'affo. Cap. 12. LO Smilace , ilquah chiamano a'euni T'ithimalo , chiamano i Latini, T'affo . T'aito quefto dun- que per bocca, infrigidì/ce tutto 7 corpo , ftt angola, e fi- nalmente ammazza in breve tempo . Al che Jt con- vengono gl'ijìejjì rimedi della Cicuta . NOnfolamenteavelenailTA sso, di cui dicem- mo l'hiftoria di Copra nel quarto libbro,gl'huo- mini, chefelo mangiano, ò ne bevono il fucco , ma ancora tutti gl'animali quadrupedi da fomeggiare , che non ruminano, come fono 1 Cavalli , i Muli, gì' Afini, & altri limili: come che voglia Plutarco nel terzo Commentario de'fuoiSihipofii, cbenonfiave- lenofo il Tafso, fenonquando, efsendo egli pregno d'humore , già cominciaà fiorire. Difse trattandone Diofcoride di fopra nelquartolibbro, chetanto in NarbonaèvelenofoilTafso, che dormendovi, ò le- dendovi fottoalcuni all'ombra, s'ammalano, & al- le volte fe ne muojono. 11 che (fecondo che riferifee Plinioal io. capo del i<5.1ibbro) difse Seftio interve- nir parimente in Arcadia, e chcinHifpagna fono le fuebacche mortifere, e mortiferi parimente inFran- ciai bariletti, òveramenteifiafehi, che li fanno per portareil Vino, per gli viandanti , del legno del Taf- io. Nafcono iTafsi alberi copiofamente per tutte le montagne del Trentino, e fpecialnientc in quelle di Fieme e della valle Anania, nelle gran felve de gl'Abe- ti, de' Pezzi, de' Pini, e de' Larici. Dove sò io per cofa certa ( quantunque dicano alcuni, che non am- mazzi il Talsofe non gl'animali, che non ruminano) che molti Buoi fe ne fono morti per haverlo mangia- to. E però i villani del paefe fogliono dire, quando nepafcolidellemontagncs'ammalanoiBuoi, che lì debba bavere avertenza, chenonhabbiano mangiato il Nalso(percioche cosilo chiamano : ) fapendo egli- no molto bene , efsere loro mortifero . 1 frutti tuoi fo- no quivi parimentevelcnolì , comechenon del tutto mortiferi ; percioche mi ricordo haver curati alcuni bofchieri, e pallori, che non conofeendo la malva- ione gita loro , tirati dalla dolcezza del fapore , fe gl'have- aJ>f vano mangiati: dopo al che efsendo cafeati nella fe- ' bre,enelflufsodel corpo, ftavano afsai male . Ma palmi però oltre à quefto non poco da dubitare, fe fia il Tafso da connumcrare tra le piante frigide , ò tra le calide . Dimoftrano manifeftamente Diofcoride, e tutti i fuoi feguaci; che (Seno i temperamenti del Taf- t Jr8 ù vo,endo' cnei medefimi rimedi giovino al Taffo , che alla Cicuta ; il che veramente non mi con- tenta: pcrciochel'amaritudine, che fi ritrova nelle fuefrondi, e parimente nella corteccia : lo ftareegli fempre verde, efronduto tanto il verno, quanto di fiate, come fanno parimente i Pini, e gl'Abeti, à cui molto fi raflomiglia: la dolcezza, & acutezza, che li gufta nelle fuebacche: &ilfarquefto diventarne- ri gl'uccelli , che fe le mangiano, arguifee fenza alcun dubbio, che fu il Taffo ecceffivamente caldo ; e pe- rò fi vede manifeftamente, che cafeano coloro, che fi mangiano ifuol frutti, perinfiammarfi gli fpiviti , e'ifangue, nellafebrc, enei fluffo del corpo, fubi- todopoaltorgli. Sopra che quantunque poteffedire alcuno, chelefebri, & ifluffi fi generano in quefto cafo per via di putrefattone , e bollimento d'humori , come interviene per lo mangiare de gl'altri frutti fri- gidi della fiate, e dell'autunno, echc il color nero può così caufarfi dal freddo , come dal caldo : dico però, contradicendo à quefto, che le note fudette de'fapori, tanto delle fiondi, e della corteccia , quanto de'frutti, e parimente il tenere egli perpetua- mente lefrondi, arguifee manifeftamente, checota- Iifebri , efluffifigenerino principalmente più per via Nel feflo lib. di Diofcoride . A 803 d'infiammagione ( come interviene ne gl'Anacardi ) che di putrefattone; e dico appreffo, che fe la ne- rezza, chefigenera ne gl'uccelli, che mangiano i fuoi frutti, procedeffeperfrigidità, fubito fene mo- rebbonoj percioche la qualità frigida ecceffiva non induce nerezza, fe non mortificando le membra: mi non però cosi interviene nella nerezza , che fi caufa peraduftione, come veggiamone gl'Ethiopi . Que- ftodunque hó volutodire io, non per contradire al- leopinioni, & àgli ferirti di cosi gloriofi auttori, ma fidamente per recitarne l'opinion mia, e per avvertire gl'altri , che fopra ciò accadendo confiderino , e pen- lìnoancor eglino. Ma havendomi il Taffo ridotto à B memorial'OLEANDRo, chiamato da i Greci Nerio, oleandro, e e Rodendro, & Rododafne, eritrovando io, che fuavelc"1:;'1 Galeno con tutti i fuoi feguaci dicono, che non fola- natura' mente è il Nerio velenofo à gl'huomini , ma ancora agl'animali quadrupedi, non mie paruto, petefler- nel'italiacopiofa, di paffare avanti , fenza trattarne. Ecomeche, non forfè fenza ragione, diceffe difo- pra Diofcoride nel quarto libbra, eparimente nel prologo del prefente, chelefrondi, & i fiori del Ne- rio giovano mangiati , òbevuticontra ilmorfo delle Serpi mortifere, e che fia fermamente da crederglielo, per riaverne egli havuto,e vifto l'efperienza,che non n' hanno veduto forfè i fuoi poderi, e che fi potefse cre- C dere,che egli giovi in ciò,come contra à i morfi de'Ca- nirabbiofi giovano le Cantarelle, e giova l'Euforbio bevuto alle punture de gli Scorpioni; nondimeno ve- dendoli, che Galeno infieme con tutta la catctvade' Greci, e parimente Avicenna con tutti gl Arabi non accettano tal cofa, parmi però, che ragionevol fia danonufareà i tempi noftri l'Oleandro per rimedio de'morfide'Serpenti, havendo noi altri infiniti anti- doti in ciò valorofiffimi , eficuriliimi : e però ftando inquefto conAvicenna, dico, che l'Oleandro am- mazza gl'huomini. e parimente gl'animali, e che quantunque fi prenda in poca quantità, fàanguftig intollerabili, enfiagione di corpo, e grandiffima in- fiammagionc; percioche è egli caldo, efecco, inci- fivo, & ulcerativo, e non fidamente nuoce egli be- vuto, ò mangiato, ma ancora efteriormente , dan- dovi fotto all'ombra, ò bevendofi l'acque de'fiumi , ede'laghi, nelle cui rive nafee eglicopiofo. Curafi il fuo nocumento, bevendofi la decottione del Fien greco, emangiandofiDattoli, òilfeme, elefrondi delVitice, ò bevendofi la loro decottione. Conven- é"0I gonvifi ancorai Fichi fecchi mangiati co'l mele, co'l nmedj. Zucchero, ò vero co'l Giuleppo, efimilmentelaSa- pa, eie cofe graffe, &untuofe, nonlafciandodifa- reivomiti, &icrifteri, comeintuttigl'altri citato detto. Loda in ciò il Conciliatore, il Diacaftorco , dato à bei e al pefo di due dramme: e parimente il pa- ri pefo di Ijacche di Ginepro . Albero parimente vele- nofoè quello, che chiamano volgarmente, contra la verità, inltalia Sicomoro, de'cui frutti fi fanno lecorone de' pater noftri . Di quefto ferivendo Avi- cenna alla fèfta Fendei quarto libbra, lo chiama A- zadaracht, cosi dicendo: Le frondi dell'Azadara- cht ammazzano gl'animali, e cosi parimente il fuo Auim- legno. Curafi coni nmedj univerfali degl'altri vele- che , e ruo ni, e particolarmenteconl'ifteffa cura dell'Oleandro. vdtnc,>efua Del chehòvolutoquìavvertireil Mondo , accioche a' alcuno inavertentemente non s'avelenaflè con effò . Ma fe fu (Te alcuno, che dubitale , che non fofse quell'albero l'AzadarachtdAvicenna, legga i Sino- nimi Arabi del liellunefe nel principio del volume, e cosi fi potrà chiarire . Del fucco del Carpa/o. Cap. 13. D IL fucco del Carpafo induce bevuto profondifftmo forno, e prejiamente Jlrangola . Al che fi ficcorre con gl'ijìejjì rimedi della Cicuta. Ece Che Carpalo! & Opocarpafb) c loioeiam. 804 Difcorfi del Matthiolt CHe cofa fia il Carpaso ài giorni nofiri in Italia ,à A me veramente non è manifefto : nepenfo, che li m\ I altri più di mcnefappia ; Percioche, quantunque qui trai veleni lo defcriveffe Diofcoride -.nondimeno non ritrovo, ch'egli ne'cinque libbri pafiati , nèch'alcu- noaltrotantoantico, quanto moderno, nè deferiva cofa alcuna, fopra il che fi poffa far confettura di po- tereinveftigare, quale apprefib à gl'antichi foffe il Carpafo. Chiama Paolo Eginctta il Carpafo, toglien- do da Diofcoride, nel ^.libbro, Carpefia, il che hà l'atto credere à molti, che'l Carpafo, la Carpefia, & il Carpello , di cui dicemmo di fopra nel primo libro, fieno una cofa medefima . Ma non e quefto in modo alcuno da credere; percioche del Carpefio non fi ri- trova (comefilcgge appretto Galeno, ePaolo) fe non che fia deli'ifteffe facoltà della Valeriana, e che non poco vaglia nelle compofitioni de gl'antidoti : E però diceva Galeno, che Quinto lo metteva nella Theriaca in cambio di Cinnamomo, ftimandolo egli tanto, quanto l'elettilTima Caffia . Ma chi diceffe , che 1 Opocalpafo , del quale fcrive Galeno (ragionan- do dell'ottima Mirrha ) al primo de gl'antidoti per ve- leno mortifero, foffe una cofa medefima con l'Opo- carpafo, di cui lcrive Diofcoride, credo veramente, che non dcviarebbedal vero , quantunque nel primo libbra delle compofitioni de'medicamenti fecondo i luoghi, narrando alcune cofe, che fanno i capelli ric- ci, e nel quinto nellacompofitione d'un'empiaftro per il dolore de'dentimafcellari facefie egli mentio- ric del fucco del Carpafo, chiamandolo Opocarpa- fo, e non Opocalpafo , come chiamò quello che già iì mefcola va con la Mirrha nel primo libbro de gl'an- tidoti. Non conofeendofi dunque in Italia , non è neceffario dire altro della fua cura, percioche fareb- befatica del tutto vana, &inutile. Dell'herba Sardonia . Cap. 14. L 'fùria Sardonia fi connumera nelle fpecie de' Ra- nuncoli . Quejìa dunque mangiata , fà ufeir dal 0 Jenno, e genera un certo fpajimo nelle labbra, chepar 'veramente, che fempre rìdano coloro, che fe le man- giano . Dal che tra'l volgo è nato quell'infelice pro- verbio , Il t ifo di Sardigna . Al che fi foccorre , fatti che fieno i Domiti , dando particolarmente d bere l' acqua melata , e copiofifjìmo Latte . Giova oltre à ciò il bagnare , ò ver unger tutto'l corpo con medi- camenti calidi , e'I fare entrare i paiienti in un ba- gno caldo , fatto infiememente d'Olio commune, e d' acqua , dentro al quale fi debbon pofeia fregare , tir tingere con diligenza . Ma per dirne fommariamen- te , dico , che la cura di quefla è quella ftejfa che fi fà nello fpafimo. E Htrba Sar- donia, e ri- medi alta fuavelenofa natura . Ual tralcfpecie de'Ranoncolifia quello, che per nafeere in Sardigna, fi chiama Herba Sa r- ^ doni a, dichiarò àfuffìcienza Diofcoride di fopra nel fecondo libbro. Dicuifcrivendo la cura Aetio nel decimoterzo libbro, non devia punto dall' iftituto di Diofcoride : anzi che commentando egli quello luogo, dichiara con quali medicamenti fi debbacurarequeftafpecicdi fpafimo, per eflcre gli fpafimidi diverfe fpecie, e però ricercarvifi diverfe curationi . 11 perche infegna egli , che fia convenien- tifiìmo incióilCaftoreo, tolto per fefolo, ò vera- mente bevuto in polvere col Vino dolce. Ma fecon- do che fcrive Pietro d'Abano la cura dell'Apio Rifo (cosi chiamano i feguaci de gl'Arabi l'herbaSardoma) fifa imbracando i patienticon Vini dolci potenti , accioche lungamente dormano . llfuovero, & ap- propriato antidoto è il fucco della Melifla, bevuto conl'aceto . Eperchenon poco incurarlo fpafimo (come fcrive Diofcoride^) fono giovevoli i bagni, e leftuffe, faccianficonle decozioni di quelle cofe , le cui facoltà fono di fcaldare, edidifeccate,di con- fortare , e di giovare fpecialmente à i nervi , come fo- nolaStecha, l'Hifi'opo, la Salvia, la Ruta, laBe- tonica, l'Hiperico, il Chamepitio , la Majorana , l'Origano, ilCalamento, ilPulegio, il Dittamo di Candia, la Camamilla, la Thimbra, l'Acoro, la Spica Celtica, elaSoriana, l'Afaro, la Valeriana , il Cipero, il Rofmarino, & altri umili, Faccianfi oltre à ciò l'untioni alla parte pofteriore della teda , alcollo, & alla nucha con OliodiGigli, di Cafto- reo , di Vermini terrefiri, diCofto, d'Hiperieo, e Volpino, e parimente con l'unguento Aragonio , Agrippino, & altri fimili. B Dell' Hiofciamo. Cap. 1%. t evuto , ò mangiato che fia V Hiofciamo , fà fare le mede/une paxxie , che l 'ebbri aehexx/t del Vi- no i ma cede però agevolmente il fuo nocumento à ri- medi . Nel che è molto convenevole l'acqua melata , copiofamente bevuta, e parimente il Latte d' Afina , nel cui mancamento fupplifce quel di Vacca, òdi Ca- pra, ò veramente la decoitione de' Fichi fecchi. Gio- uanvi olire à ciò i Pinocchi, e'I feme de' Cocomeri , bevuto co'l Vino dolce, chiamato PaJJo : il Vino fala- to, bevuto con Grafjo di porco frefeo , e Vino paffo : il feme dell'Ortica, e fimilmente il Nitro, bevuto con l'acqua . Conferifcevi la Cicorea, la Senape, il Na- Jlurzo, le Cipolle, le radici, e l'Aglio togliendo cia- feuna di quejle cofe co'l Vino ; dopo al che faccianfi ripofare, e dormire i paiienti fin che fmaltifcano , co- me fi cofluma di fare con gl'ebbriachi . Iparafialla malvagitàdel H10SCIAM0, di cui Hiofciamc fcriffcl'Hilloria Diofcoride nel quarto lib.age- t vcl — , — , r ~ y 1 , - , nofanatur volmente, quando pur fi pofionoatempo dare 1 de- biti rimedi. Ma èperòdafaperc, come fcrive Aetio nel 13. libbro, che molte volte, oltre alle notepre- fcritte, caufa egli ftorcimenti di membra, debolezze di cuore, roffezza ne gli occhi, prurito, etremorein tuttc'l corpo , evannofigittando i patientidiquefto luogo in quello, credendoli anfanando d'efser balio- nati. E però in alcuni luoghi del Trentino, come , afsegnandone la ragione, dicemmo nel quarto libbro, meritamente chiamano l' Hiofciamo. Dilturbio, per- cioche diflurbaeglivcramentetutti i fentimenti del corpo . Scrifsene tràivelenidelbianco, e del nero feparatamentc Avicenna , cosi dicendo : Caufa 1 Hiofciamo bianco mollificatione di giunture, cpo- ftemenellalingua, fpiuma intorno alla bocca, rot- fczza , e torbidezza negli occhi, ftrettura di fiato, ver- tigini, fordità, prurito nelle gengive, & in tutto'l cor- po ebbriachezza , pazzia, frcneiìa, epilcpfia, » diverfi- tàdivoci; perciocheragghiano alle voltei patienti , come fanno gl'Alìni , & i Muli , & annitrifeono , co- me fanno i Cavalli . Il nero poi ini rigidifee le membra eftreme del corpo, offufcala vifta, fà perdere l'in- telletto , e pofeia ferrando la via del fiato , fpafima , & affoga . I quali nocumenti attribuirono Diofcoride, e Paolo Eginetta alla Cicuta, e non al Jufquiamo nero. Eperòèdapeniare, chequettofia certillìmo errore in Avicenna, come in molti altri luoghi fi ritrovano Errore « pofti molti nomi di femplicimeffi feambicvol mente 1' «™ina' uno in luogo dell'altro, iqualiperbrevità trapafso. Oltre àciò lodò egli per la cura del bianco gl'iftefsi rimedj, che fcrive qui indifferentemente Diofcoride; &liandonepofciaIadottrina, propofe in ciò il Mithridato, eia Theriaca ad ogn'altro medicamen- to, che darfeglipofsa. Per la cura del nero , fatti prima i vomiti, &icrifteri, lodò il Vino puro fpelse voltebevuto, il Lattedi Vacca, lAfsenzo, ilPepe, ilCaftoreo, laRuta, laMenta, il Lafero, lefron- di, e le bacche delLauro, la Sapa , e'I feme dell' Ortica, la radice del Laferpitio, il Cardamomo , e la Stirace , dando ciafeuna di quefte cofe co'l Vino . Propofe apprefso à quefto fimilmente lade- cottione della corteccia delle radici del Moro , 1' Opobalfamo bevuto co'l Latte, e parimente l'impia- ftrare Hiofeiai velenolì , loro cura TV Nel fello lib. di Biofcoride . 805 Arare fopralòftomaco, è Copra if ventre, la farina dèi Grano incorporata coi Vino. Quello tutto faide Avicenna. Oltrealcheritrovoalcunifamofi moder- ni, che danno à bere, per ficuro rimedio contra I'Hio- fciamo, il Pepelungoalla quantità di due dramme : affermando più oltre , che il proprio Cuó antidoto Co- no i Piftacchi , mangiati copioCamenie . Della Mandragora . Cap. ió. LA Mandragora bevuta, ò mangiata che fia, ad- dormenta fubito, toglie le forzje di tutto il corpo e fà così profondiamo fonno , che non è punto diffe- rente da quello, che fi caufa nella lethargia. Alche, avanti che accaggiono quefìe cofe , fi [occorre , provo- cando il vomito, e dando fubtioà bere dell* acqua me- lata , e pofeia del Nitro , e dell' Affinilo con Vino dolce , ò vero pa[fo . Giova olire à ciò /' infonder fo- pra la tefta de i pallenti Olio Rofaio , & Aceto , /vegliarli , e fargli muovere , e parimente odorare l' Eupatorio , il Pepe , la Senape , il Caftoreo, e la ■ Ruta , trite tutte quefte cofe , &■ infnfe nell' Ace- to : e fimilmente la Pece liquida , &• il fumo delle lucerne , fubito che fe ne fpegne la fiamma : e fe con quejìi rimedi non fi sdormentano , facciafi Jlarnutare con gli flamutatorj , & ufinfi tutti gli altri rimedi convenevoli. idragora, 'C'U'delIaMandragorafcritta, enarrata l'hiftoria na veleno X di Copra nel quarto libbro . E però qui Colamento natura, diremo de gl'accidenti mortiferi , e pcricoloCi , chefi cauCano dalla Cua radice, e da i Cuoi pomi, e pari- mente del modo di Coccorrergli; irrrperoche lafcian- do prolungare la malitia del fuo veleno, Cenza oviar- gli con i debiti rimedj, agevolmente iene potrebbe morire chi Ce l'havefle mangiata . E però dico inCieme con Aetio , che malagevolmente fi può ella afeondere trà i cibi , ò tra le bevande , per bavere un'odore mol- to grave, e CaltidioCo, & edere al guilo amara, ediC- piàcevolc: e bifbgnare, che Ce ne dia una certa prefìC- ia quantità. Nuoce oltreà ciò non poco, eCà intolle- rabile moleftia, come che non ammazzi; Ce non con lunghezza di tempo. E' il Cuo nocumento ( come ben dille DioCcoride) Cimile à gli accidenti , che fi cauCano nella lethargia; percioche induceella così profondiffimolonno, che quantunque chiamati , fi Sveglino i patienti, Cubito fi raddormentano come ndragora infcnfati- Nelche, oltre à rimedj adeguati daDio- eno ' è Ccoridc, filoda ( farti che fieno i vomiti) il dare àbe- i rimedi, re il Cerne de'CoriandoIi trito , eparimenteil Pulegio conl'acqua calda, òilfolvere il corpoconle medi- cine appropriate. Ma Ce dopo al vomito non fi poffo- noCvcgliarei patienti, diali loro in tal caCo à bere I* Ori gano conl'acqua irefea , percioche molto vi gio- va quello rimedio. Ufinfi ancora in talcaCo i crilìert acuti, le fregagioni fatte per tuttoi corpo con pezze grolle, le ventofe di vetro mede con fuoco nella parte polkriore della teli a Copra le Cpalle, e Copra le natiche: leligature dolorofe fatte alle dita delle mani, e de' piedi: lapolveredell'Elleborobianco, melTanelna- foperfareftarnutare: e parimencegl'empiaftri vefei- catorj, applicati alla parte pofteriore della tefta, e dopo all'orecchie; "percioche tutte quefte cofe diver- tifconomaravigliofamenteil nocumento del cervello. Oltrcàciòèdaavertire, che DioCcoride comanda , chefi debba infondere Copra la teita de'patienti per I ^"'""f ripercuotere il velenoCo vapore, che v'aCcende , ìKofato. OlioRoCato, &Aceto. Il che pare fimilmente , che concedaGaleno (comelileggeal 13. libbro delMe- rhodo ) nel principio principiante.dclla lethargia. 11 che confiderandoli bene, parchenon poco ripugni alla ragione. E però fi vede, che Paolo Eginetta , Aetio, Alellandro Tralliano , & altri imitatori di Ga- leno, conofeendo che la lethargia fi caufa fempre per humoriecceflivamentefrigidi, alchel'Olio Rofato, e lAccconon fi convengono fe non con pericolo d' A infrigidarc il membro maggiormente : trattando cia- feuno di quelli particolarmente della cura de i letar- gici, correderò, alterandoquelto Ollìthodino con Caftoreo, conCamepitio, conPulegio, con Nepi- ta, conSerpoIlo, econThimo. Il che mi dimollra, che Galeno intendefie d'infondere d'Olio Rofato, e d'Aceto la tella in quelle lethargie, con il cui humo- refrigido ( come molte volte accade) fi ritrovaalcu- na parte d'humore colerico Cottile, ilqualcqualì Cem- pre (irifolve ne primi giorni. E però conlideri qui bene ciaCc uno, le nel Conno cauCato dalla Mandrago- ra, fi podacotalrimediopuroapplicare, Cenza com- pagnia di Caftoreo, ò d'altro caldo medicamento ; B parendomi che niunacaldezza d'humori per malitia d'eda Mandragora vi concorra; percioche molto lau- dabilecoCami pare il giuocar di ficuro. I pomi poi della Mandragora, quantunque lì mangino da alcu- ni, quando Cori maturi Cenza Cerne con niuno appa- rentenocumento; nondimeno, quelli, che fi man- gianoimuiaturiinliemecolCeme, caufano veramen- te mortiferi accidenti, cioè, ardore intollerabile in tutta la fuperficicdel corpo, e decita grandiffima di lingua, edibocca, dalchecaufa, chetengano i pa- tienti la Docca Cempreaperta, tirando à Ce l'aria fre- fca, che gli circonda . Al che fe predo non fi foccorrc, fenemuojonomifer.imentefpalimati: mafe conprc- C llezzafc gli fanno i rimedj convenevoli, agevolmen- te fi curano. Ne li ritrova in ciò piti valoroCo, e Cpe- ditorimedio, chelaTheriacad'Andromaco, bevu- ta con l'acqua; percioche quella libera in un momen- to da ogni molellia . Lodò oltre alla Theriaca, Pie- trod'Abanopcrle radici, perii pomi, e per il fuc- co della Mandragoraindifterentcmente, lo ftarfenza mangiare per un continuo giorno, il bere aliai d'un' clettidimo Vino , d'odorar dell'Aceto, coi Cafto- reo : affermando pofeia, che il vero antidoto di tut- requelle cole è dilatano domeftico, chiamato da noi particolarmente Radice, mangiato per tre giorni coiPane, ecolSalc. Mahavendomi i pomi della D Mandragora ridotto à memoria le Noci Mettelle, di cui dicemmo l'hiftoria di Copra nel primo libbro, e Capendo, che mangiate non fidamente pcrlor propria natura ammazzano i Cani, maancoragli huomini ; non edendone fatto da DioCcoride memoria alcuna , non hò voluto lafciar di dire, che accidenti elle fac- ciano , e conche medicine Cipolla oliare à i nocumen- tiloto. 11 perche dico, chemangiate, ò bevute che fieno le Noci Me.telle, caufano vertigini, rofsezza , efcuritàdegli occhi, ebbriachezza , e profondilfi- mo fonno, dopo al chefeguita un fudor freddo, ve- roprefagiodellamortevicina. Al che fi Coccore, fa- cendo vomitare i patienti con acqua calda, &OH0: E dopo al che non poco vi lì conviene il Borirò, e pari- mente il bere aliai d'uno purilfimo Vino inficine con Pepe, Pirethro, bacche di Lauro, Cinnamomo , e Caftoreo. Giova ancor molto il far mettere à i pa- rienti le mani, & i piedi nell'acqua calda, e fimil- mente fregarli con pezze ruvide , accioche fi f caldino tutte le membra del corpo, li quali, fatto quello , fi debbono ungere con Olio di Coito, ò veramente di Noce unguentaria, chiamato volgarmente Olio di Ben . Oltre à ciò è necefsario di far caulinare, Se efser- citarei patienti , accioche fi fcaldi tutto! corpo: e cibarli dopò all'éflercitio con cibi gira fiì, econVino dolce. InfommaèdaCapere, che rutta la cura , che ' fifànell'Opio, di cui diremo nel leguente capitolo , fi richiede parimente nelle Noci Metelle . Del Meconio, rjr Opio. Cap. 17. PRefo che fia il Meconio per bocca , caufa profondia- mo fonno , rifcaldamento , e prurito intollerabile, di modo che aumentandofi allevoltela forzjt del veleno , tanto crefee l'acutezza del prurito , che fdormenta dal profondìjfimo fonno i patienti ; e fentefi oltre A ciò 1} odor del medicamento in tutto'l corpo . Curafi , fatti Ecc. 3 che Pomi dì M à- dragoi .i . , : I Ice locò vc- 1 e :it>j e cììvà. i sii 8o6 Difcoriì che Jìeno prima i verniti, cón i cri fieri acuti , e co Ida- re d bere V Aceto melato co'l Sale , ò 'veramente il J\dele con l Olio rofato caldo . Giovavi il bere copio- famente d'un eletti (fimo , e puriffimo Vino infieme con Affenzo , ò con Cinnamomo , ò Veramente l'Aceto cal- do per fe folo . Convìenvifi il Nitro bevuto con l'ac- qua , l'Origano con la lìfcia , ò Vero co'l Vino paffo j il feme della Ruta Calvatica con Pepe, con Vino, e coti Panacea . Daffi parimente il Pepe con Cajloreo dbere nell'Aceto, ò veramente nel Vino, ove fia flato cotto dentro Satureia, e Origano. Bifigna appretto d que- Jìo tdormentare i pallenti con gl'odori acuti , & abo- minevoli: e per lo prurìto, mettergli in un bagno d' acqua calda. Dopo al che non poco giova il dargli d bere de i brodi graffi con Vino , o con Paffo : e pari- mente la midolla dell'offa dijlemperata con Olio. D'I Papavero Cornuto. Cap. 18. IL Papavero, chiamato Cornuto, quando fi mangia, à veramente fi beve, fà gl'accidenti medefimi , che fa l'Opio: e però fi cura egli con i rimedi medefimi. NOnfipuòcosinafcofamente( come fu parimen- te detto dell a Mand ragora ) dar l'O P i o , ò ve- tura. ia mente il Meconio tanto necibi, quantonelle me- dicine, che non li fenta il fuo abominevole odore; e malTimamente per non nuocere egli fino alla morte , le non iene toglie una certa quantità determinata. E però rariilime volte accade, che da i malvagi avele- natori fi dieno, perpauradi non elTer difeopcrti , querti così apparenti veleni. Come che alle volre in- tervenga, che ò per poca prattica dc'Medici , ò per negligenza, & ignoranza de gli Speciali, òpermali- tia d'alcuni, che fanno alcuni fonniferi gagliardi per far dormire un certo tempo determinato, comeàlor piace, chedandofile medicine Opiatc in maggior quantità di quel che porta la regola , e la ragione, ca- lcano i patienti ne nocumenti fuddetti ferirci da Dio- feoride . Olcrc i quali ne leguitano quelli ancora, che recitò Nicandro ne gì' Alexifarmaci , con quelle pa- role: Avvertifci, che coloro che togliono il liquore del Papavero, fentono un freddo in tutta la fuperfi- cie del corpo : Hanno con gli occhi ferrati , nè muo- vono punto le palpebre: illudorloro hàl'odore mc- dcfimo del medicamento ; il corpo tutto s'impallidi- fee, le labbra ardono di calore, e lemafcelle fi rilaf- iàno. Rifpiranoi patienti ur; fiato languido, e fred- do: e fpello danno prefagio della morte vicina la ne- rezza dell'unghie, latortura del nafo, e parimente gli occhi, quando oltre al naturai loro fi ritirano in «lenirò. A Nicandro fottoferive Aetio nel 13. libbro con quelle parole : quando bevono alcuni il Maconio volontariamente, fi conofee per quelli indicj, cioè, che cafeanoi patienti in profondilTìmo fonilo, & in Un freddo, e prurito di tucto'l corpo, di modo che per lo dimoio di ciò alle volte fi fdormentano: efen- tefi l'odore dell'Opio in tutte le parti del corpo. Le mafcelle di folto calcano , le labbra s'ingroflàno, con continui (ìnghiozzi, il nafo fi torce, tutto'l corpo di- venta pallido, l'unghie fi fanno livide, i precordj fi dilacerano , l'anhelito manca , e faffi freddo, gli occhi s'annebbiano, e finalmente nafee uno fpafimo mor- tale. Nel che valorofiflìmi fono i rimedj, che ne ri- corda Diofcoride: nèpiù diquelli ritrovo apprefsoà gl'altri Greci fuoifuccefsori . Come che lodi molto Opiovtkpè Avicenna nella cura dell'Opio il Lafero, eparimen- ciuacura. teilCaftoreo.-.dopoalcheafTcrma, non elscrc peri' Opio pili valorofa medicina , che la Theriaca, la Sag- zenea, e'1 Mitrhidato co'l Vino : e parimente l'irrita- re del continuo i patienti con gli ftarnutatorj , co'l ti- rar loro la barba, &i capelli, con largii odorare il Mufchio, il Caftoreo, il Lafero, l'Ambra, & il fumo del Solfo: con unger loro tutto 1 corpo con Olio di Gigli, c di Collo, e con ogn'altro ingegno, di cui di- dei Mattinoli A eemmonelprecedentecapitolo. E' oltre à ciò rime- dio prefentaneo nell'Opio , & in tutti i veleni frigidi la ìiollraQuintaeflènzaTheriacale, di cui fti detto di fopra allarme del nofirolungudifcorfo, fatto fopra il prologodiqueflofelìo libbro . Nè altrimenti fi cura, chi havefie tolto il Papavero Cornuto . Del Farìco. Cap. 19. Quello, che chiamano Farìco, è fimile nel fapó- re al Nardo fàlvatico. Quefio dunque bevuto, induce paralifia , fpafimo , e paxjcja . Nel che, fatte le purgatìoni , fi deve dare d bere il Vino B dell' Affienilo injieme co'l Cinnamomo , 0 veramente con la Jrlirrha , à con la Spìca Celtica : ò dar due dramme dì Spìco Nardo con due oboli dì Mìrrhanel Vino dolce, ò vero la radice dell' Iride con y^aff arano, e con Vino : oltre al che fi conviene il far radere la tejla , Gr applicarle fopra in forma d' ìmpiafiro Fa- rina d'Orxjo, Ruta trita, & Aceto. NOn ritrovo veramente fcrittore alcuno, da cui fi t„}cBVllt polla cavare , òfapeve, che cola l'offe il Farìco no, e fua r fa apprefiò gl'antichi, nè anco fefoflè femplice pianta, minationc. ò comporto veleno di diverfe cofe. Nè ritrovo oltre à ciò, onde fia veramente derivato il fuo nome, per ri- C trovare io di quello diverfeopinioni; percioche fono alcuni (tra iquali èloScholialle di Nicandro d'aut- toiitàdi Praxagora) che dicono efier cosi chiamato, per efserne fiato l'inventore Farico (celeratitlimo ve- nefico: altri , per ritrovarli in paride d'Arcadia, ò ve- ro di Laconia: & altri, per bavere riavuto origine à Fera di Thefsaglia. 11 perche non efsendo egli più hog- gi nè conofeiuto, nè in confideratione, fuperfluo fa- rebbe il ragionarne più avanti : non efsendomi in ani- mo di far lunghi difcorfi fopr a cofe incerte . Del Toffico. Cap. 20. D f^Rcdefi, che'! Toffico fia flato coti chiamato, per effer cojìume de i Bàrbari d'avelenar con effo le faette loro, le quali chiamanoToxeumata . Qitejìo dun- que bevuto che fia caufa ìnffammagìone nelle labbra , e nella lingua . e pofeia tanto furore , e pazjcja , che non fi pofjono in alcun modo tener fermi i patienti , per rapprefèntarfi al gid corrotto intelletto diverfe ima- gìni , e chimere : il perche malagevolmente fe gli ri- media , e rare volte fcampa dalla morte chi fe lo be- ve . E' dunque neceffario legar prima ì patienti , e pofeia coftringerli per forgia d bere dell'.Olìo Rofate ìnfieme con Vino dolce , e fargli vomitare : nel che per l'effetto medefimo , fi conviene il feme delle Rape be- f: vuio co'l Vino . Conferifcevì fpecialmente la radice del Cinquefoglio , e fimilmeute il fangue del Becco , ó vero della Capra , tolto nel medefimo modo. Gio- vavi la corteccia della Quercia , del Faggio , ò ve- ramente dell' F lice trita , e bevuta con Latte ; e le JVlele Cotogne mangiate , ò ver bevute pefìe nell' ac- qua in/teme con Pulegìo . Convienvìfi V Amomo , e parimente il Carpobalfamo bevuti con Vino . Ma è però da fapere , che coloro , che ne fcampano il peri- colo, jlanno dipoi lungamente come perduti nel letto ; e fe pur fe ne levano, vìvono il rejlo del tempo co-* me infenfati . 1 F ( , NOn sò ritrovare io veramente nè qui apprefso folto, àDiofcoride, nèàqual fi voglia Greco autto- (iiacfam. re, che cofa fofse anticamente il Tossico , di cui avelenavano i Barbari le faette loro nelle guerre , accioche ficuramente portafse ogni faetta feco la morte al nimico. E pero non fi può , fe non mala- gevolmente determinare,, fe à i tempi nollri fi ri- trovi, ò fi conofca'l Toffico in Europa: efsendo pro- priamente itaci nominati Barbari da gl'antichi quei popoli, che habitanoin Ethiopia la regione chiama- ta Trogloditica . Ma nondimeno fono flati alcuni de' moder- Nel fefìo lib. di Diofcoride . moderni, trai quali ritrovo il Manardo da Ferrara A liuomodottiffimo, che vogliono, che'l Toffico de gl'antichi fia flato quèll'iftefiQ veleno, che hanno j reproba- chiamatogl'Arabi Napello. La quale opinione di- moftra veramente havere in fe, à chi più oltre nonhà confiderato, qualche apparente ragione; pcrcioche fi ritrova appretto Avicenna, che del Napellos'ave- lcnavano, es'infettavanolefactte : chcfàegli man- giato appoftemare la lingua, e le labbra : e che pochif- fimi fono coloro, che k> mangino, che fcampino dalla morte; il che fi ritrova fare medelìmamente il toflìco de Greci. Oltre àciò il dire Avicenna, che la cura fi fàconfarvomitare i patienti co'l feme delle Kape, e con dar loro à bere igufei delle Ghiande ; B parchenon poco fi concordi co i rimedj delToffico, imperoche Diofcoride lauda parimente perfar vomi- tareilfemedelleRapebevutocon Vino, eia feorza della Quercia, del Faggio, e dell'Elice, alberi che producono tutti le Ghiande . Le quali corrifponden- zeinduconoaltruiàcrederc, cheunacofa medefima ficnoilToflìcode'Greci, & il Napello degl'Arabi . Ma volendofi diligentemente ruminare, e confide- rare ben la cofa , non fi può , che cosi fia, ragionevol- mente determinare, percioche quantunque perle no- te fudette pajano edere il Toflìco, & il Napello una cofa medefima, nondimeno tante polciafono l'altre note, chetral'uno, e l'altro fi difeonvengono, che C fanno così forti argomenti in contrario, che non fi può, fenongiudicarc, chcfienoquellimalvagifTimi veleni affai l'uno dall'altro differenti; percioche pri- ma non fi ritrova apprettò a gl'Arabi, che faccia il Napello cosìfuriofa pazzia, che bifogni legare i pa- tienti, comefà il Toffico: del che pollò f'ario indu- bitata fede ; pcrcioche quelli due Corlìaflaffini, clic fi mangiarono il Napello in un Marzapane (cornerer citandone l'hiftoria , dicemmo di fopra nel quarto lib. al cap. dell'Aconito) quantunque dimoftraflèro tut- ti gl'altri accidenti del Napello d'Avicenna deferitti , non però incorfero in furore, nè in pazzia alcuna . Oltre ciò dice Avicenna, che'l Napello fà ufeire gli D occhi fuor di luogo, caufa vertigini, lìncopi, e deT bolezza grandiffima nelle gambe: del che non fi ritro- va, che ne diceflèparola Diofcoride narrando gl'ac- cidenti del Toffico . Vediamo apprettò àqueffo, dir ce Avicenna, che coloro,cheguarifcono dal Napello, diventano quali fempre ò etici, òepilentici: il che non interviene à coloro ch'habbiano prefo il Toffico: percioche fcrive Diofcoride, che fe pur qualch'uno icampa dal Toffico, vive il retto del tempo come in- fenfato . f quali argomenti concludono, che non po- ca differenza fia tra l'uno, d'altro di quelli; impe- roche maggiori, e molto piti crudeli fono gl'acciden- lidelTollico, chedcl Napellojcomeapparentemen- E te fi vede per quello , che ne fcriffe Nicandro ne'fuoi "Sen Alexifarmaci , con quefte , ò limili parole : Acciochc Ferirci da CU polli conofeerei dolori delToffico mortifero vele- :andro. BOj ftaccioche tu impari il modo di curarlo, quan- do alcun'huomo l'haveffe prefo ; lappi , che la lingua dell'attofficato s'ingroflà nelle radici della fua origi- ne, le labbra s'ingrofiano, eglifputi fono aridi, le gengive fi rilaflano nella parte di fotto, e muovonfi dal fuo luogo. Stupefatti fpeffe volte il cuore, e tutti ifentimenti fi perdono. Muggiano oltre ciò i patien- ti, belano, & ufeendo dell intelletto,& impazzendo, diconoinfinirefavole, efandonic: e dolcndofi con- tinuamente, gridano ad alta voce, come fe fi volettè tagliar loro la tetta . Piangono ancora gridando agita- ti dalla rabbia, urlano fuggendo come Lupi, rimira- no intraverfo comeiTori, &arruotano l'un coni' altro i denti, facendo lafpiumaalla bocca. Quello tutto fcriffe Nicandro. Oltre àciòlacura delToffico è differente affai da quella del Napello ; imperoche io ritrovo,che Diofcoride cura il Toffico con l'Olio Ro- fato, bevuto co'l Patto, con la radicedel Cinquefo- glio, co'l fangue del Becco, e della Capra, conte MeleCotognc,conl'Amomo, ecol Carpobalfamo. 807 Et Avicenna cura il Napello co'l Vino, co'l Borirò , econilMufchio, conia radice de'Cappari , e coli queltopo , che fi pafee delle radici del medefimo Na- pello : tutte cofe veramente non poco differenti da quelle, cheperilToflìcone ricorda Diofcoride , il quale nondimeno è imitato da etto Avicenna ne'rimc- dj de gl'altri veleni quafi di parola in parola. AI che conlidcrandofi bene, non li può, fe non concludere, cheficnoilTottìco, e'INapellodi gran lunga diffe- renti . Nè ripugnano à q uelti argomenti le ragioni af- fegnate di fopra in favore del Manardo,_percioche fe- condo che apertamente fi vede in tuttoqueflo tratta- to, fi ritrovano ancora de gl'altri veleni, che pajono f per la conformità de gl'accidenti , e per curarli l'uno con grilletti rimedj dell'altro ) una cofa medefima , comefonolaMandragora, l'Hiofciamo, l'Opio, e molti degl'altri . Ma ritornandoal propofito, credo bene io che non fallerebbe punto , chi dicelle chefof- fe il Toffico appretto ad Avicenna quello, checbia- maegli (quantunque incognito gli fotte) Tufom ; peteioche dice, che caufa quella infiammagione ncl- lelabbra, e ncllalingua , alterazione nell'intelletto,, efuriofilfìma pazzia. I quali accidenti fono qucgl' iftefiì, ch'attribuifceDiofcoridealToffico, ilquaìe non credo, che fuffe ad etto meno incognito, che ad Avicenna ; percioche fe noto gli fotte flato n'havreb- be egli fcritto l'hiftoria nel/f. lib. dove fcriffe dell'altre piante velenofe. Dimoftra oltre di quefto che'l Tu- fom degl'Arabi lia il Toffico de'Greci, l'analogia del vocabolo corrotto; percioche Tufom non mi pare, che voglia rilevare altro, che Toxicon . Mahaven- domi il Tollìco dato occafione di ragionar del Na- pello, parrai convenevol cofa , per non preterire il [^"V* noftroordine, e per dare il modo di curarlo, ettèndorinieàf. " egli eopiofo in Italia, diferivernequì tutto quello , che in tal cura fi convenga. Eperòdico, perquanto hò ritrovato fcritto da gl'Arabi, e per quanto ne vidi già io in quei C01T1 fudetti , bevuto che fia il Napello, fà quafi fubito appoltcmarele labbra, e di tal forte in- fiammare, & ingrottare la lingua, che malagevol- mente fi può rcnere in bocca, e parimente gli occhi d> tal fortes'ingiofsano , ch'efeono non poco fuor del- la refidenza loro : le vertigini: e le fincopifono fre- quentiflime, elegambc per la molta debolezza di- ventano immobili : fallì dopo quefto tutto'lcorpo li- vido, e gonfianfi tutte le membra: dimodoché in breve fpatiofe ne muojono i miferi avvelenati. 11 che non è maraviglia; percioche tanta è la malvagnità di queftoveleno, che fe nel principio nonfeglifannoi debitipreparamenti, non fi ritrova antidoto, elicgli pofsa relìitere ; e pochi fono coloro che ne fcampano, che non diventino (comehabbiamo detto) ò thifici, ò etici, ò epilentici; quantunque lì dieno loro va- lorolìllìmi rimedj . Ikbbefi dunque venire in tal malvagio veleno con ogni preltczza alla cura, facen- do prima i vomiti ( come dice Avicenna) co'l feme de'N avoni, e delle Rape : epofeiacon dar per bocca pili, e più volte del fiorirò di Vacca cotto, e mefeo- latocon Vino. , 'e umilmente la decottione de'gufci delle Ghiande fatta nel Vino. Scn.ovi giovevoli mol- to le fpecie del Diamofco, e della Diambra: epari- mentcil Mufchio, e l'Ambra cosi foli bevuti con la terra fìgillata nel Vino. Equefto veramente è uno de'piti valorofi antidoti, chedarfi pofsano; percio- che non molto vigiovano laTheriaca, ci Mithrida- to. E pero diceva Avicenna, che laTheriaca non vi giova, fe non fino à un cenò termine . Lodanfìin ciò le radici de'Cappari , per haver detto aicuni.de gl' antichi, ch'elle fono il vero rimedio del Napello Propone il Conciliatore Pietro d'Abano la polvere' dello Smeraldo bevuta fino alpefo di due dramme nelVino: ilche malagevolmente fi potrebbe dare , fe non ingran perfonaggi , comefono i Papi, gl'Im- peratori, & altri fegnalati Principi, percioche poca fede tengo io ne i frammenti delle fpeciaric . Con- corronooltreàciòtutti i moderni, feguitando pe- Eee 4 rà 8o8 Difcorlì del Matthioli rò Avicenna, ehe'l rimedio vero, e ficuro del Napel- A lo è un certo Topo picciolo, ilqualfipafcedelle lue radici. Quefto ho più volte veduto, eprefonellepiii alte montagne della valle Anania, comedi fopra nel quarto libbre dicemmo trattando dell'Aconito .• ma nonperòèconcefsoàciafcuno di fapere il modo di ritrovarlo; perciochevifàpiùbifognodipatienza, e di vigilanza, che d'altro. £ però non mi maraviglio, che feriva unfamofo moderno, ch'havendo un gran fignor Filofofo , e Medico cercato d'haver corali ani- mali, non ritrovandone, al fine prefe per fare il tuo antidoto in vece loro alcuni Mofconi , che ritrovò pa- fcerfi delle frondi, e de'fiori del Napello . Con elfo antidoto, ilquale era comporto di ventiquattro di B Antidoti quefti Mofconi, didueonciediterrafigillata.didue maravigliolì bacche di Lauro , di due di Mithridato, e di tanto Olio, eMele, chebaftiperincorporare, fece mira- colofi effetti, non folamente nel Napello dato per far la prova àdiverfi animali, eprefo à polla da lui me- delìmo 5 ma in ogn'altra forte di crudeliflimo veleno. Ma che diremo noi ( fe però fi può fenza vitio lodare le cofe proprie) della virtù miracolofa , che tiene in ciò il notlro Olio de gli Scorpioni , fcritto qui di fopra alla fine del noftro lungo difeorfo, fatto lopra il pro- logo , liberando egli in breve tempo , unto lolamenre di fuori, da cosi crudel veleno ? Veramente altro non potremo dire, fe non che in quello, & in ogni altro C veleno non corrofivo, e parimente ne'morfi, e nelle punture di qual fi voglia mortifero animale (faran- dola pace di tutti gl'altri) non hà pari tra tutti i ri- medi del Mondo. Ungefi con effo freddo, ove i ve- leni fieno acutiffimi, horaper hora: e dove meno acu- ti, ditrehore,intrehore, non folamente la regione del cuore fotto la finiftra mammella , ma ancora i pol- fi delle tempie, delle mani, edc'piedi. Dell' Ixia. Cap. 21. BEuendofi l' Ixia chiamata Ulofono , rapprefienta al guflo , e parimente all' odorato odore , e fa- D fot e Jimile al Bafilico : dopo al che infiamma gran- demente la lingua , fà ufeire del feme , ritiene tutte le fuperfiuità del corpo , e caufa fincopi , e Jìrepito nelle budella ; ma non però efee fuori dal corpo fuper- fiuità alcuna per di fiotto. Al che fi rimedia: fatti , che fieno i vomiti, e 'Dotato, che fi fia il corpo , co'l dare à bere l'infufione dell'offendo con affai Vino , ò •veramente con Aceto melato, e parimente il feme del- la 'Ruta fialuatica, e la radice del Laferpitio . Con- •viemjifi ancora la decottione del Tragoriganoinfieme con alcuna delle cofe predette , ò nero con Latte , ó Ragia del Terebintho , ò con Nardo , ò con Ca/loreo, ò con Laferpitio , tolti al pefo d'uri obolo . Giouanui fi- E milmente le Noci communi trite con Ragia , Caflo- reo , e Ruta ciaficuna di quefte cofe al pefo d' una dramma , e bevute con Vino . Conferifccvi ancora il dar dm oboli di Cucco di Chamelea , o di Thapfia , ò d' AJfenzj) con acqua melata , e parimente il bere C Aceto caldo fiolo. OUantunque il nome d'Ixu fia commune all'uno , & all'altro Chamcleone per produrre ambedue una gomma tenace fimile al Vifco? nondimeno Ixia in quefto luogo fenza dubbio veruno alrro non riferi- fee che il nero Chameleone, come apertamente di- chiaranoi varjnomi dellepiante, che fi ritrovano ag- F giunte in Diolcoride.nelle quali fi legge in quefto mo- do : 11 nero Chameleone chiamano alcuni Ulofono , & alcuni Ixia,e Cinoxilo, le quali parole danno di ciò tal chiarezza , che non mi poffo parrire da quella mia opinione : fe bene fi ritrovano alcuni maligni, che contradicono dicendo , che quei diverfi nomi nelle piante non lono di Diofcoride , e però non doverfegli preftar fede . Al che fi rifponde, che fe bene non fono eglino di Diofcoride, non fono però favolofi, nèfal- fi : e fe purea quello fi ritrovarà che dichino il mede- fimo, rirando de'calci come fogliono; io/gli gìtta\ rònegli occhi Plinio, il quale al 18. capo del 22. lib- bra ne fcrive quefte parole . Del nero Chameleone , fono due fpecie; il mafehio hàilfiore purpureo, e lafeminadicoloreviolaceo; ambedue fanno un fot gambo alto un gombito, egroffoundiro: con lefue radici cotte con Solfo, e Bitume fi curano le volati- che maligne , e mafticate fortificano i denti fmolTi , ò vero cotte con Aceto: il fuccoguarifcela rogna de' quadrupedi, eleZecche de' Cani : mangiate dalle Vaccheleftrangola, come s'haveflero la fchirantia ; per il che da certi li chiama Ulofono, e Cinoxilo . lutti producono un vifchio utiliflimo all'ulcere . Quefto tutto diffe Plinio. Con le quali ragioni panni d'haver provato che Ixia, e'1 nero Chameleone fie- no una cofa medefima . 11 pcrcheapcrtiffimamentes* inganna quel maligno fenza vergogna , che conren- de fenza fondamento, che l'Ixia non fia ne l'uno , ne l'altro Chameleone, ma che fia quella pianta che al quarto capo del feltolibbrodell'hiftoria delle piante chiama Teofraflo rgfiw. Conofcefi l'errore, e l'in- Err , tojje t Re- cita di lingua, frigidità nelle membra ejireme del corpo, D anfanamento nell'intelletto , epigritia in tutte le membra. Alche fìrimedia dando à bere acqua melata, ò decottio- ne di Malva, òdi Fichi ficchi, ò latte caldo, ò Sifamo trito nell'ino , ò Lifiia fatta con cenere di farmenti di Vi- ti, ò d'Olio di Majorana , è d'Iride, o noccioli di Pefche eon decottione d'Orbo . Giovanvi l'ova delle Colombe in- fame con incenfo , e decottione d'Orzo . Conferitevi la gomma del Stifino , equellhumore , chefi 'ritrova ferrato kelle vefeiche degli Olmi, bevuto con acqua tepida; ma peròjidee ancor all'horaptrovocare il vomito . Convien- vifiparimente il fucco della T'hapfia , ò vero della Scam- monea , bevuto con acqua tepida . E crufa , e /^Omc fi facciala Ce ru sa del Piombo, fùàba- V^V ftanza detto di fopra nel quinto libro . Quella " dunque quantunque alle volte molto falutifera f13per le medicine citeriori dell'ulcere; nondimeno tolta per bocca, ammazza, come fi faccia ogni altro mor- tifero veleno , i cui accidenti ferirle afiai più copio- famente Nicandrone'fuoi Alexipharmaci, che non fece Diofcoride con quelle, ò quafi fimili parole . La Cerufa è di colore Amile à un Latte, che fia mun- to la primavera di frefeo, che habbia ancora la fpiu- maperfopra. Onde bevuta tinge le gengive, eie ri- Itringe infieme con la fua trigidezza : caufa oltre à ciò nella lingua, e nel gorgozzule un'afprezza grande, & p eccita una toffefecca, battimento di palpebre, gra- vezza d'occhi, erutti. Dalchenafce non poco di- fturbo nell'intelletto, naufea, e lamenti. Pare appo ciò ai patienti vedere fpefie volte nel giorno chiaro qualche vana fantafma,e ftanlene quafi come fopiti, con laftézza grandiffima nelle mani, e ne'piedi, di modo che non efiendo aitati , fe ne muojono oppref- lì dal travaglio, e dal dolore: Quello tutto dille Ni- candro. Ma, fecondo che fcrive Avicenna, coloro che hanno prefa la Cerufa, non fidamente patifeono i Diofcoride . 809 tutti gl'accidenti che nota Diofcoride, ma ancora fin- copi,l'afprezza nel gorgozzule, punture^nello ito- maco, e nel corpo, gonfiamento ne' fianchi, ftret- tura di fiato, ftrangolagionc, bianchezza in tutto'l corpo, & orina hor nera, & hora di colore di fan- gue. Per la qual cura loda pur egli, oltre ai rimedj di Ccru(i ve_ Diofcoride, comeancora fece Actio, la Scammo- ieno, c iuj neabevuta nell'acqua melata, e tutte le cofe,chepro- cura, vocano l'orina : dopo quello i crifteri, ilnonlafcia- re dormire i patienti, e fargli vomitare con acqua cot- taconMcie, con OliodiGigli, e di Narcifi. Altri prepongono i vomiti fatti con la decottione del feme dell' Atriplice, e delle Rape : i crifteri fatti con bro- dodi Cavolo, & Olio fenza Sale : il dare à bere con Vino il Mithridato , e la Theriaca ; e parimente il Vi- no bianco puro copiofamente . De i Funghi. Cap. 2}. NUoconoi Funghi, ò per ejjire naturalmente veie- nqfi, ò veramente per mangiarfine troppi; non- dimeno tutti filr angolano , ferrando il flato, come fiìran- golano i lacci gli appiccati . Al che Jideuecommunemente foccorrere, e far vomitare! patienti con dar loro d bere dell'Olio, òvero della Lifiia fattaconcenere di farmen- tidiViti, òverodiramidì Perofaluatìco, conSale , A- ceto inacquato , e Nitro . Levano intuitola malvagità, che hanno i Funghi ' di Jlr angolare , le Pere fiilvatiche , e parimente le frondi dell albero loro cotte infieme con ejji : & il medejimo fanno l'ijìeffe Pere faluatìche, mangiate nei cibi infieme con efji loro . Giouanvi l'ova delle Galline , bevute con Aceto inacquaio infieme con una dramma d'A- rijlolochia ritonda , l'A{fenzj>mefcolatocól Vino, e co'l Mele, e bevuto con l'acqua: la Meliffa, co'l Nitro: lara- dìce della Panacea, bevuta con fino : la feccia delVino ab- bruciata, prefa con l'acqua : il Vetriolo, tolto con l'Aceto , e le Radici, ò la Senape , ù il NafimZo nei cibi . NOnfoIamentenuoconoi Funghi Ccomedi- Funjhi , e ceDiofcoride) per ritrovarfene di quelli, che '"ro"1'"0- fono naturalmente velenofi ; ma ancora per mangiar- fene alle volte più quantità, che non tollera la virtù digeltiva dello ftomaco; percioche effendo eglino molto humidi, e vifcofi, non potendogli in tanta quantità regolare la natura, foffocano, ltrangolano, edannola morte, quandocon preltczza non fe gli danno i debiti rimedj. Conofconfì i mortiferi da chi n'hàlaprattica (come dicemmo di fopra al proprio capitolo nel quarto libro; ) percioche fubito che fi rompono, ficambiano, putrefacendoli in un mo- mento, di diverfi colori. Eperòdiceva Avicenna , cheiverdi, e quelli che fono di colore pavonazzo , tutti fono velenofi. Maègrancofa, che tanto polla fò""^ ', ' l'appetito, e la dolcezza della golia ne gl'huomini , «tionc. che fapendofi , che molte volte alberga ne'Funghi la morte, cosìavidamente, efenzapenfarvi punto, fi mangianoconnonpocafolennità nelle menfe . Ma pofcia, che cosidilettevolialguflofono i Funghi, che non fene fanno attenere gl'huomini, imparino elfi almeno, perafiicurarfidalla malvagità mortifera loro, àfarglicuocereconlcPerefalvatiche , ò con le frondi, ò con la feorza dell'albero, che le produ- ce. E non ritrovandoli delle falvatiche, fi può far quefto parimente con le domeniche, pur che di qucl- lefieno, che di natura fono aultere, e che non altri- menti fi mangiano, checotte; nel che e frefche , e fecche fi pollano ufare . Lodò di fopra Diofcoride nel quarto libro, al proprio capitolo de'Funghi, oltre ai rimedj, che n'infegna in quefto luogo, la decottione dell'Origano , e della Saturegia , c limilmente lo Ster- co de'Galli, e delle Galline, bevuto con Aceto , ò veramenre con Mele; ilquale Sterco (fecondo che fcrive Philagrio ) deve eiìerc bianco, enond'altro colore. Non fi debbe però lafciar di far vomitare i patienti con le cofe appropriate, più volte dette : e parimentd'ufodc'crilterialquantoforti. Ma è però di 8io Diiconì del Matthioli funghi , i cura del ve leno loro. Ceffo," «tua velcnofità con fuoi ri- medi . dafapere, chemolto più nocivi fonoquelli, t-hefo- no naturalmente makfichi, e velenofì; percioche non folamente affogano, eflrangolanochifeli man- gia, ma ulcerano le budella, fannbgonfiare lo fto- maco, e'icorpo, caufano finghiozzo, punture, e giallezza in tutta la perfona , e ritengono l'orina : do- po al che feguitano altri mortiferi, c fpaventofi acci- denti, cioè, freddo, tremore, perdimento di pol- fo, fincopi, fudor dighiaccio , efinalmcntsmorte. Alcheoltrc ai rimedj già detti giova molto di far vo- mitare i patienti con ogni preitezza , dandogli à bere il fucco delle Radici, lefrondi pcfte della Ruta, t' Origano, & il Mele. Dopo al che moltogiova l'ufo della Theriaca, & il Mithridato con fortillìmo Ace- to, òconOffimeleScillino, òcon Acqua di Vite. E però intalcafoè veramente miracolofa la nofira QinnraeflènzaTheriacale, fcritta di fopra . Lodòin ciò Avicenna tutte le calide confettioni, come fono il Diapipereo, il Diacimino , la Diagalanga , e'1 Diamufchio. Commenda il Conciliatore Pietro d' Abano il dare in tal cafo à bere ottimo Vino , in cui fia fiato cotto prima il Pepe : & il man- giar dopoi dell'Aglio crudo, come fanno la più. parte de villani , ufandolo ( come dice Galeno ) per Theriaca loro in ogni male . Del Geffo. Cap. 24. ST rangola il Geffo coloro , che fe lo bevono, per indu- rii ji comi pietra nello Jlomaco . Il perche fi convengo- no in curarlo tHtli quei rimedj , che Ji danno per li Fun- giti: ufando però in luogo dell'Olio la decottione della Malva; percioche per efìere ella untuofa , e lubrificati- va, non folamente fà confacilitàvomitare; maprohibi- fee , che nel vomitare non ulceri , e non feortichi il Gejfo le parti interiori dellagola: il che fumi egli fare, quan- do già s'è condenfato in pietra . Giovavi olire à ciò il be- re dell'Olio con acqua melata , ò veramente con la decot- tione de ì Fichi lecchi , e parimente la Lifcia fatta con cenere di rami diFicaja, òverodifarmentidi lrtti be- vuta con affai Vino: e Jimilmente l'Origano , ò vera- mente UT 'himo , bevuti conia Lifcia , òcon l'Aceto , ò co' l Vino p affo: fìr il fare oltre à ciò de'crijicri con la de- cottione della Malva . NOtiffìmoèil Gesso àciafeuno.- e bevendoti, òmangiandofifeome dice Diofcoride} ftran- gola, firingcndo le vie del fiato. Di quello fcrivendo Avicenna allat5.Fen.del quarto libro, cosi diceva :11 Geflo caufa i medefimi accidenti, che la Cerufa , co- me che più valorofamente, e più pretto firangoli . E però fi deve curare, come fi cura la Cerufa , & i Fun- ghi: dopò al che fi debbono dare à bere le decottioni mucillaginofe di Malva , d'Althea, di Fien greco ,c difemediLino. Scrive oltre à ciò Pietro d'Abano , che fi cura il Geflò bevuto, facendo torre ai patienti l'Acqua calda infieme con Botiro, e fargli pofeiavo- mitare:edarglidinuovo, facendogli pur vomitare 1' Acqua calda medefimaco'l Mele: dopò al che vuole egli.che fe gli diano à bere con ottimo Vino due dram- me di Mithridato : e che rimanendo il corpo ferrato, fi facciano de'crilteri con Grafso d'Anitra, & Olio: e che fe gli unga il corpo con Olio Ricino: e final- mente loda per proprio antidoto lo Sterco de Topi , bevuto in polvere co'l Vino al pefo d'una dramma . Avicenna poi vuole che fi purghino più volte con la Scammonea, & altri folcitivi appropriati. Del Sangue del Toro. Cap. 25. T> F.VUÌOÌI Sangue delT oro fubitofeannato , impedisce Sjilrefpirare, ér affoga, ferrando la Jìrada dell'in- ghiottire , con gravijjimo fpafimo de nervi , la lingua ; ejìa roffa, e parimente le commijjurs de' denti ; percioche age- volmente vi s'apprende quel fangue , che vi s'attacca . fieli» cui cura ntnji convengono in modo alcuno i vomiti 5 percioche effendofi già apprefo il fangue, in- gran pe^zi nello Jlomaco , ritornando indietro, incolcandojìnellago- lafarebbono maggiormente affogare . E però bìfogna ufar quelle cofe, le cui facoltà/ieno difarlo difapprendere nel- lo Jlomaco, e che folvano il corpo. Nel che vagliono i Fichi primaticci mal maturi , e pieni di lor latte , bevuti confano, e parimente il Nitro per fe filo. Convengonvi- fi tati i Cagli de gli animali , bevuti con Aceto , e con ra- dici di Laferpitio , òvero conLafero. Vagli onvi il feme del Cavolo bevuto con Lifcia di cenere di Ficho, le fi on- di dellaConix.aconPepe,ilfucco del Rovo bevuto con^ A- ceio, e devefi oltre à ciò Jolvereil corpo con le medicine . Sogliono coloro, chenefeampano , andar del corpo mate- riafiercorofa, liquida, congrandijpma pux.Z.a , & in- jòpportabil fetore . Giovavi oltre à ciò l'impiaflrare fo- pra lo ftomaco , e fopra' l corpo farina d'Orbo, ridotta à forma di empiafiro con acqua melata. NOn fi può veramente dare à bere il Sangue del ToroB,™flS Toro, che non fi conofcaeflér fangue dachi malvàjitlj fe lo beve. E però non credo, che con efso fi pofsa tradire, nè ingannare alcuno, percioche fe non fi beveingranquancità, e cosi caldo, come fen'efee dalle vene, acanti che s'apprenda , non può fare egli fe non poco nocumento . E però concludo, che fo- lamente fi pofsano ammazzare co'l fangue del Toro, coloro i quali , ò per efser cafeati in malincholia , à per iftigationc di maligni fpiriti, ò per fuggire qual- che morte crudele , Scobbrobriofi, òperpor fine à- qualche infermità infoppovcabile (come recita Plin. al i8.cap.del20.1ib.haver fatto con l'Opio il padre di LicinnioCccinna Romano ) cercafsero di voler vo- lontariamente morire . Ondeàqucftopropofito nei fuoi Alexipharmaci ben direvaNicandro quelle paro- le: Se alcuno per pazzia hayèfse bevuto il fangue del Toro, di tal forte geme per il troppo dolore, che fi- nalmente fe ne muore; percioche appropinquandofi quel fangue al cuore, ficondenfa, es'apprende nel- lo flomaco, di qui ancora s'oppillano tutti i meati de glifpiriti, e cosi ferrata la gola lì foftocano. Quello tutto difse Nicandro. Maquandociòperforte acca- defle, debbono i Medici, chevifofsero chiamati da i patienti ufarei rimedj, chepcrciò fcrivc Diofcori- de. Ma riavendomi il fangue del Toro ridotto à me- moria il Sangue Meftruo delle donne, il Fiele del Leo- pardo, della Vipera, e del PefceCane , il Cervello del Gatto, la parte eitrema della Coda del Cervo , il Sudore di diverfi animali, &il Caftoreo cattivo , e non ritrovando, che faceile di loro Diofc. mentio- ne alcuna tra veleni, volendo io fcrivere i rimedj di tutti, hòpenfaco non cfserefenon cofa laudabile il trattarne in quello capicblQ . E però dico prima, che quando fi beve, over lì mangia il Sangue Meflruo Sanguetta delle donne, e maffimamentc di quelle, chefono anio.eeort toleriche,rofse, baldanzofe, & ardite; ammalia di vet tal forte chi fe lo beve, che diventa lunatico infenfa- to, ementecato. 11 chcmoltevoltcfanno le malva- gie femine, guadando, ò i propr] mariti, ò altri che fi prendono in odio. Curanfii patienti con dar loro à bere una dramma di Perle trite con acqua di Melifsa , e con fargli bagnare nell'acqua tepida. Con- fcrifceviilconverfare (come dice Pietro d'Abano , fe pur fi può fa r,non facendo ingiuria alla legge 110- ftra) & ufar carnalmente con giovani fanciulk,ftan- dofene con efse loro lungamente in folazzo. Giova inciómoltoilcontinuareper alcun tempo di torre, ognigiorno una dramma di Theriaca con acqua di Fumotcrre: e parimente iTrocifci di Vipera, togli- endone uno fcropolo alla volta, con altrettante Per- le macinate, & altrettanta Theriaca. 11 Fiele del Leopardo bevuto, chefia, fà vomitare colera gial- la, ò veramente verde, mandando al hafo un'odorei & alla bocca un faporc ùmile all'Aloe. Caufa una giallezza in tutto il corpo limile al trabocco del fiele , & induce finalmente tutti gl'accidenti del Napello , e del moifo della Vipera: e pei'òèmortalillimo vele» no, Nel ferìo lib. di Diofcoride , in ile di Leo ■do , e fuo ltno con imedj. le divi- a , e fuo eno, coti cura . le diPe- Cane , veleno ) a cura . •velli di rri.eloro tira ve- ofa, con inicdj. no; ma fein fpatio di ere horenon ammazza, fi può pofeia fperare qualche falute. Curali, provocando prima il vomico con iccofepiù , e pili volte recitacc,e pofeia con tutti quegli antidoti, cheli convengono al Napello, & al morfei delle Vipere. Come che lodi per quefto particolarmente Avicenna una Theriaca propria fatta d'una parte di terra Lemnia, d'altrettan- te bacche di Lauro, diqnattro parti di caglio di Ca- priolo, di mezza parte di M»rM , e di mezza di feme diRuta, e di tanto Mele, quanto badi per incorpo- rare: dando di quella la quantità d'una Noce per vol- ta, pofeia provocare il vomito, e far poi entrare i pa- tienti in un bagno di decottione di cofe aromatiche, fatta nell'acqua. Quello della Vipera è veramente tan- tocrudele, chefubito, bevuto che fi fiafà tramorti- re . E però rare volte vi giovano gl'antidoti ; percioche non concede tempo di preparargli . Mafepur per la brevità del corpo qualche cofa vi giova , è il vomito , fatto, bevendo prima il Botiro cotto liquefatto al fuo- co, reiterando i vomiti con eflòl'uno doppo l'altro. Nè dopò quefto fi ritrova in ciò antidoto più falubre, epiùefficace, chela Theriaca , e'1 Micrhidaco,epa- rimenteil Mufchio, l'Ambra grigia, e le lorocon- fettioni . E quando perferverano le fincopi, e l'an- gofeie, diafi in tal cafo à bere del Vino, ò vero i con- fumacidellacarnede'polli, chefiarifoluta in bagno divafodivetro, ò di terra vetriata . Molto veramen- te vi potrebbe conferire il noflro Olio di Scorpioni , fcrittodifopra nel difeorfo fatto fopra'l prologo: e molto pili la nofìra Quinta effenza Theriacale; per- cioche con la fua attività pocentiffima penetra in un battere d'occhio per tutte le parti interiori del corpo. Quellodel PefceCane colto folamente alla quantità d'una Lenticchia , ammazza in una fettìmana . Cu- rali, dandoàbereai patienti Botiro Vaccino infieme con radici di Gentiana, Cinnamomo, e caglio di Lepre. Al che non poco Umilmente gio''a l'unger tutto'l corpo con Ol i odoriferi; & jl far fare fortilifli- ma dieta. 11 Cervello del Gatto, mangiato che fi fia, ammalia ditalforte gl'huomini, che diventano ver- tiginofi, pazzi, &infenfati. 11 che non fi cura, fe nonmalagevolmente, e con lunghezza di tempo . E' dunque neceilario in tal cafo, farvomitare i patien- ti, dando loro prima à bere della terra Lemnia, e con- tinuandodifar queftodue, overtre volte il mefe . Giovavi oltre à ciò il torre ogni giorno della confet- rionediDiamufchio la mattina tre, over quattro bo- re avanti pafto. E però diflero alcuni che il fuo vero antidotoèildareàberemezzo fcropolo di Mufchio trito nel Vino. Ma è oltre à ciò da fapere, che non folamente infettano gl'huomini i Gatti co'l cervello , quando ingannatifelo mangiano ; ma coi peli, co'l fiato, e co'l guardare: percioche quantunque la na- tura di tutti i peli mangiati inavertentemente ne cibi fjadifoffocare, ferrandola via del fiato; nondime- no quelli de'Gattifonoprivaramentc maligni , e vele- nofi. Vedcfi parimente tal malignità nel fiato loro, percioche hò conofeiuto io alcuni, che per tenergli nel letto à dormire, di forte fi fono infettati , tirando à fe l'aria già ammorbata da quelli animali , che final- mente, elfendo diventati hcttici, emarafmati, fi fon morti miferamente. 11 che intervenne, non c lungo tempo, in un conventode Frati, iquali havendo al- levato copia grandiffima di Gacci, e cenendogli à fchiera nel convento, nelle camere, e sii per li lecci, di tal forte fi infettarono, che in breve non vi fi cantò piti, nèMeffe, nè Vcfpero. Offendono ancora ma- raviglìofamente, riguardando fillo con gl'occhi , e parimente venendo alla prefenza d'alcuni , e quefto non folamente interviene per la qualità maligna, e ve- lenofa, che fi ritrova in loro; maancora per una certaqualità, chefiritrova in coloro, che gli veg- gono, ò gli fentono miaulare; percioche coftoro hanno particolarmencecal qualità influda dal Cielo , la qual non fi muove mai à far violenza alcuna fe non fe gli prefenca l'obietto, che naturalmente la può ir- cleno cun i rimedi . ritare. E di quelli tali, che non poflòno vederli, nè fentirli, io ne hòconofciutitraTedcfchi non pochi , de'quali ne fono alcuni diGoritia. Echefiail vero, che proceda quefto timore, pane per la qualità vele- nofa, che fi ritrova ne'Gatti; e parte perquell'altra propria qualità, che regna in coloro, che gli temo- no, e non univerfalmence in tucti gl'huomini, me 1' hanno dimoftrato alcuni di coftoro; percioche ri- trovandofi meco un giorno uno di quelli à cena in unallufa, doveeranafeofoin unacaffa un Gatto , quantunque non Io vcdedcegli , nè lo fentiffe miarr- lare, havendo già guftato dell'aria ivi infettata dell' animale, tk effendo da ella fvegliata in lui quella pro- prietà, e qualicà inimica di cotale obietto , fubito co- minciò àfudare, à venir pallido, à tremare, à gri- dare, &haver grandiffima paura, dicendo, che un Gatto era nafeofo in qualche canco della danzi. Al che penfò,che non poco giovar poceffero lirimedj,che giovano à coloro, chefe n'hanno mangiate le cer- vella. Ritrovati oltreàciò nella punta della codadel c^r°f* jj£J Cervo un certo humor verde, overgiallo, il quale è veleno', e veleno crudeliflìmo: impcrochebevuto, over man- cura, giatocaufa anguftia intollerabile, (incopi, e tutti gl'altri accidenti, che accafeano nel Napello. Al che fi foccorre bevendo del Botiro, cvomicando con ef- fo; e dando dopò quefto à bere ai patienti mezzo fcropolo di polvere di Smeraldo con Vino, e pan- mente con fargli mangiare Piftacchi, e Nocciuole. Dopo al che giova fregare tutto'l corpo con Olio di femedi Cedro, edareàbere due dramme di buona Theriaca. Nuoce non poco facendo graviffimi acci- denti, ilSudor degl'animali, e maflìmamente quel- lo de'Cavalli, degl'Almi, ede'Muli; comechetut- ti gl'altri fieno ancora cattivi. Quello dunque bevu- Saiorc to, over mangiato, fi diventar la faccia verde, & nimab.c ;u.> enfiata, efà fudare per tutto il corpo un fudore puz- zolente, e maflìmamente fottoalle ditella . Contur- ba oltre à ciò lo ftomaco , e'I corpo, inducendo ven- toiità grande nelle budella, e bevuto nel Vino, fà ufcirdalfenno . Al che fi rimedia facendo i vomiti con l'acqua tepida, e dando pofeia à bere del Vino infieme con Olio Rofato. Conferitevi il Rheubar- baro, datoalpefodi mezza dramma, infieme con Sai gemma, come che il proprio fuo antidoto fu quel- lo, che fi fi di terra Lemnia, edi bacche di Lauro,di cui pocoquidi fopra nella cura delFiele del Leopar- dodicemrno, come fi debbia preparare. Velenofo, e mortale è ancora il Caftoreo pucrefacco, nero , cc ft contaminato ; benché (fecondo Strabone) fia «eie- fiiardeoofi nofo di fua propria natura tucco quello : che fi porta natura tea. diPonto. Al che per edermedicina ulìtata molto, ratlo°e' debbono avucrtirei diligenciliìmj Speciali, e pari- mente i Medici ; percioche il cosifatto c di tanta ma- lignità, che fà diventare chi fe lo mangia farnetico, e furiofo, fà ufeir la lingua fuor di bocca, induce la febre , & uccide q ualì tempre in un fol giorno . Cu- rali col far vomitarci patienti, tante volte beuendo, eribeuendoBotiro, & acqua melata, che il vomito non habbia piti odore alcuno di Caltoreo. Dopò al chegioua il dare àberc il Diauioron , ò veramente il Siropode'Limoni, òdelfucco de'Cedri. Come che il fuo proprio antidoto lia il teme del Coriandro arra- ffato, e dato al pefo di due dramme . Del Latte m efebi ato co' l Caglio. Caf. 16. Evendojìil Latte , in cui fin flato meffo dentro il Ca- ) glio , affoga , e jlr angola con impeto grande , per apprenderjl egli nello ftomaco poi in ritondi pezjzj. . Al che fi deve con ogni preftexx.afoccorrere , nè vi fi ritrova migliore antìdoto , che il dare à bere di qu.tlfivoglìa Ca- glio fpefie volte coni' Aceto. Danvifi ancora utilmente le foglie fecche della Calaminta, e parimente il fuoco delle verdi, òverawente il liquore , ò la radice del Laferpi- t'io, Sl2 Diicoirì del Matttìioli il Caglio, iua ciani. F-rrored'al cuni incer preti . ilo , bevuti con Aceto inacquato . Giovavi HTìiimo , be'- vuto co'l Vino, e Li/eia di coloro, chef anno le'vafa di terra. daguardarjidinon dare in ciò cofa alcuna f alata , -per- cloche lo farebbe molto più apprendere y & indurire in Ca- feio. Nè bijognaf are vomitare i patientì , percioche incol- candq/tilgià indurito Latte conìmptto nella Jlretta via dellagoU, agevolmente affogarebbe . Latte mef- TT) Enfano alcuni interpreti di Diofcoride, che il chiaro con L a T t e , che fi mangia apprefo ne cibi, chiama- to da alcuni Cagliata , fiaquello, di cui fi debba cjuì intendere nel prefente capitolo , come dimoftra il Ruellio, e parimente il Manardo da Ferrara in quel- la fua cosilunga epiftola, dove corregge l'interpre- tatione di Marcello in tutto Diofcoride. Nel che a- mendue, quantunque fieno ftati huomini de'tcmpi noflri dotti (limi , manifeftamentc, e fenza alcun dub- bio s'ingannano; percioche il cosi fatto nutrifcc,e non affoga, nèlirangola, come nel tempo della primave- ra ne fa teftimonio la molta quantità , che ne mangia- notuttelegenti , malìimamentequelle, che Hanno nelle montagne. E però diremo, che intende qui Diofcoride folamente di quel Latte, cheli beve in- iìcme co'l Caglio, diftempcratovi dentro, avanti che s'apprenda; perciochequello, che fi mangia appre- fo, fubitofi difgrega, e convertcfiin nutrimento , ne più li rapprende : equefto fubito, che alquanto ri- iiede nello ftomaco, vi s'apprende dentro, ecosifat- tofi ritrofo alla digeftione, affoga, e llrangola, co- me fà il Sangue del Toro. Eperò diceva Diofcoride, che il Sangue del Toro non fà quello effetto, fe non quando fi beve caldo, avanti che s'apprenda ; percio- che non nuoce egli per efiere velenofo , ma per la congelatone, che fàegli nello ftomaco , come fà pa- rimente il Lattebevuto co'l Caglio, ò vero fenza , quando per altre cagioni vili congela: conciofìache interviene alle volte, che cflendo il Latte, chefi be- ve, di molto gro(Th foilanza, e la temperatura dello itomaco, e del fegato ecceflìvamente calida , efecca, fi congela il già bevuto Latte, avanti che fi digerifea; D' percioche per la troppa caldezza, e ficcità di quelle membrafirifolvetuttarhumidità, che fi ritrova in picciol momento di tempo, e cosi fi congela, e fi fpefiifee agevolmente la parte grolla . 11 che parimen- te interviene alle volte per troppa frigidezza, fpre- nicndonecllaogni parte fottilc, chevifi ritrova , e' congelandovi il refto , comcfànelghiaccio, e nella neve: come fe ne fegge ladottrinain Ariltotilc al quarto delle Meteore . Alche havendo avertenza il fapientillìmoGaleno, comanda al terzo de gli ali- menti, per fuggire cotal mortale nocumento, che non fi deve bere il Latte, nè mangiare, fe primanon fi mette con elfo ò Sale, òMele, accioche non s'ap- E prenda nello Itomaco. Nè li maravigli però alcuno , che comandi Diofcoride, che non fi debba dare nè Sale, nè cofe fatate à chi havefie il Latte già apprefo nello ftomaco , percioche come il Caglio fà appren- dere il Latte mefiògli da prima , e tutto il contrario' opera poi, quando fi mette nel già congelato; cosi parimente meflòda prima il Sale nel Latte , avanti che fi congeli, impedifcela congelatone: e portogli da- poil'indurifce non poco, come vediamo manifefìa- mente, che fà egli neLCafeiofrefco, quando fifala. fc?ncnoftÓ- Ma ritornando hormai adire della cura, dico, che muco, e fua non è differente da quella del Sangue del Toro; per- cura • cioche tutta la cura d'amendue quelli non iflà in al- E tro, che in quelle cofe, chegli poflbno difgregare, e dìfapprendere. Nelche non è cofa veramente mi- gliore, che gl'illeffi Cagli, eie cofe incifive, come è l'Aceto puro, loScillino, elaLifcia. Oltre à ciò non hò volutotralafciare di non avvertire i Lettori , luogo cor- che dove fi legge in quelfo capitolo nel Greco, nju tiiv irnKoToiuTtKtii' , non'av , cioè, e la Lifcia di coloro,che fanno le vafa di terra , e non come interpreta il Ruel- lio, e la Lifeia con il fuo fango : penfa il Gefncro nel fuo gran libro de gl'animali quadrupedi, trattando yerto Dioico:. del Toro , che molto meglio fi debba leggere' ; y\g/l ru/p TihaooiYJiv v.eviav , cioè , e Lifcia de'cappella- . ri, e riprende in ciò il Cornano, per haver egli cre- duto, che coloro, che fanno le vafa di creta, faccia- no una loroparticolar Lifcia per lavare quella lor ter- ra fangofa. Ma per mia opinione parrai veramente , che fia di gran lunga migliore l'opinione del Gefnero, che del Cornano; imperoche non havendo mai io Udito, nèveduto, nè manco letto in veruno auttore. cheimaeftri, che fanno le vafa, lavino quella lor creta fangofa con forte alcuna di Lifcia, non mi pi- re, chevifìaconjettura, nè ragione, che induca al- trui à credere, cheDiofcorideintendeiTe di quefta; ma ben più preftodiquella, cheufano imaeftri, che • fanno i cappelli per purgarle lane, accioche meglio piglino i colori; imperoche facendoti quefta per il più d'A'lume di feccia di Vino abbruciata, è veramente molto più forte, cpiùvalorofa di quella, che fi fi communemente per lavarla tefta, Ite i capelli : e pe- rò molto più à propolito perfardifapprendere il Latte già apprefo nello ftomaco . 11 Fuchfio poi nelle fue dottiflime annotationi fatte l'opra il volume da lur tradotto di Nicolao Mirepfico Aleflandrino, in quel- la parte, ove egli tratta de gl'unguenti al 28. capo, al- tro non penfa che fia quella Lifcia, che acqua, che habbialavato fango, òche fia parlata per il fango-, e non fatta con cenere, nè con calcina. Ma cf- fendo quella creta fangofa, di cui fi fanno i boc- cali, & altre vafa più predo coftrettiva, che aperi- tiva, mollificativa, e digeftiva , non só veramente ritrovar alcuna ragione, pcrchefidebba dare la Li- fcia di quefta terra à bere à coloro , che haveflero Lat- te apprefo nello ftomaco. Alchenon pare, che ve- runa avuertenza habbia quivi havutail Fuchfio, ove cita quefto 1 uogo di Diofcoride . Della Spiuma dell'Argento. Cap. 27. Nduce bevuta che fi 'fia la Spiuma dell' Argento, gra- vexx^a nello ftomaco , nelle budella, òr in tutte l'in- teriora con grandiffìmi dolori : ulcera qualche volt a anco- ra, erompe, per efere molto ponderofa , le budella, ri- tiene l'orina , j Rigon fiare il corpo , & induce in tutte le membra mi colore fofeo , fimile d quello delpiombo. Al che fifoccorre dando àbere , fatti prima i vomiti , il feme dell ' Hormino falvatico , co'l Vino, e parimente otto dram- me di Mirrila , ò Affenfo , ù Hijfopo , ò feme di A- pio , ò Pepe , ò fiore di Ligufìro , ofterco di Colombi con Spico nardo , e Vino . CHe cofa fia la Spiu ma dell'Argento, dicem- mo noi di fopra ampiamente nel quinto li- Spiuma i' bro. E però là fe ne vada, chi brama di faperne ^'n'ocò-; l'hiftoria. Quefta dunque bevuta, fà ("come fcrive menti. Diofcoride) mortiferi accidenti . Oltreà quelli, fe- condo che riferifee Aetio, e parimente Avicenna , fà ardore , & incendio nelle giunture, e ritiene non folamente l'orina, ma ancora ferra , e ftitti- ca il corpo, come che qualche volta lo folva acci- dentalmente, aggrava la loquella, fà ufeir fuori il budello del federe, e finalmente affoga, (frangola , &ammazza. Ma, fecondo che ne'fuoi Alexiphar- maci fcrive Nicandro , coloro che bevono il Lithar- girio, fentononel ventre grandiflima moleftia , & aggiramento di vento intorno all'ombilico , & in mezzo al corpo , con non poco brugiamento, come interviene ne'dolori delle budella, che fono maligni. Non pofTono orinare, eparloro, che tutte le mem- bra del corpo s'abbrugino per ilgrancaldo, &al fi- ne diventano lividi , come di coloredi piombo. Ma èd'avertire, che dice Diofcoride, che oltre all'altre cole, fi debbano dareàberè otto dramme di Mirrha. Nelchepenfo, che fia {corretto, e {alfificato il te- fto; percioche Nicandro non ne dà più di due oboli: & Avicenna non ne dà più di tre dramme: & Aetio non più di tre oboli. La principal cura dun- que Spiuma d' rgento ve. no , efua iombo li- sto, e tuoi tcument i . [matura > aglia , e iuma di rro, c Tuoi ucuinenti. etra cala- ita, e fua :lcnofa na ra con li ncdj. quanta di anice Tuoi cidentijC ned;. quediquefta oofa fià nel far vomitare ipatienti, e po- feia ufare i rimedj ferirti qui dall'autore . Oltre i qua- li loda Pietro d'Abano i crifteri fatti con acqua mela- ta , e gratto diGallina, òvero d'Anitra : l'Olio be- vuto delle Mandorle dolci, i Fichi fccchi mangiari ne'cibi, e l'ungere lo ftomaco con fucco d'Apio, e*l vcntreco'IBotiro . Loda egli più d'ogn'altra cofaper fuo proprio antidoto il feme della Chenia dato àbere alpefodiduedramme. Ma efsendo quello medica- mento molro veramente valorofo, io non ardirei di paflareil pefod'una dramma. I medefimi accidenti fa parimente il Piombo limato fonile, e curafi nel modomedefimo; perciochela Spiuma dell'Argento non è altro, che Piombo calcinato, e mefehiatocon feccia d'Argento, e di Rame. Nociva è ancora, fe- condo che riferifee Avicenna , la limatura del Ferro , e Umilmente lafcaglia , e la fpiuma, come che tutte s'adoperino preparate nell'Aceto nelle medicine del- ladifentetia , e parimente in alcuni Lertovari, che fi fanno per le rotture interinali , e per difsoppillarc la milza. E però è dapenfare, che intenda, che fac- cia nocumento la limatura, e la fquamadel Ferro , quando ella lì toglie non preparata, & introppo gran quantità. Il perchefàellainral cafo dolori gravifiì- mi di corpo, liceità nella bocca, calore univerfale, dolore di tetta, hettìca, e ficcità di tutte le membra delcorpo^ Curafi con dare àbere del Latte, con le medicinefolutiveforti: e pofeia con dareilBotiro tanto crudo, quanto cotto cosilungamente , che fi fpenganoi dolori, & in tanto infondendo fopra alla tetta Olio Rofato, Violato, eNenufarino, sbattuti infieme con Aceto. Conferitevi oltre à ciò (fecon- do cheferive il Conciliatore Pietro d'Abano) in far bagnare ipatienti, per humettargli , nell'acqua dove fieno bollite dentro le Teftuggini , le Ranocchie , e la Malva : & il far de'crifteri co'l brodo de' piedi de' ca- pretti, ò vero di radici di Malvavifco : & il dare ne' cibi Botiro crudo affai, e Brodi graffi. Ma (come fcrive Avicenna ) il fuo proprio antidoto è la Pietta Calamita, data àbere in polvere al pefod'una dram- ma, con altrettanto fucco di Mercorella, ò veramen- te di Bietola. Ma non però crederei io, chcfipotefse farqueftofcnzaqualche pericolo; percioche quan- tunquelaPietraCALAMiTA habbia proprietàditi- rare afe il Ferro: non però fi può affermare per que- llo, che habbia ella parimente proprietà di fpegnere, edidiftruggerel'acmrà.ela malitiafua. Etirandolo afe, e veramente caufa di ritenerlo più lungamente nclloftemaco, enei corpo. Etoltreà ciò, efsendo ellavelenofa, e facendo diventare chi fe la beve, òfe la mangia non prcparara, lunatico, e melancolico, non mi paretroppo ragionevole il darla per bocca: come che lo dica ancora Avicenna . Lodano alcuni , efiendofiqueftabevuta, ildarcà bere co'l Vino la Limatura dell'Oro , & il pari pefo de'Frammenti Sme- raldini: & il lare de'crifteri con Latte, & Olio di Mandorle dolci nuovamente fatto: &iJfuo proprio antidoto è il dare àbere nel Vino tre volte la polvere delloSmeraldoinnovegiorni, cioè ogni tre giorni una volta. Mortifera, e di non poco nocumento è ancora la Squama del Rame; percioche bevuta, fà flutto intolerabile di corpo, ò veramente vomitare con dolore grandiffimo, e punture di ftomaco, e di corpo. Curafi co'l fare entrare i patienti (fatti però prima i vomiti )in un bagno d'acqua, dove Geno fia- te catte dentro tefte di Becchi, ò veramente Chioccio- le, co'l dare àbere il fucco della Menta, econunge- re lo ftomaco, e parimente il corpo con Olio Rofato caldo. Ma il fuo proprio antidoto editor per bocca, due, overtredrammediradiced'Acoro, ò vero al- trettanto fucco cavato da q uelle , benché diffidi cofa fofle il ritrovarle frefche in Italia, come fi ritrovano inPolonia, in Lituania, e nelle Tartarie vicine à Ponto, come fù detto di fopra nel primo libro . Nel fello lib, di Diofcoride. A 8l3 Dell'Argento Vivo. Cap. 28. Avvertenze intorno alla curi . L'Agito T^ivo bevendq/ì, fà i medefimi accidenti , che fà laSpiuma dell' Argento . Il perche fi debbo- no nella fua curaufare i rimedi medefimi: come che fia manifefìo , che molto -vi giovi il Latte bevuto, facendo pofeia vomitare ipatienti , NOnmipare, che Diofcoride, nè Galeno ha* Argento »i- veflcro in cutto la vera cognitione dell' Arcen- v«,e Tua ve- lo Vivo, eperònonè maraviglia fe amendue cosi '™fl na~ parcamente ne trillerò. Quefto dunque (come fù 1 B dettodifopra nel noft.ro difeorfo fattofopra'l prolo- go ) uccide bevuto copiofamente con la tua ecceffiva frigidità, & h umidità che poffiede , putrefacendo con quella la naturale humidità del cuore: e conge- landocon quella il fangue, glifpiriti, e la foftanza d'eflò cuore. Del che diede fegni manifefti quello Speciale, di cui recita l'hiftoria Pietro d'Abano ( fe però tanto creder fi debbe ,) che andando anfanando lanottecongranfete, òcomealtrimentifofie la co- fa, fi bebbe inavertentemente, ò volontariamente 1' Argento Vivo.- ilchefù conofeiuto, percioche ef- fendo la mattina trovato morto nel letto , fù veduto 1' « Argento Vivo, che perii federefe n'ufeiva fuori dal C corpo: e cosiellendo pofeia feorporato da'Medi- ci, glifi ritrovato nello ftomaco più d'una libra d' Argento Vivo, e'ifangue congelato infieme con la foftanza del cuore: onde dcfiderofi i Medici di vo- ler fapere, come fotte pattato il fatto, ritrovato nel- la Speciaria il vafo dell'Argento Vivo vacuo , fùcon- fidcrato , che quel mifero fuor di fe per l'ardentiffima fete, fel'havefte bevuto in cambio di qualche acqua lambiccata. Dal cui efletto dimoftra, cheecceffiva- mente fia eglif rigido . Quanto poi s'appartenga di fa- re intorno alla cura , bifogna confiderare ; fe fia (tato bevuto cosi puro, òfpentoconlafaliva, ò con altri liquori, ò pricipitato con acqua forte, òverofenza, D òfolimatocon Vetriolo, comcfifuol fare, ò vero conArfenico; percioche tutte queftcfpccie ricerca- no nella cura loro particolari iritcntioni, per edere l'ima più dell'altra mortifera. Eperòdico, che il più mortifero è il folimato : mai di quefto è il pricipitato; e-diqueftoaffairneno,lofpcntocon la faliva, e con altri liquori : e meno di tutti quelli è il femplice.e pu- ro vivo; perciochequeftopereffere fiuffibiliffimo , e grave, agevolmente fi cava fuori del corpo con li crifteri. 11 che non interviene ne gl'altri per attaccar- fi allo Itomaco, corrodendolo, e lacerandolo . Il femplice Argento Vivo dunque fà i medefimi acci- dentideHaSpiumadelFArgento: il che fà parimente E lofpento, e'I pricipitato , inducendo tempre feto- regrandillìmo di fiato, comeevidentemente veggia- mo in coloro , che s'ungono con effo per il mal Fran- cefe. llchenedàmanifellofegno, che con l'humi- ditàfuaeccefiìvafacciaeglipuciefareciò, che ritro- va nello ftomaco, e nell'altre membra circonvicine. Ma il Solimatofubito che fi beve caufa nella lingua , e ncllagolaun'afprezzagrandiffima, come fefifofse- romangiateSorbeimmature. Laquale nè con gar- garifmi afterfivi, nè lenitivi fi , può cor via. Nè co- si predo è egli arrivato nello ftomaco, che vi s'at- tacca, ulcerandolo, e corrodendolo, induccndo feteincttinguibile, & anguftiainfopportabile. Do- F pò al che ingroffa la lingua, induce fincopi, ri- tiene l'orina, ftringe il fiato, caufa dolori gran- dinimi nello ftomaco, e nelle budella. Al che fe pretto non fi foccorre, corrode di forte l'interiora, che finalmente le patta, e pertugia, pereffèreegli Arjentovi- eccefiìvamente corrofivo. Curafi il puro ("come di- vo prefo, c ce Diofcoride, Aetio, e Paolo.) con lirimedj me- fuJ<:ur»- defimi, che fi curala Spiuma de.'l'Argento; percio- chefenonfenebeveingranquantità, non ammaz- za, per ufcirfene egli il più delle volte per di lòtto a- vanti che molto rifegga «elio ftomaco, per la molta gravez- 8 14 Difcorfi del Matthioli gravezza, e flufììbilità, chepofliede. E però dice- va Avicenna, che molti fi ritrovano, che lobevono fenza nocumento alcuno, perufcirfenc egli dal cor- po in breve momento, purché fi camini. Ufano le ricoglitrici à Goritia, quando le donne non poflono partorire, didarloroàbere uno fcropolo, e qual- che volta più d'Argento Vivo fenza nocumento alcu- no. Il che fanno parimente alcuni altri, j quali Io dannoaifanciulliper li vermini allaquantità di due grani di Miglio, con mirabile fucceflò : quantunque nonlodienofenonincafidifperati. Ma per la cura de gl'airi vi fi richieggono i vomiti , i cri lied, il tor le cofeuntuofe per bocca , & ogni altra medicina , che renila alle cofe corrolive . E però per non ftare à perdere tempo àreferivere in ogni luogo le cofe già ferine, ulìnfi dico , in quello cafo , tutti i rimedj nar- rati di fopra nel capitolo delle Cantarelle; pcrcioche pili efficaci, nè più valorofi di quelli non li ritrova- no. E fi deve fare à chi bavelle bevuto il Cinabro tan- to minerale, quantoartificialc. Della Calcina , Sandaracha , & Orpimento . Cap. 29. TOgVtendofi la Caltina, la Sandaracha, el'Orpi- mentoper bocca caufano dolori , e rodimenti infoile' rubili di jìomaco, e di budella. Alchejifoccorre , dando à bere tutte quelle coCe, che me/colate con effe , poffonofpe- gnere, e levar-via l'acuiezj^a loro , e fare il corpo lubri- co, efolubile, come è ilfucco della Malva , e del Mal- •va-vifeo, percìoche amendue fono lubriciffìme medicine . Dajfi in ciò parimente a bere la decoiiione delfeme del Li- na, diquell'herbachefichiamaTrago, o-verameniedel Rifa, il Latte con acqua melata copiofamente , ir i brodi graffi , e di buon nutrimento . m,Sj- "K T Onfolamenteinduconola C a lc in A,laSan- ìl'°'c IN daracha,el'Orpimento, de'quali fù detto l'hi- falcili, darachì pimento , e -A ^ ~" — '*! » ~~ J . loco vele- ftorìa di fopra nel quinto libro, dolori, e rodimeli- nora natura co intollerabilenello ftomaco , e nellebudella , come c curationc. D fcriveDiofcoride, mafeteinibpportabile, afprezza nella gola , torte, firettura di fiato , ritenimcnto d'ori- na , e fluflo di corpo con fangue fimile alla difenteria. Alchefideveoviare (comebenifiìmoinfegna Diof- coride) con le cofeuntuofe, elcnitive, e parimen- te con alcuni cremori, e mucillagini d'alcuni femi , feguitando tutto l'ordine fcritto ampiamente da noi nella cura delle Cantarelle ; percioche la cura di que- lli veleni corrofivi non è punto differente da quella , nè più fe gli può aggiungere di quello, che quivi è flato detto; però la rimetto àciafeuno, che dibifo- gnon'havelTe. I medefimi accidenti fanno parimen- Arienicofo. te pArfenicofolimato , il Verderame, il Rifagallo, aUriveìcni. l'Acquaforte, elaMaeflra, di che fifa il Sapone, e ricercanolamedefimacura: come che l'Acqua for- E te , e la Maeflra del Sapone fieno più difficili da cura- re, perciocheeiTendo liquide, fono più penetrati- ve . La cura di tutti quelli è la medefima fudetta della Arferrico Ticini , e dell'Orpimento quantunque l'un più dell' rua'Tii™.' ' altre fia acuto, ccorrofivo. Sopra il che fcrivendo Pietro d'Abano, dice, chel'Arfenicofolimato fi cu- ra, facendo bere ai patienti il Botiro, con la decot- tione delfeme delle Rape, epofeiafargh più, e pm volte vomitare : reiterando fpeflo la bevanda, & 1 vo- miti, con li erifteri fatti di cofeuntuofe, e lenitive, econfuccodiPtifana, ed'Halica, e parimente con mucillagini fatte di feme di Pfillio, di Cotogni, e di Malva, e con cibare i patienti con Olio di Mandor- F ledolci, e con brodi graffi di Galline: affermando, che il vero fuo antidoto è ilCriilallo di montagna ma- cinato fottilmente.e dato à bere al pefo d'una dramma con Olio di Mandorle dolci. Ma ilpiùvalorofo an- tidoto contra la mortifera natura dell'Arfenico , e la polvere del Sereniffimo Principe Ferdinando Ar- ciduca d Aurina, mioSignore, con la quale fu libe- rato in Praga uno, che per li misfatti fuoi doveva efse- re impiccatoci quale furono date due dramme d'Aife- nicofolimato, comefe ne legge l'hiftoria di fopra nel 4. lib. nel difeorfo dell'Aconito; ìmperochc eflendo coftui vicino alla morte, e già tutto livido, prefoche riebbe la polvere predetta con Vino , f d quafi miraco- lofamente liberato, di modo che il giorno feguente , afTolto dalla pena della vita , fe ne ufei di prigione fa- no , & allegro : & io ben porlo far teftimonio, che con la medefima polvere fono flatifanatida me alcuni al- tri , che havevano mangiato l'Arfenico , & il Rifagal- lo. M.Francefco Calceolaria Speciale alla campana d'oro in Verona , mi fcrivc d'haveie liberato quell'an- no due prigioni, i quali erano fiati avvelenati in un pefee , otto giorni dipoi che furono avvelenati conia medefima polvere , la quale io gl'haveva donato; fe ben erano itati giudicati per morti d'altri Medici, eh e prima ne havevano prefo la cura: il clic non erada lo- ro confederato fenza ragione; imperai he due altri pri- gioni, i quali havevano mangiato del medefìmo pe- ìce, morirono quel giorno medefìmo, pernonhave- rehavuto perfona, che di loro prendere cura; del che non fedamente hò io il teftimonio del fudettoCal. ceolatio, madelPoteflà, e del Capitano di Verona, chiamato l'unoil Magnifico M.Nicolò Quirino, e l'altro il Magnifico M.Girolamo Marcello, come fi vede per i publici ferini loro.Fummene parimente fat- to avvifo dall'Eccellenti (Timo Dottor M.Antonio Ca- pitana Mantoano, già Medico del facrofanto Con- cilio di Trento, perlafua rara eccellenza, e dottri- na; impcroche ritrovando»1 egli in quel tempo in Verona alla cura dell'illiill riflimo , e Revcrendiffi- mo Cardinale Navagero, fenile à Praga all'Eccel- lente M. Filippo fuo figliuolo ivi Medico dcll'Arcive- feovo, tutta l'hiftoria di quelli due prigioni, eie mi- rabili virtù di quella prctiofjflìma polvere , impo- nendogli, che ricercafie d'haverne da me per man- dargliela. Ma è cofa non manco mirabile, che que- lla polvere non fedamente bevuta, ma ancora appli- cata di fuori, fanaimorfi, e le punture de gl'anima- li vclenofi, diftemperandofi con acqua di Rofe, Vi- no Cretico, & un poco d'Aceto, e mettendofi l'opra la regione del cuore, efopra la morfura : che come fcriflèil nobiliffimo Signor Jacomo Antonio Coitufo bavere fanato un gcntil'huomo Padovano fuo vicino, il qualera llato trafitto da uno Scorpione , e fe ne giaceva tramortito, e parimente un fuo Cocchiera , chefù morfo in un piede da un Serpe velenofo . Po- trei veramente altre affai cofe miracolofe narrare di quella polvere , fe non penfaffi con la lunghezza di narrare effer tediofo à i lettori. Il Verderame poi , oltre à gl'accidenti predetti , oppila , e ferra gran- demente la via del fiato, di modo che alle volte affo- ga con grande impeto i patienti. Al che pur fi foc- corre , facendogli vomitare con Botiro , & acqua cal- da, come fi fà nellArfenico : e co'l far de'crifteri con Latte d'Afina, & Olio di Mandorle dolci: co'l dare à bere una dramma alla voltadi Terra figillata, infieme concino bianco, e commetterei patienti ignudi in un bagno d'Olio commune fino allo ftoma- co: come che il fuo vero antidoto fieno i Coralli raf- fi, bevuti macinati fottilmente al pefo di due dram- me con Vino. Al Rifagallo, il quale per efler oltre mododifeccativo, fà diventare l'huomo contratto, non fi conviene altra cura, che quella, chefifànell' Arfenico, nel Solimato, e nel Verderame, come che particolarmente giovi in tal cafo l'ima per tutto'l corpo con Olio di Mandorle dolci.fpegner la fete co'l Giuleppo Violato, edareàberefei oneie di Olio di Pinocchi , ò vero di Noce Indiane : ricordando però à ciaf cuho , che tutti i rimedj ferirti da noi nella .cura delle Cantarelle fono in tal cafo efficaciffimi . Delta Polvere ce- tra H veleni del Serenif- fimo Prin- cipe Ferdi- nando Ar- ciduca d' Aulirla . Verderame, e cura del fuo veleno. Rifagallo,e rimedi al fuo veleno . Della Lepre marina. Cap. 30. S Emano nella bacca coloro , che hanno bevuto la Lepre marina,un odore firmici quello de 'pefù cot rotti: do- po al che fentono dolori nel corpo, nèpoffono orinare, e fi pure orinano , è la loro orina di pavonazji.0 colore . Han- no oltre à ciò in odio ogni forte dipefie , fudano un /udore puzzolente, e -vomitano humori colerici, &■ alle volte me/colati con /angue . Al che fi/occorre , dando continua- mente d bere del Latte d' Afina , e del finopaffo , ò vera- mente la decottlone deUe fi ondi , e delle radici della Mal- va, overolaradice del Panporcino trita, e bevuta con vino, òunadramma d'Elleboro nero, òdi fuoco di Scam- monea con acqua melata , e fiocini di Melagrani. Effi- cacifltma éin ciò la-Gomma del Cedro trita, e bevutaco'l Vino, e parimenti il Sangue dell'Oca, bevuto coti caldo , come fi cava dall'animale . Ma quantunque habbiano in odio cojìoro tutte le forti de'pe/ci, mangiano nondimeno vo- lentieri i Granchi de 'fiumi, ebevongli con vino : dal che ritrovano giovamento,perciocheglt fanno digerire. Danno manifejìofigno di falute, quando cominciano d defiderare ilpefce, e che lo mangiano volentieri . ri- T7U della L epr Ema- ci JT "na dettal'hiftoria Nel fefto lib. di Diofcoiide. 8 1 5 A ti, chefuolfareeglinell'imeriora. Lodano in ciò al- cunimoderniil Sangue humano, bevuto caldo; il Latte di donna, poppato dall'ifteffe mammelle: la carne di Volpe, mangiata arroftita: e laThcnaca Diatefféion per tre giorni continui . Delle Botte tanto terrejlri, quanto palujlri . Cap. Jì. BEvute che fi fieno le Botte tanto terrejlr i , quan- to palujlri , fanno enfiare, e diventar giallo tut- to il corpo, come fi fife di Baffo : firingono Nel fefto lib. di Diofcoride. .Si7 diremo; perciochc adoperandofi tutte quelle cofe quotidianamente dVMedici per fui vere il corpo, per far vomitare nelle pericolofe malattie, farebbe vera- mente non poco errore àlafciarle da banda, emafìi- mamente, chefpeffo accade per ignoranza d'alcuni Medicaftri (de gli Speciali hora nonne voglio dire , fapendofi che ancor effi molte volte facendo dormo- no) che non fanno pur leggere, non che medicarci qualidannoqueftemcdicincfolutivcforti ad occhio fenza mifura, e fenza preparamento alcuno , non confiderandolecomplellìoni, ne l'altre circoftanze, che lì richieggono neIl'arte,non (blamente à i villani , ma ancor fpeffo à perfone nobili mal prattichedi quantoimporti l'havere i Medici periti . Onde inter- viene poi, che il pili delle volte incorrono i patienti in grandiffìmi travagli, & horrendi accidenti; à i quali fecon le cofe appropriate non lì foccorreflè,age- volmentefe ne morebbono , come già è intervenuto à inco \°r]° m0't' • E però dico j che l'Elleboro bianco, laTha- :'°oiucivi"pfia, l'Elaterio, l'Agarico nero, & il Pan porcino , iòronccu- fanno alle volteancor eilì mortiferi accidenti , indu- :lm,c cu" cendo vomiti, flutti di corpo doloroli , e fuperflue ftrangolagioni, e itrettura di fiato; dacuilì caufa tanta debilità nelle virili principali di tutto il corpo , che in un momento i patienti tramortifeono, anfiano , e fudano fudor dighiaccio: efinalmente, quando predo non fe gli foccorrccafcano in un continuo fin- ghiozzo, co'l quale miferamente fe ne muojono ftran- golati, efpafìmati. Al che principalmente fìfuccor- re coi vomiti, e co i crilteri più volte detti : e poicia con gl'antidoti generali , frà iqualièvalofofiffima la Theriaca d'Andromaco, quandoclla folle fatta le- gitimamente, imperoche quella ( come in più luo- ghi fcrive Galeno ) hà particolar virtù tolta dopo i medicamenti folutivi , d'impedire totalmente la loro operatione . Particolarmente poi per fpegnere la rai- litia dell'Elleboro bianco , fi conviene il dare l'acqua melata, & i fiori della Ninfea in polvere, alpefo di due dramme per volta; percioche quello è il fuo ri- medio . Al Pan porcino giovano le bacche del Lauro trite, al pefo di due dramme : & il fuo vero antidoto èil Pepebianco polverizzato, al medefimopefo. L' Elaterio lì cura con la Theriaca d'Andromaco, tolta al pefo di fei (cropoli con la decottione delle bacche del Lauro, eco'IMele: come li fuo proprio antido- to fia il fucco della Menta . Curafi la Thaplìa, el'A- J'*°™^;garico nero nel modo mcdelimo, che fi cura l'Elle— ioi "nooi-borobianco, percioche inducono i medefimiacci- cmi. denti. Fà l'Elleboro nero ancor egli alle volte (fecon- do che riferifee Avicenna) fpaventevolidanni, cioè flufsiintolerabili di corpo, ftrangolagioni , fpafimo, batticuore, ficcità di lingua, ferra mento di denti fo- praefla, rutti infiniti, & infiammagioni : dopo al che, fenon lì por^e ajuto, nafee un tremore in tutto'l corpo, e muojono i patienti. La cura è dare à bere l'Affenzo co'l Vino, e parimente due dramme di polvere, fatta ugualmente di Cimino, d'Anefi, di Spiconardo, ediCaftoreo, purbevuta con Vino: ponendo fopra l'infiammagioni delle pezze calde , c delle cofe carminative : e cibando i patienti con Ca- lcio frefeo, con Mele, con Borirò, tanto crudo , quantocotto, con brodi di carni graffe, econ Vino dolce, chiamato Paffo; non lafciando però à dietro gl'antidoti valorofiunivcrfali, &ildare i fiorifecchi kn'me'ef della Ninfea, come dicemmo nella cura del bianco . imemi, è l'Euforbio poiinduce, àchife lo beve , incendio ,ro mali- grandifsimo nel palato , nel gorgozzule, enellago- na natura . ]a 5 infiammag10nc , & anguftia terribile in tutto'l cor- po, rodimento intolerabile nello ftomaco, e nelle budella finghiozzo, econtinuo fluffò di corpo. 11 che fanno parimente il Turbith, la Scammonea, la Coloquintida, tutte le fpccie de'Tithimali, il La- ttari, e parimente il Ricino, il qual chiamano Cher- va maggiore , come che non cosi eccefsivamente isuoca, come fàl'Euforbio. Nafcono ancora della Thimelea, e dalla Chamelea vomiti flemmatici fpu- A moli, flufsi di corpo, intollerabili rodimenti, e do- lori intenlì nello ftomaco, e nelle budella, anguftie, infiammagioni, dolori in tutto'l corpo, fete ineftin- guibile, finghiozzo, fpafimo, e perdimentodi voce: accidenti veramente crudeli , i quali eccedono alle voltequelli, cheficaufano dall'Euforbio , CuranlI quelti univerfalmente da prima co'l methodo univcr- falede'vomiti,de'crifteri, e de gl'antidoti commùni. Ma particolarmente fi curano con cofeuntuofe, ac- cura dell' fioche fi fpenga l'acutezza loro : econ cofe frigide , Eufiwbio, c acciochelifuperireccefsivacalidità , che poffeggo- dc2lalm' no. E però lodò Avicenna il Latte acetofo, la Can- fora bevuta con Acqua Rofa , il fucco di Melagrani B brufehi de'Cocomeri, de'Cedriuoli, delleZucche, delIeMeie acetofe, e parimente l'acqua d'Orzo in- frigidita con la Neve, e la Terra figlila» . Ma l'antido- to vero dell'Euforbio , èilfemedel Cedro, bevuto con Vino, ovefiaftata cotta l'Enola. Quello della Scammonea, è il Latte, da cui fia flato cavato fuori illiotiro, il fuccodelle Mele, e delle Cotogne, il Rhu, & il fucco del Ribes . Quello della Coloquin- tida.è il Latte di Vacca, il Borirò frefeo, laTerra fi- gliata, e la polvere dello Smeraldo, data più, e pili volte. Quello del Turbith, e di tutti iTithimali, è la Theriaca d'Andromaco, bevuta nel Vino, ove fia ftatobollito il Dittamo di Candia, e la Mumia pol- C verizzata , e bevuta al pefo d'una dramma con purif- fimoVino. Quello della Brionia, è il dar prima la Theriaca conia decottione dell'Enola fatta nel Vino , e pofeia del Pepenero polverizato . Quello del La- ttari, e parimente del Ricino, èil fucco dell'Hiperi- co, òveramentel'herbabevuta in polvere . Quello ultimamente della Thimelea, e della Chamelea , è il Siropo Rofato, bevutocon acqua d'Orzo, beven- doli dapoi l'Origano di Candia, prima arroftito, e poi polverizzato. E tuttoqneflos'intende perifpegne- re folamente la malignità velenofa di tutte quelle co- fe, che quotidianamente fono in ufo àiMedici. Ma perche fpeffo accade , che cotali vclenolì medica- veri; acci E) menti fanno varj, e diverfi mortiferi accidenti, avan- ti che in modo alcuno fe gli poffa dar foccorfo , come il medie» vomiti, e continui fluffi dicorpo, cosi di puro fan- menti, glie, quando fi apronole bocche delle vene, comed' ognialtro humorc, fpalìmi, ftrangolagioni, e de- bolezze infopportabili, però non folamente è necef- fario attendere àdiftruggerc la malvagità del veleno ; maancoiaàrimediare con ogni diligenza à gl'acci- denti; percioche fpeffo fono quelli di tanta impor- tanza, che ricercano maggior cura, che non ricerca la caufa principale. Soccorrefi dunque à ivomitifu- E peritai (purcheil veleno infieme con gl'humori fe ne fia ufeito fuori) con lecofellittiche, che confor- tano lo ftomaco, e maffimamente impiaftrate di fuo- ri , e con le legature dolorofe delle membra cllreme del corpo. Giovano in ciò dati per bocca iMiroba- lani Citrini Conditi : e parimente crudi : le Noci con- dite, la Cotognata, il Zuccaro Rofato vecchio con la Terra lcmnia : il vino delle Mele Cotogne, de'Me- lagrani, e delle Prugne falvatiche, le bacche del Mirto, il Rhu, le Rofe fccche, il ieme delle Fiofe falvatiche, ilCornodcICervobrugiato, iSandali,i Coralli, l'Agretto, l'Aceto, & altre cofe fimili. Di fuori giovano poi applicati in forma d'impiaftro , ò verod'untione, loSpiconardo, e parimente il Celti- co,laMenta, leGhiande, iBalaufti, ilMaftice, 1' F Incenfo, iMirobalani Citrini, i Mirti, i Somachi, 1' OliodclleMele Cotogne, quellodelloSpiconardo , ilMallicino, il Rofato, e parimente il Mirtino. Nè folamente vagliono tutte quelle cofe per riltagnare i continui vomiti ; ma hanno ancora la pari facoltà nel riltagnare gl'ecccflìvifiufsi del corpo, ungendo, & impialtrando non folamentecon efsi lo ftomaco, ma tutto il corpo di lungo fino al pettenecchio . Nel che ancor giova non poco il falciare le braccia ftrettamen- te dalle fpalle tìnoalle mani, eie gambe dalle An- che fino ài piedi. Giova Umilmente per divertire la Fff cofa 8i8 Difcorfi del Matthioli cofa alle parti efleriori , il far fudare i patienti, tenen- dogli ben caldi, e ben coperti nel letto , òverone'fu- datorj, e bagni fatti per arte; facendo però fempve te- ner la teda di fuori al difeopcrto , ò vero co'l far tene- relegambe, elebraccia nell'acqua calda: dopo al che molto vi fi convieneildar per bocca le medicine ftittichc, e confortative, dette qui di fopra . Confor- tano molto in tal cafo tutte le virtù principali, gl'odo- ramentiaromatichi, come fono le Rofe fecche , la Canfora , i Garofani, l'AgalIocho, la Stirace, il Bel- gioino, le bacche del Ginepro, i Sandali bianchi , e citrini, & altri limili . Lodòincotali fluffi Avicenna alla quarta Fen del primo libbra per ottima medicina il dar per bocca tre dramme di feme di Natturzo pri- ma arrollito, epofeiacotto nel Latte acetofo, fino che li fpeffifea . E quando tutte quelle cofe non giova- no , fi può ficuramencefenza timore alcuno ricorrere alFilonio, ali Athanafia, allaRequie, &adogn'al- tra medicinaOpiata , percioche quantunque in alcu- na parte pur nuocano, perrifpetto dell'Opio; nondi- meno tanto grande è il giovamento, che pofeia ne fe- guc, che non c da curarli in modo alcuno di cotale infenfibilenocumento. Conclufivamente felaThe- riaca d'Andromaco fi ritrovane ài tempi noftri debi- tamente preparata, non haverebbe cofa alcuna, che la pareggiane in luperare la forza de'medicamenti fo- lutivi; imperoche Galeno ( come più avanti fi dirà ) in piti luoghidelfuo libbra fcritto à Pifone, epari- rocnte nell'altro fcritto àPanfiliano, afferma, chela prova di conofeer la perfetta Theriaca è il darla à chi hiveffeprefoqual fi voglia medicina per purgarli ; per effer cofa certiffima , chelafatta come fi richiede , di tal forte fupera la forza del medicamento folutivo , che non folamente neimpedifee del tutto l'operatìo- ne; manonlafcia di ciò fentire in alcuna parte del corpo nocumento alcuno. Ilchefà parimente il no- lfro antidoto Theriacale fcritco qui di fopra neldi- feor fo del prologo . Puoffinonpoco oltre à ciògio- varene'vomiti, ene'ffufli predetti, co icibi appro- priati, dando folamente, quelli, lecuifacoltà fieno llittiche, e coftrettive , infrigiditi artificiofamente con la neve, ò co'l ghiaccio , ò co'l tenergli fofpefi con lunga fune in qualche profondo, e frigidiffimo Rimedi perP0ZZO aPPrenr° all'acqua . Allofpafimo poi , Io Infimo! che in limili forti evacuationi fuole accadere, bifogna foccorrcre con tutte quelle cofe, che fi convengono perrillaurareicorpiinaniti, ediftrutti. Nelchema- ravigliofamcnte giova il Latte humano , poppato dall' ifiefie mammelle: il Latte fatto delle Mandorle dolci, cparimenteilfuoOlio, bevuto, & ufato ne' cibi: i Pinochi, iPiftacchi, le Noci Indiane, e'1 feme de' Melloni peflo, e paffatopcrla itamigna con brodi confumati di Capponi , e buona quantità di Zuccaro candito, ò vero di Piniti fatti di Zuccaro fino. Con- vengonvifi fìmilmentei Capponi, & i Fagiani meffi crudi, pelati, fvifeerati, e tagliati minuti nelle boc- cie di vetro ben ferrate, e pofeia fatti rifolvere in li- quore nel bagno di Maria , dando pofeia di cotal li- quore fpefle volte à bere à i patienti; percioche (co- me in quel volumetto delle forze del cuore fcriffe A- vicenna) hà veramente quello riftaurativo maggior virtù di foccorrere alle debolezze del cuore , che ogni altra qual fi voglia medicina . Conferifconvi oltre à ciò le tuorla dell'ova frefche rotte ne'brodi confuma- ti di Cappone con buona quantità di Zuccaro : e pa- rimente le polpe de'Polli peftc,fono in tal cafo valoro- fifiime , e buone . Soccorrefi finalmente alle ftran- golagioni , che poteffero indurre quelle medicine forti, c velenofe con gl'ifteffi rimedi, che dicemmo nella cura de'Funghimalefichi. Fece oltre alle medi- cine fudette, memoria inquefto capitolo Diofcori- dedelMelanthio, della Ruta falvatica , edcllalanu- ginc di quei Cardi, che fi chiamano Cafti : delle qua- li piante fu da noi àbaftanza fcritto di fopra à i fuoi luoghi negl'altri libbri. Nè però fempre caufano «juefti faftidiofi accidenti : ma pur quando nuocono , A la propria cura loro è il vomitare con la decottione dellaMalva, Latte, ebotirocrudo : dopoalche fi convengono i brodi graffi, e tutte le cofe lubriche . Avvertifcano dunque bene i faggi, e fedeli Speciali , che nel pefare delle medicine folutive , ò l'occhio , ò la mano, ò qualche trafeuraggine non gl'ingannaf- fe . E oltre à ciò quando gli capitano alle mani alcuni Medicaftri indotti, Spignoranti, non manchino di riprenderli, e di denunciarli, òà Protomedici, ò à Rettori delle terre, accioche i poveri inlermi fotto fe- de publica non fieno da effi affaffinati , e morti . Delle cofe, che fono in ufo quotidiano. B Gap. 34. L'Acqua fredda bevuta in una gran tirata, e pa- rimente il Vino puro bevuto hi gran quantità , 0 vero il dolce chiamato Pafio , e fpecialmente dopo al bagno ò dopo al coirete > ù dopo al grande ejjerci- tio , affoga , Jìrangola , ér induce dolori . Al che fi foccorre con il cavar del (angue, e con I evacuationi , percioche per quella via fi liberano dal pericolo i pa- rtenti. E cosi fin bora habbiamo detto à baflan^a de gli accidenti , e parimente de'medicamenti , che confe- rifeono à i veleni, e fimilmente del modo , che tener fi dee A guardarfene . Al che fi farebbono ancora po- C tute aggiungere le deferittioni de gl antidoti convene- voli , i quali in quefìo cafo operano centra i veleni valorof amente , e fono del continuo nel noflro ufo, co- me è il Mithridato, quello che fi fd di Sangue, el' altro che fi fà di Stinchi. Ma perche fono flati frit- ti in altri luoghi tra gl'antidoti diligentijjìm amente , lafciaremo di ftriverne in quefìo luogo . NOn folamente tra le cofe, che fono in ufo quo- tidiano per nutrimento , e foftentacolo della vitadcH'huomo, l'acquafrcdda , e parimente il Vin puro, ò vero dolce chiamato Palio, poffono bevuti nel modo che fcrive Diofcoride caufare mortali , e pe- D ricolofi accidenti; ma ancorale carni, &i pefei; per- cioche quelli cotti; e ferbati lungamente freddi iti luoghihumidi, e pofeia mangiati, fanno imedefimi accidentide'Funghimalefichi, quantunque non di- mollrino alle volte la malvagità loro, fe non paflato un giorno, over due. Le carni poi prima arrollite , e pofeia fuffocatc cosi calde tra due piatti, e coperte, e ravolte tra tovaglie, che punto non pollano evapo- rare, diventano ancóra effe velenofe. Tali parimen tefono le morticino, leammazzatedaSerpenti, oda rabbiofi animali, ò veramente dal folgore , come fpcf- fointerviene; caufando colica, mitezza , flulìo di corpo, frenefia, lcthargia, e morte. E però è da £ guardarfi da quelle cofe con ogni diligenza; nè vera- mente è da farfene beffe; percioche ho conofeiuto al- cuni, che miferamentefe ne fon morti . Non manco è de guardarfi dall'ova de'pefci chiamati Barbi ; per- cioche fono non poco velenofe , e mortifere, come fannoteflimoniolcGalline, chemuojono, quando le mangiano. Falli la cura de'pefci con gl'ifteffi rime- di de'Funghi malefichi ; benché non coniente il Con- ciliatore, che fi convengano ne'pefci, comcne'Fun- ghi, lePerefalvatiche. Rimediati pofeia alla malva- gità delle carni fuffocate, facendo vomitare i patien- ci, amminiltrandocriileri, dandoàbereottimo, & odorifero Vino, infieme con quello delle Mele Coto. F gne. Convienfi molto la Terra ligillara bevuta dopo al vomito, infieme con Agallocho, cMaftice: come che la cura fi a quella medelìma , che fi fà nella colica . De gli animali che avvelenano co'l mor- dere , e co'l trafiggere . Cap. 35- NOn per altra cagione è fiato il configlio nojlro di trattare de' veleni mortiferi, e parimente di que- gli ani- Cofe eh e fo- no in ufo quotidiano , e lóro nocu- Pefci, eirni, e cura de'lo- ronocumen. Nel fefto lib. di Diofcoride. medicina ; ìmperoche quefta parte non è manco necefi- fiariaà coloro, che fi efercitano nel medicare, che fi fin ciafcuna deW altre per liberarli gl' huomini con le cofe, che -vi fi trattano, da pericoli, dolori, anguftìe , edi- verfi altri mali . Divide/i dunque quefta ( come fiì det- to nel principio) indite fupreme parti, di cui quella, che tratta de gl'animali, che lafciano il veleno co 7 morde- re , e co'l trafìggere , fi chiama Theriaca : & Alexi- farmaca quella , che infegna il modo di ripugnare con gl'antidoti à ì mortiferi -veleni. Delinquale ejfendopri- ma fiato trattato, diremo al prefente di tutti gl' acci- denti, e parimente de'rimed; , che giovar poffono nell' altra. Ma bifogna veramente , che l' artefice habbia tut- te qtiefle cofe apparecchiate, e pronte alle mani, perla neceffità, che fpeffe volte lo coftringe ; ìmperoche pochi fono i veleni, che lajcianoco'l mordere, e co'l trafigge- re i mortiferi animali , che ceffìno , ù eh 'operino con lun- go tempo ; avvenga che la maggior parte in breve , e quafi prefentaneamente diano à gl'huominì la morte . Interviene il medefimo ancora in quelli , che fi pren- dono per bocca ; percioche gli federati , che pelata- mente , e fogguattoni vogliono avvelenare alcuno , preparano in tal modo la cefa, che non lafciano il più delle volte alcun lìbero fpatio al Medico di poter cu- rare. Il che interviene fimilmente in coloro, cherimor- fi dalla confidenza di qualche loro enormi ffìmo delitto , ù veramente opprefjì da qualche mifir abile infortunio, prendono fpontaneamente il veleno , fazj di vivere , per ammaxxarfi preflo : i quali effendo pofeia riti-ova- ti in tal fallo, ò vero pentiti d'efferfi avvelenati , e defilando di vivere, e di efter curati, ricercano prefen- tanei , e prefitì rimedi ■ Nè manca chi avveleni le fittene, le fonti, e parimente i pozjj di talmifturadi veleno , che pojja indubitatamente ammalare I fien- Z.a affettar rimedio ) l'inimico . Del che quantunque non fi fienta così fiubito il nocumento, ma con alquanto proceffo _ di tempo; nondimeno fie non fie gli rimedia nel D fie , e f aperte dittine: principio, in vano veramente fie gli fioccorre poi , quan- do la forila del veleno ha occupato in ogni parte il corpo . Il perche non fon da trattare quelle cofe , fie non confideratamente , e con diligenza grande , accio- che l'arte non dia manco fialute in quefto cafio , che fi faccia ella in tutti gl'altri incommodi Immani. Crede- vano gl'antichi, che queftomodo di curare fi apparte- nere à quella parte , che fi chiama Curativa, ò ve- ramente Therapeutica: nondimeno i più nuovi , ingan- nati fuor di modo dà una leggierifpma perfusione da non farfene conto , la partificono da quella; chiamando- la Precauzione , e modo d'antivedere , mettendola in mexj> tra quella che chiamano Curativa , e quella che conferva la fialute , percioche dicono, che tre fino le co- ftHutimt del corpo humano; la prima cioè, in cui fia- mo Cam; la feconda, nella quale ci ritroviamo infer- mi; e la terza, mexana tra amendue quelle . In cui tutti coloro, che fi ritrovano , quantunque in apparen- za fi Jìimano fimi , caficano agevolmente nelle malat- tie, e ne pericoli, perla facoltà corrottiva, che fi tie- ne co i empi nofiri : come fi può vedere in coloro , i quali fie ben fono morfi dal Cane rabbiofio , non perà ancora hanno eglino in odio l'acqua; érin quelli, che hanno bevute le Cantarelle, e non ancor a fentono nocu- mento alcuno all'orinare . E però havendo per quefta ragione dato tre con/ìitutioni del corpo humano, voglio- ] no, che per la medefima fia divifia l'arte in tre parti, che proportionalmente corrifipondano à quelle , cioè, in quella , che guarda , e conferva la fanità no/ira : in quella che prevenendo procura , che non fi cafichi nel male: & in quella ultimamente, che cura, e fiana co i rimedi, e con le medicine le malattie . A i quali fi può contradicendo primieramente rifpondere , che da quefto loro difeorfo non folamente tre , mà quattro fi poffono dire effere le conftitutioni del corpo ; impero- che cosi come fi ritrovano alcuni, i quali comechenon - quali quantitnqu fieno- ufatl fuor del male di nuovo patito , non perà fono compiutamente f ani : come fi può facilmente ve- dete^ in coloro, che effendo pur alt bora uficìtì di ma- lattia, defiderano di ricuperare , e di ricreare le lor perdute forte. Ma così come ragionevolmente il me- thode , e la ragione del curare ì morbi fi appartiene à quella parte, che chiamano Medìcamentaria : così parimente gli è fottopofila quella , che chiamano Pre- cintone , e modo di prevenire ; Ìmperoche per prohi- bire , che non incorrano gli huomini nelle malattie , ufiamo noi efficacifftmi , e grandifimi rimedi , cioè ficarificationì profonde , cauteri attuali, e potentìali , mei/ioni, bevande , ér altri rimedi ■ Ma fono alcuni cosi ro^i , e fuor di ragione, che vogliono , che non fi poffano chiamare rimedi quelli, cheprevenendo tifia- mo, per ovviare, che non vengano i morbi. Nè pe- rò è facil cofia il dìmofìrare , per qual ragione fie lo dicano: vedendofi manìfeft amente , che quefta Precan- twne, o vogliamo dire Prevenimenlo , e parimente il modo di operare nelle malattie , fienta dubbio dimo- Jlrano, che queftì fono i rimedi . E perchedunque non fiottopongono à quella divìfion loro quelli , elle filanda nella peftilenia tra gl'ammorbati , non fono però an- cora appeftatì , come che per l'infeltione dell'aria , e del luogo fieno difipoftì ad ammorbaifiì potrebbe oltre a ciò dire alcuno , che le regole , e fimilmente i pre- cetti, che filettano al cuftodire, e prefirvare la fani- tà , non foffero altro , che ima parte di prevenimen- *?. i percioche con quelli ci sformiamo di ftabilire , e di fortificare i corpi dì for te , che fi confervìno nella fianità , e non habbiamo così agevolmente à caficare nelle malattie. E però è da dire principalmente, non. eUer di bifogno , che le partì della medicina bobinano à corrìfipondere con altrettante di quelle, che fpettano alla coftitutione del corpo humano: ma bene efumina- re, e cercar^ dia cono/cere la^ natura di tutte quefte co- '- -iter le l'ima dall'altra per li Cuoi propri fiegm : come ne fiuoì luoghi particolarmente di- moftraremo . Non è dunque da dire piti contra co/lo- ro. Quefio oltre d ciò fi deve ben confiderai- e , che i morbi, e gli accidenti, che fi confano da ì veleni, e da gli animali veleno/!, fi chiamano Ciechi, per non fie ne poter rendere alcuna ragione : il che parimente fi può dire de' rimedi loro . E però fi fiogliono con- numerare con le queftioni di qttell' arte , che confifte nell' offervan^a delle cofe : e parimente con quelle di quell'altra, che fi governa inveftigando con la ragio- ne. Ma non pero del tutto fi ritrova ejfer vero, che . -fi"10 1"efi' morbi ciechi; ìmperoche non fi può fé non : malagevolmente conofeere quella cofia , che del conti- nuo Ji prolunga , e che non fà in alcune cofe necejfa- rie giovamento alcuno , quando perfettamente è anco- ra ella privata del proprio modo dì poter ragione- volmente inveftigar le caufie, il che è conofiueto d'in- tervenire ne veleni mortiferi , e parimente quegl' ani- mali , che avvelenano gl' huomini co'l mordere e co'l Affìggere. Percioche quello, che fi ritrova effere inu- tile nell'opera, e che ne dà occafione di curare con le medicine, non è impercettibile , nè manca del modo di poter con ragione inveftigar le caufie : ma pià vera- mente potrà alcuno , fipinto da quello , haver la di- moflratione , e confermar t opinione della cognitione delle cofe nafeofìe ; percioche quantunque fpeffe volte fieno minori di quello , che fi pofta comprendere co i fallimenti ; nondimeno fi comprendono evidentemen- te nel conferire V una con V altra infieme . Seguitò quefio modo non poco Diocle in quel fino commenta- rio dedicato à Plifiarcho , così dicendo : Può molto bene conofeere ciaficuno non folamente in non pochi de gli altri , ma nelle Vipere , ne gli Scorpioni , & in altri filmili: e confiderare infrà fie ftejfo , che quantun- que fieno piccioli di corpo , e che à fatica dificernere fi poffano ; caufano nondimeno grandiffimi pericoli, e F f f 2 dolori ; •tìzi - Difcorfi del Matthioli de quali -veleno/, animali non fero altro / può A pacano eglino alle differente delle caufe , Ce non una poca quantità di corpo, e che fin ritrovar/! alcune caufe evidenti , lettali caufatojhe dolori vedere , fi non una poca quaniitd di corpo più debili, e men valore/ de gl'altri. E quanta ve- ramente, havendo ri/petto alla puntura, è lagrandez.- Z_a del corpo d'uno Scorpione, e d'altri firmili animali, ch'avvelenano co'l mordere, e co 7 trafiggerei di cut fo- no alcuni, che fanno gravitimi dolori , altri corrodo- no, e putrefanno le membra, ér altri che in brevijji- ps> tempo danno la morte. O veramente quanto è poca cofit quella , che fi caccia nel corpo per- la morfiura d un Ragno, e pure affligge tuttala perfona? non potrà veramente conofcere alcuno la grandezza loro , ejjendo del tutto piccioli di quantità di corpo. E' dunque chia- ro appreffo à tutti, che ft rifirifcono quefte cofe alle di- fpofitioni, & alle malattie . Ma che fia flato molto om conosciuto , che fia in quefìi animali una certa forila mortifera, la quale, entrata ne corpi noftri , /a vera cagione de gl 'accidenti , e delle moleflie , che yijì fen- dono, è veramente chiaro, e creduto da tutti . Il per- che non fi ritrovar à alcuno così contentiofo, & oftina- to , ilquale voglia , che fi caufino quefte moleflie da altro, che da una materia mortifera, che tocchi tn al- cuna parte il corpo . E quefto veramente era quello , che infra tutte le utili operationi dell'arte fu m ogni opera neceffario dire, cioè , che cofajì richiegga à fa- re, che in alcun modo la non intej a ragione della cauCa commune, che fi ritrova nelle particolari , nonnemole- C Pi ; percioche all'hora fi può evidentemente giudicare, 'quando Jìa ella ben conofiiuta. E però accu/andoEra- /ftrato con gravi contentini la pertinacia de gl'empi- rici, affegnò le caufe de' morbi ciechi, negando, che Jì ritrovi in ejft la caufacommune , e /prema incampren- fibile, come diligentemente la diftinfe egli in quel fio Commentario, che ferine delle caufe. Nè volfe oltre à ciò, che foffero da tollerar coloro, che dicono di conten- tar/i ne veleni, e parimente ne'morfi, e nelle punture de' velenqfe animali, ér altri fimili , folamente d' una cura conjueta, non fidi sfacendo/ , che fi debba enerva- re quella cura, che fia del tutto /parata dal rendere la ragione delle caufe: percioche / pojjono prima com- J modamente comprendere in generale . Ma quefto , che fia la facoltà mortifera , che corrompe , e contamina di tal forte i corpi, che finalmente ammala , dmo- (ìra, che fi debba far la cura, con cui / poffono fpe- gnere, e fuperare quefte cofe procedendo generalmente, e non particolarmente . Quando poi foggiunfe Erafi- Grato, dicendo: Viene alcuno ali acqua dolce buona da bevere, ér avanti all'offervar co/a alcuna, / riduce al vomito, al dilatar della piaga, al /ugger dellapar- te della morfiura, al metter delle vento/, al tagliar^ della carne per intorno allamor/ura, all'applicar de i cauteri, ér altri corro/vi forti , e finalmente al fegar del membro già putrefatto; riputando, e di/orrendo m feftejfo, che! rimedi, che fon filiti far/ di fuori , f af- ferò per repugnare alla corrottela già entrata nelle par- ti più intime del corpo. Dimoftra veramente Era/Jlra- io, che quefte cofe dette da lui /eno vere, e che non ripugnino all'arte . Ma è ben da. maravigliar/ de i tnethodici, non volendo eglino, che H facoltà mortife- ra, entrata ne corpi ; /a cagione dell' operat ioni , che vi fà ella dentro , ma effer folamente modo ; tanto inettamente , e finta con/der attorie per/ftono coftoro ne lignificali delle voci, e de' nomi . Vede/ manca- mente che appreffo dì loro la facoltà velenofa, entra- ta ne corpi, /chiama pjopwoios , cioè mortifera : ma l'effer mortifera alcuna cofa non può efjere ufficio , ne opera d'altro, che della caufa. Dicono oltre a ciò, che quefte voci , verbi grafìa fl*p bro al proprio capitolo de'Granchi; percioche altra cofarilevaapprefsoiGreciCarcinos, & altra Cam- marus, &Adacos. Scrifse di quella polvere Damo- crate inveri! ( come fi legge al fecondo de gl'antidoti di Galeno) nel modo medefimo, chela fetive Dio- fcoride: come che apprefso à qualch'unode gl'anti- D chi vi fi ritrovi in cambio dell'lncenfo, che vi mette- va Efcherione precettor di Galeno, la Refina Tere- binthina. Cofe maravigliofe fi fcrivonodiquefl'an- tidoto, dimodoché dice Galeno non havermai ve- duto perire alcuno, che debitamente l'ufafse. Leme- defimc lodi dettero gl'antichi à quella pianta , che chiama rono Alifso,togliendola , e feccandola , e dan- dola pofeia in polvere per quaranta giorni continui , cominciando dalgiorno primo della morfura, con acqua melata . Del che fàttfiimonio Galeno al fecon- do libbro de gl'antidoti , dove pone per tal cura alcu- E ni valorofi medicamenti d'Afclcpiade . Ma in vero malagevolmente fi può hoggi indovinare, qual fia il vero Alifso , come fù à baftanza detto di fopra nel ter- zo libbro . Lodò Aetio nel fecondo , e nel fello libbro per li morfi de'Cani rabbiofi , il Bitume Giudaico , di- Cura fatai cendo , che bevuto al pelo d'una dramma con l'acqua, da Aedo, non folamente fi curano i paticnti dal timor dell'ac- qua, ma che guarifee ancora quelli, che già la comin- ciafseroà temere. Commendò oltre à ciò in tal cafo gl'Hippocampi marini , triti con Aceto nero , e Mele , tanto bevuti, quanto applicati alla morfura . Confe- rifee molto à i morfi de'Cani rabbiofì la Rombice, che volgarmente fi chiama Lapatio acuto. 11 perche rife- rifee Aetio, cheun certo vecchio curava in queflo cafo folamente con elsa, lavando la piaga con la fua decottione, e pofeia impiadrandovi fopra l'herba, e parimente dandola à bere in polvere, per bavere ella facoltà valorofa di purgare per orina ; il che non poco conferifee in tal cafo. E però lodò Avicenna alcu- ni compofiti, in cui entrano le Cantarelle, accioche valorofamente fi provocafse non folamente l'orina , ma ancora il fangue ; affermando poco dàpoi , che ilverofegno, che fieno i patienti liberi da cotal mal- vagio veleno, è, quando dopo al torre de gl'antido- ti, orinano il fangue. Lodò Galeno nel libbro della Theriacaà Pilone, l'iftcfsa Theriaca tanto tolta per bocca. Nel fefto lib. di Diofcoride. 825 bocci, quanto applicata di fuori fopra il male. Ma pofcia che quella de'tempi nortri non è tale, qual'era quella, checomponeva Galeno, parmi veramente, che non ce ne polliamo cosi ficuramente fidare , fc già non foflimo certi dellefue operationi, facendone la prova ne'Galli, come faceva Galeno. Convengon- vifi il Potamogeto, impiafirato con Sale fopra la morfura : la corteccia del Fico falvatico pefla , ebe- vuta nell'acqua: l'Artemio, l'Aglio, la Centaurca minore, l'Ariftolochia, l'Artcmifia, il Camedrio, loScordio, IaradicedelIaBrionia, il Pulegio, &il icdj fcf- Lafero, tanto applicati di fuori, quanto tolti di den- tro. Tengono alcuni perficuriflìmo rimedio dare à mangiareal patienteil fegato arrollito del medefimo Cane rabbiofo, chel'hà morfo : il che dirteparimen- te Diofcoride: manon però affermativamente, co- me nel fecondo libro fi può molcobene confiderare al proprio capitolo dc'fegati di diverfi animali . E però diceva Galeno all'undecimo delle facoltà de'fcmpli- ci, che il fegato del Cane rabbiofo, comporto con altri valorofi antidoti, riaveva curato molti : madie molti fe n'erano morti , quali fe I'havcvano mangiato cosifolofenz'altro . Altri, come_pur recita Diofco- ride nel luogomedefimo, credono, che togliendoli Tinafannadelmcdefimo Cane, e portandoli legata jnunfacchettodicucjoalbraccio, liberi dal timor dell'acqua. Del che vera mente parmi (come nel dif- corfonoftrouniverfale, fatto nel principio dique- flolibro, fu detto delle pietre pretiofe) che poco , ò niente fi debbano fidarci Medici, e parimente i pa- tienti; percioche ffimo efTere molto meglio mare fempre i rimedj fìcuri . Confifre oltre à ciò la maggior parte di quella cura nell'aprire larga mente la piaga , elevarne per intorno tutta la carne lacerata ; percio- che cosi facendo, fi dà la via larga à rivocarc il vele- no fuordel corpo, fi toglie via la parte piti infetta, e facendofi ufeire affai fangue, non poco fidivertifee la malvagità della cofa . llchefi fà parimente, graf- fiando per intorno alla piaga co'l rafojo profonda- mente, e tirandone pofcia fuori il fangue, el'hu- morc con le ventofe forti, e con le magnane . I.emt- dicinefolutive, eparimenteil cavar del fangue per la vena, non fi convengono in modo alcuno nel prin- cipio,- percioche havendo facoltà di tiraredallepar- ti citeriori all'interiori, non potrebbono , fe non mortalmente nuocere , dovendofi rivocare il veleno per la piaga . Come che nel proceflopoi, e dove per edere ttata ferrata per trafeuraggine la morfura , forte il veleno penetrato nel corpo, pofTano le purga- tioni, &il cavar del fangue, nelle fanguineeeom- pleflioni , non poco giovare , più avanti lo dire- mo. II perche lodano tutti gl'antichi, e parimente 1 moderni auttori nel principio il provocare il fangue dalla morfuraconlefcarificationi, e con le vento- fé: per divertire, che il veleno non penetri, e per tirarlo umilmente difuori. Ma veramente pochi fo- no ai tempi noflri, chefienomorfidaCani rabbiofi, che fi curino per le mani de' Medici; percioche la più parte ricorrono chi à San Donino, e chi à San nedj Rt- J5eiiin0j dove Scuramente fi curano da'Sacerdoti • - con alcuni efsorcifmi, e con certo lorPanc, i pa- tienti. 11 che veramente non c bugia 5 percioche molti conofeo, &hò conofeiuti io, che folamente per coiai via fi fono liberati. Sopra il che penfando io alcune volte, hò conlidemto , che pofTa intervenir quello per diverfe cagioni. Prima per virtù divina; percioche i maligni fpirid non poco pedono in tal cofaoperare, per efiere il lorfeggio nell'humor ma- linconico, e cosi cedendo à gPefsorcifmi, lafcino i corpi liberi, portandofene feco nel partirli ogni ve- leno. Secondariamente è da penfare, che cotali Sa- cerdoti habbianoqudcheapprovato medicamento , jlquàle danno in quel!orlJane,chc chiamano Bene- detto, ò vero in altra forte di bevanda. Alche ajuta non poco la fede grande dc'paticnti, concorrendovi però fempre la gratia dell' onnipotente , e ma- A gno Iddio , il qua! è finalmente quel folo , che cura ogni languore . Ve Cauterj, che fi ufano in quejia tura. Cap, 38. I "!' per amente il Cauterio fpedieutiffimo rimedio con- £_j ira le morfure, e le punture di tutu 'gli animali ve- lenofi; imperoche ejfendo il 'fuoco più potente d'ogni altra cofa , non folamente -vince egli il veleno , ma prohibi- fee parimente , che non fe n'entri dentro nelle membra del corpose perche ancora rimanendo la parte cauterizj- B ZAtalungamente ulcerata, ne dà ampliffimo fondamene io di poter curare . E però è conogni diligenza d'avver- tire, che nel cader dell' efeharacaufata dal cauterio, la piaga non fi faldate: mapotendofi fare , fi deve tenere la bocca dell'ulcera aperta fino al tempo determinato,quan- tunque vi fojje ìnfìammaggìone , ó fordidexxa . Il che fi può agevolmente fare, mettendogli [opra cofe falate , Aglio falvatico trito, e parimente Cipolle, e mafjima- mente il liquore Cirenaico, ò veramente quello, che fi chiama Medico , overoParthico . F anno il medefimo le granella del Grano manicate , e parimente intere; per- cioche ingroffandofi co'l tirare d fe I humore , dilatano del continuo la piaga . Sonoalcuni, che fi credono, che C molto piùgiovino cotali granella , quando fi mafticano da digiuno , affermando bavere elleno cosi per propria naturavirtùpiùvalorofadifpegnere il veleno; ma in •vero queflo noni certo, né Jìcuro rimedio, come che nel principio fipoffa egli ufd'e . ~E fe per forte accadere ( co- mefpejjointerviene ]che la piaga fi faldajfe avanti attem- po determinato , è veramente neceffario di venire all' ope- ra manuale , e cosi aprirla , tagliarla, e cauterizzarla di nuovo. Maquandofiapafjatoiltempodeterminato, la- fcifidel tutto confolidare : dopo al che fegli deve por fopra queli empìafiro , che fi compone di Sali: e doppo pochi giorni della Senape pefla . D JL Cauterio attuale fatto con ferro, ò veramen- Cmtteri» :4X _ te con oro, ò argento infocato non folamente è rimedio falutiferiffimo nella morfura del Cane rab- biofo; ma ancora di molti altri animali vclenofi, e parimente in diverfe incurabili malattie . E però non è meraviglia , fe in quefto luogo per nobilifiimo rimedio lo commemorò Diofcoride. Facciafi dun- que in tal cafo con ogni confidenza, e cosi ampio , chenonfacilmcntein breve tempo fipofià faldar la. piaga. E fe per forte fi ritrovarti alcuno cosi timi- do, che non volerti patire il cauterio del fuoco attuale, fi può in tal cafo ufare un caurtico mor- to. Nel che veramente non hà pari il Solimato in- corporato (accioche manco affligga) con qualche unguento frigido; percioche l'efchara, che fi cau- fa da quefto, fc ne cafea via in due giorni, quan- do continuamente fe gli tiene fopra il Botiro: il che non fà ogn'altra efehara caufata da qual fi voglia cauterio. Ma fe ancora nè con 1' attuale , uè co'l potcntiale cauterio operar fi poterti: ( come per di- verfe caufe fuol fperto avuenire) attendafyn tal ca- fo con ogni diligenza à tenere aperta la piaga, con applicarle fopra impiaftri , e ceroti valorofamente attrattiui, fatti di Pece, di Ragia , di Gomme , e d'altri fimili materiali. Ma facendofi i cauterj, bi- fogna con ogni diligenza procurare , che l'efchara fe ne fpicchi via con ogni preftezza , accioche fi faccia larga via al veleno ; perche rimanendoui 1' efehara lungamente, terrebbe ferrata la piaga con non poco danno. Farti dunque cader prefto l'ef- chara del cauterio attuale , impiaftrandoui fopra. la Vernice liquida incorporata con tuorla d'oua, e Botiro: ò veramente bagnando più , c piti vol- te il giorno, e la notte le fardelle delle fila nel Botiro crudo liquefatto al fuoco : il che vera- mente più gioua, che ogni altra cofa. Doppo al che, falucifero rimedio è il porvi fopra ogni gior- no 8i6 Dilcorfì dei Matthioli lì , no una volta la polvere del Precipitato; percioche A fjucfta angelica , e diviniifima polyere non fola- inente jhà proprietà grandiflìma di prolungare il ferrar della piaga , ma di tirar valorofaroente il ve; leno dal profondo alla circonferenza; il che fà egli più, che ogn'altra medicina , E non volendoli a- doperare in polvere , fi può comporre con qual- che unguento, òimpiaftro attrattivo, e tenerlo Tem- pre fopra alla piaga ; certificando ciafeuno , che medicamento miglior di quello, per tirar dal pro- fondo non fi ritrova in tutto'l campo della chirur- gia. E come che fi tenga per cofa certa, che baiti te- nere la piaga aperta fino al termine de quaranta gior- ni; nondimeno non fi può errare à prolungarla più B avanti, acciochc meglio fe n'efea fuori ogni refiduo di malignità , che rimanervi potefle. Del reggimento del vìvere di coloro, che fono fiati morji dal Cane rabbiofo , Cap. Ì9. LE co/è, che far fi debbono per far la cura della pia- ga della morfurafatta dal Cane rabbiofo, Cono ta- iì , quali habbiamo detto di fopra. E però diremo bora del reggimento del vivere, che vi Ji conviene , ordinan- dolo con quelle cofe , che fpengono naturalmente le for^e C delveleno , e che parimente prohibificno , chenon Ji fia- hilifca, nèfi diffonda nelle parti interiori del corpo', per- cioche il tor di quefie cofe per avanti ripugna , che le forze mortìfere non penetrino all'interiora . Può dunque fare l'una, e l'altra di quefie cofe , Ubere deVVino puro, del dolce chiamato Pajfo , e parimente del Latte ; imperoche coloro, che fi cibano di tutte quefie cofe , non fila- mente ripugnano al veleno , ma fpengono ancora la qua- lità mortifera, chepoffiede. Fanno l'effetto medefimo t ciglio, le-ipolle, & i Porri mangiati ne cibi , per ejfere quefie cofe difficili da dìgerirfi , e da rifolverfi, onde ri- mangono le qualità loro ne corpi molti giorni ; jiel qual tempo nonfilafci ano vincere , nè corrompere dalla qualità D •velenofa, anzfche per il contrai io vincono elleno la mal- vagità delveleno. C onvienvifi olire à ciò molto l'ufo de gli antidoti, come fono la Theriaca, il Mithrìdato , t quello , che fiaddìmanda d'Eupatorio , e finalmente iut- tiquelli, che contengono in loro quantitàgrande di medi- camenti aromaiichi , percioche quefii malagevolmente fi permutano nelle foflanz_e , e facoltà loro, e però hanno il dominio del corpo . E quefio è il modo , ir il reggimento delvivere . Alaèoltre d ciodafapere , cheiliimor dell' acquanon hà tempo alcuno determinato del fiso venire , percioche quando per trafeur aggine non fi curano per a- vantii patienti, accade coiai timore alle volte frà qua- ranta giorni, alle volte fràfei mefi , ir allevoltenon fi E ynanifefia fino all' anno compito : comepiù, e più volte habbiamo veduto noi : quantunque dicano alcuni efferfi ri- trovati di quelli , che fono incorfineltìmùre dell'acqua nel fettimoanno. E quefio è il modo di curare nel principio i morfi dal Cane arrabbiato . Ada è oltre à ciò d'avver- tire, chenonfacendofinei primi giorni l'operationi , ir irimedj df iti dì fopra, nonèpqfciapiùbìfognodi tagliar la carne all'intorno della morfura , nè manco dì abbru- giarla co'l cauterio , per non efferpìù poffibile di tirar fuori per quefia viail già penetrato veleno . E però non fotendofeglì fare con cotalioperationi giovamento alcu- no, in vano veramentefi torraentarebbono i paiieniì . La onde è veramente necefjario di ritrovargli altra via, F cioè procedere con lepurgaiionì , percioche quelle caccian- do, e movendo, trafmutano agevolmente l'habito del corpo: nel che molto apropofiio èia Hiera, chefichiama diColoquintida , e parimente il Latte chiamato Schijìo, per bavere egli proprietà di fiolvere il corpo: e parimen- te di domare il veleno . Debbonfiufare i cibi acuti, ir il Vino puro 'Ogni giorno, per ojìareejfi alle forze del vele- no. Bifogna oltre à ciòprovocare il/udore avanti al el- èo, e parimente dapoi : ir applicare à tutto il corpo bora Uropacifmi, ir horaSenapifmi , come che fia più di tutti quefii efficacifiimo per purgare t ' Ellcbaiifmo I e perù fi può egli ficuramejite ufare non una volta, nè due, ma affai più fpeffo avanti , e dapoi à i qua- ranta giorni . Hà quefio rimedio tanta virtù , che ha~ vendolo tolto per bocca alcuni, i quali già comincia- vano ad haver paura dell'acqua, e non ejjendo del tut- to incorfi nel male , furono totalmente liberati : [ma non perà giova l Elleboro , quando fono i patienti del tutto incorfi nel timore . Hora havendo noi parimente con brevità efpqllo la cura del morfo del Cane arr-ab* biato, diremo hormai de gli altri animali , che av- velenano co'l mordere , e co'l trafiggere: narrando pri- ma difiintamente i fegni di tutti : e pofeia, data la cura univerfal loro à tutti veramente convenevole, di- remo di quei rimedi , che fono particolarmente appropria- ti: e dimofiraremo finalmente ancora quegli , à citinoti fi ritrova rimedio alcuno, DEbbcfi bavere non poca diligenza nel cibare i patienti, non (blamente fecondo la dottrina datane da Diofcoride ; ma ancora nel procurare,che la quantità del cibo fia proportionata alla cofa; per- cioche inqueftocafomoltonocerebbela dieta fotti- le, e parimente il mangiar troppo. E però al fefto li- bro del fuo volume, cosìdiceva Aetio.- Schifili nel reggimento del vivere, il mangiare poco, epatimen- tc il troppo , ma molto più il poco, che il troppo; per- cioche il poco cibarli aumenta molto in quefto cafo la malignitàdegl'humori : il che non fi conviene in alcun modo nell'ulcere maligne . 11 perche ènecef- faria eofa di moderare il reggimento del vivere fecon- do il bifogno: nè manco è da lludiare nel provocare l'orina: il chenon folamente fi può fare con le cofe antedette; ma ancora co'l mettere ne'cibi del Finoc- chio, edellaScandice . La Polte ancora muove in- fiemcmente il corpo, e l'orina: e IaCicoreafalvati- ca mangiata cruda molto confcrifee alloiìomaco. Convengonvifi le cime del Cavolo, gli Sparagi ricol- ti nelle paludi , e la Rombicc tanto domenica guan- to falvatica. De'pefci fono à propofito quelli, che hanno ia carne tenera, i Granchi, i Gambari, & i Ricci marini . Lodanfi le membra eftremc de gl'ani- mali, il Vino aromatizzato con Mele, gli uccellini piccioli de'monti , che fono facili da digerire, e che danno al corpo nutrimento laudabile. E puollidare ancora, quando fi vedelTe il bifogno , il Vino bian- co picciolo non molto vecchio, perprefervare la vir- tù del corpo . Quefio tutto dille Aetio. Dal che fi può agevolmente cavare, che molto ajuti alla cura il pro- vocare dell'orina . Alche attendendo Avicenna, co- me poco qui di fopra dicemmo, ne propofe alcuni medicamenti, in cui entrano dentro le Cantarclle,ac- cioche fi provochi l'orinainliemeco'l fangue. E pe- rò non è maraviglia, fe alle volte la natura forte dei patienti combattendo co'l veleno, lo caccia con do- lor grande per le vie dell'orina à modo di pezzetti di carneliquida, quafi in forma d'animali. Governinlì dunque i patienti nel modo , che fcrivono coftoro, e potendo bavere dc'Granehi de'fiumi , e de'foffàti,de' quali è copiofa tutta Tofcana, laudo, cheognigior- no tanto la mattina, quanto la fera fe gliene diano da mangiare,per haver quelli proprietà miracolofa di Im- perare il veleno de Cani arrabbiati. Lodò Avicenna perilbere, oltre al Vino dolce, ancora l'acqua fer- rata, cioè dove fia fiato eftinto dentro il ferro, ò ve- ro l'acciajo infocato, e quefto balli per lo reggimen- to del viuere. Dille oltre à ciò Diofcoride, che il timor dell'acqua non hà alcun tempo determinato; percioche alle volte accade egli prima che fifinifea- noi quaranta giorni: alle volte fràfei mefi, & alle volte non fi manifelta, fe non in capo dell'anno: come che in alcuni fi fia veduto venire nelfettimo anno. Sopra al che diremo infieme con Aetio , chequeftononintervieneperaltro, fenon perchefi ritrovano alcuni patienti più gagliardi, & alcuni piti deboli: altri, chehannoimcatidelcorpopiù ferra- ti, e Reggimen- to del vive- re ne' morii de' Cani rab biofì . Fino à che temporale* il timor dell' acqua, , Nel fefto lib. ti, & altri più aperti: & alcuni, che fono più pie- ni di mali humori, che non fono alcun'altri ; dal che pofeia procede la prefta , e la tarda venuta de gl'accidenti. In Tofcana fi guardano i patienti per tutto un'anno di non toccare il legno del Cor- niolo, e del Sanguino; affermandoli, che tenendo cotali legni in mano fino che fi fcaldano, fubito eccitano la rabbia in coloro, che per avanti lode- rò Itati morfi. Del che veramente fe ne fono ve- duti manifefti effetti: & io già mi ricordo , che un mio amico nella nollra Città di Montalcino cafeò nella rabbia, per haver vergheggiato ( per- cioche lanaiuolo era ) la lana conile verghe del Corniolo, non arricordandoli , chclgli folle flato vietato da'Medici, e cosi fe ne mori egli mifera- o, e bilmenre. Ultimamente è da fapcrc, che incura- "JJ* bile è il timore dell'acqua, quando la malvagità del- del veleno è del tutto confermata: come che ac- corgendofene nel principio, come fece quel Filo- fofo, di cui dicemmo l'hiltoria, fia poffibile, ti- fando buona diligenza, dì curare. Al che allude Diofcoride, dicendo, che la purgatione dcll'EIle- borifmo reiterata più , e più volte , hà qualche volta curato di quelli , che già cominciavano à temer l'acqua. E però diceva Avicenna , che fin tanto, che j patienti poflbno rimirare nello fpec- chio, e che fono ancora così finceri d'intelletto, che mirandovi, riconofeono la lor figura, fi può havere ancora gualche fperanza di curare ; per- cioche quello dimoftra, che non iia ancora il vele- no del tutto confermato. In tal cafo dunque fo- no da ufare le medicine folutivc, & il cavare del fangue . Nel che non hà pari 1' Elleboro tanto bianco, quanto nero, preparato come fi richie- de. Conferifccvi l'Epithimo , la Sena , il Fumo- terre, i Mirabolani, l'Elaterio, 1 Agarico, il Rhcu- barbaro, la Cenraurea minore, il feme della Gi- neftra, la Thapfia , il Lcttovario Amech, laHie- ra di Coloquintida, e la pietra Armenica prepa- rata nel modo , che infegna AlelTandro Traina- no; à cui per purgare la malinconia non fi ritro- va pari: e però da elfo lodata maravigliofamcn- te, e da noi più, e più volte fperimcntata confe- liciflìmo fuccefio. Diafi in tal cafo fpefio à bcre il Bitume Giudaico Beli' acqua , al pefo d' una dramma: il Mithridato, la Theriaca , la polvere de'Granchi abbrugiati: il caglio della Lepre, del- la Volpe, e del Capriolo . Ma fopra tutto bifo- gna adoperare ogni ingegno, che bevano ipatien- ti dell'acqua. Nel che facciafi tirarla dalla lunga con alcune cannelle fottili fabricate di metallo , ò vero facendola con le medelime vie feendere dal palco di fopra, per eficre in quella ,la fallite loro. Riferifce Aetio, che dandofi a i patienti il caglio d'un Cagnuolo con Aceto una volta fola, fubito fà, che i patienti addimandino l'acqua da bere: e però Io lodò egli per folennifiimo rime- dio. Facciafi bollire oltre à ciò ancora 1' acqua con li Ceci neri ; percioche diventando ancora efla nera, e perdendo la fua chiarezza , non gli induce nel berla quel grandiffimo fpavento , che là la chiara, e conferifee molto à provocare l'o- rina. Lodano alcuni in tal timore 1' applicare i vefcicatorj alla cicottola , e parimente doppo al- l'orecchie . I quali quantunque non mi pajono à propolito , per difeccare eglino valorofamente ; nondimeno ove il cafo fi vedeiTe difperato, lipof- fono ufare fortilìimi limedj. Della cura generale de 'morfi , e delle punture de gli animali velenofi . Caf. 40. P* li morfi, ò veramenteper le punture degli anima- li veknofi, è rimedio potentiffimo il fucchiar fuori il -veleno con la bocca . Maè però d'avvertire , che non èi fogna che colui che fugge , fia digitimi ma che babbitt di Diofcoride. 827 A primamangiato, epofiaUvatafilaboccaco'lVino. do- po al che tolga in bocca dell'Olio , e mettafipoi a fucchiar e. Debbefi, fatto queflo , fomentare il luogo con le fpugne calde , c fcarifìcare per intorno la carne profondamente col rafojo , accioche la materia velenofa fe ne pojfa dal pro- fondo ufeir fuori: come che il tagliare , el circoncidere U carne per intorno alla morfina moltopiù dì gran lunga -vi giovi, che il graffiare co 'Ir afojo; percioche da quefieope- ratìoninenafeono due grandi/fimi giovamenti : de' quali il primo è , che così facendofitoglievia la carne ivi nel luogo avvelenata: & il fecondo, che ufeendone fuori co- piofo fingile , fe n e fee parimente infieme con efìo quella parte di veleno , chegidera peneiraiapiu dentro, Mdafe per forte il luogo non paiifee di ejjere tagliato, nè circon- cifo, mettanfiglifopraleventofèconajjaifiamma; accio- g che più vai orafamente tirino . Nè diremo altro qui del cau- terio, pei ejferne flato trattato di fopra, dove fù detto de'morfidel Cane ai rabbiato . Ma fe la parte morfa fi po- tere commodamente tagliar via del tutto, come farebbe , fe la mar fura foffe in alcunaparte efirema del corpo, e maf- fimamentene'morfi de 'Serpenti pericolojìfftmì , come fo- no quelli degli Afpìdi , delle Cerafle , e d'altri fimili , fi può fen^apenfarvì fopra , tagliar vìanetta con maggior Jicure^jcji. Convenientìffimifono per applicar fopra alla piaga quei medicamenti, che fi chiamano epithi me; il perche vìfirìtrovanonpoco giovevole la cenere de i f ar- menti delle Viti , o vero dell'albero del Fico inceri 'parata couLifcia, Garo, e Salamuoja acetofa . Giovanvi i Q Porri, leCipolle, e l'Aglio minutamente pefti, e pofeia accommodatixd fopra àmodo d'impiafiro , e qualche vol- ta mefft abbrugiati dentro nella piaga . Convengonvìficon giovameniogrande ancorai Pollaflrì aperti così vivi , e mefjì fetida intervallo fopra alla morfura . Vogliono al- cuni, che queflo rimedio vi giovi, credendofi, che natu- ralmente ripugnino le Galline al veleno: mala'yagìone , perche faccia egli giovamento , è del tutto manifefta ; im- per oche effendo le Galline calidifftme ( comefi dimoftra per digerire elleno il veleno , che fi mangiano , e per diffolvc- reifemi duriffimì dì qualfivoglia forte, e parimente le pielruzjrjilt , e le granella dell'arena, che pergoiofild grande inghiottifeono) applicate aperte così calde alla £) morfura, accrefeono ditalforte il vigor'à gli fpirìti , che muovendoficon impeto contrai! veleno , io cacciano fiori del corpo infieme con loro . Non mi pare oltre d ciò di di- menticarmi di narrare quel , cheficoflumadi fare in que- fii cafiin Egitto . Il perche è dafapere , che nel tempo , che mietono gli Egizie biade loro , fi tengono fempreap- preffo unapignattapìena dì Pece liquida , e parimente li- na fafeia, percioche molto in quel tempo temono! Serpen- ti, eperejjereitempideglìardentìffimi calori, e perche ancora fe ne fianno qitefie fiere nelle caverne de' campi , do- ve non lepoffono veder e per la foltezza dell'herbe , e delle biade; percioche è cofa naturale dell'Egitto il generare ne campi grati copia di Serpenti velenofi. Mordendo dun- £ que quefii alcuno , ùnel piede, ò in altra parie, fubito due de'comp agni intingono la fzfcianell' apparecchiata Pe- ce , e pofeia avvoltandola due , over tre volte al braccio, ò veramente al piede percoffo , poco fopra la morfura » jìringono gagliardamente il membro àviva forxjx: dopo al che tagliano il luogo apprefio alla fafeia, e lo riempie- nodiPeee: il che continuando tanto , quaniolor pare ef- fere bafìante , dislegano pofeia la fafeia, impiagando fopra allapiaga le Cipolle, e l'altre cofe predette . E've- ramente rimedio prefentaneo la Pece , meffavì fopra fpef- fe volte infieme con Sale , fotiilmenie trito , e ben caldo . Convienvifi ancora la Cedra, e lo flerco delle Capre cot- to nel Vino . Giovavi non poco il fomentare il luogo con p V Aceto caldo , e parimente con la Calamintha cotta nell' orina , e nell'acqua di mare , ò veramente nella Salamuo- jaacetofa. Oltra di queflo non mancano impì afri fortif- Jimì, e calidiffimì, che pofibno gagliardamente cavar fuori, vincere, erifolvere il veleno , come fono quelli, chefi compongono di Sale, ò veramente di Nitro, di Se- nape , e di Cach i : dequalipofeìa tratt aremo . Veramente nonfmzjtragioneriprefe Erafifirato coloro , i quali fcrif- ftro in tal facoltà alcuni incogniti rimedi , come fino il , 8z8 ' Difcorfi del fiele dell' Elefante , il/angue del Cocodt ilio, l'ozia delle A Teftuggini, ér altrifimili; percioche volendo dimaftra- re di havere fritto cofe molto giovevoli , pare, che così babbiano ingannato ciafeuno. Et imperò fono cottili diffi- cili, ér ardui medicamenti del tutto da fchìf are: per non poterfifenonmalagevolmenteritrovare, femjt' l'aiuto , Ór il favore di qualche Re potentiffimo . Nè parimente fi debbono ricercare quelle cqfe , che non ne pojfono dare per lunghifjìma ojfervanzjt di fe fperienxa baftante a farne fede . E però fidebbonotorre quelle cofe giovevoli ne i morfi de' Serpenti , le quali firìirovano nel continuo ufo ditutti, e chefipoffono inogni tempo agevolmente appa- recchiare. Tali dunque fono l'Endivia, l Erica, e l' Aftrogalo , che bevute con Aceto, vagliano cantra le B ■morfine di tutte le velenofe Serpi. Similmente il Bitu- me, e le bacche verdi del Platano cottene! fina inacqua- to: ladecotiionedelPaliuro, la radice dell' Arijìalochia, e dell' Iringo : lebacchedel Lauro cotte, e mangiate: il F 'epe copio] amente mej] ro ne cibi: laRuta, l' Anetho , co- ti Ciclamino : le fiondi del Porro, mangiate particolar- mente co 'IP 'ane , ò veramente l'Aglio, ò le Cipolle, eie cofe molta J alai e: la decattione dell'Origano , bevuta còl Vino: eparimenteilfuccodelfinocchio , delPulegìo, del- la Calamintha, e dei Porri, bevuto con Mele; e que- fle fono le cofe, cheficavano dallepiante . Prendonfi an- cora dagli animali alcuni altri rimedi molto utili come fo- no le cervella de'Galli , e delle Galline , mangiate ne ci- C ti: il Caglio della Lepre, bevutp co 'l fino , e parimente il C aliar eo, tolto alpefo d'una dramma: dicefi ancora , che molto vi giovai tefticoli delle Teftuggini marine, e Donnole , ferbate lungo tempo nel Sale , fono in quefto cafomoltoriputate alpropofito , delle quali quelle piùfi lodano, che ejjendoprimaflate fvifeerate, e tagliate in piXXft fi /ano pofeia ferbate lungamente nel S ale , dan- dqfene due dramme per volta col lino. E quefti fono i rimedi femplici, che fonoinuCo di darfi . Giova oltre à ciò ilfolvere il corpo, il provocare il fidare, e copiofa- rnente l'orina . Ritrovanfi ancora per ciò alcuni antidoti, campo/li di più cofe , i quali! carne fi dice) fono in tal cafo valor ofiffimi: tra quali quefto fi loda. Togliefi d'Opto, D diMirrha, diciafcimounobolo: di Pepe, onde due , co- incorporanfi con Mele, e dafféne pofeia d bere con l'ine la quantità d'una favad' Egitto. rUn 'altro fi fà così. To- gliefi di j emedi Ruta falvatìc a , di Melanthio , di Ci- mino Ethiopico , d'Ariftolochìa, di Galbano diciafeuno ugual parte i tritinfiinfieme , e forminfene Trocifci con ficco di Racchetta di pefo d'una dramma l'uno: diafene uno alla volta d bere con ire ciathì di lino. E que- llo è tutto quello, che hò potuta dire de rimedi uni- verfali , che s'appartengono d quefta cura . E però di- remo hora de'particolari di ciafeun morfo , ò puntura E £ animai velenofo. Nuovo or- I "\ Ivfe Diofcoridepcr due trattati la dottrina , dinedique. JL-Jf che fcrille egli de'velcni de gli animali mortife- flo&lib. ri; narrando nel primo i fegni , e nel' fecondo modo del curarci preponendo à quefto ultimo il prefente prologo della cura loro univerfale . Mapcrclie (co- me dicemmo nel difeorfo dell'altro prologo avanti ) non poco difturbo dà ai lettori il cercare i fegni d'un morbo in un luogo, eia cura in un'altro, riabbiamo però per maggior commodità di ciafeuno fatto di que. Iti due trattati un folo, mettendo, e conglutinando infiemei fegni, e la cura di ciafeun morfo di quefti animali un fol capitolo, dove prima feparatamente fi ritrovano in due, afiail'un dall'altro lontani . E F così riabbiamo prepofto il prefente prologo à tutto quefto trattato : nel quale quantunque cosi dottamen- te, ecopiofamentetrattafleDiofcoridela cura uni- verfale, chefarfidebbein ogni fiera vclenofa , che meglio non fi polla ritrovare; nondimeno pe* am- Veleni d'a- Pnarne alquanto la dottrinanon mancarò per fodis- nimalijdo- fare ai lettori, i quali defiderano fempre d'intendere 10 òiy&f'f *"aÌ' d' non dirne ancora io qualche cofa. E però fectiV " ^ primada fapere, che i veleni de gl'animali morti- feri fono di tte fpccie : cioèacutiflìmi, i quali fenza Mattinoli lafciarfi vincere da rimedio alcuno, ammazzano 1' huomo in due, òintrehorc, come ion quelli degl' Afpidi, edelleCcrafte: altri in un giorno, ò vero due, come fono quelli delle Vipere: & altri, che pili tardamente operano alla morte , come fono quelli de gliScorpioni, ede'Falangi. Ma quantunque accaf- chiquclto, per effere gl'animali, che mordono, di diverfe fpecie , nelle quali fono i veleni ancora diver- ti; nondimeno accade ancora, che un'Afpido , & una Vipera alle volte mordendo ammazzeranno un' huomo in tre hore, allevoltein un giorno, & alle volte con piti lungo tempo . 11 che può intervenire per divelle cagioni ; percioche parlando per efempio de gl'Afpidi, edellc Vipere, più velenofe fono le ferm- ile , che i mafehi : i giovani fono piti mortiferi , che i vecchi; quantunque alcuni fieno, che tengano il con- trario: igroflì più, chei piccioli.- quelli,che habitano nc'fecchi, ne'monti, tralefpine, ctrafafìì, più di quelli uccidono , che ltanno in luoghi humidi , nelle paludi, ò ne'lidi de'fiumi . Quelli delle regioni Orien- tali, e di mezzogiorno molto più nuocono, che quel- li, che fi ritrovano in Scttentrione;gl'atiamati fon peg- giori de'fatolli;i crucciati più nuocono, che i quieti; e quelli , che mordono la State,fono molto più morta- li, che quelli, che mordono il verno . II chepuòpari- mente accadere perla complefiione più , e manco ga- gliarda di coloro, che fono {lati morfi; e parimente per la compiendone delle membra Ioro;perciocbe(co- meinpiti luoghi di fopraèftato detto) non cosi ve- locemente penetra il veleno in un corpo, che natural- mente habbia le vene ftrette, come fa in coloro che le hanno larghe . Oltre à ciò è da fapere (come dice Avi- cenna ) ch'errano del tuttocoloro, che tengono , ch'il , °f'"<™ i i >c ■ r r ■ • i , W3 T (1 d alcuni veleno de Serpenti ha frigido, per vederli mamfefìa- dannata, mente, che i morduti da loro diventano freddi, e che cflì Serpenti, per efier fecondo loro, frigidiliimi, fi rimettono il verno nelle caverne, e fotto a'faflì , come fpecialmente fanno le Vipere, dove fi ritrovano fpeflb tanto agghiacciate , che fatte qua.il immobili , punto non fi riientono; percioche il freddo, checaufane' corpi morfi , non e per altro , che per la perdita del ca- lor noltro naturale , quando vien fuperato dal veleno. Nè fono però i Serpenti frigidi di lor natura, fe bène il verno li ritrovano immobili; percioche quefto à loro per altro non interviene, che per effere il freddo del tutto contrario alla natura loro, la quale ccalidilE- ma.il che fi vede parimente ne'pefci, i quali eilèndo frigidi, diventano immobili, come fi cavano dell'ac- qua,-pcrciochela frigida naturaloro non può patire la contrarietà dell'aria, inimica della lor natura . E però vediamoancora, chele Vefpe, lequalifonoca- lide, e fecche , fi muojono il verno per quefta medefi- ma ragione. Ma venendo hormaiàtrattarc dellacura Cura de delle morfure, dico effer vero, che moltovigiova ,<">'<> come dice Diofcoride, Paolo, Aetio, eciafcun'altro Scrpcnn- ilfuggerelamorfuraconlabocca feficndo però pri- ma preparato colui , che fugge ) e fputare di continuo fuori il veleno. Ma in vero non è cotale opcratione fenza pericolo dell'operante,- percioche fein alcuna parte della bocca, della lingua, del palato, ò delle gengive fofie, ancora che tanto leggiermentc,chc non foflefenfibile, ulceratala pelle, fubito che il veleno già tirato in bocca pervenire à quel luogo, e fi mefeo- laflè co'lfanguc, il qualeperlofucchiarforte fe n' efee agevolmente dalle gengive, non è dubbio, che non defle la morte; e cosi volendofcnc liberare uno, fe n'ammazzarebbe un'altro. Nè manco pericolo fa- rebbe, feperforte n'inghiottirle qualche particella. Nè però à dir quefto mi muovo io lenza ragione ; per- cioche, come nel difeorfo mio univerfale f ù detto di fopra, vidigiàio un villano, chefegava in un prato, & havendo all'improvifo tagliato per mezzo con la falce una Vipera, fù morfo dal tronco della tetta in unamano, e mettendovi eglila bocca perfucehiar- ne fuori il veleno,cafco fubito morto,fenza batter poi. io, in terra. E però ben diceva Aetio, che fidovefte- ro Nel fefto lib. di Diofcoride. 829 benguardarecoloro, chefuggono, di nonhave- A drio,ilChamepitio,Io Scordio, la carne del Riccio ulcere nella bocca . Al che attendevo con ogni di- terreflre, il cervello de Galli, e delle Galline , il caglio ligenza alcuni famofi moderni, fa nno fuggere la mor fura , pelando il culo d'un Gallo , ò veramente d'una Gallina, &applicandoveIo fopra: efubitocheilpri- tnoèmorto, venepongono un'altro, cosi facendo fin tanto, che ne fia tirato ben fuori il veleno ; il che fi conofce,quandopiù non muore il Gallo, che vi fi po- ne. Lodò AetiononfolamenteleGalline, Se i Galli aperti vivi , imitando Diofcoride , per metter fopra al- la morfura ; ma ogn'altra forte d'Uccellami vivi , e di piccioli quadrupedi . Dopo al che comandò egli,che fi faceflero vomitare i patienti con l'acqua calda, e che fe gli diano pofeia per bocca gl'antidoti appro- B priati, come fonola Theriaca , il Mithridato, & altri fimili. Mirabile è in tal calo la noftra Quinta eflènza Theriacale , e parimente il noftro Olio de gli Scorpio- ni, di cui dicemmo di fopra nel noftro difeorfo uni- verfale; perciocheinqueftiduerimedjfoli, anzial- levolteconl'Oliofolo, hò liberato io molti, in cui nonficonofcevaquafi alcunfegno di vita. Concio- fiache tanta è l'attività di quelli due rimedj, che in un batter d'occhio fuperano, & ammazzano il veleno, come che con maggior velocità operi la Quinta eflèn- za . Lodò fimilmente Aetio in cambio della cenere de' farmenti, e del legno del Fico, quella del Lauro. Il che molto più mi piace, per haver quell'albero non C poca forza contra tutti i veleni . Perfeverando gli ac- cidenti,edoveilvelenomalagevolmentefi polla, fe non con lungo tempo fuperare, è con ogni diligenza d'avuertire , di non lafciar dormire i patienti ; pcrcio- che ("come in altri luoghi di fopra è (tato detto ) tira il dormire il veleno valorofamente dentro nel corpo. Molti oltre i ciò fono i rimedj, che lodano gl'auttori per applicar di fuori : tra i quali propofe Aetio per tut- ti i morfivelcnofi, eccetto che de gl'Afpidi, la Calci- na viua incorporata con Olio, e con Mele à modo d' i mpiaftro . Altri lodano le radici frefche dell'Elleboro nero , mefle dentro per tafta nella morfura , delle qua- li hò veduto io grandi fperienze: il chefapendoivil- lanidelTrentino, ogni volta che i loro animali fono flati morfi da Serpenti,gli pertugiano appretto al mor- foilmembrotra pelle, ecarnecon un puntaruolo, e caccianvi dentro le radici dell'EHebero nero, per fi- curiflimo rimedio ; come più diffufamente dicemmo di fopra al proprio capitolo nel 4.1ib.Gioueuoli vi fe- di, no ancora gl'empiaftri fatti di Cipolle, d'Aglio, di i Porri, diScalogne.diradicid'Amphodilli, ediSer- cle" pentaria, prima Ielle nell'acqua, e pofeia incorporate infieme con Theriaca , ò veramente Mithridato, & O- lio di Scorpioni : & in quello hò molte volte ritrovato io (icura operatione.Lodanfi per tale effetto fimilmen- te le radici della Valeriana , dell'Iride , del Chameleo- E ne,deGigli,dell'Hemerocalle, del Martagon , dell' Enoia, del Finocchio, dello Smirnio, del Gladiolo, della Scilla, dello Sparganio, del Ciclamino, e del Raphano tanto domellico , quanto falvatico , tagliate in pezzi,leffe nell'acqua, e pofeia pelle, & applicatevi fopra. Oltre à ciò fi lodano ancora il Bdellio , il Bitu- me Sodomeo, l'Erica, la Pece liquida , il Caftoreo , lo lleico delle Capre montane ,1'Hiflòpo , l'Origano , il Dittamo di Candia, e parimente le radicidel bianco, la Calamintha, l'Opopanaco, i'Euphorbio,la Coniza, la Verbena,l'Halicacabo,il Solfo mefcolato con l'ori- na, il Sale, l'Aceto, il fiele del Toro, la Ruta tanto do- meftica, quanto faluatica, la Cicerbita , il Sifembro,la p Senape, i Bruchi che fi mangiano le piante , la Farina del Grano, il Naflurzo, il Lafero odorifero , e fetido , parimente il Galbano: facendo di quelle cofe empia- ftri,fomentationi, & altri fimili medicamenti perap- plicar difuori . Efficaciflimi per dar per bocca fon poi tutti quelli,chefurono fcritti da noi nel noftro difeor- fo uniuerfaleperlungo catalogo, come che partico- larmente per li morii velenofi li lodino i Cedri,& il fe- me loro, l'Echio, il feme del Vitice, i frutti verdi del Platano, le Bacche del Ginepro, la Coniza,il Chame- della Lepre, e del Cavallo bevuto con Vino : il (àngue della Telluggine marina,bevuto con Gminoùl fucco de'Porri, bevuto con Mele : il Nalturzo.la radice del- la Centaurca maggiore ,il Pulegio il Dittamo di Can- dia , ilfemedelLigullico,edellaPeonia: la radice fuperiore del Gladiolo, dellaGentiana, edel Ditta- mo bianco : il Thlafpi, la eh ioma dell'Helicrifo , il fe- me del Jacinto, le Ranocchie cotte nell'Olio, e condi- te co'l Sale, e parimente il brodo loro fatto con 01io,e con Sale.cla verga delCeruo fecca,e polverizzata.Co- fe grandi hò veduto io delle radici di queU'herba,che chiamano àGoritia (per effereellane' morfi de' Ser- penti valorofiflìma) Serpentina, di cui dicemmo l'hi- ftoria di fopra nel fecondo libro al capitolo del Coro- nopo; perciochebevutaallaquantità d'un cucchia- ro, fana in breve fpatio i morduti da qual fi voglia ve- lenofoSerpe; nè folamente vale ella contra 1 morto de'Scrpenti mortiferi , ma parimente contra ogni vele- no prefo per bocca .11 che fanno fimilmenteffecondo che hòintefo da perfone nobili, degne di fede, chel' hanno fperi mentale ) le radici di quei fioretti, che chiamano alcuni Garofani falvatichi. CelebròGale- Thtrl.,ca>e nofopratuttigl'antidotitantofemplici,quandocom- fuc pofiti,ncllibroàPifone,perlimorli velenofi, laThe- faine da riacad'Andromaco, cosi dicendo: LaTheriaca vera- Galcn0- mente è antidoto celebratiflìmo appreffo à tutti gì' huomini, per offervare egli tutto quello , che promet- te, e parimente per l'efficacia grande della fua opera- tione;imperochenon se mai ritrovato, che alcuno , che fia flato morfo dalle fiere,che fogliono ammazza- re gl'huomini, fia morto, havendo prefo dipoi la The- riaca. Nè manco è mai morto alcuno, che l'habbia prima prefa, e non molto tempo dipoi lia (lato morfo. 11 che fperimentano fpeffo alcuni Pretori, i quali han- no poteftà di dar la morte, e la vita à gl'huomini; im- peroche volendo eglino provare quello medicamen- to, per vedere fe può offervare quello , che promette , D] ne fanno l'efperienza in quelli , che per li misfatti loro fono giudicati alla morte. Ma noi non havendo facol- tà di provar quefto ne gl'huomini, ci sforziamo di far- ne la vera prova in altri animali; imperoche prefi i Galli falvatichi, per efler di natura più fecchi di quel- li,chcfonoallevati,enutritinelleno(lre cafe, e che habitano infieme con noi, gli lafciamo mordere da. velenofifiìme fiere, e cosi vediamo manifeftamente, chefimuojonoinun tratto quell i , che non hanno be- vuta la Theriaca.- equelli,àcuifùdataperauanti, fi rifanano, e reilano vivi. Puoffì ancora molto ben pro- vare, fe quello medicamento fia (lato falfifìcato , dan- dofi à coloro, che già haveflero tolta qualche medici- na per purgarli: imperoche fe la Theriaca farà buona, impedirà fenza dubbio l'operatione d'ella medicina. Dal che polliamo pofeia giudicare, efler l'antidoto valorofi (fimo, e realmente compollo, per haver egli impedito la virtù purgativa della medicina già lolita di purgare. Quello tutto difle Galeno .Sopra'lche è da fapere, che agevol cofa era apprefso à gl'antichi del tempo di Galeno ( di quelli dico,la cui poteftà s'eften- deva in amminiftrar la giullitia fopra la morte dei malfattori ) à provar fe la Theriaca fofse buona, ò pur contrafatta ;percioche in molti luoghi fi cottumava in cambio di tagliar la teda ai malfattori, ò veramente di dar loro altro fupplicio, di condurgli nel Theatro.e di fargli mordere da gl'Afpidi. Del chefàteftimonio ì'ilìefso Galeno nel libro medefimoà Pilone: dove ha- vendo egli narrata la morte di Cleopatra, cosi diceva : Ho più volte contemplato io nella grandeAIefsandria quanto predillimamente ammazzino gl'Afpidi;impe- roche quivi quando vogliono uccidere fiumanamen- te, e predo alcuno, che lia condennato alla morte , gli attaccano un'Afpido al petto,e fannolo alquanto paf- feggiare, e cosi in breve momento lo fanno morire. Prouifi dunque la Theriaca, che fi compra ai tempi noftii,con li Galli ( come infegna Galeno, ò veramen- te con 83o Dilcorfi del Matthioli te con qualche altro animale:e feprovarfi potette con le Scimie, credo, che molto più fe ne vederebbe efpe- rienza, per efler quelle più , che ogn'altro animale li- mile ali huomo. Ma fe in Italia fi ritrova Theriaca ve- runa cheio polla al miogufto approvare per la mi- gliore , dico ( falvando l'honore , e la bontà di quelle , che mi fono venute alle mani) che quellachelifàin lode della VeronaallaSpeciariadcllaCampana d'oro dal vir- Theriaca tuofirTìmo M Francefco Calceolario rariffimo Sem- u<\o'v7,V. Pliciita de tempi noftri, n°n fà minori effetti diquel- ntfe. " la,chefacevaGaIenoàgrimperadori;imperocbeol- tre à molte, e molte miracolole prove, che n'hò vedu- te io, in varj, e divedi cali pericoiofi,equafidifpera- ti, vie ancora il teftimonio di molti Eccelltntidjmi Medici, che l'hanno ufata, e l'ufano ogni giorno con maraviglio!! fucceffi . Ma pofcia,chec honefta,e leci- ta cola, anzi lodevole, e virtuofa à dire , e manifestare le virtù di cotali medicamenti , e che fi defraudarebbe il mondo fe fi raceflèro quelle cofe,con cui (ì può con. fervarela vita de gl'huomini.c campargli dalla morte- lo che altra profeffione non faccio che di giovare alla republica, & alla pofterità,non pollò qui tacere le vir- tù miracolofe di quella cosi rara , & ottima Theriaca , con la quale fcrive l'Eccellentilfimo M. Antonio Ca- pitana Mantovano per la fua rara dottrina, e virtù Medicogià del Sacrofanto Concilio di Trento , d'ha- ver ufata, & adoperata la Theriaca del Calceolario nel veleno, nelle febri peftilentiali, nella paralifia , nella melanconia, e nella quartana fem pre con fclicif- fimofucceiTo, & in fpecialità fcrive d'haverla data à una fanciulla d'anni dodici in cafa della Sigli. Anna Bonatta oppredà d'una febre maligna , la quale edèn- do già fenza polfo, e fenza voce, e quali tutta contrat- ta, ili da lui richiamata avita dopò due bore con una fola dramma di quella Theriaca diflempcrata con Malvagia , la quale come per forza le lù gettata gin per Jagola.comebenfannolaSign. Anna predetta, e la bignora Calandra Icona, che vi furono prefenti.Scri- ve appo ciò l'Eccellentiffìmo M. Giovanni Battifla Olivi Medico del Signor Vefpefiano Gonzaga d'ha- v« liberato un fuo figliuolo di fett'anni dalla morte, chehaveuamangiatopertrafcuraggine del Solimato in cambio di Zucchero,folatnente con la Theriaca fu- detta. Oltre à ciò afferma confuc lettere l'EcccIIen- tiflimo Medico M. ProfperoBorgarucci,horaMedi- co per le fue rare virtù della Regina di Francia , haucr fanata una donna in Padova (fenza molti altri in di- vertì cafi; la quale inavertentemente haueua prelo del Sohmato, e di già era venuta tutta nera , fenza loquel- la, con la Theriaca fudetta. 11 Dottifììmo, &Eccel- lentiffimo M.Dominico Montcforo Medico Verone- fe fà parimente fede con li fuoiferitti d'hauet fanaco con quefta Theriaca varie,e diuerfe perfone fiate mor dure da diuerli animali vclcnofi , & altri ch'erano fia- ti auuelenati, e d'hauetla ufata fempre fclicemente.in varj, cdiuerfimalipericolofi.il molto Eccellente, e faggio M.Girolamo Giuliani fcriued'haucr fanatoin Verona un foldato de'ToIentini con la Theriaca def- fa,i! quale per hauer prefo il fucco della corteccia del- le radici del Sambuco era andato del corpo quafiuna fecchia di fangue : & una donna , che per hauer prefo la Coloquintidainfufa nella Malvagia rigettaua fan- gue di fopra, e di fotto ; & oltre à ciò fcriue pur egli d' haver liberato una donna dei Difcepoli, la quale era Hata abbandonata da gl'altri Medici in una vecchia, e quali difperata cacheffia, facendole ufare quello me- dicamento ; imperoche le cacciò in più volte fuori del corpo ( quantunque à molti forfè parerà impoffibile) Più di mille vermini, come pofìono affermare tutti i fuoidicafa. Taccio per non efsermolelto con tante niftorie ai Lettori le cofe mera vigliofe, che me n'hà ^ri"° l'Eccellentilfimo M. Giovanni Battifta Sufio Medico Mantoano, e lafcio parimente di recitarne al- cune altre hidorie non manco maravigliofe , per ede- re la mia profeffione più intenta à fcriuere de'medica- menti cosi femplici, come compofiti, che di recitare hiiìorie. 11 perche mi volgerò hora à dire , che non mi maraviglio, che la Theriaca della Speciaria della Cà- pana d'oro di Verona faccia di cosi fatte miracolofe operationi, fapendo io che è fiata fatta con manco fuccedanei, che verun'altra,che ai tempi noftri fia fia- ta preparata: che in vero non sò io che le fatte per a- vanti in Italia habbino havuto l'Amomo vero , ne ma- co il vero, eIegitimoCofto,nèl'AfpaIathoIegitimo:i quali efiendomi fiati mandati per efaminare dal fudet- to Calceolario, riavendo ritrouato che vi fi veggono tutte le note, che fe gli conuengono, e che perònon hò che dubitare , che non fieno i veri , & i legitimi , gli ferbo appreffo di me, come per un paragone, e per far- ne la moli ra à ciafeuno , che volerle contemplarli . Nè per altro tengo quello Collo, che per l'Arabico piti lodato di tutti gli altri 'da Diofcoride, per efier egli bianco leggiero, pieno, denfo, arido, odorato, al B gufiomordente, ecomedicc Galeno, leggiermente amaro : e fe ben tengo per vere Colto Indiano, q ucllo, che nuovamente n'hà portato dall' Indie il molto v'ir, tuofo, e diligentiffìmoinvefiigatore de'femplici M. Cecchino Martinelli Speciale in Venetia all'Angelo (come diffidi fopra, nel primo libro, nel proprio di- ìcorfo del Collo ;) nondimeno prevalendo l'Arabico atuttiglialtri,comeafferma Diofcor: non polio fe non dire , che il Collo mefib dal Calceolario nella fua Theriaca , (ia il più preciofo , & il più valorofo di tut- ti. Ma fe pure fi titrovafle alcuno così fcredentiato, che non prcdalle fede al teff imonio di tanti , e così de- gni Medici, & inlìememente al noftro,facciane la pro- C va, cheritrovaràfenfatamente,cheiononfcrivofa- uole, uè menzogne. Ciò dunque hò volucoquiferi- vereio principalmente per beneficiodel Mondo, & anco perche l'habbi da riconolcere da così virtuofo,c raro huomo de'tempi nollri, come e veramente il Cal- ceolario . Al quale non poco debbono quelli nollri difeorfi , per edere Itati non poco arricchiti dal mede- fimo di molte belle, rare, &utiliffìme piante. Onde potranno agevolmente accorgerli i virtuofi , e benigni lettori , che d'alcuni invidio!!, e maligni fia fiata vitu- perata quella virtuofiffima, e dirò ancora miracolofa Theriaca, fedamente per fatiate la malignifiima vo- lontà loro à danno d'altrui . Ritrovaronfi anticamen- D teindiverfiluoghidelmondoalcune genti, le quali naturalmente praticavano con li Serpenti, e glima- neggiauano fenza efier mai oftèfi, nè morfi da loro: delchefàrefiimonioPIinioalfecondo;c.del7.1ib.così dicendo: Scrive Crate Pergamenoeffèrfi ritrouati in Hellcfponto intorno à Pario una forte d'huomini XP incorporata con l'Aceto. Giovavi parimente il latte del Fico,gocciolatovifopra,e fimilméte il fomentar lapun^ tura con la falamuoja, o veramente con l'acqua marina . Z /^~\Uamunque le punture delle Vefpe, e dell'Api e non fieno nè pericolofe, nè mortali, nondi- meno caufando elle alle volte intenti ffirni dolori,non èperòfenonbuonodifapcre, come mitigare fi deb- bano. E però ne recitarò quiio , oltre alla dottrina di Diofcoride , tutto quello,chc molto diligentemen- te ne fcriflè Aetio nel deeirnoterzo libro, cosi dicen- do: Volendo alcuno non edere trafitto, nè offefo B tanto dalle Vefpe, quanto dall'Api, ungafi tutte le parti difeoperte della perfona con Malva pefta infie- meconOlio, òveroconliBruchi, che mangiano 1' herbe negl'horti, incorporati pur con Olio . Ma per- che interviene alle volte,che alcuni fono nafeofamen- te trafitti da quefti animali , e fentendo intenfidimo dolore , fi credono efière Itati pcrcodi da qualch'altro mortifero animale ; parrai però cofaneccllaria di di- rei fegni, e gl'accidenti, che ne feguitano. Sentono dunque quelli , che fono Itati trafitti dall'Api, fubi- to data la puntura, il dolore: dopoal che diventa rollò il luogo, & enfiati perintorno ; e ritrovali Tem- pre la fpina dell'animale rimafa nella piaga . 1 mede- C fimi accidenti fanno le Vefpe quantunque molto maggiori; ma nella puntura loro non vi fi ritrova al- cuna fpina. Curanti mcttendovifi fopra del fango, ò veramente dello tterco de'Buoi con Aceto inacq uato : òfrondi di Malva co'l medefimo; òlatcrra Cimolia con Malva, Aceto, & acqua infieme, ò vero il Sc- iamo con l'Aceto inacquato. Giovavi naturalmente laveneranda ; e vivifica imagine di quel Conchilio , che fi chiama Strambo, fcolpitainun figillo di fèr- ro, &imprciià fopra la puntura ; pcrcioche ella non lafcia generare dipoi alcuna infiammagione . Que- llo tutto diffeAetio. E' flato oltre à ciò fperimenta- to, che ancora le Motche trite , & impiantatevi fo- D fra, fubito ne levano il dolore, il che fà parimente aThimbra, la Melitta, e'ISifembro. De'morfi de' Falangi. Cap. 42. ROffeggia veramente il luogo della morfura fatta da ì Falangi, come f offe fiato trafitto con la fpina ; vianon però s'enfia : nè vi fifente calore all' intorno, come che s'inhumidifeamediocremente . Seguita , come fi cejfa difareirìmedj , tremore di tutto' l corpo, fior cimento di ginocchia , e d ' anguinaglie , fimile allo fpàfimo , oppilan- file parti vicine ai lombi , dal che fi caufa una contìnua vo- lontà d'orinare , ma non peràpojfono ipatienti ,.fe non con difficoltà grandiffima orinare , ér andar del corpo . Efce In- oltre à ciò fuori per tutta la peffonaunfùdor freddo , e la- grimano, & annuvolanfigl'occhi . Al che fi foccorr emet- tendofopra la morfura la cenere del Fico infieme co'l Sale trite fotiilmente : ò vero la radice del Melagrano falva- iicopefla, ò quella dell' Arifìolochiaincorporata con fari- na d'Orzj), ér Aceto. Fomeniifi oltre dciò il luogo con l'acquamarina, òveramenteconladecottione della Ade- liffa,la cui herbavt fi conviene parimente impiafìrata . Convienvifi ancorati continuo bagnare de patienti, dando però à ber e, mentre che fi fanno tutte quefìe cofe,il feme dell' Abrotano,gli Anefi, l' Arifiolochia,i Ceci falvatichi,il Ci- mino F.thiopico,le Gedride trite, la corteccia del Platano , ilfemedel'T ri foglio: dando di ciafeuna di quefle cofe due F dramme alla volt a, con un hemina di fino. Dannofi an- cora con utilità grande defrutti del Tamarigio, e la decot- tione del Camepitio, e delle Noci verdi di Cipreffo infume^ con Vino . Dicono alcuni , chedandofiàbereil fuoco de i Granchi defilimi con Latte, efemein Apio , libera fM- i° ' patienti da ogni accidente. Falangi loro ipecic fcritte da Accio . eie /Quantunque fcriveftèro gl'antichi ritrovarti pur,' 'c'c afiai fpecie di Falangi, nondimeno Aetio al de- ' cimo ottavo capo del decimoterzo libro, nonneno- minò più di fei , cosi dicendo: Le fpecie de'Falangi fono veramente molte , come che fedamente fei fpecie ne ritrovi io deferitte da coloro , che trattarono degli animali velenofi . Chiamarono dunque coftoro,il pri- mo, Raghio: ilfecondo, Lupo: il terzo Formica- rio , il quarto Cranocolapte : il quinto Sclerocefa- lo, &il fefto loScolecio. Il Raghio, cioè acinofo, è fimile ad un'acino d'Uva nera, da cui s'hàegliprefo il nome, ha la bocca nel mezzo del ventre , & i piedi d'ogni banda breviffìmi . Il fecondo chiamato Lupo, prende, & ammazza le Mofche, e cibati di loro, ha il corpo largo , e volubile , e le parti , che fono appref- fo al collo intagliate, & hà la boccain tre luoghi fi- levata . K Formicario cosi chiamato, per etlèr di cor- po fimile alle piùgrofie Formiche, è di colore fuligi- nofo, con certe macole per tutto il corpo, emaffime in sù'ldofiò, comelìellc. Il Cranocolapte èdifigu- ralunghetto, e di verde colore, &hàunafpina ap- prettò al collo, con la quale trafigge, offendendo 1' huomo per il più nelle parti vicine alla tetta. Il Sclero- cefalo hà la tetta dura, come un l'affo, ene'lineamen- ti del corpo , è del tutto fimile alle Farfarelle. Lo Sco- icelo poifirafTembraàun vermine macchiato tutto,e madìmamente apprettò al capo. E quelle in fomma fono le fpecie , che fi numerano de'Falangi. Quefto tutto difìc Aetio, il quale nondimeno non deferifie i fegni particolari del morto diciafeuno ( imperoche la divertirà delle fpecie fà ancora divertita d'accidenti: ) ma deferifie di tutti uni verfalmencc . E però volendoti fapcrnegl'indiz] di tutti particolarmente,leggafi quel, lo, chenetcriveNicandro; imperoche egli oltre all' riaverne deferitto affai piti fpecie , che non fece Aetio, fcrifle particolarmente i fegni de'morlì di ciateuno nelle fueTheriache in verfi : delle cui parole quetta è lafoftanza: Qui fono da confiderare fiorai nocumen- ti, & i fegni de'morfi de'Falangi . Il primo , il qualeè Falangi , e fplcndido chiamato Rhox, è quali nero, e camina '"^'^aj conlipiediferratiinficme,& hàla bocca, &i denti in cidaNicS| mezzo del ventre. Mordendo dunque queftomon la- dro. feiafegno veruno di morfura, ma fà diventare gl'oc- chi roflì nelle parti di fotto, & infrigidire il corp_o. Caufa oltre à ciò fubito dolore, di modo che i trafitti vanno gettando le braccia dal capo ai piedi . La verga s'indurifee, & il freddo, che occupa i lombi,fà rilafla- re le ginocchia. L'Atlerio, il quale è ilfecondo, hàil dorfo, in cui rilucono alcune grafsezze, e lucidi linea- méti.Dalmorfodi quello nafee all'improvifo un'hor- rore in tutto il corpo, con una certa ventofità , & una fonnolenza, che aggrava non poco la tetta, e fèntefi nelle ginocchia, e nell'altre giunture di tutto il corpo non poca debolezza. L'altro poi chiamato Cianeo,c alto , crinito, e ruvido in tutto il corpo.Queflo trafig- ge acerbamente, onde s'affanna il cuore,gl'occhi s'ab- bagliano, e perdono la lor folita luce,e vomitano i tra- fitti alcune cofe limili alicele de'ragni: dopo al che fpelTo perdono la vita. II cmamato Agl'olle , fimile al chiamato Lupo ,il quale ammazza le Mofche, l'Api, & i Tafani, che fi pigliano nella fua tela, trafigge dc- bilmcnte , nè fà alterationc . Ma quello , che chiama- rono Difdero,ò vero Sfeceo rofso, e limile al la Vefpa, caufa, mordendo, intorno al morfo grande eiiliaggio- ne, dolori nelle ginocchia, nelle corde de'ncrvi, tre- more di vene, fincopi, di modo che fpefso lacera tut- to il corpo, ò veramente ammazza; imperoche final- mente induce cosi profondo fonno , che libera l'huo- mo dalle fatiche di quefto mondo .-tato è egli eftrema- mentemalefico.il Formicario cosi chiamato perefsete di corpo fimilcalle Formiche,hà il collo rotso, e tutto il redo del corpo neregno : hà il dorfo largo,per tutto pùteggiato,come di Itelleje le tempie elevate,? piccio- lo collo. Da! cui morfo nafeono dolori fimili à gl'altri velenofi predetti. Sono alcuni altri Falangi piccioli fil- mili à gli Scarafaggi,! quali vivono ne'càpi de' legumi . Quefti mordédocaufàno intorno alla morfura piccio. li tumori,e alcune brozette,battiméto di cuore,ftralu- nameto d'occhi , e mormorio di parola fenza propo fi- lo. Nel iefto Iib. di Diofcoride. 833 10 . Quello, che chiamano Cranocolapte, fi ritrova in 'Egitto tra le frondi della Perfca , (ìmile alle Farfarelle, che volano la notte intorno alle lucerne . Quello Tem- pre rimenailcorpo , etiene il ventrebaffo, e quando trafigge con la fpiuma, la quale hà egli preflTo al collo, agevolmente ammazza . Quefto tutto diffè Nicandro . Da cui difcorda però Aetio fedamente nell'haver fatto egli lo Sclerocefalo fìmile alIeFarfarelle,e Nicandro il sngi.elo Cranocolapte. De'fegni univerfalide'morli de'Falàgi , :3cdHen- e parimente della cura,fcrifTe complicatamente il me- defimo Aetio nel luogo fopradetto, cosidicendo: 11 morfo de'Falangi è veramente lottile, dimodoché à 1 Rimedj"l1cna^ Pu° e3'' difeernere: il tumore,che lo circonda amplici, per intorno, è livido, come che in alcuni fi ritrovi pa- rimente rubicondo; dal che fi caufa frigidità nelle gi- nocchia, ne'lombi, enellefpalle : aggravafi alle volte tutto'l corpo : i dolori punto non celiano, ilfonnofi perde, e falli la faccia non poco pallida, e fmarrita . In alcuni nafee nella verga un nó poco ftimolo del coito, con pruritodi tefta, e di gambe ; fannolì gli occhi Ia- crimofi,torbidi,econcavi, il ventre inegualmente lì gonfia, e gonfiafi oltre à ciò tutta la perfona , e la fac- cia, e maiiìmamentequellepartijchefono intorno al- la lingua, di modo che non poco impedifeono lalo- quella. Sono alcuni patiemi,chenonpofTonoorina- rc, quantunque n'habbiano deliderio, fe non con do- lore^ quantunque pure orinino, fanno l'orina acquo- fa, nella quale fi veggono alcune cofefimili aliatele de'Ragni; il che umilmente fi vede ne'vomiti loro, e nellefcccie, che vanno dal corpo. Melfi ipatientinell' acqua, s'allegerifcono d'ogni dolore, ma come fe ne vengono fuori,fi dogliono non poco nclleparti'vergo- gnofe, elortirala vergafuori di modo : comeche ne' più vecchi intervenga tutto'l contrario ; percioche in foro quelle membra del tutto fi rilaflàno . Equeflifo- nogl'accidcntichc communementefogliono interve- nire in tutti quelli morii. Ma quando morde partico- larmente quello , che chiamano Craconolapte , caufa dolore grandifiìmo di tefta, vertigini , freddo univer- fale, anfanamenti, fmania, e puntura di Ilomaco.Gio- vano tie'morfi di tutti , i continui bagni, il bagnare pa- rimente il morfo con la decottione del Trifoglio bitu- minofo , e l'ungere tutto'l corpo con unguento liqui- do, tatto d'Olio, e di Cera . 11 che fanno parimente, le fomentationi fatte con le fpugne intinte nell'Aceto caldo, & applicate fpeffo alla morfura.Conferifconvi gl'empiaftri fatti con Bulbi, Sanguinaria, Porri,e fem- bole cotte nell'Aceto: la farina d'Orzo cotta con fron- di di Lauro nel Vino, ò veramente nel Mele : la Ruta, i Fichi graffi primaticcio fterco di Capra co'l Vino,la Majorana con l'Aceto la Ruta falvatica co'l medeli- mo,& il Cipero ancora. Quefto tutto ditte Aetio.Lo- fempTici! à° oltre * c'° Diofcoride, per i morii de'Falangi in va . rj, e diverfi luoghi, in tutti i cinque libbri de'femplici , molte altre cofe da tor per bocca, oltre à quelle, di cui f à métione in quefto luogo:cioè,il fucco delle bacche del Mirto, bevuto nel Vino, il fucco delle frondi del Moro alla mifura d'un ciatho.la Lifcia fatta con cene- re di Fico tanto falvatico,quanto domeltico, la decot- tionedelleradicidegl'Afparagi,la Lattuca falvatica, ilfemedelCori, il fucco dell'fdedera bevuto con A- c eto, la Ruta prefa co'l Vino, e parimente il Hieracio: il feme del Dauco,la Nigella bevuta con l'acqua al pe- fo d'una dramma, l'Aparine, la Melina.- e'1 Falangio herba, bevute con Vino: il Cinquefoglio, la radice del Giacinto,e lìmilmente il Semprevivo minore . Per applicare di fuori lodò pur egli il Mulopefce tagliato in pezzi, la decottione della Malva , l'acqua marina, e le frondi tenere de'Giunchi marini. Galeno fcrifle poi nel fecondo libbra de gl'antidoti per tale effetto, di mente di più valentiffimi Medici, alcuni valorofifììmi rimedj, e però qui fenc ricorra ciafeuno, chedefide- rafiefapergli, come la buona Theriaca, e l'ottimo Mi- . thridato fieno in ciò migliori. Specie veramente di Fa- ''veieno* langi fono ancora quei Ragni , che noi in Tofcana chiamiamo Tarantolejdi cui parimente fcriyemmo di A fopral'hiftoria nel fecondo libbra coi Falangi ;enell' ifteffo luogonarammogliftraniaccidenti, checaufa- fano in coloro, che mordono ; e parimente come ficu- ri il lor veleno con la mufiea de'fuoni,e co'l lungo bal- lare. E però eflendone quivi flato detto à baftanza , non accade à dir quel medefimo qui un'altra volta . Del Scolopendra. Cap. 43. OU andomorde quella Scolopendra , chiamata Ofia- éione , diventa il luogo all'intorno della morfura li- vido, e putrefacendoci ,Ji ulcera: & alle vole , quantunque di rado , diventa il luogo di colore fimìle alla feccia del Vi- B no, ò veramente roffo. Comincia i' ulceragionefempre dal proprio luogo del morfo , e fattafi filialmente molto mali- gnai malagevolmente Jt cura: dopo al che fi [ente un pru- rìto per tutto il corpo . Curafi impiajìrandofifopra del Sale fottilmente trito infierite con l 'Aceto , ò veramente la Ruta falvatica pefta . Giovavi parimente il fomentare il luogo conia Salamoja acetofa : il dare d bere V Ariflolochia nel Vino, òilSerpollo , 0 laCalominta,òlaRi:tafalvatica . CHiamiamo noi le Scolopendre terreflri, cento , S'°I°P">" gambe. Sonoanimaliconofciutidatutti, rofsi- faWiu» gnidi colore, edidiverfefpecie ; tra lequali quelle 'fam- folamentefono vclcnofenel mordcre,cheperammaz- C zare elle i Serpenti , fi chiamano da i Greci Ofiocìone; e di quefte fole credo , che intendefTe qui Diofcoride . Ma quali tra tutee quefte fpecie fieno le velenofe , non ritrovo veramente chi me'l dichiari . In alcuni luoghi tantomoltiplicaronogiàleScolopendre, che fecero abbandonare le Città ài popoli : e però diceva Teo- fraftochegl'Arerieti furono cacciati dalle Scolopen- dre. Quefte caminano veramente tanto all'indic-tro, quanto all' innanzi . E però diceva Ariftotile al 7.c.dcl 4. Iib. deH'hiftoria de gl'animali, che divifala Scolo- pendra viva per mezo, una parte camina avanti , e l'al- tra à dietro. Onde pare, che crederle Nicandro nelle Theriache,che la Scolopédra bavelle due telle,cosi di. D ccndo:La Scolopendra picciolo animale hà due tefle . Ralicmbrafi nel caminareà una galea, che fia fpinta dai remi. Comparatione veramente degna di Nican- drojpercioche per la moltitudine grande de'piedi, che hà la Scolopendra da i latitami nando ella velocemé- te fi raflbmiglia del tutto à una galea cacciata al corfo del mare dalla moltitudine de'fuoircmi.Lodò Diofco- ride ne'libbri de'femplici , oltre à i rimedj qui afsigna- dra?e'°w" ti,perlomorfodiqueft'animaIe,ilfeme,&ifioridell' ài ài iuo Anfodillo , bevuti nel Vino . Aetio dille , che tutti i ri- nlorfo ' medi , che li convengono ài morfi del Topo ragno ( di E cui diremo poco qui di fotto) fi convengono parimen- te à quello della Scolopendra . Lodarono alcuni altri degl'antichi, per mettere fopra al morfo, la cenere im- pattata con l'Aceto, e parimente la Scilla: e per dare à bere il Pulcgio, la Ruta, eia Menta nel Vino. Delle marineScolopendrenarrammorhiftoria di fopra nel fecondo libbro, ne ritrovo però, che facciano elleno altro nocumento, che prurito nella carne , che tocca- no, caminando feomeferive Ariftotile, eparimente Diofcoridenel 2. libbra) come fanno alcuni Bruchi pelofi, emafsimamentequclli, chenafconone'Pini. Dello Scorpione. Cap. 44. TRafitto che habbiano alcuno gli Scorpioni, fuétto s-' infiamma il luogo della puntura , rè- enfiandofi, di~ Venta duro, e roffb. Il dolore hor con impeto crefie, ér hor fubito cala, di modo che hora è freddo , & hor a è caldo il luogo della puntura: dopo al che feguitano hor- tori , fudori , e trèmori. Diventano oltre à ciò tutte le. parti eftreme del corpo fredde, le anguinaglie s enfiano, efee con flrepitoventofitd grande per le parti di fitto: i peli, &i capelli tutti t'arricciano: tutto'l corpo diventa pallido, e fentefi un dolore fopratuttalapelle , come fe piffero una moltitudine di fpine , che la pungeffero . Al che è fingolarifjìmo rimedio il latte del Fico, gioccioUto Ggg nella 2& 834 Difcortì del Matthioli nellaptntara, e parimente meffovi fopra peJloilmede.fi- i moScorpione , che trafile. Il che f degli per una occulta proprietà, che poffiede contrai fuo veleno , e però fa anco- ra ti medefirno effetto ogni altro Scorpione , che vi fi 'ponga Copi -a con S 'ale , Malvavifchio , efeme di Uno . Giova- vi ancora il Solfo vivo impia/ìrato con Ragia dtT erebin- thoy & applicatovi fopra'M Galbano dìfìefo a modo dipia* ftrello: e parimente laCalamìnthatrita . Conferitevi la farina d'Orz.o,compofla con Vino,e con decottione di Ruta, efimilmenteilfemedelT'rifogliope/ìo,emejfovifopra . E quefii fono i rimedj convenevoli per metterfifopra alla puntura .Infierite co' quali itfinfi ancora quelle cofe , che vi fono efficacììftme, tolte nelle bevande, come fono l'Ariftolo- chia,e majfimamente lafcor^a delle fue radici bevuta al pefodi due dramme con Vino,laGentianapefia,il Pulegio ben cotto, le bacche del Lauro polverizzate , la Calamintha cotta lungamente nell'Aceto inacquato, e'I Cipero bevuto co'l Vino, e conia Ruta . Il che fanno parimente il latte del Fico, érti Laferpitio; manonritrovandofi , dia/! in fio luogo il fucco del V eucedano . E' in ciò efficace il feme del Trifoglio, e del Bafìlico bevuto . Giova quanto ogni altra cofa l'ufo continuo de'bagnì , il procurar con ogni arte il fu- dore, cir il bere Fino temperato con acqua . Jcor ioni t ~\ 7"Àtie, e diverfe ("come dicemmo di fopra nel fc- )o°oP'ipecic V condo libro ) fono le fpecie de gli Scorpioni , e foittc da variiconfeguentementegli effetti del trafigger loro, Nicandro. nuocencj0 quali più, equali manco . Nicandro nel- le Theriache ferire ritrovarli otto forti di Scorpioni, con fimili parole: Tra le fpecie de gli Scorpioni, di cui contarò io hora, fono i bianchi, iqualfnon fo- no nocivi, né mortali. Mai rolli infiammano trafig- gendo tutto il corpo, efanno grandiflima furia: di modo che hora ardono i patienti, & horatremono di freddo, con ardentilììma fete, come interviene nelle febri. Dividi inducono nelle membra vari , e divertì movimenti inordinati , fanno glihuominiat- toniti, ecomeinfenfati, i quali ridono alle volte co- me pazzi. 1 verdi fubito dopo il trafiggere, caulano freddo, e tremore, e pare ai patienti , che loro pio- va addolìo con grande impeto la tempelta, fe bene ilCieloè fereno, & illuftrato dai Sole. Quelli me- d efimi dolori, & accidenti fanno parimente tutti quel- li, che hanno fette nodi nella coda. I lividi , che fo- no corpulenti, mangiano l'herbadi cui mai non fi fa- tiano. Mordono quelli gli huomini, &appicandofi col'l morfo all'anguinaglie, malagevolmente fe ne fpiccano, tanto vi s'attaccano eglino forte con la bocca, econle branche. Sonovene di quelli, che fono limili ai Granchi marini: e di quelli, chefiraf- fcmbrr.no ai Paguri, grandi di corpo, e duri molto, e robulli nelle branche, come fono i Paguri , cheha- bitano nelle tane trai falli: quelli nafeono da Paguri; imperoche nelle fecche del mare fentendo i Paguri i Pefcatori, che gli cercano fra i falli nelle ripe, entra- no in alcune feflure , ove i Topi hanno il nido , e qui- vi morendo, e putrefacendofi generano quelli Scor- pioni, i quali fe n'efeono pofeia fuori per le fifliire me- defime. Ne fono ancora di gialli, con certo pocodi nero nella più alta parte del corpo. Quelli fannogran- diffimo ardore, e fono molto inimici dell'huomo: e trafiggendo i fanciulli piccioli, prefto gli ammazza- no. Ritrovanfene ancora diquelli, che hanno le ale come le Locufte . Quello tutto de gli Scorpioni fcrif- fe Nicandro. Scrilìc de gli accidenti del trafiggere de s«orpioni c gli Scorpioni , e parimente della cura Aetio al deci- joro punm- monono capo del decimoquarto libro commentando ra , c cura r)j0fCOride con quelle parole : Coloro, che fono lta- Atóo. 1 ti trafitti da gli Scorpioni, diventano freddi , flupi- di, &cnfiati: dopò al chefeguica un fudore freddo attorno alla piaga, e per tutto il corpo. Enfianfi le anguinaglie folamcnte a coloro , che fono trafitti nelle partiinferiori : e le ditella a coloro , che fon per- cofìì nelle parti di fopra. E quelli corali accidenti fi veggono folamentc di quelli, che fono ilatileggier- mente trafitti; imperoche quelli > che fono Itati per- D coffi profondamente, fentono un'ardore grande in- torno alla piaga , come interviene nelle cotture del fuoco: nafeono a quelli intorno alle labra per tntto'l corpo certe macchie rilevate, come porri, di modo che par, che liano continuamente percoffi dalla gran- dine: la faccia lor fi torce, gli occhi divc-ntanocac- colofi, piangoleggi, indurifeonfi legiunturedicut- telemembra: elee fuori il budello del federe, con volontà grande d'andar de! corpo : girta la bocca una continua fpiuma: i vomiti non mancano, nè anco 3 finghiozzi : dopo al chefeguita quello fpafimo , che per ritirare la teltaverfo le fpalle, chiamano i Greci opillhotono. Rimediafiacotal veleno, dando abe-» re ai patienti il Serpollo , le radici deU'Althea,el'Ela- phobofeo ; imperoche quello folo mangiato frefeo, ò bevuto crudo fà in tal calo incredibile giovamento. Volendofiprefcntaneamente levar via il dolore; tol- gali una Chiocciola di quelle, che fi ritrovano ne gli hortì, e pellili inficine col gufeio, e mettafi fopra al- la puntura. Il che ("fecondo che fi dice ) fannopari- menteiLombrici terretìri. Puoffi fare il medefirno effetto, tritandoun Granchio de'fiumi, e dandolo aberenel Vino inficine con Lafero. Conferifcevi la Verbenaca trita, impiallrata verde fopra la piaga, o veramente bevuta fecca in polvere. Giovavi il lare polvere d'uguale parte di Cimino, di Melanthio, e di femediVitice, e darneunadrammaperi'oltaa bere nel Vino. Convieni! oltre à ciò il feme delle Pallinac- che,eleNocciuole; imperoche quelle portate in una cintura, non lafciano trafiggere chi le porta, da gli Scorpioni. Fin qui fcriffè Aetio. Ufali communemen- te in Italia per le punture de gli Scorpioni il loro Olio. Eperòeflìcacillimoèinquellocafoil nollro, di cui più, e più volte in quello libro è flato detto. Lodò Dio- feoride per le punture de gli Scorpioni, oltre à rimedj in quello luogo ferirti da lui , per applicare fopra la punturad'Amomo incorporato con Mele, leChioc- ciole de'fiumi, il Mulo pefee frefeo , lo Smaride falato le Lucertole pelle vive,i Topi domellichi .tracciati vi- vi,la farina del Grano incorporata con Vino, ò con Aceto, il fucco della Ciccrbita,quello dell'Endivia, il Bafìlico con la farina d'Orzo,la Majorana con Sale,c con Aceto, il Hieracio,i! Lafero, la Melif)a,il Chame- pitio, le frondi del Verbafco,che produce il fiore tut- to giallo, il fune delle Violegialle, e la radice della Polemonia, laqualediconoalcunieffereditanta vir- tù, che gli Scorpioni non trafiggono coloro, chela portano addolìò, e fe pur gli trafiggono,non fanno lo- ro alcun difpiacere. Per tor per bocca lodò pur egli i Granchi de'fiumi triti, e bevuti con Latte d'ACna: Io ììerco de gli Afini, e de'Cavalli , che Hanno alla pailti- ra, diiloluto nel Vino : il feme del I.apati» acuto, c dell'Acctofa bevutonel Vino,o veramente nell'acqua: laLattuca, l'Abrotano, il feme delle Pallinache do- meniche, quello del Giacinto, e dell'Ortica, i Mace- roni, l'Heliotropio, il Cardamomo, la Mirrha, e'I VinodelleBacchedel Mirto. E però fenza ilare a fcriverequialtriantidoti comporti, potrà ciafeuno ufarediquellifemplicia fuaintentione. Della Pajìinac.t marina , e del Dragone , e Scorpione marino. Cap. 4S« CAufanfi per la puntura della Paflinaca marina do' lori in tutto infopportabili , continui fpafimi , latitudini , debolezze , ir anfanamenti : dopo al eh; perdono i patienti la loquella , e lavi/la. Il luogo della puntura infieme con tutte le parti circonvicine diventa nero, e di forte Jìupido , che non fentono i patienti chi lo tocca , Vr emende-fi il luogo della puntura con le dita, ne falla fuori una marcia nera, grojfa, e puz- zolente. Nel che fi convengono tuli e quelle cofe , t«# poco qui di folto diremo convenir/! ne' ino.fi delle Vi- pere . Sono ancora veleno/! i morjì de Dragoni , e de gli Scorpioni marini: e però fanno ancora efft moU- ftijfimi dolori: ér alle volte ( ancoraché dirado accag- gi* ) caufano putrefattionc di Mimica . Al che fi rime- Rimedi lo- daci da Diofc Nel feflo lib. di Diofcoride. rimedia > dando à bere ai pallenti la Salvia , e l'Affen^o , ò veramente il Solfo trito con l'Aceto . Tutti quefti animali tagliati, e mejjì in pezjjjopra la piaga fat- ta da loro, medicano ciajcuno daperfe al fuo ftefso 'veleno . 8J5 | ^ Ella Pastinaca marina , chiamata volgarmente mari n a, e fua pefce Colombo,diccmmo l'hiftoria di l'opra nel vcltnofipiì. fecondo libbro . Dico quefta dunque facendo mentio- neAecioal37.cap.deli3.1ib.cosidiceva: Difcernefi - in coloro che fono flati percoffi dalla Paftinaca ma- rina manifeflamente il luogo della puntura : dopo al che feguita un continuo dolore , & un ftupore in tut- to'l corpo; imperoche hà ella una fpina appuntata, e fermalaquale cacciando dentro nella carne co gran- dilTimaforza, tanto la ficca al fondo, chepungeol- tre alla carne ancorai nervi. 11 perche interviene alle volte, che fe ne muojono repentinamente i patienti fpafimati. Narrano alcuni, che tagliandoli la coda di quell'ifieffa Paftinaca .chctrafiiTe, óc appicandofi fopra un'albero, e fpecialmente d'una Quercia ficcan- dovi dentro la fua fpina , (ìfecca l'albero, el'amma- latoguaril'ce . 11 che ritrovo efiere flato prima fcritto nelle fueTheriacheda Nicandro con quelle parole, ò limili.- L'acutiflìma fpina del Trigone, cioè Paftina- ca fittancgl'alberiglifà leccare dalle radici, Se à gli huominifàellapucrefarclacarne. Quello difTe Ni- candro. Sentono i trafitti ( come fcrive pure Aetio ) non poco giovamento, quelli, dico, chepatifeono pertutto'l corpo freddo, &iftupore, dell'untioni , & impiaftri caldi: Giovavi particolarmente le fembole cotte nell'Aceto, e meffevi fopra calde : e parimente l'Aceto, dovefono fiate cotte dentro, applicatovi con lefpugne.Convengonvifi ancora molto più le me- dicine attrattive,e maffì inamente quelleche fono cali- be penetrative ; percioche quelle cóla facoltà attrat- tiva loro tirano il veleno al profondo, con la calidi- tà rimediano alle partigià infrigidite, e per efTer molto penetrativeaggiungonotantoàdentro, quanto b i fo- gna. Sono dunquepertaleelfetto, e pronti , econve- Lrioafe nienti m?àica«emi il Solfo vi vo bagnato con l'orina il (noi rimedi . Marrobio , le foglie del Lauro, l'Echio , la radice del- la Panacea, la Salvia, Se altri Gasili . Ma mancando per fortequeltccofe, lorfi conviene il Levito acetofo , rnollificatoconPeceliquida;pcrcioche maravigliofa- menteviconferifee. Giova molto ildareàberc con Vino la decottione del Lauro , ò veramente il liquore chiamatoCirenaico inficine conMirrha, ePcpe alla quantità d'una Fava, òdiSilfio, òdiLafcro, bevuti fimilmente con Vino : ò vero cinque gocciole di Lat- tediFico, con tre grani diSerpollo. Quello tutto difse Aetio . Lodali oltre à ciò percofafalutifera mol- to la decottione della Salvia bevuta continuamente : 10 Scordio .tolto in polvere alla quantità d'una dram- ma alla volta con la fua fletta decottione: e parimen- te la Berbenacajnonlafciando però à dietrola 1 heria- ca, il Mithridato, e la notila Quinta clTénzaThetiaca- le. Loda Nicandro le toglie dell'Anchiifa, il Cinque- foglio, i fiori de'Rovi, l'Archio, l'Acetofa, laLicopli- de, il lordilo , il Chamepitio , la feorza del Faggio, il feme della Paftinaca falvatica, i frutti delTerebintho, 11 Fuco marino, l'Adianto, lo Smirnio, l'Eringio, il Libanote, ilCachri, d'uno, d'altro Papavero. Del Topo Ragno. Cap. Afi. INfiammafi ne imorji 'de IT opo ragno il luogo per tutto all'intorno della morfura: dopo al che ni nafee una puflnla nera, piena d'humore acquofo attorno alla qua- le tutte le propinque parti diventano livide Rotta , che fia la pullula, fine fà un'ulcera corrofiva, e ferpiginofa . Nè feguitano ancora dolori di budella , ritenimento d'ori, na, e fudori freddi . Alche fi /occorre , mettendo fopra la morfura il G albana dìftefo fopra un pia/ir elio, eia farina incorporata con Aceto melato , e fattone impia- flro . Giovavi oltre d ciò l'i/leJJòT opo ragno , che fece il morfo, tagliato, emefìovifopra, per effere egli rimedio del fuo veleno . Giovanvi parimente gf acini de i Mela- A grani dolci cotti, è- impìaflrati allapiagaì Vani, l'A- gliopefto, e le fomentationi fatte con l'acqua calda, e queftituttì Sconvengono , applicati di fuori . Nelle be- vande poi vigiova la decottione dell'Abrotano, emafft- mamente fatta con Vino : USerpollo, il Galbano , e la Ru- chetta bagnata co'l fino . Conferifconvi le Noci del Cipref- fo verdi, il Pan porcino con l'Aceto melato , il Pirethro co'l Vino , e la radice del Chameleone herba , Sono alcu- ni, che diconovalere l'ifteffoTopo ragno trito, e prefo per bocca. Il che mettiamo qui ancor noi, comecqfa tolta d'altrui . Differo oltre à ciò alcuni, che non fi ulcera il luogo della morfura , fenon quando i Topi ragni fono pre- gni, echeall'hora ficuramente fi 'può curare limale. B E" Il Topo Ragno (come fii detto di fopra di men- Topo,ra;no te d'Actio nel fecondo libbro) di colore fimile c.,u'1 hil1"" alla Donnola, ma di grandezza non è però maggiore "*' degl'altri Topi, e però lo chiamano i Greci fioùyxKn, cioè Topo Donnola. Ha egli la bocca appuntata, e picciolacoda: i denti fottili, & appuntati, ma dop- pi tanto nell'una, quanto nell'altra mafeella, eperò quando mordono quell'animali, fi veggono le fitte de' denti loro fegnate doppiamente nella carne. Diquelti hò veduti io in più luoghi d'Italia, e di Germania, c fpecialmente nella valle Ananiadcllagiurifdittione di Trento; ma non peròfitengonoquivi per velenofi C 11 che fi potrebbe forfè agevolmente accadere, perle qualità della regione aflai frigida ; pcrciochegli Scor- pioni, iqualiin altri luoghi d'Italia fono molto vele- nofi, quivi non hanno in fe veleno alcuno . E' dun- T queda fapere (come riferifee Aetio) che dopo al Ornili morfo fatto efee fuor prima per la morfura purifìimo fuo moiCo • fangue, come che poi fi putrefaccia , econvertifea in marcia; imperoche uccide quell'animale co'l far pu- trefare (blamente gl'humori . Nafcono alle volte at- torno alla morfura alcune vefeiche, fotto le quali , quandofì rompono, fi vede la carne tutta corrotta à. modo d'una leccia, e parimente sfeflà per tutto, con un'enfiagione non picciola all'intorno. II proprio di D queft'animali,è il falir lubito à i tefticoli non follmen- te de gl'huomini , ma ancora delle beltie . Giovano in quelli morii, oltre à molti altri rimedj univerfali , e uaaflìmamentc quando lemembra fi putrefanno, le foglie tenere del Lauro bevute trite nel Vino al pelo d' una dramma, ò vero di due . Et oltre à ciò vi conven- gonotuttii rimedj communi, che giovano univerfal- menteà tutti iveleni.quando fi bevono co'l Vino dol- ce : e quelle medefime cofegiovano parimente alle be- ftie , mefle loro nel nafo con acqua . Conferifcevi per mettere fopra alla morfura il Cimino, e parimente 1' Aglio con tutte le fue feorze. Ma quàdo le vefeiche fo- no rotte, e che il luogo già è ulcerato, lavili con fala- E rnuoja acetone polverizafegli pofeia fopra la polvere dell'Orzo abbrugiato: ò veramente impiallrinvifi fo- pra i gufei delle Melagrane dolci.e lavili bene il luogo con lalorodccottione , ò veramente con quella del Mirto.Scarificano alcuni(fecòdo che fcrive Strabone) il luogo intorno alla morfura, Se impialiranvi fopra con Aceto l'iflefso Topo ragno abbrugiato, ò veramé- te la Senape trita pur con Aceto. Ma per tor per bocca lodano la Panacea, la Ruchetta, le feorze de'Cappari la radice della Gentiana,e la Verbenaca diritta. E tut- tequefle cofe non folamentegiovano inqueftacura bevute co'l Vino;ma ancora impiantatevi fopra ; dan- do però à bere gl'antidoti valorofiflìmi , e provati . Del Vipera. Cap. 47. ENfiafi dopo al morfo della Vipera il corpo, & inari- difeefigrandemente , diuentandodi color bianchic- cio . Efce nel principio della morfurauna marcia acquo- fa, e graffigna, e pofeiatutta tinta di fangue , e nafco- no per intorno alla morfura alcune vefeiche fimili d quelle delle cotture del fuoco. Caufafi 'dalla morfura pre- detta una ulceragione, la qualnon folamente fe ne ua\ pafeendo per le parti circonuicine , nella Cuperficie , ma S a 2 ancora m 836 Difcorfi de ancora nel prof ondo . Sanguinano olire à ciò le gengive , rsr infiammanti leparti che Jono intorno al fegato . Fan- tiofi vomiti colerici, dolori di corpo , fonno profondo , tre- mori, paflìoni d'orina, e fudor freddo. Al che giovalo fierco delle Capre Ìmpiafirato col Vino , e meloni fopra con diligenza : e così ancora il Lauro , l'Abrotano , ir il Galiano difiefo d modo di piaftrello . Cmvienvìfi V Origano verde , ìmpiafirato : i Pollaftri aperti , e /tracciati vìvi , emefftvìfioprafubìtamente caldi i la fa- rina dell' Ervo, incorporata co' l Vino: le ficorzj delle ra- dici pefte lungamente, la Scilla arroftita , laCamamilla polverizzata, e la farina d'Or'foridoitainimpiafilro con Aceto melato, dove fiaprima fiato fomentato il luogo con l'Aceto mede/imo. E quefte fono le coli, che vi fi mettono fopra di fuori. Giovapoi, tolto per bocca , nei morfi dette Vipere il Rovo bevuto co'l Vino, e fimilmen- tefà {fecondo che fi dice) l' Anchufia, chef àie fondi più fiottili. Dannofi ancora intalcafio à bere nel Vino tre oboli di caglio dì Lepre , e fimilmente una hemina di fucco di Porri, nel Vino puro, éril fucco della Melifia, e la Ruta fialvatìca pur nel Vino ; imperoche ejfo filo bevuto fpeffe volte molto vi giova, e così ancorati 'man- giar fpejfi 'dell' Aglio , de i Porri fref chi , delle Cipolle , Ór de i fallimi acutifftmi , e maejìrevolmente fatti, E quefte fono lecojefimplici, che vi Jì convengono . Trai compofiti poi/i loda quello, che fifd di Mirrha , dì Pepe , diCafitoreo, e di fiori, e difime diProcacchia , toglien- do di ciafiunamexxp acetabolo : tritinfi tutte quefte co- fe in Vinopajfo di Candìa , ò in qual fi voglia altro , che fiabuono. ScriJJe Erafifiratonel fuo commentario de i ri- medi, oltre a quefte, molte altre cofie , le qualinon poco poffono giovare ne i morfi delle Vipere . Trale quali lo- dò egli per cofia valorofiffima le cervelle de i Galli be- vute co'l Vino , e co'l medefimo un acetabolo di feme di Cavolo pefito . Loda/i il mettere un dito nella pece li- quida , e lavarlo pcficia nel Vino , e darlo à bere . E. quefte fono le cofe, che giovano per li morfi delle Vipere . viptrt.efc- T~\Elle Vipere fu lungamente narrata l'hilloria di ro'iXe" i-J fopra nel fecondo libbra. E però diremo qui ' folamente, che fi conofce(come dice Aetio al 2i.cap. del 13 . lib.3 ilmorfodelmafchio, perritrovarfi nel luogo della morfura folamente due pertugi , e quattro nella morfura della femina per riaver quella due denti canini di più, chenon hàil mafehio . Efce di quivi prima il fangue puro , e di poi una certa acquofità fan- guinofa, come Olio . Enfiafi tutto il luogo attorno al morfo à modo d'una pollema colerica, diventa caldo, tutto pieno di vefeiche roilìccio nel principio, e dipoi livido , nero , & ulcerato d'una ulceragione maligna , ferpente, ecorrofiva. Fallì la bocca afciuta,arrida,e lecca: dopo al che nafeono ardori, debolezze gran- di, efrigidiflìrm tremori . Seguitano alle volte vomiti colerici , dolori di budella, gravezza di tefta,vertigini, pallidezza, fmghiozzo,febri, aniietà di fpiriti,e di fia- to di color di piombo, e fudor freddo : dopo al che fe- gue alle volte la morte in fett'hore , ò vero alla più lun- ga in tre giorni, emaflimamenteinquelli, che fono morii daìleViperefemine. Quello tutto dille Aetio, togliendolo ( per quanto me ne paja ) da Nicandro, il quale ne fenile nelle Tneriache con fimili parole: I mafehi delle Vipere hanno , come lo dimoftrano , in bocca due acutiffimi denti biachi come nevi,e veleno- fi ; ma la femina ne hà fempre più : onde mordendo fa- cilmente lì vede nella carne , e fi conofee la morfura , da cui efce alle volte una marcia graffigna , alle volte fanguinolenta, & alle volte fénza color veruno. La carne,intorno alla piaga fi enfia, e divéta hor rolìa.hor liquida, & hor vi fi generano vefeiche piene d acqua, come interviene nelle cotture del f uoco-.onde fi putre- fa pofeia tutto il luogo nó folamente intorno alla pia- ga, ma ancora nelle parti circonvicine ; il che non manco minaccia di morte, che fifaccia il veleno ; di cui tanta è la forza, che accende , & abbrugia tutto il corpo. Rantacano umanamente i patienti, per le mate- rie che lor ferrano il collo.la gola,e fànofi verciginofi . Matthioli A Cafcano oltre à ciò loro It forze di tuttele membra,na. feono dolori ne'fianchi,e ne'Iombi,e caricali il capo di caliginofa gravezza. Vomitanofpeffoancora humo- ri colerici, impallidilconfi in tutto il corpo, tfuda- no un fudor non manco freddo della neve . Diventa- no alle volte ancora lividi come piombo,qualche vol- rapiùfeuri, & alle volte di colore fimile al fiore del rame . Quello tutto dilli: Nicandro. Giova dunque in vi 4t,i€r!-. cotalimorfi (fecondo che fcrive Aetio) avanti che V medjà'il°ro orina comincia venir fanguinofa il magiar dell'Aglio morfi. copiofamente,e bergli fopra pur a (lai Vino puro , e fu- bito provocare il vomito. E però diceva Archigene, che il mangiar afsai01io,& il bercafsai vino puro, era B eflìcaciffimo rimedio ne'morlì delle Vipere: di modo checoloro,che pofiòno lungamente frequentareque- ilo rimedio , non hanno bifogno d'altri medicamenti . Debbefi oltre à ciò dare à bere fenza alcuna dilatione, laTheriacad'Andromaco, eparimente impiantarla fopra alla morfura. E'veramente ancora medicina convenientiflìma il prendere queU'ifte(la Vipera , po- tendofi bavere, e tagliare la cella , e la coda , feorticar. la, fventrarla, e cuocerla come un'Anguilla, e dar- la con ogni prellezza à mangiare al patiente . Cava fuori il veleno mirabilmente, fe tagliandoli il capo dell'iftella Vipera , fi mette cosi caldo con la parte,che fi congiungeva al collo, fopra alla morfura. Vaglio- C noinciòleGallineapertevive, emettevi fopra cosi calde, e come la prima è fredda, levailavia , emet- tervi la feconda , la terza , e la quarta , fin che fe ne ca- vi fuori il veleno . Bifogna oltre à ciò, lenificare il luogo co'l ralojo tutto all'intorno, e mettergli fopra le ventole. Dopo al che vi fi richieggono le fiondi del Frattìno, dacuifia, dopo al pcftarle, fpremuto il fucco, e meflèfoprala piaga; dandoGpero ilfucco , chefenefpremefnbitoàbere à i patienti; percioche non poca proprietà hà il Frafiìno contra il veleno del- le Vipere. EfficaciiTimo fimilmente c ilfuccodella Melilla, bevuto co'l Vino, e pollo parimente fopra la piaga,quantunque fofle già l'huomo prello alla morte. D Dicono alcuni, che mangiandofi quattro dramme di feme di Melanthio,libcra termamente d'ogni pericolo. Quello medefimo dicono alcuni dell'herba chiamata Melafrodito , e de'Granchi de'fiumi triti.e bevuti con Latte, e fimilmente impiaftrati fopra alla morfura . Conferifconvi magnificamente le Ranocchie cotte , e mangiate: e cosi ancora il lor brodo bevuto. Convien- vifi mangiare copiofoNafturzo, ò veramente berlo trito nel Vino. Conferifceviilfànguefecco della Te- iìudine , e dato à bere con Cimino falvatico . Giovavi grandementcla radice deU'Anchufa,el'Heliotropio bevutonelVino, ecosìancora la pietra Hematite . Le radici mangiate in copia , e pofeia vomitate, non E pocoveramentevigiovano: ma bifogna fubito latto il vomito darei bere laTheriacad'Andromaco. La- vili, e fomentili il luogo lungamente dopo alle fcari- ficationi, & al mettere dellcGalline, con la decoc- cione calda di quel Trifoglio.che fi chiama Bitummo- fo : percioche fe quello rimedio fi faceile brevemente, più predo gli nocerebbe, ch'altrimenti. Dopo al che impiaftriniigli fopra i Porri pelli con Sale, e conPa- ne, ò l'Aglio con l'Aceto, ola cenere dell'abbrugia- to, ò quella del Frafiìno, ò qual fi voglia altra incor- porata con Aceto: ò le frondi del Sicomoro co'l Pane, ole più tenere del Lauro cotte, e trite con Olio : ò F veramente lo flerco di Capra, mefsovi fopraavanti chefiferri. Galeno nel libro della TheriacaàPifone difse , che non folamente la teda della Vipera ( come dice Aetio ) ma che tutto il corpo della Vipera pello, e mefso fopra alla piaga, ne cava fuori ficuramente il veleno . Lodafi parimente per li morfi delle Vipe- re il bercil fucco dell'Echio, & impiaftrare l'herba fopra alla morfura, come dicemmo di fopra nel quar- to libbra, narrando l'hifloria di qucll'Alcibio, di cui fù pofeia cognominato l'Echio Alcibiade . E'que- fta pianca ( fecondo che nel fudecto luogo fcrive D10- feoride) di tanta virtù, che bevendofene la radice Nel feflo lib. d nel Vino,non {blamente fanacoloro,che già fono fta- timorfi: ma non lafcia mordere, chi prima fe la bce , Semplici da Serpente alcuno . Lodò ne'cinque libbri de'fempti- »ic idS ci per li morfi delle Vipere Diofcoride j oltre àquelli °c " c' chefcrive, in quello luogo, per applicar di fuori , le frondidel Ginepro,e del Fraffmo: la fembola del Gra- no, cotta nella decottione della Ruta: la farina dell' Orobo,macerata nel Vino : la Scilla, cotta nell'Aceto : la radice della Lappola maggiore, quella dell'Ebulo ,e del Sambuco, cotta nel Vino,la cenere de'farmenti, in- corporata con Aceto ; & altre cofe ancorale quali per brevità trappafso via . Per tor per bocca lodò la Caf- fìa odorata , cioè il noftro volgare Cinnamomo,il Cq- ito,ilfeme del Tamarigio,i Piftacchi,la verga del Cer- vo fecca.e fatta in polvere: la Chondrilla,il fucco dell' Anagallide,la midolla della Ferula, il fucco dell'Apa- rina, e delle Radici della Rubbia , cde' Triboli terre- ftri, e la radice della Brionia. Oltre à ciò fà in quelli morfi miracolofi effetti, quella radice, che chiamano à GoritiaSctpentina, di cui fli detta di fopra l'hiftoria nel 2. lib. e parimente come ella fi debba ufare . Ma ol- tre à tutte quelle cofe, è rimedio prcfentaneo il dare à bere un cucchiaroalla volta della noftra Quinta ef- fenzaTheriacale,reitcrandola di due bore in due bore pertuttoungiorno, eparimente il noltro Oliodegli nm oditc , Scorpioni, narrato,e deferitto di fopra nel dilcorfo no. "enoi'i'à c f r0 l">rimo,& univerfale. Specie veramente di Vipera è quelSerpente,che fi chiama Ammodiie,di cui non ap- pare,che cofa alcuna nefcriveffeDiofcoride come che non fia però da lafciarpafifàrviafenza dirne quan- to fianeceffario;percioche fecondo il miogiudicio,fe ne ritrova in più luoghi d'Italia , cosi come sii'l Conta- do diGoritia , & in sù'ICarfo, chiamato dagl'antichi Japidia . E' quella fiera quafi del tutto fimile alla Vipe- ra, ma hà più larga tetta, e più grolle mafcelle . Quello è veramente quello, che per havere un'eminenza in sù'l nafo , quali come un porro alquanto lunghetto, lo chiamano i ciurmadori moderni Afpido del corno : il il quale nome d'Afpido veramente non fe gli difeon- vicnc; percioche non ammazza con manco velocità, che fi facciano gl'Afpidi. Dclche pollò dare io vera tettimonianza,per faperc,chenon più di due, ótre ho- re fono fcampati alcuni, che all'improvilo fono flati morfi daqueltepernitiofillimefiere . Eperòl'Ammo- dite (diceva Aetio al I vcdcl 13. lib.) è un lungo gom- bito, di colore d'arena, con alcune macchie nere fpar- feper tutto'l corpo : bàia coda molto dura, alquanto stella di fopra: le mafcelle pili larghe della Vipera, co- me che in molte altre cofe del tutto fe gli rafiòmigli . tasditfee Quegli dunque, chefono morfi da quelt'animale, per del ilio lo più, pretto fe ne muojono:ma in coloro, che non co- nfo, siprello fon vinti dal veleno, efee primieramente fan- gue per la morfura, & enfiafi fubito il luogo, & efeene fuori la marcia:dopoal che feguita gravezza grandiiìì- madi tetta, e mancamento di cuore . 1 forti, e ben dif- pofti di corpo,efsendo morfi da quell'animale,vivono al più tre giorniiquantunqueli fieno però ritrovati ai- eunuche fono Itaci vivi fino al fectimo giorno. Ma ben è verò,chc moltQ più velocemente muojono quelli, che fono flati morfi dalla femina , che quelli che fono Itati feriti dal mafehio . Curanfii morfi di quelle crudelif- fime, e mortiferiffime fiere co i rimedj univerfali , cioè con le fcarificationi fatte attorno alla morfura, con le ventofe mefselefopra,con le legature ftrettamente fat- te alquanto fopra alla piaga : ma particolarmente vi conferifee la Menta bevuta con l'acqua melata: il Ca- ftoreo.la Ca(lia,il fucco dcH'Artcmilia,tolto con l'ac- qua . Giovaviildarefpefsoàipatienti della Theria- ca, e parimente il metterla fopra alla morfura. Deb- bonfi ufare ancora gl'empiaflri attrattivi, 'con tutti gl' altri medicamenti , che fi convengono nell'ulcere ma- ligne, ferpentine, ecorrofive. Simile alla Vipera è t Sc ancoraqueiraltraSerpe,che(ìchiamaSepa,dicujdi» !tTOia',Pc cemmol'hiftoriadifopianel2. libbra al proprio ca- ldani, pitolo. Dovefcrive Diofcorideconnumerarfi laSepa tra le fpecie delle Lucertole, e però efser chiamata da i Diofcoride. 837 A alcuni Lucertola Chalcidica .Onde ritrovando io va- riare aliai gl'auttori nell'hittoria di quello velenofo a- nimale , mi riduco agevolmente à credere, che la Sepa fi ritrovinoli folamente tra le fpecie delle Lucertole ; ma ancora tra le fpecie de'Serpcnti, e delle Vipere . Il che par che feriva Nicandro nelle fue Theriache,dove parimente dice: II monte Othri afpro, e nevofo gene- ra nelle fue concave valli, nell'afpre piagge, e nelle bo- fcaglie del fuo promontorio, animali rubicondi, e ve- lenofi, trai qualièlafitibonda Sepa veftita di varj co- lori . Per le quali parole agevolmente fi difeerne ,che in quello luogo deferive Nicandro più pretto un feror ciftìmo Serpente, che una Lucertola . Ma deferivendo B poiegli la Sepa Lucertola nelle medclime Theriache: è da guardarli , diceva , dalla Sepa, animale limile alle Lucertole. Dal che non è dubbio, che quivi nonfcri- vefléegli di quella , che chiamano Lucertola Calcidi- ca . A Nicandro fottoferive Diofcoride il qualequan- tunquel nel 2. lib. Icrivel'lé, e connumera (le la Sepa era le Lucertole, per efler ella di corpo, e di forma fimile à loro; nondimeno nel 5. lib. fece egli la Sepa una fpecie di Vipera, fcrivendo le facoltà dell'Aceto melato, cosi dicendo: Vale l'Aceto melato contra almorfodi quel- la Vipera, che fi chiama Sepa,contralOpio,e contra 1" Ixia.Ma fcrivendone Aetio, non fece mentione le non di quella, che è fpecie di Vipera, cosi dicendo: 11 fer- C pente,che chiamano Sepa,è per lo più lungo due gom- biti,& eficndogroflò dinanzi, fi vàaflbttigliandofino alla coda: camina dirittamente, ma tardi, hà il capo largo, la bocca appuntata, e per tutto'l corpo è picche- SeM,effur: rato, e fcaccato di bianco. Ma altrimenti feri (Te Pau- £ c°™'ì.~ fania della forma del! a Sepa, della fua grandezza, e del fuo cam ina re, come dicemmo di fopra nel 2. lib. al fuo luogo . Elee in coloro, che ne fono Itati morfi ( come fcrive Aetio ) per la piaga manifello fangue, e poco di- poi una marcia puzzolente . 11 tumore , e parimente il dolore , non fono grandi , quantunque la parte infetta diventi bianca, e fi putrefaccia , e tutto il corpo diven- ti vitiliginofo . Dopo al che calcano i capelli , epari- D mente i peli di tutto'l corpo, ecosi fe ne muojonopo- feia ipatienti in tre,ò vero in quattro giorni .Giovano veramente in quefli morfi tutte quelle cole, che confe- rifeono in quelli delle Vipere,delle Ceralte,e dell'Am- mo diti. Come che particolarmente non poco viconfe- rifcail mangiare copiofa Procacchia,& il bere in gran quantità del Vino del Mirto,cheiìa puro.Convienvifì il fométare la morfura con lefpugue intinte nell' Ace- tocaldo,el'ungcrepofciailluogoco'l Borirò mefeo- lato con Mele. Quello tutto dille Aetio. Dal che fi può cóprendere,che per elser quefli due Serpenti fpecie di Vipere,non altrimenti fi dee curare il loro ve!eno,che fi curi quello dciriltcfse Vipere . Ma havendomi que- E ftivclenolifiìmi Serpenti ridotto à memoria quelmal- vagiffìmo Serpe , che per lanciarfi addofso alleperfo- ne, chiamano gl'antichi Greci Acontia, non facendo- fene da Diofcoride memoria alcuna, e fapendoio,che in molti luoghi d'Italia li ritrova egli copiofo; non ^ahìftór' * nò voluto mancare didirne quanto n'hò ritrovato legni', J™' fcritco, Scrivendo dunque di quello Galeno nel lib- ra del brodellaTheriacaàPifone: l'Acontia Serpente, di- m ceva.diltendendoli ptìma,quanto diftender fi pofsa,fi lancia pofeia nel corpo dell'liuomo ,come unvclocif* fimo dardo,c cosi l'aramazza.Quetto (fecondo che ri- ferifee Aetio ) èlungoduegombiti, di colore verde , come che apprefso alcorpo fia tutto minutamente F penticchiatodi macchie del tutto limili alle granella. delMiglio; eperò chiamato parimente Cenchritc , Queflo dunque (diceva Aetio, imitando Galeno ) quando vuoleafsaltarealcuno, fi diftende molto, e non altrimenti lì diflèrra , volando ne' corpi, che fi faccia un dardo , ò veramente ima filetta ; & in quello modo batte, eferifee. Recita un famofo moderno, ch'efsendofi mefso un povero pallore à dormirefottoun'albero, àcuierano vicini duealtri» cheall'intornoguardavanolepecore, fudi tal forte percofso da uno di quelli Serpenti afsaffini,il quale era Ggg 3 falito 838 Difcorfi del Maithioli falito in sii l'albero, che fubito Io fece morire, per ef- A fax fiata la battitura nel mezzo della mammella fini- lira . Il che vedendo i compagni carichi di non poca pania, lafciate le mandrefc nefuggirono nella pro- pinqua villa. Ritrovanfi di quelli afl'ai, per quanto m'e dato riferito, in alcuni luoghi di Calabria, e di Sicilia , chiamati propriamente in quei paefi Saetto- no. Seguitano dunque dopo alle percalle loro i me- defimi accidenti ( quando pero non poiTono nel lan- ciarli cosi colpire, che fubito ammazzino^ che in qucllcdelle Vipere, quantunque molto maggiori , e più gravi , di modo chealle volte fi putrefanno le membra di tal forte, che ne cafea tutta la carne : e però ne feguita fempre morte crudele , e più mifera- B bile. Medicanfi le morlurc di quelle fiere affaffi- ne con li rimedi medefimi , che fi medicano i morfidelleVipere; ma bifogna efiere prclli, e dili- genti , altrimenti i patienti le ne vanno all'altro mon- do miferabiimente , DMaCecilia, ér Anfisbena . Cap. 48. Medejtmi accidenti Jì fanno nelmorfo delia Cecilia,che inquello dell' Anfisbena , dr i medejtmi rimedi , che conferirono nell'uno , Jtconvc?igono quaji nell'altro . E -pero non ti farà in quefti cura particolare . riabbiamene "voluto fcriverein quello luogo fubito dopo alla Vipera,per- lioche quajl tutte quelle cofe , che conferirono 7ié morfi 'del- C le p'ipere , conferirono in quejli . Annotila, e TI Itrovo dalla maggior parte degl'antichi hiftorio- S^tójJT XV grafi, chefcr.vonol'hiftor.degranimali, chel' Anfisbcnabàdueielle, una nella parte dinanzi , ci' altra nel luogo , dove dovrebbe effere la coda, e che però camina ella tanto all'inanzi, quanto all'indie- tio: il che veramente e cofa piti prello da credere per favolofa, chepcrvera; imperoche fi fcrive parimen- te nelle {avole , che ITIidra ne habbia fette iquantun- que non voglia però io negare , che non t'ode poflibi- te, chcmotlruofamentepoteile quello accadere in ogni fpecie di Serpente, che partorifea l'ova ; come s'è D veduto alle volte d'un'ovo, che habbia due tuorla, na- fccre un pulcino hor con quattro ale, & hot con quat- tro gambe, e umilmente Lucertole con due tede . Ma quelto però non conclude, che fi ritrovino Serpenti, che na tu tal mente fecódo la loro fpecie habbiano tut- ti due tette . 11 che conferma benilfimo Ariftotiìcalij. lib.dclla genera t ione de gl'animali, cosi dicendo. Fan- noli i moliti rare volte in quegli animali, che partorif- cono un folo animale; ma ben molto più in quelli,che tanno i parti numerofi,e malilmamcntenegli augelli, efpecialmentc nelle GalIinc;imperochei parti di que- ftefononumerofiffimì, e non folamcntc perch'elle partorifconofpeffo,comefannoIeColombe; ma an- E cora perchegenerano, e tengono nel corpo infieme- mente molte ova, & in ogni tempo ufano il coito co'l Gallo. Ediquifpeffoviene, che partorirono l'ova con due tuorla; perciochc quelle, che già generate nel corpo fi toccano tutte infieme,agevolmentefì attacca- no l'un tuorlo con l'altro: il che vediamo alle volte ancora ne'frutti degl'alberi.Eperò quando le tuorla fo. no didime da qualche membrana,che le tramezi, fe ne generano due poli i feparati l'un dall'altro interi, fenza alcuna parte di più,ò di meno. Ma fe le tuorla fi tocca- no^ che non vifia alcuna mefnbrana,che gli tramezi, ne nafeono pofeia i polli mofiruofi con un ibi corpo, & un fol capo, ma con quattro gambe, o veramente F con altrettante ali; perche le parti fuperiori rigenera- no nella chiara , epiùpreflo (perciochc deltuorlo lì cibano :) e le parti inferiori fi generano più tardiiqua- tunque il cibo medefimononfeparatoglifoccorra . E peròfifonogiàveduteSerpiconduetelle per la me- defimaragionejpercioche ancora quelle partonfeono affai ova. Tutto quefto diffe Ariflotilc. 11 che ne fà credere, che l'Anfìsbena non habbia tal propria fpe- cie.H perche differo alcuni,che per effere quello Serpe ugualmentetanto groflo appreflo allatefta, quanto appreffo alla cod;, e per nen poterli all' improvifo di- feernere la cofa,hanno penfato molti, che habbia egli due tefle. 11 che pat che dichiari Aetio, il quale al 37. e. del I3.1ib.nefcriflc in quello modo, dicendo.-La Ce- dueeeit*. ciba chiamata Scitala, e parimente l'Anfisbena , fono molto fienili,- imperoche non fi vanno allcttigliando dal corpo alla coda, come fanno gl'altri Serpenti , ma fono ugualmente groffi per tutto , di modo che chi gli vede, non può diftinguerc, ove fiala teda, ola coda. 1! che vediamo parimente noi ne'vermini terredri, ne' Bruchi,che mangiano le piante,e parimente nelle Ma- gnane . Sono differenti, diceva pure Aetio, la Scitala, e lAnfisbena ; percioche quefta , e non quella camina tantoairinanzi,quantoaH'indietro: dal chcs'hàelli da i Greci prefo il nome d' Anfisbena . Galeno nel li- bro della Theri-aca àPifone, fe però cotal libroèdi Galeno, vuole ancora egli, che lAnfisbena habbia due tede, come quivi dimoilrano quelle paroleiL'An- fisbena hà due tede, come fono quelle barchette , che hanno la prora d'amendue i lati . Dicono , che fe una donna pregna le palla di fopra , fubito fi feoncia . Ma ne'morli tanto dell'una, quanto dell'altra malagcvol- Jf5eYme«rS mente fi difccrnela morfura ; imperoche è limile alla d'amendue. pizzicatura d'una Mofca . E però fe ben mordono, non ammazzano, ma fanno folamente dolore, &in- fiammaggione , come fan no l'Api, e le Vefpe. Onde fi debbono curare, come le punture di quelle; come che fi ricerchino in quedi morfi più valorofi medica- menti. Dal che fi può comprendere , facendo l'An- fisbena cosi picciola morfura, che habbia la teda ap- puntata limile in tutto à quelle dei vermini terredri, e però tanto limile alla coda, che non vi fi pofla di- feernere differenza , come non fi difeerne in quelli , ne nelle Magnatte, chefucchiano il fangue, fenon con oflervanza grande . La Cecilia, cosi chiamata per efiere cieca, chiamiamo noi in Tofcana Luci- gnuola. Scrive Nicandro, che vedendofi unbaflo- nefatto d'Olivo falvatico con la pelle dei l'Anfisbena, tenendoli in mano da coloro , che hannole mani ftec- chitedal freddo, fubito glielo rifcalda, e gli am- morbidile le giunture delle dita . Del Driino . Cap. 49. N Afono ne 'corpi , dopo al mordere del Driino, gra- vi fimi, e moleftifftmi dolorile nel luogo della mor- furarìlevatevefeiche: dalla piaga poi efee fuori marcia acquofà,e fentonfi nelle budella rodimenti^ dolori . Nel che òrimedio l ' Ariftolocìiia bevuta nel Vino , il Trifoglio , la radice dell' Anfodillo, e le Ghiande di qualfivoglia albero, che lo produca, pefle in polvere, e bevute. Giovanvi anco- ra le radici dell'Elice pefle, e ynefse fopra la piaga . ILDriino(perquantofcriveNicandro nelle The- riache ) hà le fue caverne apprefso alle radici delle gjfghi,! Qucrcie,c nelle concavità de'Faggi, e fpecial mente ne' legni del monti. Chiamanlo alcuni Hidro, & altri Chelidra, <»° morf°- quandolafciandodihabitarpiùtraleQucrcie, fi ri- duce a dare nelle paludi, e ne laghi: onde ufeendo po- feia ne'prati fi pafee di Ranocchie, ediMoluride, E fe per forte è trafitto dal Tafano, fe ne corre fubito via allcQuercie , e quivi apprefso alle fue radici fifa il ni- do . Hà quella fiera il dorfo bianco, & il capo uguale, fimile all'Hidro , ma lafcia da fe un grandiflimo feto- re,fimile a quello, che vapora da'luoghi,ove fi pelano; e fi conciano le cuoja. Nafce dal morfo di quedo ani- male per il più fatto nel piede,un puzzolentiffimo , & abominevole odore in tutto'l corpo, &enflafi il luogo d'un tumore appuntato,e tanto è il dolore, clatridez- za,chc non pococontutbano l'intelletto. Alterali l'ef- figie della faccia,ecrefce il puzzoreintutoil redo del corpojil quale par che perciò fi fecchi,e fi confutili rit- ualmente fi perde il vedere , e muojonfi i patienti . Al- cuni altri morfi da quella fiera belano , come fanno le pecore , e le capre didìciliffimamente fi curano per gli atroci dolori,& incómodi,che gl'affliggono.Non pof- fono orinare fe non malagevolmente , & è l'orina loro di pallido colore. Dormendo farnacano, con conti- Nel fefto lib. di Diofcoridi. nuofinghiozzo, e vomitano hor colera, & hor fan- A gue,con ardentiffima fete,e tremore finalmente di tut- te le membra . Tutto quello del Driino fcriìTc Nican- dro . Chiamali quelto malvagio Serpe Driino,per ha- bitare egli appreso alle radici delle Querele J perciò- Dril- che i Greci chiamano la Quercia Drys . E però Drii- rirm' di no non vu0' rilevare altro, che Quercino, come mani- ilcno. fedamente dimoerà Galeno nel libbra della Theriaca à Pifonc, cosi dicendo; 11 Driino Serpente, cosi chia- mato per vivere egli nelle radici delle Que rcie( fecon- do che fi dice) nell'ammazzate de gl'huomini è così maligno, che non folamencefàfcorricarei piedi à chi gli calpelta addotto, & enfiare polcia le gambe, come le fodero d'un'hidropico; ma fa il medetimo à i Medi- B ci,che curano ìpatienti;imperoche accollando eglino le mani alle membra ulcerate, fegl'ulcerano, elegli cotrompono nel modo medetimo . Efe alcuno l'altai- ca per ammazza ri o,lafcia andar fuor da fe un tanto fe- tido, e velenofo odore ch'infetta di tal forte l'odorato, che par pofeia à colui, che ogni gracilfimo , e foaviflì- moodoregli diventi cattivo, e che ogni colagli puzzi. Quello tutto del Driino dille Galeno. Da cui prefedi parola in parola l'hilioria , chene trattò Aetio: ben- ché di pili difs'egli , che cotali Serpenti abbondano molto più in Hellefponto, che in ogni alerò luogo,do- lo.cfun ve [13n„0 ie caverne ("otto alle radici delle Qucrcie . E' i.™°c il Driino lungo due gombiti, picno.tardo nell'andate, e per tutio'l corpo armato d'afpt iffime fquame . Enfia- li nelfuo motfo, ediventa nero il luogo, dopoalche C fuccede gravidi mo dolore, ulcere corrali ve, anfana- melo d'intclletto,ficcicà di corpo, linghiozzi, vomiti colerici, ritenimento d'orina, tremori,parlar interrot- to, (lupore, e mortificationi del membro morfo. E però la maggior parte di coloro , che fono morfi da quelle crude li (Time fiere , fe ne muojono fenza alcuno ajuto . Nèh ricerca in quelli morii altra cura, che li ri- cerchi in quelli, che fono fatti dalle Vipere : quantun- que molto convenir vi poffono i rimedj univerfali, ap- plicati fecondo laptoportionede gl'accidenti . 839 Dell' Hemorrhoo , e della Dìpfade . Cap. 50. D I Scoloro; che fono flati morfi dall' Hemorrhoo , nafeo- nojùèito crudeli/fimi dolori, i quali con il lor lungo du- rare janno ritirare tutte le membra del corpo . Efee per la piaga copio fo fangue, e ritrovando/i nel colpo alcu- na cicatrice , fuétto Ji apre , erifuda fuori il fangue . Le feccie , ch'efeono per difottodel corpo , fono fimilmente fanguinofe , e cos'i ancora la orina , conia quale efee fuori il fangue apprefo in pezjci . Sputano ipatienti , tojfendo parimente sù dal polmone il fangue, e fpeffo con impe- to lavomitano feri^arimedio alcuno . Nè i morfi poi del- la Dipfade , feguha fubito tinaia fa enfiagione , etanto , ardeniìfftmafete, che mainon poffono i pallenti fati arfi di £ bere, nè la poffono con tutto queflo mitigare inparte alcu- na , e benché bevano continuamente à piena vorga , fubito ricafeano intanta fete, come fe mai non haveffero bevu- to: e però Ji chiama queflo Serpe , per l'irr emedi abile 'fe- te, che caufaae' corpi nojìri , Preflero, Caujone , ér Di- pfade. I morfi dunque di quefti fono di tanta malvagi- tà, e cosi mortiferi, che Capendo gli antichi Medici non ritrovarvi/1 rimedio alcuno, che fanar gli poteffe , gli la- feiavano al tutto per incurabili: e pero non ritrovando- fi per quefti rimedio alcuno particolare , è neceffarìo l'ufar decommuni. Il perche bijogna fubito fearifeare il luo- go, cauterizzarlo , e tagliar via tutto il membro, quan- do però lamorfurafia in tal parte del corpo , che fipojfa p fare : dopò al chebìfogna metterle fopra acuti/Jtmi im- pìaftri , diati habbiamofpeffe volte trattato . Giovanvi, come hòveduto , icibi acuti, e maffim amente dico/è fa- late : il vino puro copiofamente bevuto , e fimìlmente i bagni', mabifogna, che tutte quefiecofe fi facciano fubi- to dopo al morfo , e prima che nafeano gli accidenti i per- cìoche come quefti fono già prefenti, non feglìritrovari- medio alcuno . Sono dunque contra il morfo deU'Hemoi- rhoo tutte quefie cofe : oltre à qitejle , tutte quelle che foncommuni à tutti , come fono le fcarificatìoni , icaute- rìi, icibi acuti, Ubere il fino puro, e tutte l 'altre cole predette : oltre alle quali vi conferirono le foglie delle Viiicotte, e trite con Mele . L'Hemorrhoo, e parimente l'Hemorrboa (diceva Htmo"'' 00 Galeno nel libbra dellaTheriaca à Pifonc ) in- fiffimrTvele- ducono ne'corpidegl'huomini mortali accidenti fi- no, edhiito- milià i nomi loto , percioche coloro, che fon percof-m* fi da quel te fiere , efee il fangue fuori per la bocca, per ilnafo, e per tutta la perfona , fino à tanto che fe ne muojono. Sopra il che è da fapere, che Hsmorrhagia in Greco non lignifica altro,checopiofotlufso di fan- gue . E però diceva Galeno, che caufano quell'anima- li accidenti mortali, limili al nome loro; percioche dall'effetto, che fanno,fono Itaci chiamati Hcmorrhoi. Scrifse di quella crudelilfima fiera Nicandro nelle Theriache , con quelle parole ,ò limili / Habica, & hà il nido l'Hemorrhoo nelle caverne ri a i falli . E'iungo al piti un piede,& anco folcile a fsai dal capo alla coda di colore fplendido di fuoco. Ha il collo (tretto, eia coda fotcile,e Uretra : hà fopra ali occhi nelfrontedue corna , e la celta bombile ,& afpra . Camicia in ltorco come fi laCera(la,co'l corpo per terra, e fà nel caulina- re con le fquame un certo llrcpito , come fe pafsafsc per un canneto .Caufa quelto horribilc animale dopo al morfo una lividezza univerfale in tutto il corpo, che tendeal nero: dotare di cuore, & enfiagione acquofi nel ventre : e nel venire della notte flufso di fangue per il nafo,pcr la gola, e per l'orecchie, caufato dal tuo co- lerico veleno . L'orina diventa fanguinofa,& apronfi le cicatrici di tutto il corpo, verfando fangue . Ritirali la pelle univcrfalmente,e fallì comefuliginofa.il mor- fo della femina è molto vetamence peggiore. Onde mordendo fubito fà infiammare le gengive, cufcitr.e fuori continuamente il fangue, il quale parimente ri- fuda con impeto da tutte le commifi'urc dell'unghie ,i denci puzzano, & inhumiditi malagevoìméte maftica- no . Quelto è tutto di Nicandro . A cui corrifpondc nò poco quel lo che del l'Hemorrhoo ferule Aetio, co- sì dicendo: Sono quelle fiete (cioè l'Hemorrhoo, e 1' HemorrhoaJ dicolorearenofo, lungheper lo pici ere fpanne : hanno gli occhi fplendenti , come di fuoeo.e caminano clinicamente , ma tardi. Sono piecherate per rutto il corpo di nero, e di bianco, e cune ricoper- te di dure fquimme, e però fanno, quando caminano, non poco rumore. La femina camina, dando insu'l vé- tre, fermando il fuo andare nella parte pili appreflò al- la coda; ma il mafehio camina fopra à tutto il ventre,e nelfindare avanti fempre diltenteil collo. Morden- do dunque quelle malvagie fiere alcuno, fi vede rutto Hcmnrrhoa il luogo accorilo alla mar fura di colore di fangue , ma ^ accidenti nero.S bombile» da cui non efee nel principio fe non fo, tmi. unpocod'humoreacquofo: caufa lì dolore di ttoma- co, e Itreccura difiato : dopo al che feguita fluita di fangue dal nato, e parimente dalla morfura : e fe nel corpo lì rirrova elfere alcuna cicatrice,fubito lì rompe conHufso difangue; e quefti fono gl'accidenti del morfo del mafehio. In quelli pofeia dcllafcmina,oltre à tutti quelli predetti, elee, e corre fuori il fangue per i cantoni degli occhi.per le gengive, e per le radici dell* unghiedelle dica : eperdir finalmente conbrevitàil tutto, corre fuori fangue per cucte le parti del corpo, Purrefannolioltreaciòlegengive, e calcano fuorii denti . E però il primo rimedio di quella cura confitte in prohibi re co ogni potlìbil modo il flufso del fangue con cucci i medicamenti, in cuicalfacolcàfi ricrova.-& inuncempomedelìmobifognaimpiallrare fopra alla morfura le fiondi delle Viti cotte, e pofeia pelle co'l Mele, e le fiondi della Procaechia inficine con Po- lenta. Mangino ipaticnii , avantiche l'orina comin- ci ad cfserc fanguinofa , copiofamente dell'Aglio, e bevano largamente del Vino inacquato, efaccianlì poivomirare, e fubito dopo al vomito, fidia loro della Theriaca, efaccianlì mangiare afsai pelei con- Ggg 4 diti 840 Difcoriì del Matthioli diti con Aglio frefco, econOlio . Mangiano fimil- A mente affai Uva palla dolce co'l pane, e bevano,quan- topoffonodel Vino inacquato , e fubito procurino di vomitare. Lavili oltre àciòla morfura con acqua ?'rt fi o ' fredda, cfomentifi la vefcica con le fpugne calde. La uì i ora. £)jpfaje pDj 5 cosi parimente chiamata da iGreci, per l'effetto, ch'ella fa nel caufare una ineftinguibil lete (percioche Dipfa in Gteco lignifica fere, e defiderio di bere ) tu comroemorata da Galeno all'undecima delle fa colta de'femplici , dicendo, che di tal forte (fecondo che adducevano alcuni Marfi , che lino à quel tempo facevano la protezione delle Serpi ) fi ri- trovava in Libia, e non in Italia , per efter quella re- gione molto numida , e quella molto fecca. Benché B dimoftra quivi Galeno d'haver preftato poca fede à coftoro, come parimente dobbiamo preftarne manco noi a quelli altri , che fi chiamano della cafa di S. Pao- lo; perciochefe finoal tempo diGaleno quelli tali andavano ingannando il Mondo , è facil cofa da ere- etere, che molto maggiormente ingannino quelli moderni, che non fecero gl'antichi 3 concioliachef arte della loro alluda daGalenofino à quella etàno- llra molto fi debba efler ragionevolmente affinata . Scriflè Umilmente della Dipfadeefib Galeno nel lib- bra della Thcriaca à Pifone, cosidicendo: Coloro, che fon morii dalla Dipfade , fono molro ma! tratta- ti dalla febre chiamata Caufone, perche cosi cflendo C lunga mente afflitti da intollerabil caldo, & infoppor- tabiìfetc, fenemuojono, quantunque molte volte crcpino per lo troppo bere. E però trattandone Aetio pipile 1 e al23. capo deli}. libbro. La Dipfade ( diceva) è fpe- 'jrffwooh eie di Vipera, e ritrovali per lo piti nelle maremme . fo. E' lunga un braccio, e dal corpo fi va afiottjgliando verfo la coda : è oltre à ciò piccherara per tutto il cor- po di rollo , e di bianco, & ha picciola tella . Caufan- ji ne'morli di quella fiera tutti gl'accidenti, che li veg- gono ne'morli delle Vipere: &oItreàquelti, unafe- te tanto intollerabile, che non fi può cavare in modo alcuno, quantunque continuamente bevano i patien- 11: ma non però fuperfiuità alcuna loro ette dal cor- D po; percioche non vomitano, nonfudano, e non ori- nano. E però le ne muojono coftoro per due cagioni, cioè , ò per aDbrugiatfi di fere , quando non bevono, ò per tanto , che crcpano nel fondo del ventre , come tanno gl'hidropici. La cura di quelli morfi è la mede- fiini di quella delle Vipere, come che fi ricerchino in cjuefiaprefcnte alcune bevande , che molto piti pro- vochino l'orina . Mondili il corpo co'crilleri, e cer- chili di provocare il vomito con l'Olio, econlede- cottioni. Mettali oltre à ciò fopra la piaga , dopo al fuggerc, allafcaritìcatione, al tirare delle ventiate , £ &aì mettervi fopra le Galline (traccia te, della Calci- na viva incorporata con Olio, e de gl'empiaftri attrat- tivi, edellaTheriaca. Quello tutto dille Aetio, c cosicopiofamente, ebene, che nonaccade à farne maggior proceffo; e tanto più per fa per fi , che ditali animali pochi fe ne rittovano in Italia. Scritte della Dipfade particolarmente Eliano al 40. cap. del 9. lib. cosidicendo: LaDipfade, ileuinomcnedichiara la forza , e parimente la tua natura, è veramente di corpo minore della Vipera , quantunque ncll'occide- re fia ella molto maggiore . Fa quella , che coloro,chc fono morduti da lei , quanto piti bevono di continuo, tanto piti ardono ogn'hor di fere. Di modo che lino a tanto s'accendono nel bere, che di ciò crepano pre- iliflìmamente . Sottrato la dipinge macolata di bian- p cocondiielineenella coda. E per quantoodo, cel- la chiamata per piti, e diverfi nomi; percioche alcu- ni la chiamano Preitere, altri Caufone , altri Anom- bate , & altri Malanuro . Nafce tanto in Africa , quanto in Arabia . Quello dille Eliano. 11 cheha- Ertore del vendo però per avanti veduto il diligcntilfimo Lconi- Iconiccno. c£rl0j non sò penfarc come egli cosi rcltalìe nella fua f alfa opinione , tenendo per cofa certa , che nelle fat- tezze del corpo alcuna differenza non fi ritrovi tra la Dipfade, e la Vipera. r Della Natrice , chiamata da i Greci Hidra . Cap. fi. IL morfi della Natrice Jt dilata per fe Jlejfo , e di- venta livido, e grande, da cui efee poi copiofa- mente una certa marcia nera, e puzzolente , fimile à quella, che fuol ufcìre dall'ulcere corrqfive. Conferifie al fino morfi l'Orìgano frefco peflo , & incorporato con acqua, ìmpiafìratovì fopra. la Lifcia, incorporata con Olio : la fiorz^a dell' Ariftolochia , ò la radice della Quercia , filtilmente trita, ò la farina d'0'X.o incor- porata con Aiele , e con acqua . Dan fi per bocca util- mente à bere due dramme d'Arìfìolochìa in dueCiathi d'Aceto inacquaio , ò veramente il ficco del Aiarro- bio, ò la decottione tanto di quefio, quanto di quel- la , bevuta co'l vino . Convengonvifi oltre à ciò le fiale del Mele cavato di frefco, infìeme con Aceto. STafleneperlopiiil'Hidra nell'acqua, da cui vera- Hidra, v«. mente s'hà ella prefo il nome, e però è Hata chi a- [[iftoria' mata parimente Natrice, per nuotar quafifemprcn.il' acqua . Quella dunque, quando lafciando l'acqua, fi ritira per habitare in terra , diventa molto peggiore, fi chiamati pofeia Chcrfidra , Ma è però differente dal Driinio,il quale ( convifii detto di l'opra ) chiama Ni- candro Hidro; impcrochc dell'Hidro, dicui hora trattiamo , krifie egli nelle fueTheriache , lotto nome di Chcrfidro , contali, ò limili parole : HChcrfidro è di forma limile aìl'Alpido, dopo al cui morfofegui- tanoquelli fegni . La pelle li fpicca dalla carne, e la piaga humiga, e divenra putrida . Dopoalchefegui- tano ardenti dolori , iquali alfine ammazzano. Ef- cono perle membra di tutto il corpo brozc hora in quella, & hora in quell'altra parte, il Cherfidroufo prima di ftarfene ne'laghià mangiare delle Ranoc- chie, nel leccarli dell'acque fe ne retta in fecco , e co- sì diventa tcrreltre andandotene menandola lingua per le vie, e per li folcili, Cosi fommariamentc dell' Hidro fcriffe Nicandro . Scrivendone ancor Aetio al 35. cap. del 13. lib. così diceva .' La Cherlidra è così chcrfìdrj.e chiamata, percioche mentre che da primafe ne vivfe fra nBurB ella nell'acque, fi chiama Hidra, e Natrice: &Cher- Jg^'fl fidra li chiama poi, quando di quindi partendoli , diventa terreftre. Ne'luoghi numidi dunque non hà ella puro veleno, per la molta humidità del nutrimen- to; ma ltandofi poi lungo tempo fra terra, diventa veramente molto velenofa . Rallembrali molto all' Afpido terreftre picciolo,ma non però hà ella cosìlar- gocollo. Ca tifanti nc'morfi diqueftafieratutti que- gli cadenti, che fogliono accadere nelle morfure de gl'altri vclenofi Serpenti , cioè enfiagione, dolor con- tinuoincenlìvo, color livido intorno aila piaga, c marcia, che efee per la morfura, vertigini intorno à gli occhi , mancamento di fpiriti, fincopi , vomiti co- lerici, e puzzolenti, & inordinati movimenti di cor- po, dopoalchefeguitain tregiornila morte. Nel che conferifeono utilmente irimedj communi, e gl' antidoti 'I heriacali. Come che particolarmente con- ferifea il dare à bere con Vino melato, òveramente con Mele Rotato , unadramma di Noci diCipreffo con altrettante bacche di Mirto trite, mettendo fo- pra alla piaga Calcina viva , incorporata con Olio , Se altre cole fimili. Tutto quello difiè Aetio. Ma è ve- ramente non poco da riderti di coloro, chehavendo vedutenellemanidiquelHCeretani, che vanno at- torno con le Serpi , alcune Hidre , contrafatte con fette telte per haver cosi favolando deferitta l'Hidrai Poeti , lì credono veramente che così fia . Del Cenchro. Cap. 52. IL morfi del Cenchro è Jìmile à quello della Vipera , da cui nafce una putrida ulceragione, e pofiia che la cai' Nel fedo lib. di Diofcoride A carne s'è enfiata s còme fà ne glhidropici , /infracidi- fce , e ne enfia statuita: diventa?io i patienti letar- gici, e Sonnolenti dì modo , che lungamente dormono. Difje Erafijìrato , che i percoffi da quefi animale , fi fentono con gruvìjjtmo dolore lacerare il fegato , ilbu^ dello chiamato digiuno > e parimente quello che fi chia- ma colon ; di modo che fvifcerandofi dopo la morte i patìentìy fi ritrovano in tutte quefie parti quafi cor- rotti . Al morfo del Cenchro fi /occorre, mettendo fo- pra alla morfura il feme della Lattuca , infieme co'l feme del Lino . Giovavi la Satureia trita , la Ruta falvatìca, e fimìlmente il Serpcllo, bevuto in trecia- ihì di Vino y infieme con due dramme d' Anfodìllo : ccnferifcevì la radice dell' ' Arijìolochia > e fimìlmente il Cardamomo , eia Gentiana. 841 "enehro j;i clami- tione. rade, e > malva- veleno . nedj . TJantunque chiamaffe Aedo Cenchria l'Ammo- dite Serpente, e parimente Cenchrite l'Aconi- nonperòil può dire, che intenderle egli effer alcu ni di quelli il Cenchro, di cui in quello luo- gotratta Diofcoride ; imperoche niuna conferenza vi lì ritrova tra elfi . Chiamali dunque quello Serpen- te Cenchro, pereflcrc minutamente piccherato nel corpo (comeferive Lucano^) d'alcune picciole pun- ture gialle limili alle granella del Miglio. Fece di quelto memoria Paolo Éginetta al 18.cap.del ^.libbro imitando nel tucto Diofcoride : come fece parimente Avicenna, il quale lochiamo Famofo , aggiungen- do però alcune cofe del filo . Velia Cerifia. Cap. 53. ENfidJi nel morfo della Cerajla il luogo , diventa duro , e per tutto all'intorno nafeono ve/ciche . Efce per la piaga marcia bora nera, ér bora gialla: enfiafi tutta la perfona , di modo che in ogni parte appajono i patienti con le vene enfiate : indurìfee fuor di modo la verga-, l'intelletto và anfanando, e gli occhi r annebbiano : finalmente nafce uno fpafìmo di nervi, del qual pofeia Jì muojono i patienti . Al che non è miglior rimedio , che il tagliar via al pri- mo tratto il membro della morfura nettamente', ò ve- ramente non potendo far quejlo , fcavar molto bene la morfura col rafojo, e levarne via ogni carne cir- convicina ; e cauterizzar pofeia fubito all'intorno per tutto ; imperoche quejìo veleno è Jimile à quello del Bajilifco . Rltrovanfi, fecondo alcuni antichi auttori degni difede, le Ceralle in Africa con due corna in fronte, limili à quelle delleChiocciole, da cui han- no prefo elleno il nome; percioche Cetallanon rile- va altro nella nollra lingua , che cornuta. Il cui ve- leno d pochi perdona la morte, fe (come dice Dio- fcoride) fubito dopo al morfo non li fega via il mem- bro, ò non fi tagliala parte della morfura. E' lunga quella micidialilìima fiera, fecondoche fcrive Aetio, ungombito, comeche la maggiorativi alle volte à due. Hà il corpo arenofo, e nella parte appreffo alla coda tutto nudo di fquamme. Sopra alla tefla hà due eminenze, comeduecorna; eper intorno al ventre è ordinatamente coperta di fcaglie, il perche fà ella nel ferpeggiare un certo ftrepito limile al fuono d'un fuffolo. Non camina dirittamente, ma fempre fer- peggiainttaverfo. Caufafi nel morfo di quella fiera un tumore al proprio luogo della morfura limile alla tefta d'un chiovo, da cui efce una marcia nera , ò vero vinofa, e maffimamente all'intorno della piaga, come intervienenelleferitc; alche fuccedono tutti gl'altri accidenti, che fogliono accadere ne i morfi delle Vipere, ma con maggiore intenlìone. Vivono 1 morfi quali fempre fino al nono giorno . Curanfi co i rimedj medelimi de i morfi delle Vipere. Quello tutto dille Aetio. Dell' Afpido. Cap. ^4. IL morfo dell' ' Afpìdojìritrovaeffei -Jimile alla puntu- ra d'un 'aco , nè vi Jì vede all'intorno veruna en- fiagione . Efcene fuori un fangue nero, quantunque po- co ; dopò al che gli occhi s annebbiano , e tutto il cor- po diverfamente paiifee un certo dolore così piacevo- le , che non par che molejli . Il perche ben cantò Ni- candro ; Pallido, verde, e fenza alcun dolore, Se ne muor l'huomo . Nafce oltre d ciò nello filomaco un dolor mediocre : ritira/! continuamente la fronte , le palpebre de gli oc- chi tremano , come fe nelfonno vegghiajjero fenza fin- B timento; con li quali accidenti nafce la morte avanti , che pajftno tre giorni . Al che Jt rimedia con le medejime Operazioni , e con l'iftejje cofe , che fono fiate frìtte del morfo della Cera/la ; imperoche quejlo veleno congela velociffimamente il fangue nelle vene, e gli fpiriti nel- le arterie, come fà quello del Bajilifco , e parimente il fangue del Toro. Ritrovo da diverfi antichi fcrittori efseregli Afpi- di di tre fpecie, etuttimortaliffimi, e veleno- Afpidi, el»- filTirói: di modo che rare volte fcampano la vita co- loro, chefono percofsi da efsi . F. però trattandone 'C PC~ Galenonel librodellaTheriacaà Pifone, cosi dice- C va: Tra gli Alpidi quello, che fi chiama PtiaS, quan- do vuole offendere alcuno , dilunga alquanto il col- lo, e mifurando pofeia con la mente la lunghezza dello fpatio, che li ritrova tra cfso, e l'huomo, come farebbe un'animale ragionale, glifputa, non fallan- do punto, addofso il veleno. Una fpecie veramente d'Afpido , imperoche tre fono le fpecie de gli Afpidi , cioèPtias, Chcrfea, eChclidonia, fiìquclla fiera , con cui s'ammazzò la Regina Cleopatra. Quello tut- to difse Galeno: narrando pofeia con bcllifsima hi- lioria, come fuccefse la morte di così gloriofa Regi- na. Maèancorada fapere, che l'Afpido chiamato Ptias, s'ha prefo cotal nome dall'effetto, che fà egli D dello fputare addofso il veleno; perciò che quello ver- bo Ptio in Greco , non lignifica altro, che fputare . Quello, che fi chiama Chcrlea, è ancora egli cosi no- minato, pci efserterrellre. E l'altro, che fi chiama Chelidonia per efser di fopta nero, e bianco di fotto al corpo, comelonole Rondini. Quello, fecondo che riferifee Aetio al 2C. capo del decimoterzo libro, hà quafi fempre le fue caverne nelle ripe de'fìumi» e però afsaife ne ritrovano al Nilo . I terrellri poi fono cosìgrandi, che alle volte fe ne ritrovano dilunghi rovinò,'',!,0'' fino a cinque gombiti .E quelli, che fi chiamano Ptia- e de i •veleni del Bafilifco in quefto modo : Morden- do il Bafilifco , diventa il luogo della morfura come di color d' oro . Medicafi il morfo del Bafilifco ( co- me ferine il mede/imo Erafiftrato ) con dare à bere nel Vino una dramma di Cajìoreo , e Jimilmente l' Opio . E cojl quejli fono i fegni , che feguitano neUa maggior parte de gli animali , che cól mordere , e col trafiggere avelenano : e parimente i rimedj , che vi Ji convengono . e TJ Itrovo del Bafilifco, chiamato dai Latin iRegu- a JtV. lo,varie, ediverfehiftorie; percioche fono al- cuni, che dicono, che in un barter d'occhio uccide egli folamente con lo fguardo , altri co'l (ibilare , altri co'l fiato, & altri co'l mordere. Altri dicono (fecon- do che fi crede ingannandoli il volgo ) nafeere il Bafi- lifco dall'ova del Gallo vecchio ; e però lo dipingono fimìle al Gallo con coda di Serpente . Di modo chela varietà dell'hiftoriemifà agevolmente credere, che non fi poffa determinare cofa alcuna di quefto anima- le: nè faperequal veramente fia tra rante la fua vera hiftoria. Il che par molro bene che conofeeffe Diofco- ride, e però per non efferne egli riprelo, di(Te,che così ne fcriveva Erafiftrato. Scrivendone Galeno nel lib- bre della Theriaca àPifone , cosi diceva : 11 Bafilifco beftia rofficcia , hà tre punre rilevate fopra alla teff a , c folamente con lo fguardo, eco'lfibilo, che fà en- trare nell'orecchie, ammazza gl'huomini, e fimil- mente ammazza fubito ogn'altro animale ,chc lo toc- ca , ancor che fia morto . E però dicono, che natural- mente tutti gl'altri animali lo fuggono. Ma ferven- done pofeia egli al primo cap. del decimo libbro delle facoltà de'femplici, nonparchedeltutto n'approvi l'hiftoria . Eliano parimente dice , che'l Bafilifco è di tanto acuto veleno, che quantunque non fia egli più lungo d un palmo, ammazza folamente co'l fiato ogni fmifuratc Serpente: e chetocco folamente dallalun- ga con un baffone, fubito ammazza. Scrittene Gmil- jmenre l'hiftoria Plinio al ventefimoprimo cap. dell'or, tavolibbro, così dicendo: E' apprefio à gl'Erhiopi Hefperi quella fonre, chefi chiamaNigris , capo,& origine, come fi credono alcuni, del fiume Nilo; per- cioche gl'argomenti già detti agevolmente lo perfua- dono. Ritrovali dunque quivi una fiera,chiamara Ca- (emù 'l* toblepa, picciola, e molto pigrainrutte!e(ue mem- Minio, bra , la quale hà il capo cosi grave, che non potendo- lo foftenere , lo porta fempre chinato verfo terra . Al- trimenti amraazzarebbe rutti gl'huomini, che gli rimi- ra (fero gli occh i , così velocemenre fpi ra fuori da loro il veleno . La medefima forza hà il Bafilifco Serpente , che fi ritrova nella regione Cirenaica , non lungo pili di dodici dira. Hàqueftomacchiatolatefta dibian- co à modo di corona, caccia co'l fifehio via ogni al- tro Serpenre; ma camina egli ferpeggiando, come fanno l'altre Serpi, ma dritto, &alto nel mezzo d' ogni luogo . Fàfeccar per rutto dove prarica , le pian- te, e parimente l'herbe, e non folamente quelle, che tocca, maquelle, che fentono il fuo fiato . Rompe con la forza, che tiene, finalmente le pietre . Dicefi, che eflendonc giàftato uccifo uno da un'huomo à ca- vallo con la lancia , non folamente ammazzò il vele- no, checorfeperl'hafta, il cavaliere, ma ancorai! cavallo. L'inimico di quefto moftro è la Donnola , tanto è veramente piace iuto alla natura, che non fi ri- trovi cofa alcuna fenza il fuo pari . Tutto quefto ditte Plinio. 11 quale (per quanto io me ne creda) non Più favoi0. narra cofe del Bafilifco mancofavolole de gl'altri ; fa.chevcra Imperoche ammazzando egli gl'huomini folamente jJJjJjjJSJ co'lfibilo, e con lo fguardo .• nonsòcome fia (tato ° poffibile, ne come fia intervenuto, che non fieno mor- ti coloro, che lo videro, e lo norarono, e confiderà- ronotalmente, che dalla loro relarione fenefia poi fcritto l'hiftoria: e maflìmamente ettèndo egli così picciolo animale , che non fi polla vedere , e confide- ) rare fe non d'appretto. Di modo che mi par cofaim- poffibile, che egli non vedette coloro, che lo rimira- vano : e maffimamenre dicendo Plinio , che egli cami- nadiritto, e non co'l corpo per terra , cornefannogl' altri Serpenti . E fe pure è vero,che con il fetore anco- ra ammazzi i circoftanri, vorrei pur faperio, come ancora il fetore non ammazzò coloro , che con tanta diligenza elàminarono le lue fattezze. Onde può mol- to bene intervenire, che non dando Erafiftrato forfè fede veruna à così fatte favole, e fapendo egli, che'l Bafilifco non ammazza fe non co'l morfo fuo yeleno- fo, come fanno tutti gl'altri veleno!! Serpenti, non fecemenrioned'alrro, che della cura del fuo morfo . ì Ma effendo così malvagio, crudele, cmortaleil ve- leno di quefto animale, che non fi può vincere con rimedio veruno, non hò dadirnepiùaltrodi quello, che da Erafiftrato ne tra(critte Diofcoride . Il quale così come con quefto fefto Libbro impofe filentio al fuo dottiffimo, &utiliffimo ragionamento del fuo gloriofo volume della materia medicinale; non al- rrimenti hò voluto fare io in por fine à i miei difeorfi , ferirti non folamente per mia propria utilità ; ma an- cora per commune utilità, ecommodo di tutti gli ltudioli di quefta così gloriola, eneceffaria parte de ifemplici medicamenti. Dando fempre del tutto im- F menie, &infinitegratieà D 10 noftro Signore, da cui hò confeguito il tutto , & i cui ne rendo la gloria, el'honore in (empiremo . // Fine del Seflo, & ultimo Libbro. del 8« DEL MODO DI DISTILLARE LE ACQUE DA TUTTE LE PIANTE, E come vi fi fofsano confervare i loro veri odori, e J afori. §JjOn ritrovo, che Medico veruno degl' antichi habbi sui fcritto del modo di lambiccare l'Acque delle piante, òd' altre cofe vegetabili; imperoche ufa- vano in vece dell'Acque diflillate per curare i loro infermi, ò infufioni, ò decottioni, come quelli, che dell' Ac- que didillate non havevano notitia alcuna . Però dunque bifogna dire, che l'inventione del diftillare l'acque, è cofa di non lungo tempo. E vogliono la più parte, che il modo fia fiato ritrovato da gl'Alchi- miili , fe ben fono alcuni che dicono efler flato ritro- vato accidentalmente da un Medico, il quale efiendo diligentiflìmo invelligatore delle cofe naturali, & ria- vendo un giorno cotto delle Bietole per mangiarfele , le pofe calde, anzi boglienti, dalla pignatta in piato di Stagno, & acciò fi manteneflero ben calde, le cp- perfe con un'altro piato fimile, evenendo pofeia il tempo di mangiarfele, e ritrovando il piatto di fopra tutto di dentro cosi abbombato d'acqua , che goccio- lava per tutto all'intorno , c che le gocciole havevano l'iltelfo fapore delle Bietole, havendo cosi imparato l'arte dalla natura, s'imaginò di fabricare un'ilhu- mento di Piombo limile à una campana con il fuo lambicco ritorto per coperchio d'una padella di rame piena d'herbafrefea, e collocata fopra un fornello , dove fi potette accendere il fuoco, per mezzo del qua- le lì haveile a convertire illorvapore in limpidiflima acqua. Nel che non s'ingannò punto, riufcendogli molto bene il difegno; imperoche elefTe con fonda- mento ragionevole difar campane di Piombo, ima- ginandofi che quello metallo perla fua frigidità fuffe più atto di tutti gl'altri à fare ingroffare il vapore delle piantcfcaldatedal fuoco , e farlo convertire in ac- qua. Onde non fen?,a gran giudicio, e ragione fece egli quello ftromcnto , avvenga che non li ritrovi lambicco veruno di qualfivoglia metallo * ò materia , cherendapiù acquadiquelli, che fi fanno di Piom- bo . 11 cheefsendo poi contemplato da altri, che fuc- cefsero all'inventore dellacofa ("come che facil cofa fia d'aggiungere alle cofe già ritrovate ) s imaginorno di fare una fornace, checontenefse più, e più di que- lle campane, acciochecon unfuocofolo,e con mol- to minore fpefa , e travaglio fi potefse fare gran quan- tità d'acqua ogni giorno. Per laqual cofa fi fabricor- no una fornace fatta nel modo, che fi vede nella pri- ma figura qui polla da noi. Ma avvenga, chenon man- chino del continuo nuovi ingegni , che cercano con l'acutezza dell'intelletto loro di migliorare le cofe per avanti ritrovate da altri, ematìimamenteda coloro, che fi chiamano maellri dell'arte dell'Alchimia, dico, che vedendo cofloro che l'Acque diflillate per cam- panediPiombononriportanofeconèodore, n.è fa- pore veruno dcll'herbe, ò delle piante da cui fi diflil- lano, ma che più prello hanno odore di fumo, c di bruciaticcio, echequellechcfidiflillanod'herbe a- mare , o veramente acute non hanno al guflo nè ama- ritudine, ne acutezza alcuna,machcpiùpreflo han- nodeldolce, fipropoferod'ufareperdiltillare lelor Acque un'altra forte di lambiccare ; e cosi fi fabricor- no quell'iilromento, che in Germania chiamano ve- feica. llqualeèl'illefso, ches'ufa per fare l'Acqua Vite, che fifa dal Vino, òdalla fuafeccia, come fi vede difegnato in quelto trattato nella feconda figura: mettendo in quello a bollire nell'acqua communel' herbe, edifiillandonequelranto, che fe ne conduce fuori per il cappello, chcricuopreil vafo, come ben fi puòchiarire ciafcunopci'l'imagine datane da noi. Ma perche fempre coloro , che fono de gl'ultimi, han- no maggior campo di venirealla perfettione delle co- fe, havendofifinalmenteconfiderato, ch^l'Acque, chefi lambiccano per la vefeica non fono acque pure dellepiantc, chevifi mettono, ma mefcolate con gran parte dell'Acqua, con cui vi fi pongono a bolli- re: s'è finalmente ritrovato, che il diftillare delle piante a bagno d'acqua calda , qual chiamano di Ma- ria , o vero al calore del fuo vapore, fuperano in bon- tà, & in chiarezza tutte l'altre predette; e ciò fi co- nofee; imperoche quefle riportano feco gl'odori, & ifapori nativi, e naturali dell'herbe, dacuifidiflil- lano: e quello interviene, percioche il bagno dell* acqua calda con la fua humidità , conferva, e ritiene unite tutte le parti più fonili, che fi contengono nel- le piante, llchefà, che quefle non fi rifolvino nelle piante che fi lambiccano, cosi come fi rifolvono age- volmente in quelle, che fi fanno con campane di Piombo, es'abbrugiano ne'vafi di Rame, ove fi met- tono per la violenza del fuoco, òdilegno, òdi car- bone, che fi fa loro continuamente fotto. E però tan- ta differenza è trai Acque, che fi diflillano per cam- pane di Piombo, e quelle che fi fanno a bagno con cappelli di vetro, quanta è veramente fra l'Acqua,& il Vino, òfrà l'Oro, & il Piombo. Imperoche quel- le, che fi fanno nel bagno dell'acqua che boglia , o vero al caldo del fuo vapore con lambicchi di vetro (come dimollreremo dipoi,) non fono veramente punto differenti nell'odore, e nel fapore dall'iftefse piante, dacui fi diflillano . Anzi chenonfolamen- te riportano feco le proprie qualità delle piante , ma fonocosìlimpide, efincerc, chenonvi lìfentepun- tod'odore difumo, nè d'altra qualfivoglia cofa , che non fia naturale di qucll'herbe, dalle quali fi cavano. E per il contrario mai, òrariffime volte fi guflano 1' Acque fatte per lambicchi di Piombo , che nonlafci- no la bocca piena ò di fumo , ò d'abbrugiato. La qual cofa non folamentc commove la naufea, e lo flomaco a chi le gufla, e fpecialmente a gl'ammalati, i quali fono fempre più difficili da contentare, che ifani ,ma nuocono molto al petto, allo flomaco, al fegato ,& alle vifeere di tutto il corpo, per riportare elle feco la mala qualità del Piombo, con cui fi diflillano. H però ben diceva Galeno nel 7. lib. delle compofitioni de'medicamenti , fecondo i luoghi, al fecondocapo nella fua confettionc fatta di capi di Papaveri, chefi debba fuggire l'acqua, che fi conduce per canali di Piombo, imperoche genera la difenteria, e feortica le budella . E che cosi (ìa , fe ne vede manifellamente l'efempio nell'acqua dell'Afsenzo fatta con lambicco di Piombo, per efser ella dolce, e non amara. Il che non d'altronde le avviene (come ne dimoflra la quo- tidiana fperienzaj) che da'lambicchi di Piombo, con liqualifìdiflilla. Eciònonfolamente fi gufla nell' acqua dell'Afsenzo, ma in tutte l'altre, che fi fanno d'herbe di natura calde, ´, come fono quelle del Pulegio , della Menta, della Calaminta, del Thi- mo, della Satureja, & altre fimili 5 imperoche in- fettandoli l'interna parte del lambicco di Piomboper la molta acutezza del caldo vapore di corali piante, chccontinuamentelapercuote, fi viene pian piano à calcinare, e convertirli in fottiliffima biacca, la qua- le mefcolandosi con l'Acqua che dfffilla, la fà di- ventar dolce, perche tale è il fuo fapore . Ilchefpef- fe volte si vede manifeflamente nelSedime, o vero feccia bianca, che fanno corali Acque nel fondo de' vafi , ovefi ripofano qualche giorno , e mafsimamen- te in quelle che fi diflillano con le campane nuove; impc- fa 844 Del modo di distillare imperoc he quelle che fono fiate ufate per lambiccare qualchetempo, hanno già fatto di dentro per tutto unacrofta, comcdigeflo, laqualeofta non poco, che il vapore dell'herbe non porta più corrompere il piombo, nè farlo diventar biacca. Ne fi maravigli alcuno, fedagl'acutivaporidellepiante fi corrom- pa la fuperficie del piombo , e diventi biacca,lcriven- doDiofcoride, che la biacca (ìfàdi lamine di Piom- bo porte fopra una graticola di canne fopra un vafo d'aceto a pigliarne il vapore. II che non fi vede, nèfi gufta in . Siena, in passato, ha commemorato degnamente, più volte, il Mattioli. Tra l'altro nel 1872 in occasione del raduno nella nostra città della associazione dei naturalisti italiani e nel 1901, anno del- la quarta ricorrenza centenaria della sua nascita. Tuttavia per tanti giovanissimi, e non solo per loro, che dimostrano di aver poca dimestichezza con i libri di storia, il Mattioli è ancora un Cameade qualunque. Non è inutile quindi ricor- dare con brevi cenni l'eccelsa figura di questo maestro, tanto più che la sua at- tività scientifica e professionale, svolta assai lungi dal suolo natio, è in gran parte poco nota. La famiglia Mattioli ebbe origine nel1 territorio di Buonconvento, da dove i suoi membri si trasferirono in Siena nel secolo XV. Pietro Andrea nacque il 12 marzo del 1501, e non il 14 come fu er- roneamente scritto sulla lapide comme- morativa di cui si, è detto più sopra; la data del 14 deve riferirsi invece al gior- no del battesimo e tale infatti è registra- ta nel « Libro dei Battezzati di San Gio- vanni » conservato presso l'Archivio di Stato. Appena adolescente venne condotto' con la famiglia a Venezia dove il padre, Francesco, esercitò l'arte medica. Di qui fu inviato a studiare a Padova. Dotato di un ingegno penetrante e di una fer- ma volontà, apprese le lingue greca e latina, alle quali poi unì lo studio della, retorica, della grammatica, della geome- tria, dell'astronomia e della filosofia ari- stotelica. Si dedicò quindi alla conoscen- za delle cose della natura prescegliendo la medicina e ottenendo in questa ma- teria, ancor giovanissimo, la laurea dot- torale. 939' Alla morte del padre fece ritorno in patria con l'intenzione di perfezionarsi negli studi ippocratici nel suo ateneo. Però questo, che pur vantava di avere avuto tra i docenti di tal disciplina i celebratissimi Pietro Ispano, Dino Del Garbo, Braccino da Pistoia, Taddeo da Pisa e Ugo Bensi, si trovava allora in stato di deplorevole decadenza a causa delle gravi e continue turbolenze civili. 11 Mattioli non tenne mai cattedra nel- lo Studio di Siena, al contrario di quan- to erroneamente scrisse Girolamo Gigli, che probabilmente lo confuse col nipote Muzio, pur esso medico. Fu invece a Perugia, ove assistette alle lezioni del valente chirurgo bolognese Gregorio Ca- ravita. Si recò poi a Roma al tempo dei pontefici Leone X e Clemente VII e vi si trattenne fino al 1527, anno in cui do- vette allontanarsi quando la città venne assalita e saccheggiata dalle truppe di Carlo V guidate dal Conestabile di Bor- bone. Fu durante il soggiorno romano che il medico senese, tra i primissimi, studiò in quei grandi ospedali la lue ve- nerea o morbo gallico seguendo la pra- tica anatomistica. Lasciata Roma si ritirò nella Val d'Anania (1) in suolo tridentino ed ivi esercitò la medicina sotto la protezione del cardinale Clesio e quindi del cardi- nale Madruzzo, ambedue vescovi e prin- cipi di Trento (2). In quei luoghi silve- (1) Val di Non o Val del Noce. (2) Il Mattioli si senti a disagio alla corte dei Principi-Vescovi. Non era il suo posto. In Lui era vivissimo il desiderio di vivere in un sog- giorno campestre, per potersi dedicare allo stu- dio delle piante. Per questo lasciò Trento e si ritirò in Val di Non. dove rimase 13 anni. Poi passò a Gorizia (1550-1554), dove acqui- stò alta reputazione. Del suo soggiorno nella cit- tà giuliana si racconta un episodio che dimostra di quanta stima ed affetto godesse presso la po- polazione. La sua casa, con tutto il suo avere, fu distrutta, una notte, da un incendio. I cit- tadini fecero a gara ad offrirgli denaro, mobili, biancheria, ecc. ed il Podestà ordinò che gli fosse corrisposto lo stipendio di una annata intera. Quando parti per la corte di Ferdinan- do, i Goriziani gli donarono una collana d'oro (è quella che si scorge nel ritratto) e si volle che egli stesso designasse eli i doveva succedergli. (N.d.R.). stri il Mattioli divenne sempre più aman- te degli studi botanici, in quanto egli ri- conosceva nelle piante tante virtù me- dicamentose che a mano a mano anda- va controllando con quelle delle specie descritte da Dioscoride, il sommo medi- co greco. Nel 1554 il Mattioli venne chiamato da Ferdinando I re di Boemia alla corte di Praga e nominato medico cesareo ad- detto specialmente alla persona dell'ar- ciduca Ferdinando d'Austria che seguì anche nelle sue varie residenze. Per i suoi meriti eccezionali ottenne onori e ricchezze e fu creato consigliere aulico e nobile quartato dal Sacro Romano Im- pero. Inoltre, esaudendo quello che a lui più stava a cuore, gli vennero procu- rate per i suoi studi le più rare droghe medicinali fatte pervenire da lontani paesi. Nè minori dimostrazioni di stima, accompagnate da nuovi onori e privi- legi, gli furono tributate da Massimilia- no II, figlio di Ferdinando, che lo volle anche egli suo medico primario. Carico di anni il Mattioli avrebbe de- siderato di far ritorno in patria, ma in quel tempo Siena si trovava sotto il se- verissimo dominio di Cosimo I de' Me- dici che ne aveva spente per sempre le glorie repubblicane e oscurato l'antico splendore del suo ateneo. Preferì quin- di recarsi a Trento, città a lui cara per il ricordo degli anni giovanili ivi trascor- si. Vi morì nel 1577 e in quella catte- drale fu eretto un monumento alla sua memoria (3). Il Mattioli aveva dedicata la miglior parte della vita allo studio della storia naturale e della medicina. Ma la sua attività, incredibilmente cospicua e di altissimo valore, la svolse tutta lontano dalla terra natale. I suoi scritti sono nu- merosissimi. Per quanto egli non po- (3) Il Mattioli lasciò di sua spontanea volon- tà Praga perchè, di costumi semplici, mal si adattava alla vita sfarzosa ed artificiosa della Corte ferdinandea e preferì ritornarsene a Tren- to. (N.d.R.). 940 tesse non risentire quale medico del- l'influenza della scuola dogmatica allo- ra dominante, nonché dei dubbi e pre- giudizi accumulati dalla tradizione del- l'arte sanitaria greca ed araba, seppe contribuire con la continua ricerca del vero in natura a portare lo studio dei semplici medicamenti ad un alto livello. Anche oggi molti farmaci a fisionomia chimica sono obbligati a cedere il passo a quelli elaborati direttamente dai vege- tali, troppo a lungo dimenticati. Pietro Andrea Mattioli L'opera principe del Mattioli, il « Commentario » al trattato di Pedacio Dioscoride Anazarbeo, ebbe oltre ses- santa edizioni in diverse lingue, cosa davvero prodigiosa per quell'epoca. Le più belle sono quelle di Venezia stam- pate dal Valgrisi e corredate di splendi- de xilografie tratte da disegni eseguiti dal pittore Giorgio Liberale e rappresen- tanti con estrema fedeltà piante offici- nali, animali e prodotti esotici di varia natura. Agli scritti del Mattioli dobbia- mo aggiungere, oltre al « De morbo gal- lico », altre numerose opere minori di indole medica, nonché la traduzione della « Geografia » di Claudio Tolomeo Alessandrino e infine un elegante poe- ma in ottava rima col quale descrive il « Magno Palazzo » dei Cardinali di Trento. Era Pietro Andrea — scrive un suo lontano biografo — di giusta statura e ben proporzionata, di testa alquanto grande e spaziosa, di barba bionda me- diocremente lunga e non molto densa, di naso aquilino e un poco caricato, co- me in parte si scorge in un suo ritratto su tela fatto negli anni 67 dell'età sua e mandato di Germania a Siena. Questo ritratto, di autore ignoto, è adesso cu- stodito presso l'ospedale di S. Maria del- la Scala. Si mostrò il Mattioli — aggiunge il biografo — pieno di rispetto e di som- missione verso chiunque, piacevole e soave nelle sue maniere, sincero e schietto d'animo e nel parlare sempre dolce e affabile. Ebbe, come ogni mor- tale, parecchi nemici, specialmente in coloro che ne invidiarono i meriti e dei quali non si peritò di correggere gli er- rori replicando con filosofica indifferenza ma usando uno stile aspro e pungente verso i propalatori di calunnie (4). Purtroppo il tempo, nel suo fatale di- venire, trasforma, offusca e cancella co- se e memorie. Anche la fredda lapide mattioliana di via Roma è ormai stinta e illeggibile come lo sono tante altre che la gratitudine dei nostri avi volle appor- re alle dimore ove nacquero od operaro- no tanti letterati, scienziati ed artisti che resero grande il nome di Siena. (4) I soliti supera i tiri vorrebbero far passare il Mattioli come un semplice commentatore, an- che prolisso, dell'opera di Dioscoride. Il suo Commentario è invece un diligente trattato, ric- co di nuove notizie e di preziose osservazioni originali, dalle quali la Botanica medica lia tratto non poco vantaggio e spesso le basi per il suo evolversi nella moderna Fitoterapia, ed anche ai giorni nostri, è utile alle discipline farmaceutiche. (X.d.R.). 941 Ci è però di conforto la certezza che il ricordo dell'insigne medico-naturalista vivrà in eterno anche senza l'ausilio di un'epigrafia deteriore. Ne dobbiamo es- ser grati — sembra strano, ma è così — ad uno straniero, e cioè il celebre bota- nico inglese Roberto Brown (5) il quale, agli albori dell'Ottocento, volle dedicare a lui una bella pianta da fiore cui asse- gnò il nome di Matthiola incarta. E' que- sta la ben nota e graziosa violacciocca garofanata dalle foglie vellutate a rifles- si argentini che schiude le sue corolle soavemente profumate al rinnovellati di ogni primavera (6). (5) Roberto Brown, nato il 21 dicembre 1773 a Monytose, morto il 10 giugno 1858. Visitò l'Australia e l'Isola di Van-Diemen (la odierna Tasmania, a ricordo di Abele Tasman che la scoperse, 1642). Pubblicò il Prodromus florae Novae Hollandiae. Descrisse molte specie rac- colte da vari botanici a Giava, Abissinia, Con- go, Sudan. (N.d.R.). (6) La Matthiola incarta R. Br. in Ait. (sin. = Matthiola annua Swcet = M. glabrat.a DC), corrisponde al Cheiranthus incanus L. ed alla Hesperis violarla Lamk. Volgarmente è detta anche Violacciocca quarantina, Fior buono, Baicu e Baichella (Lig.), Viola di Pasqua rossa (Ven.), Balicu (Sic. Etna), Bascu (Sard.). Vegeta sulle rocce della regione mediterranea, sulle ri- ve dell'Oceano, dai Bassi Pirenei alla Charente Inf., in Ispagna, Serbia, Grecia, Turchia, Afri- ca del nord, Canarie, Inghilterra (Is. di Wight, naturaliz/ata). In Italia alligna sulle rupi lit- toranee, sui muri della penisola e delle isole. Coltivata dal 1542, se ne conoscono varie /orme, annuali o bisannuali, a fiori semplici o doppi, rossi, rosa, bianchi, violetti, gialli, anche bruno- nerastri. Fam. = Crucifere. Il genere è rappresentalo in Italia da varie specie: la rupestris DC. - glabrata DC. - glabrata fi undulata Tin. - annua L. (non Sweet) - sinuata R. Br. - tricu- spidata R. Br. - varia fi DC. o valesiaca Gay. Boiss. - tristis R. Br. - coronopifolia DC. - italica Conti. Altra specie dedicata al Mattioli, in unione ad un altro botanico del XVI secolo, il pado- vano G. A. Cortuso, è la Cortusa Matthioli L. della famiglia delle Primulacee, che alligna qua e là gregaria nei boschi umidi, nelle gole fre- sche, in vicinanza delle sorgenti, nelle zone subalpine da 1.100 ai 1.900 m. sm., dalle Alpi all'Himalaia, Cina Sett., Giappone. Nella medicina popolare, la prima era usata (foglie) come detersiva e diuretica, antispasmo- dica. Ora inusitata. La seconda, come pettorale e antispasmodica. E' bene ricordare che la Matthiola annua Sweet e L. o Cheiranthus incanus L. non va confusa col Cheiranthus Cheiri L. volg. Violac- ciocca gialla che ha azione digitalisimile, ma violenta. Contiene il glucoside cheirantina (Reeb e Schlagdenhauffen, studiato da R. Ja- retzky e Wilke, 1932-36). 942 /? ^ #~ — - — _ SdLK ^wT ^4