West Virginia University Libraries 3 0802 100908371 7 SRERIA FORNI DEC 11955 WEST VIRGfWM UMIVERS/TV MEDICAL SCHOOL LIbS This hook mi taken from th( building. ISTITUZIONI ANOTOMICHE DEL SIGNOR L. M. A. CALDANI TRADOTTE IN ITALIANO SCIENCEe fi- ^ GAETANO CASTELLANI Dottore in phosofia e mediciita, professore di chirurgu b di cwnica NEL tlCEO E NEGLI OSPITALI DI BRESCIA , SOCIO DELLE ACCADEMIE DEGLI APATISTI E GEORGOFILI DI FIRENZE, DEGLI ANIMOSI DI BOLOGlfA, DI QUELLA DI VENEZIA E DI BRESCIA , MEMBRO PRO: MEDICO DELLA COMMISSIONE DIP.\RTIMENTALE DI SANITÀ' DEL MELLA . TOMO II PARTE II CONTENENTE LA SPLANCNOLOGIA TER BETTONI TIPOGRAFO DIPARTIMENTALE BRESCIA MDCGGVII Digitized by the Internet Archive in 2009 with funding from Lyrasis Members and Sloan Foundation http://www.archive.org/details/istituzionianoto22cald Questa Edizione è sotto la salvaguardia delia legge jg. Fiorile anno IX. , essendosi adempiti: le prescrizioni superiori in proposito di Stampe . INDICE DEI CAPI CHE SI CONTENGONO NELLA U. PAATE DEL n. VOLUME Capo VIGESIMOTERZO. Des^V in- tegumenti comuni del Corpo u- mano pag. i CAPO VIGESIMOQUARTO. DelV Ah- domine, e primieramente del Peri- toneo , del Mesenterio , e del- l' Omento ?» i3 CAPO VIGESIMOQUINTO. Del Ven- tricolo j> aS CAPO VIGESIMOSESTO. DegV Inte- stini e dei Vasi lattei . . . j, 3o CAPO VIGESIMOSETTIMO . Del Pancreas » 4^ IV CAPO VIGESIMOTTAVO. Del Fe- gato 9> ^' CAPO VIGESIMONONO Della Milza „ 6-2 CAPO TRIGESIMO. Dti Reni, delle Capsule atrabiliari ^ degli Ureterj , e della Vescica orinarla . . „ 67 CAPO TRlGESHMOPFxIMO. Delle parti genitali degli Uomini • • • » 79 CAPO TKIGESIMOSEGONDO . Ddle parti gcviitali delle Donne . . ,,102 CAPO TRIGESIMOTERZO Dell' Utero gravido sj i^o CAPO TRIGESIMOQUARTO . Del Torace ,. 129 CAPO TRIGESIMOQUINTO . Del Collo ,, 1S8 CAPO TRIGESIMOSESTO. /?e/ Ca/jo „ 193 ISTITUZIONI A.NOTOMIGHE PARTE QUARTA CAPO VIGESIMOTERZO DegV Integumenti comuni del Corpo umano. l 5 «8. Imprendiamo ora a spieirare l'ultima parte deile Istituzioni AnotoEniche , vale a dire la Splancnologìa ; la quale vt- rsa parti- cola «-mf^nte sulla fabbrica dei visceri ; sulla loro h^ura , situazione, connessione, ed uso. Noi pr,ncipierenio , come molti hanno fatto, dagli integunu^nti comuni ; per poi passare ai visceri , prunieramente a cpie' contenuti nel- l'abdomine; \\\ secondo luoi!0 a quei nfl pet- to; terzo a quei, che sono nel collo; quarto finalmente a quei d«-lla testa. 5jf) Due sono gT Inteonmentì comu- ni, che vestono il corpo d'ogni intorno, e lo dift^ndono: la cutf cioè, e la membrana adiposa . 52 o La cute è una membrana coerente sempre colla sottoposta adiposa, e coutinua JPAATE ir. 1 con tutte quelle tonache , che investono i forami e le cavità che si trovano nell'esterna SLipeificie del Corpo umano. In questa mem- b'ana si hanno a consiilerare la sua diversa grossezza e densità ; la sostanza ; e certi CO' piiscoli , delti papi' le : ì fonti dell esala- zione ed inalazione ; / follicoli ; ed il di lei uso ; e fi'.a'mente alcuni ripari. La grossezza e densità maggiore trovasi nella parte capillare della testa , e nella fac- cia Dosieriore di tutto il tronco, e delle estre- mità; nella pianta del p'ede; nella palma delle mani ( nei quai ultimi luoghi tenace- mer.te è attaccata colla sottoposta membrana pin^uediuosa , ed ha dei solcìii più profondi ) \ fìndmente nel lato esterno dei2;ii arti. Minore è poi la grossezza nelle regioni antetiori , e intt-rne di tutto il corpo; e p ii ancora dove si stende sulle labbra, sugli occhi e ad al- tre parti interne. La sosianza è cellulosa . e questa sensi- bile dove si congiunge coli' ad posa ; nella qual faccia è scavata da fossette dispone ia certo ordine di simmetria, e, come sembra, fatte apposta per dar robustezza ai lobetti pmgued no«;i , e quindi ancora all'adiposa. Per alt'o dove scorgesi piìi densa , anzi, per cosi dire . seccata a foggia di cuojo , fa vedere la medesima sostanza cellulare, ogni qual vol- ta si inetta alla macerazione. Quindi è for- nlta (V una forza elastica, e di contrazione, secondo che porta la natura cellulosa ; e tra le sue celle componenti vi si inseiiscono dei vasi d'o2;ni sorta. I vasi arteriosi , venofi , linfatici , cosi anco i nervi, derivano reciprocamente dai tronchi vicini de' vasi, e de' nervi. Da tutti questi vengono generate certe prominenze picciolissime, che cliiamansi papille, le eguali fanno aspra cenasi da per tutto la cute. Le papille adunc|ue sono composte da vasi e nervi d' ogni genere legati tra loro per mezzo della ceìlulosità, dalla quale sono sostenuti, e riguardo ai nervi li dà piuttosto a vedere il senso , che il proprio aspetto. A foggia di corpicciuoli s' alzano dalla superfi- cie esterna della cute , e sono fatti la mag- gior parte in una forma a qualche maniera fotondetta. Certune piuttosto lunghe rappre- sentando fila tenuissime^ principalmente dopo la macerazione , si trovano nelle labbra ; di lunghe parimenti , e disposte in ordine para- lello appariscono costantemente sotto le un- ghie. Per altro sono più grosse, più frequenti ed un po^ più alzantisi in quei luoghi, nei quali Io richiede la perfezione del senso dei tatto , per quanta se ne può aspettare dagli organi dei sensi. L'esalazione si fa dalle arteriuzze cuta- nee 5 di cui le boccucce sono aperte nel- 4 r esterna superficie della cute . Da cjiieste bocche soite il vapore naturalmente invisibile, che chiamasi per spìr azione insensibile , o per- spirabile Santoriauo : se poi quelle bocche per certe cause violente vengano di più aper- te , quel vapore esce dalla cute a guisa di sudore. Che queste siano le strade della per- spirazione e del sudore , lo dimostra massi- lìiamente l'injezione colorata nelle arterie delia cute. Inalazione . I fonti di questa non si pos- sono scoprire col medesimo artificio delle in- iezioni. Tuttavia appartengono quasi tutti al sistenìa de' linfatici , e parimenti alle boccuc- ce delle piccole vene, e ai minimi meati , ovvero pori, come li chiamano , e questi in- or^a/iiri , in quanto non appartengono alle estiemità dei vasi. Imperciocché tutte quasi le cose che sono applicate alla cute, venen- do in qualche porzione portate nella massa del sann,ue ( come dimostrano gli effetti, clie derivano dalle cose applicate ) abbastanza provano esservi gli organi della inalazione. Follicoli. Tra la sostanza della cure vi stanno certi corpicciuoH, rotondi e concavi, i quali, perchè contendono un umore seba- ceo, chiaraansi perciò, glandule sebacee. Nella te>ta prìnc'palmente, accanto alle orecchie, e nelle orecchie medesime ^ nell" orbicelo del naso e nelle sue ale , nel solco che divide 5 le nle dalla faccia, nel lembo delle palpe- bre, si trovano fVfquerui di (jiHr-sLe giandule ; ne mancano in altri luoghi. Ma entro la so- stanza della cute hanno luogo ancora altri corpuscoli lunghetti, come tante borsette bul- biformi, che accenneretno «li sotto. L' uso della cute è di metter limici in certa maniera alla periferia della cute , e difendere le parti che copre. Ma T uso prin- cipale si è di avvisare la mente delle quali- tà tangibili dei corpi per mezzo delle papil- le ( imperciocché la cute è l'organo primario del senso del tatto), e far strada ai pori , de' quali è fornita , ai peli , ed agli umori , 3 quali ritenuti o respinti potrebbero causar malattia. I ripari poi della cute nuli' altro sono se non che parti della cute stessa , a' quali si die' il nome di Reticolo ^ e di Epidermide, ossia Cuticola. 52 1. Il Reticolo è nn muco steso sopra la cute, il quale fluido si fa nell'acqua, e sec- cato o reso più solido dall' arte rappresenta una certa tenue membrana priva di vasetti e di nervi , e perciò inorganica e quasi con singolari picciole vagine copre e serra le papille : le quali vagine essendo molto impic- ciolite neir apice , quindi questa membrana mirata in opposizione al lume rappresenta una fallace figura di rete. Mella lingua dei quadrupedi si veggono delle caselle, ovvero forami ; ma non per questo mal farebbe chi volesse pensare tale essere la fabbrica della ]ini2;iid umana, la quale è priva di siffatto Reticolo Ner»li abitatori dell'Etiopia codesto lleticolo è nero; e quando preparasi , trovasi attaccato ora in alcuni luoghi alla cute, ora poi , e più frequentemente , in alcuni luoghi alla Cuticola ; il che non si dovea tacere , affinchè non si attribuisse il nero , o altro color ©scuro a parti , che di sua natura sono dotate d' altro colore. U uso poi del Reticolo, in quanto che è un muco, è tale, di conservare cioè la mollezza delhi cute , e delle papille , affinchè atte siano a fare i loro officj ; sì anco di sommi- nistrare materia per formare la Cuticola , e riparare questa, e le unghie. 522. La Cuticola, la quale dai Greci fu divtta Epidermide , è una membrana , essa pure inorganica come il Reticolo, perchè non ha né vasi, né nervi. Imperocché sembra es- sere l'esterna superficie del Reticolo conden- sata quasi in una lamina cornea dalla pres- sione e forza dell' aria , e degli altri corpi. Essa è solcata in varj lu!\ghi , non altri- menti che la cute, ed è continua con tutte quelle membrane , e copre i forami , e le cavità , e i canali aperti esternamente : per lo che ha una grossezza ineguale , come si vede c]iÌ3iamente paragonando tra loro le parti della Cuticola che coprono la cute in diversi luoghi. Vdi di tutte poi è grossa la Cuticol:^ che veste le palme delle mani, e le piante dei piedi . Colla macerazione, e adoprando l'acqua bolitnte nei cadaveri si st-para dalla tuie , che vi sta sotto. Questi agenti , se si eccet- tui la macerazione preparata ad arte , e i vescicanti la separano dalla cute nei vivi : e allora la sua superficie interna , quella cioè che corrisponde alia cute si mira inttrsparsa di fila lenuissime e cortissime, come da rotti vasetti , per mezzo de' quali si attaccava alla cute. St'parasi ancora, e cade per alcu- ne malartie ; per cui avviene spt^sso , che paja la Cuticola composta di squame pii o meno den>e e laigh^ , le quali però sono morbose. Provano finalmente l'esala- zione e r inalazione che la Cuticola è in- tersparsa d' innumerevoli , e niiulmi fo- rami ; e lo confermano i peli or p ù gros- si , ed or pili tenui , ed altri a guisa di la- nugine sortiti da essa; e l'olio e il sevo, che la ungono, de' quali il primo viene som- minisfito dalla membrana pinguedinosa , l'al- tro dalle glindule sebacee. L' uso dell' Epidermide colla sua natura cornea è di difendere le parti che vi stanno sotto; impedire una troppa effusione di umo- a ri ; e iniperìire anclie il dolore , the si sen- tirtbbe ntì toccare i corpi , mancando la Cu- ticola : finainìpnte dar passaggio all' unto oleoso e stbaceo, sì anco alla traspirazione ed al sndore. 1 Peli accennati poc' anzi sono cinti d'i un c^rio involto membranoso che ha la forma di bulbo, di cui la parte ottusa sta fiita dove nella sostanza della cute, dove nt-lTadi- posa , e dove ancoia , sebbene rare volte , nelle glandule sebacee: la parte acuta riguarda la »«uperfi(ie «Iella cute, e nella sede del po'o , pt^r cui scute il pelo, tenaceniente s' immt-flesima rolla cute stessa, e colla tu- ticola. L' involio che tinge è piuttosto duro, e foinito di moltìss mi vasetti, e ragliandolo ne sorte un umor sanguigno. A (juesto in- volto ne sta sorto un aliro, paiimente mem- braro^o, e piuttosto limgo, quasi immedesi- mato col pelo. D co quasi ^ peuhè una certa materia viscosetta^ piuttosto pingue, in poca copia però , si litrova tra questo secondo involto, dalla quale si unge il pelo nudo. Il pelo poi è composto di cinqii*^ o dieci fila elastiche unite tra loro per mez7o d' una brevissima cellulare : e sortendo dalla cute sp nge la sovrapposta Cuticola, dalla quale vien circondato e corroborato come da corteccia. L' uta particolare e più robusta difesa abbia 'voluto allontanare e difendere da crrte ingiurie. ÌJ* uso delle unghie è di sostenere e rassodare la punta delie dita, affinchè, espiando noi le qualità tangibili dei corpi, non cedano le pa- pille piegandosi in dietro . Colf ajnto di esse appigliamo dei corpi piccoli; di esse ci ser- viamo di grattare , con che cacciamo e que- tlanvo le molestie che ci pizzicano : e final- mente colle unghie stracciamo , e dividiamo certi corpi . 523. U Adiposa membrana è un velamento d'una ineguale grossezza, il quale è sotto la :ute quasi in ogni luogo , e che si frappone II tra muscoli e muscoli, e in mezzo a' fascetti delle libre carnose: anzi sembra la stessa es- sere {[nella , la quale nella faccia inferiore si ril Hsi in gaisa , che formi delle celle un poco più cTiaUili talte per ricevere la pinguedine. La sua fabbrica è comune coll^ altre cel- lulose: è fatta, vale a dire, di fila e di lamette a cui vi si uniscono moltissimi va- setti, e principalmente i linfatici; i quai fili e 1 un'atte sono disposte in modo singolare; e dove più larghe , e dove più anguste for- mano quindi borsette d' ineguale grandezza , entro le quali si getta la pinguedine sudando dai pori delle arterie. Quelle celle principalmente sono più gran- di, che più abbondano di grasso; imperciocché nelle più piccole vi si trova un fluido gela- tinoso, ossia una linfa, come vediamo in ca- daveri assai estenuati , ne' quali un liquor glutinoso tien luogo di grasso o di pinguedine. Queste cellette sono tra loro comuni- canti (i): non è però che la contenuta pin- guedine cada per forza della propria gravità (i) Nep;H u.-celli acquatici, e nello Struzzo camelo avvi un grasso flaido , cosicché collo sbatterlo qua e i si può caccìjre, e far sortire tutto per una ferita tta nella cute Allero de purtium hum. corp. praecip, br. et funcc. Tom I pag fio. Questo umore poi è fluido ancora in noi . 12. nei luoghi inferiori del corpo, per questo pro- babilmente perchè il solido celluioso for- nito di forza di contrazione , le arterie che pulsano , i muscoli che agiscono , le ve- nucce che riassorbiscono ; in una parola la vita propria di questo solido , e delle partì , che gli stanno attorno, agita incessantemente il contenuto umore, e caccia e ricaccia nelle cellette vicine , come anco nelle venucce , che si aprono dentro le cellette medesime . L' uso della membrana pinguedinosa è di difendere le parti dal freddo, di riempire non poche cavità; moderare l'attrito di certe parti; esser ad altre di sostentamento; raddolcire r acrimonia degli umori , render bianca , e liscia la cute; ungere le parti vicine; e con- servare in esse lubricità^ e mobilità. i3 CAPO VIGESIMOQUARTO Deir Abdomine , e primieramente Del Peritoneo f del Mesenterio > e dell" Omento. I, 624, Il Peritoneo è una tonaca, in cui sono da considerarsi la sostanza .> il sito r> r estensione , il principio , le produzioni , i vasi.) e V uso ^ La sostanza è membranosa , vale a dire , composta di fili e di lamette ; se non che i fili chela compongono, mi sembrano disposti in forma di rete , d' onde viene una robustezza assai acconcia . affinchè questa te- nue tonaca tirata quasi meravigliosamente ri- torni alla primiera estensione. Il sito di questa tonaca è nell" abdomine , di cui veste la cavità interna : levÌ2;ata nella faccia interna , che è rivolta verso questa ca- vità ; esternamente si fa un poco aspra per un tessuto spugnoso. Quella faccia è bagnata d' un rugiadoso umore linfatico : questa poi contiene nelle cellette, ovvero nella sostanza spugnosa del grasso non per ogni dove , ma in diversa copia in diversi luoghi , massima- mente poi ai reni , dove il grasso quasi ri- dondante 5 nei cadaveri fatto piuttosto duro , circonda questi due visceri. L" estensione è piuttosto grande ; imper- ciocché non solamente mette confine alla ca- vità deir abdomine , ma veste ancora molti visceri quasi per ogni dove , altri ne cinge solamente in parte, ad altri si stende sopra; finalmente convertesi quasi in produ7Ìopi os- servabili e in altre minori , o piuttosto è continua con esse . Il princìpio non si può determinare ; im- perciocché essendo egualmente attaccato a molte parti , e non formando in alcun luogo un sacco aperto, quindi non v' è alcuna ra- gione , per cui possiamo dire che cominci piuttosto da una parte che dall' altra ^ o da alcun viscere particolaire. Ma delle produzioni molte se ne annoverano: pur quelle che più delle altre si distinguono in grandezza, e in ecc^ellenza d' ufficio, sono il Mesenterio e Y Ooìento . Veno;ono al Peritoneo i Vasi dai luoghi vicini: vale a dire, dalle venette, ed arte- riuzze freniche, dalle lombari , dalle sacre, dalle mammarie. Sono inoltre sparsi qua e là in questa tonaca molti linfatici ; ma i nervi che comunemente s' attribuiscono a questa membrana vegnenti dai frenici, lombari, e sacri , sono piuttost© erranti per essa , onde metter capo nelle parti vicine. Imperciocché tagliasi questa, e dividesi nei vivi in occasione di alcune operazioni chirurgiche senza dolore. i5 quando però a caso non si offenda nel far r operazione un qualche nervetto che vi sia appoi>;iriaio per andare alle parti vicine. S'^rve il Peritoneo a circosciivere per così dire l'estensione a moltissimi visceri dell' ab- domine ; a corroborarli , e a tenerli legati tra loro col mezzo ancora di produzioni mi- nori, di cui si parlerà n^-l descrivere i visce- ri ; e delle quali alcune bisogna vedere nei cadaveri,- perchè non soffrono una descrizione facile ad intendersi, essendo diverse in persone diverse di numero , grandezza , grossezza , situazione, e per altre condizioni Col rugia- doso umore conserva la lubricità nella super- fìcie di quei visceri che sono contenuti nel- r abJomine ; impedisce che si attacchino in- sieme ; e colle innumerevoli boccucce di vasi assorbenti , onde è fornito , previene T adu- namento del vapore in acqua morbosa. 52 5. Il Mesenterio poi , ossia la primaria produzione del Peritoneo, è un viscere p ù o meno pingue , il quale sta in mezzo agli in- testini , che pendono da esso. Offre questo viscere alla considerazione dei2;li Anotomici la sua origine , la connessione , la sostanza , la divisione , j vasi , e 1' uso . L* origine di questo viscere bassi dalle tre vertebre superiori de' lombi. Da questa sede come da centro diffondesi , e si spiega in am- pia circonferenza; cioè quasi per tutta la ca- ì6 vita dell' abtiomine , con porzioni però in- eouali. La connessione e una sola ^ propriamente parlando , colle vertebre de' lombi poio fa accennate; iriipereiocchè la circonfeien/a pen- de sciolta ; ma ha inseriti tutti gP intestini , i quali sono compresi e sost<-nnti dalla dop- pia membrana di questo viscere La sostanza è la medesima del Perironeo^ anzi col Peritoneo stesso è una sola ed itien- tica membra[id : se non che tra la duplicata lametta del medesimo Peritoneo, che fa il Mesenterio , si frappone una pinii;ue cellulo- sa , continua con cju^dla che esternamente si appoggia al Peritoneo ; entro i cancelli di cui qua e là di spesilo veggonsi co'Iocati dei cor- picciuoli generalmente rotondetti. ma alquan» to compressi , vale a diie <>|andule del gene- re linfatico , le quali diconsi gtandule me^ sentericlie. Divisione. Siccome poi gl'intestini si tlivi- dono comunemente in due porzioni , in tenui cioè, e crassi), qutid queta porzione del Peritoneo duplicato colla pinguedine frappo- sta , a cui sono inerenti i due intesimi tenui inferiori e più lunghi, ritiene il semplice nome ^\ Mesenterio ^ P altra poi, la quale entro la sua duplicatura riceve la maggior parte dell'in- testino duodeno, e del pancieas, ed a cui sono Wgati gì' intestini crassi , chiamati mesocolon. I? In qnal maniera poi il Peritoneo abbracci gli altri visceri , ed attribuisca ad essi la la- mina esterna; ad altri \i sìa steso sopra so- lamente in qualche parte, e in qual maniera venera prodotto il mesenterio dal medesimo Peritoneo , come insegnano comunemente gli Anotomici ; per quanto appartirne a me non lo posso indicar meglio di quel che feci nelle Istituzioni Fisiologiche ; e perciò pensai noa inutile cosa il trasportar quivi quella descri- zione , mutate poche cose. Posto il sacco principale del Peritoneo , che limita ci<è la cavità dell' abdomiae , e perciò v^^ste superiormenre il diafragn>.a ; an- teriormente la faccia interna dei miiscoli ad- dominali ; inferiorm* nte tutta la cavità della pelvi ; posteriormente le vertebre de' lombi , e i muscoli adjacenti ; fin porzione maggiore pende dal fondo dello sto- maco stesso , e si produce inferiormente ora più. 5 ora meno, secondo la varia copia di grasso che contiene . La divisione n' è triplice. Quella porzione che sotto il diaf agma poggia sn 1' arco mi- nore del ventricolo tra i due orificj di questo Viscere , chiamasi piccolo Omento , ovvero Omento Epatico-gastrico ; quella , che molto pili grande è esternamente aderente al fondo del ventricolo, dicesi Omento maggiore, ovvero 20 Omento gastrocolico: la terza porzione final- mente, a cui diedero il nome di Omento co- lico, è una pioduzione dell'Omento maggiore, la quale andando ingiù dal destro lato, va a finire in una punta acuta sopra 1' intestino cieio . La co/772^^Jzo/2<» dell' omento minore si fa cogli anzidetti orificj del ventricolo , cioè con quelle pairi che sono presso detti orificj ; e perciò coir esofago, coi diafragma, col fega- to, e roT intestino duodeno a destra. Quella poi Bell'Omento minore, che sciolto ondeggia inferiormente, si fa anteriormente col fondo del ventricolo ; a sinistra , colla parte infima della milza, a cui somministra una certa la- mina esteriore, e col pancieas ; a destra, col legamento proveniente dal Peritoneo, il quale congiunge V intestino colon ed il duodeno colla vescichetta della bile. Sostanza. L' Omento è composto dalla doppia lamina del Peritoneo. Tra il raddop- piamento evvi la pinguedine contenuta nelle cellette e quasi disposta a solchi, i quali ora incontrandosi insieme, ora allontanandosi rap- presentano una certa spezie di rete; siccome in forma di rete sono ordinati i moltissimi vasi dell' Omento ; per lo clie questo viscere è detto ancora Mete . Una di queste lamine è anteriore, l'altra posteriore, le quali si toccano solamente, ma non si uniscono tra 21 loro ; imperciocché si possono separare l' nr.a dall' altra col semplice impulso dell' aria , facendo a questo fine una picciola ferita iu wna lamina ; o cacciando un piccol tubo ia ■una singoiar apertura , che v' è alla radice di quel minimo lobo del fegato che di cesi lobo dello Spi gelio, tra i legamenti, che uni- scono il colon ed il duodeno intestino alla vescichetta del fiele ; o finalmente se presa una lamina col pollice , e f altra colf indice dell' altra mano si tirino discostandole una dall' altra . In qual maniera poi T Omento stesso venga prodotto dal Peritoneo , come insegnano co- munemente, così io son solito a dimostrarlo. Il Peritoneo stendente il diafragma discende sopra la faccia anteriore del ventricolo ; arri- vato al fondo di questo viscere si estenua » s' allontana da esso , e portasi sopra gì' in- testini, alle volte fino al pube. Da questa sede questa lamina membranosa ritornando in se ascende posteriomente paralella a se stessa, e contigua. Nelf ascendere nel colon trasverso, alla di cui faccia anteriore stretta- mente si attacca , e superato questo ritorna, al fondo del ventricolo, e &i fa continua al)'a lamina posteriore e e^^cerna dello stesso Ven- tricolo, e ritorna n ^-H' ascendere al diafragma . A quali altri luoghi s attacchi X Omento , fuorché al v^^^ntrìcolo , e all' in^?stìno colon. 2 2 da noi già si è Jetto poco sopra. Quella parte poi del Peritoneo raddoppiato, che sta tra il diafragma e 1' arco superiore del ventricolo , costituisce r Omento piccolo , continuo coi Peritoneo che copre il diafragma . I Fasi arteriosi, almeno i principali, sono prodotti dall'arteria celiaca, detta gastro-fpi- ploica da noi descritta altrove (N. 409). I venosi si aprono nella vena porta (N. 4^-+)' i nervi, alcuni, ma per lo piii tenui si nel piccolo , che nel grande Omento , vanno al fondo del ventricolo: i quali non esser distri- buiti per tutto l'Omento sì può congetturare da CIÒ , che ne' vivi in occasione di aL'une ferite nell'abdomine, caduto T Omento si può tagliar via e rompere senza dolore. Ne man- cauvi in questo viscere dei vasi linfatici; im- perciocché alla lamina anteriore dell' Omento ( e tanto nel grande quanto nel piccolo , e per Io pii^i a destra vicino agii archi del ven- tricolo ) vi stanno alcune glandule congloba- te, e più frequentemente l' una o l'altra, che fanno vedere la presenza dei linfatici. L' uso dell Omento è di separare la pin- suedine da mischiarsi nel san2;ue nella vena porta : imperciocché egli è certo ritrovarsi ne\le vene di questo viscere non altrimenti che negli alrri vasi dei globerti pinguedinosi, conciosiacosachè veggansi not\ tanto in un re- cente cadavere umano ^ ma ne vivi aniiaali ancora questi globettl dentro le vene rosse mesenteriche (i; massimamente quando pre- nionsi dolcemente colle dita le strie pingue- dinose . L' altro uso è di condurre , e ordi- nare i vasi distribuiti per il medesimo, e d' impedire la mutua concrezione tra gì' in- testini e gli altri visceri per mezzo d' un olio sottile , che trassuda pei suoi pori in qualche porzione ( come lo dimostra cliiara- ramxente la mano che ungesi di grasso se conducesi sopra T Omento d' un vivo animale aperto di fresco ) ; finalmente a difendere principalmente gF intestini dal troppo freddo . CAPO VIGESIMOQUINTO Del Ventricolo, 527. il Ventricolo , ossia Stomaco è un viscere piuttosto grande e concavo, nel quale s' hanno a riflettere il sito , la figura , le divisioni, le connessioni , la struttura ossia (i) Tra i varj autori che osservarono la pinguedine nel sangue, (ciò che si nega da alcuni moderni J si dee pregiar moltissimo V illustre Morgagni nostro pre- decessore ( Adv Anai. IL pag 16. Animad. VI. j il quale non proferì forse mai cosa che non avesse veduto co'proprj ocelli^ e confermata più 3' una volta. 24 fahbrica, 'e rughe e le vahule , i vasi final- mente, e l' uso . 11 sito del ventricolo è nella parte supe- riore di mezzo e quasi sinistra dell'abdomine , subito sotto il diafragma tra il fegato e la milza; onde viene a occupare quella regione, che dicesi Epigastrica. Siffatta è la figura , che rassomiglia mol- tissimo a una borsa da caccia, massimamente quando è vuoto , e levato dal suo luogo si mette su d' una tavola . Diversamente poi ha un' altra e incostante figura secondo la varia sua pienezza , e la pressione delle parti che gli stanno d' attorno . La divisione appartiene alle sue facce, agli arclii, aL>;li orificj , al sacco cieco , e al seno avanti il piloro. Le facce sono due, altret- tanti ancora sono gli orificj, e gli archi. Una faccia è anteriore, l'altra quasi pcìsteriore : uno degli orificj è superiore e a sinistra con- tinuo coir esofago , a cui si ha fatro il nome di cardia; l'altro alquanto inferiormente è posto a destra continuo coli' intestino iluo- deno, e chiamasi piloro <> che vuol dire pot- tinajo. Gli archi, come dicemmo,, sono due. Il minore , e alquanto posteriore giace tra ;in orificio e l'altro; il maggiore, e insieme alquanto anteriore, particolarmente quando lo stoniaco è di^te-o , guarda ingiù, e misura ìa luoHiezza del viscere. A sinistra accanta 2S alla milza sorge gonfio il ventricolo contro il diafragma ; e questo gonfiamento chiamasi sacco cicco : gonfiasi ancora alquanto nella parte anteriore eli qua deir orificio inferiore ; e questo luogo dicesi il seno avanti il piloro. Ha connessione con molti visceri , e supe- riormente coir esofago, il quale prolungandosi spiegasi nel ventricolo: similmente superior- mente , ma a destra , coli' Omento picciolo y col diafragma j, e col fegato : a sinistra colla milza per mezzo de' vasi sanguigni si arteriosi che venosi , detti vasi brevi , e per mezzo della produzione dell' Omento: a destra e inferiormente col primo intestino: finalmente, come notammo altrove, dal suo fondo, ossia arco maggiore sta sospeso l'Omento maggiore, per opra del quale il ventricolo stesso si lega al colon trasverso . La struttura , ossìa fabbrica è composta di cinque o , se piace , di sette membrane ovvero tonache. La più esterna di tutte, e questa comune deriva dal Peritoneo ; siegue dopo questa la tonaca carnosa , in cui osser- vasi un triplice ordine di fibre; vale a dire di longitudinali , di circolari , e di obblique , le quali piìi interne di tutte hanno origine da uno strato particolare di circolari che mutano direzione . A questa muscolar mem- brana sta sotto un' altra tonaca , a cui si dà il nome di nervosa, più grossa delle altre. 26 continua colla cute delie fauci e dell'esofago, c d' una fabbrica cellulosa; imperciocché si muta in un tessuto spugnoso soffiando valida- mente il fiato dentro il ventricolo inverso. Finalmente la più interna di tutte, e questa assai tenue, cospersa di rainimi velli un poco eminenti, i quali veggonsi solamente, se im- mergasi neir acqua tepida , e perciò dicesi villosa ; la quale è fornita d' innumerevoli forami clie appartengono alle estremità delle arterie e delle vene-, ed ai condotti brevissimi dei follicoli stillanti muco . Tra V una e r altra di queste indicate tuniche havvi una breve cellulosa , onde si possono stabilire tre tuniche cellulose: la prima cioè quella che è posta tra l'esterna e la carnosa, e la quale non di rado contiene nelle sue celle la pin- guedine ; la seconda tra la carnosa , e la nervosa: finalmente la terza sta tra questa e la villosa. Siccome poi i fili di queste cellu- lose trapassano per le tuniche principali , per lo che queste cellulose comunicano tutte tra loro ; perciò se alcuno ama di stabilirne una sola delle tre cellulose la quale compisca il numero di cinque delle tuniche componenti il ventricolo, noi non saremo ripugnanti . Le rughe , ovvero pieghe , così anco le vahule alcune più o meno prominenti dentro la cavità del ventricolo, ricercano anch' esse un' anotoaìica descrizione . E primieramente la villosa e la terza cellulosa coerente colla villosa stessa, siccome sono più ampie della cavità del ventricolo, così fanno delle pieghe ossia rughe, dentro le quali si leva alquanto la tonaca nervosa , le quali trattengono gli alimenti (e i succhi ancora del ventricolo), che si trovano principalmente al fondo del ventricolo; ma-simamente nello stomaco di quelli , ne' quali non crebbe in una insigne ampiezza il ventricolo per una troppa e co- tidiaua replezione de' cibi ; imperciocché una troppa distensione fa perde^• le rughe. Pari- menti queste due tuniche all' orificio superiore sorgono in pieghe, le quah si conformano in una certa specie di valvula che in certa guisa rassomiglia una stella : al contrario poi queste tuniche stes-e all' orificio inferiore ossia pilo- ro , intervenendo la tunica carnosa ancora , fanno una valvula anulare, con cui più an- gusto si fa quest'orificio, affinchè i cibi con- tenuti crudi ancora non cadano troppo presto dalla cavità del ventricolo . I Vasi arteriosi del ventricolo sono pro- dotti dalla celiaca ; i venosi poi vanno alla vena porta ; i nervi , per verità molti , sono somministrati dall' uno e dall' altro plesso deir esofan^o ovvero pajo vago , e dall' inter- costale ancora; i linfatici molti anch' essi stanno tra mezzo alle tuniche del ventricolo, aperti colle loro boccucce nella cavità di 28 questo viscere , e nelle celle dì quelle mem- brane , che separano le tuniche principali. L' uso del ventricolo è di ricevere gli ali- menti 3 cangiati già più o meno nella bocca, nelle fauci, e nell'esofago; ritenerli , cuo- cerli ;, ossia risolverli in principj componenti , in 2;uisa tale che dagli alimenti molto diversi fra loro ne risulti una terza sostanza , la quale cangi moltissimo le qualità delle cose inghiottite ; e le cose concotte , o quelle che resistono alla concozione, cacciarle fuora a poco a poco dal piloro le une dopo le al- tre , e spingerle quindi nell' intestino duo- deno . I quai usi per intenderli pili facilmente , d* uopo è annoverare ad uno ad uno i van- taggi delle membrane che costituiscono il ven- tricolo. ÌSesterna adunque ossia la membrana comu- ne, sebben tenue, circoscrive tuttavia i li- miti alla distensione dello stomaco , con che aggiugne robustezza alle altre tuniche: e in- fatti se questa in qualche luogo venga a in- debolirsi , o a distruggersi , succede tosto una gastrocele ossia eruia del ventricolo , caccia- tesi fuori le tuniche interne, che più soste- nute non sono dalT esterna. La carnosa fa il moto vermicolare del ventricolo , per ' mezzo del quale le cose contenute internamente si mischiano insieme, e a dati tempi sono cac- 29 ciati per il piloro allargato. La nervosa soni- mi nistra fortezza , e conduce i vasi e i ner- vi ; da quelli separasi un tenue e mucoso umore , questi poi difendono il ventricolo in guisa che irritati dall' efficacia di quelle cose che sono nocive mettono nel ventricolo dei movi- menti inordinati, per cui le cose contenute sono cacciate o per in su o per ingiì^i. La villosa fornita di innumerabili pori , lascia spargere i succhi nella cavità del ventricolo , i quali ungono le pareti di questo , e impediscono in certa maniera ia molestia degli stimoli ; as- sorbisce gii umori più tenui , onde acconcia- mente si possa avere una presta riparazione di forze. Le cellulose somministrano l'unto, che molli conserva le altre tonache ; ordina- no i vasi , e li ritenaono nelle loro sedi: e tra queste la terza , ovvero la pm interna di tutte dà luolti augelli, e il eguale scorre quasi per 1' asse del viscere stesso, ma un poco verso al di dietro. Questo PARTE ir. 4 So condotto escretorio è quel principale , clie per lo più unito col condotto comune delia bile, e andando obbliquamente tra le lamine del mesenterio apresi finalmente nella cavità di questo intestino con una eminente papilla, Ja quale è coperta quasi da una ruga come da una valvula . Anzi nel medesimo condotto ne confluisce un altro minore che deriva dal- l' estremità più grossa del pancreas: dal the è avvenuto, che questo quasi capo del pan- creas sia stato considerato da eccellentissimi Anotomici come un altro piccolo j?ancreas. 11 pancreas non di rado riceve alquanti vasi arteriosi da vicino dal tronco della celia- ca ; ma la maggior parte di questi vasi li somministra 1' arteria splenica , cioè il ramo sinistro della stessa celiaca. Le vene del pan- creas si portano alla vena splenica. I nervi- vengono dal pajo vugo e dall' intercostale. Escono finalmente da questo vincere alcuni linfatici, siccome ancora da molti altri; cioc- ché fu primieramente osservato forse dal no- stro antecessore chiarissimo Veslingio, e con- fermato dalla grande perizia de' moderni Dissettori nello scoprire e riempire questi vasetti linfatici . L^ uso di questa gianduia è di separare nella propria sostanza un umore simile in tutte le doti alla saliva; e spanderlo nell'in- testino duodeno; quindi gli alimenti cangiati 5i già nel ventiicolo rentier simili a' nostri nmo- ri ; mescolar più intiraaniente gli oleosi cogli acquosi; attenuare , «.liluire tutto, e meglio convertirlo in una e medesima indole; a tem- perare infine la densità , e 1' acrimonia della bile cistica per una confezione più lavorata del chilo , e per una sollecita custodia degli intestini : imperocché mancando per 1' ostru- zione del pancreas cotesto umore , succedono tosto acri dolori d' intestini , infiammazioni , diarree , e dissenterie . CAPO VIGESIMOTTAVO Del Fegato. 539. Il Fegato è un viscere grande posto nel destro ipocondrio subito sotto il diafragma dal quale pende , e il quale perciò è quasi cinto dalle coste in guisa tale, che ascende anteriormente dall' ultima spuria fino quasi alla quinta vera . Di questo viscere meritano d' esser notate la figura , la superfìcie , i le- gamenti, dai quali è sostenuto nella pro- pria sede e sta congiunto ad altre parti , la divisione in lobi, la struttura., i vasi^ la vescichetta del fiele coerente a onesto, e final- mente r uso ■ 52 La sua fi^wd ^ tale che non si può de- scrivere accuratanifute con parole . Rappre- senta una massa atro-rossa p'ù o meno , e piuttosto dura; dove convessa e dove concava; qua grossa particolarmente al di sopra e a destra; là attenuata in punta principalmente al di sotto e a sinistra; dove liscia; e altrove a^pra da proniinen/e e da solchi; e finalmente irì una sede p ù prodotta all' ingiù che nel- r altra . Gt-neralmente parlando rassomiglia ad una tuberosità co ì inegualmente compressa, che superiormente e a destra è pili grossa , che inferiormente e a sinistra. Due sono le superficie: una anteriore e al- quanto convessa ; X altra posteriore e schiac- ciata ; quella liscia , e co/i ancora lareral- mente ; questa poi interrotta di prominenze e di solchi. Tra i quali solchi tre principalmen- te hanno da notarsi più o meno profondi. Uno è trasversale scavato nella sostanza del fega- to, e dicesi comunemente fossa trasversa del fegato: T altro corrispondente a questo a per- pendicolo, e patimenti profondo guarda in giù : il terzo finalmente meno depresso degli altri , e che sta quasi indiretto coli' infe- riore, occupa la sede superiore. Nel primo si stanno riposti i canali quasi tutti , che entrano nel fegato e che escono da esso, i nervi ancora e le membrane che si (disperdono per T interna sostanza di questo 53 viscere : jnassimamente poi stavvi riposta la coda della vena porta , i di cui rami entra- no nella carne del fegato, e quindi la cir- conferenza ossia il lembo di questo seno tras- verso ha sparse qua e là delle incisure fatte apposta per ricevere quei rami: e alle quali incisure vi stanno alcune eminenze, che gli Antichi chiamarono porte , donde fu dato il nome alla vena principale del fegato. Per il solco inferiore scorre nel feto la ve- na umbilicale ; la quale nel corpo adulto si conforma poi nel legamento rotondo del fe- gato , donde nominarono questo solco fossa umbilicale. Dietro a quella vena, che si apre nella vena porta , non di rado accanto alla fossa trasversa vi si trova una certa porzione della sostanza del fegato ora maggiore , ed ora minore, a cui diedero il nome di ponte ^ o istmo del fegato ; il quale è composto alle volte dalla sola tunica esterna del fegato. Nel feto finalmente occupa il solco supe- riore un tubo ossia canale venoso , il quale partendosi dal seno della vena porta ascende superiormente e posteriormente per aprirsi nella vena cava inferiore: questo nei nati col progresso del tempo si fa solido perdendosi la cavità. Questo poi si fa , perchè non rice- ve più il sa.wgue dalla vena ombelicale , la quale nel feto derivando colie sue radici dal- la placenta dell' utero distribuisce il sangue 54 che contiene parte per il sinistro lobo del fe- gato , parte lo porta al tubo venoso , ossia al canale cpn notato. I legamenti dai quali è fermato e soste- nuto il fegato se ne annoverano quattro prin- cipali , i quali procedono dal peritoneo che copre il diafragma. Imperciocché questa mem- brana da destra e da sinistra discendendo nel fegato forma il legamento sì destro che sini- stro fabbricato dalla raddoppiata lamina del peritoneo medesimo , con cui il fegato è ri- tenuto superiormente da una parte e dall'al- tra nella propria sede . Il terzo legamento p il spiec!:ato degli altri sta in mezzo a quei due primi , e deriva parimente dal medesimo ptritoupo dupplicato ; e siccome dalla faccia jconi-ava del diafragma viene nel fegato, alla di cui convessità si adatta, e si fa inerente alla di lui sostanza; perciò rappresenta in per.ta maniera una falce , il cui manubrio , per dir così , prodotto in giù oltre il fegato s' inserisce nell' ombelico. La parte superiore di questo legamento , che rassomiglia una fal- ce , dicesi legamento sospensorio del fegato ; r inferiore , vale a dire, quella che s'esten- de dal fegato fino all'ombelico, la quale nel suo raddoppiamento abbraccia la vena ombe- licale, frapponendosi una pingue cfllulosa tra questa vena , e le lamine del legamento , forma il legamento rotondo di questo viscere. 55 Final mente il fegato nella faccia posteriore e superiore è attaccato al diafragma , il cjuale aitaccamento chiamano alcuni mal acconcia- mente les.cimento coronario. Altre connessioni di minor importanza, e mena-principali indi- cammo già nel descrivere gli omenti, e gl'in- testini. La divisione del fegato in porzioni par- ticolari , ossia lobi , è piuttosto finta che ve- ra. Tuttavia comunemente si suole considerare come composto di tre lobi ; uno maggiore e destro; l'altro minore e sinistro; il terzo fi- nalmente minimo e superiore insieme e po- steriore. Vale a dire , la poco fa accennata fossa ombelicale divide il legato in lobo de- stro e sinistro . 11 lobo minimo e questo codato , colla coda che guarda obbliquamente in giù , sta posteriormente e superiormente , e contiene nella faccia posteriore, e nei lati il tronco della cava ascendente; imperciocché la faccia anteriore di questa vena è ricevuta da un certo leonrier solco del fegato . La struttura di questo viscere è assai oscu- ra , il che forse si ha da dire ancora degli altri visceri . Sembra tuttavia membranosa e massimamente vasculosa: imperciocché la mem- brana esterna del fegato , che fìf2;lia è del peritoneo, e sotto la quale trovasi un tessuto celluioso molle e brevissimo, le cui fila, se gli occhj non m' ingannano , s' immergono prò- 56 fonrlamente , per dir così , nella carne del fegato; questa membrana, dissi, particolar- menie poi una certa cellulosa robusta, chia- mata capsula del Glissonio, s insinua nella fossa trasversa . Quindi contiene arteriuzze , venucce , nervetti , e vasetti linfatici , i quali tutti insieme si tmiscono in 2;ranella costi- tuenti la sostanza del fegato Da questi gra- nelli derivano dei canaletti chiamati pori bi- liari , i quali a poco a poco confluiscono in maggiori, e finalmeute da quella fossa tras- versa sboccando con doppio tubo convenziono tosto in uno detto Condotto Epatico E que- sto condotto discendente da quella fo5sa in- corre in un altro condotto ad aii2;olo acutis- simo , il quale sorge dalla vescichetta del fie- le, e da questi insieme uniti vien formato un certo condotto chiamato Colidoco comun-e . I vasi derivano da tre fonti. Gli Arteriosi nati principalmente dal ramo destro della ce- liaca, insieme coi nervetti mandati dal pajo vago e intercostale, vauno errando per tutta la sostanza del fegato confiiunti insieme colle picciole vene per anastomosi ; tra le quali vene altre sono somministrate dalla vena por- ta , e altre dalla cava ascendente. Il tronco cioè della vena porta, che a destra è formato dalla vena mesera'ca, e a sinistra dalla sple- nica poco dopo il conflusso si getta nella fos- sa tr"" sversa del fegato ; nella qual sede lo 5? Stesso tronco chiamasi seno della vena porta. Quivi dividesi in due rami principali , uno destro e più corto , K altro sinistro e più lun- go , nel quale , se parliamo del feto , sbocca la vena ombelicale. Da questo seno derivanti altri rami minori di numero incerto si disper- dono pel fegato fino alle granella notate di sopra. Con questi estremi vasetti venosi co- municano le discendenze della vena cava in- feriore per ricevere il sangue che avanza dalla separazione della bile, e portato in rami gradatamente più grandi;, conviene final- mente nel tronco della medesima vena cava con doppio o triplice ramo . A queste produ- zioni della vena cava fu dato il nome di vena cava epatica ; i di cui sorcoli alcuni apronsi nei pori biliari per assorbire qualche cosa da portare nel sangue . Finalmente dai luoghi interni del fegato escono moltissimi linfatici minimi profondi, che poscia s'ingran- discono, sì fanno superficiali, e sotto la lamina del peritoneo che gì' investe si fanno vedere, e sotto ciò che forma il legamento sospensorio; e parte ascendono oltre il diafragma nel petto per andare alle glandule (N. 44^) toraciche; parte vanno alle glandule conglobate che par- ticolarmente riseggono nella fossa trasversa del fegato, poggiantisi ai tronchi de' vasi . 540. La Vescichetta del fiele è un reci- piente membranoso, piriforme, col fondo che 58 guarda in giù ed in avanti , il collo poi in su e air indietro , in cui deoo-iono notarsi il sito, la connessione, la struttura ^ il condotto ossia canale, i vasi, e Vaso. Il sito della vescichetta è nella parte schiac- ciata del fegato , e sempre nel lobo destro : imperciocché havvi in questo una fossa scavata, a cui si adatta la parte anteriore della vesci- chetta , se eccettuiamo una parte del fondo, la quale per ordinario pende tra il fegato . La connessione si fa per membrane , per vincoli celluiosi, per vasi , e per un canale che esce dalla medesima . Vale a dire , la membrana del fegato esterna copre la vesci- chetta , e r abbraccia nella parte superiore , e con ciò la ritiene nella sua sede : una ro- busta cellulosa congiunge strettamente la pa- rete, per dir così, anteriore della vescichetta colla 5-ostanza del fegato. Vasi arteriosi e ve- nosi , i quali nominansi cistici, linfatici an- cora e nervetti , siccome tutti vengono da vasi e nervi epatici , tengono fermo nel pro- prio luogo questo recipiente medesimo . Il canale finalmente, che fa questo medesimo nfificio, è il condotto cistico; e quindi ancora V epatico, ovvero [[poro biliare; in quantochè ambidue uniti tra loro convengono in un ca- nale detto colidoco comune . La struttura è membranosa: imperciocché oltre il peritoneo che veste parte della vesci* S( ebetta, una robusta cellulosa, tarerà di lu- centi fibre ornata, e di niolia pinguedine nei grassi (fuoicliè dove la vescichetta medesima è attaccata col ffgato ) è una tonaca nervosa più grossa delle altre , la quale parimente è d'una struttura cellulosa; e finalmente una villosa ossia vascolosa, e questa la più interna di tutte, la quale ha la figura di una rete; queste membrane , dico , compongono la Ve- scichetta del fiele . La reticina poi coperta di muco ( dalle osservazioni recentissime del Ch. Federico Augusto Waltero (ij di Berlino) non è fatta dalle rughe o pieghe della mem- brana interna, ma dalle propagini dell'epatica arteria , e principalmente da quelle della vena porta . Questi vasetti colle loro estre- mità apronsi, entro la cavità della vescichetta, e gli arteriosi poi somministrano quel muco , che unge la faccia interna ; e i venosi o as- sorbiscono qualche cosa , con che si ottiene la spessezza della bile contenuta; o apparte- nendo essi singolarmente alla vena porta , forse spandono qualche cosa , che conferisce a una più accurata elaborazione della bile cisticqi . A questo recipiente fu dato un condotto , il quale sorge dal di lui collo , con ripetute (i.) Adnot. Accad. 6o piegature , e quindi interrotto da pieghe os- sia rughe interne. Prima ascende un poco, di poi discende , e ad angolo assai acuto si uni- sce col condotto epatico, col quale compone il condotto comune colidoco discendente, e scorrente tra le lamine dell' intestino duode™ no , per aprirsi nella cavità dello stesso in- testino convenendo per ordinario col condotto pancreatico. Nella faccia interna poi di que- sto condotto massimamente circa il principio vi si trovano molte boccucce portanti muco ; dalle quali, come io penso, vien sommini- strato in non poca parte quel muco, il quale unge la tonaca interna della vescichetta , e quella difende siccome assai sensibile dall'ir- ritamento della bile cistica. I vasi della vescichetta dissi esser comuni cogli epatici, e non ostante chiamarsi vasi cistici I nervi venendo dal plesso epatico , secondo le recenti osservazioni del sullodato Waltero , vanr)o errando per la sola vascu- losa ossia villosa. Non pochi linfatici , e assai gonfi vidi pili d' una volta nei cani ;, e negli agnelli portarsi per i lati , e pel corpo della vescica, de' quali era stato legato bene d'in- torno il mesenterio presso alla sua origine (quando faceva vedere a' miei Uditori i vasi lattei). Per altro sono visibili ancora spesse volte ne* cadaveri umani , e vanno lamben- do il condotto cistico , di poi il colidoco co- 6i niune , per andare poi alla gianduia linfatica che sta alla fine dello stesso canale colidoco vicino al pancreas. Serve il fegato a separare dal sangue della "vena porta la bile, e a portarla nel condot- to epatico per ì pori biliari , e quindi nelT in- testino duodeno ; massimamente se non havvi alcun impedimento. Altrimenti la bile traboc- cante dal fegato , la quale dicesi perciò bile epatica , per il condotto cistico , il quale è congiunto col poro biliare , si fa strada nella "vescichetta,- il di cui uso quindi è manifesto. Imperciochè riceve entro se la bile , la quale dalla dimora, e dal riassorbimento venoso, e forse ancora dal vapore dell' abdomine tra- dotto nella vescichetta medesima per i pori inorganici, si fa spessa e amara , e acquista un colore giallo scuro , e chiamasi bile cisti- ca . E questa parte dalla situaLÌone della ve- scichetta inclinata quasi orizzontalmente , e parte dalla forza di contrazione , e di elasti- cità delle tuniche ( principalmente quando la vescichetta sia ridondante da una troppa co- pia di bile) e parie finalmente dalla pres- sione dell' intestino colon che vi sta sotto viene cacciata fuori dalla vescichetta mede- sima , per esser portata nell' intestino duode- no per il condotto colidoco. Cosi mischiata al succo pancreatico diventa meno acre, ma ben acconcia peiò a rendere gli ahmenti piìi si- niiìi al nostri umori ; a lubricare gì' intesti- ni , e a conservare a questi il moto neces- sario. Il qnal ultimo ufficio è tanto certo, che mancando la bile , il ventre si fa som- mamente stiiico , ne facilmente si può rilas- sare coir ajuto de' purganti. CAPO YIGESiMONONO Della Milza 541. l_Ja Milza è un viscere posto an- ch' egli neir abdomine , d un color rosso scuro , che non è sempre della medesima grandezza : anzi suol essere questa sì varia , e tanto è dilferente ancora secondo la natu- ra, che non si può in alcun modo rettamente determinare. In questo viscere considerano gli Anotomici il sito, il numero ancora ;, la fgu- ra , le connessioni , la struttura , i vasi , e r uso . Il sito della milza è nella sinistra e su- prema parte dell' abdomine sotto il diafragma, tra il ventricolo e il diafragma medesimo dove corrisponde alle coste spurie in questa itàQ , ed è quasi sollevata . Una è per l'ordinarlo. Non mancano però esempj di due , e di tre milze ancora ? se 63 vogliamo prestar fede atl alcuni autori. Io stesso pure vidi più d' una volta tra le la- mine deir Omento vicino un' altra milza, quasi succenturiata , come la chiamano, ma molto pili piccola della vera milza. La figura è incostante , generalmente però ella è elittica;, nella estremità superiore, colla quale è sospesa dal diafragma, piuttosto grossa e ottusa guardando insù e indietro; nell'altra più tenue mirando in giù e in avanti . Ras- somiglia quasi ad uovo assai grande diviso per Tasse; di cui la parte convessa, e que- sta levigata è rivolta alle coste; la piana poi, la quale è un poco schiacciata corrisponde al ventricolo, e al pancreas. Questa iaccia schiacciata ha in mezzo una fessura , ovvero un canale circoscritto da due labbra un poco gonfie, per cui altri vasi entrano, altri ne escono , infarcita quasi direi di qualche pin- guedine , e di alcune glandale conglobate. Finalmente nei lati , quasi limitando le coste la faccia schiacciata , veggonsi talvolta certe incir^ure , per le quali sembra la milza com- posta di due , tre , o qnattro lobi , i quali tutti vanno come a congiugnersi nel centro del viscere. La connessione della milza colle altre vi- scere è moltiplice. Imperciocché s' attacca per mezzo de' vasi brevi altrove accennati col ven- tricolo ; pende dal diafragma per mezzo d'un 64 legamento , che è prodotto dal Peritoneo che copre il diafragma stesso : tiene quasi inseri- to il pancreas nella di lei parte schiacciata : finalmente è unita ali" omento maggiore, al- l'intestino colon, e al rene sinistro per vin- coli prodotti dal Peritoneo. La struttura ossia fabbrica è composta di vasi e di membrane. Due membrane ha la milza : lina esterna che nasce dall' omento maggiore; l'altra sta sotto questa ;, ed è fi- glia dei Peritoneo , che discende raddoppiato dal diafragma , e forma il legamento, dal quale è sospesa la milza ; di poi spiegato ve- ste tutta d" intorno la sostanza di questo vi- scere ; e inoltre arrivato a quel canale poco fa descritto insieme colla lamina celluiosa mandata dall'omento, e coi vasi che or ora Terremo a indicare, entra nella sostanza della milza. Quindi lacjerando la milza vi si osser- vano delle minime cellette , come nn tessuto spungoso , le quali veggonsi per tutto intrise di sangue Ma non havvi alcuna effusione in istato naturale; imperocché una injezione co- lorita fatta a dovere, la quale ben s'acco- modi , passa dalie arterie nelle vene , senza che si faccia alcun spargimento del liquore che si inietta La fabbrica dunque della mil- za è per la massima parte vascolosa; e i va- setti disposti per verità in una maniera sin- golare , come vedremo qui in appresso , dalle 65 accennate minime cellette icv.o commessi e sostenuti ; le quali nascono dalle membrane involvfiiti. I Fasi in nigione della mole di questo viscere sono assai ampj. Impercciochè il ramo sinistro dell' arteria celiaca quasi tutto si dis- perde per la milza; e per ordinario quasi dal suo principio fino presso alla milza e inter- rotto da ripetute piegature; dalle quali sem- bra in certa guisa togliersi l'impeto del san- gue che vi scorre. In egual maniera vanno z' serpendo i rami per la milza ; se non che piegati in archi e sempre minori , tanto dalla convessità , quanto dalla cavità degli archi mandano dei rami , che formano reti , che vanno a finire in penicilli. Questi penicilli poi, queste reti hanno per compagne delle venne- ce 5 le quali s' uniscono in rami grada- tamente sempre magg'oii , e formano in fine una vena principale , la quale esce da quel suaccennato canale oblungo ossia fessura della milza : riceve inserite delle altre venuc- ce minori ; per lo p'ù anco la vena emorroi- dale interna; e andando da sinistra a destra somministra la radice sinistra della vena por- ta. I nervi sono pochi, i quali vengono dal plesso splenico de! nervo intercostale : i lin- fatici poi ( di rado assai visibili ;, se non si riempiscano di mercurio, il che a stento si può ottenere ) sorgendo dalla sostanza della PARTE IV. 5 66 milza serpeggiano per le lamine di qnesto vi- scere, e vanno alle gUmdule conglobate , che stanno ai tronchi dei vasi della milza, e da questi spanilono il contenuto liquore nella ci- sterna tiel chilo. L' Uso dflla milza sembra esser quello dì servire a'Ia separazione della bile ; di accre- scere cioè questa separazione e di promover- la ; sì perchè dia materia col suo sangue a una più abbondante separazione; sì perchè con questo medesimo sangue quasi arterioso di- luisca quello , che per la vena mesenterica ascende nel fegato; il quale pieno d'olio som- ministrato dalle viscere pingui facilmente si ritarderebbe dentro la vena porta; si final— mente perchè frammischi colla bile principj di natura alcalina generali principalmente dai vapore dell' abdomine : nel quel umore questi stessi principi sono mascherati meno che ne- gli altri , e legati dalla mescoianzji di altri principj. 67 CAPO TRIGESIMO Dei Reni , Delle Capsule atrabiliari , degli Ureteri , e Della Vescica Orinaria. 542. 1 Reni sono visceri che stanno nella regione de" lombi dietro al peritoneo , e in quella cellulosa membrana posta d'intorno al peritoneo medesimo ; delle quali l' istoria ano- tomica versa intorno al numero 5 figura , si- to , connessione , fabbrica , vasi , canali escre- tori , e usi. Due sono di numero; un rene cioè per parte alle vertebre de' lombi. Questo almeno è quello che avviene comunemente : imperoc- ché rari sono gli esempj o d'un maggior nu- mero , 0 di situazione cambiata. La figura rassomiglia ad un fagiuolo , in perciò riguardansi due facce alquanto conves- se , due lati, e due estremità. Una faccia è anteriore, T altra posteriore, liscia una e l'altra negli adulti, nei feti, ed in alcuni animali composte di varj lobi uniti insieme. Un lato convesso guarda esteriormente , l'altro poi schiacciato internamente ; ai quai ultimi lati si guardano vicendevolmente i reni. Delle ^8 estremila una è superiore e più grossa, l'al- tra un poco più tenue è inferiore Nel lato coiiCdvo vedesi una fessura circoscritta da un labbro per parte tumidetto , e spesso inter- rotto di alcune fessure ; la qual fessura è occupata da' tronchi de' vasi renali , e questa gii anoiomici chiamano ilo. La posizion loro fu indicata già di sopra; stanno per altro nella parte suprema e po- steriore dell' abdomine, appoggiati ali* ultima vertebra del dorso, e alle quattro prime dei lombi ; e perciò avanti le due ultime coste spurie , e avanti il muscolo psoa, il quadrato de' lombi, e il trasverso delT abdomine del suo lato. Ov.cupano questa sede ora ad eguale alte/7a , ora diversamente; imperciocché alle volte il rene destro, alle volte il sinistro è un po' più alto del suo compagno; più frequen- temente poi è pHi allo il sinistro , massima- mente quando il fegato è un po' più prolun- gato all'ingiù. La loro lunghezza poi si estende al più air imervallo di cinque vertebre. La connessione di questi visceri si fa con molti aliri EJ primieram»^nre una certa pin- guedinosa membrana gonSa d' un grasso più duro contenuto nelle cellette , e la quale di- cesi tunica adiposa dei reni , veNte affatto d' intorno i reni, e li lega internamente ai lombi; e inoltre alle appendici del diafragma, ni muscolo psoa , e al quadrato de' lombi . 1 69 Siccome poi sono coperti anteriormente dal peritoneo , il quale manda da se varie pro- duzioni, quindi per mezzo di queste produzioni amendue i reni sono annessi in certa guisa all' intestino colon ; il destro al fegato, il sinistro alla milza, tutti e due alla vescica oiinaria col mezzo d' un certo canale per parte dell' uno e dell'altro; superiormente poi sono legati a due glandule , a cui fu dato il nome di reni succeìitiirìati , ovvero di capsule atra- biliari . 643. I Beni succenturiatì poi, ovvero Ca/)- sule atrablliari non sono altro che dne par- ticole glandulose , una per parte , in cui gli Anotomici considerano il sito , la fìgfira , le cojinessioni , la fabbrica , i vasi , e T uso . Il sito di queste particole è sopra i reni acquali si appoggiano, e perciò dietro al peritoneo, dove corrisponde alla patte poste- riore e più alta dell' abdomine . La figura non è sempre la medesima , generalmente però è oblunga negli adulti e compressa; e in tal modo alle volte, che sem- bra triangolare . Ma non è neppure sempre la medesima grandezza; imperciocché abbiamo dalle osservazioni esser queste glandule molto pm grandi nei feti che negli adulti; cosicché superino talvolta la grandezza dei reni , e abbraccino questi dalla cima fino circa a metà della loro altezza. • La connessione di queste capsule sì ha c®lla parte superiore dei reni, e col diafragma per mezzo d'una certa cellulosità; e la qua! cellulosa congiunge ancora la capsula destra col felpato , e la sinistra colla milza e col pancreas : finalmente i vasi loro proprj le uniscono ai vasi renali, alT aorta, e alla vena cava abdominale. La fabbrica sembra glandulosa , e simile a quelle glandule , che sono chiamate con- glomerate (N. 53) ; e i lobi delle quali sono lefyaiì da una tenue ma valida membrana . La differenza, che havvi non di rado, è questa, che internamente è coricava e T una e l'altra particella , o 1' una o l' altra , ed ha dentro la sua cavità un lìquor nero ; nel the è dit^ fedente dalle altre conglomerate. I vasi vendono ai reni succenturiati dalle etkinlsenti , o dal tronco dell' aorta e della cava abdominale , massimamente secondoche parlasi o di uno o dell'altro rene. Dai gan- ^Ij celiaci ^N. 5 io) derivando certi nervetti si portano sopra i reni succenturiati ; ma fi- nora è incerto se vadano ad insinuarsi nella sostanza di questi . Quei linfatici finalmente , che derivano dalle borse interne di queste particelle, concorrpno e si frammischiano con quei che sono proprj dei reni. V uso loro fin' ora è ignoto, non essendosi per anco trovato il condotto escretorio; seni- 7^ brano esser più utili ne' feti, attesa la mag- giore grandezza di queste glanclule in propor- zioie agli uomini: ma quale sia questa uti- lità , si ignora affatto. La f'ibhrica dei reni, è qnnsi tutta v.isco- losa. Dico quw^i ^ conciojiacosac! è i vasi com- ponenti sono compresi da una membrana proptia de' reni, tenue ma assai robusta , che facilmente si può separare dalla carne de' reni che vi sta sotto , ìa quale arrivati all' ilo , insieme co' vasi medesimi , e colle cellette della tunica adiposa , porta i vasi medesimi , e li distribuisce dentro i reni con un ordine affatto singolare, liuperciocclè genernlmente parlando ciascun rene è formato di globic- ciuoli quasi piramidali , de' quali la base tiene la circonferenza dei reni, l'apice poi promi- nente alquanto in modo di papilla si converte all' interno. Quella parte che sia alla circon- ferenza chiamasi sostanza corticale , ossia cor- teccia de' reni ; ma quella che tosto succede a que-ta , e affatto continua, dicesi sostanza striata o midollìre , o ancora sostanza tubo^ Iosa Quella che a prima vista sembra carne rossiccia, è composta di vasi, i quali piegati pria in archi , poscia scorrendo a foggia di serpenti, si dispongono in granella , ossia in piccioli ^oiìiitoli di mmiuii vasi coli' iniei vento cY una certa cellulosa sostanza ; questa poi è comporta di canaletti, i quali sono i condotti 7a delle granella, e rappresentano strie fatte a foggia di piramidi , la punta delle quali con- venga in una papilla. Per altro nel numero di queste piramidi havvi della varietà , come nella direzione, nel vicendevole attaccamento, ed anco nel fine. Comunque sia, attorno al- l'apice, ossia quasi al colio delle papille evvi attaccato un tubetto membranoso . dentro il quale vi sta prominente una , o due , alle volte ancora tre papille , le quali sono vestite da una polposa membrana pertugiata di aperti forami, dai quali va distillando l'orina nel canale che v' è continuo. Quei vasi poi , che compongono la mas- sima parte dei reni , sono discendenze del- l' aorta , e della vena cava abdominale ; e diconsi vasi renali, o emulgenti ; cioè da quell'arteria, dopoché ha mandato la mesen- terica superiore , esce da ambedue i lati un ramo più di spesso unico (alle volte due, di rado tre, o quattro), e questo grosso, il quale entra nella parte schiacciata de' reni diviso in rametti minori ; siccome dalla cava ascendente , sopra le lombali , escono si- mili rami , i quali vanno p iiimenti all' ilo dei reni. Questi vasi si portano alla corteccia, e si vanno seminando tra pijamidi e piramidi alla maniera poco fa accennata . Avanti poi di approfondarsi nella carne de' reni, con al- cune discendenze vanno errando per la tonaca 73 adiposa, e per i reni succenturiatì (nel qual lato i vasi emulgenti provvedono a questi reni). Vanno ai reni nervi pochi e tenui derivanti dal plesso renale , dalla di cui sostanza in- terna sorgono dei linfatici profondi , i quali accompagnano i vasi^ e che alle volte balzano affli occhi da se stessi : mentre al contrario i superficiali di rado si possono vedere, par- ticolarmente quando i reni sono in istato naturale. I Canali escretorj dei reni sono di doppio genere: imperciocché altri si possono dire pro- prj , altri poi si possono chiamare comuni re- lativamente alle papille. I proprj sono quelli che sboccando da ciascun granfilo formano per la massima parte la sostanza striata dei reni: i comuni poi sono quelli che abbracciano le papille. Il numero di questi è incostante , perchè, come avvisammo, due o tre papille si aprono talvolta in un canale. Generalmente sogliono essere otto o nove. Da questi se ne compongono tre pel vicendevole loro conflusso ; e mentre convergenti sì fanno verso V ilo dei rem , insieme uniti si legano in un solo nella cavità fatta a foggia d' imbuto , a cui si dà il nome di pelvi dei reni , la quale prodotta oltre V ilo tante volte nominato va a formare un canale, che chiamasi uretere. L' uso de' reni è di separare l' orina dal sangue delle arterie renali , e di trasmetterla 74 di continuo filo negli ureteri , e da questi nt-lla vescica cieli' oiina. 544- C^'i Ureteri sono due canali mem- branosi, d'intagliale grandezza ancora ne le- ti; hanno a considerarsi in quelli T origine t il progresso , la fine , la fabbrica , i vasi , e r uso. \J orig'ne essi hanno dalla cavità fatta a guisa d' imbuto, che abbiamo detto cliiamarsi pelvi de" reni ; e la quale prodotta oltre l' ilo de* reni si contrae a poco a poco in questo canale , cioè uno per parte. Progresso. Siccome poi la pelvi dei reni , insieme coi reni istessi de' quali fa parte , sia dietro al periioneo; così egualmente gli ure- teri camminano dietro il peritoneo medesimo, si piegano alla maniera della lettera S , e avanti il canale deferente del suo lato ( il quale dai testicoli per 1' inguine discende nella pelvi ossea , e col quale vanno in cer- ta maniera a croce ) si portano finalmente nella vescica orinaria che scà nella medesima pelvi ossea. Il fine adunque è nella vescica delP orina: per le cui tuniche trapassano prima con ob- bliqao ma piuttosto lungo tratto, avanti di aprirsi con una mollo angusta bocca in que- sto recipiente medesimo nella sede inferiore e quasi poster ore. La fabbrica loro è del tutto membranosa: poiché anteriormente sono vestiti dal perito- neo , il quale urtano un poco nella parte d'avanti: di poi una cellulosa appoggiata al peritoneo non senza qualche pinguedine cir- conda questi canali, de' quali la parte più grossa è formata da una singolar tunica ner- vosa assai sensibile. A questa succede poi in- ternamente una villosa fornita alquanto di muco per impedire gl'irritamenti dell' orina che passa. Ambedue queste tuniche sono con- tinue con altrettante membrane interne della vescica orinaria: la più interna poi con quella che veste le papille dei reni. Dal fin qui detto è manifesto 1' uso di que- sti canali : trasmettono cioè alla vescica ori- naria l'orina separata dal sangue nella cor- teccia dei reni, e messa nei canali più gran- di a poco a poco della sostanza tubulosa dei reni , e di là nwlla loro pelvi. 545. La Vescica orinarla poi è un reci- piente membranoso situato nella pelvi ossea anteriormente; in cui s' hanno a notare la figura 5 la connessione s la fabbrica j qualche sfintere, i vasi , e V uso- La figura non è la medesima in ogni età. Imperciocché ne' feti è più lunga , e sorge ancora più sopra il pube che negli adulti , ed osservasi più larga che lunga nelle fem- mine : Imperocché ne' feti non furono ancora compressi dalla forza della respirazione i vi- 76 sceri che sono contenuti nella cavità dell' ab- domine ; e le femmine, per lo più vergogno- se ritengono più lungamente l'orina, il che fa a poco a poco aggrandire la vescica • e questa grandezza si accresce non poco dal- l' utero gravido che comprime la vescica Per altro ha una figura ovale , di cui la parte che guarda insù dicesi fondo , quella che guarda in giù , collo , il quale è posto più alto nella parete anteriore, e, per così dire, piana della vescica ; rispetto alla parete po- steriore 5 che è molto più convessa , dove è volta verso l'intestino retto, e più profonda- mente ancora discende nella pelvi. La connessione poi della vescica è tale , che è legata a moltissime parti . Primiera- mente cioè nella sede superiore è sospesa dal- Torabelico per mezzo dell' uraco ( N. 382 ) e delle arterie ombelicali . Secondariamente è attaccata anteriormente colle ossa del pube per mezzo d' un tessuto celluioso, ed anco del peritoneo , il quale coprendo il fondo e la faccia posterioie della vescica lega questo re- cipiente nei lati agli ossi suddetti In terzo luogo posteriormente, e insieme inferiormente non so'amente cogli ureteri , ma ancora colle vescichette seminali , e colP intestino retto nel nostro sesso , nel femminile poi colla va- gina dell' utero : In quarto luogo finalmente inferiormente in tutti due i sessi cogli stro- 77 menti della generazione per mezzo d* un cer- to canale continuo colla vescica , il quale chiamasi uretra. La fabbrica è composta dì tuniche . Tre poi sono le tuniche proprie , oltre la comune prodotta dal peritoneo , il quale , come ab- biamo detto , si stende sopra la parte «ipc- riore e posteriore della vescica. La più inter- na è la villosa sporcata alquanto di muco per torre gli irritamenti dell' orina ; a que- sta è sovrapposta un'altra tunica più grossa, che è detta la Jifrvosa , d' un' indole cellu- losa condensata , che fa una piega , ovvero ruga quasi alla bocca dell'uretra, e tra le cui piccole cellette qua e là vi sono dei mi- nimi follicoli mucosi : questa tunica nervosa , più grossa nel luogo in cui entrano gli ure- teri , e vi si appoggiano , ed attaccano nel decorso che fanno , è circondata principal- mente da un doppio strato di fibre carnose di quasi longitudinali, e di trasverse che si tagliano vicendevolmente in croce , dalle quali avviene che in alcun luogo vi siano delle ca- selle d'ineguale grandezza; le quali alle vol- te lasciano che le tuniche interne cacriate in fuori si conformino in vescichette , come tan- te ernie della vescica , le quali portano tal- volta nel seno loro dei calcoli Fmalmente una cellulosa più lassa colla pinguedine è quella , che compie esternamente il numero 78 delle tuniche, e che attacca anteriormente la vescica alle ossa del pube. Qualche sfintere è formato dalle fibre tras- verse, che adornano la parte del collo in ispe- cie d' arco; e che negli uomini sono attaccate collo sfintere dell'ano, nelle donne col muscolo constrittore della vulva (N. S33) che circonda in certa maniera l'apertura della vagina. I Vasi di questo recipiente , tanto arterio- si , quanto venosi vengono dagli ipogastrici , da^li emorroidali, daMi ombelicali, e alle volte ancora dagli epigastrici ; e nel sesso fem- minile dagli uterini ancora. Il plesso poi dei nervi ipogastrico somministra i nervi alla ve- scica , la copia de' quali e la forza fa che ella abbia una somma sensibilità. L' uso della vescica è di ricevere nella sua cavità per mezzo degli ureteri l' orina già stata separata ne' reni , di ritenerla , e finalmente di cacciarla fuori. Quindi in essa vi sono tre forami , de' quali due già accennati appartengono agli ureteri , che camminano , come abbiamo detto , per le tuniche della vescica , che in questa sede formano un cor- po un po' più grosso rotondo insieme cogli ureteri prodotto inferiormente dentro la vescica. II terzo forame è anteriore , e inferiore, con- tinuo a quel canale , che abbiamo detto chia- marsi uretra , della quale parleremo nel capo seguente. 72 CAPO TRIGESIMOPRIMO Delle parti vergognose degli uomini, 546. l-je partì vergognose degli uon:"ini sono composte da un apparecchio di moke insidine . Imperciocché lo Scroto , i Testicoli ovvero Didimi , gli J''pididimi ossia le Pro- state, i Vasi deferenti ovvero eiaculatorj, le Vescichette seminali ^ 1' Uretra, il Pene, e i Muscoli spettanti all' Uretra e al Pene ; tutte queste parti dico , sì ancora vasi e w.'rvi sono quelle che compongono gli organi deila ge- nerazione negli uomini, nelle quali tutte come pure in ciascheduna di esse deggionsi osservare molte cose. 547. Lo Scroto è una certa borsa mem- branosa, che sotio r angolo del pube sta pendente dal Pene; si produce più o meno inferiormente; ed è fornita di grossi peli negli adulti. Mirar si deggiono in esso una certa linea biancuccia chiamata Sutura, h fabbrica, la divisione^ i vasi, e V uso. La Sutura ossia quella linea bianchiccia è più sensibile nei fanciulli e nei giova- ni ; da cui si fa che lo scroto è di- viso quasi in due parti , destra e sinistra ; e sembra far le veci come d' una colonna ? in So cui s' inseriscano come in luogo comune certe rughe o pieghe, in che formasi in certe cir- costanze lo scroto. Per altro questa linea , che da alcuni vien detta ancora rafe^ principian- do talvolta dair ano si produce pel perineo , e lo scroto fino all' estremità del pene; e sembra in certa guisa indicare che la cavità dello scroto è divisa in due laterali. La fabbrica per la massima parte è quasi la medesima degli integumenti comuni. Dissi quasi f perchè a comuni integumenti, da' quali è composto Io scroto , e ne' quali riseggono molte glandule sebacee, internamente havvi unita una certa membrana rossiccia , che no- masi Dartos , dalla cui forza di contrazione gì' integumenti medesimi si mettono talora in quelle pieghe poco fa accennate; sebbene sia ella priva affatto d'ogni specie e struttura muscolare. Questa rossett.i membrana sem- brami quella , che dagli Antichi fu detta Eri-* troide: il qual nome Io veggo modernamente dato al muscolo cremastere , di cui parlere- mo da qui a poco. La di'^isione della cavità dello scroto sì fa dal medesimo dartos , il quale circondando largamente ciascun testicolo , e involgendolo come in una borsa particolare quindi fa che in quefla faccia dove si guardano queste bor- se vicendevolmente , si uniscano insieme , e così formino il setto, che divide lo scroto in 8i due cavità , destra cioè e sinistra : il qual setto però frequentemente non ascende fino al pene , e perciò non divide perfettamente la cavità principale dall' imo al sommo. Riceve lo scroto i Vasi arteriosi e venosi dagli ipogastrici:, e principalmente dai puden- di ; i nervi poi da quelli che escono interna- mente dalla midolla spinale per i forami in- feriori dell' osso sacro. Serve lo scroto a contenere , e tener so- spesi i testicoli ; e per quanto egli può , di- fenderli dalle ingiurie esterne; e col setto che li separa fare che i testicoli non si freghino insieme con molestia. 548. I Testicoli ovvero Didimi sono due corpicciuoli abbastanza noti ne' quali abbiamo a considerare gì' invoglimenti , la figura , i vasi , la fabbrica , e 1' uso. Tre invoglimenti furono dati a ciascun te- sticolo ; il primo de' quali è una tenuissima tunica carnosa prodotta dalle fibre del mu- scolo obbliquo interno dell' abdomine e dalle ossa del pube, e alle volte ancora dalla cre- sta dell'osso ilio, e dal muscolo trasverso del- l' abdomine. Essa spiegasi in una borsa , la quale lassamente non strettamente circonda il testicolo fuorché nella parte inferiore e al- quanto posteriore ; vale a dire dove si por-' tano i vasi che entrano e che escono dal te- sticolo ; nel qual luogo osservasi una certa PARTE ly. 6 8: produzione , quasi un processo attaccato infe- riormente al testicolo raeclesirao. Inoltre que- sta tunica , a mio giudizio , ossia questo mu- scolo che dicesi cremastere , ovvero elevatore , non manca di fibre lendinose disposte in gui- sa di tela , per mezzo delle quali si unisca alle tuniche vicine. Il secondo involto dei testicoli è membra- noso , d' una figura piriforme , il di cui pie- dicello pende dall'anello abdominale ; il cor- po poi continuo allo stesso piedicello sta nello scroto. Questo involto è rinserrato dal cre- mastere , ed è formato parte dal peritoneo medesimo , e parte dalla cellulare , che sta attorno a questa tonaca. La faccia interna del peritoneo , alla regione dell' anello abdo- minale, ora si deprime in una fossetta j ora è segnata da una certa cicatrice ; men- tre nella faccia esterna dalla medesima so- stanza del peritoneo viene composta una certa retina membranosa , la quale discen- dendo per r anello lambisce anteriormen- te il cordone spermatico , e vicino al capo dell'epididimo, mentre par quasi che sva- nisca s si spiega in una borsa , la quale largamente abbraccia il testicolo ; al di cui lembo superiore , rivoltandosi essa quasi in se stessa internamente , abbracciando la piccola porzione del cordone quasi tra le due lamine , ovvero duplicatura come la chiamano , perciò suole cliiamaisl vaginale comune (i). Frattanto codesta vaginale continua al pe- ritoneo, e riflessa in se stessa e internamente, ossia questo processo del peritoneo veste il testicolo e l'epididimo; e a queste parti va tanto strettamente unito , che da alcuni è riputato come un'altra lamina dell' albuginea che or ora saremo ad additare ; per questo motivo rassomiglia al pericardio , il quale rivolgendosi in se stesso dà la tonaca esteriore al cuore, alle orecchiette, e ai tronchi dei vasi maggiori ; e questa parte del peritoneo continua ( ripeto ) colla precedente, la quale (i) Non mancherà forse chi pretenda che !a vaginale comune sia quel tessuto celluioso, che sta sotto il cremastere i e che poi la propria vaginale del testicolo sia quel sacco , entro cui il testic«lo medesimo è quasi sospeso , e nel quale in occasione di ernia congenita si contiene il nudo intestino appoggiato al testicolo medesimo, e talvolta ancora attaccato insieme. Se ciò è , non convenirebbe egli meco per verità in qnnn- to al nome , non in quanto alla sostanza h imperc'ic- cliè sicurissimamente quel sacco , che io chiamo vagi- nale comune, è una produzione del peritoneo, (come lo ha confermato ancora il chiarissimo Wrisbergio ) , ìa quale non solamente è aderente al testicolo e al- l'" epididimo , ma da questa ancora f con qualche por- zione J sono compresi quasi per ogni dove i vasi del cordone . Quindi è avvenuto , che questa porzione del peritoneo ( il quale a cilindro inverso deve necessaria- mente essere circondato e dal testicolo per ogni verso, e dal cordone in qualche parte ) 1* abbia chiamata vaginale comune . 84 si unisce al testicolo, e all'epididimo, forma la propiia^vaginale del testicolo » e dell' epi- didimo In vece^della redina membranosa prodotta dal peritoneo verso il testicolo ( rade volte negli adulti ,» spesso negli appena nati, sem- pre poi nei feti , de' quali i testicoli uscirono appena dall' abdomine ) evvi un canale ossia tubo formato dal peritoneo , e continuo alla vaginale comune, la quale ora più refitamente merita questo nome; mentre dentro questo ca- nale anzi posteriormente sorgono alquanto dei vasetti che compongono il cordone spermatico, alla stessa guisa affatto che i visceri posti dietro il peritoneo urtano questa tunica in avanti , e a se l' aggiungono. Finalmente conciocosachè i vasetti compo- nenti il cordone spermatico uniti tra loro per mezzo d' una cellulare vestiti siano ali' intorno da questa cellulare medesima , quindi questo involto ottenne il nome di vaginale propria del cordone» La sua massima parte si è dal raddoppiamento del peritoneo , al qual raddop- piamento si frappone ancora quella cellulosa^ la quale , mentre passano que' vasi per la fessura abdominale , viene somministrata dai muscoli stessi dell' abdomine. Queir involto de' testìcoli , che abbraccia la sostanza del testicolo j, chiamasi tunica ner-^ vosa , o albuginea ; nella quale se si consi- r 8 derl il peritoneo attaccato fortemente ad esse esternamente , e l'albuf^inea composta di due lamine , si potrà accrescere , come hanno fatto molti, il numero dei velamenti spettanti propriamente al testicolo. Checché ne sia , l'albuginea veste ancora F epididimo, il quale perciò lega co! testicolo medesimo. La figura dei testicoli è quasi ovale, ma alquanto appianata^ con una estremità e que- sta più acuta che guarda in su e alquanto esternamente , coli' altra poi ottusa che guarda in gin e alquanto internamente. Il testicolo riceve i vasi dalle arterie e vene spermatiche , delle quali si è da noi parlato altrove . Le arterie poi appena o nep- pure appena ramose si portano nel testicolo , divise forsi in vasetti minimi apparentemente nodosi, i quali si chiamano seminìferi: e al contrario le vene che escono dalla sostanza del testicolo e che ascendono fanno tra se innumerevoli anastomosi. Così dalle accennate arteriuzze , venucce , e nervetti derivanti dal plesso spermatico, e dai linfatici ancora in- sieme uniti per mezzo d'una cellulosità, vien formato il corpo oblungo, e quasi conica, che fu detto corpo piramidale'^ ovvero, atteso il diametro delle vene , e la moltiplice anasto- mosi delle stesie , corpo varicoso , o pampini- forme , il quale è situato dietro il peritoneo Isella cellulosa che a questo s' appoggia. 86 L:i fabbrica adunque del testicolo è vasco- losa e membranosa ; imperciocché da tutia la faccia interna dell' albuginea nasce una molle cellulosa, la quale disposta irregolarmente in certi piccioli setti comprende qua e là cellette maggiori o minori, tra le quali sono chiusi i vasetti seminiferi poco fa additati. Questi setti poi , da noi stati dimostrati tutti gli anni ( per lo che non mi so trattenere di fare le pili alte meraviglie, come siano questi recen- temente rigettati dalT anotomia ) questi setti, dissi , convengono a quella parte del testicolo , che corrisponde all'epididimo; dove si con- vertono o piuttosto convengono in una benda quasi bianchiccia , la quale è composta dalla medesima cellulosa condensata , che si nomina corpo cf Iginoro. Tra le lamine di questa benda , e sopra 1' istessa ancora , a' miei oc- chi vi si stendono a fows. di rete venti cir- ca , e spesso ancora in maggior numero va- setti seminiferi un po' più grandi nati dai più piccioli , i quali finalmente sboccano dall' al- buo;inea del testicolo per formare il capo dell'epididimo, e poi questa particella ancora. L' uso dei testicoli è di separare il seme virile dal sangue. 54.9. Gli Epididimi, che dagli antichi fu- rono detti ancora Prostate , sono due cor- picciuoli oblunghi , uno per parte , ne' quali abbiamo a considerare il sito, la figura, la, 87 connessione, la struttura ^ V origine , \o, fine, e r uso . Il sito loro è di star appoggiati al margine supremo dei testicoli anzi alquanto posterior- mente. Coprono in certa maniera il lembo esterno e posteriore del testicolo. ha figura rappresenta un cordone o piuttosto un verme fornito di capo e di coda , e fatto in guisa che nella parte superiore sia più grosso e più convesso; nella inferiore poi verso il te- sticolo quasi piano. Il capo rotondo sta este- riormente e superiormente ; il corpo alquanto impicciolito lambisce nel discendere il margine posteriore del testicolo : la coda poi ancor più impicciolita guarda in giù , e interna- mente. La sua connessione si fa col testicolo stes- so , e con un certo canale nomato vaso de- ferente. E questa connessione è fatta per mezzo de' vasetti seminiferi e della tunica albuginea , sì ancora del peritoneo , che co- stituisce la vaginale propria del testicolo , e dell* epididimo. Vale a dire il capo di questa particella è continuo co' vasetti maggiori se- miniferi che sorgono dal testicolo, e colla tunica albuginea , e col peritoneo immedesi- mato a questa tunica : la parte di mezzo , per r intervento di queste membrane si at- tacca col testicolo ma lassamente , e questo tratto membranoso nato da questa tunica 88 raddoppiata 5 coraechè comprende una cavità. Io chiamano sacco cieco. Finalmente la coda deir epididimo unita fermamente collo stesso testicolo si risolve nel vaso deferente che de- scriveremo fra poco. Origine e fine. Devesi la prima ai canali seminiferi un po' più grossi, i quali dicemmo parte appoggiati al corpo Igmoriano , parte compresi dentro la di lui sostanza. Poiché questi canaletti rinchiusi nella tunica albugi- nea formano il capo dell' epididimo. La fine è nella parte del testicolo inferiore interna e posteriore , dove ha principio il vaso de- ferente. La struttura è vascolosa e membranosa. Vascolosa di fatti perchè è composta quasi d' un vasetto solo che ritorna in se stesso pressoché in infiniti giri, aggiungendovisi una molle cellulosa , che rassoda , e quasi forma i giri e le piegature. Dissi (juasi , perchè il capo dell' epididimo è fatto di canaletti pie- gati fuori del testicolo vicino a mille volte in guisa che rappresentino una specie di cono , di cui la punta guarda il testicolo. Questi coni poi venti e più si risolvono in quel va- setto , dal quale vien formato 1' epididimo ; siccome questa particella medesima va a finire poi nel vaso deferente. Serve 1' epididimo a ricevere il seme virile eeparato e preparato nei testicoli; come sem- 89 bra ancora a perfezionarlo, e a tradurlo nel vaso deferente. 55o. Il i'aso deferente adunque non è altro che il canale continuo coir epididimo ; di cui il principio è dalla parte inferiore , interna, e posteriore dello stesso epididimo. Da qui sorge tortuoso verso 1' epididimo , e per mezzo d' una tunica cellulosa è coerente in parte co' vasi spermatici. Bisogna poi ve- dere qual sia il progresso di questo canale , quale la fine , la struttura , e 1' uso final- mente. Il progresso è questo : ascende essa dal- l' epididimo fino all' anello abdorainale , il quale subito superato , allontanasi dai vasi spermatici; si piega all'interno dietro al pe- ritoneo 5 e discende nella pelvi alla sede in- feriore e posteriore della vescica orinarla ; nel qual luogo 1' uno e 1' altro canale alquanto dilatato cosi avvicinasi al suo compagno , che si attacchino insieme ambidue. Il fine angusto parte è nei due ricettacoli oblunghi , vale a dire , le vescichette semi- nali che giacciono esternamente vicine a questi canali , e ai quali sono legate insieme colla accennata sede della vescica orinaria ; e parte poi nell'uretra. Vale a dire, l'estre- mità del vaso deferente ha due picciole boc- che ; con una delle quali , e questa laterale apresi in quelle vescichette; colf altra poi pel 90 canaletto comune ancora alle medesime ve- scichette apresi nelT uretra ; affinchè in certe circostanze il seme virile ora sia ricevuto nelle vescichette seminali , ed ora per retto tramite si getti nell' uretra. La struttura è membranosa e insieme spungosa : ma tuttavia piuttosto tenace e ro- busta. Poiché tra le due membrane , ovvero tonache , delle quali è composta , vi si frap- pone un tessuto spungoso ma tenuissirao. L' uso è di tradurre il seme somministra- to dair epididimo o alle vescichette seminali , o all'uretra, di che i' ultimo avviene nel coito venereo. 55 1. Le Ve?cichette seminali sono due ri- cettacoli oblunghi , uno per parte , composti di celle comunicantisi insieme; le quali cioè raffigurano piccioli intestini ramosi , o piut- tosto un intestino che ritorna in se molte volte , e quindi interrotto da piegature . In questi ricettacoli sono a considerarsi il sito , la grandezza , la struttura ^ la fine , i vasi , e r uso. Sito. Abbiamo detto poco ta che questi due ricettacoli sono posti alla parte inferiore e posteriore della vescica orinaria. La grandezza delT uno e dell' altro ricet- tacolo è di circa tre dita trasverse di lun- ghezza , non oltrepassan.d0 un dito trasverso la larghezza. 91 Struttura. Sono formate queste due vesci- chette di membrane piuttosto grosse unite in un tubetto piegato molte volte , come avvi- sammo di sopra. Per altro la membrana este- riore viene dal peritoneo che copre posterior- mente la vescica ; V interna poi dalla mem- brana propria , grossa , apparentemente fatta a fossia di rete , e unta d' un muco più o meno ridondante. La fise rassomiglia un canaletto , che da alcuni si ha per il condotto escretorio , in cui apresi il vaso deferente del suo lato, e il quale congiunto con questo vaso medesimo , sotto la membrana interna dell' uretra , scor- rendo nella sede posteriore, con una bocca picciolissima apresi da una parte e dall'altra nella vallicella della prostata , che or ora de- scriveremo , ai lati d' una certa prominenza , come d' una caruncola che sorge da quella valletta. Queste due boccucce comuni al vaso deferente e alle vescichette seminali diconsi bocche seminali. Le vescichette seminali hanno i vasi co- muni con quelli che provvedono alla vescica e air intestino retto ; lo nesso dicasi de' ner- vi . Mekelio scopri i linfitici , i quali , fa- cendo rottì-?;io di vasi assorbenti , attraggono la parte più sottile del seme nel proprio seno, af- finchè venga portato colla linfa degli altri si- mili vasetti nel sangue. 92 L' uso è di conservare fuori del tempo del coìto lo sperma separato nel testicolo, perfe- zionato neir epididimo , e tradotto dal vaso deferente in questo recipiente , e di sparger- lo neir uretra nelT atto del coito. 552. La Prostata è un corpo duro simile in certo modo a una gianduia, il quale su- bito avanti il collo della vescica abbraccia il principio dell'uretra; e in cui noi verremo a considerare la grandezza , la figura, \2l fab- brica , la cavità singolare^ i forami, la pro- minenza , i vasi , e 1' uso. La grandezza generalmente negli adulti è eguale a una castagna , e spesse volte ancora la supera. La figura è globosa , ma fatta a foggia di cuore , di cui la base è rivolta posterior- mente alla vescica , la punta poi giiar(la avanti. Quantunque poi la prostata sia glo- bosa , nulla di meno si deggiono considerare in essa due porzioni , delle quali una molto più grossa è inferiormente , e s' appoggia al- l' intestino retto; l'altra poi più tenue è po- sta superiormente , e rivolta alle ossa del pube , air angolo de' quali è attaccata. Tra queste due porzioni cammina l' uretra. Fabbrica. Questo corpo è composto di molti piccioli follicoli 5 quasi caverne mucose , non tanto uniti tra di se quanto compresi per ogni dove da una dura membrana cellulosa ; 93 de' quali i condotti escretorj raettono il pro- prio umore nel)' uretra con dieci o dodici circa bocche, che apronsi nella medesima. La cavità della prosi ata è una certa val- letta scolpita nella parete posteriore di essa, nella quale dilatasi 1' uretra , e che fa quasi le Teci d' un recipiente , dentro a cui sparso dalle bocche seminali il liquor prolifico degli uomini si mischia e si confonde colf umore della prostata medesima. I forami appartengono ai condotti escre- torj della piostata medesima poco fa accen- nati, e parimenti al seno particolare un poco più grande scavato in una certa prominenza, dai quale mandasi un tenue liquore, ma al- quanto viscoso , ed in assai poca quantità. Questa prominenza abbracciando il seno poco fa nominato , rappresenta un colletto oblungo , il quale sorge dalla valletta della medesima prostata , ed il quale o per la gran- dezza o per la figura dicesi dagli Anotomici grano d' orzo, caruncola seminale , capo gal- linaceo. E chiamalo ancora verumontano , il quale un po' dietro la sua estremità anteriore qua e là ha una bocca seminale. I vasi della prostata derivano dai medesimi fonti, i rami de' quali per così dire, vanno disseminandosi per le vescichette seminali , peli' intestino retto, per la vescica dell'orina, per V uretra , e pel pene. Vale a dire la massima parte vengono da' rami ipogastrici , e pochi dai crurali ; i nervi poi sono sommi- nistrati dai lombali e dai sacri. Dal fin qui detto se ne conosce V uso : serve cioè a separare quell'umore viscosetto, il quale frammischiasi col seme virile , e a questo serve forse di veicolo , Lubrica ancora l'uretra e modera la sua troppa sensibilità. Forse ancora porta robustezza all' uretra , la quale rassoda e sostiene . Finalmente fa di punto fisso alle fibre componenti la tunica carnosa della vescica , affinchè contraendoéi stringano la cavità della vescica , e spingano fuora r orina . 553. L' Uretra è un canale membranoso continuo col collo della vescica urinaria , il quale si produce ancora dalla vescica fino all'estremità del pene. In questo canale sono da notarsi il sito, la lunghe'zza , la piegatu- ra > la cavità, la prominenza, la fabbrica^ la fine , i forami , le ghindale , i muscoli inseriti nel medesimo , e 1' uso . Sito . Quasi tutta V uretra è nella faccia inferiore del pene . Imperciocché ivi la parte superiore delT uretra medesima è ricevuta da un certo piccolo solco , che a questo fine ha il pene in quel luogo. La lunghezza non è la medesima in tut- ti ; generalmente poi negli adulti nell' erezio- ne del pene è di dieci, dodici , e alle volte ancora tredici pollici di Parigi. 90 La piegatura è questa, che faccia come la lettera ò\ Imperciocché discende anteriormen- te , quando esce dal collo della vescica , ascende poscia all' angolo del pube , e da questa sede discende di nuovo , e pende fino alla fine del membro. La cavita è quasi cilindrica, e della gran- dezza d'una penna da scrivere. Dissi quasi cilindrica ; poiché è più larga nella valletta della prostata; e parimenti dopo la prostata, dove l'uretra sembra spiegarsi in una specie di bulbo ; si finalmente nel glande , dove questa dilatazione dalla sua qualunque figura nomasi fossa naviculare. Una prominenza trovasi nell' uretra nella sua faccia inferiore un po' in qua della prostata. Questa prominenza, che è simile a un bulbo, fu detta bulbo delT uretra. La fabbrica è spungosa ossia cavernosa. Cioè la tunica interna di questo canale, che è la più sottile , è continua colla cuticola e colla cute, che vanno poi a formare la mem- brana interna della vescica h' esterna poi è più grossa e più densa. Tra 1' una e 1' altra tunica contiensi un tessuto spungoso più o meno gonfio di sangue rósso. Fine. Questo corpo spungoso , che si rin- chiude nelle tuniche dell' uretra, quando ar- riva al collo del pene, si spiega nel capo di questo ; il quale si unisce bensì coi corpi ^6 spungosi dello stesso pene, ma non comunica con essi. Molti forami trovansi nell' uretra. Imper- ciocché oltre a quelli che appartengono ai. condotti escretori della prostata, oltre le bocche seminali e il seno della caruncola seminale ; alcuni brevi canaletti mucosi, nominati ancora seni mucosi trovansi nella cute spungosa , che fa la tonaca interna deU" uretra; e dalle prò- prie loro boccucce stillano un umore visco- setto , da cui è unta 1' uretra medesima. Questo canale inoltre ha alcune glandule, che separano un altro liquore, con cui un— gesi lo stesso internamente. Per lo piìi sono due, e stanno tra la prostata e il bulbo. Sogliono essere generalmente ritondette , e grosse al più come un pisello. Diconsi comu- nemente glandule del Coupero. Se poi nel- r angolo y che fa la piegatura dell' uretra sotto le ossa del pube, vi sia una terza gian- duia , e un' altra parimenti situata tra le membrane dell'uretra, la quale subito ab- braccia il bulbo che nasce sotto la prostata , e le quali glandule tutte vengono accennate da alcuni autori chiarissimi , non è facile il definire ; conciossiachè altri Anotomici speri- mentatissimi le abbiano messe in dubbio. Per altro avendole anche noi vedute alcune volte ,^ sospettiamo non trovarsi esse in tutti i cor- pi , 0 essere talvolta tanto picciole , che 97 senza una grandissima diligenza sfuggano da- gli occhi. L' uretra ha ancora i suoi muscoli posti massimamente al suo bulbo; altri de' quali comprimono e contraggono questo , e altri lo rilassano. Cioè dallo sfintere dell* ano partono da una parte e dall' altra delle fibre imme- desimate a' vicini corpi cavernosi del pene , le quali composte in un muscolo tenue , pia- no , e piuttosto lungo stanno attorno al bulbo dell'uretra, e vi si attaccano. Da quella parte poi dove questi muscoli si guardano vicende- volmente , e s' immedesimano , osservasi una certa linea bianca tirata longitudinalmente, co- me un tendine, dentro la quale distesi con una tendinosa espansione quasi s' immedesimano coir uretra stessa. Chiamansi Acceleratori. A questi altri se ne aggiungono, i quali nasco- no dal tubercolo dell' ischio internamente , e direttamente vanno al bulbo, a cui si uni- scono. Diconsi Dilatatori trasversi. Finalmente dalla parte anteriore dello sfintere certe fibre, prodotte a foggia di triangolo si attaccano parimenti al bulbo dell' uretra. C'niamano questo muscolo dilatatore posteriore dell' ure-^ tra o ancora triangolare dell uretra. 554. Il Pene, la cui forma, situazione, e grandezza varia , e V uso noti sono a tut- ti , è composto di tre corpi , i quali attesa la loro fabbrica interna chiamansi nervospungosi , PARTE n\ ^ 98 ovvero cavernosi. Due di questi sono proprj veramente dd pene ; il terzo poi è quello , che abbiamo detto appartenere all' uretra , e spiegarsi nel capo del pene. In questa parte adunque del corpo umano restano da osser- vare le cose seguenti: V origine e la fine dei corpi cavernosi , la struttura di questi , il collo , e il glande del pene , si finalmente certe glandule poste nel collo , un legamento par- ticolare , i muscoli , gì' integumenti , e i vasi. \J origine dei corpi cavernosi si ha dal tubercolo dell' osso ischio , sì anco dalla con- giunzione di esso coir osso del pube. Il loro principio è sottile , ma piuttosto spiegato, il quale è sodamente attaccato al luogo accennato per mezzo d' una dura e fibrosa cellulare. Il progresso di questi corpi è così , che da quella origine vanno internamente , in avanti , e insieme superiormente ; vadano poi verso r angolo del pube , quindi si accostino tra loro, e insieme si uniscano, lasciando in- feriormente un leggier solco dopo il loro con- giungimento , per cui scorre l' uretra , come poco fa abbiamo avvertito. Il fine di questi corpi è subito sotto il glande, da cui quasi vengono coperti; al- l' istessa maniera che il capo de' funghi è sostenuto dal loro pedicello a cui sono attac- cati , e sopra quello si appoggia. 99 La struttura poi è questa. Una certa mem- brana assai robusta mette limiti esternamente alla loro grossezza , e non è interrotta in ve- run luogo, fuorché in quella sede dove que- sti corpi si uniscono tra loro ; imperciocché là questa tunica esterna, che da alcuni chia- masi involto nervoso , è disposta in fili pa- ralelli, lasciando frammezzo alcuni intervalli, per cui può passare liberamente il sangue da un corpo nell' altro. Pettine chiamano , stante la sua figura/ questa disposizione , ovvero que- sto setto quasi denticolato frapposto a corpi cavernosi. Questo involto poi nervoso contiene una sostanza spungosa ossia cellulosa; turgide essendo le cellette di sangue più o meno, il quale è portato dalle arterie, e Tiene rias- sorbito dalle venucce che si aprono in quelle cellette. E codeste vene se pigramente fac- ciano il loro officio nel mentre che le arterie compagne portano abbondantemente del san- gue ^ moltissimo accrescono V erezione. Il collo è la parte estrema dei corpi ca- vernosi , che distingue , e separa il peuf dal glande , ossia capo di esso ; e la quale per- ciò è più stretta e dej pene, e del glande. Il ghiande è la parte che resta del pene dotata di papille sensibilissime, che si vede eminente oltre il coUo , e che è continua a questo, in cui il margine gonfietto che succede tosto al collo dicesi corona del pene. 11 re- JOO stante del medesimo pene dopo la corona a poco a poco si va estenuando per l'ordinario, finché termini in ispecie d una punta rotonda ora più ora meno ottusa , e avente un fora- me, che è poi il fine dell'uretra. E questo fiorame £d un solco scolpito nella parte inie« riore del glande. Alcune glandule sebacee sono poste sotto una tenue cute , che si stende sopra il collo del pene , e sulla fine dei di lui corpi caver- nosi ; le quali separando un unto, che mo- dera r attrito , e che divenendo facilmente dirò cosi rancido , partorisce alle volte delle esulcerazioni incoramode. Legamento. Il pene è sostenuto , e legato alle ossa del pube , o piuttosto alla sincon— drosi di queste per mezzo d'una certa espan- sione membranosa e robusta ,3 cui sta attorno in varj. luoghi per lo più della pinguedine. Questa membrana più o meno dopo le ossa del pube annessa al dorso del pene fa il le- gainc'ji,^ sospensorio del pene. Due Mus'oii , detti impiopriamente eret- tori , si stendono sotto il principio de' corpi cavernosi. Impercioccliè il loro principio si è dallo stesso tubercolo dell' osso ischio , un poco posteriormente di quello che il principio de' corpi cavernosi ; e con un tendine piutto- sto largo s inseriscono all' involto nervoso di questi corpi , dove insieme convengono sotto Ibi T angolo del pube , e ancora un po' più in avanti. Eretto il pene lo tir;-,no in gin , non in su; e fanno che piegato 11 pene o nell'uno o neir altro lato non tngga da quella dire- zione, che ricercasi per entrare nella vagina della donna. GV integumenti del pene, che sono comuni, formano il prepuzio , e il frenulo ; cioè quella cute , la quale colla sottoposta cellulosa cir- conda largamente il pene medesimo, si pro- duce oltre il glande; dipoi ripiegando in se stessa internamente va al collo, a cui sì im^ medesima , per poi estenuata subito e tesa condursi sopra il glande dotata dappertutto di moltissime papille nervose. Questa cute du- pliciita, la quale si può tradurre sopra il glande , e ritirare a piacere, è il prepuzio, il quale è legato al glande medesimo subito sotto il f()rame dell' uretra , e al qual vin- colo diedero il nome di frenulo. X vasi del pene tanto arteriosi quanto ve- nosi derivano quasi tutti dalla pudenda co- mune , alcuni però d<ù altri rami della stessa ipogastrica : i linfatici parte errando per la cellulosa che sta sotto la cute , parte com- pagni delle arterie del pene vanno alle glan- dule inguinali. I nervi finalmente sono figli di quelli , che ultimi di tutti escono dai fo- rami anteriori dell'osso sacro. 102 CAPO TRIGESIMOSECONDO Delle pudende delle Donne. 555. VjT'li organi muliebri , ossia le parti genitali delle donne sogliono divìdersi in due classi , esterne cioè , ed interne. Il Monte di Venere , il Conno , le Ninfe , la Clitoride , Y Orificio dell uretra^ X Imene , la Bocca della vagina sono le parti esterne : le interne poi so- no la Vagina , 1' Utero , e i suoi legamenti^ le Ovaja , e le Tube Falloppiane. Di tutte queste trattar si deve , per indicarne il sito ^ la figura , la fabbrica , V origine , e la fi- ne i le glandute che vi sono sparse , i vasìì finalmente , e V uso. 556". Il Monte di Venere è una prominen- za che sta anteriormente sopra le ossa del pettine , la quale è composta dai comuni in- tegumenti ; ridondante però essendo la mem- brana adiposa , principalmente pelle vergini ; pd è fornita di peli più o meno spessi, gros- si , e ricciuti. 557. Il Conno.» ossia la Vulva , è quella fessura oblunga che sta sotto il monte di Ve- nere , che è formata da due labbra piìi o meno eminenti , e prodotte all' ingiù. La sua fabbrica è fatta di comuni integu- io3 menti facenti un angolo in su e in giù. La cute poi , la quale è più grossa, e ornata di peli nella faccia esterna , quando si riflette in se stessa per formare raddoppiata la parte interna delle labbra , si assottiglia molto , è liscia , rossa , quasi livida , e assai sensibile. Tra questa cute raddoppiata havvi un plesso insigne di vasi , per cui avviene che nell* at- to venereo le labbra di questa fessura si gon- fino ; quindi la fessura medesima si faccia piìi o meno stretta ; per accrescere il senso del piacere reciproco. 558. Le Ninfe sono due particelle feb- bricate anch' esse di comuni integumenti. Va- le a dire quella cute sottile, che forma la parte interna dei labbri della vulva , subito sotto r angolo che fanno superiormente i lab- bri medesimi , piegasi , e s' alza in guisa che «onvertesi quasi in due labbra interne mino.? ri , spesso rugose nel lembo che definisce la loro lunghezza. La fabbrica pertanto di queste parti si fa dalla cuce raddoppiata ; tra il cui raddoppia- mento però un tessuto spungoso vascolare contiensi , come un corpo cavernoso , il quale gonfiandosi nella libidine venerea muove la tensione delle ninfe ^ e ne fa quasi Terezione . La figura di queste parti è in certa ma- niera semielittica ; imperciocché quando si producono all' ingiù , a poco a poco prima si io4 fanno larghe , di poi a egual grado la lar- ghezza loro va scemando nel progresso , fin- ché esse svaniscano. La fine loro è alle volte circa T orificio deir uretra , ma per Tordinario circa 1' ori- ficio della vagina. Di glandule di genere sebaceo ornate sono le ninfe: molte di quelle si 'trovano in quel solco che divide i labbri del conno dalle nin- fe medesime. Né mancano nella faccia inter- na di .queste parti certi seni mucosi , dalla bocca de' quali voltata alla vagina mandasi un fluido muco più o meno nel coito ve- nereo . Uso. Per la somma tenuità della cute di esse, nude quasi essendo le papille , hanno una sensibilità esquisita. Quindi piuttosto che ad altro sembrano date per accrescere la li- bidine venerea. 559. La Clitoride è una particella nascosta nell'angolo superiore del conno; di cui una picciola parte si può per ordinario solamente vedere allargando le labbra del conno , stan- do la parte restante sotto le ossa del pube , e le gambe di questo. La sua fabbrica è la medesima di quella del pene virile. Imperciocché é composta dei due corpi cavernosi , ossia nervo-spungosi na- scenti dalTosso ischio internamente e inferior- mente e congiunti in un solo sotto T angolo i«5 del pube, aggiugnendovisi un involto nervo- so che abbraccia validamente questi corpi, sì anco un legamento membranoso , il quale dalla sincondrosi del pube discende nel dorso della clitoride , e vi si affigge ; onde chia- masi legamento sospensorio. La sua figura è simile a quella del pene, ma ristretta quasi sempre a picciola mole ; imperciocché non arriva alla grossezza e gran- dezza del dito mignolo , sebbène alle volte abbia rassomigliato alla grandezza ed esten- sione del pene. Per esprimere più accurata- mente questa somiglianza, e collo e glan- de ma non perforato , e assai sensibile fini- scono anteriormente i corpi cavernosi di essa. Inoltre non manca a questo glande il prc" puziOf e il frenulo, derivante l'uno e l'altro dagli integumenti comuni : dal qual frenulo con doppio principio da una parte e dall' al- tra , sembrano quasi generarsi le ninfe poco fa descritte; restandovi un certo minimo seno tra questo doppio principio, in cui si nascon- dono alcune glandule sebacee come nel collo della clitoride. Due muscoli furono dati alla clitoride, dei quali r origine , il progresso, e la fine con- vengono perfettamente coi muscoli erettori del pene ; quindi essi pure sono chiamati erettori. IJ uso è di accrescere il piacere venereo : io6 jmpercioccliè nel coito la clitoride , die pri- ma era quasi nascosta per intiero, e floscia, si gonfia, s'irrigidisce, ovvero si erige, spesso ancora si produce fuori dell' angolo supremo del conno, e acquista una maggiore sensibilità. 5 60. L' orificio dell' uretra si trova subito sotto la clitoride tra il principio delle ninfe. Questo canale più largo ordinariamente del- l' uretra virile appena è lungo un pollice , e nella sua fine figura una grossa eminente papilla , la quale colla bocca qua?i triango- lare fornita di una o due caruncole si vede talvolta protuberante allargando le due ninfe. La fabbrica dell' uretia è membranosa : imperciocché è formata dalla cuticola e dalla cute che veste internamente la vescica dell'ori- na , continua colla cute esterna , e frapponen- dovisi molta cellulosa tra la cute duplicata prominente nella papilla. Molte glandule vi sono nella sostanza del'» V uretra ; e sono del genere delle semplicis- sime, le quili separano e mandano un muco, che serve a togliere ogni irritamento dell'ori- na che si scarica. E questo umore nell' atto venereo mandasi alle volte in copia grande dai ricettacoli indicati. Serve 1' uretra a dar passo all' orina. 56 1. L' Imene è una picciola membrana data solamente al sesso donnesco verginale , perforata , tenue , avente una figura alle volte anulare , alle volte ancora ovale , o se- railunare , colla cavità volta verso la bocca dell' uretra. Il forame poi , e la figura di questa membrana allora solamente si veg- gono , quando si allargano le labbra delle pudende. Sito. Occupa la parte quasi inferiore della pudenda, e si stende alla bocca della vagina che ora veniamo a descrivere. Imperocché sorge quasi dal perineo , ovvero subito sopra r angolo inferiore del conno ; nel qual luogo questo anello membranoso è più largo , e gradatamente estenuandosi in larghezza ascen- de fino a serrare più o naeno la bocca della vagina. La sostanza dell' imene è della medesima natura della fabbrica interna del conno , la quale , come abbiamo veduto , è composta dagli integumenti comuni ; anzi dagli inte- gumenti ripiegati in se stessi ; cosicché l' ime- ne sia composto dalla cute raddoppiata. 502. La bocca della vagina nasce dall'ime- ne ; ossia è lo stesso forame dell' imene , che conduce alla vagina quasi chiusa dall' imene nelle vergini, e principalmente nelle fanciulle. Rotto r im^ne vi restano dei corpicciuoli a foiT'^ia di franale» che stanno alla bocca della vagina. Questi corpicciuoli , alcuni de quali appartengono alle colonne della vagina , per U loro figura sono chiamati caruncole mirtiformi. loS L* uso deir imene sembra quello di servire alla custodia della castità. Imperciocché quan- tunque da un frequente fregamento , e quindi da una continua pressione possa rilassarsi, né perciò rompersi nel primo coito; tuttavia ren- dendo essa più stretta V apertura della vagi- na , e in quelle , che non conobbero mai maschio, essendo la vagina piuttosto angusta, non è un'assurda congettura, che l'integrità dell' imene colla strettezza della vagina senza alcun artificio acquistata , e la quale perciò resista ai presidj emollienti e rilassati , sono i segni principali d' un incorrotta verginità. I vasi delle parti esteme, che fin' ora ab- biamo descritte, nascono dalle pudende, e dagli altri rami de' vasi ipogastrici : i nervi poi da quelli che sboccano dai forami degli ossi sacri: i linfatici poi vanno principalmente alle glandule inguinali. 563. La Vagina è un canale lungo sette o otto dita trasverse, ma ^ì ineguale ampiezza. Principia dalla cervice dell' utero la quale abbraccia, e colla quale è continuo; ha fine poi a quella bocca, di cui abbiamo di sopra parlato. Il sito di questo canale è tra la vescica orinaria , e T intestino retto : colle quali parti si attacca, massimamente nella sede inferiore, per mezzo però d' una cellulosa , la quale col coltello, adoprando gran diligenza, si può 109 dalle parti indicate staccar in guisa, che re- sti sola intiera la vagina. Progresso e fine. Nata la vagina dalla cervice deil" utero va nel discendere alquanto in avanti ; dpoi cammina quasi transversa anteriormente e inferiormente per quindi ter- minare alle pudende. La sostanza è membranosa. Impercioccliè è composta da una c^^llulosa robusta, densa, e grossa, per la quale vanno errando moltis- simi vasi form^ìnti un plesso insigne condotto inferiormente attorno alla vagina. Sopra questa cellulosa si stende per breve tratto superior- mente e posteriormente il peritoneo; interna- mente poi la cute e la cuticola , e questa piuttosto grossa , e fornita di rughe quasi trasverse, che più eminenti sono nella parete anteriore della vagina e inferiormente, veste questo canale ; e questa cute è ornata (ì'i moltissime papille nervose un poco eminenti. Che sia qualche cosa di carnoso mischiato a queste tuniche si può congetturare principal- mente da ciò , che si veggono talvolta certe picciole fibre or longitudinali , ed ora obbli- que dall'esterno all'interno, tenui assai an- cora nelle donne robuste ; e da ciò che si vede un modo di ristrin^'inento e di rilassa- mento nella cortissima vagina delle puerpere. Sfintere. Attorno alla bo(ca della vagina veggonsi certe fibre a fogiiia di cìrcolo j che 110 prodotte c!a ima parte e dall'altra dallo sfin- tere dell'ano passano nella vagina. Cosi van- no a formare un muscolo cliiamato Constrit- tore del conno. Colonne. Nella parete sì posteriore che anteriore di questo canale la membrana in- terna piegnta sorge quasi in una linea, che va pressoché a misurare la lunghezza della vagina. Ambedue queste linee sono chiamate colonne 9 delle quali l'anteriore spesso nella sede inferiore è biforcata. Queste colonne , che appena si puonno vedere in una vagina verginale, hanno fine nell' imene, o nelle caruncole mirtiformi , o attorno a queste, se- condo che osservansi o nelle vergini , o in donne corrotte. Le glandule , o piuttosto i seni firucosi in molta quantità spandono il proprio liquo- re in questo canale , il quale con ciò conser- vano molle, e lubrico, e così moderano an- cora la troppa sensibilità. La vagina ha i suoi vasi derivanti dagli ipogastrici , e principalmente da quei rami , che formano la pudenda comune, e 1' emor- roidale media nata per lo più da questa . I nervi vengono dal plesso ipogastrico, e dai nervi sacri. Uso. La vagina fu data per il congresso venereo, e per il passaggio di tutte quelle cose 5 che in certi tempi sono contenute nella J 1 1 cavità dell' utero , e che sono mandate alle tolte dai vasi di questo viscere > sì anco del- l' istessa vagina. 564. L' Utero è un certo recipiente , la di cui cavità circoscritta da grosse pareti apresi con una bocca singolare nella vagina . In questo viscere abbiamo a considerare il 61 to, la figura , la connessione per i lega- menti particolari , la sostanza , la cavità , i forami , le glandule, i vasi finalmente, e r uso . Sito. Giace T utero nella pelvi ossea, la quale come un setto divide quasi in due ca- vità .• anteriore cioè , in cui sta la vescica dell' orina; e posteriore, che è occupata dal- l' intestino retto. La figura dell' utero è tale , che rappre- senti una zucca inversa, ma un poco com- pressa ; la faccia anteriore però suol essere meno convessa che la posteriore. Questa sin- golar figura ha fatto, che l'utero si consideri come diviso in tre parti, ovvero regioni: nella suprema cioè e più larga, che dicesi fondo; inferiore e questa stretta, che collo appella- si o ceri^ice , prominente alquanto entro la vagina ; e quella di mezzo tra queste due , che si può chiamare corpo dell' utero. Connessione. L'utero nella sede superiore sembra libero. Ne' suoi lati poi si connette c dalle quali credo conte- nersi , e mandarsi un denso liquore , e stop- parsi in certa maniera la bocca dell' utero . Questi globuzzi furono malamente giudicati da alcuni per Veri uovicini. I Vasi dell' utero vengono dagli spermati- ci , e dagli ipogastrici ^ i quali maravigliosa- mente torti, e involti insieme a molte ano- stomosi convengono tra loro. I linfatici mas- simamente numerosi si uniscono in due plessi, uno de' quali accompagna i vasi spermatici , Taltro gì' ipogastrici. Quest' ultimo plesso nella gravidanza (i^ è assai visibile , conciosiacosa- chè il diametro de' linfatici componenti sia uguale a una penna da scrivere. Fuori della gravidanza non sono visibili. Finalmente l'u- tero ha i suoi nervi vegnenti dall' intercosta- le, e dal plesso renale, ed ipogastrico. 565. Le Ovaje sono due corpicciuoli bian- chicci nelle donne adulte per ordinario com- posti apparentemente di picciolissimi grani uniti insieme, uno per parte, e che appena arrivano alla grandezza d' un mezzo uovo di colomba, annessi al fondo dell' utero per un legamento particolare derivante da quel peri- toneo , che si parte dall'utero medesimo. (i) VeiH il Chiar. Cruiksaak anat des vaisseaux absorbans etc. des absorbans de la matrice. ii6 Questo legamento poi è una parte , o piut- tosto un margine più grosso di quel lega- iDento lato, che abbiamo ravvisato di sopra. Il sito deir ovaja ( imperciocché conviene ad ambidue quel che diremo di una ) è vi- cino al fondo dell' utero : quindi è abbrac- ciato dal peritoneo, che duplicato forma il legamento lato ; e dietro la Tuba Falloppia- na , di cui parleremo da qui a poco , è so- stenuto , e appoggialo. La figura è semielittica , colla convessità per lo più volta in su , e colla superficie piana voltata in giù. Connessione. Congiungesi l' oraja co' vasi spermatici , e quindi con altre ed altre par- ti ; coir utero per mezzo del legamento de- scritto , coi lati della pelvi stessa per il me- desimo legamento , finalmente si unisce alla Tuba Falloppiana per mezzo d' una certa espansione membranosa , tenue assai , fornita di vasi la quale dalla sua singoiar figura chiamasi ala di pipistrello. La sosianza per la massima parte è cellu- losa , e vascolosa. Nelle cellette vi stanno dei picciolissimi corpicciuoli, come tante vescichet- te; dentro le quali pare assai probabile (i) che (i) Vedi tra le altre le opere degli illustri amic^ Carlo Bonnst > e Lazzaro Spallanzani. 117 SI contenga un vero uovo , ossia il principio tleir uomo clie avrà a nascere. Nel luogo di questi uovicini ( cjuand' essi cioè maturi e fecondati usciti dall' ovaja furono assorbiti nelle Tuhe Falloppiane ) quei vasetti , che prima univano l'uovo quasi al suo calice, a poco poco lussureggiami si formano in un corpicciuolo granoso , coperto da una rima o cicatrice , il quale prima concavo , poi soli- do , e avente un color di fango, perciò chia- masi corpo fangoso, (i) Finalmente la cellu- losa , le vescichette , i vasi sono compresi quasi da pertutto dal peritoneo, fuorché nella parte inferiore , poiché tra le lamine del pe- ritoneo 5 che compongono il legamento lato, indicammo già esser situate le ovaje. Per al- tro la superficie dell' ovaja è levigata nelle fanciulle, le ovaje stesse sono picciolissime , crescono coli' andar del tempo, che facilmen- te non si può definire; dipoi vanno calando, e quasi si seccano nelle vecchie. L' uso sembra questo di alimentare i gfT- jui ossia i principj dei feti avvenire , i quali tal volta o si svilupparono dentro le ovaje (i) 0;ini qualvolta abbiamo incisi cadaveri di puer- pere, abbiamo sempre osservato che il corpicciuolo fangoso v'era solamente in un' ovaja sola. Per lo . Iie sembra una particella , che nasce solamente fatta la concezioaci siccome giustamente fu proposto da molti> n8 stesse , e arrivarono a maturità, o dentro le tube che ora veniamo a descrivere ; o final- mente nella cavità stessa dell' abdoraine ; il qual fenomeno non si può forse meglio spie- gare in altra maniera , che col supporre che il germe stando già prima dentro la vesci- chetta dell'ovaia non abbia potuto riceversi dalla Tuba Falloppiana^ e quindi portarsi neir utero. 566. Le Tube Falloppiane sono due par- ticelle oblunghe , ros?e-scure , di lunghezza circa otto o nove dita trasverse , una per parte ; in una estremità assai angusta attac- cate air utero , coli' altra poi libera , e più larga pendenti dentro la pelvi; e di queste è maggiore 1' ampiezza in quella parte che è di mezzo tra le due estremità. Sito . Stanno vicino ai lati dell'utero, dal cui fondo qua e là traggono origine, e cam- minano avanti le ovaje. Figura. Rappresentano un tubo ossia ca- nale un poco incurvato, d un diametro ine- guale , come avvisammo poco fa j il quale termina nella estremità pendula e fluttuante, ornata di frangie, ossia fimbrie; onde codesta estremità fa detta da alcuni espansione fo- gliacea. La connessione àtWt iMhe si ha colla cavità deir utero negli angoli alla base di quel triangolo isoscele , che si figura dalla cavità 119 dell* utero. Impercioccliè la bocca che ivi si trova , assai angusta , e spesso chiusa nei caiiaveri che non ammetta nemmeno un filo di seta, è il principio delle tube medesime; r altra connessione è colle ovaje per mezzo di queili membranosa espansione, che abbia- mo detto nominarsi ala di pipistrello. La sostanza n' è membranosa , cavernosa , e perciò fornita di moltissimi vasetti, frappo- nendovisi probabilmente delle fibre carnose, in quantochè le fimbrie dell' estremità penda- la si convertono alle volte all' ovaja , e a questa si attaccano, e tutta la tuba viene ao'itata da un legqicT moto vermiculare. La sostanza cavernosa ( simile all'auto a quella che costituisce i corpi cavernosi del pene ) è contenuta tra una doppia membrana , una esterna cioè che si fi^rma dal peritoneo; l'al- tra interna che è continua colla membrana interna dell' utero. Glandule. Codeste tube non sono prive di follicoli che stanno dietro la loro tunica in- terna ; conciociiaeosachè la cavità , che con- tengono, sia sempre coperta d'un rauco piut- tosto copioso , e che mai non manca. Le tube hanno ancora i proprj vasi , non altrimenti che le ovaje , i quali sono comuni coir utero , e quelli singolarmente , che di- consi spermatici. Hanno probabilmente un doppio uso\ di 120 ricevere cioè lo sperma gettato nell'utero, e panato all' ovH)a ; di poi col suo complesso , e moto peristaltico di mungeie il picciol ovo d^ir ovaja , maturo già, e fecondalo dalla forza dello sperma, e di portai lo nella cavità dell' utc'ro. Imperciocché le tube nell' atto venereo s' irrigidiscono , quasi si infiammano, gonfian-i, e si alzano; quindi colla loro estre- mità lag'iuzzata volte verso l' ovaja , s'attac- cano a questa partice'la per spargere su l'uo- vo maturo l' umore dell'uomo fecondatore; il qual uovo dilf effijacia di questo liquore messo in rarefazione, e gonfiandosi, attenuci pria la membrana esterna dell' ovaja , poscia la rompe, e viene atratto, e riassorbito nella cavità della tuba aderente. CAPO TRIGESIMOTERZO Dell Utero gravido. T 567. Ì-J Utero gracido contiene il feto, le secondine, e un'acqua particolare; delle quali cose parlercno brevemente, poiché quelle cose che appartengono all' Anotomia , sogliono più diffusamente trattarsi da' Maestri dell'ar- te Ostetricia. Diremo adunque alcune cose della grossezza dell' utero gravido ; delle se- 12Ì eondine e della sostanza , e de" vasi loro ; delia natura dt^W acqua , in cui sta nuotante il feto; e finaimence di alcune differenze principali che passano tra un feto, ed un nato di alcuni anni. La grossezza delle pareti dell'utero gravi- do supera anzi che eguagli la naturale gros- sezza, massimamente parlando del fondo del- l'utero. Imperciocché ì vasi , e principalmente i venosi si dilatano moltissimo, e formano dei plessi quasi varicosi , i quali sono posti singolai mente tra li membrana interna del- l' utero , e le sue fibre carnose. Quindi ne siegue una mollezza dell'utero, il quale pri- ma sembrava assai duro , e fabbricato di to- nache stipate e assai coerenti tra loro. Le Secondine sono membrane che invol- vono il feto come in un uovo. Gli Anoto- mici ne annoverano due principalmente ; co- rion cioè, e amnion ; tra le quali come in sua sede particol;ire sta un corpo grosso ro" londo, che dicesi la placenta. La Corion è una tenue tonaca piena di vasi , avente quasi la fijjura di rete dove è aderente all' utero . Nella faccia opposta poi che corrisponde all' amnion sta sopra a quella un' altra tonaca , che a'cuni hanno chiamata membrana media delT uovo , altri pretendono che sia un' altra lamina del corion e questa interna . Tra questa membrana media del- 132 r uovo e la corion , o se si ama meglio tra una pagina e 1' altra della corion, e per lo più al fondo dell' utero, sta la placenta . U Amnìon è la membrana più interna di tutte , più robusta della corion e della membrana media , priva di vasi sensibili, la quale è unita alla membrana media dell'uovo per mezzo d'una cellulosità; e questa rivol- ta sopra il funicolo ombelicale, che veste esternamente, si rilassa per ordinario al cen- tro della placenta in guisa, che quello spazio introducendovi dell' aria si possa mutare ia una bolla (0- La cavità circoscritta dall'am- nion contiene un' acqua , e il feto sospeso in essa. La Placenta è un corpo rotondo concavo convesso, il quale in quella parte che è ade- rente all' utero sembra fabbricato dì globetti piani uniti insieme; in quella poi che guarda il feto, ha sparsi qua e là vasetti grandi e piccioli. Questo fornirò di tale grossezza nel centro che superi un pollice parigino, a po- co a poco va assottigliandosi verso la cir- conferenza. La sua sostanza è vascolosa prin- cipalmente, e i vasi derivano dagli ombeli- cali ( N. 382 ). Vale a dire le due arterie (i) Due volte abbiamo veduto questa bolla piena d'acqua in un embrione di eirca due mesi. 123 ombelicali , e una vena la quale si conduce attorno a queste arterie a guisa di spira , si uniscono in un corto cordone fornito d' una sostanza spungosa molle e quasi fragile, il quale nasce dall' ombelico del feto , ed è contorto quasi a spira. I vasi componenti poi si vanno disseminando co' loro rami per la placenta , la quale compongono per la mas- sima parte. Dico per la massima pane , in quanto che dove questo corpo grosso si con- nette coir utero , ivi dei fiocchetti vascolosi uterini qua e là messi profondamente nella placenta concorrono anch' essi a comporla . Quindi si può facilmente spiegare perchè senza alcuna comunicazione , come dicono , imme- diata dei vasi dell' utero e degli ombelicali , comprimendo colie dita la placenta in un utero gravido, oppure comprimendo l'utero, il sangue da quella in questo recipiente; o da questo passi in quella. La placenta adunque parte appartiene all' utero ossia alla madre , e parte al feto. In qual maniera poi si con- servi un qualche commercio tra gli umori della madre e del feto, si è da noi spiegato nelle Istituzioni Fisiologiche. Se poi alla Corion si sovrapponga un^ altra membrana, la quale involga l'uovo per tut- to ; con moltissime produzioni si metta nella placenta ; e la quale perchè cade nel parto colle altre secondine , fu perciò detta mem-^ 124 hrana cadente dell' utero , ellfficile è assai ii giudicarlo ; conciosiacosachè appresso alcuni non altra cosa sia questa membrana che la tunica interna dell' utero ; appresso altri poi la lamina esterna delia Corion ; anzi siavi luogo a sospettare che voglia alcuno che codesta membrana in questione sia un sem- plice tessuto inorganico nato dalla linfa con* crescibile. L' acqua 3 entro cui nuota il feto, scatu- risce probabilmente dai vasetti della placenta , e delle secondine. Imperciocché da nessun esperimento, che sia abbastanza certo, si può arguire almeno negli uomini che essa trassudi dalla superficie interna dell' amnion. Ha una natura propria a coagularsi; e perciò potrebbe sembrare per la massima parte una linfa che scaturisce dai vasi esalanti, la quale aderendo alla cute del feto, vi stende sopra all' istessa cute quasi una lamina mucosa. Le differenze principali poi , che passano tra un feto , e un fanciullo di alcuni anni , sono queste : I. Manca il feto di quella fossetta scolpita nel mezzo dell' abdomine ; la quale chiamasi ombelico , e la quale nasce a poco a poco dopo distrutto il funicolo ombelicale. Aperta è dall' ombelico fino al fegato la vena ombe- licale ; aperta è dalla vescica dell' orina al- l'ombelico l'una e l'altra arteria ombelicale; 12$ aperto ancora il tubo venoso ( N. 537 ) ^^^ portava il sangue della placenta alla vena cava; i quai vasi non ricevendo piii il sangue coli' andar del tempo quasi sempre s' insoli- clano. Per questa entrata del sangue ombeli-^ cale nel lobo sinistro del fegato, questo lobo per Io più si produce fino alla milza ( al contrario di quello che è stato , non ha già gran tempo , insegnato da alcuni moderni ) ; d' onde ne viene che tutto il fegato in ragion del feto sembri più grande ; e infatti a pro- porzione delle altre parti sia più grande che. in un corpo adulto. IL II ventricolo ridonda più o meno d' un umor glutinoso , al quale vi è frammischiato certissimamente un liquor atto al coagulo , quando subito si faccia ad osservarlo ; e gl'in- testini grossi , la piccola appendice vermifor- me , e non di rado ancora una parte dell'in- testino ileo non piccola , sono piene d' una materia glutinosa verdescura , la quale chia- masi meconio. III. La bile cistica non ha amarezza , ed è più diluta. Il sangue sembra più acquoso ; l'orina torbida, densa, senza acredine, con- tenuta in una vescica oblunga , la quale ascende sopra il pube fino quasi all' ombelico. IV. I reni sembrano composti di globi, e per la maggior parte coperti di sopra , e compresi come in una borsa particolare dai 126 reni succenturiati più grandi, dentro ai qviali contiensi un umore quasi latteo , non oscuro o sanguigno come negli adulti. V. I tronchi de' nervi dell' abdomine , i ganglj, e i plessi sono più molli, più visibili, e uniti tra loro da una lassa cellulosa, non da una densa e stipata; il che sembra aver luogo nel restante sistema de' nervi. VI. I testicoli stanno nell' abdomine un po' sotto i reni , e appoggiati al muscolo psoa sono quasi sostenuti da un certo cilindro conico , la di cui base volta in su è attaccata al testicolo medesimo , la punta poi guarda in giù all' anello dell' abdomine ; nel qual luogo nel peritoneo d'un tenero feto abbiamo veduto una piega, di poi una fossetta, final- mente un sacchetto sotto l' anello prodotto ; dove perciò dal peritoneo comincia il canale che sì stende verso lo scroto. Questo cilindro è composto dal muscolo cremastere volto quasi air insù ; una certa mucosa cellulare occupa r asse di questo cilindro; la sua faccia ante- riore è coperta dal peritoneo ; la posteriore è legata al muscolo psoa. I vasi appartenenti al testicolo stanno in una cellulosa, che ester- namente è attaccata al peritoneo, e quasi trasversalmente. Quando il testicolo dalla sua prima sede di- scendendo allo scroto s' avvicina ( ciò che forse si deve al peso del testicolo che di giorno in 127 giorno prende incremento ; al moto (i) di questa picciola pane , e alla forza di contra- zione della cellulosa e del cremastere ) tutto ciò che componeva il cilindro s' inverte in guisa, che quello che era interno si fa ester- no, e così al contrario. Disceso il testicolo nello scroto, il forame aperto nell'abdomine si chiude, e il canale medesimo si unisce colla vicina cellulosa , co>icchè nasca la fossetta o cicatrice nella faccia inteii>a del peritoneo, e il canaletto poco fa accennato diventi una redine solida membranosa , che non senza qualche difficoltà si può scoprire negli adulti. VII. Che se parliamo delle parti che stanno fuori dell' abdomine e nel sesso femminile , d'uopo è avvertire che le ninfe nel feto sono assai più prominenti , e che quasi affatto sì levano fuori delle labbra della vulva ; che quella membrana , chiamata imene , è tanto visibile, e così spiegata , che se non si di- scostano i labbri del conno , non appaja ve- run orificio della vagina ; e che si trova una certa piega cutanea serailunare all' angolo inferiore della vulva , la quale discostate le labbra , ascende per lo più quasi fino all' ori- ficio della vagina. (i) Questo moto quasi peristaltico, e proprio del testicolo lo ha tenuto per morboso il Chiar. Swietea Cora, in Aphor, Boer. §. 586. 128 vili. I Polmoni nel petto sono caduti; fa- cili a risolversi in lobeiti ancor minmi con una leggiera macerazione ; e piìi gravi del- l' acqua , se il fefco non ha ancor respirato , o non abbia cominciato la putredine. Tra le lamine del mediastino anteriore , che si ver- rà a descrivere _, havvi una gianduia insigne, chiamata Timo, e della quale gli adulti so- no privi. IX. Il Tubo arterioso ( N. 3 ^9 ) è am- pio, ed evvi ancora un foiame aperto ovale scolpito nel setto delle orecchiette del cuore, o piuttosto dei seni venosi ; impeiciocchè non sì è per anco imm^^desimata U vulva apposta a questo forame colla estremità superiore di esso. X. Nel Capo , oltre una grandezza piut- tosto insigne, se si paragoni questo ventre col restante del corpo, vi si nota una distan- za tra le ossa principalmente del sincipite , dove superiormente si corrispondono tra loro e all'osso della fronte. Poiché non ancora arrivali sono in quella sede massimamente alla loro giusta grandezza ins'eme cogli ossi della fronte ; e inoltre vi resta una specie di fossetta , che volgarmente dicesi fontanella , o fonte pulsatile , perchè ivi si sente il pol- so delle arterie del cervello; e si vede col- r occhio nella perspirazione l'alzarsi del cer- tello, e nella ispirazione l'abbassarsi. Oltre- 129 diche la sutura sagittale si produce per l'osso della fronte fino ai nasali : la mascella infe- riore è composta almeno di due pezzetti di osso; non vi sono alcuni seni delle narici , non vi sono quasi mai denti ; negli alveoli però di essi si nascondono due o tre principi gelatinosi di denti. Mancano della parte ossea del meato uditorio, e la sua entrata è chiusa da una membrana continua colf epidermide , la quale cade coli' andar del tempo; T anello osseo , a cui si connette la membrana del timpano , si può separare dal restante ossp del timpano; e finalmente gli ossi hanno le epifisi distinte dalla diafi?,i; sono quasi molli; e i capi loro, le cavità corrispondenti, le apofisi finalmente non ancora perfettamente compiute fanno che le congiunzioni delle ossa istesse differenti siano in certa maniera dalle congiunzioni e dalla forma degli ossi degli adulti. CAPO TRIGESIMOQUARTO Del Torace. 568. Il Torace , ossia Petto composto esternamente di ossi , cartilagini e d' inte- guraenti comuni , di che i\à noi si è parlato ne' capi superiori;, offre alla considerazione PARTE IV. 9 i3o anotomica le Mammelle poste anteriormente e esternamente al petto; la Pleura^ un dop- pio Mediastino , i Polmoni , la gianduia Ti- mo , il Pericardio , e il Cuore. 569. Le Mammelle sono due corpi emi- sferici , più o meno tumidf tti , e sostenentisì nel sesso femniinile , massimamente se parlia- mo delle vergini , delle giovani , e delle lat- tanti. Nel nostro sesta , il quale però per mezzo pro da piccole piominenze si risolve in fili lendinosi^ molti de' quali facendosi convergenti »4' insieme s' insinuano in que' travicelli , o co- lonnette accennate di sopra; le quali colonnette sono dette da alcuni muscoli papillari. Codesto anello, sebbene superiormente continuo, tut- tavia perchè in tre luoghi inferiormente si estende , perciò si considera come diviso in tre porzioni , che dall' officio loro sono thia- nìate vah'ule , e attesa la loro figura, t/iglo- cluni ovvero tricuspidali . Similmente dalla bocca venosa del ventricolo posteriore mandasi un anello della medesima natura , co' suoi fili tendinosi infissi nelle colonnette più grosse di questo ventricolo. Questo anello si vede pili sensibilmente diviso in due parti , che per la figura loro particolare, e uso diconsi vah'ule mitrali. Valvule arteriose. In quella maniera che alla bocca venosa, così all'arteriosa vi stanno tre membranette tendinose semilunari , colla parte arcata corrispondenti ai venrricolì del cuore , e ann,esse a questo viscere ; cella parte opposta poi, la quale si può paragonare alla corda sottotesa all'arco (e questa sciolta e libera fuorché nelle estremità ) , conversa all' arteria che sbocca qua e là dal cuore. A queste membranette diedero il nome di val- vule semilunari, le quali in mezzo alla sede di ciascuna corda or accennata fanno un cor- picciuolo quasi calloso d'una fio;ura quasi trian- golare, il quale dicesi corpuscolo d' Aranzio. 148 Orecchiette. Lentia e l'altra bocca venosa conduce ad una borsa carnosa d' una gran- (lezza ineguale: imperciocché quella che è anteriore, è molto più capace della sinistra o posteriore. Ma supplisce il difetto di questa un certo seno per la massima parte carnoso , il quale dai quattro tubi (N. 416) delle vene polmonali. Codeste borse , che sono come ap- pendici del cuore si nominano orecchiette; le ih cui membrane sono comuni con quelle che abbracciano le carni del cuore , frapponendo- visi delle fibre muscolari obbliquamente e a croce camminanti, si ancora per altre ed altre direzioni. Inoltre 1' orecchietta anteriore si apre nelT una , e nell'altra vena cava, la posteriore poi nel seno ( N. 4*^) ^^lle vene polmonali. Setto II seno ora accennato in quella parte che guarda T orecchietta anteriore , sì unisce con questa appendice medesima del cuore , e nasce quindi il setto delle orec- chiette :, serbando la medesima direzione del setto del cuore. Codesto setto poi guardato in faccia al lume lascia vedere uno spa- zio ovale chiuso da una membrana dia- fana : e questo spazio fu il forame ova- le nel feto, pelli sede superiore però aper- to solamente in guisa che il sangtie del- l' orecchietta anteriore potesse passare nel seno e nell' orecchietta posteriore. Nato il fé- i49 t'o, e respirando, quell'apertura superiore del forame si va strinpiendo di giorno in giorno , e finalmente si chiude, peicìiè il lembo supe- riore deir apposta membrana si unisce a po- co a poco col margine del forame stesso. Valvula Eustachiaiia. Il margine del fo- rame ovale dalla parte anteriore è tumidet- to , onde sorgono quasi due picciole colonne , una destra, l'altra sinistra; da quest'ultima, e talvolta ancora sotto di essa discende nel- l'altro corno una membrana lunata , la quale gradatamente spiegandosi , e andando a de- stra, lambisce quasi mezza la base della orec- chietta anteriore , colla quale si unisce col suo lembo convesso nella sede anteriore. Que- sta membrana, che i'aUula à" Eustachio ap- peUasi , alle volte è fatta a foggia di rete , e coir altro corno all' altra picciola colonna del forame ovale , in quel luogo ordinaria- mente , dove apresi nella orecchietta medesi- ma la bocca duella vena coronaria che descri- veremo fra poco : la qual bocca ritrovasi sotto questa valvula. L' altro lembo di (j'ie- sta valvula cioè il concavo guarda quasi po- steriormente. Per altro codesta valvula è po- sta in tal maniera e spiegata in cuisa , che sembra dividere come con un setto particola- re l'orecchietta anteriore dalla vena cava ascendente ( di cui la vista copre talvolta fino a metà , e oltre aKcora ). Per opra di 5o qaesto setto poi il sangue ascendente per la cava inferiore si dirige nel feto al forame ovale: ma negli adulti questo setto pare che impedisca che il sangue non ritorni facilmente, nella medesima cava per la forza dell'orec- chietta che si contrae. Le connessioni di questo viscere con al- cune parti sono queste : per mezzo dei due mediastini , i quali come abbiamo detto sono annessi per la maggior parte al pericardio , è attaccato allo sterno, alle vertebre del dor- so , ed al diafragma ; e finalmente per mez- zo dei vasi , che sorgono dalla di lui base , è aderente a quelle parti , alle quali sono legati i vasi stessi . Subito dopo la base il cuore è libero per ogni dove , e non è rat- tenuto da alcun vincolo. 1 Fasi comuni sono due arterie e due vene. Delle arterie una , che dicesi la poi— monale j nasce dal ventricolo anteriore del cuore, e si disperde co' suoi rami per i pol- moni; l'altra che è V aorta esce dal ventri- colo posteriore del cuore , e distribuisce i suoi rami per tutto il corpo Delle vene poi quella che è a destra , è la vena cava al- trove descritta , e corrisponde alla bocca ve- nosa del ventricolo anteriore ; quella poi che stè a sinistra , o piuttosto di dietro , è la ^ena polmonale . Ha ancora il cuore molti Unitici , i quali in alcuni cadaveri sono vi- iSi sibili nella superficie del cuore anche ad oc- chio nudo ; massimamente tra vasi e vasi, e ira le strie pinguedinose 1 Fasi prop'j sono due picciole arterie dette le coronarie , alle c[aali corrisponde una vena del medesimo non^»" ; intorno all'origine de' quali vasi, sito e distribuzione si è da noi parlato altrove ( N. 401 e 417 ) non altrimenti che de' nervi ( N 5o5 e seg. ) che appartengono al cuore , e sono prodotti dal nervo intercostale e dal vago Rimane ad avvisare solamente che le bocche delle ar- terie coronarie sono situare p-ù frequencemen- te sopra che sotto le valvule semilunari del- l' aorta , e che tra le orecchiette e i ventri- coli sono aperte molte picciolissime bocche , che sembrano appartenere a delle picciole ve- ne , e per le quali spandesi una qualche porzione di sangue , clie ricevuto hanno le vcnucce dalle piccole arterie. Uso. Da questo viscere si fa la circolazio- ne del sanGjue. Imperciocché mentre si con- trae il cuore ( la cjual contrazione chiamasi sistole ) Cìccia il sangue ricevuto dalie orec- chiette nelle arteiie comunicanti. Mentre poi si rilassa ( il ciual rilassamento chiamasi dia- stole) riceve il sangue dalle orecchiette, e dalle connesse pani carnose delle vene che si contraggono. Quando il cuore si rilassa, le val- vule triglochini e mitrali si accostano alle pa- reti del cuore , con che apresì la strada al sangue che è per entrare ; ina al contrario quando il cuore si contrae^ queste stesse val- vule discostandosi dalle pareti , e converse alla base si spiegano come un velo, e chiu- dono la bocca venosa ; onde avviene che il sangue si apra la strada per la bocca arte- riosa. Quindi si allargano le arterie, le quali subito dopo dal sangue ricevuto contraendosi cacciei ebbero qualche parte di questo liquore verso il cuore : nò tuttavia ne ritorna per questa strada al cuore , perchè le valvule se- milunaii spiegate, e perciò convenienti insie- me, sostengono il sangue che ritorna; e con quel corpicciuolo triangolare accennato di so- pra, che occupa la sede di mezzo della corda chiudono quello spazio triangolare ancora , che è lasciato necessariamente dai ire archi che si toccano insieme in un certo punto. SjS. I Polmoni sono due visceri, ne' quali fa di mestieri osservare il sito loro , la grandezza , la Jigura , la connejisione , la divisione , la sostanza , quai sieno i canali che ricevono e mandano fuori V aria , quali le glandule , i vasi, e finalmente V ufficio che fanno. Il sito dei polmoni è nel torace , dove con quella faccia che si guardano vicendevolmente, quasi abbracciano una parte del cuore conte- nuto però nel suo pericardio. i5S La grandezza è tale, che riempiono per- fettamente runa e l'altra cavità del torace; imperciocché naturalmente non restavi spazio veruno tra i sacchi della pleura e i polmoni; il quale si fa tosto che o si offende alcun poco la pleura che veste dentro il petto, o sia in un animale vivente , o sia in un ca- davere , oppure se caccisi con gran forza dell' aria nelT aspera-arieria. Figura, S' accomodano alle cavità del to- race , le quali essendo concave per ogni dove ( se si eccettua la parte inferiore di queste , la quale è convessa per il diafragma che si solleva dentro la cavità del petto ) e termi- nando superiormente in un cono ottuso al- quanto assottigliato, perciò generalmente par- lando , la forma dei polmoni e tale , che le loro basi concave s'appoggiano sul diafragma; le punte sieno alquanto rotonde ; la faccia posteriore ed esterna evidentemente convessa guardi il dorso e i lati ; quella d' avanti poi meno convessa guardi lo sterno e la parte cartilaginosa delle coste. Connessione. Per mezzo dell'uno e del- l' altro mediastino i polmoni sono attaccati allo sterno ed alle vertebre del dorso. Per mezzo de' vasi, che sono inseriti nel cuore, f!!Ì congiungono con questo viscere principale ; finalmente hanno una connessione colf aspera- arteria o sia trachea da attendersi principal- iSa niente, formando i rami di quest'arteria mol- ta parte dei polmoni Divisione Ciascun polmone dividesi prima in alcuni lobi principali; in tre ordinaria- mente, il destro de'quali il superiore e l' in- feriore superano di grandezza quello di mez- zo , che spesso è picciolo ; in due lobi poi quasi sempre dividesi il polmone sini>tro Que- sti lobi sono composti di altri minori che si ponno risolvere in altri minimi , i quali uni- sce insieme un breve tessuto celluioso ; e questa risoluzione almeno in gran parte si può eseguire nei polmoni d' un feto umano, o di animali piovani di san^^ue caldo. Per al- tro il tessuto celluioso, che congiuuge i lo- bi, conduce ancora i vasi , e li sostiene tanto i ma cociori , che i minimi , i quali si van disseminando pei polmoni. La sostanza n è membranosa , spungosa, vascolosa , e alquanto ancora carnosa. La prima deriva dalla pleura , la quale veste per tutto i polmoni , non altrimenti che da quella tonaca , che veste internamente l'aspera- arteria. La spungosa è somministrata da quel tessuto celluioso , che s' appoggia alla pleura dove cinge le cavità del torace; e sottosta poi alla pleura stessa , dove essa abbraccia i polmoni; e deriva parimenti dai rami estremi dell* aspera-arteria che sono distribuiti per i polmoni. La vascolosa poi è formata dall' ar- i5S teiia e dalla vena polmonale , e da alcune discendenze dell' aorta toracica ora davvicino, e ora da lontano , aG;2;iunG;endovi dei condotti della linfii non pochi convenienti nel canala toracico. Ricevono finalmente i polmoni le sostanza carnosa dai rami biella trachea. I canali acrei non sono altro che rami deir aspera-arteria o trachea ( N. 892 ) , la (juale air aito del torace accanto allo sterno si divide in dae rami, che sono propriamente /^ronchi, e la struttura de' quali, la medesima di quella della trachea, parte è membranosa , \rine cartilaginosa , e carnosa. Le cartilagini raffigurano segmenti di circoli disposti tras- versalmente e in ordine paralello. Siccome poi sono segmenti , cosi dove la cartilagine non compie il circolo (ciò che avviene nella parte posteriore ) , havvi una tonaca carnosa , alla quale internamente è unita una memÌ3rana assai sensibile continua colla cute della bocca, e che veste T interna superficie della trachea e di tutti i bronchi. Per opra di questa mem- brana interna, e di quella robusta cellulosa esterna sono attaccati insieme que' segmenti cartihiginosi : e questa connessione accrescono e confermano alcune fibre carnose frapposte alle cartilagini, come si frappongono alle coste ! muscoli intercostali. E queste fibre formano certi piccioli e cortissimi muscoli chiamati mcsocondriaci , ovvero intercartilaginosi . I I56 Bronchi poi propriamente detti vanno al pol- mone del suo lato , dentro cui con ripetute divisioni vanno estinguendosi gradatamente in guisa che diminuendosi di mole a poco a poco i segmenti cartilaginosi , non più serbando r ordine paralello , vi resti solamente ciò che è membranoso fornito forse di alcune fibre carnose. Questo membranoso che resta, forma le comunemente dette vescichette dei polmoni^ le quali nel tempo della inspirazione ricevono l'aria, e ricevuta la cacciano in gran parte, quando espiriamo. Alcune glandule atro-cerulee per 1* ordina- rio , e queste spesse volte insigni stanno prin- cipalmente alle divisioni dei bronchi ; sono poi del genere delle linfatiche , o sia delle conglobate , e dagli Anotoraici sono dette glandule bronchiali. Altre glandule minori , ossia tanti follicoli, o caverne mucose stanno dietro la tonaca interna de' bronchi , le quali mandano un muco che si mischia al vapore che si esala , e quindi si fa che la medesima tonaca rimanga unta, e così perda la troppa sensibilità. I vasi, dei polmoni sono di due specie^ una serve a fare, e conservare la circolazione del sangue, l'altra al nutrimento di questi vi- sceri. Servono alla circolazione i vasi polmo- nali\ cioè T arteria polraonale (N. SqS) e la vena del medesimo nome f N. 416 ); alla iS? nutrizione poi servono le arterie broncJiia- li ( N. 408 ) così dette , perchè seguono la divisione dei bronclii, e le vene bronchiali ri- portano il sangue che avanza, le quali sbocca- no per Io più a destra neWazigo (N. 417); a sinistra poi nella intercostale superiore (N.418). Tutti questi vasi però comunicano tra di loro. Né mancano ai polmoni molti linfatici già da noi stati indicati. I nervi finalmente vengono ai polmoni somministrati dal doppio plesso polmonale (N. 509), il quale nasce dai rami deir intercostale , e particolarmente da quelli del nervo \asLo. L' uso principale di questi visceri è la re- spirazione , senza cui non si conserverebbe forse il calor del sangue ; non si caccerebbero le cose nocevoli,- non vi sarebbe in noi, come in molti animali , la circolazione dell' umor vitale; ninna voce e loquela, nessun odorato; e non potrebbonsi talvolta e assai di spesso cacciar fuori le feci , F orina , anzi i feti e le secondine. I quai buoni offici derivano tut- ti , come da fonte principale, dai polmoni. 58 CAPO TRIGESIMOQUINTO Del Collo. N. 576. l\ el Collo, di cui abbiamo descrit- to altrove le ossa, i muscoli moventi, i va- si, e i nervi , che appartengono immediata- mente ad esso; nel Collo, dico , stanno la Laringe , Y Aspera-arteria 0 Trachea , V Os- so joide , e i suoi muscoli', finalmente la Faringe con parte delT Esofago, il quale avanti di descrivere parleremo della Lingua , della Cavita della Bocca , e delle fauci ( seb- bene stiano nel ventre supremo o sia nella testa ) per non sembrar di dividere cjuelle cose, che sono di sua natura unite. 577. La Laringe è un breve tubo forma- to in una singoiar maniera ; il quale è il principio dell' aspera-arteria o trachea ; in cui sono a notare il sito , le cartilagini com- ponenti, e le loro connessioni reciproche; le membrane; i legamenti; le cavità ossia ven- tricoli ; la bocca particolare, ossia la glotti- de, i muscoli; le glandule ; i vasi finalmen- te, e r uso. Il sito della Laringe è nella parte supe- riore e anteriore del collo , subito sotto gli integumenti comuni , dove più evidentemente scorgesi nella massima parte singolarmente deirli uomini quella prominenza chiamata il Forno d' Adamo. Le cartilatiini componenti sono cinque . L' inferiore chiamasi cartilagine Cricoìdea ; le due posteriori diconsi Ariteiioidee ; la quarta anteriore chiamasi Tìreoidea\ la quinta finale mente, anteriore parimenti e superiore, Epl^ glottide. La Cricoìdea raffigura un anello , da cui n' ha avuto il nome . La parte stretta di questo anello guarda in avanti , la parte larga posteriormente , dove si trovano due fossette leggieri lunghette ( una per parte ) divise da una linea eminenie per il colloca- mento di alcuni muscoli. Nel margine supre- mo di questa parte posteriore sorgono due leggieri prominenze per \ articolazione col- r aritenoidi. Inferiormente è attaccata alle prime anella deda trachea ; lateialmente si articola ( essendovi tramezzo una fossetta una per parte ) co' due processi inferiori del- la cartilagine tireoidea , a cui si congiunge per mezzo di alcuni legamenti , e muscoli; posteriormente infine per mezzo di fibre car- nose colla faringe. Le Ariteneoidee rappresentano in certo modo una piramide colla sua base , che è concava , insistente sulle eminenze della car- tilagine cricoìdea , e colla punta piegata un i6o poco in dietro. Queste cartilagini hanno due facce , ed altrettanti lembi o Iati : la faccia anteriore è un poco convessa ; la posteriore poi è concava: un lato è internamente , e quasi tocca il lato simile della cartilagine compagna ; 1' altro poi è esternamente , e termina , come in una apofisi , in un pro- cesso eminente , nel quale la base in questa sede esterna è più spiegata che nell'interna. Si articolano adunque colla cricoidea , e so- no attaccate insieme parte per mezzo di membrane, e parte per mezzo di muscoli: e quasi in simil maniera si congiungono colla cartilagine tireoidea, e coli' epiglottide, come presto si vedrà. La Tireoidea , ovvero scutiforme è una cartilagine più spiegata delle altre, la quale giace sopra la parte stretta della cricoidea , e avanti le cartilagini aritenoidee. Ha quasi la figura di due paralellogrammi , che nella parte anteriore convengono insieme in un angolo. La parte eminente di questo angolo è il Pomo d' Adamo , a cui corrisponde in- ternamente una fossa lunghetta , la quale si può chiamare /b55a della cartilagine tireoidea; il lato supremo dell'un e l'altro paralellogram- mo nella s^de anteriore si piega in un arco nel discendere avanti di unirsi al suo cora- pa2;no : il lato basso è parimente alquanto inarcato con una leo;o;iera cavità volta verso i6i k crlcoidea: il lato esterno è quasi retto, e termina da una parce, e dall altra in due processi, a guisa di corni ; de' quali i supe- riori si uniscono per mezzo di legamenti col- r osso joide , il quale sta sopra la laringe , non altrimenti che per opra di muscoli : gli inferiori poi coi lati s' uniscono della cricoi- dea con una spezie di art colo più sodo: alla qual cartilagine , come pure alla epiglottide , allo sterno, e alla faringe è annessa la me- desima tireoidea per mezzo di muscoli e di membrane. La Epiglottide h una cartilagine più moU le delle altre , la quale nella sua figura ras- somiglia alla foglia dell'Edera. Sorge dal se- no , che tengono in mezzo quegli archi , nei quali sono figurati i lati snperiori di uno e dell' altro paralellogrammo componente la ti- reoidea. Colla sua base adunque, diro così, che guarda in avanti, è annessa a questa car- tilagine, e alla base della lingua e alle cor- na dell'osso joide per mezzo di robusti lega- menti membranosi: i lati sono liberi non al- trimente che la punta, la quale rivolta insù guarda posteriormente. Delle membrane adun- que , e alcune fibre carnose, le quali sono visibili in pochi cadaveri, legano questa epi- glottide non tanto alla tireoidea, che alle ari- tenoidee e all'osso joide. Per lo che è avve- nuto, che queste fibre si sono riputate da PARTE IV. Il 102 alcuni per muscoli , i quali si chiamano T/- reopiglottfi , Arìepigìotteì , e loepiglottei. Membrane. Quesie cartilagini , che negli adulti non di rado s' innossano , stando tra doppia lamina ossea un tessuto osseo celluio- so , vestite del suo peiicondrio, si uniscono tra loro ancora per mezzo di membrane , e di muscoli. Tra le membrane tiene il luogo principale quella , che piti interna di tutte , assai sensibile, continua colla Cute della boc- ca j, è unta d' un mucoso umore. Legamenti Questa membrana interna, te- sa , piuttosto grossa , e quasi tendinosa , è disposta dentro la laringe pressoché in quattro funicoli, due da una parte e dall'altra, stanti trasversalmente in siffatta guisa, che derivati dalla fossa della tireoidea , e" facendo un an- golo , a poco a poco si fanno divergenti ne! progresso , e finalmente s' inseriscono nelle aritenoidee. Questi funicoli sono i legamenti della glottide; de' quali due sono superiori, e altrettanti inferiori, e questi sono più grossi di quelli , e un po' più accorciati. Ventricoli. Tra un lejT-amento e 1* altro del o medesimo lato evvi uno spazio , o sia una cavità parabolica ; le quali dagli Anotomici sono chiamate ventricoli della laringe Bocca. ì^tWa. laringe evvi un' apertura trian- golare,- quella, vale adire, che è compresa dai quattro accennati legamenti; e a questa aper- 63 tura > ossia bocca continua colla cavità del- l' aspera-arteria, si dà il nome di Glottide. Muscoli, Questa apertura vien retta e mo- derata da molti muscoli:- Sterno-tireoidei , Jo-tireoidei , Crico-tireoidei , Cnco-aricenoidei posteriori , Crico-aritenoidei laterali , Arile- midei obbliqui , Aritenoideo trasverso , Tiro- aritenoideo maggiore , e Tiro-arìtenoidco mi- nore. Nomi tutti, come si vede, cavati dagli inserimenti loro. Gli Sterno-tireoidei nascono a guisa di bende dalla parte superiore e posteriore dello ster- no, e dalla vicina clavicola sotto gli sterno- joidei: ascendono meno spiegati nella cartila- gine scutiforme , in cui s' infiggono per così dire con obbliqua sezione , cioè colla parte interna quasi nella fine di questa cartilagine, colla superiore poi e più laterale fino a mezzo r altezza della medesima cartilagine. Tirano ingiìi questa cartilagine , e sembrano insieme piegarla alquanto in avanti. I Muscoli lo-tireoidei, o Tiro-joidei molto più accorciati deglisterno-tireoidei ora descritti, ma fatti alla medesima forma, hanno principio un po' dalla base dell'osso joide , e colla più gran parte poi dalle corna di questo osso. Da questa sede portansi in giù , e alquanto ob- bliquamente all' esterno , e hanno la fine co- mune cogli sterno-tireoidei. Tirano in giù l' os- so joide , o la cartilagine scutiforme in su , i6. se Tosso joide sia tenuto fermo. Questi due muscoli sembrano comprimere la tireoiciea nei iati ; per la quel compressione si fa , che i legamenti della glottide si fanno tesi , e si diminuisca alquanto 1' ampiezza della glottide medesima , I muscoli Crico-tiroidei sono assai corti , ma a proporzione della loro brevità un po' grossi j r uno e 1' altro de' quali , rare volte poi o l* uno o r altro , è composto di quasi due corpi. Sorgono quasi anteriormente dal lembo supremo della cricoidea , e obbliqua- niente ascendendo all'esterno s'attaccano al lembo inferiore e laterale della tireoidea* L'of- ficio di questi è di tirare in su la parte as- sotti;i,liata della cricoidea ; per lo che la fac- cia larga posteriore di essa col suo margine posteriore, ruota nella parte posteriore . In queuo girare , la base pure delle aritenoidee è spinta indietro, onde si tirano i legamenti inferiori . Li Crico-aritenoidei posteriori stanno in quella fossetta lunga che dicemmo osservarsi nella faccia posteriore della cricoidea . Nate le fibre dalla circonferenza di questa fossetta ascendono esternamente convergenti, ed han- no fine nel processo esterno della base della aritenoidea del suo lato . Ruotano le arite-^ noidee dal di dietro in avanti ; vale a dire \\ prp.cesso esterno si gira nella parte posfe-^ i65 ììote, l'interna parte poi della arltenoidea si conduce in avanti ; onde si rilassano i lega- menti , e s' inirrandisce la glottide. I Crico-aritenoidei laterali, più piccoli dei su nominati, nascono dai Iati della cricoidea , e dal lembo suo superiore di essa ; vanno in- sù e posteriormente, per cacciarsi nel processo poco fa accennato della aritenoidea. Servono parimente a ruotare le aritenoidee sopra la cricoide, ma in contraria guisa dei posteriori ; per lo che aprono bensì posteriormente il piccolo pertugio della glottide, ma distendono un poco i legamenti. Gli Aritenoidei ohbliquì , ovvero ari-arìte- Tioìdei nascendo dalla base di una aritenoidea, anzi posteriormente ed esternamente , si por- tano obbliquamente verso 1' apice dell' altra aritenoidea, al di cui' lato esterno s'infiggono un po' al di sotto del suddetto apice. Quindi onesti due muscoli andando in decussazione avvicinano una all'altra le aritenoidee; strin- gono perciò la glottide; ma, se ho da credere a miei occhi, si rilassano insieme i leg.-ìnenti. L' Àritenoideo trasveno , ossia solitario trovasi sotio i precedenti, cioè avanti di essi. Nasce con picciole fibre da cjuasi tutto il margine esterno di una aritenoidea sola , e andando a traverso va al margine simile del- l' altra aritenoidea. Cosp'ra alla medesima azione cogli obbliqui. 66 Il Tiro-aritenoìdeo maggiore , uno per par-« te, ha principio dalla parte inferiore di quella fossetta , che abbiamo detto corrispondere in- ternamente al pomo d' Adamo , e discende obblicfuaraente ali" indietro avendo fine nella aritenoidea del suo lato un po' sotto V apice di essa. Trae quindi in avanti la parte su- prema di questa cartilagine; quindi spinge un poco indietro la tjase , per lo che avviene che i legamenti inferiori della glottide , a' quali s' '"appoggia esternamente con uu tiro-arite- noideo minore , si mettano più o meno in tensione. Il Tiro-aritenoìdeo minore ha principio dalla parte superiore della suaccennata fossetta della tireoidea, e discendendo obbliquamente cammirta sopra il tiro-aritenoideo maggiore, il quale taglia a croce, per inserirsi poi in fine nella base dell' aritenoidea del suo lato. Conduce la parte inferiore di questa cartilagine in avan- ti : quindi piega la base in dietro, con che i supremi legamenti della glottide si disten- dono più o meno in ragione della contrazione del. muscolo medesimo. Le Glandule spettanti alla laringe sono molte. La più insigne è quella , che gian- duia tireoìdea appellasi 3 e raffigura la Luna crt-scerte. Con mezza sua parte sta sotto i primi anelli della trachea , colle corna ri- volte in su più o meno elevate , per me^zo 1 6'2 clelle quali s'attacca alla cartilagine tireoidea , e alla fine della faringe : una certa appendice parimente glandiilosa da mezzo F aico di questa gianduia si produce talvolta in su ; la quale, come abbiamo ved ito recentemente ancora , si connette colla base delT osso joide. A quale specie poi di glandule appartenga, e qual ne sia 1' uso , non si è ancora sco- perto. Spesso da essa sbocca un condotto lin- fatico da una parte e dall'altra, il quale a destra si apre in un vaso linfatico (N. 43), a sinistra poi nel canale toracico. Inoltre so- pra le aritenoidi siavvi anteriormente un muc- chio di follicoli muciferl , il quale il Chiar. Morgagni, attesa la sua figura, chiamò glan- àula gnomonica. Simili follicoli non mancano sotto l'interna membrana della laringe e della trac hea , e massimamente nella sede dei ven- tricoli della laringe medesima. 578. La Trachea ossia Aspera-arteiia è un tubo della medesima Struttura dei bronchi poco avanti (N 670) descritti. Imperciocché stanno i bronchi all' aspera-arteria , come i rami di ogni canale al tronco , dal quale de- rivano Giace quindi subito sotto la laringe, a cui è annessa , e occupa il sito anteriore e jnedio soito q\' integumenti del collo , e a questo tubo posteriormente è attaccato l'eso- fago per mezzo d' una cellulosa. J vasi della laringe arteriosi vengono dalle i68 carotidi esterne, e talvolta ancora dalle snb-^ clavie ; i venosi parimente dalle giiigolarr esterne. I nervi dati a quelito tubo sono i ricorrenti, di cui parlammo nella Nevrologia. L' u^o di questo tubo è di dar strada al- l' aria che entra , ed esce dai polmoni , e di servire alla voce e alla loquela. 57^^. L' 0350 Ioide, cosi detto perchè ha la figura defila lettera greca v. , perlo^^chè fu nominato ancora osso ypsiloideo, è un ossetto piuttosto tenue di cui fa d' uopo conoscere la composizione, il sito, le connessioni, i muscoli moventi , e 1" uso. Composizione. Primieramente è composto di tre pt-zzetti d'osso, de' quali quello di mezzo pili corto ma più grosso degli altrj due, dicesi base: corni poi si chiamano gli altri due , de' quali se ne congiunge uno per parte alla base stessa. Alla principal compo- sizione di questo vi si aggiungono due cor- picciuoli per ordinario cartilaginosi , i quali avendo la figura d' un grano di Tormento , perciò sogliono chiamarci assetti triticei. Sito. Sta r osso joide nella sede superiore e anteriore del collo subito sotto la lingua , e c;iace a traverso in tal guisa , che la base sta in avanti , le corna occupano i iati , gli ossetti triticei poi posti al di sopra sono ine- renti e s' appoggiano a quel luogo, dove le corna s' articolano colla base. 169 Le connessioni sono moltlpllci : perciocché per mezzo di legamenti è annesso alla carti- lagine tireoidea , e pei mezzo di muscoli pa- rimente : e muscoli ancora lo legano alla apofisi stiloidea delle ossa delle tempia, alla scapula, allo sterno, alla mascella inferiore, alla faringe, e finalmente alla lingna. I Muscoli sono dieci : vale a dire cinque paja 5 col nome cavato dalle inserzioni : chia- iTiansi Stilo-Joidei, Costa-joidei , Sterno-joidei, Milo-joidei , Genio-joidei. Gli Slilo-joidei derivando dal processo sti- Ioide discendono obbliquamente dalle parti posteriori , ed esterne in avanti e all'interno, e finiscono nell'osso joide., dove la base è coerente colle corna. Questo fine poi per lo più è bipartito, e per l'apertura ch'indi ne nasce paésa il tendine del muscolo digastrico o biventre (N 359). Se poi manca l'aper- tura , allora il tend'ue del digastrico si con- nette collo stilo joideo per mezzo di mem- brane , o di legamenti Servono a tirare in 1 • su r osso joide e posteriormente , quando agi- scono ambidue , oppure lo tirano ciascuno ai suo lato , se uno solo separatamente si con- tragga. Costa-joldei. Dalla costa suprema della scapula vicino alla radice del processo cora- coideo , o da questa radice stessa , dove è scavata T incisura ( N. aaS), ascendono in 170 avanti delle fibre figuranti prima una benda, e finiscono nel!' articolazione della base del- l'osso joide colle corna nel luogo inferiore. Così compongono un lungo muscolo uno per parte ^ ma tenue, il quale circa alla metà dì sua lunghezza ha interposto un tendine dato forse per robustezza . Questi muscoli quando agiscono insieme, conducono l'osso joide in giù e posteriormente, e in uno dei lati» se uno o T altro solo di questi muscoli si fac- cia aa;ire . Sterno'joidei . L'origine di questi si è si dalla parte suprema interna dello sterno qua e là subito sotto la gola, sì ancora dalla vicina clavicola, o dal legamento che attacca lo sterno colla clavicola mv^desima . E questi muscoli pure rappresentano una benda distin- ta talvolta da una tendinosa intersezione ( per lo più nella faccia posteriore ) . Dalla indi- cata sede prodotti in su s'attaccano sodamen- te alla parte inferiore della base dell'osso joide . Servono ad abbassare questo ossetto , quando si contraggono. I Milo-joidei sono due muscoli piani, te- nui, e spiegati, i quali solamente dalla parte superiore, dove sono voltati contro la lingua, sono distinti tra loro da una linea bianchic- cia. Nascono da tutta la linea ossia spina, che sta prominente nella faccia interna della mascella inferiore ; come ancora dalle aspe- 171 rità, che parimenti internamente sorgono più o meno dal mento. Le fibre prodotte da que- sti luoghi convengono nella base dell' osso joi- de come da circonferenza al centro. Dall' a- zione di queste vien tratto in su codesto os- setto, e in avanti, e insieme in un de' lati , secondochè agisce il muscolo destro, o il sinistro. I Genio-joidei derivanti da quelle asprez- ze che si mostrano nel genio o mento , più grossi degli altri muscoli dell' osso joide , aventi quasi una forma rettangolare, e quasi immedesimati insieme , vanno in dietro, per attaccarsi al lembo supremo della base di questo osso. Quando si fanno muovere , con- ducono in avanti e insù l'osso joide ; il qual ossetto se sia stato tirato in giù dagli st^'no- joidei , e costa-jodei , e in questo stato si contraggano i muscoli genio-joidei;, allora de- primono la mascella inferiore ; ciò che sem- bra potersi fare ancora talvolta dai milo-joidei, per la medesima cagione. L' uso dell' osso joide è non solamente di sostentare la lingua , a cui è annessa , ma di servire ancora ad alcuni movimenti della lingua medesima , della laringe , e della fa- ringe ; poiché in esso s' inseriscono dei mu- scoli, che appartengono alle parti, che ab- biamo ora accennate. 58o. La Lìngua è nn vìscere , che sta poggiato sopra 1' osso joide ; come abbiamo 17^ detto poco fa.; ed è attaccata ad esso ; ai di cui moti perciò sempre obbedisce. Neil' esa- minare questo viscere ofFronsi agli Anotomici da considerarsi il sito , la figura , la divisio- ne , i legamenti , le connessioni , i muscoli , la sostanza , le glandule , gì' integumenti , le papille 5 i vasi finalmente , e T uso. Sito e figura. Queste due cose sono note a tutti : se non che se guardiamo alla fi- gura, ella è diversa , e varia , secondochè la lingua tiensi o nella sua sede , o si eac- cia fuori, o si tira in dietro , o si piega la punta insù o ingiù. Quando è tenuta nella sua sede , ha una figura piana-ovale , la di cui estremità anteriore è spiegata un po' me- no della posteriore . Divisione. Attesa questa figura , divìdesi in base, e in apice ; in due superficie, e in due lati. L' apice guarda in avanti , la base in- dietro : delle superficie una è superiore, l'al- tra inferiore ; e i lati un poco convessi si dividono in destro , e sinistro. La superficie superiore ha un certo solco, ossia linea che .scorie per mezzo la lunghezza della lin;^ua stessa, con che è divisa la lingua quasi in parte destra , e sinistra. Legamenti e connessioni . L' integumento della lingua , di cui parleremo da qui a po- co , sotto la lingua raddoppiato discendendo lega questa particella alle glandule, che vi .73 Stanno sotto. Chiamasi questo legamento il frenulo Un altro legamento , che vien fuo- ri dalla parte suprema della fcJssa tireoi- dea (N. ^^6) congiunge colla lingua la car- tilagine scutiforme. Per altro il medesimo in- volto della lingua prodotto sopra l'epiglottide si dispone in tre pieghe, una in mezzo alle altre due, che uniscono la base dell'epiglot- tide colla base della lingua. Inoltre altri le- gamenti membranosi, continui alla base della lingua legano questa parte aJla mascella in- feriore, e alle parti vicine: come fanno alcuni muscoli particolari , i quali veniamo ora a descrivere. Muscoli. La lingua è annessa per opra dei muscoli al proce.'so stiloideo delle ossa delle tempia , ali' osso joide , alla mascella inferio- re, al palato molle, e alla faringe. Questi muscoli sono quattro paja, nominati dai loro inserimenti. Chiamansi Stiloi^lossi , Joglossi , Genioglossi ., e Linguali. Gli Stiloglossi nati dall' accennato processo stiloide vanno in giù , e in avanti insieme e all'interno per finire nei lati della base della lingua, producendosi tuttavia le fibre nel corpo stesso della lingua. Servono a tirar in su la lingua, in dietro, e a un lato e all'al- tro; la quale però spiegano nella base, se si contragga 1' uno e 1' altro nel medesimo tempo ; a un lato poi solamente, se un s®lo di questi agisca. «74 Gli Joglossi derivano dalla base dell' osso Joide , e dalle sue cornale dagli ossi triti- cei. Da questa sede vanno in su al corpo della lingua : e quindi agendo le fibre insie- me tutte ritirano la lingua inferiormente e posteriormente, e la contraggono nella base, la stringono, o a sinistra, o a destra secon- dochè si contra2;G^ono le fibre destre o sinistre. Questa triplice origine fece, che gli Joglossi si dividessero in tre muscoli particolari , le fibre de' quali realmente non serbano la me- desima direzione. Imperocché quelle che na- scono dalla base dell' osso joide costituiscono i muscoli basioglossi ; quelle nate dalle corna i ceratoglossi ; e quelle poi , che vengono dagli ossetti triticei spesso cartilaginosi , i condroglossi. Quindi è facile il comprendere, perchè sia avvenuto , che alcuni , e non sen- za ragione abbiano dato alla lingua non quat- tro , ma sei paja di muscoli principali ; e in Tero i basioglossi non hanno niente di comune co' ceratoglossi; sebbene questi si possano con- fondere dagli imperiti coi rondroglossi. I Genioglossi più alti di tutti , i quali sono inseriti internamente al mento, vanno paralelli dal mento alla lingua inferiormente. Le fibre di questi parte s' affiggono alla lin- gua medesima in quel luogo propriamente dove gli joglossi sembrano aver fine; e quindi si portano con varia direzione pel corpo ;, e I7S per l'apice della lingua; parte poi, e queste inferiormenjte vanno ai lati , e si attaccano colla faringe ; nnentre intanto altre con un tendine tenue assai aderenti sono alla base dell' osso joide. Servono a condur la lingua in su , e in avanti , e la tirano ancora alle parti opposte, ogniqualvolta vogliamo contrar- re o queste fibre o quelle. I Linguali hanno sede nella superficie in- feriore della lingua qua e là accanto, ai mar- gini della lingua medesima : imperciocché ivi un fascetto di fibre scoprasi coperto dall' in- tegumento della Ingua, il quale internamente aderente al genioglosso cammina dalla base fino alla punta. Per lo che accorcia la lin- gua, e questa cacciata fuori o tirata in dietro serve forse a piegarla , concorrendovi però delle altre fibre , e perciò la incurva più o meno o al palato osseo, o al concavo, che è sotto la lingua. La sostanza della lingua , come ri vede dalla descrizione di questi muscoli , è per la la massima parte carnosa , frammischiate es- sendovi delle celle che contengono della pin- guedine, particolarmente alla base dei nervi, vasi, glandule, le quali cose tutte sono con- tenute neir integumento speziale della lingua. Le Glandule , ossia semplici follicoli occu- pano la base della lingua nella faccia supe^ riore. Questi follicoli spandono un rauco , più 176 frequentemente pel poro^ o meato in che sì aprono superiormente , talvolta poi ciascuno mette un breve condotto ; i quai condotti concorrendo insieme formano un canaletto prodotto dalla base dell osso joide fino alla terza parte incirca della lunghezza di tutta la lingua. La bocca di questo canaletto , o piuttosto il suo luogo incontrasi nella super- ficie superiore della lingua posto tra i mu- cosi follicoli or ora accennaci. Ma di rado assai ritrovasi e il canaletto, e la sua aper- tura. Per lo più osservasi solamente una spe- cie di forame coperto in certa guisa da una o dall'altra papilla informe : per la qua! cosa a questa specie di forame hanno dato il nome di forame cieco. Integumenti. Una tunica grossa piuttosto densa , massimimente nella faccia suprema della lingua, e ne'suoi lembi , continua colla cine della bocca veste le carni , i vasi , e i nervi,- di che è composta la lingua. Questo involto si può chiamate corpo papillare , in quantochè aspro si fa in certa tal maniera dai picciolissimi tubercoli , che diconsi papille ( eccetto però la superficie inferiore della lingua ). E a questo involto cutaneo stavvi steso sopra un altro integumento mucoso fi- glio della cuticola , che fa le veci della cu- ticola stessa e del reticolo , e chiamasi pe-» riglottide. 177 Le papille sono quelle picclole tuberosità accennate poco fa ; delle quali è pieno il corpo papillare, e le quali sono eminenti più o meno dalla superficie superiore della lingua. Havvì di queste papille un triplice ordine. Sette, otto, o nove circa, ora più ora meno trovansi subito dietro il forame cieco disposte in forma d' arco o piuttosto d' angolo ottuso coir apertura volta in avanti ; oppure dove non siavi alcun forame, dietro la fossetta, la quale rappresenta in certa guisa il forame. Raffigurano quasi un cono inverso; la di cui punta perciò s' immerge nella sostanza della lingua; la base guardando in su depressa nella fossetta suole essere vestita d' un certo circolo bianchiccio , e da quella fossetta suole alzarsi un colletto o due. Queste papille chiamansi coniche inverse , da altri papille troncate. Al- tre papille, che dalla figura loro diconsi fun- giformi , costituiscono un altro ordine, e re- gnano più distesamente pel dorso , e pei lati della lingua. Il terzo ordine finalmente delle papille , che superano in copia le altre , sta massimamente alla punta della lingua. A que- ste per la figura loro, s' è dato il nome di papille coniche^ rette ^ o piramidali', da altri ancora chiamate villose. I vasi della lingua arteriosi sono generati dalle carotidi esterne: le vene poi apparten- gono alle giugolarii e i rami di queste, i paute or, ^a 178 quali sì veggono qua e là al frenulo della lingua, chiamansi Vene ranine, sopra le quali spjrjTono esternamente le arteiiuzze del mede- simo nome. I nervi vengono dal quinto, ot- tavo, e nono pajo. Questi vasi insieme coi (damenti nervosi invisibili e col tessuto cellu- ioso compongono le papille anzidette. 1 va- setti linfatici poi vanno alle vicine glandule «>:iu2olari. L' uso della lingua è vario: cioè di distin- guere i sapori , di servire alla masticazione , air inghiottire , e alla loquela . Quindi T or- dine del discorso richiede ora , che parliamo anotomicamente de' fonti della saliva , vale a dire, delle glandule Parotull , delle Mascel- lari y delle Sublinguali, di quelle della boc- ca, deWe Labòiali, delle Labbra, del Palato , delle Gengive, delle Fauci finalmente, della Faringe e dell' Esofago ; le quali cose tutte servono al masticare, alT inghiottire , e al parlare. 58 1. Le Parotidi sono due glandule con- glomerate (N. S3) una per lato della faccia, occupante quello spazio sotto la cute , che dalla gola si stende fino all' angolo della mascella inferiore. Da questa sede spiegasi la parotide più o meno in avanti ; sta sopra il muscolo massetere, e si produce come in due corni , de' quali il superiore è posto sotto la gola ; 1^ altro inferiore e insieme più corto 179 tocca il marnine della mascella inferiore; nel c|ual luogo havvi ancora la 'glantlula mascel- lare , di cui parleremo fra poco , e colla quale per lo più si unisce , ed è quasi con- tinua. Parte (Iella parotidc si estende ancora in dietro sotto V oreccliio in altri più , in altri meno. Esce da quella il condotto nomi- nato Stenoniano composto dai canaletti degli acini concorsi insieme, il quale, cammin fa- cendo avanti il muscolo massetere e il bucci- natore , pertugia poscia questo , e dentro la cavità della bocca si apre alT altezza in circa e alla sede del terzo dente molare della ma- scella superiore . A questa gianduia stanno sopra esternamente delle altre glandule mi- nori d' un numero incerto , le quali appae- tengono al genere delle conglobate (N. 52) . 583. Le Grandule mascellari stanno una per parte nella faccia interna della mascella inferiore , ed il suo proprio luogo è tra il muscolo pterigoideo interno (N. 359 ) ^ f 'an- golo della medesima mascella . Le glandule sono minori della parotide , al di cui corno inferiore sono per lo più attaccate , e ?ono annoverate tra le glandule conglomerate. Per \à più gran parte hanno una Ibrma globosa ; ma verso il mento mettono un' appendice , per mezzo della quale si uniscono frequente- mente colle sub-linguali . I canaletti degli acini componenti formano un condotto fscre- i8o torio comune uno per parte, il quale clila-* ìiiasi condotto Wartoniano , e che partendo «lalla sede posteriore della gianduia apresi colla sua boccuccia sotto la lingua, qua e là a quel legamento chiamato frenulo. 583. Le Sublinguali , ovvero Riviniane sono due glandule deil' ordine delle conglo- merate , le più picciole delle glandule sali- tali , delle quali il sito si fa noto dallo stesso nome, e stanno sopra il muscolo milo-joideo. Hanno come una figura ovale , colla estre- mità più contratta volta in avanti. I canaletti brevi , che nascono dagli acini componenti , parte formano due o un condotto escre- torio comune , il quale concorre quasi sempre nel condotto "Wartoniano ; parte fo- rano la membrana che veste la bocca sotto la lingua, e andando non in avanti ma piut- tosto air esterno , colla loro boccuccia si aprono non lungi dalla gianduia medesima dentro la cavità della bocca. 584. Quelle della bocca , e [abbiali. La parte interna della bocca è fornita di molti follicoli come a foggia di lente sparsi qua e là , i quali spandono dal proprio poro o meato un muco dentro la cavità della bocca. E questi follicoli, per la diversità del luo- q;o , in cui stanno , hanno sortito un diverso nome. Laonde quelle che stanno vicine al condotto Stenoniano e nelle vicinanze > cha-^ iSi tliansi glandule della bocca : lahhiali quelle che ornano internamente le labbra : Molari quelle che si trovano attorno ai denti di que- sto nome: Palatine finalmente quelle che sono poste nella membrana che copre il palato osseo, e il molle ancora: e queste poi rap- presentano piuttosto piccioli seni oblunghi ^ che follicoli o caverne. I Vasi arteriosi che si attribuiscono a que- ste glandule salivali nascono dai rami della carotide esterna ; le vene poi riportano ai tronchi della medesima spezie il sangue rice- vuto dalle arterie , che avanza dalla separa- zione della saliva. De' filamenti nervosi prin- cipalmente vanno errando per le glandule salivali , e sono figlj del secondo e terzo ra- mo del quinto pajo, non altrimenti che della dura porzione del nervo acustico. L' uso di queste glandule e dei follicoli è di separare reciprocamente la saliva e \\\\ muco , il quale insieme col vapore della boc- ca somministrato dai fonti esalanti si fram- mischia cogli alimenti , per servire alla loro concozione , per cavare da essi il principio saporoso , affinchè , trovando la strada lubri- cata , possano essere inghiottiti ; finalmente serbano umida la cavità della bocca , acc'ò facile sia , e spedita la loquela. 585. Quante sieno le labbra a tutti è no- to. Da queste principia la cavità della bocca, ì'Ó2 e sono composte dì muscoli altrove già tle=- scritti e delineati , e di comuni integumenti . Uno è superiore , inferiore l' altro. Dove so- lìo rubicondi , ivi la cute è assai sottile , e a questa parte prominente fornita di moltis- simi vasetti si diede il nome di prolabbro . Dove le labbra si uniscono diconsi angoli delle labbra: ma si attaccano ancora colle gengive sotto, e sopra a mezzo i denti incisori mercè d'un certo frenulo prodotto dalla cute interna. 586. Il Palato è doppio , osseo l'uno, l'al- tro molle e pendulo, che si chiama anche velo del palato. Quello è composto delle os- sa mascellari , sopra al quale si stende una grossa membrana e spugnosa continua alla cute e alla cuticola; la quale indietro riflet- tendosi in se stessa , e sorgendo per farsi continua con quella che veste le narici, con- tiene tra questo raddoppiamento delle fibre carnose , che servono a muovere diversamen- te questo palato medesimo. 587. Le Gengive sono parti membranose , composte dalla membrana che cinge interna- ynente le labbra e la cavità della bocca , e il periostio delle mascelle ; la sostanza che sta trammezzo a queste membrane è come spun- gosa e fornita di moltissimi vasetti. 588. Le Fauci non sono altro che una certa cavità piuttosto ampia , che si trova dietro il palato molle ora descritto ; ed è 83 circoscritta da quelle partì che ora vengo ad accennare. Cioè nella sede superiore dalla base del cranio^ e principalmente dalla apofisi basilare dell' osso occipite , e dalla parte di mezzo dell'osso sfenoideo; inferiormente dalla faringe ; posteriormente dalla suprema farin- ge medesima ; finalmente in avanti e lateral- mente dal palato molle ; dietro al quale e superiormente e insieme esternamente qua e là apresi un forame la maggior parte cartila- ginoso, che conduce al timpano dell'orecchio per il canale nominato tuba Eiistacìdana. I vasi arteriosi delle labbra , del palato , e delle fauci provengono dalle discendenze dei rami che escono dall' esterna carotide: i ve-* nosi appartengono alle gingolari estertie : i nervi poi di queste parti vengono dal secondo e terzo ramo del quinto pajo , quei delle labbra vengono ancora dalla dura porzione del nervo acustico. V uso delle labbra è evidente nella pro- nuncia di alcune lettere , nel prendere gli alimenti , e nel masticarli. A quest' ultimo ufficio serve ancora il palato , come anco air inghiottire ; le fauci servono all' inghiot- tire , al respirare , e a parlare : le gengive infine sembrano date a tener sodi in certo modo i denti ne' proprj alveoli. 589. La Faringee è il tubo, che principia dalle fauci, quasi tutto muscolare, e i di cui i84 muscoli, quasi tutti spiegati in guisa di meni-*' brana, sono compresi d' ogni intorno come (la due tuniche; una interna detta nervosa, la quale è continua colla cute della bocca ; l' altra esterna, che è cellulosa . Ecco poi quelle cose che vengono in questo tubo consi- derate dagli Anotomici : il sito , la connes- sione , la figura , un triplice orificio , ì mu- scoli , le glandule y ì vasi , e i" uso. Il sito della faringe è subito dietro le fauci, e perciò nella bocca, e nella parte suprema del collo; imperciocché posteriormente tiene le vertebre superiori del collo : ante- riormente ha la lingua , 1' osso joide , e la laringe; superiormente 1' osso basilare co' suoi processi pterigoidei ; gli uni e gli altri ossi tanto i temporali , quanto i palatini e 1' a-' pofisi occipitale ; inferiormente in fine ha Y esofago. La connessione di questo tubo colle altre parti è moltiplice: è legato principalmente per mezzo d' una cellulosa al corpo delle vertebre del collo ; alla lingua , all' osso joi- de, alla laringe per mezzo di varj muscoli; altri muscoli ancora , e membrane legano su- periormente la faringe non solo alle ossa suaccennate , ma ancora all' apofisi basilare dell' osso occipite, alla mascella inferiore là agli ultimi denti molari , e finalmente ai processi stiloidei e ai pterigoidei. i8i Figura . Questo tubo raffigura in cer- to modo un infundibolo compresso alquan- to da in avanti all' indietro . La parte larga è la superiore ; si stringe poi alquanto la faringe alla sede dell' osso joide; poscia dilatasi dietro la laringe , e facendosi a poco a poco più angusta finisce poi nell' esofago. Si può dunque considerare fornito di due ^pa- reti ; uno posteriore e questo continuo , e la maggior parte carnoso , anteriore T altro , il quale è annesso alla faccia posteriore della laringe , quasi affatto membranoso fuorché superiormente, dove si congiunge colle ossa palatine , e coi lati della lingua non lungi dalla base di questa. Questa parete , arrivata colla sua parte membranosa alla sede supe- riore della laringe , è forata quasi d'un ampio buco , che è T orificio delle fauci. Triplice orificio. Questo forame alle fauci ^ che chiamasi ancora istmo delle fauci , è l'orificio anteriore, il quale nella patte su- periore è terminato dal palato molle e dal- l' uvola , e nella inferiore dalla base della lingua. L' altro orificio è superiore , che si apre nelle narici interne. Il terzo final- mente è posto inferiormente, e corrisponde air esofago. I Muscoli che sono contenuti tra le due accennate membrane, se si eccettuino la parte superiore del muscolo stilo-faringeo , e il l86 principio eli altri che sono attaccati alle ossa clije stanno cV attorno , questi muscoli , dico , sono molti. E primieramente dal processo stì- Ipideo delle ossa delle tempia discendono ante- riormente e internamente delle fibre carnose conformate prima in un tenue funicello, poscia spiegate lambiscono i lati supremi della faringe, e quelli della tireoidea, a cui sono attaccate. Le cliiamano muscolo stilo- faringeo , il di cui ufficio è di tirare in su la faringe , e insieme alquanto allargarla. Siccome poi per mezzo di alcune fibre s' inserisce ai processi tanto superiori che inferiori della cartilagine tireoidea , perciò serve a condurre in su e in dietro ancora la laringe. Le carni restanti della farinose , sebbene sembrino comporre molti muscoli , si ponno tuttavia ridurre a tre ordini; cioè ai constrittori superion , medj , e inferiori. I Constrittori superiori sono fibre carnose , le quali nate da molti luoghi superiori parte carnosi e parte rondinosi , e infine ossei for- mano come la parte superiore della faringe. Le principali tra queste però sono quelle che derivano dai processi pterigoidei, dalle ma- scelle, e principalmente dalla inferiore vicino af^ìi ultimi denti molari , e finalmente dalla fingua medesima. Codeste fibre sono dette da alcuni muscoli pterigo-faringei, milo-faringei > glossa-faringei. Se poi costiiu'iscono i muscoli 187 constrittori della faringe , si vede V officio di queste fibre. Constrittori medj Dalle corna dell* osso joide , e non di rado ancora , essendovi tra mezzo un picciolo spazio, dagli ossetti triti- cei di esso sorgono come delle altre carni , di cui la maggior parte riflessa posteriormente colle fibre convergenti ascende all' apofisi ba- silare dell'osso occipite; per l'ordinario poi, anzi quasi sempre intervenendo una tenue membrana tendinosa inserita in questa apofisi. Queste fibre convenendo posteriormente in an- golo colle compagne loro, siccome escono da due luoghi dell' osso joide , e si dividono quasi in due muscoli , sono i constrittori medj della faringe , ai quali altri diedero il nome di io-faringei. I Constrittori inferiori sono alcune fibre carnese generate dalla cartilagine tireoidea e dalla cricoidea , le quali a poco a poco più spiegate, e andando posteriormentt; costitui- scono la parte posteriore e inferiore della medesima faringe. A queste fibre si è dato ancora il nome di muscoli T ire 0- faringei , e Crico- faringei. Questo tubo adunque è com- posto dai tre accennati ordini di muscoli , i quali tutti, come dal nome loro è chiaro, contraendosi ordinatamente stringono la farin- ge dopa che è stata allargata dagli alimenti inghiottiti. Ma tra il raddoppiamento di quel- i88 la membrana mucosa e piuttosto grossa, dalla quale è composto il palato molle fornito del- l' uvola , abbiamo detto esser contenute delle carni divise in muscoli particolari , i quali ora veniamo a descrivere. Il Constrittore deli' istmo delle fauci è un muscolo che sorge dai Iati della lingua poco avanti la base di questa , ascendendo nel palato molle ossia nel pendulo , e producendo delie fibre fino nell' uvola, Cliiamasi da altri muscolo glosso- sta filino. Qual sia il di lui officio lo dichiara il nome di constrittore . Il Palato- faringeo , ovvero secondo alcuni il f aringo- stafilino dipende dal lembo delle ossa palatine (N. 147 ); e le di lui fibre disperse pel palato molle costeggiano nel di- scendere i lati della stessa faringe , la quale tirano in su , e la contraggono in accorcia- mento, mentre abbassano il velo del palato. Ele^mtore del palato molle . Dalla tuba Eustachiana ( N. 588 ) deriva una carne for- mata in funicolo , il quale andando in giù e all' indentro finisce nel palato molle ovvero nel pendulo. Da altri nomasi questo muscolo salpingo-stafìlino , per T azione del quale vien condotto insù e indietro il velo pendu- lo s e insieme ancora si contrae un poco , ovvero si rende meno spiegato. L' Uvola poi , la quale sta in mezzo di questo velo, è una particella in altri più, in 189 altri meno conica e gonfietta , coli' apice , che guarda in su. La sua fabbrica conviene perfettamente con quella del palato molle ( N. 585). Questa particella vien tratta in diverse partì non tanto dall' azione dei mu- scoli che stanno dentro la raddoppiata mem- brana del velo palatino , quanto da quella d' altri, che sinominano azigo jàeW uvola , e circonflesso del palato. i U Azigo dell' uvola è una congerie di fi- bre y spesso appena rosse , o neppure rosse , disposta a fogi^ia di cono , colla base fitta nelle ossa palatine, colla punta corrisponden- te air apice dell' uvola. Non di rado a me si offrirono queste fibre a fi^ggia d' un doppio tenue fascette^ i quai fascettì derivando dalle ossa palatine, vicino al setto delle narici , distinti tra loro da una leggier linea bian- chiccia , vengono nel!' uvola, la cui lunghez- za vanno misurando , e compongono parte della sua grossezza. Comunque siasi però, egli è certo che 1' officio di queste fibre è di contrarre 1' uvola in guisa che si fijccia più corta. Circonflesso del palato. Dalla tuba Eusta- ♦ chiana , la quale è ossea vicino alla cavità del timpano dell'orecchio, in cui si apre, e. nel restante tratto parte cartilaginosa , e parte membranosa ; da questa tuba , dico , liasce con doppio principio tendinoso un mu-» 190 scolo ( vale a dire in minima porzione dalla parte ossea , nella restante poi dalla cartila- ginosa ) , il qual muscolo ha come la forma d' un triangolo ottusangolo ; e prolungato in giù e indentro viene fino alT uncino o pic- ciol amo ( N. 140) dell' apofisi pterigoidea interna , aggiungendovisi poco prima un ten- dine, il quale s'aggira attorno all'uncino; poscia andando quasi trasversalmente e spie- gato in aponevrosi conviene colla aponevrosi del suo compagno alla sede della sutura delle ossa palatine ; al margine delle quali è va- lidamente attaccato , come anco alla mem- brana che si stende sopra queste ossa , e i luoghi vicini. Attesa la sua sede , e piega- tura attorno 1' uncino or indicato , fu detto circonflesso del palato; da alcuni poi musco- lo nuovo della Tuba. Commuove la parte membranosa della tuba, e la preme alla car- tilaginosa , con che si stringe il diametro di essa tuba : tende inoltre la parte suprema del palato molle, e trae 1' uvola all' ingiù. Glandule. Il velo del palato , come abbia- mo detto, fa un arco; ma quest' arco è •come sostenuto da quattro picciole colonne , due in avanti , e due posteriori. Le colonnet- te anteriori sono i muscoli s:losso-sta filini , ossia il constrittore dell' istmo delle fauci ; i posteriori poi appartengono al muscolo pa- lato-faringeo, ovvero faringo-stafìlino. Nel. 191 lo spazio che divide queste colonnette , il quale è occupato da una membrana, vi so- no due glandule, una per lato, che dagli Anotomici chiamate vengono amìgdale , ov- vero tonsille. Sono composte di follicoli^ o cavernette mucifere unite insieme mercè una breve cellulare , la quale col proprio robu- sto involto comprende l'aggregato di queste caverne , aggiugnendovisi un altro involto dalla membrana interna della faringe, la quale copre i suaccennati muscoli , e ante- riormente fa una piega , quasi una specie di valvula , forse fatta apposta per modera- re la troppa effusione del muco dai meati di que' follicoli. Oltredichè dietro la tonaca in- terna della faringe trovasi una gran copia di queste cavernette , ma non formata in foggia d'una gianduia composta; le quali cavernette col loro umore frammischiato a quel che tras- suda dalla faringe lubricano la strada all' in- ghiottimento de' cibi. 590. VEsofago è un canale la maggior parte carnoso, il quale è continuo alla fa- rinose, e sta quindi nel collo e nel petto su- bito dietro l' aspera-arteria, colla quale si congiunge per me^zo d' una membrana cel- lulosa . Discende quasi rettamente avanti ai corpi delle vertebre dalla sua origine fino alla fine ; se non che nel petto un poco so- pra r aorta si piega a destra , per ritornar 192 poi subito alla sinistra , e trapassando le car- ni del diafragma che in questa sede si apro- no, spiegasi subito nel ventricolo. La mem- brana interna ì' ha comune con quella della farino;e ; dietro alla quale si ritrovano simil- mente delle cavernette mucose. Una tonaca carnosa composta di forti fibre circolari ab- braccia questa membrana , colla quale è at- taccata , stendendovisi sopra un' altra tonaca tessuta di fibre longitudinali . Le circolari stringono il tubo e lo prolungano; più corto poi lo fanno nel contraersi 1« longitudinali, e insieme Io allargano . I Fasi arteriosi vengono alla faringe e all'esofago dall'aorta principalmente, dalle corotidi , e dalle intercostali ; talvolta ancora 1' esofago riceve questi vasi dalle figlie della subclavia , e delle bronchiali. Le vene poi riportano il sangue alle giugolari esterne, e alla azigo . I Nervi sono prodotti dal quinto e ottavo pajo. I linfatici finalmente vanno alle numerose glandule giugolari. !93 CAPO TRIGESIMOSESTO Del Capo. 59i.V^gnun vede qual sia la forma, e il sito del Capo : questo dividesi in singolari regioni , delle quali abbiamo noi altrove par- lato, come ancora delle sue ossa , integu- menti , capelli , e muscoli. Ma olFronsi agli Anotomlci da esaminare in questo ventre su- periore del corpo umano altre cose : che so- no il Cervello, e gli altri tre organi de' sen- si esterni,- l'odorato cioè, la vista, e l'udito; poiché r istromento del tatto lo abbiamo già considerato nella descrizione degli integumenti comuni ; 1' organo del gusto poi si è da noi poco fa spiegato per conservare il medesimo ordine nell' accennare auotomicamente le parti del corpo umano ;, cbe argomento e materia somministra alle pubbliche nostre prelezioni. 592. 11 Cervello è un viscere grande, poi- ché riempie il cranio. Dei particolari ripari furono dati a questo viscere : il cranio cioè ( coperto del suo periostio o pericranio) , due membrane , ovvero tre: una esterna più gros- sa delle altre , che dura meninge chiamasi ovvero dura madre : V altra posta sopra a questa chiam.ata pia meninge , ovvero pia mu- JPARTE IV. ^3 194 dre composta di due lamine , delle quali r esterna se taluno vuol chiamarla , come li^nno Auto alcuni , aracnoidea , tre allora saranno gP integumenti molli ossia membra- nosi del cervello (\). 593. Abbiamo già mostrato nell'Osteologia di quante e di quali ossa sia fabbricalo il Cranio. Per poter poi esaminare adequata- mente il cervello contenuto nel cranio, devesi questo tagliare con una sega orizzontalmente , conducendo la sezione dalla parte quasi infima deir 0850 frontale fino alla medesima sede dell' osso occipite. Eseguito diligentemente il taglio che non si offenda cosa alcuna conte- nuta in questa cavità, con una leva, quando ciò non posfa farsi tirando colle dita, si dee rimuovere la parte superiore dalla inferiore ,* il che si fa ora con minore ed ora con mag- giore difficoltà , e allora guardando interna- mente nella parte stata levata del cranio appariscono certi punti rossi , i quali danno a vedere i vasetti comuni al cranio stesso e (1) Pretendono alcuni che I' Aracnoidea non sia una- lamina della pia meninge , massimamente perchè non è cosi largamente spiegata conìe la pia meninge pro- priamente detta ; né come fa questa , s" insinua nei rivolgimenti, o giri intestiniformi del cervello. Ma la lamina esterna ancora della dura meninge si estende meno dell' interna , e tuttavia tutte e due le lamine compongono ufla membrana sola. 195 alia dura meninge , mercè i quali principal- mente questa membrana è attaccata per tutto a questo coperchio osseo. S94. La Dura Meninge è la principale tra gr involti membranosi elei cervello, e il più esterno di tutti; in che considerano gli Ano- tomici la estensione^ le connessioni, la strut- tura , i processi , le cavità particolari , ossia seni, \e glandule , i vasi finalmente, e V uso. L' Estensione di questa membrana è tale , che nella faccia esterna si accomodi alla ca- vità del cranio; e inoltre copra quei fora- mi, e si porti ancora più o meno oltre , i quai forami sono scolpiti nel cranio medesimo, e sono trapassati da alcuni vasi e nervi , o conducono a certe minime cavità , che si ri- trovano dentro alcuni ossi. Quindi tra le sue principali produzioni, oltre di quella, dalla quale sono cinte le orbite internamente , de- vesi aver in riflesso quella massimamente , che si stende per la teca delle vertebre lino alla fine dell' osso sacro. Connessione . Per mezzo de' vasetti e di nn tessuto celluioso breve assai ma robusto si unisce al cranio dove fortemente e dove debolmente, massimamente alla base, e a certi leggieri solchi , dentro i quali stanno nascosti in qualche parte dei seni da noi al- trove (N. 41'*^) descritti. Struttura. Questa membrana è composta di 196 (lue lamine : esterna 1' una , interna 1' altra. Queste hanno una natura cellulosa , ma sti-» pata moltissimo e dtnsa; e in alcuni luoghi veggo' si alcune fila che vanno a croce quasi tendinose; d'onde Forse n' è avvenuto , che alcuni hanno pensato che a questo involto non manchi ancora la struttura muscolare. Processo. La lamina interna della dura meninole, umida più che T esterna d'un va- pore esalabile , si scosta dall' esterna alla se- de della sutura sagitt-ie ( N. 126), e pro- dotta inferiormente iorraa il setto composto di due lamine insieme unite, il quale frap- posto al lobi del cervello ha la forma di fal- ce , colla punta piantata nella cresta di gal- lo ( N. 141 ) stando posteriormente Taltra parte restante , la quale a poco a poco gra- datamente cresce in larghezza , ossia s' im- merge più profondamente tra quei lobi. Chia- mano questo setto processo falcato^ ovvero falce della dura meriinge , che all' eminenza crociforme ( N. i33) dell'osso occipite spie- gasi moltissimo qua e là , e cosi si converte in un altro setto ^ posto quasi orizzontalmen- te, contenendo un ampio forame, per cui passa la midolla del cervello, e si fa conti- nua colla midolla del cerebello. A quest' altro setto diedero il nome di tentorio , il quale , attesa la sua situazione , costituisce i cosi phiamati da altri processi trasversi della dtj- »97 ta. meninge. Questa lamina interna ancora della dura meninge sorge alquanto posterior- mente alla sede inferiore [nincipalmente del- l'osso occipite, e cacciatasi alquanto tra i lobi del cerebello forma iì picciolo setto , 'che è la falce , ossia il processo falcato uel ce- rebello. Codesti processi sostengono le parti , alle cjuali si frappor.gono . nelle w.rie posi- zioni del corpo , affinchè una noa resti com- pressa dall'altra con danno. Seni Là dove questa lamina interna si se- para dalla esterna, lascia dei piccoli spazj quasi triangolari, dati a ricever il sangue che ritorna dalle vene del cervello. Questi mini- mi spazj , ora comunicanti insieme^ ora con- tinui e in nessun luogo interrotti , sono i seni da noi già descritti ( N. 418 ), de' quali quasi tutti il sangue per quelli che diconsi laterali spandesi nella coda , ossia bulbo ( N. 4 1 a ) della vena o;iun;olare interna. Certe glandule , di cui non si sa ancor bene la vera fabbrica , veggonsi nella dur^ meninge in luoghi incerti, di naaìero paii- menti incerto, e di va«io volume. Alcuni non- dimeno le vogliono delle conHobate : ma l'abi- to loro , come avvertimmo m altro Inogo ( N. 443 ) , è tale , che non mostra eviden- temente abbastanza la strutcura delle con- globate. I Vasi arteriosi ven2;ono somministrati dal- 1' una e dall'altra carotide, e dalle vertebra- li: i venosi sono i seni poco fa accennati, alcuni de' quali minori apronsi nelle vene vertebrali, L' uso di questa membrana è di vestire internamente il cranio , e così far le veci del periostio interno , e riempire le cavità minori del cranio stesso, e legarle colle emi- nenze vicine : con che si ottiene che il cer- vello non si possa muovere, e che quindi per minima cagione non si offenda. 695. L' Aracrwidea , ovvero la lamina esterna della pia meninge , è una tunica te- nuissima , che agogna in certa maniera la tela de' ragni , donde prese il nome (1). In questa fa di mestieri conoscere il sito^ Y esten- sione , la connessione , le glandule , i vasi , e r uso. Sito. Sta sotto la dura meninge , dalla quale sembra separata mediante principal- mente un vapore^ che alle volte raccogliesi in acqua , quando per lo contrario è stretta- mente attaccata alla lamina interna della pia menin2;e. Estensione. Spiegasi per tutti quei luoghi , (1) Se alcuno vuole avere 1' aracnoidea per una tu- nica particolare , e non per una lamina esterna della ia meninge, come è piaciuto ai chiarissimi Winslow» idley , ed altri j io non contraddirò al certo. 199 <:lie sono occupati flalla tliiia meninge, ossia, per parlare più propriamente, si stende sopra il cervello, e le sue produzioni. Quindi an- ch' essa entro la teca delie vertebre larga- mente abbraccia il funicolo spinale come la meninge dura. Per altro quando 1' aracnoidea arriva a quella parte di questo funicolo , che chiamasi coda di cavallo , là certamente questa tunica è più spiegata che la dura me- ringe ; poiché essa si caccia tra i fili che compongono la coda, forma certe lamette più ampie, da cui questi fili sono legati tra loro. Connessione. È aderente alla lamina interna ( vale a dire , se così piace , alla dura me- ninole ) quasi per ogni dove : imperciocché alla base del cervello trovansi certi luoghi , in cui questa tonaca separata dalla lametta interna rappresenta un velo steso sotto alcune parti del cervello medesimo , e trasferito da una sede all'altra. Inoltre mercè il legamento dentìculato, di cui parleremo poi, si connette dentro la teca delle vertebre colla lamina interna della dura meninge. Le Glandule sono le medesime, che abbia- mo detto appartenere alla dura meninge : sembrano sedere sopra la stessa aracnoidea , in quantochè sono collocate tra le fibre di queir involto che si aprono, Dei vasi nessuno fino ad ora si è vera- mente trovato in questa membrana. Sarà 200 forse che questi vasetti non cadono sott' oc- chio , perchè composta questa membrana so- lamente (li picciolissimi linfatici? Vi furono, se ben mi ricordo, alcuni uomini chiarissimi, che cosi la pensarono. Uuso forse è questo, ili confermare e so- stentare i vasi della lamina propria interna , ossia della pia meninge, i quali tra i giri del cervello discendono con questa stessa me- ninge. Per altro si può riputare per una qual- che difesa del cervello, che garantisca in certo modo questo viscere, talmente che impedisca , che se qualche cosa siasi sparsa sotto la dura meninge , non s' insinui troppo facilmente in quei giri intestiniformi del cervello, non sen- za qualche detrimento della economia del medesimo. 696. La Pia Meninge, ovvero la lamina interna di questa membrana, è un altro in- volto membranoso del cervello, il quale veste più davvicino la sostanza di questo viscere. Questa lamina dagli Anotomici consideraca mostra degne d'osservazione la struttura sua, l'estensione, le connessioni, i vasi, e Vaso. La struttura è cellulosa, come quella della sua lamina esterna ; con questa differenza però che dove in essa non si veggono vaset- ti , per lo contrario in questa lamina i vasi tessuti dentro sono evidenti , e copiossissirai- L' estensione è un poco p'ù grande di 201 cjuelìa degli altri involti del cervello già de- scritti. Imperocché non solamente si diffonde per tutti quei luoghi , per cui abbiamo det- to stendersi la dura meninge , e la lamina esterna della pia ossia l'aracnoidea ; ma inol- tre forma certi piccioli setti composti dalla doppia lametta cacciati tra quei rivolgimenti del cervello , che sono rappresentati dai giri intestiniformi del cervello medesimo , sì anco- ra tra le lamette trasverse del cerebello; an- zi questa meninge trapassa il cordone spina- le , poiché lo divide quasi in due colonnette, e veste di piia le cavità interne del cervello, e i collicelli ,• esce finalmente dai forami del cranio , e non solamente involge i nervi , ma s' insinua ancora nella loro sostanza. Le connessioni di questo involto parte si fanno colla di lui lamina esterna, come poc'an- zi abbiamo avvertito , parte colla sostanza del cervello , del cerebello , e del cordone spinale. Dentro il cranio ancora è attaccato colla dura meninge per mezzo delle vene del cervello, le quali si aprono nei già descritti seni di questa meninge. I vasi arteriosi vengono dalle carotidi in- terne e dalle vertebrali : le vene vanno ai seni della dura meninge , e da questi alle giugolari interne per la massima parte , sì ancora alle vertebrali. L' uso della pia Meninge principale si è 202 di condurre i vasi sanguigni nel cervello, di ordinarli , e quasi distribuirli pei suoi vatj rivolgimenti, aperture , collicelli, e recessi. Ò97. Contemplando gli Anotoraici il cer- vello , ne osservano la figura , la divisione ; la sostanza esterna , e interna ; il Corpo calloso; il Setto lucido-, la Fornice; ì Ven- tiìcoli ; i Plessi coroidei ; i Corpi striati ; ì Talami dei nervi ottici; le Eminenze quadri- gemine^ la Valvula grande; V Infondibolo e gianduia pituitaria ; le Gambe dello stesso cervello; la Protuberanza anulare; la J//— dolla oblungata ; i Nervi che derivano da questa midolla; i Vasi finalmente che s' in- seriscono dentro lo stesso cervello ;, e de' quali è composto , e ne viene trascorso. La figura n è ovale ; la di cui superficie esterna^ e superiore e laterale è più o meno convessa; e per lo contrario quella che guarda *• in giù è piena di seni e di elevatezze. Raffi- gura inoltre dei piccioli intestini rivoltati molte volte in se stessi , che formano dei giri , e delle rivolte che si veggono in tutta la superficie convessa di questo viscere. Divisione. 11 Cervello generalmente consi- derato si divide in tre parti: in Cervello cioè, in cerebello , ed in midolla obi ungala. Il cervello poi propriamente detto è quasi diviso in due emisferi , destro cioè e sinistro. Ogni emisfero è quasi composto di due porzioni , 203 clie dalla forma loro sono chiamate lobi , e si distinguono in anteriore e posteriore. Nella faccia inferiore poi tra questi lobi stav- vi una prominenza ^ che da alcuni chiamasi lobo medio , e che dal lobo anteriore si se- para quasi per mezzo d' un certo solco, che nomasi fossa del Silvio. La sostanza è doppia; esterna l'una, e ci- nericcia, che chiamasi corteccia del cervello, ovvero sostanza corticale; l'altra interna , bianca, coerente colla corticale, detta so- stanza midollare o callosa , o midolla del cervello. La massima parte o quasi tutta della corticale è composta dai vasi innumerevoli della pia meninge , e dalla cellulosa che compone la stessa meninge , e questa molto estenuata : una certa lanugine formata di minimi vasetti , e di fila cellulose moltissime dalla corteccia si va insinuando nella midol- la per la quale trascorrono vasetti rossi. Qual sia poi la fabbrica interna di questa midolla, che in moltissimi luoghi ha una figura stria- ta , non è per anco certo e chiaro abba- stanza 5 che più non vi sia luogo a dubitare. 5 98. Il Corpo Calloso è una certa stria midollare grossa e lunga , la quale sotto il processo fiilcato della dura meninge congiugne tra loro parte degli emisferi . Imperciocché questi emisferi anteriormente più d' un pol- lice sono separati un dall'altro, e molto più ao4 posteriormente. Per altro questa stria midot'- lare nasce qua e là da un emisfero e dall'al- tro , e producendosi nella sede posteriore, parte va ad unirsi colla midolla che inter- namente è adjacente ai ventricoli laterali del cervello , parte poi si confonde colle gambe posteriori del fornice, che or ora veniamo a descrivere . 599. Il Setto lucido da altri nomato dia- fragma del cervello , continuo inferiormente col Corpo Calloso , non è altro che un velo composto di due lamette della midolla coperte esternamente dalla pia meninge tenuissima , che fanno una cavità angusta e lunghetta , dentro la quale non di rado contiensi un' ac- quetta . La pelluciilità di questo setto allora si vede principalmente y quando separata di- ligentem.ente e per le lamette la sostanza del cervello , fino al livello del Corpo Calloso , questo corpo medesimo preso dolcemente colle dita si tira in su , e si mira contro un lume. 600. Il Fornice parimenti è una stria mi- dollare che sta sotto il setto lucido , e con- tinua a questo, la quale nella sede anteriore principia come con due gambe brevissime che si uniscono in una sola ; sotto le quali giace trasversalmente un funicolo midollare grosso e similmente corto, il quale chiamasi com- messura anteriore del cervello . Il fine di que- sto fornice si risolve parimente in due gam- 2o5 be e queste più lunglie ma divergenti^ che alcuni chiamarono piedi dell' ippocampo , al- tri più rettamente gambe posteriori del for- nice , per distinguerle dalle prime , le quali abbiamo già detto unirsi in una sola , e gam- be appellansi posteriori del fornice. Il Piano poi midollare che sta tra queste gambe di- verc^enti , formato di fibre trasversali nate insieme nella parte inferiore, dalla sua figura qualunque chiamasi psalierio. 60 1. Annoveransi quattro ventricoli nel cervello. Sono poi piuttosto aperture , os- sia intervalli, vestiti internamente da una pia meninge tenuissima , i quali non hanno sem- pre la medesima figura in tutti. Quelli che sono vicini al setto lucido e al fornice , uno per parte , chiaraansi ventricoli anteriori , o ancora laterali. L'apertura, o piuttosto quel solco , che è compreso dai talami dei nervi ottici, conduce alla cavità, che costituisce il terzo ventricolo. Di questo il lembo posteriore è fornito d' un cordoncino midollare piuttosto grosso , il quale chiamasi commessura poste- riore del cervello, sotto la quale evvi la bocca iV un canaletto che va indietro. Questo ca- naletto chiamato acquedotto del Silvio apresi nel quarto ventricolo, che sta tra il cerebello, e la midolla oblungata , ed è coperto della valvula grande del cervello nella sede supe- riore, di cui parleremo poi da qui a poco, 206 Quest'ultimo ventricolo, che non è mancante cV un qualche plesso di vasi , nel luogo infe- riore è solcato; e questo solco ^ attesa la sua figura chiamasi penna da scr'were. Veggonsi finalmente certe strie bianchicce condotte a traverso dentro questo ventricolo, le quali danno nascita al nervo molle acustico. 602. I Plessi Coroidei sono composti d' una membrana che parte raffigura un funicello , che sta sul fondo dei ventricoli principalmente laterali, ne' quali è più grosso, parte è spie- gato in piano , per cui va trascorrendo un tessuto insigne di vasetti , d' onde n' è deri- vato il nome. Quella parte che somiglia un funicello, costituisce i plessi coroidei laterali, quella poi , che è spiegata in una superficie piana , forma il plesso coroideo medio , ov- vero secondo alcuni il velo vasculoso del cer^ vello. Questa membrana, che è ornata d' una molta complicazione di vasi, è una produzione della pia meninge. 603. Corpi Scfiati. Due eminenze si fanno vedere tra V uno e 1' altro ventricolo laterale. Quelle che sono più grandi , e stanno ante- riormente , ed esternamente, chiamansi i corpi striati , perchè sebbene mostrino una superfi- cie cinericcia , internamente però 1' una e l'altra sostanza del cervello, la cinericcia cioè e la bianca, producesi in strie in guisa tale che sembri disposta a guisa di pettine. 207 6o4- I Talami de' nervi ottici sono quelle emii>enze posteriori , e interne situate ne' me- desimi ventiicoli , esternamente midollari, in- ternamente quasi affatto corticali. Questi ta- lami y ì quali , quando tagliasi il cervello nella sua sede , si toccano vicendevolmente , sono separati da quella rima , che conduce al ter- 20 ventricolo ; e le pareti a se rivolte , che comprendono la cavità , sono quasi sempre unite in certa maniera tra loro da un tra- vicello (i) midollare. Una certa stria quasi bianca cerulea, chiamata centro semicircolare gemino , mette per così dire confini ai corpi striati , e ai talami. 605. ht Eminenze Quadrigemine s'incontra- no accanto al terzo ventricolo. A queste s' è dito ancora il nome di natiche e di testicoli { cavato dalla loro figura qualunque ) ; delle quali le più grosse stanno in avanti ; da queste poi dipendono le ultime che sono minori. 606. Gianduia Pineale. Queste eminenze sono coperte da un plesso coroideo spiegato in membrana , cioè il plesso medio , sotto il quale giace un minimo corpicciuolo , cineric- cio , al primo aspetto subrotondo, ma conico (i) Questo piccolo travicello io ho veduto alle vol- te composto d'una sostanza corticale^ ao8 se guardisi più diligentemente , in una base bianca ficcato, e in due pedicciuoli midollari in mezzo circa la sede delle natiche della midolla che sta sotto. Questo corpicciuolo è la gianduia pineale (0 che dicesi ancora co- natio. 607. Valvula grande del cervello. Abbia- mo detto che nel terzo ventricolo si apre r orificio dell'acquedotto del Silvio. Quest'ac- quedotto ha il suo corso sotto le prominenze quadrigemine , e si apre nel quarto ventri- colo. Questa cavità è coperta superiormente da un velo midollare, che è la valvula grande del cervello; cui per poter vedere fa di me- stieri di tagliare in lamette con somma dili- genza col coltello, e levare la parte anteriore e superiore del cerebello , arrivare colla se- zione fino a codesto velo. Il tondo di questo ventricolo , il (juale sta sopra la base del cranio subito avanti il forame grande delT oc- cipite , è formato da quattro corpicciuoli , due olivari , e due jiiramidali. Quelli stanno all'esterno relativamente a questi, i quali posti interiormente sono tra loro uniti. Non (1) Tra tanti cervelli che ho disseccati m' è acca- duto ancora di noti trovare in alcuno verun vestigio né di questa gianduia , ne de' suoi piccioli piedi ^ seb- bene abbia mirato con occhio armato ài cristallo il plesso medio separato diligentemente. 20 mancano tuttavia autori, i quali chiamano I piramidali esterni , e gli divari interni. Infundibolo , e Gianduia Pituitaria . Un breve cilindro , cenericcio , come si vede , e pinto de' vasi , corrisponde inferiormente al terzo ventricolo , un poco anteriormente alia congiunzione de' nervi ottici : impercioccliè ac- canto a questa congiunzione veggonsi due tuber- coli rotondimi piccioli, bianchi esternamente, internamente cenericci, a'quali s'è dato il nome di eminenze mammellari , attaccate e conti- nue alle gambe del cervello , di cui veniamo fra poco a parlare, avanti che queste si uni- scano insieme. Che questo cilindro non abbia cavità si può dimostrare ancora da ciò, che se riempiasi il terzo ventricolo d' un* acqua tinta di qualche colore , questo colore non si comunica al cilindro chiamato infundibolo. Questo infundibolo poi si inserisce in un cor- picciuolo gianduloso , che giace nella sella equina, quasi spungoso , di una figura roton- detta ma alquanto compressa ; e dicesi gian- duia pituitaria , di cui finora ignorasi l'uso. 609. Gambe del ce/vello. Voltò il cervel- lo in guisa che la superficie inferiore diventi superiore , vedesi tutta la midolla di questo viscere composta in due grossi funicoli fibro- si, i quali sono chiamati gambe del cervello; prodotti inferiormente e posteriormente s'ac- costano l'uno all'aUro^ e frammischiati colla r4.^T£ IV. 14 2IO midolla che (3eriva dal cerebello convengono in una prominenza generalmente rotondetta, la di cui sostanza interna è disposta in strie trasversali, parte bianche, e parte d'un co- lor cenericcio smunto. 6iG. La Protuberanza anulare , la quale chiamasi ancora il Ponte del Varolio , è quella elevatezza poco fa accennata compo- sta di fibre trasversali fornita in mezzo alla sua sede d' una certa fossetta , o sia legger solco oblungo ^ a cui è continuo nella parte inferiore e posteriore un funicolo grosso qua- si conico che arriva fino al forame delT oc- cipite. 6 11. Midolla oblungata. Con questo no- me viene indicato da alcuni tutto quello di midollare , che nella parte inferiore del cervello dal principio del cervello medesimo si produce fino al forame dell' occipite ; da altri poi chiamasi solaniTente quello, che gon- fio si vede dopo la protuberanza anulare, ed è formato dai corpi piramidali e olivari. Se nella prima maniera si prenda la midolla ob- lungata , allora derivano da esso quasi tutti i nervi del cervello , i quali come abbiamo fatto de' vasi, sono stati da noi descritti nella prima parte del tomo secondo di queste Isti- tuzioni. 6 12. ì\ Cerebello è nn viscere di non pò-» gp più piccolo del cervello medesimo ; in cui 21 1 abbiamo a considerare la situazione , la fi- gura y la superficie ^ la divisione , la sostan- za ^ e \e gambe. La situazione del cerebello è sotto il cer- vello medesimo , il quale in certa maniera si appoggia sopra questo viscere nella sede del- l'occipite, e dal quale verrebbe compresso , se non lo impedissero i processi trasversi della dura meninge che si ritrovano sotto il cer- vello medesimo. La figura generalmente è globosa , ma alquanto compressa , per lo che la larghez- za supera un poco la lunghezza. La superficie alquanto convessa rappresenta degli archi grandi e piccioli disposti trasver- salmente e in ordine quasi paralello , princi- palmente nella parte superiore; imperciocché lateralmente questi archi sono meno trasver- sali, e uno concorre nell'altro in guisa, che nessuno può contarli , e distinguerli. Questi archi indicano come altrettante lamette di quella sostanza, di cui è composto il cere- bello ; e tra una lametta e V altra si frap- pone più o meno la pia meninge come tra solchi particolari. Divisione. E composto di due lobi, visibili abbastanza nella parte posteriore e inferiore ; nel qnal luogo si frammette alquanto tra questi lobi una certa falce derivata dalla la- metta interna ^della dura meninge. Nella fac- 2 I 2 eia poi superiore e antefiore questi lobi ven- gono uniti insieme da una certa grossa ap- pendice vermiforme della medesima sostanza coi cerebello . Questa appendice viene chia- mata verme del cerebello , e la distinguono alcuni in anteriore, media, e posteriore. La sostanza parte è corticale e parte mi- dollare egualmente che nel cervello Ma hawi questa differenza , che quella ha maggior so- miglianza alla midolla ; e 1' una e V altra sostanza è disposta in guisa , che ogni lobo tagliato per qualunque direzione rappresenti bellissimi arboscelli. 6i3. Le gambe del cerebello sono fatte 6e\\a. midolla raccolta in due funicoli più grossi , quasi tronchi di quegli arboscelli di cui sem- bra composto il cerebello . Questi funicoli , i quali si sono nominati gambe, allora princi- palmente si veggono , quando si è aperto il quarto ventricolo: nel qual tempo ancora cia- scun funicolo apparisce quasi diviso in tre porzioni , come altrettante gambe. Una di queste porzioni ascende in quelle eminenze quadrigemine ^ che chiamano testicoli ; V al- tra, e questa più grossa, concorre a formare la protuberanza anulare; la terza finalmente discende nella midolla spinale. 614. Midolla Spinale. Alla midolla oblnn- gata prodotta fino al forame dell' occipite è continuo un funicolo al primo aspetto tuttq s 1 5 midollare , il quale sta rinchiuso tra la teca delle vertebre. A questo funicolo poi sommi- nistrò la Natura simili involti tanto ossei, che membranosi , come al cervello. Vale a dire , ]a colonna delle vertebre è un coperto osseo ., il quale internamente però è vestito d' un robusto legamento, che lega insieme tra loro le vertebre. Succedono indi a questo egual- mente che nel cranio i medesimi integumenti nierabranosi ; 1' esterno de' quali va tenacissi- mamente attaccato con quel legamento mem- branoso nel forame delT occipite fino circa alla seconda vertebra del collo. Meritano per- tanto una descrizione anotomica questi molli involti ; la figura del cordone spinale ; la sua lunghezza^ la sostanza; la degenerazione sua nella coda equina-^ e finalmente il di lui uso. Involti. L' esterno di questi , che è la dura meninge, raffigura un infundibolo affisso al suaccennato legamento nella sede superio- re , nella restante parte inferiore quasi libero. Dico quasi» perchè tra il legamento, e l' e-^ sterna superficie della dura meninge havvi qua e là , e mas5Ìmam,ente posteriormente una qualche cellulosiià con una specie di pingue- dine principalmiente ne' grassi. Stendesi questo infundibolo fino alla fine del canale dell' osso sacro, cacciando da se dei fili, che vanno ad inserirsi nel periostio di questo canale, o^sia nel legamento che lega internamente le ver- 214 tebre. Ma nella faccia anteriore una breve e quasi arida cellulosa lega questa dura meninge ai corpi delie vertebre. Siegue la lamina esterna della pia meninge ^ che dicemmo chiamarsi aracnoiclea , la quale nella parte posteriore della midolla spinale dalla dura meninge è libera in guisa , che rappresenta un velo mediocremente teso , e in certa ma- niera sospeso. Questa lametta si caccia tra i nervi anteriori e posteriori derivanti dalla me- desima midolla , e finisce in una o due acu- tezze infisse lateralmente e internamente . Questa singoiar produzione di questa lametta chiamasi legamento denticolato , il quale non è egualmente visibile per ogni dove . Fi- nalmente la lamina interna della pia menin- ge , o se piace, ristessa pia meninge fiarni- ta per tutto di vasi più da vicino abbraccia la sostanza del cordone spinale, come anco i nervi che nascono dalla sua midolla , la qua- le anteriormente abbiamo detto dividersi in due colonnette. La figura della midolla spinale è quasi ci- lindrica, ma alquanto compressa dall' avanti air indietro : più grosso è questo cilindro nel (i) Abbiamo detto altrove ( N. 462 ) che questo le- gamento proviene dalla pia meuinge , perchè abbiamo consideralo T aracnoìdea come una lamina della pia meninge. 21 5 collo che nel dorso ; dal che sì capisce che questa midolla va accomodandosi alla cavità delle vertebre. Lunghezza. Il Cordone propriamente detto arriva sino circa alla prima vertebra de" lom- bi. Il suo finimento, per lo pili ristretto, fornito spesse volte d' uno o due corpìcciuoli or rotondetti, ora divari, nascondesi tra le fila componenti la coda equina , che presto abbiamo a descrivere. Alla sua fine havvi ag- giunte un filo piuttosto lungo e molle pro- dotto dalla lamina interna della pia menin- ge, che è affisso alla parte inferiore del ca- nale dell'osso sacro , e da alcuni fu riputato indiamente per il nervo dispari. La sostanza è doppia come nel cervello , ma con questa differenza, che la midollare tiene V esterno , essendo l'interno occupato dalla corticale , la quale tuttavia suole esse- re d'un colore molto più dilavato , se si pa- ragoni colla sostanza cenericcia di tutto il cervello. Colla stessa midollare sono continui tutti i nervi spinali; delle radici de' quali » come de' gang,!) , e nervi derivati , e de' loro involti ancora abbiamo già parlato nella Nevro- loc-ia . La coda equina è un ammasso di fila ner- vose , che alla sede circa delle tre vertebre inferiori del dorso sono mandate dal cordone spinale , e discendono sino alla fine del ca- 2 I 6 naie delle vertebre a certa foggia come di coda di cavallo. L' uso del cervello , cerebello , e midolla spinale è veramente insigne , ma non abba- stanza conosciuto , se parlasi principalmente delle cavità , solchi , intervalli , colletti , ed altre elevatezze ^ e di altre cose , che come abbiamo veduto, osservansi nel cervello , e nel cerebello. Egli è per altro ceito , e co- nosciuto , che la sostanza midollare di tutte queste parti in nessun luogo ornata di tubi, è continua con tutti , e singoli nervi , che vnnno disperdendosi per tutto il corpo ; e che questi nervi indi derivati servono non tanto al senso quanto al moto di moltissime parti ; e che finalmente danno forza , e ro- bustezza a quelle parti, per le quali sono disseminati, 6if>. Air or£»;ano AtW Odorato serve il na- SO , nel quale s' hanno a considerare le parti esterne, e le interne. Le esterne sono il Naso propriamente detto; le interne poi quelle che con nome generale chiamansi Narici. 6i6. 11 Naso è composto di comuni inte- gumenti, di muscoli, di ossa, e di cartila- gini. Abbiamo già parlato a suo luogo degli integumenti , delle ossa , e de' muscoli. Ve- niamo ora dunque a parlare delle cartilagini. Cartilagini. Vario è il numero di queste secondo la varietà dei soggetti , e forse an-« ai 7 Cora secondo il vario opinar degli Autori. Più tomunemente però se ne stabiliscono cinque, e tante sogliono essere per 1' ordinario. Una, e questa la principale , tiene il luogo di mezzo , ed è continua colle parti interne del naso , cioè col setto che divide le narici in due cavità , destra e sinistra : le quattro , che restano , stanno due per parte ai lati ; e due di queste in avanti , e due di dietro. A queste cartilagini stanno tramezzo certi quasi frammenti della medesima natura, ine- guali nella grandezza , nella figura , e nel numero ; i quali tutti però sono tra loro in- sieme uniti per mezzo del pericondrio princi- palmente, e per mezzo ancora degli integu- menti, tra la sostanza de' quali sono seminati moki follicoli sebacei. 617. Le Narici sono due cavità piuttosto ampie , comprese in avanti dal naso propria- mente detto, e nelle quali apronsi dei seni, e dei recessi particolari futi per accrescere la capacità loro. Meritano da notarsi in queste la divisione'^ i forami., i peli; le prominenze '■i i seni; la membrana che investe; le glandu^ le; i canali comunicanti colle narici medesi- me : i vasi , i nersfi ^ ^ V uso. Divisione. Abbiamo già accennato , che le narici sono due cavità, perchè tutta la cavità principale , che sopra il palato osseo vien formata dalle ossa mascellari principalmente 2l8 e dalle palatine, dall' alto al basso sì dlvicìe in due eguali tra loro per V ordinario. Que- sto si fa dal setto poco fa accennato , che nella sede posteriore è osseo, nelC anteriore poi cartilaginoso. La parte ossea si fa dal- l' osso del vomere ( N. i53 ) , e da quella lametta , che internamente producesi dalla cresta di gallo per l'esso etmoideo (N. 141); la cartilaginosa poi compie quella cartilagine media e principale dello stesso naso, la quale abbiamo ricordato di sopra. Forami. Ciascuna di queste cavità è forni- ta d' un doppio forame , uno anteriore, l'al- tro posteriore . I primi due forami apronsi nella faccia , e finiscono al setto , e alle pinne del naso ; i posteriori , e questi lun- ghetti piuttosto e grandi, sboccano nelle fatt- oi subito sopra le ossa palatine. Formano in- sieme come un canale ; onde tra i due fora- mi di ciascun lato evvi libera comunicazione. F'eli. 1 forami posteriori sono forniti di peli ( chiamati vibrisse ) i quali corre opi- nione comune che servano a frenare in certa maniera l' effluvio del muco , e impedire la strada agli insetti , che volessero entrare. Ma nel sesso femminile havvi appena una qualche lanugine cortissima invece delle vibrisse , da cui in vano forse si potrebbero aspettare i medesimi vantaggi. Prominenze . Quel canale , che dicemmo 219 esser aperto con doppio forame , uno in avanti , l' altro indietro , viene interrotto da quattro elevatezze lunghetie , e trasversali . Di queste due sono inferiori , e due superiori. Queste prominenze appartengono alle ossa turbinate ossia spungose , che abbiamo già descritto ( N. 142. 146), e vestite dalla membrana olfattoria accrescono non poco la superficie dell' organo dell' odorato. Seni. La cavità principale delle narici di- visa in due dal setto comunica con altre ca- vità , che scolpile sono in alcun* ossa che vi stanno attorno. Seni sono chiamate queste cavità, perchè si aprono nelle narici con uno stretto forame, che riguardo alia capacità del seno è molto picciolo. Han preso il no- me loro dalle ossa in cui queste cavità stanno scolpite; e perciò chiaraansi seni fron- tali ( N. i3o), sfenoidei (N. T40 ), etmoi- dei ( N. 14 0' ^ 4"^'^ ^°"^ piuttosto celet- te che seni , e mascellari, essi pure dati ad accrescere la superficie dell' organo. La Membrana, che veste tutte le cavità delle narici, è continua alla cute e alla cuti- cola, la quale esternamente si stende sopra il naso , internamente sopra la cavità della bocca. Sembra come una cute degenerata, perchè è rossiccia, polposa e spungosa sensi- bilmente più che la cute propriamente detta. È chiamata membrana Schneideriana dal su© 220 inventore , pituitaria poi , o olfattoria ckl muco che separa e die la unge , e dall' of- ficio di odorare . Non ha eguale grossezza e colore dappertutto; imperciocché è un po' più grossa e rossetta , dove veste il setto , e te ossa turbinate ; sottile poi e bianca si fa nel vestire i seni , e le cellette dell' osso cribri- forme . Ella è r organo principale dell' odc>- rato . Glandiile. Oltre i follicoli sebacei ricordati di sopra , che sono nella cute che copre la parte mobile del naso non mancano certi seni mucosi, e dei follicoli nella membrana pitui- taria , i quali somministrano un rauco che si mischia con quello che trassuda dalle narici. Sono più sensibili in quella parte di mem- brana pituitaria , che copre il setto, e le os- sa turbinate, che altrove. N«;lla membrana dei seni veggonsi i follicoli abbastanza sensi- bili per mezzo del Microscopio . I Canali comunicanti colle narici sono quel- li , che mettono un umor lacrimale dentro nelle narici . Imperciocché dal fine di quel solco, che havvi nelle ossa dell' unguis, prin- cipia un altro solco ( N. 145 ) scolpito nel- l'apofisi nasale superiore dell'osso mascellare, per cui scorre un canale membranoso , che insieme colla parte ossea hanno chiamato ca- nale nasale y e il quale sbocca entro le narici sotto la connessione dell' osso turbinato infe- 22 I fiore coli* osso mascellare. Porta le lagrime in queste cavità. I vasi arteriosi derivano dalle carotidi, i venosi portano il sangue ai rami delle giugo- lari esterne. I nervi poi sono somministrati alle narici dal primo pajo , ovvero olfattorio, il quale si disperde per le sole narici ; sì an- cora dal primo e secondo ramo del quin- to pajo. L' uso del naso è di odorare , dar adito air aria che esce , e entra pei polmoni , e temperare talvolta il troppo freddo dell' aria medesima col muco che va separando più o meno , tener umida la membrana pituitaria , affinchè sia atta a ricevere gli effluvj odoro- si , servire alla voce , conciosiacosachè l' aria sonora che sorte dalla glottide venga a di- verse foggie temperata dentro le cavità delle narici , finalmente di ricevere l' umor lacri- male, che per il canale nasale fluisce e di- scende nelle narici. 6i8. Lo stromento del vedere è VOcchio, di cui ognuno sa la situazione, il numero, e r uso. Essendo poi grande la composizione di questo organo , quindi per chiarezza sogliono dividersi le sue parti in esterne, e interne. A quelle appartengono le ossa componenti l'or- bita; i muscoli^ le sopracciglia', le palpebre; i tarsi ; la membrana adnata ; le glandw (e i le vie lacrimali. Alle incerne poi appar- 222 tiene il bulbo dell* occhio, che è composto di membrane contenenti degli umori , cioè della sclerotica , della cornea ^ della coroidea^ del- l' orbicolo cigliare , dell' iride , del legamento, ovvero corpo cigliare, e dei processi del me- desimo nome , della rc:tina , della zona ossia corona cigliare , dell' umore acqueo , della lente cristallina , del corpo vitreo , e fialmen- te tutto r occhio è seminato di vasi, e di nervi. 619. Le ossa costituenti l'orbita quali e quante sieno si è da noi spiegato (N. 1 84) ; e similmente (ai N. 353; 354; 3^^) abbia- mo descritti i muscoli , che servono a muo- vere le sopracciglia , le palpebre , e il bulbo dell' occhio. 620. Le sopracciglia sono i due archi che stanno sopra il lembo superiore dell' orbita ornati di peli più o meno spessi e lunghi, e dalla cute, sotto la quale havvi una mem- brana grassa principalmente verso le parti del naso. I peli disposti a loggia d' embrice colla loro punta sono per la maggior parte ordinariamente piegati. Gli stessi jirchi poi pelosi dove guardano il naso sono più spie- gati, onde questa parte delle sopracciglia dicesi capo, mentre l'altra estremità, che è più sottile chiamasi la coda. Servono a moderare la troppa luce quando s'abbassano, avvici- nandosi r un air altro , e a impedire inoltre che non entri nelT occhio il sudore che scorre ^alla fronte. 621. Le palpebre sono parti mobilissime , (lue per parte, che servono a coprire il bul- bo del)' occhio. Queste o chiuse o aperte che siano, fanno un'apertura, ovvero un solco ,1 di cui estremi fanno un angolo chiamato an- cora canto ; uno interno e più grande , esterno l'altro e minore. Sono composte dal- la cute , tanto da quella che discende dalle sopracciglia , quanto da quella che sorge dal- le guance , secondochè trattasi o della pal- pebra superiore , o di quella inferiore. Que- sta cute poi passati i lembi dell' orbita mol- to assottigliata , e arrivata all' apertura , o rima poco fa accennata, si riflette in se stes- sa air interno , e arriva fino ai lembi , per poi da questa sede stendersi sopra il bulbo dell' occhio. Tra le lamette di questa cute riflessa stanno collocati i già descritti mu- scoli delle palpebre , e alcune cartilagini , e glandule. Dal lembo delle palpebre sortono dei peli , che si chiamano le ciglia ;, piegati in leggier arco in guisa tale che colla con- vessità loro si guardino vicendevolmente , i quali allontanano dall' occhio una troppa lu- ce o separatamente , ovvero insieme colle so- pracciglia e colle palpebre più o meno chiu- se , mentre intanto il lagrimale umore, muo- vendosi le palpebre, vien determinato alfan-. golo interno dell* occhio. 622. Tarsi. Tra le accennate lamette della cute , le quali formano le palpebre , anzi al lembo di esse evvi una tenera cartilagine , detta tarso , per accomodarsi alla convessità del bulbo. Codeste cartilagini , di cui I3 su- periore è più larga , furonci date dalla na- tura perchè tenessero tesa la cute , e bene unita una palpebra coli' altra , atììncbè tra il sonno non abbia strada la luce all'interno dell' occbio. 623. Membrana Adnata. La pagina interna delle palpebre è anloriormente attaccata al bulbo deir occhio , e a questo vi si stende sopra , e quindi congiunge le palpebre col bulbo medesimo. Cosi viene a formare come lin integumento particolare, che dal surrife- rito officio chiamasi membrana adnata , o congiuntiva. Molto più poi merita quest' ul- timo nome, perchè all'angolo interno dell' oc- chio fa una piega simile alla Luna che cre- sce , colla convessità rivolta verso il naso , mercè la ((uale la palpebra superiore si con- giunge air inferiore. Questo quasi legamento delle palpebre dicesi comunemente membrana semilunare ; la quale internamente, vale a dire vicino al naso , ha un corpicciuolo a guisa fatto d' un granello, composto della adnata , di follicoli sebacei , e dei piccioli bulbi dei peli che non di rado spuntano da esso, il qual corpicciuolo suol chiamarsi ca^ 325 runcula lagrìmale. Sembra questo ritardare in quel luogo le lagrime, affinchè esse vengano più facilmente assorbite dai punti lacrimali , che presto ci faremo a descrivere. Clandule. Collocò la natura una maggior copia di follicoli sebacei tra il tarso , e la lamina interna di ciascuna palpebra , anzi vicino, alla estremità della palpebra medesima. Questi follicoli sono disposti a guisa di inte- stini , e col sevo che mandano dalle loro boccucce, che mescolar si deve colle lagrime, servono a moderar l' attrito , che recherebbe molestia dal continuo movimento delle palpebre. La maggior gianduia poi , e questa dell' or- dine delle conglomerate (detta lacrimale dal- l' umore che separa ) sta entro V orbita, ma superiormente all'angolo esterno delT oc- chio , la quale apre internamente nella pal- pebra superiore uno o due, e talvolta ancora tre condotti escretorj. Vie lacrimali. \S umore separato dai folli- coli sebacei e dalla gianduia lagrimaie fram- mischiato con quello che trassuda incessante- mente da tutta l'adiiara col moto delle pal- pebre vien cacciato all' angolo interno del- l' occhio. Ambedue le palpebre poi avanti ivi di convenire in quest' angolo , sembrano se- anate da una piccola macchia negra , che rassomiglia perfettamente a un punto : quin- di è avvenuto che quelle macchie si sono no- PA^TE IV. l5 2.2 6 minate punti lagrimalL Questi punti non so- no altro che l' orificio cV un canaletto che scorre dentro la sostanza delle palpebre ver- so il naso. L' un e V altro canaletto avvici- nandosi nel decorso al suo compagno apresi in una borsetta membranosa che trovasi nel solco dell'osso uno;uis, e nelle sue vicinanze, alla quale borsetta s' è dato il nome di sac- co lacrimale. È continuo con questo sacco un picciol tubetto membranoso chiuso dentro il canale nasale poco fa descritto ; il quale subito dopo la connessione dell'osso turbinato inferiore coli' osso mascellare distilla dentro le narici V umore che contiene. 624. Il Bulbo dell'occhio nella sua mag- gior parte contenuto nella cavità dell'orbita, presidiato da pinguedine, che serve ad ungere i muscoli , i vasi , e i nervi che contenuti sono neir orbita, rappresenta generalmente nn iilobo , il di cui diametro trasverso è mi- nore di quello che si può condurre da in avanti all' indietro , ed è composto , come abbiamo detto , dalla membrana Adnata , dalla Sclerotica, dalla Cornea, dalla Coroi- dea, AaAV Orbicolo Cigliare, dal Legamento e dai processi del me-desimo nome , dall' Iride , dalla Retina, dal Nervo ottico, dall' f/wor acqueo, òa\ Corpo Vitreo, dalla Lente cristal- lina, e finalmente da una membrana partico- lare, la quale chiamasi Zona 0 Corona Cigliare. 22 7 Sa 5. La Sclerotica ( poicliè dell' Àclnata abbiamo già parlato ) è il più denso, il più robusto integumento dell' occhio, e «questo proprio ed opaco , che non è dappertutto di uguale grossezza: imperciocché rifila sede anteriore principalmente la sclerotica va assot- tigliandosi , anzi al fine del bianco degli oc- chi muta quasi natura , inquantochè si fa prominente in un segmento diafano d' una sfera minore, il quale chiamasi poi la Cornea, composta di varie lamette incollate insieme , la quale dà il passaggio ai raggi della luce^ e gli inflette in guisa che possano entrare nell' interno dell' occhio. Vengono indicati in- ternamente i limiti della cornea e della scle- rotica continua da un certo picciolo solcò cir- colare. La sostanza della sclerotica poi è cel- lulosa , e viene accresciuta la grossezza di questa col loro proprio tendine inserito e immedesimato dai quattro muscoli retti degli occhi ( N. 355 ), a' quali devesi ciò , che chiamasi bianco deW occhio , da alcuni poi albiiginea. Finalmente alla sclerotica si unisce posteriormente il nervo ottico, dal quale è trapassata , e di cui 1' integumento esterno derivato dalla lamina interna della dura me- ninge viene legato alla sclerotica stessa eoa certi quasi piccioli freni. Determina la gran- dezza dell' occhio , e difende le parti in- terne . 22 8 626. La Coroidea h il secondo intf=2;umento membranoso del bulbo, e questo per ordinario negli uomini di un colore scuro, pieno d' in- numerevoli vasi , come il nome lo dimostra ; è attaccato alla sclerotica mediante molti va- setti , e principalmente per mezzo della pia meninge j la quale dopo aver formato l'inte- gumento interno del nervo ottico , spiegasi dentro il bulbo, e lega la sclerotica colla co- roidea. E ancora coerente nella faccia interna con un certo quasi integumento mucoso , il quale forma come un' altra lametta interna della coroidea . In questo muco risiede il co- lore proprio della coroidea , e nominasi mem- brana RuiscJtiana dell occhio. Principia la coroidea al fondo dell'occhio;, dove si unisce il nervo ottico al bulbo: imperciocché ivi un certo orbicolo membranoso traforato da pic- ciolissimi meati a foggia di crivello sta all'in- gresso di questo nervo , le di cui fibre mi- dollari si fanno strada per quei meati , per ispiegarsi poi subito nella retina. Il fine di questo involto è in quel solco circolare , che abbiamo detto mettere i confini internamen- te tra la sclerotica e la cornea. Serve a con- durre , e a tener sodi molti vasi , e questi vorticosi, che si portano per l'interno del- l' occhio , e a soffocare col suo color scuro ì ra^yo-i della luce , affinchè riflessi non tur- DO bino la vista. 22T 39 627. Orbicolo cigliare. Il fine della coroi- «3ea , di cui abbiamo ora parlato , vien notato da un certo bianco tessuto cellulare o piut- tosto spungoso, il cjuaie è aderente a tjuel solco anulare poco fa accennato, e attesa la sua figura dicesi orbicolo cigliare. L'officio di questo è di tenere nella propria sede la co- roidea , il legamento cigliare , e 1' iride , di che veniamo tosto a parlare. 628. Lemmento cioliare La coroidea me- desima internamente , alla distanza circa d'una linea dall' orbicolo cigliare , sembra farsi grossa, e disporsi la sua grossezza in pieghe eminenti, e a raggi,- le quali tenacemente attaccate a un certo muco che vi sta sotto spiegato in ispecie d'una membrana, incre- spano questo in solchi a raggi , negri, te- Buissimi, e che così fjwihnente )ion si ponno cancellare .. Quella grossezza forma il lava- rne rito y ossia Corpo Cigliare; le pieghe poi sono i processi cigliarla de' quali le estremi- tà anteriori s'appoggiano soltanto al leml^o della lente cristallina; e la sostanza de' quali è solamente cellulare e vascolosa. Servono a unire non senza qualche fermezza in questa sede la tunica coroidea colla retina , e col corpo vitreo che v' è sotto, siccome quelli che innestano i solchi alla membrana del corpo vitreo 629. L' [ride è una membrana in avanti 23o liti poco coTivessa, tesa sotto l'arco della cor- Dea j la quale ha quasi nel centro un fora- me , a cui si dà il nome di pupilla. Questo lorame nei feti, di sette mesi ancora j, è chiuso da una certa membrana d'un color cenericcio , e fornita di vasi smunti. Per altro V Grippine dell'Iride è dal lembo anteriore dell' orbicolo cigliare, a cui si unisce mediante vasi, e fila cellulose. Viene ind'rcata questa origine da un picciol solco anulare, quasi da una linea ne- griccia. Da questa sede spiegasi una membrana per ogni dove pinta di strie colorite , d' onde prese il nome di Iride , e arriva al lembo della pupilla; dove riflettendosi internamente ritorna in se stessa. Quindi l' Iride è compo- sta d' una doppia lametta, una anteriore, e fornita di vario colore secondo i varj sogget- ti ; r altra posteriore unta da un fosco umor mucoso, che chiamasi uvea. Per questa mem- brana vanno seminandosi molti vasi comuni alle altre parti del bulbo, tortuosi, e intrec- ciati di nervetti , e de' minimi punti negri ; r origine principale di que' vasetti si è da un certo circolo vascoloso , che scorre sotto il legamento cigliare. La pupilla si restringe in una viva luce , e mentre miriamo oggetti vicini; allargasi per lo contrario, se guar- diamo oggetti lontani , o a una luce debole. Ma nessuno per anco ha scoperto, se voglia- mo confessar il vero, quelle fibre particolari, da cui ripetere (jaesto doppio moto. 2 3 I 63o. La Retìua è lo spiegamento della midolla del nervo ottico in guisa di membra^ Ila , la cjual midolla è sostentata da una te- nuissima cellulosa, e sembra finire airorigice circa de' processi cigliari. Passato questo luo- go , deposta avendo la sostanza midollare va fino al lembo della lente cristallina. Questa è il terzo integumento deli' occhio e il più intimo di tutti , il cjuale internamente dove sottostà alla coroidea, rappresenta un leggiero ed eguale capecchio ; fibroso è poi interna- mente dove s' appoggia al corpo vitreo. In questa faccia vi scorrono dei vasetti ros- si , che sono discendenze dell' arteria cen- trale (N. 4*^4) ^ della vena compagna deri- vata dalla giugolare esterna. E 1' organo pri- mario della vista. 63 1. Il Nervo Ottico^ dì cui abbiamo già parlato altrove (N. 4^7) passato l'osseo fo- rame ottico, è circondato dalla lamina interna della dura meninge , e dalla pia meninge ancora. Quella , come abbiamo già notato , s'inserisce colla sclerotica; questa poi non so- lamente veste davvicino la polpa ossia mi- dolla del nervo , ma manda ancora molte lamette , le quali fanno delle cellette , entro le quali contiensl la midolla. Quando poi il nervo è ben vicino al bulbo dell'occhio, si diminuisce di grossezza in guisa , che quasi si contrae in una punta di cono , e si ficca 232 ISG nel bulbo più vicino alle parti del na: cacciando dei fili midollo?! per quell' orbicelo membranoso fornito di picciolissimi meati, che abbiamo detto di sopra formare l'origine della coroidea. Porta alla sede dell' anima le im- pressioni ricevute dalla retina , o piuttosto gli effetti di queste. 632. Umor acqueo. Tra la cornea e la lente cristallina evvi uno spazio , che vien diviso dall' iride in due cavità ineguali , co- municanti una con 1' altra mediante la pu- pilla. Questo spazio è riempiuto d' un ffuido diafano , che è 1' umor acqueo deW occhio separato dalle arterie del legamento cigliare , e deir iride. La cavità posta tra l'iride e la cornea , dicesi camera anteriore dell' occhio ; quella poi tra V uvea e la lente nominasi camera posteriore, che è dell'anteriore assai più piccola. Serba distesa e levigata la cor- nea ; dà passaggio ai raggi che entrano ; e fi)rse serve ancora a moderare la troppa forza refrano;ente della cornea. 633. 11 Corpo Vitreo occupa la maggior parte di quella cavità , che è definita dalle tonache componenti il bulbo dell' occhio. Sta postericrinente, avuta relazione agli altri umori dell' occhio, ed è formato da una membrana assai tenue detta Jaloidea ; dalla cui faccia interna è probabile che portino certi minimi setti membranosi , che formano delle piccio- ;35 Usslme selle particolari comunicanti V una con l'altra, dentro le quali contiensi un traspa- rente liquore alquanto viscido. Questo corpo poi nella faccia anteriore è scavato , per ri- cevere e rinchiudere nel proprio seno la mag- gior parte della lente cristallina, e inoltre sorga oltre il lembo della lente medesima ; la qual elevatezza suol dirsi da alcuni parte gibbosa del corpo vitreo. Conserva globosa la figura dell'occhio, ammette i raggi della lu- ce, e sembra temperare la troppa forza della lente nel refrangere i raggi medesimi . 634- La Lente Cristallina è un corpo dia- fano, fatto a foggia di lente, composto di due segmenti di sfera ineguali : poicliè la parte posteriore , che sta nel seno del corpo vitreo , è la porzione di minor sfera relativamente alla parte anteriore, che è molto meno con- vessa. E formata di lamette tenuissime , tra- sparenti, che stanno una sopra l'altra a fog- gia delle cipolle , e attaccate insieme, le quai lamette nel centro della lente fatte più dure formano un certo nocciuolo . Sono comprese queste lamine da una certa membrana ela- stica , anzi direi piuttosto , quasi rigida , sot- tile però assai e trasparente, che tonaca cristalloidea chiamasi , e sotto la quale nella parte anteriore trovasi ben di spesso una goc- cia di umor acqueo . E ritenuta nella cavità del corpo vitreo mediante una breve cellule- a34 sa, e per mezzo ancora di quella membrana, che zona o corona cigliare appellasi . I raggi della luce refrange in g^iisa che convenendo in punta di cono nel f^co cioè della lente stessa, dipingano nella retina l'immagine de- gli oo-rretti. 635, La Zona ossia Corona Cigliare è una membrana tenuissima mancante di vasi al- meno visibili , dal che si potrebbe sospettare con alcuni esser essa un muco spiegato a maniera d' una membrana organica , a cui s'appoggiano, anzi s'uniscono, come abbiamo poco fa avvisato , i processi cigliari. Questa membiana ha principio, qualunque ella siasi, dal corpo vitreo alla sede del legamento ci- gliare , dove cioè questo legamento prin- cipia, e sorgendo in avanti, notata di solchi quasi neri dispossi a raggi , si unisce col lembo della lente cristallina. Per passare poi a questo luogo vien tradotta sopra la parte convessa del corpo vitreo , che abbiamo ac- cennato di sopra; dal che avviene, che da questa membrana insieme con quella gobba del vitreo , e col lembo convesso della lente venga compreso per ogni dove attorno la lente uno spazio triangolare curvilineo , a chì dal- l' inventore gli si è dato il nome di Anello del Petit. Se dentro questo spazio si soffia dell' aria , allora codesta zona si fa visibile, perchè si compone in vescichette minime a 233 qualche foggia ovali fornite di qualche ele- ganza , che stanno alla circonferenza della lente. Serve a tenere nel proprio luogo la lente cristallina. Entrano nelle parti dell' occhio vasi ar^ teriosi , e mokisfimi, come anco venosi , e nervi. 1 primi vengono dair una e dall' altra carotide ; le vene vanno alle giugolari ester- ne, alcune delle quali ptrò sboccano nei se- ni della dura meninge. Per ciò che appar- tiene ai nervi , alT occhio provvedono il se- condo , terzo e quarto pajo de' nervi ; ma altri filamenti ancora derivano dal primo , e secondo ramo del quinto pajo , come anco dal sesto pajo , i quali vanno disperdendosi per le parti dell' occhio. L' uso delle parti particolari , di cui è composto r occhio , si è da noi accennato nella loro descrizione- Qual sia poi V uso del- l'occhio , lo può ignorare colui solamente, che nato è senza la facoltà di vedere o per la mancanza di questo organo , o per un qualche vizio singolare di questo. 636. Lo stromento c\e\V Udito sono le oreC" chie , le quali non tanto forse per l'elegan- za , quanto per la composizione loro sono più eccellenti dell'orbano della vista In queste hanno a considerarsi tre cavità, l'esterna cioè, quella di mezzo, e 1' interna L'ester- na fatta dall' orecchio e dal meato uditorio; 256 la media detta tìmpano ; V interna il lahi" ri rito . 637. L'orecchio è quella parte che s'alza dair osso temporale , ed è prominente al-, r esterno Egli è composto d' integumenti co- muni, di carni, di cartilagini, e di glandu- le ; e veggonsi in esso delle prominenze, e delle fossette , di cui , come anche delle sue carni fu da noi parlato ( N. 356 ) Ma ol- tre i muscoli havvi ancora un doppio lega- mento che unisce la conca di quello alle ossa vicine là al principio del meato uditorio: uno è posteriore , che ha V origine dal processo mammellare dell' osso delle tempia; V altro anteriore, che talvolta manca, il quale esce quasi dalla radice del processo giù gale La cartilagine dell' orecchia ha la figura generalmente ovale : è assai elastica , e in qualche luogo è interrotta da alcune piccole incisure , massimamente a quella parte di questa cartilagine , che fa il principio del meato uditorio . Una breve cellulosa che vi si sopraggiunge (nella quale trovasi talvolta qualche pinguedine, ma principalmente al- l'indietro ) unisce la cartilagine colla cute, sotto la quale particolarmente nella sede po- steriore , e dove ancora principia il meato uditorio, ritrovansi molte glandule sebacee , che vanno separando un untume che raccolto dentro questo meato uditorio forma il cerume; questo poi unge la cute, soffoca gl'insetti, che vi entrasseio; e finalm*^ate a guisa di untume più denso o di semola investe il sol- co die divide l'orecchia posteriormente dal- l' osso delle tempia , come ancora i solchi , ovvero cavità d^lT orecchia medesima. 638. Il Meato Uditorio è un cana- le parte cartilaginoso, e parte osseo, piìi largo nel principio e nel fine , e più stret- to in mezzo , il qunle nel suo principio è addobbato di peli più o meno lunghi 9 densi , e calcali. Vale a dire la cartilagine dell' orecchio si contrae come in un tubo composto quasi di pezzetti uniti insieme me- diante una robusta membrana come un peri- condrio : i quai pezzetti si congiungono colle asperità ossee, dalle quali principia la parte ossea del meato. Questo canale andando dal" r indietro e dalT esterno in avanti e all' in- terno finisce con una sezione obbliqua in gui- sa , che la membrana che lo chiude ., di cui* parieremo poi, fa un angolo ottuso colla parte superiore di questo meato. Finalmente è ve- stito internamente da una cute assai tesa , colla sottoposta brevissima cellulosa e con una tenuissima cuticola che vi si stende sopra, Riceve i raggi sonori, e sembra riflettere gT incidenti in guisa, che arrivano al fondo del meato chiudo. Manca nel feto , come nei pati di fresco la parte ossea di questo canale. a38 639. Il Timpano ossia la Cavità Media deir orecchio la maggior parte è ossea , e continua al meato uditorio La sua figura generalmente è subrotonda , ma un po' più spiegata dall' esterno all' interno , the dallo insù air ingiù. Posteriormente ancora è cre- sciuta un poco questa cavità dalle celle del processo mammellare dell' osso delle tempia ; anteriormente e aperta in un canale singo— ^ lare , cioè nella tuba Eii&tachiana ; interna- mente le corrispondono due forami , che j^— nestre si dicono , e certa parte ancora della cavità interna ossia del labirinto , che ^esti" bolo si chiama , il qual s'alza inferiormente in una prominenza , a cui diedero il nome di promontorio : esternamente in fine è chiusa da una membrana particolare un poco ovale. In questa cavità stanno sospesi quattro os- settì articolati 1' uno con 1' altro , che si mettono in moto da muscoli particolari, cinti col loro periostio pieno di moltissimi vasetti , il quale è continuo col periostio del timpano stesso. L' uso di questa cavità sembra proba- bilmente essere che si possano muovere libera- mente gli ossetti sospesi in quella; ed affinchè riceva e contenga l'aria che opportunamente si deve rinnovare, e che è necessario per mantenere 1' integrità della membrana del timpano: finalmente acciò che alle oscillazioni cTi qnest' aria venga commossa una certa aS9 membrana posta alla finestra rotonda , e quindi ancora venga percossa per questa strada la polpa nervosa , che si diffonde pel labirinto. 640. La membrana del timpano or accen- nata divide il meato uditorio dalla cavità delle stesso timpano , ed è contenuta nell' a- nello osseo solcato, mancando un poco su- periormente. Questo anello nei feti si può separare dagli ossi che compongono la cavi- tà del timpano ; ma a poco a poco avan- zandosi r età s' immedesima e si produce nel meato uditorio osseo. E composta dalla cute e dalla cuticola del meato , e dal pe- riostio del timpano, mediante una breve cel- lulosa che congiunge le lamette. Elegante assai è la di lei struttura , se si faccia a mirarla con occhio armato di lente ; imper- ciocché vedesi composta di fili che si taglia- no quasi ad angoli retti , avendovi framnsi- schiati dei vasetti. Sta prominente dentro la cavità del timpano in grazia dell' ossetto , che passa per le di lei lamine dalla parte supe- riore fino al centro. Sostiene adunque in cer- ta maniera gli ossetti , e va a seconda dei loro moli , dal che vien tesa a diverse ma- niere , affinchè percossa dalle vibrazioni del- l' aria esterna , opportunamente riceva il tremore , e scuota gli ossetti medesimi. 641. Finestre. La parete interna della cavità del timpano, da cui sorge prominente il vesti- 2^0 boloj, come abbiamo detto , è fornita di due forami. Il forame che sta superiormente e un poco in avanti dicesi finestra ovale, la qua- le tuttavia è semiovale^ colla convessità che guarda insvi ; V altro che guarda ingiù , e posteriormente chiamasi finestra rotonda , sebbene sia un breve canaletto , il di cui lembo tumidetlo per lo più è triangolare . Quella è chiusa dalla base d' un certo os- setto nominato staffa ; questo poi da una membranetta tesa , e alzata in un cono con- cavo , che è continua al periostio che inve- ste la coclea. Per altro V apice di questo cono é legato ad una certa spirale, che di- vide in due cavità la coclea che inferiormente terremo a descrivere. Queste finestre ora de- scritte servono a portare i tremori delle par- ti , che occupano , alla cavità interna , vale a dire , al labirinto. 643. I quattro ossetti sospesi dentro la cavità del timpano sono il martello , 1' in- cudine , r osso orbicolare , e la staffa , bi di cui particolar figura si fa manifesta dal loro nome. 643. 11 marteìlo col suo capo superior- mente è connesso col principio della cavità del timpano mediante il periostio formato in ispecie di legamento, e inoltre si articola col corpo deir incudine per ginglirao ( N. 110 ). Sotto il capo evvi il collo , a cui sono con- 241 tìnui tre processi : uno , ne' feti lungo assai e tenue , e questo prodotto in avanti e in- ternamente , chiamasi processo lunghissimo del martello , o dal suo Inventore apofsi del Folio ; V altro minore sta esteniamente , e sforza in fuori un poco la membrana del timpano, nella sede superiore: il terzo nella medesima linea col collo dicesi manubrio, per- chè cacciato tra le lamette della membrana del timpano questa conduce ali* interno in guisa , che faccia essa un cono concavo, col- Y apice elevato dentro la cavità del timpano. 644- L' incudine congiunta , come abbiamo detto, per ginglimo col capo del martello, e inoltre per mezzo del periostio colla parte suprema della cavità del timpano , sia un poco posteriormente rispetto al martello È composta del corpo e di due gambe , delle quali la più corta è voltata posteriormente ; l'altra poi più lunp^a sta in avanti, e quasi paralella al manubrio del martello , sì pro- duce inferiormente oltre il martello medesi- mo. Air estremità di questa gamba più lun- ga e internamente sta annesso quel picciolo ossetto, a cui dalla sua figura si dà il nome di osso orbicolare. 645. La staffa , ossetto degli altri posto più internamente , ha perfettamente quella figura , che disegna il suo nome. Vedesi in esso il collo , che da altri dicesi il capo , e PARTE IV. 16 si divide in due gambe solcate internamènte> le quali hanno fine nella base semiovale po- sta alla finestra ovale . 11 collo scavato in una fossetta nella sommità del suo apice si articola coli' ossetto orbicolare , e in tale maniera che forma un angolo quasi retto colla gamba p'ù lunga dell'incudine, restan- do quinci la l^ase quasi trasversalmente. Per- altro r intervallo che v* ha tramezzo alle gambe è occupato da una membrana affissa al solco delle gambe niede.>ime , e derivante dal periostio del timpano: il qual periostio s'attacca col lembo della base della staffa , conservando però la mobilità dell' orsetto , per cui ora più, ora meno profondamente si immerge nella finestra ovale nella sede po- steriore ; mentre la parte anteriore della ba- se istessa si caccia più o meno infuori. L'uso di questi ossetti si capila meglio dalla de- scrizione de' muscoli appartenenti ad essi. I muscoli degli ossetti dell udito sov.o tre, de* quali due appartengono al martello, il terzo poi alla staffa. Uno de' primi dalla sua situazione chiamasi muscolo esterno del tnar- tello\ l'altro dal suo officio dicesi il tensore, altri v'aggiungono e descrivono il lassatore y anzi in figura particolare lo mettono avanti oli occhi. Al muscolo finalmente della staffa fecero il nome di stapedio. Jl muscolo esterno del martello , che altri poi dicono interno » trovasi tra la parte squamosa e petrosa clt-lT osso delle tempia , vaie a dire , dove nascondesi il processo lun- ghissimo del martello. Apj>ena o neppure ap- pena è rubicondo, ed io 1' ho Veduto per lo più esser contenuto in quel medesimo cana- letto osseo per cui esce dalla cavità del tim- pano la corda di questo che descriveremo in- teriormente, per poi andare alla lingua in- sieme con un certo nervo prodotto dal terzo ramo del quinto pajo. S' inserisce il suo ten- dine nella radice del processo lunghissimo poco fa ricordato , ovvero dell' Apofisi Folia- na. Conduce il martello e quindi la membra- na del timpano in avanti, la quale perciò meno elevata internamente si rilassa un poco. Il tensore del martello nasce carnoso dal- l' ossea non meno che dalla cartilaginosa parte della Tuba Eustachiana , e un poco superiormente dove corrisponde alla base del cranio ; cammina verso la cavità del timpa- no pel canale osseo che finisce nel solco , e dalla porta curva di questo solco ( il qual solco in non poca parte sì unisce esterna- mente all' apice della coclea ) venendo fucri tendinoso si riflette all' esterno , per infierir- si poco dopo al manubrio del martello quasi nascente. Tira indentro il maitello e quindi "^eco la membrana del timpano , la quale ten- de più 0 meno, per soigere più o meno den- 244 tro la cavità del timpano Quello chft si ^ice lassatore , è un muscolo cortissimo , che io non ho mai potato vedere» e dicono avere la sua origine dalla parte suprema del margine del timpano , dove finisce il meato uditorio , e inserirsi nella radice dei processo minore del martello . e quindi rilassare la membra- na del timpano conducendo il martello in- fuori. Lo stapedio muscolo picciolo, ora oblun-» go , più spesso triangolare, è contenuto nel breve canaletto alquanto arcato. Codesto ca- naletto è concentrico alT altro più grande canale osseo, e posto un poco posteriormen- te , il quale chiamasi acquedotto del Fallop- pio ( N. 160 ) Bisogna cercarlo nella parte posteriore del timpano , dove trovansi le celle del processo mastoideo ; dalla di Ini picciola porta subrotonda , pili spesso ovale , che è aperta un pò* sotto il collo della staf- fa , nasce il suo tendine , il quale riflesso in avanti s' inserisce in questo medesimo collo. Caccia più o meno d<"ntro la finestra ovale la parte posteriore della base della staffa , perlochè la parte opposta ossia V anteriore si scosta a proporzione dalla finestra me- desima. 646. La tuba Eustachiana è un canale composto superiormente da un osso , nel re- stante poi da una cartilagine e da una mem^ 245 trana. CorrìJ^ponde in avanti nel suo princi- pio alla cavità del timpano , in cui sbocca ; la parte ossea esterna è continua colT osso esierno di questa cavità : la parte interna a questa opposta nascfe dal lembo arcato che si vede dentro il timpano. Questa sostanza ossea formata in tubo , la di cui parete in- terna costituisce una qualche parte , e questa esterna , del canale carotico , s' inclina in dentro , e si fa più angusta quando esce dall' osso petroso : nel qual luogo raffigura una la-céra fessura, a cui si attracca par- te una cartilagine e parte una membrana . La cartilagine che non compie il tubo, co- me non lo compiono g'i anelli della trachea , dilatandosi a poco a poco , e non strapre fab- bricata d'un pezzo solo posto massimamente air interno , si produce fino nelle fliuci ; la parte membranosa poi congiunta coli' osso, e colla cartilagine finisce il resto della tuba: la qual tuba poi apresi superiormente nelle fauci dietro il velo del palato. Vestita è in- ternamente dalla cute delle fauci p'ena di mucosi follicoli mohii^imi sparsi qua e là , la quale a poco a poco si va estenuando, avvi- cinandcsi alla parte ossea per poi finire nel periostio della cavità del timpano. Questa è la strada , per cui rinnovasi l'aria, e il mu- co del tiiDpano ; dicesi ancora data questa tubri per ricevere alcuni raggi sonori , e qgin- 246 tli servire in qualche maniera all' udito in cjiielli che non sentono troppo bene. 647. Il labirinto è V interna cavità del- l' orecchio , la quale ebbe questo nome per i molti giri e recessi ossei Hanno in esso a considerarsi anotomicamente il sito, la jìgii- ra 5 la fnhbnca , il vestibolo ; i canali se- micircolari , la coclea , la lamina spirale , le scale , i forami , il canale osseo dei nervi sì comune , die particolare ^ i nervi , r unìor contenuto nel labirinto medesimo , i vasi finalmente , e V uso. Sito. Sta il labirinto nelT apofisi petrosa dell' osso delle tempia subito oltre la cavità del timpano, di cui forma in qualche parte la parete interna. La figura non si può cosi facilmente de- scrivere. Se alcuno però volesse paragonare il labirinto ad uno scorpione, darebbe una qualche immagine non affatto lontana dal fatto medesimo. Imperciocché il corpo sarebbe ciò che dicesi vestibolo , e tiene il luogo di mezzo tra le branche e la coda: le branche incurvate rappresenterebbero in certa guisa i canali semicircolari posti un poco superior- mente e di dietro; con questa differenza però che questi canali sono tre , non due soia- niente : la coda finalmente torta e che gira in se stessa a foggia di circolo si può in ctrto modo assomigliare alia coclea continua al vestibolo ; la quale si produce inferiormente un poco in avanti e in dentro colla punta che guarda in fuori e un poco iuferionnente. 648. li vestibolo è una cavità a qualche modo rotonda, che giace tramezzo ai canali semicircoiiri e alla coclea. In questa cavità si ponno considerare due pareti : una ester- na , in cui sta aliamente scolpita la' finestra ovale j quasi nel seno d' una certa fossa ; r altra interna dove mira il forame acusti- co ( N. i6ò ) e il canale continuo a questo forame; nella qual parete veggonsi delle mac- chie cribriformi, che sono un ammasso di minimi forami , per cui entra nel vestibolo il nervo molle insieme con molti vasetti, e tro- vansi ancora altri forami, the danno adito ad altri simili nervi e vasetti. Dentro la ca- vità del vestibolo ( oltre una certa spina ossea prominente tramezzata da due cavità una semiovale, e l'altra emisferica; le quali ca- vità sono notate da quelle macchie cribrifor- mi ora accennate ) sta aperta la bocca del canale che appartiene alla coclea, il quale nominasi scala del vestibolo^ e stanno aperte cinque altre bocche dei canali semicircolari ; e parimente vedesi un certo recesso a gu'sa di solco , dove comincia un tub(^tto eh'- è comune a due canali sf^micir^olan . Tutta questa cavità poi , anzi il labirinto intiero è coperto da un periostio tenuisbimo ^ il qual© a48 a mio giudizio deriva dalla lamina esterna della dura madre, la quale passa per la fes- sura (N. 171) che sta scolpita nell'osso delle tempia, chiamata dal celebre Cotunnio acque- dotto del vestibolo , e da questa viene pel canale osseo e pel recesso solciforme nel la- birinto, e spiegasi per questa cavità. 649- I canali semicircolari sono tre ; ma nella piegatura loro superano il mezzo circo- lo. Sono distinti in superiore, che altri chia- mano anteriore; in posteriore ^ e in medio , o come ad altri piace esterno o orizzontale ; o se rÌ2;uardiamo la diversa grandezza loro , si dlstiniiuono in maii^iore , in minore , e in minimo. Siccome poi in alcune orecchie il canale anteriore è eguale in grandezza al posteriore , perciò quest' ultima distinzione sembrami meno accurata, onde noi riterremo quella di canale superiore , posteriore , ed esterno ovvero orizzontale . Tutti tre sono più angusti in mezzo all'arco; più larghi poi più o meno dove apronsi nel vestibolo ; \ale a dire , le bocche opposte del canale superiore e del posteriore, come ancora quella dell' esterno , dove sorge vicino la finestra ovale, superano in ampiezza le altre bocche. Apronsi poi solamente con cinque bocche nel vestibolo; perchè l'anteriore e il posteriore con quella gamba clie si guardano V un 1' altro , convengono in certo solo e comune canale. 249 650. Coclea. Al vestibolo aggiugnesl infe- riormente e internamente un cono concavo fatto di una crosta ossea e più fragile di quella dei canali, chiamato coclea, in quanto che due volte e mezzo gira parte attorno al picciolo cono osseo scavato internamente d' un solco , e parte attorno se stesso ; quest' altro cono, che modlolo si chiama, colla sua base, che è notata da una macchia cribrosa roton- da , corrisponde al forame acustico ; V apice poi , che a metà incirca del secondo giro spiegasi in forma di bicchiere, o di infondi- boh , è in certa maniera volto contro la ca- vità del timpano. 65 1. Lamina spirale. Dentro la cavità della coclea vedesi un certo setto osseo tes- suto di due tenuissime lamette. Questo setto con una sua punta è attaccato al modio- jo , coli' altra poi è annesso ad una certa membrana che si produce nell'opposta parete della coclea , e questo chiamasi la lamina spirale. Così la coclea è divisa in due cavità da questo setto medesimo, il quale perciò parte è osseo e parte membranoso. La parte ossea , che propriamente costituisce la lamina , al lembo deir infondibolo ovvero bicchiere oia accennato finisce in un uncino, ovvero amo; la parte membranosa poi composta anch essa d' una doppia lametta derivata dal periostio che copre il labirinto, prodotta un poco al a:5o tll là dell'amo, distende il coperchio ossia il volto della coclea medesima. 65a. Scale. Le due cavità , in cui si di-' vide la coclea dall' indicato setto , hanno avuto il nome di scale. Una di esse, la quale è superiore , e un poco più lunga , nasce dal vestibolo, e perciò dicesi scala del vestii bolo ; r altra che principia dalla finestra ro- tonda del timpano voltata in dietro , e che è inferiore e più corta , chiamasi scala del timpano. Questa scala verso 1' apice della coclea con una certa fessura, ossia forame- aperto al fine della lamina spirale ossea sboc- ca neir infundibolo ; quella poi un poco più alto di questa apresi parimente nelT infundi- bolo , e quindi in questa sede , vale a di- re , nel bicchiere, queste scale comunicano tra loro. 653. Forami. Quella parete interna del "vestibolo , la quale è continua col forame acustico , o piuttosto col canale osseo e co- mune de' nervi acustici, è notata da macchie cribriformi , come abbiamo di sopra indicato. Una di queste superiore di sito attesa la sua figura dicesi macchia semiovale , e suol essere un poco più grande dell' altra che sta un poco più al di sotto, e che chiamasi macchia emi- sferica. Sono separate queste due macchie ( alle quali , come si è detto , corrispondono dentro il vestibolo due leggieri cavità del aSi mecJeslmo nome ) da una certa spina ossea molto più prominente relativamente a quella, che sta tramezzo alle cavità dello stesso no- me. Ma non di rado in questa parete stessa vefrf^on^i altre macchie, ed altri forami pic- ciolissimi , sparsi essendovi qua e la ben cu sovente dei fili ossei tenuissimi, a quella ma- niera che abbiamo accennato che la base del moiliolo è fornita d' una macchia parimente cribriforme. S'è già detto poco fa e con ve- rità esser continui a queste macchie dei ca^ naletti ,• poiché tutti capiscono ; che agli ori- ficj comunicanti da una all' altra superficie evvi tramezzo una certa sostanza ora più erossa, ed ora più sottile, che costituisce in certa maniera il canaletto. 654. 11 canale comune de nervi principia dal forame acustico scolpito nell' apofisi pe- trosa dell' osso delle tempia , di cui abbiamo parlato nell' Osteologia. In fondo di questo veggonsi quelle macchie , che poco fa indicate abbiamo , appartenenti al vestibolo e alla coclea , ed al fine di esso sopra la macchia semiovale evvi un forame, che è il principia e]' un certo canale particolare osseo picciolis- simo, e corto, il quale mette foce a perpen- dicolo nell'acquedotto del Falloppio (N. i6ti). 655, ]Ser\'i . La porzion molle e dura del nervo acustico ( N. 462 ) entra nel canale vcomune ora indicato. Il nervo molle diviso 2^2 quasi in filamenti al fondo del canale entra nelle macchie descritte di sopra , e pei mi- nutissimi canali ossei continui a queste mac- chie si produce nella cavità del labirinto. Recentemente ha scritto il Chiarissimo Anto- nio Scarpa Anotomico in Pavia (0, che parte di questi nervi, che entrano nel vestibolo, si dispiegano in un sacchetto aderente in certa maniera alla cavità semiovale dello stesso vestibolo; ha aggiunto ancora , che altri nervi del medesimo tronco formano delle ampolle in quella sede dove i tre orificj dei canali semicircolari, e le gambe corrispondenti sono più larghe: e che quelle ampolle sono conti- nue coi canaletti nervosi , i quali scorrendo per r altra gamba apronsi in una certa ca- vità , ossia sacco comune a questi canaletti , e connesso col sacchetto del vestibolo; final- mente che le ampolle e i canaletti , fabbri- cati quasi solamente da una polpa nervosa , nuotano quasi nelT acqua , e che acqua si- mile portano internamente , la quale ( per far la cosa più evidente ) potè egli colla pressione del sacchetto comune o d* alcuna ampolla cacciare nei canali nervosi , affinchè questa ritornasse per un altro orifìcio nel sac- ciietto comune. Ha soggiunto inoltre altre cose (0 Anat. disquisit : de auditu et olfactu. aSS aìla zona della coclea , ai nervi dispersi per la coclea, e che entrano nel canaletto scavato nell'asse del modiolo. Quelli che amano in- tendere queste cose accuratamente , devono consultare la di lui opera elegantissima. A rae non è lecito il dir di piìi su questo pro- posito , sì perchè non lo porta la natura delle mie Istituzioni; si perchè, sebbene fin dalla mia prima gioventìi abbia messa tutta T ope- ra, e tutta la diligenza nell' Investigare l'in- terno dell' orecchia , non ho mai avuto la fortuna di seguire col coltello e con altri presici) la polpa nervosa dispersa dentro il labirinto in guisa che non scorresse via men- tre tadiava le orecchie recenti : o che essa in frangie confusa col periostio sottilissimo non si vedesse , quando più accuratamente mi f-iceva ad investigare con ripetute osservazio- ni r osso secco del labirinto. Egli è ben ve- ro però, che in qualche luogo ho incontrato un qualche umore , ogniqualvolta che ho ta- gliiito trasversalmente uno de' canaletti , ed ho mirato dentro di esso col microscopio ; e quelle cose , che mi toccarono allora vedere internamente , sembravano convenire colle os- servazioni di quel rinomatissimo Scrittore , come recentemente ancora ho confermato. Stetti sempre dubbio però, se ciò fosse se- condo la natura , o se quelle cose che mi apparivano, dovessi attribuirle alla forza di a54 una frattura che scuotesse le parti interne sottilissime, e assai molli. Non negherò an- cora di aver veduto una qualche umidità , mentre tentava collo scarpello di levare or- dinatamente le lamine dall'osso dei canali semicircolari in un'orecchia recente, per co- noscere in alcun modo come si stasse il nervo contenuto* la qual umidità tra la polpa nervo- sa del vestibolo ed il vestibolo osseo medesi- mo notata avea ancora Io stesso celebre Al- lero. Ma ciò non m' è avvenuto sempre; e per lo contrario io vidi l'acqua dentro il ve- stibolo, i( di cui fondo, per dir così, si po- lca vedere , allora quando io procurai di ri« mover la statFa dalla finestra ovale. La qual acqua poi , e il qual fondo in qual maniera possano vedersi , se sacchetti particolari con- tenenti r acqua o\"cupano il vestibolo , io per verità confesso la ^nia ignoranza , e non so capirlo. Comunque sia però ( imperocché io non opporrò mai ajlle osservazioni degli altri le mie quali sieno , ne pretenderò mai che si debbano più di quelle valutar le mie ) debbo professare ai\cora una somma oscurità in questa cosa ogni volta clie ho voluto por- tare le mie ricerche \ui nervetti che vanno scorrendo pel modiolo, e^^igli altri che vanno errando per V una e V altra scala della co- clea , per vedere la loro distfribuzione singo~ lare. laonde mentre stimo assai la somma a5i dilio-enza del Chiarissimo Autore sullodato , disapprovare non posso affatto la nun ìm^ perizia. 656. Il nervo duro acustico arrivato al fondo del canale comune entra pel canale particolare soppraccennaio, e passa aW acque- dotto del Falloppio ( N. 166) per tongiun- gersi col tralcio nervoso prodotto dal St-condo ramo del quinio pajo (N. 460. il Mascellare superiore); indi vada posteriormente ed ing ù per uscire da! forame tra 1' apolisi mdmr.Kd- lare e la stdoidea dell' osso delle tempia ; il die avanti di fare, ad un' incerta altezza, per ordinario poi un poco sopra il fine del- l'acquedotto , manda un filamento, il quale pel canaletto osseo unito all'acquedotto ester- namente e per davanti , va ascendente nella cavità »del timpano; dove avanti la gamba pili lunga dell'incudine, e dietro il principio del manubrio del niart^'llo cammina nominato allora corda del timpano. Questa corda poi (dalla quale vengono fuori d^i minimi tralci pei muscoli del martello J superata la cavità del timpano entra in un altro cana' tto co- mune al muscolo esterno del m-irtello e si lìi strada per la fessura del Cassero (N. ibi ) per cacciarsi nel nervo linguale prodotto dal terzo ramo del quinto pajo. 657. L' amore del labirinto è una cc'ta acquetta lentamente sparsa probabilmente dalle 356 arteriu22e disperse pel labirìnt-o, e lentamente assorbita patimenti da vasetti inalanti, e rin- novata; affinchè quello spazio, che è lasciata dal sottilissimo periostio e dalla polpa nervosa che investe, resti egualmente pieno incessan- temente; e così i suoni esterni ancor deboli, i quali vengono dietro talora ai suoni più forti, possano scuotere quella polpa. I vasi arteriosi dell' orecchio sono discen- denze deir una e dell' altra carotide: i ve- nosi appartengono o all'una o all'altra giu- golare , ed ai seni della dura meninge. L' uso del labirinto , siccome ancora di tutta l'orecchia è noto a tutti. Sono date le orecchie per udire. Ma perchè poi a questo fine sì grande apparato di parti e sì composta? Perdio, per esempio, il labirinto è composte del vestibolo, dei canali semicircolari, e della coclea? A qual fine tre canali pegati in arco, e di ineguale sezione e lunghezza ? Perchè due gambe di questi canali conven- gono in una sola? Perchè dividesi la coclea in due cavità non della medesima sezione , né lunghe egualmente ^ Potrebbe forse ci«> esser fatto, che, essendo cinque le gambe di questi canaletti j le quali si aprono con al- trettanti orificj nel vestibolo ; ed essendo Li loro sezione e lunghezza d'suguali in tutti e in cadauno, e questa essendo ancora la medesima relazione dei due canaletti compo- a57 aenti la coclea ; essendo , dico , queste cose in tal modo, potrebbe forse essere, che que- sti sette tabi corrispondessero ad altrettanti tuoni musicali, onde in un conceito armo- nico ne seguisse la distinzione dei suoni ? Perchè ... ? Ma crescerebbero le quistioni in infinito, a scioglier le quali, ed a sno- darle ( sebbene in parte almeno abbia ardito di tentarlo nelle Istituzioni Fisiologiche) non conoscendomi buono in questa qualunque siasi operetta, la quale più correttamente darò a nuova luce, se i rinomatissimi miei Amici, e più periti, mi avviseranno benignamente con quella umanità , che hanno verso di me , degli errori , in cui potrei esser incorso , quindi farò fine. FINE DELLA SECONDA PARTE DEL SECONDO TOMO. \