7\\ '4 r ^• V A 4 •'A'»*' ''l;^??';^^"-^ '•^ ^ ^1 wjk:-':,... /- "Vy Ci. 'm;^^y'' \;,„l,,llo ,l,.ll„ Sl„ul« fcn,/, PLANIMETRIA DEL NUOVO COL VECCHIO GIARDINO E DELLA NUOVA PORTA CHE ACCEDE DALLA CITTA ALLA STAZIONE CENTRALE DELLA STRADA FERRATA I IN r> I e PE Jl PIANTA DEL GIARDINO! I. Palazzo del Museo civico. II. Serra Bacheca ed annessi di servizio, lil. Padiglione-Caffè ed attiguo ponte di ferro di pas- saggio al Basi ione. IV. Piattaforma in rialzo perla musica. V. Ingressi ai Giardini vecchi e nuovi. YI. Fabbricato detto del Salone eretto dall'archit.^ Pier- marini. VII. Spazio destinato per la costruzione di un teatro diurno, con annesso spazio carrozzabile dalla via Palestro. YIII. Monumento Cavour, — opera degli scultori Ta- bacchi e Tantardini. IX. Statua del poeta Milanese Carlo Porta, — opera del Puttinati. X. Statua dell'Italia Turrita, che trascrive i nomi dei martiri politici dello Spielberg. Xl. Obelisco nel mezzo dei vecchi boschetti. XII. Boschetto delle magnolie grandiflora. XIII. Idem dei gruppi di querce indigene ed esotiche. X!V. Idem dei gruppi di coniferi indigeni ed esotici. ] SUE ADIACENZE XV. Spazio a scomparti simmetrici con ajuole di fiori e conifori sul davanti del Palazzo del Museo. XVI. Altro spazio a prospetto del Palazzo della Villa Reale a scomparti come sopra. XVII. Luoghi di riposo ombreggiati da alberi di tiglio. XVIIl. Circolo delle rose. XIX. Spazio tracciato ad ajuole e viali uniformi destinato nel progetto del giardino alTorticoltura. XX. Corso d'aqua regolato a serpentina ingrediente nel Giardino fra scogli e con uscita nel bacino re- golare di mezzo allo scomparto sim^metrico sud- detto di fronte alla Villa Reale. XXI. Viale degli aceri. XXìl.Ulmus Campeslris , — albero secolare nel vecchio giardino. jXXIII. Galleria di sotto-passaggio al Bastione. XXIV. Nuova chiesa di s. Bartolomeo. 'XXV. Chiesa di s. Angelo. XXVI. Chiesa dei Protestanti. ^XVII. Palazzo in che trovasi l'Istituto Tecnico Superiore. WIII. Alberto Cavour. IL GIARDINO. IL NUOVO GIARDINO DI MILANO Con Tavole e Figure, C-O-^^Qs-^ vi spese e cura i)i Zanetti Francesco Cipoijratu-ituvc. MILANO. Tipografìa Zanetti. 1869. La presente operetta è posta sotto la salvaguardia delle Leggi , tanto per le tavole e vignette , quanto per il testo, e r Autore-Editore intende godere di tutti i pri- vilegi, che esse accordano alla proprietà letteraria. 7_1^-n PREFAZIONE. I L Giardino Pubblico di Milano, ancorché non sia antico né grande come quelli di altre fa- mose città d' Europa, è però tale da attestare lo splendore del Municipio Milanese , e che, incominciato in tempi difficili per compiersi tra le migliori speranze del paese, riuscì ani- mato e direbbesi informato allo spirito dell'e- poca. Prima e meno disputata delle grandi opere edilizie compiute in Milano dopo il 1859, il nostro giardino colse i primi vantaggi dalle larghe vedute di una coraggiosa amministra- zione, e dall'ingegno distinto anzi specialissimo in questo genere dell'Ing. architetto Balzaretto, che lo ha disegnato e compiuto con rara soler- zia artistica ed economica. Inaugurato questo giardino colle feste po- polari dei plebisciti e delle annessioni, abbel- lito dai doni spontanei dei cittadini, fiancheg- giato da splendidi edifizj, animato da monumenti cari al popolo, circondato finalmente e quasi 90S071 ampliato dal tracciamento delle nuove vie che formano una specie di città nuova, mi parve m^eritare una illustrazione, una specie di storia che richiamasse gli avvenuti mutamenti , le vicende e le difficoltà del progetto e della ese- cuzione, e dar ragione dei principali ornamenti che lo abbelliscono , onde appagare la natu- rale curiosità dei visitatori ed onorare l'uomo egregio che vi spese intorno cosi larghe ed amorose fatiche. La vicinanza del Civico Museo, il quale fa corpo col giardino pubblico , rende indispen- sabile a questa guida un indice generale di quella notevolissima raccolta di oggetti natu- rali, cominciata per donazione di un privato, e che pei larghi dispendi del comune e per le intelligentissime cure di quelli che vi fu- rono preposti ha toccato al grado di istituto di primo ordine. Non sarà però che un cenno isitorico della sua origine e del suo ordinamento, con una specie di rassegna della ricca sup- pellettile secondo la sua distribuzione attuale che forse non è neppure stabile, affinchè il visitatore vi trovi un richiamo alle cose più notevoli che potrebbero a molti sfuggire inos- servate. Altro intento questa pubblicazione non ebbe dinnanzi che di onorare il buon gusto della città e dell'autore del giardino, procurando, per quanto con sì piccolo lavoro è possibile , di impedire che la parte più giovine della po- polazione sì avvezzi a guardare con indiffe- renza le belle cose che abbelliscono la sua natale città. Milano, Decembre 18G8, L' Editore. L INTRODUZIONE. I dintorni dei Giardini nei tempi passati. Cenno sui portoni. _ S. Bartolomeo. _ La via Cavalchina. _ La via Isara o Risarà. _ S. Maria della Canonica. _ Collegio Elve- tico. _ Convento delle Carcanine. _ Convento di S. Dionigi Demolizione di una sua parte per la linea dei bastioni. A chi volgeva i passi, non molti anni addietro, a quella parte della città nostra, a cui, per venerazione airantichità, si volle conservato il nome di Porta Nuova (^), altro non presentavasi allo sguardo di lui fuorché chiese, casacce ed orti, le une men degli altri di gradito aspetto. Movendo diritto il cammino, appena usciti dairarco, alla sinistra del passeggero, sorgeva una chiesa dedi- cata a S.Bartolomeo, e fondata inverso al 1065 su di un'area ceduta (mezzo donata e mezzo pagata) da uno di quegli alchimisti del tempo andato, che si di- ceano medici. Ehbe la chiesa origine da un'aspra con- ci) Perchè si chiami Porta Nuova gli storici non l'hanno fino ad oggi definito. Le congetture sono molte; v'ha chi le attribui- sce tal nome al vedersi colà raccolte sempre nuove merci e nuovi frutti; chi la chiama Nuova perchè eretta da un Noveltio Triconzio (e di qui detta per corruzione novella, indi nuova). Una logora iscri- zione, con due teste mutilate, che ancora si conservano sulla parte esteriore dell'arco, danno a quest'ultima versione un qual- che peso. tesa tra l'abate ed i canonici della Basilica di s. Dionigi. Pertinaci Tuno e gli altri, questi ultimi abbandona- rono il sacro tempio a cui appartenevano e quivi piantarono una chiesuola angusta, meschina. AlTe- poca di s. Carlo venne ristorata (1578); ma forse poco rispondente alla ricchezza, al legato e alle pre- tese dei cattolici venuti più tardi, ai tempi del car- dinale Federigo Borromeo venne interamente rifatta. Ai giorni nostri fu demolita, e levate in fino le fon- damenta C^) per dar luogo ad ampia e disfogata via. Pili innanzi, in linea diritta, si imboccava la strada detta alla Cavalchina, angusta, melanconica, a sghim- besci; ed alquanto più oltre a diritta, si ergeva un ampio caseggiato, a forme e linee poco architettoniche. Era questo ne' tempi vetusti posseduto dalla illustre famiglia Boniforte Guidobono Cavalchini, da cui pren- deva nome la via, ed indi Io fu da uno dei Gasati, sempre gradito albergo all'opulenza, e spesso ricetto a gioconda vita. Più tardi ebbe a signore la famiglia Dugnani, che ne a^s^randì Tabitazione e la vasta ortaglia annessa; ma di ciò diremo più innanzi, allorché dovremo ac- cennare ai modi ed alle cagioni per le quali questo vetusto ricettacolo venne trasformato in armonico pa- lagio, sacro alla scienza, e quasi mutato in ornamento d'arte. A non molti passi lontano, ed a sinistra della via esistevano diversi caseggiati, con opifìcii e stabilimenti industriali; e nell'anno 1778 venne eretto quello vasto della Zecca, reputato uno de' migliori. Ma se il passeggiero che usciva dall'arco di Porta (1) Questo è accaduto durante il mese di decembre 1866 ed il gennaio e febbraio 1867. 5 Nuova, in luogo cPandare alla strada Cavalcliina avesse volli i passi verso diritta, era tosto messo per una ■viuzza, detta Isara o Risarà, fiancheggiata da un lato da melanconici fabricati (^); e dall' altro talvolta chiusa da muricciuolo campestre, e da bottegucre, vere cata- pecchie d'affitto ad operai; od anche da casa campestre 0 da spinosa siepe, a piedi delle quali chiudende, nella parte interna, aveavi un cavo o fossato d'irrigazione. Primo ergevasi il Collegio Elvetico, convento che fu già delle monache dell'ordine degli Umiliati, tras- locate da S. Carlo a S. Maria del Cerchio a Porta Ti- cinese. Fu quest'uomo di sincera e squisita pietà, che istituì il Collegio di cotal nome, perchè fosse pale- stra ai giovani che più tardi volessero recarsi in Elvezia dove il risveglio della ragion pura e del puro e libero esame cominciava a metter barbe ed a minacciare i confini della contermine diocesi milanese. S. Carlo aveva già iniziato (1579) un si fatto col- legio, in via d'esperimento, nelle case della Badia di s. Spirito; ma posciachè, per autorizzazione pontifi- cia, divenne assoluto sÌ2nore delle ricchezze dell'Or- dine degli Umiliati, resi immeritevoli di esistere per i turpi loro costumi, ricostrusse e tramutò quel convento nel nominato Collegio. Lo vediamo, intatto, anche a giorni nostri (^) con una magnificenza che s'accosta (1) È quel palazzo in che sta al presente l'Istituto tecnico su- periore. Diceasi anticamente (10o7) S. Maria della Canonica, per- chè ivi si recitavano le ore canoniche. Un santo, credo si chia- masse Arialdo, ne fu proprietario e regolatore costruendo muri e riparti per tener separati i chierici dai laici e dalle donne, vi- venti prima tutti in comune. Morto Arialdo vi si piantarono i frati Umiliati, ai quali fu tolto da S. Carlo che ne fece un semi- nario a scuola di perfezionamento per chi volesse mettersi a guida. e cura d'anime. (2) E quel meravi^jlioso fabbricato che fiancheggia i Boschetti e la via S. Primo. Fu sede al Senato, poi agli uftìci di contabi- lità; ora vi ha la direzione delle Gabelle, e vi si tengono le As- sisie. 6 alle costruzioni romane; alTesterno desta venerazione, ed airinterno cogli ampi suoi cortili e colonnati e salo- ni, si eguaglia ad una regia o, meglio, si fa degno di sede a reggimento di popoli. Distavano all'est di questo Collegio due conventi (già in Milano ce n'avea una miriade di conventi!) Puno di monache, l'altro di frati. L'un convento era diviso dall'altro per una via chia- mata strada Marina. Il cenobio femminile , innanzi che si tramutasse in pietoso asilo muliebre , era sa- crato ad un soave e sublime istituto umanitario. Vi si allevavano gli esposti lolti alle poppe delle nutrici, a s. Gelso; ma allorquando vennero gli esposti tras- portati nel grande O.^^pitale, il locale in via Marina ri- mase inabitato. Ed allora fu appunto che Giovan Pie- tro Garcano, ricchissimo gentiluomo milanese, fondò in quello il monastero delle Vergini di s. Agostino, le quali dal nome del loro fondatore vennero dette Carcanine, e per i dettami che seguivano vennero al- tresì nominate simultaneamente le Turchine. Il fabbricato tuttora esistente e l'antica birraria, de- molita recentemente, occupava appunto quell'area sulla quale sorgea un tempo il monastero delle Garcanine. Di fianco a questo, e da nuU'altro diviso fuorché dalla strada Marina sorgeva il Convento di s. Dio- nigi, uno dei più antichi, piìi ricchi e celebri della città di Milano. Vuoisi che fino dai primi secoli dell'era volgare esi- stesse colà una cappelletta, a raccolta di preghiera da parte dei devoti della dottrina di Cristo; e si pre- tende ancora che s. Ambrogio mutasse la cappelletta in una chiesa, da lui eretta a Basilica. Dicesi che di questi tempi appunto morisse in Cassano un san- t' uomo per nome Dionigi , venuto da assai lontani paesi, e che vivuto oscuro niuno pensasse a lui; ma, eccoti, improvvisamente, inverso alPundecimo secolo, l'arcivescovo Ariberto metterlo in onore; egli ne tras- porta da Gassano le ceneri , le colloca in una delle più antiche basiliche di Milano, e dà ad essa il nome di s. Dionigi, erigendovi un monastero con abba- zia (1023). Ricca quella chiesa delle ossa del santo , ma più fortunata pei doni che da ogni dove le piovevano, e abbati e monaci vi passarono per anni e secoli la vita più tranquilla e giojosa che si potesse immagi- nare. Se non che insorta guerra tra Francesi ed Ale- manni nel 1532, questi ultimi sgombrarono di frati rabbazia e vi piantarono il loro quartiere. Singolarità di eventi! Gli Alemanni, subodorato il debole del paese, rispettarono ogni cosa; ma ritraendosi di là asporta- rono le preziose reliquie del santo, riscattate subito dopo a caro prezzo dalla pietà dei cittadini. Un anno da poi, abbate e monaci abbandonarono chiesa e mo- nastero, cui Glemente VII diede in possesso ai .Ser- viti , senza che gli storici od i cronisti ci dicano la vera cagione di tanto bizzarro contegno. Perdoni il lettore se scriviamo più che non paja necessario dire intorno a questi luoghi; egli è che qui appunto cominciarono quei mutamenti, che a poco a poco per lo addietro, ed assai rapidamente in questi ultimi tempi resero la parte nord-est di Milano una delle più belle e delle più ricercate a giocondi passa- tempi. La chiesa di s. Dionigi, propriamente parlando, era fuori del ricinto di città; e chi volesse procacciarsi una delle molte iconografie rappresentanti la nostra me- tropoli (che sempre fu tale) nel secolo XIII, si con- vincerà facilmente che la Porla Orientalis era ben ad- 8 dentro al corso V. E. de' nostri giorni, e che la slessa chiesa di s. Babila era pur fuori di ricinto. Segui- tando il cammino verso oriente costeggiando le torri, i rivellini, i merli e le altre opere di fortificazione che a guisa di catena a brevi anelli, cingeano questo popolo, vero leone del secolo del Barbarossa, si trova la Pusterla s. Dionigi per dove si usciva alla chiesa e convento dello stesso nome. Non fu se non all'epoca del governatore Fernando Gonzaga (1549), che si vollero compiere le mura di Milano già in addietro a poco a poco costrutte quai punti di difesa per mezzo di qualche pugno di va- lorosi, anzi che baluardi regolari. La continuazione di uno di tali spalti, quello che a nostri giorni corre tra Porta Nuova e Porta Venezia, veniva appunto a terminare e rasentare la chiesa di s. Dionigi ; ed i cronisti ci dicono che a fine la linea del baluardo corresse senza angoli, necessitò di tagliare una por- zione della chiesa stessa. Fu poco dopo quest'epoca €he la Porta Orientalìs venne trasportata e costrutta in linea alle difese, e che il monastero riuscì allora dentro le mura. L'area da esso occupata era in gran parte quella su cui sta al presente eretta la casa Rossi, più addietro detta casa Ruga e che forma an- golo del passeggio vicino a Porta Venezia movendo i passi verso Porta Nuova. Del resto la chiesa di s. Dionigi non ha alcuna memoria storica, se si eccettua una iscrizione con- servataci dai cronisti, la quale narra come Lodovi- co XII di Francia, avendo nel 1509 riportata vitto- ria sopra i Veneziani, montasse a cavallo presso alla porta di detta chiesa per entrare trionfante in Mi- lano. Questa lapide ci proverebbe un'altra volta che la Porta era di que' tempi assai più addentro. 9 Quei baluardi che da prima erano sacri al citta- dino armato, a poco a poco divennero ritrovo d'ogni persona che cercasse aria vivificatrice, soffiala dalle non lontane vallate della Brianza e del Comasco; e adattato il luogo a passeggio, e difeso questo da om- brose piante ad arte disposte, l'arte moderna seppe da poi ingentilire e tramutarlo in luogo di delizie. Se ora il lettore abbraccia colPocchio suo lo spa- zio compreso fra i termini della via Isara, della Ca- valchina, dei Bastioni, e della parte verso nord-ovest di quei due conventi, egli comprenderà una spaziosa pianura , della quale diremo in breve a che venisse destinata insino ad un dieci anni incirca addietro di questi tempi. Contorno della pianura. — Cenni sull'uso di questa e sua ricchezza. Percorrendo il perimetro sopra indicato, ci aggi- riamo intorno ad un'estensione di circa 20 ettari. La sua postura in un piano alquanto depresso rese il terreno atto a coltivazione; ma più ancora lo rese a questa idoneo l'affluire e l'attraversarlo delle mol- tissime acque provenienti dai luoghi verso nord-ovest, che stanno su d'una superficie considerevolmente più elevata. I canali B^lossa, Dugnani, Acqualunga ed al- tri che non occorre nominare, scorreano intorno a questo terreno quasi a corteggio. I primi tra questi sono estratti dal Canale o Naviglio della Martesana; e l'ultima dalle sorgenti esistenti in prossimità del villaggio di Goda. Ne trassero vantaggio gli antichi abitatori, e chi per giocondità di vita, come i monaci pei loro orti- 10 celli, e chi per necessità di coltivazione, come i con- tadini che venivano a mercato a vendervi le civaje, tutta restesa pianura era ridotta a coltura; e, suddi- visa così tra parecchi possessori, a tutti offeriva co- modo mezzo di esistenza. A poco a poco però venne in possesso di un solo proprietario, e quella famiglia Dugnani, più sopra ricordata, praticati alquanti ca- naletti a guida dell'acque, e ripartito il terreno in iscompartimenti ben distinti, questi tutti affittava e ne ritraeva per que' tempi ricco prezzo di locazione. Quantunque tenuta in modo agreste, la sua vista vi era tuttavia piacevole e gradita; la variata colti- vazione e la facilità di irrigarla, costituiva la ricchezza del suolo e la sicurezza del prodotto. Né vi mancavano le abitazioni ai contadini, perocché rimpetto al palazzo della Villa reale, eravi il cascinale pei coltivatori; abi- tazioni tutte che, se non comode e ricche, erano tuttavia grato soggiorno a chi vi passava la vita. Stavansi le cose o propriamente come da noi sono dette , 0 poco diversamente, allorché inverso all' an- no 1780 pensarono gli avi nostri a togliere gPingom- bri e ad abbellire in parte quel luogo atto a migliore uso che allora non fof.se. II. COSTRUZIONE DE[ VECCHI GIARDINI. » I 13 Cenno storico.— L'incarico è dato all'architetto Piermarini. — I Giardini sono costrutti Conseguenze: prolungamento della via Isara, aquisto delle proprietà Mainoni e Offer — Gli aque- dotti ed il cavetto. — I boschetti. _ L'obelisco. — I giardini vengono allargati. — Il bastione è appianato ed ornato con piantagioni. _ Cenno storico sul Salone. — Necessità di con- servarlo Uso a cui può destinarsi. — Spazio della ex-pro- prietà Gaggi Uso che può farsene. _ Speranza che se n'ha. — Appendice: documenti e dati statistici. Le grandi e ricche città ebbero in ogni tempo va- ghezza di racchiudere dentro le mura spaziosi giar- dini, adorni di fiori e piante varie per convegno di cit- tadini a godervi delle giocondità della vita libera dopo il lavoro, per mostrarvi la ricchezza famigliare e giovare cosi col lusso e colla gara dei confronti lo sviluppo del commercio, per nobilitare le arti e l'industria. Di cotali convegni Milano, quantunque grande, ricca e ripiena di ciò che a prima città d'uno Stato si con- viene, n'andava priva. Più volte intesero reggitori, cittadini ed architetti a trovar luogo da ciò, ma gl'in- toppi che s'incontravano mandarono spesso a vuoto e progetti e buon volere. Inverso al 1780 era gover- natore del Ducato di Milano, in nome d'Austria, l'arciduca Ferdinando, passionato istigatore di opere grandiose e talvolta iniziatore onde venissero intra- prese. Vuoisi credere e ritenere che gran parte si abbia egli avuta nella creazione dei vecchi giardini public!, la cui area, come più sopra abbiamo veduto, era oc- cupata da conventi ed orti a quelli annessi, e chiusa lungo l'ampia via di Porta Orientale da un muro di- sadorno e di brutto aspetto. 14 D." Giuseppe Piermarini, architetto de' più dislinti di queir epoca, ed uomo senza dubbio venerato per la perizia d'arte, per la cultura della mente, per la lealtà ed onestà di operare, sia tracciando sia eseguendo i suoi medesimi progetti, si propose di convertire r area su ricordata in un comodo, gradito e salubre giardino. Ne concepì il disegno, ne delineò le parti, e presto ebbe trovato un capomastro, di nome Giu- seppe Grippa, il quale, sotto date condizioni, chiese air Arciduca governatore il permesso di mandare ad effetto il pensiero del giardino, presentando un'istanza alti 25 novembre 1782. Era fra le domande sue che la città dovesse dive- nire proprietaria del monastero delle Carcanine e suo giardino, ed insieme del giardino e convento di san Dionigi, di que' tempi vacante (^); — entro diciotto mesi esso olDbligavasi a dare compiuto ogni lavoro, e, piantato il giardino, offeriva un compenso per la cessione dell' area e locali, e si assumeva di anteci- pare ogni spesa; — chiedeva a suo vantaggio venisse asjsjiudicato il prodotto d'affitto de' luoshi adattati ad abitazione (una bottiglieria, il giuoco del pallone, e gli spettacoli a prezzo , ritenuta però intera libertà al pubblico dell'accesso, del passeggio e della sosta nei giardini); domandava di inchiudere la stradiciuola dividente i due giardini delle monache e dei PP. di s. Dionigi, come ancora di rettilineare la parte dal lato del Corso, atterrando il muro e sostituendo ad esso cancellate di ferro ; di valersi dell'opera de' condannati pel trasporto dei materiali , e di godere (1) In fine a questa prima parte del nostro lavoro riportiamo in Appendice alcuni documenti ufficiali, di che volle favorirci r architetto dell' attuale nuovo giardino , signor ing. G. Balza- retto , a prova di quanto veniamo esponendo come fatti reali. 15 d'ogni esenzione di dazio per tutti i materiali e ge- neri, che abbisognassero. Un anno dopo — 29 novembre 1783 — il progetto venne approvato interamente , sottoponendo tutto queir ampio spazio al semplice canone annuo di L. 3500, e ad un'imposta di denari 23, come allora diceasi, cedendosi del resto quanto vi era compreso in proprietà del comune. Pochi giorni dopo — 13 gennajo 1784 — leggiamo nei documenti esistenti negli Archivi, regnando Giuseppe II, che il comune di Milano acquistava a livello, col canone di milanesi £ 3206.5.7 le ortaglie e monasteri delle Carcanine e dei PP. di s. Dionigi, traslocati a s. Maria del Paradiso, ora ove dicesi a s. Calimero. Fu tosto data mano al lavoro ed eseguito il pro- getto Piermarini a mezzo del capo-mastro Grippa. Come sempre accade nelle costruzioni nuove, che la soppressione di un solo sentiero, fa muovere di su- bito le lingue, e dà luogo a critiche, a lamenti, così avvenne in questa belT opera. L'essersi tolta quella viuzza che divideva i due monasteri e facea capo a Via Marina per la quale si usciva al corso di Porta Orientale, fu argomento di richiami e di manifesta- zione di desideri onde si provvedesse a questo am- manco. Egli è appunto in queir anno — 19 maggio 1784 — che venne proposto il prolungamento della via Isara (via Palestro) fino a sboccare al corso; e tanta era la voglia di conseguire questa immediata comunicazione col più gran corso della porta orien- tale della città, che i magistrati tosto vi annuirono, pur sottostando a considerevole sacrihcio , perocché si dovette fare acquisto delle proprietà OfTer e Mai- noni. L'opera andò si celere che a di 29 settembre 178G 16 ebbe luogo il collaudo di ogni lavoro (*). Né si ristrinse solo ogni innovazione a quanto era espresso nel pro- getto, che avvertita, durante la costruzione, la man- canza di comoda acqua per annaffiare le piante ed il piazzale del giuoco del pallone (^), venne per ciò esca- vato un cavetto coperto, e dalla Roggia Acqualunga dedotto un rivo che metteva acqua ad una vaschetta, serbatojo ai necessari usi. Vedesi ognora, e dovunque, che una bell'opera, un ornamento, una innovazione fatta in un luogo, ne lascia desiderare o ne richiama altre ad essa vicine; direbbesi essere queste il cerchio da tener salda la gemma. Né qui mancarono le vaghezze di altri or- nati, né le pretese di luoghi capaci, ricchi di ador- namenti e di piante; e per bella ventura venne ogni cosa afijevolmente consesuita mercé sii sforzi ed i sa- critici del comune, ajutato in parte anco dal governo che, sebbene straniero, senza compenso cedette al pub- blico di Milano Tarea del giardino del Collegio El- vetico lunghesso il fianco nord dell'ampio fabbricato, a sola condizione che venisse ridotto a pubblico pas- seggio con piantagione di alberi (^). E questo accadeva l'anno 1787, nel quale anno si ab- belliva inoltre di cancelli il giardino verso li Boschetti; si costruiva la gradinata che pur di presente, comoda e spaziosa, dai vecchi giardini dà accesso al passeggio (1) Vedi in Appendice il rapporto testuale di collaudo dell'ar- chitetto Piermarini. (2) Non saprei precisare lo spazio destinato a questo giuoco, ma egli pare si trovasse la dove al presente è la parte che si coltiva a prato, in angolo col Bastione di Porta Venezia e col fianco della casa Ruga. (3) Vedi la distinta delle piante ed altri particolari nell'Ap- pendice. 17 dei bastioni. Fu in quelToccasione che al Bollunuto venne abbassato e trasportato ai Boschetti dei giar- dini pubblici Tobelisco, che formava la croce del Bot- tunuto, e qua, su svelto ed elegante piedestallo, di- segno del Piermarini, fu di nuovo eretto ed ancora vi si vede , argomento di curiosità a forestieri che spesso indarno cercano l'origine e la cagione di quel monumento (i). Porremo termine a quesla parte ricordando che nel susseguente anno 1788 abbisognò nuova area ai giar- dini onde renderli più regolari e completi, e reltili- neare la Roggia Balossi dividente le due proprietà, area che nella misura di pertiche 4.20.2 fu tolta alla vigna Dugnani, e pertiche 10,21 furono levale alla pro- prietà della vetusta abbazia di s. Dionigi, prestandosi con premura e generosità alla ce.^sione S. E. il Car- dinale Burini che ne era (Commendatore e patrono. Così la città di Milano divenne di quell'ampio e ricco terreno la assoluta signora, contribuendo solo un mo- dico canone annuale (^). Furono anni di continuo lavoro in abbellimenti , perchè nel vegnente 89 fu ordinato che il Bastione di Porta Orientale venisse appianato ed adornato con piante di castano d'India, alla cui ombra grata spesso, nel bollente luglio, stiamo anche al presente a tolle- rare il gran caldo. E quell'ampio fabbricato che pure a nostri giorni si vede dentro a vecchi giardini fu scena di variati avvenimenti col mutarsi degli anni. Consacrato da prima a togliere agli avidi e curiosi occhi del mondo (lì Vedi in Appendice il Promemoria presentato da questo nobile ed illustre architetto per la giusta retribuzione dei suoi servigi, — e l'aggiunta di area ai vecchi giardini. 9 18 le pietose figlie Turchine , di cui udiva i canti ora festosi ora lamentevoli, venne riordinalo e ridotto per publiche riunioni coll'opera dell' architetto Piermarini. Tuttavia non andò molto che mutò destinazione, perchè il governo (14 maggio 1796) lo volse ad uso militare, rintronando così i lunghi corridoi e le capaci camere di ben altre voci. Ma ritornato al comune nel 1802, fu ria- bellito Panno vegnente; se non che, statogli ritolto dal primo Governo d'Italia 18 marzo 1805, si ridusse a Salone (^) Tampio cortile interno per solennizzare la venuta di Napoleone I. Quell'opera costò 72 mila fran- chi, pagati dal ministero dell'Interno. Caduto poscia, con lutto il resto, in mano d'Austria, questa se lo tenne fino al 1825, cedendolo in affitto al professore di scul- tura Pompeo Marchesi, e poi ritornandolo in que- st'epoca al comune, che lo pagò austr. £ 20.150. È qui da avvertire che nel settembre dell'anno 1857 i conjugi Gaggi ponevano in vendita una loro proprietà, la quale, fronteggiando la via Palestro, dai Boschetti a Porta Venezia, spingea la parte di mattina fin dentro i vecchi giardini. Il Consiglio comunale riconobbe tutta la necessità d'esserne proprietario, e r aquistò in fatti per la somma di ital. £ 271,480.14. Quella compera fu improntata di senno e di ac- cortezza, perciocché si potrà nell'avvenire allargare la detta via Palestro in ordine alla sua continuazione sino a piazza Cavour; più facilmente sarà dato di aggrandire i vecchi giardini, e d' essere liberi signori d'uno spazio da poterci edificare, come sperasi, un Teatro diurno, a cui e le carrozze ed i pedoni avran- no facile accesso. (1) Questa denominazione di Salone gli fu in seguito sempre mantenuta, sebbene un incendio n'abbia interamente distrutta la tettoja. 19 Nella nostra topografia del giardino, qui annessa, va- dosi notalo sotto N. VII questo spazio, il cui perimetro è uniforme ed armonico col Salone più sopra accennato. E se questo fu sempre , da tutte le amministrazioni municipali che si succedettero, rispettato, a fine di restaurarlo quando ne venisse bisogno, e devol- verlo, coi locali superiori, a succursale del civico no- stro Museo, che è forse uno de' più distinti d'Europa, 0 destinarlo, ora che abbiamo raggiunta la piena nostra libertà, alle grandi adunanze popolari, od alle esposi- zioni permanenti o temporanee; nutriamo fiducia che pure l'Amministrazione prosente e le venture non ce- deranno ai lenocinli, ai tentativi dell'avida speculazione, che sempre uccide il bello ed il grandioso senza ri- compensa alcuna di utile pubblico o di bellezza arti- stica. Così da una parte il Teatro diurno, dall'altra il Salone, potrebbesi lo spazio intermedio ricoprire a comodità di popolo, mantenendo interamente libera la circolazione ne' vecchi giardini. 20 APPENDICE. Vedasi a pag. 14 nota. Proposte del Capo-mastro Giuseppe Crippa per la costruzione dei vecchi Giardini. Che per l'abolizione delle Carcanine si procurasse al pubblico di Milano il comodo di un passeggio con molti altri comodi sotto le seguenti condizioni: 1.0 Aquisto dalla città, che dovrebbe essere proprie- taria, del Monastero e giardino delle Carcanine, non meno che l'altro vicino giardino dell' egualmente vacante con- vento di s. Dionigi il tutto a livello perpetuo. 2.° Consegnando il tutto pria della scadenza dell'anno 1783, si offre in termine di 18 mesi di dare finito, e piantato il giardino. 3." Si obbliga di farlo per 7 mila gigliati, e non es- sendo ancora fissate le piante, si obbliga, che terminato il lavoro sarà in sua libertà di bonificare la spesa che l'of- ferente proverà colle sue liste, e dell'interesse del 5 p. o/q del tempo del disimborso. 4.^ Preferendo gli si pagheranno li 7 mila gigliati fa- cendone egli r anticipazione e prestandogli l'interesse del 5 p. % con un conto a coda a tirone, con un assegno di annue 8 mila lire. D.^ Si obbliga alla manutenzione d'anni 9, senza aggravio^ del pubblico contentandosi del prodotto d'affitto dei luoghi adattati nel caseggiato, e giardino stesso con fitto di bottiglieria, giuoco del pallone, ed altri spettacoli venali, ritenuto libero l'accesso al pubblico. -lì 6.^ Di poter includere la strada che dal corso va a strada Marina, e che divide ora li due giardini delle Mo- nache e dei P. P. di S. Dionigi e rettifilare verso il corso sostituendo le ferriate al muro. 7.^ Per li trasporti di terra si concederà all'offerente li condannati dell'Ergastolo e l'esenzione del Dazio Regio e Civico alli pochi materiali, e generi che potranno oc- correre. 8.° Premesse le fin qui esposte condizioni si obbliga l'offerente di por mano all'opera sempreochù pria dello scadere dell'anno gli siano ambo li giardini, la strada intermedia, ed il caseggiato delle abolite Turchine, o Car- canine consegnati. Vedasi a pag. 16 nota (i). Riportiamo in originale l'atto di collaudo dell'architetto Piermarini. 1786, 29 settembre. Collaudo delle opere eseguite dal C.° M.o Crippa. Dalla continua assistenza da me prestata nell'esecuzione del progetto del capomastro Ambrogio Crippa per il giar- dino pubblico e dall'esame, che ora ne ho attentamente fatto in ogni sua parte, ho riconosciuto essere stato dal medesimo lodevolmente eseguito non solo quanto è stato espresso nel disegno da me formato ed approvato da S.A.R. e dalli sigg. Cavalieri Delegati ad esso giardino; ma ancora tutti li cambiamenti ed accrescimenti statigli ordinati dalla medesima S.A.R. siccome il suddetto capomastro si era obbligato di fare. Inoltre, ad istanza di molti che gliene hanno fatto istanza, ha egli di più accresciuti alcuni ap- partamentini verso il giuoco del pallone, simili a quelli che ritrovansi verso il Corso di Porta Orientale, non solo a maggior comodo, ma ancora per aumentare il ricavato r [ 22 con il fitto da ottenersi siccome si è già praticato con li suddetti verso il corso onde per tale accrescimento sembra che se glie ne possa fare un abbonamento. Giuseppe Piermarini. Vedasi a pag. 16 nota (3). Il Comune di Milano diviene proprietario dell'area dei Boschetti e ne eseguisce le piantagioni. Nell'anno 1787, 24 gennajo. Il governo cede al pub- blico di Milano V area dei giardini del cessato collegio El- vetico che occupava tutto il fianco di tramontana del detto Collegio, a condizione che coll'attigua Strada Marina si riduca a pubblico passeggioTmediante piantagioni d'alberi come dal disegno. Nella primavera dello stesso anno 1787 vennero ese- guite le piantagioni ai vecchi giardini e boschetti com- prese le Garpanate, ed aquistate per mezzo di Carlo Maria Rossi per ordine del signor conte Cavenago e conte Fer- dinando Cusani, Assessori^ colla spesa di L. 3441, cioè; T'g"« ^- 'lllUn, h.Z,h. 1782 In vivajo » loo j 0'™ • **? 61SaL. 2, . 1230 In vivajo » 17o ) Castagne d' India comperate nello Stato Veneto N. 100 a L. 3 « 300 Spini bianchi N. 6200 a L. 2.1.6 al o/q « 129 L. 3441 Veniva contemporaneamente eseguita la fossa asciutta di contro ai boschetti per chiusura dei giardini colle grillie 23 laterali per la spesa di L. 8052, e la scalinata di ascesa ai Bastioni con cancello, e muraglie in pietra per L. 13705. Sempre nello stesso anno succedeva l'abbassamento del- l'Obelisco che formava la croce del Bottunuto e trasporto ai Boschetti dei giardini pubblici coll'aggiunta del piede- stallo con disegno dell' architetto Piermarini e colla spesa, compreso il trasporto, di milanesi L. 5659.2.11. Vedasi a pag. 17 nota (*). Ingrandimento dei vecchi giardini. 1788. 27 settembre. Essendo gli illustrissimi sigg. conti Don Ambrogio Cavenago , Don Alessandro Cicogna, Asses- sori dei sessanta Decurioni di Milano, Delegati ai Giardini pubblici, si eseguiva la descrizione delle opere di formazione del giardino pubblico delineato ed eseguilo dall'architetto Don Giuseppe Piermarini, rilevata dall' ingegnere di città Carlo Prada colla cessione di una parte della vigna Du- gnaria di pert. 4.20.3, nonché dell'aquisto a livello di altra parte dell'abbazia di S. Dionigi Commendatore Patrono S.E. il Cardinale Don Angelo Maria Durini col rettifilo della Roggia Balossa, o Settala, nonché per 1' andamento della nuova Strada Isara per pert. 10,21, coli' annuo livello per- petuo a carico della città. Vedasi a pag. 17 nota (*) Promemoria delle competenze dovute al- l'architetto Piermarini per V opera sua prestata nella costruzione dei vecchi giar- dini ed annessi. Illustrissimo signor conte Don Ambrogio Cavenago. Terminate già da più tempo e collaudate le opere eseguite LIBRARY OF THE UiNIVERSITY OF ILLINOIS iiiiiii.iiir. in ViUa Reale. — Palazzo Gavazzi. _ Hotel Cavour. Villa Reale. — La creazione del giardino, le pian- tagioni ai Boschetti, la costruzione della via Isara in retta linea fino al Corso di Porta Orientale, invogliò alcuni signori a voler porre in questi medesimi din- torni loro stanza ed edificarvi palazzo con giardino. Fu tra i primi il conte don Lodovico Belgiojoso, Tenente Maresciallo, personaggio distinto nella diplomazia quale ministro plenipotenziario ne' Paesi Bassi. Vagheggiava egli la compera del palazzo Gandiani, che di presente appartiene ai signori fratelli Gavazzi, né riuscitogli il contratto fé' acquisto di un'ortaglia a quello conter- mine (1790) e su questa eresse un grandioso palazzo ricco di vago, anzi splendido giardino, sebbene non vasto. Ne fu architetto Leopoldo Polack di Vienna, e costruttore certo Garlo Bollino : gareggiarono entrambi, l'uno nell'invenzione d'ogni bellezza artistica, l'altro nella fedeltà dell'esecuzione. Adorno di statue, bassi-rilievi ed affreschi d'ogni maniera, furono chiamati distinti ingegni all'adorna- mento di tanta opera; sono gli scalpelli di Grazioso Busca e di Bartolomeo Bibossi che diedero le statue; ed al Garabelli, al Pizzi, al Pozzi, al Casareggio, si devono i bassi-rilievi ; non verremo ad enumerare le diverse pitture, ma non tralasceremo dal ricordare la medaglia dell'Appiani, rappresentante il Parnasso, forse uno dei più belli a fresco di questo esimio pittore. Nell'anno i79o vennero tracciati i confini sulla strada Isara, confini che determinarono la parte di 28 assoluta spettanza al palazzo e quella destinata al pub- blico. Da ciò venne il palazzo ad ottenere sulla sua facciata tanta luce e spazio, da non rendergli più al- tro desiderio. Tuttavia ci si avvertiva una mancanza, ed era quella certa angustia di giardino, che mal rispon- deva alla grandiosità del progetto. E, per vero, assai più di terreno occorreva a voler contenere tutte le bizzarre bellezze che natura produce, e T arte qui volea ri- trarre. A questo allargamento si trovò ripiego dal governo italiano d'allora, che comperò il palazzo del conte e suo giardino, non che l'ortaglia della vicina Ca- nonica e ve l'aggiunse, e poscia donò il tutto al Prin- cipe Eugenio dì Beauharnais, viceré del primo regno d' Italia? Nessun palazzo andò, forse, mai sottoposto a strani avvicendamenti come questo. Era appena terminato (1796) che le truppe francesi ne fecero un quartiere e vi posero loro stanza; aquetate per poco le vicende della rivoluzione , l' abitò, anzi P ebbe alcun tempo Napoleone, e si chiamò Villa Napoleone; il governo lo diede poi ad Eugenio e divenne cosi Villa Reale : l'ebbero gli Austriaci, che lo dissero semplicemente Villa, e in questo trapasso di padroni e di signori, il tranquillo albergo del conte Belgiojoso si vide affollato ora dalla spensieratezza baldanzosa o dalla crapula sfre- nata; ora dall'oppressore intollerabile, ma assai raro dalla virtù. Di presente è proprietà d'Italia, e facciamo voti affinchè serva ad albergare 1' ordine, la saviezza, la lealtà. Contermine alla Villa Reale sta il palazzo de' si- gnori fratelli Gavazzi , reso interessante più dal loro buon gusto che per memorie meritevoli di ricordo. Dall'avvedutezza mercantile venne ridotto in parte a Ili) comodo albergo cui pare facciam capo di preferenza i severi inglesi, i gravi alemanni ed i molti americani che vengono tra "noi (*). Questo vetusto caseggiato della via Isara, ridotto ora a palazzo della via Palestro , apparteneva al conte Giuseppe Candiani, che nel ìll'i s' indettò col comune di Milano per rendere rettilinea la via Isara. L'accordo fu presto stabilito, e quel chiaro intel- letto del Piermarini n'ebbe tosto tracciato un di- segno, che fu, a così dire, l'ossatura della costru- zione. — Venne da poi in proprietà della signora Mar- chesa Gherardini Visconti d'Arragona, e da questa al conte Gonfalonieri, 1' uomo dei Figli di Gesù e de- gli Agnus Dei, fratello a quel Federigo che tanto ebbe a gemere nelle secreto dello Spielberg. Fu desso che nel 1860 lo vendeva ai signori fratelli Gavazzi, che lo abbellirono di nuova facciata e dell'annesso albergo come notammo più sopra. (1) Noto a tutti pel suo nome di Hotel Cavour. IV. I NUOVI GIARDINI. 43 Suo perimetro e chiudende. — Il monumento Cavour. _ 11 Giar- dino e sua divisione. — Le aque. — I rialzi — I punti di vista. Difficultà. — Accidentalità del terreno. _ Passaggio dalla pianura alla parte elevata. _ L'isolelta. _ La statua Porta. — Cenni biografici, e giudizio sulla natura e le opere di que- sto scrittore. _ Le scogliere e i loro seni. — La statua del- l'Italia. — La piattaforma. _ Il caffè — Due parole sullo stessa -_ Il ponte in ferro. — L'orticoltura. _ La discesa dai bastioni alla via Principe Umberto. — Il sottopassaggio. _ Cenni sto- rici Costruzione dello stesso e dati statistici. Quanto sta all' ingiro del nuovo giardino subì per mano delFuomo quella trasformazione, che era ne- cessaria perchè la parte esteriore stésse in armonia con ciò che dentro veniva creandosi, — e per questo le strade vi sono ampie, adorne di piante e ricche di quelle opere d'arte che Pinsieme reclamava. In tutta la sua estensione il giardino è chiuso da parapetti, da cancelli od anche da muro; lungo la via Manin e Paleslro ci ha, sul limitare, una fossa asciutta, a terrapieno con banchina di ceppo a sostegno del can- cello fisso: la fossa, mantenula sempre verde, non of- fende la pupilla di chi passeggia alTesterno. Si può entrare nel giardino per sette diverse porte, due delle quali stanno sulla piazza del monumento Cavour, due dinanzi al palazzo della Villa Reale, una sui bastioni rimpetto al Cafle, un'altra al vertice del- Pangolo nord-est, e Pultima nella via Manin, di fianco al palazzo del Museo Civico dalla parte verso gli spalti. Ogni entrala è adorna di bellissimi cancelli nei quali la grandiosità e la solidità fanno a gara con quella vaghezza di forme e regolarità di linee, che air at- tento osservatore fan dire involontariamente: bello, mi 44 piace. Né manca di aggiugnere bellezza la difesa posta ad ogni cancello, formata di ale a pungiglioni: la loro proporzione, la loro forma e le punte, fanno prova di sicurezza intanto che colle loro armi immobili non inducono paura. Era necessario che la via Manin venisse continuata regolare fino agli spalti, la quale opera non era stata compresa nel preventivo. La sua costruzione apportò, è vero, qualche sacrificio di danaro (circa 13 mila lire), ma ne sembra assai bene impiegato per la sua bellezza, e per la comodità. A diritta ed a sinistra è sostenuta da muro a terrapieno che la rende soda e sicura, guarentendola ancor più con manufatti diversi praticati alla roggia Balossi. La parte che sta lungo i bastioni è conterminata tutta da muro, costrutto appositamente a sostegno del cancello fisso, il quale da Puno e dall'altro lato viene a metter capo all'entrata, che dagli spalti dà accesso al caffè, per mezzo di un ponte in ferro assai bene concepito. Di tutte le entrate al giardino, la più ricca e la più grandiosa è quella del piazzale su cui fu eretto il Monumento Cavour. A chi venendo dall'antico corso di Porta Nuova, ora via del Giardino, passi sotto i mali restaurati ar- chi che ne ingombrano l'uscita (*) e fanno monumento (1) Crediamo che non sia temerario pensiero quello di asse- rire che i iì^li nostri, o certo i nepoli meno di noi idolatri delle antichità svinate, toglieranno le cosi dette torri laterali ai portoni, che, rifatte e per la più gran parte alterate, non hanno ornai più un significato archeologico, e spiacevoli alla vista sono inol- tre di ingombro ad una fra le vie più frequentate, e peggio poi, son fatte nicchie a sudiciume. LJBRAHy OF IHh Ui^lVERSITì Or hiiNOSS 4o della seconda cerchia di Milano, e traversato il ponte sul canale spinga lo sguardo avido d' ampiezza nel largo che si apre nelTantica strada Isara, e la nuova via Principe Umberto, colFarea sgomberata del vec- chio s. Bartolomeo, appare una specie di piazza, che serve di vestibolo aperto al giardino, e in mezzo alla quale torreggia il monumento Cavour che le dà il nome. La dote incontestabile di questo monumento è la grandiosità, adatta alla città che l'innalzava, allo spazio ampio, verdeggiante che gli fa scena, e quasi anche al personaggio cui è dedicato. Difatti, la mole tocca una considerevole altezza sovra ampia base, e tra l'agile piedestallo e le due quasi colossali figure di bronzo arrecò, e ben a ragione, un dispendio pari a sì belFopra. Non toccheremo del disegno del monumento, e di- remo solo che il piede fu tolto alle cave di Baveno e messo in opera da quelPassuntore Davide Pirovano; le figure appartengono a due chiari scultori italiani, il Tabacchi ed il Tantardini. Il primo modellava la sta- tua del grande italiano, e se gli riesci felicemente la testa e forse una delle pose abituali del suo mo- dello, se potè superare le molte difficoltà di fare una cosi grande statua vestita coi poco artistici indumenti del nostro secolo, lasciò desiderare, come non può sfuggire a nessuno, un'aria più vivace, una posa più ardita, direi quasi più sicura nella statua di un uomo destinato all'ammirazione della posterità. Forse l'au- tore fu troppo tenero del ritratto, e temette il giudi- zio di quelli che hanno veduto vivo il Ministro del risorgimento italiano, e dimenticò la parte ideale che doveva abbellirlo per quel numero assai maggiore di riguardanti che non lo avranno veduto vivente. Gli si attribuisce a difetto la grossezza delle spalle, e il 40 soverchio realismo del soprabito che, a chi Io riguarda pel dorso, fa scomparire il portamento del capo; e queste mende che Parte può difendere, ma che il senso pratico della moltitudine riscontra inesorabilmente, ricevono un grande risalto dalla figura di donna bel- lissima e soverchiamente voluttuosa, che alla base del monumento siede in atto di scrivere il nome del gran- d'uomo e un tal poco in aria di sedurre i passanti. Questa statua è bella per giudizio di tutti, ma nessuno la trovò abbastanza severa ed in armonia colla statua principale. Chi poi essa sia, non fu definito: la vol- lero un'Italia, ma ripugnò all'universale quel vederla cosi priva di qualunque emblema della sua grandezza, e neppure piacque il tristo presagio di vederla così priva di panni; volevano che fosse la storia, ma an- che come tale non aveva che la sua penna da scri- vere, ed al braccio un'armilla che per nulla s'addi- ceva al suo ideale: si pensò rimediarvi con una stella sulla fronte, ma ne anche questa valse a battezzarla; per cui se ne parlò qualche tempo ed infine tutto il mondo stette contento a conoscerla per una bella sta- tua del Tantardini, che non è poca cosa. Tutto insieme il monumento si guarda volontieri e vorrà sempre dire un atto di riconoscenza citta- dina splendidamente adempiuto. Chi sa che questo misto di romantico e di classico, di vestito e di nudo, di reale e di indeterminato non dica ai posteri lo stadio dell'arte in questo nostro periodo di transizione. È certo però che se questo monumento potesse gi- rarsi sopra sé stesso alcun poco, da esser meglio pro- spettato a chi viene dal ponte, e per un po' di profilo intraveduto da chi viene dal Giardino e via Manin, guadagnerebbe di molto la sua complessiva veduta, e perfino la piazza sembrerebbe riceverne complemento 47 maggiore: ma il girar questa mole non è impresa da pigliarsi a gabbo. Ritornando al nostro argomento dobbiamo prima avvertire cbe Parte del giardinaggio suole enumerarsi fra le più difficili, quando la località, la natura, e le acque non vengano a soccorso dell'artista. Noi era- vamo qui nel più infortunato dei casi; l'opera che si desiderava non poteva essere che TeiTetto della crea- zione. Ognuno ricorderà ben chiaramente anche oggidì quella pianura, abbastanza vasta, non tale però da ris- pondere ad un giardino da città di più che 200 mila abitanti, oltre i suburbani e gli stranieri che ci ven- gono a diporto; noi pure la ricordiamo col suo livello depresso, chiusa dai vecchi giardini in rialzo, con fdari di vecchi ippocastani, e conterminata dall'alto argine dei bastioni di porla Venezia, e dalli fabbricati fronteg- gianti le vie Manin e Palestre, esse pure più elevale dell'area da ridursi a giardino. Anche la sua conformazione pressoché quadrata ; la privazione di ogni visuale gradita, o spaziosa o lontana; Tessere tosto tosto terminata da vie o da fabbricati, devono avere soventi angustiato Tarchitetto nel tracciamento del programma, e più d'una volta il signor Balzaretto debb'essersi trovato in adannosi momenti. Quanto si vede oggidì tutto è creato dagli interminabili trasporti di terra, dalle piantagioni stu- diate, e dalle aque istesse imprigionate , e costrette a correre una linea, che, abbandonate a sé, non avreb- bero certo percorso. La roggia Balossi avea, in origine, il proprio alveo a** piedi dei Bastioni , che percorreva sino al fondo 48 (leirortaglla vicino ai vecchi giardini; anche la pendenza della roggia si opponeva ai liberi progetti dell'inge- gnere, fn*^ fatti, dal punto del suo ingresso a monte, sino a quello della sua uscita a valle, non ha che 13 centimetri di pendenza, e questi pure resi di effetto in parte nullo a cagione della briglia esistente a fa- vore della casa Busca, ora Ponti, per alimento del getto della sua fontana. Tutti questi desidèri di spazio, di aque, di terreno accidentato, e di vedute attraenti fanno sì che man- chiamo di estensioni grandiose, di parco, di bosco, né che a percorrerlo ci abbisogni il filo d'Arianna. Ci com- pensa tuttavia di questo ammanco Farmonia di tutte le sue parti, e quella varietà con che si presenta ad ogni mover di passo. Gli scogli e i dirupi bene imitati, il correr delPaque, che a quando a quando somigliano ad ampia fiumana, il laghetto e la sua isoletta, l'al- tipiano col suo caffè, r orticoltura e le svariate pian- tagioni possono soddisfare ogni cittadino, ed anche lo straniero visitatore di questo luogo di diporto. Gettando gli occhi sulla pianta del giardino an- nessa a questa monografia e sulle località contermini, vedesi d'un tratto quella divisione accorta, cioè, di tenere piana la parte che volge a mezzodì e desti- nata alle varie piante, originarie dei nostri climi, ed alle altre che sebbene esotiche pure ci reggono al- lorché sieno saggiamente difese dal soffiar de' venti 0 esposte a plaga più benigna. La parte nord-est venne destinata ad una certa elevazione mediante trasporti di terra, e col costringere la Roggia Balossi a percorrere la diagonale del giardino dalla Zecca ai Boschetti, ora rinchiusa in tronchi d' alveo a diverse sezioni , ed a frequenti risvolte , ora nascosta sotto finti scogli e grotte sino a perdersi in canali solter- Li) ranei per versare poi il tributo delle sue aque a quelli che ne hanno diritto, Fautore del programma ottenne tale armonia di parti che nelT insieme desta una soave sensazione. Psè di minore gradito elTetlo è la parte elevata. Essa si allarga sino al bastione sempre a diversi invol- vimenti e variati rialzi, in guisa da armonizzare col bastione medesimo senza stonature pella sensibile dif- ferenza de' loro livelli, e senza sacrificio delle poche visuali, che erano concesse dalla località, quali più sopra ricordammo. Ed a chi bene osserva questa disposizione di ter- reno non isfuggirà certo il pensiero dell' autore del giardino che, nelle svariate elevazioni del terreno, ebbe di mira non solo di ottenere grindeclinabili efì'etti di paesaggio, ma di offerire altresì con esse una di- fesa a que' vegetabili piantati al basso, che mal sop- portano le rigide correnti dell'aria; e colla linea del rialzo presso che parallela al corso deli'aqua, richia- mare coi dirupi e sciogliere l'imagine vera di quanto crea natura nelle regioni di montagna. I viali che percorrono in tutte le direzioni il giar- dino si distinguono nettamente in due classi : uno co n'ha di considerevole larghezza, atto alle frequenti e grandi affluenze di popolo, che in linee bizzarro ma pur graziose percorre intero ed in vari sensi il perimetro del giardino; gli altri di minor larghezza e secondar] facilitano T interno passeggio, mettono capo al principale, e senza ridurre a minuti frastagli l'area del giardino adducono le genti a que' punti ombreggiati , che invitano al riposo e al sopimento d'ogni affannoso pensiero sotto a frondosi padiglioni. m vicini al romoreggiare dcll'aqae, che si affrettano alla meta. Ad ottenere quest'effetto valse principalmente lo siudio delle piantagioni, svariate colle loro tinte, e svelte 0 basse o a cespugli, frammiste ma non con- fuse, nella diversa loro natura. Sebbene non sia da notarsi una numerosa varietà, che certo non T a- irebbe concessa l'estensione dell'area, ne gli spazj orbosi a linee accidentate , vi si ammirano però in buon dato sì alberi indigeni che esotici acclimatizzati. Isella nostra pianta planimetrica sono indicate le specie principali ivi introdotte a foglie persistenti ed a foglie caduche, e ciò per chi amasse fare delle speciali os- servazioni e degli esami in sul luogo medesimo. L' isoletta. — Era voluto dall'arte, ed è anche «n precetto che natura impone a sé stessa quello di scansare ogni brusco passaggio. Fra la pianura e la parte elevata, in fondo alla quale aveano da scorrere le aque nel loro canale più ampio, e formare a mezzo ,^ o o DIÌGLI Alberi di grandi, mediocri e pìccole dimensioni Cim DKCOUANO I NUOVI E VECCHI Giardini Pubblici nonché i jKissegr/i adiacenti alV interno ed esterno del Sottopassaggio della Stazione Centrale della Strada ferrata. c-o--<::-o d:ì NEL PUBBLICO GIARDINO. Elenco deirli alberi a foglie caduche. Acacia Julibriziii N.' 8 Acer Dasycarpum > » Obtusatum i » Platanoides ^ » 79 « Saccbarinum \ » Tataricum ) iEsculus Hippocastanus > Foliis argenteo marginatis i y> Spectabile llore pieno > " '»-7 » Pavia \ » Lutea J Betula Alba ) « Nigra » 18 Populifolia ; » Q. Castanea Vesca » -^ Bignonia Catalpa ' ^ Cestis occidentalis " ^^• Cercis Siliquastrum » 9 94 Fagus Americana > » Coraploniaefolia Americana j " Sylvalica !• » 20 » Foliis cupreis \ » Purpureus ; Fraxiniis Excelsior ) ,a » iendula \ Gymnocladus Canadensis » 6 Hoelreuteria Paniculata . » 0 Liquidambar Styracillua » 45 Magnolia Macropbysla » 0 » abovala atropurpurea . » oO Panlo^vnia Imperiabs » 10 Lyriodcndron Tuìipifera » 45 Platanus occidenialis / ^,-, » oricntalis ( Gleditschia Triacanlhos] » Inermis > » 10 » Caspica j Ginkobiloba-SaHsburia adiantifolia » li Populus Alba ^ B Italica pyramidalis » rsigra \ »144 » Angulala Garoliniana Alnus Comunis glutinosa 95 Quercus Alba ■^ Anajulala Variegata Laurifolia Cerris Macropliyla Pedunculata » Tennesii Prinus Tomentosa Robur Asplenifulia Elegans l'oliis argenleiis margÌMatis Fastigiala Filicifolia lleteropbylla pedunculata Nigra Tricolor Rubra 91 Robinia 11 ispida * \ » Inermis f ^ ^g » PseuLJoaccacia ( » Fastigiala ; Salix Annularis \ j> Babylonica » S3 » Gaprca ; Sophora Japonica » 19 Virgilia Lutea " ^ Ailanthus glandulosa » «'> Judans Nigra » ^ 90 Tilia Argentea \ y Peiidula » Glabra . Macrophyla { ^|.21 » Vitifolia ( » Missisippensis \ » Parvi folla 1 » Microphyla /' Ulmus Americana \ . Pendula ( . „ 24 » Oxoniensis ( » Campestris J Mei la Azeilarach ". . » 1 Sterculia Pialanifolia » 1 Lasferstroeniia Indica » 7 Taniarix Gallica » G Cvtisus Laburnum » 30 Alberi a foglie persistenti, e Coniferi. Macrnolia grandiflora »123 Cralaegus glabra » 49 Juniperus Sabina prostrata "^ 3» Gossainlhanea (Barbadensi.^) I " Reevesiana \ . . . »194 » Yirginiana \ » Cinarescens j 97 Taxus Baccalà » 99 Prunus Lusitanica * ììj Ilex Aquifoliuin » Ferox aurea r , ^0 » Auro pietà ». » marginata Buxus angustifolia \ arÌ3orescens [ sempervirens »200 » marginata ; Abies Nigra \ . Alba » Picea Cephalonica (Apollinis) » Canadensis Picca pectinata (Taxifolia) [^ ^«^H Pindrow Pinsapo • Morinda « Menziesii Orientalis Pinus Austriaca. » Halepensis » Lanceolata (Guningbamia glauca) » Laricio Maritima » Mugbus Pyrenaica f Rigida Sabiniana Strobus » excelsa Silvester Paliasiana (Taurica) / 98 Sequoja Gigantea (Wellingtonia) » 3 > senipervirens » 1 Cedrus Atlaniica '^j > Deodara j Yiridis V » 29 > I Robusta \ » Libani J Gnpressus Funebris » La^Nsoniana ^^ j. • Torulosa elegans l Fastidiata j » 'O' Larix Europea * "20 Taxodium Distichum (Gupressus disticha) ... ? 38 Thujopsis Dolubrata « 20 Thuja Gigantea » 1 Thuja Plicata (aurea) k 26 Taxus Bacata erecta » 16 Gephalotaxus fortunei » 2 Alberi esistenti nei Vecchi Griardini. ^Esculus Hippocastanum »395 Tilia Europea et Argentea » 37 Platanus Orientalis » 21 Ulmus Gampestris » 5 » y> Secularis » I Populus Pyraraidalis » 3 Morus Papyrifera » 12 Acer Negunola » 7 99 Alberi al passeggio interno al sottopassaggio. SEMPREVERDI E CONIFERI. Abies Nigra » 49 » Picea Taxifolia » 12 » Alba » 3 Ceclrus Deodara » 1 Juniperus Yirginiana » iO Taxus Kaccata » 17 A FOGLIE CADUCHE. Paulo^vnia Imperialis » 4 Gleditschia Triacanlhos » 4 Ulmus Americana » 3 Bignonia Catalpa Umbrellifera » 2 Populus Fasligiata » 9 » Angolata Garoliniana » 3 Acacia Julibrizin » 3 Liriodendron Tulipiferum » 7 Salix Babylonica » 12 Melia Azederach » 3 Tilia Argentea et Europea » 10 Robinia Pyramldalis » 8 Ailantus Glandulosus » 33 Sopbora Japonica » 13 Alberi del passeggio esterno al sottopassaggio. SEMPREVERDI E COìMFERI. Abies Nigra » 2G > Picea (TaxifoliaJ » 11 100 Cedrus Deodara * 1 Juniperus virglniana » 14 A FOGLIE CADUCHE. Platanus occidentalis et orientalis » 68 Tilia Argentea, et silvestris > 20 Ulmus Americana et Campestris > 24 Sophora Japonica » 39 Salix Babilonica , » 7 Paulownia Imperialis » 21 Ailantus Glandulosus . . » 10 Populus Fastigiata » 10 » Angulata (Caroliniana) » 13 Robinia Pyramidalis » 17 In questa descrizione di vegetabili, che adornano il pubblico Giardino e passeggi annessi al sottopas- saggio, sono omessi gli arbusti sia a foglie persistenti, che a foglie caduche. 101 Vedasi a Pas. 59. Hipartu generale della spesa incontrata per il sotto-passaggio ai Bastioni di Porta Venezia per alla Stazione. I. Galleria con opere muratone, armature in ferro , decorazioni e ponte provvisorio in legno L. 328.520,98 li. Ponte sul Redefosso : spese muratone, ar- mature e ponte provvisorio in legno. L. 101.267,68 III. Costruzione dei due casini di Finanza » 67.134,47 IV. Sistemazione dello spazio esterno, colle vie carrozzabili e viali, ecc L. 111.760,72 V. Sistemazione dello spazio interno , colle vie, viali e tomba-sifone L. 119.426,32 Totale L. 728.110,17 INDICE. I. Introduzione Pag. 1 II. Costruzione dei vecchi Giardini . » 11 III. Costruzioni esterne ai Giardini . » 25 IV. I nuovi Giardini » 31 V. Particolari dei nuovi Giardini . . » il VI. Il Museo Civico » 03 Elenco degli alberi di grandi, mediocri e piccole dimensioni che decorano i nuovi e vecchi Giardini Pubblici, nonché i pas- seggi adiacenti all'interno ed esterno del Sottopassaggio per alla Stazione Centralo della Strada ferrala 01 ICNOGRAFIA DEL PIANO TERRENO DEL PALAZZO M DUGNANI RIFORMATO A SEDE DEL CIVICO MU5E0 ThvJ^ %:^' 71 Tav.H. TavI >jWj< — ■" -I — i— I — I- -) — ( — I — I — I— I — I — I— I - ICNOGRAFIA DEL PIANO SUPERIORE DEL CIVICO MUSEO •' . J L[ .} f Tal. '^ % ICNOGRAFIA DEL SALONE ED ANNESSI DEL CAPPE NEI NUOVI GIARDINI PUBBLICI Tjv.1 fi SEZIONE SULL'ASSE DI LEVANTE A PONENTE DEL SALONE ED ANNESSI DEL CAEFE COI SOTTOPOSTI LOCALI DI SERVIZIO UNIVERSITY OF ILLINOIS-URBANA 3 0112 051870076 1. \*^. <;- ' ••^tt i - ' '^ \i^ <^%