elia a e dae n MARINE BIOLOGICAL LABORATORY, CE LE8 Received Eni, È N OSE JO 0 Accession È ia Given by o; Lar al Fan Place, *fNo book or painphlet is to be removed from the hab oratory without the permission of the Trustees, GIO Sr E. E - sins e, dei + Jon 9, ng qb SAN Pai SOA tI * I De Ide CI TALI VORZLCOZAA 0 Mica Ae pra dite ti, LATE ft ida CIO Dal ” Meri Sarti È PES Riapre n SER IPHINIVNI, BIBLE TI TOT ATA TETIIFERAATAIA O ITA ITOO AT SLA AUTO [PAPA AA MLA AATARA TIPO] PURA GRTEMA TUO TATTOA LISCA PLAIN ATL VAC RATMARISARA INT VIRIT o IU, VIN iii ti PALO BAUGIAA TOTTI etti SERIALI TORINO PAESE on IPATIEII A ALTEA UP RN A uu VIII n) I N | RT TINTA VENDE IMERIAZ PAT ICCRATI Vere, VARI VINTIANBAIIC (RA ARIGUIATOLINO MORI i i NI Vi IMA SATTA IVUS LIMI FAIOANICOR REESE GAARA PIATTA GARE EAT] MN) COTEAINIA TA RAPE RR ANT dI) FINO Ì C- == == ear re==na Le == EE = arri _’ ni = MARIA ATERNO i | TITTI ARAN e 0 I DOTI, i LIUVVFTTÀI LATO RS TIRRARNI TIVA Ri ii oe TO MIRA IMMANE OO i AUT AL Kennna i / HAL IAN i; (Mot MIRI M (I COAT i) \ | I I} : VO Il ti MRI i i I PI Mani di pa IN M INDI: ti IA{IRA AMI il iN | | À DI / il i NR ii (ioni dl I) n; PO | ia LT IO i ‘ HA(OI \ Uil i NUTI pi iN ui Vi i \ i L ) I I | MIGLIA NY dl i NIC NU AVA) “a Li 4 | 1 Î LITARi iti | VIVI Ni i AI A Î M RAOGII i Dil si iii i ) | i \ Î IN i Ù \ | MI i AT Ni di NI UAAR ii in ii | dI Midi | tI | Ù. \ | ISTTL i) Ì | i (ACL vi MUIN i) HT NUTI tti il (O Mt Nip | ( li i WIN na | hi UCLAGIIMRITO Lo \ i hi OI) I RT ni UN il ni NU i k i i IT) Ii tilt IAN IRON I MINARE ai e pre = n e cnr is bordo Le == = E ZEEZA Il il Al HP VAGINA] î nil MA Pi n lata, n d i hd (AI F | I I ì Î | i | È Ù A i GARA A i i Wi o Uol ‘ ic IAP NZD dA hi 100) O VITÀ SOCINOAI AT SAMIR fe Ur Mi uber i {i Ti bl i FAUNA UND FLORA DES GOLFES VON NEAPEL UND DER ANGRENZENDEN MEERES-ABSCHNITTE HERAUSGEGEBEN VON DER ZOOLOGISCHEN STATION ZU NEAPEL. V. MONOGRAPHIE: DIE CHAETOGNATHEN VON D£- BATTISTA GRASSI. MIT 13 TAFELN IN LITHOGRAPHIE UND 1 ZINKOGRAPHIE. io SS TANI SAS LEIPZIG, VERLAG VON WILHELM ENGELMANN. 1883. Subscriptionspreis jAhrlich 50 Mark. ) PI & è I CHETOGNATI, ANATOMIA E SISTEMATICA CON AGGIUNTE EMBRIOLOGICHE. MEMORIA DEL DOTT. BATTISTA GRASSI. CON 13 TAVOLE LITOGRAFICHE E 1 INCISIONE IN ZINCO. LEIPZIG, VERLAG VON WILHELM ENGELMANN. 1883. Ladenpreis 25 Mark. Das Recht der Uebersetzung bleibt vorbehalten. Offro questo mio lavoro all’ illustre ufficiale della Corona d’ Italia, ing. POCLRERITCI da Milano; a cui mi legano molti anni di fraterna amicizia e molti debiti di riconoscenza. i è dd eda VI n)! ù TAGE ina q 4 ia) | P sA y pin por la I ra È Vi; Ù SE TI VORWORT DES HERAUSGEBERS, Von den fur das Jahr 1881 angekindigten Monographien sind Band HI (Pantopoda) und Band IV (Corallina) erschienen; Band V (Balanoglossus) sollte am Schlusse des Jahres nachfolgen, indessen ist auch bisher noch das Manuscript seitens des Autors nicht eingeliefert worden, sodass einstweilen kein bestimmter Termin fir die Drucklegung desselben angegeben werden kann. Jedenfalls wird derselbe den Herren Subscribenten fir das Jahr 1881, wenn auch unter einer anderen Bandnummer, nachgeliefert werden. Fiir das Jahr 1882 waren bestimmt Band VI (Actinien), Band VII (Ca- prelliden), Band VIII (Cystoseiren) und Band IX (Bangiaceen). Da sich aber bereits im Beginne des Jahres herausstellte, dass Band VI wegen der reichen Aus- stattung mit colorirten Tafeln nicht rechtzeitig fertig werden konnte, so wurde eine neue Monographie, nimlich die Chaetognathen von Dr. Grassi eingeschoben, welche nun die Bezeichnung Band V erhilt. Ihr schliessen sich an Band VI, Monographie der Caprelliden, von Dr. PAUL Mayer; Band VII, Monografia delle Cystoseire, di RAFFAELLO VALIANTE; Band VIII, Die Bangiaceen, von Dr. GorTFRIED BertHoLD; Band IX, Monografia delle Attinie, del Dr. ANGELO ANDRES, parte prima. Es sind hiernach fiir das Jahr 1882 bestimmt: Band V—VIII und Band IX Theil 1; jedoch werden noch in diesem Jahre nur Band V, VI und VIII zur Ausgabe gelangen, Band VII und Band IX Theil 1 dagegen erst im Laufe von 18883 erscheinen. VI Vorwort des Herausgebers. Fiir das Jahr 1883 sind, mit ausdriicklichem Vorbehalte etwaiger nothge- drungener Aenderungen, bestimmt die zoologischen Arbeiten: Monographie von Dololum, von Dr. B. ULJANIN; Monografia delle Attinie, del Dr. A. ANDRES, parte seconda; Monographie der Planarien, von Dr. A. LANG; und die botanischen Arbeiten: Monographie der Rhodomeleen, von Dr. P. FALKENBERG; Monographie der Cryptonemiaceen, von Dr. G. BEeRTHOLD. Neapel, Zoologische Station. 1. November 1882. Prof. ANTON DOHRN. AO < »” TN TRODU:Z ESNE Ho preso a studiare l'anatomia dei Chetognati, al fine di trovarne, s’egli è possibile, le relazioni con gli altri animali; relazioni in verità affatto manchevoli, nonostante che la lor conoscenza sia invocata con urgenza dai moderni filosofi, che tentano di costituire l’unità del regno animale. Senza torcer l’occhio da questa meta; ben sapendo che certi animali dilucidano, o dimostrano leggi istio- logiche, che in altri mal s’indovinerebbero, non ho trascurato di studiare i Chetognati sotto il rispetto dell'istiologia generale, qualunque volta m’avvenni a fatti che, secondo il mio parere, potessero a questa riuscire di giovamento. Anche alla parte sistematica, compatibilmente con le deboli mie forze, ho prestato solerte cura; imperocchè non ignoro quanto difettino tuttavia le leggi della variabilità della specie e però come possa tornar utile la cono- scenza delle singole specie d’un gruppo, non limitata ai piccoli bisogni del puro sistematico, ma estesa a tutti gli apparati organici, quale si può conseguire soltanto con pazienti ricerche anatomo-embriologiche. Lo studio dei Chetognati mi venne suggerito dall’ eg. prof. Kleinenberg (presso il quale mi recai con un assegno di perfezionamento all’interno liberalmente concessomi dal nostro eccellente Governo); all’eg. Kleinenberg professo impertanto la mia riconoscenza; riconoscenza molto grande, perchè egli ebbe la bontà di aiutarmi, a compire questo lavoro, con preziosissimi consigli. Cominciai nel novembre 1879 e, per quanto me lo permisero le condizioni di salute, ho continuato ad occuparmene, se non esclusivamente, però a gran preferenza per tutto l’anno scolastico 1879-80. Verso il luglio io era riuscito a raccogliere una messe di fatti, che non mi sembrava indegna di veder la luce; ed anzi, per con- siglio del sig. prof. Kleinenberg stesso, stava allestendo una Nota preliminare in argomento, quando uscì fuori Fauna e Flora del Golfo di Napoli. V. Chetognati. Î MAC CE O una Monografia del prof. O. Hertwig ('), che tratta ampiamente tanto la sistematica quanto l’ anatomia dei Chetognati. In essa vidi con piacere confermati da tanto bravo osservatore una parte dei fatti ch’ io avea già rilevati; molta parte però egli mi lasciava ancor nuova; ed in aleuni punti io non potea consentir con lui. Il perchè al principio del presente anno scolastico (1880-81) io ripresi l'argomento e presto m’accrebbero tra manoi fatti nuovi e mi confortai ne’ miei dissensi; sicchè in gennaio mi son deciso a riunir questi e quelli in una Nota Prima che feci presentar all'Istituto lombardo di Milano; essa venne letta nell’ adunanza del 24 marzo 1880 e pubblicata nei Rendiconti, pochi giorni appresso. Dopo il gennaio ho continuato sul medesimo argomento ed ho avuto la fortuna di raccogliere non pochi altri fatti; i quali aggiunti ai primi formano un materiale che, se non mi fa velo l'amor proprio, non può stare come complemento semplice della fresca Monografia d’Hertwig, ma val la pena di riordinarlo in una nuova Mono- grafia, in cui si ripeta anche quel che discovrì Hertwig stesso ed altri molti, prima di lui. Una parte però, che quegli svolse alla distesa, verrà da me trattata con molta parsimonia; e questa si è la parte istorica. A chi proprio avesse interesse di conoscerla a fondo, non sarà grave di ricorrere ad Hertwig, o meglio ancora, perchè in queste istorie, per quanto si sacrifichi alla prolissità, si pecca sempre d’insufficienza, non gli sarà grave di cercare le fonti originali, che per fortuna non son molte, nè voluminose. D'altra parte io non vedo quanto e come possa giovare il sapere con molta minutezza l’istoria dei Chetognati, che non è nè più nè meno curiosa di quella della maggior parte degli altri animali; corre, cioè, press’ a poco parallela al perfezionarsi dei metodi d’indagine ed è in relazione con la sagacia degli osservatori, che fecero i Chetognati soggetto dei loro studî. Egli è per queste ragioni che, ripeto, nel presente volume limiterò entro stretti confini le notizie istoriche. Siccome però alla sistematica certe notizie riescono molto utili, così per queste farò eccezione; mi studierò anzi di essere accurato e rimaneggerò quelle che raccolse Hertwig (come sì vedrà a luogo convenevole) aggiun- gendo parecchie cose a lui sfuggite. Come in questo, in moltissimi altri punti, nello svolgere la tela del mio lavoro dovrò a lungo discorrere della Monografia d’ Hertwig e stabilirne di frequente un’analisi critica (°). Hertwig tratta anche l’ embriologia; aggiungendo pochissime novità, egli ci dà notizia esatta e ben par- ticolareggiata di quanto prima di lui avean già veduto Gegenbaur, Kowalevsky e Bùtschli; anch'io ho confer- mato tutto quanto hanno asserito questi illustri zoologhi, e ciò su parecchie specie, di cui una (1’Hezaptera) ad essi non aveva mai dato uova. Ma per non ripetere un’altra volta quanto è già notorio, ed anche popolare dopo il trattato di Balfour, io non farò un capitolo speciale intorno a questa embriologia, ma ne accennerò soltanto lo stillato nella parte sistematica; ed alle poche mie osservazioni nuove,.o non concordanti con quelle d’Hertwig, mi sforzerò di trovar luogo opportuno nell’ esporre l’ anatomia dei singoli sistemi organici. Quest’ anno avrei ben voluto approfondirmi in queste ricerche embriologiche, chè pur troppo l’embriologia dei Chetognati non è conosciuta a sufficienza; sciaguratamente però anch'io, come chi mi ha preceduto, non (') Senza reclamare alcuna priorità, ma per comprovare l'indipendenza de’ miei studî da quelli d'Hertwig, vo’ notare che il mio progresso in queste ricerche risulta da un certificato rilasciatomi nel luglio 1879-80 dal sig. prof. Kleinenberg e da me a quella stessa epoca inviato al Ministero per il concorso ad un posto di perfezionamento per l’anno presente. (*) Per giustificare la pubblicazione di questa mia Monografia quasi contemporanea alla sua, debbo assumermi lo sgradevo- lissimo obbligo di segnare ciò che a lui è sfuggito, ciò ch’ egli ha veduto incompletamente ed infine ciò che, s'io non m'inganno, egli ha veduto male (quest'ultime cose sono pochissime). Perchè potrebbe sfuggirmi qualche parola che in certo modo sembrasse poco gentile, o poco rispettosa per Hertwig: così fin d'ora vo' notare che il mio sentimento nello scriverle non fu tale e ch'io rispetto molto la sua abilità e la sua laboriosità, virtù che brillano in questo, come in tutti gli altri suvi lavori. DR e son riuscito a conservar le uova in maniera da poterne trarre delle buone sezioni microscopiche; e per giunta, dopo il dicembre non ho potuto avere che pochissime uova, a cagione dello sfavorevole andamento della stagione. i Campo de’ miei studî è stato Messina; dove già Krohn, Gegenbaur e Kowalevsky fecero le lor mirabili sco- verte in questo medesimo argomento e dove anche Hertwig, un anno prima di me, venne a far la sua Mono- grafia dei Chetognati. Messina, come è noto a tutti i zoologhi, vanta una fauna marina ricchissima ed anche i Chetognati vi abbondano; anzi in certe giornate sovrabbondano tanto che, in ogni bicchier d’acqua, se ne vedon dozzine; però, come quasi tutti gli animali pelagici, la lor numerosità patisce larghe variazioni nei varî anni, nelle varie epoche dell’ anno e perfino nelle varie giornate. Ma sovra questo punto ritornerò in altro luogo. Qui invece voglio soggiungere alcune parole sulla scelta del materiale più opportuno e sui modi di usufruirlo. Per lo studio della struttura cospicua, si presta, in qualunque modo, qualunque specie, l’Hezaptera è però migliore d’ogni altra. Si può avanzarsi alcun poco semplicemente con l’osservazione a fresco, corroborata, o no, dall’uso di reattivi (acido osmico allungatissimo, acido acetico ecc.). Quest’ osservazione è importantissima, perchè assicura del valore reale dei varî metodi di conservazione, fa lume su parecchi organi che non si conservano in buono stato e finalmente ne mostra altri, che per la lor piccolezza e per la lor peculiare posizione, di leg- geri sfuggono al nostro occhio, quando l’animale è conservato. Però ben presto intopiccheremmo, senza il sus- sidio delle sezioni e delle dilacerazioni; le dilacerazioni non riescono meno proficue delle sezioni, a cui voglionsi pertanto alternare, al fine di formarci un concetto intero sul l’istiologia dei Chetognati. Buonissimi pezzi per sezioni ottenni coll’acido picrosolforico di Kleinenberg; anzi debbo soggiungere che, senza questo, parecchi fatti, ch'io ritengo importanti, mi sarebbero sfuggiti. È a sapersi che per le specie piccole basta che l'immersione in quest’ acido duri un quarto d’ora e che per le specie grosse convien prolungarla d’un’ora e più. Le colorazioni riescon tanto nella tintura d’ematossilina, quanto nel borato, od alluminato di carmino; le sezioni si fanno in paraffina, meglio che in spermaceti. Col metodo di Kleinenberg si conserva stupendamente il sistema nervoso e molto bene tutti gli altri sistemi organici, ad eccezione delle cellule mucipare del prepuzio, che per lo più si alterano alquanto. Esse cellule si possono mantener ottimamente immergendo i Chetognati nell’acido osmico (!/; °/o), da cui si trasportano dopo qualche minuto nel carmino di Beale, e di qui nell’alcool prima di 70°, poi di 90°; i pezzi così conservati, già dopo alcuni giorni, diventano fragili e perciò mal si prestano per i tagli. Buoni risultamenti ottenni anche dal liquido di Merkel ed infine dalla miscela d’acido cromico ed acido osmico. Per le macerazioni mi servii dell'alcool al terzo, della glicerina diluita, dell’acido cromico e del bicromato di potassa allungatissimi; ottenni però preparati migliori coi liquidi degli Hertwig (acido acetico 0,2, acido osmico 0,04, acqua di mare gr. 100. Vi si immerge l’animale per alcuni minuti e poi si passa in acqua aci- x dulata d’acido acetico al 0,2 °/0; da onde, dopo tre ore, si passa in glicerina molto acquosa e debolissimamente fenicata; la colorazione si può fare tanto col carmino di Beale, quanto col borato ed alluminato di carmino). Quest’ ultimo metodo è commendabilissimo, sopra tutto perchè salva le più fine diramazioni nervose; però non è scevro d’inconvenienti, inquantochè i preparati di solito si conservano appena per alcuni mesi. Per lo studio dei nervi, torna opportuno il cloruro d’oro; anche qui, come sempre, il cloruro d’oro è, a così dire, capriccioso; la reazione non mi riuscì che adottando quasi serupolosamente il metodo che siegue. Si taglia un tronco d’Hexaptera in sei, od otto, pezzi trasversali; ognuno di questi si spara longitudinalmente e si distende * carie = in una soluzione abbondante di cloruro d’oro all’ 1 °/,, lievissimamente acidulata con acido cloridrico, oppure commista ad una minima quantità di cloruro di calcio liquido (0,02 °/0); vi si lascia dentro quarantacinque minuti, nè più nè meno di questo tempo; si lava quindi in acqua debolissimamente acidulata con acido cloridrico ed in molt’acqua del pari acidulata si espone al sole; son necessarie tre-quattro ore perchè avvenga una buona ridu- zione. La quale però mi riuscì tale soltanto d’inverno; d’estate probabilmente per il forte caldo la riduzione è prontissima, ma invece che limitata ai nervi ed ai nuclei resta uniformemente diffusa. Coll’oro si studiano benissimo anche l'epidermide delle pinne, i nuclei musculari ecc. Aggiungo ora alquante cose intorno alla cernitura del materiale. È qui degno di menzione il fatto che in generale i tessuti dei Chetognati sono oggetti poco buoni per ricerche istiologiche, a motivo dell’ estrema pic- colezza dei loro elementi; i quali però sono tanto più minuti, quanto minore è il volume delle specie in cui si osservano. È perciò che bisogna preferir sempre l’Hexaptera, non ostante che essa non si presti comodamente per i tagli; in generale si può dire che una sezione d’Hewaptera anche imperfetta è più utile di quanto lo sia una relativamente perfetta di piccola specie. Queste piccole però servono ottimamente per le osservazioni a fresco. Finirò questa introduzione con parole di ringraziamento a mia sorella, Isabella Grassi, che gentilmente mi aiutò ad allestire tre delle tavole, che illustrano questo mio lavoro; ed all’egregio Prof. Dohrn, che generosa- mente mi donò una gran quantità di Chetognati, raccolti nel Golfo di Napoli. PARTE PRIMA FATTI CAPO I. Sistematica. Si contano già parecchi tentativi di sistematica generale; i più notabili sono quelli di Krohn (1854), di Langerhans (1880) e d’Hertwig (1880). Bisogna però confessare che anche questi lasciano molto a desiderare, o perchè i loro autori non possedevano sufficienti cognizioni anatomiche sui Chetognati, ovvero perchè non dispone- vano di sufficiente materiale, ovvero infine perchè non compulsavano abbastanza la bibliografia. La speranza di non rompere a questi scogli e la scoperta di tre nuove specie mi danno l’animo di rifare l’opera altrui; dirà il lettore se con miglior fortuna, o no. I Chetognati, come credo di poter dimostrare nel progresso di questo volume, offrono tali e tante diver- genze dagli altri tipi che ci troviamo obbligati a costituirli in tipo a sè; la cui posizione nel sistema naturale per ora non è determinabile, nè con tanta nè con poca probabilità. Vuolsi perciò toglierli dai Vermi tra cui erano iscritti. Conserviamo invece la denominazione di Chetognati (Leuckart); a cui restano sinonimi gli Oesthel- minthes di Gegenbaur e gli Pterhelminthes di Harting. Ecco i caratteri del tipo in discorso ('). Il corpo è lungo e molto sottile: tondeggiante, schiacciato però, più o meno, nel senso dorso-ventrale. Ordinariamente l’animale vivo è trasparente, come cristallo. Sono distinte una superficie dorsale ed una ventrale: all’ estremità anteriore sul lato ventrale trovasi il vestibolo boccale: più o meno al di là della metà anteriore del corpo (in qualche specie tra la metà anteriore (') Questa diagnosi è alquanto diffusa, affinchè il lettore possa formarsi un concetto complessivo dei sistemi organici degli ‘animali in discorso. - Rd TIE e la posteriore) apresi l’ano, parimenti sulla superficie ventrale. — Nel corpo dei Chetognati si possono distin- guere tre sezioni, o segmenti, i quali però non hanno valore, nè di metameri, nè di gruppi di metameri. La sezione anteriore (capo) possiede una musculatura speciale ed un prepuzio, racchiude il celoma cefalico ed è percorso dall’intestino anteriore: porta il cervello, i gangli vestibolari ed i periesofagei ed infine va fornito di organi di senso (occhi, papille probabilmente gustatorie, prominenze tattili, corona cigliata, fossette vestibolari, fossetta retrocerebrale). La sezione media costituisce il tronco: porta il ganglio addominale e serra dentro di sè il celoma, l’intestino chilifero e gli ovari. L’ano corrisponde all’ estremità posteriore di questo tronco, che è diviso dalla sezione posteriore, o caudale (coda), per mezzo d’un setto trasversale. La coda contiene gli organi genitali maschili. Dietro al capo talvolta il corpo assottigliasi per poi subito allargarsi: onde l'apparenza di un collo. Questi nomi di capo, collo, tronco e coda tornano comodi nel far le descrizioni e noi li useremo; ten- gasi però a mente che, siccome già fu accennato, non hanno vero valore morfologico e, sono, per così dire, arbitrarî. — Appendici del corpo, 0, se si vuole, arti per sé stessi immobili, sono le pinne, così denominate per la simiglianza con le pinne di altri animali; questa simiglianza è però grossolana perchè, a differenza delle vere pinne, esse non hanno una propria attività locomotoria. Son quasi sempre orizzontali: il loro numero varia: d’ordinario se ne incontrano tre o cinque: una impari, o caudale, all’ estremo posteriore dell’ animale ed una, c due pari (laterali) collocate simmetricamente ai due lati del corpo. — L’epidermide è pavimentosa, semplice o stratificata, senza cuticula e senza vero derma. Le pinne sono appunto espansioni epidermoidali rinforzate da materia amorfa solida e da raggi chitinoidi. — La musculatura è striata: si può scompartire in musculatura generale e speciale: quella è suddivisibile in primaria e secondaria. La musculatura generale primaria è estesa in piccola parte alla testa, nel resto al tronco ed alla coda: è ripartita in quattro nastri, due dorsali e due ventrali: spazî mediani assai stretti (linee mediane longitudinali, dorsale e-ventrale), spazî laterali assai ampî (aree laterali) separan l’un dall'altro i quattro nastri: che sono a fibre longitudinali. Ciascuno dei due nastri ventrali (in una specie) è ricoverto alla sua faccia profonda da uno straterello di fibre trasversali. I nastri son fatti di lame e lamelle variamente ordinate. La musculatura generale secondaria è molto poco sviluppata sulle linee mediane: lo è di più nelle aree laterali: qui però si trova soltanto in corrispondenza alla parte anteriore del tronco ed alla coda: è sempre longitudinale e possiede una striatura peculiare. La musculatura speciale è propria della testa: è rac- colta in numerosi e complicati muscoli, talor confusi assieme, talor nettamente separati in tutto, od in parte, per involucri anisti e rigidi. In un muscolo (complesso mediano ventrale) sta innicchiato un organo fatto di cellule poligonali piccole, il cui significato mi resta incognito. In intimo rapporto con la musculatura è il prepuzio: involge l'estremità anteriore e la superficie ventrale della testa ed ha filetto dorsale mediano: è fatto di due pagine epiteliali rinforzate da fibre musculari circolari, disposte in una lamina, tra le due pagine epiteliali : al fondo ceco del prepuzio si notan cellule mucipare, simili alle esofagee: dall’orlo libero sporgono papille d’epitelio cilindrico : infine in questo prepuzio riposan gli occhi, parte della “corona cigliata e parecchi nervi. — Nel sistema nervoso si trova un ganglio sopraesofageo (cervello) ricoperto dall’epidermide e collocato in corrispondenza al filetto del prepuzio: lunghe commessure lo congiungono ad un ganglio addominale ventrale, ricoperto dall’ epi- dermide e collocato sul tronco più, o meno, discosto dalla metà di sua lunghezza: da questo ganglio addominale partono molti sottili tronchi laterali, due grossi tronchi anteriori fusi insieme con le commessure or ora dette e due grossi tronchi posteriori. Dal ganglio sopraesofageo, oltrechè nervi prepuziali, ottici e coronali (per la corona cigliata) dipartonsi due tronchi anteriori che formano una commissura sottoesofagea : prima di avvicinarsi a formar la commissura, essi presentano un rigonfiamento ganglionare (ganglio vestibolare), d’onde parte un ramo che forma un altro ganglio (ganglio periesofageo). Da questa porzione boccale del sistema nervoso originano tre nervi m — ( — per l’esofago, di cui due, se non m’inganno, proseguono lunghesso l'intestino. Tutti i nervi, a cui ho potuto tener dietro, finiscono in organi di senso; non ho potuto scovrir nervi o terminazioni nervose muscolari, nonostante delicatissime e pazientissime indagini. Il senso tattile sembra circoscritto a numerosi organi complicati, sopraepi- dermoidali, forniti di peli (prominenze tattili); probabilmente però serve alla medesima funzione una corona cigliata sopradermoidale, la quale è posata sul dorso, precisamente sulla parte posteriore del capo e su quella anteriore del tronco. Nel vestibolo boccale s’ incontrano follicoli, che forse sono destinati all'organo del gusto. Alla faccia dorsale dietro al cervello son collocati due occhi composti, di fabbrica molto complicata e singolarissima. Sono probabilmente organi di senso: 1° una fossetta retrocerebrale sul cui fondo sboccano due ghiandole (?) cla- viformi, comprese nel nevrilemma del cervello; 2° due avvallamenti irregolari (fossette vestibolari) siti nelle parti laterali del vestibolo boccale, uno a destra e l’altro a sinistra. — Con questo vestibolo comincia l'intestino: al vestibolo fa seguito l’esofago e l’intestino chilifero. Il vestibolo è tappezzato di cuticula: va fornito di quattro sorta di organi (denti, uncini, follicoli, fossette) ed è soccorso da numerosi muscoli. L’esofago è fatto: 1° da uno strato di cellule alte, probabilmente mucipare, tra cui stanno delle cellale nervose; e 2° da due strati muscolari (longitudinale e trasversale). L’intestino chilifero consta: 1°di un epitelio semplice, a cellule in parte assorbenti ed in parte ghiandolari, ma tutte vibratili; e 2° di una membrana esterna di fibre muscolari (2) lisce, trasversali, su cui qua e colà si trovan sparsi dei nuclei. Due mesenteri (mediano-longitudinale-dorsale l’uno, mediano-longitudinale-ventrale l’altro) attaccano l’ intestino alle linee mediane dorsali e ventrali della parete del corpo. — L’intestino co’ suoi mesenteri forma un setto mediano longitudinale attraverso una cavità deli- mitata dalla parete del corpo, ossia, attraverso il celoma: il quale resta così diviso in due sezioni, comunicanti però l’una coll’altra attraverso lacune dei mesenteri. Esso s’ estende anche al capo dove circonda l’esofago. Nelle aree laterali può esservi un abbozzo di canale (d’organo escretore?): nello spessore del mesenterio dorsale un abbozzo di vaso dorsale; se questi abbozzi sian organi iniziali o regrediti, non lo so. — I Chetognati sono erma- froditi. Nelle parti posteriori e medie del celoma del tronco, lateralmente all’intestino, si estende l’ovario, organo pari: è a foggia cilindrica ed ha un proprio ovispermadotto, che lo attraversa in tutta la sua lunghezza e shocca per un proprio meato sovra una papilla dorsal-laterale. Vi sono altresì due apparati genitali maschili: i quali stanno nella sezione caudale. Questa ba, giù di lì, la foggia di una guaina di forbici, il cui fondo cieco cor- risponderebbe all’ estremità posteriore del Chetognato. Essa sezione caudale è incavata: la cavità è divisa da quella del tronco per un sepimento trasversale, già dianzi menzionato. Un altro sepimento longitudinale mediano la separa in due cellette uguali: una serve per l'apparato maschile d’un lato, l’altra per quello dell’altro. Ciascun apparato consta delle seguenti parti: 1° il testicolo p. d., solido, cilindrico, collocato nella celletta alla sua parte lateral-anteriore ; 2° una cavità in cui si sviluppano gli spermatozoi ed è quasi tutta la celletta stessa, ovvero soltanto una sua porzione (postero-esterna); 3° il condotto deferente che è didietro del testicolo p. d.; e 4° la vescicola spermatica che forma una sporgenza laterale della sezione caudale, sporgenza collocata tra la pinna media e la caudale: la vescicola spermatica communica direttamente coll’ ambiente esterno a mezzo di un foro. Lo sviluppo accade senza alcun stadio larvale e si può riassumere nelle infrascritte proposizioni ('). Formazione di una gastrula per invaginamento, senza che l’ectoderma e l’entoderma siano differenziati nello stadio precedente (blastala): separazione sul fondo della gastrula (porzione aborale dell’ archenteron) di due cellule invaginatesi coll’ entoderma e, com’è verisimilissimo, senza più moltiplicarsi, dopochè è cominciato (') E duopo notare che queste proposizioni devonsi accogliere, in parte almeno, sotto riserva: dacchè l' embriologia dei Che- tognati è fin qui stata fatta quasi esclusivamente a fresco e senza l’aiuto dei tagli. = Ron l’invaginamento: poco più tardi (?), loro divisione in modo da formare, se non m’inganno, quattro gruppi di pic- colissime cellule: questi sono senza dubbio gli accenni degli organi genitali. Divisione della metà aborale dell’archenteron in tre cavità secondarie, una mediana e due laterali, che si possono considerare come diverticoli della metà adorale dell’archenteron stesso: chiusura del blastoporo: chiusura della metà adorale dell’archenteron. Dalle pareti del diverticolo mediano (un semplice strato cellulare) deriva l'intestino chilifero: vestibolo ed esofago sono verosimilmente introflessioni dell’ectoderma. Dalle pareti dei due diverticoli laterali (formate del pari da un semplice strato di cellule) sorge il mesoderma. Questo mesoderma forma il celoma del tronco. Per strozzamento, da questo mesoderma si separa una gemma, che forma il celoma cefalico. Dal mesoderma probabilmente si svolge il sistema muscolare: quello nervoso e gli organi di senso prendono invece origine dall’ectoderma. Esposte così le più importanti particolarità anatomo-embriologiche degli animali in discorso, tentiamo di classificarli. Già a prima giunta siamo colpiti da una grande rassomiglianza tra le singole specie di Chetognati, vuoi in rispetto all’anatomia, vuoi in rispetto all’embriologia; sicchè presto acquistiamo la persuasione, che non può essere agevole di raccoglierle razionalmente in unità superiori, cioè dire, in generi, o famiglie. Alcuni autori tentarono una distinzione in generi, colla base del numero delle pinne, mettendo in un genere i Chetognati a tre pinne ed in un altro quelli a cinque, lo che a tutta prima pare soddisfi almeno i bisogni del sistematico. Per contro un esame esteso a tutte le specie ed a tutti gli stadî di sviluppo c'insegna che tale criterio è inadequato, anche a questo fine. Ne infrascrivo le ragioni precipue: 1° nella Lyra non si saprebbe deci- dere se le pinne sono tre, o cinque; 2° almeno certe specie escono dall’uovo, ornate di tre pinne e più tardi ne acquistano due altre; 3° nelle Claparèdi neonate le tre pinne sono ‘fuse in una sola; 4° se ne togliamo una, tutte le specie che, mature, posseggono soltanto tre pinne, vanno fornite di certe espansioni laterali dell’epidermide; le quali si possono ritener formazioni pinnoidi. Per ultimo il carattere di due pinne, in più od in meno, avrebbe valore appena in wn sistema onninamente artificiale; poichè egli è, a così esprimerci, isolato e non porta seco altri caratteri momentosi. Di quindi siam costretti ad abbandonare questo criterio. Come, del pari, non possiamo appoggiarne un altro avanzato da Langerhans (vale a dire la semplice, o doppia serie dei denti); perchè in due specie non si saprebbe decidere se v’ha una sola serie di denti, ovvero due, come si vedrà meglio qua sotto; e perchè (ciò, che è ben più importante) il numero di queste serie non ha valore morfologico, tanto che con questo criterio si arriverebbe a riunire specie, che per caratteri piuttosto rilevanti sono naturalmente discoste l’una dall'altra. Lasciam dunque da banda denti e pinne. Se esaminiamo le specie dé’ Chetognati, nella somma delle loro qualità anatomiche, possiamo ripartirle, senza offender troppo le leggi naturali in due generi: l’uno composto per ora soltanto di tre specie; l’ altro assai più numeroso. Al primo diamo il nome di Sagitte (usufruendo un nome che fino all'anno scorso serviva per tutti i Chetognati); al secondo riserviamo il nome di Spadella (nome, che i pescatori sogliono usare per dinotare i Chetognati grossi, i quali appunto vengono compresi in questo secondo genere). Queste sono le caratteristiche del genere Sagitta: musculatura trasversale ; cellule adesive sopra-epidermoidali e ghiandole sulle pinne; alcune prominenze tattili sono alquanto infossate. La mancanza di queste disposizioni caratterizza le Spadelle. | Discendiamo alle singole specie. Or qui è duopo avvisare che i nostri animali sono delicatissimi e, fre- quenti volte, per quanta cura s’adoperi, si raccolgono spellati e guasti nelle pinne e nei denti; il perchè vuolsi 0 = procedere cautamente nel fondar specie nuove. Egli è per questa considerazione ch'io esito a registrare come varietà, o specie nuove, certi individui che mi si presentarono con epidermide qua e là colorita; attesochè non posso sventare il dubbio che la mancanza di colori, benchè si verifichi in moltissimi individui, pur tuttavia possa dipendere da lesione. Non è forse del tutto vano che richiami l’attenzione del sistematico anche sulla trasparenza dei Chetognati ; la quale varia per i genitali maschili e per l’ovispermadotto colla presenza, od assenza degli spermatozoi; e per l'intestino, collo stato di digiuno, o no dell’ animale. Ciò premesso, la quistione delle specie è piana, almeno per quanto riguarda quelle da me vedute; i carat- teri in generale sono sicuri, cioè costanti; e se si lascian fuori i sessuali, il numero dei denti e quello degli uncini, gli altri caratteri, già ne’ giovani, son segnati così bene che un equivoco mi sembra impossibile. Una volta riuscito a stabilire le specie reperibili a Messina, non ebbi mai più un momento d’esitanza nel fissare una specie di un individuo, ancorchè immaturo e maltrattato. La mia bisogna diventa spinosa, quando tento di riordinare le specie mancanti a Messina, a mezzo delle figure e delle descrizioni forniteci dai vari autori, che le scovrirono e le studiarono; queste figure e queste descrizioni per solito sono troppo manchevoli. In alcuni casi mi lusingo d’aver trovato il bandolo della matassa ed ho perciò francamente cancellate alcune specie e costituitene altre. Non mancano però i casi, in cui il dubbio mi parve la conclusione più sensata; il lettore deve perciò permettermi di collocare accanto a molte specie determinate, alcune incerte. Ulteriori ricerche dimostreranno se devonsi tener buone, ovvero radiare. Enumero adesso certi caratteri facili a rilevarsi e sufficienti a diagnosticare una specie: 1° Lunghezza e larghezza del capo; è importante tanto l’assoluta che la relativa; giova ancora la lunghezza e la larghezza relativa delle sezioni del corpo. Convien tener conto anche della taglia del corpo; per essa (ed è delineata già nei giovani) ad occhio nudo si classificano bene quasi tutte le specie; così, a modo d’esempio, egli è specifico il corpo panciuto dell’ Enfiata, la sottigliezza di quello della Subtilis ecc. Non posso pretermettere che la lunghezza dei Chetognati ha quasi sempre valore sufficiente per la determi- nazione d’una specie, quando però vi si combini l'osservazione degli ovari; i quali si allungano via via che l’animale s’appressa alla sua massima lunghezza e, quando la raggiunge, essi contengono uova mature, o quasi. Parlo di ovario e di uova, e non di spermatozoi, di cui per es. può rigurgitare la vescicola spermatica della Serratodentata, ancor piuttosto lontana dalla sua massima lunghezza. 2° Forma, numero, grandezza e posizione delle pinne e delle espansioni laterali epidermoidali. Anche questi caratteri sono preziosi; vo’ però ricordare che una volta m’avvenni in una Serratodentata, le cui pinne medie sembravan doppie, una, cioè, anteriore ed un’altra posteriore (vale a dire a contatto colla porzion ante- riore della vescicola spermatica); l'aver trovato così tanto la pinna destra, quanto la sinistra, mi fece pensare ad una vera anomalia, piuttosto che ad un'alterazione traumatica. Comunque sia, certo è che le anomalie ne’ Chetognati son rarissime evenienze; laddove le alterazioni traumatiche s'incontrano ad ogni pie’ sospinto. 3° Forma, grandezza e posizione degli uncini e dei denti. Anche questi dati sono di molto valore pel sistematico; invece non convien far a fidanza col numero tanto degli uncini, quanto dei denti, dacchè gli uni e gli altri ne’ giovani sono più scarsi che negli adulti. Ed anche tra gli adulti occorrono differenze; io ne riscontrai ripetutamente perfino tra il lato destro ed il sinistro; notisi però che non è determinabile se, e qual parte, in questi casi debbasi concedere ai traumi. Or scendiamo alla definizione delle singole specie. Fauna e Flora del Golfo di Napoli. V. Chetognati. 2 Sa Genere SPADELLA (') 1. Spadella Hexaptera (D’Orbigny) (V. tav. I, fig. 6). Sinonimi. Sagitta Hexaptera (D’Orb.). — Sagitta Bipunctata (Krobm). Letteratura. D'Orbigny. 1835-43 (Non è del tutto certo che la specie D’Orbigny sia eguale a quella che qui descrivo). — Krohn. 1844 e 1853. — Gegenbaur. 1856. — Busk. 1856. — Mòhius 1874 (A torto identificò la Bipunctata di Quoy e di Gaimard con quella di Krohn). — Langerhans. 1880. — Hertwig. 1880 (Ne dà una descrizione quasi completa). Descrizione. Lunghezza massima ctm. 6 4. Corpo cilindgico un po’ appiattito nel senso dorso-ventrale: si restringe alquanto dietro al capo: va mano mano ingrossando, raggiunge il massimo ingrossamento al ganglio addominale e si conserva così fino all’estremità anteriore della pinna media: coda lunga all'incirca */,o della lunghezza totale, relativamente grossa e larga. Pinne, orizzontali, poco sviluppate in proporzione alla gran. dezza dell’animale: medie e caudali, robuste e piuttosto larghe: anteriori gracili e strette. L’estremità anteriore delle pinne anteriori dista dal ganglio addominale un poco più che il ganglio stesso dall’ estremità anteriore del tronco: queste pinne anteriori sono a figura di triangolo con due lati (l’anteriore-esterno ed il posteriore- esterno) convessi: del pari le medie sono triangoli, di cui il lato posteriore-esterno è convesso e molto più corto dell’anteriore-esterno, che è quasi una linea retta: l’angolo formato da questi due lati è press’ a poco a livello del setto trasversale, che separa il celoma dalla cavità dei testicoli. La pinna caudale non tocca l’ estremità posteriore della vescicola spermatica. In questa pinna i raggi s’estendono per tutta la sua lunghezza: nelle medie, posteriormente i raggi sono prolungati per tutta la pinna, ma nelle parti di mezzo son limitate alla metà esterna, e mancano affatto anteriormente. Le anteriori hanno raggi estesi per tutta la lor larghezza posteriormente: cir- coscritti invece alla loro nietà esterna nel mezzo (ed anche anteriormente ?). Uncini 6-7. Denti anteriori 3-4. Posteriori 5-7 (*). Epidermide sottile a cellule dentellate: per molti tratti in un unico strato. Tronchi anteriori del ganglio addominale divergenti, giù appena nati. Nervi laterali assai numerosi. Plessi nervosi periferici, assai sviluppati. Occhi, visti di fronte, tondeggianti. Follicoli boccali in due gruppi, l’uno anteriore, posteriore l’altro. Corona cigliata, a contorno di pera, la cui parte basilare resta posteriore: è estesa dalla fossetta retrocerebrale fino al principio del tronco. L’ovaio interamente sviluppato è lungo due centimetri e più, e sorpassa l’ estremità anteriore della pinna media. Soltanto una parte delle' cellette serve all’incubazione dei cumoli spermatici. Con- dotto deferente corto, largo, con lo shocco interno imbutiforme. Vescicola spermatica tendente alla forma sferica, pimmentata in bruno. (') Certi fatti, appena accennati nelle seguenti descrizioni, verranno ampiamente svolti nei capitoli sull'anatomia. (: ) Qui, come nelle altre descrizioni, segno il numero degli uncini e dei denti d'una metà longitudinale della testa. Si 2. Spadella Magna (Langerhans) (V. tav. I, fig. 3 e 11). Sinonimi. Sagitta Magna (Lang.). Letteratura. Langerhans. 1880. Questa specie non era stata veduta che da Langerhans, il quale ne scrisse questo breve cenno: « Diese «bei Madeira nicht seltene Art war mit 2 bis 3 cm. stets noch unreif und erst mit 4 cm. entwickelt. In « Gestalt sich ganz an die oben besprochenen Arten (Hexaptera, Lyra, Serratodentata) anschliessend, unterschied © «< sie sich durch die geringe Entwickelung der Nebenkiefer, die vorn 4, hinten nur 2 bis 83 Zihne hatten. Kiefer « mit 7 bis 9 Ziùhnen. Mund quer ». Questa descrizione è così imperfetta, ch'io durai gran pena ad identificar la Magna con una specie di Messina, che mi colpiva per la lunghezza. de’ suoi denti anteriori e ch'io avrei volontieri denominata longidentata. . Già nella prima sembianza si differeuzia dalla Lyra (') perchè non ha le pinne pari congiunte assieme, e dall’ Hexaptera perchè più grossa in proporzione alla propria Innghezza. L'animale lungo ctm. 4,1 (che è la lunghezza massima da me constatata in questa specie) non ha ancor toccata la maturanza sessuale femminina ; l’ovaio però è già piuttosto lungo e raggiunge l’ estremità anteriore della pinna media (in Hexaptera d’ugual lunghezza, l’ovaio è molto più piccolo); quando l’animale è lungo appena 1-2 ctm., l’ovaio è cortissimo, e non ancora tanto sviluppato da potersi discernere ad occhio inerme. La testa, in istato di riposo, relativamente al tronco, è poco larga (l’opposto occade nell’Hexaptera): la sezione caudale è circa !/; della lunghezza totale. Pinne simili a quelle dell’Hexaptera. Denti anteriori 4, di cui 3 lunghi ed 1 corto; denti posteriori 2-3 corti: nelle piccole talvolta, sonvi soltanto 3 denti anteriori lunghi e 2, od anche soltanto 1 solo, posteriore. Uncini 10-13. Epidermide sottile. Corona cigliata poco dissimile da quella dell’Hevaptera. La Magna è affatto simile a questa ne’ genitali maschili. 3. Spadella Lyra (Krohn) (V. tav. VIII, fig. 1 — tav. I, fig. 13). Sinonimi. Sagitta Lyra (Krohn). Letteratura. Krohn. 1853. — Langerhans. 1880. — Hertwig. 1880. La specie in discorso fin qui è stata descritta soltanto da Krohn; benchè la descrizione di questo autore sia lodevolissima, se ci riferiamo all’epoca da cui data, pure al giorno d’ oggi riesce incompleta. Langerhans dice soltanto che questa specie, quand'è lunga 2-3 ctm., è già matura e che appena perciò differenziasi bene dall’Heraptera. Una tale definizione insufficientissima lascia sospettare che quest’autore abbia avuto sottocchi la specie che descriverò come Enflata, piuttosto che la Lyra di Krohn. Descrizione. Lunghezza massima ctm. 3 !/,. Testa relativamente sottile. Tronco affilantesi all’avanti: in proporzione molto largo verso la sua porzione mediana. Sezione caudale piuttosto assottigliata, a lunghezza (') Vedremo più innanzi che Langerhans molto probabilmente non vide la verà Lyra di Krohn. 12 massima di poco più che mezzo centimetro. Pinne orizzontali e relativamente molto lunghe. Impari larga, spessa, co’ raggi estesi per tutta la sua superficie: disposizione speciale di essi agli estremi anteriori (dove, cioè, la pinna guarda la vescicola spermatica). Nel mezzo del margine posteriore di questa pinna impari, vi può essere un rientramento accennante a divisione in due Jobi: io credo che cotal rientramento sia devoluto a lesioni subite dall’animale e che naturalmente il margine della pinna sia sempre intiero. Pinne medie press’ a poco triango- lari, a lato esterno-anteriore e esterno-posteriore, curvilinei: son congiunte con le pinne anteriori per un tratto stretto. Pinne anteriori strette prolungantesi molto in avanti, tanto da raggiungere il ganglio addominale: più larghe verso la lor parte posteriore. Al limite posteriore delle pinne anteriori, un grosso fascio nervoso passa dal lato ventrale al lato dorsale, stando sotto l’epidermide, finchè arriva all’orlo libero della pinna, obliqua dall’avanti all’indietro e dall'interno all’esterno; quando, sorpassato l’orlo, si porta sulla faccia dorsale della pinna, muta direzione e va dall’avanti all’indietro e dall’ esterno all’interno. I raggi posteriormente coprono tutta la pinna media: più avanti non ne coprono che una porzione periferica: il ponte fra la pinna media e l’anteriore ha la struttura delle pinne, gli mancano però i raggi. Quelle anteriori hanno simiglianza colle medie: infatti all’indietro i raggi investono tutta la pinna e verso la parte media si limitano alla porzione esterna: la loro porzione anteriore non è sostenuta da alcun raggio. Uncini 8-9. Denti anteriori 4-7: posteriori 8-11. Ovario lungo 8 mmt. in individui femminilmente quasi maturi: non di rado un ovario più lungo dell’ altro. L’ estremità anteriore dell’ovispermadotto può presentarsi assai dilatata, quasi bulbo d’un termometro: in questo caso ho sempre incon- trato l’ovispermadotto ed il suo bulbo riempiuti di sperma. Epidermide sottile. Corona cigliata a forma di pera, come nell’ Hexaptera, ma limitata alla testa e relativamente meno lunga che in questa: nella Lyra la larghezza propria della corona cigliata, cioè dire la distanza tra la sua periferia esterna e quella interna, è relativamente maggiore che in quasi tutte le altre specie. Occhi, nella veduta di fronte, tondeggianti. I nervi anteriori del ganglio addominale sono assai avvicinati l’uno all’altro fino all’estremità posteriore della testa: vi hanno pochi nervi laterali del ganglio addominale. L’intestino finisce un po’ prima del setto trasversale, a cui si congiunge però a mezzo di un semplice mesenterio (che va dall’estremità posteriore dell'intestino alla parte mediana del setto trasversale). Genitali maschili, come nell’ Heraptera. 4. Spadella tricuspidata (Kent). Sinonimi. Sagitta tricuspidata (Kent). Letteratura. Kent. 1870. Questa specie è stata insufficientemente descritta da Kent; secondo quest’ autore s’approssima per grandezza e forma sopratutto alla Lyra; si distingue però da tutte le altre specie per il piccolo numero dei denti. Riferisco la corta diagnosi datacene dallo scopritore: « Corpo lungo ed un po’ compresso. Segmento cau- dale di un quinto della lunghezza del tronco. Pinne laterali, evidentemente disgiunte 1’ una dall'altra: il paio anteriore più gracile che il posteriore. La caudale è mediocremente larga. Uncini in numero di 8:3 denti ante- riori, 1 posteriore. Lunghezza massima 35 mmt.: larghezza massima 5 mmt. Gli ovarî in un caso raggiungeano !/3 dell’intera lunghezza del corpo dell’animale ». N.E. Questa descrizione è stata facta sovra esemplari conservati nell’alcool. — 8) — 5. Spadella Enflata (n. sp.) (V. tav. I, fig. 7). Sinonimi. Sagitta Enflata (n. sp.) 1881.— Sagitta Lyra? (Lang.) 1880. Letteratura. Grassi. 1881. — Langerhans. 1880. Descrizione. La lunghezza massima da me riscontrata è di due ctm. (in individui quasi maturi anche nel sesso femminile): tronco relativamente grosso e testa piccola: lieve strozzamento tra la testa ed il tronco: questo è più grosso verso la parte mediana di sua lunghezza. Sezione caudale poco inferiore ad !/; deli’ intera lun- ghezza. Cinque pinne, simili per forma e disposizione a quelle d’Hexaptera: l'anteriore finisce già prima del mezzo del tronco, molto prima che cominci il ganglio: la media per una metà è sulla sezione caudale, per l’altra su quella del tronco: resta separata dalle pinne anteriori, per uno spazio piuttosto considerevole. Tranne alle parti anteriori e posteriori delle pinne medie ed anteriori, i raggi son limitati alla parte esterna delle pinne: quelli delle pinne anteriori sono rari e gracili. Uncini 9. Denti anteriori 6-9. Denti posteriori 9-11. Epidermide sottile. Tronchi anteriori del ganglio addominale press’a poco, come nell’Hervaptera. Occhi (nella veduta di fronte) tondeggianti. Corona cigliata, simile a quella dell’ Hezaptera, ma un po’ meno estesa all’indietro. L’ovario quasi maturo non arriva ancora all'estremità anteriore della pinna media. Vescicola spermatica emisferica, ed ornata di una callotta splendente a contorno liscio: del resto gli organi genitali maschili son foggiati come nell’Hexaptera. 6. Spadella Bipunctata (Quoy e Gaimard) (V. tav. I, fig. 4). Sinonimi. Sagitta Setosa (Miller) — Sagitta Multidentata (Krohn) — Sagitta Germanica (Leuckart e Pagenstecher). — Sagitta Bipunetata (Quoy e Gaimard). Letteratura. Quoy e Gaimard. 1827. — Wilms. 1846. — Joh. Miller. 1847. — Krohn. 1853. — Gegen- baur. 1850. — Leuckart e Pagenstecher. 1858. — Keferstein. 1862. — Mòbius. 1874. — Langerhans. 1880. — Hertwig. 1880 (ne dà una descrizione non del tutto completa). È necessario un breve cenno istorico. Krohn appellò erroneamente Bipunctata l’Hexaptera (D’Orb.) e Multidentata la Bipunctata (Quoy e Gaim.). Mòbius a torto fuse in una specie l’Hewaptera (D’Orb.) e la Bipunctata (Quoy e Gaimard). Tornarono a sepa- rarle tanto Langerhans che Hertwig. La specie descritta senza nome da Wilms e denominata in appresso Setosa e Germanica, senza alcun dubbio è identica alla nostra Bipunctata. Il numero degli uncini e dei denti è però stato segnato sempre un po’ minore del massimo osservabile nella Bipunctata; ciò probabilmente dipende dall'aver gli autori avuto sott’occhi individui per lo più non ancora interamente maturi. Parecchie inesattezze d' Hertwis mi persuadono ch’ egli era già molto inoltrato nelle sue ricerche ed avea già abbandonato Messina, quando imparò a distinguere la Lipunctata dalla Serratodentata. ° Descrizione. Lunghezza massima 19 mmt. Tronco cilindrico, un po’ appiattito, relativamente grosso: collo appena segnato: segmento caudale di circa 1/3 della lunghezza del tronco. Cinque pinne: anteriori e medie lunghe, A ma gracili: medie, come di regola, più larghe delle anteriori, massimamente nelle lor parti posteriori. L’anteriore arriva fin quasi al ganglio addominale e sopravanza la metà lunghezza dell’animale; resta separata interamente, ma per brevissimo spazio, dalla media: questa è più estesa sulla sezione del tronco che su quella della coda. Pinna impari, relativamente a quella della Serratodentata, stretta e lunga ('). Uncini 8-10. Denti anteriori 4-5, posteriori 10-15. Epidermide un po’ ispessita nell’estremità anteriore del tronco, specialmente alle sue parti late- rali. Corona cigliata assai lunga, s’estende, cioè, sulla testa, sul collo e sul tronco fin quasi a raggiungere il ganglio addominale: anteriormente tocca la fossetta retrocerebrale: è a figura d'un ovale sinuoso: un asse è molto lungo (nel senso della lunghezza dell’animale), l’altro è brevissimo. Gli occhi, visti di fronte, compaiono tondeggianti. I tronchi anteriori del ganglio addominale sono divergenti, già al loro uscir dal ganglio stesso (ciò ha luogo in tutte le specie di dimensioni piccole). L’ovario maturo sorpassa l'estremità anteriore delle pinne anteriori. Le due cellette spermatiche possono essere interamente occupate dai cumoli spermatici, ‘che vi circo- lano. Condotto deferente stretto, di calibro uniforme, piuttosto lungo: vescicola spermatica di forma irregolare ed ornata d’ una specie di callotta, o disco, a contorno frangiato. 7. Spadella Serratodentata (Krohn) (V. tav. I, fig. 8). Sinonimi. Sagitta Gegenbauri (Fol)? — Sagitta Rostrata (Busch)? — Sagitta Serrato- dentata (Krom). — Letteratura. Busch. 1851. — Krohn. 1853. — Gegenbaur. 1856. — Fol. 1879. — Hertwig. 1880. Non è impossibile che tanto la £ostrata, quanto una delle specie trovate da Gegenbaur a Messina e descritte da Fol col nome di S. Gegenbauri, invece che Serratodentatae, siano le Minimae che descriverò qui innanzi. Descrizione. Lunghezza massima 13 mmt.: è perciò più corta della Bipunctata, della quale inoltre è più sottile. Segmento caudale di circa !/3 della lunghezza del tronco. Testa affatto simile a quella della Bipunctata ; non possiede quella specie di becco, che le ha appioppato Hertwig; sibbene presentasi allungata o allargata, come nelle altre specie, a seconda che l’animale è in riposo, ovvero in atto di afferrare. Dietro alla testa ha un lieve ristringimento, a cui segue un graduale ampliarsi del tronco, come in molte altre specie. Pinne molto simili a quelle della Bipunctata: l’impari, in confronto, è corta e larga. Uncini 6-8 dentellati, alquanto curvi in punta: denti anteriori 6-8, posteriori 12. Epidermide ovunque sottile. Occhi, visti di fronte, ovali, ad asse maggiore antero-posteriore, coi cristallini raccolti in cirea 12 fasci. Corona cigliata sinuosa e simile a quella della Bipunctata; in avanti non raggiunge però la fossetta retrocerebrale. Cellette testicolari, come nella Bipunctata: condotto deferente allargato verso il suo sbocco interno: vescicola spermatica irregolare, ornata di una callotta, da cui sporgono due papille splendenti. (') Questa caratteristica della Bipunclata si rileva anche nelle figure di Wilms e di Leuckart-Pagenstecher. 8. Spadella Minima (n. sp.) (V. tav. I, fig. 2 e 14 — tav. III, fig. 10). Sinonimi. Sagitta Minima (n. sp.). Letteratura. Grassi. 1881. Descrizione. Lunghezza massima 10 mmt. (animale con uova quasi mature). Corpo sottile, cilindrico, lie- vemente appiattito: sezione caudale, forse d’!/ della lunghezza totale e relativamente sottile. Cinque pinne gracili. Le anteriori son piuttosto lunghe, ma strette e finiscono anteriormente poco lungi dal ganglio addominale: tra la loro estremità posteriore e quella anteriore delle pinne medie, intercede maggior distanza, che tra la loro estremità anteriore e quella posteriore del ganglio addominale. Uncini 6-7, alquanto curvi in punta: denti anteriori 3-4, posteriori 7-8. Epidermide ovunque sottile. Occhi, di fronte, tondeggianti. Corona cigliata simile a quella della Bipunctata, ma alquanto meno estesa sul tronco. L’ovario, quando possiede uova già quasi mature, è ancor relativamente lontano dall’ estremità anteriore della pinna media. Cellette spermatiche, come nella Bipunctata. Vescicola spermatica, a sezione orizzontale di forma triangolare. Due ciechi all’ estremità ante- riore dell’intestino chilifero: intestino molto largo: celoma ristretto: oltre ai soliti mesenteri, ne sono altri irre- golari, in direzione trasversale. Mi sono imbattuto in due esemplari della Minima, che presentavano caratteri speciali: cioè dire, eran lunghi 11 mmt.; l’ovario si estendea fino all’estremità anteriore della pinna media, ma era sottile e non avea alcun uovo prossimo a maturanza; nella cavità della coda circolavan dei cumoli spermatici ancor giovani, più grandi assai dei soliti della Minima; la vescicola spermatica ricordava quella della Minima matura. Le pinne anteriori eran meno gracili di quanto sogliono presentarsi nella Minima. Gli uncini eran 7: i denti anteriori 7 e 13 i posteriori. Ogni altro carattere trovava riscontro in quelli dianzi ascritti alla Minima. Si trattava di varietà, oppure di individui adulti più di tutti gli altri che mi caddero sottocchi; individui, cioè, in cui, ad una prima generazione di spermatozoi e d’uova, ne fosse succeduta una seconda? Io inclino a quest'ultimo concetto; riconosco però che son necessarie nuove osservazioni. 9. Spadella Draco (Krohn) (V. tav. VII, fig. 1). Sinonimi. Sagitta Draco (Krobp). Letteratura. Krohn. 1853. — Langerhans. 1880. — Hertwig. 1880. Descrizione. La sua lunghezza massima supera di ben poco i dieci mmt. È notabilmente appiattita e larga : tronco e sezione caudale sono press’ a poco d’ugual lunghezza. La testa è meno larga del tronco: dietro alla testa non vi è restringimento. Tre pinne: due pari, laterali ed una impari, caudale. Le laterali, per la posizione, cor- rispondono alle pinne medie delle specie fin qui descritte: son corte, circoscritte alla coda, relativamente larghe, press’ a poco triangolari, con un angolo retto anteriore-interno: l’ipotenusa, o lato esterno, è convesso: il catete anteriore-trasversale non è libero, ma continuasi con espansioni laterali (pinnoidi) dell’epidermide: queste for- mazioni pinnoidi son più larghe che altrove verso l’estremità posteriore del tronco: però anche qui sono alcun ART A poco più strette delle pinne laterali. Caudale robusta, Junga e larga. Press’ poco a livello del ganglio addo- minale, sul margine libero delle espansioni laterali epidermiche, s'incontrano due ciuffi fatti di fascicoli di setole lunghe circa 2 mmt. Uncini 10: denti anteriori 8: posteriori 12-18. In individui lunghi 4-4 4 mmt., vidi soltanto 2 denti anteriori e 3 posteriori: gli uncini però eran già in numero di 10. Follicoli gustatorì meno spor- genti che nelle altre Spadelle. Corona cigliata limitata alla cervice ed alla parte anteriore del tronco, elittica con l’asse maggiore nel senso della lunghezza dell’ animale. Organi genitali maschili simili a quelli della Bipun- ctata: la vescicola spermatica però è ovoidale. Cuticola del vestibolo qua e là fregiata di piccolissime spine. 10. Spadella Subtilis (n. sp.) (V. tav. XII, fig. 9. — tav. I, fig. 9, 10 e 12). i Sinonimi. Sagitta Subtilis (n. sp.). Letteratura. Grassi. 1880. Descrizione. Lunghezza massima 16 mmt. (in animali non ancora maturi, nè maschilmente nè femminil- mente). Testa grossa e corpo sottile; onde assomigliasi ad uno spillo, più che tutti gli altri Chetognati. Sezione caudale d’!/3 della lunghezza totale: 8 pinne: due anteriori, laterali, assai lunghe e larghe: protese molto sulla sezione caudale, poco su quella del tronco. Pinna caudale, impari, con la massima sua larghezza, inferiore alla massima larghezza totale delle pinne anteriori addizionata a quella del tronco intermedio tra di esse. Questa pinna caudale s’estende per buon tratto sulle parti laterali posteriori della coda e tocca quasi le pinne ante- riori, a livello delle vescicole spermatiche. Denti in un’ unica serie irregolarmente curva: si potrebbe anche dire, che sono due serie curve, una esterna e l’altra interna, che si riuniscono tra loro anteriormente: i denti sono circa 18 di numero, complicati, strozzati alla base. Gli uncini variano da 8 a 10 e son larghi nella loro metà basilare, stretti nell’altra metà: la loro sostanza midollare è scarsa. Non vi trovai i follicoli gustatorî. Gli occhi hanno cristallini, raccolti in numerosi fasci, come quelli della Serratodentata: visti di fronte, son però ton- deggianti. La corona cigliata s’ estende sulla testa e sul tronco, dove però s’arresta ancor molto lontano dal ganglio addominale. Circolazione dei cumoli spermatici. 11. Spadella Pontica (Ulianin). Sinonimi. Sagitta Pontica (Ulianin). Letteratura. Ulianin. 1876. — Ulianin. 1880.. Siccome questa specie imanca a Messina, così il lettore deve contentarsi della breve e incompleta deseri- zione fornitaci da Ulianin; riferisco le sue stesse parole: « Linge 0,6-1 ctm. Schwanzsegment gròsser als das Rumpfsegment. Kopfkappe mit zwei tentakelartigen « Anhingen versehen. Flossen dicht mit kleinen Wirzchen besetzt; ausser diesen Wirzchen sind die Flossen mit « einer Anzahl an beiden Enden zugespitzter und am hinteren Rande kammférmig fein gezihnter Dornen geziert. « Kòrper durchsichtig ». Mir 12. Spadella Hamata (Mobius) (V. tav. I, fig. 5). Sinonimi. Sagitta Hamata (Mòobius). Letteratura. Mibius. 1874. — Langerhans. 1880. — Hertwig. 1880. Anche di questa specie da me non osservata riferisco la descrizione fornitaci dal suo scopritore: « Corpo sottile, a lancetta, lungo 35 mmt. e largo 3. Altezza un po’ inferiore alla larghezza. Testa quadrangolare ad angoli smussati (sic); 8-9 uncini, un po’ meno curvi che nella Bipunctata: l’apice dell’ uncino è a ginocchio (hamatus): una sola serie di denti, in numero di 23-26, quasi eguali a quelli della Bipunctata. Tre pinne: le pari in corrispondenza ai genitali. Ovarî rossicci giallognoli. Genitali maschili simili a quelli della Bipunctata ». N.B. Questa specie ha certamente molto somiglianza con la Subtilis: la forma però degli uncini e dei denti la differenziano chiarissimamente. Genere SAGITTTA 13. Sagitta Claparèdi (n. sp.) (V. tav. I, fig. 1). Sinonimi. Sagitta Cephaloptera (Claparède). Letteratura. Claparède. 1863. — Hertwig. 1880. Claparède ha dimenticato di notare le cellule adesive tanto caratteristiche di questa specie; egli ha inoltre ‘ereduto che fosse identica alla Cephaloptera di Busch; cotale identità venne ammessa anche da Hertwig. Tanto la descrizione di Claparède, quanto quella di Hertwig, sono imperfette. Descrizione. Poco trasparente: talvolta quasi tutto il corpo è giallo: più spesso il giallo è circoscritto a macchie (alle parti ventrali-laterali-anteriori della testa, al ganglio addominale, alla corona cigliata ecc.): non mancano esemplari incolori (quelli veduti da Claparède erano appunto tali). Due papille del prepuzio sono lunghe, a figura di clava e tinte di bruno: linee brune si trovano eziandio all’estremità anteriore delle pinne pari. Lunghezza massima all’incirea 5 mmt. Corpo relativamente molto largo e piatto. Sezione del tronco quasi uguale a quella della coda. Tre pinne: una posteriore impari, due anteriori pari. L’epidermide forma due espan- sioni laterali (pinnoidi), una per ciascun lato del tronco. Le pinne pari cominciano, dove cessano queste espansioni laterali, cioè dire, a livello dello sbocco esterno dell’ovispermadotto e finiscono all’estremo anteriore della vesci- cola spermatica: sono poco larghe, più larghe però delle formazioni pinnoidi: raggiungono la lor larghezza massima verso la metà di lor lunghezza. La pinna caudale comincia subito dopo la vescicola spermatica ed è relativamente lunga e stretta: la massima sua larghezza è inferiore alla larghezza complessiva del corpo e delle pinne laterali. Il margine libero tanto della pinna impari, quanto delle laterali, può presentarsi a zig-zag. Uncini 8-9 lievissimamente seghettati (meno però che nella Serratodentata). Denti su due linee parallele-trasversali, assai avvicinate l’una all’altra: sono rivolti tutti nello. stesso senso (cioè all'indietro ed all’interno) e relativa- mente lunghi: 3-4 in ognuna delle due linee (una di esse è difficilmente rilevabile). Corona cigliata, cervicale, Fauna e Flora del Golfo di Napoli. V. Chetognati. 5) SS ovale ad asse maggiore trasversale, in parte gialla. Intestino chilifero fornito di due diverticoli alla sua estre- mità anteriore. Ovarî lunghi, che arrivano fin quasi alla corona cigliata; ovispermadotti ventrali, avvicinati alla linea mediana; una spermateca verso lo sbocco dell’ovidotto. Cellette spermatiche senza setto accessorio: i cumuli spermatici possono occupare tutta la celletta e non circolano. Deferente lungo, sottile e di calibro uniforme. Musculatura trasversale addominale, limitata al tronco. Cellule adesive (isolate, od in gruppi) alla metà posteriore della faccia ventrale. Numerose ghiandole pluricellulari, al margine dorsale d’attacco delle pinne laterali. L'animale, quand'è in riposo, aderisca o no al bicchiere, si presenta ognora alquanto curvo sovra sè stesso, cioè in modo da formar una concavità dorsale. 14. Sagitta Cephaloptera (Busch). La Cephaloptera di Busch identificata da Claparède e da He:twig (siccome di sopra fu detto) alla Sagitta Claparèdi (mihi), presenta dei caratteri di valore, se non m’inganno, specifico. Raccolgo in una formola diagnostica la descrizione di Busch, aggiungendovi dei particolari, che risultano evidenti dalle sue figure. «Lunghezza massima 5 mmt.; l’animale compare schiacciato nel senso dorso-ventrale. Uncini $; denti 3 ('); 2 tentacoli alla testa. Il capo è più sottile e più lungo che negli altri Chetognati. Il corpo è trasparente, ma tendente ad un giallo bruniccio, ed è picchiet- tato di rosso vivace e di giallo, sicchè ricorda i salmo fario.» « Pochi individui, aggiunge Busch, avean più debole colore e rarissimamente s' incontravano esemplari affatto privi di quella sereziatura. Il perchè di questo variare non si può divinare: certo non è in rapporto colla maturanza sessuale, perchè anche i maturi possono presentarsi incolori». Corona cigliata cervicale, subelittica, a massimo diametro trasversale : posteriormente fa un rientramento, ossia forma una concavità rivolta all’indietro. Alcune prominenze tattili sono infossate. Cellule adesive come nella Claparèdì. — Prosegue l’autore: « Ausser den seitlichen « Flossen und der Schwanzflosse der bekannten Sagitten (in tutto «3 pinne, a quanto m’insegnano le figure) haben unsere jederseits « noch eine andere, welche von den Seiten des Kopfes auf den Anfang « des Stammes herùberreicht 33 questa pinna è, per la struttura, simile all'espansione laterale dell'epidermide della Claparèdi e perciò si può ritenere; com’essa, una formazione pinnoide (piuttosto che una vera pinna, come vorrebbe Busch). In conclusione, per tacer d’altri carat- Testa ed estremità anteriore del tronco d'una Sagitta Cephaloptera (secondo teri meno sicuri, il color rosso e (ciò che è di gran lunga più impor- Busch) Ì tante) l'allargamento delle espansioni epidermoidali dietro alla testa, mi sembrano i caratteri più importanti che differenziano la Cephaloptera dalla Claparèdì, sempre supponendo, com'è doveroso, che la descrizione di Busch sia esatta. '\ È eps . Ra det È SS " c 5 A 5 È (') E possibile che anche qui, come nella C/aparèdi (V. indietro), 3 denti si veggano facilmente, ed altri 3 invece d’ordinario non si possano vedere che con preparazioni ad hoc. Al numero' dei denti fissato da Busch bisogna perciò conceder valore limitato. ee 15. Sagitta Darwini (n. sp.). Sinonimi. Sagitta Exaptera (Darwin). Letteratura. Darwin. 1846. È probabile che Darwin abbia avuto sott'occhio parecchie specie di Sagitte e che le confondesse insieme sotto il nome di Erzaptera. Comunque sia, egli è indubitato che almeno una specie (matura, o quasi, quand’ era lunga 5 ctm. ed ornata di 5 pinne) colla pinna caudale era capace di attaccarsi alle superficie lisce delle cuvettes ; e con tanta forze che non si potea distaccarla, ancorchè si agitasse violentemente l’acqua delle cuvettes stesse. Siffatta capacità manca all’ Hexaptera ; trova invece riscontro nella Claparèdì e nella Cephaloptera ed accenna alla presenza di cellule adesive. Gli è perciò ch'io mi son creduto autorizzato a fondare la specie nuova in discorso. Riferisco qui due specie affatto imperfettamente descritte da D’'Orbigny e ch'io non posso dire se siano Sagitte o Spadelle, ovvero se debbansi costituire come generi nuovi. 16. Sagitta (?) diptera (D’Orbigny). Descrizione. Lunghissima, subeilindrica, diafana, albida: a bocca rigonfia (!) con 7-10 uncini gialli, lunghi, acuti, dilatati alla base: pinna caudale mediocre, bilobata — cordiforme. Nessun’ altra pinna. Lunghezza totale 5 mmt.: grossezza massima 3-4 mmt. 17. Sagitta (?) triptera (D’ Orbigny). Allungata, fusiforme, diafana, acuminata posteriormente. Uncini 6-8, lunghi, gialli, adunchi, acuti e forte- mente allargati alla base: natatoja caudale grande, striata longitudinalmente, composta di due lobi oblunghi, arrotondati alla loro estremità: una pinna dorsale intera, sulla parte mediana superiore del corpo: nessuna pinna laterale. Lunghezza totale 25-30 mmt. 4 Le due specie seguenti sono molto dubbie e debbonsi forse identificare alla Claparèdi. 18. Spadella Batziana (Giard) sp. dubia. La descrizione fornitaci da Giard è molto incompleta. Se è vero che questi ne esaminò molti esemplari (come sembra lecito arguire dalla sua Memoria), la mancanza delle clave brune (proprie del prepuzio) si può ritenere costante ed è certo che la specie di Giard è buona. Anche a Messina ho trovato rarissimi esemplari LO fina senza clave, m’avvenni però altresì in individui che ne possedevano una sola; ciò che mi fa sospettare che tanto questi che quelli fossero Claparèdi mutilate. Gli altri caratteri (très-saillants, secondo Giard) cioè la disposizione delle prominenze tattili, il numero dei denti ecc. sono di minimo prezzo. Per avventura si deve eccettuare la forma delle pinne pari, di cui il contorno forma un angolo sporgente, circa alla metà della loro lunghezza: dalle figure di Giard, risulterebbe inoltre che queste pinne non fosser sostenute da raggi. Nè osservando la figura, nè leggendone la descrizione, incontrasi alcun accenno alla presenza di cellule adesive. 19. Spadella Gallica (Pagenstecher) sp. dubia. La descrizione di Pagenstecher, fatta sovra un unico esemplare, è deficientissima e con essa non è possibile decidere se si tratti di una specie nuova, ovvero di una Claparèdi mutilata, ovvero anche di una Batziana. Riferisco la concisa descrizione pubblicatane dallo scovritore. « Lungh. 4 mmt. (animale maturo): denti anteriori 5, posteriori 5, espansioni laterali epidermoidali, estendentisi indietro fino alle piune laterali : tre pinne simili a quelle della Claparèdi, ma formanti ein zusammenhingendes Ganze. Alla parte dorsale della testa, alla base del labbro superiore (?), avanti ad un piccolo ciuffo di peli (cioè, ad una prominenza tattile? ), all’esterno ed all’avanti degli occhi, si vede un’invaginazione dell'epidermide, le cui pareti son brunastre e tinte di granulazioni di pigmento, nero come l'inchiostro. Queste invaginazioni, a quanto sembra, sboccano sui lati della testa, per mezzo d’un apertura a contorni fortemente rifrangenti. Mancano i tentacoli. 20. Sagitta (?) Mariana (Lewes). 1859. Nè a me nè ad Hertwig fu possibile di consultare la Memoria di Lewes. CAPO II. Costumi e distribuzione geografica. Notizie su questo argomento si trovano sparse in tutti gli autori, che trattarono di Chetognati; qui le raccolgo e le ordino, com'è necessario, perchè si possano giustamente apprezzare. V’ aggiungo altresì molte osservazioni mie particolari. Parlerò dapprima partitamente delle singole specie, ed in appresso ne ritrarrò alcune leggi generali. Spadella Hexaptera Nel porto di Messina, dal dicembre all'aprile, quando il vento è debole e vien dal Faro, nelle ore che la corrente entra, si può incontrar numerose Hexapterae. Se le stesse circostanze combinano con una giornata che sia la terza, o la quarta dopo una burrasca, la lor numerosità può essere grandissima. Gli individui ses- sualmente maturi sono rarissimi. Fin qui io sono stato l’unico che n’abbia pescati, e non sono arrivato alla dozzina tra l’anno scorso e quest'anno. Dopo l’aprile almeno fino all’agosto (d'autunno non mi son fermato a Messina) le Mexapterae sono molto scarse, ed è buona quella giornata che compensa due ore di lavoro con un pajo di Herapterae; per lo più non se n’incontra alcuna. Di notte però io non ho mai pescato. Nella pesca di superficie, fatta colle reticelle di Miller, non ho mai trovato uova d' Hexaptera; nè credo mi sian sfuggite, attesochè la lor grossezza è rilevante e per solito non sono isolate, sibbene a mucchietti. Ne’ bic- chieri le Hezapterae in generale non vivono più di 24 ore; e quelle mature vi depositano le uova, sul far della sera, 0, più di frequente, allo spuntar del sole, fors' anche durante la notte. Queste uova galleggiano; se vanno morendo, ne siam tosto avvertiti dal loro abbassarsi e cader sul fondo, come anche dal diminuire della lor naturale trasparenza. Le Hexapterae, in generale, stanno vicino alla superficie dell’acqua, dove si può scorgerle stando in barca, e si può eziandio pigliarle semplicemente con un bicchiere. Non di rado però ne incontrai anche alla profondità di un metro e più. Si trovano a Napoli (Grassi), a Messina (Krohn ecc.), a Madera (Langerhans), e, se le Hezapterae D'Orbigny sono eguali alle mie, anche nel Grande Oceano Australe a 40° di latitudine ed a 82° di longitu- dine ovest di Parigi; abitano dunque le regioni temperate calde e le quasi subtropiche. Nel Grande Oceano, nota D’Orbigny, l’Heraptera non compariva che a crepuscolo avanzato e diventava commune, dopo che,era scesa la notte. Spadella Magna A Messina io ne ottenni in tutte le stagioni, ma sempre pochissime, cioè non mai più di 2-3 per giorno; la più parte eran giovani lunghi 14-2 ctm. A Madera non è rara (Langerhans). Si trova anche a Napoli. Se ne sta alla superficie, come l’Hexaptera. Spadella Lyra Fin qui è stata riscontrata con sicurezza soltanto a Messina (Krohn etc.) ed a Napoli (Grassi). In due anni ne ottenni tre esemplari, femminilmente quasi maturi. I giovani non sono molto numerosi, ma però più frequenti delle Magnae; in una buona giornata occorre di pescarne perfino mezza dozzina. To ne ho avuto in ogni stagione, e qualcuna anche in giornate pessime. Abita la superficie, come le specie precedenti. Spadella Enflata Si può applicar ad essa press’ a poco quel che termino di dire sulla Lyra. Forse questa specie si trova anche a Madera ed a Napoli. Spadella Tricuspidata Abita la parte meridionale del Grande Oceano. Spadella Bipunctata A Messina questa specie è communissima in tutto l'anno: anche nelle giornate peggiori non manca qualche Bipunctata immatura. In certi giorni, apparentemente favorevoli, sono molto scarse, e talvolta il giorno seguente compaiono abbondanti. Ho anche osservato non di rado un alternare di quantità delle Bipunctatae con le Ser- ‘ratodentatae, e ciò a periodi di alcuni giorni. È eccezionale d’incontrare abbondantissime tanto le une quanto le altre. V'è quando la Bipunctata è tanto numerosa, che in un bicchier d’acqua se ne possono contar delle dozzine. Le mature nel sesso femminile sono però sempre piuttosto rare. Le Bipunctatae in cattività non sopravvivono più di 24-48 ore; se sono mature, ovificano nei bicchieri. Le uova di questa specie galleggiano, come quelle dell’ Hexaptera ; nell’Auftrieb fresco non ne vidi mai. D’ordinario le Bipuncetatae sono più copiose alla superficie di quel che ad un metro, ad un metro e mezzo di RR accade però l’ opposto alla primavera, quando la superficie del mare è coperta E, innumeri larve di Pélagia, che sono insaziabili divoratrici di Chetognati. pb pere Fin qui son state designate alla specie in discorso, le seguenti stazioni: Bergen in Norvegia (Sars), le coste d'Irlanda (Allman), la Manica (Forbes), Helgoland nel mare del Nord (Wilms), Mentone (Grassi), Napoli (Grassi), Messina (Krobn ece.), Gibilterra (Quoy e Gaimard), Madera (Langerhans). A Helgoland, nota Wilms, innumera in maris superficie libere natabant. x Questa specie adunque è numerosa sì nelle zone temperate calde e fredde, che nelle subartiche. Spadella Serratodentata Fin qui era stata segnalata appena a Messina (Krohn), dove compare tutto l’anno. Non ne ho però mai tro- vato esemplari interamente maturi. Venne da me riscontrata anche a Napoli. Ad essa del resto è applicabile, quel che dissi della Bipunctata. Spadella Minima È abbondantissima a Messina, dal novembre al principio d’aprile; ma dopo quest’ epoca diventa molto rara. Si trova anche a Napoli. È di superficie, come la specie precedente. Incontrasi anche in giornate pessime. In cattività vive bene per 3, o 4 giorni, e forse più ancora. Ne trovai molti esemplari che mi sembravan maturi; nessuno però mi ovificò ne’ bicchieri. Spadella Draco Questa specie, d’ordinario, a Messina è estremamente rara; per eccezione comparve piuttosto copiosa nei primi mesi dell'inverno 80-81. Si trovava allora anche in giornata di scirocco e perfino nelle ore, in cui la corrente usciva dal porto. Queste sono le stazioni della Draco fin qui conosciute: le Canarie (Hîickel citato da Hertwig), Madera (Lan- gerhans), Messina (Krohn ecc.), Napoli (Spengel ('), Grassi). Abita dunque le regioni temperate calde e le subtropiche. , Non è rara a Madera; a Napoli è rara. Spadella Subtilis Questa bellissima specie, da me scoverta a Messina, è rarissima. Ne pescai sempre esemplari isolati e per lo più guasti, tranne un giorno piovoso, dopo una notte di grande burrasca (gennaio 1881), nel quale ne trovai un grosso sciame. I Anche questa specie se ne sta vicino alla superficie. (') L'egregio signor dott. Spengel me ne favorì due esemplari da lui raccolti a Napoli. Spadella Hamata Fu dragata da M6bius nel mar del Nord (zona temperata fredda) alla profondità di 135-337 tese; abita nella melma. Quest’ autore sostiene ch’essa non abbandona mai il fondo del mare. Spadella Pontica Abita la superficie del mar Nero (zona temperata calda) (Ulianin). Sagitta Claparèdi Si trova a St. Vaast nel golfo di Normandia (Claparède), a Messina (Hertwig), a Trieste (Grassi), ossia nelle zone temperate, fredde e calde. Abita tra le alghe, ad 1-2 metri di profondità. Alla superficie non ne pescai che una sola in 18 mesi. Questa specie, due e tre anni fa, era communissima a Messina, in ogni stagione (Kleinenberg, Hertwig); l’anno scorso io non ho potuto averne che dopo il marzo. Quest'anno è sempre stata rarissima e ho potuto trovarne appena alcuni esemplari e, ciò che è notabilissimo, appena in certi giorni ed in un piccolo tratto del porto, frammezzo a certe alghe filiformi e rossastro. Claparède racconta che a St. Vaast: « erschien nur selten in der Bucht, jedoch stets in unabsehbaren Zigen, < ohne dass es mir gelungen ware, die Umstinde zu ermitteln, die ihr Erscheinen bedingten..... Sie wurde nicht «nur mit dem feinmaschigen Netze in einer ziemlichen Entfernung von der Kiiste, sondern auch in den am « Strande bei sinkender Ebbe zurickgelassenen Tiimpeln in grosser Menge gefischt ». Sembra perciò che l’unica Claparòdi da me raccolta alla superficie del mare facesse la spia di un’ abitu- dine di venir alla superficie, in circostanze per ora sconosciute. Essa depone le uova in mucchietti, che s’appicciano alle alghe. Sagitta Cephaloptera Busch la scoperse vicino alle isole Orkney, pescando alla profondità di 8-12 tese « um wo mòglich junge « Comatulen im Pentacrinuszustand zu erlangen ». Non la pigliò mai alla superficie del mare in punti corri- spondenti al fondo, sul quale la trovava sempre. Tanto questa specie, quanto la Claparèdi, non sono delicate come le precedenti e vivon ne’ bicchieri, attaccandosi alle loro pareti ed al loro fondo; oppure stando tra le alghe, se ve ne hanno ('). (') Quando lasciai Messina, da più di un mese, io tenea vive in un bicchiere alcune Claparddi. Sagitta Darwini C. Darwin l’ha scoperta nell'Atlantico, alla latitudine di 21° N. verso la costa del Brasile, alla latitudine di 18° S. e fra le latitudini di 37° e 60° S. L’Oceano ne formicolava specialmente alla notte. In generale la trovò vicino alla superficie; però nel Pacifico, sulle coste del Chilì, ne prese alla profondità di sei piedi; ne pescò in gran numero anche presso la costa di Patagonia, in luoghi dove l’acqua non avea che dieci braccia (') di profondità. Per quanto dissi, questa specie si trova dunque nelle regioni tropiche, subtropiche e temperate calde. Sagitta (‘?) Batziana È stata riscontrata vicino a Roscoff (zona temperata fredda), nel canale del l'isola di Batz: « Bien que « ce soit, comme ses congénères, un animal essentiellement pélagique, on le trouve parfois, è marée basse, dans « les petites flaques d’eau de la plage sablonneuse du còté Sud-Est de l’île ». Sagitta (‘?) Gallica Se ne trovò un unico esemplare a Cette (zona temperata fredda). Sagitta (?) Triptera Fu presa, in notte calma, nel Grande Oceano a 2° di latitudine S. ed 89° di longitudine E. di Parigi (zona tropica). Sagitta (?) Diptera Venne pescata nell'Atlantico dal 27° di latitudine fin quasi alla linea, e dal 28° di longitudine O. fino al 32° (zona subtropica e tropica). Era molto comune; compariva al crepuscolo e principalmente di notte. Una specie di Chetognati è stata trovata anche nelle regioni artiche (.Scoresby: non ho potuto consultare l’opera di quest’autore). Raccolgo in poche proposizioni i fatti speciali sopra menzionati; nel medesimo tempo ve ne aggiungo qualche altro. (') S'intende braccia marine inglesi; un braccio marino inglese è sei piedi, ossia m. 1,820. Fauna e Flora del Golfo di Napoli. V. Chetognati. sa SRI 1° Si trovano Chetognati nella maggior parte e forse in tutti i mari di qualunque zona. Parecchie specie (le più voluminose, la Draco e forse altre ancora), a quanto sembra, risentono molto l'influenza del clima, cioè paiono limitate alle zone temperate calde, subtropiche e tropiche. La Bipunctata è una specie diffusa in parecchie zone. 2° I Chetognati vivono tanto in alto mare, che vicino alla costa. 8° Vi sono poche specie di animali rappresentate da un numero di individui superiore a quello dei Chetognati. Quest’è la sentenza di tutti coloro, che conoscono animali marini. A Messina in certe giornate la super- ficie del mare è letteralmente coperta di Chetognati, che sembrano i veri padroni del mare. Questi animali, non ostante che siano di una delicatezza incredibile, che muoiano per il menomo urto, che (come vedremo più innanzi) vengano divorati da molti altri: questi animali, dico, sono tanto comuni, probabilmente perchè ovificano tutto l’anno ed il loro sviluppo accade rapidissimamente. 4° Certe specie s'incontrano di solito vicin vicino alla superficie, certe altre in fondo; quelle di fondo in certe circostanze fanno migrazioni e vengono alla superficie. Fors’ anche quelle di superficie possono migrare al fondo; ciò suppongo per spiegarmi il loro rapido comparire e scomparire. È possibile che appena gli indi- vidui con uova mature si approfondino. Ciò darebbe ragione d’un curioso fenomeno poc'anzi accennato, vale a dire della rarità (che per talune specie è grandissima) di individui maturi, vicino alla superficie. 5° È possibile che certe specie di Chetognati siano notturne, o crepuscolari, e cert’altre invece, diurne. 6° I Chetognati non sono fosforescenti. ora CAPO II. Anatomia ed Istiologia. CAPITOLO I. Integumento e sue appendici ( Pinne: Organi della Draco: Cellule adesive: Ghiandole). PARTE 1. Integumento. S 1. Integumento in generale. L'integumento dei Chetognati è molto semplice; consta appena di uno, o di parecchi strati d’epitelio pavi- mentoso. Siccome il numero degli strati, così anche la forma e l’ampiezza delle cellule varian nelle varie specie; il perchè ne tratterò specie per specie. Fin d’ora però avanzo alcune leggi generali, che agevolano l’ apprendi- mento dei fatti particolari. i Alcuni di esse riguardano le singole cellule, e sono: 1° le cellule hanno tanto maggior ampiezza, quanto maggior è la taglia delle specie, a cui appartengono; 2° ogni cellula, al confine con le cellule contigue, mostra una propria velatura di protoplasma addensato, e perciò i contorni delle cellule sono chiari e netti. In certe specie sonvi anche degli spazî intercellulari evidenti. Queste altre leggi riguardano il tessuto in generale: 1° l'epidermide può essere stratificata; ciò accade a gran preferenza alle parti laterali del tronco, e più specialmente verso le regioni laterali-anteriori; 2° 1’ epider- mide presentasi ordinariamente alquanto modificata, a seconda che si trova in un unico strato, ovvero in parecchi; 3° sotto l’epidermide stanno i nervi che formano uno strato molto sottile ed incompleto, addossato ed indivi- sibile dall’ epidermide stessa. Lo studio dell'epidermide richiede longanimità, perchè egli è oltre ogni credere malagevole il procurarsi animali intatti. Io non sono riuscito ad osservar sufficientemente l’epidermide in parecchie specie, non ostante che vabbia usato ogni diligenza. Quando siamo padroni d’animali intatti, le ricerche riescono coi più communi metodi. Avvertasi però che le sezioni in generale giovan poco; egli è per contro utilissimo di distendere sul portoggetto lacinie d’epidermide strappata dalla sottoposta musculatura, oppure l’epidermide delle aree laterali, e far così l'osservazione di fronte. Le mie descrizioni sono appunto fatte sovra preparati visti di fronte, come nelle annesse figure. Sasa $ 2. Epidermide delle singole specie. Spadella Hexaptera (V. tav. II, fig. 4,5 e 9 — tav. VII fig. 8). Nella Spadella Hewaptera può esser semplice, o stratificata. È semplice, per es., in molti luoghi del tronco; stratificata invece, in corrispondenza al ganglio addominale, alla testa, alla sezione caudale ecc. Le cellule variano di forma nelle differenti parti del corpo. Dove lo strato è unico, le cellule possono presentarsi a contorni irre- golarìssimi e si possono paragonare a foglie lobate; ma ciascun lobo alle volte è irregolarmente dentellato e ridentellato. Invece dei dentelli vi possono essere dei filamenti sottili e lunghi, lunghi anche più della cellula, da cui si dipartono. Talvolta è un lobo intero, che d’un tratto si riduce ad un lungo filamento. Siccome questi fila- menti non si possono agevolmente distinguere dai ramuscoli nervosi; ed ancora, siccome all’epidermide sottostanno plessi nervosi complicatissimi (V. il capitolo sul sistema nervoso); così a prima giunta sembra che le cellule epidermoidali sian terminazioni nervose. Si tratta però di una ingannevole apparenza, come mi risulta da molte osservazioni dirette a questo scopo. Le singole cellule con tutti i sopradetti lobi e dentelli incastransi esattamente l’una nell'altra; lasciando appena, sui pezzi conservati, un lievissimo spazio intercellulare che risalta come una linea sinuosissima; mal saprei decidere se questo spazio esista naturalmente, ovvero sia prodotto dal metodo di conservazione. Non è facile immaginare quanto sia bizzarro l’aspetto dell’epidermide; se si distinguono nelle singole cellule due assi, l’uno longitudinale e trasversale l’altro, si vede che la lor misura è variabilissima, anche in cellule contigue l'una all’altra. Non mancano però regioni, ove questa irregolarità di forma è assai limitata ed il contorno della cellula è semplicemente dentato, o seghettato. La trasparenza e la rifrangenza, già negli animali ancor vividi, vanno soggette ad una forte variazione; alcune cellule son poco trasparenti e molto rifrangenti ed altre invece hanno i caratteri opposti; in quest’ultimo caso, a prim’aspetto, parrebbe di aver sottocchi soltanto le impronte di cellule, che si fosser staccate via; dove corrispondono siffatte cellule, a fresco, senza alcun reagente, si vede il plesso nervoso (V. Sistema nervoso). Per questo fatto, e perchè i contorni delle altre cellule, poco trasparenti e molto rifrangenti, spiccano in tutta la loro irregolarità: per tutto ciò, dico, anche qui nasce l’illusione che i prolungamenti delle cellule epiteliali vadano a continuarsi coi nervi. Ma, tornando alle due modalità d’aspetto delle cellule, talvolta la lor differenza resta abbastanza chiara anche sui pezzi conservati. Le cellule più trasparenti si trovano in generale molto meno abbondanti delle altre, tra cui sono intercalate senza regola; qua se ne può interporre una sola, là due, altrove molte; e per tratti ampî ponno mancare interamente. Come dirò nel progresso di questo volume, anche i nervi possono presentarsi con un aspetto del pari variabile, in modo correlativo a quello dell’epidermide. Forse questa duplice forma dei nervi e delle cellule vuolsi attribuire a riproduzione di nervi e di cellule in corso là dove il protoplasma delle cellule ed i nervi sono più trasparenti; ei non ci deve recar meraviglia il trovare cotale processo in moltissimi individui, perchè, com’ è detto in una pagina precedente, l'epidermide di questi animali è delicatissima ed a toccarla si guasta. In certi punti i nervi compaiono intimamente saldati con la superficie inferiore delle cellule; ZIO sovra pezzi, dove lo strato epiteliale è semplice, sembra che rami nervosi abbastanza grossi riposino in doccie scavate nelle cellule. Notisi fin d’ora che, ove eccettuinsi i rami diretti alle prominenze tattili, i nervi decor- rono sempre press’ a poco paralleli allo strato epiteliale. Il nucleo (continuo ancora la descrizione dell’epidermide, dov'è formata da un semplice strato di cellule) il nucleo sta nella parte più superficiale della cellula; per lo più si presenta irregolare di forma e facilmente esiste uno spazio chiaro tra esso ed il protoplasma, spazio che potrebbe devolersi ad un raggrinzamento arti- ficiale del nucleo stesso; non è raro che il nucleo presenti uno, o più vacuoli, tondeggianti, incolorabili. Il pro- toplasma in certi casi mostra una sorta di reticolo ad aree piuttosto ampie; ordinariamente però quest’ apparenza occorre in Hexapterae raccolte in cattivo stato. Passiamo ora all’epidermide, dov'è disposta in parecchi strati. Qui la dentatura è poco sviluppata, cioè dire, le cellule sono semplicemente dentellate; ed, almeno in certi punti, sono anche più piccole; qui non mi ebbi mai a riscontrare il duplice aspetto dianzi menzionato nell’epidermide, quand'è semplice. Speciale è la modalità dell'epidermide ai campi laterali nella sezione caudale; qui essa è in due strati: l’uno superficiale è di cellule poligonali a contorno uniforme e simili a quelli che descriverò sulle pinne; l’altro profondo è di cellule dentate. Le cellule dell'epidermide d’Hexaptera si isolano facilmente l’una dall’altra coi varî metodi di macerazione, che di sopra ho indicato. Spadella Bipunctata (V. tav. II, fig. 1, 2, 3). L’epidermide della Bipunctata presentasi in parecchi strati al collo; alle parti laterali di questo, il numero degli strati è maggiore. In parecchi luoghi del tronco, essa è senza, nessun dubbio in unico strato. Qui le cellule offronsi ornate di dentelli semplici, finissimi e corti; i dentelli s'incontrano tra loro, come nelle ruote d’ingranaggio; resta però uno spazio intercellulare o, come direbbesi meglio, interdentellare, spazio visibile anche a fresco, benchè angu- stissimo. Queste cellule isolansi di leggeri anche a fresco; il loro protoplasma è finamente granelloso; il nucleo è centrale, o quasi, con uno spazio perinucleare simile a quello già indicato nelle cellule d’ Hezaptera. Dove l’epidermide è stratificata, le cellule tendono alla forma ovoidale, piuttosto che alla poligonale; restano però appiattite, hanno i contorni molto segnati e senza dentelli, s'isolano di leggeri ed infine non si può scorgere alcun spazio intercellulare. In alcuni punti però, e forse ovunque, alla superficie di parecchi strati di cellule così fatte, havvene uno; le cui cellule sono simili a quelle dell'epidermide, lù dove è semplice, ma però non hanno dentelli evidenti. Sagitta Claparèdi (V. tav. II, fig. 6, 8,9, 10 — tav. VI, fig. 11). Sulle aree laterali del tronco, come anche sulle linee mediane, alla sezione della coda e sulle pinne pari (V. più sotto) si trova un’epidermide stratificata, con caratteri degni di nota. Essa è fatta di cellule globose, di varia grandezza, con membrana evidente, a contenuto apparentemente acquoso, ed a nucleo piccolo, addossato alla membrana; le membrane delle cellule contigue sono saldate in modo che non evvi un evidente spazio intercellulare. La sezione di quest’ epidermide sull’area laterale è in forma di triangolo, a cui fa da base press’ a poco l’area laterale stessa. Le membrane presentano una certa rigidità; a tal che se ne possono ottenere sezioni trasversali senza che avvizziscano. Superficialmente questo strano tessuto è coperto da uno strato d’epitelio pavimentoso a cellule piccole. Ugual- mente pavimentosa ed a cellule piccole è l’epidermide alla parte dorsale e ventrale del tronco, alla testa, come anche sulle pinne (V. più sotto). Le cellule di questi epitelî pavimentosi possono apparire sotto un duplice aspetto. Talora vedesi un nucleo centrale di foggia irregolarmente poligonale, da cui dipartesi un reticolo che s’estende fino alla periferia della cel- lula; talora, per contro, il protoplasma si mostra semplicemente sparso di finissimi granelli ed il nucleo è ton- deggiante. Tal altra volta si incontrano delle cellule tondeggianti, a nucleo schiacciato e periferico e col proto- plasma reticolato; queste cellule stanno sotto allo strato superficiale, od unico, dell’epidermide; precisamente, stanno in corrispondenza ai punti, in cui parecchie cellule dell’ or or nominato strato si toccano con un loro angolo, Io non so decidere se tanto l’aspetto reticolato del protoplasma, quanto quello granelloso sian normali, ovvero quale dei due lo sia e quale no; ebbi a riscontrare la prima condizione in Claparèdi ancora vive e perciò inclino a ritenerla naturale. Spadella Draco (V. tav. VII, fig. 1 — tav. III, fig. 4). L’epidermide di Draco simiglia a quella di Claparèdi, specialmente per le cellule globose. Queste formano due espansioni alle parti laterali del tronco e s’estendono anche alle pinne pari; in adulti le vidi anche sulle parti laterali della sezione caudale ed una volta le trovai perfino sulla parte anteriore della pinna impari (sul resto di questa pinna l'epidermide mancava). Anche sulla faccia dorsale della sezione caudale si trova almeno uno strato di questi elementi; invece alla faccia dorsale e ventrale del tronco, per lo manco nella sua metà anteriore, sono del tutto assenti, lo che accade ancora alla testa. Questo’ strano tessuto di cellule più, o meno globose, è poco differente di quel che segnalai nella Claparèdi; esso richiama le cellule vegetali e, più ancora, la sostanza propria della corda dorsale; in genere le cellule sono molto più ampie che nella Claparèdî ; ve ne ha però di svariatissima grandezza. Hanno esse una membrana; il nucleo è addossato a questa membrana e circondato da alquanto protoplasma granelloso; il resto della cellula è occupato da umore acquoso. Dopo la morte dell'animale, queste cellule avvizziscono e le loro membrane fanno delle piegoline. Tra le singole cellule a fresco si possono vedere degli spazî intercellulari piuttosto ampî, che son maggiori nei punti d’incontro di più di due cellule. Le cellule in discorso non sono isolabili l’una dall’altra. Forse, dovunque s’estendono, sono superficialmente coperte da uno strato d’epitelio pavimentoso, analogamente a quanto ho detto nella Claparèdi. Ciò però, nella Draco, io ho potuto verificare, soltanto alla parte anteriore del tronco. La difficoltà di ottenere Draco intatte giustifica questa lacuna. Nelle parti, dove manca questo tessuto e nelle aree laterali della coda dei giovani, evvi epidermide in uno, o parecchi strati; essa è composta di cellule pavimentose poligonali; alle parti posterior-laterali della testa ed alle laterali del collo è stratificata ed ha press’ a poco i caratteri di quelli della Bipunctata nella medesima regione; nella Draco però i contorni mi apparvero più segnati. Il tessuto d’aspetto vegetale, che abbiamo test conosciuto, si può ragionevolmente considerare come epitelio pavimentoso modificato; perchè s'incontrano, in parecchi punti (per es. alle parti antero-laterali del tronco, ai confini tra il campo laterale e la superficie ventrale), delle forme che io giudico di passaggio. Si vedon, cioè, delle cellule piccole, simili a certe cellule epiteliali ad esse vicine; quelle però hanno un piccolo vacuolo pieno di liquido, vacuolo che manca a queste; egli ci pare quindi che in alcune cellule epiteliali siasi formato un vacuolo. A quel che sembra, man mano che il vacuolo ingrandisce, il nucleo si porta alla periferia, il protoplasma scema e la cellula inturgidisce. Nelle cellule massime, il protoplasma è diventato scarsissimo e forma una lieve velatura al nucleo; forse una parte di esso protoplasma ha concorso a rinforzare la membrana cellulare. Per la funzione, questo tessuto si può paragonare alla corda dorsale. Spadella Lyra (V. tav. II, fig. 24). Al collo ho veduto un vero epitelio pavimentoso a cellule poligonali, coi contorni non dentati, ma soltanto ondulati. Sul resto del corpo di questa specie, ad eccezione della pinna, non vidi che uno strato di materia amorfa, tempestata di nuclei irregolari nella forma e vacuolati; questi nuclei sono tutti press’ a poco in un piano e son sparsi a distanze reciproche piuttosto uniformi. Ho verificato questo tessuto nucleato e senza limiti cel- lulari, in Lyrae apparentemente sanissime. Spadella Minima e Serratodentata L’epidermide della Minima è a cellule poligonali, piccole, non dentate; gli spazî intercellulari sono ben spiegati; sembra che lo strato sia unico in tutto il corpo. Simile a quella di Minima è l'epidermide della Spadella Serratodentata, le cellule però son più ampie. Spadella Enflata e Magna Anche nell’Enflata l'epidermide è sottilissima. Mancai di osservarne i particolari istiologici; lo stesso devo confessare per la Magna. Spadella Subtilis È probabile che, per l'epidermide, la Subtilis si approssimi alquanto alla Draco; le espansioni laterali epi- dermoidali, in quella sono però, senza nessun dubbio, molto meno sviluppate che in questa. Gli individui da me esaminati eran così guasti che non mi fu possibile di farne più precise indagini. $S 3. Pimmento. Quasi tutte le specie ci si presentano per lo più incolore; però singoli individui di molte specie possono aver l’integumento colorato in qualche punto. È quistionabile se questi individui siano varietà delle specie, oppure se il presentarsi della maggior parte dei Chetognati per lo più senza alcuna tinta, dipenda da lesioni, tanto agevoli in questi oltremodo delicati animali. Al mio parere e l’una e l’altra ipotesi hanno riscontro nella realtà. Il pimmento può essere in granelli, ovvero sciolto; può stare nelle cellule epidermoidali. I granelli di pimmento, quando sono abbondanti nelle cellule epidermoidali, non ne invadono mai uno spazio quasi centrale, che perciò resta incoloro; questo spazio è subrotondo ed accenna al nucleo. Esso non è evidente, quando i granelli sono rari. Tutte queste cellule pimmentate hanno figura poligonale, e tra di esse esistono di sovente degli spazî inter- cellulari piuttosto larghi ed incolori affatto. Il pimmento, oltrechè nelle cellule epidermoidali, può trovarsi in quelle della corona cigliata e fors’anche in quelle delle prominenze tattili (V. più innanzi). Il colore varia; ha però un curioso rapporto col cibo’ e coll’ambiente; cioè dire, le specie di superficie, che sogliono mangiare crostacei bleu marin, di spesso hanno appunto tale colore, che è commune anche all’acqua, in cui nuotano; la Claparèdi, che vive spesso tra alghe giallo-verdi e si pasce di crostacei similmente colorati, ha appunto una tinta gialla, o verde marcio. Non si può credere però ad una diretta dipendenza del color del cibo; perchè ho veduto il bleu marin sulla testa di Bipunctatae neonate, che non aveano per anco assunto alcun alimento. Forse que’ colori sono ai Chetognati di qualche utilità, ma ciò non si potrà sostenere sodamente fino a che non conosceremo a fondo i loro costumi. Non è forse inutile che qui registri i colori per me osservati nelle singole specie. Un tronco di HMexaptera lunga centim. 2 !/a, era sparso di macchie brune e di macchie bleu marin; questo pimmento era in granelli che infarcivano le cellule di uno strato d’epitelio pavimentoso, senza. dentello alcuno: strato che soprastava all’epidermide ordinaria ed era presente soltanto, là dove si trovavan le macchie. In due Herxapterae femminilmente mature la pinna caudale era per gran parte bleu marin. In un’ Hezaptera del pari matura, allo sbocco esterno dell’ovispermadotto, stava del pimmento granuloso giallo-bruno. In Lyrae giovani, od adulte, non di rado, si vede la parte dorsale del prepuzio giallo-bruna per pimmento granelloso. La stessa parte nell’Enflata e nella Bipunctata può essere bleu marin, ancora per pimmento granel- loso. La Bipunctata e la Minima frequenti volte presentano su tutta la superficie del corpo una legger tinta cilestrina, la quale è derivata da pimmento sparso in rari granelli specialmente sulle prominenze tattili. Nella Claparèdi alle volte una gran parte del corpo è colorata in giallo; per lo più vi son qua e là sol- tanto delle macchie gialle. Questo pimmeuto è sciolto uniformemente in gruppi di cellule pavimentose dell’epi- dermide. All’estremità anteriore delle pinne pari vi sono delle linee nere per pimmento in granuli neri; i quali, a quanto sembra, stanno alla superficie dell’ epidermide. Pimmento simile trovasi nelle cellule allo sbocco del- l’ovispermadotto, nelle clave ed alla loro base. Di altre colorazioni, che si riscontrano sulla vescicola spermatica di tutte le specie, terrò parola nel capitolo sugli organi genitali maschili. pn PARTE 2. Appendici dell’epidermide. $ 1 Pinne (V. tav. II, fig. 14 — tav. V, fig. 14). x L’occhio di chi esamina un Chetognato è colpito da certe appendici quasi sempre orizzontali, che danno all'animale l’aspetto d’un pesce, ovvero d’un cetaceo. Hanno figura di segmento di cerchio, o di lunule, o di triangolo; riposano sul corpo dell'animale con una base allargata e diminuiscono gradatamente di spessore verso il loro margine libero, dove sono mollissime e flessibilissime, anche nelle specie più voluminose. Le pinne sono in numero di tre, o cinque, a seconda della specie; quando nell’adulto non ve ne sono che tre, si trovan le espansioni laterali dell’epidermide, di cui già dissi più sopra e che potrebbero considerarsi formazioni pinnoidi. In tutte le specie esiste una pinna impari, che abbraccia l’estremità posteriore del corpo. Le altre quattro, o le altre due, sono disposte per paia sui campi laterali; e precisamente un paio (medie) s’estende in parte sulla coda ed in parte sul tronco, l’altro (anteriori) sta tra questo paio ed il ganglio addominale. Le pinne anteriori son gracili in tutte le specie; le medie e le impari sono relativamente robuste. Il Chetognato neonato possiede tre sole pinne, cioè le medie e le impari. Sono esse appunto quelle che s'incontrano nei Chetognati, che possiedono tre sole pinne anche quando sono adulti. Nella Lyra, le anteriori e le medie sono riunite assieme da una cornice, o ponte, molto stretto. La pinna si compone: 1° di una sostanza fondamentale amorfa; 2° d’un inviluppo completo, o no, fatto di raggi (che all'occhio nudo nell’ Heraptera paiono strie delicate), tra cui sono 3° delle cellule interradiali ; 4° di una copertura superficiale di epidermide; 5° di numerosi nervi, che decorrono sotto quest’ epidermide, ad eccezione dei ramuscoli terminali, che l’attraversano e vanno alle prominenze sensitive; 6° di queste è cosparsa abbondantemente ogni pinna. La sostanza amorfa si colora forte con parecchie materie coloranti. Alle pinne laterali compare, coi tagli trasversali del corpo dell’animale, sotto figura di triangolo, con un lato piccolo corrispondente all’area laterale (ed in rapporto diretto di continuità col peritoneo); è limitata alla metà interna, o basilare della pinna. Poco dissimilmente si comporta nella pinna impari; colorandola, resta facile vederne ad occhio nudo la delimitazione: è, per così dire, una piccola pinna iscritta nella pinna vera, a cui è simile e con cui ha com- mune l’inserzione sulla coda. I raggi sono di sostanza chitinoide; più o meno appiattiti nel senso dorso-ventrale e più o meno distanti gli uni dagli altri (di spesso questa distanza nelle pinne laterali è maggiore che nell’impari). Essi possono limi- tarsi alla parte esterna della pinna, e perciò avanzarsi appena per pochissimo tratto sulla sostanza amorfa; oppure s’estendono anche su questa, fino all’inserzione della pinna. Possono mancare, per es., all'estremità anteriore della pinna anteriore nella Lyra ecc. Nella parte esterna della pinna, dove non c'è la sostanza amorfa, sono in un unico strato; quando incontrano questa sostanza, si dividono in due straterelli dorsale l’uno e ventrale l’altro; i quali così le formano una sorta di inviluppo. ' Fauna e Flora del Golfo di Napoli. V. Chetognati. (dI) CARA Questi raggi son quasi paralleli gli uni agli altri. La lor lunghezza e la lor grossezza sono incostanti ; in una stessa pinna s’alternano raggi sottili e grossi; là uno termina, quà uno nuovo si. interpone, ognora senza regola. Essi infine sono più, o meno, appuntati alle loro estremità. Le cellule interradiali si trovano non soltanto nei giovani, ma anche in individui, almeno maschilmente, maturi. Si vedono facilmente alla parte interna (basilare) della pinna impari; son cellule quadrangolari allun- gate, a nucleo grande, scarse di protoplasma, disposte per lo più in singole serie parallele ai raggi; è regola che una serie di cellule alterna con un raggio (V. tav. II, fig. 14). I nervi si possono verificar di leggeri nella pinna impari; pervengono a questa da rami degli addominali posteriori; son tre, quattro tronchi abbastanza grossi; essi si staccano lateralmente (dalla porzione della coda, che è circondata dalla pinna) e si spandono sovra di essa; quelli d’un lato sulla metà correlativa della pinna stessa. Nell’ Heraptera si vedono evidenti plessi simili a quelli che descriverò più avanti (V. Sistema nervoso). L'’epidermide forma un involucro generale della pinna. Nella Minima e nella Claparèdi, l'epidermide della pinna impari risulta d’uno strato di cellule poligonali piatte, simili a quelle che ho descritte sul loro tronco (V. tav. II, fig. 8). Nelle pinne laterali della Draco e della Claparèdi esistono, come venne già menzionato, delle cel- lule globose. Nell’Hexaptera e nella Magna, sovra buone preparazioni coll’ oro, o coll’osmio, perfezionate, 0 no, con colo- razioni carminiche, si vede che 1’ epidermide risulta (V. tav. II, fig. 9) di uno strato superficiale di ampie cellule poligonali, a nucleo quasi centrale, piuttosto grosso; attorno a questo sta una velatura di protoplasma; il resto della cellula sembra ridotto in un fino reticolo ad areole poligonali. Al centro d’ogni areola, profondamente, si può trovare un corpicciolo nucleiforme. Parrebbe perciò che sotto uno strato di cellule poligonali ampie stesse uno strato di cellule piccole: non meno di quindici piccole sotto una grande. Se i detti corpiccioli non si voles- sero riconoscere nuclei di celluline, bisognerebbe ritenerli grossi protomeri delle cellule epiteliali. Qua e là in certi punti, in cui s'incontrano parecchie delle or ora menzionate cellule ampie, s’interpongono evidenti spazî intercellulari. A tutta prima sembra di veder delle cellule strane, ma la mancanza del nucleo ci fa-immediata- mente riconoscere l'errore. Alle pinne non vanno muscoli, e però esse non hanno un motore proprio e la loro funzione è ben differente di quella delle pinne dei pesci, degli eteropodi ecc. Allargando la superficie orizzontale del corpo, esse facili- tano la sospensione dell’animale sull’acqua e servono come organo d’ equilibramento. Passivamente, per la contrazione del corpo dell’animale, la pinna caudale è trascinata a batter l’acqua, ciò che forse facilita la locomozione. Questo non sì deve dimenticare che, cioè, le pinne per la lor ricchezza di prominenze servono mirabil- mente, come organi tattili. Infine si può pensare ch’esse proteggano le aree laterali, le quali, per la scarsezza o mancanza di muscu- latura, restano debolissime. M'è però d’uopo confessare che, anche tirando la somma di tutte queste supposte funzioni, non mi sembra di esser del tutto al chiaro sul vero valore fisiologico degli organi in discorso, tanto caratteristici dei Che- tognati; cotale mio dubbio è motivato sopratutto da ciò che i Chetognati più voluminosi hanno piune rela- tivamente piccole.

» 3. » 10. PI: » 14. » 4. DIE >» 6. ale | pil: LIMRICO » 8. DDT » 116; DI MAD: | » 8. di AS: Musculatura generale. Sistema Nervoso. Tav. 2. Fig. 8 a 22. 6. x Tav. 2. Fig. 24. Ho » (22.10: DIRI PA 8 PIT. a » 4 » Ulea:6, SL ael2; Tav 5. ». (6. » 8. » 9. » 12. Tav. 2. PIG: DARI » 8. » 9 Tav. 5. » 6. Navale » 2. DID; » 8. Tav. 3. 6, » 3: Tav. 4. >» Di » 10. Big. 10, 1 6017: Pl 2raglo: di. VS: PIMANI-MOO: SAT: 3) Prominenze sensitive. Fig. 16. CO illa lo: Da DIE » 02,4. Occhi. Fig. 1 a 6. » 8. Corona cigliata. Fig. 15. POLI >» 18. » 10. Fossetle vestibolari. Fig. 6. 3 NOMI (5 » 17. DINI: Fossetta retrocerebrale. Fig. 6. PILA » 13 a 15 Tav. 3. DRD: Tav. 5. PING: nb » 12. Tav. 2. » 3. DIO: » 10. » 12. Tav. 1. » 2. DIS: Pao: » 6. » 8. » 10. » 12. ERRATA — CORRIGE Follicoli vestibolari. Fig. 6. DIMININSI Organi femminili. Fig. 15. PINO: Ala ID > 3. Organi maschili. Fig. 12 a 14 DIMOSZLO! Dan ASSI, » 10 a 12. » 5a 8,12, 14. Spermatogenesi. Tutta la Tavola 13. Apparecchio della nutrizion:. Fig. 9 a 14, I. » 10 e 11. SOIT, i I 18% pIdl6: I 26,075 DIA 9) SIIRI2 005915 Pag. 48 linea 5 dal basso invece di: se queste siun veramente proprie leggi: se questi sian veramente propri — 60 — 18 e 19 dal basso cancella: a/le prominenze tultili —. — — 16 dall'alto invece di: nervi, leggi: n:rvi PELO — 68 — 20 _ invece di: esistano che nervi: leggi: esistuno nervi cancella: cilindriche Sar d. Golfes v Neapel V Chaetognatha Vent Welk: Engelmarn Zap I Fauna u Flora d. (olfes Neapel Vl Chaetognatha. Tuf 2: Vert vWilk Engelmarn Tanz Lith.Anstr Werner de Winter trankfurt GU: sof uf | Fauna u Flora d. Golfes v Neapel V Chactognatha. CECO ORI si: o; N nì 9 VerEw al Ergelmann Zeinzcr Taf h Veriw Wilk Engelmane Lap Lith ArstrWermorkMinter Frankfurt GM x tl PI ' o \ . Ì ' i ì Mi = Ù : î ' » ù ì 1.9 Ù Ù Ul - : . su I ù : Ca î La ili # mi I j vi: (na n Di ù DR (IU LA c I Ù Î I Ù | » Comi È Ù [ x r Ù i Ù n È i È Ù È . Ù di Ti ice Laundu Flora d (olfes Neapel Vl Chactognatha. ua i LIO SITI] Li \ ndd,0s0) Ù 348) Vere Ergeimint Leiazio Fauna u Flora di Golfesv Neapel V Chactognatha. Taf 6. — Grassidel Vel Mi Ergdnann tenza i Lit Arst rome bante, Fnkfat i, DI Li Fauna u Flora d Golfesv Neapel VI Chactognatha. 24129 app K pz 131 (EL TIZIO per "din Sa Qpr Di A «Fauna u Flora d Golfes v Neapel V Chaetognatha. Taf 8. ALTA 14 \a NN NE NU \Òù È 6 VANS . A SEI Vas IK Eroimann Zenzzg LithAnst 7 Werner & Winsor Frankfurt cè Faunau Flora d. Golfes v Neapel V Chactognatha. Ferie Engsimann Lenzig LimAns e erertliinteprankzre di psi LI Verlx Witt Engelmann, Sesnzig: LithAnsty Wernerd Water Erano kfitrà SM Taf 11 LithAnst Werner dite Fraifaregli VerLo With Engelmanna beinzig Fauna u Flora d. Golfes vNeapel.V Chactognatha. Ì Fauna u Flora d. Golfes vNeapel V Chactognatha EIN Imi MW DI LILLA s S i 4 % 4 178 CULIAZA ti “e SÈ S7Ò Ltd werner & Winter, Franifare E, VerkwWih Engelmann Lapzio ; ; di 3 n Ù DI ti DI) i! A, \ 4 ; ‘ Beal 3 i / 7 Fauna u Flora d Golfes x Neapel VChactognatha. VINER Ik o. osa n. B 5 i . N 5 10 ” 12 9 4 SA SA So la e . È des ee % ea da n a, 15 sila S #6 % 26 Î C Ba î 6 | "i È n 28 Il {! ce A; f 29 Sca \ LE 8 4 Veri i: Wa Zagelmann Fesnziy . i Lit Enstr Wemeo è Mate, rari Na i Di al Len] P WA RI; Ì [| i) / ; ARIA i PEARCE CCA, PASTA VIA » I} vi 14 IU i Kai Patt ; UU VAT i i i) LA, \ ) O TI ATTO da TRI, Ai tot hat gi. hi Kth Mu PA II Mi RIAD) ti | i bi Mi 4 hi | di dn AAA PARE LAO Di I) î DI L'de-LAN ld | bor al 4 sh VAR i ARIA, ti PA fr in te i Hi I; NI il | i Li gv, i i ni dh di i un (HAR h | De i il Di h3] SITA VARI sen Îi i TEN " tt ita Li n AhCCI Lita ata». LOR ENI ANIA TRI FALAOI Hi x IDR gun UE, ta Pope Sleep IIRSARE Hifi À I HI: ASL It} à i i pepetil n i Lo RARO qui ai vo “ oil nea ‘ | NI % DA Ki URRA }: mi Î Ri PELATI ii DA pi Ù 0 vo, (OA Fo part ut Ab si DI 1 dm} Tall f UPN SUA DL i Li ie.