Digitized by thè Internet Schive in 2016 https://archive.org/details/ilvermicellodallOOcorc DALLA SETA DEL CORSVCC IO. rD*A S eA S C 0\1S ìAT\0. VOVÀMENTE ALLILLVSTRIS3IMA&" signora, la signora P1RETTA D O R 1 A GÌ CONTESSA- DI SASCORBARO, S V O I A N E S S 1, Si •fù* ik* }*%:, S •Td» » SIGNORA MIA COLENDISS. L'O BLI G H l, ch'io tengo con la felice memoria del' MuflnfH Sig cote F.lippo mio Sig. e già cójortedi V. S. lllufl nf fono tati, e tali che lamorte ifh jfg, no è potente à cacellarmeli dal cuore. Per che mjpo il Sig. cote Filippo fuo padre qua fi ’fulmi ne diguerra, egli pojtumc di am quatordicifuma dato dal Sig Gio. andrea Dona uecchioapghar il prfjeff> di Safcorbaro: la venuta del quale fu si grata à quel popolo , che t moti ribob amno fino al le fi e lì e per le uoci delle genti Dori a. Dona , come 2 ricordeuo SJ Si |% ! *42 12S Si * » ss £ f j noli della bontà , e giufto goucrno dì fm padre . [ fi 'empre appreffo liti , & maxime ad ' vdire tepi/io- ! *jft le di fan Paolo dal Reuer.m. Bernardino Cinno , j ha mo caffi mo, e splendore de noji ri paefi, mor ||f| toquefanno i $8 o. de anni pj. Allora il mio Stg. Conte diede indino nò foio dt molta cortefia , ;p| 1^1 ma di molta pietà, maritando molte fanciulle , j^| ‘ & ne gl' anni co fi teneri dando fèntenz^e dégne di merauiglia . R tornando poi la feconda uolta a Safe or baro de anni 1 8. modino veramente ejfer catolico,che porto feco per donar alla Piene di fan ||j ^ G io. Batti fi a un rie co paramento fi per l'altare, ^ dii come per il facerdote 5 fra l' altre ccfe porto un ero ! y^f cefffo de coralli , con la croce del moderno, con un m fan Gioii anni , e la Vergine di buona grantl$zjfa fi} ^ pur de coralli-accia pr e ciò fa, e degna effer raduta, j '»$ ; Gonerno quel popolo con tanta cleméfa,chj: eia- j || forno lo contemplaua per co fa miracolo (a >.&al cuna volta partendo fi per Genouaredl ardono le j$§j (tenti (con folate per taffenZja fua . Vltimamente ^ • cheloviddujui in Rimino , mi mo te 0 pm lieta i i 1 j r- !*Vj kg| faccia ÌJ) faccia, cut mal race >.£? f K s 5$! Jftr! & >-» >t A >5 , con baici acmi, ^offerir- /e con mo'di incredibili : quando egli tornaua dal- la corte dell' Imperatore per la lite, ch’egli haueua eyr< s i * <3 v 4« col Atarchefe Caretta , quando eigouerno il Fi- %i naie per il t u multo fatto cantra il Alar che fe: non ' ^ ^ cono fendo la Retmb, di Genetta huomo piu atto 9^ à placar quel popolo tumultuante . hit e fi poi che jg| s amalo in P e (aro , Q? fiato m 'Safe orbato alcun !”-i ‘£1 giorno in di jp o ji o , e partendf per Genoua là fni fz la flta mta, lamorte de [quale porto tanto dolore àfuci u afa Ih, che fin bora febattao le guan eie pri- ~~ uid’un Signor figiufto , clemente, e fauto. La onde fi fera che N. S. gl habbia dato eterna Ulta , mercede delie doti dell animo (do, dalqual gg fi crede, che il Signor Gio: tornali ? Juo figliuolo ne | ! {fi uogli, ne pop punto degenerare , quando già da \ ¥£ fanciullo ha dato fegm mani f e (h di magmmo, di Si bontà, e di molta cortefia . Hauendo io dunque sfl al tempo difua ulta principiato quejlamia ope ‘À | retta, non potendola indrizjtmre almio Sig. con- |p^ te, la inuio àV'.S. I li ujlrip ma con de die argilla - i àfi come mia padroa, trattado quefta opera di cola r\ » \ 3 V; 'S?| -&Ì ; rv •$1 «ra; edueniete à lei &come in Genoua piu frequente npì cht \4 {é\ 6 m (he altre ue fi facci quello cmile, &bcnorato, ^ H cfttrcio, (f cotefia Città terghi il prenci paro dell' g* efre di (età: La qualfedegn^ra rtceuere con quei' Ìf§ j§: a rimo, ( he la mando , fe bene il dono e picciolo 5 É5 «g, perche Xtrje Re de Per fi non fi hi fio feendere da § cauallo,eber l'acqua che gli offerje un uil contadi fri - rio tratta da lui con ambe due le mani da un tur ^ bido rtuo ,& con quefia accetar me ancora per fgj S fino (uddao, e jemitore}defiderandcle fimpre egm ^ W. felicità. © >T ^ Di Rimino adì 4.. aro fio ” AID. L XXXI. ma mo M D. V. S. IH. fidehfi. Suddito. m Ciò. andreà Ccrcucci . da Safiorbaro. e DgLLoA CjTT^l 7(7 M 1 Sf. 7 , già del gran Romano Impero Armano , fede in spiaggia aprica , e amena ; Da "Bore a, l’Adnò Mar, l'trboj'a arena , Dal’ Aufro, l’ orna l’ Apennin altero. Senza l prtmer fuo nome dal ' ibero. Il Fiume , l’onda , a la Jais’ onda mena ; Da 1‘ orto , Aprufa il piè le bagna ; e appena "Ter angufo ne uà uerde fentiero . j Quitti nel mezo un "Regio Fonte forge Che’l liqido enfiai uerfand’ intorno Vtil, diletto , e merauigli'a porge . G)u un è un "Tonte, ed un Arco , augufo » e adorno ; jRuiui beltà , quiui valor r forge Dt donne , e caualire , degno J aggiorno « ! Il preferire fonetto per in eludere in fe, come in ; poco fogettò la denominatione, la pianta» e l’ alti e cole famoie della Città, è reio I ole uro: ma nella feconda ìmpres } fsione con un chiaro, efacil ; comcnto farà dichia- m i .■« \pt m Se o li © a m is & © Ss è 5' Autori citati Salmifta . il Vclcouo d’Alba . Platone. Arillotelc. Auicenna . lacomofilippo Cronilta. Strabone. Diolcoridè. Virgilio Maronc. Orario Venufino . Ouidio Natone. Aleflandro d’Aleflandro Serapione. nell’Opera. il Falopio. Flauio Vopilco. Cicerone. Plinio. Valerio Mafsimo. Agoftino Gallo. Lampridio. Lodouico Arlotto. Giulio Polluce. Il Petrarca. Giulio Solino. Polidoro Virgilio a altri. m © m s m io» & to’ Vi £ 155 M Il prelènte trattato è diuitò in tre parti- biella prima . $ I tratta de Vermicelli dilla fera , cominciando dalle Tementi loro, del iuogouerno,St in quanti modi, de Moti di conleruar la foglia, del le lor mute, de Tuoi inimici, infirmiti, rimedi; , fino l’acqua di canar ia ieca. & altre cole. Nella feconda. S I contiene la nobiltà della fera , quafi tutte l'opere, che fi fanno co efia, eòe quella orni la Santa Chiefa, anefsi Tuoi, miniiiri, gli etterati , legni di Mare . come fia medicina à coi pi fiumani , e finalmente retti al tempo più cfi*ogn altra cola . Nella ter?* . S T mofirano tutti i nomi de colori, cominciando da gl’efiremi, con tinuando tutti gl'slcri , cauandone da un colore quattro , o cinque, con alcuno lignificato loro, perche fi chiamano così, à che cola le lomiglia- no, & altre cofe . & & © rz* >C>I m ' i rJ *1 Con la fua tauola facilifsima . A i 4J *>*52* ♦' b't & m St SJ' IP k?) éi .o _ itg © i denti fiano dati dalla Natura per mangiare, & j@f $|| egli non mangia con cisi . Vn’altro fa parlar chi |0 t?t non ha lingua , e fopra turti l’Oitrega infuperbi- ^ §JI feeeontra l’huomo , condire chièdi lui molto © più degna , perche ella ua per le menfe de grandi, ^ &ha per fepolrura il ventre dePrencipi. Homero luce de Poeti, pone non poco tempo nella Vatra- chomio machia, che dà nomi d’ Alfieri, Capitani, e Colonclli à Topi , càRane, che fono fi uili , che fuggono il lepre . Alcuni han dato fuori vn alto volume d’Alchimia, sforzandoli insegnare ad al- _ tri quel, che non han faputo per loro, coprendofi !gi hot con quella, hor con queiraltra fcufa,come tal ^ volta gli fia rotto il capello, o recipiéte, hor il fuo- @ co è flato troppo atroce, aderto Mercurio ha lupe rato il rame , lo Spedale gl’ha falfìficato l’acqua jfj?, forte, hor il fugo della ciclamine, o delfaronne ^ non fu colto à buona Luna; pruouauna uolta, gp quattro , e lei , e mai uien bene, vende il podere, hoggi abrugiavno, e dimani altro, impegna il letto,e finalmente fallito, e (tracciatole nè uaà uo ‘pii lo all’Hof pedale. Alcuni han porto buone dece- ^ ® ne di meli, comeancor io già feci nè mìci anni $$ giouenili nell’ Aftrologia freneticando con Hip- parco, Artemidoro, Appiano, Teodofio,Picolo- pg mini , & altri de Pianeti d‘Ecclipfi,dePoli, deZe- ^ nit,e Nadir- qual ftella fia fida, equalerrante hor pg col ueloce Mercurio, hor col pigro Saturno;eper jg< è"ó} che SI ©3® 3®s® a ta@s « È é r§> 11 * b. che Artofilacc mai non fé tuffa nell’0cceano,con tempia il gran de Orione, fé ramarica conia Lu- na, s’ella ha lumedal Sole, non ha lemprelucida $$$ ! tutra , non fa pendo l’effetto dell’Ecclittica : ma jj perchela longa ofleruationc Iannoia , rompe la Sfera, getta il compaflò, el’allrolabio , & all’vlti- mo diuenta un Icaro. Non uogho raggionare fH del Code, delTricaffo, del Corboda Pelato , e ^ IH d’altri conlefueFiliomantie,Chiromantie, Geo mantie, Ptrromantie, eHidromanticopre dan- j||§ nate,efalle.' percheunChirom3nte,oPirroman- ^ \fa tehauendo pronofticato ad uno longa, o felice vita , in un mefef ha mifetamente finita , ad altri data mala nuoua, che in quattro giorni 1 ha fatto |||| inuecchiare. Sopra il tutto Plinio mi faufcir di f^ì » -S-t, vèr,: fa fentiero, che dato del nafo nelle mofche, eZen- zale co filentio paffa quel , che sò qui per Icriuere Gli balia dire , che in Spagna alla città Olifipone predo il Fiume Tago , le caualle s’mgrauidaoo di vento fauonio,e fàno poledri uelocilsimi,ma che viuono breuetépo. Non parlerò di Luciano, d’al- tri,acciò di quella mia operetta il capo no Ila mag giordel corpo, e fia mòftruola. Adunqueè mio in této ragionare d’un uerme detto Caualiei e,o V er- | micelio fi nobile, vtile,e degno, per la materia, che genera, chefa ornamento nò loloàgéti idiote, ma ^ ; àPrécipi, à-Rè, &àgrimperatori E perchehoggi ^ \ chiunqueperuilechefiauertediferajfa di milite- ^ Ai ro tic •jrK n « M m 12 tei sy © ì ss ro trouar modo, come fe nepofsihaucr affai, che fino i Ceretani, fé non hanno la beretta, o faio di V eluto non fono atti à far un circolo , & edere in- celi . Però i n quelto mio breuc trattato ue fi dà re- gola , e modo come le n’habbi copia . Poi nel fe- condo uedretecomela lèta fia decoro ad ogni co la ; come fia nobile , e degna . Nell’ultimo cono- Iceretc quanti fiano i colori naturali, o arteficiali, lempIici,o mifti . Il primo ui portarà molta utili- tà, gl’altri doi ui daranno non poca dilettarione. leggeteli dunque volontieri , & il Signore ui dia oo-ni contento. te te éì iì- «T* .'^6* y. I % tS&" ìCl È & ALL.t__@ ; $ w & m m A L L I MOLTO MAGNIFICI SIG. G ENTIL HY OMINI DE RI MINI. OLTO Magnifici Signori l’ingratitu- dine fu fempreprefib gli antichi Roma ni peccato graue,c capitale; come di- ce Valerio Mafilmo de ingratis, quando quella de diretto fiacótra Natura, poi che tutti gl’animali, oltre che fianofenza ragione rico- nolcono il piacere, che rieeuono fi dal (uo firnile, co- me anco dail’huomo. Il che q uando io habbiconfide- rato molte uolte, acciò non fia connumerato tra gl’in grati, hò uoluto rendenti in parte il contracambio de' piaceri, utile, e fàuori, ch’io per molti, e molti anni hò riceuuto daquefta Magnifica, & nobilecittà: perche prima fon uifluto in quefta anni trentalètte, e per an- ni quindecihò goduto il uoftro commun Ili pendio. A tal chele in me le truoua qualche cola di buono ( il che non sò) il tutto attribuifco à quefta grata nobile, e cortelè patria, laquale il grande Iddio, fi come lo pre go con caldi effetti, la bcnedichi, e la conferui in eter- no. Non ho potuto in altro compenfarui, le non con il comporre quefta operetta, ventilata da me per molti anni,perutiIpublicovoftro,& delle voftre Gentildò- ne,come colà honefta , conueniente, e degna diloro. Ma à me ben pare, chhabbiate gran torto farli poca protèffìone di quello honefto, & utile ellèrcitio della feta, quado quello arricchilchi le Città, & prohibilchi molti fcandalijche nalcono dall’otio. Óltre che moiri hanno mutato ariafcnza ordine del Medico, per non milurare i fuoi palli1, e non làpendo cópcnlàre i’intrara con ia Ipelà. poi chedalfommo Iddio ui è Hata data la più mi r' w w "S. & m ir t )kt OC? dei m m m. r la piu bella, & commoda patria di tutta Europa, hàuen do cucita Città, e Tuo Territorio tu tre quelle doti, che pedono cadere in mente humana , & il fito di Rimini fia bello, commodo, e fertile, di mare, pianure, e colli- ne vicinealla città, col più frequen te; patteggio di tut- ta Italia ; e (oprai) tutto li duo colli di Couignano , & Vergiamo, dequali non credo , che tlicona , o Tempe di TcUàgha tato celebrati da noftri Antichi,fiàofi ame ni ,ricchi,& ornati di qualunque frutto, & viue fonta ne. Poichequandofianocofi ben frequentati, &coI- tiuati da voi, larebbono in tutta perfèttione, come in quelli ui fuflè maggior quantità de Mori,i quali pur fe alleuono fàcilmente, e maflìmeli bianchi, tenendo il paefe alquanto di tufo colà molto condecente àtali Alberi, dalli quali cauarefìe molto piùfrutto,& intra- ta, che dalle voftre mele grane: Et perche la feta è ma- teria da Gentilhuomo per fuo ornamento, e decoro; ne trarefte molto guadagno (opra ciò; volendo far efi- to di quella, non la porrefte à pericolo de corlàri,o for tune di mare : ma facilmente, e predo lafpedirefte nel la voftra anticha,encbil fiera di Rimini, la qual lubito fuccede tratta la feda. E pur come voi non uolcftc qùe Hi faftidij (il che non credo) quando in queftoTerri- torio uilufte buona quantità de Mori, gli potrefte fa- re operare dalle voftre lauoratrici à mezo guadagno, comes’vfa in molti luoghi, quando in detti colli ui fia no conueméti habitationi , abondanza d'acque viue, herbe odorifere, & ogni altro commodo , & voi ideili con feflàrcte che la leda di giorno in giorno , è peran- , «darei maggior prezzo . Pigliate dunque in qu efto il mio con figlio , cheui lo do col cuore. & il Sig. Iddio profperi ogqi voftro giufto defideno. Alle irvi mini. t AGN/F/CH£,&ho- |f norat e le mie madonne fé he- |^j| ne in molte Citta d’ Italia co fi me Vicenda, Verona ,Luca % Genoa, Bologna, Napoli, & altre non filo le~ Donne , ma 'J etiamdio gl'huomini governano i Vermicelli, o % m OS Canali eri. nondimeno pecche in Rimim le donne fole attendono a quéft' 'utile,- &hònéflo effercitio. Perciò quando io babbi infinito obltgo a quella anticha, & magnifica Citta , e particolarmente àuoi, ho fatto quejla fatica per uofiro amore, mo \ jtrandoui la regola , e modo comò h abbiate felice _ fucceffo in quefii nobili fi mi animaletti, offeritati sjg ; dame almeno perjfatio di quindici anni,vokn- M do uedere il tutto con miei occhi proprij . E quel, che non ho potuto uedere per qualche diffcultà, houoluto hauere informatione da perfine degne difede . E perche so certo che farò biafmato cfa """ cianiche [J|j « l6 m qualche critico , o Alordact | che deueuo latina - mente fcriuere quefio trattato, che co fi veramen- te menta.ua Vanendo io pcfio cinquantanni nel- le lettere latine . A quejti tali ridondo , che feri m uendo per inteUigerifia dfyòi Donne , quefio non mtp arena coueniente . Patirò dunque per amor 'gf g| vefiro quefia calunnia . Non potrò già fardi pT manco di non addurre qualche luoco latino , per ù corroborar l’opra mia, ma allora non parlerò con Sè fj rQQi x accio non pUTLZÀ di pedante : ma piu preftg j|| ^ mi ab afferò quanto piu potrò con vfar vocaboli j> v~m intelligibili con uaxinrein piu modi le parole pi rj efmdHte^4a Wip^;)ikÌ0^ta dunque quanto e iti epropofio I òpra ciò , chi ne cauar et e gran di fi- ma vtilità . E fé per forfè qualche unita ui lauafie ijl il capo finzatfepone.iflpMalifaatefer. male, che jp W fimpredirdU e |?| molte notti peV infegnàrui quefio , e per prendere ragioneuolmente quefia autorità leggetela nolo- ^ f ieri , & il nofiro Signore vi conceda ogni vofira jjg ^ giu fi a dimanda. *V^f m M dell’Autore. urgatione ERCHE ho detto aitanti, che mi fon flupito molto, che veruno Autorene antico , ne moderno habbia fcrittofo- praciòrgiàmi tu detto, che il Fracafto- ro nehaueua Comporto certe ftanze, o ueroottaui; io ho fatto diligente inquifmone in Bo- logna,in Roma, & in Venetia, e di quello mai non ho potuto hauerne alcuna notitia. Ho vifto certi verti latini di Monftgnor Vida, li quali fono pochi, eofeuri non métto della {uaCrifteide, vedete che frutto neca- uarebboriole Donne. Mi ricordo da giouanetto ce- nate una fera à Frati Bianchi con dueperfonc dotte, che pregornoil Reuerendo padre Don Gio. Matteo Faitani, huomo dottiffimo, cheuolefle contentarla Crirteidé,,à quali egli rifpolè, che prenderebbe una imprefà difficile. Solamente ho inimitato il Gallo da Brefcia in alcutta cola . e non credo che mi fia imputa- to à uitio, perche qu erto fu , elemprefaràcofìumede «impofitori; chi uedrà l’uno, e l'altro , potrà dare chiara fon tenza . % il é © m 553 Sài SSì ! Qf\| fik l&i ■ari i x' : U! f» lUs CM Lode , Se eccellenza del Vermi- celJo. E R non edemi tediofo, laderò da parte come Iddio benedetto creando il mon- do, dìftinlè cóartificio, e mifura i quat- trotlspien ti, ornando quelli delle doti lordicreando nella terra gl’animali, che uedìaino , tri quali creò quefto infetto detto Vermi- cello, oCauif ere, comcanimaletto eccellente, dal- quale tieni ile materia, che orn allei Santi Patriarchi, Profèti, R è , & Pontefici iuoi, il qua! certamente fi pò credere, chelobenedicefie particolarmente,ecomc fi uedemoltiplicadeconmirabileefFetto. Perche non truouoio, neueduto, ne mai da ueruno ho udito, che quefto fia nato di corruttione, o putredine, come alcun altro, ne meno truouo eiìèr nato da l'ndiuidui, diuariefpeticcomeil mulo, il quale eilèndo uenuto in luce molti, emolti anni dopò la creationcdel mon- do , non eflendo flato prefentein efi'calla benedittio- ne del Signor Iddio, il malchio non genera , ne meno la l'emina concepiice; ma quefto felice con la fila pro- prietà fu benedetto , & preparatogli il firn cibo parti- colare, del quale uillè allora , & addio ancor vi ue con preuilegio di dareall lmomo cofa fi degna, bel.a,e no- bile,eh altro animale per grande, ualorolo, e ingegno- io che fia, non pò, ne manco sa portarla al mondo . Quefto animaletto ha Tempre vita feco,quado in oua, quando in verme, e quando in farfalla, cofa ueramen- re miracoloft:come dice Alcflàndro de Aleflàndro rac contando i miracoli di Natura * Non potiamo già di- $»i m Pi m m m « m m m m m m re, che l’ingegno dell’huomogl’habbi infcgnato ge- nerar la leta, come Caftore, e Polluce domorno prima il cauallo, infegnandogli il gallo ppo, il giro, cornette, eripolone; o altri inuentori dellecofè, Deuequello animaletto , e per fua eccellenza merita elìèr lodato a pieno à differenza de tatti gl’altri , perche alcuno ani- male offende col corno, alcuno con l’unghia , alcuno col dente, altri con aculeo , altri col piede , & altri con l’incendio , ma quello è fi fuaueal tatto , con una fre- fcurafi grata, checon quello ageuolmente ui potete toccare il feno,e le gote, lenza timore, anzi con molto diletto. Non uidà quello animaletto alcuna fpelà, mentre è in oua.o in farfalla, come fanno caualli, cani, buoui, o augelli, chemolto ci annoiano col fetore, (pela, & feruitùinanti che uengano alla perfettione, & nehabbiamo piacere, & utile: ma quello per breue (patio di tempo mangia il uollro, rendendo ui poi la moltiplicata ulìira. Molte, e molte cofe potrei dire di quello rettile, ma perche il moro mi fainftanzaà dir di lui, hora mi fpedilco . Dirò lol quello, per con- clufione,chedel Vermicello, o Caualiere ueruna cofa non (è getta uia , perche per infoio quei' vermini , clic auanzano, poi che gli c Cauata la feta,fe tono dati à ma giareà glammali immondi , gli ingraflano; comean- cor poni, & oche : & polli intorno à piedi d’oliui,uiti, o altre piantegli fanno crelcere mirabilmente, facen- do ancor frutti di molta merauiglia . Non sò dunque donde fia nato il filentio di moderni, ouero antichi Autori , «Gabbino falciato adietro la virtù, natura, §Z eccellenza di quello inlètto, quando egli ballato Tem- pre con le fue proprie, & natiueatrioni. Sarà fòri! qualche ignorante, che terrà quell’opera, & inuentio- wmmfm m m m m m r ne per una fanfalonia , per uedere ogn’anno i vermi- celli far quello effetto , lenza porui altra confideratio- ne:ma per ignorante cheiia, le egli le retira in le mede mo,i iuoltando nella mente il t ut co, fora sforzato à fuo mal grado conielìare, che quella è una eccellente ope- rattón d’iddio, & uno sforzo, e miracolo di Natura. T wm. L ode , Q? eccellenza del Moro . L Moro ueramete è un Albore d igni t fimo mediante le fu e qualità, poi che uerun altro non ciba il vermicello dà dogli virtù , & foftanza di generar la feta , cola fi preciofa. Ad alcuno altro albore non fp pò dar tanta lode, come à lui, perlecaufe, che lòtto udirete. Ho molte uolte da me i ideilo pcn fato, eripenlato, quando io conofchi molti albori, altri letti, & uditi nominarei nondimeno non truouo in loro quella eccelléza, proprietà , virtù, & Natura; è ben vero, chef Albore (cuotenp c buono per la foglia, o legno, ma percola uile. Il Cipreflb an- cora foVuale per il legno, come ancor 1 Ebano 5 altri ci danno i frutti,come pere,pefcheyprogne,&fimili. Ma il Moro primieramente è perfettilfimo perii fuo le- gno,del quale le fanno inflromcnti nobil;ffirni,&mu li cali, come fono Arpe, Flauti, Viole, & altri, per efler bello; lucido aleggierò, & hauedo in fe certe uenegial- lebdliflime fi mi Ira Ila feta. I frutti Tuoi non folo tono gratialla Natura perii tuo uariare,che prima fono ver di, poi bianchi, dopò rolli, Sull vietino diuentano "ne- L__ .. Srit— 21 4<| mi gri, ma de quelli fé fa un copofto detto da Medici Dia- moron fàlu tiferò! à corpi humani . Della foglia fua non uoglio parlare, poi che ella è fi nota/amofa, & at- ta à gouernare i vermicelli, il che non è concedo ad al- cuna altra forte di foglie , d'albori , o d’herbc. E fé be- ne ogni forte di verme mangiaffe la foglia de Mori, ec- cetto il vermicello mai non farebbe fcta,fi come il ver- micello mangiando ognifortedi foglie non la gene- rarebbefe no con la foglia dei Moro . Chiamali Moro, perche dimora più ch ogn’altro à mandar fuori le fo- glie, e per quello è chiamato albore prudentiifimo fo- pra tutti , che non fponta le fuegemtne, fe non paflati i ghiacci, o uenti freddi, che fono fuoi nemici, e l’vlti- mo àgermogliare,&èprimoà portarei frutti. Non fenza cauli fono flati molti , come 1 illuflriflfima fame- glia de Moroni c’hanno pollo nè fuoi feudi il Moro, dimoflrando poterfi con l iftefli prudenza difendere da fuòi nemici . Non truouo io che qu erto albore fia ritrouato, o ucnuto in luce p inferri , o incalm:, come l’Azaruola, Armelina , ofimili fbpra il cotogno, o {pi- no, fe bene alcuno ha detto, che il moro fe mcalma io* pra l’olmo, fimileal moro di foglia, altro è il dire, altro £ mettere in pratica, Teofrafto, Plinio, Virgilio, o Varo ne nò sò come l’approuono , ma queft’albore feliciili- mo fù dalla bontà d’iddio crea to, vero, legiti trio, e natu raleà far quello mirabile effetto, che fe uede fu tempre il Morodigran ftimaappteflbgliHebre^&Pgit^J^per che q uando i! grande Iddio gli uolfecafligare leccò le vigne con la grandine, & i Mori con la brina come di- ce il Profeta, & occidit in grandine uineas eorum, età in Ita- li a, 6cà che tempo. O N S I G N O R Reuerendiflìmo Vida in quei pochi vcrfi,chcglitadelbom- bice , dice ch’uno chiamaro Sero fu il primo, che portafl'e la fera nell’Italia dal la patria Tua, ch’era Sera nella Scithia Et Aleflàndro d’Aleflàndro dice, che Procopio Au- }si! tor greco nèluoi Memoriali, tà mentione, che la (èra ^ fu portatala prima uolta ne l’Italia ai tempo di Giudi- fT^niano Imperatore; ouelèuedeefler dato primo il lo- ÌRC Kp detto Sero . Ma acciò ch’io non me ne uadi in dilcor- I fi,darò principio à quanto ui ho promeflò. Perche non è dubbio, che quella mia operetta (a bé •>-» che dadi badò ftile) non Colo fialetta dalle donne, ma dagl huomini ancora, efòrfi dotti , per uaric ^ caule ; & an cor perche potrà efler let- ta in varij , c diuerfi luoghi , ouefiano uarie lelin- i i%: >« J: K'c guc - per que- llo mi è parlò porre qui fotto uarij nomi del Vermicello, e delle mate- rie^ che da quello fe ca- uono per commu- ne,&uniuer- fale intei ligenza. m m m m ?» fs In uarij luoghi d’Italia.' "V ermicellì» Bachi . Caualieri. Bigatti. Bruche. Bargelli. Mignattì # Bombici. ' Cuculli. I NellaSpagna Nella Francia Vw’ Nella Germania _ Nella Grecia Nel Leuante 5§V Nella Schiauonia Nell’Africa .Gufanosdafeda Vermigli . Zaidburm. Cufcugli . Ipeq qurtì. Gufinnici. ■ As maac hanfi . Nomi de Ni di oue (è in- oj uoluonoi Vermicelli Boccioli ♦ Fui i felli . Coccole. ■Gailette* Nomi di quelli anima-' , li, che naicono dalli e luoghi conutcini . W; " ” E fementi notlranefono aliai buone, per efler originali delpaefè, e per elìer ha- bituateà quello clima. Leleméti di Spagna fono molto buon febenes’hannocon qualchediflicoltà, & faccino i vermicelli molto più piccioli de noftri nó- dimeno la leta è molto più Erta della noftra, fi come fono più fine le lane; e quello auuiene per regnare nel la Spagna maggior caldi ; e le bene qui in Romagna, o notiti con uicmi , nonni fiano fi gran caldi, nondime- no i detti vermicelli terranno in parte la finezza c ha- llo in quel luogo doue fono fiati tolti. Le tementi del regno di Napoli fono perfetti/fime in quelli notiri pacfi , enò ègran fatica ha uer ne fi per la fiera di Nocea , come anco per la uia di Roma , per- che fimnoi vermicelli più grandi aliai dcnoftri,fono più gagliardi, & atti àfoftencre ogni tempo cótrario. Ì2? C i A tal fo? ©ti m m v% m A tal che come maggiori producono ia quinta parte più de noftri ; e tanno la leda anco più fina. E ben ue- • ro che in capo de tre anni feimhaftarddcono, e torna- no come i noftri; ma non è gran colà tarne nuoua prò * uftione, come altre uoltehauete tatto. m \ Ij5r t$r ijSn W, vfr tir ìfc i1 & Guardateui fe comprarti le tementi, che non fuflé- 1 ro vecchie, che non fon buone, che faranno nati i Ver ■j mtcelli, fé bene non fono ftati polli fen tendo il caldo, e uolendo cofi la Natura. ^3; In che modo Je pongano le fementì P! ageuolmente . VESTA (le mie honorate madonne) ffy è quafi la maggior difficoltà, che uoi hab M biate intorno à quell’arte, percheique- 9?c fto confille ilmaggior utile, c danno, Asf chepotiatehauere. Di quello fono mol 1 ti modi; ma udite qual ila il megliore: & imparate primadi tor uiadallecarte,opannilete- jjjfój menti. ! ' !W Se voi nell’anno palìàtohauete riporto le lem enti o6 nell e carte az u r e fpicca tei e co n un coltello con molta ^ dcftrezza , ulàndo ogni diligenza. Seancolehaueteripofteloprai panni lini, fpruzza- !^; teli, e bagnateli dalla banda ouc non fono le Tementi (fj: col vino appallandoli alquanto al fuoco, fatti quafi ijSt ììr< tepidi, e poi con u na fedarola,o Icopetta (piccatele ha- Asi ucndoleognirifperto. j|'s| 'Jf| Tolte giù le fomenti, oda carte, oda panni, le gli è afe poca quarità le metterete in un bicchier di vino bian- .fS mm ì t .j&t |Sk. $ co,e buono, & anco meglio farebbe la mal u afta, o ver- m naccia doues’ulà ; efefono aliai le porrete in un uafo maggiore, e poi miftaretc bene , e quelle che daranno !pr*; Copra à gìl!a,legettarete uia, perche fono vane, à girila Poi quelle, chelòno andate al fondo le de legumi IM getraretelbpra un panno lino netto dcndendolebe- Rij ne, & allargandole ìopra il panno, ponendole al Sole, £ acciò feafciughino , tcnendoui fopra un’altro panno alto un gombì to, che il Sole non le percuota. Et afciuttcle compartirete fecondo la quantità in pezzettedi panno lino, ma non di donne, & anco (ar- * riano buone d armcfino doppio, d'ogni colore eccet- Caufà perche fe mettono le fementi nel vino . m % ite m m m 9 11? m ^ L tempo , che le fementi diano nel vi- no fia per fpatio de duo pater noftri,o j£W: poco più, la cagione è quella, e vifta per longa efperienza , che i Vermicelli diuétanomolro gagliardi, tanno i hoc jf/ji cioli più duri, eia feda più forte: taran |^|! , no ancora qued’altro buono effetto, che i vermicelli |i anderannoalla muta in un medefmo tempo, hauen- |v^; 1 do prefo fortezza nel vinoin un tempo ifteflo, colà molto importante, e di quello fateneparagonetenen- ^ donequelli,che faranno dati nel vino appartati, e ue- dcrctedi cento non perire doi, cforfi veruno. La qual cofia dcuerebbono beneconfiderare le co- glierne!, quando nafcono ì putti debutargli nel vino, o almeno in maggior parte de vino ,& acqua, perche il vino corrobora, e fortifica mirabilmente, fe bene al- cuni l^atui ali ha detto, che tal cofa genera la epilepfia, che le clóne la chiamano il vitio: nianon sò,fe lo deb- bo credere^ perche mi ricordo da fanciullo vdire or- dinare da uno huomo dotto, fa molò in turtelefcien- ze, Signore de Cartelli, & ancor uiuoalìe lue balie, che ddìero alli figliuoli il uino, fubitochelo poteuono gufare, perche farebbono un’habìro, che non gli no- terebbe da grandi, che molto importa afiuefàrfi dagli anni teneri. Il che poi fi è uifto per ma ni fella cfperié- za,che!i figliuoli di quello tale fatti huomini, altri fo- no reufeiti nell arte militare, & altri rettori di Città se za tema, o (òfpetto di briachezza . Arifìotele nel libro, che fa del Kegimento de Pren- cipì feriti endo ad Alefiàndrodicech’una Giouancda gfànni teneri fu nutrita diveneno, eièmpreuilledi quello, che gli era grato, dandogli loftanza come ha- rebbe tatto ogn altro cibo . Il meddmo quali le pò di- re di Mitridate. Dunque quei vermicelli, che faranno flati nel uino narreranno ad un tempo^&ineza oncia di temente ta- ra lei lire di leda , e più • & I® Come LCVN I vfono quello modo, di porre le (emeriti trà duo capezzali di piuma fotti caldi al fuoco, tenendoli il giorno, •% r e poi la notte porgli (otto il capo , acciò conferuono il caldo j in quello modo ^ certamente nalcono,ma non fi utilmen Ngj te, come in queft’altro , che forà molto (pediente con ^ voftro gran frutto che uoi donne le ternate in cono nel lèno,ma auuertite bene,che fiate monde dalle uo- ftre infìrmità; perche i Vermicelli, o moriranno, o pi- glieranno fi mala difpofitionc, chele bene viueranno un mele, o più,o meno, hauendo mangiato del uoltro indarno, poi ui la(ceranno,non fopendo uoi la caufo. Molto meglio faria, chele Gionenettele conino, ma ancor lor monde come difopra, che gli daranno !l^ molta forza ‘e vigore per la virtù, c nutrimento natu- rale, che regna irt loro in quella etade. E per quello non lènza caufo i lerui del Rè Dauid melerò quella bel la vergine Su namite detta Abifogprellò il Rè già mol- to vecchio, le carni delqualeeranodiiicnute fredde^ per la vecchiezza, il che fu cagionedi reintegrarlo nel calor naturale, non minor virtù daranno dun- que à quelli animaletti , e di ciò ne uedrete jnirabil effetto : & i vermicelli, che na- talmente in altromodonafcono in duo giorni . coli in que- j ito nalceranno dieci bore prima. * Quel, Quel, che fedeue fare , quando nascono i Vermicelli . VA NDO vi accorgerete, che nalcono pònendoui mente in capo del tempo fodetto nati parie, o tutti, aprendo le pezzette de panno lino , o d’altro, ;g1 otte gli habhiare pofto, gli metterete 4 qualche foglia ptcdòla di Moro, chei \&. ^ Vermicelli !fén rendo per ! u» Natii ra il iuo cibo, e c uel i tS la fiefcuni, /appiccheranno à dette fòglie, ecosìuoi I® © tolietele ma con i vermicelli appiccati", e poneteli pra u na ta uo letta picciola afciutta, tepida, e ftropiccia- ^ KM fa con qualche herba odorifera, come maggiora na,mé jgg ta, finocchio, onero abrotano, chefe dilettano di qiie- fte cofe, tenendoli ben caldi in luogo commodo, quan do ancora fono tenerle deboli. iv Ancora fé pò tenere qudt altro modo , che tenuti in feno ,o fra capezzali, quando fono nati fe pongano in una fcatola,o più fecondo la quantità, che ftatro co* ; n^edi lopErahen afcrurreyc tepidi : +ai ctc una carta bia- j*Pj cà gra n de, die e n c r i nella (carola ^forando la carrùcon ijjgj *EJ; un poe tale di ftrenga,o v n ago groilo, che fàcci buco, eh e ufpairiageuolinenteungratì (le miglio, che li ver- mìcelH lenrciiclo f odere delle tòghe di Mori , c haue- if*?5 ÌIJICVIII tv 1HV«1V.V' . ~ ^ j&j rere mefló (opra le carte paflerano perdetti buchi net- |7*r r&\ ti, e fenza fcorzeje lidi con ia medema carta, e fophcM» riporrete nel modo {opradetto . |:^e W;: compartirete poi in Ietto maggiore fecondo il \tJ uoftro gtuditio,& (appiatequuntopiùifannoallalar- ga, tanto più flan bene. §* ' £2 ss Il dittino aiuto [e deue dimandare in tutte N le còlè , 3 5 ATTO q u efto , le mte,rnadon n e, nQfi ut rincrefca andar quanto prima ài tem pio d’iddio fautore de tutte le buone, & honefte opere, (applicandolo che li- beri quefti degni animaletti da gl’ un- ni enfi caldi , e freddi , e ui dia grana che da quella im- prefa fi nobile, ne riportiate felice (uccellò, e felicitan- do la udirà giuda dimanda, portate al tempio diuino le primi tie delle lor litiche . ut m M m 'é'k . ! 5m % % m - ' f v . •vj ^2i w WÈÉfM lan7^ ) oue debbono / lare i Vermicelli commodamente . F. ftanze, o fiano {à!e,o camere doue ha- ueràno afta rei Vermicelli, fianoalciur- :*■ te, eie gli è potàbile non fianoà pian *l! ■' _ — n • Ir terreno, nemàco à tetto; e malli tne che il tetto non fiainraueUato, chea terre- no certo faranno humide, & à tetto ui pafì’eranno i raggi del Sole, o venti freddi. Dqueftaj'anno i vermicelli , Jeftanze habbino (po- temo); da tramontana , & da mezogiorno le tenellre, acciò quando /pira orti o , ò garbino venti caldi , e mal farti, le fenefire doue introno quefti duo uenti , fiano D 2 eli ufe, _ '~<£nr « ■oS ,.-Kf . %sr av. - 4X- 16 m & chiufe,& aperte quelle da tramontana, equando (pira 1 tramótana, fieno chiulc quefte, & aperte quelle di me- 20 giorno, acciò fe contempri il troppo freddo con il caldo : & cofi per con trario, per un certo (patio di tem po , e regnando la nebbia le chiuderete tutte, perche quella molto gli nuoce» ili©© sm ri, ©ss mt ' Nemici de Vermicelli , o C au ali eri _ £ feneffre fieno bene commode di ve- rnate, carte,o panno Imo, acciò per efie non ui entrano Rondini, paffete, a altri augelli Cuoi nemici » Auuertirete che nelle fenefiro, tetto, o muraglie non ui fumo buchi , per quali entra il Sole chepercuota de diremo i vermicelli, che l'cbeneil bu- co fufl'e picciolo, gl’amazza, perche à guifà di fpada tut- to il calore fe unilce nella cima del raggia- di qu cfto fa tene la pruoua ; pigliare un fpecchio ,oc tacete battere il Sole per relleffionc (opra un fol vermicello , il qual uedrere trauagliare, à guifa di lombrico , o verme cer- reftre, fe gli gettafte fopra vino, o aceto. Le mu raglie oue danno i vermicelli, fieno lènza bu chi , ofeilure; perche di notte ui entrano iforci, o di- rò topi, formiche, grilli, eluccrte,che li mangiano} e fieno le tauolc, duo re, o grifuole lontane dal muro, quanto ui palla una pedona, Si acciò che quelli fuoi m m .* & m r m m nemici fi fàcilmente non ui uadino » rv?? Dotte m Doue (àpetecerto, che uifiano topi, o (orci, non (ara male ligareà piedi delle tauole,o altri legni, che le (ottengono de rami di Ginepro , (paraci, o brufehi, acciò tali animali non habbiano ardire andare à no- cergli. Guardateui dalle Galline, e galli ,'che (è n'empiono il gozzo à piùvpotcre . Però fiate vigilanti à tai nemici, cheli poueri animaletti nonfipoflono difendere da loro, che non hanno alcun riparo comedenti , corna, vnghic, o dura feorza. Le tauoleouclorfcnodrifcono tutte fono buone, e fiano ben fecche, non molto mi piacciono di noce. Sarebbono molto migliori le ftuore,o grifuole: ma uoriano efi'erfi fitte, ftrette, o folte, che 1 Vermicelli non paflatVero per quelle fefiure : ma folo ui cadefie lo fterco , che fin no , perche molto gli giouarebbe re- ftando netti , e lenza fettore , che cofi fc compiac- ciono. AuuertiretecheletauoJe,oaltro oue (tanno, non fieno molto alte da terra, acciò alcuna unita cadendo non crepino, e (è pur fono alquauto alte fieno dop- pie, cioè tauole , (òpra tauole , e quella di (òpra fia più alta di quella di lotto un braccio , c quella di (òt- to fia più larga, acciò cadendo calchino (ò- pra la tauoladi fotto, che non mori- ranno, 8c in t'una, & l’altra da- ranno commoda mente» m m Come » Kl 5$ K9 ss Cerne ì Vermicelli fe deuonogouernare. OME i Vermicelli (ono piccioli, gli do- uete dare le foglie tenere de Mori, che à puri to fe troueranno efler tali in quel tempo, ma benealciutre, hauèdomiobe dito à metterli in couo , e non à uottro modo : & quando follerò nati ; che non fodero Ipoij- tate fuori le foglie de Mori,bifogna per forza dargli je cime de roui, d’ortica, d’olmo, o latuca, fe non uòlete però, che inorino. Secondo che crederanno poigliaccrefcerete il ci- bo,ma di foglie de Moro, fecondo il uoftro giudirio . E quando faranno grandi , come la quinta lètti mana, oal fuo principio gli darete mangiare tre uolteal gior no, cioèlamattina,à tnezo giorno, & la fera. Quando feranno poi uenuti alla fua grandezza , gli darete mangiare la mattina, à hora di pranzo , il mezo giorno, & la fera, & anco cinque uolteal giorno, ma non però tanta quantità, cioè fe faranno cinque uolteal giorno, la fòglia non da tanto abon dante, & in qudlaquantitàcomeall’- treuolte, acciò pollino digcftire. & quando fono in procin- to d’andare alla frafea, bifogna dargli la foglia parca mente. & |V * _ Come Come fe de nono gouernare i Vermicelli dopo le lor mute . ATVR A LM E N T E i vermicel life mutano quatrro uolte manti ^ uadino à far la feda; nelle qual mu ^ te,uoi douereteefler molto dilige ti; perche dopò la muta^uer fon- no, che dormendo fe mutano à gusla di ferpe, fono molto deboli per la loro ihhrmità lavando la pelle con molto fuo | ^ j dolore, di forte che à quel tempo reftono fiacchi, & jj&J? molto deboli «, E mentre ftanno così non doueteper èònto alcuno cibargli, chea! tutto farebbe gettatoin nano 5 non potendo per tal indifpófitione prender ci- bo,ne poco, ne molto. Se uede per chiara efperienza, chequefti vermicelli ftanno amalati, o dormano per (patio de duo giorni, e !£T| mani lettamente gli conofrerete, perche fono d’iin cer to color liuido, &non ulato, edalmezoin sù ftanno leuaticon il capo alto fen^ monerfi punto, edimo- ftrano in founa certa malinconia, che lalìàro il lor foor t zo con molta pena, fanno quefto, attento che la Nani- { ra in quefta maniera gli purga per redurgli à quella $ finezza, che uoi uedete. £ quando fono amalati, e coli mal difpofti non gli 1 datemoleftia, che troppo gli nuoce il (uo male, che ; molto gli offenderefte. Spallati duo giorni in circa , fe tioletcconofccrefe fono guariti, o ben difpofti, gettate una foglia , o due di Moro (òpra qu dii, e le fanno adatto, o a gara, à man- , gialle, giarle,gli potrete dare il Tuo tutto. Bella cola è allora, chetioi credete forfi fieno per mancami nelle mani, fatti fani, e gettandoli {òpra il fuo cibo , mangiano con tanta auidità , che fi lente un certo dolce murmurio , come fi fuole non altrimente ^ fentire, quando alcuna uoltapiouc leggiermente, c pjj1 fieno chiufe le feneftre: che non meno ui incita il fòn- no,che (anno Tapi intorno àgl’alboreti, nel tempt) del ^ la dolce, e grata Prima uera . Siate però molto auuertite, che dopò le Iormute, o Conni non gli diate quella quantità di foglia, che fo- lete dargli crdinariamentequando fono (ani. & tene- te à mente. Il primo giorno dopò la muta dareteglt mangiare molto manco del Coltro , & cofi accrefcerete de dì, in dì Tempre un poco più , fino che fono uenuti al fuo perfetto udore. E quella è la ragione, che quan réy do Ciano fiati duo giorni fenza mangiare,hauédo mef- Co in fecefl'o tutto il lor cibo; famelici, c bifognofi,man giarebbono tanto, che (àrebbono per crepare. Non altrimenti auuieneàlorochcànoi,quando frano fiati amalati per qualche tèpo,ri(ànandoci,e poi, fe uoleifi- no mangiare,quàto ditta il noftro appetito, riccaderé- (f* monella prima infirmiti, & molto peggiore, perche il noftro ttomaco none fufficien te à digeitire . Dopò la quarta muta.ch è 1 ultima, uanno affrettan W& do il mangiare, circa fette, o otto giorni, e poi uan ma- ^ cando, attendendo (olo col poco cibo à purgarfi per lauorare, mandando fuori ogni lor corruttione,caual- cando hor quello, hor quello, ecercando luogo oue hó ripongano l’oprefue, diedi rado, oforfi mai non acca de che ic ritroua ficrco nè loro boccioli m m m 5g m M Alodo de mutare i Vermicelli da luogo à luogo I quefto modo, enumero demutargU non ve fi dà regola alcuna, le non quan- do uoi u edere che ta bifogno elfer mu* tati , per il molto fterco c hanno (otto foghe rodu te, &auanzi fuoi^ma bene ui ricordo ch ogni uolta, che gli mutate, ftropicciate, e sfregate le tauoled’aff’enzo , toglie di fi- nocchio, menta, o abrotano j & eden do gnfuoleo ftuore, che non feponno ftropicciare potete mettere diquefte cofe intorno intorno che fentono ageuol- mentel’odore; l’abrotano non deue edere quello, che nafee ne gl orti , ma quello , che nafee ne terreni ma- gri , ne letti de fiumi , & ne lidi marini , & alcuna uol- ta fpruzzate, ò bagnatefòttilmenteàguifàdi rugiada i Vermicelli con la bocca , gettandoli topra come neb- bia maluafia , o vino bianco buono , o uero aceto , che molto gli conforta $ e toccateli allelor mute leggier- mente, e con molta diferetione. Le mie madonne ui uoglio infegnare un’altro bel modo de mutargli, ch’è di poca fpela,' e dura adai, & ui torna utile 5 pigliate tante reti, quante tauole ha- uetede Vermtcelli, filonghe, clarghe, econ le ma- glie fi fatte, cheuipadail dito maggiore, cheli ver- micelli gli podòno facilmente padare, ma habbiatene fempre una de più, quefta inuentioneè per non toc- carli con le mani, che molto gli offendono . Dun- que fàcetecofi , come hanno bilògno d’effer mutati : e quefto io intendo come fono grandicelli di tépo d uu mele in circa, ponete una retefopra unatauola, oue t , E lono ite ■1*1 m m t z icr, m m m W\ m m i Vermicelli, e poi gettategli la foglia , come fàce- quandogligouerhate, i quali tubilo paleranno le maglie della rete, e ueranno lòpra la foglia, che tale è la Natura tua di cauulcarla, e quando à uoi pare, che fie- no tutti (opra, pigliare la rete da capo, eda piedi tene- 1 dola larga, e portategli doueuolete, lavandoli dar coli lotto la rete, & coni altra rete tenete il medefmo or- dine; ma chelempre ui auanza vna rete uota per prin- cipiare* le ut rimanedequalche vermicello à forte, po- tete coglier quelli deliramente (òpra un lòglio decar- ta,equeltaregolateneteogniuoltache gli uoleremu ^ tare, il che te può far ancora (oprale lluore , o gn- sii m Come deuono ejferei Àiorii € quai fieno memori* E voi hauete i Mori, che fieno voftri , o buoni, o trilli che fieno, bilògna dargli di quella foglia; ma fegl’hauete à com- prare,imparate, & tenete bene à mente. Pur che fia polli bile non comprate mai i Mori, chefienoin terreni molto grailì,nelle folle del la città, predò à Fiumi, ò folle de molini,o predò à fon- ti,cheapunto quelli albori ui fanno uolontieri,e mat fune li bianchi, come fi uede tutto il giorno, ecome era quello predo il Fonte del Rè Nino, cheillangue de Ì3B5 SS i! 'm i * © © 4* de sfortunati amanti bagnando lefue radici , i frutti bianchi diuentornoro!li : lacaufà è chela grafl’ezza.o uero humidezza generano in loro le foglie larghe, e fottili con molto iuco,e poca foftanza,e virtù. Facete dunque ogni diligenza hauere i Mori, che fieno in terre magre, e quando fieno in luogo petro- fo,e fterile,feranno molto buoni 5 ma molto megliori, anzi perfettiilìmi fe feranno ne monti alti, perche (era no percoilì da venti, purgati dall aere, lottile, netti, dal 1 manna, e rugiada (Iaqual molto offédeil vermicello) eie (ue foglie faranno di tanta foftanza, cheprouando ne uedrete mirabile effetto. Ancora lefogliede Morigiouanetti, come piante non fono fi buone, comede vecchij , per edere tenere di molto fuco, e di poco nutrimento. De Mori bianchi, e negri. M m a 'G ,q». O detto come haueteà troua re i Mori, hora ui dico cheli Mori negri , quando ne potiate hauere fono molto buoni, perche le (ue foglie fono più grolle, han no in fe maggiore, & meglior nutrimen to, tanno ì Vermicelli più gagliardi, molto più Iòta, e ia fan no più forte . Li Mori bianchi fono molto piùdeboli, 5c di man- co,e peggior fodanza , acquofi , fan no pi ù fera bianca, che Mori negi, eia fèta è ancor molto più fiacca. E z Auuer- © © £2 © © i© m © V? ,-fe: m I Auuertircte ancora fehauerete cominciato darea Vermicelli la foglia negra, non eli date poi la bianca; ecofi per contrario, che molto gii nuoce tal mutatio- ne, non dico io per quattro o cinquegiorni daiglila foglia bianca , quando fono piccoliffimi ,'che non im- porta, eflendo prima il mor bianco à ipoutar le toglie, che il negro. & Quando fi deue cogliere la foglia. ON facete cogliere la foglia la mattina, prima cheli Solenon fia alto almeno due, o tre hore, acciò i raggi fuoi alciughino acqua , ma na, o altro humore, chegli fia ca- dutodi nottefopra. E le la notte pallata fuflè piouuto, non tacete cogliere la foglia (pur che un gran bifogno non ui sforza) eflendo il òolc,o fpirando d uerno, lino à mezo giorno. H iuercte anco ogni rilpetto, quando fe coglie la foglia, non torre i getti, ocime, che farete duo errori, uno che offenderete i Mori tollendogli le guide: e fai tro, che i vermicelli ne mangieranno tanto, eflendo con teneri, frefehi , e pieni di fuco , che maggior parte di loro creperanno. Ballerete quert’altro rifpetto cogliendo la foglia non torre infi etnei frutti, chetai uolrai vermicelli a£> li limati t£X m © © •'lì © m iifì! famati gli danno in un tratto di bocca, e per efier quel li acquofi, molte uoltc gli danno la morte. Sono alcuni Mori, che per efler vecchi, con lo ftipi- te corrofo,o per al tra caufa generano molte formiche, e cogliendo la foglia al più delle uolte, ui ne fono in quella, egettandola fopra i vermicelli gli mordono, e tatti negri fubiro (e ne morono.t A quello malefegli potrebbe (occorrere coli, gi- rar col vifchio intorno al piede àguilà de uiti, e quel- le, che fono di lopra , con panno , o foope batterle in terra, o uero facendo (otto un fumo, ma lenza fuocoj acciò non fc offenda la foglia. Alodo di confèruar la foglia . ; OLTA che {arala foglia , la riporrete in luogo frefco,maafciutto,come nelle cantine fotterranee, oue non percuo- ta il Sole, ne meno per retlelfione di muraglie , che tanto ribalderebbe : e q u elfo dico,quandofia gran q uan ti tà , e che i vermi- celli fono grandi, perii cheuoi prudéti ne farete buo- na, egran prouìfione, almeno per tre giorni, per ogni occafìonedi tempo pioggiolò , che polli d’ora in hora fuccederc, la quale mefcolarete fpeflc uolte, acciò non fe ribaldi, o rebolibba , che tale è la Natura di tutte le cofe verdi. s Quel che f dette fare al tempo delle pioggìe. VANDO alcuna uolta (eranno tempi ^ peffimijO pioggtof^chedurcranno tre, o quattro giorni , allora bifogna ftar in cerudlo, acciò non fé getti uia quella faticha, che fino à quel tempo dauoiè fiata fa tta 5 e le vedranno allora pruden Sul ti quelli, c’hanno tal cura* w Dunque bifògna danti quelli catiui tempi, o piog- 1 gie, andando à cogliere la foglia, come fono (oprai Mo ri crolSargli,e sbattergli più uolte, che calcara l’acqua, j, e fe non tutta, molto gligiouerà. Ecolta,inognimo- ! do (ara humida,comeè condotta in cala, ui filano per- t 1^ Ione per quello effetto, che tutte feranno buone, pi- I yfi glino un lenzuolo, o più, egli (caldino beneal fuoco^ ^ f e ponendoli (oprala foglia’, pigliando detto lenzuolo due, o quattro pedone à Tuoi capi, ueranno à fuen to- lare detta fòglia (opra detto lenzuolo più,!e più uolte; e quando ancora non fra ben afeiu tra , ribalderanno il ||| lenzuolo ritornandogli la tògliadi nuouo, facendo il ! ^ medefmo , & cobi di mano in mano la daranno à ver« mìcelli, cheafpettano con tanto defiderio . Se ui faranno poi in cala putti , o putte, tutti quelli potranno aiutare tenendola preflò il fuoco, arringan- dola con altri panni lini , & afeiutta la darete à loro . Àuuernrete (pur che il bifogno non ui sforza ) di non datela fogliai Vermicelli nel medefmo di, chefeco- j glie ,fia colta o per buono, o per mal tempo, ma gli la i oarete nel giorno fequente, cola che molto importa, o almeno fia fiata colta dodici, o quatordici hore. Quando % $ m Mi m ¥ m Oliando ui accaderà afciugar la fòglia, come ho det- to di fopra , non date à vermicelli quella quantità, che leteulate,chein ognimodo ritiene infequalchehu- midezza , e non mangiandone la (olita quantità, non gli potrà nuocere, e coli gli (odisfarete aliai commo- damente. Habbiate ancora quello auuertimento, chefeha- uete comprato Mori,o pur hauetede uoftri, che fieno lontani, prima opratequella foglia , eh è lontana , e fe uoi haueteMori vicini come nella città,horti,o corti- li,lafciaregli all ultimo, acciò uenendo un tempo piog giolò,o con trario, potiate hauer la foglia con maggior preftezza, per quel bilògno^noltiplicando i coglitori, o coglierrici.àquel mal tempo repentino. E perche fumo in quello propofito del mal tempo, ui dimoftrarei le mie madonne,*Un pronolhco,o legni di conofcere, &antiucdcreIepioggie, acciò non (ulte colcealt impropifo : ma non uogho rompere l’ordine di quella tela, che ui propongo in quella materia, per ilchedouerete molto bene confiderare, quando per voftra negligenza andalle à male fi nobile, & bo- ti ella imprelà, non lòlo fe trattarebbe del uoflro utile, ma etiamdio ci «incore- rebbe la uergogna . Dunque predò 1 vietino di quella mia prima parte cono- Icerete come, ba- uere à prcueder le pioggie m. E « E m m m orli Varij modi di gouernare i Vermicelli . ONO fiate alcune gemi, c’hanno ufà- to quello modo, che quando fono fiati grandi i Vermicelli alquanto , come de giorni trenta, gl’hanno pofto fopra i Mori, e lenza fàttidio,o fpelà di coglier, o far coglier la foglia, egouernargli, hanno lafoiato pa fccrqjelli fopra gl’albori, coprendo detti albori con lenzuoli, acciò alcuna uoltapiouendo,o facendo al- tro mal tempo , fieno difefi , & anco dalla rugiata , che cafea di notte, à loro contraria per la frigidezza . I qua- li, come fia tempo, fanno i boccioli, o gallette fopra det & ti Mori , e poi compiti i Tuoi lauori , gli fpiccano dalli •" mori ri portan doli à càia. Mi ricordo ancora già moiri anni fono, che parlai in Ancona con duo Leuantini vno detto ZafirCaflòn, &laltro Dauid Salem, che haueuonoaflài buona lin- gua Italiana, mi diflero,che in Damafco, & in Soria per alcuni luoghi mediantela temperanza dell’aere, i ver- micelli detti da loro Ipeq qurti , cioè in fua lingua, de feda vermini , faceuono là nonaltrimente, che fanno | le bruche fopra peri, meli, o progni in quefto noftro paefe; che Tempre i vermicelli uiueuono fopra i Tuoi inori, quali erano piccioli, e folti, à guilà denoftre Tel- ile, cioè che nella Prima vera, & per il tempo ches’ulà, detti vermicelli mangiauono da le iftefii fopta detti al- bori, equando poihaueuono fatto i lor boccioli, quel §11 legenti gli coglicuono,enelafiàuono tati, che nell an nod’auùenire da detti boccioli nalceflero altri vermi celli , che facefiero il medefmo . Laonde lènza alcuna fattica i wra & 4M Uè K? 4SI ff, » (àttica loro,o fpela haucuono lafeta in gran quantità, e molto fina. Dilìèro poi che in certi altri luoghi non molto lon- tani da quelli, per efler aliai caldi , & con rare pioggie, qucllegenti poneuono i vermicelli , come haueuono quindeci, o uenti giorni lopra quei Mori, ch’erano piccioli àguilà da tambuco, & iui lecibauono lènza largii altro riparo: c pur quando folle ucniito mal té- po , o pioggia , che di raro accadeua , quelli s’afconde- uono, anticipandoli tempo lotto le fòglie, o in mc- glior modo, come prouilli, &ammaellrati dalla Na- tura, & coli con poca lor fatica haueuono la leta. M Alodo di cono [cere , quando fi mutano , e quel, che Jedeue far allora. VESTI animaletti dormendo fi mu- tano, & Hanno in quel tempo come balordi , & in una certa ellafi, che dura per (patio deduo giorni in circa fecon doil gran caldo , o freddo che regna . Siate dunque le mie Madonne in quello molto caute , che quando una parte di loro dormono , e fono per mutarli , & uene fiano altri, che non dor- mono, & mangiano trà loro; come hanno mang'a- touna uolta, o due al più, lubito leuateli da quel- li , che dormono , fenza dargli più mangiare , F fin M ÀO roCN 5S m & 5, V. CK^ m so finche ancor quelli uengono alla fua muta : perche chi concinuafl'e cibargli tutti morirebbono,però mu- tateli pretto luogo, equcfto fe deueintendere, quan- do i Vermicelli fiano uenuti à quella grandezza, che poflonouenire. E fe fra quelli, che dormono ue ne fieno di piccioli, leuatequelli ancora cibandoli parcamente. Equefto dilbrdinc,chc ci fieno ancora de piccioli,làrà nato, che non me haueteobedito à metterli nel vino , o malua- fia, quando gli panetti à nefeere : perche ftrebbono tutti uguali, e farebbono il medefino effetto . Ì\ | delle loro infamità* 1J E caule, per le quali, quelli animaletti k fi nobili fe infcrmono fono molte, E prima procede dal troppo freddo , co- me tenergli in luogo humido , o nero fia partito perii tetto uento freddo , o pioggia, » fiano reflate di nortele feneftre aperte : o habbTàno mangiato la foglia troppo tenera , & humi- da, o uer fuoi frutti, o fieno doue fentono qualche puzza ,o che Iattanze, ouefonofienofporcbe, e mal nette;0 uero nel giorno fieno percoli! dal Sole u che- niente, perche la Naturanon patifeemuta- trone repentina, o uero hauen- dogli mutato la foglia de Mori, come hò detto. Rime- u izi m m fi Rimedtj alle loro infirmiti . j ì VNQVE quando uedete, che fieno in- j fermi per il molto freddo, longhe piog- j fjie, & humidezze,comeaccade ai più del- j c uoltc , percil'er quelli animaletti più j amichi del caldo, che del freddo : Allora j farà bene tenere le feneftré ferrate , e quando ci fiaca- ■ mino doue tòno i vermicelli, gli giouerà molto tare ; del fuoco con legne de pino, Genepro, o altro legno ] ociorifero,che molto gli con tòrta; o u ero non haucn- j! doquefte cole, o il camino ponete fopra un focone ! in mezzo della ll5za,o più dou e fono, con brage, fenza j fumo, e metteteli fopra incenfo , ouer oilì de perfutti, j cotenne di porco , làiciciotti , lodano , belzouino, Hi- ì race, o altra forte di profumi , chegli portino odore; > perche fe palco no, e le rifcaldono di quelle cofe mira- ■ bilmente, non facete nel focone fuoco dilegne, per ; non far il fumo. f Gli potreteancorafpruzzarefottilmenteàguilàdi < rugiada con la bocca lòpra de buon vino, malualia, ver jj naccia,o acqua uita, ma però quando fieno grandi . ;j Poi quando conolcerete, ches’amalano perfouer- chio, & intentò caldo, che trapaflì i tetti, o gli percuo- jj ta, e lappiate certo efler quella la cauta, allora gli fpruz i zarete,obagnaretelòttilmenteconacqua ilota, odi ’ viole zotte. ; Quando uoi uccelli, che follerò di colorgiallo,fpia ì ceuole, e brutto, e non fimiii à gl'altri , egli uedere ha- \ gnati,come fe pilciafléro,feparategli da gl'altri, & por- 5 tateli la mattina per buon tempo fuori all aere, per fpa \ F 2 no ^ ss ssssss tiod’vn quinto d'hora, c meno, però che il Sole non gli percuota, ftropiciàdoperletauoledi qucll herbe, c hò detto di (opra , che molto gli torna bene à muta- letto . Non gl i potendo portar fuori, aprite le feneftre da tramontana , acciò per quelle entri una certa aura à loro lalutitera, ma che il Sole non gli percuota mai. ; IH! g|pg| Dopo la quarta muta che co fa faccino . OPO' la quarta muta, comcho detto cominciono a mangiar più del folito, perche s’acorgono haucre à laflàre il ci- bo^ intrare nella prigione dell’opra fua : ma però nanti che moftrino la feta perla bocca, o che lauorino, ftanno al- quanto fufpcfi col capo alto purgandofi acciò dentro de lor corpi s affini la fera, liquali uedretcriluccregrà- demente dal mezoinanti nel uentre, è quelli, che fa- ranno la feta gialla, moftrano il uentre loro come d’o- ro, e quelli ,che feno per farla bianca, lo moftrano di co!or d’argento, e co fi d’altro colore, o gli uearetcrne nar il capo hor qua, hor là, e molte uoltc trauerlar fo- pra gl abri, hauendoil filo in bocca, cercando mandare ad effetto , quel, che uoi con defi* derio affettate, &effi hanno acquifta- I to con le longhe lor litiche • Come Come de nono ejferìe jrajch e , doue hanno d fari boccioli. myM 3 no fargli! opra fua,comeginefte,fca- pc, fclciy (irnienti, rami di quercie,e di caftagni , che quelle dire cole ione mólto buonc5 perche quando fonò feechefanno à gili fide boccioli, Schannonel eftremodelle lor foghe, |||| comedentijoucageuolmente ui fanno i fuoi nidi; lo- ifSJ no anco buone le fohiàu me pelofe, e gfabbrotani, f||| perche fono odoriferi, &à quelli uanno più che uo- « lontieri , le ben fanno ìlpeluzzo mal netto, mediante tll certi fuoi fioretti . Ma auucrtirete fopra il tutto, che tutte le cofe fu- KJ! j r. i 1.1 ©, i r. li j Ir ! dette fieno ben fccche, & meglior (àrebbono dell’an- no paflàto, perche quando fallerò mal fecche,regnan- ^ do in quei tempi pioggie, o uenti huniidi,ntoruareb- bonofubito molli, euerdi, di forte chei vermicelli non vi poflono appiccarci! lor fìlo,oltro che detta ver SI dura nuoce à corpi loro • Airhora affrettandofilacofa,non Infogna dormi- re, ma aiutargli in tutti i modi 5 & quando le tauole Ij^ fieno lontanedalmuro,bifogna accollarglile fra l u- no,ela!tro, & porre dette fralcheaiutadogli con ch»o P? di,ecorde,ouerfàrcappàniapprefib;ma chelemuta- gliecomedi fopra, fieno fìcure da fuoi nemici, perche SI alierai Vermicelli ui anderanno suda (elicili, lenza Uè uoftra fatica . __ Potete ÙA 54 " ~ ' “ "l^ Potete ancora , quando efiì non ficn commodi , & jfj hanno la feta in bocca , prenderli modeftamente , e 'fi portarli in altra flanza, oue fieno cole per taleffetto. < èbenuero, che toccandoli lenza ricetto potrebbo- S no perire . jv Quando i vermicelli fono rettati rari fopraletauo- le, potete porre lopra quelle delle feope, o altri rami- Q celli leggieri, e piccioli, che con facilità ui anderanno g àlauorarc, riguardandogli lempre, non gli offen- •( dere. 2 Auuertirete ancora, chequanto fono piùrarisù le £ frafche, tanto più torna bene; equando uiandafièrq '-è troppo fpeffì, voi gli fpiccaretc, ponendoli doue non ^ fieno , che cofi folti farebbono molti doppioni , che le re uendono per meza feda. p Mentre da loro fi attende à qu ella ultima fiia fatica, £ ancor uoi non fiate otiofè, ma aiutateli con la uoltra « vigilanza, non fidamente di giorno : ma di notte an- cora, difendendoli da quelle cofe, che gli poflono nuocere, che caderanno alcuna uolta in terra, men- tre fe affrettano tanto, allora ricoglieteli dcftramen- £t te ritornandoli à lauorare : e fe per forte in que* p fto tempo, che lauorano, andafiero piòg- jS gie,o uenti freddi, aiutateli col fuo- co, e con profumi, che molto gli v giouanoefiendo deboli, fen sa cibo , corpi quafi g diafani . . Ù <£■ SSi ©i 1 Perche i Vermicelli fanno ì boccioli . E R C H E qu citi animai etti (bnoVcome ho détto inanti^di natura freddi^ritro- uandofi haucr meflb infcccflo tutto il cibo, fatti deboli, truouono rimedio co- ______ me pollone) con qualche aiuto inga- gliardii!, e lalìàr dopò (e propagine, che gli confermi à quel tempo longo, che vediamo. Pero fanno i boc- cioli dentro de quali (e chiudono , oue fe fortificano, non gli potendo il freddo nuocere, & in quella feta la quale ò callida pigliano fomite, & augumento di po- tere da femedefmi generare quel animale, anzi. conuer tcndofr in quello iftelìb , H quali finito c’hanno i boc- cioli, diuentanò corti, con la coda acuta perdendo le qu attro gambe, che hanno dal mezo a dietro, fat ti ne- fjrijdoppo dieci, o più. giorni efee dal detto Vermicel- o quello animalesche chiamiamo brendoIa,pauegIiot ta,obarbclfo , lafciando nel bocciolo vna certa feorza lottile, e negra, la qual brendola è bianchirti ma , pelo- la, con ale doppie, con due corna , (blamente ritenen- do le tre gambe, c’hanno nella parte di nanzi , laquale bagnando primail bocciolo lo rode, 5c elee fuori da quella cartilagine fortifllmajn tu tto,cper tutto diffe- rente dal vermicello , e sella è femina , fa fubito Tona, lenza il mafehio, le quali fon nane, e da loro non naico no i vermicelli, non gli eden do la vircùgeneraciua. Alcuna uolta ancora (e chiude nel boccioto,pens’io, perche uédeogni razza, (enza uerun merito uolerfi co priredelle lue fatiche, che nò fon uefti da fuo dolio. co me potete vdire il lainèto che là nel preiente Sonetto. Io ftdlo m u m m m 0? @ ,6 ci sasrei © lo fiejfo , me fiejfo , //co , / rifaccio Inejfernouo, il mio primiero flato , Che mentre in altra forma evinto giaccio M’auiuo , e torno al mio lauoro sfiato . E cefi altrui ricchezze , e a me proc cacio Gouerno , e albergo , e cibo caro , e grato , E chi me cura , etvn fi poco impaccio Jìl fin premio ne trae degno , e pregiato . E come il ricco mio nobile fame Veggio intorno à va gentil’, egenerojò M’accingo a l’opra ui e piu pronto , e defio . Cofi mirand’vnrc&o , e d’ un’ infame Che del mio ornar fi'uuolfdegnojo , prefio Mi chiudo, elione la mia cella afiofio . *• r* mente, accionbn offendiate i vermicelli, e poi gli por rete m J) ! iife, ; & 35 rete in luogo frelco,che non gli percuota i! Sole, o gli rifcaldi il fuoco , che morirebbóno , come quelli della feda , & ftiàno in luoco, che gli potiate Ueder fpeflò guardateli da lòréi» Dipoi in qucfto hiezo porrete i boccioli, de quali ^ Uoletc trar la fera al Sole, lopra lenzUoli, o certi Iccon- do la uoftra quantità , per quattro o cinque giorni» è ^ quando regnaflèro pióggie,o tempi ofcUri, allóra po- fcc trete mettere li boccioli nel torno in lacchi, o caneftri, >]§ mouendoli alcuna uoltairnàauuertite non fiamoltò caldo, ma alquanto, li quali meftafete più Uolte, e cofi moriranno fenza uoftro pericolo » Se anco farà poca quantità , gli potrete àcoftare al fuoco, c fpeflò reuol- tarlu Quello mi pare un gran miracolo di Natura, chi be- ne lo confiderà, che quello aimalerto uiua giorni uen ticinque in circa, nanti eh’ordifirhi if bocciolo , viue circa duo giorni, ftà nel bocciolo circa giorni quin- deci,epoi transformatoin brendola,òuer pauegliot- ta, viue circa no u e, o diece giorni , Io non ho certamente mai letto, ne udito, neuifto, che pelce, augello, bipede, quadrupede, rettile, o in- fèttoalcuno generare da le uaria fpecie.mà il fuo fimi- leiequefto Verme manda fuori dafeifteflo brendola, diàri alla, in tu tto da lei differente, e per tanto tempo digiuno mandar fuori tanta quantità d’oua,o lèraen- ti, le qual brendoIe,opauegliottefubito uatecogiUn- gendofi il mafchio con la fèrnina, tifando uiftbilinenté il Coito collii picciol’finimale in breue tempo, cioè duo giorno, o piùpmahdar mori l’oua , Midi réte , che la Ci ca la an co ra v i U e per afeli n gior- no lènza cibo , & io lo nego per due caule, Una che la G z paue- - m m m m. m m pauegliotta è nata dal coito, c genera come uedete,ma la cicala è nata dt rugiada, di rugiada uiuc non lafcian- dodopòfir, ne da fò parto alcuno. Quando dette pauegliotte feran nate,le porrete fo- pra i panni lini , o carte azurre in luogo frefeo , che fa- ranno molto piùfemente. Seui accorgerete, cheui fieno più fonine, che malchi potrete aiutarli accodan- do il mafehio alla temina , il qual folo fèruirà à due, e non più. gli conofccrete che il mafehio è più picciolo, e più magro della femina. li quali hauendo operato co imneiano à diuentar alquanto ofcuri,& in orto giorni in circa fc ne uanno in fu ino, e in poluerea poco a po- co, cqntentandofi morire, poi che (anno hauer labia- to dopò fe la propagine di coloro, ch’ogni anno li ri- mandone in luce. Delle Maefire , che cauono la Jet a. OSTI i bocci pii al Sole , c poi fpogliati del ilio peluzzo , gli darete alle Maeftre, esforzateui trou^rq macftrebuonc, che cauono la feta, e che non fieno nouizze nell’arte, perche non prima la (età è in mano de Mercanti y che fu biro (anno il Jijogo doue è canata, e qucfto 1 h<> Vift’io per efperien- za, il che molto gioua, e quando fia il contrario, ui tor male uen^ la terrete gualche rempo (opra di noi . Delt’ac- m » ? Dell’acqua , e legne buone per cauar la Jet a . ’ACQVA doue ftarà la feta, quando fé caua, dcue efler di fonte, fiumi, oalrre uiuaie correnti, e nò di pozzo, o altr’ac- qua morta, che non tà la fetali bella ,c lucente. Le legne ancora fieno fecche , perche le legne uetdi mediante il fumo , che generano, fanno la feta più ofeura, che le legne fecche, e manco 1 udrà. I)i quefto non ui merauigliate, che la merauiglia pro- cede dal puoco Papere. Che dirette uoi, che l’acqua de fiumi, che uolta le ruote de mollili, quando fia turbi? da,e fàngofa faccia il pan più negro, che l'acqua chiara, e chriftallina, e pur è ucro , e nondimeno l acqua non tocca il grano . Come le Maedre ui renderanno la feta tratta , lega- tela ben Uretra quanto-più potete, che non feglt può far colà più utile* che quefto la conferua lucente, e bel la,e poi guardatela dalla polii ere, che molto TofFendc. Hgra, le michpnefte, e Magniche Madonne, haue- te inrefò fin qui conte dcuonp efler le feméti dclh Ver micelli, comcgrhaueteà porre à nafeere, coniegli do- uctegoucrnare,rtmediare4Ucfueihfifmùà,mutargli, de mori , & ogn’al tra co fa . Però fpefle uoi re legerete queda mia operetta, acciò che errando uoi, non ui la- mentiate dime, cheui habbi inoltrato il fallo per il uero. Hò fatto quefto ancora per un’altro fecondo fine, perche quando io ero in ahr * habito di quel, ch’io fo- no, ritrovandomi nelle Chiefèalli diuini uffici) , mi ri- cordo a a 3 m 3 <4zJ s, JcJ tB Su' © r*"* itr conio dopò che molte, e molte uoltehaueuato letto nel libro delle uoftre ferue,ò maflaie,o uero haueuate burlato qualche foreftièra per hauere il bullo delle ue fti troppo alto „ o troppo ballò* o non hauere legato il capo con i torchi alla uoftra ulanza * ellenao quello uollro naturai còflume, Uematcpoiin longò parlai mento de vermicelli* che haueuate podi inqUeUan- no, dalli quali non haueuate hàuuto ueruna utilità, hauendofpefo moltidenari nè Mori* oltreil tempo pedo, facendo (òpra quello Un gran lamento , il che procedeua per non hauercognmoneai tal cola 5 ma hauerlipofti, egouernati àlòrte; del che modo ioà compadrone, fi ancor per farui tacere iti quei luoghi, che molto repugna raggionar di ciò, uihòfòccorfo con quello mio libretto. E fcuilafiò con laboccaama ra perdonatemi , che parlo per l’uniuerlale,& in que- lla parte come faurico non mordo la perfetta, ma il tuo di tetro* Perche ui ho promelìò poco fa moftrarui i fegni , o pronoftico delle pioggie, acciò non fiate colte all im- p romfo da quelle lènza cibo de Vermicelli , ma po- tiate commodamèn te tàrOe prouifione . per ciò li porrò r ù tri q U Horror , & o flèr u a tei i, eh e di rado UÌ gabberanno , e tbrfi mai * i quali ho tolro da huomini dot- ti,epartio(ìcruati da meco lottga ciperi cnzà« , , . . 3&' - • c ‘ ; m Segni, fa fcgà»' Segni , o pronostico delle pioggie. RIMA quando fon tiretefpirare il uen to di notte, e qualcheftella partir le dal fuo luogo , & andare altroue per un fpatioalquanrolongosfàuillàdo,ouer uenire uerlo terra , lalciando adietro ouepalìà certo fogno-di bianchezza. Quando uedretefpirando il uento, foglie, paglie, b altre cole leggiere uolar per aria, e poi cader in terra. Se uederete 1 vermi tcrreflri, o diremo lombcici no uno, ma quattro, lèi, o più efl'er ulciti da terra elìèndo ,alciytta,^{ poluerola, e caulinare per quella, lalciando nella poluere dopò le legnoso riga . Quando uedretela cornicefola palleggiare manti, eiadierro apprelfo i fiumi, ein lido marino . Se uedretefpirando il uento, quello girare per ter- ra paglie, o ftecchi, foglie, penne, o altra colà à guilà di ruota, uorticc,o turbine, c poialzarli in aria, & andare hor quinci , hor quindi. Quando uedrete porci pigliar in bocca qualche ma ni polo de lino, ftecchi, paglie, o ftracci , e poi sbalzare quelli in alto, equefto farlo non unauolra, ma più, & dii girare, e làltarc , come fàceflero fogno d'alle- grezza . Se uedrete pietre di marmo , o collonne c’habbiate in olà, o fiate altroue bagnatecomefudalìero, dl'en- do allora il tempoafeiutto . Quando uedrete qualche penna ftarfopra l’acqua à galla, e che il uento la manda hor qua, hor là. Quando ballena,oaoenna dallad’aquilone ciò tra- montana iS Ss & montana, e tuona dalla banda diLeuante, o Ponente. Seuedrete fidi giorno, come di notte, cadere da uoftri camini molta tbligine. Quando uedrete il bue, ogiouenca alzar il capo ver fo il cielo, e prender l’aria con larghe orecchie . Se uedrete le rondini girare à torno , à torno le pa- ludi, o gorghi d’acqua , c non uolare per retto ca- mino . Quando ancor uedrete la notte nel Cielo, maggior numero di Stelle del (olito, o uero quelle paiono po- lle nella nebbia lènza fcintillare, eie lue ponte grolle, fenza alcun (plendore. Se uedrete alcun’ Afino sbattere {orecchie fpefl'e uolte,e crollar il capo, e quello non ui poi ti rifo, qua- do fia veriflimo . perche certi mofchini , o altri anima- letti uolando per l’aria leu rendo per inftinto naturale hauerà pioti ere, cercando di alconderfi, e non hauen- do per allora al rro refiigio s’alconduno nellefuéorec- chie, e per quello egli fa tali fletto . Quando uedreteì arco della Dea Iride, chenoilò chiamarne di Noe , ha pollo un piede nel mare. OuCro quado uedrere un numet o di corni di quel- li grandi, erutti negri infieme battendo l’ale più del {olito uolare, e far tra lor grandiflìmo llrepito . Quando uedrete gl’augelH marini andare à gara à tuffai fi forto acqua tornare al lido, e poi far (pelle uol- te il medeimo . Quando uoi donne la (era filando li ed rete la lucer- na fpeflè uolte stauillare, e lo ftopino hauer in cima co laà guila di fongo. Corre uedrete per le ff rade, operi campi certi fili fottiliilìmi, e lpefli àguila di tele de ragni, e che tre- mano mano per il uento, denotano pioggie repentine. IH Quando ancor ucdrete le formiche hauer cauato fuori dalle lor tane, c cauerne le fue oua . E finalmente quando uedrete, o fcn rirete girare i venti auftralicioè garbino, o corina, ol’otlro al più delle uolte , nefègue pioggia, perche elfendo quelli venti caldi liquefammo glhumori nell'aria, cuenga- no pioggie: quando fia proprio del caldo rarefare, c del freddo indurire. Di quelli leghi, o pronoftico fodetto ui dirci la cau- fà , perche fanno tal effetto , ma farei troppo longo, e poi renderei la cofa più confufàapprcfìò di uoi . Hora le mie madonne ripofàteui alquanto , e la- rdate ( tè ui piace) leggere qu ette poche colè qui (ot- to, agl'huomini, e che habbiano qualche giudiciodi rote latine, perche (eui dico che leggiate quelle au- torità, o cìtationilatine, diretti cheto ut dettela burla, fSf pur facete uoi m Sf* fÙ A A Duo modi d hauer la {et a. %» N modo d’hauer la fèda èpermezo dever micchi, o Cauaiicrijde quali di (òpra mi parehauerneparlatoa baldanza. Secondariamente mi retta à raccontare, come anticamente Jegenti per altra ma in alcun luo- go però, uefliuano di feta, fe bene era rari (lima, e mol- toprecicla come ho detto manti per teftimonio di H Flau io lA^sr cV > a g; e ne énno quafi udii , e con l'vnghie la fcardaflùno , e - pettinano; dipoi la tirano fra rami, e la.fòttigliono con pettinarla dopò molti doppij fe inuoluonò dentro, al jnj; lora gl’huomini gli tolgono, e gli tengono caldi in uafi di terra, e ghnodrtlcono dicrufca, cioè femola r-èj tanto che tiafca in loro nuoua, e naturai piuma , della pj-j qual ueftiti, ft rimandano àtar dinuouofimil uelli; eie lane, che da quelli fi tolgono fè immotbidifeono col humido, poi fi filanp fottili col fulo di gionco , Hauere intelo la opinione di Plinio fopra il bombi- CisJ ce, come egli è, e coinè opera, e de che vi u e. ^ Bora uuite un’altra opinione polla da Paulàrva in CcX eliaci* poilerioribus libro fatto , il qual dice. Nafee nella terra di Sera fifl u erme , il quale è due uolte più | graudedel Scarabeo, del refio, è fimi li (fi mo al l* a ra neo, hVj 11 Serici lo nodrifeono con gran cura facendoli le celle fi d’imi smo, come per l’infiate, ha otto piedi, come m r H ì l’Ara- fgl m © © t rj. & te &'■ tei te! Il fine della prima parte ? ARTE l’ Arati co , fa l’opra fua da teffere (òtto gl’ Albori , viue quattro anni di panico, e nell anno quinto nantichc muora, che tanto uiue,gli pongano inanti una canna verde, della quale fi pa(ceuolontieri,elatiofegli rom- pe il uen tre, egli cauono fuori un uiluppode tdi miè- ta. hocait Paulànias . Strabone n el libro xv. Raccontando la fecon dirà de molrialbori d’india, frali quali racconta certi albori flcifibili, nè quali per quella caufa gli nafte una certa lana, dalla quale dice Nearco tefferfi uefti , & i Mace- doni ufando quella per filare hauer fatti ueftimenti, e q u efta efl’er la feta . Hora intendete qual differenza fi a dalla noftra feta. Io neramente non, lo poddeapire. fi quella, che 'dice Virgilio, cheli Sericani pettinonodallefoglie, fi anco quella, chedice Plinio, che fanno quei!» bombici , ma più predo terrò , che quelli tali intendono bambacma lottile deri nata dal bombice, o uero onichino,o bifio, tela fottiliflima: bada che attelo alle lue deftritioni n5 iarà mai limile alla (età, che fanno i noftri vermicelli, o Cauaheri. 69 PARTE SECONDA- jì it CONCIO SI A ch’io v'habbi mo- ^ ^ Tiratoio tutti modi c’hò potutolo j&V ,* f , mefi deyonoporre , egouernaiei ^ il? Vermicelli con tutte l’altre cote, e rtqtt:o queficohò fatto, acciò da loro : Tc poh ihàuer gran quantità difesa, materia fem- ore, & hoggipraneceiTaria, e preci o fa, la quale eflcn do cordatura alle cole fodette . !► Xiì I Non mi è pirfò'fàori di propofito in quello mio | ^rfeèpndbtr%àTp'mòifeàrui; in parte [opre, che fi J fati «òdi féta.'perchesTo vclefsi à vna per vna por x lein catta » ipi ma n care 'ohe i! tempo , e la. metti o- j^io5Ì»i quando hoggi bingegno dell huomo fia fac- to. fi acuto , e pcrlpicaceà ritrouar sépre cole nuo- ue* chela Natura refìedeconfu là , eitupefatta. Però qui fiotto dimoflrcrò quelfiopre più note a cialchvduno, e che chiaramente ne polii hauer certa, e uei a cogitinone . Qfy In ohre dirò come la (èra fia piùdegna di cola, che facci decoro, &ornamento}come fu iempre (*£j predo fa. Come ella refi Ita tempo longone s’ac- commodi ad ogni llagione. Final- u * l£ 3> A iM % m ro -r-jB&i Finalmente uedrete come la fèta non foto fin SI decoro à huomo, ò donna ,mà ancora alle colè ■$(!§ infenrate,come im beli Ica gl’eflcrciti, Legni aqua SI tici, & ornila Santa Chiefa, e Tuoi miniltri, e Pallori. m $ Principio dalle cofe pm deboli . O M E li boccioli fono flati al Sole, ou er per tempo ofeuro in forno per trar la fe ta,fipelono, e di quella ftoppa, ouer pelIuzzOjCome è cardato del primo fio- ^ re, fi fanno callidi bauella 5 efe ne fa ter- -zaruola per far opra molto bella, e rollante aìquan j^| to piu baffo, fe nefanno filzate, o uer coperteda letto jg^| imbottite. . i|L Mettefi nègtopponi , e calze da huomó, nè bulli da donne efl'crìdo più lfeggtéro , che |1 bùmbaeep 6c anco |j| di quello fi fannoffMieremalto dnrahilr, ebellie. $£& , Co n il med efpiO fi fanno behdelie , cordoni, fi oc- SI chi, teleperuelli'di dofió jfparauieri jcaueuacci dife- $$ da, fe mettano ancorarmi accia per altr’opre molto ^ utili, e durabili. Con la feta in pelo di colore, Scaccia bianca fi fanno tele n-r tele belliflimCjad’occbictti, à (cacchi, ad amandole, à ' puntedi diamante, àfofette t & altri Lniori » (£^s | Con detta (età, Scaccia fi fanno tde?per gippppnt, Jt* ^ ft^ad altri bifògnCfigàtCà d^ntic^ilr^ à (pina, o altro 'yy il disegnò ^dè^t e ftìe f^tla ttìcfé y o lK3pj^li S 'udite accompagnate con o uéròà^gènto etam jUIì • noli od ( mofern h m :e lo i "4 }? I quella fé ne fenno molti lati ori, & opc ■ ?3 re, come fr dira più inanti/Primafila- $‘é ucìrarqon que|lft4ppfa fanno ^ ' frangie^^ Progni co- f>fcori> ©L1 :& rs? f là, fc fanti a ancora aii_ r le, & animali tenti: ma ben fimil) a^nàturale. Con la terzaruola le fa la trippa uguale lenza layori ^ per fodrc degiopponi,per guarnimenti di felle, o co fi ivi finidacaualli, conia medefma le fa pur trippa opra molto belU,utile,e uiftolà,alta,eba(là,conrolette,e j groppi, ò altri UuorinQuamert té ritrouata. j- Con feta , e lattate U un’opra detta Gigrl , che nella fj Fiandra fi chiama Satin de Bufges, latinamente lub- * ferica . Fallì di feta un voluto detto riccio , cioè non taglia- to, per (carpe, berette,fbdre, degiopponi, & altre cofe j molto bello , honoratb, è ciìtile. > Si fa ancora un valuto riccio figurato in uarij modi, come ueluto riccio, e in pelo, colànouamente uenu- ' % m m Della Jet a torta VIE STA feta è aliai p redola , oltre l’u- tileche porta fcco , perche con quella fi: cuce ogni lauoro, & è molto dura- bile, refilfendo al tempo, con quella fc riga, fi fanno cordoni , frangie doppie, fiocchi per ogni cofa, pallamani, fpi- ghette, bottoni à ftuora, à pizetto, à turbante, à cento croci , à melone , à ghiande, à fpino, à merli , & à dat- tili, e fi fanno bendellemolto forti, & utili. Con quefta medefina fc fanno guanti, o calzctH à Gucchio, cofà molto bella, & ùtile cònueniente ad ogni perfònaggio . Di feda fi tannò taffettà, ormifinifemplici , e dop- pile di duo colori, fi fanno cangianti di bella uifta per il bario moto, o lume. Di fòtà fi tanno Rati fini ìufìf i, ebelTi, che ui pórto- nó ammiratione cofi fchietto come anco con fiacchi , amandole , o uero altre opere che ui danno molto di- letto. Polidoro vergi Uò' flriu^, cfic xuuln' j e mólti anni fono di fera fi tàceuono fidamente tre drappi , cioè Rafo polito , e Tenia pelo , Velu- tOjcioè villuto chefifà in pe- lo, & il Damalco , che prima, hebbe origine in Damafco cita di Scria ornato de fioroni. Tk (te W SM i m m « Del drappo detto Damafco . fa di fetà il Damafco, il qual veramente è il più bel drappo, che il tacci di feta,ua- ■ go à uedere, Scatto à prender (òpra di le ogni lauoro, materia, e difegno: ched’vn ittv-rrjvji medefmo colore per mouerlo uariata- fiC I mente fa belliifima profpetiua per il fuo ^ ombrizzo, e refalto, o dirò oteuro , o lume, fi fa ancor ; il Damafco di duo colori, equefto è flato moderna- : mente ritrouato con un colore alquanto più oleuro 1 dell’altro , moftrando all’occhio quei fioroni , o altri legni atti da cflèr mirati . Si fa ancor di doi colori varij, e differenti come rof- fo, o bianco, o altri limili, che non tanto d’apreflò, ma di lontano ancora ui rende fpaflò, e diletto. Si fa ancora il Damafco con uarie figure, lauori, edi |>^ ; legni, groppi , animali , augelli , con rofbni di velu to, ! o altro dilegno detto damafco velutato, Stanco la Na- ; tura gl ha inferro uafi ornati di viole, di rofe,amaran- ti, o cùnei, ch’à contemplarli, ella fi chiama uenta, e .'tój confuta. I^j«j Se fa oltre di quefto il Damafco con il fiorone, o pur altra opra, cioè un di leta , ci’altrod oro, o uerod’ar- .-o&! gento. Si fanno ancora di fèta bottoni grandi fiocchati, pi- % gne , uafi ornati d’oro, o d’argento con mappe per pa- ramenti da Chiefc. i Si fa un lauoro detto verniceperingroppare, orna- 01 re, e guarn ire lembi ,o altre parti de udii da donne, o a tra fattura. m i sì & .58 >3 i ! mi ; ‘f'à'h m M M m Si fa con la feda un be! drappo detto Ciambelotto \@ coll fchietto come à meriggio , & anco fi fa con oro , e con argento Si fanno di feta telettedette Napolitane. Si fa di (età boratto, habito leggiero per Fetta te. Purhoggi hò ueduto in fondigo un’opra di molto ingegno non piùuenutainluce, che fa unabelhfTima vma nò altrimenti, che il velato alto, e bado detto bo- ratto Da «laicato leggiero, bello, e commodo. Si fanno ancora legnacoli per libri ornati doro, per le, & altre cole. Kit @ I6J Va’ • » * © !.e © Bella cola è, Signor miei, ueder un Corfiero, un Za h)ì: netto, un Turco, un vdlan di Spagna, ma quando fie- ^ no ornati, guarniti, e falerati di fera, come fella dive- ggi luto, Francie, mappe, e bottoni con oro , ouerargen- jjr§j' )Ty5 to,oltreiì ualore,c coraggio loro, queftecofegraccrc 0^ feeranno bellezza, degna d’efler remirata da tutti . Si fa di feta un Velino Da ma fiato, o uer Rafaro,cioè | CaJ che per quello uadino opere, fioroni, o altri fegni, co- m medamafco,efenza pelo ligi Si fa ancor altro velato, perii quale fono fparfi fio- ! fjg* roni, figure, o altre opere, hor quinci, hor quindi d’o- \fcj[ ro, o uer argento . j^i Si fa il velino fchietto , di duo, o tre peli, fi bello, for te, & utile , che trapalla ciafcun* altro drappo dando al m iS, tempo. f^l Si tanno ancora veluti con lifteRafàte, & altre figu re, o uer rigati di uarij colori. ^ Si fa un veluro detro alto, e ballo, tutto tagliato con 105 forinole, & altre opreinferte. Ma un opera è più V?s> iIm ^piriltn rrt'a r«f,mfnfp iir/*rir»fa nnhii/»- c di alta dell'altra, cola certamente preciofa, nobile, molto ingegno KS 0 m dì £3 4£4 -O? Di fèta ancor fi fanno centure à maglie cofi per cal- ze, come per cengerfi, con bottoni, c mappe, cola bel- la, e degna d’ogni Prelato. Similmente fi fanno centure da fpada , di veluto , o d’altro drappo guarnì te doro, d’argento, perle, & al- tre cole più degne, decoro lietamente da Prcncipi. Per efler la leta lorriffima fi fanno leale di efla,lequa li tengono puochiflìmo luogo : ma pare che s’ufino à maledetto. Leietiche, oltre che fufl'ero d’un poueriflìmo Pre- lato dentro fono ornate di feta, non parlo poi di cuci- le che rifplendono per riccami doro, e d’argento . Cocchi j, cCarozze, che fi pofiòno chiamare barche da terra , le ben fono coperte di boniflimo brabante fe non han no i Tuoi cordoni, fiocchi, colli ni, lcarannedi drappo, cortine, o frangiedifèta fomiglionoà tante barche ingallonate in marina . Ux> m (Si De veli di feta» I fanno di fèta uarie fòrti de veli , come da capelli, da (palle, da capo, da corotro, paniceli! da fpola fi fchietti , come ucr- gati,o con orli d’oro, o d’argento, opera non già di molto ingegno, o tanca, che tutte le donne, oltre che fieno nobde gli douerèbbono cedere , come co Ci leggiera lenza fe- tore, e fenza pur tnacchiarfiun dico delta mano, che I m M M m M ! 76 non {bIoglt(àrcbbehonore,ma ncfuccederebbemol ta utilità. Perche ho ueducouna donna loia con l’a- pra,eguadagno del telaio, 5t era pur nobile, man tene- retuttala fua famiglia per ftrano accidente difcadura, di qui nafcono madonne letantemetamorfòli, cheli fanno molte uolredegf habiti uoftri, da Veluto , Ra- fo,odama(coin (àia bercttina, poiché non foto una uolta, tnapiùho ueduto incontrami l una con 1 altra per la Città , che uedendo noi madonna tale u edita di color di cenere, & un mele fa di cremefmo,o d’altro colore, dimandata la cauta, perchehabbi mutatoha- bito,hauer nfpodocha fatto uoto uedirfi un’anno, per una fua infirmila, o di fuo marito, o figliuolo, che il uoto 1 ha accompagnata fino alla morte, perche il (àrtore gli ha ordinato, chele aedi ftieno all ombra, che non perderanno il colore, ilcheageuolmente fi poteua rimediare con quello utile, <$C bonetto dlerci- tio. 'dì\ Opre di Jet a ,&oro} ouer argento * I feta fi ta quel drappo,ch’è detto Tabi cofi fchietto, come con oro, o uero argento ueramentc bclliilìmo. Si tà un drappo molto ricco per manti de Prencipi , e uefti de Marchele, e Prencipelìc, o per or- nati nati de Chicle d oro , o d’argento detto tela , o panno doro, ouer argento. Se fa un drappo ricchiflìmo, e di gran prezzo, oltre la bellezza, che réde à gl occhi di ciaicuno, detto broc- cato d’oro . Si fa ancora un broccato fento, degno da uederit perfuoi lauoridifeta, di doi colori, detto daalcuni broccatello. Si fa oltre di quello un broccato detto riccio, cofa bella , e di grand ingegno , e fatica , & era appreflo gli anchi di molto prezzo, & honore,come fi vedeapprel- lò Virgilio nell ultimo del primo dell’Eneide, che uo- lendo Enea far un prefcnteaila Regina Didone degno d’ambeduo, gli mandò per Cupido diuino meflàgiero una uefte di broccato riccio, e lparlà di eccellenti figu re,chedicecofi. Munera prteterea lliacis ereptaruinis. Ferrar iubeq pallatn fignis, auroq; rigentem c. Fa quella feta ornamento à lÌ?ectKi,coflini,llucchi, calamai, da Prencipefle, e Regine, li quali, le ben fono d’auorio , d’ebeno ricchi d’oro;, o d’argento , e forfi di perle, o altre gemme ornati, nódimeno la feta gli por- ge ogni uenu Ha, e bellezza. Go'a bella, rara, e pompola è u edere in Venetia nel- la piazza di S. Marco, quei 11 en dardi inalberati fi ricca- mente fatti, vibrando fuentolare, che rendono {lupo- rea rutti, che gli mirano;non gli poffono già tare quei Clariflìmi Signori, di materia più dégna ehedi foca: So no quelli llendardi gràndini mi-, efnol to altidi color rollo , certo gioconda alla dilla , dimòftfando potere, & efl'tratti à ucndicarfi, fe pef forte da uerufio rece- ueflero ingiuria, intnezo dequali,filcorgeil Leon ■ d’oro, dforo,ch’altro non manifefta,chc la fortezza, come Rè de tutti gTanimali. La onde chiaramente fi manifefta Venetiaefler la prima monarchia del mondo. Et che fia d oro, altro non shntende, che il Teforo infinito di queir inuittiffimo Dominio . Tiene quello Leone una Zampa in terra, c tre in mare,dimoftrando poter in terra , ma molto più in mare, e pur è certo, che Tar- mata Veneta non lolo è neruo dell’ Adriatico, ma etian dio dell’Arcipelago, riparo, e targa del ChriftianeD ino. E defuoi gettinoli è ueruno,che non tenghi me- moria. ISIon parlo poi defuoi fatti antichi, de quali ampiamente ne teftifica il Sabellico . il Signor Iddio la conferui à difenfionc del luo grege . * Cerne la feda imbelhft hi gli efferati. u ’TTì ! - m uolta ch’il n campo de faldati à ' — • pjetjj non ]e(ueinfegne,obà- diere, certamente non falò pare ìm- perfetto, ma è brutto, perche quelli . s non COBCffcono mediante linfegna il fuo capo» |e quali iouorei (àperedi che materia pi ìi bella, e pi ù leggiera fi poilòno fare, che di fera . Come fe potrà conofcere il nemico , fe non per mezo delle bande, che delie offendere: le quali fendono il faldato con fiocchi , e mappe d’un cplore, ò più con Viroprefà del luo maggiore, o capo; ritolti ornato. Che » •^© | m Ììit lw 1 'St)\ 1355; \r i M Che paiono le Labarde, quando fono nude fe non udì, e di poca ftima ì ma quando fieno guarnite in tut- to, o parte di veluto con broccame, e frangie , rendo- noalì’occhlo bellezza, cefi ancóra ipiedt,o {argentini. Le picche calzate, oltre che perdile ragioni fi ue- ftono perche non fdruccmo per i corfaletti , & getto- no l'acqua in terra, quando pione, ornate , e Defitte di calze tanno molto decoro, e per quello il tanto Tede- feo fa belliflì ma mila, fi per quello, come ancora addo- batodi molta feta. Se uediamo lina fq uadra de Caualli lenza ften dardi, efenza bandiruole,imprefa del Capitano, feranno pur fimili à tanti Zaffi, o Birri . Che parerebbono le trombe, quando non tollero guarnite di cordoni, mappe, ebandierecon arme, e imprendi colui che lo (eroe, e pur d altro non fi poi- fono far più belle, che di feta ì fe ben tollero coperte d’oro, o d’argento. va % O x* M M Come la feda orna i legni di mare . ERAVIGLIOSA cofaèuedcreuna armata nauale, ma più eccellente, e di maggior ammiratione fard uedere quel le Gallere , o legni maggiori ornati à fuoi luoghi con bandiere coli grande, come picciole uibrate dal ucnto, chetutteincirano i foldati , egl’accrefcono coraggioad ogni imprela. Stupore ai © Stupore di natura era u Venctia detto Buccintoro, cofi riccaméteotnato,non folo il legno come ancora i Clariflìmi Gentil’huomini alla uenuta del Re Chriftianiflimo Henrico Secondo à Venetia,cheNcttunno per la pompa , e fàufto ritor- nò alle cauernc marine, comeTetideCimotoe, Sala- eia, e tutte leNereide s’afcofcro per l’inu ideerebbe- ro à tante Reginedell’ Adriatico, ornate di Damalco di color di neue, accompagnate con molta quantità d o- Che la [età fia aguale all'oro 3 e for/l piu degna. E ben l’oro in genere fuo è molto pre- cido per elìèr più raro d’ogni altro me- tallo, nondimeno io nò lo come fi polli fare un ueftimento d’oro, odargento fenza (era , quando la fera fia fuo fofte- gtiu. Erendetel’or filato, e trouarete eflergli lòtto la leta,o gialla, o rancia, fi come la bianca lòtto l’argento. A talché mai non trouarete,chd’oro,oargcntoficó- póghi fopra altra materia eccetto in quella , comcan- cora anticamente ualeua tanto la leta, quanto l’oro, & addio poco meno, e fù prcciolà appreflò tutte le natio nijCheiepermutaua il pelo d’oro in ugual pelò di fera. Legete Flauio Vopilco ncU’Aureliano,il qual dice, che m lei Hi- léZsP g) & m m 5g egli non hebbe mai Una ueftedi fèta, nel fuo ueftiario, ne meno concedè, che alcun’altro la portaflc , & eflcn- do una uoka pregato da fija mogliere, che gli faceflè una ueftè di feta , gli rifpofe con quelle formai parole. Abfit, ut auro fila pcnfentur. m (M’ y i La feta s'accommoda bene ad ogni fagiani » VANDO la Prima vera reca con efio lei l’aere temperato , ueftendo le cam- pagne delle prime uerdure, potiamo allora ageuol mente u diirci di Rafo , o d’altri Umili drappi cofi graui, che non offèndono i noftri corpi , ma con no- ftro molto commodo ci portano ogni contento , e fe- dir fattionc. Quando poi la terra fatta arida dalli pungenti raggi felàri, tira in fu perfide il caldo atroce, molto ci aggra- da alihora coprirci di taffetà, donmfinOjO d’altro drap po fettilè , e leggiero conuenien te à detta molto grato alla Natura» Come l’Autunno comincia tutta uia afcóndere il calor Naturale fottio il centro , lontanandoli il Sol dal noftro clima con molto noffro contento ucftiremo di velato, ofimil drappo, che modefiamen ce rifcaldai corpi noftri. Ma fel’hornbil barba deli’ Inuerno con gl’hirfuti fuoi ciglia perfcuera negarci il Sole, con coprir la terra : K di no- ìKÌ r m fpw m gf - A y : 4-^ rtì s x-U fé m di noiofi ghiacci sbattendo f Aquilone gl’albori sfron dati col fikhio. La Nathra allora uigilame dlercita l’a- cuto ingegno, e ci là un veiuto detto Felpe immitàdo le pel li de gl ahimali,alto di pelo a gilifà di Kill’erte d’a- ^ gnelli, o di toine per far ueftf lunghe, o finirai giuhbo- §j|: ni,oalrr’habiro, che poco temono il penetrabil Fred- ftf do di Bora, o duri ghiacci. I5>r? Di feta fi & una tela detta toccadoro, ch’non è già di ^ molto pregio, ma pur tabella uifta, la quale a! piu del- m le u^j/e nei^K>gprdi, o rorniamen ti4cbe h fanno di. noe te5 I^(anoi Càualieriper guarnir fé, caiulli, e paggi per (oprauefte non altrimcnte, chei more (cantico co» vrvì&y cheàl lume delle faci, rendono à circonftan ri rfo minor dilètto, piacere, e meravìglia, che fàceua-no rie* teatrile (rene portatili , mobili, o chriftallme. v ^[Imperatori, i Rè,i-Serensflìmi Dogi di Venetia, & altri Prencipi per grandezza, emaietìà precedono lotto rOmbrelle, o Baìdachini , chepur fono di feta , fèben fono ornati d’altre ricchezze, come cola con u e- |T|| niente à rai perfonaggi, e come i luoi valalli glhabbia- no, e tengono con nuerenza per fuperiori. Il tamofiffimo Carlo Quinto, quando andò à Bolo gria ad incoronarli lòtto la felice memoria di Ila lua intrata nó ma co decoro gli daua ££ >3' ÌA© % tèi» © 87 m OC'! a» ingafiature , cordoni , e lifte, le quali chsamono trine vdutate, damafchine, ralate, pomelle,monticeHiii d’un fol colore, comede più, & anco di feta, & oro , & ancor tutte d’oro, o vero argento de uarij lauori, gran dezze, e nomi. 1 «y , m «j-v-j xTÒ - éPTp Q» f? C | ^ ^ *Ì£h <«?> ^ ì^Mr«ssE-®sg hh Come la feta orni i Pontefci della Santa Chiefa. ^ E i Reuerendiffìmi Velami canteranno lamella Pontificale haueranno in piedi i fèndali, tonicelle, dalmatiche, guanti, manipoli, ftole, pianeta, o piu utale, e tutti ferannopur di leta, fé bene l’oro, e i argento l’accompagnano con catedra ,coflìni, e da- uan tale , che tutte q uefte cofe infieme non folamentc danno àcirconftanti un certo fìupore; ma diuotione ancora. a La fera or naia Satira Chiejà, e Jùoiattep. 5f Palij degl’ Altari non poflbno efler più belli, e rie» ^ chi, che di fera -, borfe , u eli da Cabci , tòdre de T a- £ bernacoli, paueglioni, le ben fono dcficcami , di ‘ kjS| frangie, di uernice, di varij lauori d’oro, o d’argento adornati, I ss. 88 JfJV fèilj fé*; lei W: su © m m sv adornati, come colà conuenienteal culto diuino . Di che colà potiamo noi tare il ften dardo alla Croce delnoftro Capitano, e Redentore quàdo loimmitia- mo nelle procefiìoni , & altri luoghi , fe non di ièta? Seli Signori Temporali nelle procefiìoni in pigliar qualchegrado, & altrcfue occafioni, fogliono prece- dere (òtto 1’ombrelle, o Baldachmi , che fono di feta, le ben fono de più p redolì fregi adornati , dimoftran- do in quello l’impero , egrado principale, nel quale i fudditi loro, contemplando gli reuerifeono: quanto maggiormente noi douiamo col più preciofo drappo, che di feta, oro, & argento fi tacci,honorare,e riuerire re il fattore dell’vniu erfo , come quello, c’ha mero im- pero fopra tutte le cofe, al quale ogni ginocchio s’in- clina Celcfte, terreftre, & infernale , confefiàndolo noi col cuore, e con queft’atto efteriore, Rè di llè, Si- gnore de Signori, e finalmente bene fopra ogn’altro m m © © W S © © @ bene. Di (età èl habito del Sommo Pontefice Vicario di Chrifto , e prima le pianelle con la Croce , alla quale s’inclina ogni natione, che confeflà il diuin nome, poi il manto fi degno conlaftuola. vltimamente il (acro Pregno con le tre Corone di mifteriofo fignifìcato, il qual, febeneriiplendc di predale margarite, nondi- meno non fon pofte fopra altra materia più degna, che di feta * L’huomo denoto, e catolico penando, e ripenfan- do per honorare i Santi , e Sante noftri in tercefibri, & auuocati,no ha fàputo trouare, o immaginar cola più degna, bella, nobile, c preciofà, e che più redi al tempo perinuoiuergli, confermare, & adornarelclor Sante, e benedette Reliquie, fe non la feta . Le © © CI i*9L i' | P ©>! © i I Fcii i9 W Le cofi , thè fino pofte apprejfo il fio contrario , piu chiaramente fi conofiono. !| H I ben confiderà la feta è pur bella, no ] bile, e preciota colà : come è uedere un ! fontico ficco, e pieno di drappi di feta, come Veluto, Datmtco , Tabi , Brocca- to, Scaltri firn ili , & in quedo iddio in- traile unOjChemai più non haucllè uedutotal mate- ria,come un Polaccojdall'altra parte nel medefmo luo goui fufléqualchequantitàdi quelli uermi,li quali le ben fono eccellenti : però non fono belli , e quello taleadimandaO'e da che colà fi generate quel bel drap po,gli fulfe rilpofto, che qu ei ucrmi , che ei uedeì ha- ueflero generato; certamente io non sò, qual perfetto Oratore, qual acu to Sofifta , e qual Dialettico, con co- lori, fillocifmi,&argumen ti lo potete perfuadere:cre- do non altrimente intrauerebbe à coftui, che non mol danni fono, ìntrauenne in Padoa ad unfludcnte di Cipro , che non hauendo mai nido nella patria fua la neuc, che tale èia Natura di quel Ifola per gran caldi, leuandofi vna mattina per tempo nell inuerno,vedde le piazze, tetti, orti, &ogni cofa bianca perla neue, continuando quella con l’aer folco cader dal Cielo à fpeffi lembi. Del che egli ne redo fi attonito, che per tutta una lettimana non diede legno d’altro, che di mcrauiglia. TO ’Id: Che m ! èi! \m 'm tèi i K C he la feta refi al tempo piu, eh e egri altra coja , che riveda. Colà ueriflima ,la qual tutto il -giorno fi uede per chiara dperienza, che la fera dura più?cheogrraltra cola, è ben uero, che ru rte le cole fono lbttopofte al tem po, come dice Ouidio. T tmpus edax rerum 5 tuj^ tmUdioJa uetufìas , Omnia eonjummttìs . Ma quella refpettiuamentefediffcnderaolto, e poi molto. Voi fapetc, che il panno lino in breuc fi cor- rompe per 1 humido,& la lana come fia fotropotta cofialVhumidOjCOJnealle tarme,© rignuolc,cquanta cura ogn’hor bilogra porui per confemarla : ma della feta per elpericnza,le ne uedono quali miracoli. ]oho per perfonedegne di fede, che al tempo della felice memora di Paolo Terzo j fu trouata Tullia già figliuola di Cicerone in un arcaica quale haucua una lidie di feta^ c d oro ancor fi bella, e lana, come fc tulle fiata nuouamcntc fattale pur paflòno hormaiduo xnil laanni. Kon fono molti giorni, che neUaChiefa di $. Sgo- ttino di Rimino, fumo trouati in un'arca di marmo, Paolo Malatetta , e Francefca già figliuola di Guido da Polenta Signor di Rauenna, i quali fumo ammazzati da Lanciotto figliuolo di Malatetta Signor di Rimi* Wf, m ÌQ, % PJ& m ** % Ui ihx SJr 9t no, fratello di detto Paolo , amhiduo con un colpo di pugnale miseramente uccifi,trouati da lui in atto dif- honetto,come dice il Petrarca nel trionfo d'amore. Lane dotto , Trinano , e gl’ altri amanti , E la coppia d’ Arimino , che infieme Vanno facendo doloro fi pianti . Leuefti de quali erano difeta,e per tanti,etant’anni ftateindett’arca,appareuonobelie,ecome nuoue. Nel Duomo di Rimino , hoggi fi truoua un panno difèta,detto il panno dell'Imperatore di braccia otto e tnezo di longhezza,e di larghezza braccia tre, mi fura to da me, e molto ben considerato, intorno il quale gì ra un fregio di color turchino, pieno di gigli gialli , il campo di mezo,e tutto rollo con quatordeci tondi di color giallo; in ogni tondo grande, quali un braccio, ui fono duo Leoni di broccato d’oro, quai tondi tutti fono circondati di lettere de Longobardi , <3t in ogni tondo ui è ancor il millelimo conte lettere tutte fimi- li,che fi uedeelìèr flato fatto nel anno 123 1. il qual fu trouaro in un’arca di marmo , quando fi faccua la Ca- pelli di S.Giofeffo, prima detta dell’Incoronata . Sono adunqueanni 3 t:o , chefu fàtto.e flette in dett’arca molti, e molti anni , Si hora è fi bello , e frefeo , che o- gni perfona giudiciofa dirà, che lia perdurare iettecé- t’anni, oltre che lempres’adòpra in apparati, Stornar la bara nella morte de Signori Canoniche Reuerendif funi Vefcoui,il qual dicono, che fu poflo in quel luo- go da Federico Secondo Imperatore, inuolucndogli dentro una fua figlia morta. Non ui recare» alrr’cflcm pio, come la fera duri longo tempo, acciò che tanta longhezza non ui annoia . L 2 Però A3 © là ! J aji fc% m ci; «a*5 AA © mì r?i Però darò fine à quello fecondo trattato , il qua! non ^ ^ mi è parlò erroneo mettermcampo,poichchò par- ^ lato de Vermicelli , che fànnola feta cflàltar ancor lei» ’k* |p come ella merita . &e| llfine della Seconda parte* A v E NDOV I fin qui dim offra toin breuedifcorfol’opre, cbcfi fanno di feta, della fua dignità, come s’accommodi ad ogni Ra- gione ,comeorni , & imbcllilèa gli efferati, legni di mare, la Sàta Ghiefa, fuoi anelli, e miniftri, co- me quella porti rimedio, e medi- camento à i corpi humani , c finalmente come quella refifti à tempo longo. Borami par conueniente ra- gionar de colori , fi originali , o dirò cftremi, mezani , o uero intermedij : perche fe ben la feta è forte, buo- na, & utile, sf ella fteffè come fi trahe liuida , greggia , e cruda fenzaidiuerfi colori, de quali tutto ilgiorno la uediamo ornata, non farebbe di quella ftima pregio , c di tanta bellezza - E perche di quelli n’hanno par- lato molti comematerÌa,c ha largo campo, ben chedif ficile. Io (blamente lènza difpute, o ragionamenti So fitticene forò il prelente trattato, parlando coll intel- ligibile,con chiaro, e baffo modo ; che ciafcuno mi po- trà fàcilmente intendere, chiamadoi colori per il prò prio nome,cauandonc da ogni corpo quattro, ocin- que nomtjdicédo la caufa, perche coli fedeuono chia- mare, con puochi lignificati loro , per non miaderire al capriccio di Fuluio Pellegrino Mantouano, ilqual fi sforza,per parer da più de glaliri, dargli lignificati contra la communc opinione» jV-%3^ \fXij & .. cv De coleri t [tremi. |S|] I colori eftremi fono doi, cioè il bianco, !4& e il negro, dai quali hanno origine, c principio tutti gl altri colori , che fono t chiamati mezam,o intermedi j, come di ce Ariftorele 7. Meth, albedo, & nigre- do appellantur extrcmitates colorum ; quia exalbedi ne,&nigrcdineproducunturca*tericolores,qui in- termedi! dicuntur. tum etiam quia in genere colo- rnmalbedo,& nigredo iureipfo nomcnmenfura: fibi uendicant. Sono chiamati ancora eftremi, perche dal bianco Ve uieneal nero,& dal nero al bianco,ma non formalmé- te,d opinione del medefuno Ariftotcle pri. phificoru cap.de oppofitis , quia natura albedini* non motatur in natu ratti nigredinis,fed fubieètiuè, non quod albè- do in fe ipfa tàquàm in fubictto recipiat nigredinem, uerùm quia fubie£him,urpotè corpus, quod primo in formabaturalbedine,eaabcunte, nigredinem fibi op- pofitam recipit. il bianco , è un colore , che dilgregay e difunifee il uedere/ft coinè il negro lo!congrèga,&àtìt(ce; quod uideturabeffe£tibus, utait PlatoinTima?o : e quefto colore moltoaccetto , e grato à Dio, come dice Cice- rone nel fecondo de lcgtbus, còler albus Dco deco- rus eft. Furnoquéfti duo colori creati dal fommo Iddio nel principio del mondo bianco, e negro, cioè il chiaro, c l'ofcuro, che fono il giorno, e la notte, come tutti uediamo.Ilches afferma in una hiftoria di quel Pelle- grmo « grino, che afiàb'to dall’Vnìcorno in un luogo deferto, J ^i tuggédo da ini cadde in un pozzo, reftandoappicato k^| nei cadere à (in- caprifico yle radicf del Quale erano del continuo rodate da dueiorci , unfciafoco, el’akro ne grò, i quali da fpeculamn fono intrepretati , il bianco j per il giorno, e il negro perla notte, che i uno,e l’altro conknnmano à poco,à poco tuttelecofccreate.Dun- que dcolorncgro cfimileallanotte, èquefto colore malinconico 5 e perquei^o Sa^u Chicli ulà il color jjg negrojcluoi minittri nel rérripò 3ipenitenza,e di ine- ^ (lina. Si comegl altri ancorai ulano nè cerotti, e mor- ^ oe> ■m £20 ti de Tuoi congion ti /perche fi còme nelTofcura notte fi meta > che 1 huotno non contempli , o gioilcha cola creata , cefi noi ucftiti di negro cì allentiamo da ogni colà gioconda* ^ ^ 1 Il color bianco è amilcallà neue^omediceil Petrar j ca nel trionfo d amore. c Quattro deflrier via piu , che nette bianchi Sopra un carro di fuoco ungarZjOn nudo , &~c. | ^ Non è colore, Copra il qual fi feorghi più nota, o mac ! cljia,chc nel bianco, per quello gl’antichi,& anco i ino derni pingono la ycrgine-Aftrea coimeiic bianca, che j-=si non douea ne da rifpetti,odome(ler corrotta . Si co- JsDg meancor la fede , che in alcuna ttKK^o non deuc ellèr macchiata, fopra li che dille il dotto Àriòfto . 7 antichi par , chejteU\ La Santa Le vefiita in altro modo* C he d’uh uèl bianco, che là còpra tutta : Ch' un jol punto, un fol neo la può far brutta. Per iXf. Per quella cagioneancora la Santa Madre Chicli nelle «jraj folennità delle vergini hà ulàto, & ulà habiti bianchi, Se per prcfentareà Dio per quelli le Vergini à lui dedi- eate,pure,bianche,&immacolate. Del color Verde. Bramente quello colore è belliffimo, e tnol to grato all’occhio, ma la copia, el abondà za di quello, lo fa uilc,epuocollimato:co- me addio fi ueggono le campagne d' Apri le, e di M aggio , ne quai tem pi noi Ieri u ia- mo quelle cole.Quelto colore è proprio figliuolo del la Natura, notate la cauli," Seminate, o ponete in ter- ra qualunquecofàjche uolete, come fermentò , lino, faue, fementide peri, meli, amandole , pifiacchi , e fi* nahnentcogn’altra colà , li quali uoi uedete, che fono de uarij,e diuerfi colori, e nondimeno nalcendo,la Ha tura gli mada fuori di terra tutti dicolor uerde, come quella fé palchi, e diletta molto, e poi molto di quello colore. Denota quello colore fperanza, che quando uedemolherbc, ouer piante eller uerdi,da quelle potiamo fperare fiori , e frutti , c come fi a lontana l’aridezza à loro nemica. Il color uerde, quando è più carico di colore, fe diri uerde ofeuro , cupo, o uero foglia d’alloro, fimile à quella. Dependeda quello un’altro color uerde alquanto più i ttS* J m © {& 97 più chiaro, filmile alle campagne feminate nel tempo d’Aprile, detto verde d herba,teftachino,o tambucato. Ne tègue ancor da quello un’altro colar uerdemol to chiaro, che quafi feinbra il giallo , e (è fune più chia- ro, (irebbe tutto giallo, détto uerdegaio;ogautino, & in Venetia ucrde porreo, quando fu limile all' uno, & l’altro. lnoltreui è un’altro coloreadai bello , che parteci- pa di uerde,cdi turchino : a tal che ne uno, ne l'altro, fi può chiamare, equello fimiliflimo alla foglia di ruta, «però co fi fi deu e nominare. Il color detto gaio,o porreo di (òpra’, con l’auuina- to, turchino slattato, & incarnatino , fono al prefenre frcquentiffimi,e molto ufàti:c’horafiamo nel i j 80. e quello (criuo, acciò legenti (appiano , come in que- llo tempo tai colori ero no in frequente ufo j perche sò,che la natura fpeflò là mutatione. dii. /Vi & a © © ■ ^Q .. i Del Turchino . £ © m I è un color detto Turchino, che elìendo molto carico di colore, direfi turchino o- fcurOjO cupo, ilqualeè utile, bello, creda mol to al tempo, ma deue nominai fi pro- priamente fiordi guato. Ne uiene dipoi un’alcro turchino, bello, uidofo, e lieto, detto da molti azurro oltra marino, fimileal fi o- redcl miglsofole. M Ne © © © © © ©, ®] b! © !© ÉS5 © __ * . x&4 mm 9* |$f Ne luccedc dopò quefto un’altro Turchino più Ifijg chiaro , detto da molti T urchino slattato , al prefente ! molto in ufo , ma propriamente deuefi chiamare fior de lino, limile à quello . Se aderifee à quello un’altro Turchino alquanto più chiaro, che per efièrfimile al mare, che riceue il color dal Cielo, quando è chiaro, però per l'uno, o l ai ; tro fe dirà color celefte, o uer Ccrogno . |$jc L’vltimo turchino, chenafceda quelli, che tlraaf- J laifli mo in bianco, fi nomina azurro sbiauato . ^ «j Con il color tu rchino , e con pochini rno rollo, falli sì£ vltimamente un color bello , emodernofimiJealcol- ^ Io del Colombo ; e per quefto t moderni lo chiamono color Palombino , o Colombino . Del color Tane. L* è un colo re, che fi chiama Tanè , che ; molto tira al negro , però le gli dà no- ; me di (curo, o cupo. Da lui ne uiene un tanè , detto tanè, di mezo colore, o colordi (ale fimihifi- mo al detto colore. Ne nafice da quefto un tanè chiaro detto leonato . Etanco ue nè un altro detto tanè Zuz olino, firnilc propriamente à quei frutti detti Zuzole. Vltimamente le là un color tanè molto chiaro det- to ferrugineo, limile alla rugine del ferro, come deferì ( ue V irguio nel fèllo tale clìer la barca di Caronte . Del m m m m m kc W' ss, * * -'Vi 1 D ^ctto color di paglia funile à Kg quella. J?;f Di qui ne uieneun giallo molto bello, *■" leggiadro all’occhio, e molt'utilc, detto fé W m fior digimfti. Neiuccece da quello un’altro più carico di colore fumicai limone , che li Tentori lo chiatnono color li- < moncino. OltrcdiquePojUieneun’altrogiallo, dcttogiallo dorato fimile all oro. bj* Et anco un’altro più carico detto rancio fimilc al pomo i àciojma il luo nome è proprio color cocci neo. kj M a Al- AU’ultimo fi fa un colore fimileal Zaffano, detto co ^ lor Zafranato, che fa mirabil uifta , e maflime nel vela- \i fW yé SS Dell ’ Ambiato. Auuinato è un colore nouamenteritro uato,il qual ha parte col rollò, & è bcllif i>j|* fimo di uifta, ma fottopofto ad ogni mac chia mediante il Vergine, èfimilcà quel | fiore detto Amaran to, che in Romagna fi chiama fior ueluto. Oltre diquefto,dalui non molto differente, ui è un colore, detto rofino,ouerrofafccca,checofi fi chiama, & à lei fimile. Del color Rojfo . IL color roflo è molto lieto , erendcàcialcheduno ^ una certa letitiaà contemprarlo. Grilluftriffimi Cardinali a gl’occhi de remiranti rendono non '* :'$jH poco (plcndore.e inerauidia, quando fono ornati 51 doftro. a ^ L colà piena di ftupore ueder nell’inclito, & inuittif fimo !5g m m m m |||i (imo Senato Veneto tanti, e puoi tanti CJariflimi gen- tilhuommi, ornati coli riccamente di porpora , come color degno, e conueniente à tal Città, Regina dfell’A- driatico, libera, amica di foreftieri, Magnifica, e potete : oueal prefente fiorifeono tutte le forti di feienze : re-, muneratrice delle uirtù,fontico di tutta l’Italia, e final menteftupor del mondo. Doueancora uiueogni for za , e uigore di giuftitia , come fi uede ri tratta in niag-' gior parte delle fuc monete, la quale appoggiata al L eo n e,cina ra me n t e fi conofoe, ch’ella opera con for- tezza fiorendo in loro le altre uirtu Cardinali , che al- ledue fuccedono , cioè Prudenza , e Temperanza . ?4^,i Le quali efprefìamente fi ueggiono in quelli capi calui, carichi d’elperienza de molti, e poi molti an- rili* 1 ■ ; - Ne uien dal rollo Un’altro corpo, cioè Scarlatto , il- qualeè fiheltò, fino, e carico di color di grana, che ti- ra nell ofcuro , fimile à quella rofa , che fi chiama uer- miglia. S’accolla à quello colore un’altro quafi fimile, detto da tentori cremefino, c quelli duo colori , fi chiamano di porpora, fi coirne ancora il Pauónazzo,cornefi uede, che Diofcoride chiamai! rollo, e pauonazzo , colori porporini, i fiori d’alcun’herba,come Peonia, & Irios . Dellaqual porpora , come dice Giulio Polluce, fu pri- mo inuentore un cane, ilqual menaua Hercolefcco, |c| all’ulànza d huomini Illullri di quel tempo, ch’andan- J|p do à uifitar una giouane di Siria, chiamata Tiro, il cane i |f| nella {piaggia marina trouado vna c6cha,puer ochrea, che mangiandola le tinfi: di porpora la bocca, ilqual ffé colore fi hello uedédo la giouanediflèadHcrcole, che m: non era per cofeguir il fuo intetOjfe nò li portaua una uefte 4® ! wt ■?*£ m m m fm a:! Ut\ pi I % m % fi m m >02 _ «elle de! medefmo colore, il che rirrouato fàtìsfecc al- la giouanc . E quella fu l’muentione della porpora . Viè poi un rodò detto fiore dt melograno, fimile à '■/£ lui, e coli lieto. 0* Se fa ancora un’alrro colore, detto incarnatino, co- |** lore addìo molto frequente, filmica! fiore ilei Arti- mira, che nafee d’Ottobre ueramente bello, fileggia dro. In oltrenefegue un’alrro colore, detto perfiehino, dal fior del perii co nominato . Ancorane uiene un colore dal rodo, detro fiordi cantila , quali come tan è chiaro , tiene in fe il rodo , e l’olcuro, ciuilc, e fumicai detto fiore. Viddi una uoltain yenetia un Turco ueftito d*un fw colore rodo, egiallo,fimilealcolorminio,checoli li potrebbe chiama re, Eueroche era di lana, c mai p<ù hò hauuto forza di vedere quello colorei altro luogo Del colere tncarnatò. L colorelncarnatoèqudlóinelcua- le non fi può ben dilccrnere il rodo dal bianco ; ma frà di loro fi ben com- polli, .dt inferri, che veruno non può w dar Ivn tenza qual di quelli d uo colori ||| ìupcriraltro. Quello è fimile alla rolà commune , che nafee uol- Sui? gannente; ma non di quelle bianche, ne m5co di q ucl- te , che da tutti fi chiamono ucrmighc. E chiamato Incar- • il' ‘*6~ Spiali? ìfe/ri» 1 SU» io? Incarnato, perche èfimile alla carne, come fi feorge ne leguancied’unagiouaneben complefltonafa, ma non fucata, ingeflara,o imbellettata. Pezzo fa, ch’io afpetto qucfto colore,per fare una digrelfione fopra di ciò, la- qual fe fcrà lunga, perdonatemi, che finita, Cubito chiù do il Libro . Voi donne ueramen f é facete gràndiflimo errore , uoler efler da piu d’iddio ,’e della Natura , che mai fece cofa alcuna indarno. Gran prefuntionefàreb be d’itn Calzolaio, o Legnaiuolo, le plgliaflc un pend- io, che none fuo inflrumento , e uolefle accrefcere , o finir uire le lince, ombre, lumi, o altri tratti dell Eccel- lente, e fàmofo Apeìle : quanto maggior diffetto è il uofiro uoler coprire,© uiolare quel, che fu dal princi- pio del mondo dal fummo fattore àfua fimilitudine cefi mirabilmen te creato V Oltredi quefeo peccato nc fegue ancora grandiifimo datino uoftro ,come in ten- derete più?, ballo. Quando alcuna di uoi fiuedebru- t:a,o Itolo rata, Cubito tilàrà fòlimato per imbiancarli, ilquale è argento uiuo ellcuato per usa di fuoco, che fe bene ui sforzate Interzarlo con chiare d’uoua,o d’al- tro, nondimeno fempre quel tien fecola fua uirrù : egli lecca gl’3lbori,uccideogn animaleria Natura fua è concentrare , e penetrare ogni colà : Sappiate certo , che ui palla il ceruellq,fe bene lo ponete fopra leguan eie. lo mi ricordo dell anno 1572. trouarmiin Ro- ma,e uifitando la Madonna di Campo Santo, uiddi nel dio Cimitero certi Medici , fcuotcre fopra le pietre de gl’oflk de morti, & da alcuno di quelli utduano certi granelli piccioli d’argentoviuo, che diceuono efler fta ti di coloro, che in usta fua hauendo hauuto il mal frà- ccfe, s’erqno profumati col fumo di genabro, che è argento uiuo abbruggiato. Hora uedetc, fe quel, che era •- ' A %: ■è m h m i rX B SÉ Mi CX , & era fu aio, finalmente ritornò nella primitiua forma , e penetrò gl’in terni delle medolle. , Dunque quello Sulimato, oltre la morte, che ui por : ta à poco, à poco, ui fà li denti, (è gli haueted’auorio,di uentarfubito d’ebano, col fiato dalia fetida. ) E fè u oi per qualche infirmi tà, o al tro acci den te tra | l Jafciated’hfàrlo, efiendoafl'uefatte in quattrogiorni ' diuenitepiu defòrmi,e laide, che di prima . Enon ui contentando di quello, gli faceteanco un corpo rodò di (òpra con le pezzete di Lcuan te. Oh perche allora una donna faceta(manon uifàri già amica) tenendo in bocca un pocodiZafrano, uefi accodi, fingcndodirui un fecreto nell’orecchio, uifof fij nel uoltOjilqual non dubito, che di bianco, non de* òfjj uentiin tutto giallo ; allora ritornareteà caia, maledi- cendo quell’arte, e chi ue l’ha infegnata,hauendo con- f fiammato un giorno intiero nel liiciarui. L I quello ancor non ut balla, ch’altrc uolte prende* rete fior d’aceto, ouero acqua d’angeli, de fior di taua, de gen efie,o agrefto latnbicato. Vn’altra uedendofi nello ipecchio l’entigeni , sfor* j§r- | zaraflìlambicareilceruello,con l’acqua d’Anagalide infieme. Vn’altra per non poter metter le mani fui granos o altre intrate di cala, non hauendo molti danari, s’aiuta j B co!lumedipiuffia,chetiraillangueafuperhcie,efà/lì rolla; ni a con quella non m’adiro, che non prima la 1 cr , y? » rore, chela penitenza. j.x- Alcun’altra per larfi i capei longhi, lauafi con acqua di Lupini : ma uiddi già con miei occhi propri) una o/ pèrder la luce col palato diuorato, e dopò alcuni gior- pii £f|j ni, aframente morire, perche dubito lauatafi , lenza 'jjt ' __ fciu- g? m (2 10J Iciugarfi, col capo rilegato, quella amaritudine gli cor fcalceruello. Quell’altra eftendo uecchia , u olendo parer gioua- ne,e che i fuoi capelli d’argento paiono d'oro, o alme- no caftagni , s’accommodain miglior modo con calci- na^ litargirio . E per quàto ho pur ueduto alcuna uol ta quel ranno, o dirò lidia fi atroce or nagli la fronte di piaghe, come i prati de’ fiori di primauera. Lafcio da parte le bionde da y enetia,& infiniti olij, che minor fatica farebbe leccar il mar col criucllo , che raccontargli in tutto. Non pollo far di n5 improuerarui il fil torto, il ma- ltice,e trementina,à refilar la fronre, o il ciglio, oltre i torchij,con tanta compofitiua,etempoperfo,efaccie fi lucenti, ch’apparendo in drapello per le ftradc, non altro oggetto date à chi ui mira, che de tanti arieti con fente,e llrane larue. Perdonatemi le mie madonne, le uiholcoperto i uoftri fccreti, ui giuro 5 che l’ho fatto per uoftra làlute. & & & & vi: & & & & & ^ & Del color Ber et ti no . IL Berettino quando è molto ofeuro, dicefi cupo, e quando tira alquanto di Pauonazzo , come mol- te uoltefe ne uede, diradi bercttin purpureo, o u iolato. Neuicn da quello un’altro alquanto più chiaro, che molti lo chiamano argentino, ma non l'intendo* N no, I 106 IH 1 (v!\ «r ] ' 1 Hìi no, perche non è il Tuo colore, ma piu pretto chiamaraf ÌCd fi Topolino, fimile alla pelle della Topa . ^1 Se ne feorge un’altrodoppò quelli, detto fratefco,o i cinericio,che! ulano legenn , che fanno penitenza , e (fanno in confideratione della morte, & humana mife ria,udlendofì di color di cenere, considerando chelo § no cenere, & all'ultimo (ono per ritornar in cenere. Hòdettp inanti, che le donnefe guardino dal trop- po lilcio , che non lolo trae beneuolenza, ma genera contra loro non puoco odiO.Hòra dico : e quello non l'habbiate per contraditione,che non è 5 pèrche è giu- ftiflsmo,e molto fi conuiene, chele donne compaiano ben in ordi ne, fecondo il fu© grado, col capo honefta- mente rdigato,col lauàrfi la faccia con acqua uiua, me fta ancor col nino, che conforta gli fpirici, latiandofi le mani con medolle d’amandole,con farina de lupini co fenapa pcfta,cheq uefte cole infieme le nettano, e pur- ! gauo da ogni brurtura,e lordidezza. Circa poi del u etti re, è ben u ero, che la feta porta de coro all huomo, ma molto più alla donna per cfler de- licata,molle, e (oggetto difpolloalla politia : non potè do dia,nemenofapédo d’altropreualerfi nelconfpet to delle gen ti, fe non con il d eco ro, e b d lezz à d ’ ha b i ti , j; | e con quelli acquiftarfi lode, nome, guanto. Quali ha- | b;ti deuorso efler modeftamente fìtti, guarniti co gra- na, fecondo lo dato uio : ma prima quella caricad’ho- neftà,pruden2a.& bontà . Potràall’hora comparere à banchetti, c nozze, à riceu ere, o uifi rare qualche Prin- cipeflàjcheleuettt, comedi foprahò detto, gli danno ardire, ucnuftà.gratia, e fìtrorenel confpetto decireò- ^ franti (feruato (empi e il decoro del fuo grado ) poiché la natura non gl’hà concettò le profonde (cienze,il co - raggio^ I %<& A?* ìé. ìgi bar xp .VJr Api i'-r jgg raggio, cl’ecccllenzadiqualch’arte, (ènon rariffirao; | ‘ * come aìl’huomo. E fe bene ad alcuna donna i cieli fo- ìq!| \ jìj^ di Romanzi , dirò bene, che (blamente à Grifildc Mar- . chela di Satuzzo , fu concellb pallàre ogn’alrra donna ^ di quel tempo, e che uerà dipoi de inaudita patièza, KS\ Ve & amore coniugale. j >>§ Saffo Lesbia fuperò ogn’akra in compor uerfi, por- »c| tando la corona di poefia. m! eD; Ne mai ad alcun’altra fu .concettò fiorire ne’ colori 5&! m di Retorica , falciando dopò fe ferirti di granftupore, ch’à Batdfta Malateda da Rimirjo. •gftj Solamente Matilde Cotftefl'a di Lombardia fu accer ^„v Ve rima diffenlatrice di Santa Chielà , mettendo in fuga , Siri j ^ oeddendo i nemici di quella^ ■*; : no Itati liberali in dargli dono particolare, fono però ftate rarifStne,che i pnuilegij de puochi , non fanno la legge commune,e laidando da parte le fàuole,ò ferirti ^ ^ ^ *** % ii V* 9 ; ■ ^ jptj E fàffo Erelealola fu degna indolcire le genti roze, 5.41 e crude col fuono , non meno ch'Orfeo,& il diuino gjj Apollo. ' 15 c5_ V l r guerre di Napoli duna tentane’ fianchi arditamente, S?) OC intrepida , anzi con molto honore finì la uita fua . Ma De De colori Mifchij . *ìT I fanno de uarij colori più fòrti de Mi- & fchi j , còme capo di Picchio , pel di Gat- jfd UIZ20 d'Qcha,ceneraccio, fchiuina lfe©0 13f ma re, fior di faua, Beretrino inzucca- raro, fior di perfica,e moit altri, quali la* • ' . feio per breuità. E perche la natura fem prefecon da mai non celia trouar cofenuoue, lafciarò cura ad altri lcrittori,che ponghino in carta quel , che ella produrrà al filo tempo . In quello mezo mi ripo* laro fòpra di quello, di non efièr pagato da uoi di calu- ma,hauendo ulato in ciò ogni fatica , c fedeltà . If Fine dell Tauola Tauola delle Materie , che fi contengono nell’Opera . -, jOt ^3&FJk&£, ' ‘ ss-*^ n. /L** fi»! & B perche le fomenti fi met - tono nel nino . c<*r. $ i firmità de Ver mie e Hi. 50 Camera d’ un Trend pe, 86 che cofii fi deue far > quando na- feono i Vermicelli . 3 4 C/;e la feta fia uguale alT oro , & forfipiù ? 80 Chi fu primo à trouar la feta. 2 2 Chi prima porta Jf e la feta nell'I- talia, & à che tempo, 24, Colori e£ìrem,cioé biancho 3 & negro. 94. Color uerde. 9 6 Color Turchino. 97 Color B erettine, 105 Color incarnato 102 Color rojfn. 100 Color auuinato. 1 00 Color Tauonaigp. $ 9 Color dallo , 99 Color Tanè, 98 Colori Mif chi), io3 Come le fementi de Vermicelli fi mettono in couo, 3 3 Corne i Vermicelli fi deueno go- uernare, 3 $ ih Come fi deuono goucrnare dopò temute. . 3 9 PJ& Come deuono ejjer i moriy e quali fieno migliori . 42 Come deuono effer le frafehe3d0‘ ue hanno a far i boccioli . 5 3 Come la feta imbellifi chi gl i ejf cr- eiti. 78 r Come la feta orni i legni di mare, 79 < s jiM Cometa feta orna i Tontefìcidi j^Jnc S, Chic fa. 87 !||f D 'Elle macHrc , che c suono la feta, 60 Veli' acquaie legnt buone , per ca uar la feta , 6 1 Della feta in pelo* 7 1 Della Jeta torta, 72 Del drappo detto Damafco, 7 3 De uelidifeta. 75 Dopò la quarta muta > che cofafa cino 5 2 Duo modi dèbauer la feta, 5 5 & E Nili lo, Vimma fopra il V cermeti 0 Caualiere * 57 V «30 1 B è fi! che me do fi pongono lefemen ti per nafeer meglio 3 o Il diurno aiuto fi deue dimanda* re in tutte le afe 35 L La feta è medicamento à corpi h umani 85 La seta orna la santa Chiefa7 <& fuoianeffi 8/ La seta s'accommoda bene ad ognifiagione 8r La seta refla al tempo piu , che egri* altra co]a7che ciuefii.90 Le cofe pofìe appreffo il fino con trario 3 più chiaramente fi co no f cono 89 Le gemme fi mettono conuenien temente Jopra la seta 8 4 Lode 7& eccellenza del Vermi- cello 1 8 Lode7et eccelleva del Moro . 10 M Modo di mutare i Vermicelli da luogo y à luogo 4 1 Modo di conofccre quando fi mu tonOy& che fi debba fare»x9 Modo di conferuar la foglia, 45 N Nemici de Vermicelli 7 0 caua- lieri, 45 Nomi di molte gemme 3 6 0 Opre di seta > ouer perche nella prima fi fono abbagliati altri di maggior intelli- genza della mia. E con quello ui (aiuto di cuore . Errore notabile. Nella Rubrica nu. 8{. Sotto la leca (è dipinge, 5cc. Leggete (opralafeta,&c. m m pi; fej m\ ivi; li fi m m m\ m m si m a ;gfK m lopera3 fon fogli .XIV u #-€* THE GEiì'V CEN'iEH LIBRARY