N\ \n ^^• r 1 ' MiììHd. \H i;ti i . HlKJb>'iJ>iI FI LIBRARY OF 885-1056 IMENOTTERI, NEUROTTERI PSEUDONEUROTTERI, ORTOTTERI E RINCOTI ITALIANI MANUALI HOEPLl ENTOMOLOGIA IMENOTTERI, NEDROTTERI psEUDOiiiiionEiii, omm e mm\ ITALIANI DEL Dottor A. G BIFFINI Assistente al R. Museo Zoologico di Torino CON 243 INCISIONI ULRICO HOEPLl EDITORE-LIBRAIO DELLA REAL GASA MILANO 18'97 PROPRIETÀ LETTERARIA. Tip. Lombardi di M. Bellinzaghi Milano - t'iofi Oscuri, 7 - Milano PREFAZIONE Il presente Manuale fu da me eseguito collo stesso metodo e per lo stesso scopo dei due miei lavori precedenti : « Coleotteri Italiani e Le- pidotteri Italiani. » — Nondimeno parmi che, quantunque esso tratti di insetti meno general- mente prediletti dai principianti, la sua utilità venga ad esser ancor maggiore di quella dei manuali antecedenti. Infatti, se non in Italia, già all'estero era stato fatto qualche cosa di simile sui Coleotteri e sui Lepidotteri, per regioni Europee vicine al nostro paese e quindi presentanti con esso una sensi- bile affinità di faune; nulla invece di analogo si possedeva ancora sugli insetti degli altri or- dini, di cui si occupa il presente manuale, ec- cezion fatta per un volumetto sui Rincoti fran- cesi pubblicato da Deyroile. Un tal fatto, mentre dà una impronta di no- vili Prefazione. vita al Manuale, costituì in pari tempo una no- tevole difficoltà per l'esecuzione del lavoro, non avendosi per esso alcuna guida che corresse parallelamente alla sua via, ossia mancando un'opera che trattasse in modo analogo di in- setti d'altra regione Europea. Ho quindi dovuto ricorrere alla ricca biblio- teca ed alle collezioni importanti del R. Museo Zoologico di Torino, e compiere un lavoro lungo, frequentemente difficile, sia per la ricerca delle monografie speciali in ciascun ordine, come per quella dei catalogi faunistici italiani o di Pro- vincie italiane, oppure di lavori biologici suffi- cientemente recenti, sia anche per dare il dovuto equilibrio eia dovuta omogeneità alle varie parti quantunque eseguite in base ad opere differenti, antiche le une, moderne le altre, e cosi via. Ciò mi offri pure l'occasione, mentre eseguivo questo manuale, che mi occupò per ben dieci mesi, di pubblicare note faunistiche ed osserva- zioni su diverse famiglie di insetti piemontesi (1), le quali stanno come una prova ed un frutto del lavoro spesso di diretta classificazione sulle raccolte italiane del Museo di Torino, che do- vetti compiere pel presente Manuale. Anche in questo, come nei volumetti prece- (1) Vecrgansi nell'elenco delle mie pubblicazioni i nu- meri 22, 23, 24, 28, -10, 47, 51. Prefazione. ix denti, non si trovano che le principali, più im- portanti e più frequenti specie dei diversi ordini, viventi in Italia; e ciò per le ragioni indicate nei manuali antecedenti, come per le giuste esi- genze di indole libraria, che richiedevano ve- nisse riunito in un unico manuale un cosi copioso materiale. Vi sono anche nel presente volumetto dei gruppi trattati più estesamente di altri, e ciò per la natura stessa del libro dedicato ai dilet- tanti. Infatti, é naturale che vi sieno per esem.pio assai più diffuse notizie sulle Libellulidi, che non sui Pediculidi, che vi sieno descritte molte più specie di Locustidi, di Grillidi, di Pentatomidi, Goreidi, Ligeidi, che sono almeno di medie di- mensioni, ornate di bei colori, oppure che sono di facile raccolta, che non di Tisanotteri, di Formicidi, di Afidi, di Goccidi, difficili a studiarsi principalmente pei principianti, stante la picco- lezza del corpo, o la rarità o la grande omoge- neità delle specie fra loro. Anche in questo manuale non vi sono tavole dicotome di classificazione, le quali unicamente devono trovarsi nelle monografie o in opere faunistiche complete. Giò d'altra parte dipende pure dall'indole stessa dei miei manuali ento- mologici. Un dilettante, un principiante, infatti, non ha certo ancora la pazienza e l'abnega- X Prefazione. zione, per determinare gli insetti che più facil- mente gli é dato d'incontrare, di mettersi nelle forche caudine di una tavola dicotoma, la quale coi caratteri della lunghezza relativa degli arti- coli dei tarsi o dei palpi, con quelli della pun- teggiatura microscopica del corpo, delle cellu- line e delle venature delle ali, tutte nominate con vocabolo particolare, con caratteri talora biologici, invisibili su individui morti, o relativi ad un solo sesso e insussistenti nelT altro, e con minuzie estreme, lo obblighi ad una fatica eccessiva ed inaspettata là ove ricerca il solo diletto od una semplice coltura ed uno svago della mente, inducendolo il più delle volte in incertezze ed in errori, e spingendolo infine ad abbandonare la tavola stessa senza esser rie- scito a nulla, disgustato anzi e sfiduciato, il che per un giovane o per uno che comincia è sem- pre un male (1). Invece ho indicato dei caratteri sufficiente- mente estesi, dettagliati e chiari, per ogni or- dine, per ogni famiglia, e certamente il princi- piante deve leggere queste generalità e farsi nella mente un concetto ben netto ed esatto dei varii ordini e delle principali famiglie; questo (1) Vengasi in proposito anche quanto scrivevo nella prefazione del mio Libro dei Coleotteri, Milano, Hoepli, 1896, pag. Vili. Prefazione. xi non si ottiene che collo studio e coli' osserva- zione, non già coli' uso di tavole dicotome. Del resto, tale studio non è difficile ed é anzi una spontanea necessità, come è un diletto, per chi sente vera passione per simili ricerche. In ogni ordine ed in ogni famiglia le specie sono poi raggruppate in diversi paragrafi suc- cessivi, contraddistinti da un numero progres- sivo, e quasi tutti forniti di una o più figure rappresentanti la prima o la più importante specie del gruppo slesso. È questo lo stesso me- todo che si trova in quell'ottimo libro elemen- tare per le scuole secondarie, cosi diffuso in Italia, cioè nel Pokorny, come nei migliori libri affini, che il principiante ebbe fra le mani nella scuola ginnasiale o tecnica, durante quelle le- zioni che saranno state per lui le più dilettevoli, ed ancora sul proprio tavolo di studio durante le primissime ricerche, quando la passione an- cora infantile cominciava a svilupparsi. Ora mi pare, che avendo una relativa cono- scenza dei caratteri dei varii ordini, o meglio ancora delle famiglie, quantunque quest'ultima condizione non sia necessaria, sfogliando sem- plicemente uno dei miei manuali, col porre la massima attenzione alle figure, il dilettante può giungere a limitare i proprii dubbi circa la de- terminazione approssimativa dei suoi insetti, su di un piccolo numero di gruppi o paragrafi, ad- XII Prefazione. dilatigli dalle relative incisioni. — Legga allora attentamente i cenni generali sulle famiglie o sulla famiglia rispettiva; legga le descrizioni della specie figurata, delle affini, e di quelle che si trovano nel paragrafo antecedente e nel suc- cessivo ; egli vedrà almeno subito se ha sba- gliato, se è fuori di strada, e in questo caso studierà meglio, osserverà ed imparerà: ma il più delle volte troverà certannente di che essere soddisfatto. Dopo un po' di tempo, col crescere delle cognizioni e della pratica, il giovane stu- dioso saprà subito in quale parte del Manuale dirigersi per aver notizie sopra questa o quella specie, o per cercare la descrizione di una spe- cie affine ad altra in altra occasione determinata. Verrà infine il tempo in cui il Manuale non gli basterà più, ma allora si accorgerà d'aver percorso già un notevole cammino e non sde- gnerà ricorrervi ancora di frequente. Per le stesse ragioni io non do quasi mai i caratteri dei generi, che possono però emergere delle descrizioni di specie congeneri o dal con- trapposto fra quelle di specie di generi diversi ed affini. Il genere é qualche cosa per sé stesso di un po' astratto, spesso di poco naturale, spesso variabile per estensione e per valore da famiglia a famiglia e sempre da autore ad autore: talora le differenze fra i generi di certe famiglie sono ridotte al minimum e sono pochissimo afferra- Prefazione. xiii bili; certi autori poi colla continua e dannosa creazione di nuovi generi, coli' attribuire un va- lore generico ad ogni minimo carattere non di rado visibile in un solo sesso, pare vogliano ri- condurre la nomenclatura scientifica al metodo mononimico od uninominale, con grande confu- sione, fatica e disgusto per lo studioso. Ma ad un giovane o ad un dilettante, poco ancora importa il conoscere i limiti in cui é racchiuso e circoscritto un genere, il conside- rare se le antiche divisioni di questo si hanno a ritenere o no come generi ad esso equipol- lenti, il capacitarsi del come una semplice dif- ferenza di relativa lunghezza fra due articoli di palpi, o delle antenne o del rostro, o dei tarsi, od una semplice variazione nell'incrocio di due minute venature delle ah, possa costituire diffe- renza generica fra più specie che pur non hanno nessun altro carattere per cui sia possibile col- locarle in generi diversi, ma sono in tutto omo- geneamente fatte e solo si presentano specifica- mente diverse. Ciò che importa al principiante si è di arri- vare alla conoscenza della specie, almeno delle più comuni specie, come fa in senso più lato col Pokorny, libro di testo sopra citato, direttovi più che da altro dalle figure e da un certo stu- dio, ma senza previi caratteri generici. Ogni specie ha nel suo nome anche il vocabolo gene- XIV Prefazione. rico, le specie congeneri lo hanno eguale, esse sono visibilmente affini fra loro, ed ecco come il concetto di genere si verrà man mano a de- rivare come una sintesi dall'osservazione e dallo studio delle specie, certamente con maggior pro- fitto di quello che ne verrebbe se questo genere fosse uno scalino, difficilissimo, imposto per pas- sare alla specie. Perciò ho anche sempre considerato i generi in un senso molto vasto. Solo in alcuni casi ho dato i caratteri di generi molto estesi o molto ben marcati, prima della descrizione delle re- lative specie, e ciò, più che peraltro, per ricor- dare direi quasi questo concetto allo studioso, e rammentargli l'indole delle classificazioni, per cui si riuniscono le specie in generi, questi in famiglie e le famiglie in ordini. Non ho mancato neppure di mettere frequen- temente in chiaro e sotto gli occhi del princi- piante quelle forme di passaggio, quelle altre modificate per adattamento, quelle regresse , quelle ultime conservanti alcuni caratteri impor- tanti che le collegano con invertebrati inferiori mostrandone Taffinità, onde porgergli delle oc- casioni e degli esempi che gli dieno campo di riflettere, di pensare, e di vedere con tutta la chiarezza con cui ci si palesano, i fenomeni portati dall'adattamento all'ambiente e dalla lotta per l'esistenza, le concatenazioni fra le varie Prefazione. xv famiglie, fra i varii ordini, fra le varie forme, la derivazione di alcune più perfette o diversa- mente conformate ed adattate, da altre più sem- plici od altrimenti foggiate. Ho la coscienza d'aver fatto quanto mi fu pos- sibile per trattare nel modo il più completo, il più conforme alla scienza moderna ed in pari tempo il più semplice, lo studio elementare degli insetti italiani appartenenti agli ordini qui con- siderati. Ringrazio ancor una volta, e di tutto cuore, il comm. Hoepli, per la buona accoglienza fatta al mio lavoro e pel gran numero di incisioni con cui volle illustrarlo. La sua idea, sommamente lodevole, é quella di porgere incoraggiamento ed aiuto con libri elementari adatti, ai giovani ed ai dilettanti che si occupano di studii sul- l'entomologia italiana. Voglio sperare che il mio lavoro non sia per essere indegno d'accompagnarsi ad un cosi ot- timo intento del benemerito Editore. Achille Griffinl IM ENOTT E PJ ITA LI A N I GENERALITÀ Gli Imenotteri (1). — Gli Imenotteri sono in- setti olometaholi, forniti di apparato boccale fog- giato per masticare e per lambire; hanno il protorace saldato ai due segmenti toracici se- guenti e sono generalmente dotati di due paia d'ali membranose, eguali fra loro, più o meno trasparenti, fornite di non molte nervature. In parecchie specie però le femmine ed ancor più i neutri, come vedremo in seguito, sono com- pletamente atteri. (I) Rimandiamo il lettore alle pagine 1-19 del Manuale Coleotteri Italiani, per quanto concerne le generalità sugli Insetti complessivamente considerati, sulle loro parti, sulle metamorfosi e sugli altri loro più notevoli caratteri, nonché per ciò che riguarda la classificazione e la nomenclatura scientifica. Griffini. 1 Imenotteri, italiani. Negli Imenotteri allo stato adulto il capo (fig. 1), è generalmente proporzionato, mediocre o piut- tosto grande e mobile; esso porta due grossi occhi e per lo più 3 ocelli, posti sul fronte fra questi. Le antenne sono quasi sempre filiformi, talora alquanto ingrossate all'apice, variano quanto alla lunghezza e frequentemente sono Fig. 1. Capo d'un Imenottero (Apis). 0. occhio; f, antenna; e, labbro superiore; «, mandibole; fi, ma- scelle modificate; e, palpi; d, linguetta. piegate a gomito, avendo un lungo articolo ba- sale che porta all'apice una serie di articoli minori. L'apparato boccale consta di mandibole più o meno falciformi, non molto dissimili da quelle dei coleotteri, di mascelle allungate e spesso ricurve, che fanno come da guaina alla cosidetta linguetta, la quale é un'appendice del Generalità. labbro inferiore, ed é più o meno allungata. In certi casi quest'organo é notevolmente svolto e serve all'insetto per lambire le materie od i succhi messi a scoperto mediante la stritola- zione or)erata colle mandibole. Il torace é composto dai 3 segmenti saldati fra loro; esso come l'addome può essere peloso o glabro; la sua forma varia fra la cilindrica e la globosa. Le 4 ali sono sottili, membranose, prive di squamette; talora sono perfettamente limpide; più frequentemente hanno una tinta giallo-bruna di varia intensità, e in qualche caso appaiono quasi nere o violacee. Le ali del primo paio sono più sviluppate delle posteriori, esse poi sono accompagnate al loro punto d' inserzione sul torace da due piccole squamette mobili. Le nervature sono relativamente poche, prin- cipalmente se confrontiamo le ali degli Imenot- teri con quelle dei Neurotteri che si presentano fittamente reticolate da molte venature dirette in vario senso. Sul margine anteriore delle ali posteriori esistono dei piccolissimi e finissimi uncini che possono agganciarsi alle ali del primo paio in determinate condizioni. Nello stato di riposo infatti gli organi di volo si stendono orizzontalmente sul dorso dell' Ime- nottero, coprendone l'addome, oppure si ripiegano alquanto longitudinalmente e stanno inclinati ai lati, sempre però diretti più o meno all'indietro; quando invece l'insetto vuol innalzarsi nell'aria, esso riunisce ciascuna ala posteriore alla rispet- Imenotteri italiani. Uva anteriore, alla quale può aggrapparla me- diante i finissimi uncini sopra accennati; quindi movendo tale sistema spiega il volo. Le zampe degli Imenotteri sono ben sviluppate, portano un numero vario di tarsi, frequentemente poi sono rivestite di peli ed hanno delle piccole spine all'apice delle tibie, U addome è molto variabile di forma; in al- cuni casi esso è sessile, ossia il suo primo ar- ticolo si unisce per tutta la propria estensione all'ultimo segmento toracico, senza esserne sen- sibilmente più stretto; in molte specie invece l'addome é peduncolato, ossia si unisce al torace per mezzo di uno strozzamento o peduncolo ta- lora sottilissimo e lungo; tale peduncolo è co- stituito dai primi due segmenti addominali. L'addome delle femmine può portare all'apice o un ovopositore oppure un pungiglione veleni- fero. L'ovopositore risulta di due parti allungate, scavate all'interno ed unite in modo da formare come un canale, il quale è appuntito o seghet- tato all'apice. Questo ovopositore può essere, a volontà deirimenottero, emesso o ritirato in una apposita guaina. Il pungiglione o aculeo non è fatto in modo molto dissimile, esso però è sottile, aghiforme, molto acuminato, e può parimenti venir emesso 0 ritirato dall'insetto. Internamente tale pungi- glione comunica con due ghiandole le quali se- cernono liquidi, a quanto pare, aventi reazione opposta; questi liquidi si mescolano confluendo nell'interno dell'aculeo che è forato, e vengono Generalità. cosi a versarsi nella ferita prodotta da esso. Le differenze sessuali negli Imenotteri sono quasi sempre spiccatissime, sia per la dimen- sione, come per la colorazione e per la forma degli individui dei due sessi. Frequentemente infatti i colori ed i disegni sono ben diversi nel maschio e nella femmina, parimenti la forma è generalmente distinta, è lo é molto evidente- mente quando le femmine hanno un ovopositore od un aculeo notevolmente lungo, mentre i ma- schi ne sono privi, o quando i maschi sono alati e le femmine attere. Oltre i maschi e le femmine in molte famiglie di Imenotteri dobbiamo considerare gli individui neutri detti anche operaie, i quali non danno mai opera alla riproduzione, e sono spesso dis- simili sia dai maschi come dalle femmine, ta- lora invece più somiglianti a queste ultime. La scienza ha riconosciuto essere tali individui delle femmine in cui non si sviluppa l'apparato ri- produttore. In qualche caso particolare nondi- meno possono a certi neutri svolgersi nel corso dell'esistenza gli organi sessuali femminei, che essi possedevano rudimentali, tanto da esser questi in grado di produrre qualche uovo. La vita di molti Imenotteri allo stato adulto non è eccessivamente breve; in un buon numero di specie anzi gli adulti, come nei Coleotteri, possono vivere parecchi mesi e in taluni casi anche più di un anno. Il volo di questi insetti non è cosi veloce come quello dei Ditteri, nò sostenuto come quello dei 6 Imenotteri italiani. Lepidotteri; è sempre però più agile e meglio diretto di quello dei Coleotteri e per lo più ac- compagnato da un particolare ronzio, dovuto tanto al moto delle ali, come anche all'esala- zione dell'aria attraverso le stimme del torace e dell'addome; questo fenomeno oltre gli Ime- notteri lo producono pure i Ditteri. Gli Imenotteri adulti possonsi distinguere in fitofagi e carnivori; varia infatti notevolmente in essi il regime d'alimentazione; molte specie però schiettamente carnivore, che si nutrono anzi di animaletti vivi, non disdegnano neppure le materie vegetali e principalmente i succhi di certe parti delle piante, ricche in materie zuccherine. La vita sociale in quest'ordine di insetti è frequente, e la divisione del lavoro, conseguenza naturale di tal vita, è portata ad un altissimo grado. In molte società di Imenotteri, costituite da più centinaia d'individui, i maschi e le fem- mine sono in scarsissimo numero, anzi talora di femmine non ve n'ha che una sola, mentre la falange grandissima consta di neutri, i quali lavorano tutta la loro vita sia alla costruzione dei nidi, come al mantenimento delle giovani larve e alla ricerca del cibo. I nidi fabbricati dalle colonie dei vari Imenot- teri sociali sono spesso mirabili come costru- zione solida, matematicamente effettuata in modo da poter riunire nel minor spazio possibile il maggior numero d'individui con tutti i comodi necessari! per la loro esistenza. Generalità. Le cure mostrate in tale edificazione, le pre- mure di cui circondano le larve, il fatto di tener talora persino in schiavitù altri insettucci, dai quali ricavare secrezioni alimentari, oppure il rapire ad altre colonie le larve, onde allevarle per formarsene degli adulti schiavi, mostrano legli Imenotteri sociali un altissimo grado di intelligenza. Come vi sono le specie lavoratrici, ve ne hanno però anche di quelle simili alle prime, che si introducono furtivamente nei loro ricoveri, vi cepongono le uova, e quindi escono, lasciando la cura della propria discendenza all'altra specie. L'ordine degli Imenotteri è molto vasto, e comprende specie dannose all'uomo e specie utili, però le forme utili sono in maggior numero. Riescono generalmente dannosi gli Imenotteri fito^agi, principalmente quelli le cui larve sca- vano gallerie nei legnami, o quelli che si cibano delle foglie, dei fiori, dei frutti appartenenti a piante coltivati. Sono invece utilissimi tutti gli Imenotteri entomofagi parassiti, i quali sono oltre ogni dire numerosi, né ancor oggigiorno completamente noti. Queste piccolissime forme hanno generalmente ciascuna per ciascuna la loro vittima partico- lare, consistente principalmente in larve di Le- pidotteri, di Coleotteri ed anche di Imenotteri fitofagi. Le femmine di tali Imenotteri passano a volo vicino ad una delle loro vittime prede- stinate, le si avvicinano, con somma rapidità le introducono l'ovopositore nelle stimme o altra- Imenotteri italiani. verso la pelle e vi lasciano cadere un uovcj, quindi volano via in cerca di un' altra larv^ consimile, colla quale conmportarsi analogamente Il parassita che si svilupperà nelT interno. dell^ vittimasi nutrirà del cibo da essa assunto, finché questa, allorché starà per trasformarsi rimarr^ priva di forze e morirà. Si svilupperà allorei rimenottero adulto. Fra ij,li Imenotteri utili abbiamo poi le Api) le quali direttamente allevate dall'uomo, hann* apportato da luntio tempo col loro miele, colla loro cera, notevoli giovamenti sia all'industria come alla medicina. Le larve degli Imenotteri variano alquanto di forma, possono essere apode, cioè prive di zampe, od avere a somiglianza dei bruchi dei Lepidot- teri sei zampe vere ed un numero vario di false zampe o Z. membranose. In generale non sono molto dissimili dai bruchi suddetti, però sempre più tozze e meno agili; in molti altri casi sono inette affatto a qualsiasi movimento e debbono esser nutrite dalle rispettive madri che prepa- rano già vicino all'uovo la provvista di cibo necessaria, che le larve non sarebbero in grado di procurarsi, oppure sono realmente imboccate dalle madri o dalle operaie. Molte larve tessono un bozzoletto in cui com- piono le metamorfosi; in certi casi vi ha uno stadio di pseudoninfa che precede immediata- mente quello di ninfa o crisalide. Quanto alla classificazione di questi insetti, odiernamente essi vengono divisi nei due grandi Generalità. 9 sottordini, non molto naturali, dei Terebranti e degli AtiuLEATi. Negli Aculeati le femmine sono nella quasi to- talità munite di pungiglione velenifero; si nota talora tra essi la vita sociale e la presenza di individui neutri, e però nei pochissimi casi in cui le femmine mancano dell'aculeo, esse appar- tengono appunto a forme sociali. L'addome degli Aculeati é sempre peduncolato. Nei Terebranti le femmine sono dotate di ovo- positore, ma non di pungiglione velenifero: non vi ha mai fra essi la vita sociale né la presenza di individui neutri. L'addome dei Terebranti può essere sessile o peduncolato. Serie jmma. — Imenotteri terebranti. 1/ Famiglia: SiricidL I SiRiGiDi od Uroceridi sono Imenotteri tere- branti di varia dimensione, comprendendo forme grandi e forme mediocri; hanno generalmente il corpo allungato, più o meno cilindrico, e l'ovo- positore delle femmine sottile, lungo e sporgente. II loro capo è mediocre, arrotondato, con occhi non molto grandi, antenne piuttosto lunghe, non piegate ad angolo, e mandibole dentate, ben sviluppate; il loro addome é sessile, allungato; le ali sono alquanto strette. I Siricidi sono poco numerosi; vivono gene- ralmente in località elevate e boschive, ed in special modo sui monti ricchi di conifere. Quivi volano con ronzio piuttosto forte e depongono le uova nei tronchi. Le larve scavano gallerie che vanno aumen- tando continuamente di diametro, corrisponden- temejnte ai crescere di mole dell'insetto; esse si cibano del legno e preferiscono quello ricco di succhi resinosi, proprio delle conifere. Le loro Siri cidi. . 11 mandibole robustissime intaccano qualunque corpo estraneo si presenti sul loro passaggio. Queste larve sono allungate, dotate solo delle 3 paia di vere zampe; vivono abbastanza lun- gamente e si trasformano all'estremo della gal- leria da loro scavata. I Siricidi pertanto riescono nocivi all'uomo, pel danno che le loro larve arrecano ai cauli di varii vegetali coltivati ed utilizzati nell'indu- stria. 1. — Il Cephus pygmaeus (fìg. 2) è un Siri- cide di mediocri dimensioni, lungo 7-11 mm.; Fig. 2. Cephus pygmaeus. ha capo mediocre, antenne allungate e legger- mente ingrossate all'apice, addome compresso lateralmente. Fondamentalmente esso é nero, ma porta delle fascie trasversali gialle sull'ad- dome. Le sue ali sono trasparenti, venate di nero. Vive nei campi in primavera, di giorno sui fiori delle labiate e delle composite, di notte sulle spighe di segale. La femmina dopo l'ac- iz Imenotteri italiani. coppiamento depone lo uova negli steli delle graminacee, forandole coU'ovopositore in corri- spondenza di uno dei nodi superiori. Quivi si sviluppa la larva, la quale nutrendosi a spese del vegetale rende la graminacea debole, pallida e facilissima a rompersi. Tale larva (fig. 3) è "// ; Fig. 3. Cephus pf/gmaeus. (t, larva di grandezza naturale, entro uno stelo di graminacea; 6, larva, ingrandita. biancastra, cilindrica, ma piegata per lo più a forma di S. 11 C. compressus o Phylloecus compressus si distingue principalmente dalla prima specie Siricidi. 13 per aver le antenne filiformi, non ingrossate al- l'apice, e pel capo relativamente maggiore; é lungo 6-10 mm.; ha capo e torace neri, addome giallo o rossastro coi due primi segmenti neri e parimenti nero all'apice; le sue ali sono lim- pide. Si trova sparso quanto il precedente, ed allo stato larvale vive nei giovani rami dei peri. 2. — Il genere Sirex comprende parecchie specie di grandi dimensioni, molto allungate, ci- lindriche, aventi il capo relativamente piccolo, le ali ben sviluppate in lunghezza, ma medio- cremente in larghezza, l'ultimo segmento addo- minale munito nelle femmine di una appendice spatuliforme e di un lungo ovopositore dritto, robusto, quantunque sottile, ed atto a forare anche i legni più duri. L'addome dei maschi non è propriamente cilindrico, ma alquanto de- presso; gli individui poi di questo sesso, possono variare assai di dimensioni nella stessa specie, trovandosene individui assai piccoli ed individui grandi quasi quanto le femmine. Il Sirex gigas (fìg. 4 e 5) è lungo 18-36 mm.; ha capo e torace neri, pelosi, con qualche segno giallastro, zampe giallognole coi femori oscuri alla base, addome nei maschi giallastro lucente coU'apice nero, nelle femmine invece parimenti giallastro, ma coi segmenti mediani, 3°, 4", 5° e 6", interamente neri, laonde l'addome pare fornito di una ampia fascia mediana di tal co- lore; le sue ali sono leggermente giallastre, le antenne, lunghe e filiformi, hanno color giallo; 14 Imenotteri italiani. Tovopositore della femmina é lungo e brunastro; il ventre in ambo i sessi é bruno scuro. Questo Imenottero è frequente e diffuso in tulle le regioni italiane ove vegetano gli abeti; quivi vola in giugno, luglio ed agosto, fortemente ronzando come i calabroni; talora si trova anclie Fig. 4. SiresG gigas (maschio). nei giardini. Allo stato adulto non vive molto; le larve che abitano appunto nell'interno dei tronchi di abete, di pino, di larice e talvolta anche nei faggi e nei pioppi, rimangono in tale stato numerosi mesi, crescendo rapidamente e scavando sempre gallerie nel legno, con che, senza far morire la pianta, scemano di valore Sirìcidl. 15 il legname che utilizzerebbesi nelle costruzioni. Spesse volte vengono trasportate con questo nelle abitazioni e quivi escono poi gli adulti i quali per farsi strada onde uscire, rodono ogni ostacolo, persino le lastre di piombo. Fig. 5. Sirese gigas (femmina). Il S. spectrum ha forma più stretta e più allungata del precedente. Esso é tutto nero, lu- cente, con qualche segno giallo sul capo, ai lati del torace e sul ventre; le zampe dei maschi sono nere, con alcune parti biancastre, quelle delle femmine sono giallastre; le ali sono lim- pide, colle nervature brune; la guaina delTovo- 16 Imenotteri italiani. positore della femmina è allungatissima, nera come il corpo. La lunghezza di questa specie varia da 20 a 25 mm., senza calcolare l'ovopositore che da solo misura 15-20 mm. È meno frequente del primo; allo stato larvale vive nell'interno dei legni tagliati e più o meno guasti, principalmente nelle querele. Il S. juvencus (fig. 6) é lungo 18-32 mm., grosso e robusto; le femmine di questa specie Fig. 6. Sirex juoencus (femmina). sono totalmente di un azzurro cupo metallico, mentre i maschi hanno un consimile colore az- zurro, ma portano una larga fascia giallastra o rossiccia che cinge l'addome al mezzo, essendo di tal colore i segmenti 4^, ò'^ e 6°. La parte ventrale in ambo i sessi è giallastra, l'ovoposi- tore delle femmine è nero, e non molto lungo, le antenne sono nere, le zampe giallastre coi femori azzurro-nerastri; le ali sono tinte di giallo o di bruno, coU'apice alquanto più scuro. Siricidi. 17 Anche questa bella specie non é comune, abita sulle Alpi, e depone le uova principalmente nei pini. Affine ai Sirici è il Tremex fuscicornis, il quale è grande e conformato come essi, ma ha le antenne più brevi e le ali un po' meno svi- luppate. Presenta 18-32 mm. di lunghezza; il suo capo ed il torace sono rossastri, volgenti al bruno-nero, le antenne in massima parte sono nere; l'addome delle femmine è giallastro, me- diocremente lucente, coU'orlo posteriore di cia- scun segmento listato di nero e talora il primo segmento tutto nero mentre l'S^ rimane tutto giallo o per metà giallo e per metà nero; l'ad dome dei maschi invece è nero, con delle pic- cole macchie giallastre alla base e ai lati dei primi segmenti. La parte ventrale in ambo i sessi è giallastra al mezzo, e più o meno nera ai lati; l'ovopositore delle femmine é lungo, gial- lastro, le zampe sono giallo-rossastre; le ali sono tinte di giallo, principalmente verso il mar- gine anteriore. Ha i costumi delle specie antecedenti. 3. — La Xiphidria camelus presenta 15-18 mm. di lunghezza e si distingue per avere l'ad- dome conico, appuntito all'apice, nonché pel capo piuttosto grande, globoso, unito al torace per mezzo di un sottil collo, bastantemente vi- sibile. Il suo capo è nero, con antenne proporzionate pure nere e qualche disegno bianco alla base Griffini. 2 18 Imenotteri italiani. di queste; il torace é nero, con alcune linee la- terali bianche, e porta ali pressoché limpide, con nervature nerastre; l'addome è pure nero, coi lati dei vari segmenti macchiati di bianco; le zampe sono giallastre e in parte brune. L'ovo- positore della femmina è nero, sporgente. Vive sulle Alpi. Più frequente è l'Oryssus abietinus, il quale è minore, misurando in lunghezza circa 12 mm.; esso ha il capo non molto grosso, l'addome non cosi spiccatamente conico, e l'ovopositore delle femmine appena visibile. Ha capo e torace neri, con qualche disegno bianco-giallastro, addome rosso, coi due primi segmenti neri; le sue zampe sono in parte giallo- rossastre e in parte bianchiccie, le ali portano alcune grandi macchie brune le quali non la- sciano spazii limpidi che verso l'apice. L'addome dei maschi è ornato ventralmente sull'ultimo segmento di una macchia ovale bianca. 2^ Famiglia: TentredinidL Questa famiglia, piuttosto numerosa, comprende degli Imenotteri aventi parecchi caratteri co- muni ed una notevole uniformità di aspetto. Le Tentredinidi hanno generalmente dimensioni me- diocri, meno frequentemente sono grandi o pic- cole; il loro corpo è tozzo, coH'addome ed il torace relativamente larghi ed uniti saldamente fra loro senza alcun ristringimento; le loro an- Tentredinidi. 19 tenne non sono piegate a gomito, non hanno nemmeno una lunghezza molto notevole e pos- sono essere inspessite all'apice od anche visi- bilmente pettinate nei maschi. Le femmine sono dotate di un corto ma robusto ovopositore sul- l'ultimo segmento ventrale; tale ovopositore è spesso alquanto ricurvo a foggia di sciabola, ed ha i margini segiieltati. Le Tentrediniili sono Imenotteri diffusi e ab- bastanza comuni; hanno moti agili, colori vari, spesso una notevole lucentezza e bellezza di tutto il corpo. Volano presso le siepi, e princi- palmente frequentano gli arbusti. Le femmine fecondate producono tagli nume- rosi e profondi sui peduncoli delle foglie o sui ramoscelli degli arbusti, infossandovi l'ovoposi- tore e in ciascun taglio depongono un uovo. La ferita cosi prodotta alla pianta determina un afflusso di succo vegetale che serve di riparo ancor maggiore all'uovo. Le larve delle Tentredinidi hanno una tale rassomiglianza coi bruchi dei Lepidotteri, da esserne diffìcile la distinzione; esse vengono infatti spesse volte denominate /rtZs? bruchi. Però queste larve hanno il capo più globoso, gli occhi meglio spiccati e portano generalmente numerose paia di zampe. Hanno la facoltà notevole di ar- rotolarsi a spirale durante le ore più calde della giornata, rimanendo lungo tempo in tale attitu- dine; se vengono irritate sollevano bruscamente la parte posteriore del corpo. Vivono in società per un certo tratto di tempo, 20 Imenotteri italiani. nutrendosi delle foglie di varie sorta di vegetali. Per trasformarsi filano un bozzolo sericeo e lo collocano fra i rami oppure nel terreno. Le Tentredinidi sono in massima parte Ime- notteri dannosi alTagricoltura o nocivi alle piante ornamentali coltivate nei giardini. 1. — La Cimbex femorata (fig. 7 e 8) é la Fijr. 7. CLmhex femorata (femmina e bozzolo). più grossa delle Tentredinidi nostrali; raggiunge la lunghezza di 16-25 mm. e presenta notevolis- sime differenze sessuali. Il suo corpo é grosso, robusto, un po' più allungato nei maschi; il capo porta antenne mediocri, ingrossate all'apice; le ali sono limpide e di queste le anteriori sono Tentredinidi. 21 principalmente grandi; nei maschi inoltre le zampe posteriori sono molto più grosse. La femmina, il cui addome è alquanto tozzo, è giallo-rossastra o giallo-bruniccia, più scura sul capo e sul torace, i quali portano corti e fitti peli rossastri, più chiara sull'addome, che spesso é giallo, glabro o pubescente, variegato più o meno di nero, avendo generalmente i primi Fig. 8. Cimbex femorata (maschio). segmenti rossicci e gli altri marginati posterior- mente da una sottile lineetta nera. Il suo ovo- positore è piccolissimo e ventrale; le sue ali sono tinte di giallo, le zampe sono brunastre. Il maschio è interamente nero-violaceo, piut- tosto lucente, con una macchia ovale giallognola sul primo segmento addominale; le sue antenne sono giallastre nella metà apicale; le sue ali 22 Imenotteri italiani. sono trasparenti ma visibilmente tinte di nera- stro in principal modo lungo gli orli. È specie frequente in tutta Italia; varia però notevolmente di coLore e di dimensioni. Vola nel mese di maggio, ronzando cupamente, e vive sia nei prati come negli orti e nei giardini. Le fem- mine depongono le uova nei peduncoli delle foglie. Le larve, possono produrre dei guasti molto sensibili sugli alberi da esse abitate; hanno corpo glabro, solcato da pieghe trasversali, di color verde-azzurrastro, con una linea longitu- dinale nera sul dorso, fiancheggiata da striscia gialle; allorché sono irritate lanciano dai fianchi da orifizii speciali un getto di liquido verdastro. Per trasformarsi formano un bozzolo grossolano, rugoso, brunastro e di forma oblunga, dal quale uscirà l'insetto perfetto staccandone una calotta assai regolare dalla parte superiore. La C. humeralis é lunga 22 mm., coU'addome giallo-aranciato, ornato di 2 larghe fascie tra- sversali nere sul 2^ e sul 4" segmento, mentre sui rimanenti non si nota che una macchia triangolare nera al mezzo di ciascun segmento. Questa specie ha inoltre le antenne gialle, il torace nero con macchie gialle ai lati, le ali tinte di giallo, colle nervature giallo-rossiccie. È meno frequente della prima specie; vive per lo più sulle siepi di biancospino. Affine alle precedenti è la Clavellaria ame- rinse, di forma un po' più allungata, in cui i ma- schi sono azzurrastri superiormente, rossicci Teniredinidi. 23 ventralmente, e le femmine hanno capo e torace nero-azzurri, addome nero alla base, fasciato trasversalmente di nero e di giallo sul rimanente. Le ali in ambo i sessi sono tinte di giallognolo verso l'apice. Le sue larve abitano in special modo sui salici. 2. — Le specie del genere Abia sono bellis- simi Imenotteri, dotati di colori vivaci, di splen- dore metallico assai nitido, spesso con iridescenze notevoli. Il loro corpo, di mediocri dimensioni, è notevolmente largo e poco convesso. La Abia sericea è lunga 10 mm., ha il capo e l'addome di un verde dorato, con qualche tinta bronzata, il torace di un beli' azzurro-violaceo brillante; nei maschi i segmenti addominali me- diani sono inoltre ornati di una macchia nera vellutata; le ali del primo paio sono tinte di giallastro, ed hanno due macchie nerastre verso il margine anteriore, le antenne sono spiccata- mente davate, in parte giallastre, le zampe sono giallognole coi femori oscuri. Vola in estate presso le siepi, e riluce note- volmente al sole. Le sue larve vivono su alcune specie di Scabiosa. La A. nigricornis è lunga li mm., ha capo e torace d'un nero-bronzato, irti di peli bruni, addome verde-bronzato o dorato, con una mac- chia quadrangolare nerastra vellutata sui seg- menti mediani nei maschi, e ornato in ambo i sessi di pubescenza grigia sugli ultimi anelli. Le sue antenne sono nere; le ali sono tinte di 24 Imenotteri italiani. giallo verso la base e portano una macchietta bruna all'apice. Meno frequente della prinna, vive però con essa neir Italia settentrionale, sulle siepi di bianco- spino. La A. aurulenta é lunga 12 mm., di un bron- zato lucente al disopra, nera ventralmente, colle zampe giallastre. Abita principalmente sui monti. Più piccola, ma simile alle specie sopra ac- cennate, è la Amasis laeta, lunga 7 mm. ; nera, coi segmenti dorsali dell'addome marginati di giallo, più largamente ai lati che nel mezzo; le sue ali sono leggermente tinte di bruno verso l'apice, le antenne sono nere, le zampe giallo- gnole, coi femori neri. Non è molto rara in estate fra le erbe e sui fiori di ranuncolo. Vive in tutta Italia. 3. — La Hylotoma rosse (fìg. 9) é una pic- cola Tentredinide, molto comune ovunque, prin- cipalmente nei giardini. Misura in lunghezza 8-10 mm. ; ha capo e torace neri, il primo con antenne rossastre costituite di tre articoli dei quali i primi due brevi, l'ultimo molto allungato, il torace variegato lateralmente di giallo; il suo addome invece è giallo-rossiccio, con solo l'e- stremo apice nero nelle femmine; le ali sono gialle verso la base, limpide all'apice, col mar- gine anteriore nero; le zampe hanno color gial- lognolo. Si trova numerosa dai primi di maggio fino Tentredinidi. 25 alla fine di settembre, in special modo sui rosai e sui fiori delle ombrellifere. Le femmine che vogliono deporre le uova si aggrappano agli steli delle rose cercando un luogo opportuno, quindi postesi col capo all' ingiù, fanno uscire dalTe- stremo dell'addome l'ovopositore che é relativa- mente largo ed i cui margini sono seghettati, /prio della Sicilia e della Sardegna é pure l'A. australis, detto anche Teleproctophylla australis, distinto principalmente per le an- tenne più brevi delle ali, per l'addome dei ma- schi fornito di 4 appendici anali, nonché per le ali relativamente brevi, meno fittamente retico- late, e di cui le posteriori sono circa di un quarto più corte delle anteriori. Esso ha le dimensioni dei precedenti, ed è rossastro. Ha capo giallo con peli rossastri che divengono bianchi alla base delle antenne, torace giallo a macchie nere, addome giallo o rossiccio, poco peloso, alquanto variegato di bruno; le sue ali sono limpide, trasparenti, talora un po' ros- sastre, principalmente alla base; esse sono or- nate di una macchietta rosso-bruna sul margine anteriore verso l'apice, generalmente accompa- 202 Neuroiieri italiani. guata da un'altra macchia dello stesso colore che si estende più o meno al mezzo ed è in minore od in maggior grado evidente e grande. 'ò" Famiglia : EmerobidL Le specie che compongono questa famiglia hanno piccole dimensioni o tutt'al più medie, corpo gracile, sottile e non molto allungato, an- tenne fìliCormi, lunghe, non ingrossate all'apice nò quivi piegate ; le loro 4 ali quasi sempre hanno a un dipresso la medesima forma elittica od ol)lunga, e le stesse dimensioni; sono assai tenui, per lo più trasparenti, e portano un fitto reticolo di sottili nervature. La bocca di questi insetti è poco sviluppata e poco sporgente, il capo è proporzionato, dotato di occhi ben svolti, spesso lucenti; il torace e l'addome sono stretti e me- diocremente lunghi; le zampe sono proporzio- nate. Gli Emerobidi volano presso le siepi, con note- vole tremolio delle ali, e se vengono toccati emet- tono un odore disgustoso. Depongono le uova sulle foglie o, più raramente, nell'acqua. Le loro larve hanno una notevole somiglianza con quelle dei Mirmeleonidi, ma il loro corpo è più slanciato, meno tozzo, meno corto, il loro capo non è tanto rivolto aU'insù; poche di esse stanno nell'acqua, il maggior numero invece si aggira fra i vege- tali carichi di afidi, cibandosi appunto di questi parassiti, che afiferrano colle lunghe mandibolQ Emerobidì. 203 e (li cui suggono gli umori. Per trasformarsi si filano un bozzoleLto, piuttosto piccolo in confronto alle loro dimensioni, e in questo compiono le metamorfosi. Gli Emerobidi pertanto devono considerarsi come incetti molto utili durante lo slato larvale a varie coltivazioni, sia agricole ed industriali, come ornamentali. 1. — L'Hemerobius perla o Chrysopa perla (fig. 78) è lungo circa 8-9 mm. e ne presenta Fig. 78. Ilcmerobias perla e sue uova. 25-28 di espansione alare; il suo corpo è inte- ramente di un verde-giallognolo chiaro, i suoi occhi hanno durante la vita uno splendido color d'oro, le antenne sono giallognole, filiformi, lun- ghe quasi quanto le ali, le zampe sono giallo- verdiccie, senza macchie, l'addome ha talora due linee longitudinali laterali di colore bruniccio, 204 NeuroUeri iiallani. Le ali di questa specie, regolarmente elittiche, sono limpide, trasparenti, molto lucide, reticolate da sottili nervature verdognole o giallognole, pu- bescenti. Vola poco agilmente fra le piante molto fron- dose, nei cespugli o nei boschi umidi, più di rado nei prati, ed è comune in tutta Italia. De- pone le uova sulle foglie dei vegetali e prin- cipalmente sulla loro pagina inferiore, oppure sullo stelo delle erbe, attaccandovele mediante un lungo peduncolo sottile ma bastantemente ri- gido; la riunione di parecchie di tali uova, ovoi- dali, bianchiccie, sorrette ciascuna dal relativo picciuoletto, assume la parvenza di una vegeta- zione crittogamica, crescente sul vegetale in cui si trova. Le larve che se ne sviluppano si pascono degli afidi parassiti di quelle piante. Molto simile al precedente è l'H. prasinus, il quale è leggermente più grande, pure verdo- gnolo, dotato di protorace più largo e le cui ali, limpide e trasparenti, hanno le nervature princi- pali verdognole o gialliccie, le secondarie, ossia le minori, nere totalmente, o nere ad una estre- mità. Vive ovunque colla prima specie. L'H. chrysops è anch'esso leggermente mag- giore del primo descritto, ha il corpo nero, va- riegato di giallo e di verdognolo, antenne bruno- giallastre, ali limpide, trasparenti, più ampie che nei precedenti, colle nervature principali verdognole, le minori nere, pubescenti; le sue zampe sono verdastre, macchiettate di aero, Emerohidl. 2^5 Si trova pure in tutta Italia ed ha costumi identici a quelli dei congeneri. Notevolmente grande é l'H. italicus, la cui lunghezza è di 14 mm. circa, e la cui espan- sione alare misura quasi 50 mm.; di colore è giallo, colle antenne alquanto robuste, bruno- rossiccie, il torace ornalo lateralmente di due linee rossastre, l'addome rossiccio, lucente, con due fascie laterali gialle. Le sue ali sono lucenti, limpide, incolore, colle nervature maggiori pal- lide, le minori leggermente macchiate di nero. Abita la Sardegna, la Sicilia, ed è meno co- mune sul continente. Più piccolo di tutti é l'H. Genei, giallognolo coi lati del corpo brunicci, dotato di zampe lun- ghe, biancastre, e di ali limpide, fornite di ner; vature verdastre e brune. Vive in Sardegna ed in Sicilia. 2. — Il Mucropalpus lutescens somiglia assai agli Emerobii, però le sue tibie posteriori si presentano alquanto fusiformi. Esso è lungo 6-7 mm., ed ha una espansione alare di 18 mm. circa. Di colore è giallognolo, con due striscio rossiccie sul torace, le antenne gialle, l'addome a sfumature giallo-rossiccie e brune. Le sue ali anteriori sono trasparenti, grigiastre, ornate di linee trasversali sinuose, poco spiccate, che ren- dono punteggiate di nerastro le nervature; le posteriori sono limpide. Vive nei boschi. Gli somiglia il M. parvulus, minore però e più oscuro, nerastro, variegato di giallo-rossa- 20G Neuroiieri italiani. Siro. Esso ha le antenne brune, il torace ornato di una linea dorsale giallognola, l'addome bruno- giallastro. Le sue ali anteriori sono un po' tra- sparenti, ornate di fascie sinuose poco spiccate, che rendono come nell'altra specie le nervature punteggiate. Le sue zampe sono pallide. Fu trovato principalmente nelle isole. Affine ai precedenti é pure il Micromus va- riegatus, lungo 4-5 mm., il cui corpo è nera- stro, colle antenne e le zampe biancastre; le sue ali sono pubescenti, biancastre; di queste le anteriori portano punteggiature nere ed hanno le nervature trasversali largamente nere; le posteriori sono biancastre, ornate di alcune mac- chiette apicali nere. Fu raccolto qua e là in tutta Italia. 3. — L'Osmylus maculatus (fìg. 79) è un Emerobide relativamente grande; misura in lun- ghezza circa 14 mm., ed ha una espansione alare di 50 mm. Somiglia alquanto ad un for- micaleone, però ha corpo più breve ed ali mag- giormente ampie. Di colore è bruno o nericcio, col capo rossa- stro, dotato di antenne nere; le sue ali sono trasparenti, elittiche, orlate da una leggera pu- bescenza, reticolate da nervature bruniccie e giallognole. Le ali anteriori portano numerose macchie brune, principalmente sviluppate lungo i margini; le posteriori hanno delle macchie consimili soltanto sul davanti, verso l'apice. Le sue zampe sono giallastre. Emerohidi. 207 È alquanto raro; vive nei prati, lungo i fossi o nei boschi molto umidi, ed appare principal- mente in estate. Di dimensioni pure relativamente grandi, ma ben distinto in special modo per le ali, il cui contorno non è regolarmente elittico come nei precedenti, ma bensi al([uanto angoloso, è il Megalomus phalenoides. Questo emerobide è lungo 10 mm., ed ha una espansione alare di 32 mm. Le sue ali anteriori Fig. 79. Osinijlus maculatus. hanno l'apice leggermente falcato e l'orlo poste- riore, dopo questo, dotato di due insenature; le ali del secondo paio hanno la parte posteriore alquanto dilatata e quindi fornita di una leggera insenatura prima dell'apice. Di colore l'insetto è bruno-rossastro superiormente, di un giallo aranciato ai lati; le sue antenne sono brune, il protorace ed il mesotorace sono pelosi; l'apice dell'addome è rossastro, le zampe sono giallastre. Le sue ali anteriori sono rossiccie, fittissima- mente reticolate da sottili nervature; esse hanno 208 Neurotleri italiani. una linea bruna longitudinale che parte dal- l'estremo apice e va perdendosi, man mano meno spiccala, verso il mezzo; sono inoltre or- nate di un punto scuro al mezzo e di due lineette brune, alquanto sinuose, parallele fra loro e pressoché parallele alle sinuosità che il margine di queste ali presenta dopo l'apice, collocale appunto presso tale regione; nella parte ante- riore esistono ancora molle lineette sinuose, oblique, poco sensibili e che rendono l'orlo varie- gato di bruno e di biancastro. Le ali del secondo paio sono trasparenti, orlate di rossastro. Questo neurottero, molto simile ad un lepitlot- tero Geometrino, si trova nei boschi in località umide, ed è pure raro. Gli è affine il M. pyraloides, che è più pic- colo, avente una espansione di solo 20 mm., e dotato di ali più arrotondate all'apice, non si- nuose. Esso è bruno, colle ali anteriori rossastre, un po' trasparenti, percorse da numerose lineette trasversali più oscure, poco visibili, le quali la- sciano un punto nericcio sulle nervature, che conseguentemente appaiono picchiettate di tal colore; queste ali sono inoltre ornate di due serie di piccole nervature trasversali brune, col- locate runa presso l'apice e quasi parallela al suo contorno, l'altra non discosta da questa, un po' più obliqua, ma pur seguente l'andamento della prima. Vive principalmente nelle provincle meridio- nali. Panar pi di. 209 4. — La Sisyra fuscata è lunga solo 4-5 mm., e presenta una espansione alare di 12-13 mm.; ha colore nerastro, antenne nere, coperte di pii- bescenza piuttosto fìtta, zampe giallo-grigiastre, apice addominale dei maschi ricurvo in alto, a forma di uncino; le sue ali sono dotate di nu- merose nervature principali, longitudinali, e di pochissime nervature minori trasversali. Queste ali sono Drune, arrotondate all'apice e relativa- mente larghe. L'insetto si trova in primavera lungo i fossi e gli stagni. La sua larva, caso eccezionale e notevole negli Emerobidi, fa vita acquatica (1). 4'' Famiglia: JPanorpidi. Questa piccola famiglia comprende un numero scarso di specie e di generi, poco simili fra loro, e però caratterizzati dall'apparato boccale no- tevolmente prolungato a guisa di becco, e dalle ali che generalmente, durante il riposo, non stanno inclinate ai lati lungo l'addome, ma che invece si dispongono sopra questo leggermente divaricate, orizzontali. Le Panorpidi nostrali hanno dimensioni me- diocri 0 piccole, antenne e zampe piuttosto lun- (0 Questo larva anzi abita per lo più nell'interno rVuna spugna d'acqua dolce [SpongiUa lacastris^, il cui tes- suto molle, quasi gelatinoso, tutto traforato, le dà fa- cile asilo. GaiFFiNi. 14 210 Neurolterl italiani. ghe e sottili, corpo pressoché cilindrico, non tanto allungato. In alcune piccole forme le fem- mine portano soltanto dei piccoli rudimenti d'ali; nelle altre specie questi organi sono ben svolti, piuttosto ampli, e si presentano egualmente fatti e coloriti sia nel primo che nel secondo paio. Le Panorpidi si trovano, a seconda dei generi e delle specie, durante tutta la giornata o sol- tanto verso sera, lungo le siepi, od anche fra i muschi e persino sui ghiacciai. Le zampe in quelle piccole forme aberranti, in cui le fem- mine sono attere e dotate di ovopositore, sono atte a produrre un notevole salto. Sono ancora queste picole specie, quelle viventi sui ghiacciai. Le Panorpidi sono neurotteri carnivori pre- datori, arditi assai; nascosti fra i cespugli o fra le foglie nelle siepi, non esitano a slanciarsi sopra un insetto molto più grande di loro, ad afferrarlo, e ad immergergli il becco nel corpo per succhiarlo. Depongono delle uova notevolmente grosse nel terreno umido. Le larve che se ne sviluppano hanno capo pressoché cuoriforme, occhi spor- genti, un robusto apparato masticatore, dotato di lunghi palpi, corpo quasi cilindrico, gene- ralmente verrucoso e peloso, tre paia di zampe anteriori cornee, e 4-8 false zampe addominali carnose, coniche; possono far uscire dall'estre- mità posteriore dell'addome quattro brevi tubetti, da cui sgorga un liquido bianco. Si cibano di materie organiche putrefatte o di detriti varii ed abitano ad una profondità di Panorpidi. 2il 2-3 centimetri nel suolo. Per trasformarsi si affondano ancor di più e si formano una loggia ove passano allo stato crisalidale. Questi neurotteri devono considerarsi come utili all'uomo in ogni stato della loro vita, poiché distruggono molte specie dannose o si cibano di piccoli cadaveri, togliendoli all'azione corrut- trice dell'atmosfera. 1. — La Panorpa communis (fig. SO), volgar- mente delta : Mosca-scorpione, è una specie Fig. 80. Panorpa communis (maschio). mollo abbondante in estate ed autunno, fra le siepi, in luoghi ombrosi ed umidi di pianura o di collina, principalmente lungo i corsi d'acqua. In questo insetto, come nei congeneri, l'ad- dome delle femmine si termina posteriormente alquanto attenuato e leggermente conico, è sen- sibilmente estensibile e può emettere dall'ultimo segmento un lungo ovopositore; l'addome dei maschi invece si termina posteriormente in una sorta di breve coda, mobile, allargata all'apice e quivi foggiata come una pinza; è quest'organo, che non é altro se non un apparato copulatore, 212 NeuroUerl Hai /ani quello che ha fatto dare all'insetto il nome vol- gare sopra citato; i maschi infatti, principal- mente se irritati, sogliono rialzarlo, come lo scorpione fa del suo post- addome. Il neurottero in discorso é lungo 11-14 mm.; ha capo rotondeggiante, ma prolungato anterior- mente in un becco lungo 3-4 mm., antenne fili- formi, torace piuttosto robusto, addome mediocre. Di colore é nerastro, col prolungamento boccale rossiccio, le antenne nere, il torace in massima parte nerastro, le zampe rossiccie o giallastre, l'addome nero, coi lati spesso più chiari e l'estre- mità rossastra. Le sue 4 ali sono trasparenti, regolarmente arrotondate all'apice, fornite di ner- vature nerastre ed ornate di molte macchiette irregolari brune o bruno-nerastre, nonché di una fascia di tal colore, che segue il contorno dell'estremo margine apicale dell'ala; alcune, macchie maggiori, un po' oltre il mezzo delle ali, si congiungono fra loro in modo da formare una fascia trasversale sinuosa o spezzala, co- stituita come di due metà più grandi, riunite a mezzo di un assottigliamento obli(|uo; talora fra questa e la base esiste ancora una simile unione di altre macchiette, e quindi vi appare un'altra fascia trasversale; le restanti macchiette si tro- vano principalmente lungo i margini interposte fra le fascio; un tratto giallognolo poco sensibile, esiste pure sull'orlo anteriore, fra la fascia si- nuosa maggiore e quella apicale. La Mosca-scorpione vive abbondante in tutta Italia, fra le siepi, nei luoghi umidi, come sopra Panar pi di. 213 dicemmo. Nascosta fra il fogliame, esce volando ed assale un dittero, un moscerino, talora per- sino una libellula, che passi vicino; getta a terra la vittima e la sugge; se questa è piccola se la porta fra il fogliame ove ha scelto il proprio nascondiglio e quivi se ne ciba in pace. Non sdegna però i corpi morti e neppure le materie vegetali, quando non abbia altro alimento. I ma- schi afferrano le femmine all'estremo dell'ad- dome, mediante la pinza di cui sono forniti, e con esse si elevano a volo, dando opera alla fecondazione. La femmina depone le uova nel terreno umido. Affine alla precedente é la P. germanica, un po' più piccola, dotata nei maschi di pinza api- cale a punte più corte; le sue ali sono traspa- renti e reticolate come nella precedente, però molto meno variegate di bruno, avendo solo una macchia apicale e alcune altre macchiette pic- cole, quasi puntiformi, di cui due presso il mar- gine anteriore, due o tre sul margine posteriore, una o due al mezzo, di tal colore; il suo corpo é bruno. Vive in località elevate, principalmente set- tentrionali. Minore ancora e quasi immacolata è la P. al' pina, lunga solo 8-9 mm., nerastra, dotata di becco scuro all'apice, e di zampe giallognole. Le sue ali sono piuttosto strette, limpide e leg- gerissimamente rossiccie, prive di macchia api- cale e fornite solo di 2-3 punticini bruni sparsi qua e là, pochissimo definiti, sfumati e per Io più insensibili. Vive nelle Alpi. 214 Neurotieri italiani. Affine alle Panorpe è il Bittacus tipularius (fig. 81), curioso neurottero, stretto e allungato, dotato di zampe esili e molto lunghe, simile assai alle tipule, fra i ditteri nemoceri, colle quali si confonderebbe facilmente, se non avesse quattro ali. Questo insetto è lungo 16 mm. e ne misura circa 24 colle ali chiuse, quando nello stato di riposo le tiene rivolte all' indietro, lungo l'addome, Fig. 81. Bittacus tipularius. molte volte inclinate ai lati, a differenza delle Panorpe. Esso ha capo piccolo, antenne sottili, piuttosto brevi, mandibole allungate e strette, addome leggermente ingrossato all'apice, col- Torlo posteriore di ciascun segmento alquanto rilevato, privo di pinze nei maschi; le sue ali sono strette, lanceolate, arrotondate alTapice. Di colore é tutto rossiccio od im po' bruno, colle ali bianco-giallognole, fornite di una macchietta bruniccia sul margine anteriore presso l'apice Panorpidi. 215 e coll'orlo leggermente ciliato; le sue zampe hanno le tibie nere all'estremità. Svolazza poco agilmente fra i cespugli; quivi si appende colle zampe posteriori a qualche ramo e mediante le anteriori afferra gli inset- tucci che gli passano vicino, e li divora. 2. — Il Boreus hiemalis (fig. 82) é una pic- cola e curiosa specie, lunga 3-4 mm , ha corpo relativamente robusto, capo dotato di prolunga- mento rostriforme molto sviluppato, antenne Fig. 82. Boreus hiemaiis (femmina). filiformi, lunghe, zampe allungate; il suo proto- race é ben svolto, l'addome termina nelle fem- mine con un ovopositore lungo, ricurvo, quasi falciforme come nei locustidi. Nei maschi esi- stono delle ali più brevi dell'addome, finamente ciliale, terminate da una setola, rivolte all'insù, mentre nella femmina non vi sono che dei pic- colissimi rudimenti alari impercettibili. Di colore questo neurottero é nero lucente, un po' bronzato, talora verdastro; le sue an- tenne lunghe quanto il corpo, sono rossastre, coU'apice nero, il prolungamento del capo é 210 Neuroiter i i tali ani. giallo, coirestremilà nera, le ali dei maschi sono grigio-rossiccie, l'apice dell'addoine e l'ovoposi- tore delle femmine hanno parimente un analogo colore; le zampe sono giallognole, e di queste le posteriori, più sviluppate delle altre, possono produrre un salto ben spiccato. Vive sulle Alpi, fra i muschi che crescono sul caule delle conifere, e durante Testate fre 258 Pseudoneur atteri italiani. Relativamente all'uomo i Libellulidi devono considerarsi come utili, per la distruzione che fanno di moscerini, di zanzare e di mosche. Un catalosfo di Libellulidi Italiani venne pub- blicato dal Prof. Pirotta (1). 1. — La Libellula depressa (fig. 95) é una specie piuttosto grande, molto robusta, comunis- Fig. 95. Libellula depressa. sima in tutta Italia; misura in lunghezza 42-47 mm., e presenta una espansione alare di circa 74 mm. Ha capo globoso con grandi occhi che si toccano sulla sommità della fronte, e fornito (1) Annali del Museo Civico di Storia Naturale di Ge- nova, voi. XIV, 1879. LibellulidL 259 fra questi di una piccola vescicola ben spiccata: il suo torace è robusto, l'addome largo e molto depresso, sensibilmente acuminato verso l'apice, fornito di una leggera carenatura longitudinale mediana ; le sue ali sono grandi, pressoché eguali fra loro nelle due paia, e stanno durante il riposo, come nei congeneri di questo gruppo, tese orizzontalmente, divaricate. Di colore le femmine sono olivastre o di un grigio-giallastro, coH'addome più breve e più largo, ornato di 2 macchie laterali gialle sui margini esterni di tutti i segmenti, eccettuati il primo e l'ultimo, fornito inoltre di una linea longitudinale mediana, nera, sui 3 ultimi; i ma- schi invece hanno capo e torace di color bruno, addome più allungato e meno largo, tutto co- perto sul dorso di una polverina cinereo-azzurra, generalmente di un azzurro chiaro, volgente al grigio-ardesia, essendone però bruni il primo e l'ultimo anello; essi sono ornati inoltre di mac- chie marginali esterne gialle sui segmenti me- diani. Il corpo in ambo i sessi presenta fitti peli rossastri sul torace e sulla base dell'addome; il capo ha la faccia bruniccia con due piccole linee longitudinali biancastre sull'occipite; leali sono limpide, collo stigma nero e una grande macchia basale bruna, reticolata da nervature rossiccie, la quale nelle anteriori é oblunga, minore, e non tocca i margini, mentre in quelle del 2° paio è più grande, pressoché triangolare, e tocca il margine posteriore interno. Le zampe sono nere, coi femori rossastri. 260 Pseudoneuroiteri italiani. Si trova ovunque, sia sul contineute come nelle isole, frequentissima e abbondante da aprile ad ottobre, tanto al piano che sui monti. Vola per lunghi tratti in linea quasi orizzontale e retta, percorrendo in sii ed in giù replicatamente lo stesso cammino, e posandosi di rado. Si scosta sovente dalle acque, venendo ad aleggiare nei prati e sulle vie. Quando si posi in un luogo, facilmente vi ritorna anche se ne fu cacciata. La sua larva (fig. 96), molto comune negli Fig. 96. Larva di Libellula depressa. slagni, nelle pozzanghere e nei fossi il cui fondo sia limaccioso, é breve e tozza, di un grigio sudicio, colle zampe piuttosto lunghe e l'estremo dell'addome terminato da alcune punte brevi e dure; tutti i suoi tegumenti sono relativamente consistenti. Si trascina nel fango, fra i detriti vegetali, ed è sempre coperta di limo. Rara invece è la L. fulva, lunga 36-42 mm., pure depressa, ma in modo meno spiccato, do- tata poi di addome meno largo, più allungato e Libelìulidl. 261 meno appuntito all'apice. Essa ha corpo bruno- rossiccio, colTaddonne coperto da polverina az- zurra nei maschi, rossiccio invece nelle femmine, ornato di una fascia longitU(1ina!e mediana, nera, insensibile anteriormente, più larp^a e ben spic- cata airindietro, risultante dalla successione di macchie triangolari di cui una su ogni segmento, col vertice volto in avanti. Le sue ali sono lim- pide collo stigma nero, l'apice tinto di bruno, il margine anteriore giallognolo, la base ornata nelle anteriori di una linea nera, nelle posteriori di una linea e di una macchia nere, reticolate da nervature rossiccie. Quantunque non comune, vive però in tutto il continente. La L. quadrimaculata é molto affine alle due precedenti. Misura in lunghezza 42-45 mm., ed é in ambo i sessi bruno-rossiccia o bruno-gialla- stra, un po' vellutata. Ha capo giallo, con una fascia trasversale nera avanti agli occhi, torace rossastro coi lati gialli e ornati di lineette nere, addome sensibilmente attenuato all'apice, ros- sastro nella metà anteriore, nerastro nella metà posteriore, coi lati dei segmenti ornati di mac- chie gialle. Le sue ali sono limpide, collo stigma nero e inoltre un'altra macchietta nera al mezzo dell'orlo anteriore, frequentemente irregolare, sfumata in bruno; sono anche ornate di una tinta gialla intensa alla base e lungo il margine anteriore, e di esse le posteriori hanno una grande macchia triangolare nerastra basale, reticolata di giallo. 262 Pseudoneurotteri italiani. Abita in tutta Italia ed in Sicilia; abbonda nelle provincie settentrionali, essendo meno fre- quente al centro e al sud. La L. coerulescens ha le dimensioni delle an- tecedenti, il suo addome è maggiormente stretto ed allungato, poco depresso, leggermente ri- gonfio alla base. Di colore é nerastra sul capo e sul torace, azzurra sull'addome nei maschi, giallastra nelle femmine le quali hanno pure Torlo posteriore dei segmenti toracici di tale tinta. I varii anelli addominali presentano una lineetta mediana longitudinale nera, e qualche accenno a una simile lineetta ai lati e poste- riormente; quest'ultima anzi é ridotta per lo più a due punti, uno per parte. Le sue ali sono lim- pide, collo stigma bruno-giallastro, notevolmente lungo. È comune; vola velocissimamente sugli stagni e sulle paludi; raramente si allontana dalle acque. Un po' più grande é la L. cancellata, in cui pure i due sessi sono dissimili per colorazione. Essa é lunga 45-47 mm., robusta, di color grigio- giallastro, coir addome azzurrigno nei maschi, olivaceo nelle femmine, ornato su ciascun seg- mento di una lineetta mediana longitudinale oscura e di due fascie laterali alquanto curve che si continuano per tutto l'addome. Le sue ali sono limpi(ie, collo stigma nero e l'orlo an- teriore leggermente gialliccio. Si trova in ogni regione italiana, però non é abbondante. I suoi voli sono rapidi e di breve durata, posandosi l'insetto di sovente, in prin- Libellulidi. 263 cipal modo sul terreno. Si discosta anche assai dalle acque. Propria delle provincie meridionali e frequente in Sicilia è la L. rubrinervis, alquanto più pic- cola, rossiccia, coli' addome un po' depresso, rossiccio nelle femmine, rosso nei maschi e co- perto di polverina violetta; la sommità della fronte nei maschi porta una macchia splendente, metallica, d'i un rosso- violaceo; i lati del torace in ambo i sessi sono giallognoli, e ornati ancora di qualche lineetta nera, i segmenti addominali hanno i lati ed una macchia al mezzo sui tre ultimi, di color nero. Le sue ali sono limpide, collo stigma rossastro e le nervature rosse; le posteriori sono inoltre ampiamente tinte di un vivo giallo alla base. Le zampe sono in gran parte nerastre. Si trova durante l'estate. La L. erythraea è lunga 42-44 mm.; ha capo notevohnente grosso, corpo giallo-olivastro nelle femmine, di un rosso vivo nei maschi; con qual- che lineetta longitudinale nera sull'addome; le sue ali sono limpide, colla base tinta di giallo- rossiccio, principalmente nelle posteriori, e lo stigma oblungo, giallo; le nervature principali sono rosse. Il suo capo ha la sommità della fronte di un rosso vivo, il protorace presenta un grande incavo posteriore, le zampe sono in parte giallastre o rossiccie. È pur essa comune nelle provincie meridio- nali e nelle isole. Vola nei luoghi acquitrinosi, posandosi continuamente su questo o quel ve- getale. 264 Pseudoneurotteri italiani. Molto facilmente distinguibile dalle altre specie, per un'ampia fascia trasversale sulle ali, é la L. pedemontana, la quale è anche più piccola, lunga solo 28-30 mm: Essa è rossiccia in ambo i sessi, colla bocca gialla, i lati del torace or- nati di due linee nere, l'addome percorso da una sottile lineetta mediana oscura e da linee late- rali analoghe sui margini. Le sue ali sono limpide, colla base alquanto tinta di giallo, ed un'ampia fascia bruna un po' arcuata che dallo stigma giunge fino all'orlo posteriore, cingendo in tal modo la terza parte estrema dell'ala. Lo stigma è giallognolo o rosso; le nervature sono rossastre. Le sue zampe sono nere ester- namente ed in parte gialle internamente. Vive nell'Italia settentrionale, in località piut- tosto elevate. Generalmente i varii individui stanno raggruppati in società e non hanno volo molto sostenuto. La L. vulgata e la sua var. striolata sono rappresentate abbondantemente ovunque da un gran numero di individui. Questa specie misura in lunghezza 33-39 mm., ed ha corpo rossiccio di varie gradazioni, dal giallo-rossiccio, al rosso- bruno, più chiaro nelle femmine, più scuro nei maschi. Il suo capo è giallastro o rossiccio con delle macchie nere; il torace ha i lati gial- lognoli e tre lineette nere oblique, l'addome è alquanto ristretto al mezzo, ha una carenatura longitudinale mediana e una sottil linea nera ai lati dei varii segmenti, talora esso nelle fem- LibeUulidi. 265 mine volge al bruno-verdiccio e presenta sul dorso delle macchie irregolari rossastre. Le sue ali sono limpide, talvolta tinte di bruniccio nei maschi, colle venature rossiccie e lo stigma bruno. Nella var. striolata ai lati della carenatura dell'addome esistono verso l'estremo posteriore di ciascun segmento due piccoli tratti laterali neri disposti trasversalmente, la metà basale dei due primi anelli é nera, e l'apice dell'addome nelle femmine é nerastro, con 4 macchiette rossiccie, cioè due suir8° e due sul 9" segmento. Questa libellula é comunissima in estate ed autunno sia al piano che sui colli; vola anche molto lontano dalle acque, sulle siepi, nelle strade, posandosi frequentemente sui rami secchi. Ben distinta è la L. flaveola, la quale é pure lunga 33-39 mm., giallastra; essa ha capo di un giallo-cereo, macchiettato di nero posteriormente, torace giallo-rossiccio coi lati strettamente gial- lognoli, addome notevolmente più corto delle ali, rosso nei maschi, giallastro nelle femmine, col segmento basale nero, il secondo in parte di tal colore, avendo l'orlo anteriore ed una mac- chietta mediana neri ; la carenatura longitudinale sui segmenti S^ e 9*^ porta una piccola lineetta nera, i lati degli anelli mediani sono pure orlati di nero. Le sue ali sono limpide, con una grande macchia basale giallo-rossiccia, sfumata, che si estende spesso lungo il margine anteriore; le loro nervature sono rossiccie, lo stigma è bruno- rossiccio, più raramente giallo. 266 Pseudoneurotieri italiani. Non é comune, però fu raccolta in tutta Italia, come nelle isole. Le é molto affine la L. sanguinea, nella quale l'addome é rosso nei maschi e notevolmente ristretto al mezzo, giallastro nelle femmine e compresso uniformemente per tutta la sua esten- sione, ornato di due piccole macchie nere sui segmenti 8° e 9°. Le sue ali sono limpide, dotate di un'ampia macchia basale gialla sulle poste- riori, mentre le anteriori non ne presentano che un lieve accenno; lo stigma è rosso o nerastro. È diffusa ovunque in estate, sia presso le acque, come discosto da esse. Sui monti vive la L. scotica, lunga 33-35 mm.; essa ha capo piuttosto grosso, con faccia gialla, variegata di nero o di nero-violaceo, torace su- periormente di un rosso-cinereo oscuro o nera- stro, coi lati gialli ornati di 3 linee nere; il suo addome è alquanto ristretto al mezzo, nerastro nei maschi, colla base in parte gialla e i varii segmenti ornati di due macchie gialle laterali, alquanto allungate; nelle femmine la tinta gialla è molto più diffusa, tanto da esser spesse volte tutto l'addome superiormente di tal colore, re- stando neri solo i margini posteriori dei varii segmenti e la superfìcie degli ultimi due o tre, sui quali però esistono le macchie gialle come nell'altro sesso. Le sue ali sono ampie, limpide, colla base un po' gialla nelle femmine, ma per breve tratto, e lo stigma nero, quadrangolare. Le sue zampe sono interamente nere. È propria solo delle regioni settentrionali ove vola lungo i torrenti e sui laghetti alpini. Ubellulidi. 267 2. — Il genere Cordulia comprende alcune libellule simili per forma, per costumi alle pre- cedenti, e che pur tengono nel riposo le ali di- varicate, espanse orizzontalmente; queste specie però sono tutte dotate di colori metallici e di notevole splendore del corpo. La Cordulia aenea è lunga 50 mm.; ha l'ad- dome molto rigonfio alla base, quindi alquanto ristretto nella parte mediana e gradatamente allargato verso l'apice. È di color verde-bron- zato, metallico, principalmente lucido sul torace, più cupo sull'addome. Il suo capo è largo, colla fronte prominente, il labbro inferiore giallo e l'occipite un po' ele- vato; il torace come nelle libellule è alquanto peloso, macchiato di giallo fra i punti d'inser- zione delle ali, l'addome è principalmente ri- stretto al mezzo e dilatato all'apice nei maschi, terminato da cerei robusti e sviluppati, ornato di macchie ventrali gialle e di alcuni segni si- mili anche sul dorso alla base. Le ali sono limpide nei maschi, tinte leggermente di giallo- gnolo o rossiccio nelle femmine, colla base più o meno fulva e lo stigma oblungo, bruno. Le zampe sono nere, relativamente brevi. È propria dell'alta Italia e però non é molto comune. Vola lungo le rive degli stagni situati presso i boschi. Ancor più lucente è la C. metallica, nella quale l'addome è meno rigonfio alla base, meno spiccatamente ristretto al mezzo nei maschi, es- sendo poi nelle femmine quasi cilindrico. Questa 268 Pseudoneuroiteri iinliani. specie è lunga 52-55 mm., di un bel verde-bron- zato brillante. Il suo capo é errosso, colla faccia azzurra, lucente, il labbro inferiore e alcune macchie varianaente disposte, di color i^iallo; la fronte é meno saliente, verde; il torace é bron- zato, porta peli giallognoli ed é macchiato di giallo alla radice delle ali; l'addome é più bril- lante, con due macchiette gialle a ciascun lato dei primi due anelli; il ventre é nerastro. Le sue ali sono limpide, non raramente però tinte di giallognolo nelle femmine, nel qual sesso il margine anteriore é piuttosto largamente giallo- fulvo; lo stigma é bruno-rossastro; la base delle ali posteriori dei maschi è per un piccolo tratto cinereo-rossiccia, e presenta il breve margine interno notevolmente sinuoso. Abita l'alta e media Italia, e non é abbondante. Vola in estate ed autunno sfiorando le acque e librandosi frequentemente sopra un dato punto senza spostarsene, col l'addome rialzato. Talora si discosta dai luoghi acquitrinosi ed aleggia ondulando sui campi e nei giardini. La C. flavomaculata ha forma più stretta e più sviluppata nel senso della lunghezza; pre- senta a un dipresso le dimensioni dell'ultima descritta, è pure di un verde bronzato ed é or- nata su ciascun segmento addominale di due grandi macchie laterali giallo-rossastre, pres- soché triangolari, col vertice rivolto all'indietro. Il suo capo ha la faccia azzurra, metallica, il labbro e la fronte variegati di giallo; il torace porta varie macchie gialle fra i punti d'inser- Lihellulidi. 269 zioiie delie ali; queste poi sono limpide, legger- mente giallognole nelle femmine, in principal modo lungo il margine anteriore, fornite di stigma grande, nerastro; la base delle posteriori nei maschi è alquanto giallo-rossiccia, col margine regolare. Le zampe sono in massima parte nere. È rara, abita però sia il piano che i monti nelle provincie settentrionali, in località ove l'acqua sia abbondante. 3. — La Aeschna pratensis (fig. 97) ci pre- senta già il tipo di un altro gruppo di grandi libellulidi, robusti, in cui il capo ed il torace sono grossi, l'addome è molto allungato e pres- soché cilindrico, poco largo, le ali stanno du- rante il riposo ancora stese orizzontalmente, di- varicate. Essa é lunga 55-60 mm.; ha grandi occhi globosi che si toccano sulla sommità del capo, corpo bruno-nero, variegato di azzurro nei maschi, di giallo nelle femmine; i suoi co- lori però dopo la morte divengono molto più cupi e meno spiccati. Il capo è giallognolo, variegato di nero, cogli occhi azzurri nel maschio, rossicci nella fem- mina e inferiormente verdognoli ; il torace é peloso, bruno, ornato di varie macchie gialle di cui due anteriori allungate e parallele, alcune al mezzo e altre laterali air inserzione delle ali ; l'addome è cilindrico, nero o bruno -nero, peloso alla base, ornato di macchie azzurre nei maschi, gialle nelle femmine, di cui due su ciascun seg- mento presso il margine posteriore, una per 270 Pseudoneurotteri italiani. parte, precedute da due lineette trasversali prin- cipalmente spiccate nei prinmi anelli, gialle in ambo i sessi ; i margini laterali, anteriore e poste- riore, dei varii segmenti sono parimenti, in modo più o meno evidente, ornati di una linea rispetti- Fig. 97. Aeschna pratensis. vamente azzurra o gialla a seconda del sesso; l'ultimo segmento poi è generalmente dotato di un'unica grande macchia pure del rispettivo colore, il primo invece ha un grosso punto me- diano sempre giallo. Libellulidi. 271 Le ali sono limpide, coH'opIo anteriore tinto di giallognolo, principalmente nelle femmine in cui anche la base è alquanto gialla; lo stigma è stretto e lungo, di un giallo scuro. Le zampe sono nere. È comune nell'Italia settentrionale in prima- vera ed estate, principalmente in località molto acquitrinose, come presso le risaie ed i canali. Le somiglia assai la Ae. mixta, lunga 55-58 mm., la quale ha a un dipresso gli stessi colori e gli stessi disegni. Fondamentalmente é bruno- rossastra. Il suo capo ha faccia gialla, varie- gata di nero, colla parte superiore della fronte gialla, ornata di una macchia nera a forma di T ; il torace è bruno, con due piccole macchie an- teriori gialle, due larghe fascie laterali di tal colore un po' variegate di nero, e alcune mac- chiette posteriori mediane pure gialle, principal- mente nelle femmine. L'addome é alquanto ri- gonfio alla base, quindi ristretto; esso ha due macchie grandi laterali gialle sul primo anello, due simili macchie pure grandi sul secondo, sul quale si nota un segno mediano giallo a forma di t e due lineette trasversali dello stesso colore; l'orlo posteriore di tale segmento é az- zurro nei maschi, giallo nelle femmine; gli anelli successivi portano ciascuno una linea alla base e due macchie posteriori azzurre nei ma- schi, gialle nelle femmine, circondate di nero; i due ultimi segmenti non hanno che le due macchie posteriori. Le sue ali sono limpide, un po' tinte di bruno nelle femmine, collo stigma 272 Pseudoneurotteri italiani. lungo, nero o nerastro; le zampe sono nerastre. È specie diffusa in tutto il continente come nelle isole, durante Testate e l'autunno. Si trova principalmente in località elevate e si allontana notevolmente dalle acque. La Ae. affìnis ha le dimensioni della ante- cedente e le é molto simile, però in questa specie le macchie addominali del maschio sono tutte azzurre e sono in numero di quattro su ciascun segmento, due anteriori e due posteriori, irre- golari e quasi egualmente grandi, tranne che sui primi due anelli i quali sono in massima parte azzurri, screziati di nero; le femmine in- vece portano due macchie giallo-verdognole su ciascun segmento addominale, posteriormente, un piccolo segno anteriore di tal colore, talora diviso al mezzo, ed una linea nera longitudinale mediana; i loro primi due anelli addominali hanno una grande macchia mediana allungata, gialla, ed altre laterali consimili. Le ali in ambo i sessi sono limpide, collo stigma giallastro; le zampe sono bruno-nerastre. È abbastanza comune in Italia ed in Sicilia; vola fra i cespugli e sulle piante palustri, sof- fermandosi talora librata sopra un punto, facendo vibrare rapidamente le ali. Più grande è la Ae. juncea, lunga 70-72 mm., analoga anch'essa alle specie sopra descritte quanto a disegni del corpo. Il suo capo è ana- logamente colorito, il torace é nerastro, con due grandi macchie anteriori verdi, due fascie late- rali pure verdi, e la parte mediana e posteriore Libellulidi. 273 ornata di parecchie macchie verdi e giallognole, quest'ultime alla radice delle ali; l'addome é rigonfio alla base e porta due tubercoli laterali spinosi sul 2° segmento nei maschi; ha colore bruno-nerastro o bruno-rossastro ed è variegato di verde nelle femmine, di verde e di azzurro nei maschi. Le parti verdi in ambo i sessi constano di un tratto anteriore e di due macchie posteriori su ciascun segmento dal 2^ al V, nonché di una macchia mediana sul primo, a forma quasi sa? gittata; sono invece verdi nelle femmine, azzurre nei maschi, le due macchie posteriori analoghe suirs" segmento, le larghe fascie posteriori sugli ultimi due anelli e le fascie laterali esterne che ornano i varii segmenti, principalmente ampie sui primi e talora riunite sul davanti da una linea trasversale nelle femmine. Le ali in ambo i sessi sono leggermente tinte di bruniccio, colle vene nerastre e lo stigma quasi rettangolare, nerastro. Le zampe sono brune. Questa grande specie è sparsa qua e là sul continente ed in Sardegna. Ha volo rapidissimo e si posa assai raramente. Ancor maggiore è la Ae. grandis, ben distinta però da tutte le precedenti pel colore delle ali e per esser molto meno screziata; essa è lunga 72-75 mm.; non presenta neppure grandi diffe- renze sessuali nelle tinte. Fondamentalmente é rossiccia o rossastra; il suo capo ha faccia giallognola; il torace è ros- siccio, con due fascie laterali gialle, alcune mac- Griffini. 18 274 Pseiirloneur atteri italiani. chielte posteriori mediane di tal colore e fra queste quattro lubercoletti azzurri, due anteriori, due posteriori. L'addome è cilindrico, però col 3° segmento notevolmente ristretto nei maschi. Esso é rossiccio, col 2° segmento ornato in ambo i sessi di due macchiette rotondeggianti azzurre presso Torlo posteriore, le quali nelle femmine sono talora per metà gialle, e che sempre sono precedute da due lineette trasversali giallognole; le due macchie azzurre talora si riuniscono in una sola; gli altri segmenti fino all'S" hanno due macchie laterali alla base, alquanto allungate, azzurre nei maschi, giallognole nelle femmine, e portano inoltre, principalmente sui primi, due macchiettine anteriori sempre gialle. Gli ultimi due segmenti sono immacolati. Le ali hanno una notevole tinta uniforme giallognola, colle nervature rossastre e lo stigma pure rossastro. Le zampe sono rossiccie. Non é comune, però si trova sparsa nelle provinole settentrionali e medie del continente. Le é affine la Ae. rufescens, di poco minore, pure rossiccia colle ali giallognole, priva però di qualunque ornamento azzurro. Il suo capo in ambo i sessi ha gli occhi di un verde dorato; il torace é rossiccio, con due fascie oblique gialle ai lati, e prima di esse una lineetta nera; mancano su tal parte ogni altra sorta di varie- gature; l'addome in ambo i sessi é rigonfio alla base, quindi un po' ristretto; esso ha color ros- siccio e porta una ampia macchia basale sagit- tiforme gialla; ciascun suo segmento é poi or- TJhelhilfflr. 275 nato di una lineetta mediana longitudinale nera e di due punti neri ai lati di questa, sormontati da un tratto del medesimo colore. Le ali sono tinte di giallognolo o di rossiccio, principalmente alla base e sul davanti; le posteriori hanno una grande macchia cinereo-nerastra lungo il breve margine interno; Io stigma è rossiccio, le vena- ture sono nere. È specie bastantemente diffusa in estate sia nel continente come nelle isole. Vola a sbalzi, si libra talora alquanto lungamente e non si discosta dalle acque. La Ae. formosa o Anax formosus misura in lunghezza 70-80 mm., ed ha il corpo verde coU'addome in massima parte azzurro. 11 suo capo ha la faccia gialla, un po' variegata di bruno, gli occhi dei maschi turchini, quelli delle femmine verdognoli, sempre grossissimi. I! to- race è leggermente pubescente, di un verde giallastro, ornato talora di due macchie azzurre, di qualche tubercoietto posteriore giallo-brunic- cio e di poche lineette sottili nere. L'addome è cilindrico, leggermente depresso nei maschi, e un po' rigonfio alla base in ambo i sessi; alla base esso è tinto di verde nelle femmine, di giallo nei maschi e più limitatamente solo al mezzo del secondo segmento, con alcune linee trasversali nere; quindi l'addome è su ogni seg- mento per tutta la sua estensione azzurro ai lati in ambo i sessi, nero lungo la linea mediana, la qual linea nera irregolare, principalmente nei maschi, manda da una parte e dall'altra 276 Pseudoneurotteri italiani. delle frequenti diramazioni simmetriche, perpen- dicolari alla sua direzione e quindi trasversali, che intersecano il color azzurro laterale; tali diramazioni sono maggiormente estese nei primi anelli, giungendo esse fino agli orli esterni, e lungo i margini di congiunzione dei varii seg- menti, lo sono invece meno posteriormente, ove si riducono a piccole dentellature della fascia mediana. Il ventre è nerastro, colla base giallognola. Le ali sono leggermente tinte di giallo-bruniccio, principalmente lungo il margine anteriore che è notevolmente robusto, e su tutta la loro esten- sione, fuorché alla base; hanno le nervature nere e lo stigma molto allungato, bruno-nera- stro; le ali del 2° paio presentano lungo il breve margine interno un colore oscuro. Le zampe sono nerastre, pelose. Questa grossa libellulide vive in tutta Italia, come nelle isole, ed abbonda in certe località, scarseggia invece in altre, senza una regolare distribuzione. Vola presso le acque sulle quali aleggia maestosamente, o percorre lunghi tratti in su ed in giù senza mai posarsi per delle ore intere; il maschio volando tiene l'addome non teso né eretto, ma arcuato al mezzo. Verso sera gli individui di tal specie abbon- dano maggiormente e sono meno difficili a cat- turarsi. Alquanto minore e più esile della precedente è la Ae. ephippigera o Anax mediterraneus, di color giallastro, con una linea nera sulla Libellulidi. 277 sommità della fronte, il torace di un giallastro scuro superiormente, giallo ventralmente e quivi ornato di una linea nera divisa in due tratti, di cui il secondo a forma di V. Il suo addome é pressoché cilindrico, di color giallastro poste- riormente e ai lati della base, azzurro al mezzo di questa, avendo sul secondo segmento una macchia mediana azzurra, e sugli ultimi anelli una macchia laterale gialla. Le sue ali sono limpide, talora tinte di giallognolo alla base o al mezzo; lo stigma é piuttosto largo, giallo, le venature sono in massima parte giallastre. Le femmine non differiscono sensibilmente dai maschi. Questo pseudoneurottero viene dall'Africa in Italia, periodicamente, forse portato dai venti australi caldi, e compare in certe località rag- gruppato in abbondantissime schiere; può accli- marsi anche nelle nostre contrade. Fu talora trovato sul mare, volando molto lungi dalle coste. Affine alle Eschne, però differente per la forma dell'addome e per un tipo speciale di colorazione e di disegni è il Cordulegaster annulatus, lungo 75-83 mm., nero a macchie trasversali gialle; il suo addome è molto allungato, ingrossato alla base, quindi gradatamente ristretto verso il mezzo e dipoi gradualmente allargato verso l'apice, in modo sempre regolare, e non eccessivo, coi varii segmenti inoltre alquanto più stretti al mezzo che ai margini anteriore e posteriore. Il capo di quest'insetto é largo, variegato di giallo e di nerastro, con occhi verdognoli che 278 Fseudoneurotteri italiani. SI toccano sulla fronte soltanto per un brevis- simo tratto; la vescicola mediana è in massima parte gialla, irta di peli. Il torace è nero, pube- scente, ornato di due macchiette gialle anteriori, di due brevi fascie mediane longitudinali larghe principalmente air indietro ove convergono senza però toccarsi, e di 4 fascie laterali pure gialle, due per parte, fra le quali si notano ancora due macchiette di tal colore; in mezzo all'inserzione delle ali esistono inoltre alcuni tubercoli bruni e gialli. L'addome è nero, percorso al mezzo da una leggera carenatura, e ornato su ciascun segmento di una fascia trasversale mediana gialla piuttosto larga, interrotta al mezzo dalla suddetta carenatura, e per lo più anche di una linea po- steriore gialla, pure su ciascun anello, sottile, e pur essa più o meno interrotta al mezzo dalla stessa carenatura; i due ultimi segmenti non portano che due piccole macchiette gialle late- rah, il primo ha una sottilissima lineetta gialla posteriore, il secondo porta due larghe fascie tra- sversali gialle, una al mezzo ed una presso l'orlo posteriore, intere o interrotte come negli anelli successivi. Le sue ali sono limpide, reti- colate di nerastro, collo stigma oblungo, bruno- nero. Le zampe sono nere, pelose. L'addome della femmina é sensibilmente compresso e ter- mina con un breve ovopositore nero. È diffuso in tutto il continente ed in Sicilia, però piuttosto raro ovunque. Vola principalmente in estate, in luoghi elevati, spesso innalzandosi a grande altezza nell'aria. Libellulidi. 279 4. — Il Gomphus vulgatissimus, quantunque robusto, e analogo per moltissimi riguardi alle specie dei gruppi precedenti, vien distinto però coi congeneri per aver gli occhi che non si toccano fra di loro. Esso é lungo 50 mm., nero, variegato di giallo; i maschi si riconoscono fa- cilmente per l'addome allargato alla base ed al- l'apice, nonché per le ali del 2° paio che pre- sentano l'angolo posteriore interno molto saliente. In ambo i sessi il capo ha faccia gialla, varie- gata di nero, la vescicola mediana anteriormente gialla, posteriormente nera. Il torace superior- mente é in gran parte giallo, con una o due fascie trasversali anteriori nere, quattro fascie nere oblique al mezzo, due a due congiunte posterior- mente e riunite con un altro disegno mediano pur nero a forma di ansa. Fra le ali il torace è nero, con due larghe fascie laterali gialle e alcuni tubercoli mediani di tal colore. L'addome fon- damentalmente è nero, e presenta sui segmenti dal 3'^ al 7° una linea mediana longitudinale gialla, più larga anteriormente, assottigliata po- steriormente in ciascun anello, e due macchiette laterali sul margine anteriore pure gialle, seguite nelle femmine da una linea curva di tal colore. Gli stessi disegni esistono anche nel secondo segmento, ma sono più grossi e la linea mediana quivi è trasformata in una larga fascia a lati sinuosi; il primo segmento é quasi tutto giallo, gli ultimi due non hanno linea mediana e pre- sentano invece due ampie macchie gialle late- rali, irregolari. 280 Pseudoneurotteri italiani. Le sue ali sono limpide, dotate di stigma bruno e colla base leggermente giallognola. Le zampe sono robuste, pelose, poco allungate, tutte nera- stre ; i cerei del maschio sono normalmente sviluppati. Vive nell'Italia prettamente settentrionale, in luoghi acquitrinosi e presso i boschi, ove si posa spesso sul terreno e sui cespugli. Gli somiglia assai il G. flavipes, in cui l'addome è un po' più gracile, ornato della linea mediana gialla anche sugli ultimi segmenti, il torace è in gran parte nero, ornato di linee oblique verdi, e le zampe sono gialle coi lati neri. È molto raro e proprio esso pure delle Pro- vincie nordiche. Ancor più affine a quest'ultimo é il G. ser- pentinus, lungo 50-53 mm., analogamente con- formato e colorato, colla linea mediana ben svolta su ciascun segmento addominale, larga, alquanto incisa lateralmente presso la base; la sua fronte é superiormente verde, il torace al mezzo in massima parte é verde, ornato da ambo i lati di due linee oblique nere e di un'ansa mediana pure nera, mentre anteriormente e fra le ali è nero, variegato di verde e di giallo; le sue zampe sono gialle, variegate di nero, le ali si presentano come nelle due specie precedenti, però di esse le posteriori non hanno nei maschi l'angolo interno tanto acuto. Anche questo libellulide é rarissimo e setten- trionale. Il G. forcipatus é meglio distinto dai conge- LibelluUdi. 281 neri antecedenti, principalmente nei maschi, il cui addome é rigonfio alia base, quindi esile, quasi cilindrico, allargato poi all'estremo e do- tato di cerei sviìuppatissimi, adunchi, ricurvi all'indentro e bidentati all'apice. Esso é lungo 50 mm., variegato di nero e di giallo. Il suo capo é variegato di giallo e di nero e presenta due brevissimi cornettini gialli dietro la parte superiore degli occhi nelle fem- mine; il torace è fondamentalmente nero, dotato di alcuni punti anteriori gialli, di quattro fascie gialle, brevi e larghe, due per parte, di cui la prima trasversale, la seconda obliqua o curva, e di due altre lineette laterali gialle esterne, oblique; fra le ali esso è nero, ornato di tuber- coli e disegni gialli. L'addome quanto a disegni ricorda un po' quello del primo descritto; esso è nero, ornato nei maschi sui segmenti dal 3° al T di una linea mediana longitudinale gialla, la quale in ciascun anello parte dall'orlo ante- riore e non giunge però al posteriore, terminan- dosi prima, in un piccolo allargamento quasi astato ; tale linea esiste anche nel 2"^ segment(» ma é larga, a lati sinuosi; gli ultimi 3 anelli sono tutti neri ed ornati di qualche macchiettina gialla laterale e posteriore. Nelle femmine l'addome, che é cilindrico, si presenta a un dipresso egualmente colorato, però la linea gialla mediana dei segmenti dal 3° al 7^ è più ampia, due volte incisa lateralmente; tutti gli anelli poi dal 3° al 9° sono ornati di due macchie laterali gialle, il 2° e l'ultimo portano 282 Pseudoneurotteri italiani. una larga macchia posteriore di Lai colore, es- sendo pure gialle le appendici anali. Le sue ali sono limpide, collo stigma nero, e l'orlo posteriore interno di quelle del 2° paio un po' angoloso nei maschi. Le zampe sono nere, coi femori gialli alla base e talora anche le tilDie ed i tarsi esternamente macchiati di tal colore. È molto più diffuso e abbondante in tutta Italia ed in Sicilia, sia al piano come principalmente sui monti. Vola velocemente, anche discosto dai luoghi acquitrinosi ed ama posarsi sui sentieri o sulle strade fra i campi. Esclusivo della Sicilia é il G. Genei, in cui il capo è quasi interamente giallo, il torace é tutto giallo, senza linee scure, l'addome é giallo, colle articolazioni soltanto nerastre; le sue zampe sono pure gialle, con una doppia linea scura sulle tibie; le ali sono limpide coU'orlo anteriore giallo e lo stigma parimente di questo colore. 5. — Nel genere Agrion si raggruppano nu- merose specie molto affini fra loro e sensibil- mente diverse da quelle degli altri gruppi. Questi libellulidi sono più esili e più piccoli, hanno l'addome più sottile, cilindrico, il capo largo e corto, non globoso, dotato di occhi ben sviluppati, laterali, distanti l'uno dall'altro ; le loro ali sono pressoché eguali fra loro, assottigliate alla base e come peduncolate. Non hanno la robustezza ed il volo ampio, sostenuto, veloce, delle forme antecedenti; sono invece piuttosto placidi, volano da un cespuglio all'altro per brevi Libellulidi. 283 tratti, piuttosto lentamente, e si posano tenendo per lo più le ali rialzate, leggermente inclinate all'indietro, colle faccie superiori a contatto o quasi. Facilmente si possono afferrare colle mani, quando sono in tal posizione. Le larve di questi insetti sono pure alquanto diverse da quelle degli altri libellulidi, hanno forma più snella ed allungata, capo meno grosso, ad(iome più svolto in lunghezza, meno in lar- ghezza, terminato da 3 fasci di branchie spor- genti, quasi penniformi (vedi fig. 94, a). Nuotano serpeggiando, con una certa agilità, e stanno generalmente fra i vegetali sommersi. a) L'Agrion fuscum (fig. 98) misura in lun- ghezza 35-36 mm., e si riconosce per avere in ambo i sessi un color fondamentale giallognolo- roseo, pressoché carnicino, sul quale spicca una fascia dorsale bronzata su ciascun segmento addominale allargata verso l'apice. Il suo capo è carnicino, cogli occhi azzurri nei maschi, ver- dognoli nelle femmine, la fronte di un bronzato cupo; il torace è superiormente bronzato, con alcune lineette carnicine, inferiormente è piut- tosto giallognolo. L'addome é regolarmente cilindrico, di color carnicino, con una larga fascia longitudinale mediana sul dorso di ciascun segmento, di color bronzato cupo, talora a riflessi verdi metallici; tali fascie sono alquanto più larghe all'estremo posteriore che non anteriormente e talora sono divise all'apice da una lineetta longitudinale mediana; gli ultimi due segmenti sono in gran 284 Pseadoneurotieri italiani. parte oscuri. I maschi portano dei cerei ricurvi ben sviluppati. Le sue ali sono limpide, peduncolate, collo stigma oblungo, nerastro; le zampe sono carni- cine, pelose, coi femori esternamente ornati di linee nere. È abbondantissimo e comune ovunque, in tutto il continente e nelle isole, dall'inizio della pri- Fig. 98. Agrion fuscuni. mavera fino a novembre. Si allontana talora dalle acque, ma predilige generalmente le loca- lità boschive, ombrose ed umide. Gli individui più giovani hanno le tinte bron- zate più lucenti e le colorazioni chiare volgenti spiccatamente al giallognolo. b) L'A. minium é un'altra bella specie, in cui il corpo è invece fondamentalmente di un bel rosso-sani?ue in ambo i sessi. Ha le dimea- LibeUulidi. 285 sioni del precedente. Il suo capo é giallognolo, coll'occipite bronzato e la faccia gialla, varie- gata di nero- verdastro; gli occhi sono rossi. Il torace è nerastro, o nero- verdastro, ornato ai Iati di brevi linee longitudinali irregolari, rosse, e di qualche altra variegatura rossa anteriore e posteriore. Il suo addome é di un rosso-sangue, cogli ul- timi tre segmenti in massima parte di color bronzato cupo, quasi totalmente nero-bri:)nzati nelle femmine; in questo sesso inoltre gli anelli dal 2" al T presentano una sottil linea mediana longitudinale bronzata, la quale posteriormente si dilata bruscamente o manda due diramazioni laterali perpendicolari alla sua direzione, il 1" segmento poi é quasi totalmente nero-bronzato al disopra : nei maschi invece non esiste su cia- scuno dei primi anelli che una sottile orlatura posteriore di un nero-verdastro, ed il segmento basale è come nelle femmine quasi totalmente nero-bronzato. Le sue ali sono limpide, collo stigma rombico, nero; le zampe sono nere. È pur esso diffuso in tutta Italia, raro però in certe regioni, comune in altre, durante la primavera e l'estate. Ha volo piuttosto debole e lento; predilige le località molto acquitrinose, come le risaie, ove anche abbondano le piante palustri. e) Nelle tre specie seguenti l'addome é più o meno di un bronzato cupo, coU'apice azzurro, ossia propriamente col nono o coll'éttavo seg- mento di colore azzurro, almeno nei maschi. 286 Pseudoneuroiferi italiani. L'A. elegans è lungo appena 31 mm., e pos- siede Tornannento azzurro suddetto in aoibo i sessi. Il suo capo é piuttosto grande, non tanto largo, dotato di occhi grandi, colla faccia giallo- verdognola, o giallo-fulva, variegata di verde- nerastro e con due macchie azzurre sull'occi- pite. Il torace è nero-verdastro, ornato di quattro lineette longitudinali, due per parie al mezzo, e di alcuni altri disegni sottili anteriori e poste- riori, azzurri nei maschi, fulvi nelle femmine. L'addome ventralmente è rossiccio, superior- mente di un verde-bronzato cupo, coll'ottavo segmento tutto azzurro in ambo i sessi. Nei maschi il primo anello é azzurro, nero al mezzo, gli altri sono superiormente bronzati in ambo i sessi, ornati di una sottil lineetta oppure di due macchiette sul margine anteriore e di due lineette laterali lungo gli orli esterni, gialle 0 rossiccie, più visibili nelle femmine, pressoché indistinguibili nei maschi; gli ultimi due seg menti apicali dell'addome sono quasi neri. Le sue ali sono limpide, piuttosto brevi, ornate di un piccolo stigma rombico, oscuro alla base e più chiaro verso l'esterno. Le zampe sono verdo- gnole o giallognole, col lato esterno nero. È specie comune in ogni regione, durante tutta la bella stagione, presso i campi, lungo i fossati, i ruscelli e gli stagni. Ha volo placido e breve. Gli individui delle provincie meridionali sono notevolmente piccoli. Neil' A. viridulum l'ornamento azzurro api- cale esiste solo nei maschi, però in ambo i sessi Libellulrdt. 287 è azzurra anche la base dell'addome. Questo Agrione ha le dimensioni del precedente, non- dimeno il suo capo é più piccolo e le sue ali sono spiccatamente più lunghe, più conformi a quelle degli altri congeneri. Il suo capo ha la faccia giallo- rossastra, va- riegata di nero-verdastro, colToccipite bronzato lucente; gli occhi sono grandi, rossi nei maschi, verdognoli nelle femmine. Il torace ha il primo segmento piccolo, distinto, rotondeggiante, bron- zato, anteriormente azzurro, ornato di due mac- chiette gialle e nelle femmine di una margina- tura sottile di tal colore; la parte mediana del torace é nero-verdastra, ornata di due linee longitudinali gialle o giallo-verdognole; lateral- mente é azzurra. L'addome ha il ventre azzurrognolo, la parte superiore in massima parte bronzata, essendo però il primo anello azzurro ai lati e posterior- mente, il secondo lateralmente azzurro, bronzati entrambi al mezzo, gli altri bronzati, tranne il nono dei maschi che è tutto azzurro, e l'ottavo ed il decimo, neri al mezzo, ornati di macchie azzurre laterali; gli ultimi due segmenti nelle femmine sono nero-verdastri, ed il color azzurro in questo sesso, passa spesse volte al verde. Le sue ali sono limpide, dotale di stigma bruno ; le zampe sono giallognole, variegate di nero. Si trova comune in Sicilia ed in Sardegna; sul continente è scarsissimo, raro. Neil' A. pumilio le differenze s'essuali sono ancor più spiccate; il solo maschio ha una mac- chia azzurra sul nono segmento. 288 Pseudoneurotteri italiani. Questa specie è lunga solo 29 mm. Il suo capo ha faccia giallo-verdognola nei maschi, giallo- rossiccia nelle femmine; esso é nero fra gli occhi nel primo sesso, ornato di due macchie azzurre. Gli occhi sono superiormente bruni, inferior- mente verdognoli. Il torace è nero-verdastro al mezzo, alquanto bronzato, essendo questo colore maggiormente svolto nei maschi, i quali quivi sono ornati di due linee longitudinali verdi da ambe le parti; i lati sono gialli o verdi e la parte posteriore, fra le ali, é di un giallo intenso nelle femmine, di un bel verde nei maschi. L'addome ventralmente é giallo-fulvo, superiormente é in gran parte verde-bronzato; esso però nei maschi ha il nono segmento quasi tutto azzurro, l'ottavo ed il decimo azzurri ma solo inferiormente ed un po' ai lati, essendo superiormente di un nero- verdastro; anche i rimanenti anelli in questo sesso hanno delle leggere linee laterali azzurre; nelle femmine invece i primi due segmenti sono di un giallo intenso o verdi, talora dotali di una piccola macchiettina mediana nero-bronzata, i rimanenti sono occupati dorsalmente quasi per intero da un'ampia fascia di un bronzato cupo, la quale nel terzo é anteriormente assottigliata, negli altri soltanto leggermente marginata sui fianchi e sul davanti, ai lati, da una lineetta gialla. Le ali sono limpide, collo stigma breve, rom- bico, oscuro alla base, chiaro verso l'esterno. Le zampe sono verdi o gialle, con una lineetta esterna nera. Lihellulidi. 289 Si trova in tutta Italia, anciie in Sicilia, però raro ed isoiato. d) Nelle due specie seguenti Taddonae, al- meno nei maschi é alternativamente cinto di azzurro e di nero, su estensioni variabili. L'A. pulchellum non presenta grandi diffe- renze sessuali di colorazione. Esso è lungo 35 mm., notevolmente slanciato. Il suo capo é azzurro, variegato di nero, con due macchie azzurre triangolari dietro gli occhi, riunite da una linea trasversale azzurra; il to- race superiormente è nero-verdastro, filettato di azzurro, con due linee longitudinali al mezzo azzurre, interrotte nei maschi a forma di !, intere nelle femmine, ed è ornato inoltre di due punticini anteriori e di altri posteriori az- zurri; i lati sono di quest'ultimo colore. L'ad- dome é fondamentalmente azzurro in ambo i sessi, ornato superiormente di ampie fascie tra- sversali di un nero verdastro, a riflessi bronzati. Il primo segmento ha una piccola macchia nera alla base, il secondo porta nei maschi una si- mile macchia posteriore, anteriormente forcuta, mentre nelle femmine tal macchia è diversa, protesa in avanti, quasi astata o crociforme; gli anelli dal terzo al quinto hanno un'ampia fascia trasversale nero-verdastra posteriore, la quale lascia il colore azzurro solo su di una breve parte anteriore, più piccola ancora nelle femmine; nei segmenti sesto e settimo la fascia scura invade totalmente o quasi la superficie dorsale, principalmente nei maschi, mentre nelle Griffint. 19 290 Pseudoneurotteri italiani. femmine vi resta meglio visibile un breve cin- golo anteriore azzurro; l'ottavo segmento é tutto azzurro in ambo i sessi, ornato di due punti neri, similmente colorito é il nono nei maschi, mentre il nono ed il decimo delle femmine, come il decimo dell'altro sesso, sono neri b1 mezzo, azzurri ai lati. Le sue ali sono limpide, con stigma piccolo, nero, romboidale; le zampe sono azzurrognole, variegate di nero. Fu finora trovato nell'Italia settentrionale ed in Sardegna. L'A. puella presenta grandi diversità nella colorazione dei due sessi, essendo la femmina variegata di giallo-verde, il maschio invece di azzurro. Il maschio di questa specie somiglia assai a quello della precedente, però in esso il color azzurro è più sviluppato e le fascie scure dei segmenti mediani sono brevissime. Questo Agrione ha la lunghezza dell'antece- dente. Il suo capo ed il torace sono variegati come in quello, essendo però nella femmina il colore azzurro sostituito dal verde e nel maschio le due linee longitudinali toraciche intere, non interrotte. L'addome dei maschi è di un azzurro pallido, pon fascie nero-verdastre, lucenti. Il primo anello ha una macchia basale nera, il secondo ne porta una più grande, posta al mezzo, che non tocca l'orlo posteriore e che anteriormente é biforcata; i segmenti dal terzo al quinto sono azzurri, con una breve fascia posteriore nero-verdastra, hanno Uheììiih'rli. 2Pi inoltre due lineette di tal colore lungo gli orli laterali; nel sesto la fascia posteriore é più ampia, larga circa quanto la parte anteriore azzurra, il settimo è quasi tutto nero-verdastro, l'ottavo ed il nono sono azzurri, essendo però il secondo di questi dotato di due macchiette nere; l'ultimo segmento è nero. L'addome delle femmine è giallo-verdognolo, qualche volta di un verde volgente al glauco, ed ornato superiormente di un'ampia fascia nero- verdastra. Il primo anello porta una macchia nera, il secondo una fascia mediana nera lon- gitudinale, allargata in avanti e all'indietro; gli altri segmenti sono dorsalmente quasi al tutto nero- verdastri, apparendovi solo alle due estre- mità di ciascuno un lieve accenno, sotto forma di lineette o di macchiette, al color verde-gial- lognolo. Le ali sono limpide, e dotate di stigma come nella specie antecedente, le zampe dei maschi ne sono pure egualmente colorite; quelle delle femmine sono giallo-verdognole. È comunissimo nelle località acquitrinose di tutto il continente e delle isole. e) Nei tre seguenti l'addome che è azzurro almeno nei maschi, porta su ciascun segmento una fascia longitudinale mediana oscura, più o meno sviluppata ed intera. L'A. cyathigerum è lungo 30 mm., fonda- mentalmente azzurro in ambo i sessi, ornato di disegni longitudinali, oscuri sui varii segmenti addominali, molto svolti nelle femmine, brevi 292 Pseudoneuroiteri ìialiani. nei maschi, i quali vengono a somigliare assai alle due specie ultime descritte. Il suo capo è colorito come nelle suddette specie, il torace è pure analogamente variegato, colle due linee longitudinali azzurre in ambo i sessi, più ampie; le ali e le zampe non differi- riscono neppure sensibilmente. L'addome dei maschi é azzurro, coi due penultimi segmenti totalmente di tal colore, l'ultimo nero, gli altri ornati ciascuno di una macchia posteriore nero bronzata, larga e breve sul secondo, sul terzo, sul quarto, e sul quinto, la quale si dilata ante- riormente arrotondandosi sul secondo, si appun- tisce invece sugli altri tre, larga poi ed allungata in avanti sul sesto ove é quasi .astata, più ampia sul settimo, di cui occupa i due terzi. L'addome delle femmine é pure azzurro, ma ornato su ciascun segmento, di una fascia me- diana longitudinale nero- verdastra, molto più grande, la quale tocca Torlo posteriore e arriva fin presso l'anteriore senza raggiungerlo negli anelli dal secondo all'ottavo, toccandolo invece nei due ultimi. Tale fascia mediana nei seg- menti 2°-6'' è allargata posteriormente, e quindi ancora ristretta prima dell'orlo estremo; sul 7"^ e suir8° è larga uniformemente all' indietro, ap- puntita in avanti. Vive in principal modo nella Sardegna, però fu trovato in estate anche nell'Italia settentrio- nale. Somigliano assai ai maschi di questo, e a quelli dell'A. puella, i maschi dell' A. hastu- Libellulidi. 293 latum, specie fornita di differenze sessuali di colorazione. Esso é lungo 30-32 mm., azzurro nei maschi, giallo-verdognolo nelle femmine, or- nato di macchie nero-verdastre. Il suo capo, il torace, le ali, le zampe, sono come nella specie suddetta. L'addome nei maschi é azzurro, va- riegato come nell'antecedente, essendone quindi nero l'ultimo anello, azzurri per intero i due penultimi, ornati di fascia nero-verdastra gli altri; le fascie però in questa specie sono un po' più allungate in avanti e meno larghe, quella del secondo anello ha forma pressocché di T, quelle dei segmenti 3" 5" sono astate e giungono dall'orlo posteriore fino a metà circa del rispet- tivo segmento, quella del 6'^ é più robusta e pure estesa fino alla metà dell'anello, quella del V giunge fino presso all'orlo anteriore non la- sciando quivi che un leggero margine azzurro. L'addome della femmina, che é fondamental- mente verde-giallognolo come le linee del suo torace, le zampe ed i disegni del capo, é ornato di una fascia longitudinale di un bronzato cupo, più sviluppata, più estesa su ciascun segmento, essendo tanto svolta sugli ultimi quattro, da renderli dorsalmente pressoché al tutto di tal colore non lasciando che un lieve orlo ante- riore verdognolo, meno larga invece negli an- teriori, la fascia suddetta percorre totalmente i primi due, toccandone le due estremità e si al- larga un po' prima dell'orlo posteriore, non tocca invece il margine anteriore nei segmenti 3°, 4° e 5°, giungendovi però molto vicino. 2U4 PseudoneurotLeri italiani. È raro, proprio delf Italia centrale ed orientale. Molto più diffuso, più regolare nei disegni, anche più bello, é l'A. pennipes, nel quale poi le zampe medie e posteriori hanno le tibie, prin- cipalmente nei maschi, espanse lateralmente in una breve membrana. Esso é lungo 35 mm., piuttosto allungato e snello, fondamentalmente di un azzurro pallido nei maschi, di un leggero grigio- verdognolo nelle femmine, ornato sul mag- gior numero dei segmenti addominali, di una sottil linea longitudinale mediana nera. Il suo capo é notevolmente largo e breve, biancastro, cogli occhi celesti nei maschi, ver- dognoli nelle femmine; la sua faccia è variegata di nero, l'occipite è scuro con una linea tras- versale bianca. Il torace é lateralmente bianca- stro, ornato di due linee nero-verdastre lucenti, delle quali la superiore più larga; superiormente esso è in massima parte nero-verdastro, or- nato di una lineetta longitudinale mediana e di altre laterali bianco-azzurrine nei maschi, grigio- verdognole o giallognole nelle femmine; poste- riormente e anteriormente ha pure delle varie- gature consimili. L'addome dei maschi è di un celeste pallido, col primo segmento dotato di una piccola mac- chia quadrata nera, i susseguenti dal 2" al 6**, ornati di una sottil linea mediana longitudinale nera, la quale non tocca Torlo anteriore benché vi giunga vicinissima e arriva invece all'orlo posteriore, fuorché sul 6°, mandando prima di tale orlo, anche su questo anello come sugli altri. LibeìlulidL 295 Gue diramazioni laterali una per parte, perpen- dicolari o quasi, alla sua direzione. I segmenti 7° ed 8*^ hanno una grande mac- chia nerastra, percorsa ai mezzo da una lineetta biancastra, gli ultimi due portano due macchie laterali nere. L'addome delle femmine é grigio- verdognolo o giallognolo, coU'apice generalmente rossiccio; esso è pure percorso da una linea longitudinale eguale su ciascun segmento, spesse volte però tal linea è pur essa divisa al mezzo da una sottile lineetta longitudinale chiara, riuscendo cosi sdoppiata. Le sue ali sono limpide, con stigma oblungo, rossastro, pellucido. Le zampe sono chiare, va- riegate da linee nere. Vola presso i ruscelli, nei campi, durante tutta la bella stagione. Varia notevolmente nell'inten- sità delle sue tinte fondamentali, che nel maschio passano per tutte le gradazioni dall'azzurro al grigio, al biancastro, e nelle femmine dal ros- siccio, al giallognolo ed al grigio-verdognolo. /) Le specie seguenti sono un po' più grandi, di un verde bronzato in ambo i sessi, e tengono le ali quasi orizzontali durante il riposo, a dif- ferenza di tutte le antecedenti. L'A. barbarum o Lestes barbara è lungo 36-38 mm., ed ha color verde dorato. Il suo capo é in parte giallo, variegato di verde-bronzato, il torace è di un verde-dorato lucente, ornato di disegni anteriori gialli e di cinque linee longi- tudinali gialle sulla parte dorsale mediana, delle 296 Pseudoneurotleri iialiani. quali una al mezzo e due per parte, pressoché tutte a.l eguale distanza fra loro, collegate più o meno anteriormente e posteriormente da sot- tili archi dello stesso colore. La parte posteriore del torace é gialla. L'addome é inferiormente giallo, superiormente di un verde-dorato splen- dente, avendo però un lieve orlo laterale e an- teriore giallo sul maggior numero dei segmenti, un simile orlo posteriore sugli ultimi due, una lineetta mediana longitudinale di tal colore sul secondo, ed il primo anello giallo, con due mac- chie bronzate. Le sue ali sono limpide, con stigma oblungo, scuro nella metà interna e sfumato in chiaro nella metà esterna; le zampe sono gialle, va- riegate di nero. È molto comune nell'Italia meridionale e nelle isole, più raro nelle provincie nordiche. Vola in estate. Gli individui delle isole sono notevolmente piccoli. Gli è somigliantissimo TA. viridis, un po' più grande, colle lineette del torace più sottili e ge- neralmente non collegate fra loro in avanti e air indietro o solo in parte; il suo primo seg- mento addominale porta due macchie bronzate, riunite al mezzo, il secondo come tutti gli altri è ampiamente bronzato sul dorso, senza lineetta gialla mediana; lo stigma delle sue ali è tutto oscuro. È pure assai diffuso e comune in estate in località molto acquitrinose. L'A. virens è affine per dimensioni e per co- Libellulidi. 297 lorazione ai due antecedenti, essendo esso pure al disopra di un verde-dorato; il suo torace però é meno variegato di giallo, avendo solo una lineetta mediana e due laterali molto sottili di tal colore, portando inoltre una marginatura gialla sul protorace, ed una tinta uniforme dello stesso colore sul terzo segmento. L'addome é verde-dorato, su ogni anello. Le sue ali hanno stigma oblungo, nerastro. Anche questa specie è piuttosto meridionale ed insulare. Nell'Italia superiore è rarissima. L'A. sponsa é alquanto più robusto, di un verde-bronzato più cupo, col metatorace giallo nelle femmine, azzurrognolo nei maschi, l'addome tutto bronzato nelle prime, bronzato anche nei secondi, ma col primo segmento e gli ultimi due coperti di polverina azzurra. Le sue ali hanno stigma nero. È più comune nelle provincie settentrionali. Notevole per la grandezza dello stigma é l'A. macrostigma, specie esclusivamente insulare. Esso ha le dimensioni dell'ultimo descritto ed è bronzato, col torace violetto, la base e l'apice dell'addome pure violetti nelle femmine, azzurri nei maschi; lo stigma delle sue ali è molto grande, nero. Vive in Sicilia ed in Sardegna, 6. — Le Calopteryx sono bellissime libellulidi, molto affini agli Agrioni per forma, per strut- tura, per costumi, Cil in generale un po' più grandi di questi; le loro ali sono più ampie, non 298 Pseudoneurotteri italiani. peduncolate, molto colorate, ed in modo diver- sissimo nei due sessi, presentando lo stigma visibile nelle sole femmine; le loro zampe sono piuttosto lunghe e pelose. Volano sempre sulle acque fresche e correnti, presso le rive, gene- ralmente volteggiando in giri curvi e sinuosi, e posandosi continuamente sui corpi a fior d'acqua, persino su quelli galleggianti, oppure sui vege- tali delle sponde. Nel riposo tengono le ali rial- zate, e spesse volte con moto quasi ritmico le divaricano un po' e quindi le riavvicinano fra loro. Le larve di questi insetti sono somigliantissime a quelle degli Agrioni, si distinguono però facil- mente per aver il primo articolo delle antenne molto lungo (1). La C. splendens (fig. 99) é lunga 45-48 mm., di un azzurro-acciaio splendente nei maschi, i (|uali hanno le ali ornate di un'ampia fascia az- zurro-violacea, di un bel verde-bronzato invece nelle femmine le cui ali sono pressoché limpide. Il capo in ambo i sessi è largo, dotato di occhi laterali nerastri; il capo ed il torace sono di un azzurro-acciaio nei maschi, con qualche lineetta giallognola e nera, sono di un verde splendente nelle femmine, analogamente variegati. L'ad- dome é cilindrico, lungo, di un puro azzurro- acciaio, lucente nei maschi, coU'ultimo segmento (1; Veggasi : A. Roster. Cenno iconografico della larce- ninfe dei Caadobranchiati. Bollett. d. Soc, Entom. Ital., Anno XX, 1888. Libellulidi. 299 ventralmente rossastro; esso é di un bel verde nnetallico nelle femmine, più bronzato all'apice, colla parte ventrale alquanto azzurra e gli ul- timi 3 anelli ornati di una linea dorsale gialla- stra. Le ali sono allungate, piuttosto ampie, lim- pide o leggermente verdognole nelle femmine, Figr. 99. CaLo[jtei'[jx splendens (maschio). reticolate da nervature di un bel verde, e dotate di stigma oblungo, bianchissimo; esse sono lim- pide per quasi tutta la metà basale nei maschi, però sensibilmente meno, come pure sono lim- pide all'estremo apice, ma sono attraversate appunto sulla metà esterna da un'ampia fascia di un beir azzurro-acciaio intenso, o azzurro- 300 rseudoneurotterl italiani. violetta, abbastanza ben delimitata da ambo i lati, la quale in alcune varietà giunpje fino al- l'apice dell'ala, non lasciando quivi allora alcuna parte limpida e venendo cosi ad occupare più di metà della superficie totale, esternamente; le venature delle ali in questo sesso sono az- zurre, lo stigma manca. Le zampe in ambo i sessi sono oscure, con peli neri. È comune in tutta Italia come nelle isole, da maggio ad ottobre. Sta sempre lungo i corsi d'acqua, mista colla specie seguente, cui però talora scaccia e perseguita. La C. virgo somiglia assai alla prima de- scritta, e ne ha le stesse dimensioni, le stesse tinte fondamentali nonché analoghe differenze sessuali. Le sue ali però sono più ampie e molto più colorate. Il suo capo, il torace, l'addome, sono come nella precedente, meno splendenti però, di un azzurro-cupo, volgente qua e là all'azzurro-ver- dastro a riflessi bronzati nei maschi, di un verde più spiccatamente bronzato nelle femmine. Il torace fra i punti d'inserzione delle ali è gene- ralmente azzurro in ambo i sessi: le zampe non presentano differenze. Le ali nei maschi sono più ampie che nell'altro sesso, totalmente di un azzurro cupo, eccettuato un piccolo spazio ba- sale ed un altro breve tratto apicale che riman- gono più o meno limpidi, ma dove però viene in gran parte sfumandosi la tinta generale; il color azzurro verso le due estremità passa al Lìhellulìdi. 301 nero, e presenta nel maggior numero dei casi un bel riflesso violetto. Le ali delle femmine sono tutte bruniccie, e di queste le posteriori si presentano sempre di tinta un po' più cupa; il color bruno delle ali in tale sesso varia da individuo ad individuo, dal bruniccio-verdognolo al bruno piuttosto in- tenso; lo stigma vi è ben spiccato, bianco; le venature sono nerastre. Alcuni maschi molto giovani presentano pure le ali brune. Vive coir altra specie ed ha i medesimi co- stumi; il suo svolazzare però è meno rapido, più sostenuto, più leggero, più duraturo, princi- palmente nei luoghi soleggiati e sempre sulle acque. Propria solo delle isole é la C. haemorrhoi- dalis, le cui dimensioni sono di poco minori, le cui ali però sono notevolmente più strette. Ha corpo metallico, di un acciaio-porporino nei ma- schi, verde-bronzato nelle femmine; le ali nel primo sesso sono .azzurro-nere, colla base lim- pida; nelle femmine sono rossastre, con stigma bianco e l'apice delle posteriori bruno. Le sue tibie sono rossastre all'esterno. Serie secovda. — Pseudoneurotteri cor- rodenti. 4'^ Famiglia: TerìnitldL In questa famiglia ci troviamo al cospelto di specie facenti vita sociale, anzi costituenti delle società numerosissime, i cui individui sono in massima parte neutri, soldati ed operai, mentre i sessuati sono in numero assai più scarso. I neutri sono atteri e ciechi, i sessuati sono invece generalmente alati e dotati di occhi. Le Termitidi, che furono dette volgarmente formiche bianche, quantunque non abbiano sem- pre un color chiaro, non hanno mai delle di- mensioni più che mediocri, sono in massima parte piccole, e solo le femmine fecondate, il cui addome si fa pieno di uova, raggiungono dopo l'accoppiamento una grossezza notevol- mente maggiore. Il loro corpo é depresso; il capo è grosso, arrotondato, grossissimo nei sol- dati, e sempre dotato di mandibole e mascelle robuste, trigone, appuntite, dentate internamente, le antenne sono mediocri, filiformi. Termiti di. 303 Il torace é largo, col primo anello quadrango- lare o semicircolare; l'addome é per lo più breve o mediocre, tozzo; le zampe si presentano brevi, però robuste, con tarsi di 4 articoli e tibie ci- lindriche. Le ali, quando esistono, sono molto sviluppate in lunghezza, mediocremente in lar- ghezza, a contorno regolarmente elittico-oblungo; raramente esse sono limpide, ma nel massimo numero dei casi sono un po' opache, dotate di un numero mediocre di nervature; questi organi stanno durante il riposo stesi all'indietro, l'uno sopra l'altro sul dorso dell'addome, e si artico- lano alla base su due sorta di monconi che persistono, quando i veri organi del volo cadono o sono strappati, come vedremo in seguito, I maschi e le femmine hanno corpo relativa- mente più allungato e depresso, il capo arro- tondato, e sono dotati delle ali che sorpassano di più del doppio la lunghezza dell'addome. Sono cattivi volatori e non si reggono che malamente nell'aria, senza nemmeno potersi dirigere in modo efficace. Sul terreno le ali sono loro di impaccio alla corsa, e quando alcuno di questi individui alati si trovi perseguitato mentre cam- mina a terra, dicono che esso cerca strapparsi le ali per poter fuggire più liberamente. L'accoppiamento si effettua però nell'aria in date epoche, uscendo allora i sessuati a nume- rosi stormi dalle colonie, principalmente nelle giornate umide e nuvolose, al mattino ed alla sera, quando la luce é ancor minore. Tale uscita o sciamatura dei sessuati é preceduta da grande 304 Pseudoneurotieri italiani. agitazione di tutta la colonia. Dopo l'accoppia- mento i maschi e le femmine cadono a terra colle ali rotte, oppure se le strappano totalmente, non conservando che i monconi persistenti, sopra accennati. I neutri delle varie colonie si danno allora cura di condurre nel loro nido una coppia di sessuati, ed infatti, in stato normale, un nido non possiede che un solo maschio ed una sola fem- mina adulti (re e regina). Altre coppie di ses- suati, che non ritornano né sono condotte ad alcuna colonia, fondano ciascuna un nuovo nido, come fu osservato dal prof. Grassi. Si insinuano pertanto, maschio e femmina, nelle screpolature e nei fori delle corteccie degli alberi, o in altri siti opportuni, e dopo la deposizione delle uova attendono all' allevamento delle proprie larve, da cui si formano, come sempre, nuovi neutri e giovani sessuati. Gonvien però tener conto del fatto che quando si sviluppano tutti i sessuati adulti ed escono a dar opera alla riproduzione, pochi di essi pos- sono scampare ai numerosi nemici di ogni sorta, pipistrelli, ragni, formiche, rettili e batraci che ne fanno gran distruzione. I pochi sessuati salvi sono appunto quelli che fondano le nuove società. Pare che talora, nelle specie esotiche, alla coppia che fonda un nuovo nido si uniscano alcuni neutri, e che anzi questi si prendano molta cura della femmina, la rinchiudano in una cella speciale e la nutrano. Anche in stato nor- male, però, il re, la regina e le uova, nelle co- TermitìcU. 305 Ionie di molte specie, stanno in una dilatazione particolare d'una galleria. L'addome delle femmine fecondate diviene in quasi tutte le specie straordinariamente grande, cresce enormemente in grossezza, per lo .svilup- parvisi delle numerosissime uova; le membrane intersegmentali si tendono grandemente, mentre le piastre dorsali robuste non vengono a for- marvi che dei tratti isolati trasversali. Le uova sono deposte con grande rapidità ed in numero strabocchevole. Anche qui pare che le operaie le raccolgano e ne abbiano cura. Le larve, trattandosi di un insetto emimeta- bolo, hanno già l'aspetto dell'adulto, e sono at- tive, lavorano già colle vecchie operaie; esse dapprima sono molli, pubescenti, e pressoché uniformi tutte; dopo qualche muta si accennano già fra di esse le differenze, distinguendosi già quelle che diverranno operaie, soldati o sessuati. Queste ultime vanno man mano presentando i rudimenti delle ali, e formeranno alfine lo sciame dei maschi e delle femmine che uscirà a dar luogo alla riproduzione. Gli operai, quando sono perfettamente svolti, non sono molto dissimili quanto a conformazione dai sessuati; sono in- vero atteri e ciechi, però hanno corpo bastan- temente proporzionato, capo rotondeggiante; essi lavorano alle costruzioni. I soldati presentano un enorme sviluppo del capo, il quale, colle robuste e lunghe mandibole, misura quasi la metà della lunghezza totale del corpo. Essi stanno presso le pareti esterne dei Griffini. 20 306 Pseudoneuroiteri italiani. nidi e sono pronti a slanciarsi contro gli assa- litori che rovinino l'edifìcio, mentre gli operai si affrettano a riparare ai guasti. Tenendo presente quanto sopra abbiamo espo- sto, mi pare si possano distinguere nelle colonie delle Termiti le seguenti forme di individui: Individui alati maschi femmine che non hanno ancora dato opera all'accop- piamento e che usci- ranno dalla colonia. Individui atteri o presentanti solo dei rudi- menti o dei monconi d'ali. / di maschi larve ^ ^- femmine a vano grado sj.^p^^^j di sviluppo [di soldati operai soldati femmina fecondata le cui ali caddero e il cui addome è enorme; maschio fecondatore le cui ali pure caddero, dopo l'accoppiamento. La fecondità prodigiosa della femmina, regina o fondatrice della colonia, é causa del gran nu- mero degli individui, principalmente operai e Termitidi. 307 soldati, che vengono cosi a comporre le varie società. Non dobbiamo passar sotto silenzio un fatto curiosissimo, analogo a quanto accennammo avvenire nelle api, che fu dimostrato recentemente per le termitidi da MùUer e poi da Grassi (1). Abbiamo indicato come in ogni nido vi sia di regola una coppia di sessuati adulti. Ora av- viene, che talora, per qualche accidente, la co- lonia perda uno od entrambi di questi, sia per la morte prematura cagionata da nemici o da altra causa, sia perché, dopo avvenuta la scia- matura del giovani sessuati, nessuna coppia sia ritornata o sia stata condotta al nido. Allora i neutri sopperiscono a tale mancanza mediante coppie di neutri stessi, i quali certamente alle- vati in condizioni opportune, diventano maschi e femmine, sessuati cioè di uno stampo parti- colare, diversi dai veri e soliti sessuati, princi- palmente perché non acquistano mai delle ali ben sviluppate, ma ne presentano soltanto dei monconi piccolissimi, distinti inoltre pel colore e per le forme più tozze. Questi sessuati (coppie suppletive) non escono dai nidi, producono delle uova, e quindi giovano in egual modo al prosperare della società. Le Termitidi vivono abbastanza lungamente allo stato perfetto, sono voracissime, nessuna (I) Grassi B. Re e regine di sostituzione nel regno delle Termiti. Boll. d. Soc. Entom. Ital., Anno XX, 1888. 308 Pseudoneurotteri italiani. sostanza vegetale loro resiste; esse rodono e scavano anche i legni più duri. La situazione e la forma dei loro nidi varia a seconda delle specie. La maggior parte di questi pseudoneu- rotteri, che consta di forme esotiche, costruisce dei grossi e saldi cumuli di terra, alti anche più di tre metri, tutti divisi in concamerazioni, loggie e gallerie; altre specie, come le poche nostrali, abitano invece nei legnami, nei tronchi d'alberi viventi, come anche nelle travi, negli assiti, ri- spettandone sempre la superficie esterna che appare intatta e scavando invece tutto l'interno colle loro celle e colle loro gallerie, ' talché gli alberi o le travi vengono frequentemente a ca- dere ed a sfasciarsi. Con ciò le Termitidi sono molto nocive al- l'uomo. Parecchi mezzi onde combatterle sono indicati nel manuale del prof Franceschini, al quale ri- mandiamo il lettore. 1. — La Termes lucifuga (fig. 100 e 101) pre- senta la lunghezza di 7-11 mm. nei maschi e nelle femmine, le cui ali ne misurano però 18-20, mentre gli operai ed i soldati non sono lunghi che 3-5 mm. Gli individui sessuati adulti hanno il corpo di un bruno-piceo un po' rossastro, col protorace nero, a lati arrotondati, leggermente inciso posteriormente, un po' rugoso ai lati; le loro antenne e le zampe sono brune, la bocca è un po' più chiara; le ali sono grandi, bruniccie, con nervature salienti. Gli operai ed i soldati Termiiidì. 309 B %&à/. / Fig. 100. Termes lucifuga. A, maschio; B, femmina fecondata. Fig. 101. Termes lucifuga, A, operaio; 5, soldato. 310 Pseudoneurotteri italiani. sono, come più volte già dicemmo, privi di ali e di occhi, biancastri, avendo però i soldati un color rossiccio sulle parti anteriori. Questi ul- timi si distinguono pel capo grosso e lungo, quasi cilindrico, robusto, con grandi mandibole nere, ricurve all' insù ed all'indentro. La specie in discorso vive in Sardegna ed in Sicilia, generalmente nei vecchi ceppi di grossi alberi, di pini, di querele, di sambuco, nei fichi d'India, nei gelsi, ma sempre in quelle parti che sono morte, o morenti per altra causa e molto umide. Quivi scava gallerie irregolari che vanno dalla circonferenza al centro, e che comunicano fra loro a mezzo di fori rotondi. Sono gli operai che lavorano a tali opere, rivestendo anche la parte interna dei nidi con una sostanza bruna, molto liscia. Le piccole larve sono tutte simili fra loro e non lavorano molto. I soldati sono intrepidi e coraggiosi, però impacciati stante la loro mancanza d' occhi. Stanno generalmente quieti nell'interno delle gallerie, ma se sono ir- ritati 0 se il nido è rotto, saltano fuori, abbas- sando il capo, spalancando le mandibole, alzando la parte posteriore del corpo, e slanciandosi in avanti. Da alcuni autori furono riconosciute in questa specie due generazioni di sessuati, l'una che si sviluppa in maggio, e che consta di maschi e femmine più piccoli, lunghi 7-9 mm., l'altra che si svolge in agosto e che consta di sessuati mag- giori, lunghi 11-13 mm. La Termite in discorso rode notevolmente le Termitidi. 311 costruzioni in legno, le travi, le biblioteche, i banchi delle chiese; scava gallerie persino nello stucco delle cornici delle sale. L'altra specie nostrale é la T. flavicollis; in essa gli adulti alati sono lunghi 12-15 mm., hanno color bruno-nero, col capo rossastro, la bocca e le antenne giallognole, il protorace giallo e le zampe pure di questo colore; le loro ali sono lunghe circa il doppio del corpo, a lati quasi paralleli, un poco opache, col margine esterno di un bruno cupo. In questi individui il capo è quasi quadrangolare, mediocre, il protorace é allungato, incavato anteriormente. I soldati sono lunghi circa 7-9 mm., di un giallastro pallido, più scuro sulla parte anteriore del capo il quale misura da solo più di un terzo della lunghezza totale del loro corpo. In questa specie non esistono operai propria- mente detti, ma soltanto sessuati e soldati; la femmina è mediocremente feconda ed il suo addome non giunge mai ad enorme grossezza. I giovani sessuati alati, pronti a sciamare, ab- bondano nei nidi da agosto a settembre. Vive in Sardegna ed in Sicilia, nei tronchi degli alberi, anche delle viti e degli olivi, però nel legno già in gran parte alterato per altre cause. 312 Pseudoneuroiteri italiani. 5^ Famiglia: Tsocidù I PsoGiDi sono pseudoneuroiteri assai piccoli, gracili, dotati di tegumenti poco saldi, tanto che la minima compressione li deforma; possono aver delle ali ben svolte o portarne solo dei rudimenti; non fanno vita sociale, e si trovano generalmente sulle piante, sui vecchi muri, anche nelle case, fra le carte umide o nelle collezioni zoologiche. II loro corpo è breve, alquanto rigonfio: il capo é relativamente grande, dotato di antenne filiformi lunghe o mediocri, e di mandibole ben sviluppate; del loro torace il segmento mediano o mesotorace é spesso il più sviluppato; l'ad- dome é breve, molle. Le ali di questi insetti, quando esistono, sono poco reticolate, tenui, tra- sparenti, e durante il riposo stanno rivolte al- l'indietro, inclinate lungo i lati del corpo; le zampe si presentano esili, allungate o mediocri. Sono animaletti molto agili, che sembra fug- gano il più che loro é possibile la luce; stanno come dicemmo sugli alberi o sulle pietre rico- perte da muschi e da licheni, fra i detriti orga- nici di cui si cibano, e alcuni di essi non sono rari nelle case, fra le carte umide, oppure nelle cantine, od anche nelle collezioni zoologiche ove sviluppandosi talora in gran numero riescono dannosi, rodendo principalmente gh insetti. Psoeidi. 313 1. — Il Psocus longicornis (fig. 102) è lungo circa 3-4 mm. e presenta però una espansione alare di 12 mm., essendo dotato di ali ben svi- luppate, delle quali le anteriori principalmente lunghe, più grandi delle posteriori. Le sue an- tenne sono notevolmente allungate, misurando circa 9-10 mm.; il suo corpo é nero-bruno, col capo e le zampe variegati di giallo, le ali lim- pide, e di queste le anteriori ornate di uno stigma nero. È comune in estate nei boschi. Fig. 102. Psocus Longicornis. Con esso si trova il Ps. lineatus, che ha le medesime dimensioni, ed é fondamentalmente giallo, molto variegato di nero, con alcune stria- ture di tal colore sul capo e sul torace. Le sue ali hanno una leggera sfumatura rossiccia al mezzo. Il Ps. bipunctatus è un po' minore, più corto e più largo, rossastro, variegato di nero, colle ali anteriori aventi lo stigma e un punto poste- riore neri. Abita pure nei boschi sui vecchi alberi. 314 Pseudoneurotteri italiani. Ancor più piccolo è il Ps. quadripunctatus, pure rossastro, con 4 punti neri su ciascun' ala anteriore, di cui due sujl'orlo posteriore prima della base e due un po' più in avanti. Ha i costumi dei precedenti e depone talora le uova sulla pagina inferiore delle foglie del- l'olivo, ove non é raro, senza però portare sen- sibili danni. Affine ai Psoci è la Coniopteryx tineiformis, che somiglia un po' ad una Friganea, ma è pure molto piccola, lunga 2-3 mm., grigia, tutta coperta anche sulle ali di polverina biancastra; le sue 4 ali sono quasi eguali fra loro, bian- chiccie, le antenne hanno la lunghezza del corpo. Vola nelle più calde giornate estive intorno alle piante, frequentemente posandosi sui loro tronchi. Nella C. psociformis, che le somiglia assai, le antenne sono lunghe più del doppio del corpo e le ali posteriori sono piccolissime. 2. — L'Atropos divinatorius (fig. 103) è un piccolo psocide lungo 1 mm., dotato di capo piuttosto grande, con antenne mediocri, di brevi monconi alari, e di zampe mediocri, coi femori posteriori un po' ingrossati. Di colore è bianco- grigiastro, col capo giallognolo e gli occhi neri. Si trova comunemente nelle case, negli ar- madii, fra i libri, fra le carte, nelle collezioni zoologiche. Fugge la luce e corre abbastanza rapidamente. Gli somiglia l'A. pulsatorius in cui gii occhi Psoeidi. 315 sono rossicci, le antenne sono più lunghe, ed il corpo è variegato di giallo e di bruno, avendo Fig. 103. Atropos diocnatorius (assai ingrand.). spesso l'addome di quest'ultimo colore o per- corso da una fascia bruna. Vive col precedente ed ha sfli identici costumi. ORTOTTERI ITALIANI GENERALITÀ Gli Ortotteri (1). — Gli Ortotteri sono insetti emimetaboli, forniti di apparato boccale masti- catore sempre ben sviluppato; hanno il proto- race non saldato ai due segmenti toracici se- guenti, e sono per lo più dotati di due paia d'ali, di cui le 2 anteriori coriacee, più inspessite delle posteriori che sono membranose. Frequente- mente però le ali del 2° paio mancano e le an- teriori si presentano allora rudimentali, ridotte a forma di due squame; in parecchi casi poi non esistono né le ali del 1", né quelle del 2'^ paio, e l'insetto è assolutamente attero. Gli Ortotteri costituiscono un ordine molto vario, quanto all'aspetto, alia forma degli insetti (1) Vedi nota a pagina 1. 318 Ortotteri italiani. che Io compongono; l'adattamento ai diversi ambienti in cui vivono questi animali e ai diversi modi coi quali si procurano il cibo ha molto influito su di loro, modificandoli appunto in rap- porto alle differenti condizioni in cui essi pas- sano la loro esistenza. Limitandoci allo studio degli Ortotteri nostrali, possiamo dire quanto segue: Il capo in questi insetti é in generale ben svi- luppato o tutt'al più mediocre, più o meno in- cassato nella parte anteriore del torace e talora coperto dal primo segmento di questo; esso porta due occhi globosi od ovoidali, grandi e salienti. Le antenne sono sempre ben svolte e general- mente allungate, talora allungatissime, più ra- ramente mediocri; nel massimo numero dei casi le antenne sono filiformi; talvolta però sono al- quanto ingrossate, prismatiche e robuste o anche più raramente pettinate. L'apparato boccale, ognora prettamente ma- sticatore e molto robusto, consta di mandibole e mascelle, dentate internamente, e presenta dei palpi ben visibili, allungati. Del torace il primo segmento o protorace é molto più sviluppato degli altri due; la sua parte superiore, che in molti casi é ampia, foggiata a scudo, od a sella con due lobi laterali piegati lungo i fianchi, oppure allungata assai, assume il nome di pronoto, od anche, come nei Coleot- teri, quello di corsaletto. Le ali in via regolare sono in numero di 4; di queste le anteriori sono coriacee, e benché Generalità. 319 non presentino la robustezza cornea di quelle corrispondenti nei Coleotteri, sono però sempre più inspessite delle posteriori, ed assumono come nei Coleotteri il nome di elitre. Le ali del se- condo paio si presentano invece membranose, percorse da nervature in modo molto diverso delle anteriori, e solo in certi casi, quando spor- gono oltre quelle nello stato di riposo, hanno la parte prominente coriacea a un dipresso come le elitre. Le ali del 2° paio quando esistono ben svolte come le anteriori, sono più ampie, più grandi di quelle, e durante il riposo devono su- bire alcune pieghe longitudinali per poter sten- dersi air indietro sull'addome, e per venir rico- perte dalle elitre che sopra queste si dispongono, pure rivolte all' indietro, incrociate sul dorso oppure inclinate ai fianchi. In alcuni casi le elitre sono molto brevi e le ali devono assai ripiegarsi per potervisi sotto nascondere; in altri casi poi, quantunque le elitre abbiano uno sviluppo notevole o mediocre, le ali sono invece rudimentali o mancano. In non poche forme d'Ortotteri non v'ha traccia di ali né del primo, né del secondo paio. Le elitre, quando sono rudimentali o ridotte, si presentano non infrequentemente nei maschi sotto forma di due squamette a contorno poste- riore rotondeggiante, convesse, reticolate ester- namente da molte nervature salienti e portanti invece al mezzo una parte liscia, tesa come una membrana sonora. Sono appunto allora trasfor- mate in apparato sonoro, infatti l'una é in parte 0 320 Oriotteti italiani. coperta dall'altra e le loro nervature possono venir sfregate fra di loro. Un simile apparato sonoro esiste pure nei maschi di forme affini nelle quali le elitre sono perfettamente svolte, presentandosi queste alla base, od anche su tutta la loro estensione, costituite a un dipresso come quelle rudimentali delle specie sopra accennate. Talora le elitre contribuiscono a produr suoni sotto altra guisa, avendo cioè le nervature esterne salienti, un po' denticolate, e potendo esser sfre- gate da alcune minute creste che esistono sulla faccia interna dei femori posteriori. Le zampe sono per lo più allungate e robuste, fornite di numerose spine, e variano da gruppo a gruppo quanto a conformazione. Negli Ortot- teri saltatori, le zampe posteriori presentano i femori ingrossati alla base, spesso grossissimi, muscolosi, atti appunto a produrre il salto; queste zampe posteriori poi sono notevolmente più lun- ghe delle altre. In alcune forme scavatrici, le anteriori sono dilatate, robustissime, mediocre- mente brevi, dotate di grosse denticolature di- gitiformi, atte insomma a smuovere il suolo ed a gettare lateralmente la terra e gli oggetti che si trovino sul cammino dell'animale; in qualche rara specie saltatrice le zampe anteriori dei maschi sono dilatate in modo diverso, presen- tando un ingrossamento anormale, piriforme. In certi ortotteri predatori le zampe del primo paio sono più svolte, più robuste delle medie e posteriori, assai mobili, hanno le anche allun- gate, i femori robusti, dentati inferiormente, le Generalità. 321 tibie pure robuste e pure dentate sul margine inferiore in modo da poter formare coi femori, sui quali si ripiegano come un coltello nel ma- nico, un potente apparato di presa. In un buon numero di ortotteri le tibie ante- riori presentano alla base, sul lato esterno, una apertura circolare od ovale, sul fondo della quale è tesa una membrana; tale apparato dicesi tim- pano e serve all'udito. Questo timpano può es- sere cosi aperto, visibile, oppure coperto, cioè può esistere nello stesso punto delle tibie del primo paio, ma non essere ben visibile all'esterno, se non per mezzo di una fessura anteriore della base delle tibie stesse, mentre i tegumenti della zampa, continuatamente e regolarmente svolti anche al disopra di esso, lo nascondono. In altri ortotteri il timpano è invece collocato ai lati dell'addome e propriamente alla base di esso, presentandosi come due aperture più o meno circolari, piuttosto grandi, una per parte, sui fianchi della base stessa. Vaddome è pure variabile di forma, può esser depresso o compresso, allungato o breve,; gene- ralmente esso è robusto, oblungo, e non presenta grandi particolarità. Come sopra indicammo, alla base dell'addome e molto lateralmente, sui fianchi, esistono in alcuni casi due aperture timpaniche circolari. L'ultimo segmento addominale termina nei maschi e nelle femmine con due cerei, più svolti generalmente nel primo sesso; questi cerei, che come più volte abbiamo avuto occasione di ac- Griffini. 21 322 Ortotteri italiani. cennare, sono organi copulatori di presa, assu- mono forme svariate e sviluppi diversi; posson essere ricurvi, robustissimi, fatti quasi a te- naglia in ambo i sessi, oppure allungati, co- nici, cilindrici, presentanti qualche dente interno. Nelle femmine oltre i cerei esiste in un buon numero di specie anche un ovopositore, che nella maggiore generalità degli ortotteri è breve, poco appariscente, formato da lamelle rigide, separate, mentre in altri invece é evidentissimo, allungato, dritto o ricurvo, foggiato a sciabola o falciforme, robusto, scabroso verso l'apice e talora dentato, atto insomma a forare le piante od il terreno, per la deposizione delle uova. L'apice dell'addome, ventralmente, è poi dotato di una laminetta che talora è notevolmente pro- tesa all' indietro, la quale dicesi lamina sotto- anale. Devono anche esser studiati negli ortotteri i segmenti toracici dal lato ventrale, ossia il pro- sterno, il mesosterno, il metasterno. Queste parti presentano spesso delle punte o dei tubercoli caratteristici. Le differenze sessuali negli ortotteri sono quasi sempre spiccatissime, sia per mole sensibilmente diversa negli individui dei due sessi come per molte altre particolarità. Cosi la mancanza di ovopositore, la presenza di cerei più svolti o diversamente conformati, di una lamina sotto- anale differente, il corpo più snello, gli apparati sonori, caratterizzano e distinguono in moltis- simi casi, subitamente ed evidentemente i ma- Generalità. 323 scili. Talora gli individui di questo sesso sono alati o almeno dotati di elitre, mentre le femmine sono attere o presentano brevi monconi rudi- mentali degli organi del volo ; in altri casi le 4 ali esistono in ambo i sessi e però sono più lunghe nei maschi che nelle femmine; in altre forme ancora le elitre sole esistono e sono ru- dimentali nei maschi, però visibili e non rara- mente trasformate in squamette sonore, mentre mancano esse pure nelle femmine, che sono completamente attere, o si presentano come due brevissimi rudimenti laterali. In qualche più rara specie le zampe anteriori o le antenne sono dif- ferenti nei due sessi. Frequenti sono negli Ortotteri i casi di mime- tismo per cui essi, sia colla colorazione, sia colla forma del corpo, vengono a riuscire cosi somiglianti all'ambiente in cui vivono, da es- serne difficilmente distinguibili sia dai nemici come dalle vittime. Le specie viventi fra le sabbie lianno il corpo minutamente granuloso, grigio, in modo da con- fondersi lontanamente con mucchietti di arena; quelle abitanti nei prati sono invece per lo più liscie e verdi, piuttosto brune all'incontro se vivono nei cespugli e nei boschi; persino di una stessa specie i diversi individui hanno colore sensibilmente diverso ed evidentemente adattato alla varia località in cui si trovano. Alcuni altri ortotteri facenti vita arborea hanno il corpo e le zampe lunghi e sottili, simili a brevi rami; certe specie esotiche poi, hanno il corpo così 324 Ortotteri italiani. piatto e largo, espanso, colle ali e le zampe pa- rimenti larghe e sottili, dotate di nervature e di denticolature ai margini, in modo da sembrar vere foglie o veri ammassi di foglie. Non pochi di questi insetti, oltre i caratteri di mimetismo, portano anche degli ornamenti no- tevoli, come tubercoletti, punte, creste, e colo- razioni svariate su questa o quella parte. Gli Ortotteri allo stato adulto hanno vita lunga e sono molto voraci; abitano per lo più nei campi, fra i vegetali o fra gli alberi; quivi al- cuni, carnivori e predatori, cacciano dei minori insetti, generalmente delle mosche, e se ne ci- bano riuscendo cosi utili all'uomo; la gran mag- gioranza però, composta di specie fitofaghe, at- tacca i vegetali ed è talvolta assai nociva al- l'agricoltura. Gli ortotteri non fanno mai vita sociale, ben- ché talora di alcune specie si trovino moltis- simi individui riuniti, anche emigranti di co- mune accordo ed invadenti tutti assieme una data località; ciò non è allora che un portato dal bisogno di cibo che contemporaneamente i molti insetti di quelle specie risentono, quando già tutto distrussero in un primitivo sito. È notevole un fenomeno di autotomia, negli Ortotteri saltatori, per cui essi, quando vengano afferrati per una delle robuste zampe posteriori, volontariamente la abbandonano a chi in tal modo cercava di nuocere alla loro libertà. Il distacco delle zampe posteriori nelle specie sal- tatrici suddette si effettua rapidamente, facilis- Generalità. 325 simamente; l'insetto le abbandona talora anche entrambe, d'un sol colpo, sia che esso venga per queste afferrato, come sotto l'impressione di una forte commozione, di un subitaneo spavento. È questo un mezzo, un artifizio, quantunque per se stesso nocivo all'animale, con cui esso nondimeno procura di salvar la propria vita, pure abbandonando una parte non inutile del suo corpo al nemico reale o presunto che lo perseguita. Degli adulti perfettamente alati, parecchi sono buoni volatori. Nessun ortottero passa lo slato larvale nel- l'acqua. Le uova di questi insetti vengono de- poste mediante l'ovopositore nei vegetali o nel terreno, quando le femmine siano dotate di tale organo, oppure sono ammucchiate sulle erbe, riunite spesso in pacchetti particolari, od anche abbandonate senz'altro sul terreno. Le larve fin dal loro nascere sono somiglian- tissime all'insetto perfetto, tanto più se anche l'adulto, come in molti casi, è attero. Tali larve sono però più gracili e più piccole, talora gra- cilissime, coi tegumenti del corpo poco consoli- dati; in qualche raro caso esse hanno una co- lorazione un po' diversa da quella dell'adulto. Vivono e si nutrono subito come gli insetti per- fetti della rispettiva specie, abitano nelle iden- tiche località. Man mano che crescono di dimen- sioni i loro tegumenti si rinforzano e si conso- lidano; nelle successive mute dello strato esterno della pelle le larve vanno sempre più rassomi- 326 Ortotteri italiani. gliando all'adulto, presentano gli organi sessuali più spiccati, cosi gli ovopositori, i cerei, più svolti, più robusti, e quando appartengano a specie che allo stato adulto sono alate, comin- ciano a presentare i rudimenti alari, molto di- versi da quelli costantemente posseduti dalle specie in cui le elitre sono sempre rudimentali anche negli insetti perfetti. I rudimenti alari delle larve non sono squa- miformi, ma bensi teneri, dotati di numerose pieghe longitudinali, come arricciati, in modo simile a quanto si può osservare nelle foglioline che appena sbocciano dalle gemme; é poi cu- riosissimo il fatto che in molte larve di ortotteri, presentanti i 4 rudimenti alari, quelli del 2° paio si sovrappongono agli anteriori e li ricoprono, mentre naturalmente invece negli adulti le ali anteriori nascondono nel riposo e ricoprono quelle del 2*^ paio, come in tutti gli altri casi consimili. GolTultima muta l'ortottero è perfettamente svolto, presenta tutti i caratteri di adulto e può dar opera alla riproduzione. Questa, come si può ben comprendere, è facilitata in quelle specie nelle quali i maschi, dotati di apparato stridula- tore, chiamano le femmine, mediante i loro trilli. Quanto alla classificazione di questi insetti, noi li distingueremo naturalmente nei due sot- tordini dei Saltatori e dei Corridori (1). (1) Alcuni autori collocano cocrli Ortotteri anche i Ti- sanuri, che noi studieremo invece negli ordini satelliti. Generalità. 327 Nei Saltatori le zampe posteriori sono nella quasi totalità dei casi più svolte, più allungate delle altre, e presentano i femori ingrossati alla base, atti appunto a produrre il salto. Le specie di questo sottordine posson essere alate, attere o fornite di rudimenti alari; hanno nelle fem- mine un ovopositore più o meno evidente, per lo più visibilissimo e spesso allungato, sono frequentemente dotate nei maschi di apparato stridulatore, e presentano spiccatissimo e gene- rale il fenomeno d'autotomia delle zampe po- steriori. In pochissime forme di saltatori le zampe del primo paio sono grosse, dilatate e trasformate in organi scavatori. Nelle larve. presentanti dei rudimenti alari, quelli del 2^ palo ricoprono quelli del 1^ Nei Corridori le zampe posteriori non differi- scono dalle medie, non sono più svolte di quelle delle due prime paia e non presentano ingros- samento straordinario dei femori. Le specie di questo sottordine non saltano, non hanno fenomeno d'autotomia delle zampe dell'ultimo paio, posson essere esse pure alate, attere o fornite di semplici rudimenti alari, man- cano però di apparati stridulatori nei maschi e di ovopositore distinguibile nelle femmine. In alcune forme di corridori le zampe ante- riori sono trasformate in organi di presa. Nelle larve presentanti dei rudimenti alari, quelli del 2'' paio sono naturalmente coperti da quelli del 1°. Serie prima. — Ortotteri Saltatori. l'' Famiglia : Gh*ilUdL Gli insetti costituenti questa famiglia non sono mollo numerosi e presentano dimensioni gene- ralmente medio«ri o piccole. Essi sono però assai diffusi, abbondanti in numero d'individui, ed oltre all'esser saltatori sono in parte anche schietta- mente scavatori. Il loro corpo é per lo più tozzo, robusto, poco allungato. Il capo è grande o mediocre, rara- mente piccolo, alquanto globoso, dotato di an- tenne filiformi, più o meno lunghe, e di robusto apparato masticatore; il corsaletto é un po' va- riabile di forma, però piuttosto breve, largo a un dipresso quanto il capo. Le elitre possono mancare, come le ali, nondimeno nel maggior numero dei casi esistono, e sono lunghe quanto l'addome o più brevi: quando sieno ben svolle stanno nel riposo stese orizzontalmente sull'ad- dome, l'una sopra l'altra e propriamente la de- stra sopra la sinistra; il margine laterale esterno o anteriore di ciascuna, dalla rispettiva parte, si Gr alidi. 329 piega in giù lungo i fianchi dell'addome, for- mando una sensibile carenatura longitudinale che segue la linea d'inflessione di tali margini; queste elitre sono coriacee o di consistenza cor- nea, e portano nervature ben salienti. Le ali talora mancano, anche se esistono elitre perfettamente sviluppate, non vi sono poi mai quando quelle manchino o siano rudimentali. Nei casi in cui le ali sono ben svolte, esse sono generalmente più grandi delle elitre, più ampie e più lunghe; nel riposo devono subire parec- chie pieghe longitudinali per poter nascondersi sotto quelle, ma il loro apice ne sporge quasi sempre all' indietro, sotto forma di due code strette, perchè piegate più volte nel senso della lunghezza. L'addome si presenta tozzo, in gene- rale oblungo, e termina in ambo i sessi con due appendici, segmentate o non, lunghe, coniche, flessibili, per lo più pubescenti; oltre tali appen- dici esiste nelle femmine, quantunque non sem- pre, un ovopositore allungato, composto di due valve sottili, ordinariamente rigonfie all'apice e quivi minutamente seghettate. Le zampe sono ben svolte, robuste; di esse le posteriori hanno i femori sempre mgrossati e sono in generale spiccatamente più lunghe delle altre; le anteriori in alcune specie scavatrici sono enormemente dilatate e come digitate; i tarsi constano ognora di 3 articoli di cui il primo molto più lungo degli altri. Le tibie anteriori presentano spesso il timpano alla loro base, poco spiccato, aperto talora solo esternamente. 330 Ortotteri italiani. I Grillidi vivono nei campi, per lo più sotterra durante il giorno, ed escono dai loro nascondigli specialmente nella notte. Generalmente corrono più che non saltino, però possono spiccare no- tevoli salti, eccettuate le maggiori forme scava- trici, in cui i femori posteriori non hanno ba- stante robustezza per spinger in aria il grosso corpo massiccio. Alcuni Grillidi stanno sulle piante. I maschi di molte specie in cui le elitre sono ben svolte, hanno questi organi trasformati in apparato stridulante, e si servono di tale pro- prietà per richiamare le femmine all'epoca della riproduzione. In tali maschi l'elitra sinistra o inferiore, presenta parecchie nervature supe- riormente salienti e minutamente denticolate, e la destra, che sovraincombe all'altra, presenta parimenti delle nervature salienti, denticolate sul lato inferiore e corrispondenti a quelle del- l'elitra sottostante; fra le varie nervature poi la membrana delle elitre é molto tesa, formando un apparato vibrante. Quando un maschio stride, esso divarica e solleva un po' le elitre, e con un ripotuto tremolio sfrega la superiore sulla inferiore, movendo però anche questa sotto quella ; allora le nervature denticolate corrispondenti passano rapidamente e con attrito l'una sull'altra, producendo varii suoni, mentre le membrane tese fra le nervature stesse vengono a vibrare, rinforzando lo stridio. I Grillidi sono tutti litofagi e di essi le specie scavatrici riescono principalmente nocive al- GriUidi. 331 l'uomo, andando sotterra a rodere le radici dei vegetali coltivati, nnentre le altre specie non recano un danno veramente sensibile. Presen- tano bastantemente spiccato il fenomeno d'au- totomia delle zampe posteriori, e sono cattivi volatori, anche quando le loro ali sono ben svolte. Le loro larve sono al tutto simili agli adulti. Fi?:. 104. Gr/jllus campestris (maschio). Parecchi GriUidi si sviluppano talora in gran numero entro una data località. 1. — Il Gryllus campestris (fig. 104 e 105), dif- fusissimo e abbondante in tutti i prati, è il co- mune grillo canterino, che stride in estate du- rante la giornata sul limitare delle buche che si scava nel suolo ed in cui abita. Esso è lungo 332 Ortotteri italiani. 22-28 mm., senza contare l'ovopositore delle fem- mine che misura 12 mm. Ha corpo grosso, ro- busto, di color bruno-nerastro lucido, più cupo nei maschi. Il suo capo è grande, globoso, nero, più largo del corsaletto, e porta antenne ben svolte, gli occhi sono grandi; il protorace é quasi cilindrico, mediocre, un po' più largo an- Fig. 105. Grijllas campestris (femmina). teriormente, col margine posteriore pressoché retto. Le elitre sono lunghe quanto l'addome, bruniccie, colla base ornata di una grande mac- chia giallo-aranciata; superiormente tali elitre sono piane, reticolate da molte nervature che con grande regolarità s'intersecano fra loro nelle femmine, limitando tante serie parallele GrilUdi, 333 di losanghe eguali fra loro, mentre nei maschi sono più lucide e dotate di nervature assai ir- regolari superiormente, sinuose, ricurve, for- manti l'apparato sonoro. Le ali sono più brevi delle elitre; le zampe sono robuste, coi femori posteriori di un bel rosso-sangue sul margine inferiore. L'ovopositore delle femmine è dritto, ingrossato all'apice. Il grillo campestre é diffuso in tutta Italia, abbondantissimo. Abita nei campi e quivi cia- scun individuo scava una buca nel terreno, ove abita. Spesso due grilli si disputano fieramente il possesso di una di tali buche, si mordono, e se Tuno vien ucciso é anche divorato dal vinci- tore. Le larve sono al tutto simili agli adulti, nere, leggermente lucenti; abitano con quelli. I maschi stridono sul limitare delle buche, e a tutti è noto il loro monotono cri-cri, od anche tri-tri, a seconda degli individui, che è molto ripetuto e cessa generalmente con una nota più debole quando l'insetto richiude le elitre, al mi- nimo sospetto di pericolo. Gli somiglia assai il G. desertus, più piccolo, lungo 13-15 mm., pure nero-bruno, però col capo non più largo del corsaletto, le elitre più brevi dell'addome, bruno-rossiccie, spesso ornate di una linea giallognola lungo la carenatura late- rale; le sue ali sono per lo più rudimentali; l'ovopositore delle femmine misura 12-13 mm., è dritto, molto più lungo dei femori posteriori. Si trova qua e là, nei boschi, però non fre- quente. 334 Ortotteri italiani. Il G. domesticus (fig. 106) é lungo 16-18 mm., di color grigio- giallognolo sudicio, variegato di bruno. Il suo corpo non. è molto robusto; il capo è giallognolo, ornato di 2-3 fascie trasversali B /^^ Fig. 103. Gri/Uus domesticus. A, maschio; B, femmina. brune più o meno distinte, largo a un dipresso come il corsaletto e dotato di lunghe antenne; il corsaletto è depresso, giallastro, colla super- ficie superiore in gran parte bruna. Grillidi. 335 Le sue elitre sono di un giallo sudicio, un po' più brevi delTaddonne, con una fascia oscura alla base della carenatura laterale; anche in questa specie le elitre delle femmine sono onlo- genee, regolarmente percorse da nervature pa- rallele, mentre quelle dei maschi sono superior- mente lucide, con nervature irregolari sinuose e salienti; le ali sono ben sviluppate, e sporgono oltre le elitre, superando anche l'addome, sotto forma di due code. Le sue zampe sono gialla- stre. L'ovopositore delle femmine misura 12-13 mm. ed è molto più lungo dei femori posteriori. Questa specie, detta grillo del focolare, abita per lo più nelle case di campagna, nei mulini, nei forni, nei magazzeni di farine, di pane o di granaglie, ove trova abbondantemente di che cibarsi. Sta nascosto durante il giorno ed esce nella notte come le blatte. I maschi stridono in modo più prolungato, più debole e più monotono di quelli del grillo cam- pestre, riuscendo perciò incomodi alle persone che dormono in quelle case od in quei magaz- zeni. Le larve sono quasi totalmente giallognole. Somiglia assai al precedente il G. burdiga- lensis, lungo però solo 12-14 mm., grigio-gial- lastro, col capo bruno, ornato di 4-6 linee lon- gitudinali gialle sull'occipite e di una linea tras- versale gialla fra gli occhi e fra le antenne; le sue ali sono rudimentali, l'ovopositore delle fem- mine misura solo 6-8 mm. Abita nei boschi e nei campi. Più piccolo ancora e comunissimo nei cespugli, 33G Ortotteri italiani. al piede degli alberi nei boschi fra le foglie ca- dute al suolo, è il G. sylvestris, lungo 7-9 mm., di color bruno-castagno, variegato di nero. Il suo capo è nero, con 3 lineette longitudinali gialle, anteriormente convergenti, angolose; il corsaletto é superiormente bruniccio, coi lobi laterali neri; le elitre sono bruniccie, molto ab- breviate, col margine posteriore troncato, retto, le ali mancano; l'addome è superiormente ca- staneo a lineette e punti brunicci, i cerei sono pure di tal colore, allungati e pelosi, le zampe hanno la tinta generale del corpo con qualche punto più cupo; l'ovopositore delle femmine è lungo 7 mm., dritto, non ingrossato all'apice. Vive in tutta Italia, abbondantissimo in estate ed in autunno nei luoghi ombrosi e nelle con- dizioni sopra accennate. Il G. dalmatinus, proprio delle provincie me- ridionali e della Liguria, è completamente privo di elitre e di ali, e presenta forma più slanciata. Misura in lunghezza 17-19 mm., senza calcolare l'ovopositore delle femmine che é lungo 12-17 mm., acuminato, sottile, e alquanto rivolto all' ingiù. Di colore é giallastro sudicio, macchiato di ne rastro. Il suo capo é breve, depresso, poco in- grossato e dotato di antenne lunghissime, oltre passanti la doppia lunghezza del corpo; il cor- saletto é cilindrico, breve, pubescente, superior- mente nerastro, con una croce pallida irrego- lare, e coi lobi laterali pallidi, marginati di ne- rastro. Il suo addome é oblungo, giallastro, pu- bescente, terminato da cerei lunghissimi; le zampe sono allungate, robuste. GrilUdi. 337 Attero come Tultimo descritto è il G. squa- miger, più piccolo, lungo 9-12 mm., il cui corpo é tutto coperto di squamettine lucenti, pressoché argentine. Esso è di un giallastro sudicio, col capo superiormente piano, le antenne sottilissime, pallide, più lunghe del corpo, gli occhi quasi piriformi; il suo corsaletto è alquanto ristretto in avanti come all' indietro, col margine ante- riore pubescente e i lobi laterali assai stretti; l'addome é grigio, depresso, posteriormente un po' allargato e dotato di cerei assai lunghi; le zampe sono pallide, mediocremente robuste, l'o- vopositore delle femmine è lungo 6 mm., dritto, compresso, appuntito, poco più breve dei femori posteriori. Fu raccolto qua e là, principalmente nell'Italia meridionale. Gli é assai simile il G. brunneus, pure attero è coperto di squamettine argentee. Esso é lungo solo 7-8 mm., di color castagno, colla sommità della fronte nera, gli occhi ovali, il corsaletto a lobi laterali nerissimi, ornati di una linea pal- lida poco spiccata, e coll'orlo anteriore glabro, l'addome attenuato verso l'apice, l'ovopositore delle femmine lungo 2 mm. In questa specie esistono nei maschi, nascoste sotto il corsaletto, due squamettine rappresen- tanti le elitre rudimentali. Vive in Sicilia, in Sardegna e qua e là pure sul continente. Il G. Yersini o Arachnocephalus Yersini è anch'esso molto afìine agli ultimi accennati, Griffini. 22 338 Ortotteri italiani. alquanto più slanciato però degli ultimi due, e dotato di antenne e di zannpe più lunghe. Esso misura 8-9 mm., è attero completamente e co- perto di squamettine lucide; il suo corpo è stretto ed allungato, bruno; il capo é depresso, gialla- stro, con antenne sottili, lunghe, e la fronte do- tata di un tubercolo mediano; il corsaletto é quasi cilindrico, giallastro; l'addome é di un bruno intenso, alquanto fusiforme; le sue zampe sono giallastre e di queste le posteriori hanno i femori piuttosto ingrossati e le tibie più lunghe dei femori. L'ovopositore delle femmine è allun- gato, stretto, rivolto all' ingiù, coU'apice legger- mente ingrossato; misura 5 mm. È diffuso in tutta Italia, però raro ovunque. Appartiene a questo gruppo anche il G. me- gacephalus o Brachytrypes megacephalus, grossa specie, lunga 40 mm., dotata di capo enorme e di corpo assai robusto. Esso ha color fulvo, capo come dicemmo assai grande, con una tinta oscura sulla sommità della fronte, che è alquanto concava, gli occhi grandi, depressi, le antenne mediocri; il suo corsaletto è largo, più ristretto posteriormente, variegato di bruno, coi lobi laterali rigonfi anteriormente; le elitre sono più lunghe dell'addome, regolarmente re- ticolate nelle femmine, irregolarmente percorse da nervature sinuose nei maschi; le ali sporgono sotto forma di due code mediocri; le zampe sono tutte robustissime, con tutti i femori compressi e i posteriori assai dilatati; le tibie anteriori hanno un grande timpano aperto sul lato esterno. Griìlrrfr. 339 Le femmine portano un breve ovopositore, lungo 3 mm., acuminato. Vive in Sicilia ed ha costumi scavatori; fa vita in gran parte sotterranea. 2. — L'Oecanthus pellucens (fig. 107), è un grillile di dimensioni piuttosto piccole, alquanto differente da quelli del gruppo precedente, in principal modo per esser esile, dotato di capo Fig. 107. Oecanthus pellucens (maschio). piccolo, e per avere uno sviluppo particolare delle elitre nei maschi, trasformate in apparato sonoro molto perfezionato. Questo ortottero misura in lunghezza 11-13 mm. ed ha corpo stretto, depresso, allungato, bianco- gialliccio 0 bianco-verdiccio, lucente. Il suo capo è giallognolo, talvolta ornato di qualche punto oscuro; le sue antenne sono lunghissime, sottili; il corsaletto è stretto, piuttosto allungato, coi lobi laterali molto stretti, talora varieo:ato di 340 Ortotteri italiani. qualche punto oscuro. Le elitre neiia femmiiia sono strette, allungate e acunninate; nel maschio sono piane, anapie, gradatamente molto allargate dalla base all'apice, e quivi arrotondate, bianche, lucenti, trasparenti, con 3 principali vene, di cui una un po' prima del mezzo, obliqua, e due po- steriori parallele fra loro, perpendicolari alla prima, alla quale si congiungono; le ali sono acuminate, lunghe quanto le elitre. L'addome é stretto, con cerei lunghi e pelosi, e dotato nelle femmine di un ovopositore nero, dritto, ingros- sato all'apice, della lunghezza di 6-7 mm. Le sue zampe sono gracili, coi femori posteriori medio- cremente ingrossati. Si trova in tutta Italia ed é abbondante e co- mune, quantunque sia poco noto volgarmente. Esce in principal modo di notte; ed è appunto ai maschi di questa specie che si deve lo stridore monotono e malinconico, prolungato, che odesi di notte nelle campagne, ripetuto dai varii individui che sembra si rispondano con tono un po' differente, e che fa sembrar la cam- pagna ancor più estesa al viandante. Il volgo erroneamente attribuisce tale stridore al grillo campestre. La specie in discorso salta molto bene, ed é difficile ad afferrarsi. Frequenta i fiori negli orti ed i vigneti ove sta nascosta sotto la pagina in- feriore delle foglie della vite, assumendo anche un colore bianco-verdognolo caratteristico. 3. — Un grillide che presenta notevolmente Grillìdi. 341 un aspetto da coleottero é il Trigonidium cicin- deloides, piccolo insetto lungo 4-6 mm., dal corpo lucente, compresso, di color nero-acciaio. Il suo capo é breve, convesso, con antenne nere lun- ghissime e sottili, ed occhi grandi, rotondeggianti; il corsaletto è cilindrico, più largo che lungo, dotato di lunghi peli cinerei; le elitre sono ben sviluppate, coriacee, fittamente striate nel senso della lunghezza, prive di apparato stridulante nei maschi, più lunghe dell'addome in questo sesso, lunghe quanto l'addome nelle femmine; le ali mancano. Le zampe sono robuste, e di queste le anteriori sono nere, le posteriori ros- siccie, coi femori dell'ultimo paio ingrossati fino all'apice; le tibie anteriori mancano di timpano, le posteriori sono assai lunghe e sottili. Nelle femmine esiste un ovopositore rossastro, lungo 2-3 mm., compresso, falciforme. Abita in principal modo nell'Italia media e meridionale come nelle isole, nei luoghi umidi, sui giunchi, sulle erbe. 4. — Curiosissima e strana specie è la Myr- mecophila acervorum (fig. 108) che alcuni au- tori collocarono piuttosto colle blatte che non coi grillidi. È questo un piccolissimo insettuccio, lungo 3-4 mm., ovale, convesso, attero e cieco. Il suo capo é molto infossato nel corsaletto, e porta antenne robuste, lunghe quanto il corpo; il protorace è grande, allargato posteriormente; l'addome è breve, depresso, terminato da due robusti cerei, più lunghi della sua estensione, e 342 Ortotteri italiani. da un ovopositore breve, formato da valve ine- guali, di cui le due superiori più lunghe, ingros- sate all'apice. Le zampe anteriori sono piccole, senza timpano; le posteriori hanno i femori molto ingrossati. Non si conoscono i maschi. Fi?. 108. Myrmecophila acercovum. Le femmine sono rossiccie, pubescenti, colle an- tenne pallide alla base e i primi due segmenti toracici marginati posteriormente da una linea pallida. Vive nei formicai. 5. — La Gryllotalpa vulgaris (fig. 109) non fu ingiustamente paragonata alla talpa; il suo corpo tozzo e assai robusto, peloso ventralmente e coperto da una leggera pubescenza lanuginosa, le sue zampe anteriori enormemente dilatate, digitate, fortissime, tutta la sua conformazione la mostrano un animale essenzialmente scava- tore. Questo ortottero, volgarmente detto Rufola o Zuccaiola, é lungo 36-42 mm., di color fondamen- Grillidi. 343 tale bruno, bruno-rossastro o castagno superior- mente, giallo-fulvo ventralmente. Il suo capo é relativamente mediocre, proteso in avanti, dotato di occhi grandi, oblunghi, e di antenne robuste, mediocri; il protorace é assai grande, ovoidale, a lati arrotondati, fittamente vellutato tranne su di uno spazio mediano trian- golare, che é distintamente glabro; l'orlo ante- riore del corsaletto è sinuoso. Torlo posteriore é arrotondato. Le sue elitre sono brevi, mem- branose, poco diverse nei due sessi, irregolar- Fig. 109. GnjUotalpa oulgaris. mente triangolari, grigio-bruniccie, dotate di nervature molto salienti, brune. Le ali sono assai più svolte delle elitre, molto ampie, e nel riposo sporgono posteriormente oltre quelle, superando anche la lunghezza dell'addome e presentandosi sotto forma di due strette code, giacché assu- mono numerose pieghe longitudinali. L'addome é grosso, allungato, sensibilmente attenuato alle due estremità e terminato da lunghi cerei pelosi, ricurvi alTingiù; manca l'ovopositore nelle fem- mine. Le zampe sono mediocri, hanno il colore 344 Ortotteri italiani. del corpo e principalmente quello del corsaletto essendo analogamente pubescenti; di queste le anteriori sono robustissime, dilatate, coi femori compressi e larghi, i trocanteri acuminati, le tibie molto dilatate, con 4 grossi denti inferiori rivolti alquanto all' infuori, e i tarsi pianeggianti, i di cui primi due articoli sono dotati di denti robusti, rivolti all' infuori come quelli delie tibie; le zampe medie e posteriori sono relativamente brevi e mediocri, compresse, coi femori, e di questi principalmente i posteriori, sensibilmente ingrossati. È diifusissima ovunque nei campi, negli orti, nei giardini. Scava intricate gallerie nel terreno, cibandosi sia di vegetali come di vermi, di in- setti, specialmente allo stato larvale, e non ri- sparmiando gli individui della propria specie. Ha costumi notturni; nella notte infatti esce fre- quentemente dalle sue tane e vola abbastanza bene, cadendo al suolo colle ali aperte come un paracadute. ' I maschi producono un notevole stridore mediante le elitre. Le larve sono somi- gliantissime agli adulti, però naturalmente prive di ali e d'elitre. In una varietà della specie, detta var. cophta, le ali degli insetti perfetti non sono tanto svolte e sono notevolmente più brevi dell'addome. Anche tale varietà é comune in ogni dove, mista colla specie. Questo insetto non salta quasi affatto, cammina anche malamente sul suolo; predilige i terreni sciolti, smossi, sabbiosi. Affine per qualche rispetto alla Grillotalpa è Grillidi. 345 il Tridactylus variegatus, ortottero molto più piccolo, lungo solo 6 mm., pure dotato di zampe anteriori scavatrici e pure privo di ovopositore nelle femmine. Esso nondimeno ha le zampe posteriori più lunghe, coi femori relativamente assai più ingros- sati, atti al salto. Di colore è bruno lucente, a Riflessi bronzati, glabro. Il suo capo è liscio, oscuro, un po' proteso in avanti, dotato di an- tenne brevi e di occhi rotondeggianti, il corsa- letto è convesso, ovoidale, nero-bronzato, spesso ornato di macchiette bianchiccie, e coi margini inferiori bianchi, sinuati; le elitre sono brevi, coriacee, acuminate, dotate di qualche tinta bru- niccia ; le ali sono biancastre, quasi trasparenti, variabili di sviluppo, mollo più lunghe dell'ad- dome oppure ridotte, od anche mancanti. Il suo addome é bruno lucente al disopra, grigio o giallognolo sul ventre, e presenta a un dipresso la forma di quello della grillotalpa ; termina con quattro appendici articolate, pelose, mediocri. Le sue zampe sono brune, lucenti, coi femori inferiormente ornati d'una linea bianca. I femori anteriori sono brevi, le tibie anteriori sono di- latate ed ispide, i tarsi rispettivi sono piccoli; nelle zampe medie le tibie sono rigonfie al mezzo; nelle posteriori le tibie sono sottili, un po' curve, ed i tarsi mancano o sono rappresen- tati da un solo articolo. Vive in tutta Italia, in generale presso le acque o nei boschi umidi, e spicca salti assai notevoli, principalmente in altezza. 346 Ortotteri italiani. 2^ Famiglia : Lociistidi. I Locustidi costituiscono una famiglia più nunnerosa e più omogenea, almeno considerando le forme nostrali, che non la precedente; sono nondimeno non tanto diffusi. Questi ortotteri sono prettamente saltatori e vivono liberamente nei campi o sui vegetali, senza scavarsi dimora alcuna; hanno general- mente dimensioni grandi o più che mediocri, zampe posteriori assai lunghe e coi femori molto ingrossati, fuorché in talune specie arboree in cui tali femori sono più esili e meno atti al salto. II loro corpo è per lo più slanciato, snello, glabro, elegante, e pur essendo grande e forte, non presenta queir impronta di robustezza che incontrasi nei Grillidi e negli Acrididi; rari sono i Locustidi dal corpo tozzo. Il capo di questi insetti è grande o mediocre, un po' globoso superiormente, colla fronte pie- gata air ingiù e l'apparato boccale ben svilup- pato; esso è dotato di lunghe antenne filiformi, sottili, spesso oltrepassaiìti la doppia e la tripla lunghezza del corpo, e generalmente superanti tale lunghezza; gli occhi si presentano globosi od oblunghi, prominenti. — Il corsaletto é ben svolto e in molti casi ha forma di sella, presen- tando la parte superiore pianeggiante o solle- Loeusiidl. 347 vata posteriormente, alquanto protesa all'indietro e quivi più o nneno arrotondata, naentre i lobi laterali ripiegati lungo i fianchi sono più anapi in avanti, col margine inferiore in tale parte an- teriore arrotondato, quindi posteriormente obli- quo, ascendente. Le elitre e le ali esistono frequentemente ben svolte, ma pure in un grandissimo numero di specie sono ridotte, rudimentali, mancanti, e ciò principalmente verificasi per le ali e nelle fem- mine. Quando le elitre sono perfettamente svi- luppate, esse raggiungono o superano la lunghezza dell'addome, sono mediocremente larghe, oblun- ghe, coriacee, dotate di nervature salienti; esse poi, a differenza di quanto avviene nei Grillidi, non stanno nel riposo adagiate orizzontali sul- l'addome, ma si dispongono quasi verticali sopra questo, abbracciandolo un poco superiormente ai lati coi loro orli inferiori (anteriori), mentre i margini superiori (posteriori) si toccano fra loro per tutta la lunghezza. Principalmente nei maschi però l'elitra sini- stra alla base presenta spesso una breve parte orizzontale, la quale fa un distinto angolo diedro quasi retto, col rimanente delTelitra che sta verticalmente; una analoga breve parte piegata orizzontalmente sopra la base dell' addome è presentata pure dall'elitra destra, ma tale parte è ricoperta da quella corrispondente della sini- stra. Come vedremo in seguito ciò costituisce l'apparato stridulante. Quando le elitre sono rudimentali esse si pre- 348 Ortotteri italiani. sentano come due squamette coriacee arroton- date, convesse, reticolate nei maschi da nume- rose nervature salienti, fra le quali la membrana dell'elitra è assai tesa; stanno in parte nascoste sotto il corsaletto e in parte sporgenti ; di esse, sempre nei maschi, la sinistra ricopre per mag- giore 0 minor estensione la destra; nelle fem- mine invece le elitre rudimentali sono più fre- quentemente piccoHssime, poco robuste, laterali, quasi prive di nervature. Le ali allorché sono ben svolte hanno una ampiezza assai maggiore che non le elitre; esse sono membranose, limpide, e nel riposo assu- mono parecchie pieghe longitudinali restando completamente nascoste sotto le elitre cui non superano in lunghezza; in qualche specie non- dimeno le ali sono più lunghe delle elitre e sporgono nel riposo per un notevole tratto po- steriormente: tale tratto però allora è coriaceo quasi quanto le elitre e colorito come queste. In un gran numero di specie poi le ali man- cano o sono ridottissime, principalmente quando le elitre sono squamiformi, rudimentali. L'addome dei Locustidi é robusto, allungato, un po' compresso, generalmente oblungo, atte- nuato posteriormente ; esso termina superior- mente in ambo i sessi con due cerei, più svolti nei maschi e quasi sempre conici, mediocri ; nelle femmine poi porta un ovopositore svilup- patissimo, lungo e compresso, fatto in generale a sciabola o ricurvo, falciforme. Questo ovopo- sitore può esser lunghissimo o mediocre, ap- LoGUstr'di. 349 puntilo all'apice o quivi arrotondato e dentico- lato come una sega; in qualche caso esso è molto rivolto airinsù, arcuato; per lo più è liscio alla base e minutamente granuloso o scabro all'estremo. L'ultimo segmento dell'addome ventralmente termina con una laminetta coriacea, breve e ta- lora più notevolmente svolta, detta lamina sot- toanale, e che spesso é caratteristica. Le zampe sono ognora lunghe, talora lun- ghissime; di esse naturalmente le posteriori sono assai più svolte. I femori anteriori e medii sono più o meno cilindrici, i posteriori sono in generale assai grossi alla base, rigonfi e poi gra- datamente attenuati; le tibie portano numerose e minute spine; di esse le anteriori hanno alla base il timpano, quasi sempre sviluppato, coperto od aperto, e in quesl' ultimo caso ben visibile sotto forma di un foro ovoidale al cui fondo, ossia al mezzo della tibia, sta tesa una mem- brana; le tibie posteriori sono assai lunghe, e terminano inferiormente con alcuni speroni o spine maggiori. I tarsi, a differenza di quanto vedemmo nei Grillidi, constano di 4 articoli; non sono molto grandi, per lo più il penultimo di essi é depresso e Tultimc porta due uncini. I Locustidi vivono nei campi, nei cespugli od anche sulle piante; saltano generalmente bene, alcuni poi spiccano salti veramente ragguar- devoli; sul terreno invece camminano piuttosto male; certe specie dotate di ali ampiamente 350 Ortotteri italiani. svolte volano in naodo abbastanza ben diretto e sostenuto. I maschi di un gran numero di questi ortot- teri hanno le elitre atte a produrre uno stridu- lamento analogo a quello che studiammo nei Grillidi ; nei Locustidi però, quando le elitre sono squamiformi, é la sinistra che ricopre la destra, ed anche quando le elitre sono ben svolte è la parte basale protesa orizzontalmente della sini- stra che si sovrappone a quella analoga della destra, mentre nei Grillidi è l'elitra destra che ricopre la sinistra. L'elitra sottostante, ossia la destra nei Locu- stidi, quando tali organi sono squamiformi, e in generale la parte dell'elitra destra piegata orizzontalmente e sottoposta alla sinistra, anche nei maschi dotati di elitre perfettamente svolte, presenta una membrana assai tesa, lucida, detta specchio, il cui contorno invece è robusto, sa- liente, coriaceo, superiormente denticolato; l'e- litra sinistra o la parte di essa sovraincombente, presenta corrispondentemente sul lato inferiore parecchie nervature salienti, robuste, dentico- late, spesso prominenti anche sul lato superiore. In tal modo è costituito l'apparato sonoro: le varie stridulazioni sono prodotte dall' incontrarsi con sfregamento rapido, delle minute dentico- lature dell'elitra destra con quelle della parte inferiore della sinistra; la membrana poi, ossia lo specchio, fa come da tamburo o da risuona- tore e vibrando rinforza i suoni. Anche nei Locustidi, quando un maschio stride Loeustidi. 351 divarica leggermente le elitre, e le agita V una sull'altra se squamiformi, oppure agita la base orizzontale dell'una su quella dell'altra se le elitre sono perfettamente svolte, con un fremito o rapido tremolio. Le femmine fecondate, mediante l'ovopositore depongono le uova nel terreno o nei vegetali. Le larve sono somiglianti agli adulti, però na- turalmente più piccole, più deboli e dotate di organi sessuali, cerei ed ovopositori, assai meno svolti, anche in paragone alle loro dimensioni. I Loeustidi sono tutti fìtofagi e più o meno nocivi alle coltivazioni, però non tanto voraci come gli Acrididi ; non appaiono mai in enormi schiere, vivono anzi generalmente isolati od a coppie. Alcuni pochissimi stanno nelle grotte. II fenomeno d' autotomia delle zampe poste- riori è in tutti i Loeustidi spiccatissimo: questi ortotteri inoltre, se vengono afferrati, emettono dalla bocca un liquido bruno, acre. 1. — La Dolichopoda Linderi (lig. HO) è un locustide dall'aspetto piuttosto strano, vivente nelle grotte umide, e differente dal tipo generale degli ortotteri di questa famiglia, sia per l'e- norme lunghezza di tutte le estremità, antenne, palpi, zampe, come per avere il corsaletto poco diverso dagli altri segmenti toracici e per i tarsi compressi, allungati. Manca di elitre, di ali, e di timpano alle tibie anteriori. Questo insetto misura in lunghezza 13-16 mm., ed é di color s^iailastro coi segmenti toracici e 352 Ortotteri italiani. addominali orlati posteriormente da una fascia bruna. Il suo corpo é relativamente mediocre, il capo ha la fronte verticale, porta occhi pic- coli, antenne lunghe circa 4 volte il corpo e palpi assai svolti; il corsaletto è un po' più grande dei due segmenti successivi, convesso, arrotondato, marginato di scuro anche ai lati e anteriormente; l'addome é alquanto breve e si Fig. 110. Dolichopoda Linderi (maschio) termina nei maschi con lunghi cerei pelosi, nelle femmine con un ovopositore lungo 13 mm , sensibilmente ricurvo all' insù; le sue zampe sono allungatissime, esili, coi femori giallastri alla base, gradatamente più scuri verso l'apice che è macchiato di biancastro; i femori poste- riori non sono molto ingrossati alla base. Vive in varie provincie italiane, nelle caverne, ove si arrampica bene lungo le pareti. Loeustidi. 353 Salta poco e abbandona con facilità le zampe posteriori. Le è affine il Troglophilus cavicola, in cui le estremità non sono cosi esageratamente lun- ghe ed i femori posteriori sono più ingrossati. Esso é lungo 17-20 mm., giallastro, più o meno variegato di bruno, con una linea gialla me- diana estesa dall'occipite a tutto il metatorace; Fig. 111. Locusta ciridissima (femmina). l'ovopositore delle femmine di questa specie ha il margine inferiore seghettato all' apice, ed è lungo 12 mm. Abita principalmente nell' Italia meridionale. 2. — La Locusta viridissima (fig. Ili) é la comune cavalletta verde, molto nota quantunque non tanto abbondante. Essa ha corpo allungato, misurando 28-34 mm., GuiFFiNr. 23 354 Ortotteri italiani. ed é di un bel verde, con qualche indecisa mac- chia bruna superiormente. Il ?uo capo é rotondeggiante, con fronte quasi verticale, occhi globosi e antenne assai lunghe; il corsaletto ha forma disella, però è piano su- periormente e quivi dotato di una impressione a forma di lira, spesso poi ornato di una fascia media longitudinale bruniccia, estesa anche al- l'occipite; la sua parte posteriore é arrotondata, poco protesa. Le elitre e le ali sono ben svolte, ed oltrepassano i femori posteriori; le elitre sono verdi, coriacee, e presentano alla base una parte orizzontale verso l'interno, ove per breve tratto la sinistra si sovrappone alla destra ; le ali non oltrepassano le elitre. L'addome è robusto e termina nelle femmine con un lungo ovopositore, che misura 27 mm., fatto a sciabola, appuntito all'apice, dritto, e leggermente volto in basso all'estremità. Il prosterno presenta due lunghe punte. Le zampe sono robuste, ben svolte; le tibie ante- riori hanno il timpano coperto; i femori poste- riori sono ingrossati alla base, e inferiormente forniti di molte minutissime spine nere. Vive in tutta Italia, nei prati, non discosta dalle acque; vola e salta bene; talora si intro- duce anche nelle case, andando poi general- mente a cadere nei recipienti contenenti acqua Oltre al cibarsi di vegetali divora avidamente anche dei piccoli insetti. Il maschio stride pro- ducendo un zik-zik-zik molto forte, rapido e lungamente ripetuto, principalmente dopo rim- brunire. Lnniistidi. 355 Le è simile la L. cantans, un po' più piccola, e distinta per le elitre più brevi, come le ali, non superanti Tapice dei femori posteriori. Essa é verde, talora bruna, e porta nelle femmine un ovopositore lungo 23 mm. ; il suo corpo mi- sura 24-28 mm. Abita le regioni elevate; il canto dei suoi ma- schi può esprimersi cosi: rrss, ss, ss, ss't. Oltremodo più abbondante delle vere locuste. Fig. 112. Conocephalus nitidulus (femmina). simile però ad esse, e con esse confuso dal volgo, è il Conocephalus nitidulus (fig. 112), riconoscibile subito però, per aver la fronte molto inclinata. Esso é lungo 25-30 mm., poco robusto, alquanto compresso, di color verde chiaro, in qualche rara varietà invece, roseo o bruniccio. Il suo capo é piuttosto grande, ha la sommità prolungata in un tubercolo ottuso, la fronte è molto obliqua, inclinata, il labbro è roseo, le 356 Ortotteri italiani. mandibole sono robuste, gialle, coll'orlo interno oscuro; le sue antenne sono poco più lunghe del corpo, gli occhi non sono grandi. Il corsaletto è allungato, fatto a sella, coi lobi laterali però poco alti, diretti air indietro, arro- tondati inferiormente; esso é un po' rugoso, dotato di qualche impressione trasversale o di una lieve carenatura mediana posteriore. Le elitre, verdi, superano di molto l'addome e ri- coprono totalmente le ali membranose ben svi- luppate. I cerei dei maschi sono brevi, ingros- sati, l'ovopositore delle femmine è dritto, appun- tito, lungo"22-24 mm. Le sue zampe anteriori e medie sono mediocri, le posteriori, allungate, hanno i femori poco ingrossati. Si trova ovunque, abbondante nei prati in tutta la bella stagione, specialmente al piano. Salta poco bene; vola mediocremente. I suoi maschi non stridono. Le sue larve, attere o fornite di rudimenti alari, hanno due lineette gialle ai lati del corpo. Riproduce a un dipresso l'aspetto dell'antece- dente, però notevolmente più in piccolo, lo Xiphi- dium fuscum, lungo 14 mm., pure dotato di fronte molto inclinata. Esso é verde, con una fascia bruna dorsale estesa dall'occipite all'estre- mità posteriore e segnata anche sulle elitre. Le sue antenne sono sottilissime e molto lunghe; il corsaletto é breve, coi lobi laterali posterior- mente un po' rigonfi; le elitre superano alquanto l'estremo dell'addome e sono leggerissimamente sorpassale dalle ali; le zampe sono gracili; l'o- Loeustidi. 357 vopositore delle femmine misura 13 mm. ed è dritto e oscuro. Abita in località umidissime, presso i ruscelli nei campi molto irrigati, sia al piano che sui monti. Si avvicina di più alle vere locuste per con- formazione generale il Meconema varium (fig. 113), il quale però è piccolo e dotato di tibie anteriori col timpano aperto. Esso é lungo 12-15 millimetri, il suo capo é globoso, con fronte ver- Fig. 113. Meconema oarium (femmina). ticale, non inclinata; il suo prosterno manca di punte. È di color verde chiaro, ornato di una fascia longitudinale gialla sull'occipite, che si estende anche sul corsaletto, ove si nolano posterior- mente due punti neri ai lati di questa. Il suo corsaletto é breve, arrotondato posteriormente, con un solco trasversale al mezzo. Le sue elitre sono ben- svolte, verdi, leggermente trasparenti, un po' larghe all'apice ; le ali pure sono ben svi- luppate e totalmente ricoperte dalle elitre. 358 Ortotteri italiani. I cerei dei maschi sono allungati, sottili; To- vopositore delle femmine misura 9 mm., è poco ricurvo, appuntito. Le zampe non sono molto lunghe ed hanno i femori posteriori poco ingros- sati. Sta generalmente sugli alberi, specialmente FifT. 114. Decticus verrucìcorus (femmina). sulle querele, in tutta Italia; non stride, e pre- senta come i precedenti spiccatissima l'autoto: mia delle zampe posteriori. 3. — Il Decticus verrucivorus (fig. 114), é un grosso locustide, robusto, lungo 28-34 mm., simile assai alle locuste, colle tibie anteriori Locustidi. 359 aventi il timpano coperto, e col prosterno però privo di punte. Ha color verde giallastro od olivaceo, più o meno macchiato di bruno scuro. Il suo capo è grosso, con fronte verticale, va- riegata di bruno; il corsaletto ha forma di sella, coi lobi laterali molto alti, arrotondati inferior- mente e spesso ornati di una macchia bruna ; la sua parte superiore è piana, percorsa da una leggera carenatura longitudinale mediana e da due laterali. Le elitre ben svolte, mediocremente grandi, sono generalmente lunghe quanto l'ad- dome, verdi, macchiate di bruno in maggiore o minor modo; le ali esistono, e sono tutte rico- perte dalle elitre. L'addome è grosso, verdastro o brunastro, ventralmente giallo, lateralmente per lo più oscuro ; esso porta nei maschi due cerei grossi, forniti di un dente interno e nelle femmine un ovopositore lungo 20 mm., fatto a sciabola, poco ricurvo all'insù, coll'apice rugoso. Le sue zampe sono robuste, coi femori verdi 0 bruni, variegati o fasciati di bruno o di verde; i femori posteriori sono molto ingrossati alla base. Abita generalmente in località elevate. Salta molto bene. Varia notevolmente di colorazione. Si trova in tutta Italia. In Liguria fu raccolto anche il D. albifrons, più grande, lungo 32-38 mm., simile al prece- dente, colla fronte giallognola, i lobi laterali del corsaletto marginati di giallognolo, le elitre molto più lunghe del corpo, arrotondate all'api- 360 Ortotteri italiani. ce, e l'ovopositore delle femmine lungo 20-26 mm., quasi retto, scabroso all'estremità. Molto più comune e diffuso dei due antece- denti é il D. griseus o Platycleis grisea, che è più piccolo, lungo solo 18-22 mm., di color grigio o gialliccio, tutto variegato di bruno. La sua fronte è rossiccia a ombreggiature brune; il corsaletto è superiormente ornato di una im- pressione mediana a forma di lira e porta una lieve carenatura longitudinale nella metà po- steriore; i suoi lobi laterali hanno il margine inferiore più chiaro, la parte dorsale é perdo più grigia a variegature oscure, ma in taluni individui tende come Toccipite al giallastro. Le sue elitre sono ben svolte, raggiungono e supe- rano l'estremo dell'addome; esse sono ornate di macchie e linee brune e grigio- chiare. L'addome é grigio-bruno lateralmente, chiaro sul dorso, pallido sul ventre; l'ovopositore della femmina è falciforme, volto all' insù, appuntito all'apice, quasi nero, lungo 10 mm. Le sue zampe son-o ornate di lineette brune; i grossi femori poste- riori portano una fascia bruna sul lato esterno. Abbonda sia al piano come sui colli, in luoghi cespugliosi o alquanto dirupati, ghiaiosi. Vola bene, curvilineamente, e salta con gran forza. Il maschio stride frequentemente lungo il giorno producendo un suono poco vibrato: izé, tzé-tzé-tzé, izé, che ripete più volte. Nel D. Roeselii che gli somiglia assai, pur essendo minore, le elitre sono abbreviate, non però rudimentali né squamiformi. Esso é lungo Locustidi. 361 15-18 mm., di color rugginoso o giallastro; porla una lineetta media gialla sull'occipite, fiancheg- giata da fascie brune indecise, ed una macchia nera posta sopra e dietro gli occhi; il suo cor- saletto è piuttosto largo, breve, giallastro, coi lobi laterali notevolmente alti, marmoreggiati di bruno e orlati inferiormente di giallo. Le elitre sono lunghe solo 9-10 mm. nei maschi, 5-6 nelle femmine, in qualche caso però hanno sviluppo normale; esse sono olivaceea venature oscure, arrotondate all'estremo. Le brevi ali ne sono tutte coperte. L'addome è olivaceo e porta nelle femmine un ovopositore falciforme, lungo 7-8 mm., pallido alla base, nero superiormente e all' a- pice. I femori sono rugginosi e di questi i po- steriori sono ornati di una fascia laterale bruna. Abita in siti molto umidi, lungo i ruj^celli, principalmente nelle provinole settentrionali. Proprio dei monti elevati è il D. brachypte- rus, in cui pure le elitre sono abbreviate. Esso misura in lunghezza 16-18 mm., ed è di color bruno-nero superiormente, giallo sul ventre; la sua fronte é marmoreggiata, gli occhi sono circondati di nero, l'occipite ha una lineetta chiara mediana, il corsaletto è tutto bruno, a fitte marmoreggiature nere, coi lobi laterali sot- tilissimamente orlati di giallo. Le elitre sono lunghe solo 7-8 mm., brune, con alcune venature gialle; l'addome é bruno-nero, specialmente ai lati, l'ovopositore é lungo9-10 mm., curvo, oscuro. Le sue zampe sono brune, marmoreggiate di nero. Si trova nelle Alpi. 362 Ortotteri italiani. 4. — Il genere Phaneroptera comprende parecciiic specie nostrali di varie dimensioni, ma aventi una certa impronta di gracilità, e sempre dotate di ali che sopravvanzano note- volmente le elitre nel riposo, presentando la parte sporgente un po' coriacea come quelle, e tinta dello stesso colore; questi locustidi hanno inoltre il prosterno privo di punte, e le tibie an- teriori fornite di timpano aperto o coperto. La Phaneroptera falcata (fig. 115) e la sua Fig. 115. Phaneroptera falcata var. quadripunctata sono assai comuni nei cespugli e sulle piante di quercia e di castagno. Questa specie ha il corpo lungo 15-18 mm., gracile e mediocre, però le sue elitre e special- mente le ali sono molto lunghe. Il colore é di un bel verde chiaro, con minutissime puntic- chiature rossiccie superiormente. Il suo capo é regolare, proporzionato, dotato di occhi ben svolti e di antenne gracili, assai lunghe; il corsaletto è breve, poco proteso al- Loeustidi. 363 r indietro, piano superiormente e coi lobi late- rali relativamente grandi. Le elitre sono molto più lunghe dell'addome, arrotondate all'apice, verdi, colla parte basale superiore ben protesa orizzontalmente e corri- spondente all'apparato stridulante, ornata nei maschi di un punto nero su ciascuna elitra, e nella var. quadri punctata di 3 sulla sinistra e d'uno sulla destra. Le ali superano le elitre di 8-9 mm. in ambo i sessi, sono molto ampie, però anteriormente nascoste sotto quelle e solo posteriormente pro- minenti, quivi verdi, arrotondate obliquamente all'apice. L'addome é relativamente breve, e presenta nelle femmine un corto ovopositore molto compresso, alto, assai ripiegato all' insù, formando un angolo quasi retto colla propria base, arrotondato e denticolato all'estremità; questo ovopositore misura 5-6 mm. Le zampe- sono gracili e lunghe, principalmente nell'ultimo paio ove i femori sono un po' ingrossati alla base; le tibie anteriori sono dotate di timpano a])erto. Vola molto bene, ascendendo notevolmente; salta invece pochissimo e malamente; abban- dona poi con gran facilità le zampe posteriori. Il maschio stride producendo un zi, zi, poco forte, poco vibrato. Simile alla precedente è la Ph. liliifolia, in cui però il timpano delle tibie anteriori é coperto ed il corpo é ancor più gracile, colle estremità più lunghe. Essa misura 15-18 mm. ed é verde 364 Ortotteri italiani. o gialliccia, talora variegata di colore oscuro; il suo capo é piuttosto piccolo, con occhi allun- gati e antenne esili, lunghissime; il corsaletto è breve, coi lobi laterali quasi rettangolari, poco alti, e la parte superiore concava, i-istretta al nnezzo. Le elitre sono strette, verdi come la parte sporgente delle ali, la qual parte misura circa 7 mm. L'addome termina nelle femmine con un bre- vissimo ovopositore, della lunghezza di 5 mm., molto ricurvo all' insù, assai compresso, ottuso all'apice e un po' rugoso ai lati. Le sue zampe sono verdi, sottili, molto allungate. Abita principalmente in località un po' elevate, sui fiori e sulle pianticelle. Più grande é la P.h. macropoda in cui le ali sporgono un po' meno, le elitre sono molto più ampie, le zampe si presentano assai lunghe ed esili. Questa specie è lunga 22-30 mm.,di un bel verde, colle antenne gialle. Il suo capo é rela- tivamente mediocre, il corsaletto é breve, for- nito di un leggero solco longitudinale mediano, e coi lobi laterali piuttosto ampi. Le elitre sono assai sviluppate, molto reticolate all'apice, verdi, colla parte superiore orizzontale bruniccia nei maschi, e le maggiori venature invece bianche alla base nelle femmine ; le ali sporgono di circa 5 mm., e quivi sono verdi, alquanto acuminate. Le zampe si presentano assai lunghe ed esili, coi femori posteriori pochissimo ingrossati e le tibie anteriori fornite di timpano aperto. L'ovo- positore delle femmine non è dissimile da quello Locustidi. 365 delle due antecedenti, misura 8 nam., ed è ri- volto subito all'insù, robusto, acuminato. Vive principalmente in Liguria, nelle Provin- cie meridionali ed in Sicilia. 5. _ Colle Odonture incominciamo a trovare dei Locustidi in cui le elitre sono rudimentali, squamiformi, brevissime nelle femmine, poco più sviluppate nei maschi, e in cui le ali man- cano. Questi ortotteri possono esser tozzi e al- quanto robusti, oppure snelli ; essi però hanno le tibie anteriori col timpano aperto, e l'ovopo- sitore delle femmine robusto, seghettato o den- tato all'apice in modo sempre evidente. La O. laticauda (fig. 116 B) è lunga 16-20 mm., di forma abbastanza snella ; ha color verde ed è tutta disseminata di minutissimi punti bruni superiormente, spesso indistinti ; nei maschi poi porta una larga fascia longitudinale bruna sul dorso dell' addome. Il suo capo é piuttosto piccolo, normale, dotato di lunghe antenne sot- tilissime, rossiccie, con rare anellature pallide; il corsaletto è breve, non prolungato oltre il mesotcrace, ad orli anteriore e posteriore tron- cati in linea retta, piano superiormente, con un leggero solco trasversale mediano; i suoi lobi laterali sono pressoché trapezoidali ; lungo la linea d' inflessione di questi v' ha un debole accenno ad una linea gialla. Le elitre in ambo i sessi sono squamiformi, lunghe 3 mm. circa, un po' maggiori nei maschi, in cui sono più convesse ed in cui la sinistra ricopre buona 366 Ortotteri italiani. parte della destra, avendo inoltre parecchie ve- nature arcuate salienti e l'orlo interno dotato di una rientranza sinuosa ; quelle della femmina invece sono maggiormente piante, meno venate; di esse la sinistra ricopre poco tratto della de- stra, e ambedue portano una linea curva bruna. Fig. 116. A, Odontura serricauda; B, Od. latìcauda {femmine). L'addome è piuttosto grosso, verde, ornato nei maschi della fascia longitudinale di cui dicemmo; i cerei dei maschi sono piuttosto grossi, curvi all'apice; l'ovopositore delle femmine misura 12 mm., é compresso, alto, col margine supe- riore un po' curvo air insù, l'apice appuntito, ru- Locustidi. 367 goso, oscuro, e i margini minutamente seghet- tati. Le sue zampe sono lunghe, poco robuste, le tibie sono leggermente rossiccie. È molto comune nell'Italia settentrionale, nelle siepi presso i ruscelh o in altre località umide; salta assai male; i maschi stridono producendo un tsit, tsit, piuttosto debole, ed a lunghi inter- valli. Le somiglia assai la O. punctatissima, più piccola, lunga 12-15 mm,, di color verde sporco, a moltissime puntegi^riature nere ; le sue antenne sono variegate di nero, il suo corsaletto porta linee laterali gialle, l'addome dei maschi manca di fascia longitudinale; l'ovopositore delle fem- mine é lungo 7 mm. Vive sparsa qua e là in tutta Italia ed ha i costumi della precedente. Più grossa, più tozza é la O. serricauda o Bar- bitistes serricauda (fig. 116 A), la quale é lunga 16-18 mm., dotata di addome rigonfio principal- mente nelle femmine. Di colore e verde-bruna, con fitte marmoreggiature rossiccie sfumate; due linee longitudinali laterali gialle, special- mente spiccate nei mascni, partono dall'orlo pò steriore degli occhi, si continuano sulle linee d'inflessione dei lobi laterali del corsaletto e seguitano sull'addome indecise, svanendo gra- datamente. Il suo capo è mediocre, globoso, col- r occipite alquanto prominente e le antenne oscure, a rare anellature chiare; il corsaletto é breve, un po' concavo superiormente, ove al mezzo ha un leggero solco trasversale, e coi 368 Ortotteri italiani. margini anteriore e posteriore rettilinei, un po' sollevati; oltre le due linee laterali gialle, talora esso ne porta una simile mediana più sottile, estesa anche all'occipite; i suoi lobi laterali sono trapezoidali. Le elitre nei maschi sono arroton date, piuttosto ampie e benché squamiformi, rossiccie, col margine esterno giallo; quelle delle femmine misurano solo 2-3 mm. e sono verdi o bruniccie. L'addome é grosso, con una leggera carenatura longitudinale mediana, tutto coperto di punticchiature oscure; esso porta nei maschi due lunghi cerei lisci, ripiegati all'ingiù ed incrociati sotto la lamina sottoanale che é ampia, prolungata e incisa all'apice. L'ovoposi- tore delle femmine é grosso, compresso, lungo 11 mm., col margine inferiore quasi dritto, il superiore ricurvo, l'apice arrotondato e dentato, rivolto all' insù. Le sue zampe sono mediocri, verdi o bruniccie, coi femori posteriori poco in- grossati. Abita nei cespugli in località elevate. Salta pochissimo. Le somiglia per molti rispetti la 0. denti- cauda (fig. 117), ancor più grossa, principal- mente nelle femmine. Essa é lunga 31-35 mm., verde o verde-bruna superiormente con minute marmoreggiature di un bruno cupo, verde-gial- liccia sul ventre. Le sue antenne sono verdi; il corsaletto é re- golarmente convesso nelle femmine, un po' sol- levato posteriormente nei maschi, nei quali è anche più lungo, liscio, tutto coperto di lineette Locustidi. 369 e di punti oscuri. Le elitre dei maschi sono ab- bastanza svolte, quelle delle fennmine piccolis- sime, quasi depresse, gialle. L'addome è grosso e porta nei maschi due cerei allungati, ricurvi come nella specie precedente, abbraccianti la lamina sottoanale che è assai allungata, ristretta all'apice e quivi incavata; l'ovopositore delle Fig-. 117. Odontura denticauda (maschio). femmine é lungo 21 mm,, grosso, rugoso ai lati, dentato all'apice. Le sue zampe sono mediocri, verdi, punticchiate di bruno. È pur essa propria delle montagne. Nella O. laevissima, vivente in special modo nella Sicilia, e simile alle prime specie descritte, ossia a quelle più snelle, le elitre in ambo i sessi sono assai ridotte, quasi completamente Griffini. 24 370 Ortotteri italiani. nascoste sotto il protorace. Questa Odontura è lunga 16-20 min., olivacea, varieiTata di rossa- stro, ha le antenne rossiccie a larghe anellature pallide, il corsaletto rossiccio superiormente, l'addome pallido con una larga fascia mediana bruna, l'ovopositore delle femmine quasi dritto, lungo 8-9 mm., denticolato all'apice. Collochiamo colle Odonture anche la Cyrta- spis scutata, piccola specie in cui le brevi elitre sono totalmente nascoste sotto il proto- race. Essa è lunga 13 mm., ha la fronte molto inclinata, il corpo di un verde pallido, le an- tenne lunghissime ed assai sottili, il corsaletto ampio, notevolmente proteso all' indietro, liscio, coi lobi laterali arrotondati ; il suo addome é piuttosto grosso, e porta nelle femmine un ovo- positore lungo 8 mm., rivolto all' insù, dentico- lato e seghettato all'apice. Le sue zampe sono mediocri, coi femori posteriori piuttosto ingros- sati. Si trova in Liguria e nelle provincie meridio- nali. 6. — La Ephippigera vitium (fig. 118) ri- corda lontanamente le odonture,. però se ne di- stingue con facilità per le tibie anteriori dotate di timpano coperto, pel corsaletto rugoso, notevol- mente rialzato nella parte posteriore, e per l'o- vopositore delle femmine non denticolato all'a- pice. Misura in lunghezza 25-30 mm., ed ha corpo robusto, piuttosto grosso. Di colore è verde oli- Locustidi. 371 vacea o rugginosa superiormente, pallida ven- tralmente; una linea gialla ai lati, più spiccata anteriormente, segna il limite fra la colorazione •^;3«3s Fig. 118. Ephippigera citium. A, maschio; B, femmina. oscura superiore e la colorazione chiara ven- trale. Il suo capo é mediocre, piuttosto lungo, convesso, verde-olivaceo, coli' occipite nero; le 372 Ortotteri italiani. antenne sono lunghe e abbastanza robuste. Il corsaletto più che ad una sella potrebbe para- gonarsi ad un basto; esso infatti é rugoso, do- tato di due notevoli impressioni trasversali, di cui la seconda é un vero solco, ed ha la parte posteriore ampia, molto sollevata a guisa di ar- cione, convessa; Torlo anteriore é alquanto con- cavo, il posteriore leggermente inciso al mezzo; i lobi laterali hanno il margine inferiore quasi dritto, od un po' sinuoso, più chiaro. Le elitre in ambo i sessi sono squamiformi, convesse, reticolate, bastantemente ampie, di color rugginoso, e di esse la sinistra ricopre buona parte della destra. L'addome è superior- mente olivaceo, ha forma piuttosto tozza ed è maggiormente grosso al mezzo; esso termina nei maschi con due brevi e grossi cerei, muniti d'un dente interno, e nelle femmine con un lungo ovopositore a sciabola, che misura 24-25 millimetri, un po' ricurvo all' insù, appuntito ed oscuro all'apice. Le sue zampe sono chiare, allungate, coi femori posteriori poco ingrossati. È comune sul finir dell' estate ed in autunno su varie piante, principalmente sul nocciuolo, suir ontano, sul castagno, sulle quercie e sui gelsi. Non salta quasi affatto, adattata come si é alla vita arborea, ma va lentamente arram- picandosi di ramo in ramo, agitando in avanti le lunghe antenne. Talora è numerosa sulle viti e quivi riesce dannosa. Si ciba però non solo di materie ve- getali, ma anche d'altri insetti. Loeustidi. 373 In certe località di collina é abbondantissima sugli alberi sopra citati, ed é strano come vol- garmente sia poco nota. Stridono tanto i ma- schi come le femmine, però queste ultime assai raramente e solo in circostanze eccezionali; i primi invece producono un: esi, csi-csi, csi-csì, molto forte e ripetuto continuamente per lungo tempo, in special modo durante le ore anti- meridiane. Qualora poi uno di questi loeustidi sia afferrato o spaventato, allora stride in modo un po' diverso. Con molta facilità anche questa specie abbandona le zampe posteriori. Le é somigliante la E. terrestris, lunga pure 29-30 mm., di color giallastro o roseo sporco, coir occipite del colore del capo, non nero, il corsaletto meno sollevato posteriormente, le elitre gialle, spiccatamente piùampie nei maschi, e l'ovopositore delle femmine bruniccio, più sot- tile e più lungo, dell'estensione di 29 mm., curvo all' insù. È propria dell'Italia settentrionale. La E. Zelleri si distingue dalle precedenti per due carenature laterali sul corsaletto, cor- rispondenti air inflessione dei lobi laterali. Essa è lunga 30 mm., gialla, variegata di bruno-oli- vaceo. Il suo occipite è nero, il corsaletto é rugoso, variegato di bruno, colla parte posteriore assai rialzata, e il margine posteriore pallido, legger- mente inciso al mezzo; le elitre sono rossastre, colla parte esterna gialla; l'addome é superior- mente ornato di macchiette oscure più o meno 374 Ortotteri italiani. disposte a serie, ventralmente é giallo; l'ovopo- sitore delle femmine é lungo 31 mm., ingrossato alla base, e ricurvo air insù. Le sue zampe sono come nelle altre specie. Vive principalmente nelle provincie meri- dionali. Con essa si trova anche la E. elegans, lunga 25-30 mm., ma dotata nelle femmine di ovopo- sitore assai più breve, misurante solo 16 mm., quasi falciforme. Essa è olivaceo-verdastra, col corsaletto fortemente rugoso, quasi tubercolato, pure carenato ai lati, avente i solchi trasversali oscuri, oppure del colore fondamentale (var. si- culo)', le sue elitre sono brune, coll'orlo esterno rossiccio, espanso, reticolato di bruno; l'addome ha l'orlo posteriore di ciascun segmento di tinta più pallida, variegato di bruno, oppure unifor- memente colorito (var. siculo). Abita nelle provincie meridionali ed in Sicilia, ove prevale la varietà. Propria della Sardegna, e raccolta però anche in Sicilia, é la E. rugosicoUis, lunga 24-28 mm., col corsaletto rugosissimo, dotato di carenature laterali. Essa é verde, coi due primi segmenti addominali e i tre ultimi lateralmente fasciati di giallo-aranciato. Le sue elitre sono nerastre, colla parte esterna rossiccia, espansa, reticolata di bruno ; l'ovopo- sitore delle femmine é breve, lungo appena 14 mm., quasi falciforme. 7. — Il genere Pterolepis comprende nume- Loeustidi. 375 rose specie non prive di bellezza e fortissime saltatrici. Questi loeustidi hanno le elitre rudi- mentali, squamiformi, ridottissime nelle femmine e talora mancanti in questo sesso, meglio svolte nei maschi. Il loro corsaletto è fatto a sella, però piano superiormente e liscio, le loro tibie Fig. 119. Pterolepis femorata. A, maschio; B, femmina. anteriori hanno il timpano coperto, i loro femori posteriori sono assai ingrossati. Le dimension delle specie di tal genere sono per lo più grand; o almeno più che mediocri, raramente piccole a) In un primo gruppo il prosterno manca di punte. La Pt. femorata (fig. 119), è lunga 20-28 mm., 376 Ortotteri italiani. ed ha corpo robusto, liscio, di color castagno più o meno scuro a variegature grigie e nere dorsalmente, giallo-sulfureo ventralmente. Il suo capo è piuttosto grande, dotato di fronte larga, a ombreggiature nere, con due grossi punti neri fra le antenne e una grande macchia nera die- tro gli occhi; questi sono grandi, globosi, le antenne sono lunghe e sottili. Il corsaletto ha forma di sella, però è piano superiormente, senza carenature laterali, alquanto proteso al- l'indietro ove si allarga un po' ed è arrotondato; la sua parte superiore è di color castagno, do- tata di una leggera impressione mediana a forma di lira; i lobi laterali, anteriormente alti e ar- rotondati, posteriormente obliqui, sono in gran parte neri, continuandosi e dilatandosi in essi la macchia che sta dietro gli occhi; il loro orlo inferiore però é largamente marginato di giallo. Le elitre nella femmina sono ridottissime, invi- sibili, nel maschio invece, benché squamiformi, sono abbastanza ben svolte, brune, con due vene gialle; hanno contorno arrotondato, sono me- diocremente convesse e di esse la sinistra na- turalmente ricopre gran parte della destra. L'ad- dome é di color castagno più o meno intenso al disopra, giallo-sulfureo sul ventre, e porta nei maschi due cerei allungati, dotati di un piccolo dente interno mediano. L'ovopositore delle femmine è fatto a sciabola, ricurvo all'insù, gradatamente più scuro ed ap- puntito verso l'apice. Le sue zampe sono ornate di sfumature oscure; le posteriori sono assai Loeustidi. 'ali lunghe, coi femori molto grossi alia base e quivi ornati di una macchia nera mentre inferior- mente sono giallo-sulfurei. È diffusa in tutta Italia e vive nei luoghi di- rupati e cespugliosi principalmente di collina, ove alla luce del sole il suo corpo pare più scuro, di un bruno intenso, lucido. Spicca grandi salti e ricaduta al suolo si nasconde sotto gli sterpi. Può mantenersi facilmente in prigionia, ci- bandola con erbe umide e fresche. Il fenomeno solito d'autotomia é in essa pure assai spiccato. I maschi stridono tutta la notte, e più rara- mente durante il giorno, producendo un trillo acuto: zri, zrl, zri, a lunghi intervalli. Simile alla precedente, però più bella, più robusta e più rara, è la Pt. Chabrieri o Thamnotrizon Chabrieri, lunga 21-30 mm., di un bellissimo verde chiaro, a variegature nere. La sua fronte é gialla, con 4 punti neri; intorno agli occhi esiste una gran macchia nera che si continua nei lobi laterali del corsaletto, ornati inferiormente di una larga marginatura gialla; il corsaletto è fatto come nella specie prece- dente, però la sua parte posteriore è molto più protesa all'indietro ove pure è arrotondata; tale parte è chiara, sottilissimamente orlata di nero, e porta due leggere impressioni trasversali. Le elitre nelle femmine sono ridottissime , quasi invisibili ; in tal sesso però il metatorace è su- periormente nero; le elitre dei maschi sono squamiformi, nere, sopravvanzanti però di poco (1-2 mm.) il corsaletto, che come dicemmo è 378 Ortotteri italiani. molto proteso all'indietro. L'addome ha il color fondamentale verde pallido, il ventre giallastro e l'ultimo segmento nero nei maschi. L'ovopositore delle femmine misura 19-22 mm., é fatto a sciabola, gradatamente più scuro verso l'apice. Le zampe sono ornate di linee e pun- teggiature nere; i femori posteriori sono late- ralmente percorsi da fascio nere. Abita essa pure in tutta Italia, nei cespugli i più intricati e spinosi. Al minimo sospetto salta nel più fìtto degli sterpi e si nasconde alla vista del passante. I suoi maschi stridono come quelli dell'altra specie. Un bel locustide è pure la Pt. aptera, nera o bruno-nera, lucida, dotata nei maschi di elitre squamiformi, contrariamente al proprio nome più grandi che nei congeneri, paglierine. È lunga 20-24 mm., ha capo relativamente piccolo, con fronte nera marmoreggiata di rossiccio nei maschi, giallastra e variegata di nero nelle femmine. Il suo corsaletto non è molto proteso all'indietro, quivi però notevolmente allargato; superiormente esso è bruno-rossiccio, coi lobi laterali neri nei maschi, orlati di giallo poste- riormente, brunicci invece nelle femmine. Le elitre dei maschi sono di un bel giallo-paglie- rino, con grosse venature; quelle delle femmine sono piccolissime, laterali. L'addome è di un bruno scuro al disopra, che passa al nero lungo i fianchi, giallo invece sul ventre. Le zampe sono brune, marmoreggiate di scuro. LocusUdi. 379 L'ovopositore delle femmine é lungo 20 mm., poco ricurvo. Vive sulle Alpi anche a notevoli altezze. Le somiglia la Pt. cinerea, più piccola, lunga 17-20 mm., cinereo-bruniccia, variegata di nero, coi lobi laterali del protorace aventi il colore della parte superiore e sottilmente orlati di giallo, le elitre dei maschi cinereo-rossiccie, l'addome superiormente rossiccio o bruno, spesso ornato di un punto o di un piccolo V nero al mezzo di ciascun segmento. L'ovopositore delle sue femmine é ben ricurvo air insù, lungo 11 mm., bruno. Anche essa é specie settentrionale. Nella Pt. li toralis, più grande, lunga 20-23 mm., il corpo è dorsalmente di un castagno-bruno poco intenso, passando al verde sui lati e sul ventre, il capo é variegato di bruno, il corsa- letto é castagno coi lobi laterali largamente mar- ginati di giallo, le elitre dei maschi hanno color castagno chiaro, talora passante al giallognolo; l'ovopositore delie femmine è dritto, bruno, e misura 22 mm. Le sue zampe posteriori sono relativamente assai lunghe. Questa specie si trova nell'Italia superiore. Notevolmente più piccola e più gracile è la Pt. Raymondi, lunga 13-15 mm., rossiccia o gialliccia al disopra, largamente e spiccatamente bruna lungo i lati, per tutta la lunghezza del corpo, senza graduato passaggio fra i due co- lori; incerte lineette percorrono la sua parte chiara dorsale longitudinalmente. Le sue an- 380 Ortotteri italiani. tenne sono lunghissime; il ppotorace ha i lobi laterali pochissimo alti, quasi trapezoidali; é piuttosto lungo, troncato in avanti e alTindietro; superiormente esso ha tinta chiara, con un punto bruno mediano, indeciso; sui lobi laterali é ca- stagno-scuro, marginato interiormente di gial- lognolo. Le elitre dei maschi sono squamiformi, brevi, chiare, quelle delle femmine quasi invi- sibili. L'ovopositore delle femminee falciforme, scuro, lungo IO mm.; le zampe sono rossiccie, ornate di sfumature brune. Vive nei luoghi erti e cespugliosi in tutta Ita- lia. Salta abbastanza fortemente. b) In un secondo gruppo il prosterno pre- senta due punte o spine laterali, talora piccole, ma sempre spiccate; i femori posteriori inoltre sono un po' meno ingrossati. La Pt. Bormansi è lunga 19-22 mm., di color rossastro o bruniccio nei maschi, spesso giallastro nelle femmine; la sua fronte é marmoreggiata di bruno; il protorace è notevolmente proteso aU'indietro e quivi arrotondato, di color bruno- castagno, coi lobi laterali orlati posteriormente di giallognolo. Le elitre dei maschi sono squamiformi, poco sporgenti olire il corsaletto, dotate di nervature oscure; quelle delle femmine sono invisibili; l'ovopositore é pressoché dritto, acuminato, lungo 18 mm.; le zampe sono robuste, in parte varie- gate di nerastro. È frequente in Liguria entro i cespugli, du- rante l'estate e l'autunno. Loeustidi. 38 i Le somiglia la Pt.discrepàns, lunga 16-26 mm., grigio-rossiccia nei maschi, giallastra nelle fem- mine, con una fascia mediana pallida sul cor- saletto, i cui lobi laterali sono bruni, marginati inferiormente di giallognolo, e coi femori mar- moreggiati di giallognolo e di bruno. Si trova qua é là nelle regioni meridionali. La Pt. annulata è più grande, lunga 20-29 millimetri, ha la fronte pallida con punticini neri e due linee nere sulla sommità, sopra gli occhi; il suo corsaletto ha la metà inferiore dei lobi laterali tutta pallida; i suoi femori an- teriori e medii sono ornati di anellature brune verso Tapice. Abita in Sicilia. La Pt. pedestris é lunga 19-23 mm., supe- riormente di color castagno, talora volgente al giallastro. Il suo capo è mediocre, colla fronte pallida, ornata di 4 punti neri o marmoreggiata di bruno, e una macchia nera posta dietro e sotto gli occhi; il corsaletto non é tanto proteso air indietro ove é poco arrotondato, ma quasi troncato e leggermente incavato al mezzo; esso superiormente porta qualche impressione tra- sversale; i suoi lobi laterali sono di color ca- stagno o verde, spesso ornati di una macchia bruna che li occupa quasi totalmente, altre volte con una piccola macchia solo posteriormente. Le elitre del maschio sono squamiformi, mar- moreggiate di bruno e di giallo, posteriormente gialle; quelle della femmina sono assai piccole, laterali. L'addome porta una leggera carenatura 382 Ortotteri italiani. mediana e termina " nei maschi con due cerei larghi e depressi, acuminati; nelle femmine é munito d'un ovopositore dritto, lungo 17 mm., appuntito. Le sue zampe sono verdi o bruniccie, più o meno marmoreggiate di bruno. Abita sulle Alpi. Affine alle Pterolepis é TAnonconotus al- pinus, specie alquanto più tozza, dotala di zampe relativamente più brevi e meno robuste. È lungo 16-22 mm,, ha corpo grosso, di un verde-olivaceo piuttosto intenso, variegato di bruno. Il suo capo é alquanto grosso, verdastro, con antenne non più lunghe del corpo, brune verso l'apice; esso porta inoltre una macchia nera attorno agli occhi, più o meno spiccata. Il corsaletto é un po' rugoso superiormente, però piano, proteso all' indietro e percorso da una sottil lineetta elevata; quivi é olivaceo, mentre i lobi laterali che sono lisci, hanno colore più o meno scuro, e sono marginati di giallastro. Le elitre nelle femmine sono piccolissime, late- rali, poco visibili, quelle dei maschi invece squa- miformi, giallognole. L'addome è olivaceo, con una leggera carenatura mediana, ornato di mac- chie brune ai lati di questa; l'ovopositore della femmina é lungo 12-15 mm., acuminato, volto airinsù. Le sue zampe sono mediocri, e di queste le posteriori hanno una macchia nera all'apice dei femori. È specie alpina. Gli somiglia assai l'A. Ghilianii, che invece è di un nero intenso, colla fronte pallida, i lobi Loeusiidi. 383 del corsaletto marginati di giallognolo, le elitre gialle, i femori di color roseo sporco, le tibie giallastre. Vive col precedente. 8. — La Saga serrata é un grande locustide dal corpo allungatissimo e poco largo, robusto, con zampe assai lunghe e pure robuste, molto spinose inferiormente; essa è dotata di elitre squamiformi nei maschi, mancanti nelle fem- mine. Misura in lunghezza 60-67 mm., il suo capo è allungato, con fronte molto inclinata, occipite piano e un tubercolo acuto fra le antenne; que- ste sono robuste, non più lunghe del corpo, il protorace è relativamente poco sviluppato, con- vesso, troncato anteriormente e rialzato poste- riormente nei maschi a guisa di lamina eretta, pianeggiante invece nelle femmine; i lobi late- rali sono pochissimo indicati, a margine infe- riore quasi retto; le elitre dei maschi, sono squa- miformi, brevi. L'addome é allungato, robusto, dotato di cerei acuminati nei maschi, e di ovo- positore robusto, lungo 35 mm., alquanto curvo air insù, rugoso all'apice, nelle femmine. Le zampe, lunghe assai e spinose, hanno i femori posteriori pochissimo ingrossati. Di colore que- sto strano ortottero é verde, ornato di due linee laterali gialle che partendo dagli occhi, segnano l'orlo inferiore dei lobi laterali del corsaletto e si continuano sull'addome, fino all'estremo. Le elitre dei maschi sono gialle. Vive nelle provincie meridionali, però è rara. 384 Ortotteri italiani. Le somiglia la S. vittata, le cui elitre dei ma- schi sono più svolte, col margine esterno ele- vato verticalmente, ed il cui addome è fasciato lateralmente nelle femmine di biancastro e di nero. 3"* Famiglia: AcrididL Gli ortotteri saltatori costituenti questa fami- glia hanno a primo aspetto una notevole rasso- miglianza coi locustidi; il loro corpo allungato e alquanto compresso, le relative proporzioni delle varie parti e delie estremità li avvicinano infatti agli insetti della famiglia precedente. Pure sono molte le differenze fra gli Acrididi ed i Locustidi, né sono difficili ad osservarsi. Gli Acrididi presentano nella totalità del corpo una maggior impronta di robustezza; si potreb- bero quasi dire forme più grossolanamente co- stituite; i loro tegumenti sono più saldi, più duri e in moltissimi casi coperti di rada ma visibile pubescenza. Le loro antenne sono prismatiche od anche filiformi, ma però brevi, non superano mai la metà del corpo e sono sempre robuste, piuttosto grosse. Il corsaletto non é mai fatto a sella e in molti casi porta una carenatura longitudinale od una cresta mediana. Le elitre anche, nella grande generalità perfettamente svolte, sono più rugose, non lucide, e quasi sempre variegate da tinte diverse. L'addome é compresso, robusto; porta Aerididi. 385 a differenza dei locustidi due fossette laterali alla base, circondate da un cerchio coriaceo e ricoperte da una membrana, le quali corrispon- dono ad organi uditivi. Manca pure in questi ortotteri un ovopositore ben spiccato ed allun- gato, quale vedemmo nei grillidi e nei locustidi, avendo invece le femmine V addome terminato da 4 brevi valve o squame, non saldate fra loro, due superiori e due inferiori, divergenti. Le zampe poco differiscono da quelle dei prece- denti, sono cioè allungate, e di esse le posteriori principalmente svolte e robuste; nondimeno i tarsi hanno solo 3 articoli, le tibie anteriori mancano di timpano, esistendo come vedemmo un organo analogo invece ai lati dell'addome; i femori posteriori, ingrossati alla base, e però compressi, sono quasi sempre percorsi sul lato esterno da una linea longitudinale, ai lati della quale esistono tante altre lineette oblique, pa- rallele fra loro, che vengono da una parte e dall'altra a convergere regolarmente due a due lungo la linea mediana, formando una serie di angoli a lati paralleli; ciò non verificavasi nei locustidi. Gli Aerididi vivono principalmente nei campi, nelle grandi estensioni sia di pianura che dei monti, più raramente assai nei cespugli e sugli alberi. Hanno come dicemmo le elitre quasi sempre ben svolte e le tengono nel riposo, come nei locustidi alati, rivolte alTindietro, quasi ver- ticali sopra r addome, cogli orli superiori (po- steriori) a contatto ; tali elitre non presentano Griffini. 25 386 Ortotteri italiani. poi alcuna parte basale interna orizzontale tra- sformata in organo sonoro nei maschi, giacché in questa famiglia l'organo sonoro è assai di- versamente fatto, come vedremo. Le ali sono più ampie delle elitre, in generale colorate o fasciate, e stanno nel riposo piegate longitudinalmente, nascoste sotto quelle senza mai sporgere spiccatamente. In qualche caso le elitre sono rudimentali e allora si presentano come monconi laterali peduncolati, non squa- miformi né incrociati, ma bensì appiattiti e poco reticolati; in questi casi anche le ali sono ri- dottissime o mancanti. I maschi degli Acrididi sono spesso assai più piccoli delle femmine; essi stridono, ma fanno ciò in modo ben diverso dai Grillidi e dai Lo- custidi. Producono i loro suoni sfregando rapi- damente i femori posteriori, il cui lato interno porta delle piccole creste salienti denticolate, contro la parte esterna delle elitre, le quali pure hanno le maggiori venature sporgenti e denticolate. Lo stridore degli Acrididi è quindi diverso da quello degli ortotteri precedenti, ed é più ra- pido e continuato, esprimibile colle voci: zizizizizì, oppure zrrrrr. Gli Acrididi sono buonissimi saltatori, più abili in ciò dei locustidi; sono anche buoni volatori se dotati di ampie ali. Abbandonano con pari facilità le zampe posteriori pel noto fenomeno di autotomia. Questi ortotteri, essenzialmente fìtofagi, sono Aerididl 387 voracissÌQii e diventano spesso dei veri flagelli per l'agricoltura, principalmente quando appa- iono in sterminate truppe, devastando intere regioni. Emigrano talora in massa, spinti tutti dallo stesso bisogno, ossia dalla fame. Le terve sono simili agli adulti, e quando co- minciano a presentare dei rudimenti d'ali, hanno quelli del 2° paio sovrapposti a quelli del r. 1. — La Tryxalis nasuta (fig. 120), é un curioso Fig. 120. Tryxalis nasuta (femmina). Acridide che si discosta alquanto dalla forma consueta di questi ortotteri; il suo corpo e le sue zampe sono lunghi e stretti, il suo capo poi è piramidale o conico, lungo, ascendente, colla fronte molto inclinata, gli occhi ovoidali, molto distanti dal corsaletto, e le antenne compresse, 388 Ortotteri italiani. larghe alla base e gradatamente acuminate verso l'apice. Misura 36-46 mm. nei maschi, 52-64 nelle fem- mine; il suo protorace é mediocre, alquanto concavo superiormente, coU'orlo posteriore trian- golare e i lobi laterali trapezoidali; le sue elitre e le sue ali sono ben svolte; il prosterno é piano. Di colore questo insetto é verdastro o giallastro, spesso ornato di fascie longitudinali rosee e brune, poco delimitate; le sue zampe posteriori sono assai lunghe e relativamente esili, coi fe- mori pochissimo ingrossati. Vive in tutta Italia ed é rara in certe località, comune invece in altre, specialmente in riva ai fiumi ed in siti arenosi. Le somiglia un po' la Pyrgomorpha gryl- loides, più piccola, lunga 15-18 mm. nei maschi, 24-30 nelle femmine; il suo capo é analoga- mente fatto, però piuttosto conico, e orizzontale, meno proteso, il corsaletto é conico, arrotondato posteriormente, il prosterno porta un tubercolo mediano. Di colore è verdastra o grigiastra, variegata di bruno, con una fascia chiara che parte dagli occhi, segna gli orli inferiori dei lobi laterali del corsaletto e va svanendo sul- l'addome. Le sue elitre sono verdi o cineree; i lobi laterali del protorace sono rugosi, granu- losi. Abita principalmente nell'Italia media. Ha qualche analogia colle precedenti anche la Opomala cylindrica, il cui corpo é pres- soché cilindrico, meno compresso che nelle an- Aerididi. 389 tecedenti, col capo meno proteso in avanti, però dotato di fronte obliqua, e col prosterno fornito di tubercolo. Le elitre in questa specie sono un po' più brevi delTaddome, le zampe non hanno lunghezza straordinaria e sono alquanto gracili. Essa misura 30-32 mm. nei maschi, 38-42 nelle femmine, ed é giallastra, col ventre peloso. La sua fronte è rugosa, il corsaletto é breve, convesso, arrotondato posteriormente, scabro ; i femori posteriori sono internamente rossi, varie- gati di nero, e le rispettive tibie hanno un color azzurrognolo, più scuro all'apice. È principalmente meridionale, non rara in Sicilia. 2. — I generi Stenobothrus, Stauronotus e gli affini, comprendono degli Aerididi di piccole o medie dimensioni, aventi la forma caratteri- stica degli ortotteri di questa famiglia, il capo normale, le elitre e le ali ben svolte, le antenne filiformi, brevi e robuste, talora ingrossate all'a- pice, i femori posteriori dilatati, il prosterno piano. Il loro corpo non è notevolmente rugoso, ed invece é spesso pubescente. Le specie di tali generi sono comuni assai e abbondantemente rappresentate ovunque, nei prati, nei campi, sempre fra le erbe. Lo Stenobothrus sibiricus o Gomphocerus sibiricus (fig. 121), è lungo in ambo i sessi 19-21 mm., e si discosta dagli altri congeneri per le tibie anteriori dei maschi piriformi, ri- gonfie inferiormente a guisa di bolla. 390 Ortotteri italiani. Esso é di color bruno-olivaceo o bruno-ros- sastro superiormente, giallognolo ventralmente; le sue antenne sono ingrossate all'apice, e quivi nerastre; il protorace porta due leggere care- nature laterali, lungo la linea d' inflessione dei lobi, non dritte ma alquanto concave e sinuose; ha color bruno-olivaceo ed é alquanto gibboso al mezzo, colle carenature laterali pallide, ac- compagnate da una linea nera. Le elitre sono bruno- rossastre, raramente macchiate di bruno Fig. 121. Stenobothrus sibirccus (maschio). cupo; l'addome è oscuro alla base; i femori po- steriori sono oscuri, ornati superiormente di 3 fascie gialle poco spiccate. È comune sulle Alpi e sugli Appennini. Gli somiglia lo St. rufus, in cui pure le an- tenne sono ingrossate all'apice, ma nel quale le tibie anteriori sono in ambo i sessi normalmente fatte come nei susseguenti. È lungo 15-24 mm., di un rosso-bruno, spesso ornato d'una fascia mediana longitudinale pallida; le sue antenne AcrididL 391 hanno l'ingrossamento nero e l'estrema punta bianca; il suo corsaletto é piano superiormente, colle carene laterali arcuate, accompagnate da una fascia nera interrotta. I suoi femori poste- riori sono marmoreggiati di bruno. È più co- mune del precedente. Nello St. vagans le antenne non sono in- grossate. Esso è lungo 14-22 mm., di color gial- lastro-bruno, spesso notevolmente screziato; il suo corsaletto é dotato di due carenature late- rali, sulla linea d'inflessione dei lobi, arcuate, colla concavità all' infuori, notevolmente conver- genti fino al mezzo e quindi divergenti fino al margine posteriore, queste carenature sono ac- compagnate da due linee scure; le elitre pre- sentano una piccola espansione arrotondata del margine anteriore (inferiore) presso la base; esse sono variegate di bruno e giallastro, con una macchietta pallida obliqua verso l'apice. Si trova assai diffuso ovunque, nei prati e nei campi. Lo St. rufìpes, é di un bruno verde, talora però nerastro nei maschi. Misura 14-20 mm.; il suo capo é oscuro, coi palpi bianchi all'apice, il corsaletto è superiormente pianeggiante, verde o giallastro, con due sottili carenature laterali arcuate, dapprima per un breve tratto conver- genti, quindi divergenti fino al margine poste- riore, accompagnate per lo più da una fascia scura; le sue elitre sono nella metà inferiore ed apicale brunastre, nella metà superiore (po- steriore) giallo-verdognole; verso i Vs della loro 392 Ortotteri italiani. estensione si nota una breve fascia obliqua, pal- lida. L'addome è nerastro, coU'apice rosso. È comune ovunque col precedente. . Un po' più grande è lo St. morio, lungo 19- 23 mm., bruno- olivaceo, notevole per le elitre ampie, specialmente nei maschi, in cui hanno il margine inferiore (anteriore) alquanto espanso, in gran parte trasparenti, dotate di vene trasver- sali molto regolarmente parallele ed equidistanti fra loro; le sue tibie posteriori sono rosse. Vive in siti piuttosto elevati. Robusto è pure io St. lineatus, lungo 19-23 mm., verde, variegato di bruno; esso ha il capo grosso, con occhi depressi, le carenature late- rali del corsaletto quasi dritte, accompagnate da una linea scura, l'addome variegato di bruno, le elitre bruniccie, colla parte superiore giallo- verdognola ed una breve fascia obliqua pallida verso i Vs della loro lunghezza. È poco comune; si trova sui colli erbosi. Lo St. parallelus é piccolo, lungo 15-20 mm., grigio-giallastro uniforme, coU'apice dei femori posteriori nero: le carenature laterali del suo corsaletto sono quasi parallele, le elitre, quasi trasparenti, sono totalmente grigio-verdognole, molto brevi nelle femmine, lunghe quanto l'ad- dome nei maschi; le ali sono affatto rudimen- tali. È molto abbondante sui monti poco elevati e sulle colline. Lo St. grossus misura nei maschi 12-21 mm., nelle femmine 26-30. È olivaceo a fascie gialle, Acrididi. 393 pubescente, col corsaletto verde-bruno, misto di nero, le elitre ornate alla base, inferiormente, di fascie gialle, le zampe posteriori variegate di olivaceo e di nero. È abbastanza diffuso cogli antecedenti. Lo St. tricolor é lungo 24-36 ram., robusto, verde, con due fascie nerastre sul corsaletto, le elitre verdi lungo i margini, brune al mezzo, le tibie posteriori rosse. È meno abbondante delle altre specie. Fig. 122. Stauronotus maroccanus. Lo Stauronotus maroccanus (fig. 122), mi- sura 17-33 mm., ed é rosso-giallastro, a macchie brune. Il suo protorace é come negli antecedenti ri- stretto al mezzo, segnato però lungo le carenature laterali da due fascie giallognole che molto ven- gono a ravvicinarsi nella parte mediana ristretta, quasi a guisa di X: il suo capo é grosso, le elitre 394 Ortotteri italiani. sono un po' più lunghe dell'addome, grigio-ver- dognole, con venature rossastre e macchie brune poco circoscritte; i femori anteriori sono gial- lastri, i posteriori grossi, pure giallastri, con 3 macchie nere spiccate; le tibie posteriori sono rosse. I lobi laterali del suo corsaletto sono or- nati d'una macchia mediana biancastra, roton- deggiante. Invade talora in numerose truppe le provin- ole meridionali e la Sicilia. Più piccolo è lo St. Genei, lungo 12-16 mni., giallastro, variegato di bruno, col corsaletto sen- sibilmente ristretto al mezzo e le tibie posteriori azzurrognole con una fascia pallida alla base. Non é molto frequente. Sulle alle montagne vive lo Stethophyma fuscum, specie notevolmente robusta, lungo 24- 33 mm., ornato di colori giallo-olivaceo e bruno- nero. Il suo corpo è grosso, specialmente nelle femmine; il capo è olivaceo, grosso, dotato sul- l'occipite di due lineette oscure; il corsaletto superiormente è pianeggiante, bruno-nero, con due fascie longitudinali gialle lungo le linee d'in- flessione dei lobi laterali e talora con un'altra simile fascia al mezzo; i lobi laterali sono al- quanto rugosi, con una macchia ovale pallida; le elitre nei maschi superano l'addome, nelle femmine sono più brevi: esse sono bruno-nere colTorlo superiore (posteriore) ed una fascia presso il margine inferiore di color giallo: l'ad- dome è olivaceo, variegato di bruno; i femori posteriori portano superiormente tre macchie Acrididi. 395 bruno-nere: le tibie posteriori sono in massima parte rosse. Comunissima ovunque è la Epa- cromia strepens, lunga 18-28 mm., notevole pel corsaletto privo di carenature laterali lungo la linea d'inflessione dei lobi, ristretto inoltre in avanti, alquanto più allargato posteriormente, colla parte superiore nella metà posteriore pia- neggiante, arrotondata. Ha color rugginoso, col corsaletto dotato di una sottile carenatura me- diana, le elitre brune, ornate di alcune macchie irregolari che a guisa di fascio trasversali, pal- lide, si protendono dal margine inferiore (ante- riore) verso il superiore. Le sue ali sono leg- germente azzurrognole. Afìfine a questi Acrididi è pure il Parapleu- rus alliaceus, dal corpo un po' più compresso ed allungato, di un bel verde pallido, più rara- mente giallognolo, con una fascia nera da ambo i lati, che parte dagli occhi, segna il corsaletto sopra la linea d'inflessione dei lobi laterali e si continua sulle elitre che sono quasi pellucide. Questo ortottero misura 18-28 mm., ha il cor- saletto poco convesso, uniformemente largo, con una sottile carenatura mediana, e le zampe posteriori in gran parte di color verde-azzur- rognolo. È comune nelTItalia settentrionale. 3. — Le Oedipode sono pure degli Acrididi me- diocri, normalmente conformati e dotati di pro- sterno piano; però il loro corpo è più robusto di quello degli antecedenti, alquanto maggiore, 396 Ortotteri italiani. meno variegato e spiccatamente rugoso, gra- nuloso in special modo sul corsaletto. Questi ortotteri stanno nei luoghi sabbiosi ed aridi, volano bene, ed hanno le ali posteriori generalmente ornate di bei colori azzurri o rossi. La Oedipoda coerulescens (fig. 122) ha corpo glabro, rugoso, lungo 15-21 mm. nei maschi. Fig. 123. Oedipoda coerulescens. 22-28 nelle femmine, ed è grigio-giallastra o grigio-bruna, variegata di nero; il suo cor- saletto è più stretto anteriormente, un po' al- largato e triangolare posteriormente, percorso da una leggera carenatura mediana longitudi- nale; le sue elitre sono giallastre, ornate di 3 fascie trasversali oblique oscure, e coli' apice Aerididi. 397 quasi limpido; le ali sono di un bell'azzurro chiaro, con una larga fascia nera trasversale. Le zampe posteriori hanno i femori grigio-gial- lastri esternamente, neri internamente, colla parte superiore macchiata di bruno; le tibie corrispondenti sono in gran parte azzurrognole. È comune lungo le strade, nel letto dei fiumi e dei torrenti, quando sia a secco, sulle colline e in varie località. Stride acutamente e vola per lo più in giri semicircolari. Le somiglia assai la Oe. miniata, lunga 17-28 millimetri, nella quale però le ali sono di un bel rosso sangue, pure ornate della fascia tra- sversale nera. La Oe. coerulans differisce delle due prime pel protorace più ristretto anteriormente, pia- neggiante, quasi concavo al mezzo, fornito di parecchi solchi trasversali anteriori, e pel capo prominente. È lunga 18-21 mm. nei maschi, 25-27 nelle femmine, di un grigio assai chiaro, talora leg- germente azzurrigno, poco rugosa. Le sue elitre sono pallide, variegate un po' di bruno, oppure fornite di due fascie trasversali di tal colore, poco spiccate; le ali sono totalmente azzurro- gnole, senza fascia scura ; le tibie posteriori sono azzurrognole. Si trova ovunque colle precedenti ed ha gli identici costumi. Ha forma analoga assai a quest'ultima specie la Oe. insubrica, che però é ampiamente pu- bescente. Misura 14-25 mm. in lunghezza, ed ha 398 Ortotteri italiani. color castagno, col protopace rugoso, ornato sui lobi laterali di una nnacchia bruna, al cui mezzo sta un punto bianco; le sue elitre sono brune alla base, ornate verso l'apice di una nmacchia pallida e di alcuni punti gialli sulle venature. Le ali hajmo la parte basale rosea, circondata da una fascia bruna, la parte apicale limpida. Vive in tutta Italia ed é un po' meno abbon- dante. La Oe. stridula è lunga 23-32 mm., bruiia?^tra Fig. 124. Pachi/tylus migratorius (maschio). 0 nerastra, col protorace piuttosto largo, robusto, triangolare posteriormente, tutto percorso da una carenatura mediana saliente. Le sue elitre por- tano punteggiature chiare; le sue ali sono rosse coll'apice nero; le sue tibie posteriori sono nere. Si trova qua e là nelle varie provinole, in luoghi elevati. Volando emette una sorta di stri- dulazione. Aerididi. 399 Appartiene a questo gruppo anche il Pachy- tylus migratorius (fig. 124), grossa specie, lunga 35-55 mnn , robusta, grigia od olivacea colle nnandibole nero-azzurre, il corsaletto ornato di una fascia nerastra da ambo i lati, le elitre gial- lastre o verdastre, fittamente punteggiate di bruno. Le sue fili sono limpide, le sue zampe posteriori hanno i femori giallo-olivacei, tinti internamente di nero-azzurro, e le tibie gialle; il suo sterno e piano, coperto di peli biancastri. Appare talora in grandi schiere, emigra spesso, e si trova in tutta Italia. Nel P. nigrofasciatus invece, lungo 18-24 mm. nei maschi, 30-38 nelle femmine, lo sterno è glabro, il corpo é giallastro, con striscio scure e biancastre sul torace, e colle elitre trasparenti air apice, ornate di fascie trasversali gialle e brune, nonché di una striscia longitudinale verde. È più frequente nelle provincie meridionali e nelle isole. 4. — Il Caloptenus italicus (fig. 125) non è dissimile per aspetto generale dalle specie dei due gruppi antecedenti; esso non é notevolmente rugoso, ha le elitre e le ali ben svolte, però presenta un grosso tubercolo sul prosterno. Nei maschi il corpo è breve, quantunque ro- busto, misurando solo 15-22 m.m., eTultimo seg- mento addominale è rigonfio, tumido; nelle fem- mine la lunghezza è di 23-34 mm. e l'ultimo segmento addominale é normale. Questo acri- dide ha color fondamentale bruno-rossiccio o 400 Ortotteri italiani. grigio-giallastro; il suo capo é grosso, spesso bianco sulla fronte; il corsaletto é mediocre, piano superiornnente, con una lineetta me(iiana longitudinale saliente e due lievi carenature laterali lungo la linea d'inflessione dei lobi; esso é tutto scuro oppure ornato d'ambo i lati d'una linea longitudinale bianca; i suoi lobi laterali sono pure ornati di una macchia biancastra; le carenature laterali convergono anteriormente. Fig. 125. Caloptenus italicus (femmina). mentre all'indietro sono parallele. Le elitre sono rossiccie o giallastre, più o meno indecisamente marmoreggiate di bruno, spesso ornate ciascuna superiormente di una fascia bianca in continua- zione di quelle del corsaletto; le ali sono per lo più rosee al mezzo. I femori posteriori, ro- busti, sono denticolati e pubescenti al disopra, con 3 macchie brune poco decise ma sempre visibili; le tibie posteriori sono rosse. Si trova abbondantemente nell'Italia meridio- Aerididi. 401 naie e nelle isole, meno comune al nord. Svi- luppasi talora in grandissimo numero e nuoce al trifoglio, alla canapa, al granoturco ed a molte coltivazioni. Gli é affine il C. plorans, la cui fronte é un po' inclinata e i cui femori posteriori sono meno robusti. Esso è lungo 26-39 mm., e non presenta differenze sessuali nel segmento addominale ul- timo. Ha color giallastro, con una fascia bruna estesa dalla sominità della fronte fino all' orlo posteriore del corsaletto. Il suo protorace ha le carenature laterali in- distinte nella parte posteriore; le sue elitre sono oscure alla base, chiare e quasi limpide verso l'apice, con vene oscure e una fascia longitudi- nale gialla; le ali sono limpide. I femori poste- riori hanno esternamente una fascia longitudi- nale nera poco spiccata; le tibie posteriori sono di un azzurro-acciaio alla base, quindi rosse, con spine bianche ad apice nero. È specie meridionale, non rara in Sicilia. Non possiamo passar sotto silenzio a questo punto rAcridium peregrinum (fig. 126), quella specie africana cosi nefasta alle coltivazioni e le cui numerose, spaventevoli invasioni, furono tristamente celebrate fin dall'antichità. Questo grande acridide é lungo 46-57 mm., notevolmente robusto, compresso ed allungato, il suo capo è grande, prominente, il corsaletto è spiccatamente stretto nella metà anteriore, dilatato e rugoso posteriormente ove si protende un po' all'indietro in forma triangolare ottusa; GUIFFINI. 26 402 Ortotteri italiani. le sue elitre oltrepassano notevolmente l'addonne e si allargano all' indietro, arrotondandosi; le zanape non sono eccessivamente lunghe; lo sterno è peloso. Di colore questo acridio é giallo o di un gial- lognolo-roseo, a macchie brune; le sue elitre sono alquanto trasparenti, macchiate fittamente di bruno; le ali sono in gran parte limpide; i femori e le tibie posteriori hanno color giallo o roseo. Fig. 126. Acridium peregrinum. In Italia fortunatamente non appare che assai di rado ed invade solo le coste meridionali delle isole. Più frequente nelle nostre contrade é V A. aegyptium, ben distinto dal precedente per la forma del corsaletto che non é ristretto in avanti, nò bruscamente allargato all' indietro, ma che ha quasi la medesima ampiezza per tutta la sua estensione, e che è compresso, carenato Aerididi. 403 longitudinalmente al mezzo, pressoché tettiforme, rugoso. Esso è lungo 32-47 mm., nei maschi, 50-66 nelle femmine. Di colore è cinereo rossastro, colla carenatura mediana del protorace regolarmente arcuata, di un rossiccio chiaro; le sue elitre sono grigie a venature rossiccie e marmoreggiate di bruno; i femori posteriori portano superiormente 3 mac- chie brune e sono rossi alTinterno; le tibie po- steriori sono pelose, di un violaceo sudicio. È spesso comune in Sicilia ed in Sardegna, ma si trova pure non di rado in ogni provincia italiana. 5. — La Pezotettix alpina (fig. 127), ci mo- Fig. 127. Pezotettix alpina. stra un tipo di Acridide in cui le elitre sono rudimentali, affatto laterali, le ali mancano, ed il prosterno porta un tubercolo saliente. Essa é lunga 16-23 mm, nei maschi, 24-31 nelle femmine; ha corpo peloso, verde-olivaceo o di un bel verde. Il suo capo é proporzionato, dotato di antenne filiformi, il corsaletto é alquanto 404 Ortotteri italiani. convesso, percorso da una sottil lineetta me- diana elevata poco evidente, e dotato ai lati di due brevi lascie nere. Le sue elitre misurano 3-4 mm., sono laterali, lobiformi, brune, colla parte posteriore gialla, l'addome é superior- mente verde, ventralmente giallo, coi fianchi al- quanto variegati di nero; i femori posteriori portano talora delle macchie nere e una striscia inferiore gialla; le tibie posteriori sono in gran parte giallastre, colla base violacea nei maschi. Vive principalmente nei monti molto elevati, sulle Alpi. Più snella e la P. mendax, lunga 14-25 mm., di color verde chiaro, con una linea longitudi- nale nera d'ambo i lati del corsaletto, estesa dal- l'occhio fino all'orlo posteriore di questo; il mar- gine posteriore del corsaletto è inciso al mezzo, le elitre sono rudimentali, strette, col margine inferiore nero; i femori posteriori hanno l'orlo inferiore giallo: le valve dell'ovopositore delle femmine sono piuttosto lunghe, dritte. Abita sulle colline e sui monti poco elevati: si trova sui cespugli ed anche sugli alberi di basso fusto. In località molto elevate e fredde vive la P. pedestris, grossa e tozza, lunga 17-19 mm. nei maschi, 24-30 nelle femmine. Le femmine sono notevolmente più corpulente dei maschi. Di co- lore é brunastra con una fascia larga, nera, d'ambo i lati del corsaletto, e coi vari segmenti addominali fasciati trasversalmente di nero nei maschi; tutti i femori sono sensibilmente ingros- Acrididi. 405 sati; il corsaletto é superiormente quasi pianeg- giante, col margine posteriore arrotondato. Le elitre sono ovali, lunghe 4 mm e quasi altret- tanto larghe. Le è affine la P. pedemontana, in cui le elitre mancano totalmente. Essa é lunga 16-21 millimetri, olivacea, colla fronte pallida, il cor- saletto senza lineetta mediana saliente, quasi egualmente largo in avanti come all' indietro, ornato di una fascia nera da ambo i lati e di una tinta pallida sui lobi laterali. Il suo addome é olivaceo, percorso da due fascie nerastre laterali nei soli maschi. Si trova qua e là colla precedente. Notevolmente più grande, più compresso, più robusto e pure dotato da elitre rudimentali la- terali, è il Pamphagus marmoratus, specie meridionale. Esso misura 46-55 mm. nei ma- schi, 65 mm. nelle femmine, ed é verde mar- moreggiato di bianco. Il suo capo é grande; il corsaletto é compresso, tettiforme, scabroso, con una cresta longitudinale curva molto elevata, ha color verde, col margine anteriore, l'orlo della cresta e due fascie longitudinali oblique di un giallo pallido; il metatorace e il primo segmento addominale sono assai rugosi; le elitre, lunghe 9-11 mm , spatuliformi, sono pure rugose, brune, col margine superiore giallo; l'addome é com- presso, volto air insù all'apice, di color verde, percorso da una carenatura mediana biancastra e ornato di macchie laterali di tal colore; i fe- mori posteriori non sono molto ingrossati, però rugosi. 406 Ortotteri italiani. Gli é affine il P. canonicus, minore, lungo IG mm. nei maschi, 26-30 nelle femmine, gra- nuloso, grigio-bruno o verdastro, con una cresta acuta sul protorace, dritta nei maschi, un poco arcuata nelle femmine, e due rughe laterali chiare, racchiudenti uno spazio liscio, bruno. Le sue elitre sono brevissime, lunghe circa 3 mm. laterali, S({uamiibrmi, lanceolate, rugose. L'addome é carenato longitudinalmente, com- presso, coU'estremo volto all' insù, e l'orlo po- steriore di ciascun segmento prolungato al mezzo in una sorta di spina ; esso è bruno, spesso ornato di una fascia mediana verde ai cui lati stanno due strisele chiare, e percorso da due rughe laterali bianche oblique sul primo anello. I suoi femori posteriori hanno gli orli ondulati. È comune in Sicilia col precedente. Appartiene a questo gruppo anche il Platy- phyma Giornae, piccola specie più affine alle pezotetligi, poco rugosa, lunga 12-18 mm. Esso non ha il corpo notevolmente compresso, né l'addome carenato o volto alTinsù, ma presenta solo una lineetta mediana saliente sul corsa- letto. È di un bruno-grigio, talora variegato da tinte scure, e porta elitre rudimentali, ovali, lunghe 3 mm. Le sue tibie posteriori sono di un azzurrognolo sudicio, più raramente rosse; il suo capo é piuttosto grosso, dotato di occhi grìandi, sporgenti. Vive qua e là in Ilalia, abbastanza comune. ' 6. — Le specie del genere Tettix sono acri- AcrididL 407 didi molto piccoli, notevolissimi pel corsaletto assai svolto, carenato, proteso all' indietro a fog- gia di scudo appuntilo, in modo da coprire tutto il corpo. Il loro capo é mediocre, dotato di grandi occhi e di antenne brevi, filiformi; la fronte é inclinata; le loro elitre sono brevi, squamiformi, le ali invece sono generalmente ben svolte, na- scoste sotto l'ampio corsaletto; l'addome è com- presso, carenato longitudinalmente. Le zampe Fig. 128. Tettix sub alata. sono robuste, non tanto lunghe, coi femori assai grossi. Vivono questi piccoli ortotteri fra le erbe dei prati e lungo le strade di campagna. Spiccano grandi salti, principalmente in altezza. La T. subulata (fig. 128) é lunga 7-10 mm., ma il prolungamento del suo protorace oltre- passa ancora di qualche millimetro l'apice del- l'addome, non è molto robusta ed ha color bruno, con qualche accenno a tinte sfumate più chiare e più scure; spesso il suo dorso assume 408 Ortotteri italiani. un color giallognolo, ma ciò non sempre av- viene. La sua fronte é inclinata, col vertice del capo alquanto proteso fra le antenne, il corsa- letto è assai lungo e relativamente stretto, poco allargato sopra le zampe medie, piuttosto pia- neggiante nella parte superiore la quale é per- corsa da una lieve carenatura longitudinale; le ali hanno la stessa lunghezza del protorace e sono ampie; i femori posteriori non sono molto ingrossati. Vive nei prati ed in certe località abbonda, mentraé rara in altre, sostituita dalia seguente. La T. bipunctata ha le dimensioni dell'altra specie, però il suo corpo é notevolmente più robusto, più largo e più rugoso; il suo corsa- letto poi è molto più allargato alla base, tetti- forme, percorso da una cresta più elevata al mezzo. Essa è bruna, variegata di nero e di giallo- gnolo; il suo protorace porta superiormente due macchie nere, e non oltrepassa sensibilmente l'apice del corpo; le ali dei maschi ne raggiun- gono la lunghezza, quelle delle femmine sono molto più brevi. Abbonda ovunque, più della antecedente, ed ha gli stessi costumi. Più larga, più rugosa, è la T. depressa, di color grigio-terreo, con due macchie nere sul corsaletto, il quale non è sensibilmente tettiforme, ma è invece notevolmente largo presso la base. Serie seconda. — Ortotteri corridori. 4^ Famiglia: FasmidL Questa famiglia comprende degli ortotteri eminentemente adattati all'ambiente in cui vi- vono, e nei quali il mimetismo é spiccatissimo. Essi abitano fra i vegetali e per lo più sugli alberi, hanno quindi assunto una forma al- lungatissima, cilindrica, che unitamente alla lunghezza ed alla sottigliezza delle estremità li fa rassomigliare grandemente a fuscelli, a rami secchi, oppure presentano una forma depressa, oltremodo appiattita, con espansioni laminari denticolate al corpo, alle ali, alle zampe, appa- rendo allo sguardo superficiale come foglie o come ammassi di foglie. In Italia ed in Europa non abbiamo che il genere Bacillus, in cui si verifica la prima sorta di mimetismo indicato, quello cioè che appare da uno straordinario allungamento del corpo e che fa somigliare le specie di tal genere a veri fuscellini o ramoscelli secchi. 410 Ortotteri italiani. In f(uesto genere adunque il corpo é lunghis- simo e stretto, liscio, quasi cilindrico, il capo è piccolo, rotondeggiante, dotato di piccoli occhi, di brevi antenne filiformi e di apparato boccale mediocre; il^rotoraceé molto più piccolo degli altri due segmenti toracici i quali sono lunghi, un po' allargati posteriormente. Manca ogni trac- cia di elitre e di ali ; l'addome è lungo, un po' conico ; le zampe sono assai allungate e di que- ste sono principalmente sviluppate quelle del priTiopaio; esse hanno i femori poco ingrossati e i tarsi di 5 articoli. Questi strani ortotteri non saltano, non cor- rono neppure agilmente, ma vanno arrampican- dosi sugli arbusti rodendone le gemme. Pertanto riescono nocivi alle coltivazioni. Le loro uova sono ovoidali, un po' compresse, liscie, percorse da 2 costole longitudinali che si congiungono alle due estremità, su di un lato, e da una unica costola sull'altro ; portano inoltre una sorta di coperchietto rotondeggiante ad un estremo. Le larve sono al tutto simili agli adulti. 1. — Il Bacillus Rossii (fig. 129) è lungo 62 mm. nei maschi, 80-105 mm. nelle femmine. I maschi sono più esili assai, olivacei, glabri, dotati di antenne lunghe quasi come il meso- torace; hanno i femori anteriori lisci, i medii e posteriori forniti inferiormente all'apice di 2 spine da ambo i lati. Le femmine sono più robuste, di un verde- Fasmidi. 411 bruno, coperte però da polverina bianca, e colla base dei femori internamente rossa. Le loro antenne sono molto più brevi, il cor- saletto è leggermente rugoso, percorso da un solco longitu'clinale mediano, col margine ante- riore più largo del posteriore, ornato di un punto Fig. 129. Bacillas Rossii (femmina), nero mediano saliente; il loro mesotorace é un po' granuloso, il melatorace liscio; i femori an- teriori portano inferiormente 2-4 denti neri; i medii e posteriori ne hanno pure 3-4 analogi. Questo ortottero vive in tutta Italia, ma é raro; si trova nei prati magri ed asciutti e nei ce- spugli. 5" Famiglia: Mantidi. Le Mantidi sono gli unici ortotteri utili all'uomo, schiettamente carnivori, predatori, che com- piono le loro rapine principalmente a danno delle infeste mosche. Questi ortotteri corridori sono poi facilmente riconoscibili per le zampe anteriori più robuste delle altre, trasformate in 412 Ortotteri italiani. organi di presa, e pel corsaletto assai lungo, dotato di molta mobilità. Il loro corpo è liscio, glabro, piuttosto lucido, allungato. Il capo è relativamente mediocre o piccolo, quasi cuoriforme, fornito di grandi oc- chi, di antenne filiformi non molto lunghe, più sviluppate nei maschi, nel qual sesso in alcuni rari casi sono pettinate; il capo sta inclinato, verticale, è dotato di robuste mandibole, ed oltre agli occhi porta 3 ocelli od occhi semplici sulla sommità della fronte. Il corsaletto é molto lungo e relativamente stretto, poco allargato sopra il punto d'inserzione delle anche anteriori, generalmente convesso al disopra, a contorno regolarmente curvilineo o lobato, talora seghettato o denticolato lungo i margini. Le elitre e le ali in qualche caso sono abbre- viate o rudimentali, nella quasi totalità però delle specie nostrali sono ben svolte, un po' più lunghe dell'addome nei maschi, un po' più brevi nelle femmine. Le elitre hanno consistenza al- quanto coriacea, però poco robusta, sono colo- rite in verde od in bruniccio, oppure variegate, e portano venature salienti. Le ali sono più ampie delle elitre, membra- nose e per lo più limpide, però talora ornate di fascie o grandi macchie oscure; esse nel riposo assumono delle pieghe longitudinali e vengono ricoperte dalle elitre; ne sporgono quasi sempre posteriormente per un breve tratto all' estre- mità. Mantidi. 413 Le elitre nel riposo stanno rivolte all'indietro sopra l'addome, però non sono propriamente orizzontali sopra questo, né tanto meno verti- calmente poste, ma bensi vi stanno adagiate seguendone ogni curva ; sono quindi pressoché orizzontali al disopra, leggermente incrociate l'una sull'altra, e si piegano lungo i fianchi re- golarmente, senza brusca carenatura, avvolgendo un po' l'addome anche ai lati. L'addome è più lungo e meno largo nei ma- schi, i quali hanno sovente delle dimensioni minori; é invece più tozzo e gonfio nelle fem- mine, principalmente se fecondate. Delle zampe le posteriori e medie presentano poco di notevole, sono lunghe e sottili, con 5 articoli ai tarsi; le anteriori invece sono molto, più robuste, poco atte al camminare, ma tra- sformate in organi di presa. In questo paio di zampe, le anche sono lunghe assai, compresse, liscie 0 spinose sugli orli inferiori; i femori sono ancor più lunghi, robusti, compressi, solcati in- feriormente e armati sui margini inferiori, ai lati del solco, principalmente nella metà apicale, di lunghe e forti spine o di robuste denticola- ture ; le tibie, più brevi dei femori, pure com- presse e un po' ricurve, posson ripiegarsi su questi come un coltello nel manico, andando anzi ad allogarsi nel solco o scanalatura infe- riore dei femori; esse pure portano inferiormente delle robuste spine, che corrispondono agli in- tervalli fra quelle dei femori, e fra le quali vanno ad incastrarsi, quando le tibie si ripieghino su 414 Ortotteri italiani. questa parte; i tarsi sono inseriti all'estremo delle tibie, sono sottili, e non presentano trasfor- mazione rimarchevole. Tutte le parti sopra indicate delle zampe an- teriori delle Mantidi sono perfettamente artico- late fra loro, molto mobili, forlis^sime, e possono svolgendosi giungere ad una notevole distanza, mentre ritirandosi, ossia ripiegandosi Tuna sul- l'altra, si portano sotto al capo dell'insetto. Le Mantidi hanno dimensioni grandi o me- diocri ; abitano nei prati, principalmente sulle colline, corrono abbastanza bene, però tal modo di locomozione vien da esse impiegato solo nella fuga; quando invece cacciano i ditteri nei luoghi soleggiati, si avvicinano alle loro prede con grandissima cautela, procedendo con notevole lentezza onde non rendere avvisata la vittima. Stanno generalmente col protorace quasi eretto e le zampe anteriori pronte a ghermire, tenendo le anche rivolte alT ingiù, i femori invece driz- zati verticalmente e le tibie ripiegate contro "questi o leggermente divaricate. Tale posizione, che grossolanamente ricorda quella delle brac- cia d'una persona che prega, /ece dare varii nomi sia scientificamente che volgarmente alle Mantidi, i quali alludono appunto ad una simile rassomiglianza; essa fu inoltre causa di note- voli pregiudizi ed errori popolari. Allorché una mosca passa a tiro delle zampe anteriori di una Mantide, questa stende rapida- mente uno di quei potenti apparati di presa, ghermisce fra la tibia ed il femore, con gran Mantidi. 415 sicurezza e velocità la vittima, che rimane quivi incastrata fra le spine inferiori di tali parti, quindi ritira colla stessa rapidità la zampa e porta la preda alla bocca, divorandola. Le Mantidi sono feroci, si assalgono anche fra di loro e si combattono accanitamente a colpi di zampe e di mandibole, stritolandosi; ciò però avviene in prigionia, quando se ne tengano due o più in uno spazio limitato; allo stato li- bero esse si occupano della caccia ai ditteri che sopra accennammo. Questi ortotteri depongono le uova raggrup- pate fra loro per mezzo d'una sostanza vischiosa secreta dalla femmina all'atto stesso della de- posizione, e le attaccano ai vegetali, formando cosi dei pacchetti di varia forma, nell'interno dei quali le uova stanno allineate 'a serie. Le larve somigliano agli adulti, però pare non facciano subito uso delle zampe anteriori come d'organi di presa. Le Mantidi come dicemmo sono utili; oltre alle mosche, loro principali vittime, esse distrug- gono anche un buon numero di coleotteri e di ortotteri fìtofagi. Alcune grosse specie esotiche dicesi che si cibino anche di rane e di uccel- letti. 1. — La Mantis religiosa (fig. 139) é lunga 42-52 mm. nei maschi, 48-75 nelle femmine; ha corpo liscio, non lobato, capo piuttosto grosso, antenne filiformi, più lunghe della metà del corpo nei maschi e bastantemente robuste, molto più 416 Ortotteri italiani. brevi e più gracili nelle femmine; il suo corsa- letto é lungo, convesso, un po' dilatato sopra le anche anteriori, e quivi dotato di una impres- sione trasversale, anteriormente alla quale è percorso da un leggero solco longitudinale, men- tre posteriormente è percorso da una leggera carenatura; esso ha gli orli laterali minutamente Fig. 130. MantiS religiosa. denticolati, in principal modo nelle femmine. Le sue elitre ricoprono T addome; le ali sono ben svolte e sporgono leggermente oltre quelle. Di colore è generalmente d'un bel verde chiaro, in qualche più raro caso giallastra o bruna. Le elitre dei maschi sono poco coriacee, poco co- lorite, alquanto trasparenti; quelle delle femmine Mantidi. 417 sono più robuste, più intensamente verdi ; in ambo i sessi esse hanno Torlo interiore (ante- riore) più pallido, seguito da una linea bruna. Le ali sono limpide, coU'orlo anteriore e l'apice più o meno verdi. L'addome dei maschi è de- presso, a lati paralleli; quello delle femmine invece é alquanto convesso, ovoidale, grosso. Le zampe medie e posteriori non hanno nulla di notevole, sono allungate ed esili, atte alla corsa: le anteriori sono robuste, conformate nel modo tipico, colle anche superiormente ed in- feriormente denticolate, ornate sul lato interno di una grgmde macchia ocellata nera col centro bianco, talora invece tutta nera, e più raramente mancante; i femori hanno forti spine inferior- mente, che sul lato interno sono alternativamente nere. Abbonda in tutta Italia sulle colline, presso i vigneti, nei prati. Vola e corre abbastanza bene. In estate é più frequente la varietà tutta verde; sul tardo autunno ne prevale spesso la varietà bruna. Le è molto simile la M. oratoria, lunga 30-37 mm. nei maschi, 32-47 nelle femmine, e quindi più piccola della precedente ; le sue antenne sono più brevi; il corsaletto è conformato come nella prima specie, esso però nei maschi non é percorso da carenatura longitudinale né ha gli orli denticolati, mentre tali caratteri esistono nelle femmine. Le elitre sono molto più lunghe nei maschi che nelle femmine, quasi trasparenti nei primi Griffini. 27 418 Orioiteri italiani. Di colore questa specie é verde o bruniccia, colle elitre verdi o di un verde-glauco pallido, aventi Torlo inferiore giallognolo. Le sue ali sono della lunghezza delle elitre, dotate di bel- lissimi colori, essendo fondamentalmente limpide ed avendo la parte anteriore rossiccia col mar- gine, l'apice e alcune macchie rettangolari di un verde-giallognolo trasparente , mentre la parte mediana é ornata di una grande macchia rotondeggiante bruno-violacea lucente, cinta esternamente da linee e fascie concentriche vio- lette; una zona posteriore esterna poi ha color giallo-zolfo ed è fasciata di bruno. Nelle ali dei maschi esistono anche alcuni punti neri presso l'apice. L'addome é alquanto dilatato verso l'estremità; le zampe sono verdi o brune, coi tarsi anteriori molto compressi, neri internamente. È assai meno comune della precedente e si trova in principal modo nelle provincie meri- dionali ed in Sicilia. Nella M. baetica le elitre e le ali sono ben svolte nei maschi, abbreviate invece nelle fem- mine. Questa specie é grande, lunga 54-56 mm. nei maschi, 58-65 nelle femmine, ed ha color bruno- grigio, poco lucido. Le sue antenne sono piut- tosto lunghe e robuste, il corsaletto è liscio nei maschi, carenato nelle femmine, col margine denticolato in ambo i sessi. Le elitre nei maschi sono lunghe quasi come l'addome, acuminate, grigie, coir orlo anteriore un po' variegato di Mantidi. 419 bruno e biancastro, e la parte mediana ornata di due fascie brune poco spiccate e pochissimo delimitate, l'una alla base, l'altra all'apice, ac- compairnate ciascuna da uno spazio limpido. Le elitre delle femmine sono brevi, raggiun- gendo appena la metà dell'addome, troncate po- steriormente, bruniccie, coli' orlo anteriore un po' variegato di bruno e giallastro, e la parte mediana ornata di una macchia nera preceduta e seguita da due fascie nere, una per parte a quasi egual distanza. Le ali, lunghe nei maschi, brevi quanto le elitre nelle femmine, sono ros- sastre, con una macchia trasversale chiara, biancastra, circondata di nero, e la parte poste- riore bruna. Le sue zampe sono liscie, variegate di bruno, spinose. Abita la Sicilia. La M. decolor o Ameles decolor è molto minore, lunga 20-23 mm., gracile, giallastra o bruna, colle elitre e le ali ben svolte nei maschi, assai ridotte e quasi squamiformi nelle femmine. I suoi occhi sono pressoché conici, le antenne sono lunghe nei maschi, brevi nelle femmine; il protorace non è tanto allungato, non porta carenatura, né é denticolato sui lati; esso é poco allargato sopra le anche anteriori, ornato di una linea mediana longitudinale bruna, talora indistinta, e colla parte anteriore quasi piana. Le elitre dei maschi sono lunghe oltre l'addome, leggermente tinte di bruno, coli' orlo anteriore (inferiore) bianco; le ali in questo sesso sono limpide e nel riposo sporgono alquanto oltre le 420 Ortotteri italiani. elitre. Le elitre delle femmine, assai brevi, sono brune, e le ali, pure brevissime, hanno la parte anteriore giallastra, la posteriore violacea. L'ad- dome é depresso. Vive in Liguria e nelle provincie meridionali. Con essa si trova la M. Spallanzania, lunga 18-23 mm., verde o giallastra, che ne dififerisce pel corsaletto molto dilatato sopra le anche an- teriori, e relativamente più breve, nonché per l'addome delle femmine molto dilatato; le sue elitre sono verdi o giallastre. 2. — La Empusa egena (fig. 131) ha la forma generale di una Mantide, però il suo corsaletto é ancor più allungato e relativamente più stretto, il suo capo si prolunga anteriormente fra gli occhi in una sorta di piramide acuminata, lobata, con una spina per parte, le antenne sono dop- piamente pettinate nei maschi, filiformi invece e ancor più brevi nelle femmine, i femori medii e posteriori portano verso l'apice una dilatazione lobiforme. Essa è lunga 60-67 mm., di color verde-gial- lastro pallido; i suoi occhi sono ovali; il proto- race anteriormente, sopra le anche del primo paio, si espande alquanto ai lati sotto forma di due brevi dilatazioni membranose, fogliformi, re- golarmente curve, e quindi é denticolato lungo i margini ; esso porta un solco trasversale nella parte anteriore della sua dilatazione. Le elitre sono depresse, a lati paralleli, di un leggero verde-glauco, col margine esterno bianco, se- Mantidi. 421 guito da una fascia verde opaca; sono inoltre molto sovrapposte l'una all'altra; le ali sono pure ben svolte in ambo i sessi e superano al- quanto le elitre; esse sono limpide, coU'apice rossiccio e le venature spesse volte circondate da tinte brune verso l'estremità; il loro margine Fi?. 131. Empusa egena (maschio) anteriore inoltre è piuttosto opaco. Le zampe del r paio, fatte nel consueto modo, hanno le anche relativamente esili, lobate all'interno e dentate alla base inferiormente; le loro tibie poi portano numerosissime spine inferiori. Le anche medie sono leggermente lobate; i femori delle ultime due paia sono esili, lobati 422 Ortotteri italiani. all'estpemità. In ambo i sessi l'addome é dilatato posteriormente, coi varii segmenti ventralmente lobati al mezzo e ai lati. Ha costumi eguali a quelli delle Mantidi, ed è diffusa in tutta Italia, però ovunque rara. 6^ Famiglia : Blattldi, Gli ortotteri componenti questa famiglia sono facilmente riconoscibili pel corpo ovale e gene- ralmente piatto, depresso. Il loro capo é medio- cre o piccolo, invisibile quando si osservi l'in- setto superiormente, giacché é molto inclinato e nascosto sotto il corsaletto; esso porta due antenne filiformi allungate, composte di nume- rosissimi articoli ; i loro occhi sono laterali, ap- piattiti. Il corsaletto é discoidale, a contorno an- teriore semicircolare -o quasi orbicolare, gene- ralmente largo. Le elitre spessissime volte man- cano o sono rudimentali, in principal modo nelle femmine, non raramente però esistono ed i maschi ne sono per lo più forniti; esse sono coriacee, grandi, stanno orizzontalmente poste sull'addome e quivi la sinistra si sovrappone in maggiore o minor grado alla destra ; il loro contorno è regolarmente eliLtico od ovale. Le ali più raramente delle elitre sono perfettamente svolte, ed allora sono più ampie di quelle, mem- branose, ripiegate longitudinalmente sotto le elitre durante il riposo. L'addome é quasi sem- pre largo, depressQ superiormente, convesso sul Blattidi. 423 ventre. Le 6 zampe non differiscono sensibil- mente fra loro ma sono sempre compresse, sottili, spinose, atte alla corsa ; le posteriori hanno una lunghezza alquanto maggiore; i tarsi sono sempre di 5 articoli. Le Blattidi hanno dimensioni medie o piccole; corrono velocemente, fuggono la luce, e dotate come sono di corpo appiattito, penetrano e si nascondono in tutti gli interstizii, nelle fessure anche le più strette. Generalmente sono glabre, alcune però hanno il corpo pubescente. Le blattidi fanno per lo più vita notturna ; alcune specie nostrali più piccole e di colori chiari, vivono nei boschi, e quivi si trovano du- rante il giorno nascoste sotto le foglie secche o marcescenti cadute al suolo, oppure sotto le pietre; altre maggiori, nerastre, stanno nelle abitazioni e sono a tutti note pel loro aspetto poco grato e pel ripugnante odore. Parecchie blattidi infestano i bastimenti e quivi si sono moltiplicate strabocchevolmente, riu- scendo dannose alle provvigioni ed alle mer- canzie, e venendo inoltre trasportate e diffuse in diversissime località. Le blattidi sono omnivore, qualunque detrito di qualsiasi natura serve loro di cibo; hanno però una indiscutibile predilezione per le ma- terie vegetali, sia naturali come preparate. Depongono le uova raggruppate in capsulette coriacee (ooteche), aventi per lo più l'aspetto di semi di leguminose, e le abbandonano general- mente sul terreno. 424 Ortotteri italiani. Si narra però che le femmine di talune specie hanno delle cure particolari per le loro larve cui aiutano ad uscire dalle capsule ovifere al- lorché stanno per svilupparsene. Le larve sono al tutto simili agli adulti e vi- vono con essi. 1. — La Periplaneta orientalis (fig. 132) è B Fig. 132. Periplaneta orientalis. 1, maschio; B, capsula contenente le uova (ooteca). la notissima blatta delle cucine, che nell'oscu- rità della notte si spande ovunque nelle abita- zioni poco pulite, per cibarsi di briciole di ma- terie alimentari o per invadere i depositi stessi di queste sostanze. Essa è lunga 20-23 mm., attera nelle femmine, alata nei maschi. Il suo corpo è oblungo, de- Blattidi. 425 presso, lucido, di un bruno scuro ; le sue antenne sono più lunghe del corpo; il corsaletto é irre- golarmente coperto di punticini infossati e di impressioni irregolari, esso poi ha gli orli po- steriore ed anteriore arrotondati; l'addome nei maschi è allungato, nelle femmine ovale; le zampe sono lunghe, spinose, di color rossiccio. Nei maschi esistono delle elitre coriacee che possono arrivare fin quasi all' estremo deli' ad- dome, troncate all' apice, di color bruno chiaro con venature rossiccie ; esistono pure le ali membranose, incolore. Nelle femmine non si hanno che due brevi monconi laterali bruni, rappresentanti le elitre. È specie diffusissima e oltremodo abbondante in tutta Italia nelle abitazioni. I Ricci tenuti in domesticità la distruggono. Affine alla precedente, però più grande, è la P. americana, lunga 28-32 mm., di color ros- siccio e colle elitre e le ali ben svolte in ambo i sessi, più lunghe dell'addome; il suo corsaletto é meno liscio, a superfìcie alquanto ineguale, e ornato di una fascia pallida, poco spiccata, lungo i margini ; le elitre sono anteriormente rossiccie, posteriormente pallide e quasi trasparenti, con vene rossiccie, arrotondate o appuntite all' e- stremo. È comune sui bastimenti, nei porti di mare e quivi nei magazzeni; si trova in tutta Italia ma molto meno abbondante della antecedente. Ha qualche rapporto colle specie sopra de- scritte la Heterogamia aegyptiaca, in cui i due 426 Ortotteri italiani. sessi sono molto differenti essendo i maschi minori, alati, dotati anzi di elitre lunghe oltre il doppio dell'addome, mentre le femmine hanno il corpo ovale, attero e convesso. Questa blattide è lunga 20 mm. nei maschi, 27-38 mm. nelle femmine; ha le antenne più brevi della metà del corpo, il corsaletto pube- scente, le zampe spinose. Il maschio è bruno, col protorace largo, quasi elittico, più arroton- dato anteriormente, quivi marginato di bianco e pubescente, mentre al mezzo è glabro e for- nito di impressioni irregolari ; le sue elitre sono grigiastre, con alcune venature grosse, salienti, e una di queste circondata da una linea bian- chiccia; le sue ali sono più brevi delle elitre, brunastre. La femmina, ovale, convessa, è bruno- nerastra, col corsaletto semiorbicolare, avente il margine posteriore dritto, l'anteriore arroton- dato, pallido e pubescente, come sono pubescenti gli orli laterali del mesotorace; la superfìcie del corsaletto in questo sesso é scabrosa, e gli angoli posteriori dei 3 segmenti toracici sono acuti, prominenti. La specie in discorso é meridionale, non molto abbondante. 2. — La Blatta germanica (fig. 133) é una di quelle minori specie, abitanti nei boschi; non raramente però essa pure si trova nelle case colle antecedenti. Essa è lunga 11-13 mm., perfettamente alata in ambo i sessi, che si somigliano grandemente Blattidi. 421 fra loro. Di colore é giallastro-rossiccia, lucida; il suo capo é rossastro, più scuro fra gii occhi, le antenne sono giallastre; il corsaletto, piccolo, oblungo nei maschi, più grande e semiorbico- lare nelle femmine, é giallastro, percorso da due strisele longitudinali brune, fra le quali esiste uno spazio rossiccio; le elitre sono lanceolate, gialliccie; le ali sono tinte leggermente di bruno; l'addome é largo e depresso nelle femmine, Fig. 133. Blatta germanica. superiormente variegato di bruno; le zampe sono giallastre. È poco comune in tutta Italia. Più piccola è laB. lapponica, lunga 8-11 mm., in cui le elitre e le ali sono ben svolte nei ma- schi, ridotte nelle femmine. Essa ha il corsaletto intensamente nero al mezzo, nettamente orlato di giallastro all'intorno, le elitre dei maschi lan- ceolate, giallastre, colle venature pallide e qual- che segno bruno fra queste, le elitre delle fem- mine brevi, arrotondate, estese solo fino ai 428 Ortotteri, italiani. mezzo circa dell' addome; le sue ali sono rudi- mentali nelle femmine, perfettamente sviluppate nei maschi; l'addome superiormente è nero, coi varii segmenti sottilmente marginati di giallo- gnolo. Le zampe nei masciii sono nere o brune, colle articolazioni pallide; nelle femmine hanno i femori giallognoli. Abita nelle siepi, ove corre rapidamente fra le foglie cadute al suolo. Le somiglia assai la B. livida, lunga 840 mm., in cui il corsaletto non é nero al mezzo, ma è totalmente giallastro o rossiccio, e le elitre come le ali sono generalmente ben svolte in ambo i sessi. Si trova colla antecedente. La B. decipiens è attera in ambo i sessi, lunga 8-11 mm., nera, orlata tutt'all'intorno da una marginatura bianca; il suo corpo é legger- mente pubescente, oblungo, il corsaletto é se- miorbicolare; le elitre sono rappresentate da squamette laterali. Vive in Sicilia. La B. trivittata è di un giallastro sudicio con 3 fascie longitudinali brune che ne percor- rono tutto il corpo. Misura in lunghezza 6-7 mm., ha le elitre coriacee a venature quasi indistin- guibili, coir orlo esterno o anteriore pallido, la parte mediana rossiccia, e due fascie brune la- terali ; queste elitre sono oblunghe nei maschi, e non giungono all'apice dell'addome, sono tron- cate nelle femmine e brevissime; le sue zampe sono giallastre. Vive in Sardesrna ed in Sicilia. Forfieulidi. 429 7" FamicxLia: ForflenlidL Parecchi autori staccano le Forficulidi da tutti gli altri ortotteri e ne fanno un ordine od un sottordine particolare, che denominano dei Der- MATTERi. Le differenze che questi insetti pre- sentano colle altre famiglie sono infatti piuttosto notevoli. Le forficulidi hanno dimensioni piccole e tut- t'al più un po' mediocri, corpo allungato, de- presso, a lati più o meno paralleli, terminato in ambo i sessi da due grandi cerei, costituenti una pinza variamente foggiata, robusta, dura. I loro tegumenti sono pure notevolmente consi- stenti; le elitre e le ali possono esistere o man- care, e quand'anche siano ben sviluppate si pre- sentano in modo affatto particolare, essendo le prime molto brevi, come negli Slafìlinidi fra i coleotteri, pianeggianti, orizzontali, non sovrap- poste runa all'altra, ma accostate, coi margini interni a contatto, in modo da esservi una su- tura fra le due elitre come nei coleotteri; le ali poi, se esistono, sono ampie, e per nascondersi sotto le elitre nel riposo, oltre ad assumere delle pieghe longitudinali, devono pure ripiegarsi sopra se stesse trasversalmente, appunto come negli Stafilinidi, fatto questo che non verificavasi negli altri ortotteri precedentemente considerati. Il capo delle Forficulidi è rotondeggiante, de- presso, molto sporgente, dotato di antenne fili- 430 Ortotteri italiani. formi piuttosto lungiie, di occhi piccoli e di ap- parato boccale ben svolto; il corsaletto è me- diocre, più 0 meno quadrangolare ; le elitre come dicemmo, quando esistono, sono assai brevi, tron- cate posteriormente, molto coriacee, dure; leali si presentano invece membranose, ampie. L'ad- dome è allungato, terminato dai robusti^^simi cerei, spesso diversamente ricurvi nei due sessi ; le zampe sono mediocri, esili, coi tarsi di 3 ar- ticoli. Le Forficulidi vivono nei luoghi oscuri ed umidi, sotto le pietre, sotto le corteccie dei vec- chi alberi; alcune però talora frequentano le spighe dei cereali anche durante il giorno. Sono omnivore, però prediligono le sostanze vegetali, e rodono spesso le frutta, i fiori, o le giovani foglie. Danno anche la caccia agli afidi delle piante, ma è sempre relativamente maggiore il nocumento che recano all'uomo, danneggian- done le coltivazioni. Non si servono mai delle pinze addominali come mezzo di difesa o di offesa, come erro- neamente crede il volgo ; tali appendici non sono che apparati di presa, che servono solo nell'accoppiamento per la copula dei due sessi. Le specie alate volano abbastanza bene sul far della sera. In generale le Forficulidi sono molto timide, fuggono appena vengano scoperte o appena si credono in pericolo, e corrono con una certa velocità, cercando di nascondersi rimpiattandosi sotto i varii oggetti o nelle fessure. ForflculidL 431 Le femmine depongono le uova sotto le pietre o tra i detriti vegetali, e non le abbandonano, ma pare anzi vi stiano sopra, raccogliendole con cura, quasi come se le covassero. Le gio- vani larve, appena nate, si nascondono pure fra le zampe della madre e questa non le lascia se non quando esse sieno già alquanto robuste, atte a procacciarsi da sole il nutrimento. Le Forficulidi sono poco numerose, molto uni- formi fra loro, hanno per lo più il corpo liscio, dotato di colori oscuri; si trovano tanto al piano come sui monti. 1. — La Forfìcula auricularia (fig. 134) é Fig. 134. Forjlcala auricularia (femmina). lunga 10-14 mm., glabra, allungata, depressa, di un bruno rossiccio, col capo rossiccio, il cor- saletto bruno scuro, quadrato, cogli orli laterali giallastri; le sue elitre hanno per lo più color giallastro e gli orli esterni più pallidi; le ali esistono e sono di un giallognolo sudicio; le 432 Ortotteri italiani. zampe sono giallastre, l'addome é bruno, lucido. Nei maschi la pinza consta di branche rego- larmente curvate all'indentro, contigue alla base, quindi semicircolaM o alquanto più allungate fino all'apice, ove si riavvicinano nuovamente venendo quasi a toccarsi; esse sono granulose internamente, più scure alle due estremità; la pinza delle femmine invece consta di due bran- che quasi dritte, contigue per tutta la loro esten- sione, ricurve però all'apice, quasi liscie. È comune ovunque in tutta Italia, nei campi, nei boschi, anche nelle abitazioni rurali, spesso sui fiori o sulle spighe di frumento. Le è affine la F. decipiens, lunga 11-13 mm., giallastra, col capo rosso-scuro, dotata di elitre, ma priva di ali, il cui addome è coperto di pun- ticini impressi e in cui le pinze dei maschi sono più dilatate alla base. Si trova pure in tutta Italia, dal Moncenisio alla Sicilia, però é meno abbondante della prima. La F. pubescens é minore, lunga 6-7 mm., di un giallastro scuro, coperta di rari peli. Il suo capo è rossastro, le elitre e le zampe sono di un giallognolo pallido, le ali esistono ma sono assai piccole. Le pinze dei maschi di questa specie constano di due branche dilatate e de- presse fin' oltre il mezzo, arcuate, con un dente robusto interno, volto alTingiù. Fu raccolta in Liguria, in Sicilia ed in Sar- degna. La F. bipunctata misura 9-14 mm. e si di- stingue per una macchia rotondeggiante di un ForfìeuUdi. 433 rossiccio giallognolo al mezzo di ciascuna elitra; essa è rossastra o di un bruno-piceo, colle an- tenne oscure, il corsaletto più largo che lungo, piceo, a lati rossastri, le elitre brune, ornate della macchia pallida sopra accennata; le sue ali "sporgono un po' oltre le elitre e sono ornate di macchie pallide; le zampe e le pinze sono rossastre, piuttosto lunghe. Le branche delle pinze dei maschi sono distanti alla base, sinuo- Fig. 135. F or ficaia riparia. samente ricurve, armate di un dente basale, di un altro nella curvatura, e appuntite all'apice; quelle delle femmine sono depresse, pure curve molto sinuosamente, volte in giù all'apice. Abita sulle Alpi, e però fu trovata anche qua e là nelle Provincie settentrionali. La F. riparia (fig. 135), é più grande, lunga 13-19 mm., ed é rosso-giallastra, colle antenne gialle, fatte di 25-30 articoli, il corsaletto ornato di impressioni varie, di cui una longitudinale Griffini. 23 434 Ortotteri italiani. mediana, e dotato di lati esterni pallidi, un po' volti airingiù;le sue elitre hanno Torlo interno rossiccio; le ali sporgono alquanto, e sono pal- lide; il suo addome è scuro, coi lati gialli, cia- scun segmento coperto di punti elevati, e col- Torlo posteriore peloso; le zampe sono gialle. Nei maschi le branche della pinza sono poco curvate, distanti alla base, volte all' insù ed oscure verso l'apice, con un dente interno dopo il mezzo; quelle delle femmine sono pure poco curve, colTorlo interno tutto denticolato. Non é rara lungo le rive dei fiumi. La F. minor é lunga solo 5 mm., giallastra, pubescente, col capo nero, le antenne brune, più pallide all'apice ed alla base, il corsaletto più lungo che largo, colTorlo posteriore arro- tondato, le elitre lunghe, rossiccie, come la pic- cola parte delle ali che ne sporge, le zampe giallastre. Nei suoi maschi l'ultimo segmento addomi- nale è molto grande, le branche della pinza sono distanti alla base, poco curvate, armate inter- namente di rari denti ; le branche delle femmine sono tutte contigue, quasi dritte, liscie, non den- ticolate. Abita in tutta l'Italia. Vola verso sera intorno ai letamai. La F. albipennis è pure piccola, però lunga 6-10 mm., giallastra, pubescente; il suo corsa- letto è quasi trasparente ai lati, arrotondato posteriormente ; le elitre sono più lunghe che larghe, le ali mancano, l'addome é coperto di ForJìeuUdi. 435 punticini infossati e porta lunghi peli. Le bran- che delle pinze dei nnaschi di questa specie sono molto distanti alia base, pubescenti, poco cur- vate, col margine interno fornito di due denti; quelle delie femmine sono pure pubescenti , quasi rette, inermi, Vive nelle Provincie settentrionali. Le é affine la F. Orsinii lunga 10-12 mm., bruna, col capo rossiccio, il corsaletto gialla- stro, solcato al mezzo, le elitre e le zampe gial- lastre, le ali rudimentali. Essa presenta nei maschi le branche delle pinze molto pelose, due volte ricurve, con un angolo mediano interno armato di un dente ro- busto. Si trova nelle regioni medie e meridionali. È propria delle Alpi la F. aptera, pure bruna, dotata di brevissime elitre e di addome molto depresso e assai largo nei maschi al mezzo, nelle femmine all'apice. Essa misura 10-14 mm. ed ha le branche delle pinze nei maschi liscie, quasi rette, ricurve od ondulate solo all'estremo, e quelle delle femmine poco 'distanti alla base, curve all'apice e volte alquanto all'ingiù. 2. — Le specie del genere Anisolabis sono notevoli per esser totalmente prive di elitre e di ali, nonché per aver le due branche delle pinze addominali molto differenti fra loro nei maschi, eguali nelle femmine. La Anisolabis maritima è lunga 18-20 mm., lucida, di color piceo superiormente, fulva ven- 436 Ortotteri italiani. tralmente; le sue antenne sono giallastre, pu- bescenti; il corsaletto é quadrato, fornito di solco mediano longitudinale; il metatorace ha il mar- gine posteriore concavo. Nei maschi le branche della pinza sono di- stanti alla base, brevi, nere airinterno, diversa- mente curvate, essendo la sinistra un po' volta all' insù e la destra maggiormente ricurva, quindi meno protesa all' indietro e come racchiusa al- l'apice dalla curvatura della sinistra. Nelle femmine le branche delle pinze sono pressoché contigue alla base, curve all' apice e volte alquanto all'ingiù. Non è rara nell'alta Italia. La A. annulipes é minore, lunga 11-14 mm., pure di color piceo, lucida; ha la bocca rossic- cia, le antenne nerastre colla base rossiccia e una parte apicale anellata di biancastro; il suo corsaletto è bruno, coi lati giallastri; le zampe sono giallastre ad anellature brune. Nei maschi le branche della pinza sono conformate come nella antecedente ; nelle femmine sono contigue per tutta la loro estensione. E specie principalmente meridionale ed occi- dentale. RINCOTI ITALIANI GENERALITÀ I Rincoti (1). — I Rincoti sono insetti emime' taboli forniti di apparato boccale succiatore, foggiato a rostro più o meno dritto, allungato, ed appuntito; hanno il protorace non saldato ai due segmenti toracici seguenti, e sono per lo più dotati di due paia d'ali, di cui le 2 anteriori un po' coriacee, più inspessite in tutta la loro esten- sione o in massima parte che non le posteriori membranose. Frequentemente però le 4 ali man- cano, oppure non esistono che le 2 anteriori, ben svolte o rudimentali, coriacee o membra- nose. I Rincoti costituiscono un ordine poco natu- (]) Vedi nota a pag. 1. 438 Rincoti italiani. rale e molto vario, comprendendovisi anche al- cune poche forme olometabole ed altre ancora, in cui le metamorfosi sono molto complesse, con fenomeni intercalati di riproduzione ases- suale paragonabile ad una gemmazione. Nei Rincoti il capo (fig. 136) varia notevol- mente quanto a forma, potendo essere globoso, acuminato, pianeggiante e cosi via; esso però è Fig. 136. Capo di un Rincote. cfeneralmente mediocre o grande, dotato di due occhi variamente sviluppati, più o meno salda- mente connesso col protorace, ed incassato in questo. Le antenne sono per lo più filiformi, in alcuni gruppi brevissime e nascoste. L'apparato boccale, tipico per l'ordine dei Rincoti, consta di un rostro o becco, o succhiatoio, appuntito, pungente, piuttosto lungo e sottile, quasi sempre Generalità. 439 dritto e collocato nel riposo lungo lo sterno, contro la parte ventrale del torace. Tale rostro consta di una guaina più o meno cilindrica, spesse volte fatta di parecchi seg- menti, nella quale si contengono quattro setole dure, di cui le due interiori sono generalmente saldate fra loro; le setole rappresentano delle mandibole e delle mascelle trasformate. Alla base della guaina del rostro esiste una piccola piastra (flg. 136, o) o linguetta, rappresentante il labbro superiore, la quale trattiene le setole nel solco della guaina stessa, corrispondente al labbro inferiore modificato. Il rostro dei Rincoti è un valido apparato pun- gente e succhiatore; le materie liquide, succhi animali o vegetali, di cui si cibano questi in- setti, salgono nell'interno di tale organo per fenomeni di capillarità e di compressioni alter- nate, non già per una aspirazione, che l'animale non potrebbe compiere. Il rostro come dicemmo si alloga durante il riposo sul ventre, nella parte sternale; quando il rincote vuol suggere, allora esso sposta in avanti quest'organo, portandolo talora fin quasi in direzione perpendicolare. Del torace il primo segmento (fig. 137, p) è molte volte assai più sviluppato degli altri due, spesso molto largo, proteso lateralmente con angoli od espansioni particolari; esso assume il nome di pronoto o di corsaletto. Il mesotorace è talora pure assai svolto, e in qualche gruppo più ampio del protorace; in generale poi pre- 440 Rincoti iialiani. senta come nei Coleotteri una parte superiore mediana basale, prominente fra gli orli interni delle elitre alla base di queste, detta scudetto fig. 137, s). Lo scudetto ha forma quasi sempre triangolare, colla base rivolta in avanti contro il corsaletto e il vertice posteriormente; in qualche caso esso assume un cosi grande sviluppo da estendersi posteriormente e lateralmente sopra l'intero addome, ricoprendo tutte le elitre. Fig. 137. Un rincote (emittero). p, protorace o corsaletto; s, scudetto; a, ali; e, parte coriacea delle elitre ; m, membrana delle elitre. Le ali in via regolare sono 4; di queste le anteriori son dette elitre, essendo alquanto co- riacee, più inspessite delle posteriori; in molti Rincoti le elitre non sono totalmente coriacee, ma si presentano spiccatamente costituite di due parti, e cioè di una parte basale maggiore, co- riacea (fig. 137, e) e di una parte apicale minore membranosa (fig. 137, m), aventi aspetto, colo- razione, nervature differenti, e divise fra loro Generalità. 441 da una ruga obliqua. In qualche caso, allorché le ali mancano e le elitre sono ridotte, nei Rin- coti di questo gruppo le elitre hanno solo la parte coriacea. Le ali del secondo paio (fìg. 137, a), quando esistono, sono membranose, più chiare delle an- teriori 0 incolore. Nel riposo le elitre si stendono airindietro sopra l'addome, e le ali assumendo qualche piega longitudinale, vi si nascondono sotto. In tale posizione le elitre possono essere leggermente inclinate sopra l'addome ed ai lati di questo, tettiformi, oppure possono stare oriz- zontalmente poste sul dorso di esso, coi mar- gini interni (posteriori) a contatto, incrociandosi però alquanto posteriormente, in special modo in quei Rincoti nei quali la loro parte posteriore è membranosa, e lasciando invece anteriormente una divergenza fra loro, occupata dallo scudetto. Il carattere delle ali però, come dicemmo, nei Rincoti é variabilissimo; hannovi di questi in- setti completamente atteri; in altri le elitre sono rudimentali, oppure mancano totalmente le ali del secondo paio; in alcuni ancora non esistono che due deboli ali membranose sul mesotorace nei soli maschi, e queste ali sono tenute verticali o quasi nel riposo. Nelle parti sternali oltre al solco, spesso evi- dente, in cui si alloga il rostro, esistono talora delle punte caratteristiche o dei pori da cui sgor- gano dei liquidi speciali odoriferi. Vaddome è notevolmente variabile di forma, quasi mai però peduncolato; può essere più o 442 Rineoti italiani. meno ovale, conico od allungato, talora dotato di espansioni particolari, come le altre parti del corpo; esso presenta assai raramente nelle fem- mine un ovopositore ben spiccato. Alla base del- l'addome, ventralmente, nei maschi di alcuni pochi Rineoti esistono due apparati sonori com- plicati, coperti ciascuno da una laminetta roton- deggiante ; l'addome di altre rare specie produce una secrezione spumosa o cerosa, di cui tali insetti si ricoprono. Le zampe sono per lo più mediocri, alquanto sottili ma robuste, spesso finamente spinose ; esse però variano assai da gruppo a gruppo, essendo talvolta le posteriori dotate di femori ingrossati ed atte al salto, in altri casi queste stesse zampe lunghe o pelose, atte al nuoto, in alcuni rineoti ancora le anteriori trasformate in organi di presa o di escavazione. I tarsi portano in generale 1-3 articoli. Le differenze sessuali nei Rineoti sono alcune volte insensibili, altre volte assai spiccate, aven- dosi in questi casi i maschi alati, le femmine attere, oppure i primi dotati di apparati sonori, di zampe anteriori un po' diversamente fatte o d'altri caratteri distintivi. In alcuni Rineoti le femmine sono attere ed apode, rimangono quindi costantemente immobili e dopo la riproduzione il loro corpo serve di riparo alle uova. Non si hanno mai dei veri neutri. Non sono rari nei Rineoti i casi di mimetismo, tanto per forma quanto per colorazione. Parec- chi Rineoti hanno pure dei caratteri ornamen- Generalità. 443 tali, consistenti in colorazioni od in appendici varie, molto rimarchevoli. I Rincoti adulti vivono in generale abbastanza lungamente, fatta eccezione di alcune forme; abitano, a seconda delle specie, sui vegetali, sul terreno, sotto le pietre, nelle acque, sugli ani- mali. La massima parte però si trova sui vege- tali. Non fanno mai una vera vita sociale. Questi insetti succhiano le sostanze liquide, gli umori, dei vegetali o degli animali di cui si cibano, e riescono in gran parte nocivi all'uomo; alcuni di essi sono buoni nuotatori, altri volano, saltano o corrono bene; non pochi però hanno costumi tardi e lenti. Qualche rincote è ausiliario per l'uomo, di- struggendo insetti nocivi; alcune specie poi sono industrialmente utili, producendo la cocciniglia. Le larve dei rincoti, anche quelle appartenenti alle pochissime forme olometabole, hanno quasi sempre fin dal loro nascere l'aspetto dell'adulto, solo sono piccole, deboli, e presentano qualche diversità di forma e di colorito poco spiccata Si nutrono subito come gli insetti perfetti della rispettiva specie, e man mano che crescono mu- tano lo strato esterno della pelle, assumono ru- dimenti alari quando la specie sia alata, e quindi pervengono allo stato adulto. In alcuni rincoti le larve, facendo vita sotter- ranea, si differenziano maggiormente dal tipo dell'adulto arboreo, avendo anche le zampe an- teriori ingrossate, scavatrici; nondimeno nell'in- sieme del loro aspetto, rappresentano già evi- 444 Rineoti italiani. dentemente la figura dell'insetto perfetto corri- spondente. Talune di queste larve passano molto tempo, persino parecchi anni in simile stato. In certi Rineoti fìtofagi, viventi in un ambiente ottimo al loro sviluppo, in una grande abbon- danza delle materie di cui si cibano, oltre la riproduzione sessuale esiste una riproduzione asessuale per cui i vari insetti nati da uova fe- condate, producono nuovi individui, sia depo- nendo uova non fecondate eppure vitali, sia ancor più emettendo per un fenomeno di gemmazione questi altri individui già formati e che, dapprima congiunti al loro corpo dal quale si generano, vanno crescendo e staccandosene in seguito, per far quindi vita libera. Questo fenomeno, più che una vera riprodu- zione asessuata può considerarsi come una eli- minazione della sovrabbondanza di nutrimento esuberante assunto dall'insetto nell'ambiente ot- timo in cui vive, eliminazione che si compie sotto forma di nuovi individui, atti a propagare e diffondere la specie in tutta la zona ove tanto abbonda il nutrimento. Quanto alla classificazione di questi insetti, possiamo raggruppare i Rineoti nostrali nei tre grandi sottordini degli Emitteri, degli Omotteri e dei FiTOFTiRi (1). (1) Alcuni autori collocano coi Rineoti anche i Pedicu- lidi ed i Mollofagidi, che noi studieremo invece negli ordini satelliti. Generalità. 445 Negli Emitteri o Eterotteri il rostro nasce dalla fronte, fra gli occhi; le elitre presentano quasi sempre la parte maggiore basale coriacea e la parte minore apicale membranosa, ben distinte fra loro. I Rincoti di questo gruppo hanno quasi sempre 4 ali; raramente presentano le sole elitre o sono atteri. Sono tutti emimetaboli; vivono sul terreno o nelle acque, mancano di apparati veramente sonori nei maschi, non hanno mai riproduzione asessuata, e si nutrono sia di succhi vegetali, come di succhi animali. Negli Omotteri il rostro nasce nella parte in- feriore del capo, sotto il livello degli occhi; le elitre sono omogenee, senza distinzione fra parte coriacea e parte membranosa, sono inoltre poco consistenti, talora quasi trasparenti. I Rincoti di questo gruppo hanno quasi sempre 4 ali, inclinate a tetto sopra l'addome nel riposo. Sono tutti emimetaboli, vivono sul terreno, prin- cipalmente fra i vegetali, saltano con facilità, presentano talora dei veri apparati sonori nei maschi, non hanno mai riproduzione asessuata, e si nutrono di succhi vegetali. Nei Fitoftiri o Sternorinchì, specie molto pic- cole, il rostro pare nasca dallo sterno, quasi fra le zampe anteriori e le medie; le ali posson es- sere in numero di 4 pressoché identiche fra loro, oppure posson essere 2, membranose, erette nel riposo, mancando le posteriori; moltissime fem- mine sono attere. I Rincoti di quest'ultimo sottordine sono in 446 Rincoti italiani. parte emimetaboli ed in parte olometaboli, vi- vono sul terreno fra i vegetali, mancano di ap- parati sonori, presentano spesse volte dei feno- meni di riproduzione asessuata e si nutrono di succhi vegetali. Serie prima. — Rincoti emitteri, V Famiglia: Pentatoìnidi. I Rincoti emitteri appartenenti a questa fanni- glia sono nunaerosi e bastantemente uniformi fra loro; hanno per principale carattere le an- tenne piuttosto allungate, fatte di 5 articoli, in- serite sotto Torlo anteriore del capo, nonché lo scudetto ben svolto, relativamente grande, talora sviluppatissimo, in modo da ricoprire tutto l'ad- dome. II corpo dei Pentatomidi è per lo più breve e piuttosto largo, più o meno glabro, mediocre- mente convesso, eccettuate alcune specie; non raggiunge mai nelle forme nostrali delle dimen- sioni superiori alle mediocri. Il capo è generalmente triangolare, mediocre, alquanto infossato nel corsaletto, dotato di an- tenne piuttosto lunghe, non distintamente ingros- sate all'apice, e di un rostro ben svolto, costi- tuito di varii segmenti, collocato durante il riposo lungo lo sterno. Il corsaletto è grande, largo, 448 Rineoii italiani. trasversale, spesso proleso lateralmente sotto forma di due angoli in maggiore o minor grado acuti e prominenti. Lo scudetto, come dicemmo, é sempre grande, nel maggior numero dei casi triangolare, colla base anteriormente ed il vertice ali' indietro; talora è tanto svolto da coprire tutto il dorso dell'addome. Le elitre, ben svolte, presentano spiccata la distinzione fra la parte coriacea e la membrana; anche le ali esistono general- mente sviluppate. Le zampe sono mediocri, poco allungate. I Pentatomidi hanno in generale il corpo elit- tico od irregolarmente pentagonale, talora scu- diforme. Vivono in massima parte sulle piante basse, sia suggendo gli umori di queste, come anche frequentemente degli animaletti vivi o morti che vi trovano. Alcuni, dotati di capo ar- rotondato, di zampe finamente spinose, e di co- lori oscuri, stanno nel terreno o sotto le pietre e sono scavatori. I Pentatomidi sono spesso ornati di bellissimi colori e talora di lucentezza quasi metallica; hanno costumi poco vivaci, anzi si direbbero piuttosto indolenti, in special modo quando sono ancora allo stato larvale; allorché sono adulti e dotati di ali acquistano maggior vigoria e volano abbastanza bene. Parecchi pentatomidi riescono nocivi all'uomo, danneggiando i vegetali coltivati, allorché vi si sviluppino in gran numero; alcune specie sono dotate di emanazioni odorose ripugnanti, altre Peritatomi di. 449 invece emettono un lieve olezzo non sgradito. Divideremo i Pentatomidi nei due gruppi dei Pentatomidi veri e degli Sgutelleridi. Nei Pen- tatomidi veri lo scudetto é bensì grande, però ha forma triangolare, non ricopre le elitre né tutto l'addome; negli Scuielleridi lo scudetto è sviluppatissimo e copre tutto il dorso dell'addome, nascondendo sotto anche le elitre. V Gruppo : Pentatoìnidi veri, 1. — La Pentatoma rufìpes (fig. 138) è lunga 15 mm.; ha il corsaletto fornito di due punte Fig. 138. Pentatoma rufìpes. dietro gli occhi e di angoli laterali molto spor- genti, un po' rialzati, arrotondati anteriormente e terminati all' indietro da una punta: il suo scu- detto è grande, triangolare. Essa é di color bruno leggermente bronzato, a fìtte punteggia- ture di un bronzato cupo più spiccato; le sue antenne sono fulve, oscure, il capo è un po' al- lungato, lievemente inciso in avanti, il corsaletto Griffini. 29 450 Rineoti italiani. è ornato di una lineetta mediana chiara, lo scu- detto è oscuro, con una macchia giallo-rossiccia all'apice; la membrana delle sue elitre è tinta leggermente di rossiccio. Il suo ventre é giallo- rossiccio a sfumature oscure, cogli orli addo- minali superiormente macchiettati di nero; le sue zampe sono rossiccie. È comune in tutta Italia, principalmente sugli alberi e sugli arbusti, spesso sulle betulle; esala un odore notevolmente disgustoso. Le è affine il Pinthaeus sanguinipes, lungo 14 mm., di color fulvo-giallastro o brunastro. Esso ha il capo quasi quadrangolare, oscuro, con una macchia chiara anteriormente, il cor- saletto oscuro sul davanti e sugli angoli laterali che sono piuttosto acuti, lo scudetto ornato di una linea nera e di due macchiette chiare alla base, nonché di una macchia gialla all'apice; la membrana delle sue elitre è notevolmente lunga, a lucentezza bronzata, con una macchia nebulosa all'apice ; il ventre é giallognolo, a punti e sfumature oscure; le zampe sono ros- siccie, punteggiate. Vive pure in tutta Italia, ma è meno comune. Hanno parecchie analogie cogli antecedenti le specie del genere Carpocoris, il cui corpo è un po' più largo e breve, il cui capo è triango- lare o quasi trapezoidale ed il cui corsaletto forma degli angoli laterali, più o meno spiccati, ma privi di spina o di punta. La specie di questo geiiere che meglio si col- lega colle precedenti forme è il C. fuscispinus, Pentatomi di veri. 451 lungo 12-13 mm., largo, giallo-bruriiccio. Esso ha le antenne nere, il capo bruno, orlato ante- riormente di nero, il corsaletto ad angoli late- rali acuti ed un po' rialzali, posteriormente or- nati di una macchia nera allungata, la mem- brana delle elitre giallognola; i lati del suo addome sono macchiati di nerastro, il ventre è giallo-verdiccio, le zampe sono verdognole. Il C. varius è lungo 10-12 mm., bruno-ros- siccio, con qualche disegno giallo e nero; ha le antenne nere alPapice, il capo ornato di alcune linee nere, il corsaletto ad angoli laterali piut- tosto arrotondati, chiaro anteriormente, con 4 fascie oscure; il suo scudetto è ornato di 2 mac- chie scure alla base, circondate posteriormente da mezzelune gialle, sfumate; la membrana delle elitre é tinta di verde-bronzato, chiara al- l'apice ; i lati dell'addome sono notevolmente sporgenti, con una macchia nera su ogni seg- mento. Ventralmente questo pentatomide é fulvo, con rari punti neri; le sue zampe sono rossiccie. É comune col precedente sugli arbusti e su varie pianticelle. Gli somiglia assai il C. purpureipennis, più grande, lungo 13 mm., colle antenne quasi to- talmente nere, le fascie del protorace meno spic- cate, le macchie dello scudetto affatto indistinte e la membrana delle elitre tinta di bruno. Più piccolo è il C. lunulatus, lungo 7-8 mm., di un bruno pallido quasi uniforme, colla mem- brana delle elitre pressoché jalina e le zampe verdastre. 452 Rineoii italiani. È spesso più abbondante dei congeneri pre- cedenti. Il C. baccarum ha il corpo relativamente meno largo e più allungato, i lati del corsaletto poco prominenti. È lungo 11-12 mm., grigio o bruno, coperto di lieve ma fitta pubescenza bianca; le sue antenne sono variegate di nero e di bianco; il capo é inciso anteriormente, lo scu- detto è convesso alla base, chiaro all'apice; la membrana delle sue elitre è jalina; il ventre e le zampe sono giallicci o bruni. È frequente negli orti e nei campi ove sugge spesso dei piccoli coleotteri. 2. — La Pitedia juniperina (fig. 139) ha il corpo quasi orbicolare, col corsaletto dotato di Fig. 139. Pitedia juniperina. lati ampiamente arrotondati, insensibilmente spor- genti. Essa é lunga 11-12 mm., di color verde intenso, piuttosto convessa; il suo capo é inciso anteriormente e dotato di antenne verdastre; il corsaletto é sottilmente marginato lungo i fianchi da una lineetta chiara; lo scudetto é fornito di Pentatomidi veri. 453 una macchia apicale bianchiccia; la membrana delle elitre é bianco-jalina; il suo ventre e le zampe sono verdi. Si trova assai comunemente sulle piante di ginepro. Le é affine la Palomena viridissima, la quale ha il corpo un po' più allungato e i lati del cor- saletto più prominenti, benché arrotondati od ottusi. È lunga 13-14 mm., di un bel verde più o meno intenso, col capo inciso anteriormente, la parte posteriore del corsaletto convessa, lo scu- detto privo di macchia chiara apicale, la mem- brana delle elitre giallo-rossastra, il ventre e le zampe di un verde-giallastro. È diffusissima nei giardini, negli orti, nelle siepi ; danneggia talora le frutta, ed esala gene- ralmente un odore disgustoso. Il Peribalus sphacelatus ha a un dipresso la forma di quest'ultima specie, però è minore, lungo 9-10 mm., bruno, minutamente punteggiato. Le sue antenne sono variegate di giallo e di nero; il corsaletto ha gli angoli laterali arroton- dati, marginati sottilmente di giallo, ed é fitta- mente punteggiato di scuro, con due piccoli punti bianchi al mezzo; lo scudetto porta alla base 3 punti bianchi e all'apice una macchia semilunare biancastra; la membrana delle elitre è bruno- rossiccia, i lati dell'addome sporgenti sono mac- chiati di nero su ogni segmento. Sul ventre questo rincote é giallastro a sfumature nere; le sue zampe sono giallognole, punteggiate. Non é tanto comune, però diffuso in tutta Italia. 454 Rincoti italiani. 3. — Il Rhaphigaster sagittifer (fig. 140) è» la comunissima pentatoma detta volgarmente Cimice selvatica, che abbonda straordinaria- mente ovunque, nei campi, nei boschi, nei giar- dini, sugli alberi, sugli arbusti, non rara neppure nelle case vicine alla campagna. Esso é lungo 15-16 mm., grigio-giallastro o brunastro tutto coperto di macchie oscure. Le sue antenne sono nere, aneliate di bianco, il capo è allungato, un po' carenato al mezzo, il Fig. 140. Rhaphigaster sagittifer. corsaletto é incurvato anteriormente, coi lati piuttosto sporgenti, acuti, lievemente carenato nella metà anteriore; lo scudetto è ornato di macchie maggiori oscure alla base, e di un'altra macchia prima dell'apice, divisa in due da una linea chiara mediana; la membrana delle sue elitre è punteggiata più o meno di scuro; esi- stono pure delle macchie nere sui lati dell'ad- dome. Il ventre di questo pentatomide presenta anteriormente una forte spina caratteristica, volta in avanti; é giallastro o rossiccio come le zampe, a punteggiature oscure. Pentatomidi veri. 455 Il rincote in discorso frequenta le piante di ribes, e molti arbusti fruttiferi; quando si intro- duca nelle case va generalmente a posarsi sui vetri delle finestre o presso queste in luoghi chiari; emana odore ripugnante. Ha pure una spina ventrale anche più svolta, protesa fino alle anche medie, il Piezodorus lituratus, simile alla Pitedia ed alla Palomena per colore, e per aver gli angoli laterali del cor- saletto pochissimo spiccati, arrotondati. Esso é lungo 12-13 mm., ovale, di color verde pallido, spesso volgente al roseo; le sue antenne sono totalmente rossiccie, il corsaletto e le elitre hanno i lati esterni sottilmente marginati di giallo: lo scudetto é un po' più chiaro all'apice, la mem- brana delle elitre è jalina; i lati dell'addome non sono sporgenti. Ventralmente esso è giallo- verdognolo pallido, con qualche punto oscuro ai lati; le sue zampe sono verdognole. È pure assai comune in tutta Italia. Nella Nezara viridula, molto affine all'ultimo descritto, il ventre, invece di aver una spina an- teriormente, non è dotato che di un tubercolo ottuso, sporgente fra le anche posteriori. Questa specie è lunga 14-15 mm., verde, dotata di occhi piuttosto prominenti, di corsaletto convesso a lati arrotondati, poco sporgenti, sottilmente mar- ginati di giallo; il suo scudetto porta 3 punti bianchi alla base, il suo ventre e le sue zampe sono verdognoli. In alcuni individui la metà anteriore del capo e del corsaletto si presenta di color giallo. 456 Rineoti italiani. 4. — Il Picromerus bidens (fig. 141) è note- vole pel corpo piuttosto largo, poco convesso, e pegli angoli laterali del corsaletto molto salienti, acuti. Esso è lungo 11-13 mnm., bruno, a fitte pun- teggiature oscure; il suo capo è quasi quadrato, dotato di antenne fulve, lo scudetto ha l'apice giallognolo; l'addome é notevolmente arroton- dato, la membrana delle sue elitre é tinta di rossiccio; il suo ventre è bruniccio, con una Fig. 141. Picromerus bidens. macchia nera al mezzo del penultimo segmento, le zampe sono rossiccie, punteggiate. Vive nei campi e distrugge spesso delle larve di imenotteri tentredinidi. Gli somiglia assai la Arma custos, un po' più piccola e più depressa, lunga 10-12 mm., di color bruno-terreo; essa ha il capo quasi quadrato, un po' allungato ed incavato anteriormente, le antenne rossiccie, il corsaletto ad angoli laterali sporgenti, acuti, lo scudetto percorso da una leggera carenatura mediana, la membrana delle Pentatomidi veri. 457 elitre giallognola; il suo ventre è giallastro a punteggiature e sfumature brune; le sue zampe sono giallastre, punteggiate. È più comune del precedente. 5. — La Zicrona ccerulea é un bel pentato- mide, tutto di color azzurro-violetto metallico, lucente. Misura in lunghezza 6-7 mm.; ha il capo piuttosto allungato, troncato anteriormente, le antenne nere, il corsaletto a lati obliqui an- teriormente e ad angoli esterni arrotondati, poco prominenti; la membrana delle sue elitre è do- tata di riflessi bronzati; il ventre e le zampe sono azzurro-nerastri. È frequente in tutta Italia e dicesi sia utile, distruggendo le attiche della vite. Spesse volte la si trova arrampicata sulle graminacee. Afìfini per dimensioni, per forma generale, e per bellezza di colorazione alla precedente, sono le specie del genere Eurydema, nelle quali però il corpo non ha una vera lucentezza metallica, è variegato di giallo o di rosso, ed in cui inoltre il capo é più decisamente triangolare, inciso o troncato anteriormente. L' Eurydema oleraceum (fig. 142) é lungo 7 mm., di un nero azzurro o violetto piuttosto lu- cente, a disegni gialli o rossicci, il suo capo è oscuro, il corsaletto è sottilmente marginato di giallo, con una fascia longitudinale mediana gialla, spesso dilatata posteriormente; lo scu- detto é ornato di una macchietta gialla all'apice e spesso di due macchie dello stesso colore lungo 458 Rineoti italiani. i lati. La parte coriacea delle elitre ha il mar- gine esterno sottilmente giallo e una macchia posteriore quasi apicale dello stesso colore; la membrana è bruna, orlata posteriormente di bianco; il ventre e le zampe sono gialli a mac- chiette nere. È assai comune sulle crucifere e in generale sugli ortaggi coltivati, ove rovina spesso le fo- glie, pur essendo in parte utile, per la distru- zione che fa di afidi e di minori insetti. Fig. m. Eurydema oleraceum. L'È. ornatum é più grande, lungo 10 mm.; ha il corpo lucido, marmoreggiato di nero-az- zurro e di rosso scuro. Il suo capo è nero, il corsaletto è rosso, con 3 macchie oscure per parte, di cui una anteriore e due posteriori ta- lora riunite; lo scudetto è nero, con una mac- chia rossa a forma di Y. La parte coriacea delle elitre é rossa, con grosse macchie nere internamente, una minore esterna e una piccola, quasi apicale; la mem- brana é oscura; il ventre é nero lucente al mezzo, rosso ai lati, con file di punti neri; le zampe sono nere. Si trova ancor più abbondante dell'antecedente. Pentaiomidi veri. 459 nelle stesse località; ha le medesime abitudini e non esala neppur esso un odore sgradevole. Gli é somigliantissimo TE. festivum, in cui però è tanto sviluppata la variegatura chiara, da potersi dire il suo corpo rosso o giallo a disegni neri. Esso é lungo 8-9 mm., ha capo nero o anteriormente chiaro, corsaletto rosso o giallo, con 6 macchie nere, di cui 2 anteriori e 4 mediane, scudetto rosso o giallo, colla base nera e 2 macchiette nere laterali; la parte co- riacea delle sue elitre é chiara, con un'ampia fascia nera lungo il margine interno presso lo scudetto, spesso dilatata posteriormente, e alcuni punti neri verso il margine esterno ; la mem- brana è bruniccia ; le zampe sono brune o ros- siccie coi tarsi neri; il ventre è in massima parte chiaro, con punti laterali neri. Anche questa specie non é meno comune delle congeneri. 6. — L'Eysarcoris venustissimus (fig. 143) è un piccolo peiitatomide dal corpo breve e piut- Fig. 143. Eysarcoris cenustissimus. tosto largo, dotato di capo alquanto grande, quasi quadrato, e di corsaletto a lati poco prò- 460 Rineoti italiani. minenti. Misura in lunghezza 6-7 mm., ed ha color grigio-cinereo piuttosto lucente, con mac- chie nero-bronzate; il suo capo é nero, il cor- saletto é convesso, largo, anteriormente nero, posteriormente un po' bronzato, lo scudetto è arrotondato posteriormente e porta un'ampia macchia bronzata alla base; la membrana delle sue elitre è jalina, leggermente tinta di rossiccio, il ventre è verde-bronzato, assai lucente, le zampe sono giallastre, macchiate di bruno. È specie poco comune, su diversi vegetali di basso fusto. L'È. aeneus é lungo 5-6 mm., relativamente di forma ancor più corta, grigio-verdognolo a punteggiature bronzate; il suo capo e il lato anteriore del corsaletto sono di un bronzato scuro, poco lucente, con una lineetta mediana chiara e gli angoli laterali orlati di giallognolo; lo scudetto porta macchie bianco-giallognole ben spiccate e ben circoscritte, ai lati della base, mentre è leggermente pallido alTapice; la mem- brana delle elitre è un po' tinta di rossiccio. Il ventre di questa specie é bronzato lucente al mezzo, giallo ai lati, nei quali però esiste ancora una fascia bronzata più o meno svolta. Le zampe sono giallognole. Si trova un po' più comune dell'antecedente. Più grande è la Starla lunata, lunga 7 mm., giallo-rossastra, pubescente sul capo e sul cor- saletto, coperta di sfumature brune; il suo capo é leggermente triangolare, arrotondato in avanti e non inciso; lo scudetto porta due punti chiari Pentatomidi veri. 461 ai lati della base ed è pallido all'apice; la mem- brana delle elitre é un po' tinta di rossiccio; i lati dell'addome, leggermente sporgenti, sono ornati di una macchia nera su di ogni segmento; il ventre e le zampe sono giallastri, a mac- chiette oscure irregolari. Non é rara nell'Italia settentrionale. 7. — L'Elasmostethus dentatus (fìg. 144) ha corpo piuttosto allungato e poco largo, mi- sura 10-11 mm., ed ha color fondamentale verde; Fig. 144. Elasmostethus dentatus. il SUO capo è triangolare, dotato di antenne lunghe, il corsaletto é convesso, a lati piuttosto sporgenti, lo scudetto è chiaro, specialmente al- l'apice, la membrana delle elitre è dotata di una macchia bruniccia sul lato esterno; il ventre è carenato, e di color verde-gialliccio come le zampe. Questo penta tomide non é raro nell'Italia cen- trale e superiore, principalmente sulle betulle. Gli somiglia l'È. interstinctus, lungo 8 mm., grigio-bruno, in parte verdastro, punteggiato ; esso ha lo scudetto oscuro, la membrana delle 462 Rineotl italiani. elitre ornata di grosse macchie brune, i lati del- l'addome forniti di una macchia nera su ogni segmento, il ventre e le zampe giallastri. È più diffuso dell'antecedente. 8. — La Aelia acuminata (fig. 145) è facil- mente riconoscibile pel corpo alquanto allungato, col capo attenuato in avanti, il corsaletto ad angoli laterali pochissimo spiccati e il dorso percorso da fascie longitudinali. Essa è lunga 8-9 mm., giallastra ; una linea mediana pallida rialzata percorre longitudinalmente il suo corpo Fig. 145. Aelia acuminata. fin oltre il mezzo dello scudetto, ed é fiancheg- giata da due fascie oscure, gradatamente allar- gate sul corsaletto e gradatamente ristrette al- l'apice dello scudetto. Il suo capo é allungato, triangolare, il corsaletto e lo scudetto hanno deboli traccie di due lineette sporgenti ai lati della mediana; la membrana delle elitre é bian- castra; il ventre e le zampe sono gialli. È frequente ovunque, arrampicata sui cereali o sugli steli delle erbe, sui margini dei campi e dei boschi. Più piccola é la Aeliodes leporina, lunga Peniaiomidi veri. 463 5-6 mm.,di forma meno allungata. Essa é ros- siccia con punti oscuri; il suo capo è triango- lare, acuminalo, il corsaletto é ornato di due brevi linee bianche un pò* oblique, più o meno distinte, lo scudetto ha due macchiette bianche alla base e una nera all'apice; la membrana delle sue elitre é jalina, il ventre e le zampe sono bruni. Vive in tutta Italia. Nello Sciocoris fumipennis il corpo non é allungato ed il capo è piuttosto grande, arroton- dato largamente in avanti. Questo pentatomide è lungo 5-6 mm., di color giallastro o bruno- terreo, fittamente ma poco decisamente punteg- giato di nero ; il suo corsaletto ha due macchie chiare lungo la metà anteriore dei margini la- terali, lo scudetto porta alla base 2 punti bianchi, è fornito di una carenatura longitudinale ed è chiaro all'apice; la membrana delle elitre è tinta di bruno, il ventre é giallo-bruniccio, punteg- giato, con macchiette oscure ai lati, le zampe sono bruniccie. Non è raro in alcune località italiane, talora anzi abbonda nei prati. 9. — Il Cydnus aterrimus (fig. 146) ci pre- senta il tipo di un pentatomide scavatore, dotato di capo pianeggiante, arrotondato, e di zampe compresse, fornite di numerose e minute spine. Esso è lungo 10-11 mm., di forma ovale, nero, poco lucente; le sue antenne sono brune, il cor- saletto è notevolmente incavato in avanti, quindi 464 Rìneoti italiani. convesso, a lati arrotondati, Io scudetto é trian- golare, quasi equilatero; la membrana delle sue elitre è tinta di bruniccio, il ventre é nero, più lucido del dorso, le zampe sono nere. È abbastanza comune sotto le pietre, nei muc- chi di terriccio. Notevolmente minore é l'Aethus nigrita, lungo 5 mm., ovale, nero, piuttosto lucente, alquanto convesso, fornito di sottili cilia rossiccie ai lati, specialmente lungo le parti anteriori; la mem- Fig. 146. Cydnus aterrìmus. brana delle sue elitre è tinta di giallognolo, lo scudetto è notevolmente lungo, il suo ventre è nero, le zampe sono bruno-nere. Ha i costumi della specie precedente. Più piccolo ancora è il Gnathoconus con- color, ovale allungato, stretto, tutto nero, lungo 4 mm., colla membrana delle elitre un po' tinta di bruno al mezzo, e le zampe nero-brune. 10. — Il Tritomegas sexmaculatus (fig. 147) é pure un pentatomide scavatore, però non lo è cosi spiccatamente come le specie sopra indi- cate. Esso é lungo 7 mm., ovale, un pò* convesso, Pentatomidl veri. 465 di un nero-azzurro leggermente violaceo, lu- cente, ornato di macchie bianche laterali, di cui due stratte ed allungate lungo i fianchi del cor- saletto e due irregolari su ciascuna elitra lungo i lati esterni, l'una dopo l'altra; la sua mem- brana è bruna, il ventre è nero, con macchiette marginali chiare ai lati dell'addome, le zampe sono nere, colla base delle tibie biancastra. Si trovano talora parecchi individui di questa specie al piede dei cardi selvatici, più o meno immobili. Affine al precedente è l'Adomerus biguttatus, Fig. 147. Tritomegas sexmaealatus. lungo 6 mm., nero, mediocremente lucido, poco convesso; il suo corsaletto e le elitre sono or- nati di una sottilissima marginatura laterale esterna bianca, queste ultime poi hanno inoltre una macchietta bianca quasi circolare verso il mezzo e la membrana tinta di bruno. È diffuso in tutta Italia, però ovunque scarso e piuttosto raro. Totalmente di un bell'azzurro-violetto tacente è il Canthophorus dubius, lungo 7 mm., coi lati esterni del corsaletto e delle elitre sottilis- Griffini. 30 466 Rineoii italiani. simamente marginali di bianco, le zannpe ed il ventre di color nero-azzurro. È più comune dell'ultimo descritto. 2° Gruppo : ScutelleridL 11. — L'Eurygaster maurus (fig. 148) ha corpo alquanto ovale, poco convesso, capo trian- golare, corsaletto ad angoli laterali pochissimo marcati e poco sporgenti, scudetto grande, am- piamente arrotondato all'estremità, un po' care- Fig. 148. Eurygaster maurus. nato alla base, e liberante ai lati una piccola parte dei fianchi addominali, mentre si estende posteriormente fino all'apice del corpo. Misura in lunghezza 10 mm,, ed è bruno o giallastro uniforme, con qualche sfumatura oscura; il suo capo é alquanto arrotondato all'estremo, il cor- saletto porta un solco trasversale abbastanza evidente, lo scudetto é ornato di due macchie bianche ai lati della base, e spesso porta delle sfumature chiare all'apice; i lati dell'addome Scutelleridi. 467 sono ornati di una fascia nera su ciascun seg- mento ; il ventre e le zampe sono brunicci. Vive comunemente sui cereali e su altre piante basse, che punge col rostro, succhiandone gli umori. Gli é affine il Podops inunctus, lungo solo 6 mm., cogli occhi più salienti e gli orli laterali del corsaletto forniti anteriormente di una pic- cola appendice triangolare da ambo i lati; il suo corpo è alquanto allungato, giallastro o bruno- terreo, le antenne sono ingrossate all'apice, il corsaletto è convesso, anteriormente solcato, coi Fig. 149. Odontoscelis /uliginosa. lati poco prominenti, lo scudetto è oscuro alla base, con due punticini laterali chiari indistinti, le sue zampe sono giallognole. È poco comune, però fu già trovato in tutte le Provincie italiane. Non è molto dissimile per forma dai due an- tecedenti la Odontoscelis fuliginosa (fig. 149), in cui però il corpo è più convesso, col capo molto arrotondato e lo scudetto sviluppatissimo, ricoprente tutto l'addome. Essa è lunga 6-7 mm., ovale, di color bruno- nero o bruno-rossastro, priva di lucentezza, con pubescenza bruniccia, talora marmoreggiata da 468 Rineoti italiani. sfumature nere o da strisele indecise giallastre. Il suo corsaletto ha i lati molto arrotondati, non prominenti; il ventre é nero, le zampe sono nere. Abita nei terreni sabbiosi, sta generalmente sul suolo, senza arrampicarsi sui vegetali; varia assai di dimensioni e di colorazione. Le é affine la Psacasta exanthematica, più grande, lunga 9 mm., molto convessa, bruna, lucida, tutta sparsa di punti giallicci alquanto salienti sul corsaletto e sullo scudetto, il quale è tumefatto alla base, percorso da piccoli solchi. Il suo capo é un po' triangolare, il ventre è bruno, ornato di macchiette gialliccie alla peri- feria. È specie molto meno frequente, nondimeno abita in tutta Italia. 12. — Il Thyreocoris scarabaeoides (fig. 150) Fig. 150. Thyreocoris scarabaeoides. non è lungo più di 4 mm., ha corpo ovale, con- vesso, arrotondato, di color nero-bronzato, lu- cente; il suo scudetto lascia scoperti i lati del- l'addome ed una piccola parte di questo all'apice; il suo corsaletto non presenta sporgenze laterali, le zampe sono oscure, colle tibie spinose e i tarsi volgenti al rossiccio. ScutellericlL 469 Si trova sui fiori. Gli è affine il Coptosoma scutellatum, un po' maggiore e notevolmente più largo, più ar- rotondato. Esso é lungo 4-5 mm., quasi emisfe- rico, però pianeggiante ventralmente; di colore è nero lucente, a splendore metallico; il suo capo é piccolo, arrotondato in avanti e dotato di antenne rossiccie alla base, lo scudetto ricopre totalmente l'addome e si allarga alquanto all'in- dietro ove si piega un po' all'ingiù, le zampe sono brevi, oscure, coi tarsi di 2 articoli rossicci; il ventre porta una macchietta gialla ai lati dei segmenti mediani. Non è raro in tutta Italia col precedente. 13. — La Graphosoma semipunctata (fig. 151) Fip. 151. Graphosoma semipunctata. è un boi scutelleride, lungo 12 mm., rosso, a linee e punti neri; il suo capo è triangolare, acuminato, rosso, con due grosse linee nere convergenti; il corsaletto ha gli angoli laterali piuttosto prominenti, ed é rosso, ornato di otto grossi punti neri disposti su due file, 4 anterior- 470 Rincotì italiani. mente e 4 posteriormente; i fianchi del corsa- letto sono marginati posteriormente di nero; lo scudetto porta sul fondo rosso 4 fascie longitu- dinali nere, di cui le due medie giungono quasi all'apice e talora si iniziano già sulla parte po- steriore del corsaletto, mentre le due esterne si terminano verso la metà; i Iati dell'addome spor- genti sono coloriti in nero ed orlati di rosso; il ventre é rosso, sparso di grossi punti neri dis- posti a file, le zampe sono rossiccie, coi tarsi neri. Non é comune; si trova sui fiori delle om- brellifere. Molto più abbondante é la Gr. lineata, somi- gliantissima alla precedente, pure rossa a linee nere, però un po' minore, lunga 10 mm., col corsaletto non fornito di punti, ma percorso da quattro linee longitudinali nere di cui le due mediane giungono fino all'apice e le laterali si arrestano verso i Vs dell'estensione dello scu- detto; i lati dell'addome sporgenti, sono ornati di fascie trasversali rosse e nere alternate; le sue zampe sono oscure. Affine alle specie sopra descritte è l'Odonto- tarsus grammicus, (fig. 152), lungo 10 ram., più convesso, dotato di scudetto più ampio, ri- coprente tutto l'addome. Esso é giallo o rossa- stro, percorso da linee longitudinali sfumate: il suo capo é conico, con due linee convergenti oscure, il corsaletto é convesso, ad angoli late- rali bastantemente pronunciati, percorso da 7-8 fascie irregolari brune; lo scudetto è grande, Seutelleridi. Ali però posteriormente un po' ristretto e prolun- gato, ornato verso la base di circa 6 fascio lon- gitudinali, di cui le due mediane più lunghe, e verso l'apice di due fascio brune, curve, poste- riormente ravvicinate; il ventre è giallastro, Fig. 152. Odontotarsus grammicus. sparso di punteggiature nere; le zampe sono gialle o rossiccie. Abita in località elevate, sui monti, sulle col- line, e quivi frequenta diversi vegetali. Fi?. 153. Ancyrosoma leucogrammes. Più piccolo é l'Ancyrosoma leucogrammes (fig. 153), il cui corpo, convesso, largo, fornito di angoli laterali del corsaletto molto prominenti, assume quasi una forma di scudo. Questo pentatomide è lungo 6-7 mm., giallo, 472 RincoU italiani. ornato di linee rialzate longitudinali biancastre; il suo capo è lungo, triangolare, il corsaletto porta 5 linee rilevate, anteriormente divergenti; lo scudetto è allungato, ornato di 7 linee rialzate, posteriormente convergenti; il suo ventre e le zampe sono gialli o rossicci. Non è comune. 2^ Famiglia: Coreidi. I GoREiDi hanno in generale una notevole af- finità coi Pentatomidi, nondimeno si presentano dotati di corpo più snello, quasi sempre minore, talora allungato e stretto; essi si distinguono poi per le antenne fatte di solo 4 articoli e per lo scudetto ognora triangolare, meno sviluppato. II loro capo è raramente ben triangolare, per lo più si presenta irregolarmente pentagonale, talora terminato da spine; le antenne, di 4 arti- coli, sono inserite sulla parte anteriore dell'orlo del capo, e generalmente sono alquanto ingros- sate all'apice. Il corsaletto è mediocre, dotato di lati poco 0 mediocremente sporgenti; esso pure porta qualche volta delle piccole spine; lo scudetto è triangolare, sempre più piccolo di quello dei Pentatomidi. Le elitre nella quasi totalità sono ben sviluppate, ben distinte in parte coriacea e parte membranosa; gli orli laterali dell'addome sporgono spesse volte ai fianchi delle elitre, sono laminari, molto depressi e per lo più alquanto rialzati. Le zampe sono mediocri; finamente spinose. Coreidi. 473 In qualche caso eccezionale il corpo presenta delle strane espansioni laminari denticolate e spinose lungo i lati. I Coreidi hanno generalmente colori dimessi, uniformi; vivono ovunque come i Pentatomidi, avendo gli stessi costumi; molti abitano sui ve- getali, altri stanno sul terreno, fra i muschi, fra la base dei cespugli o sotto le pietre; alcuni ancora frequentano le piante acquatiche. Parecchi Coreidi sono pure dotati di secre- zioni odorose, non però ripugnanti. Quanto al danno ed all'utilità di questi rincoti rispetto all'uomo, non si può che ripetere ciò che fu detto per la famiglia precedente. 1. — Il Syromastes marginatus (fig. 154) é Fig. 154. Syromastes marginatus. certamente il più comune ed il più grande fra i Coreidi nostrali. Misura in lunghezza 13-14 mm., ed è bruno o di color tabacco, più o meno vol- gente al grigiastro o al bruno-cannella, privo di lucentezza. Il suo capo é relativamente pie- 474 Rineoii italiani. colo, minutamente spinoso in avanti, dotato di antenne robuste, col primo articolo ingrossato e l'ultimo ovale; il corsaletto è dilatato angolar- mente ai lati, colTorlo anteriore di questi dap- prima un po' concavo, quindi arrotondato e for- nito di una piccola punta; lo scudetto é legger- mente giallognolo all'apice, le elitre sono de- presse, dotate di membrana livida, però fornita di lucentezza bronzata ; i lati dell'addome spor- genti sono arrotondati, bruni, rialzati, con una macchietta giallognola poco distinta su ciascun Fig. 155. Syromastes quadratus. segmento; il ventre e le zampe sono rossicci, variegati di bruno. Si trova abbondante ovunque, principalmente sui rovi. Vola abbastanza bene e mostra allora il dorso dell'addome che é giallo, colla base nera. Emana un odore non sgradito. Gli è affine il S. quadratus (fig. 155) più pic- colo, notevolissimo pei fianchi dell'addome assai sporgenti e formanti da ogni lato un angolo quasi retto, per il che l'addome appare romboi- dale. Questa specie è lunga 10 mm , giallognola o bruniccia, coi lati del corsaletto sottilmente Corei di. 475 orlati di giallo, la membrana delie elitre jalina, il ventre e le zampe giallastri. È pur esso molto comune. Gli somiglia il S. sulcicornis, il quale ha le medesime dimensioni e la stessa colorazione, essendo però i lati del suo addome un po' meno sporgenti, arrotondati, dando a tal parte un contorno ovale. È specie un po' meno diffusa. Molto minore è la Spathocera lobata, lunga 6 mm., bruna o fulva, analogamente conformata, coi lati del corsaletto però quasi rettilinei, i lati dell'addome poco sporgenti, le elitre leggermente giallognole sull'orlo esterno verso la base, il ventre e le zampe fulvo-brunicci. Analogo agli antecedenti é il Coreus spiniger, specie più bella, lunga 9-11 mm., variegata di bruno e giallo, e col corpo un po' granuloso. Esso ha capo mediocre, con 2 linee di spine superiormente e due spine esternamente alla base delle antenne; queste sono fulve coll'ultimo articolo bruno e il primo spinoso: il suo corsa- letto è rugoso, anteriormente rossiccio, poste- riormente bruno, coi lati in avanti arrotondati, air indietro forniti di un piccolo angolo acuto; il margine posteriore del corsaletto si prolunga in appendici giallognole triangolari ai lati dello scudetto; lo scudetto è carenato, bruno, coll'apice giallo, le elitre sono giallognole, screziate di bruno, colla membrana tinta di nerastro; i lati dell'addome, ben sporgenti e notevolmente rial- zati, portano ampie fascie trasversali brune e 476 Rineoti italiani. gialle; il ventre e le zampe sono rossicci. Non é molto comune. Il C. scapha misura 13 mm., ed è bruno, coi lati del corsaletto e delie elitre sottilmente orlati di giallognolo, il capo quasi quadrato, il corsa- letto allargato posteriormente, a lati arrotondati, lo scudetto non carenato, la membrana delle elitre rosso-bruna, lucida; i lati del suo addome sono molto sporgenti e rivolti all' insù, ornati di una macchietta gialla su ogni segmento. Non é più abbondante dell'ultimo descritto. 2. — La Phyllomorpha laciniata (fig. 156) è un Fig. 156. Phijlloinorpha Laciniata. curiosissimo rincote dotato di espansioni laterali fo- gliformi, spinose, frastagliate. Misura in lunghezza 9 mm., ed è giallognola; il suo capo é piccolo, bruniccio, fornito di antenne giallognole, spinose alla base ; il corsaletto è anteriormente bruniccio, con due ampie espansioni laterali aliformi, un po' trapezoidali, irte di spine ai margini, e col- Torlo laterale anteriormente bruno; le elitre sono strette, depresse, allungate, jaline; i lati dell'ad- dome, assai sporgenti e rialzati, sono formati da ambe le parti di 5 lobature foliacee, molto Coreidi. Ali distinte e irte di spine; queste lobature iianno il iato esterno anteriornnente nerastro. L'insetto è ventralmente giallognolo, fittamente pubescente; le sue zampe sono esili, bruniccie, spinose. È rara; talora si arrampica sugli alberi, più frequentemente sta sotto le pietre in località umide, lungo le sponde dei fiumi. 3. — Il Gonocerus acutangulus (fig. 157) per l'orma e per dimensioni ricorda notevol- mente i Syromastes, nondimeno il suo corpo é Fig. 157. Gonocerus acutangulus. più allungato e più stretto, il suo capo é trian- golare, le antenne sono lunghe, e gli angoli la- terali del corsaletto sono meno prominenti. Questo coreide è lungo 12-14 mm., giallo-ros- sastro o bruno; le sue antenne hanno l'ultimo articolo ovale, il corsaletto è allargato poste- riormente e quivi dotato di angoli laterali piut- tosto acuti; io scudetto è tutto bruno; la mem- brana delle sue elitre è tinta di livido un po' bronzato; i lati dell'addome, poco sporgenti, sono 478 Rincoti italiani. bruni; il ventre e le zampe sono giallo- rossicci. È bastantemente comune sulle piante di gi- nepro. Gli somiglia assai il G. juniperi, lungo 11 mm , e relativamente più stretto, giallognolo o bruno, coi lati esterni del corsaletto orlati sottilmente di nero, lo scudetto nero all'apice, i lati dell'ad- dome pochissimo sporgenti, giallognoli. Ha i costumi dell'altra specie e si trova ovun- que con essa. Fig. 158. Steno ce pfialus agilis. Affini ai precedenti sono le specie del genere Stenocephalus, pure allungate, distinte pel capo relativamente piccolo, dotato di due punte fron- tali rivolte in avanti, e pel corsaletto quasi trian- golare, o per meglio dire trapezoidale, colia base maggiore posteriormente, e quindi allargato dal- Tavanti air indietro, a lati rettilinei, senza esser dotato di angoli prominenti. Lo St. agilis (fig. 158) è lungo 13-14 mm., grigio-bruno, coll'addome ovale-oblungo; le sue antenne sono variegate di giallo e di nero, il Coreidi. 479 corsaletto è tutto bruno, lo scudetto ha la punta apicale bianca; la membrana delle sue elitre è tinta di bruniccio, i lati dell'addome, poco spor- genti, sono neri, con una fascia gialla su di ogni segmento; il suo ventre è rosso-grigiastro a variegature nere indecise, le zampe sono fulve, coU'apice dei femori e delle tibie oscuri. È comune nei boschi e lungo le siepi, special- mente sui fiori delle euforbie. Assai simile al congenere antecedente é lo St. albipes, un po' minore, coU'addome più stretto, più oblungo; misura in lunghezza 10-11 mm., ha colorazione analoga all'altra specie, grigio-bruna o grigio-rossiccia, il suo corsaletto però é or- nato di tinta nera sugli angoli posteriori, i lati dell'addome sono pochissimo sporgenti, il ventre è grigio-rossiccio con punteggiature nere inde- cise. Non è meno abbondante. 4. — 11 Dasycoris denticulatus (fig. 159) ha Kig. 159. Dasycoris dentcculalus. corpo piuttosto piccolo, molto pubescente, al- quanto robusto, corsaletto allargato posterior- 480 Rineoii italiani. mente, cogli angoli laterali forniti di una spina. Esso è lungo 9-10 mm., rossiccio; le sue antenne sono lungamente pubescenti, robuste, col primo articolo irto di peli biancastri, e l'ultimo ovale; il corsaletto ha i lati indistintamente biancastri e la spina degli angoli laterali un po' rivolta air indietro; lo scudetto è alquanto rialzato al- l'apice, le elitre sono rugose, dotate di membrana bruniccia ; i lati dell'addome sporgenti, terminati da un piccolo dente, sono bruno-rossicci; il suo ventre è giallognolo con qualche sfumatura bruna, le zampe sono fulvo-rossiccie. Si trova molto comunemente nei campi. Gli é affine il D. dentator, lungo 8-9 mm., il cui corpo é piuttosto allungato, a lati paral- leli, grigio-scuro o bruno, irto di fini peli bian- castri, specialmente sul corsaletto; il suo capo ha una lineetta longitudinale bianchiccia sull'oc- cipite e le antenne pubescenti, piuttosto robuste; il corsaletto è un po' allargato posteriormente, con due piccole spine laterali dirette all' infuori; lo scudetto è leggermente carenato al mezzo, la membrana delle sue elitre é bruniccia, con qualche areola chiara ; i lati dell'addome, alquanto sporgenti, sono oscuri, con una fascia gialla su di ogni segmento. Ventralmente questa specie è gialla; le sue zampe hanno i femori nero-grigi e le tibie rossiccie. Vive pure in tutta Italia ed é bastantemente abbondante. 5. — L'Alydus calcaratus (fig. 160) ha corpo Cor e idi. 481 stretto ed allungato, misura 10-11 mm., ed è bruno-nerastro. Il suo capo è piuttosto acuminato, dotato di occhi sporgenti e di antenne gracili, lunghe, Qol 2" e il 3" articolo quasi interamente rossicci; il corsaletto é poco più largo posterior- mente che anteriormente, a lati rettilinei, con un solco trasversale anteriore e spesso una li- neetta longitudinale mediana nera; lo scudetto ha la punta apicale bianca; le sue elitre sono brune, colla membrana livida; i lati dell'addome, pochissimo sporgenti, sono oscuri, con una mac- Fig. 160. Algdus calcaratus. chia giallognola su ogni segmento, il dorso del- l'addome invece é rossiccio, coU'apice e la base neri. Ventralmente questo rincote é nero lucente; le sue zampe sono nere, lunghe e sottili, colle tibie lunghe quanto i femori. È comune in autunno sulle euforbie, sulle gi- nestre. Più stretto e più allungato é il Megalotomus junceus, che misura 12-13 mm.; esso é nero, finamente rugoso; il suo capo è acuminato, do- tato di occhi ben sporgenti e di antenne gracili, GlUFFINI. 31 482 Rineoil italiani. m'olto allungate, rossiccie alla base; il suo oc- cipite porta due macchiette rossiccie; il corsa- letto é finamente rugoso, un po' più largo po- steriormente, ove gli angoli laterali portano due spine rivolte all'infuori e alquanto all'insù; le elitre sono brune, marginate esternamente di giallognolo, colla membrana tinta di bruno; i lati dell'addome, pochissimo sporgenti, sono oscuri, con una macchietta gialla su di ogni segmento, il dorso é nero. Ventralmente questa specie è nera, lucente, coi primi segmenti ad- dominali notevolmente ristretti; le sue zampe sono nero-brune, allungate e gracili, colle tibie posteriori più lunghe dei femori. È meno abbondante del precedente. Somiglia alle due specie sopra descritte il Camptopus lateralis, pure allungato, però più robusto, e dotato di femori posteriori ingrossati. Esso é lungo 12-13 mm., finissimamente pube- scente, rosso-bruno; ha il capo quasi triango- lare, con occhi molto sporgenti, e una linea mediana longitudinale gialliccia, le antenne lun- ghe, in parte gialle, il corsaletto pochissimo al- largato posteriormente, a lati dritti, sottilmente giallognoli, lo scudetto coir apice bianchiccio; le sue elitre sono marginate esternamente da una sottil linea giallognola ed hanno membrana a leggeri riflessi bronzati; i lati dell'addome sono un po' sporgenti e rialzati, a fascie brune e gialle; il ventre e le zampe sono rossicci; i fe- mori posteriori come dicemmo sono ingrossati e le rispettive tibi^ sono più brevi di essi. Coreìdi. 483 Si trova cogli antecedenti ed ha i medesimi costumi. Ha pure il corpo allungato e stretto la Micre- lytra fossularum (fig. 161), notevole per le elitre rudimentali e per le ali mancanti. Essa è lunga 11 mm., assai stretta, a lati paralleli, bruna. Il suo capo é piuttosto acuminato, nero supe- riormente, con una lineetta biancastra ai lati, la quale si continua sull'orlo esterno del corsa- letto e delle elitre; il suo corsaletto è stretto, non allargato posteriormente, nero al disopra, Fig. 161. MLcrelytra fossularum. marginato di bianchiccio sui fianchi; le elitre sono ridotte alla sola parte coriacea, che non ricopre nemmeno metà dell'addome, esse sono brune; l'addome, nero-bronzato superiormente, ha i lati giallognoli, rialzati. Ventralmente l'in- setto è livido-rossiccio; le sue zampe sono al- lungate, coi femori oscuri e le tibie giallognole. È abbastanza comune lungo le sponde dei ruscelli e in luoghi acquitrinosi. Ancor più stretto, allungato, quasi lineare, a lati paralleli, é il Chorosoma Schillingi, lungo 484 Rineoti italiani. 14 mm., lungo 9-10 mm., fondamentalmente di color rosso- sangue, ma molto screziato di nero, avendo tre macchie sul capo, due fascie longitudinali sul Liijeidi. 489 corsaletto, nonché una striscia anteriore su questa parte, e lo scudetto, neri ; le sue elitre portano una marginatura esterna, una fascia obliqua che ad essa si congiunge allargandosi, un punto mediano, più o meno unito alla fascia obliqua,' ed una stretta orlatura apicale, di color nero su fondo rosso; la membrana é bruno-nerastra, immacolata ; le sue zampe e le antenne sono quasi totalmente nere; il ventre è variegato di nero e rosso, il corsaletto è trapezoidale, dotato di alcune larghe impressioni pochissimo mar- cate. Fig. 164. Lygaeus saxatilis. In tutta Italia, durante la bella stagione, le pianticelle che crescono lungo gli orli dei campi, sono spesso coperte dagli individui di questa specie, i quali sono piuttosto lenti nei loro moti e solo quando siano spaventati o tocchi, fuggono correndo o si lasciano cadere a terra. Cogli adulti vivono anche le larve, attere, dotate di addome giallognolo, fornito di qualche macchia nera. Il L. familiaris ha le dimensioni dell'antece- dente ed é meno screziato di nero; esso ha color 490 Rincoti italiani. fondamentale di un bel rosso-corallo, il suo capo, una gran macchia da ambo i lati del corsaletto e lo scudetto sono neri, notandosi però su que- st'ultimo due punti rossi alla base; le sue elitre portano una grande macchia nera rotondeg- giante al mezzo, la quale tocca l'orlo esterno, e sono dotate di membrana nera, sottilmente orlata di biancastro; le zampe, le antenne, il ventre, si presentano come nelTantecedente. E pur esso assai comune ovunque, però non tanto numeroso come la prima specie; frequenta le piante di Vincetossico. Più grande è il L. militaris, lungo 15 mm., fondamentalmente di un rosso-sangue, con 3 macchie sul capo, Torlo anteriore del corsaletto e una fascia arcuata da ambo i lati di questo, nonché lo scudetto neri; le sue elitre, rosse, por- tano una fascia obliqua presso lo scudetto ed una trasversale mediana nere; esse sono dotate di membrana biancastra colla base nera e al- cuni punti più pallidi. Non è molto frequente; vive però in tutta Italia e si trova in agosto sui fiori di carota o sul malvone. Gli somiglia il L. equestris, lungo solo 12 mm., fondamentalmente di un rosso-corallo, con 3 macchiettine sul capo, una larga macchia ante- riore ed una stretta orlatura posteriore sul cor- saletto, nonché lo scudetto di color nero; le sue elitre, rosse, portano una larga fascia o mac- chia trasversale mediana ed una macchietta presso lo scudetto pure nere; sono inoltre dotate Ligeidi. 491 di membrana nera, ornala di un grosso punto biancastro mediano, di una stretta orlatura po- steriore e di una macchia basale allungata bian- castre. Abita pure in tutta Italia coi precedenti. Il L. apuans è minore, lungo 7-8 mm., fon- damentalmente di un rosso-corallo, col capo, Torlo anteriore del corsaletto e una fascia tras- versale mediana su questo, riunita a due tratti posteriori longitudinali, nonché la massima parte dello scudetto, neri; le sue elitre sono rosse con un punto al mezzo, mediocre ma spiccatissimo, nero; la membrana é nera con un punto me- diano bianco e qualche segno minore pure pal- lido alla base, nonché una 'lievissima margina- tura posteriore biancastra. Le zampe, le antenne, il ventre, sono come in tutte le altre specie. Più piccolo ancora é il L. punctatoguttatus, lungo 5 mm., rossastro, col capo, la metà poste- riore del corsaletto e lo scudetto neri; le sue elitre portano un punto mediano nero e un altro piccolissimo presso lo scudetto; la membrana é nera, ornata di un punto bianco. Non è raro nei cespugli. Di forma un po' più stretta é il L. melano- cephalus, lungo 6 mm., di un rossastro-brunic- cio, con una gran fascia arcuata sul corsaletto e una macchia su ciascuna elitra, di color nero, poco spiccate; la membrana delle sue elitre è tinta di livido alquanto lucente, immacolata. Questa specie é rara; vive sugli olmi. Affine e molto simile ai Ligei é il Pyrrhocoris 492 Rincoti italiani. apterus (fig. 165), rincote comunissimo e assai abbondante ovunque. Esso si distingue princi- palmente per le elitre ridotte alla sola parte coriacea, pel corpo più depresso e per le zampe un po' minori. Misura in lunghezza 10 mm., ed é di un bel rosso, variegato di nero; il suo capo, le antenne, le zampe, lo scudetto, sono neri; il corsaletto, dotato di margini laterali sottili, è nero, largamente orlato di rosso sui 4 lati; le elitre sono rosse, ornate di un grosso punto nero al mezzo e di uno più piccolo alla base, Fijr. 165. Pyrrhocoris apterus. nonché di una fascia pure nera, lungo lo scu- detto; l'addome è nero, orlato di rosso. In qualche raro individuo le elitre sono complete, ossia fornite anche della membrana che é nerastra. Questo insetto si trova numerosissimo ai piedi degli alberi dalla parte soleggiata, ai piedi dei muri dei giardini, lungo i margini dei campi, sotto le corteccie, fra i muschi e sotto le pietre, ove sverna. Non è infrequente nelle belle gior- nate d'inverno il vederne qualche individuo uscito dai suoi nascondigli correre sui muri o sugli Ligeidl. 493 alberi riscaldati dal sole. Moltiplicandosi talora strabocchevolmente su alcune giovani piante coltivate, nuoce loro, suggendone gli umori. 2. — Il Nysius thymi (fig. 166) é un piccolo ligeide lungo solo 4 mm., oblungo, dotato di capo grande, con occhi molto sviluppati e prominenti. Esso é di color grigiastro punteggiato di nero, col ventre nero, le antenne in parte rossiccie, lo scudetto nerastro, un po' pallido all'apice, la Fig. 166. Nysius thymi. parte coriacea delle elitre orlata di nero all'estre- mità, la membrana trasparente. Vive nei prati, ma non é comune. Gli somiglia alquanto la Henestaris laticeps, lunga 5-6 mm., dotata di capo più largo, e di occhi più prominenti, quasi peduncolati. Ha color giallo-bruniccio, con minute punteggiature brune, ed é finamente pubescente ; il suo scudetto porta un piccolo rilievo biancastro da ambo i lati della base; la membrana delle sue elitre é biancastra. Abita in Sicilia ed in Sardegna. Dotato di occhi grandissimi, però non pedun- colati, è r Ophthalmicus grylloides o Geocoris 494 Rincoti italiani. grylloides (fig. 167), lungo 3-4 mm., il cui capo é grande e le cui elitre sono ridotte alla sola parte coriacea, mancando la membrana e man- cando le ali; esso è nero, colTorlo anteriore del capo, gli orli del corsaletto e delle elitre di un bianco-giallognolo; l'apice dello scudetto e le zampe sono gialli; le antenne invece sono di un bruno cupo. Abita nelle Provincie meridionali. Più diffuso è rO. albipennis, il quale ha le medesime dimensioni; però le sue elitre sono tutte giallognole, lucide, mentre il corpo é nero. Fig. 167. Ophthalmieus grylloides. Si trova fra i cespugli, in luoghi sabbiosi e presso i corsi d'acqua. Gorre agilmente. 3. — Il Cymus glandicolor (fig. 168) non ol- trepassa la lunghezza di 4 mm., ha corpo ovale- oblungo, capo triangolare, convesso, antenne leggermente ingrossate all'apice, corsaletto tra- pezoidale con una lieve carenatura mediana lon- gitudinale, indistinta posteriormente, scudetto piccolo, elitre ben svolte. Di colore é giallo-ros- siccio, col capo rossastro, il corsaletto e lo scu- detto ornati di una lineetta pallida, le elitre un Liqeidi. 495 po' oscure all'apice prima della membrana, che è tinta di bruniccio. È comune nei siti umidi. Fig 108. Cf/mus (jlancUcolor. Gli somiglia il C. didymus, un po' più ovale, colio scudetto grande, il corsaletto arrotondato posteriormente e carenato al mezzo. Misura 5-6 mm. ed è giallognolo lucente, punteggiato, colle antenne nere variegate di rossiccio, l'orlo ante- riore del corsaletto e gran parte dello scudetto rossicci, una fascia nera sul corsaletto, e le elitre quasi trasparenti, grigiastre o rossiccie, con alcuni punti bruni; il suo ventre è nero, le zampe sono rossastre. Fig. 169. . ' Heteroga^ter urticae. Vive coir altra specie, però é meno diffuso. Di forma analoga ai precedenti e poco più grande é l'Heterogaster urticae (fig. 169) lungo 496 Rineoti italiani. 6 mm., oblungo-elittico, piuttosto robusto, dotato di occhi mediocri ma ben prominenti, di antenne poco lunghe e di lati dell'addome alquanto spor- genti intorno alle elitre; esso ha capo e corsa- letto di un nero bronzato, pubescenti, la base del corsaletto un po' pallida al mezzo, lo scu- detto bronzato coll'apice pallido, le elitre giallo- rossiccie, più 0 meno macchiettate di nero, colla membrana jalina, talora ornata di due punticini neri; i lati dell'addome sono variegati di nero e di rossiccio, le zampe pure sono aneliate e va- riegate di nero e di fulvo. Si trova assai comune nei cespugli. Un po' più largo è l'H. salviae, lungo 6-7 mm., dotato di occhi meno sporgenti ; esso é giallognolo leggermente grigiastro, col capo, lo scudetto ed il ventre neri, il corpo punteggiato di bruno, le antenne nere variegate di giallognolo, due lineette sullo scudetto e l'apice di questo pure di color giallo pallido. E pur esso abbondante nei cespugli di serpillo, sulla salvia pratense, in tutta Italia. 4. — Gli Oxycarenus hanno il corpo allun- gato, coU'addome a lati quasi paralleli, il capo triangolare, il corsaletto fatto a tronco di cono, il rostro generalmente assai lungo. L' Oxycarenus lavaterae misura 5-6 mm., ed è di color rosso cupo, quasi nero principal- mente verso r estremità posteriore, fittamente punteggiato e coperto di leggera pubescenza; le sue elitre sono rossastre, oscure, coll'orlo poste- Licjeìdi. 497 riore nero e la membrana oltrepassante di molto l'apice dell'addome; il suo ventre ha la base di un rosso vivo, le zampe sono ornate di un anello giallo; le zampe anteriori portano parecchie spine. È comune in tutta Italia su varie erbe, prin- cipalmente sulla malva. Più piccolo è rO. albofasciatus, lungo 3 mm., di forma più allungata, nero, col capo e il cor- saletto un po' rugosi e pelosi, le elitre brune alla base ed all'apice, biancastre al mezzo, però colle nervature oscure e la membrana bianca- stra ; le sue antenne portano qualche anellatura rossiccia; le zampe sono giallognole e di queste le anteriori sono armate di una spina piuttosto robusta sui femori. L'O. ditomoides misura pure 3-4 mm., e si distingue pei femori anteriori armati di due spine; esso é nero, fortemente punteggiato, colle elitre totalmente giallognole, aventi solo due nervature nere all'estremità; le sue zampe sono giallastre e le antenne portano una anellatura giallognola. Si trova qua e là col precedente, bastante- mente comune fra i cespiti di camomilla. Di forma maggiormente allungata ed a lati paralleli, notevole poi per le elitre quasi sempre ridotte alla sola parte coriacea e brevi assai, é lo Ischnodemus sabuleti(fig. 170) lungo 5-6 mm., depresso, dotato di corsaletto trapezoidale, poco ristretto in avanti, e di zampe piuttosto brevi. Esso è nero, privo di lucentezza, coU'orlo poste- riore del corsaletto pallido principalmente sugli Griffini. 32 498 Rincoti italiani. angoli, le elitre giallo-rossiccie a nervature brune, le zampe giallastre col mezzo dei femori nero. È diffuso in tutta Italia, però poco abbondante; Fig. 170. Ischnodemus sabiUeti. sta generalmente in località acquitrinose, sulle piante palustri. 5. — Il Plinthisus brevipennis (figura 171) ha corpo oblungo, a lati pressoché paralleli, il corsaletto piuttosto grande, coi fianchi quasi dritti, largo anteriormente come posteriormente; misura in lunghezza 3 mm., ed è di un bruno- nero lucente, glabro, colle antenne e le zampe Fig. 171. Plinthisus breoipennis. in gran parte rossiccie, le elitre punteggiate e dotate di membrana ridotta assai, rudimentale. È comune nei siti aridi e sabbiosi. Liiieidi. 499 Un po' più grande è il Rhyparochromus chi- ragra, il cui corpo é pochissimo convesso ed il cui corsaletto ha i lati alquanto sinuati poste- riornnente; il suo capo é largamente triangolare, lo scudetto é mediocre, appuntito e carenato al- l'apice, i femori anteriori sono ingrossati e den- tati inferiormente. Questo ligeide è lungo 4o mm., nero, colle elitre rossastre, fornite di nervature nere e di una gran macchia irregolare apicale pure nera; le sue antenne e le sue zampe sono in parte rossastre. Si trova abbondante ovunque nei campi, prin- cipalmente sul malvone. Il R. dilatatus é lungo 5-6 mm., più largo e più ovale dell'antecedente, nero, coperto di peli dorati, colle elitre brune, ornate sulla membrana di una macchia rossastra, pallida; i suoi tarsi sono rossastri. Vive nei siti sabbiosi, sotto la Cladonia rari- glferina. Il R. praetextatus ha le dimensioni dell'ul- timo descritto ed é glabro, di un nero lucente, colle elitre gialliccie ornate di una larga fascia nera apicale, la membrana bruna, più pallida alla base, le zampe in parte giallastre. È frequente nei campi aridi. Lo Stygnus rufìpes ha corpo ovale-oblungo, più breve e più convesso di quello dei precedenti, il capo triangolare acuminato, il corsaletto più trapezoidale, non sinuato sui fianchi. Esso mi- sura 4 mm., ed è nero, poco lucente, maggior- mente punteggiato, dotato di elitre giallastre a 500 Rincoti italiani. punteggiature brune e fornite di una macchia posteriore oscura, mentre la membrana è bian- castra, macchiettata di nero; le sue zampe e gran parte delle antenne sono rossastre. Vive pure nei siti asciutti. Con esso si trova anche lo S. sabulosus, lungo 2-3 mm., il cui corpo é irto di pubescenza gialla, le cui elitre sono bruniccie, colla base ed una linea mediana meglio spiccata di color giallo, ornate inoltre di una macchia oblunga pallida; le sue zampe, la fronte e la base delle antenne sono gialle. Affine alle specie di questo gruppo é il Peri- trechus nubilus, lungo 5 mm., bruniccio, col capo nero, il corsaletto nero anteriormente, pal- lido ai lati e al mezzo, lo scudetto nero, ornato di due tratti apicali giallognoli, le elitre grigio- rossastre, punteggiate e macchiettate di bruno, aventi la membrana biancastra, pure variegata di bruno, le sue zampe sono in gran parte gial- lastre. E assai comune nei cespugli, fra le graminacee. Fig. 172. Dnjmus sylcaticus. Il Drymus sylvaticus (fig. 172), pure molto affine a tutti gli antecedenti, ha il corpo ovato- Ligeidi. 501 oblungo, il corsaletto a lati sinuati, l'addome robusto, moltQ convesso, il capo meno largo dell'orlo anteriore del corsaletto. Esso é lungo 4-5 mm., nero, colle elitre bruno-rossastre a nervature oscure al mezzo, più chiare alla base, aventi l'orlo esterno pallido e la membrana bru- niccia; il suo dorso è fortemente punteggiato, lo scudetto porta una spiccata impressione al mezzo. Non è molto abbondante. 6. — Il Pterotmetus staphylinoides é un curioso e piccolo ligeide del corpo lungo 5 mm., mollo stretto, a lati paralleli, colle elitre ridotte alla sola parte coriacea, che non oltrepassa la metà dell'addome, il corsaletto più lungo che largo, a fianchi diritti, il capo largo e ottuso, le zampe e le antenne piuttosto grandi. Esso so- miglia assai ad un piccolo stafilinide. Di colore é nero, lucido, colle elitre rossastre o rossiccie, terminate da una membrana rudimentale bian- castra. Si trova nei siti aridi, talora sotto le Borracine. Gli é affine il Macrodema micropterum , però più largo, a lati meno paralleli, col corsa- letto quasi quadrato, il capo largo e triangolare. È lungo 3 mm., nero-lucido, colle elitre rudimen- tali giallastre, vellutate, a linee nere punteggiate; l'orlo posteriore del suo corsaletto é general- mente pure giallastro, vellutato, le antenne sono dotate di un anello rossiccio. Vive col precedente. 502 Rineoil italiani. 7. — Le specie del genere Pachymerus pre- sentano nell'aspetto, nella forma generale del loro corpo, nonché nella varietà delle colora- zioni, grande sonniglianza coi Ligei ; il loro capo è triangolare, il corsaletto è trapezoidale, quasi sempre nero nella metà anteriore, le zampe sono dotate di numerose e sottili setole. Il Pachymerus pini o Aphanus pini (fig. 173) è lungo 7-8 mm., bruno-rossastro, irregolarmente punteggiato di nero, col capo, lo scudetto e la parte anteriore del corsaletto neri, le elitre do- Fig. 173. Pachymerus pini. late di membrana nera, colla parte coriacea rossastra, ornata di una macchia nerastra al- lungata presso lo scudetto e di un'altra macchia nera, irregolarmente rotondeggiante o alquanto triangolare, presso la base interna della mem- brana ; le sue zampe e le antenne sono nere. Abbonda principalmente nelT Italia superiore in luoghi aridi. Il P. vulgaris somiglia per dimensioni, forma e colorazione al precedente, e si distingue pel corsaletto posteriormente fulvo, punteggiato di Li gei di. 503 nero, per la macchia nera posteriore delle elitre più grande, esistendovene inoltre un'altra bianca- stra, nonché per le zampe e le antenne varie- gate di rossiccio. È pur esso comunissimo ovunque. Il P. pineti é parimenti somigliantissimo ai due sopra descritti, avendo però la membrana delle elitre ornata di una macchia bianca ro- tonda, e la parte coriacea priva della macchia oscura allungata, presso lo scudetto. Non é men abbondante. Il P. quadratus è più stretto, lungo 6 mm., analogamente colorito, col corsaletto rossiccio, avente una macchia quadrangolare nera ante- riore, lo scudetto nero, le elitre rossastre, ornate di una macchia oblunga sulla parte coriacea e dotate di membrana pallida, tinta di bruno al mezzo. Più distinto é il P. pedestris, stretto e lungo 5 mm., giallastro, col capo, il lato anteriore del corsaletto e gli angoli posteriori di questo neri, preceduti da una macchietta bianca, le elitre giallastre, ornate di una macchia rotonda nera, seguita da una macchietta biancastra. Le sue antenne e le zampe sono variegate di nero e giallo. Anche queste specie sono diffusissime su di- versi vegetali. Il P. Rolandri misura 6-7 mm,, ed é intera- ramente nero, con una grande macchia aran- ciata alla base della membrana. Vive pure in tutta Italia. 504 Rincoti italiani. Affine ai Pachimeri é il Beosus luscus (fig. 174^, distinto pei capo più largo del lato anteriore dei corsaletto, dotato di occhi prominenti, e per le zampe e le antenne più lunghe. Esso misura 6 mm. ed é variegato di nero e di biancastro. Il suo capo è nero, coperto di pubescenza ar- gentata, il corsaletto é pallido, con una macchia quadrangolare anteriore nera e i margini pun- teggiati di bruno; lo scudetto ha l'apice e due macchiette bianchi; le elitre portano alla base dei punti e delle linee brune su fondo biancastro. Fig. 17 J. Beosus luscus. e sono ornate posteriormente di macchie mag- giori oscure, comprendenti uno spazio chiaro; la membrana é nerastra, con una macchia api- cale bianca, le zampe sono rosse coll'apice dei femori e delle tibie neri; le antenne, gialle, sono variegate di nero. È assai abbondante nei prati e nei cespugli. Più piccolo è il Trapezonotus agrestis , lungo 4 mm., ovale-oblungo, depresso, col capo non più largo del corsaletto, le antenne pube- scenti, i femori anteriori molto rigonfi. Liqeidi. 505 Ha color rossastro, punteggiato di nero, col capo, la parte anteriore del corsaletto e lo scu- detto neri, i lati del corsaletto pallidi, le elitre ornate di una macchia oscura irregolare e do- tate di membrana oscura a nervature bianca- stre; le sue zampe sono variegate di nero e giallo. È comune nei siti ombrosi. Nello Scolpostethus affinis (fig. 175) il cor- saletto è più allargato alla base; la lunghezza del suo corpo è di 3-4 mm.; esso è nero, col Fig. 175. Scolpostethus affinis. corsaletto orlato di rossastro sui lati e posterior- mente, macchiettato di bruno alla base; le sue elitre sono giallo- rossastre, con macchie brune al mezzo e posteriormente, dotate inoltre di membrana biancastra ; le sue zampe sono va- riegate di giallo e di nero. Abbonda nei luoghi umidi. 8. — La Microtoma echii ha corpo largo, quasi elittico, regolarmente attenuato e arro- tondato alle due estremità, zampe robuste, dorso pianeggiante, corsaletto grande, trapezoidale, a 506 Rincotl iiaUani. lati curvi. Essa é lunga 8 mm,, tutta di un nero privo di lucentezza, essendo anclie la mem- brana delle elitre cosi uniformemente colorata. Si trova comune sulle varie specie di viperina. Ha forma eguale il Gonianotus margine- punctatus, lungo 7 mm., di color bruniccio- terreo, col corsaletto più oscuro ed un po' gib- boso al mezzo, dotato di lati sottili, punticchiati di nericcio, lo scudetto oscuro, le elitre un po' più pallide, a membrana bruna, coll'orlo esterno della parte coriacea segnato da una serie di punti nerastri; ventralmente questo ligeide è di Fig. 176. Gastrodes ferrugineus. un bruno intenso; le sue zampe sono rossastre. È frequente nei siti arenosi delle provincie settentrionali. Di forma invece ovale, molto attenuata in avanti, è il Gastrodes ferrugineus (fig. 176), lungo 7-8 mm., dotato di capo piuttosto piccolo, di corsaletto ristretto in avanti, di femori ante- riori più spiccatamente ingrossati. Esso è bru- nastro, colle antenne rossiccie, la membrana delle elitre giallognola con nervature più pallide. Vive in tutta Italia sotto le corteccie dei la- rici e delle abeti. Tingididi. 507 4* Famiglia: TingidiclL Nelle specie di questa famiglia il corpo si pre- senta generalmente depresso, coi lati membra- nosi, espansi, le* elitre sono omogenee, senza distinzione visibile fra parte coriacea e parte membranosa, le antenne non sono filiformi, ma più 0 meno ingrossate. Le Tingididi hanno piccole dimensioni, corpo piuttosto largo, rugoso; il loro capo é mediocre, incassato nel corsaletto ; questo é in generale dotato di espansioni laterali membranose, oppure rigonfio e solcato, per lo più fornito di un pro- lungamento posteriore triangolare, sopra lo scu- detto. Le loro elitre sono, come dicemmo, omo- genee, fittamente reticolate da nervature molto salienti, carenate; l'addome ne è quasi sempre al tutto ricoperto; le zampe sono mediocri, esili. Le Tingididi, protette dalla loro forma e dalla loro apparenza, che le fa rassomigliare a brani di corteccie, vivono su diversi vegetali, che pun- gono col rostro, succhiandone i liquidi ed occa- sionandovi talora delle escrescenze varie. Sono tutti insetti dannosi; alcune specie, mol- tiplicandosi talvolta abbondantemente sopra al- beri fruttiferi coltivati, vi cagionano gravi guasti, rovinandone i fiori e le foglie, non solo per le punture che vi fanno, ma ancora per le copiose deiezioni che vi accumulano sulle pagine infe- riori, occludendone gli stomi. 508 Rineoti italiani. 1. — La Tingis pyri (fig. 177) é lunga 3 nim., quasi trasparente, col capo nero, dotato di an- tenne sottili, poco ingrossate all'apice, il corsa- letto a lati membranosi, espansi, arrotondati, mentre la parte centrale di questo è rigonfia a guisa di vescicola reticolata, che si protende sul capo; la parte posteriore 'del corsaletto é carenata, arrotondata e reticolata analogamente; le sue elitre sono assai espanse ai lati, supe- rando di molto l'addome, arrotondate agli an- goli, vescicolose al mezzo, finamente reticolate come il corsaletto, trasparenti, ornate di una Fig. 177. Tingis piji i. fascia trasversale bruna, prima del mezzo, e di una grande macchia apicale dello stesso colore; l'addome é nero; le zampe sono piuttosto esili e brevi. Si trova abbondante sulla pagina inferiore delle foglie di varii alberi fruttiferi e principal- mente dei peri, che talora danneggia sensibil- mente. La T. spinifrons è un pò* maggiore, lunga 4-5 mm., pure trasparente, col ventre bruno, i lati del corsaletto espansi quasi a semicerchio, reticolati parimenti di bruno, la vescicola me- TinpididL 509 diana anteriormente conica, le elitre quasi rom- boidali. Vive in luoghi sabbiosi, nei prati asciutti, ed é meno frequente. Affine alle precedenti é la Orthostira musei, lunga 3 mm., non trasparente, ovale, piuttosto breve e larga, arrotondata posteriormente, do- tata di antenne filiformi, di corsaletto breve, romboidale, carenato, e di elitre ovali, reticolate ai lati. Essa ha color giallastro bruniccio, e si trova fra i muschi o fra le ginestre, in siti piut- tosto elevati. 2. — La Dictyonota crassicornis (fig. 178) Fig. 178. Dictyonota crassicornis. presenta corpo oblungo, a lati espansi quanto nelle Tingis, però non trasparente; le sue an- tenne sono ingrossate, rugose, il suo capo è piuttosto spinoso in avanti; il corsaletto e le elitre sono reticolati e percorsi da linee elevate come nelle antecedenti, non presentano però rigonfiamenti superiori vescicoliformi. Misura in lunghezza 3 mm., ed é fondamentalmente nerastra, colle elitre biancastre, reticolate di bruno, i lati del corsaletto spesso analogamente 510 Rincoti italiani. chiari, e sempre molto espansi, le zampe giallo- rossiccie, le antenne brune, irte di brevi peli. È comune in tutta Italia, nei siti aridi. Presenta delle antenne analogamente ingros- sate la Eurycera clavicornis, pure lunga 3 mm., più depressa, coi lati del corsaletto e delle elitre molto meno espansi, il corsaletto pentagonale, appuntito posteriormente e percorso da linee salienti, le elitre pure percorse e reticolate ana- loframente, dotate di membrana bastantemente distinta ; questa tingidide ha color bruno-rossa- stro, coi capo e le antenne volgenti al nerastro, le zampe abbastanza robuste, bruno-verdognole. È frequente sul Teucrium chamaedrys e sotto gli Erijngium, principalmente in luoghi alquanto elevati. Simili alle due specie sopra descritte sono le Monanthie, le quali hanno la stessa forma, le stesse dimensioni, e sono però variabili quanto alla scoltura del corsaletto e delle elitre, come alla espansione laterale di questi ed alla gros- sezza delle antenne. La Monanthia cardui é lunga 3-4 mm., do- tata di lati spiccatamente espansi, piuttosto ampli ed arcuati ; ha color grigio, colle antenne ros- sastre, nere alla base e all'apice, il corsaletto un po' più cupo, percorso da 3 carenature, di cui la mediana nera posteriormente, le elitre variegate da lineette oscure, brevi. Si trova comunemente ovunque, sui cardi sel- vatici. Le somiglia la M. ciliata, lunga 4-5 mm., Tingididi. 511 larga, di un grigiastro-rossiccio pallido, retico- lata di bruno, più oscura sui lati, colle zampe e le antenne irte di brevi peli, e il ventre nero. Non è nneno frequente nei siti aridi. La M. Wolffi misura 3-4 mm. e non presenta i lati del corsaletto ben espansi; assume quindi una forma ovale, attenuata in avanti ; essa ha color rossiccio chiaro, col capo e la maggior parte del corsaletto neri, le zampe rossastre coi femori oscuri, le elitre reticolate di bruno. È comune su diversi vegetali di basso fusto, in luoghi sabbiosi. La M. unicostata, specie meridionale, é lunga 2-3 mm., presenta una sola carenatura sul cor- saletto, ed è oblunga, bruniccia, colle estremità pallide, una fascia anteriore nera e una mac- chia posteriore bruna sul corsaletto, le elitre punteggiate di bruno specialmente ai lati, ed ornate di due macchiette pallide ciascuna. Vive sui salici e sui pioppi. 3. — La Serenthia laeta (fìg. 179) ha corpo Vi '^ m Fig. 179. Serenthia laeta. più allungato e più convesso, senza espansioni laterali, capo piuttosto grande, antenne brevi, 512 Rineoti italiani. corsaletto attenuato in avanti, carenato al nnezzo, appuntito posteriormente, elitre omogenee, fìtta- mente e finamente reticolate, zampe mediocri. È lunga 2 mm , nera, colle elitre di un grigio pallido, quasi biancastro, e le zampe rossiccie. Vive nei siti umidi. Ha forma non molto diversa la Piesma ca- pitata, in cui però il corsaletto non si prolunga triangolarmente all'indiotro sopra lo scudetto. È pure lunga 2 mm., ha le antenne brevi, il corsaletto quasi quadrangolare, le elitre fina- mente punteggiate, percorse da 2-3 nervature salienti, e terminate da una piccola membrana. Di colore è grigio-cinerea, cogli orli del corsa- letto più chiari, e 3 macchie brune presso il margine anteriore; le nervature delle sue elitre e lo scudetto hanno color bruno. Non è molto comune; frequenta i Chenopodium. 5^ Famiglia: Aradidi, Gli Aradidi presentano notevole affinità colle Tingididi, pel loro corpo depresso, rugoso, a lati generalmente espansi; in essi però le elitre offrono quasi sempre una netta distinzione fra parte coriacea e parte membranosa, le spor- genze laminari poi dei lati del loro corpo po- steriormente non sono dovute ad espansione delle elitre, ma bensì ai fianchi dell'addome. Questi rineoti hanno dimensioni piccole, capo non tanto incassato nel corsaletto, occhi spor- Aradi di. 513 genti, antenne alquanto ingrossate ; il loro cor- saletto é largo, rugoso, a lati esterni arcuati, lo scudetto é triangolare, le elitre sono allungate ma poco larghe, o larghe solo alla base ove sono coriacee e rugose; esse, come sopra ac- cennammo, sono dotate di membrana ben di- stinta, non rugosa ; l' addome lateralmente è molto espanso, superando di non poco le elitre. Le zampe sono mediocri ; in un genere che riu- niamo agli Aradidi, le anteriori sono trasformate in organo di presa, avendo le anche allungate, i femori robusti e dilatati, solcati inferiormente, potendo in tal solco ripiegarsi ed adattarsi la tibia. Anche gii Aradidi come le Tingididi, protetti dalla loro apparenza, dai colori e dalla rugosità del corpo, vivono sugli alberi, principalmente fra le corteccie. Si cibano in generale di so- stanze vegetali; alcuni però sono carnivori, pre- datori. 1. — L'Aradus depressus (fig. 180) è lungo Fig. 180. Aradus depressus. 4-6 mm., molto depresso ; ha il capo mediocre, spinoso anteriormente e dotato di un prolunga- Griffini. 33 514 Rineoti italiani. mento fra le antenne: queste sono ingrossate e però fornite di primo articolo piccolissimo; il suo corsaletto é largo, breve, percorso da care- nature longitudinali, cogli angoli anteriori pro- minenti e i lati dopo questi sinuati; lo scudetto è triangolare allungato, alquanto concavo supe- riormente ; le elitre si presentano fornite di parte coriacea rugosa, espansa lateralmente, e di membrana più stretta, ben sviluppata ; i lati dell'addome sporgono ai fianchi della membrana. Di colore questo rincote é bruno-nerastro, or- nato di una macchia pallida sugli angoli ante- riori del corsaletto; le sue elitre sono pallide, variegate di bruno all'apice. Si trova in tutta Italia, però poco abbondante, principalmente al piede dei pioppi. Più grande è TA. dilatatus, lungo 8-10 mm., di color giallo-brunastro a sfumature più cupe, col corsaletto a lati molto dilatati angolarmente verso il mezzo, denticolato sui margini, le zampe brune ad anellature rossiccie, le elitre giallo- brunastre, i lati addominali ornati di alcune macchie brune poco spiccate. ' Vive specialmente in regioni elevate e fredde, sulle betulle e su alberi affini. Molto affine agli Aradus é l'Aneurus laevis, facilmente distinguibile per aver le elitre com- pletamente membranose, non dilatate alla base, e per lo scudetto arrotondato. Esso è lungo 5-6 mm., bruno-rossastro lucido, col capo nero alla base, rugoso, il corsaletto finamente striato e fornito di due impressioni laterali, lo scudetto Aradidi. 515 oscuro, i lati addominali ben sporgenti, le zampe mediocri coi femori un po' ingrossati. Non è infrequente sotto le veccliie corteccie. 2, — Collochiamo in appendice agli Aradi la Phymata crassipes (fig. 181), la quale presenta notevoli affinità cogli antecedenti ed é rimar- chevole per le zampe anteriori trasformate in organi di presa, fornite di anche allungate, di femori rigonfi, solcati inferiormente in modo da potervisi adattare la tibia come un coltello nel Fig. 181. Phymata crassipes. manico. Il suo capo é allungato, inciso ante- riormente e dotato di antenne ingrossate, il cor- saletto è largo, dilatato lateralmente, percorso nella metà posteriore da carenature longitudi- nali ; lo scudetto è triangolare, breve; le elitre sono* lunghe quanto l'addome, però molto più strette, a lati esterni quasi paralleli, dotate di parte coriacea rugosa e di membrana ben di- stinta, molto grande; i lati addominali sono espansi, fogliacei, quasi romboidali, alquanto rialzati. — Questo rincote é lungo 6-7 mm., di color bruno rossastro, marginato da una orla- 516 Rincoti rial l'ani. tura giallognola alla base dell'espansione addo- minale; le sue zampe sono piuttosto brevi, ros- siccie inferiormente. È abbastanza comune nei boschi, principal- mente sulle colline. 6"" Famiglia : Cax)sidi. La famiglia dei Capsidi comprende numerosi rincoti emitteri, per taluni caratteri non dissi- mili da certi Ligeidi, aventi però il rostro di 3 articoli, mentre in quelli consta di 4, e dotati di corpo assai poco consistente, con tutte le parti deboli, facili ad esser deformate o rotte. Nel maggior numero di questi insetti le di- mensioni sono piccole ed il corpo é allungato, non privo di bei colori, generalmente levigato, lucido; il capo é mediocre, fornito di occhi ben sviluppati e di antenne quasi sempre lunghe, molto sottili, inserite sotto agli occhi e colf ul- timo articolo esiiissimo. Solo in qualche caso eccezionale e raro, le antenne sono ingrossate. — Il corsaletto è trapezoidale, privo di espan- sioni; lo scudetto é triangolare, mediocre; le elitre, pressoché ognora completamente svolte, hanno debole consistenza, ricoprono tutto F ad- dome, constano di parte coriacea e di parte membranosa distinte, ed hanno spesso all'apice della prima parte, e quindi fra quella e la mem- brana, uno spazio triangolare, circoscritto da pieghe e preceduto da una lieve incisione sul- Gap si di. 517 l'orlo esterno. I lati addominali non sporgono quasi mai; essi poi, come le elitre, non presen- tano espansioni di sorta. Le zampe sono allun- gate ed esili ; talora i femori posteriori sono però ingrossati, atti al salto. I Gapsidi sono comuni nei prati, principal- mente in luoghi ac({uitrinosi, sulle siepi, sui ce- spugli; molti di essi frequentano i fiori delle ombrellifere. Volano abbastanza bene, e si nu- trono in principal modo di insettucci minori o degli umori delle piante. I Gapsidi non arrecano sensibile utilità o danno all'uomo. 1. — Le specie del genere Miris sono facil- Fig. 182. Miris laeoigatus. mente riconoscibili pel corpo allungato e stretto, a lati paralleli, piuttosto depresso, di color pal- lido, con antenne lunghe, finamente pubescenti alla base, ed aventi il primo articolo ingrossato; le loro zampe sono allungate; il corsaletto è trapezoidale. 518 Rincoii italiani. Il Miris laevigatus (fig. 182) é lungo 8 mm., interamente di un verdognolo o giallognolo pal- lido, talora un po' più scuro al mezzo tlel cor- saletto. Si trova assai abbondante nei prati. Gli somiglia il M. erraticus, lungo 6 mm., verdognolo, col capo nerastro in avanti, 4 linee longitudinali brune sul corsaletto, lo scudetto bruno, i lati del corsaletto e delle elitre gialli. Non é meno abbondante. Il M. dolabratus é lungo 7-9 mm,, ha capo nerastro, con antenne pure nerastre e due punti gialli fra gli occhi; il suo torace é nerastro, coi lati esterni marginati di giallo ed una lineetta longitudinale mediana parimenti gialla ; lo scu- detto é bruno, colla parte media gialla, le elitre sono bruno-rossastre col margine esterno più chiaro; le sue zampe sono variegate di bruno. È assai comune principalmente sui colli. Affine ai precedenti è il Miridius quadrivir- gatus, lungo 9 mm., un po' più robusto, giallo- gnolo o grigiastro, ornato di fascie rossastre più o meno indistinte. Abbonda colle specie sopra descritte. 2. — Il genere Phytocoris che fu poi suddi- viso in parecchi altri assai affini fra loro, com- prende parecchi capsidi di dimensioni mediocri, ornati di bei colori per lo più disposti a fascie longitudinali. Il loro corpo é oblungo ed allun- gato, il capo porta occhi piuttosto grossi e sa- lienti, le antenne sono lunghe e molto sottili, il Capsìdì. 519 corsaletto è trapezoidale, lo scudetto piuttosto grande, triangolare; le loro zanape sono lunghe e scattili; le elitre e tutto il corpo sono assai fragili. Questi rincoti sono couiuni nei prati e sugli alberi. Il Ph. striatellus o Calocoris striatellus (fig. 183) é lungo 7-9 mm., giallognolo o rossiccio chiaro, collo scudetto biancastro e le elitre or- nate all'apice della parte coriacea di una grande macchia pure pallida ; il suo corsaletto porta Fig. 183. Phytocorìs striatellus. una fascia trasversale nera posteriormente, spesso alquanto interrotta al mezzo, e 4 punti neri oblunghi in avanti ; le elitre, olire la mac- chia apicale, portano delle strette fascie longitu- dinali più chiare e più scure ed una tinta bruna presso la macchia chiara ; le sue zampe sono rossiccie. È bastantemente diffuso in tutta Italia. Il Ph. seticornis, ancor più abbondante del primo, è lungo 7-8 mm., nero, colle elitre brune, marginate irregolarmente di rossiccio all'esterno ed ornate di una macchia apicale rossa termi- 520 Rincoti italiani. nata da un punto nero ; le sue zampe sono fulve; il suo corsaletto porta spesso qualche segno trasversale rossiccio. Il Ph. chenopodii, lungo 7-9 mm., è di un rossiccio pallidissimo, colle elitre giallognole a tinte leggermente ver(ìiccie, ornate di una mac- chia biancastra all'estremità della parte coriacea ; il suo corsaletto porta generalmente2-4 punti neri. Abbonda ovunque nelle praterie. Il Ph. ulmi misura 6-8 mm., ed é parimenti di un rossiccio o di un bruniccio assai pallido, a tinte e marmoreggiature sfumate di un bruno più intenso, colle zampe pure marmoreggiate in modo analogo. Si trova su diversi alberi, principalmente in collina. II Ph. scriptus é un po' più robusto, lungo 8 mm., fondamentalmente di color giallo pa- glierino, ornato di disegni bruni, avendo il capo marmoreggiato di giallo e di nerastro, il corsa- letto ornato di una marginatura anteriore e la- terale nera, nonché di due fascie longitudinali nere posteriormente divergenti ; il suo scudetto é giallo; le elitre portano due fascie brune, ta- lora riunite nella parte anteriore, ed una linea bruna lungo lo scudetto; la membrana è bru- niccia ; le zampe sono rossastre coi tarsi neri. Non é cosi abbondante come gli antecedenti. Il Ph. marginellus, lungo 8 mm., è fonda- mentalmente nero, ornato di disegni gialli ; il suo capo colle antenne è nero, il corsaletto é nero, coirorlo anteriore strettamente giallognolo Capsidi. 521 e 3 fascie longitudinali gialle; lo scudetto é nero, le elitre sono brune, coll'orlo interno giallo e una macchia giallo-rossiccia all'apice della parte coriacea; la membrana è bruna; le zampe sono rossiccie, il ventre in gran parte è bruno-nero. Abbonda in tutta Italia nei prati e sui fiori. Il Ph. striatus misura 9-10 mm., ed é allun- gato, nero, col corsaletto ornato di una macchia giallo-rossastra, talora molto grande, lo scudetto fornito di due tratti gialli, le elitre brune, colle nervature sottilmente giallognole e l'estremità rossastra circondata internamente di nero. Vive in tutta Italia coi congeneri. Affine ai precedenti è il Lopus gothicus, lungo 6 mm., a lati paralleli, nerastro o bruno, collo scudetto ornato di una macchia rosso-aranciata, il corsaletto strettamente orlato ai lati dello stesso colore, le elitre fornite all'apice di una macchia rotondeggiante rossa e marginate ester- namente di giallognolo. Non é molto diffuso. 3. — L'Halticus apterus (fig. 184) ha corpo Fig. 184. Halticus apterus. breve, ovale, allargato posteriormente, alquanto convesso, il capo largo e breve, le antenne sot- 522 Rincoti italiani. tilissime, le zampe posteriori allungate, coi fe- mori ingrossali, le elitre ridotte alla sola parte coriacea. Misura in lunghezza 2 mm., ed é di un nero lucente, colle antenne, le tibie ed i tarsi di color giallognolo; le sue ali sono rudimentali. Non è raro lungo i fossi, fra le erbe, ove salta agilmente. L'H. luteicoUis é un po' maggiore, lungo 3 mm., bruno-nero, col capo, il corsaletto, e le zampe di color rossiccio. Vive ovunque coll'altra specie. Affine a questi rincoti é l'Orthocephalus sal- tator, più robusto, alquanto più convesso e più allargato posteriormente, lungo 4 mm., comple- tamente di un nero lucente. Abita principalmente sulle Alpi. 4. — Le specie del genere Capsus e dei generi affini comprendono degli insetti di mediocri di- mensioni, oblunghi od ovati, bastantemente larghi e alquanto convessi, dotati di poca consistenza, colla membrana delle elitre notevolmente incli- nata airingiù,.le antenne filiformi, coi due primi articoli abbastanza robusti, l'ultimo esilissimo. Il Capsus trifasciatus o Deraeocoris tri- fasciatus (fig. 185) è lungo 9-10 mm., ovale, fi- namente rugoso, di color fondamentale nero, con due macchiette rosse fra gli occhi, il corsaletto orlato esternamente di rosso e lo scudetto tutto di questo colore: le sue elitre sono nere, ornate di una macchia apicale e di una fascia mediana Capsidi. 523 trasversale alquanto obliqua, rosse; le sue zampe sono rossastre. La colorazione però di questa specie é variabile, trovandosene degli individui quasi totalmente neri, colle sole estremità ros- sastre. Vive in tutta Italia su varii fiori; però ovunque é scarso. Fi^. 185. Capsus trifasciatus. » Il C. laniarius è minore, lungo 6 mm., di un rossastro pallido, lucido, finamente punteggiato, collo scudetto più pallido ancora, l'apice delle elitre un po' più cupo e la membrana tinta di bruno, con una macchia chiara basale esterna. Esso pure é molto variabile; talora si presenta bruno, coH'apice delle elitre rosso. È più comune del precedente. Affine ai Capsus é il Rhopalotomus ater, lungo 6 mm., di forma relativamente più allar- gata nella parte posteriore, distinto per le an- tenne il cui secondo articolo è notevolmente in- grossato all'apice, e pel capo più largo e più breve. 524 Rincotì italiani. Esso é generalmente nerastro, col capo, il cor- saletto e le zampe rossicci; talvolta però anche il capo ed il corsaletto sono nerastri come il ri- manente del corpo. Si trova frequente ne^rli orti, nei prati, su di- versi vegetali di basso fusto. Il Lygus pratensis somiglia assai ai Gapsus, misura in lunghezza 6-7 mm., ed é ovale-oblungo, di un giallognolo sudicio piuttosto lucente, col corsaletto talora variegato di bruno ed ornato di alcune macchiette mediane e laterali, lo scu- detto pallido, con una macchia bruna triango- lare alla base, le elitre tinte di rosso-bruno verso il mezzo, con una macchia irregolare oscura all'apice. Abbonda ovunque nei prati, principalmente in estate ed in autunno. Il L. unifasciatus é pure lungo 6-7 mm., bruno-nero , lucido , variegato di giallognolo , avendo Torlo posteriore del corsaletto sottilmente giallognolo, l'apice dello scudetto pure di tal co- lore, le elitre ornate di una fascia obliqua prima del mezzo e di una macchia arcuata prima del- l'apice parimenti di un giallo pallido; la sua membrana è bruna; le sue estremità sono ros- sastre. Vive sui salici, su altri alberi ed arbusti in luoghi umidi, nonché nei campi, abbondantis- simo. 5. — La Heterotoma merioptera (fig. 186) è facilmente riconoscibile per l'anormale ingrossa- Capsidi. 525 mento dei primi due articoli delle antenne, prin- cipalmente del secondo che è fusiforme, peloso, Fig. 186. Heterotoma merioptera. mentre il 3" è breve e piccolo. Il suo corpo, oblungo, misura 4-5 mm., ed é di un bruno oscuro, coperto di pubescenza rossiccia; le sue zampe sono mediocri, esili, giallo-rossiccie. Non è rara su diversi vegetali erbacei, prin- cipalmente sulle ortiche. 6. — Il Cyllocoris histrionicus (fig. 187) ha corpo Fig. 187. Cyllocoris histrionicus. piuttosto allungato e stretto, a lati quasi paral- leli, capo rotondeggiante, antenne e zampe esili 526 Rìneoti italiant. e lunpche, corsaletto trapezoidale, scudetto rela- tivamente piccolo, elitre poco consistenti. Misura in lunghezza 5 6 mm., è nero lucente, colle elitre rossastre, ornate di una fascia obliqua pallida, e col corsaletto nero, sottilmente mar- ginato di giallo in avanti e posteriormente: il suo scudetto è giallo colla base oscura, la mem- brana delle elitre è bruna, le zampe e le antenne sono in gran parte rossiccie. •Vive qua e là fra i cespugli, però non é molto abbondante. Gli é affine il C. flavonotatus o Globiceps flavonotatus, che ha le stesse dimensioni ed è bruno-nerastro, con due grandi macchie gial- liccie su ciascuna elitra, l'una alla base, l'altra prima dell'apice; il suo corsaletto è molto ri- stretto in avanti, le sue estremità sono bruno- rossastre. Abita coU'altra specie ed è più diffuso. Analogo ai precedenti é il Pilophorus cla- vatus, lungo 4 mm., poco più largo delle specie sopra descritte, nero, a deboli riflessi bronzati, colle elitre rossastre, ornate di due linee tras- versali bianche e fornite di membrana oscura; il suo scudetto è ornato di linee e macchie bian- castre. Si trova comunemente sui salici, sulle querele, sugli ontani. Appartiene a questo gruppo anche TOrtho- tylus nassatus, lungo 7 mm., verdognolo, col capo e le zampe rossastri. Vive principalmente sui salici e sul nocciuolo. Ha forma quasi eguale il Phylus coryli, lungo Cimic'di. 527 5 mm., tutto nero o bruno-nero, colle antenne e le zampe di un bianco-giallognolo assai pallido. Frequenta i nocciuoli e le querele. Gli somiglia il Plagiognathus arbustorum, che misura 4 mm., ed é nero o bruno-nero, lu- cente, coperto di fine pubescenza rossastra poco persistente, colla membrana delle elitre nerastra a riflessi di varii colori, urnata alla base di una macchia pallida: le sue zampe sono rossastre, picchiettate di nero. Più raramente questo cap- side è di un bruno-verde od olivaceo. Vive nei cespugli, sulle ortiche, su varie gra- minacee. 7^ Famiglia: Cimicidi. Questa ristretta famiglia comprende dei piccoli o piccolissimi rincoti, dal corpo arrotondato od alquanto oblungo, più o meno depresso, alato od attero, con rostro di tre articoli e antenne fi- liformi. La forma dei Cimicidi é in generale breve e piuttosto larga, talora quasi arrotondata: il capo è più o meno infossato nel corsaletto, però abbastanza prolungato in avanti fra le an- tenne, e dotato di occhi rotondi, salienti; il cor- saletto ha varia forma, può essere trapezoidale o cuoriforme; le elitre, quando esistono ben svi- luppate, sono dotate di membrana distinta, in qualche caso però sono rudimentali, brevissime; lo scudetto è relativamente largo, triangolare; le zampe si presentano alquanto esili, brevi. 528 Rincoti italiani. I Gimicìdi sono carnivori; alcuni abitano sui fiori, sotto le corteccie dei vegetali, nei mucchi di detriti varii, e quivi cacciano degli aninna- lucci minori; altri, ben più noti, vivono nelle abitazioni dell'uomo, hanno costumi notturni e suggono il sangue delle persone addormentate, producendo punture ed enfiagioni dolorose. 1. — Il Cimex lectularius {f\g. 188) é la notis- sima e disgustosa cimice comune, abbondante nelle case poco pulite. Misura in lunghezza 4-5 Fif?. 188. Cimex tectuiarius. mm., ed ha corpo breve e largo, quasi roton- deggiante, molto appiattito, e finamente ciliato; il suo capo é mediocre, incassato nel corsaletto e fornito di antenne sottili, pubescenti, assai mobili; il corsaletto è largo, quasi cuoriforme, allargato anteriormente ed inciso al mezzo per ricevere il capo, ristretto invece posteriormente; lo scudetto é triangolare, largo; le elitre sono rudimentali e rappresentate solo da due brevis- sime squamette; le ali mancano; il suo addome ò piatto, più largo del corsaletto; le zampe sono relativamente brevi. Di colore questo rincote é Cimi cidi. 529 rosso-bruno, e mo*stra generalmente al mezzo dell' addome una fascia longitudinale oscura mentre é vivo, corrispondente veramente a parti sottostanti cosi colorite. Si nasconde nelle fessure dei mobili durante il giorno o nei ripostigli e sotto gli oggetti su- dici; esce nella notte ed anche da lontano si dirige verso le persone coricate onde suggerne il sangue, unico nutrimento di cui si ciba. 2. — Il genere Anthocoris racchiude le altre specie di questa famiglia, più piccole, alate, do- tate di elitre ben svolte, e viventi nei campi, fra i vegetali. Esse hanno il corpo non cosi largo, oblungo, il corsaletto trapezoidale, attenuato in avanti, il capo un po' prolungato, il dorso piuttosto de- presso. L'Anthocoris nemorum è lungo 4 mm., bruno- nero, lucido, colle elitre rossastre, aventi l'apice bruno, una macchia bruna lungo la sutura, e la membrana pure bruna con macchie pallide sfumate. Le sue zampe e le antenne sono ros- sastre. Si trova comunemente sui fiori dei prati. L'A. niger é lungo solo 2 mm., nero lucente colle elitre brune dotate di membrana pallida. Vive su varii vegetali o sui legni fracidi. Griffini. 34 530 Rincoti italiani. 8^ Famiglia: JReduvidi. I Reduvidi sono fra i rincoti terrestri i più sciiiettamente carnivori, predatori, sanguinarii, ed i più utili all'agricoltura. Le loro dinaensioni sono generalmente più che mediocri, il loro corpo é spesso allungato e slanciato, robusto od anche sottile. Il capo si presenta mediocre, poco largo, ristretto poste- riormente a guisa di collo più o meno marcato; il rostro é robusto, spesso arcuato; le antenne sono filiformi, lunghe, fatte di 4 articoli. 11 cor- saletto ha forma trapezoidale colla base minore posta in avanti, oppure é quasi esagonale; non presenta mai espansioni od angoli laterali no- tevolmente prominenti; sul corsaletto si osserva in generale un solco trasversale abbastanza marcato: lo scudetto é mediocre. Le elitre, quasi sempre ben svolte e formate di parte coriacea e di parte membranosa distinte, ricoprono tutto l'addome; in alcuni casi però esse sono ridotte od anche mancanti, ed in qualche rara specie sono pressoché omogenee. Ifìanchi addominali nel maggior numero dei casi sporgono ai lati delle elitre, come in alcuni pentatomidi, sotto forma di brevi laminette un po' rialzate. Le zampe an- teriori sono spessissimo trasformate in organi di presa, avendo i femori solcati inferiormente In modo da poter ricevere le tibie quando vi si ripiegano onde ritenere la preda; nonostante Reduvidi. 531 tale disposizione, queste parti non presentano sviluppo né forma anormale, e solo in pochissimi Reduvidi dalle forme lunghe e sottili, le anche di questo primo paio si presentano allungate. Le zampe di tutte 3 le paia sono robuste e piut- tosto lunghe; in alcune specie poi sono lunghis- sime e filiformi come le antenne. I Reduvidi possono esser glabri o pubescenti: non raramente sono ornati di bei colori, fra i quali predominano il nero ed il rosso. Hanno costumi prevalentemente notturni, rimanendo durante il giorno nascosti sotto le pietre, nei cespugli 0 in angoli appartati delle case, ove pure qualche specie tiene dimora; alcuni non- dimeno si mostrano anche nelle ore più calde, sui fiori 0 nei solchi dei campi, sempre in caccia di altri insetti. Tutti pungono fortemente, pro- ducendo anche all'uomo un dolore intenso; le loro larve vivono cogli adulti ed hanno gli iden- tici costumi. 1. — Il Reduvius personatus (fig. 189) ha corpo piuttosto allungato, poco convesso ventralmente, quasi depresso superiormente; il suo capo è re- lativamente piccolo , il corsaletto ristretto in avanti, con un solco trasversale distintissimo presso l'orlo anteriore e un leggero incavo me- diano longitudinale; lo scudetto termina con una piccola spina; le elitre sono quasi per in- tero membranose, venate; le sue zampe sono alquanto pubescenti, coi femori anteriori e medii un po' ingrossati. Misura in lunghezza 15-17 mm., 532 Rineotl italiani. ed è bruno-cupo, o bruno-rossastro, più oscuro e lucente sul capo e sul corsaletto, più chiaro e meno lucido sulle elitre. Vive principalmente nelle case, come nelle campagne, nutrendosi di cimici, di mosche e di varii altri insetti. La sua larva, attera e di forma più breve e più tozza, ha il notevole costume di ricoprirsi tutta di polvere, assumendo quindi un aspetto Fig, 189. Eeduoìus personatus. strano ed un apparente ingrossamento generale, onde sfuggir meglio ai propri nemici ed onde ingannare in pari tempo le proprie vittime. La puntura della larva come quella dell'adulto é dolorosa assai, anche per l'uomo. Gli individui adulti vengono talora a svolaz- zare nella sera attorno ai lumi; non infrequen- temente si trovano anche impigliati nelle ra- gnatele. Affine al precedente, però più raro, privo di Reduvidi. 533 lucentezza, è il R. squalidus, cogli angoli an- teriori del corsaletto un po' appuntiti, l'addome carenato ventralmente e i femori anteriori più ingrossati. Esso é lungo 13 mm , bruno, legger- mente pubescente, colle parte anteriore del cor- saletto e l'apice dello scudetto variegati di gial- lognolo; le sue elitre sono grigiastre, un po' giallo-rossiccie al loro punto di attacco, i fianchi addominali sono variegati di giallo e di nero; il lato ventrale é nero sul petto, rossiccio sul- l'addome; le zampe sono aneliate di bruno e rossastro. Il R. stridulus o Pirates stridulus misura 12-13 mm., ha il solco trasversale del corsaletto più vicino all'orlo posteriore che all'anteriore, ed è ornato di belle tinte nere e rosse; i suoi femori del primo paio sono pure ingrossati. Esso è fondamentalmente di un nero lucido, colle elitre rosse coprenti tutto l'addome, ornate di 3 macchie nere vellutate lungo l'orlo interno; la parte basale delle elitre volge talora al giallastro; la membrana é bruna, con una grande macchia rotondeggiante nera vellutata alla base: le parti sternali sono nere, il ventre é rosso; le zampe sono bruno-nere, leggermente pubescenti. Vive nei luoghi umidi, fra l'erba, sul terreno. Di forma più stretta, assai attenuata in avanti, é la Pygolampis bidentata, lunga 12-14 mm., dotata di capo stretto, terminato da una piccola punta, di corsaletto a forma trapezoidale allun- gata, senza spiccato solco trasversale e senza angoli salienti; i suoi femori anteriori sono pò- 534 RincoU italiani. chissimo più ingrossati degli altri. Di colore questa specie è bruno-rossiccia, priva di lucen- tezza, colle elitre bruno-grigiastre e quasi com- pletamente membranose, l'addome un po' più lungo delle elitre e quindi sporgente posterior- mente; le sue zampe sono rossiccie, colle arti- colazioni e qualche anellatura brune; il ventre ha color giallo-brunastro. Vive nei prati asciutti in tutta Italia, però è poco abbondante. 2. — Il genere Harpactor comprende alcuni fra i più robusti ed i più bei reduvidi nostrali. Le specie che vi si raggruppano hanno di- mensioni relativamente grandi, corpo grosso, però di forma bastantemente slanciata, molto convesso ventralmente, alquanto depresso sul dorso. Il loro capo é mediocre e si prolunga un po' fra le antenne che sono filiformi; l'occipite è piuttosto saliente, tubercoloso, separato dalla parte anteriore per mezzo di un solco trasver- sale; il corsaletto ha forma quasi pentagonale, essendo attenuato in avanti e pure alquanto at- tenuato all'indietro; esso porta un profondo solco trasversale più vicino all'orlo anteriore, che lo divide quasi in due parti, delle quali la poste- riore più larga, un po' convessa, incisa avanti allo scudetto, e l'anteriore pure convessa ma solcata longitudinalmente al mezzo; lo scudetto é piccolo; le elitre hanno la membrana ben di- stinta dalla parte coriacea e per lo più dotata Reduci di. 535 ii riflessi metallici o iridescenti; i lati delTad- come sono sporgenti, rialzati, sottili. Le zampe di questi reduvidi sono robuste, però non sono notevolmente ingrossate, anzi le medie e poste- riori si presentano relativamente sottili. l'Harpactor iracundus é lungo 15-18 mm., quaM glabro, di un bel color rosso, ma molto vari^gato di nero, avendo le antenne, gran parte del c^po, il solco del corsaletto e alcune mac- chie iterali su questo, di colore oscuro; il suo scudet.o è nero, orlato di rossiccio alTindietro, le elitie sono rosse, con membrana a riflessi bronzai; i lati dell'addome sono rossi, con una macchia nera su ciascun segmento, il dorso del- l'addome é rosso, con una larga fascia mediana pure ners; il ventre è rosso con 3 fascie longi- tudinali nere talora sviluppatissime, in modo da impartirgli totalmente questa tinta; le zampe sono rosse, -^oUe articolazioni nere ed un largo anello nero ;ui femori. Si trova in tutta Italia nei siti erbosi. Gli somigli&assai TH. annulatus, lungo 13-14 mm., più pubescente, di color fondamentale nero, coi lati dell'addome rossi a fascie nere, e le zampe rosse coi femori medii oscuri, gli ante- riori e i posteric-i ornati di un anello basale, uno mediano, ed mo apicale all'articolazione, neri; i suoi tarsi stno neri; il suo ventre é tutto di questo colore. Vive ovunque colhltra specie e frequenta ta- lora le piante di noctuolo. Di colori meno vaii^ più pallido dei prece- 536 Rincoii italiani. denti, è TH. haemorrhoidalis, lungo 14-16 mm., ventralmente nero, superiormente di un rossiccio- fulvo, alquanto pubescente, col capo oscuro, il corsaletto sottilmente orlato all'indietro di gial- lognolo, lo scudetto nero con una linea mediata elevata longitudinale gialla, la membrana a ri- flessi bronzati , i lati addominali interrotti da fascie nere e rossiccie; le sue zampe sono fiive, coi femori nerastri solo sul lato posteriori, le articolazioni brune, e qualche macchietta oscura sui femori anteriori. È piuttosto raro. L'H. aegyptius o Coranus aegyptius misura 8-9 mm., ed é di un grigio-terreo, pubescente, coi lati del corsaletto un po' più pallidi lo scu- detto oscuro, appuntito all'apice, la nT^mbrana delle elitre a riflessi bronzati, i lati aidominali interrotti da fascie nericcie e fulve, le zampe grigie, con anellature brune, sottili e poco spic- cate. Il suo ventre porta al mezzo una fascia giallo-fulva, più o meno evidente. Si trova comune nei siti aridi. / Con esso abita anche l'H. sub^terus, lungo 10-11 mm., più slanciato, coi cfpo più stretto posteriormente e più lungo, il c/rsaletto più pic- colo, le elitre ridotte a due br^i rudimenti. Ha la colorazione della specie antecedente e il dorso dell'addome scoperto, brunasfo. È notevolmente più raro. / / 3. — Il Nabis subapter^s (fig. 190) presenta corpo poco consistente^ at<3nuato in avanti, al- / Reduvidi. 537 quanto allargato posteriormente; il suo capo é bastantemente lungo, dotato di antenne filiformi, il corsaletto é trapezoidale o a forma di tronco di cono, fornito di un solco trasversale mediocre, le elitre sono abbreviate, avendo la membrana rudimentale; l'addome é allargato posteriormente coi fianchi un po' rialzati; le zampe sono piut- tosto allungate. Questo reduvide è lungo 7-9 mm., di un bruniccio terreo, col corsaletto rossastro, variegato più o meno di nerastro, il dorso del- Fig. 190. Nabis sabapterus. l'addome oscuro, il ventre bruno a macch|ie sfu- mate rossastre sui lati, le zampe rossiccie, con anellature brune poco distinte. Si trova comune durante la bella stagione nei prati e nei boschi. Il N. ferus ha le dimensioni del precedente, però è più stretto posteriormente ed è dotato di elitre completamente sviluppate. Esso he color giallastro o grigiastro assai pallido, con una linea longitudinale mediana bruna sul corsaletto, 538 Rincoii italiani. la membrana quasi bianca, a nervature grigie, ìe zampe gialle. Abita nei luoghi aridi, nei prati asciutti. Affine ai sopra descritti é il Prostemma san- guineum, il cui corpo, benché non più grande, è più consistente, più robusto, non attenuato in avanti. Esso è lungo 6 mm., ha il corsaletto grande, trapezoidale, col solco trasversale si- tuato posteriormente ; le sue elitre sono abbre- viate; di colore il corpo é nero, lucido, colla parte posteriore del corsaletto e le elitre di un rosso-giallastro ; la breve membrana quando esiste è nera con una macchietta basale ed una apicale bianche; le sue zampe sono rossastre. Vive nei luoghi aridi. Gli somiglia il P. guttula, più grande, lungo 9-10 mm., di un nero lucido, alquanto azzurro, col corsaletto tutto nero-azzurro, le elitre e le zampe rosso-gialle; generalmente esso manca delle membrane, che quando esistono sono nere, con un punto basale bianco. Si trova coU'ultimo descritto, però raramente. 4. — La Ploiaria vagabunda (fig. 191) è uno strano reduvide dal corpo lungo e sottile e dalle zampe ed antenne assai esili ed allungate. Essa misura 7 mm., ha capo breve, corsaletto me- diocre, anche anteriori allungate, e i relativi femori minutamente spinosi; le sue elitre sono alquanto allargate posteriormente e quivi arro- tondate, ricoprono tutto l'addome, essendone anzi più lunghe, e sono pressoché completamente ReduDÌdi. 539 membranose. Di colore questo rincote é ros- siccio, pallido, marmoreggiato di bruno, con un solco longitudinale sul corsaletto, due spine piut- tosto salienti sullo scudetto, le elitre marmoreg- giate e punteggiate di bruno e di bruno-nera- stro, le zampe e le antenne pallide, punteggiate ed aneliate di nero. ¥\^. 191. Ploiaria oagabunda. Vive nei campi, nei prati; somiglia lontana- mente ad un nemocero del genere Tipula. Affine per qualche rispetto alla antecedente, ma ben distinguibile, é la Emesodema do- mestica, completamente attera, pure dotata di zampe ed antenne filiformi, lunghe, esilissime, e di corpo allungato; essa ha capo mediocre, corsaletto stretto e lungo, addome piuttosto ovale, relativamente allargato. Misura 8 mm., ed è di color rossiccio-giallastro, con due linee longi- 540 Rìncoti italiani. tudinali oscure sull'addome e gli angoli esterni dei varii segmenti addominali pure di un color nerastro. Le sue 4 zampe posteriori sono brune; le anteriori, meno lunghe, più robuste, sono fatte come quelle delle Mantidi, avendo le anche al- lungate, i femori pure lunghi e molto mobili, le tibie un po' più brevi e ripiegantisi su questi come un coltello nel manico; tali zampe sono rossiccie ad anellature brune. Abita principalmente presso le abitazioni, anche nelle case, in tutta Italia. 5. — Aggiungiamo ai Reduvidi le Salde, che secondo alcuni autori formerebbero un gruppo particolare, detto appunto delle Saldidi. Questi rincoti sono di dimensioni assai piccole, dotati di corpo ovale, di capo largo, breve, for- nito di lungo rostro, e di occhi grandi, salienti; le loro antenne sono filiformi, di 4 articoli, il corsaletto é breve, con un solco trasversale più o meno marcato, lo scudetto é grande, triango- lare; le elitre si presentano normalmente fatte, ben svolte; le zampe sono proporzionate, però robuste, e quantunque non abbiano i femori no- tevolmente ingrossati sono atte al salto. Le Salde abitano lungo le rive dei ruscelli e degli stagni, saltano e volano con molta agilità e sono carnivore. La Salda lateralis (fig. 192) é lunga 4 mm., quasi glabra, di un nero-azzurro o nero-verda- stro lucente, macchiettata di giallo-rossiccio, avendo la parte anteriore del capo, il rostro, le Reduvidi. 541 antenne, le zampe, i lati esterni del corsaletto e lo sterno in gran parte di tal colore; le sue elitre sono variabili per il prevalervi della tinta nera o della gialla, potendo quindi esser gialle con qualche macchia nera, oppur anche nere colla membrana ed una marginatura esterna gialle. Questa specie è rara; pare piuttosto meridio- nale. Fig. 192. Salda lateralis. La S. Coksii, molto più diffusa, è-lunga 3-4 mm., di un nero lucente, irta di lunghi e fitti peli neri, colle elitre pure nere, non lucenti, vel- lutate, marginate esternamente di giallo ed or- nate di qualche punto giallo e di una macchia rotonda bianchissima presso l'orlo posteriore della parte coriacea; la membrana é bruna, le zampe sono fulve. Benché diffusa in tutte le provincie italiane, pure é ovunque poco numerosa. La S. saltatoria misura 4 mm. in lunghezza, ed è nera, a pubescenza fulvo-dorata, colle elitre ornate di due tratti marginali e di parecchie macchiette di un giallo carico; le sue zampe sono pure gialle, variegate di nero. 542 Rineoti italiani Si trova molto comune lungo i fossi. Somiglia a quest'ultima specie la S. pallipes, lunga 4-5 mm., pure nera, con pubescenza fulvo- dorata più fìtta; le sue elitre portano delle grandi macchie bianche irregolari; le sue zampe sono gialle, variegate di nero. È pure abbastanza frequente ovunque. Affine alle Salde é il Leptopus boopis, dal corpo più oblungo, più attenuato in avanti, e dagli occhi grossi, molto sporgenti; le sue zampe sono relativamente più allungate ed i suoi femori anteriori sono rigonfi, muniti di lunghe spine sottili, come anche le relative tibie. Questo rincote é lungo 4-5 mm., di color fulvo a tinte bruniccie, irto di lunghe spine, alcune delle quali si dispongono in una serie regolare lungo Torlo esterno delle elitre; il suo corsaletto é nerastro, coi fianchi e l'orlo posteriore giallo- gnoli; le elitre sono giallognole con qualche punto oscuro. Vive in tutta Italia ed è mediocremente co- mune. 9"" Famiglia: Idrometridi, Le Idrometridi sono rineoti acquaioli: abitano cioè esclusivamente sulle acque; e come fra i coleotteri vi sono i girinidi che nuotano alla superficie degli stagni e dei ruscelli, cosi fra i rineoti le specie della presente famiglia sono dei veri pattinatori, comuni principalmente sulle Idrometridi. 543 acque limpide, tranquille o lentamente fluenti, ove scorrono per io più a sbalzi, senza però mai affondarsi, giacché anzi se vengono som- merse ne soffrono tanto da morirne il più delle volte. Le Idrometridi hanno corpo allungato e stretto, a lati più o meno paralleli, capo mediocre o lungo, fornito di antenne ben sviluppate, che tengono rivolte in avanti ; il loro corsaletto é piuttosto grande e lungo, lo scudetto è nascosto; le elitre possono esistere o mancare, ed allorché sono ben sviluppate si presentano quasi unifor- memente membranose; le zampe sono lunghe e sottili, principalmente quelle delle due paia po- steriori, e sono tenute più o meno divaricate, tanto che il ventre dell'insetto sfiora spesso la super- ficie dell'acqua, senza però bagnarsi, essendo coperto di una fitta pubescenza protettiva. Questi rincoti sono carnivori e si cibano di animaletti acquatici, come di quegli incauti in- setti terragnoli, principalmente saltatori, che vengono a cadere nelle acque in cui stanno; li afferrano allora colle zampe anteriori, li pun- gono col rostro e li suggono. Le loro uova ven- gono deposte in cordoncini attaccati alle piante acquatiche. 1. — Il Gerris lacustris (figura 193) é l'in- setto acquaiolo che il passante osserva più fa- cilmente e talora esclusivamente, soffermandosi presso un ruscello. Questo rincote è lungo 8-10 mm., ha corpo 544 Rincoti italiani. stretto, capo prominente con grossi occhi spor- genti, antenne sottili ed allungate, rostro ripie- gato sotto il corpo; il suo corsaletto é grande, alquanto ristretto in avanti; le elitre sono omo- genee, reticolate; le zampe anteriori sono brevi e tenute dall'animale alquanto raccolte sotto il capo o protese in avanti; le zampe medie sono molto lunghe e divaricate, le posteriori sono Fig. 193. Gerris lacustris. pure lunghe, non tanto però come le medie. Di colore questo insetto é bruno-nerastro, coi lati esterni del corsaletto giallognoli ; ventral- mente é giallo-rossastro, e quivi coperto di fitta pubescenza. Scorre sui ruscelli e sugli stagni, a sbalzi ra- pidi, sfiorando la superficie dell'acqua coi tarsi e raramente col ventre ; spesso il suo scorrere si effettua a ritroso della corrente del ruscello, Idrometri di. 545 e talora il rincote si lascia trasportare da questa per qualche decimetro all'indietro, per poi ritor- nare in breve con alcuni sbalzi al posto primi- tivo. Non raramente si trovano i due sessi ac- coppiati, scorrenti insieme, quasi formando un corpo solo. Sul terreno i Gerris saltano notevolmente, ma non resistono a lungo alla mancanza di umidità. Le larve vivono cogli adulti e sono minori, con addome meno allungato, attere, di color nero e grigio 0 nero e giallo. Tanto gli adulti come le larve sono voracissimi ; essi accorrono in buon numero verso un insettuccio caduto nel- l'acqua e se lo disputano; affamati si rincorrono e si divorano l'un l'altro. Frequente quanto la specie citata è il G. pa- ludum più grande, lungo 13-16 mm., bruno, o di un rossastro cupo; vive nei canali maggiori, lungo le rive dei fiumi, e scorre anche con una spinta per tratti lunghissimi. Il G. najas misura in lunghezza 12-15 mm., ed è attero o fornito di elitre rudimentali ; ha corpo stretto, allungato, di color bruno. Nelle regioni alpine abitano il G. rufoscutel- latus e il G. argentatus; di questi il primo è lungo 14 mm., nero, col corsaletto rosso e le elitre brune a nervature nere; il secondo é più piccolo, anzi é la minor specie di tutto il genere, misura solo 6-8 mm., ed é nero, col corsaletto oscuro a lati gialli e colla pubescenza ventrale a riflessi bianco-argentei. Griffini. 35 546 Rineoii italiani. 2. — La Velia currens (fig. 194) é as^ai si- mile ad un piccolo Gerris ed ancor più ad una larva di questo; ha però il corpo meno allun- gato, il capo infossato fino agli occhi nel cor- saletto, il cui margine anteriore è pentagono, fornito di due fossette laterali con peli argentei; manca di elitre ed ha le zampe assai meno spro- porzionatamente lunghe e divergenti. Questa idro- metride é lunga 6 mm., porta due antenne fili- formi rivolte in avanti e un po' divergenti; il suo addome é molto convesso ventralmente, quasi concavo invece superiormente, avendo gli orli Fig. 194. Velia currens. laterali un po' rialzati. Di colore è nera, con due macchiette bianche anteriori sul corsa- letto e una serie di macchiette bianco-gialliccie su ciascun lato dell'addome; ventralmente è aranciata ; le sue zampe sono nere, coi femori posteriori denticolati nei maschi; queste zampe non presentano grande differenza di lunghezza fra loro, né stanno tanto divaricate, ma piut- tosto raccolte, tenendo il corpo più sollevato che non nei precedenti. La Velia frequenta quasi esclusivamente i ru- scelli e si raccoglie in numerose famiglie là dove le acque scorrono fra le roccie dando lei rom eiridi. 547 luogo di tanto in tanto a piccoli ristagni od a piccole pozzette ove la corrente è insensibile; non si allontana che eccezionalmentedalle sponde e scorre a piccoli sbalzi. Affine alla precedente é la V. rivulorum, più grande, lunga 8 mm., e dotata di elitre ben svi- luppate ; essa é nera, fornita di due macchie vellutate bianco-argentee, più o meno distinte, sul corsaletto ; le sue elitre sono nere, ornate di due macchiette allungate bianche alla base, e di un punto mediano pure bianco, talora se- guito da un altro consimile, quasi apicale ; le sue zampe sono nere, il ventre é aranciato. Non è cosi comune come la prima specie. Rara assai è la Microvelia pygmaea, che raggiunge appena la lunghezza di 2-3 mm.; essa é nera, superiormente, col corsaletto convesso, ornato di qualche pelurie bianca sul davanti; può esser attera o fornita di elitre; in questo secondo caso le sue elitre sono nere, con 5-6 macchiette bianche, di cui quella situata al mezzo é la più grande; il suo addome, scoperto nelle forme attere, é nero, con una serie me- diana di macchiette bianche pubescenti. 3. — La Hydrometra stagnorum o Limno- bates stagnorum (fig. 195) sembra veramente un ago vivente, sorretto da sottilissime zampine capillari, che non divergono dal corpo lascian- done sfiorare il ventre sulla superficie dell'acqua, ma che air incontro lo tengono ben sollevato. Questo insetto misura in lunghezza 12 mm., ed 548 Rineoti italiani. é assai sottile ; lia il capo allungato, cilindrico, ma leggermente ingrossato all'apice e lungo quasi un terzo del corpo; gli occhi vi sono col- locati verso il mezzo e sporgono bastantemente; le antenne stanno in avanti e sono sottilissime, relativamente più lunghe di quelle delle Velie e dei Gerris; il rostro é finissimo, ripiegato sul ventre; il corsaletto è allungato, l'addome ter- mina con una punticina, le elitre sono membra- nose, uniformi; le zampe come dicemmo sono capillari, quasi eguali Tra loro. Di colore è bruno- Fig. 195. Hydrometra stagnorum. nero, colle zampe bruniccie e il protorace d'un rosso ruggine. Non ama le acque correnti, ma bensì quelle perfettamente calme e piuttosto limpide; non scorre a sbalzi pattinando, ma vi cammina con precauzione sulla superficie a piccoli passi, non scostandosi mai dalle rive se non quando vi é forzato. Per lo più sta nelle piccole insenature e cavità ove può rimaner tranquillo fra le erbe acquatiche. Le sue larve sono più piccole, relativamente meno allungate, tutte di color ruggine. Nepidi. 549 IO"" Famiglia: lepidi, I rincoti costituenti questa famiglia vivono nelle acque stagnanti, non però alla superficie come le Idrometridi, ma bensì sommersi fra i ve- getali delle rive e del fondo; sono poco abili al nuoto, però rapaci ed alti all'agguato, all'astuzia. Alcuni, viventi fra le foglie che marciscono nell'acqua presso le rive, hanno forma piatta ed ovale, quasi fogliforme; altri abitanti principal- mente fra i piccoli sterpi, fra i fusticini e le ra- dici del fondo, sono allungati e sottili, presen- tando quindi un analogo mimetismo ed adatta- mento all'ambiente, per meglio ingannare la preda ed i nemici. Le tibie anteriori, falciformi, di questi insetti, possono ripiegarsi sul femore alquanto allargato, a guisa di un coltello nel manico; sono tali zampe che le Nepidi lanciano sull'inesperta vittima che passa loro vicino, non scorgendole stante l'im- mobilità loro, il colore poco spiccato, e la so- miglianza all'ambiente circostante; la preda cosi afferrata è bentosto portata contro l'acuto rostro dotato di secrezione velenosa, e succhiata. Per respirare le Nepidi sporgono dall'acqua l'apice di una lunga appendice sottile che por- tano all'estremo del corpo ; quest'appendice é fatta di due filamenti scanalati all'interno e che costituiscono come un tubetto. II capo di tali rincoti é breve e largo, infos- 550 Rincoti italiani. salo nel corsaletto, munito di occhi salienti, di rostro breve ma robusto e di antenne invisibili, perchè piccolissime e completamente nascoste, formate di due segmenti, di cui quello basale ha un'appendice digitiforme; il corsaletto può esser allungato e stretto, oppure piuttosto largo; le elitre presentano una distinzione bastantemente sensibile fra la parte coriacea e la membrana; lo scudetto é sempre visibile, triangolare; le zampe anteriori, come dicemmo, sono trasfor- male in organi di presa ; le medie e posteriori sono più o meno allungate ma esili, quindi poco atte al nuoto. Le Nepidi possono vivere qualche tempo anche all'asciutto, ma vengono a soffrirne; sul suolo camminano malamente, come anche nell'acqua non fanno per lo più che trascinarsi sul fondo o lungo le rive; allorché nuotano spingono avanti le zampe anteriori a guisa di prora ed agitano simullaneamente all' indietro le medie e poste- riori, procedendo con notevole lentezza; la più piccola agitazione del liquido basta per renderle inette a governarsi. Sono comunissime nelle paludi, nelle pozze, negli stagni ed anche in certi ruscelli ove l'acqua sia poco corrente; abbondano però maggior- mente nelle paludi ove brulicano talora a mi- lioni i piccoli crostacei (Fillopodi, Gopepodi spe- cialmente, ed anche Amfipodi ed Isopodi), nonché le larve dei ditteri nemoceri ; quivi, aggrappate a qualche sostegno sommerso, aspettano immo- bili che una preda si avvicini, la afferrano nel- Nepidi. 551 rarticolazione della tibia col femore, e la infilzano quindi sul becco ove la suggono, abbandonan- done poi la spoglia ; mentre stanno cibandosi però, le loro zampe anteriori non ristanno dal far altre catture, tenendo strette le nuove vit- time, finché venga la volta di esser ancor queste punte e succhiate. Le femmine delle Nepidi depongono le uova attaccate alle piante acquatiche sommerse; le larve, attere o fornite solo di rudimenti alari, sono simili agli adulti, però minori, coi filamenti posteriori relativamente assai meno svolti, e sono più agili degli insetti perfetti, coi quali vi- vono e dei quali hanno tutti i costumi. 1. — La Nepa cinerea (fig. 196) misura in Fig. 196. Nepa cinerea. lunghezza 18-24 mm.; ha corpo depresso, bastan- temente largo, quasi elittico, terminato posterior- mente dai due filamenti respiratorii caratteristici. 552 Rincoti italiani. Il piccolo suo capo, infossato nel corsaletto, ter- mina in un rostro conico, composto di 3 articoli e fornito di setole appuntite; il corsaletto é largo, tubercoloso, quasi quadrangolare, lo scudetto è ben evidente, le elitre sono alquanto rugose e soltanto le loro parti membranose sono sovrap- poste runa all'altra; le ali sono ben sviluppate, e stanno ripiegate durante il riposo sotto le elitre; le zampe sono mediocremente allungate. Ad eccezione della parte dorsale dell'addome che è di un vivo rosso, e delle ali che son tinte di bianco-azzurrognolo, ma che come l'addome sono ricoperte e nascoste dalle elitre durante il riposo, tutto il corpo di questo rincote è bruno- grigiastro 0 bruno-nerastro, per lo più cosparso di minuta fanghiglia. È comunissima nelle acque stagnanti o di lento corso ove nuota lentamente, trascinandosi per lo più sul fondo e ancor più frequentemente lungo le rive, fra le foglie in decomposizione, sporgendo di tanto in tanto dall'acqua l'estremo apice del canaletto addominale onde respirare. Durante la notte esce talora dagli stagni e spiega il volo, recandosi in altre acque. La sua puntura è molto dolorosa anche per l'uomo. La sua larva é relativamente più larga, con tubo respiratorio brevissimo, ed é più vivace dell'adulto. 2. — La Ranatra linearis (fig. 197) è lunga 32-36 mm., ed ha corpo allungato, stretto, quasi cilindrico, terminato da un tubo respiratorio assai sviluppato, sottile. Il suo capo é abbastanza spor- Ne p idi. 55- gente, piccolo e triangolare, con grossi occhi, e fornito di rostro conico, grosso; il corsaletto è allungato, liscio e convesso, più stretto del capo anteriormente, un pò* dilatato ed inciso poste- riormente; lo scudetto è piccolo; le elitre sono Fig. 197. Ranatra Unearis. un po' meno lunghe dell'addome, le ali esistono ben sviluppate; le sue zampe sono lunghe e sottili; di esse le anteriori hanno le anche al- lungate, più lunghe dei femori, questi muniti di un dente interno, e le tibie falciformi, ripiegan- 554 Rineoti italiani. tisi sui femori ma più brevi della metà loro. Di colore tale rincote é giallo-verdastro, colla parte superiore dell'addome rossa e le ali di un bianco lattiginoso, però nascoste come il dorso dell'addome dalle elitre durante il riposo. Ha le stesse abitudini della Nepa; ama però oltre le rive ed i vegetali delle sponde, anche il fondo melmoso degli stagni abitati dai piccoli crostacei. Nuota lentamente: quando è in agguato, ferma su qualche corpo sommerso, tiene generalmente le anche anteriori rivolte in avanti, i femori verticalmente eretti e le tibie alquanto scostate da questi, pronta a ghermire la preda, in modo analogo a quanto fanno le Mantidi; le sue zampe anteriori sono dotate di molta mobilità. Non potendo spesso giungere dal fondo col- l'apice del tubetto addominale alla superfìcie dell'acqua per attingere aria, regola il proprio peso in modo da salire obliquamente col capo all' ingiù, abbandonando il corpo su cui si ag- grappava e lasciandosi venir a galla finché il suo tubo respiratorio abbia potuto sporgere in parte; allora, dopo aver raccolto alquanta aria, ridiscende nuotando. Nelle ore più calde la Ranatra esce dall'acqua, si arrampica su qualche corpo emerso, si asciuga e vola abbastanza velocemente, andando a ca- dere in altri stagni. Spesse volte sul suo corpo esistono dei grumettini dovuti ad acari parassiti. N ancor idi. 555 11'' Famiglia: JSfaucoridL Il solo genere Naucoris rappresenta in Italia questa famigiia e comprende dei rincoti di medie dimensioni, dal corpo ovale, depresso, a lati sot- tili, liscio e lucente; il loro capo è largo, arro- tondato, fornito di occhi grandi e di un breve ma robusto rostro ripiegato sotto il corpo; le antenne sono invisibili, essendo piccolissime, nascoste, fatte di 4 minuti articoli; il corsaletto è largo, arrotondato ai lati; lo scudetto è trian- golare, piuttosto grande; le elitre sono ben svi- luppate, e ricoprono tutto l'addome; le loro parti membranose sono poco distinte quanto a consi- stenza dalla rimanente superfìcie, e si sovrap- pongono l'una all'altra posteriormente; i lati addominali sono sottili, leggermente denticolati. Le zampe anteriori di questi insetti sono brevi, foggiate ad organo di presa però come quelle delle nepe, avendo i femori robusti e le tibie arcuate che vi si possono ripiegare; le zampe medie e posteriori sono più lunghe, compresse, ciliate, atte al nuoto. Le Naucoridi abitano nelle acque; e non fre- quentano gli stagni molto melmosi, ma amano piuttosto le pozze limpide ed i ruscelli lentissi- mamente correnti. Nuotano con grandissima agi- lità e velocità, alternando per lo più delle lunghe e rapidissime nuotate con soste anche piuttosto 556 Rincoti italiani. prolungate alla superficie o fra i vegetali e i sassolini dei fondo. Non essendo fornite di tubo addominale respi- ratorio, le Naucoridi per respirare vengono alla superficie nuotando, e sporgono l'estremità del- l'addome, mantenendosi cosi per un istante ob- liquamente sospese, col capo alTingiù e le zampe posteriori divaricate, e sollevando leggermente l'apice delle elitre, proprio come fanno i Ditiscidi fra i coleotteri, ai quali questi rincoti si asso- migliano a primo aspetto grandemente, sia per la forma, come pei costumi. Le Naucoridi sono carnivore, predatrici, vo- raci ; inseguono la preda nuotando e non si ci- bano solo di piccoli crostacei, ma si attaccano pure a vermi ed a girini di anfibii. La loro pun- tura é molto dolorosa anche per l'uomo. Volano durante la notte, e più raramente nel giorno, da uno stagno ad un altro ; sul terreno camminano malamente e soffrono per la man- canza di umidità. Depongono le uova sulle piante sommerse; le loro larve sono simili agli adulti, però attere e più arrotondate posteriormente. 1. — La Naucoris cimicoides (fig. 198) è lunga 14-15 mm., ovale, liscia, lucida, bruno-verdiccia, più oscura sullo scudetto e sulle elitre, più chiara e quasi giallognola sul capo che porta dei punti oscuri, e ventralmente; la sua tinta però non è uniforme, ma presenta varie sfumature più o meno spiccate a seconda degli individui. Sotto alle elitre tien nascoste le ali membranose, che sono trasparenti, tinte di color lattiginoso. Notonettidi. 557 È molto comune nelle acque stagnanti o di lento corso in tutta Italia ; si aggira nuotando velocemente fra i vegetali ; non difficilmente se ne trovano anche i due sessi accoppiati e pur nuotanti con agilità. Fig. 198. Naucoris cimicoides. Più rara ed un po' minore è la N. maculata, lunga 10 mm., giallognola o giallo-verdiccia, con macchie oscure sul capo, colla membrana delle elitre molto minore della parte coriacea, e le ali mancanti ; il suo scudetto non é nero, ma bensì di un grigio pallido, con due macchiette basali brune; il corsaletto porta una fascia me- diana e due laterali oblique, posteriormente di- vergenti, pure brune. 12^ Famiglia: Watonettidi. Le Notonettidi sono pure dei rincoti acquaioli ed abilissimi nuotatori, caratterizzati dalle zampe dell'ultimo paio oltremodo più sviluppate di quelle medie ed anteriori. Esse hanno dimensioni me- diocri o piccole, corpo allungato, alquanto peloso 558 Rincoti italiani. ai lati, capo mediocre, fornito di grandi occhi, di breve ma robusto rostro ripiegato inferiormente, e di antenne invisibili, piccolissime e completa- mente nascoste, fatte di 4 articoli. Il loro cor- saletto é mediocre, più o meno convesso; lo scudetto può esser visibile, triangolare, oppure nascosto; le elitre sono ben sviluppate, fornite di parte coriacea e di parte membranosa po- chissimo distinte fra loro, di egual consistenza; anche le ali membranose esistono ben svolte, diafane, bianco-azzurrognole, e nel riposo stanno coperte dalle elitre, ripiegate in due. Le zampe posteriori, trasformate in validi remi, mobili solo in senso orizzontale, sono robuste, allungate, fornite di lunghe cilia. Le Notonettidi abitano negli stagni e nelle pozze tranquille, limpide o poco melmose; fen- dono Tacqua con molta agilità; alcune di esse nuotano prone, ossia in posizione normale, altre invece nuotano quasi unicamente supine, cioè col ventre all' insù, in queste ultime il dorso è convesso, careniforme, foggiato quasi a bar- chetta. Le Notonettidi per lo più abitano in gran nu- mero nei fossi, negli stagni e più raramente nei ruscelli; alcune di esse stanno quasi costante- mente presso la superficie delle acque, altre in- vece si aggrappano ai corpi sommersi; vario è il loro modo di attinger aria alla superficie, a seconda delle specie. Questi rincoti sono carnivori, ed oltre al ci- barsi di minuti crostacei, di larve o di anima- No ione iti di. 559 letti acquatici, predano pure quegli insetti terra- gnoli che vengono a cadere nel loro stagno o nel loro ruscello, per lo più ortotteri o cicadel- lidi ; li afferrano colle zampe anteriori, li pun- gono e li succhiano sommergendosi ripetuta- mente colla vittima, onde annegarla. Sia nella notte, come anche durante le più calde ore della giornata, le Notoneltidi escono dalle acque, si arrampicano su qualche corpo emerso, e si asciugano, accarezzandosi spesso il dorso colle zampe posteriori, quindi spiegano il volo che è abbastanza ben diretto e accom- pagnato da Un leggero ronzio. Vanno in tal modo in cerca di altri stagni. Sul terreno esse si trascinano malamente, non servendo loro affatto per tale locomozione le lunghe zampe posteriori che non fanno che venir tratte sul suolo; per lo più le Notonettidi poste all'asciutto fanno salti dispe- rati, cercando di dirigersi verso le acque ; non resistono a lungo alla mancanza di umidità. Depongono le uova, di forma ovale od oblunga, attaccandole alle pietre sommerse. Le larve che ne nascono sono piccole, pallide, attere, relati- vamente più corte e più larghe dell'adulto, del quale però hanno la stessa vivacità e gli stessi costumi. Nell'accoppiamento i due sessi nuotano pure agilmente, con spinte concordi delle zampe posteriori. 1. — La Notonecta glauca (fig. 199) è una specie comunissima e abbondante ovunque; ha corpo quasi cilindrico, però terminato conica- 560 Rineoii italiani. mente all' indietro, lungo circa 15 mm.; il suo capo é pressoché globoso e porta grandi occhi, il corsaletto é piuttosto breve, coperto da un integumento scaglioso un po' trasparente; lo scu- detto è grande, triangolare, le elitre ricoprono completamente l'addome; le zampe anteriori e medie sono relativamente mediocri, curve, le posteriori sono molto lunghe, compresse, ciliate, trasformate in potenti remi. Superiormente essa è di color giallo-verdiccio, con marmoreggiature e sfumature bruno-nere molto variabili, talvolta Fig. 199. Notonecta glauca. poco spiccate, talora invece estesissime; il suo scudetto é di un nero vellutato; il ventre é gial- lastro, peloso, ed appare tutto argentato quando l'animale si affonda sott'acqua, per le bollicine d'aria che i peli vi tengono imprigionate. Le Notonette si vedono spesso in gran numero nei fossi e negli stagni, nuotando col ventre al- l'insù e tenendo il corpo leggermente obliquo, procedenti mediante spinte vigorose delle zampe posteriori; oppure si osservano immobili a galla, sempre supine, colle zampe posteriori divaricate NotoneWdi. 561 e l'estremo dell'addome sporgente dall'acqua in atto di respirare, mentre l'apice delle zampe tocca dal basso all'alto la superficie del liquido. Spaventate si affondano rapidamente e vanno ad aggrapparsi a qualche corpo sommerso; la loro dimora sott'acqua però non può esser lunga; hanno bisogno di risalir presto a galla per re- spirare, e ciò fanno molte volte abbandonando il sostegno a cui si erano attaccate e lasciandosi portar su dalla propria leggerezza, sempre su- pine, un po' oblique, col capo all' ingiù, senza un loro minimo movimento. Sono insetti carnivori, afferrano le piccole prede colle zampe anteriori e le mantengono così contro al rostro, succhiandole e caccian- dosi con esse ripetutamente sott'acqua per stre- marle di forze; pungono pure dei grossi anfibii e la loro puntura é molto dolorosa anche per l'uomo. Durante l'inverno, in certi ruscelli o stagni dove l'acqua non sia molto fredda o soltanto coperta da un sottilissimo strato di ghiaccio, non è diffìcile trovare ancora, nelle giornate meno rigide, le notonette liberamente nuotanti; ed anzi esse si rinvengono talora persino ac- coppiato, pure in tali condizioni. , In Sicilia ed in Sardegna vive l'Anisops pro- ductus, che è assai simile ad una notonetta, ha forma più allungata, e misura solo 9 mm. in lunghezza. Esso è superiormente tutto bianco- gialliccio, pallido, colle elitre trasparenti; ven- tralmente é un po' bruno, colla base dei femori Griffini. 36 562 Rincoti italiani. oscura; nel maschio di questa specie il capo é prolunprato anteriormente in una punta. Abita le acque salmastre e fan^iose. Recen- temente venne trovato anche nella Salsa di Sassuolo. Più diffusa, abbondante sul continente, è la Plea minutissima, piccola specie lunga solo 3 mm., simile ad una notonetta, ma dotata di corpo breve, molto convesso e carenato dorsal- mente; ha capo relativamente grande, con grossi occhi, scudetto ben visibile, zampe posteriori analogamente trasformate in remi, ed è di color giallo pallido con qualche tinta sfumata oscura indecisa. Nuota sul dorso come le notonette, delle quali ha tutti i costumi. 2. — Le specie del genere Corisa somigliano assai a piccole notonette, hanno però il dorso pianeggiante, non carenato, a lati quasi paral- leli, e nuotano sul ventre, cioè prone, mentre le precedenti nuotano supine. Esse hanno il capo relativamente grosso, con occhi grandi ma poco sporgenti e colla fronte concava nei maschi; le antenne sono invisibili come nelle forme affini, il rostro è piccolo, nascosto; il loro corsaletto è corto, convesso, un po' prolungalo posterior- mente ad angolo in modo da coprire lo scudetto; le elitre non presentano una vera parte mem- branosa, quantunque una lineetta obliqua al- quanto saliente ne indichi la posizione; queste elitre portano un solco marginale esterno e ri- coprono le ali membranose; l'addome è oblungo N otonetti dì. 563 ciliato ai margini e posteriormente. Le zampe an- teriori sono piccole, arcuate e pelose, dotate di femori grossi e di tibie falciformi che su questi si ricurvano; sono organi di presa, che l'insetto tiene raccolti sotto il corsaletto mentre nuota ; le zampe medie sono lunghe e sottili, e servono all'animale per fissarsi al fondo delle ac({ue su ({ualche sostegno, quando voglia riposarsi; le zampe posteriori sono robuste, allungate, com- presse, ciliate, trasformate in remi, e sono quelle che servono al nuoto. La Corisa striata é lunga 7 mm., di color bruno intenso, molto lucido: ha sul corsaletto 7 linee trasversali parallele giallognole, larghe quanto gli intervalli bruni che lasciano fra esse, e sulle elitre porta molte marmoreggiature gial- lognole, che anteriormente sono disposte a linee trasversali piuttosto parallele, mentre posterior- mente sono confuse assai; il suo capo é giallo, il ventre pure é giallo, però nei maschi ha una tinta nera al mezzo. Questo rincote si trova abbondantemente nelle acque stagnanti anche un po' melmose, più ra- ramente nei ruscelli limpidi; vive a numerosi stormi, nuota velocemente, e i suoi moti hanno sempre qualcosa dello scatto repentino, sono un succedersi di immobilità quasi assolute e di vi- vissime corse. Quando sta al fondo, attaccata a qualche sostegno mediante le lunghe zampe medie che portano il corpo notevolmente solle- vato, divarica e spinge in avanti le zampe poste- riori, tanto da apparire le loro larghe estremità 564 Rineoti italiani. ciliate molto anteriori alle medie; però con moto quasi ritmico va avvicinandole ed allontanandole dall'addome. Allorché nuota, le sue zampe medie, inette a tale funzione, stanno ferme, dirette alTin- dietro, e sporgono posteriormente oltre quelle dell'ultimo paio che agiscono quali forti remi. Per respirare, le Gorise salgono rapidamente a nuoto fino alla superficie dell'acqua e quivi non sporgono l'apice dell'addome come le Noto- nette, le Naucoris e gli altri insetti acquaioli affini, ma giuntevi naturalmente prone e dirette un po' obliquamente col capo all' insù, sporgono questo ed il corsaletto, raccogliendo l'aria nelle articolazioni del protorace col capo e col meso- torace; in tal posizione rimangono talora qualche secondo, quindi rapidissimamente ridiscendono. Si cibano quasi esclusivamente di piccoli cro- stacei, e sono esse stesse vittime delle Notonette e delle Nepidi che pare le suggano molto avi- damente. Frequente quanto la specie precedente è la C. Falleni, che le somiglia assai; essa é lunga 8 mm., bruno-giallognola con 8 linee trasversali sul corsaletto; ha le elitre più volgenti al gial- lastro con numerose lineette trasversali brune, assai regolari e parallele, larghe quanto gli in- tervalli chiari; le sue zampe sono gialle coi tarsi posteriori oscuri. Più rara e molto più grande è la C. GeofFroyi (fig. 200), lunga 13 mm., bruno-grigiastra con 15 lineette giallognole tra'^versali sul corsaletto, parallele ma un po' irregolari, e colle elitre piut- Noioneitidi. 565 tosto larghe, pianeggianti, fittissimamente mar- moreggiate e picciiiettate di bruno e di giallo- gnolo, in modo però confuso e sfumato. Benché non sia mai abbondante, pure è molto diffusa ovunque, in tutta Italia. Fifr. 200. Corisa Geo,tfroyi. La C. hieroglyphica é spesso assai più nu- merosa delle precedenti ; essa è più piccola, lunga solo 5 mm., grigiastra con 7 lineette nere trasversali sul corsaletto, molto sottili, e con fasciette irregolari e sfumature oscure sulle elitre. Affine alle Gorise, ma oltremodo più piccola, é la Sigara minutissima, lunga solo 1 Vg mm., elittica, distinta per lo scudetto visibile e pel fronte convesso in ambo i sessi; questo minuto rincote ha color fulvo-grigiastro, capo rossastro al mezzo, corsaletto quasi lungo come il capo, arcuato in avanti e alTindietro, grigio al mezzo, giallo ai lati ; le sue elitre sono omogenee, prive di lucentezza, giallo-grigiastre, con qualche mac- chia e sfumatura oscura pochissimo spiccata; il ventre é giallastro. Abita in tutta Italia, però stante la sua picco- 566 Rineoti italiani. lezza estrema sfugge generalmente alle ricerche; nuota come le Gorise, delle quali ha i costumi. È notevole la stridulazione da essa prodotta (1), sfregando rapidamente le setole di cui sono mu- nite le tibie anteriori, contro il rostro. (1) Vedi C. Bkuyant — Sur un Hémiptère aquatique strididant — Compt. rend. de l'Acad. des sciences. Paris, Seance du 5 Fevr. 1894. Seì^ie seconda. — Ri n coti omotteri. 13* Famiglia: Clcadldi. Le GiGADiDi comprendono le più grosse specie nostrali non solo di omotteri ma pure di tutto l'ordine dei rincoti. Il solo genere Cìcada, quantunque da alcuni Autori sia stato suddiviso in parecchi altri, rap' presenta in Italia questa famiglia, e consta di specie robuste, dal corpo largo e piuttosto tozzo. Il loro capo é breve e molto largo, dotato di occhi globosi, salienti, e di brevi antenne sottili, inserite fra gli occhi sotto un piccolo risvolto del capo, composte di pochi articoli gradatamente più esili l'uno rispetto all'altro, dal primo basale al- l'ultimo apicale che é sottilissimo; la fronte é inclinata, presenta una convessità mediana quasi angolosa, molto prominente, striata trasversal- mente; il rostro non è molto robusto, ed oltre- passa più o meno le anche medie, stando nel riposo ripiegato contro le parti sternali. Il cor- saletto é largo e relativamente breve,. esso lascia scoperto tutto il mesotorace che è grande, con- 568 Rincoti italiani. vesso, fornito di due solchi laterali arcuati. Le elitre sono ampie, molto più lunghe dell'addome, trasparenti, con nervature robuste ma non in- grossate notevolmente; le ali sono più brevi delle elitre, pure trasparenti, e reticolate come quelle. Questi organi del volo durante il riposo ^ Fig. 201. Cicada plebeia (maschio). Veduta dalla parte ventrale. stanno diretti all' indietro ed inclinati a tetto sopra i lati dell'addome. L'addome si presenta piuttosto breve e grosso, terminato a punta; le zampe sono mediocri, però robuste con tarsi di 3 articoli; le anche anteriori sono lunghe come i relativi femori, i ({uali, sen.sibilmente ingrossati, portano alcune spine inferiori. Cieadìdi. 569 Le Gicadidi, volgarmente chiamate Creale, fu- rono anche dette Stridulanti , pel noto grido mo- notono, insistente, stridulo, che i loro maschi producono, con tanto maggior ardore quanto più il calore della stagione e della giornata é cocente. I maschi infatti presentano ventralmente alla base dell'addome un apparato sonoro, che si vede protetto da due lamine arrotondate od opercoli, di consistenza cartilaginosa e di color pallido; questo apparato e gli opercoli stessi non esistono nelle femmine, o sono puramente ru- dimentali. Le parti essenziali sonore constano di due ca- vità laterali nella regione ventrale del primo segmento addominale, corrispondenti appunto ai due opercoli che le ricoprono; queste cavità sono piuttosto profonde, fornite internamente di una membrana esile, tesa e trasparente, mentre da ambo i lati portano un'altra membrana opaca, increspata, più robusta, aderente ad una parte solida, triangolare. I due vani addominali sono preceduti da una cavità del melatorace, la quale comunica col- l'aria atmosferica mediante un'apertura verti- cale. Dei forti muscoli, posti principalmente fra la cavità toracica e quelle addominali, late- ralmente inseriti mediante robusti tendini alle membrane increspate, possono contraendosi ri- petutamente, far vibrare tali membrane e quindi metter in moto l'aria contenuta nei vani e nelle altre parti dell'apparato sonoro; queste vibra- 570 Rineoti italiani. zioni, rinforzate dalle varie casse risonanti, co- stituite dalle cavità, producono lo stridore ca- ratteristico dei maschi delle cicale, molto im- propriamente chiamato canto. Gli opercoli non fanno che proteggere le aperture delle suddette cavità, e col loro alzarsi ed abbassarsi non pos- sono che modificare l'efflusso dell'aria, intro- dotta dapprima nel vano metatoracico e passata fra le membrane addominali, ma con ciò poco influiscono sul timbro del suono. Le Cicadidi adulte abitano sulle piante, fra il fogliame, in località molto soleggiate; si nascon- dono però fra i rami e fra le foglie allorché te- mono qualche pericolo, ed i maschi tacciono subito, non appena sospettino che la loro vita sia minacciata, o se scorgono alcunché di anor- male. Questi insetti volano pure con facilità, e dalla completa immobilità possono senz'altro spiegar le ali ed alzarsi nell'aria. Le loro elitre hanno le nervature basali vescicolose, ossia atte a di- latarsi ed a deprimersi alternativamente. Allorché una cicala venga afferrata, essa agita l'addome e scuote le ali con una sorta di fre- mito, producendo appunto l'alternativa dilata- zione e depressione delle nervature; se é un maschio getta poi alcune strida acute, diverse dai suoni prodotti in libertà pel richiamo ses- suale. Le femmine hanno l'addome terminato da un breve e grosso ovopositore con cui incidono i rami degli alberi vecchi, deponendovi le uova. Cicadidl. 571 Le piccole larve, appena nate, sceiiduMo ai piede della pianta e si infossano nel terreno, per sug- here le radici. Tali larve (fig. 202) sono alquanto dissimili dall'adulto, pure presentandone la con- formazione generale a grandi tratti; hanno corpo più tozzo, breve, color giallastro, zampe ante- riori coi femori molto ingrossati, spinosi infe- riormente, trasformati in organi di escavazione, mentre le rispettive tibie sono brevi, arcuate, appuntite, concave internamente e proteggenti il tarso, fatto di un solo articolo. Fig. 202. Larva di Cicada. Le cicadidl vivono lungo tempo allo stato lar- vale, persino parecchi anni, stanno sempre sot- terra, suggendo gli umori delle radici, mutano parecchie volte lo strato esterno della pelle e aumentano frattanto di dimensioni. Allorché è giunta l'epoca della trasformazione, escono dal terreno e si aggrappano al piede dei tronchi, rimanendo più o meno a lungo immo- bili, finché la loro pelle esterna si dissecca, si fende sul dorso, uscendone l'adulto che si ar- rampica sulla pianta. 572 Rineoti italiani. Gli insetti perfetti si nutrono ancora, pungendo col rostro i rami dei vegetali su cui abitano, e producendo anzi colle loro punture una copiosa emissione di umori zuccherini, utilizzati e messi in commercio sotto il nome di manna. Ò 1. — La Cicada orni (fìg. 203) ha corpo re- lativamente allungato, variegato di rossiccio- 6 Fis:. 203. Cicada orni. giallastro e di bruno-nero, colle elitre ornate di macchie brune. Essa é lunga 38-40 mm., com- prese le elitre, sparsa di pubescenza breve, fine, argentata; il suo capo é in gran parte oscuro, il corsaletto é fulvo-giallastro, variegato di bruno- nero in modo simmetrico nelle due metà late- rali, avendo poi al mezzo una fascia longitudi- nale giallastra, orlata di nero; il mesotorace Cieadidi. 573 porta molte variegature nerastre e rossiccie, non ben delimitate; l'addome è anellato di bruno e di giallo-rossiccio, in modo più o meno di- stinto. Le sue elitre sono trasparenti, colla nervatura esterna (anteriore) e quelle basali in gran parte giallastre, mentre le nervature nella metà api- cale sono bruìio-nere; su queste elitre si notano 7 macchiette bruno nere posteriori, collocate un po' prima dell'estremità dal lato interno, molto regolarmente distribuite sulla stessa linea ad eguali intervalli, poste ciascuna su di una ner- vatura; a tali macchiette ne precedono 4 mag- giori, pure bruno-nere, meno regolari, situate ciascuna su di una piccola nervatura trasver- sale congiungente delle nervature longitudinali; sono notevoli ancora due macchie gialle, l'una verso il mezzo della maggior costa o nervatura esterna, e l'allra collocata un po' prima ed un po' più interna di questa. Le zampe sono in massima parte giallastre, col lato anteriore un po' bruniccio e i femori del primo paio forniti di brevi spine: il rostro è lungo, giungendo fino all'orlo posteriore del primo segmento addominale; gli opercoli dei maschi sono bastantemente ampi, liberi al mezzo; il ventre ha color bruno e rossastro. Questa specie è diffusa in tutta Italia, pare però abbondi maggiormente nelle provincie me- ridionali, (j Più grande é la C. plebeja (vedi fìg. 201), lunga 45-50 mm., di un grigio-rossiccio ventral- 574 Rineoii italiani. mente, nera in gran parte superiormente, ma sparsa di pubescenza breve e biancastra nelle varie depressioni del dorso. Il suo corpo é largo e robusto; il capo è grosso e largo, oscuro, ornato di due macchie di color giallo-ocraceo -al disopra delle antenne e di una tinta analoga al mezzo della fronte; il suo corsaletto è giallo o giallastro, con delle t'ascie nere sui rilievi, il mesotorace invece è nero, orlato posteriormente di giallo-ocraceo; le elitre sono trasparenti, colla base macchiata di nero e la nervatura esterna giallastra, orlata internamente di bruno, mentre le altre nerva- ture sono nericcie; le sue zampe anteriori hanno i femori armati di due spine acute e distanti; questi femori e le tibie di tutte 6 le zampe sono ornati di alcune fascie nere su fondo giallo. Gli opercoli dei maschi sono grandi e più o meno saldati al mezzo. È molto comune ovunque; il suo stridore é rumoroso, assordante. ^ La C. haematodes (fig. 204) misura in lun- ghezza colle elitre 40-45 mm., ed é più bella delle precedenti, di un bel nero intenso, sparsa di poca pubescenza bianchiccia e variegata in parte di un rosso vivo, traente un po' al giallo. Il suo capo è nero con qualche macchietta rossa sopra le antenne e al mezzo della fronte; il cor- saletto é rugoso, nero, con una sottile orlatura anteriore ed una posteriore rosse, nonché 5 me- diocri fascie longitudinali poco regolari dello stesso colore; il mesotorace è nerissimo, orlato pò- Cieadidi. 575 steriormente di rosso; i se^rmenti addominali sono superiormente neri, orlati all' indietro di rosso; ventralmente sono in massima parte rossi colla base nera; le sue elitre sono trasparenti, colle nervature tutte di quel bel color rosso traente un po' al giallo, e la base alquanto tinta in modo analogo; le zampe sono rosso-giallognole poste- riormente, bruno-nere anteriormente, coi femori del primo paio armati di due robuste spine; gli opercoli dei maschi sono molto piccoli. 0 Fig. 204. CLcada haematodes. Si trova qua e là bastantemente comune, in special modo nelle provincie settentrionali. Più piccola é la C. argentata, lunga solo 24- 26 mm., nera, sparsa di pubescenza sericea grigia e variegata di rosso-giallognolo; il suo capo porta qualche macchietta rossa, il corsa- letto é orlato posteriormente di questo colore e porta qualche segno mediano rosso pochissimo spiccato; il mesotorace é nero, colTestremo po- steriore rosso e spesso qualche macchia me- 576 Rineoil italiani. diana e laterale di questa tinta; i segmenti ad- dominali sono superiormente bruno-neri, orlati di rosso all' indietro, ventralmente invece sono rosso-gialli; le elitre si presentano trasparenti, percorse da nervature giallo-fulve; le zampe sono giallo-rossastre, coi femori più scuri an- teriormente e quelli del primo paio armati di 3 denti; gli opercoli dei maschi sono rotondeg- gianti, ampli. Vive in tutta Italia, principalmente in località elevate. d ir Famiglia: Memhracidi. Questi stranissimi ed eleganti rincoti, cosi ab- bondanti e svariati in altre regioni, principal- mente nell'Asia e nell'America meridionale, non presentano in Italia che due piccole specie, poco fornite relativamente alle esotiche di caratteri ornamentali, però pur sempre rimarchevolis- sime, ed abbastanza diffuse. Ciò che colpisce a primo aspetto nei membra- cidi, si é lo straordinario sviluppo dei corsaletto, il quale talora oltrepassa pure l'apice dell'addome, mentre in altri casi non giunge che alla metà di questo. Tale corsaletto, nelle numerose forme esotiche, può assumere ogni sorta di strane forme immaginabili; può essere altissimo e compresso, arcuato, quasi fogliforme, può invéce esser largo e depresso, ricoprendo tutto il corpo come un ampio scudo, oppure presentarsi frastagliatis- Membracidi. 577 Simo in mille strane s^uise, fornito di punte, di lobature rivolte in avanti, o ai lati o all'indietro, e ciò in modo gigantesco, rispetto alla mole sempre piccola o mediocre degli insetti; esso può persino portare lunghe prominenze sottili, erette verticalmente o dirette all'indietro, che si suddividono poi in raggi o lobature ornate di globetti, di raggi stellati, e cosi via; frequente- mente poi il corsaletto porta anteriormente due corna dirette in avanti o lateralmente. Nelle due sole specie nostrali questa parte del corpo è larga sul davanti, e quivi fornita di due corna o denti laterali più o meno spiccati, mentre po- steriormente si assottiglia e si protende orizzon- talmente sopra l'addome a forma di lunga spina. Il capo dei Membracidi é piuttosto grande, perpendicolare o colla fronte un po' inclinata; gli occhi sono prominenti, le antenne sono assai piccole, inserite avanti a questi; le elitre sono mediocri, quasi trasparenti, più o meno nascoste sotto i prolungamenti del corsaletto; le zampe si presentano alquanto brevi, però relativamente robuste. Questi rincoti abitano su varii vegetali, dei cui succhi si nutrono; spiccano salti notevolis- simi e mancano di qualsiasi apparato sonoro, come le specie delle successive famiglie. Si tro- vano durante la giornata nei mesi estivi, e non recano danno sensibile all'uomo. 0 1. — Il Centrotus cornutus (fig. 205), volgar- mente detto il Diavolino, misura in lunghezza Griffini. 37 578 Rincoii italiani. 8 mm., ha capo largo, triangolare, appiattito anteriormente, occhi globosi, un po' ovali, cor- saletto ingrossato sopra il capo e fornito di due cornetti laterali triangolari, robusti, poco lunghi, diretti quasi orizzontalmente l'uno da una parte e l'altro dall'altra; fra i due cornetti si nota una leggera carenatura longitudinale mediana; la parte posteriore del corsaletto consta unica- mente di una lunga punta compressa, diretta ^ Fig. 205. Centrotus cornutas. airindietro sopra l'addome, alquanto ondulata e molto acuminata all'apice; tale spina o punta, è generalmente lunga quanto l'addome od un po' meno. Le sue elitre sono ben sviluppate, reticolate; le zampe sono mediocri. Di colore è bruno con breve pubescenza di un rossiccio-dorato sul capo e sul corsaletto, meglio visibile in avanti; le sue elitre sono rossastre, però trasparenti; le zampe sono oscure. Pulgoridi. 579 Non è raro in tutta Italia, principalnnente nei boschi, sulle guercie, sui salici e nei cespugli. Affine al precedente è 1^ Gargara genistae, più piccola, più chiara e molto meno cornuta. Essa é lunga 4-5 mm., bruno-rossiccia, con breve ma fitta pubescenza; il suo corsaletto è più convesso, privo di corna laterali e solo do- tato di due angoli appena appena prominenti, l'uno da una parte e l'altro dall'altra; la parte posteriore si prolunga sopra l'addome in una spina quasi dritta, larga alla base, acuminata all'apice, più breve dell'addome stesso, del quale tocca quasi il dorso ; le sue elitre sono giallo- rossiccie, però trasparenti; le zampe hanno i femori bruni, le tibie ed i tarsi giallastri. Abita pure in tutta Italia, nei boschi, sulle gi- nestre, però é meno comune dell'antecedente. O 15^ Famiglia: Fiilgoridi, Le specie nostrali di questa famiglia hanno piccole dimensioni; somigliano notevolmente a quelle della famiglia seguente, ossia alle Gica- dellidi, ma si distinguono in special modo per aver le antenne inserite al disotto degli occhi, mentre in quelle sono inserite in avanti di tali organi. L'aspetto delle Fulgoridi è vario, potendo il loro corpo esser piuttosto largo oppure un po' allungato; il loro capo è mediocre o relativa- 580 Rìneoti italiani. j mente grosso, dotato di fronte inclinata, obliqua, e di antenne variamente foggiate, però brevi sempre; il corsaletto è breve, formando solo una fascia anteriore; più sviluppato invece è il mesotorace che porta posteriormente lo scu- detto; le elitre po?^sono esser perfettamente svi- luppate oppure ridotte; esse stanno durante il riposo, come anche negli altri omotteri, dirette all'indietro ed inclinate a tetto sopra i lati del- l'addome; le zampe sono più o meno prisma- tiche, proporzionate. , Anche le fulgoridi, di cui i rappresentanti eso- tici sono molto maggiori, talora forniti di un grosso prolungamento anteriore del capo che all'epoca della riproduzione divien luminoso nella notte, vivono sui vegetali e si nutrono dei succhi di questi: saltano con molta agilità e non pro- ducono suoni. 1. — La Dictyophana europaea (fig. 206), o piccola Lanternaja d'Europa, é lunga 8 mm., ha corpo un po' oblungo, capo prolungato anterior- mente in una sorta di piramide ottusa, relativa- mente grande, alquanto ascendente, carenata, senza alcun distacco fra questa prominenza e la parte veramente cefalica; i suoi occhi sono piuttosto grossi, poco salienti, le antenne sono piccole, nascoste, col 2° articolo quasi globoso e l'ultimo sottilissimo; il torace presenta 3 linee elevate, le elitre sono notevolmente più lunghe dell'addome, alquanto ampie, trasparenti, fina- mente reticolate, le zampe sono esili, piuttosto Fulgoridi. 581 lunghe. Di colore essa è di un verdognolo pal- lidissimo. ^ Fig. 206. Dictyophana europaea. Vive in siti ombrosi alquanto umidi, su di- versi vegetali. O 2. — Il Cixius nervosus (fig. 207) misura in O Fig. 207. Cixucs nercosus. lunghezza 9 mm.; ha capo piuttosto piccolo, stretto e alquanto breve, occhi grossi, antenne 582 Rincoti italiani. nascoste, fronte percorsa da 3 carenature; il suo corsaletto é breve, colTorlo posteriore inciso ad angolo acuto ed a Iati rialzati, il mesotorace é più ampio, percorso da carenature parallele; le elitre sono limpide, ornate di fascie scure; esse sono alquanto ampie, allargate dalla base all'apice, percorse da nervature salienti; l'ad- dome é largo e depresso, e porta spesso nelle femmine un ciuffo di peli cotonosi all'apice; le zampe sono proporzionale. Di colore questa specie é rossastra coi due solchi frontali e il mesotorace neri; le sue elitre sono limpide, or- nate di una o due fascie trasversali brune quasi dritte, e di un largo punto della stessa tinta presso l'apice sull'orlo esterno (m/er/ore); sulle elitre esistono ancora talvolta delle picchietta- ture basali brune; il suo addome é nero supe- riormente, giallo variegato di bruno ventral- mente; le zampe sono rossastre. È frequente in tutta Italia, principalmente in luoghi aridi e sabbiosi; salta con gran forza. Minore é il C. pilosus, lungo 5-6 mm., ros- sastro, col torace nero, le elitre generalmente rossiccie, con una tinta apicale bruna e colle nervature più chiare, punteggiate di bruno o fasciate indistintamente di questo colore. Vive col precedente, però é meno abbondante; si trova talora sui salici. v^ Affine a queste fulgoridi é la Caloscelis Bo- neliii, specie molto più rara, assai più piccola, e notevole per le zampe anteriori allungate, compresse a guisa quasi di paletta membranosa, denticolata sugli orli. Fuìgoridi. 583 Essa è lunga 2-3 mm., di un nero lucido su- periormente, rossiccia ventralmente; le sue elitre sono rossastre, ornate di una fascia mediana e di una apicale brune, talora accompagnate da una linea obliqua chiara; il corsaletto e le zampe sono pure rossastri, colla dilatazione delle tibie anteriori bruno-nera. Vive qua e là nei campi e nei prati, princi- palmente in autunno. „ Di forma poco diversa è la Asiraca clavi- cornis (fig. 208), subito riconoscibile per le an- O Fi^. 208. Asiraca clacicornis. tenne lunghe e robuste, fatte di un primo arti- colo allungato, compresso, e di un secondo breve, appiattito, fornito di setole; le sue zampe ante- riori offrono pure una dilatazione appiattita, fo- liacea, le posteriori sono spinose. Questa fulgo- ride é lunga 3 mm., bruno-rossastra, col petto biancastro e l'articolazione fra le tibie ed i fe- mori delle 4 zampe anteriori parimente bian- castra; le sue elitre sono trasparenti, lucide, ampie, fornite di nervature salienti, granulose, punteggiate di bruno ed ornate di una fascia bruna obliqua prima dell'estremità. 584 Rincoti italiani. Si trova su alcuni vegetali di basso fusto e salta con ^ran forza. /i 3. — L'Issus coleoptratus (fig. 209) è note- vole pel corpo tozzo, largo al mezzo, dovendo tale forma alla struttura delle elitre che in quella regione sono come tumescenti, ampie. Il suo capo é grosso, largo, fornito di occhi prominenti e ben sviluppali, colla fronte leggermente ango- losa in avanti e carenata inferiormente; le sue antenne sono piccolissime, nascoste, il corsaletto e il mesotorace sono larghi e brevi; le sue elitre y, Fig. 209. ^Issus coleoptratus. si presentano abbastanza consistenti , ampie , grossamente reticolate da nervature robuste, longitudmali; esse sono alquanto convesse e si allargano al mezzo, attenuandosi poi all'apice; le sue zampe sono proporzionate, robuste. Mi- sura in lunghezza 6 mm., ed ha color rossastro, colle elitre traenti al grigio ed al verdognolo, ornate di un punto bruno verso il mezzo e ta- lora di una macchia pallida anteriore, presso Torlo esterno. È molto comune in estate sugli ontani e su altre piante, principalmente in siti sabbiosi. Fulgor idi. 585 Più piccolo e ancor pni tozzo, relativamente più breve e più largo, è l'I. grylloides, lungo 4 5 mm., colle elitre naeno attenuate alTindietro e le ali mancanti; di colore é giallognolo, senza macchia alcuna, e con nervature molto regolari. Si trova frequente coU'altra specie, in tutta Italia. Emette dall'apice dell'addome una gocciolina di liquido incoloro, probabilmente zuccherino, che alcune formiche spesso raccolgono coi palpi e le mandibole onde cibarsene. L'Athysanus argentatus (fig. 221) ha corpo più largo, però pure poco robusto, capo ottuso, zampe finamente spinose; ricorda le Tettigonie. Cicadellidi. 603 Misura in lunghezza 6-7 mm., ed é di un bian- castro-rossiccio, più chiaro ancora sulle elitre; porta una linea nera arcuata trasversale Tra gli occhi, ha qualche lineetta e punto oscuro sul corsaletto e sullo scudetto; le sue elitre sono percorse da nervature rossastre. Non è comune: frequenta i luoghi freschi ed umidi, talora sta fra i cespugli. Più abbondante "^é l'A. obsoletus, lungo 4-5 mm,, giallognolo lucente con macchiette nere sparse in scarso numero su tutto il corpo e colle Fig. 221. ^ Athysanus argentatas. nervature delle elitre biancastre, alquanto più robuste. Si trova durante tutta la bella stagione in siti umidi. r Di forma maggiormente stretta é la Thamno- tettix tenuis, lunga 3-4 mm., superiormente giallo-rossiccia, ornata di qualche punticino nero e di qualche lineetta bruna, ventralmente nera, colla fronte a linee trasversali gialle e nere. È comune nei prati. La^^. fenestrata misura 3 mm., ed é bruno- 604 Rineoti italiani. nera, lucida, ornata di parecchie macchiette trasparenti presso l'apice delle elitre, di una macchietta simile verso il mezzo dell'orlo in- terno e di un' altra ancora dopo il mezzo del- l'orlo esterno. Le sue zampe anteriori e medie sono gialle. Abita qua e là in alcune provincie italiane, non é però molto abbondante. Serie ter^a. — Rincoti fitoftiri. 17^ Famiglia: Psillidi, Questi piccoli rincoti, detti anche /a^Si gorgo- glioni, costituiscono un vero anello di congiun- zione e di passaggio, fra gli omolteri ed i fitof- tiri ; presentano infatti un aspetto generale, una conformazione, un' attitudine al salto, che li av- vicinano grandemente alle Cicadellidi, quantun- que subito se ne distinguano, oltreché pei carat- teri del rostro che par nascere dallo sterno (Ster- norinchi), anche per le antenne molto ben vi- sibili e relativamente lunghe. Il corpo delle Psillidi è oblungo, alquanto ro- busto, il capo é largo, breve, bilobato, fornito di occhi globosi molto salienti, di rostro breve, quasi perpendicolare, e di antenne allungate, esili, fatte di 6-10 articoli, inserite sotto gli occhi, talora però ingrossate alla base; il loro torace è mediocre, diviso in tre parti da due solchi trasversali, dei quali l'anteriore, notevolmente arcuato, distingue il protorace dal mesotorace; lo scudetto è relativamente piccolo; le elitre si 606 Rineoii italiani. presentano ampie, ben svolte in ambo i sessi, diafane come le ali, percorse da parecchie ner- vature, e stanno durante il riposo stese all' in- dietro sopra l'adti^me, inclinate a tetto come negli Omotteri; le zampe sono mediocri, piut- tosto brevi, fornite di tarsi di due articoli, di cui 1' ultimo più lungo, terminato da due uncinetti ; le zampe posteriori non sono più ingrossate né più allungate delle altre, nondimeno servono a questi insetti come ottimi organi di salto. Fig. 222. Larva della Psi/Ua oUaina. Le femmine sono dotate di un breve e robusto ovopositore, mediante cui depongono le uova nei vegetali che frequentano. Le larve (fig. 222) hanno corpo più tozzo assai di quello degli adulti, succhiano gli umori delle piante e sono per lo più coperte di sostanza cotonosa o cerosa bianca, disposta a fiocchi, e più abbondante sul- l'addome; non hanno l'agilità degli insetti per- fetti ; alcune di esse sono depresse, altre si pre- sentano pressoché trasparenti. Le punture del Psillidi. 607 loro rostro e più ancora le incisioni fatte dalle femmine coU'ovopositore, causano spesso delle escrescenze a guisa di galle, sugli arbusti e sui rami degli alberi. Le metamorfosi delle Psillidi sono incomplete, assumendo man mano le larve dei rudimenti d'ali, e rimanendo quindi immobili qualche tempo su di una foglia allorché stanno per trasfor- marsi, dando infine uscita all'adulto. Gli insetti perfetti, meno frequentemente delle larve sono coperti 4^ produzione cerosa o coto- nosa; corrono, saltano e volano con molta agi- lità, sfuggendo facilmente alle ricerche. Parecchie Psillidi sono dannose ad alberi col- tivati, non però in modo veramente serio, se non quando si sviluppino in grande numero. 1. — La Psylla pyri (fig. 223) é lunga 3 mm., ha corpo oblungo, antenne filiformi, di 10 arti- coli, elitre ben sviluppate, zampe mediocri; di colore è rossastra, volgente più o meno al bruno od al rosso-giallastro, variegata di nero-bruno; le sue ali sono diafane, le antenne e le zampe hanno tinta nerastra, l'addome per lo più é bruno, screziato trasversalmente di rosso. Vive principalmente sulle piante di pero ed è fra le specie più nocive; nondimeno non abbonda in nessuna provincia italiana. Le é affine la P. pyrisuga, giallo-aranciata, colTaddome verde, colorito in giallo all'apice. Anche questa specie attacca i peri coltivati. La P. Forster! è lunga 4-5 mm., di un giallo 608 Rineoti italiani. più o meno tinto di verde, spesso verdognola, colle elitre trasparenti e lucide, leggermente giallognole, a nervature verdi o gialle; il suo capo é profondamente bilobo, col primo articolo delle antenne ingrossato. Fig. ?23. Psylia puri. 1, poco ingrand.; 2, 3, molto ingrand. Abbonda durante tutta la bella stagione sugli ontani. La P. olivina (fig. 222) misura in lunghezza 2 mm., ed ha corpo notevolmente tozzo, lungo Psillidi. 609 una volta e mezzo la propria massima larghezza, alto poco meno che largo, antenne di 6 articoli, corsaletto breve, mesotorace grande, elitre am- pie, finamente rugose, zampe brevi. Di colore é verdognola o di un verde-giallastro, colla fronte, il protorace e due macchie sul mesotorace di un bel giallo-aranciato; le sue elitre sono bian- castre o leggermente verdiccie, ornate di punti neri apicali. Vive sugli olivi; le sue larve, depresse, ovali, quasi rotondeggianti, fittamente rivestite di so- stanza cotonosa candida, rodono i fiori di questi alberi, impedendone la fruttificazione. La P. buxi è lunga 2-3 mm., tutta verde, colle elitre di un gialliccio-bruno e le zampe del color generale del corpo. Si trova non solo sul bosso, ma anche sugli ontani e sulle ortiche. La P. urticae ha le dimensioni della antece- dente ed è verde, più raramente bruniccia, colle elitre dello stesso colore del corpo e l'addome macchiettato di bianco sui fianchi. È frequente sulle ortiche. Affine alle antecedenti sono anche la P. ge- nistae, lunga 2 mm., verde colle elitre ornate di striature brune, e la P. flavipennis, lunga 4 mm., rossastra, con alcune lineette più pallide e più cupe sul corsaletto, e le elitre rosso-brune, lucide, fornite di nervature molto salienti. Entrambe non sono infrequenti in siti umidi. La P. ficus od Homotoma ficus, misura in lunghezza 5 mm., e si distingue pel capo privo Griffinf. 39 610 Rincoti italiani. di sporgenze coniche e dotato invece di antenne robuste, pubescenti. Su[)eriormente é in gene- rale bruna, potendo volgere più o meno al ros- sastro ed al verdastro, ventralmente e verdastra; le sue elitre sono trasparenti, percorse da ner vature rossiccie macchiettate di bruno; le sue zampe sono giallastre. È molto comune in autunno sul fico, e fu pure trovata sui lecci, sugli ohui e sul castagno. Appartiene alle Psillidi anche la Livia jun- corum, (fig. 224) facilmente riconoscibile pel capo quadrangolare, fornito di due prominenze Fig. 224. Licia Juncorum. coniche latero-anterlori e di antenne piuttosto brevi, aventi i primi due articoli molto grandi. Essa è lunga 2 mm., bruna o bruno-rossastra, colle antenne di questo colore, ma fornite di un anello bianco mediano e tinte di nero all'apice; il suo capo ed il torace sono di un rosso rug- ginoso, le sue elitre sono un po' coriacee, ros- siccie, poco trasparenti, cogli orU esterni più scuri, fortemente arcuati alla base, percorse da nervature salienti ; le ali sono bianco-cerulee, l'addome é giallognolo variegato di rossastro, le zampe sono robuste, giallognole. Afidi. 611 È bastantemente numerosa sui giunchi, depone le uova nei fiori di questi vegetali, causandovi escrescenze varie, per travaso di umori. 18^ Famiglia : AftdL Gli Afidi, volgarmente chiamati anche pidocchi delle piante, sono numerosissimi, costituiscono una delle famiglie più ricche di specie ed in cui le varie specie sono rappresentate da un gran- dissimo numero d individui. Si può dire anzi che ogni specie vegetale ha la sua o le sue parti- colari specie di Afidi che ne vivono parassiti- camente. Questi rincoti sono tutti piccoli o piccolissimi, minuti, gracili, coperti cioè di tegumenti poco consistenti; non di rado però portano sul loro corpo delle secrezioni pruinose, lanuginose o cerose, atte a proteggerli od a nasconderli. Il corpo degli Afidi è generalmente tozzo, ovoidale; il capo é mediocre, bastantemente spor- gente, dotato di occhi globosi e di antenne per lo più allungate ed esili, più di rado un po' in- grossate. Il rostro ordinariamente è abbastanza lungo ed appuntito, talora però può esser ridotto od anche abortito, pure in alcuni individui o per meglio dire in alcune forme della stessa specie. I segmenti toracici non presentano nulla di particolarmente notevole; l'addomeè ovoidale, spesso alquanto gonfio, tozzo, e non di rado ter- minato superiormente ai lati da due tubetti. 612 Rineoti italiani. Le ali, in numero di 4, quando esistono, sono limpide, poco reticolate da venature, e di esse le anteriori sono più lunghe e più ampie delle posteriori. In molti Afidi però le 4 ali mancano; in altri solo i maschi ne sono forniti, oppure certe forme particolari che vengono a trovarsi solo in determinati periodi dell'anno e che vo- lando possono trasportarsi sopra nuove piante, estendendo quivi pure il parassitismo della specie. Le zampe sono per lo più esili e bastante- mente allungate, più di rado brevi, inette sempre al salto. Gli Afidi sono insetti poco vivaci, e, eccezion fatta per le forme alate, vivono si può dire tutta la loro esistenza sulla pianta ove nacquero, col rostro infossato nei tessuti di questa, suggendone gli umori nutrienti. Essi presentano quasi tutti un fenomeno notevolissimo, ossia il succedersi dalla primavera fino all'autunno di numerose generazioni, rappresentate talora da forme dif- ferenti le une dalle altre, generazioni che si producono senza la presenza di maschi e, po- tremmo dire, neppure di vere femmine, senza quindi un regolare accoppiamento dei due sessi, ma che invece avvengono o per una sorta di gemmazione interna degli individui più vecchi i quali eliminano sotto forma di un nuovo indi- viduo l'eccesso di nutrimenlo da loro assunto nelle condizioni certamente ottime d'esistenza in cui vivono, oppure per deposizione di uova par- ticolari, sorta di gemmazione esterna, analoga- mente prodotte dagli individui che da lungo Afidr. 613 tempo stanno nutrendosi dei succhi della pianta ospite, dalle quali uova non tardano a svilup- parsi nuovi individui, senza però che tali uova provengano da una vera femmina fecondata da un maschio. Mediante queste generazioni intercalate, in- vece di aversi soltanto i pochi individui nati dalle uova che nella tarda stagione depongono le vere femmine fecondate dai maschi che al- lora si producono, la specie viene inoltre arric- chita di tutti gli altri individui, gemmati diret- tamente dai primi e che essi a lor volta gem- mano degli altri, o nati da quelle sorta di uova non provenute da femmine fecondale ma para- gonabili a gemme esternamente deposte da que- gli individui primitivi. Cosi la specie si estende maggiormente, inquantoché il nutrimento, con tanta abbondanza di piante, non manca certo a COSI piccoli insetti, sia pure se sono in grandis- simo numero; inoltre in queste generazioni che diremo agamiche, cioè succedentisi senza ac- coppiamento, vengono spesso a prodursi quelle forme alate che sopra accennammo, le quali vanno a diffondere la specie anche lontano dalla pia:. la o dal cespuglio in cui vivono le prime forme attere. Dopo tutto questo succedersi di generazioni agamiche, intercalate, il che dura per tutta la buona stagione, sul far dell'autunno, in generale da gemme esterne ossia da quelle pseudo-uova prodotte senza previo accoppiamento, vengono a nascere dei maschi e delie vere femmine, or- 614 RineoU italiani. dinariamente i primi alati e le seconde attere, non di rado però entrannbi atteri. La vita di questi sessuati é breve e tutta dedicata all' accoppia- mento, talché essi lianno talora il rostro ru- dimentale, né si nutrono, mentre erano ben fornite di rostro tutte le forme agamiche che pullularono durante i me^^i caldi. I sessuati si accoppiano e la femmina depone un piccolo nu- mero di uova, talora anzi un uovo solo, nasco- sto sotto la corteccia delle piante o fra le ra- dici o protetto in altro modo: questo uovo o queste poche uova svernano, ed al cfiungere della buona stagione danno uscita a quelle forme attere, ben fornite di rostro, agamiche, che co- minciano a nutrirsi ed a gemmare nuovi indi- vidui, riproducendo il ciclo evolutivo della specie. Queste forme agamiche vennero dette anche madri partenogeniche, ossia madri riproducen- tisi senza il concorso di maschi. Gli Afidi sono molto dannosi alle piante di cui sono parassiti, poiché in breve tempo ne rico- prono tutte le parti più tenere e più importanti all'esistenza del vegetale; cosi offendono le mi- nute radicene, le gemme, i germogli, e danno pur luogo a deformazioni delle foglie dei gio- vani rami, facendo in certi casi morire la pianta per estenuazione o perché ne ricoprono le parti verdi, sede del fenomeno respiratorio, mediante secrezioni loro particolari, impedendo quindi una delle funzioni più necessarie all'esistenza del vegetale. Fortunatamente la massima parie degli Afidi AJldi. 615 ha un gran numero di nemici nella classe stessa degli insetti; principalmente le larve dei Sirfi, degli Hemerobius, delle Coccinelle, ne menano strage; gli Aphidius, poi, piccoli imenotteri tere- branti, vivono assolutamente a loro danno. 1. — Le specie del vastissimo genere Aphis sono i cosi detti Gorgoglioni, e costituiscono quelle innumerevoli masse o truppe di piccoli insettucci molli, per lo più verdognoli, dall'ad- dome fornito quasi in ogni caso di due tubetti apicali laterali, che si trovano raggruppati sui vegetali, poco vivaci, e di cui sono noti princi- palmente quelli che infestano i rosai (fig. 225). Le specie di questo genere hanno raramente 5 mm. di lunghezza, il loro corpo è ovale tozzo, piuttosto gonfio; il capo é alquanto piccolo, do- tato di antenne filiformi e di occhi globosi, pro- minenti ; il rostro consta di 3 articoli e pare na- scere dallo sterno. Negli individui atteri il pro- torace é più largo del capo; negli alati Io é meno; in questi ultimi poi, sieno essi maschi o forme agamiche destinate alla diffusione della specie mediante migrazione, le 4 ali sono tenui, quasi iridescenti, e le 2 ali anteriori sono note- volmente più sviluppate delle posteriori. Durante il riposo le ali stanno rivolte all' indietro sopra l'addome ed inclinate quasi a tetto. — Gli indi- vidui atteri sono però oltremodo più abbondanti degli alati, hanno movimenti lenti, camminano stentatamente mediante le lunghe zampe sottili e dimorano si può dir sempre nello stesso punto 616 Rincoti italiani. di una pianta, suggendo il nutrimento e gem- Fig. 225. Ramoscello coperto di Alidi. mando nuovi individui i quali fanno la vita dei Afidi. 617 primi e gemmano a loro volta. Se tutti gli in- dividui fossero atteri e vivessero sulla stessa pianta, questa ben presto soccomberebbe e non potrebbe più nutrirli, né essi, cosi lenti e deboli, potrebbero facilmente recarsi altrove. L'adat- tamento quindi delle specie di Aphis al loro ge- nere di vita ha portato per conseguenza la pro- duzione delle forme alate o madri partenogeni- clie alate, di migrazione; infatti alcuni dei nuovi gemmati mostrano ai lati del torace dei rudi- menti alari che dopo alcune mute divengono vere ali, e quindi sciamano andando a gemmare su di altre piante dei nuovi individui. Quando si avvicina l'autunno, sempre per gem- mazione interna si producono i maschi e le fem- mine, di cui i primi sono ordinariamente alati e più piccoli. Le uova sono deposte sui rami o presso le gemme. In qualche caso lo sciamare delle forme alate di migrazione si fa su vasta scala e si hanno veri stormi di afidi svolazzanti. Gli Aphis stanno generalmente nei luoghi ri- parati dal vento e sulle parti più tenere delle piante; alcuni però fanno vita sotterranea. Dai due tubetti addominali essi producono una ma- teria zuccherina liquida, di cui sano ghiotte le formiche; cosi queste vanno sulle piante abitate dagli Aphis a solleticar loro colle antenne quegli organi onde farne uscire il liquido che suggono avidamente. Per la stessa ragione molte formi- che tengono nei loro nidi sotterranei degli Aphis in schiavitù, onde usufruire della loro suddetta secrezione. 618 Rineoii italiani. Questo liquido in pari tempo riesce però dan- noso alia pianta infestata, perciiè riversandosi sui teneri tessuti divien poi uno strato ove ve- getano molti microscopici funghi neri che pos- sono portare nocumento al vegetale. Le parti di pianta offese dagli Afidi si defor- mano spesso, dando luogo a distorsioni, rigon- fiamenti, accartocciamenti varii. Ogni specie di Aphis si può dire vive su di una determinata specie vegetale ed anche ta- lora sono diversi fra loro gli Afidi che di una Fig. 226. Aphis rosae. a, maschio; b, femmina, medesima pianta abitano differenti parti. I ve- getali bassi, gli arboscelli, le piante coltivate nei giardini sono in special modo attaccati da questi rincoti. L'A. rosae (fig. 226), é lungo 2-3 mm,, non molto tozzo, dotato di lunghe zampe sottili e di antenne di 7 articoli, non più brevi del corpo; di colore esso é verde, colle antenne e i due tu- betti addominali nerastri; gli alati traggono al verde-bruniccio e portano delle macchie nere lucenti sul torace e sui lati dell'addome, È specie Afidi. 619 ai^sai comune e abbondante sui giovani rami dei rosai, talora anche sui cardi. Affini all' ^. rosae sono i seguenti: L' A. hu- muli, lungo 1-2 mm., é verdognolo con strisele dorsali più scure e i tubetti addominali bianca- stri; vive abbondante sotto le foglie di luppolo: L'A. ribis ha le dimensioni del precedente ed è di un giallo aranciato; gli individui alati sono poi ornati di macchie brune sul torace e sui lati delTadtlome, nonché di una macchia mag- giore nera sul dorso di questo. Le sue punture fanno arricciare le foglie del ribes. L'A. persicae, frequente sul pesco ove deforma le foglie, é bruno brillante superiormente, oli- vaceo ventralmente; gli alati sono neri lucidi, coir addome grigio-verdastro; questa specie è molto ricercata dalle formiche. L'A. papaveris, molto comune su numerose specie di piante erbacee, è molto convesso, nero, non lucido, colle antenne brune ; gli alati hanno l'addome di color verde cupo. L'A. sambuci è piuttosto largo e tozzo, ne- rastro a riflessi azzurrognoli; gli alati hanno l'addome di un verde scuro. Vive in numerose famiglie sul sambuco. L'A. brassicae é di un verde-grigiastro sparso di pruinosità grigio-azzurrognola con serie di punti neri sull'addome; gli alati sono bruni, sparsi di grigio coU'addome verdastro. È comune sott'^ le foglie delle crucifere. Altre specie non hanno ben distinti i tubetti addominali^ e le loro antenne sono di 4-6 arti- 620 Rincoii italiani. coli, non più lunghe del capo e del -torace riu- niti. In esse inoltre i sessuati sono talora en- trambi atteri. L'A. quercus é lungo 4-5 mm., bruno lucente o nerastro, col rostro più lungo del corpo e le ali dotate di margine anteriore bruno-nero. Sta al piede delle vecchie querele, infossando il ro- stro nelle screpolature della corteccia ; vien spesso tormentato dalle formiche nere. L'A. laniger é specie dannosissima ai meli, producendo sui rami di questi delle nodosità anche notevolmente grosse, e facendo deperire grandemente le piante. Gli individui atteri sono lunghi 1-2 mm., ros- sastri, ma tutti coperti di fiocchi bianchi quasi cotonosi, dovuti ad una secrezione particolare di materia analoga alla cera; gli alati sono lun- ghi 2-3 mm., più scuri, colle antenne più brevi e le zampe più lunghe, essi pure coperti di ciuffi bianchi; i sessuati sono tutti molto piccoli, at- teri e col rostro rudimentale. Questi Afidi stanno nella parte inferiore dei rami onde esser pro- tetti dalla pioggia, e quando vengono schiacciati lasciano una macchia d'un rosso sanguigno. L'A. lanuginosus è lungo 2 mm., nero, col- l'addome coperto di pelurie biancastra o bianco- azzurrognola ; abita sugli olmi e vi produce delle galle pelose, molto grosse. Ne ir A. ulmi, grande quanto il precedente, gli atteri sono verdi, privi di pelurie cotonosa sul corpo, gli alati sono neri colTaddome d'un verde intenso un po' sparsogli pruinosilà chiara; prò- Afidi. 621 ducono essi delle galle grosse e liscie sulle fo- glie degli olmi. L'A. bursarius é lungo 2 mm., convesso, tozzo, verdastro, coperto di pelurie cotonosa bianca- stra, porta antenne brevi, e negli alati delle ali ampie, trasparenti ; anche in questa specie i sessuati sono atteri e dotali di rostro rudimen- tale. Produce delle galle su diverse specie di pioppi. L'A. abietis misura in lunghezza 1 mm. ed è bruniccio, coli' addome traente al rossastro e sparso di una lieve pruinosilà cotonosa. Cagiona delle grosse galle verdi sui rami delle giovani abeti. 2. — Il Rhizobius radicum é un afide sem- pre attero in ogni stato ed in ogni forma, ha antenne di 6 articoli, addome gonfio, privo di tubetti; il suo corpo é glabro, ovale, tozzo, di un giallo-aranciato orlato di verdognolo e colle antenne nericcie all'apice. Abita in siti sabbiosi, sotto le pietre, sempre in compagnia delle formiche che pare lo alle- vino in schiavitù. Gli è affine la Trama troglodytes, pure sem- pre attera e vivente in modo analogo, sotterra, fra le formiche, principalmente sulle radici di pianticelle erbacee. Essa é lunga 2 mm., gial- lognola o grigiastra, pelosa ; ha le antenne di 7 articoli. Reca sensibili danni ai vegetali di cui sugge gli umori delle radici. 622 RincoU italiani. 3. — La Phylloxera vastatrix (fig. 227) è un rincote di dimensioni niolto piccole, ma non- pertanto assai noto e temuto pel grande danno che reca alle viti. Esso in ogni suo stato ha corpo piuttosto tozzo, per lo più lungo 0,5-0,8 mm., a Fig. 227. Phijlloxera castatrLx. a, ò, larve e madri attere, gallicele e radicicole; e, ninfa di alata; d, alata o madre partenogenica alata; »h, maschio; f, femmina; o, uovo (il tutto molto ingrandito). capo alquanto largo, con antenne di 3 soli ar- ticoli e relativamente non molto sottili; le sue zampe sono sempre poco lunghe e bastante- mente robuste ; il rostro nei sessuati, che sono entrambi atteri, é rudimentale, mentre nelle altre Afidi. 623 forme si presenta ben sviluppato, acuto; le ali, nelle forme partenogeniche di migrazione, sono quattro, di cui le anteriori più lunghe e più ampie delle posteriori. Vediamo come si compia il ciclo evolutivo di questo insetto, ciclo che sommariamente é rap- presentato nello specchietto seguente, tolto dal Manuale del prof. Franceschini. Dalle uova state deposte nella tarda stagione, sempre sui rami, e che sono le vere uova pro- venienti da femmine fecondate, nascono degli individui atteri, dotati di rostro ben sviluppato (fig. 227 a, b) e di cui alcuni si dirigono subito alle radici, e che chiameremo laroe radicicole, mentre altri vanno a fissarsi sotto la pagina in- feriore delle foglie, producendovi colle loro pun- ture delle piccole galle; questi ultimi individui sono le laroe gallicole. Le punture cagionanti le galle sulla pagina inferiore delle foglie non pare riescano sensi- bilmente dannose alla pianta ; invece quelle pro- dotte alle più tenere radici dalle larve radicicole, cagionano delle alterazioni a queste parti, dei rigonfiamenti, e quindi una decomposizione di tessuti, che sono causa del disfacimento di que- sti organi e di un grande deperimento per la pianta (fig. 228). Sia le larve radicicole come le larve gallicole, dopo un certo tempo, ossia dopo la terza muta dello strato esterno della pelle, pur non cam- biando forma, cominciano a gemmare, ossia depongono delle pseudo-uova o gemme esterne 624 Rincoii italiani. -«J2 e- WS Cd _ o >• o &. o ci is e3 CI oo O a ce o « o ce O = 3 _ e: e CO e: Ivi « « O «8 O m o U. a> co di uit tra — "C o C8 r- o — O (D -Ninfe ed in seg muta si li sar X3 Ili atteri ucchìatojo o -^ o o c3 •—CI. > O' ^ 'X o s ■O rì •co — »- o 0) "^ o 2^ o ò .2 o ce o tr O r« t. r' *3 JiO— ' — Oc*- ^ «S^ g § g g O t» ce co o ce 0.2 ■+^ O N e ce «— < s-É O > Jceg^ = N bc.s: co e Si OJO) «J « oi •r' ts co g_ -£ S.. * o «.2 . 0) o ; •- u i 5 .2 ' :"co^ «'-^ i; «•^>. O g [S o fj .^ ^ rt « O s^l» C0 = 21 CO •a . ts.rt « e m-^ S « QJ 1/ ••^ o 2 ^ g O tn'd .2 C.^ ? SI! o o m ~ > « s o ~ S O' ■•o te S ce._; rt o .2 ce > ce bX)« •^'' <^*i Stì -- O 2 »: « j; ^ .Zi ^ > m ^ 3 — 0) ai ri ■'^ m t2 =<-( rJ tn r— . c ce e OJ o ? N ce T3 j3 .— ce ^, -j^ g ce ce e *j " S ow g ^«e > a *-' ?!±2-S J5 +^ r2 o — H )i ^^ —I ce .i; -Ì.J g c^ m ce "^ e r_, -i e e ce o i^^ "3 is e *- «^ « © JS rt "^ ^ « '^ e e» O TJ — w i_> <-■ ^ o S '3 ce S 2 " OJ i- S N "^ 2 O r*-;:; 5? O C *-> Ih O e <=> > ^ o-^-^ w Afidi. 625 dalle quali si sviluppano altri individui eguali Figr. 228. Radice di vite fillosserata. a, radichette sane; &, radicliette non ancora attaccate, svilup- patesi sopra altre già fiUosserate; e, rigonfiamenti prodotti dalle fillossere; d, rigonfiamenti morti. a loro e che conducono la medesima vita. Quando Griffini. 40 626 Rincoii italiani. le larve radicicole egallicole cominciano questa gemmazione o riproduzione partenogenica, esse assumono rispettivamente il nome di madri ra- dicicole e madri gallicole. Anche gii individui atteri nati da quelle gemme, dopo un certo tempo gemmano essi pure, e cosi i nati da que- sti. In tal modo, continuandosi il fenomeno du- rante tutta una stagione, possono provenire 1-30 milioni d'individui da una sola origine ossia dall'uovo d'inverno. Alcune madri radicicole però subiscono una quarta muta dello strato esterno della pelle, ed allora appaiono fornite (fig. 227, e) di due rudi- menti d'ali ai lati del torace; sono quindi diven- tate ninfe di alate, inquantoché dopo un' altra trasformazione assumono la forma di alate o madri partenogeniche alate (fig. 227, d). Queste madri alate sono giallognole, sono do- tate di 4 ali membranose e trasparenti, di cui le anteriori sono più lunghe e più ampie delle posteriori; il loro rostro è meno sviluppato di quanto non lo sia quello delle madri radicicole e gallicole, attere. Le alate sciamano, sia volontariamente, sia trasportate dal vento, e vanno spargendosi sulle vigne circostanti al luogo della loro nascila; quivi gemmano esse pure delle pseudo-uova, ossia si riproducono partenogenicamente per gemmazione esterna; ciascuna depone circa 4-8 di tali pseudo-uova, le quali però non sono eguali fra loro, ma appaiono di due sorta diverse. Al- cune di queste pseudo-uova sono maggiori, lun- Aftd^. 627 ghe mm. 0,40 e larghe mm. 0,20; altre invece sono minori, lunghe mm. 0,26 e larghe mm. 0,13. Dalle prime nascono le femmine dalle seconde i maschi. Questi sessuati (fig. 227, /, m), sono atteri en- trambi, dotati di rostro rudimentale, giallognoli, lunghi mm. 0,38 e larghi mm. 0,15. La Fillossera in tale stato non é dannosa che pel fenomeno riproduttivo; i sessuati infatti non si nutrono, ma solo si accoppiano, e quindi ciascuna fem- mina fecondata depone l'unico uovo (fig. 227, o), elittico, lungo mm. 0,22, e largo mm. 0,12. Quest'uovo, che occupava nella femmina quasi tutta la cavità addominale, è deposto, come di- cemmo, sui rami; esso sverna, e prende quindi il nome di uovo cCinverno. Nell'anno successivo da tali uova nascono quegli individui atteri, ra- dicicoli e gallicoli, dapprima detti larve, finché cominciando a gemmare assumono il nome di madri partenogeniche attere, radicicole e galli- cole, che infestano le piante e che ricominciano il ciclo evolutivo della specie. 4. — L'Aleyrodes chelidonii (fig. 229) si di- scosta notevolmente dagli altri Afidi e sembra quasi una minuta farfallina. Esso è lungo 2 mm., ha capo piuttosto piccolo, inclinato, con antenne di 6 articoli, filiformi, corsaletto ovale, addome e zampe bastantemente allungati; entrambi i sessi, che sono assolutamente simili fra loro, portano 4 ali ovali-elittiche, pressoché eguali, opache, bianche, coperte di polverina bianca. 628 Rineoti italiani. ossia di scagliettine minutissime, quasi farinose. Il suo corpo é molto molle e pure bianco-gial- lognolo o giallo-rossiccio, parimenti coperto di polverina chiara; le ali durante il riposo stanno inclinate a tetto sopra l'addome. Non é raro sulle piante di chelidonia, intorno a cui vola verso sera, lentamente, reggendosi poco a lungo sulle ali, mentre in generale sta Fig. 220. ALeyrodes chelidonU. sulla pagina inferiore delle foglie, che punge col rostro. Le metamorfosi di questo rincote sembra sieno complete; le larve sono ovali, depresse, molto dissimili dagli adulti, crescono rapidamente e si nutrono pure dei succhi della medesima pianta; le ninfe o crisalidi sono racchiuse in un invo- lucro formato colle spoglie delle larve. 19' Famiglia: CoccidL Quest'ultima famiglia di Rineoti fitoftiri com- prende numerose specie in cui le differenze ses- suali sono grandissime. Coecidi. 629 I maschi dei Coccidi sono privi di rostro, hanno quasi senza eccezione due ali membra- nose sul mesotorace, mancando quelle del me- tatorace che talora sono rappresentale da bilan- cieri. Questi maschi hanno vita assolutamente effi- mera, volano, si accoppiano, e ben presto muo- iono. Le femmine sono attere, sempre fornite di rostro ben sviluppato e, fatta eccezione pel ge- nere Orthezia, stanno immobili, col rostro in- fossato nei tessuti vegetali ; il loro corpo é più largo di quello dei maschi, le loro antenne e le zampe sono molto più brevi. Dopo l'accoppia- mento in moltissime di queste femmine scompare persino ogni traccia di segmentazione del corpo, scompare anche qualsiasi rudimento di zampe, ed il piccolo essere si riduce ad una sorta di scudo più o meno convesso, attaccato al vege- tale per mezzo del rostro, e sotto cui si trovano protette le uova, quando le larve non nascono per generazione vivipara. Tutti i coccidi sono molto piccoli, spesse volte, principalmente nelle femmine, coperti di secre- zioni fioccose, cerose, farinose; il loro addome non di rado si termina con filamenti più o meno lunghi. Vivono su varii vegetali. Le larve sono nei primi tempi eguali fra loro, né si possono subito distinguere quelle che da- ranno poi dei maschi da quelle che daranno delle femmine, . Queste larve sono molto vivaci; hanno corpo 630 Rincoti italiani. a guisa di scudo, con antenne, occhi e rostro ben sviluppati, tre paia di zampe pubescenti con un uncino e dei peli particolari all' apice. Es^^e corrono qua e là sulla pianta dove si trovano, infossando il lungo rostro in sito opportuno. Al- lora, dopo un certo tempo restano immobili, e quelle che dovranno mutarsi in maschi perdono il rostro, si fabbricano una sorta di bozzolo al- quanto allungato od un involucro particolare, dentro il (juale passano allo stato di crisalide immobile, quindi, compiuta la trasformazione, i maschi escono allo stato perfetto, dotati di lun- ghe antenne filiformi, alati, snelli, e volano in cerca delle femmine. Le larve invece da cui si svilupperanno le femmine, dopo essersi fissate, si ricoprono di materia cerosa o farinosa, sotto la cui protezione compiono la metamorfosi che si può dire in massima parte regressiva, inquantoché, come dicemmo, la femmina adulta é attera, quasi sempre immobile, spesso priva di antenne e di zampe, e talora perde persino le traccie della segmentazione del corpo. Dopo l'accoppiamento le femmine o ingros- sano o si alterano ancor più nel loro aspetto esterno e rimangono a protezione delle uova o delle giovani larve. Pare che in qualche caso però si sieno verificati anche nei coccidi dei fenomeni di riproduzione intercalata agamica, partenogenica. Come dunque appare da quanto abbiamo sopra detto, i Coccidi, e principalmente i maschi di essi. Coecìdi. 631 A compiono delle metamorfosi complete; si possono quindi considerare questi insetti come rincoli che per eccezione sono olometaboli. I Coccidi sono in maggior o minor grado dan- nosi alle piante su cui vivono da parassiti. Le larve e le femmine fisse, raggruppate spesso fittamente, in certe parti dei rami, vi formano delle incrostazioni ben distinte, perché ordina- riamente ogni corpicciuolo è ricoperto dalle se- crezioni chiare, cerose o farinose di cui dicem- mo ; parecchi coccidi emettono ancora delle materie dolciastre non ricercate però dalle for- miche. Diversi Coccidi sono utili nell'industria, cosi quelli esotici, che elaborano nel loro interno delle materie coloranti rosse, quali il carmino, quelli che producono una gomma particolare detta lacca, o che danno secrezioni diverse, usate anche nella farmacia. 1. — Il Coccus adonidum (fig. 230) é specie non rara nei giardini e principalmente nelle serre, su diverse piante. La femmina è lunga 3 mm., ovale, bianco gial- lognola, con una fascia più scura sul dorso e colle zampe e le antenne un po' brune, ma tutta coperta di pulviscolo ceroso, quasi cotonoso, bianco, che viene prodotto da tanti peli trasfor- mati che ne rivestono il corpo; le sue antenne sono di 8 articoli, il corpo è segmentato, dotato di appendici marginali lanuginose e di 4 fila- menti molto più lunghi all'apice dell'addome. 632 Rincoii italiani. Il maschio è un po' più piccolo, dotato di antenne alquanto lunghe, col corpo e le zampe di un rossiccio pallido, coperto di efflorescenza bianca; le sue due ali sono limpide, biancastre, col mar- gine anteriore un po' rossiccio; i suoi filamenti addominali sono bianchi. Fig. 230. Coccus adonidum. a, maschio; i, femmina. Altre numerose specie sono parassite di di- verse piante. Cosi il C. caricae danneggia il fico, il C. per- sicae le piante di pesco, il C oleae l'olivo, il C. vitis la vite, il C nerii l'oleandro, il C. pò- morum il melo ed il pero, il C. salicis è comu- nissimo sui salici. 2. — La Diaspis pentagona (fig. 231, 232 e Cocci di. 633 233) é un coccide tanto nocivo ai gelsi quasi quanto la Fillossera é nociva alla vita. Le femmine sono depresse, molto tozze, quasi a forma di disco striato, pressoché pentagonale (fig. 231), di colore giallo-rossiccio o rossastre; mancano di zampe distinte che perdono fin dallo stato larvale, dopo la prima muta, e stanno fìsse ai rami mediante il lungo rostro impiantatovi, riparate inoltre sotto una sorta di scudetto ri- sultante dalle spoglie larvali, aumentate ancora Fig. 231. Diaspis pentagona (femmina). u, grand, nat. : b, ingrand. d'un tessuto tenue, particolare, prodotto da pori speciali. I maschi (fig. 232) sono più piccoli ancora, bastantemente snelli, hanno 4 occhi, antenne filiformi e pubescenti, torace elitlico, addome alquanto allungato, terminato da due filamenti, uno dorsale ed uno ventrale; essi portano zampe proporzionate, con tibie pubescenti. Le loro ali sono due, allungate e bastantemente ampie, do- tate di due sole venature: le ali posteriori sono 634 Rincoti italiani. rappresentate da due piccoli bilancieri. La bocca dei maschi é ridotta ad un semplice tubercolo prominente; il colore degli individui di questo sesso é roseo. Le larve di ambo i sessi sono in origine si mili, elittiche, depresse, segmentate, fornite di due brevi antenne, di rostro lungo, di zampe brevi e di due setole mediocri all'apice dell'ad- dome; esse misurano mm. 0,3 circa in lunghezza. ^ ( Fig. 232. Diaspis pentagona (maschio). a, grand, nat : b, ingrand. Esse sono agili per un certo tempo ma poi si fissano col rostro e si coprono di sottile materia cerosa. Quelle che daranno delle femmine non si muovono più, subiscono anzi una sorta di me- tamorfosi regressiva, perdono le zampe e le an- tenne, si allargano e restano protette da quegli scudetti (fìg. 233 a) di cui parlammo. Le larve invece destinate a produrre dei ma- schi formano colla secrezione cerosa non uno Coeeldi. 635 scudo ma una sorta di astuccio o follicolo lineare depresso, bianco, (fig. 233 b) aperto posterior- mente, e nel quale il corpo resta compreso. Fig. 233. ■ Ramo coperto dalle DiaspL^. a, scudetti delle femmine : a', scudetto ingrandito : i, follicoli dei maschi : 6', follicolo ingrandito. Quivi il loro corpo si allunga, perde il rostro, assume occhi, ali, bilancieri, zampe diverse dalle 636 Rincoii italiani. originarie, finché il nnaschio é completamente formato. I maschi sciamano verso la mela di luglio. Oltreché sui gelsi questa Diaspis fu trovata anche sui salici, sui peschi, sul lauroceraso e su d'altre piante. La presenza del parassita trattiene Io sviluppo delle gemme ed anche la perfetta lignificazione nei giovani rami. 3. — La Orthezia urticae (fig. 234) si distingue Fig. 234. Orthezia urticae (femmina). dagli altri coccidi perché le femmine restano sempre agili e non subiscono quindi alcuna me- tamorfosi regrediente. Essa é lunga 2-3 mm., e presenta notevoli dif- ferenze sessuali. La femmina é ovale, elittica, bruno-rossastra, ma tutta rivestita da cristallini prismatici, bianchissimi, aventi un aspetto inter- medio fra quello della creta e quello della cera, Co Gei di. 637 più allungati posteriormente, e che si estendono per lo più in sei serie longitudinali simmetriche, che si ricurvano all'estremità anale e che ven- gono a formare come un sacco in cui si depon- gono le uova. Questa materia bianca, facilmente fusibile, é pure facilmente caduca. Il capo della femmina é mediocre, con occhi piccoli ma prominenti; le antenne sono brevi, il rostro é anche breve, bastantemente robusto; l'addome è ampio, molto arrotondato all' apice e ristretto in avanti ; le zampe sono mediocri. I maschi, molto più rari, sono alati, hanno antenne pubescenti, più lunghe del corpo, occhi granulosi, torace lungo, addome terminato da ciuffi di peli sericei bianchi e col 5'' segmento dotato d' un' appendice bivalve, fatta quasi a tronco di piramide, dalla quale prende origine un filamento ricurvo a mezzaluna. Le ali sono due, grigiastre, poco trasparenti, acuminate al- l'apice; dietro di esse stanno due scagliette. Il corpo del maschio é coperto da pubescenza biancastra. Questo rincote è comune sulle ortiche, le eu- forbie, fra i muschi, su alcune labiate. I maschi volano lentamente; le femmine stanno sulle fo- glie; le larve subiscono le loro trasformazioni sotto le foglie e all'avvicinarsi della fredda sta- gione si nascondono nel terreno o sotto le pietre. ORDINI SATELLITI Attorno agli ordini vasti e ben spiccati in cui si divide la grande classe degli Insetti, si rag- gruppano alcuni ordini minori, detti ordini sa- telliti, comprendenti spesse volte pochissime specie che non entrerebbero giustamente in al- cuno degli ordini maggiori, ma che vengono cosi a collocarsi invece piuttosto a lato di questi. E un tal fatto ci offre ancora una prova di quanto ogni giorno si riconosce nello studio delle scienze naturali, ossia dell'essere le classifica- zioni un puro artificio messo in pratica dall'uomo per disporre con una certa regola gli oggetti naturali onde studiarli, mentre in natura di clas- sificazione non ne esiste alcuna, ma tutto si con- catena e principalmente si concatenano fra loro tutti i viventi, senza che sia possibile scinderli nettamente in gruppi assolutamente omogenei, separati da barriere o da distanze assolutamente insormontabili. 640 Ordini satelliti. Negli Insetti olometaboli si considerano 5 or- clini maggiori: quello dei Coleotteri, quello dei Neurotteri (entrambi con apparato boccale ma- sticatore) (1), quello degli Imenotteri (con apparato boccale masticatore e lambente), quello dei Le- pidotteri e quello dei Ditteri (con apparato boc- cale succiatore, notevolmente diverso però fra gli uni e gli altri). Attorno a tali ordini si dis- pongono come satelliti gli Afanitteri, che hanno certamente una grandissima affinità coi Ditteri, e gli Strepsitteri, insetti molto modificati per le condizioni di parassitismo in cui vivono, e che vennero ravvicinati ai Coleotteri ed ai Neurot- teri. Negli Insetti emimetaboli si annoverano 3 or- dini maggiori: quello dei Rineoti (con apparato boccale succiatore), quello degli Ortotteri e quello dei Pseudoneurotteri (entrambi con apparato boccale masticatore). Attorno a tali ordini si dis- pongono come satelliti i Tisanuri, affini per certi riguardi agli Ortotteri, i Tisanotteri, meno affini dei precedenti agli Ortotteri, ed infine gli Anopluri (Pediculidi e Mallofagidi), gruppo cer- tamente omogeneo, ma comprendente insetti con apparato boccale succiatore ed insetti invece masticatori, per il che esso fu talora scisso in due parti di cui l'una ravvicinata ai Rineoti e l'altra agli Ortotteri, oppure, più frequentemente, (1) Gli autori più recenti considerano jjiustamente come ordini distinti i due gruppi dei Neurotteri Tricotteri e dei Neurotteri Planipenni. Strepsitterl. 641 ravvicinato tutto ai Rincoti, quantunque, come dicemmo, non tutti i suoi componenti abbiano apparato boccale succiatore. 1° Ordine : StrepsltterL Gli Strepsitteri sono insetti olometaboli do- tati di apparato boccale masticatore, curiosis- simi per molti rispetti, principalmente per le grandissime differenze sessuali e pel sistema delle loro ali. Le femmine sono attere ed apode, larviformi, senza estremità distinte, senza occhi. I maschi invece, molto differenti, hanno capo, torace e addome distinti, sono forniti di 6 zampe e di due ali membranose molto sviluppate, ma ciò che è assai sorprendente, si é che queste due ali, al- l'incontro di quanto si osserva nei Ditteri stanno sul metatorace, mentre quelle del mesotorace sono ridotte a brevissimi monconi (fig. 235, a) rappresentanti come delle elitre atrofizzate, stretti e ricurvi all'apice ove talora sono clavati; questi monconi ricordano i bilancieri dei Ditteri, nei quali però stanno sul metatorace a rappresen- tare il paio posteriore di ali ridotto e modificato. Il capo dei maschi é grosso e largo, con grandi occhi emisferici, e dotato di antenne di 4-6 ar- ticoli, ordinariamente biforcate all'apice; le man- dibole hanno forma di piccole lamine lineari che s'incrociano. Il capo si ristringe posterior- mente, là ove si connette col torace, dal quale Griffini. 41 642 Ordini satelliti. é libero. II torace è allungato e l'estremità po- steriore del metatorace si estende all'indietro sopra l'addome a foggia di scudo subtriangolare o conico. Le zampe sono abbastanza sviluppate, com- presse, quasi membranose, pressoché eguali fra loro, con tarsi di 2-4 articoli pressoché vescico- losi, non terminati da uncini. L'addome é quasi conico, terminato da due cerei distinti. I rudi- menti delle elitre sono stretti, consistenti, mobili, curvi all'apice; le ali sono ampie, membranose, dotate di nervature raggianti longitudinalmente; queste ali durante il riposo si piegano a guisa di ventaglio, longitudinalmente, e stanno stese sopra l'addome. Gli Strepsitteri sono tutti piccolissimi, se ne conoscono pochissime specie, tutte parassite di imenotteri aculeati, sul dorso dei quali e nel cui nido si trovano però poco frequentemente. Le larve di ambo i sessi sono somiglianti fra loro e dissimili dai sessuati. Hanno corpo ver- miforme, non molto lungo, biancastro, ovale- oblungo, un po' ingrossato anteriormente, e ter- minato all'indietro da due lunghe setole caudali; sono dotate di 3 paia di brevi zampe prive di uncini, e di apparato boccale imperfetto, rudi- mentale. Sono agili, e stanno fra i peli o nelle congiunture dei segmenti addominali degli ime- notteri aculeati. Vengono cosi trasportate nei nidi di questi, ove, analogamente a quanto ve- demmo avvenire per le larve di parecchi Me- loidi o Vescicatorii, si nutrono delie larve o cri- Strepsitieri. 643 saìidi lieirimenottero e delle provvigioni prepa- rate per quelle, ed in se^ruito compiono la metamorfosi entro un bozzoletto. Pare che in qualche caso, come nei Meloidi, la larva dello Strepsittero deva subire alcune trasformazioni. I maschi, che parrebbero talora provenire da larve trasformatisi sul corpo stesso dell'imenottero, sono vivaci, volano o camminano sul corpo dell'ospite. Le femmine, molto regre- dite quanto a conformazione, immobili, sono vivipare, ma pare che in qualche caso possano produrre delle gemmazioni esterne, ossia delle pseudo-uova non fecondate, dalle quali si svi- lupperebbero altre larve. Come dunque si vede da quanto sopra é esposto, gli Strepsitteri sono ancora pochissimo cono- sciuti nella loro biologia, ed il parassitismo stesso in cui vivono può facilmente aver complicato in modo notevole il loro ciclo evolutivo dando iui)go a più forme larvali od a generazioni agamiche intercalate. 1. — Lo Xenos vesparum (ng. 235) é un pic- colo Strepsittero, parassita delle vespe e princi- palmente della Polistes gallica. Il maschio é lungo 3-4 mm., nero, colle antenne e le zampe nerastre; le sue ali sono tinte di bruno. Le sue antenne sono di 3 articoli, gli occhi sono grossi, poco distintamente peduncolati, il capo è concavo anteriormente, con una prominenza mediana; il torace è notevolmente sviluppato; rad. E.epìdoUeri Italiani. — Manuali Hoepli, Voi. CLXXIII, Milano, 1895. Con 149 incisioni. 17. Catalogne des Orthoptcre.s recueillis dans l'ile de Candie par le Doct. G- Cecconi. — Miscellanea En- tomologica. Voi. II, n. 8. 18. Una nuoca «latlicle riaccolta nell'isola di Candia dal Doti. G. Cecconi, — BoUett dei Musei di Zoo!, ed Anat. Comp. Torino, Voi. X, n. 193, 1895. •Ripubblicato in «Miscellanea Entomologica» Voi. ir, n. 9. 19. Viaggio del D.r A. Borelli nella Repubblica Argentina e nel Paraguay. XI. A'^ofe intorno ad alcuni Di- tisci
  • imii nel tosto 1 50 12 ELENCO DEf MANUALI HOEPLI. "" ETcT Algebra elementare, del prof. S. Pincherle, 6* edi- zione, di pag-. viii-210 1 50 — Vedi anche Esercizi di algebì-a. Alighieri (Dante). — Vedi Dantologia. Alimentazione, di G. Strafforello. di pag-. viii-122. 2 — — Vedi anche Adulterazione alimenti — Conserve ali- meniari — Frumento e mais — Funghi e tartufi — Latte, burro e cacio — Panificaziotie razionale. Alimentazione del bestiame, di T. Poggi. (In lavoro). Alpi (Ije). di J. Ball, traduzione di I. Cremona, di pag. vi-120 1 50 — Vedi anche Dizionario alpino — Prealpi. Amatore (L') di oggetti d'arte e di curiosità, di L, De Mauri, di 600 pag. adorno di numerose in- cisioni e marche. Contiene le materie seguenti: Pit- tura — Incisione — Scoltura in avorio — Piccola scoltura — Vetri — Mobili — Smalti — Ventagli — Tabacchiere — Orologi — Vasellame di stagno — Armi ed armature — Dizionario complementare di altri infiniti oggetti d'arte e di curiosità 6 50 Amministrazione. — Vedi Contabilità. Analisi del vino, ad uso dei chimici e dei legali, del Dott. M. Barth, con prefazione del Dott, I. JSTessler, traduzione del Prof. D. F. C. Enrico Comboni, di pagine 142 con 7 incisioni intercalate nel testo. . . 2 — Analisi volumetrica applicata ai prodotti commer- ciali e industriali, di P. E. Alessandri, di pag. x-342 con 52 incisioni 4 50 Anatomia e fisiologia comparata, del Prof. R. Pesta, di pag. vii-218 con òi incisioni 1 50 Anatomia microscopica (Tecnica di), del Prof. D. Carazzi, di pag. xi-211, con 5 incisioni 1 50 Anatomia pittorica, di A. Lombardini, di pa- gine vi-118, con 39 incisioni 2 — Anatomia topografica ((Jompendio di), del Dott. Prof. C. Falcone, di pag. xv-395, cou 30 incisioni (volume doppio) 3 — ELENCO DEI MANUALI HOEPLI 15 " ETcT Anatomìa vegetale, del Dott. A. Tognini, con molte illustrazioni. (In lavoro). Animali (Gli) parassiti dell'uomo, del Prof. F. Mercanti, di pag. iv-179, con 33 incisioni . . . . 1 50 Animali da cortile, del Prof. P. Bonizzi, di pa- gine xiv-238 con 39 incisioni 2 — — Vedi anche Colombi — Coniglicoltura — Pollicoltura. Antichità private dei romani, del Prof. W. Kopp, traduzione con note ed aggiunte del Prof. N. Mo- reschi, 2*^ edizione, di pagine xii-130 1 50 — Vedi anche Amatore cV oggetti d'arte e di curiosità — Archeologia. Apicoltura del Prof. G. Canestrini, 2^ edizione ri- veduta di pag. iv-196, con 43 incisioni 2 — Arabo volgare (Manuale di), di De Sterlich e Die Khaddag. Raccolta di 1200 vocaboli e 600 frasi più usuali, 2^ edizione. (In lavoro). Araldica (Grammatica), di F. Tribolati, 3* edizione, di pag. viii-120, con 98 incisioni e un'appendice sulle " Livree „ 2 50 Archeologia dell'arte, del Prof. I. Gentile: Parte I. Storia delVarte greca, testo, 2* edizione, (esaurito). „ Atlante per l'opera suddetta, di 149 tavole, indice 4 — Parte IL Storia delVarte etnisca e romana, testo, 2^ ediz. di pag. iv-228 2 — „ Atlante per l'opera suddetta, di 79 tavole, indice 2 — Architettura italiana, dell'Arch. A. Melani, Parte I. Architettura Pelasgica, Etrusca, Italo-Greca e Ro- mana. Parte IL Architettura Medioevale fino alla Contemporanea, 2 voi., di pag. xviii-214 e xii-216, con 46 tavole e 113 figure, 2^ edizione 6 — Aritmetica pratica, del Dott. F. Panizza, di pa- gine viii-188 1 50 Aritmetica razionale, del Prof. Dott. F. Panizza, 2* ediz. riveduta di pag. xit-210 1 50 14 ELENCO DEI MANUALI HOF.PLI Anni e armature. — Vedi Amatore d' oggetti d'arte e di curiosità. Armonìa (Manuale di), di G. Bernardi. (In lavoro). Arte antica. — Vedi Amatore d'oggetti d'arte e di curiosità. Arte del dire (L'), del Prof. D, Ferrari, Manuale di retorica per lo studente delle Scuole secondarie, 3^ ediz.. corretta ed an)pliata, di pag. xiii-246 con quadri sinottici 1 50 — Vedi anrlie Rettorica — Ritmica — Stilistica. Arte mineraria, dell'Ing-. Prof. V. Zoppetti, di pa- gine iv-192. con 112 figure in 14 tavole 2 — Arti (Le) grafiche fotomeccaniche ossia la Elio- grafia nelle diverse applicazioni (Fotozincotipia, foto- zincografia, fotolitografia fotocollografia, fotosilografia, la sincroniia, ecc.), con un Dizionarietto tecnico e un cenno storico sulle arti grafiche; 2* ediz. corretta ed accresciuta, con molte illustrazioni, di pag. viii-197 con 12 tavole illustrate 2 — — Vedi anche Dizionario fotografico — Fotografia per dilettanti — Fotocromatografia — Fotografia ortocromatica — Litografia — Ricettario fotografico. Asfalto (L'), fabbricazione, applicazione, dell'Ing. E. Righetti, con 22 incisioni, di pag. viii-152 . . . .2 — Assicurazione sulla vita, di C. Pagani, di pa- gine vi-151 1 50 Assistenza degli infermi nell'Ospedale ed in famiglia, del Dott. C. Galliano, 2^ edizione di pa- gine xxiv-448. con 7 tavole 4 50 — Vedi anche Igiene — Impiego ipodermico — Ma- teria medica — Medicatura antisettica — Soccorsi d'urgenza. Astronomia, di J. N. Lockyer, nuova versione libera con note ed aggiunte del Prof. G. Celoria, 4P- ediz., di pagine xi-258 con 51 incisioni 1 50 — Vedi anche Cosmografia — Gnomonica — Gravi- tazione — Ottica — Spettroscopio. ELENCO DEI MANUALI HOEPLI. 1S Atlante geografico-storico dell'Italia, del Dott. G. Garollo, 24 tavole con pagine viii-67 di testo e un' appendice 2 — Atlante geografico universale, di Kiepert, con notizie geogratìcbe e statistiche del Dott. G. Garollo, 9^ ediz. (dalla 81000 alla 90000 copia), con 26 carte, testo e indice alftibetico 2 — Attrezzatura, manovra delle navi e segnala- zioni marittime, di F. Imperato, di pag;. xxii-o60, con XV tavole litografate e 232 incisioni nel testo. . 4 50 — Vedi anche Costruttore navale — Doveri del mac- chinista navale — Ingegnere navale — Filonauta — Macchinista navale Marino. Bachi da seta, del Prof. T. Nencl di pag. vi-276, 3^ ediz. con 41 incisioni e 2 tavole. (In lavoro). — Vedi anche G-elsicoltara — Industria della seta — Tintura della seta. Balistica. — Vedi Esplodenti — Firotecnia — Storia dell'arte militare antica e moderna. Batteriologia, dei Professori G, e R Canestrini, 2^ ediz. in gran parte rifatta, di pagine x-274 con 37 incisioni ......150 — Vedi anche Anatomia microscopica — Animali pa- rassiti — Microscopio — Frotistologia. Bestiame (II) e l'agricoltura in Italia, del Prof. F. Alberti, di pag. vni-312, con 22 zincotlpie . . . 2 50 Biancheria. — Vedi Disegno, taglio e confezione di biancheria — Macchine da cucire — Mono- grammi. Bibbia (Manuale della), di G. M. Zampini, di pa- gine XII-30S 2 50 Bibliografia, di G. Ottino, 2* ediz., riveduta di pa- gine VI-16G, con 17 incisioni 2 — — Vedi anche Dizionario bibliografico. Bibliotecario (Manuale del), di Petzholdt, tradu- zione sulla 3^ edizione tedesca, di G. Biagi e G. Fu- magalli, di pag. xx-3(>4 con un'appendice di pag. 213. 7 50 — Vedi anche Bibliografìa — Dizionario bibliografico. 16 ELENCO DEI MANUALI HOEPLI. . . _ — — — Biliardo (Il g-iiioc-o del), di J. Gelli, di pai?, xv-ll^ con 79 illustrazioni 2 50 Biografia. — Vedi Cristoforo Colombo — Dantologia — Omero — Shakespeare. Borsa (Operazioni di). — Vedi Debito pubblico — Va- lori pubblici. Botanica, del Prof. I. D. Hooker. traduzione del Prof. N. l^EDiciNO, 4"- edizione, di pag-. viii-134, con 68 incisioni 1 50 — Vedi anche Anatomia vegetale — Fisiologia vegetale. Botti. — Vedi Enologia. Burro. — Vedi Latte — Caseificio. Cacciatore (Manuale del), di G. Franceschi, di pa- gine vi-267, con 10 tavolo e 14 incisioni 2 50 — Vedi anche Caìie (Allevatore del). Calci e Cementi (Impieg-o delle), per l'Ing-. L. Maz- zocchi, di pag-. xii-212 con 49 incisioni 2 — Calcolo infinitesimale, del Prof. E. Pascal: Parto I. Calcolo differenziale, di pag. ix-.316 con 10 incisioni (volume doppio) 3 — Parte II. Calcolo integrale, di pag-. vi- 318 con 15 •incisioni (volume doppio) 3 -— — Vedi anche Esercizi di calcolo infinitesimale. Calcolo delle variazioni (3*^ parte del Calcolo in- finitesimale), del Prof. E. Pascal. (In lavoro). Calligrafia (Manuale di). Conno storico, cifre nume- riche, materiale adoperato per la scrittura e metodo d'inseg-namento, con 09 tavole di modelli dei principali caratteri conforn)i ai programmi governativi del Pro- fessore R. Percossi, con 35 fac-simili di scritture, elegantemente legato, tascabile, con leggio annesso al manuale per tenere il modello 3 — — Vedi anche Monogrammi — Ornatista — Paleografia. Calore (II), del Dott. E. Jones, trad. di U. Fornari, di pag. viii-296, con 98 incisioni (volume doppio) . .3 — Cane (Manuale dell'amatore ed allevatore del), di An- gelo Vecchio, di pag. xvi-40o, con 129 ine. e 51 tav. G 50 — Vedi anche Cacciatore. ELENCO DEI MANUALI HOEPLl. 17 L. e. Cantante (Manuale del), di li. Mastrigli, di pagine xii-132 2 — Cantiniere. Lavori di cantina mese per mese, di A. Stuucchi, di pao-ino viii-172, con 30 iìicisioni . . . 2 - Carta (L'industria della), di L. Sartori, di pag. viii-326, con 106 incisioni e 1 tavola 5 50 Cartografia (Manuale teorico-pratico della), con un sunto sulla storia della Cartografìa, del Prof. E. Gel- ciCH. di pag. VI- 257, con 37 illustrazioni 2 — — Vedi anche CeLerimensura — Disegno topografico — Telemetria — Triangolazione. Caseificio, di L. Manetti, 2^ edizione, completamente rifatta da G. Sartori, di pagine iv-212, con 34 incis. 2 — — Vedi anche Bestiame — Latte, burro e cacio. Catasto (Il nuovo) italiano, dell' Avv. E. Bruni, di pag. vii-346 (volume doppio) 3 — Cavallo (II), del Colonnello C. Volpini, 2* edizione riveduta ed anipliata di pag. vi-165, con 8 tavole . . 2 50 — Vedi anche Dizionario termini delle corse — Pro- verbi. Cavi telegrafici sottomarini. Costruzione, immer- sione, riparazione, deìl'Ing. E. Jona, di itig. xvi-338, con 188 fig. e 1 carta delle comunicazioni telegrafiche sottomarine 5 50 — Vedi anche Telegrafia. Celeriniensura (Manuale pratico di), e tavole loga- ritmiche a quattro decimali dell'Ing. F. Borletti, di pag. vi-148 con 29 incisioni 3 50 Celeriniensura (Manuale e tavole di), dell'Ingegnere G. Orlandi, di pag. 1200 con quadro generale d'in- terpolazioni 18 — Cemento. — Vedi Calci e cementi. Cementazione. — Vedi Tempera. Ceralacche. — Vedi Vernici e lacche. Chimica, del Prof. H. E. Roscoe, traduzione del Prof. A. Pavesi, di pagine vi-21, con 36 incisioni., 4* edizione 1 50 18 ELENCO DEI MANUALI HOEPLI. L, e. Chimica agraria, del Dott. A. Aducco, di p. viii-328. 2 50 Chimico (^Manuale del) e dell'industriale, ad uso dei Cliiinici analidid e tecnici, degli industriali, ecc., del Dott. Prof. L. Gabba, 2* edizione (In lavoro). Ciclista (Manuale del), di A. Galante, riccamente illustrato, 2* ediz. interamente rifatta da Gustavo Macchi. (In lavoro). Climatologia, di L. De Marchi, di p. x-204, con 6 carte. 1 50 — Vedi anche Igroscopi — Meteorologia. Codici e leggi usuali d'Italia, riscontrati sul testo ufficiale coordinati e annotati dell'Avv. Luigi Franchi, raccolti in 2 grossi volumi. (In lavoro). Codice civile del Regno d'Italia, accuratamente riscontrato sul testo ufficiale, corredato di richiami e coordinato dal Prof. Avv. L. Franchi, di pag. 215 . 1 50 Codice di procedura civile, accuratamente riscon- trato sul testo ufficiale, corredato di richiami e coor- dinato dal Prof. Avv. Luigi Franchi, di pag. 151 . 1 50 Codice di commercio, accuratamente riscontrato sul testo ufficiale, corredato di richiami e coordinato dal Prof. Avv. Luigi Franchi, di pagine 148 ... 1 50 Codice penala, secondo il testo ufficiale. (In lavoro). Codice di procedura penale, secondo il testo uf- ficiale. (In lavoro). Codice di Marina Mercantile, secondo il testo ufficiale. (In lavoro). Codice penale militare e penale militare ma- rittimo, secondo il testo ufficiale. (In lavoro). Codice cavalleresco italiano (Tecnica del duello), opera premiata con medaglia d'oro, del Cav. J. Gelli, 8* ediz. riveduta di pag. xv-272 2 50 — Vedi anche Duellante. Codice doganale italiano con commento e note, dell'Avv. E. Bruni, di pag xx-1078 con 4 ine. G 50 Cognac (Fabbricazione del) e dello spirito di vino e distillazione delle fecce e delle vinacce, di Dal Piaz-Di Prato, di pagine x-168, con 37 ine. 2 — — Vedi anche Alcool. ELENCO DEI MANUALI HOEPLI. 19 Coleotteri italiani, del Dott. A. Griffini, di pa- gine xvi-334 t'Oli 215 incisioni (volume doppio) ... 3 — Colombi domestici e colombicoltura, del Prof. P. BoNJZzr. di pagine vr2L0, con 29 incisioni ... 2 — — Vedi anche Pollicoltura. Colori e la pittura (La scienza dei), del Prof. L. Guaita, di pag. 248 2 — Colori e vernici, di G. G orini, '6^ ediz. totalmente rifatta, per l'Ing. G. Appiani, di pag. x-282, con 13 ine. 2 — — Vedi anche Luce e colori — Vernici. Coltivazione ed iuilustrie delle piante tessili, propriamente dette e di quelle che danno materia per legacci, lavori d'intreccio, sparteria, spazzole, scope, carta, ecc., coll'aggiunta di un dizionario delle piante ed industrie tessili, di oltre 30(X) voci, del Prof. M. A.Savorgnan D'Osoppo, di pagine xii-476, con 72 ine. 5 — — Vedi anche Filatura — Tessitore. Compensazione degli errori con speciale ap- plicazione ai rilievi geodetici, di F. Grotti, di pag. iv-160 2 — Comi>ositore-Tipografo (Manuale dell'allievo), di S. Landi. — Vedi Tipografia, voi. IL • Computisteria, del Prof. V. Gitti; Voi. L Computisteria commerciale, 3^ edi^. di pa- gine Yi-168 1 50 Voi. IL Computisteria finanziaria, di pag. viii-15G . 1 50 Computisteria agraria, del Prof. L. Petri, di pa- gine vi-212 1 50 — Vedi anche Contabilità. Concia delle pelli ed arti affini, di G. G orini, 3^ edizione interamente rifatta dai Dott. G. B. Fran- ceschi e G. Venturoli, di pag. ix-210 2 — Conciliatore (Manuale del), dell'Avv. G. Pattacini. Gnida teorico-pratica con formulario completo pel Con- ciliatore, Cancelliere, Usciere e Patrocinatore di cause. 3^ edizione riveduta ed ampliata dall'autore e messa in armonia con l'ultima legge 28 luglio 1895, di pa- gine x-465 3 — 20 ELENCO DEI MANUALI HOEPLI Concimi, del Prof. A. Funaro, di pag. vii-253 ... 2 — — Vedi anche Humus. Confezione €l*abiti per signora e l'arte del taglio, compilato da Emilia Cova, di pag. viii-91, con 40 ta- vole illustrative ' 3 — — Vedi a nelle Disegno, taglio e confezione di bian- cheria. Coniglicoltura pratica, di G. LicciardeLli, con molte illustrazioni. (In lavoro). Conserve alimentari, di G. G orini, 3* ediz. intera- mente rifatta dai Dott. G. B. Franceschi e G. Ven- TUROLi, di pag. viii-256 2 — Contabilità comunale, secondo le nuove disposizioni legislative e regolamentari (Testo unico 10 febbraio 1889 e R. Decreto 6 luglio 1890), del Prof. A. De Brun, di pag. viii-244 1 50 Contabilità generale dello Stato, dell'Avv. E. Bruni, pag. vii-422 (volume doppio) 3 — Cosmografia. ZJno sguardo all' Universo, di B. M. La Leta, di pag. xii-197, con 11 incisioni e 3 tavole. 1 50 Costituzione degli stati. — Vedi Diritti e doveri — Ordinamento. Costruttore navale (Manuale del), di G. Rossi, di pag. xvi-517. con 231 figure intercalate nel testo e 65 tabelle G — — Vedi anche Attrezzatura navale — Ingegnere na- vale — Macchinista navale. Cristallografia geometrica, fisica e chimica, applicata ai minerali, del Prof. E. Sansoni, di pa- gine xvi-368, con 284 incisioni nel testo (voi. doppio). 3 — — Vedi anche Geologia — Mineralogia. Cristoforo Colombo, di V. Bellio, con 10 incisioni, di pag. iv-136 1 50 Crittogame. — Vedi Malattie crittogamiche. Crittografia (La) diplomatica, militare e commerciale, ossia l'arte di cifrare o decifrare le corrispondenze segrete. Saggio del conte L. Gioppi. (In lavoro). ELENCO DEI MANUALI HOEPLI. 21 Cronologia. — Vedi Storia e cronologia. Cubatura dei legnami (Prontuario per la), di G. Belluomini. 3^ edizione aumentata e corretta, di pa- gine 204 250 — Vedi anciie Falegname. Curiosità. — Vedi Amatore di oggetti d'arte e di curiosità. CuiTe. Manuale pel tracciamento delle curve delle Ferrovie e Strade carrettiere di G. H. Kròhnke, tra- duzione di L. Loria, 2^ edizione, di pagine 164, con 1 tavola 2 ai Dantologia, di G. A. Scartazzini, 2^ edizione. Vita ed Opere di Dante Alighieri, di pagine vi-40S (vo- lume doppio) 3 — Debito (II) pubblico italiano e le regole e i modi per le operazioni sui titoli che lo rappresentano, di F. AzzoNi, di pag. vm-376 (volume doppio) . . . . 3 — — Vedi anche Operazioni di borsa. Decorazione e inclusti'ie artistiche, dell' Archi- tetto A. Melani, 2 volumi, di pagine xx-460, con 118 incisioni 6 — Determinanti e applicazioni, del Prof. E. Pascal, di pag. viii-330 (volume doppio) 3 — Didattica per gli alunni delle scuole normali e pei maestri elementari del Prof. G. Soli, di pag. viii-214. 1 50 Digesto (II), di C. Ferrini, di pag. iv-134 . . . . . 1 50 Dinamica elementare, del Dott. C. Cattaneo, di pag. viii-146, con 25 figure 1 50 — Vedi anche Termodinamica. Diritti e doveri dei cittadini, secondo le Istitu- zioni dello Stato, per uso delle pubbliche scuole, del Prof. D. Maffioll 9* ediz.. di pag. xvi-229 . . . . 1 50 Diritto ainmìnistratiTO giusta i programmi governa- tivi, ad uso degli Istituti tecnici, del Prof. G. Loris. 3^ edizione, di pag. xxiv-541 (volume doppio) ... 3 — — Vedi anche Contabilità comunale — Contabilità ge- nerale dello Stato — Legge comunale. 22 ELENCO DEI MANUALI HOBPLI. L. e. Diritto civile (Compendio di), del Prof. G. Loris, gfiusta i progranmii g-oveniativi ad uso degli Istituti Tecnici, di pag-. xvi-3;36 (volume doppio) 3 — Diritto civile italiano, del Prof. C. Albicini, di pag:. viii-128 1 50 — Vedi anche Codice civile — Codice di procedura civile. Diritto commerciale italiano, di E. Vidari, di pag:. x-514 (volume doppio) 3 — — Vedi anche Mandato — Codice commerciale. Diritto comunale e provinciale. — Vedi Diritto amministrativo — Legge comunale — Contabilità comunale. Diritto costituzionale, di F. P. Contdzzi, 2" ediz., di pag-. xvi-370 (volume doppio) 3 — Diritto ecclesiastico, di C. Olmo, di pagine xii-472 (volume doppio) 3 — Diritto internazionale privato, delì'Avv. Prof. F. P. CoMTUZZi, di pag-, xvi-39'2 (volume doppio) . . . 3 — Diritto internazionale pubblico, dell'Avv. Prof. F. P. CoNTUzzr, di pag-. xii-o*:^ (volume doppio) ... 3 — Diritto penale, dell'Avv. A. Stoppato, di p. viii-192. 1 50 — Vedi an(;he Codice penale — Codice di procedura penale — Codice penale militare e penale militare marittimo. Diritto romano, del Prof. 0. Ferrini, di pag:. viii-132. 1 50 Disegnatore meccanico e nozioni tecniclie generali di Aritmetica, Geometria, Algebra, Prospettiva, Resi- stenza dei materiali. Apparecchi idraulici, Macchine semplici ed a vapore, Propulsori, per V. Goffi, 2* edizione riveduta, di pag. xxi-4;35, con 363 figure , .5 — Disegno. I principii del Disegno, del Prof. C. Boito, 3^ edizione, di pag. iv-206, con 61 silografie . . . . 2 — — Vedi anche Monogrammi — Ornatista. Disegno assonometrico, del Prof. P. Paoloni, di pag. iv-122 con 21 tavole e 23 figure ne] testo . . . 2 — Disegno geometrico, del Prof. A. Antilli, di pa- gine VIII-8S, con 6 fig. nel testo e 27 tav. litogr., 2* ediz. 2 — ELENCO DEI MANUALI HOEPLI. 23 Disegno industriale, di E. Giorli. Corso regolare di disegno geometrico e delle proiezioni. Degli sviluppi delle supertìci dei solidi. Della costruzione dei princi- pali organi delle macchine. Macchine utensili, di pa- gine viii-218, con 206 problemi risolti e 261 figure . 2 — Disegno «li proiezioni ortogonali, del Prof. D. Landi, di pag. viii-152, con 132 incisioni 2 — — Vedi anche Proiezioni. Disegno topografico, del Capitano G. Bertelli, 2^ edizione di pagine vi-137, con 12 tavole e 10 in- cisioni 2 — — Vedi anche Cartografia — Celeriniensura — Pro- spettiva — Telemetria — Triangolazioni. Disegno, taglio e confezione di biancheria Manuale teorico pratico di), di E. Bonetti, con un Dizionario di nomenclatura, di pagine viii-216 con 40 tavole illustrative 3 — — Vedi anche Confezione cV abiti. Disinfezione. — Vedi Infezione. Distillazione. — Vedi Alcool — Analisi del vino — Analisi volumetrica — Chimica agraria — Chimico — Cognac — Farmacista — Liquorista. Ditteri italiani, di Paolo Lioy [Entomologia III), di pag. Yii-356, con 227 incisioni (volume doppio) . . 3 — Dizionario alpino italiano. Parte 1^: Vette e valichi italiani, dell'Ing. E. Bignami-Sormani. — Parte 2^: Valli lombarde e limitrofe alla Lombardia, dellTng. C. Scolari, di pag. xxii-310 3 50 — Vedi anche Alpi — Prealpi. Dizionario Eritreo (Piccoloì Italiano -arabo- amarico, raccolta dei vocaboli più usuali nelle prin- cipali lingue parlate nella colonia eritrea, di A. Al- lori, di pagine xxxiii-203 2 50 — Vedi anche Arabo volgare — Grammatica galla — Lingue d'Africa — Tigre. Dizionario bibliografico, di C. Arlia, di pa- gine 100. . 1 50 — Vedi anche Bibliografia — Bibliotecario. 2+ ELENCO DEI MANUALI HOEl'LI. Dizionario filatelico, per il raccoglitore di fran- cobolli con introduzione storica e bibliografia, di J. Gelli, di pag-. LXiv-422 4 50 Dizionario fotografico pei dilettanti e professionisti, con oltre 1500 voci in 4 ling-ue, 500 sinonimi, e 600 formule, di L. Gioppi, di pag. viii-GOO, con 95 inci- sione e 10 tavole 7 50 Dizionario geografico universale, del Dott. G. Garollo, 4* edizione completamente rifatta. Uscirà nell'autunno del 1896. Dizionario niìlanese-italiano e repertorio ìta- liano-niitanese, di Cletto Arrighi, di pag. 912, a due colonne. 2'^^ edizione 8 50 Dizionario tecnico in quattro lingue dell' Ing. E. Weber, 4 volumi. voi. I. Italiano-Tedesco-Francese-Inglese, di pa- gine iv-336 4 — voi. IL Deutscli-Italienisch-FranzOsisch-Englisch. (In lavoro), voi. III. Francais-Italien-Allemand-Aiiglais. (In lavoro', voi. IV. English-Italian-German-French. (In lav.). Dizionario termini delle corse, di G. Volpini, di pag. 47 1 — Dizionario universale delle lingue italiana, tedesca, inglese e francese, disposte in un unico alfabeto, 1 voi. di pag. I'2tì0 8 — Dizionario volapiik. — Vedi Volapiik. Dogane. — Vedi Codice doganale — Trasporti e tariffe. Dottrina popolare, in 4 lingue. (Italiana, Francese, Inglese e Tedesca). Motti popolari, frasi commerciali e proverbi, raccolti da G. Sessa, 2^ edizione, di pa- gine iv-212 2 — Doveri del macchinista navale e condotta della macchina a vapore marina ad uso dei macchinisti navali e degli Istituti nautici, di M. Lignarolo, di di pag. xvi-308 2 50 ELENCO DEI MANUALI HOEPLI, 25 Duellante (Manuale del) in appendice al Codice caval- leresco. Opera premiata con medag-lia d'oro e con diploma d'onore, del Cav. J. Gelli, 2^ edizione, di pa?. viii-256, con 27 tavoln 2 50 — Vedi anche Codice cavalleresco — Scherma. Economia dei fabbricati rurali, di V. Niccoli, pa?. Yi-192 2 — Economia politica, del Prof. W. S. Jevons, tradiiz. del Prof. L. Cossa, 3^ ediz. riveduta di pag. xiv-174. 1 50 Elettricista (Manuale dell'), di G. Colombo e Ferrini, di pag. viii-204-44, con 40 ini-isioni 4 — Elettricità, del Prof. Fleeming Jenkin, traduzione del Prof. R. Ferrini, di pagine viii-180, con 32 in- cisioni, 2^ ediz. (In lavoro). Embriologìa e morfologia generale, del Prof. G. Cattaneo, di pag. x-242, con 71 incisioni . . . 1 50 Enciclopedia Hoepli (Piccola), in 2 voi. di 3375 pag. di due colonne per ogni pagina, con Appendice (146- 74(3 voci). L'opera completa elegantemente legata. 20 — Energia fisica, di R. Ferrini, di pagine vi-108, con 15 incisioni 1 50 Enologia, precetti ad uso degli enologi italiani, del Prof. 0. Ottavi, 3*^ edizione interameiite rifatta da A. Strucchi, con una Appendice sul metodo della Botte unitaria pei calcoli relativi alle botti circolari, deiring. Agr. R. Bassi, di pag. xvi-291, con 29 ine. 2 — — Vedi anche Alcool — Analisi del vino — Cantiniere — Cognac — Liquorista — Malattie ed alterazioni dei vini — Uva dcv tavola — Vino — Viticoltura. Enologia domestica, di R. Sernagiotto, di pa- gine viii-223 2 — Entomologia. — Vedi Animali parassiti — Apicol- tura — Bachi da seta — Coleotteri — Ditteri ita- liani — Imbalsamatore — Insetti nocivi — Insetti utili — Lepidotteri italiani — Ortotteri. Eritrea. — Vedi Dizionario eritreo, italiano-arabo- amarico — Grammatica galla — Lingue cV Africa — Prodotti agricoli del Tropico — Tigì'é-italiano. 26 ELENCO DEI MANUALI HOEPLI. — — - Errori e pregiudizi volgari, confutati colla scorta della scienza e del raziocinio da G. Strafforello, di pag-. iv-170 1 50 Esercizi di algebra elementare, del Prof. I^in- CHERLE, di pag. viii-135. con 2 incisioni 1 50 — Vedi anche Algebra. Esercizi di calcolo infinitesimale (Calcolo diffe- renziale e integrale), del Prof. E. Pascal, di pa- gine xx-372 (voltiiiie doppio) 3 — — Vedi anche Calcolo infinitesimale. Esercizi dì geometria, del Prof PmcHERLE.dn lav.). Esercizi eli tra Marocchino L. Legatori di libri. 35 Mastrigli L. Cantante 17 — Pianista 44 Mattei C. Volapiik (Dizion.). . S4 Mazzoccolo E. Legge comunale. 35 — Legge (Appendice alla) . . 35 Mazzocchi L. Calci e cementi. 16 Metani A. Architettura italiana. 1 3 — Decorazioni e industrie ar- tistiche 21 — Ornatista 43 — Pittura italiana 44 — Scoltura italiana 48 Mercanti F. Animali parassiti. 13 Mina G. Modellat. meccanico. 4' Molina R. Esplodenti 26 Mentemartini L. Fisiologia ve- getale 28 Moreschi N. Antichità private dei Romani 13 Morgana G. Gramm. olandese. 32 Merini U. Uffic. (Man. per 1'). 55 Mu-Sa INDICE ALFABETICO DEGLI AUTORI. 59 1' Muflone G. Fotografìa Miiliep L Metrica dei Greci e dei Romani MiJIler 0. Logaritmi Murani 0. Fisica — Fisica (Elementi di) ... . Murari R. Ritmica Negrin C. Paga giornaliera (Prontuario della) Nenci T. Bachi da seta .... Niccoli V. Economia dei fab- bricati rurali — Prontuario deiragricoltore. divari G. Filonauta Olmo C. Diritto ecclesiastico. Orlandi G. Celerimensura . . . Ottavi 0. Enologia — Viticoltura Ottino G. Bibliografia Pagani G. Assicuraz. sulla vita. Paganini A. Letteratura fran- cese — Letteratura tedesca .... Palumbo R. Omero Panizza F, Aritmetica razio- nale — Aritmetica pratica Paoloni P. Disegno assonome- trico Parietti E. Igiene privata . . . Pascal T. Tintura della seta . Pascal E. Calcolo differenziale- — Calcolo delle variazioni. . — Calcolo integrale — Determinanti — Esercizi — Funzioni ellittiche Pasdera A. Letterature elle- niche seriori Pasqualis G. Filatura della seta Pattaclni G. Conciliatore. . . . Pavesi A. Chimica Pavia L. Grammatica tedesca. — Grammatica inglese . . . . — Grammatica spagnuola . . Pedicino N. A. Botanica . . . . Percossi R. Calligrafia Perdoni T. Idraulica Petri L. Computisteria agraria. Petzholdt. Bibliotecario . . . . Piazzoli E. Illuminazione elet- trica PÌGCinelli F. Valori pubblici. . Pag. Piccoli D. V. Telefono 51 Pilo M. Estetica 26 Pincherle S. Algebra elemen, 12 — Algebra complementare. . n — Esercizi di algebra comple- mentare , . 26 — Esercizi di geometria. . . 26 — Geometria metrica e trigo- nometria 30 — Geometria pura 30 Pinchetti P. Tessitore 51 Pizzi I. Letteratura persiana. 36 Poggi T. Alimentazione del bestiame 12 Poloni G. Magnetismo ed elet- tricità 38 Pompilio. Panificazione 43 Porro F. Spettroscopio 49 — Gravitazione 32 Pozzi G. Regolo calcolatore e sue applicazioni 47 Prat G. Grammatica francese. 3 1 29 — Esercizi di traduzione. . . 26 Proctor R. A. Spettroscopio. . 49 Prout E. Strumentazione ... 50 Pucci A. Frutta minori .... 29 — Piante e fiori 44 Rabbeno A. Mezzeria 4° — Ipoteche (Manuale per le). 34 Racioppi F. Ordinamento degli Stati liberi d'Europa .... 42 — Ordinamento degli Stati liberi fuori d'Europa .... 43 Raina M. Logaritmi 37 Ramorino F. Letteratura ro- mana 36 Regazzoni J. Paleoetnologia. . 45 Repossi A. Igiene scolastica . 55 Restori A. Letteratura proven- zale 36 Revei A. Letteratura ebraica. 55 Ricci A. Marmista 59 Ricci V. Strumentazione. ... 50 Righetti E. Asfalto 14 Riveli! A. Stereometria 49 Roda Fili. Floricoltura 28 Roscoe H. E. Chimica ^7 Rossetto V. Arte militare ... 5° Rossi G. Costruttore navale . 20 Rota G. Ragioneria delle coo- perative di consumo .... 46 Sacchetti G. Tecnologia, ter- minologia monetaria .... 51 Sanarelli. Igiene del lavoro. . 32 60 INDICE ALFABETICO DEGLI AUTORI. Sa-Zop Sansoni F. Cristallografia ... 20 Santini. Selvicoltura 48 Sartori G. Latte, burro e cacio. 34 — Caseifìcio 17 Sartori. Industr. della carta. 17-33 Sassi L. Ricettario fotografico. 47 — Kntocroniatogralìa 29 — Proiezioni (Le) , • • 45 Savorgnan. Coltivazione delle piante tessili 19 Scarpis U. Teoria dei numeri. 51 Scartazzini G. A. Dantologia . 21 Schenck E. Travi metallici . . 41 Scolari C. Dizionario alpino . 23 Secco-Suardo. Ristauratore dei dipinti 47 Seghieri A. Scacchi ,48 Scrina L. Testamenti 51 Sernagiotto R. Enologia dome- stica 25 Sessa G. Dottrina popolare. . 24 Severi A. Monogrammi 41 Siber-Millot C. Molini (Indu- stria dei) 41 Solazzi E. Letteratura inglese. 36 Solerlo G. P. Rivoluz. francese. 47 Soli G. Didattica 21 Sorniani G. Igiene privata. • . 35 Spagnotti P. Verbi greci. ... 53 Spataro D. Fognatura citta- dina 28 Stoppani A. Geografia fisica . 30 — Geologia 30 — Prealpi bergamasche. ... 45 Stoppato A. Diritto penale . . 22 Stoppato L. Fonologia italiana. 28 Strafforello G. Alimentazione. 12 — Errori e pregiudizi 26 — Letteratura americana . . 35 Straticò A. Letterat. albanese. 35 Strucchi A. Cantiniere 17 — Enologia 25 — Viticoltura 53 Tacchini A. Metrologia 40 Tamaro D. Frutticoltura. ... 29 — Gelsicoltura 29 — Orticoltura 43 — Uve da tavola 53 Pa£ Tampelini G. Zootecnia S4 Tessaroli M. Stenografia. ... 49 Thompson E. M. Paleografia . 43 Tioli L. .\ciiue minerali e cure. 11 Togninì A. Anatomia vegetale. 13 Tommasi M. R. Manuale di con- versaz. italiano-volapiik . . 54 Toniazzo G. Storia antica (La Grecia) 49 Tozer H. F. Geografia classica. 30 Trambusti A. Igiene del lavoro. 32 Trevisani G. Pollicoltura. ... 45 Tribolati F. .\raldica (Gramm.). 1 3 Triconi E. Medicatura antiset- tica 39 Untersteiner A. Storia della musica 50 Valletti F. Ginnastica femmi- nile 31 — Ginnastica (Storia della). 31 Valmaggi L. Grammatica la- tina 32 Vecchio A. Cane (II) 16 Vender V. Acido solforico, ni- trico, cloridrico 11 Venturoli G. Concia pelli. ... 19 — Conserve alimentari ... 20 Vidari E. Diritto commerciale. 22 — Mandato commerciale ... 38 Virgili! F. Statistica 49 Viterbo E. Grammatica e di- zion. dei Galla (Oromonica). 31 Vojonovich. Grammatica russa. 32 Volpini C. Cavallo 17 — Dizionario delle corse. . . 24 — Proverbi sul cavallo .... 46 Webber E. Dizion. tecnico ita- liano-tedesco-francese-ingl. 24 Wolf R. Malattie crittogamiche 38 Zambelli A. Manuale di con- versaz. italiano-volapiik . . 34 Zambler A. Medicazione anti- settica 39 Zampini S. Bibbia (Man. della). 1 > Zigàny-Arpàd. Letteratura un- gherese 36 Zoppetti V. Arte mineraria . . 14 — Siderurgia 48 PUBBLICAZIONI DANTESCHE In corso d'associazione: La Divina Coininedia di Dante Alighieri, illustrata nei luoghi e nelle persone a cura di Corrado Ricci, con 30 tavole e 400 incisioni. Si pubblicherà in 36 fascicoli — due al mese — al prezzo di lire una ciascuno. Con l'ultimo fascicolo, si distribuiranno la copertina, il frontespizio e l'indice dell'opera. Ter coloro che pagano anticipatamente, il prezzo di associazione è di lire trentatre. A pubblicazione compiuta l'opera costerà lire quaranta. Dr. G. a. SCARTAZZINI ENCICLOPEDIA DANTESCA « , DIZIONARIO CRITICO E RAGIONATO DI QUANTO CONCERNE LA VITA E LE OPERE DI Volume I: A-L In brochure L. 12,50 - Legato L. 14. L'ENCICLOPEDIA DANTESCA forma 2 volumi di pag. 2200-2300. Il primo volume è pubblicato, il secondo uscirà nel 1898. Prezzo d' Associazione per l'opera completa. In brochure L. 25 - Legato fortemente L. 28. Piccola Bibliotfxa Hoepli 8 Volumi con Eleganti Legature / libri seguenti, presentati in nitide e corrette edizioni, formano una raccolta di opere di consul- tazione e di studio indispensabile in ogni famiglia : ENCICLOPEDIA HOEPLI - LA DIVINA COMMEDIA I PROMESSI SPOSI LA GERUSALEMME LIBERATA - LE RIME DEL PETRARCA L'ATLANTE MONDIALE HOEPLI IL DIZIONARIO UNIVERSALE IN QUATTRO LINQUE PICCOLA ENCICLOPEDIA HOEPLI, due grossi volumi di pagiue 3375 elegantemente legati L. 20.— Fa le veci di una intera collezione di libri. Nella En- ciclopedia Hoepli, ricca di 146.7-10 vocaboli si trovano tutti i nomi degli uomini illustri d'ogni tempo dagli an- tichi ai contemporanei: ogni avvenimento storico dalle origini all' epoca nostra, i termini di medicina, fìsica, scienze naturali, giurisprudenza, arti o mestieri, ecc., in modo che ciascuna domanda può essere prontamente esaudita. LA DIVINA COMMEDIA con il commento di G. A. Scartazzini, corredata dal nuovissimo rimario del prof. Polacco, di pagine 1169 Lire 4,50, le- gata Lire 6. Lo Scartazzini, fra i cultori di Dante, occupa il posto primo : egli è infatti il più celebre dantista vivente ; il suo commento per la concisione, e la chiarezza è consi- gliato in ogni scuola e offre i risultati degli studi fatti negli ultimi anni. I PROMESSI SPOSI, elcp;antissifna edizione, in un volume «li pagine 575 illustrate con 24 tavole per Lire 2.— (elegantemente legato). Il prof. Alfonso Cerqiietti ha curato questa ristampa e fu COSI scrupoloso il suo compito che osiamo affermare essere la nuova edizione purgata di ogni errore. A pro- vare l'asserto l'editore ha acceimato nelle pagine di pre- fazione al volume tutti gii errori contenuti nelle edizioni del classico romanzo che oggi corrono per il mercato librario. LA GERUSALEMME LIBERATA, edizione nel me«lesimo formato dei Promessi Sposi e del Dante, fu riveduta e commentata dal prof. Pio Spa- gnotti, Lire 2. — (elegantemente legata). LE RIME DEL PETRARCA, con il commento del prol. Rigutini, un grosso volume Lire 3. — (elegantemente legato). ATLANTE MONDIALE HOEPLI di 83 carte con inilice di 50.000 nomi, legato L. 9,50. Le carte sono nitide, chiare e l'indice serve a trovare sui piani disegnati la positura di qualunque nome di cui si ignora la località. DIZIONARIO UNIVERSALE IN 4 LINGUE, di- sposto in un solo alfabeto, Lire 8.— Contiene le lingue: italiana, francese, tedesca e inglese. 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